Frammenti di vita

di Aky ivanov
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vado a vivere da solo ***
Capitolo 2: *** Routine irrinunciabile ***
Capitolo 3: *** Halloween in casa Kinomiya - Parte uno ***
Capitolo 4: *** Halloween in casa Kinomiya - Parte due ***



Capitolo 1
*** Vado a vivere da solo ***


~ Vado a vivere da solo ~

 

 

«Per il bene della tua vita non muoverti, non toccarmi, non parlare»

Yuri abbassò il dito imperioso al termine dell’imposizione trattenendo a stento il nervosismo, Boris comodamente disteso sul traballante lettino lo fissò scettico.
«Non lo so Yu, mi sembro eccessivamente libero così…che ne dici, smetto pure di respirare?»
«Ti avevo detto di fare silenzio!»
Boris alzò gli occhi al cielo roteando la manopola del televisore di cinque pollici risalente al dopoguerra, posizionato sulla sedia accanto al comodino. Un colpo ben assestato per stabilizzare l’immagine su un film western, al momento di uno sparo che quasi provocò un infarto all’amico intento a infilare la maglia del pigiama.

«È stato il televisore»

Misera giustificazione per placare Yuri già avvicinatosi alla sponda, le dita artigliate sui suoi fianchi per evitare di compiere un gesto estremo.

«Spegni immediatamente quell’aggeggio infernale! La trappola mortale che tu chiami casa ha già tentato di ucciderci perché ha un contatore risalente al 1960, vorrei tornarci vivo al monastero e se non fosse per la bufera di neve me ne sarei già andato!»

«Quante storie per un po’ di fumo dal forno può succedere, te l’avevo detto che la mia nuova casa ha bisogno di qualche accorgimento sulla sicurezza»

Yuri inspirò a fondo maledicendo il giorno in cui aveva assecondato quel desiderio d’indipendenza.

«Carissimo Boris, tu non mi hai invitato in una casa ma in una stanza di quattro metri quadrati in cui hai un tavolo, due sedie, un microonde che è andato a fuoco incenerendo la cena surgelata che volevi propinarmi, una doccia ed un gabinetto che è proprio accanto al tuo letto» gli occhi azzurri lanciarono saette impedendo ogni possibile rimostranza «Non esiste il riscaldamento, non hai l’acqua calda ma sì, hai un televisore che prende canali di cui probabilmente conosci solo tu l’esistenza»

L’ironia finale tagliante venne totalmente ignorata.

«Dimentichi la cosa più importante, l’affitto costa pochissimo e i tre mesi sono gratuiti!»

«Grazie tante, qui dentro hanno ucciso qualcuno meno di un mese fa!»

«Dettagli, la macchia sul muro nemmeno si vede più»

Yuri si massaggiò le tempie ignorando il grande cerchio irregolare rosso vivo sulla parete dietro al lettino, chiaramente visibile dopo le cinque verniciature di cui aveva parlato Sergej.

Scostò le coperte infilandosi sotto la striminzita coperta su una brandina troppo piccola per due persone, un minimo movimento sbagliato e sarebbe caduto a terra.

Boris soffiò sulla candela – la lampadina si era fulminata – augurando la buona notte.

Yuri diede le spalle al compagno cercando di sistemarsi in una posizione comoda, a pancia in giù sul materasso affondò le mani sotto il cuscino avvertendo un contatto gelido.

Sbarrò gli occhi rizzandosi di scatto, le mani strette sull’oggetto rinvenuto.

«Boris! Perché hai una pistola sotto il cuscino?!»

«Siamo nel quartiere più malfamato di Mosca, la serratura della porta è finta, non funziona, secondo te cosa posso mai farmene? Sparo il primo che si azzarda ad entrare»

«Tu domani torni al monastero»

«Yu no-»

«Ho io la pistola ora, scegli bene la tua risposta»

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Prompt usato: pistola sotto il cuscino

Flashfic dalle 499 parole.

 

Buonasera a tutti! ^^
Ottobre è un brutto mese, ovunque mi volti vedo challenge aperte e questa purtroppo per me ha attirato la mia attenzione, senza obbligo di genere e di pubblicazione giornaliera era perfetta per la mia non costanza. Non so quanti prompt riuscirò a soddisfare, l’intenzione è di mantenermi nell’ambito di una collezione di flashfic ma tutto può variare conoscendomi, per questo inizio col pubblicare il primo capitolo....poi si vedrà xD
Stessa cosa per quanto riguarda i personaggi, non ho ancora ben idea se utilizzerò una cerchia ristretta oppure meno, sarà tutto una continua sorpresa.

Io non dovrei stare a scrivere quando ho storie che vorrei recuperare ç.ç

L’ho già detto che ottobre è un brutto mese?

Un abbraccio a tutti e come sempre, se volete lasciare un commento fatelo pure!

 

Aky

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

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Capitolo 2
*** Routine irrinunciabile ***


~ Routine irrinunciabile ~
 

 

 

La pioggia battente picchiettava sui vetri dalle imposte interne serrate.

Il legno del telaio usurato dal tempo e dall'umidità risentiva della scarsa manutenzione rivelandosi inutile contro gli spifferi gelidi enfatizzati dalle pareti in pietra in quella fredda notte autunnale.

Yuri guardò indifferente l’ennesima scena strappalacrime del film chiedendosi perché si ostinasse sempre a proseguire la visione fino alla fine malgrado lo sdegno, odiava il genere drammatico e non era il solo. Ogni mattino ognuno di loro aveva sempre da ridire sul film della notte precedente ma, nonostante ciò, al termine della giornata lavorativa accettavano comunque la proposta di Ivan ritrovandosi in silenzio davanti al televisore a guardare qualcosa che a nessuno di loro importava, in primis allo stesso organizzatore.

Abbassò lo sguardo sul ragazzo placidamente addormentato sul tappetto nel consueto letto improvvisato dalla serie di coperte, caduto fra le braccia di morfeo dopo i primi minuti e seguito da Boris sbracatosi sul divano senza ritegno tanto da costringere lui in uno spazietto ristretto.

«Siamo solo noi quattro, puoi abbandonare quell’aria perennemente fredda e composta provando a rilassarti»

Mosse il capo verso Sergej seduto in poltrona concentrato sulla lettura di un libro alla penombra dell’abatjour.

 «Solo perché non divento un animale spiaggiato come Boris non vuol dire che non sia rilassato» ribatté pacato accentuando le gambe accavallate e le braccia incrociate, procurandosi il rumore sordo di una pagina voltata come unica risposta.

Proseguì la visione fino al funerale del terzo o quarto personaggio della storia prima di decidersi a spegnere il televisore, come al solito era rimasto l’unico sveglio.

Si alzò lentamente per non svegliare il suo migliore amico bloccandosi a centro stanza alla vista dei tre con un sonoro sospiro rassegnato, non poteva lasciarli in quel modo. Mossosi a tentoni alla fioca luce della lampada raggiunse Sergej a cui sfilò delicatamente il libro dalle mani e gli occhiali da lettura riponendoli sul tavolinetto, adagiandogli accuratamente addosso una delle coperte superflue prelevate dal tappeto.

Soddisfatto si spostò verso Ivan e non poté impedirsi un sorrisetto alle contorte posizioni in cui il più piccolo del gruppo si addormentava scostandosi via le coperte nel sonno, lui non avrebbe mai capito come facesse a trovare comodo in primo luogo dormire senza cuscino. Abbassatosi sul tappeto lo coprì nuovamente appuntandosi di suggergli qualcosa di più pesante da indossare l’indomani.

«Io sarò anche un animale, ma tu sei mamma chioccia fatta persona»

Sobbalzò leggermente alla piatta constatazione girandosi alle spalle, scontrandosi con le iridi blu di Boris perfettamente sveglio e seduto compostamente sul divano.

«Fa freddo, sarebbero congelati»

«Puoi risparmiarti le tue inutili scuse, lo sappiamo tutti che fai così ogni notte» replicò divertito al tenue rossore dell’amico borbottante venendo interrotto da uno sbadiglio «Però concordo, fa freddo, quindi stai zitto e dormi anche tu qui»

Yuri si ritrovò trascinato di peso sul divano, disteso accanto a Boris che gli gettò addosso l’altra metà del plaid bloccandogli ogni possibile via di fuga.

«Non siamo più bambini, starai scomodo»

«Forse, ma tu non starai solo di là»

 

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Prompt usato: Coprirsi con il plaid

Flashfic dalle 500 parole.

 

Un caloroso saluto serale a tutti! ^^
Stamattina mi sono svegliata con un cielo cupo e il rumore della pioggia quindi è colpa loro se sono tornata con un nuovo prompt, mi hanno dato l’ispirazione. xD

 

Incredibilmente sono ancora nelle 500 parole e non posso che festeggiare questo piccolo traguardo, è davvero complicato restare entro tale numero…questa raccolta sta diventando una sfida con me stessa.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto il precedente spezzone, chi lo ha recensito e chi ha inserito questi deliri nei preferiti e vi saluto dandovi appuntamento al prossimo prompt!

 

Aky

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

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Capitolo 3
*** Halloween in casa Kinomiya - Parte uno ***


~ Halloween in casa Kinomiya ~
 

- Parte uno -

 

 

«TRA SETTE GIORNI MORIRAI!»

Yuri indugiò perplesso con le dita sollevate sul touchpad all’urlo spettrale fuoriuscito dalle casse dopo aver accettato la videochiamata. Dinanzi a lui il volto paffuto del campione del mondo era perfettamente riconoscibile nonostante i chili di cera bianca, gli occhi rossi e la cascata di capelli neri.

«Takao, ti senti bene?»

Dall’altra parte dello schermo Takao restò estremamente deluso dalla mancata reazione spaventata dei russi: Yuri gli parlava con la cautela riservata ad un evaso dal sanatorio, Ivan sportosi nel raggio d’azione della camera aveva semplicemente corrugato le sopracciglia con scetticismo e Sergej alle loro spalle sullo sfondo dopo una fugace occhiata era tornato addirittura a cucinare.

Lui aveva impiegato ore per mettere a punto quel travestimento sottoponendosi ad una seduta intensiva di trucco per somigliare in maniere perfetta a Samara e nessuno gli stava dando la soddisfazione di urlare in preda al terrore. Ad eccezione del professor Kappa, il suo amico aveva scagliato in aria il pc spaventato a morte quando era uscito dal bagno, il tutto nonostante fosse a conoscenza dell’identità sotto la maschera.

Suo nonno aveva impiegato mezz’ora per farlo scendere dal tetto.

«Accidenti, siete peggio di Kei! Mi avete smascherato subito!»

«Esce il tuo nickname quando chiami…»

Takao rise imbarazzato al sussurro esterrefatto di Yuri mentre Hilary si schiaffò una mano sulla fronte, probabilmente il russo era intento a chiedersi quanti neuroni fossero rimasti al suo fidanzato e lei non gli poteva dar di certo torto.

«Comunque, vi avevamo chiamato per invitarvi alla festa di Halloween di dopodomani!» se possibile il colorito di Yuri sbiancò ulteriormente alla parola “festa” e all’euforia con cui la disse il giapponese «Abbiamo chiesto il permesso al presidente Daitenji di utilizzare la palestra della nuova sede della BBA e proprio lui si è offerto di pagarvi i biglietti aerei! Stiamo riunendo tutte le squadre, non potete mancare all’appello! Sarà un modo per stare tutti insieme senza la presenza di qualche pazzo con le manie di conquista del mondo, una serata fra amici e al massimo qualche storia di paura»

Ivan appoggiò la parte finale dell’invito pregustando le future espressioni terrorizzate dello stesso Kinomiya ma sfortunatamente per lui, il suo capitano non sembrava essere per nulla incline ad accettare. Yuri continuava a spostare in circolo la freccia del mouse attorno al tasto rosso di chiusura chiamata, indeciso se cliccarci sopra.

Ivan conosceva il motivo, lo conosceva tutta la squadra.

Qualche mese prima Yuri non si sarebbe fatto problemi a troncare la conversazione senza preamboli ma gli eventi del torneo Bega avevano cambiato le cose, da parte loro c’era della riconoscenza verso quel buffo ragazzo e anche il suo capitano dopo il terzo invito declinato doveva aver finito le possibili scuse da rifilare.

Takao restò speranzoso in attesa di risposta affiancato dal faccino sorridente di Max che con le sue frasi americane aveva cominciato a insistere a sua volta scatenando una perseveranza generale. Tutti i Bladebreakers si erano accalcati davanti lo schermo.

«Let's go guys

«Sarà solo per un giorno, potremmo anche approfittarne per qualche scontro amichevole di beyblade» aggiunse Rei guadagnandosi un pollice alzato da Hilary – fuori visuale – per l’ottima tattica adottata.

«Esattamente, Yuri devi assolutamente venire!» il piccoletto dai capelli rossi balzò sulle spalle di Takao e Max urlando verso lo schermo e dopo aver tirato fuori il suo fido beyblade dai jeans quasi lo schiantò contro il portatile «Gaia Dragoon non vede l’ora di una nuova sfida!»

«Daichi scendi immediatamente, mi stai tirando via la parrucca!» sbottò il giapponese scaraventando il ragazzino dall’altra parte della stanza «E non stiamo invitando solo Yuri ma tutti i Neoborg!»

«Che me ne importa degli altri sono delle nullità come te, io voglio affrontare nuovamente Yuri!»

L’inquietante uomo/donna si alzò dando il via ad uno scontro di beyblade, nella palestra del dojo addobbata da stravaganti decorazioni arancioni, inseguito da Hilary incavolata nera che brandiva una scopa mentre la chiamata ancora avviata non la stava più calcolando nessuno.

 

Ivan sorrise malizioso all’indirizzo del suo capitano indicandogli lo schermo e mimando strane e perverse gesticolazioni con le dita procurandosi un’occhiataccia gelida.

«Non ricambi i sentimenti della piccola scimmia? Sei così senza cuore?»

«E tu da quando sei così petulante come Boris?»

«Chi osa nominare il nome di Dio invano?»

Yuri alzò gli occhi al cielo all’ingresso teatrale del suo amico nell’angusto cucinino, rassegnazione rivolta anche agli esasperanti schiamazzi che lo spinsero ad abbassare il volume per non diventare sordo.

Boris indicò interrogativo lo schermo avvicinandosi al trio e ricevendo una mestolata sulle mani da Sergej quando provò a rubare una delle sue ultime invenzioni culinarie.

«Finché non siamo seduti a tavola non si toccano!»

«Giuro che per ripicca prima o poi ti regalerò un grembiulino rosa shocking con tanto di scritta “big mama» bofonchiò massaggiandosi la mano dolorante ed evitando per un soffio un ulteriore colpo inferocito.

«Glielo hai già regalato» commentò piatto Ivanov incrociando le braccia davanti all’email appena ricevuta da Daitenji, senza ottenere la loro conferma il presidente aveva già prenotato i biglietti allegandoli al messaggio «E lo obblighi ad indossarlo ogni qual volta perde ad uno scontro di bey, stessa cosa fa lui con te»

«Oh, giusto, non ti sfugge mai nulla» annuì convinto poggiando le braccia intrecciate sulla testa del suo capitano che emise un basso ringhio scostandolo in malo modo «Ad ogni modo, mi volete dire perché abbiamo dei biglietti aerei prenotati? Ennesimo invito della banda di Kinomiya che sta starnazzando in sottofondo?»

«Esatto, festa di Halloween di dopo domani ma Yuri non vuole far contento il suo amante segreto» Ivan arretrò ridacchiando spostando con sé la sedia allo sguardo ceruleo omicida, aggiungendo con tono sibillino «Il povero Daichi strimpella il suo represso desiderio d’amore senza ottenerne approvazione, forse c’è troppa differenza di età? Non ti giudicheremo Yu, stai tranquillo, ti accetteremo anche come pedofilo»

«Ivan, smettila di dire scemenze»

«Ma quali scemenze, Ivan ha ragione!» esclamò il platinato battendo una poderosa pacca sulla schiena di Yuri che tossì alla ricerca d’ossigeno «Quel piccoletto ha una strana ossessione per te, ricordi il terzo campionato? Nella sua battaglia contro Rick ti ha definito la sua fidanzata, quante risate mi sono fatto in quel momento! Non è che hai fatto davvero qualche intrallazzo con lui e ora non vuoi che venga a galla?» (*)

Yuri sbarrò gli occhi osservando il suo amico per assicurarsi fosse serio, per chi diavolo l’aveva preso?

Con un gesto della mano diede ordine a Sergej che in un cenno del capo obbedì prontamente colpendo a sorpresa con un’energica mestolata la testa di Boris, aprendosi in un sorrisetto soddisfatto solo alla vista della smorfia dolorante.

 

«Ehi, ragazzi ci siete ancora?»

Richiamati da Takao i quattro tornarono a dare la propria attenzione alla presunta Samara ancora più malandata rispetto alla sua prima apparizione, l’abito era stato strappato all’altezza del petto, il nero attorno all’occhio non sembrava più trucco e la parrucca era ricaduta scompostamente sulla testa.

«Ma cosa diavolo saresti?» chiese scettico Boris massaggiandosi la nuca dolorante.

«Samara, mai visto “The Ring”

«No»

«Allora venite dopodomani così possiamo guardarlo tutti insieme!» trillò allegro Takao avvicinandosi poi al microfono del portatile per sussurrare cospiratorio «Non ve l’ho detto prima ma Kei ci terrebbe tanto a vedervi qui, non fa che parlare di voi e di quanto gli manchiate»

«Takao non inventarti le cose!»

Dal fondo della stanza Kei – fino a quel momento rimasto in disparte – innervosito oltremisura si distanziò dalla parete avvicinandosi al moro seguito da Rei, Max e Hilary, tutti addossati un'altra volta vicino alla webcam per evitare una possibile strage. Al contrario di Manabu che pregava in un angolo per la sorte del suo computer.

«Non me ne frega nulla se accettano o meno, nemmeno io ci voglio venire alla festa!»

«Dai su, non fare l’asociale, io e Hilary stiamo organizzando il tutto da due settimane!»

«Celebrare Halloween è una gran perdita di tempo» concluse inacidito il bicolore incrociando le braccia e voltando stizzito la testa dal lato opposto alla sottospecie di fantasma insistente «Figurarsi se io ne voglio perdere con voi e con loro»

«Lo sappiamo che dici così ma infondo ci vuoi bene»

 

In Russia Ivan si scambiò un’occhiata rassegnata con Yuri, chiedendosi se non fossero loro i fantasmi. I ragazzi avevano iniziato a bisticciare sulla questione Hiwatari finendo non si sa come a disquisire dei dolci che Daichi voleva recuperare andando a fare dolcetto o scherzetto in serata, ignorandoli completamente.

«Yu, ma è una parrucca quella che ha Takao?»

«Credo di sì» rispose incerto al piccoletto, la testa inclinata per provare altre angolazioni concludendo con una scrollata di spalle noncurante «A meno che non abbia tagliato i capelli a Kon per metterseli in testa»

«Quello è un desiderio che ho io dalla nostra prima sfida. Dai capitano, andiamo in Giappone così posso farlo!»

«Boris stai cercando di arruffianarmi?»

Allo sguardo d’angelo innocente che rasentava più l’inclinazione demoniaca la baraonda si quietò e Takao ritornò all’attacco più pimpante e speranzoso che mai.

«Allora verrete?»

«No»

«Dai Yuri! Mi hanno già dato buca Lai e Michelle per altri impegni, non potete farlo anche voi…»

Yuri sospirò sconsolato non sapendo se trovare inquietante o petulante il campione del mondo che tentava di fargli gli occhioni dolci con ancora le lenti a contatto indossate ma voltandosi alla sua destra seppe con certezza che la risposta giusta era la seconda. Riteneva più preoccupante il suo migliore amico con la medesima espressione a cui si era aggiunto pure l’assillo di Ivan dall’altro lato e il non proferir parola di Sergej che significava “non parlo perché ti andrei contro”.

«Smettetela di sembrare tutti i bambini, andateci voi se volete ma io non vengo»

 

Hilary alzò le mani tirandosene fuori, gli occhi di Yuri le davano i brividi quando diventavano così taglienti e non ci teneva ad essere una delle vittime della sua furia, aveva già rischiato abbastanza assecondando Takao e la strampalata idea di chiamarli quando in Russia sarebbe stata ora di cena. Credeva che tutti sarebbero stati più malleabile solo perché lo era lui ogni qual volta si parlava di cibo? Roba da pazzi.

Il suo compito era sistemare i futon nella palestra per tutti gli ospiti, ed era una fortuna che alcuni di loro fossero arrivati con preavviso alleggerendole il lavoro perché se avesse voluto aspettare l’aiuto del suo ragazzo sarebbe diventata vecchia.

Ragazzo che ignorava persino i suggerimenti di Max e Rei sul non insistere più del dovuto, doveva ritenersi già soddisfatto di averne persuaso tre su quattro.

«Yuri ma non sarei a mio agio sapendoti lì tutto solo, se non vuoi accettare per far contento me fallo almeno per i tuoi compagni»

Takao non capì bene cosa successe nei secondi successivi.

Ivan scambiò una serie di battute in russo con Yuri che ne sembrò contrariato, probabilmente il più piccolo stava dando manforte alle sue parole e venne aiutato a sorpresa da Sergej che si unì al duo in un modo che gli ricordò tanto nonno Jey durante uno dei suoi rimproveri. I toni si accesero più del dovuto ma non ebbe il tempo di capire se fosse una sua impressione per la durezza della lingua o per una litigata perché Boris tenutosi fuori dal terzetto si sporse verso lo schermo guardando svogliatamente l’orologio.

«Kinomiya non ho tempo da perdere. La festa è dopodomani, giusto?»

«Sì, ma Yuri…non l’ho ancora convinto!» il gruppo russo smise di battibeccare ed in particolare il diretto interessato sbuffò infastidito per quella caparbietà «Ho dovuto insistere ore anche per far venire Andrew e Gianni, per favore non farmi ripetere l’esperienza Yuri! Non c’è davvero nulla che ti possa convincere?»

 

L’interpellato non ebbe modo di rispondere per sé ne riuscì a spostare la massa ingombrante liberando completamente la sua visuale, aveva sperato che essendo in ritardo per il suo appuntamento Boris avrebbe desistito.

Speranza inutile.

«Kinomiya, ci sarà Julia?»

Mollò una ginocchiata alla giuntura del ginocchio di Boris al nome della ragazza non sortendo alcun effetto concreto, la differenza di forza vinceva ancora una volta e nonostante l’attacco alle spalle, il colpo basso peggiore non era di certo suo.

«Mh? Sì, lei e Raul son-»

«Ah perfetto, allora tranquillo che non devi inventarti altro, l’hai appena convinto» lo interruppe il russo indicando il suo capitano con un’alzata di spalle, lanciando l’ennesima occhiata all’orologio conscio di non essersi ancora vestito per uscire.

Hilary si irrigidì lasciando cadere il futon appena trasportato accanto al fidanzato per chiedergli precisazioni sulla disposizione e persino Kei sbarrò gli occhi perdendo parte della sua compostezza tornando a osservare i suoi compagni dell’altro continente, precisamente provando un inusuale moto di compassione per il suo ultimo capitano.

«- sono già qui» terminò incerto Takao quando Boris era ormai scomparso dalla visuale sventolando una mano in segno di saluto.

 

La conclusione della frase non giunse mai alle orecchie di Boris ormai uscito dalla cucina dove rimasero solo Sergej e Ivan, entrambi con una mano premuta sulla fronte non osando guardare e infierire ulteriormente sull’orgoglio del loro capitano.

Yuri deglutì a vuoto impietrito davanti lo schermo non sollevando nemmeno più il petto per respirare, immobile al pari di una statua marmorea nella vana speranza di soffrire d’allucinazioni. A malincuore dovette però ammettere che la sua vista non aveva nessun problema, dall’altra parte del mondo accanto a Takao la ragazza che lo aveva scombussolato nell’anima era apparsa appena era stata chiamata in causa.

Spuntata nello stesso identico momento in cui il suo migliore amico aveva ben pensato di gettare all’aria un segreto che doveva restare tale per il resto della loro vita.

Enunciato in una lingua comprensibile a tutti, chiara anche per lei.

Voleva morire.

Poteva inventare centinaia di combinazioni semantiche diverse per uscire dalla situazione sviando la questione, ma il suo cervello gli aveva detto addio, l’aveva salutato imbarcandosi per mare, inghiottito da un mulinello, finito nelle profondità dell’abisso, divorato da uno squalo…e il solo andare alla deriva nella sua stessa mente indicava chiaramente il suo stato di squilibrio. A quel punto una qualunque parola sarebbe andata bene, pure la più stupida, ma le sue labbra restarono sigillate.

 

Daichi store la bocca in una smorfia per quell’improvviso e insensato silenzio.

«Ebbene? Siete diventati tutti muti?»

«My friend…mi dispiace dirlo ma hai il tatto di un elefante»

«Io? E Boris allora? Vi siete zittiti dopo le sue parole!» il ragazzino incrociò le braccia contrariato, riserbando un’occhiata scettica alle due pozze cerule sbarrate sullo schermo «Nessuno dice niente, Yuri sembra aver visto un fantasma…ma soprattutto, perché sarebbe stata la presenza di Julia a con-»

Daichi si ritrovò privato di ulteriori centimetri d’altezza all’improvviso pungo sulla testa.

«Ochetta ma sei impazzita?!»

«Bertuccia fai silenzio e pensa prima di parlare!»

Rei forzò un sorriso alternando lo sguardo dalla madrilena sorpresa ancora accucciata accanto al computer a Yuri che non dava alcun segno di vita non provando ad abbandonare nemmeno la sua postazione. Sperava soltanto che la sua squadra presente in sala avesse la decenza di non farsi vedere per infliggergli il colpo di grazia.

Per quel poco che conosceva il russo, aveva compreso non fosse molto diverso da Kei quando si parlava di questioni sentimentali e al suo posto non avrebbe di certo voluto che le sue emozioni fossero divulgate e rese di dominio pubblico da terzi.

Yuri però non era l’unico a preoccuparlo, Raul si era rintanato a dondolare in un angolino alla ricerca del suo coraggio da fratello iperprotettivo. Non servivano i mostri o storie dell’orrore per ghiacciare l’atmosfera in perfetto stile Halloween, era bastata un’uscita sbagliata di Boris per creare l’ambiente perfetto.

 

Sergej picchiettò incerto la spalla del suo sventurato amico non ottenendo alcun movimento.

«Yu? Sei ancora vivo?»

Guardò impensierito Ivan che si stava grattando la nuca non sapendo che pesci prendere, si erano aspettati un improvviso scatto da psicopatico e il fatto che non fosse giunto li inquietava maggiormente. Alla prima occasione avrebbe fritto Boris per cena.

«Yuri reagisci un minimo, non puoi stare qui come uno stoccafisso!»

Ne avrebbe fritti due, al primo avrebbe aggiunto pure Ivan e la sua delicatezza disarmante.

«In tutto ciò quindi verrete?»

Probabilmente gli sarebbe servito un pentolone, avrebbe inserito anche Takao tagliandogli personalmente la lingua così da non avere più interruzioni nei momenti meno opportuni. 

 

Hilary colpì sulla nuca il suo fidanzato stringendo le mani al petto per evitare di strangolarlo, aveva dimenticato che erano due gli elefanti della squadra e quasi non urlò per la sorpresa nell’udire finalmente la voce atona di Yuri.

Un tono dall’oltretomba capace di farla rabbrividire.

«Sì Takao, ci vediamo ad Halloween»

Il giapponese abbracciò euforico la madrilena accanto a lui battendo le mani estasiato senza aver colto nulla della precedente tensione, lui era solo felice di aver convinto la squadra più restia di tutte.

«Beato lui che non capisce mai nulla» sussurrò la brunetta osservando il sorriso spaesato comparso sul volto arrossato di Julia che nella migliore delle ipotesi stava ancora fantasticando sul suo glaciale amichetto dell’est.

«Forse è un bene sai?» sorrise affabilmente Rei rispondendo in un altrettanto bisbiglio «Sarà l’unico a non spettegolare e chi meglio di lui può trascinare una conversazione?»

«Sono così felice di averti convinto! Mi raccomando, vi aspetto!» proseguì il moretto incurante dei timori altrui.

«Certamente» il capitano della Neoborg continuò a tener fisso lo sguardo gelido sullo schermo alzandosi con movimenti lenti dalla sedia «Ora scusami, ho una commissione da sbrigare»

Hilary ammirò silenziosamente quell’elegante uscita di scena, al posto di Yuri non solo sarebbe diventata interamente della stessa tonalità dei suoi capelli – lui aveva assunto solo un leggero colorito porpora sugli zigomi – ma avrebbe balbettato come un’idiota per mettere due frasi insieme e sarebbe scappata via alla prima occasione utile.

Di certo non sarebbe rimasta a parlare con quella tranquillità, tantomeno con la fonte del suo disagio presente davanti a lei. Si chiedeva soltanto quali commissioni avesse da fare, in Russia dovevano essere ormai passate le venti e dubitava vi fossero ancora negozi aperti.

 

La gioia di Takao non riuscì a coinvolgere in egual modo i due russi ancora visibili nella webcam che non accennavano a rispondere. Ivan con occhi vacui stava osservando la tovaglia apparecchiata strattonando la manica dell’amico in leggera apprensione.

«Ser…non vorrei allarmarti ma Yuri è uscito con un coltello»

 

In Giappone l’ultima cosa che videro prima del segnale d’interruzione chiamata fu lo scatto di Sergej degno di un maratoneta. Quell’anno il film horror sarebbe stato superfluo, avrebbero avuto una testimonianza in prima persona.

 

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Prompt usato: Celebrare Halloween è una gran perdita di tempo

Oneshot dalle 3057 parole.

 

Buongiorno gente! ^^

(*) Sto alludendo alla puntata 24 di G-Revolution, precisamente al momento prima della sfida di Daichi VS Rick quando i due discutono sull’arrivare in finale.
Vi allego lo spezzone in questione xD


La storia sarebbe dovuta rientrare nella raccolta di flashfic ma come avrete notato, all’interno non ha nulla di flash, quindi ho dovuto modificare le caratteristiche della storia… sorpresi? Io non molto, sapevo che la gioia delle 500 parole non sarebbe durata a lungo ç.ç

Dovevo pur metterlo qualcosa a tema con ottobre nei prompt della challenge e a tal proposito ringrazio Beatris Hiwatari, senza la sua storia di Halloween probabilmente nemmeno mi sarebbe partito l’interesse per questa festa XD

Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire/preferire/ricordare questa raccolta ma soprattutto a leggerla e recensirla!
Ci vediamo al prossimo prompt (se ho il tempo di scriverlo ç.ç)

 

Aky

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

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Capitolo 4
*** Halloween in casa Kinomiya - Parte due ***


~ Halloween in casa Kinomiya ~

- Parte due -

 

Boris imboccò velocemente le scale del condominio in cui lui e il resto della squadra vivevano stabilmente da un anno a quella parte saltando i gradini tre alla volta. Una chiazza d’acqua nel punto sbagliato e il piede adagiato male completarono il quadro facendolo rotolare giù per tutta la rampa.

Le imprecazioni rimbombarono animatamente nell’androne ad ogni singolo spigolo marmoreo conficcato nelle costole finché lo strappo alla spalla e una ringhiera afferrata al volo non lo salvarono dal finire dritto contro il muro del pianerottolo.

Rialzatosi frettolosamente riprese a correre incitato dal suo stesso istinto di sopravvivenza che gli intimava di non fermarsi. Con un balzò oltrepassò gli ultimi due gradini fuggendo in strada, lasciandosi alle spalle la vetrata del portone incrinata ed una probabile cifra salata richiesta dall’amministratore condominiale.

Fottiti tu e quell’osceno vetro antico!

Lui nemmeno era sicuro di arrivarci all’indomani.

L’ora non era eccessivamente tarda ma nel fioco nevischio di fine ottobre neppure la più tardiva delle persone rincasava. Erano tutte già rinchiuse nel caldo e accogliente confort familiare abbandonandolo tutto solo in mezzo ad una strada deserta, a correre per la vita, con un pazzo alle calcagna.

«Kuznestov!»

Cognome? Quello non era un buon segno.

«Ehi Yuri! Corsetta pre-cena anche tu?»

Boris voltandosi indietro abbozzò un sorrisetto continuando a correre lungo la riva del Moscova, deciso a non rallentare nemmeno per un’istante. Yuri aveva delle gambe fin troppo allenate, una specie di ninja in incognito sbucato fuori da un qualche telefilm giapponese. Saltava sui cassonetti, prendeva strade parallele camminando sulle ringhiere e schivava le palle di neve che gli lanciava contro per rallentarlo senza mai perdere il contatto visivo con i suoi occhi.

Al triplo salto mortale carpiato con avvitamento giù da una delle gru di un cantiere sul quale non l’aveva nemmeno visto salire, Boris iniziò a provare un briciolo di paura.

Questo mi ammazza.

«Io ti uccido!»

Appunto.

«Che diavolo ne potevo sapere io che la spagnola sarebbe stata a casa Kinomiya?!»
Accelerò svoltando in una delle stradine secondarie sulla sinistra tra assi lignee fracide e gatti randagi saltati via al suo passaggio, incespicando sul terreno alla fioca luce dei lampioni distanti. Una volta giunto sulla strada principale adocchiò l’insegna sbilenca del minimarket ancora aperto ricordandosi a malapena le buone maniere al suo ingresso. Sfrecciò risoluto oltre le casse, diretto agli scaffali labirintici con la speranza di far perdere le sue tracce. Era giunto in un luogo pubblico. Yuri si sarebbe trattenuto.

«Non puoi sfuggirmi, lo sai vero?»

Boris si asciugò la fronte imperlata di sudore alla voce del capitano ridotta a sussurro inquietante. Yuri non si vedeva da nessuna parte nel reperto in cui si era nascosto eppure il pericoloso ragazzo gli risultava fin troppo vicino, quasi a portata d’orecchio. Dopo aver ripreso fiato scivolò cautamente dietro il bancone dei surgelati, sporgendosi quel tanto per osservare il corridoio di fronte totalmente deserto. Lentamente, per non stridere le suole bagnate sul pavimento lucido, mosse un passo semi accovacciato in terra guardando circospetto a destra e sinistra. Solo quando fu certo di poter proseguire indisturbato si rialzò totalmente.

«Vai da qualche parte?»

Boris sbarrò gli occhi al gelido contatto sul collo.

Il coltello da cucina appartenente al servizio di posate da quattro soldi comprato per la loro casa era puntato sulla gola e la punta ricurva premeva contro la pelle. Ridusse al minimo anche il solo deglutire intimorito dalla glaciale minaccia e dall’arma innocentemente brandita alle sue spalle. Doveva riacquistare il sangue freddo ed elaborare una via di fuga.

Una mossa che gli permettesse di uscire indenne. 

Era affezionato alla propria giugulare.

«Yuri…non ti sembra di star esagerando?»

«No»

Il colpo di tosse di circostanza fermò il leggiadro movimento della lama pronta a stringere amicizia con la sua arteria preferita.

«Scusate ragazzi, io dovrei chiudere. Potreste gentilmente finire i vostri acquisti?»

Boris sollevò un sopracciglio squadrando il nonnetto appoggiato al bastone da passeggio, più basso di lui di buoni trenta centimetri con un sorriso calmo e tranquillo sul volto rugoso.

Ma lo hai visto che mi sta puntando un coltello alla gola?!

Il proprietario li fissava in attesa sorreggendosi la schiena dolorante, noncurante di essere il possibile testimone di un altrettanto possibile omicidio. Come se non vi fosse nulla di anormale nell’incontrare due adolescenti disfatti nel negozio, di cui uno armato e sul procinto di uccidere l’altro.

Boris giunse alla conclusione che gli occhiali a fondo di bottiglia avevano una gradazione sicuramente sbagliata.

«Non devo acquistare nulla. Non vede in che posizione mi trovo?!»

Le rughe sulla fronte dell’uomo divennero più pronunciate e il volto rachitico raggiunse indagatore il suo sempre più perplesso, talmente vicino da fargli intravedere attraverso le spesse lenti due occhietti grigi spalancarsi.

Lo vede ora? C’è un coltello!

Il bastone batté istantaneamente sul pavimento facendogli prendere un mezzo infarto.

Il vecchio iniziò ad agitarlo come un’asta da majorette passandolo da una mano all’altra, assumendo ridicole posizioni inesistenti di una qualche arte marziale orientale fino a posizionarsi infine con una delle ginocchia sollevata davanti a lui.  
Nel riflesso sul distributore di bibite Boris poté vedere lo stesso barlume sconcertato attraversare il volto di Yuri agli svariati gesti nonsense.

«Via, teppisti! Fuori dal mio negozio!» il piede cominciò a scalciare il vuoto colpito da un tic nervoso accompagnato dai lunghi baffi ondeggianti «Altrimenti sarò costretto ad utilizzare la mia mossa segreta!»

Ma che caz

«Lei lo sa che non è Jackie Chan, vero?»

Boris evitò per un soffio il colpo rotante del vecchio scaraventatosi contro di lui ed approfittò del momento di distrazione per rovesciare lo scaffale pieno di snack addosso al suo capitano. L’acciaio gelido della lama vagante gli sfiorò il collo spingendolo a correre a perdifiato verso l’uscita.

Di nuovo in strada non ci volle molto prima che i passi frettolosi tornassero presenti alle sue spalle.

Al diavolo Kinomiya e le sue feste!

Il cellulare con un ultimo segnale sonoro gli disse addio senza fargli terminare la composizione del numero per le emergenze, spegnendosi nonostante la batteria carica.

A corto di fiato e con i nomi del calendario ormai esauriti afferrò il palo di un lampione dandosi lo slancio per curvare a destra in direzione della zona periferica, oltrepassando con i polmoni sotto sforzo un ladro intento a scassinare la serratura di un’auto. Per un frangente pensò di unirsi al malvivente per ottenere una macchina che avrebbe semplificato la sua fuga ma la voce incazzosa di Yuri fece fuggire a gambe levate persino l’esperto criminale.

Ma…era Vorkov?

«Smettila di correre come un codardo e affrontami!»

«Sì, certo. Così mi pianti il coltello nella gola!»

«Lo farò comunque!»

Una moto gli sfrecciò davanti bloccandogli l’avanzata davanti la porta di una donna intenta a portar fuori la spazzatura. Boris si scostò le ciocche sudaticce dalla fronte aprendosi nel più affabile dei sorrisi in completo affanno. L’effetto sortito fu il contrario. Senza ascoltare la richiesta di aiuto la signora gli sbatté in faccia la porta lasciandolo a boccheggiare con la mano sollevata.

«Maledetta zitella, aiutami!»

Boris urlò incavolato verso la persiana dietro la quale la donna si era nascosta ma fu costretto ben presto a riprendere la maratona senza fine nelle solitarie vie di Mosca, afflitto dalla stanchezza e dai crampi della fame per una cena mai assaporata.

«Kuznestov!»

«Oh, fanculo Yuri!» le scarpe slittarono sulla neve facendogli perdere momentaneamente l’equilibrio «Se te la fossi portata a letto come ti avevo suggerito di fare a quest’ora non staresti correndo come un disadattato insieme al sottoscritto!»

Boris accelerò con il cuore in gola alla cassetta delle lettere sradicata via con un calcio, consapevole di essersi appena condannato ad una morte piena di dolore. Yuri dopo l’ultima frecciatina non gli avrebbe concesso alcuna grazia, l’avrebbe torturato in modi persino peggiori di quelli sperimentati fra le grinfie di Vorkov. 

Maledetta Fernandez!

Al suo passaggio da corridore esperto un bambino di soli tre anni, seduto sulla ringhiera di un appartamento al terzo piano, lo salutò sornione ondeggiando allegro la manina.

Cosa diavolo ridi moccioso?!

Imprecò tra sé attraversando la strada col semaforo senza nemmeno guardare.

Ma…aspetta…

I passi rallentarono nel bel mezzo dell’attraversamento pedonale.

Cosa ci faceva un moccioso su una ringhiera?

Sopraffatto dallo spirito coscienzioso si voltò indietro finendo per essere travolto dalla furia rossa gettatasi su di lui. Trascinato nella sudicia fanghiglia sull’asfalto rotolò per diversi metri affrontando una lotta al predominio vinta infine dall’indemoniato dai folli occhi azzurri iniettati di sangue. Yuri issatosi cavalcioni sopra di lui sogghignò vittorioso inchiodandogli le braccia sul terreno, bloccandogli ogni muscolo con aria superba ostentata nella lingua famelica passata tra le labbra.

Boris inghiottì a vuoto non riconoscendo la forza sovrumana.

Yuri ha sempre avuto quei denti?

La bocca piegata in un ghigno maniacale mostrò una fila di denti bianchissimi abbelliti dai canini superiori sporgenti. Lunghi e affilati, simili a delle zanne splendenti sotto i raggi della luna piena. Boris dovette battere gli occhi un paio di volte per realizzare di non star sognando né nella vista, né nell’udito al basso ringhio gutturale proveniente dal suo capitano.

«Yuri?»

La sua chiamata apprensiva non fu minimamente calcolata dal volto niveo pian piano ricoperto da una massiccia quantità di peli rossicci apparsi anche sul resto del corpo latteo. La bistrattata felpa grigia insudiciata di terra e neve terminò la sua esistenza agli squarci aperti nel petto e sulle braccia, soccombendo alla portentosa crescita muscolare.

«Ok, bello scherzo lo ammetto!» provò a ridere ma la mano premuta improvvisamente sullo sterno glielo impedì accrescendo la sua ansia «Ti ha aiutato Ivan? L’ho sempre detto che non ha un cazzo da fare quel ragazzo…però, bella trovata il lupo mannaro. Ti si addice!»

Due orecchie canine spuntarono sulla testa vibrando su e giù al soffio del vento e un fragoroso ululato proruppe nell’aria verso la luna argentea, seguito da altri latrati lontani.

«Chi l’avrebbe mai detto, hai più amici a quattro zampe che umani!»

Boris ridacchiò senza allegria alla sua stessa battuta con il vago presentimento di non essere vittima di uno scherzo, ma troppo razionale per ammettere l’esistenza di creature sovrannaturali. Il suo amico era sempre stato abbastanza particolare, una volta aveva persino deciso di allevare un cucciolo di lupo portandolo in casa. Certo, aveva trovato strano il morboso attaccamento per il sacco di pulci e il fatto che l’avesse addirittura buttato fuori dalla camera per avere il lupo sempre con sé, ma da lì a pensarlo come un licantropo…era assurdo.

«Tu parli troppo, muori!»

Le fauci della bestia si spalcarono grondando chili di bava sulla sua giacca prima di richiudersi con uno scatto sulla spalla. Avvertì i denti affondare nella giacca penetrando la pelle e contrariamente a tutta le sue supposizioni si ritrovò a urlare e scalciare per il dolore cercando di scacciare il suo pseudo amico.

La scia cremisi colò via dalle zanne nella vista appannata.
Yuri sollevò il muso impregnato di sangue quasi del tutto invisibile nel manto se non per il pungente odore ferroso penetrato nelle narici. La lingua lo raccolse strisciando vogliosa sul ghigno distorto, sempre più ingorda, sempre più implacabile verso la sua vendetta.

Boris colpito dall’attacco di tosse serrò le palpebre placando lo sfarfallio fastidioso mentre l’amarognolo sapore di ruggine risalito lungo la gola gorgogliava per uscire. La spalla dilaniata bruciava al sol contatto con l’aria e nell’ovattata percezione si ritrovò a chiedersi sempre più confuso come un errore l’avesse portato a quel punto. In tutte le sue visioni di dipartita non aveva mai pensato di lasciare le penne per mano del suo migliore amico.

«Addio, Boris»

 

Pling.

 

Il sangue picchiettò sull’asfalto segnalando la sua fine in una strana ma accogliente melodia che lo stava accompagnando all’altro mondo.

 

Pling.

 

Lento e costante, un suono così familiare.

 

Pling.

 

 

Pling.

 

 

Bip.

 

 

Bip?

 

Boris credette di essere ritornato al post sbornia del suo compleanno di diciotto anni. La testa vorticava a velocità inaudite nel buio dell’incoscienza combattendo il suo desiderio di sollevare le palpebre. Con uno sforzò riuscì ad aprire gli occhi in un confuso e distorto ambiente bianco disseminato di macchie colorate e il fastidioso suono ancora in sottofondo.

Sono morto?

«Boris?»

Oscillò la testa al pari di una zattera alla deriva battendo più volte le palpebre all’ammasso violaceo nel suo campo visivo finché non mise a fuoco lo strampalato color melanzana.

«Ivan?»

«Oh, meno male ti sei svegliato!»

Sulla destra, al lato opposto del nanetto annuente, si inserì il volto preoccupato di Sergej che gli batté pacatamente una pacca sulla spalla confermandogli di non essere su una zozza strada ma in un letto, attorniato dai suoi compagni.

Dov’è il lupo?

«Dove…sono?»

Boris sollevò a fatica il braccio tastando la fronte fasciata pervaso da dolori in ogni parte del corpo, tranne che nella spalla contusa. L’unico suo ricordo si discostava nettamente dalla posizione delle bende e dalla tranquillità dei suoi due amici.

«Sei in ospedale e sono le quattro del mattino, abbiamo insistito per restare» Sergej l’aiutò nell’impacciato tentativo di mettersi seduto oltre che nel riempire il vuoto dei suoi ricordi «Non ricordi nulla? Dopo la chiamata con i Bladebreakers sei caduto giù per le scale e hai battuto la testa contro uno spigolo di marmo. La ferita non smetteva di sanguinare e tu non riprendevi i sensi, quindi abbiamo dovuto portarti qui»

«Ho battuto la testa?»

«Sì, perché qualcuno ha perso fin troppo il controllo»

Boris seguì la traiettoria dello sguardo di rimprovero registrando di fronte a sé la terza persona presente nella stanza. Yuri a braccia incrociate all’insinuazione aveva serrato le labbra contrariato continuando a guardarlo di sottecchi, apparentemente concentrato sul panorama notturno esterno. Fermo e imperturbabile a una discreta distanza sociale dal suo letto, in un atteggiamento molto più simile a Hiwatari.

Nel silenzio surreale Ivan tossicchiò squadrando tutti loro eloquentemente.

Sergej si piazzò davanti Yuri accennando con gesti del capo per nulla discreti verso il letto ottenendo un verso stizzito e la faccia voltata dalla parte opposta, nello sciatto tentativo di mostrare interesse alle deserte strade di Mosca. Boris si ritrovò a seguire la lotta come spettatore di una partita di pingpong a ritmo con l’elettrocardiogramma, la pallina immaginaria saltellava impazzita tra l’amico biondo spostatosi da una parte all’altra per cercare un confronto faccia a faccia e il collo di Yuri ormai dotato di vita propria.   

«Ho capito, vado a chiamare un’infermiera» sbottò esasperato Sergej attirando finalmente l’attenzione la completa attenzione del capitano che lo fulminò all’istante «Ivan, vieni con me!»

«Ma…Ok! Ok! Arrivo!»

Rimasti da soli in stanza, Boris si grattò le bende a disagio rivivendo lo strampalato sogno ai denti di Yuri digrignati in direzione della porta. Per un attimo pensò di vederlo balzare sul letto pronto a sbranarlo ma Yuri si limitò a puntargli addosso le sue iridi glaciali restando completamente rigido in disparte.

La fredda luce al neon tremolò ed il ronzio intermittente riempì l’asettica stanza facendogli desiderare di non aver mai aperto bocca davanti quel computer. Yuri aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato con lui, quella mezza confessione gliel’aveva estorta con la forza promettendo di non divulgarla per poi spiattellarla proprio alla ragazza.

Era pronto ad affrontare la furia del suo amico, ben più feroce di un lupo mannaro immaginario ma tutto quello che ricevette fu dopo molta riluttanza un’occhiata laterale contrita e uno sbuffo scocciato.

«Come ti senti?»

Il solito Yuri.

«Sto bene, almeno qui non risulto sbranato»

Boris ricadde contro lo schienale ridacchiando leggermente al sopracciglio rosso inarcato, lasciando trasparire con grande probabilità il messaggio totalmente opposto. Yuri inconsciamente aveva gettato un occhio alla porta indeciso se andare a cercare un’infermiera a propria volta o restare lì ad assecondarlo, ma il sol fatto che fosse ancora lì senza provare ad ucciderlo significava solo una cosa.

Yuri l’aveva già perdonato.

Minimizzò il tutto scuotendo la testa, perso nell’osservazione dell’oscillante tubicino della flebo. Era certo di non avere alcun problema celebrale nonostante la botta alla testa, anche se il suo sogno suggeriva un uso eccessivo di sostanze stupefacenti. Quella notte – o più precisamente nell’imminente mattino – avrebbe potuto anche raccontare a Yuri le strampalate associazioni della sua mente, prima di allora però, aveva un’altra cosa da fare.

«Yuri, ascolta…mi dispiace?»

Gli occhi azzurri si assottigliarono pericolosamente riacquistando tutta la rabbia precedentemente perduta e persino il tono controllato lasciò il passo ad un atteggiamento insofferente.

«Me lo stai domandando o ti stai scusando?»

Poche erano le cose detestate da Boris, l’atteggiamento da capetto dispotico era tra quelle. Yuri aveva l’abilità di far diventare un ordine pure la più innocente delle domande, acido e saccente alla perenne ricerca di avere l’ultima parola in ogni occasione. Non si trattava di pura impressione, la posa imperiosa a braccia conserte aveva quello scopo.

«La seconda»

«Non ho capito»

Boris grugnì infastidito alla velata soddisfazione calata sul volto pallido, era diventato la preda del maledetto lupo predatore. Yuri gongolava ostentando la sua superiorità. Nonostante la maschera imperturbabile era impossibile non notare il luccichio sadico dei suoi occhi e il sorrisetto appena accennato stampato sulla faccia.

Fanculo.

«Mi dispiace»

Ripeté le sue scuse sputando contrariato ogni singola sillaba neanche avesse fra le labbra un limone e tutta la sua reticenza servì solo ad aumentare l’appagamento malato. Yuri sogghignava sfacciato con il sorrisetto da schiaffi non provando nemmeno a nascondere il suo divertimento, facendogli provare l’irrefrenabile voglia di sfilare l’ago dal braccio per infilarlo in posti spiacevoli.

«Perfetto, scuse accettate»

«No, dille anche tu»

«Cosa?»

«Le due paroline magiche»

 

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Prompt usato: Trasformarsi in un lupo mannaro

One shot dalle 2884 parole.

 

Salve a tutti, io e le strane idee per i prompt siamo tornati >.>
Ho ritrovato la lista dei prompt inseriti nella challenge e con essa si è risvegliata la fantasia. Lo so, questa è una raccolta di one shot ma questa storia può essere letta sia come la continuazione di quella precedente che come storia a sé.

Beatris Hiwatari mi ha messo la pulce nell’orecchio con la sua recensione (sì, colpa tua! >.<) e ho voluto dotare la precedente storia di un mini seguito. Anche se… lei non credo si riferisse a questo con la sua proposta xD

 

Ringrazio tutti coloro che continuano a leggerla, chi la ha recensita e chi ha inserito questi deliri tra i preferiti/ricordati/seguiti. Vi saluto dandovi appuntamento al prossimo prompt!

Una terza e ultima parte?....Chi lo sa.

 

Aky

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

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