Una presenza così familiare

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La vita deve continuare ***
Capitolo 2: *** 2. Una confessione tanto attesa ***
Capitolo 3: *** 3. Finalmente! ***
Capitolo 4: *** 4. Un giochino divertente ***
Capitolo 5: *** 5. Non fa le cose a metà ***
Capitolo 6: *** 6. Un risveglio più dolce ***
Capitolo 7: *** 7. Un incidente ***
Capitolo 8: *** 8. ...Niente di grave ***
Capitolo 9: *** 9. Vigilia ***
Capitolo 10: *** 10. Una giornata per dimenticare tutto ***
Capitolo 11: *** 11. Quando i sentimenti vengono coinvolti ***
Capitolo 12: *** 12. Il destino non può essere cambiato ***
Capitolo 13: *** 13. Di chi è la colpa? ***
Capitolo 14: *** 14. Una vita da zero ***
Capitolo 15: *** 15. Una ragione di vita ***
Capitolo 16: *** 16. Alla disperata ricerca di 'Kaori' ***
Capitolo 17: *** 17. Destini incrociati ***
Capitolo 18: *** 18. Il sogno di un incontro ***
Capitolo 19: *** 19. Un legame familiare ***
Capitolo 20: *** 20. Quando la famiglia si riunisce ***
Capitolo 21: *** 21. Un proiettile vagante ***
Capitolo 22: *** 22. Sotto shock ***
Capitolo 23: *** 23. I legami del cuore, 1° parte ***
Capitolo 24: *** 24. I legami del cuore, 2° parte ***
Capitolo 25: *** 25. I legami del cuore, 3° parte ***
Capitolo 26: *** 26. Una prima volta per Kaori ***
Capitolo 27: *** 27. Un sacrificio per amicizia ***
Capitolo 28: *** 28. Una bambina per cliente ***
Capitolo 29: *** 29. Un compleanno molto triste ***
Capitolo 30: *** 30. Un segreto per proteggerti ***
Capitolo 31: *** 31. Primo amore ***
Capitolo 32: *** 32. Tutto per ritrovarti ***
Capitolo 33: *** 33. Casa dolce casa ***
Capitolo 34: *** 34. Aprire il suo cuore ***
Capitolo 35: *** 35. Una notte...solo per noi ***
Capitolo 36: *** 36. Così è la vita ***



Capitolo 1
*** 1. La vita deve continuare ***


Questa è una storia tradotta in italiano dal francese. Tutte le info subito qui sotto.
 
Titolo originale: Une présence si familière
 
Salve a tutti ^^ a qualcuno lo avevo preannunciato tempo fa, ed ecco qui una storia molto peculiare, che si pone a cavallo tra City Hunter ed Angel Heart, un 'ponte' che io ho apprezzato moltissimo! So che Angel Heart ha 'spaccato' i fan in due, c'è chi lo ha letto e amato, chi lo ha letto e non amato, chi lo ha abbandonato, chi si rifiuta categoricamente di leggerlo...io spero vivamente che anche chi non ama Angel Heart e non vuole averci nulla a che fare riesca a superare il pregiudizio e l'astio perché questa storia merita davvero e, quando ho finito di leggerla, avrei voluto prendere il primo aereo, andare da Hojo e urlargli: 'QUESTA E' UN'IDEA BELLA, CICCIO, GUARDA QUA!!'.
 
Tra i fan, io mi pongo nel mezzo...ho letto Angel Heart e per certi versi mi è piaciuto, anche se intrattengo una relazione ambigua con quest'opera e rimango convinta che siano stati riciclati i personaggi di CH per una questione di comodo e che sia stato tirato TROPPO per le lunghe, ad un certo punto diventa noioso e ho fatto fatica a proseguire, avrei preferito che il sensei si dedicasse ad altro. Detto ciò, è comunque un manga con storie molto profonde e spesso più serie di quelle di CH, che invece si basa in gran parte sulla comicità. Si tratta proprio di due cose diverse, generi diversi per un tipo di pubblico diverso. All'interno della fanfiction sono stati ripresi in maniera fedele alcuni dialoghi e scene tratti da Angel Heart, chi lo ha letto sicuramente li riconoscerà e forse apprezzerà di più, altrimenti...pazienza :)
 
Avremo un intreccio dei due manga in una maniera particolare, ma se mi conoscete un po' saprete che l'happy ending arriverà sempre ^^ (anzi, c'è anche un sequel!) quindi spero proprio che vorrete leggere questa fanfiction :)
 
Un altro appunto: i nomi dei personaggi di Angel Heart nella versione francese sono stati mantenuti con la loro trascrizione cinese in quanto parecchi sono, per l'appunto, cinesi (Xiang Ying che è Shan in, ad esempio), mentre nella versione italiana rimane la traslitterazione giapponese. Per alcuni nomi ho deciso di lasciare la trascrizione italiana/giapponese (es. Shan In, Shin Hon, Pai Lan), per altri ho lasciato quella cinese/francese sia perché mi risultava migliore all'orecchio, sia perché non ho avuto voglia ogni volta di tornare a spulciare com'era stata resa in italiano.
 
Chiudo questa lunga premessa e vi auguro buona lettura, se vorrete fatemi sapere che ne pensate!
 
 
Tokyo, una città sempre in movimento e sfavillante di mille luci, come tutte le grandi città ha le sue zone d'ombra e i suoi vicoli malfamati. Fortunatamente un giustiziere, aiutato dai suoi amici, manteneva le cose in ordine.
 
Nonostante la sua vita frenetica durante quei giorni, era impegnato a cercare di dimenticare il suo dolore.
 
La capitale sembrava essere in subbuglio; tutta la feccia dei bassifondi pareva essersi concentrata per preparare ogni colpo possibile e immaginabile.
 
Sempre alla ricerca di tutti i tipi di trafficanti o banditi di poco conto, e fortunatamente assistito da Shan In, Mick, Falcon, trovava riposo solo di notte. Ma i suoi sogni diventavano sempre più inquieti, non riusciva più ad avere un sonno riparatore e la mattina si alzava con la faccia di uno zombie; cosa che preoccupava Shan In e tormentava il suo cuore.
 
Ma come cavare le parole di bocca a una persona totalmente immatura che pensava solo a balzare su qualsiasi bella donna che passava o che si concedeva alle sue letture preferite con un'espressione sbavante da pervertito?
 
Non aveva mai osato confidarsi, almeno quando si trattava personalmente di lui, e come gli si poteva dare torto?
 
Dalla scomparsa della sua anima gemella, Ryo Saeba aveva continuato a fare buon viso a cattivo gioco davanti ai suoi amici, anche se il suo cuore era frantumato in mille schegge, non aveva più spazio per alcuna partner sentimentalmente.
 
Nel sonno, sentiva la presenza di Kaori; non poteva vederla ma poteva sentire la sua voce che lo chiamava disperatamente.
 
Perché il suo dolce e bellissimo amore lo torturava in quel modo?
 
Era a causa delle date dei rispettivi compleanni che si avvicinavano?
 
Una notte si svegliò di soprassalto e coperto di sudore, sentendo la voce di Kaori; istintivamente, andò nella stanza di Shan In, ma lei stava dormendo pacificamente, anche se era sempre in guardia. Rassicurato, se ne andò sorridendo e passandosi la mano tra i capelli.
 
“Penso che se continua così, verrò preso per un pazzo...” sussurrò.
 
Ma sentì un altro gemito e si voltò verso Shan In. Lei non si muoveva, le sue labbra erano socchiuse, lasciando solo filtrare il soffio del suo respiro.
 
Allora da dove venivano i singhiozzi?
 
Perquisì ogni angolo della stanza per capire da dove provenissero quei suoni.
 
Era davvero Kaori che piangeva? Ma perché? E soprattutto come poteva lui sentirla, se la loro figlia non era più un'intermediaria?
 
Dopo quegli 'incontri' era sempre accompagnato da un abominevole mal di testa che lo costringeva ad alzarsi per prendere un'aspirina. Una bella sbronza non avrebbe potuto infliggergli maggior dolore, ma almeno ne conosceva le ragioni.
 
Quella presenza spettrale diventava sempre più palpabile col passare dei giorni; non gli dispiaceva, ma lo faceva soffrire di più.
 
Una mattina, si sorprese a svegliarsi in modalità mokkori, sentendo con forza il calore del corpo della sua amata. Si sedette sul letto sorridendo e, grattandosi la testa, il suo sguardo si incupì improvvisamente e poi un gran freddo si impossessò del suo cuore.
 
In quei dieci anni aveva fatto di tutto per proteggerla, rischiando la vita, ma uno sfortunato incidente stradale lo aveva separato per sempre dalla sua Kaori. Aveva tenuto il suo corpo inerte tra le braccia fino al suo ultimo respiro.
 
Fino agli ultimi istanti, Kaori gli aveva regalato il più bel sorriso ma i suoi occhi pieni di lacrime tradivano la sua tristezza e la sua sofferenza fisica.
 
In un ultimo disperato tentativo, era stata forte per lui, non volendo infliggergli un ulteriore dolore che lui avrebbe provato se avesse saputo che lei se ne stava andando con una sofferenza lancinante.
 
Raccogliendo le sue ultime forze, aveva sollevato la mano per raggiungere la sua guancia e accarezzarla un'ultima volta...ma il suo slancio era stato fermato dalla morte, che non aveva atteso il completamento di quel tenero atto.
 
Ryo le aveva parlato teneramente, abbracciandola e accarezzandoli i capelli ramati, supplicandola di non lasciarlo.
 
Le lacrime gli erano salite agli occhi, non riuscendo più a contenere il suo dolore, mentre la vita scappava dal corpo di Kaori.
 
L'aveva stretta disperatamente tra le braccia cercando di trattenere la sua anima che evaporava nel cielo tempestoso.
 
La tempesta, che era raddoppiata, era parsa placarsi a poco a poco per quell'offerta pura e il cielo aveva cominciato a schiarirsi; un raggio di luce aveva avvolto la tragica coppia, di cui una delle anime se n'era andata.
 
Quando i soccorritori li avevano separati, Ryo, vestito del suo bel completo da sposo coperto di sangue, se n'era andato, lo sguardo nero e il cuore spezzato per sempre.
 
Gli occhi fissi, aveva vagato per le strade senza meta, prima di finalmente tornare a casa.
 
Si era isolato nella sua stanza, avrebbe dato qualsiasi cosa perché la morte avesse preso lui e non Kaori...
 
* * * * * * * * * *
 
...il corpo privo di sensi che giaceva in un letto d'ospedale non era altro che quello di Ryo Saeba, lo sweeper numero uno del Giappone, caduto in un coma profondo a seguito di una missione difficile.
 
Nella penombra di una stanza d'ospedale, Kaori gli teneva la mano e se la portava alla guancia, mormorando parole dolci al suo orecchio sotto lo sguardo impotente dei loro amici.
 
Due mesi prima...

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Capitolo 2
*** 2. Una confessione tanto attesa ***


Dopo il matrimonio di Miki e Falcon e il rapimento di Kaori da parte del generale Kreutz, Ryo finalmente si sentiva in grado di confessare i suoi sentimenti per lei. Lei rischiava la sua vita solo essendo la sua partner, non sarebbe cambiato nulla se fosse diventata la sua donna. Si rendeva infine conto che poteva lasciare libero corso ai propri sentimenti.
 
La sera di Capodanno, trascorsa in allegria e buonumore con i loro amici, aveva seguito Kaori in cucina e approfittato di un rametto di vischio per baciare furtivamente la giovane donna, e lei come d'abitudine era arrossita; l'aveva trovata così bella e fragile in quel momento. Il suo proposito per il nuovo anno era di renderla finalmente felice, ma in quell'istante non aveva potuto fare a meno di essere ancora antipatico con lei, era diventato un riflesso un'autodifesa. Un martellone 'Non cambierai mai, nemmeno per il nuovo anno' gli aveva fracassato il cranio; qualche minuto prima aveva davvero pensato che fosse fragile?
 
Sdraiato sul letto e ben determinato, sorrise; i suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da una richiesta di Saeko.
 
La poliziotta, tanto per cambiare, gli aveva chiesto di aiutarla con un delicato caso di droga riguardante un procuratore la cui reputazione irreprensibile non era messa in discussione.
 
Era stato sospettato in seguito all'arresto di uno spacciatore che, scontento del mancato intervento del suo compare, aveva dato le informazioni, ma senza poter fornire prove schiaccianti.
 
La vicenda inoltre era rimasta bloccata per alcuni mesi e, se i fatti fossero stati provati, finalmente sarebbero arrivati al nocciolo della questione.
 
Secondo l'informatore, il procuratore aveva approfittato della richiesta di un mandato di perquisizione della polizia per mettere in guardia i suoi collaboratori durante la stesura del documento.
 
Naturalmente, nel momento dell'intervento, i trafficanti avevano già fatto le valigie da tempo.
 
Un nuovo assalto era stato programmato per la settimana successiva sotto il comando della squadra narcotici con la complicità della polizia di Shinjuku per prendere due piccioni con una fava; l'arresto del procuratore e lo smantellamento dell'organizzazione.
 
La trappola era stata preparata, la brigata d'intervento si sarebbe mimetizzata vicino alla scena mentre una squadra di polizia sarebbe rimasta non lontana dalla procura, pronta a intervenire dopo la fatidica telefonata.
 
Saeko aveva auspicato la collaborazione di City Hunter perché il capo dell'associazione a delinquere era noto per le sue capacità di sicario e per la sua crudeltà; era capace di eliminare i propri uomini se ciò avesse significato salvarsi.
 
Inoltre, pochi giorni dopo l'informazione data, lo scagnozzo era stato assassinato durante un trasferimento da diversi proiettili provenienti da una mitragliatrice.
 
Gli uomini sotto il suo comando, nonostante la loro buona volontà, non potevano affrontare il nuovo nemico.
 
Un buon odorino lo fece uscire dalle sue riflessioni, Kaori si stava dando da fare ai fornelli, preparando un sontuoso pasto per il suo partner.
 
Si alzò di scatto dal letto e si diresse in cucina; rimase in silenzio, sorridendo, ammirando la cuoca impegnata.
 
Persa nei suoi pensieri, lei non avvertì la presenza di Ryo; la preoccupazione per la nuova missione l'aveva fatta precipitare da alcuni giorni in incubi nei quali Ryo perdeva la vita.
 
Si era anche confidata con Miki che non era riuscita a trovare le parole per consolare l'amica tremante di angoscia e le cui lacrime chiedevano solo di uscire, fermate dalla volontà della giovane donna che rimaneva orgogliosa.
 
Conosceva fin troppo bene il pericolo che correva lo sweeper nonostante la sua bravura, ma questa volta una brutta sensazione si era impadronita di lei sempre di più con il passare dei giorni.
 
All'improvviso, infuriata, Kaori sbatté violentemente il pugno sul bancone:
 
“Ti odio, Saeko!”
 
Sorpreso, Ryo si sistemò a tavola, fissandola. Percependo il suo sguardo, lei si voltò e gli mise davanti un piatto pieno, allontanandosi:
 
“Non mangi con me?”
 
“No, non ho molta fame”
 
Di fronte al suo viso triste, Ryo non poté astenersi dall'allontanare il suo malessere – ovviamente e decisamente con una goffa piroetta:
 
“Cosa mi hai messo nel piatto per farmi mangiare da solo?! Mi vuoi avvelenare!”
 
“Se non lo vuoi, butta tutto nella spazzatura!” aggiunse lei seccamente.
 
Kaori se ne andò senza tirare fuori alcun martello e senza nemmeno uno sguardo; aveva lo stomaco annodato dall'angoscia, non riusciva a mangiare niente.
 
“Ah! Pensavi di metterti a dieta, in effetti hai qualche rotolino qua e là!”
 
Un martello ridicolo, di appena poche tonnellate, si abbatté sul suo cranio e gli fece finire la testa nel piatto.
 
Kaori continuò per la sua strada e andò a chiudersi a chiave in camera sua.
 
Dopo aver spazzolato tutto, lui si crogiolò e in seguito, con uno stuzzicadenti, salì con disinvoltura le scale precedentemente percorse dalla partner.
 
Una dolce melodia echeggiava nella stanza di Kaori, la canzone preferita di suo fratello riempiva lo spazio: Blue Air Message.
 
Ryo aprì silenziosamente la porta della stanza, Kaori aveva pianto.
 
“Che idiota che posso essere!” mormorò tra sé.
 
Stesa sul letto, lei teneva stretti a sé la foto di suo fratello e il pupazzo con i tratti del suo partner. Lui sorrise affettuosamente vedendo quella scena, non sapendo dell'esistenza di quel pupazzo.
 
Aveva sentito Kaori sfogarsi maledicendolo più volte, il pupazzo doveva aver subito le sue rappresaglie, ma lui si ritrovò a invidiare quel pezzo di stoffa. Lei accarezzò il viso in tessuto.
 
“Perché sei così stupido a volte?” sussurrò lei.
 
Per quanto fosse stato pieno di buoni propositi pochi minuti prima, ancora una volta era stato odioso. Perché non riusciva semplicemente ad avvicinarsi a lei e confessarle i suoi sentimenti, dandole tutto ciò che lei sperava?
 
L'amava così tanto e la faceva soffrire, la cosa non gli piaceva ma non voleva che rimanesse ferita e ancora meno uccisa in una delle loro missioni.
 
Non macchiare le sue mani o la sua anima, era la sua preoccupazione primaria.
 
Però era lui a farle del male e lei si ostinava a rimanere comunque.
 
Sospirò grattandosi la testa e Kaori, sospresa, si voltò all'improvviso e arrossì.
 
“Potevi bussare prima di entrare”
 
Si staccò dal suo pupazzo, spalancando gli occhi e cercando disperatamente di nasconderlo sotto il letto ma l'imbarazzo la turbava, rendendola nervosa e goffa.
 
Con un sorriso sulle labbra Ryo, divertendosi della sua confusione, si fece avanti, si abbassò e afferrò il manichino per il braccio, rialzandosi:
 
“Giochi ancora con le bambole, Kaori! È strano...trovo che stranamente assomigli a me!”
 
Kaori diventò scarlatta e cercò di riprendersi il suo oggetto:
 
“Non scambiare i tuoi desideri con la realtà. Ridammelo!”
 
Lui fissò gelosamente il burattino e lo tirò; lei lasciò la presa. Gettò poi il pupazzo a terra e attirò la donna a sé.
 
“E se volessi prendere il suo posto?”
 
“Cosa? E cosa faresti sotto il mio letto?”
 
Uno stormo di corvi turbinò nella stanza e lui li allontanò con il dorso dalla mano, poi ritornando serio la strinse nuovamente.
 
“Parlavo di essere tra le tue braccia come lui prima, cos'avresti fatto?”
 
Kaori era sbalordita, il cuore le batteva all'impazzata; lui strinse la presa.
 
“Allora, signorina Makimura. Mi avresti abbracciato come quel pupazzo?”
 
Rossa in volto, lei distolse lo sguardo. Ryo non sembrava scherzare.
 
“Sì!” balbettò.
 
La sua soddisfazione era al culmine, sentì il coraggio decuplicarsi. Sollevò il suo mento con l'indice e la fissò profondamente. Un sorriso affascinante gli illuminò il viso.
 
“Io ti amo, Kaori”
 
Lei non capiva cosa stesse succedendo; cercò improvvisamente di liberarsi ma era intrappolata dalle braccia muscolose del suo partner. Fu presa dalla rabbia.
 
“Se è uno scherzo, è di cattivo g...”
 
Non riuscì a finire la frase perché Ryo la stava baciando. Con gli occhi spalancati, rabbrividì e poi li chiuse per apprezzare maggiormente quel momento. Gemendo, aprì la bocca e Ryo ne approfittò per approfondire il bacio. Il contatto della sua lingua sulla propria la fece rabbrividire, lui allentò la presa sulle braccia e iniziò ad accarezzarla più languidamente.
 
Le sue mani così dolci e ferme allo stesso tempo la trasportavano lontano. Ryo si sentì invadere dal desiderio; Kaori, completamente scombussolata, si allontanò imbarazzata.
 
“Stai andando un po' troppo veloce!”
 
Lui la guardò teneramente, poi le rubò un altro bacio.
 
“Mi hai aspettato per dieci anni. Posso aspettare ancora un po'”
 
Soddisfatto, si allontanò e la salutò con un gesto della mano, chiudendo con cura la porta. Kaori, senza parole, rimase in piedi in mezzo alla stanza per un momento, sfiorandosi le labbra con la punta delle dita.
 
Aveva sognato?
 
Ryo, con aria felice, rimase fermo per qualche secondo, appoggiandosi alla porta, poi scese le scale e si lasciò cadere sul divano. Con le braccia incrociate dietro la testa, sospirò contento.
 
“Era ora, resistere cominciava a diventare difficile!” mormorò con un sorrisetto.

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Capitolo 3
*** 3. Finalmente! ***


Kaori non osava momentaneamente affrontare Ryo per paura che potesse rompere il momento magico o per semplice apprensione; aspettò che lui uscisse per lasciare finalmente la sua stanza. Lui aveva rispettato il suo pudore dopo il suo gesto che lei aspettava da tanto tempo.
 
Ryo aveva un appuntamento con Saeko per gli ultimi preparativi prima di intervenire; Kaori ne approfittò per andare al Cat's Eye.
 
Il campanello della porta suonò e Miki sfoderò il suo miglior sorriso.
 
“Buongiorno e benvenuti...oh Kaori, sei tu! Come stai?”
 
Piuttosto imbarazzata, Kaori chinò il capo.
 
“È proprio per questo che vengo a trovarti...”
 
Di fronte al viso turbato della sua amica, Miki si innervosì.
 
“Cos'ha fatto ancora quell'idiota di Ryo per ridurti così?! Se ce l'avessi tra le mani! Gli farei vedere io!” disse minacciosa, rimboccandosi le maniche.
 
“Non è quello che pensi...lui mi ha...è molto imbarazzante!” disse torcendosi le dita, non osando guardare l'ex mercenaria.
 
Miki si ammorbidì.
 
“Dimmi tutto, Kaori, sono tua amica!” disse, posandole davanti una tazza di caffè fumante.
 
Miki riprese con le sue occupazioni in attesa di una risposta dall'amica che sembrava molto incerta.
 
Alzandosi in punta di piedi, prese a mettere via i piattini sullo scaffale.
 
“Lui mi ha baciato!”
 
A quelle parole Miki quasi fece cadere tutto, ma intervenne Umibozu che si mise in mezzo e prese al volo tutti i piatti.
 
“Cosa?! Ti ha baciato...! Finalmente si è deciso!”
 
“Sì!” mormorò lei, scarlatta.
 
Miki, afferrando le mani dell'amica, saltò di gioia.
 
“Sono così felice per te! Dimmi tutto! Diventerete una vera coppia, come me e Umi-chan!”
 
Il gigante, arrossendo tantissimo, stava pulendo un piatto che avrebbe dovuto brillare al massimo splendore per quanto impiegava a lucidarlo.
 
 
Mentre Kaori raccontava i fatti, altrove a Shinjuku, in un bar lontano da occhi indiscreti, Ryo parlava con Saeko su come agire.
 
“Mentre ci occuperemo degli spacciatori, tu dovrai prendere la scala nord per fermare il nostro uomo. Ti avverto, avrai il tempo contato perché c'è un eliporto sul tetto”
 
“Per me sarà un gioco da ragazzi!”
 
“Non essere così sicuro di te stesso, è molto veloce e soprattutto molto furbo. Il soprannome Lupo Bianco non è casuale”
 
“Non dimenticare che ha a che fare con il numero uno in Giappone!” esclamò lui, assumendo la posizione di un bodybuilder sullo sfondo della bandiera giapponese lampeggiante.
 
Una libellula e un corvo sfilarono come sostenitori dell'eroe.
 
Saeko si prese la testa tra le mani per la disperazione.
 
Tornando serio, lui prese la piantina in mano e scrutò tutte le possibili uscite nascoste.
 
Lei si avvicinò come una gatta che fa le fusa e gli sussurrò all'orecchio:
 
“Se ce la fai, ti pagherò tutti i miei debiti in una volta!”
 
Ryo si alzò con noncuranza.
 
“Lo vedremo a tempo debito”
 
“Cosa!”
 
Un'orda di libellule volteggiò nel bar precedendo Ryo che si chiudeva la porta alle spalle.
 
Saeko fissò con stupore lo sweeper che non si era degnato di guardarla neanche per un secondo.
 
O era concentrato sulla missione, o c'erano state novità nella sua relazione con Kaori, e avrebbe indagato, parola di Saeko.
 
“Non si ignora Saeko in questo modo!” disse ad alta voce, brandendo il pugno.
 
Quando sentì i mormorii dei clienti del bar, scese bruscamente sulla terra; una libellula le rimbalzò in testa per l'imbarazzo.
 
Si accomodò, nascondendosi dietro il menu, che dapprima afferrò al contrario, poi con un rapido gesto lo girò, annuendo come se commentasse approvando la scelta delle bevande.

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Capitolo 4
*** 4. Un giochino divertente ***


Uscendo dal bar, Ryo si diresse verso il Cat's Eye, ben sapendo che avrebbe trovato Kaori in profonda conversazione con Miki. Sorrise immaginando l'imbarazzo della sua partner. Ma poteva finalmente sentirsi libero da un peso dopo aver confessato i suoi sentimenti a Kaori.
 
Camminò fantasticando ad occhi aperti poi, giunto al bar, vide attraverso la vetrina la figura di Kaori appoggiata al bancone, come aveva pensato in piena chiacchierata con la sua amica.
 
Miki sorrise improvvisamente.
 
“Sta arrivando!”
 
Kaori arrossì esageratamente.
 
“Non oso più guardarlo adesso...”
 
Il campanello tintinnò come un gong nella testa di Kaori.
 
“Buongiorno Mikiiiii!” fece lui con la bocca a cuore, volando nella sua direzione; Falcon gli fece baciare il proprio pugno in segno di saluto.
 
Sistemandosi e massaggiandosi la mascella, Ryo si avvicinò il bancone, dove Kaori non si era ancora mossa di un centimetro.
 
“Hai sempre i modi perfetti per accogliere i tuoi amici!” fece serio.
 
“Li ricevo come meritano!” grugnì Umi.
 
Ryo si sedette accanto alla sua partner, poi afferrò lo schienale della sedia dov'era seduta. La fece girare verso di sé; Kaori gli posò una mano sul petto per sorreggersi e Ryo le afferrò il mento, baciandola dolcemente.
 
“Cominciavo a sentire la mancanza di questo sapore!”
 
Kaori, rossa per la confusione, guardò i loro amici; non pensava che sarebbe arrivato al punto di baciarla davanti a loro.
 
“Eppure dovrai abituarti!” aggiunse lui con un sorrisetto. Si avvicinò a lei e sussurrò: “Non intendo fermarmi qui...!”
 
Le rubò un altro bacio prima di dedicarsi di nuovo ai loro amici.
 
Umibozu, apparentemente distaccato, sorrise. Miki, al settimo cielo per la sua amica, offrì una tazza fumante a Ryo.
 
“Offre la casa!”
 
Lui la ringraziò con un ampio sorriso e un cenno del capo, poi iniziò a discutere con Umibozu del nuovo caso, che non gli piaceva molto, ma non lo ammise davanti a Kaori.
 
Sembrava troppo facile, anche se l'avversario era forte e il procuratore in questione non era pulito; c'era qualcosa che non andava. Bevve un sorso di caffè e aggiunse:
 
“Questa volta il mio avversario sarà il Lupo Bianco!”
 
“Non hai mezze misure, vedo!” aggiunse Falcon, servendogli dell'altro caffè.
 
“Lo so, ma cosa vuoi farci, City Hunter è ancora qui!” fece con un sorriso ironico.
 
Sentì la mano di Kaori sull'avambraccio.
 
“Ti prego, non andare! Se la caveranno bene senza di te!”
 
Lui posò la mano su quella di lei e le sorrise cercando di confortarla.
 
“Sai che hanno bisogno di me! Anche se riuscissero a neutralizzare l'organizzazione, non potrebbero tenere testa al Lupo Bianco. Se scappasse, riuscirebbe a mettere insieme un nuovo gruppo in un batter d'occhio e metterebbe di nuovo in circolo questa nuova droga. Non è dannosa come la Polvere degli angeli, ma provoca molti danni. Non la vendono solo a bande armate, ma anche a giovani in cerca di svago! Ricorda cos'è successo a Mick”
 
Ricordando tutto, il viso di lei si tese e lui sentì la sua mano stringersi sul proprio braccio. Rattristata, lei sapeva di non potergli fare cambiare idea.
 
Avrebbe potuto provare a farlo cedere mettendo in gioco la loro nuova relazione, ma non voleva ricattarlo in modo così immorale. Si alzò e a sua volta lo baciò furtivamente, andandosene senza una parola.
 
Lui fu sul punto di seguirla ma Miki lo trattenne.
 
“Devo dirti una cosa”
 
Miki gli raccontò degli incubi che la sua partner aveva spesso negli ultimi giorni. Lui, pur avendo notato la sua malinconia, non aveva pensato che potesse trattarsi di quello.
 
“Capisco meglio le sue parole di stamattina”
 
“Cos'ha detto?”
 
“Che odiava Saeko”
 
Sorrise e se ne andò, dirigendosi verso l'appartamento.
 
Al suo arrivo, non percepì alcuna presenza, ma dov'era andata?
 
 
Kaori, persa nei suoi pensieri, vagava per le strade di Shinjuku senza prestare attenzione al mondo circostante.
 
La paura e la tristezza invadevano il suo cuore, prendendo possesso dei suoi pensieri.
 
Non conosceva il Lupo Bianco, ma la riflessione di Falcon aveva solo aumentato le sue paure. Sapeva che lui poteva rimanere ucciso in qualsiasi momento, ma fino ad allora era stata fiduciosa delle sue capacità come sweeper. Questa volta era spaventata, questo professionista era apparentemente temuto e temibile. Rabbrividì al solo pensiero che una pallottola potesse perforargli il cuore...la morte lo attendeva già da tanto e avrebbe colto al volo l'opportunità d'oro per trascinarlo con sé. Una lacrima si formò e lentamente le rotolò lungo la guancia...la sirena di un'ambulanza la fece uscire dal suo letargo, era arrivata davanti al grande ospedale di Shinjuku.
 
Si bloccò mentre fissava il grosso edificio; un bagliore attraversò il suo sguardo spento.
 
“Ecco!” disse, battendo fermamente il pugno nella mano.
 
Un'idea apparentemente rivoluzionaria le passò improvvisamente in mente e le illuminò viso e occhi.
 
Si fece avanti e iniziò quasi a correre per passare oltre le porte scorrevoli dell'ospedale.
 
Entrò e si diresse all'accoglienza dove la receptionist le indicò l'ufficio desiderato.

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Capitolo 5
*** 5. Non fa le cose a metà ***


 
Quando Ryo rientrò in casa, fu sorpreso di non trovare nessuno.
 
“Dov'è andata Kaori?” si chiese ad alta voce.
 
Disperatamente solo, si accasciò sul divano come al solito, con le braccia incrociate dietro la testa. Fece scivolare una mano sotto i cuscini del divano alla ricerca di una delle sue riviste preferite, ne sfogliò qualche pagina ma il suo interesse sembrava essere svanito.
 
La sua mente, totalmente occupata dalla sua partner, lo fece sospirare; si mise mollemente a sedere e prese il telecomando con noncuranza.
 
Fece instancabilmente zapping quando all'improvviso i suoi occhi si illuminarono e apparve il suo sorriso lussurioso.
 
Una sfilata di lingerie presentava la nuova collezione di Coco Chanel e catturò la sua attenzione: incollò il naso al televisore e iniziò a sbavare allegramente sulle modelle.
 
“Ma come sono belle, come possono essere così belle!” disse, ondeggiando davanti allo schermo.
 
Quando Kaori varcò la soglia dell'appartamento, erano già le otto.
 
Ryo le lanciò uno sguardo quasi freddo che prestò lasciò il posto a una smorfia oscena e ad un volo nella sua direzione.
 
“Mia cara, eccomi!”
 
Mentre lui aveva le braccia in aria e quasi raggiungeva la sua destinazione, Kaori, non ancora abituata a tali manifestazioni di affetto, gli schiantò in testa un martello da mille tonnellate.
 
Confusa, si chinò verso di lui.
 
“Scusami, Ryo!” disse, mordendosi il labbro inferiore.
 
Ryo si liberò dall'implacabile martello, si raddrizzò e si sedette sul divano, imbronciato come un bambino.
 
“Kaori, sei senza cuore!” disse con occhi falsamente lacrimosi.
 
Kaori, profondamente desolata, appoggiò una mano sulla spalla del suo partner che le rivolgeva la schiena.
 
“Perdonami, Ryo...dimmi...cosa potrei fare per farmi perdonare?”
 
Lui si raddrizzò lentamente.
 
“Faresti qualsiasi cosa per farti perdonare?” fece gioiosamente, sempre di schiena.
 
“Sì!” esclamò lei sicura.
 
Ryo, veloce come un fulmine, si voltò. Con la bocca a cuore, chiuse gli occhi.
 
“Dammi un bacio!”
 
Arrossendo, Kaori spalancò gli occhi per lo stupore, poi la tenerezza riempì i suoi lineamenti e lei si sporse lentamente.
 
Appoggiandosi alla coscia di Ryo, posò timidamente le labbra su quelle del partner. Inizialmente sorpreso, lui aprì gli occhi e sorrise al contatto; un lampo di desiderio attraversò il suo sguardo e trascinò Kaori sul divano. Completamente destabilizzata, la giovane donna cadde sul divano e Ryo la bloccò, mettendosi a cavalcioni su di lei.
 
“Allora! Sembra che ci prendiamo gusto!” aggiunse con un sorrisetto.
 
Rossa come una peonia, Kaori, intrappolata, sentì il cuore batterle forte in petto; Ryo esultava dell'effetto che aveva su di lei. Un nuovo sentimento nacque nel suo cuore; aveva avuto molte relazioni con altre donne, ma Kaori non era una donna qualsiasi.
 
Era LA donna che desiderava e amava, che aveva saputo aprire il suo cuore e restituirgli la sua umanità perduta nel tempo.
 
Il cuore dello stallone batteva a grande velocità e trovò conforto solo accoccolandosi contro la sua bella, baciandola teneramente. Durante il dolce intermezzo, Kaori dimenticò le sue paure e le sue pene; la morbidezza e il calore del suo partner la calmarono. Ryo si tirò su all'improvviso.
 
“A proposito, cos'hai fatto tutto il pomeriggio?”
 
Sorprendendosi ma rimanendo misteriosa, Kaori si sedette accanto a lui.
 
“Lo saprai abbastanza presto!”
 
Ryo desiderò farle subire una dolce tortura per farla confessare, quando all'improvviso la sua pancia si mise a brontolare.
 
Kaori sorrise e si alzò dirigendosi in cucina.
 
“Ti preparo qualcosa da mangiare”
 
Lui le afferrò la mano al suo passaggio.
 
“Non hai risposto alla mia domanda!”
 
“Non ho altro da aggiungere!” disse lei, facendogli l'occhiolino e sorridendo.
 
Perplesso, lui incrociò le gambe e le braccia sul petto, guardandola allontanarsi e scomparire in cucina.
 
“Cos'altro si è inventata?” sussurrò.
 
 
Qualche minuto dopo, un buon odorino riempì il salotto, lui chiuse gli occhi e inalò a fondo l'inebriante aroma. Si recò in cucina dove era stato apparecchiato per due. Si sedette e cercò di stuzzicarla a proposito della sua assenza per tutto il giorno, e per tutta risposta ottenne:
 
“Lo vedrai tra pochi giorni!”
 
Lui non insistette oltre e si misero a tavola; Kaori, che non aveva mangiato nulla per tutto il giorno, si rifocillò con un buon appetito. Ryo, come al solito, divorò tutto ciò che gli capitava.
 
Tra i bocconi chiacchierarono, di tutto e di niente, senza accennare il nuovo caso per il quale Ryo sapeva che la giovane donna era preoccupata.
 
Soddisfatto, si alzò, accarezzandosi lo stomaco.
 
“Ho mangiato bene!”
 
Kaori sorrise e si alzò per sparecchiare; Ryo aggiunse:
 
“C'è il dessert?” fece con un sorriso malizioso.
 
“Che esagerato, Ryo, non ho avuto il tempo di preparare niente!”
 
Kaori, girata di schiena e appoggiata al bordo, puliva i piatti, non notando il viso allegro di lui. Ryo ne approfittò per scivolare dietro di lei e far passare le braccia intorno alla sua vita, sussurrandole:
 
“Ho un'idea”
 
Iniziò a baciarla sul collo.
 
“Pensi davvero solo a quello!”
 
“Dovresti saperlo dopo tanto tempo!” aggiunse lui con un sorrisetto.
 
“Vai a sederti in salotto a guardare un po' di tv così posso finire di mettere tutto in ordine”
 
Lui non insistette e, a testa china e schiena curva, obbedì con riluttanza, trascinando i piedi.
 
Terminato il suo compito, lei lo raggiunse; Ryo schiacciava nervosamente i pulsanti del telecomando senza guardare lo schermo. Con un'occhiata furtiva, attendeva con impazienza l'arrivo della partner. Sedendosi accanto a lui, Kaori arrossì mentre lo guardava negli occhi, poi si rannicchiò tra le sue braccia. Lui l'attirò ulteriormente a sé e guardarono tranquillamente un film.
 
Scelsero di comune accordo un film d'azione: indagini, esplosioni e sparatorie a bizzeffe. I film all'acqua di rose non erano per loro, tendevano a metterli a disagio o li trovavano troppo dozzinali.
 
Quando il protagonista si ritrovò ferito nel tentativo di proteggere la sua cliente, Kaori sussultò al rumore della detonazione e Ryo si sentì stringere la mano. Intrecciò le dita con le sue.
 
“Non avere paura, Kaori, è solo un film!”
 
Ma ciò che vide nel suo sguardo gli spezzò il cuore, così tanta tristezza e angoscia offuscavano i suoi occhi solitamente ridenti. Capì che non si trattava del film ma alla realtà degli eventi imminenti. L'abbracciò di nuovo e la baciò.
 
“Non ti abbandonerò mai, Kaori!”
 
La giovane donna, commossa, fissò il suo sguardo così dolce, così protettivo, e si raggomitolò contro di lui. Ryo cercò in qualche modo di resistere alla tentazione.
 
“Respira profondamente. Non puoi approfittare della situazione!” borbottò.
 
“Cosa dici?”
 
“No, niente” disse imbarazzato, fissando di nuovo la televisione.
 
Al termine del film, che ebbe il lieto fine, Ryo spense la tv e si alzò, stiracchiandosi.
 
“È tardi, sono esausto!”
 
Erano quasi le due del mattino, erano rimasti abbracciati tutta la sera e il tempo era passato serenamente.
 
Ryo salì piano le scale, preceduto da Kaori; sul pianerottolo, si voltò rapidamente e l'attirò a sé.
 
“Se dormissimo insieme stanotte!”
 
Lei lo guardò con sospetto e vide una scintilla maliziosa nei suoi occhi; falsamente sdegnosa, disse:
 
“Pensavo fossi stanco!”
 
“Ma lo sono. Voglio solo starti vicino”
 
Un sorriso da maniaco si diffuse sul suo viso e una risata nervosa risuonò mentre mimava un contatto ravvicinato; avanzò lentamente, gesticolando con le dita per acchiapparla.
 
Un martello 'Morfeo ti attende' gli cadde addosso.
 
“Mi prendi davvero per idiota, Saeba! Buonanotte!”
 
Imbarazzata, girò i tacchi e sbatté la porta della sua stanza.
 
Ryo, seguendola con lo sguardo, si agitava sul pavimento.
 
“Davvero non la capirò mai!”
 
Sorridendo, si alzò da terra e si spolverò i vestiti, rassegnandosi ad andare in camera sua da solo, guardando verso la porta della stanza accanto per sicurezza.
 
Ma niente.
 
Si spogliò e si stese sul letto in mutande, iniziando a pensare a Kaori.
 
“Non posso dormire se comincio così!” sussurrò. Si rigirò più volte nel letto fino ad addormentarsi.
 
Nella stanza accanto, Kaori si chiese se avesse fatto bene a respingerlo.
 
“È troppo insistente! Quando decide qualcosa, non lo fa a metà!”
 
Sorrise a quel pensiero...era così che lo amava.

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Capitolo 6
*** 6. Un risveglio più dolce ***


 
Durante la notte, un incubo invase di nuovo i sogni di Kaori, che si svegliò di soprassalto urlando. Ryo, allarmato, balzò dal letto.
 
“Un altro incubo!” mormorò, sospirando.
 
Si apprestava a raggiungerla quando udì la porta della stanza accanto aprirsi, Kaori scese silenziosamente le scale per andare a bere un bicchiere d'acqua. Deglutendo un sorso fresco, si appoggiò al tavolo e posò una mano sulla propria fronte.
 
“È solo un brutto sogno, idiota! Riprenditi!” si rimproverò.
 
Scosse il capo per riordinare le cose, ma il suo cuore non si alleviò; le visioni del suo incubo, col passare dei giorni, erano sempre più nitide.
 
Ryo perdeva la vita e lei rimaneva impotente davanti al suo corpo senza vita.
 
Lasciò energicamente il bicchiere nel lavabo, riuscendo a ricomporsi un po', poi tornò di sopra in punta di piedi.
 
Ryo, seduto sul bordo del letto, attese il suo ritorno e si sdraiò nuovamente; quando sentì i passi di Kaori sulle scale, sospirò di sollievo.
 
Kaori, esitante, si fermò davanti alla stanza di Ryo e girò lentamente il pomello della porta; sentendo ciò, lui si sbrigò a stendersi, fingendo di dormire.
 
Nella penombra della stanza, un bagliore lunare si infilava tra gli spazi delle persiane, lasciando intravedere una sagoma imponente; Kaori sentì il proprio cuore spezzarsi.
 
“Cosa farò se morirai!” singhiozzò.
 
Ryo udì il suo mormorio e si mosse dando l'illusione che lo facesse nel sogno, per mostrarle che era vivo e vegeto.
 
Kaori si avvicinò silenziosamente e si sedette sul letto, poi carezzò il viso rilassato dell'addormentato.
 
“Ti amo tanto, non potrei più vivere se ti accadesse qualcosa...”
 
“Nemmeno io!”
 
Ryo aprì improvvisamente gli occhi; fissò il suo sguardo su di lei, piccole scie scendevano dagli occhi della sua partner. Sorpresa, lei fece per alzarsi ma lui la trattenne per il polso.
 
“Non avere paura, Kaori, non intendo sparire adesso”
 
Si appoggiò sui gomiti e si sollevò, carezzandole la guancia.
 
“Non mi sono disturbato a confessarti i miei sentimenti per morire subito dopo!”
 
“Non parlare di morte, ti prego!” singhiozzò lei di nuovo. Si lanciò repentinamente contro di lui e nascose il viso nel suo collo; le lacrime ripresero a scendere. Lui si sistemò meglio sul letto e la strinse tra le sue braccia forti e protettive, carezzandole i capelli.
 
“Calmati, andrà tutto bene”
 
La sua voce dolce e rassicurante finì per placarla; lei si separò da lui, asciugandosi gli occhi.
 
“Posso dormire con te, per favore?” domandò con voce tremante.
 
Un sorriso rassicurante si disegnò sulle labbra di Ryo che tirò indietro la coperta, poi lei si sdraiò timidamente. Rivolgendogli la schiena, lei si spinse sul bordo del letto per timore, per imbarazzo, un po' raggomitolata su se stessa.
 
La giovane donna tremava ancora quando un braccio possente l'attirò.
 
“Se dormi con me, stai con me” disse lui teneramente.
 
Kaori sentì il suo braccio intorno alla vita e le sue mani si posarono sul suo ventre; il suo torso accogliente e caloroso contro la sua schiena, il suo respiro sulla nuca la rilassarono. Le palpebre si fecero poco a poco pesanti e il respiro rallentò, diventando regolare; la donna si addormentò.
 
Ryo, tenendo tra le braccia quel corpo, quella donna che desiderava tanto, carezzò istintivamente il ventre di Kaori. Sentì la gamba della giovane donna contro la coscia; la sua pelle era così dolce, così profumata...
 
Diventava una tortura per lui...voleva di più...cominciò a baciarla sui capelli impazientemente, scendendo finché le labbra entrarono in contatto con il collo della ragazza.
 
Strinse la presa e si incollò vogliosamente contro di lei; lei aspettava solo il suo amore, pensò.
 
Un gemito assonnato lo fermò.
 
“Non posso farlo!” si accigliò.
 
Si alzò lentamente per non svegliarla e si recò in fretta in bagno per una bella doccia fredda. Tornando in camera, rimase fermo ad ammirare la figura che desiderava mentre dormiva; sospirò ancora, poi tornò a stendersi, accoccolandosi a lei.
 
Il giorno dopo, il sole che filtrava dalle tende riempì la stanza di un dolce calore; Kaori si svegliò avvertendo la luce calmante sul viso, si sentiva davvero bene. Si mosse per alzarsi ma il suo tentativo fu impedito da una prigione di muscoli; le braccia di Ryo non avevano smesso di circondarla, tenendola fermamente contro di lui.
 
Si voltò affettuosamente verso di lui e mormorò:
 
“Ryo, fammi alzare...”
 
“Mmh, resta ancora un po'...” brontolò lui.
 
“Devo preparare la colazione, sono quasi le nove!”
 
Lui allentò piano la presa.
 
“Prima baciami...Saeko!”
 
“Cosa!!”
 
La giovane donna si alzò precipitosamente, il respiro ansimante e rabbioso. Una collera incommensurabile tese tutte le sue membra; si rimboccò le maniche e un gigantesco martello apparve nelle sue mani.
 
“Come puoi pensare a un'altra donna mentre...!”
 
Ryo saltò dal letto evitando la pesante sentenza e si mise a ridere a crepapelle tenendo le mani sul petto.
 
“Funziona proprio sempre!”
 
Sbalordita, Kaori si vide circondata di numerosi punti interrogativi. Un corvetto che aveva fatto la sua apparizione si fermò sulla spalla della giovane donna e i due si guardarono sconcertati, con occhi enormi.
 
“Sei davvero una credulona, mia povera Kaori!”
 
Ryo riacquistò la calma poco a poco.
 
“Come puoi credere che potessi pensare a un'altra donna quando sei stata tra le mie braccia tutta la notte!”
 
Rossa per la confusione e un po' arrabbiata, fece apparire un altro martello 'Non mi si prende in giro impunemente'.
 
“Allora ti prendi gioco di me!” disse con un'espressione seria e canzonatoria al tempo stesso, avanzando lentamente verso di lui con il martellone minaccioso.
 
Quando scattò per infliggergli la punizione, Ryo la prese al volo; destabilizzata, Kaori mollò il martello. Lui la strinse e la baciò.
 
“Da oggi, voglio ed esigo un risveglio più dolce!” aggiunse con un sorriso che la fece letteralmente sciogliere.
 
Le loro labbra si unirono di nuovo, poi lei si separò e si diresse verso la porta.
 
“Sono sicura che alla fine il mio martello ti mancherà!” disse con tono allegro.
 
“Si vede che non sei tu a riceverlo in testa...” aggiunse lui indicando con il dito il proprio cranio.
 
Lei sorrise teneramente.
 
“D'accordo, ma fai attenzione...il martello ti osserva!” aggiunse con un'occhiata fintamente intimidatoria.
 
Su quelle parole, chiuse la porta. Ryo sorrise divertito, si stiracchiò e prese la direzione del bagno, grattandosi il sedere.

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Capitolo 7
*** 7. Un incidente ***


 
Qualche giorno dopo, mentre Kaori si recava alla stazione per vedere se c'era l'eventuale messaggio di un cliente, Ryo era sdraiato sul divano con un sorriso allusivo, osservando le donne nude sulla sua rivista.
 
Ai piedi dell'edificio, un timoroso postino, esitando a entrare nell'atrio, fece un profondo respiro e salì lentamente le scale per raggiungere l'appartamento di City Hunter. Salì con cautela perché, avendo effettuato lo stesso percorso una volta precedente, un martello per poco non gli aveva schiantato la testa contro il muro; Ryo, allertato dal rumore, aveva trovato il ragazzo accasciato a terra, tremante, con una lettera in mano.
 
Giunto sul pianerottolo senza troppe difficoltà, bussò; Ryo distolse lo sguardo dalla sua 'lettura' e si alzò dirigendosi disinvolto alla porta.
 
“Chi può essere di mattina?” sussurrò, un po' in all'erta.
 
Quando aprì la porta, il postino tremò esageratamente; un uomo imponente dallo sguardo freddo era in piedi davanti al poveretto che deglutì con difficoltà. Con mano nervosa, tese una busta a Ryo.

“Una lettera per la signorina Makimura!” disse in un mormorio.
 
Ryo prese la busta e firmò la consegna; il postino, compiuta la sua missione (perché arrivare a quella casa era un'impresa!) se la diede a gambe.
 
Ryo stava per appoggiare la busta sul tavolino quando la sua attenzione fu attirata dal mittente: ospedale di Shinjuku.
 
 
Kaori, ancora una volta a mani vuote, approfittò del sole per passeggiare per le strade.
 
I suoi passi la guidarono per le vie dei negozi, si fermò davanti alla vetrina di una grande boutique, quella di Eriko. Le porte scorrevoli si aprirono al suo passaggio; davanti a lei notò una distesa di espositori ricoperti di vestiti, gli uni più belli degli altri. Sospirando e fantasticando, sobbalzò quando udì il suo nome.
 
“Kaori!”
 
Lei esaminò l'interno del negozio; Eriko correva nella sua direzione. La giovane donna la baciò allegramente su una guancia e le prese la mano.
 
“Come sono felice di vederti, Kaori! Sei venuta per comprare qualcosa?”
 
Senza aspettare una risposta, la donna trascinò l'amica in una corsia dove i camerini colorati l'abbagliarono.
 
“Guarda, finalmente ho ricevuto la collezione che ho presentato due mesi fa! Ti consiglio di scegliere in questa sezione!”
 
Kaori, con la schiena curva, sapeva che quegli abiti non erano per il suo portafogli; le creazioni di una stilista nota non erano alla portata di tutti, sfortunatamente.
 
“Perché solo io non posso comprare i vestiti che voglio!” piagnucolò.
 
Scivolò sul pavimento e si lagnò come una bambina viziata a cui era stato rifiutato l'acquisto di un nuovo giocattolo.
 
“Rimarrò con i miei vecchi stracci e Ryo non mi vorrà più!”
 
Sentendo quella dichiarazione, Eriko si bloccò e una libellula le volò sopra la testa. I clienti, stupiti da quel pianto, si raccolsero intorno alle giovani donne; Eriko, imbarazzata, rassicurò i curiosi come meglio poteva.
 
Non prestando attenzione al volto triste della sua amica, Eriko la interrogò in base a quello che aveva detto:
 
“Tu e Ryo, è fatta?”
 
“Beh...uh...non è quello che credi...”
 
Kaori arrossì abbassando la testa, fuggendo lo sguardo inquisitorio dell'amica, tormentandosi il tessuto della t-shirt.
 
“Ci siamo solo baciati” aggiunse timidamente.
 
“Come sarebbe 'Ci siamo solo baciati'? Potevi dirmelo prima!”
 
Immediatamente, Eriko afferrò Kaori per il braccio.
 
“Dove mi porti?”
 
“In un altro reparto!”
 
Con passo frettoloso, la stilista si trascinò dietro Kaori e arrivò in detto luogo e con un ampio gesto le indicò con orgoglio il nuovo settore.
 
“Questo è ciò che ti serve! Lui non farà che desiderarti di più!”
 
Con occhi spalancati, Kaori studiò i reggiseni, le mutandine, i reggicalze e altri capi di biancheria intima sexy.
 
“Tu credi?” disse timorosamente.
 
“Ne sono sicura!”
 
Eriko spinse Kaori in un camerino e si precipitò agli scaffali, prese due o tre articoli e glieli porse.
 
“Prova questi!”
 
“Ma...”
 
“Non discutere!”
 
Poco dopo, Kaori sfilava sotto l'occhio critico della sua amica.
 
Nel frattempo, a casa, Ryo girava e rigirava la busta tra le mani; la mise davanti alla luce splendente del sole per cercare di vedere cosa contenesse quel dannato plico.
 
“Cosa può essere?!”
 
La mano sul mento e l'aria seria, rifletté su tutte le eventualità che una simile lettera poteva annunciare. Le sue idee diventarono sempre più oscure e inquietanti; prese la giacca e infilò la busta in tasca, correndo verso la porta di ingresso.
 
Non sapeva dov'era Kaori ma avrebbe attraversato tutta la città per ottenere una spiegazione.
 
Con passo frettoloso, camminò per le strade affollate; doveva pensare con calma e rapidità. All'improvviso un'idea gli attraversò la mente.
 
“In una giornata simile, Kaori starà facendo shopping!” concluse battendo il pugno sulla mano.
 
Deciso, si diresse verso il negozio preferito della sua partner, quello di Eriko. Quando arrivò davanti alla vetrina, una giovane donna con un sacchetto usciva dalla boutique, era Kaori.
 
Lei sentì lo sguardo del partner su di sé.
 
“Ma cosa ci fai qui?”
 
“Sono venuto per darti questa!” disse, porgendole con fermezza la lettera.
 
Lei prese la busta e, soffermandosi sull'intestazione, aggiunse:
 
“È la risposta alla mia assenza dell'altro giorno”
 
Davanti allo sguardo inquieto di Ryo, cercò di rassicurarlo.
 
“Non preoccuparti, non è niente di grave! Tienila, per favore, me la restituirai a casa”
 
“Non ero preoccupato...” borbottò lui. “Ma ho pensato che potesse essere urgente!” aggiunse, sentendosi improvvisamente ridicolo.
 
I suoi occhi caddero sul pacchetto che la giovane donna teneva contro di sé.
 
“Hai fatto acquisti a quanto vedo!”
 
“Ehm...no, no!” fece lei, nascondendo il sacchetto dietro la schiena e arrossendo eccessivamente.
 
Lui capì subito che la giovane donna doveva aver fatto un acquisto particolare.
 
“Fammi vedere!”
 
“No, non voglio!” disse lei, indietreggiando di qualche passo.
 
Lui si precipitò su di lei e le strappò il sacchetto di mano; Ryo sollevò l'ambito oggetto e Kaori avrebbe potuto anche saltare, ma non avrebbe raggiunto il suo obiettivo.
 
“Va bene, ti faccio vedere!” si rassegnò, rossa per la confusione. Gli voltò le spalle, mordicchiandosi il pollice; euforico, Ryo aprì delicatamente il sacchetto e cominciò a spiegare con cura la confezione.
 
Non lontano, l'attenzione di Kaori si soffermò su una bambina che giocava con la sua palla; saltava allegramente, facendola rimbalzare sul suolo. Il suo cuore si serrò appena, e sorrise tristemente: quante volte aveva sognato di diventare madre? Aveva talmente voglia di avere un figlio...un figlio di Ryo. Ma lui sarebbe stato pronto?
 
La madre della bambina chiacchierava con un'altra donna e non sembrava prestare attenzione alla figlia.
 
All'improvviso, la palla rimbalzò deviando dalla direzione desiderata, urtando la ghiaia; la bambina si precipitò per afferrarla, non accorgendosi di correre in mezzo alla strada.
 
Il clacson insistente di un camion echeggiò; la bambina, terrorizzata, rimase paralizzata.
 
Kaori si gettò sulla bambina urlando:
 
“Noooooo!”
 
Spinse violentemente la bambina lontano dalla traiettoria del veicolo ma, nonostante la frenata, il camion colpì la giovane donna che volò via come una bambola di pezza.
 
Ryo, non avendo reagito, assorbito com'era dalla sua scoperta, rimase immobile davanti alla scena, poi poco a poco il sacchetto gli sfuggì dalle dita, lasciando che si sparpagliasse il pizzo nero della biancheria intima sul suolo.
 
Il suono ovattato dovuto all'impatto del sacchetto di cartone sull'asfalto fu come un segnale d'allarme per le orecchie di Ryo che balzò verso la giovane donna a terra. La fece voltare e la prese cautamente tra le braccia.
 
“Kaori...Kaori! Rispondimi, ti prego!” gridò.
 
Lei aprì gli occhi a fatica.
 
“Non preoccuparti, va tutto bene!” soffiò Kaori.
 
Un dolore lancinante alla gamba le strappò una smorfia, poi svenne; lui la scosse come meglio poteva, ma nulla sembrava avere effetto sulla giovane donna priva di sensi. Il suo cuore sprofondò e un'ondata di angoscia lo colse, facendolo soffocare; l'assenza di sangue non dimostrava la futilità della ferita. Non poteva morire, non poteva morire, non così stupidamente; l'aveva protetta assiduamente dai pericoli e dagli assassini. Un incidente stradale non poteva togliergli quella vita che conservava così preziosamente, a volte egoisticamente. Non era così che aveva immaginato che un giorno lei avrebbe potuto lasciarlo.
 
Strinse furiosamente i pugni e i denti: perché era stato così negligente in quel breve istante? Un minuto di disattenzione era stato sufficiente perché accadesse qualcosa.
 
“Come ho potuto distrarmi così!” si rimproverò, stringendo Kaori a sé.
 
L'ambulanza squillante arrivò immediatamente; i soccorritori sistemarono con cura la donna ferita sulla barella e il veicolo ripartì, urlante, verso l'ospedale.
 
La giovane madre si avvicinò all'uomo immobile in mezzo alla strada per ringraziarlo ma il suo sguardo freddo e risentito la dissuase. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal punto lampeggiante che portava via la donna che amava e che lui non aveva saputo proteggere.
 
Eriko, inorridita dallo spettacolo, era rimasta pietrificata alla vista dell'amica a terra tra le braccia di un Ryo stordito dallo shock.
 
“Vieni, non rimanere qui”
 
Lui seguì automaticamente il tragitto intrapreso dalla giovane donna che, di ritorno sul marciapiede, recuperò il sacchetto e spinse Ryo a salire sulla sua macchina, poi entrambi partirono a tutta velocità verso l'ospedale.

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Capitolo 8
*** 8. ...Niente di grave ***


Era ormai tre ore che non ricevevano notizie di Kaori; Ryo, sempre più impaziente, vagava per il corridoio. Camminava avanti e indietro, verso la reception e al piano superiore nel caso in cui un dottore avesse lasciato un qualunque messaggio.
 
Dopo diversi minuti, i passi echeggianti di un medico vennero loro incontro.
 
“Siete familiari?” si informò.
 
“Sono il fidanzato!” disse Ryo, senza freni, il suo cuore aveva parlato.
 
Stupita dalla reazione, Eriko sorrise, malgrado la situazione preoccupasse parecchio entrambi.
 
“La vostra giovane amica è forte, ha una gamba rotta...”
 
“Possiamo vederla?” lo interruppe Ryo.
 
“Sì, certo. Gli esami e le radioscopie non hanno rivelato nulla, quindi può tornare a casa stasera”
 
“Dov'è?” si spazientì Ryo.
 
“In fondo al corridoio, stanza 215...”
 
Ottenuto ciò che desiderava, Ryo corse lungo il corridoio per raggiungere la camera.
 
“Aspetti, signore! Non ho finito...”
 
Eriko interpellò il dottore che si apprestava a seguire Ryo.
 
“Mi dica, dottore” intervenne, conscia della paura del suo amico.
 
Il medico condusse la giovane donna nel suo ufficio per lasciarle la ricetta di antidolorifici e compilare i documenti per l'autorizzazione alle dimissioni.
 
Quando Ryo entrò nella stanza, Kaori era seduta sul bordo del letto e fissava il paesaggio; sentendo la porta aprirsi, si voltò piano, la gambe le faceva leggermente male.
 
Quando vide gli occhi scuri di Ryo pieni di tristezza, avvertì una pugnalata al cuore. Lui solitamente così neutrale, così impassibile, non era riuscito a nascondere la paura che lo aveva colto; lei gli sorrise e disse scherzosamente.
 
“Ce ne hai messo di tempo per venire a prendermi! Forse pensavi di sbarazzarti di me! Beh, come vedi, non succederà questa volta...”
 
Lui non lasciò uscire un'altra parola dalla bocca della donna, le sue labbra sigillarono ogni altro suono. La abbracciò e la baciò come non aveva mai osato fare, i suoi sentimenti erano stati messi a dura prova.
 
Kaori rispose con passione ai suoi baci; lui la stese sul letto e la carezzò languidamente.
 
Eriko entrò in quel momento.
 
“Ops, scusate!” disse imbarazzata.
 
Kaori arrossì a sua volta e si divincolò dalla stretta del suo partner.
 
“Entra...non ci disturbi, su!” sorrise dolcemente, guardando Ryo che si accasciava pesantemente su una poltrona, sospirando.
 
“Ti porto la prescrizione di antidolorifici” disse Eriko non osando distogliere lo sguardo dalla ricetta e porgendogliela.
 
Ryo, più sereno, non lasciò con gli occhi la giovane donna per un secondo, seguendo la curva delle sue gambe e soffermandosi sul gesso.
 
“Non è successo niente alla fine...” sussurrò.
 
Sentì poi lo sguardo tenero di Kaori, si ricompose e si alzò bruscamente.
 
“Io vado a fare un giro...e a vedere se ci sono infermiere belle e gentili che possano occuparsi di me!” disse saltellando verso la porta, la lingua a penzoloni.
 
“Ryo, lo vedi il mio martello!”
 
Un martello volteggiò in aria, sul punto di colpirlo in testa, ma lui lo evitò.
 
“Mancato!” disse tirando fuori la lingua e sbattendo la porta dietro di sé.
 
Eriko posò una mano sul braccio dell'amica.
 
“Sono sicura che è molto preoccupato per te!” disse con un sorriso triste.
 
Ma quando sentirono le urla delle donne nei corridoi e rumori metallici, Kaori si portò la mano alla fronte e una libellula le passò sopra la testa.
 
“Non ci credo!” sospirò.
 
Ma Eriko sapeva di cosa parlava, doveva aggiornare Kaori, così iniziò a raccontarle cos'era successo.
 
Nel frattempo, Ryo bussava a una porta.
 
“Avanti!”
 
Quella si aprì su un ufficio dove un dottore stava terminando di compilare un modulo e da cui uscì una bella infermiera. Ryo non poté impedirsi di seguirla con lo sguardo.
 
“Arriva al momento giusto, ho appena finito di compilare le carte per la sua fidanzata!”
 
Ryo fece il broncio, poi ricordò improvvisamente le proprie parole.
 
“Grazie, dottore!”
 
“Si sieda, la prego!” disse l'altro indicandogli una poltrona. “Ha qualcosa di particolare da chiedermi?”
 
“È sicuro che andrà tutto bene per Kaori?”
 
“Sì, sicurissimo, signore. La sua fidanzata è di costituzione robusta, esce con una bella frattura e rischia un po' di mal di testa nei prossimi giorni, ma tutto qui”
 
Il dottore si chinò di nuovo sul documento per apporre la firma quando avvertì lo sguardo insistente dell'uomo.
 
“Voleva qualcos'altro?”
 
“Sì, in effetti” disse Ryo con tono serio. “Ha il numero di telefono della bella infermiera che è uscita dal suo ufficio?”
 
Di fronte all'aria perplessa del medico, aggiunse:
 
“A meno che non sia la sua amante...eh, lo ammetta!” disse rifilandogli una gomitata amichevole e ghignando stupidamente.
 
Il dottore, sbalordito, cadde all'indietro e un corvo gracchiante svolazzò su di lui.
 
“Esca subito dal mio ufficio!”
 
Ryo afferrò il modulo e uscì. Tornò nella stanza di Kaori.
 
“Forza, ragazze, non abbiamo più niente da fare qui!”
 
Kaori lo guardò con occhi pieni di tenerezza; quando lui osservò interrogativamente Eriko, capì subito che la giovane donna non era riuscita a tenere a freno la lingua. Kaori afferrò le sue stampelle e saltellò per i corridoi, così tutti e tre lasciarono l'ospedale.
 
In macchina Ryo si sdraiò sul sedile posteriore, lasciando il posto accanto a quello del conducente perché Kaori potesse mettersi comoda.
 
Il silenzio era pesante. Eriko, a disagio, lo spezzò.
 
“E se andassimo a mangiare qualcosa?”
 
Kaori si voltò verso Ryo che non aveva fiatato.
 
“Va bene; sei strano, tu che hai sempre fame!”
 
Lui sollevò le spalle.
 
“Avevo cose più importanti a cui pensare rispetto al mio stomaco” fece con tono più secco di quanto avrebbe voluto. Vedendo lo sguardo sorpreso della giovane donna, aggiunse: “Dì piuttosto che hai fame e che ti servi di me come scusa!” brontolò.
 
“No, non è vero!” borbottò lui. “Non sono io ad avere un appetito senza fine!”
 
Si girò, incrociando le braccia sul petto.
 
“Pazzesco! Il bue che dà del cornuto all'asino!”
 
Eriko, spettatrice silenziosa, gettò un'occhiata sul sedile posteriore e vide il sorriso affascinante di Ryo verso la sua furiosa partner. Lo sguardo di lui si spostò su Eriko, che gli sorrise a sua volta e poi prese la direzione al Cat's Eye.
 
Quando la campanella tintinnò al loro arrivo, Miki sorrise automaticamente, ma vedendo la gamba ingessata di Kaori, corse loro incontro.
 
“Ma cos'è successo?”
 
Kaori, stordita, rispose:
 
“Beh, è che...”
 
“È stata investita da un camion mentre salvava una bambina!” confessò Eriko.
 
“Non ti fa male?” chiese Miki, aiutandola a sedersi su una panca vicino a un tavolo.
 
“No, sto bene, non ti preoccupare!”
 
Ryo, sedendosi al bancone, intervenne:
 
“Voleva farsi notare e ora ha una gamba ingessata!”
 
Le amiche della donna lo fulminarono e Miki si arrabbiò.
 
“E tu, signor eroe, cosa stavi facendo nel frattempo?”
 
Lui bevve un sorso del caffè che Falcon gli aveva servito ed esclamò:
 
“Avevo cose più importanti che occuparmi di bambini distratti!”
 
A quella frase, Kaori arrossì per la vergogna:
 
“Lascialo stare, Miki, è stata colpa mia, finiamola qui. In ogni caso, vorremmo mangiare qualcosa, se non ti dispiace”
 
Miki si alzò dalla panca e tirò fuori un piccolo taccuino dal grembiule.
 
“Cosa vi va di mangiare?”
 
“Per me un'insalata mista e un bicchiere d'acqua gasata, per favore!”
 
“Lo stesso per me” aggiunse Eriko.
 
“E tu, Ryo, non mangi nulla?” chiese Kaori, non sentendolo.
 
“No, non ho fame. Il caffè mi basterà, grazie”
 
Miki andò sul retro e dopo breve tempo tornò con i due piatti, si accomodò al tavolo e insistette per conoscere tutti i fatti. Ryo, sorridendo di sollievo mentre osservava l'allegro tavolo, si voltò verso il bancone e disse, rivolto a Umibozu:
 
“Ho creduto che fosse morta!”
 
Falcon, comprendendo il suo malessere, rispose:
 
“Guardala, è ancora qui! Non pensare che sia tanto fragile, è una donna forte e coraggiosa”
 
“Se fossi stato più vigile, tutto questo non sarebbe mai successo”
 
“Non sei infallibile, Ryo. Mettitelo in testa...sei umano come tutti noi”
 
“Forse, ma poteva costare la vita a Kaori” aggiunse, stringendo le dita sulla tazzina.
 
“E non è successo, quindi smettila di pensare di doverla proteggere tutto il tempo, non è più una bambina”
 
“Lo so, lo so...” sospirò, “ma è più forte di me”
 
“Come pensi che mi sia sentito quando Miki è rimasta ferita dagli uomini del generale Kreutz? Quindi pensa a lei come a una donna che si assume le responsabilità e le conseguenze delle sue azioni, anche se ti costa lasciarla fare. La vita ti risulterà più facile!”
 
Ryo sorrise e si portò la tazzina alle labbra.
 
“Immagino che parli con cognizione di causa”
 
Il gigante non rispose ma il suo volto arrossì esageratamente e il fumo che uscì dalle sue orecchie fu una risposta.
 
“Grazie”
 
Si alzò dallo sgabello e si avvicinò al gruppetto.
 
“Che ne dite se torniamo a casa, si sta facendo tardi!”
 
In effetti, erano le dieci passate; Eriko si ricordò di doversi alzare presto il giorno dopo e accettò la proposta di Ryo. I tre ringraziarono e salutarono gli amici, poi si diressero alla macchina.
 
Eriko li lasciò ai piedi dell'edificio, poi partì senza soffermarsi; Kaori sollevò la testa fissando l'immobile e sospirò.
 
“Quanto è alto!” sussurrò.
 
Ryo sorrise e aspettò che lei gli chiedesse aiuto, ma la giovane donna fece prova di orgoglio.
 
Saltò per salire i primi gradini dell'ingresso, poi Ryo, che teneva aperta la porta, chiese:
 
“Non vuoi una mano?”
 
“No, posso farcela da sola”
 
Superò i primi scalini con determinazione. Ryo, dietro di lei, vegliava per una probabile mancanza di equilibrio. Ciò avvenne pochi istanti dopo; Kaori, allo stremo delle forze, cadde all'indietro tra le braccia di Ryo.
 
“Ti porto per gli ultimi piani” fece lui.
 
“No, mettimi giù! Sono troppo pesante!”
 
Un sorrisetto si allungò sul viso di lui; quante volte le aveva rifilato quella sciocchezza, e lei ci credeva!
 
“È vero che hai il tuo bel peso!” disse sollevandola tra le braccia.
 
Mordendosi il labbro inferiore per contenere la rabbia, Kaori gli lanciò un'occhiataccia ma attaccò a sua volta.
 
“È vero che alla tua età rischi il colpo della strega in ogni momento!”
 
“Alla mia età, alla mia età, vedrai di cosa sono capace alla mia età!”
 
Iniziò a correre su per le scale; Kaori, aggrappata al suo collo, serrò contro di sé le stampelle. A un ritmo notevole, giunsero alla loro porta.
 
“Allora, impressionata?” disse lui con aria da macho.
 
“Non c'è male! Sei ancora in buona forma!” disse lei dandogli una pacca sulla spalla, fintamente scossa, girando la chiave nella porta. Appena finì di parlare, lui se la caricò su una spalla e corse su per le scale che portavano alle camere da letto. La lasciò sul letto e si mise sopra di lei.
 
“Vedrai di cosa è capace il vecchio!”
 
Quella notte la coprì di baci e abbracci; avrebbe voluto spingersi oltre ma, a causa dell'incidente, aveva paura di farle male. Fece viaggiare le mani vogliose sotto la maglietta della giovane donna, sentendo il suo seno generoso, baciandole languidamente le labbra e il collo.
 
Kaori, in quelle condizioni, sospirava di desiderio e di piacere, a volte arrossì per le iniziative di Ryo, ma si sentiva talmente bene che si arrese senza resistenza.
 
Lui scivolò tra le sue gambe per sentirla completamente contro di sé non potendo possederla totalmente, il suo desiderio lo tradì ma lui non cedette; era troppo contento di ottenere già quello da Kaori.
 
Nell'oscurità, qualcuno piangeva.
 
“A me non è stato chiesto niente!” sbuffò Mokkori.

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Capitolo 9
*** 9. Vigilia ***


Il giorno dopo, Kaori si svegliò con un sospiro di felicità, non osava più aprire gli occhi per paura che tutto quello che era successo la notte precedente fosse solo un sogno.
 
Alzando ansiosamente una palpebra, scrutò l'ambiente circostante; era proprio nella stanza di Ryo. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata e arrossì.
 
Si alzò lentamente, appoggiandosi sui gomiti, poi lo sguardo si posò sui propri vestiti, indossava gli abiti del giorno prima.
 
Completamente disorientata, si sedette opportunamente per tirare la maglietta e sistemarla, trascinando la gamba ingessata; del tessuto arrotolato le toccò la coscia.
 
Scivolò con la mano sotto il lenzuolo e cercò a tentoni un indumento intimo sgualcito; lo spiegò e diventò scarlatta, erano i boxer di Ryo.
 
L'uomo, sdraiato a pancia in giù accanto a lei, appena coperto, era totalmente nudo; Kaori non osava guardarlo ma ricordava fin troppo bene il suo sguardo tenero durante quel dolce abbraccio.
 
Ricordando l'effusione dei sentimenti dell'uomo che dormiva, la donna si morse il labbro inferiore, sorridendo.
 
Era stato così gentile e premuroso, lo amava per quello; aveva sempre saputo come comportarsi con lei.
 
Si voltò lentamente per appoggiare i piedi a terra; la gamba pesante batté sordamente sul pavimento.
 
Strinse i denti socchiudendo gli occhi, aspettando una reazione; Ryo si voltò mormorando ma niente sembrò disturbare il suo sonno.
 
Abbassò la gonna sulle cosce e, prima di lasciarlo, si sdraiò sul letto per baciarlo teneramente sulle labbra...Ryo la ribaltò sul letto per dominarla e la baciò languidamente.
 
“Non sai fare le cose discretamente!” disse sorridendo.
 
“Pensavo che dormissi!”
 
“Come ogni mattina quando vieni a svegliarmi e ti soffermi a guardarmi prima di spaccarmi la testa con il tuo martello...” aggiunse lui con un sorrisetto.
 
Lei sbarrò gli occhi e aggiunse con tono beffardo:
 
“Mi hai preso in giro per tutti questi anni...ma cosa vuoi, sono lo sweeper numero 1 del Giappone, il grande Ryo Saeba!” scimmiottò con enfasi.
 
Lui rise a quel pensiero mentre Kaori si alzava dal letto; lui si stese sulla schiena, e un piccolo capitello sbucò dal lenzuolo. Kaori arrossì eccessivamente e lui sollevò il lenzuolo.
 
“A cuccia, Mokkori! Non ancora per oggi...sii paziente, non dovremmo tardare!” disse con un sorrisetto da maniaco.
 
Una libellula cadde sulla testa di Kaori, che si bloccò di fronte a quella situazione atipica.
 
“Tu parli con il tuo...beh...hai capito!”
 
“Sì!” fece lui alzando le spalle.
 
Lui fece per alzarsi; Kaori, in preda al panico, si avvicinò il più velocemente possibile alla porta nonostante la gamba malandata.
 
“Vado a preparare la colazione!” fece senza voltarsi.
 
“Non dimentichi qualcosa!”
 
“No, non credo!” rispose, con la mano sul pomello, sempre rivolgendogli la schiena.
 
“E il mio risveglio dolce mattutino!” disse lui, ridendo tra sé nel vedere l'imbarazzo della giovane donna.
 
“Ma l'hai avuto!” sussurrò lei.
 
“Non importa, eri tu che volevi baciarmi e non per svegliarmi. Allora, sto aspettando!” disse incrociando le braccia, alzandosi in piedi al centro della stanza.
 
“Faccio fatica a muovermi con la mia gamba...” disse cercando una scusa.
 
“Allora arrivo io!”
 
In due falcate si ritrovò dietro di lei, che si mise una mano sugli occhi e si voltò.
 
“Ti stai avvicinando!” disse lei con voce tremante.
 
“Ho una faccia così orribile al mattino che non osi guardarmi negli occhi!” sorrise lui a dismisura.
 
“Ma no...io...”
 
Lui le tolse la mano dagli occhi e lo sguardo della giovane si soffermò sui boxer che lui si era infilato.
 
“Sei delusa?”
 
Aveva approfittato della sua posizione di spalle per mettersi le mutande prima di alzarsi e chiederle un bacio.
 
“No, affatto!” balbettò lei, paonazza.
 
Lui la baciò appassionatamente, facendola appoggiare alla porta. Pochi minuti dopo, soddisfatto:
 
“Va bene, ora che sono ben sveglio ti lascio andare!” disse dirigendosi al suo armadio da cui tirò fuori un asciugamano.
 
Kaori corse fuori dalla stanza e, posandosi contro la porta, emise un sospiro confuso; si aggrappò al corrimano e scese con cautela.
 
Con il consenso del medico, poteva appoggiare il piede per terra, dunque si diresse verso la cucina.
 
Aprendo a turno gli armadietti, tirò fuori pentole, riso, verdure, carne, e dopo un'attenta preparazione portò tutto in cottura. Mescolando automaticamente il brodo di verdure, la sua attenzione fu attratta dal calendario dove una parola, scarabocchiata in rosso, la gelò per la paura.
 
Era il giorno seguente, come aveva potuto dimenticare una cosa così importante; la tenerezza e l'amore le facevano girare la testa e aveva perso ogni nozione del tempo.
 
La missione di Saeko, quell'intervento rischioso che, pochi giorni prima, l'aveva perseguitata.
 
Afferrò nervosamente il calendario e non riuscì a staccare gli occhi dalle parole in rosso, si appoggiò al bancone e si irrigidì, come se all'improvviso si rendesse conto di avere una gamba ferita. Come poteva agire con quell'infortunio?
 
Già si sentiva un bel peso per Ryo durante i casi con cui avevano a che fare, ma quella volta era peggio. Lei che si rifiutava di vivere quell'incubo, come poteva intervenire per sconfiggere quell'orribile visione, non essendo in grado di aiutarlo?
 
Si colpì rabbiosamente sulla gamba; Ryo entrò in quel momento e si precipitò verso di lei, afferrandole il pugno:
 
“Che stai facendo?”
 
Lui vide il barlume di disperazione che le velava gli occhi, lei gli voltò le spalle, vergognandosi delle proprie condizioni. L'attenzione di Ryo si soffermò sul calendario che lei aveva raccolto e sorrise.
 
“Perché hai tanta paura? Non ti fidi più di me!”
 
Sentì la sua mano tremare.
 
“Sono davvero indegna di essere la tua partner...domani potresti aver bisogno di me ed ecco il risultato!” disse lei seccamente, mostrando la gamba.
 
Un dolore acuto l'assalì e Ryo, sostenendola, la aiutò a sedersi sulla panca della sala da pranzo.
 
“Hai preso le tue pillole stamattina?” si preoccupò.
 
“Non ancora” balbettò lei.
 
Lui andò a prendere la confezione sul tavolino del salotto; mentre afferrava la scatoletta, avvertì una puzza di bruciato proveniente dalla cucina. Kaori si precipitò come poteva sui fornelli e si scottò mentre lanciava con forza la padella nel lavandino, urlando:
 
“Sono stufa!” disse con voce singhiozzante.
 
Ryo tornò correndo con la confezione in mano; le posò le compresse nel palmo della mano e le versò un bicchiere d'acqua.
 
“Prendi le tue pillole e lascia fare a me!”
 
Lei obbedì senza ribattere e lui afferrò la pentola, tolse il riso che poteva essere salvato e si sedette accanto alla giovane donna, poggiando un piatto di riso scurito sul tavolo.
 
“Sono davvero solo un'incapace...” sussurrò lei abbassando la testa.
 
Vederla così triste lo addolorava; Ryo afferrò le bacchette e iniziò a mangiare il riso dal colore discutibile.
 
“Non mangiarlo! Starai male, dev'essere terribile!” gridò lei, cercando di portargli via il piatto.
 
“Ho fame, non oserai togliermi il pane di bocca!” brontolò lui a bocca piena.
 
Kaori lo guardò attentamente, lui inghiottiva la colazione a grandi bocconi come al solito, masticando appena; chicchi di riso erano appiccicati su tutto il suo viso, un bambino di quattro anni non avrebbe potuto fare di meglio. Lei sorrise; a sua volta prese le bacchette e mangiò con una smorfia due o tre bocconi di riso. Il sapore delle verdure e della carne camuffavano solo leggermente il sapore bruciato del carboidrato.
 
Si alzò qualche minuto dopo, cercando di sparecchiare, ma Ryo la anticipò.
 
“Lascia fare a me e vai a fare la doccia!”
 
“Ma lascia che ti aiuti!”
 
“Fuori discussione! A meno che tu non voglia che ti aiuti a lavarti!” disse con un sorrisetto idiota e gli occhi brillanti.
 
Lei indietreggiò di qualche passo, arrossendo.
 
“No, saprò cavarmela da sola!”
 
Si allontanò frettolosamente nel caso in cui Ryo avesse voluto seguirla; salì lentamente le scale e si infilò in bagno.
 
Si spogliò e gettò i vestiti nel cesto della biancheria, avvolse la gamba ingessata in un sacco di plastica e infine lasciò che l'acqua calda le scorresse sul corpo teso. Sospirò soddisfatta e lasciò che l'acqua le scendesse lungo il viso; rimase così a lungo. Poco dopo decretò che era ora di uscire, si aggrappò con cura al bordo del lavandino vicino alla doccia e appoggiò il piede fasciato, ma la plastica bagnata scivolò inavvertitamente sulle piastrelle.
 
Cercando di recuperare l'equilibrio il più rapidamente possibile, si trascinò dietro tutti gli articoli da toeletta sul piccolo scaffale.
 
“Ahiiiii! Non...ci...credooo!”
 
Ryo, in cucina, si impegnava per pulire la pentola, ma sentendo il caos e il grido, salì a tutta velocità verso il bagno, martellando contro la porta.
 
“Kaori...Kaori, apri la porta!”
 
Udì solo i gemiti della giovane donna.
 
“Kaori, apri!”
 
“Va tutto bene, Ryo...” disse con voce lamentosa.
 
Ebbe appena il tempo di coprirsi leggermente con un telo che Ryo, preoccupato, aveva buttato giù la porta con un calcio. Si bloccò per alcuni secondi a guardare la giovane donna a terra appena coperta.
 
Rossa di vergogna, Kaori sorrise con una smorfia.
 
“Non è sicuramente la mia giornata...”
 
Rassicurato e sorridendo, lui si avvicinò e si inginocchiò accanto a lei per togliere la plastica e la prese tra le braccia; Kaori, nuda e nascondendo come meglio poteva il seno e le parti intime, stringeva nervosamente l'asciugamano.
 
Le sue mani su quella pelle morbida, quel profumo inebriante...lui chiuse gli occhi e sospirò.
 
“Fammi uscire” esclamava Mokkori.
 
Cercò di ricomporsi al meglio.
 
“Cosa devo fare con te?” aggiunse, notando il suo imbarazzo.
 
Portò la giovane donna in camera, la lasciò con cura sul letto e si avvicinò alla cassettiera. Aprì il primo cassetto e cominciò a frugarci dentro; Kaori, fino a quel momento muta, intervenne:
 
“Che fai?”
 
“Ti aiuto a vestirti! Eviteremo un'altra catastrofe!” disse più o meno seriamente, afferrando un paio di mutandine e allungandole come per testarne la consistenza.
 
Un martello 'Pervertito senza sosta' si abbatté su Ryo.
 
“È così che mi ringrazi!” borbottò lui.
 
Si alzò lentamente, circondandosi con il telo; Ryo, non perdendo nulla di quella piccola scena, la fissò sorridendo. Lei si avvicinò a lui e si chinò.
 
“Se è così che intendi aiutarmi!” disse, tirando un reggiseno fuori dalla sua tasca.
 
Lui sbatté le palpebre per lo stupore.
 
“Come ci è arrivato qui?”
 
Un corvo passò sopra la testa di una Kaori incredula.
 
“Mi prendi in giro, Ryo!!”
 
Un secondo martello apparve nelle mani della giovane, ma lui schivò il colpo; lei lo inseguì per la stanza per qualche istante.
 
“Va bene, hai vinto!” fece poi senza fiato. “È solo un rinvio!” aggiunse con un sorriso sadico.
 
“Vestiti in fretta, usciamo!”
 
“Dove andiamo?”
 
“Non lo so ancora ma il tempo è bello, quindi approfittiamone!”
 
Sospettosa, lei incrociò le braccia sul petto.
 
“Cosa stai complottando, Saeba?”
 
“Niente! Se non ti sbrighi, ti vesto io...” disse lui avanzando pericolosamente.
 
Lei indietreggiò.
 
“No, va bene così! Ho capito!” balbettò.
 
Lui sorrise nuovamente e finì per voltarsi, poi uscì.
 
Kaori indossò la biancheria intima, una maglietta, pantaloni larghi e una giacchetta, poi una fasciatura sul piede ingessato.
 
Automaticamente andò nella stanza di Ryo; come al solito, raccolse i vestiti che lui aveva lasciato sul pavimento e li posò sul divanetto in camera. Mentre afferrava la giacca, fece cadere la busta che gli aveva affidato il giorno presa; la prese, la aprì, i suoi occhi seguirono le poche righe stampate. Slegò il cartellino allegato che mise nella tasca dei pantaloni e piegò la busta, che andò a riporre nel cassetto del comò della sua stanza.
 
Scese pazientemente i pochi gradini e si diresse in cucina; Ryo stava finendo di asciugare i piatti.
 
“Un vero uomo di casa!” esclamò allegramente.
 
“Non ti abituare!” scherzò lui senza neanche guardarla.
 
“Come sarebbe a dire! Io sono qui solo per pulire e fare da mangiare per te!” disse Kaori stringendo i pugni e sentendo la rabbia.
 
“E per farmi qualche coccola di tanto in tanto!” aggiunse lui, facendole l'occhiolino.
 
Lei sorrise improvvisamente sorridendo, lui mise via la pentola, posò lo straccio e le si avvicinò.
 
“Prendo la giacca e possiamo andare”
 
L'abbracciò e le fece scorrere la mano dietro il collo per baciarla teneramente; si separò con un sospiro, poi salì le scale.
 
Quando aprì la porta, non fu sorpreso di vedere che Kaori era passata per riordinare un po' la sua stanza; prese la giacca e scese con la stessa rapidità con cui era salito.
 
Kaori lo aspettò pazientemente in salotto, appoggiandosi al divano e sorridendo quando lo vide. Lui amava tanto vedere quel sorriso; sembrava alleviare tutti i mali della sua esistenza.
 
“Andiamo, partner!” le disse tendendo il braccio.
 
Lei si gettò letteralmente su di lui e si aggrappò al suo braccio; fecero qualche passo sul pianerottolo poi, in cima alle scale, lui la sollevò.
 
Lei lo fissò interrogativamente.
 
“Se non ti aiuto a scendere, ci vorranno tre ore per arrivare in basso!” disse sorridendo.
 
Lei mise il broncio ma dovette arrendersi all'evidenza che lui avesse ragione. Lui la lasciò giù quando furono di fronte all'edificio, poi si allontanarono mano nella mano.

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Capitolo 10
*** 10. Una giornata per dimenticare tutto ***


Avendo visto la paura invadere di nuovo il cuore della sua partner, Ryo aveva deciso di schiarirle le idee. Era necessario che lei uscisse a prendere un po' d'aria fresca: le peripezie della mattina l'avevano innervosita e non c'era niente come una bella passeggiata per distrarsi.
 
Il sole splendente della giornata aveva spinto altre coppie a uscire e camminare per le strade; sembrava primavera.
 
Le strade brulicavano sempre di più, la rumorosa città riprendeva vita e si sentivano gli energici clacson.
 
Si fermarono in un caffè e presero posto sulla terrazza; si sedettero uno accanto all'altra e Ryo, con naturalezza, mise un braccio sullo schienale della sedia della giovane donna.
 
Kaori, raggiante di felicità, risplendeva e attirava gli sguardi degli altri uomini; con il naso tuffato nel menu dei gelati, non si rendeva conto del suo successo ma, Ryo, geloso, era lì per calmare l'ardore dei potenziali rivali lanciando loro occhiatacce.
 
“Prenderò un enorme gelato con panna montata e cioccolato fuso!” si rallegrò lei battendo le mani, orgogliosa della sua scelta.
 
“Non hai paura di ingrassare con tutta questa roba!”
 
“Me lo posso permettere di tanto in tanto!” borbottò lei.
 
“Certo non sei tu quella che deve salire tutte le scale dell'edificio con te in braccio!”
 
Kaori diventò rossa di rabbia ma, prima di avere la possibilità di dire qualcosa, lui la baciò appassionatamente, non smettendo di lanciare un'occhiata piena di significato agli altri uomini.
Perché doveva sempre farla arrabbiare per trovare una scusa per baciarla?
 
Quando il cameriere arrivò, lei ordinò il suo grosso gelato, lanciando uno sguardo complice a Ryo che le sorrise, mentre lui prese un semplice caffè.
 
Una volta servita, Kaori si deliziò avidamente, chiudendo gli occhi ad ogni cucchiaiata come per gustarsi meglio il sapore. Ryo, divertendosi a vederla così, la fissò teneramente.
 
“Il tuo gelato deve essere buono!”
 
Lei annuì, sorridendo, immergendo di nuovo il cucchiaio per servirsi un altro brivido di piacere.
 
“Posso assaggiare?” si entusiasmò lui.
 
Lei gli porse il cucchiaio con il gelato ma lui si chinò in fretta e le baciò le labbra aromatizzate.
 
“È davvero buono!” disse sorridendo, facendosi scorrere la lingua sulle labbra. All'inizio sorpresa, lei immerse nuovamente il cucchiaio nella sua coppa e glielo infilò poi in bocca.
 
“Così apprezzerai di più il sapore!” disse gioiosamente.
 
Lui deglutì lentamente il gelato come avrebbe fatto un grande buongustaio per una nuova ricetta, ma poi la guardò con aria interrogativa.
 
“Mi sembra che manchi qualcosa rispetto a prima” disse, assaggiando di nuovo il gelato dal cucchiaio e massaggiandosi il mento.
 
Kaori fissò intensamente il suo gelato, aggrottando la fronte; Ryo, approfittando della sua osservazione, le rubò un altro bacio.
 
“Sapevo che mancava qualcosa!” disse, piuttosto orgoglioso di se stesso.
 
Lei arrossì, sorridendo e mordendosi il labbro. Una volta terminate le loro consumazioni e pagato il conto, ripresero la loro passeggiata.
 
 
I loro rapidi passi li guidarono al grande parco di Shinjuku; il sole che filtrava dagli alti alberi, la brezza leggera che faceva frusciare le voglie, il canto ancora timido degli uccellini rendevano quel luogo riposante. Kaori sospirò soddisfatta e istintivamente si accoccolò contro Ryo che la circondò con il braccio. Lei chiuse gli occhi per qualche istante lasciandosi guidare, trasportata dai passi dell'uomo premuroso.
 
Le grida di gioia dei bambini echeggiavano in tutto il parco; due bambini si rincorrevano, probabilmente giocando a guardie e ladri.
 
Gli occhi di Kaori si posarono amorosamente sui due piccoli che giocavano, correndo verso di loro. Un sorriso si diffuse sulle sue labbra e da lei emanò un'aura di tenerezza e calore. Ryo, turbato da quella sensazione, seguì lo sguardo della sua bella e atterrò sui due ragazzini; sorrise dolcemente a sua volta.
 
Immersi nei loro ruoli, uno dei bambini sparò, imitando un 'bang' della detonazione della sua arma fittizia e il corpicino dell'avversario cadde pesantemente davanti ai loro piedi.
 
Kaori si bloccò, tremando; i suoi occhi pieni di paura si spalancarono mentre fissava il corpo inerte, il suo cuore si serrò. Perché quel gioco innocente sconvolgeva un momento simile?
 
I muscoli della giovane donna si irrigidirono e Ryo, rendendosi conto del suo disagio, strinse il suo abbraccio:
 
“È solo un gioco, Kaori!”
 
Lei gli sorrise, poi abbassò la testa e continuò a camminare; i suoi pensieri, guidati dal cuore scosso, sostituirono il corpo del bambino con uno più robusto, più adulto, quello del suo amore, Ryo Saeba, il temuto sweeper.
 
La sua confusione riportò in superficie gli incubi che non aveva avuto da due giorni; le sue visioni finivano indubbiamente con la morte di Ryo.
 
Cercò di riprendersi e di darsi un contegno, quindi infilò la mano nella tasca dei pantaloni. Percependo la carta, i suoi lineamenti si rilassarono e il sollievo invase il suo cuore. Quell'oggetto era una seconda possibilità per lui.
 
Si voltò improvvisamente e imitò il bambino:
 
“Bang!” disse, creando un'arma con le dita, puntando al suo cuore.
 
Ryo si bloccò, interrogativo.
 
“Sei scarso! Indegno per un professionista! Se fossi stato un assassino, il tuo cuore sarebbe stato trafitto!”
 
“Che ti succede d'un tratto?” si stupì lui.
 
Lei gli mostrò improvvisamente un cartoncino davanti al naso.
 
“Ecco perché ho un'assicurazione per il tuo cuore!”
 
Ryo prese il cartoncino e lo esaminò:
 
“È una tessera donatori!”
 
Lei aggiunse timidamente:
 
“Se il tuo cuore venisse toccato...ti darò il mio affinché tu possa tornare in vita!” disse sorridendogli e posandogli una mano sul petto.
 
Ryo, non capendo tale comportamento, si arrabbiò:
 
“Kaori...non è affatto...”
 
Lei si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte, come per fare in modo di non separarsi mai.
 
“Allora...ti prego di non morire...se tu sparissi, non potrei più vivere...”
 
Kaori iniziò a tremare.
 
“Promettimelo!”
 
Lo sguardo dello sweeper si addolcì e passò una mano tra i capelli della giovane donna.
 
“Te lo prometto”
 
Lei alzò la testa, lui le prese il mento e la baciò teneramente come a suggellare la promessa.
 
La pienezza era tornata nel cuore di Kaori, che camminò con passo più leggero davanti al suo partner.
 
“Quindi era questa la ragione per cui non c'eri l'altro giorno” disse lui, guardando davanti a sé.
 
Lei si fermò per qualche secondo e annuì orgogliosa, poi riprese ad avanzare.
 
“Sono arrivata in città e per caso mi sono ritrovata davanti all'ospedale...”
 
Abbassò la testa per nascondere l'emozione.
 
“Allora un'idea mi è venuta in mente: il mio inconscio deve aver guidato i miei passi, sono entrata e poi sai il resto...” aggiunse sorridendo.
 
Ryo, pensieroso, fissava il cielo blu.
 
“Ti avrei accompagnato se lo avessi saputo” disse seriamente.
 
“Come?”
 
Lui si bloccò e aggiunse in tono grave:
 
“Non me lo sarei perso per nulla al mondo...vedere tutte quelle belle infermiere!” disse sbavando, gli occhi da maniaco, imitando un'immaginaria palpazione mentre ridacchiava nervosamente.
 
Un implacabile martello si abbatté su di lui.
 
“Ecco, così impari!” disse lei furiosamente, allontanandosi.
 
“Non ha proprio senso dell'umorismo!” farfugliò lui. Si liberò frettolosamente e seguì la donna poi, raggiungendo la sua furia, intrecciò le dita con le sue.
 
“Grazie!”
 
Quella parola, per quanto semplice, calmò Kaori e la sua rabbia scomparve com'era arrivata.
 
Poco più in là, distaccata dalla folla, una giovane coppia vestita di bianco posava per una foto tradizionale. Quel luogo magnifico era anche il preferito dagli sposi per farsi immortalare; Kaori si fermò bruscamente.
 
I suoi occhi luminosi evocavano il suo desiderio di essere nei panni della sposa.
 
“Pensi che un giorno ti sposerai?”
 
Lui rimase sbalordito per qualche secondo e aggiunse:
 
“Non lo so...con il mio stato civile inesistente, sarebbe difficile immaginarlo!” disse, osservando a sua volta gli sposi.
 
“A parte questo, ci pensi a volte?” insistette lei senza distogliere lo sguardo.
 
“Prima dovrei trovare la donna che potrebbe sopportarmi, tanto per iniziare!” aggiunse lui imbarazzato.
 
Lei sorrise all'atteggiamento disorientato di quell'uomo così temuto dai criminali.
 
“Io ho sempre sognato un matrimonio con un bellissimo vestito e mio marito con un bel completo bianco al mio fianco...”
 
“Non contare su di me per il completo, danneggerebbe la mia reputazione!”
 
Lei lo fissò, sbattendo le palpebre con stupore.
 
“Beh...uh...non mi piacciono i completi, tutto qui!” disse, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni.
 
“Non fa niente!” balbettò lei tristemente.
 
Quella malinconia per un semplice smoking sembrava eccessiva agli occhi di Ryo, ma capiva l'importanza di quel simbolo per la giovane donna. Inspirò per farsi coraggio e dichiarò, fissando di nuovo la coppia di sposi.
 
“Se potesse far piacere alla donna che amo, le accorderei questo favore”
 
Si voltò improvvisamente quando udì i singhiozzi della donna.
 
“Che ti succede?” si preoccupò.
 
Lei si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scorrere naturalmente dopo quella dichiarazione.
 
“Non è niente!”
 
Lui sorrise e l'abbracciò.
 
“Ah, le donne!” sospirò.

 

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Capitolo 11
*** 11. Quando i sentimenti vengono coinvolti ***


Verso le 19 tornarono finalmente a casa; lo stomaco di Ryo, domandando pietà, parlò in modo udibile per l'orecchio attento della giovane donna.
 
Salendo le scale a passo moderato, raggiunsero finalmente il loro appartamento; Kaori volle badare a se stessa.
 
“Non dimenticare che ho mangiato un gelato enorme!” aggiunse con un sorriso raggiante.
 
Lui non poté fare a meno di sorridere a quella riflessione mentre lei lo precedeva, così da permettergli di lanciare brevi occhiate al fondoschiena che gli ondeggiava davanti.
 
Mentre Kaori preparava la cena, Ryo, sdraiato in silenzio sul divano, non leggeva le sue riviste, ma ripensava alla giornata trascorsa con Kaori.
 
Quel pomeriggio lei gli aveva offerto il suo cuore, la sua vita in cambio della propria. Non considerandosi all'altezza per proteggerlo, gli faceva dono della sua vita, come se fosse una cosa normale; immaginava di morire per lui, in modo che lui tornasse alla vita.
 
Sia lui che Mick e Falcon avevano rischiato la vita molte volte ma ora era tutto cambiato, dovevano pensare alle rispettive compagne.
 
“A proposito, dov'è finito Mick? Ah sì, è vero, è andato via per qualche giorno con Kazue! Non dovrebbe tardare a tornare...deve averne approfittato!” si disse con un sorrisetto.
 
Tornò serio e si chiese sinceramente se la sua vita fosse più importante di quella di Kaori.
 
-Se qualcuno merita di vivere, sei tu, Kaori!- pensò sospirando.
 
Lei a volte era così ingenua, così dedita e piena di vita da gettarsi a capofitto nel pericolo, rischiando la propria vita. Non si prendeva tempo per riflettere, il suo cuore aveva sempre la precedenza sulle sue azioni. Lei gli aveva insegnato ad aprirsi agli altri, ad avere fiducia nelle persone e soprattutto ad amare.
 
AMARE...
 
Aveva pensato di capirne il significato quando si era ritrovato tra le braccia delle sue conquiste, ma ora aveva un concetto completamente diverso. Era una parola semplice ma allo stesso tempo complicata, niente gli risultava più bello adesso.
 
Respirare mentre l'altro viveva, piangere quando l'altro soffriva; quella era l'osmosi tra due esseri che si amavano. E lui cos'avrebbe fatto se lei fosse morta: sarebbe stato abbastanza forte per superare tale sofferenza?
 
“Ryo” insistette Kaori.
 
Lui sussultò.
 
“Che stai facendo? Ti ho chiamato due volte!” gli chiese, portandosi i pugni contro i fianchi.
 
“Riflettevo” disse lui con voce pastosa, alzandosi lentamente e stiracchiandosi rumorosamente. “Non avrai fatto bruciare la cena, spero!” chiese beffardo.
 
Lei si accigliò e alzò le spalle, scuotendo il capo irritata.
 
“Mi è successo una sola volta in dieci anni e continui a rompermi con questa storia!” borbottò tornando in cucina.
 
Correndo per mettersi a tavola, lui la baciò sulla guancia al passaggio; afferrò le posate e attese con occhi larghi il suo pasto. Quando lei posò i piatti, lui vi si gettò sopra come un predatore sulla sua vittima; lei si sedette di fronte a lui e lo guardò con un sorriso, poi si servì a sua volta.
 
La cena si svolse in silenzio, sotto le occhiate ammirate e tenere della giovane donna, a volte Ryo partecipava rischiando di soffocarsi per quanto era affamato.
 
Quando il pasto terminò, Ryo l'aiutò a sparecchiare; si appoggiò poi al bancone della cucina e aprì il giornale in attesa del caffè. Mentre lei metteva i piatti nel lavello, si rese conto che la conversazione di quel pomeriggio al parco sulla donazione di organi lo aveva un po' turbato. Decise di parlare chiaro.
 
“Potrei morire prima di te Ryo...” dichiarò senza guardarlo in faccia.
 
Lui alzò repentinamente il naso dal giornale, sbalordito.
 
“Eh!”
 
Lei sorrise e continuò la sua spiegazione.
 
“Per una malattia, un incidente stradale o vecchiaia...”
 
Lui tornò alla sua lettura come per rifiutare quell'eventualità; Kaori gli servì il suo caffè.
 
“Se succedesse...il mio cuore verrebbe trapiantato a un completo sconosciuto” disse con tono fatalista.
 
Lui sospirò e aggiunse con un sorriso.
 
“Cosa? Non dirmi che vuoi rinunciare a essere una donatrice”
 
“Noi...” fece lei per giustificarsi. “Noi che lavoriamo come sweeper non possiamo avere figli, ma...”
 
Lui percepì un accenno di rimorso nella sua voce.
 
“Coloro che riceveranno i miei organi saranno una parte di me”
 
Un pizzicotto doloroso strinse il cuore di Ryo all'idea ma Kaori si voltò verso di lui; un bel sorriso le illuminava il viso.
 
“Sì...non credi che sarebbero come miei figli?”
 
“Dove...vuoi arrivare?”
 
“L'identità dei destinatari degli organi non viene rivelata alla famiglia del donatore, ma...se tu sapessi che da qualche parte al mondo vive un mio figlio...anche se morissi, saresti un po' meno triste, no?”
 
Ryo rimase sorpreso da quelle parole; orgogliosa della propria riflessione e rassicurata dal fatto che qualcun altro si sarebbe occupato di vegliare sul suo amore, Kaori sorrise nuovamente. Ryo, non riuscendo a soffermarsi su quell'eventualità, si riprese e fece notare che qualcosa non era perfetta nel suo piano.
 
“Smettila di dire sciocchezze!” disse, riappoggiandosi al bancone. “Nessuno dice che i destinatari saranno bambini, sai?”
 
Il suo viso si avvicinò a quello di lei con un sorriso sornione.
 
“Se si trattasse di un vecchio, vorresti ancora che lo considerassi come tuo figlio?”
 
Una libellula svolazzò sopra la testa di una stupefatta Kaori; non ci aveva pensato.
 
“Potresti considerarlo come...tuo nonno?” balbettò lei, cercando una via d'uscita.
 
“Scema!” fece lui canzonatorio.
 
Si misero a ridere di cuore; il giorno dopo tutto sarebbe stato deciso e lo sapevano fin troppo bene. Ma in un certo senso Kaori era rassicurata per aver messo le cose in chiaro.
 
Quella notte, si addormentarono l'uno tra le braccia dell'altra, sentendo il bisogno di quel contatto, quel tocco, come se fosse stata l'ultima volta...
 
 
Il giorno dopo, Kaori preparò la colazione come se niente fosse, almeno era quello che voleva far trasparire. Sognante, salì al piano di sopra per svegliare il dormiente; rimase immobile per un secondo sulla soglia della porta, come a imprimere nella mente i suoi lineamenti.
 
La brutta sensazione l'aveva colta non appena si era svegliata: un'angoscia che le toglieva il fiato e le faceva mancare l'aria, portandola a soffocare, ma si era un po' calmata quando aveva sentito il braccio di Ryo stringersi intorno alla sua vita.
 
Un nodo di singhiozzi le strinse la gola, ma si riprese rapidamente.
 
-Ricomponiti, Kaori, non farlo dispiacere proprio oggi! Avrà già abbastanza di cui preoccuparsi senza dover aggiungere altro!- pensò.
 
Più serena, si chinò su di lui, il suo respiro caldo e regolare sfiorò il suo viso e lo baciò delicatamente.
 
“Ryo, devi alzarti!”
 
Un sorriso apparve sulle sue labbra mentre lui si stiracchiava e l'abbracciava.
 
“Dammene un altro!” disse con un broncio lamentoso.
 
Divertita e intenerita, lei obbedì. Lui la prese tra le braccia e, accarezzandole la schiena, approfondì il bacio. Qualche istante dopo, separandosi per riprendere fiato, lei aggiunse:
 
“Muoviti o si raffredderà tutto!”
 
Mentre la giovane donna si allontanava, Ryo non riuscì a staccare gli occhi dalla sagoma femminile che scomparve all'angolo della porta; sospirò, chiudendo gli occhi, poi balzò dal letto e si diresse verso il bagno.
 
Benché fosse sorridente, aveva percepito la tristezza della giovane donna; nella notte aveva preso una decisione importante mentre si soffermava sul viso addormentato da cui scostava qualche ciocca ribelle. Non poteva portarla con sé in quella missione, con la gamba ferita non avrebbe potuto scappare se le cose fossero andate male, affidarla a Miki e Falcon gli sembrava l'idea migliore.
 
Lui stesso aveva paura, era il suo istinto ad avvertirlo o la preoccupazione di Kaori era contagiosa?
 
Mentre scendeva, l'odore del caffè appena preparato riempì il salotto; si accomodò e Kaori gli pose
davanti una tazza fumante.
 
“Tu rimarrai con Miki e Falcon mentre io mi occuperò di questa faccenda” disse con fermezza portandosi la tazza alle labbra, fissandola con sguardo duro.
 
Stupita, lei si voltò subito.
 
“Come?”
 
“Mi hai capito benissimo” aggiunse seccamente.
 
“Ma perché?! Di solito vengo con te anche se resto in macchina!” borbottò lei.
 
“Sei svantaggiata con la gamba e non potresti difenderti da sola! Pensa se le cose mi andassero male!”
 
Il cuore di lei batté all'impazzata, perché lui pensava che sarebbe finita male?
 
“Cosa c'è che non mi dici?!”
 
“Niente, ma conosco la reputazione del mio nemico, non è brillante; quindi ho paura che ti userà se dovesse andare male per lui. Saeko mi ha fatto una richiesta non ufficiale, la polizia ignora la nostra presenza e non ci sarà, non potrà quindi intervenire in caso di problemi. Lei deve trattare di persona con il procuratore, quindi rimani con Miki e Falcon, sarei più tranquillo a saperti con loro”
 
“Ti ho sempre portato fortuna, no!” aggiunse lei con un sorriso che era più una smorfia che un'espressione raggiante.
 
“Preferisco avere un portafortuna vivo che morto!” sbottò lui.
 
Lei annuì tristemente e tornò in cucina, lui non aveva voluto ferirla, ma doveva farle capire il pericolo che avrebbe corso. Ryo provò improvvisamente rimorso per le sue parole, avrebbe potuto esprimersi meno duramente.
 
“Preferisco che tu sia arrabbiata con me, Kaori, e saperti al sicuro, piuttosto che averti al mio fianco a rischiare la vita!” sussurrò, tuttavia con l'amaro in bocca.
 
 
Nei bassifondi di Shinjuku, un imponente uomo i cui capelli bianchi a spazzola contrastavano con il suo abbigliamento scuro e gli strani occhiali che nascondevano gli occhi albini, conversava con la sua talpa,
 
“Allora mi confermi che City Hunter ci sarà?”
 
“Sì, capo!”
 
Il Lupo Bianco, guardando in lontananza dalla finestra che dava sul molo, disse:
 
“Ci penserò io! Lascia che venga a me, ma non troppo facilmente, altrimenti sospetterà qualcosa!”
 
“Bene, capo!”
 
L'individuo svanì, e l'uomo aggiunse tra sé:
 
“Vedremo se sei così forte, Saeba!” disse con una risata tirannica che echeggiò nella stanza.
 
 
Ryo e Kaori si erano a malapena rivolti la parola dalla piccola discussione del mattino; avevano deciso di mangiare al Cat's Eye, poi lui sarebbe tornato a prenderla in serata. Senza una parola, Kaori aveva solo annuito, troppo sopraffatta dalle emozioni per esprimersi.
 
In quell'atmosfera si recarono dai loro amici; lui doveva recarsi sul luogo dell'azione entro tre ore.

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Capitolo 12
*** 12. Il destino non può essere cambiato ***


Il campanello del caffè suonò e Miki li accolse con un sorriso smagliante; Kaori cercò di ricambiare il sorriso, ma fu più che forzato. La giovane donna si sedette su una panca e Ryo, preferendo lasciarla un po' sola, si sistemò al bancone.
 
Miki guardò interrogativamente i volti tristi dei due partner e capì che era successo qualcosa. Notando la malinconia della sua amica, fece per precipitarsi a raggiungerla ma Ryo intervenne:
 
“C'è Falcon?” fece, fissando il bancone.
 
“Sì, è sul retro”
 
Ryo si alzò in silenzio e, prima di ritirarsi sul retro, lanciò uno sguardo rattristato a Kaori.
 
“Perdonami” sospirò. Poi scomparve dietro la tenda di perline per raggiungere Umibozu.
 
Miki, cautamente, si avvicinò a Kaori che si era ritirata in un angolo del locale; con la testa china, la giovane donna di solito così allegra, fissava un punto per terra.
 
“Kaori, tutto bene?” chiese timidamente.
 
L'altra fece un respiro profondo.
 
“Sono solo un'incapace!” balbettò.
 
“Non dire così, tu fai del tuo meglio” cercò Miki di confortarla.
 
Miki non ottenne risposta se non un susseguirsi di piccoli gemiti lamentosi.
 
“Kaori, guardami! Non mi piace vederti così!”
 
Le dita di Kaori di strinsero sui pantaloni e un tremito nervoso accompagnò il gesto; piccole perle salate scivolarono lungo le guance.
 
“Non vuole che vada con lui!” disse con voce singhiozzante.
 
Sebbene risoluta, non riuscì più a contenere il dispiacere e si rifugiò tra le braccia dell'amica che con un gesto tenero le accarezzò i capelli.
 
* * * * * * * * * *
 
Sul retro.
 
“Che ci fai qui, Ryo?” chiese Falcon, senza lasciare le sue occupazioni.
 
“Sempre super efficiente, Umi!” disse Ryo con un sorrisetto.
 
L'uomo non vedente riconosceva sempre le parole intorno a lui dai loro passi, dai loro respiri o dalle loro aure. Ryo si appoggiò al muro e incrociò le braccia sul petto.
 
“Vorrei chiederti un favore”
 
“Cosa vuoi?” borbottò.
 
“Potresti vegliare su Kaori...?”
 
“Di cosa hai paura, Ryo? Si avverte dalla tua voce!”
 
Lo sweeper si rilassò, poi aggiunse:
 
“Sono preoccupato per quei teppisti...”
 
“Come?” chiese il gigante.
 
“Kaori rischierebbe di provocare una carneficina date le condizioni attuali delle sue emozioni e ho già abbastanza nemici senza aggiungere questo problema alla mia lista...”
 
Un corvo passò sulla testa di Falcon, sbalordito; un piatto volò nella sua direzione e lo evitò per un pelo.
 
“Ma sei pazzo, avresti potuto farmi molto male!” gridò lo sweeper.
 
“Così impari!” brontolò Falcon.
 
Ryo si sistemò la giacca e tornò serio.
 
“Non hai davvero senso dell'umorismo...”
 
“Pff!”
 
“Ti affido Kaori...abbi cura di lei in caso di problemi”
 
“È la prima volta che ti vedo così pessimista!” aggiunse l'altro con voce sospettosa.
 
“È la prima volta che ho un così brutto presentimento...”
 
Falcon si sollevò in tutta la sua altezza, stoico, con una cassa tra le braccia mentre fissava il suo amico.
 
* * * * * * * * * *
 
Nel locale principale, Miki era riuscita a calmare un po' la tristezza della sua amica; il campanello della porta suonò di nuovo.
 
“Buongiorno a tutti!” fece l'americano.
 
Mick e Kazue rientravano dal loro viaggio, l'abbronzatura parlava sulla loro destinazione.
 
“Kaori, mia cara, non ti avevo visto!” aggiunse Mick, volando in direzione della giovane donna.
 
Il martello di Kazue si appiattì miseramente sulla faccia del suo compagno.
 
“Mi prendi in giro, Mick!” sibilò.
 
“Ma no, mia cara! Stavo solo salutando la nostra amica!”
 
“Hai un modo divertente di salutare i tuoi amici!” si indignò lei.
 
La giovane infermiera imbronciata si piazzò in mezzo al locale e fucilò l'americano con lo sguardo.
 
“Sai che conti solo tu!” fece lui, baciandola teneramente e abbracciandola.
 
Un sorriso mesto si allungò sulle labbra di Kaori; allertati dal caos nel caffè, Ryo e Umi rientrarono.
 
Un sorriso da maniaco apparve sulle labbra di Ryo quando vide la pelle abbronzata di Kazue; fece un passo avanti e le mise un braccio intorno alle spalle. Mentre le parlava languidamente, fece scivolare un dito lungo il suo décolleté; un martello 'Un pervertito non perde mai la bussola' cadde sulla sua testa.
 
“Volevo solo vedere se avevi il segno del costume!” protestò.
 
Mick, piegato a metà, schernì apertamente Ryo.
 
“Cosa ridi...ho sentito che hai subito la stessa sorte...devi aver infastidito di nuovo Kaori!” fece Ryo guardando la donna con la coda dell'occhio.
 
Benché fu un'occhiata breve, notò che aveva pianto.
 
“Senti chi parla! Salti su tutto ciò che si muove e mi fai la predica!” si ribellò il biondino.
 
“Visto il baccano che c'è quando sei nei dintorni, non si rischia di mancarti!” gridò Ryo.
 
Erano sul punto di venire alle mani quando Umibozu afferrò entrambi per il collo e fece sedere ciascuno su uno sgabello.
 
“Calmatevi tutti e due o lo farò io!” grugnì.
 
Entrambi chinarono la testa come ragazzini colti in fallo; le donne si sedettero al tavolo con Kaori e gli uomini rimasero al bancone.
 
Le donne discutevano di banalità e gli uomini, a bassa voce, sollevavano l'argomento tabù che rendeva l'atmosfera pesante.
 
Mangiando, Kazue mostrò le foto delle vacanze alle sue amiche; il mare blu, il cielo limpido che si fondevano all'orizzonte, piccoli bungalow atipici con tetti di paglia, danze esotiche; una delle foto fece particolarmente ridere le giovani.
 
Mick, vestito con una gonna tahitiana, apparentemente eseguiva un movimento dei fianchi, con una smorfia per la complessità della coreografia.
 
Kaori si fermò e guardò con affetto l'uomo al bancone, il quale, avvertendo quella 'chiamata, le sorrise di rimando; Kaori arrossì e fece un sorriso raggiante.
 
“Ryo, che sta succedendo qui?” chiese Mick.
 
“Ho un affare di cui occuparmi nel pomeriggio e questo infastidisce Kaori” sbottò, facendo roteare il liquido nel suo bicchiere.
 
“Che affare?”
 
Di fronte al silenzio dello sweeper, Falcon intervenne:
 
“Deve battersi contro il Lupo Bianco!”
 
“Cosa? Perché cerchi noie con quel tipo?”
 
“Saeko mi ha chiesto aiuto” fece, come rimpiangendolo. Il piccolo pendolo del caffè fece scoccare l'una e Kaori si alzò all'improvviso; Ryo indietreggiò lentamente.
 
“Te l'affido, Falcon” sussurrò.
 
Ryo non osava incontrare lo sguardo della sua compagna e si diresse verso l'uscita; Kaori balzò dal suo posto e corse il più velocemente possibile verso Ryo. Si appoggiò alla sua schiena e gli allacciò le braccia intorno alla vita.
 
“Non dimenticare la promessa che mi hai fatto...” mormorò.
 
Lui accarezzò le braccia esili della sua amata e si allontanò senza dirle una parola e senza rivolgerle uno sguardo. Saltò nella sua Austin Mini e si diresse verso il luogo dell'incontro.
 
* * * * * * * * * *
 
Quindici minuti dopo, Ryo parcheggiò la sua macchina in un angolo del molo; scivolò tra gli edifici come un felino. Con sguardo da professionista, individuò gli agenti di polizia in servizio.
 
-Il Lupo Bianco deve averli visti da parecchio, come può essere che sia ancora qui?-
 
Con sospetto, si infiltrò nell'edificio; il piano terra era invaso da uomini armati che facevano da sentinelle ad altri membri che distillavano e raggruppavano le dosi di droga. La catena umana organizzata depositò poi il proprio lavoro nel container dei semirimorchi. Il suo sguardo s'indurì.
 
“Bastardi!” sussurrò stringendo i denti con rabbia.
 
L'assalto della polizia, creando un diversivo, corse su per le scale; la voce con le istruzioni di Saeko gli tornò in mente:
 
“Mentre ci occuperemo degli spacciatori, tu dovrai prendere la scala nord per fermare il nostro uomo...”
 
* * * * * * * * * *
 
Nel Cat's Eye, Kaori era isolata e, appoggiata al tavolo, borbottava qualcosa contro le mani...come se stesse pregando.
 
Il suo cuore aveva sentito un'immensa tensione, accelerato, e intrecciava meccanicamente le dita, sussurrando in maniera lenta e monotona.
 
* * * * * * * * * *
 
Da ogni angolo dei pianerottoli da attraversare, un uomo in agguato sparava all'intruso, ma la sua velocità e agilità superavano gli avversari. Giunto sul tetto, trattenne il fiato per alcuni secondi; il suono sordo e regolare delle pale di un elicottero mimetizzava qualsiasi rumore esistente.
 
Rotolando, apparve sul tetto; un uomo immobile era dritto davanti a lui.
 
“Allora sei venuto, City Hunter?”
 
Lo sweeper, con un ginocchio a terra e in posizione di tiro, lo guardò.
 
“Perché mi hai fatto arrivare fin qui?” chiese freddamente mentre si alzandosi, tenendolo ancora sotto tiro.
 
Un sorriso sadico sollevò gli angoli delle labbra dell'altro.
 
“Per ucciderti, City Hunter”
 
* * * * * * * * * *
 
Con rammarico, Mick e Kazue, stanchi del viaggio, avevano abbandonato il locale; Miki rispettava il bisogno di isolamento della sua amica, continuando a guardare preoccupata nella sua direzione.
 
L'amore fusionale di Ryo e Kaori creava un legame speciale; un'osmosi imprescindibile che permetteva a entrambi di comunicare. Il cuore e l'anima di lei, uniti a quelli di Ryo, sentivano ogni passo e ogni pericolo di quest'ultimo.
 
Un brivido percorse la spina dorsale della giovane donna che improvvisamente sollevò gli occhi pieni di paura.
 
* * * * * * * * * *
 
Il Lupo Bianco sfoderò un mitra e sparò una raffica micidiale mentre balzava dietro un bocchettone di ventilazione.
 
Ryo ebbe appena il tempo di mettersi al riparo dietro la tromba delle scale, i suoi sensi svegli erano distorti dal rumore assordante dell'elicottero.
 
Si chinò con cautela, poi individuò un altro nascondiglio improvvisato; i suoi passi, sebbene leggeri, echeggiarono sulla copertura del tetto.
 
Il nemico emerse dal suo nascondiglio e riaprì il fuoco; Ryo, con tutti i suoi riflessi, sparò nella stessa direzione e balzò nel suo rifugio.
 
* * * * * * * * * *
 
Falcon, dopo aver fatto la spesa, lasciò l'amica sotto la protezione di sua moglie. Kaori, pietrificata, guardò l'ex mercenaria tremante:
 
“Miki, portami da Ryo, ti scongiuro!”
 
Gli occhi pieni di lacrime della giovane donna tradivano il terrore del suo sentimento.
 
“Non posso, Kaori, abbiamo promesso a Ryo di tenerti fuori da questo caso!” confessò la giovane donna abbassando la testa.
 
Kaori corse da lei e si aggrappò al suo braccio.
 
“Se potessi andare a piedi lo farei, ma sarebbe troppo tardi!”
 
La sua voce, così sicura, fece rabbrividire Miki.
 
“Non mi lasciare per niente al mondo!”
 
Si precipitarono al volante dell'auto di Umibozu. Pochi minuti dopo, quest'ultimo arrivò e, notando l'assenza delle due donne, comprese subito la situazione.
 
“Miki!” si infuriò.
 
* * * * * * * * * *
 
La sfida durò a lungo; le munizioni si esaurivano da ogni lato, i tentativi di attacco diventavano sempre più rischiosi e pericolosi. Un ultimo proiettile era rimasto nel caricatore dello sweeper e non gli permetteva ulteriori errori; pur avendo colpito ripetutamente il suo nemico, Ryo non sapeva quanti proiettili rimanessero in possesso del Lupo Bianco.
 
Quest'ultimo, da parte sua, folle di rabbia, stringeva la ferita sul braccio, maledicendo l'altro; non poteva lasciarlo andare incolume.
 
La follia prendeva il sopravvento sulla scarsa ragione dell'uomo, il Lupo Bianco insorse rilasciando continue raffiche sul nascondiglio del suo nemico.
 
All'improvviso, la sua mitragliatrice si bloccò; Ryo approfittò della pausa per sferrare il colpo di grazia e sparò al cuore del nemico che cadde sul tetto.
 
* * * * * * * * * *
 
Gli pneumatici stridenti del veicolo guidato da Miki si fermarono davanti al palazzo di cinque piani dove i malviventi, preceduti da agenti in divisa, stavano evacuando i luoghi.
 
Kaori si precipitò nell'edificio e corse su per le scale; Miki, cercando di raggiungere l'amica, fu intercettata da un poliziotto.
 
Ryo, sentendo dei passi sulle scale, si voltò; Kaori, senza fiato, apparve sulla soglia.
 
La rabbia, poi la gioia invasero il cuore di Ryo; con il segno della vittoria formato dalle dita, sorrise alla sua compagna che, dapprima esitante, avanzò lentamente.
 
Uno sguardo inorridito si spostò sulla sinistra di Ryo.
 
“Muori, City Hunter!”
 
La scena si svolse con infinita lentezza, sotto lo sguardo impotente di Kaori; in un gesto disperato, il Lupo Bianco trascinò Ryo nel suo suicidio, saltando dal tetto.
 
* * * * * * * * * *
 
Miki, essendo riuscita a sbarazzarsi dell'agente, correva su per le scale come una pazza, e riuscì a sentire le parole astiose del Lupo Bianco.
 
Sul pianerottolo, vide solo la sagoma dell'uomo che portava Ryo in una vertiginosa caduta.
 
Kaori, urlando terrorizzata, corse allungando disperatamente la mano per raggiungere il suo amante, ma era troppo tardi.
 
Miki si lanciò dietro di lei, afferrandola per la vita mentre stava per cadere nel vuoto.
 
“Ryyyyyyyyooooooo!!!”
 
La giovane donna si chinò pericolosamente nel vuoto, lottando per trovare un impossibile contatto, agitando le braccia per aria in movimenti disordinati; la sua isteria aumentava la sua forza, Miki la colpì con forza sulla nuca per controllarla.
 
Ai piedi dell'edificio, in un mucchio di scatole di cartone e immondizia, giacevano le figure inerti dei due uomini; Ryo, con la testa che sanguinava, era accasciato sul corpo del suo nemico, e sembrava dormire.

 

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Capitolo 13
*** 13. Di chi è la colpa? ***


Dopo aver chiamato i soccorsi dal suo cellulare e aver trasportato il corpo privo di sensi di Kaori, Miki la depositò con cura nella sua macchina; intercettò un agente e gli ordinò di passare un messaggio al tenente Saeko Nogami.
 
Allontanandosi dalla confusione e cercando di mantenere la calma, chiamò prontamente Mick e Kazue spiegando rapidamente la situazione perché era necessario recuperare la macchina dello sweeper, poi chiamò il marito per avvertirlo del dramma. Gli disse che Mick e Kazue sarebbero andati a prenderla e riattaccò senza prestare attenzione a ciò che il marito le diceva.
 
Kaori, riprendendo i sensi, barcollò fuori dal veicolo dirigendosi verso il corpo di Ryo; si inginocchiò accanto a lui e posò con cura il viso insanguinato sulle proprie cosce.
 
Istintivamente accarezzò i capelli dell'uomo:
 
“Resta con me, me l'hai promesso!” balbettò, sorridendo.
 
Miki, tornando sui suoi passi, trovò la portiera della macchina aperta; la sbatté nervosamente e si diresse verso il retro dell'edificio, sapendo benissimo che vi avrebbe incontrato la sua amica.
 
Turbata, si bloccò e non riuscì a trattenere le lacrime: Kaori, le dita coperte di sangue che accarezzavano i capelli arrossati di Ryo, ondeggiava avanti e indietro, canticchiando una filastrocca come a un bambino per farlo addormentare.
 
Fece qualche passo indietro e raggiunse il suo veicolo; vi salì dentro e, con le braccia sul volante, vi seppellì il viso e lasciò che il suo dolore esplodesse.
 
Mentre la sirena dell'ambulanza suonava a tutto volume, Miki guidò i medici che adagiarono con cura i corpi sulle barelle.
 
Kaori, sconvolta, seguì il corteo di uomini in bianco e salì sull'ambulanza, che ripartì con la sirena urlante.
 
* * * * * * * * * *
 
Saeko, orgogliosa della sua indagine, osservò il procuratore ammanettato salire sul furgone; un ispettore corse verso di lei e le porse un pezzo di carta.
 
Sorridendo, lei spiegò con attenzione il messaggio e il suo volto divenne livido.
 
Senza ulteriori spiegazioni, saltò in macchina verso l'ospedale. Essendo dall'altra parte della città, avrebbe avuto bisogno almeno di una buona mezz'ora per arrivare.
 
* * * * * * * * * *
 
Mick, Kazue e Falcon raggiunsero Miki poco dopo sulla scena della tragedia e lei crollò addolorata tra le braccia del marito, che la strinse.
 
Ripresero i loro veicoli e si diressero all'ospedale.
 
* * * * * * * * * *
 
Giunta all'ospedale, Saeko varcò ansiosamente la soglia della stanza; lo scricchiolio acuto della porta riecheggiò nel silenzio pesante e soffocante.
 
Tutti gli occhi furono su di lei, mentre il suo sguardo si posò sul letto dove giaceva un uomo inerte.
 
Un'impressionante benda avvolta intorno alla testa e una maschera per l'ossigeno arrivavano a camuffare il suo viso.
 
Il monitoraggio suonava regolarmente; quell'unico rumore scandiva il tempo sospeso nella stanza.
 
Cosa non avrebbe dato per vedere l'uomo alzarsi dalle coperte!
 
Da parte della giovane donna al capezzale avvertì un grande freddo e il risentimento emanarsi nei suoi confronti.
 
Kaori, seduta accanto a Ryo, la testa inclinata verso di lui, teneva la mano dell'uomo sulla propria guancia bagnata di lacrime.
 
Lentamente si raddrizzò e si voltò improvvisamente nella sua direzione.
 
I suoi occhi...i suoi occhi anneriti e pieni di odio, Saeko non li aveva mai visti; i suoi lineamenti induriti si amplificarono, i pugni tremanti si strinsero ulteriormente alla sua vista. La sua mascella tesa non riuscì a farle dire una parola, facendole soffocare la rabbia in gola; all'improvviso Kaori le balzò addosso, nessuno riuscì a trattenerla.
 
Saeko fece un passo indietro per cercare di evitarla, ma la furia aveva invaso la giovane donna. Kaori espresse la sua tristezza con un micidiale schiaffo che si schiantò violentemente sulla guancia della poliziotta.
 
“È in coma per colpa tua!” gridò, “Perché Saeko...perché usi sempre lui?!” disse, martellando di pugni il corpo pietrificato.
 
Le ultime parole si spezzarono in un singhiozzo. Lentamente, Kaori scivolò sul pavimento e nascose il viso tra le mani; la disperazione la colse, singhiozzi convulsi la presero.
 
A poco a poco il viso della poliziotta si scompose, i loro amici ansiosi la fissarono impotenti. Falcon, solitamente impassibile, le fece un cenno, indicando la propria preoccupazione.
 
Saeko rivolse uno sguardo pieno di lacrime alla giovane donna ai suoi piedi, esitò qualche secondo e poi si accovacciò, appoggiando una mano sulla spalla scossa.
 
“Perdonami Kaori!” disse con voce rotta.
 
Le lacrime formatesi negli occhi di Saeko si schiantarono in piccoli 'plop' sulla mano dell'altra. Kaori alzò la testa e si gettò tra le braccia della bella poliziotta.
 
Miki, a sua volta provata, si rannicchiò contro il petto robusto del marito per soffocare le lacrime contro il suo petto; Kazue, desiderosa di mostrarsi lucida ai suoi amici, trattenne le lacrime, ma la mano compassionevole di Mick ebbe la meglio sul suo dispiacere.
 
In mezzo alla stanza, sedute per terra, Kaori e Saeko, abbracciate, lasciavano sfogare il loro dolore.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo, in coma, sotto lo shock per la violenza dell'incidente, era intrappolato nella propria mente.
 
I suoi ricordi si confondevano poco a poco, perché non vedeva più Kaori, gli tornavano alla memoria alcuni frammenti di un incidente stradale...ma dov'era Kaori?
 
Una conversazione su un matrimonio...il suo? I suoi sentimenti dichiarati...
 
Una tessera per la donazione di organi...il cuore di Kaori...perché urlava? Soffriva?
 
Tutto fu una spirale di confusione nella sua mente turbata, che gradualmente creò...
 
Un mondo parallelo.

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Capitolo 14
*** 14. Una vita da zero ***


Ryo si svegliò di soprassalto in un luogo che gli sembrava familiare ma allo stesso tempo diverso.
 
Eppure era nella sua camera da letto: cercando di alzarsi, cadde pesantemente sul letto come se avesse le vertigini, un mal di testa che lo assaliva già di primo mattino.
 
L'appartamento silenzioso pareva senza vita, né calore.
 
Il flash di un incidente stradale e Kaori tra le sue braccia gli tornò improvvisamente alla mente; quella orribile sofferenza che il suo cuore aveva subito...
 
Si paralizzò e, scrutando il silenzio, cercò di distinguere un rumore, una presenza familiare, ma non accadde nulla.
 
Un'angoscia, un'immensa paura invase il suo cuore.
 
“Kaori è morta?” sussurrò a fior di labbra.
 
Per quanto si sforzasse di ricordare quella scena, tutto era sfocato, come non fosse esistita.
 
Si alzò di scatto dal letto e si precipitò nella stanza accanto; un grande freddo regnava nella camera, come se non fosse stata abitata per molto tempo.
 
“Cosa significa? Se Kaori è davvero morta in quell'incidente, perché non riesco a ricordarlo?!” si infuriò, prendendosi la testa fra le mani.
 
Un'emicrania insopportabile fermò la sua riflessione; si diresse barcollando in bagno. Perché quel mal di testa cronico? Aveva bevuto?
 
Non lo ricordava, non ricordava niente: tutto era un buco nero, come se tutto quello che era successo prima di quel giorno non si fosse verificato.
 
Come se stesse uscendo da un lungo sonno o da un coma...
 
* * * * * * * * * *
 
Erano passati tre giorni da quando Ryo giaceva privo di sensi sul letto d'ospedale; la sua fedele Kaori rimaneva giorno e notte al suo fianco e gli accarezzava la mano inerte, sussurrandogli parole di cui solo Ryo poteva sentire il significato.
 
Il suo filo di voce era dolce e tenero; in quell'impercettibile suono, si poteva sentire l'amore della giovane donna per l'uomo steso al suo fianco che sembrava rimanere impassibile.
 
Le sue condizioni rimanevano stazionarie, nessun cambiamento durante quei lunghi giorni di attesa. Kaori, smarrita, non si prendeva più il tempo per vivere; i lineamenti tirati, il pallore del suo viso rivelavano la sua grande stanchezza e malnutrizione.
 
Miki, preoccupata per la sua amica, le portava regolarmente un piatto pronto; Kaori lo prendeva con un sorriso grato e lo appoggiava sul tavolino senza nemmeno aprirlo.
 
Su insistenza dell'ex mercenaria, la giovane donna a volte lo scartava, immergeva una forchetta fiacca che ne usciva guarnita da tre chicchi di riso che lei deglutiva a fatica.
 
Era il suo unico pasto.
 
* * * * * * * * * *
 
Aggrappato al lavandino, Ryo lasciò cadere casualmente un'aspirina in un bicchiere; si soffermò davanti allo specchio nel mobiletto della toletta e si passò una mano sul viso.
 
“Che brutta faccia, Saeba! Sembra che tu sia invecchiato di dieci anni!” disse, imbronciato.
 
Ricordando la conversazione sulla donazione di organi che aveva scambiato con Kaori e la piccola presa in giro che ne era seguita, un sorriso triste gli incurvò istintivamente le labbra al pensiero.
 
“Il tuo cuore è stato trapiantato? La tua scelta è stata esaudita?” sussurrò, come rivolgendosi a Kaori.
 
Con grande nostalgia gli tornò in mente il ricordo del primo incontro con una Kaori ormai donna; come al solito l'aveva trascinata in giro usando la sua ingenuità per tentare di ingannarla, ma senza rendersi conto della sua arguzia.
 
Quella giovane donna spensierata che cercava disperatamente la sua amica era caduta inavvertitamente nella tratta di donne e, fortunatamente per lei, lui era stato presente per salvarla...
 
Quella donna dal cuore grande, tuttavia, non aveva avuto un'infanzia facile; il suo amico e 'fratello' Hideyuki gli aveva confidato, la sera prima della sua morte, le vere origini di Kaori.
 
Quando era ancora una bambina, aveva perso il padre biologico in un incidente d'auto. Quell'uomo disonesto, in un inseguimento con la polizia, aveva perso il controllo del veicolo ed era rimasto ucciso.
 
Quando l'ispettore Makimura aveva trovato il delinquente, aveva scoperto un bebè: sotto il peso del senso di colpa, aveva accolto la bambina...Kaori.
 
Allora era iniziata una nuova vita per lei.
 
Kaori era un po' come lui, viveva con un'identità che era stata creata per lei; la sua gioia di vivere, il suo altruismo e la sua ingenuità erano le sue caratteristiche.
 
Nonostante gli anni trascorsi, il cuore della giovane donna era rimasto puro come quello di una bambina.
 
L'immagine del volto sorridente di Kaori apparve allora nello specchio; fu preso da rabbia, strinse i pugni le cui nocche bianche mostravano il suo risentimento. Perché lei l'aveva lasciato? Perché la morte gli aveva tolto la sua ragione di vivere? Avrebbe dato qualsiasi cosa per morire al suo posto!
 
La scintilla di vita che brillava nei suoi occhi da quando conosceva Kaori iniziava a svanire.
 
Un immenso dolore stringeva il suo cuore; le sue spalle si incurvarono, i pugni si serrarono, battendo rabbiosamente sul lavandino.
 
Nel silenzio del suo dolore, lacrime scesero lentamente sulle sue guance.
 
* * * * * * * * * *
 
...il suono costante del monitoraggio iniziò ad accelerare; Kaori, stringendo nervosamente la mano di Ryo, fissò impotente la folle macchina che disegnava rapidi solchi incontrollati, poi ci fu una linea continua accompagnata da un suono acuto.
 
Una sfilza di uomini vestiti in bianco apparve nella stanza; un medico aprì con forza il camice del paziente e con un gesto veloce appoggiò lo stetoscopio.
 
“Arresto cardiaco! Attivare il defibrillatore...”
 
Kaori, che non aveva smesso di aggrapparsi alla mano di Ryo, rimase paralizzata per lo shock causato da quelle parole.
 
“Si sposti, signorina!”
 
Un'infermiera compassionevole allontanò la giovane donna e si unì al gruppo di medici.
 
Sotto lo sguardo sbalordito di Kaori, il corpo inanimato di Ryo era mosso da convulsioni per le scosse della scarica elettrica.

 

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Capitolo 15
*** 15. Una ragione di vita ***


 
Il tempo scorreva lentamente; la massa muscolare, che cadeva pesantemente sul letto, innescò in Kaori un sussulto nervoso e inorridito.
 
Unendo le mani davanti alla bocca per soffocare le grida, ogni scatto innescato dall'impulso elettrico, le riempiva gli occhi di ulteriori lacrime incontrollabili.
 
Piccoli mormorii uscivano dalla sua bocca socchiusa i cui denti graffiavano le labbra.
 
“Me l'hai promesso...me l'hai promesso...” continuava a ripetere.
 
I dottori erano chini sul corpo la cui vita sembrava non volesse riprendere il suo posto.
 
* * * * * * * * * *
 
Più Ryo sprofondava nel suo dolore, meno possibilità avrebbe avuto di tornare da Kaori; la sua tristezza era tale che la terra sembrava cedere sotto i suoi piedi: era quello l'inferno?
 
Un lieve sussurro arrivò alle sue orecchie.
 
“Se tu sapessi che da qualche parte al mondo vive un mio figlio...anche se morissi, saresti un po' meno triste, no?”
 
In quel momento lei gli aveva offerto il più bello dei suoi sorrisi; al pensiero della sua scomparsa, non era riuscito a mantenere la serietà della conversazione e con una solita battuta l'aveva fatta ridere.
 
Amava tanto vederla ridere, vederla arrossire al minimo gesto di attenzione che si concedeva verso di lei, ma mai più...mai più avrebbe potuto toccarla, accarezzarla o annusare il suo profumo che invadeva la stanza al mattino quando andava a svegliarlo.
 
E il suo martello...sorrise ma un sospiro stanco gli gonfiò il petto.
 
Come vivere senza?
 
* * * * * * * * * *
 
Il dottore fece un passo indietro e, con un gesto fatalistico, ordinò ai suoi assistenti di fermarsi; Kaori, sconvolta, girò la testa guardando l'uno e poi l'altro, sperando che qualcuno l'avrebbe aiutata.
 
Si bloccarono tutti in un silenzio macabro e gli occhi si voltarono verso di lei, esprimendo la loro compassione.
 
Con passo rapido e deciso, si avvicinò al medico responsabile e afferrò con rabbia le manopole del defibrillatore, poi le appoggiò sul torso irrimediabilmente appiattito, come se il suo gesto potesse farlo ritornare.
 
“Mi aiuti!” implorò.
 
Il dottore, con il cuore spezzato, le tolse lo strumento che alla fine le dita serrate lasciarono.
 
Kaori guardò il corpo senza vita: quell'uomo, che lei aveva tanto amato, era steso su quel letto.
 
Le sue labbra tremarono e un gemito spaventato le sfuggì dalla gola; un singhiozzo quasi animalesco insorse dalle sue viscere.
 
“Ryyyyyyyyooooooooooo!”
 
Si lasciò cadere sul petto dove tanto amava rannicchiarsi.
 
“Sei l'unico uomo che io abbia mai amato, cosa sarò senza di te?! Perché mi abbandoni?”
 
I suoi pianti echeggiarono nella stanza d'ospedale, la cui atmosfera luttuosa congelò le persone sul posto.
 
La rabbia prese il sopravvento sulla tristezza, e si mise a colpire energicamente il suo petto.
 
“Sei solo un bugiardo...sei solo un bugiardo, Saeba!”
 
Cercando di contenere la furia, si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
 
“Svegliati!” ordinò. “Ovunque tu sia, ti troverò, anche se dovessi andare all'inferno!” gridò.
 
Un'infermiera, rattristata, si avvicinò e cinse le spalle della giovane donna.
 
“Venga con me” le sussurrò con voce dolce.
 
“No, lui ha bisogno di me!” si infuriò.
 
“Ma non c'è più niente da fare...è morto!”
 
Con sguardo angosciato, Kaori fissò la sua interlocutrice. Quelle parole risuonarono nelle sue orecchie; la triste realtà era così riassunta.
 
È MORTO.
 
Tutta la miseria del mondo ricadde pesantemente sulle spalle di Kaori.
 
Posò uno sguardo dolce e tenero sullo sweeper, poi si avvicinò lentamente verso di lui; Kaori si chinò e lo baciò.
 
“Ti amo, Ryo!”
 
Una lacrima cadde sulla guancia dell'uomo che sarebbe potuto apparire addormentato per quanto sembrava rilassato; Kaori, abbattuta, si girò e si allontanò piano.
 
* * * * * * * * * *
 
Istintivamente, con la punta delle dita, Ryo tracciò un percorso ben definito sulla guancia, come se qualcosa lo avesse toccato.
 
“Coloro che riceveranno i miei organi saranno una parte di me”
 
Un barlume di speranza attraversò il suo sguardo.
 
“Se questa persona esiste, la troverò!” disse, battendo vigorosamente il pugno nel palmo dell'altra mano. “Anche se dovessi setacciare tutto il Giappone...ti troverò, Kaori!” gridò con voce ferma.
 
* * * * * * * * * *
 
Con la testa affondata nelle spalle, Kaori, con passo pesante, avanzava rassegnata; un suono acuto e costante si udì dalla stanza.
 
Lei si voltò.
 
“Ryo?” sospirò speranzosa.
 
L'infermiera corse verso il letto e, tastando i vari pulsanti, percorse velocemente il corridoio inseguendo i medici.
 
“Dottore...dottore, aspetti!” supplicò l'infermiera.
 
“Cosa c'è?” chiese il responsabile.
 
“Il signor Saeba...È VIVO!”
 
Kaori era sulla soglia della porta, con il cuore in gola. Avanzò lentamente per poi correre e gettarsi contro di lui.
 
“Ti amo tanto! Non farmi mai più una cosa del genere!” disse, piangendo calde lacrime.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo si raddrizzò nella sua impressionante altezza e si diresse verso la doccia; mentre si insaponava generosamente il petto, rifletteva.
 
“Da dove posso iniziare?”
 
Un ghigno perverso gli sollevò gli angoli della bocca.
 
“La piscina! Le donne sono vestite in modo molto leggero e potrò vedere se una di loro ha subito un intervento chirurgico!” esclamò orgoglioso di se stesso.
 
Una risata gutturale echeggiò, poi un ululato; si era appena scottato.
 
Tirò la tendina.
 
“Sono sicuro che sia opera tua, Kaori!” disse guardando il soffitto, sorridendo.

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Capitolo 16
*** 16. Alla disperata ricerca di 'Kaori' ***


Determinato a trovare Kaori, Ryo ispezionò ogni angolo della piscina alla ricerca di una possibile giovane donna che avrebbe potuto ricevere quel dono così prezioso per il suo cuore.
 
Si soffermò sulle generose scollature delle varie donne, per trovare la minima cicatrice che evocasse quell'intervento; ma stava anche cercando una signorina mokkori che potesse placare i suoi più bassi istinti.
 
Dopo una sfortunata planata in piscina in seguito all'incontro di una conquista possessiva, Ryo emerse dall'acqua e vide una giovane donna molto attraente che fermò la sua camminata felina davanti a lui: Saeko.
 
Lentamente, si tolse gli occhiali; il suo sguardo serio e rattristato cadde sull'uomo in acqua.
 
Lui aveva l'occasione perfetta: doveva sapere a tutti i costi di Kaori senza ammettere la sua 'amnesia'.
 
Ryo e Saeko, lontani da orecchie indiscrete, si fermarono su un ponte; lui si appoggiò alla ringhiera.
 
“Mi fa male al cuore vederti così...quando ti incontro negli ultimi tempi...” soffiò lei con un sospiro smarrito.
 
“Allora confortami...” disse appoggiandole una mano salda sulla spalla. La fece improvvisamente volteggiare e con la bocca a cuore aggiunse: “Questa notte...no, adesso! Il mio amico è molto triste per essere stato rifiutato da quella ragazza...”
 
Saeko cercò disperatamente di respingere le sue avances:
 
“Non mi riferivo a questo!” gridò. Gli rifilò una bella punizione e, tornando seria, confessò:
 
“Non sei cambiato per niente rispetto a prima...ma so che fai tutto il possibile per sembrare lo stesso” sorrise.
 
“No, è vero che fa male...lì...mi fa davvero male...” fece una smorfia. Saeko non ci era andata di mano leggera; la malinconia adombrò il volto della poliziotta.
 
“Tu...non ti sei ancora arreso, vero?”
 
Ryo avrebbe finalmente avuto la sua risposta; forse gli sarebbe tornato alla mente un brandello di memoria.
 
Di fronte al silenzio dello sweeper, la donna aggiunse:
 
“Non abbiamo trovato alcun indizio riguardante il cuore rubato...”
 
-Un cuore, ma quale cuore...quello di Kaori?- si chiese mentalmente.
 
Saeko continuò:
 
“E poi...dopo tutto questo tempo...”
 
-Ma quanto? Una settimana, un mese?- ribollì lui silenziosamente.
 
“...anche se trovassimo il colpevole...”
 
Saeko esitò per un breve momento prima di finire la sua frase.
 
“Kaori...non è più...”
 
“Kaori è viva!” affermò lui determinato.
 
Un pesante silenzio invase l'atmosfera; Saeko, imbarazzata, non osava contraddirlo. Lui proseguì senza sosta:
 
“Perché disturbarsi a rubare il cuore di un donatore? È necessariamente per trapiantarlo su qualcuno. Quindi lei è viva! Il cuore di Kaori tornerà a Shinjuku...è il mio istinto che me lo dice! LEI TORNERÀ QUI!”
 
“Il cuore è appena stato rubato, capisco che ti faccia soffrire ancora, ma perché pensi che lei tornerà dopo un anno?”
 
“Un anno...è impossibile che sia passato un anno! Come ho potuto ignorarlo così?!” mormorò lui, stringendo i pugni.
 
“Ryo, sto parlando con te!” si seccò lei.
 
“Sì, scusami!” balbettò.
 
Si raddrizzò per concedersi una maggiore compostezza e si allontanò di qualche passo.
 
“Come ti ho detto, è il mio istinto che me lo dice!”
 
Se ne andò, agitando la mano verso di lei.
 
* * * * * * * * * *
 
Le condizioni di Ryo si stavano stabilizzando, Kaori aveva seguito i consigli dei suoi amici ed era rientrata a casa la sera; quell'appartamento le sembrava così grande e impersonale.
 
Quando varcò la soglia, il suo sguardo cadde sul divano, sperando di vedere la figura accasciata che sogghignava scioccamente mentre sfogliava una sua rivista; sorrise all'idea di quella scena immaginaria.
 
A passo pesante, andò in cucina e scaldò del brodo vegetale con una manciata di riso; i suoi occhi si posarono sulle varie bollette che si accumulavano giorno dopo giorno.
 
“Devo trovare una soluzione!” sospirò.
 
Si accomodò e consumò la sua magra cena, poi mise senza attenzione i piatti nel lavandino prima di salire verso le camere da letto.
 
Timidamente, spinse la porta della stanza del suo partner; fece qualche passo esitante, poi si sedette sul bordo del letto.
 
Con la punta delle dita, sfiorò le lenzuola ancora sgualcite; si sdraiò e abbracciò il cuscino a righe gialle e nere, inalando il suo profumo.
 
Il sonno ebbe la meglio su di lei e si addormentò stringendo il cuscino.
 
* * * * * * * * * *
 
Da un po' Ryo, al volante della sua Mini, guidava percorrendo casualmente le strade, imboccando i quartieri che era solito frequentare.
 
“Se Kaori tornerà, lo farà in luoghi familiari”
 
L'auto lo condusse non lontano dal Cat's Eye; determinato, parcheggiò e si arrampicò su un albero poco distante da lì per una vista imperdibile.
 
Una familiare scollatura femminile frenò la sua ricerca: Saeko.
 
“Cosa ci fai lassù, Ryo?”
 
“Sto cercando Kaori” affermò lui, muovendo la testa in segno di affermazione.
 
“Cosa? Che vuoi che ci faccia lì?” lo interrogò.
 
Per l'assurdità di quella riflessione, Ryo cadde pesantemente sull'asfalto e un corvo gli passò sopra la testa.
 
Si sedette a gambe incrociate sul marciapiede e, sovrapponendo le braccia sul petto, iniziò la sua spiegazione:
 
“Non capisci niente...visto che si tratta di un trapianto di cuore, ci sarà sicuramente una cicatrice sul décolleté di una di queste donne e così ho una panoramica su tutte!”
 
“Dì invece che hai trovato una buona scusa per adocchiare tutte le donne” fece lei incredula.
 
“Ma cosa dici!” borbottò lui, distogliendo lo sguardo e imbronciandosi.
 
Saeko entrò al Cat's Eye con una mano sulla fronte, scuotendo la testa e sospirando; Ryo la seguì.
 
Si avvicinarono al bancone e, mentre si sedevano, Falcon li salutò.
 
“Era da un po' che non ti vedevamo, Ryo!”
 
“Oh, che carino...eri preoccupato per me!” disse l'altro, gli occhi brillanti, come estremamente commosso. “Vieni qui che ti bacio per rassicurarti!” esclamò, con la bocca a cuore.
 
Il suo unico contatto fu un piatto di metallo in faccia.
 
“Se è così che reagisci, la prossima volta non dirò niente!” ringhiò il gigante, dirigendosi nella stanza sul retro.
 
Ryo si accasciò con noncuranza su una poltroncina del bar, con un sorrisetto.
 
“Hai finito con le tue sciocchezze, Ryo! Sei davvero ostinato a cercare questo cuore; ho delle ricerche su un'area delimitata per un'operazione di questo tipo...” notando il silenzio di Ryo, Saeko si voltò per guardarlo, ma non c'era più; era al tavolo appena dietro e ci stava provando con le uniche due clienti del bar.
 
Dopo aver legato come un salame il donnaiolo che fu riportato sullo sgabello per avere una parvenza di pace, il campanello dell'ingresso tintinnò:
 
“Buongiorno a tutti!” disse Mick. Scoppiò a ridere quando vide Ryo così legato, mentre si sedeva. “Cos'hai fatto per ritrovarti così?”
 
“Saeko non mi ha permesso di fare conoscenza con le adorabili ragazze dietro di noi!” disse lui con un cenno del capo, brontolando.
 
Mick si alzò automaticamente.
 
“È vero che sono carine!” sorrise.
 
L'omologo americano fece per dirigersi verso di loro ma i riflessi dello stallone di Shinjuku lo bloccarono facendogli lo sgambetto, poi Ryo gli saltò addosso.
 
“Falso fratello, non oseresti colpirmi alle spalle?!” si infuriò.
“Chi se ne frega!” esclamò l'altro.
 
Ryo, strisciando a terra come un lombrico, inseguì il biondino; una libellula attraverso la stanza sotto l'espressione perplessa di Saeko.
 
Umibozu intervenne e, prendendoli entrambi per il collo, li riportò con fermezza sugli sgabelli del bancone.
 
“Volete calmarvi! Spaventerete tutti i clienti!”
 
Falcon sorrise alle due giovani donne che si immobilizzarono per la paura; il suo sorriso era più spaventoso che incoraggiante. Le ragazze pagarono le loro consumazioni e scapparono, giurandosi di non tornare mai più.
 
“Sei contento, se ne sono andate!” dissero in coro i due.
 
“Forse mi ascolterai adesso!” intervenne Saeko, bevendo il suo caffè.
 
“Di cosa parlavate esattamente?” chiese Mick.
 
“Di Kaori” sospirò Ryo affettuosamente.
 
L'aria seducente dell'americano svanì per lasciare posto a un sorriso compassionevole.
 
“Il suo cuore è stato rubato meno di cinque ore fa e il signorino non trova niente di meglio da fare che guardare tutte le scollature delle giovani donne che incontra perché pensa che una di loro abbia ricevuto il suo cuore...”
 
“Ti aiuterò, fratello!” l'interruppe Mick, mettendo un braccio intorno alle spalle di Ryo. Questi annuì rapidamente e Saeko cadde all'indietro.
 
“Si assomigliano fin troppo!” sussurrò.
 
Tornando in sé, Saeko si risedette.
 
“Crede che solo una donna possa ricevere il trapianto...”
 
“Come? Non sei sicuro che sia una donna?”
 
“Ehi, di cosa parlate voi due?!” gridò Ryo.
 
“Il ricevente potrebbe benissimo essere un uomo...” proclamò Saeko, portandosi la tazza alle labbra.
 
Ryo rimase senza parole, non ci aveva pensato.
 
“No, sono sicuro che è stato trapiantato a una signorina mokkori, e ancora più mokkori di Kaori!” affermò lo sweeper.
 
“Immagina che sia un uomo...dicono che le persone che hanno subito questo tipo di operazione abbiano anche la memoria del loro donatore!” disse Mick.
 
Dimenandosi sullo sgabello, la bocca a cuore e le mani giunte al viso, scimmiottò:
 
“Ciao, Ryuccio, sono Kaori! Sono tornata solo per te!”
 
“Hai finito di dire scemenze!” esclamò Ryo, sputacchiando.
 
“Mi sei mancato tanto, baciami!”
 
Le labbra tese dell'americano si avvicinarono pericolosamente alle sue; fu la goccia che fece traboccare il vaso, Ryo si sbarazzò delle sue corde e legò il suo alter ego.
 
“Liberami, Ryo! Era uno scherzo!” implorò Mick.
 
“La prossima volta, pensaci due volte prima di dire stupidaggini più grandi di te!” dichiarò Ryo con tono di disapprovazione.
 
Mentre usciva, Saeko lo seguì.
 
“Onestamente, Ryo, cosa faresti se succedesse?”
 
“Gli strapperei il cuore!” sbottò seccamente.
 
Stupefatta dalla freddezza delle sue parole, Saeko si bloccò.
 
“Ma no, sto scherzando! Vieni, ti accompagno a casa” sorrise lui.

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Capitolo 17
*** 17. Destini incrociati ***


All'ospedale, Kaori, al capezzale di Ryo, prese delicatamente la sua mano nella propria:
 
“Mi sento così persa senza di te...che ne sarà di me se tu non ritorni?” sussurrò.
 
Cominciava a perdere un po' la speranza. Ryo era in coma da tre settimane ormai; non aveva più bisogno di assistenza respiratoria, ma ancora non si svegliava. Kaori sorrise malinconica.
 
“Eppure non è che tu non abbia voluto cercare di allontanarmi da te!” sospirò. “Ma non sapevi con chi avevi a che fare” sorrise, “hai continuato a respingermi per dieci anni; a volte penso persino che tu abbia pensato di sparire dalla mia vita”
 
Una punta di rabbia la colse e le sue dita si aggrapparono alla mano molle di lui.
 
“Se mi avessi abbandonato, avrei percorso tutto il Giappone per cercarti, anche tutta la Terra se fosse stato necessario!” esclamò con fermezza. I suoi lineamenti si addolcirono. “Ma alla fine mi hai aperto il tuo cuore” sorrise, lasciando cadere una lacrima sulla mano che teneva sulla propria guancia.
 
In corridoio, un gruppo di uomini armati si stava dirigendo nella loro direzione.
 
La porta si aprì all'improvviso su un uomo sulla sessantina circondato da due uomini vestiti di nero che si posizionarono su entrambi i lati della porta della camera, chiudendola dopo aver fatto passare il più anziano.
 
Kaori, sospettosa, balzò dalla sedia e si piazzò davanti al letto di Ryo, facendogli da scudo.
 
“Mi perdoni per averla spaventata, signorina Makimura” disse lo sconosciuto sorridendo.
 
“Come fa a sapere il mio nome?” chiese lei arzilla.
 
“Abbiamo un amico in comune...l'uomo dietro di lei, Ryo Saeba”
 
“Come l'ha conosciuto?” chiese lei diffidente.
 
“In breve, ha salvato la vita a mio fratello diversi anni fa in Thailandia, ad Aranyaprathet*; gli avevo chiesto di liberare mio fratello imprigionato dai mercenari. Lui ha mantenuto la mia promessa. Mio fratello è morto due giorni fa...assassinato!” si infuriò a denti stretti.
 
“Mi dispiace” fece lei spontaneamente.
 
“Grazie per la sua premura” confessò lui con tono intenerito.
 
Il signor Li si bloccò di fronte alla compassionevole giovane donna, sentì tanta bontà nell'aura di quella bella sconosciuta e il suo viso angelico ispirava fiducia, per cui sentì il bisogno di confidarsi con lei.
 
“Ho perso anche mia moglie e mia figlia molto tempo fa; oggi lei sarebbe un'adolescente...i loro corpi riposano oggi in un cimitero di Taiwan. La mia bambina si chiamava Shan In, mio fratello l'amava come fosse sua figlia; io avrei fatto qualsiasi cosa per proteggerla se lei fosse rimasta qui, così come Ryo ha cercato di fare per lei in tutti questi anni. Capisco fin troppo bene il dolore che oggi deve provare, ma non perda la fiducia...” disse con voce quasi implorante.
 
Il signor Li prese con cura l'esile mano di Kaori.
 
“Il soffio della vita è ancora in lui! Se loro fossero ancora vive, pregherei per loro con tutta l'anima. Quindi mantenga la speranza!”
 
I lineamenti del viso dell'anziano si erano ammorbiditi,il dolore che provava ancora attualmente per la morte della moglie e della figlia era palpabile.
 
Si riprese e si raddrizzò con orgoglio.
 
“Volevo che sapesse che io sono qui. Se ha bisogno di qualcosa, lascerò a sua disposizione due dei miei uomini nel caso qualcuno cerchi di approfittare delle sue condizioni”
 
Kaori si inchinò in segno di ringraziamento e l'uomo sorrise, congedandosi; lei si chinò su Ryo.
 
“Ti rendi conto che la storia di questa bambina è simile alla mia, solo che io sono ancora viva...”
 
* * * * * * * * * *
 
Poco a poco, nel suo subconscio nasceva un'adolescente ribelle dal cuore grande:
 
Shan In.
 
* * * * * * * * * *
 
Una giovane donna, totalmente smarrita, continuava a vagare per le strade a caso; i suoi passi la guidarono attraverso quella grande e sconosciuta città, ma la sua coscienza sembrava conoscere la strada.
 
* * *
 
Ryo prese automaticamente una strada diversa da quella che doveva prendere per riportare Saeko a casa, il suo istinto lo stava guidando attraverso a Shinjuku; a quell'incrocio, un imponente ingorgo riduceva a zero qualsiasi manovra.
 
A pochi metri dal suo veicolo, un'adolescente, in piedi in mezzo alla strada, fissava l'incrocio che un anno prima aveva causato la morte di una giovane donna: Kaori.
 
Due uomini, agli ordini di un terzo, Mochiyama, un ometto panciuto, cercavano di intimidirla e, di fronte alla disinvoltura della giovane donna, tentarono di attaccarla.
 
Qualche istante dopo, dopo aver fatto saltare un'auto in aria e aver messo k.o. i due delinquenti, un lampo le venne in mente: continuò a mormorare tre lettere, X Y Z...inizialmente stupita, poi pensando di conoscerne il significato, balzò su Mochiyama e lo minacciò con un coltello; ottenuta l'informazione, desiderò tagliargli la gola ma il suo gesto venne interrotto...
 
Perché?
 
* * * * * * * * * *
 
Pochi giorni dopo, Mick e Kazue passarono all'appartamento di City Hunter; Mick, addolorato dallo sgomento della giovane donna, si comportò come al solito e volò nella sua direzione per cercare di ottenere un bacio da quest'ultima, ma Kazue era lì a vegliare e gli sferrò un colpo con il suo incorreggibile martello.
 
Kaori sorrise pensando ai suoi scambi simili con Ryo.
 
Giunta la sera, salì in camera e prese il suo bambolotto di pezza, sorridendo ripensando all'ultima volta in cui l'aveva tenuto tra le braccia. Arrossì persino ricordando il bacio che Ryo le aveva dato.
 
“Mi manchi tanto!” sussurrò, nascondendo il viso nel collo del burattino.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo continuò ad accanirsi sulla sua introspezione; si trovò, suo malgrado, in un vicolo dove gli tornò in mente il ricordo del primo bacio che avevano scambiato. Ubriaco come un cretino, aveva dormito in quello stesso vicolo in una notte d'inverno e Kaori, preoccupata, era accorsa a prenderlo; in quel momento imbarazzante l'aveva baciata.
 
“Che ricordo hai di un bacio così schifoso?”
 
Abbassò la testa con vergogna, sorridendo malinconicamente; i suoi occhi furono attratti da un'incisione con un coltello nel cemento: X Y Z.
 
Un'idea gli venne in mente: Stazione di Shinjuku Est, tabellone dei messaggi.
 
* * *

L'adolescente, commossa, rimase ferma davanti al muro dove si trovava il tabellone. Il suo cuore esprimeva, con battito serrato, la sua meraviglia.
 
Non osava immaginare di essere arrivata a destinazione; con un gesto spaventato della mano, tocco la lavagna, ma si trattava solo di un miraggio.
 
Il suo cuore rattristato sprofondò; un immenso dolore colse tutto il suo essere. La testa iniziò a girarle, lentamente cadde...tra le braccia di Ryo.
 
Ryo, non sapendo cosa fare, la portò da Doc per un esame approfondito; ne approfittò per una visita perché il suo mokkori non si era manifestato durante l'incontro inaspettato con quella bellissima giovane donna.
 
Dopo aver ricevuto una martellata da parte di Tomo, l'infermiera, ed essersi rassicurato sulle sue condizioni, lasciò la sconosciuta tra le mani esperte di Doc, e continuò la sua ricerca.
 
La sera, il medico sentì la giovane donna impegnata in una concitata conversazione con una persona immaginaria di nome Kaori; sentendo quel nome, improvvisamente aprì la porta della camera da letto, ma la giovane era scappata.
 
* * * * * * * * * *
 
Più i giorni passavano, più Kaori pensava di dover trovare una soluzione per andare avanti; una sola le sembrava fattibile. Con le fatture dell'ospedale che si accumulavano, aveva preso una decisione importante, dopo averci pensato a lungo.
 
“Ryo...devo lavorare...” aggiunse esitante. “City Hunter deve ricomparire!” esclamò con voce determinata ma tremante. “Non sarò mai brava come te, quindi mi occuperò solo di semplici casi di persone scomparse”
 
Strinse nervosamente le dita sulla mano di Ryo.
 
“So che quello che ti dirò non ti piacerà molto...”
 
Fece un profondo respiro per attingere dal suo coraggio, come se Ryo potesse darle una risposta pungente in qualsiasi momento.
 
“Devo essere efficiente fino alla fine...per i nostri futuri clienti...devo imparare a usare correttamente un'arma”
 
* * * * * * * * * *
 
Per quanto Ryo fosse in un mondo immaginario, la vita non era pertanto più pacifica; il signor Li, il padrino di un cartello mafioso, Chen Dao Fu Ei, era appena stato eliminato e la città sarebbe stata messa a ferro e fuoco se la notizia fosse stata diffusa. Il successore che voleva diventare il capo indiscusso aveva trovato il piccione ideale per portare tale messaggio: Mochiyama. Aveva assistito all'attacco della cosiddetta Glass Heart ed era accanto al signor Li durante il suo assassinio.
 
Sebbene facesse parte della mala, non brillava per intelligenza; era il candidato ideale per diffondere la notizia e scatenare così un'ondata di terrore in poco tempo perché, essendo il posto libero, tutti i delinquenti avrebbero tentato la fortuna.
 
Mochiyama gridò a chiunque lo ascoltasse che Glass Heart si era sbarazzata del Grande Capo. Il piano funzionò bene. Aveva una foto della colpevole e la mostrò con orgoglio, dando le istruzioni che gli erano state confidate.
 
Trovare Glass Heart ed eliminarla.
 
Il suo cammino si incrociò con quello di Saeba e Saeko, e non mancò di divulgare l'informazione:
 
“Il signor Li è stato assassinato, l'ho visto con i miei occhi!” esclamò quasi orgoglioso. “Ho la foto di chi potrebbe volerti la pelle...non vuoi vederla! Sarebbe esattamente il tuo tipo!” gridò felicemente rivolgendosi a Ryo.
 
“Questo qui causerà caos nell'ambiente...avrebbero dovuto eliminarti!” disse Ryo senza tante cerimonie.
 
Mochiyama, spaventato, impallidì e le fotografia gli sfuggì dalle dita.
 
“A quante persone l'hai detto?” fece Ryo, inclinandosi verso l'ometto. L'altro iniziò a contare sulle dita.
 
“Hanno calcolato bene la loro mossa!” sorrise ironicamente lo sweeper, “Se fossi in te, andrei a mettere a riparo le chiappe aspettando che tutto si tranquillizzi”
 
Mochiyama iniziò ad allontanarsi e Ryo raccolse la foto.
 
“Non stai dimenticando qualcosa...”
 
Divertito, Ryo fissò la figura panciuta dirigersi verso di lui; il suo sguardo cadde sul viso immortalato dalla carta lucida.
 
“Non è possibile; questa donna non può essere Glass Heart!”
 
Il suo cuore si strinse; Ryo sentì una rabbia incommensurabile montare e afferrò il povero Mochiyama per il bavero.
 
“Il cuore di Kaori non può essere nel corpo di questa donna! Dimmi che non è vero! Kaori non può tornare sotto le spoglie di UN'ASSASSINA**...”
 
 
 
*L'autrice nell'originale ha scritto Indonesia, ma io sono una rompiscatole e ho controllato, e la città si trova nella Thailandia orientale...sapete che di solito sono ligia alla versione originale, com'è giusto che sia, ma non posso lasciare errori così xD
 
**rispetto ad AH, qui manca il dettaglio in cui Doc dice a Ryo che la ragazza che aveva portato alla clinica aveva subito un trapianto cardiaco dopo aver notato la cicatrice sul suo petto (prima però che si sapesse che il cuore era quello di Kaori), infatti in questo caso non è ben chiaro come faccia Ryo a collegare automaticamente che Glass Heart abbia il cuore di Kaori! Lasceremo sottinteso che Ryo abbia notato a sua volta la cicatrice - o semplicemente, che il suo intuito abbia avvertito la verità...e consideriamo sempre che qui siamo in un sogno di Ryo in coma, quindi potrebbe essere più plausibile che alcuni passaggi abbiano meno logica.

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Capitolo 18
*** 18. Il sogno di un incontro ***


Kaori, determinata a servirsi di un'arma per proteggere i suoi futuri clienti, era scesa nel seminterrato per cercare di allenarsi al poligono di tiro, ma i suoi proiettili sparavano in tutte le direzioni, nella lampada al neon che esplose sotto l'impatto, sul soffitto...come se si rifiutassero di colpire il bersaglio di cartone che avrebbe preso vita dando a Kaori la possibilità di dimostrare che sapeva difendersi.
 
Ryo, che fino ad allora era stato al suo fianco, si era occupato del lavoro sporco per evitare che la sua bella si macchiasse le mani; ma in quel momento non poteva fare niente per lei.
 
Scoraggiata dopo diversi tentativi, cadde in ginocchio sul pavimento.
 
“Sono davvero solo un'incapace!” piagnucolò, sbattendo il pugno a terra.
 
Improvvisamente ricordò le parole che Mick le aveva detto quando si erano incontrati la prima volta.
 
“La tua pistola non è calibrata! Non potrai mai colpire il bersaglio così!”*
 
“È vero...che sciocca!” aggiunse, scuotendo la testa come per rimproverarsi.
 
Kaori tornò all'armeria e prese un'arma che aveva accuratamente avvolto in un panno; con un gesto lento, la strinse al petto sospirando, poi tornò davanti alla sagoma.
 
Depose con cura l'arma e dispiegò la stoffa con la stessa delicatezza; davanti a lei si rivelò la Colt Python 357 Magnum.
 
Un'enorme tristezza si impossessò del suo cuore:
 
“Così sarai sempre al mio fianco...”
 
Mick, che senza preavviso intanto era passato all'appartamento, fu sorpreso di non vedere nessuno di sopra e udì gli spari; accorse come se avesse il diavolo alle calcagna.
 
L'ex sweeper, senza fiato, trovò Kaori accasciata a terra; la potenza dell'arma l'aveva proiettata all'indietro.
 
La giovane donna si alzò e si rimise in posizione di tiro; Mick avanzò lentamente e la disarmò.
 
“Non è un giocattolo, signorina!” disse sdegnato.
 
“Ridammela, devo allenarmi perché devo tornare operativa se avremo dei clienti” si seccò lei.
 
“E cosa penserebbe Ryo, se lo sapesse?”
 
“Guarda che lo sa...” disse, riprendendosi la Colt. “Gliel'ho detto ieri quando sono andata a trovarlo”
 
Mick intervenne nuovamente.
 
“Se vuoi essere efficiente, prendi un'arma alla tua portata e non questa!” disse, indicando la Python. Afferrò la Colt 357 Magnum Lawman MK III e apportò alcuni aggiustamenti.
 
“Tieni, ora puoi allenarti adeguatamente...”
 
Si tolse la giacca e la posò su una sedia.
 
“Ma mi occuperò di te perché non vorrei che ti facessi male e Ryo mi cambiasse i connotati quando tornerà” sospirò.
 
Kaori gli rivolse un enorme sorriso e lo baciò sulla guancia.
 
“Grazie!” aggiunse felicemente.
 
“Non vuoi darmene un altro!” fece lui, allungando le labbra.
 
“Non esagerare!” fulminò lei.
 
Lui alzò le spalle con aria fatalista e si appoggiò al muro, dandole qualcosa consiglio.
 
Così, Mick divenne l'istruttore di Kaori.
 
Trascorsero la giornata al poligono; Kaori, molto ostinatamente, finalmente riuscì a toccare la sagoma di cartone.
 
I suoi colpi non erano sicuri, ma era potenzialmente in grado di ferire un nemico.
 
Fecero una breve pausa per consumare un buon pasto; Mick ne approfittò per rassicurare Kazue con una telefonata.
 
Cinque minuti dopo, una giovane donna dalla silhouette arrotondata da otto mesi di gravidanza suonò alla porta di City Hunter portando il pranzo; Mick, sospettoso, si avvicinò alla nuova arrivata e le sussurrò all'orecchio mentre Kaori correva ad apparecchiare la tavola.
 
“Non ti fidi di noi...” aggiunse con tono malefico.
 
Kazue si voltò lentamente verso il suo interlocutore, sollevando le sopracciglia.
 
“Non di voi...di te!” esclamò scrollando le spalle. Una libellula cadde sulla testa di Mick.
 
“Quanta fiducia!” borbottò.
 
“È pronto, potete venire!” esclamò Kaori.
 
I tre amici si sedettero e mangiarono, di buon umore; Kaori avvertì una punta di allegria salire nel suo cuore nell'assistere ai battibecchi tra i suoi ospiti.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo, folle di rabbia, si affrettò a tornare a casa; si stese pesantemente sul divano, poi sospirò per cercare di riprendere il controllo delle sue emozioni.
 
Si riprese poco a poco pensando a Kaori, ma una riflessione gli invase la mente.
 
“Cosa sarebbe diventata Kaori se non avesse incontrato la famiglia Makimura? Sarebbe diventata disonesta come suo padre? Sarebbe stata la Kaori che ho tanto amato?”
 
Sorrise ironicamente, chiudendo gli occhi.
 
“Sei davvero patetico, Saeba! Ora sei solo e ammetti naturalmente di amarla!”
 
Si raddrizzò energicamente.
 
“Se Kaori esiste attraverso questa ragazzina, devo esserne sicuro! Chiunque lei sia!”
 
Si avviò con passo deciso verso un luogo segreto dove avrebbe avuto le risposte.
 
Glass Heart faceva parte dell'organizzazione Chen Dao Fu Ei e i responsabili gli avrebbero dato tutte le risposte, anche se avesse dovuto usare la forza.
 
Conoscendo l'esistenza di un laboratorio galleggiante, Ryo si infilò nel transatlantico dove un uomo sulla sessantina, precedentemente ferito, era ancora vivo.
 
“Chien Da!” sussurrò.
 
Il moribondo non poté fornirgli spiegazioni; avvertì la sua presenza e si mise a parlargli con piccoli, leggeri picchiettii.
 
“Ryo!”
 
L'altro si chinò, a sua volta usando il codice Morse per rispondere positivamente.
 
“Perdonaci...ti abbiamo causato un grande torto...”
 
“Cosa intendi dire?”
 
“Chiedi a mio fratello maggiore...”
 
Su quelle ultime parole, il signor Li si spense.
 
Pur avendo un'idea sul significato di quelle parole, Ryo doveva sentirlo di persona.
 
 
Mochiyama arrivò correndo al Cat's Eye; senza fiato, si appoggiò al bancone, senza prestare attenzione al cliente silenzioso in piedi accanto a lui. Nel dare la notizia dell'assassinio del signor Li a Umibozu, sentì lo sguardo intenso del suo vicino. Si voltò nella sua direzione e fu preso da una tremenda paura: il signor Li era di fronte a lui.
 
Ignaro dell'esistenza di un gemello, Mochiyama credette alla maledizione di un fantasma e si mise in ginocchio, recitando incantesimi per far scomparire lo spettro.
 
Arrivato vicino al locale, Ryo avvertì un'aura particolare, ma non ostile; il signor Li, fratello gemello di Chien Da, era appoggiato al bancone ad aspettarlo. L'anziano, travolto dalla morte della sua 'ombra', aveva appena appreso che il cuore rubato per far rivivere la propria figlia, altro non era che quello della compagna e unico amore di Ryo Saeba alias City Hunter, sweeper numero uno in Giappone.
 
Avrebbe potuto perdonarlo?
 
Ryo gli passò davanti senza rivolgere uno sguardo all'insolito cliente e andò ad accomodarsi a un tavolo sul retro in attesa. Il suo visitatore si sedette su una panca.
 
“Chien Da è morto...perché mi ha chiesto perdono prima di morire?”
 
“Ho una spiegazione...”
 
“Avete rubato voi il cuore di Kaori?” tagliò corto.
 
“Sì...” balbettò, vergognandosi.
 
“Sapevate che quel cuore apparteneva a me?” chiese bruscamente.
 
Il signor Li, padrino dell'unità segreta Xuan Wu dell'organizzazione Chen Dao Fu Ei, chinò la testa, non osando affrontare il suo interlocutore.
 
“No, non lo sapevo, altrimenti non avrei mai dato l'ordine...”
 
L'uomo si raddrizzò, i suoi occhi si riempirono di lacrime e tormentava il fazzoletto che aveva in mano.
 
“L'ho fatto con urgenza per salvare mia figlia...la mia povera piccola che ho appena ritrovato ed è scomparsa lo stesso giorno. Sapevo quanto fosse importante per te quella giovane donna; non avrei mai fatto una cosa del genere se non fosse stato per ridare la vita alla carne della mia carne...”
 
Disturbati da Mochiyama che cercava di eclissarsi silenziosamente per diffondere la notizia del legame tra il signor Li e Glass Heart, decisero di comune accordo di camminare un po'; i loro passi li guidarono nel punto in cui Ryo aveva accolto tra le braccia una giovane donna presa da malore: Glass Heart, la figlia del signor Li.
 
Dopo molteplici ricerche, aveva finalmente trovato sua figlia che credeva morta in un incidente d'auto di undici anni prima e mentre stava per riprenderla, Glass Heart, consumata dai rimorsi, si era suicidata saltando da un edificio e il suo cuore era stato trafitto da uno spunzone sottostante.
 
L'uomo si fermò davanti a un punto vuoto dove prima appariva il tabellone di City Hunter; disorientato, si fece piccolo.
 
“Avresti tutte le ragioni per desiderare vendetta...sono venuto qui per chiedere il tuo aiuto...non ho nessun altro a cui rivolgermi.”
 
Si appoggiò rabbiosamente a una colonna; preso dall'emozione, tutte le sue membra iniziarono a tremare.
 
“Con la mia vita...non potrei mai abbracciare mia figlia...non intendo dirle che sono suo padre!”
 
La tristezza e la determinazione che emanavano dalla voce di Li Taijin toccarono profondamente il cuore di Ryo che rimase in silenzio.
 
“Questa bambina deve aver vissuto nell'oscurità e senza amore per undici anni...dopo tutto questo, come potrei dirle che è mia figlia? E non posso nemmeno costringerla a tornare negli inferi...”
 
Il rimorso era presente nella sua voce tremante.
 
“Vorrei tanto che conducesse una vita tranquilla...ma...non è più possibile...non può più ridiventare una persona normale...la mia povera bambina...”
 
L'emozione che cercava di contenere salì in superficie, la sua mano si chiuse nervosamente.
 
“Tutto perché ha avuto la sfortuna di avere un padre come me...”
 
Le lacrime di disperazione di un padre scesero sulle sue guance.
 
“Ti prego, Saeba..mia figlia...mia figlia...”
 
Ryo sentiva fin troppo bene le grida angosciate di quell'uomo; all'improvviso il suo sguardo cadde su un'impronta insanguinata che appariva proprio accanto alla mano di quel padre implorante.
 
Era il marchio di Glass Heart che cercava disperatamente City Hunter; anche lei, sfinita dalla tristezza, aveva pianto.
 
Era un segno da parte di Kaori, che lo incitava ad aiutare quella coppia condannata?
 
“Lo giuro” sospirò. “Padre e figlia hanno lasciato un messaggio su una lavagna che non esiste più”
 
Il signor Li lo guardò perplesso.
 
“Questa impronta insanguinata...è di tua figlia...ieri mattina, è venuta qui, ferita...a quanto pare, con l'intenzione di assumermi. Ma ci siamo mancati di poco...” ammise Ryo con tono falsamente disilluso.
 
Li Taijin fissò il segno rosso come fosse un oggetto di inestimabile valore e lo sfiorò con la punta delle dita, poi vi appoggiò il palmo. L'uomo vi vide un segno del destino, un probabile riavvicinamento con sua figlia. Ryo non poteva rimanere insensibile a quel gesto.
 
“Mi dispiace, ma...il mio principio è di non accettare mai richieste da uomini” aggiunse Ryo con un tono che non lasciava spazio a possibili contestazioni.
 
Il signor Li si irrigidì e la disperazione riempì i lineamenti del suo viso.
 
“Beh...è così...” fece Ryo determinato, voltando le spalle al richiedente e allontanandosi.
 
Il signor Li, annientato, perdeva ogni speranza di redenzione per sua figlia.
 
“Ah! A pensarci bene...non so perché Glass Heart avesse bisogno di me” fece con un tono interrogativo che suonava falso. “Dovrò trovarla per chiederglielo” fece in modo disinvolto.
 
La speranza invase il cuore dell'anziano; City Hunter si sarebbe occupato di sua figlia.
 
“Saeba...”
 
“Kaori è Kaori...il suo cuore è il suo cuore...” il suo tono si ammorbidì, “anche se il suo cuore ha una parte della memoria di Kaori, non è lei...solo perché qualcuno ha rubato il suo cuore non significa che dovrei ritenerlo responsabile della sua morte e odiarlo...sapendo che il suo cuore non è abituato a fare del male...questo mi basta”
 
Il signor Li guardò con grande gratitudine l'uomo davanti a sé; Ryo gli rivolse un sorriso complice e se ne andò, dirigendosi verso il Cat's Eye.
 
Una volta arrivato, sentì delle presenze minacciose circondare il locale; Ryo entrò, afferrò il giornale che si trovava sul bancone e si accomodò.
 
Umibozu gli portò un caffè, segnalando che anche lui aveva avvertito incombere la minaccia.
 
“Hai davvero degli amici illustri. Sono clienti che preferirei non vedere entrare nel mio bar...”
 
Ryo, con il naso immerso nella lettura, disse ironicamente:
 
“Non conosco nessun altro posto dove posso creare scompiglio!”
 
Falcon tornò al bancone, grugnendo; Ryo, fermo, sembrava aspettare qualcuno.
 
Ma chi?
 
* * * * * * * * * *
 
La giornata volgeva al termine e Kaori ancora non era andata a trovare Ryo; colse l'occasione per accompagnare gli amici a casa, poi si recò in ospedale.
 
Attraversò rapidamente le porte scorrevoli dello stabilimento e rallentò vicino alla stanza. Con un inchino, salutò i due uomini che stazionavano davanti alla porta d'ingresso ed entrò in silenzio.
 
La stanza, immersa nell'oscurità, lasciava brillare una piccola luce notturna che permetteva ai visitatori di distinguere la figura imponente sul letto drappeggiato di bianco.
 
A piccoli passi silenziosi, si avvicinò al dormiente e lo baciò dolcemente sulle labbra.
 
“Perdonami per non essere venuta prima!” disse con un sospiro mentre si accasciava su una sedia adiacente.
 
Prese delicatamente la mano di Ryo e iniziò a raccontargli del suo duro allenamento con Mick. Il silenzio della notte riempì gradualmente la stanza buia; esausta per gli eventi della giornata, Kaori appoggiò la testa sulle braccia incrociate sul letto, stringendo la mano di Ryo tra le dita. In un sussurro quasi impercettibile, aggiunse:
 
“Non devi più preoccuparti per me, ora so come difendermi...”
 
Il sonno ebbe la meglio su di lei e Kaori partì nel mondo dei sogni...
 
* * * * * * * * * *
 
Nei suoi sogni sempre più profondi, Kaori si sentì fluttuare sopra una città a lei ben nota: Shinjuku.
 
Era piena di una leggerezza che all'improvviso la liberò: una gioia immensa invase il suo cuore.
 
La presenza spettrale che sembrava essere diventata era attratta da una strana giovane donna. Un'adolescente solitaria, con abiti scuri, scivolava nella penombra, camminando con determinazione verso un luogo specifico. Una strana sensazione si emanava da quella ragazza: sembrava spenta, senza vita. Kaori aveva già provato quella strana sensazione.
 
La prima volta che aveva incontrato Ryo!
 
Come poteva una persone così giovane rilasciare un tale dolore? Sembrava essere priva di umanità stessa.
 
Kaori si ritrovò irrimediabilmente coinvolta da quel corpo senz'anima.
 
La giovane, determinata, entrò in un bar, accompagnata dal tintinnio di un campanello.
 
Si avvicinò a un uomo solo che leggeva un giornale e si sedette in silenzio.
 
Kaori rimase stordita dallo shock, si riprese ma le sembrò di possedere un corpo che non era il suo. Con sguardo impaurito, scrutò le mani, che eseguivano secondo la sua volontà un movimento che fletteva le dita.
 
“Ero impaziente di vederti!”
 
Fermando il suo gesto, il cuore di Kaori si serrò e improvvisamente accelerò; come al rallentatore, alzò la testa. L'uomo seduto di fronte a lei aveva ripiegato il quotidiano e la fissava con sguardo dolce e tenero. In preda all'emozione, grosse lacrime appannarono gli occhi di Kaori e nessuna parola poté uscire dalla sua bocca, eppure le sue labbra si muovevano, rispondendo così al suo interlocutore.
 
Ryo era davanti a lei e sembrava riconoscerla nonostante il suo aspetto giovanile.
 
Perché non poteva parlargli o toccarlo o baciarlo e tantomeno stringersi tra le sue braccia?
 
Le sue palpitazione cardiache raddoppiarono e i singhiozzi si tramutarono in perle salate, fluendo abbondantemente sul viso infantile. Ryo si rattristò, fissando il volto sconosciuto ma il cui cuore emanava una presenza così familiare che gli era tanto cara.
 
Una raffica di proiettili colpì violentemente il vetro blindato del caffè, espellendo Kaori dal corpo che avrebbe potuto offrirle quel contatto tanto desiderato.
 
La sua leggerezza la sollevò in cielo, allontanandola dalla tanto agognata scena di incontro; con un ululato straziante di tristezza, Kaori allungò la mano per aggrapparsi a lui, ma l'attrazione celeste era più forte.
 
* * * * * * * * * *
 
Con un notevole sussulto, Kaori uscì da quello strano sogno: era una visione?
 
Con i polpastrelli si sfiorò le guance; le lacrime che solcavano sul suo viso erano ben reali.
 
I suoi occhi arrossati e impotenti si posarono su Ryo, privo di sensi; un sorriso si diffondeva sulle labbra di un volto fino ad allora impassibile.
 
Capì allora che quella particolare ragazzina sarebbe stata il legame tra lei e Ryo.
 
Kaori non aveva sognato; l'aveva visto e lui aveva visto lei. Prese la grande mano tra le sue e la baciò, aggiungendo con voce tremante di emozione:
 
“Sono riuscita a raggiungerti...ti ritroverò e ti riporterò da me. Te lo prometto!”
 
Nel silenzio e nel buio di una camera d'ospedale, la speranza tornava nel cuore di Kaori.
 
 

*l'autrice sembra avere scordato che Ryo aveva ridato a Kaori la pistola sistemata...vabbe'!

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Capitolo 19
*** 19. Un legame familiare ***


Kaori si stava riprendendo da quella sorta di 'incontro' con Ryo, ed era sempre circondata dai suoi amici. Miki, la sua migliore amica, andava spesso a trovarla: era sposata con Falcon da quasi un anno. La giovane sposina, se così si poteva definirla, era una donna felice e soddisfatta, anche se all'inizio suo marito aveva dimostrato un temperamento impressionante. Nell'intimità, sapeva essere gentile e amorevole.
 
Nonostante la certezza che avrebbe visto Ryo uscire dal coma, Kaori aveva i lineamenti tirati, la carnagione pallida ed era visibilmente dimagrita.
 
Kaori decise di fermarsi al Cat's Eye prima di dirigersi alla stazione per vedere la lavagna; Miki l'accolse con un sorriso tenero e amichevole.
 
Mentre le serviva il caffè, Miki si posò la mano sull'addome, respirando; il suo ventre arrotondato rivelava una gravidanza ben avanzata.
 
“A quanto sei?” chiese Kaori.
 
“Otto mesi e mezzo” rispose l'altra arrossendo.
 
“Già...” sospirò Kaori. “Il tempo vola! Perdonami per non averti dato più attenzioni in questo periodo” disse tristemente.
 
“Non preoccuparti, ti capisco” sorrise Miki.
 
“Otto mesi e mezzo...sembra ieri che lo avevi annunciato”
 
Kaori sorrise ripensando alle prese in giro di Ryo verso Falcon.
 
“Nascondi bene le tue carte, eh, Umi-chan!” aveva sogghignato.
 
Il gigante, rosso scarlatto, aveva borbottato mentre si puliva accuratamente gli occhiali.
 
Kaori, sognante, era partita per la sua strada, quando la futura mamma la chiamò:
 
“Kaori, tutto bene?” si preoccupò.
 
“Sì, perdonami! A proposito, è maschio o femmina?”
 
“Maschio!” disse l'altra con orgoglio.
 
“Sono così felice per voi!”
 
Kaori guardò l'orologio e bevve il suo caffè:
 
“Oh! Sono già le undici; devo andare alla stazione per controllare la lavagna e poi da Ryo. Se non mi sbrigo, potrei rimanere bloccata nel traffico nell'ora di punta”
 
“Ma non puoi cavartela da sola!”
 
“Non preoccuparti, sono la degna partner di City Hunter!” aggiunse alzandosi fieramente e battendosi il pugno sul petto. La sicurezza delle sue parole suonava come una sfida per se stessa e di probabile timore da suscitare da parte dei nemici.
 
“Abbi cura di te, comunque”
 
“Sì, sì!” gridò lei varcando la soglia, chiudendo poi la porta rumorosamente.
 
“Mi preoccupo per te, Kaori” sussurrò Miki.
 
 
La giovane donna passeggiò per le strade, sospirando, invidiava davvero i suoi amici.
 
“Essere madre...chi non lo sognerebbe?”
 
* * * * * * * * * *
 
A Shinjuku era guerra dichiarata tra l'unità di Qing Long e lo sweeper, determinato a proteggere a tutti i costi Glass Heart; Ryo aveva appena ritrovato 'Kaori', non si sarebbero separati.
 
Il corpo addestrato minacciava di sparare su qualsiasi cosa si muovesse per ottenere la resa di Glass Heart. Allertato, Ryo prese le cose in mano per evitare qualsiasi uccisione.
 
I due si recarono in un luogo atipico dove i giapponesi si rilassavano in varie ambientazioni, come ad esempio un vagone della metropolitana, il cui scenario era intitolato 'La metro del satiro'.
 
Glass Heart guardò con preoccupazione quello strano arredo.
 
“Perché fingere di essere in metro? Che strano posto, no?”
 
Come rumore di fondo, una piccola stazione produceva il suono del treno; la gestrice del sito entrò in quel momento.
 
“Pensi che questo sia il momento di giocare!” intervenne.
 
“Ops!” fece Ryo, inebetito. Come se avesse potuto dimenticare la delicata situazione in cui si trovavano; Glass Heart lo guardò con sgomento.
 
I tre personaggi si diressero in una seconda stanza, 'Addestramento notturno corpo a corpo'. Un sacco di munizioni e armi vere erano nascoste tra quelle fittizie; chi sarebbe venuto a cercarle lì?
 
Armato fino ai denti, Ryo dirottò i controlli delle telecamere di sorveglianza della polizia per avere un'idea del quadro generale più ampia. Dopo aver fatto arrabbiare il capo dell'unità Qing Long, fece esplodere la telecamera con un preciso colpo.
 
“Perché combattere quando potresti scappare?” chiese Glass Heart, totalmente confusa.
 
“Per proteggerti” disse lui con tono addolcito.
 
Il suo sorriso e quella voce rassicurante fecero battere forte il cuore di Glass Heart.
 
Uscirono rapidamente da quel posto, perché dovevano agire in fretta; Ryo, appeso a un albero e piantato davanti a una delle telecamere di sorveglianza, trovò così l'unico modo per contattare la polizia, più esattamente Saeko.
 
“Yahoo! Mi senti Saekoooo?!”
 
Un enorme naso apparve su una delle telecamere di sorveglianza della polizia, poi apparve il viso dello sweeper.
 
“Ryo!” si sbalordì la poliziotta.
 
“Sembra che io sia con le spalle al muro, Saeko!” aggiunse allegramente. “Sono pronto ad accettare la tua richiesta...dì le parole magiche...forza!” disse con un tono troppo calmo data la situazione.
 
Saeko sapeva qual era la posta in gioco e la situazione critica in cui si trovava la città; la loro unica sopravvivenza dipendeva da quell'uomo. Afferrò febbrilmente il microfono, sapendo di mandarlo irrimediabilmente verso la morte.
 
“Dille” sorrise lui serenamente.
 
“X...Y...Z...”
 
Quelle lettere echeggiarono nella sua memoria come una dolce melodia, forse quella della sua stessa morte; City Hunter tornava ufficialmente in servizio.
 
“Ryo...è la tua vita che...io...” gemette lei.
 
“Okaaay! Ci penso io!” esclamò lui. “Come ricompensa, voglio una bottarella mokkori con Saekoooo!”
 
Tutti gli agenti caddero all'indietro.
 
“Mi devi un sacco di bottarelle, quindi me le pagherai tutte insieme, siamo d'accordo eh?”
 
“Mokkori? Bottarelle?” chiese Glass Heart.
 
“Vieni subito all'hotel nel vecchio castello, Saeko! Non dimenticare la scatola di preservativi?”
 
“Il vecchio castello? Non ha fallito il mese scorso?” chiese uno degli agenti.
 
“E le tue mutandine da combattimento! Ok? A presto!”
 
Il messaggio era arrivato, Saeko diede ordine di delimitare il settore 1 nel quartiere di Kabuki-cho, intorno alla via degli alberghi. Saeko uscì dalla stanza in silenzio.
 
“Non cambierai mai...Kaori...Glass Heart...ma anche io...e la città...vuoi sempre proteggerci tutti da soli, rischiando la vita, anche in un momento come questi...giochi in maniera sconsiderata...potrebbe essere la nostra ultima conversazione, idiota!”
 
Una lacrima scese lentamente lungo la sua guancia.
 
Le ostilità erano state lanciate, Ryo aprì il fuoco sull'unità di Qing Long e li sconvolse quando mostrò al nemico il suo posteriore, prima di scomparire.
 
La guerra era stata dichiarata.
 
Negli appartamenti del signor Li, Zhang, il suo scagnozzo e traditore che aveva ordinato la morte di Li, si divertiva a osservare gli scontri che si stavano preparando in città e annunciavano la sua probabile ascesa al potere.
 
* * * * * * * * * *
 
Kaori stava riservando tutte le sue speranze nella lavagna; era essenziale avere un lavoro. La folla era come al solito densa nella stazione; i passeggeri si radunavano nell'atrio e si affrettavano a dirigersi verso il treno per infilarsi nei vagoni.
 
Kaori dovette sgomitare per aggiungere il suo obiettivo.
 
“Fa' che ci siano messaggi, fa' che ci siano messaggi...solo tre piccole lettere...” pregò.
 
Si avvicinò alla lavagna, chiudendo gli occhi; piantandosi davanti, aprì un occhio impaurito, facendo una smorfia. Niente. Un disperato niente.
 
“Perché nessuno ha problemi?!” disse, accovacciandosi a terra, piangendo in maniera eccessiva.
 
Dei corvi volarono con disinvoltura sopra le teste dei passeggeri che si erano fermati, perplessi dalla riflessione della giovane donna.
 
* * * * * * * * * *
 
Durante lo scontro, Glass Heart si rivelò una preziosa alleata; il suo talento e la sua velocità di professionista erano notevoli. Ryo e Glass Heart camminarono mano nella mano attraverso il quartiere sotto una pioggia di proiettili per attirare il Qing Long nell'area precedentemente evacuata dalla polizia.
 
Entrarono nell'hotel del vecchio castello e Ryo si fermò.
 
“È tutto calmo...è qui che moriremo?” disse con aria penosa.
 
“Questo posto è strano. Perché ci sono solo hotel?” osservò Glass Heart, scrutando a destra e a sinistra.
 
Con sguardo fisso, Ryo, silenzioso e sereno, si immobilizzò.
 
“Cosa guardi?” gli chiese la giovane. Lui sorrise.
 
“Ringraziavo per l'ultima volta Shinjuku...vedi, è il quartiere che mi ha aiutato a ricordare tutte le cose che avevo dimenticato”
 
Glass Heart ascoltò con tristezza lo sfogo di quel cuore ferito.
 
“Le cose che anche tu hai dimenticato...” disse con un sorriso complice.
 
“Anche io?” chiese la giovane donna.
 
“È stato il quartiere che mi ha permesso di ridiventare umano. Ecco perché lo proteggerò...anche da solo, se devo!” aggiunse con ferma decisione, entrando nel vecchio castello.
 
All'improvviso cadde all'indietro, vedendo che tutti i suoi amici erano lì; in attesa, avevano organizzato una sfida di tiro alla fune tra Umibozu e la padrona di casa, un travestito di un bar gay. Non mancava nessuno, anche Saeko apparve, mostrando il suo dispiacere verso Ryo perché aveva voluto lasciarla indietro. Doc e Tomo erano a disposizione per curare eventuali feriti.
 
Ma l'euforia della riunione fu di breve durata; Glass Heart sentiva una minaccia.
 
Si bloccò di colpo; qualcun altro si era infiltrato nell'edificio. Ryo lasciò che la giovane donna si occupasse dell'aggressore che non sembrava così spaventoso.
 
La ragazza salì le scale a passo svelto, ma con grande discrezione. Una presenza era in agguato nell'ombra.
 
* * * * * * * * * *
 
Un brivido percorse la spina dorsale di Kaori.
 
“Miki!”
 
Un brutto presentimento invase la giovane donna che si riprese e corse alla sua macchina per prendere la direzione del locale.
 
Kaori arrivò di fretta e spinse con forza la porta, che si sbatté bruscamente.
 
“Miki!”
 
Guardandosi intorno, rivelò la posizione isolata della futura mamma; gocce di sudore imperlavano la sua fronte ed era pallida, rivelando la sua sofferenza improvvisa.
 
Appoggiata ad una sedia, Miki, sibilando a scatti pronunciati mentre cercava di mantenere la calma, disse:
 
“Penso che voglia uscire...”
 
“Ma...ma...ma...non è possibile!” balbettò Kaori. “Dov'è Falcon?”
 
“Era preoccupato ma gli ho detto di andare a fare la spesa, non tornerà tanto presto!” confessò Miki sorridendo ironicamente.
 
Kaori si riprese, la sua amica aveva bisogno di lei.
 
“Dove sono le tue cose?”
 
“Sotto il bancone” soffiò l'altra.
 
Kaori afferrò energicamente la piccola valigia e si precipitò dalla sua amica.
 
Con un braccio fermo, allacciò la vita di Miki e si mise il braccio della giovane donna intorno alle proprie spalle per sostenerla.
 
“Andiamo!” esclamò con tono rassicurante.
 
Miki annuì.
 
Lentamente, si avvicinarono alla Fiat di Kaori; quest'ultima sistemò la giovane donna sul sedile posteriore dove sarebbe stata più comoda, chiuse il locale e scarabocchiò un messaggio che lasciò sulla porta per Umibozu, gettando poi la valigetta nel bagagliaio.
 
La piccola auto ruggente partì correndo per le strade di Shinjuku, ma come aveva temuto Kaori in precedenza, l'ora di punta bloccava il traffico.
 
I clacson risuonavano nelle strade affollate e gli automobilisti brontolavano in continuazione per il lento flusso del traffico.
 
I gemiti soffocati della sua passeggera preoccupavano un po' Kaori che si accanì duramente sul clacson.
 
“Muovetevi, ho fretta!” gridò.
 
Un altro conducente urlò a sua volta.
 
“Mia cara signorina, è uguale per tutti!” fece alzando le spalle.
 
“Ho una donna incinta a bordo e devo correre in ospedale!” protestò lei.
 
“Emergenza o no, non fa differenza! A meno che non avvenga un miracolo” ironizzò l'altro.
 
Appoggiando un braccio sul sedile accanto, Kaori lanciò uno sguardo inquieto alla futura mamma che cercava disperatamente di calmarsi sorridendole. Kaori lanciò un'occhiata furtiva alla sua destra e un'idea le attraversò la mente.
 
“Reggiti, Miki!” disse.
 
“Perché?” si preoccupò l'altra.
 
Quando Miki vide il sorrisetto malizioso della donna, determinata, si aggrappò alla portiera e al sostegno sopra la sua testa; Kaori fece marcia indietro velocemente e premette nervosamente sull'acceleratore.
 
“Avremo il miracolo!”
 
Kaori fece ruotare bruscamente il volante a destra e salì sul marciapiede dove la folla di pedoni, in preda al panico, si allontanò, mentre il veicolo passava furiosamente.
 
Con ampi gesti delle braccia che segnalavano alle persone di allontanarsi, Kaori premette energicamente sul clacson della folle auto.
 
“Spostatevi! Spostatevi!” si infuriò.
 
Il miracolo si realizzava davanti agli occhi perplessi del conducente che aveva parlato con Kaori, la marea umana si divise in due lasciando il passaggio al veicolo.
 
Una lamentela allertò Kaori che sbirciò sullo specchietto, mantenendo il ritmo frenetico.
 
“Kaori, mi si stanno rompendo le acque...!” gemette la donna. Sorpresa, Kaori si girò di scatto.
 
“Cosa?”
 
La pozza che si formava ai piedi della giovane madre provò la veridicità delle sue affermazioni.
 
“Attenta, Kaori!” gridò Miki.
 
L'auto sfiorò un negozio di frutta e verdura, ma Kaori riprese il controllo con un rapido movimento sul volante.
 
“Sei impazzito!” si arrabbiò il negoziante, alzando il pugno scontento.
 
Kaori tirò fuori la testa dal finestrino e fece un cenno di scuse.
 
“Mi scusi!” disse, mordendosi il labbro inferiore.
 
“Una donna...ci avrei scommesso!” si esasperò l'uomo.
 
Kaori, infuriata, gli lanciò un martello, spiattellando l'uomo in collera.
 
L'auto riprese la strada ora un po' libera che portava all'ospedale; pochi minuti dopo, Kaori stava sostenendo la sua amica, la fece sedere su una poltrona della sua sala e si precipitò alla reception.
 
“Presto, la mia amica sta per partorire! Si sono rotte le acque...”
 
La receptionist chiamò un'infermiera che sistemò la futura madre su una sedia a rotelle e la condusse in una stanza; sollevata, Kaori sospirò.
 
“Lei è il padre?” chiese la donna.
 
Una libellula piombò in testa di Kaori, che rise nervosamente.
 
“Incredibile! Lei è cieca o cosa?! Non vede che sono una donna!” protestò.
 
L'altra la dettagliò con aria altezzosa.
 
“Siete lesbiche?” fece.
 
Kaori cadde all'indietro sotto uno sciame di corvi che zigzagavano attraverso la stanza e si arrampicò sul bancone.
 
“Il padre non dovrebbe tardare” ringhiò. Furiosa, Kaori si voltò e andò ad afferrare la valigetta lasciata nel bagagliaio.
 
“Che problemi ha quella donna!” borbottò, facendo la linguaccia alla tipa mentre passava davanti alla reception, poi si diresse verso la strada intrapresa in precedenza da Miki e l'infermiera.
 
Nel frattempo Falcon, arrivato davanti al Cat's Eye, staccò il biglietto e si precipitò nel locale, lasciò frettolosamente le buste che si distesero sul bancone e saltò sulla sua jeep.
 
Il traffico non era stato più fluido: l'uomo imboccò la strada che Kaori aveva preso poco prima. Il negoziante stava riponendo con cura la verdura che era rotolata sul marciapiede per colpa della furia; stava posando con aria soddisfatta l'ultima arancia che avrebbe completato la piramide di frutta. Batté le mani con orgoglio quando improvvisamente il rumore di un motore catturò la sua attenzione.
 
L'uomo si piazzò davanti al suo banco e agitò le mani, scuotendo negativamente la testa.
 
“No, no...attenzione! Attenzione!” supplicò.
 
La jeep fece volare il bancone di legno, frantumandolo; il povero commerciante balzò nelle scatole dei prodotti, evitando per un pelo il veicolo, poi, notando il disastro, gridò disperato:
 
“Due volte...due volte in quindici minuti! Questa gente è pazza!”
 
L'auto si fermò davanti all'ospedale e Falcon si diresse all'ingresso.
 
“Mia moglie è stata portata qui poco fa!” abbaiò.
 
La receptionist fece una smorfia di terrore davanti alla figura impressionante del suo interlocutore e si mise a balbettare; Kaori, allertata dalla voce 'melodiosa' dell'amico, corse da lui.
 
“Sono felice di vederti! Non preoccuparti, Miki sta bene; è nella sua stanza e partorirà a breve!” fece allegramente.
 
“Ah, quindi è lei il padre!” intervenne la donna.
 
Un disilluso corvo volò sopra la testa di Falcon e Kaori si prese il capo tra le mani.
 
“Ma che sta dicendo!” fece Umi.
 
“Calmati! Ti racconterò più tardi...” disse Kaori dolcemente, posando una mano amica sulla spalla dell'ex mercenario.
 
La receptionist aveva indietreggiato di un passo per paura della reazione del colosso.
 
“Vai da tua moglie, ti sta aspettando!”
 
Lui obbedì, lanciando un'occhiata di disapprovazione alla receptionist, che chinò la testa sui suoi registri.
 
Kaori, deliziata dal volto terrorizzato di quella megera, aggiunse con tono maligno:
 
“Il gigante che ha appena visto è il padre del figlio della mia amica. Non osi farlo arrabbiare di nuovo perché non sono sicura di poterlo tenere sotto controllo e non posso garantire per la sua vita”
 
Di fronte all'aria mortificata della donna, Kaori raggiunse con orgoglio i suoi amici; Miki fu portata in sala parto dieci minuti dopo.
 
* * * * * * * * * *
 
Dopo una breve colluttazione, Glass Heart ebbe il sopravvento sul suo aggressore; quando la luna rivelò il volto dello sconosciuto, Glass Heart identificò il suo amico d'infanzia che pensava di aver ucciso durante l'addestramento del Chen Dao Fu Ei.
 
“Numero 27...volevo rivederti...la mia unica amica...” sussurrò lui.
 
“Numero 36? Non è possibile! Eri morto nell'ultima prova!”
 
“Hai fermato la tua lama prima di ferirmi mortalmente!”
 
“Perché l'istruttore mi ha detto che eri morto?” protestò lei.
 
“Ero in uno stato pietoso, ma sono sopravvissuto per...rivederti!” aggiunse lui con un timido sorriso.
 
“Per fare che? Sei venuto per vendicarti perché ti ho quasi ucciso! A meno che non sia una trappola di Qing Long!” si infuriò, minacciandolo con il suo coltello.
 
Rapidamente, lui la neutralizzò immobilizzandola contro il muro e baciandola; sconvolta, lei non reagì ma tornò rapidamente in sé e cercò di ferirlo, ma lui schivò il colpo saltando all'indietro.
 
“Ryu Shin Hon...per favore non dimenticarlo mai, è il mio vero nome!” disse lui con voce quasi lamentosa.
 
Glass Heart, stupefatta, si bloccò.
 
-Lui conosce il suo nome!- pensò. -E io! Qual è il mio?- si chiese.
 
“Penso di aver ricevuto questa vita da te!” gridò lui. “Quindi la userò per proteggerti. Volevo solo vederti ancora una volta...per imprimere nelle mie retine...il tuo viso adesso...” disse lui a bassa voce prima di uscire dalla finestra.
 
Shin Hon entrò in un altro hotel e fece irruzione in quello stesso edificio; una volta che gli uomini vi si infilarono, lui avviò il processo di far scattare i vari esplosivi.
 
In seguito alla detonazione, Glass Heart comprese improvvisamente il significato delle sue parole.
 
“Utilizzerò la mia vita per proteggerti”
 
Glass Heart si precipitò giù per le scale, verso l'esplosione; tutti la seguirono per strada, rimanendo sbalorditi di fronte ai danni causati.
 
Un incendio divorava i detriti.
 
“Numero 36! Shin Hon!”
 
Glass Heart stava per precipitarsi nel fuoco per cercare l'amico, ma Falcon l'afferrò per il braccio.
 
“Fermati” esclamò lui.
 
“Lasciami andare! Shin Hon!”
 
Le lacrime che le rigavano le guance esprimevano la sua tristezza e la sua rabbia di fronte a quel sacrificio.
 
Una sagoma spiccò dal fumo dell'incendio. Ryo trasportava un corpo inanimato: Shin Hon.
 
Il giovane, privo di sensi, fu appoggiato su un banchetto all'interno dell'hotel; Tomo si occupò di curarlo prima di andarsene.
 
Mochiyama approfittò delle occupazioni dei vari individui per far notare al signor Li che l'assassino di suo fratello si trovava all'albergo del vecchio castello.
 
Pochi minuti dopo, dei gas soporiferi furono gettati nell'area della reception; l'unità Xuan Wu approfittò della sonnolenza che oppresse gli occupanti per catturare Shin Hon e portarlo dal loro capo, che aveva dei conti da regolare con lui.
 
Shin Hon riprese gradualmente i sensi.
 
“Ti abbiamo fatto un'iniezione per svegliarti! Non preoccuparti, la tua emicrania svanirà in pochi istanti”
 
Sentendosi minacciato, Shin Hon era sul punto di attaccare la figura in piedi nella penombra.
 
“Non muoverti, se tieni alla vita!”
 
Due ninja erano dietro di lui e le loro presenze non erano rilevabili.
 
“Due sere fa...hai sparato a un uomo, vero? Chi è quell'uomo?”
 
“Rispondi!” gli ordinò uno dei ninja.
 
Mentre la luna si svelava, Shin Hon si trovò faccia a faccia con il signor Li.
 
“Non è possibile! Io l'ho ucciso!”
 
In effetti, il giovane aveva effettivamente ucciso un signor Li, ma era il fratello gemello di Li Taijin: Chien Da.
 
Dopo una lunga spiegazione delle sue motivazioni per l'omicidio del suo gemello, il signor Li comprese che il giovane aveva solo eseguito gli ordini del suo superiore, il signor Zhang, braccio destro di suo fratello. Oltre a quel tradimento della sua unità e alla sua collaborazione con City Hunter, il padrino avvertì la sincera attenzione del giovane combattente nei confronti di sua figlia, ma sarebbe bastato a placare le sue sofferenze legate alla morte del fratello e il fatto che il ragazzo avesse tradito la sua unità?
 
L'anziano uomo disse:
 
“Conosci la punizione riservata ai traditori?”
 
“Sì! Questa vita mi è stata donata da Glass Heart! Ho giurato che l'avrei usata per lei! Ho vissuto solo per questo, non ho rimpianti!” disse Shin Hon con fermezza.
 
“Il tuo crimine è pesante, lo sai”
 
“Sì” sospirò il ragazzo.
 
“Quindi la tua punizione sarà...la morte!” esclamò il padrino, puntando una pistola contro il suo interlocutore.
 
Il fragoroso sparo attirò l'attenzione di Ryo e Falcon che si fissarono l'un l'altro, interrogandosi silenziosamente.
 
Gli spari risuonavano per tutto il quartiere, il nemico cadeva ma rimaneva comunque numeroso; un anziano uomo apparve all'improvviso accanto a Ryo e Falcon, sbucando da un vicolo che lo teneva nascosto.
 
“Sono al servizio del signor Li. Il mio nome è Chin...”
 
“Lui è qui vicino!” fece Ryo sorpreso.
 
“Mi ha chiesto di portarla da lui, signor Saeba” disse l'altro con voce calma.
 
“Non vedi che siamo occupati! Non posso rispondere a due inviti contemporaneamente” ribatté Ryo ironicamente.
 
“Non si preoccupi, tutto questo caos finirà presto...”
 
Infatti, pochi minuti dopo, l'attacco cessò; gli agenti dell'unità segreta Xuan Wu, in agguato nell'ombra, avevano catturato e strangolato i vari nemici dell'unità Qing Long.
 
Nel frattempo, sul tetto di uno degli hotel, il signor Li lasciava in vita Shin Hon, in quale aveva solo obbedito agli ordini; il proiettile aveva solo graffiato la sua guancia.
 
“D'ora in poi vivrai per la persona che ami” aggiunse il signor Li, con uno sguardo tenero. Si allontanò e scomparve nell'oscurità.
 
Quando lo sweeper raggiunse il signor Li, Glass Heart, che aveva seguito le orme degli aggressori per ritrovare il suo amico, giaceva priva di sensi tra le braccia del giovane. Il padre, mimetizzato nel buio e piangendo amaramente, liberava sua figlia affidandola a Ryo Saeba affinché avesse una vita più 'normale'.
 
Roso dalla vendetta, Shin Hon appoggiò delicatamente la giovane donna e corse per regolare i suoi conti.
 
Ryo, ascoltando l'istinto, seguì il ragazzo; quest'ultimo voleva uccidere l'uomo intenzionato ad abbattere la donna che amava.
 
Il signor Li riapparve e prese piano la ragazza tra le braccia, chiamando Zhang.
 
“Se hai un testamento, sono pronto ad ascoltarlo, Zhang...”
 
“Li Taijin...non...non è possibile...sei vivo...cosciente...” fece l'altro terrorizzato.
 
“Sono morto a metà!” si infuriò.
 
“Io...non so come esprimere la mia gioia nel sapere che stai bene!” balbettò Zhang.
 
“Non so cosa farmene delle attenzioni dei traditori...se hai qualche ultimo desiderio, ti ascolterò” aggiunse con calma.
 
“Non capisco affatto cosa intendi...io...”
 
“L'unità Qing Long è stata annientata dalla mia Xuan Wu! Il tuo complotto termina qui! Hai fatto uccidere mia moglie...la madre di mia figlia, facendolo sembrare un incidente...hai intrappolato me e mia figlia...e poi hai cercato di farci uccidere. Pagherai per i tuoi crimini con la tua vita!”
 
Shockato, Zhang teneva ancora la cornetta all'orecchio, la bocca spalancata; sapeva benissimo che le sue ore erano inevitabilmente contate.
 
Spaventato a morte, fece i bagagli il più velocemente possibile; nell'atrio dell'edificio, Shin Hon lo stava aspettando. Vedendo l'uomo da abbattere, uscì dal suo nascondiglio ma fu fermato da un vecchio, il ciambellano Chin.
 
“Davvero un ragazzino spericolato! Questo è compito dell'unità Xuan Wu! Non immischiarti!”
 
Il giovane, dando retta solo al proprio coraggio, fece per intervenire.
 
“Ti dico che ci disturbi! Tu devi vivere, non occorrono altri sacrifici oltre al nostro!”
 
L'uomo sotto minaccia riconobbe subito i potenziali aggressori e gridò:
 
“L'unità Xuan Wu...sparate! Fuoco! Fuoco!”
 
Non appena pronunciò quelle parole, un proiettile colpì il traditore in testa, facendolo cadere a terra; gli agenti non avevano il tempo di muoversi, qualcun altro aveva svolto il lavoro.
 
Shin Hon osservò la possibile traiettoria della pallottola e si mise a inseguire il cecchino.
 
“Hai dedotto la traiettoria del proiettile e hai indovinato da dove avevo sparato grazie al tipo di pallottola e al suo impatto sulla finestra?” fece il cecchino con ammirazione.
 
“City Hunter! Ero sicuro che avessi ucciso tu Zhang!”
 
“Ho solo pagato il mio debito! L'unità Xuan Wu ha salvato i miei amici, sai...se le sparatorie fossero andate avanti, sicuramente qualcuno sarebbe rimasto ferito...allora? Hai qualcosa da dirmi? È per questo che sei venuto qui. No?” aggiunse scendendo dal suo trespolo improvvisato.
 
“Non l'ho ancora...ringraziata...per avermi salvato...” balbettò Shin Hon.
 
“È normale aiutare gli amici...”
 
“Amici...io?” si stupì il giovane.
 
Colto da rabbia, Ryo lo afferrò per il bavero della giacca.
 
“Se ti senti abbastanza in debito da ringraziarmi, fammi un favore e smettila di correre contro la morte! E se pensi davvero che Glass Heart ti abbia dato questa vita, pensa a lei e che te la lasceresti alle spalle!”
 
Ryo lo rilasciò energicamente.
 
“Pensa a vivere, anche a sopravvivere pietosamente piuttosto che a morire da eroe!”
 
Ryo avanzò di qualche passo.
 
“Andiamo...Shan In ci sta aspettando!”
 
“Shan In?”
 
“È il nome di Glass Heart! A-Shan* è carino, no?” aggiunse con un occhiolino. “Non sa ancora di avere un nome...diglielo tu!”
 
Shin Hon corse come un matto per raggiungere la sua amica e darle la buona notizia.
 
Si ritrovò faccia a faccia con il signor Li che portava tra le braccia Glass Heart, priva di sensi, lei sorrideva.
 
“È quello che si dice il sorriso dell'angelo” affermò Ryo.
 
“Il sorriso dell'angelo?” chiese il signor Li.
 
“Se questo è il caso, lei sa di essere tra le braccia del suo papà...”
 
Shin Hon gelò dal terrore.
 
“Papàààà, il signor Li?!”
 
“Deve essere nel mezzo di un bel sogno...finalmente è libera dall'incubo” aggiunse Ryo sollevato.
 
* * * * * * * * * *

Mentre Falcon entrava in sala parto, Kaori ne approfittò per eclissarsi e raggiungere Ryo. Tristemente, camminava per i corridoi, riflettendo quasi con gelosia alla felicità dei suoi amici. Entrò cautamente nella stanza e si sedette accanto al suo amato, prendendogli teneramente una mano.

“Anche io avrei tanto voluto avere un figlio da te!” sorrise malinconicamente.

I suoi pensieri andarono alla giovane adolescente di quello strano incontro, un sorriso si allargò sul suo volto mentre ripensava all'amore che Ryo emanava di fronte a quella ragazza.

Posò la mano di Ryo sul proprio cuore per stabilire un contatto.

“Se quella bambina è così importante per te...voglio che la consideri come nostra figlia...”

* * * * * * * * * *

...Nella stanza delle visite, Shan In si svegliò di fronte a Ryo. La sua prima parola fu:

“Papà!”

Si sorprese di aver pronunciato quel termine; inizialmente stupito, lui accettò poi con orgoglio il suo nuovo ruolo di genitore.

Dopotutto non era il desiderio di Kaori, che la persona che aveva ricevuto il suo cuore o un altro organo fosse considerata come sua figlia da parte di Ryo?

Una nuova vita stava per iniziare per i due giovani: Shan In trovò un padre in Ryo e Shin Hon era sotto la protezione di Falcon, lavorando al suo fianco al Cat's Eye.

* * * * * * * * * *

In un'altra ala dell'ospedale di Shinjuku, Miki stava dando alla luce il loro bambino: Shin Hon.

* * * * * * * * * *

Nei pensieri di Ryo, cosa poteva esserci di più naturale da parte di Falcon che prendere sotto la propria ala il suo stesso figlio...

 
 
 
*Per chi non lo sapesse, il prefisso 'A' funziona come il suffisso -chan in giapponese...sarebbe come dire piccola Shan, graziosa Shan, Ryo la chiama sempre così. E aggiungo, sempre per chi non ha letto AH, che il nome di Shan In è composto dallo stesso kanji di Kaori, mentre 'In' significa 'prezioso'. Shan In è, infatti, la preziosa figlia di Kaori :)

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Capitolo 20
*** 20. Quando la famiglia si riunisce ***


Era passato un mese da quando Ryo era precipitato in un mondo parallelo a causa del coma inventandosi, attraverso le parole e le avventure di Kaori, un'altra esistenza.
 
I capricci della vita lo avevano separato fisicamente dalla sua partner ma niente poteva tenerli lontani per sempre. Il loro amore aveva trovato una via di comunicazione attraverso Glass Heart, la loro figlia 'di cuore'. Una tale osmosi non poteva essere mantenuta a distanza, ma cosa avrebbe riservato loro il futuro?
 
La giovane adolescente ore veniva chiamata Shan In; Shan era l'ideogramma cinese utilizzato per scrivere Kaori e In significava qualcosa di bello e prezioso come una gemma. La giovane era rimasta turbata da quella notizia perché la sua identità era associata alla donna che suo 'padre' amava più di tutto al mondo...
 
Era possibile una tale coincidenza?
 
Kaori, sospirando, guardò le belle infermiere radunarsi intorno all'uomo che pareva dormire; se fosse stato sveglio, sarebbe balzato sul gruppetto di giovani donne che lo circondavano. Un pallido sorriso apparve sulle sue labbra; lo immaginava con il viso deformato da un ghigno lussurioso a svolazzare per la stanza inseguendo giovani infermiere spaventate, e il suo martello punitivo che colpiva pesantemente il suo cranio.
 
“Come hai potuto sopportare così tanti colpi in testa senza problemi?” sussurrò tristemente.
 
Il suo sguardo si posò sull'impressionante bendaggio che ancora gli circondava la testa, i suoi lividi, dall'essere blu violacei, stavano gradualmente scomparendo.
 
“Come sta oggi?”
 
Kaori sussultò e si voltò bruscamente; non aveva sentito la presenza dietro di sé e nemmeno il suo ingresso. Il signor Li era tornato per avere notizie del suo amico; il suo volto stanco e livido tradiva la sua tristezza per il recente lutto del fratello.
 
“Le sue condizioni sono stazionarie, nessun cambiamento apparente, ma è vivo”
 
Il viso della giovane donna era raggiante di speranza e felicità; il signor Li rimase sopraffatto da quei lineamenti così dolci e radiosi. Entrambi stavano attraversando una dura prova in quel momento.
 
“Che ne dice di fare una passeggiata?” suggerì l'uomo.
 
Lei annuì e, dando un'ultima occhiata a Ryo, si avvicinò per baciarlo delicatamente sulle labbra.
 
“Torno dopo, Ryo, vado a fare due passi con il signor Li” sussurrò teneramente, poi seguì le orme del padrino.
 
Le porte scorrevoli si aprirono al loro passaggio; l'anziano, silenzioso, camminava lentamente davanti a lei. Kaori lo fissò intensamente come per leggere il suo cuore, i suoi pensieri; tanta angoscia emanava da quell'uomo dall'apparenza così fredda. La sua memoria fu assalita dalla confessione fatta qualche tempo prima proprio da lui; improvvisamente provò una strana sensazione in sua compagnia. Era dovuto al fatto che la sua infanzia era simile a quella della figlia del signor Li e che anche lei avrebbe potuto conoscere una tragica fine?
 
Un'auto nera seguiva il passo dei due, pronta a intervenire al minimo problema. Con le spalle accasciate, la figura 'consumata' e abbattuta rivelava il peso delle emozioni oscure accumulate da quell'uomo maturo; Kaori accelerò il passo e gli prese il braccio la cui mano era ben salda nella tasca della giacca, accentuando la sua curvatura. Il signor Li distolse lo sguardo e osservò il volto sorridente della sua giovane amica; l'anima pura e ancora innocente di una donna che viveva in un simile ambiente era contraddittoria, ma in quella giovane non c'erano finzioni. Gli occhi sorpresi mutarono in un'espressione addolcita e calma. A braccetto, i due camminarono per le strade di Shinjuku.
 
“Com'è cambiata questa città in tanti anni!” sospirò l'uomo.
 
“Se le va...posso farle da guida per questa giornata!” disse la donna sorridendo.
 
“Mi va, se non la disturba!” balbettò lui.
 
Con un cenno del capo e un'espressione allegra, Kaori guidò il padrino in un'esplorazione dell'evoluzione della capitale.
 
Cosa potevano pensare i passanti di quella coppia atipica? Che fossero amanti? Una ragazza alla ricerca di una probabile eredità, o di una passeggiata in famiglia, tra un padre e sua figlia? Potevano essere considerati così? A Kaori non importava, non voleva avere niente a che fare con le maldicenze degli sconosciuti.
 
Si sentiva bene, diversamente che in presenza di Ryo e non voleva in alcun modo rompere quel momento magico; si sentiva protetta da un'aura quasi paterna.
 
Kaori vagò allegramente per le strade puntando l'indice verso varie direzioni, spiegando prontamente ogni origine dello sconvolgimento degli immobili; ogni parola era entusiasta e vivace, a volte anche rabbiosa a seguito della demolizione di un monumento o di un luogo a lei caro. Kaori sembrò riprendere fiato durante la passeggiata improvvisata; la sua risata echeggiò nelle orecchie dell'anziano come una dolce melodia. I cuori di entrambi si gonfiarono di gioia inspiegabile; la giovane donna, sebbene più adulta, gli fece improvvisamente pensare a sua figlia. Come sarebbe diventata negli anni? La malinconia riempì i lineamenti rugosi dell'uomo.
 
“Che le succede?” si preoccupò Kaori.
 
“Non si preoccupi, va tutto bene” rispose lui con un sorriso timido.
 
Una bambina che correva verso suo padre attirò l'attenzione del signor Li.
 
“Papà, guarda cos'ho comprato!” esclamò la ragazzina golosa, sollevando trionfante il suo zucchero filato.
 
Il suono della loro conversazione non arrivava più alle sue orecchie, ma l'uomo non riuscì a staccare gli occhi da loro; la risata della bambina portò il sorriso sulle sue labbra.
 
“Oh papà! Guarda, un purikura*, facciamo una foto!” trepidò la bambina battendo le mani.
 
Entrambi si avvicinarono alla cabina per scattare una foto; Kaori non poté fare a meno di seguire con gli occhi l'uomo, rattristato. Lui sospirò quando vide i due allontanarsi; Kaori, con un gesto tenero, posò una mano sulla sua spalla.
 
“Se fossi stata sua figlia, sarei stata onorata di fare una foto con lei!” disse con un sorriso compassionevole. “Se le va di fare una foto con me...ne sarei felice” disse gioiosa, inclinando leggermente la testa di lato.
 
Il padrino non poté non apprezzare la gentilezza della giovane donna e la seguì. Entrarono entrambi nella cabina e Kaori fece scivolare le monete nella fessura dell'apparecchio.
 
“È pronto?” gli chiese allegramente.
 
Lui annuì mentre circondava con un braccio le esili spalle della giovane donna e lei premeva il pulsante; le immagini su carta patinata uscirono un minuto dopo.
 
Kaori le prese delicatamente e staccò due foto che porse al signor Li.
 
“Un ricordo della nostra giornata!” dichiarò trionfante.
 
Lacrime si formarono negli occhi dell'uomo dalla brutta reputazione che prese le foto come fossero qualcosa di delicato e prezioso; Kaori era riuscita a conquistare il cuore di City Hunter e del padrino. L'uomo si gettò tra le sue braccia e l'allacciò come un padre.
 
“Grazie infinite, signorina Makimura!”
 
Lei abbracciò a sua volta la corporatura massiccia dell'uomo; rimasero così per un po'.
 
Il signor Li si staccò da lei e disse:
 
“Non vorrei osare di abusare della sua gentilezza, ma vorrei chiederla una cosa”
 
“Prego”
 
“La cerimonia funebre di mio fratello si terrà questa sera perché domani partirò per Taiwan...sarebbe troppo chiederle di partecipare?” bofonchiò.
 
“Farò del mio meglio per darle supporto” disse lei con tono deciso.
 
Il vecchio sorrise in segno di gratitudine, poi tornò al suo veicolo; tenne la portiera aperta e agitò il braccio facendole cenno di entrare.
 
“Salga, signorina Makimura, la riaccompagniamo in ospedale”
 
Lei lo ringraziò con un ampio sorriso e si accomodò; un altro uomo era già seduto all'interno. Fino ad allora era rimasto lontano da quell'incontro improvvisato, notando l'importanza del momento agli occhi del suo capo, preferendo la discrezione. Kaori si voltò verso di lui e urlò di paura mentre si aggrappava al padrino. Il vecchio, nella penombra dell'auto, aveva un aspetto terrificante; la poca luce che filtrava dai vetri oscurati, si ripercuoteva sui lineamenti pronunciati del suo viso rugoso e un debole luccichio brillava nei suoi occhi globosi, leggermente sporgenti.
 
“Signorina Makimura, questo è il signor Chin, il mio ciambellano”
 
“Mi scusi, signorina, per averla spaventata”
 
“No, mi scuso io” aggiunse lei con una risata nervosa, tendendo una mano agitata.
 
Il breve viaggio verso l'ospedale fu silenzioso; Kaori non osava guardare il suo nuovo compagno di viaggio, fissando la strada che si profilava davanti a loro.
 
-Se ci fosse stato Ryo, mi avrebbe preso in giro!- pensò con un broncio che si sciolse in un sorriso raggiante.
 
Quel sorriso radioso le illuminò il viso e il signor Li fu sorpreso da tale reazione.
 
“Perché sorride così?” le chiese, aggrottando la fronte.
 
“Ripensavo a Ryo e alle sue buffonate” soffiò lei. “La reazione che ho avuto verso di lei...” disse al signor Chin guardandolo con la coda dell'occhio, “Ryo avrebbe riso apertamente di me e si sarebbe divertito a rinfacciarmelo per mettermi più a disagio. Ha il dono di sapere come farmi arrabbiare e farmi perdere le staffe! A quanto pare esasperarmi lo fa ridere!” sospirò sorridendo. “Ma avrebbe avuto diritto a un bel colpo di martello!” esclamò, battendo il pugno contro lo schienale del sedile del passeggero anteriore.
 
Una nuvola di corvi volò in macchina sotto gli occhi sbigottiti dei passeggeri.
 
I suoi occhi si riempirono di bagliore malgrado tutto, solo a parlare del suo partner di lavoro e del cuore; il tono dolce e particolarmente tenero alla menzione di Ryo Saeba faceva vibrare la voce di Kaori di palpabile emozione.
 
“Mi scusi ancora, signor Chin!” balbettò.
 
“Non c'è problema, signorina. So di poter impressionare all'inizio” aggiunse lui sorridendo.
 
Quello sguardo che normalmente avrebbe dovuto placare il suo interlocutore la terrorizzò ulteriormente; lei gli sorrise in risposta.
 
“Ah, l'amore!” sospirò il padrino.
 
“Come?” si chiese Kaori, come uscendo da una fantasticheria.
 
“Saeba è fortunato ad avere una compagna come lei al suo fianco; ogni parole che dice riflette il legame che vi unisce”
 
“Lei dice?” balbettò lei arrossendo.
 
“Ne sono sicuro!” confermò lui con un cenno di soddisfazione.
 
Su quelle ultime parole l'auto si fermò davanti all'edificio ospedaliero.
 
“Porti i miei saluti a Ryo” aggiunse, con un sorrisetto che fece arrossire di nuovo Kaori. “Il signor Chin verrà a prenderla al suo appartamento stasera verso le 19. Le va bene?”
 
“Perfetto! Grazie per avermi accompagnata” aggiunse lei inchinandosi, poi scomparve nella hall dell'ospedale.
 
“È una brava ragazza” soffiò il signor Li mentre si lasciava cadere all'indietro, facendo segno con la mano di ripartire.
 
Kaori si affrettò a tornare nella stanza di Ryo e prese una sedia, sistemandosi accanto a lui.
 
“Ho fatto da guida al signor Li questo pomeriggio! È davvero un brav'uomo”
 
Si fermò qualche istante e riprese, calmando il suo entusiasmo:
 
“Mi ha chiesto di andare al funerale di suo fratello...conosco fin troppo bene il dolore che deriva dalla perdita di una persona cara. Non deve superare questo brutto periodo da solo...ci sarò per lui fintanto che lo desidera, così come tu ci sei stato per me!” aggiunse, battendo fermamente il pugno nel palmo. “Mi chiedo come sarebbe andata questa giornata se lui fosse stato il mio vero padre” sospirò sorridendo.
 
La storia di Kaori prese gradualmente forma nei sogni di Ryo...

* * * * * * * * * *

Il signor Li aveva appuntamento con Ryo in un bar; l'uomo sedeva ad un tavolo aspettando pazientemente il suo ospite. Quando lo sweeper arrivò, si sedette.
 
“Quando si svolgeranno i funerali di Chien Da?”
 
“Stasera, perché domani parto per Taiwan...verrai a rendere un ultimo omaggio a mio fratello?”
 
Ryo sospirò ma un sorrisetto servì da conferma per la sua presenza, poi attaccò:
 
“E la ragazza? Oggi esce dalla clinica, non vai a trovarla?”
 
“No!” disse il padrino bevendo un sorso del suo caffè, senza nemmeno guardarlo.
 
Ryo non insistette, comprendendo che non era possibile alcuna discussione.
 
“Alla stazione di Shinjuku mi hai detto che non le avresti mai confessato di essere suo padre...quindi in questo modo vuoi che io adotti tua figlia perché secondo te sono l'unico che può educarla visto che non può più avere accesso a una vita normale”
 
“Sì, è proprio così”
 
“Sei sicuro che sia quello che vuoi veramente?”
 
“Ti sono grato” soffiò l'altro tristemente.
 
“Vado in bagno...”
 
Ryo si alzò e scomparve; il signor Li fissò un punto immaginario nel cielo attraverso la vetrata.
 
“Shan In!” sussurrò, sospirando.
 
Il riflesso della ragazza gli apparve davanti e i suoi occhi si spalancarono. Lei si sedette davanti a lui.
 
“Papà Ryo mi ha chiesto di venire a trovare un amico taiwanese, è lei!”
 
“Saeba?”
 
“Devo farle visitare Shinjuku. Non capisco molto il significato della sua richiesta perché non conosco molto bene questa zona, ma farò del mio meglio per rendere piacevole la sua visita”
 
Il vecchio seguì senza resistenza la giovane donna; Shan In si dimostrò una guida ben peggiore rispetto a Kaori, ma la questione riguardava soprattutto riunire padre e figlia. La ragazza presentò gli unici luoghi che conosceva, a partire dal Cat's Eye.
 
“Vuole entrare?”
 
“No, no...va bene così, grazie”
 
Il signor Li era troppo conosciuto in quel locale dal proprietario e dal suo assistente; Shin Hon uscì in quel momento.
 
“Signor Li!” fece terrorizzato, poi rientrò a tutta velocità nel bar.
 
In seguito, Shan In lo portò al commissariato dove lavorava Saeko Nogami; Mochiyama stava uscendo dopo il suo arresto per l'assalto alla via degli hotel. Quando vide il padrino, saltò tra le braccia del poliziotto che lo aveva rilasciato due minuti prima.
 
“Mi rimetta in prigione!” piagnucolò.
 
Shan In lo guardò interrogativamente, erano già due le persone che sembravano spaventate alla vista del signor Li, ma perché? Continuarono la loro escursione ignorando le reazioni sospette delle persone che incontravano; Shan In si voltò improvvisamente verso di lui.
 
“Signor Li! Dovrebbe sorridere più spesso! Lei sembra una brava persona, così rovina tutto! Spesso lo dicono anche a me”
 
“È proprio vero” osservò lui con un sospiro.
 
Una coppia composta da padre e figlia attirò la sua attenzione, stavano scattando una foto in un purikura; lui sorrise tristemente a quella visione. Come gli sarebbe piaciuto essere semplicemente un padre con sua figlia. Shan In percepì il suo malessere.
 
“E se facessimo una foto? Così ci esercitiamo a sorridere!”
 
Si precipitarono nella cabina e si piazzarono davanti ai controlli dell'apparecchio con sguardi interrogativi. Nessuno dei due era molto capace, e premettero tutti i pulsanti per attivare l'infernale macchinario, finché la voce preregistrata segnalò loro che la foto era stata scattata. Pochi minuti dopo, infatti, le istantanee uscirono; entrambi avevano una faccia buffa.
 
Ma contava poco la qualità della foto, la cosa più importante era immortalare quel momento che rovesciò il cuore dell'uomo, il quale pianse amaramente.
 
* * * * * * * * * *
 
Alle 19 in punto il signor Chin stava accompagnando Kaori al molo, a bordo della petroliera dove si svolgeva la cerimonia. Il signor Li accolse calorosamente la giovane donna che dimostrava un'eleganza discreta; si ritirò poi nella sua cabina per meditare pochi istanti prima della cerimonia. L'abito nero dal taglio semplice stretto in vita rivelava la bellezza naturale di Kaori. Quel vestito era, tuttavia, nascosto in fondo al suo armadio; l'ultima volta che le era servito era stato per il funerale di suo fratello Hideyuki.
 
Kaori aveva avvertito una fitta al cuore mentre lo indossava ancora una volta e, di fronte allo specchio, aveva scrutato l'abito che l'aveva accompagnata nell'ultimo addio a suo fratello.
Aveva chiuso gli occhi a quell'oscuro pensiero e le lacrime le avevano rigato di nuovo le guance. All'improvviso aveva sentito lo spettro di un braccio familiare circondarle la vita e tenerla stretta; Ryo era lì, come sempre. Allora lui aveva saputo sostenerla e confortarla; lei era stata forte, senza piangere né urlare, soltanto per lui, perché anche lui aveva sofferto per la perdita del suo amico.
Kaori non aveva osato aprire gli occhi per scoprire che era solo la sua immaginazione a giocarle un brutto scherzo. Quando aveva cercato persino di sfiorare il suo avambraccio, una corrente d'aria aveva preso quel posto.
 
La tristezza che ancora le invadeva il cuore al ricordo doloroso seguito alla scomparsa di suo fratello la riempiva di una malinconia ancora molto presente; eppure erano già passati dieci anni. Dieci lunghi anni da quando era stata separata dal suo amato fratello.
 
“Signorina Makimura!” la interruppe il ciambellano. “La cerimonia sta per iniziare”
 
Kaori sospirò lasciando che la sua malinconia svanisse in quel soffio pesante, poi si accigliò notando l'assenza di parenti o amici.
 
“Non c'è nessun altro?” chiese.
 
“No, era la volontà del defunto. Solo la famiglia è riunita per rendere un ultimo omaggio...e disperdere le sue ceneri in mare”
 
Kaori seguì il vecchio in silenzio e si avvicinò alla ringhiera dove si trovava il signor Li, che silenziosamente teneva con presa salda l'urna funeraria.
 
* * * * * * * * * *
 
Shan In e Ryo salirono sulla nave; lo sweeper lasciò la ragazza sul ponte e si unì all'amico in lutto. Il padrino si era ritirato in una cabina per contemplare una foto del suo passato che mostrava una giovane donna e i due fratelli; perso nei suoi pensieri, non sentì l'amico entrare.
 
“Ho bussato, ma...”
 
“Perdonami se vi ho fatto aspettare”
 
“Assomiglia davvero a Shan In!” disse Ryo, sorridendo con compiacenza, “Quella è sua madre...tua moglie?”
 
Il signor Li gli confidò che suo fratello, impicciandosi negli affari suoi, gli aveva fatto capire che se abbandonava sua moglie, lui si sarebbe preso la responsabilità di confortarla, il tutto con l'ovvia intenzione di farlo reagire. In quel momento, preso dalla furia, il signor Li gli aveva spaccato la faccia. A terra e ferito, Chien Da gli aveva detto:
 
“Dalle un figlio!”
 
Il padrino non poté contenere il suo dolore e pianse.
 
“Avevi bisogno di uno come lui al tuo fianco” sospirò Ryo. “Senza Chien Da...Shan In non sarebbe qui!”
 
Sola sul ponte, Shan In cominciava a trovare l'attesa e perdeva la pazienza; il ciambellano le si avvicinò.
 
“La cerimonia sta per iniziare”
 
I due uomini tornarono sul ponte, il signor Li si avvicinò alla ringhiera e, prendendo una manciata delle ceneri, lasciò che la polvere grigia volasse via al vento per scomparire nel fondo del mare. Ryo ne prese a sua volta un po' e la porse a Shan In.
 
“Un po' di dolcezza femminile non può che fare piacere a un uomo”
 
La giovane donna, lasciando scappare la sottile polvere, provò una strana sensazione, quasi di dolore. Le lacrime del padrino scorrevano con ancora più forza; sua figlia, senza saperlo, salutava lo zio, il suo secondo padre. Anche il ciambellano era molto commosso.
 
“Sono sicuro...che il maestro Chien Da è felice!” singhiozzò.
 
“Solo per stasera...verserò lacrime come tutti gli esseri umani...solo stasera...” sussurrò Li con voce tremante.
 
A cerimonia conclusa, Shan In e Ryo salirono su una barca che li riportò sulla terraferma e gli occhi della giovane donna si posarono sulla petroliera.
 
* * * * * * * * * *
 
Kaori usciva da quella cerimonia più turbata di quanto avrebbe potuto pensare; la polvere grigia che era filtrata dalle dita pochi minuti prima era solo un'altra vita che scorreva via. Non sapeva se fosse per la tristezza dell'atmosfera, ma si sentiva davvero male, sola, abbandonata...era perché non aveva Ryo al suo fianco? In ogni momento triste della sua esistenza, lui l'abbracciava e trovava le parole giuste per calmarla. Ma ora lui non c'era e lei era disperatamente sola; nella barchetta che la riportava alla banchina, fissava la grande nave.
 
“Se la morte venisse a cercare me prima di te, Ryo, vorrei essere sepolta accanto a mio fratello” sussurrò.
 
Una leggera brezza le passò tra i capelli.
 
“Pensa a vivere...”
 
I suoi occhi si spalancarono per lo stupore e lei si bloccò; il suo cuore batteva all'impazzata. Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
 
* * * * * * * * * *
 
“Se dovessi morire...vorrei che gettassi le mie ceneri in mare. Non so fin quando vivrò, ma il giorno in cui morirò...vorrei la persona che mi è più cara...papà Ryo, verrai a dirmi addio?” chiese Shan In con tono improvvisamente triste.
 
“A che serve pensare a cose così lontane? Pensa prima a come vuoi vivere oggi” sorrise lui. “Bene...dovremmo rientrare a casa e riposarci”
 
“A casa...?”
 
“Casa nostra!” le disse Ryo con un occhiolino complice.
 
* * * * * * * * * *
 
Kaori si voltò di scatto e la figura imponente dal sorriso affascinante svanì nella luce della luna e lei fece un cenno come per salutare:
 
“Vivrò per te!” disse singhiozzando e posandosi la mano tremante davanti alla bocca per attenuare il pianto.
 
Le lacrime scorrevano sulle sue guance, brillando come piccole stelle.
 
Anche lontano da lei, Ryo avvertiva la sua angoscia e aveva trovato un modo per tornare a trovarla e dimostrarle la sua perenne presenza al suo fianco.
 
 
 
*cabina per fototessere
 
Un mio piccolo appunto personale: se sono passati 10 anni dalla morte di Hideyuki, significa che Kaori ha 30 anni e avrebbe atteso ben 4 anni dalla fine del manga prima che Ryo facesse qualcosa...ecco, non lo ritengo per niente plausibile XDD credo che l'autrice in alcuni casi non abbia tenuto bene conto delle date...

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Capitolo 21
*** 21. Un proiettile vagante ***


 
Determinata a ricostituire il tandem City Hunter anche se per il momento era da sola, Kaori si allenava diligentemente con Mick. I suoi progressi erano considerevoli, i suoi colpi più precisi, anche se non cercava di mirare ai punti vitali della sagoma. Non era sua intenzione. Ma avrebbe potuto agire così per sempre, evitando quel temuto esito?
 
Mick osservava attentamente la linea di tiro della giovane donna e ammirava il suo atteggiamento fiducioso. Fissava con sguardo professionale la mano che deviava deliberatamente il colpo, solo per 'ferire' la sagoma invece di ucciderla. Appoggiato al muro e osservando l'evoluzione della futura sweeper, Mick si raddrizzò in silenzio; i suoi occhi si fecero cupi e duri al tempo stesso, l'espressione da professionista velava i suoi begli occhi azzurri.
 
“Basta giocare adesso!” esclamò, mettendosi accanto alla sua allieva e posandole una mano sulla spalla.
 
Kaori, sbattendo le palpebre per lo stupore, lo fissò:
 
“Te ne esci spesso con riflessioni così?” insorse.
 
Lui non rispose, attraversò il poligono e andò a posizionarsi accanto alla sagoma inerte.
 
“Vedremo se le mie lezioni avranno dato i loro frutti!” gridò con fermezza, bloccandosi e ficcandosi le mani nelle tasche.
 
“Cosa fai lì?” gli chiese.
 
“Spara su di me!” fece lui con aria naturale.
 
“Cosa...ma sei malato?” gridò lei.
 
“Spara sopra la mia spalla e colpisci il bersaglio!” le ordinò.
 
“Ma...”
 
“Non discutere e obbedisci!” sbottò lui.
 
“Ma io...potrei ucciderti...” gemette lei.
 
“Verrai a portarmi i fiori sulla tomba e proclamerai il tuo amore segreto per me!” disse Mick mimando un bacio immaginario, muovendo le labbra.
 
Una libellula rimbalzò sulla testa della giovane donna.
 
“Ah, è così!” disse, riprendendosi.
 
Kaori si riposizionò.
 
“Non so se non ti colpirò apposta!” sorrise lei diabolicamente.
 
Gocce di sudore imperlavano la fronte di Mick che iniziò ad agitare freneticamente le mani per protestare.
 
“Pensa che renderai orfano qualcuno!” rise nervosamente.
 
Kaori sospirò.
 
-Chi avrebbe mai pensato che un giorno Mick sarebbe diventato padre?- pensò, contenendo una risata inevitabile.
 
“Posso sapere cosa ti fa ridere?” si indignò lui.
 
“Oh niente...” fece lei, alzando le spalle.
 
“Allora concentrati!” aggiunse Mick con voce dolce ma ferma.
 
Kaori lo mirò, caricò il cane e si appoggiò sulle gambe per attutire il rinculo.
 
“Sgombra tutto ciò che c'è intorno a te...ascolta solo la mia voce...regola la mira...e spara...spara”
 
Kaori premette vigorosamente il grilletto, la denotazione risuonò improvvisamente nel seminterrato. Il tempo sembrò rallentare: il cannone fumante rilasciò un proiettile. Compiendo circonvoluzioni, attraversò gradualmente l'aria. Kaori, angosciata, chiuse gli occhi e sentì il cuore balzarle energicamente in petto. Con attenzione, riaprì un occhio, poi l'altro, temendo il verdetto...un puntino fumante era disegnato sopra la spalla di Mick.
 
Kaori fissò l'alone e fu avvolta da un immenso orgoglio, poi saltò felicemente:
 
“Ce l'ho fatta!” gridò, trepidante.
 
Un secondo colpo partì, rimbalzando sulle pareti della stanza, fermandosi nella luce al neon appena sopra la testa dell'americano. Per l'emozione lui cadde su un fianco, scuotendo nervosamente una gamba e serrando le dita, con una smorfia; Kaori si precipitò verso di lui.
 
“Stai bene, Mick?” si preoccupò, inginocchiandosi accanto a lui e posandogli una spalla, questa volta facendo attenzione a disarmare il cane.
 
“Vuoi la mia morte!” gridò lui, sedendosi a gambe incrociate e mettendo le braccia in conserte, imbronciato. “Questa è la ricompensa per averti addestrato”
 
Lei lo baciò dolcemente sulla guancia.
 
“Mi dispiace” balbettò.
 
L'americano, non perdendo lo spirito, si voltò rapidamente e prese le mani della giovane donna tra le sue.
 
“Baciami qui!” incitò indicandosi le labbra e chiudendo gli occhi.
 
Apparve subito un implacabile martello che si abbatté sulla testa del biondino.
 
“Questa è la mia risposta!” fulminò lei, girandosi sui tacchi. “Ma grazie lo stesso per il tuo aiuto” disse sorridendo.
 
Come una saetta, lui si raddrizzò e andò a piazzarsi accanto a lei.
 
“Di niente, mia bella! Sarà sempre un piacere per me aiutarti” disse baciandole la mano.
 
La reazione fu immediata, il rossore prese possesso degli zigomi della giovane donna e Mick sorrise vittoriosamente.
 
“Devo lasciarti, Kazue mi aspetta!” gridò mentre usciva, “Bye bye!”
 
Kaori tornò in sé.
 
“Non finisce qui, ma devo andare a trovare Ryo” sorrise.
 
Corse su per le scale, fece velocemente la doccia, infilò la pistola nella borsetta e uscì di corsa dall'appartamento, balzando sulla sua piccola Fiat.
 
Sulla strada verso l'ospedale, si mise a sognare ad occhi aperti: come al solito, un ingorgo bloccava il traffico. Il padrino era partito da soli tre giorni eppure Kaori provava un'inquietante tristezza; pur conoscendolo solo da quando Ryo era in coma, si era affezionato a quel vecchio solitario. La loro tristezza comune aveva rafforzato i legami di una strana coppia che qualsiasi cosa avrebbe differenziato in tempi normali.
 
Persa nei suoi pensieri, continuò ad avanzare e finalmente raggiunse l'ospedale; varcò la soglia e, guidata dai suoi passi, arrivò alla stanza del suo amato. Entrò come al solito con cautela, come per non svegliare una persona addormentata, e cosa non avrebbe dato perché succedesse. Si sedette piano sulla sua solita sedia e prese la mano di Ryo, che accarezzò lentamente; un sospiro le sfuggì dalle labbra e le sue spalle si abbassarono.
 
Anche i due colossi che facevano da guardia davanti alla camera dovevano essersene andati per seguire il loro capo. Ora che l'assenza del signor Li era ben reale, Kaori improvvisamente temette per la sicurezza di Ryo; la presenza di due guardie del corpo non aveva fatto che attirare l'attenzione sull'identità del paziente. Doveva essere trasferito in un luogo più sicuro dove solo le persone più vicine avrebbero potuto avere accesso, mantenendo le cure adeguate.
 
“Ma certo...il Doc!” esclamò.
 
Baciò furtivamente Ryo sulla fronte.
 
“Ti proteggerò come hai fatto in tutti questi anni con me!” sorrise, sistemando qualche ciocca scura.
 
Afferrò velocemente la sua borsa e si sistemò la tracolla sulla spalla, poi corse fuori.
 
Una donna, in piedi e in posizione ritirata, guardò la figura della partner di City Hunter che si allontanava. Come una ladra, entrò di nascosto nell'ospedale per raggiungere la camera di Ryo Saeba. In silenzio, si sedette accanto a lui; non osava toccarlo per paura di provocare un'altra catastrofe, ma era davvero lei la causa? Abbassando vergognosamente la testa, sussurrò:
 
“Perdonami per tutto questo, Ryo...”
 
Kaori camminava con passo accelerato per le strade affollate; non prestava attenzione al mondo intorno a lei. Tutto ciò che le importava era fare qualsiasi cosa per proteggere il suo amore da un potenziale aggressore e per quello doveva chiedere l'aiuto di Doc affinché lo accogliesse nella sua clinica. Determinata, entrò in un vicolo per prendere una scorciatoia, ma andò a sbattere contro un delinquente che l'afferrò rapidamente per il polso.
 
“Ehi! Potresti guardare dove vai!” abbaiò.
 
“Mi scusi!” fece lei confusa, allontanandosi frettolosamente e massaggiandosi il polso dolorante.
 
“Ma cosa vedo, una bella pollastrella!” aggiunse lui con un sorriso malsano.
 
L'uomo avanzò pericolosamente verso di lei; Kaori iniziò a tremare di paura.
 
-Mantieni il sangue freddo, idiota!- si infuriò. “Ho fretta, mi scusi!” balbettò, passando accanto all'individuo.
 
Lui la prese di nuovo per il braccio.
 
“Cosa c'è? Non vado abbastanza bene per te!” ringhiò lui.
 
Lei lo respinse brutalmente; l'uomo, stufo, tirò fuori un coltello.
 
“Allora è così che vuoi giocare?” ruggì avvicinandosi lentamente, con un ghigno collerico sulle labbra.
 
Sbrigandosi, Kaori toccò la borsetta e riuscì a recuperare la pistola, poi la puntò contro l'aggressore.
 
“Stai indietro...altrimenti non esiterò a sparare!” gridò con voce tremante, tentando, per quanto poteva, di riprendere il controllo.
 
L'uomo, più che risoluto, rise beffardamente quando notò la paura della sua vittima.
 
“Lo vedremo!” gridò, precipitandosi su Kaori.
 
Una detonazione risuonò nel vicolo deserto.
 
In ospedale, il monitoraggio di Ryo si imbizzarrì.

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Capitolo 22
*** 22. Sotto shock ***


Con la pistola in mano dal cannone fumante, una Kaori spaventata, tremante ma fiduciosa puntava ancora l'arma sull'energumeno. Quest'ultimo si accasciò terrorizzato, fissando con occhi sporgenti la giovane donna di fronte a lui. Il proiettile, che gli aveva solo graffiato la guancia, lasciò sgorgare alcune gocce di sangue, traccia di quanto il passaggio fosse stato vicino. Indietreggiò a tentoni e, come uno scarafaggio, strisciò sul pavimento, poi scomparve dietro un angolo senza attendere.
 
Kaori aveva sparato, sparato a un uomo...ma non era ferita, almeno non fisicamente.
 
A poco a poco, le palpitazioni cardiache di Ryo si calmarono per trovare un ritmo tranquillo e regolare. Gli infermieri, notando il ritorno alla normalità, non prestarono molta attenzione a quel turbamento, perché le persone in coma facevano sogni che poi si traducevano nel tumulto dei dispositivi elettronici.
 
Con il cuore che batteva all'impazzata, Kaori abbassò gradualmente la guardia e ripose la pistola nella borsa, poi barcollò all'indietro, appoggiandosi contro una parete.
 
Erano già le 18, non sapeva per quanto tempo aveva camminato; non sapeva nemmeno più dove fosse. I suoi passi l'avevano condotta casualmente per le strade della grande città che si incupivano con il passare delle ore. Con sguardo vacuo, alzò la testa per osservare i dintorni e riprendere la sua marcia vagabonda, poi, pochi istanti dopo, raggiunse finalmente la clinica di Doc. automaticamente aprì la porta e camminò con l'andatura di un funambolo lungo il corridoio. Ancora vacillante per quell'alterco, non sentì la voce di Tomo.
 
“Kaori...Kaori...”
 
“Ehm, sì!” disse lei come uscendo da un sogno.
 
“Che ci fai qui?” chiese l'infermiera.
 
“Sono venuta a vedere Doc” balbettò.
 
“Aspettami qui, vado a chiamarlo”
 
Tomo fu sul punto di andarsene poi, accigliata, la scrutò. L'espressione strana della giovane donna la preoccupava.
 
“Tutto bene?” chiese.
 
“Sì, sì” disse Kaori sorridendo.
 
Tomo scomparve all'angolo di un corridoio; Kaori, con la punta delle dita, afferrò lo schienale di una sedia dove cadde pesantemente con un sospiro, un sospiro che proveniva dalle sue viscere, dal suo cuore. Si chinò e si appoggiò sulle cosce, tenendo la testa tra le mani.
 
“Kaori!”
 
Lei sussultò, l'ometto di mezza età era al suo fianco e posò una mano amichevole sulla spalla della giovane donna.
 
“Non stai bene? Sei molto pallida!”
 
“Sì, sì...solo un po' di stanchezza!” soffiò. “Ma non è per questo che sono venuta; volevo chiederle un favore!” dichiarò, riprendendosi.
 
“Andiamo nel mio studio, staremo meglio lì” disse lui mostrandole la strada.
 
Kaori si alzò lentamente e lo seguì; presero posto nel piccolo studio e Doc si sistemò dietro la sua scrivania, incrociando le braccia.
 
“Forza, ti ascolto” disse con voce dolce.
 
Durante una lunga conversazione, Kaori gli spiegò gli ultimi esiti sulla salute di Ryo e soprattutto le proprie paure per quanto riguardava la sua sicurezza. Ascoltando con attenzione il discorso della giovane donna e annuendo, Doc si strofinò il mento.
 
“Devo prima parlare con il medico che si sta occupando di lui...”
 
Kaori balzò dalla sedia come un pupazzo che saltava fuori dalla scatola.
 
“Andiamo, non perdiamo tempo inutilmente!” esclamò, trascinandosi dietro l'uomo.
 
Tornando all'ospedale di Shinjuku, Kaori, insieme a Doc, si diresse verso l'accoglienza. L'anziano si piegò in due, posandosi le mani sulle cosce per riprendere fiato mentre Kaori si rivolgeva all'addetta alla reception.
 
“Salve signorina, vorremmo vedere il dottor Takamoto” chiese gentilmente.
 
“Per quale motivo?” chiese l'altra senza nemmeno alzare lo sguardo verso il suo interlocutore.
 
“Per il paziente della stanza 412...”
 
“Ah, il signor Saeba!” la interruppe la donna alzando la testa, improvvisamente tutta un sorriso.
 
“Sì, infatti!” balbettò Kaori sorpresa. Cominciava a innervosirsi e a vedere rosso. “Anche privo di sensi, gioca a fare il casanova” borbottò.
 
“Aspetti in sala d'attesa, lo mando a chiamare” aggiunse gentilmente indicando con la mano le sedie apposite.
 
Kaori e Doc obbedirono.
 
“Sono tutti così amichevoli in questo ospedale?” chiese l'uomo.
 
“Sì certo, lei non ha avuto a che fare con la vecchia strega che mi ha accolto per il parto di Miki!” si arrabbiò, cercando di contenersi mentre ricordava quell'episodio.
 
Qualche istante più tardi un uomo alto sulla cinquantina, con i baffi, gli occhi scuri e occhiali piccoli si avvicinò:
 
“Salve signorina, cosa posso fare per lei?” chiese con un sorriso che rivelò denti ingialliti.
 
“Beh...”
 
“Vorrei parlare con lei dello stato di salute del signor Saeba” intervenne Doc.
 
I due uomini di scienza e Kaori si ritirarono nello studio del dottor Takamoto; una figura femminile ne approfittò per squagliarsela ma la familiarità della sua aura catturò l'attenzione di Kaori che la intravide.
 
“Saeko!” si stupì.
 
Corse per assicurarsi che fosse proprio lei, ma se n'era già andata.
 
Alzando le spalle e pensando che fosse un'allucinazione, raggiunse i due medici; il dottore aprì il grande cassetto in metallo e tirò fuori un fascicolo in cartone contenente la cartella clinica dello sweeper. Si sedette mentre fissava Kaori con aria strana, lei rabbrividì. Lesse coscienziosamente gli ultimi rapporti e, al termine delle elaborate discussioni con il suo collega, disse:
 
“Sono d'accordo, ma...”
 
Il cuore di Kaori le si strinse nel petto.
 
“...voglio sottoporlo ad altri esami prima di lasciarlo uscire”
 
Alzò i suoi occhietti furbi sulla giovane donna:
 
“Li farà anche lei, signorina. Ha una brutta cera, la mia coscienza professionale mi obbliga. Il letto vicino a quello del suo fidanzato è libero, quindi vi metteremo nella stessa stanza”
 
Kaori volle protestare, ma non sarebbe servito a nulla, quindi si rassegnò. Era un balsamo al cuore pensare che finalmente si sarebbe ritrovata con Ryo.
 
“Credo che io e Ryo passeremo la notte insieme” sussurrò. A quella riflessione, si mise ad arrossire.
 
* * * * * * * * * *
 
Shan In stava trascorrendo la sua prima notte nell'appartamento di City Hunter; con naturalezza, Ryo l'aveva sistemata nella stanza di Kaori. Quella piccola camera sembrava essere l'unica a 'vivere', era l'unico luogo in cui il calore di una strana sensazione riempiva l'atmosfera. Quell'autra spettrale che regnava in ogni angolo della stanza sembrava voler persistere in modo da non essere mai dimenticata. Shan In si sentiva soffocare in quel nuovo ambiente, non che quelle emozioni non le piacessero, ma le nuove sensazioni aggiunte la turbavano ed era ovvio che cercasse conforto nel suo protettore, suo padre.
 
Il giorno dopo Saeko, preoccupata per la bella adolescente, andò al Cat's Eye per avere conferma dei suoi timori.
 
“Dov'è Glass Heart?” si seccò.
 
“Il suo nome è Shan In e vive con suo padre, il signor Saeba, l'ha adottata proprio come il signor Falcon ha fatto con me!” intervenne Shin Hon.
 
Quest'ultimo ricevette un colpo di vassoio da parte di Umibozu, stampandovi la forma del suo viso per la violenza della botta.
 
“Ti ho solo assunto!” si arrabbiò.
 
“Ma allora vivono insieme!” fece Saeko. Si precipitò verso la porta e come un tornado la attraversò, facendo tintinnare il campanello.
 
* * * * * * * * * *
 
L'ospedale era silenzioso, i primi bagliori della notte illuminavano il cielo, le luci negli appartamenti sbocciarono su ogni lato della città. Kaori sospirò soddisfatta e si voltò verso la figura sdraiata, poi vi si avvicinò lentamente. Sorrise quando vide i suoi lineamenti ammorbiditi.
 
“Sembra che tu stia dormendo!” disse, sfiorandogli il viso.
 
Kaori decise a malincuore di mettersi nel suo letto.
 
“Buonanotte!” aggiunse, tirando su le coperte.
 
Si addormentò pacificamente; i suoi sogni furono dolci e confortanti. La vicinanza del suo partner influiva; per la prima volta dopo più di un mese, Kaori era rilassata e il suo respiro regolare rifletteva il suo sonno privo di frustrazioni o incubi. Ryo era lì...
 
* * * * * * * * * *
 
Saeko si presentò nell'appartamento e corse nella stanza di Ryo, come una furia:
 
“Dov'è Glass Heart?” gridò alla forma umana camuffata sotto la trapunta.
 
“Lasciami dormire...deve essere di là!” grugnì lui con voce confusa, indicando una direzione indefinita.
 
“Ryo!” urlò lei, togliendogli la coperta energicamente.
 
Il suo sguardo si bloccò sulla palla umana raggomitolata su se stessa che non aveva trovato pace se non al fianco di suo padre.
 
“A-Shan!” sussurrò lui sorpreso.
 
* * * * * * * * * *
 
Nelle prime ore del mattino, Kaori si stiracchiò a lungo; era rilassata, serena ma all'improvviso le sembrava di essere stretta nel suo letto. Aprì gli occhi con difficoltà, appoggiandosi su una mano per mettersi a sedere.
 
“Ma cosa...?” balbettò.
 
Con occhi spalancati, esaminò il proprio letto...non era il suo, ma quello di Ryo!
 
Per essere sicura della sua deduzione, confusa com'era, lanciò un'occhiata al letto vicino: arrossendo eccessivamente per la prossimità con il suo partner, si separò rapidamente, facendola cadere dal letto.
 
“Ahia!” gemette, massaggiandosi il sedere.
 
In quel momento un'infermiera entrò nella stanza.
 
“Buongiorno signora! Ha dormito bene?”
 
“Ehm, sì...sì!” dichiarò lei arrossendo.
 
“Anche il suo fidanzato deve aver apprezzato” sorrise l'altra.
 
Kaori, aggrottando le sopracciglia, guardò Ryo: un ampio sorriso era disegnato sulle sue labbra.
 
L'infermiera spiegò poi i vari esami a cui il suo partner sarebbe stato sottoposto: elettrocardiogramma, encefalogramma, esami del sangue...quanto a lei, un semplice esame della pressione e del sangue, per il quale fece una smorfia anticipatamente.
 
* * * * * * * * * *
 
Nella clinica di Doc, Shan In arrivò per i suoi controlli settimanali per il trapianto di cuore, tutto era in ordine ma la giovane era in ansia. Se lei poteva morire in qualsiasi momento, perché suo padre avrebbe dovuto essere risparmiato dalla Mietitrice? Voleva che la scienza le togliesse i dubbi e, per essere sicura che Ryo avrebbe accettato, lo minacciò dicendo che avrebbe smesso di prendere gli immunosoppressori e le visite da Doc. Lui aveva solo potuto cedere a quel 'ricatto' per paura di perdere di nuovo Kaori e la loro figlia. Doc chiese comunque delle spiegazioni.
 
“Shan In! Perché hai chiesto a Ryo di fare un esame completo?”
 
Shan In rispose:
 
* * *
 
“Ryo morirà prima di me?”
 
* * *
 
Le parole erano uscite naturalmente dalla bocca di Kaori, persino sorpresa di averle pronunciate. Perché una simile domanda? Era vero che lo stress legato agli esami non aiutava; si trovava sola nella stanza, ma un'ansia sorda aveva le aveva fatto esprimere ad alta voce le sue paure nascoste.
 
* * * * * * * *
 
Dopo essere passato al Cat's Eye per rimpinzarsi, Ryo si presentò nella sala degli esami.
 
“Salve Doc! Hai i miei esiti, dimmi tutto!” esclamò come un ebete.
 
Dopo il riepilogo dei vari esami, risultò che tutto andava per il meglio, aveva ancora una forma impressionante. Durante la visualizzazione della radiografia allo stomaco, si notò una macchia:
 
“È cancro!” fece Ryo.
 
“Ma no, triplo idiota!” gridò Doc, lanciandogli il taccuino sulla testa.
 
Il suo mokkori non era riuscito a rimanere inattivo davanti all'occasione di farsi vedere.
 
“Allora sei tranquilla, Shan In?” chiese Ryo, sorridendo.
 
La giovane, avendo avuto risposta alle sue angosce, aveva approfittato del piccolo battibecco per sgattaiolare e andare al Cat's Eye per bere un buon caffè e ritrovare quindi una dimensione di normalità. Il Doc confidò allora a Ryo la paura della ragazza.
 
“Allora era così!” sospirò lui sorridendo.
 
Doc continuò con l'analisi degli esiti di Shan In.
 
“No, è impossibile!” esclamò. “Gli antigeni di istocompatibilità di Shan In e Kaori sono così affini che è come se fossero identici! La probabilità che i gruppi HLA* siano compatibili è una su diverse migliaia!” si sbalordì.
 
“Intendi dire che Shan In e Kaori sono quasi...uguali?” chiese Ryo.
 
Doc e Ryo si recarono al Cat's Eye per annunciare la buona notizia a Shan In, il medico dettagliò i risultati.
 
“Una miracolosa istocompatibilità? Ma cosa significa?” si preoccupò la giovane.
 
“Non dovrai prendere così tanti immunosoppressori per evitare il rigetto. In altre parole, non dovrai quasi preoccuparti degli effetti collaterali degli immunosoppressori” la rassicurò Doc. “Il rischio di infezioni o lesioni è ridotto”
 
“Per quanto tempo potrei vivere allora?” chiese la ragazza.
 
“Solo Dio lo sa” aggiunse teneramente Doc.
 
“Quindi vivrò più a lungo di papà Ryo?”
 
“Diciamo che le tue possibilità sono aumentate” dichiarò lui.
 
Shan In sentì il cuore batterle forte in petto.
 
“Kaori! Grazie, Kaori! Vivi in me il più a lungo possibile” sussurrò, posandosi teneramente le mani sul petto.
 
“D'accordo, ma...A-Shan, io sono super resistente! In nessun modo ti renderò infelice morendo prima di te” fece Ryo con un occhiolino complice.
 
“Sì, ma io...non ti farei mai subire la peggiore disgrazia per un genitore!” dichiarò lei gettandogli le braccia al collo.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo era rientrato dagli esami da un po' ormai; Kaori, tenendogli la mano, temeva la prognosi del dottore che avrebbe potuto rifiutare l'uscita dello sweeper. Le porta si aprì sull'uomo vestito di bianco preceduto dal loro amico dalla corporatura più minuta; i loro atteggiamenti così seri non erano di buon auspicio. Kaori, il cui cuore batteva forte, istintivamente si portò la mano inerte al petto, in attesa del verdetto. I due medici guardarono insieme la giovane donna ansiosa. Il dottor Takamoto prese la parola:
 
“Per prima cosa parleremo di lei, signorina. È in mancanza di ferro e magnesio, cosa che le provoca una stanchezza generale, le ho preparato una ricetta per rimediare, ma deve anche dormire per riprendersi completamente. In ogni caso è in buona salute. Quanto al suo amico...”
 
Kaori strinse la mano indifesa.
 
“I risultati sono molto incoraggianti nonostante il signor Saeba sia in coma, quindi posso autorizzare la sua uscita” confermò.
 
Kaori sentì le lacrime scorrerle selvaggiamente sulle guance e si gettò sull'uomo addormentato.
 
“Potrò vegliare su di te d'ora in poi, non ci separeremo mai più!” singhiozzò, soffocando i pianti nel suo collo.
 
 
 
*Human Leukocyte Antigen, cioè antigeni leucocitari umani.

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Capitolo 23
*** 23. I legami del cuore, 1° parte ***


Kaori seguì i due medici che uscirono dalla stanza per occuparsi delle pratiche per le dimissioni di Ryo; Doc si eclissò qualche istante per fare una telefonata, poi i due si diressero nello studio. Il dottor Takamoto afferrò i moduli ed ebbe inizio la lunga serie di firme da apporre in fondo ai documenti.
 
Dopo un quarto d'ora e alcune raccomandazioni a Kaori affinché riposasse oltre che i consueti saluti, si separarono. Quando i due uomini tornarono nella stanza di Ryo, la giovane donna fu attirata dalla risatina dell'addetta alla reception e da una voce familiare; si voltò e vide un uomo biondo vestito tutto di bianco, appoggiato sul bancone, dicendo sciocchezzuole alla donna. Strinse gli occhi come per osservarlo meglio:
 
“Mick?” chiese.
 
La sua voce fece girare il seduttore e un sorriso libidinoso apparve sulle sue labbra.
 
“Buongiorno mia cara!” gridò librandosi in un incredibile volo prima di essere schiacciato miseramente da un bel colpo di martello.
 
“Che ci fai qui? E vestito così per di più?” fece lui.
 
“Anch'io sono felice di vederti, amore mio!” finse lui di offendersi, spolverandosi la divisa.
 
“Scusami! Ma perché sei qui?” insistette lei, accigliandosi.
 
“Non lo vedi! Sono un paramedico!” disse, indicando con orgoglio il suo badge.
 
Una libellula passò sopra la testa di Kaori.
 
“Paramedico!” esclamò sorpresa.
 
Lui le piazzò una mano sulla bocca.
 
“Ssh! Abbassa la voce! Mi farai notare!”
 
Fece un sorriso più simile a una smorfia ai presenti che li fissavano.
 
“Va tutto bene, la divisa fa sempre il suo effetto!”
 
Lei lo guardò con aria di disapprovazione mentre gli scostava la mano.
 
“Sei venuto fino a qui per andare a caccia di nuove conquiste!” ringhiò.
 
Mick cadde all'indietro, poi si rialzò ridendo nervosamente.
 
“Ma no! Farò da autista al tuo caro Ryo!” borbottò. Quelle ultime parole fecero arrossire gli zigomi della giovane donna. “Avanti, per chi mi hai preso?” fece lui.
 
“Devo davvero rispondere?” chiese lei sorridendo, mettendosi i pugni sui fianchi.
 
“Sono un incompreso!” piagnucolò lui.
 
Kaori non ebbe il tempo di rispondere che una barella con su Ryo si stava dirigendo verso di loro; Mick, con aria sconfitta, guardò il suo compare inerme. Era la prima volta dall'incidente che lo rivedeva: una strana apprensione gli aveva impedito di tornare. Fissò Kaori che, naturalmente, sorrideva angelicamente mentre accarezzava la guancia dell'uomo che amava.
 
Mick afferrò la barella e un colosso scese dal vicolo che era stato predisposto.
 
“Falcon?”
 
Il gigante sorrise e aiutò l'americano a issare la barella sull'ambulanza. Mick sistemò lo specchietto retrovisore guardando furtivamente il suo amico privo di sensi; mise in moto facendo un cenno alla giovane donna per rassicurarla. Fissò per alcuni minuti l'ambulanza che si allontanava, poi si voltò nervosamente verso la reception:
 
“Come farò per le fatture?” si preoccupò.
 
Si appoggiò al bancone chiedendo il 'conto'; l'addetta pigiò sulla sua tastiera.
 
“È tutto a posto” affermò.
 
“Ci dev'essere un errore!” si stupì Kaori.
 
“No, sono sicura...sì, in effetti...”
 
Kaori strinse i denti aspettando la cifra esorbitante, ma la donna le porse una busta.
 
“Dovevo darle questa dopo l'uscita del signor Saeba!”
 
Kaori prese la lettera, sbattendo le palpebre per la meraviglia.
 
 
In un edificio di New York, una bella giornalista di ritorno da un reportage di tre mesi a Cuba si lasciava cadere pesantemente sulla sua poltrona, sospirando. Si raddrizzò, poi esaminò il plico di buste che si stava accumulando sulla sua scrivania; una lunga lettera bianca attirò la sua attenzione: Commissariato di Shinjuku, Tokyo.
 
Accigliandosi, improvvisamente si raddrizzò per cercare il dannato tagliacarte che non riusciva a recuperare. Trovato l'ambito oggetto, nascosto sotto le scartoffie, tagliò la busta che risaliva a ormai un mese prima.
 
“Chi può essere?” sussurrò.
 
Il sigillo ufficiale della polizia aumentò le sue paure; afferrando nervosamente il foglio iniziò a leggere, con angoscia e ad alta voce, le poche righe:
 
'Signorina Tachiki,
 
ci tenevo ad avvertirla che Ryo Saeba è stato vittima di un incidente...è in coma'
 
“In coma!” sbottò, cedendo sulla grande poltrona in pelle. Riprese a leggere senza indugio:
 
'Le sue condizioni sono molto preoccupanti, temo per la sua partner e con la presente vorrei chiedere il suo sostegno verso quest'ultima che ha grande necessità. Le scrivo con il sigillo di una lettera ufficiale per essere sicura che la ricezione avvenga con successo. Perdoni la mia insistenza, ma le circostanze sono serie.
 
Cordiali saluti
 
Tenente Nogami Saeko.'
 
“Oh mio dio, signor Saeba!” gemette, “mia povera Kaori, cos'è successo in questo mese?!”
 
Scosse la testa per riprendersi.
 
“Asaya!” esclamò.
 
“Sì, signorina Tachiki!” intervenne l'assistente, sbucando con la testa attraverso la porta, la mano sulla maniglia.
 
“Mi prenoti urgentemente un biglietto aereo per Tokyo!”
 
“Certo, signorina!” fece la giovane donna, precipitandosi alla sua scrivania e afferrando il telefono.
 
Mentre la sua assistente si occupava del biglietto, Sayuri recuperò il passaporto e le chiavi per andare al suo appartamento a tutta velocità per prendere dei vestiti di ricambio.
 
A passo svelto, si diresse dalla sua assistente e afferrò al volo il foglietto dove era scritto il codice di prenotazione del biglietto.
 
“L'aereo decolla tra tre ore!” esclamò l'assistente.
 
“Grazie, Asaya!” disse lei, scomparendo dietro le porte metalliche dell'ascensore.
 
Al volante del suo piccolo Maggiolino Volkswagen, Sayuri si diresse al suo appartamento; appena arrivata, balzò giù dal veicolo e corse in casa. Gettando alcuni vestiti in una piccola valigia, dedicò qualche secondo di attenzione alla foto di un giovane uomo biondo, che afferrò freneticamente e si strinse al petto con un sorriso. Esitò, poi la fece scivolare in mezzo alla biancheria che finì di ammucchiare nel bagaglio. Pochi minuti dopo, infilò frettolosamente la valigia nel bagagliaio della macchina e si precipitò in aeroporto.
 
Correndo svelta verso la biglietteria, recuperò il biglietto e fece imbarcare la valigia; Sayuri crollò letteralmente su una sedia mentre attendeva il suo volo.
 
“Se lo avessi saputo, sarei arrivata prima! Perdonami, Kaori...”
 
Un paio d'ore dopo, sul volo per Tokyo, l'elegante donna d'affari seduta verso il finestrino guardava con aria sognante i grattacieli che stava per lasciare.
 
“Sto arrivando, Kaori!” esclamò stringendo nervosamente le dita sui pantaloni del suo tailleur scuro.
 
 
Seduta nella sua macchina, Kaori leggeva attentamente la lettera lasciata per lei alla reception:
 
'Signorina Makimura,
 
per amicizia nei confronti del signor Saeba e per l'affetto verso di lei, saldo il mio debito con City Hunter pagando le fatture del suo ricovero in ospedale. So che è qualcosa di puramente materiale, ma non sono abituato a dimostrare i miei sentimenti. Ho provato un tale rimorso per averla lasciata così al suo dolore; mi è sembrato di separarmi da mia figlia una seconda volta.'
 
Un sorriso triste apparve sulle labbra della giovane donna.
 
'Ho trovato solo questo modo per esserle di sostegno. Mi perdoni, insieme alla mia goffaggine, e soprattutto mantenga la speranza.
 
Abbia cura di sé.
 
Con affetto,
 
Signor Li.'
 
Piccole lacrime si formarono agli angoli dei suoi occhi.
 
“Grazie signor Li!” sussurrò, stringendo la lettera al cuore.
 
* * * * * * * * * *
 
Ryo tornò con nostalgia alla stazione di Shinjuku insieme a Saeko, e quale non fu la sua sorpresa nel vedere una nuova lavagna, molto più imponente ma soprattutto più visibile della precedente. Sorrise.
 
“Sono troppo vecchio per tutto questo!” sospirò divertito.
 
“Ma è l'unica cosa che sai fare, no? E comunque hai già il tuo primo cliente!” intervenne la Nogami.
 
Lui lesse quello che vi era scritto:
 
'Sii un buon padre, Saeba! Signor Li'
 
Con tono rassegnato, aggiunse:
 
“Accetto, ma sono sicuro che tutti abbiano dimenticato questo affare...ho una condizione...cambiatela con una lavagna normale...”
 
* * * * * * * * * *
 
Quando arrivarono da Doc, i due uomini non ebbero problemi a portare il loro amico nel nuovo letto; Kaori non tardò ad arrivare. Falcon scomparve per andare a parcheggiare mentre Tomo preparava le medicine per il nuovo arrivato. Nella penombra della camera da letto, appoggiato al muro e con le braccia incrociate sul petto, Mick fissava l'uomo inerme:
 
“Lo stallone di Shinjuku!” sorrise malinconicamente.
 
Con nostalgia, ripensò alle serate passate a bere, alle sciocche gare che si lanciavano, del tipo quanti whisky avrebbero bevuto in un'ora o quante conquiste avrebbero avuto nel corso di una serata. Con la mascella serrata, Mick si infuriò:
 
“Perché diavolo non ti svegli?!” sbottò, colpendo il muro.
 
Fece un passo avanti e, appoggiandosi al letto, sussurrò:
 
“Pensa al dolore che stai infliggendo a Kaori, egoista!”
 
Indietreggiò, come se si aspettasse una reazione, poi tornò in avanti ma più bruscamente.
 
“Se non ti svegli, penserò io a consolare la tua Kaori!” sorrise maliziosamente.
 
Un grido risuonò nella stanza; in corridoio Kaori, che portava due tazze di caffè, aumentò il passo, quasi correndo. Sulla soglia, si bloccò alla vista della scena: Mick cercava di liberarsi della presa di Ryo.
 
Come al rallentatore, i bicchieri di cartone scivolarono tra le sue dita per finire la loro corsa esplodendo a terra.
 
“Ryo!” sussurrò, spalancando gli occhi.

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Capitolo 24
*** 24. I legami del cuore, 2° parte ***


Kaori corse presso il letto e cercò di fare in modo che Ryo lasciasse la presa ma invano, lui stringeva saldamente.
 
“Ryo! Lascialo!” pregò.
 
Obbedendo, le dita di lui si aprirono liberando la mano che stava schiacciando; Mick indietreggiò, massaggiandosi la mano dolorante. Kaori guardò con aria disperata il suo amore; il suo sguardo, offuscato dalla tristezza e poi dalla rabbia, si posò sull'americano:
 
“Cosa gli hai fatto per farlo reagire così?!” sbottò la donna.
 
Mick notò il turbamento nell'espressione di lei e, tentando di alleggerire l'atmosfera, disse:
 
“Stavo solo scherzando dicendogli che se non si fosse svegliato presto, avrei pensato io a consolarti...”
 
Appena terminata la frase, si beccò uno schiaffone.
 
“Perché dici queste sciocchezze?!” si infuriò con le lacrime agli occhi.
 
Anche Mick si sentì invadere dalla rabbia e dalla sofferenza; afferrò la giovane donna per i polsi mentre lei era sul punto di schiaffeggiarlo di nuovo, sull'onda del dispiacere.
 
“Kaori! Da quando Ryo è in coma, tu non vivi più per te stessa ma solo per lui! E non parlo per gelosia, sto solo esprimendo la preoccupazione che tutti i tuoi amici hanno per te. Se continui così, Kaori, ti ammalerai, e a cosa servirebbe?” aggiunse, indicando il suo compare con un cenno del mento.
 
Kaori lanciò uno sguardo protettivo al suo partner prima di scoppiare in lacrime tra le braccia dell'americano.
 
“Perdonami, Mick!” singhiozzò.
 
“Ssh, va tutto bene!” disse lui piano, accarezzando i capelli di Kaori che tremava per il dolore.
 
Tomo, attirata dalle voci alte, si avvicinò silenziosamente allo sweeper privo di sensi, controllando le sue costanti vitali:
 
“Allora, Tomo?” balbettò Kaori, la voce tremula mentre cercava di ritrovare la calma.
 
L'infermiera non osava rispondere a quella domanda; come poteva darle una tale notizia e così far svanire di nuovo le sue speranze...
 
* * * * * * * * * *
 
Stringendo rabbiosamente le lenzuola, Ryo saltò nel letto:
 
“Perché adesso sto sentendo Mick?” disse in un sospiro, grattandosi la testa.
 
Fissò la sua mano che sembrava essersi chiusa su qualcosa di molto reale. Provò una strana sensazione di rabbia, una collera incommensurabile, quasi gelosia; scosse la testa per riprendersi. Si guardò intorno, la sua camera immersa nel buio rivelava le prime ore del giorno; osservò la sveglia.
 
“Le quattro!” soffiò.
 
Si sdraiò di nuovo.
 
“Non è l'ora per mettersi a riflettere!” sospirò.
 
Si stese e si addormentò senza indugio.
 
La mattina dopo, Ryo sembrava sempre più turbato dalle 'voci' che sentiva. La dolce litania di Kaori gli riempiva il cuore di gioia seguita però da un'irreparabile tristezza, una mancanza, un abbandono che lo destabilizzava profondamente. Con quello stato d'animo si recò al Cat's Eye e andò ad accomodarsi da solo al bancone; Miki fu sorpresa di quell'atteggiamento troppo calmo per i suoi gusti.
 
-Dov'è il volo da pervertito, il bacio infiammato che chiede non appena entra di solito?- pensò.
 
La sua espressione stanca e la sua aria assente mostravano il turbamento dello sweeper, Miki non poteva lasciarlo così sprofondato in quel silenzio pesante.
 
“Buongiorno Ryo!” intonò.
 
“Buongiorno” borbottò lui fissando il bancone.
 
“Oggi non sembra andare alla grande!” si preoccupò.
 
“Sì, sì...va tutto bene...”

Ryo non ebbe il tempo di aggiungere altro che il suo compare americano varcò la soglia e in uno slancio da maniaco per raggiungere la giovane donna, si ritrovò con la testa incastrata in un vassoio di acciaio inossidabile, omaggio di Umibozu.
 
“Se è così che saluti i clienti, non c'è da stupirsi che tutti scappino!” fece il biondino, sistemandosi.
 
A quella riflessione, gli occhi fissi sulla tazza che Miki gli aveva appena servito, Ryo fece un ampio sorriso continuando a mescolare il suo caffè; Miki lo notò e aggiunse:
 
“Ah, è bello vederti sorridere!” ammise felicemente.
 
Mick lanciò uno sguardo preoccupato allo sweeper.
 
“Qualcosa non va, Ryo? Hai davvero una brutta cera, sai!”
 
Con tono di falsa disapprovazione, Ryo disse senza nemmeno guardarlo:
 
“Se tu pensi che sia facile dormire bene quando si sente la voce di un uomo nei propri sogni, e per di più, è la tua...” fece indicandolo. “Penso che sia sufficiente per provocare incubi” terminò con tono allegro, rivolgendo un sorriso all'americano.
 
Mick, con una smorfia, si finse commosso da quell'affermazione e piagnucolò:
 
“Mi ami così tanto da avermi anche nei tuoi pensieri più intimi!”
 
Uno sciame di corvi svolazzò per tutto il locale.
 
“Ma sei impazzito!” gridò Ryo sbattendo forte il pugno sul povero bancone. “Non ho mai detto questo!”
 
“Dai, non essere timido!” esclamò Mick ondeggiando verso di lui con la bocca a cuore. “Un tempo siamo stati molto in confidenza!” gridò con gli occhi luccicanti.
 
“Piantala con i tuoi deliri! Cosa penseranno tutti con queste allusioni!”
 
“Ti dico io cosa ne penso!” fece Falcon con aria indifferente.
 
“Ah, è così!” fulminò Ryo.
 
I suoi occhi si incupirono e la sua mano si posò sulla Python.
 
“Mick, hai osato mettere in dubbio la virilità dello stallone di Shinjuku! Ora assaggerai la mia Magnum...”
 
“È una proposta?” chiese Mick con aria effeminata.
 
Ryo, così come tutti i presenti, cadde all'indietro.
 
“Ti ucciderò, Angel!”
 
L'americano si mise a correre, inseguito da un irato Ryo con la pistola in mano.
 
* * * * * * * * * *
 
“Semplici riflessi muscolari...mi dispiace, Kaori” rispose tristemente Tomo.
 
La giovane donna si separò dall'amichevole abbraccio di Mick; con la punta delle dita si asciugò le lacrime che le solcavano le guance.
 
“Forza, vai a dormire” sorrise lui compassionevole. “Rimango io a vegliare su di lui; forse fino a quel momento lo avrò talmente infastidito che si sveglierà per cambiarmi i connotati” disse con un occhiolino complice.
 
Kaori si avvicinò lentamente e lo baciò sulla guancia, confusa.
 
“Grazie Mick. Sei davvero un amico” aggiunse con un sorriso più sofferente che radioso.
 
Stava per abbassarsi a ripulire il disordine provocato dal caffè sparso, ma Tomo la dissuase e la incitò ad andare a letto. Kaori la ringraziò con un breve sorriso, poi si infilò nel corridoio, abbassando la testa e trascinando i piedi.
 
“Eppure la coincidenza legata alle parole di Mick è troppo palese per non essere reale...ahi!”
 
Mentre rifletteva, colpì frontalmente una colossale massa di muscoli. Kaori si strofinò la fronte, trasalendo, poi alzò lentamente la testa al viso dai lineamenti impressionanti.
 
“Perdonami Falcon, non guardavo dove stavo andando”
 
“Non è niente...nemmeno io stavo prestando attenzione...” disse, arrossendo confuso.
 
Lei si tormentò le dita e abbassò di nuovo il capo, mordendosi il labbro inferiore.
 
“Ho dimenticato di ringraziarti per il tuo aiuto con Ryo” balbettò arrossendo.
 
Si alzò in punta di piedi per baciare il gigante che divenne rosso come una peonia e il fumo gli uscì dalle orecchie.
 
“Non c'è di che!”
 
Lei riprese la sua lenta camminata.
 
“Aspetta, Kaori!”
 
“Sì?” si sorprese lei.
 
“Torni a casa?”
 
“Sì!”
 
“Aspettami...saluto Mick e Ryo e ti raggiungo”
 
Kaori fissò teneramente la massa imponente che si allontanava con passo svelto.
 
“Grazie a tutti per esserci per noi” sussurrò.
 
Pochi minuti dopo, Falcon ricomparve e seguì Kaori sulla piccola Fiat.
 
Umibozu si mise al volante; Kaori, persa nei suoi pensieri, con la fronte appoggiata al finestrino, fissava le luci della città che a turno si accendevano. Nell'abitacolo regnava un silenzio rilassante.
 
Al loro arrivo, Falcon percepì una presenza; la gentilezza e la dolcezza che quella persona emanava non rappresentava alcuna ostilità, ma ciò che lo turbava era la somiglianza con l'aura di Kaori. La figura femminile dai capelli corti, seduta sulla sua valigia, aspettava pazientemente il ritorno della giovane sweeper; una nuova cliente?
 
Falcon sorrise e giunse alla conclusione:
 
-È tornata la signorina Tachiki-
 
Kaori scese dall'auto e Falcon la parcheggiò nel garage sotterraneo per concedere alle due donne un po' di privacy; quando Sayuri vide sua sorella, si alzò esitante, poi iniziò a correre e si gettò tra le braccia della giovane, stringendola forte contro di sé.
 
“Kaori, mi perdoni per non essere venuta prima!” singhiozzò.
 
 
“Non è niente, non è niente” sussurrò Kaori.
 
Sayuri Tachiki immerse lo sguardo in quello dell'altra; vi vide tanta tristezza ma anche dolcezza e la sua eterna bontà. Era lì per confortarla ma in quel momento i ruoli si erano invertiti.
 
“Ha tagliato i capelli” fece Kaori, accarezzando i capelli accorciati.
 
“Sì” disse Sayuri con orgoglio, asciugandosi le lacrime, “Ho seguito il suo consiglio...bisogna avere vestiti pratici per il lavoro. E visto che ora mi occupo essenzialmente di reportage, ho scelto la comodità”
 
Kaori aveva uno strano luccichio negli occhi mentre osservava la giovane donna di fronte a sé, provando un affetto senza fallo.
 
Falcon emerse dal sottosuolo.
 
“Kaori, vienici a trovare uno di questi giorni...a Miki farà piacere!”
 
Lei si voltò e gli rivolse uno dei suoi più bei sorrisi:
 
“Ne sarei felicissima ed è passato tanto tempo da quando ho visto Shin Hon...sono una madrina indegna!” aggiunse abbassando il capo.
 
L'uomo le si avvicinò e le posò una mano amica sulla spalla.
 
“Non preoccuparti, lui non se la prende” dichiarò con voce quasi sommessa.
 
Lei sorrise nuovamente.
 
“Grazie Falcon!”
 
Lui diventò rosso scarlatto e trovò la scusa di dover tornare da Miki per andarsene.
 
Sayuri osservò teneramente il quadretto rappresentato da quell'uomo forte e dall'esile giovane donna legati da un'amicizia certa.
 
“Dai, saliamo” disse Kaori, “Deve essere stanca per il viaggio”
 
Afferrò la valigia e insieme salirono su per le scale.
 
Il cuore di Kaori traboccava di gioia per quella visita inaspettata.
 
“Ryo...Sayuri è tornata in Giappone! Vorrà ancora allontanarmi da te?” mormorò, chiudendo la porta dell'appartamento, prima di raggiungere con entusiasmo la sua ospite.
 
Nella sua stanza, Ryo, turbato dal ritorno di Sayuri, vide riaffiorare i ricordi di una certa giovane donna alla ricerca della sorella: Kaori.
 
* * * * * * * * * *
 
Falcon stava rimettendo le stoviglie sugli scaffali quando avvertì un'area sconcertante.
 
“Shin Hon!”
 
“Sì?”
 
“È Shan In che si trova davanti al locale da un po'?” chiese.
 
Shin Hon si raddrizzò e fissò la sagoma che si muoveva avanti e indietro davanti al Cat's Eye senza osare entrare nel caffè.
 
“No, non è Shan In! È una donna...”
 
Falcon, di schiena, aveva smesso di riordinare; finalmente la donna decise di entrare.
 
“Posso...”
 
“Kaori!” dissero i due uomini insieme.
 
“Voi conoscete mia sorella!” si rallegrò lei.
 
La giovane donna prese posto in fondo alla sala, in attesa di un uomo dalla professione nota; quest'ultimo avrebbe saputo dirle dov'era sua sorella. Era pervasa da un'immensa gioia ma da un'angoscia terribile; in qualche istante, avrebbe potuto trovare sua sorella, scomparsa più di vent'anni prima.
 
Nel cortile esterno del caffè, i due sweeper parlavano:
 
“Sua sorella...”
 
“Così ha detto lei! All'inizio ho creduto che fosse Shan In...non avrei mai immaginato che potesse esserci un'altra persona dall'aura così simile a quella di Kaori...”
 
Ryo sembrava intrigato da quella rivelazione; i sensi di Falcon erano irreprensibili.
 
“Mi ricorda la prima volta che Shan In è entrata nel mio locale...se è vero che questa donna è davvero...”
 
“Non ha senso procrastinare!” lo interruppe Ryo. “Vado a vederla”
 
Con queste parole, Ryo entrò nel locale; doveva fare chiarezza su quelle asserzioni. Quando la vide si bloccò, a pochi passi da lei.
 
“È lei la cliente che sta cercando sua sorella?”
 
“Lei è City Hunter?” chiese la giovane donna, impaziente.
 
-È vero che le assomiglia!- pensò tristemente. “Sua sorella si chiama Kaori...Kaori Makimura?” chiese per semplice formalità.
 
L'emozione invase subito la giovane donna.
 
“Lo sapevo...” ammise con le lacrime agli occhi. “Mia sorella...è con lei...”
 
-Non sa che sua sorella è morta- concluse lui automaticamente.
 
L'entusiasmo della donna la fece balzare dalla panchetta e si aggrappò alle braccia dello sweeper.
 
“Mia sorella! Kaori...mi porti da lei! La prego!” lo supplicò.
 
Ryo doveva confessarle la verità anche se le avrebbe causato un immenso dolore e, lentamente, la fece sedere:
 
“Kaori...”
 
Non sapeva come dare la notizia.
 
“Kaori è morta” ammise infine.
 
Sconvolta, la giovane donna si bloccò; pietrificata dall'orribile notizia, le sue ricerche l'avevano portata sulla strada giusta, ma sfortunatamente troppo tardi.
 
Ryo la accompagnò al suo appartamento per parlare con più calma; la giovane donna si affidò totalmente a lui. A causa di un difficile divorzio, le due sorelle erano state separate; essendo molto piccola all'epoca degli eventi, Sayuri aveva inizialmente pensato, quando tornava con la mente alla sua sorellina, di essersela immaginata, mentre nel corso degli anni i suoi ricordi svanivano. Sua madre le aveva confermato l'implausibilità di un simile ricordo, ma in punto di morte, e forse anche per rimorso, alla fine le aveva confessato la verità.
 
“L'unico ricordo che avevo della mia sorellina era la dolce carezza della sua mano sulla mia. Sono stata felicissima di scoprire che non era solo un cattivo scherzo della mia mente! Ma sono arrivata troppo tardi...” singhiozzò.
 
Ryo le mostrò i luoghi in cui sua sorella aveva vissuto e implicitamente la guidò nella stanza di Kaori. Nel frattempo, giunse Shan In con passo sostenuto.
 
“Che ci fai nella mia stanza papà?” disse, avanzando verso di lui. “Ah! Hai visite...”
 
Un'aura omicida si impossessò improvvisamente della stanza.
 
“Si è già fatto un'amante! E l'ha fatta sistemare nella stanza di mia sorella!”
 
Senza dargli la minima possibilità di spiegarsi, un gigantesco martello si abbatté sulla testa del povero Ryo.
 
“Sono proprio sorelle...non si assomigliano solo per il viso...” mormorò lui.
 
“Mamma Kaori!” fece la ragazza.
 
“Mamma Kaori?” si sorprese Sayuri.
 
“È la figlia di Kaori! Per essere più precisi, il suo cuore vive in lei! Shan In...ha ricevuto il cuore di Kaori tramite trapianto” disse Ryo in tono triste e dolce al tempo stesso.
 
Di fronte a quella confessione sconvolgente, Sayuri iniziò a sentirsi male; con il cuore che batteva all'impazzata, guardò attentamente la giovane ragazza. Anche se la morte le aveva separate, le due sorelle si ritrovavano faccia a faccia.
 
* * * * * * * * * *
 
Le due giovani donne erano felici, il cuore di Kaori sembrava più sereno nonostante la tristezza interiore che la consumava. Non voleva in alcun modo rompere quel momento unico in compagnia di Sayuri con cui si sentiva particolarmente vicina e trovava in lei il conforto di cui aveva bisogno. La giovane donna voleva rendere visita a Ryo, Kaori aveva accettato ma non sarebbero andate prima del giorno dopo. La mattinata trascorse ad alta velocità tra i pettegolezzi delle due e le varie avventure della giovane giornalista. Kaori ammirava la determinazione e l'intelligenza dell'altra; i suoi occhi si illuminarono mentre i racconti rocamboleschi della sua interlocutrice si susseguivano.
 
Dopo una buona colazione e un caffè per finire, Kaori, come al solito, lavò i piatti e ripose le tazze, notando quella di Ryo. La prese con delicatezza, fissando la smorfia buffa del suo partner. Con la punta delle dita sfiorò la caricatura come per impregnare maggiormente ogni contorno nella sua memoria, ogni centimetro quadrato che la immergeva irrimediabilmente nel ricordo doloroso di una separazione mentale che la torturava. Un sorriso triste le sollevò timidamente gli angoli della bocca, poi con un sospiro finalmente posò l'oggetto. Un po' cupa, Kaori represse la sua malinconia e raggiunse Sayuri che si era sistemata in salotto secondo le sue raccomandazioni, in quanto la donna voleva aiutarla con il suo lavoro.
 
“Prima di andare da Ryo, passeremo a guardare la lavagna...”
 
“La lavagna?” la interruppe Sayuri sorpresa.
 
“Sì! Ci sono ancora persone che hanno bisogno di City Hunter, nonostante l'assenza di Ryo!” sorrise. “A volte siamo la loro ultima speranza!”
 
Sayuri impallidì e un'espressione spaventata apparve sul suo volto fino a qualche minuto prima sorridente.
 
“Non può fare la sweeper!” sbottò furiosamente.
 
Kaori la fissò, ma comprendeva bene le sue motivazioni, tuttavia non le avrebbe permesso di interferire nei suoi progetti in quel modo.
 
“È troppo pericoloso; il signor Saeba non c'è più per vegliare su di lei. Non può correre tanti rischi”
 
“Devo portare a termine le missioni che mi vengono affidate” scattò Kaori esasperata. “Non devo fallire nel mio lavoro...e poi...si è preoccupata della mia opinione prima d'ora? Non credo. Andrò avanti con la mia vita come ritengo opportuno! E non ritornerò sulla mia decisione!”
 
I toni cominciavano ad aumentare tra le due sorelle che si sfidavano con lo sguardo.
 
“Non lo tollererò mai! È impensabile che lei un giorno possa uccidere!”
 
“Sono la partner di City Hunter e devo assumermi la responsabilità della mia scelta, ora più che mai!” gridò, colpendo con decisione il piccolo telecomando lì vicino.
 
“È impossibile! Lei non avrebbe mai dovuto appartenere a questo universo; come ha potuto il signor Saeba lasciarle un tale fardello? Non appena tutto sarà finito, la porterò via da tutto questo. Lontano dalla morte e dalla paura, lontano da questo mondo oscuro e devastante!”
 
“Forse ho diritto di dire la mia, intende ascoltarmi o di prendere la decisione per me!”
 
Sayuri ebbe improvvisamente paura di capire.
 
“Non ho bisogno di essere accudita, lo sono stata abbastanza per tanti anni. Quello di cui ho bisogno è una confidente, ho bisogno di...mia sorella!” balbettò accasciandosi sul divano, coprendosi con le mani gli occhi che fecero cadere alcune lacrime. “Perché è così difficile da capire?” singhiozzò.
 
Sayuri si bloccò, allora Kaori aveva scoperto tutto. Pietrificata, non sapeva più cosa fare ma la sua sorellina aveva bisogno del suo sostegno, del suo amore per superare quel momento così doloroso, quindi finì per sedersi al suo fianco e abbracciarla teneramente, cullandola.
 
“Mi perdoni per tutte le bugie, Kaori, pensavo non sapesse la verità. Ho pensato che così sarebbe stato più facile separarci!”
 
“Non è così” aggiunse l'altra, allontanandosi per guardarla dritta negli occhi, con disapprovazione. “E basta darci del lei, siamo sorelle, non più estranee. Perché tu e Ryo mi avete mentito? Pensavate che fossi troppo stupida per capire?!”
 
“No, non è così...volevamo proteggerti!”
 
“Basta! Sono stufa!” urlò Kaori, alzandosi di scatto, il viso annegato di lacrime. “Non sono fatta di cristallo! Sono una donna...una donna adulta che prende le sue decisioni e se ne assume le responsabilità! Dovete mettervelo in testa, dannazione! Anche Ryo, mi ha nascosto tante cose per lunghi anni, per proteggermi. Il risultato è che ora che mi concede il suo amore, è in coma e combatte contro la morte ogni giorno! Lo amo così tanto che non potrei vivere senza di lui...”
 
Le lacrime che scorrevano dai suoi grandi occhi nocciola venivano a morire agli angoli delle sue labbra. La rabbia e la confusione prendevano il sopravvento sulla tristezza.
 
“Perché non vi prendete il tempo di consultarmi prima di prendere decisioni per me?! Sembro così stupida?”
 
“Non abbiamo mai avuto cattive intenzioni...”
 
“Il risultato è esattamente l'opposto!” gridò Kaori, tremando eccessivamente.
 
“Calmati, Kaori! Sei sull'orlo di un esaurimento nervoso!” disse preoccupata, avvicinandosi a lei.
 
“E allora! Anche per questo devo chiedere il permesso...”
 
Sayuri, rattristata dalle condizioni di sua sorella, si avventò su di lei e le rifilò uno schiaffo magistrale che fece raddoppiare le lacrime di Kaori. Con la mano sulla guancia arrossata, Kaori lanciò un'occhiataccia alla sorella; paralizzata dal suo gesto, Sayuri si avvicinò per scusarsi ma Kaori, ferita nell'orgoglio, se ne andò sbattendo la porta. Con gli occhi annebbiati di lacrime, camminò senza meta per le strade della città affollata, avendo un disperato bisogno di stare da sola.
 
Sayuri, immobile in mezzo al salotto, iniziò a singhiozzare a sua volta.
 
“Riprenditi Sayuri!”
 
Bruscamente, afferrò la sua borsa; aveva dei conti da chiarire con Ryo.
 
Con passo deciso, Sayuri si recò alla clinica e verso la stanza dello sweeper il cui numero aveva chiesto a Tomo, la quale lo aveva fornito senza riluttanza, totalmente sorpresa dalla somiglianza con la partner di City Hunter.
 
Furiosamente, la donna aprì la porta; la stanza dava la sensazione di essere totalmente piena, al centro c'era un letto dove un uomo riposava. Camminò timidamente verso il paziente, malgrado fosse privo di sensi Ryo emanava ancora un carisma impressionante, poi afferrò una sedia che avvicinò con cautela al suo capezzale.
 
“Ti rendi conto che vuole prendere il tuo posto e fare la sweeper!” disse, stringendo leggermente le dita sull'avambraccio dell'uomo. “Come pensi di proteggerla adesso?”

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Capitolo 25
*** 25. I legami del cuore, 3° parte ***


Lacrime scendevano lungo le guance della giovane donna che fissava l'uomo addormentato.
 
* * * * * * * * * *
 
Sayuri era rimasta profondamente turbata nell'apprendere che il cuore di Kaori 'viveva' nel corpo di un'adolescente di nome Shan In, ma aveva bisogno di sapere se Kaori era stata felice e se lo era anche la giovane. Dunque Sayuri aveva deciso di trascorrere una giornata con la 'figlia' di sua sorella per capire il suo passato e la sua vita precedente. Così si mise a seguire, senza dire una parole, i due sweeper che erano stati chiamati per una missione.
 
I tre salirono sul tetto di un edificio nel cuore della notte, dopo brevi raccomandazioni tra Ryo e Shan In, l'uomo scomparve e Sayuri fissò la porta chiusa. Shan In porse un binocolo alla giovane giornalista.
 
“Se vuole vedere cosa facciamo qui, allora guardi là!”
 
Shan In tirò poi fuori un fucile di precisione e prese la mira.
 
Sayuri si paralizzò a quella visione, dunque erano sicari a pagamento, la ragazza abbatté a sangue freddo un uomo. Sayuri osservò attraverso il binocolo la sagoma panciuta che si accasciava pesantemente di fronte agli sguardi attoniti degli uomini intorno a lui. Dopo un po' l'uomo ferito si alzò, indossava un giubbotto antiproiettile e la tasca di emoglobina era solo un'esca per rendere verosimile la sua morte.
 
Il nuovo cliente era un uomo stanco della sua vita di yakuza ed era stata inscenata la sua morte in modo che potesse vivere con suo figlio come meglio riteneva opportuno. Sayuri si sentì travolgere da una rabbia crescente.
 
“Come può fare questo a sua figlia?” sbottò quando rivide Ryo.
 
“La mia vista peggiora con l'età, mentre la mira di Shan In...” si giustificò Ryo timidamente.
 
“Non sto parlando di questo! Invece di mandarla a scuola, le fa fare il lavoro della yakuza!” gridò con furore. All'improvviso Sayuri ebbe un pensiero orribile che le passò per la mente.
 
“Sono sicura che costringeva Kaori a fare lo stesso! L'ha trascinata nel suo mondo!” si infuriò.
 
“Ho cominciato a fare questo lavoro per proteggere la felicità di Kaori!”
 
“Come osa?” protestò lei.
 
Intravide lo sguardo dolce e triste di Ryo.
 
“Ora lo sto facendo per Shan In” sorrise teneramente.
 
Lei rimase senza parole a quella dichiarazione persino imbarazzata.
 
-Non è una scusa!- pensò. -Devo sapere se mia sorella era felice, così come sua figlia! Devo giudicare da sola per un po' di tempo- concluse mentalmente.
 
* * *
 
- Una settimana!-

* * *

“La prima volta ho concesso una settimana per convincermi della felicità di mia sorella” confessò Sayuri, stringendo leggermente le dita sull'avambraccio inerme dello sweeper. “Me l'hai saputo dimostrare benissimo!” sorrise. “Ma cosa ne sarà di lei se tu sei in coma e lei è in questa città senza fede né legge? Come pensi di proteggerla adesso?” gemette.

I passi casuali di Kaori l'avevano portata al cimitero; il suo cuore aveva bisogno di confidarsi con qualcuno che c'era sempre stato per ascoltare i suoi tristi sfoghi. Hideyuki era l'unica persona che ascoltava e non giudicava; aveva sempre saputo consolare i suoi dispiaceri come aveva fatto Ryo in seguito. Ma oggi nessuno dei due era lì per abbracciarla e confortarla con voce bassa e rassicurante. Con passo lento e quasi incerto, arrivò al punto con le lettere d'oro che indicavano il luogo di riposo di suo fratello. Si sedette con cautela sulla lapide, poi si sdraiò delicatamente, accarezzando il marmo freddo che sapeva comunque ben confortarla.
 
“Perché la vita non è la stessa di quando eravamo bambini?”

Travolta dalla stanchezza accumulata in quei giorni e dalle forti emozioni evacuate, si addormentò in quel luogo insolito e una lacrima concluse il suo percorso sul marmo grigio dove la perla di sale si insinuò nella doratura ben nota.

* * * * * * * * * *
 
Sayuri seguiva ogni gesto e mossa di Shan In, così le due si diressero verso la lavagna dei messaggi. In un discorso intento a essere persuasivo, la giornalista cercava di convincere Shan In a lasciare quella vita, quella città che era solo dannosa per la sua mente e la sua salute.
 
“Andiamo via, non ci sono clienti oggi” ammise sollevata.
 
Sayuri diede inizio ad un un monologo sui motivi che avevano spinto la giovane donna a esercitare una tale professione e sulle sue condizioni di vita anormali per una persona della sua età. Shan In non stava ascoltando; la ragazza, in trance, iniziò a scrivere sulla lavagna.
 
'Papà, torna a casa presto!'
 
Sayuri bloccò il suo slancio.
 
“Shan In!”
 
“Eh?”
 
“Cosa stai scrivendo?”
 
La sweeper guardò le parole sulla lavagna come se non le avesse mai viste, eppure era proprio la sua mano quella che aveva tracciato ogni lettera sulla base di ardesia.
 
“Quando era piccola...mamma Kaori...veniva ad aspettare suo padre che non rientrava a casa. Non era in grado di accettare la realtà della sua morte...quindi veniva qui...ogni giorno. Pensava che se lo avesse aspettato, avrebbe visto suo padre passare sotto il portico della metropolitana”
 
“A-Shan...?”
 
“Rimaneva qui per ore fin quando lo zio Hideyuki non veniva a cercarla...”
 
Quando Kaori spariva, Hideyuki sapeva molto bene dove trovare la sua sorellina: alla stazione di Shinjuku, presso la lavagna dei messaggi. Purtroppo, la bambina andava in quel luogo con la speranza di vedere suo padre tornare. Kaori aveva sentito a scuola che la lavagna era magica e vi si recava ritualmente per lasciare il suo messaggio. Chiunque vi scrivesse un messaggio avrebbe avuto la possibilità di vedere il proprio desiderio realizzarsi. Aveva chiesto a sua fratello se era vero, anche se indubbiamente conosceva la risposta, ma Hideyuki non aveva saputo come annunciarle la triste notizia e rompere così tutte le sue speranze. Con grande tristezza, alla fine lei aveva affrontato la realtà: la morte del padre.
 
Crescendo, Kaori non si era mai separata da Hideyuki; finite le lezioni, andava immancabilmente al commissariato per aspettare la fine del turno di suo fratello, mentre faceva coscienziosamente i suoi compiti.
 
Quando lui la guardava malinconico, a volte pensava al suo primo incontro con la ragazzina, quando era ancora piccola. Aveva promesso di prendersi cura di quella bambina e che l'avrebbe considerata sua sorella. Niente e nessuno le avrebbe fatto del male.
 
Qualche anno dopo Hideyuki aveva trovato suo padre morto, disteso nella polvere; quel giorno, pazzo di rabbia, aveva giurato di non diventare mai come suo padre: un poliziotto.
 
Mentre la sua collera scoppiava, aveva udito il vagito di un bambino; aveva sollevato il corpo senza vita di suo padre che stava proteggendo un bambino piccolo. Era una neonata che suo padre aveva protetto a rischio della vita.*
 
Sayuri sapeva che i sentimenti e le emozioni rivelate derivavano dall'amore della sua sorellina. Aveva vissuto un'infanzia felice anche se quelle persone non erano realmente la sua famiglia. Kaori aveva amato con grande tenerezza quell'uomo: Hideyuki Makimura, suo fratello.
 
Nel corso delle ore, Shan In presentò il quartiere così familiare a Kaori e tuttavia sconosciuto per se stessa; mostrò il primo commissariato in cui Hideyuki aveva lavorato e presso il quale Kaori si recava dopo la scuola per fare i compiti. Confessò ironicamente di essersi persa più di una volta e che Ryo aveva sempre saputo come trovarla perché quelli erano i posti in cui sua madre andava spesso o dove aveva vissuto in precedenza.
 
Dopo una faticosa giornata trascorsa a camminare, interruppero la loro passeggiata su un ponte.
 
“Capisco che questo quartiere concentri tutte le emozioni di Kaori...ma A-Shan...”
 
“È stato su questo ponte che zio Hideyuki fu assassinato...era stato lui a creare City Hunter...per proteggere questo quartiere e perché voleva che le persone di questo distretto che amava tanto potessero viverci con il sorriso sulle labbra...papà Ryo accettò questa professione per proteggere lo zio che si stava mettendo in pericolo. Diventò City Hunter in modo che Hideyuki non si facesse male e così mamma Kaori non sarebbe stata triste” confessò Shan In mestamente.
 
“Ma non è riuscito a proteggerlo...nessuno può immaginare la grandezza della sua tristezza e del suo senso di colpa nei confronti della mamma...ma per la morte dello zio, mamma Kaori non ha mai...incolpato Ryo. Piuttosto, ho voluto fermamente continuare il lavoro di mio fratello con lui”
 
Sayuri si bloccò a quelle parole, la voce di Shan In era diventata più matura, più femminile.
 
“Il desiderio di mio fratello era anche il mio...”
 
“A-Shan?”
 
La giovane giornalista si voltò verso la sua interlocutrice che aveva il viso pieno di lacrime.
 
“Succedere a mio fratello, vivere in questo quartiere così pieno di ricordi...restare con Ryo...rimanere in questo quartiere...è tutto per me”
 
L'immagine di Kaori aveva preso il posto di quella di Shan In.
 
“Ka...Kaori!”
 
“Ecco perché non lascerò mai questo quartiere...a prescindere da tutto!” sorrise nonostante le lacrime che continuavano a cadere.
 
La tristezza nel cuore di Kaori aveva preso il sopravvento sulla ragazza per liberare le sue emozioni.
 
Dopo quello sconvolgente incontro con la sorella, le due donne tornarono nell'appartamento di City Hunter; Sayuri dichiarò:
 
* * *
 
“Domani rientro a New York”
 
* * *
 
Durante i vari rimproveri che la giovane giornalista aveva rivolto a Ryo, aveva visto il viso dello sweeper passare dalla tristezza alla gioia, per le parole che diceva a proposito di sua sorella. Anche lontano da Kaori, lui provava ancora quell'amore segreto e il dolore persistente che la donna poteva leggere sui suoi lineamenti tesi. Tenere sua sorella lontana da quel mondo, da quell'ambiente l'avrebbe fatta solo soffrire e soprattutto l'avrebbe separata dall'uomo che amava.
 
“Amerai sempre mia sorella, a prescindere da tutto!” sorrise. “Non l'abbandonare mai o dovrai vedertela con me!” esclamò in tono deciso. “Anch'io ho qualcuno che mi aspetta e non lascerò sfuggire la mia opportunità come ho fatto finora. La vita è troppo breve per divertirsi in questo modo! Grazie, Saeba!” concluse, baciandolo sulla guancia.
 
Poi lasciò la stanza, col cuore più leggero e un sorriso radioso sulle labbra:
 
“Comunque non capisco perché non siate ancora sposati...”
 
Era vero che non lo erano, a causa dell'identità inesistente di lui, ma come avrebbe potuto chiederle la mano mentre già era una cosa enorme dirle che l'amava? Come sarebbe riuscito a intavolare l'argomento? Sarebbe stato romantico, una stanza cosparsa di candele con un dolce sottofondo musicale, un ginocchio a terra mentre le chiedeva solennemente di diventare sua moglie? Non era proprio da lui, più portato per la guerra e la goffaggine...
 
* * * * * * * * * *

Secondo il desiderio di Sayuri, lei e la ragazza dormirono insieme durante la sua ultima notte in Giappone; brandelli della vita della sorella invasero i sogni di Sayuri. Uno strano ricordo di Kaori si dispiegò davanti a una Sayuri in forma spettrale, spettatrice degli eventi; si trovava alla stazione di Shinjuku. Un uomo aveva appena scritto un messaggio alla lavagna. La donna ebbe appena il tempo di intravedere la sua figura.

“Sembra il signor Saeba?”

Pochi istanti dopo, Kaori si recava alla stazione per incontrare un potenziale cliente e il suo desiderio fu esaudito. Ma purtroppo si trattava di UN cliente che fissava un appuntamento al Cat's Eye.

“Un cliente che conosce il Cat's Eye...? È raro”

'XYZ, APPUNTAMENTO AL CAT'S EYE. CI CONTO!'

Kaori si recò dunque sul luogo ed entrò.

“Buongiorno!” esclamò Ryo.

“Ryo, a che stai giocando?” chiese lei.

“Umi-chan mi ha chiesto di rimanere nel locale, è un disastro!”

“Il disastro è per i clienti! Dovranno bere il tuo caffè!”

“Bisognerebbe che ci fossero dei clienti nel bar di quella palla da biliardo!” rise.

In quel preciso momento, Umibozu stava strisciando sull'asfalto per girare il piccolo cartello a indicare che il caffè era chiuso e lasciare totale privacy ai due.
 
Sayuri guardò sbalordita il colosso che le passava accanto e tornava al suo posto.

“Allora, tutto a posto?” chiese Doc.

“Tutta la messa in scena è pronta...ora dipende solo da lui!” dichiarò Falcon.

“Ma...è sicuro? Ryo chiederà a Kaori di sposarlo!” fece Saeko scettica.
 
“Visto com'era paralizzato Ryo quando mi ha chiesto di prestargli il locale, non c'è dubbio! Sarà un bello spettacolo!” sogghignò il gigante.

“Allora era così!” si stupì Sayuri.
 
“Kaori...” iniziò intanto Ryo.

“La lavagna” disse lei mentre beveva il suo caffè.

“Eh?” si bloccò lui. -Ha scoperto tutto!- pensò.
 
“Il cliente di oggi. Hai cercato di incontrarlo prima di me, vero? Hai pensato che forse era una donna e sei riuscito ad arrivare qui prima di me per aspettarla, mi sbaglio?”

Ryo rise nervosamente, per una volta non aveva cattive intenzione.

“Sei sfortunato, è un uomo! Con una grafia così brutta, è sicuro!”

“È così brutta...la grafia?” mormorò lui con una smorfia.
 
“Dicono che la grafia rivela la personalità di un individuo! Quindi probabilmente non è un tipo per bene” esclamò gioiosamente.

“Ce...ce ne mette di tempo questo cliente!” sbottò lui ansiosamente.

“Inizia male!” si disperò Sayuri.
 
Il tempo trascorse poco a poco e finalmente lui riuscì ad affrontare l'argomento.

“Matrimonio?!” chiese Kaori.

Ryo non sapeva come interpretare la sua reazione.

“Ryo, non sapevo nemmeno che desiderassi il matrimonio”
 
“No...beh, è solo un'ipotesi...mi chiedevo solo se c'è una donna sulla terra che vorrebbe sposarmi...” fece nervoso. “Insomma, sai...non ho una nazionalità...non so il mio vero nome...e poi faccio un lavoro illegale...”

“Dopo un'ora stanno ne stanno finalmente parlando!” sospirò Saeko.

“Seriamente! Quel tipo è tutto fumo e niente arrosto!” fulminò Falcon.
 
Il piccolo gruppo stava spiando la coppia attraverso una piccola telecamera nel caffè.
 
“E poi sono incline al mokkori...” rise lui a disagio.
 
“Non c'è possibilità!” sbottò lei. “Non esiste una donna così indulgente!”
 
Ryo cadde letteralmente all'indietro, Kaori non gli rendeva il compito così facile. Ma quanto tempo aveva aspettato lui per dichiararsi? Non era una vendetta ben meritata?
 
“Ah...ah, beh, lo immaginavo...non esiste”
 
Tornò serio, non aveva intenzione di sgonfiarsi così.
 
“A proposito! Tu hai quasi trent'anni!” urlò. “Il tempo vola! La prima volta che ci siamo incontrati tu avevi diciassette anni e io più o meno l'età che hai tu adesso...ma allora si sentiva davvero la differenza di età...ti vedevo solo come una bambina”
 
Una sorda rabbia si impadronì di Kaori mentre le parole arrivavano alle sue orecchie; di chi era la colpa se si trovava in una situazione del genere?

“E allora? Adesso sono una vecchia, vero?!”

“Per niente! Io ho quasi quarant'anni e tu quasi trenta! Alla nostra età, la differenza si sente di meno. E psicologicamente, se io mi tolgo cinque anni e tu ne aggiungi cinque, arriviamo alla stessa età, giusto?”
 
“Qual è il punto? Sei strano oggi, Ryo!”
 
“Te lo spiego! Un uomo di diciassette anni sarebbe solo un ragazzino per te e non potresti mai considerare di sposarlo...”
 
“Niente affatto!” si indignò lei.
 
“Eh?”

“Se ci si ama, la differenza di età non ha importanza”

 
“Ah, è così?”

“È così!” concluse lei. “E allora?”
 
“Allora...beh...è così? Davvero?” rifletté ad alta voce.
 
Kaori lo fissò interrogativamente; Falcon, dall'altra parte dello schermo stava iniziando a perdere la pazienza mentre il Doc si era addormentato.
 
“Quando una donna ha trent'anni...pensa a...”
 
“Mi stai stancando con questa storia dei trent'anni! Trent'anni, trent'anni!” si infuriò Kaori. Lo prese energicamente per il colletto. “Io ho solo ventotto anni! Dove vuoi arrivare?! Stai cercando di dire che sono troppo vecchia per sposarmi, è così?!” si arrabbiò.
 
“Anche tu...vuoi sposarti?” le chiese lui.
 
Le lo lasciò all'improvviso, imbarazzata.
 
“Uh, beh...io, insomma...voglio dire...”
 
Ryo fu colto da preoccupazione.
 
“Non...non dirmi che...sei innamorata di un uomo...? Tu?”

“Sì”
 
Un'orrenda angoscia attanagliò lo sweeper.

“Ah...? E chi è?”

“L'uomo che è sempre...stato con me...per il mio compleanno!”

-Sempre...ma non l'ho mai visto questo tipo?- si inquietò lui mentalmente.
 
“L'uomo che è sempre...”
 
“Sempre...?” mormorò lui.
 
“...è sempre stato presente nei momenti importanti della mia vita...sempre...sempre...”

“Ma chi è questo tizio? Perché non me ne hai mai parlato?!” gridò Ryo pazzo di gelosia.
 
Gli 'spioni' caddero all'indietro di fronte a quell'osservazione: poteva essere così cieco o stupido?
 
“State insieme da così tanto?! E lui ti ha fatto aspettare tutto questo tempo?! Non è un uomo per bene!” si infuriò.
 
“Hai ragione, non è uno per bene...non capisco cosa dica...eppure siamo sempre insieme...” disse lei tristemente.
 
“Ma insomma, chi è questo tizio?!” fulminò lui.
 
“Vuoi obbligarmi...a farmelo dire...?” chiese lei.
 
-Non è possibile...?!- lui improvvisamente capì.
 
“Idiota!” sospirò lei mestamente, alzandosi bruscamente dallo sgabello per andarsene. Ma Ryo fu più rapido e l'afferrò per il polso.
 
“X...XYZ, Kaori!” esclamò. “C'è molta differenza di età tra noi e non sono un uomo per bene...non ho un'identità e non potrò mai sposarti ufficialmente...quindi so che non ho il diritto di chiedertelo...”
 
“Smettila di confondermi!” gridò lei. Si rannicchiò contro di lui.
 
“Kaori...sii la mia compagna per sempre...” le chiese teneramente.
 
Lei arrossì, il suo cuore accelerò.
 
“Queste parole...le ho aspettate da tutta la vita...”
 
Sayuri si svegliò di colpo; le lacrime scorrevano sul suo viso. Era di nuovo nella sua stanza con Shan In al suo fianco. Si voltò verso di lei e notò piccole perle salate che rigavano le sue guance.
 
* * * * * * * * * *

Fremendo, Kaori era rientrata a casa; salì le scale lentamente per raggiungere il loro appartamento. Doveva assolutamente parlare con sua sorella! Aprì la porta con cautela, ma la stanza buia testimoniava l'assenza dei suoi occupanti. Premette l'interruttore che spinse l'oscurità facendo posto alla luce; si avvicinò al divano dove si sedette pesantemente e attivò l'impianto hi-fi. Si sdraiò con un braccio sulla fronte e si lasciò cullare dalla dolce melodia.

You're only just a dream boat sailing in my head
You swim my secret oceans of coral blue and red
Your smell is incense burning
Your touch is silken yet
It reaches through my skin
Moving from within and clutches at my breast
 
But it's only when I sleep,
see you in my dreams.
Got me spinning round and round, turning upside down.
But I only hear you breath,
Somewhere in my sleep.
Got me spinning roud and round, turning upside down.
But it's only when I sleep.
 
And I wake from slumber
Your shadow's disappeared
Your breath is just a sea mist
Surrounding my body
I'm working through the daytime
But when it's time to rest
I'm lying in my bed
Listening to my breath
Falling from the edge
 
Quella canzone era un segno del destino che le permetteva di attendere il probabile risveglio di Ryo? Non credeva alle coincidenze, quindi non poteva che annunciare una buona cosa.

Kaori sentì il suo cuore gonfiarsi di speranza e certezza; spense lo stereo e cominciò a salire le scale quando la porta dell'appartamento si aprì: Sayuri era entrata.

Kaori fece un respiro profondo e tornò sui suoi passi; a malapena guardò sua sorella quando disse:

“Scusami per prima”

“No, sono io che devo scusarmi; non ho mai pensato una sola volta che potevo ferirti comportandomi così, ancora meno Saeba. Ti amiamo e vogliamo proteggerti forse troppo, certamente. Spero che tu non me ne voglia troppo...”

Kaori si gettò letteralmente tra le braccia della sorella, stringendola; rimasero così per qualche minuto, poi si recarono in cucina per mangiare qualcosa. Andarono a dormire nelle due diverse camere da letto ma Sayuri insistette perché la sorella rimanesse a dormire con lei. Passarono così la notte a chiacchierare tra ragazze:

“Domani torno a New York...”

“Perché così in fretta?” si preoccupò Kaori raddrizzandosi e appoggiandosi sugli avambracci.

“Non hai bisogno di me qui...”

“Certo che sì, sei mia sorella!”

“Sei circondata dai tuoi amici e ho un lavoro che mi aspetta a New York”

Sayuri iniziò improvvisamente ad arrossire; Kaori sorrise ampiamente.

“Non mi starai nascondendo qualcosa?” chiese divertita.

“No, no...cosa dici?” balbettò.
 
“Non mi inganni...non dimenticare che sono la metà di City Hunter!” proclamò orgogliosa. “Allora, racconta tutto alla tua cara sorellina!” sorrise.
 
Sayuri rise del piccolo broncio infantile di sua sorella.
 
“In realtà c'è un uomo interessato a me da un po' e io continuo a respingerlo...”
 
Si alzò all'improvviso e aprì freneticamente la valigia, frugandovi dentro per alcuni secondi prima di tirare fuori una cornice.
 
“È David!” sorrise arrossendo.
 
Kaori prese con cura la fotografia tra le mani ed esaminò il giovane uomo biondo che vi era rappresentato.
 
“Dimmi tutto...voglio sapere ogni cosa del mio futuro cognato!” sorrise ammiccando con aria complice.
 
* * * * * * * * * *

Sayuri aveva finalmente capito che sua sorella era felice in quella città, tra quelle persone, e lei sarebbe solo riuscita a ferirla e farla soffrire di più. Il suo cuore era stato messo alla prova abbastanza negli ultimi anni e se Kaori aveva trovato la pace in quel luogo con l'uomo che amava, pur lontana da lei, Sayuri avrebbe rispettato la sua scelta, a prescindere da quanto le costasse. Quel trapianto era stato forse una seconda possibilità per Kaori e lei doveva lasciarla andare avanti come meglio credeva. Così Shan In e Ryo accompagnarono Sayuri all'aeroporto per il suo volo in partenza per New York, ma un guasto alla macchina mise a repentaglio i piani. Mentre Shan In cercava di fare l'autostop, Sayuri e Ryo erano seduti sull'erba.

“Mi dispiace per tutto questo...è venuta in Giappone nonostante lei abbia un'agenda molto fitta, vero?”

La donna sospirò, liberandosi di un peso che l'aveva soffocata per molto tempo.

“No, non importa se non arriviamo in tempo...non è che non possa più tornare a New York.” dichiarò sdraiandosi sul prato.

“È sicura che sia un atteggiamento ragionevole per la redattrice a capo di Weekly News?”

“Staranno bene senza di me! Gli altri redattori sono fantastici!”

“Beh, diamine! Che cambiamento!”

“Grazie al sogno di ieri notte...ho potuto sperimentare la vita insolita che lei ha condotto con Kaori...all'improvviso tutte le preoccupazioni della mia vita mi sono sembrate molto insignificanti in confronto...io ho sempre dato la priorità al mio lavoro...ero convinta che mi permettesse di avere la vita che ho oggi...ma allo stesso tempo ero terrorizzata dall'idea che se avessi rallentato, avrei perso tutta la mia carriera, il mio futuro. E poi ho scoperto la vostra vita piena di avventure...ora sento di poter fare qualsiasi cosa...e che ho il diritto di fare delle deviazioni...chissà se non mi sono messa da sola le catene ai piedi”

Ryo sapeva di cosa parlava perché aveva fatto lo stesso con i sentimenti che provava per Kaori; Sayuri continuò a fissare il bellissimo cielo blu.

“Vorrei diventare come quelle nuvole che attraversano il cielo...trasportate dal vento, cambiando forma liberamente, anche se non hanno idea di dove stanno andando. Grazie, signor Saeba...”

Ryo la fissò con aria confusa.

“Grazie a lei, Kaori ha vissuto una vita più felice della mia...”

“Questo non lo so...”

Sayuri gli prese il naso tra le dita e aggiunse scherzosamente:

“Non arrossisca! È stato insieme a lei durante tutti i momenti della sua vita! L'ha protetta!”

Il suo viso si addolcì:

“E poi...ora protegge sua figlia...”

Nel frattempo, nessuna macchina si era fermata, Shan In aveva intenzione di usare ottimi mezzi per convincere qualcuno e tirò fuori la sua arma.

Ryo aggiunse:

“Ma...anche lei ha qualcuno in questo senso, no?”

“Ma...per niente...io...” balbettò. Si alzò per ricomporsi, poi dichiarò: “Diverse volte...lo stesso uomo...mi ha chiesto di sposarlo” ammise tristemente.

“E lei ha sempre rifiutato? Perché?”

“Perché dovevo occuparmi di mia madre che era malata...perché avevo troppo lavoro per mettere su famiglia...ho sempre trovato dei buoni motivi, ma...in realtà credo che avessi paura di cambiare la mia vita...e ho cercato di ritrovare mia sorella da cui ero stata separata...probabilmente per ritrovare la mia vita com'era prima che mia madre morisse...cercavo un sostituto. Ho passato il mio tempo a fuggire egoisticamente...non sono una persona per bene...”

Le parole echeggiarono nella testa dello sweeper.

“Io e quest'uomo abbiamo frequentato la stessa università” disse lei gioiosamente, “Lui mi ha sempre...sempre guardato, eppure io...ma è troppo tardi...” concluse tristemente.

“Ah sì?” sorrise Ryo. “Pensavo che lei volesse diventare come le nuvole” aggiunse, fissando le forme cotonose nel cielo azzurro.

“Sì, è vero...”

Sayuri afferrò il suo cellulare.

“Rischierò il tutto per tutto”

“Uh...a proposito” rise Ryo nervosamente, grattandosi la testa. “Non è necessario fare tanti giri...”

“Eh?”

“E se glielo dicesse...direttamente!”

Il telefono squillò ma l'eco era molto vicina e la suoneria si udiva lì intorno.

“Vai, Shan In! Apri!”

La ragazza si avvicinò al bagagliaio della Mini.

“Va bene! Ta-dan!”

“Non è possibile!” fece Sayuri, correndo verso il veicolo.

“Eh...” la ragazza ridacchiò nervosa.

“Penso che fosse svenuto...eh, è normale” lo sweeper fece una smorfia.

“Che significa, signor Saeba?” si indignò Sayuri.
 
“L'ho trovato stamattina mentre gironzolava intorno all'appartamento. Mi ha raccontato la sua storia mentre lei mi aspettava...era preoccupato che fosse venuta da sola in Giappone per cercare sua sorella, così l'ha seguita. E dopo averla cercata ovunque, alla fine l'ha trovata. È davvero buffo” sorrise. “Ha deciso lui stesso di nascondersi nel mio bagagliaio per farle una sorpresa all'aeroporto...ma è veramente troppo stretto...che idiota...”

“È il re degli idioti...se sposo un uomo come lui, la mia vita sarà tutta sottosopra...” disse Sayuri, piangendo di gioia.

Così la coppia decise di volare a San Francisco invece che a New York.

* * * * * * * * * *

Le due sorelle avevano passato la notte a parlare di tutto quello che era successo dal loro primo incontro e ovviamente Kaori le aveva raccontato della sfortunata avventura che aveva fatto precipitare Ryo in coma. Ma il tono allegro di Kaori aveva rassicurato la sorella perché questa aveva compreso che l'altra nutriva ancora la speranza di vederlo tornare da sé. Il risveglio fu difficoltoso e Kaori fu la prima ad andare in bagno per poi preparare la colazione. Quando arrivò in salotto, qualcuno bussò alla porta, Kaori, stupita, si avvicinò per aprirla sul visitatore inopportuno.

“Sayuri!” gridò lo sconosciuto, abbracciando Kaori calorosamente. “Mi stavo disperando per trovarti!”

“Ma...ma...” balbettò Kaori, arrossendo.

Sayuri fece la sua comparsa.

“David?”

Lo sguardo di lui passò dall'una all'altra, sbattendo le palpebre per lo stupore.

“Ma allora lei chi è?” chiese confuso.

“Kaori, mia sorella!”
 
“Salve!” fece lei sorridendo, sempre rossa in volto.

“Vi assomigliate così tanto! Mi perdoni per essermi confuso” disse inchinandosi. “Sono venuto a cercarti perché te ne sei andata così in fretta che avevo paura non saresti tornata!” disse rivolto a Sayuri, preoccupato.

“Mia sorella aveva bisogno di me...”

“Ho subito pensato che avessi colto al volo l'opportunità di allontanarti da me per sempre...so di essere stato molto insistente ultimamente, ma ti amo e non riesco a separarmi da te! Quindi, se non mi ami, almeno resta vicino a me come amica...”

Sayuri, molto emozionata, saltò tra le sue braccia, rannicchiandosi teneramente contro di lui.

“Mi dispiace di essere partita così...se mi vuoi ancora...voglio tornare a New York con te...”

David non le diede il tempo di finire che la baciò appassionatamente, Sayuri arrossì a dismisura ma si lasciò trasportare da quell'ondata di amore. Kaori sorrise affettuosamente alla felicità di sua sorella, poi i due si separarono e David continuò:

“Significa che accetti di sposarmi?” chiese con entusiasmo.

Sayuri lanciò un'occhiata alla sua sorellina come a chiedere il suo consenso; la risposta fu un magnifico sorriso.
 
“Sì!” disse felicemente.

Lui la baciò di nuovo con trasporto.

“Non resta che fissare una data...”

“Ho un favore da chiederti prima...” fece lei timidamente, mordendosi il labbro inferiore mentre abbassava la testa.

“Tutto quello che vuoi, mia cara!”

“Vorrei aspettare che l'amico di mia sorella si riprenda per celebrare le nostre nozze; voglio che mia sorella quel giorno sia felice quanto me e che si rallegri appieno della mia felicità” esclamò, guardando la sorella con dolcezza.

Kaori abbassò il capo e le lacrime rigarono le sue guance, i singhiozzi si radunarono in un groppo che minacciò di esplodere. David fissò la giovane donna e accettò senza problemi. Sayuri lasciò la mano dell'uomo e abbracciò la sorella che ora piangeva calde lacrime.

“Non perdere la speranza, Kaori! Ryo non può che tornare da te! Sei la donna che ama e non ti ha mai abbandonato...siete fatti per ritrovarvi, non il contrario. Credimi, parlo per esperienza!” disse facendole un occhiolino complice.

“Allora non torneremo subito a New York...andiamo a fare un viaggio, ti meriti una vacanza!” dichiarò l'uomo. “Andiamo a San Francisco!”

Sayuri lo guardò spalancando gli occhi.

“Adesso?!”

“Sì...vai a prendere la valigia e partiamo!”

Sayuri obbedì senza dire nulla, aveva già aspettato abbastanza a lungo per vivere finalmente la sua felicità.
 
Le due sorelle si separarono in lacrime, ma Sayuri sapeva che non la stava abbandonando perché la sua sorellina aveva amici meravigliosi che vegliavano sempre su di lei. Kaori era felice per la sorella maggiore e le promise di tenerla informata sugli sviluppi della salute di Ryo. Con un cenno della mano, Kaori seguì il tragitto della grossa macchina che si allontanava.

“Ryo! Adesso non ci siamo più solo io e i nostri amici ad aspettare il tuo ritorno...la felicità di mia sorella dipende da te...”

Ryo, sul suo letto d'ospedale, sorrise istintivamente.

Ma quando sarebbe tornato?

 
 
 
 
*Attenzione, qui sono stata costretta a modificare un intero pezzo perché c'è un errore davvero notevole dell'autrice della storia che si è palesemente confusa e non me la sono sentita di lasciarlo perché sarebbe stato un buco di trama alquanto grosso! Un po' mi dispiace perché in genere è sempre molto attenta, ma qui purtroppo ha toppato...
 
Nella storia originale l'autrice dice che la bambina neonata salvata dal padre di Kaori e Hideyuki è Kaori, ma in realtà NON è così, altrimenti non si spiegherebbe come Kaori possa ricordarsi del padre e soffrire per la sua assenza, infatti sono andata a rileggere l'episodio perché era assolutamente improbabile se non impossibile che Hojo avesse fatto uno sbaglio così lampante; il padre di Kaori e Hideyuki muore sì salvando una neonata che era stata rapita e viene colpito dal suo rapitore, decidendo di stringere la piccola nel suo cappotto per non farla congelare, ma NON si tratta di Kaori, che invece era stata adottata quando aveva circa due anni dopo che a sua volta era stata portata via dal padre biologico in seguito al divorzio con la madre (e Sayuri se ne ricorda molto vagamente, essendo più grande forse solo di un paio di anni – questa parte combacia più o meno con la storia di CH). Si vede chiaramente che Kaori è già grandicella quando il padre muore e infatti si reca alla stazione ogni giorno ad aspettarlo.
 
L'aneddoto della morte del padre in AH serve a raccontare il perché Hideyuki, che viene mostrato come assolutamente restio a diventare un poliziotto come suo padre, poi in realtà segua esattamente le orme del padre proprio perché era rimasto colpito da quell'abnegazione e dal desiderio di aiutare gli altri. Probabilmente l'autrice si è confusa perché la neonata assomigliava a Kaori e i loro visi vengono sovrapposti, ma sono due vicende diverse! La prova del nove è data dal fatto che Hideyuki va alla ricerca del padre (che poi trova morto con la neonata) proprio perché Kaori, angosciata, gli dice che la polizia ha chiamato informando che Makimura non era ancora rientrato. Ho i ricordi abbastanza vividi perché ho finito di rileggere AH da poco, altrimenti questa cosa mi sarebbe sfuggita!
 
Mi dispiace di non essere rimasta fedele all'originale ma era davvero un errore troppo abnorme! Mi assumo la responsabilità di quello che propongo, come sapete amo essere fedele allo scritto originale, però se ci sono errori madornali mi sento costretta per correttezza a sistemare. Infatti mentre leggevo la storia non aveva senso, continuavo a chiedermi 'Come fa Kaori a ricordare il padre se era solo una neonata quando lui morì??', ma ricordavo troppo bene dei vari aneddoti in cui Kaori è una bambina di almeno 8 anni e Makimura senior era vivo – in un punto racconta anche di quando andavano a vedere l'hanami insieme – Hojo può aver avuto pecche e momenti meno brillanti, ma castronate così non le ha mai scritte, è molto più facile che siamo noi fan a incartarci! Chiedo scusa per questo papiro ma mi sono sentita in dovere di precisare e motivare la mia scelta perché mi piace essere limpida, non voglio sembrare presuntuosa ma penso che un traduttore abbia il dovere di correggere gli errori dell'originale – ho consultato anche siti di traduttori professionisti di testi ben più importanti, di tipo legale, tecnico o saggi e si concorda nel dire che, pur seguendo il dogma della traduzione letterale, bisogna anche assicurarsi di trasferire un testo privo di contraddizioni...qui si tratta solo di una fanfiction, ma secondo me il principio è lo stesso.

Ultima aggiunta: la canzone inserita nel capitolo è Only when I sleep – The Corrs

 

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Capitolo 26
*** 26. Una prima volta per Kaori ***


Kaori era tranquilla, Ryo era al sicuro da Doc ed era più che certa che sarebbe tornato presto. La visita della sorella le aveva portato un enorme conforto nonostante i saluti strazianti di quando quest'ultima e il suo fidanzato se n'erano andati.
 
La giovane donna prese in seguito il tragitto verso il Cat's Eye per far visita a Miki, Falcon e il loro bambino che aveva visto a malapena dalla nascita.
 
Quando Kaori entrò nel caffè, con sua grande sorpresa lo trovò pieno di clienti; Miki, al suono del campanello, distolse lo sguardo e le sorrise affettuosamente. Diede un bacio alla sua visitatrice mentre passava portando un vassoio con due piatti di insalata e bicchieri d'acqua frizzante, poi si fece strada tra i clienti che accorrevano ai tavoli. Un po' trasognata, Kaori si sedette e si appoggiò al bancone, con il dito indice tracciò l'impronta bagnata che il bicchiere aveva lasciato, sospirando instancabilmente. Piccoli vagiti la tirarono fuori dal suo letargo; si raddrizzò tendendo le orecchie all'improvviso. Il piagnucolio del piccolo Shin Hon si fece più forte, ma sua madre era troppo occupata con i clienti e Umi era via, apparentemente a fare la spesa. Istintivamente, si mosse verso il bebè che esprimeva il suo malcontento; Miki, sopraffatta, si voltò per qualche secondo e vide la figura della sua amica che scostava la tenda per andare nella stanza sul retro e occuparsi del bambino.
 
L'ex mercenaria sospirò di sollievo, poi, continuando con le sue occupazioni, ripensò al momento in cui avevano preso la decisione di nominare Kaori come madrina del figlio. La gioia aveva riempito
i lineamenti della sua amica, poi l'aveva letteralmente sconvolta. Le troppe emozioni accumulate nei giorni precedenti avevano trovato l'occasione per sfogarsi e grosse lacrime di gratitudine le erano rotolate sulle guance.
 
Kaori riapparve pochi minuti dopo con il bambino tra le braccia, cullandolo affettuosamente mentre sussurrava tenere parole per calmarlo. Si sistemò di nuovo al bancone e posizionò il fagottino davanti a sé. Il nuovo tintinnio della porta rivelò un gigante dall'aspetto sinistro con le braccia cariche di sacchetti di cibo; tutti i clienti interruppero i loro gesti all'ingresso del colosso. Falcon, dalla sua altezza impressionante, gettò uno sguardo ai curiosi, poi scrollò le spalle prima di mettersi dietro il bancone; alla fine tutti ripresero quello che stavano facendo, seguendo con lo sguardo la sagoma imponente. Kaori lo salutò con un cenno del capo e un grande sorriso, lui rispose prima di sparire nella stanza sul retro per mettere via la spesa. Un sorriso angelico apparve sulle labbra della giovane donna che guardò di nuovo il bambino; si chinò verso il piccolo viso e con la punta del naso Kaori accarezzò quello del piccolo che cominciò a gorgogliare ponendo le sue manine sul viso radioso della giovane donna.
 
“Come sei bello, tesoro!” sorrise affettuosamente. “Quando crescerai, farai girare la testa a tutte le ragazze!” aggiunse, baciandolo dolcemente sulla fronte.
 
Il suo sguardo intenerito ricadde sul gigante che lavava i piatti accumulati in sua assenza e, sentendo la persistenza di quella gentile attenzione, arrossì inevitabilmente.
 
“A meno che non siano le donne a farti impazzire...”
 
Una giovane ragazza andò a sedersi accanto a Kaori e fissò la dolce figura:
 
“Com'è bello suo figlio!” sorrise innocentemente.
 
* * * * * * * * * *

Shin Hon, passeggiando allegramente per le strade, aveva un appuntamento con Shan In; dopo aver ricevuto le molteplici e scaltre raccomandazioni di Ryo su come baciarla e, se si presentava l'occasione, di portarla in albergo, andò in un negozio per comprare un regalino per la sua bella prima dell'ora X.

Mentre usciva dal negozio, rimase immobile a fissare il pacchettino, sorridendo affettuosamente.

“Spero che a Shan In piacerà” sussurrò, poi lo infilò in tasca.

Improvvisamente si rese conto che una pioggia torrenziale stava cadendo sulla città rabbuiata; fece una smorfia mentre sollevava il naso verso la pioggia che cadeva pesantemente, ma un ombrello interruppe la fredda cascata.

“Vuoi venire sotto il mio ombrello?”

Una giovane donna si offrì gentilmente di dargli rifugio, così Shin Hon si lasciò trascinare dalla ragazza e dalla sua amica. Dopo una conversazione affabile, il ragazzo confessò di avere un appuntamento e di essere stato sorpreso dalla pioggia mentre andava a comprare un regalo per la sua amica.

“Shin Hon, tesoro, sei così carino!” rise la giovane donna.

“Carino?” si chiese lui.

“Sei corso per cercare un regalo per la tua ragazza e non ti sei nemmeno accorto che pioveva! Troppo carino!” lo prese in giro gentilmente. “È fortunata ad avere qualcuno così gentile come te che pensa a lei. Sono gelosa! Non è giusto, voglio rapirti!” confessò, stringendosi di più contro di lui.

“Basta! Non c'è ragione che siate gli unici a divertirvi!” si ingelosì la seconda donna.

Mentre le due si litigavano i suoi favori, a causa della loro stretta vicinanza a lui Shin Hon si chiedeva se non avrebbe potuto avere successo con il gentil sesso.

Decisero di andare al karaoke, Shin Hon acconsentì prontamente; il luogo scelto dalle donne erano in tutto e per tutto simile a un albergo. Mentre le giovani avevano usato la scusa di rilassarsi sotto una doccia calda, Shin Hon beveva avidamente dalla bottiglietta d'acqua che una delle due gli aveva dato. Pensò alle sue allettanti donzelle, ma si rimproverò mentalmente quando pensò a Shan In, a cui voleva rimanere fedele. Ma più le sue riflessioni avanzavano, più la sua vista si offuscava e la testa gli girava; alla fine perse conoscenza.

* * * * * * * * * *

Era ormai da un po' che le due chiacchieravano; la giovane donna era molto affascinante ma risvegliava in Kaori un senso di diffidenza. Nagisa, improvvisamente impanicata, guardò l'orologio e si alzò di colpo, con il pretesto di avere un appuntamento, e si precipitò fuori dal locale.

“Ehi, piano!” gridò Kaori, “capisco che sia di fretta, ma comunque...!”

Ma la giovane donna era già fuggita come una ladra; a quel pensiero, Kaori tastò lo schienale dello sgabello.

“La mia borsa!”

Kaori affidò frettolosamente il neonato tra le braccia protettive di suo padre che sembrava molto goffo con il piccolo essere tra le braccia, poi volò all'inseguimento della ladra. Spalancò la porta vetrata del caffè, poi guardò rapidamente a destra e a sinistra, scrutando i dintorni alla ricerca della ragazza, ma era ben scomparsa.

“Dannata!” si infuriò, battendo il piede.

Si trascinò nuovamente all'interno e si risedette pesantemente sullo sgabello.

“Non sei riuscita a raggiungerla?” chiese Miki, posando il vassoio pieno di piatti sporchi.

“No!” sospirò lei, incrociando le braccia sul bancone. “Fortunatamente, per una volta ho messo la pistola nella cintola dei jeans” aggiunse con un po' di ottimismo, scostando la giacca per confermare la sua affermazione.

“Ma non preoccuparti, verrò con te per rifare tutti i documenti...”

“Non mi preoccupo molto dei documenti, ma...” arrossì un po', mordendosi il labbro inferiore. “Avevo una foto di Ryo nel mio portafoglio...” soffiò, più turbata di quanto avesse immaginato.

Il minimo oggetto che aveva un legame con Ryo era di fondamentale importanza per Kaori, e di quei tempi una piccolissima cosa rappresentava una particella della vita del suo partner.

Falcon avvertì il dolore invadere la sua giovane amica che, per lui, era stata troppo provata negli ultimi giorni, doveva trovare qualcosa per rimediare a quella perdita che poteva sembrare insignificante per qualsiasi altra persona, ma lui capiva fin troppo bene la sofferenza silenziosa della donna. Si ritirò all'improvviso per qualche momento nell'appartamento al piano superiore, avendo precedentemente affidato Shin Hon a Miki. Le due donne lo guardarono meravigliate, poi con un sorrisino e un'alzata di spalle congiunta, si spostarono verso un tavolo isolato mentre gli ultimi clienti sorseggiavano il loro caffè. Il turbamento di Kaori si placò un po', indugiando sul viso dolce del bambino che sorrideva felice a sua madre che lo coccolava.

* * * * * * * * * *

Qualche momento dopo, Shin Hon si svegliò e constatò di aver perso i suoi soldi; non sapeva come affrontare la delicata questione.

“Signor Saeba!”

Prese immediatamente il telefono e chiamò il suo 'salvatore'.

“Pronto, sono Saeba...sei tu Shin Hon! Perché mi chiami nel bel mezzo del tuo appuntamento?”

Di fronte al silenzio del suo interlocutore, si mise a scherzare:

“Ah, ah! Vuoi che ti insegni a baciare le ragazze? Eh?” chiese Ryo basito. Non capiva una parola di ciò che il giovane gli stava dicendo. “Cosa? Ma che stai dicendo? Shan In è già uscita da ore! Eh?”

“Aiuto, signor Saeba! Non ho soldi per pagare l'albergo!”

“L'albergo...di già?” si stupì lo sweeper.

Nel frattempo, Shan In stava aspettando l'arrivo di Shin Hon.

Quando si incontrarono, durante il racconto di Shin Hon, lo sweeper capì subito la trappola in cui era caduto il suo giovane amico.

“Bene! Ti sei fatto fregare a regola d'arte!” rise Ryo.

“Prego?”

“Immagino che ci fosse del sonnifero nella bottiglia che ti hanno dato...”

Shin Hon lo fissò stordito.

“Hai appena ricevuto il tuo battesimo in stile Shinjuku”

Il ragazzo si rese conto di colpo che lo avevano imbrogliato fin dall'inizio solo per rubargli il denaro, poi si frugò in fretta nelle tasche.

“Il mio regalo...” andò nel panico. Gli avevano preso tutto tranne quello.

“Dai...dì a te stesso che hai imparato una bella lezione e lascia perdere!”

“Ah, c'è ancora!” sospirò Shin Hon di sollievo.

I due raggiunsero A-Shan, poi si recarono al Cat's Eye; mentre Shin Hon si scusava, Shan In fissava il piccolo pacchetto che il giovane le aveva offerto. Lo prese delicatamente.

“Hai usato i soldi del tuo primo stipendio...per comprarmi questo! Sono molto commossa!”

“Pe...perdonami!”

“Lascia perdere e smettila di scusarti! Posso aprirlo?”

Scartata la piccola confezione, rivelò un oggetto curioso.

“Un tirapugni?” chiese Ryo, con una smorfia. -Che idiota!- pensò disperato.

“Wow! Un tirapugni in gomma rinforzata, invisibile ai metal detector!”

Sua figlia sembrava non essere d'accordo con lui e i due uomini caddero all'indietro di fronte all'entusiasmo della giovane.

“Sì! Puoi anche portarlo in aereo, ho pensato che sarebbe stata un'arma pratica!” esclamò Shin Hon, contento che alla sua amica piacesse il regalo. “Puoi portarlo come passante per la cintura”

“Grazie Shin Hon!” si rallegrò lei di nuovo.

“Questi due...bisogna davvero insegnare loro la normalità!” rise Ryo nervosamente, ancora shockato.

* * * * * * * * * *

I pesanti passi del gigante si udirono di nuovo sui gradini che portavano al caffè e si diresse prontamente verso le due donne, impegnate in piena discussione. Posò all'improvviso un piccolo oggetto sul tavolo.

“Ecco, Kaori, se può servirti!” disse, incrociando le braccia sul petto e distogliendo lo sguardo.

A quella repentina intrusione le due donne fecero un notevole balzo ma Kaori, incuriosita, afferrò il piccolo oggetto e lo esaminò da ogni angolazione per essere sicura di quello che aveva tra le mani.

“È un tirapugni, vero?” chiese.

“Sì, è stato...quell'idiota di Ryo a darmelo dopo essere diventato cieco...perché per lui poteva essere utile per proteggermi!” borbottò con dolcezza. “Come se avessi bisogno di una cosa del genere...sarà più utile a te che a me!” finse di brontolare, arrossendo leggermente per l'imbarazzo.

Sebbene fosse un oggetto insolito da offrire, Falcon non era uno di quei sentimentali che conservavano foto a destra e a manca ma aveva pensato che l'importanza venisse dal fatto che aveva un legame con Ryo.

Kaori sorrise teneramente fissando il tirapugni di gomma.

-Non mi sorprende da parte tua, Ryo!- pensò. -Trovi sempre un modo per punzecchiare le persone e tirarle su di morale-

In effetti allora Umibozu tollerava molto poco l'idea di diventare cieco e di doversi ritirare dalla sua professione. Il duello tra i due fortunatamente si era concluso bene, nonostante si fossero comportati da veri professionisti.

Lo sguardo di Kaori si posò su Falcon che non si era mosso, poi lentamente si sollevò in punta di piedi e lo baciò sulla guancia.
“Grazie Falcon!” aggiunse, arrossendo leggermente.

La valvola delle emozioni dell'uomo cominciò a ribollire e divenne scarlatto, poi con un piccolo grugnito tornò a lavare e lucidare i piatti. Le due donne risero insieme e la giornata si concluse all'insegna del buon umore; Kaori si sentì rivivere insieme ai suoi amici.

Tornata a casa, Kaori accese tutte le luci, come al solito, per riportare in vita l'appartamento. L'assenza del suo compagno le pesava ancora di più la sera quando era sola; durante il giorno, lei che di norma puliva ogni angolo della casa, la teneva linda e poi usciva il più velocemente possibile, per non provare quella sensazione di abbandono. Kaori, che amava preparare buoni piatti soprattutto per la sua 'pancia su gambe', benché non facesse che criticare i suoi menu, si accontentò di una semplice cena leggera, poi riordinò lavando tutto coscienziosamente, infine tuffò nuovamente i locali nell'oscurità opprimente e andò a letto. Salì con calma i gradini per raggiungere il piano superiore ed entrò nella sua stanza; il suo sguardo cadde inevitabilmente sul portafoto vuoto e il suo cuore si strinse. Si sedette pesantemente sul letto e con mano esitante afferrò la cornice in legno, girandola e appoggiando lo spazio vacante sul comodino.
 
“Torna presto, ti prego!” sussurrò.
 
Si rialzò lentamente e si diresse in bagno dove una bella doccia calda l'attendeva. Cosa non avrebbe dato per avvertire quella figura maschile dietro la porta, lui che si divertiva a sbirciarla di soppiatto mentre lei si distendeva sotto la rilassante cascata. Conosceva molto bene le sue occhiate vogliose, ma in quei momenti esistevano solo per lei; nonostante la sua leggendaria timidezza, a volte lasciava che il desiderio nascosto dello sweeper la accarezzasse spiritualmente, dandole la percezione di un tocco sensuale da parte del suo amato.

Sospirò profondamente e si asciugò energicamente, poi si avvolse in un asciugamano e si diresse nella camera del suo partner assente. Aprì la porta della stanza, ma purtroppo solo il freddo abitava quel vano; in quel momento sentì il bisogno viscerale di sentirlo di nuovo accanto a sé. Timidamente, avanzò verso il grande armadio e lo aprì con cautela; i vari vestiti appesi alle grucce ondeggiarono, urtandosi mentre lei sfiorava i tessuti. Kaori afferrò una della camicie che strinse a sé, respirando il dolce profumo che la permeava. Delicatamente, l'asciugamano scivolò lungo il suo corpo bagnato e venne sostituito dal tessuto dell'indumento maschile, poi si sdraiò nel letto e si lasciò trasportare dal sonno.

Un desiderio appassionato invase il corpo inerme che rispose a quel richiamo carnale, tramite la presenza di un mokkori ben vigoroso.

* * * * * * * * * *

Ryo, sdraiato nel buio della sua stanza, alzò il lenzuolo con aria perplessa, vedendo il suo fedele compagno alzarsi così. Le uniche volte in cui il suo corpo reagiva senza preavviso era quando la sua bella partner invadeva i suoi oscuri pensieri; sospirò soddisfatto al dolce ricordo. Quanto gli mancava e soprattutto quanto tormentava la sua memoria, a prescindere da tutto. Sorrise tristemente, ma non voleva in alcun modo dimenticarla, anche se il suo cuore e la sua anima avrebbero sofferto per sempre...

* * * * * * * * * *

La notte era stata dolce e rasserenante, Kaori si stiracchiò a lungo con un sospiro, saltò giù dal letto e corse in bagno per un'altra doccia, poi andò a fare colazione. L'appetito era tornato ed era allegra; sebbene fosse ancora molto presto, Kaori si sentiva riposata e pronta ad affrontare la nuova giornata che iniziava gioiosamente. Si recò al poligono di tirò per proseguire nel suo allenamento, poi decise di recarsi alla lavagna.

* * *

I due sweeper, ognuno nel loro mondo, erano particolarmente sereni e con passo leggero si diressero alla stazione di Shinjuku. C'era un messaggio, il primo cliente dal ritorno di City Hunter.

* * *

Il cliente aveva appuntamento con Ryo che lo invitò al Cat's Eye dove avrebbero potuto parlare seriamente della questione senza preoccuparsi di orecchie indiscrete.

Era una giovane donna molto attraente dalle forme generose, ma a lui non piaceva il modo in cui usava il suo fascino per ingannare gli uomini.

Non appena entrarono, Shin Hon si nascose dietro il bancone e ascoltò attentamente la conversazione.

“Allora, Nagisa? Giusto? Rubare dopo aver somministrato dei sonniferi alla gente...hai un passatempo molto pericoloso! Un mio amico è stato ingannato da qualcuno come te...” disse l'uomo sprezzante.

“Non pensavo che avrei avuto problemi con la yakuza!” commentò lei ansiosa.

L'attenzione di Ryo si drizzò sull'ultima parola.

“Uno dei tipi che ho imbrogliato era uno yakuza...mi ha scoperto e mi sta addosso. Mi ha detto che mi avrebbe venduto all'industria del porno o in Cina se non avessi pagato ogni settimana. È davvero grave! Non guadagno più, non ho nemmeno il tempo di divertirmi...è come se fossi diventata schiava di questo yakuza! Inoltre, l'importo che chiede continua ad aumentare. Non posso più pagare e continuo a scappare, ma...ho il terrore che mi trovi...la mia vita è rovinata...”

-Uhm...alla faccia del primo lavoro!- fece lui tra sé. “Chi semina vento raccoglie tempesta!” sbottò ironicamente.

“Eh? Cosa significa questa roba?”

“Significa che vieni punita per le tue cattive azioni perché hai ingannato degli uomini per derubarli!” sospirò lui.

“Ma insomma, gli uomini sono stupidi!” protestò lei. “So che anche lei è molto sensibile a questo!” disse, chinandosi generosamente e rivelando il suo seno.

“Oh!” fece Ryo in estasi.

“Si mettono a sbavare e mi seguono come cagnolini! Che idioti!”

“Mi fischiano le orecchie!” borbottò lui, ridendo nervosamente.

Lei gli disse poi che proprio il giorno prima si era imbattuta in un giovane che non aveva esitato a seguirla anche se aveva una ragazza e le era andato dietro senza problemi mentre lei si era servita del suo fascino. Mentre ascoltava, Ryo fu sorpreso della similitudine della storia che già conosceva, ma come? Shin Hon si accovacciò dietro il bancone, fingendo di avere le vertigini, ascoltando la storia narrata dalla cliente con scherno.

“Sono pronti, portali!” disse Falcon, posandogli il vassoio con le due tazze di caffè.

“Va bene, va bene, ho capito...vuoi che dia una lezione a questo yakuza, giusto?” sospirò lo sweeper.

“Evvai, accetta! Va bene, allora...non ho molti soldi con me, ma ho questa...” disse, tirando fuori una busta dalla borsa.

Rendendosi conto che non poteva che essere il suo stipendio rubato, Shin Hon balzò con il vassoio per riprendersi ciò che gli apparteneva, ma non mise in conto la velocità e il fiuto di Ryo, che gli afferrò il braccio.

“A che stai giocando, Shin Hon?”

Lo sguardo dello sweeper si posò poi sulla busta.

“Questo è...!”

Sopra di essa c'era il logo del Cat's Eye.

“Shin Hon...? Ah! Piccolo Shin Hon! Il ragazzo di ieri!”

“Lo immaginavo...” fece Ryo.

“L'uomo del tuo racconto...era lui!” fece Falcon.

I toni iniziarono ad alzarsi tra i due giovani.

“Non chiamarmi 'piccolo' Shin Hon! Donna malvagia! Quelli sono i miei soldi!”

“Malvagia? Vorrai scherzare! È stata colpa tua! Non avresti dovuto seguirmi quando avevi già una ragazza!” ruggì lei.

“Sono venuto con te perché avevi parlato di karaoke!” si indignò lui.

I due sweeper rimasero sbalorditi dall'ingenuità del giovane; durante l'accesa discussione, l'ingresso di Shan In passò inosservato.

“Bugiardo! Quando ho appoggiato il mio seno contro di te, sei diventato tutto rosso!” si infuriò Nagisa.

“Niente affatto!”

“E chi si è addormentato sul letto dell'albergo con il suo aggeggio ben alzato?”

Improvvisamente Shin Hon avvertì una presenza.

“Shan...Shan In! Ha sentito tutto!” mormorò rendendosi conto della gaffe.

“Sei venuto con me perché speravi di venire a letto con noi!” gridò la giovane donna.

Ryo rimase esterrefatto da quella folle conversazione.

“Gli uomini non si fanno scrupoli ad andare a letto con altre donne anche se hanno già una ragazza! Non capiscono niente di donne! E po cos'era quello strano regalo?! Nessuna ragazza al mondo sarebbe felice di ricevere una cosa del genere!”

“Taci, per favore!” la pregò lui.

Shan In si avvicinò ai due e Nagisa riconobbe il tirapugni che la giovane indossava come fibbia della cintura.

“Questa donna...è una tua nuova amica, Shin Hon?” chiese ingenuamente Shan In.

Tutti i presenti caddero all'indietro, stupiti da quell'osservazione.

“Da quando sei arrivato...è la tua prima amica? È fantastico, Shin Hon, anche io vorrei averne al più presto!” confessò con espressione felice.

Quella considerazione fece sorridere Nagisa, che sussurrò a Shin Hon con tono meschino:

“La tua ragazza? Nei tuoi sogni! Ti sei fatto un film da solo, tesoro!”

La giovane aveva inevitabilmente ragione e Shin Hon ne sembrò devastato.

“È...è così, sono l'unico a vedere la nostra relazione in quel senso...?”

“Shin Hon, non stai bene?” si preoccupò Shan In nel vederlo deprimersi.

Ryo, intanto, ridacchiava piano della situazione atipica che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi, poi con un sospiro desolato il suo sguardo cadde su una figura femminile ben proporzionata che passava davanti al locale. Mokkori fece la sua apparizione. La reazione fu immediata, la modalità Kaori si attivò repentinamente e Shan In, con uno scatto incredibile, spedì Ryo contro la vetrina del caffè, che si spaccò.

“Eppure è un vetro antiproiettile!” esclamò Falcon, sconsolato.

“Ah...sono geloso! Avrei voluto che colpisse me!” gridò Shin Hon.

“Bisogna rimanere stoici!” sospirò il gigante alla giovane sweeper.

La ragazza fissò con stupore il punto in cui aveva colpito così violentemente il povero Ryo.

* * * * * * * * * *

Kaori andò al Cat's Eye come aveva stabilito la cliente, ma quando si avvicinò alla giovane, fu colta da una strana sensazione. E quando si ritrovò davanti a lei, comprese subito il motivo delle sue paure.

“Lei!” gridò furiosamente.

La giovane donna, con aria colpevole, incassò la testa tra le spalle come in attesa di una punizione.

“Non le manca il fegato per tornare qui!”

“Se avessi saputo che lei era City Hunter, di sicuro non sarei venuta, ma ora che sono qui...mi aiuterà?” la giovane donna fece una smorfia, stringendo ancora di più i denti.

Kaori si sedette in silenzio, incrociando le braccia sul petto con uno sguardo severo.

“Mi dica cosa le succede e poi deciderò...”

“Grazie!” fece l'altra euforica.

“Un momento...prima di tutto, voglio che mi restituisca il portafogli” disse Kaori, tendendo la mano con impazienza. “Ci tengo molto!” disse poi in un sussurro, arrossendo leggermente.

Imbarazzata, la ragazza tirò fuori dalla borsa il quadrato di pelle nera e Kaori praticamente glielo strappò dalle mani.

“Non si preoccupi, non ho preso niente!” borbottò lei.

Kaori non si soffermò a guardare le varie carte che il porta-tessere poteva contenere, ma il suo sguardo si addolcì e si intenerì quando atterrò sull'immagine in carta lucida, rilasciando un sospiro di sollievo.

“Il suo fidanzato è davvero bello!” aggiunse Nagisa con un sorriso.

Kaori chiuse di scatto il portafogli.

“Chi pensa di essere per interferire così nella mia vita?” brontolò tra sé. “Perché non passiamo alle cose serie!” fece improvvisamente.

La giovane delinquentella iniziò a spiegare i motivi che l'avevano spinta a rubare. Un pericoloso yakuza aveva minacciato di venderla all'industria del porno se non avesse collaborato.

“Com'è arrivata a questo punto?” chiese Kaori, che non le lasciava altra scelta che essere sincera.

“Beh...come posso dire...” esitò la ragazza a rivelare, mordendosi il labbro inferiore. “Io mi servo del mio fascino per manipolare gli uomini”

Kaori non ebbe alcuna reazione, ma il suo sguardo di disapprovazione diceva tutto.

-Come può una bambina giocare con la sua vita in questo modo?- pensò. “Vada avanti!”

Kaori ascoltò con un orecchio le disavventure della giovane donna, mentre la scrutava minuziosamente; le apparve un sorrisetto.

-Ryo si farebbe raggirare da questa ragazzina?- si chiese. “Ti farò venire a casa mia per la tua protezione!” disse Kaori alzandosi e dirigendosi verso la porta.

Nagisa la seguì con lo sguardo.

“Che aspetti? Non dormirai qui, vero?”

“No...no! Arrivo!” balbettò la ragazza.

Le due donne passeggiavano in strada, Kaori stava davanti.

“Vada più piano, mi fanno male i piedi con questi tacchi!” gemette la ragazzina.

“Basta che tu non ti vesti così, data la tua età!” sbottò Kaori seccamente.

“Meglio essere vestita come me che sembrare un uomo!” fece Nagisa.

“Sono stufa dei tuoi capricci da diva! Se sei così brava, perché non ti arrangi da sola?!”

“Sì, infatti! Mi difenderò da sola! Almeno non avrò una vecchia bisbetica alle calcagna!” si arrabbiò Nagisa, sgusciando via velocemente.

“Nagisa! Nagisa, torna indietro!”

Kaori si mise a inseguire la giovane fuggitiva; quest'ultima urtò contro due uomini.

“Aiutatemi! Una pazza furiosa...!”

La sciocca non si era accorta di essersi scontrata con due yazuka appartenenti alla banda che la stava cercando.

“Ehi, Nagisa...in effetti eravamo preoccupati di non vederti più!” sogghignò uno di loro, trascinandola in un vicolo.

“Aiuto!” gemette lei lamentosamente.

Kaori vide la giovane venire attirata in un angolo buio dove una persona sana di mente non avrebbe mai accettato di avventurarsi; con passo più rapido, Kaori seguì le orme dei delinquenti che stavano già iniziando a maltrattare la ragazza che piangeva disperatamente.

“Lasciatela subito!” ringhiò Kaori.

“Cosa vuole questa? Forse vuoi giocare anche tu con noi?” aggiunse l'uomo con sorriso malizioso mentre le si avvicinava pericolosamente.

Kaori afferrò furtivamente la sua Magnum sistemata nella cintola dei jeans.

“Fossi in te non lo ripeterei!” esclamò autoritaria, prendendo la mira.

I due spinsero violentemente Nagisa contro un muro e si diressero verso Kaori, minacciandola con un coltello. Mentre lei li teneva sotto controllo, un sorriso apparve sulle sue labbra.

“Non fatemi sparare o ve ne pentirete”

Con passo più veloce, uno di loro si precipitò su di lei, che con uno sparo preciso mirò alla sua mano la quale, insanguinata, fece cadere il coltello.

“Questa è pazza!” si lamentò l'uomo, premendo sulla ferita.

Il suo compare lo guardò atterrito, poi lo aiutò frettolosamente ad alzarsi; i due evaporarono correndo e ansimando.

Kaori disarmò il cane e si diresse verso Nagisa, ancora a terra, che piangeva calde lacrime nascondendo il viso tra le mani.

“È finita!” disse Kaori con voce dolce e rassicurante, inginocchiandosi accanto a lei.

Sconvolta, Nagisa si rannicchiò prontamente tra le braccia di Kaori, il suo corpo era scosso da tristi sussulti, poi strinse la vita della sua salvatrice.

“Ho avuto così tanta paura!” singhiozzò.

“Non ti daranno più fastidio ora” aggiunse Kaori con voce rasserenante.

* * * * * * * * * *

Il giorno dopo, al Cat's Eye, Shan In non capiva cosa fosse successo; era stata incaricata di portare Nagisa a casa loro. La ragazza, per capriccio, era sfuggita alla sua sorveglianza e si era ritrovata nelle mani degli yakuza. Tutto si era svolto molto velocemente, Nagisa aveva urlato, gli spari erano partiti dappertutto e i delinquenti erano finiti in ospedale.

“Continuo a non capire...quello che ho fatto era giusto o sbagliato” si lamentò Shan In, fissando la sua tazza di caffè. Nel liquido scuro apparve un volto sorridente.

“Kaori...” soffiò.

* * * * * * * * * *

Persa nei suoi pensieri, Kaori sorrise guardando il liquido scuro che si agitava sotto il movimento del cucchiaino nella tazza; aveva appena completato la sua prima missione. La sua giovane cliente alla fine era tornata a scuola. L'incidente le era servito da lezione.

“Saresti fiero di me, Ryo?” sospirò.

* * *

“Hai fatto bene...tanto per lei quanto per te!” disse Ryo sorridendo.

* * *

Kaori aveva sentito quelle parole destinate a confortare Shan In.

O era la sua immaginazione che le giocava brutti scherzi?

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Capitolo 27
*** 27. Un sacrificio per amicizia ***


 
Da quando Ryo era in coma, Mick non aveva voglia di uscire per locali notturni squallidi che aveva l'abitudine di frequentare con il suo compare giapponese. La sera, prima di raggiungere Kazue nel lettone, passava lunghe ore a fissare il soffitto del salotto, accasciato sul divano nella penombra, in un silenzio rasserenante ma allo stesso tempo stressante perché i suoi pensieri viaggiavano in tutte le direzioni. Fissando il vuoto, pensava al suo amico inerme, alla sua bella partner a cui aveva insegnato a usare un'arma.
 
“Ti arrabbieresti con me?” sussurrò, sospirando.
 
Era una domanda che lo infastidiva da quando aveva accettato quel maledetto addestramento, ma per riscattarsi e sentirsi meglio con la coscienza, al mattino si alzava presto e batteva Kaori sul tempo per andare a controllare la lavagna.
 
La missione precedente gli era sfuggita, ma era anche stato sul punto di farsi notare dalla giovane donna. Alla fine, non era stata una questione così brutta e Kaori se l'era cavata bene.
 
Poi raggiungeva sempre la sua bella contro la quale si rannicchiava carezzando affettuosamente il ventre arrotondato e in un mormorio le diceva:
 
“Ti amo”
 
Quel mattino il risveglio era stato duro per il biondino; sebbene andasse a letto a orari più che ragionevoli, Mick non riusciva comunque ad avere un sonno riposante. Da alcuni giorni il suo istinto lo avvertiva che si sarebbe presentato un caso importante.
 
Fece un'abbondante colazione, preparata amorevolmente dalla sua graziosa infermiera, e uscì dall'appartamento curvando la schiena. Sulla soglia dell'immobile, guardò l'appartamento di fronte:

“Ti proteggerò come meglio posso per rispettare il desiderio di mio 'fratello'!”

Sfregandosi gli occhi e sbadigliando in tutta grazia, partì in direzione della stazione.

Trascinando i piedi e inciampando nel nulla, Mick, con la testa china e la schiena bassa, si avviò sospirando lentamente verso la lavagna. Le mani infilate con noncuranza nelle tasche e i suoi capelli un po' mossi lo rendevano differente dalla sua precedente personalità. Sempre vestito di tutto punto, era solito flirtare con qualunque esemplare del gentil sesso che incrociava il suo cammino, ma ora non aveva più interesse per quel giochetto in cui gareggiava con la sua controparte giapponese. I suoi deplorevoli tentativi di avance lo lasciavano con l'amaro in bocca e nel cuore e a quel punto si affrettava a tornare dalla bella Kazue che prendeva tra le braccia senza dire nulla, solo per sentirla vicina e assorbire il suo dolce calore.
 
Lentamente, Mick alzò lo sguardo, che sembrava aver trovato grande interesse nel fissare le proprie scarpe lucide per appoggiarsi sulla lavagna dove apparivano le tre lettere che indicavano un caso per City Hunter. Il suo sguardo si spostò sul messaggio finendo sul richiedente: l'unità Bai Hu.
 
Quel nome gli provocò una sensazione ansiosa, era una storia che puzzava.
 
“Qualunque sia la natura di questo contratto, Kaori non potrà mai onorarlo- sospirò.
 
L'unità Bai Hu era nota per le sue infiltrazioni in tutti i circoli mafiosi e in altri ed eliminava senza pietà i suoi nemici. Qualunque fosse la richiesta, il suo sesto senso non lo tradiva e Mick sapeva che non ne sarebbe uscito indenne; scarabocchiò le istruzioni sul suo taccuino e si diresse verso il Cat's Eye ad aspettare l'ora dell'appuntamento, premunendosi di cancellare il messaggio.
 
Nascosto all'angolo di un edificio adiacente, Mick osservava l'andirivieni delle varie persone che si dirigevano verso il caffè; aveva una possibilità su due che anche Miki uscisse. Quando quest'ultima lasciò il bar per andare a fare la spesa, ne approfittò per uscire dal suo nascondiglio.
 
Con le mani sotto l'acqua mentre lavava i piatti, Falcon alzò lentamente la testa per concentrarsi sull'ingresso del caffè che presto rivelò una persona di cui conosceva l'aura ma la cui mente tormentata alterava la sua percezione. Quando il tintinnio annunciò l'arrivo dell'americano, Umibozu si accigliò e seguì il suo amico che si sedette pesantemente con un sospiro.
 
“Dammi un caffè, per favore...ben ristretto! Avevo un brutto presentimento da tempo...e avrei dovuto fidarmi” mormorò piano.
 
Sospirò ancora, abbassando la testa mentre picchiettava nervosamente sul bancone. Il silenzio calò per alcuni minuti, poi Mick finalmente lo interruppe all'improvviso fissando la sua tazza di caffè.
 
“Quali sono le persone o le cose più importanti per te?” chiese con tono disinvolto ma troppo serio perché stesse scherzando.

“Cos'è questa storia?” borbottò il gigante.

“Rispondi e basta, per favore”

“Miki e Shin Hon, e anche...l'anello con il simbolo del mio plotone” disse, mostrando il prezioso oggetto.
 
“Ma come sei sentimentale...eh, mio grosso orsacchiotto!” aggiunse Mick con voce canzonatoria, pizzicandogli la guancia.
 
“Smettila di fare l'idiota!” si arrabbiò l'altro, arrossendo, infliggendogli un violento colpo in testa con il vassoio.
 
Mick si sistemò i capelli e continuò a sospirare, riposizionandosi sullo sgabello con la grazia di un elefante.
 
“La mia sopravvivenza ora dipende...da Kazue e dal nostro futuro bambino” esclamò in modo malinconico, quasi fatalista. “Sono la mia ragione di vita...anche io ho un anello con un sigillo che mi è stato regalato molto tempo fa da un uomo che rispettavo...che amavo come un padre” disse, giocando con l'anello d'oro intorno all'anulare destro. “Se mi succedesse qualcosa...promettimi che ti prenderai cura della mia famiglia”

“Perché mi dici questo?” chiese Umibozu preoccupato.
 
Mick si riprese e aggiunse con aria sciocca:
 
“Ti chiedo di prenderti cura della mia famiglia a livello materiale e non fisico...”

Un pugno monumentale spedì l'americano dall'altra parte della stanza, a schiantarsi miseramente contro il muro proprio accanto alla porta vetrata dell'ingresso.
 
“Tu e Ryo non riuscire a rimanere seri per più di cinque minuti! Dimmi perché mi fai una domanda del genere?” si innervosì.
 
“Per info?” fece disinvolto, scrollando le spalle.
 
“Ma mi prendi in giro!” sbraitò Falcon.
 
In quel momento Miki entrò nel caffè con le braccia cariche di sacchetti di carta marrone; Mick usò quell'arrivo per sgusciare via. Il biondino lasciò un bacetto sulla guancia della donna sussurrandole:

“Prenditi cura di tuo marito!”
 
La sua figura incurvata si eclissò; Miki lo guardò con aria interrogativa.
 
“Ma che gli prende oggi?” si preoccupò. “Qualche problema con Kazue?”

Falcon si tolse il grembiule che aveva legato intorno alla vita imponente, poi lo appoggiò frettolosamente sul bancone.

“Rimani qui, io torno subito!” esclamò.
 
“Ma dove stai andando?” gli chiese lei, afferrandolo per il braccio.
 
“Ho delle questioni da chiarire con Mick!”

Il gigante si incamminò seguendo il cammino dell'americano.
 
* * * * * * * * * *

Una giovane donna bionda seguiva furtivamente ogni mossa di Shin Hon con un cannocchiale da puntamento.

“È proprio lui...Shin Hon! È vivo...Shin Hon è vivo!” fece con voce piena di emozione mentre lo guardava entrare al Cat's Eye.

Durante il suo intervento nel quartiere Kabuki-cho, tutta la sua unità era stata decimata e lui ne aveva approfittato per sparire e iniziare così una nuova vita insieme a City Hunter e ai suoi amici. Non conoscendo la realtà dei fatti, la giovane donna aveva accolto la notizia con grande tristezza e, dopo essersi allontanata dal gruppo, aveva stretto con rabbia l'anello che Shin Hon le aveva affidato. Là, lontana dagli sguardi, aveva dato libero sfogo al suo dolore.

Entrò a sua volta nel caffè e Shin Hon la salutò allegramente come qualsiasi buon venditore; l'aveva dimenticata? Un'altra giovane donna sembrava molto vicina al ragazzo. Scrutando la situazione, si sedette al bancone per la sua ordinazione.

“Cosa desidera?”

“Un blend*”

 
“Sei sicuro di riuscirci? Non pensi che sarebbe meglio aspettare il ritorno di Umibozu?” intervenne Shan In beffardamente.

“Cosa intendi?” borbottò il giovane.

La nuova arrivata ascoltò attentamente la scaramuccia tra i due.

“Scusatemi...ma voi state insieme?”

“Eh? Uh...”

Shin Hon sembrò turbato dal fatto che loro due potessero dare quell'impressione.

“Niente affatto!” disse Shan In con tono distaccato.

“Shan In! Non sai proprio come dire le cose!” brontolò lui.

“È la verità” rincarò lei.

La giovane donna cercò di contenere la risata dovuta alla risposta così improvvisa della ragazza.

“Scusatemi se rido!”

“Non fa niente...” sospirò lui seccato.

“Eppure lei è così attraente! Deve avere molto successo con le donne, no?”

Orgoglioso di quell'asserzione, lui fu sul punto di ribattere, ma Shan In lo interruppe ancora una volta con una frase letale.

“Macché, non ha alcun successo!”

La cliente aveva sempre più difficoltà a contenere le risate.

“Ma qualcuno le ha già fatto una dichiarazione d'amore...?” gli chiese nervosamente.

“Impossibile!” intervenne di nuovo la giovane amica.

“Sì, mi è successo!”

Shan In rimase sorpresa dalla sua risposta.

-Chi potrebbe essere?- pensò.

-Te lo ricordi?- si chiese la donna tristemente.

La memoria del giovane fu invasa dal ricordo di una ragazza che apparteneva al suo gruppo; avevano un legame speciale.

“Ma una sola volta...”

“È un...ricordo triste?” soffiò lei.

“No...ho solo ricordi dolorosi, cose a cui non voglio ripensare...ma quello no!” ammise lui sorridendo. “Ah, mi dispiace, non avrei mai dovuto parlarne...” disse improvvisamente imbarazzato.

“No, è colpa mia...mi scusi per aver fatto una domanda così personale”

Bevve un altro sorso del suo caffè per calmarsi.

“Ma ora...lei è felice?”

“Eh?”

“Sembra felice...”

“Sì...”

Con l'aria di chi aveva ottenuto la risposta che voleva, lei si alzò e lasciò delle monete sul bancone.

“Sono davvero felice di averti rivisto! Ti auguro una vita felice!”

Lei si apprestò ad andarsene in fretta.

“Pai Lan!” fece lui malinconicamente.

Lei fermò subito la sua fuga; tra le poche monete sparse sul bancone, c'era un anello con sigillo.

“Il mio anello con il sigillo del Qing Long...te l'avevo confidato...quel giorno!” disse lui, facendo roteare l'oggetto tra le dita.

La tradizione voleva che quell'anello venisse regalato a una persona con cui si era intimi; la loro affinità era stata tale che lui l'aveva offerto alla giovane donna così che lei potesse restituirglielo dopo la sua missione. Ma la vita aveva deciso diversamente.

“Non pensavo di potertelo ridare un giorno...né che ti saresti ricordato di me...sono davvero commossa...Shin Hon”

* * * * * * * * * *

Mick si era recato presso l'armadietto della stazione ovest una mezz'ora dopo, come dichiarato nel messaggio, e aveva recuperato la grande busta marrone che conteneva le indicazioni per la sua missione.

Mentre avanzava, aprì la busta e si bloccò di colpo. L'uomo, immobile, spinto dai passanti che avevano fretta di raggiungere la metropolitana, rimase con il cuore che gli si stringeva nell'istante in cui il suo sguardo incontrò la fotografia dell'uomo da eliminare.

“Shunsuke Hayakawa”

Come un automa, vagò per il quartiere, mettendosi la busta sotto il braccio e ripetendosi più volte:

“Ma che devo fare?”

I suoi pesanti passi si fermarono nel parco non lontano dal Cat's Eye e, con la testa tra le mani, per quanto girasse e rigirasse la questione nella sua testa, la soluzione era solo quella di sostituire Kaori. Ma cos'avrebbe comportato per lui e la sua futura famiglia? L'uomo da abbattere non era uno qualunque...era una sua vecchia conoscenza.

Falcon, che lo seguiva da un po', arrivò pochi minuti dopo e si sedette accanto a lui.

“Se vuoi spiegarmi!” disse, guardando dritto davanti a sé.

Il biondino alzò la testa e cominciò con tono piatto:

“City Hunter è stato contattato per una missione...ho intercettato il messaggio prima che Kaori lo trovasse”

Tese la pesante busta.

“Ecco il nuovo incarico...eliminare Shunsuke Hayakawa”

Falcon tirò fuori i fogli.

“È un uomo d'affari molto potente che possiede dei casinò clandestini”

“Non è sempre stato così...” mormorò.

“Lo conosci?” Falcon si meravigliò per l'intonazione rattristata del suo amico.

“L'ho conosciuto negli Stati Uniti quando avevo appena vent'anni...dopo che Ryo partì per il Giappone, io ero un po' smarrito e la mia vita si limitava a piccole missioni come guardia del corpo, ma non riempivo il vuoto che era la mia esistenza. Il mio tandem con Ryo mi dava molto perché lui era come me, senza attaccamenti ma con una sconsiderata fede nella giustizia. Mantenni quel ritmo di vita ma mi sentivo stanco di tutto; un giorno durante un incarico incontrai un uomo che credeva nella giustizia più che nella sua stessa vita...”

“Era Shunsuke Hayakawa?”

“Sì...” sussurrò Mick. “Aveva una piccola agenzia investigativa privata e mi arruolò nella sua missione. Risolvemmo diversi casi e il nostro legame crebbe negli anni...lo consideravo come il padre che non avevo mai avuto...mentre Ryo formava il duo City Hunter in Giappone con Kaori, io mi occupavo di incarichi per quest'agenzia investigativa”

“Ma com'è arrivato a essere l'uomo che è adesso se era così retto prima?”

“Aveva una figlia, Nao. Una giovane donna molto bella, non molto più grande di me. Devo confessare che negli anni siamo diventati inseparabili...innamorati” sorrise tristemente.

Il viso dell'americano si chiuse improvvisamente e i suoi lineamenti si fecero angosciati e arrabbiati allo stesso tempo.

“In una sera di pioggia, Hayakawa stava riportando sua figlia da una festa organizzata da uno dei nostri clienti per il successo della nostra missione. Era tardi e le strade erano poco affollate; un'auto che procedeva ad alta velocità perse il controllo a causa della carreggiata scivolosa e dell'alto tasso alcolico del conducente, cosa che non favoriva i suoi riflessi. L'ubriaco si schiantò contro di loro in pieno sul lato del passeggero; la violenza dell'urto fu tale che l'auto fu quasi spezzata in due...Shunsuke quel giorno perse l'uso delle gambe, ma anche la sua preziosa figlia. Nao non sopravvisse, morì sul colpo. Pochi mesi dopo, il caso fu portato in giudizio e il conducente ricevette una sospensione condizionale di 18 mesi e una multa di 286.160 yen**, mantenendo la fedina penale pulita. Shunsuke Hayakawa fu devastato dal verdetto; la giustizia da lui venerata lo aveva tradito lasciando libero l'uomo che gli aveva distrutto la vita e ucciso la sua unica figlia. Negli anni, Ryo trovava la sua anima gemella in Giappone, mentre io perdevo la mia negli Stati Uniti”

Le lacrime scorrevano lungo le guance dell'orgoglioso uomo, nonostante i tanti anni trascorsi dal fatto, il dolore non era sparito.

* * * * * * * * * *

Desiderosi di approfittare del loro ricongiungimento, Pai Lan e Shin Hon passeggiavano per le strade di Shinjuku.

“Ufficialmente sono morto con l'unità Chen Dao...la mia missione in un certo senso è di proteggere qualcuno a Shinjuku”

“È vietato rivelare i dettagli di una missione, anche ai propri compagni” lo prese in giro lei, mettendogli un dito sulle labbra per impedirgli di continuare. “Sei troppo chiacchierone, sarebbe stato impensabile da parte tua in passato”

“Allora...non puoi dirmi per quale missione sei venuta qui...?” dichiarò lui con tono falsamente distaccato.

“Esattamente! Oggi dimentichiamo le nostre rispettive missioni e divertiamoci come matti!” disse lei allegramente, aggrappandosi al suo braccio.

Camminavano felici a braccetto quando Ryo Saeba fece la sua apparizione.

“So tutto, Shin Hon! Hai lasciato il tuo lavoro al Cat's Eye ad A-Shan per uscire con una ragazza!”

“Niente affatto! È stata A-Shan a suggerire...”

“Sei furbo tu! Oh, è lei?”

“Ehm, sì” fece la ragazza timidamente.

“Le presento Pai Lan. Lei...”

“Signorina mokkori!” gridò lui, sollevando la giovane tra le braccia e portandola in un vicolo.

“Signor Saeba!” gridò Shin Hon, correndogli dietro. “Un momento...”

Si fermò subito davanti alla visione atipica che gli si presentava; Ryo stava aiutando la giovane donna a infilarsi in un abbaino. Dopo aver seminato due inseguitori, lo sweeper, in una spiegazione tattica, confessò che c'era un terzo uomo. Gli individui stavano inseguendo la stessa persona: Pai Lan.
 
Qualche momento dopo, Pai Lan e Shin Hon si ritrovarono nel parco a chiacchierare più tranquillamente.

“Chi...ti cerca? Cosa sei venuta a fare qui...? Capisco...che ti rifiuti di parlarmi della tua missione...”

La giovane donna si sentiva un peso sul cuore e quando cominciò a pronunciare le prime parole, la sua storia proseguì. L'inquietante rivelazione di Pai Lan secondo cui l'élite del Qing Long era stata spazzata via dopo il tradimento del comandante Zhang lo lasciò angosciato. I membri non erano rimasti inattivi e lei si era necessariamente unita a un altro gruppo.

“Fai parte dell'unità Zhu Qiao? Xuan Wu? Bai Hu?” si spazientì lui.
 
“Devo andare”
 
Lei si alzò e fece qualche passo. “Grazie Shin Hon! Non dimenticherò mai questa giornata!”
 
Si precipitò verso di lui e si rannicchiò mestamente contro di lui, durante quel dolce abbraccio fece scivolare un piccolo oggetto nel palmo della sua mano, poi se ne andò a passo svelto. Quando l'anello apparve nel suo palmo, confermò le sue paure: Pai Lan gli affidava a sua volta l'anello con il sigillo perché aveva buone possibilità di perdere la vita.
 
Shin Hon voleva conoscere il vero ruolo di Pai Lan e solo una persona poteva informarlo sulla questione: il signor Chin, il ciambellano.
 
Mentre i due giovani erano fuggiti, Ryo aveva interrogato l'inseguitore e in base alla sua confessione era arrivato nel parcheggio sotterraneo di un casinò clandestino. Dopo aver messo fuori combattimento le varie guardie del corpo che avevano cercato di fermarlo, un uomo su una sedia a rotelle apparve in pochi istanti. Si fermò con il suo mezzo davanti allo sweeper.
 
“Ryo Saeba?” si sorprese.
 
“Il Junyokai cerca uno dei miei parenti adesso?” chiese lui con fermezza.
 
“Uno dei tuoi parenti?” domandò l'altro, non poco turbato dalla presenza dello sweeper.
 
“Credevate davvero che vi avrei lasciato giocare e rovinare l'appuntamento del mio fratellino?”
 
“Un appuntamento...” soffiò all'uomo che stava dietro di lui.
 
Rassicurato sull'affidabilità della giovane donna, Hayakawa vagò per il suo casinò sotterraneo con lo sweeper al suo fianco; si fermarono a pochi metri da una croupier.
 
“Ma è la ragazza di Shin Hon!” esclamò lui allegramente.
 
“Lavora qui da sei mesi...ha solo 18 anni ma è un'ottima croupier”

Disse che molti dei suoi superiori non davano alcun credito a quella giovane perché era cinese in quanto il loro peggior nemico, il Chen Dao Fu Ei, era un'organizzazione cinese.
 
“Uno dei miei capi l'ha fatta seguire oggi...il che a quanto pare l'ha indotta in errore riguardo la persona ricercata. Ad ogni modo, abbiamo causato qualche inconveniente. Accetti le mie scuse”

Lo sguardo del vecchio rimase fisso a osservare la giovane donna in piedi non lontana da loro; i suoi lineamenti sembravano più morbidi, quasi paterni.

“Si chiama Pai Lan...è un bel nome. Sembra che lei le dia completa fiducia...e anche di più...”

L'anziano uomo sentì il bisogno di confessare i suoi profondi sentimenti per la giovane; a seguito di un incidente stradale che lo aveva lasciato paralizzato, aveva perso anche sua figlia Nao. E dopo sei mesi, aveva incontrato la sosia della sua preziosa bambina perduta; non riusciva più a distinguere la realtà dall'illusorietà. Anche se sapeva che sua figlia era morta, l'incontro con Pai Lan gli aveva dato un'altra opportunità di vivere felicemente con sua 'figlia'.
 
Dopo quella sentita confessione, l'uomo raggiunse la ragazza; Ryo rimase qualche istante a osservare la scena che si dispiegava davanti ai suoi occhi.
 
Un sentimento comune li univa, era incontestabilmente reciproco.
 
* * * * * * * * * *

Secondo gli informatori, una taglia era stata posta sulla testa di un uomo importante e il nome di City Hunter era strettamente coinvolto. Kaori si recò in un vicolo dove sonnecchiava un anziano lustrascarpe.

“Per favore, si svegli!” gli chiese, scuotendolo dolcemente.

Il vecchio borbottone aprì dolorosamente gli occhi arrossati, per posarli sull'apparizione angelica.

“So che Ryo ha spesso fatto appello a lei...ma oggi sono io che ho bisogno del suo aiuto”

“Cosa posso fare per lei?” chiese lui gentilmente con un sorriso sdentato.

“Gira la voce su un importante incarico legato a City Hunter, io non ne so nulla!” si sorprese.

“Normale, mia signorina...”

“Come, normale?” protestò lei. “Ryo ed io siamo City Hunter e la nostra reputazione non può essere usata impunemente” si adirò, stringendo i pugni.

“Le sue informazioni non sono aggiornate...vada in fretta a chiedere ulteriori risposte al suo amico, Mick Angel!” soffiò.

“Perché mi parla di Mick?”

“È lui che ha preso l'incarico...”

Gli occhi di Kaori si spalancarono: “Perché l'hai fatto, Mick?” balbettò.

Il vecchio informatore le comunicò tutte le informazioni che aveva, a cominciare dall'identità dell'uomo da abbattere e del cliente: il Bai Hu. Kaori non riusciva a capire l'atteggiamento del suo amico, poi iniziò a deambulare sconsolata, ritrovandosi al Cat's Eye dove entrò per sedersi pesantemente, curvando la schiena.

Qualche istante dopo, l'americano arrivò con la sua compagna proclamando:

“Buongiorno a tutti!”

La giovane donna notevolmente incinta avanzò con cautela e Mick se ne prese cura, sostenendola per farla sedere comodamente a un tavolo, poi con un volo considerevole si buttò su Kaori che istintivamente brandì il suo martello 'Pervertito rilevato'. Lui fu schiantato miseramente sul pavimento del caffè, poi lentamente si liberò e si sistemò.

“Nessuno mi ama...” piagnucolò.

Un sorrisetto libidinoso apparve sulle sue labbra mentre si voltava verso la barista.

“E tu, mia piccola Miki...non vuoi consolare quest'uomo infelice!” chiese, sporgendo le labbra desiderose di conforto.

Per risposta, si ritrovò con il viso incastrato in un vassoio.

“Di sicuro c'è solo la mia mogliettina che mi ama!” dichiarò, saltellando nella sua direzione e reclamando una coccola.

“Stai scherzando, spero!” fulminò Kazue.

“Che ti succede, cara?” chiese lui.

“Salti su qualunque cosa indossi una gonna e siccome non ottieni quello che vuoi, ripieghi su di me!” esplose.

Negli ultimi tempi, Kazue aveva molti sbalzi d'umore, e inoltre a causa delle sue persistenti nausee mattutine, dormiva pochissimo.

“Sono grassa, sono brutta e tu non mi ami più!” concluse, mettendosi a piangere calde lacrime. “Non sei quasi più a casa...magari mi hai rimpiazzata...” singhiozzò.

Sbattendo stupidamente le palpebre, Mick osservò la sua adorata infermiera il cui viso era inondato di perle salate. Si sedette lentamente vicino a lei, poi cercò di prenderla tra le braccia ma lei si divincolò un po' per, infine, rannicchiarsi contro di lui. Lui la strinse teneramente, accarezzandole con delicatezza i capelli.

“Come puoi pensare di essere brutta?” fece con voce dolce, quasi sussurrante, cullandola piano. “Sei la cosa più bella che mi sia arrivata da tanto tempo e inoltre porti in grembo nostro figlio...”

Le sollevò il mente e immerse il suo sguardo azzurro nel suo fiume di lacrime.

“Ti amo, Kazue. Non dubitarne mai, qualunque cosa io faccia!”

Lentamente avvicinò le labbra alle sue e con un bacio appassionato le mostrò tutto l'amore che provava per lei.

Mick, con riluttanza, dovette abbandonare Kazue, affidandola alle cure dei suoi amici, poi con uno sguardo triste se ne andò senza voltarsi per raggiungere Shunsuke Hayakawa. Kaori, con il pretesto di avere un appuntamento, seguì per qualche minuto i passi dell'uomo e saltò sulla sua piccola Fiat verde. Dirigendosi velocemente verso il suo immobile per recuperare un binocolo, ma poiché le fu impossibile trovarlo, prese un fucile di precisione. Tornò in macchina per seguire il piccolo punto lampeggiante che attraversava lo schermo. Mentre Mick flirtava con Miki, lei aveva colto l'occasione per piazzargli un trasmettitore.

Per evitare di farsi scoprire e nascondere la sua aura nel miglior modo possibile, Kaori si arrampicò sul tetto di un edificio vicino al luogo di incontro di Mick mentre puntava l'arma nella sua direzione, spiando la conversazione. Mick, percependo immediatamente la minaccia, fece da scudo con il suo corpo per il possibile attacco su Shunsuke Hayakawa. Rapidamente, Kaori mise via l'arma e si nascose dietro una costruzione supplementare del tetto, sussultando per la paura.

“Ci ha messo poco a notarmi! Ma come ha fatto da quella distanza?”

Nel frattempo, Kazue veniva portata in ospedale per il parto; lo stress dei giorni precedenti aveva accelerato il processo.

* * * * * * * * * *

Dopo la serata al casinò, Pai Lan, accompagnata da Hayakawa, raggiunse la sua macchina e durante il breve tragitto avvertì una presenza minacciosa per il suo tutore, istintivamente si posizionò davanti a lui per proteggerlo da ogni evenienza. Shan In non riusciva a capire la reazione della giovane donna, sapendo che era lì per infiltrarsi nel gruppo mafioso del suo capo e in seguito eliminarlo. Lungo la strada, Pai Lan non comprendeva il proprio atteggiamento, essendo ancora una talpa che doveva assassinare Shunsuke Hayakawa.

Arrivarono.

* * *

“Lei è morto due volte oggi”

* * *

Quando l'uomo invalido accese la luce, si ritrovò davanti una bella donna dai capelli corti.

“Lei chi è?” gridò.

“Sono City Hunter e...sono stata mandata per ucciderla...”

L'uomo rimase impassibile a quell'affermazione, per niente sorpreso.

“Ma sono stata sollevata mio malgrado dall'incarico...”

“Conosco City Hunter! È Ryo Saeba!”

“Io sono la sua partner!”

Lui la scrutò attentamente dalla testa ai piedi.

“In effetti, avevo sentito che aveva una partner. Lei è affascinante...Saeba non viene meno alla sua reputazione in tema di belle donne” disse avvicinandosi al suo bar per servirsi una forte bevanda alcolica.

Kaori arrossì a quell'osservazione ma si maledisse per aver reagito così, le sarebbe stato assegnato il compito di ucciderlo se Mick non avesse preso iniziative. Ma avrebbe saputo portare a termine quel compito?

“Come conosce Mick Angel?” gli chiese.

Lui sbuffò e sorrise sentendo quel nome.

“È mio figlio!”

“Suo figlio?”

“Perlomeno, una volta eravamo come padre e figlio, e io l'ho abbandonato. So di averlo estremamente deluso”

I lineamenti dell'uomo di mezza età si fecero più tristi, più fragili.

“Quando ho perso mia figlia, ho letteralmente smarrito il controllo e l'ho respinto violentemente, mentre anche lui soffriva per aver perso la donna che amava...”

 
Il viso e gli occhi di Kaori si riempirono di compassione e il suo cuore improvvisamente si strinse alla notizia della morte della donna amata da Mick.

“Diciotto anni fa, in un incidente, persi la mia unica figlia e l'uso delle gambe. Io e Mick all'epoca eravamo partner in un'agenzia investigativa privata e al momento della tragedia lui mi dimostrò tutto il conforto che era in grado di darmi, ma il mio dolore era così grande che lo respinsi per annegare senza tregua nell'alcool. Pochi giorni dopo, un uomo venne da me per convincermi a vendicarmi perché la giustizia non aveva punito il conducente. L'uomo in questione scomparve misteriosamente pochi giorni dopo; pensavo che quella morte mi avrebbe sollevato, ma no! Quell'uomo riapparve pochi giorni dopo dicendomi che la giustizia non si era occupata di me mentre lui sì. Nelle condizioni in cui mi trovavo e con la rabbia che mi tormentava, mi unii alla sua organizzazione criminale. Per via del mio stato fisico non ero buono a nulla, la giustizia mi disgustava e tutto accadde molto rapidamente. Mick, sbalordito dalla notizia, se ne andò e io non l'ho più rivisto fino a una settimana fa”

Quando Kaori uscì dall'appartamento di Hayakawa, percepì immediatamente la presenza di Mick. Gli si avvicinò con rabbia e lo schiaffeggiò senza mezzi termini.

“Perché mi hai nascosto la tua missione? Perché questo sacrificio quando ora dovresti pensare alla tua famiglia?” si infuriò.

“L'ho promesso a mio fratello” fece lui con voce sommessa, massaggiandosi la guancia arrossata. “Volevo mantenere la parola e allo stesso tempo dimostrare a me stesso che ero ancora in grado di portare a termine un incarico nonostante il mio handicap...”

Si sfiorò lentamente le mani che erano state gravemente danneggiate.

“Non ucciderai quest'uomo?” fece lei, afferrandolo nervosamente per il braccio.

“Sono stato assunto per questo...la missione termina domani...”

* * * * * * * * * *

Quel giorno la morte aveva un appuntamento con Hayakawa. Pai Lan doveva completare la sua missione e assassinare l'uomo con cui aveva stretto un legame così speciale. Quando si recò sul luogo dove il suo capo l'aspettava, trovò una casa consumata dalle fiamme; al primo piano, l'uomo in attesa della sua morte guardava fuori dalla finestra la giovane donna che lo chiamava in modo da spezzargli il cuore.

Pai Lan si precipitò tra le fiamme per salvarlo, ma lui non poteva rassegnarsi a perdere sua figlia una seconda volta e le rivelò che conosceva il suo ruolo nell'attentato. Minacciandola con un'arma, le ordinò di stargli lontana e di andarsene, ma lei non poteva lasciarlo. In un dolce abbraccio, gli confidò che non poteva vivere senza di lui; era determinata a morire con lui. Alla fine lui la spinse via violentemente e pochi secondi dopo il pavimento crollò, trasportando l'uomo nelle viscere dell'edificio. Ryo dovette servirsi di un dardo soporifero perché lei, dilaniata dal dolore, era stata sul punto di gettarsi nel fuoco per unirsi a lui.

* * * * * * * * * *

Il fatidico giorno, Mick doveva incontrare il suo mentore nella sua casa di campagna; quando avrebbe dovuto eseguire il suo incarico, cedette. Non riuscì a rassegnarsi di dover uccidere suo 'padre', e crollò pesantemente davanti alla sua potenziale vittima, piangendo. Hayakawa lo abbracciò calorosamente, poi si svolse tutto molto velocemente. Un incendio impressionante iniziò a consumare l'intera casa; i suoi clienti, sapendo il legame che univa i due, avevano bloccato lo chalet che ora era in balia delle fiamme. L'americano fece di tutto per salvargli la vita, ma invano; Hayakawa gli confidò che non aveva molto tempo da vivere perché una malattia lo stava divorando, poi si gettò deliberatamente nel fuoco. Prima di morire, Hayakawa gli chiese perdono.

Con grande difficoltà, Mick riuscì a districarsi dal fuoco, ma la ferita emotiva che aveva subito avrebbe impiegato molto tempo per cicatrizzarsi.

Mick sapeva benissimo che da quel momento in avanti la sa vita sarebbe stata in pericolo, dato che aveva commesso l'affronto di non uccidere Shunsuke Hayakawa; doveva fuggire per salvare la vita della sua famiglia. Anche se l'obiettivo era morto, il professionista era venuto meno alla sua parola, umiliando così il Bai Hu. Decise quindi di lasciare il paese al fine di farsi dimenticare per qualche tempo, risparmiando così il fardello a Kazue e alla loro bambina. Una mattina presto si recò in clinica per salutare il suo amico di una vita. Si piazzò al suo fianco.

“Me ne vado, fratello...ho protetto come meglio potevo Kaori a scapito della mia vita personale...te lo dovevo”

Con un lungo sospiro, si alzò lentamente, ma fu afferrato per il polso dalla mano dell'uomo; Mick fissò la mano che lo tratteneva.

“Devo lasciare la città per proteggere la mia famiglia, andrò nelle Filippine...avrò l'occasione di fare il turista” disse ironicamente.

La mano inconscia lasciò la presa, liberando il suo compare. Tomo, che aveva ascoltato, chiamò frettolosamente Kaori per farle sapere dei brandelli di conversazione che aveva sentito.

Al porto, Mick era sul punto di salire sulla piccola imbarcazione che lo avrebbe allontanato dalla sua famiglia. Con il cuore pesante e pieno di rimorso lanciò un'ultima occhiata alla baia di Tokyo, poi, con andatura tranquilla, salì sul pontone per raggiungere la barca.

Saltò sul ponte della bagnarola e un sorriso triste apparve sulle sue labbra increspate; pochi secondi dopo si udì uno stridio di pneumatici. Due figure uscirono dalla folle auto e una di esse si precipitò verso di lui, stringendo a sé il suo prezioso fagotto.

“Mick! Mick!”

L'americano strinse gli occhi per distinguere meglio l'apparizione, anche se inevitabilmente riconobbe l'intonazione della voce.

“Kazue?” balbettò.

Fece cenno al capitano di spegnere i motori e tornò sulla terraferma.

“Mick Angel! Come hai potuto farci questo?” gridò con voce rotta, battendogli il petto e rannicchiandosi contro di lui, lasciando sfogare il suo dolore. “Ovunque tu andrai, non saremo con te; nostra figlia è appena nata e tu te ne vai senza nemmeno vederla”

Kazue lasciò con attenzione la bambina ben avvolta tra le braccia dell'uomo che rimaneva in silenzio.

“Abbi il coraggio di dirmi che ora ci abbandonerai” si infuriò.

Lui scostò delicatamente la coperta che avvolgeva la neonata; i suoi capelli biondi e gli zigomi rosei la facevano sembrare un angelo. La bimba riposava pacificamente tra le braccia del padre, che istintivamente la cullo contro di sé; sorrise teneramente alla piccola addormentata. Ma di colpo si riprese, come poteva cedere e far vivere alla sua famiglia una vita del genere? Bruscamente restituì la bambina, che si mise a piangere.

“Non posso farvi subire tutto questo!”

Cominciò ad allontanarsi ma la seconda figura, che si stagliava dall'oscurità, era piena di pesanti sacchi di cui si liberò gettandoli sul ponte della nave.

“Ecco una bella cosa!” esclamò Kaori, sfregandosi le mani.

“Voi dovete restare qui e vivere la vostra vita senza di me...nostra figlia deve crescere in un posto normale...”

“Dove sarebbe la normalità se tu te ne vai da noi e decidi da te...” disse Kazue asciugandosi le lacrime. “Noi veniamo con te! Se rifiuti, Kaori ti ucciderà!”

Lo sguardo dell'uomo ricadde su Kaori che fino a quel momento era rimasta in disparte.

“Ti avverto, Mick...” fece severamente. “Kazue mi ha lanciato un XYZ...se non le porti con te, ti sparo!”

L'americano rise nervosamente quando la sweeper lo prese di mira.

“Andate! Siate felici tutti e tre”

Mick si avvicinò a Kaori e la baciò sulla fronte.

“Grazie di tutto, Kaori”

Mick abbracciò la sua compagna che si accoccolò contro di lui, stringendo la bambina con amore materno.

Nella notte buia, la coppia con la loro piccola figlia evaporò verso una destinazione lontana che sarebbe stata paradisiaca in un contesto completamente diverso.

* * * * * * * * * *

Pai Lan, essendo 'scomparsa' nell'incendio, ora doveva vivere lontana da Tokyo; una lettera arrivò al Cat's Eye, all'attenzione di Shin Hon. Era di Pai Lan; ora viveva in un'isola che suo 'padre' aveva amato particolarmente. Faceva la maestra e il contatto con i bambini l'aiutava a superare il suo dolore; era finalmente felice.

* * * * * * * * * *

Una lettera con timbro postale arrivò al Cat's Eye per Kaori; prese la busta perché sospettava chi fosse il mittente e pensò così di dare a Ryo notizie di Mick, Kazue e della loro bambina. Lentamente, Kaori si sedette accanto a Ryo e, posandogli una mano sull'avambraccio, cominciò a leggere:

'Mia dolce Kaori,

viviamo in un ambiente da sogno, il sole splende luminoso, il cielo e il mare si fondono in un blu perfetto. Kazue e la nostra bambina si sposano a meraviglia in quest'atmosfera magica. Ci sono donne, donne ovunque vestite solo in bikini'

Il testo in quel punto era leggermente sbavato.

'Scherzi a parte, grazie per avermi fatto capire quanto mi sarebbe mancata la mia famiglia in questa lunga avventura.'

'Non potrò ringraziarti abbastanza, Kaori, per avermi portato quella mattina a raggiungere l'uomo che amo. Grazie per aver infilato qualche martello nella mia borsa. Mantieni la speranza, le condizioni di Ryo migliorano di giorno in giorno.

Con affetto, Kazue, Mick, Pai Lan'.
 

*miscela di diversi caffè.

**poco più di 2000€

 

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Capitolo 28
*** 28. Una bambina per cliente ***


Il sole non era ancora spuntato con i suoi primi raggi nel cielo oscuro che Kaori era già completamente sveglia. Dalla partenza di Mick, Kazue e la loro piccola Pai Lan, Kaori si sentiva un po' più vuota; pur mantenendo un'amicizia incrollabile con Miki, Mick era il sosia di Ryo e con le sue buffonate sapeva come tirarle su il morale. Ma su chi poteva contare ora? Miki e Falcon avevano altri impegni e lei non aveva intenzione di appoggiarsi a loro per tutto il tempo. Avevano una famiglia, Eriko era partita per una sfilata...dove? Non riusciva a ricordarlo, la sua mente era troppo confusa, Ryo era in ogni angolo della sua memoria. A volte le capitava di sentire la sua voce e la sua presenza fisica.

“Sto impazzendo!” sospirò tristemente.
 
Kaori pensava che si stava comportando come una ragazzina; piangeva senza motivo o vedendo una foto di Ryo o pensando a quello che avrebbe potuto dirle nei vari contesti che avrebbero potuto riempire la sua nuova vita. Ma chi non avrebbe avuto bisogno di supporto in una situazione del genere?

Trovava che la propria esistenza, ultimamente, fosse priva di interesse, noiosa...cosa non avrebbe dato per ritrovare la sua vita precedente, anche se allora Ryo era odioso e la feriva senza sosta, benché sapesse mostrarsi molto affettuoso. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché lui fosse lì fisicamente, sapeva come consolarla, come rivelarsi tenero in momenti troppo rari. Eppure prima dell'incidente, Ryo era stato amorevole, gentile e molto intraprendente: a quella riflessione, Kaori sorrise arrossendo e il suo cuore si riempì di gioia e amore infinito.
 
“Quando ti sveglierai sarai orgoglioso di me, soprattutto della mia abilità” esclamò, battendosi il petto mentre lo gonfiava.
 
Con un sospiro calmo, Kaori saltò giù dal letto e andò in bagno, fece un'abbondante colazione, poi con passo deciso si diresse verso la stazione alla ricerca della richiesta di un potenziale cliente. Quel giorno si sentiva pronta a sollevare le montagne.
 
Con passo allegro e leggero, Kaori si avvicinò alla lavagna; nessun tratto di gesso suggeriva l'esistenza di un futuro cliente. Era sul punto di andarsene quando un pezzetto di carta scarabocchiato turbinò davanti a lei, fermandosi ai suoi piedi. Le tre lettere scritte a caratteri cubitali attirarono la sua attenzione; si chinò per cogliere il foglietto. Un nuovo cliente faceva appello a City Hunter...perché usare quel minuscolo pezzo di carta e non l'imponente lavagna?

Accigliandosi, diede un'occhiata più ravvicinata al biglietto e mentre camminava cercò di dare un volto al suo potenziale richiedente, era il suo giochino preferito. Questa volta la infastidiva di non riuscire a determinare il sesso del cliente. Benché le tre lettere fossero ben tracciate e si leggessero tranquillamente, le altre parole lasciavano trasparire la mano esitante della persona. Come poteva un adulto scrivere in quel modo? Una bizzarra idea le attraversò la mente.

 
-E se non fosse un adulto?-

Di fronte all'assurdità di quella riflessione, si fermò bruscamente e fu destata dalle sue fantasticherie da un passante frettoloso che la urtò violentemente. Controllando la rabbia crescente con qualche difficoltà, Kaori scosse la testa e riprese a pensare. Istintivamente girò il foglietto.

“Caffè Starbucks*! Se è un cliente abituale, dovrebbe trovarsi lì!”

Il numero di cellulare segnato l'avrebbe aiutata a identificare lo sconosciuto.

* * * * * * * * * *

Shan In aveva recuperato il messaggio dalla lavagna sotto l'aria falsamente distratta del padre; se n'era andata in fretta, con il pretesto di un impegno urgente. Ryo aveva capito benissimo il sotterfugio della ragazza ma l'avrebbe lasciata agire, tenendola d'occhio. Sospirò improvvisamente ripensando con nostalgia al passato; quante volte aveva fatto così con Kaori?

Shan In si recò all'indirizzo del caffè sul foglietto, il quale altro non era che uno scontrino. Persa nei suoi pensieri si avvicinò al bancone e, presa dalle sue deduzioni, non sentì la domanda della cameriera:

“Posso prendere la sua ordinazione?”

La giovane, non abituata a quel genere di posti, non sapeva cosa dire. Una ragazzina che attendeva con impazienza il suo turno fece il suo ordine e andò a sedersi. Shan In, sorpresa, non si soffermò sull'accaduto, ma non sapendo con che tipo di cliente aveva a che fare, decise di chiamare il numero lasciato sul foglietto. Si udirono gli squilli del cellulare, la ragazzina di poco prima lo afferrò dalla sua piccola borsa.

“Pronto?”

Shan In, colta di sprovvista dall'aspetto della sua cliente, riattaccò la cornetta e si diresse verso quest'ultima, ma un uomo stava già avanzando verso la bambina, volendole togliere il cellulare. Come unico modo di difesa, la bambina si servì di un fischietto da cui partì un suono acuto.

Shan In, balzata per aiutarla, si ritrovò davanti alla ragazzina, imbarazzata. La bambina la guardò dall'alto al basso, ma il suo sguardo cadde sul foglietto che aveva lasciato poche ore prima alla stazione di Shinjuku.

“Lei è City Hunter?” si stupì.

* * * * * * * * * *

Kaori, seduta a un tavolo un po' isolato, scrutava l'ambiente circostante; Ryo le aveva insegnato a posizionarsi sempre nei punti strategici dei vari posti in cui andavano. Bisognava restare discreti pur avendo una visione dell'insieme del via vai dei vari protagonisti che potevano entrare in gioco, ma anche per scongiurare eventuali attacchi.

Mentre beveva un sorso del suo caffè, il suo sguardo cadde su un bambino, si apprestò a raggiungerlo quando al ragazzino si unì pochi secondi dopo una giovane donna, probabilmente sua madre. Kaori si riaccomodò, poi notò una cabina telefonica non lontana da lei, vi si avvicinò e compose il numero presente sul biglietto e si voltò di nuovo verso la sala, dettagliando ogni cliente. Una ragazzina non lontana, nascosta da un gruppo di persone, tirò fuori il suo piccolo telefono.

“Pronto?”

Kaori riattaccò immediatamente la cornetta e recuperò il suo bicchiere di carta; un uomo, nello stesso momento, si stava dirigendo verso la ragazzina. Kaori istintivamente accelerò il passo. Perdendo la pazienza per chissà quale ragione, lo sconosciuto era sul punto di alzare la mano verso la bambina quando un suono acuto fece fuggire l'aggressore. Kaori sorrise quando lo vide correre come un matto, poi lentamente avvicinò la sua sedia per ritrovarsi di fronte alla ragazzina; quest'ultima la fissò interrogativamente.

“Penso che siamo in affari, signorina!” esclamò Kaori sorridendo.

Quel magnifico sorriso, il viso dolce e l'aura piena di tenerezza della sua interlocutrice rassicurarono la bambina.

“City Hunter?”

“Piacere, sono Kaori! Con chi ho l'onore di parlare?” chiese con aria solenne, tendendo la mano alla bambina.

Nonostante la sua giovane età, doveva avere sei, massimo otto anni, quella bambina era una cliente e Kaori avrebbe fatto la sua parte.

“Tanya!” sorrise, afferrando la mano.

La manina della bambina si perse in quella della giovane donna, che non era affatto grande.

“Pensavo che City Hunter fosse un uomo”

“È il mio partner...”, il suo viso si tese un po' ma cercò comunque di sorridere, “al momento non è disponibile”

Kaori si alzò lentamente mentre deglutiva l'ultima goccia di caffè.

“Vieni con me!” disse, offrendole una mano amica. “Ti porto in un luogo più adatto per parlare del tuo caso”

Tanya la guardò per alcuni istanti e vide nei suoi occhi quella tenerezza unica; la bambina balzò in piedi e afferrò rapidamente la mano. Si recarono al Cat's Eye.

* * * * * * * * * *

Dopo aver dimostrato a Tanya la veridicità sulla sua identità, le due si sedettero a un tavolo per conoscere finalmente qual era la nuova missione: ritrovare suo padre. Quando A-Shan chiese una descrizione di quest'ultimo, la familiarità dell'aspetto indicato non poté ingannarla. Ne ebbe la conferma quando lo stallone di Shinjuku entrò nel locale e la bambina gli saltò al collo gridando:

“Papà!”

* * * * * * * * * *

Tanya spiegò che stava cercando suo padre che stava giocando a nascondino da troppo tempo, secondo le parole di sua madre.

-Come può un uomo che ama la sua famiglia abbandonarla? Aveva un'amante ed è fuggito con lei? O forse era in pericolo e così è sparito risparmiando la vita della sua famiglia? Non può che essere così!- concluse Kaori mentalmente. “Hai una foto di tuo padre?” le chiese con un sorriso.

La bambina, con molta cautela, recuperò un grande foglio di carta e lo porse alla sweeper.

“Questo è mio padre” disse Tanya, piuttosto orgogliosa del suo capolavoro.

Kaori fece una piccola smorfia. “Non farà facile!” sussurrò.

Il suo sguardo si addolcì, poi cadde sul foglio a quadretti in cui emergeva una forma presumibilmente umana. Ma il suo sorriso fu di breve durata; anche se il viso era difficilmente identificabile, l'abbigliamento era fin troppo familiare perché fosse una coincidenza. Jeans neri, una maglietta rossa con le maniche arrotolate a tre quarti, una giacca blu...

“Ryo, è tua figlia?” soffiò, fissando sgomenta la bambina che le stava di fronte.

La mano che reggeva il disegno iniziò a tremare eccessivamente e il suo cuore si strinse.

“Potremmo andare da tua madre, tesoro? Penso di poterti aiutare a trovare tuo padre...”

La bambina balzò in piedi e, saltellando, gridò:

“Tanya troverà il suo papà! La mamma non piangerà più!”

Gli occhi di Kaori si posarono nuovamente sul disegno.

“Sei davvero suo padre, Ryo?” sospirò con le lacrime agli occhi. Kaori si alzò e la bambina si appese alla sua mano per tirarla, quasi correndo, verso l'uscita, al fine di raggiungere sua madre e annunciarle la bella notizia.

La bambina saltellava allegramente, tenendo la mano di Kaori, che seguiva i suoi balzi con un movimento più pronunciato del braccio. In altre circostanze, la giovane donna avrebbe amato occuparsi di quella bambina, ma non era una qualunque...diceva di essere la figlia di Ryo.

Tanya interruppe i suoi passi gioiosi davanti a un locale che includeva intrattenitrici.

-Quindi questa donna è un'intrattenitrice. Come si può fare un lavoro del genere quando si ha una figlia?- fulminò tra sé.

La sweeper non aveva l'abitudine di criticare qualsiasi modo di vivere delle persone che incontrava, ma in quel caso si trattava di una difesa a causa della gelosia che si insinuava dentro di lei. Quella sconosciuta doveva essere stupenda, era legata a Ryo da quella bambina? Era probabile, lei non era sempre stata con lui a sorvegliarlo e durante le sue notti nei love hotel poteva essere riuscito a mettere una donna incinta. La ragazzina, che era scomparsa nel bar, si ripresentò dopo pochi minuti tenendo per mano una bellissima giovane donna.

“Questa donna sarebbe stata certamente di suo gradimento!” borbottò.

L'aura di gentilezza e dolcezza aveva lasciato il posto a un'incommensurabile gelosia, poi a un'immensa tristezza. La giovane donna, rendendosi conto del malessere della sua visitatrice, mandò la bambina a cercare la sua borsa per creare un diversivo. Kaori approfittò dell'occasione per brandire il disegno e piazzarlo sotto il naso della giovane madre.

“Ryo Saeba è il padre di Tanya?”

* * * * * * * * * *

Era necessario fare chiarezza sulle dichiarazioni della bambina e pertanto era necessario trovare la madre. I lineamenti della ragazzina ricordavano quelli di un'intrattenitrice che lavorava al club Carnival. Infatti, al loro arrivo, Tanya andò a cercare sua madre, Irina, la donna in questione. Vedendo il volto sorpreso della giovane donna, Ryo capì subito l'errore della bambina; Irina aveva bisogno di parlare con Ryo. Trovò come unico diversivo quello di mandare Tanya a recuperare la sua borsa negli spogliatoi del locale. Quando la bambina se ne fu andata, Ryo si avvicinò alla donna:

“Non è da Irina chiedere aiuto a una bambina...è contro le regole di nascondino...”

* * * * * * * * * *

Irina, la madre di Tanya, aveva insistito per parlare con la giovane donna in un luogo più discreto rispetto a una strada piena di curiosi di ogni tipo. La bambina, esausta per aver camminato incessantemente, si addormentò con la testa appoggiata sulle ginocchia della madre.

“No...Ryo non è il padre della mia piccola Tanya” confessò, mentre accarezzava i capelli della piccola. “Ryo è un amico e niente di più”

A quell'affermazione, Kaori sospirò di sollievo immediato e un sorriso curvò le sue labbra. Una strana fiamma riempì i suoi occhi per la gioia della 'fedeltà' di Ryo.

“Ryo mi aveva detto che se avevo bisogno di aiuto, potevo contare su di lui. Ma lui non è venuto, immagino che lei debba essere Kaori?”

“Sì, sì!” ammise l'altra arrossendo. -Come fa a sapere il mio nome?- pensò.

“È esattamente come lui l'ha descritta...”

“Immagino debba averle detto che sono un maschiaccio, priva di femminilità, una furia!”

La rabbia iniziava a riempire la voce di Kaori che immediatamente strinse le dita sul bordo del tavolo.

“Non fraintenda, signorina...” sorrise la donna. “Prova molto affetto per lei e grazie all'alcool, si è confidato. Non dirò di più per rispettare il segreto professionale! La mia piccola Tanya mi ha spesso sentito parlare di Ryo e ha dovuto mescolare tutto...non la si può biasimare” sorrise tristemente. “È ancora così piccola, non ha mai conosciuto suo padre...”

Le due figure femminili davanti a Kaori trasmettevano tanta tristezza che la lasciarono sconvolta, ma doveva conoscere tutta la storia per poter agire. Irina raccontò la storia della vita professionale del suo fidanzato; la sua fuga era dovuta al suo disonesto capo, Kishimoto, e ai suoi imbrogli nel settore immobiliare. Avvertendo il vento girare a suo sfavore, non aveva esitato a incolpare il suo collaboratore. Ma quest'ultimo sapeva abbastanza per farlo affondare ed era diventato dunque un fastidio di cui doveva sbarazzarsi. Kaori, ascoltando le malefatte di quel delinquente, era fuori di sé; non si era fatto alcuno scrupolo a sacrificare uno dei suoi compagni per coprire le proprie colpe. Rimanendo in silenzio e stringendo i pugni con rabbia, Kaori aspettò la fine della storia, poi si alzò di colpo.
 
* * *

“Va bene, sistemerò tutto subito!”

* * *

Non appena pronunciò quelle parole, A-Shan corse fuori dal locale; il suo obiettivo era riunire quella famiglia ed eliminare chiunque vi si opponesse. La giovane si allontanò sotto lo sguardo attonito di Irina e un breve sospiro di Ryo che la vedeva lasciarsi trasportare decisamente troppo in fretta a suo parere.

-Riconosco bene Kaori! Non appena una famiglia è in pericolo, lei si butta a capofitto!- pensò sorridendo seguendo la figura che svaniva dietro la porta vetrata.

Shan In non impiegò molto a trovare le tracce di Kishimoto; avrebbe voluto farlo fuori ma le finestre antiproiettile avrebbero frenato qualsiasi suo tentativo. Doveva seguirlo per identificare le sue abitudini e trovare così un luogo adatto per poterlo eliminare.

* * * * * * * * * *

Si stava facendo tardi, ma Kaori decise comunque di fare visita a Ryo nella clinica di Doc. Salutò Tomo con un ampio sorriso, alla reception, l'infermiera stava sistemando i vari moduli, poi entrò lentamente nella stanza che la luce del giorno cominciava ad abbandonare. Si accomodò piano sulla sedia accanto al letto del paziente e gli prese la mano, portando il palmo sulla propria guancia. Nonostante fosse incosciente, il calore di quella mano era confortante e rassicurante.

“Ho una nuova cliente!” sorrise teneramente. “Una bambina separata da suo padre a causa di un uomo senza cuore...”

Sbadigliò smisuratamente e appoggiò lentamente la testa sulle sue braccia.

“Come farò a trovare suo padre?” fece in un sussurro prima di addormentarsi profondamente, tenendo con cura la mano di Ryo nella propria.

* * * * * * * * * *

Nel frattempo, Ryo e Tanya stavano andando al centro commerciale; la bambina era molto entusiasta di trascorrere la giornata con il suo 'papà'. Tuttavia, quando vide l'orsacchiotto, la mascotte del grande magazzino, si precipitò verso di lui. Il personaggio dalla corporatura imponente e il viso tenero aveva gesti particolarmente teneri con la piccola. Tanya si aggrappò alla mano del peluche ed esclamò allegramente:

“Oggi sono venuta con il mio papà!”

Subito l'orsacchiotto lasciò scappare i palloncini colorati che volarono via spinti dal vento; la bambina guardò imbronciata la nuvola colorata che si allontanava. Quella relazione strana non sfuggì allo sweeper.

“Tanya, non vuoi andare alla sala giochi!”

La ragazzina annuì e corse allegramente verso i 'diabolici' macchinari.

* * *

Kaori si trovava di nuovo in un luogo conosciuto ma, come la prima volta che aveva 'incontrato' Ryo, il suo aspetto spettrale la condusse suo malgrado in un sito familiare. Sembrava un centro commerciale. Era sul punto di proseguire la sua esplorazione quando la sua attenzione fu attirata da un uomo e una bambina.

“Ma è Tanya!” fece sorpresa.

Il suo sguardo cadde inevitabilmente sul suo accompagnatore.

“Ryo!” soffiò.

Voleva avvicinarsi, toccarlo, voleva che lui l'abbracciasse, ma il suo corpo si rifiutava di obbedirle; doveva rimanere lì a osservare la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi. Non sentì alcuna parola dalle bocche dei protagonisti, ma la bambina saltellava allegramente e raggiungeva il dolce personaggio simbolo del supermercato. Non capì bene perché quest'ultimo lasciò andare il suo bel bouquet di palloncini colorati, ma Ryo parlò per qualche secondo con la bambina che si allontanò per dirigersi alla sala giochi. I due uomini si allontanarono per discutere e il suo spettro li seguì. La loro conversazione sembrava troppo seria per trattarsi di semplice cortesia, poi il viso di Ryo divenne più dolce, più compassionevole.

“Ryo aiuterà quest'uomo!” sorrise teneramente.

Conosceva il suo modo di agire senza nemmeno dover sentire il suono della sua voce per sapere che avrebbe agito per il bene di quell'uomo. L'uomo, rasserenato, si rimise il suo costume proprio mentre Tanya stava per interrompere la loro conversazione che era durata troppo a lungo per i suoi gusti. Kaori guardò lo sweeper prendere con attenzione la mano della bambina mentre rientravano, ma si sorprese molto quando notò la reazione dell'orsacchiotto.

“Ma chi è quest'uomo? Ha un legame con Tanya per guardarla con tanta tristezza ma anche con tanta tenerezza? Non sarà...il padre scomparso?”

Il ragionamento prese inevitabilmente piede nella sua mente, ma prima di rendersi conto pienamente di ciò che stava accadendo, il processo di ritorno alla vita reale esercitò la sua pressione. Kaori avrebbe dato qualsiasi cosa per parlare con Ryo anche solo per un secondo, ma il silenzio del loro incontro rendeva improbabile quel misero contatto. Con un grido proveniente dal suo cuore, urlò il suo nome prima di scomparire; Ryo si voltò all'improvviso a quel straziante slancio. La bambina, impaziente, si mise a tirargli la manica:

“Stai bene, papà?”

“Sì, sì, va tutto bene mia cara” fece lui ridendo nervosamente mentre si grattava la testa.

Diede un'ultima occhiata alle sue spalle, avrebbe potuto giurare di aver sentito il proprio nome...alzò le spalle disinvolto e riprese il suo tragitto.

* * * * * * * * * *

Kaori si svegliò di soprassalto mentre scrutava freneticamente l'ambiente circostante, purtroppo aveva solo sognato, ancora una volta. Ma perché fare un sogno così strano se non c'era un messaggio dietro? Kaori fissò amorevolmente l'uomo addormentato e lo baciò dolcemente sulle labbra.

“Grazie per il tuo prezioso aiuto”

Doveva scoprire la probabilità dell'esistenza di quella mascotte, e chi meglio di Tanya poteva mostrargliela?

Dopo aver aspettato un'ora più appropriata per contattare la sua giovane cliente, Kaori si accordò per incontrarla pochi minuti dopo ai piedi del suo immobile per portarla a fare un giro nei grandi magazzini. La palese gioia della bambina scaldò il cuore della sweeper che, di buon umore, camminava allegramente per le strade della grande città; la ragazzina aveva insistito per condurla nel suo punto preferito.

Quale non fu la sorpresa di Kaori nello scorgere la figura panciuta dell'orsacchiotto che distribuiva palloncini colorati a tutti i bambini gioiosi intorno a lui.

“Esiste davvero!” esclamò senza fiato.

Tanya lasciò andare la mano della donna per gettarsi sul grosso peluche che l'abbracciò affettuosamente.

“Grazie Ryo!” sorrise Kaori.

Seguendo le azioni del suo sogno, Kaori trovò il modo di allontanare la ragazzina per parlare con l'orsacchiotto.

L'uomo, sconsolato, confermò le dichiarazioni di sua moglie: il suo spudorato capo non aveva avuto alcuna remora nel denunciarlo al suo posto. L'unica cosa rimasta per smascherare quell'orribile uomo era denunciarlo, ma non sarebbe stato facile. Kaori però prese con sé i preziosi documenti che il padre di Tanya le affidò.

* * * * * * * * * *

Dopo diversi giorni di inseguimenti, Shan In aveva trovato un luogo adatto per abbattere quel rifiuto e la regolarità dei suoi spostamenti l'aveva portata alle scale antincendio di un edificio che si affacciava sulla via principale della circolazione del traffico. La giovane sweeper prese di mira il veicolo, in anticipo di pochi minuti quel giorno, ma non le importava perché era pronta a infliggere la punizione a quell'uomo senza morale. Nel mirino del suo fucile apparve il volto sorridente della sua futura vittima, ma i suoi gesti si rifiutarono di eseguire la sua volontà. Pur mantenendo il bersaglio sotto tiro, l'auto partì e nessun proiettile venne sparato.

“Perché? Perché non riesco a sparare? Cosa mi succede?” si offuscò.

* * * * * * * * * *

“Non vale la pena ucciderti...la giustizia si occuperà di te...goditi le tue ultime ore di libertà...”

Kaori si voltò e scese lentamente i gradini metallici di un'uscita di emergenza; la leggera brezza mattutina faceva svolazzare i suoi capelli corti, ma non lontano da lì, qualche gradino più in alto, giaceva un quotidiano che parlava di un grave caso che coinvolgeva un importante uomo d'affari. L'articolo era firmato Tachiki Sayuri.

* * * * * * * * * *

“È il tuo cuore! Non fai più parte del mondo criminale e lui ti impedisce di affondarvi di nuovo!” sorrise Ryo, che aveva osservato in silenzio la scena.

“Ma non potrò più essere City Hunter...

“Il lavoro di City Hunter non consiste solamente nell'uccidere...”

Fece cadere con un tonfo un giornale il cui titolo parlava di un importante uomo d'affari.

“Qui ci sono tutti i dettagli delle malefatte di Kishimoto, con prove a sostegno”

* * * * * * * * * *

Il giorno tanto atteso dalla piccola Tanya arrivò, era la festa del papà, e lei avanzava tristemente tenendo la mano della madre. Tutti i bambini intorno erano accompagnati dai loro papà, lei era l'unica a non averne uno. Grosse lacrime di confusione le annebbiavano i piccoli occhi. Kaori, che aspettava all'ingresso del cortile della scuola, osservò il triste spettacolo e si affrettò per raggiungerle. Kaori si abbassò alla sua altezza e disse con voce dolce:

“Il gioco di nascondino è finito, tesoro!”

La bambina tirò su col naso ma i suoi occhi pieni di lacrime mostravano la sua incomprensione.

“Il tuo papà non poteva mancare in un giorno così importante...è sempre stato presente a vegliare su di te”

La ragazzina scrutò rapidamente l'ambiente circostante.

“È sempre stato gentile con te e ti ha dato molte cose per mostrarti il suo amore...come dei palloncini...”

Un bambino vicino esclamò:

“Oh, che bel palloncino!”

Tanya vide l'orsacchiotto con occhi colmi di stupore, ma quando quest'ultimo si privò del suo travestimento, lei corse verso di lui, liberandosi dalla presa della madre. Quest'ultima, in lacrime, si unì ai due.

* * * * * * * * * *

Davanti a quella scena Shan In non poté impedirsi di piangere, ma non riuscì a capire il motivo delle sue lacrime.

“Perché...sto piangendo per loro...non capisco...”

Ryo le si avvicinò e l'abbracciò delicatamente.

“Va bene così! Il cuore di Kaori sta decisamente giocando brutti scherzi!” sorrise malinconicamente.

* * * * * * * * * *

Vedendo quella riunione toccante, le lacrime di Kaori erano rotolate lungo le sue guance lasciando solchi sul viso tuttavia sorridente. Un dolce calore l'avvolse...una presenza affettuosa e tenera.

La sua missione volse al termine e Kaori rientrò con il cuore in pace. Doveva a tutti i costi ritrovare Ryo: era come l'orsacchiotto per Tanya, lui vegliava su di lei incessantemente senza esserci concretamente, e a quel pensiero Kaori si sentì più serena.

* * * * * * * * * *

Quella stessa sera, A-Shan non riusciva a riprendersi dalla sua incapacità di sparare sull'uomo che aveva avuto nel mirino. Per rassicurarsi un po', aveva svuotato caricatore su caricatore; non si sentiva più degna di essere City Hunter. Era travolta dalla rabbia, come poteva essere City Hunter se non era più in grado di sparare?

“Chi pensi che abbia fatto quei buchi con i proiettili?” domandò Ryo indicando il soffitto del seminterrato. “Sono i segni che Kaori ha lasciato anche se mirava il bersaglio!”

Di fronte a quell'affermazione anomala, Shan In rimase senza parole.

“Questo è per dirti quanto fosse pessima Kaori a sparare...non sapeva combattere...ma era un ottimo City Hunter” confessò tristemente. “Quando hai visto quel padre abbracciare sua figlia, hai pianto...hai abbastanza cuore per piangere per gli altri...questo ti rende degna di essere City Hunter! Hai lo stesso cuore generoso di Kaori”

La sua anima si placò, finalmente; fu colta da una grande stanchezza e la ragazza, senza dire altro, andò a letto e si addormentò subito.

Quanto a Ryo, pensò che una bella doccia gli avrebbe fatto bene; la missione non era stata particolarmente difficile, ma il contatto in continuo aumento con Kaori lo indeboliva sempre di più emotivamente. Aveva sempre saputo ricaricare le batterie sotto la doccia calda che gli offriva una barriera contro i propri sentimenti troppo personali.

Prima di andare a letto a sua volta, ebbe il bisogno di passare a vedere sua figlia; non si sorprese a notare che era profondamente addormentata. Quei tre giorni dovevano averla stancata. L'uomo entrò silenziosamente nella stanza.

“Non ti chiedo di capire subito...succederà col tempo...”

Ryo aveva necessità di un contatto intimo con Kaori, quindi appoggiò una mano sul cuore della ragazza addormentata.

“Lentamente, senza fretta...eh, Kaori?” sorrise con nostalgia.

“Sì, hai ragione”

La risposta così improvvisa lo destabilizzò.

“Parla nel sonno? No, questa voce è...! Impossibile!”

“Un giorno lei capirà...”

“Kaori?!”

Ripensò di colpo alle parole che aveva pronunciato quando si era ritrovato insieme a Falcon.

“Trattenere il proprio gesto volontariamente è molto difficile per un tiratore”

Il cuore di Ryo gli batté più forte nel petto, ma sentiva altre palpitazioni...quelle del cuore di Kaori.

“Kaori?! Sei stata tu! Sei stata tu a impedirle di sparare!”

Un sorriso apparve sulle labbra dell'addormentata.

“Il cuore di questa bambina è molto più puro di quanto tu non pensi. A volte è così fragile...ma è una ragazza generosa e intelligente...Ryo...abbi cura...della nostra preziosa figlia”

Questa volta, il viso di Kaori comparve davanti a lui; si era impossessata del corpo della ragazza per rivolgersi direttamente a lui. Cosa non avrebbe dato per stringerla a sé e baciarla? Cosa non avrebbe dato per recuperare il tempo perso per paura di rappresaglie da parte dei suoi nemici e amarla ancora una volta?

Ma quando la vicinanza si fece più intima, l'apparizione svanì; la corazza dell'uomo era stata messa a dura prova. Il suo cuore era sconvolto, ferito.

* * * * * * * * * *

Nella penombra della stanza d'ospedale, Kaori, accanto a lui, aveva posato la mano del suo amato sul proprio cuore per stabilire un contatto, poi la ripose con cura sul letto. Aveva voluto parlargli con la massima sincerità, le mancava così tanto.

Kaori non sapeva se lui aveva sentito tutte le sue parole, ma le aveva fatto bene. Si alzò, baciandolo sulla fronte, sistemando diligentemente le ciocche dei suoi folti capelli.

Eppure, se avesse osservato, anche solo grazie a una piccola luce in quella crudele oscurità, avrebbe visto la lacrima che scorreva lungo la guancia del suo amore.



 

*Il primo Starbucks in Giappone mi risulta aperto nel 1995, difficile che in CH ci fosse, ma chiudiamo un occhio...in Angel Heart invece Hojo vi fa riferimento (essendo un manga degli anni 2000) chiamandolo però con un altro nome, Starbacchus o qualcosa di simile...sì, sono andata a cercare quest'informazione perché sono una rompiscatole!

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Capitolo 29
*** 29. Un compleanno molto triste ***


La sera del 26 marzo, Ryo uscì di buon ora per mettere in piano il suo giro dei bar; il suo compare americano non si trovava da nessuna parte.

Si sentiva disperatamente solo; la presenza di Shan In non era più sufficiente per lui...voleva Kaori. Per quanto amasse sua figlia con tutta l'anima, quella sera lei non gli bastava.

Le brevi apparizioni della sua furia lo ferivano profondamente con il passare dei giorni; aveva l'impressione di impazzire. La sua assenza diventava sempre più insopportabile.

Eppure quella sera tutta la piccola banda aveva organizzato una festa in suo onore, ma lui aveva declinato l'invito preferendo trascorrere quella giornata 'memorabile' in compagnia di un suo fedele amico: il Clan Campbell*. A-Shan era rimasta particolarmente rattristata dal suo rifiuto, ma capiva il suo bisogno di solitudine e che l'assenza di sua madre c'entrava qualcosa, glielo suggeriva il suo cuore.

Con passo pesante, Ryo finalmente giunse a un bar con lettere al neon che lampeggiavano vivacemente; aprì piano la porta. Trascinando i piedi, si accasciò su una panca vicino a un tavolo isolato; non era certo sua abitudine. Lui che accumulava bicchiere su bicchiere e partecipava attivamente alle piccole esibizioni delle intrattenitrici, quella sera non era dell'umore per tutto ciò. In quel giorno si era messo in disparte ed era determinato a restare solo. Il barman, uno dei suoi più fedeli amici, lo guardò con la coda dell'occhio e si avvicinò a lui per lasciargli una bella bottiglia di whysky, andandosene all'istante senza dire una parola.

Il liquido bruno che riempiva il suo bicchiere emetteva un forte sentore di alcool; annusò quell'odore pungente, poi lo ingoiò tutto d'un fiato. E così, uno dopo l'altro, svuotò bicchieri senza battere ciglio; aveva iniziato ad alzare il gomito ed erano solo le nove di sera. Non aveva voglia di divertirsi ma di ubriacarsi. Avrebbe trascorso la notte e il giorno successivo in uno stato semi comatoso, condizione che sarebbe stata più sopportabile per lui nonostante le violente emicranie che sarebbero seguite. Non voleva passare ancora quella giornata senza di lei, senza la sua Kaori. Per la ricorrenza lei gli avrebbe sicuramente preparato un pasto sontuoso di cui solo lei conosceva il segreto. Avrebbe tanto voluto prenderla tra le braccia, coccolarla, baciarla; lei sarebbe inevitabilmente arrossita quando lui le avesse detto che era bellissima per quell'occasione. Sorrise tristemente al patetico dipinto che si stava formando nella sua mente, aveva perso tanti anni per niente. Si pentiva amaramente di tutto quello spreco.

“Idiota!” mormorò, svuotando l'ennesimo bicchiere di whisky.

* * * * * * * * * *

Per abitudine, Kaori si alzò presto quella mattina del 26 marzo: si impegnò in cucina per preparare una deliziosa cena di compleanno. A che pro, dato che Ryo non avrebbe potuto apprezzarne il sapore, ma non le importava. Quella data era significativa per loro, ma quella sera nessuno avrebbe assaggiato quei succulenti piatti.

Kaori sospirò tristemente pensando alla brusca realtà, ma non aveva intenzione di rinunciare al suo progetto.

“È il tuo compleanno, Ryo, e ho intenzione di festeggiarlo per te...”

Pur non credendo in un suo ritorno quel giorno, lei continuò a far cuocere i diversi piatti. Tagliò minuziosamente alcune cipolle e le fece rosolare in padella.

Le lacrime le scorrevano sugli zigomi rosei; era davvero per la preparazione delle cipolle che le pizzicavano gli occhi?

* * * * * * * * * *

I vari clienti che entravano nel bar osservavano quel buffo personaggio che brindava con un fantomatico compare.

“Buon compleanno, vecchio mio...” disse sorridendo, cercando di stare in piedi.

I gesti ripetitivi di quello strano uomo lasciavano presagire un turbamento infinito, senza però che se ne sentissero i piagnistei; si accontentava di tuffarsi della sua forte bevanda alcolica che rendeva il suo viso più rosso, lasciando apparire un bagliore oscuro nelle profondità del suo cupo sguardo.

In ogni momento della serata, la sua espressione bonaria declinava in patetici borbottii dai quali uscivano solo poche parole...una giovane donna di nome Kaori se n'era andata. I pochi clienti abituali che lo spiavano con la coda dell'occhio si chiedevano se la donna in questione non fosse una fidanzata che se n'era andata per ragioni personali, lasciando quel povero tipo curvo sul suo alcool, da solo, in quello squallido bar.

Ma il suo sorriso amaro svanì lasciando il posto a una grande tristezza.

“Avremmo dovuto trascorrere tutti i nostri compleanni insieme...e tu non sei più qui...” mormorò.

Ingoiò un altro bicchiere che reggeva nella mano tremante; prese di nuovo la bottiglia, ma il contenuto era evaporato. Guardò confuso per assicurarsi che il liquore fosse sparito, poi fece cenno alla cameriera di portargli un'altra bottiglia. La giovane donna obbedì con riluttanza; la tristezza che emanava dal famoso stallone di Shinjuku era insopportabile da vedere soprattutto da parte di quei suoi amici. La coniglietta posò l'ordinazione e prese la bottiglia vuota sistemandola sul vassoio, ma lui l'afferrò per il polso.

“Non vuoi divertirti un po' con me, Leeby?”

“No, non ho tempo, Ryo...guarda quanta gente c'è stasera!”

Lo sguardo di lui si spostò sui vari clienti che lo fissavano con aria interrogativi.

“Cosa c'è! Volete la mia foto!” gridò.

La sua espressione cupa, piena di mestizia e rabbia, si posò sui diversi protagonisti; tutti voltarono immediatamente le spalle a quell'ubriacone apparentemente sgradevole.

“Dovresti tornare a casa, Ryo...si sta facendo tardi e hai bevuto abbastanza per stasera...” aggiunse la donna con tono addolorato.

Erano ormai passate le 23 e Ryo era in uno stato di ubriachezza molto avanzato sebbene fosse lì solo da due ore.

“Che guastafeste che siete tutti quanti!” disse sbattendo il bicchiere sul tavolino.

Si alzò barcollando, trovando a malapena l'equilibrio tramite lo schienale della panca.

“Me ne vado, non ci si può più divertire qui!”

Inciampando, si avvicinò al bancone e si accovacciò, frugando nelle tasche alla ricerca di monete o altri oggetti da impegnare.

“Offre la casa!”

L'uomo alzò a fatica la testa cercando di osservare il suo interlocutore dato che ci vedeva doppio, e fissò interrogativamente il barman.

“È un giorno speciale...quindi offro io”

I suoi occhi, di solito oscuri e maliziosi, si velarono di tristezza; una patina arrossò le sue pupille. Con l'aiuto dell'alcool, il guscio dell'eroe cedette senza che lui potesse fare nulla. Con un gesto della mano e un sorriso che era più una smorfia che un'espressione contenta, si allontanò dal barman. Piegando la schiena, Ryo si ficcò le mani nelle tasche e si allontanò, abbassando la testa e procedendo con un'andatura molle.

* * * * * * * * * *

Kaori, con un ampio gesto, stese una bella tovaglia bianca sul tavolo della sala da pranzo e apparecchiò per due persone. La sua armoniosa tavola attendeva i due festeggiati per prendere vita; le fiamme delle due candele disposte su sontuosi candelabri tremolavano ad ogni suo passaggio. Dispose i vari piatti sulla fresca tovaglia immacolata. L'abbondanza di cibo che si accumulava sarebbe parsa eccessiva ma, conoscendo l'appetito dello sweeper, non sarebbe durato a lungo.

Allegramente, Kaori si accomodò e appoggiò il mento sulle braccia incrociate, contemplò il suo lavoro sorridendo mentre guardava le carni, il pesce e altri piatti, ma la sua gioia fu di breve durata. Essa lasciò posto a un broncio rattristato, poi alle lacrime che le riempirono gli occhi.

“Tu non verrai per il tuo compleanno...” singhiozzò, schiacciando con la punta delle dita le gocce salate che imperlavano le sue guance.

* * * * * * * * * *

Inciampando con aria disinvolta per le strade, Ryo sarebbe stato un facile bersaglio per qualsiasi principiante desideroso di far parte del suo ambiente, ma anche i teppisti sembravano infastiditi dall'atteggiamento sciatto del temuto City Hunter. Dopo molte svolte e curve, finalmente arrivò ai piedi del suo edificio in mattoni rossi; portò lo sguardo annebbiato sulla facciata e scrutò ogni lotto e ogni finestra della casa. Tutte le luci dell'appartamento erano spente...tranne un debole bagliore che brillava nella sala da pranzo.

“Kaori?!”

Cercando di controllare gli zigzag della sua andatura da ubriaco, salì avidamente le scale, aggrappandosi al corrimano. Nella sua frenetica corsa, cadde più volte mentre saliva, ma si riprese il più velocemente possibile per proseguire, mettendosi a quattro zampe e poi tornando in equilibrio, quindi continuando con la sua rapida progressione.

Sull'agognato pianerottolo, si precipitò alla porta e l'aprì con forza sul salotto; una sontuosa tavola era apparecchiata, avvolta da una luce soffusa. Un'attraente e rattristata giovane donna alzò lentamente il capo, poi i suoi lineamenti si illuminarono per regalargli un magnifico sorriso...

* * *

La porta d'ingresso si spalancò, il cuore di Kaori le saltò in petto. Il colpo d'aria provocato dall'intrusione spense le candele.

“Ryo?”

Un sorriso si disegnò sulle sue labbra e lei si alzò lentamente per dirigersi all'entrata...

* * *

La figura davanti a lui era proprio Kaori, non poteva credere ai suoi occhi. Un sorriso alzò gli angoli delle sue labbra, poi allargò le braccia per accogliere quel corpo che aspettava instancabilmente. Il cuore gli batteva all'impazzata, aveva l'impressione di soffocare.

* * *

A tentoni, lei si mosse verso la presenza in agguato nell'ombra; con la punta delle dita cercò di toccare il suo visitatore. Kaori era a pochi centimetri da lui, le sue dita entrarono in contatto con una corrente d'aria gelida che la fece ritrarre...

* * *

Il corpo tanto desiderato era a pochi passi da lui ed era sul punto di stringerle le braccia intorno alle spalle quando il miraggio cominciò a svanire. Avanzò con difficoltà verso di lei per stringere la sua amata, chiudendo gli occhi per assaporare quel contatto, ma le sue braccia si incrociarono serrando una strana freddezza. La calda figura se n'era andata per lasciarlo fatalmente solo...quando riaprì gli occhi, il sontuoso pasto era scomparso e tutto era nero e freddo.

Infastidito, soffocò l'ondata di frustrazione e rabbia che cresceva in lui; sul tavolino accanto al telefono c'era un pacchetto con un biglietto. Lo spiegò con noncuranza.

'Buon compleanno papà! A-Shan'

Afferrò il pacchetto e salì mestamente i gradini che portavano alla sua stanza.

* * * * * * * * * *

Kaori scrutò ogni angolo di fronte a sé ma non c'era nessun essere; con passo più rapido, si avvicinò all'interruttore e la luce confermò il suo timore, era veramente sola. Afferrò velocemente la giacca.

“Arrivo, Ryo!”

A passo di corsa, arrivò alla clinica; silenziosamente percorse il corridoio del complesso ospedaliero. Aprì delicatamente la porta, Ryo era ancora sdraiato sul letto...niente era cambiato. Si sedette cautamente sul bordo del letto e gli accarezzò amorevolmente la guancia.

“Buon compleanno, amore mio!” sorrise.
 
* * *

Ryo si era sdraiato sul letto così com'era; turbato dall'apparizione, con gli occhi chiusi, si stava massaggiando le tempie.

“Buon compleanno, amore mio...”

Aprì di colpo gli occhi; Kaori era di nuovo di fronte a lui. Era seduta sul bordo del letto e avvicinò una mano al suo viso per accarezzargli teneramente la guancia.

“Mi manchi tanto...”

Sentì quel soffice calore inondarlo, poi lei si chinò per sfiorargli le labbra in un timido bacio. Non stava sognando, sentiva il contatto dolce delle sue labbra ma di nuovo l'apparizione si offuscò e lentamente svaniva.

“No, resta Kaori, ti prego...” disse allungando la mano per cercare di afferrarla.

Ma il suo gesto fu vano, il fantasma era di nuovo evaporato; lasciò cadere pesantemente la mano sul letto, che entrò in contatto con il piccolo regalo di Shan In. Lo prese con delicatezza e strappò l'involucro...un piccolo portachiavi gli penzolò sotto il naso. Un piccolo martello si agitava in fondo a una catenina.

“Non posso più vivere senza di te...”

Strinse nervosamente il minuto oggetto nella mano destra, mentre l'altra si posava sugli occhi da cui le lacrime scorrevano silenziose, accompagnate poi da pianti incontrollati.

Gemiti straziati sfuggirono dalla sua gola.

* * * * * * * * * *

Kaori era tornata a casa totalmente devastata, avrebbe tanto voluto vederlo muoversi.

Salì in camera sua, si svestì fiaccamente e indossò il suo largo pigiama. Aveva freddo, si sdraiò nel suo letto che all'improvviso le sembrava enorme, poi si rannicchiò su se stessa e pianse amaramente a sua volta.

* * *

Qualche ora dopo, con i nervi completamente a pezzi e il sonno che ebbe la meglio, entrambi si addormentarono. Le guance erano segnate da tracce di lacrime seccate.

Perché la vita si accaniva così crudelmente contro di loro?



*marchio di whisky scozzese.

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Capitolo 30
*** 30. Un segreto per proteggerti ***


 
Che data triste quel 31 marzo! Eppure era un compleanno...quello di Kaori, ma ricordava anche un tragico evento, la morte del suo amato fratello. L'assenza di Ryo si faceva crudelmente sentire; lui c'era sempre stato, durante quei lunghi anni, per aiutarla a superare quel momento difficile. Aveva bisogno di lui, anche se non poteva pronunciarle parole di conforto, la sua sola presenza sarebbe stata sufficiente a consolarla. Non aveva la forza di attraversare il momento del lutto anche quell'anno, soprattutto in quelle circostanze.
 
Mezz'ora dopo, i suoi passi schioccavano lungo il corridoio piastrellato non riuscendo ad attirare l'attenzione della visitatrice che stringeva tristemente una mano inerme. Con un profondo respiro, Kaori posò la sua mano impaziente sulla maniglia della porta della camera e l'aprì energicamente.

“Ryo, io...”

La donna presente sobbalzò e si allontanò dallo sweeper; presa nella vivacità del suo gesto, la piccola sedia di legno sbatté a terra.

“Me ne stavo andando!” balbettò, afferrando frettolosamente la borsetta.

“Saeko?” si sorpresa Kaori.

Le due donne si erano semplicemente incrociate dal giorno dell'incidente; Kaori cercò di incontrare lo sguardo sicuro e determinato della poliziotta, ma Saeko sembrava invece fragile e indifesa.

“No, resta...Ryo è tuo amico e hai il diritto di venire a trovarlo tutte le volte che vuoi”

Kaori le sorrise calorosamente, poi Saeko, esitante, fece alcuni passi nella sua direzione e le si gettò letteralmente tra le braccia. La giovane la strinse dolcemente, poi con più forza; un singhiozzo soffocato raggiunse le sue orecchie.

“Saeko...Saeko...” la chjamò piano.

Kaori si staccò leggermente dall'abbraccio con la poliziotta, prendendola per le spalle.

“Cosa ti succede?” si preoccupò.

Saeko schiacciò vigorosamente le lacrime con il dorso della mano.

“Non è niente...un po' di stanchezza...” sorrise tristemente. “Devo andare, mi aspettano in ufficio...”

Fece per allontanarsi quando Kaori l'afferrò per il polso.

“Sei sicura di stare bene? Hai una brutta cera”

“Sì, non preoccuparti”

Saeko riprese a camminare e sorrise malgrado il nodo doloroso che si formava nella sua gola. Guardò mestamente la giovane donna che scompariva mentre chiudeva la porta. L'occhiata interrogativa di Kaori si fece più morbida e compassionevole. Una volta che se ne fu andata, Kaori sorrise tristemente, fissando la porta bianca.

“Perché mi menti, Saeko? È il ricordo di mio fratello che ti rattrista?” disse, sollevando lentamente la sedia di legno e accomodandosi.

Prese la mano di Ryo che chiuse a pugno e si portò sulla fronte; quel semplice contatto l'aiutò a sopportare l'ondata di rimorso che la travolse.

“Proviamo lo stesso dolore, eppure non vogliamo mai condividere la nostra tristezza. Perché una reazione del genere quando sarebbe molto più facile sopportarla insieme? Mio fratello ti amava e io rispetto la sua scelta!”

Saeko, appoggiata alla porta, inspirava profondamente per riprendere il controllo di sé; era quasi arrivata a crollare davanti alla giovane. Il monologo di Kaori arrivò alle sue orecchie.

“Oh, Ryo...” sussurrò. “Pensi che Kaori mi perdonerebbe se sapesse che suo fratello è morto per colpa mia e non per mano di quel volgare killer dell'Union Teope...”

All'improvviso, lo squillo del suo cellulare che indicava l'arrivo di un'email nella sua posta risuonò nel corridoio deserto, strappandola dai suoi dolorosi pensieri. Cercò di attutire la suoneria con la mano, uscendo velocemente dalla clinica.

La sua mano serrata aprì le dita per rivelare le poche righe di un breve messaggio che repentinamente riempì il suo sguardo.

'Il nostro gioco, che si è interrotto per dieci anni, finalmente riprenderà. Come introduzione, ho intenzione di ricominciare la partita sul ponte dei nostri ricordi, il Rainbow Bridge...'

Il messaggio era completo di un allegato, visibile però solo sul computer; saltò in macchina dirigendosi verso il commissariato.

Kaori guardò teneramente Ryo mentre gli accarezzava il viso con la punta delle dita.

“Perché ci avete messo così tanto tempo per dichiararvi l'un l'altra? Sotto questo aspetto, siete simili...eppure Hideyuki le aveva comprato un bellissimo anello e si era esercitato tutto il giorno per farle la proposta...” sorrise con nostalgia. “Saeko ancora non conosce i sentimenti profondi di Hideyuki e deve sicuramente soffrirne...ma quando finalmente lui si era deciso, avevano litigato di nuovo...erano incorreggibili quei due. Ho conservato quell'anello con molta cura in fondo al mio armadio, in una scatola di scarpe...lei ha diritto di sapere...”

* * * * * * * * * *

A-Shan si svegliò di soprassalto; aveva appena assistito a una bizzarra scena che coinvolgeva lo zio Hideyuki e mamma Kaori. Apparentemente lui voleva chiedere a una donna di sposarlo e non ci era riuscito. Ma chi poteva essere quella donna? Mentre rifletteva, una scintilla apparve dal suo armadio. Sapeva bene cos'avrebbe trovato in quella scatola di scarpe...il famoso anello.

Il giorno dopo, Shan In raccontò nel dettaglio il sogno che aveva fatto a Ryo.

“Davvero...? Immaginavo che l'avesse pianificato...” confessò lui, sorridendo mentre guardava l'anello lucente.

“Mio zio...aveva una ragazza? Pensava al matrimonio...”

“Sì”

“Che tipo di donna era? Nel mio sogno, lo zio parlava di lei come di una donna testarda e molto difficile!”

“Ah, ah, ah! Non è sbagliato...” rise lui nervosamente. “Vuoi incontrarla?”

Ryo portò Shan In al cimitero; quel giorno ricorreva l'anniversario della sua morte. Mentre percorreva i grandi vicoli costeggiati di lapidi, la familiarità del luogo la colpì. Lasciando vagare lo sguardo da destra a sinistra, A-Shan chiese:

“Perché mamma Kaori l'ha conservato? Io...l'avrei dato alla sua fidanzata...in suo ricordo...”

Fecero qualche passo e finalmente giunsero alla tomba.

“Vedo che è già qui...”

Shan In riuscì a distinguere la figura della donna di classe che fissava la lapide.

“Saeko!”

La giovane donna elegante non si era ancora ripresa dalla morte dell'uomo che amava; eppure erano passati dieci lunghi anni. Le sue relazioni amorose erano state un susseguirsi di fallimenti.

“Se Saeko non si è sposata...è perché non riesce a dimenticare zio Makimura?”

A-Shan rimase rattristata da quella dolorosa realtà; Ryo sentì l'immenso dolore che la invadeva.

“No, Saeko è...in realtà, Saeko ha sempre preferito me al buon vecchio Makimura! Ma dopo la sua morte, io ho scelto Kaori e per lei è stato uno shock terribile!” fece con aria trionfante. “L'ho ferita molto...ma ora sono libero! Non le resta che ammettere che mi vuole senza convenevoli!”

Un piccolo secchio di legno usato per innaffiare le varie piante sulle tombe andò a schiantarsi violentemente sulla faccia dello sweeper.

“Smettila di dirle scemenze!” si arrabbiò Saeko. “Non succederà mai!” sorrise gongolante.

“Non ti privare!” disse lui con una smorfia.

“Io vivo solo per il mio lavoro! Al matrimonio non ci penso nemmeno!” confessò con orgoglio.

“Per qualcuno che non ci pensa...a quanti appuntamenti al buio hai partecipato finora?” fece lui, contando vistosamente con le dita.

“È stata la mia famiglia ad organizzare tutto senza chiedere la mia opinione...ecco perché li ho respinti tutti!” gridò, afferrandolo violentemente per il bavero della giacca.

“Non arrabbiarti così!” rise lui nervosamente.

A-Shan era sbalordita dal comportamento di suo padre ma Saeko, che non si scompose, aggiunse.

“Piccola correzione...loro mi hanno respinta! Tutti! Era ovvio...dopotutto sono la donna che è stata assillata da un serial killer...non appena lo hanno scoperto, sono scappati! Gli uomini sono tutti codardi”

Ryo percepì il turbamento nella sua voce nonostante la sua espressione giocosa e il tono sarcastico.

“Solo un uomo come me può essere all'altezza di una donna pericolosa come te!”

“Hai ragione!”

Uno sguardo malizioso si leggeva nello sguardo della giovane donna.

“Eh? Seriamente?”
 
Ryo non poteva crederci e rapidamente l'afferrò per la mano.

“Fa-fantastico! Direzione, hotel mokkori! Non c'è un albergo vicino al cimitero?”

“XYZ, Ryo! Stamattina...lui mi ha mandato un messaggio...”

“Lui...?”

“Dieci anni fa...il ragazzino che mi tormentava...” ammise tristemente.

“Il ragazzino...!”

Al commissariato, Ryo lesse attentamente il messaggio che Saeko aveva ricevuto. Il ragazzo era tornato ed era partito all'azione. Il suo primo omicidio era stato nel luogo dell'ultimo che aveva eseguito, il Rainbow Bridge. Lì dove aveva ucciso Hideyuki dieci anni prima.

“Questa mattina è stato ritrovato il corpo di una donna sul Rainbow Bridge. Era nello stesso identico punto in cui Makimura era stato assassinato. Lui...ha già cominciato” esclamò lei sconvolta. Saeko era sul punto di crollare.

“Questa volta non lascerò scappare quello sporco moccioso che ha ucciso Makimura!” dichiarò Ryo, posando una mano compassionevole sulla spalla della sua amica.

* * * * * * * * * *

Fino a quel momento, gli incarichi che aveva avuto l'avevano vista agire più o meno come guardia del corpo. Kaori voleva saperne di più sulle armi che doveva maneggiare perché Mick non c'era più per continuare con la sua formazione. Inoltre non aveva bisogno di essere ferrata in materia per comprendere il contenuto dei libri sull'argomento; il gergo poteva essere un problema, ma avrebbe potuto sempre a chiedere a Miki, anche se quest'ultima era molto impegnata con il suo piccolo.

Mentre andava avanti e indietro per i vari scaffali della libreria, finalmente raggiunse la sezione che desiderava. Al di fuori dalla portata dei bambini, il volume si trovava a una considerevole altezza; mettendosi in punta di piedi, ne sfiorò appena la rilegatura con le dita. Riprovando, Kaori non riuscì comunque a raggiungere l'ambito libro e pur sforzandosi, con una smorfia, l'oggetto rimase inaccessibile. Una figura maschile scivolò dietro di lei, afferrò il libro in questione e glielo porse sorridendo amabilmente. Kaori fissò il giovane che aveva davanti con un'espressione accigliata; il cuore le faceva male nel petto, una strana sensazione come di immenso odio la colse all'incontro con quell'uomo che non aveva mai visto prima. Perché il suo cuore la stava avvertendo del pericolo, quando non proveniva alcuna minaccia dallo sconosciuto? Perché il suo sesto senso era in all'erta? Rimase ferma a dettagliare ogni centimetro quadrato della corporatura del giovane che continuava a sorriderle. Il suo istinto professionale era vigile, ma perché?

Lo strano sconosciuto le propose di offrirle un caffè e Kaori, sebbene a disagio, non sapeva come rifiutare, quindi lo seguì.

Saeko, seduta sulla sua poltrona, spulciava gli archivi della dolorosa vicenda, ma la sua ricerca fu interrotta dalla suoneria che segnalava un messaggio in arrivo.

'Il tuo amico Saeba ha certamente un certo gusto per il gentil sesso. Questa Kaori è davvero una bellezza angelica...come reagirà quando gli porterò via la sua ragazza?'

La mano di Saeko iniziò a tremare nervosamente e le pupille dei suoi occhi si dilatarono.

“Vuole uccidere Kaori...”

* * * * * * * * * *

L'arma di Shan In era saldamente appoggiata sulla fronte dello sconosciuto. Quando se ne rese conto, realizzò la gravita del suo gesto, si scusò e rinfoderò immediatamente la pistola. Per niente turbato, il giovane le sorrise ampiamente:

“Vai in giro con la replica di una pistola? Sei appassionata di modelli di armi?”

“Scu...scusi! Io...”

“Davvero non si addice al tuo bel viso!”

“Grazie” disse lei afferrando il libro che lui le stava porgendo. Ma la sua attenzione si bloccò sul volto del suo interlocutore.

-Perché ho avuto una tale reazione?- si chiese.

“Che c'è? Ho qualcosa in faccia?”

“N...no!”

Nel frattempo, al Cat's Eye Ryo raccontava la trista vicenda che era costata la vita al suo ex partner.

“Il nome del ragazzino era Kazuma Toyama. All'epoca aveva 14 anni”

“Un quattordicenne...?” si chiese Falcon:

“Durante il primo appuntamento al buio di Saeko, impiccò il suo corteggiatore sulla porta delle toilette e gli tagliò i tendini di entrambe le braccia, così da impedirgli di liberarsi. Questo incidente segnò l'inizio del caso di omicidi in serie. A quanto pare Saeko aveva già ricevuto telefonate anonime e mute prima di quell'evento. Anche quella sera ricevette una telefonata, ma per una volta non fu muta. L'assassino le disse 'Gioca ancora con me oggi'...”

“Un gioco?”

“'Venerdì prossimo, una donna impura morirà a Kabuki-cho. Prova a impedirlo'. Fu tutto quello che disse prima di riagganciare...come aveva annunciato, quella notte una prostituta venne assassinata. Dopodiché, continuò a inviare annunci a Saeko ogni mese e a realizzarli”

“Perché avvisare Saeko?” chiese Falcon:

“Perché era innamorato di lei” confessò Ryo seccato. “Apparentemente, costringendo Saeko a inseguirlo, aveva la sensazione di possederla. Si scoprì in seguito, ma tre settimane prima che Saeko andasse al suo primo appuntamento al buio, era passata dalla scuola media di Toyama per raccogliere testimonianze”

“Ed è lì che lui la vide?” concluse il gigante.

“Una donna così sexy, lo shock dev'essere stato troppo violento per degli studenti, no?”

“Ma un bambino...è una storia incredibile!”

“Questa è una delle cose che ha reso difficile l'indagine. La maggior parte delle vittime annunciate erano prostitute...poi c'è stato qualcuno che era vicino a Saeko”

“Quello che fu preso di mira fu...Makimura” dedusse Falcon.

“Era la prima volta che Toyama nominava una delle sue vittime” ammise Ryo i cui lineamenti si erano induriti.

 
 
Saeko, che intanto passeggiava per le strade, ricevette un nuovo messaggio.

'Ci sono degli insetti disgustosi che ti ronzano intorno, come quell'uomo, Ryo Saeba. Ho davvero riso di gusto, anche un uomo così volgare può avere una figlia. In questo momento sono con lei.'

Saeko corse per le vie di Shinjuku, intrufolandosi nella fitta popolazione per cercare disperatamente di raggiungere Ryo, ma il suo cellulare non era raggiungibile.

“A che gli serve avere un telefono!” si arrabbiò.


“Ma avvisare Saeko fu il suo più grande errore! Io usai Makimura come esca per intrappolarlo. Rimasi sbalordito quando vidi comparire un bambino. Non potevo ucciderlo, come puoi immaginare. Lo presi e lo consegnai a Saeko...era un ragazzino sfacciato...non appena vide Saeko, le disse che la amava e si mise a ridere. Toyama fu mandato in un carcere minorile e il caso fu chiuso”

L'espressione del viso dello sweeper si fece addolorata.

“Ma sei mesi dopo...evase e quello stesso giorno...uccise Makimura prima di scomparire senza lasciare traccia”

“Ora deve avere 25 anni...perché vuole ricominciare la partita dopo tanto tempo?” chiese Falcon mentre preparava un altro caffè.

“Non lo so...”

“Ma povera Saeko...che peccato che il primo tizio dei suoi appuntamenti al buio si sia fatto ammazzare!”

“Già, eh? In seguito nessun uomo ha più voluto incontrarla! Sigh! È una donna sopraffatta dal destino! La sua reputazione con gli uomini dopo quell'avvenimento scese sotto terra!” gridò lo sweeper, asciugandosi le finte lacrime.


Nella sua frenetica corsa, Saeko prese la direzione del Cat's Eye e vide la sua figura possente attraverso la vetrina.

“Ci avrei scommesso che lo avrei trovato qui!”

Spinse energicamente la porta.

“Ryo!” gridò.

Lo sweeper, sorpreso, sussultò ripensando a tutte le cose che aveva appena detto.

“Era...era uno scherzo! Hai ancora delle opportunità con gli uomini! Ci metto la mano sul fuoco!” esclamò, agitando nervosamente le mani davanti a sé.

“Di che stai parlando?” chiese lei irritata.

“Beh...non era per questo? Ah, ah, ah, ah!” rise bruscamente.

Saeko fece un rapido gesto verso di lui.

“Non è il momento di ridere come un imbecille!” disse, piazzandogli il cellulare sotto il naso. “Il prossimo obiettivo di Toyama è A-Shan! Vuole vendicarsi di te!”

L'espressione dell'uomo si bloccò e afferrò il piccolo apparecchio.

“Perché il tuo cellulare è spento in un momento simile! Non c'è un minuto da perdere, Ryo! Non possiamo indugiare! Dobbiamo trovare subito A-Shan e...”

Lo sweeper rimase in silenzio, fissando in continuazione il telefono; le sue spalle si misero a tremare nel tentativo di frenare una sensazione che lo colse. Saeko, rammaricata, posò una mano compassionevole sulla sua spalla e la sua reazione fu immediata...l'uomo scoppiò letteralmente a ridere.

“Ehi, Ryo! Hai capito la gravità della situazione!” si infuriò.

In quell'istante il campanello sulla porta suonò ed entrò una Shan In completamente abbattuta; Saeko si precipitò verso di lei.

“A-Shan! Sei sana e salva!”

La ragazza non rispose e rimase chiusa in un silenzio inquietante.

“A-Shan? Tutto bene? Lui ti ha...fatto qualcosa?” si preoccupò la donna.

Ryo non rise più quando vide il volto dispiaciuto di sua figlia.

“Papà Ryo, io...io...ho ucciso qualcuno!”

La giovane si fermò al centro della stanza e iniziò a raccontare gli eventi.

“Quando lui mi ha passato il libro che volevo prendere dallo scaffale, gli ho puntato la pistola sulla fronte...se non avessi fatto come mi hai detto, papà Ryo...se non avessi tolto i proiettili dal caricatore, quell'uomo sarebbe morto...non aveva un'aura omicida, eppure il mio corpo ha reagito da solo...non capisco perché...”

Ryo si avvicinò a Saeko e le sussurrò all'orecchio.

“Ehi...era piuttosto quell'altro a essere in pericolo, non credi? Ha scelto il peggior bersaglio...”

* * * * * * * * * *

Il giovane uomo la riaccompagnò gentilmente al suo immobile e se ne andò il più velocemente possibile. Ma si prese il tempo di contemplare la facciata di mattoni rossi e soprattutto una delle finestre, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. Il suo sguardo catturò un'ombra a una delle finestra e la paura si diffuse sul suo volto, poi fuggì via come un coniglio inseguito da un predatore. Di cosa aveva paura?

La figura dagli occhi scuri e freddi sfumò, poi svanì non appena l'uomo scomparve dietro l'angolo.

Kaori, stupita, guardò il giovane che correva via e si eclissava. I suoi occhi sbatterono eccessivamente davanti a quella situazione atipica, poi scrollò le spalle e salì i gradini. Entrò mollemente nell'appartamento e posò il libro sul tavolino dell'ingresso; stava per andare in cucina per mangiare ma il nodo allo stomaco le impedì di entrare. Sospirò sedendosi pesantemente sul divano, poi la sua mente vagò e si diresse verso Saeko; era preoccupata per lei. Anche se non erano migliori amiche al mondo, era stata molto importante per suo fratello e capiva il suo malessere per i giorni a venire, il che la metteva solo più a disagio.

Così Kaori si recò al commissariato; all'accoglienza, gli agenti indaffarati non poterono annunciare il suo arrivo a Saeko.

“Poco male, le farò una sorpresa!” fece, alzando le spalle.

Con passo leggero, Kaori si diresse verso l'ufficio della poliziotta; stava per bussare alla porta, quando filtrarono brandelli di una conversazione telefonica:

“Sì, l'assassino di Hideyuki Makimura è tornato in città...sì, Toyama Kazuma. È tornato per finire il lavoro, a quanto dice...e quindi uccidere sua sorella”

A quelle ultime parole, Kaori aprì subito la porta dell'ufficio, facendola sbattere rumorosamente contro il muro adiacente.

“Pensavo che mio fratello fosse stato ucciso da un killer dell'Union Teope e che Ryo lo avesse eliminato...e chi vuole uccidermi, Saeko? Cosa significa tutto questo?!”
 
Saeko, con il ricevitore nella mano destra, fissò la nuova arrivata con occhi sbarrati.

“Mio dio, Kaori! Hai sentito tutto!”

“Esigo una spiegazione, Saeko!” gridò l'altra sbattendo vigorosamente i pugni sulla scrivania.

Saeko non osò incontrare lo sguardo della donna; mise giù il telefono nonostante l'interlocutore urlasse dall'altra parte della cornetta.

“Se vuoi sapere tutto...inizia con il calmarti e siediti”

La poliziotta non si sentiva a suo agio; lei, di solito così sicura di sé e talvolta anche altezzosa, era molto in imbarazzo di fronte a Kaori che la fissava furiosamente.

“Non so da dove cominciare...”

“Se cominciassi dall'inizio?!” si infuriò l'altra.

Saeko, per darsi maggiore coraggio, si alzò e osservò la vastità della città dalla vetrata del suo ufficio.

“Tuo fratello...Hideyuki è morto per colpa mia...”

“Che cosa? Ma no, non addossarti tutte le colpe; non potevi fermare tutti i criminali della città...non incolpare te stessa! È stata l'Union Teope a eliminare mio fratello, non tu!”

“Non è così semplice, Kaori!” aggiunse Saeko, stavolta guardandola in faccia con gli occhi lucidi di lacrime. “L'Union Teope aveva ferito gravemente tuo fratello, ma...il colpo di grazia gli fu inflitto da un uomo, allora un adolescente...”

“Come...un ragazzino ha ucciso mio fratello?” soffiò. Kaori, che si era alzata come per ascoltare meglio la confessione, sentì un leggero malessere che la fece accasciare.

“Quel ragazzino era innamorato di me e provava una forte gelosia verso gli uomini che mi si avvicinavano troppo. Molti dei miei pretendenti si sono ritrovati in ospedale; quando scoprì della relazione più intima tra me e tuo fratello, impazzì. Nonostante la sua giovane età, Toyama Kazuma era già un serial killer molto ricercato e Ryo riuscì a fermarlo per poi consegnarlo a me. Fu rinchiuso in un carcere minorile; vista la sua giovane età, il caso fu tenuto nascosto. Sfortunatamente, sei mesi dopo evase...per diversi giorni inseguì tuo fratello in attesa del momento giusto per agire, poi arrivò la seria del suo incontro con l'uomo dell'Union Teope, e conosci il risultato di quella vicenda...quel rifiuto approfittò delle sue condizioni critiche per infliggergli la ferita fatale...se Hideyuki fosse stato in totale possesso dei suoi mezzi, non sarebbe mai riuscito a eliminarlo, ma quel bastardo beneficiò della sua grande debolezza per portare a termine il suo lavoro”

Kaori non poteva crederci, Ryo e Saeko le avevano deliberatamente tenuta nascosta quella parte della storia della tragica morte di suo fratello per tutti quegli anni. Si alzò senza pronunciare parola, ma il suo sguardo rifletteva la sua tristezza e rabbia. Con le spalle curve, lasciò il commissariato per tornare alla clinica dove si trovava lo sweeper.

Saeko guardò la figura della donna devastata che si allontanava.

“Mi perdonerai mai per aver causato la morte di tuo fratello e del mio stesso amore?” mormorò lasciando che le lacrime scendessero lungo le sue guance, stringendo i pugni rabbiosamente.
 
 
I passi strascicati della donna si fecero rapidi ed energici; una collera inasprita si levò in lei. Kaori aprì violentemente la porta e si diresse verso l'uomo.

“Perché scopro, giorno dopo giorno, che hai continuato a mentirmi per tutta la nostra vita in comune?” gridò buttandosi sulla sedia di legno che scricchiolò con un triste gemito. “È stato l'uomo che ho in visto in biblioteca stamattina ad uccidere mio fratello? È per questo che ho avvertito un odio immenso mentre ero con lui?”

* * * * * * * * * *

“Pensi che A-Shan abbia 'sparato' a Tomoya...perché Kaori l'ha spinta a farlo? Il desiderio di vendetta...di Kaori verso chi ha ucciso suo fratello avrebbe fatto reagire il corpo di A-Shan” fece Saeko tristemente.

“Non credo...” disse Ryo. “Kaori non conosce il volto né il nome di Toyama. Non le ho mai detto niente...e lei non mi ha chiesto niente”

“Hai ragione...poiché il colpevole era minorenne, né il suo nome né il suo volto sono stati rivelati dalla stampa”

“L'istinto di sopravvivenza di A-Shan ha reagito all'oscurità che divora il cuore del ragazzo e che lui non sa nascondere” concluse lui. “Ha davvero un ottimo intuito, persino per essere mia figlia!”

“Non c'è niente da ridere!”

“Ho detto ad A-Shan che mi avevi assunto per fermare il tizio che ti sta molestando. Tutto qui”

“Non le dirai la verità?” chiese Saeko.

“Ci è mancato poco che sparasse a Toyama anche senza conoscerlo!” fece lui con una smorfia. “Se scopre che il ragazzo che ha quasi ucciso oggi è l'assassino di Makimura...non so cosa farà, ma tremo a immaginarlo! Per ora vedremo come evolverà la situazione”

A-Shan, addormentata nella sua stanza, non partecipava alla conversazione ma il suo subconscio registrò ogni parola.

“E poi Kaori è...”

“Kaori è...?”

Lo sguardo dello sweeper rivelò una certa malinconia.

“No, niente...e tu cosa vuoi fare? A proposito di Toyama”

Lei non sapeva cosa rispondere, eppure ogni parte del suo corpo reclamava vendetta.

“Io...io sono un poliziotto!” soffiò.

Cosa non avrebbe dato per ritrovarsi dall'altra parte della barricata, solo per una volta...solo per QUELLA volta.

“Capisco” sorrise lui.

“Ma dì comunque ad A-Shan di stare attenta. Nonostante tutto, è ancora solo una bambina. Ha bisogno dei suoi genitori”

“Sì...parli come una madre...”

Quella riflessione la fece arrossire ma si riprese in fretta.

“Se tu non fossi il padre, sarei disposta a diventare sua madre! Ti saluto!” fece apprestandosi a uscire.

“Aspetta! Non si sa mai, è meglio che ti accompagni a casa...”

“Non c'è bisogno, sono l'ultimo bersaglio...non mi attaccherà subito. E poi, in questo momento, sarei più in pericolo con te che con lui”

Lei se ne andò; l'ultima osservazione poteva apparire strana ma, a vedere lo stallone, il suo mokkori non aveva perso la bussola.

Durante la conversazione con Saeko, Ryo era arrivato vicino ad ammettere la morte di Kaori, ma perché non dirlo ad alta voce quando era la realtà, almeno in quel mondo? Aveva il sospetto che la verità fosse altrove?

Sentì un'urgenza incontrollata di vedere ancora una volta la sua amata, anche se giorno dopo giorno ciò lo sconvolgeva maggiormente.

Inizialmente esitante, rimase per qualche secondo sulla soglia della stanza di sua figlia, a contemplarla, ma provò un desiderio incommensurabile di rivederla. Silenziosamente, le si avvicinò e posò una mano sul cuore della ragazza addormentata, per 'stabilire' un contatto. Voleva l'opinione di Kaori, per sapere cosa provava riguardo a quell'assassino.

“Oggi è ricomparso un uomo di nome Toyama. È stato lui ad assassinare Makimura dieci anni fa”

Sentì le pulsazioni accelerare sotto le sue dita.

“L'hai capito...! L'uomo che A-Shan ha incontrato oggi...era Toyama! Ha preso di mira A-Shan e Saeko!”

Ryo si chinò di più sul suo viso, aspettando con ansia la minima manifestazione di Kaori ma questa volta non sembrava accadere nulla.

“Kaori...? Cosa vuoi che faccia di lui? Kaori...!” chiamò disperatamente.

A poco a poco il senso di fallimento di impadronì di Ryo, il contatto non aveva funzionato. Avrebbe tanto voluto vederla di nuovo. Nonostante la sua assenza, vederla in quei brevi momenti gli riscaldava il cuore, lasciandogli un abisso ancora più grande quando giungeva a termine.

Si alzò lentamente, senza mai lasciare il suo viso, poi lasciò tristemente la stanza.

Il cuore di Shan In iniziò a battere forte, poi una lacrima scese lungo la sua guancia.

* * * * * * * * * *

Le lacrime ora le scorrevano lungo le guance, andando a morire sulla mano dell'inconscio sweeper. Il cuore scosso e ferito di Kaori soffocava ogni parola, il palmo del suo innamorato poggiato sul proprio petto. Il suo cuore batteva all'impazzata, ma era un'immensa rabbia ad attivare il palpito frenetico. Il dolore di quella nuova confessione opprimeva qualsiasi suono dalla sua gola. Controllando un po' i singhiozzi, articolò con difficoltà:

“Capisci il male che mi ha provocato questa notizia? Voglio che lui muoia per avermi ferito tanto!”

Kaori sembrava non tenere più le redini delle sue emozioni, un fiume di lacrime le inondava il viso, il suo cuore la schiacciava sempre di più mentre pensava a suo fratello, le sembrò di soffocare.

Tutte le emozioni accumulate offuscavano sempre di più la mente di Kaori; si alzò velocemente, prese la giacca e uscì qualche istante per schiarirsi le meningi. I suoi passi la guidarono verso il parco divertimenti, le risate dei bambini e il buonumore di quel luogo sollevarono un po' il morale della giovane donna. I suoi occhi brillarono in mille modi davanti alla meraviglia dei bambini, ricevendo del balsamo sul cuore; le luci multicolori delle attrazioni le sollevarono un po' lo spirito che aveva perso. La ruota panoramica, splendente, si alzava nel cuore del parco e, sorridendo, lei salì in una delle cabine guardando con gioia il paesaggio sul punto di offrirsi ai suoi occhi. Una seconda persona entrò nell'intimità della piccola cabina...il giovane della biblioteca.

“Ci vediamo ancora una volta!” sorrise lui allegramente.

Kaori non riuscì a sorridergli di rimando; quell'uomo la metteva decisamente sempre più a disagio. Il meccanismo della ruota panoramica iniziò a muoversi con andatura lenta e scricchiolante. Kaori aveva ben capito chi era quello sconosciuto che aveva incrociato 'casualmente'; smise di essere la Kaori gentile, stava soffrendo per colpa sua e non lo avrebbe risparmiato.

* * *

“Quest'odore...volevi rivedere Saeko prima della fine? Toyama...”

Il giovane la guardò perplesso.

-Come fa a sapere il mio nome?!-

“Cerchi di nasconderlo con la tua acqua di colonia, ma il tuo alito ha l'odore aspro della bile”

-No, non è lei che sta parlando?- si sorprese.

“Il trucco non può camuffare la tua pelle ingiallita e danneggiata. Hai una cirrosi in fase terminale! Sei tornato nella speranza che Saeko ti facesse chiudere gli occhi...non è vero?”

Vedendo lo sguardo spaventato del giovane, Shan In si rese conto che era successo qualcosa.

“Io...ho detto qualcosa?”

“Tu...c'è un'altra persona dentro di te?”

La giovane non sapeva come confessargli certe cose, non l'avrebbe presa per pazza?

“Mi è stato trapiantato il cuore di mia madre!” esclamò, aprendo la camicetta per rivelare la sua cicatrice. Lui la guardò sbalordito.

“Mamma Kaori vive in me!”

“Kaori?! La sorella di quell'uomo...Makimura? Sua sorella vive nel cuore di questa ragazza?” mormorò lui.

 

Nel frattempo, al Cat's Eye, Ryo stava tranquillamente bevendo il suo caffè e lasciando deliberatamente che A-Shan andasse al suo appuntamento con l'uomo che si faceva chiamare Ishida.

“Ti fidi del giudizio di Kaori” fece Falcon. “Vuoi dire che se Kaori vuole vendetta, la lascerai fare? Vuoi che Kaori...che A-Shan lo uccida?”
 
“Kaori non permetterà mai che A-Shan lo faccia”

“Ma Ryo...”

“Ho pensato...che Kaori avrebbe sicuramente voluto incontrare l'uomo che ha ucciso suo fratello e scoprire che tipo è...”


Sulla ruota panoramica, Toyama fissava con molta insistenza la giovane di fronte a lui. Allora c'era davvero una vita dopo la morte; lacrime di gioia iniziarono a scorrere lungo le sue guance.

“È magnifico!”

“Ishida...”

“Ne ero sicuro! Anche dopo la morte, la nostra anima rimane in questo mondo! Ecco cosa diventerò!” gridò con gioia non dissimulata. “Il tuo corpo è l'incarnazione di tutto ciò”

Ma la sua euforia fu di breve durata, un fiotto di sangue gli sfuggì dalla gola.

“Ishida!”

“Non toccarmi!” fece lui, stringendo la mano insanguinata. “Non morirò...la mia anima eterna rinascerà...”

* * * * * * * * * *

“Il caro Saeba non è con lei?” sorrise lui machiavellico.

“Ryo non è la mia ombra e si figuri che è in coma! Non pensi nemmeno a fargli del male o dovrà vedersela con me! So usarla molto bene!” gridò, appoggiando la pistola sulla panca della cabina. “E non esiterò a servirmene!”

La voce di Kaori aveva perso tutto il suo calore e la sua gentilezza; il suo tono era freddo e determinato. Il suo amore in pericolo risvegliava in lei un istinto fino a quel momento sconosciuto. Il volto del suo interlocutore era deformato dalla paura ma anche dalla confusione.

-Quindi Saeba è in coma...ma è proprio lui quello che ho visto alla finestra dell'appartamento...- pensò.

Un sorriso destabilizzante apparve sulle sue labbra quando si rese conto che Ryo era davvero in coma...pensava di raggiungere il suo fine con Kaori eliminandola a sangue freddo? Kaori era molto turbata; una paura irragionevole si impossessò di lei e lentamente mise una mano sull'arma che le giaceva accanto. Ma in realtà per il momento non aveva nulla da temere da lui, lei aveva appena confermato la sua tesi. Lui aveva visto il grande Ryo Saeba alla finestra del suo appartamento di mattoni rossi, in agguato nel caso avesse tentato qualcosa contro Kaori. La sua anima vegliava su Kaori oltre il suo involucro carnale. Nonostante quel sorriso enigmatico che allungava gli angoli delle sue labbra, un fiume di lacrime scorreva sulle sue guance. Ma oltre alla gioia per la sua scoperta, un orribile dolore gli oppresse il petto e un fiotto di sangue uscì dalle sue labbra. La cabina si fermò e Kaori guardò impotente il sangue che defluiva. L'espressione inorridita del giostraio quando vide la scena lo fece infuriare e con un gesto improvviso lo scostò e fuggì.

Sulla panchina dove era stato seduto, era stato lasciato uno strano compact disc. L'aveva fatto cadere...no, l'aveva lasciato appositamente per lei!

Kaori voleva informarsi su quello strano personaggio; chi era prima di diventare quell'assassino senza legge? Cos'era successo nella sua vita perché diventasse così? E chi meglio di Saeko poteva fornirle quelle informazioni?

Prima di raggiungere Saeko, Kaori decise di passare al Cat's Eye per rilassarsi un po'; trovava sempre più difficile controllare i propri sentimenti.

Pochi minuti dopo, il suono del campanello che indicò la sua entrata fu seguito dallo sguardo grave del barista che si voltò riconoscendo la giovane donna. Kaori si sedette lentamente con un sospiro e appoggiò il cd, picchiettando sulla custodia.

“Ma cosa può essere?” borbottò.

Falcon le lasciò una tazza di caffè fumante e lei gli sorrise amabilmente per ringraziarlo. Un rossore apparve sulle guance dell'uomo che riprese la sua occupazione preferita...asciugare i piatti.

Subito dopo Miki, piena di sacchetti, arrivò al locale, mise giù le pesanti buste sul bancone e andò a baciare la sua amica. Prese il suo bambino tra le braccia e il suo sguardo fu catturato dalla custodia colorata.

“Oh, Kaori, sei gentile a pensare a Shin Hon...” disse afferrando il cd. “Ma sai, è ancora troppo piccolo per i videogiochi!”

“È un videogioco?”

“Sì, molti giovani ne parlano al momento! È un remake, questo gioco ha una prima versione che risale ad almeno dieci anni fa”

“Sei molto informata!” esclamò il gigante.

“Mi tengo aggiornata per nostro figlio!” disse lei stringendo il bambino che mordicchiava l'angolo della custodia in plastica. “A proposito, ho visto la demo di questo gioco e l'eroina assomiglia tanto a Saeko! Tutte le persone vicine alla protagonista muoiono uno dopo l'altro. La loro morte è atroce, come se venissero fatti a pezzi da una bestia feroce...”

* * *

“Ma il fidanzato di Helena, Dieter, e suo fratello Leon, i suoi unici alleati, cercano di smascherare l'assassino. Ma il demone assassino è il suo fidanzato, Dieter! Dieter amava così tanto Helena che nel profondo desiderava averla tutta per sé. Non voleva che nessuno si avvicinasse a lei. Un demone si è insinuato nell'oscurità del suo cuore e Dieter è diventato l'incarnazione del diavolo, uccidendo tutte le persone care a Helena”

-Sembra...quello che Toyama ha fatto a Saeko in passato!- pensò A-Shan.

“Cosa rara, la scena finale non ha un lieto fine. Dieter uccide lo stesso Leon...Helena è testimone dell'omicido e questo è ciò che lui le dice: 'Ora che conosci il mio vero volto, non posso più stare con te. Ma io sono l'unico che ti ama ancora al mondo! La mia anima rimarrà nel tuo cuore per tutta l'eternità! Diventerà un'anima eterna!'”

A-Shan ricordò in quel momento le parole di Toyama prima di scomparire.

“Dopo aver detto questo, Dieter si trasforma in un demone e sparisce nelle tenebre...ma la particolarità di questo gioco è che l'eroe della storia non è Helena, bensì Dieter. In altre parole, il giocatore è l'assassino! Si dice che il concetto originale abbia reso il gioco di grande successo all'epoca” concluse Shin Hon.

Ryo fissò la custodia.

“Questo gioco...Toyama ci ha giocato...no, ne era totalmente dipendente. Ha amalgamato l'eroina e Saeko e ha messo in pratica la trama”

“Bisogna essere pazzi...” sospirò Falcon.

Sul viso di Shan In, perle salate rotolavano lungo le sue guance.

“La mamma piange...il mio cuore è sopraffatto da una tristezza lancinante...no, è un sentimento di pietà...che mi stringe il cuore...che infelicità poteva esserci nel suo cuore per lasciarsi influenzare da questo gioco?”

“A quanto pare, Kaori non ha alcun desiderio di vendetta su questo Toyama” dedusse Falcon. “Volevi che Kaori decidesse del destino di Toyama...ma ovviamente Kaori ti ha ridato la palla. Tocca a te giocare, Ryo”

Ryo fissò sua figlia che esprimeva apertamente i sentimenti nel suo cuore; Kaori aveva espresso la sua scelta, nessuna vendetta, solo il rispetto della legge.

* * *

“Non lascerò che mio figlio giochi a un gioco del genere...ma perché piangi, Kaori?” si preoccupò Miki.

“Non è niente!” sorrise l'altra mestamente.

Kaori balzò dal suo sgabello e prese delicatamente la custodia dalle mani del bambino.

“Ti comprerò qualcosa di più adatto a te, mio caro!” disse, baciandolo sulla guancia.

Il bambino cinguettò e le offrì un sorriso meraviglioso; ringraziandoli, Kaori si diresse al commissariato doveva aveva dei conti da chiedere a Saeko.

Le sue lacrime di rabbia si trasformarono in fiumi di tristezza e risentimento verso quei genitori che avevano dovuto abbandonare il loro bambino.

“Come può un bambino arrivare a questo punto? Come hanno agito i suoi genitori perché lui si sentisse tanto tormentato?” sussurrò, affrettandosi per la strada.

Saeko intanto era in difficoltà, cercava disperatamente dove quel rifiuto potesse nascondersi, ma nulla nei vari indizi indicava la minima traccia del suo passaggio. Kaori si precipitò nel suo ufficio senza preoccuparsi di farsi annunciare e neanche di bussare.

“Saeko! Toyama è un produttore di videogiochi” gridò porgendole il cd. “Miki mi ha detto che c'era una prima versione di questo gioco...”

Le due si precipitarono alla casa di produzione; quando Saeko entrò negli uffici, la sorpresa fu generale. Il project manager entrò a sua volta.

“Helena esiste davvero!” esclamò stupito.

* * * * * * * * * *

Il project manager raccontò la patetica storia di Toyama noto ai suoi collaboratori col nome di Ishida; era sempre solo e i suoi genitori, per colmare la loro assenza, gli offrivano tutto ciò che desiderava. Purtroppo, il bambino cercava solo l'amore dei suoi genitori, trovando conforto soltanto in quel gioco di ruolo nei panni di Dieter. A-Shan comprendeva la brama di amore da parte dei genitori che Toyama cercava perché anche lei ne aveva sofferto diventando in seguito Glass Heart, temibile killer.

“Ah! Ishida è scomparso senza completare la nuova scena finale del gioco! Ma la cosa peggiore è che, se è davvero un assassino, l'uscita del gioco potrebbe essere compromessa!”

I dati si trovavano sul computer di Ishida, inaccessibili senza la password. Dopo due tentativi, A-Shan riuscì ad accedere rivelando così il nuovo finale.

Nella nuova versione, Helena poneva fine alla sofferenza di Dieter uccidendolo con un proiettile d'argento e una nuova vita era dunque possibile per lui poiché si trasformava in un neonato.

* * * * * * * * * *

Un ultimo messaggio di supplica da parte di Toyama arrivò a Saeko; il pericoloso psicopatico le dava appuntamento sul Rainbow Bridge, lei decise di presentarsi da sola. Non si accorse che Kaori l'aveva seguita.

Vedendolo seduto per terra, con la testa tra le braccia, ci si sarebbe potuti dispiacere per Toyama, se non si avesse avuto conoscenza della sua personalità disturbata. La mancanza di amore dei genitori lo aveva spinto a un attaccamento smodato per la prima persona che gli aveva mostrato il minimo affetto, ed era stata Saeko ad incrociare la sua strada. La polizia non poteva farsi carico di quel caso, avrebbe fatto ricorso a City Hunter, ma il destino aveva deciso diversamente e Ryo era ancora in coma. La donna non si era accorta di nulla ma Kaori, appollaiata su un albero per meglio controllare il terreno, scrutava la scena con grande professionalità. City Hunter era un duo costituito da Ryo e da lei. Era nota la sua inesperienza, ma lei si impegnava nel suo compito del momento...gestire il pazzo in caso di pericolo.

Dal suo mirino, vide l'uomo...l'uomo che aveva ucciso il fratello che amava tanto. L'aveva ucciso pochi anni prima per un amore totalmente platonico.

“Sarai punito per i tuoi crimini...” sussurrò.

I due protagonisti mettevano in vita una situazione bizzarra, tristezza e 'affetto' venivano interrotti da slanci di collera e rabbia. Kaori, spettatrice, cercava di capire lo scenario ma difficilmente le risultava sensato, soprattutto con una persona dalla mente disturbata. All'improvviso, Toyama spinse violentemente Saeko che venne gettata a terra e il pazzo brandì un dispositivo, minacciando di attivare il meccanismo che avrebbe ridotto tutto in polvere. Così, loro due sarebbero stati insieme per sempre.

Con un gesto rapido e sicuro, Kaori armò il fucile e prese la mira; col dito sul grilletto, cercò di puntare all'uomo dal viso contorto dalla follia. Ma il gesto del giovane fu interrotto da rivoli di sangue che sgorgavano da una parte all'altra...rottura di un aneurisma. Il dolore era evidente sul suo viso; era imperativo che la carneficina venisse fermata.

Nel momento di premere il grilletto, la sua mano tremava furiosamente e la sua determinazione iniziava a sparire. Non poteva prendere la vita di un uomo in quel modo; non era da lei. Come poteva credere che uccidere qualcuno fosse così facile? Grosse lacrime annebbiavano i suoi occhi e le rigarono le guance; cercò di cacciarle via rabbiosamente ma invano.

“Ryo...Ryo...” fece disperata. “Aiutami a portare a termine questo doloroso incarico...vendica mio fratello scomparso! Dammi la tua forza, ti prego! Non posso lasciarlo impunito, ma non voglio che soffra così, anche se ha ucciso...mio fratello!”

Abbassando la testa sdegnosamente, le uniche cose visibili del suo viso erano gli zigomi devastati da abbondanti perle salate che morivano sugli angoli delle sue labbra increspate. Kaori colpì vigorosamente il tronco dell'albero, piangendo da spezzare il cuore, maledicendosi per la sua mancanza di coraggio nel mettere fine a quella creatura senz'anima.

Il cielo oscurato iniziò a rigarsi di fulmini; una pioggia sottile iniziò a cadere, arrivando a un ritmo più veloce e imponente. Il ticchettio delle gocce sulle foglie si trasformò lentamente in minuscoli ruscelli. In un lampo ancora più violento dei precedenti, una mano ferma e sicura afferrò l'arma; quella mano, poco prima frenetica e tremante, ora la teneva saldamente. La protagonista sembrò fissare la scena movimentata che si svolgeva non lontano da lì. Le sue spalle incurvate e scosse dai singhiozzi si raddrizzarono. Con un gesto rapido e sicuro, mirò di nuovo verso il mostro.

Il fulmine abbagliante che cadde non lontano da lì illuminò il volto del cecchino: quei begli occhi nocciola solitamente ridenti si tinsero di nero; il suo sguardo e i suoi lineamenti erano quelli di un professionista.

* * *

Ryo mirò alla bestia che, in un gesto di follia suicida, avrebbe attivato le cariche esplosive legate intorno alla sua vita. All'improvviso interruppe il suo gesto; la rottura di aneurisma lo trafisse da parte a parte, fiumi di sangue sgorgarono da ogni ferita aperta terminando con la lacerazione della giugulare. La sofferenza che si poteva leggere sui suoi lineamenti era indescrivibile; i suoi occhi, sconvolti, sembravano sporgenti. In un appello straziante, Toyama implorò Saeko di ridurre il suo dolore; la poliziotta, inorridita dall'impressionante spettacolo, si ritrovò paralizzata. In un gesto di compassione, lo sweeper interruppe la tortura con un proiettile proprio in mezzo agli occhi; Saeko, che continuava a tenerlo sotto mira, guardò la massa inerte inginocchiarsi e poi cadere a faccia in giù per terra, lasciando apparire un sorriso angelico sul suo viso...era davvero diventato un angelo come desiderava tanto?

* * *

Kaori riprese improvvisamente coscienza; il rinculo dell'arma, colpendole la spalla, la riportò alla realtà. La canna fumante dimostrava il colpo che era partito e che aveva fatalmente messo fine alla vita di una persona.

Tremando dalla testa ai piedi, non osò più guardare dal mirino.

Si era verificato un fenomeno inquietante, era stata nuovamente spettatrice di un mondo strano eppure simile in tutto e per tutto al suo, ma in cui Ryo era il personaggio centrale. Stava sognando o era la pura e dura realtà?

Lentamente, sollevò l'arma e osservò spaventata la scena che si era svolta. Toyama era immerso in una pozza di sangue e Saeko, inginocchiata al suo fianco, era stordita. Le lacrime scorrevano silenziosamente lungo le sue guance.

Completamente disorientata, Kaori scese cautamente dal suo trespolo improvvisato, ma nonostante l'infinita cautela, cadde. L'atterraggio forzato la fece crollare pesantemente sul terreno fangoso lasciato dalla pioggia torrenziale che si abbatteva violentemente sulla capitale. Stringendo il fucile nella mano destra, si accucciò piano per rimettersi in piedi, ma il suo corpo sembrava pesare tonnellate. Le sue gambe non parevano più in grado di sostenerla, era invasa da una strana sensazione.

Accasciata nel fango, tremava per il freddo e i suoi nervi cominciavano a giocarle brutti scherzi.

“Perché mi sento così vuota? Quel mostro è morto...mio fratello è vendicato”

Quell'atto non le avrebbe mai restituito suo fratello e in nessun modo avrebbe placato la sua tristezza. Il diluvio che appesantiva i suoi vestiti e i suoi capelli si mescolava ad altre gocce. Le lacrime di Kaori le scossero le spalle, le schiacciò con un poderoso gesto della mano e, appoggiandosi al fucile, si alzò in piedi.

Il calcio del fucile trascinato nel flusso fangoso lasciò un solco al suo passaggio, rapidamente coperto dalla massa di melma che riprendeva il cammino. Gli occhi vitrei, le spalle curve e i piedi strascicati, la figura fradicia lasciò la scena del crimine.

Camminò a caso fino all'alba, travolta dalla fatica, si appoggiò alla ringhiera di un ponte e il suo sguardo tormentato si fissò sul sole nascente.

“Sono un'assassina...” singhiozzò. “Cos'avresti fatto al mio posto, Ryo?”

La sua gola si strinse ulteriormente e le sue gambe si fletterono sotto il suo peso.

* * *

“Lo avrei massacrato! In passato mi sarei vendicato senza esitazione se non avessi conosciuto te, Makimura e Saeko. Se il mio desiderio di vendetta fosse stato più forte, avrei lasciato Toyama ad agonizzare lentamente in un dolore lancinante. Non era un proiettile carico d'odio...forse era il sostituto del proiettile d'argento di cui parlava che avrebbe dovuto trasformarlo in un angelo!”

* * *

Ryo si era trovato davanti a lei pochi istanti prima; aveva saputo liberarla dalla colpa con la sua effimera presenza e le sue parole confortanti.

“Mi manchi tanto!”

Lei si raddrizzò e tornò al suo appartamento, si accasciò e chiuse gli occhi per qualche secondo. All'improvviso si raddrizzò e corse in camera sua, recuperò un piccolo oggetto e si diresse verso il cimitero.

“Lei ci sarà sicuramente!”

* * * * * * * * * *

A-Shan stringeva la preziosa scatolina nel palmo della mano, doveva darla a Saeko.

Risoluta, prese la direzione dell'appartamento della poliziotta, ma quest'ultima non c'era. Dopo una breve conversazione telefonica con suo padre, si incontrarono entrambi al cimitero. Saeko era lì, a ricordare quel patetico giorno in cui lei e Hideyuki avevano litigato. Si stava infuriando con l'uomo che amava picchiando la lapide, ma una voce la pregò di fermarsi.

“Ryo...ricordo sempre la discussione che avevamo avuto...quella scatolina era davvero per Kaori?”

“Tieni, mamma Kaori lo ha custodito con cura...l'anello che lo zio Makimura avrebbe dovuto darti. Voleva sposarti...”

* * *

Saeko era finalmente sicura sui sentimenti di Hideyuki, ma le faceva male. Cominciò a tremare dalla testa ai piedi.
 
“Hideyuki voleva...”

Il suo cuore si serrò, una marea di emozioni la colse e le lacrime iniziarono a scorrere lungo le sue guance pallide. Una sorta di malessere emotivo la fece vacillare, Saeko andò a rannicchiarsi contro la giovane donna.

“Grazie Kaori!”

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Capitolo 31
*** 31. Primo amore ***


I primi germogli nascevano sui rami degli alberi ancora spogli dopo che il periodo invernale volgeva al termine. Il sole, sebbene ancora timido, brillava nel chiarore del cielo; i pochi uccelli cinguettavano mentre volteggiavano nella frescura e i bambini piccoli, che aspettavano con impazienza il clima caldo, iniziavano ad affluire negli spazi verdi.

La primavera era di ritorno.

In quel periodo coppie di innamorati passeggiavano a braccetto, rannicchiati l'uno contro l'altro con un'espressione felice che sembrava aprire loro tutte le porte dell'universo.

Tuttavia, non lontano da loro, una giovane donna disperatamente sola li osservava sospirando. Dopo aver contemplato per diversi minuti la felicità degli altri, si rassegnò a rientrare. Si strinse la giacca al petto, non che avesse freddo ma il compagno assente lasciava che il vuoto si insinuasse nel suo essere.

Kaori avvertiva crudelmente la mancanza di Ryo quel giorno, provava una sorta di gelosia verso quegli estranei per la felicità che a lei era negata. Quanto tempo aveva aspettato per averne un assaggio...ma tutto era stato interrotto bruscamente. Perché la sorte si accaniva contro di loro? Erano maledetti e condannati a vivere lontani l'uno dall'altra?

Persa nei suoi pensieri, il suo sguardo seguì le figure che passeggiavano pacificamente nel parco; una delle coppie abbracciate si scambiò un bacio appassionato. Improvvisamente arrossì, pensando in quel momento a due altri protagonisti nel ruolo di amanti: lei stessa e Ryo. Sarebbe stato affettuoso e tenero in pubblico? Sospirò sorridendo, ricordando i brevi momenti di felicità che avevano vissuto. Continuando a errare, una folla di persone attirò la sua attenzione; aggrottando la fronte, i suoi passi raggiunsero il gruppetto. Sgomitando per arrivare alla fonte di attrazione, fermò la sua avanzata e il suo cuore cominciò a batterle all'impazzata nel petto.

“Yoshiki!” mormorò.

Il ritrattista che stava finendo un nuovo disegno fu improvvisamente attirato da una presenza che lo guardava insistentemente e, mentre i loro occhi si incontravano, il suo respirò si bloccò e i suoi battiti pulsarono improvvisamente.

“Kaori...sei proprio tu?”

* * * * * * * * * *

Shin Hon era finalmente riuscito a invitare A-Shan per un'uscita al cinema; l'ambiente e l'atmosfera erano favorevoli a un approccio più intimo, ma tutto ciò non era stato gradito dalla giovane donna che si era letteralmente addormentata. Un po' deluso dalla svolta della situazione, lui aveva tentato con una passeggiata romantica nel parco di Shinjuku ma, ancora una volta la ragazza, non abituata agli approcci amorosi, camminava stando davanti e lasciando dietro di sé il suo infelice compare.

“Non stare così distante...tu...non vuoi che ci diamo la mano?” chiese, rosso di confusione.

“Shin Hon, non stai bene?” si preoccupò lei. “Ti senti male? Non è da te volerti appoggiare a me...” si sorprese ingenuamente.

“Aaah! Ma no! Che diavolo...?”

Shan In, un po' perplessa dalle assurde insinuazioni del suo amico, fu incuriosita da un uomo non lontano da loro. Apparentemente un disegnatore, stava restituendo il suo lavoro appena finito a una giovane donna; quando la sua attenzione si concentrò totalmente su di lui, il cuore iniziò a batterle forte. Fu colta da una strana sensazione; un'emozione morbida e calda, destabilizzante ma allo stesso tempo molto calmante. Quel sentimento che l'aveva invasa sembrava così familiare...eppure poteva giurare di non conoscere quell'uomo.
 
-Era un conoscente di mamma Kaori?- si chiese.

* * * * * * * * * *

Mentre chiacchieravano, Kaori e Yoshiki avevano raggiunto un caffè dove si erano accomodati. Il silenzio si impadronì dei due, poi un ampio sorriso apparve sulle labbra di Yoshiki e il suo sguardo insistente turbò Kaori che arrossì e chinò la testa.

“Sei ancora così carina!” disse con voce quasi sussurrante, posando la testa sulle braccia incrociate. “Il ritratto che ho faticato tanto a eseguire di te è il centro della mia mostra”

“Hai conservato quel ritratto per tutti questi anni!”

“Sì...perché è grazie a te che ho deciso di diventare un ritrattista famoso”

Rossa sulle guance, Kaori non riuscì ad affrontare quegli occhi ardenti.

“Quel ritratto è il mio orgoglio, il mio successo. Quando ho dei dubbi, lo fisso per qualche istante e il mio morale sale alle stelle, così ricomincio”

I suoi occhi esperti dettagliavano ogni centimetro quadrato della pelle bianca della giovane donna; il suo viso dalle curve arrotondate e delicate, quel luccichio negli occhi, i suoi corti capelli color mogano dalle ciocche ribelli, quell'aria candida che la illuminava non appena sorrideva, avrebbe stregato qualsiasi uomo si fosse soffermato a contemplarla.

“Non sei cambiata, dovrai avere un sacco di pretendenti!” aggiunse, facendole l'occhiolino. “Sembri un angelo caduto dal cielo...”

Imbarazzata, l'allegria della giovane donna svanì per lasciare il posto a un viso ermetico dagli occhi arrossati e il cuore oppresso in petto. I suoi occhi fin troppo duri fissarono il giovane che fu attraversato da brividi, poi con una voce ferma e fragile, disse:

“La Kaori di un tempo è morta...”

* * * * * * * * * *

Il cuore di Yoshiki sprofondò e lacrime gli bagnarono il viso senza che se ne accorgesse. Kaori era morta; Shan In gli aveva appena rivelato la terribile notizia, risvegliando in lui sentimenti che pensava di non provare più per quell'amore adolescenziale. Ma la realtà era diversa...Kaori era e sarebbe rimasta il suo primo amore. La notizia della sua scomparsa gli spezzò il cuore, e ciò si esprimeva da un flusso incontrollato di lacrime.

“Signor Natsume...” si preoccupò A-Shan.

“Ah...scusa...ti ho parlato di eventi...estremamente dolorosi per te...ho ferito il tuo cuore...proprio come ho ferito tua madre senza saperlo...ti chiedo scusa...”

Il cuore di Shan In batteva all'impazzata, recuperò un fazzoletto e asciugò il viso in lacrime del giovane.

“Le sue lacrime...prenda il mio fazzoletto...”

“Ah? È vero...perché piango? Bah...non riesco a fermarmi!” rise nervosamente, asciugandosi gli occhi. “È strano...che strano...mi dispiace davvero...”

Si separarono con il cuore pesante, lui con il dolore di un amore perduto, lei sconvolta dalle nuove sensazioni che stava provando.

* * * * * * * * * *

“La Kaori che conoscevo non può essere morta come dici tu...ti ho scoperta dieci anni fa e credimi, percepisco le stesse emozioni di prima. Sei cambiata fisicamente, sei una donna bellissima e sicuramente le cose sono diverse nella tua vita, ma non puoi essere cambiata così radicalmente come dici...”

Kaori distolse lo sguardo come se si vergognasse.

“Non sai tutto quello che è successo...”

Lampi le tornarono alla memoria, la sua mano sul fucile, una pozza di sangue nel quale un corpo era immerso...un uomo a cui aveva tolto la vita senza nemmeno ricordarlo.

“In effetti” la interruppe. “Vedo che qualcosa ti ha segnato profondamente, ma rimani quella che eri...la gentilezza e l'altruismo che ti hanno sempre caratterizzato non possono essersi volatilizzati. Le emozioni sono la tua ragione di vita, non potresti esistere senza aiutare gli altri...è il tuo ossigeno. Non potevi sopportare che le persone intorno a te fossero tristi; sei un angelo che attraversa le vita delle persone che incontri...”

“Smettila, non sono così perfetta!” esclamò colpendo vigorosamente il tavolo, facendo vibrare le tazzine di porcellana.

“Sono convinto del contrario e deve pensarlo anche l'uomo che ami. Quel bagliore che ora hai negli occhi è l'amore che provi per lui dentro di te e la tua fiducia nell'umanità non può essere evaporata. Sono sicuro che nel momento in cui parliamo, se ci fosse qualcuno in pericolo, tu correresti in suo aiuto”

Le lacrime che si erano formate lentamente sulle guance di Kaori mentre ascoltava le parole del suo amico si fermarono. Lui aveva ragione; lei avrebbe aiutato chiunque avesse avuto bisogno dei suoi servizi. Aveva ucciso, certo, ma per porre fine alle sofferenze di quel disgraziato e non per soddisfare alcuna vendetta. Una strana calma entrò nella sua anima alla menzione del suo amato, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui...anche perdere la vita. Il suo battito cardiaco agitato rallentò, tornando più calmo e posato. Il suo amore per Ryo fino a quel momento l'aveva aiutata a superare tutti gli ostacoli della vita e quel precipizio era una dura prova che doveva essere attraversata di nuovo con lui. Un sorriso finalmente sollevò l'angolo delle sue labbra e si asciugò le lacrime con l'aiuto del suo fazzoletto.

“Grazie Yoshiki!”

Si separarono poco dopo, visto che si stava facendo tardi; sentendo un balsamo al cuore, Kaori andò a trovare Ryo. La sua anima era in pace; malgrado quello che aveva fatto, non era del tutto cambiata e ciò le dava nuova linfa per continuare a vivere e sopportare quel nuovo fardello.

Piano, come per non svegliare il dormiente, Kaori aprì la porta cigolante della stanza d'ospedale. Con passo felpato, scivolò vicino al letto e posò un delicato bacio sulle labbra dello sweeper, ancora immerso in quel sonno interminabile. Prese delicatamente la mano inerte e intrecciò le dita con le sue.

“Ti amo Ryo e niente potrà separarci. Ho rivisto il mio primo amore...quando sono con lui, ho l'impressione di essere l'adolescente di un tempo. Mi troverai ridicola” sorrise timidamente, arrossendo. “È il primo uomo di cui mi sia innamorata e che mi abbia capita. Nella sua mostra c'è un mio ritratto...” sorrise tristemente. “È stato il primo a leggere in me e a scoprire il mio vero volto...”

* * * * * * * * * *

Shan In strinse con cura il fazzoletto tra le mani, le lacrime del signor Natsume erano su quel pezzo di stoffa; persa nei suoi pensieri, non staccava gli occhi da quel prezioso quadrato. A-Shan era sempre più turbata dalle ondate di sentimenti che l'avevano travolta mentre si era trovata in sua compagnia: doveva chiedere consigli...a una donna...ma chi?

“Ma certo!”

Saltò in piedi e corse via; qualche tempo dopo, un'elegante donna scendeva i gradini con passo felino.

“Scusa per averti fatto aspettare, cosa c'è? Perché questa visita improvvisa?”

“Saeko...”

La ragazza improvvisamente arrossì, colta da un immenso imbarazzo; incuriosita, Saeko la condusse in un angolo più tranquillo. Shan In aveva bisogno di confidarsi, abbassò la testa, a disagio per le parole che stava per pronunciare. Trattenendo il respiro, si lasciò andare.

“Mh?” fece la poliziotta.

“Quello che fa il mio cuore...quando penso a quell'uomo...” balbettò, arrossendo di più. “Quando guardo questo fazzoletto che lui ha toccato...mi si infiamma la faccia come se avessi la febbre...ho voglia di vederlo ma mi dico che non è possibile...allora ho ancora più voglia di vederlo...è la prima volta che mi sento di umore così strano. Sono...malata?” chiese spaventata.

A quell'ultima riflessione, Saeko non riuscì più a contenere le risatine di fronte all'espressione sgomenta della giovane che aveva davanti e scoppiò letteralmente. A-Shan, un po' offesa, si ribellò:

“Saeko! Io sto davvero soffrendo e tu...”

Non poté finire la frase che Saeko le aveva messo un braccio intorno alle spalle.

“È fantastico! Stai diventando adulta! Non è una malattia, A-Shan” disse, sorridendole teneramente.


Saeko trovò Ryo poco dopo e gli diede la notizia.

“Dici sul serio?” esclamò lo sweeper.

“Non ci sono dubbi, sono sicura! Sta crescendo e diventa una vera giovane donna”

“Pensavo fosse strana ultimamente...ma...non ne siamo ancora certi...” disse lui imbronciato. “Allora, che tipo di uomo eh?” chiese casualmente.

“Ero così contenta che ho dimenticato di chiederglielo!” rise Saeko nervosamente.

“Ehi, tu!”

Ryo aveva appena saputo che sua figlia era innamorata, ma aveva bisogno di saperne di più su quel corteggiatore che le aveva rubato il cuore. Spinto a scoprire di più, lo sweeper iniziò a pedinare sua figlia; era semplice amore paterno o era guidato da una sorta di gelosia? Il cuore di Kaori stava correndo per qualcun altro...

I passi della ragazza li condussero davanti a una galleria d'arte, ma all'ultimo minuto lei fece marcia indietro e fuggì. Sconcertato, Ryo non comprese la sua reazione, ma non voleva comunque rinunciare al suo obiettivo: doveva assolutamente sapere di quel bellimbusto. In quel preciso momento, Ryo sentì una conversazione tra un uomo e una donna. Il giovane chiedeva se la proprietaria non avesse visto Shan In e, se fosse successo, avrebbe dovuto lasciarla entrare.

-Allora è lui!- pensò Ryo.

Il giovane artista entrò nella galleria e Ryo lo seguì per qualche secondo; doveva vederlo muoversi nel suo ambiente naturale. Durante la sua indagine, il giovane veniva chiamato a destra a sinistra dai vari invitati all'inaugurazione. Troppo ossessionato dal voler conoscere quell'uomo, Ryo si sentì troppo in vista in mezzo alla folla e cercò di mimetizzarsi in quell'ambiente sconosciuto.

Il suo sguardo furtivo fu attratto dai tratti familiari di una donna disegnata su una tavola intitolata 'Ritratto di una giovane ragazza'. I suoi passi si susseguirono automaticamente, guidati da un desiderio non dichiarato che era riuscito a salire in superficie. Davanti all'opera, disse in un soffio pieno di emozione:

“Kaori!”

I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal quadro: il suo amore era lì, fissato sulla carta e il suo sguardo, come una dolce carezza, sfiorò ogni linea del ritratto. Conosceva fin troppo bene quell'espressione smarrita...quello sguardo addolorato, per averlo lui stesso provocato. Quante volte per colpa sua Kaori si era sentita ferita o umiliata? Quante volte si era poi nascosta per piangere? Ma ora faceva così male...sua moglie non c'era più e un altro aveva potuto leggere nel suo cuore. Non poteva più consolarla...farsi perdonare con un dolce abbraccio o un tenero bacio sul collo, una sensuale carezza. L'unica cosa che gli era rimasta era il ricordo o meglio il rimorso, l'amarezza di averla fatta soffrire quando l'amava così tanto. Così tanto tempo perso, inutili ferite...

Provando vergogna, abbassò la testa, si ficcò le mani nelle tasche e se ne andò piano.

Il suo cuore era pesante e la tristezza che si impossessò di lui gli faceva orribilmente male: le sue emozioni erano di nuovo messe a dura prova. Perché quell'immagine rivangava la dolorosa assenza della sua amata, tormentandolo per il male che era riuscito a infliggerle?

Un pesante fardello si abbatté sulle sue spalle robuste, che si incurvarono; gli si formò un nodo alla gola, interrompendogli praticamente il respiro. Le sue mani si strinsero, tremanti di rabbia silenziosa. Un formicolio agli occhi lasciò finalmente posto a calde lacrime che corsero sul suo viso solitamente impassibile. Le labbra increspate avevano difficoltà a contenere i singhiozzi che laceravano la sua anima lesa.

Shan In, rimasta in disparte, si paralizzò alla tormentata visione e il suo cuore si compresse mentre un grido straziante partì:

“Ryo!”

Ma lui non la sentì, il suo silenzio lo fece sprofondare ancora di più nel suo dolore. La violenza dell'intervento di Kaori fece cadere la ragazza in ginocchio...il suo cuore sembrò balzare dal suo petto a quella sconvolgente visione e il suo volto iniziò a versare lacrime incontrollate, pregne di incommensurabile tristezza per l'amore ferito di Kaori.

* * * * * * * * * *

“Ryo, perdonami...non volevo ferirti confessandoti queste cose”

Kaori si arrampicò sul letto e si accoccolò teneramente contro di lui.

“Ryo, sei l'unico che amo e il mio cuore ti appartiene. Nessun uomo né altra presenza potrà dividerci” il suono della voce della giovane donna sembrò raggiungere il suo scopo...il cuore dello sweeper. Non aveva sentito le sue parole ma una dolce litania aveva saputo calmare il suo essere, il suo cuore ferito...le lacrime finalmente si fermarono.

Il confine tra i due mondi stava diventando così sottile che lui poteva sentirla, udirla...non attraverso le sue orecchie ma il suo cuore.


 
La notte era stata breve per Kaori, movimentata, i suoi sogni erano stati confusi...Ryo ne era stato il protagonista principale, ma non ricordava il resto dei sogni. Aveva bisogno di un po' d'aria fresca così, con passo pesante, si avviò al Cat's Eye.

A quell'ora non c'era folla; c'era un uomo anziano, appoggiato al bancone a bere in silenzio il suo caffè. Kaori, persa nei suoi pensieri, prestò poca attenzione al mondo che la circondava e si sedette senza rivolgere la minima attenzione al cliente mattiniero.

“Buongiorno Kaori!” sorrise lui.

La giovane donna alzò la testa lentamente e guardò il suo vicino accogliente, i suoi occhi si spalancarono e un ampio sorriso si allargò sulle sue labbra.

“Signor Li!” esclamò, abbracciandolo, tremante.

L'uomo, dapprima sorpreso, strinse la giovane donna e iniziò ad accarezzarle i capelli ribelli, placando il dolore al cuore di Kaori.

* * * * * * * * * *

I passi disorientati di Shan In la condussero al caffè dove Falcon l'accolse dicendo:

“Shan In, hai un visitatore raro...”

Il suo sguardo rattristato svanì quando vide l'uomo:

“Signor Li!”

Il suo stupore durò brevemente prima di proseguire.

“È davvero passato molto tempo! È qui per lavoro?”

“Sì, e ho colto l'occasione per venire a trovarti. A malapena ti riconoscevo”

L'espressione dell'uomo si addolcì mentre guardava nuovamente sua figlia.

“Sei diventata davvero...davvero...”

Aveva sempre più difficoltà a contenere le sue emozioni di fronte alla sua unica e adorata figlia; lacrime nacquero dai suoi occhi protettivi. Prima che il peso dei sentimenti gli sfuggisse di mano, fuggì in bagno scusandosi, per ricomparire poco dopo.

“Scusa! Oggi mi fa un po' male lo stomaco!” si giustificò.

“Se vuole posso comprarle delle medicine!” disse la giovane con tono compassionevole. L'uomo fu colto da una nuova ondata di emozioni.

“Che premura gentile” mormorò tra sé.

Ripartì in bagno.

“Ah...questa reazione mi mancava!” fece A-Shan, sconcertata dal comportamento bizzarro dell'uomo. Il signor Li tornò a sedersi pacificamente, poi aggiunse, portando la tazza di caffè alle labbra:

“Anche il tuo atteggiamento è cambiato molto. Hai perso quel lato acerbo che avevi prima...sei più femminile”

“Davvero...?” fece la ragazza, arrossendo sotto lo sguardo intenerito di lui.

“E...percepisco in te una certa malinconia...come se fossi innamorata...”

“Uh...infatti...penso di essere...innamorata...” confessò lei timidamente. “Ma...”

L'imbarazzo e il malessere di sua figlia lo preoccupavano; il signor Li si alzò.

“Vuoi che andiamo altrove?” le chiese, porgendole una mano confortante. “A volte è più facile parlare con uno sconosciuto dei tuoi problemi che con una persona cara...se vuoi parlare con me, beh...sono un vecchio che si impiccia di tutto” aggiunse con un sorriso teso.

A-Shan accettò la sua proposta e lo portò a casa sua; il signor Li si accomodò sul divano mentre la ragazza portava qualcosa di rinfrescante. Il suo volto mortificato rifletteva un forte turbamento; era troppo per lei e finì per confidarsi.

“Ho visto papà Ryo piangere e mi ha sconvolto...” soffiò.

“Saeba stava piangendo?!”

“Dopo aver rivisto il ritratto Kaori...realizzato dal primo amore della mamma..è stata la prima volta in cui ho visto papà Ryo così vulnerabile. Non si è accorto della mia presenza quando ero proprio vicino a lui...” ammise tristemente. “Quando ho visto le sue lacrime, ho creduto che mamma Kaori...che il mio cuore sarebbe uscito dal mio petto. Quei sentimenti così dolorosi della mamma per papà...sono gli stessi che io provo per quest'uomo. È la prova che sono innamorata” disse malinconicamente. “Ma...i sentimenti di mamma Kaori per papà...sono più forti e più profondi dei miei. Il mio amore...non è paragonabile al loro...è solo un amore senza importanza” sospirò, completamente turbata.

Il signor Li sorrise a quella riflessione ingenua.

“Ah! Sta ridendo, è d'accordo!”

“No, no...è un amore molto bello...solo che...”

“Solo che cosa?” chiese lei con impazienza.

“I sentimenti che uniscono Saeba e Kaori...vanno oltre l'amore...”

“Oltre l'amore...?”

“È l'amore definitivo e assoluto!” esclamò lui con ammirazione.

“Ne ho abbastanza!” gridò lei. “Non ci capisco niente! Il mondo è pieno di cose così complicate! Non sono sicura di farcela!” disse, nascondendo la testa tra le braccia.

L'uomo, intenerito, posò una mano compassionevole sui capelli della giovane donna scossa.

“Non avere tanta fretta...un giorno capirai. Avanza piano, lentamente” disse con dolcezza.
-Figlia mia, tu che hai appena imparato a camminare come una ragazza normale...evolvi e cresci...papà non chiede più niente- dichiarò mentalmente.

“Ma...Saeba ha perso questo amore, non può più raggiungerlo”

Quella triste rivelazione frenò l'anziano.

“Anche se spinge questa sensazione di perdita in fondo al suo cuore, non può nasconderla”

“Una sensazione di perdita” ripeté lei.

“Questo ritratto di Kaori che lui ha 'incontrato' all'improvviso ha fatto riaffiorare in lui questa sensazione insopportabile”

A-Shan finalmente comprese il tenore dei sentimenti di ognuno e guardò l'uomo.

“Signor Li...?”

A-Shan lo fissò interrogativamente.

“Un sentimento di perdita...le sue lacrime mi sembrano uguali a quelle di papà Ryo...”

Il signor Li si ricompose.

“Scusa!” disse asciugandosi le lacrime. “Mi lascio invadere da vecchi ricordi...i vecchi hanno la lacrima facile...”

Shan In non si fece ingannare.

-Il signor Li ha perso il suo amato fratello...no, non è solo questo...queste lacrime...sicuramente le versa perché molte persone che gli erano care se ne sono andate e lui non può più raggiungerle...-

C'era un po' di quello nelle lacrime che scorrevano lungo le guance dell'anziano; lui aveva interpretato, suo malgrado, il ruolo del padre all'insaputa della ragazza che si era appoggiata sulla sua spalla.


I due padri si ritrovarono poco dopo sul tetto dell'edificio.

“Come? Appena hai ricevuto il rapporto del vecchio Chin, sei saltato sul tuo jet privato e sei arrivato da Taiwan? Sei davvero un paparino dolce...”

Una goccia di sudore colò lungo la tempia dell'uomo, era appena stato smascherato.

“Un papà che ha inseguito sua figlia per scoprire l'uomo di cui era innamorata non può farmi la predica!” borbottò.

Ryo si mise a ridere nervosamente.

“Hai ragione, siamo proprio una bella coppia di paparini...”

“Se l'uomo di cui A-Shan è innamorata è un brav'uomo, ne sarei felice...tuttavia...”

“Ehi! Non dirmi che intendi inviare l'unità Xuan Wu a indagare su di lui e farlo uccidere se non lo trovi degno di lei?!”

Il vecchio voltò la testa e sembrò sorpreso, come se non ci avesse pensato; il tono dello sweeper divenne più serio e morbido.

“Non preoccuparti...quest'uomo è stato in grado di vedere il vero volto di Kaori, quello che lei nascondeva dietro il suo sorriso...A-Shan ha buon gusto”

“Davvero...?” si rassegnò l'altro.

Lo sweeper guardò il vecchio ansioso, sorridendo leggermente.

“Li...anche tu ti trovi in una situazione critica. Puoi parlare...”

* * * * * * * * * *

Kaori discuteva con naturalezza con il padrino delle sue angosce, dell'arrivo di quell'amore del passato, delle condizioni di Ryo che si evolvevano in modo strane...delle strane lacrime che gli erano scese sul viso dopo alcune delle sue parole.

“Saeba la ama e la sente anche se non è fisicamente vicino a lei...non dubiti mai del suo amore nonostante i suoi errori del passato! Siete due anime gemelle che finalmente si sono ritrovate. Mantenga la speranza, Kaori, il suo amore lo riporterà...ne sono sicuro!”

Arrossita, Kaori chinò la testa e si tormentò le dita.

“Grazie signor Li!”

Nonostante le lacrime che solcavano i suoi zigomi rosei, Kaori gli offrì un sorriso radioso che sconvolse il vecchio.

“Saeba, torna presto da questa donna...ha bisogno di te!” mormorò.

La speranza di quell'amore fusionale lo toccò profondamente e le lacrime nacquero nei suoi occhi rugosi.

“Mi scusi! I vecchi hanno la lacrima facile” sorrise confuso.

* * * * * * * * * *

Il giorno successivo Shan In, determinata, prese la strada per la galleria; voleva rivelare i sentimenti chiusi nel suo cuore. Con sua sorpresa, Yoshiki era impegnato in una conversazione con una bella giovane donna; una strana sensazione si impadronì di lei, ma ciò che la ferì di più era il diverso atteggiamento che lui le rivolgeva.

La donna in questione disse:

“Dica...conosce quella ragazza? È da un po' che non le stacca gli occhi di dosso”

Lui deviò lo sguardo e sorrise ampiamente.

“Shan In!” esclamò allegramente.

Completamente colta di sorpresa, A-Shan corse via senza nemmeno aspettare di dialogare minimamente con il giovane.

“Ehi! Shan In! Dove vai?!”

La cercò disperatamente ma lei era fuggita.

“Mi faccia indovinare...quella fanciulla è la figlia della modella del famoso 'Ritratto di una giovane ragazza'?”

“Sì!” sbottò lui senza smettere di cercare con lo sguardo. “Mi scusi, vado a cercarla!”

“Aspetti!”

“Discuteremo del contratto più tardi!”

“Non è di questo che volevo parlare!” gridò lei mentre lui iniziava a correre. Lui si fermò di colpo, interrogativo.

“Lo sguardo di quella ragazza! Era quello di una donna innamorata”

Natsume rimase perplesso da una simile rivelazione.

“Che sciocchezza!”

Riprese la sua corsa per trovare A-Shan.

Una vivace discussione si levava nel Cat's Eye, ma fu interrotta dal suono del campanello che indicava un ingresso. L'espressione arrabbiata e lo sguardo assassino delle giovane donna non promettevano nulla di buono e spaventò in effetti i presenti.

“Pericolo!” gridò Ryo.

“Tutti al riparo!” esclamò Falcon.
 
Mentre tutti i presenti si gettavano a terra per ripararsi dalla sua furia, A-Shan, per niente allegra, si sedette con calma.

“Tutto bene, A-Shan...?” chiese Ryo, ridendo nervosamente.

“Sì” rispose lei seccamente.

Shin Hon e Falcon, rifugiati dietro il bancone, guardarono preoccupati la ragazza troppo silenziosa. Il giovane sussurrò al gigante:

“Forse ha scoperto che Natsume ha una ragazza”

Non appena finì la frase, venne sollevato da terra per il colletto.

“Cos'hai detto?!” si infuriò.

“Tutti al riparo!” ripeté lo sweeper.

Ma la sua rabbia fu interrotta dallo squillo di un cellulare e la ragazza, inviperita, guardò il piccolo schermo leggendo chi fosse:
 
'Chiamata da Yoshiki Natsume'
 
“Pro...pronto? Qui Shan In!”

Si sbarazzò di Shin Hon gettandolo via con noncuranza come un vecchio straccio; Ryo guardò la ragazza dubbioso.

“Eh?” fece lei.

“Sai, il bar che mi hai detto che frequenti spesso...ho chiesto l'indirizzo, ma...c'è un caffè Cat's Eye, però completamente fatiscente...dubito che sia ancora aperto...”

A-Shan deviò lo sguardo e vide la figura maschile attraverso la vetrata, un ampio sorriso le illuminò il volto e corse verso di lui.

I due si recarono al parco dove si accomodarono, era il caso di parlare.

 
“Perché sei scappata...? Sono passati tre giorni dalla tua ultima visita...eppure, all'improvviso tu...”

“Mi sono innervosita!” lo interruppe lei, arrossendo.

Lui la guardò perplesso.

“La donna con cui stava parlando prima...chi era?”

“Eh...? Ah! La signorina Izumi? È la proprietaria della galleria, perché?”

“Sembrava che si stesse divertendo!”

“Shan In?”

“Perché mi ha dato fastidio? Perché il mio cuore soffre in continuazione?”

Davanti a quella bizzarra dichiarazione, Yoshiki la guardò sbalordito.

“Sono venuta alla galleria tutti i giorni perché avevo voglia di vederla!”

“Tutti i giorni?”

“Ma mi vergognavo troppo per osare entrare. Perché? Volevo vederla, ma non riuscivo! Il mio cuore stava ancora più male! Perché? Tutti...dicono che è perché sono innamorata”

Natsume rimase interdetto a quell'affermazione improvvisa.

“Lei crede che sia così, signor Natsume?”

“Eh? Uh...ma...”

“Io credo di sì” ammise tristemente. “Sono innamorata di lei, signor Natsume” dichiarò arrossendo.

“Shan In...” cominciò lui imbarazzato.

La giovane si alzò e continuò il suo monologo.

“Ma questo amore appartiene solo a me. Lei è un adulto...e in me vede solo una bambina...l'ho capito quando l'ho vista parlare con la titolare della galleria. Aveva il volto di un adulto...molto diverso da quello che ha con me. Non intendo imporre il mio amore. Volevo solo dirle quello che sentivo” confessò mestamente. “È tutto!”

Fuggì di nuovo appena pronunciate le ultime parole; l'uomo, con passo pesante, tornò alla sua galleria e si fermò davanti al ritratto di Kaori.

“L'amore...? Non capisco...non ci sono legami di sangue tra Shan In e te...eppure lei ti somiglia molto...ma cosa mi succede? Anche io sono venuto tutti i giorni nella speranza che venisse Shan In. Volevo rivederla...anch'io...io...”

* * *

“Kaori! Sono pazzo? Ho l'impressione che il mio cuore sia tornato ad essere quello di un liceale...”

Natsume aveva percepito l'amore di Kaori per quell'uomo di cui ora era geloso; erano passati anni dall'ultima volta in cui si erano visti, ma provava ancora quell'amore puro per la giovane donna. Quel ritratto che lui fissava teneramente l'aveva disegnato per avvicinarsi a lei, ma aveva avuto l'effetto di sconvolgerla e di allontanarla, come se l'avesse ferita. Durante l'adolescenza, lei aveva finito per confidarsi e confessargli il motivo della sua reazione così violenta, e del malessere soffocante quando aveva visto il suo cuore messo a nudo. Aveva dolorosamente rivelato la sua infanzia difficoltosa in quella famiglia che non era la sua ma che non lo mostrava affatto; quell'amore familiare era il sostegno che le permetteva di andare avanti nella vita senza soffrire troppo per causa della triste realtà.

Era stato turbato dal sangue freddo che lei aveva dimostrato di fronte a quella notizia; così giovane e gravata da un pesante fardello. Nessuno avrebbe potuto immaginare la situazione complicata che lei affrontava con quel viso vivace, ma c'era un leggero specchietto per le allodole che si notava se ci si prendeva il tempo di grattare la superficie. Ricordò con un po' di rimorso il proprio silenzio davanti alla dichiarazione d'amore di lei, che non si era presa il tempo di ascoltare la sua risposta ed era andata via con la stessa velocità con cui era arrivata. Una promessa tuttavia li legava...quella di rivedersi dopo che lui avesse raggiunto la notorietà.

* * *

“Vorrei che onorassimo la nostra promessa!”

Shan In era di fronte a lui, si era recata all'appuntamento per onorare l'impegno preso da sua madre.

“È rimasto solo il ritratto di mamma Kaori...”

“Sì! L'ho lasciato per te”

La ragazza lo guardò perplessa.

“Vorrei che accettassi questo disegno. Quel giorno ho promesso a Kaori...tua madre...lei mi aveva promesso che un giorno avrebbe potuto guardarlo sorridendo...non potrò mai darlo a Kaori...se fosse ancora viva, sono certo che lo guarderebbe con un sorriso. Shan In! Vorrei che accettassi questo disegno al posto di Kaori”

Lo sguardo della giovane donna era cambiato e non riusciva a staccarsi dal ritratto.

“Grazie! Te ne sei ricordato, Natsume!”

Il viso sorridente di Kaori era davanti a lui.

“Io ho appena...il volto sorridente di Kaori...no...era un'illusione dovuta al mio desiderio di vederla...?” fece, completamente sconvolto, come preso da un malore.

“No...la mamma è felice e ha guardato questo ritratto con il sorriso”

Natsume non capì la stranezza di quelle parole.

“La mamma vive in me...il mio cuore è il cuore di mamma Kaori...” dichiarò, portandosi teneramente una mano al petto. “Mi è stato trapiantato e il suo cuore vive in me. Quindi so che mamma Kaori stava sorridendo...”

Natsumo guardò la ragazza con occhi sbarrata.

“Kaori è...in te...!”

“Sì, qui!” disse lei, indicando la cicatrice visibile sul suo corpo. “Lei vive in me!”

Con passo esitante e febbrile, lui si avvicinò alla giovane e si rannicchiò contro di lei piangendo.

“Kaori...Kaori...”

* * *

Yoshiki strinse nervosamente le mani sui lembi della giacca della giovane donna.

“Dovevo rispettare la nostra promessa. Kaori...domani riparto per la Francia...” singhiozzò.

La giovane donna capì che lui aveva dei doveri ai suoi impegni professionali e si separò da lui pacificamente, portando con sé il ritratto dei ricordi.

Yoshiki aveva capito che il cuore di Kaori apparteneva a un uomo che era riuscito a far sparire la sua immensa tristezza, ma allo stesso tempo quell'uomo aveva rubato a lui il suo unico amore e voleva sapere, in quell'occasione, se costui fosse degno di un amore così appassionato.

Arrivato davanti al modesto edificio, si interruppe e fece un respiro profondo prima di continuare, stringendo la maniglia del suo bagaglio a mano.
 
Tomo, sorpresa dall'affascinante visitatore, aveva risposto con voce sussurrata e timida alla sua domanda su dove fosse la stanza dello sweeper. Con passo esitante e ansioso lui riprese a camminare verso la camera del suo rivale. Lentamente, come in un film che avanzava a scatti, il suo sguardo si posò sul corpo tranquillo che riposava nel letto d'ospedale. L'immensa tranquillità che irradiava quell'uomo incosciente era impressionante e inquietante; l'aura carismatica che emanava senza compiere alcun gesto lo immobilizzò. Il suo sguardo ammirato seguì con attenzione le curve della figura imponente nascosta da un lenzuolo bianco.

Con cautela, Natsume gli si avvicinò.

“Così finalmente ci incontriamo...”

* * * * * * * * * *

Yoshiki aveva sentito il bisogno di respirare un'ultima volta prima di partire per un periodo indeterminato dalla capitale. Con la sua valigia appoggiata lì vicino, si accasciò su una panchina del parco che aveva frequentato pochi giorni prima con Shan In. Gli tornò alla mente il ricordo della dichiarazione della ragazza, poi si mise a sospirare; un uomo si avvicinò e si sedette con disinvoltura sulla sua valigia.

“Le dispiacerebbe fare il mio ritratto?”

Il giovane guardò con aria interrogativa quella strana apparizione giunta dal nulla.

“È stata mia figlia a dirmi che lei è un ritrattista. È così, vero?” disse sorridendo.

A ben vedere, quella corporatura maschile non gli era estranea ma o lo aveva incrociato da qualche parte o la sua mente gli giocava brutti scherzi.

-Quest'uomo...-

“Forse dovrebbe sbrigarsi, no? Non vorrà perdere il suo aereo...”

“Eh! Uh, sì...”

Afferrò il suo blocco da disegno.

-Non c'è dubbio...è l'uomo dell'altro giorno...stava piangendo guardando il ritratto di Kaori...mi chiedo, forse quest'uomo è...è...-

“Shan In mi ha detto che non è riuscito a fare il suo ritratto?”

“È vero...”

“Lei le ha detto che c'erano due immagini sovrapposte che rendevano il suo viso sfocato...perché...?”

“Lei è...”

“Esatto! Sono Ryo Saeba. È davvero un bravo artista!”

I gesti del ritrattista erano ampi e decisi mentre avviava una conversazione che poteva sembrare soprannaturale.

“Ieri sera...ho finalmente capito perché, vedendo Shan In...sua figlia...il cuore di Kaori vive in lei...lei ha due cuori. Ecco perché il suo viso era sfocato e non riuscivo a ritrarla...ero attratto da Shan In, ma in effetti, lo ero dal cuore di Kaori che vive in lei...penso...che sia lo stesso per Shan In...spinta dal cuore di Kaori, ha probabilmente confuso la nostalgia verso di me per amore...” ammise tristemente, continuando il suo lavoro.

“È quello che mi sono detto anch'io” disse Ryo con tono falsamente convinto. “Ma può affermarmi che sia davvero così...?”

“Non lo so, ma...penso che Shan In e io abbiamo bisogno di un po' di tempo. Ecco perché torno a Parigi...” disse malinconicamente.

“Capisco” sorrise lo sweeper per la comicità della situazione.
 
“Sono felice di averla incontrata” dichiarò l'artista, riponendo la matita nel suo astuccio. “Credo che Kaori...abbia trovato la felicità grazie a lei...”

“Davvero? Spero che lei abbia ragione...” disse Ryo perplesso.

“Poiché Kaori ha incontrato Shan In e lei...ha potuto guardare il mio disegno sorridendo” ammise, porgendogli il ritratto finito.

* * * * * * * * * *

Prima di lasciare la stanza, Natsume lasciò sotto la mano immobile dello sweeper un ritratto sorridente di Kaori che ora vedeva felice.

“Si svegli il prima possibile e si prenda cura di lei...” disse con tono triste. “Altrimenti tornerò e mi dimostrerò all'altezza di questo amore che non ho mai saputo cogliere”

L'artista se ne andò senza voltarsi indietro, e senza rimorsi per avergli confidato quel prezioso amore.

* * * * * * * * * *

Ryo fissò con attenzione e tenerezza il nuovo ritratto di Kaori che ora sorrideva: la tristezza nei suoi occhi di adolescente aveva lasciato il posto a un sorriso radioso con lo sguardo scintillante. Il peso del rimorso di Ryo svanì non appena sfiorò con gli occhi i lineamenti sbocciati della sua amata che gli sorrideva. Allora lei era stata felice con lui; nemmeno la sua goffaggine aveva avuto la meglio sull'amore puro di lei verso di lui.

L'incontro inaspettato tra i due uomini era stato una benedizione per entrambi; Natsume era stato sollevato di sapere che Kaori aveva avuto una vita felice e appagante. Ryo adesso era certo che la sua amata avesse saputo vivere pienamente quell'amore pudico che lui aveva fatto fatica ad esprimerle.

Natsume era in partenza, stava per salire sul treno che l'avrebbe portato all'aeroporto, Shan In non era presente per salutarlo. Ryo chiamò sua figlia per comunicarle l'orario del treno che il giovane ritrattista avrebbe preso per raggiungere il suo aereo e, con un balzo, A-Shan si alzò dal letto e iniziò a correre follemente. Non voleva provare lo stesso rimorso di sua madre per non essere riuscita a salutarlo quando si erano separati.

Nel frattempo, sul marciapiede della stazione, Natsume scrutò l'orizzonte un'ultima volta con sguardo rattristato; avrebbe tanto voluto rivedere la ragazza prima di lasciare il Giappone, ma il destino voleva diversamente. Apparentemente lei aveva deciso di non farsi vedere e di lasciarlo andare con il rimpianto per i non detti. Con il cuore pesante salì sul vagone e le porte si chiusero dietro di lui, ma un appello improvviso arrivò alle sue orecchie. Si voltò subito e vide la figura sconvolta e ansimante di Shan In.

“Signor Natsume!” gridò.

“Shan In!”

Il treno iniziò la sua lenta e ritmica avanzata sui binari.

* * * * * * * * * *

Mestamente, Kaori vagava per le strade di Shinjuku verso la clinica di Doc; l'ultimo giorno della mostra di Yoshiki era arrivato e annunciava inevitabilmente la partenza di quest'ultimo per la Francia. Si fece difficoltosamente strada attraverso i corridoi smunti dell'edificio; aprì la porta e un ampio sorriso comparve sulle sue labbra mentre il suo sguardo si posava sullo sweeper. Si tolse la giacca e iniziò a muoversi verso il paziente quando un foglio di carta iniziò una lenta danza vorticosa per finire ai suoi piedi. Si accovacciò e lo afferrò delicatamente, e il suo sguardo si fermò. Il tratto di matita fin troppo riconoscibile dipingeva un viso totalmente diverso da quello che era stato ritratto dieci anni prima. Il suo sorriso e i suoi lineamenti sereni evocavano una felicità palese perché lei ora non soffriva più. Con occhi spalancati guardò Ryo e disse con voce sussurrante:

“Sei arrivato fin qui per dargli questo ritratto! Le mie emozioni sono completamente trasparenti ai tuoi occhi”

Uno strano senso di deja vu si insinuò nella sua memoria.

“Non posso lasciarti andare una seconda volta senza salutarti!”

Baciò dolcemente la guancia dello sweeper e appoggiò il ritratto sul petto mosso dal respiro regolare. Kaori piegò con cura la mano sul disegno e si precipitò fuori dalla stanza.

Un sorriso distese le labbra dello sweeper e il battito cardiaco accelerò leggermente.

* * * * * * * * * *

Il treno si fermò improvvisamente a causa di un guasto al semaforo.

“Quei due mi hanno davvero dato filo da torcere!” disse l'uomo sorridendo mentre rinfoderava la pistola.

I due furono sorpresi di incontrarsi faccia a faccia.

“Signor Natsume!”

“Sei venuta a salutarmi?”

Lei abbassò la testa arrossendo e lui sorrise.

“Grazie!”

“Non volevo avere gli stessi rimpianti...di mamma Kaori”

“La prossima volta...la prossima volta che ci incontreremo di nuovo penso che sarò in grado di disegnare il tuo viso...per il momento, dentro di te il tuo cuore e quello di Kaori sono separati...ecco perché la prima volta che ci siamo visti ho avuto l'impressione che la tua espressione fosse sfocata e che non riuscissi a ritrarti. Ma sono sicuro che col tempo, i vostri due esseri alla fine diventeranno uno solo. Verrà il giorno in cui sarai la vera Shan In. Lo sento...e quel giorno tornerò per disegnarti”

Lo shock di quella promessa immobilizzò la ragazza che gridò, tremante:

“Promesso?”

“Promesso!” rispose lui sorridendo teneramente.

Il messaggio della hostess risuonò nuovamente nella stazione per segnalare l'avvenuta riparazione e consentire così la ripartenza del treno.

“Beh...stammi bene. A presto, Shan In!”

Lui risalì sul vagone che riprese ad allontanarsi lentamente.

* * * * * * * * * *

Kaori, senza fiato, raggiunse finalmente la stazione e corse al binario; il treno aveva avuto un problema tecnico ed era stato fermato. Con una rapida occhiata a destra e a sinistra, cercò la figura conosciuta. All'improvviso vide il giovane non lontano da lei.

“Yoshiki!” gridò, correndogli incontro.

Lo sguardo stupito dell'uomo si trasformò in un'espressione felice.

“Che ci fai qui?”

“Non volevo fare lo stesso errore due volte!” esclamò lei sorridendo.

“Sono contento che tu sia venuta...”

L'altoparlante indicò il buon funzionamento di tutti i dispositivi di azionamento del treno, il viaggio avrebbe ripreso.

“Stammi bene, Kaori” sorrise malinconicamente.

Lei lo abbracciò.

“Abbi cura di te, Yoshiki!”

Liberò la presa per lasciarlo tornare sul suo vagone; un sorriso triste apparve sulle labbra della giovane donna che cercava di contenersi per il suo amico.

* * *

Una collera sorda si impossessò dell'uomo che rabbiosamente colpì la parete del vagone senza prendersi il tempo di guardare di nuovo quel viso amato.

“Addio Kaori!”

Le lacrime scendevano sulle guance della ragazza mentre osservava il treno che si allontanava; con passo pesante, si diresse al Cat's Eye.

“Shan In!” esclamò Shin Hon. “È raro vederti qui a quest'ora. Sei sola?”

“Avevo voglia...di bere un caffè...” disse piano.

Con una lieve gomitata, Falcon ordinò al giovane di prepararlo; Shin Hon si impegnò nel rito della preparazione del caffè con tutto il cuore. I suoi gesti erano precisi e applicati, una volta versata la bevanda porse una tazza alla sua giovane amica.

“È...è cattivo?” chiese ansioso.

“Eh?”

Shan In, totalmente persa nei suoi pensieri, prestava poca attenzione al mondo intorno a sé.

“Com'è? È buono?” insistette.

“Shin Hon ti ha preparato il caffè. Si è esercitato ogni giorno perché voleva prepararti un caffè delizioso” dichiarò Umi.

“L'hai fatto tu...Shin Hon?”

“Sì...sì, l'ho fatto davanti a te” disse lui arrossendo.

La ragazza portò delicatamente la tazza alle labbra e bevve lentamente.

“Delizioso!”

“Ci sono riuscito!” esclamò lui euforico.

Era così orgoglioso di se stesso che gli vennero le lacrime agli occhi: aveva raggiunto il suo scopo, compiacere Shan In.

Per curiosità, Falcon bevve un sorso...gli avrebbe assegnato un voto massimo di 8 su 20.

Shan In aveva imparato una cosa nuova: la profondità dei sentimenti intimi di coloro che la circondavano.

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Capitolo 32
*** 32. Tutto per ritrovarti ***


Le sue notti erano brevi e inquiete; la mancanza di sonno e l'alcool a fiotti gli provocavano emicranie sempre più violente. I suoi amici pensavano di averlo recuperato nel momento in cui aveva incrociato il suo cammino con la ragazza dal cuore 'd'angelo', ma ciò era durato poco. Anche se sembrava a posto, lo sweeper aveva l'impressione di sprofondare col passare dei giorni in una depressione sempre più caotica.

Le apparizioni troppo frequenti del suo angelo gli assestavano un dolore al cuore che aumentava nel corso del tempo. Quell'assenza era diventata insopportabile per l'uomo dallo sguardo cupo e dall'impressionante carisma; non sembrava più così risoluto. Quel ritratto nella galleria d'arte non aveva fatto che accentuare le presenze spettrali e le voci fantomatiche del suo amore scomparso. Per porre fine al suo tormento, affogava il suo dolore nell'alcool brunastro che gli lasciava, al mattino presto, un sapore pungente in bocca e un'emicrania sproporzionata.

* * * * * * * * * *

Sebbene le settimane precedenti potessero essere classificate come brutti ricordi, quel mattino Kaori era impegnata nelle faccende domestiche. La presenza di Yoshiki le aveva schiarito la mente e placato la sua apprensione; era stato un amico fedele e una spalla solida su cui riversare i suoi dolori. Mentre canticchiava, l'aspirapolvere accarezzava vigorosamente i tappeti, i pavimenti e gli altri rivestimenti che incontrava. La casa doveva essere pronta.

Poche ore dopo, la casa scintillava dal pavimento al soffitto; mentre posava una mano ferma sul fianco e teneva il temibile macchinario, Kaori esplorò con occhio critico ogni angolo...nessuna polvere o lanugine ebbe la meglio. Il suo sguardo cadde sull'alberello trascurato dai rami di dimensioni irregolari posto proprio accanto al televisore.

Kaori mise via tutta la sua attrezzatura e prese con cura il piccolo arbusto; con una pressione dell'indice accese di sfuggita il televisore. Mentre potava minuziosamente la pianta, le parole del giornalista attirarono la sua attenzione.

“Un importante processo si svolgerà nel tribunale di Shinjuku, il processo al procuratore Kyama! Era stato arrestato più di due mesi fa per associazione a delinquere, appropriazione indebita di armi illecite e possesso di stupefacenti...”

 
Sorpresa, la mano armata di formici amputò inavvertitamente un ramo del bonsai; il piccolo membro cadde come al rallentatore sul tavolino. Il tempo sembrava essersi fermato per qualche secondo, ma il suo sguardo non lasciò mai lo schermo. I suoi occhi spalancati seguirono con maggiore attenzione il personaggio vestito di nero che lottava per farsi strada attraverso la marea umana e i flash crepitavano da tutte le direzioni per rubare una qualsiasi fotografia dell'imputato.

“Sebbene l'imputato sia inevitabilmente responsabile, conosceremo la pena dell'uomo per il suo tradimento. Riceverà una condanna esemplare? Seguiremo da vicino questo caso. Il verdetto sarà pronunciato questa sera intorno alle 21 e saremo in diretta per rivelarvi l'esito del processo”

“La sentenza è oggi? Mi ero completamente dimenticata...” balbettò, schiaffeggiandosi la fronte. Posò lentamente le forbici e afferrò il telecomando per aumentare il volume del televisore.

“Ryo, la condanna sarà oggi...chiunque ti abbia portato al coma, alla fine pagherà per i suoi crimini”

Per quel motivo quel giorno, con molto entusiasmo, il suo subconscio le ricordava il momento in cui quell'uomo avrebbe espiato le sue colpe.

* * * * * * * * * *

Di nuovo, lo sweeper si alzò con un dannato mal di testa; con la bocca pastosa e lo stomaco a fior di labbra, incespicò verso il bagno, vestito con gli abiti della sera prima. Massaggiandosi faticosamente le tempie, lasciò scivolare tra le dita la compressa effervescente che cominciò a creare una schiuma biancastra nel bicchiere. Grattandosi la testa, scese pesantemente le scale che sembravano più anguste del solito, poi si diresse in soggiorno dove appoggiò il bicchiere sul tavolino e si accasciò sul divano aspettando che la compressa evaporasse.

Shan In, con la discrezione di un branco di elefanti, si precipitò giù per le scale mentre Ryo si teneva la testa tra le mani, cercando di coprirsi le orecchie. Davanti a quello strano spettacolo, A-Shan lo fissò interrogativamente.

“Papà, stai bene?”

“Non parlare così forte, ti prego...” gemette lui stringendosi le dita intorno alla testa.

I lineamenti tirati e le borse sotto gli occhi lunghe metri riflettevano quell'ennesima brutta nottata.

“Tutto bene? Sono preoccupata per te” disse lei, sedendosi piano sul divano, con aria rattristata.

“Non preoccuparti per me...” disse accarezzandole i capelli lentamente con un sorriso confortante.

Lei lo fissò, la sua cera poco incoraggiante manifestava una bella sbornia.

“Ok, allora io vado al Cat's Eye”

Shan In lo guardò un'ultima volta prima di sbattere violentemente la porta e accelerare il passo sulle scale.

“La porta! Dannazione!”

Le sue parole rabbiose gli rimbalzarono in testa con un'eco incessante, poi prese il bicchiere e ne bevve il contenuto, sdraiandosi nuovamente sul divano. Il suo viso sconsolato si rattristò e uno strano bagliore apparve nei suoi occhi scuri.

“Perché mi torturi così? Perché mi hai lasciato così all'improvviso?” soffiò nascondendo gli occhi dalla luce che diventava sempre più abbagliante con il passare del tempo.

La suoneria del telefono accentuò il suo malessere ed evidenziò la sua emicrania, sollevò la cornetta come meglio poteva e abbaiò al suo interlocutore.

“Chi è?” si infuriò.

“Che accoglienza!”

“Saeko?”

“Chi vuoi che sia? Non ti sei dimenticato del nostro appuntamento di questo pomeriggio?”

“No, non ti preoccupare” bofonchiò sdraiandosi ancora.

“Hai una voce strana, Ryo”

“Va tutto bene, una brutta sbornia”

“Ancora!” esclamò lei.

“Smettila di urlare così, ho già un terribile mal di testa” borbottò lui.
 
“Puoi incolpare solo te stesso, mio caro! Penso che tu stia bevendo troppo ultimamente...”

“Non ho voglia di ricevere consigli!” sbottò lui con voce incredibilmente fredda. “Se ho voglia di passare le mie giornate a ubriacarmi, non devo risponderne a te, mi sembra!”

“Come vuoi! Ma non so se sia ancora una buona idea affidarti il nuovo incarico...”

“Sono un professionista, porterò a termine la missione”

* * * * * * * * * *

Kaori si diresse rapidamente al commissariato e scese le scale fino all'ufficio del tenente Nogami. Bussò energicamente la porta e una voce languida le rispose; alla vista della giovane donna che ansimava, Saeko la fissò.

“Andrai al processo contro il procuratore Kyama?” chiese Kaori bruscamente.

“Prima di tutto, buongiorno! E sì! Ero in carica per questa missione, quindi la mia testimonianza è cruciale” disse l'altra, riponendo con cura un fascicolo di cartone nell'armadietto di metallo.

“Portami con te!” chiese Kaori con voce supplichevole.

“Non so se sia una buona idea...”

“È a causa di questo tipo che Ryo è in coma! Voglio essere presente quando la sentenza sarà emessa e vederlo marcire per il resto dei suoi giorni in prigione!” gridò con voce priva di sentimenti.

La poliziotta si bloccò all'intonazione astiosa della giovane donna, uno strano bagliore fluttuava nei suoi occhi nocciola. Non faceva che chiedere giustizia per il suo amore ferito, ma se non fosse stata soddisfatta, cos'avrebbe fatto per rimediare all'ingiustizia...

* * * * * * * * * *

Ryo si era ripreso ma, sebbene la sua professionalità fosse impeccabile, i suoi lineamenti tesi suggerivano una grande stanchezza e un morale a terra. Quando vide la poliziotta attraverso la vetrina del caffè che indugiava a leggere un menù, si raddrizzò e la sua espressione determinata e seria riprese il sopravvento. Si sedette di fronte alla donna e scrutò cupamente lo sguardo della sua interlocutrice.

“Di che incarico volevi parlarmi, poliziotta del mio cuore?” disse baciandole la mano mentre mostrava un sorriso devastante.

“Sembra che tu stia meglio!” fece lei con aria indifferente.

“Sono un professionista e i professionisti non falliscono mai nella missione che viene loro affidata”

La poliziotta gli presentò i piani di un magazzino posto sotto sorveglianza della polizia; ospitava un pericoloso criminale ricercato per molteplici misfatti, ma le perquisizioni si erano sempre concluse con un fiasco totale. Ryo prese il fascicolo di cartone ed esaminò i piani nel dettaglio, ma la sua attenzione volò via, con in sottofondo le raccomandazioni della donna.

* * * * * * * * * *

Ormai era passata un'ora da quando i vari testimoni avevano cominciato ad apparire al banco ed era il turno di Saeko di intervenire. Kaori fissò l'elegante giovane donna che si stava dirigendo verso la barra per testimoniare, indugiando mentre passava sull'imputato che la stava spogliando con gli occhi, sorridendo calorosamente. I due avvocati mitragliarono la tenente di domande, per rafforzare le loro diverse tesi, e lei rispose con voce secca e tagliente all'avvocato della difesa mentre fissava l'accusato che si passava una mano ferma tra i capelli folti come se non fosse affatto preoccupato dalle accuse contro di lui e si apprestasse a tenere un discorso per ingannare gli astanti.

Alle domande poste, la donna riusciva sempre ad aggiungere una replica verbale che sferrava un altro colpo al suo nemico, ma fu ripresa dal giudice che invitò a mantenere l'ordine.

Kaori ascoltò attentamente le varie parole pronunciate dalle parti, stringendo le mani sul recinto di legno che teneva a bada la folla. Il sorriso le illuminò il volto quando sentì le risposte feroci della tenente, ma la voce solenne del giudice che batteva con il martelletto sul suo tavolo interrompeva la tirata della sua amica. I suoi occhi furono inevitabilmente attratti da una figura imponente che sedeva tranquillamente mentre il suo avvocato in piedi al suo fianco perorava la sua causa con determinazione. La sua aria gentile divenne aspra e sprezzante; i suoi caldi e confortanti occhi nocciola diventarono freddi e pieni di odio quando incontrarono quelli del colpevole che osò sorridere fiducioso a quel candore angelico.

Come poteva sorriderle mentre il suo amore privo di sensi giaceva ancora in un letto d'ospedale? Come poteva sembrare così sicuro di sé quando aveva sotto il suo comando la peggior creatura che la Terra potesse avere in seno? Il Lupo Bianco...

* * * * * * * * * *

Ryo uscì dal suo letargo sentendo la voce persistente della tenente che insisteva sulla crudeltà del suo avversario; con un gesto negligente, Ryo si alzò, infilandosi il fascicolo sotto il braccio.

“Ci penserò io...”

Non le diede tempo di rispondere che era già evaporato; solo il suono del campanello della porta d'ingresso fu testimone del suo passaggio.

Lungo la strada quel giorno particolarmente tranquilla, Ryo vagò immerso nei suoi pensieri.

Quel nuovo incarico gli lasciava una strana sensazione, come una paura compulsiva che si insinuava in lui. Non ricordava il nome del suo nemico, come attivando un blocco dentro di sé; City Hunter non aveva mai temuto nessuno e non avrebbe vacillato davanti a un avversario il giorno dopo.

* * * * * * * * * *

La mascella serrata, Kaori ascoltava le bugie dell'avvocato d'ufficio che spiegava il motivo per cui il suo cliente era stato coinvolto in quel caso.

-Come può essere così persuaso che i giurati crederanno alle sue stupidaggini?- si chiese.

Una rabbia silenziosa si impadronì della giovane donna che malediceva quell'uomo e il suo avvocato, alleati per aggirare la legge.

La seduta fu interrotta per la deliberazione dei giurati, i due 'nemici' discutevano pacificamente nei corridoi del palazzo; era sul punto di avvicinarsi a loro per dire come la pensava quando una mano si posò sulla sua spalla.

“Mantieni la calma, Kaori!”

Si voltò verso il piantagrane che l'aveva fermata, ma in fece di sbottargli in faccia, un ampio sorriso si allargò sul suo volto e le lacrime le riempirono gli occhi.

“Mick!” disse, gettandosi tra le sue braccia.

Dapprima stupito da quello sfogo di affetto, lui iniziò a farle scorrere le mani lungo la schiena.

“Se avessi saputo che mi aspettava un'accoglienza del genere, sarei tornato prima!” esclamò, stringendola più forte, sentendo i suoi seni generosi schiacciarsi contro il suo petto, ottenendo come risposta un sorriso lascivo che gli allungò gli angoli delle labbra.

La furia di Kaori fu immediata e lasciò piombare un martello esageratamente pesante sulla testa dell'americano.

“Ti mancava il mio martello!” ruggì severamente.

Una giovane madre accorse con una bambina in braccia.

“Cos'hai combinato di nuovo, Mick Angel?!”

Gli occhi arrabbiati si sciolsero quando videro la sua amica che si fiondò tra le sue braccia.

“Oh Kazue! Come sono felice di rivedervi tutta! Quanto è cresciuta Pai Lan!”

La bimba bionda, con un cappellino di tela a fiori, rise mentre batteva le mani quando vide suo padre che lottava per districarsi dall'imponente martello.

“Allora, piccola canaglia! Si ride apertamente del proprio povero padre!” disse lui aggrottando la fronte, non facendo che raddoppiare le risatine cinguettanti della bambina.

Prese la sua bambina tra le braccia e la fece volteggiare, sorridendole affettuosamente; Kaori sorrise a quel toccante ritratto tra padre e figlia, quando poco tempo prima lui era stato pronto a lasciarle affinché la sua famiglia fosse in pace. Poiché le rappresaglie si erano soffocate da sole, la famigliola aveva potuto rientrare a casa ed essere quindi presente per il verdetto.

-Ryo, anche tu proteggeresti la tua famiglia se il pericolo arrivasse alla nostra porta?- si disse tristemente, senza distogliere lo sguardo dal paparino e la gioiosa bimba.

* * * * * * * * * *

Shan In era cambiata molto dal primo giorno in cui si erano incontrati, si era aperta ai sentimenti degli altri e finalmente aveva capito il significato della famiglia e dell'amore. Il suo legame con Shin Hon era più stretto senza essere troppo intimo, la sua timidezza maldestra le impediva ulteriori riavvicinamenti. Sorrise a quell'evocazione e ricordò la giovane donna ribelle che aveva avuto come partner per poi diventare la sua anima gemella. Anche se Kaori viveva in Shan In, doveva essere un padre protettivo e amorevole; avrebbe fatto di tutto per proteggerla da qualsiasi pericolo e perciò le aveva taciuto quella nuova missione.

“Se mi succedesse qualcosa, A-Shan non sarebbe sola!” soffiò tristemente.

Il suo sguardo scrutò i vari piani e sfogliò la documentazione un'ultima volta con attenzione.

“Se sei così formidabile e il nostro duello mi sarà fatale, avrò la consolazione di ritrovare la donna che amo” disse sorridendo, chiudendo il fascicolo di cartone, faticando per alzarsi e raggiungere il punto d'incontro dell'assalto.

Quale sarebbe stato il risultato di quel temibile duello?

Parcheggiò la sua Mini lontano dalla scena d'attacco e si insinuò furtivamente tra i boschetti che circondavano lo stabilimento; all'improvviso si bloccò e le sue sopracciglia si aggrottarono mentre iniziava a fissare attentamente il miserabile edificio che conteneva il gruppo di criminali. Fu colto da una strana sensazione quando i suoi occhi scrutarono la facciata dell'edificio fatiscente; non era niente di speciale, un immobile a due piani con colori chiari e antiquati, piccole piastrelle qua e là...i magazzini sembravano tutti uguali dall'esterno; alzando le spalle, continuò a progredire mentre individuava le varie risorse della polizia che circondavano il luogo.

 
Le prime bombe lacrimogene sfondarono le piccole vetrate del pianterreno, seguite da un'orda di poliziotti che si precipitarono nei locali. Pochi secondi dopo, Ryo uscì dal suo nascondiglio e scrutò l'orribile facciata.

-Che tomba patetica per un numero uno! Se questo sarà il mio ultimo combattimento, finirà in bellezza, così potrò finalmente ritrovare la mia Kaori...-

Poi si gettò nel fumo biancastro per iniziare la sua ascesa.

* * * * * * * * * *

Un'ora dopo, il cancelliere fece rientrare le persone dell'assemblea e il procuratore, altero, guardò i presenti con disprezzo e disgusto. Il giudice entrò e fece la classica domanda.

“Signore e signori della giuria, avete emesso il vostro verdetto?”

“Sì, vostro onore!” esclamò uno dei giurati, consegnando la risposta scritta al cancelliere che la porse al giudice, il quale la lesse tra sé.

Kaori fissò con enfasi e si strinse le mani in una muta richiesta di giustizia punitiva. Il piccolo pezzo di carta tornò in mano al giurato che iniziò a leggere a voce alta e inequivocabile:

“Per l'accusa di associazione a delinquere, l'imputato è ritenuto colpevole; per appropriazione indebita di armi illegali...colpevole; per produzione e vendita di stupefacenti...colpevole”

L'uomo cedette mentre le parole appesantivano la sua sentenza; con le spalle curve e totalmente accasciato sulla sedia, aspettava il colpo finale del giudice istruttore. Il suo avvocato aveva fatto un'ottima arringa, ma come fare uscire dalla trappola un uomo che aveva già un piede dietro le sbarre...

La voce potente del presidente intervenne, martellando vigorosamente sulla scrivania per far tacere in aula.

“Silenzio, silenzio o farò evacuare l'aula”

Portò lo sguardo di disapprovazione sull'uomo colpevole dall'espressione distrutta.

“Signor Kyama! Un uomo di legge deve rispettarla e non deviarla a sua discrezione; lei è condannato a vent'anni di reclusione”

Kaori, folle di gioia, saltò tra le braccia di Saeko e baciò a turno i suoi amici; con passo rapido, lasciò l'aula per portare la notizia allo sweeper, che avrebbe apprezzato il verdetto.

Al Cat's Eye, Miki sussultò di gioia alla notizia e baciò a lungo suo marito prima di salire nella sua stanza per abbracciare il figlio. Il gigante, color cremisi, riprese a pulire le sue stoviglie e sorrise.

“Ryo! Puoi tornare tra la tua gente...”

Euforica, Kaori entrò nella stanza d'ospedale tre quarti d'ora dopo, ma con suo grande dispiacere nulla era cambiato. Ancora in coma, il torso del paziente si gonfiava e si afflosciava, in una respirazione regolare; la sua fasciatura sulla testa faceva praticamente parte di lui ormai.

“Ryo, perché non ti svegli? È stato condannato a vent'anni di prigione...torna da me! Ti scongiuro...”

Le lacrime appannarono gradualmente i suoi occhi alla mancanza di reazione del suo partner; si accoccolò contro di lui e lasciò esplodere il suo dolore.

* * * * * * * * * *

Ogni passo che Ryo faceva su per le scale gli sembrava troppo familiare perché fosse una coincidenza. Era perché aveva considerato nella sua testa tutti i possibili scenari, che ora li vedeva realizzarsi davanti a sé, a provocare quella bizzarra sensazione?

La salita non fu priva di difficoltà, alcuni cecchini cercarono di sparargli ad ogni occasione, ma senza considerare la sua velocità e la sua infallibile freddezza.

All'improvviso un sordo impatto echeggiò sul suo petto e fermò la sua ascesa. Con ansia, il suo sguardo si posò nel punto del contatto: niente...ma cosa lo aveva colpito così violentemente...

* * * * * * * * * *

Kaori, esasperata, colpiva energicamente il petto dello sweeper che non sembrava riprendere conoscenza.

“Perché non vuoi svegliarti?” si infuriò, piangendo calde lacrime. “Ti amo e voglio sentirti di nuovo accanto a me, tutto questo dura da troppo tempo. Non abbiamo avuto il tempo di amarci come tutte le coppie normali e anch'io voglio assaporare la felicità con te...”

La notte avvolse il sole rosso che illuminava febbrilmente la città, la quale si addormentò mentre le luci riempivano il cielo; stancamente, Kaori appoggiò la testa sul letto dell'uomo.

“Torna! È stata tutta colpa del Lupo Bianco...se non fossi rimasta ferita, tutto sarebbe andato diversamente...” disse con voce cupa che si concluse in un sospiro regolare, segno che si stava assopendo.

* * * * * * * * * *

Quando Ryo raggiunse il tetto, l'elicottero pronto a decollare sollevò un mucchio di cartacce nel rumore sordo delle eliche; si bloccò davanti a quella scena fin troppo familiare per averla solo immaginata. Quando vide il suo nemico muoversi verso il velivolo, si riprese subito:

“Il Lupo Bianco?!” soffiò, sbalordito.

Come poteva pronunciare il suo nome mentre era impegnato in quel blocco mentale su di sé e come poteva quell'uomo farlo infuriare ora che era di fronte a lui? Non esisteva che lo lasciasse andare; una rabbia devastante si impossessò dello sweeper che fissò il criminale. Improvvisamente fu colto da un pensiero:

“Se sono stato separato da Kaori è colpa tua, feccia!” fulminò, estraendo la pistola e puntandola contro il delinquente.

Senza cercare alcuna logica nel suo ragionamento, Ryo intendeva fargli pagare il dolore che gli aveva fatto sopportare per tutto quel tempo. Il delinquente, avendo percepito la sua presenza, lo vide voltarsi e iniziò a ridacchiare, poi gli rivolse alcune parole impercettibili mentre sparava nella sua direzione, nascondendosi dietro un bocchettone per la ventilazione. Ryo, con un balzo, si nascose dietro una presa di areazione; non gli avrebbe permesso di uscire vivo da quel pericoloso duello. La lotta sembrava tra forze uguali, eppure uno di loro era animato da un risentimento che, nel tempo, aveva decuplicato la sua forza e la sua furia. I proiettili si scagliavano sul tetto; l'avversario era davvero tenace, ma la sua volontà aumentò ulteriormente per la fase finale del duello. Non avendo più molti proiettili ed essendo a pochi metri dal suo nemico, Ryo provò il tutto per tutto e saltò fuori dal suo nascondiglio.

Il Lupo Bianco, trovando l'opportunità così inaspettata, uscì a sua volta e si diresse rapidamente verso Ryo. Quest'ultimo gli sparò un unico proiettile al petto ma il Lupo Bianco, guidato dalla follia, corse verso di lui urlando:

“Muori, City Hunter!”

Le sue parole...le sue parole echeggiarono nella sua memoria...
 
Completamente destabilizzato, Ryo rimase paralizzato; il criminale voleva trascinare la persona responsabile della sua sconfitta in una caduta fatale dall'edificio...

Il pesante silenzio fu rotto da una detonazione assordante; un proiettile uscì dal nulla, colpendo il criminale in mezzo alla fronte e fermando la sua corsa. Il peso morto del suo corpo si accasciò pesantemente sul tetto con un tonfo.

Qualcun altro rispetto allo sweeper aveva sparato; si voltò e la figura con in mano una pistola fumante era di fronte a lui. Strinse gli occhi, abbagliato da una strana luce accecante; si portò il braccio davanti agli occhi e vide il suo salvatore farsi avanti.

La figura percettibile ora si bloccò; il cuore di Ryo sembrò fermarsi.

Rimase pietrificato di fronte all'apparizione; la sua amata era lì davanti a lui e gli sorrideva.

“KA-KAORI!” articolò con difficoltà.

Era Kaori e non una visione derivante dalla presenza di Shan In; una Kaori in carne ed ossa. Come poteva essere possibile?

Lei aveva sparato per non subire più il suo attuale incubo; aveva attraversato il limbo del tempo per salvare il suo amore. Non poteva più essere quell'anima errante che incrociava il cammino di Ryo senza poter fare ciò che voleva, e tutto ciò che desiderava era poterlo finalmente ritrovare.

Kaori avanzò lentamente, lasciando cadere l'arma fumante che teneva fermamente; gli tese una mano calorosa.

“Sono venuta a cercarti: torna da me!”

La voce della giovane donna era diventata un singhiozzo e le lacrime le scorrevano dagli occhi.
 
Totalmente immobilizzato, Ryo fu assalito da una folla di immagini e sentimenti; la forza di quelle emozioni lo fece cadere in ginocchio, un immenso dolore gli bombardò la testa. Si prese il capo tra le mani e una moltitudine di ricordi aggredì la sua memoria. Ricordava di aver attraversato tutto ciò ma con un altro finale, quello della sua caduta dall'edificio con il suo nemico.

I suoi ricordi erano diversi, Kaori non era morta ma accanto a lui. Perle salate si formarono nei suoi occhi e fissò di nuovo la donna tanto amata. Lo shock fu così forte che crollò mentre il 'fantasma' correva verso di lui e lo abbracciava.

* * *

Con un sussulto, Ryo si svegliò in una stanza d'ospedale; scrutò con aria interrogativa l'ambiente così ordinario e posò una mano intorpidita sulla benda che gli circondava la testa. Ryo avvertì una presenza così familiare al suo fianco; non osò guardare la figura che mormorava:

“Ritorna!”

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Capitolo 33
*** 33. Casa dolce casa ***


Una paura immensa lo invase, Ryo non avrebbe potuto sopportare di nuovo che l'illusione del suo angelo svanisse...eppure il suo desiderio era troppo smisurato, persino insopportabile, perché potesse rimanere nel dubbio. Il suo cuore batteva forte, balzandogli notevolmente in petto; il suo respiro si bloccò per l'angoscia che lo assalì. Quando posò gli occhi su di lei, la sua Kaori era lì, viva e addormentata al suo fianco, mentre gli teneva la mano. Le lacrime avevano lasciato solchi sulle sue guance; con una carezza delicata, sfiorò i capelli arruffati della giovane donna accanto a lui.

“Kaori” mormorò, in un soffio di sollievo e amore infinito.

Fu colto da un mal di testa, si portò una mano alla fronte tastando con attenzione le bende che gli circondavano il cranio. Kaori si mosse lentamente e si svegliò mollemente, credendo di sentire il suo nome; alzò gli occhi su di lui e le si mozzò il fiato. Ryo era davvero tornato in sé e la guardava con uno sguardo insistente, di una tenerezza infinita.

Kaori, in uno slancio di felicità, gli saltò al collo e lo abbracciò, piangendo tutte le lacrime del suo cuore ferito. Non osava credere che il suo desiderio si fosse finalmente avverato, e mentre mormorava parole incomprensibili a causa dei singhiozzi che le soffocavano la voce, la sua mano accarezzava con immensa cautela i capelli scuri e folti del suo compagno che non riusciva a trovare la forza di stringerla per quanto era indebolito. Pochi istanti dopo, lei lasciò la presa e senza parlare né lanciargli una seconda occhiata, Kaori si affrettò a percorrere il corridoio per avvertire Doc e i loro amici; Ryo guardò con ansia la figura che si allontanava da lui così velocemente. Con mano appesantita cercò di raggiungere la giovane donna mentre la chiamava ma i suoni della sua voce rimanevano strozzati in gola e i suoi movimenti lenti non fecero in tempo a toccare la donna tanto agognata.

Pochi istanti dopo, una folla innumerevole di suoi amici si precipitò nella stanza, precedendo il dottore.

In mezzo alla confusione, lo sguardo dello sweeper cercò disperatamente la donna che amava per assicurarsi che la visione di poco prima non fosse un'illusione ma la realtà. La sua attenzione fu catturata da un giovane e sorridente viso che evaporò.

“Shan In!” sussurrò tristemente.

“Ryo...Ryo! Mi senti!” insistette Doc.

“Uh...sì, sì” disse lui con difficoltà, tornando improvvisamente alla realtà.

Coscienziosamente, Doc fece i consueti esami, assistito da Kazue; Ryo, benché indebolito, era tornato tra loro.

* * *

Nonostante l'euforia e il tumulto che regnavano, Kaori era rimasta in corridoio mentre tutti circondavano il letto dello sweeper. All'improvviso fu presa da un'immensa tristezza e le dita si strinsero sullo stipite della porta mentre fissava l'uomo che amava. Le lacrime apparvero di nuovo nei suoi occhi e la giovane donna si appoggiò al muro, colta da uno strano capogiro.
Lentamente, Kaori scivolò lungo la parete e iniziò a singhiozzare; le sue lacrime non smisero mai di scorrere e schiacciarono il suo cuore oppresso. Era per la gioia di averlo ritrovato o qualcos'altro?

Appoggiandosi piano al muro, si alzò a fatica e, lanciando uno sguardo quasi spaventato e mesto, si allontanò sorridendo malinconica per rientrare a casa.

* * *

La riabilitazione di Ryo fu dolorosa sia moralmente che fisicamente; i suoi muscoli, rimasti inattivi per più di due mesi, si erano anchilosati. Kazue gli prodigava massaggi per riattivare la circolazione e alleviare i crampi che gli irrigidivano gli arti.

“Non approfittare della mia temporanea infermità per palpeggiarmi!” disse lui serio con un sorrisetto.

Kazue diventò scarlatta ma non raccolse affatto la provocazione e si accontentò di fornire un massaggio più energico come unica punizione.

Nei momenti di tranquillità Ryo, con le braccia incrociate sotto la testa, fissava instancabilmente il soffitto, ricordando con nostalgia una giovane adolescente forte e affettuosa di cui era il protettore...il padre. A volte sentiva di percepire la sua aura vicina, ma era discreta e distante allo stesso tempo; aveva dato tanto a quella ragazza, un amore senza limiti e senza paura. Un amore che non aveva più confini perché i suoi nemici non osavano attaccarla. Quel legame fino a quel momento a lui sconosciuto aveva avuto un grande spazio e soprattutto una grande importanza; aveva preso molto sul serio il suo ruolo di padre. La mancanza gli provocava di tanto in tanto una fitta al cuore, ma si riprendeva pensando che la cosa più importante era lì...la sua Kaori. Un tale amore era quello che aveva sempre immaginato per loro; la sua reputazione non era servita a proteggerla, anzi, c'era sempre un nuovo tizio che, per farsi un nome nell'ambiente, utilizzava il loro legame per arrivare a lui. Pur ricordando gradualmente la sua dichiarazione prima dell'incidente, doveva continuare su quel cammino di intimità o dimenticare? Improvvisamente ricordò il vuoto che aveva provato credendola morta e la vita inesistente che aveva condotto in seguito.

Era torturato dal suo infinito amore per lei e il pericolo a cui la esponeva...la realtà era un'altra e gli dava una seconda possibilità per il loro amore. Ma poteva vivere in quel mondo se Kaori fosse scomparsa? E inoltre, dov'era Kaori? Perché non era andata a trovarlo dal suo ritorno?

* * *

In effetti Kaori non era più entrata nella sua stanza da quando era uscito dal coma; un'immensa paura l'aveva invasa perché Ryo era noto per i suoi continui passi indietro. Andava in clinica tutti i giorni ma non varcava mai la soglia della camera, fissava per ore la porta di legno bianco e, chiudendo gli occhi, avvertiva il suo respiro regolare e i battiti del suo cuore. Ascoltava il suono della voce dello sweeper che parlava con i vari visitatori e un sorriso appariva sulle sue labbra, poi, automaticamente, girava i tacchi per rientrare, sollevata.

* * *

In camera da letto, Ryo, sdraiato, parlava con Mick.

“Come sta Kaori? Non la vedo da tanto tempo! Perché non viene a trovarmi?” la voce dello sweeper, per quanto fiduciosa, tradiva la sua impazienza di rivedere il suo angelo, ma lei sembrava evitarlo: per quale ragione?

Mick, appoggiato al muro, si raddrizzò e gli si avvicinò con aria grave.

“Kaori ha sofferto molto per la tua assenza...è sempre stata al suo fianco e non ha mai dubitato del tuo risveglio...almeno, appariva forte per te...”

La voce dell'americano risuonò nella stanza come un rumore di fondo e lo sguardo di Ryo cadde sulla porta...l'aveva sentita...il suo angelo era lì, dall'altro lato della porta.

Con cautela, si alzò e dondolò le gambe nel vuoto per mettersi in piedi dolorosamente; si trascinò verso la porta sotto lo sguardo interrogativo del suo compare. Mise la mano sulla manopola rotonda e l'aprì lentamente, sorridendo teneramente; la sua gioia fu di breve durata, la presenza fantomatica era svanita per lasciare un gran freddo lungo il corridoio piastrellato. Il suo sguardo scuro scrutò ogni angolo, ma lei non c'era più.

Quando erano stati separati in due mondi diversi, riuscivano a ritrovarsi, mentre ora che vivevano nel mondo reale...

La sua figura molle raggiunse il letto e vi si accasciò pesantemente.

“Potresti lasciarmi solo?” chiese con voce quasi sussurrante.

“Certo, fratello mio!” esclamò l'altro dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla.

Mick si congedò poco dopo e Ryo cominciò a riflettere a lungo su quella situazione che stava diventando insostenibile: quando l'avrebbe rivista?

Il tempo passava velocemente, trascorsero due settimane da quando Ryo era tornato in vita. Durante la riabilitazione, Ryo fu molto collaborativo perché era fuori questione che City Hunter rimanesse menomato, e inoltre ciò avrebbe offuscato la sua reputazione come stallone di Shinjuku. Perciò inseguire la sua infermiera preferita era stato di aiuto per la sua guarigione, nonostante qualche sgambetto cosiddetto involontario da parte di un Mick geloso.

* * *

Di ritorno dal Giappone, Eriko, appresa la notizia, invitò tutti alla sua nuova sfilata; essa si sarebbe tenuta in una sontuosa sala ricevimenti due giorni dopo alle 20.

* * *

Quella mattina Ryo poteva finalmente tornare a casa; i suoi due amici erano andati a prenderlo. L'uomo si alzò in punta di piedi per cercare di intravedere se oltre l'imponente corporatura di Falcon non si nascondesse una figura femminile dai corti capelli color mogano.
Con un sospiro di desolazione, constatò che per le sue dimissioni era stato accolto 'solo' dai suoi amici. Privo di entusiasmo, entrò nella jeep, poi gli venne in mente un'idea.

-Forse Kaori è a casa a preparare una festa per il mio ritorno!- si disse.

Un ampio sorriso illuminò i suoi lineamenti rattristati, poi disse:

“Falcon, riportami a casa!”

Con un grugnito, il conducente accese il motore e il grosso veicolo si mise in marcia.

Arrivato ai piedi del palazzo di mattoni rossi, Ryo balzò dall'auto e iniziò a salire i vari piani e, arrivati sul pianerottolo dell'appartamento, i suoi passi si fecero più calmi ma dal ritmo sostenuto. Esitante, mise la mano sulla maniglia e con un respiro profondo aprì velocemente la porta. Sulla tavola, in effetti, attendeva un'abbondanza di pietanze dai profumi fragranti e invitanti; pesce, carne e altri piatti aspettavano l'invitato per rivelare tutti i loro sapori in bocca e sulla lingua. Appoggiando le mani sul tavolo, girò la testa in tutte le direzioni per ammirare i piatti ben guarniti: i suoi occhi brillavano di desiderio davanti a quelle meraviglie culinarie che aspettavano solo la sua approvazione per iniziare a soddisfarsi. Anche se il suo stomaco reclamava con gran fame, lo sweeper si avviò alla cucina mentre gli altri due entravano.
 
“Se cerchi Kaori, non c'è” disse Falcon.

“Ci ha chiesto di venire a prenderti perché aveva una cosa importante da fare...”

“Più importante che vedere me!” tagliò corto Ryo, seccamente. “E comunque stavo andando a cercare il sale perché i suoi piatti devono essere sciapi”

I tre si sedettero in silenzio, le discussioni che seguirono furono brevi; Ryo rispondeva a tutte le domande a monosillabi o con un grugnito scontento.

Quando tutte le pietanze furono consumate, Falcon e Mick sparecchiarono e si misero a lavare i piatti; Ryo, ancora seduto, sospirava incessantemente, aveva a malapena toccato il suo piatto nonostante fosse tutto divino. Alla fine si alzò e andò in cucina per versarsi una tazza di caffè che bevve tutto d'un fiato senza prendersi la briga di scaldarlo. I suoi amici capivano la sua infelicità, ma Ryo doveva rispettare la scelta di Kaori.

“Vado a stendermi un po'” soffiò.

“Ti lasciamo riposare, torneremo da te stasera per le 19” disse Mick.

Con un gesto della mano, Ryo si allontanò e salì le scale con aria disillusa, entrando nella sua stanza e sedendosi sul bordo del letto.

Mentre si grattava la testa e si guardava intorno, cercò di trovare una spiegazione per il comportamento di Kaori: era totalmente turbato dal fatto di non averla ancora vista. Se Falcon non avesse menzionato il suo nome, si sarebbe chiesto se lei fosse davvero lì fisicamente e se non si trattasse di un brutto scherzo della sua mente. Si tolse i vestiti rimanendo in mutande e cercando un sonno che sembrava non volerne sapere di lui. Si girò e rigirò nel letto senza trovare la posizione adatta per un buon pisolino, poi la porta che sbatteva indicò la partenza dei suoi amici. Iniziò a trovare il tempo lungo e ad arrabbiarsi con il sonno che non sembrava arrivare e con le varie domande che lo tormentavano. Con un balzo si alzò dal letto; aveva bisogno di muoversi, così si diresse verso la stanza di Kaori. Era una stanza vissuta e non fredda come quella che aveva trovato quando si era svegliato nel mondo parallelo. Si avvicinò lentamente al letto e il suo sguardo cadde sulla cornice in cui lui e Kaori erano fissati sulla carta lucida mentre bisticciavano. Afferrò la cornice e una striscia di fotografie cadde a terra; accigliandosi, raccolse le immagini e i suoi occhi si spalancarono.

“Come conosci Li Taijin?”

Effettivamente sulle piccole rappresentazioni, Kaori posava con il vecchio che sorrideva goffamente; riflettendo si raddrizzò e una cornice posta sul muro lo fronteggiò improvvisamente.

“Il ritratto della galleria!” sospirò stupito.

Vicino c'era il secondo ritratto, con una Kaori sorridente; tenendosi la testa, si accasciò sulla piccola sedia di legno posta vicino alla scrivania. Ci si appoggiò.

“Cosa significa tutto questo?”

Un fascicolo di cartone nascosto sotto una pila di libri lo incuriosì, da esso sporgeva un articolo di giornale.

'Morte di Kazuma Toyama, il serial killer non spaventerà più le strade di Shinjuku'

“Quindi Mick diceva la verità...sei rimasta con me per tutto questo tempo e mi hai parlato...”

Ryo realizzò di colpo che tutte le missioni svolte da City Hunter erano le storie di Kaori elaborate nei suoi sogni.

“Ti ho vista e sentita al di là della mia mente. Il tuo amore e il tuo cuore sono riusciti a comunicare con me nonostante questa barriera che ci separava. Se è così, chi ha ucciso Toyama?”

Il suo cuore si strinse al ricordo del primo incontro con Shan In.

“Quindi hai imparato a sparare?”

Fu colto da una sorda rabbia, per tanti anni aveva fatto di tutto per allontanarla dall'ambiente, e ora lei sapeva usare un'arma e si era macchiata le mani. Sbatté energicamente il fascicolo sulla scrivania e rimise tutto a posto per poi tornare nella sua stanza. Si sdraiò di nuovo sul letto e nonostante fosse stuzzicato dalla collera, alla fine si addormentò.

* * *

Kaori, insieme a Eriko, si stava preparando per la sfilata della sera e, attivandosi a destra a sinistra, non poteva fare a meno di pensare a lui. Ormai non lo vedeva da due settimane e lei non era stata presente per salutarlo quando lui era tornato a casa. Sospirò profondamente e continuò a preparare i vari abiti per le modelle che a turno provavano la loro entrata in scena. Un grido di dolore strappò Kaori dai suoi pensieri e la fece precipitare sulla passerella. Una delle giovani donne, troppo emozionata per la prima sfilata, si era appena storta miseramente la caviglia, ma era troppo tardi perché Eriko potesse trovare una nuova modella. Il suo sguardo in preda al panico cadde sulla sua amica che aggrottò la fronte, poi le offrì un ampio sorriso.

* * *

Ryo si risvegliò verso le 18.30 madido di sudore, un incubo aveva perseguitato i suoi sogni: Kaori inseguita da Toyama non aveva trovato via d'uscita se non quella di abbatterlo per sopravvivere.

“Kaori non avrebbe potuto ucciderlo a sangue freddo: doveva avere un motivo per farlo!” si rassicurò.

Se i suoi ricordi confermavano quello che era accaduto, Kaori aveva accorciato le sofferenze di quel mostro...era più in linea con il suo modo d'agire, concluse infine.

Si precipitò fuori dal letto perché i suoi amici non avrebbero tardato ad arrivare. Rapidamente si tolse le mutande e si buttò sotto la doccia dove si insaponò generosamente. Poco dopo, uscì avvolto in un asciugamano di spugna bianca che contrastava con la sua pelle leggermente abbronzata e umida. Con un gesto veloce slegò l'asciugamano che aveva in vita, il tessuto lentamente seguì per qualche istante i suoi fianchi squadrati finendo ai suoi piedi e rivelando la sua impressionante muscolatura. Finì di asciugarsi energicamente e, mentre si strofinava i capelli bagnati, aprì frettolosamente il guardaroba. Uno smoking, preparato con cura da Kaori, lo attendeva; un paio di scarpe cerate completavano il tutto, una piccola scatola di legno racchiudeva la sua arma prediletta.

Una volta pronto e finendo di legare il papillon, dei colpi alla porta segnalarono l'arrivo degli amici; corse giù per le scale mentre si infilava la giacca. Quando aprì la porta, i suoi due compari, entrambi vestiti in abiti scuri, si presentarono di fronte a lei.

“Solo le nostre donne possono farci conciare così!” rise mentre usciva. Gli altri due si guardarono con una smorfia interrogativa: avevano sentito bene?

“Che combinate, faremo tardi!”

I due uomini seguirono le orme dell'amico che aveva già cominciato a scendere.

“È bello rivederti!” gridò Mick dandogli una forte pacca sulla schiena.

“Sei impazzito, potevi lussarmi una spalla!” borbottò Ryo.

“Il signorino è diventato troppo delicato!” lo prese in giro il biondino.

“Vedrai cosa ti farà tra un po' il signorino delicato!” disse lui brandendo la sua Python.

“Avete finito voi due! Se non vi tranquillizzate mentre andiamo a prendere le ragazze, butterò fuori uno dei due!” esclamò il gigante.

Ryo e Mick smisero immediatamente di litigare e salirono sul veicolo. Fissando l'orizzonte lontano, Ryo pensava che finalmente avrebbe ritrovato Kaori.

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Capitolo 34
*** 34. Aprire il suo cuore ***


Dopo un tragitto più che silenzioso, Ryo fu il primo a varcare la soglia della sala, seguito dai suoi amici che lo prendevano in giro; con sguardo attento, scrutò l'ambiente circostante e si avvicinò a due familiari figure femminili. Miki e Kazue stavano chiacchierando con entusiasmo della sfilata dopo aver visto per la prima volta qualche capo. Gli occhi di Ryo, enormi, si spostarono dall'una all'altra e soprattutto da un bambino all'altro.

“Ryo, ti presento Shin Hon!” esclamò Miki allegramente, mettendo il bambino tra le braccia dello sweeper imbarazzato. “È il figlioccio di Kaori”

“E questa è Pai Lan! La tua figlioccia...aspettavamo il tuo ritorno per dirtelo!” sorrise teneramente Kazue passandogli cautamente la bambina e abbracciando il suo amato americano che rideva stupidamente, grattandosi la testa.

Ryo sbatteva vivamente le ciglia mentre fissava i bambini che si dimenavano tra le sue braccia, poi un ampio e dolce sorriso si diffuse sul suo volto e illuminò i suoi occhi scuri.

-Allora mi avete seguito fin qui!- si disse.

Poco lontana da lì, Kaori sbirciava il piccolo gruppo e il suo viso si fece morbido e amorevole quando vide Ryo entrare, circondato dagli amici. I suoi occhi si riempirono di stelle nel vedere la dolcezza con cui lo sweeper abbracciava i due bambini, poi chiuse la tenda e raggiunse la sua amica Eriko.

Avvertendo gli sguardi degli amici, Ryo restituì i bambini alle rispettive madri.

“Teneteli lontani da Kaori...è contagioso avere figli?”

Caddero tutti all'indietro nell'udire quelle parole stupide; Mick si alzò per primo mentre aiutava sua moglie a fare lo stesso.

“Per questo dovresti andare un po' oltre con Kaori!” disse provocatorio.

“Chi ti dice che non succederà presto?”

Le sue parole avevano varcato le mura che lui stesso aveva costruito e il suo cuore aveva preso il sopravvento; gli occhi dei suoi amici lo fissarono all'improvviso, con insistenza. Realizzando all'improvviso il suo errore, rimase sbalordito per alcuni secondi, poi si mise a studiare l'ambiente circostante con tenacia.

“Ma dov'è Kaori?” chiese con voce piuttosto impaziente, sebbene cercasse di nascondere la sua emozione.

Le due donne si girarono all'unisono come stessero accordando dei violini e, mentre ammiravano l'eleganza degli uomini che le accompagnavano, Kazue cercò di parlare ma Miki intervenne:

“Kaori è dietro le quinte per aiutare Eriko! Puoi capire, è sempre in ansia per le sue sfilate”

Ryo non sembrava del tutto convinto di quella scusa, erano passate due settimane da quando era tornato dalla morte e voleva solo una cosa...vedere Kaori! Perché lei lo evitava? Stava per recarsi dietro le quinte quando le luci si abbassarono e la scena principale venne illuminata, le giovani donne trascinarono i tre uomini al loro tavolo. Eriko apparve in un alone di luce e iniziò il suo discorso di apertura. Ryo si perse nei suoi pensieri, non prestò attenzione a quella presenza, l'applauso lo fece uscire dalle sue fantasticherie e imitò il resto del pubblico.

“Trovo Eriko bellissima stasera!” disse Mick rivolto a Ryo, con occhio complice.

La musica partì e le modelle apparvero sul palco, i due pervertiti riacquistarono la loro naturalezza saltellando davanti alla passerella con smorfie oscene. Le giovani donne che sfilavano indossavano i nuovi abiti di Eriko ma erano addobbate da magnifiche maschere di carnevale che nulla toglieva alla loro bellezza. Una nuova modella comparve in scena e attirò l'attenzione di Ryo più delle precedenti. Fu accolta da un fragoroso applauso da parte del pubblico maschile, Ryo non riusciva a staccare gli occhi da quella donna.

A bocca aperta, la guardò avanzare mentre Mick, ancora super eccitato, saltava in tutte le direzioni.

Kazue, a disagio, gli lanciò un piccolo martello che lo inchiodò a terra e, tenendolo per il bavero, lo fece risedere al suo posto. La sfilata proseguì all'insegna del buon umore, sotto lo sguardo ammirato di un Ryo abbagliato dalla famosa modella; gli pareva familiare, finì per concludere che doveva averla vista su una rivista.

Mick, al settimo cielo, attendeva la fine della sfilata, la quale si concluse con i costumi da bagno. Con stupore degli amici, Ryo rimase impassibile ma il suo sguardo sembrò prendere vita quando apparve la sua modella preferita. La sua prediletta chiudeva la sfilata, vestita di un costume da bagno rosso a due pezzi che le stava a pennello. Il tessuto modellava perfettamente le forme generose della giovane donna; sotto il pareo si poteva indovinare la presenza di piccole mutandine rosse che seguivano la curva perfetta delle sue natiche. Arrivata in fondo alla passerella, la modella si tolse il pareo e svelò la parte inferiore del costume sotto il fragoroso applauso degli ospiti.
 
La modella tornò sui suoi passi e prese la bella stilista per il braccio, entrambe salutarono la folla in delirio. Eriko era piena di gioia e orgoglio per il successo della sua sfilata. Mick, fuori di sé, balzava per tutta la sala, seguito da Kazue che cercava disperatamente di calmare i suoi ardori. I due bambini ridevano battendo le mani goffamente mentre vedevano Kazue andare dietro Mick, cercando di spaccargli la testa con un martello. Le modelle si alternarono nel rientrare, lasciando posto alla modella di punta e alla giovane stilista.

Ryo, silenzioso, si alzò per dirigersi verso il palco e salutò la giovane modella. Inizialmente sorpresa, lei si fermò, poi si inginocchiò alla sua altezza per ascoltare quello che aveva da dirle.

“L'ho trovata magnifica...uh...le andrebbe di bere qualcosa con me più tardi?”

La giovane donna, sorridente, finse di riflettere.

“Se rifiuta, mi spezzerà il cuore” aggiunse lui con aria rattristata.

Lei annuì in segno di approvazione e si alzò, ma lui le afferrò il braccio.

“Potrebbe togliersi la maschera e lasciarmi vedere il suo viso, non ho dubbi che sia affascinante!”

Lei esitò, poi slacciò la maschera; Ryo, senza parole e con gli occhi sbarrati, fissò la giovane donna che altri non era che Kaori. L'immensa gioia di vedere di nuovo la sua amata, dopo quei lunghi mesi di coma a credere che fosse morta, lo immobilizzò. Il cuore gli batteva forte in petto, si sentiva soffocare; tutte le parole si strozzarono nella sua bocca. Interpretando maldestramente lo sguardo spaventato del suo partner, l'espressione di lei si rattristò, poi aggiunse con un sorriso sconsolato:

“Non preoccuparti, non ti obbligherò a onorare il tuo invito...” disse con voce tremante e con una tristezza che le stringeva il cuore ferito.

Ryo non ebbe il tempo di rispondere che fu interrotto dalla chiamata di Eriko verso Kaori che le intimava di andare a cambiarsi.

Ryo, deluso dalla reazione della sua partner, tornò al suo tavolo e disse rivolto ai suoi amici, sospirando:

“Era Kaori la modella di punta!” fece lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia.

Le due giovani donne sorrisero e Mick rimase in silenzio, con la mascella a terra. Falcon sorrise; sebbene fosse cieco, aveva avvertito l'aura di tenerezza e innocenza della giovane durante la sfilata. Eriko si unì al tavolo e Ryo si appoggiò allo schienale della sedia, aspettandosi di vedere Kaori al suo seguito, ma la stilista era sola. Ryo, contrariato, non prestò attenzione alla conversazione e scrutò la stanza alla ricerca della figura attesa. Il suo sguardo si soffermò su una discreta giovane donna che scivolò sul balcone; si alzò in fretta e partì nella sua direzione.

“Scusatemi!”

Il gruppetto lo vide allontanarsi verso la giovane donna di cui riconobbero subito il passo. Le tre donne si guardarono con aria complice; Mick, stupito, osservò i passi accelerati del suo compare.
 
Kaori, delusa, voleva un po' di solitudine isolandosi sul balcone deserto. Avanzò appoggiandosi alla ringhiera; i suoi occhi, persi nel paesaggio verdeggiante, annerito dalla notte, erano annebbiati da lacrime incontrollabili. Ryo rimase senza parole, esitò qualche secondo ad avvicinarsi ma sentiva il desiderio e soprattutto il bisogno vitale di sentirla contro di sé, tra le sue braccia. Di sentire la vita in quella donna che pensava di aver perso per sempre, di baciarla e non lasciarla mai più.

Con il dorso della mano lei si asciugò le lacrime e si udì la sua voce tremante:

“Ryo, ricordi tutto quello che è successo prima del tuo incidente?”

Non parlava direttamente con lui, ma la sua preoccupazione si esprimeva ad alta voce per lei.

“Mi respingerai di nuovo? Non mi sento più abbastanza forte per questo giochino...” singhiozzò.

Lui le si avvicinò lentamente e l'abbracciò.

“Non avere più paura, tesoro. Ricordo tutto e soprattutto il tuo amore che mi ha aiutato a tornare da te” le sussurrò all'orecchio.

Kaori, commossa, si voltò; Ryo era lì e la stringeva a sé.

“Sono stato solo un imbecille in tutti questi anni, perdonami!”

Esitante, sfiorò il viso di Kaori con la punta delle dita e con infinita dolcezza; i suoi occhi scuri si tuffarono in profondità nello sguardo nocciola che lo fissava teneramente. Con quel gesto voleva ottenere la risposta alla presunta metamorfosi di Kaori, ma la fiamma che brillava nei suoi occhi era quella della bontà e dell'amore che l'avevano caratterizzata per tutti quegli anni. Nonostante tutto sorrise, poi il suo sguardo si fece serio ma allo stesso tempo gentile; voleva finalmente confidarsi con lei. Dirle di tutto l'amore che provava veramente per lei e soprattutto che era stato grazie a lei se era tornato...i sentimenti del cuore di Kaori avevano raggiunto il suo. Voleva dirle tutto e ne sentiva il bisogno. Tutte le barriere che aveva costruito intorno a sé gli avevano solo rovinato la vita e, ad una ad una, aveva intenzione di farle saltare in aria per sempre.

E in maniera del tutto naturale cominciò a raccontarle tutto quello che aveva provato durante il coma. Le confidò la tristezza che aveva invaso il suo cuore pensando che fosse stata lei a scomparire; le raccontò le diverse missioni del nuovo tandem City Hunter. Le confidò di aver capito recentemente che le varie cose che aveva passato si erano susseguite per lui attraverso le storie di lei. Le disse della presenza di Shan In, cara al suo cuore, che aveva in parte compensato la sua perdita.

Per la prima volta davanti a lei, l'uomo così forte aveva le lacrime che scorrevano; la sua voce ferma continuò, stringendo i denti, a raccontarle la sua storia. Kaori rimase sbalordita; lui aveva sentito tutto quello che lei gli aveva detto quando si trovava al suo capezzale. Le confessò quell'amore paterno per la loro 'figlia', Shan In che, nel suo mondo, aveva ricevuto, a seguito di un trapianto, il dono più bello: il suo cuore.

Le confidò anche di aver trovato molte somiglianze tra lei e quell'adolescente; Shan In era scomparsa con sua madre in un incidente d'auto e suo padre, a capo di un'organizzazione criminale, l'aveva creduta morta. Lei era allora cresciuta senza l'amore dei genitori, come Kaori; mentre avvertiva la sua presenza al proprio fianco, lui aveva cercato di riempire il vuoto di Shan In come meglio poteva, così come aveva tentato di fare per Kaori, ma in quest'ultimo caso si era innamorato perdutamente di lei. Sorrise a quella riflessione, che fece accendere negli occhi della sua dolce metà un bagliore che nascondeva da tanti anni.

Molto impulsiva, Shan In si precipitava quando qualcuno chiedeva aiuto, sentendo il suo cuore giorno dopo giorno più caloroso, più amorevole.

“Era vivace, coraggiosa; tutto il ritratto di Sugar Boy!” aggiunse con un sorriso mentre con il pollice asciugava le lacrime che scorrevano dagli occhi della sua amata, molto commossa.

Descrisse quella gioia di vivere presente anche in Shan In, la sua ingenuità di fronte all'interesse degli uomini. Le guance di lei arrossirono a quell'ultima replica; la timidezza di Kaori era sempre la stessa, immutata nonostante tutti quegli anni. Non poté fare a meno di sorridere a quella reazione così consueta per lui. Lei rimase ammirata mentre ascoltava la sua confessione; non conosceva quel lato del suo partner. Lui evocava quel ponte senza tempo, quella giovane ragazza che li univa grazie a quel cuore sempre così puro. Doveva forse confessargli che, durante la sua assenza, lei aveva ucciso per la prima volta? L'avrebbe vista sempre nello stesso modo?

“Ryo...ho sbagliato...Toyama...”

“Ssh!” disse, posandole il dito indice a sigillarle le labbra. “Lo so...non dovrai più vivere una cosa del genere, perché io ora sarò qui”

Lei si accoccolò teneramente contro di lui mentre le accarezzava piano i capelli arruffati.

“Il giorno più difficile per me è stato il mio compleanno...ho pensato di aver sentito un bacio sulle mie labbra e poi...la tua mano sulla mia guancia” ammise lui, accarezzandole dolcemente la mano.

“Ti ho davvero baciato quel giorno” confessò lei timidamente, abbassando la testa.

Lui rimase dubbioso a quell'ammissione, il suo amore era riuscito ad attraversare le barriere della morte al punto da fargli avvertire le sensazioni intime. Non poté più fermarsi e parlò di quanto aveva sofferto l'ultima volta, quando aveva sentito la sua voce senza avvertire la sua presenza fisica. Kaori, il cuore pieno di gioia ma anche di tristezza e ansia davanti al suo amore, lo guardava senza interrompere le sue parole angosciate. Il silenzio riempì l'aria quando il suo racconto terminò; Ryo prese le mani della giovane donna e la guardò con infinito amore. Finalmente Ryo aveva aperto il suo cuore...

Il dolce incanto si prolungò ulteriormente quando Kaori si fece avanti timidamente e, alzandosi in punta di piedi, lo baciò. In quel bacio gli offriva tutto il suo amore,tutta la sua tenerezza e tutta la sua compassione di fronte a quella dichiarazione emozionante. Ryo la strinse come per impregnare ogni parte della propria pelle del calore e del profumo di Kaori e ricambiò doppiamente il bacio donato.

“Non ci separeremo mai più” mormorò lui all'orecchio della giovane donna, abbracciandola febbrilmente. Si baciarono a lungo, poi si allontanarono con riluttanza.

“Dovremmo raggiungere i nostri amici...”

Lui annuì, poi lei prese cautamente la mano dell'uomo così premuroso. Ryo, facendo strada, fu seguito da una Kaori timorosa ma splendente.

Arrivati al tavolo, Ryo attirò la giovane donna davanti a sé e disse:

“Ecco la star della serata!”

Fu circondata dai suoi amici che le dissero di quanto l'avevano trovata bella e dell'effetto che aveva suscitato nella folla. Mick, ancora più passionale, balzò in direzione della giovane donna ma venne intercettato dal pugno schiacciante di Ryo. Stupito, chiese le ragioni di un simile gesto:

“A quanto ne so, prima non ti dava fastidio il mio interesse per Kaori!”

 
“Prima era prima...e poi, adesso...io e Kaori stiamo insieme e dovrai fartene una ragione. Questo è quanto!”

Le conversazioni del gruppo furono interrotte da quella dichiarazione; l'interessata fissava il suo partner che si avvicinava verso di lei. Ryo avanzò pericolosamente verso la giovane donna, l'attirò a sé e la baciò come non aveva mai fatto davanti a tutti senza alcun imbarazzo. Ognuno sorrise davanti alla sincerità di quel bacio e al rossore sul viso di Kaori, che comunque lo ricambiava pienamente.

“Hai bisogno di un'altra prova?” chiese Ryo.

“Sì, mi piacerebbe vedere cos'altro puoi fare...” disse Mick con un sorriso lascivo.

“Sei solo un pervertito!”

“Cosa?! Questo è il bue che dà del cornuto all'asino!”

I loro battibecchi ripresero quando Mick cercò di baciare Kaori con il pretesto che non ci fosse miglior partito di lui, mentre Ryo, geloso, fingeva di fare lo stesso con Kazue.

Le due donne, innervosite al massimo, abbatterono su di loro un martellone 'Scorta speciale per i pervertiti'. Ryo, gemendo, ancora per terra, si strofinò la testa.

“Sono appena uscito dall'ospedale per un trauma cranico ed eccomi qui...con un martello. Che male!” disse piagnucolando come un bambino, nascondendo con l'avambraccio gli occhi da cui le lacrime sgorgavano come fontane.

Kaori, spaventata, si inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sul braccio, cercando di vederlo in faccia.

“Fammi vedere, Ryo!”

Lui si scostò, raddoppiando le lacrime.

“No, fa troppo male!”

“Dimmi...dimmi cosa posso fare per aiutarti!” aggiunse lei con voce in preda al panico.

“Voglio un bacio...” disse lui, allungando le labbra impazienti.

Divertita ma soprattutto rassicurata, lei lo baciò.

“Va meglio?”

“No, me ne serve un altro...”

“Non esagerare...e poi ti guardano tutti”

Lo sweeper si alzò con l'aiuto della partner e, mentre lei gli rivolgeva le spalle, lui fece una smorfia a Mick, tendendo la pelle sotto l'occhio e tirando fuori la lingua.

“Me la pagherai, Saeba!”

“La finisci?!” intervenne Kazue.

“Ma è lui che continua!”

“Quanti anni avete, tutti e due!” dissero insieme le due donne.

Ciò portò all'ilarità di tutto il gruppo; Ryo si riaccomodò come se nulla fosse accaduto, congratulandosi con Eriko che rispose con entusiasmo ai complimenti.

La cena fu animata, a volte interrotta da qualche giovane fan di Eriko che non mancava di aggiungere una parola adulatrice nei confronti della modella di punta, ma si ritrovava fulminato dallo sguardo cupo di Ryo; nessuno rimaneva mai più di due minuti vicino a lui.

“Ryo, smettila di comportarti così! È la serata di Eriko!” si seccò Kaori.

“Faccio quello che voglio, insomma!” disse lui imbronciato.

Kaori mise la mano sull'avambraccio del suo geloso uomo e gli sorrise.

“Sei l'unico che conta, lo sai...”

“Va bene, ma se uno di quelli si avvicina troppo, assaggerà la mia Python”

Lei lo fissò sbalordita mentre lui apriva un po' la giacca per sfiorare la pistola; sembrava serio. Richiuse la giacca e posò un braccio protettivo sulla schiena della sedia della sua compagna, che sorrise continuando a conversare con i suoi amici senza fare commenti e abbracciando il piccolo Shin Hon.
 
Finita la cena, una musica sommessa riempì la sala; Ryo si alzò e tese una mano salda a Kaori.

“Vuoi ballare?”

Kaori non si fece pregare e affidò il bimbo alla madre per poter afferrare la mano che le veniva tesa.

Lui la trascinò al centro della pista; un po' stordita, Kaori rimase immobile, guardando gli altri ballerini. Ryo, più abile, prese la mano della sua compagna e la posò sulla propria spalla, mentre tenne l'altra preziosamente nella propria. Le mise una mano sul fianco e la strinse a sé.

Percependo quella vicinanza carnale, un sorriso lussurioso apparve lentamente sulla sua faccia, anche se stava disperatamente cercando di mantenere il controllo. Il sopracciglio tremante tradiva la sua natura che chiedeva solo di emergere. Kaori avvertì la sua tensione.

“Tutto bene, Ryo?”

“Sì, sì, non preoccuparti!”

Lei tornò ad accoccolarsi a lui, amorevolmente. Sentendo il suo seno contro di sé e il suo dolce profumo, una vocina gli gridò in testa.

“Area pericolosa! Attenzione, attenzione!”

Il suo ghigno fino a quel momento controllato si disegnò sul suo volto e una risata nervosa gli scoppiò dalla gola; Mokkori fece la sua apparizione. Kaori arrossì e si allontanò bruscamente da lui.

“Sei davvero incorreggibile, Ryo!”

Un martellone 'Sentenza suprema' si schiantò violentemente sulla sua testa; Kaori cambiò posto per il resto della serata, vergognandosi terribilmente dell'atteggiamento del suo partner. Ryo, fingendo di non capire, si accomodò pesantemente sulla sua sedia, mettendo il broncio come un bambino punito sotto lo sguardo ilare del suo compare americano. Con un'espressione da cane bastonato, cercò poi di avvicinarsi alla sua amata che distolse lo sguardo.
Mick, al culmine della gioia, lo derise apertamente e Ryo, rabbioso, si alzò all'improvviso e inseguì il biondino fino ad arrivare nel parco.

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Capitolo 35
*** 35. Una notte...solo per noi ***


Verso le due del mattino, i tavoli si stavano gradualmente svuotando dei loro occupanti; solo un gruppo di amici continuava allegramente con le sue discussioni. Ryo, avendo infine ottenuto la grazia da parte della sua bella, aveva di nuovo messo il braccio intorno allo schienale della sua sedia mentre chiacchierava ironicamente con Mick e Falcon a proposito delle loro recenti paternità. Nonostante l'aria quasi inorridita che mostrava, se qualcuno avesse prestato più attenzione avrebbe notato una punta di nostalgia a pizzicargli la voce quando parlava del ruolo di padre che diceva che lui non avrebbe mai vestito. Quel 'titolo' però era stato suo per un breve tempo, e lo aveva vissuto con molto fervore e soprattutto con molto amore.
 
Quella ragazzina, sebbene immaginaria, aveva preso un grande posto nel suo cuore, inoltre era la LORO figlia; la loro bambina non avrebbe potuto essere diversa perché Shan In aveva il cuore e la passione di sua madre e la professionalità e l'ardore di suo padre, anche se a volte era patologicamente timida...un tratto caratteristico di sua madre, a seconda del contesto.
 
Mentre parlava con i due amici, con la coda dell'occhio Ryo prestava attenzione a ogni espressione del viso della giovane donna e soprattutto a quel sorriso radioso che appariva sulle sue labbra quando incontrava discretamente il suo sguardo scuro. Anche se i loro scambi rimasero silenziosi, le emozioni che emanavano quei momenti furtivi erano traboccanti di tenerezza. Kaori conversava con le altre ragazze al tavolo mentre stringeva dolcemente i due bimbi che si erano addormentati. Kazue fu la prima ad alzarsi per dare il segnale di congedo, prendendo delicatamente sua figlia; in un gesto stanco, Pai Lan si mosse leggermente, accoccolandosi alla fine a sua madre per proseguire la sua nottata mentre Mick stringeva la sua infermiera per le spalle. Miki fece lo stesso e Kaori posò un dolce bacio sulle guance rosee del bambino mentre gli sfiorava i capelli castani; il sonnellino del piccolo non fu in alcun modo disturbato. Uno dopo l'altro, gli ospiti si alzarono per lasciare la festa mentre il ridotto staff sparecchiava i tavoli vuoti.
 
Nel parcheggio, gli amici si allontanarono a turno, salutandosi a vicenda, e il piccolo gruppo tornò alle auto. Kaori, presa la Fiat, si mise al volante; Ryo la fissò interrogativamente, stoico mentre aggrottava le sopracciglia, lei si sporse verso la portiera sul lato del passeggero e abbassò il finestrino.
 
“Ehi, Ryo, che fai?”

“Non mi farò accompagnare...”

“Taci e sali...non devi guidare, ordine di Doc! Se non ti sbrighi, ti lascio qui!”

Vedendo lo sguardo determinato della sua compagna, lui inghiottì il suo orgoglio maschile mettendosi al suo fianco. Si rilassò spostando indietro il sedile del passeggero e stendendosi per tutta la sua lunghezza.
 
“Va bene, posso dormire”

Kaori mise in moto e si diresse verso l'appartamento; ci volle una buona ora prima di tornare a casa.
 
Durante tutto il tragitto, un silenzio pacifico regnava nel veicolo; Ryo, con gli occhi chiusi, apparentemente si era addormentato. Il suo respiro regolare diventava sempre più discreto e i suoi lineamenti tirati esprimevano la sua fatica, ma lei era felice di averlo di nuovo al suo fianco. Mentre guardava verso la strada che si apriva alla luce dei lampioni, Kaori, con un gesto aereo accarezzò il volto dello sweeper mentre spostava una folta ciocca nera che gli ricadeva sul viso. Un sospiro di sollievo sfuggì dalle sue labbra, poi accese l'autoradio che, in un sussurro, diffondeva una delle sue canzoni preferite e, dolcemente, iniziò a canticchiare per non svegliare l'addormentato. I fari delle auto e le luci al neon dei bar qua e là erano pochi e solo alcuni bagliori testimoniavano la presenza di alcuni nottambuli. Gettò un'occhiata per ammirare l'uomo dall'aria serena; anche loro tardavano ad arrivare.
 
Gli edifici e le strade divennero sempre più familiari man mano che il suo veicolo attraversava i viali, e finalmente giunsero a casa. Kaori fece un cenno verso la macchina di Mick e Kazue che si fermava nel portico dell'immobile vicino, poi si avviò verso il parcheggio sotterranea. Quando la piccola macchina si arrestò, Kaori cercò di risvegliare la sua marmotta.

“Sveglia, Ryo, siamo arrivati”

“No, lasciami dormire ancora un po'...” farfugliò voltandosi dall'altra parte sul sedile del passeggero.

“Non dormirai in macchina”

“Sono stanco...lasciami!”

“Ti aiuterò se necessario, ma esci da qui”

Lui obbedì con infinita lentezza e stirò tutte le sue membra mentre si apriva in uno sbadiglio che avrebbe potuto sganciargli la mascella. Kaori si avvicinò e gli prese un braccio, che si mise intorno alle spalle.

“Appoggiati a me, ti aiuterò come posso”

Un ampio sorriso canzonatorio apparve sulle sue labbra perché Ryo pensava bene di approfittare della situazione abbandonandosi con quasi tutto il suo peso sulle spalle della giovane donna.

“Come sei pesante!” sospirò lei.

“Sono esausto...” brontolò lui.
 
Ma lei si raddrizzò e, senza ulteriori lamentele, iniziò a salire le scale.
 
Uno dopo l'altro, i passi incerti salivano gli interminabili gradini che si rivelavano man mano. Arrivati sulla soglia di casa, lei si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo e aprì a fatica la porta perché Ryo si stava divertendo a lasciarsi andare; lei lo aiutò a sedersi sul divano, poi chiuse la porta.
 
“Pensavo che non saremmo mai arrivati” la prese in giro lui.
 
Scoprendo improvvisamente il giochetto meschino del suo partner, lei disse:

“La prossima volta ti porterò una coperta in macchina e salirai da solo il giorno dopo”

“Sei cattiva!” esclamò lui con tono quasi infantile. Lo sweeper rise interiormente mentre seguiva con lo sguardo le scale che portavano alle camere da letto.

“Rimane solo un piano per arrivare a letto!” esclamò disinvolto.

Una libellula si schiantò sulla testa della povera Kaori che sospirò, poi raccolse il suo coraggio; maledisse a voce bassa le scale, poi si avvicinò al suo partner per accorrere nuovamente in suo aiuto. Essendo la scalinata più stretta della precedente, Ryo si pressò volentieri contro la giovane donna. Raggiunto l'obiettivo, lei lo lasciò sdraiare sul letto; un lampo malizioso attraversò gli occhi di lui e picchiettò il materasso.
 
“Vieni a riposarti accanto a me! Sembri esausta!”

Lei lo guardò, non lasciandosi ingannare neanche per un secondo dal suo giochino.

“Perché, mi lascerai dormire?”

“Certo!” sorrise lui, con aria quasi innocente.

“Non so se dovrei fidarmi di te”

Ryo si svestì all'istante mentre la sua partner rifletteva e, quando fu in mutande, scivolò sotto le lenzuola.

“Guarda, sono pronto per dormire!” disse, scostando le coperte.
 
Kaori, stando al gioco, gli rivolse la schiena e iniziò a far scivolare lentamente il piccolo scialle che le copriva le spalle. Con un ampio gesto, gettò sul letto il pezzetto di stoffa; la profonda scollatura del dorso rivelava il suo perfetto fondoschiena. Ryo, allo stremo, conteneva i suoi ardori come meglio poteva, poi lei fece cadere una prima bretella e, con espressione sconvolta, aggiunse:

“Fa freddo nella tua stanza!”

“Vieni, ti riscaldo tra le mie braccia!” disse Ryo con il sorriso sulle labbra, non avendo perso un secondo dello spettacolino improvvisato della sua partner.

“Non lo so...”

Lei si sporse verso di lui e prese lo scialle con la punta delle dita, rimettendoselo sulle spalle; si voltò, dirigendosi verso la porta. Kaori posò una mano sulla manopola.

“Buonanotte, Ryo!” disse con un sorrisetto.

Lui, avendo capito il trucco della giovane donna, si librò in volo, ma la sua unica ricompensa fu un violento incontro con la porta. Kaori udì il caos e il suo partner tornò a letto, urlandole dietro:

“Solo una piccola coccola!” piagnucolò.

Lei infilò la testa nella porta semi-aperta.
 
“Prima eri sfinito...quasi incapace di salire le scale” aggiunse lei con tono falsamente lamentoso. “Allora, approfittane per recuperare le forze”

“Adesso va meglio...dai, vieni!”

Lei non prestò attenzione alle sue parole e chiuse la porta; udì i pseudo pianti del suo partner, ma era davvero stravolta. Si spogliò facendo attenzione ai minimi rumori sospetti, poi si infilò il suo largo pigiama giallo e si stese a sua volta nel letto, presto vinta dal sonno.
 
Ryo, nella sua stanza, girava in tondo; aveva dormito tutto il pomeriggio per sfruttare al massimo la serata. Così rimase sveglio, camminando avanti e indietro per la camera, senza smettere di pensare alla sua dolce partner che era proprio al suo fianco.

La vita aveva deciso di aprirgli gli occhi e dargli una seconda possibilità.

Alle cinque del mattino, il display della sveglia digitale che brillava nella notte oscura prendeva in giro lo sweeper che ancora non aveva trovato sonno. Ryo si girava e rigirava nel letto cercando disperatamente di addormentarsi. Piccoli lamenti giunsero alle sue orecchie; Kaori aveva il sonno agitato. Anche se sapeva che Ryo era nella stanza accanto, ciò non impediva in alcun modo che pensieri orribili sorgessero nei suoi sogni.

Un terribile incubo si impadronì della sua mente, portandole verso una versione completamente diversa dalla realtà...Ryo non si era mai svegliato ed era morto per lesioni cerebrali. Un sussulto la fece uscire dal suo tormento, alcune lacrime le erano scese lungo le guance. All'improvviso dubitò della veridicità della realtà e volle essere sicura; si alzò di colpo e andò nella stanza accanto. In silenzio girò la manopola e l'aprì con grande cautela. Si bloccò per la paura, il letto era vuoto; il cuore nel petto la opprimeva e fu presa da un tremito incontrollato. Sconvolta, fece qualche passo nella stanza.

“Ryo! Dove sei?” articolò a fatica.

“Sono qui”

Lui era scivolato dietro la porta della camera per farle uno scherzo, dopo aver udito i suoi passi in corridoio.

“Non dormi!” si stupì lei, asciugandosi le lacrime che si accanivano a voler scendere.

“Non pensi che abbia dormito abbastanza per più di due mesi!” fece lui con un sorriso di cui lui solo conosceva il segreto, avvicinandosi a lei.

Impulsivamente, si rannicchiò contro di lui.

“Ho fatto un altro incubo e quando non ti ho visto nel tuo letto, ho creduto...ho creduto di essermi immaginata il tuo ritorno” disse con voce tremante.

Lui le sollevò il mento e la fissò dritto negli occhi.

“Non ti lascerò mai più, amore mio!”

Le lacrime, senza freno, scorrevano ancora sulle guance di Kaori.

“Non voglio che tu pianga più a causa mia” le sussurrò nell'incavo dell'orecchio, “Sono stato responsabile delle tue lacrime troppe volte in tutti questi anni, e anche negli ultimi tempi”

Delicatamente, in uno sfioramento, le sue labbra arrivarono a schiacciare le lacrime che solcavano il viso di Kaori per baciare finalmente le sue dolci labbra. Mentre proseguiva in quella tenera tortura che si faceva quasi soffocante, lui indietreggiò lentamente verso il suo letto e la fece stendere.

Iniziò ad accarezzare con desiderio quella pelle vellutata, lei rabbrividì al contatto insistente. Passando con le mani sotto il pigiama, lui avvertì i brividi di piacere attraversare il corpo della sua bella e un leggero gemito sfuggire dalle sue labbra. Con gli occhi aperti, Kaori notò improvvisamente il dubbio nello sguardo del suo compagno che non sapeva come interpretare le sensazioni della giovane donna, così lei si mise lentamente a sedere per baciarlo timidamente.

Un sorriso di soddisfazione illuminò il viso di Ryo e riprese da dove aveva interrotto; aveva l'approvazione della sua amata. I sospiri della giovane raddoppiarono al contatto delle labbra avide di lui su ogni parte della sua pelle. Quando le sue mani incontravano il tessuto ad ostacolarlo, lo rimuoveva, finendo per spogliarla; si fermò per qualche istante ad ammirare quel corpo perfetto.

“Sono stato davvero un idiota a dire che eri un travestito o un uomo!” aggiunse con voce piena di desiderio.

Lei, intimidita, arrossì quando vide quello sguardo così conturbante; gli occhi maliziosi di lui indugiarono con voglia smisurata su ogni forma arrotondata e snella della donna. Con infinita dolcezza, continuò la sua esplorazione tattile e a sua volta si tolse i boxer, ultimo scudo a impedire il soave contatto. Pelle contro pelle, carezze e sospiri invasero la piccola stanza; lui massaggiò generosamente il seno svettante e le sue labbra sostituirono le mani con voluttuosa sensualità. Il desiderio di Ryo cresceva mentre le sue mani carezzavano la giovane donna che sospirava, poi con un leggero tocco i suoi polpastrelli sfiorarono l'interno delle cosce di Kaori che iniziò a fremere ancora di più a quella dolce sensazione.

Mentre la sua bocca non appagata vagava per le curve satinate di Kaori, con mano ferma guidò il proprio pene, che aspettava solo di entrare in azione, e con immensa attenzione il suo desiderio fu esaudito. Le dita di Kaori si strinsero sulle lenzuola spiegazzate mentre la sua smania cresceva; la sua bocca vogliosa cercò le labbra carnose del suo amante. In un incontro selvaggio, lei gli morse il labbro inferiore, lui prolungò lo scambio facendo accarezzare le loro lingue che si intrecciarono. Sullo sfondo di grugniti e sospiri ansimanti, partì una danza sensuale tra i due corpi impazienti e sudati. Con un ritmo cadenzato e sempre più avido, lui la fece sua; i gemiti di Kaori divennero sempre più ingordi e a scatti.

I suoi sospiri riecheggiarono nelle labbra di Ryo che sigillarono quelle di lei accentuando i movimenti. Le dita di Kaori, percorrendo la sua impressionante muscolatura, si serrarono sulla schiena del suo amante ad ogni febbrile ondata, lei gemette ancora e ancora fino a perdere la ragione. Accarezzò con ardore le spalle, la schiena e le natiche muscolose dell'amante mentre lui si inarcava. Ryo, eccitato al massimo, continuò in quel torrido amplesso, approfondendo i suoi gesti e addentrandosi nelle gambe della sua compagna che ansimava, fino a quando raggiunsero il godimento che fuse i due amanti.
 
Ryo si allontanò lentamente per guardarla e con la punta delle dita spostò le ciocche ribelli che nascondevano gli occhi della sua amata. Piccole gocce di sudore ricoprivano i due corpi in fermento, i respiri ansimanti si fecero sempre più moderati per finire in un ritmo più rilassato. Delicatamente, lui sfiorò le labbra di Kaori con le proprie.

“Ti amo mio Sugar Boy...ti amo Kaori!” soffiò concludendo la frase con un bacio appassionato.
 
Lei gli rivolse un sorriso radioso.

“Ti amo così tanto, Ryo!”

Kaori si rannicchiò contro di lui e appoggiò la testa sul suo petto, addormentandosi al ritmo regolare del battito del suo amante, che presto si unì a lei nella terra di Morfeo.


 
Il sole, filtrando dalle persiane, giunse con i suoi dolci raggi a svegliare i due amanti; con fatica, Kaori sollevò una palpebra per rilasciare un lungo sospiro prima di svegliarsi del tutto, mentre sbadigliava discretamente. Con stupore, scrutò l'ambiente circostante rendendosi conto che era proprio nella stanza di Ryo; quindi quella notte non era stata un sogno. Ryo l'aveva amata come una donna e l'aveva fatta sua. Ryo, al suo fianco, aveva un braccio che le stringeva la vita sottile; i suoi capelli scompigliati e il letto sottosopra rivelavano il movimento notturno. Come per confermare le sue deduzioni, sollevò con cautela il lenzuolo e scoprì la propria nudità.

“Che fai?”

Sobbalzando, lei lasciò il lenzuola e un fiammeggiante rossore imporporò i suoi lineamenti.

“Niente...io...io...”

Lui si mise a a sedere sul letto attirandola a sé.

“Abbiamo fatto l'amore stanotte se era quello che stavi verificando...” aggiunse con un sorrisetto. “A meno che tu non stessi approfittando del mio sonno per sbirciarmi!”

Un istante dopo, un martello si abbatté sulla sua testa.

“Non sono una pervertita come te!” si arrabbiò lei, avvolgendosi nel lenzuolo per dirigersi in bagno. Gattonando, lui la seguì con voce lamentosa e bussò alla porta.

“Posso venire con te!”
 
“No! Ci penserai due volte prima di dire sciocchezze!”

L'acqua della doccia si fece sentire dall'altra parte della porta e un sospiro di sollievo echeggiò nella piccola cabina piastrellata quando la giovane donna scivolò sotto l'acqua fumante.

“Fammi entrare!” piagnucolò lui di nuovo.

Ma le sue deboli lamentele non arrivavano più alle orecchie della donna che era già partita per il mondo dei ricordi di quella notte.
Infastidito, Ryo tornò a letto e, sdraiandosi pesantemente, immaginò le gocce della doccia calda che scivolavano lungo il corpo della giovane donna, intrufolandosi in ogni angolo, anche i più intimi della sua anatomia, finendo la loro corsa sulle sue lunghe gambe.

Con un movimento rapido, afferrò il cuscino e iniziò a morderlo furiosamente come per soffocare il desiderio che sorgeva in lui. Chiudendo gli occhi per rimproverarsi mentalmente, l'unica visione che gli si rivelò fu la sagoma perfetta e bagnata della sua partner che si insaponava generosamente sotto la doccia. Un lamento sordo e in seguito straziante sfuggì dalle sue labbra mentre Kaori usciva dalla doccia; spaventata da quel grido spezzato, si avvolse in fretta in un asciugamano e corse in camera.

“Ryo, che ti succede?”

Lui si raddrizzò subito sul letto e con occhi sbarrati esaminò attentamente la giovane donna vestita in modo così succinto. Le poche gocce che le imperlavano i capelli umidi caddero su una spalla e morirono nell'incavo dei suoi seni; lui deglutì a fatica, seguendo con gli occhi una gocciolina tenace.

“Allora, Ryo! Cosa ti succede?” gli chiese avvicinandosi a lui.

Lui l'afferrò per un polso e la prese tra le braccia, aggiungendo con voce sensuale:

“Non ho nemmeno ricevuto un bacio da parte tua questa mattina!”

Senza aspettare una reazione della giovane donna, la baciò appassionatamente mentre faceva scorrere le mani sul soffice tessuto dell'asciugamano. Senza fiato, Kaori si separò da lui e disse:

“Devo finire di vestirmi e preparare il pranzo...sono già le undici...”

“Non stai bene qui?” le chiese baciandole un lobo.

“Sì...” sospirò lei con voce ansimante.

Ma improvvisamente si ricompose e si divincolò dalla sua presa.

“Devo davvero prepararmi...ho appuntamento con le ragazze nel primo pomeriggio, quindi se non voglio fare tardi, devo andare”

A malincuore, lui allentò la sua prigione di muscoli ma, prima di scappare, lei gli rubò un ultimo bacio, andandosi a chiudere in bagno. Con la punta delle dita sfiorò la dolce traccia da lei lasciata e sorrise deliziato.
 
“Come avrei potuto continuare a vivere senza averti assaggiata” sospirò.

Due minuti dopo, Kaori tornò di corsa in camera da letto, poi scese in cucina a preparare il pranzo; Ryo, sorpreso, non ebbe il tempo di cercare di intercettarla. Così, scrollando le spalle, a sua volta entrò nel bagno che sprigionava profumi femminili.


 
Canticchiando, Kaori faceva friggere le diverse pietanze che rimbalzavano energicamente sulla padella; gli aromi, poco a poco, si diffusero per tutto l'appartamento, solleticando le narici dello sweeper che corse giù per le scale.

Persa nelle sue fantasticheria, Kaori non l'aveva sentito arrivare, per quanto fosse stato poco discreto; con un sorriso, lui si avvicinò ai fornelli e l'abbracciò la vita.

“Che buon profumo! Ho una fame terribile!”

“Mi avvertirai il giorno in cui non sarà così” disse lei in tono scherzoso, posandogli un piatto riccamente fornito.

Passandosi la lingua sulle labbra, lui aggiunse sullo stesso tono gioviale:

“Il giorno in cui non mi farai spendere tante energie come la notte scorsa!” esclamò facendole l'occhiolino, infilandosi la forchetta piena in bocca.
 
Arrossendo, Kaori si sedette senza dire altro, poi chiacchierarono con calma di altro.

Come d'abitudine, in seguito Ryo si alzò per andare in salotto in attesa del caffè, ma una cosa fu diversa, lasciò un bacio furtivo sulla guancia della donna prima di stendersi rumorosamente sul divano.

Picchiettando con le dita sul bancone, Kaori osservava con impazienza le goccioline marroni che scendevano con infinita lentezza. In un gesto infastidito, guardò l'orologio; non avrebbe avuto il tempo di prendere il caffè con Ryo, avrebbe dovuto accontentarsi di quello del Cat's Eye aspettando gli altri. Mentre versava la bevanda fumante nella tazza con la faccia di Ryo, la lasciò in fretta sul tavolino e poi salì le scale per prendere la giacca.

“Tieni, prendi!” disse lanciandogli qualcosa. “Se vuoi uscire, non dovrai aspettarmi”

La mano dello sweeper si chiuse sull'oggetto 'volante'.

“Non hai tempo di bere il caffè con me?” piagnucolò lui.

“No, farò tardi!”

Mentre fissava la giovane donna che si preparava con entusiasmo, il suo ampio sorriso beffardo si gelò e con espressione strana guardò la propria mano destra. Un piccolo oggetto dalla forma insolita era poggiata sul suo palmo; allargò a fatica le dita sbiancate che avevano afferrato istintivamente l'oggettino. Il cuore gli si strinse come se non volesse battere, lo sguardo si fermò sul gingillo dal quale oscillava un curioso portachiavi a forma di martello.
 
Come poteva essere? Non era possibile che avesse il regalo di Shan In in QUEL mondo! Anche se gli eventi vissuti erano quelli di Kaori, gli oggetti appartenenti a Shan In erano rimasti nell'altro mondo. Pietrificato, le pupille dilatate, non riusciva a staccare gli occhi dall'insignificante martello; senza una parola, il suo sguardo cadde nuovamente sulla giovane donna. Ma i suoi contorni si fecero più sfocati e la sua voce smorzata; dov'era la realtà e dov'era la finzione? L'ambiente circostante si fece a sua volta nebuloso, come in una spirale temporale.

Si rifiutava di credere che il mondo in cui la sua amata viveva fosse pura immaginazione della sua mente tormentata.

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Capitolo 36
*** 36. Così è la vita ***


Una voce maschile finalmente raggiunse le orecchie di Ryo che aprì gli occhi con difficoltà.

“Ci hai fatto spaventare!” gridò il Doc tenendogli il polso per sentire il battito. “La tua vicenda con il Lupo Bianco ti ha indebolito; devi pensare a riprenderti per qualche tempo”

La mente di Ryo iniziò a ribollire, di cosa stava parlando Doc...si era immaginato il ritorno dalla sua partner, e chi avrebbe trovato accanto a sé, A-Shan o Kaori? Lo sguardo interrogativo dello sweeper incontrò quello del dottore.

“Hai avuto una crisi di ansia che ti ha portato a un attacco di tachicardia...sei svenuto. Kaori era del tutto terrorizzata quando mi ha chiamato, è riuscita a malapena a spiegarmi cosa stava succedendo. Non riusciva a svegliarti, sei rimasto incosciente tutto il giorno...”

“Dov'è Kaori?” chiese lui appoggiandosi sui gomiti.

“Sta riposando nella stanza accanto...è rimasta molto sconvolta. Ha creduto di perderti di nuovo” confessò il Doc con tono rattristato, ricordando l'espressione distrutta della giovane donna.

Allora era davvero tornato dalla sua famiglia e Kaori era stata messa alla prova ancora una volta per causa sua; Ryo si alzò con difficoltà per quanto la testa gli girava.

“Stai calmo!” esclamò Doc.

“Devo vedere Kaori...”

Barcollando, si recò nella camera accanto dove alla luce del sole che tramontava si vedeva, su un letto bianco, la figura della sua amata. Lentamente le si avvicinò e prese delicatamente la mano morbida che si portò alle labbra, mentre con la punta delle dita sfiorò il viso contratto della dormiente. Quel semplice gesto svegliò Kaori; i suoi occhi si spalancarono a vedere l'uomo in piedi accanto a lei e sollevò piano la mano per appoggiarla sulla sua guancia.

“Ryo, ho avuto così paura!” singhiozzò. Si alzò a fatica e si rannicchiò contro di lui.

“Perdonami per tutto quello che ti sto facendo subire” sussurrò lui accarezzandole i capelli arruffati. “Andiamo a casa...ti va...”

Lei si separò da lui e il suo sguardo preoccupato incontrò gli occhi scuri ma fiduciosi dello sweeper.

“Ma Doc ha detto...”

“Doc vuole che io riposi e quale modo migliore di farlo se non rimanendo a casa nostra?” disse lui sorridendole.

Kaori, in un gesto infinitamente lento, gli accarezzò di nuovo la guancia.

“Non voglio più perderti...”

“Ci sarò sempre...ma il mio primo errore è stato separarmi da te durante lo scontro con il Lupo Bianco...tu sei il mio angelo custode” sorrise affettuosamente. “Hai saputo riportarmi nel mondo dei vivi; niente può succedermi finché sarai al mio fianco. Sei City Hunter tanto quanto me. Sei e rimarrai la mia partner; d'ora in poi sarai coinvolta insieme a me nelle nostre missioni, ma a una condizione...”

Il suo sguardo divenne improvvisamente duro e freddo:

“Non ucciderai mai più...hai capito! Non è il tuo ruolo, potrai coprirmi in caso di attacco, ma solo se diventa indispensabile...”

Le parole di Ryo risuonarono nelle sue orecchie come un'eco, aveva parlato con tanta convinzione mentre teneva le mani tra le sue. Così lui sapeva tutto, ma ora accettava che lei appartenesse al suo mondo. Senza nemmeno prestare attenzione al resto delle sue raccomandazioni, soffocò le sue parole con un languido bacio.

“Sarò la tua partner per la vita” sorrise.

Con delicata cura, lui l'abbracciò teneramente.

Doc entrò nella stanza in penombra, e con le braccia dietro la schiena si avvicinò a dire.

“A prescindere da quello che dico, farete sempre di testa vostra...”

Kaori fu sul punto di intervenire ma una leggere pressione del pollice di Ryo sulla mano la dissuase.

“Vi lascio andare a una condizione...”

Immerse lo sguardo serio in quello dello sweeper.

“Non voglio alcuno sforzo eccessivo per almeno una settimana! E non prendere alla leggera tutto quello che dico, Ryo!”

Le sopracciglia dell'anziano si aggrottarono maggiormente.

“Hai innescato un campanello d'allarme, la prossima volta potresti non avere la meglio”

La mano di Kaori si strinse sulle dita di Ryo, che la fissò con uno sguardo tenero.

“Se queste sono le raccomandazioni del vecchio Doc, non potrei fare diversamente!” esclamò facendo il broncio, avvicinandosi all'uomo e dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
 
Un ampio sorriso apparve sulle labbra di Kaori mentre scendeva dal letto per avanzare accanto a Ryo e far scivolare la sua esile mano in quella di lui.

“Seguiremo le sue raccomandazioni, può starne certo!” aggiunse inchinandosi per ringraziarlo.

Senza alcun imbarazzo, uscirono mano nella mano, come se fosse naturale, o comunque come avrebbe sempre dovuto essere.

Il tragitto verso il loro appartamento si svolse nel completo silenzio; Kaori, con un sorriso, vedeva il mondo intorno a lei come se lo facesse per la prima volta. Un bagliore brillava nei suoi occhi nocciola, quello di una donna appagata e soprattutto innamorata. Ryo, da parte sua, teneva saldamente la mano della giovane donna come per non lasciarla mai più; pensava di averla persa una seconda volta. La vita poteva a volte giocare brutti scherzi.

Prima di tornare al loro comodo nido, fecero una deviazione al Cat's Eye per un ultimo caffè. Kaori, con passo più energico, fu la prima a varcare la soglia, esclamando:

“Buonasera!”

Ma rimasero sbalorditi nel vedere l'atipica immagine che si svolgeva davanti a loro, Falcon con Shin Hon attaccato al petto finiva di togliere le poche tazze rimaste sui tavoli. Il gigante li superò senza battere ciglio arrossendo leggermente, Ryo non poté resistere all'impulso di ridere.

“Quindi sei davvero diventato un papà modello! Penso che tuo figlio renderà qualcuno invidioso...nessuno ha mai avuto un orsacchiotto così grande. Ehi mio peluche adorato!” lo prese in giro con tono effeminato, per poi scoppiare a ridere sguaiatamente con le lacrime.

“Smettila di ridere come uno stupido! Miki è malata e devo prendermi cura del bambino!” si arrabbiò l'altro spaccandogli un vassoio di metallo in testa.
 
“Ma sei pazzo!” si infuriò Ryo. “Avresti potuto farmi molto male!”

“Smettila di lamentarti, te la sei cercata!” esclamò Kaori con fermezza, poi si voltò verso Falcon. “Ma avreste dovuto chiamarmi!” disse seccata.

“Avevi altre rogne da sbrigare...” confessò Falcon con voce che voleva sommessa, mentre indicava col mento lo scemo che faceva smorfie al bambino, il quale rideva a crepapelle.

“Dammi il piccolo, ti faccio riposare un po'” suggerì la giovane donna sorridendo.
 
Con la coda dell'occhio, Ryo scrutava i gesti premurosi di Kaori mentre abbracciava il bambino. Quell'aura di tenerezza e dolcezza che emanava da lei era palpabile a chilometri di distanza.

“Saresti una madre perfetta!” disse lo sweeper in un sussurro.

“Come?”

“Ho detto che saresti sicuramente una buona madre” ribadì, bevendo un sorso del caffè fumante che Umibozu gli aveva appena servito, senza guardarla, come se fosse intimidito.

Il petto di Kaori si gonfiò d'amore e lasciò un bacio furtivo sulla guancia dello sweeper, aggiungendo:

“Grazie”
 
Riportò poi la sua attenzione sul bambino che cinguettava sorridendo; perché gli era così difficile dirle che forse anche lui avrebbe potuto prendere in considerazione l'idea di diventare genitori, un giorno? Dei passi pesanti echeggiarono sulle scale al piano superiore, facendolo uscire dalle sue fantasticherie; apparve una figura femminile dal viso pallido.

“Dovevi chiamarmi per dirmi che i nostri amici erano qui” sbuffò la donna, aggrappandosi al corrimano.

“Non ti devi alzare, Miki. Il dottore ti ha detto di rimanere a letto per qualche giorno” borbottò Umi.

In quel momento Kaori fissò Ryo che le fece un sorrisetto mentre tornava a bere il suo caffè.

“Ryo, occupati di Shin Hon mentre aiuto Miki a tornare di sopra...” ordinò Kaori.

“Ti assicuro che sto bene...” sorrise piano Miki.

“Non discutere!”
 
Kaori lasciò con cura il bambino tra le braccia del suo partner che, sbattendo le palpebre eccessivamente, teneva il piccolo a distanza.

“Forza, a letto!”

Kaori prese la sua amica per la vita e mise un suo braccio sulla propria spalla.

“Appoggiati a me, ti aiuto” aggiunse con tono dolce, sorridendole.

Miki annuì, poi salirono cautamente i gradini; fissando le due donne che scomparivano su per le scale, Ryo appoggiò il bambino sul bancone, sostenendogli la testa e fissando cupamente gli occhi innocenti del piccolo.

“Nel mio mondo, eri l'unico amico di nostra figlia” sussurrò, sospirando tristemente.

Non poteva fare a meno di pensare a Shan In: anche se provava una gioia sconfinata per aver trovato Kaori, un barlume di tristezza velava i suoi occhi scuri, ma un sorriso apparve sulle sue labbra mentre il bambino lo fissava con i grandi occhi e gorgogliava intanto che lui gli accarezzava le guance.

Al piano di sopra, Kaori stava aiutando la sua amica a sdraiarsi con attenzione nel letto, tirandole giù la spessa coperta mentre sorrideva allegramente, in seguito le si sedette accanto. La vicinanza dei suoi amici permise a Miki, nonostante la stanchezza, di rilevare una gioia smisurata risplendente nello sguardo di Kaori e la stessa sensazione era emanata da ogni poro della sua pelle.
 
“Sembri trasformata!” osservò l'ex mercenaria.

“Trovi?” disse Kaori, arrossendo eccessivamente.

“Sì, ti assicuro! Non ti ho mai vista così raggiante! Qualcosa nella tua vita è cambiato?” fece l'amica che voleva assolutamente che la giovane donna si confidasse.

Il viso di Kaori si colorò di rosso peonia mentre cercava le parole per raccontare la novità alla sua amica; gli occhi di Miki si spalancarono improvvisamente realizzando cos'era potuto accadere.

“Tu e Ryo state insieme!”*

“Sì” balbettò lei cercando di sfuggire allo sguardo della donna.
 
Miki si raddrizzò lentamente e afferrò la sua amica per le spalle, tirandola a sé.

“Sono così felice per te! Quella testa di mulo finalmente si è deciso a dichiararsi. Adesso dobbiamo pensare alle cose serie” disse, battendo un pugno sulla mano con espressione determinata. Mentre Miki rimuginava ad alta voce a un probabile piano di azione, la valvola emotiva di Kaori esplose e catturò l'attenzione dell'altra.

“Non dirmi che...”
 
“Sì...” mormorò.

“Non avete perso tempo, eh! Beh, questa storia durava da dieci anni**!” sorrise con un occhiolino complice. “Sono così felice per te!” sorrise prendendole delicatamente la mano.
 
Nonostante l'ampio sorriso che le illuminava il volto, il colorito pallido e i lineamenti tirati della giovane donna rivelavano la sua grande stanchezza.

“Riposa Miki, hai l'aria sfinita. Hai la fronte calda, devi riposare”

“Ti ringrazio. Ma non preoccuparti, tra due o tre giorni sarò di nuovo in piedi” sorrise Miki rannicchiandosi nel suo letto. “E avete già pensato di mettere su famiglia?!” fece raddrizzandosi di colpo, come un pupazzo fuori dalla scatola.

“Ora stai correndo un po' troppo!” disse Kaori facendola stendere. “E comunque non credo che Ryo lo prenda in considerazione” sorrise tristemente. “Beh, ti lascio riposare” aggiunse alzandosi e dirigendosi verso la porta.

“Sono sicura che ti sbagli. Dagli tempo ma non mettere da parte i tuoi sogni, sono sicura che un giorno o l'altro si avvereranno”

Kaori chiuse lentamente la porta dietro di sé mentre Miki tornava a sdraiarsi, sprofondando sotto la coperta.

Mentre Kaori tornava di sotto sognando ad occhi aperti, un sussulto la riportò alla realtà, le voci stridule dei due amici echeggiarono nel caffè.
 
“Che sta succedendo?” li interrogò entrando nella stanza.

“Non credi che sia l'immagine sputata di suo padre così?!” rise apertamente lo sweeper, brandendo il bambino travestito. Il piccolo, di pochi mesi, aveva pochi capelli in testa, e gli occhiali grandi e scuri gli coprivano tutto il viso, camuffando i suoi occhietti. Un sorriso apparve sulle labbra di Kaori, che tentò di nasconderlo con la mano, poi una risata le sfuggì cercando disperatamente di rimanere seria.
 
“Smettila di fare l'idiota con mio figlio e ridammi gli occhiali!” si infuriò il proprietario del caffè.
 
Kaori si avvicinò lentamente al piccolo e con un gesto gentile tolse gli occhiali e li porse al gigante, poi baciò piano Ryo sulla guancia.

“Dovremmo rientrare, si sta facendo tardi” sussurrò.
 
In effetti, le undici di sera suonarono sull'orologio a pendolo in un angolo della stanza; Kaori baciò la guancia setosa del suo figlioccio che sbadigliò tentando di tenere aperti i suoi piccoli occhi.
 
Nonostante la statura impressionante del gigante, i suoi gesti erano infinitamente dolci e delicati quando afferrò il bambino; Ryo fece scivolare la mano di Kaori nella propria mentre osservava affettuosamente il quadretto familiare.

“Andiamo a casa” aggiunse con un sorriso tenero.

Con sorpresa di tutti, Ryo accarezzò la testa del bambino che si era appisolato nonostante gli sforzi sovrumani per rimanere sveglio.

“Dormi bene!”

Il gesto continuò lungo il braccio paffuto del bambino.

“Prenditi cura della tua famiglia” gli soffiò dirigendosi verso l'uscita.

Kaori, colpita dal gesto del suo partner, salutò a sua volta, poi lo seguì.
 
Un vento leggero si era alzato, preannunciando l'avanzata della notte. La brezza improvvisa sembrava filtrare in ogni essere avventurandosi in quella freschezza notturna che fece rabbrividire Kaori; con un rapido gesto, Ryo si tolse la giacca e la mise sulle spalle della giovane donna che sorrise timidamente mentre lui la divorava letteralmente con lo sguardo. L'afferrò per la vita e proseguì; tornati a casa, Kaori preparò una cena leggera, nessuno dei due aveva davvero fame.

Quando il pasto terminò, Kaori sparecchiò e, sospirando, lavò i piatti che lasciò nello sgocciolatoio, ma un assistente sorprendente venne in suo aiuto. Ryo prese la prima scodella e, rivolgendo alla donna un ampio sorriso, asciugò energicamente l'oggetto, procedendo poi con quell'occupazione. Con grande lentezza, Kaori salì i gradini che portavano al piano superiore; istintivamente, prese la direzione della sua stanza ma una mano la intercettò, afferrandola per il polso.

“Dove stai andando?” le chiese Ryo sorridendo.

“Vado a letto, che domanda!”

Lui l'attirò bruscamente a sé.
 
“Per quanto tempo conti di rimanere in stanze separate?”

Lei arrossì pensando all'ingenuità del proprio gesto.

“Non volevo disturbarti...”

“Come puoi pensare di disturbarmi?!”

Facendo qualche passo indietro, mise la mano sulla manopola della sua porta e l'aprì.

“D'ora in poi questa sarà la nostra stanza mentre la tua sarà usata per potenziali clienti...”

“Cosa intendi per clienti?” borbottò lei togliendo la mano dalla sua presa.

“Hai sempre la mente in agguato!” scherzò lui.

“Con te, per forza!” esclamò lei aggrottando la fronte incrociando le braccia davanti al petto.

Con aria divertita, lui la prese rapidamente per mano; sorpresa, Kaori si ritrovò a sbattere contro di lui.

“E se andassimo a dormire invece di litigare” le sussurrò con le labbra a pochi millimetri da quelle della giovane donna.

“Sì...hai ragione, abbiamo avuto una giornata dura e hai bisogno di riposare come ti ha detto il Doc” balbettò lei.
 
Mentre la conduceva nella sua stanza, lei si allontanò da lui.

“Vai a stenderti...torno subito”

Con passo svelto, Kaori si precipitò in camera sua e aprì uno per uno i cassetti del comò mentre li frugava.

“Dove l'ho messo?!” brontolò, continuando a rovistare nei suoi cassetti, poi si interruppe.
 
“Ma certo...come sono stupida!”
 
Senza preoccuparsi di chiudere i cassetti, saltò verso l'armadio e afferrò un sacchetto di carta con su scritto il nome del negozio della sua amica.

“Grazie ancora Eriko” sorrise maliziosamente.
 
Ryo, sdraiato sul letto in mutande, ne aveva approfittato per spogliarsi; aggrottò la fronte mentre ascoltava il caos nella stanza accanto.
 
“Che stai combinando, Kaori?”

Sospirando, chiuse gli occhi e pochi minuti dopo, mentre il silenzio si era diffuso nella camera attigua, la porta della sua stanza scricchiolò.
 
“Che stai facen...”

Gli occhi di Ryo si sbarrarono come se volessero lasciare le orbite e, senza fiato, non riuscì a finire la frase; Kaori apparve sulla foglia, con addosso un bellissimo completino intimo nero. Una splendida serie di merletti si delineava sotto una vestaglia dello stesso colore; un reggicalze abbinato copriva le sue gambe lunghe e affusolate.
 
“Dove l'hai trovato?” articolò a fatica.

“È carino, no!” disse mentre si voltava su se stessa. “Eriko me l'ha regalato qualche mese fa...sarebbe stato un peccato lasciarlo nell'armadio”

“Sì...sì, un vero peccato!” ripeté lui deglutendo avidamente mentre la giovane donna avanzava felina verso di lui.

Giunta davanti a lui, salì sul letto e si mise a cavalcioni su di lui.
 
“Allora, Ryo! Non trovi altro da dire!” chiese con voce sensuale, chinandosi verso di lui.

Con la malizia negli occhi, lui l'afferrò di colpo e la premette contro di sé.
 
“Quindi vuoi giocare così?” domandò sorridendo.

Lentamente, fece scivolare la mano sotto la vestaglia di seta e risalì lungo la colonna vertebrale della giovane donna, terminando dietro il suo collo per iniziare a baciare instancabilmente le sue labbra. Le loro effusioni divennero sempre più ansimanti mentre Ryo faceva scorrere le mani sulla pelle di seta della sua bella facendo scivolare la vestaglia lungo le sue spalle e slacciando il reggiseno. Entrambi i seni si mossero lentamente davanti ai suoi occhi mentre accarezzava smaniosamente tutto il corpo di Kaori, che iniziò a fremere quando lui appoggiò le mani sulle sue natiche.
 
Con grande sorpresa di lui, un minuscolo perizoma percorreva la linea dell'intimità posteriore della giovane donna; palpò generosamente le sue natiche lasciando che le sue labbra percorressero il collo della giovane che sospirava. Presa dal desiderio, Kaori si dimenò sull'inguine di Ryo che presto dimostrò la sua eccitazione; con le guance rosse, accentuò il suo gesto mentre Ryo gemeva per la smania. Con un gesto impaziente, lui si portò la mano ai boxer e tirò fuori il suo sesso gonfio; dritto al massimo, il suo pene entrò in contatto con le mutandine di pizzo che continuarono ad accarezzare quella generosa parte anatomica. Grugnendo, spinse via le mutandine e con cautela accarezzò lascivamente il suo fiore; Kaori, con un sospiro di piacere, si inarcò all'indietro mentre i suoi gemiti ansimanti diventavano più accentuati.
 
Lentamente, lui guidò il proprio desiderio ed entrò in lei; un lungo gemito sfuggì dalle labbra di Kaori quando la penetrò. Con ritmo pigro, lei ondeggiò sul suo membro gonfio; lui posò le mani sui suoi fianchi come per intimarla a un contatto più profondo e all'aumento del movimento. Un gemito sospirante accentuò l'ondulazione più rapida della giovane donna che si muoveva; piccole gocce scivolavano lungo la sua spina dorsale, andando a morire lungo la linea delle natiche.
 
In un desiderio ancora più bestiale, lui la girò sul letto e prese la posizione dominante ampliando l'intrusione in lei, in un via vai sfrenato. Deliziose grida uscivano ora dalla bocca di Kaori mentre i movimenti di Ryo si approfondivano; la passione che aveva contenuto durante la loro prima notte stava sfuggendo di mano. Con le mani schiacciò i seni floridi lasciando i capezzoli svettanti tra le dita mentre il piacere si intensificava; la lingua solleticò una delle estremità per poi afferrarla con la bocca gemente. Con una forte oscillazione, ringhiò di piacere mentre Kaori sospirava, chiudendo gli occhi; lui si sdraiò su di lei.
 
“Perdonami per essere stato così brusco!”

“Non preoccuparti, non mi hai fatto male” disse lei passandogli una mano sul viso.
 
Lui si scostò per stendersi accanto a lei, abbracciandola mentre Morfeo svolgeva il suo lavoro.
 
* * *(°)
 
Il sole dormiva ancora quando Kaori saltò giù dal letto per precipitarsi in bagno e vomitare acremente. Con movimenti molli, si avvicinò al lavandino e fece scorrere un po' d'acqua fresca sul viso, guardandosi allo specchio.
 
“Non va bene, vecchia mia, devi aver preso il virus di Miki!”
 
In punta di piedi, mentre tornava a sdraiarsi accanto a Ryo, un forte braccio la strinse.

“Sei malata?” si preoccupò, intontito.
 
Lei lo baciò per rassicurarlo.
 
“Non preoccuparti, devo essere stata contagiata da Miki”

Senza ulteriori sospetti, si addormentarono di nuovo l'uno contro l'altro.
 
Eppure, più i giorni passavano, meno Kaori si sentiva in forma; le nausee ripetute e la fame insaziabile lasciavano preoccupato lo sweeper che spinse la donna ad andare dal Doc per un esame più dettagliato. Il medico le prelevò un campione di sangue e lo studiò attentamente.

“Penso di sapere cosa ti sta succedendo, ma aspetterò il risultato delle analisi per confermare i miei sospetti”

“È grave, dottore?”
 
“Non preoccuparti, Kaori, ma non voglio darti false speranze”

Le sue parole non erano affatto confortanti, quindi quando uscì dalla sala degli esami, la giovane donna si strinse contro Ryo che aspettava pazientemente in corridoio.

“Allora?”

“Mi darà i risultati tra due giorni” disse con voce che tentò di mantenere rassicurante.

“Non ha potuto ipotizzare una diagnosi per darci un indizio?”

 
“Ha detto solo che non voleva darmi false speranze”

Mentre la coppia rimaneva abbracciata, Doc, facendosi da parte, li guardò sorridendo.

“Tocca a voi, bambini miei!”

Poi tornò nel suo ufficio.


 
Due giorni dopo, il telefono squillò nell'appartamento di City Hunter, Kaori balzò sul ricevitore; Ryo sollevò l'altra cornetta presente nell'appartamento.

“Kaori?”

“Sì!”

“Sono Doc, ho i risultati delle tue analisi”

“È grave?!”

“Preferisco vederti per parlarne faccia a faccia”

“Ok, arrivo fra un quarto d'ora”

Ansiosamente, Kaori riattaccò; Ryo apparve in quel momento e la strinse tra le sue braccia protettive.

“Vengo con te!”

L'unica risposta che ottenne fu un sorriso tra le lacrime; le prese la mano e la baciò dolcemente.

“Qualunque cosa sia, la supereremo insieme”

Mano nella mano, scesero in garage e presero la Mini per arrivare da Doc e ottenere il fatidico risultato.
 
Nei corridoi deserti, solo due persone camminavano con passo esitante, arrivando fino alla sala degli esami. Doc lasciò entrare Kaori da sola e ordinò a Ryo di aspettare in corridoio, doveva assolutamente parlare con la giovane donna. Ryo, per quanto preoccupato, non esitò e si sistemò in sala d'attesa mentre sorrideva a Kaori che aveva un'espressione triste. Il medico la fece sedere sul lettino.

“Come ti senti oggi, Kaori?”

“Ho la nausea ma soprattutto sono molto ansiosa. Ho tanta paura di quello che mi dirà”

Lui sorrise e prese le mani di lei, che tremava.
 
“Non avere paura, Kaori, ti darò delle buone notizie...”

“Sono guarita!”

“No, ma...”

“Ma cosa, la smetta di giocare con i miei nervi!”

“Sei incinta!”

Un'immensa gioia la invase ma fu di breve durata, come avrebbe reagito Ryo?

“Ma non è possibile!”

“Tu e Ryo non avete fatto qualche saltello?” chiese lui sorridendo.

Rossa come una peonia, Kaori annuì.
 
“Ma com'è possibile?”

“Non lo sai? Ok, ti guiderò attraverso i principi dell'accoppiamento!”

Un pugno magistrale colpì la testa del vecchio mentre un corvo svolazzava per la stanza.

“Non è quello che intendevo”

“Sono cose della vita che reclamano i loro diritti...okay, vado da Ryo, anche lui si starà scervellando, ti lascerò libera di dirgli tutto”
 
Mentre si tormentava le dita, Kaori cercò tutte le possibili formulazioni per comunicargli la notizia; lui si sarebbe arrabbiato? Persa nei suoi pensieri, non si accorse di Ryo che apriva lentamente la porta della stanza. Kaori, seduta sul lettino, sembrava preoccupata, il che gli fece pensare al peggio. Con cautela, le si avvicinò e le prese delicatamente le mani.

“Allora, che ti ha detto Doc?”

Lei fece un profondo respiro ed esclamò:

“Ryo, sono incinta!”

Aveva spazzato via i bei giri di parole per risparmiare fatica, girò la testa e una grande tristezza velò i suoi begli occhi nocciola. Il suo sogno si era finalmente realizzato, perché così tanti problemi, allora?

“Non l'ho fatto apposta, te lo assicuro...” disse fuggendo il suo sguardo.
 
Sotto shock, Ryo si sedette pesantemente sulla sedia di legno accanto al letto; il suo sguardo cadde sull'espressione sconvolta della giovane donna che amava tanto. Un ampio sorriso si diffuse sul suo volto mentre assimilava la notizia e con un gesto tenero prese le mani tremanti della giovane donna.

“Kaori...Kaori, guardami, per favore!”

Con l'indice costrinse la giovane a guardarlo; piccole stelle brillavano nei suoi occhi, ma non si trattava di gioia quanto di desolazione. Posò una mano sulla guancia di Kaori e istintivamente la accarezzò, mentre un'espressione allegra illuminava il viso dello sweeper.

“Kaori...non essere triste! È la cosa più bella che una donna possa offrirmi e sei tu che mi dai quest'opportunità. Non so come esprimere la felicità che mi dai con questa notizia...sai che non sono molto bravo nelle esternazioni”

Con stupore, Kaori guardò gli occhi del suo partner e vi notò un diverso bagliore; era ancora più espressivo di qualsiasi suono o parola che avrebbe potuto pronunciare. Lui si raddrizzò leggermente e con un tocco gentile la baciò mentre una timida lacrima scorreva lungo la guancia di Kaori.
 
“Non sei arrabbiato?”

“Come potrei esserlo? Mi stai dando l'opportunità di riscattarmi dalle mie colpe passate vivendo una nuova vita con te e questo bambino...nostro figlio!”
 
Con il pollice schiacciò la lacrima persistente e la gioia finalmente illuminò il viso di Kaori, che gli gettò le braccia al collo.
 
“Sono così felice, Ryo!”

Si accoccolò contro il suo amato mentre lui la stringeva, accarezzandole i capelli ramati. Il vecchio Doc, sebbene abituato a quel tipo di notizie, vide una lacrima di felicità brillare nei suoi occhi rugosi e un timido sorriso gli allargava le labbra.

“Dovremmo dirlo a tutti” disse lei esitante.

“Hai ragione, dammi il tempo di chiamarli per farli venire tutti al Cat's Eye”

Afferrò in fretta il suo cellulare, prima di lasciare la stanza baciò Kaori sussurrandole:

“Ti amo!”

Istintivamente, lei appoggiò una mano sul ventre ancora piatto.

“Piccolo mio, ti amo già anche se ci sei appena”

Lacrime di gioia scorrevano sul viso radioso della futura mamma; pochi istanti dopo, Ryo tornò nella stanza e prese con premura la mano di Kaori.

“Erano già tutti al Cat's Eye, ci aspettano”

Baciò di nuovo Kaori sulla guancia.

“Andiamo!”

“Sì!” disse facendo un respiro profondo.

Nel corridoio, il medico aspettava con un foglio di prescrizione per indicare le successive visite da fare per monitorare lo sviluppo del futuro bebè. Con una pacca amichevole ma brusca, Ryo ringraziò il suo vecchio amico e Kaori si inchinò verso l'ometto, poi dandogli un bacio sulla guancia rugosa, aggiunse:

“Grazie!”

Mentre percorrevano i pochi metri che li separavano dal loro punto di incontro, Ryo continuava a tenere la mano di Kaori che arrossì inevitabilmente quando incontrò il suo sguardo gentile. Parcheggiando davanti al locale, Ryo si precipitò ad aprire la portiera della giovane donna che lo ringraziò con un ampio sorrise.
 
“Sei pronta?”

“Sì!”

Quel gesto premuroso non sfuggì all'occhio acuto di Miki che li aveva sentiti arrivare.

“Che state combinando voi due?”

Quando Ryo aprì la porta del caffè, un uomo volante si gettò in direzione di Kaori ma un pugno devastante fermò la sua avanzata.

“Sei impazzito, Ryo!” gridò Mick tenendosi il naso.

“Così impari a rimanere tranquillo!” brontolò l'altro.
 
Alzandosi per riprendere posto Mick fece:

“Allora, cosa c'era di così importante da dirci?” chiese abbracciando le spalle della sua infermiera.
 
“Kaori è incinta!” confessò Ryo con orgoglio.
 
Tutti quanti caddero all'indietro.
 
“Smettila di scherzare e dicci il vero motivo!” sospirò l'americano.
 
“Sono davvero incinta...” balbettò Kaori, arrossendo.
 
Saltando di gioia, Miki abbracciò la sua amica e la strinse teneramente, piangendo.

“Sono così felice per voi!” sorrise malgrado le lacrime che le rigavano il viso. “E tu, stai attento, altrimenti avrai a che fare con me!” aggiunse rivolgendosi allo sweeper.
 
“Ma non avevo intenzione di comportarmi male!” disse lui.
 
Dei piagnistei giunsero a interrompere la gioia del momento.
 
“Perché Kaori...perché hai scelto questo stallone da due soldi invece che un bellissimo Apollo americano?!”

Un enorme martello gli arrivò in testa.
 
“Così avrai una buona ragione per piangere!” si seccò Kazue.
 
Lentamente, stringendo con cura la sua piccola Pai Lan, la donna si avvicinò alla coppia e li baciò a turno.

“Congratulazioni! Sono davvero felice per voi!”

Falcon tirò fuori una bottiglia di champagne.
 
“Dobbiamo festeggiare!” esclamò felicemente.
 
“Grazie, amici!” disse Ryo con voce commossa.
 
Mick si avvicinò al suo compare giapponese e con una stretta di mano lo attirò a sé, abbracciandolo.

“Sono contento per te, fratello mio...hai diritto anche tu ad avere la tua parte di felicità!”

Mick si allontanò dal suo amico e si poté intravedere la luce di una lacrima nei suoi occhi, poi si avvicinò a Kaori.
 
“Ah, mia bella Kaori!” sospirò mettendole le mani sulle spalle. “Ce n'è voluto di tempo prima che quel fanatico aprisse gli occhi!” li sorrise.
 
“A chi stai dando del fanatico?!” borbottò Ryo.
 
“Vi auguro tutta la felicità del mondo!” sorrise Mick.
 
Kaori, in punta di piedi, lo baciò sulla guancia.

“Sei gentile!” aggiunse sorridendo.
 
“Non vuoi baciarmi qui?” fece lui, indicandosi le labbra.
 
Ryo intervenne tra i due.

“Non vuoi un bel pugno per rifarti i denti?”

“No, sto bene così!” rise Mick nervosamente. “Ma come sei geloso!” lo derise.
 
“E allora?”

Per tutta la serata, un'atmosfera festosa emanò dal piccolo caffè dove nei giorni a venire si sarebbe sviluppato un legame incrollabile.
 
 
Passarono i mesi e la morfologia di Kaori seguì il suo corso; un ventre arrotondato accentuava la forma generosa dei suoi seni per la gioia del suo partner che non perdeva occasione per stringerla contro di sé per sentire quell'opulenta rotondità, in alternativa a toccarla.
 
Ryo, benché inizialmente confuso, dedicava attenzioni in modo smisurato a Kaori e al loro bambino; partecipava assiduamente ai corsi pre-parto con Kaori senza prestare attenzione al gentil sesso intorno a lui. Si occupava delle faccende domestiche e dei pasti. Desiderando sfruttare appieno la nuova vita che gli veniva offerta e provvedere alla sua famiglia, accettava solo piccoli casi di persone scomparse o extra da Saeko, la quale non aveva altra scelta che pagare in contanti e soprattutto in anticipo. La sera, sdraiati l'uno contro l'altra, Ryo la baciava delicatamente sulle labbra e metteva una mano protettiva sul ventre rotondo che si manifestava con alcuni calci, come una risposta al padre. Era così che ogni sera si rannicchiavano insieme per addormentarsi pacificamente; si annunciava così l'ordinata vita del celebre stallone di Shinjuku.
 
Una notte, Kaori era particolarmente agitata; diverse volte si era alzata per rinfrescarsi e le contrazioni cominciavano a farsi sentire. Pur rimanendo calma, iniziò a fare gli esercizi di respirazione insegnati nelle lezioni di pre-parto, poi il breve dolore si placò e tornò a letto.
 
Alle otto, tuttavia, la giovane donna era sul piede di guerra, perché il sonno non aveva voluto afferrarla; sentì altro dolore, molto più acuto. Si aggrappò al lavandino, respirando affannosamente e sussultando.
 
“Ryo!” urlò.
 
Lo sweeper saltò giù dal letto e corse in bagno dove trovò Kaori piegata in due.
 
“Credo sia il momento!” sorrise lei a fatica, mettendosi una mano sullo stomaco.
 
Ryo la prese tra le braccia e la riportò nella loro stanza per trovare abiti più adatti, poi afferrò una piccola valigia da portare in ospedale che affidò a Kaori. Rapidamente, scese i vari piani dell'edificio e appoggiò con cautela Kaori nell'auto rossa.
 
“Non preoccuparti, andrà tutto bene!” le sorrise sbattendo la portiera e andando accanto a lei.
 
Durante il tragitto, Kaori, aggrappata alla portiera del veicolo, praticava la respirazione che aveva imparato mentre Ryo viaggiava ad alta velocità per le strade di Shinjuku per raggiungere l'ospedale.
 
Fermandosi, parcheggiò di fronte alla struttura e riprese Kaori in braccio.
 
“Mia moglie sta per partorire!” gridò entrando nel complesso ospedaliero.
 
Sorpresa, Kaori interruppe il suo esercizio e fissò amorevolmente l'uomo protettivo, con un largo sorriso che si delineava sulle sue labbra.
 
Un'infermiera e uno stagista accorsero e fecero riporre il suo prezioso carico su una sedia a rotelle; pochi istanti dopo, vennero condotti in sala parto.
 
Mentre stritolava la mano di Ryo che aveva insistito per accompagnarla, Kaori eseguì le raccomandazioni delle ostetriche; con gocce di sudore che colavano dalla fronte di Kaori e un dolore che le sfigurava il viso, Ryo si preoccupò per la sofferenza che la donna stava provando, non potendo fare nulla per alleviarla. Con parole di incoraggiamento e tamponandole il viso con un panno umido, tentò di contribuire a quel doloroso evento; in un'ultima spinta, un infastidito grido infantile echeggiò nella sala parto. Kaori aveva dato alla luce una bambina; l'ostetrica posò la neonata sul ventre della madre.
 
“Ecco una bella bambina!” sorrise. “Come la chiamerete?”

“Beh, in effetti...” balbettò Ryo.
 
“Shan In!” esclamò Kaori, fissando Ryo.
 
Una scintilla di amore infinito brillò negli occhi dello sweeper, che la baciò.
 
“Grazie, Kaori!”

Poco dopo, la giovane madre fu riportata nella sua stanza e tutti i suoi amici erano lì ad accoglierla.
 
“Come stai Kaori?” chiese Miki baciandola sulla fronte.
 
“Sono stanca ma talmente felice”

Ryo, che le teneva la mano, aveva un sorriso beato mentre rispondeva concisamente alle domande degli amici. Un'infermiera bussò leggermente alla porta per portare la neonata dai genitori.
 
“Ecco nostra figlia!” proclamò con orgoglio lo sweeper.
 
Miki e Kazue si misero intorno al lettino con aria gioiosa.
 
“Com'è bella!”

Mick si avvicinò a sua volta e scrutò la piccola.
 
“Si vede che ha preso la bellezza da sua madre!”

“Cosa vorrebbe significare questo!” brontolò Ryo.
 
Miki, soffermandosi sul cartellino col nome, li interrogò:
 
“Come mai questo nome?”

“È una lunga storia!” tagliò corto Ryo, facendo l'occhiolino a Kaori.
 
La bambina iniziò a piagnucolare e Miki la prese in braccio, per poi lasciarla su Kaori, facendola calmare subito. Con un tocco delicato, Kaori accarezzò la guancia rosa della sua piccola e la sua attenzione fu attirata dallo sguardo protettivo di Ryo.
 
“Puoi prenderla se vuoi” gli sorrise.
 
“No, rischio di farla cadere!”

“Non avere paura, so che ti prenderai grande cura di lei...sei suo padre”

Suo padre...quelle parole gli andarono dritte al cuore come se si rendesse conto in quel momento del suo ruolo verso quella bambina, con attenzione dunque la prese e la strinse a sé.
 
“Benvenuta a casa, tesoro!” disse, lasciando un bacio sulla fronte della neonata.
 
Avvertì poi gli sguardi inteneriti dei suoi amici su di sé.
 
“Quando sarà maggiorenne, la porterò in discoteca e rimorchierò tutte le sue amiche, ma spero che non sviluppi il comportamento aggressivo di sua madre!” aggiunse, fissando deliberatamente Kaori. La giovane donna, stanca morta, non tentò nemmeno di replicare, ma con sorpresa di tutti, lo sguardo inorridito di Ryo cadde sulla neonata...un mini-martello si era materializzato tra le sue manine.
 
“No! Tutto ma non questo!” piagnucolò.
 
Un ampio sorrise allargò le labbra di Kaori.
 
“Penso che dovrai comportarti doppiamente bene!”

Mentre la gioia e il buon umore invadevano la stanza, un'infermiera entrò per chiedere ai visitatori di congedarsi in modo da permettere alla madre e alla neonata di riposare.
 
Uno dopo l'altro, gli amici se ne andarono dando un bacio alla mamma e una pacca amichevole sulle spalle del papà. Mentre Ryo la baciava per ritirarsi a sua volta, Kaori lo trattenne per la mano.
 
“Ryo...ho un favore da chiederti”

“Cosa?” le domandò stringendole dolcemente la mano.
 
“Vorrei che il signor Li fosse il padrino di A-Shan. Questo nome l'ho scelto per te ma in origine era quello di sua figlia. È stato buono con me mentre tu eri in coma e sono convinta che sarà un buon tutore per nostra figlia...”

“Come desideri” disse lui, baciandola sulla fronte. “Mi hai dato una famiglia, posso accordarti questo favore”

Uscendo in punta di piedi dalla stanza, le palpebre di Kaori si fecero pesanti e fu vinta dal sonno. Poco dopo, lui raggiunse gli amici che, vista l'ora tarda, si affrettarono a tornare a casa.
 
In un sospiro calmo, lui lasciò l'ospedale; infilandosi le mani in tasca, recuperò il cellulare. Compose un numero e pochi secondi dopo una voce scontrosa rispose:

“Ma non hai visto l'ora, Saeba?”

“Lo so, ma ho una bella notizia da darti”
 
“Vai, sono tutt'orecchi!” sospirò l'interlocutore.
 
“Sono diventato padre di una bellissima bambina...”

“Cosa!! Mi stai prendendo in giro!”

“No e Kaori e io vorremmo che tu fossi il padrino”

“Ne sarei lusingato! Ma come si chiama la mia figlioccia?”

“Shan In!”

“Shan In...”

La voce del vecchio tremò quando pronunciò di nuovo il nome della bambina.
 
“Grazie per questo regalo!”

Mentre Ryo continuava a conversare con l'uomo, l'unica risposta che ricevette furono i singhiozzi incontrollati del vecchio.
 
 
Così, il ciclo si chiuse; i due mondi si erano completamente fusi per formare una bella e grande famiglia.
 
La parte più ironica della storia era che Shan In era nata, un anno dopo, nello stesso giorno dell'incidente che avrebbe potuto costare la vita di Ryo.
 
 
 
 
 
*Scusate, trovo un attimino incoerente che Miki si sorprenda tanto quando la sera prima Ryo ha baciato Kaori davanti a tutti...piccola incongruenza ^^;;

**Non so bene perché l'autrice abbia insistito in più punti a parlare di 10 anni (riferendosi alla relaziona platonica tra R e K), non penso proprio che Ryo e Kaori abbiano trascorso 3 o 4 anni dal matrimonio di Miki e Umi senza avanzare, a meno che non ci si riferisca al primissimo incontro di Ryo e Kaori...ma anche lì la vedo un po' tirata, in fondo Ryo e Kaori in quel frangente hanno interagito per pochissimo tempo. Nelle fanfiction trovo sempre molte licenze poetiche che spesso non corrispondono col canon xD
 
(°)Un ultimo chiarimento: è assolutamente impossibile che Kaori abbia avuto nausee da gravidanza uno/due giorni dopo aver avuto il primo rapporto con Ryo; l'autrice non ha specificato niente ma io darò per scontato che siano passate almeno un paio di settimane...per questo mi sono permessa di aggiungere gli asterischi per dividere i due segmenti.
 
 
Ed eccoci anche alla fine di questa fanfiction ^^ sembrano sempre lunghe e poi puff, si arriva all'ultimo capitolo! Per chi vorrà, a breve posterò anche il sequel della storia :) intanto grazie a chi ha seguito e apprezzato, naturalmente menzione straordinaria a chi ha commentato: Stekao, Little Firestar84, prue halliwell, sfenoide, maryanne1990, Giampins, maisonikkoku78, Kyoko_09, Maggiechan_75, Alice21, Kaory06081987, Dandy81.
 
Grazie e per chi ne avrà voglia, alla prossima!

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