La Bambina del Cielo

di LadySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 - prima parte ***
Capitolo 12: *** 11 - seconda parte ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 - prima parte ***
Capitolo 28: *** 26 - seconda parte ***
Capitolo 29: *** 27 ***
Capitolo 30: *** 28 ***
Capitolo 31: *** 29 ***
Capitolo 32: *** 30 ***
Capitolo 33: *** 31 ***
Capitolo 34: *** 32 ***
Capitolo 35: *** 33 ***
Capitolo 36: *** 34 ***
Capitolo 37: *** 35 ***
Capitolo 38: *** 36 ***
Capitolo 39: *** 37 ***
Capitolo 40: *** 38 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Galassia.
Alderaan.
Il piccolo pianeta se ne stava tranquillo al suo posto.
La sua superficie era ricoperta da una lussureggiante vegetazione, il mercato era fiorente, e le popolazioni vivevano in pace.
Leia Skywalker capo del consiglio e suo marito Han Solo lo sceriffo, vivevano in uno dei villaggi nella regione dei laghi, nell'armonia e la tranquillità che un villaggio piccolo come il loro offriva.
Gli abitanti si conoscevano tutti fra di loro, e la maggiore preoccupazione dello sceriffo, erano gli screzi fra una bancarella e l'altra, o i presunti capi di bestiame mancanti, e cose del genere. Niente a che vedere con la sua vita precedente.
Eh si, tempi tranquilli per il temerario Han Solo, che in gioventù era stato un contrabbandiere galattico, e nelle sue numerose e mirabolanti avventure, ne aveva passate di ogni tipo, accumulando una qual certa esperienza in fughe miracolose, senza considerare che aveva perso il conto di quante volte era riuscito a scampare a morte certa, spesso non sapendo nemmeno lui come. Ma l'avventura più bella e pericolosa della sua vita iniziò quando aveva incontrato quella guerriera su Alderaan che gli aveva rapito il cuore.
Era atterrato li per nascondersi dall'ennesima banda di pirati spaziali a cui doveva dei soldi, pensando che fosse un posto tranquillo.
Invece si ritrovò nel bel mezzo di una guerra civile fra le popolazioni locali, e creduto un nemico venne catturato, legato come un insaccato, e portato al cospetto del loro leader.
Il povero Han, si stava già preparando psicologicamente ad incontrare un uomo grosso, peloso e decisamente poco cordiale, che nei migliore dei casi lo avrebbe ucciso sedutastante, mentre nel peggiore lo avrebbe dato in pasto a chissà quale sadico che lo avrebbe torturato.
Questa volta era decisamente nei guai.
Ma quando lo scaricarono a terra, peggio di un sacco di patate, quello che vide lo lasciò stupito.
Una giovanissima Leia Skywalker stava in piedi davanti a lui, con la sua pelle chiara, i suoi lunghi capelli castani ondulati e morbidi che ricadevano fino ai fianchi, e due occhi color del cioccolato fuso, dolci e penetranti fino all'anima.
E quello sguardo lo aveva incantato, completamente catturato, lo aveva convinto a fare l'ultima cosa che pensava che avrebbe fatto: offrire il suo aiuto nella guerra... in cambio della sua liberazione ovviamente. Gentiluomo si, fesso proprio no.
Questo non solo gli avrebbe risparmiato qualsiasi tipo di detenzione avessero da quelle parti, ma avrebbe anche avuto la possibilità di sfoggiare tutte le sue abilità con la bella condottiera.
La ragazza accettò l'offerta di quel contrabbandiere solamente perché aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile, visto che a suo fratello era stata negata la possibilità di correre in suo aiuto... maledetti Jedi e il loro credo! Ma quella situazione non le piaceva affatto: era arrogante, insolente insopportabile e indisponente, ma aveva un qual certo talento con le donne, quello che ti fa sbuffare ad ogni battuta, ma che non vedi l'ora di sentire quella dopo... questo Leia dovette riconoscerglielo.
E stranamente, tempo due giorni e tutte le ragazze della divisione non facevano altro che fargli gli occhi dolci, e mille moine anche se lui non sembrava dargli molta importanza. Ma nonostante tutto, in un modo o nell'altro finiva per avercelo sempre fra i piedi.
All'inizio era anche divertente averlo intorno, solo per il gusto di smontare ogni suo tentativo di fare colpo, e ridacchiare ogni volta che lo vedeva tentare di districarsi dal folto gruppo femminile che lo seguiva ovunque.
Ma con il passare dei giorni, la cosa iniziava ad infastidirla.
E una sera dovette ammettere a se stessa che l'affascinante briccone le piaceva molto più di quello che si sarebbe aspettata... ma avrebbe atteso la fine della guerra per dichiarargli che contraccambiava i suoi sentimenti, cosicché lui avrebbe dovuto mantenere la sua parola fino in fondo e aiutarli a vincere.
E così fu, mantenne la promessa, l'affascinante Han.
Ma nonostante tutto non riusciva a sentirsi completamene realizzato.
Quando la guerra finì, durante i lunghi festeggiamenti ci furono poche occasioni per i due di passare qualche minuto da soli: lui era uno degli eroi della guerra, sempre in mezzo a qualche brindisi o attorniato da persone che volevano sentire i suoi mirabolanti racconti; l'altra era la vera vincitrice della guerra, colei che aveva ideato il piano vincente, e veniva portata in trionfo per tutto il pianeta.
Quando l'euforia passò, e tutti cominciarono a smaltire le sbronze per tornare alla vita normale e iniziare a rimboccarsi le maniche, Han fu dichiarato libero.
Libero di partire e andare dove voleva, aveva rispettato gli accordi, e loro stavano facendo lo stesso. Il povero contrabbandiere, non avendo avuto nessun sentore da Leia, iniziò a preparare le sue cose e con il cuore spezzato guardava la sua nave, cercando di trovare un briciolo di forza per salirci, decollare e non voltarsi indietro.
Ma appena imboccata la rampa, invece di salire sulla sua nave e volare via, una scarica di coraggio lo invase, girò sui talloni,
andò dritto da Leia e la baciò!
La ragazza, che era nella piazza insieme agli altri per salutarlo, anche lei con il cuore a pezzi per non essere riuscita a dichiararsi prima, rimase dapprima stupita dal gesto dell'uomo, ma quel bacio fu come una magia, che aveva risanato il suo cuore, rimettendo ogni pezzo al suo posto, e ricambiò il bacio con la stessa intensità.
E mentre la folla intorno a loro esplose in uno scrosciante applauso, Han disse che non aveva alcuna intenzione di partire, ma che voleva restare su quel pianeta con lei per tutta la vita.
La guerra che era appena terminata, aveva rinforzato in ognuno degli abitanti il desiderio di una vita normale, che scorresse tranquilla e pacifica.
Ma serviva qualcuno di deciso e forte che prendesse le redini della situazione per governare il pianeta, e chi meglio del leader della movimento ribelle?
Dopotutto il Primo Consigliere, Anakin Skywalker e sua moglie Padmè, i genitori di Leia, erano stati assassinati, ed era per questo che era iniziata la guerra civile. Ed ora che la sua famiglia era stata vendicata, tutti credevano che avrebbe preso il posto di suo padre.
Tuttavia, al contrario delle previsioni, viste le nozze imminenti, Leia, si disse onorata dell'opportunità e della fiducia che gli erano state date, ma con gentilezza rifiutò l'offerta, decidendo che da quel momento in poi si sarebbe dedicata ad una vita tranquilla, a fare la moglie e mettere su famiglia con il suo amato Han, lasciando che altri con più esperienza e più praticità nel mondo della politica guidassero il loro pianeta e mantenessero la pace.
Da quel giorno la loro vita era trascorsa calma e serena.
Dopo le nozze avevano dato una mano a ricostruire i villaggi distrutti, e con il passare dei mesi decisero di rimanere in uno di quelli per iniziare ufficialmente la loro vita insieme, con il desiderio di un figlio.
E così, la loro unica vera preoccupazione in tutti quegli anni era stato un giovanotto ormai dodicenne, con dei bellissimi riccioli neri, profondissimi occhi scuri, e una certa attitudine per i guai!
Ben, il loro unico figlio, era una ragazzo pieno di vita e appassionato di volo e navicelle... passione ereditata da Han, naturalmente. Dal momento in cui aveva iniziato a muovere i primi passi, non perdeva occasione di sgattaiolare nella nave del padre di nascosto. Saliva a bordo ed esplorava i corridoi e tutti gli anfratti più nascosti, approfittando del fatto che fosse piccolo e minuto... suscitando la preoccupazione dei genitori che non trovandolo più, iniziavano a cercarlo per ore intere, per poi alla fine vederlo sbucare da questo o quel pannello del Millenium Falcon. Ma il posto preferito del piccolo Ben era il posto da pilota di suo padre.
Gli piaceva da matti arrampicarsi su quella grande sedia girevole, mettersi seduto con le spalle allo schienale ed i piedini che a malapena arrivavano al bordo, ed osservare tutti quei pulsanti, quelle leve, quelle lucine luminose, e sognare di essere lui un giorno a pilotare quella meraviglia e vivere mille avventure in giro per lo spazio.
La prima volta che Han e Leia lo avevano trovato li, il piccolo Ben non aveva ancora compiuto due anni: i due si scambiarono un'occhiata di intesa e rimasero per qualche momento a guardarlo giocare a pilotare, incapaci di distogliere lo sguardo. Fu quel giorno che capirono quale strada avrebbe intrapreso loro figlio... era ancora così piccolo ma sembrava avere le idee molto chiare. Con il passare del tempo, il giovane Ben mostrò anche una certa predisposizione per i lavoretti meccanici, e così Han gli aveva insegnato come pilotare il Falcon, e come riparare ogni singolo punto, gli aveva svelato tutti i trucchi per portare al massimo la navicella, mentre gli raccontava come quella o quell'altra mossa, gli avessero permesso di salvarsi la vita parecchie volte.
Ma oltre a suo padre, il ragazzo aveva anche qualcun altro con cui condividere questa passione.
Il migliore amico di Ben, si chiamava Poe Deameron, figlio del capitano della divisione aerea.
I due ragazzini erano cresciuti insieme come fratelli. Si erano incontrati all'asilo ed avevano subito fatto amicizia, per non separarsi mai più.
Stesse scuole, stesse classi, compagni di banco, sempre insieme... anche nei guai!
Condividendo la passione per la corsa e il volo, avevano passato infiniti pomeriggi nel garage a casa di Poe, a costruire due speeder, con cui avevano iniziato a sfidarsi, oppure ad aiutare Han ha fare le riparazioni sul Falcon.
Impensabile ovviamente stabilire quante volte erano caduti facendosi delle cicatrici su gomiti e ginocchia che loro portavano come cicatrici di guerra con orgoglio, e quanti infarti avevano rischiato i loro genitori. Ma era più forte di loro.
Quando si trattava di volare o correre l'adrenalina scorreva a mille nelle loro vene e non c'era modo di trattenerli.
Ma Ben aveva anche qualcosa in comune con sua madre, una cosa speciale che condividevano solo loro. Leia e suo fratello gemello Luke avevano un dono particolare chiamato Forza che permetteva loro di fare cose fuori dal comune.
Questo dono lo avevano ereditato dal padre, che al decimo compleanno del figlio aveva deciso di mandare Luke all'accademia per Jedi, affinché ricevesse un'istruzione completa anche sotto quel punto di vista, data la sua attitudine per il combattimento. Leia invece sin da piccola aveva dimostrato una indole più pacata e un'ottima parlantina, così i genitori l'avevano instradata verso la via della politica, facendole frequentare le scuole per diplomatici, mentre suo padre in persona le avrebbe fornito una base di addestramento nella Forza, ritenendolo fondamentale.
Già da piccolo, Ben aveva mostrato di possedere la Forza, e di essere molto potente. Ma invece di fargli seguire le orme dello zio e del nonno prima di lui, la madre aveva chiesto a suo fratello di addestrare Ben a casa, in maniera privata, così da non doverlo obbligare a scegliere una via o quell'altra. In questo modo il suo bambino avrebbe seguito entrambe le strade: quella della forza e quella che lo avrebbe portato all'accademia di volo. E con il passare del tempo il giovane Ben dimostrò di eccellere in entrambi i campi con la soddisfazione di tutta la famiglia.
Nella tranquillità della loro vita, in quello che sembrava essere un pomeriggio come tanti, il giovane ricciolino aveva appena concluso una sessione di addestramento con suo zio, ma sulla via del ritorno invece di andare dritto a casa a fare i compiti fece una deviazione verso casa del suo migliore amico.
Mollato zaino e borsone nel garage, i due ragazzi avevano preso i loro speeder e si erano sfidati all'ennesima gara di velocità.
Il percorso era sempre quello: lungo i pendii delle colline, fino al palazzo del consiglio e ritorno al garage di Poe.
Partiti a tutto gas, sfrecciarono per il vialetto di casa Deameron, buttandosi per un breve tratto sulla strada principale, per poi svoltare in una delle vie traverse, dritti verso la campagna, tagliando prati e campi, tenendosi testa, alternandosi sempre di un millimetro, ruota a ruota.
Arrivarono alle colline, scendendo salendo e saltando tra i picchi, senza risparmiarsi.
Ma nel cielo rosso del tramonto, un bagliore illuminò improvvisamente la zona, mentre una scia di fuoco che correva in picchiata verso il terreno, apparve nel cielo. Questa corse velocissima verso la collina successiva, provocando un forte boato e una nuvola di terra e fumo all'impatto.
I due ragazzi alla vista del bagliore avevano interrotto la loro corsa con una brusca frenata. Rimasero qualche secondo ad osservare la scia di fumo che iniziava ad alzarsi dal luogo dello schianto, e scambiandosi uno sguardo di assenso, riaccesero gli speeder e corsero seguendo la direzione della nuvola di fumo e fuoco che cresceva sempre più densa e fitta dal terreno.
Arrivati in prossimità dell'impatto lasciarono a terra i mezzi di trasporto, e cauti seguirono la scia di erba e terreno bruciati mentre si avvicinavano al bordo: davanti a loro un grande cratere si estendeva ai loro piedi.
Fra le fiamme e il fumo, un guscio di salvataggio stava al centro di quell'enorme buca.


NdA:
Ciao a tutti!
Benvenuti in questo piccolo esperimento!
Allora, siccome ho mille idee su questa storia, 
ma non so quale scegliere, ho deciso
che a scegliere sarete voi!!
Esatto! Ci saranno dei punti nella storia, in cui 
in questo angolo vi proporrò due alternative,
e voi dovrete farmi sapere tramite le recensioni 
(basta anche un semplice commento che mi arriva 
in forma privata) la vostra scelta. 
Quando avrò ricevuto un numero sufficente di 
voti, andrò avanti

Vediamo cosa viene fuori. Pronti a giocare con me? 
Alla prossima!! :)
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Ben e Poe si guardarono per un istante incerti su cosa fare: andare ad esplorare quel cratere e correre il rischio di essere aggrediti da qualsiasi cosa ci fosse li dentro... oppure restare li e chiamare i soccorsi. Dopo un secondo tutti e due avevano già scelto quale delle due opzioni mettere in atto. Ma proprio quando stavano per fare il primo passo giù per il cratere, il bracciale di Ben iniziò a squillare.
< Ben, tesoro stai bene? > chiese la voce preoccupatissima di Leia
< Si mamma stiamo bene > rispose il ragazzo portandosi il polso davanti alla bocca.
< Cos'è successo?? Abbiamo sentito un boato tremendo... >
< Forse è meglio che venite a vedere voi stessi... e mandate una squadra di soccorso... qui è tutto in fiamme. >
< Va bene, stiamo arrivando, ma voi NON TOCCATE NIENTE! Sono stata chiara? >
< Si signora! > risposero i due in coro, e la conversazione si chiuse.
Così i due ragazzotti rimasero a fissare quel cratere in fiamme, e quella piccola stanzetta volante, chiedendosi chi o cosa ci fosse li dentro.
Pochi minuti più tardi, mentre una squadra di soccorso corse subito sul posto iniziando a domare le fiamme, Leia Han e i genitori di Poe andarono diritti dai loro figli per assicurarsi che stessero bene e si fecero raccontare quello che avevano visto.
Appurato che entrambi stavano bene, gli adulti si sporsero ad osservare il cratere... un guscio di salvataggio, e del Primo Ordine per giunta, il sistema di governo tirannico e totalitario che spadroneggiava nella galassia, guidati dal potente leader supremo Snoke, un essere malvagio, corrotto dal potere e dal lato oscuro della forza.
Che cosa ci faceva quel coso sul loro pianeta? Che fosse stato mandato a posta?
Che fosse stato abbattuto per sbaglio?
Quando i soccorsi ebbero finito di spegnere il fuoco, Leia Han e il capitano si avvicinarono al guscio, seguiti dai loro figli incuranti delle raccomandazioni e incapaci di trattenere la loro curiosità.
Scesi nella grande buca, piccole colonne di fumo si alzavano dal terreno incandescente, mentre la squadra di soccorso stava finendo di forzare l'apertura del guscio.
Tra il fumo e la cenere, quando il portellone si aprì, il corpo di una bambina di cinque, forse sei anni al massimo, giaceva priva di sensi sul sedile.
Era magra, denutrita, capelli raccolti in tre codini arruffati e scompigliati, la pelle pallida e piena di graffi e lividi. Han si avvicinò lentamente alla piccola per assicurarsi che fosse viva, mentre il capitano teneva i due ragazzi dietro di se, la moglie poco distante. Quando lo sceriffo diede la conferma che la bambina respirava anche se a fatica e percepiva un debolissimo battito, Leia fece spazio alla squadra medica che con cautela la caricò sul lettino mobile per trasportarla d'urgenza alla base medica.
< Han, io vado con loro, tu porta i ragazzi a casa e... di a Luke di venire da me... >
< Che cos'hai in mente? > le chiese il marito.
< Non ne sono sicura ma.... ho bisogno di lui. >
< Va bene. Forza giovanotti lo spettacolo è finito, muoversi. > disse Han prendendo i due per le spalle e guidandoli fuori dal cratere. < Andate a recuperare i vostri bolidi e poi dritto a casa Ben! > disse l'uomo puntando il dito verso il figlio, lanciandogli quello sguardo che non ammette repliche.
< Si papà! >
< Tranquillo Han, ci pensiamo noi > disse il capitano allo sceriffo.
< Ti ringrazio. A dopo >
E mentre i due ragazzini sfrecciavano via, seguiti dal capitano e la moglie, Han si incamminò per una delle colline, dietro la quale, verso la costa, c'era una piccola casetta in legno.
In quella casa appartata viveva Luke Skywalker, fratello gemello di Leia.
Luke e sua sorella erano sensibili alla Forza, l'energia che manteneva in equilibrio tutto l'universo. Attraverso la loro sensibilità potevano usare la forza, maneggiarla, attingervi per combattere e difendersi. E Luke era un maestro in questo.
Lui era un Jedi, aveva seguito un rigido addestramento da ragazzo presso l'accademia Jedi che suo padre aveva frequentato prima di lui, ma quando scoppiò la guerra sul suo pianeta ed era pronto per tornare e dare man forte a sua sorella, i suoi maestri gli vietarono di partire: la vendetta non era un sentimento contemplato da un Jedi.
Questa sete di sangue per coloro che avevano ucciso la sua famiglia lo avrebbe portato al lato oscuro. Se avesse perpetrato nel suo intento avrebbe deluso moltissimo suo padre che lo aveva affidato a loro nella speranza che diventasse un grande maestro Jedi.
Così il povero Luke diede la notizia alla sorella, che sulle prime se la prese parecchio, ma poi comprese che se non era riuscito a scappare da quel luogo, qualcosa più grande di lui era in ballo laggiù, e quindi lo perdonò promettendogli che si sarebbero sentiti appena vinta la guerra.
E così fu.
Parecchi mesi più tardi, all'accademia Jedi arrivò la notizia che la guerra civile su Aldeeran era stata vinta dallo schieramento di Leia, e che la sua famiglia era stata vendicata. Dopotutto Leia aveva ereditato le doti politiche e da stratega della madre e Luke era sempre stato certo di come si sarebbero evolute le cose.
Dopo un paio di settimane da quella bella notizia Luke venne ufficialmente nominato maestro e gli venne offerto un posto nell'alto consiglio dei Jedi.
Ma lui con rispetto e devozione declinò l'offerta, perché la notte prima aveva avuto una visione, su qualcuno che sarebbe arrivato sul suo pianeta, qualcuno molto forte, che avrebbe necessitato del suo aiuto.
I Jedi erano sempre stati molto attenti alle profezie, e una volta udita la visione del giovane maestro, i membri del consiglio gli concessero il permesso di partire e tornare al suo pianeta natale e addestrare questo essere così potente.
Il ritorno di Luke fu accolto con una grande festa, e giusto in tempo per le nozze di sua sorella che ebbero luogo poche settimane più tardi.
Quando poi Leia era rimasta incinta aveva sentito la forza potente in suo nipote, e decise che lo avrebbe addestrato, credendo che fosse lui quello di cui parlava la sua visione, e così aveva fatto in tutti quegli anni.
Per diversità di carattere e punti di vista, Luke e Han non erano mai stati legati da una profonda amicizia. Erano tutti parte della famiglia, ma c'era sempre quella piccola linea di separazione fra loro. Del resto Han era un uomo d'azione, un uomo del fare, mentre lui era più mistico, dedito alla meditazione. Però non erano mai mancati ne il rispetto ne la fiducia reciproche. Sapevano di poter contare sempre l'uno sull'altro se ce ne fosse stato bisogno.
Appena dopo la nascita di Ben, il maestro Jedi aveva preferito trasferirsi in una piccola casetta sulla costa, per godersi la sua tranquillità.
Quel giorno, nel momento in cui Luke aveva sentito la presenza del cognato approcciarsi seppe già che non portava nulla di buono.
< Han >
< Ciao Luke... ehm. Come... come stai? >
< In piedi. Cosa ti porta qui? >
< Mi manda tua sorella... c'è qualcosa, o... o meglio qualcuno che vorrebbe che vedessi... > disse l'uomo incerto. Suo cognato l'aveva sempre messo un po' in soggezione con quell'aria mistica, di chi ha sempre ragione. Non sapeva mai come doveva comportarsi in sua presenza.
< Ti riferisci a chiunque sia arrivato con quello schianto? >
< Si, beh nel guscio di salvataggio abbiamo trovato solo una bambina... >
L'uomo ci pensò qualche momento. Nell'istante in cui aveva visto quella scia di fuoco nel cielo aveva avvertito uno strano movimento nella forza, come non lo aveva mai sentito. Qualcosa di grave era successo, e qualcuno potente nella forza era arrivato sul loro pianeta... ma una bambina?? Che avesse mal interpretato la visione di anni prima e non era suo nipote l'essere potente che doveva addestrare?
Eppure il ragazzo aveva una Forza pari a quella di nessuno... e in ogni caso lo avrebbe addestrato lo stesso, ma che si fosse sbagliato? O c'era qualcos'altro che non aveva considerato...? Doveva andare a controllare, il segnale nella forza era chiaro.
< Dove si trova? >
< Nella base medica con Leia. >
< Riferisci a mia sorella che sarò li domattina presto. > disse visibilmente perso nei suoi pensieri, poi si voltò ed entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Han rimase interdetto solo per un attimo, “ciao anche a te” disse alla porta chiusa, per poi incamminarsi verso casa.
Appena entrato dalla porta vide suo figlio venirgli incontro. Aveva l'aria stranamente preoccupata.
< Ciao papà >
< Ben, stai bene figliolo? >
< Si, è solo che... ho avuto una strana sensazione quando ho visto quella bambina... come sta?? >
< In che senso? >
< Ho sentito che era triste.... >
< L'hai sentito in quel senso?? >
< Si, tramite la forza, era come se tutta la sua tristezza ce l'avessi dentro anche io >
< Lo sai che di queste cose devi parlarne con tua madre, o con tuo zio, ma una cosa è certa: quella ragazzina ne ha passate un bel po'. Adesso è al sicuro comunque, i medici se ne prenderanno cura, tua madre è li con lei, e tuo zio Luke andrà da lei domani. >
< Davvero?? Posso andare anche io papà? >
< Beh, non vedo cosa ci sia di male. Domani pomeriggio, quando uscirai da scuola potrai andare a trovarla. >
 < Ma io volevo andare quando c'era zio Luke... sono curioso! >
< No Ben, tuo zio non vuole gente in giro in queste situazioni, e poi non puoi saltare la scuola... i tuo voti sono già abbastanza precari. E ora vai a lavarti le mani. > disse l'uomo mentre il droide C3-PO annunciava che la cena era pronta.
Padre e figlio mangiarono continuando a parlare dei fatti accaduti quella sera, e poi si ritirarono ognuno nella propria stanza. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Leia intanto era seduta accanto al lettino dove la piccola riposava.
Erano stati eseguiti tutti i test standard, e il quadro era agghiacciante: era disidratata e malnutrita, decisamente sottopeso e troppo debole, ma c'era dell'altro.
Oltre i graffi e i lividi riportati nell'impatto, c'erano ecchimosi più vecchie, in zone in cui non avrebbero dovuto trovarsi, nell'interno coscia e nell'interno del sedere, oltre che alcune fratture su braccia e gambe, dovuti probabilmente a ripetute percosse.
Leia era sconvolta... come si poteva fare del male ad una creatura così piccola ed innocente. Poi le venne in mente da chi stava scappando, e una serie di domande sorsero spontanee.
Sapeva che il Primo Ordine rapiva bambini dai villaggi per addestrarli e infoltire le loro truppe, quindi gli servivano sani ed in forma, quindi perché lei era ridotta in quelle condizioni? E poi come aveva fatto a fuggire su un guscio di salvataggio? Che fossero qui nelle vicinanze? O ci è stata portata? Oppure è stato un caso che sia atterrata qui perché magari avevano cercato di distruggere il guscio?
Doveva vederci chiaro in tutta quella storia.
In più c'era anche quella sensazione che la piccola fosse sensibile alla forza... lei non era abbastanza esperta, non come suo fratello almeno. A tal proposito si chiese se suo marito fosse riuscito a mettersi in contatto con Luke, dato che non aveva ancora ricevuto notizie. Guardò l'orario, e uscì dalla stanza cercando di non fare rumore per chiamarlo.
< Han mi ricevi? >
< Leia... >
< Stavi dormendo caro? Mi spiace di averti svegliato tesoro >
< Oh cavolo, scusami se non ti ho chiamato prima... >
< Non ti preoccupare >
< Allora? Com'è la situazione? Come sta la bambina? >
< Non bene... ha subito delle violenze orrende. Ma ora sta dormendo. >
< E tu come stai? >
< Un po' sconvolta ma sto bene. Sei riuscito a contattare Luke? >
< Si, sono andato a casa sua. All'inizio era un po' riluttante, ma alla fine ha detto che verrà domani mattina presto. >
< Molto bene, grazie caro. Ben è a casa? >
< Si, abbiamo cenato e ora è in camera sua. Ha detto che domani vuole venire a trovare la bambina. Dice di aver sentito la sua tristezza quando l'abbiamo tirata fuori >
< Davvero? Ti ha detto altro? >
< Dice che era come se la tristezza della bambina la sentisse dentro di se, ma gli ho detto che di questa cosa doveva parlarne con te o con tuo fratello domani. >
< Si, se ha sentito qualcosa anche lui, allora non mi sono sbagliata. Forse farli incontrare non è una brutta idea. Beh, salutalo da parte mia e fate i bravi voi due. > disse lei dolcemente. < Ci rivediamo domani mattina. >
< Buonanotte tesoro >
< Buonanotte amore >
Chiusero la chiamata e Leia tornò nella stanza a sedersi accanto al letto.
Vide che il viso della piccola era corrucciato da una smorfia di dolore, e d'istinto le poggiò una mano sulla fronte, ma la bambina al contatto si svegliò di colpo iniziando ad ansimare, poi vide che qualcuno le stava accanto, e iniziò a gridare e dimenarsi.
Leia non si aspettava una reazione così violenta da parte della bimba, doveva essere proprio spaventata, così le afferrò i polsi talmente sottili che stavano in una mano sola, mentre con l'altra le accarezzava la testa.
< Va tutto bene, sei al sicuro! Nessuno ti farà del male, stai tranquilla, sei al sicuro! > le ripeté la donna, finché quella non smise di dimenarsi tentando si sfuggire alla presa della donna sui suoi polsi, e di gridare, tranquillizzandosi.
Si guardarono fisse negli occhi per qualche istante, e finalmente tutto tornò calmo.
Leia lasciò lentamente i polsi della bambina e questa li adagiò lungo i fianchi.
< Come ti senti? > chiese Leia
< Mi fa male dappertutto... > biascicò la bimba con una vocina sottile e acuta < dove sono? Che posto è? >
< Stai tranquilla, sei nella base medica del mio villaggio, dove i dottori si stanno prendendo cura di te. Nessuno ti farà del male qui. Sei al sicuro. Come ti chiami? >
< Rey. Avete trovato la mia mamma e il mio papà?? > chiese con gli occhi che iniziavano a velarsi di lacrime.
< Tesoro, quando ti abbiamo trovata eri da sola... nel guscio di salvataggio c'eri solo tu... >
< Sono morti vero?? > chiese scoppiando a piangere.
< Non lo sappiamo Rey. Potrebbero essere vivi! Magari sono rimasti nel posto da cui sei partita. O sono scappati anche loro da un'altra parte e ti staranno già cercando. Ricordi da dove vieni? >
< Io vivevo su una nave... molto grossa... con la mia mamma e il mio papà. >
< E cosa facevi sulla nave? >
< Lavoravo con la sarta, cucivo i buchi nei vestiti, aiutavo la mamma con le pulizie... >
< E poi cos'altro? >
< Alcune volte, mente dormivo, il padrone veniva a prendermi e mi portava nella sua stanza... diceva che voleva farmi dormire con lui... ma mi faceva tanto male, e non riuscivo mai a dormire, piangevo e basta... lo faceva anche con la mamma... > raccontò la piccola con lo sguardo perso e vuoto di chi non è consapevole di quello che stava succedendo.
< Va bene tesoro, ho capito. Ma ora non ti devi preoccupare, è tutto finito! Andrà tutto bene. Adesso riposati, domani il dottore ti visiterà e tornerai come nuova! >
< Così poi cerchiamo mamma e papà? >
< Certo, faremo di tutto per trovare i tuoi genitori, te lo prometto! Ora dormi. > e dandole un bacio sulla fronte, Leia uscì dalla camera.
Chi poteva essere quel mostro schifoso infame che trattava in quel modo una bambina così piccola... e sua madre... e il padre sicuramente sarà stato costretto a sopportare in silenzio, pena la morte. Che odio! Che schifo!
Che palle... Leia detestava queste situazioni, purtroppo sapeva bene come funzionava la galassia al di fuori del loro villaggio, e una parte di lei sarebbe voluta partire, e combattere insieme ai gruppi di insorti... ma il suo pianeta era piccolo, e dopo la guerra nessuno voleva più saperne... e come dargli torto?
Pensieri a parte, il resto della notte passò tranquillo, e di mattino presto, il medico andò a visitare la bambina. Disse che avrebbero dovuto tenerla in osservazione per
almeno una settimana, ma che pian piano si sarebbe ristabilita completamente.
Dopo le visite del mattino arrivò Luke.
< Luke, fratello mio >
< Leia, come stai? >
< Un po' stanca, tutta questa situazione mi sta scombussolando un po' >
< Lo posso capire. Allora come mai mi hai convocato qui? >
< Beh, immagino avrai sentito dello schianto di ieri... >
< Si, ne sono al corrente. Han mi ha detto che avete trovato solo una bambina.... >
< Si, è piccola e le sue condizioni non sono molto buone, ma appena l'ho vista ho avuto una chiara sensazione nella Forza. E anche Ben ha avvertito qualcosa. Ha detto che ha avvertito la sua tristezza. >
< Capisco, fammela vedere >
I due gemelli entrarono nella stanza e il Jedi osservò attentamente la bambina che lo guardava non propriamente sicura.
< Rey, voglio presentarti mio fratello Luke. Luke, questa è Rey. >
< Ciao Rey > disse il maestro Jedi
< Ciao > lo salutò di rimando lei sempre ancora un po' incerta.
< Mi hanno detto che sei una bambina speciale... è vero? Che sai fare delle cose particolari... >
La bambina era colpita dalle parole di quell'uomo.
Luke dal momento che era entrato nella stanza aveva sentito la forza scorrere potente in quella bimba. Aveva con facilità letto la sua mente, e aveva visto solo una parte degli orrori che la vita le aveva riservato. Ma doveva testarla, capire quanto ne fosse consapevole e a che livelli fosse.
Rey, vedendo che quell'uomo la stava guardando fisso, parlò.
< A volte mi capita di far volare gli oggetti quando sono molto arrabbiata o spaventata... e quando la mamma o il papà mi abbracciano posso sentire se sono felici o tristi... è normale?? >
< Per le persone speciali si. Anche io e Leia siamo come te sai? >
La bimba volse lo sguardo verso Leia, che sorridendole annuì in conferma.
< Davvero?? >
Luke si avvicinò, e senza distogliere lo sguardo da lei fece fluttuare il flacone del sapone dal fondo della stanza direttamente fra le mani della piccola che, incredula e stupita, afferrò l'oggetto mentre un gran sorriso si apriva sul suo faccino.
< Posso farlo anche io? >
< Se vuoi imparare le vie della forza io posso insegnarti, ma dovrai applicarti con serietà ed impegno, la forza non è un gioco. Ma se usata nel giusto modo la forza può essere una potente amica... > disse l'uomo facendole l'occhiolino e un sorriso.
< Lo farò, lo pometto! > gridò la piccola entusiasta.
< Con calma Rey, ogni cosa a suo tempo. Prima devi guarire e rimetterti del tutto, per l'addestramento ci sarà tempo > intervenne Leia.
Luke salutò la bambina e i gemelli lasciarono la stanza.


NdA
Ciao a tutti!
Allora siamo giunti al primo bivio di questa storia,
il che significa che ora tocca a voi scegliere.
"Secondo voi Luke, cosa ha percepito in Rey?"
Opzione A: la Forza scorre potente in lei, al pari di quella di Ben. La cosa resta confusa.
Opzione B: qualcosa di oscuro e terribile collegato alla sua Forza. Potenziale pericolo
Fatemi sapere quale via volete che prenda la storia! 
Vi ricordo che serve un certo numero di voti per poter prendere una decisione, e che potete votare
sia includendolo nella recensione (se vi va di farmi sapere cosa ne pensate), sia scrivendo semplicemente il voto 
che non sarà visibile nelle recensioni, ma mi arriva come messaggio privato! 
Alla prossima! :)

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Capitolo 4
*** 4 ***


NdA
Allora, il popolo si è espresso!
Avete scelto l'opzione A.
Ecco quindi come prosegue la storia!
Buona lettura.

Una volta nel corridoio Leia interrogò il fratello
< Allora che ne pensi? >
< La bambina è senza dubbio sensibile alla forza... scorre potente in lei. Non percepivo nulla del genere dalla nascita di Ben. Ma l'alone di mistero che la circonda mi preoccupa. Dobbiamo assolutamente scoprire chi è e da dove proviene... >
< Pensi di poterla istruire? Dopotutto è soltanto una bambina... >
< La addestrerò nelle vie della forza, nel lato chiaro. Se risponderà bene ai miei insegnamenti, potremmo anche avere i due guerrieri più forti della galassia, ma dobbiamo stare comunque molto attenti. Tanto potere attirerà sicuramente il Lato Oscuro sia su di lei che su Ben. Avrà bisogno di un luogo tranquillo in cui crescere, e degli amici che la tengano felice. Non dovrà mai restare sola troppo a lungo.... ne ha passate troppe. >
< Va bene, ci occuperemo tutti di lei. Ah, un'altra cosa: reputi saggio che lei e Ben stringano amicizia? >
< Direi di si. L'alchimia e la fiducia reciproca fra compagni garantisce un ambiente armonioso in cui apprendere il Lato Chiaro della Forza. Se saranno amici, potranno guardarsi meglio le spalle in futuro. >
< Molto bene, grazie Luke. >
< Abbi cura di te sorella >
I due fratelli si abbracciarono e Luke se ne andò.
Leia tornata nella stanza, disse alla piccola che ora doveva tornare a casa anche lei, ma che sarebbe tornata nel pomeriggio a trovarla.
Rey all'inizio non era molto convinta di volersi separare da lei, ma alla fine la lasciò andare, quando arrivò Lauren, una giovane infermiera.
Lauren era l'infermiera addetta alla sua stanza, ed era lei a occuparsi delle medicazioni della bambina e di portarle da mangiare. Quando entrò nella stanza e vide che la piccola iniziava ad agitarsi iniziò ad intrattenerla con mille storielle, permettendo a Leia di andarsene tranquillamente. All'ora di pranzo poi mise davanti a Rey un vassoio con un piatto di pastina e una piccola bistecca con qualche verdura accanto: la bambina fece una strana espressione, ammettendo che non aveva mai mangiato quelle cose. Così la ragazza, la invogliò a mangiare le cose nuove dicendole che erano buone, e che l'avrebbero rimessa in forze, e le raccontò di quando anche lei era piccola e la sua mamma le cucinava queste cose.
Le due entrarono subito in sintonia.
Quel pomeriggio, mentre Rey e Lauren stavano facendo un gioco per distrarre la piccola dall'ago infilato nel suo braccio, entrarono Leia Han e Ben.
< Leia! > la accolse la piccola vedendola entrare.
< Ciao Rey, come stai? >
< Meglio! Ho mangiato tante cose nuove oggi, erano buonissime!> rispose la bimba piena di entusiasmo.
< È stata bravissima durante le terapie oggi, e a pranzo ha divorato tutto! > spiegò Lauren alla famiglia mentre faceva una carezza sulla testa di Rey
< Molto bene. Rey voglio presentarti Han, mio marito, e Ben mio figlio. > disse Leia indicando i due accanto a lei.
< Ciao scricciolo > le disse Han facendole l'occhiolino, ottenendo una risatina in cambio. < Ti ricordi di me? >
La bambina lo guardò un momento
< Tu mi hai tirato fuori... >
< Esatto. Stai meglio oggi? >
< Si grazie > rispose lei sempre sorridente a quell'uomo così gentile.
< Ciao Rey. > le disse poi Ben, e in quel momento, quando i loro sguardi si incontrarono successe qualcosa. Un movimento profondo avvenne nella forza, talmente forte che fu avvertibile da madre e figlio.... perfino dallo zio a chilometri di distanza.
Leia pensò che doveva essere successo a causa di tante persone sensibili alla forza in una stanza così piccola, ma in realtà era molto più di quello, ma nessuno poteva sospettare di che cosa si trattasse in realtà.
Nel frattempo Lauren aveva delicatamente rimosso l'ago dal braccio della piccola e la stava disinfettando. < Bene Rey per oggi abbiamo finito con le punture. >
< Finalmente... > rispose lei mentre guardava l'ennesimo buchino rosso sul suo braccio con aria stanca e triste.
< Ma sei stata bravissima! Oh ma... Ben, che cosa nascondi dietro la schiena? > chiese l'infermiera al giovanotto. E subito l'attenzione della piccola venne attirata sul braccio di Ben, curvo dietro la schiena.
< È una sorpresa per Rey... la vuoi vedere? >
Gli occhi della bimba si illuminarono subito.
< Allora noi usciamo un momento, torniamo subito... > disse Lauren, senza che nessuno dei due piccoli le desse ascolto.
Così i tre adulti uscirono, per informarsi sui risultati dei test fatti quella mattina, mentre i due ragazzi iniziavano a conoscersi.
< Chiudi gli occhi... > iniziò il ragazzo.
Ma quando vide la bimba essere restia alla sua richiesta capì che poteva averle riportato alla mente brutti momenti, e la tranquillizzò subito. < Stai tranquilla, non voglio farti del male, solo farti una sorpresa, e se la guardi subito non è più una sorpresa. Se vuoi ti aiuto io... > disse. Poi si mise seduto accanto alla piccola, le passò un braccio attorno alle spalle e le coprì leggermente gli occhi con una mano, senza precluderle totalmente la vista.
Sentì le dita sottili e piccole di Rey aggrapparsi alla sua mano, e uno strano calore lo invase.
Poi portò l'altra mano davanti a lei, reggendo la sua sorpresa.
< Sei pronta? > chiese, e la bimba annuì. < Bene, allora, questa è per te > disse Ben mentre le liberava la vista davanti alla bambola a forma di sirena che teneva nell'altra mano.
< Per me? Davvero?? Grazie! >
< Sai che cos'è? > chiese lui, e vide la piccola fare no con la testa < è una sirena, una creatura magica che vive nelle profondità del mare. Dicono che il loro canto attiri tutti quelli che viaggiano nelle loro acque, cantano come degli angeli, e vivono in un enorme castello fatto d'oro sul fondo dell'oceano. >
< Wow!! Quante cose che sai!! > chiese Rey
< Le ho imparate a scuola >
< Quanti anni hai Ben? >
< Ho dodici anni. > disse lui fiero < e tu quanti ne hai? >
La bimba si guardò le dita delle mani e poi mimò il numero 5 < Così! >
< Hai cinque anni, sei grande allora. > disse il ragazzo, provocando un sorriso nella bambina. < La mamma mi ha detto che sei una bimba speciale... > continuò lui.
< Si, lo ha detto anche quel signore buffo... >
< Mio zio Luke! Si lui è un po' strano, ma è molto saggio e sa un sacco di cose! Vedrai che ci divertiremo! >
< Anche tu sei speciale come me? >
< Si, e ci alleneremo insieme appena sarai guarita! Faremo un sacco di cose fichissime! Ti insegnerò tutti i trucchetti che conosco! > disse il ragazzo entusiasta all'idea di avere finalmente qualcuno con cui condividere quella faccenda della forza.
Anche se era piccola e femmina, a Ben non dispiaceva.
L'aveva presa in simpatia, come un fratello maggiore desideroso di proteggerla... anche se non ne capiva ancora bene il perché, dato che l'aveva appena conosciuta.
< Non vedo l'ora! Ben, siamo amici adesso? > chiese la piccola a bruciapelo.
< Certo che siamo amici! E appena sarai uscita da qui, ti porto a conoscere gli altri, così avrai tanti amici e giocheremo tutti insieme! > le rispose lui sorridendole.
Rey, che non aveva mai avuto amici prima d'ora, al solo pensiero di averne così tanti tutti insieme non riuscì a contenere le risate dalla gioia, e diede a Ben un abbraccio. Le piccole braccine di Rey non riuscivano ovviamente ad avvolgere Ben, che al contrario, avvolse la bimba stretta a se. Una tacita promessa di prendersi sempre cura l'uno dell'altra.
Mentre Han e Leia si informavano della situazione clinica della bimba, sentirono le loro risate provenire dalla stanza, e dal rettangolo di vetro posto sulla porta, poterono notare che i due andavano già d'accordo.
Dopo qualche minuto rientrarono tutti nella camera.
< Avete già fatto amicizia vedo > disse Han.
< Mi piace Ben, mi fa ridere >
< Sono contenta che andiate d'accordo > constatò Leia.
< Ha detto che quando esco da qui mi fa conoscere tanti amici!! >
< Ma certo Rey, quando sarai guarita andrai a scuola e conoscerai tanti bambini della tua età con cui giocare. Ora continua a fare la brava e riposarti, così uscirai da qui in men che non si dica! > la rassicurò Leia.
< Grazie per la bambola > disse Rey.
< Prego, anche se è stata un'idea di Ben. >
E la bambina rivolse al suo nuovo amico un sorriso enorme. La scena non poté far altro che scaldare i cuori di tutti quanti. Era la prima volta che la vedevano sorridere.
Dopo qualche altro minuto di chiacchiere in allegria, arrivò il momento di andare a casa. Così la bambina salutò tutti i presenti che stavano andando via, e mostrò la bambola nuova a Lauren, con cui iniziarono a inventarsi fantastiche avventure fino a quando Rey non cadde addormentata dopo cena.
La settimana di cure in ospedale era quasi finita, ma stava sortendo gli effetti sperati e la piccola Rey si sarebbe ripresa quasi del tutto entro la fine. Quel poco di convalescenza che ancora doveva fare per via delle fratture che ancora si stavano rimarginando, avrebbe potuto farlo a casa, ma qui nasceva il problema: chi si sarebbe occupato di Rey?
Era una questione su cui Leia stava lavorando da un paio di giorni, ma non riusciva a trovare una soluzione.
Ben le aveva chiesto se potevano tenerla a casa con loro, e anche Han sembrava ben disposto verso quella direzione, ma lei sentiva che non era una decisione saggia... Rey aveva bisogno di uno spazio suo.
Aveva pensato all'orfanotrofio della città vicina, e aveva chiamato per sapere se c'erano posti, ma l'idea non la faceva impazzire... era troppo distante.
Lasciarla a Luke non era nemmeno da pendere in considerazione come idea.
Che altre possibilità erano rimaste?

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Capitolo 5
*** 5 ***


La soluzione le venne presentata da Lauren la sera prima delle dimissioni di Rey.
Leia era passata in ospedale con Ben a trovare la bambina come facevano tutti i giorni, e aveva visto la giovane infermiera alquanto pensierosa. Così mandò il figlio in camera ad intrattenere la piccola mentre lei prese da parte l'infermiera per capire cosa c'era che non andava.
< Va tutto bene Lauren? >
< Sono giorni che ci penso Leia... >
< A cosa? >
< A Rey. È sola, senza un posto dove andare, senza famiglia... >
< Ho chiesto all'orfanotrofio, e mi hanno detto che hanno un posto per lei. >
< No! Non voglio che finisca in orfanotrofio! >
< Anche a me non piace l'idea, e non sai quanto mi piange il cuore, ma non c'è altra soluzione temo... E poi la città dista poco da qui, potrai andarla a trovare ogni volta che vorrai. > L'infermiera abbassò lo sguardo rattristata ancora di più, e dopo qualche attimo, guardò la donna davanti a lei dritta negli occhi e disse: < Leia io voglio adottarla! Voglio tenerla con me e crescerla io! >
La donna rimase un attimo sorpresa da quella decisione improvvisa.
Poi ci pensò un attimo e intuì che in quei giorni le due dovevano essersi avvicinate molto, sviluppando un rapporto molto stretto, e separarle non avrebbe fatto bene a nessuna delle due.
< Perché non me lo hai detto subito?? > le disse Leia con un gran sorriso
< Non ero sicura all'inizio, non sapevo se ne sarei stata in grado, magari lei non vuole... ma più passano i giorni e più Rey si è legata a me, così come io con lei. Non portarmela via Leia ti prego! > disse la ragazza con le lacrime che facevano capolino dagli occhi.
Ma la donna continuò a sorridere all'amica e la tranquillizzò.
< Molto bene allora. Preparerò i documenti di adozione e domani mattina procederemo prima delle dimissioni di Rey, così potrai portarla a casa con te. >
< Grazie Leia, grazie! > esultò l'infermiera abbracciando la donna.
Più tardi, a cena Leia annunciò alla famiglia la notizia dell'adozione e tutti ne furono entusiasti. Così Rey sarebbe andata a scuola nel loro villaggio e tutto sarebbe stato più semplice.
L'indomani mattina di buon ora, Leia chiamò l'orfanotrofio per comunicare il cambio di programma, e poi andò in ospedale con un giudice che ufficializzasse l'adozione sotto il punto di vista legale.
Una volta firmati i documenti, la piccola Rey era ufficialmente figlia di Lauren.
Quando fu orario le due donne entrarono nella stanza della bambina, che con qualche difficoltà per via delle fasciature, stava raccogliendo quelle poche cose che le erano state donate in quei giorni in uno zainetto. Il suo viso era triste, gli occhi velati dalle lacrime che minacciavano di cadere da un momento all'altro, la bambola che le aveva regalato Ben stretta fra le braccia.
< Buongiorno Rey! > disse Leia.
< Ciao... > rispose la bimba con nessun entusiasmo.
< Hei, che cos'hai?? > chiese la donna preoccupata
< Sono tanto triste... >
< E perché tesoro? >
< Non posso più stare qui... e non so dove andare... >
Le due si guardarono e Leia lasciò che fosse Lauren a darle la notizia.
Questa si chinò davanti a lei e le poggiò entrambe le mani sulle spalle.
< Rey, ascoltami molto attentamente. Io e te siamo diventate molto amiche in questi giorni, non è vero? > e la bimba annuì. < Bene. Proprio per questo ho preso una decisione molto importante: ho deciso di adottarti! >
Rey la guardò per qualche momento non capendo bene che cosa significasse per lei.
< Significa che da oggi sarò la tua mamma, e verrai a vivere con me a casa mia!! >
La bambina la guardò sorpresa mentre un enorme sorriso si apriva sul suo faccino.
Si abbracciarono forte, e Lauren asciugò con i pollici le lacrime che stavano iniziando a scendere sulle guance della bimba.
Poi però un pensiero si fece strada nella sua mente e il sorriso scomparve.
< Cosa c'è? >
< Ma se tu diventi la mia mamma... che ne sarà della mia vera mamma quando verrà a prendermi?? >
< Oh tesoro, devi stare tranquilla, pensa che io sarò la tua seconda mamma, finché quella vera non torna. >
< Così adesso ho due mamme? >
< Esatto! >
< Va bene allora! >
Seguì un altro forte abbraccio fra le tre.
Poi lasciata la stanza, zainetto in spalla, mano nella mano uscirono dall'ospedale.
Lauren viveva in una casetta poco distante dal lavoro. Non era molto grande, ed era divisa su due piani: a piano terra c'era il salotto con un divano un camino e un tavolino da caffè, e sulla parete una grande finestra ad illuminare l'ambiente, dietro il divano c'era un tavolo da pranzo che affacciava sulla porta del piccolo cucinotto. Da li si accedeva ad un giardinetto sul retro che Lauren usava come lavanderia. Al piano di sopra c'era un corridoio con le stanze e il bagno. La ragazza aveva ripulito la stanzetta che usava come studiolo, difronte alla sua camera, e ne aveva ricavato la cameretta per Rey, e con l'aiuto di tutti l'avevano arredata di tutto punto.
Era il bello di vivere in un piccolo villaggio, ci si conosceva e ci si aiutava a vicenda.
E poi tutti quanti avevano preso a cuore quella bambina arrivata dal cielo, come l'avevano affettuosamente soprannominata al villaggio.
Rey fu super entusiasta della sua nuova casa e di avere una cameretta tutta per lei.
Ci volle qualche giorno per abituarla a dormire da sola nel suo letto per via di tutti i traumi che aveva avuto nei suoi pochi anni di vita, ma dopo una settimana Rey dormiva nel suo lettino tranquilla e beata.
Durante i giorni della convalescenza Ben andava spesso a trovarla, notando con piacere, e un pizzico di orgoglio, che la bambola che le aveva regalato troneggiava sul comodino accanto al letto, invece di stare nel baule insieme agli altri giocattoli.
E dopo le prime volte iniziò a portarsi anche Poe, per fargli conoscere la bambina del cielo.
Sulle prime i due non sembravano piacersi molto.
Poe era il classico tipo “sono maschio e faccio le cose da maschio, che palle le femmine”, in più non voleva che qualcuno si intromettesse fra lui e il suo migliore amico... e anche Rey non sembrava nutrire molta simpatia per quel ragazzo che la prendeva sempre in giro.
Ma un pomeriggio la trovarono ad armeggiare con dei pezzi di metallo, scoprendo che stava costruendo un modellino di astronave.
< Ciao Rey > disse Ben
< Ciao mocciosetta... > disse Poe
< Ciao... > rispose la bimba distrattamente
< Che stai facendo di così importante? >
< Sto facendo una costruzione... >
I due amici incuriositi si affacciarono alla scrivania, alle spalle della bimba, notando un rudimentale modellino di astronave. Era un caccia Tie del primo ordine!!
< Come fai a conoscere queste navi? >
< Le vedevo tutti i giorni dove stavo prima, con mamma e papà >
Ben e Poe si scambiarono un'occhiata di intesa: questa era una cosa che andava riferita.
< Beh, sta venendo bene direi > iniziò Ben per sviare l'argomento < Tu che ne dici Poe? >
Il ragazzo diede un'occhiata più attenta alla costruzione, ai materiali e alla cura che la piccola ci stava mettendo, ammettendo che era piuttosto brava. Magari avevano trovato qualcosa in comune e un motivo per andare d'accordo.
< Si, niente male > sentenziò alla fine.
E così i due si offrirono di darle una mano a lavorarci, passando in camera tutto il pomeriggio.
Dopo un paio di giorni il modellino realizzato a sei mani, finalmente era concluso, e venne messo in esposizione sul primo ripiano della libreria sopra la scrivania.
< Non sei poi così male sai? >
< Anche tu sei simpatico... quando vuoi >
E quello fu il giorno in cui i due rivali deposero le armi di guerra, sancendo un armistizio.
Finita la convalescenza, arrivò il primo giorno di scuola.
La piccola non aveva mai imparato ne a leggere ne a scrivere, e dato che l'anno era a metà, fu deciso che Rey sarebbe stata in classe con i suoi compagni, ma avrebbe avuto un insegnante di sostegno che la seguisse, e che le desse ripetizioni a casa per metterla in pari per l'anno successivo. Ma nonostante tutto si dimostrò socievole e pronta a fare amicizia, e tutto sommato si era inserita bene nella classe. Ma la sua migliore amica era diventata Rose, la figlia del meccanico del villaggio.
Rose era una bambina molto timida, parlava poco e non aveva amici nella scuola. Passava l'intervallo seduta su una panchina sotto un albero in fiore quando si poteva stare in giardino, oppure al suo banco a disegnare quando c'era troppo freddo per uscire. Per questa ragione nessuno voleva sedersi con lei, e il banco accanto al suo era rimasto vuoto dall'inizio dell'anno.
Quando Rey arrivò in classe era l'unico posto disponibile.
Sulle prime Rose sembrava non essere a suo agio con una persona accanto. Ma la spontaneità e la dolcezza di Rey contagiarono Rose, e da quel momento erano diventate come sorelle. Si erano trovate subito in sintonia, e finiti i compiti passavano i pomeriggi a giocare insieme. Rose aveva anche una sorella, dell'età di Ben e Poe, Peige, che accettò di buon grado la nuova amica della sorella, e i due giovanotti compresi nel pacchetto.
Il tempo passò, e quella bambina arrivata dal cielo crebbe.
Si era inserita perfettamente nella comunità, dimostrando una buona attitudine per lo studio, riuscendo a recuperare il tempo perso in poco tempo, e mantenendo una media dei voti piuttosto alta. Anche l'addestramento con Luke stava dando i suoi frutti.
Aveva dimostrato un potere pari solo a quello del nipote, e imparava in fretta, con enorme soddisfazione sia del maestro che del suo allievo.
Lei e Ben si allenavano insieme, e il ragazzo le faceva da tutor per metterla in pari quando il loro maestro non c'era, ma per la maggior parte del tempo si sfidavano a duello con la spada, o facevano a gara a chi sollevava l'oggetto più grande. Passando molto tempo insieme i due erano diventati inseparabili, nonostante la differenza d'età. Niente da togliere ai loro amici, ma fra loro c'era qualcosa di speciale, qualcosa che andava oltre la semplice amicizia... c'era un legame nella forza, che gli permetteva di sentire e percepire le loro emozioni e farle proprie.
La prima volta che avevano avvertito questo legame fu un pomeriggio.
Rey aveva 8 anni, Ben 15. Il ragazzo aveva appena lasciato la sua amica a casa, dopo l'allenamento, e stava passeggiando per tornare a casa propria, quando ad un tratto sentì una sensazione molto forte dritta alla bocca dello stomaco, riecheggiargli per tutto il corpo.
Dovette fermarsi un secondo e appoggiarsi ad uno degli alberi che contornavano la strada.
Quando riaprì gli occhi, notò qualcosa di strano: vide Rey che stava sbattendo i pugni su qualcosa, ed era frustrata e delusa. Lo sentiva chiaramente, come se quello arrabbiato fosse stato lui.
La bimba era furiosa perché non era riuscita ad eseguire un esercizio che ha detta di maestro Luke doveva essere semplice, e lui l'aveva rimproverata.
Ben non capiva che cosa stesse succedendo, finché la visione di Rey non scomparve, e la fitta allo stomaco passò. Ci volle qualche secondo per staccarsi dall'albero, ma quando lo fece si mise a correre il più velocemente possibile fino a casa.
Appena varcata la soglia di casa, mollò la sua borsa a terra con un tonfo e andò dritto in cucina da sua madre a raccontarle l'accaduto. Leia ascoltò molto attentamente
quello che il figlio le aveva detto e ci pensò su. Ma non riuscendo a trovare una spiegazione, l'indomani si informò con il fratello. Luke le disse che loro condividevano un
legame nella Forza: qualcosa di unico e raro chiamata Diade.
< Che cos'è una diade? >
< È l'unione indissolubile di due esseri: uno potente nel lato chiaro e l'altro altrettanto potente nel lato oscuro. Il loro potere è paritario. Divisi sono forti, insieme sono invincibili. >
< Ma, come può essere? Nessuno dei due tende al lato oscuro... vero? >
< Per ora Leia. Ma questa faccenda della diade è tanto complessa quanto rara. Erano secoli che non si vedeva una cosa del genere, e questo tipo di legame non sorge mai a caso. >
< Cosa possiamo fare? >
< Non è detto che sia per forza una cosa negativa, anzi. Lasciamo che sviluppino da soli questo legame che li unisce. Dopo tutto solamente loro sapranno come gestirlo e come sfruttarlo al meglio. Io potrò dargli dei consigli e una guida, se lo vorranno. >
< Ma se uno dei due dovrà rappresentare il lato oscuro, tu pensi che potrebbe succedere qualcosa a Ben o a Rey? >
< Non lo so.. è la prima volta che mi trovo ad affrontare una cosa di questo tipo. Dovrò tornare dai miei maestri, consultarmi con loro e controllare nei sacri testi se ci sono dei riferimenti. Mi metterò in viaggio domani stesso. >
< Ti ringrazio. Chiederò ad Han di accompagnarti, così viaggerete più sicuri. >
E con mille dubbi nella testa Leia tornò a casa.
Per il momento era meglio non mettere in allarme i ragazzi: dopotutto se avessero vissuto la cosa in maniera positiva, il peggio poteva ancora essere evitato.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Intanto Poe aveva accettato definitivamente quello scricciolo nel gruppo, quando lei aveva cominciato a fare domande sugli speeder e gli aveva chiesto di insegnarle un po' di meccanica, la prima volta che aveva messo piede nel suo garage.
E da quel momento Rey era stata amorevolmente soprannominata dagli amici “Maschiaccio”.
Per Rey era bello avere tanti amici con cui passare le giornate, avere una mamma che si prendeva cura di te, che ti cucinava tante cose buone, che ti rimboccava le coperte alla sera dandoti la buonanotte con un bacio sulla fronte, che era orgogliosa di te per i bei voti e che si fidava di te e dei tuoi amici, sentiva di appartenere finalmente ad un gruppo.
Anche se il pensiero dei suoi genitori non la abbandonava mai e una piccola speranza di vederli arrivare un giorno per dirle che erano venuti a riportarla a casa rimaneva sempre accesa nel suo cuoricino, la vita con Lauren al villaggio era fantastica.
Gli anni passarono tranquilli e per Ben e Poe, finita la scuola, era giunto il momento di scegliere cosa fare nella vita, e per i due non c'era nessun dubbio: accademia di volo!
Ma questo significava andare in un'altra città e vivere nel campus.
Rey era felice che i suoi due migliori amici avessero finalmente la possibilità di realizzare il loro sogno, ma una piccola parte di se era triste all'idea di averli lontani e non poter stare con loro. Ma infondo continuava a ripetersi che erano solo due anni, e sarebbero passati in fretta.
E poi aveva sempre Lauren, Rose e Peige a tenerle compagnia, andava a trovare Han e Leia tre volte alla settimana, e poi c'erano la scuola e gli addestramenti con Luke... il tempo sarebbe volato senza che lei avesse il tempo di accorgersene, e i suoi amici sarebbero stati di nuovo con lei.
Il giorno della partenza, tutto il villaggio era li a salutarli.
Rey abbracciò forte Poe e Ben ancora di più.
Li guardò sorridendo salire sul Falcon, accompagnati da Han, partire e sparire nel cielo.
Una singola lacrima scese sul viso della ragazzina.
Lauren che se ne era accorta, senza dire nulla mise un braccio attorno alle spalle di sua figlia, e insieme si avviarono verso casa, fermandosi a comprare un dolce lungo la strada, per tirarsi su il morale. La donna sapeva che per la figlia, separarsi dai suoi migliori amici era sicuramente più doloroso di quello che aveva dato a vedere, ma fu comunque fiera e ammirata dalla dignità che la ragazza aveva mostrato in quell'occasione, non lasciando trasparire la sua tristezza, ma sfoggiando il migliore dei sorrisi per augurare ai due solo il meglio.
In quei due anni, i due ragazzi ebbero un permesso speciale di rientrare al villaggio per una sola settimana, in occasione dei festeggiamenti per una ricorrenza importante.
Rey aveva appreso la notizia in una delle visite a casa Solo, ed era talmente elettrizzata dall'idea che tornò a casa a tre metri da terra.
Il giorno del loro rientri poi era così impaziente di vederli, che quando scesero dalla nave, non diede nemmeno il tempo ai loro genitori di avvicinarsi, che lei li aveva già avvolti entrambi in un abbraccio stupendo tutti, perfino i due maschietti.
Era così felice e sperava di riuscire a passare più tempo con loro, ma tra la preparazione della festa, gli allenamenti, la scuola e tutto il resto il tempo per stare insieme si era notevolmente ridotto. Ma nemmeno in quel poco tempo concesso, nessuno dei due ragazzi aveva notato il piccolo cambiamento nella ragazzina.
Era successo infatti che appena un paio di settimane dopo la loro partenza, Rey era diventata una signorina a tutti gli effetti, con l'arrivo del primo ciclo mestruale.
Quando quella mattina, andò in bagno per prepararsi per la scuola, notò del sangue sulla carta igienica, e dopo qualche secondo di smarrimento, la prima reazione fu quella di chiamare Lauren a squarciagola.
La donna preoccupata corse nel bagno per capire cosa stesse succedendo, spaventata dallo sguardo terrorizzato della figlia. Rey infatti non riusciva a parlare, teneva fra due dita quel pezzetto di carta sporco di sangue con gli occhi sgranati.
E quando capì cosa stava succedendo, l'infermiera tolse la carta sporca dalle mani della figlia, la buttò nel water e tirò l'acqua. Abbracciò forte la ragazza e sorridendole le spiegò per filo e per segno cosa il suo corpo le stava dicendo, mentre le mostrava come gestire la situazione.
I primi giorni furono strani per Rey, non riusciva a concepire con quale violenza il suo corpo comunicava con lei, e senza nessun preavviso, almeno a suo dire, perché Lauren aveva captato tutti i segni e si aspettava l'evento da un giorno all'altro. E avendone parlato anche con Leia, questa le insegnò qualche trucco per imparare a percepire il suo corpo tramite la forza.
Non solo era utile per capire se c'era qualcosa che non andava, ma aumentare la percezione del corpo tramite la meditazione aiutava a calmare i dolori e l'umore. E da quel giorno il suo corpo aveva lentamente iniziato a cambiare e nel giro di un paio d'anni, era diventata una splendida ragazzina... baciata anche dalla fortuna di non essere stata vittima dell'acne.
Ma solamente di un corpo con delle curve più pronunciate, un seno più evidente e un lato B sodo.
E con l'adolescenza era arrivata per Rey anche l'età della vanità. Aveva lentamente abbandonato metalli e attrezzi da lavoro per sostituirli con prodotti di bellezza e pennelli. Approcciandosi per la prima volta al mondo dell'estetica, lei e Rose guidate da Peige, passavano pomeriggi interi in camera di una davanti allo specchio, apparecchiando scrivania e letto di trucchi, oggetti per capelli, piastre, e chi più ne ha più ne metta.
Finalmente quei due benedetti anni, che sembravano durarne venti, passarono e i due neo piloti tornarono a casa, al loro villaggio, poiché erano stati assegnati alla squadra del padre di Poe, che gestiva quel settore del pianeta.
Essendo estate, la scuola era finita, ma al loro arrivo quella mattina Ben e Poe scoprirono che famiglie a parte, nessuno era venuto ad accogliere il loro ritorno.
Ne rimasero talmente delusi... perché non sapevano che il villaggio aveva organizzato una grande festa nella piazza centrale, allestendo un enorme falò al centro, e preparando banchetti di leccornie per i più golosi, mentre la musica riempiva l'aria.
Quando venne svelata loro la sorpresa che gli era stata preparata, ai due tornò subito il buonumore!
Erano i protagonisti indiscussi della serata, e ogni abitante volle congratularsi con loro per l'onore e il lustro che avevano portato al loro piccolo villaggio, mentre era sempre più palese la soddisfazione che cresceva dentro di loro ad ogni complimento. Anche se in effetti, mancava ancora qualcuno che non era andato a salutarli...
Mentre erano con i loro amici a raccontarsi storie su quei due anni passati lontani e rilassarsi un po' bevendo qualcosa di fresco, uno di loro richiamò l'attenzione degli altri, portandola al di la del falò.
Dall'altra parte delle fiamme infatti, 3 ragazze fecerofinalmente il loro ingresso alla festa.
Gli occhi di Poe e di Ben furono catturati da quella di mezzo, che a stento riconobbero come la loro Rey. Sembrava così diversa.
Un accenno di seno, i fianchi un po' più pronunciati, capelli lunghi lasciati sciolti, un velo di trucco, abito lungo rosso, con bretelle sottili e scollo a V, cinturino sotto il seno, sandalo nero con quell'accenno di tacco che la slanciava quanto bastava.
Insieme a lei le sorelle Rose e Peige, anche loro tirate a lucido per la festa.
I due neo piloti non credevano ai loro occhi, mentre quelle tre dee si avvicinavano proprio a loro. Quando furono abbastanza vicini Rey corse incontro ai suoi migliori amici abbracciandoli tutti e due contemporaneamente.
< Ecco i principi della festa! >
< Chi sei tu, che ne hai fatto di maschiaccio?? > chiese Poe sciogliendo l'abbraccio
< Maschiaccio è cresciuto, ed è tornato femmina > rispose lei con un pelo di imbarazzo sul viso.
< Sei bellissima > disse Ben di getto, senza pensarci, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei. Poi accortosi di quello che aveva detto corresse il tiro < Siete tutte bellissime stasera. >
< Si sono messe in tiro per voi > disse uno degli amici, con tono provocatorio, dando una gomitata a Poe.
E dopo qualche altra risata, le ragazze si congedarono dai maschietti per raggiungere delle amiche.
< Ma, hai visto?? > chiese Poe a Ben
< Ho visto si... >
< Secondo te quella volta ce l'aveva già.... ? > disse Poe facendo il gesto del seno davanti al suo petto
< Non lo so, non me ne sono accorto... non ci ho fatto caso... >
< Già, non abbiamo mai fatto caso al fatto che stava crescendo... >
< E perché avremmo dovuto, era solo una bambina. >
< Hai detto bene amico, era. Ma ora è una ragazza, e presto sarà una donna... e se continua così, che donna! > continuò il moro.
< La smetti! È di Rey che stiamo parlando, della nostra migliore amica. >
Ma era troppo tardi. Più la guardava in lontananza ridere e scherzare con le sue amiche, più si rendeva conto che la sua migliore amica non era più una bambina, e presto o tardi avrebbe dovuto fare i conti con la sua bellezza, e con le reazioni indegne che gli scatenava. Si faceva schifo da solo, ma non riusciva a non sentirsi attratto da lei. Dovette trattenersi e scacciare quei pensieri dalla testa, e l'unico modo che aveva era quello di bere qualcosa di parecchio forte.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Mentre era al bar, da solo, lo raggiunse sua madre.
< Allora, che te ne pare della festa? >
< È stato un bel pensiero mamma, grazie >
< Era il minimo, visto che vi siete diplomati con il massimo dei voti all'accademia. Io e tuo padre siamo fieri di te! > gli disse la madre dandogli un bacio sulla fronte. Poi notò in che direzione stava vagando lo sguardo del figlio e non riuscì a trattenere un sorriso.
< È diventata proprio una bella ragazza non è vero? >
< Quando è successo?? È cresciuta di colpo senza che me ne accorgessi... > disse il ragazzo esprimendo tutta la sua incredulità.
< Beh, sei abbastanza grande da sapere come vanno le cose nel corpo di una donna, giusto? > rispose la madre facendogli l'occhiolino.
< Mi stai dicendo che... che Rey ha... >
< Si, è una signorina a tutti gli effetti, da un bel po' ormai. E il suo corpo ha iniziato a reagire di conseguenza. Poi sai, è nella fase adolescenziale, una fase particolare per le ragazze... >
< Puoi dirlo forte... >
< Andiamo vuoi dirmi che non c'erano belle ragazze in accademia? >
< Si, c'erano... ma non sono mai state di mio interesse... >
< Nemmeno quella Shila? >
< Che centra? Quella è stata una... avventura. Ma lei era comunque una sconosciuta. Con Rey è diverso, l'ho vista crescere! Secondo te è normale che mi senta così? >
< Se intendi attratto da lei, la risposta è si. Siete amici è vero, ma lei è pur sempre una bella ragazza e tu sei un uomo, è normale provare attrazione per chi ci piace. Se invece ti riferisci al disgusto che provi per te stesso, la risposta è ancora si. Siete migliori amici, avete vissuto a stretto contatto per anni, l'hai vista crescere da quando era una bambina e adesso, vederla nella prospettiva di una donna ti mette a disagio, ma non c'è nulla di sbagliato nemmeno in questo. E poi non sai quello che lei prova nei tuoi confronti. Dopotutto anche tu sei cresciuto e sei diventato un bel pezzo di ragazzo, e non lo dico perché sono tua madre, ma perché hai ereditato il fascino da tuo padre e da tuo nonno... anche lui era un tipo affascinante. > disse la donna suscitando un sorriso nel figlio, mentre gli scompigliava i capelli.
< Lo sai, mi mette a disagio la facilità con cui riesci a leggermi dentro... >
< Non dimenticarti che sono tua madre, sarai sempre un libro aperto per me... >
< Cosa dovrei fare secondo te? >
< Assolutamente nulla! Comportati come hai sempre fatto, avrà anche iniziato a sviluppare il corpo, ma dentro resta sempre la tua migliore amica... e avete un sacco di tempo da recuperare! >
< Hai ragione, grazie mamma! >
< Va a divertirti adesso, è un ordine! >
< Sissignora! > le rispose sorridendo, mentre Leia tornava da suo marito.
Ben finì il suo drink, scese dallo sgabello, e andò dritto verso il gruppetto di ragazze.
Si scusò con le altre e prese Rey per mano, portandola in mezzo alla pista, mente iniziava una delle loro canzoni preferite. E mentre ballavano come facevano da piccoli, si unì anche Poe a loro, e per qualche minuto tutto tornò come prima, quando tre ragazzini ballavano nella maniera più sciocca divertendosi come matti, incuranti di chi li stesse guardando. E fu bello tornare a ridere e scherzare e ritrovare quella sintonia fra di loro, come se nessuno se ne fosse mai andato, come se il tempo non fosse mai
passato.
E ballarono tutta la sera, loro insieme a Rose e Peige, e alle amiche delle ragazze, e gli amici dei ragazzi, grandi e piccoli, non importava. Si era tutti amici, si era cresciuti insieme e nemmeno il tempo avrebbe scalfito la loro amicizia.
E in mezzo a tutta quella musica ritmata, gli adulti richiesero qualche lento, per ballare con i propri mariti/mogli, suscitando l'imbarazzo dei figli.
Rey non poté fare a meno di notare sua madre che ballava stretta stretta ad un uomo. Alla fine avevano trovato il coraggio quei due!
Lauren le aveva parlato di Quil settimane fa, dicendole che lui le faceva la corte, e lei non sapeva bene come comportarsi. All'inizio sembrava quasi in imbarazzo per il fatto che un'uomo si fosse interessato a lei. Ma Rey sapeva che da quando era arrivata su quel pianeta, la madre le aveva dedicato tutta la vita, sacrificando inconsciamente alcuni piaceri. Così l'aveva spronata a dargli una possibilità e di lasciarsi andare. E così dopo un paio di giorni glielo aveva presentato ufficialmente, e Rey constatò che era davvero un brav'uomo, ma soprattutto, la cosa importante era che i due sembravano molto presi l'uno dall'altra e lei era felice.
Lauren meritava davvero un uomo che la amasse, che la rendesse felice, e perché no, che facesse a lei da padre.
Era ben disposta ad instaurare un buon rapporto con lui, se la loro relazione fosse andata avanti.
E mentre era persa a bearsi della vista della madre, del vociare alle sue spalle la distrasse.
Il gruppo stava letteralmente costringendo Poe ad invitare Peige a ballare, con non poche proteste da parte dei due... specialmente di lui.
Ben a quella vista scosse la testa sconvolto dalla poca galanteria del suo amico.
< Sei proprio un disastro > gli disse all'orecchio. < Guarda e impara pivello > e lasciandolo a bocca aperta, si diresse da Rey e con un inchino le prese la mano e la invitò a ballare.
La condusse per mano in mezzo alla pista da ballo, le avvolse i fianchi con entrambe le braccia, mentre lei portava le sue al collo del suo cavaliere e iniziarono ad ondeggiare al ritmo lento della musica. Non passò molto che anche Rose e Kilian (uno loro compagno di classe) si unirono a loro, e finalmente Poe prese coraggio e portò Peige a ballare.
Rey e Ben sorrisero quando videro i loro amici seguire il loro esempio, e per tutta la durata della musica, non fecero altro che perdersi l'uno nello sguardo dell'altro.
Fra di loro non c'era bisogno di parole, o sguardi imbarazzati.
Il legame che li univa parlava per loro e diceva che entrambi erano a proprio agio, stretti in quell'abbraccio che a lungo avevano atteso. Ad un certo punto, venne annunciato uno scambio di dama, e Rey finì fra le braccia di Poe, Peige passò a Kilian e Rose andò con Ben. Per loro fortuna i lenti durarono ancora il tempo di quell'ultimo ballo, e poi tornò il movimento e il ritmo giusto per ballare come piaceva a loro.
Era veramente la serata più bella degli ultimi anni e tutti si stavano divertendo, ma quando ci si resero conto che si stava facendo veramente tardi, nonostante fosse estate, ai piccoli venne ordinato dai genitori di rientrare, non senza qualche lamentela. Alla fine, dopo qualche trattativa, a Rey e Rose venne concessa una proroga di un'altra mezz'ora, a patto che i più grandi le avessero riaccompagnate a casa per tempo.
Mezz'ora era decisamente poca e passò troppo in fretta passeggiando nel parco.
Ma una promessa era una promessa, così il gruppo dovette dividersi per riaccompagnare a casa le ragazze.
Ben spinse Poe a riaccompagnare Rose a casa, così con la scusa sarebbe rimasto solo con Peige ( da sempre stata innamorata segretamente del bruno pilota), e poi abitavano relativamente vicini, mentre lui avrebbe riaccompagnato Rey.
< Mi sono divertita tanto stasera! Sono così contenta che siete tornati! Mi siete mancati tanto! > disse la ragazza passeggiando lungo il viale centrale, mente la musica si
affievoliva.
< Anche tu ci sei mancata maschiaccio... o forse non è più il nomignolo adatto... >
< Già, dovrei trovarne uno nuovo secondo te? >
Ben ci pensò su qualche istante, ma tutto quello che gli venne in mente non era certo appropriato per una ragazzina di quattordici anni. Così le disse che ormai era grande e non ne aveva più bisogno, e comunque un soprannome lo aveva sempre avuto, e andava bene quello.
Continuarono a camminare, prendendosela comoda, e chiacchierando di frivolezze.
Arrivati a casa di Rey, Ben fece per darle la buonanotte, ma lei gli afferrò la mano.
< Possiamo restare ancora qualche minuto a vedere le stelle? C'è una serata così bella fuori... per favore! >
< Va bene, ma solo dieci minuti, o tua madre ci uccide... >
I due si sedettero sugli scalini davanti alla porta, uno affianco all'altro.
Ma mentre una guardava le stelle, l'altro guardava una sola stella, quella seduta accanto a lui.
Poi all'improvviso Rey poggiò la testa sulla spalla di Ben, e avvolse entrambe le sue braccia attorno al braccio di lui.
Quel gesto lasciò il ragazzo attonito, completamente impreparato.
< Il tuo cuore batte fortissimo... > disse lei
< Mi hai preso alla sprovvista >
< Ben io... ecco... ti ho pensato molto in questo periodo... e ti ho sognato spesso... >
< Ah si? E cosa sognavi? >
< Beh, a parole non so se riesco a dirtelo... >
< Vuoi farmi un disegnino? > chiese lui scherzando
< Non proprio > rispose lei, e senza dargli il tempo di replicare si sporse verso il suo viso e lo baciò.
Ci aveva pensato per giorni e giorni.
Fin da quando aveva saputo che sarebbero tornati, non faceva altro che pensare e programmare quel momento. Aveva anche pensato di cambiare programma approfittando del fatto che lui l'aveva invitata a ballare, cosa che non aveva previsto.
Ma c'era troppa gente intorno a loro, e le mancò il coraggio.
Ma adesso erano soli. Niente e nessuno avrebbe rovinato quel momento.
In quei due anni di separazione Rey aveva sentito si la mancanza di Poe, era quasi un fratello per lei, ma più di tutti aveva sentito la mancanza di Ben, del suo Ben.
Il suo compagno di giochi, di avventure, di allenamenti.
Si erano allenati insieme nella lettura della mente e fra un esercizio e l'altro si erano scambiati segreti intimi e personali, che poi avevano giurato di custodire. Ma la loro non era semplice lettura dei pensieri... loro potevano viverli, scambiarsi emozioni, sensazioni, ognuno dei due viveva nella mente dell'altro e provavano insieme quello che stava succedendo.
A volte capitava anche con il dolore fisico.
Loro avevano un legame profondo e viscerale, che cresceva insieme a loro e nessuno era mai riuscito a capire fino a dove potesse spingersi.
Ogni volta che lui la abbracciava si sentiva così bene fra le sue braccia... come se fosse stato fatto apposta per accoglierla, era della sua forma perfetta.
E aveva potuto notare per tutta la festa che crescendo era diventato davvero un bel ragazzo, e quella sera aveva fatto una fatica enorme a non stare a fissarlo per tutto il tempo.
I suoi occhi sempre scuri e profondi, i suoi capelli portati lunghi fino al collo, neri come la notte, quelle braccia muscolose e quel corpo definito.
Si era preparata con cura per la festa per attirare la sua attenzione e da quello che poteva avvertire aveva centrato nel segno. Era stata sicura di se tutta la serata, e ora si sentiva un po' agitata, ma quando le loro labbra si incontrarono fu una scarica di adrenalina pura.
Le labbra di Ben erano così morbide, calde, e si schiusero subito cercando quelle di lei.
Rey era sicura che lui avesse avuto delle esperienze con delle ragazze nel suo periodo in accademia, altrimenti come poteva essere così bravo e così sicuro su cosa fare?
Ben, prese il viso di Rey fra le mani e spinse ancora di più le sue labbra, portando quelle di lei ad aprirsi quel tanto che bastava a lui per far incontrare le loro lingue, e guidare quella di lei in quella danza. Le emozioni erano indescrivibili, un turbinio di eccitazione, di adrenalina, di ritrovamento, di appartenenza, di.... amore?
Ben effettivamente in accademia aveva avuto una fugace storiella di qualche mese con una ragazza, ma la cosa era bruscamente finita quando l'aveva beccata con uno degli insegnanti, e ci rimase talmente male che da quel momento non volle più saperne di ragazze.
Ma da quell'esperienza aveva imparato quel tanto che bastava, non solo su come baciare una ragazza, ma sui contatti più intimi che si possono avere, insomma con quella lui ci aveva perso la verginità. E aveva capito cosa piaceva ad una donna. Ma lei era più grande, più esperta e maliziosa, sapeva bene quello che voleva. Rey era diversa... era piccola e innocente, era pura.
Nessuno aveva ancora violato quel tempio sacro, e lui era stato il primo a baciare quelle labbra.
La cosa non poté che riempirlo di orgoglio e rassicurarlo.
Durante la festa, uno dei pensieri che lo tormentava era che lei potesse aver trovato un ragazzo, con cui vivere le sue prime esperienze amorose, così come aveva fatto lui. E un piccolo senso di colpa lo colpì infondo allo stomaco per aver messo la sua piccola bimba del cielo da parte. Fortunatamente per lui, Rey non era stata con nessuno, o non avrebbe saputo trattenere la rabbia.
Quando furono costretti a staccarsi per riprendere fiato, le guance della ragazza erano rosse come il suo abito, e negli occhi un misto di gioia e imbarazzo, che la portarono a distogliere lo sguardo.
< Non nascondere i tuoi occhi... sei così bella > le disse quasi sussurrando, mentre teneva il mento di lei fra pollice e indice, costringendola a guardarlo.
E in un attimo le loro labbra erano unite di nuovo, e il bacio era più audace.
Le braccia di lui avvolsero il corpicino di Rey, per spingerlo verso di se, e abbracciarla più forte.
Rimasero così, stretti l'uno all'altra per qualche minuto, beandosi di quella meravigliosa sensazione.
Poi però il senso di responsabilità che Ben aveva scoperto di avere in accademia fece capolino, realizzando quanto fosse tardi e che Rey doveva già essere a letto.
< Forse è meglio se rientri adesso... >
< Si, forse è meglio > disse lei mentre entrambi si alzavano dagli scalini.
Infilata la chiave nella toppa, Rey aprì piano la porta, fece un passo oltre la soglia, ma prima di richiudersela alle spalle si voltò verso il ragazzo.
< Grazie di avermi... accompagnata a casa > disse lei sorridendogli
< È stato un piacere >
< Ci vediamo domani? >
< Ma certo > rispose lui contraccambiando il sorriso di lei.
< Buonanotte mio bel pilota > le disse Rey poggiando un ultimo rapido bacio sulle sua labbra
< Buonanotte mia bambina del cielo > rispose lui in un sussurro
E una volta che Rey ebbe chiuso la porta, Ben mise le mani in tasca e si incamminò verso casa, felice come non lo era mai stato.
Anche Rey era felice, anzi era euforica, e senza smettere di sorridere salì al piano di sopra cercando di fare il meno rumore possibile. Sbirciò nella stanza della madre, ma vide che era ancora vuota. Forse era ancora fuori con Quil a godersi la serata, pensò, e la cosa la fece gioire ancora di più. Con il cuore ricolmo di felicità per aver trascorso la serata più bella della sua vita si preparò per la notte, e si mise a letto, abbandonandosi fra le braccia di Morfeo, sicura che avrebbe rivissuto quel momento ancora e ancora nei suoi sogni per tutta la notte, nell'attesa di poterlo rifare per tutti i giorni seguenti.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Ma nell'oscurità della notte, approfittando del fatto che tutto il paese era a fare festa, nessuno si accorse che una losca figura si era appostata sul tetto di casa di Rey, in attesa. 
Attese pazientemente che le occupanti della casa, così come tutto il paese fossero rientrate a casa e profondamente addormentate, e protetto dall'oscurità della notte scese indisturbato lungo la grondaia sul retro e approfittando della finestra lasciata aperta nel corridoio al secondo piano, furtivo e silenzioso entrò in casa.
Con uno speciale paio di occhiali a rilevazione di calore, controllò le tre porte: quella in fondo al corridoio portava al bagno ma era vuota.
Quella subito accanto sulla destra era una camera da letto, con una donna adulta. L'uomo si portò gli occhiali sulla fronte, e con un movimento impercettibile aprì la porta della camera quel tanto che bastava per sgattaiolare dentro. Vide la donna che dormiva a pancia in su, con un braccio poggiato sulla fronte a coprirle gli occhi, e l'altro poggiato sull'addome.
Posizione perfetta per l'uomo che avvicinandosi al bordo del letto, estratto dalla cintura un pugnale, con un unico rapido gesto recise profondamente la gola della donna, che non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di quello che era successo, prima di morire dissanguata in pochi secondi. 
Poi l'uomo uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle, per dirigersi verso la terza porta. Sempre con la stessa maestria la aprì senza il minimo rumore per trovarvi all'interno una ragazzina che dormiva girata su un fianco dandogli le spalle. 
L'uomo rimise a posto il pugnale, e dalla stessa cintura estrasse una siringa ripiena di un liquido verde scuro. Si avvicinò al letto, e mentre accostava la siringa al collo della ragazza, questa si girò di scatto afferrando il polso dell'uomo guardandolo fisso negli occhi. Questo strattonò il suo braccio liberandolo dalla presa della ragazza, mentre portava l'altra mano libera sulla sua testa sbattendola sul cuscino e facendo forza per tenerla ferma. Ma le mani di Rey erano già su quella di lui, graffiando e pizzicando sperando di allentare la sua presa, e così fu, riuscendo ad alzarsi. 
Richiamò la sua spada laser dalla scrivania e la accese davanti all'uomo.
Pregò che sua madre stesse bene, ma temeva di vederla apparire dalla porta, svegliata dai rumori. In caso ci fosse stato bisogno lei l'avrebbe protetta, e iniziò a richiamare dalla memoria tutte le tecniche di attacco e difesa che Ben e Luke le avevano insegnato. 
E in quel momento un pensiero prese possesso della sua mente: Ben. 
Se il loro legame era così forte come tutti sostenevano, allora un possibile scontro lo avrebbe sicuramente svegliato e fatto correre sul posto, mettendolo in pericolo. 
Cosa poteva fare allora?
Semplice: bloccare quel loro legame, chiudendo la sua mente. 
Era una tecnica che maestro Luke le stava insegnando da poco, ed era solo all'inizio della pratica, ma provò a chiudere i suoi pensieri e le sue emozioni confinandole dentro la mente e il cuore, sperando con tutta se stessa che funzionasse.
Il suo avversario intanto aveva riposto la siringa nella cintura e ne aveva estratto uno strumento cilindrico e metallico con due spuntoni all'estremità.
Premette il pulsante di accensione, e fra i due spuntoni apparve una linea elettrica. 
L'uomo si avventò sulla ragazza cercando di colpirla, ma lei si scansò di lato schivando l'attacco, colpendo con la punta della sua spada il polpaccio di quel tizio. 
Lottarono per qualche minuto, creando scompiglio nella stanza, e ancora di Lauren nessuna traccia. E fu allora che un terribile presentimento prese forma nel cuore di Rey, che abbassò la guardia per un solo istante, e approfittandone il tipo le ficcò l'oggetto elettrico nella carne all'altezza del bacino. Rey gridò di dolore sentendosi paralizzata, mentre una scossa elettrica attraversava ogni terminazione nervosa del suo corpo, per poi collassare a terra svenuta, mentre la spada laser si spense cadendole di mano e rotolando sotto il letto. 
Appurato che la ragazzina fosse fuori combattimento l'uomo mise a posto l'oggetto elettrico, riprese la siringa e le iniettò nel collo tutto il liquido. 
Poi si caricò il corpo privo di sensi di Rey su una spalla, e dalla stessa finestra da cui era entrato, uscì, svanendo nel buio della notte da cui era arrivato. 
La mattina seguente, dopo una bella dormita Ben si svegliò più raggiante che mai.
Aveva fatto splendidi sogni su lui e Rey, e la loro vita insieme, e non vedeva l'ora di iniziare a viverla veramente. 
Le avrebbe regalato un'estate magnifica, e poi sarebbe andato a prenderla a scuola tutti i giorni, e nel weekand l'avrebbe portata via con il Falcon per delle scampagnate romantiche. 
Sarebbe stato tutto perfetto!
Dopo colazione ricevette una chiamata da Poe che gli proponeva una gara con gli speeder in memoria dei vecchi tempi, invitando anche Rey, proprio come facevano da ragazzini. 
Ben fu felice di quella proposta ed era sicuro che anche la sua piccola bimba del cielo avrebbe accettato di buon grado. Così si preparò velocemente e raggiunse il punto d'incontro con Poe sulla via principale e insieme andarono ad invitare Rey. 
Ben sulle prime era indeciso se raccontare all'amico quello che era successo la sera prima, ma all'ultimo minuto aveva deciso di non dire nulla. 
Loro due erano come fratelli e non c'erano mai stati segreti, ma quella era una cosa diversa, e comunque prima doveva mettere in chiaro le cose con Rey, e poi insieme avrebbero deciso se e come dirlo ai loro amici. 
Poe invece non si risparmiò nemmeno un dettaglio, raccontandogli di aver accompagnato le due sorelle a casa, e che dopo aver fatto rientrare Rose, lui e Peige erano rimasti a chiacchierare fuori, e che fra una parola e l'altra, preso dall'alcol e dall'adrenalina le aveva confessato i suoi sentimenti, che lei all'inizio era rimasta in silenzio non sapendo bene cosa dire, ma poi realizzando che lui non la stava prendendo in giro gli era saltata al collo, come se non aspettasse altro, e si erano messi insieme, suggellando quell'unione con un bacio appassionato (ma che portava con se un pelo di imbarazzo).
Ben ascoltava il racconto, e non poteva che essere felice per i suoi amici, che dopo anni passati a rincorrersi, finalmente si erano trovati.
Arrivati sotto casa di Rey, il ragazzo notò subito che gli scuri delle finestre erano ancora chiusi... a quell'ora... una strana sensazione prese possesso di lui all'istante. Qualcosa non andava. 
I due si scambiarono una rapida occhiata e poi suonarono comunque al campanello, ma non ottennero risposta. Suonarono ancora ma niente. 
< Forse sono uscite... > provò Poe con tranquillità.
Ma Ben non era convinto. Era sempre più sicuro che qualcosa non quadrava... qualcosa di negativo. Così chiuse gli occhi e si concentrò... sentì riecheggiare nella mente un urlo straziante. L'altro vide la sua espressione e capì che stava usando le sue doti speciali per tentare di esaminare la situazione... e quando faceva così non c'era da aspettarsi nulla di buono. 
Dopo qualche istante Ben sgranò lo sguardo, si volse verso il suo amico, lo prese per un braccio e disse < Poe vai a chiamare i miei e un team medico, corri!! >
Il ragazzo video lo sguardo preoccupato dell'amico e non se lo fece ripetere due volte e iniziò a correre più veloce che poteva. 
Ben intanto forzò la porta ed entrò in casa. Il cuore batteva a mille. 
Le luci erano spente, le ante di legno oscuravano ancora le finestre, impedendo al sole già alto di fare luce, le stanze in ordine come se nessuno si fosse ancora alzato... troppo silenzio. 
Controllò il giardinetto sul retro, ma non sembrava ci fosse qualcosa fuori posto... eppure tutto quell'ordine gli sembrava sospetto.
Allora salì su per le scale che portavano al piano di sopra e una strana sensazione di terrore cominciò a farsi strada dentro di lui. Non vide luci filtrare dalle porte delle camere, tutto era avvolto nel buio. Possibile che stessero ancora dormendo?? 
Poi vide la finestra aperta nel corridoio, la porta della camera di Rey socchiusa, quella di Lauren completamente chiusa. Decise di esaminare la prima.
A passo lento e con la mano pronta sulla spada laser agganciata al suo fianco si avvicinò, e con l'altra spinse la porta e la aprì tutta. 
La stanza era vuota: la lampada a terra, la sedia della scrivania rovesciata, un lembo della tenda della finestra penzolava strappato malamente dal resto, il letto sfatto e il cuscino aperto con qualche piuma che fuoriusciva, la sua bambola a sirena sul comodino era caduta dal supporto, per terra alcuni segni di bruciature, da sotto il letto si intravedeva il manico della sua spada laser. 
Ben analizzò la stanza e ne dedusse che doveva esserci stato uno scontro.
Poi di scatto abbandonò la stanza e corse in quella di Lauren, ma quando aprì la porta per poco non gli prese un infarto. 
Il corpo della donna era riverso sul letto, in una pozza di sangue che partiva dal grosso taglio sulla sua gola, gli occhi sbarrati, un braccio sul materasso lungo i fianchi e l'altro pendente lungo il bordo del letto. 
Il giovane Ben dovette reggersi allo stipite della porta per non crollare. 
Rey sparita, la sua stanza sotto sopra, sua madre uccisa: che diavolo era successo??? 
Com'era potuto accadere che non avesse percepito niente? 
Eppure lui e Rey erano legati dalla Forza, suo zio non faceva altro che ripeterglielo.... ma lui non si era accorto di nulla. Non era mai capitato prima. 
Il respirò iniziò a farsi pesante, la vista gli si annebbiò e il cuore continuava a battere a mille.
Ma in quel momento sentì una mano sulla sua spalla. 
Ben saltò sul posto perdendo un battito o due, ma si tranquillizzò l'attimo dopo.
Han e Leia erano arrivati, e con loro i medici, e la squadra investigativa di suo padre.
Si sporsero oltre il figlio per constatare anche loro l'orrore di quella scena e Leia scoppiò a piangere fra le braccia del marito. 
Mentre i medici portavano via il corpo senza vita di Lauren, la squadra ispezionava le stanze, sia quella di Lauren che quella di Rey per vedere se trovavano qualche traccia... ma non c'era nulla. L'unico indizio che avevano era la sua spada laser: se era sotto il letto e non riposta al suo posto, o sparita insieme a lei, significava che Rey aveva dovuto difendersi e lottare con qualcuno, e aveva perso lo scontro. 
Ma la domanda principale era: perché era stato necessario usarla?
Ripresasi dallo shok iniziale, Ben accompagnò la madre a casa.
Appena chiusa la porta di casa dietro le spalle, Ben cadde a terra sulle ginocchia e lasciò andare le lacrime scoppiando a piangere disperato fra le braccia della madre, che per per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa fare per suo figlio. 
La situazione era grave e complicata, completamente fuori dal loro controllo, e qualunque cosa avrebbe provato a dirgli sarebbe stata una promessa falsa e vuota, così si limitò a stringerlo forte a se, accarezzandogli i capelli, mentre in cuor suo giurava a se stessa che avrebbe fatto di tutto per riportare a casa quella ragazza, e rivedere suo figlio felice. 
Nei giorni seguenti vennero organizzate delle squadre di ricerca guidate da Han e dal capitano Deameron in tutto il pianeta per cercare Rey e il suo possibile rapitore. Leia e la madre di Poe nel frattempo si occuparono dei preparativi per il funerale di Lauren, a cui prese parte l'intero villaggio, con viva e solenne partecipazione.
Da quando erano iniziate le ricerche Ben era stato il più attivo, cercando di non perdere mai la speranza, senza darsi per vinto, ma ad ogni spedizione andata fallita, crescevano la sua frustrazione e la sua rabbia. 
Il pensiero che la sua piccola Rey fosse da sola, chissà dove con i suoi aguzzini, cercare di non pensare a quello che poteva star subendo in quel momento e non poter fare nulla per aiutarla lo stava facendo impazzire.
E giorno dopo giorno, così come si scurivano le occhiaie sotto i suoi occhi, si stava scurendo anche l'alone intorno alla sua anima, così come il suo umore.
Era diventato irascibile, intrattabile, scattava per un non nulla e se la prendeva a morte per ogni mezza cosa che gli veniva detta.
Nessuno poteva veramente capire come si stentisse, e cercavano di giustificarlo... ma con il passare delle settimane stava diventando veramente ingestibile, perfino per i genitori o per Poe. 
Un pomeriggio, dopo l'ennesima ricerca andata a vuoto, Ben rientrò a casa più incazzato che mai, e sperava che non ci fosse nessuno dentro, per provare a sbollire un po' di rabbia, ma ad attenderlo c'era invece suo zio Luke. Sia lui che la sorella erano molto preoccupati per lui, temendo il richiamo del lato oscuro e così il compiersi di quella strana diade.
< Ciao Ben > lo accolse l'uomo seduto sul divano
< Zio, scusami ma non sono dell'umore per un allenamento... > disse  con voce roca, sorpassandolo per andare in cucina a prendersi dell'acqua fresca.
< Non sono qui per questo. > rispose il maestro raggiungendolo < Avverto rabbia e frustrazione in te, e ne comprendo in pieno i motivi, ma debbo metterti in guardia ragazzo: tutta questa negatività sta attirando su di te forze oscure, che attenteranno alla sua tua mente, cercheranno di persuaderti ad unirti al lato oscuro, promettendoti modi inimmaginabili per salvare Rey. Nulla di quello che hanno loro può salvarla... >
< E tu che ne sai? >
< Lei non è qui. Non è più su questo pianeta dalla notte in cui l'hanno rapita... >
< COSA??? E tu me lo dici adesso?? Dopo quasi un mese che la stiamo cercando???? > scattò il ragazzo avvicinandosi minaccioso al parente.
< All'inizio non ne ero sicuro, ma ieri notte ho avvertito qualcosa, ho avuto una visione... >
< Cos'hai visto? > 
< Non era molto chiaro ma c'è stato un movimento nella forza... qualcosa di oscuro e potente. Ho visto uno scontro brutale, una guerra efferata e violenta, ma non sono riuscito a distinguere tra chi. So solo che Rey è stata portata via, molto lontano. >
< Che facciamo? >
< Non possiamo fare niente purtroppo. L'hanno portata dove non possiamo raggiungerla... nessuno può. Possiamo solo sperare che sia abbastanza forte da salvare se stessa... se non ce la farà... dobbiamo prepararci al peggio... > 
< Che vuoi dire? So che c'è qualcosa che non mi stai dicendo, parla chiaro per una volta!! >
< Resta nella luce Ben! Resta nella luce, è l'unico modo! Resta nella luce... >
< Che significa?? Zio aspetta! > gridò il ragazzo seguendo lo zio.
Ma il Jedi era già fuori dalla porta di casa e non si voltò indietro, tirando dritto per la sua strada. Sapeva che corrergli dietro continuando a chiedere spiegazioni non sarebbe servito a nulla, e per qualche momento rimase sulla porta a guardare la figura dell'uomo che spariva dalla sua vista. 
Passò il resto della giornata a pensare e ripensare alle sue parole, ma più si scervellava e meno capiva, uscendone distrutto. 
Una cosa era sicura, non sarebbe mai passato al lato oscuro! 
Ma quello che lo faceva veramente arrabbiare non era la mancanza di fiducia dello zio nei suoi confronti... ma la consapevolezza che Rey non era su quel pianeta, non c'era da quella notte, e loro avevano sprecato un mese di tempo a sperare invano. 
Luke aveva detto che l'avevano portata dove non avrebbero potuto raggiungerla, e che dovevano sperare che lei fosse abbastanza forte da salvarsi. 
Ma in quel momento gli venne in mente che in tutto quel tempo non aveva cercato di mettersi in contatto con lei tramite quel loro legame nella Forza. Si era, non si sa come, convinto che siccome non aveva funzionato quella notte, nel momento di massimo bisogno, si fosse in qualche modo “rotto” ed avesse smesso di funzionare, quindi non aveva più preso in considerazione l'idea. 
Allora chiuse gli occhi, si immerse nella meditazione e si concentrò su di lei... ma dopo ore passate a provare e riprovare non ci furono risultati. 
Ecco allora la realizzazione: era questo che intendeva suo zio quando diceva che non avrebbero potuto raggiungerla. Perché fisicamente doveva per forza trovarsi da qualche parte su un qualsiasi pianeta, e ogni pianeta poteva essere raggiunto. 
Quella sera, durante la cena Ben riferì le parole dello zio alla madre. Leia ascoltò con attenzione e qualcosa si fece spazio fra i suoi pensieri. 
Viste le informazioni ricevute da Luke, l'indomani Han mise fine alle ricerche, archiviando il caso come irrisolto, e di quella bambina arrivata dal cielo non si seppe più nulla.


NdA:
Ciao a tutti!
Allora, scusate se mi ci è voluto qulche giono in più
per aggiornare, ma ieri è stato il mio compleanno
e mi hanno reclamata per tutto il weekand xD
Ad ogni modo, siamo arrivati al nuovo bivio
in cui voi siete chiamati a decidere, quindi ecco il quesito:
Che fine fa Rey dopo il rapimento?
Opzione A: Rey torna dalla sua famiglia
Opzione B: Rey viene venduta come schiava
Vi ricordo che potete votare includendo il voto in una recensione 
se vi va di farmi sapere che ne pensate, oppure scirvendo solo 
il vostro voto, che mi ariverà in via privata! 
Ponderate bene!
Alla prossima!! :)

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Capitolo 9
*** 9 ***


NdA:
Ciao a tutti! 
Allora il popolo si è espresso
in favore dell'opzione A.
Buona lettura!

10 ANNI DOPO

Le coordinate che gli erano state date dal comandante, aveva portato Ben e Poe e i loro caccia su un pianeta caldo, arido e desertico chiamato Jakku.
Erano in missione per dare una mano ad un gruppo di persone che si erano ribellate all'invasione delle guardie del Primo Ordine, che da anni sfruttavano le già scarsissime risorse, ignorando e approfittandosi della mafia locale nel traffico dei rottami.
Erano stati chiamati a dare man forte nei combattimenti, e dare supporto aereo a quelle poche navicelle che erano riusciti a far partire rubate dal deposito di un certo Unkar Platt, gestore dei rottami in quella parte del pianeta, per allontanare i caccia-tie nemici.
I due piloti erano i migliori di tutto lo squadrone... se non fosse per la loro attitudine alla disobbedienza agli ordini in favore dell'istinto.
Tutti quegli anni a combattere insieme li avevano resi una squadra formidabile, e anche questa volta, nei cieli azzurri di Jakku, grazie alle loro tecniche di combattimento aereo innovative (anche se non propriamente ortodosse) avevano abbattuto parecchi nemici, costringendo i ranghi del Primo Ordine a ritirare la flotta aerea.
Ma in tutta risposta quelli avevano fatto atterrare altri tre squadroni di stormtrooper, così i due ragazzi furono costretti ad atterrare e buttarsi nella mischia, come spesso accadeva in questi casi.
Con gli anni avevano iniziato ad apprezzare le battaglie a terra quasi quanto quelle aeree, era un modo come un altro di scaricare l'adrenalina e rompere qualche chiappa metallica.
E senza pensarci troppo, Poe con il blaster e Ben con la sua spada laser, saltarono giù dalle navette e iniziarono a fare strage di soldati bianchi.
Ma proprio quando sembrava che stessero avendo la meglio, tutto si fermò per qualche istate, perché la rampa della grande nave che aveva portato gli squadroni, si abbassò, rivelando l'arrivo di qualcuno.
Il corpo snello e affusolato era avvolto in una tuta integrale metallica nera, la testa coperta da un caso integrale anch'esso, con una visiera nera.
Impossibile capire chi fosse.
I due amici si scambiarono uno sguardo indecisi sul da farsi: se l'avessero attaccato l'intera squadra, compresi quelli rimasti sulla nave, si sarebbero abbattuti tutti su di loro e li avrebbero fatti a pezzi, ed erano troppi per combatterli da soli. La loro occasione migliore era quella di seguire questa persona e cercare di capire che intenzioni avesse.
La figura infatti ignorò completamente la battaglia che si stava svolgendo tutto intorno, passando in mezzo agli scontri, incurante di colpi vaganti, puntando dritta ad una capanna mezza in fiamme poco distante.
Ben fece segno a Poe di avviarsi in quella direzione mantenendosi sul fianco destro, mente lui avrebbe fatto la stessa cosa su quello sinistro.
Chiunque fosse quella persona sotto la tuta metallica stava cercando qualcosa, e quel qualcosa era in quella capanna.
La videro strappare quel poco che era rimasto della tenda appesa all'entrata, ed entrare.
I due piloti si appostarono ai lati dell'apertura e si sporsero di poco per guardare all'interno. Videro la persona rovistare dentro un baule, e tirarne fuori uno strano fagotto di stoffa. Ma da quella posizione non riuscirono a capire che cosa contenesse.
Presi da quella visione non si accorsero che un plotone di guardie li aveva circondati.
I due fecero per prendere le loro armi, ma non fecero in tempo perché l'intero plotone aveva caricato le proprie pronti a sparare. Questa volta erano messi davvero male.
< Siete stati incauti... avete abbassato la guardia... errore da principianti... > disse la figura uscendo dalla capanna con il fagotto fra le mani.
Il distorsore rendeva impossibile capire di chi fosse quella voce.
< Hei, quello è nostro! > disse Poe immediatamente.
< Non credo proprio, non sapete nemmeno cosa sia... >
< Io lo so! > disse Ben.
In realtà aveva sentito qualcosa provenire da quell'oggetto, non sapeva esattamente cosa fosse, ma di certo non l'avrebbe dato a vedere.
La figura si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi attraverso il caso.
< Ma certo che lo sai... Jedi. >
Ben a quelle parole si paralizzò per qualche istante. Come aveva fatto a capirlo?
Eppure lui non aveva avvertito niente in quella figura che potesse dirgli che era un sensitivo della Forza come lui.
< Non sono un Jedi > disse il ragazzo.
E in teoria era vero. Non aveva avuto un riconoscimento formale dall'accademia, era stato addestrato in casa.
< Ma sei un possessore della Forza... Se sai cos'è questo, capisci perché è così importante che venga custodito in un luogo appropriato. > riprese la figura.
< E questo posto appropriato sarebbe con te? >
< Fino ad un secondo fa non sapevi nemmeno della sua esistenza, e ora che ce l'ho io lo vuoi anche tu? Il tuo maestro non ti ha insegnato a non desiderare le cose che non sono tue? >
< Il mio maestro mi ha insegnato che non si ruba, e quello di sicuro non appartiene a te, e uno dei compiti di un Jedi e punire chi ruba e recuperare ciò che è stato rubato per restituirlo al legittimo proprietario... >
< … che non hai la più pallida idea di chi sia, non è vero? Beh io lo so, e dovresti ringraziarmi, visto che sto facendo il lavoro al posto tuo. E non avevi appena detto di non essere un Jedi? > chiese la voce con una risatina malvagia.
< Tu menti! > rispose Poe vedendo l'amico in difficoltà
< Ah è così? Se lo vuoi allora venitelo a prendere... > disse la figura.
Fece un cenno, e il plotone, dalla formazione a semicerchio si divisero in due metà, mentre due guardie prendevano Poe per le braccia immobilizzando.
Ben allora estrasse la sua spada laser, e così fece la figura, sfoderando una spada laser dalla lama nera, mentre con l'altra mano teneva l'oggetto sotto il braccio.
I due si studiarono a vicenda, e Ben si rese conto di essere in netto svantaggio rispetto al suo avversario, poiché egli aveva accesso alle sue emozioni, mentre lui era
cieco.
Ecco perché dovette sforzarsi di tenere la mente chiusa e giocare d'astuzia.
Partirono i primi fendenti e i primi attacchi.
Per quanta forza e maestria Ben mettesse nelle sue mosse, l'avversario gli teneva testa, parando ogni attacco senza il minimo sforzo, sfruttando la differenza di corporatura. Ben allora capì che doveva costringerlo a lasciare la presa sull'oggetto per sbilanciarlo e costringerlo ad abbassare la guardia.
Si buttò sull'avversario con attacchi rapidi precisi e con più forza, notando qualche attimo di esitazione, ma poi il suo sfidante fece qualcosa che non si sarebbe aspettato.
Lanciò l'oggetto in aria talmente in alto che ebbe il tempo di scagliarsi su di lui, metterlo a tappeto con tre fendenti mirati e perfetti e farsi atterrare l'oggetto nella stessa mano, mentre lo sovrstava.
Ben era senza parole.
Non aveva mai visto una persona tanto esperta e abile nel combattimento con la spada laser.
Possibile che dentro quel corpo così sottile si celasse tutta quella forza?
Ma in quel momento di vicinanza aveva avvertito forte anche l'oscurità che proveniva da quel qualcuno.
Il lato oscuro della forza avvolgeva quella figura, e la sua spada nera ne era la prova. Erano rare, potenti, pericolose... solo un essere di straordinaria potenza che fosse completamente immerso nel lato oscuro poteva brandire un'arma di quel genere.
Chi era quindi quella persona?
E come se quella avesse avvertito la sua domanda, alzò la visiera del suo casco, rivelando solo gli occhi, con cui Ben si sentì scrutare nel profondo, fino all'anima.
E più fissava quegli occhi, più gli tornava in mente una sola persona... ma non poteva essere... o forse si?
Il tempo di un solo sguardo e la figura lo scavalcò, allontanandosi per risalire sulla nave, facendo cenno alle sue truppe di ritirarsi.
< Stai bene amico?? > disse Poe correndo verso di lui e porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi, non appena le guardie lo avevano lasciato libero per seguire il loro capo a bordo della navicella.
< Si... credo... >
< Chi diavolo era quello?? >
< Credo che fosse una lei >
< Cosa? Ti sei fatto stendere da una donna? >
< Hai visto quanto era potente? >
< Si ho visto, ma non pensavo che ci fosse qualcuno, nell'intera galassia, che potesse batterti. >
< Nemmeno io lo pensavo, ma a quanto pare mi sbagliavo... >
< Vieni, andiamo a dare una mano. >
Così i due tornarono dai sopravvissuti, e diedero una mano a rimettere in sesto il villaggio. In quella battaglia erano morte parecchie persone, ma per ora, il pianeta-discarica a cielo aperto era libero. Anche questa volta potevano affermare: missione compiuta.
Ma il pensiero di quello scontro era ancora vivido nella mente del pilota.
Intanto, in un altro angolo della galassia, la nave del Primo Ordine aveva fatto ritorno su Mustafar. Il pianeta lavico, ospitava un vecchio castello, appartenuto a Darth Vader, l'antico dominatore della galassia ai tempi dell'impero.
La giovane guerriera scese fiera dalla nave, tenendo l'oggetto ancora sotto braccio, e a passo spedito entrò nel castello, diretta verso la sala del trono.
La stanza era lunga, con due file di colonne che delineavano il corridoio centrale, quello che portava alla scalinata dall'altra parte della stanza, sulla cui cima c'era un grande trono di pietra lavica, contornato da grossi spuntoni: sul trono sedeva suo nonno, l'imperatore Palpatine. Ai due lati del trono, un gradino più sotto, c'erano quattro sedute, regali, ma meno imponenti. Sulle due a destra sedevano un uomo e una donna, entrambi sulla quarantina. Lui era il Re Viktor, suo padre, lineamenti fieri, sguardo altero, barba lunga e capelli castani come i suoi.
Sua madre, la regina Sheefra, aveva il viso più dolce e lo sguardo comprensivo, i capelli corvini legati in una lunga traccia. Le loro corone scintillavano alla luce del fuoco che entrava dalle grandi vetrate che contornavano l'intera stanza.
La ragazza arrivò ai piedi della scalinata, si inginocchiò e depose l'oggetto davanti a se.
< Imperatore, padre, madre, ho recuperato la reliquia. >
< Molto bene. Problemi durante la missione? > chiese l'anziano dal suo trono.
< No signore. Ma c'era una ragazzo.... >
< Che ragazzo? Un Jedi? > chiese l'imperatore scrutando la mente della nipote.
< Lui sosteneva di non esserlo, ma che lo fosse o meno l'ho sconfitto in battaglia senza difficoltà signore. >
< Perfetto. Porta la reliquia al tempio, poi sarai libera. >
< Si, signore. Padre, madre. > fece un cenno con la testa ad ognuno notando nei suoi genitori uno sguardo di assenso per la riuscita dalla missione.
Recuperò l'oggetto e uscì dalla sala.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Appena fuori dal portone della sala del trono, la ragazza prese il corridoio di sinistra, che portava alla porta della serra. Attraversata la serra, si arrivava in giardino.
Imboccato il sentiero di destra, si arrivò ad un fiume di lava, attraversato da un ponte di pietra nera.
Dall'altra parte del ponte, un tempio Sith. Un'enorme struttura in pietra lavica nera, alta e imponente, con un grande portone all'entrata e uno stemma della loro casata a fare da padrone sopra la porta, inciso in rilevo e pitturato di rosso.
All'interno si respirava un'aria tetra e decisamente poco rassicurante: poche finestre alte lasciavano passare luce non sufficiente ad illuminare la stanza. Alti candelabri intervallavano le colonne nere che portavano all'altare principale infondo alla sala.
Ma lei non aveva mai avuto pausa, suo nonno ce la portava sempre fin da quando era piccina.
In una saletta laterale del tempio, c'era una stanza più piccola, con delle teche, alcune piene, altre ancora vuote. Aprì una di quelle vacanti, tolse l'oggetto dalla stoffa che lo ricopriva, lo poggiò sul supporto e chiuse la teca di vetro, fermandosi ad osservare ciò che aveva appena portato in salvo. Era un cubo, di metallo, con alcune iscrizioni incise sopra, in una lingua antica e proibita in molte parti della galassia.
Sapeva molto bene cos'era quello: era una delle reliquie dell'antico codice della Forza.
Un sapere superiore ai Jedi e ai Sith, la conoscenza suprema che avrebbe dato poteri immensi a chi sarebbe riuscito a decifrarli.
Ma non era un compito per tutti.
C'era una profezia a riguardo che suo nonno le narrava sempre: “un giorno l'eletto, colui che avrebbe racchiuso in se un potere uguale a quello di nessun altro, avrebbe raccolto e aperto le reliquie, dominato la conoscenza suprema e ristabilito l'ordine e l'equilibrio nella galassia e nella forza”. Ed era cresciuta sentendosi dire da suo nonno che era lei quella indicata la profezia. Per questo l'aveva allenata e addestrata senza riserve, senza sconti, più pesantemente e più a lungo di tutti gli altri, rendendola l'essere più forte della galassia.
E una volta raggiunta l'età giusta aveva iniziato a mandarla in giro a raccogliere le reliquie, ogni volta che le ricerche ne individuassero una.
E dopo il successo di quel giorno mancava solamente l'ultima reliquia per adempiere il suo destino.
Ma ripensando alla missione di qualche ora prima, le tornarono in mente gli occhi di quel Jedi... no di quel ragazzo con cui si era battuta... avevano qualcosa di stranamente familiare... come se già lo conoscesse.
Ma come poteva essere? Lei era cresciuta in quel castello con la sua famiglia.
Doveva essere la stanchezza che iniziava a giocarle brutti scherzi.
Cosi si riavviò più in fretta che poté nelle sue stanze, per un bel bagno ristoratore.
Arrivata nella sua camera, si tolse il casco, e si sfilò l'armatura.
Sciolse lo chignon in cui raccoglieva i capelli per farli stare nel casco, lasciando che la lunga chioma ricascasse morbida fino ai fianchi. Riempì la grande vasca di acqua tiepida e saponi profumati, e tolta anche la biancheria si immerse nella vasca.
Lasciò che l'acqua la sostenesse e la avvolgesse, chiudendo gli occhi e distendendo i nervi.
Sentiva la forza defluire in ogni sua parte del corpo indolenzito, come un toccasana.
Immersa nell'acqua e nel silenzio, gli occhi e il viso di quell'uomo tornarono a fare capolino nella sua mente. Quei capelli corvini e ondulati, quell'accenno di barba, quella pelle leggermente ambrata dal sole, e quegli occhi: due pozze profonde come la notte, neri come l'oscurità.
Chi era quel tipo?
Perché le era così stranamente familiare?
Perché aveva sentito con lui una sorta di legame, come un ricordo lontano, perso nei meandri della sua memoria...
Il rumore della porta che si apriva la distrasse dai suoi pensieri.
< Perdonami se ti ho disturbata > disse sua madre entrando nella stanza da bagno.
< Ma no madre, non scusarti. Mi stavo solo rinfrescando... >
< E fai bene mia cara. > rispose la donna sedendosi sul bordo della vasca, accarezzando la testa bagnata della figlia.
< Ti sento turbata... cosa c'è che non va tesoro? >
< Madre... oggi durante la battaglia con quel ragazzo... il suo volto mi sembrava familiare, come se lo conoscessi, anche se non l'avevo mai visto prima di oggi... è
normale? > chiese la ragazza.
Lei e sua madre avevano un rapporto speciale, erano molto legate.
Reyla a sua madre aveva sempre potuto raccontare tutto, ogni suo timore, ogni suo pensiero, ogni suo segreto, e lei non aveva mai tradito la sua fiducia, dimostrandosi la più comprensiva delle madri e la più fidata delle confidenti. Ma se ogni altra volta il suo sguardo era sempre stato dolce, questa volta notò un bagliore stano
Spavento, paura... terrore?!
< Magari somigliava a qualcuno che avevi già incontrato in altre battaglie... che tipo è questo ragazzo? > chiese ricomponendosi
< Capelli neri, occhi profondi, pelle ambrata... Ben mi pare di aver capito che si chiama... >
Questa volta il lampo di terrore negli occhi della madre era stato più chiaro e visibile. Perché??
< Beh, questi... questi sono tratti comuni a tanti uomini cara, io fossi in te non mi preoccuperei. Oh, ma guarda, l'acqua si è raffreddata e le bolle sono scoppiate tutte, segno che è giunta l'ora di asciugarti. > disse la donna, cercando di mascherare l'agitazione e sviando l'argomento.
Batté le mani due volte e due ancelle arrivarono nella stanza con un grande telo nero, pronte ad avvolgerci dentro il corpo della principessa.
< Ora ti lascio alle loro cure, c'è ancora un incontro a cui tuo padre ed io dobbiamo assistere. Ci vediamo questa sera per la cena. A dopo cara. >
< Va bene, a dopo madre. >
E così dicendo la vide andare via un po' troppo di corsa per i suoi standard.
Continuava a non capire. Perché quel nome aveva sconvolto tanto sua madre?
Allora lo conoscevano?
Cos'era che non le stavano dicendo?
Quale segreto le stavano nascondendo?
Reyla non amava le situazioni con troppe domande e nessuna risposta. E se nessuno era intenzionato a parlare, avrebbe scoperto da sola da cosa la sua famiglia la stava tenendo all'oscuro. Potevano scommetterci le corone che avrebbe fatto luce in quella storia, e se quello che avesse scoperto l'avrebbe sconvolta, sapeva già a chi avrebbe dato la colpa!
Ma non era quello il momento più adatto per certe cose.
Quello era il momento di lasciare che le sue ancelle si prendessero cura di lei, che la aiutassero ad indossare un morbido abito lungo blu notte con bretelle di sottile catenella argento, e che le asciugassero e acconciassero i capelli i una coda bassa, con qualche ricciolo qui e la per dare morbidezza alla sua chioma.
Rimase in camera sua per le ore seguenti a tentare di dare pace ai suoi pensieri inquieti, e cercare qualche traccia nella Forza di qualcosa che le fosse affine, un legame... qualsiasi indizio da cui far partire le sue ricerche... senza risultati.
Arrivò poi l'ora della cena, così interruppe le sue ricerche, poggiò sul capo la sua corona dorata e si avviò nel salone. Le formalità andavano rispettate.
Quando tutta la famiglia fu riunita a tavola, re Viktor prese la parola.
< Reyla, abbiamo ricevuto l'ennesima proposta di matrimonio per te.... > iniziò l'uomo, cercando di interpretare l'espressione impassibile della figlia che non aveva proferito parola < …è da parte della famiglia Hux. Loro figlio Armitrage è prossimo alla promozione come generale del Primo Ordine, sarebbe un ottimo partito... >
< Padre, non sono loro a dover essere un buon partito per me, sono io che sono un buon partito per loro, il premio che tutti vogliono. E comunque, l'ho visto un paio di volte durante delle missioni... è un viziatissimo figlio di papà, buono solo a strillare ordini come una donnetta, e non viene rispettato nemmeno dall'ultimo degli spazzini. Non credo che sia questa il genere di alleanza che ci serve. E poi in combattimento non vale nulla... lo sconfiggerei solamente puntandogli l'arma alla gola. >
< Va bene, come non detto. Ma conosci le regole, tu sei la nostra unica erede, e un giorno tutto l'impero sarà tuo, ma dovrai dare a te stessa una progenie a cui lasciarlo dopo di te, e non puoi farlo da sola... ti serve un marito. >
< Padre, se il problema è solo questo, è ancora presto per porselo. Ti prometto che prima che tu lasci questa vita, avrò trovato un compagno con cui garantire la prosecuzione della nostra famiglia. Ora possiamo cambiare argomento per favore? > chiese spazientita la figlia
< Ha ragione caro, non sono questioni da discutere a tavola queste, piuttosto... > e la donna coinvolse i due uomini in una conversazione politica sull'incontro che avevano avuto poco prima.
Reyla fu grata a sua madre di aver cambiato discorso.
Ogni volta che le parlavano di matrimonio le veniva l'orticaria.
Nell'usanza Sith, il pretendente doveva vincere la mano della sposa, lottando e sconfiggendo il padre di quest'ultima in uno scontro. Nel suo caso però, suo padre non era in grado di combattere per via di un incidente, e non avendo fratelli o zii che potessero combattere al posto suo, era lei stessa a sfidare in combattimento i suoi pretendenti. Se uno di loro fosse riuscito a batterla, avrebbe avuto l'onore di sposarla. Per sua fortuna sapeva combattere molto bene, e fra le molte proposte che le erano arrivate, nessuno era riuscito a sconfiggerla, quindi ognuna era stata rifiutata.
Con il passare degli anni, divenne famosa in tutta la galassia come la principessa guerriera che nessuno aveva mai sconfitto, e quindi era diventata ancora più ambita e
richiesta.
All'inizio la cosa la divertiva, e le battaglie erano contro guerrieri seri e preparati, che le offrivano una vera occasione di provare la sua forza. Ma dopo un paio d'anni la cosa era diventata noiosa, e dopo l'ennesimo pappamolle che si era ritirato perché non aveva mai preso un'arma in mano, decisero di iniziare a fare una scrematura.
Solo chi ne fosse stato veramente degno veniva convocato per scontrarsi con la principessa.
Finita la cena, e conclusasi anche la solita chiacchierata di famiglia sulla terrazza, la ragazza si ritirò per notte. Sciolse i capelli, depose la corona e indossata una camicia da notte più confortevole, si mise sul morbido materasso.
La stanchezza si impossessò di lei e si addormentò presto.
Quella notte fece uno strano sogno.
Era seduta sulle scale di una casa, lungo un viale di ghiaia, insieme ad un ragazzo. Erano seduti l'uno accanto all'altra e stavano guardando un meraviglioso cielo stellato. Poi si giravano l'uno verso l'altra e si baciavano. E stranamente quel bacio le piaceva, talmente tanto che lo volle approfondire. Sentiva una leggera sensazione di disagio salirle dentro, rendendosi contro di quanto poco esperta fosse lei, e di quanto invece lo fosse lui. Ma non voleva distrarsi, voleva solo godersi quel momento così bello, e bearsi della sensazione di appartenenza che stare avvolta fra le sue braccia le dava.
All'improvviso però, rapito da un uragano, il ragazzo venne trascinato via da lei, e tutto diventò nero, mentre due grandi occhi rossi e maligni apparivano davanti a lei...
Poi si svegliò.
Il respiro affannato, il cuore che batteva all'impazzata e un leggero strato di sudore ad imperlarle la fonte. Vide che era nella sua stanza, e avvertì una brezza leggera entrare dal grande balcone difronte al letto, mentre la luce della luna illuminava leggermente la stanza. Reyla bevve un sorso d'acqua da bicchiere poggiato sul suo comodino, e tornò a stendersi.
Ci volle un po' prima che il sonno tornasse a pendere il sopravvento, ma quando arrivò non portò altri sogni per sua fortuna.

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Capitolo 11
*** 11 - prima parte ***


L'astronave di Ben e Poe atterrò nell'hangar, appena fuori dal villaggio.
I due piloti avevano fatto ritorno a casa dopo la missione su Jakku.
Erano stanchi, sudati, e di pessimo umore per via della strigliata che il loro comandante gli aveva fatto, quando avevano riportato quanto era successo con quella ragazza e lo strano oggetto che si era portata via. Secondo il capitano era colpa loro... ma se nemmeno lui sapeva della sua esistenza fino ad un minuto prima, adesso era colpa loro se non erano riusciti a difendere una cosa che non sapevano che c'era???
< Ben, lascia perdere il capitano... doveva salvarsi la pelle e ha scaricato la cosa su di noi... >
< Lo so, lo so... ma non è quello che mi rode >
< Non dirmi che stai ancora pensando a quella sconfitta?? Dai amico succede, eri impreparato. Se mai dovessi incontrarla di nuovo, la metterai al tappeto! Ne sono sicuro! > disse Poe battendo una pacca sulla spalla dell'amico.
< Tu non ci hai fatto caso, ma prima che se ne andasse ha alzato la visiera... ho visto i suoi occhi e... non ci crederai ma mi è tornata in mente lei... >
Poe non ebbe bisogno di chiedere spiegazioni, sapeva benissimo chi fosse lei.
Erano anni che nessuno ne parlava più.
Era una ferita ancora aperta nel cuore di tutto il villaggio: la loro bambina del cielo era scomparsa da dieci anni ormai, e nessuno aveva più avuto sue notizie.
< Hei Ben, ti conosco... non cominciare ad arrovellarti il cervello, non ci sono prove.... >
< Pensaci Poe, lei è l'unica che conosciamo che poteva portare una spada laser, e poi i suoi occhi... li riconoscerei fra mille, e ti assicuro che più ci penso e più sono convinto che fosse lei! >
< Non puoi saperlo con certezza, magari ci sono altre persone come voi nella galassia di cui non siamo a conoscenza. E poi la sua spada ce l'ha in custodia tuo zio da quella notte, e la sua era nera. Senza contare il fatto che non sembrava riconoscere ne me ne te, come se fossimo degli estranei... So quanto ti manca, lo capisco, manca a tutti, ma non fossilizzarti su questo. Non farti del male! Ora devo andare o Peige mi uccide. >
< Quanto hai detto che manca? >
< Beh il termine era tre giorni fa, quindi potrebbe arrivare in qualsiasi momento! >
< Allora si, ti conviene correre! Ci vediamo domani! > disse senza aspettarsi una risposta, mentre l'amico prendeva la direzione opposta alla sua.
Poe e Peige si erano spostati tre anni prima e adesso, a breve avrebbero avuto il loro primo figlio, un maschietto.
Era stata una bellissima cerimonia, tutto il villaggio era presente, e sua madre aveva ufficializzato il matrimonio nel parco, sotto gli alberi in fiore che rendevano l'atmosfera magica. La ormai non più tanto piccola Rose, era stata l'unica damigella.
Ben sapeva che insieme a Rose doveva esserci anche lei e la sua assenza era ancora dura da accettare.
Lui aveva fatto da testimone al suo migliore amico naturalmente, e aveva passato tutti i momenti di calma ad immaginare come sarebbe stato guardarla percorrere la navata con quel vestitino lilla e il piccolo bouquet in mano accanto all'amica, sorridente e bellissima, ballare con lei in mezzo alla pista, scambiandosi dama con Poe e i loro amici, assistere abbracciati al taglio della torta, ai fuochi d'artificio... e chissà, magari sarebbe toccato anche a loro, avere una bella festa per il loro di matrimonio.
Ma questi erano e sarebbero rimasti per sempre desideri irrealizzabili, sogni proibiti chiusi nell'angolo più remoto del suo cuore, dove rifugiarsi quando la notte era troppo buia per dormire.
Quando aprì la porta di casa, sua madre gli corse incontro ad abbracciarlo.
Era sempre felice di ricevere l'abbraccio di mamma Leia al rientro da ogni missione.
Stare a casa con la sua famiglia era una delle tre cose che gli impediva di cadere nella pazzia. Aveva preso in considerazione l'idea di vivere per conto suo, qualche anno fa, ma al solo pensiero di una notte nel completo silenzio gli stavano gli venendo gli attacchi di panico, quindi l'idea fu accantonata. Dopotutto nessuno lo aveva giudicato.
Tutti si erano accorti che lui era stato quello che aveva preso peggio la sua scomparsa, e ognuno a modo suo, tutti nel villaggio avevano provato a rincuorarlo come potevano. Le altre due cose che lo tenevano incollato alla realtà (oltre il lavoro come pilota) erano le serate con i suoi amici, e gli allenamenti con zio Luke.
Meditare con lui e allenarsi nel combattimento erano una bella valvola di sfogo.
< Ciao caro, bentornato! Com'è andata la missione? >
< Ciao mamma! Faccio una doccia e ti racconto! > disse il ragazzo, salendo le scale.
Entrò nel bagno e aprì l'acqua per farla miscelare.
Nel frattempo si era levato la pesante tuta arancione e la biancheria di sotto. Entrò in doccia e lasciò che l'acqua calda rilassasse i suoi muscoli tesi.
All'ora di pranzo anche Han era tornato a casa dai suoi soliti giri di perlustrazione durante il mercato del villaggio.
< Allora figliolo, com'è stata questa avventura su Jakku?? >
< Beh, all'inizio sembrava andare bene, insomma Poe ed io abbiamo fatto un buon lavoro con il sostegno aereo. Abbiamo costretto la flotta dei caccia a ritirarsi. Ne abbiamo abbattuti parecchi di quelli, e così ci hanno chiesto di atterrare e fornire supporto nell'attacco di terra, e lo stavamo facendo, stava andando bene... >
< Ma? > lo esortò il padre a continuare
< Ma ad un certo punto atterra uno shuttle del Primo Ordine e scende una ragazza, con una tuta di metallo, tutta nera ed un elmo integrale. Manda le truppe in giro a combattere contro i nostri mentre lei tutta tranquilla passeggia... ma mi devi credere: camminava lenta e tranquilla come se stesse passeggiando nel parco! Invece eravamo nel pieno del campo di battaglia!! Beh insomma, arriva ad una capanna mezza in fiamme, e noi decidiamo di seguirla. Entra, tira fuori da un baule un fagotto di stoffa che non siamo riusciti a capire che cosa fosse, ma ci ha scoperti. Quando sono stato vicino a quel coso ho sentito la Forza, era come se scalpitasse per uscire da li dentro, ma non sono riuscito a capire se fosse chiara oppure oscura. Fatto sta che ho cercato di convincerla a darlo a me, ma lei mi ha sfidato! Mamma, brandiva una spada laser nera!! > il ragazzo rimase in silenzio a fissare la madre.
Leia non aveva mai visto una spada nera, ma ne aveva sentito parlare da suo fratello.
Era un'arma oscura e potente.
Chi nel Primo Ordine era sensitivo alla Forza, e talmente forte da brandire un'arma del genere? Ce n'erano altri come lei?? Che avessero un esercito di Sith?? Il cervello della donna aveva preso a girare a mille.
< Beh insomma?? > chiese Han un po' spazientito.
Non gli piaceva essere lasciato in disparte mente madre e figlio comunicavano in un modo a lui sconosciuto.
< Quella ragazza ha uno stile di combattimento preciso, quasi maniacale, non ha sbagliato un colpo. Ha una forza e una potenza che non avevo mai avvertito in nessun altro! Mi ha battuto. Mi sono trovato a terra con la sua lama puntata alla gola. E si è portata via quell'oggetto.... >
< Ti sei fatto battere da una femmina?? > chiese il padre quasi ridacchiando.
< Si, ma non è quello che mi turba. Prima di andarsene, mentre mi teneva la lama contro, ha alzato la visiera del suo casco e ho visto i suoi occhi... solo i suoi occhi. Appena li ho visti si è materializzato un solo volto attorno ad essi: il suo. >
I due genitori si scambiarono un'occhiata perplessa prima di tornare a guardare il figlio.
< Sei sicuro Ben? > chiese Han con tono serio.
< Riconoscerei i suoi occhi dovunque, e in tutti questi anni non mi era mai successo di avere un richiamo così istantaneo, così nitido... mai! Però una cosa mi ha stupito ancora di più... >
< Cosa? >
< Sembrava non riconoscerci. Ha visto sia me che Poe, ma era come se avesse a che fare con dei perfetti sconosciuti... >
Marito e moglie si guardarono nuovamente per qualche istante, rendendosi conto che avevano pensato la stessa cosa.
In effetti c'era la remota possibilità che Ben poteva non essersi sbagliato.
Se quella era davvero Rey, tante cose potevano assumere un senso.
Ma era troppo presto per trarre delle conclusioni.
Leia doveva prima parlare con Luke.
< Magari è stata solo un'impressione, infondo non c'è nulla che possa provare che quella fosse davvero lei. Non arrovellarti troppo va bene? > disse il padre per chiudere la questione.
< Immagino che tu sia stanco tesoro... perché non vai di sopra a riposare un po'? Magari ti porto qualcosa di caldo più tardi... > disse la madre al figlio.
< Avete ragione, ne approfitterò per dormire un po'. Grazie mamma. >
Ben si alzò dalla tavola e salì le scale che portavano al secondo piano.
Entrò nella sua camera, e il suo sguardo cadde inevitabilmente su quella bambola a forma di sirena, che stava sull'ultimo ripiano di una libreria, sopra la scrivania, che silenziosa, dal giorno che era arrivata, aveva osservato quel ragazzo di 20 anni appena diventare un uomo, con il cuore spezzato e l'animo tormentato, ma che non aveva mai smesso di lottare, e di fare ciò che era giusto: restare nella luce, come gli aveva detto suo zio.
Prese quella bambola dallo scaffale e con un soffio spazzò via un po' della polvere che vi si era depositata... l'aveva presa dalla sua camera dopo le indagini, per avere qualcosa di lei sempre con se. La guardò intensamente, e il ricordo affiorò nella sua mente.
Una bambina di appena cinque anni, impaurita, abusata e sola, in un letto di ospedale, che nonostante tutto gli aveva regalato un immenso sorriso quando lui le aveva porto il dono. Inconsapevolmente, di quel sorriso si era innamorato giorno dopo giorno, mentre giocavano insieme, si allenavano insieme, gareggiavano insieme e crescevano insieme. E lei era cresciuta senza che lui avesse il tempo di accorgersene... e poi era sparita proprio quando il loro amore aveva mosso il primo passo.
E adesso, dopo tanti anni era diventata una donna. Chissà com'era.
Poggiò la bambola sul comodino accanto a letto e si sdraiò.
Le mani intrecciate sotto la nuca, lo sguardo rivolto al soffitto, ma perso in un solo pensiero: gli occhi di quella ragazza.
Più ci pensava e più era sicuro che fossero i suoi.
Lo sentiva in ogni fibra del suo corpo.
Lo sentiva nel suo cuore.
E perso nei suoi pensieri si addormentò.
Intanto Leia si era incamminata verso la capanna di suo fratello.
L'aria gelida dell'inverno soffiava pungente, costringendo la donna a stringersi ancora di più nel suo mantello.
Arrivata a destinazione bussò.
Nessuna risposta.
Bussò ancora.
Di nuovo niente.
Ma mentre stava per riprendere la via a retroso per tornare a casa, convinta che il fratello non fosse in casa, sentì dei rumori.
< Sorella, quale sorpresa! > disse l'uomo, emergendo dalla scogliera poco dietro la casa.
< Luke! Come stai? >
< Bene, grazie. Ma sento che qualcosa turba te... vieni, entriamo. > disse aprendo la porta e facendo cenno alla sorella di entrare per prima.
Una volta dentro l'uomo mise a fare del the caldo per entrambi, e poi si sedette al tavolo davanti a Leia.
< Allora sorella, cos'è che ti tormenta? >
< Beh, si tratta di Ben e di... Rey... >
< Rey? >
< Si. Ben dice di aver avuto uno scontro con lei su Jakku oggi. Pare che l'abbia riconosciuta dagli occhi, ma lei non sembra aver riconosciuto lui... e brandiva una spada laser nera... >
A quelle affermazioni, l'espressione dell'uomo mutò dallo stupore al terrore.
Ricordò in quel momento la visione che aveva visto anni fa, quando Rey era atterrata sul loro pianeta
 

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Capitolo 12
*** 11 - seconda parte ***


La donna riprese a parlare, dopo aver bevuto un sorso di the.
< Io e Han pensiamo che possano averla rapita quelli del Primo Ordine quella notte, e che faccia parte di un esercito di Sith. Ben dice che era su Jakku perché doveva recuperare un oggetto. Non ha saputi dirmi con precisione cos'era, ma da quello che sono riuscita a capire, è un oggetto che racchiude in se una parte della Forza, molto potente, che voleva uscire a tutti i costi, ma non è riuscito a capire se fosse del lato chiaro o del lato oscuro... tu sai di che cosa potrebbe trattarsi? >
< Se quello che dici è vero, potrebbe trattarsi di una delle antiche reliquie. Oggetti sacri, in cui è stato racchiusa una parte delle conoscenze della Forza. La profezia dice che il più potente fra i guerrieri, colui che porta in se un potere pari a nessun'altro, riunirà le reliquie, otterrà la conoscenza suprema e porterà l'equilibrio nella galassia. >
< Pensi che stiano radunando le reliquie perché hanno trovato il prescelto? >
< Potrebbe... ma se così fosse non credo che useranno quel potere per portare l'equilibrio nella galassia, ma per assoggettarla completamente al loro volere. Dobbiamo fermarli prima che le trovino tutte, o la galassia come la conosciamo non ci sarà più! >
< Da dove iniziamo? Non abbiamo nessun indizio! >
L'uomo si alzò e prese da uno scaffale poco lontano alcuni testi antichi, e li mise sul tavolo in mezzo a loro. Poi andò al fornello, preparò i the e porse una tazza alla sorella.
< Questi sono alcuni testi dei Jedi, fra i più antichi che sono riuscito a recuperare... magari qui c'è qualcosa che ci può aiutare... >
< Diamoci da fare allora... >
I due fratelli iniziarono a sfogliare i libri uno per un uno, in cerca di indizi sulle reliquie, e dopo due ore erano ancora in alto mare. Finiti di esaminare quelli Leia si alzò dal tavolo ed curiosò nella libreria del fratello.
Fra i testi trovò qualcosa che attirò la sua attenzione.
Profezie e Legende del mondo Antico e Moderno diceva la copertina.
Leia incuriosita iniziò a sfogliare l'indice del libro, quando uno dei titoli attirò la sua attenzione. Così andò alla pagina indicata e iniziò a leggere.
La legenda della principessa perduta”.
Si narra che fin dall'alba dei tempi l'universo sia dominato da una forza potente e maestosa, che mantiene l'equilibrio fra tutte le cose viventi. Scorre dentro ogni forma di vita, e ognuna ha sempre vissuto in armonia con essa, partecipando al ciclo naturale della vita e della morte, del giorno e della notte, della gioia e del dolore, della vittoria e della sconfitta, ogni cosa era in equilibrio con il suo ambiente e con il suo opposto. Ma una fra tutte, la più arrogante e presuntuosa delle speci, il genere umano, un giorno pensò di essere in grado di sottomettere la Forza al suo volere. Con la giusta concentrazione e la volontà di donare anima e cuore ad essa, un gruppo di persone, riuscirono ad entrare in connessione con la Forza, incanalarla nel proprio corpo, ed usarla.
C'era chi la usava per il bene e chi la usava per il male. E nonostante la loro arroganza e presunzione, mantenevano comunque una sorta di equilibrio. Ma questo equilibrio crollerà quando il lato oscuro un atroce torto subirà da parte della luce. È scritto infatti, che una principessa oscura verrà strappata alle braccia della sua famiglia. La sua scomparsa porterà guerra e distruzione nella galassia. Solo uno porrà fine a quella follia. Bianca e Nera sarà la sua spada, di Luce e Oscurità sarà forgiato il suo scudo, di Rosso sarà tinto il suo cuore. Con amore e coraggio, con sofferenza e dolore, riporterà la principessa perduta alla sua famiglia, e l'equilibrio nella galassia.
Leia aveva letto la storia ad alta voce, e Luke era rimasto ad ascoltarla.
< Cos'hai in mente? >
< Ancora non lo so... Ti dispiace se lo porto con me stasera? >
< Certo che no. >
< Ti ringrazio. Farò qualche ricerca e ti dirò. Ora si è fatto tardi, è meglio che rientri, prima che faccia buio. >
< Si, è in arrivo un'altra tempesta di neve, affrettati. A presto sorella >
< A presto Luke. >
E la donna uscì dalla casa e a passo più svelto che poté tornò a casa.
Al suo rientro trovò suo marito e suo figlio nel salotto intenti a giocare a carte.
< Ciao mamma > la salutò il figlio
< Ciao ragazzi... >
< Dove sei stata? > chiese il marito
< Da Luke, avevo bisogno di parlare con lui di alcune cose. Ho una domanda per voi... > disse attirando la loro attenzione.
< Di che si tratta? >
< Voi conoscete la profezia della principessa perduta? >
< Ne ho sentito parlare una volta, tanti e tanti anni fa... in una taverna su Takodana. Dicevano che un principessa Sith sarebbe stata rapita, e che quel rapimento sarebbe stato l'inizio di una sanguinosa guerra galattica. Per un pezzo tutte le Lady dei sith non volevano avere figli per paura della profezia. Ma dopo qualche anno la cosa è sparita e non se n'è più parlato... Come mai ti interessano le favolette? > le rispose il marito.
< Beh, io penso che questa non sia una favoletta qualsiasi, come le chiami tu. Ma credo che possa aiutarci a risolvere la questione della guerriera che ha affrontato Ben. >
< Non capisco... > disse il ragazzo
< Ascoltate con attenzione e poi mi dite chi vi fa venire in mente. >
Leia aprì il libro e lesse ai due la profezia per intero. Quando terminò il racconto richiuse il libro, tenendo in mezzo un dito per evitare di perdere la pagina, e guardò i suoi uomini, attendendo una loro risposta.
Sperava che uno dei due arrivasse alla sua stessa intuizione, almeno per confermare che non fosse un'idea campata per aria.
Ben guadò la madre, ripensando al racconto appena sentito, e poi pian piano l'idea si dipanò nella sua mente.
< Mamma, pensi che Rey sia la principessa perduta?? >
< Avrebbe senso! L'hanno rapita da noi per riportarla alla sua famiglia... >
< Ma la guerra nella galassia non si è fermata, anzi... > aggiunse Han con tono ironico
< … e poi nessuno l'ha salvata. L'hanno attaccata e rapita! E non sappiamo dove o da chi l'abbiano portata. In più non abbiamo mai scoperto da che pianeta provenisse o chi fosse la sua famiglia. >
< Avete ragione... era solo un'idea. > disse la donna sconsolata, togliendo il dito dal libro, e poggiandolo sul tavolo da gioco.
I tre rimasero qualche minuto in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, quando ad un certo punto, Ben richiamò l'attenzione dei suoi familiari.
< Però... ora che ci penso, è da qualche anno che gira la storia di una principessa guerriera che nessuno riesce a sconfiggere per poterla sposare. L'ho sentita da alcune guardie del Primo Ordine tempo fa su Chandrilla. >
< Possiamo prendere informazioni su questa storia e iniziare ad indagare da qui. Magari scopriamo qualcosa su Rey, e comunque verrà fuori qualcosa di utile per la guerra. Non si sa mai! > disse Leia riprendendosi subito.
Detto ciò la famiglia andò a cena e passarono la serata a parlare della questione.

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Capitolo 13
*** 12 ***


L'indomani mattina avrebbero iniziato le ricerche di queste due misteriose principesse.
Le ricerche richiesero più tempo del dovuto, ma portarono i loro frutti.
Nelle settimane che seguirono la scoperta infatti, venne fuori che a capo del Primo Ordine, ci fosse una famiglia molto potente, di cui nessuno al di fuori dell'ordine sapeva il nome, ma erano conosciuti solamente come “i reali”.
In giro per la galassia giravano storie strane su quella famiglia: che fossero l'ultima famiglia si Sith rimasta, che possedessero straordinari poteri, che il Primo Ordine fosse solo una copertura per un progetto più grande... e cose simili. Ma la leggenda più famosa che vedeva protagonista la famiglia reale era quella secondo cui la figlia del capo famiglia era stata rapita pochi giorni dopo la nascita, da alcuni sostenitori della vecchia repubblica che reclamavano giustizia per le loro famiglie decimate e volevano la fine della guerra.
Intendevano barattare la vita della bambina con la firma di un trattato di pace e la detronizzazione della famiglia reale, istituendo un senato galattico. Ma i rapitori furono trovati e catturati quasi tutti. Solo uno riuscì a scappare, ma preso dal panico, nascose la piccola nel fienile di una fattoria, con il dire che sarebbe andato a riprenderla appena avesse avuto via libera.
Ma morì anche lui durante la fuga, e la bambina rimase alla coppia proprietaria del fienile, che la tenne con se e la crebbe come loro. Ma, sempre secondo la leggenda dopo un anno, la famiglia venne catturata da alcuni trafficanti di schiavi, e venduta per lavorare su una delle navi ammiraglie del Primo Ordine e della piccola si persero le tracce.
Ammesso che questa storia fosse vera anche solo in parte, si spiegherebbe come mai un guscio di salvataggio del Primo Ordine era atterrato così violentemente su Aldeeran quasi vent'anni prima, e perché la bimba al suo interno era ridotta in quelle condizioni.
Ma questo comunque non provava nulla... insomma, poteva essere una bambina come tante altre... e poi nei racconti non si specifica mai quanto tempo fa accaddero questi fantomatici eventi. E non dava risposte nemmeno al rapimento di Rey 10 anni fa, non c'erano collegamenti con la storia che avevano ricostruito. Provava solo che la profezia della principessa perduta poteva avere un fondo di verità... ma figurati se veramente la principessa perduta fosse tornata a casa se non l'avessero sbandierato ai quattro angoli della galassia.
E poi navi del Primo Ordine che giravano per i vari sistemi ce n'erano a centinaia, e le informazioni raccolte non specificano quanto tempo la bambina sia rimasta sulla
nave, se sia scappata, se sia ancora li, si sia viva oppure morta, se sia stata venduta a qualcun altro.
Tutto quello che avevano a riguardo si fermava li... ammesso che ci fosse qualcosa di veritiero.
Luke lo diceva sempre che le profezie vengono fatte anni e anni prima che gli eventi succedano. Alcune parlano di eventi lontanissimi nel futuro che noi non vedremo mai, e altre ancora restano incompiute per via del troppo anticipo con cui vengono formulate, e quindi succede che il mondo cambia e tutto sfuma nel nulla poiché non esistono più i requisiti per farle avverare.
In pratica stavano basando le loro ricerche sul niente e sull'astratto.
Ma era l'unico modo per ridare vita e speranza ad un uomo che sembrava non avere più ragioni per essere felice.
Cosa diversa però era la storia della Lady dei Sith che nessuno riusciva a sposare.
Si diceva infatti, e questo era un dato certo, che la famiglia reale dei Sith composta dal vecchio Palpatine, con figlio moglie e nipote, stesse cercando di rinforzare l'alleanza con il Primo Ordine... non che ne avessero realmente bisogno dato che ne erano a capo, ma si sa il potere era una cosa molto volubile e un ulteriore legame fra le parti avrebbe solo rinforzato la posizione dei reali. Il vecchio voleva sistemare la faccenda tramite il matrimonio della nipotina. Ma le usanze Sith sono particolari, e solo chi avrebbe sconfitto in battaglia la ragazza sarebbe stato degno di sposarla... e secondo quello che si diceva, fin'ora nessuno c'era ancora riuscito.
Era evidente che stavano cercando la famiglia più forte, per avere una progenie di tutto rispetto che ereditasse tutta la pagnotta del primo Ordine e il piccolo impero che il vecchio aveva messo in piedi con gli anni.
E fu allora che Leia ebbe l'idea.
< Ben, che ne pensi di una missione sotto copertura? > disse un giorno la madre al figlio
< Cos'hai in mente mamma? > rispose il ragazzo che già sentiva puzza di guai
< E se ti candidassi per la mano della ragazza? >
< Cosa?! > il ragazzo rimase un attimo senza parole alla proposta della madre.
< Pensaci. Se riuscissi a sconfiggerla otterresti il permesso di sposarla, e questo ti darebbe l'occasione di vivere li per qualche tempo e indagare, scoprire cosa trama il Primo Ordine. >
< E se non dovessi riuscire a sconfiggerla? >
< Oh sono sicura che ce la farai! >
< Ti voglio ricordare che quella contro cui ho combattuto su Jakku mi ha messo al tappeto, e nessuno dei “potenti e addestratissimi” figli del Primo Ordine è riuscito a battere quella tizia! >
< Magari è un donnone di 120 kili, lottatrice di sumo e campionessa di pesi massimi! > fece Han, dando una gomitata al figlio mentre entrambi ridevano.
< Non siate ridicoli. > li apostrofò la donna spazientita. < È deciso! Fra un mese esatto manderemo la nostra proposta per la mano della ragazza. Ci spacceremo per una famiglia del Primo Ordine, vediamo... si a quello può pensare Jink.... per l'abbigliamento chiederemo ai tuoi contatti Han, quella Quille è sempre stata una sul pezzo, mentre tu intensificherai i tuoi allenamenti e diventerai ancora più forte, e batterai quella ragazza! >
E quando Leia si metteva in testa una cosa non c'era scampo.

Era una mattina come tante su Mustafar, e nel palazzo reale la routine era già cominciata.
Re Viktor fatta colazione e augurato la buona giornata alla famiglia si era recato nel suo studio.
Era li che esaminava e approvava (o rifiutava) importanti documenti sulle missioni del Primo Ordine, piani e strategia per smantellare definitivamente quel gruppo di ribelli e imporre la supremazia del loro impero su tutta la galassia.
Perché quegli sciocchi non capivano che loro erano l'unica risposta alla pace! Come facevano a rifiutare una proposta di ordine e disciplina che avrebbe mantenuto
stabile l'economia della galassia?
Gli veniva continuamente recriminato di essere un dittatore, di non lasciare libera scelta alle persone, di reprimere le libertà e i diritti con la violenza... ma loro si sono mai visti con i loro attacchi armati? Si sono mai fermati a fare il conto di quante volte hanno attaccato per primi e quante persone hanno mandato al macello volontario?? Questo non conta, le chiamano azioni eroiche, e poi danno la colpa a noi! Se era questo quello a cui portava il libero arbitrio, era più che necessario imporre delle regole, dei paletti che tutelassero principalmente loro e il loro istinto suicida!
Perso in questi pensieri come faceva tutte le mattine, si ridestò quando un valletto bussò alla sua porta. Datogli il permesso per entrare questo gli consegnò una busta poggiata su un piccolo vassoio nero lucido.
Il re, esaminò la busta: noto che Il timbro sul fronte della lettera era del Primo Ordine, ma era indirizzata a lui personalmente. Incuriosito la aprì e ne lesse il contenuto.
Era una proposta di matrimonio, da parte della famiglia Shuel... il nome gli ricordava qualcosa, così ci pensò su qualche momento. Po gli venne in mente perché quel nome gli era tanto famigliare! Il generale Shuel era stato un uomo potente e rispettato fra i ranghi del Primo Ordine, e suo figlio aveva accompagnato il padre con onore e senso del dovere, facendo carriera alquanto velocemente. Ma un giorno, durante una battaglia, la loro nave venne colpita da alcun caccia dei ribelli riportando gravi danni. I due utilizzarono i pochi minuti a disposizione per evacuare l'equipaggio, ma nell'esplosione che seguì persero la vita entrambi.
Questi si che erano stati veri eroi.
Ci furono grandi funerali per commemorare due uomini valorosi del loro calibro. Tutta la famiglia reale era presente. Ricordò che quel giorno la vedova arrivò alla veglia completamente vestita di nero, senza gioielli, senza sfarzi. Semplice e riservata, aveva perfino il volto coperto per via dell'immenso dolore, ed era da sola.
Nessuno era mai venuto a conoscenza che avesse un altro figlio maschio. Eppure se era arrivata la proposta doveva essere per forza così, dopo tutto erano anni che non si avevano notizie della vedova, che dal giorno del funerale si era ritirata a vita privata.
Ripose la lettera nella busta e la pose nel taschino interno della sua giacca. Ma proprio quando stava per alzarsi dalla sua comoda poltrona, la porta del suo studio si aprì nuovamente, dalla quale apparve la regina.
< Oh, mia cara, capiti a proposito, stavo giusto venendo a cercarti... >
< Ah davvero? C'è una ragione in particolare? >
< Si. Ci sono novità! >
< Buone notizie mi voglio augurare... >
< Sembra di si... ma è presto per dirlo > disse l'uomo porgendo la busta alla moglie
< Che intendi? Che cos'è? >
< Un'altra proposta per Reyla >
< Chi è questa volta? > chiese la regina poco convinta di voler sapere la risposta
< Aprila >
La donna aprì la busta e lesse velocemente la lettera. Il nome scritto sopra la lasciò colpita.
< Shuel?? Quella famiglia Shuel? > chiese in tono sorpreso.
< Proprio così > rispose il re
< Ma il figlio non era morto con il padre? >
< A quanto pare ne hanno un altro... non che si sapesse molto della famiglia. Ricordo che al funerale la vedova si presentò da sola a volto coperto, probabilmente perché l'altro figlio era troppo piccolo per una cosa del genere. E comunque se è arrivato quello > disse indicando il foglio che la moglie aveva ancora fra le mani < un motivo ci dev'essere. Te lo immagini stringere un'alleanza con una famiglia rispettata e onorata come la loro? Sarebbe perfetto! > continuò l'uomo alzandosi e portandosi accanto alla moglie.
< In effetti non hai tutti i torti, ma resta sempre il solito problema.... >
< Già. Chissà se questo giovanotto sarà all'altezza di nostra figlia... > disse, mentre entrambi guardavano la foto del ragazzo che era stata mandata insieme alla proposta.
In ogni caso decisero di convocarli per la settimana successiva.
Dovevano avere il tempo di preparare la ragazza alla notizia... compito che questa volta era stato affidato alla regina. Avvertire la principessa delle proposte che arrivavano era sempre un compito complicato e per quanto amassero la loro figlia, i sovrani cercavano sempre di scaricare sull'altro l'ingrato fardello. Alla fine avevano raggiunto un accordo: una proposta per uno, a turno, e questa volta era il turno della regina.

NdA
Ciao a tutti! 
Innanzitutto come state?
Com'è la situazioine dalle vostre parti,
con tutta questa faccenda delle zone a semaforo? 
Sperando che ovunque siate
stiate comunque bene, rieccoci qui!
Altro bivio della storia: lo so che porre questa
domanda adesso sembra un po' prematuro,
ma ha il suo perché. Perciò vi chiedo:
Secondo voi, visto che il duello ci sarà, chi vincerà?
Opzione A: Vince Ben
Opzione B: Vince Reyla
Come sempre vi ricordo che potete votare in due modi:
includendo il vostro voto in una recensione se vi va di
farmi sapere che ne pensate, oppure scrivere semplicemente
la vostra scelta, cosìcchè mi arrivi privatamente.
Attendo i vostri voti, e fidatevi, ne vedremo delle belle,
in ogni caso!! ;) 
Alla prossima!! 
 

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Capitolo 14
*** 13 ***


NdA: Popolo, vi siete espressi all'unanimità!!
Avete scelto l'opzione A, quindi vediamo come procederà la storia!
Buona lettura!

Quel pomeriggio, madre e figlia andarono nella serra per ammirare i fiori che venivano coltivati.
< Cara, ho un annuncio da farti > iniziò tranquillamente lei, prendendo per le mani la figlia e sedendosi con lei su una delle panche in mezzo ai petali colorati.
< Di che si tratta madre? >
< Reyla, hai ricevuto una proposta di matrimonio.... >
< Ancora?! > la interruppe la ragazza con tono scocciato
< Io credo che questa la troverai interessante. > disse la donna, estraendo dalla tasca della gonna la busta con il biglietto e la foto, porgendoli alla figlia.
La ragazza lesse velocemente il biglietto per sapere il nome del ragazzo e passò alla foto. I capelli neri erano raccolti in un codino dietro la testa. Occhi neri e profondi. Pizzetto nero. Pelle ambrata. Somigliava al ragazzo che aveva combattuto un paio di mesi prima... ma forse era solo lei che ne era ossessionata e lo vedeva ovunque. E poi era uno del Primo Ordine, non poteva decisamente essere lo stesso ragazzo.
< Che ne pensi tesoro? > chiese la donna
< Non sapevo che la famiglia Shuel avesse un'altro figlio. >
< Già, ce ne stiamo meravigliando tutti >
< Di sicuro sarebbe un buon affare per la nostra alleanza, prestigio fama e rispetto in un colpo solo, nessuno attaccherebbe mai una coppia come noi... >
< Pensi che possa essere alla tua altezza? >
< A vederlo così sembra in forma e prestante, e se la famiglia è quella dubito che la vedova non abbia fornito al figlio i migliori insegnanti. Potrebbe essere una buon sfida. Forse la migliore da anni! >
< Ottimo, speravamo davvero che l'avresti presa bene... > disse la regia tutta eccitata.
< Ah si, e perché? >
< Arriveranno la settimana prossima! > annunciò la madre.
< Cosa?! >
< Beh, perché attendere. > disse la madre sorridente, lasciandola nei suoi pensieri.
Già, perché attendere, si chiedeva Reyla.
Infondo aveva solo una settimana per prepararsi ad affrontare un pretendete, tenendo conto che se avesse perso lo scontro sarebbe stata costretta a legarsi a lui per tutta la sua cavolo di vita!
Ma perché gli uomini potevano governare da soli, mentre le donne no??
Perché era costretta a sposarsi e generare dei figli, invece di scegliere un erede che fosse ben addestrato e preparato a succederle.
Proprio non capiva. Per non parlare poi di tutte quelle smancerie romantiche che il matrimonio portava con se... vedeva i suoi genitori così uniti, così innamorati, scambiarsi tutte quelle effusioni, e a malapena tratteneva la nausea che le saliva nello stomaco.
Non era roba per lei quella, e comunque non avrebbe avuto tempo per quello stupido matrimonio... lei era destinata a ben altro, qualcosa di importante, che avrebbe cambiato le sorti della galassia.
E per riuscirci l'unica cosa da fare era pensare a togliere di mezzo anche quest'altro pretendente e chiudere l'argomento.
Immersa nei suoi pensieri si accorse solo dopo che la madre si era portata via la lettera, ma le aveva lasciato la foto del ragazzo.
Reyla la prese fra le mani e la osservò con attenzione: più lo guardava, e più le veniva in mente quel ragazzo, il sogno che aveva fatto su di lui... e quel bacio.
Ecco quello non le aveva fatto propriamente schifo. Anzi, se proprio doveva ammetterlo era la prima volta che una cosa del genere le piaceva.
Ma sapeva che non c'era nulla di più sbagliato, e quella era stata una debolezza da ragazzina, solamente un sogno.
La settimana le sembrò più corta di quanto già non fosse, e dopo sette giorni esatti, lei era li, nella sua camera, pronta nella sua armatura integrale, a combattere per mantenere la sua libertà. Guardò fuori dal grande balcone.
Il sole avrebbe iniziato a tramontare fra poco.
Bussarono alla porta. Erano le sue guardie, venute a scortarla fino all'arena in cui si sarebbe tenuto lo scontro.
Reyla uscì dalla stanza e seguì le guardie fiera, come lo era sempre stata.
L'arena era al di sotto del tempio, dove iniziava il dirupo che portava al fiume di lava.
Quando fece il suo ingresso nell'arena tramite l'ascensore di vetro, la folla che si era radunata sugli spalti scavati nella fiancata della montagna, esultò. Erano accorsi tutti per fare il tifo per la loro principessa. La, al centro dell'arena c'erano il sacerdote della cerimonia e un uomo in armatura: alto, spalle larghe, braccia possenti, gambe resistenti. Stava già iniziando a studiare il suo avversario mentre si avvicinava.
Nessuno dei due poteva vedere il volto dell'altro.
< Combattenti, sarà un duello leale. Le regole sono poche e semplici: sono vietati l'uso di armi differenti da quella scelta, l'uso della Forza, uccidere l'avversario o ferirlo gravemente. Il primo che cade a terra senza più possibilità di rialzarsi perde. Se vince lo sfidante, questo avrà il diritto di sposare la principessa. In caso contrario lo sfidante verrà rimandato al suo luogo di origine sedutastante. É tutto chiaro? > chiese il sacerdote, mentre entrambi asserirono.
Lui puntò il suo bastone verso il cielo, recitò una formula passando il bastone da uno all'altra e poi si allontanò, mentre le guardie consegnavano le armi ai due sfidanti.
Scegliere l'arma era un onore che spettava alla principessa in quanto campionessa. E lei sceglieva sempre il bastone, mai la spada laser. Non perché non si sentisse sicura, era stata addestrata ad usare ogni tipo di arma. Ma la spada laser feriva, e non c'era onore nel ferire l'avversario nei punti strategici per metterlo K.O. Invece con il bastone si lasciva spazio ad un combattimento pieno di sfida, in cui ci si poteva colpire ma senza riportare ferite gravi... non subito almeno; e poi permetteva un più ampio raggio di azione e di mosse da usare, per questo era la sua preferita.
I due iniziarono a muoversi in circolo, studiandosi a vicenda, cercando di carpire qualche punto debole dove attaccare. Dopo qualche secondo, Reyla si lanciò sull'avversario sfiancandolo con una serie di colpi alto-basso in raffica, maneggiando l'arma con estrema facilità, e fra i tanti colpi parati uno andò a segno sul polpaccio, facendo inginocchiare il ragazzo. E mentre lei teneva il bastone orizzontale davanti a se pronta a scaraventarlo contro la gola di lui, questo ancora a terra, fece scivolare la sua arma in mezzo alle braccia di lei, picchiando l'interno dei gomiti prima da una parte poi dell'altra costringendola a perdere la presa del suo bastone.
Reyla raccolse rapidamente l'arma mentre lo sfidante si rimetteva in piedi.
Era una sfida più complicata di quello che aveva previsto, ma la cosa da una parte non le dispiaceva per nulla, amava le sfide. E poi erano anni che non incontrava uno sfidante decente... se non contava quel tipo si Jakku.
Ripresero a scambiarsi colpi su colpi, fino a quando lei, indietreggiando per difendersi dall'attacco di lui, arrivò al bordo aperto dell'arena che dava sullo strapiombo, dritto al fiume di lava. Messa al bordo, Reyla puntò il suo bastone poco distante da lei e spiccò un salto, portandosi alle spalle del ragazzo.
Questo voltatosi, riprese il suo attacco, continuando a costringerla ad indietreggiare. Era maledettamente forte quel tizio, la sua forza fisica non sarebbe bastata, ma non poteva ricorrere alla Forza per mettere in difficoltà il suo sfidante, andava contro le regole, e lei non rompeva MAI le regole.
Doveva cambiare strategia, giocare di agilità. Il salto che aveva fatto prima lo aveva lasciato di stucco, non se lo aspettava... ma non poteva certo mettersi a saltare a destra e sinistra come una molla. Eppure ci doveva essere un modo per mettere a terra quel bestione.
Puntare alle gambe era l'unica soluzione... d'altronde aveva già funzionato.
Ma mentre pensava a come fare, un altro pensiero si stava impossessando della sua mente. Il modo in cui quel ragazzo combatteva, la forza, la tecnica... le ricordavano quel dannato finto Jedi che la stava tormentando... e la somiglianza che aveva notato guardando la sua foto.
Possibile che fosse lui?
Ma come le veniva in mente di perdersi in queste cose nel bel mezzo di un combattimento?
E non uno qualsiasi, ma per la sua mano!!
Doveva riprendersi assolutamente!
Persa nei suoi pensieri non si era accorta che stavano di nuovo combattendo, e che aveva iniziato a difendersi in automatico.
Tornò lucida e analizzò rapidamente la situazione.
Approfittò di un colpo verso il basso di lui, per bloccare il bastone con una gamba e sferrargli un colpo alla testa, spaccando la visiera del suo casco, rivelando i suoi occhi. Reyla guardò quegli occhi e un immagine le apparve, rapida come flash, loro due che si baciavano, e poi sparì.
Ma quel flash l'aveva distratta, l'aveva esposta, e lui con un rapido movimento del suo bastone ancora bloccato dalla gamba, lo sollevò quel tanto che bastava per farle perdere l'equilibrio. Reyla finì a terra a braccia aperte perdendo la presa sulla sua arma, con lui che in piedi sopra di lei le puntava l'arma alla gola.
Tutte le grida di incitamento che fino a quel momento avevano animato l'arena cessarono in un secondo, e un pesante silenzio calò tutt'intorno.
Reyla realizzò solo in quel momento che per la prima volta era stata battuta
Il sacerdote li raggiunse e proclamò il ragazzo vincitore dell'incontro.
Questo si tolse il casco che indossava, e poi ritirò il bastone dalla gola della ragazza, e le porse invece la sua mano. Lei titubante la accettò e si lasciò tirare su.
Il sacerdote prese le mani di lui e di lei, le unì e le portò al cielo.
< Questo giovane e valoroso guerriero ha ottenuto il privilegio di sposare la nostra principessa! > e la folla esplose di nuovo in un enorme boato di applausi e grida di congratulazioni.
Lui si voltò verso di lei, ma lei gli rivolse solo uno sguardo, e poi si girò per tornare verso l'ascensore con cui era arrivata, e più veloce che poteva corse nelle sue stanze. Si sentiva arrabbiata, delusa da se stessa e dal mondo, triste, piena di odio... aveva perso, e voleva solamente piangere.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Ben la guardò andare via rimanendo al centro dell'arena.
Non sapeva come interpretare la cosa... ma qualcosa dentro di lui le diceva che non l'aveva presa bene.
Quando l'aveva vista uscire da quell'ascensore, l'aveva riconosciuta subito come la ragazza che l'aveva battuto su Jakku. Quindi lei era una principessa?
E la faccenda della legenda? E il Primo Ordine chi???
Stava perdendo il cervello, troppi pensieri si stavano sovrapponendo, e la confusione stava prendendo il sopravvento nella sua testa, ma doveva concentrarsi sull'incontro.
Non poteva permettersi di perdere.
E a questo punto, oltre la missione c'era anche un pizzico di vendetta personale in mezzo ad animarlo.
Il sacerdote lo richiamò al presente: aveva vinto e ora i genitori di lei volevano vederlo.
Risalirono la scalinata che dalla tribuna d'onore dove la famiglia di lei, e sua madre erano seduti. Tutti stavano applaudendo.
< Ben fatto ragazzo! É la prima volta che qualcuno riesce a battere mia figlia in un combattimento. Evidentemente sei tu quello degno di lei. A questo punto ti concedo formalmente il permesso di sposarla. Hai provato la tua forza quest'oggi, ma da adesso in poi ti attenderà la prova più difficile... far breccia nel suo cuore. Non sarà facile figliolo ti avverto, ma se hai abbattuto la sua corazza di metallo, riuscirai ad abbattere anche la muraglia intorno al suo cuore. Dovrai giocare d'astuzia! >
< Farò del mio meglio altezza. Mi prenderò cura di lei con il rispetto e le attenzioni che una ragazza speciale come lei merita. Saprò farmi ben volere, e insieme daremo vita ad una nuova stirpe che racchiuda in se i migliori pregi delle nostre grandi famiglie. >
< Mi piace questo ragazzo! > disse il re ridendo e dando una pacca sulla spalla a Ben.
E detto questo si riavviarono tutti al castello.
Leia accompagnò il figlio nella sua stanza.
< Ben fatto tesoro mio! > disse abbracciandolo
< Grazie mamma > rispose lui sorridendole
< Ero sicura che ci saresti riuscito! >
< Non è stato facile... ho dovuto approfittare di un suo attimo di distrazione, o sarebbe stato più complicato del previsto. E comunque non ci sono dubbi mamma, lei è la stessa persona che ho incontrato su Jakku. >
< Ne sei assolutamente sicuro? >
< Si. Stessa armatura, stesso stile di combattimento... è lei! > disse Ben mentre si toglieva l'armatura
< Ancora meglio! Almeno abbiamo la sicurezza di essere nel posto giusto per cercare quelle reliquie. Non possiamo permetterci passi falsi. >
< Prima troviamo quelle informazioni, prima ce ne andremo da qui! >
La donna non disse nulla, limitandosi a sorridergli e fare un cenno con il capo.
< Ora fatti una doccia e preparati, ci attendono per la cena >
E senza attendere risposta, Leia lasciò il figlio e entrò nella stanza adiacente alla sua, per prepararsi a sua volta.
Il ragazzo intanto si era infilato nella grande doccia in vetro, e lasciava che l'acqua calda rilassasse il suo corpo teso. Stava ancora ripensando al combattimento appena
avvenuto e non capiva come mai lei si fosse distratta. Eppure la sentiva così concentrata, focalizzata sull'obbiettivo come un predatore con la sua preda... poi ad un tratto
aveva avvertito dell'esitazione in lei.
Si sentiva un po' in colpa ad aver approfittato di un palese momento di debolezza da parte sua per batterla, ma non poteva davvero farsi scappare l'occasione.
E ora che aveva vinto lo scontro, aveva libero accesso al palazzo per cercare tutte le prove e le informazioni di cui avevano bisogno per rimettere insieme i pezzi della storia, ritrovare Rey e le reliquie e scoprire i piani del Primo Ordine per mettere fine alla guerra.
Dopo essere uscito un po' malvolentieri dalla doccia e aver indossato un completo tunica e pantalone nero, appuntò il suo mantello ad una spalla, e bussò alla porta di Leia. La madre ne uscì pochi istanti dopo, con un lungo abito blu scuro, i capelli raccolti e un trucco delicato. Scesero a braccetto verso il salone per la cena, in cui si sarebbero svolte le presentazioni ufficiali fra i promessi sposi e Ben finalmente avrebbe visto la principessa senza armatura.
Anche se per lui era tutta una farsa, questa faccenda del matrimonio combinato lo innervosiva.
Quando arrivarono nell'immenso salone, la tavola era già apparecchiata e re Viktor stava discutendo con suo padre, mentre la regina li ascoltava seduta al suo posto.
< Oh, eccoti qui ragazzo mio. Lady Shuel, siete incantevole. > disse il re mentre i due avanzavano e facevano un rapido inchino.
Dopo qualche minuto passato in chiacchiere o a commentare lo scontro di quel pomeriggio, all'appello mancava solo la principessa. A quanto pare aveva deciso di tenerlo sulle spine fino all'ultimo... tipico delle donne.
< Perdonate il ritardo di mia figlia, ma sapete com'è.. oh eccola che arriva >
disse il re mentre il rumore del pesante portone che si apriva fece voltare tutti in quella direzione. Dalle grandi porte nere apparve lei.
Lungo abito nero, bustino senza spalline decorato con piccoli cristalli, gonna ampia di raso che scendeva fino a terra. I lunghi capelli che ondulavano morbidi ai suoi fianchi, ad eccezione delle due ciocche accanto al viso che erano state legate insieme dietro la testa. La coroncina d'oro che brillava sul suo capo, e una delicata collana con una pietra nera, che dominava il suo petto.
Il trucco leggero, sui toni del grigio le contornava il viso.
Entrò nel salone a passo lento, schiena dritta, sguardo fisso su di lui.
E lui non poté far altro che sentir il suo cuore sciogliersi alla vista di quella creatura meravigliosa che avanzava verso di lui. E man a mano che si avvicinava i dubbi nel suo cuore si dissipavano.
Il viso, i tratti, la forma della bocca, gli occhi...
La ragazza andò dritta dalla sua famiglia e li salutò, posizionandosi in piedi accanto a suo padre.
< Benjamin, questa è mia figlia, la principessa Reyla. > la presentò il sovrano
I due si guardarono, e lui per un secondo si sentì di nuovo a casa.
Lui portò una mano dietro la schiena, l'altra poggiata a metà dell'addome, e si inchinò a lei.
< Mia cara, questo è Benjamin Shuel, il tuo futuro sposo, e sua madre, Lady Shuel. >
Lei prese i lati della gonna, la estese e fece un profondo inchino ad entrambi.
< È un'onore per me fare la vostra conoscenza. Le gesta di vostro marito e di vostro figlio sono sempre di grande ispirazione per tutti noi. > disse la principessa
< Le vostre parole ci riempiono d'orgoglio altezza > rispose Leia
< Molto bene. Ora che siamo tutti riuniti possiamo dare inizio alla cena. > disse l'anziano imperatore. E tutti presero posto.
Era stato tutto orchestrato in modo che i due ragazzi capitassero seduti difronte. La cena passò relativamente tranquilla, chiacchierando amabilmente su episodi di vita vissuta di questa o quella famiglia, e delle questioni politiche attuali. Leia e Ben che si erano documentati e preparati, stavano recitando molto bene la loro parte, partecipando attivamente alle discussioni, senza destare il minimo sospetto.
Ma in mezzo a quella che sembrava una classica cena in famiglia, l'unica che ancora non aveva detto una parola era stata la principessa. Se ne stava li, composta e bellissima a consumare la sua cena con dei modi impeccabili, ma non diceva nulla. E soprattutto cercava di evitare gli sguardi che il suo promesso davanti a lei le lanciava.
Era come se lo stesse ignorando, e la cosa lo faceva soffrire.
Certo Ben comprendeva bene che andare in sposa ad un perfetto sconosciuto non era il massimo della vita... ma aspetta un momento: sconosciuto?
Come sarebbe a dire sconosciuto?
Che diavolo stava pensando!
Quella era Rey, la sua Rey, la bambina del cielo con cui era cresciuto, ne era certo con ogni fibra del suo essere, e anche sua madre lo aveva avvertito. Eppure più guardava quella ragazza, più sentiva il suo sentirsi a disagio, come se volesse essere ovunque tranne che li, in quella situazione.
In effetti, non era certo la reazione che si era aspettato: va bene mantenere la compostezza dovuta al suo rango, ma addirittura ignorarlo o far finta di non conoscerlo era troppo. Che credesse veramente che lui fosse del Primo Ordine?
Qui c'era qualcosa che non quadrava.

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Capitolo 16
*** 15 ***


A fine cena i discorsi politici e noiosi vennero interrotti dalla regina che aveva osservato i due rampolli per tutto il tempo.
< Reyla tesoro, perché non mostri a Benjamin la nostra meravigliosa serra? >
< Certo madre. > disse solamente la ragazza senza mostrare la minima emozione.
E finalmente la sentì parlare. La sua voce era dolce come se la ricordava, ma più profonda, pacata e calma. Si alzò dalla tavola e lo guardò.
< Per di qua, prego > disse indicando il portone.
Lui si alzò, fece il giro del tavolo e le porse il braccio.
Lei titubante avvolse il braccio con il proprio e poggiò la sua esile mano sul suo avambraccio, e insieme si fecero strada fuori dal salone.
Camminarono in silenzio a passo lento per i corridoi fino a quando giunsero l'ingresso della serra.
Un enorme struttura in vetro, dalle rifiniture in metallo tinto di nero.
All'interno, fiori dai mille colori, piante con tutte le sfumature di verde che si possono immaginare.
Era un luogo meraviglioso. Appena varcata la soglia lei si aveva sciolto la presa e si era allontanata. Si era diretta verso un cespuglio di fiori rosso cremisi, dalla strana forma ovale. Per alcuni minuti nessuno parlò: lei se ne stette in piedi ad ammirare la pianta ed accarezzare qualche petalo, mentre lui la osservava, in attesa. Alla fine, sempre di spalle la principessa parlò.
< Tanto per essere chiari: accetterò questo matrimonio solamente per il bene della mia famiglia > la luce delle due lune, filtrando dal tetto in vetro la illuminava come un
angelo oscuro in mezzo alla miriade di colori che la circondavano.
< Naturalmente... ma chissà, con il tempo le cose potrebbero cambiare. > rispose lui pacatamente decidendo di assecondare i suoi modi per il momento
< Non credo... il mio destino va ben oltre la vita da sposina. Queste cose non fanno per me >
< Ah no? Non è il sogno di tutte le ragazze sposarsi e avere una famiglia, qualcuno da amare per tutta la vita? > chiese lui vagamente
< Non di tutte! > sbottò all'improvviso voltandosi di scatto verso di lui < Di certo non il mio... > continuò a voce più bassa, ricomponendosi e voltandosi ancora verso la pianta.
< E qual'è il vostro destino principessa? > chiese avvicinandosi a lei, quasi a sfiorare la sua schiena con il proprio petto. A quel lieve contatto la ragazza si voltò verso di
lui. I loro sguardi si fusero e per qualche secondo tutto attorno a loro sembrò scomparire.
< Il mio destino non è affar vostro... > disse lei indietreggiando di qualche passo senza staccare lo sguardo da lui
< In realtà lo è, visto che presto saremo marito e moglie. >
< Non preoccupatevi. Quando avrò adempiuto al mio destino cancellerò questa sciocchezza del matrimonio e troverò per voi un degno ruolo nel mio regno! >
< Il vostro regno? > chiese lui leggermente sorpreso
< Si! Io aprirò le antiche reliquie, riunirò la conoscenza e porrò fine alla guerra nella galassia, instaurando il mio regno di pace e prosperità! >
< Le reliquie? >
< Si... non sapete cosa sono?! >
< Certo che lo so... solo non mi aspettavo che aveste basato la vostra vita su una leggenda >
< Non è una leggenda!! > sbottò nuovamente lei
< Avete mai provato ad aprirne una? >
< Certo che no! > rispose sbottando, come se avesse bestemmiato < Si apriranno tutte insieme. >
< E allora come fate ad esserne sicura? >
La ragazza non rispose subito.
< Mio nonno nella sua saggezza e nella sua esperienza ritiene che io lo sia. E le ho trovate quasi tutte! Quando avrò anche l'ultima il mio fato si compirà! > disse infine, guardando le stelle dalla vetrata del tetto con sguardo sognante.
Ben riconobbe immediatamente quello sguardo sul suo viso, era lo stesso di quando era bambina, e parlava della sua famiglia, o di quello che avrebbe fatto da grande. E a tal proposito voleva cominciare a capire cosa le stesse succedendo, così prese coraggio.
< Conosco quello sguardo... lo facevi sempre quando parlavamo di sogni.... >
Era un azzardo buttare li una cosa del genere senza preavviso, e lo sapeva, ma valeva la pena rischiare, anche perché non aveva altre idee su come aprire l'argomento.
Lei a quelle parole tornò a voltarsi verso di lui incredula.
< Cosa avete detto?? >
< Avete sentito benissimo... >
< Ma di che cosa state parlando?? Io non vi conosco, non vi ho mai visto prima, e pretendete di sapere cose su di me?! > stavolta era stata lei ad avvicinarsi al viso di lui per guardarlo dritto negli occhi.
< Sicura.... bambina del cielo?? > le disse senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
E fu allora che la vide, l'incertezza, farsi strada in lei.
Era sbagliato introdursi nella sua mente, ma voleva vedere quali reazioni si erano scatenate in lei a quelle parole.
Si spinse leggero fra i suoi pensieri prima che lei potesse contrastarlo, e lo vide, il flash di loro che si baciavano la notte che era sparita. Durò il tempo di battito di ciglia e poi scomparve. E fu sufficiente per lui per uscire dalla sua mente.
< Come osate introdurvi nella mia mente senza permesso??? > disse lei arrabbiata e confusa, mentre metteva distanza fra loro
< Lo hai visto anche tu non è vero? > incalzò lui andandole dietro
Ma lei non gli rispose, in quel momento troppi pensieri si erano impossessati della sua mente, e non riusciva a trovare una spiegazione. Allora lui ci provò nuovamente. < So che sei confusa, lo sento, ma lascia che ti aiuti a capire... >
< Cosa è stato quello? > chiese lei esasperata < Sono settimane che mi appare in sogno,e a volte anche da sveglia. Non riesco a capire dove o quando sia successo.
Non ho appigli nella mia memoria e sto impazzendo! > disse lasciandosi cadere su una panchina, portandosi le mani alla fronte.
Lui l'aveva osservata senza dire nulla, rimanendo fermo dov'era. Fino a che vide i suoi occhi arrossarsi. E allora si avvicinò a lei, piegandosi sulle ginocchia, per arrivare alla sua altezza.
< Quello è l'ultimo momento che abbiamo vissuto insieme prima che ti portassero via. >
< Menzogne!! Io sono sempre stata qui a palazzo con la mia famiglia, da dopo l'incidente. >
< L'incidente? >
< Si... mi hanno rapita quando ero appena nata. Ma la cosa durò qualche giorno. Da allora non mi è stato permesso di lasciare il palazzo fino a che non ho compiuto 18 anni, e la mia sorveglianza è sempre stata strettissima. E non ricordo di avervi mai conosciuto. >
< Io invece ricordo benissimo come ci siamo conosciuti, ricordo che siamo cresciuti insieme, che eri la mia bambina del cielo, che conservavi la mia bambola sul comodino vicino al tuo letto... come puoi aver dimenticato Rey? > le disse prendendo una delle mani tremanti di lei, e stringendola fra le sue.
< Adesso basta! > disse sbottando e alzandosi in piedi liberandosi dalla sua presa.
< Cosa ve lo fa pensare? > chiese lui avvicinandosi pericolosamente a lei
< Io beh... voi... voi non.... potreste spostarvi per favore?? Non riesco a pensare con voi così vicino!! > disse lei spazientita.
Erano veramente vicini, i loro nasi si potevano quasi sfiorare.
E quando lei alzò lo sguardo verso di lui fu la fine.
Quello sguardo perso negli occhi di lei, quell'espressione titubante di chi si sente crollare le certezze. Si era fatta così piccola accanto a lui. Fu un attimo, e lui chiuse la distanza fra loro prima che lei potesse allontanarsi di nuovo, poggiando delicatamente le labbra su quelle di lei, mentre una mano era poggiata lungo la linea della sua
mascella.
Fu un bacio dolce e delicato quanto breve.
< Lasciati andare... > le disse sussurrando sulle labbra di lei
< Io... non posso.... > disse fra le lacrime, staccandosi da lui.
La vide portarsi una mano alla bocca e l'altra a reggere la gonna dell'abito mentre correva via, lasciandolo li.
Non fu difficile ammettere che quel contatto era stata la cosa più bella della sua vita.
Ancora meglio del sogno che la perseguitava.
Sentire veramente quelle labbra calde e morbide sulle sue, avvertire dentro di se l'amore e il senso di pace che invadevano lui mentre si baciavano.... ma per quanto fosse stato bello, era troppo da sopportare tutto insieme.
E quella storia dei ricordi? Che significava?
Non ci capiva più nulla! Aveva bisogno di un posto tranquillo dove pensare e sfogarsi, e c'era un unico posto dove poteva andare.

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Capitolo 17
*** 16 ***


Andò dritta nel tempio, nella sala delle reliquie. L'unica cosa che le era rimasta certa, su cui non aveva dubbi.
Entrò e si richiuse la porta alla spalle. Scivolò a terra con la schiena poggiata alle ante di pietra, e raccolse le ginocchia al petto avvolgendole con le braccia. Cercò di guardare le teche illuminate davanti a lei, ma le lacrime avevano già annebbiato la sua vista, e sicura che li dentro nessuno l'avrebbe sentita pianse, come aveva fatto appena dopo lo scontro.
Ma questa volta era diverso.
Questa volta non era per rabbia o per tristezza... questa volta era per paura.
Se una parte abbondante di lei rinnegava completamente quel ragazzo e le sue parole, un'altra piccola parte era pervasa da una strana sicurezza che lui dicesse la
verità. Era sempre stata sicura di stessa, padrona delle sue emozioni, e cosciente delle sue possibilità.
Aveva dedicato la sua intera vita alla famiglia che amava incondizionatamente, nulla era più importante di quello... almeno fino ad ora. In quel momento non era più certa di nulla.
Dopo aver consumato tutte le lacrime a disposizione si asciugò gli occhi con un lembo della gonna e stavolta mise a fuoco le teche di vetro, contenenti gli oggetti che lei aveva conquistato, e che l'avrebbero condotta verso il suo glorioso destino... e poi si fermò su quella vuota.
Il pezzo mancante.
Si rialzò in piedi, si avvicinò alla teca e sfiorò il vetro: in quel momento decise che l'unica cosa di cui si sarebbe occupata da ora in poi era la ricerca di quella reliquia. Avrebbe ignorato i suoi genitori, suo nonno, la faccenda del matrimonio, i suoi ricordi sballati... avrebbe ignorato tutto.
Si sarebbe buttata a capofitto nella sua missione e basta.
Dopo aver fissato il suo pallido riflesso nel vetro qualche istante, fece la strada a retroso fino alla porta della serra. Entrò cauta e chiuse gli occhi per qualche secondo, ma non avvertiva nessuno. Lui non era più li.
Bene, via libera.
Andò dritta nella sua stanza il più velocemente possibile, nella speranza di non incontrare nessuno. Appena si fu richiusa la porta alle spalle, tirò un sospiro per riprendere fiato dalla corsa sui tacchi. Poi si liberò del pesante abito e di tutto quello che aveva indosso, e messa la camicia da notte si buttò a letto, addormentandosi subito per la stanchezza e per il pianto.
Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte con una strana sensazione. Sbatté le palpebre per mettere a fuoco la vista, e si guardò attorno: era nella sua camera, nel suo letto.... ma non era sola!
COSA?!? E lui quando era arrivato???” pensò la ragazza che sentiva i battiti del cuore arrivare a mille al secondo. Presa dallo spavento scese dal letto e arretrò di qualche passo per cercare di avere una visione generale di quella assurda situazione.
Dall'altra parte del materasso infatti c'era il suo futuro sposo, girato su un fianco verso di lei che dormiva, con un braccio sotto la testa... ed era a petto nudo!
Le guance di Reyla diventarono rosse, mentre rimase qualche attimo in contemplazione dei suoi addominali scolpiti, e dei muscoli delle braccia e del suo petto e... ok adesso basta! Era meglio tornare a concentrarsi su come fosse arrivato li: possibile che non se fosse accorta? E poi come aveva fatto a convincere le guardie alla sua porta a lasciarlo entrare??
Ma più lo guardava più aveva la sensazione che lui non fosse veramente li, almeno non fisicamente, era più una specie di visione. Si avvicinò cauta, in punta di piedi cercando di non fare rumore, e una volta arrivata al bordo del letto provò a scostargli una ciocca di capelli dalla fronte, sorprendendo di poterlo toccare. Ma se poteva toccarlo non poteva essere una visione... quindi lui era li o se lo stava immaginando?
Che diavolo stava succedendo?
La principessa rimase ad osservarlo per qualche altro minuto. Lo guardò dormire, probabilmente ignaro della cosa... o molto bravo a far finta di esserlo.
Poi però lo vide agitarsi, girandosi a pancia in su, e lasciando cadere un braccio accanto a se, e la sua espressione si corrucciò in una smorfia di dolore.
Piccole gocce di sudore iniziarono ad imperlargli la fronte.
Reyla si ricordò della promessa che si era fatta solo qualche ora prima, di ignorare tutto e tutti, e stava per girarsi e andare a sedersi sul divanetto ad aspettare che qualunque cosa fosse terminasse, quando nel sonno lui parlò.
< ...Rey... > disse con un filo di voce bassa e roca
Si girò di scatto e notò che l'espressione sul suo viso era ancora più sofferente. Non seppe spiegare perché, ma in quel frangente sentì una piccola stretta al cuore nel vederlo in quelle condizioni.
Magari poteva fare una eccezione alla sua regola solo per stanotte, e iniziare dal sorgere del sole.
Così aprì un cassetto del comodino e ne prese una fazzoletto di stoffa, con cui asciugò delicatamente la sua fronte e il suo viso.
Poi si sedette accanto a lui, fece scivolare un braccio sotto il suo collo, appoggiando una mano sulla fronte e l'altra sul suo petto, lasciando che lui si appoggiasse a lei, e chiuse gli occhi.
Entrò nella sua mente, delicata. Sapeva che da una parte era sbagliato, ma anche lui si era introdotto nella sua mente senza chiedere, e poi era troppo curiosa di sapere
cosa lo stesse tormentando in quel modo. Entrò nel suo sogno come una spettatrice.
Rivide la scena di loro che si baciavano, ormai quella la sapeva a memoria, ma rivisse con lui quello che aveva visto l'indomani quando aveva scoperto che era scomparsa. Vide il corpo di una donna senza vita, ricoperta di sangue, una stanza vuota, messa sottosopra da una lotta. Il suo cuore, proprio come quello di lui, era pieno di ansia, terrore, panico... e quella terribile sensazione di aver perso qualcosa di estremamente importante.
Vide nella sua mente la se stessa da bambina e da ragazzina per come lui se la ricordava, e quella bambola a forma di sirena di cui le aveva parlato appena qualche ora fa.
Uscì dai suoi pensieri decisamente scossa, e aveva visto abbastanza da ritrovarsi ancora più confusa di prima. Ma notò che nel frattempo lui si era calmato, e il suo viso si era rilassato.
Era davvero difficile non perdersi ad osservarlo. Era molto bello, almeno questo doveva ammetterlo... non che lo avesse mai messo in dubbio.
Rimase li ad osservarlo in silenzio, e mentre con una mano ancora sulla fronte, con l'altra gli accarezzava i capelli, lui svanì e lei rimase di nuovo sola.
Sola con i suoi pensieri i e i suoi dubbi.
Si sdraiò completamente sul letto, riaccomodando la testa sui cuscini, ma non riuscì a prendere sonno. La sua testa era invasa da mille domande e congetture.
Una persona che sogna non può mentire, non ha il controllo della sua mente per compiere azioni consapevoli... ed escludendo che fosse tutto frutto della sua immaginazione, dedusse che quello che aveva visto era la verità. Aveva riconosciuto se stessa nel volto di quella ragazzina che era cresciuta con lui, e aveva
decisamente riconosciuto lui... non era poi tanto diverso.
Ma qui sorgeva il problema: per quanto aveva cercato nella sua memoria, non aveva trovato nessuna corrispondenza. Non c'era un bel niente di quello che aveva visto nei ricordi di Benjamin, ma neanche l'ombra! Lei ricordava perfettamente la sua vita a palazzo con la sua famiglia, gli allenamenti, le lezioni con suo nonno, i balli con l'alta società del Primo Ordine, tutti i suoi duelli con i pretendenti, le sue avventure alla ricerca delle reliquie, ogni cosa era nitida nella sua mente... ma quindi qual'era la verità? Rimase a rimuginare più del dovuto.
E doveva essere sicuramente l'ora tarda che la spinse a fare strani pensieri, perché era arrivata a pensare di aver avuto una gemella.
Che fosse stata lei quella rapita da piccola e non fosse mai tornata? E nessuno glielo aveva mai detto per non farla soffrire, dato che erano troppo piccole per averne memoria?
E se quella gemella fosse finita dal paese da cui proveniva lui, ma dopo la scomparsa era morta e adesso queste persone volevano rimpiazzarla con lei??
Poteva avere un senso, visto che i suoi ricordi non coincidevano con quelli di Benjamin.
Ma lui continuava a chiamarla Rey, quando il suo nome completo era Reyla.
E quindi la sua gemella come doveva chiamarsi?!?
O Reyla era il nome di sua sorella, ma vista la sua scomparsa hanno deciso di chiamare lei così, e quindi c'era una Reyla originale morta e una finta Reyla che ancora viveva (cioè se stessa)?? Ma anche questa teoria aveva una falla... se solo i suoi genitori erano gli unici a conoscenza dello scambio di nomi, che ne sapevano quelle persone di come si chiamava lei o la gemella?!
Ok, adesso stava esagerando! Quando nascono dei bambini vengono dati nomi diversi, e non è che ci si mette a cambiarli così a caso.
E poi perché mai i suoi avrebbero dovuto dirle del rapimento? Se sua sorella era sparita per sempre avrebbe avuto più senso non dire niente, e fare finta che non fosse mai esistita una sorella... ma più ci pensava e più si convinceva che non era mai esistita una sorella gemella.
C'erano troppe falle in quell'ipotesi.
Peccato... le sarebbe piaciuto avere una sorella.
Quindi era tornata di nuovo al punto di partenza, senza niente in mano.
Il troppo pensare le fece salire il mal di testa, e prima di impazzire si abbandonò alla stanchezza e al sonno che stava finalmente tornando.
Ma non si stava dando per vinta, l'avrebbe trovata la soluzione all'enigma, prima o poi.
Oh se ci sarebbe riuscita!

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Capitolo 18
*** 17 ***


Intanto nell'altra stanza Ben si svegliò di colpo.
Si guardò attorno e notò che era ancora nella sua stanza... ma allora perché era sicuro di aver sentito delle braccia avvolgerlo, un cuore battere, e delle mani che lo accarezzavano?
Che avesse sognato?
Improbabile, dato che stava già sognando, anzi stava avendo il solito incubo: riviveva il giorno che avevano scoperto la scomparsa di Rey.
Che si trattasse di un sogno nel sogno? Uno di quei casi di trascendenza che gli aveva spiegato zio Luke una volta? Mah.
Ancora stranito si alzò dal letto, e andò ad affacciarsi al balcone della sua camera, mentre l'aria leggera della notte accarezzava la sua pelle nuda e muoveva
delicatamente i suoi capelli.
Guardò verso sinistra, tre balconi più avanti. La camera di Reyla.
Poi tornò a guardare avanti a se.
Era uno strano pianeta quello, eppure tutta quella pietra lavica, e il fiume di lava che contrastavano il cielo blu della notte, e quella trapunta di stelle... in qualche modo gli piaceva.
Ed era qui che lei era stata in tutti quegli anni. Ora lo sapeva.
Qualcuno quella maledetta notte l'aveva rapita, ma non per farle del male come tutti avevano sempre pensato (anche se l'omicidio di Lauren non solo era evitabile, ma aveva rafforzato la loro teoria) ma per riportarla a casa dalla sua famiglia.
Per quanto lui avesse sofferto per la sua scomparsa, come se gli avessero strappato il cuore dal petto, ora comprendeva cosa avevano passato per anni interi i suoi genitori, vedendosela portare via appena nata, anche se il suo dolore non era certo comparabile al loro.
Di tutti gli scenari possibili che si era immaginato in questi anni, mai avrebbe pensato che quello scricciolo malconcio uscito dal guscio di salvataggio era in realtà una principessa. E qui però una domanda sorse spontanea: se lei gli aveva raccontato che il suo rapimento era avvenuto da molto piccola, come poteva essere la stessa bambina, se quella atterrata su Aldeeran era decisamente più grande?!
Che i suoi genitori abbiano dato una versione meno pesante alla bimba per non traumatizzarla? Che sia lei che abbia confuso i ricordi per via del trauma subito dall'esperienza? E se invece quella bambina non era la ragazza che stava per sposare? E se fossero state due le principesse?
Ma che diavolo stava pensando?! Quella che si era trovata davanti era sicuramente la sua Rey... aveva detto di aver avuto la visione del loro unico bacio. Se non fosse stata lei, non avrebbe avuto conoscenza di quell'episodio... giusto?
Doveva esserci perforza una spiegazione logica alla cosa. L'indomani mattina si ripromise di parlarne alla madre, lei avrebbe sicuramente dissipato i suoi dubbi, come faceva sempre.
Poi gli tornò in mente quello che Rey gli aveva detto sul suo futuro, che era destinata ad aprire le reliquie e che avrebbe instaurato un nuovo regno.
Ecco, quella faccenda delle reliquie poteva essere un problema serio... molto serio.
Stando a quel poco che sapeva, quegli oggetti erano pericolosi, ecco perché nessuno li aveva mai cercati. Quel che più temeva era che se veramente quegli oggetti contenessero un potere enorme, una volta aperti, nessuno sarebbe riuscito a contenerlo e che questo avrebbe causato più danni che altro. Ma come fare a parlare con qualcuno che è cresciuto con una convinzione e convincerlo del contrario? Chissà con quali altre idiozie le aveva riempito la testa il vecchio in quegli anni.
E a proposito di riempire la testa... non era che magari la famigliola aveva modificato la sua memoria quando l'avevano riportata qui?? Ben ci pensò un momento.
Avrebbe senso... molto più della teoria della gemella sicuramente: niente ricordi, niente distrazioni.
Un contenitore vuoto da riempire a loro piacimento per trasformarla in un'arma da usare contro la galassia. Ma non c'erano prove di questo, e anche ammesso che le avesse trovare, di nuovo, come fare a farglielo capire?
Non si può mica andare da una persona e dirle: sai, secondo me la tua famiglia ti ha modificato la memoria per scatenare il tuo potere e dominare la galassia.
Come minimo gli avrebbe mollato un cazzotto nei denti... salvo complicazioni che non lo avrebbe trapassato con la spada laser in un secondo.
No, quella non era decisamente la strategia giusta. Suo padre aveva detto che se era riuscito a scalfire la sua armatura, sarebbe riuscito a fare breccia anche nel suo
cuore.
E fu allora che ripensò al bacio che si erano scambiati nella serra prima che lei corresse via.
Dolce, leggero, ma al contempo ricambiato.
C'era del conflitto in lei, lo aveva sentito. Aveva avvertito che si sentiva confusa e disorientata... ancora una volta era costretto ad usare le sue debolezze contro di lei, ma era l'unico modo per riuscire a portarla dalla sua parte.
Partiva quindi l'operazione “corteggia la principessa”... sua madre poteva continuare le sue indagini sui piani del Primo Ordine da sola per un po', infondo era molto più brava di lui in queste cose.
Tornò in camera e si buttò sul letto, sperando di riprendere sonno, mentre iniziava a programmare la sua nuova missione.
La mattina seguente, Leia andò a svegliare suo figlio di buon ora.
Aprì la porta senza fare troppo rumore, andò a sedersi sul bordo del letto e scosse lievemente la spalla del ragazzo.
< Buongiorno caro, dormito bene? >
< 'Giorno mamma... > rispose lui con la bocca ancora impastata dal sonno.
< Forza, è ora di alzarsi, qui fanno colazione presto. >
Ma non ottenne risposta dal figlio, poiché il ragazzo si era girato dall'altro lato e aveva ripreso a dormire.
< Oh avanti Ben! Non ricominciamo! Cos'è hai fatto le ore piccole con la principessa? > lo punzecchiò la madre
< Magari... > rispose poco entusiasta il ragazzo < Le ho fatte da solo le ore piccole... a pensare. > continuò mettendosi seduto sul bordo del letto, mentre aspettava che tutti i suoi arti si ricordassero come funzionavano.
< E cos'è che ti ha tenuto sveglio? >
< Vuoi la versione breve o quella lunga? >
< Tu intanto comincia a parlare... > sentenziò la donna.
E così mentre Ben si preparava le raccontò più o meno tutto quello che gli era passato per la testa la notte precedente, omettendo però la parte in cui credeva di aver sentito la presenza di qualcuno.
Leia ascoltò attentamente le parole del figlio e ammise che anche lei aveva iniziato a fare qualche congettura a riguardo, ma che era troppo presto per trarre delle conclusioni. Dovevano muoversi con cautela e cercare le prove che confermassero la loro teoria, o che spiegassero che cosa era realmente successo. Fino ad allora, consigliò vivamente al figlio di evitare di aprire l'argomento, e di focalizzarsi su come conquistare la fiducia della sua promessa sposa.
Quando anche il figlio fu pronto, scesero insieme nel salone doveva avevano cenato la sera prima, trovandovi già i due sovrani. Ben si unì a re Viktor in un discorso sul Primo Ordine con il padre, Leia e la regina Sheefra iniziarono a mettere le basi per l'organizzazione del matrimonio.
Dopo pochi minuti entrò dal portone anche Reyla, abito viola lungo fino al polpaccio, morbido, con scollo rotondo e bretelle larghe sulle spalle, una semplice zeppa nera di sughero. I capelli raccolti in una coda alta e un velo di trucco.
La ragazza diede il buon giorno alla famiglia accennando un sorriso, poi si rivolse agli ospiti.
< Lady Shuel, spero che la vostra camera sia stata di vostro gradimento e che abbiate riposato bene questa notte >
< Graditissima, e ho riposato magnificamente, vi ringrazio altezza. > rispose la donna con un sorriso.
< Mi fa molto piacere. > disse lei ricambiando debolmente il sorriso, poi si rivolse al ragazzo.
< Benjamin >
< Principessa > rispose lui di rimando.
Dopo di che lei prese posto accanto alla madre e iniziarono tutti a fare colazione.
Passarono pochi minuti e la principessa finì per prima, la mattina mangiava sempre poco, e senza interrompere i discorsi fece per alzarsi, quando sua madre la richiamò.
< Reyla tesoro, dove stai andando? >
< Vorrei andare al tempio madre, avrei delle questioni da visionare.... >
< Capisco cara, ma perché invece non mostri il tempio a Benjamin. Hai mai visto un tempio Sith Benjamin? Una visita come si deve intendo, dato che ieri avrai visto molto poco mentre andavi all'arena > chiese la regina al ragazzo.
< No altezza, ne ho tanto sentito parlare, ma non ho avuto l'occasione di viaggiare molto in questi anni... >
< Bene, allora è deciso. E chi meglio di te per fargli da guida? Dovete sapere che mia figlia Reyla conosce tutti le profezie e le legende dei Sith. Saprà deliziarti con i suoi racconti per tutta la mattinata, vedrai caro. Voi andate e divertitevi, ai dettagli del matrimonio penseremo noi > disse la regina scambiandosi uno sguardo d'intesa con Leia.
Reyla in tutto questo non aveva smesso un istante di guardare male sua madre, mentre le sue guance diventavano di un adorabilissimo rosso pomodoro.
< Ma certo madre > disse senza far trasparire alcuna emozione
Ma questa volta non diede il tempo a Ben di offrirle il braccio, si limitò a chiedergli di seguirla e iniziò a camminare, mentre lui la seguiva pochi passi dietro.

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Capitolo 19
*** 18 ***


Fecero la stessa strada della sera prima, ma invece di fermarsi nella sera, la attraversarono e proseguirono lungo il giardino, per il sentiero che conduceva al ponte di pietra nera che portava al grande tempio.
La struttura era enorme, tutta fatta di pietra lavica, con due file di colonne che dividevano le due parti del tempio dalla sezione centrale. Infondo c'era un altare con dietro una parete di pietra incisa in una lingua che Ben non conosceva.
< È qui che tieni le reliquie che hai trovato? > chiese lui mentre si guardava intorno
< Si, in una saletta laggiù > indicò lei, puntando ad una porta, dietro le colonne, poco lontano dall'entrata.
< Vorresti mostrarmele? >
< Perché le vuoi vedere? >
< Mi era parso di capire che sono molto importanti per te... e se davvero ti condurranno ad un grande destino, vorrei esserci per vederti trionfare. > le disse lui con tono dolce, sorridendole, ma restando a qualche passo di distanza da lei, per non metterla a disagio.
Lei lo guardò un momento, e poi fece cenno di si con la testa, voltandosi e mostrandogli la strada.
Aprì la porta e le luci si accesero. Si fece da parte e lo lasciò entrare per primo nella saletta.
Ben era sorpreso. Aveva solo sentito parlare della legenda delle reliquie, ma pensava fosse un mito Jedi. Non pensava che ne avrebbe mai vista una, e invece erano tutte li davanti ai suoi occhi, ognuna chiusa in una teca di vetro. Oggetti di varie forme e dimensioni, ognuno inciso nella stessa lingua di prima che lui non capiva.
< Questo è quello che vi ho sottratto su Jakku. > disse lei puntando la teca
< Non ho avuto l'occasione di farti i complimenti... >
< Per cosa? >
< Per il tuo stile di combattimento. Nessuno era mai riuscito a battermi prima d'ora >
< Un altro primato da aggiungere alla mia lista > rispose lei fiera. <... ma con la sconfitta che mi hai inflitto ieri, direi che abbiamo pareggiato il conto. >
Lui le sorrise debolmente, e per alleggerire la tensione, cambiò argomento. Visto che erano li tanto valeva farsi raccontare tutto.
< Che lingua è? > chiese lui avvicinandosi alla teca
< Dipende... alcune portano l'antica lingua dei Sith, come questa, o quell'altra > spiegò lei, indicandogli un'altra teca dietro di lui < altre invece sono scritte nel vecchio linguaggio Jedi come queste ad esempio > continuò indicandogli altre due teche.
< E le hai già decifrate? >
< Quelle in lingua Sith si. Mio nonno me l'ha insegnata quando ero ragazzina. Ma quelle Jedi non ancora. Purtroppo non sono così ferrata e sto facendo fatica. >
< Posso aiutarti se vuoi... >
< Ma tu non sei un Jedi... > puntualizzò lei
< Vero, ma il mio maestro mi ha fornito un'istruzione completa, insegnandomi tutto, compreso questo >
< Valuterò a tua offerta allora > disse lei scrutandolo sospettosa
Quell'aria da guerriera fredda doveva pur avere un punto debole. Si disse che continuare a farla parlare di cose che la interessavano poteva essere una buona strategia, sia per la sua indagine che per conoscerla meglio.
< Hanno un'ordine? > chiese ancora
< Si, devono essere lette seguendo un codice preciso. Vieni, ti faccio vedere... > disse lei, e aprì la prima teca sulla sinistra della porta. < Questa è la prima. > disse prendendo l'oggetto dal suo supporto. Era un oggetto triangolare con delle incisioni sulla parte alta, verso la punta. Le incisioni erano leggibili perché dietro di questa c'era una lastra di vetro verde, che messo controluce permetteva la lettura dei simboli. < Qui sul fondo c'è un numero, vedi? > disse lei capovolgendo l'oggetto e mettendolo in modo che il piccolo numero scavato risaltasse.
< 1... quindi sono numerate? >
< Era quello che pensavo anche io quando ho trovato la seconda, li c'è un 2 > disse mettendo a posto l'oggetto e indicando la teca accanto. < Ma poi quando ho trovato la terza con 3 e la quarta con un 5... all'inizio pensavo che mancasse il 4 in mezzo, ma poi trovando le altre mi sono accorta che non è una semplice sequenza di numeri consecutivi... c'era una codice da decifrare per capire l'ordine: si devono sommare i due numeri prima, per trovare quello successivo. L'ho capito dopo averne raccolte cinque o sei, avevo abbastanza dati per fare prove e calcoli... ci ho passato pomeriggi interi a lavorarci... e ora manca solo l'ultima! >
< Sei sempre stata brava in queste cose lo sai? > disse lui guardandola con dolcezza, senza smettere di sorriderle. Sapeva che sua madre gli aveva detto di evitare altri riferimenti alla sua memoria perdita, ma non seppe trattenersi. Sentirla parlare di queste cose gli fece tornare in mente mille momenti di quando da bambina spiegava per filo e per segno come stava aggiustando questo o quel pezzo.
< Davvero? >
< Si. Nonostante fossi la più piccola e quella senza un'istruzione, appena hai cominciato la scuola hai recuperato tutto nel giro di un anno, e avevi sempre una media di voti molto alta. >
Si aspettava una reazione violenta come la sera prima, ma dopo qualche istante di silenzio lei disse
< Mi piacerebbe potermelo ricordare sai? >
Quelle parole lo presero in contropiede. Fino alla sera prima non gli credeva, gli aveva dato del bugiardo e ora gli dava corda? Che lo stesse prendendo in giro?
< Quindi ora mi credi? >
< Sinceramente? Al momento non so più a cosa credere, o a chi credere. Sento che c'è qualcosa che la mia famiglia non mi dice, ma sento anche che c'è qualcosa che tu e tua madre state nascondendo, perciò al momento posso contare solo su me stessa. Pero... ieri notte quando sei apparso nella mia camera io... >
< Come scusa?? > la interruppe lui stranito
< Non te ne sei accorto? > chiese lei ancora più stranita
< Ecco cos'era quella sensazione che ho sentito.... > disse lui ripensando a come si era svegliato
< Cos'hai sentito? > chiese lei quasi imbarazzata
< Il tocco di una mano, qui sulla fronte, e un'altra fra i capelli... eri tu! >
< Sei apparso nel mio letto. Sembravi agitato, e non sapevo cosa fare. Ho visto il tuo incubo. Quella donna morta dissanguata, la cameretta sottosopra, la bambola... ho sentito il tuo dolore, e ho cominciato a pensare. >
< Quello è stato il giorno in cui abbiamo scoperto che eri sparita. Ti abbiamo cercata per settimane, ma poi abbiamo realizzato che non eri più sul pianeta e ci siamo dovuti arrendere. Ma io non ho mai perso la speranza che un giorno ti avrei ritrovata! > disse lui carico di speranza nella voce avvicinandosi un poco a lei
< Senti Benjamin, mi piacerebbe credere che tu non stia mentendo, e una parte di me è quasi convinta di questo, ma... mettiti al mio posto. Ho la mente piena di ricordi della mia vita qui, e in nessuno di questi c'è un minimo richiamo a quello che ho visto. A cosa dovrei credere secondo te? Alla mia famiglia che mi vuole bene e mi ha sempre protetta, o a degli strani sogni arrivati di recente che non riesco a spiegare? > disse lei sfogando la sua frustrazione, mentre le lacrime inumidivano i suoi occhi, pronte a cadere.
Lui la lasciò sfogare, restando in silenzio, poi si avvicinò a lei, e le sorrise.
< Credi a questo. Questo non sbaglia mai > disse prendendole una mano e poggiandogliela sul petto, all'altezza del cuore per poi porre la propria sulla sua. Chiuse gli occhi e restò in ascolto del battito frenetico della ragazza. Poi le fece un piccolo inchino e a passo lento la lasciò così, avviandosi fuori dalla stanza e dal tempio.
Reyla rimase con la sua mano ancora sul cuore, mentre lo guardava camminare via da lei, con le mani dietro la schiena.
Per un attimo, quando si era avvicinato a lei, aveva creduto che l'avrebbe baciata di nuovo... e per quanto i contatti fisici non le fossero mai piaciuti più di tanto, per un secondo ci aveva davvero sperato. Quando poi non successe, ci era rimasta quasi male che non l'avesse fatto.
Però le sue mani sulle proprie... erano così grandi, e calde... davano quasi quel senso di protezione. E dire che si era fatta una promessa appena la sera prima, promessa che realizzò in quel momento di non poter mantenere. Non tutta almeno. Quel ragazzo le scatenava dentro sensazioni che non aveva mai provato per nessuno, cose che aveva sempre reputato inutili. Eppure adesso il suo corpo di donna aveva iniziato a reagire alla sua presenza... cosa che non rendeva per nulla facile il suo intento di ignorate tutto e dedicarsi solo a compiere il suo destino.
Ancora immersa in questi pensieri tornò verso il palazzo, diretta alle sue stanze, ma lungo la scala incontrò sua madre e quella di lui che la rapirono costringendola a passare l'intera giornata con loro per avere la sua approvazione per fiori, decorazioni, antipasti e dolci.
Era pur sempre il matrimonio della principessa e tutto si sarebbe fatto in grande stile!
Alle 6 del pomeriggio Reyla aveva un gran mal di testa.
Non voleva sentire parlare più nessuno, di niente, voleva solo stare da sola in silenzio.
Per questo aveva pensato di andare al tempio, ma una strana sensazione lungo il tragitto la costrinse a fermarsi, come se quello non fosse il posto giusto, così si fermò nel piccolo giardino dietro la serra. Li non ci andava mai nessuno, a parte chi se ne prendeva cura, era il luogo perfetto per rilassarsi.
Si sdraiò a terra, nell'erbetta e chiuse gli occhi.
Si rilassò, e lasciò che la Forza scorresse dentro di lei, in ogni fibra del suo corpo, espanse le sue sensazioni e iniziò a percepire il mondo attorno a se, il gorgogliare della lava nel fiume, la leggera brezza.. ma pian piano non era più su Mustafar.
Era in una radura, contornata dalle colline verdi e in fiore, in compagnia di Benjamin. Erano solo due ragazzini e stavano correndo, stavano giocando. Le loro risate riempivano l'aria. Reyla correva e rideva, e ogni tanto si guardava indietro per controllare se lui l'avesse raggiunta.
E mentre correva si sentì prendere per un polso, e persero l'equilibrio entrambi, cadendo uno sopra l'altro, continuando a ridere fino a non avere più fiato.
< Ben, togliti da dosso, sei pesante!! >
< Ah davvero maschiaccio? Ti sto schiacciando? Ti sto schiacciando? > chiedeva lui dispettoso. Ma non ebbe il tempo di finire di ridere che si ritrovò a terra. Lei lo aveva alzato usando la forza quel tanto che bastava da rotolare via e farlo finire con la schiena nell'erba.
< Chi è che ride adesso?? > chiese la sua vocina squillante.
< Non vale, hai barato! >
< Non ho barato, ho... sfruttato le mie doti... come dice maestro Luke! >
< Ma sentitela la saputella > la prese in giro l'amico
< Sei solo invidioso > rispose lei con una punta di orgoglio
< Non sono geloso, figurati... ma voglio bene lo stesso maschiaccio! > disse lui alzandosi da terra, e mettendole un braccio attorno alle spalle mentre se la portava vicino.
< Anche io ti voglio bene Ben! >
Reyla aprì gli occhi di scatto e tornò al presente, mettendosi seduta.
Un altro ricordo della vita che aveva dimenticato di aver vissuto.
Un altro ricordo di lui, di loro insieme.
In un primo momento rimase a rimuginare su quello che aveva visto: chi era Maestro Luke? Loro si allenavano insieme?? Altre domande andavano ad aggiungersi alle precedenti, ma nessuna risposta era ancora venuta a galla.
Decise quindi di ignorare la cosa e tornò a focalizzarsi sull'ambiente circostante per ritrovare un po' di tranquillità, ma il suono delle loro risate riecheggiava ancora nella
sua mente e perse la concentrazione.
Sbuffò, tornando a sdraiarsi a terra, chiudendo gli occhi nella speranza di sgombrare la mente, quando in lontananza sentì il rumore di una spada laser..
 

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Capitolo 20
*** 19 ***


Insospettita si alzò subito e seguendo il suono, attraversò il giardino e arrivò fino alla sua fonte.
Mentre camminava guardinga e silenziosa il suo cervello stava iniziando a vagliare tutte le ipotesi: lei era l'unica persona rimasta su quel pianeta a maneggiare una spada laser visto che suo padre non poteva più combattere e suo nonno a malapena si reggeva in piedi.
Aveva dei maestri che la aiutavano con le esercitazioni, ma i combattimenti si tenevano in un'ala adibita del castello, non certo nel cortile.
Che fosse un attacco a sorpresa di qualche nemico? Ma non aveva sentito nessun allarme avvisare del pericolo, e comunque in fase di attacco lei era sempre in prima linea a difendere la sua famiglia. Tra tutte queste ipotesi, arrivata al punto da cui il rumore proveniva il rumore scoprì l'unica opzione che non aveva preso in considerazione: Benjamin che si stava allenando con la spada, a petto nudo e piedi scalzi sulla pietra lavica davanti all'entrata del tempio.
La visione lasciò la ragazza stupita, con le guance in fiamme e il cuore che batteva come un tamburo. Possibile che non riusciva a darsi un contegno?
Reyla si concentrò sulle sue movenze mentre provava qualche affondo e mosse di difesa. Aveva decisamente uno stile di combattimento diverso dal suo.
A lei per tutta la vita avevano insegnato ad attaccare, a sfruttare le debolezze del suo nemico per sconfiggerlo, a prescindere dalla stazza, che non bisognava mai lasciare un lato scoperto, ne dare l'opportunità all'avversario di colpire. Mentre lui sembrava adottare uno stile più volto alla difesa, con pochi attacchi mirati e precisi (cosa che aveva notato anche nei due precedenti scontri che avevano avuto).
Rimase li ad osservarlo ancora per un po' sperando che non si accorgesse della sua presenza.
< Spero non ti dispiaccia se sono venuto qui ad allenarmi... > disse lui dopo qualche minuto, senza riaprire gli occhi o smettere di fare quello che stava facendo.
Come aveva fatto a capire che era lei?
< N-no, va bene. Stavo pensando di allenarmi anche io... > disse lei facendo l'indifferente, mentre usciva dal suo nascondiglio
< Se vuoi possiamo farlo insieme, così magari mi insegni qualche trucchetto > le disse facendo una pausa.
< Vuoi combattere ancora con me? Non ti è bastato sconfiggermi ieri? >
< Vorresti la rivincita? > la stuzzicò lui < mostrami di cosa sei realmente capace > disse facendole l'occhiolino a mo' di sfida.
< Sai cosa? Ho davvero bisogno di sfogarmi! Vado a cambiarmi e prendere la mia spada! > disse correndo via.
< Ti aspetto qui! >
Dopo pochi minuti Reyla tornò all'entrata del tempio, in leggins neri al ginocchio e una canottiera nera, i capelli legati un uno chignon alto.
< Hai fatto presto > gli disse lui vedendola tornare.
Com'era possibile che fosse bellissima anche in tenuta da allenamento??
< Sei pronto? > chiese lei con quel sorrisino di sfida.
< Fatti sotto principessa! > disse lui con lo stesso entusiasmo.
Il loro combattimento era pura danza, un'armonia di movimenti fluidi e precisi.
La spada laser rossa di lui (che avevano reperito apposta per non destare sospetti) attaccava e parava i fendenti di quella nera di lei, e viceversa.
Combatterono fino a quando il sole non fu calato e le uniche fonte di luce erano le loro spade e lo spumeggiante fiume di lava attorno a loro.
Alla fine l'allenamento era finito in parità.
< Complimenti principessa, bell'allenamento! >
< Grazie, anche tu non sei stato male... >
< Hey, era un complimento quello? > chiese rimettendosi la maglia e gli stivali.
< Forse > rispose lei sorridendo.
Poi si guardarono attorno e notando che si era fatto buio realizzarono che potevano essere in ritardo per la cena.
< Accidenti è tardissimo, mi dispiace... > iniziò Ben
< Ma no figurati, ne avevamo bisogno entrambi >
< Ora credo che dovremmo correre o le nostre madri potrebbero ucciderci! > e così dicendo la prese per mano e iniziarono a correre verso il castello.
Fu un gesto avventato, che Reyla non si era aspettata, ma la sensazione era piacevole, e mentre correvano le tornò in mente la visione che aveva avuto quel pomeriggio, e questo la fece ridere.
Arrivarono nel salone d'ingresso del castello, dove Leia e la Regina li stavano aspettando.
< Voi due, dove siete stati tutto questo tempo? > chiese la sovrana
< Scusate madre, eravamo al tempio ad allenarci nel combattimento e abbiamo perso la nozione del tempo... > disse lei chinando il capo.
< Mi fa piacere vedere che iniziate ad andare d'accordo > continuò Leia.
< Bene, ora andate a prepararvi per la cena, cominceremo fra mezz'ora. >
< Ci saremo altezza. > rispose Ben
E detto questo i due superarono le loro madri e corsero su per le scale.
Arrivati nel corridoio si scambiarono un'altra occhiata e scoppiarono a ridere di nuovo.
< Grazie, alla fine non è stato tanto male. > disse lei con un mezzo sorriso.
< Grazie a te, anche io sono stato bene > rispose lui ricambiando il sorriso.
< Ci vediamo a cena? >
< A tra poco principessa >
E ognuno tornò nella propria stanza per una rinfrescata veloce.
Quando Ben uscì dalla stanza venti minuti più tardi, sentì anche la porta di lei aprirsi e si voltò. Indossava un abito lungo rosso, aderente dal corpetto fino alle ginocchia, punto in cui la gonna si allargava morbida e spumeggiante. Sulle spalle uno scialle nero di pizzo con le frange. I capelli erano raccolti nello stesso chignon alto che aveva prima, ma decisamente più ordinato. Due rubini pendenti le adornavano il viso, mentre le sue labbra rossissime spiccavano dalla sua pelle chiara.
Lui aveva optato per una tunica lunga fino al bacino con una cintura, e un pantalone elegante sotto.
< Che razza di magia è questa? > le chiese fermandosi nel corridoio mentre la aspettava.
< Che intendi? >
< Com'è possibile che sei la stessa ragazza di mezz'ora fa? > chiese lui sornione
< L'hai detto tu stesso... magia! > rispose lei che si sentiva in buona, e quindi stette allo scherzo
< Lo vedo... sei bellissima > disse lui inchinandosi a lei prendendole la mano portandosela delicatamente alle labbra per un lievissimo bacio.
< Grazie > rispose lei diventando rossa come il suo abito notevolmente a disagio
< Vogliamo andare? > le chiese porgendole il braccio
< Certo > disse solamente lei prendendo il braccio di lui.
Si avviarono verso la sala da pranzo, dove le famiglie attendevano persi in chiacchiere. Vederli arrivare insieme lasciò tutti quanti piacevolmente stupiti, segno che finalmente i due cominciavano a trovare un terreno comune.
< Miei cari siete una visione. Reyla cara > disse il Re andando ad abbracciare la figlia, mentre questa lasciava il braccio di Ben.
Lui fece un inchino all'imperatore e alla regina e poi fece accomodare la madre per prendere posto accanto a lei, difronte a Reyla.
< Allora, ho saputo che vi siete allenati insieme questo pomeriggio dico bene? >
< Si altezza. > rispose garbato Ben
< Non sapevo che fossi un utilizzatore della Forza. Sei un sith ragazzo? >
< No altezza. Dopo la scomparsa di mio padre e mio fratello, non me la sono sentita di lasciare mia madre da sola per intraprendere il cammino dei Sith. Ma ho avuto un maestro che mi ha addestrato. >
< Ah si, e chi è? > chiese l'anziano imperatore
< Un vecchio amico della mia famiglia, deceduto un paio di anni fa purtroppo. > rispose Leia prontamente.
< Capisco. > disse il Re < Beh, si sono visti i risultati del tuo addestramento, se sei riuscito a battere la nostra Reyla in duello. >
< Grazie maestà. > rispose mestamente il ragazzo.
Poi guardò lei e questa volta non c'era odio o risentimento, ma invece c'era un timido sorriso.
Il resto della serata passò in tranquillità fra i preparativi del matrimonio, i discorsi politici, e Ben non poté fare a meno di notare come sua madre si districava fra i discorsi come se avesse sempre fatto vita politica. Certo sapeva bene chi fossero i suoi nonni materni e in che ambiente era cresciuta sua madre, ma ogni volta che pensava che aveva scelto di guidare un piccolo villaggio, gli sembrava che stesse sprecando le sue doti... ma lui non era nessuno per giudicare le decisioni della madre, era solamente fiero di essere suo figlio.
Arrivati ad un certo orario, al finire della cena Leia chiese a Ben di accompagnarla in camera, e così diedero la buona notte alla famiglia reale e si avviarono alla stanza, per avere occasione di scambiarsi le informazioni raccolte.
< Allora Ben? >
< Mamma è lei! È la nostra Rey. >
< Anche io ho notato la somiglianza >
< Ha avuto delle visioni sulla sua vita passata con noi, me lo ha confessato... >
< Ma? >
< Ma... non sa dove collocarli. Sente che c'è qualcosa che non va con la sua memoria, ma non riesce a capire cosa. Più ci penso e più la teoria della memoria modificata diventa plausibile... >
< Potresti aver ragione dopo tutto, ma se così fosse sarà difficile resettare i suoi ricordi... ci vorrebbe qualcosa che scateni il lei una reazione per sbloccare la sua memoria. Poche visioni non bastano. Ma mi sembra che tu ci stia lavorando su.... o sbaglio? > disse la madre dando una pacca sulla spalla al figlio.
< Sto cercando di riconquistare la sua fiducia. >
< Solo quella?? > chiese la madre maliziosa
< Mamma, smettila! > disse lui non riuscendo a trattenere una risata. Risata a cui si un' anche Leia. < Lo sai che devo ringraziarti? >
< Ah si, e per cosa? >
< Per aver organizzato questa missione. Grazie a te sposerò Rey! Anche se non esattamente come avevo pensato che sarebbe andata, ma accadrà comunque >
< Se non avessi avuto un forte sospetto che si trattava di lei non ti avrei mai portato fino a qui. Ma devo dirti una cosa... > disse la donna tornando seria.
< Cosa c'è? >
< Subito dopo le nozze io tornerò a casa. Questo luogo è pregno del lato oscuro e mi sta indebolendo giorno dopo giorno. Meno tempo resto qui e meglio è. >
< L'ho avvertito anche io... >
< Tu sei giovane e allenato, per te è molto più semplice resistere. E poi le emozioni forti come l'amore ti tengono ben stretto al lato chiaro. Per me è diverso >
< Lo capisco. Stai tranquilla, saprò cavarmela. Mamma stavo pensando: secondo te riuscirò a riportarla dal lato chiaro? >
< Di farcela ce la puoi fare senza problemi... ma non restando qui. Devi allontanarla dalla sua famiglia e da questo posto. >
< Potrei proporre una lunga luna di miele... qualche idea? >
< Naboo è splendido in questa stagione. Ho delle conoscenze li, che possono ospitarvi. Gente facoltosa. >
< E in tutti questi anni non ti è mai capitato di dire, facciamo una vacanza?? >
< Perdonami tesoro, e che non ci ho mai pensato. Comunque, proporrò l'idea alla regina domani mattina. Sono sicura che le piacerà, e poi mi metterò in contatto con la
mia conoscenza. >
< Bene. Ah, ho scoperto un'altra cosa... >
< Di che si tratta? >
< Rey ha veramente raccolto le antiche reliquie. Ne manca solo una. E alcune le ha già decifrate. Cercherò di farti avere delle immagini quanto prima. Appena torni falle vedere a zio Luke: ho bisogno di sapere cosa fare. >
< Molto bene caro. Tu pensa a recuperare le immagini, al resto pensiamo noi. >
< Tu sei riuscita a scoprire i piani del Primo Ordine? >
< Si... e non è nulla di buono. Stanno costruendo un pianeta gigante con un cannone ad iniezione solare, capace di distruggere interi sistemi! Devo contattare il padre di
Poe. Lui saprà a chi riferire queste informazioni. >
< A che punto sono? >
< Quasi ultimato. Ecco perché il tempismo è di vitale importanza. Ad ogni modo, discuteremo dei dettagli più avanti. Ora vai a riposare caro, ci vediamo domani. >
< Buonanotte mamma >
E così dicendo uscì dalla stanza. E mentre si stava chiudendo la porta alle spalle, vide arrivare Reyla dalla scala. Si stava avvolgendo lo scialle attorno alle spalle e sembrava avere lo sguardo triste. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse di lui, passò dritta a passo svelto e si chiuse in camera sbattendo la porta.

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Capitolo 21
*** 20 ***


Ben poté giurare di aver visto una lacrima rigarle il viso mentre passava.
Voleva sapere cosa fosse successo per ridurla così, che cosa le avessero detto, voleva stringerla a se e consolarla, asciugare le sue lacrime. Ma sapeva che non era un buon momento e non la disturbò, tornandosene in camera sua.
Si tolse gli abiti e a petto nudo e pantalone morbido si stese sul letto, ma non riuscì a prendere sonno. Continuava a pensare a lei e quella lacrima sul suo viso mentre passava senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
E più ci rimuginava sopra più sentiva il morso della curiosità attanagliargli lo stomaco.
Si mise a sedere sul letto, deciso a mettersi una maglia e andare da lei, ma voltato lo sguardo verso il balcone notò che era notte fonda, e magari stava dormendo. Poi gli tornò in mente che loro due avevano un legame speciale nella Forza, e nonostante fosse passato un decennio, era sicuro che questa volta avrebbe funzionato. Così si raccolse in meditazione e chiuse gli occhi con l'intento di percepire il suo stato d'animo, ma quando li riaprì si trovò ancora seduto sul bordo di un letto, ma la stanza non era più la sua.
Voltò lo sguardo intorno a se, e non ci volle molto per capire a chi poteva appartenere quella stanza. Ma la conferma la trovò alle sue spalle, dove c'era Reyla addormentata al centro del letto. Macchie umide bagnavano il cuscino, all'altezza dei suoi occhi, e un fazzolettino di stoffa era avvolto nella sua mano.
Aveva pianto.
I suoi capelli erano una colata di cioccolato sui cuscini bordeaux. La sua pelle bianca e candida, le sue labbra ancora rosse dal trucco della sera.
Le lunghe ciglia nere ancora umide dalle ultime lacrime. La camicia da notte grigio perla di seta, segnava delicatamente le sue curve, lasciando la mente di Ben libera di immaginare il suo corpo. Ma quello non era il momento adatto per certi tipi di pensieri, così tornò a concentrarsi sul suo stato d'animo, e sentì chiaramente la sua tristezza e la sua delusione, con un pizzico di collera.
Il ragazzo non poté fare a meno di sdraiarsi accanto a lei, accarezzandole i capelli, la fronte, il viso.
Poi notò che lei si stava lentamente svegliando.
La principessa non aprì totalmente gli occhi, sapeva che era lui che la stava consolando, aveva riconosciuto il suo tocco e percepito la sua presenza, coma una firma.
Si accoccolò meglio fra le sue braccia e in un sussurro lo ringraziò, riaddormentandosi.
Di che cosa lo stava ringraziando Ben non lo sapeva, ma fu grato di avere la possibilità di stringerla a se. E con il respiro regolare di lei, si addormentò anche lui, beandosi di quella vicinanza.
Quando si svegliò l'indomani mattina era di nuovo nella sua stanza, da solo.
Qualcuno stava bussando alla sua porta.
< Chi è? > chiese lui schiarendosi la voce.
< Signore, mi scusi se la disturbo prima della sveglia, ma il re e l'imperatore richiedono la vostra presenza nella sala del trono. >
< Certo, li avvisi che sarò da loro fra pochissimo > disse Ben a chiunque ci fosse dietro la porta.
Poi si alzò e andò a prepararsi il più velocemente possibile.
Quando fu pronto uscì dalla camera e diede una rapida occhiata alle grandi finestre lungo il corridoio, notando che il sole era appena sorto. Il castello era ancora avvolto nel silenzio, quegli ultimi momenti di tranquillità in cui tutti (o quasi) erano ancora fra le braccia di Morfeo. Si chiese come mai lo avessero convocato a quest'ora in gran segreto... gli avrebbero sicuramente detto qualcosa di importante e riservato, o avrebbero aspettato di vederlo a colazione. Tentando di orientarsi fra i vari corridoi, finalmente trovò la sala del trono. Le pesanti porte vennero aperte dalle guardie e lui entrò a passo svelto, arrivando ai piedi della scalinata per fare un lungo inchino.
< Avete chiesto di me altezza? >
< Ah si, buongiorno Benjamin. Perdona la levataccia, ma oggi è una giornata particolare, fuori dalla solita routine, ma ogni cosa a suo tempo. Prima le cose importanti. Dunque, forse già lo sai, ma le nostre signore hanno stabilito che le nozze si terranno fra una settimana... come abbiano fatto ad organizzare tutto in così poco tempo non lo so. > disse il re.
< Il potere delle donne altezza > rispose il ragazzo
< Puoi dirlo forte figliolo! Bene, ora che stai per entrare nella famiglia ci sono alcune questioni di cui vorrei discutere con te. >
< Di che si tratta? > chiese educatamente.
< Beh, parlando con molta franchezza, io ho sempre ritenuto mia figlia perfettamente in grado di governare da sola, ma il primo Ordine è un'organizzazione molto grande, che deve provvedere all'intera galassia, e una persona sola è un obiettivo fin troppo semplice da eliminare, per quanto Reyla sia un'ottima guerriera. No, per solidificare ancora di più il nostro potere dobbiamo continuare ad allungare il nostro albero genealogico. > iniziò il sovrano mentre esortava Ben a raggiungerlo.
< Cosa mi state chiedendo di fare altezza? >
< Dobbiamo dare un'erede a questa famiglia. Ora per quanto io avessi sperato di avere almeno un figlio maschio, cosa che avrebbe sicuramente facilitato tutta la questione, la mia adorata Reyla è l'unica figlia che ho, questo fa di lei la mia unica erede, come io lo sono stato di mio padre > disse il re indicando l'anziano seduto sul trono < ma quando voi due salirete al potere dopo me e mia moglie, dovete assicurarvi una discendenza, e più aspettiamo, più le minacce al nostro potere si fanno concrete. Ecco perché ritengo di fondamentale importanza che appena dopo le nozze tu e mia figlia mettiate in cantiere un erede il prima possibile. >
< Avere un erede o due già nati quando salirete al trono rafforzerà il vostro potere. Nessuno attenterà ad una famiglia reale di utilizzatori della Forza. Con due genitori come voi, ci sono altissime probabilità che i vostri figli ereditino questo potere! > disse l'imperatore con voce roca e profonda.
< E poi l'unione della famiglia reale con una famiglia come la tua ragazzo... ti lascio immaginare. Sarà il colpo del secolo! Il problema è che la nostra principessa, se era restia all'idea del matrimonio, di figli non ne ha mai voluto sentir parlare. Ogni volta che abbiamo provato ad aprire l'argomento, si finiva sempre per litigare. Per questo stiamo facendo appello al tuo buon senso figliolo. Convincila tu a sentire ragione e fare quello che serve. Una volta avuto il bambino o i bambini, questo dipenderà da voi, potrà fare tutto ciò che vorrà. Ma la questione erede dev'essere la vostra priorità. >
< Capisco altezza. Non temete, dopo le nozze parlerò con la principessa e vedrete che saprò convincerla dell'importanza del compito. >
< Sai una cosa? Sarai in grande Re un giorno ragazzo mio > disse il Re mentre gli metteva un braccio attorno alle spalle < Bene, ora che gli affari spinosi sono conclusi volevo invitarti all'evento speciale di oggi, ovvero una sessione di caccia che siamo soliti fare qui. >
< Sarebbe un onore altezza, anche se io non ho mai cacciato. >
< Stai tranquillo, ti piacerà. >
E detto questo la conversazione si spostò sulla caccia ad una strana creatura autoctona del pianeta, e degli altrettanto bizzarri e complicati modi che si erano inventati per catturarla. Poi il Re dispose che a Benjamin venisse fornita tutta l'attrezzatura necessaria, e tempo un'ora erano già partiti.
Quando Reyla quella mattina si svegliò, si sentiva tranquilla e rilassata. Aveva sognato che qualcuno l'aveva cullata tutta la notte, sciogliendo la malinconia con cui si era addormentata la sera prima. Poi però ripensò alla notte appena trascorsa, a quel tocco così familiare... non era stato un sogno! Era successo di nuovo, ma questa volta era apparso lui, quando lei ne aveva avuto bisogno. Come se lui sapesse come si sentiva ed era accorso a consolarla.
Ancora piena di quella sensazione di tranquillità che il trovarsi fra le sue braccia le aveva regalato, una strana impazienza di vederlo si fece strada in lei... probabilmente per ringraziarlo.
Si preparò con cura e scese per la colazione sorridente, come non faceva da tempo. Ma il sorriso le si spense in viso quando già dalle fessure delle porte che si aprivano vide che al tavolo c'erano solo sua madre e la futura suocera.
Tornò allora alla sua solita inespressività e prese posto al tavolo salutando le due donne con la sua nota pacatezza.
< Madre, c'è per caso qualche ricorrenza di cui non sono stata informata? > chiese poi la ragazza
< Non che io sappia tesoro, come mai lo chiedi? >
< Non ci sono ne papà, ne il nonno a tavola e... nemmeno Benjamin... > fece notare
< Oh, ma certo! Sono a caccia > rispose la madre come se fosse la cosa più ovvia < Tuo padre ha invitato Benjamin a partecipare alla solita caccia, e sono partiti di buon
ora questa mattina. >
< Capisco. > disse lei cercando di sembrare il più disinteressata possibile.
Sapeva bene che le battute di caccia di suo padre duravano l'intera giornata, e questo significava che non l'avrebbe visto fino all'ora di cena.
< Visto che siamo sole e manca solo una settimana alle nozze, dovrai accompagnarci a definire gli ultimi dettagli per la cerimonia e poi ci sono le prove degli abiti da
fare... >
Sua madre aveva preso il via nel discorso e non ci fu modo di fermarla. Sarebbe stata una lunga giornata da affrontare, e solo la Forza sapeva quanto mal di testa le sarebbe venuto alla fine.
All'ora di cena le due famiglie finalmente si riunirono attorno al tavolo per scambiarsi le chiacchiere sulla giornata.
Ben notò subito che Reyla era taciturna e di pessimo umore e così tentò un approccio cauto.
< Lo so che è molto tardi ma... buongiorno principessa > le disse con un piccolo sorriso.
< Buongiorno a te, anche se del tutto fuori orario > rispose lei con poco entusiasmo
< A giudicare dalla tua espressione non mi sembra che sia stato proprio un “buon” giorno. C'è qualcosa che non va? >
< No. > rispose lei secca. Ma Ben era più che certo che fosse arrabbiata con lui per qualche motivo.
< Giornata stressante? >
< Decisamente >
< Come mai? >
< E me lo chiedi pure? Ah già, tu non c'eri, tu eri a caccia, mentre io ho passato l'intera giornata appresso alle nostre madri e ai preparativi di questo stupido matrimonio > disse lei sottovoce a denti stretti
< Capisco. Mi dispiace... >
< No, non capisci e non ti dispiace, perciò non dirlo tanto per dire... con me non attacca >
< Ho sempre pensato che il matrimonio fosse il giorno più bello per una sposa, e che lei ci tenesse ad essere coinvolta in ogni decisione affinché tutto sia come lei lo ha sempre desiderato >
< Ma io non ho mai desiderato sposarmi, e non me ne può importare di meno di fiori, nastri e palloncini! >
< Andiamo... vuoi farmi credere che non ti suscita niente il fatto che quel giorno l'intera galassia avrà gli occhi puntati su di te, pronta ad acclamarti per i tuoi meriti e a giudicare ogni cosa? Non ci tieni che tutto sia perfetto, a dimostrazione del tuo buon gusto e della tua ottima gestione della cosa? Soprattutto perché tutto ciò verrà preso come esempio per le tue future decisioni?>
Per quanto detestasse ammetterlo, Ben aveva ragione. Non aveva considerato quella parte della faccenda. Lei era una principessa, e non una qualunque, ma l'erede del Primo Ordine. Tutti sapevano chi era e le sue nozze sarebbero state annunciate all'intera galassia, come prima presentazione ufficiale in veste di futura sovrana.
Ecco perché le consuocere stavano facendo l'impossibile per rendere l'evento impeccabile, per rendere lei (e loro due) impeccabile davanti alla galassia intera, per far si che tutti pensassero che lei fosse l'artefice principale di quella lussuosa e perfetta festa che si sarebbe svolta... quando lei non aveva fatto altro che fare i capricci per un po' di mal di testa. Forse d'ora in poi avrebbe preso un po' più alla leggera i pomeriggi passati fra i preparativi, anche in rispetto di tutto il lavoro svolto dalle due donne. Poi ci pensò un momento.
< E tu non desideri nulla di particolare per il matrimonio? > chiese al ragazzo richiamando la sua attenzione, nella vaga speranza di riuscire a portarselo appresso, cosicchè potesse capire anche lui cosa lei aveva sopportato tutto il giorno.
< L'unica cosa che desidero è vederti felice > disse lui con un semplice sorriso, tonando a portare la sua attenzione al racconto che il Re stava facendo.
La risposta di lui la lasciò stupita. Non si aspettava tanta tenerezza nella sua voce, eppure tutte quelle piccole attenzioni che le dava la facevano sentire apprezzata.
Non che le fosse mai mancato l'apprezzamento della sua famiglia, ma quello era diverso, era difficile da spiegare, non aveva mai provato nulla così prima d'ora.
Dopo aver consumato il pasto tutti insieme, Leia si congedò con la scusa di aver bisogno di riposo, chiedendo al figlio di scortarla fino alla sua camera.
Ben allora si alzò, ma prima di raggiungere la madre, andò dalla principessa, e nel gesto di farle il baciamano, le passò un piccolo quadratino di carta, e poi i due lasciarono la famiglia e si avviarono fuori dalla sala.
Appena davanti alla stanza di Leia, la donna diede al figlio una scatolina nera di velluto, gli fece gli auguri e lo lasciò per entrare nella sua stanza, mentre il ragazzo prese la via per la serra.
Era stranamente nervoso, ma era una cosa che doveva fare.


NdA
Ciao a tutti!
Allora, eccoci qui dopo tanto!
Siamo andati avanti nella storia, 
e dai vostri commenti noto che vi sta piacendo,
quindi deduco che siate soddisfatti delle vostre scelte :)
Ottimo, perché oggi vi chiedo di scegliere ancora: 
secondo me, avete capito tutti cosa Ben sta per chiedere
alla nostra principessa tutto pepe.
Quello che chiedo io a voi è:
Reyla accetterà la proposta di Ben?
Opzione A: Reyla accetta, dando il via alla loro storia
Opzione B: Reyla rifiuta, rendendo il tutto più complicato
Vi ricordo che potete votare la vostra scelta includendola in una recensione
se vi va di dirmi cosa ne pensate del capitolo, oppure semplicemente con un
commento breve, che mi verrà consegnato in via privata. 
Inutile dire che serve un certo numero di voti affinché possa andare avanti! ;)
A voi l'ardua senteza, e alla prossima!! :)

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Capitolo 22
*** 21 ***


NdA: Ciao a tutti! Lo spevo che siete dei romanticoni, dato che ha vinto l'opzione A, Reyla accetta la proposta di Ben, decidendo di dare una possibilità ai loro sentimenti. Periciò vediamo da qui in poi che succede, buona lettura :)

Attese circa una mezzora, passeggiando avanti e indietro davanti alla pianta che la ragazza aveva ammirato la prima sera, cercando di contenere la tensione che gli faceva tremare le ginocchia e sudare le mani. In tanti anni di situazioni pericolose ne aveva vissute a perderne il conto, ma mai come in quel momento si sentiva spaventato. Poi finalmente sentì la porta della serra aprirsi e la vide comparire, nel suo abito blu stile impero. 
< Ho letto il tuo messaggio... strano modo di chiedere udienza >
< C'è una cosa di cui ti volevo parlare in privato. >
< Dimmi pure. >  
Benjamin si avvicinò a lei e la prese per mano. 
< Reyla, sappiamo entrambi che la questione del matrimonio è già tutta organizzata, e che la nostra volontà poco conta, ma non mi piace l'idea che resti una cosa fredda, come se fosse la decisione di qualcun altro. Ed è qui che ho capito che mancava qualcosa... qualcosa di importante >
< Di che si tratta? >
< So che non sei abituata a questo tipo di situazioni, che l'idea di condividere la tua vita con un'altra persona non ti entusiasma, ma io ho sempre voluto passare la mia vita con te. Non solo per la dolce ragazzina che ricordo, ma per la donna che sei diventata. Nonostante il tuo modo di fare deciso, indipendente, sei ancora la piccola bambina del cielo che cerca solo un po' di affetto e qualcuno che la faccia sentire amata. Lascia che sia io quella persona. Lascia che sia io a guardarti le spalle, lascia che sia io a proteggere te, mentre tu proteggi la galassia. Lascia che sia io a prendermi cura di te quando le forze ti verranno meno e avrai bisogno di aiuto. Dato che il fato ha voluto che ci perdessimo prima di ritrovarci, ricominciamo e impariamo a conoscerci per come siamo adesso. Il passato tornerà se è destino che ritorni. Principessa Reyla, vuoi sposarmi? > chiese lui inginocchiandosi davanti a lei, con la scatolina aperta.
La ragazza aveva ascoltato le sue parole sentendo il battito del suo cuore aumentare ogni secondo,mentre una piccola sensazione di disagio cresceva in lei. 
Aveva ragione quando diceva che non era abituata a queste cose, e con tutto quello che stava cambiando in lei in quel momento, questa proposta sincera era l'ultima cosa che si era aspettata. Certo era vero che lui la conosceva molto più di quanto lei fosse disposta ad ammettere, e questa cosa da una parte la impauriva perché si sentiva esposta e vulnerabile, ma dall'altra la faceva sentire protetta, perché sapeva che c'era qualcuno che l'avrebbe sempre capita, anche senza bisogno che lei parlasse. 
E tutto sommato questo ragazzo che forse aveva già conosciuto la faceva davvero stare bene, era una compagnia gradevole che avrebbe potuto accettare accanto a se per la vita. 
Consapevole che stava andando contro tutti i principi che si era imposta solo due giorni prima, e che una volta fatta la scelta non sarebbe più potuta tornare indietro, prese un lungo respiro. 
< Benjamin, questo era un contesto in cui non avrei mai pensato di trovarmi. Ma dovendo accettare qualcuno che resti al mio fianco per la vita, alla fine sono felice che questo qualcuno sia tu, quindi SI, accetto di sposarti. >
E così dicendo fece un cenno con la testa e Ben le infilò l'anello al dito. 
Reyla lo guardò: era una bellissima pietra rossa, incastonata in un anello d'oro bianco. 
Poi alzò lo sguardo verso di lui, e seguendo un istinto che non aveva mai avuto prima, si alzò sulla punta dei piedi e poggiò le sue labbra contro quelle di lui. 
Fu un bacio casto e dolce. Una tacita promessa di prendersi cura l'uno dell'altra per sempre. 
Ma quello era stato il sigillo inconsapevole del loro amore. 
Quell'amore giovanile che era sbocciato anni prima e che era stato bruscamente interrotto sul nascere. E adesso stava nascendo una seconda volta, in forma più adulta, più consapevole. Si scambiarono un'altra lunga occhiata e rimasero poggiati uno alla fronte dell'altra fino a che i loro cuori non ripresero un battito costante.
Rimasero nella serra per qualche altro minuto a chiacchierare dell'imminente cerimonia e poi Ben la riaccompagnò fino alla porta della sua camera, per poi ritirarsi nella sua.
I giorni seguenti furono interamente dedicati agli ultimi preparativi e all'arrivo dei primi ospiti. E senza che se ne accorgessero, il giorno tanto atteso era finalmente arrivato.
Nella saletta adiacente alla sala del trono Ben era nervoso e teso come una corda di violino. Attendeva il suo momento per entrare nella sala, incontrare gli ospiti, gustarsi l'arrivo della sua sposa, e celebrare la cerimonia che l'avrebbe resa sua per sempre.
Stava davvero per sposare la ragazza di cui era sempre stato innamorato, anche se non sapeva totalmente chi lei fosse diventata in quegli anni di lontananza. 
Ciò non di meno, stava per diventare sua sotto ogni aspetto. 
L'unica cosa che gli dispiaceva era che i loro amici non sarebbero stati li presenti a festeggiare con loro. Sua madre lo raggiunse trovandolo che faceva avanti e indietro, martoriandosi le mani. 
< Sei uno spettacolo figlio mio! > disse la donna fiera del figlio, dopo un'ultima occhiata
< Grazie mamma... >
< Stai tranquillo, andrà tutto bene. Stai per diventare un principe! >
< Vorrei che papà fosse qui. >
< Lo so, anche io caro. Ma dobbiamo continuare a recitare bene la nostra parte. Quando tutto sarà finito e avremo riportato Rey a casa faremo un vera cerimonia, con tutta la famiglia e gli amici. Ora respira e smetti di torturarti le mani, è il momento. > 
Il figlio tirò un lungo respiro, cercò di calmarsi e poi porse il braccio a sua madre. Entrarono nella sala del trono addobbata per l'occasione, con fiori e nastri rossi e neri. L'intero salone era gremito di gente che non conosceva, ma per fortuna lungo il passaggio per la navata centrale, sua madre gli indicava qui e la alcune personalità di spicco del Primo Ordine che sicuramente avrebbe dovuto incontrare durante il ricevimento. Arrivati alla fine, Leia prese posto in prima fila, mentre Ben salì un paio di gradini, e si voltò verso la porta da cui era appena entrato.
L'imperatore era al suo posto sul trono, ma i suoi genitori non erano li... erano sicuramente con lei.
< Reyla tesoro sei uno splendore! > le disse il padre entrando nella stanza della figlia
< Tuo padre ha ragione, sei bellissima! > confermò la madre sistemandole la gonna per l'ennesima volta. 
La ragazza era agitata oltre ogni misura. 
Questa era forse la prova più difficile per lei da affrontare. 
Poi si guardò la mano sinistra dove troneggiava l'anello che Benjamin le aveva regalato, e pensando che anche lui doveva essere ansioso come lei, si sentì meno sola.
Due tocchi alla porta, avvisarono che era il momento. 
Sistemato l'abito e bouquet in mano, uscirono tutti e tre dalla camera della ragazza, e si incamminarono al piano di sotto per raggiungere il luogo della cerimonia. Si posizionarono per entrare, il Re da un lato, la Regina dall'altro che tenevano la figlia sottobraccio.  
Quando le pesati porte si aprirono, nella sala calò il silenzio, mentre un pianoforte suonava una dolce melodia. Ben non riuscì a mascherare lo stupore. 
Indossava un abito avorio. Dal corsetto con scollo a cuore partivano due maniche trasparenti lunghe che lasciavano le spalle scoperte, e finivano a sbuffo sui polsi. La gonna si apriva molto ampia e morbida, con un piccolo strascico sul retro. Sul corpetto e sulla parte alta della gonna c'erano ricamate delle delicate decorazioni floreali. I capelli erano stati raccolti in una acconciatura alta, con solo due piccolissime ciocche ad incorniciarle il viso. Due punti luce alle orecchie e l'anello di fidanzamento che lui le aveva regalato una settimana prima completavano quella meraviglia.
Fra le mani un bouquet di fiori rosa scuro, rosso cremisi e arancio striato marrone.
Avanzava lenta e decisa, sorridente, senza distogliere lo sguardo da lui, che nel frattempo doveva attingere a tutto il suo autocontrollo per non sciogliersi davanti a quello spettacolo. 
Quando fu davanti a lui, il padre e la madre si divisero, lasciando che lui la prendesse per mano e la conducesse accanto a se sul secondo gradino. 
Mentre tutti prendevano posto le sussurrò quanto fosse bella, e lei arrossì. 
Il Re in persona ufficializzò la cerimonia. 
Non ci fu uno scambio di voti, ma entrambi recitarono una formula in cui si promettevano di amarsi e rispettarsi ed essersi fedeli fino a che la morte non li avesse separati, scambiandosi due fedi nere: una semplice per lui, una con un rubino per lei. Quando furono dichiarati marito e moglie, principe e principessa, sui loro capi vennero posate due corone. Quella di lui era grande e dorata con lo stemma della famiglia reale davanti, e una pietra rossa sulla cima, quella di lei più piccola e delicata d'oro bianco tempestata di cristalli. 
La regina e Leia erano commosse e si asciugavano la lacrime tamponandosi gli occhi con i fazzolettini, mentre tutta la sala esplodeva in un grande applauso. 
Ben porse una mano alla sua sposa, e lei poggiò la propria su quella di lui, ed entrambi camminarono insieme lungo il corridoio della sala del trono, mentre tutti  facevano un inchino al loro passaggio. 
E quando gli invitati si avviavano lentamente verso il salone dove si sarebbe tenuto il ricevimento, i due neo sposi si avviarono nel giardino per qualche scatto che immortalasse quel momento per le generazioni future. 
Mentre rientravano a palazzo, si tenevano per mano.
< Ora è ufficiale... > disse lui girandosi per guardarla
< Si, siamo sposati. Mi sembra ancora strano a pensarci... >
< Anche a me, ma penso che ci faremo l'abitudine. >
< Credo anche io, anche se la cosa mi mette a disagio. Non è per te, però... tutta questa faccenda dei doveri coniugali, e dell'erede, e del governo del Primo Ordine. Non era questa la vita che volevo per me... > disse lei lasciando la sua mano e fermandosi.
Lui si girò e tornò indietro, poggiò lentamente le mani sulle sue spalle scoperte.
< Hei, poco fa, su quell'altare, ti ho promesso che mi sarei preso cura di te ed intendo rispettare quella promessa. >
< E come? >
< Sistemiamo un problema alla volta. Sarà più facile! E in due troveremo la soluzione a tutto! Se è l'avventura che vuoi, sarà quello che avrai. Risolveremo insieme l'enigma delle reliquie, sarò con te quando le aprirai e farò tutto ciò che è in mio potere per starti accanto e aiutarti nella tua missione. Sono tuo marito adesso, e voglio essere partecipe di tutto quello che accade nella nostra vita, e solo perché sono io l'uomo e tu la donna, questo non significa che non debba essere tu quella che comanda. A me non interessano queste cose! Non sono venuto qui a conquistare la tua mano per acquisire potere... sono venuto fino a qui per conquistare te e il tuo amore! Perché è questo che sei sempre stata per me, bimba del cielo, l'amore della mia vita! > e detto questo con un dito le alzò delicatamente in mento e poggiò le sue labbra su quelle di lei. 
Un piccolo bacio, per poi avvolgerla fra le sue braccia. 
Le parole dolci e rassicuranti di quell'uomo erano riuscite a calmare la sua ansia, e il tremolio frenetico delle sue mani... di nuovo. 
Si concesse il lusso di lasciarsi cullare dalle sue braccia per qualche attimo. 
Poi quando lui la allontanò da se quel tanto che bastava per guardarla, le chiese 
< Sei pronta per la sfida più pericolosa di tutte?? >
< Quale sarebbe? >
< Affrontare tutte quelle persone al ricevimento naturalmente > disse lui facendole l'occhiolino. 
Lei fece segno di si con la testa, mentre una risatina scappava dalle sue labbra.

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Capitolo 23
*** 22 ***


Si presero di nuovo per mano e fecero il loro ingresso trionfale nel salone.
Bevvero, mangiarono, salutarono tutti gli invitati intrattenendosi in chiacchiere e discorsi, ballarono, risero e festeggiarono fino a notte fonda.
Per la prima notte di nozze, erano stati allestiti dei nuovi appartamenti, diversi dalla stanza che Reyla aveva occupato fino a quella mattina, e da quella in cui Ben aveva soggiornato in quei giorni.
Era una stanza enorme, con un salotto molto grande, una veranda bellissima, una camera da letto immensa e un bagno spaziosissimo.
Quando capirono che era il momento, i genitori accompagnarono gli sposi davanti alla porta della camera, e diedero la loro benedizione alla coppia. Poi le due donne aprirono le porte della camera e li lasciarono, tornando ognuno nella propria, mentre al piano di sotto il vociare degli invitati che stavano andando via scemava sempre più.
Una volta rimasti soli nel corridoio, Ben prese in braccio la sua sposa e la portò oltre la soglia della camera, posandola delicatamente in piedi poco più avanti,
richiudendosi la porta alle spalle.
I due esplorarono gli spazi che da quel momento in poi sarebbero stato il loro spazio personale, in cui costruire il loro futuro. Arrivati davanti all'enorme letto, i due si guardarono per un attimo, e Ben notò l'imbarazzo nei suoi occhi.
< Non siamo obbligati a fare niente lo sai? Nessuno lo saprà mai, e comunque la decisione è solo nostra >
< Ti ringrazio, sei molto comprensivo. >
< Ricordi cosa ti ho detto in giardino questo pomeriggio? >
< Si. Hai ragione. Ti spiace se mi faccio una doccia? Ne ho davvero bisogno... >
< Fai pure con calma >
E così dicendo la vide aprire una parte dell'armadio della stanza, prendere alcuni panni piegati e chiudersi le porte bagno dietro di se. Era giusto lasciarle qualche momento di tranquillità per se stessa vista la giornata che avevano passato.
Approfittando della momentanea solitudine, Ben si affacciò al grande balcone oltre la veranda, e osservò quel pianeta lavico. Poi lo sguardo gli cadde sulla fede che portava al dito. Quel semplice cerchio nero non significava solamente che era sposato, ma era il simbolo del suo status.
Era inconsapevolmente diventato il futuro Re del Primo Ordine, con l'aspettativa di tutti quanti sulle spalle che avesse proseguito l'operato dei regnanti prima di lui con la sua mogliettina affianco. Ma lui non aveva la minima intenzione di assecondare quelle aspettative, i suoi piani erano altri: finché i suoi suoceri fossero stati in vita, lui aveva il tempo necessario per smantellare l'Ordine dall'interno e porre fine alla loro tirannia e alla guerra.
In più c'era la questione di sua moglie e dalla sua fissazione con le reliquie della forza. Anche lui era curioso di scoprire cosa ci fosse dentro quegli oggetti, ma non era così sicuro che aprirle fosse una buona idea.
Ovviamente non poteva dirglielo... almeno non subito.
L'avrebbe distrutta e si sarebbe fatto odiare la prima notte da sposati, e non era certo quello il modo di cominciare un matrimonio. E ultimo, ma non per importanza,
doveva convincere Rey sulla questione figli. Ma come fare?
Poteva corteggiarla a dovere e farla sua ogni notte nella speranza che semplicemente capitasse, oppure poteva usare un pizzico di psicologia inversa e fare in modo che
fosse lei ad avere l'idea, mettendole la pulce nell'orecchio.
Più semplice a dirsi che a farsi.
Perso nei suoi pensieri sentì una mano sulla sua spalla e sobbalzò.
< Scusami, non volevo spaventarti... >
< Tranquilla, ero solo sovrappensiero. > le disse lui sorridendole, per poi tornare a guardare il panorama davanti a se.
< A che pensavi? >
< A come la mia vita è cambiata nell'arco di una giornata, e a tutto quello che ci attende da domani mattina in poi... >
< Vuoi che usi le tue parole su di te? > chiese lei abbozzando una risata, e scatenando la stessa reazione in lui, che si girò completamente per guardarla.
< No, ricordo bene cosa ho detto, ma grazie lo stesso. Sono contento che ti siano rimaste impresse. Ora se permetti, andrò io a farmi una doccia > le disse sorridendole e lasciandola sul balcone.
Reyla lo guardò sparire dietro l'angolo, verso la camera da letto, e si rese conto di esserci rimasta male per il fatto che lui non avesse fatto nessun commento su ciò che indossava.
Aveva tolto il trucco, asciugati i capelli nel suo liscio naturale e li aveva lasciati sciolti, indossato un sottoveste rosso, corto fino a metà coscia, scollato e con le bretelline sottili.
Si stava già pregustando la sua reazione alla vista, ma lui non aveva reagito come lei aveva immaginato, anzi l'aveva spiazzata.
Credeva che le avesse detto quella frase davanti al letto, così per dire, e invece in quel momento capii che intendeva davvero rispettare lei e i suoi tempi.
Dopotutto avevano appena iniziato a conoscersi, e lei si sentiva terribilmente in imbarazzo a pensare a certe cose, specialmente con lui.
In vita sua aveva avuto pochi rapporti con gli uomini, ma si divertiva a stuzzicarli, consapevole delle reazioni che provocava, e anche questa volta, voleva solo giocare, ma lui aveva troncato quel gioco sul nascere.
Sconsolata decise di andare a mettersi a letto.
Spostò le lenzuola grigo perlate della parte sinistra del letto, si sdraiò sul un fianco, e tirò il lenzuolo fino ai fianchi.
Voleva aspettarlo sveglia, ma appena poggiò la testa sul cuscino, nel silenzio della notte, si addormentò, a causa della stanchezza dovuta alla lunga giornata.
Quando Ben uscì dal bagno con un pantaloncino della tuta nero e a petto nudo, trovò la sua sposina addormentata nel letto. Era stato difficile resisterle sul balcone, con quella cosina striminzita che indossava, ed era stato ancora più complicato uscire dalla doccia ghiacciata che si era fatto, che era durata più del previsto.
E da una parte era un bene che lei fosse già addormentata.
Si mise a letto anche lui, si avvicinò alla sua schiena, posò un delicato bacio sulla sua spalla scoperta, per poi tornare a pancia in su, con un braccio dietro la testa, e sentendo tutta la stanchezza di quella giornata si addormentò.
La mattina seguente quando Reyla si svegliò notò che suo marito stava dormendo accanto a lei... a petto nudo. All'iniziò arrossì, ma poi approfittò della situazione per ispezionare con gli occhi ogni centimetro di quel corpo statuario.
Muscoli possenti, petto scolpito, addominali definiti, uno scompigliato ammasso di capelli neri e un viso dai tratti duri, ma dall'espressione dolce e innocente.
Peccato che il lenzuolo nascondesse il resto. Un velo d'imbarazzo tornò a farle arrossare il viso ancora di più.
Era dolce con lei, comprensivo, amorevole... ed era davvero affascinante.
Tutto sommato era stata fortunata con Ben, poteva andarle peggio. Più guardava quei muscoli e più sentiva crescere il calore nel suo ventre, e più in giù.
Decise quindi che era meglio alzarsi e andare a prendere un poco d'aria sul balcone.
Dopo qualche minuto sentì dei passi dietro di lei, ma non si girò.
< Buongiorno > le disse lui sorridendole, e affacciandosi accanto a lei.
< Buongiorno a te > rispose lei, notando con un po' di dispiacere che aveva indossato una maglietta a mezza manica.
< Dormito bene? >
< Sono crollata senza nemmeno accorgermene >
< Eravamo stanchi entrambi. >
E per qualche momento nessuno dei due disse nulla, godendosi l'aria mattutina.
< Sei mai stata su Naboo? > chiese poi Ben cambiando argomento
< Naboo? No perché? >
< Bene, sarà ancora più sorprendente allora >
< Non capisco... >
< Sarà li che passeremo la luna di miele. >
< Luna di miele? Pensavo che non la facessimo.... >
< Beh, tuo padre mi ha detto che potevamo prenderci un paio di settimane per... come aveva detto? Ah si “consolidare il nostro rapporto” > disse lui mimando le virgolette
con le dita.
< Ha usato davvero questo termine? > chiese lei con un velo di imbarazzo
< Si. Sappiamo entrambi a cosa si riferisse lui, ma noi possiamo sfruttare questo tempo per conoscerci meglio, allenarci e staccare la spina per un po'... che ne pensi? >
< In effetti una vacanza ci vorrebbe dopo tutto lo stress di questa settimana... >
< Sapevo che ti sarebbe piaciuta come idea... ecco perché partiamo subito colazione >
< Davvero??? >
< Si, perché aspettare? E poi, sinceramente non vedo l'ora di passare un po' di tempo con te, senza etichetta, senza impegni... voglio conoscerti per la donna che sei diventata in questi anni > le disse accarezzandole il viso con il dorso della mano.
Reyla arrossì violentemente, provocando un sorriso sul volto di Ben.
< Andiamo a fare colazione? >
Lei fece di si con la testa incapace di spicciare parola.
Da quando era diventata così?
Era una donna forte e indipendente, non aveva mai avuto bisogno delle attenzioni di nessuno... forse... o almeno mai prima d'ora. Ma con quel ragazzo nei paraggi era tutto diverso, si sentiva come una ragazzina impaccita. Si cambiarono una in bagno e l'altro nella camera, non erano ancora così in confidenza dopotutto. Anche se da ragazzini Ben e Rey avevano fatto il bagno al lago insieme un milione di volte solo con mutande e canottiera... ma erano dei bambini all'epoca, adesso erano adulti e la cosa era diversa.
Avevano optato entrambi per una tenuta comoda da viaggio, pantaloni, stivali, maglietta e giacca di pelle.
Scesero a fare colazione, e vennero accolti con calore dalla famiglia.
Durante le chiacchiere ovviamente non mancarono le domande sulla loro prima notte di nozze, mettendo in serio imbarazzo Reyla, che non credeva alla sfacciatezza con cui i suoi genitori affrontavano l'argomento.
Ma per fortuna c'era lui a salvare la situazione, dando delle risposte soddisfacenti ma senza dettagli. Chissà se aveva già previsto l'eventualità di una cosa del genere o era una delle sua qualità sapere sempre cosa dire al momento giusto.
Dopo colazione la ragazza salì in camera per preparare qualcosa da portarsi insieme ad alcune domestiche, mentre Ben era andato ad accompagnare sua madre alla navetta che l'avrebbe riportata a casa.
Ovviamente nessuno sapeva che venivano da Aldeeran, perciò quella navetta l'avrebbe riportata sul pianeta natale della famiglia Shuel. Li ci sarebbe stato il capitano Deameron ad attenderla per tornare sul loro pianeta.
< Mamma, qui dentro c'è tutto quello che sono riuscito ad avere sulle reliquie. Fallo avere a zio Luke e aggiornami appena puoi. Noi partiremo per Naboo fra un'ora. > disse consegnandole una chiavetta nera.
< Molto bene figliolo, ci pensiamo noi. Tu stai attento, non dimenticarti che nonostante tutto sei ancora in territorio nemico. >
< Stai tranquilla. Tu pensa solo a tornare a casa sana e salva e fammi sapere subito. >
< Non ti preoccupare. Fate buon viaggio e buona fortuna caro. >
< Fai buon viaggio anche tu mamma. Che la forza sia con te! >
< E con te! >
I due si abbracciarono forte e Ben in quel momento sentì che le forze gli stavano venendo meno. Sua madre era sempre stata la sua ancora di salvezza per tutto, e adesso che stava per trovarsi da solo, un filo di paura cresceva dentro di se.
Ma non avrebbe ceduto.
Aveva una missione da portare a termine e l'avrebbe conclusa, come aveva sempre fatto.
Guardò la nave partire e in cuor suo pregò la Forza di proteggerla e tornò al castello
 

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Capitolo 24
*** 23 ***


Entrato in camera Reyla era intenta a chiudere due grandi bagagli, uno per ciascuno di loro.
< Bisogno di una mano? >
< Si, magari... >
E lui mise una mano sui bordi delle valige facendo scorrere la cerniera. Era evidente che serviva solo un po' di forza in più.
< Bene, è tutto pronto? > chiese mettendo a terra le valige
< Credo di si. Dimmi una cosa... come mai la tua valigia era già semi pronta? > chiese lei con tono indagatorio.
< Io sapevo già che saremmo partiti e mi sono avvantaggiato > rispose facendo l'occhiolino. Poi riprese < Vogliamo andare allora? La nave ci attende >
Mentre i due neo sposi si avviavano verso la nave, due domestici erano entrati per prendere le valigie e caricarle a bordo.
I sovrani erano già li sul piazzale di decollo che li aspettavano. Si salutarono tutti, e mentre il Re stringeva la mano del genero, gli diede uno sguardo di intesa, come per ricordargli quello che si erano detti. E Ben ricambiò lo sguardo tranquillizzandolo.
Salirono sulla nave e lui la portò nella cabina di pilotaggio, prendendo il posto da pilota e facendo mettere lei in quello accanto.
< Guiderai tu?? > chiese lei con tono sorpreso
< Ti spiace? > le chiese di rimando.
< No, solo non me lo aspettavo. >
< Beh, abbiamo bisogno di questa vacanza per rilassarci e conoscerci meglio, creare il nostro legame... cose che vedrei complicata con delle guardie perennemente nei paraggi. Tu che ne pensi? >
< In effetti hai ragione, non ci sarebbe un minuto per stare da soli, e solo che mi chiedo come tu abbia fatto a convincere i miei genitori. Insomma sono sempre così iperprotettivi con me... > disse lei avvampando all'improvviso, pensando a cosa avrebbe significato stare da soli.
< Diciamo solo che ho fatto leva sui punti giusti, e alla fine non c'è voluto molto > rispose lui fiero
< Molto bene allora, vediamo quello che sai fare > disse lei lanciandogli una piccola sfida.
Ben sorrise fra se e se, cominciando ad avviare la nave, dando istruzioni a lei su cosa fare, e partirono. Impostarono la rotta, e per i primi minuti nella cabina regnò il silenzio, rotto solamente dal tono autoritario di lui mentre dava i comandi. Cosa che Reyla scoprì apprezzare molto, nonostante fosse lei quella abituata a dare ordini.
< Vedrai Naboo ti piacerà > disse Ben per rompere il silenzio.
< Dove staremo? >
< Mia madre ha parecchie conoscenze in giro per la galassia, ed ha chiesto un favore. Saremo ospiti nella villa estiva di un suo vecchio amico. >
< Quindi non saremo propriamente soli > appurò la ragazza un po' delusa
< In realtà si. Solitamente la famiglia si reca alla villa alla fine della stagione, perciò ci saranno solamente i domestici in casa. >
< Ah bene. >
Dopo di che la tensione si allentò un poco, e la conversazione virò su argomenti più interessanti come storie di combattimenti o missioni.
Arrivarono su Naboo dopo sei ore.
Il posto era splendido immerso nel verde, lussureggiante e colorato. Un enorme lago si stagliava davanti al palazzo, regalando uno spettacolo mozzafiato.
A Ben ricordava molto Aldeeran... dopo tutto non erano molto distanti.
Atterrarono nell'hangar poco distante dalla villa.
Furono accolti da una coppia di anziani. I due erano vecchi amici di sua nonna, la padrona della villa. La nonna di Ben, Padmé, aveva lasciato la sua terra natale per seguire l'amore della sua vita, Anakin su Aldeeran. Da quel giorno loro si erano occupati che la tenuta non perdesse il suo splendore, sapendo che prima o poi qualcuno della famiglia sarebbe tornato a reclamarla.
Com'era possibile che in tutti quegli anni sua madre si fosse dimenticata di possedere una cavolo di villa gigante??? Il pensiero di tutte quelle vacanze mancate gli fece rodere il fegato, ancora di più se pensava che avrebbe potuto portarci anche Rey. Ma vabbè, il passato ormai era fatto e non poteva essere cambiato, ma Ben si appuntò per bene la faccenda, ripromettendosi che lui e Rey sarebbero tornati li ogni anno in vacanza!
L'anziana coppia li guidò attraverso l'enorme parco fino all'entrata principale della villa, dove i restanti domestici della casa erano li schierati ad attenderli. Poi seguì il giro della villa, in cui gli vennero mostrate le stanze principali, come la sala da pranzo, il salone delle feste, l'entrata principale con una piccola collezione di opere preziose, e il giardino sul retro. Tutto il pian terreno era di marmo, che andava dal bianco al bronzo chiaro con rifiniture in nero e oro. Gli alti soffitti pieni di volte, erano affrescati con
immagini bellissime.
Tutto era così grande e spazioso che l'eco di ogni passo li accompagnava da un capo all'altro. E i giardini poi erano qualcosa di indescrivibile: una scalina di pietra li conduceva all'inizio di un sentiero di finissima ghiaia, che si diramava in almeno quattro vie. Siepi tagliate alla perfezioni, aiuole perfette piene di fiori, alberi maestosi e cespugli dalle mille forme, e al centro di tutto questo, una enorme fontana circolare di almeno 3 piani, con statue di piccole creature alate tutt'intorno dalle quali uscivano i rivoli d'acqua.
Rey e Ben rimasero senza parole davanti a tutto quello spettacolo.
Finita la visita li scortarono al primo piano, in cui c'erano gli alloggi dei padroni. Un quadrato di corridoio a perdita d'occhio, contornati da enormi finestre da un lato, e almeno una cinquantina di porte in tutto dall'altro. A loro venne assegnata una delle camere più grandi: una splendida camera da letto in marmo bianco, con mobili di legno chiaro molto raffinati, un enorme letto a baldacchino con tende azzurre. Poco lontano dal letto c'erano due ante che portavano ad una cabina armadio immensa. Il bagno in camera era grande poco meno della camera stessa, in cui troneggiava una bellissima vasca da bagno esagonale.
La terrazza annessa era ricolma di fiori colorati e piante rampicanti lungo le alte colonne. La vista sul lago e le collinette verdi era mozzafiato. Dietro di loro due dei domestici avevano lasciato i loro bagagli, chiedendo se avessero voluto delle cameriere per disfarle. I due si guardarono un momento, ma poi Reyla scosse la testa, dicendo che era poca roba e che avrebbero fatto da soli.
Più che altro per risparmiarsi l'imbarazzo che qualcuno vedesse quello che sua madre le aveva regalato per far colpo sul marito.
< Hai bisogno di andare a rinfrescarti? > le chiese Ben quando rimasero da soli.
< Si, ma non è urgente. Puoi andare prima tu se vuoi > gli rispose lei sorridendo
< Va bene allora > e ricambiando il sorriso si diresse nel grande bagno.
Approfittando di quei momenti, tolse dalla valigia quello che non doveva essere visto e lo conservò in uno dei tanti cassetti dell'enorme comò contenuto nella cabina armadio, e poi con più tranquillità tolse il resto. Aveva appena iniziato a togliere le prime cose del marito dalla sua valigia, quando questo uscì dal bagno e la raggiunse.
< Ci voleva proprio, ora se vuoi puoi andare tu >
< Finisco qui... >
< Ma no tranquilla, non c' bisogno, principessa. Posso pensarci io > e dandole un piccolo bacio sulla guancia all'improvviso, le prese di mano un plico di magliette e andò lui ad adagiarle su uno scaffale.
La ragazza rimase impalata con una mano sulla guancia per qualche istante, poi rossa come il sole al tramonto corse in bagno.
Non si aspettava quel gesto, infondo era un semplicissimo bacio sulla guancia, cose che fanno anche i bambini, ma loro non avevano tutta quella confidenza. Che lui vivesse ancora nel ricordi del rapporto che avevano quando lei viveva con lui? Che volesse solamente farle uno scherzetto?
Tutto quello che sapeva era che aveva bisogno di un bel bagno rilassante... e magari fresco.
Quando Reyla uscì dal bagno con un telo bianco avvolto attorno al corpo, Ben ci mise più tempo di quello che aveva sperato, nel voltare lo sguardo. Vero che erano sposati, ma sapeva bene che sua moglie non gradiva essere fissata, specialmente in certe situazioni.
La lasciò tranquillamente a vestirsi, aspettandola in veranda mentre il sole iniziava la sua lenta discesa dietro l'orizzonte.
Alla fine il rosso del tramonto aveva lasciato quasi del tutto il posto al blu della sera, tingendo il paesaggio di tinte scure, mentre la luna faceva timida il suo capolino, da
dietro le colline.
Rimase a contemplare il panorama e godersi l'aria estiva, totalmente diversa da Mustafar, dove il caldo era sempre perenne. Poi sentì dei passi alle sue spalle, e si voltò
giusto in tempo per vedere arrivare Reyla in un delizioso completo, gonna lunga e blusa di un tenue color lavanda. Un colore chiaro e inusuale, rispetto ai toni scuri e
decisi che le aveva visto sfoggiare negli ultimi giorni, ma che a parere suo le donava molto più. Si intonava meglio con il suo incarnato chiaro.
< Sei bellissima > le disse tranquillamente
< Ti ringrazio. Non è fra le cose che ho portato, ma sembrava abbastanza comodo per scendere a cena >
< Giusto. Dopotutto siamo in vacanza, non siamo tenuti a rispettare nessuna cerimonia >
Detto ciò si alzò dalla poltrona, e raggiungendola all'entrata della veranda le fece cenno di avviarsi verso la porta. Appena fuori le porse il braccio e insieme scesero di
sotto.
Nella sala da pranzo era stato apparecchiato un tavolo quadrato, con loro due posti ai due lati opposti ed al centro una candela accesa e un centro tavola fatto dai fiori raccolti dal giardino.
Appena si furono accomodati i domestici servirono loro la cena, a base di piatti tipici del posto.
A fine pasto decisero di fare una passeggiatina nel giardino per ammirare quell'esplosione di natura al chiaro di luna. Ogni tanto parlavano, si scambiavano opinioni, ogni tanto si limitavano a camminare uno affianco all'altra, e scambiarsi occhiate furtive mentre l'altro non guardava. Poi mentre erano sulla via del ritorno verso la camera iniziarono a decidere cosa fare durante la luna di miele. Ben le disse che aveva saputo da sua madre che Naboo era piena di boschi e natura inesplorata, e che poteva essere una cosa carina andare all'avventura, per poi dedicarsi ad una visita delle cittadine limitrofe per scoprirne usi e costumi.
Reyla era entusiasta della parte avventurosa, ma era anche abbastanza curiosa di fare la turista per il pianeta, e così fu deciso quindi. Quando ebbero definito l'intero itinerario si era fatta ormai notte fonda, e più di qualche sbadiglio aveva fatto capolino dalle loro bocche, così andarono a coricarsi, lasciando da definire i dettagli per l'indomani mattina.
C'era sempre quell'alone di imbarazzo fra loro, ogni volta che erano troppo vicini, nonostante il letto fosse grande a sufficienza da lasciare il giusto spazio a ciascuno, ma la stanchezza prese il sopravvento, e dopo essersi scambiati una semplice buonanotte si addormentarono e la tensione si sciolse nel buio della notte.
Dall'indomani usarono quei primi giorni quindi come stabilito per scoprire il paesaggio circostante. Chiesero consiglio ai domestici che gli indicarono i sentieri più semplici intorno alle colline, tanto per iniziare ad orientarsi, scoprendo strane fattorie e le delizie che vi venivano prodotte, grandi pascoli in cui esercitarsi nel combattimento e meditare, e la vista dalla cima delle colline era semplicemente mozzafiato. Il terzo giorno però, durante una delle loro escursioni incapparono in un bosco.
Guidati dal loro spirito di avventura decisero di attraversarlo, nonostante non fosse fra le scelte consigliate, trovando al suo interno un delizioso angolino nascosto, dove c'era una pozza d'acqua cristallina in cui sgorgava una cascata incastonata fra la pietra. Dopo essersi ripresi dallo spettacolo si scambiarono un'occhiata d'intesa, e non ci fu bisogno di parole: decisero di farsi un bagno in quelle acque, godendosi la natura che li circondava.
Un piccolo angolo di paradiso. Non che il resto del pianeta non lo fosse.
Naboo era veramente uno spettacolo di natura incontaminata, colori e piante fatiscenti.

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Capitolo 25
*** 24 ***


Giorno dopo giorno il loro legame sembrava stringersi, mano a mano che entrambi si aprivano l'uno con l'altro. Lei gli raccontò della sua vita a palazzo, dei suoi allenamenti, delle leggende Sith che conosceva, di tutte le avventure che aveva vissuto per trovare le reliquie. Lui invece condivise con lei gli anni in accademia, le ricerche che avevano condotto dopo la sua scomparsa, le missioni che lui e Poe avevano portato a termine, il matrimonio del suo migliore amico, e il maschietto che era nato prima della sua partenza per Mustafar, di cui era stato nominato padrino.
< Sai, mi piacerebbe tanto venire a capo di questa maledetta situazione!! > disse la quarta sera Reyla buttandosi sul letto dopo la cena < Ci deve pur essere il modo di capire perché tu hai questi ricordi e io no!! >
< Beh, forse un modo ci sarebbe... > le disse lui sedendosi sul bordo del letto accanto a lei.
< E quale? >
Ben ci aveva pensato fin dal giorno della partenza. Naboo era vicino a casa sua, a casa loro. E sua madre gli aveva detto che sarebbe servito qualcosa di potente per far scattare la sua memoria. E così il ragazzo ci aveva rimuginato su per giorni, e più ci pensava più si convinceva che fosse una buona idea. Così prese un respiro e disse cercando di non allarmarla.
< Perché non andiamo alla base della questione? >
< Che intendi? >
< Andiamo dove sono ambientati questi ricordi >
< Ma io non so dove si svolgono > protestò la principessa
< Ma io si! > rispose lui < Si tratta di un pianeta chiamato Aldeeran. Non è lontano da qui, volendo possiamo andare e tornare in giornata.>
< Pensi che visitare i posti in cui sono stata potrebbe scatenare qualcosa nella mia memoria? >
< È un tentativo che vale la pensa di fare... tu che dici? >
< Cos'ho da perdere? >
< Io direi nulla. Allora è deciso, domani andiamo su Aldeeran. Però credo di dover avvisare prima mia madre. >
< Avvisare tua madre? Perché mai dovresti? > chiese confusa
< Ah... Reyla c'è qualcosa che non ti ho detto.... > iniziò lui non sapendo bene da dove iniziare.
< Voi non siete la famiglia Shuel dico bene? > rispose lei spiazzandolo.
Ben sgranò gli occhi e la fissò convinto di trovarla arrabbiata. Ma in realtà percepiva in lei solo confusione e un po' di curiosità
< Come hai fatto a capirlo? >
< Non ci voleva certo un genio... ma stai tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. E poi, qualsiasi sia il tuo nome, ormai siamo sposati > disse lei con troppo poco entusiasmo alzando la mano sinistra con la fede nera in bella mostra. Lui alzò la sua allo stesso modo e abbozzò un sorriso, ma lo sguardo di Reyla era molto serio.
< Preché sei venuto su Mustafar Ben? > chiese < E voglio la verità questa volta >
< Per riportarti a casa > disse lui in tutta franchezza allargando le braccia
< Io sono a casa Ben, quella è la mia famiglia! >
< Sicura che siano i tuoi genitori? >
< Come sarebbe a dire scusa? >
< Dico che magari potrebbero non essere la tua famiglia... >
< Come ti permetti! Loro sono la mia famiglia a tutti gli effetti! >
< Hai delle prove? >
< Prove?! Tu hai bisogno di prove per sapere se sei figlio di tua madre?? > chiese lei sempre più confusa e alterata
< Puoi confermare con estrema sicurezza che quelli sono i tuoi genitori biologici? > insistette lui
< Oh per la Forza! SI, posso! >
< E come? >
< Quando nasce un nuovo membro della famiglia reale vengono fatti dei test precisi e molto accurati per assicurarsi che l'erede sia discendente della famiglia, e non il frutto di qualche tradimento. E lo stesso è stato fatto con me. I documenti sono tutti conservati nell'archivio del palazzo! Soddisfatto adesso?? > chiese lei sull'orlo della disperazione
Ben non parlò. Rimase qualche istante a pensare a quello che aveva appena sentito, mentre il suo cervello macchinava per collegare i pezzi... ovviamente i documenti potevano essere stati modificati. Ma sorgeva comunque un dubbio
< Quindi la storia che la principessa era stata rapita da piccola era vera... > disse sottovoce
< Di che parli? >
< Del tuo presunto rapimento da piccola... Ma credo che le cose siano andare diversamente da come la tua famiglia vuole farti credere... >
< Stai accusando la mia famiglia di avermi mentito? Su una cosa così importante fra l'altro?? Non lo farebbero mai!! >
< Ne sei proprio sicura? > incalzò ancora lui
< ORA BASTA!! > gridò alla fine la principessa, puntando il braccio verso il marito e sollevandolo a qualche centimetro da terra in preda alla cieca rabbia.
Ma durò solo pochi istanti. L'impeto di rabbia si dissolse così come era arrivato. La ragazza sconvolta per ciò che aveva fatto mollò immediatamente la presa, lasciando cadere Ben a terra che tossì per riprendere fiato.
Aveva esagerato, l'aveva esasperata e portata al limite, e questa era la conseguenza. Alzò lo sguardo per trovarla aggrappata ad una delle colonne della terrazza. Le spalle curve scosse da quelli che Ben riconobbe come fremiti del pianto.
La raggiunse e delicatamente la avvolse in un abbraccio.
< Scusami, ho esagerato... non volevo farti arrabbiare. >
Reyla non rispose, stava ancora tentando di frenare il pianto. Ben le posò un piccolo bacio sulla nuca e riprese a parlare, sempre con voce bassa e tranquilla
< Lo so che ora sei confusa, e che non hai nessun ricordo della tua vita precedente. Ma ci sono delle cose che è necessario che tu sappia, affinché tutto questo acquisti un senso... e l'unico modo che ho per spiegarti tutto e fartelo vedere con i tuoi occhi. Portarti dove tutto è iniziato. Quando ti hanno portata via tutto il mio mondo è crollato in un secondo. Ma non mi sono mai arreso, ho continuato a cercarti in ogni missione, in ogni voce o sospiro che sentivo. E poi ci siamo scontrati su Jakku, e ho iniziato a sospettare che fossi tu. Ma ho avuto la conferma solo quando sono venuto in possesso di alcune informazioni. E così sono partito e ti ho raggiunta. L'unica cosa che ho sempre voluto era stare con te, e ora che siamo insieme non importa se su Aldeeran, su Mustafar o chissà dove... ovunque tu sarai, quella sarà la mia casa > disse dolcemente.
A quelle parole Reyla si voltò. Aveva visto nei suoi occhi tutto l'amore che provava per lei, e aveva carpito dal discorso quanto avesse sofferto per lei.
E se da una parte odiava il fatto di non ricordare nulla del loro legame e della loro amicizia, dall'altra, il pensiero che potesse avere ragione, e che la sua famiglia le avesse mentito per tutti questi anni la spaventava più di ogni altra cosa al mondo.
E probabilmente era proprio questo conflitto interiore che la divorava ad impedirle di lasciarsi andare completamente a lui, anche se nel suo cuore non desiderava altro che essere sua in ogni modo in cui una donna può donarsi ad un uomo, ormai su questo non aveva più alcun dubbio.
Lui asciugò con i pollici le ultime due lacrime, mentre avvolgeva fra le mani li suo viso.
Poi poggiò la sua fronte su quella di lei e chiuse gli occhi.
< Se solo tu ricordassi... > sussurrò
< Aiutami a ricordare... > disse in un sospiro lei.
Rimasero così, senza parlare, per qualche altro istante. Poi rientrarono in camera, si stesero sul letto, abbracciati, e senza dire una parola si addormentarono così. Ognuno a vegliare sul sonno dell'altro, in modo che nessuno dei due avesse incubi.
L'indomani partirono per Aldeeran, che distava solo due ore di viaggio da Naboo. Durante il viaggio Ben spiegò ogni cosa a Reyla, su chi erano lui e la sua famiglia, che vita avevano condotto sul pianeta, come si era evoluto il loro rapporto.
Atterrarono nell'hangar vicino casa sua.
Alla fine la sera prima, fra la conversazione e la stanchezza non aveva più avvertito i suoi che sarebbero passati, e quindi quando suonò alla porta, e sua madre aprì trovandoseli davanti, per poco non svenì.
< Che ci fate voi due qui?!? > chiese la donna che non riusciva a mettere insieme i pensieri.
< Tranquilla mamma, sa tutto. > la tranquillizzò il figlio mentre la nuora sorrideva
< Tutto?? > chiese la donna spalancando gli occhi
< Il necessario > le fece l'occhiolino il figlio.
< Signora Solo, capisco perfettamente il perché abbiate fatto in modo che questo matrimonio avesse luogo. E sento che solo recuperando la memoria potrò finalmente sentirmi completa. >
< Ma naturalmente cara... però potevate avvisare! > disse la donna abbracciando la ragazza e dando un'occhiataccia al figlio mentre entravano in casa.
< Scusa mamma, l'abbiamo deciso all'improvviso ieri sera, era tardi... > tentò di giustificarsi Ben.
< Papà è in casa? >
< No caro, è in città con Isaac. Rientrerà per pranzo. >
< Capito. Vieni, voglio farti vedere una cosa. > disse alla moglie.
Ben la prese per mano mentre lei si guardava intorno. Le fece fare un giro della casa, sperando che innescasse qualche reazione in lei.
E Reyla più osservava quelle mura, quelle stanze, tutte quelle fotografie sulle pareti, più un senso di conosciuto e familiare si apriva nella sua testa... ma era solo una fioca luce in un mare di buio.
Arrivarono nella stanza di Ben, e lui le porse la bambola a sirena che aveva conservato per tutto quel tempo.
Lei la prese, la osservò per qualche minuto e poi qualcosa riaffiorò nella sua mente.
Era molto piccola, in un lettino di ospedale, seduto accanto a lei un ragazzino dai capelli neri le copriva gli occhi con la mano.
< Sei pronta? > chiese, e la bimba annuì. < Bene, allora, questa è per te > disse Ben mentre le liberava la vista davanti alla bambola a forma di sirena che teneva
nell'altra mano.

< Per me? Davvero?? Grazie! >
< Sai che cos'è? > chiese lui, e vide la piccola fare no con la testa < è una sirena, una creatura magica che vive nelle profondità del mare. Dicono che il loro canto attiri tutti quelli che viaggiano nelle loro acque, cantano come degli angeli, e vivono in un enorme castello fatto d'oro sul fondo dell'oceano. >
< Wow!! Quante cose che sai!! >
Il ricordo finì e lei sorrise.
< Ho visto qualcosa > disse lei in un sussurro
< Cos'hai visto? >
< Eravamo in ospedale... era la prima volta che ci incontravamo... > disse lei mentre una lacrima faceva capolino dalle ciglia.
< Te lo sei ricordato!! > scattò lui
< È stato solo un flash... >
< Ma è qualcosa! Vedi che è stata una bella idea venire qui? >
< Forse hai ragione >
E ancora una volta i due si scambiarono uno sguardo d'intesa.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Dal piano di sotto arrivò il richiamo di Leia, e i due scesero. 
< Mamma, si è ricordata qualcosa! > disse il ragazzo entusiasta.
< Davvero? E cosa? >
< La bambola a sirena. Fu un suo regalo la prima volta che ci siamo conosciuti > spiegò Reyla 
< Si, mi ricordo. Ben non vedeva l'ora di incontrarti sai? Quando ti ha vista uscire da quel guscio è rimasto subito rapito da te. > iniziò la donna, che si era persa nei ricordi
< Guscio? > chiese la ragazza guardando prima la suocera e poi il marito
< Ehm... ogni cosa a suo tempo. > rispose il giovane.
< Ben ha ragione. Domani farete un bel tour del circondario così ti racconterà la storia dal principio. Per oggi limitatevi ad andare a trovare i vecchi amici. > concordò Leia.
Quando Han rientrò poco dopo a casa, anche lui fu veramente felice di rivedere suo figlio e ritrovare quella bambina, scoprendo che adesso era sua nuora. 
Ovviamente la moglie gli aveva raccontato tutto quello che era successo in quel periodo a palazzo, ma vedere con i suoi occhi com'era cresciuto quello scricciolo che ricordava era tutta un'altra cosa. 
Passarono il pranzo a parlare di quei primi giorni di luna di miele e delle cose meravigliose che avevano visto su Naboo, alternati a vecchi racconti della famiglia di Leia e suo fratello. Durante le chiacchiere era venuto fuori anche il nome delle migliori amiche della ragazza. Così, nel primo pomeriggio, Ben portò Reyla a fare una passeggiata fino a casa di Poe e Peige. 
< Chi hai detto che ci abita qui? > chiese la principessa a pochi metri dalla porta
< Poe, il mio migliore amico, e Peige sua moglie. Quelli che hanno avuto il bambino di cui sono il padrino, ricordi? >
< Ah si. E lei è la sorella di chi? > 
< Di Rose, la tua migliore amica. Ma stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene! > le disse. Poi la fece mettere dietro di lui per nasconderla, dato che le spalle grandi di Ben coprivano benissimo l'esile figura di Reyla. 
Ben suonò il campanello, e dopo pochi istanti la porta si aprì rivelando Poe. 
< Amico!! > disse il pilota moro, abbracciando forte il suo compare. < Quando sei tornato?? >
< Stamattina. >
< Peige! Indovina chi c'è?? > chiese l'uomo voltandosi verso l'interno della casa.
La donna dai lunghi capelli neri e sottili, poco più bassa di lui, apparve alle sue spalle
< Ben, che piacere rivederti! Pensavamo fossi in missione! > disse la donna, abbracciando l'amico a sua volta. 
< Si beh, vi ho portato una sorpresa > e così dicendo si fece da parte per svelare Reyla.
Alla vista di quella ragazza, marito e moglie rimasero increduli. Poe guardò la giovane donna davanti a lui, senza riuscire a credere ai suoi occhi.
< Ehm... buon pomeriggio > disse lei in imbarazzo
Dopo aver sentito la sua voce, il pilota riconobbe la sua piccola amica, e mentre le lacrime iniziavano a cadere,l'abbracciò forte. Anche Peige si era portata una mano alla bocca per trattenere i singhiozzi, lasciandone sfuggire qualcuno mentre portava le braccia al collo dell'amica. 
< Non posso crederci... sei davvero tu... > disse Poe all'amica < Alla fine l'hai riportata a casa > disse rivolgendosi a Ben
< Te lo avevo detto che ci sarei riuscito! > rispose lui orgoglioso, che a stento tratteneva le proprie lacrime.
Dopo la commozione iniziale il gruppo si riunì in salotto, dove c'era il piccolino di casa, vera star indiscussa della giornata. Poe prese in braccio dal divano un bellissimo bambino castano e paffuto con gli occhi nocciola. 
< Rey, questo è mio figlio Jak. >
< Piacere piccolo Jak, io sono la principessa Reyla > disse la ragazza prendendo la manina del bambino che la guardava con uno sguardo biricchino e sorridente. A quelle parole la coppia rivolse lo sguardo interrogativo verso l'amico. Ben che aveva capito il motivo, gli rispose sottovoce con un “dopo vi spiego” senza farsi notare dalla moglie.
< Vuoi tenerlo un po' in braccio? > chiese poi Poe 
< Ahm, meglio di no, non sono pratica di bambini... > disse Reyla sempre più a disagio
< Allora prendilo un po' tu signor padrino > disse Poe al suo compare.
< Perché no. Vieni dallo zio Ben, bel pacioccone! > disse mentre gli veniva porto il bambino. < Ma che gli date da mangiare? Cresce a vista d'occhio! > sentenziò poi il padrino notando quanto fosse diventato grande rispetto l'ultima volta.
< Solo roba genuina! > confermò il neo papà
Ben iniziò a farlo ridere e giocare, e Reyla sentì una strana sensazione nel vederlo così portato e a suo agio con un bambino così piccolo. Con tutta quella faccenda sull'erede a cui non poteva più sottrarsi, non aveva dubbi che sarebbe stato un buon padre. La domanda era se lei sarebbe stata una buona madre... avrebbe avuto la stessa scioltezza nel gestire un bebè? 
Non aveva mai pensato ad eventuali figli, dando per scontato che il suo destino fosse governare la galassia, ma adesso era sposata, aveva un marito e la responsabilità di dare un erede al suo regno. 
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Poe
< Allora, chi di vuoi due vuole iniziare a raccontare?? >
< Che cosa vorresti sapere? > chiese Ben
< Tipo tutto?? Insomma, la mia migliore amica scompare di punto in bianco, me la ritrovo dietro la porta dieci anni dopo e non ha nulla da dirmi? >
< Beh, innanzitutto mi dispiace per come sono andate le cose su Jakku... > disse Reyla
< Tranquilla, a quanto pare tu stavi facendo il tuo lavoro e noi il nostro, sono cose che capitano. > fortuna che Poe era uno che non se la prendeva troppo
< E poi vorrei tanto dirti quello che vuoi sentire, ma qui sta il problema, non posso... >
< Come sarebbe a dire che non puoi? >
< Vedi Poe, io credo che la notte che l'hanno rapita, l'abbiano si riportata a casa dalla sua vera famiglia, ma che le abbiano modificato la memoria affinché crescesse convinta di non aver mai lasciato il palazzo. > si intromise Ben
Poe e Peige si scambiarono un'occhiata perplessa e poi tornarono ad osservare la giovane donna seduta davanti a loro. 
< Davvero non ricordi nulla? > chiese Peige
Reyla si limitò a scuotere la testa. 
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante in cui nessuno sapeva come chiudere l'argomento, l'occhio della neo mamma si posò sulla mano sinistra della sua ospite. 
< Perdonami la franchezza cara ma... quegli anelli che vedo li, sono quello che penso che siano? >
< Se ti riferisci a questi si, sono un anello di fidanzamento e la fede nuziale. > disse la principessa porgendo la mano all'altra per farle ammirare da vicino i gioielli.
< Io ce l'ho uguale! > esclamò Ben alzando la sua mano sinistra e mostrando una fede esattamente identica a quella di Reyla.
< Ma quindi siete sposati? > 
< Si, ufficialmente! > rispose Ben senza nascondere l'orgoglio.
< Anche se mi hai ingannata... > aggiunse Reyla 
< In che senso scusa?? > chiese Poe allarmato
< Beh, ricordi la missione di infiltrazione nella base del primo ordine di cui ti avevo parlato? >
< Si.... > rispose Poe facendo mente locale all'ultima conversazione che aveva avuto con l'amico.
< Beh, arrivo li e invece di una principessina viziata tutta fronzoli mi ritrovo l'unica donna che sia mai riuscita a mettermi a tappeto, e a conferma che avevo sempre avuto ragione, quella donna si è dimostrata lei. > raccontò Ben portando un braccio attorno alle spalle della ragazza seduta accanto a lui, mentre con l'altro braccio reggeva il bimbo ancora appollaiato sulla sua gamba, che giocherellava con il bottone del taschino.
< Ok, ma non colgo la parte dell'inganno.... >
< Mi sono dovuto spacciare per un rampollo del Primo Ordine, capisci... > iniziò Ben
< E mi ha rivelato chi era davvero solo dopo il matrimonio. > finì Reyla
< Beh, vista la situazione, io questa la chiamerei una missione perfettamente riuscita. >
commentò Poe, che diede una bella pacca sulla spalla all'amico. < Hai sposato la donna della tua vita, sei diventato principe, erediterai tutta la pagnotta del primo ordine con la possibilità di cambiare le cose e mettere pace in questo caos di galassia, direi proprio che hai fatto jackpot amico. >
All'ultima affermazione Reyla storse un poco il naso, ma il marito accorgendosene, le mise semplicemente una mano sul ginocchio per tranquillizzarla. Dopotutto nessuno a parte loro due sapeva della questione delle reliquie e del progetto di governare.
Da quel momento in poi le chiacchiere si alleggerirono e dopo aver preso una bevanda fresca e concentrato tutte le attenzioni sul pargoletto, arrivò anche Rose che era stata avvisata dalla sorella. 
Quando la ragazza rivide l'amica scoppiò a piangere abbracciandola, e qualcosa nel cuore di Reyla si sciolse. Passarono il resto del pomeriggio persi in chiacchiere e vecchi ricordi fino a quando fuori non si fece il tramonto, e così la coppia si avviò nuovamente verso casa di Ben.

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Capitolo 27
*** 26 - prima parte ***


Lungo il tragitto Ben aveva fatto qualche deviazione per mostrare a Reyla qualche luogo della loro infanzia, raccontando di questo o quell'episodio.
Ma quando raggiunsero la strada principale, osservandosi intorno la ragazza si era fermata di colpo davanti ad una casa lungo un viale parallelo a quello che stavano percorrendo. Separata da una fila di alberi in fiore c'era una strada ricoperta di ghiaia su cui non passavano mezzi a motore, ma solo persone a piedi.
Dato che stavano camminando mano nella mano, Ben che all'improvviso si sentì strattonare, guardò prima la moglie, poi la direzione in cui stava guardando.
Non ci fu bisogno di parole, perché riconobbe subito quella casa.
Il suo sguardo si posò di nuovo sulla ragazza accanto a lui e vide la sua espressione smarrita.
All'inizio fu indeciso sul da farsi... non aveva certo in programma di portarla li così presto, ma attraverso il loro legame nella Forza poteva sentire il suo turbamento e la sua curiosità. Da una parte c'era la curiosità di riappropriarsi di quella parte della sua vita che le è stata sottratta, di attraversare quella porta; dall'altra la paura di scoprire cosa c'è dietro e di rimanere delusi.
Ma di speranze e supposizioni non è mai vissuto nessuno, così decise lui per entrambi, e rinforzando la presa sulla sua mano, la condusse dall'altra parte della strada, davanti alla porta di quella casa, che mille volte aveva popolato i loro sogni.
Saliti gli scalini un flash di quel bacio abbagliò gli occhi della ragazza per un rapido istante, ma sufficiente a farle ricordare quello che lui le aveva raccontato di quella notte e ciò che aveva visto nel suo sogno. E fu allora che una scarica di paura invase completamente il suo cuore e la sua mente, facendola bloccare.
< Ho cambiato idea > disse lei all'improvviso, facendo gli scalini a retroso
< Hei, andrà tutto bene, ci sono io qui con te. > le disse afferrandola per un polso e guardandola intensamente negli occhi, per trasmetterle un po' di sicurezza.
Poi la prese forte per mano e con uno strattone aprì la vecchia porta.
Nessuno entrava in quella casa da una decade.
Una pesante aria di chiuso e muffa invase di prepotenza le loro narici, rendendo quasi impossibile il respiro per i primi minuti.
Ragnatele e manti di polvere coprivano ogni superficie.
Camminare fra quelle stanze fu un'esperienza strana per entrambi.
Per Ben fu come tornare indietro nel tempo, ad una vita passata piena di ricordi meravigliosi e di momenti bellissimi, ma che conserva anche il ricordo più brutto della sua vita. Quante volte aveva portato Rey a casa, quante volte avevano fatto merenda in quella cucina, giocato a nascondino nel piccolo giardinetto sul retro.
Sembrava essere passata un'eternità di tempo, come se quella vita non l'avessero vissuta per davvero, ma fosse stato tutto un sogno.
E in effetti era proprio quello che provava Reyla in quel momento.
Osservava tutti i particolari con attenzione, come se li avesse già visti da qualche parte. E ogni volta che ne sfiorava uno piccoli ricordi fugaci le mostravano un pezzo di quella vita che lei non ricordava di aver vissuto.
Quella tazza rossa con i pallini, la sua preferita per la colazione.
Il piccolo cucchiaino d'argento con quella incisione a farfalla.
Il cuscino con le fragole sul divano dove la sera puntualmente si addormentava, perdendo ogni volta la sfida con il sonno, che non le permetteva mai di finire di vedere un programma alla olovisione.
Arrivati davanti alla rampa delle scale che conducevano al piano superiore, ci fu un attimo di esitazione per entrambi.
Poi si presero nuovamente per mano e salirono i gradini uno alla volta, lentamente.
Si ritrovarono nel corridoio buio e silenzioso, e un brivido corse dietro la schiena della ragazza.
Ben la condusse nella sua vecchia stanza.
Lui e sua madre l'avevano risistemata per bene dopo le indagini, affinché si conservasse esattamente com'era stata. Un angolo di mondo dove il tempo aveva smesso di scorrere, fermatosi quella fatidica notte.
Reyla entrando nella sua cameretta fu investita da un'ondata di ricordi.
Una sensazione di smarrimento e confusione la scosse talmente tanto da diventare instabile sulle sue stesse gambe. Ben sentendola vacillare le portò un braccio attorno ai fianchi per sorreggerla.
< Stai bene? > le chiese preoccupato.
< Io... non lo so... è tutto così concentrato qui dentro. Ho avuto mille visioni tutte insieme... >
< Beh, è normale. Era la tua stanza, il luogo in cui hai passato più tempo. È qui che sono conservati la maggior parte dei tuoi ricordi. >
La ragazza fece un giro nella camera, esaminò il suo letto, i libri di scuola, la cassa dei giocattoli, i suoi abiti nell'armadio. Era tutto li, tutto reale, tutte le prove che lei aveva trascorso quasi 10 anni in quella casa... eppure nella sua mente sembravano scorrere le immagini di un film. Immagini con cui non sentiva nessun legame.
Ma forse doveva solo convincersi che quella era la realtà, mentre tutto ciò che credeva di conoscere non esisteva. Un concetto comunque pesante da digerire. Dopo aver vagato a lungo in quella piccola stanza, la ragazza si voltò verso il marito
< Vorrei vedere anche le altre stanze. >
< Sicura? > le chiese Ben, che in tutto quel tempo era rimasto appoggiato allo stipite della porta ad osservarla.
< Si. >
< Molto bene. >
Ben la portò prima nel bagno, e subito l'immagine di una bambina spaventata con un pezzo di carta igienica sporco di sangue in mano apparve nella memoria della ragazza, che non riuscì a trattenere un sorriso.
< Cosa c'è? >
< Nulla... solo un vecchio ricordo. >
< Me lo vuoi raccontare? >
< Posso fartelo vedere.... > disse la ragazza.
Prese entrambe le mani del marito fra le sue, chiuse gli occhi e si concentrò sul ricordo che aveva appena vissuto, mentre lui entrava delicatamente nella sua mente.
< Sei stata fortunata che io e Poe eravamo appena partiti per l'accademia quando è successo >
< Ah si? E perché mai? >
< Ti avremmo presa in giro per l'eternità > le rispose lui poggiandole un bacio sulla fronte.
Poi uscirono dal bagno richiudendosi la porta alle spalle e Ben, con un leggero tremore alla mano aprì la porta della camera di Lauren. Anche quella stanza era stata ripulita e sistemata.
Reyla entrò a passo incerto e alcuni flash apparvero nella sua memoria: lei piccolina che correva in quel lettone la prima notte di temporale; lei e una donna che giocavano a fare la lotta con i cuscini; lei Ben e Poe da bambini che facevano a gara a chi saltava più in alto. Tutti ricordi meravigliosi, ma c'era qualcos'altro che Reyla voleva vedere.
< Ben, vorrei che mi mostrassi cos'hai visto quella mattina... >
< Cosa? Sei sicura?? Ti ho raccontato quello che c'era. >
< Si, ma ho bisogno di vederlo con i miei occhi.... per favore. >
< Come vuoi >
Fecero la stessa cosa di prima, ma questa volta fu lui a concentrarsi sul ricordo e lei a penetrare la sua mente. Ben decise di rivivere l'intera vicenda, dal momento in cui era arrivato davanti a casa sua con Poe. Le mostrò come già da fuori aveva capito che c'era qualcosa che non andava, di come aveva esplorato la casa in cerca di indizi. Le fece provare quel senso di paura e di angoscia che saliva dentro di lui in quei momenti.
Reyla vide quello che suo marito aveva visto: una povera donna riversa in un letto pieno di sangue, la sua cameretta sottosopra, una spada laser sotto il letto.
< Chi era quella povera donna? > chiese poi con le lacrime agli occhi
< La tua madre adottiva. Era la tua infermiera in ospedale, e dato che vi eravate affezionate molto l'una all'altra, decise di adottarti e di crescerti. >
< Era una brava persona vero? >
< Si, Lauren era una bravissima persona, e un'ottima madre. Eravate felici insieme. >
< Dov'è adesso? >
< In pace. Subito dopo la vicenda celebrammo il suo funerale, e tutto il villaggio partecipò alla cerimonia. Fu una cosa molto solenne e molto sentita da tutti. >
< Vorrei andare a trovarla. >
< Adesso? >
< Si, adesso. >
< Va bene, andiamo >
Lasciata quella casa e tornati all'aria aperta entrambi tirarono un sospiro di liberazione.
Come se fossero usciti da una prigione.
La leggera brezza della sera che stava calando riportò la mente e il cuore di Reyla ad un ritmo normale.

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Capitolo 28
*** 26 - seconda parte ***


Tornarono a passeggiare per la via principale per qualche minuto, poi presero una delle traverse sulla sinistra, lungo un viale alberato, che conduceva al grande cimitero.
Lungo la strada Reyla aveva colto qualche fiore, da depositare davanti alla lapide.
Passato il grande cancello nero, Ben la condusse lungo un sentiero, arrivando ad un secondo piano. A pochi metri dalla scala in pietra, in un rettangolo erboso, in mezzo a tante lapidi, Ben e Reyla si fermarono davanti ad una bianca, che sopra aveva la statua di un angelo con le mani giunte che guardava verso il basso, come fosse il suo angelo custode che vegliava sul suo riposo.

Lauren Willson
34.56 – 34.94
Il cielo non smetterà mai di sorprenderci”

 

La foto riportava l'immagine di una giovane donna con la pelle bianco latte, dai lunghi capelli castani, occhi verdi e un bellissimo sorriso, di quelli dolci e rassicuranti.
Era stata lei la sua mamma, quando si era ritrovata sola e indifesa.
Era stata quella donna a prendersi cura di lei quando nessun altro c'era.
Era stata lei la custode dei suoi segreti e la sua confidente in quegli anni.
Reyla si chinò a depositare i fiori che aveva in mano, rimase a fissare quella foto, mentre la donna dei suo flash prendeva il suo volto.
< Grazie Lauren. Grazie per tutto quello che hai fatto per me, per i sacrifici, per le cure, l'amore e l'affetto che mi hai dato. Mi spezza il cuore sapere che non sei più con noi, ma puoi stare tranquilla, non sono sola. Sono sposata, e con Ben per giunta... ma tu questo lo avevi già previsto, ne sono sicura. Appena lo ritroverò, porterò sempre con me il tuo ricordo. Riposa in pace... mamma. > disse la ragazza con un filo di voce e poi si rialzò.
Ben stentò a trattenere le lacrime, e poi passò un braccio attorno alle spalle della moglie, che si accoccolò sul suo petto, e rimasero li, in raccoglimento per qualche altro momento, senza che ci fosse bisogno di parlare.
< Sei stanca? > chiese Ben appena si furono riavviati all'uscita.
< Un po'... perché? >
< C'è un'altra cosa che vorrei farti vedere. >
< Adesso, ma è quasi buio... >
< Lo so, ma forse è anche meglio... >
< Quanto dista? >
< Un po', ma prendiamo un mezzo questa volta >
< Va bene. >
E così si incamminarono verso casa e andarono nel garage, dove sotto un telo verde scuro c'erano conservati i loro speeder.
Poe gli aveva dato quello di Rey poco prima di sposarsi, dato che gli serviva spazio, nonostante sapesse che ogni cosa che gli ricordava lei, per l'amico erano come coltellate al cuore. I primi giorni era rimasto per ore ad osservare quell'ammasso di ferraglia, che la sua piccola si era costruita da sola, con il loro aiuto. Ricordava perfettamente tutte le gare che avevano fatto in due o in tre, tutte le gite che avevano organizzato, e ripensava a tutti i posti che avrebbe voluto mostrarle dopo quel bacio.
Poi però i genitori, preoccupati per il figlio, approfittando del fatto che questo era partito per una missione, coprirono i due speeder con un telo, nascondendoli in un angolo del garage. Al suo ritorno il ragazzo andò dritto dove li aveva lasciati non trovandoli più: dopo una rapida occhiata aveva capito benissimo dov'erano stati nascosti, ma non si arrabbiò perché capiva l'intenzione dietro a quel gesto, così non li cercò più per il bene della sua sanità mentale, e li erano rimasti fino a quel momento.
Appena messe le mani sul mezzo la memoria di Reyla tornò a mettersi in moto con attimi fuggenti di momenti vissuti tanto tempo prima, e si stupì di se stessa quando scoprì di essere ancora in grado di pilotarlo con dei gesti automatici.
Anche Ben fu felice di notare come qualcosa della vecchia Rey era rimasto in quella nuova.
Il ragazzo disse alla moglie di seguirlo, e partirono.
Non era decisamente il momento per una gara come i vecchi tempi, quindi si limitarono a percorrere il tragitto godendosi l'aria fra i capelli.
Reyla non aveva la minima idea di dove Ben la stesse portando, e quando lui uscì dalla strada per addentrarsi nei campi, la cosa la lasciò stupita e confusa.
I due speeder volarono veloci per i campi coltivati e lungo i pendii delle colline, fino a sopraggiungere ad un grande cratere ormai secco.
Il giovane pilota allora accostò il suo mezzo al bordo del cratere, e così fece anche la sua accompagnatrice.
< Dove siamo? > chiese lei, osservando sotto di lei, il centro della buca.
< Questo è il luogo in cui ti abbiamo trovata. Io e Poe stavamo facendo una gara con questi > disse dando un paio di pacche al suo speeder < quando abbiamo visto qualcosa di scintillante nel cielo cadere in picchiata, così lo abbiamo seguito fin qui. Quando siamo arrivati si era formata questa buca, e in mezzo al fumo ed il fuoco c'era un guscio di salvataggio di una nave del Primo Ordine. Dentro quel guscio c'eri tu: piccola, denutrita e disidratata, ricoperta di ferite e sola. Mia madre ti accompagnò alla base medica e rimase con te tutta la notte. Fu li che conoscesti Lauren, lei era l'infermiera addetta alla tua camera. >
Ben diede il tempo alla moglie di assimilare quello che le aveva appena raccontato, visto che non aveva ancora proferito parola.
La ragazza aveva ascoltato il racconto tenendo gli occhi fissi nel cratere, che era stato contornato di luci, cercando di immaginare la scena. Ma al contrario di tutto il resto della giornata, non accadde nulla. Niente di quello che aveva visto in quel cratere le aveva scatenato il minimo ricordo.
Eppure era li che tutto aveva avuto inizio.
Lasciarono gli speeder in cima al cratere e con attenzione vi scesero dentro. Reyla osservava con cura quello che la circondava: al centro del cratere, contornato da una teca di vetro, c'era il guscio di salvataggio, ancora ammaccato nei punti in cui era atterrato, con la porta aperta. Poco distante c'era una targa attaccata ad un paletto di legno:
In memoria di Rey, la bambina arrivata dal cielo con questo guscio, e brutalmente rapita dalla nostra comunità.
La ragazza osservò la targa e il cuore iniziò a batterle forte, avevano fatto un monumento alla sua memoria... possibile che fosse stata così importante per loro?
Poi analizzò con cura il guscio attraverso il vetro, cercando anche il minimo dettaglio che potesse aiutarla ad avere un ricordo, un flash... qualsiasi cosa. Ma niente.
Che fosse troppo piccola per ricordare? Ma no, il primo incontro con Ben se lo ricordava bene. Che fosse stordita e quindi non aveva memoria dell'accaduto?
Dopotutto le prove della sua vita al villaggio erano tutte li, e tutte le avevano risvegliato qualcosa, seppur poche immagini, ma erano vere, reali.
Questo invece non le diceva nulla, nemmeno un flash su da dove provenisse o cosa era successo per portarla in quel punto. Niente. Vuoto totale.
< Ben, è normale che non provi nulla in questo momento? >
< Non hai avvertito niente? >
< No... niente di niente, come se non avesse nessun significato. >
< Eppure è qui che sei arrivata... Tutti i luoghi significativi per te, te li ho mostrati, e tutti hanno suscitato qualcosa, questo che dovrebbe essere il più importante di tutti invece niente? >
< C'è qualcosa che non quadra in tutta questa storia, a prescindere dalla mia memoria corrotta... >
< A cosa pensi? >
< Che a questo punto la mia famiglia è l'unica che può dirci la verità, e ti posso assicurare che parleranno! > disse lei, mentre una scintilla si accendeva nei suoi occhi. < Dobbiamo rientrare subito su Mustafar! >
< Reyla, calmati. Non essere così avventata. Perché invece non ci godiamo la nostra luna di miele? Potremmo restare qui per la notte, ripartire domani mattina con calma per Naboo, e finire la nostra vacanza. Tanto la tua famiglia non va da nessuna parte, e noi abbiamo ancora del tempo per organizzare il tutto... che ne pensi? >
< Forse hai ragione... >
E così si scambiandosi un sorriso tornarono a casa di Ben.
Durante la cena i due raccontarono ai genitori di lui tutto quello che era successo quel pomeriggio, dov'erano stati, chi avevano incontrato, quello che avevano capito e tutti i dubbi che erano sorti nel frattempo. Ma nel corso della conversazione madre e figlio realizzarono una cosa importante: Reyla non aveva ancora visto Luke.
E a questo punto era fondamentale che i due si incontrassero.
< Cara, per caso hai ricordi di mio fratello Luke? > chiese Leia
< No... mi spiace. Dovrei? >
< Beh, lui è stato il nostro maestro... > aggiunse Ben
< Maestro? >
< Si, è stato lui a capire che eri una portatrice della Forza quando sei atterrata qui, e dopo che sei uscita dall'ospedale ti ha preso con se come sua allieva. Vi allenavate insieme. > riprese la donna
La ragazza ci pensò un attimo su, ma se ripensava alle sue lezioni con la spada, le tornavano in mente soltanto le lezioni con suo nonno e con i cavalieri di Ren. Poi rivide il flash in cui compariva una spada laser nella sua vecchia cameretta. E se era comparso, significava che ne aveva avuta una, e qualcuno doveva averla addestrata.
< Ripeto, purtroppo non ricordo nulla di questo addestramento. >
< Perchè allora domani mattina prima di partire non passate a trovarlo. Credo che troverai la visita molto interessante. > disse Leia alla coppia.
Accordato sul dafarsi, il gruppo finì la cena, e passò la serata fra le chiacchiere più leggere per mantenere bassa la tensione.
Quando il terzo sbadiglio fece capolino sul viso della ragazza, Ben capì che era ora di andare a dormire, così diedero la buonanotte e salirono in camera da letto.
Non avendo in programma di restare per la notte, non si erano portati nemmeno un cambio, ma Ben del resto era a casa sua e li aveva tutto il necessario. Per fortuna Leia aveva provveduto a fornire alla nuora una camicia da notte e della biancheria pulita.
I due si misero a letto, e la ragazza si accoccolò sul petto del marito che la strinse a se, abbandonandosi entrambi al sonno.
Reyla si sentiva così protetta e al sicuro fra quelle braccia possenti, su quel petto, come se niente e nessuno potevano nuocerle. E fu questa consapevolezza che le permise un sonno tranquillo.
La mattina seguente scesero a far colazione trovando la padrona di casa intenta ai fornelli a preparare squisite leccornie. Piatti tipici di Aldeeran che Reyla non ricordava di aver mai mangiato, ma non ci mise molto a capire quali erano quelli che più incontravano il suo gusto, con la conferma della famiglia che anche da bambina aveva fatto le stesse scelte.
Dopo aver mangiato ed essersi preparati, Ben e Reyla andarono alla capanna di Luke.
< Che tipo è tuo zio? > chiese la ragazza lungo il cammino.
< Beh lui è.... un maestro Jedi. È molto saggio e molto potente. >
< Ma tu mi avevi detto di non essere un Jedi... >
< Perché non lo sono infatti. Sono stato addestrato da un Jedi, ma io non ho mai fatto l'accademia e non ho mai ricevuto la nomina a maestro. Quindi non sono un Jedi. >
< Io credevo che per essere Jedi bastasse seguire la loro dottrina. >
< Tecnicamente è così, ma per presentarti come tale, dovresti aver ricevuto una nomina ufficiale a maestro Jedi, altrimenti resti una specie di apprendista. Ma questo vale per quelli che hanno frequentato l'accademia Jedi, come mio zio e mio nonno. Io non ci sono mai andato. Mia madre ha preferito addestrarmi a casa e mandarmi all'accademia di volo. >
< Capisco. >
< Tu invece ti definiresti una sith? >
< Si. Insomma, non ho ancora una carica ne come Darth ne come Ren, ma ci sto lavorando. Quando avrò aperto le reliquie e compiuto il mio destino mio nonno mi promuoverà dandomi grado e carica. >
I due si scambiarono un sorriso d'intesa e continuarono il cammino.


NdA
Ciao a tutti!
Perdonate la lunga assenza,
ma in questo periodo ci sono un po' di situazioni
complicate, in più sono arrivate le feste.
E quindi con questo capitolo che ne approfitto
per augurare a tutti voi
Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Con la speranza che il 2021 
porrà rimedio ai danni fatti dal suo predecessore
e che la vita di tutti ritorni presto alla normalità!
Vi mando un grande abbraccio!! 
Alla prossima!! 

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Capitolo 29
*** 27 ***


Arrivati nelle prossimità della capanna, gli sposi novelli si fermarono un istante. Ben avvertiva la presenza dello zio, ma c'era anche qualcun'altro con lui... qualcuno che non conosceva.
< Qualcosa non va? > chiese Reyla
< Non lo so... sento che mio zio è in casa, ma non è solo... >
< Un nemico? > chiese prontamente lei
< Non saprei. Non conosco questa persona, e da che io ricordi mio zio non ha mai ricevuto visite. >
< Andiamo allora. Se non ci sono pericoli conosceremo un amico di tuo zio, e se non è amico, saremo giunti in tempo per aiutarlo. >
< Hai ragione. > e così dicendo il ragazzo prese la moglie per mano e cautamente si avvicinarono alla capanna.
Bussò una volta ma non ci fu risposta. Così bussò ancora.
< Zio Luke, sono Ben! > disse da dietro la porta, sperando che questa informazione lo tranquillizzasse. < Devo presentarti una persona, è importante! > disse ancora,
dopo qualche altro attimo di silenzio.
Finalmente all'interno della capanna si sentirono dei rumori e un istante dopo il vecchio maestro apparve dietro la pesante porta di legno.
< Ciao zio, è un brutto momento? >
< Ciao Ben, no, ho solo ricevuto una visita non prevista, come non mi aspettavo di vedere voi qui >
< Possiamo entrare? >
< Prego > disse l'anziano facendo passare i due giovani.
< Zio Luke, ti presento mia moglie.... > disse solamente Ben una volta che lo zio si fosse richiuso la porta alle spalle.
L'uomo guardò la ragazza davanti a se con attenzione, ma non ci volle più di qualche secondo per capire chi si trovasse difronte.
< Non ci posso credere... > disse sottovoce.
< Signore, so che noi già ci conosciamo, ma io non ho memoria di quei tempi. >
< Come non hai memoria? >
< Vedi zio, io credo che Rey sia stata riportata alla sua famiglia, ma che le sia stata modificata la memoria. > spiegò Ben
< Capisco. Posso? > chiese Luke alla ragazza porgendole la sua mano.
< Ma certo > disse lei poggiando la propria mano sulla sua.
Il maestro Jedi chiuse la sottile mano di Reyla fra le sue, chiuse gli occhi e si concentrò profondamente, penetrando la sua mente, scavando nei suoi ricordi. Trovò la conferma nelle parole di suo nipote notando come i pochi riferimenti alla vita al villaggio fossero sfusi e confusi, mentre false memorie di una vita passata a palazzo invadessero la sua mente. Questi erano ricordi molto potenti e instaurati talmente profondamente, che sarebbe stato quasi impossibile rimuoverli o sostituirli.
Poi però Luke vide un'altra cosa, come una specie di visione: una guerra sanguinosa, uno scontro brutale, mille vittime, villaggi distrutti... e due entità potentissime scontrarsi l'una contro l'altra. Due guerrieri: uno di pura luce e uno di pura oscurità.
Ma in quel momento la visione finì e Luke tornò alla realtà, notando lo sguardo sconvolto della ragazza.
< L'hai visto anche tu? > chiese, mentre Reyla faceva un leggero cenno di assenso con la testa.
< Lo sogno da mesi, e non ho mai capito che significasse.... >
< Che cosa? > chiese Ben preoccupato, ma nessuno gli diede retta.
< Come lo hai interpretato? > domandò invece il maestro alla ex allieva
< Io credevo che fosse una premonizione sul futuro, su quello che avrei dovuto affrontare una volta aperte le reliquie... >
< Io ho avuto la stessa visione, o almeno una parte di essa, due volte: la prima quando venni a sapere che i suoi si sarebbero sposati > disse indicando il nipote < e il giorno che il tuo guscio si è schiantato in quel campo. > disse alla ragazza
< Cosa? > chiese Reyla
< Cosa? > esclamò Ben un secondo dopo. < Di che stai parlando? >
< Io credevo che riguardasse Ben. Ho avuto la visione il giorno che ho appreso la notizia delle nozze suoi tuoi genitori. Conoscendo il nostro lignaggio la presi come un monito sul fatto che mia sorella avrebbe avuto un figlio potente che avrebbe necessitato del mio aiuto nell'addestrarlo. Ma quando Leia mi ha detto della bambina caduta dal cielo, o riavuto la stessa visione, e in quel momento ho iniziato a pensare di essermi sbagliato, ma non capivo come una bambina potesse centrare in tutta quella faccenda. Ed è per questo che ho deciso di addestrarti, per insegnarti a controllare questo tuo grande potere, e tenerti d'occhio. >
< Ma quindi che significa tutto questo? >
< Prepararci ad una guerra dobbiamo... > disse una voce roca alle loro spalle.
Il trio si voltò in quella direzione per veder spuntare dall'altra stanza una creatura piccola e verde, con lunghe orecchie a punta. Una tunica bianca e un bastone in mano <... se le antiche reliquie aperte verranno >
< Chi sei tu? > chiese Ben con sospetto
< Ragazzi, lui è il Maestro Yoda, uno dei Jedi più potenti della galassia. Era uno dei miei insegnanti in accademia. >
< Maestro, dite che le reliquie non devono essere aperte? > chiese la ragazza
< Piene di potere esse sono, ma solo chi in grado di dominarlo è, aprirle potrà. E nessuno così potente da secoli non si vede... >
< Non capisco, io le ho trovate quasi tutte... >
< Le tue ricerche di prezioso aiuto sono state. Ma quando la raccolta completata sarà, sua influenza su tua mente potrebbe essere così potente da toglierti il controllo di essa. Con cautela agire dovrai > disse il piccolo maestro.
< Ovviamente non sappiamo davvero cosa c'è dentro quelle reliquie e cosa potrebbe accadere una volta aperte, ma maestro Yoda ha ragione. Se decidi di continuare su questa strada, dovrai essere molto cauta... > riprese Luke
< Continuo a non capire... mio nonno non ha fatto altro che predicarmi che ero la prescelta e che era il mio destino trovare le reliquie e governare con il potere che ne sarebbe uscito. E adesso mi dite che se le apro scoppierà una guerra così devastante da distruggere metà della galassia?? >
Reyla era sconvolta. Per l'ennesima volta in pochissimo tempo le sue certezze venivano abbattute, facendole mancare il terreno sotto i piedi. Se non poteva credere nemmeno a quello che era stato un punto fermo nella sua vita, cosa le restava?
< Rey, le reliquie sono oggetti molto potenti, ma su di loro sono solo state fatte delle profezie. Nessuno di noi sa con certezza cosa succederà > disse Luke per
tranquillizzarla, ma lo sguardo che si scambiò con il suo maestro era di tutt'altro avviso.
< Temere non devi figliola, per quanto oscurità può essere forte, altrettanta luce cresce con essa. Ora, ripartite... meglio per voi è. Molto di cui parlare avete. Che la forza sia con voi. > disse l'anziana creatura, congedando i due sposi.
< Grazie Maestro > risposero in coro i due giovani, ma prima che potessero uscire dalla porta, Luke li chiamò.
< Rey, aspetta un momento. > e così dicendo aprì un cassetto della libreria, e ne estrasse un fagotto di stoffa, porgendolo alla ragazza. < Portala con te, potrebbe tornarti utile. >
Rey prese l'oggetto e lo aprì dal suo involucro: ne uscì l'elsa di una spada laser, e nel momento in cui le sue mani sfiorarono l'oggetto una lunga serie di flash in rapida sequenza la invasero: piccoli frammentati momenti del suo addestramento con Ben e Luke le apparvero davanti agli occhi, e fu allora che capì che quella che teneva in mano era la sua spada laser.
Gli occhi della ragazza si illuminarono e senza dire una parola, strinse la presa sull'elsa e ringraziò il vecchio maestro con un cenno del capo.
Uscirono dalla capanna e si incamminarono di nuovo verso casa. Fatti i dovuti saluti e ringraziamenti alla famiglia Solo, i due salirono a bordo della loro nave e fecero rotta su Naboo.
Reyla era inquieta e confusa da quella breve ma intensa esperienza. La visita su Aldeeran aveva messo in discussione la sua intera vita e tutto quello in cui aveva sempre creduto.
Ben dall'altra parte non sapeva più cosa fare per aiutare la moglie a trovare il nodo di quella intricata matassa. In più c'era la questione che erano in viaggio di nozze da quasi una settimana e ancora non avevano consumato il matrimonio, e tutti si aspettavano di vederli tornare prossima settimana con la principessa in dolce attesa, possibilmente.
Perso ognuno nei suoi pensieri trascorsero il viaggio in silenzio.
Al loro rientro alla villa, vennero accolti dai domestici che si erano preoccupati non vedendoli tornare, contrariamente a quanto gli era stato detto la mattina precedente.
Ovviamente i due si scusarono del disagio causato e assicurarono che non avrebbero più lasciato il pianeta fino alla fine della vacanza.
Sistemata quindi la questione con i domestici, rientrarono nella loro stanza.
< Sono così stanca che non riesco più a pensare... > disse la giovane principessa lasciandosi andare sul grande letto
< Sai cosa ci vuole in questi casi? Un bel bagno caldo >
< Sarebbe magnifico! >
< Allora vado a preparare l'acqua > disse il ragazzo andando nel bagno, e aprendo il rubinetto nell'enorme vasca. Appena l'acqua fu della giusta temperatura chiuse lo scarico e lasciò che l'acqua la riempisse, versando un delicato bagnoschiuma e qualche essenza di vaniglia.
Al suo ritorno nella stanza, intravide Reyla nuda che si stava avvolgendo l'asciugamano attorno al corpo. Furono solo pochi istanti ma, più che sufficienti per scatenare in lui reazioni bollenti.
Quando la ragazza si accorse che il marito aveva assistito alla scena, l'espressione che gli lesse in viso era decisamente chiara.
Anche Reyla si era resa conto che in una settimana di Luna di Miele, con tutto quello che era successo non avevano ancora consumato il matrimonio, e consapevole che al suo ritorno sarebbe stata sottoposta ad una vista che constatasse la perdita della sua verginità (dato che nessuno era al corrente delle sue scappatelle) e possibilmente l'inizio di una gravidanza, prese finalmente coraggio e diede a Ben un sorriso smaliziato. Passandogli accanto per entrare nel bagno indugiò al suo orecchio, invitandolo ad unirsi a lei. E senza aspettare la sua risposta, accostò la porta alle sue spalle, tolse l'asciugamano e si accomodò sul bordo della vasca in
attesa.
Non dovette attendere a lungo perché nel giro di appena un minuto, la porta tornò ad aprirsi per mostrare un Ben, nudo, a cui si sgranarono gli occhi alla vista che ebbe.
< Ho pensato che la vasca era abbastanza grande per entrambi... > iniziò lei arrossendo
< Hai pensato bene infatti... non ti senti a disagio? >
< E tu? > rispose lei di rimando
< Forse un po', ma credo che nell'acqua passerà tutto >
< Lo credo anche io > disse lei porgendogli la mano.
Lui la afferrò e insieme entrarono nella vasca, lui appoggiando la schiena contro il bordo e lei comodamente adagiata sul suo petto.
Vero era che dormivano abbracciati tutte le notti, ma un conto era starsene l'uno accanto all'altra, con i vestiti addosso, un altro conto era quella situazione. Ma da una parte era tipico di Rey affrontare ogni situazione di petto, senza mezze misure, e visto ciò a cui stavano per andare incontro, magari era meglio così, nonostante si sentissero impacciati come due ragazzini al primo appuntamento.

NdA
BUON ANNO!! 
BUON 2021 A TUTTI!!
 

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Capitolo 30
*** 28 ***


Per rompere quel silenzio che stava diventando imbarazzante Reyla iniziò a chiacchierare.
< Sai, ho sempre fatto un bagno dopo ogni battaglia a cui ho partecipato... mi aiuta a calmare i muscoli e lenire le ferite... >
< Vuoi farmi credere che qualcuno è riuscito a ferirti in battaglia? > chiese lui fintamente stupito
< Raramente ma ogni tanto è successo. Sai qualche infame che decideva di attaccare alle spalle mentre stavo già lottando con altri, o un colpo vagante dal tempismo sbagliato... cose così >
< Capisco, anche a me è successa spesso la stessa cosa. >
< Una delle cicatrici più grandi che ho si trova qui... > disse lei prendendo la mano di lui e portandosela al lato del seno destro.
Le grandi mani di Ben, guidate da quelle di lei, percorsero una linea verticale che partiva da sopra il seno, lo costeggiavano e finiva appena sotto.
Nemmeno l'acqua era riuscita a sminuire l'intensità elettrica di quel tocco così delicato, tanto che entrambi i corpi reagirono.
< Come te la sei fatta? > le chiese lui con la voce bassa e roca, mentre lasciava che le sue dita vagassero sulla pelle di lei, a volte seguendo la cicatrice, altre volte sfiorando punti più delicati nelle vicinanze.
< È stata la prima... che mi sono procurata... > disse lei in mezzo ai sospiri, più intenta a godersi le attenzioni di lui, ma decise lo stesso di provare a continuare il
racconto < E non ero nemmeno in battaglia... >
< Ah no? > chiese lui con un tono ancora più basso, mentre con le dita solleticava entrambi i seni.
< Già... ero in... allenamento.... > riprese lei, senza riuscire però ad andare oltre, perché la sensazione di piacere che stava provando era decisamente troppo intensa per pensare ad altro.
Così abbandonò la testa sulla spalla di Ben, che avendo la sua bocca a portata, ne approfittò per baciarla a lungo, profondamente, beandosi dei gemiti di lei.
Lasciò un seno e fece scivolare le sue dita lungo gli addominali di lei, poi carezzandole il ventre, l'interno coscia con gesti lenti ma costanti. Poi, alla fine, impertinente si concentrò sulla sua femminilità, prima all'esterno, poi all'interno, senza darle tregua, ma sempre con delicatezza.
Reyla che conosceva un altro tipo di sesso, più rude ed incentrato a soddisfare un mero bisogno fisico, usato quasi sempre come valvola di sfogo, non riusciva a capacitarsi di quanto quei gesti così dolci e delicati, potessero portarla al culmine del piacere.
Anche Ben conosceva un tipo di sesso puro e semplice. Aveva consacrato la vita alla ricerca dell'unica donna della sua vita, ma era pur sempre un uomo, e di tanto in tanto aveva bisogno di dare sollievo a determinate parti del corpo. Ma non aveva mai provato nulla per quelle donne con cui aveva condiviso la notte. Non voleva nemmeno sapere il loro nome, per non avere legami di alcun tipo... sapeva che non era proprio il massimo del comportamento, ma per lui tanto bastava.
Ma questa era una situazione completamente diversa: aveva fra le braccia la sua Rey, sua moglie, e questa volta niente avrebbe rovinato questo momento unico. Se lo sarebbe goduto fino in fondo e avrebbe fatto di tutto affinché fosse così anche per lei... e da quello che poteva sentire dai gemiti che la ragazza gli stava regalando, era sulla buona strada.
Ci volle qualche secondo prima che il respiro affannato della ragazza tornasse normale. Poi si voltò verso il marito e guardandolo dritto negli occhi decise di restituire il favore al ragazzo, allungando le mani sulle sue gambe, sempre più indietro fino alla sua erezione che si era fatta sentire sin dal primo momento. Si dedicò a lui con estrema attenzione, dimostrando di non essere nuova a questi giochetti, e si prese la sua piccola rivincita.
Ma quando Ben sentì che era quasi al culmine afferrò la mano della moglie, e questa lasciò la presa. Si guardarono per qualche momento, con le guance arrossate dall'acqua calda ma soprattutto dal calore che emanavano i loro corpi, le labbra gonfie e le pupille dilatate dall'eccitazione. Fu come darsi un tacito assenso, una rassicurazione e poi Reyla si sedette sopra di lui, avvolgendo le sue braccia al suo collo.
Un piccolo sussulto smosse entrambi quando furono pienamente fusi uno con l'altra, mentre lei iniziava la sua danza.
Dapprima erano movimenti lenti, per sentire a pieno la sensazione della vicinanza dell'altro. Ma la passione fu così travolgente, che guidato dal puro istinto, Ben invertì le loro posizioni, dando il via ad una vera e propria corsa. Era così bello e intenso, una sensazione particolare. Non solo ognuno di loro sentiva il proprio corpo e quanto stesse godendo, ma sentivano perfettamente anche tutto quello che provava l'altro, raddoppiando la sensazione di piacere, intensificando la reciproca percezione di quei sentimenti che stavano riaffiorando dentro i loro cuori.
Fu estasi pura quando entrambi raggiunsero il culmine del piacere, avvinghiati ancora l'uno dentro l'altra, occhi negli occhi, i battiti all'unisono.
Poi con il fiatone, tornarono alla posizione iniziale, lasciandosi coccolare dall'acqua e dal profumo di vaniglia.
Ben aveva passato anni ad immaginare come sarebbe stato fare l'amore con la sua Rey, ma nulla di quello che aveva popolato le sue fantasie era minimamente paragonabile a ciò che aveva appena vissuto. L'unica parola che gli veniva in mente era “perfetto”. E quello fu solo l'inizio.
Quello che avevano provato in quei momenti così intimi era talmente sincero e profondo che non vollero più smettere di sentirsi uniti in quella maniera. Finito il bagno infatti, dovettero prepararsi per scendere a pranzo, ma una volta mangiato, tornarono nuovamente in camera per consumare di nuovo il loro matrimonio.
E così, sfruttando ogni momento disponibile per fare l'amore, continuare a conoscersi e scoprire le meraviglie di quel bellissimo pianeta passò il viaggio di Nozze.
La mattina della partenza per far ritorno su Mustafar arrivò senza che nessuno dei due se ne rendesse veramente conto. E con essa tornarono tutti i dubbi e le preoccupazioni che le recenti scoperte aveva portato a galla.
Ben tornò a sentire sulla spalla l'ombra del re: lui aveva riempito la moglie con il suo seme ogni volta che avevano fatto l'amore, nella speranza di adempiere alla promessa fatta al sovrano, ma anche ammesso che una delle innumerevoli volte avesse funzionato, per avere un verdetto, avrebbero dovuto attendere almeno altre due o tre settimane. Sarebbe riuscito a reggere la pressione? E se lei non fosse rimasta mai incinta nonostante la costanza dei loro rapporti, come avrebbe reagito il re? Lo avrebbero cacciato? Se la sarebbero presa con lei?
Reyla dall'altra parte voleva affrontare la sua famiglia e venire a capo di quella spinosa situazione della sua memoria confusa, doveva trovare l'ultima reliquia e adempiere al suo destino... e in tutto questo sperava che in quella settimana il concepimento di un erede fosse andato a buon fine.
Mentre i domestici prendevano i bagagli per caricarli nella navetta, Ben notò lo sguardo cupo della moglie, così le prese le mani e le sorrise.
< Hei, stai tranquilla. Qualsiasi cosa accadrà, io sarò con te! > le disse il marito avvertendo i suoi pensieri inquieti.
Lei non rispose, si limitò a sorridergli e dargli un rapido bacio. Poi chiusero la porta della camera e scesero di sotto per salutare i domestici e ringraziarli per tutta la loro gentilezza. Infine salirono a bordo, ripresero i loro posti ai comandi della nave e impostarono la rotta per Mustafar.
Dopo i primi minuti di silenzio Reyla, che era stata addestrata a mantenere autocontrollo e sangue freddo in ogni situazione, questa volta non era riuscita a contenersi ed aveva passato l'intero viaggio a fare ipotesi e congetture su ogni cosa che la preoccupava, con buona pazienza di Ben, che l'aveva ascoltata tutto il tempo, e aveva tentato invano di tranquillizzarla. Dopo i mille discorsi e con più ansia che il resto, i due finalmente arrivarono a palazzo, dove furono accolti con gioia dalla famiglia reale.
< Eccoli qui, i nostri due novelli sposi > annunciò il re, andando a salutare la coppia appena entrata nella sala del trono.
< Ben tornati miei cari > disse la regina abbracciando entrambi. < Allora com'è stata la vacanza? >
< Naboo è meraviglioso madre, pieno di foreste, fiori rigogliosi, splendide cascate e tradizioni popolari allegre e piene di musica >
< Sono così felice che vi siate divertiti > rispose la donna.
< Portate la principessa al controllo > riecheggiò la roca voce dell'anziano imperatore, che ancora seduto sul suo trono aveva puntato il dito tremante contro la nipote.
Da una delle entrate laterali, entrarono due domestiche, che presero la principessa da entrambe le braccia e la condussero da dove erano entrate, senza dire una parola.
< Padre, non c'è nessuna fretta. Potevate attendere domani mattina... > disse il re
< Non fa niente, non abbiamo nulla da nascondere > rispose Reyla seria.
In quel momento il sovrano lanciò uno sguardo indagatore al genero, ma questo lo rassicurò con un semplice cenno del capo, e l'uomo si rilassò.
Attesero il ritorno della principessa, con qualche racconto della vacanza e qualche novità dal fronte Primo Ordine, ma la tensione era palpabile.
Dopo svariati minuti, finalmente Reyla fece il suo ingresso nella stanza, accompagnata dalle due domestiche e dalla nutrice.
< Mio signore, l'atto è compiuto > disse la donna senza nessun sentimento.
< Eredi? > chiese l'anziano
< Troppo presto per dirlo altezza. Lo sapremo solo nelle prossime settimane. >
< Molto bene, potete andare. >
E le tre si ritirarono.
< Contento adesso? > chiese acida la nipote al nonno
< Sarò contento quando avrai un erede. Ora ritiratevi. > sentenziò il vecchio, e i due ragazzi salutarono i sovrani congedandosi
 

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Capitolo 31
*** 29 ***


Quando rientrarono nei loro appartamenti, Reyla era furiosa.
Camminava nervosamente avanti indietro sbraitando imprecazioni contro l'imperatore, contro le nutrici che non erano state per nulla delicate con lei, contro il sistema monarchico, il maschilismo e qualsiasi altra cose le passasse per la mente. Ogni oggetto che si trovava nelle sue vicinanze prendeva a fluttuarle attorno, per poi schiantarsi rovinosamente a terra, quando lei si allontanava, o ne afferrava uno per lanciarlo. Ben era sicuro che l'avessero sentita in tutto il palazzo... o in tutto il pianeta, ma non osava emettere un fiato per evitare di trovarsi a tiro.
Almeno fino a quando non la sentì cominciare una frase particolare, e sapendo esattamente dove sarebbe andata a parare intervenì.
< Brutto vecchio st.... >
< Hei, non ti sembra di esagerare adesso? > la interruppe Ben dopo quasi mezz'ora passata attaccato alla porta a distanza di sicurezza
< NO, SE LO MERITA QUEL MALEDETTO BAS.... > calcò la mano lei alzando ancora di più la voce
< Reyla ora calmati ti prego! Mi dispiace tantissimo per quello che hai dovuto subire, ma ora è finita... calmati... > disse ancora lui, afferrandola per un braccio e portandosela fra le braccia nel tentativo di domare la sua ira.
La ragazza respirò affannosamente sul suo petto per qualche secondo ancora, poi regolarizzò il battito, prese un respiro profondo e tentò di darsi un contegno.
< Ecco, così va meglio. Questa è la mia principessa > le disse sorridendole
< Sarò anche una principessa, ma ho diritto di sfogarmi come tutti gli altri! >
< Certamente, ma se hai veramente intenzione di affrontare la questione memoria con la tua famiglia, sarà necessario sfoggiare tutta la tua principesca regalità >
< Hai ragione... è che sono così arrabbiata, e nervosa, e... >
< Lo so, lo siamo tutti e due. Ma se ci lasciamo trasportare da questi sentimenti rischiamo di perdere il controllo e mandare all'aria i nostri intenti. E poi non dimenticare che se dovessi essere incinta tutta questa agitazione sarebbe da evitare. >
< Non avevo preso in considerazione questa eventualità... Tu non pensi che dovrei accorgermene subito se dovessi essere incinta? Insomma, tramite la Forza dico... >
< Potrebbe essere possibile, ma non saprei dirti con certezza. Ma posso chiedere a mia madre, le sicuramente ne saprà di più. >
Appena un poco più tranquilli i ragazzi decisero di distrarsi e disfare le valige, così da prendere un po' di confidenza con la loro immensa camera, in cui avevano passato una sola notte.
Ma nemmeno il tempo del pranzo che i due principi dovettero iniziare subito a recuperare i loro incarichi reali: iniziarono quel pomeriggio stesso, seguendo il re nelle sue convocazioni giornaliere. Presenziarono a importanti riunioni, eventi del Primo Ordine, parteciparono ai consigli decisionali insieme ai due sovrani. Tutto questo era stato programmato per insegnare loro come portare avanti il regno e la recente alleanza con il Primo Ordine.
E così fra una festa, una riunione ed un consiglio, i due non ebbero il tempo di elaborare un piano per la questione memoria... in realtà, nonostante fossero spesso insieme, era come se non si vedessero affatto. E si ritrovavano la sera stanchi e con il cervello spento, tant'è che si mettevano a letto e crollavano nel sonno dopo pochi minuti.
Ma finalmente, dopo quasi un mese di impegni non stop, arrivò una domenica libera e tranquilla.
Ben e Reyla ne approfittarono per passare le prime ore del mattino a letto, a recuperare un po' di intimità che nei giorni precedenti non avevano avuto a forza di concedersi.
Poi, dopo aver fatto una doccia arrangiarono un rapido piano per sondare il terreno sulla questione dei ricordi di Reyla con i suoi genitori. Avevano pensato di prendere separatamente i sovrani e aprire sommariamente l'argomento: Reyla avrebbe parlato con la madre, mentre Ben con il suocero, e poi a fine giornata si sarebbero confrontati e avrebbero deciso cosa fare in base a quello che avrebbero scoperto. Sembrava un buon piano... ma mai idea fu peggiore di quella.
Reyla, dopo pranzo propose alla madre una passeggiata nella serra, per avere l'occasione di scambiare due chiacchiere come facevano prima. Così, mentre la principessa aveva ripreso a raccontare alla regina qualche altro aneddoto sulla sua Luna di Miele, aprì l'argomento
< … ma non vi ho detto la parte più interessante: abbiamo fatto una piccola gita su un pianeta li vicino. >
< Ah si? E quale? >
< Si chiama Alderaan... > disse Reyla, e per poco la regina non inciampava nella sua gonna
< Qualcosa non va madre? > chiese preoccupata
< No cara, devo solo far sistemare la gonna di questo abito, temo sia troppo lunga. Ti ho interrotto, scusami, vai avanti >
< Pianeta adorabile, per certi versi simile a Naboo, ma qui ho avuto la più strana delle esperienze. >
< E quale? > chiese la madre
< Visitando una vecchia casa, ho come avuto dei flashback. Momenti di una vita che non ricordo di aver vissuto... > forse aveva detto un po' troppo di botto, ma non aveva trovato altro modo per dirlo. E lo sguardo della madre confermò i suoi dubbi
< Che vuoi dire? > chiese allarmata la donna
< Era come se fossi già stata in quei luoghi, ma non ricordavo di esserci stata. Ma quando vi ho messo piede è tornato tutto in mente... >
< Oh, che assurdità! Come puoi ricordare cose che non hai vissuto? >
< Me lo sono chiesto anche io. All'inizio pensavo che fossero visioni della Forza, magari di qualcuno di potente che un tempo aveva vissuto li... ma poi ho rivisto me stessa da bambina in quelle visioni, e ho iniziato a pensare: mi avete mai mentito madre? >
< Ma cosa ti salta in mente?? >
< È una cosa seria! C'è qualcosa che voi e mio padre mi avete tenuto nascosto sulla mia vita? >
< Stai vaneggiando!! Forse hai bisogno di un medico... > rispose la madre che iniziava più a non sapere cosa dire.
< Sto perdendo la pazienza madre, non ve lo chiederò ancora: cosa mi tenete nascosto??? > chiese la ragazza quasi urlando.
La regina iniziò ad andare freneticamente avanti e indietro, con una mano sul fianco e l'altra alla fronte, in preda al panico.
< Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma speravo tanto di no! Me lo sentivo che quel ragazzo avrebbe solo portato guai... maledetto ficcanaso!! GUARIDE!! > strillò all'improvviso dopo aver borbottato sottovoce.
Quattro guardie armate fino ai denti spuntarono dal nulla e bloccarono le braccia della principessa, mentre altre quattro erano in attesa di ordini.
< Voi quattro, andate a prendere quell'impostore di suo marito e portatelo nelle segrete > disse alle guardie in attesa < Voi altri venite con me > disse rivolgendosi a quelli che avevano imprigionato la ragazza.
Questi la sollevarono di peso, e la condussero nelle segrete dietro la guida della regina.
Due piani di scale verso il basso, tre corridoi a sinistra e due a destra, e finalmente si ritrovarono davanti ad un cancello di spesso metallo arrugginito.
La donna batté le mani due volte e dal lato opposto della grata spuntò un piccolo ometto, non tanto giovane. Questi prese un grande mazzo di chiavi, ne estrasse una lunga e zigrinata, di ottone e vi aprì il cancello permettendo l'accesso al gruppo.
Le guardie sistemarono a fatica la principessa ad uno strano macchinario verso il fondo della stanza, che nel frattempo, non aveva smesso di gridare e dimenarsi nel tentativo di liberarsi. Nemmeno con l'uso della Forza riuscì a svincolarsi dalla presa di quei quattro energumeni.
< Non ti serviranno a niente i tuoi stupidi trucchetti, le guardie sono dotate di particolari dispositivi in grado di annullare gli effetti della Forza. Perciò ora sta ferma! > le disse la regina mentre veniva depositata su una superficie piatta di metallo da cui partivano alle estremità delle cinghie di cuoio per tenere stretti polsi e caviglie. Accanto a quello c'era una piccola torretta computerizzata con un uno schermo, una tastiera e parecchie ventose collegate a dei cavi.
< Preparatela > disse la regina all'ometto delle chiavi.
Quel losco figuro chiuse ben strette le cinghie di cuoio, e collegò due ventose alle tempie di Reyla, due ai posi e due all'altezza del cuore mentre veniva ancora tenuta ferma per le spalle dalle guardie.
< Madre, che diavolo state facendo? Lasciatemi, questo è un'ordine!! >
Ma le urla di Reyla a nulla servirono.
< Procedete >
L'uomo digitò alcune combinazioni sulla tastiera e stava per premere invio quando il secondo gruppo di guardie arrivò con Ben.
La regina diede il permesso di procedere anche con lui, che venne sistemato in un macchinario esattamente uguale a quello di Reyla.
< Rey, stai bene? > chiese il ragazzo appena vista la moglie
< Si, e tu? >
< Bene... ma che diavolo sta succedendo?? > chiese più alla regina che alla figlia
< Tu non sei il figlio di Shuel vero? Dovevo capirlo subito. Chi sei? >
< Il marito di vostra figlia, e futuro re dell'intero Primo Ordine > rispose Ben
< Oh, non credo proprio. Ora ti conviene rispondere alla mia domanda > intimò la donna
< È così che le avete modificato la memoria la prima volta? Quante volte è successo? > chiese allora Ben
< Madre... è vero? > si aggiunse Reyla che non stava più capendo nulla
< Madre, madre... NON SONO TUA MADRE!!! >
A quella rivelazione entrambi i ragazzi rimasero interdetti e senza parole. Poi si scambiarono un'occhiata e tornarono a volgere il lori sguardo alla donna.
< Come sarebbe a dire...? > chiese Reyla con l'unico fiato che le uscì
Ma prima che la regina potesse dire qualsiasi cosa, nella stanza irruppe il re.
< Sheefra, ti prego, non di nuovo! >
< Fatti da parte Viktor! >
< No! Sono stato complice di questa storia per troppo tempo! >
< QUALE STORIA! DI CHE STATE PARLANDO??? > sbottò la principessa che era arrivata all'esasperazione.
I due sovrani si guardarono e mentre la regina si voltava di spalle, il re trasse un respiro e iniziò il suo racconto

NdA:
Ciao a tutti! 
Allora, spero che il vostro
2021 sia iniziato con il piede giusto!
Siamo giunti ad un nuovo bivio!
Dato che penso abbiate capito 
(o almeno intuito) quello che sta
per succedere vi chiedo:
A chi verrà fatto il lavaggio del cervello? 
Opzione A: A Rey, cancellando tutto quello che aveva appena scoperto
Opzione B: A Ben, ma non si sa quello che potrebbe succedere
Io vi ricordo, come ogni volta, che potete
votare facendomi sapere la vostra
preferenza tramite una recensione
così magari mi dite anche cosa ne pensate,
oppure tramite messaggio privato
se vi piace il voto segreto ;)
Alla prossima!! 

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Capitolo 32
*** 30 ***


NdA: Ciao a tutti! Siete proprio cattivi certe volte lo sapete? ;) Avete scelto l'opzione B, quindi vediamo come va avanti la storia. Buona Lettura!

I suoi pensieri vagarono lontano, al di fuori da quelle mura, tornando ad un tempo ormai lontano e poi parlò < Venticinque anni fa, poco dopo esserci sposati, Sheefra rimase incinta. All'inizio eravamo entusiasti e pieni di gioia, e naturalmente la notizia venne diffusa. Un giorno si presentò a palazzo una donna, diceva che poteva predire il futuro, e si offrì di prevedere il futuro del nascituro. Noi eravamo un po' restii alla cosa, ma mio padre insistette, lui crede molto in queste cose.
Così la donna esaminò il ventre prominente di mia moglie poggiandovi solamente le mani sopra, e dopo pochissimi secondi i suoi occhi si spalancarono... non dimenticherò mai quelle parole.
Tempi bui e duri stanno per arrivare; guerra e distruzione annienteranno la pace. Nemmeno è venuta al mondo, ma sprigiona già un grande potere, un potere oscuro. Lei sarà la causa della fine della nostra galassia...” Ovviamente le sue parole ci spaventarono e cacciammo quella ciarlatana convincendoci che erano solamente parole inventate. Ma mancavano poche settimane al parto, e l'aria si fece sempre più carica di tensione.
Quando finalmente la piccola venne al mondo sembrava una bambina come tutte le altre... tranne che per un dettaglio: aveva gli occhi rossi, come iniettati di sangue.
Portammo la bimba al cospetto di mio padre e dell'intero corpo dei cavalieri di Ren, che a turno la esaminarono. Confermarono che in ella c'era troppa oscurità per un esserino così piccolo, e che crescendo sarebbe diventata sempre più instabile e incontrollabile, fino a diventare causa della distruzione della galassia. Ci avevano appena confermato ciò che quella donna ci aveva detto.
Non sapevamo che fare: da una parte c'erano tutti coloro che dicevano che la piccola dovesse essere eliminata adesso, quando non costituiva un pericolo, ma dall'altra c'eravamo noi, due genitori che dovevano uccidere la propria figlia.
E mentre noi temporeggiavamo nel prendere una decisione, chiudendoci al mondo intero, al di fuori delle mura del palazzo, in tutta la galassia erano scoppiate guerre civili, in cui i ribelli combattevano per riacquistare la loro libertà. Una notte un gruppo di insorti penetrò nel castello e rapirono la bambina: chiedevano la firma di un trattato di pace in cui noi rinunciavamo al governo sulla galassia e scioglievamo il Primo Ordine.
Disperati, mandammo un plotone di 300 guardie a opprimere la rivolta e salvare nostra figlia, ma dopo tre giorni di violenti scontri in tutto il pianeta, tutto quello che rientrò a palazzo furono 6 guardie e il corpicino senza vita della nostra bambina. >
A quelle parole si udirono dei singhiozzi provenire dal fondo della stanza, dove la regina era ancora di spalle.
< Capite che in quelle condizioni mai avrei potuto firmare un trattato di pace. Ma se si fosse saputo che l'erede al trono era morta, saremmo stati vulnerabili, così mettemmo in giro la voce che la principessina era sopravvissuta, e triplicammo i soldati in tutti gli angoli della galassia sopprimendo ogni singola fiamma di ribellione. E da quel giorno tornò la pace nella galassia. Ma la questione interna rimaneva: eravamo senza erede. Appena finito il periodo del lutto tentammo una nuova gravidanza, ma non arrivò mai. Così mio padre suggerì una soluzione: trovare un bambino che fosse stato potente nella Forza e crescerlo come fosse nostro. Ma per quanto sembrava semplice a dirsi, fu decisamente più complicato a farsi. Fino a che, cinque anni dopo, non venimmo a sapere che in una delle nostre navi ammiraglie, era stata notata una bambina con doti particolari. Era femmina, dell'età giusta e dotata della Forza: era perfetta! Ma quando arrivammo alla nave ammiraglia per prelevare la bambina, si stava consumando un attacco aereo tra l'ammiraglia e un gruppo di insorti. In quel frangente più gusci di salvataggio vennero espulsi dalla nave prima che questa esplodesse a causa dei gravi danni riportati nello scontro, perdendo così il Generale Shuel e suo figlio.
Credevamo davvero di aver perso anche quella bambina, la nostra ultima occasione. Ma ci dissero che tra le vittime non erano stati ritrovati bambini e dei gusci evacuati. Così ordinammo una lunga e minuziosa ricerca di tutti quelli che erano riusciti a salvarsi, incrociando quei dati con le possibili direzioni prese dai gusci. Ci vollero anni prima di scoprire che su un piccolo pianeta nelle vicinanze dello scontro, era atterrato un guscio con una bambina. Fu allora che mandammo qualcuno a prenderti... > disse il re rivolgendo lo sguardo a Reyla.
< Quando arrivasti qui era priva di sensi, così ne approfittammo subito per modificare la tua memoria con dei ricordi che avevamo fatto creare appositamente. Al tuo risveglio, eri nella tua stanza, vestita di tutto punto. L'esperimento aveva funzionato alla perfezione, nonostante fossi già grandicella. Ovviamente avevamo preso informazioni sulla tua vita al villaggio, per tenere lontano da te ogni riferimento. Durante questi dieci anni solo un paio di volte abbiamo dovuto portarti qui perché i tuoi ricordi stavano riaffiorando... fino a quando questo giovane non è arrivato a palazzo. > e questa volta guardò verso Ben < Purtroppo abbiamo realizzato troppo tardi chi fossi, voi eravate già partiti, e a quel punto avevamo previsto che la verità sarebbe venuta a galla prima o poi... ma mai avremmo immaginato che saresti tornata nel tuo villaggio e che avresti scoperto tutto in un solo giorno >
I due ragazzi avevano ascoltato in silenzio tutto il racconto, erano increduli.
Ben aveva unito tutto il racconto con le ricerche che aveva fatto e adesso aveva un quadro abbastanza chiaro della situazione, cosa che non si poteva dire di Rey.
La povera ragazza sembrava essere stata catapultata in un incubo: non solo non era chi aveva creduto di essere, non solo la sua vita era stata un'intera menzogna, ma aveva scoperto le sue vere origini legata ad una macchina cancella memoria, come fosse stata la cavia di un esperimento... e in un certo modo era effettivamente così. Il suo cervello stava per esplodere! Poi però una domanda sorse spontanea nella sua mente
< Non capisco... e tutta la questione delle reliquie allora?? >
Re Viktor non sapeva cosa rispondere perchè in tutta quella faccenda non aveva mai voluto entrare, ma ci pensò la regina a rispondere, tornando a guardare i due prigionieri
< Inizialmente ci dissero che c'era una possibilità per non dover uccidere la mia bambina: per contenere il suo potere distruttivo, avremmo dovuto trovare un guerriero abbastanza potente da incanalare e usare il potere delle antiche reliquie della Forza... ma nessuno sapeva dove fossero, quanto potere contenessero e chi sarebbe stato abbastanza forte da poterle usare, così accantonammo l'idea. Ma poi quando capimmo di quanto potere eri dotata, mio suocero decise che ti avrebbe fatta addestrare per diventare tu quel guerriero così potente e una volta aperte le reliquie, il loro potere ti avrebbe trasformata nell'arma perfetta per conquistare tutta la galassia e imporre la supremazia della nostra famiglia per sempre! >
< E a cosa serviva l'erede allora? > chiese a questo punto Ben
< Per avere qualcuno con il suo stesso DNA, da sostituire a lei quando il potere l'avrebbe consumata. >
Rey era disgustata e inorridita, tanto da sentire dei conati di vomito salirle fino alla gola, ma si contenne. Ben e la regina si erano messi a litigare pesantemente sull'erede, sul passato di sua moglie, del loro comportamento... ma ad un tratto le voci si fecero sempre più ovattate fino a sparire, le persone attorno a Reyla sembravano muoversi a rallentatore, come se il tempo scorresse più lentamente. La sua mente era interamente focalizzata su una presenza che sentiva dentro di se. Come un calore provenire dal suo ventre, e poi una voce... o meglio un eco lontano nella sua mente, una sola parola: mamma. E allora capì all'istante che era incinta, una nuova vita stava crescendo dentro di lei. Il frutto dell'amore appena sbocciato fra lei e il suo Ben. Ma quella minuscola creatura era in pericolo ancora prima di venire al mondo.
Ricordandosi del legame profondo che aveva con suo marito, tentò di mandargli la notizia con il pensiero. Purtroppo non riuscì nel suo intento perché la sua attenzione venne catturata dalle urla che erano tornate ad assordare le sue orecchie.
< TACI MALEDETTO! > riecheggiò la voce della regina, riportando il silenzio. < Ne ho abbastanza di te ragazzo. Non sei stato altro che una spina nel fianco, ma d'ora in poi le cose cambieranno... >
< Sheefra che vuoi fare? > chiese preoccupato il re
< Cambio di piano mio caro! > e detto questo scansò con una gomitata l'ometto alla centralina, e inserì lei manualmente dei codici e premette il tasto invio.
< NOOOOOO! > gridò Rey, ma a nulla servì
Delle scariche elettriche passarono attraverso i cavi elettrici, fino alle ventose attaccate al corpo di Ben, che venne scosso violentemente per diversi secondi.
Poi, quando le scariche terminarono, la regina ordinò all'ometto di togliere cavi e lacci al ragazzo.
Quando Ben riaprì gli occhi, si alzò dalla lastra metallica e andò ad inchinarsi ai piedi della sovrana.
< Ai tuoi ordini mia regina > disse senza espressione
Reyla era terrorizzata: avevano appena fatto il lavaggio del cervello a suo marito!
< Ben > tentò di chiamarlo < Ben guardami! > chiamò ancora < Ben ti prego!! > urlò più forte. Ma lui non si girò mai, e le sue grida furono sopraffatte dalla risata perfida della regina.
< È inutile... non ti risponderà. Non ti riconosce nemmeno. >
< Cosa gli hai fatto? >
< Ho riprogrammato la sua mente affinché riconosca solamente me... in questo modo obbedirà soltanto ai miei ordini. > disse facendolo alzare da terra. < E ora, mio guerriero, ti ordino di seguirmi, dobbiamo parlare in privato del tuo importante incarico. Guardie, fate in modo che nessuno dei due esca da qui. Penserò dopo cosa farne. > ordinò indicando Rey e il re.
Poi si avviò fuori dalla cella con Ben al seguito.
La regina condusse Ben nelle sue stanze, e testò il suo esperimento: dapprima gli chiese di eseguire ordini molto semplici, poi decise di mettere alla prova la sua memoria chiedendogli se conoscesse Rey o se sapesse il nome di sua madre. Quando la risposta ad entrambe le domande fu “per me esistete solo voi mia regina”, Sheefra capì che era pronto per il test finale. Ordinò infatti a Ben di fare l'amore con lei, e lui la soddisfò senza farsi problemi.

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Capitolo 33
*** 31 ***


Nelle segrete intanto Rey e Viktor erano stati messi in due celle separate. 
< Mi dispiace bambina > disse l'uomo dall'altra parte della grata che divideva le due celle. < Ho lasciato che il dolore e la sete di vendetta di mia moglie le accecassero la ragione >
< Non potevate sapere che sarebbe arrivata a tanto... > disse lei cercando un modo per tirarlo su di morale. 
< Sai, tutto quello che volevo era una figlia da amare e crescere, a cui lasciare il mio posto. Ma Sheefra ha seppellito il suo cuore insieme a nostra figlia. E quando sei arrivata qui ti ha sempre visto come un burattino, mai come una ragazza che aveva bisogno di una famiglia. >
< Non più chi sono... la mia vita è stata sconvolta talmente tante volte che non mi riconosco più, non so cosa è vero e cosa è una menzogna... > disse la ragazza con le lacrime agli occhi. 
< Credi al tuo cuore > disse il re indicando il suo cuore < questo non sbaglia mai > 
Erano le stesse identiche parole che le aveva detto Ben settimane prima. 
Ben... il suo Ben, suo marito, era stato trasformato in un droide vivente, anzi peggio... e chissà che cosa quella pazza gli aveva ordinato di fare. Altre lacrime fecero capolino nei suoi occhi, pronte a scendere per liberarla dal suo dolore. Ma poi si passò una mano sul ventre e si ricordò della vita che le cresceva dentro, e una nuova forza la invase. E arrivò anche la consapevolezza di ciò che doveva fare: uscire da li, e salvare suo marito prima che fosse troppo tardi. Non sarebbe servito a nulla piangersi addosso e rinunciare a combattere, aspettando inermi la propria fine.
< Per quello che vale, voi siete stato il solo padre di cui ho memoria, vero o falso che sia. E ed è per questo che con gioia vi informo che presto diventerete nonno. > disse verso il re
< Davvero? E bravo ragazzo che ha fatto il suo dovere! > disse tutto contento il sovrano che apprezzava veramente Ben, sorridendo alla ragazza.
Re Viktor non era mai stato a favore della questione di usare la ragazza come contenitore per il potere delle reliquie, dato che vi si era affezionato realmente e teneva a lei come fosse veramente figlia sua. Ma la moglie e il padre erano sempre riusciti a metterlo da parte e perpetrare con quel pieno. E lui per paura non aveva fatto nulla per impedire che tutto ciò non accadesse: il suo unico desiderio era conquistare la galassia con l'esercito del Primo Ordine, da lasciare a quella ragazzina che era diventata sua figlia, così che lei potesse governare dopo di lui. Non c'era rimorso, o vendetta nei suoi piani per l'avvenire. 
Ma ormai era troppo tardi, e ora che i programmi erano cambiati, come gli aveva detto sua moglie, non sapeva più cosa aspettarsi. Sapeva solo che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per proteggere la figlia adottiva e il nipotino in arrivo, da quell'inferno. 
Il giorno successivo si schiarirono le idee e decisero che dovevano trovare un modo per fuggire da li. Ebbero quasi 7 giorni per confrontarsi ed elaborare un piano di fuga. L'unica cosa che li aveva insospettiti era che in tutto quel tempo la regina non fosse tornata a concludere il suo piano... ma da una parte era stato meglio, dato che a parte l'ometto con le chiavi che se ne stava rinchiuso nel suo buco buio, l'unica altra persona li dentro era la guardia che gli portava da mangiare. 
La sera del settimo giorno, quando la solita guardia era scesa per portare loro la scarsa razione di cibo, Rey finse uno svenimento. 
< Che le prende? > chiese la guardia allarmata
< Sta male non lo vedi? > 
L'uomo rimase a fissare la ragazza per qualche istante
< Vuoi fare qualcosa si o no?! > lo incalzò il re dalla sua cella.
< E cosa dovrei fare? >
< Entra e sollevale le gambe, così arriverà più sangue e ossigeno al cervello >
< Non so se posso farlo... >
< Se la regina scende e la trova morta, ci finisci tu al lavaggio del cervello, se non peggio, idiota! >
Quelle parole lo spaventarono e convinsero, così la guardia prese dalla cintura una chiave e aprì la porta della cella. Fece per chinarsi su Rey per controllare che respirasse, e questa in tutta risposta gi tirò un pesante cazzotto sul naso, e con un mattone frantumò il dispositivo anti-Forza. Una volta libera di usare i suoi poteri lo convinse a farli evadere e ad assicurarsi che fuggissero senza essere visti. La guardia liberò anche il re e insieme risalirono le segrete. Viktor le aveva detto che c'era infatti la sua navicella personale parcheggiata in un hangar segreto del giardino. 
Ebbero strada libera fino al cortile, ma proprio mentre il re stava azionando il passaggio che portava all'hangar, Rey notò Sheefra e Ben poco lontani. 
All'inizio le sembrò di aver visto male dato che i due erano molto vicini, ma dopo una seconda occhiata, vide chiaramente i due baciarsi appassionatamente. In quel momento il cuore di Rey si spezzò... era incapace di distogliere lo sguardo da quello spettacolo che la stava ferendo a morte, ed era rimasta impalata li, rischiando pure di farsi beccare. 
Viktor che aveva iniziato a scendere, quando si era accorto di essere solo, era risalito, giusto in tempo per assistere alla scena, e tirare giù Rey per le scale e richiudere il passaggio prima che qualcuno si accorgesse di loro lasciando la guardia a protezione dell'entrata.
< Rey, ricorda che Ben non è in se. Non è cosciente di quello che sta facendo, e quando annullerai l'effetto non ricorderà nemmeno di averlo fatto. > le disse il re appena furono al sicuro.
Rey sapeva che aveva ragione, ma faceva male lo stesso. Decise comunque di scacciare quell'immagine dalla testa e di concentrarsi sulla missione. Salì a bordo e prese il posto di vice pilota.
< Allora, dove andiamo? > chiese Viktor
< Ho un'idea > rispose lei, inserì le coordinate e partirono. 
Fu un decollo miracoloso, perché il tempo che Sheefra si era accorta di loro e aveva dato l'ordine di sparare, la navetta era già saltata a velocità luce.
Durante il viaggio verso la loro destinazione, Rey raccontò a re Viktor tutto quello che avevano scoperto in viaggio di Nozze, di come il rapporto fra lei e Ben era cresciuto, e di tutto quello che lui le aveva raccontato sulla loro vita insieme al villaggio.
Quando dopo quasi otto ore uscirono dall'iperspazio, il sovrano riconobbe subito il posto in cui erano arrivati: Aldeeran
Rey atterrò a casa Solo, come aveva fatto Ben, e i due si presentarono dietro la porta.
Bussarono, e dopo pochi secondi apparve Leia. La donna rimase interdetta alla vista delle due persone davanti a lei. 
< Leia, devi aiutarci >
< Rey, re Viktor, che succede? Dov'è Ben? > chiese la donna allarmata
< È successa una cosa terribile... > iniziò la ragazza
< Non sarà mica.... > chiese subito la madre preoccupata
< No. Ma è in pericolo >
< Leia chi è? > si sentì una voce maschile provenire da dentro casa
< Han è Rey! Presto entrate >
E fece accomodare dentro i due ospiti mentre il marito la stava raggiungendo.
< Rey, chi è questo? > chiese Han
< Han, questo è Re Viktor, sovrano di Mustafar... colui che mi ha fatto da padre in questi anni >
< Piacere di conoscerla signor Solo > disse il re ad un sospettoso Han
< Volete spiegarmi cortesemente che sta succedendo? > si intromise Leia
I quattro andarono a sedersi e Rey e Viktor raccontarono per filo e per segno quello che era successo nella settimana precedente, compreso il lungo racconto del re. 
Alla fine della discussione Han e Leia erano sconvolti, seduti uno accanto all'altra, stretti stretti, in pena per loro figlio. 
< Comprendo che questa sia una situazione molto difficile, ma c'è una cosa che potrebbe portarvi un sorriso > disse il sovrano, scambiandosi uno sguardo d'intesa con la figlia < Avanti Rey, diglielo >
< Dirci cosa? > chiese Leia
< Beh... dopo la visita qui, Ben e io siamo tornati su Naboo per il resto della vacanza, e in quella circostanza... sono rimasta incinta... >
< Dici davvero cara? Aspetti veramente un figlio da Ben? >
< Si, è così >
< Ma questa è una notizia meravigliosa!! > esultò la donna andando ad abbracciare la nuora
< Un motivo in più per riportare Ben a casa e chiudere questa faccenda > esordì Han, dopo essersi congratulato anche lui < Diteci quello che dobbiamo fare e noi lo faremo > 
< Leia, dobbiamo mettere al corrente tuo fratello della faccenda e chiedergli di riportare la notizia al consiglio dei Jedi, loro sapranno sicuramente cosa fare. >
< Giusto >
< Han, ho bisogno che tu contatti il padre di Poe, l'intero esercito se necessario e prepariate un piano per attaccare Mustafar e fronteggiare il Primo Ordine con ogni mezzo di cui riuscirete a disporre. >
< Va bene, lo chiamo subito. >
< Cosa posso fare io? > chiese il re
< Voi richiamate i vostri fedelissimi, cercate di radunare dalla vostra parte più alleati che potete, in modo da tentare di ridurre le fila del Primo Ordine. È fondamentale che chiunque decida di schierarsi dalla nostra parte, ci raggiunga il prima possibile. C'è un posto dove possiamo ospitare queste persone senza che la popolazione le uccida prima? >
< C'è un vecchio rifugio dei tempi della guerra civile non lontano da qui, ti do subito le coordinate > disse Han
< Ottimo piano cara > disse il Re, poggiandole una mano sulla spalla
< Grazie padre > rispose lei sorridendogli
< E tu cosa farai? > le chiese Leia 
< Io vorrei venire con te da Luke, sento di dover parlare con lui >
< Molto bene allora, partiamo subito. >
Così mentre le due donne si misero in cammino verso la capanna di Luke, Han era uscito di corsa per andare a prelevare Poe, e insieme andare dal padre per metterli al corrente della situazione.
Re Viktor intanto era tornato alla sua nave e tramite il suo codice privato aveva contattato tutti quelli che sapeva essergli fedeli, dicendo che la regina aveva tradito la corona e il Primo Ordine e che stava complottando contro di loro, e si raccomandò di diffondere il messaggio a chiunque il prima possibile. Poi diede loro le coordinate fornite da Han.
Rey e Leia intanto erano arrivate a destinazione. Alzarono una mano per bussare ma non ce ne fu bisogno, perché Luke aprì la porta immediatamente.
< Vi ho sentite arrivare, e so che non portate buone notizie >
< Purtroppo è così fratello >
< Entrate e ditemi tutto >
Rey raccontò per sommi capi tutto quello che era successo, soffermandosi sulla questione di come avevano intenzione di usare le reliquie tramite lei prima e suo figlio dopo.
< Se quello che dici è vero potrebbero voler usare Ben come canalizzatore per le reliquie. > disse Luke
< Ma ne manca ancora una > precisò Rey
< Questo ci da il tempo di organizzarci e attaccare prima che possano mettere in pratica il loro piano > convenne ottimista Leia
< Il problema è che io avevo già fatto delle ricerche su dove potesse trovarsi l'ultima... e se useranno quello, credo che il tempo a nostra disposizione si ridurrà notevolmente >
< Cosa possiamo fare Luke? > 
< Dobbiamo avvertire subito il consiglio dei Jedi e chiedere loro di intervenire quando le reliquie verranno aperte. Rey è necessario che tu venga con me all'udienza. Con la tua testimonianza e le informazioni in tuo possesso sarà più facile convincerli ad unirsi alla nostra causa. >
< Molto bene allora. Leia, tu potresti dare una mano ad Han ad organizzare l'attacco? Ben mi ha detto che la guerra civile di Aldeeran è stata vinta grazie alle tue innate doti di stratega >
< Mio figlio è troppo buono e troppo di parte... ma farò del mio meglio cara >
< Lo riporteremo a casa Leia, sano e salvo, te lo prometto! Lui non si è mai arreso con me, e io non mi arrenderò con lui. > disse la ragazza alla suocera, abbracciandola.
Deciso il dafarsi Leia tornò verso casa, mentre Rey era rimasta con Luke.

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Capitolo 34
*** 32 ***


Partirono quel giorno stesso per Cruscant, a chiedere udienza al consiglio dei Jedi.
Avrebbero usato mezzi pubblici secondari per non essere riconosciuti e viaggiare in incognito. Rey era una ricercata e Luke conosceva troppe persone, e ora come ora non potevano fidarsi di nessuno. Il viaggiò durò quasi due giorni e a quelle poche persone con cui avevano dovuto parlare, dissero di essere un padre e sua figlia che stavano andando i visita ad alcuni parenti, una storia banale, perfetta come copertura. E poi i riguardi che Luke aveva nei confronti della ex allieva incinta, anche se potevano sembrare un pochetto burberi alle volte, giustificavano a pieno la loro versione.
Quando finalmente arrivarono sul pianeta-città Rey rimase a bocca aperta: non aveva mai visto tante case, edifici e persone tutte insieme.
Strade affollate di persone a piedi che andavano tutta di fretta, cieli intasati di navette e affari voltanti sempre in colonna, ed edifici che sembravano arrivare nello spazio per quanto erano alti.
Il consiglio dei Jedi si trovava in uno di questi grattacieli.
Dovettero presentarsi all'entrata ad uno dei funzionari, che appena abbassato il cappuccio del mantello, riconobbe subito Luke.
< Oh, Skywalker, è un piacere rivederla, come posso aiutarla? >
< Devo vedere il consiglio, urgentemente. > disse con tono calmo
< Aspettate qui perfavore > disse l'uomo e sparì dietro una pesante porta di metallo automatica.
Luke e Rey si accomodarono sulle poltrone rosse in attesa, e dopo un paio di minuti il funzionario fece ritorno con uno dei maestri, alto consigliere: il maestro Windu, un uomo alto, calvo con la pelle scura e gli occhi neri. Aveva un'espressione molto autoritaria, ma quando riconobbe il suo allievo si alleggerì un poco.
< Giovane Skywalker, è un piacere rivederti, anche se la tua visita non mi sorprende più di tanto... sapevo che saresti tornato presto, ma non mi aspettavo in compagnia. Chi è la giovane che ti ha accompagnato? >
< Maestro Windu, il piacere di rivedervi è mio. Immagino che abbiate svolto le ricerche su quanto vi ho riportato. >
< Esatto, e Maestro Yoda ci ha detto per sommi capi la situazione che ha trovato lui stesso, così da allora siamo sempre vigili. In effetti ci chiedevamo quando saresti venuto ad aggiornarci degli sviluppi >
< Bene, la ragazza qui presente chiarirà ogni vostro dubbio. >
< Convocherò una riunione del consiglio immediatamente. Se volere seguirmi > disse il maestro facendo cenno ai due.
Rey aveva notato alcuni sguardi fra i due uomini che le diedero l'impressione come se avessero una certa intesa, che sapessero già di quello di cui si sarebbe discusso. Ma non sapendo quando perché e cosa Luke avesse riportato in questa sua visita precedente, decise di non chiedere. La cosa fondamentale era convincere il consiglio ad aiutarli nella guerra contro Palpatine e le reliquie
Il trio si mosse nei corridoi fino ad una stanza in cui alcune poltrone erano state disposte in circolo, ed una specie di pedana stava al centro.
Ad uno ad uno, gli altri maestri Jedi membri del consiglio arrivarono, mentre alcuni proiettarono il loro ologramma.
Luke riconobbe Windu, Yoda, il vecchio maestro Kenobi che era stato in accademia con suo padre, ma altri erano volti nuovi, che avevano sostituito chi non c'era più.
Dopo circa mezz'ora finalmente diedero il via alla riunione, aperta da Yoda che spiegò brevemente la situazione e lasciò la parola agli ospiti.
< Miei stimati maestri, io e la mia accompagnatrice siamo qui per portare alla vostra attenzione una grave minaccia e chiedere il vostro aiuto. >
< Di che si tratta Skywalker? > chiese Kenobi
< Non credo di essere la persona adatta per spiegarvelo... lascerò che sia lei a farlo. >
E così dicendo si fece da parte e invitò Rey a portarsi al centro della sala. La ragazza un po' a disagio si schiarì la voce non sapendo bene da dove cominciare.
< Non temere, sei al sicuro qui. Puoi parlare liberamente, inizia dal principio. > la esortò Windu
< Maestri Jedi, mi chiamo Rey e sono una ragazza di umili origini, nata con qualcosa di diverso dagli altri... qualcosa che mi accomuna a voi in effetti. > e vide che tutti i maestri annuirono, come se potessero percepire la Forza che scorreva potente in lei. < Questo mio dono però mi ha portato ad essere vittima di un inganno: i miei genitori erano schiavi su una nave del Primo Ordine, nave che un giorno è stata attaccata e in cui hanno perso la vita. Ma prima dell'esplosione sono riusciti a mettermi in un guscio di salvataggio.
Sono atterrata su Aldeeran, dove gli abitanti del villaggio guidato da Leia Skywalker mi hanno accolto. Li ho vissuto fino all'età di quattordici anni, quando sono stata rapita dalla mia casa, e portata su Mustafar. Qui mi sono stati impiantati falsi ricordi di una presunta mia vita nel palazzo reale, facendomi credere di essere la figlia dei sovrani, e per 10 anni ho vissuto come principessa, addestrata nel lato oscuro della Forza, con un'unica missione: trovare ed aprire le antiche reliquie.
Mi dissero che ero la prescelta indicata dalla profezia, che era il mio destino, e che con il loro potere avrei portato la pace nella galassia. Ma un giorno, il figlio di Leia, nipote di Luke, è arrivato a palazzo sotto mentite spoglie per riportarmi a casa, e da quel momento la mia memoria si è sbloccata, riproponendomi i ricordi della mia vita passata... >
< Dove sta l'inganno allora? > chiese uno dei maestri interrompendo il suo racconto
< Oltre quello di aver manipolato la mia vita e la mia mente? Lasciate che chiarisca: quella che credevo fosse mia madre, è sempre stata in combutta con suo suocero, l'imperatore Palpatine, volevano usarmi come arma consapevoli che il potere delle reliquie mi avrebbe consumata, ed è per questo che mi hanno costretta a sposarmi e concepire un figlio! Per poter passare a lui questo fardello alla mia morte, che ho intuito potrebbe avvenire molto prima del dovuto... L'avevano spacciato per un dovere verso la dinastia reale, quando il loro unico scopo era avere delle bestie da macello per i loro subdoli scopi. Io nemmeno volevo averne di figli! Non in questo momento almeno, ma mi è stato imposto ugualemente con un fine totalmente diverso! >
< Con chi ti hanno fatta sposare? > chiese Kenobi
< È usanza che la principessa sposi colui che batterà in duello suo padre. Essendo che il re era impossibilitato a combattere, io stessa ho lottato contro il mio avversario, che si era rivelato per l'appunto Ben Solo. Ho perso lo scontro e ci siamo sposati. In viaggio di Nozze sono rimasta incinta, ma ho realizzato di esserlo solo pochi giorni fa. >
< Dove si trova adesso tuo marito? > chiese un membro del consiglio
< La regina Sheefra gli ha fatto il lavaggio del cervello, obbligandolo ad obbedire a lei soltanto e crediamo che voglia usare lui per aprire le reliquie al posto mio... non so se per ripicca o perché ha capito che aspetto un figlio e quindi vuole attendere che il bambino nasca >
< Sapete già dove sono le reliquie? > chiese un'ologramma
< Le prime 12 sono al castello su Mustafar, l'ultima è ancora la fuori, ma credo di sapere dove recuperarla. Quello che non sappiamo è se anche loro ne sono al corrente e se si siano già mossi in quella direzione. >
< Perché state chiedendo il nostro aiuto? > chiese infine Windu
E qui intervenne nuovamente Luke
< Maestri, se le reliquie venissero veramente aperte, stando ai testi sacri, scatenerebbero un potere talmente immenso che nelle mani sbagliate porterebbe alla distruzione dell'intera galassia. Quello che chiediamo è il vostro aiuto nell'impedire che questi oggetti vengano aperti e il loro potere sprigionato... Su Aldeeran stanno già radunando tutte le forze possibili per sferrare un attacco in caso scoppi uno scontro, ma le armi potranno poco contro il potere delle reliquie, ed è per questo che faccio appello alla vostra saggezza: aiutateci a salvare la galassia e riportare finalmente la pace. >
Il consiglio era rimasto colpito dall'imminente minaccia che sembrava più concreta che mai. Chiesero ai due ospiti di attendere fuori finché loro non avessero raggiunto un verdetto.
Ci volle più di quanto Rey si era aspettata, per lei era scontato qual'era la decisione da prendere e pensava che lo fosse anche per gli altri, ma evidentemente si sbagliava.
Quando però finalmente vennero richiamati dentro il verdetto era a loro favore: la minaccia era troppo grande per essere ignorata.
Venne stabilito che Rey, Luke Windu e altri due Jedi partissero alla ricerca dell'ultima reliquia sperando di arrivare per primi, mentre gli altri avrebbero preso contatti con Aldeeran e coordinato le operazioni.
A Rey e Luke vennero date delle camere due piani più sotto, dove c'erano gli alloggi dei maestri. La spedizione infatti sarebbe partita presto il mattino successivo.
A metà pomeriggio venne un'infermiera a bussare alla porta di Rey.
< Perdonate se la disturbo signorina, ma mi è stato chiesto di scortarvi nell'ala medica >
< Ah si? E da chi? >
< Dal maestro Kenobi. In effetti è li che vi attende... >
Così Rey incuriosita si avviò insieme alla donna verso l'ala medica situata quattro piani più su della sua stanza. Quando le porte dell'ascensore si aprirono, Rey e l'infermiera percorsero quasi tutto il corridoio davanti a loro, fino a che non videro un uomo anziano dai capelli corti e bianchi, avvolto in un lungo mantello marrone, seduto su una panca bianca. Quando la vide arrivare si alzò, mentre l'infermiera li oltrepassò per entrare nella porta accanto.
< Mia cara, come ti senti? >
< Paradossalmente non è una domanda semplice a cui rispondere... >
< Ed ecco perché ho chiesto che ti portassero qui, per assicurarci che tu e il tuo bambino stiate bene >
< Come mai vi interessa? >
< Sai, io ho fatto l'accademia con Anakin, il padre di Luke e Leia, eravamo come fratelli. Ero presente al suo matrimonio con la dolce Padmé, alla nascita dei gemelli... al suo funerale. Ma non ero presente quando aveva più bisogno di me, così sulla sua tomba ho giurato che avrei vegliato sulla sua discendenza finché avrò vita. Quando Luke ci disse che sua sorella era incinta di Ben e che lui sarebbe rimasto con lei per addestrarlo ero così felice, e nonostante fossi tranquillo, di tanto in tanto tenevo d'occhio il ragazzo con delle visite sporadiche. Ma ancora una volta non c'ero quando quel ragazzo aveva bisogno d'aiuto, ma tu sei sua moglie e porti in grembo il suo bambino, sei parte della famiglia ed è mio dovere proteggerti e assicurarmi che nulla accada a nessuno di voi > raccontò il maestro Jedi.
A quelle parole gli occhi della ragazza si inumidirono di lacrime, non solo per la gentilezza e la devozione di quell'uomo per il suo migliore amico e la sua famiglia, ma perché l'ultima immagine di che aveva di suo marito le tornò prepotente in mente, e nonostante sapesse che era una finzione, faceva ancora male. E il pensiero di tutto quello che stava per accadere, quello che poteva succedere, prepararsi al peggio... era troppo da reggere.
L'anziano l'abbracciò per consolarla e lei per qualche istante si lasciò andare, aveva decisamente bisogno di sfogarsi. Quando i singhiozzi del pianto si furono calmati
Obi-Wan sciolse l'abbraccio.
In quel momento tornò l'infermiera annunciando che tutto era pronto.
Portò la ragazza nella saletta difronte, dove la fece cambiare con una tunica bianca fino al ginocchio. Poi la portò nell'altra stanza, e fece stendere su un lettino, chiuse la cupola di vetro attorno a lei e sul vetro apparvero numeri, grafici e altre cose che non capiva.
Sentì la voce dell'infermiera dirle di rilassarsi, e poi si addormentò con lieve profumo di vaniglia.

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Capitolo 35
*** 33 ***


Al suo risveglio era sul letto nella sua camera, con ancora indosso la tunica bianca.
Sul comodino accanto a lei c'era un olopad.
Rey si strofinò gli occhi e prese il pad, lo accese e una pagina era già aperta.
La lesse velocemente scoprendo che era la sua situazione clinica: fortunatamente non c'erano problemi ne alla sua salute ne a quella del bambino, che scoprì avere 6 settimane.
Non era riuscita nemmeno a dirlo a Ben. Il suo Ben era stato soggiogato prima che potesse dargli la bella notizia. Chissà se questo gli avrebbe dato la forza di ribellarsi ed evitare di finire come un automa. Probabilmente si... Ben aveva sempre desiderato una famiglia, dei figli... e se avesse saputo che ne stavano aspettando uno, non avrebbe mai permesso che qualcuno le facesse del male e avrebbe attinto a tutta la sua Forza per liberarsi. E invece non era successo niente di tutto questo, perché lei aveva temporeggiato troppo. Quindi era colpa sua se si trovavano in quella situazione.
< Colpa tua non è > disse una voce roca da un angolo della stanza all'improvviso, tanto che alla povera Rey stava per venire un infarto dallo spavento.
< Maestro Yoda, non vi avevo visto... > disse lei cercando di regolarizzare il battito e il respiro
< Angosciarti così non devi. Non fa bene a te ne al bambino. >
< Ma come faccio? La situazione è grave, pericolosa e le possibilità di vittoria non sono così scontate... >
< Avere fede nel tuo cuore devi. E confidare nella Forza e nel vostro legame. Una diade cosa estremamente rara è, ma l'unico modo per salvare Ben potrebbe essere. Solo voi come funziona sapete. >
< Dite che funziona anche nelle condizioni in cui è Ben? Lei diceva che avrebbe riconosciuto solo la sua voce, e infatti quando ho provato a chiamarlo non si è nemmeno voltato... >
< Non è con le orecchie che sentirti ti deve... ma con il cuore. Ora mangiare devi, e anche riposo è fondamentale per entrambi. >
E così dicendo indicò il tavolo poco lontano, su cui era poggiato un vassoio coperto. Poi scese dalla poltroncina su cui era seduto, e aiutato dal suo bastone uscì dalla stanza senza dire più una parola.
Rey si portò una mano al ventre, adesso non era più da sola e doveva pensare anche a chiunque stesse crescendo dentro di lei. Così anche se con poco appetito, andò verso il tavolo e mangiò le due portate che le erano state riservate.
Finito di mangiare si alzò, spense le luci che aveva acceso, e nel buio della sera si affacciò alle grandi vetrate della sua camera: milioni di vite scorrevano contemporaneamente davanti ai suoi occhi, ognuna ignara delle altre, e di quello che succedeva nel resto della galassia. Se solo avessero saputo che un'enorme minaccia aleggiava su tutti loro, forse sarebbero stati ancora più frenetici, o forse tutto si sarebbe calmato, poiché ognuno avrebbe trascorso ogni momento possibile con i suoi cari... mentre lei era li senza l'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco.
Il solo pensiero che in quel momento potesse essere ancora fra le braccia (per non dire altro) di quella donna spregevole la faceva salire nuovamente il nervoso, oltre che il vomito... che fosse per la gravidanza quello?! Mah, era tutto così nuovo e sconosciuto per lei.
Alla fine era così stanca per tutti quei pensieri che tornò a stendersi a letto, prese il cuscino vuoto, lo abbracciò e chiuse gli occhi immaginando che quello fosse Ben.
La mattina seguente la sveglia suonò presto, e più stanca di quando era andata a dormire Rey si alzò e si preparò. Dopo circa mezz'ora bussarono alla porta, era Luke che era passato a prenderla: avrebbero consumato una rapida colazione insieme agli altri e poi sarebbero partiti.
Le navi degli Jedi erano più tecnologiche di quello che si era aspettata, ma dopotutto loro erano i difensori di ciò che era rimasto della repubblica, ed era più che normale
che venissero ben finanziati.
A bordo, Rey diede le coordinate di quello che secondo le sue ricerche era il luogo in cui era nascosta l'ultima reliquia, la quarta luna di Yavin.
Durante il viaggio vennero escogitati due piani: uno nel caso in cui la reliquia fosse ancora li, e l'altro nell'evenienza che i loro nemici fossero arrivati per primi.
Arrivati sul satellite atterrarono in uno spiazzo, dietro una delle enormi strutture tipiche: grandi palazzi semi piramidali, alcuni più tondeggianti, altri più squadrati, pieni di gradinate e alti fino al cielo azzurro. Tutto intorno si spandeva una gigantesca foresta lussureggiante.
< Allora Rey, dov'è questa reliquia? > chiese Kenobi una volta scesi tutti
La ragazza si guardò intorno e cercò di focalizzarsi sulla solita frequenza che aveva sentito tante volte nelle precedenti missioni: una specie di ronzio colse la sua attenzione da sud-ovest.
< Da quella parte > indicò poi alla fine al gruppo.
Il dito di Rey puntava dritto in mezzo alla foresta, un piccolo sentiero tortuoso si apriva davanti a loro. Il vecchio Obi Wan la guardò
< Sicura che te la senti di affrontare questo percorso? > le chiese apprensivo
< Si maestro, posso farcela... devo farcela, per il bene della galassia e della mia famiglia > rispose lei portandosi una mano al ventre.
I maestri si scambiarono un'occhiata di approvazione e il gruppo partì.
Camminarono per quasi un'ora facendosi strada nella vegetazione che diventava sempre più fitta, e le strane creature che popolavano la fauna locale. Poi, finalmente, dietro un grande ammasso di intrecciati cespugli color prugna, videro una piramide un po' più bassa delle altre.
Aveva solo 4 grandi gradoni, che andavano restringendosi man a mano che si saliva, e alla base del più grande, quello a terra, si apriva un'arco di pietra.
Rey fece per entrare, ma Luke le si parò davanti, con un braccio ad impedirle il passaggio e la spada tesa verso l'entrata.
< Potrebbero esserci delle trappole... lascia andare me avanti. > le disse il suo maestro
< Ti copriamo le spalle Skywalker > disse uno dei due Jedi che si erano uniti alla spedizione
Così i tre avanzarono lentamente, spade alzate, fino alla soglia. Poi si fecero luce con le lame illuminate, per controllare che sul terreno non ci fossero pulsanti o strani
trabocchetti.
Ispezionarono poi ogni singolo centimetro dell'anticamera iniziale, ma a parte qualche iscrizione sulle pareti, pareva non esserci nulla di strano. Così anche il resto del gruppo che era rimasto fuori, al cenno di Luke, entrò.
Rey, appena varcata la soglia ebbe una visione: una guerra violenta e spietata, corpi senza vita si ammassavano sul terreno, sangue che si riversava in ogni parte, colpi di lame e di armi che si scontravano assordavano le sue orecchie, e nel cielo, due guerrieri uno bianco e uno nero, lottavano senza sosta uno contro l'altro.
Furono pochi secondi, ma sufficienti ad allarmare tutti i presenti.
Luke la vide li ferma, appena dietro la porta, a fissare il vuoto con il terrore dipinto in viso
< Rey... > provò a chiamarla poggiando una mano sulla sua spalla.
Dopo un momento la ragazza si riprese e volse lo sguardo al suo mentore
< Maestro, l'ho avuta di nuovo, quella visione... la guerra, lo scontro... >
< Quale visione? > chiese Windu
< Il giorno che seppi che mia sorella aspettava un figlio ebbi una visione: una guerra sanguinosa e un duello fra due potenti guerrieri. Lo interpretai come un segno che mio nipote, potente nella Forza, avrebbe dovuto affrontare un nemico terribile, per questo ho lasciato l'accademia e ho addestrato il ragazzo personalmente. Ma la stessa visione l'ho avuta quando il guscio di Rey è atterrato su Alderaan. All'epoca non seppi che pensare, potevo essermi sbagliato su mio nipote? Era lei che avrei dovuto addestrare? Nell'incertezza addestrai entrambi, per tenerli d'occhio. Ma poi lei è stata rapita, e nulla è più stato come prima. L'unica cosa che mi rimaneva da fare era tenere mio nipote nella luce ed aiutarlo a combattere i suoi demoni interiori per la perdita della donna che amava. >
< Come mai non ci avete detto nulla di queste visioni? > chiese ancora Windu
< Io ho iniziato ad averle dopo che ho raccolto la penultima reliquia, prima non era mai successo, e non sapevo come interpretarla, ma a palazzo non potevo parlarne con nessuno... >
< E dove hai raccolto la penultima reliquia? >
< Su Jakku... è stato quando... > si interruppe la ragazza
< Quando? > chiese Luke
< Quando ho rivisto Ben per la prima volta dopo che mi hanno portata via. Ma certo tutta questa faccenda delle visioni, dei ricordi è iniziata da quel momento. È stato lui a risvegliare i miei ricordi. E ora che ci penso, già allora, quando lo nominai alla regina, lei aveva reagito in maniera strana... >
< Ma che centra tutto questo con la visione? > chiese un Jedi
< Luke, addestrando i due allievi hai mai preso in considerazione che i due guerrieri della visione fossero proprio loro? > chiese Windu
< Cosa? Rey e Ben che combattono uno contro l'altro? >
< Pensaci: se è vero che Ben è sotto l'influenza del lato oscuro e Rey è tornata nella luce... >
< Potrebbe essere una possibilità, anche se all'inizio credo che dovesse essere il contrario > intervenì Rey che iniziava a mettere insieme i pezzi.
< A questo punto non ha molta importanza chi combatte per quale schieramento, quello che importa è che impedire la guerra ad ogni costo! > e i due Jedi di scambiarono un'occhiata d'intesa che Rey non seppe come interpretare... che ci fosse qualcosa che sapevano solo loro?
< Rey, la reliquia? > disse Kenobi riportando tutti alla realtà
La ragazza chiuse gli occhi, si concentrò, ma all'improvviso, il segnale che aveva captato non c'era più. Tutto intorno a lei si era fatto silenzioso. Tranne che per una cosa: avvertiva chiaramente la presenza di qualcuno, qualcuno a lei molto familiare.
< Sono qui... > disse in poco più di un sussurro
< Chi sono qui? > chiese Luke
< Ben... è qui, ma non è solo >
< Ha ragione, avverto presenze poco amichevoli non lontano da qui > rispose Windu < Ma come fai a sapere che c' anche lui? >
< Loro sono una diade maestro Windu, possono avvertire la reciproca presenza a chilometri di distanza >
< Una diade è una cosa molto rara, ma a volte pericolosa > aggiunse Kenobi.
Ma Rey non li stava più ascoltando, il loro legame si era aperto ancora una volta, e poté vedere chiaramente suo marito, con in mano un'oggetto sferico. All'inizio Ben non sembrava essersi accorto della sua presenza, ma poi girò lo sguardo verso di lei all'improvviso, e un perfido ghigno gli si dipinse in viso, tanto che Rey si spaventò. Poi la connessione si chiuse.
< Dobbiamo scendere! > disse al gruppo.
< Cosa? >
< Dobbiamo scendere, non salire. > ripeté risoluta < Ci sono delle sale nascoste sotto questo piano... loro sono li, e hanno la reliquia. Dobbiamo impedirgli di uscire. >
< E come facciamo a scendere? > chiese uno dei due Jedi.
Ma nessuno ebbe il tempo di rispondere perché il rumore di una pietra che veniva fatta scivolare contro il muro attirò la loro attenzione. Alle loro spalle infatti, dal fondo della stanza, uno dei pannelli di pietra che formava il muro si era appena aperto rivelando un passaggio.
Da questo ne uscirono Ben e un gruppo di guardie.
Il giovane, in pantaloni neri, maglietta e giacca di pelle e stivali, stringeva fra le mani un piccolo bauletto di legno, in cui, Rey era sicura, avesse messo la reliquia.

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Capitolo 36
*** 34 ***


Marito e moglie ebbero solo pochi istanti per scambiarsi uno sguardo, e come la ragazza temeva, non lesse nulla in quei bellissimi occhi. Una sensazione di freddo la invase, e quasi non scoppiava di nuovo a piangere, ma non era quello il momento opportuno.
Doveva dimostrarsi forte, per il gruppo, per la missione, per la sua famiglia.
< A quanto pare siete arrivati tardi > disse la voce di Ben
< Rey, è lui? >
< Si, maestro Windu, signori, lui è Ben Solo, mio marito >
< Non mi aspettavo di vederti qui, e con dei nuovi amici, sono sorpreso >
< Giovanotto, metti giù quell'affare e nessuno si farà del male > intervenne Windu
< Spiacente Jedi, ma questo raro artefatto appartiene alla mia regina. >
< Ben, come puoi dire così! Lei ti sta manipolando! Tu sei sposato con me... possibile che non mi riconosci? >
< Ah si, questa sciocca faccenda del matrimonio... un semplice errore di percorso sulla via della grandezza. Ma non temere ragazzina, chiederò alla mia adorata regina di provvedere a questo intoppo, così che quando avrò aperto le reliquie, conquisterò la galassia per lei e la domineremo insieme!! > disse scoppiando in una risata maligna.
Rey non riusciva a credere ai suoi occhi, in cosa lo aveva trasformato quella strega maledetta?
La situazione era peggio di quanto pensasse, e se non agivano immediatamente sarebbe stata la fine per tutti.
< Non te lo permetterò Ben. Quelle reliquie sono pericolose, ti uccideranno! Nessuno è così potente da contenere il loro potere! >
< Ma sentitela... non eri tu quella che fino a ieri si lagnava che lei non era una sposina, lei era la predestinata ad aprire le reliquie... e ora mi vieni a dire che sono pericolose?? Sai, comincio a pensare che non ne sei mai stata all'altezza, tuo nonno si sbagliava, dopo tutto sei solo una sciocca ragazzina con una maschera! >
A quelle parole, alcune lacrime fecero capolino ai suoi occhi, minacciando di scendere lungo le sue guance, ma questo avrebbe significato dimostrarsi debole, e mai avrebbe mostrato la sua debolezza in pubblico, men che meno a quello sbruffone che attualmente si era impossessato di suo marito.
Così le ricacciò indietro, pronta a battersi con lui se fosse stato necessario.
< Sei tu che ti sbagli. Pensi di essere tanto forte per aprire le reliquie e portare morte e distruzione nella galassia... > e con un gesto talmente rapido tese la mano e richiamò a se l'oggetto che Ben teneva fra le mani < … se la rivuoi, dovrai passare sul mio cadavere > disse poi con tono cupo.
< Rey, non puoi farlo, non sei nelle condizioni... > aveva iniziato il maestro Kenobi alle sue spalle, ma la ragazza alzò una mano per zittirlo.
< Maestro non dovete preoccuparvi, sto benissimo, e posso farcela. Infondo l'ho già battuto una volta > disse senza distogliere lo sguardo dal marito
< Anche io ti ho già battuto una volta >
< Bene allora, chiudiamo la questione! > e lanciando l'oggetto al maestro Windu, estrasse la sua spada blu e si mise in posizione di attacco verso Ben.
Questo fece lo stesso estraendo la spada nera con cui la moglie aveva combattuto fino a poco tempo prima. Approfittando della cosa il gruppo di Jedi corse fuori dal tempio per mettere la reliquia in salvo, ma non fecero in tempo a fare due passi fuori che i seguaci di Ben gli erano già alle costole nel tentativo di riappropriarsi di
quell'oggetto.
Ma ai due coniugi tutto questo non importava più. Il loro scontro era diventato una questione di supremazia dell'uno sull'altro, per convincere la controparte e passare dal “lato giusto”.
Ben assuefatto dal lavaggio del cervello avrebbe voluto catturare la ragazza e riportarla al castello come dono per la sua regina, cosicché diventasse la sua cavia da laboratorio.
Rey dal canto suo non desiderava altro che annullare il controllo sulla mente di Ben per riavere indietro suo marito e dirgli finalmente che presto avrebbero avuto un bambino, e sperava che una bella botta in testa avrebbe sortito l'effetto desiderato.
Ma doveva stare molto attenta, non solo a non uccidere accidentalmente Ben, ma anche a non farsi colpire per proteggere quella nuova vita che cresceva dentro di lei.
I due avversari iniziarono a studiarsi muovendosi circolarmente, cercando un punto buono per attaccare, quando Ben si fiondò su di lei rabbioso e in tutta la sua potenza. Non lo aveva mai visto combattere con tanta forza e cattiveria. I suoi colpi erano pesanti e ben mirati, difficili non solo da schivare ma anche da parare.
Solo in quel momento Rey si rese conto che era la spada a corromperlo e inasprire i suoi gesti, proprio come aveva fatto con lei per tanti anni. Motivo per cui, dopo alcuni minuti la ragazza si trovò su un ginocchio, a terra, con il fiatone.
E fu proprio in quel momento che dall'esterno un enorme bagliore attirò l'attenzione di entrambi.
Dopo essersi riparati gli occhi da quell'accecante luce, appena poterono vedere nuovamente, si fiondarono fuori anche loro per capire cosa fosse successo.
Davanti ai loro occhi si parò una scena che li lasciò sgomenti: gli uomini di Ben erano a terra senza vita, i Jedi erano tutti ansimanti con le spade sguainate, e il maestro Kenobi era inginocchiato a terra, con la spada poggiata a terra, al fianco di alcuni cocci color cremisi.
< Maestro, state bene? > chiese la ragazza preoccupata, accorrendo al fianco dell'anziano
< Si, sto bene. >
< Cos'è successo? > chiese poi indicando i cocci, dopo aver aiutato l'uomo a rialzarsi
< FOLLE!! > gridò Ben.
A quell'urlo tutti gli sguardi ricaddero su di lui. Rey ci mise qualche secondo a realizzare quello che era appena successo: guardò il marito che continuava ad inveire, guardò i cocci per terra e la spada che Kenobi teneva ancora accesa in mano.
Il maestro aveva appena distrutto l'ultima reliquia!
< Maestro, perché l'avete fatto? >
< Ho fatto quello che era necessario, per porre fine a questa follia > disse solamente l'anziano
< TU, STUPIDO VECCHIO!! HAI CONDANNATO LA GALASSIA! HAI DISTRUTTO I NOSTRI PIANI!! > continuava a gridare Ben fuori di se dalla rabbia
< Ho salvato la galassia da te! >
< Ma, tutto il potere e la conoscenza in essa contenute, sono andate perse non è così? > chiese Rey perplessa
< Questi oggetti, non sono che contenitori vuoti. Non contengono nulla che chi li trova non possegga già di suo. >
< Non capisco... > Rey era confusa. Come potevano essere solo contenitori vuoti? Che l'anziano maestro fosse impazzito?
Ma poi il suo sguardo corse agli altri Jedi presenti, e tutti fecero un cenno di assenso a quelle parole, il che significava che quello che aveva appena sentito era vero. E fu in quel momento che una domanda sorse spontanea
< Ma allora che senso avrebbe avuto raccoglierle tutte, decifrarle, aprirle... la leggenda? >
< Il mondo crea dei miti per spiegare ciò che non conosce, e l'ignoranza e il tempo non fanno altro che ingigantirli. La storia delle reliquie sacre della Forza va avanti da secoli, diventando la ragione di vita di persone stolte che bramano il potere. Ma nessuno si è mai fermato veramente ad analizzarne una, tentare di aprirla... per via della legenda chiunque abbia cercato le reliquie non ha mai osato aprirne una, senza le altre, e così per centinaia di anni questi contenitori vacanti vennero seppelliti sotto una coltre di mistero che non gli è mai appartenuta. Ma Luke non si è fermato alle apparenze, dopo quello che è venuto a sapere da te sulle reliquie, ha fatto delle ricerche molto approfondite, e ha comunicato a noi del consiglio tutte le sue scoperte, poco prima che tornasse insieme a te... >
< Come hai avuto le informazioni sulle mie reliquie? > chiese allora Rey voltandosi verso il suo ex maestro
< Ben e Leia erano in missione di spionaggio su Mustafar, non solo per tentare di salvare te... hanno fatto il loro lavoro... > rispose Luke.
A quelle parole Rey ripensò a tutte le domande che Ben le aveva fatto sull'argomento quando si stavano conoscendo... il suo non era interesse per lei o il suo futuro, stava solo portando avanti il suo compito di carpirle informazioni, e lei come una principiante c'era cascata, fregata dal fatto che quello era l'unico argomento che le stesse a cuore. Ma poi si disse che magari aveva intuito del potenziale pericolo, e il suo interesse era principalmente per lei e non solo per la sua missione, e che forse non era stato del tutto doppiogiochista, lui la amava, e lei amava lui. Infine, un dubbio sorse nella sua mente confusa < Ma se non contengono nulla, che cosa sono? > chiese indicando i cocci ancora sparsi sul terreno ai loro piedi.
< Sono dei semplici canalizzatori di energia, che gli antichi guerrieri avevano forgiato per incanalare il potere quando sarebbe stato troppo da contenere o combattere. Evidentemente nell'antichità alcuni esseri più forti di altri erano stati sopraffatti dal loro stesso potenziale e questi vennero fatti appositamente a questo scopo. Se mai c'è stata traccia di potere in questi oggetti, è svanito da tempo... > rispose Luke
< E quelle luci che abbiamo visto? >
< Beh sono pur sempre oggetti creati dalla Forza, a contatto con la spada laser hanno reagito, sprigionandone quel poco di cui sono fatti > riprese Kenobi
< MENZOGNE!! Vi sbagliate, e ve lo proverò!! > arrivò un grido dal lato opposto
Ben corse alle spalle di tutti loro, inoltrandosi nella foresta.

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Capitolo 37
*** 35 ***


Il ragazzo tornò poco dopo con una sacca piena delle altre reliquie che aveva portato con se.
Le tirò fuori, le mise nel giusto ordine. Poi prese un olopad, e iniziò a leggere uno strano messaggio in parte nella lingua dei Sith, e in parte in quella dei Jedi, aspettandosi una reazione di qualsiasi tipo. Rey era solo confusa, mentre il resto della platea sapeva che niente sarebbe accaduto, e infatti così fu.
< E' COLPA TUA SE NON FUNZIONA! > gridò nuovamente il giovane verso il maestro. < Se non avessi distrutto l'ultima a quest'ora il suo potere sarebbe mio! >
< Allora non hai ascoltato niente di quello che ho detto! Non c'è alcun potere! >
Ma le parole erano mute per Ben, che ormai livido dall'ira iniziò a calciare ogni singola reliquia. Ognuna di esse venne frantumata rilasciando un fascio di luce bianca o nera, ma a parte lo spettacolo di luci, non accadde nient'altro.
< Non capisco... > disse poi il giovane sfinito, caduto a terra sulle ginocchia, la testa fra le mani
< Maestro, se sapevate tutti che le reliquie non erano quello che si è sempre creduto, come mai allora tutta quella messa in scena anche con me al consiglio? Non potevate semplicemente dirmelo? >
< Ci dispiace averti mentito Rey, ma mantenere intatta la bugia era l'unico modo per condurre qui lui e tentare di porre fine alla guerra prima ancora che cominciasse. Se ti avessimo rivelato il piano fin dall'inizio, il vostro legame avrebbe potuto mettere a rischio tutta l'operazione. > spiegò Windu
< Quindi vi serviva un'esca? >
< Scusaci per questo Rey, ma non sei mai stata realmente in pericolo, ne tu ne il bambino... >
< Non fa niente. Se questo servirà mettere fine a tutto questo e riavere mio marito sono felice di essere stata utile alla causa. > poi voltò lo sguardo verso di lui, ancora inginocchiato a terra < Ci hanno mentito Ben > gli disse cercando di approfittare di questo attimo di debolezza
< No, la mia regina non mi mentirebbe mai! Noi ci amiamo, e insieme dobbiamo governare la galassia! >
< Sei vittima di un inganno Ben, ti hanno fatto il lavaggio del cervello! Come hanno fatto con me per anni... Oh per la Forza svegliati!! > adesso era lei quella che urlava.
Non poteva credere a quello che aveva appena sentito, e per quanto sapesse che era tutto frutto della sua mente corrotta, era stato il colpo di grazia per il suo povero cuore, che da giorni era in continua tensione. Aveva raggiunto il limite di sopportazione a quella farsa, e vi avrebbe posto fine adesso, con le buone o con le cattive!
Si avvicinò a Ben di qualche passo, puntò la mano verso di lui e con tutta la Forza che possedeva in corpo lo sollevò in aria e se lo portò a pochi centimetri da se: lo sguardo truce, il volto rosso e la fronte imperlata di sudore per lo sforzo.
< Stammi bene a sentire, Ben Solo, perché non te lo ripeterò un'altra volta: la regina è malvagia, ha preso il controllo della tua mente per manipolarti, ottenere il suo scopo e poi ucciderti! Devi ribellarti, devi svegliarti subito! Tu hai una vita che ti aspetta, hai i tuoi genitori Han e Leia che ti amano incondizionatamente, i tuoi amici Poe e Peige e il tuo figlioccio che tengono molto a te, la tua carriera da pilota in cui sei il migliore, hai me tua moglie... e hai nostro figlio!! > disse dandogli un colpo a palmo aperto in piena fronte con l'altra mano, mentre il loro legame si riapriva veramente per la prima volta dopo giorni.
E proprio grazie a quel colpo fisico ma soprattutto mentale che la mente di Ben si ritrovò per qualche istante come se fosse in un limbo: leggera, persa nel tempo e nello spazio, in un infinito peregrinare alla ricerca di qualcosa che ancora non era del tutto chiaro.
Poi, pian piano immagini di tutti coloro che gli volevano bene apparirono intorno a lui... ogni persona che Rey aveva nominato era li, che lo guardava sorridendogli. Ma fu solo alla parola figlio, la cui visione era ancora sfocata che Ben sentì un altro colpo, più forte del precedente, ma non nel corpo o nello spirito, ma dritto al cuore. Poi tutto quello che aveva visto sparì, il suo viaggio nel limbo si riavvolse come un nastro, e solo alla fine, riacquistato il controllo sulla sua mente, il ragazzo spalancò i suoi occhi.
Rey allora mollò la presa su di lui lasciandolo cadere a terra.
Ben era confuso, si alzò traballando da terra e con un sguardo tutto nuovo in volto andò dritto verso la sua sposa.
< Rey... >
La ragazza dapprima sospettosa lo guardò allontanandosi di un paio di passi. Ma Ben puntò il suo sguardo verso di lei, e Rey ci vide nuovamente lo sguardo dolce e premuroso di suo marito.
< Ben... sei di nuovo tu? >
< Perché me ne sono andato? >
< Non ricordi nulla? >
< L'ultima cosa che ricordo con certezza è che eravamo legati a quella strana macchina nelle segrete del palazzo... poi ho solo qualche sprazzo confuso... cos'è successo? Dove siamo? >
< Oh Ben! > disse la ragazza saltandogli fra le braccia.
Lui la strinse forte a se ed entrambi finalmente furono nuovamente a casa. Non c'erano più dubbi, Ben era libero dal controllo di quella infame regina. < Mi sei mancato tantissimo! >
< Bentornato figliolo > disse il vecchio Kenobi
< Maestro Kenobi? Mio zio mi ha tanto parlato di voi! É un piacere immenso conoscerla! >
< Il piacere è mio Ben. Sono felice di vedere che sei tornato in te. >
< Qualcuno mi spiega che sta succedendo? > chiese Ben più rivolto alla moglie che agli altri.
< Vieni, torniamo alla nave, ti spiegherò tutto mentre rientriamo. >
E abbracciati fecero ritorno alla nave insieme al resto del gruppo.
Durante tutto il viaggio Rey gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo dal momento in cui era stato sottoposto al lavaggio del cervello fino a poco prima.Ben per tutto il racconto non riusciva a ricordare quasi nulla, solo alcuni momenti sfocati e confusi.
Un grosso velo di imbarazzo comparve sul suo volto quando gli venne detto che molto probabilmente aveva giaciuto con la regina, ma un meraviglioso sorriso sorpreso comparve quando finalmente Rey gli disse che era incinta. Niente avrebbe potuto renderlo più felice in quel momento, mentre abbracciava forte la sua adorata moglie.
Ma il loro rientro su Crouscant non fu tranquillo come avevano sperato.
Una comunicazione olografica di un Jedi mandato di supporto nella missione parallela li informò che, chissà come, la regina e Palpatine avevano scoperto di aver perso il loro controllo sulla mente di Ben, e avevano deciso di attaccare Aldeeran per vendicarsi, anticipando il loro piano di portare la guerra su Mustafar.
Chiedevano immediati rinforzi.
< Zio Luke, dobbiamo andare subito! >
< Si, Leia e Han avranno bisogno di aiuto, e anche mio padre... >
< Non se ne parla, è troppo pericoloso, tu resterai qui finché la battaglia non sarà finita! > disse Ben tra il risoluto e il preoccupato alla moglie.
< Sto benissimo, anzi, stiamo benissimo. E non riuscirai a tenermi qui in disparte mentre la mia famiglia combatte! Questa è soprattutto la mia battaglia! > rispose lei altrettanto risoluta.
Ben guardò negli occhi di quella piccola e testarda donna e ne lesse il fuoco ardere. Sapeva che aveva ragione, non sarebbe mai riuscito a tenerla lontana dallo scontro, ma era al contempo preoccupato per la sua incolumità e quella del loro bambino.
< Non sarete soli > disse una voce alle loro spalle
L'intero consiglio dei Jedi era pronto a partire con loro per sgominare la minaccia di quel Sith pazzo che per troppo aveva tramato nell'ombra di quel suo pianeta lavico.
Ci volle relativamente poco per preparare le navicelle alla partenza e raggiungere Aldeeran.
Naturalmente con i potenti mezzi dell'ordine dei Jedi ci volle decisamente meno ad arrivare sul pianeta, rispetto al viaggio che Rey e Luke avevano intrapreso all'andata.

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Capitolo 38
*** 36 ***


Quando giunsero a destinazione, la situazione non era delle migliori: flotte di caccia-TIE avevano invaso il cielo, scontrandosi con le squadre dell'aviazione, guidate ovviamente da Poe e suo padre, colpi rossi e blu schizzavano in ogni direzione, e quando qualcuno andava a segno c'erano violente esplosioni.
E a terra non andava certo meglio: in ogni angolo c'erano gruppi di guerrieri assortiti che combattevano a colpi di blaster, e sfavillanti spade laser colorate contro gli stormtrooper, mentre il terreno si disseminava di corpi senza vita di entrambe le fazioni.
La maggior parte delle navi dei Jedi atterrarono per dare man forte ai combattenti a terra.
Ben invece aveva ottenuto la guida della nave su cui viaggiavano Rey, Luke e gli altri maestri. Il tempo di lasciare i passeggeri a terra, e tornò subito in volo, riuscì a mettersi in contatto via radio con Poe, e insieme fecero quello che sapevano fare meglio: sbaragliare nemici come un'unica macchina da guerra, mentre i grandi Jedi si buttavano nella mischia sfoggiando il repertorio delle loro mosse migliori, abbattendo frotte di nemici la volta.
Rey nel frattempo sarebbe andata a cercare personalmente le due persone che le avevano rovinato la vita, strappandola alla sua famiglia.
Passando da un campo di battaglia all'altro, vide Han e Leia combattere schiena contro schiena, mentre cercavano di tenere a bada un gruppo di stormtrooper, erano una coppia formidabile sia nella vita che nel combattimento, e Ben rispecchiava i suoi genitori in pieno... ancora non gli aveva detto che loro figlio era tornato in se, ma lo avrebbero capito presto.
Poco più avanti vide re Viktor, l'unico padre di cui avesse memoria, che armato della sua spada elettrificata combatteva in cerchio con altri due uomini dall'uniforme strappata, probabilmente due dei suoi fedeli che avevano voltato le spalle al Primo Ordine. I loro sguardi si incrociarono per pochi secondi, sufficienti a lei per fargli un cenno di assenso, come a volerlo rassicurare, e a lui per farle un occhiolino e un sorriso.
Poi, alle porte di un piccolo bosco la ragazza si fermò, si raccolse in meditazione per qualche istante, giusto il tempo di raccogliere le forze, poi attraversò la prima linea di alberi e sparì dietro di essi.
All'interno della foresta, i suoni della battaglia arrivavano ovattati e lontani, la luce era decisamente più fioca e l'aria più umida e pesante. Le fitte chiome degli alberi erano come una campana che servivano e tenere il resto del mondo fuori da quell'angolo quasi magico e incantato.
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sulle persone che stava cercando: la Forza l'aveva guidata fino a quel bosco, sapeva che erano li dentro, doveva solo trovarli.
Finalmente captò qualcosa e si mosse in quella direzione, con passi lenti e attenti, ma con una determinazione spessa come un muro di pietra.
Contrariamente a quello che pensava, non si sentiva agitata, scalpitante o assetata di vendetta. Era invece calma e concentrata, sapeva bene quello che voleva ed era sicura che lo avrebbe ottenuto, quindi che fretta c'era...
Non era più bello lasciare che sentissero che stava arrivando, godersi la loro angoscia aumentare mentre la loro potenza di fuoco diminuiva nave dopo nave, soldato dopo soldato?
Forse era un pelino sadico da parte sua ragionare in questi termini, ma che male c'era nel prendersi un po' di rivalsa, dopotutto lei non era un Jedi, non era un Sith, era solo una ragazza che voleva indietro quel poco che si era conquistata nella vita.
Giunta ad un certo punto della foresta, vide che tra le grosse radici dei possenti alberi era stata ricavata una grotta.
Entrò senza esitazione, come se attorno a lei aleggiasse una barriera protettiva. In parte era così poiché era pienamente cosciente del suo pieno potenziale per una volta, in più adesso un'altra vita dipendeva da lei e niente e nessuno l'avrebbero intaccata. All'interno della grotta, tra il semi buio e l'umido, rintanati al sicuro, scortati da due coppie di guardie c'erano quella infamissima regina psicopatica e quella mummia vivente dell'imperatore.
< Eccoli qui, due ratti di fogna.... >
< Avresti dovuto lasciare le cose com'erano... avevi tutto! Ed ora non hai più niente! > disse acida la regina, sperando di provocare la ragazza
< Ti sbagli! Qui al villaggio avevo tutto: una famiglia, degli amici, l'amore... e tu mi hai portato via tutto non una, ma ben due volte. Ora basta! Pagherete per quello che avete fatto a me e a Ben! >
e così dicendo estrasse l'elsa della sua spada dalla cintura e la sguainò davanti ai suoi nemici.
< Sei più forte di quanto pensassi > disse poi il vecchio < forse puoi ancora essermi utile... >
In quel momento le guardie si misero in cerchio attorno a lei, ma la ragazza prontamente parò il colpo che stava arrivando e si liberò dei pochi nemici con facilità. Ma quando tornò a puntare lo sguardo verso i due, la regina non era più al suo posto.
Comparve all'improvviso alle sue spalle, ficcandole un piccolo stiletto fra la spalla e il collo.
Rey urlò di dolore, cadendo su un ginocchio, perdendo la presa sulla sua spada. E mentre lei si teneva la mano premuta sulla ferita che non smetteva di sanguinare, la donna era tornata accanto all'anziano suocero.
Questo aveva preso il pugnale, e aveva pronunciato una strana formula puntando le sue dita raggrinzite verso la parte sporca di sangue. Infine ridiede l'arma alla regina, e questa lo seppellì nel terreno poco distante da Rey.
Dopo alcuni istanti, mentre l'imperatore continuava a recitare formule in una lingua troppo antica anche per lei, da dove il pugnale era stato seppellito uscì un'ombra.
Un essere completamente nero come la notte, con le sembianze di Rey e due occhi rossi iniettati di sangue. L'ombra rivolse il suo sguardo cremisi verso la sua controparte, poi fece un inchino alle due figure.
< Sai quello che devi fare > disse solamente la regina all'ombra.
Questa sguainò un'elsa totalmente nera, dalla quale apparve una lama luminescente più nera di quella che lei anni prima aveva usato.
Cercando di non pesare al dolore nel collo, Rey si alzò in piedi e accese la sua spada a lama blu, mettendosi in posizione di combattimento.
Le due figure si studiarono per qualche istante, poi l'ombra partì all'attacco, avventandosi su Rey come una furia, non lasciandole nemmeno il tempo di pensare.
Attaccava un fendente dopo l'altro, con una velocità disarmante e una precisione da cecchino.
Ogni colpo pesava come una martellata, difficile da contrastare.
Dopo i primi dieci minuti di combattimento, la povera Rey, provata dalla ferita e dal sangue che aveva perso, si era ritrovata a terra, disarmata e senza più energie.
Mentalmente invocava l'aiuto di Ben, di Luke, e di chiunque fosse riuscito a sentire la sua disperata richiesta.
< Combattere gli altri può essere semplice, ma non si ha scampo quando si combatte contro se stessi... > infierì il vecchio vedendo la ragazza a terra, e l'ombra da lui
creata sopra di lei.
< All'inizio volevamo risparmiarti per via del marmocchio che porti in grembo, ma tutto sommato chi ha bisogno di due esseri inutili come voi, quando con la nostra nuova guerriera otterremo il controllo della galassia in poche ore? Procedi! > ordinò la regina
L'ombra allora puntò dritta al ventre della ragazza con la sua arma. Rey che non avrebbe permesso a nessuno di far male al suo bambino, reagì d'istinto: portò una mano davanti al suo grembo per tentare di fermare l'attacco, mentre con l'altra richiamò a se la sua spada, e fu li che qualcosa di inaspettato accadde.
La lama blu di Rey, appena entrata in collisione con quella nera dell'ombra sprigionò una quantità tale di potere tale da illuminare a giorno l'intera foresta, spingendo via la sua nemica di qualche metro. Anche lei stessa era stata sbalzata nella direzione opposta.
Ma quando la luce accecante si spense, Rey vide che la sua spada era di un bianco candido, e tutt'intorno a se la stessa aura bianca risplendeva.
La regina e l'imperatore erano increduli ai loro occhi, davanti a quello che era appena successo.
Tramite un antico rituale sith avevano estratto il lato oscuro di Rey e gli avevano dato una forma materiale, non tenendo conto che tutta la luce in lei rimasta, avrebbe avuto campo libero di sprigionarsi in tutto il suo potere.
Le due nemesi allora si alzarono in aria, oltrepassando le chiome degli alberi, arrivando fino al cielo, dove iniziarono un nuovo scontro, che questa volta poteva dirsi ad armi pari.
Nel pieno della battaglia intanto, Poe e Ben avevano fatto manbassa di nemici, e i cieli di Aldeeran erano quasi liberi. In tutto questo il giovane pilota non aveva mai smesso di prestare attenzione alla loro connessione, per tenere sotto controllo la moglie. Poi sentì un'enorme scarica di energia invadere ogni fibra del suo corpo. Appena la scarica si calmò i due ragazzi volarono uno vicino all'altro, attirati da qualcosa che videro in lontananza: due figure, una bianca e una nera che si alzavano in volo, scontrarsi una contro l'altra e scatenare fulmini e tuoni.
< Che cos'è? > chiese Poe via radio all'amico
< Non ne ho idea, ma ho un brutto presentimento... vado a controllare. > ma non fece nemmeno in tempo a finire di dirlo che una nuova voce risuonò nella cabina di comando.
< Non farlo Ben. Quella bianca è Rey > disse Luke al nipote
< E quella nera? >
< Sempre Rey... la visione si è avverata! >
< Di quale visione parli? Che succede? >
< Atterra e ti spiegherò tutto >

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Capitolo 39
*** 37 ***


Il ragazzo fece come gli era stato detto, trovò un punto grande a sufficienza per atterrare e una volta sceso dal mezzo trovò Luke, il maestro Yoda e i suoi genitori ad attenderlo.
Han e Leia corsero ad abbracciare il figlio, felici che fosse tornato in se, libero dal controllo mentale di quella megera.
Ma per quanto Ben fosse felice di rivedere i suoi genitori, accertandosi che fossero entrambi ancora vivi, più di ogni altra cosa voleva sapere cosa stesse succedendo a sua moglie.
Luke allora raccontò al ragazzo della visione, e di cosa avevano ipotizzato che potesse significare. Ma mai si sarebbero aspettati che succedesse quello che invece era appena successo.
< Cosa le hanno fatto? > chiese visibilmente preoccupato
< Hanno estratto il suo lato oscuro dandogli una forma, per usarlo come arma contro di lei > iniziò lo zio < Un antico rituale sith che solo i più potenti possono fare... richiede parecchia energia. Non solo per chi lo pratica, l'ombra si nutre dell'energia della persona da cui viene estratta >
< Ma in lei potente la luce è, sempre stata lo è. E adesso sprigionarla tutta può. > terminò il vecchio maestro Yoda
< Cosa posso fare per aiutarla? E il bambino sta bene? >
< Preoccuparti non devi giovane Solo. La ragazza in piena sicurezza è, finché sua luce brillerà. >
< Non capisco... >
< La luce che si sta sprigionando da Rey funziona come una batteria: fin quando questa sarà attiva, lei non perderà l'energia di cui l'ombra si rifornisce >
< Ma questo non da energia illimitata a quel mostro? >
< Solo in parte: la luce di Rey è molta di più rispetto all'oscurità che le hanno estratto, e per quanto questa possa attingere da essa, Rey sarà sempre più potente, e quindi tranquillamente in grado di sconfiggerla >
Ben era confuso, altamente indeciso su cosa fare. Da una parte voleva correre a dare manforte a sua moglie, per proteggerla, ma dall'altra non era certo che la sua presenza potesse essere veramente d'aiuto. In quel momento il suo sguardo lasciò il cielo per voltarsi verso la mano che si era poggiata sulla sua spalla. Leia che aveva percepito perfettamente le angosce del figlio, ancora una volta era li per consigliarlo.
< Devi lasciare che compia il suo destino da sola. > gli disse in tono amorevole, facendogli intendere di avere fiducia in lei e nelle sue capacità.
E tutti i presenti tornarono a voltare lo sguardo verso lo scontro, mentre un potente fulmine cadeva a terra sotto le due combattenti. Ma altri suoni richiamarono la loro attenzione: purtroppo intorno a loro la battaglia non era finita, ne a terra ne in aria. Alcuni caccia infatti puntavano dritti verso le due figure, pronti a fare fuoco.
Così Ben tornò velocemente a bordo della sua nave e decollò più in fretta che poté.
< Amico ci sono novità? > chiese Poe via radio appena vide il compare di nuovo in volo.
< Si, quella è Rey che sta combattendo i suoi nemici, dobbiamo impedire che quei caccia interferiscano! > rispose Ben, indicando le navi nemiche.
Senza bisogno di aggiungere altro le due navicelle partirono contemporaneamente all'attacco.
Nel frattempo quelli rimasti a terra avevano ricaricato le armi ed erano tornati ad affrontare i soldati che ancora vagavano per quelle valli. Nessuno conosceva meglio il terreno di Han e Leia, che si misero al capo del gruppo.
Intanto, in aria continuava la battaglia. Rey non si era mai sentita così potente, così piena di vita e di energia. Avrebbe potuto sollevare montagne dall'adrenalina che le scorreva in corpo. Non aveva più nessuna difficoltà a parare gli attacchi della sua avversaria e restituirli con il doppio della potenza. Il bianco e il nero delle loro armi si scontravano senza eccezione di colpi.
Poi la ragazza abbassò lo sguardo e vide che Ben era ancora in volo che cercava di proteggerla, o quanto meno di aiutarla come poteva. Cercò la loro connessione trovandola aperta, sorprendendosi un poco ma non troppo: avrebbe dovuto immaginarlo che lui l'avrebbe tenuta sotto controllo, e una parte di lei era grata per questo. Allora sorrise Rey e si disse che era ora di mettere fine a tutto quel caos, perché l'unica cosa che voleva era tornare fra le braccia dell'uomo che amava.
Tornò a concentrarsi così sulla sua nemica, e con una serie di colpi rapidi e precisi mise fuori combattimento l'ombra che cadde in picchiata sul suolo da dove era uscita.
Rey planò accanto a lei, e senza attendere la trafisse al cuore con la sua spada bianca.
L'ombra con un grido acuto si dissolse in mille scie di fumo nero che si allargarono in tutte le direzioni per svanire poco dopo.
Infine la guerriera bianca andò dritta dalle due persone che odiava più al mondo e senza possibilità di fuga o ultimi desideri, la giovane li uccise entrambi. Non c'era paura nei loro occhi, ma delusione e rassegnazione per un destino ormai già scritto da tempo.
In quel momento una forte ondata di energia si sprigionò su tutto il campo di battaglia, e uno a uno i TIE nemici atterrarono, mentre i soldati di terra gettavano le armi e si arrendevano.
La guerra era finita, e loro avevano vinto.
Ancora avvolta dall'aura bianca, Rey uscì dalla radura e illuminando tutto attorno a se, tornò da Ben, che vedendola arrivare le corse incontro abbracciandola forte. Persi l'uno fra le braccia dell'altro, l'alone chiaro svanì, e Rey sentì che l'adrenalina stava pian piano scemando, lasciando posto alla stanchezza fisica ed emotiva. Ma non era preoccupata di lasciarsi andare questa volta.
< Giovane Rey, la galassia hai tu salvato. In debito con te siamo. > disse Yoda avvicinandosi ai due una volta sciolto l'abbraccio
< No maestro, sono io che sono in debito con voi per aver difeso questa gente, e combattuto una guerra non vostra. >
< Ogni guerra che minaccia la libertà è una nostra guerra > convenne Windu
< Siamo tutti orgogliosi di te cara, e sono sicura che anche tua madre lo sarebbe! > disse Leia, mentre abbracciava la nuora.
Rey sapeva che si stava riferendo a Lauren, la donna che l'aveva cresciuta come una figlia. Ma la ragazza non potè fare a meno di rivolgere un penisero ai suoi veri genitori, un uomo e una donna che avevano dato la vita per salvare la loro unica figlia, ma di cui lei non ricordava nemmeno il volto. Una lacrima scese sul suo viso, ma si disse che in cuor suo non li avrebbe mai dimenticati.
Sciolto l'abbraccio, sempre restando in tema genitori, la ragazza chiese notizie di re Viktor, ma appena lo nominò questo raggiunse il gruppo zoppicando, sostenuto da Poe.
< Siamo in ritardo? > chiese il più grande dei due suscitando sorrisi fra tutti i presenti
Rey e Ben allora accorsero per dargli una mano, e la ragazza lo abbracciò forte, sollevata nello scoprire che quello che considerava suo padre stava bene, se non fosse per quella ferita alla caviglia.
Nonostante fossero tutti in piedi, Ben aveva notato diversi graffi e ferite sui suoi genitori, in più voleva essere sicuro che Rey e il bambino stessero bene, visto il buco sul suo collo che continuava a sanguinare, così convennero tutti insieme che una controllata era necessaria. Poe e Ben accompagnarono Viktor che faticava a camminare, Han e Leia si sostenevano a vicenda, mentre i maestri e i Jedi si aiutavano l'un l'altro. Rey andò personalmente ad aiutare il maestro Kenobi, fortemente provato dallo scontro.
Raggiunsero finalmente in centro medico che era già brulicante di medici infermieri e droidi che andavano da tutte le parti, mentre lamenti e grida di dolore riecheggiavano da ogni corridoio.
I feriti erano tanti, ancora di più erano le vittime di quello scontro: uno spettacolo agghiacciante, segno evidente che la guerra non è mai la soluzione, ma un prezzo troppo caro da pagare per il fallimento della diplomazia.
Fortunatamente nessuno di loro era un caso urgente, quindi attesero pazientemente il loro turno, dando ovviamente priorità a Rey e la sua gravidanza.
Quando Ben la raggiunse nella stanza che la ragazza condivideva con altre donne, le si avvicinò e le diede un tenero bacio sulla fronte mentre poggiava la mano sul suo ventre.
< I medici dicono che va tutto bene, per fortuna. > disse lei contenta
< Sei stata eccezionale sai? > le disse lui sedendosi sul lettino accanto a lei.
< Davvero? >
< Non ti rendi conto di cos'hai fatto? >
< Ho avuto la mia rivalsa su coloro che hanno giocato con la mia vita e con quella di chi amo >
< Hai fatto molto più di questo... hai sconfitto l'oscurità che avevano messo dentro di te! Ora sei libera, e con te tutta la galassia! E io non posso che essere orgoglioso di te ed essere onorato di averti accanto > e prendendole il viso fra le mani la baciò teneramente, come non faceva da troppo tempo ormai.
< Sono io quella fortunata ad averti al mio fianco. Se non fosse stato per te che hai continuato a cercarmi per tutta la galassia, probabilmente a quest'ora sarei ancora prigioniera in quella gabbia dorata, intrappolata in una vita che non mi è mai appartenuta >
< Non avrei mai potuto rinunciare all'amore della mia vita! >
Rimasero abbracciati per una buona mezz'ora godendosi la reciproca compagnia, fino all'arrivo dell'infermiera che comunicava le dimissioni della ragazza.

NdA:
Ciao a tutti! Come state?
Come sta procedendo questo
nuovo anno? Spero tutto bene!
Allora, siamo giunti al penultimo capitolo,
quindi si, con il prossimo chiuderemo
questa storia, ed è per questo che
vi chiedo di scegliere un'ultima volta.
Questa volta però sarà una scelta un po'
a "scatola chiusa", piò o meno. 
Quindi, la domanda che vi porgo è:
Che tipo di finale vorreste?
OPZIONE A: Happy Ending
OPZIONE B: Bad Ending
Vi chiedo un atto di fede e scegliere
seguendo l'istinto (che poi, se avete
seguito la storia fino a qui potreste 
benissimo immaginare a cosa portino
le due scelte). VI ricordo per l'ultima
volta che potete votare includendo 
il vostro voto dentro una recensione
se vi va di dirmi cosa ne pensate, 
oppure con un messaggio privato!
A presto con l'epilogo che VOI avrete
deciso!! :)

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Capitolo 40
*** 38 ***


NdA: Popolo, alla fine si siete dimostrati dei romanticoni. Quindi ecco a voi il vostro Happy Ending! 

Nelle settimane che seguirono vennero fatti le stime dei danni alle strutture, e vennero organizzati dei campi temporanei per ospitare tutti coloro che avevano perso la casa durante i lavori di ricostruzione dei villaggi.
Si tennero le celebrazioni dei funerali di tutte le vittime di quella guerra ergendo un monumento in loro memoria nel cimitero del villaggio.
Naturalmente Han e Leia che avevano una certa esperienza a riguardo supervisionavano e dirigevano i lavori dando una mano a tutti quanti.
Ma questa volta non erano soli.
Viktor (che da quel momento non volle più essere chiamato Re, dato che non si sentiva più re di nulla) e i suoi fedelissimi che lo avevano seguito in guerra, avevano deciso di restare e stabilirsi li con loro, dando la piena disponibilità a partecipare a tutte le attività in cui potevano rendersi utili.
Ben e Poe avevano ripreso il loro lavoro nell'aviazione, partecipando alle missioni per sventare il Primo Ordine una volta per tutte, approfittando del momento di debolezza, prima che potessero riorganizzarsi.
Questo però significava che il giovane doveva allontanarsi spesso da casa, a volte per lunghe settimane la volta. Ma per quanto separarsi fosse sempre una angoscia per entrambi, specie con l'avanzare della gravidanza di Rey, Ben partiva con una certa tranquillità, lasciando la ragazza alle cure dei suoi genitori e di Viktor, che lei considerava suo padre a tutti gli effetti.
E il giorno del parto di Rey arrivò prima ancora che qualcuno potesse rendersene conto, ovviamente mentre Ben era in missione.
Quel tardo pomeriggio, mentre la giovane era a casa dei suoceri per cenare con loro, sentì una strana sensazione, come di bagnato, e guardando in basso vide una piccola pozzetta d'acqua a terra, fra le sue gambe.
I due genitori non ci misero molto a capire quello che stava per succedere, e con una prontezza di riflessi degna di un contrabbandiere navigato, Han prese Rey e la portò al centro medico. Leia nel frattempo aveva mandato la comunicazione del parto imminente alla madre di Poe, l'unica in grado di far arrivare la notizia a Ben nel minor tempo possibile, passando per una linea preferenziale, e poi si avviò veloce al capezzale della nuora. Lungo la strada chiamò anche Viktor e Luke, dandogli appuntamento li davanti.
Quando arrivarono tutti la povera Rey era sdraiata sul lettino, provata e dolorante per le doglie che iniziavano ad intensificarsi sempre di più.
< Tesoro siamo qui! > le disse la donna prendendole la mano.
< Lui? > riuscì a chiedere solamente
< Ho mandato la comunicazione, vedrai che arriverà presto > rispose la donna sapendo bene di chi stavano parlando.
Dopo un paio d'ore di travaglio finalmente il momento era giunto, così trasferirono la ragazza nella sala adibita al parto. E fu proprio durante il trasferimento, quando ormai si era rassegnata a partorire da sola che Rey sentì chiamare il suo nome: Ben, tutto trafelato, con ancora la sua tuta da aviatore sotto la tunica verde da ospedale la raggiunse, le prese la mano e le sorrise.
< Sono qui amore, non ti lascio sola... sono qui. >
< Lei è il padre? > chiese l'infermiere alla guida della barella
< Si, sono io > disse fieramente, e tutti e tre entrarono nella sala del parto.
Intanto nella sala d'attesa si era creata una certa folla in ansia di ricevere notizie: secondo Han ci stava mettendo troppo, c'era qualcosa che non andava, ma Leia lo tranquillizzava dicendo che era normale. Anche Peige le dava ragione, ogni parto è a se, e ci vuole tempo. Poe raccontò di essere svenuto durante il parto della moglie, suscitando le risate dei presenti.
Secondo Luke invece si stavano preoccupando tutti troppo. L'unico che non riusciva a proferire parola era Viktor, teso come una corda di violino.
< Hei amico, vedrai che andrà tutto bene > gli disse Han poggiandogli una pacca sulla spalla per dargli man forte.
L'uomo lo guardò e gli fece un mezzo sorriso non molto convinto. Ma poi, finalmente, Ben uscì da quelle porte con un piccolo fagottino fra le braccia.
Allora l'intero gruppo si avvicinò a lui per vedere chi ci fosse li sotto.
< Amici miei, vi presento mia figlia: Hope > disse calmo il neo padre scostando da se il fagottino per mostrarlo a tutti.
Fra il piccolo berretto rosa e la copertina bianca, spuntava un facciotto tondo e rosa, con due occhiettini ancora semi chiusi.
Il gruppo era in completa adorazione per quell'esserino così piccolo che aveva canalizzato su di se l'attenzione di tutti in pochi secondi.
< Come sta Rey? > chiese poi Viktor
< Sta bene, è molto stanca naturalmente, il parto è stato difficile, ma è stata bravissima >
Rimasero in contemplazione della bimba ancora per un po', almeno fino a quando non arrivò un'infermiera a prenderla per portarla alla madre, era ora di nutrirla.
Nei giorni successivi tutti gli amici e conoscenti della coppia passarono a trovare madre e figlia in ospedale, portando doni alla piccola.
Rey e Ben guardavano la loro bambina e non riuscivano a contenere la gioia che provavano.
Quella bambina che era stata concepita come un'ordine da eseguire, condannata già in partenza ad essere un'arma, ora non era altro che la loro gioia infinita, che sarebbe cresciuta contornata da null'altro che amore incondizionato. Da parte dei suoi genitori, dei nonni che l'amavano alla follia e avevano già iniziato a viziarla, degli zii e del cuginetto (il figlio di Poe).
Niente avrebbe potuto scalfire la loro felicità questa volta.... e per sempre.

FINE!


NdA
Bene, eccoci alla fine!
Anche questa avventura è terminata.
Io spero che questo esperimento
della storia interattiva vi sia piaciuto.
Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato
alle votazioni, quelli che hanno lasciato
una recensione, e tutti coloro che nell'ombra
hanno letto questa storia! 
Vi annuncio che mi prenderò un periodo di pausa
poiché alcune situazioni richiederanno la mia piena
attenzione, ma non vi preoccupate.
Ho tante idee messe da parte, che sono pronta
a portarvi fra un mesetto o poco più, perciò
Stay Tune! 
-LadySweet-

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