Slice of Melancholy

di LostRequiem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Darkness ***
Capitolo 2: *** No-fairy Loser ***
Capitolo 3: *** Water's Crown ***
Capitolo 4: *** Stupid Jerk ***
Capitolo 5: *** Too Late ***
Capitolo 6: *** Lie ***
Capitolo 7: *** Shadow ***



Capitolo 1
*** Darkness ***


Darkness

 


Mai

 

Di cosa hai paura?             Mai

Lei è la sola che non ti abbia mai abbandonato.

 

Lei non se ne andrà mai. Mai.

Mai.

                 Mai.

Mai.

 

 

Mai

                                                 Mai

 

Come te.

Ti seguirà fino alla morte vita.

 

Ma non puoi farci davvero niente, guardarla ti dà un senso di inquietudine… di ribrezzo.

 

Perché?


Beh... cos'è che tu odi di più?

 


 Rifletti un attimo, perché ci sono tante cose che non ti piacciono, a questo mondo.

 

 

Gli adulti.

Loro ti hanno sempre trattato male, ti hanno levato quel poco che avevi, si sono approfittati di te e del tuo buon animo.


 

 

I giganti.

Loro ti hanno abbandonato. 

Hanno giocato col tuo piccolo cuore per poi spezzartelo con un rumore sordo e lasciar infrangere lentamente le gocce del sangue che ne è fuoriuscito nella foresta, sui resti del tuo corpo contratto dal dolore.

 

 


Le maschere.

Non sai perché, ti fa tremare solo vederne una.


 

I mostri.

Chi non ha paura dei mostri? 

 

 


 

E... basta...?

 

No, Skull Kid, ne hai scordato uno.

Quello che odi più di tutti. 

(Rientra nella categoria dei mostri...?)


 

 

Mai

Mai

 Te stesso. Mai 

 

Mai


 

Ma lei resterà , anche se la calpesti con i piedi, anche se le urli di andarsene.

Persino di notte, quando non la vedi, c'è.

 

Sarà con te fino alla morte per sempre.

 

 

A ricordarti chi sei.


A ricordarti cosa non sei.


A ricordarti che sei destinato al male eterno.


A ricordarti che se anche vuoi, tu non puoi. 


A ricordarti che è la tua unica compagnia.

 


 


E che non potrai mai scacciarla.

 


 

 

 

Ti alzi in piedi, tremante, e guardi in terra.

È lì.

Dille ciao, Skull Kid. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                  È   l a   t u a   o m b r a. 



 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** No-fairy Loser ***


 

No-fairy Loser

 

 

 

Non si era mai realmente accorto del male che ti aveva fatto, sai?

Solo dopo che te ne sei andato è crollato.


‘l’ho ucciso io l’Albero Deku…

Il mostro ci mangerà tutti…’

 

Ormai era come un pazzo, naufrago di un’esistenza che l’ha consumato piano piano, rinchiuso dalle tranquille (ma ancora per poco no?) mura della sua dimora.


Vasi a terra.


O meglio, cocci di vasi a terra, rotti dalla follia, insieme alla gloria che non ha faticato a sputare sul suo lercio rriifflleessssoo, come quando tu vomitavi del liquido rosso ai suoi piedi schiacciato dalle botte…


‘la si do

La si do

La si do…’

 

Non era solo, certo, ed infatti i suoi amici l’hanno aiutato -per quanto hanno potuto- ma poi, per colpa tua, sono arrivati i mostri ed allora…


Lo sai che non hanno mai avuto difese a parte l’Albero, che riposa morto lì con loro, (e l’unica arma l’hai rubata tu) perché insomma, chi mai dovrebbe attaccare dei bambini indifesi e amichevoli come loro?

 

 


Ora è tutto nero, buio, è notte, forse.


Li hai sterminati tutti, i mostri, ed il sangue che ti macchia non è tuo, perché tu non stai sanguinando, o almeno, non fuori.

Non piangere, alzati da quei verdi cadaveri e degnali di una buona sepoltura, forza!


Come? Dove sono Saria e Mido?

Mah, non so… prova a cercarli no?

 


 

                   ‘la si do                                          la

          La si do                                si

La si do…’                                                                                                                             do

 

 


 

Morti entrambi,

lui, a casa tua, abbracciato ad un regalo di scuse mai dette.

Lei, in un tempio che troppe volte hai esitato a violare, per paura.

Una paura che li ha uccisi tutti…

Mah, pazienza.

 


Sono cose che capitano, no?

Eroe del tempo?

 

È tutto nero, buio, e non è notte.

Non fuori almeno.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Water's Crown ***


Water’s Crown


 

Davanti ai tuoi occhi stanchi l’acqua della cascata sgorga violentemente, cercando con tutte le sue forze di raggiungere la pianura di Hyrule.

La gamba penzola nel            vuoto              ed il tuo corpo è come abbandonato lì, su quello scorcio roccioso, al riparo da occhi indiscreti, mentre la tua mente viaggia altrove, incurante delle cicatrici che ti segneranno per sempre l’esistenza.


Come un marchio indelebile. Su di una pelle liscia che prima era perfetta.


Quel posto, almeno, è rimasto lo stesso, lì puoi sentirti meno in colpa, far riemergere la tua parte da bambino (perchè tu lo sei ancora, solo un bambino).


Ma le tue pupille non possono mentire, quella distruzione, quel terrore, quelle vittime.

La morte di tutte quelle persone innocenti

E pensare che la colpa…


È solo tua


 

Le urla

I gemiti

Il sangue scarlatto delle loro membra squartate


 

Il calore del sole che riposa cieco su quel massacro

E gli occhi di un ragazzo

E gli occhi di un bambino

Che risplendono di lacrime

Che nessuno vedrà mai.

 

 

Sgorga la vita,

su un ruscello di sangue

che si disperde, lieve,

negli occhi stanchi

di chi ha visto

e non può dimenticare.

 

 

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Capitolo 4
*** Stupid Jerk ***


You will StupidneverJerkbe like us

 


Link aveva un aspetto stranamente più... adulto quella mattina.

Non ti ricordavi di averlo mai visto così: era in forma.

I capelli ben sistemati, nonostante se ne andasse sempre in giro come capitava appena sveglio, un sorriso smagliante e un'espressione felice ad illuminargli il viso.


Con le mani dietro la schiena si era avvicinato a te e tu, stranamente, vedendolo così contento, non eri riuscito a fare uno dei tuoi soliti commenti cattivi, volti a ferirlo.

L'avevi solo guardato, impassibile, senza chiedere niente, le mani sui fianchi. 

 

E non eri riuscito a credere ai tuoi occhi quando ti aveva mostrato il motivo della sua grande felicità.


Link adesso aveva una fata.

 

Ma questo non era possibile.


 

Sgranasti gli occhi, fissandola.

Non avevi mai visto una fata blu, tutte quelle della foresta erano...

...

Beh

...Diversa proprio come il proprietario.


 

Come aveva fatto a ricevere una fata quel perdente?!

 

Lo squadrasti dalla testa ai piedi e poi, dopo un lungo silenzio che lo aveva portato a fissarti, borbottasti qualche parola sconnessa.

E aggiungesti che anche se finalmente aveva una fata non sarebbe mai stato uno di voi.

 

Ci rimase male.

(Ma a te cosa dovrebbe importare?)

 

 

Il sorriso si spense, l'espressione si tramutò in sorpresa, delusione, tristezza.

I suoi occhi smisero di brillare, il suo corpo rifletteva il suo stato d'animo...

 

Mormorò un singolo 'perché' prima che tu gli voltasti le spalle, ridendo: un perdente rimane sempre un perdente.


Parole tue.


 

Stette fermo un momento, in silenzio.

Poi percepisti che se ne stava andando.

Eri stato davvero cattivo, quella volta.

 


Eppure sapevi che lo prendevi in giro per quello.

Eppure sapevi che avere una fata doveva essere stata una delle cose più belle di sempre per lui.

Eppure, forse, lo sapevi.

 

 

Quanto gli premesse essere accettato da te.

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Capitolo 5
*** Too Late ***


 

 

 

...ITooacceptLateyou

 

 


 


I Kokiri non possono morire.

 

 

 

 


 

Vorresti tanto sapere chi è che si è inventato questa balla.

 

(Forse è stato l'albero Deku, ne ha sparate così tante...)

 

E che vedesse lo spettacolo che hai davanti:

Ferite

Sangue

E

Lacrime

Non sue, peró.

 


 

L'adulto si era lanciato per salvarti da un attacco di un nemico, quelli che ultimamente stavano comparendo per tutta la foresta, infestandola.

Ed era stato colpito-a morte-

 


L'adulto assomigliava in modo sbalorditivo a lui.


Ma i Kokiri non crescevano (un'altra balla?).


Ti sei avvicinato, tremante, al tuo salvatore e, con un sussurro, ti sei spaventato a causa del sangue che gli colava ovunque.

Gli assomigliava davvero tantissimo...


Cercavi di renderti utile-ma cosa mai avresti potuto fare- quando improvvisamente la tasca della sua tunica verde si mosse, producendo un rumore, un rumore inconfondibile.


Sollevasti piano l'apertura e... Qualcosa ne scappó velocemente all'infuori.

Una...

Fata...

Blu.

 

Blu.

 

Solo lui, lui era l'unico Kokiri

(sei davvero certo che fosse come voi?) che avesse mai ricevuto una fata blu.

 


L'adulto ti sorride, ti passa una mano sulla guancia.

Poi solleva lentamente la mano destra e fruga nella stessa tasca in cui era intrappolata lei (Navi?), tirando fuori un'ocarina di legno: la riconosci, l'ocarina di Saria.

Non hai più dubbi ormai.


 

'I Kokiri sono destinati a rimanere per sempre bambini, non cresceranno e...'


 

Ti apre piano il palmo della mano e te la passa, poi lo richiude.

Apre leggermente anche la bocca, in seguito ad un piccolo gemito causato dal dolore:


'Tienila tu, so che... ne farai buon uso. Per… favore, salutami Saria...

Mi…do...'


Il dolore che provi in questo momento è immenso, non ti accorgi nemmeno delle lacrime che ormai sgorgano inesorabili sulle tue guance arrossate; la tua mente è un misto di colpe, paure, tristezza.

Riesci flebilmente a sussurrare poche frasi su quanto ti dispiaccia, ma le parole non saranno mai abbastanza.

 C'è troppo poco tempo.

Ti maledici, sei stato proprio un'orribile.... Kokiri...

 


 

Ti sorride nuovamente, ad occhi chiusi, chissà a cosa starà pensando... Forse ti ha perdonato...





'Addio, Mido.'

 


 

 


'I Kokiri non possono morire, sono destinati a vivere in eterno.'

 

 

 

 

 


 

Vorresti proprio che chi si è inventato questa balla vedesse ciò che hai davanti

Ferite

Sangue

E

Lacrime

Non sue, peró.


 

 

 


 

 

'Addio, Link.'

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Capitolo 6
*** Lie ***


 

Lie


Bugia.
Sei stanco morto.
Ti porti le mani alla testa come per scacciare dei dolori interni inesistenti, mentre il tuo corpo accasciato al suolo chiede pietà in una pozza di rosse ferite mortali.
In un attimo realizzi che stai per morire, e che nessuno accorrerà per salvarti; 
in un attimo ti passa tutto davanti, come in un film, e realizzi che erano solo illusioni, erano solo bugie impilate con destrezza per un compito troppo grande da sostenere sulle tue spalle.
Ti avevano tutti mentito per loro stessi, per quella remota speranza che covava nei loro animi da troppo tempo e che doveva essere il fardello da scaricare su qualcuno di speciale.
Ma tu non eri affatto speciale, te l'hanno fatto credere loro.
Tu eri diverso, sbagliato, loro lo sapevano e ti hanno fuorviato.
Hanno fatto peggio di quei Kokiri che ti picchiavano a sangue urlandoti 
Senza fata
Senza fata
Senza
Fa
S
.
Perché adesso stai morendo.
E ciò non ha il benché minimo senso.
O almeno, non lo avrebbe se tu fossi davvero il salvatore di Hyrule, se tu fossi l'eroe, il prescelto, il pilastro che libererà il regno dal male eterno e che salverà tutte le povere dannate anime che ci abitano dalla distruzione.
Il prescelto non potrebbe mai morire, pensi.
Il prescelto non avrebbe mai dovuto sacrificare le vite dei propri amici, continui, mentre osservi le goccioline di sangue che scorrono sulla tua tunica e che cascano al suolo, ritmicamente, producendo un bel rumore sordo.
Il prescelto non avrebbe mai... Aperto le porte del sacro regno al malvagio... Ritieni.
Ed è vero, in realtà sei stato proprio tu a permettere a Ganondorf di  impadronirsi del potere, senza di te non ci sarebbe mai riuscito e tutto sarebbe rimasto
Esattamente 
Come 
Prima
Nessuno avrebbe sofferto
Nessuno sarebbe morto 
Nessuno 
Nessuno.
Chiudi gli occhi e ti arrendi.
Perché non ha più senso combattere una battaglia che non è mai stata tua.
In questo momento vorresti solo tornare alla foresta, dai tuoi compagni Kokiri, da Saria, ridere e scherzare con loro di nuovo.
Vorresti che quel giorno l'albero Deku non ti avesse mai convocato, vorresti non avere mai ricevuto una fata, vorresti che tutto ritornasse esattamente come prima, che nulla fosse mai accaduto.
È il tuo turno di essere egoista.
Sono questi i tuoi ultimi pensieri, prima di morire.
Prima che l'eroe di Hyrule si spenga, è questo che pensa.
Tu eri un eroe, Link.
Chiudi gli occhi stanchi.
Che razza di eroe saresti senza una degna morte?LIe




Sei stanco morto.

Ti porti le mani alla testa come per scacciare dei dolori interni inesistenti, mentre il tuo corpo accasciato al suolo chiede pietà in una pozza di rosse ferite mortali.

In un attimo realizzi che stai per morire, e che nessuno accorrerà per salvarti; in un attimo ti passa tutta la vita davanti (anche quella che non hai ancora vissuto), e realizzi che erano solo illusioni,erano solo bugie impilate con destrezza per un compito troppo grande da sostenere per le tue spalle.


Ti avevano tutti mentito per loro stessi, per quella remota speranza che covava nei loro animi da troppo tempo e che doveva essere il fardello da scaricare su qualcuno di speciale.

Ma tu non eri affatto speciale, te l'hanno fatto credere loro.

Tu eri diverso, sbagliato, loro lo sapevano e ti hanno fuorviato. Hanno fatto peggio di quei Kokiri che ti picchiavano a sangue urlandoti 


Senza fata

 

                                Senza fata

 

              SenzaFa

 

S.


Perché adesso stai morendo.

E ciò non ha il benché minimo senso.

O almeno, non lo avrebbe se tu fossi davvero il salvatore di Hyrule, se tu fossi l'eroe, il prescelto, il pilastro che libererà il regno dal male eterno e che salverà tutte le povere dannate anime che ci abitano dalla distruzione.



Il prescelto non potrebbe mai morire, pensi.

 


Il prescelto non avrebbe mai dovuto sacrificare le vite dei propri amici, continui, mentre osservi le goccioline di sangue che scorrono sulla tua tunica e che cascano al suolo, ritmicamente, producendo un bel rumore sordo.



Il prescelto non avrebbe mai... Aperto le porte del sacro regno al malvagio... Ritieni.


Ed è vero, in realtà sei stato proprio tu a permettere a Ganondorf di  impadronirsi del potere, senza di te non ci sarebbe mai riuscito e tutto sarebbe rimasto

Esattamente

Come 

Prima.



Nessuno avrebbe sofferto

Nessuno sarebbe morto 

Nessuno 

 


Nessuno.

 



Chiudi gli occhi e ti arrendi.

Perché non ha più senso combattere una battaglia che non è mai stata tua.


In questo momento vorresti solo tornare alla foresta, dai tuoi compagni Kokiri, da Saria, ridere e scherzare con loro di nuovo.

Vorresti che quel giorno l'albero Deku non ti avesse mai convocato, vorresti non avere mai ricevuto una fata, vorresti che tutto ritornasse esattamente come prima, che niente di tutto ciò fosse mai accaduto.

È il tuo turno di essere egoista.

 

 



Sono questi i tuoi ultimi pensieri, prima di morire.
Prima che l'eroe di Hyrule si spenga, è questo che pensa.
Tu eri un eroe, Link.


Chiudi gli occhi stanchi.

 

 

 

 

 


Suvvia...

Che razza di eroe saresti...

 

 

 

 

...senza una degna morte?

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Capitolo 7
*** Shadow ***


sShHaAdDoOwW

 

Link aggrottò la fronte, guardando con un misto di diffidenza e curiosità la strana figura che gli si parava davanti.
Mosse un braccio, la sfiorò ma non riuscì a toccarla: sembrava così vicina ma allo stesso tempo distante per riuscirci.

La scrutò, meravigliandosi nel notare che anche lei sembrava mostrare interesse nei suoi confronti.
Nonostante tutto aveva un qualcosa di affascinante, e Link era davvero tentato di avvicinarsi ancora.
A quell'età era ancora un bambino, ma aveva sviluppato una curiosità innata verso la foresta e il mondo che lo circondava che non aveva mai avuto nessun altro Kokiri. Era l’unico a chiedersi che cosa ci fosse fuori, l’unico a sperare che non esistessero solo piante, radici e cavallette, per quanto gli piacessero, l’unico a sperare che la sua vita potesse cambiare a tal punto da soddisfare quel congenito desiderio di conoscenza che si portava dietro fin dalla nascita.

Però l'Albero Deku gli aveva sempre raccomandato di non rapportarsi con cose mai viste prima, di chiedere prima a lui in caso si imbattesse in stranezze di cui non aveva mai parlato.
Il perché, Link non lo capiva.
Per lui, a quell'età, era tutto bellissimo: gli alberi, la vegetazione, le piccole fatine che avevano i suoi amici, le casette in legno, i ruscelli, il calore del sole.

Ma allo stesso tempo era sempre stato prudente, come se qualcosa, nella sua testa, sussurrasse piano alcune parole, forse ancora troppo difficili da comprendere, che lo mettevano in guardia verso ciò che aveva intorno.
Era una cosa che gli succedeva da sempre.

Quella figura restava immobile, come lui, e lo fissava, senza dire una parola.
Forse era diffidente anche lei.

La sfiorò di nuovo. Dopodiché anche lei provò a sfiorare Link.
E lui sentì il suo tocco freddo sulla pelle.
Era gelata più del vento invernale.

Lui si sorprese, ma non indietreggiò.
Sembrava essere così sperduta... gli ricordava lui stesso: forse era sola anche lei.
Forse i suoi amici la odiavano, ed era corsa a nascondersi nella Foresta.
O forse... forse lì vicino c’erano altri come lei! Forse era vero che non erano gli unici, forse aveva ragione a pensare che ci fosse qualcosa fuori!

Link pensò che volesse giocare con lui, perché ella gli prese piano la mano, facendolo alzare.

Ancora il gelo...

Link aveva da poco litigato con i suoi amici Kokiri, era l'unico a non aver mai ricevuto una fatina e l'avevano preso in giro, come sempre.
Il “perdente senza-fata” di Mido gli rimbombava ancora in testa, e faceva male.
Perciò fu felice nel vedere che qualcuno volesse essergli amico, senza giudicarlo perché diverso dagli altri (da quanto non succedeva?), e accettò l'invito, seguendola.

Ma, quando lei si fermò, Link notò che il suo braccio scuro tremava leggermente, e che la sua mano iniziava a fare sempre più forza.
Cercò di scostarsi, ma non ci riuscì perché lei era decisamente più forte di lui.

La vide girarsi lentamente.

E solo allora notò i suoi occhi: Rossi come il fuoco.
Sobbalzò, fissandoli.

 

E lei lo afferrò per la gola.


Link sgranò gli occhi, divincolandosi sconcertato per farle mollare la presa, ma lei sembrava ben intenzionata a stringere e stringere e stringere senza fermarsi più.
I loro sguardi si incontrarono di nuovo e Link scorse il ghiaccio nel suo.
Uno sguardo vuoto, meccanico, mentre restava immobile, ferma sul posto. Tutto, tranne la mano, che continuava a STROZZARLO.
Qualche colpo di tosse, aria mancante.

Paura

                            
Paura

                                                                                                 Paura


Perché gli stava facendo del male? Link non le aveva fatto niente, non si erano mai incontrati!
Forse era colpa sua, forse l’aveva disturbata, forse quello era il suo luogo segreto e lui senza saperlo l’aveva scoperto!
Cercò di parlarle, per spiegarle che non l’aveva fatto apposta e che voleva solo giocare, magari correre insieme e rincorrersi tra gli alberi, oppure farsi una nuotata nel ruscello, ma le parole gli rimanevano bloccate in gola, non riusciva a muoversi, e allora al posto delle parole uscirono tosse e sangue, e al posto delle scuse un ansito affannoso e gemiti di dolore.
Il sangue che aveva sputato per via della tosse aggiunse un altro tocco di rosso alla pelle scura di quell’essere, che lo guardava senza pietà, come se fosse niente.
Link le diede un calcio, spaventato, e poi un altro, e un altro, ma non le fece niente, anzi, lei sembrava intenzionata a non mollarlo più.
Sentì i sensi abbandonarlo lentamente, mentre respirare si faceva sempre più faticoso.
Socchiuse gli occhi, e solo allora lei lo mollò, facendolo cadere a terra con un tonfo sordo, che nessuno sentì.
Aveva il fiato corto, ma nessun segno sul collo.
Un rivolo di sangue gli scivolò dal labbro, ma lei gli diede una carezza, e subito il sangue sparì.

Brividi di freddo, al suo tocco.



Adesso era tutto confuso, Link non riusciva a distinguere il paesaggio con chiarezza, gli sembrava così scuro, e tutto ad un tratto aveva così sonno...
Ma non poteva dormire, doveva fuggire da lì e avvertire l’Albero Deku e i suoi amici del pericolo, non voleva che qualcun altro si facesse male per colpa sua!

Forse era vero quello che dicevano di lui

Era troppo curioso, troppo ficcanaso, troppo stupido, troppo debole.
Era un perdente, proprio come diceva Mido: se non riusciva nemmeno a proteggere se stesso come avrebbe fatto a proteggere Saria e gli altri?

Sentì nuovamente il suo sguardo asciutto su di sé, e l’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, furono quelli.
Quegli occhi rossi che come fiamme spente sembravano volergli succhiare l’anima.
Dopodiché, le palpebre iniziarono a chiudersi da sole.

Quando li riaprì, Link si ritrovò ai piedi di un grosso e secco albero, mentre il resto della vegetazione sembrava misteriosamente sparito, nonostante si trovasse ancora nella foresta.
Si alzò leggermente con il busto, e solo allora notò che la sua tunica era fradicia. Anche gli stivali, li sentiva particolarmente pesanti.
Stupito, si guardò intorno, senza capire dove si trovasse: era finito al centro di un’enorme pozzanghera, e al di là di essa sembrava esserci il niente.
Link si strofinò piano gli occhi con le mani, confuso e convinto di stare sognando, quando ad un tratto si ricordò di lei e di quello che quella strana figura gli aveva fatto.

Che fosse stata lei a portarlo lì?
Perché?

La testa gli girava ancora fortissimo, e non riusciva a trovare le forze per alzarsi, le sue gambe sembravano quasi ancorate a terra, mentre la vista era ancora sfocata, contorta... che si trattasse davvero di... un sogno?
L’acqua era freddissima, gelida. Pulitissima.
Link si specchiò su quel manto azzurro, ma non vide il suo riflesso. Notò solo due chiazze rosse disturbare la perfezione di quell’acqua, per poi disperdersi così come erano apparse.
E poi, quando levò gli occhi al di sopra di quel telo azzurro, vide lei.
Lei, con le sembianze di un bambino.
Lei, con dei capelli argentati penzolanti sulla fronte scura, con degli stivali color carbone infilati ai piedi, con una tunica nera come veste.
Alzando lo sguardo, Link vide la perfetta copia di se stessoossetss es id aipoc attefrep aL

Allora... era davvero come lui?
Era sola anche lei?
Cos’è che voleva? Un... amico?

L’unica cosa ad essere rimasta perfettamente identica a prima erano quei fili rossi e scomposti che componevano le sue iridi, che formavano quello sguardo color sangue. Attorcigliati come un cappio attorno ai suoi occhi, lo fissavano e si scontravano col limpido blu di quelli di Link. Era uno sguardo omicida.

No, non sarebbero mai stati amici.

 

                                                                 Rosso
                                                                                                                                        Azzurro
                                                                                                                                                                                                         Nero
 

E poi, solo il buio.

 



Link si svegliò.
Si trovava di nuovo nella foresta, il sole splendeva vivace e piccoli sprazzi di luce, filtrati dalle fronde degli alberi, si riflettevano sul suo viso da bambino, facendo risaltare il biondo dei suoi capelli. Era da solo, steso a terra, e con un dolore lancinante alla testa.
Nessuna traccia di lei
Link si sfiorò il collo, non aveva nulla, non sentiva nemmeno dolore. Si alzò lentamente, e iniziò a guardarsi intorno guardingo, alla ricerca di qualche indizio su che cosa fosse successo. 
Ma non trovò nulla, se non rametti, sassi, e le orme che aveva lasciato nel fango quando si era intrufolato in quell'angoletto sperduto della foresta, all'insaputa di tutti.

Non se l'era sognato, no? Doveva essere successo, era tutto così reale!

"Link, Link!"

All'improvviso sentì una delicata voce chiamarlo, era quella della sua amica Saria, sicuramente lo stava cercando dato che era sparito già da un po'. Non sapeva se raccontarle tutto e spaventarla per niente, se si era trattato davvero di un sogno era inutile farla preoccupare. Dopotutto aveva senso, già da un po' Link era una preda continua degli incubi, anche se solitamente faceva sempre lo stesso sogno. Forse si era solo appisolato mentre riposava.

"Si può sapere dove ti eri cacciato, ero in pena per te! Mido ha fatto di nuovo il cattivo vero?"

Già, probabilmente era solo un sogno, dato che aveva subito iniziato a scordarsi tutto.
L'unica cosa ad essere rimasta bene impressa nella sua memoria erano quegli occhi. Quel rosso che sembrava volesse entrargli in testa e leggergli i pensieri, quel rosso omicida che lo perseguitava ogni volta che si addormentava di notte e si ritrovava davanti, in groppa ad un animale nero, uno strano mostro che lo fissava come se Link fosse la sua preda.

"Torniamo a casa, dai, gli darò io una lezione!"

Saria gli prese la mano, e i due iniziarono a correre verso l'emporio dei Kokiri. Link rise seguendola, ignorando una piccola vocina che sussurrava nella sua testa parole ancora troppo difficili per lui da capire, parole strane e senza voce. 
Link rise, ignaro di due riflessi rossicci che lo fissavano dalla superficie del laghetto.

"Mh? Perché sei tutto bagnato?"

...

...kniL

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