Angel's Friends e la Compagnia Eterna

di N a r a y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Ritorno ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Michea ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Confusione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Qualcosa di nuovo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Sensazioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - L'angelo senza ali ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Incontro Segreto? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Le indagini continuano(?) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Sensi di colpa ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Buona domenica sera a tutti! :D
Grazie per leggere questa piccola presentazione innanzitutto! Ecco il prologo di questo mio esperimento, ispirato a un ipotetico continuo della storia a fumetti di Angel’s Friends.
Ammetto di essere un poco preoccupata all’idea di postare questa storia: mi piace scrivere, ma credo di essermi un po’ arrugginita e perciò chiederò come al solito pietà per eventuali errori di scrittura e molto importante, spero di riuscire ad aggiornare ogni domenica secondo il programma che mi sono prestabilita. XD
Detto questo vi lascio alla lettura e mi farebbe davvero piacere sapere le vostre considerazioni a riguardo o anche semplicemente se avete domande da pormi sulla storia originale a fumetti.
Non mi reputo una esperta riguardo al fumetto, ma lo scrivo per chi non avendo mai letto la storia fosse interessato a capirci qualcosa in più, avvisandovi che molte cose nel mio racconto le darò per scontate, ma inserirò comunque note per certi dettagli alla fine dei capitoli, giusto per aiutare ;)
 



PROLOGO

 

« Ecco la casa, ti piace? »
Michele alzò gli occhi dal suo libro, fissando il finestrino della macchina.
Una casa, non troppo piccola, non troppo grande. Insomma, modesta, ma comunque apparentemente accogliente.
Osservò meglio la posizione della macchina. La casa riusciva a vederla solo con la coda dell’occhio, girando la testa.
« Perché ti sei fermato così avanti? »
« Prima di fermarci qui voglio farti vedere un’altra cosa » disse il padre dando gas alla macchina.
Ripartirono con velocità e Michele si abbandonò nuovamente allo schienale tirando su il cappuccio.
Quella città era bella: c’era il mare, la sabbia, belle case e belle piazze …
Eppure, non era la sua città.
Svoltarono diverse strade prima che la macchina quasi inchiodasse davanti a una grande struttura.
« Ecco campione, questa sarà la tua nuova scuola » gli presentò il padre con un certo entusiasmo.
Michele sapeva che in fin dei conti quell’entusiasmo non era reale …
Suo padre non sarebbe rimasto a lungo con lui nemmeno in quel posto …
« Carina » rispose asciutto il ragazzo dai capelli corvini.
Il padre si limitò ad abbozzare un sorriso, prima di svoltare il volante e ripartire verso la loro nuova casa.
 
 

*PS*

Come ho detto prima questa storia è un esperimento, perciò certi personaggi o luoghi saranno inventati di sana pianta da me :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Ritorno ***


Buona domenica!
 
Sono contenta di aver visto che qualcuno abbia visualizzato il prologo della storia! Vi ringrazio! :3
Siamo al primo capitolo e spero possa piacervi! Anche se non molto lungo, sarà importante per comprendere come si svolgeranno i prossimi capitoli di questa avventura.
Ribadisco: per chi avesse domande sulla storia a fumetti è libero di chiedermi, altrimenti, lo invito caldamente a leggere la storia originale a fumetti! ;)
Se avete consigli, critiche, possibili errori da segnalarmi, o solamente commenti, scrivetemi pure!
 Sono davvero curiosa di conoscere il vostro giudizio sulla storia!
:D

 


Ritorno

 
 
 
 
“Speravo con tutto il cuore di non dover rivivere ancora questa scena ...” pensò Raf mentre le nuvole fuori dall'autosfera scolastica inghiottirono l'intera Angy Town* nascondendola allo sguardo amareggiato dell'angioletta.
Uriè che era al suo fianco sembrò accorgersene e senza perdere l'attimo scattò una foto all'amica.
Il flash della fotocamera alata di Uriè fece sobbalzare Raf: «Ma insomma! Ora ti metti a fare foto a tradimento!» sbuffò tentando di afferrare la macchinetta.
Uriè divertita riuscì a eludere i tentativi dell'amica di appropriarsi della sua fotocamera e gli mostrò la foto: «Avevi un'aria così immersa nei pensieri! Piena di emozioni! Non ho potuto resistere ...» ridacchiò.
Raf guardò il display della macchinetta digitale. Era davvero così amareggiata per la partenza? A vedere dalla faccia che aveva nella foto sembrava proprio di sì ...
Uriè la guardò seria: «Raf non capisco, solamente ieri eri così eccitata a ripartire e tornare a vivere le emozioni dell'anno scorso, invece ora sembri un uccellino in gabbia che agogna alla libertà ...»
Raf sorrise: «Non preoccuparti Urié e solo che la lontananza da casa mi fa sempre questo effetto all'inizio. Pensavo di essermi abituata lo scorso stage, ma a quanto pare dovrò ancora farci i conti ...»
«Bah! Vedrai che presto passerà Raf, ma ora rilassati perché credo che quest'anno sarà ancora più duro di quello passato ...» intervenne Miki seduta nella poltrona dietro di loro.
Vedendo gli sguardi allarmati della due angiolette, Miki si affrettò a precisare: «... intendo dal punto di vista scolastico, non riguardo ai Riviventi*! Ormai quelli sono un capitolo chiuso, lo sapete. Se ne stanno occupando già da questa estate le Alte e Basse Sfere e noi abbiamo fatto già del nostro meglio.»
Le due angiolette si ritrovarono a concordare con Miki.
Ormai quasi tutti i Riviventi dovevano essere scomparsi dalla faccia della terra, anche se all'inizio era stata dura trovare un ‘contro incantesimo’ per poterli eliminare. Anche se Raf e Sulfus erano stati il principale ‘ingrediente’ per crearli e gli unici a poter eliminare i Riviventi, le Alte e Basse Sfere erano riusciti a trovare un modo per procedere senza il loro aiuto lasciandoli tornare a casa, ma tenendoli sempre aggiornati nel caso si fossero presentati dei problemi.
Il primo mese delle vacanze Raf e i suoi amici erano rimasti sempre all'erta ad un'eventuale chiamata da parte delle Alte Sfere, che però non arrivò mai.
Ora stavano tornando sulla terra per il secondo anno di stage e tutti e cinque speravano di non dover più affrontare il problema dei Riviventi.
E pure questa esperienza li aveva segnati e tornare sulla terra pareva come ricominciare l'identica avventura. Sì, ‘avventura’ come l'aveva definita spesso Ang-lì con il suo solito ottimismo, perché in qualche modo li aveva messi alla prova e loro erano riusciti a mostrare le loro vere qualità di angeli custodi riuscendo a rimediare a un problema di enorme pericolo per i loro fratelli umani. Inoltre, questa avventura, volente o nolente, li aveva legati in qualche modo anche a quei trita aureole dei diavoli! Già, tutta la banda di Sulfus in qualche modo si era accompagnata alla loro sin dall'inizio. Anche se con qualche difficoltà avevano vissuto insieme le sconfitte e le vittorie trovando tra di loro cose in comune da condividere - non solo i fumetti, come per Ang-lì e Cabiria.
Tutto il gruppo degli angeli doveva ammetterlo: certamente tornare a scuola non li avrebbe fatti esultare sulle poltrone dell'autosfera*, ma il fatto di rivedere la loro intera classe, i loro terreni e sì, anche i loro avversari-compagni di avventura, li rendeva ansiosi e eccitati.
Per Raf inoltre, c'era anche la questione Raoul che la aspettava sulla terra, ma impellente era il bisogno di nasconderlo ai suoi amici visto che tutta la storia era già venuta a galla lo scorso stage. Durante l'estate a Angy Town non ne avevano parlato, quasi fosse un tabù. Avevano capito tutti che il discorso avrebbe potuto dar fastidio a Raf, eppure anche rimanendo in silenzio la questione sembrava riecheggiare ovunque ...
Raf dal canto suo ormai sapeva che non ci poteva far niente tranne che dimenticarlo, ma sarebbe stato difficile visto che frequentavano la stessa scuola! Ma cosa poteva farci? Fare un'anonima richiesta per trasferirlo ad un’altra scuola o addirittura trasferirsi lei da qualche altra parte!
“Magari al polo nord ...” pensò.
Il professor Arkan iniziò a dare informazioni sulla scuola ai nuovi stagisti, segno che erano ormai arrivati sulla terra e chiese a Miki di poter nuovamente fare da guida per i nuovi studenti all'interno della struttura.
L'angioletta accettò anche se di voglia non sembrava averne molta, ma con un bel sorriso sulla faccia incominciò il tour non appena atterrati nel grande parcheggio sul tetto della scuola, inaccessibile agli umani. Dinanzi a loro vi era l'entrata alla Torre Scolastica e Raf e gli altri si offrirono come esempio per spiegare come attivarla tramite un badge speciale e la riproduzione della Nota Angelica* per entrare nell'aula celeste e il sognatorio. Passarono poi in quest’ultima parte della torre. dove ne approfittarono per liberarsi dei bagagli.
Scendendo lungo la torre Miki inziò a spiegare con i dovuti avvertimenti a qualche sprovveduto e temerario angioletto, delle aule dei diavoli, come l'aula maligna e l'incubatorio situati entrambi nella cantina della scuola.
Percorsero poi l'ala centrale priva di sistemi di sicurezza, ma che a differenza delle altre stanze, occupate sia dagli angeli e diavoli, risultava comunque vuota.
Come zona neutrale, Miki riferì che in quell'ala della scuola angeli e diavoli: «... possono solo incontrarsi, ma non scontrarsi, capito bene?» chiese sorridendo bonaria verso i visi disorientati dei nuovi stagisti.
«Sembrano un poco confusi Miki ...» gli bisbigliò Gabi all'orecchio.
«Ti ricordo che lo eravate anche voi il primo giorno!» rispose irritata l'angioletta: «Devono solo abituarsi!»
Certe volte la puntigliezza di Gabi la mandava in bestia. Era tutta questione di tempo e i nuovi angeli se la sarebbero cavata!
«Le ultime stanze che si trovano nell'ala centrale sono le aule di infanzia terrena dove condivideremo le lezioni con quei trita aureole dei diavoli.»
I quattro angeli sorrisero percependo una nota di simpatia in quel nomignolo che Miki aveva volutamente sottolineato mentre indicava una delle aule.
«Come avrete già notato possiamo attraversare pareti porte e altre strutture dell'edificio grazie alla nostra schermatura e mi raccomando i terreni non devono sapere della nostra esistenza! Vi rammento il V.E.T.O: vietato esporsi, toccare e origliare!» concluse con tono solenne tanto da far rizzare le aureole ai presenti stagisti.
Uriè intervenne notando l'iniziale timore dei nuovi angeli: «Non temete! Lo stage è duro, ma con buona volontà e santa pazienza riuscirete a superare l'anno nel migliore dei modi!»
Il discorso sembrò ravvivare la situazione tanto da scaturire domande insolite tra gli angeli: «Scusate ma, ci sono ancora Riviventi per la scuola?»
«Come avete fatto a eliminarli?»
«Ci sono norme di sicurezza nella scuola anche contro di loro?»
«Come vi siete sentiti quando li avete affrontati?»
«Possiamo conoscere le vostre mascotte!?»
«E con i diavoli come vi siete trovati a collaborare?»
I cinque angeli si ritrovarono sopraffatti da quella onda anomala di domande e iniziarono a temere di dovere rispondere per poterne uscire vivi.
Davvero se ne parlava così tanto tra i giovani angeli di questa loro storia?
E loro che speravano di non dover più minimamente averci a che fare!
Miki si fece avanti e con decisione alzò la voce sopra il dilagare di domande dei nuovi allievi: «Ehi! Calma! Preparatevi per le lezioni, incominceranno tra qualche minuto e il professor Arkan non tollera ritardi! Soprattutto il primo giorno, quindi ...» e indicò agli angeli la via per il sognatorio.
Questi un poco delusi si incamminarono o meglio, volarono ripercorrendo la strada a ritroso.
Ang-lì guardò Miki: «Non credi di essere stata un po' severa?»
Miki alzò un sopracciglio: «Ang-lì preferivi essere seppellito da un'ondata di angeli scalpitanti? Non ti avrebbero mollato un attimo! Ringraziami piuttosto». Oggi tutti sembravano volerla infastidire o cosa?
Sorrisero tutti e cinque: era ricominciato tutto e niente sembrava cambiato o almeno così pareva ...


 

*§*§*§*§*§*



«Filiamocela prima che ci rifilino il ruolo da guida turistica della scuola a queste nuove matricole!» disse Sulfus uscendo a tutta velocità dal pulmino infernale seguito dalla sua banda.
Fortunatamente erano i primi arrivati davanti alla scuola e i cancelli erano già aperti.
"Perfetto!"
Schivando con maestria i terreni accampati sulle scale, nella piazza e nelle ampie rampe di scale interne alla scuola riuscendo ad entrare senza essere notati dalla Temptel e il professor Putzo che attendevano i nuovi studenti.
Si intrufolarono nell'ala e la percorsero a gran velocità per arrivare finalmente agli incubatori dove avrebbero potuto sistemare i loro bagagli.
L'ala centrale sembrava deserta. Gli angeli non si erano ancora preparati per le lezioni.
Sulfus si sistemò lo zaino sulla spalla e seguito dagli altri iniziò ad attraversare il corridoio.
Non intravidero nemmeno il bidello, ovvero il controllore eterno* della intera scuola in cui loro e quei budini alati si sono ritrovati faccia a faccia durante le loro indagini sui Riviventi lo scorso stage.
Già, i Riviventi! Avevano dato filo da torcere anche a loro, unendoli poi agli angeli in una caccia al mostro per tutta la città terrena.
Almeno erano riusciti a sistemare le cose e a passare delle belle vacanze senza preoccuparsi ancora di quei mostri mutaforma.
Sulfus però non poteva non ammettere il divertimento che aveva provato lo scorso stage. Era stata una avventura che aveva fatto affrontare – sia a lui che ai suoi amici - mille pericoli e strani misteri e la scuola era parsa molto meno noiosa e pesante da sopportare, per tutti.
Ora il punto era incontrare nuovamente gli angeli, quegli angeli! Avevano condiviso troppe cose con loro e ricominciare da zero come se non fosse accaduto niente sarebbe stato difficile.
Soprattutto per lui ...
Il fatto che insieme a Raf riuscisse a sconfiggere i Riviventi, lo aveva spinto a stare spesso accanto all'angioletta e a prendere le sue difese, naturalmente senza darlo a vedere a lei e agli altri! Non gli era passato minimamente per la testa di farlo solamente perché lo scorso stage, per qualche oscuro motivo, si era preso una cotta per quella fessa! Raf era indispensabile per la distruzione dei Riviventi e lui ne aveva certamente avuto bisogno visto che senza il tocco dell'angelo non avrebbe potuto eliminare i mostri.
Era ovvio! La sua protezione per lei era dovuta solamente ai propri interessi, così come doveva essere.
Appena arrivati dall'altra parte dell'ala centrale, delle risate fecero venire la pelle d'oca ai diavoli. Le conoscevano fin troppo bene quelle voci!
Appena passata la porta antincendio, si ritrovarono faccia a faccia con i cinque angeli altrettanto stupiti del loro arrivo così silenzioso.
Una pesante atmosfera cadde tra loro lasciandoli immobili a guardarsi negli occhi.
Ci fu qualche attimo di silenzio e i diavoli iniziarono a irritarsi un poco per gli sguardi vacui e quasi imbarazzati degli angeli.
«Che c'è!? Siamo sempre noi e se ora ci volete scusare dovremmo raggiungere le nostre stanze!», intervenne Kabalè indicando le scale per la cantina della scuola in fondo alla torre dove si trovavano.
Sulfus e Raf si scambiarono uno sguardo, ma poi velocemente si lasciarono come se si fossero scottati da quell'insolito contatto.
Sulfus non disse una parola e ricominciò ad avanzare con passo deciso, sfuggendo agli sguardi degli angeli.
Senza una parola questi si fecero da parte lasciando passare i diavoli che in tutta fretta discesero le scale per l'Incubatorio.
“Gli occhi di Raf sembravano diversi ...” si ritrovò a pensare Sulfus mentre scendeva le scale.
L'umidità lo travolse.
«Mi sembra così strano incontrali, ora ...» iniziò a parlare Gas cercando di non mostrare il disagio che provava nel cominciare quel discorso.
A Zolfanello City i diavoli avevano passato delle spensierate vacanze e si erano ripromessi di non parlar più della faccenda degli angeli fino a quando non fossero tornati a scuola. I loro genitori comunque non si erano risparmiati delle belle ramanzine ai loro figli. Aver fatto comunella con degli angeli, anche se per un motivo benché giustificato, non aveva fatto certamente piacere alle famiglie dei diavoli. Ma sapere che i loro figli erano stati in parte degli eroi, li aveva resi in qualche modo orgogliosi.
«Ma dai Gas! Sono sempre loro, quei budini alati ...» intervenne Kabalè.
«Sì, ma non puoi non ricordare cosa abbiamo passato con loro lo scorso stage ...» ribatté Gas imbarazzato mentre lanciava occhiate al suo capo, Sulfus, che di schiena percorreva zitto la scala. Era sicuro che li stesse ascoltando.
«... magari un saluto glielo potevamo fare, no?» concluse Gas tutto dun' fiato.
Kabalè e Cabiria si girarono verso di lui, ma non dissero niente.
«Ragazzi io non vi capisco! Ci avete troppi problemi in quella testa ...» intervenne Mefisto strofinandosi gli occhi: «Quello che so io e che a me mi servirebbe un bel risposino!» e sbadigliò.
Raggiunsero finalmente la cantina dove le ragnatele, le candele già accese, l'odore di muffa e lo squittire dei topi, li accolsero dopo la lunga estate di vacanze.
Kabalè si avvicinò a Sulfus: «Secondo te avremmo fatto bene a salutare quegli angeli? Stando a quello che abbiamo passato …»
Sulfus sbuffò seccato: «È tutto finito e ora mettetevi bene in testa che loro sono tornati i nostri nemici e noi i loro.»
I quattro diavoli rimasero immobili a fissare Sulfus. Non si sarebbero aspettati una reazione del genere, o almeno per un argomento come quello: «Ma che hai Sulfus?» chiese Gas.
Sulfus roteò gli occhi appoggiandosi allo stipite dell'incubatorio maschile: «Fiamme dell'Inferno! Mi sono dovuto svegliare presto per tornare in questo posto e ora non ho certamente la voglia di pensare se essere educato o meno con delle meringhe alate!», e con passo deciso si avvicinò a loro, «I Riviventi sono stati tolti dalla faccia della terra e ora non voglio più considerare quegli angioletti miei amici. E sarebbe meglio che fosse così anche per voi! Dobbiamo diventare diavoli al cento per cento, ricordatelo!» e detto ciò entrò nell'incubatorio scomparendo nell'oscurità della stanza.
Le ali dei diavoli fremettero.
Sulfus aveva ragione. Dovevano di nuovo considerarli nemici e se non l'avrebbero fatto, avrebbero dovuto sognarlo l'uno per cento mancante.
Certo però, che l'atteggiamento di Sulfus lasciava pensare ... forse anche lui non accettava di buon grado il fatto che tutto dovesse tornare come una volta?
I quattro diavoli si guardarono.
«Forza ragazzi prepariamoci, vedrete che gli passerà l'arrabbiatura a Sulfus …» disse Cabiria prima che il gruppo si dividesse nelle rispettive stanze dell'incubatorio.

 

 



Note
 
 
ANGY TOWN: la città degli angeli.
AUTOSFERA: mezzo di trasporto per gli angeli. Il loro carburante è miscela di cielo e galleggiano. Esistono diversi modelli tra cui quello scolastico.
RIVIVENTI: mostri multiformi creati dal pianto di Raf e dalla risata di Sulfus e che privavano i terreni delle loro emozioni e del loro libero arbitrio.
NOTA ANGELICA: una speciale nota che gli angeli intonano per poter essere riprodotta poi dall'aureola-monitor della Torre Scolastica come "parola d'ordine" per accedere all'aula celeste e al sognatorio. Un sistema di sicurezza contro i diavoli che adorano devastare le aule degli angeli.
CONTROLLORE ETERNO: un angelo che si occupa di monitorare e sorvegliare le azioni eterne laddove vi è un legame tra queste e i terreni.
Vedi il fumetto n.9 di AF
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Michea ***


Buona domenica a tutti!
Ecco qui il secondo capitolo! Come al solito ringrazio chi sta seguendo la storia, mi fa davvero piacere! Se avete consigli, critiche, possibili errori da segnalarmi o solamente commenti, scrivetemi pure!
 Sono davvero curiosa di conoscere il vostro giudizio sulla storia!
Non abbiate paura, non mordo!
;)
 

 


Michea

 
                  
 
Arkan e Temptel attendevano nella sala professori, riordinando i loro fascicoli prima di incontrare i nuovi alunni della scuola.
Temptel prese la sua cartella rosso fuoco e si sistemò gli occhiali: «E si ricomincia collega, speriamo solo che questo anno sia meno movimentato di quello passato ...»
Temptel non avrebbe voluto cominciare con quel discorso, ma la questione dei Riviventi ormai era una storia che sembrava pullulare da ogni singolo mattone della scuola e ignorarla la infastidiva a tal punto da ingozzarsi di Peperoncino Satanino* minacciando così la sua linea!
Arkan non gli rivolse lo sguardo, ma le sopracciglia corrugate sul suo viso fecero intuire alla Temptel che l'angelo stava rimuginando anche lui sulla questione da tempo: «Quella esperienza mi ha fatto riflettere e ci ha insegnato qualcosa ... ne sono sicuro. Solo spero che non si ripeta. La vita dei terreni e la nostra deve comunque continuare come consueto senza interferenze ...»
Temptel lo guardò confusa: «È preoccupato che questa storia possa tornare a galla?»
Gli occhi di Arkan si posarono sulla professoressa: «Forse o forse no. Io ho fiducia nel lavoro che stanno conducendo le Alte e Basse Sfere, ma per ora non riesco a non immaginare che qualcosa possa di nuovo accadere e sapere che i terreni possano essere ancora in pericolo mi rende nervoso.»
Temptel si avvicinò a una delle finestre della sala insegnanti: «Collega, i terreni sono sempre stati in pericolo e lo sono tutt'ora ... i Riviventi erano solo uno dei tanti rischi ...»
«Ti sbagli Temptel. I Riviventi non hanno messo solo i terreni in pericolo, ma anche noi e voi. Per quanto cerchiate di ignorarlo, i terreni sono fondamentali anche per voi diavoli. Il vostro compito di tentarli fa parte dell'equilibrio che il mondo ha bisogno per andare avanti. Bene e Male devono coesistere e la scelta dell'uomo tra queste è essenziale. Ma la comparsa dei Riviventi ha minacciato questo equilibrio e ci ha lasciato un segno ... io spero solamente che errori così grandi non si ripetano nuovamente e che la vita ritorni a scorrere come prima» e con un sospiro concluse alzandosi dalla poltrona su cui era seduto.
Non era per niente tranquillo, ma forse ricominciare a fare il suo dovere lo avrebbe aiutato a distrarsi da quella storia che ora doveva essere solamente ricordata e non temuta.
Temptel stranamente si ritrovò d'accordo con Arkan. Anche se non lo voleva ammettere sapeva che il suo collega aveva ragione.
Entrambi si prepararono per uscire quando una melodia di mille campanelli si propagò nella stanza. Arkan si precipitò alla porta sotto lo sguardo perplesso della Temptel.
Non appena aprì la porta, una forte luce si sprigionò e da questa si comparvero tre figure.
Arkan si affrettò a fare una veloce riverenza mentre Temptel assunse un atteggiamento abbastanza stizzito.
«Oh, Arkan non vi è alcun bisogno ...» disse una giovane voce proveniente da una delle tre figure.
Dopo qualche secondo, la luce svanì e davanti ai due professori si mostrarono tre angeli.
Il più piccolo stava davanti agli altri due più grandi che con sguardo sereno osservavano il professor Arkan.
«Ci spiace di non avervi potuto avvisare prima del nostro arrivo ...» riprese il giovane angelo avvicinandosi ai due professori con voce calma.
«A cosa devo questa tua visita?» domandò Arkan al giovane angelo portando poi lo sguardo sugli altri due.
«Non temere abbiamo tutto il tempo per poterne parlare tranquillamente, ma immagino voi ora abbiate da accogliere nuovi studenti alla scuola, giusto? Per ora loro sono la nostra priorità ...»
Arkan annuì e guardò Temptel: «Permettetemi prima di mostravi le stanze celesti così che voi possiate riposarvi»
«Non ce ne sarà bisogno ...» intervenne l'angelo: «Reiyel* e Ariele* ritorneranno a AngyTown, ma io rimarrò qui per spiegarvi la situazione.»
I due angeli fecero un inchino e Arkan ricambiò prima che questi scomparissero di nuovo in una luce bianca e folgorante.
 
 
*§*§*§*§*§*
 
 
In classe c'era molto fermento, forse anche troppo. Pure gli angeli facevano la loro parte per non lasciare che la classe precipitasse in un ansioso silenzio prima dell'inizio della lezione di infanzia terrena.
«Non sopporto questa loro cocciuta indifferenza verso di noi ragazzi. Dovremmo fare qualcosa?»
Raf era ormai stufa del fatto che nemmeno uno del gruppo dei diavoli rivolgesse loro lo sguardo e che continuasse a parlottare e urlare con gli altri compagni.
«Non preoccuparti, tanto prima o poi dovranno rivolgerci la parola quando ricominceremo a seguire i nostri terreni», rispose Miki che seduta al suo banco scarabocchiava qualcosa su un foglio.
«Certo che però questa attesa è fastidiosa! Non capisco perché i professori ci mettano così tanto!», protestò Gabi armeggiando con il suo Celeston CANT Z 506*.
«Ma ché! Anzi è un buon momento per scattare qualche foto con la mia Digi-dream* a un sogno ad occhi aperti di qualche terreno che entra a scuola! Oh, wow questo è fantastico!», esclamò Uriè mentre alla finestra scattava qualche foto ai terreni nel cortile.
Raf guardò Gas che divorava un panino con una faccia più che soddisfatta, Kabalè sembrava intenta a scarabocchiare qualcosa sulla faccia di Mefisto, che con le cuffie nelle orecchie stava dormendo con la testa a penzoloni e Cabiria, imperturbabile come sempre, leggeva un fumetto poliziesco ... ehy! Ma non era il numero preferito di Ang-lì quello?
Beh, tutto sommato erano rimasti sempre gli stessi.
L'angioletta spostò lo sguardo sul capo della combriccola diabolica e con sommo stupore trovò il diavolo più calmo e silenzioso che mai. Anzi sembrava quasi stonare tra quel marasma di diavoli scalmanati. Sulfus seduto sul banco della prima fila stava chiacchierando con un diavolo dalla cresta multicolore che con diversi movimenti fingeva di suonare una chitarra con certa enfasi.
Trovò la cosa alquanto strana e non fu l'unica ad accorgersene: «Hai visto Sulfus? Oggi è così calmo! Cosa sarà mai successo di così straordinario!?», disse Uriè sedendosi al banco a fianco di Raf. L'angioletta bionda scrollò le spalle.
«Sicuramente è il ritorno a scuola che l'ha ammutolito in questo modo. Pure io non ho molta voglia di parlare ...» intervenne Ang-lì.
«Si, ma lui oltre ad essere un diavolo è Sulfus! Quello che in prima fila iniziava a far fracasso, disturbare le lezioni e a metter zizzania tra tutti nella classe!» bofonchiò Gabi tirando su lo sguardo dallo schermo del suo palmare.
Miki calma e serafica si tirò giù il cappuccio della felpa che aveva usato per ripararsi dalle palline di carta che tiravano i diavoli: «Ragazzi, vi suggerisco di smetterla di preoccuparvi. Sapete come è fatto Sulfus, non dirà mai cosa gli passa per la mente, e non lo dirà soprattutto a noi che siamo degli angeli! Seguite il mio consiglio: preoccupatevi del fatto che qui la situazione sta diventando intrattabile con queste scimmie scalmanate e che a me sta venendo un gran mal di testa e quindi non so come riuscirò a seguire la lezione di oggi!» concluse Miki rifugiandosi di nuovo sotto il cappuccio.
“Ha ragione, Sulfus non ci dirà mai cosa gli passerà per la testa ... spero solo non sia un piano per ingannarmi e far compiere ad Andrea qualcosa di veramente brutto!”
Nel fracasso dell'aula finalmente Arkan e la Temptel fecero il loro ingresso e un silenzio surreale calò nella classe non appena una terza figura entrò nell'aula.
I diavoli e gli angeli iniziarono a borbottare sonoramente tra loro mentre Arkan e Temptel sistemavano i loro registri sulla cattedra.
La terza figura si accostò a questa, calma e pacata. Sembrava attendere.
Arkan si mosse davanti alle prime due file di banchi: «Spero che il viaggio di ritorno alla scuola sia stato confortevole per tutti ...» iniziò a parlare «... ora un nuovo anno è ricominciato e c'è parecchio lavoro da fare ...»
La Temptel storse il naso. Già, molto lavoro ...
Arkan guardò poi la figura vicino alla cattedra e gli fece cenno con la testa di avvicinarsi: «... ma prima, voglio presentarvi un vostro nuovo compagno di classe.»
Sembrava della loro età, il suo sorriso sul viso abbronzato pareva ispirare simpatia.
«Ecco, lui è Michea*, un angelo al novantanove per cento come voi venuto in questa scuola per seguire il suo terreno ...». 
«... o almeno così si spera», intervenne la Temptel suscitando qualche risatina da parte dei diavoli.
Lo sguardo torvo di Arkan si posò per qualche secondo sulla collega prima di tornare serafico a parlare di Michea: «... come stavo dicendo, Michea ha dovuto cambiare scuola proprio per seguire il suo terreno che per svariate ragioni ha dovuto traslocare con la sua famiglia qui in questa città. Esigo da parte vostra una calorosa accoglienza, capito?»
Molti annuirono.
Arkan più che soddisfatto indicò con una mano un banco libero per Michea. Questo arrivato, sorrise al compagno vicino che ricambiò solare.
Una voce proruppe dalle file dei diavoli: «Ehy, perché dovremmo accoglierlo come uno di noi? Dopotutto è un angelo!» la domanda suscitò subito mormori di assenso tra i giovani diavoli.
Arkan si rivolse al giovane studente di infanzia negativa: «Speravo che qualcuno mi facesse questa domanda!» disse suscitando sorpresa tra le file dei banchi.
«Sapete bene tutti che un angelo ha il compito di custodire e un diavolo di tentare il proprio terreno ...» gli alunni annuirono: «... e sapete che senza queste due forze che entrano in campo le scelte dei terreni non sarebbero più messe alla prova e la loro consapevolezza del buono e cattivo sarebbe fievole, quasi persa. Noi abbiamo il compito di fare presente quali sono le scelte giuste che portano a buoni esiti e quelle che invece portano a risultati negativi le decisioni dei terreni ed è proprio il rapporto che c'è tra buono e cattivo che oggi introdurremo ...»
La voce della Temptel, che fino a quel momento non si era pronunciata, si levò nell'aula: «Per quanto mi duole ammetterlo, noi diavoli dobbiamo comunque sottostare all'evidenza che debba esistere un rapporto sano con i nostri rivali, gli angeli. Rinnegare l'importanza del loro compito sarebbe un errore e ovviamente la stessa cosa vale anche per gli angeli. I diavoli sono i portatori delle parole del male e gli angeli quelle del bene, ma entrambe le parti sono attratte l'una dall'altra e allo stesso tempo si contrastano. Questo è un equilibrio che non va sottovalutato o ignorato per nessun motivo e come abbiamo visto con l'avvento dei Riviventi, una piccola variazione potrebbe portare a grandi pericoli ...» i cinque angeli e diavoli concordarono con la professoressa.
«... ma questo comunque non vuol dire che dovrete essere pappa e ciccia con i vostri rivali, ma dovrete solamente rispettare questo equilibrio a cui io e Arkan avremo modo di approfondire nelle prossime lezioni.»
«Grazie collega», disse Arkan riportando l'attenzione su di lui.
Notò con piacere che pure i diavoli sembravano abbastanza interessati all'argomento.
Era certamente qualcosa di nuovo per loro. Tutto lo scorso stage avevano imparato ad essere validi rivali l'uno per l'altro, detestandosi anche fino allo stremo e ora gli veniva richiesto di imparare a rispettarsi per mantenere un equilibrio di cui Arkan era certo, non avessero ancora compreso fino in fondo. Ma il nuovo stage era appena iniziato e avevano davanti ancora molto tempo.
Anche se la lezione era appena iniziata, Arkan e Temptel decisero di rimandare l'introduzione del nuovo argomento ai prossimi giorni.
«Sapete quali sono i vostri terreni, staranno sicuramente uscendo dalle classi ora. Per oggi limitatevi a sorvegliarli, da domani vi illustreremo il nuovo programma» disse tutto d'un fiato Arkan prima che tutta la classe di infanzia terrena sgattaiolasse fuori dall'aula.
 
 
*§*§*§*§*§*
 
 
Raf, Gabi, Miki, Urie e Ang-lì si ritrovarono insieme nel giardino della scuola. Era ora di ricreazione e i loro terreni passeggiavano e si incontravano con gli amici godendo della pausa.
Intravvidero il loro nuovo compagno Michea mentre affiancava il suo terreno, un ragazzino minuto con una matassa scura di riccioli sulla testa. Non sembrava molto a suo agio, ma chi poteva biasimarlo, era il suo primo giorno in una nuova scuola.
Michea sembrava capirlo, perché il suo viso prese una nota amara quando il suo terreno si sedette su un gradino della scala d'entrata della scuola, isolandosi.
«Mi spiace per il terreno di Michea, deve essere difficile per lui rincominciare tutto da capo ...» parlò Uriè osservando la scena.
«Magari se convincessimo uno dei nostri terreni a scambiare quattro chiacchere con lui?» propose Ang-lì.
«Sperando però che i diavoli non ci ostacolino!» sottolineo Gabi facendo cenno al gruppo della banda dei diavoli che si stava avvicinando.
«Io ci proverò, anche se ho qualche dubbio che Edoardo prenda seriamente il mio consiglio», disse Miki avvicinandosi al terreno.
«Anche io ci proverò! A Mara farà bene socializzare con persone nuove!» e si avviò anche Uriè.
Gabi e Ang-lì fecero lo stesso e anche Raf si mise all'opera.
Dovevano fare tutto prima che i diavoli potessero compromettere i loro piano. Fare conoscenza con nuove persone poteva risultare difficile per alcuni terreni, ma Raf sapeva che Andrea aveva anche un animo socievole e estroverso e forse non sarebbe stato difficile convincerlo.
«Pronta Cox!»
La coccinella si materializzò ronzando intorno alla sua padroncina e capì al volo cosa l'angioletta volesse. Attivò la proiezione di Raf che rapida si avvicinò ad Andrea.
Questo sembrava intento a finire un bel sandwich mentre con l'altra mano teneva un game-boy.
Non appena Raf si trovò vicino al suo orecchio iniziò a parlare con lui: Guarda! Laggiù c'è il nuovo ragazzo della scuola. Perché non vai a fare quattro chicchere con lui? Magari è pure simpatico!
Andrea sembrò ascoltarla perché alzò il capo e guardò quel piccolo ragazzo solo soletto sulle scale.
Raf attese ansiosa la decisione di Andrea, ma fu sollevata che Sulfus non l'avesse ancora notata.
Vide gli altri insieme ai loro terreni. Non sembravano aver fatto breccia nella curiosità dei loro protetti.
Quando Raf tornò con lo sguardo su Andrea non lo trovò più al suo fianco e con suo immenso piacere lo vide incamminarsi verso il nuovo arrivato.
Si precipitò subito verso di loro e non appena arrivati vide Michea accoglierli con un radioso sorriso: «Ciao!» salutò.
«Ciao Michea!» e Raf si spostò vicino a lui.
Andrea si presentò e fece lo stesso il ragazzino. Si chiamava Michele.
Il basso tono di voce e le minute proporzioni del ragazzo fecero quasi tenerezza ad Andrea che si sedette di fianco a lui offrendogli un pezzo della sua merenda.
«Ti piace il sandwich?»
«Dipende cosa c'è dentro» rispose Michele asciutto.
«Uhm, tonno, olive, maionese, sottaceti e cipolla», rispose Andrea sbirciando dentro al sandwich per controllare di non dimenticare qualcosa.
Michele sorrise: «È una bomba non un sandwich quello! Davvero una bizzarra combinazione ...»
«È mia personale! Allora, la vuoi provare?», domandò porgendoglielo.
«Ok!» e ne prese un pezzo.
Appena lo mise in bocca, Michele fece un'espressione indecifrabile: «Sembra strano, ma è veramente buono. Sicuro di non averci messo nient'altro dentro?»
Andrea sorrise compiaciuto: «Ah, è un ingrediente segreto!»
Andarono avanti a parlare ancora sul sandwich fino a quando non cambiarono argomento sul game-boy che Andrea si portava dietro da quella mattina.
Michea e Raf dal canto loro erano molto felici che i loro terreni si fossero incontrati e Raf sapeva che se Michele avesse fatto amicizia con Andrea, sarebbe riuscito presto ad incontrare anche tutti gli altri terreni custoditi dai suoi amici.
Mentre i due parlavano, Raf non poté non notare che Michea condividesse lo stesso nome del suo terreno e questo lo trovo quasi … bello!
«È stata dura per tutti e due cambiare vero?» il tono di Raf era incerto. Non avrebbe voluto iniziare con una frase simile, ma in quel momento non aveva idea di come iniziare un buon discorso.
Michea gli rivolse lo sguardo. I suoi occhi erano come ghiaccio, ma non erano freddi, erano caldi e avvolgenti: «Beh, per Michele è stato difficile, ma essendo suo custode, ho dovuto farmi forza e sostenerlo mettendo da parte ciò che io avevo lasciato».
Quelle parole veritiere colpirono molto Raf, che si trovò subito d'accordo con l'angelo: «Ti mancano i tuoi amici, non è così?» la domanda le venne spontanea sentendo il tono amareggiato dell'altro trasparire dalle sue parole.
Questo abbassò lo sguardo: «Sì, ma non sono persi per sempre, li rivedrò ancora e sono sicuro che anche loro capiscano. Ora però posso farmi altri amici qui e questo non mi rende triste …» sorrise verso l'angioletta che ricambiò.
Raf si sentiva bene a parlare con Michea, era sincero e serafico. Il suo modo di parlare era profondo e allo stesso tempo semplice e limpido.
«Anche tu sei di AngyTown* Michea?» gli chiese Raf.
Lui alzò la testa al cielo: «Giù di lì. Non proprio a AngyTown, ma una cittadella su un cumulo di nuvole non lontano.»
Mentre i terreni parlavano, entrambi gli angeli continuarono la loro chiacchierata.
Raf scoprì che Michea adorava il cielo visto dalla terra, diceva che da lassù non gli si dava la giusta importanza e che invece sulla terra le stelle, le nuvole, il sole e la luna sembravano ancora più belle. Il volo era la sua passione e gli piaceva leggere le storie nate dall'immaginazione degli umani, quelle dove si sbizzarrivano a creare anche loro mondi, creature e civiltà. Molte di quelle gli avevano fatto capire diverse cose sui terreni e raccontò a Raf che pure a Michele piacevano molto.
A Raf parve che Michea e il suo protetto andassero molto d'accordo l'uno con l'altro e trovò piacevole ascoltare ancora e ancora la voce dell'angelo.
Quando diversi terreni iniziarono a rientrare nella scuola Michele e Andrea si mossero tornando dentro insieme.
Raf e Michea se ne accorsero e li seguirono arrivando fin sotto il porticato dell'entrata.
Una voce lì bloccò: «Ma bene, bene, due angioletti ritardatari!»
Raf non poté non riconoscere quel tono sarcastico e malizioso: «Finalmente hai aperto bocca Sulfus ...» incominciò: «... speravo solo che non lo facessi per punzecchiarmi!»
La figura del diavolo emerse dall'ombra di un pilastro del portico e si presentò davanti ai due angeli: «Lo sai che mi diverto a farlo e tu come sempre ci caschi. Ormai sta diventando quasi noioso ...» disse con tono canzonatorio il diavolo dai lunghi capelli.
Michea rimase ad osservare senza proferire parola.
«Un giorno ti si ritorcerà tutto contro diavolo dei miei stivali e vedremo chi dei due riderà dell'altro!» disse in tono minaccioso Raf.
«Oh, sto tremando dalla paura!» la imbeccò Sulfus ancora una volta.
L'angioletta sembrava spazientirsi sempre di più per via di quella situazione: «Allora, cosa vuoi Sulfus?»
Lui la guardò dritta negli occhi e lei venne sopraffatta dall'intensità di quello sguardo ferino. Le pupille allungate di Sulfus si ridussero quasi a due linee e avvicinando il suo viso a quello dell'angelo disse: «Voglio solo salutare il mio eterno rivale augurando a entrambi buona fortuna per la riuscita di questo nuovo anno ...» il tono non sembrava affatto amichevole.
Possibile che per Sulfus tutto quello che avevano passato lo scorso stage si fosse annullato, le loro avventure, vittorie e sconfitte. All'inizio, quando si erano incontrati nell'ala della scuola Raf aveva temuto tutto ciò, ma ora sembrava averne la piena conferma.
«Sulfus ... auguro anche a te buona fortuna allora.»
Michea sospirò piano.
 
 

Note
 
PEPERONCINO SATANINO: spezia molto amata dai diavoli, spesso usata per rendere piccante la cioccolata. La prof. Temptel ne va matta.
ARIELE: Deriva dal nome ebraico אֲרִיאֵל ('Ari'el). Viene interpretato come "leone di Dio" o "potente".
REIYEL: significa "Dio pronto a soccorrere".
MICHEA: ebraico מִיכָה (Mychàh), significa “Chi è come *Yah?”. Questo nome, molto comune, va dunque assimilato al מִיכָאֵל (Mychaèl) e che indica “Chi è come Dio?”
YAH/YAHWEH: moderna versione accademica dell'ebraico biblicoיהוה che corrisponde alle lettere dell'alfabeto latino YHWH o JHVH. È il nome ebraico di Dio.
CELESTON CANT Z 506: il palmare di Gabi in grado di prevedere il comportamento dei terreni.
DIGI-DREAM: è la macchina fotografica di Uriè che può anche scattare foto ai sogni dei terreni permettendo anche di entrare nei loro ricordi.


Ho pensato di realizzare un piccolo concept per il nuovo personaggio :D ditemi pure che ne pensate! Più avanti mi darò da fare per realizzare disegni più puliti e completi :)


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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Confusione ***


Buona domenica!
Mi dispiace per aver postato così tardi il nuovo capitolo, ma purtroppo ho avuto diversi impegni che mi hanno scombussolato un po’ la giornata xd
Comunque, ecco a voi il nuovo capitolo! :3
Se avete consigli, critiche, possibili errori da segnalarmi, o solamente commenti, scrivetemi pure!
 Sono davvero curiosa di conoscere il vostro giudizio sulla storia!
Oh e se ci sono domande sul fumetto o cose non chiare a riguardo come sempre sono a disposizione ;p
 
 
 
 
 


 
Confusione


 

 
La lezione iniziò non appena la professoressa entrò presentando il programma di matematica del nuovo anno scolastico.
Andrea e Michele si erano messi vicini l'uno all'altro. Il terreno di Raf non aveva la minima voglia di ascoltare la lezione e ogni tanto parlottava con Michele. Questo anche se cercava di seguire la lezione non si tirava mai indietro nel partecipare alla conversazione.
Per quella volta Raf chiuse un occhio. Almeno Andrea stava facendo amicizia con Michele e lo faceva sentire a suo agio.
Michea era seduto sull'armadietto vicino al muro di destra e osservava l'intera classe.
Raf lo studiò: i suoi lunghi capelli biondi gli arrivavano fino alle spalle mentre scendevano da una folta chioma. I suoi occhi erano attenti e viaggiavano veloci sulle teste dei presenti. Le sue ali erano più grandi di quelle di Raf ed erano di un rosso acceso, ma non aggressivo.
Ogni parte del suo aspetto era armoniosa con tutto il resto, una caratteristica comune agli angeli, ma che in Michea sembrava veramente spiccare.
Raf girò lo sguardo e trovò in fondo alla classe Miki che a fianco di Edoardo lo osservava mentre preparava i libri dell'ultima ora di lezione.
Il viso di Edoardo sembrava amareggiato per qualcosa e Raf sapendo che Andrea non sarebbe stato, almeno in quel momento, soggiogato da Sulfus - ovunque esso fosse - si avvicinò all'amica.
Questa le rivolse un sorriso.
«Che cos'ha Edoardo? Sembra giù di morale ...» iniziò Raf curiosa.
Miki annuì: «Sai che tipo è Edoardo ... bhe, oggi non è riuscito a fare un buon affare e ha scambiato la sua merenda per solamente cinque cards invece che dieci come al solito» concluse sospirando l'angioletta dagli occhi a mandorla.
«Ho cercato di dirgli che non si sarebbe dovuto abbattere per una cosa di così poca importanza, ma forse è il fatto di non essere più bravo a contrattare che gli brucia».
«Ed è così?»
Miki scrollò le spalle: «No, credo di no ...»
Raf la guardò interrogativa, poi però chiese: «C'entra qualcosa Mara?»
Da come si erano lasciati Edoardo e la protetta di Uriè lo scorso anno, a Raf pareva difficile che i due tornassero amici così velocemente. Edoardo aveva ferito i sentimenti di Mara e lei era una ragazza molto sensibile ...
Miki non disse niente, ma si limitò ad assumere un'espressione assorta. Poi disse: «Probabile ...»
Rimasero in silenzio per qualche istante prima che Miki riprese la parola: «Allora Raf, com'è il nuovo arrivato?» e fece un cenno verso Michea.
«È molto simpatico e mi trovo bene a parlare con lui ... credo che conosca molte cose sui terreni» disse Raf guardando l'espressione sorpresa di Miki.
«Dici?»
Raf annuì.
«Credo anche che andrebbe molto d'accordo con Ang-lì, ama leggere i libri di fantasia e avventura degli umani».
«Sembra veramente un tipo interessante, magari appena finite le lezioni lo invitiamo a stare insieme al gruppo ...»
«Sarebbe un'ottima idea!»
L'eccitazione durò poco, perché proprio in quell'istante i due angeli videro arrivare alcuni diavoli nella classe, tra cui Sulfus e Kabalè.
«Eh, io che speravo di ricominciare a battibeccare da domani con loro ... dopotutto il loro cocciuto silenzio verso di noi iniziava a piacermi ...» disse Miki anche se a malincuore.
Raf si ritrovò a tremare.
L'ultimo incontro che aveva avuto con Sulfus poco fa, l'aveva lasciata molto inquieta e piena di domande. Non sapeva come incominciare un discorso con lui, non voleva litigare, ma sapeva che sarebbe successo comunque. Erano rivali e questo non doveva dimenticarlo, ma tutti i ricordi dell'anno scorso le dicevano che forse avrebbero potuto provare un approccio diverso l'uno con l'altro, come da amici ... eppure sentiva addosso ancora quello sguardo ferino e nemico di Sulfus incombere su di lei. Le sarebbe stato difficile guardarlo negli occhi, ma doveva farcela per il suo protetto, non poteva lasciarlo nelle mani di Sulfus solo per una sua piccola debolezza!
I due diavoli però non sembrarono interessati, almeno per ora, a incontrare le due angiolette e si spostarono in un angolo dell'aula ad osservare la classe.
Miki e Raf si scambiarono uno sguardo.
Michea dal canto suo aveva osservato la breve scena dalla sua postazione.
A scuola non si faceva altro che parlare della famosa cooperazione tra cinque angeli e cinque diavoli. Da quel poco che era riuscito ad ascoltare, Raf e Miki erano due dei cinque angeli che insieme a Sulfus e Kabalè e altri tre diavoli avevano salvaguardato nel migliore dei modi i terreni contro i Riviventi.
Michea era curioso di quel bizzarro avvenimento ... solitamente sulla terra succedevano cose strane. Un posto dove tutto era possibile ... o almeno così sembrava.
Guardò il suo protetto Michele. Il suo solito sguardo annoiato non lo stupì. Michele e la matematica non erano mai stati compatibili ...
«Chi sarebbe quel tipo con un caspo di insalata sulla testa?» una voce si fece sentire alle spalle di Raf, che si girò bruscamente per la sorpresa.
«Sulfus! Mi vuoi far prendere un colpo!»
Il diavolo dai lunghi capelli sogghignò: «Oh, no. Non era mia intenzione ... ma ero curioso di sapere chi fosse quel piccoletto che sta attirando così tanta attenzione da parte del mio irretito» disse avvicinandosi alle due angiolette.
«Quel "piccoletto" si chiama Michele ed è il protetto di Michea!»
«Michea ... il nuovo arrivato? Credo che dovrò dargli il mio saluto di benvenuto uno di questi giorni ...» l'ultima frase non piacque a Raf che arricciò il naso sentendo puzza di guai.
«Sulfus, non fare scherzi, hai capito? È nuovo e ...»
«... ed è giusto che qualcuno non lo faccia sentire solo in questa grande scuola, non è vero mia piccola Raf?» gli occhi gialli di Sulfus brillarono: «Ho visto che in giardino avete chiacchierato molto a lungo ... deve essere un tipo molto interessante ...»
«Da quando in qua provi interesse per noi angeli?» si intromise Miki con tono ironico.
«Sulfus ha notato che quell'angelo è fin troppo serafico per essere solo al novantanove per cento, crede che nasconda qualcosa ...»
Sulfus lanciò una occhiataccia a Kabalè che cercò di ignorarla, ma con scarso successo.
Raf face un sorrisino: «Ah, è così allora? Stavi cercando di estrapolare dalla mia bocca informazioni utili per capire se le tue supposizioni erano fondate?»
«Sei diventata molto perspicace angioletta ...» e il diavolo fece un cenno canzonatorio con la testa.
«Me lo potevi chiedere invece di prenderla così alla larga, non trovi?» continuò Raf.
«Perché ti sei offesa?» la prese in giro ancora Sulfus: «Sono un diavolo ... te lo saresti dovuto aspettare», concluse Sulfus fissando con sguardo intenso Raf.
Questa si sentì di nuovo in balia di quel terribile senso di malinconia: «Già ... ma credevo che ...»
Raf si bloccò non appena Sulfus girò la testa e volò via da lei.
Stranamente ne rimase ferita. Vederlo andare via così l'aveva fatta sentire di poca importanza, quasi insignificante ... “Non potrete mai essere amici, mai”.
Raf chiuse gli occhi rassegnandosi all'evidenza.
«Miki, sai, certe volte vorrei davvero conoscere cosa passa per la testa a quel diavolo ...»
«Raf ti stupiresti nello scoprire che forse nemmeno lui sa cosa gli passa per la testa!» le fece osservare Miki.
«Non leggo nel pensiero, ma l'atteggiamento di Sulfus mi lascia perplessa. Sembra che nemmeno lui sappia cosa stia cercando ...»
Raf non poté che essere d'accordo.
«Deve essere dura per lui, un capo non deve mai barcollare nel buio ...» ridacchiò Raf mentre Miki fece un sorriso complice.
«I momenti difficili arrivano per tutti prima o poi ...» continuò Miki.
Sorrisero.
In quel preciso istante suonò la campanella.
 


*§*§*§*§*§*

 
 
Sulfus si aggirava per le aule della scuola alla ricerca di Andrea e Raf.
Aveva lasciato campo libero all'angioletta, questo lo doveva ammettere, ma era tempo ben sprecato.
Per mezz'ora si era occupato a studiare meglio il nuovo arrivato. Il suo sesto senso aveva iniziato ad infastidirlo e pure Basilisco gli aveva dato la conferma che quell'angioletto nascondeva qualcosa sotto che quel visetto radiante.
Era stato piuttosto facile pedinarlo, Michea non sembrava essersi accorto di lui per tutto il tempo mentre era dietro al suo protetto.
Non sembrava ancora aver conosciuto qualche nuovo amico nella scuola e il suo atteggiamento, così simile ad un umano, aveva fatto insospettire Sulfus. Non portava rancore o cattiveria nei confronti di un diavolo per sentito dire, ma al contrario, salutava cordialmente se uno di loro gli si faceva vicino, ovviamente beccandosi occhiatacce o sguardi freddi.
A Sulfus sembrava così assurdo ... eppure lui era il primo che si sarebbe dovuto chiamare in causa, lui che aveva fatto comunella con un gruppo di angeli!
Dalla finestra del corridoio Sulfus intravvide Raf e Andrea in compagnia di un altro terreno.
Quando il suo sguardo si posò sull'angioletta, Sulfus si accigliò: Raf sembrava essere molto colpita da Michea e la sua imprudenza era sempre stata la causa che l'aveva infilata in molti problemi e Sulfus conosceva bene quella sensazione che provava quando era vicino a quell'angelo, Michea ... era la stessa quando si faceva vivo un Rivivente.
Le sue ali fremettero per qualche secondo.
Una scarica di adrenalina e rabbia lo percorse dalle corna ai piedi.
Se quel Michea era collegato alla questione dei mostri mutanti, allora avrebbe trovato il modo per eliminarlo definitivamente. Il rischio di un altro ritorno era troppo alto per lasciar correre.
«Ehi, Sulfus!»
Il diavolo dai lunghi capelli blu si girò di scatto trovandosi davanti la paffuta sagoma di Gas.
«Che vuoi?» domando irritato. Essere interrotto lo infastidiva moltissimo.
Gas sembrò accorgersi della rabbia dell'amico e con voce più sommessa riprese a parlare con il diavolo: «Ehm ... ti ho visto gironzolare qui in giro e ... beh, ho pensato che stessi architettando qualche scherzo e ... cioè, io ho pensato che, se tu vuoi ovviamente, che ...»
«Gas! Maledizione! C'è già Mefisto con i suoi strafalcioni grammaticali che mi fa perdere la testa! Non incominciare pure tu!» ringhiò Sulfus.
Gas deglutì intimorito: «Allora stai architettando qualche scherzo?»
Sulfus lo guardò furioso.
Se ci fosse stato tempo per gli scherzi li avrebbe messi in atto già prima!
Possibile che fosse solo lui ad accorgersi delle stranezze di quell'angelo!? Che nessuno avesse percepito di nuovo quella sensazione caotica che solo i Riviventi portavano!?
Le mani di Sulfus si mossero veloci prendendo Gas per la maglia. Sulfus lo strattonò puntando il suo sguardo infuriato sugli occhi spaventati del diavolo: «Dimmi, per caso senti qualcosa di diverso nell'aria?»
La sua voce aveva iniziato a inquietare il diavolo paffuto.
«I-io non sento niente Sulfus ... sicuro di non aver ...»
«Sbagliato! No, non ho sbagliato!» lo interruppe bruscamente il diavolo dalle corna rosse.
Gas portò istintivamente le mani sugli occhi. Lo sguardo di Sulfus lo pietrificava. Il suo amico era totalmente impazzito per caso!?
«Non c-capisco? Che cosa dovrei sentire di preciso Sulfus?»
Non era la prima volta che beccava il diavolo in situazioni poco sicure per la sua incolumità, ma Gas non ricordava affatto una scena più inquietante di questa.
Se Sulfus ti voleva far capire che gli rompevi troppo le scatole, te lo faceva capire subito, ma in quel momento Gas era molto confuso. Forse Sulfus cercava qualcosa da lui?
«Gas come ti senti in questo momento?» la voce di Sulfus sembrava stranamente più calma.
Il diavolo dai capelli rossi balbettò qualcosa prima di rispondere con fermezza: «C-confuso ...»
«Esatto! È questo quello che dovresti sentire nell'aria!» la voce di Sulfus sembrò incrinarsi.
«Se stai cercando di farmi paura ... sappi che ci stai riuscendo benissimo!» confesso inquieto Gas.
Sulfus non sembrò ascoltarlo e lasciò la presa facendo cadere il povero Gas a terra come un sacco di patate. Questo si rialzò con un gemito di dolore.
Quando posò nuovamente lo sguardo sul suo capo, Gas vide questo dargli le spalle mentre osservava fuori dalla finestra.
La curiosità fremeva sulle sue labbra anche se queste rimanevano chiuse per la paura di proferire altre parole. Perché Sulfus gli aveva fatto quella domanda? Perché doveva sentire qualcosa di confuso nell'aria?
Passò qualche secondo di silenzio tra i due.
La risata beffarda di Sulfus poi riecheggiò nel corridoio facendo sobbalzare Gas per la sorpresa: «Strano, di solito a questo punto te la saresti già data a gambe da un pezzo Gas ...» lo derise Sulfus mentre lo guardava da sopra la spalla. «Sono colpito».
Gas non sapeva se considerarlo un complimento, ma sorrise incerto non sapendo cosa rispondere.
Sulfus sospirò. Da Gas non avrebbe ottenuto nessun risultato. Era troppo ottuso e poco sensibile a ciò che gli era attorno.
Aveva bisogno di più tempo per studiare il nuovo angelo, ma lasciare incustodito Andrea lo irritava. Era come darla vinta a Raf e questo non glielo avrebbe permesso.
Portò nuovamente lo sguardo su Gas, senza girarsi del tutto.
Forse se ...
«Gas, ho un compito per te ...» cercò di moderare il suo tono per non spaventare nuovamente il suo amico.
Il diavolo sembrò titubante ad avvicinarsi, ma poi fece qualche passo: «Di che si tratta?»
Sulfus lo guardò dritto negli occhi: «Ho bisogno che mi procuri più informazioni possibili sul nuovo arrivato tra gli angeli».
Gas sembrò perplesso.
Se lo aspettava.
«Perché?»
Sulfus lo sovrastò con la sua altezza, intimidendolo: «Tu fallo e basta» il tono non ammetteva repliche.
Gas paralizzato si ritrovò a poter solo annuire mesto. Non si poteva competere con Sulfus quando assumeva un atteggiamento così deciso.
«Ok, va bene ... ti serve qualcosa di preciso?»
«Voglio sapere tutto, anche ogni singolo irrilevante dettaglio!» sibilò Sulfus.
Gas annuì di nuovo.
«Solamente a me dovrai riferire tutto! Guai a te se proverai a spifferare del nostro piano e delle informazioni in giro per la scuola. Se succederà, stai certo che dovranno raccogliere i tuoi pezzi per tutto l'istituto se sentirò una sola informazione girovagare bocca per bocca tra gli studenti! Lo stesso vale per Gracida ...»
Alle parole di Sulfus, Basilisco si materializzò dal tatuaggio sull'avambraccio del diavolo e attorcigliandosi ad esso incominciò a sibilare minaccioso.
Sulfus sorrise malizioso: «... e di lei si occuperà con piacere Basilisco se succederà».
 
 


*§*§*§*§*§*

 
 
 
Raf continuò a guardare con insistenza il viso di Andrea. Sembrava davvero felice.
Era felice pure lei che il suo terreno avesse fatto una nuova amicizia. Michele sembrava tirare fuori tutto il meglio di lui.
Inoltre, era contenta che l'amico di Andrea fosse il protetto di Michea, avrebbe avuto così più tempo per conoscerlo.
Il sorriso di Andrea non abbandonava i suoi pensieri e Raf non faceva altro che sentirsi sollevata.
Ora il suo terreno stava seduto sulle scalinate della scuola mentre stava aspettando il suo nuovo amico per invitarlo a fare un giro per la cittadina insieme. Gli avrebbe fatto da cicerone tutto il tempo e gli avrebbe fatto conoscere il posto visto che Michele era arrivato solo da qualche settimana.
Il cuore di Raf sprizzò di gioia non appena percepì la bellissima idea che balenava nella mente del suo protetto.
“Bravo Andrea! Così ti voglio!”
Purtroppo, le sue esultazioni scemarono presto non appena intravide la figura di Sulfus avvicinarsi a loro.
Sembrava meno cupo del solito e sul viso mostrava un sorriso soddisfatto, cosa che fece turbare l'angioletta bionda. Aveva qualcosa in mente?
«Finalmente vi ho trovato! A quest'ora Andrea doveva già essere a casa da un pezzo ... oh, fammi indovinare! Michele, il nuovo amichetto ...» il viso del diavolo si fece malizioso.
«Sì, Andrea ha voluto aspettarlo all'uscita dalla scuola ...»
«E come mai non è ancora qui? A quest'ora sarebbe dovuto arrivare, non c'è nessuno oltre i professori dentro!» puntualizzò Sulfus indicando l'entrata dell'istituto.
«Michele è stato convocato dal preside per delle ultime pratiche alla completa iscrizione alla scuola, tutto qui!» Raf iniziò a capire dove Sulfus voleva parare.
«Oh, caro angioletto, non è me che devi rassicurare ...» continuò malizioso Sulfus che silenzioso ordinò a Basilisco di attivare la sua proiezione eterna*.
Raf non attese oltre e anche lei chiamò la sua coccinella: «Cox!»
Questa ronzò veloce intorno a lei e si diede da fare per poter permettere a Raf di affrontare la sfida.
E così Michele ti ha detto che ci avrebbe messo poco? Bhe ti ha mentito e ti sta lasciando qua fuori a sprecare una così bella giornata di sole e di svago! Iniziò Sulfus.
No, vedrai che tra poco arriverà. Forse le ultime pratiche per l'iscrizione hanno impiegato più del tempo necessario ...ribatté Raf.
Almeno avrebbe potuto avvisarti con un messaggio, no? Solo perché tu sei generoso non vuol dire che ti puoi far mettere i piedi in testa!
Bisogna portare pazienza! Michele è un bravo ragazzo e non ti farebbe mai aspettare se non per una buona ragione, disse Raf all'orecchio di Andrea. Sperava che la cosa si chiudesse lì, ma Sulfus sembrava non demordere.
Hai già portato abbastanza pazienza! Da quanto sei qui? Un quarto d'ora!? Dovrai pur andare a mangiare e riposarti!
A un tratto dal portone dalla scuola si sentì un rumore e dalla cima della scalinata si presentò Michele a testa bassa.
Andrea sorrise: era finalmente arrivato.
Anche Raf si sentì sollevata, ma non vide Michea con lui.
Questo con rapidità scese le scale e sorpassò Andrea senza nemmeno guardarlo.
Il protetto di Raf e Sulfus si alzò preoccupato e sorpreso non vedendo Michele girarsi e camminare svelto fuori dal cortile della scuola.
«Ehi Michele!» e lo chiamò alzando il braccio destro.
Questo lo vide e Andrea notò il viso cupo dell'amico. Sembrava stesse piangendo.
A un tratto dopo quell'attimo di stallo, Michele incominciò a correre e scomparve dalla visuale di Andrea, che rimase allibito nel giardino della scuola.
Raf rimase sorpresa quanto Andrea dell'atteggiamento di Michele, ma ci doveva essere una buona ragione per tutto ciò ... o almeno così credeva.
Sulfus dal canto suo rimase con un sorrisino stampato sulle labbra. La situazione si era capovolta tutta a suo vantaggio e ora Andrea si sarebbe sentito davvero frustrato e deluso. Non c'era campo migliore su cui lavorare durante il primo semestre! Avrebbe fatto in modo che Andrea non trovasse più niente di interessante in quel Michele.
Il ragazzo rimase a fissare il punto da cui l'amico era fuggito e con una certa confusione nella testa cercò di trovare delle motivazioni plausibili per capire la reazione di Michele.
Il viso di questo gli era parso veramente triste quando gli aveva rivolto lo sguardo. Forse era successo qualcosa che aveva turbato l'amico così profondamente ...
Vedi? Appena ne ha avuto l'occasione ti ha abbandonato! Nemmeno ha avuto la decenza di fermarsi e darti qualche spiegazione! È così che si dovrebbe comportare un amico!? No! Domani non rivolgergli più la parola! Sentenziò Sulfus che sembro stuzzicare la mente di Andrea ancora scosso.
No! Non ci provare diavolaccio!
Sicuramente ha buone ragioni per aver agito così, anche se non è stato molto corretto nei tuoi confronti! Il suo sguardo sembrava davvero triste! Vedrai che domani a scuola saprà darti una spiegazione e si farà perdonare, tu devi solo avere fiducia! Hai visto anche tu che persona gentile e simpatica è Michele. È ovvio che non si comporterebbe mai così ...
Andrea non parve del tutto convinto dalle parole di Raf, ma sembrò sgomberare la mente dal pensiero che Sulfus gli aveva inculcato.
Deciso a tornare a casa, Andrea si incamminò all'uscita e appena sul marciapiede, si avviò dalla parte opposta a quella dove era corso Michele.
Sulfus e Raf non lo seguirono, ma i loro sguardi non lo abbandonarono fino al cancello del giardino.
«Non la farai franca! Michele e Andrea torneranno a stare insieme!»
Sulfus rise: «Puoi dire tutto ciò che vuoi angioletta, ma fino a domani non sapremo quale sarà la scelta di Andrea».
Raf lo guardò. I suoi occhi azzurri si scontrarono all'improvviso con quelli di Sulfus.
Non si era accorta che lui la stesse guardando già da prima.
«Perché?»
Sulfus parve sorpreso della domanda, così chiara e così enigmatica allo stesso tempo.
In quel momento. i suoi pensieri si intrecciarono e si ostacolarono tra loro senza offrigli una giusta risposta a quella strana domanda dell'angioletta: «Cosa?»
Raf sembrò capire le perplessità di Sulfus e rettificò: «Perché hai dimenticato ...»
Il diavolo parve riflettere e con un sorriso amaro ondeggiò la testa: «Raf ... lascia perdere»
«Ma eravamo finalmente legati! Avevamo qualcosa che ci rendeva vicini, non solo noi due, ma anche gli altri! Me lo avevi detto anche tu! Me lo ricordo! Avevamo detto che nulla sarebbe cambiato da quel giorno, perché invece tu ti comporti così ora!»
Raf pronunciò ogni singola frase che fin dall'inizio di quel giorno si era tenuta dentro. Le aveva ripensate e ripensate cercando il giusto approccio per porsi a lui, ma Sulfus era così sfuggente e non appena ne ebbe l’opportunità, Raf dette vita a tutti quei pensieri.
Sulfus non si scompose. Con sguardo neutro cercò di non mostrare a Raf la sua irrequietezza: «No ...» si limitò a rispondere. «Un giorno mi ringrazierai, e così anche gli altri».
Raf scosse la testa. Non ci voleva credere, le sembrava tutto così assurdo!
Assurdo che Sulfus si fosse imposto di tornare suo nemico come in principio e dimenticare tutto quello che avevano passato insieme!
Un senso di malessere pervase l'angioletta non appena gli occhi si posarono sul viso di Sulfus.
Girato di profilo il diavolo sembrava avere un’aria sofferente.
“Allora anche lui ... vorrebbe, ma sa che non può”.
Come aveva potuto non accorgersene?
Sulfus aveva preso questa scelta perché sapeva che avrebbe fatto stare meglio tutti quanti. L'aveva scelta perché sapeva che avrebbero sofferto se avessero continuato a sperare in qualcosa di diverso che non si sarebbe mai avverato.
Lui lo stava facendo per aiutarli ...
Raf si sentì sprofondare in un mare di tristezza e una fitta al cuore la fece sussultare: si sentiva in colpa.
«Sulfus ... perdonami. I-io sono stata sciocca ...» cercò di scusarsi anche se sentiva che non tutto di quella storia la convinceva.
Il diavolo sbuffò: «Non è la prima volta ... ci vediamo Raf» e con un piccolo, triste sorriso prese il volo e si diresse all'interno della scuola.
Raf rimase lì, a fissare la sagoma di Sulfus che scompariva inghiottita dall'ombra del portico.
Si sentiva pizzicare gli occhi.
Cox le ronzò a fianco e comprensiva si poggiò sulla spalla dell'angioletta.
«Oh, Cox. Sulfus ha ragione, ma perché io non riesco a convincermi?»
 
 


Note
 
PROIEZIONE ETERNA: angeli e diavoli si proiettano come pensiero, intuizione o sentimento nel cuore o nella mente del terreno grazie alle loro mascotte che li proiettano sotto forma di buffe figurine in miniatura a bordo di una spigolosa nuvoletta.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Qualcosa di nuovo ***


Buona domenica!
Mi scuso per non aver caricato lo scorso fine settimana il capitolo, ma gli esami universitari hanno dovuto prendere la precedenza su tutto ^^’
Potrebbe capitare così anche per la prossima, quindi non confermo di riuscire a postare come previsto.

Detto ciò, vi lascio a questo capitolo; lo ammetto, un po’ cortino, ma comunque essenziale per capire qualcosa in più delle relazioni tra i personaggi e Michea, che fino ad ora non sembra avere un ruolo molto attivo XD
Come al solito se avete osservazioni o solamente domande sul fumetto scrivetemi e mi farebbe davvero molto piacere leggere dei vostri commenti. Ricordate che non mordo ;P
 
 
 


Qualcosa di nuovo
 
 
 
 

 
«Non puoi immaginare cosa stia succedendo qui Cabiria! È pazzesco!»
«Taci! Non dirmi nulla Ang-lì!»
«Gli umani dicono non “spoilerarmi nulla”, sinceramente non so nemmeno se sia corretto grammaticalmente».
Cabiria si girò verso l’angioletto seduto non troppo distante da lei: «Comunque sia, ancora non sono arrivata fino a quel numero e non mi tentare nel darci una sbirciatina!’ lo minacciò».
Ang-lì alzò la mano sinistra sorridente: «Strano un angelo che tenta un diavolo …»
«A me non sembra così strano …»
L’angioletto distolse lo sguardo dal fumetto che stava leggendo: «Che intendi?»
Cabiria sospirò per poi accennare un sorriso: «Siamo due entità alquanto lontane, ma se ci pensi, non lo siamo poi così tanto. In fondo dipendiamo un po’ l’uno dall’altro: cerchiamo di evitarci, ma questo non fa altro tenerci più vicini e sentirci attratti come due calamite …»
«Parli di tutti gli angeli e diavoli, o del nostro gruppo?»
Cabiria rivolse i suoi occhi a Ang-lì: «La mia è solo un’ipotesi …»
«Anche io la penso così …»
Cabiria continuò a guardarlo mentre Ang-lì sposta i suoi occhi sulla sua mano e quella della diavoletta.
«Noi ne siamo la prova: non credo sia solo questione di Riviventi … penso che tra di noi ci sia qualcosa per cui valga la pena custodire».
«Credi che i Riviventi siano stati solo la scintilla che ha fatto divampare il fuoco?»
Ang-lì annuì deciso.
«Capisco che voi diavoli non siete molto tolleranti su certe cose, come l’amicizia con degli angeli, ma credo che tutto questo sia più grande anche di voi … non si può controllare».
«Oppure siamo noi al novantanove per cento che non siamo in grado di controllarlo …»
Ang-lì si sistemò gli occhiali sul viso: «Può essere …»
Il sospiro della diavoletta scivolò tra il silenzio che riposava nella scuola oramai deserta. La giornata era volta al termine e la sera era ormai calata …
«Certe volte invidio gli umani Ang-lì …» disse Cabiria mentre guardava giù da una grande finestra dove erano seduti: «Vivono praticamente nell’ignoranza e spensieratezza, possono decidere di essere qualcuno, oppure di scegliere con chi condividere le proprie passioni e amicizie».
Ang-lì sorrise, non aveva mai parlato con la Cabiria che aveva di fronte. Sapeva che si celava dentro di lei questo viso, questa voce che la rendeva diversa, come magica.
«Possono anche comprare fumetti e libri …» aggiunse Ang-lì.
Cabiria rise: «Un altro punto a loro favore.»
«Tornando al discorso, penso che comunque non sia affatto facile vivere senza sentire la vera essenza delle cose, perché gli umani non sempre si rendono conto delle proprie azioni o scelte …» continuò Ang-lì per poi alzare nuovamente lo sguardo dal fumetto.
Sul viso di Cabiria si dipinse un amaro sorriso: «Già, su questo noi diavoli siamo molto simili a loro, molti di noi però hanno smesso di trovare l’equilibrio e la ragione; loro possono ancora farcela …»
Ang-lì si avvicinò a Cabiria e l’abbracciò.
Si rese subito conto della sua azione impulsiva e si ritrasse in un lampo con il viso paonazzo: «S-scusami … è stato …» balbettò: «… lascia stare!» e rifugiò il viso dietro al fumetto.»
Cabiria rimase immobile per qualche istante, come se stesse cercando di realizzare cosa fosse accaduto e stranamente sentì qualcosa mutare dentro di lei: «Tranquillo …» riuscì solamente a rispondere mentre le sue ali iniziarono a vibrare.
 
Gabi volava per le scale del sognatorio alla ricerca di Miki. Aveva bisogno di chiederle alcune informazioni riguardanti l’incontro con Arkan e Temptel di domani sera.
Con il suo Celeston in mano, Gabi si diresse verso la stanza delle sue amiche con la speranza di trovarla proprio là, visto che a cena era stata una delle prime a finire e ad andare via.
Proprio in quel momento, girando l’angolo, Gabi – con la sua solita goffaggine – sbatté contro qualcuno.
Si ritrovò quasi a perdere l’equilibrio e per un pelo - anzi per una piuma - qualcuno ebbe buoni riflessi nel prenderlo per una manica e evitargli di cadere come un sacco di patate a terra.
«Gabi!»
L’angioletto dalle ali verdi aprì gli occhi un poco frastornato: «Ang-lì? Che ci fai qui?»
«Potrei farti la stessa domanda» rise un poco divertito l’angelo con gli occhiali.
«Stavo cercando Miki …» si giustificò subito Gabi: «Grazie per aver evitato che mi sfracellassi a terra.»
Ang-lì si sistemò gli occhiali sul naso: «Questo e altro per un amico!»
Gabi rise mentre risistemò il Celeston in una delle tasche dei suoi pantaloni, poi vide i fumetti che l’amico si portava dietro e chiese: «Vi siete visti anche stasera tu e Cabiria?»
«SSSSHHHH!» e gli tappò la bocca.
«So che ormai voi vi siete abituati all’idea dei miei incontri con Cabiria, ma vorrei che nessun altro ne venisse a conoscenza!» gli disse sottovoce un poco preoccupato.
«L’idea di questa riunione con Arkan e Temptel mi mette già i brividi … ho come la sensazione che non riuscirò più a vedere quella Cabiria amichevole e sincera di adesso, mai più».
Gabi ascoltava in silenzio: Ang-lì doveva averci rimuginato sopra parecchio per rivelargli tutto ora.
«Nemmeno io sono molto sereno per questa riunione Ang-lì, lo ammetto …»
Ci fu un attimo di silenzio e solo un dialogo fatto di sguardi.
«Ma è meglio non fasciarsi la testa prima del tempo…no?»
Non sembrava molto sicuro nemmeno lui di ciò che aveva appena detto, ma sembrò abbastanza per far calmare Ang-lì, che annuì e rilassò le spalle.
«Certe volte vorrei essere proprio come te, sicuro e determinato! Io non riesco bene, quando c’è qualcosa che mi preoccupa divento l’ansia in persona!» rise tirando su gli occhiali.
Gabi si grattò la testa preso alla sprovvista: «Nah non sono poi così fantastico infondo! Sono ancora un angelo al novantanove percento alla fine … la mia goffaggine poi mi fa sembrare davvero stupido!»
Risero entrambi, attirando l’attenzione di una terza figura.
Questa si girò ma furono Gabi e Ang-lì a riconoscerla ed andargli incontro.
«Ehy, Michea!»
L’angioletto sorrise di rimando: «Ehy!» e li salutò con una mano.
Quando lo raggiunsero con pochi battiti d’ali Gabi rise per la situazione: «Se ci beccano a gironzolare per il sognatorio delle femmine tutti e tre, sono sicuro che ci manderanno a dormire e suon di sberle!»
«I professori o le ragazze?» chiese Ang-lì.
«Le ragazze sicuramente!» rispose Michea sistemandosi l’aureola rossa sulla testa.
«L’idea di farmi picchiare da Miki non mi piace per niente …» rise Ang-lì un poco preoccupato all’idea.
«A proposito, voi due avete per caso visto Miki nei paraggi?» chiese a un tratto Gabi.
I due angioletti scossero la testa in diniego.
Michea inaspettatamente poggiò le sue mani sulle spalle di entrambi in modo amichevole e sorrise: «Voi che ci fate qui?»
Ci misero un attimo a rispondere alla domanda, con quel contatto percepirono qualcosa di strano che nessuno dei due riuscì a capire.
«Non preoccupatevi non dirò nulla a nessuno …»
Appena le tolse, Gabi si massaggiò la testa e Ang-lì si strofinò gli occhi.
«Cercavamo Miki … tutto qui» rispose poco dopo Gabi, come se nulla fosse successo.
Ang-lì annuì.
«Io stavo facendo un giro in realtà, faccio fatica a prendere sonno», raccontò Michea alzando gli occhi verso una finestra del corridoio.
«È sempre così il primo giorno, anche io ero nella tua stessa situazione!» rispose Ang-lì.
«Dovevi vedere Gabi! Sembrava avere un diavolo per capello la prima notte qui! Non faceva che parlare e parlare di tutti quegli strani calcoli matematici e del possibile impatto di un asteroide sulla terra! Era diventato uno scienziato pazzo, come nei fumetti!»
Gabi lo guardò in cagnesco: «Ti risparmio gli insulti in trombonico* Ang-lì, stasera sono troppo stanco per stare dietro alle tue battute!»
L’angioletto occhialuto poi si riscosse: «Ehy Gabi, perché non lo portiamo a fare un giro in mensa? Gli facciamo provare quel budino fantastico che prepara ogni giorno la mensa dei diavoli?»
«Un budino della mensa dei diavoli?»
Gabi diede una gomitata a Ang-lì, per rimproverarlo della sua vivace loquacità. Ang-lì si strofinò la testa un poco imbarazzato: «Sì, abbiamo scoperto che è davvero molto buono, ma non bisogna mangiarne troppo, altrimenti farai la stessa fine di Mefisto!»
Un'altra gomitata gli arrivò dritta al fianco.
Michea rise di gusto per la scena.
«Anche io in realtà ho mangiato alcuni dolci della mensa dei diavoli nella vecchia scuola …» disse mettendo una mano in tasca.
Ne tirò fuori delle sfere scure e le porse davanti agli sguardi di Ang-lì e Gabi: «Questi sono dei cioccolatini che ho trovato nella cucina. Anche nella mia vecchia scuola i diavoli le mangiavano e vi assicuro che sono buonissime!»
Ang-lì, sempre pronto ad assaggiare nuove ‘schifezze’, portò avanti una mano per prenderne una, ma Michea chiuse il pugno: «Vi avverto però: il mio stomaco digerisce anche i sassi, ma se siete molto sensibili …» e riaprì il pugno.
«Tranquillo! Ormai il mio stomaco è più che temprato per queste cose» e Ang-lì ne prese una.
Gabi le guardava incerto: «Hanno un nome?»
«Le chiamano Dolci Dinamiti, un nome più che azzeccato direi …»
L’angioletto dalle ali verdi sembrò ritirarsi, ma poi ci ripensò e ne prese su una.
Ad un tratto un piccolo Fennec si aggrappò alla mano di Michea, muovendo il nasino lungo il suo palmo.
«No, meglio di no! Lo sai che poi tu stai male …»
«E’ la tua mascotte?» chiese Ang-lì con ancora in bocca una di quelle Dolci Dinamiti.
Michea annuì: «Si chiama Vega*».
Questa girò il musino verso i due angeli e rizzò le grandi orecchie quando vide comparire le due mascotte di Ang-lì e Gabi.
«Questo è Zeppo*!»
«Ginger*».
I due insetti ronzarono intorno a Vega per un po’, come se si stessero presentando tra mascotte, poi si posarono sulla testa del piccolo Fennec.
«Allora andiamo a fare una passeggiata?»
«Ti ha dato di volta il cervello Ang-lì? Se ci beccano a gironzolare per la scuola siamo nei guai!» lo rimproverò Gabi.
«Oh su andiamo! Solo per questa volta! Portiamo Michea a fare quattro passi poi tutti a nanna …»
«Quello è un Celeston?» chiese a un tratto Michea osservando il dispositivo nella tasca di Gabi.
«Celeston CANT Z 506 per essere precisi» rispose entusiasta l’angioletto prendendo subito tra le mani il palmare.
«Dispositivo di calcolo approfondito di algoritmi e percentuali di probabilità se non erro …» continuò Michea.
«Non solo, conoscenza approfondita di informazioni terrene e ultraterrene …» puntualizzò: «Quest’ultima applicazione l’ho aggiunta io!» rispose, fiero di sé stesso.
«Quindi può anche collegarsi alla rete internet terrena e viaggiare attraverso i browser per ricercare informazioni?»
«Quello che non immagazzino io nella mente, lo fa lui!» e tamburellò con le tre dita sullo schermo del palmare.
«Davvero fenomenale!» rispose Michea, quasi gli brillavano gli occhi.
«Non pensavo di incontrare un altro angelo interessato … insomma a queste cose», rispose Gabi, positivamente sorpreso: «Di solito, sono l’unico che ci capisce qualcosa.»
«Già!» confermò Ang-lì che in quel momento non aveva fatto altro che ascoltare quello scambio di battute tra i due esperti informatici.
A un certo punto sentirono dei passi lungo il corridoio e i loro occhi saettarono dalla sorgente del suono alle loro facce spaventate.
«Allora, facciamo questo giro?» propose Michea all’ultimo.
I due angioletti annuirono e lo seguirono a ruota, dimenticandosi cosa fossero venuti a fare in quella parte di sognatorio.


 
*§*§*§*§*§*
 
 
 
Andrea rigirava e rigirava il suo telefonino tra le mani indeciso sul da farsi.
Aveva visto andar via Michele con le lacrime agli occhi e aveva iniziato a temere che qualcosa di grave fosse successo.
Certo, era ancora arrabbiato per come lo aveva abbandonato davanti alla scuola senza una parola, ma se Michele fosse riuscito a dargli una ragionevole spiegazione sarebbe potuto passare sopra a tutto.
Con fermezza digito il messaggio al numero di Michele, che gli aveva dato lo stesso giorno.
- Ciao Michele, stai bene? -
Cancellò il messaggio. Sembrava stupido: era ovvio che qualcosa di brutto era successo da quella mattina e chiederglielo pareva davvero da sfacciato.
- Michele, ti ho visto andare via di corsa questa mattina, cosa è successo? - forse magari partire così diretti poteva apparire una mossa vincente, ma decise comunque di cancellarlo.
Iniziò a domandarsi da quando avesse iniziato a farsi tutti questi problemi nel mandare un semplicissimo messaggio!
Tamburellò le dita sul libro di storia che non aveva ancora aperto per studiare: aveva già trovato una valida scusa per domani.
Decise di partire con un semplice - Ciao Michele -
Inviò il messaggio e attese.
Passarono ben dieci minuti prima che il cellulare squillò.
Andrea saltò letteralmente sul letto dove si era steso aspettando la risposta di Michele.
- Ciao -
Andrea sorrise. Era contento che l’amico non avesse ignorato il suo messaggio.
- Cosa è successo questa mattina, te ne sei andato sconvolto da scuola? –
Ci volle qualche minuto prima che ricevesse risposta.
- Ti spiegherò tutto quando ci vedremo a scuola. -
- Sicurò di non voler parlarne adesso? –
Cancellò il messaggio. Voleva dargli fiducia, incontrarlo domani e sentire le sue ragioni.
- Ok, allora a domani! –
- A domani! –
E così terminarono lo scambio di messaggio fino a quando ad Andrea non gli tornarono in mente i compiti di matematica che lui ovviamente non aveva segnato sul diario.
Girò gli occhi verso il telefono, indeciso se chiederli a Michele.
Non credo di avere una scusa buona per quel t-rex! La professoressa mi scuoierà vivo!
Iniziò a digitare il messaggio sul telefono diretto a Michele.
Dopo qualche minuto, arrivò la risposta: - Te li mando, non preoccuparti ;) –
Andrea sorrise di nuovo.
 
 


Note
 
VEGA: Stella alfa della costellazione della Lira, in termini di luminosità è la quinta di tutto il cielo (dopo Sirio, Canopo, Alfa Centauri e Arturo) e la seconda del cielo boreale dopo Arturo.
ZEPPO: la timidona mascotte insetto stecco di Ang-lì che spesso si nasconde nei suoi libri.
GINGER: l’efficiente mascotte di Gabi, una fedele apina tutta d’un pezzo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Sensazioni ***


 Buona domenica! 
Spero passiate buone vacanze, sole e divertimaneto, anche per chi lavora! :D 
Sono riuscita a postare un nuovo capitolo anche questa domenica e ringrazio sempre chi segue e ha messo tra i preferiti la mia storia! :3 Lo apprezzo molto, come anche i vostri commenti naturalmente! 
Tra una settimana avrò finalemente un più libertà per godermi le vacanze e gli aggiornamenti non dovrebbero saltare! 
Comunque sia vi lascio alla storia e buona lettura!
Come sempre vi invito anche a leggere la storia originale a fumetti! ;P










Sensazioni






 
 
 
Nella notte Sulfus si girava e rigirava continuamente nel letto.
Era impressa nella sua mente l'immagine di Raf con lo sguardò velato di tristezza.
Lui non aveva dimenticato, ma non potevano fare in modo che tutto ciò che era successo tra loro potesse continuare anche nel presente. Lui sapeva che un giorno avrebbero dovuto affrontare la nuda e cruda realtà dei fatti e rassegnarsi all'evidenza.
Se gli altri non avrebbero collaborato allora Sulfus avrebbe continuato per la sua strada, da solo.
Nel letto vicino al suo, Gas russava rumorosamente e non era il solo nell'incubatorio.
Si girò a sinistra del letto portando il suo sguardo su un suo compagno quasi completamente seppellito sotto le coperte.
Quanto avrebbe voluto dormire così calmo pure lui quella notte!
Basilisco sgusciò fuori dalle coperte sentendo sveglio il suo padrone. Sibilò e Sulfus lo guardò.
Si vesti e silenzioso uscì dall'incubatorio.
 
Il vento era gelido quella notte, quei pochi passanti che erano ancora in giro indossavano dei grossi piumini.
Sulfus non sentiva niente, ma poco gli importava.
La luna era piena e sembrava davvero grande in quel cielo senza nuvole.
Basilisco sibilava attorcigliato al suo braccio. Sembrava preoccupato pure lui ...
«Che hai Basilisco? Hai anche tu le mie stesse sensazioni?» gli chiese Sulfus.
Lo sguardo del serpente a sonagli si posò sul viso del diavolo, ma senza dare nessuna risposta.
Entrambi sembravano confusi ...
“Maledizione, odio sentirmi così strano e non poterne capire il perché!?”
Sulfus iniziò a sentirsi frustrato e ricominciò a camminare sopra il tetto della scuola.
Si era svegliato più volte nella notte preda di strane sensazioni. Era come se una o più ignote presenze lo circondassero e gravassero tutte sul suo corpo.
Quella situazione lo faceva impazzire e tutti i problemi per lui erano iniziati con l'arrivo di quel nuovo angelo, Michea ...
Aveva ingaggiato Gas per riuscire ad ottenere più informazioni possibili sul conto di quella meringa alata, sempre che le informazioni riuscissero a rivelarsi valide …
Infilò le mani nelle tasche della sua lunga giacca e volò sopra la Torre Scolastica dell'edificio.
Dopo qualche attimo la sua mano destra iniziò a percepire uno strano calore.
Sulfus ne sembrò stupito ed estrasse velocemente dalla tasca lo strano oggetto.
Si ritrovò tra le mani un piccolo cristallo, lo stesso cristallo di nube che componeva l'amuleto a forma di diapson che il neutromante* Malachia aveva dato a lui lo scorso anno come rintracciatore di Riviventi. Si era poi anche rivelato uno strumento per avvisare gli stessi mostri della presenza dei loro inseguitori (cioè Raf e Sulfus e i loro amici).  Eppure, funzionavano solo se usati da Raf e Sulfus, gli unici che possedevano un legame, una risonanza con i mostri ...
Si ricordava di averlo distrutto poco prima che la scuola terminasse, ma non ricordava affatto di averne conservato una parte ...
Il calore che emanava non era forte. Solitamente il cristallo si illuminava alla presenza di un Rivivente, ma non aveva mai sprigionato energia sotto forma di calore.
Basilisco sibilò preoccupato ...
Forse erano tornati i Riviventi? Oppure era in atto qualcosa di diverso?
Sulfus ora si sentiva più confuso di prima sulla questione, ma ringraziò sé stesso per aver tenuto un pezzo di quel ciondolo: era la prova che le sue sensazioni erano fondate e non frutto della sua immaginazione.
Si guardò bene attorno. Ora il problema era un altro.
Bisognava capire il perché del bizzarro comportamento del cristallo e se veramente c'erano dei Riviventi in giro, perché le Alte e Basse Sfere non se ne erano ancora accorti?
Già il fatto che servisse il loro tocco, cioè suo e di Raf per distruggere i Riviventi, non aveva per nulla convinto Sulfus della riuscita del compito da parte delle Alte e Basse sfere. Perciò, se veramente le cose stavano così, allora il gruppo si sarebbe dovuto unire un'altra volta ...
Sulfus non era certo di volerlo fare.
“Seguirò da solo questi indizi. Se poi scoprirò del ritorno dei Riviventi, allora valuterò meglio cosa fare”.
Il diavolo non aveva intenzione di richiamare la compagnia. Magari tutta quella storia si sarebbe rivelata una sciocchezza, un nulla. Forse il cristallo emanava calore senza un motivo.
Sulfus chiuse gli occhi.
Per ora solo delle strane sensazioni e il cristallo erano le certezze che qualcosa di inconsueto stava prendendo piede sulla terra ...
Il diavolo batté le ali e scese nel giardino della scuola.
La sua espressione si oscurò per un'istante. Ancora quelle strane sensazioni lo tormentavano.
Angeli e diavoli non dovevano alleare le loro forze, danneggiare l'equilibrio tra male e bene avrebbe fatto sfociare l'intero universo nel caos più totale. I Riviventi però avevano messo a dura prova entrambe le parti ed ora i giovani angeli e diavoli erano confusi e spaesati e purtroppo non solo loro. La notizia dei mostri aveva raggiunto entrambi i due mondi, scatenando diverse reazioni ... c'era chi desiderava di risolvere subito questo problema e all'Inferno c'era chi credeva di poterli usare come arma contro il mondo celeste. Naturalmente l'ipotesi non aveva preso piede tra molti diavoli e lo stesso ‘Grande Capo’ non l'aveva affatto accolta in quanto il suo volere era quello di distruggere con le capacità demoniache il mondo umano e celeste senza l'utilizzo di emanazioni dovute a una vendetta d'amore di un diavolo ormai divenuto terreno ...
Il vento si era alzato e le fronde degli alberi si agitavano curvandosi sotto la potenza dell'aria fredda di quella notte.
Sulfus alzò lo sguardo sulla scuola ... chi lo avrebbe immaginato che questo posto gli avrebbe causato così tanti problemi e non solo scolastici ...
Spostando lo sguardo verso il piano riservato agli angeli, notò una figura intenta a guardare la luna.
Si avvicinò.
Era il nuovo angelo. Michea.
“Tsh! Nemmeno lui riesce a dormire questa notte?”

 

*§*§*§*§*§*

 
 
 «Silenzio! Piccole pesti!»
Il professor Putzo batté energicamente il pugno sulla cattedra cigolante.
La classe era una bolgia infernale come al solito, ma quella volta non era Sulfus a dirigere l'intera classe scalmanata.
Il giovane diavolo osservava il cielo fuori dalla grata dello scantinato dove si stava svolgendo la lezione di Malefici Alchemici*.
Non si capacitava di come la sua mente si affacciasse spesso sulla questione Riviventi. Forse perché avrebbe comportato il ritorno dell'unione tra il suo gruppo dei diavoli e quello degli angeli? Lo spaventava forse il non riuscire più ad abbandonare quella insana amicizia per poter completare il suo compito: diventare un diavolo tentatore al cento percento?
Ma poi, era veramente quello che voleva?
Scosse la testa furibondo: “Certo che è così! Non voglio certamente rimanere un mezzo diavolo per tutta l'eternità, io!”
Si appoggiò allo schienale della sedia con le braccia conserte.
“Ma che diamine mi prende!? Non è da me farmi tutti questi problemi!”
«Sarà meglio per voi ascoltare così da prendere voti abbastanza decenti per evitare di avervi al recupero! Non ho la minima intenzione di starvi dietro fino all'ultimo!» li minacciò il professore.
Sulfus non notò nulla, era come se l'intero spazio dell'aula fosse sparito intorno a lui.
Percepì un lieve calore provenire da una delle tasche della sua giacca: il cristallo.
Estrasse la mano, lasciando il cristallo sul fondo, anche se, la voglia di poterlo osservare meglio era tanta ...
Sulfus temeva che il calore emanato dal cristallo potesse essere percepito anche dai presenti nell'aula e di dare spiegazioni non ne aveva propria voglia ...
Cercò di ignorare l'energia sprigionata dall'oggetto tornando ad osservare fuori dall'aula, ma la voce di Gas al suo fianco, lo bloccò.
«Hai sentito Sulfus!? Il prof sembra parlare seriamente riguardo a quest'anno, ma io di voglia di studiare non ne ho proprio ... come sempre d'altro canto!» e si dondolò ancora più veloce con la sedia.
Sulfus non lo guardò nemmeno e continuò a pensare a come fosse possibile tutta quella storia sui riviventi ...
Doveva essere ormai da tempo un capitolo chiuso e allora perché quel maledetto cristallo pulsava e si illuminava ancora!?
Non era certo delle proprietà di quei cristalli di nube e forse scoprirlo sarebbe potuto risultare un ottimo indizio per capire qualcosa in più di tutta quella storia.
Ma a chi chiedere? Chi poteva intendersi di certe cose così proibite?
Sicuramente un salto in biblioteca sarebbe stato necessario anche se all'idea Sulfus non ne era affatto entusiasta.
Il diavolo tornò a guardare l'intera classe scalmanata che a fatica veniva domata dal professor Putzo.
A Sulfus balenò all'improvviso un'idea: perché non chiedere al professor Putzo dei cristalli di nube?
La scartò subito. Meno gente veniva a sapere di questi fatti, meglio era, anche se già la storia dei Riviventi era sulla bocca di tutti!
Una gigantesca biblioteca e tantissimi polverosi libri lo attendevano a ZolfanelloCity ...
“Fiamme dell'Inferno! Non posso credere di essere così attaccato a questo mondo da mettere addirittura a repentaglio la mia stessa sanità mentale ...”
 
Terminata la lezione, l'intera classe fluì come un torrente in piena fuori dall'aula, percorrendo come una mandria di bufali il corridoio che conduceva verso le aule dei terreni ...
Sulfus fu l'ultimo ad uscire.
Arrivato al corridoio principale della scuola si avvicinò a un gruppetto di diavoli. Tra questi vi era Gas.
Si avvicinò a lui e lo prese per un braccio: «Seguimi» disse autoritario.
Gas non poté ribadire e lo seguì.
«Sai cosa devi fare ...» gli disse subito Sulfus non appena si trovarono in uno spazio meno affollato.
Gas non capì subito le parole del diavolo dai lunghi capelli, ma poi con una ampia e euforica espressione fece segno di aver acquisito l'ordine di Sulfus.
«Certo! Gli starò incollato come una pulce a un cane!»
Sulfus guardò verso una delle aule e vi trovò Michea intento a parlare con un angelo.
Sperava che Gas riuscisse a trovare veramente informazioni compromettenti sul suo conto così da poterle collegare a quelle familiari sensazioni che provava quando Michea gli passava vicino ...
Doveva solo portare pazienza, tutto qua.
Era il cambio dell'ora e le classi terrene iniziavano ad essere in tumulto mentre si organizzavano per le materie della successiva lezione.
Sulfus individuò la classe del suo terreno e con pacatezza entrò nella grande aula pullulante di ragazzi in preda a una strana euforia.
Scoprì presto che l'aria nell'aula era tutt’altro che felice ...
«Hai sentito? Dicono che la prof di chimica abbia fatto fare delle verifiche a sorpresa per tutte le sue classi nelle prime due ore! La farà anche a noi ne sono sicuro!»
«Cavolo! Io non ho aperto nemmeno il libro di chimica tutta questa estate!»
«Siamo spacciati!»
Sulfus sorrise. Non vi era niente di meglio che un bel terrore da verifica a sorpresa per iniziare nella giusta maniera la giornata. Era ovvio che Andrea non avesse toccato un libro per tutta l'estate, figuriamoci quello di chimica!
Tentarlo nel dire una delle sue bugie sarebbe stato così semplice che quasi a Sulfus dispiacque non potersi divertire più di tanto.
Raf, impeccabilmente, era già al suo posto, di fianco al suo protetto. Non sembrava preoccupata, o almeno così pareva. Sicuramente sentiva la preoccupazione di Andrea, eppure il ragazzo sembrava avere la testa altrove.
«sh! Michele ...» bofonchiò Sulfus. Non si aspettava che Andrea pensasse ancora a quel tipo, che per come lo aveva trattato non avrebbe dovuto avere tutto quel riguardo.
Girò lo sguardo nell'aula: i soliti compagni di classe di Andrea e pure i soliti diavoli e angeli ...
Mancava Michele. Ecco perché Michea non era ancora entrato in aula.
Sulfus volò vicino a Raf, seduta sull'armadietto della classe. Era pensierosa.
«Vedo che l'amichetto del nostro Andrea non si è presentato oggi ...»
Raf posò il suo sguardo sulla figura del diavolo: «Già e ho paura che Andrea non stia molto bene ...»
«Un buon momento per iniziarlo a tentare allora ...» la voce di Sulfus tradì le sue intenzioni e Raf lo capì.  «Sulfus, che hai? Stai male anche tu?»
 
 
 


Note
NEUTROMANTE: sono rari eterni che rinunciano all'Eternità per una vita mortale da Terreni. Sono ex angeli o come Malachia, ex diavoli. Questi esseri "neutri", intermedi tra i due mondi, conservano speciali poteri: un'intelligenza superiore per e la capacità di vedere gli Eterni.
MALEFICI ALCHEMICI: ovvero l'arte delle pozioni mafitiche.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - L'angelo senza ali ***




Buona domenica a tutti!
Ecco il nuovo capitolo e mi scuso per il mancato oggiornamento della scorsa settimana ^^;
Buona lettura e come al solito ringrazio chi segue la storia e se volete lasciare commenti o anche critiche (costruttive), sono ben gradite! :3

 




L’angelo senza ali

 


 
 
 
Gabi in quel momento gironzolava dietro alla sua protetta, Alessia, per tutto il giardino. La sua terrena non riusciva a darsi pace: già al suo secondo giorno di scuola aveva dimenticato i compiti delle vacanze di inglese, ma per fortuna quella mattina per un contrattempo della professoressa, questa non era potuta arrivare a scuola e quindi l'intera classe era stata sostituita con un supplente.
Questo aveva deciso poi di portare tutti gli alunni fuori per godersi gli ultimi raggi caldi di sole, prima dell'arrivo delle grigie e fredde giornate di inverno.
Gabi però, aveva capito che il problema era un altro: dove fossero realmente finiti suoi compiti in quella incasinata cameretta! Potevano essere finiti tra i vestiti nell'armadio o addirittura buttati per sbaglio nell'immondizia.
La terrena avrebbe dovuto passare l'intera giornata a cercarli, ne era certa.
L’angioletto era davvero preoccupato di questa sbadataggine e noncuranza da parte della sua terrena. Erano difetti che nascondevano solo le vere qualità della ragazza: Alessia in realtà era una ragazza sveglia e brillante. L'unica persona che era riuscita a scoprirle era Mara, la terrena di Uriè e Gas.
Erano diventate amiche per la pelle: Mara innamorata di moda e Alessia letteralmente immersa nel mondo di nuoto subacqueo. Un insolito ‘sport’, in effetti.
La cosa ancora più straordinaria e che entrambe erano riuscite a trarre vantaggi da queste loro attività.
Alessia aveva insistito che anche Mara provasse nuoto subacqueo e grazie a ciò l'amica era riuscita a superare la paura di nuotare immersa in acque profonde. Contemporaneamente, Mara aveva insegnato a Alessia, con i suoi modi calmi e misurati, a controllare la sua irruenza, insegnandole anche a tenere in ordine i suoi spazi, come per esempio la sua cameretta.
Gabi sospirò. C'era però ancora molto da lavorare a riguardo …
La terrena calciò con rabbia uno dei tanti sassolini della ghiaia che percorrevano l'entrata della scuola.
«Sono veramente una scema sbadata! Ho fatto una cavolata!» si insultò a voce alta. Fortunatamente era abbastanza lontana dal gruppo della classe da non essere sentita.
Se ci fosse stata Mara lì, sicuramente avrebbe trovato subito le parole giuste per calmarla!
Cabiria seduta su un ramo di un albero, osservava la scena mentre gli ingranaggi nella sua testa continuavano a girare, intenti a progettare la prossima mossa da usare su Alessia se l'occasione si fosse presentata.
Gabi la teneva d'occhio, ma tra le due non sapeva quale potesse essere la più prevedibile. Lui le cose le calcolava, le prevedeva tramite algoritmi matematici grazie al suo Celeston CAN Z 656! Cosa che si era rivelata molto inutile, soprattutto con Alessia. E pure adorava quella ragazzina. Era la sua protetta dopotutto, era difficile non affezionarsi.
Ma stranamente Gabi si sentiva preoccupato per altro quel giorno.
Si ritrovava sempre più spesso a guardare Cabiria e gli altri diavoli del gruppo, ripensando a quando si erano visti tutti quanti il primo giorno.
Aveva provato addirittura a chiedere al suo fedele palmare che cosa gli frullasse per l'aureola, ma non scoprì nulla di anomalo. Un mal di pancia, mal di testa … nulla!
Che fosse dispiaciuto anche lui per come fossero andate le cose?
Alzò di nuovo lo sguardo su Cabiria, la quale durante la mattinata aveva rivolto solo parole provocatorie e di scherno, nient'altro.  In effetti questo lo aveva infastidito molto, non tanto per quello che la diavoletta aveva detto, ma per come si stava comportando con lui …
Questa intercettò il suo sguardo e entrambi si ritrovarono a fissarsi per un'istante prima che uno dei due non lo distolse per rivolgere la parola all'altro: «Guarda che Alessia sta lì, zuccherino!» disse Cabiria.
“Eh, lo so!” pensò Gabi distogliendo lo sguardo pure lui.
Cabiria decise poi di scendere dall'albero planando poco lontano da Gabi.
L'angioletto dalle ali verdi sentiva il repellente bisogno di palarle; insomma sembrava che i diavoli avessero completamente resettato una parte dello scorso stage sulla terra, proprio la parte più importante!
Doveva ammettere comunque, che pure lui temeva di tirare fuori il discorso. Delle precise leggi decretavano che l'amicizia o collaborazione tra angeli e diavoli era proibita, ma oramai era accaduto e questo aveva cambiato molte cose nella loro vita! Era importante ed essere cestinata o dimenticata in questo modo non gli andava proprio giù.
Sapeva che anche Raf la pensava nello stesso modo e non poteva darle torto.
Avevano trovato degli amici. Amici con la 'A' maiuscola per quanto strano gli facesse pensarlo.
Anche se erano angeli e diavoli, la loro amicizia li aveva portati a un livello superiore, a una soluzione matematica indissolubile! Nemmeno le Alte e Basse Sfere avrebbero potuto dividerli se avrebbero voluto … forse.
Si grattò la testa. Stava scoppiando, non ne poteva più di quella tensione. Tutto questo lo stava uccidendo.
Era sicuro che nella banda dei diavoli fosse il capo, Sulfus, a mantenere tutti sul chi va là e a ricompattarsi nella uniforme standard dei 'buoni' diavoletti al novantanove per cento. Lo aveva capito fin da subito quando si erano visti. Era lui che li teneva tutti zitti e buoni.
Per gli altri diavoli e angeli dell'istituto poteva andare bene, ma non per loro.
Ma cosa avrebbe dovuto chiedere a Cabiria?
“Ehi, Cab' come mai così fredda? Non ricordi più come ce la siamo spassata a rincorrere i Riviventi per tutto la città terrena?”
Sarebbe stato un completo disastro. Non si sarebbe meravigliato se Cabiria gli avesse riso in faccia prendendolo in giro.
E poi Cab' … ma come gli era venuto in mente?
Stava diventando sempre più nervoso e Cabiria sembrò notarlo: «Tutto ok, meringa alata? Hai pure tu i pidocchi in testa?»
Perfetto, questo voleva dire che si stava continuamente grattando la testa. “Ottimo direi Gabi! L'unica cosa buona e aver attirato la sua attenzione!” pensò.
«Non è tutto ok in realtà …» bisbigliò.
Cabiria sembrava non aver capito, perché fece una espressione a dir poco convincente: «Eh?»
L'angioletto sospirò: «Volevo chiederti perché ti co-»
«Scusatemi!» una seconda voce si fece sentire con vivacità.
Un angioletto alto quanto Gabi si presentò dinanzi a loro.
I suoi occhi di un azzurro chiarissimo si spostarono sui visi di entrambi. Aveva un amichevole sorrisino, stampato su un viso sbarazzino e una lunga chioma di capelli scuri di un profondo blu notte. L'abbigliamento eccentrico non era poi l'unica cosa che colpì Cabiria e Gabi, ma il fatto che all'appello mancasse una parte a dir poco fondamentale: le ali.
Gabi assottigliò lo sguardo: quell'angioletto era molto strano. Notò che i contorni ai lati dei suoi occhi erano segnati da linee rosse, come se fossero tatuaggi …
Possedeva uno sguardo penetrante, ma non fastidioso. Appariva sereno, come il cielo di sera dopo il tramonto, quando nessuna nuvola copriva il magnifico panorama del firmamento.
L'angioletto si avvicinò ancora di più, rimanendo un passo distante da loro.
«Ciao! Credo di essermi leggermente perso. Avevo schiacciato un pisolino …» e mise una mano sulla bocca per fermare uno sbadiglio: «… poi mi sono ritrovato a non ricordare più la via per i sognatori. Potete aiutarmi?» chiese con tono pacato e gentile.
Gabi e Cabiria rimasero per un attimo fermi e immobili, poi rinvennero. «Ehm, certo, ma la mia terrena …», ma Alessia era già sparita insieme a i compagni della sua classe.
Sicuramente l'ora era finita e tutti erano rientrati. Beh, ora Gabi avrebbe potuto accompagnare questo angelo del primo anno alle camere senza temere di lasciare incustodita Alessia, almeno per qualche minuto.
 


*§*§*§*§*§*
 

 
«Grazie infinite! Prometto che non schiaccerò più pisolini fuori orario …» sbadigliò di nuovo: «… o almeno ci proverò» e sorrise chinando leggermente la testa in segno di ringraziamento.
«Posso chiederti una cosa Hanwi*?» iniziò Gabi mentre percorrevano il corridoio principale della scuola.
Questo girò lo sguardo su di lui: «Chiedi pure!»
«Come mai stavi schiacciando un pisolino in giardino? Non avevi il tuo terreno da custodire?» chiese asciutto. A lui gli scansafatiche non erano mai piaciuti, ma forse questo piccolo angelo aveva qualche valida ragione …
Hanwi chiuse gli occhi assumendo un’espressione serafica: «Ancora non ho un terreno, sono arrivato solo oggi a scuola».
Gabi ne fu sorpreso. Beh, in effetti in questi due giorni non lo aveva mai visto in giro o nelle prime classi della scuola. Uno così l'avrebbero notato in molti.
«Oh, beh allora immagino che tu debba subito presentarti ad Arkan nella sala insegnanti» gli disse fermandosi insieme a lui dinanzi alla scala che gli avrebbe condotti al sognatorio.
«Hai assolutamente ragione!» rispose l'altro poggiando una mano sulla spalla di Gabi: «Ma preferirei prima entrare nella mia stanza e prepararmi!»
Gabi annuì, incerto. Quell'angelo era proprio strano.
Proprio in quel momento, arrivò nel corridoio anche Gas mentre sotto la maglia si teneva qualche merendina rubata dalla mensa della scuola.
Non appena vide Gabi in compagnia di un altro angelo si nascose dietro al fianco di un vecchio armadietto sul lato destro del corridoio.
“Ma cosa ci fa qui Gabi? Lui sempre ligio al dovere, bla, bla …”
Poi notò Hanwi. Un angelo senza ali. Qualcosa gli balenò nella mente, come la prima volta che vide Michea. Forse il primo ad accorgersene di certe stranezze, sarà stato anche il suo capo, ma lui non era stupido. Ora davanti aveva la conferma che tipi veramente strambi stavano sbucando a destra e a manca. Se poi Sulfus sapeva qualcos'altro, a Gas per ora, non era dato saperlo.
Li vide parlottare ancora per un po'. Hanwi sembrava sereno, teneva le mani conserte e nascoste da una lunga e larga manica decorata che gli scendeva lungo il braccio destro. Gabi dal canto suo sembrava a suo agio anche lui, come se quell'angelo lo conoscesse da tempi immemori. I lineamenti del suo viso erano rilassati e mentre parlava sorrideva, pure!
Gas si grattò la testa. Sarà forse il fatto che erano angeli, ma il diavolo non aveva mai visto Gabi così loquace se non con i suoi amici. A malapena riusciva lui a scambiarci qualche parola, tutto pieno di quei calcoli, formule e concetti tecnologici che non riusciva minimamente ad afferrare!
Sospirò, ma quell'incontro per lo meno, aveva fruttato a qualcosa.
Quell'angelo era sicuramente qualcuno da tenere d'occhio, come Michea d'altronde. Avrebbe reso Sulfus davvero contento se gli avrebbe riferito questa nuova scoperta, ne era certo!
Ora Gabi e l'angelo misterioso si lasciarono e l'angioletto dalle ali verdi uscì svolazzando fuori da una finestra lì vicina.
Gas rimase ancora un po' ad osservare Hanwi in cerca di informazioni utili.
Questo indugiò di fronte alle scale del sognatorio, poi si guardò a destra e a sinistra.
Passarono diversi minuti e Gas quasi incominciò a pensare che il tipo non avesse capito quale fosse la strada per le camere. Decise però di aspettare ancora, tanto Uriè non avrebbe fatto granché quel giorno con Mara. Avevano ancora tutti e due i semestri davanti!
Passarono altri dieci minuti … venti … trenta …. e lo stomaco brontolava!
Gas a quel punto decise di intervenire e vedere cosa caspita stesse aspettando quel dannato angelo!
Si avvicinò, un po' in ansia. Quell'angelo era rimasto diritto dinanzi alle scale dandogli la schiena. La cosa era davvero inquietante.
Appena fu abbastanza vicino gli sussurrò: «Ehy tu!» ma l'altro non sembrò sentirlo.
Il diavolo si avvicinò di più e decise di guardarlo in faccia.
Russava.
Quell'angelo stava praticamente dormendo in piedi!
Gas quasi scoppiò a ridere! Era davvero una stupida meringa alata addormenta!
Uno scherzo sarebbe stato la ciliegina sulla torta, ma sfortunatamente la pancia di Gas reclamava attenzioni e lui aveva perso già fin troppo tempo.
«Ti saluto bella addormentata!» disse ridendo e prendendo poi le scale a lato che invece scendevano verso l'incubatorio dei diavoli.
Quando il diavolo finì di scendere le scale, Hanwi aprì gli occhi e girò lo sguardo a sinistra.
Si avvicinò alle scale sorridendo e iniziò a scendere.
           


*§*§*§*§*§*

 
 
Le parole di Raf suonavano deboli nella mente di Sulfus. Sembravano essere pronunciate da lontano.
Girò la testa verso le finestre, ma la luce del sole divenne insopportabile da guardare. Sentiva gli occhi bruciare e la cosa lo preoccupò alquanto. I diavoli e gli angeli non avevano la stessa sensibilità degli uomini per certe cose.
A un tratto tra i raggi gli parve di scorgere un’ombra che veloce gli passo davanti, in un lampo.
Sulfus chiuse gli occhi confuso: “che diamine succede?”
Sentì il tocco di Raf su una sua spalla e girò lo sguardo frastornato.  «Tutto bene? Mi sto preoccupando Sulfus ...»
Si rese conto che l'attenzione di Raf non era l'unica puntata su di lui: diversi diavoli e angeli li stavano guardando incuriositi e confusi.
Quella situazione stava iniziando a innervosirlo. Girò lo sguardo nuovamente verso la finestra, ma stavolta non vide nessuna ombra. Ma il male continuava.
Sulfus allora decise di lasciare la classe e andarsene per un po'. Era la scelta migliore, non voleva attirare troppa attenzione e anche se la scena poteva apparire sospetta, avrebbe potuto trovare una scusa adatta a tutto. Su questo non c'era da preoccuparsi.
Anche se lasciare Andrea nelle mani di Raf non era la scelta migliore, ora poco importava. Sulfus continuava a non vedere più bene e gli oggetti, colori e forme stavano diventando cose incomprensibili. “Questa proprio non ci voleva, maledizione!”
Senza nemmeno accorgersene il diavolo andò a scontrarsi con Kabalè, che inaspettatamente per lui, gli si era parata dinanzi per fermarlo. A quanto pare, aveva cercato di chiamarlo più volte.
«Sulfus, ma che diamine hai? Sicuro di stare bene? Ti ho chiamato almeno una decina di volte!» iniziò Kabalè.
“Mi piacerebbe saperlo anche io che diamine mi stia succedendo!?” pensò Sulfus prima di gemere e prendersi la testa tra le mani.
La diavoletta si avvicinò e tentò di guardare in faccia il suo capo: «Devo portarti in infermeria Sulfus» continuò lei mentre cercava di aiutarlo a muoversi.
Ma lui non si mosse e cercò di liberarsi dalla presa della diavoletta: «No! Sto bene! Ho avuto solo un giramento di testa tutto qui! Stanotte non ho dormito bene …» e cercò di ricomporsi.
«Non me la dai a bere stavolta! Muoviti e non fare storie, in infermeria!» e puntò il dito verso il lungo corridoio osservando Sulfus con sguardo inflessibile.
«Piantala di starmi addosso Kabalè! Adesso vuoi fare ‘l'amicona che si dà da fare per aiutarmi' … per favore!» e cercò di sorpassarla.
Ok, forse era stato un po' troppo pesante, ma era proprio quello il piano. Certamente Kabalè si sarebbe offesa a tal punto da abbandonarlo lì in mezzo al corridoio sofferente. Beh, Kabalè gli avrebbe tenuto il muso per un po', ma nulla di più.
«Sei veramente andato, ora non rompere le scatole o giurò che ti faccio piangere a suon di schiaffoni!» e lo prese per un braccio.
Sulfus alzò la testa con un'espressione scioccata sul volto. “Eh? Ho sentito bene?”
Ora si che iniziava a temere davvero per la sua incolumità. Una Kabalè così nervosa e determinata non l'aveva mai vista. Oggi che diamine stava succedendo?
«Un po' di rispetto per i malati no?» chiese Sulfus cercando inutilmente di liberarsi. La presa della diavoletta era ferrea, eppure in confronto a lui, la diavoletta era pure di piccola stazza.
La testa di Sulfus ancora faceva male e la vista sembrava essere diventata appannata come uno specchio di un bagno dopo la doccia.
«Zitto e non opporre resistenza!» e cocciuta proseguì verso l'infermeria.
A grandi falcate Kabalè attraversò il corridoio, portandosi dietro Sulfus alquanto irritato dalla situazione e dagli sguardi della gente intorno.
«Potresti evitare di tirarmi come una forsennata?» gli disse nervoso Sulfus mentre a destra e a manca saettava con lo sguardo chi rideva per lo spettacolo.
«Giuro che appena arrivati uno schiaffo non te lo risparmio» e svoltando a destra alla fine del corridoio, Sulfus tentò di bloccarla.
«Senti, si può sapere perché tutta questa premura? Ci posso anche andare da solo, sai? Sulfus, mi prendi per una veramente stupida a quanto pare …» e aprì una porta facendo entrare il diavolo dai lunghi capelli blu.
Non era l'infermeria.
«L'aula di scienze?» chiese confuso strofinandosi gli occhi. A quanto pare la vista stava migliorando.
«Si può sapere che hai?» iniziò lei incrociando le braccia.
«Cos’è un interrogatorio?» sibilò Sulfus massaggiandosi le tempie.
«È appena passato un giorno da quando abbiamo ricominciato scuola e già tu dai i numeri?»
«Io? I numeri?»
«Sì, Sulfus! E non venirmi a dire che non è vero!» e gli rivolse uno sguardo affilato.
Sulfus sbuffò tra l'incredulo e l'irritato: «Ma si può sapere che avete tutti quanti?»
Kabalè continuava a osservarlo con disappunto. Sulfus non si comportava come suo solito ed era a tutti palese anche lo strano comportamento di Gas. Quando accadeva, era perché qualcuno lo aveva messo all'angolo, incaricandolo di compiere qualche compito segreto … e l'unico a cui dava ascolto era il diavolo dalla stella rossa che Kabalè aveva davanti.
«Cosa hai detto a Gas? Quando va in giro sembra più teso di una corda di violino …» fece un passo avanti verso Sulfus.
Lui le rifilò un'occhiataccia: «Non sono affari che ti riguardano …» beh, l'evenienza che Gas si facesse scoprire, l'aveva messa in conto, ma non pensava si facesse sgamare così velocemente.
«Piantala di parlarmi con questa sufficienza e guardami negli occhi quando mi parli!» gli disse avvicinandosi ancora a lui e facendo ondeggiare la sua vaporosa coda di capelli biondi, tanto che pareva un fuoco scoppiettante.
Quando Kabalè aveva quello sguardo, a Sulfus non piaceva. Non l'avrebbe mollato nemmeno per un secondo, ne era sicurissimo. E cosa avrebbe potuto dirle ora?
Sulfus alzò le mani: «Va bene, va bene …» la testa pulsava ancora, ma la vista era già molto migliorata. Sperava in un breve ricovero anche per l'emicrania e intanto avrebbe cercato di guadagnare un po' di tempo.
Kabalè continuava a guardarlo con i suoi fiammeggianti occhi viola e con un’espressione che poteva certamente mettere a disagio chi se la ritrovava davanti.
Istintivamente Sulfus portò le mani dentro le tasche e con una strinse tra le dita il cristallo. Era caldo, molto caldo, stava emanando energia.
Che fosse il cristallo la causa dei suoi malori?
«Allora Sulfus? Che sta succedendo?»
Il diavolo sospirò. Kabalè non era affatto stupida e lo conosceva fin troppo bene. Non per questo l'aveva scelta come suo braccio destro.
Inaspettatamente anche per lui, Sulfus tentò di puntare sulla sincerità, rimanendo sempre nei limiti del vago, questo era certo.
«Non lo so … non lo so nemmeno io perché mi comporto così» ed era vero, ma se l'argomento cristallo e riviventi non veniva toccato allora tutto sarebbe andato per il meglio.
Anche se non era certo che funzionasse, Sulfus tentò di mostrarsi più affranto possibile, magari puntare sulla figura dell'amico tormentato e stanco l'avrebbe salvato.
«Andiamo bene allora …» commento Kabalè spostando le mani sui fianchi.
«Ehy, fai poco la spiritosa. Mi hai chiesto cosa mi succeda e io ti ho risposto. Contenta ora?» e fece un sorrisino.
Kabalè continuò a guardarlo. Era certa che gli stesse nascondendo qualcosa, lo sentiva. Ma non era quello il modo in cui avrebbe ottenuto risposte.
«Centra per caso l'angioletta bionda?»
Sulfus la guardò allibito. “Cosa!?”
«Cosa centra Raf?» chiese ora più irritato e scocciato di prima. Già non gli bastava quello stramaledetto mal di testa, ora anche l'interrogatorio sull’argomento 'Raf'.
Poi intuì la ragione della domanda: «Cosa ti ha detto esattamente Cabiria?» e si accigliò.
«Tranquillo, ci sono arrivato da sola …» e fece un sorrisino sinistro: «… quindi anche Cabiria l'aveva capito? Interessante».
Sulfus strinse i pugni. Kabalè aveva voglia di scherzare con il fuoco oggi.
«Piantala di sorridere come una deficiente e lasciami uscire di qui!»  fece per andare, ma Kabalè riuscì a trattenerlo. «Non così in fretta!»
«Non ti sopporto quando fai così …» gli sibilò Sulfus.
«La cosa è reciproca …» rispose la diavoletta.
Il diavolo sbuffò, ritornando indietro sui suoi passi.
In realtà se tutti avessero pensato che la ragione dei suoi comportamenti fosse Raf, insomma, per lui sarebbe stata una buona copertura, ma diamine! Non si potava scherzare su queste cose, ne andava della sua reputazione!
E poi, mentire ai suoi amici … non era una cosa che amava, stranamente.
La campanella della scuola iniziò a suonare, ufficialmente decretando la fine dell'ultima ora di scuola per i terreni.
Kabalè sospirò. Fece qualche passo verso Sulfus, avvicinandosi a lui: «Ok, se non vuoi dirmi cosa stia succedendo va bene, per ora …» continuò puntando l'indice verso di lui e spingendolo contro il suo petto: «… ma non devi mentirmi, non devi mentirci».
Sulfus preso da un impeto di rabbia, le scansò il dito da sopra il suo petto: «Sono un diavolo! È nella mia natura mentire!» sottolineò.
Kabalè lo fulminò con lo sguardo e Sulfus non riuscì a controbattere: «Tu puoi mentire, puoi dire qualsiasi balla tu voglia a chiunque …» continuò severa: «ma noi non siamo diavoli qualunque, noi siamo i tuoi amici!»
Un pugno sulla spalla riportò alla realtà Sulfus.
Il diavolo era rimasto davvero spiazzato da quel discorsetto e non tentò nemmeno di reagire al pugno appena incassato. Tutto quello, in un certo senso, sentiva di esserselo meritato …
«Ehy Sulfus!» sentì una voce chiamarlo appena mise piede fuori dall'aula di scienze. Due diavoli del primo anno gli si avvicinarono con il fiatone: «C'è Gas che deve farti vedere una cosa molto, molto importante!»
«Così ha raccomandato di dirti: molto importante!» e rimarcò volutamente 'molto' con una certa enfasi.
Sulfus non sapeva se fidarsi o meno.
“È già un'orribile giornata, cos'altro mai potrà rovinarla più di così?”




Note
HANWI: significa "sole della notte", nome che appartiene alla dea Sioux della luna, nonché compagna di Wi, spirito solare del bisonte.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Incontro Segreto? ***


 

Buon giorno!
(così vado sul sicuro)


Mi spiace pubblicare dopo molto tempo, ma purtroppo pure io ho la mia vita ben incasinata e spero che la storia continui a prendervi. Per questo, avviso che so se riuscirò nel mio intento iniziale di postare un capitolo ogni domenica, ma farò del mio meglio per non creare stalli nell’aggiornamento così lunghi, come già successo! u.u
Come sempre invito a lasciare commenti nel caso e ringrazio tantissimo e di cuore le persone che lo stanno già facendo! <3
Davvero, grazie mille!
:3 

 


Incontro segreto?



 

 
Conoscete il detto ‘non dire gatto se non ce l'hai nel sacco'?
Bene, se è così capirete cosa accadde al povero Gas quel giorno nella sua stanza dell'incubatorio. In questo caso sarebbe stato coretto dire 'non dire angelo se non ce l'hai nel sacco', ma cosa ne poteva sapere il piccolo e paffutello diavolo amante delle merendine poco salutari?
Di sicuro un angelo lo aveva visto, o almeno così affermava. Se glielo aveste chiesto, avrebbe potuto rivelarvi anche che gusto sapesse la merendina con cui si era quasi strozzato per lo spavento.
Davanti ad alcuni giovani diavoli dalle facce poco convinte, Gas si sforzava di descrivere il più dettagliatamente possibile l'intruso che si era presentato nella stanza dell'incubatorio e inoltre – secondo la sua versione – addormentato letteralmente sul letto del suo capo, Sulfus.
Ahimè, nessuno dei diavoli credette alla sua storia specialmente quando, fiero di aver chiuso in flagrante l'angelo nella stanza, aprì la porta senza trovare nessuna meringa alata dormire beata sul letto.
Forse l'angelo lo aveva catturato anche nel sacco, ma questo doveva essere stato un angelo davvero astuto e intelligente per sfuggirgli.
L'unica speranza, era che qualche diavolo potesse riuscire riconoscere questo angelo dalla sua descrizione accurata ed infine, dargli ragione per lo meno, della sua esistenza. Non aveva intenzione di passare certamente per scemo lui!
Ora però avrebbe dovuto spiegare tutto al suo capo, Sulfus.
Aveva mandato due diavoli a chiamarlo per fargli vedere l'angelo, ma ora le cose erano completamente cambiate.
«Allora Gas? Perché tutto questo trambusto!?» eccolo lì, Sulfus più scocciato che mai.
Gas si ritrovò a deglutire e pensare che la sua vita si sarebbe tramutata in un orribile incubo.
Si strofinò le mani nervoso. Ora nell'incubatorio c'erano solo loro due e nessun altro. Se doveva affondare, lo avrebbe fatto da solo.
«Ti devo prima chiedere di trattenerti dal menarmi o scuoiarmi vivo dopo che ti avrò raccontato tutto …» disse alquanto ansioso.
L'occhiataccia che ricevette da parte di Sulfus non lo aiutò affatto a calmarsi!
«Non me lo chiederesti se fosse qualcosa di vero e importante … mi stai per caso prendendo in giro?»
«Io!? No, ti sbagli!» si morse la lingua.
Sulfus gli si avvicinò, con uno sguardo affilato e non incline all'indulgenza: «Io - non – sbaglio - mai!» lo corresse rimarcando ogni singola parola.
Gas si ritrovò a balbettare: «C-certo c-che n-no!» stava sudando freddo.
Senza distogliere lo sguardo da Sulfus, con una mano cercò di toccare la maniglia della porta e aprire, alquanto impacciato, per mostrare la stanza al diavolo.
Quando l'aprì, Sulfus aguzzò lo sguardo, pensando di trovare qualcosa o qualcuno, eppure appariva tutto nella norma.
Dopo aver raggiunto la soglia sotto lo sguardo preoccupato di Gas, Sulfus si girò nuovamente verso il diavolo paffutello: «Allora?»
«C'era un angelo sul tuo letto … prima!» si affrettò a spiegare.
«Un angelo?»
«Sì, si era addormentato, quindi lo ho chiuso dentro pensando che non sarebbe riuscito ad uscire …»
«Cretino di un diavolo! Ma tu lo sai che le nostre proiezioni ci permettono di oltrepassare le pareti!?»
Gas ammutolì di botto.
Sulfus ora era davvero arrabbiato, ma stranamente si trattenne dal menarlo e andò subito dritto al suo letto.
Gas lo vide rovistare tra le coperte, borsa e valigie che si era portato dietro.
Aggrottò la fronte quando lo vide concentrato nell'ispezionare la borsa: stava cercando qualcosa?
Lo vide bloccarsi all'improvviso dopo che ebbe controllato anche sotto il letto.
«Questo angelo, che aspetto aveva?»
Gas fu sorpreso dal cambio repentino del tono di voce. Ora era diventato davvero serio e non sapeva se temerlo o abbassare la guardia.
«Basso, capelli blu scuro e ehm …»
«Ehm, cosa!?»
«Capo, esistono angeli senza ali?»
Sulfus sgranò gli occhi per la sorpresa. Angeli senza ali? Certe bizzarrie erano davvero possibili?
«Non lo so …» rispose cupo mentre si avvicinava verso l'entrata dell'incubatorio dove Gas lo stava aspettando.
«Ora io e te dobbiamo tenere d'occhio Michea e questa nuova aggiunta al club meringhe alate, intensi?» disse con tono intimidatorio che non ammetteva repliche.
Gas fece un cenno deciso con la testa, prima che Sulfus lo lasciasse lì impalato.
A quanto pare, dopotutto, aveva fatto bene a chiamarlo, anche se come suo solito il capo tendeva a tenersi tutte le informazioni per sé.
Sulfus risalendo le scale prese il cristallo che teneva nella sua tasca della lunga giacca. La osservò sul palmo destro della sua mano mentre nell'altro, scoprì ciò che aveva trovato sopra il suo letto: lo stesso amuleto a forma di diapason che aveva distrutto lo scorso anno.
Lui ricordava benissimo di averlo distrutto e abbandonato per strada dopo essere scappato da casa di Malachia, prima che venisse distrutta. Lo ricordava benissimo.
Questo voleva solo dire una cosa: quell'angelo senza ali nascondeva qualcosa, qualcosa che riguardava da vicino la questione Riviventi. Sicuramente lasciargli l'amuleto sul letto non era un gesto di cortesia, ma un messaggio.
Era certo che quella meringa ‘non alata’ si sarebbe fatta viva di nuovo, molto presto.
 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«… e così lo trovarono spaparanzato su una nuvola con la pancia piena di spuma angelica*!»
Diversi angeli intorno a Hanwi scoppiarono a ridere.
«Davvero bella questa storia!» rispose uno con la mano ancora premuta contro la pancia. A Hanwi parve di vederlo piangere dalle risate.
«Felice che vi sia piaciuta amici miei!» disse raggiante mentre con un balzo, scese giù dallo sgabello su cui era seduto.
Era davvero basso, anche in confronto agli stagisti del primo anno.
A quanto pare, nessun angelo aveva chiesto ad Hanwi perché non avesse le ali e questo gli fu di gradimento. Forse avevano paura di recargli fastidio o brutte memorie nel chiederlo, o forse altro …
La mattina era ormai conclusa e l'ora di pranzo era più vicina che mai. I borbottii e le rumorose chiacchierate tra gli stagisti animavano l'intera mensa, tanto che alcuni professori dovettero intervenire per calmare le acque e non solo nell’area riservata al pasto dei diavoli …
Hanwi involontariamente, aveva attirato a sé molti angeli, anche stagisti di secondo e terzo anno. Tutti si chiedevano perché nessuno lo aveva visto partecipare alle lezioni, ma non sembravano affatto insospettiti o turbati da tutto ciò: tra angeli ci si fida l'uno dell'altro, ma badate bene, non è ingenuità questa, ma empatia.
Ogni angelo ne ha molta di più quando è affine a un altro angelo o terreno e nel caso del nostro amico senza ali, anche alle più disparate creature …
I suoi occhi chiari si posarono sui visi di tutti i presenti nella mensa, inclusi i diavoli, ma il viso che stava cercando lui, non era tra questi.
Decise di spostarsi un po', pensando di riuscire a scorgerlo nascosto in un qualche angolo della grande sala.
Hanwi però, non era l'unico che stava cercando qualcuno o qualcosa.
Dall'altra parte del tavolone degli angeli, anche un diavolo stava cercando con sguardo attento su tutti i presenti un viso che potesse mettere in moto quell'ingranaggio, il suo sesto senso*.
La descrizione fornitagli da Gas non gli era stata alquanto utile, ma l'unico punto chiave erano certamente le ali, ma si stupiva di quanto potesse passare inosservato un angelo del genere, soprattutto a lui e al suo infallibile intuito.
Si era immaginato di veder sollevare un gran polverone di mormorii e tensioni da parte degli angeli davanti a una anomalia del genere, forse però vedeva le cose dal punto di vista di un diavolo e non di un angelo …
L'angelo senza ali doveva aver fraternizzato con tutti in pochissimo tempo e lui non sapeva nemmeno da quando si era fatto vivo in quella scuola. Era riduttivo pensare che il suo arrivo sulla terra fosse stato nello stesso istante in cui Gas lo aveva trovato sul suo letto 'addormentato'.
Addormentato non lo era di sicuro, era stato tutto pianificato per entrare, lasciare il medaglione, far avvertire della sua presenza e chiamare il sottoscritto per fargli ricevere il messaggio ancora tutto da decifrare.
L'unica cosa di cui non capiva il senso e come fosse possibile che questo angelo, mai visto prima, sapesse di lui, il suo nome e soprattutto quale fosse il suo letto. Possibile che fosse uno studente dello scorso anno? Questo spiegava anche perché molti degli angeli non avessero reagito alla sua mancanza di ali, ma qualcosa non andava comunque. Gas, lui e molti diavoli neppure lo scorso anno lo avevano visto a scuola e pure ai diavoli del secondo e terzo anno non risultava familiare.
Questo lo rendeva nervoso.
Non si era stupito che pure questo angelo senza ali sapesse della faccenda Riviventi, ma il medaglione era una cosa a cui solamente lui, la sua gang, quella di Raf e Malachia erano a conoscenza.
Prima Michea e ora questo nuovo angelo … ne sarebbero arrivati altri come loro? Sapevano qualcosa a cui loro era sfuggito? Erano in combutta con le Alte Sfere? Le Basse Sfere erano informate oppure questi sedicenti angeli erano al soldo dei Riviventi o di chi ancora aveva quella pagina strappata del libro usato per evocare quei mostri?
Aveva così troppe domande in mente e nessuna risposta … era davvero frustrante.
Spostò lo sguardo attraversando una fitta foresta di capelli, corna e aureole e vide poggiato sullo stipite di una porta secondaria Michea, intento ad osservare all'oscuro la scena del pranzo che stava per prendere atto.
Sembrava avere uno sguardo cupo, ma i suoi occhi azzurri brillavano nella penombra in cui era avvolto. A Sulfus diede un senso di quasi terrore - cosa molto rara per lui - mentre lo guardava. Ora lo poteva osservare per quella che appariva essere la sua vera natura: glaciale e imperturbabile.
Un pensiero fece capolino nella sua mente: quello sguardo di ghiaccio gli era familiare, qualcuno che da molti anni aveva abbandonato la città di Zolfanello City …
Nessuno notò, ma Sulfus quasi sobbalzò sulla sedia.
Nella sua visuale fece capolino l'angelo senza ali!
Con un portamento rasente l'infantile, ma alquanto elegante e leggiadro, si avvicinò con noncuranza nella stessa direzione in cui Michea si era appostato ad osservare.
A Sulfus quasi cadde il cucchiaio dalle mani non appena l'angelo dai capelli scuri si parò dinanzi a Michea, salutandolo con una manina. Forse voleva solo fare amicizia, magari non si conoscevano affatto.
L'angelo biondo non abbandonò la sua espressione fredda mentre l'altro sembrava aver iniziato a parlargli.
Sulfus si guardò intorno e notò che ancora mancavano alcuni minuti prima che, chi di dovere, avrebbe portato il cibo per tutti gli eterni. Decise quindi di agire.
Disse a Cabiria e Mefisto che si sarebbe assentato per qualche istante per tornare all'incubatorio, con la scusa di dover fargli vedere qualcosa di importante e fece attenzione a non farsi beccare da Kabalè. Da un po' quella diavoletta aveva iniziato ad osservarlo troppo spesso per i suoi gusti. Averla sempre addosso non lo avrebbe aiutato con la sua attività di spionaggio.
Fece finta di prendere la porta che si affacciava sul corridoio e arrivare così alle stanze dell'incubatorio e sognatorio, ma poi invece di svoltare in quella direzione, sterzò nel senso opposto e si mise a correre per raggiungere la stanza in cui Michea e l'angelo misterioso stavano confabulando.
Quando sentì un brusio di voci, intuì di essere arrivato, ma non abbassò la guardia. Oltrepassare il muro avrebbe potuto farlo scoprire ai due angeli, ma era l’unico modo per poter ascoltare qualcosa dei loro discorsi.
Appena si ritrovò nella stanza, i suoi occhi guizzarono nella direzione in cui provenivano le voci. Capì di trovarsi dentro uno sgabuzzino usato per le cucine che aveva una seconda porta di uscita.
Cercò di avvicinarsi per vederli. Fortunatamente li aveva colti in una posizione laterale così da averli entrambi sotto la sua visuale.
Sulfus si nascose dietro un grosso scaffale e li osservò con attenzione.
La voce di Michea era chiara, ma inaspettatamente meno calma di come si sarebbe aspettato.
«Ti avevo detto di presentarti in modo meno appariscente Hanwi!» sembrava rimproverare l'altro angelo.
“Hanwi … allora così si chiama il nostro angioletto senza ali!” sorrise compiaciuto di aver trovato finalmente qualche informazione sul suo conto.
L'angioletto dagli occhi chiari non sembrava affatto turbato dal tono di Michea, anzi, dondolava le braccia con un sorrisetto divertito sulle labbra: «Oh andiamo Michea, è tutto apposto! So cosa faccio!»
Sulfus guardò l'angelo con quegli strambi abiti addosso: a osservarlo sembrava un tipo più svampito della piccola Raf, ma dopo quello che era successo, di rimbambito vi era solo Gas che se lo era fatto sfuggire da sotto il naso.
L'angelo biondo inaspettatamente si irrigidì e osservando fuori dalla porta, fece un movimento repentino, prendendo Hanwi per un braccio e facendo un passo veloce indietro. Tirò con forza a sé l'angelo e questo quasi incespicò e gemette per lo strattone.
Sulfus rimase alquanto perplesso dalla scena che si era appena presentata sotto i suoi occhi. Poi si riscosse pensando fosse lui la causa dello strano atteggiamento di Michea.
«Michea che fai? Mi stai facendo male!» disse con disappunto Hanwi, ma modulando il tono di voce. “Quindi è un incontro segreto questo?” pensò Sulfus con un sorrisino sulle labbra.
Senza preavviso Michea avvolse con le sue braccia il corpo minuto di Hanwi, stringendolo contro di sé. Nascose il viso tra i capelli blu notte dell'angelo senza ali e sospirò come sollevato: «Pensavo che non ti avrei più rivisto …»
Sulfus continuava ad ascoltare, sempre più preso da quella chiacchierata. Quindi si conoscevano da tempo, molto tempo …
Questo Hanwi doveva essere una persona molto importante per Michea e poi lo sguardo di quest'ultimo, così freddo e contraddittorio! Non solo! Tutte quelle sensazioni che Sulfus sentiva vicino a lui, le stesse che aveva provato con i Riviventi, senza tener conto poi delle reazioni del cristallo, che proprio in quel momento stava emettendo energia …
«Sono qui ora» rispose Hanwi con un dolce sorriso sulle labbra. Ora sembrava diventato molto più grande, aveva assunto come un atteggiamento da fratello maggiore, premuroso e affettuoso.
Sulfus vide la mano di Michea spostarsi sullo spazio tra le scapole di Hanwi. Un movimento impercettibile, che però Sulfus riuscì a cogliere: l'angioletto tremò al contatto e sciolse veloce l'abbraccio, ma senza perdere il contatto visivo con Michea: «Non ci pensare più, ok? È stata una mia scelta, lo sai» gli disse. Continuava a sorridere, ma a Sulfus pareva uno di quei sorrisi con cui si mascherano tanti dolori e lacrime.
Entrambi gli angeli gli fecero capire che avevano molto da raccontare, forse la loro storia era più seria di quanto potesse immaginare. Forse non riguardava solamente i Riviventi, ma qualcosa di ancora più grande.
Ora aveva capito che Hanwi le ali, le aveva perdute per sempre.
Se questo riguardava i Riviventi, forse faceva bene a sentirsi spaventato dopotutto.
Immaginò Raf senza ali, o Miki, Kabalè e gli altri …
Poteva sbagliarsi?
«Quel mostro …» disse cupo Michea e Sulfus capì che si riferiva ancora alle ali di Hanwi.
“Mostro?”
L'angioletto non perse il sorriso e accarezzò l'altro, stringendogli la mano.
«Dobbiamo andare ora, hanno bisogno di tornare e terminare ciò che hanno iniziato».
«E noi daremo il colpo di grazia».
L'angelo senza ali sorrise annuendo: «Dobbiamo solo mostrargli la via …»
Poi si scostò e assunse uno sguardo determinato che fece rabbrividire Sulfus. Quelli non erano angeli, tutto tranne che quello.
«Anche se, penso qualcuno stia già iniziando le ricerche» disse bisbigliando, ma la frase fu subito intercettata dalle orecchie di Sulfus.
Michea si riscosse: «Chi?» chiese alquanto dubbioso.
Hanwi continuò a sorridere e fece un elegante movimento con una mano. Sì, Sulfus doveva ammetterlo, era davvero molto aggraziato nei movimenti.
«Aspetta e vedrai …» e portandosi la lunga manica sulle labbra, gli fece l'occhiolino.
Michea sbuffò di rimando, prima di strofinare affettuosamente la testa di Hanwi e guardare fuori verso la mensa. «Andiamo, hanno portato da mangiare».
«Oh no, io andrò a schiacciare un pisolino!» disse l'altro stiracchiandosi e sbadigliando.
Michea sorrise e andò senza di lui.
Sulfus rimase ancora per osservare Hanwi.
Questo aveva veramente lo sguardo stanco, ma Sulfus non gliela diede a bere.
L'angelo si spostò vicino al grande tavolo della cucina e vi si appoggiò sopra. Si guardò intorno, come se trovasse curioso tutto quello che era in quella stanza.
Sulfus notò il colore della sua aureola. Era di un viola quasi tendente al blu; immaginava che anche le ali fossero state del medesimo colore.
L'angelo aveva un corpo minuto, ma comunque slanciato e snello. Vide i capelli scuri dell’angelo della sua stessa tonalità e scoprì che questi erano in realtà racchiusi da una lunga treccina, coperta da una stoffa di un rosso cremisi.
Lo sentì picchiettare con le dita sul tavolo.
Certamente, pensò Sulfus, non era una brutta visione nel complesso, ma qualcosa stonava e non riusciva a capirlo.
Poi a un tratto Hanwi saltò sul tavolo con una certa agilità e si sedette. Iniziò a dondolare le gambe e sul viso aveva stampato un sorrisetto soddisfatto.
«Michea, Michea, oramai non hai più bisogno che io ti stia accanto …» disse l'angelo e a Sulfus parve di vedere un sorriso triste su quel viso tondo e delicato.
Stranamente per il diavolo, qualcosa si fece strada dentro di lui, come se una strana sensazione lo avesse preso alla gola e avesse iniziato a muoversi dentro, scombussolandolo. Ebbe quasi la malsana idea di alzarsi e andare ad abbracciarlo, aveva iniziato a fargli davvero pena l’angioletto. Pareva davvero, troppo e profondamente triste.
Scosse la testa scacciando via quell’orribile idea. Lui, avere pena per un angelo!? Stava davvero impazzendo!
Vide Hanwi prendere tra le mani qualcosa: «C’è qualcun altro che ha bisogno di me ora …»
Sulfus chiuse gli occhi e sentì il cristallo emanare calore. Diventò così tanto forte, che scostò la mano come se si fosse scottato.
«Ma che diamine!?» esclamò cercando di soffocare la voce senza successo.
Hanwi girò lo sguardo verso la sorgente del suono: «Chi c’è?» chiese.
Sulfus con velocità si preparò a sparire da lì il prima possibile.
Hanwi scese dal tavolo pronto a dirigersi verso il suo nascondiglio, ma Sulfus fu più svelto e riuscì a scappare prima che l’angioletto si affacciasse a vedere chi vi fosse nascosto.
Quando si accorse che nessuno si stava nascondendo, Hanwi portò una mano alla bocca e sbadigliò: «Oh beh, sono sicuro che ti rivedrò presto, Sulfus …» e sorrise; lo stesso sorriso che aveva donato a Michea pochi attimi fa.


 

Note

SPUMA ANGELICA: uno degli spuntini più graditi dai giovani angeli, fatto con le nuvole del pianeta Venere. Nella scuola viene offerta da Arkan agli angioletti convalescenti nell'Aula della Quarantena.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Le indagini continuano(?) ***




Buonasera!

Per prima cosa vi chiedo scusa: so di aver scritto che mi sarei impegnata per non mancare troppo nell’aggiornare la storia, ma come ogni persona, ho avuto anche io parecchi impegni urgenti da sistemare e tanti ancora da portare a termine.
Detto ciò vi lascio alla lettura e lasciate pure un commento se volete comunicarmi vostri pareri a riguardo!

Tranquilli non mordo!
 
 
 
 
 







Le indagini continuano(?)












 
 
 
Raf girò lo sguardo varie volte verso il gruppo di diavoli seduti a mensa.
Per la decima volta lo fece, ma all’appello questa volta mancò Sulfus.
Sobbalzò sul posto, ma poi si rassicurò quando lo vide tornare stranamente cupo. Non capiva perché si sentisse così preoccupata per quella testa cornuta, dopotutto per come ultimamente stavano andando le cose tra loro, non vi era affatto bisogno.
Eppure, qualcosa non le tornava, sapeva che anche Sulfus in un certo senso stava soffrendo come il resto della compagnia e lei in cuor suo lo aveva oramai accettato come amico. Lasciarlo perdere non rientrava nei suoi piani e tanto meno ritornare a considerarlo come nemico.
In realtà, ora che ci pensava, non aveva mai visto Sulfus come un nemico ...
Facevano parte tutti di un disegno molto più grande, erano ingranaggi per muovere una macchina perfetta e imperfetta; tutti avevano uno scopo preciso, ma forse a loro ancora non si era svelato del tutto.
Poi vide Michea, tornare anche lui, da non si sa dove.
Raf si appoggiò al tavolo sospirando.
«Non ti va di mangiare oggi?»
«Guarda che non ti vogliamo di nuovo veder cadere alle prove di Volo e Portamento Serafico*!» rise Ang-lì mentre con una cucchiaiata pulì l’intera tazza di fragole e panna cherubina.
Raf sbuffò facendo una piccola smorfia all’amico.
«Avevi la testa tra le nuvole quel giorno, letteralmente! Almeno il sedere ha attutito la caduta!» rise Uriè prima di mordere un biscotto.
Raf si ricordava della caduta molto bene e il suo fianco ne era testimone.
Aveva iniziato a pensare a Raoul, non sapeva nemmeno per quale motivo, poi aveva girato lo sguardo su Michea.
Dire che il suo volo e il suo portamento erano davvero serafici, era dir poco! Sembrava nato per volare e avere un portamento così elegante e fiero.
Poi era arrivata la caduta e il male al sedere, che ancora si faceva sentire.
Si era letteralmente lasciata ammaliare da Michea. Ogni volta che ci pensava si dava della stupida, ma sorrideva sempre.
«Ok, ok ragazzi so cosa è successo, me lo ricordo bene!» rise Raf concludendo la chiacchierata.
Ci fu un attimo di silenzio prima che uno di loro cominciasse a parlare.
«Sapete, ho sentito dire che il numero di persone toccate dai Riviventi sta, crescendo …» iniziò Ang-lì. Si percepiva dal tono di voce che l’argomento gli premeva alquanto.
I ragazzi non risposero subito, alcuni sospirarono. «Io ho sentito da alcuni professori terreni che anche alcuni studenti di questa scuola sono stati toccati recentemente …» continuò Uriè.
Si guardarono, puntando i loro occhi su ogni membro del gruppo: «Ora sono … spenti, non parlano, non ridono, non piangono, non pensano, sono come …»
«Morti» concluse Miki per Gabi.
Lentamente l’atmosfera si fece fredda e cupa.
«Questa storia deve finire! Non possiamo fare più finta di nulla!» esclamò Uriè di botto, abbandonando il bicchiere sul tavolo della mensa.
«Se ne stanno già occupando le Alte e le Basse Sfere …» disse Gabi.
«Ma non stanno risolvendo nulla» continuò Miki.
Raf abbassò lo sguardo: «Sapete che ci serve il loro aiuto per sconfiggere i Riviventi …»
I quattro angeli annuirono all’unisono con espressioni preoccupate.
Tutti quanti volevano riconciliarsi con i diavoli, ma loro non sembravano della stessa idea. Ma poco importava; alla fine i Riviventi erano un problema di tutti i mondi: quello degli angeli, diavoli e terreni.
Poi, il fatto che le Alte e Basse sfere non avessero chiesto minimamente l’aiuto di Raf e Sulfus, lasciava alquanto perplessi ...
Sapere che i terreni ne stavano pagando le conseguenze, inermi e ignari stava facendo ribollire il sangue ai cinque angeli, e non solo loro …
Girarono lo sguardo verso un angioletto poco distante, dal ciuffo ribelle color nocciola e uno sguardo una volta sorridente. Si chiamava Wei ed era conosciuto in tutta la sua scuola per la sua fantastica risata.
Rideva molto quando era in giro con il suo terreno.
Tutti avevano iniziato a pensare la stessa cosa: i terreni non erano più al sicuro, non più come prima.
«Se succedesse a Mara …» disse Uriè quasi sospirando, come se avesse paura che potesse accadere veramente.
Raf la capiva, sentiva prudere le ali al solo pensiero di lasciare Andrea senza la sua custodia ogni giorno da quando era arrivata a scuola. Aveva paura, tanta paura.
Come tutti nella scuola.
Erano più che sicuri che anche alcuni tra i diavoli temevano per i loro terreni. Probabilmente non quanto loro, ma il fatto che delle creature create da un angelo e un diavolo potessero causare così tanti problemi non solo sulla terra, preoccupava pure gli Inferi.
Ang-lì prese tra le mani il suo fumetto preferito che si portava quasi sempre dietro. Lo aprì, dove vi era un’orecchietta alla pagina e con sguardo amaro sorrise.
«Sarebbe fantastico poter fare come i supereroi …» chiuse il fumetto e osservò rapito la copertina, dove un personaggio con una tutta attillata e un lungo mantello, alzava un pugno micidiale contro il male.
«… Loro combattono il male come noi e salvano l’umanità … ma perché noi non riusciamo a salvare una manciata di umani invece?» e ripose sul tavolo il fumetto, riponendolo nella pila con tutti gli altri.
«Noi aiutiamo gli umani a prendere le scelte giuste, ma non possiamo interferire con le loro vite … non sarebbe giusto», disse Miki, «… ma forse è arrivato il momento di fare un passo in avanti, rischiare ancora una volta».
Raf e gli altri alzarono lo sguardo sull’amica.
«Alte e Basse Sfere o no, la situazione è degenerata. Faremo qualcosa, continueremo ad indagare e scovare il resto dei Riviventi!» disse risoluto Gabi.
«Sono sicuro che Malachia potrà darci degli ultimi indizi, dopotutto ci ha aiutato molto lo scorso anno per sconfiggerli» aggiunse Ang-lì sistemandosi i grandi occhiali sul naso. I suoi occhi brillavano dall’emozione.
«Quindi è ufficiale, la grande compagnia riapre le indagini!» esclamò Uriè cercando di contenersi per non farsi sentire dall’intera mensa.
Raf chiuse gli occhi e sorrise. Era bello vedere i suoi amici di nuovo uniti e pieni di energia. Erano stati lunghi mesi pieni di angoscia e tormento per loro, ma ora era sicura che le cose sarebbero cambiate.
«Direi allora che la prima cosa da fare sia rimettere in gioco anche i diavoli» disse l’angioletta dai capelli biondi.
«Non sarà semplice, il loro capo sembra aver tirato dritto per la sua strada obbligando la sua ciurma a seguirlo …» fece presente Miki, grande osservatrice come a suo solito.
Raf annuì: «Sì, ma Kabalè, Cabiria, Mefisto e Gas non sono stupidi. Sanno benissimo quanto noi che questa situazione è rischiosa e non sta affatto cambiando, nemmeno con l’intervento delle Alte e Basse Sfere. Tocca comunque a noi agire!»
«Ma Sulfus è essenziale quanto te in questo caso Raf, senza di lui non possiamo eliminarli i Riviventi!» puntualizzò Uriè mentre girava il cucchiaio nella tazza.
«Sulfus è orgoglioso, ma non credo sarà un problema. Ora, ha solo paura …»
«Paura? Lui!?» esclamò Ang-lì Quasi gli caddero gli occhiali dal viso.
«Non vuole che le cose si ripetano, ha paura per il futuro di tutti noi» rispose Raf, «Dobbiamo solo fargli capire che questa situazione non troverà mai una fine se non ci aiuterà; le sue paure altrimenti diventeranno reali …»
Gli angeli annuirono alle parole della giovane.
Intanto grandi occhi di ghiaccio osservavano il gruppetto a capotavola.

 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«Ahh, diamine!» esclamò Andrea.
Era mattina e arrivato finalmente alle macchinette per prendere uno snack, si era accorto che tra i soldi che aveva inserito gli mancavano cinquanta centesimi.
Si grattò la testa pensando se potesse riuscire a prendere qualcos’altro senza perdere le monete dentro la macchinetta.
«Perché tutte a me!» purtroppo non vi era nulla che costasse così poco.
A un tratto sentì qualcuno inserire una moneta nella macchinetta. La caduta del soldino sul fondo gli fece alzare lo sguardo verso il salvatore della sua giornata.
«Michele!» esclamò sorpreso.
Il ragazzo sorrise: «Scegli pure» gli disse sorridendogli.
«Che bello! Sei tornato finalmente!» rispose Andrea selezionando e prendendo lo snack dalla macchinetta.
Porse a Michele il resto ma lui alzò una mano: «Grazie, ma non c’è bisogno».
«Mi dai i compiti di matematica e poi mi presti i soldi per la colazione! Sei il mio salvatore Michele!» gli fece un luminoso sorriso, tanto da suscitare una piccola risata all’amico.
«Non c’è di che!»
Si osservarono per qualche attimo. Michele vide Andrea tentennare: se rimanere in silenzio o dire qualcosa.
Il giovane dai capelli corvini sorrise: «So cosa mi vorresti chiedere» disse «Ti racconto mentre andiamo in classe».
Andrea annuì e lo seguì spostandosi al suo fianco.
«Mi ero davvero preoccupato vedendoti scappare via in quel modo …»
«Mi spiace, non era mia intenzione, ma purtroppo in famiglia le cose non stanno andando molto bene …»
Andrea non disse nulla per qualche attimo. Conosceva ragazzi con diverse famiglie separate e non sempre era facile per loro parlare di queste cose, soprattutto se i genitori si erano lasciati da poco.
«Mi spiace …se posso fare qualcosa …» azzardò.
«Non credo» rispose subito Michele facendo ammutolire Andrea.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui e sorrise: «Non credo tu possa riportare in vita mia madre» e gli tocco una spalla.
Andrea spostò lo sguardo a terra, impensierito. Avere addirittura un genitore morto; era davvero complicata la faccenda.
«Non posso nemmeno immaginare come tu possa sentirti …»
Michele continuò a sorridergli: «Non ti devi preoccupare, non lo sapevi e poi non è per quello comunque che sono scappato da scuola l’altro ieri» continuò.
«E’ per mio padre …»
Andrea alzò lo sguardo: «Tuo padre?»
«Sì, è un fotografo, gira per il mondo e non lo vedo quasi mai. Quel giorno era il mio compleanno, speravo che per la mia festa potesse prendersi un giorno di stacco, ma … l’agenzia per cui lavora lo ha chiamato con urgenza e ha preferito andare che rimanere con me».
Andrea lo guardava in silenzio. Era davvero dispiaciuto, ma magari ancora qualcosa poteva fare.
«Quindi era il tuo compleanno!?» esclamò, «Organizzeremo una festa allora! Inviteremo tanta gente così non sarai solo, no!?»
Si appoggiò alle sue spalle non appena vide Michele pronto a ribattere per la sorpresa: «Non voglio sentire no! Affidati al più bravo organizzatore di feste e vedrai che non te ne pentirai! Diventerai il più famoso della scuola credimi!»
«Mi basta anche una semplice festa con poche persone Andrea», disse un poco impacciato.
«Come sei modesto!» e gli diede un colpo amichevole sulla spalla.
«Allora hai la casa grande o devo trovare un altro posto per la grande festa?» iniziò Andrea con i preparativi.
Michele sospirò: «Penso che farla a casa mia non sarà un problema …»
«Perfetto! Siamo già a metà dell’opera così» continuò Andrea davanti alla porta della loro classe, dove stava per iniziare una delle lezioni pomeridiane.
Michele lo guardava intento a organizzare i preparativi della sua festa. L’entusiasmo dell’amico era davvero contagioso e il ragazzo dai capelli corvini iniziò a farsi trascinare. Aveva iniziato a sperare sul serio di riuscire a fare una bella festa di compleanno, che da anni non aveva più avuto.

 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«Collega sto valutando il caso di chiamare le Alte e Basse Sfere per un colloquio»
Temptel batté le lunghe unghie blu sulla superficie del grande tavolo circolare.
Arkan sembrò ascoltarla, ma non alzò gli occhi dal registro: «Ma come, non hai fiducia nell’operato delle tue più malefiche cariche infernali?»
«Io non mi fido di nessuno a prescindere» puntualizzò la professoressa accavallando le gambe con fare irritato: «Siamo saliti a due casi di terreni toccati da Riviventi nella nostra scuola in soli due giorni! Senza parlare di quelli in città …» continuò sistemandosi gli occhiali sul viso.
Arkan rimase in silenzio per qualche secondo prima di aprire bocca: «E cosa vorresti chiedere alle Alte e Basse Sfere?»
«Mi sembra ovvio! Capire se stanno agendo per sistemare questo casino o se ci stanno solamente prendendo in giro!»
«Senza offesa, ma le Alte Sfere-»
«Le Alte Sfere hanno mandato un angioletto, punto! Come può esserci utile!? Non hanno voluto dirti nulla nemmeno a te Arkan!»
«Questo non è vero …» rispose l’angelo.
Temptel sbuffò incrociando le braccia al petto: «Vi siete mandati messaggi connettendo le aureole?» ghignò la professoressa alzando un sopracciglio.
Arkan alzò lo sguardo sulla collega e poggiando il registro sul tavolo, rispose: «Può darsi»
Temptel rimase per un attimo interdetta, non capendo se l’angelo la stesse prendendo in giro o facesse sul serio.
«Non ho avuto bisogno che mi dicessero qualcosa Temptel» le spiegò meglio: «è qualcosa legato alle sensazioni e vedere quell’angioletto per me è stata la conferma che le indagini stiano arrivando a un punto di svolta»
La collega sembrava non seguirlo: «Cioè è una semplice sensazione? Tutto qui? Voi angeli siete strani»
«Non siete tanto diversi da noi, voi diavoli» precisò Arkan: «Ti ricordo che ci siamo affidati a sensazioni e prove molto più vaghe quando abbiamo deciso di fidarci dei nostri studenti per salvarci dai Riviventi: hanno eliminato i più potenti, ora sono rimasti i rimanenti …»
«Quindi vorresti dire che le uniche che qui non stanno muovendo un solo dito, sono le Basse Sfere?»
«Non ho detto questo e non lo sto insinuando» rispose Arkan senza scomporsi.
«Ma pensavo informassero anche te di qualche possibile passo avanti o cambiamento …» abbassò lo sguardo: «dopotutto è stato ribadito più volte che questo problema non riguarda solo noi e gli umani»
Temptel sospirò chiudendo gli occhi: «Stiamo collaborando anche noi …»
«Non lo metto in dubbio, ma allora perché vuoi avere un colloquio con loro?» continuò Arkan.
La collega non gli rispose subito: sembrava indecisa su come rispondere. Arkan dopotutto aveva ragione, in realtà non sapeva se le Basse Sfere stessero realmente aiutando per questa problematica situazione.
«Voglio esserne solo sicura!» rispose spostando con un atto repentino la testa di lato.
«Va bene» le rispose il collega che riprese il registro tra le mani.
Passarono alcuni minuti di silenzio tra i due: Temptel spostò lo sguardo su Arkan che imperterrito continuava a leggere il registro. Continuò a saltare con gli occhi dal collega ai suoi fogli che aveva lasciato sul suo tavolo senza saper bene come o cosa dire.
«Quando vuoi chiamarli?» le chiese Arkan a un certo punto senza alzare lo sguardo dal registro.
«Pensavo adesso»
L’angelo bofonchiò qualcosa prima di lisciarsi la lunga barbetta scura: «Va bene, andiamo allora»
I due professori si alzarono e si diressero nell’aula conferenze.
«Dobbiamo sbrigarci però, i ragazzi arriveranno a momenti e non penso che farli aspettare sia una buona idea» le disse Arkan.
Temptel mormorò un ‘sì’ poco convinto e richiese il collegamento con le Basse Sfere. Arkan rimase poco dietro di lei, osservando le figure di tre diavoli che a poco a poco comparvero sullo schermo.
Queste non parvero troppo sorprese nell’essere chiamate.
Una voce pesante e quasi metallica proruppe con tutta forza nella stanza: «Professoressa Temptel, qual è il motivo della vostra chiamata?»
La professoressa si schiarì la voce: «Non mi sono più giunte novità riguardo all’argomento Riviventi dal vostro malefico ordine …» iniziò, «… sta procedendo tutto ben-»
«Ne dubitate?» intervenne un’altra voce più bassa e acida.
«No, ma purtroppo il numero di umani contagiati sta crescendo …»
«Non si deve preoccupare, sta andando tutto secondo i piani, ma non ci sono altri aggiornamenti per ora!»
«Con chi è stato deciso un piano? Con la nostra scuola hanno parlato solo le Alte Sfere!» cercò di mantenere un tono pacato la professoressa.
«Il nostro metodo di intervento è differente da quello delle Alte Sfere e non c’è nessun assoluto bisogno di comunicarlo a voi. Le Alte Sfere hanno già trattato con noi e per ora entrambe le parti stanno lavorando per arrivare ad una soluzione. Come abbiamo detto, non c’è nulla per cui lei o altri professori della scuola dobbiate preoccuparvi» continuò il terzo diavolo con voce neutra.
«Ma se questi mostri continueranno a infettare altri studenti terreni, cosa potremmo fare? Siete davvero sicuri che stia procedendo tutto?»
«Per ora i terreni li lasciamo alle Alte Sfere e noi procederemo secondo i nostri piani già stabiliti. Se loro non troveranno un modo per guarire gli umani, noi abbiamo già pensato ad una soluzione per occuparci dei terreni non recuperabili»
Arkan assunse un’aria alquanto cupa ascoltando quelle ultime parole.
«Non recuperabili? Vuol dire che certi terreni potrebbero rimanere senza libero arbitrio per sempre, fino alla morte?» chiese Temptel un poco frastornata.
«E’ una possibilità che per ora cercheremo di evitare il più possibile»
«Voi o noi? Non vorrei che questa cosa valesse solo per una delle due parti!» si intromise Arkan nel discorso.
«È accertato che voi angeli avete un attaccamento affettivo e esistenziale verso gli umani, ma questo non si può dire per noi. Ci siamo ormai distaccati da quell’animale dalla pelle rosa, ma sembra che la cosa non valga per tutti, purtroppo» e il diavolo al centro fece una pausa: «Abbiamo detto che avremo collaborato, ma questo non vuol dire che cambieremo anche le nostre originali vedute. Volete il nostro aiuto e ve lo daremo, ma non aspettatevi che salveremo l’intera umanità, dopotutto ci divertiamo di più ad occuparci di loro quando sono morti e defunti!» e con un ghigno si rivolsero tutti e tre verso Temptel.
«Non discuteremo riguardo alla fiducia, dopotutto nessuno di noi la ha verso gli altri, ma saremo noi a chiamarla se ci saranno altre novità professoressa Temptel!»
Lei annuì poco convinta, ma le Basse Sfere erano irremovibili.
Detto ciò lo schermo si spense, portando via con sé le tre figure diaboliche.
 

 
 

 Note

 
CORSO DI VOLO e PORTAMENTO SERAFICO: corso tenuto dal soporifero professor Cimentus nell'Aula Celeste degli angeli.
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Sensi di colpa ***


Buongiorno a tutti!
È passato qualche annetto da quando non ho più aggiornato questa storia, ma ho un messaggio per chi sta ancora seguendo questa avventura o ha appena iniziato a farlo: non prometto di aggiornare settimanalmente come nelle precedenti pubblicazioni, ma vedrò di non fare enormi ritardi. Inoltre, questo è un esperimento che mi piacerebbe veder giungere ad una bella conclusione, per questo revisionerò anche i precedenti capitoli pubblicati negli scorsi anni.

Detto ciò, annuncio la ripresa di questa storia con questo nuovo capitolo!
Ringrazio chi leggerà e ovviamente, le recensioni sono sempre molto gradite!





 
 
 
 
 
Sensi di colpa





 
 
 
 
 
 
«Sulfus … Sulfus!»
Il giovane diavolo dagli occhi dorati si girò con disinvoltura verso il suo interlocutore.
«Devo venirti a prendere in braccio come una principessa o riesci a muoverti da solo sulle tue gambe?»
«Oh ti prego provaci, sono troppo curioso!»
Cabiria sbuffò avvicinandosi al giovane, ancora steso sul letto dell’incubatorio. «Ti vuoi muovere? Ti stiamo cercando da un pezzo! Dobbiamo andare in sala professori, Arkan e Temptel devono parlarci.»
Sulfus alzò gli occhi al cielo e raddrizzandosi sul letto, indossò il suo lungo trench in pelle: «Avete paura di beccarvi una nota sul registro?» ridacchiò alzandosi in piedi.
«Magari, ma credo abbiano da dirci cose molte serie.»
«Hai paura?» sbuffò Sulfus.
 
Cabiria assunse un’espressione dura: «No, ma sono certa che si tratti dei Riviventi e io sono stufa di doverci avere di nuovo a che fare!»
Sulfus si affiancò a lei e la osservò con sguardo perplesso: «E io che pensavo che i depistaggi e le indagini stile detective ti avessero entusiasmata tantissimo l’anno scorso …» ammise «Cabiria, Cabiria, che mi nascondi?» i suoi occhi ferini iniziarono a brillare.
Cabiria non parve comunque turbata: «Nulla, andiamo.»
Il diavolo la vide tagliargli la strada e senza fare altre domande la seguì con un sorrisino sul viso.
Il suo gruppetto di diavoli lo stava aspettando proprio in corridoio.


Kabalè picchiettava la suola del suo stivale a terra mentre teneva le braccia conserte al petto. Non aveva una bella espressione: «Finalmente hai deciso di mostrarti!»
Sulfus mantenne quell’arrogante sorrisino sulle labbra: «Si può sapere che vi prende? Dov’è finito il rispetto per i più grandi!?»
Kabalè lo guardò in cagnesco e lui ricambiò con una pacca poco amichevole sulla spalla.
«Allora ansiosi, malfidati e ingrati amici: andiamo!» e con le mani alzate si girò, dando la schiena al gruppo e incamminandosi verso la sala professori dove si sarebbe tenuto il colloquio.


Il gruppo lo seguì mentre la luce della luna dalle finestre iniziava a mostrarsi. Rimasero tutti in silenzio mentre camminavano dietro le spalle del loro capo.
Sulfus li guardò con la coda dell’occhio mentre iniziarono a salire alcune scale. Scosse la testa e arrivati al piano superiore si avvicinò ad un grande portone.
“Aria tesa stasera …” si ritrovò a pensare.
Il portone fu lui ad aprirlo e appena i diavoli misero piede dentro la sala, videro davanti a loro il gruppetto degli angeli affiancato da Arkan e Temptel.


Sulfus alzò un sopracciglio: «Beh, buonasera!»
La professoressa gli fece segno di avvicinarsi: «Venite ragazzi, vi stavamo aspettando.»
Le loro facce non sembravano molto serene. Soprattutto quella di Temptel.
Quando i diavoli giunsero al centro della stanza, i due professori fecero segno ad entrambi i gruppi di eterni di sedersi sulle dieci sedie intorno a un tavolo da una pulita forma circolare. Quando tutti furono sistemati, Arkan esordì con un “molto bene” che però non sembrava promettere nulla di buono.
I giovani eterni lo capirono subito. Agli angeli pizzicava l’aureola e ai diavoli vibravano le ali.
Sulfus rivolse lo sguardo verso i rivali eterni: non mancava nessuno, tutti presenti con le aureole sintonizzate sulla bocca di Arkan.
«So a cosa state pensando ragazzi…» cominciò Arkan portando entrambe le mani dietro la schiena «…la questione dei Riviventi assilla ancora le vostre menti e dopotutto non vi biasimiamo, siete stati i primi ad affrontare, anche con una certa imprudenza, quei mostri…»
«Vi abbiamo chiamato qui per parlare di un’altra cosa in realtà… - ammise il professore sistemandosi gli occhiali sul viso - …volevamo sapere come stavano procedendo i vostri primi giorni qui a scuola; insomma, un nuovo anno, un nuovo inizio.»
Ci fu qualche minuto di silenzio. Un po’ imbarazzante, ma pieno di scambi di sguardi.
 
«Davvero?» esordì Sulfus guardando Temptel direttamente sulle lenti dei suoi sottili occhiali.
La professoressa sembrò irritarsi: «Sì anche io ci tengo a saperlo! - e incrociò le braccia al petto - Suvvia! Non sarete mica dei diavoli timidi a parlare davanti a un angelo, spero!» minacciò lei alzando il naso a punta.
«Sapevo che in fondo mi voleva bene!» mormorò Gas con gli occhi a forma di cuoricino. Era risaputo della sua cotta per la Temptel, certo però che in quel momento non sembrava essere il momento più giusto per rimarcarlo.
I diavoli, come gli angeli, si sistemarono sulle loro sedie, come colti da un insopportabile prurito. Il bello è che lo fecero quasi simultaneamente, tanto da preoccupare i due professori.
Avevano calcato un tasto dolente?


Fuori dalle finestre si vedeva solo il cielo oscuro ricoperto da uno stuolo di stelle: fortunatamente quella cittadina sul mare non era poi così grande e dalla posizione alta in cui si trovava la scuola, spesso era possibile vedere quasi tutto il firmamento la notte.
«Anche se la risposta della professoressa Temptel può sconvolgervi ragazzi, quello che vi stiamo chiedendo adesso è proprio questo: parlateci, diteci come state» insistette Arkan con un sorriso rassicurante sulle labbra.
Gli angeli parvero un po’ più rilassati.
«I-io non sto male…» iniziò Ang-lì sistemandosi con una mano gli occhiali sul naso «C-cioè, le giornate procedono bene e anche lo studio!»
«Sì, anche per me è la stessa cosa» intervenne Cabiria.
I due si guardarono per un solo attimo prima di portare l’attenzione su Gabi quando intervenne.
«Io non penso di avere problemi, insomma, ho pure aggiornato il mio palmare con algoritmi efficacissimi! Penso che quest’anno andrà tutto alla grande, anche se Alessia rimane comunque molto imprevedibile …»
«Pure io sto bene, in questi giorni sto facendo foto fotoniche, sì! Sono fantastici i sogni ad occhi aperti degli umani, dovreste vederli eh, eh … poi Mara sembra aver preso più confidenza in sé stessa!» disse Urié.
«Pura illusione! Mara non è poi così forte da diventare così confidente e sicura di sé stessa in così poco tempo!» intervenne Gas che iniziò a mangiare una merendina tirata fuori da non si sa dove: «Anche io sono partito con il piede giusto quest’anno, vedrete! Ti darò filo da torciere!»
 
Sulfus roteò gli occhi: pur di apparire bello agli occhi della professoressa, si gonfiava come un palloncino.
«Beh, Edoardo è tirchio come suo solito e io ho aspettative molto rosee per i miei futuri giorni con lui in custodia! - e saettarono scintille e fulmini tra Kabalè e Miki.
Raf rimase in silenzio con lo sguardo basso e Sulfus non riuscì a non notarlo.
«Io ho solamente sonno e fame!» decretò Mefisto con aria scocciata incrociando le mani al petto. Da quel punto di vista Sulfus non poteva non dargli torto.
«Ci dispiace avervi dato appuntamento questa sera così tardi, ma non avevamo trovato altro momento migliore di questo.»
«Nessun problema professore…» rispose Raf per tutti e neppure i diavoli protestarono.
Ci fu qualche attimo di silenzio proprio come all’inizio. Raf si teneva strette le mani e la sua cara amica Miki cercò di rassicurarla toccandole la spalla.
«Parla Raf, sono qui per ascoltarci…» le disse con voce serena.
L’angioletta dalle ali rosa annuì con sguardo basso. Alzò poi i suoi grandi occhi azzurri sul viso dei due professori e con espressione tesa iniziò a parlare.
«Professor Arkan, Professoressa Temptel, l’anno scorso ci avete aiutato nella nostra battaglia contro i Riviventi e penso di parlare a nome di tutti nel ringraziarvi, ma abbiamo ancora tante cose che ci tormentano ultimamente. Almeno per alcuni di noi, credo…» e spostò gli occhi sulla figura di Sulfus, riportandoli subito dopo sui due professori eterni.
Il diavolo dai lunghi capelli blu assottigliò lo sguardo. Che cosa voleva insinuare quell’angioletto?
 
«Vogliamo sapere se veramente le Alte e Basse Sfere stanno portando avanti il lavoro per distruggere una volta per tutte i Riviventi! Abbiamo saputo che alcuni terreni sono stati toccati e privati del loro libero arbitrio, qui a scuola! Siamo preoccupati, vogliamo fare qualcosa, non riusciamo più a stare con le mani in mano!»
Miki intervenne sostenendo l’amica: «Professori, se veramente solo Raf e Sulfus possono distruggere gli ultimi Riviventi rimasti sulla terra, perché ancora le Alte e le Basse Sfere non li hanno convocati? Sapevano che alla fine dello scorso anno erano rimasti ancora alcuni mostri in giro, ma ci avevano dato assoluta certezza che al nuovo inizio di quest’anno non avremmo più sentito e visto un solo Rivivente!»
Cabiria e Kabalè annuirono, concordando con le parole delle due angiolette. Pure Gas smise di mangiare, mostrando quanto quell’argomento pesasse molto anche per i diavoli.
 
Kabalè sospirò sistemandosi sulla sedia: «Professoressa, so che come diavoli non dovremmo interessarci più di tanto ai terreni, ma in questo caso… - e mosse una mano verso gli angeli, inserendoli nel discorso - …gli umani stanno rischiando di perdere uno dei loro più grandi doni. Insomma, senza il libero arbitrio niente più scelte, niente più vivere; se questa cosa va avanti non ci saranno più terreni da tentare, oltre che custodire.»
«E tutto questo per colpa nostra!» intervenne Mefisto, destando sorpresa un po’ a tutti. «Reo Venus era un grandissimo metallaro, ma per colpa di un Rivivente non può più fare nuovi dischi! Sapete, all’Inferno non ci fanno bella musica!»
Arkan e Temptel si guardarono: la professoressa era preoccupata, le Basse Sfere non avevano voluto rivelarle nulla, non sapeva cosa dire ai suoi ragazzi. Sulfus poi era l’unico ancora a non aver proferito parola: se ne stava lì, a braccia conserte a fissare un punto indefinito della stanza. La professoressa notò anche il suo sguardo: sembrava combattuto su qualcosa, ma come ogni bravo diavolo che si rispetti, riusciva a mascherarlo molto bene.


Arkan fece per parlare: «Ragazzi e-»
«Smettetela di fare così, non è certamente colpa vostra!» intervenne il diavolo con la stella rossa sul viso.
«E nemmeno nostra… - e passò lo sguardo su Raf - Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma non possiamo passare tutto l’anno a setacciare l’intera città per i Riviventi! Le Alte e Basse Sfere se ne stanno occupando e loro sapranno meglio di noi come affrontare la cosa, credetemi! Noi abbiamo ben altro a cui pensare ora!»
Raf lo guardava con gli occhi sbarrati: «Sulfus, ma noi abbiamo il potere di fermarli, lo sai bene anche tu!» Il diavolo scosse la testa: «Raf quello che so, è che i Riviventi braccati in città dalle alte e basse autorità rimasti, si contano sulle dita delle mani! Noi ne stiamo facendo solo un gran polverone solo perché qualche terreno è stato toccato …»
«E’ secondo te questo non è importante!?» intervenne Cabiria seduta di fianco a lui.
Sulfus la guardò per poi tornare ad osservare il resto del gruppo: «Noi? Che fine faremo noi dopo tutta questa storia?» e guardò i professori. «Probabilmente l’anno scorso abbiamo infranto non so quanti tomi regolamentari sul non cooperare tra diavoli e angeli e sapete una cosa, io di finire all’Inferno come mezzo diavolo non ne ho proprio voglia!»
«Tutti saremo mezzi angeli e mezzi demoni se il numero di terreni contagiati aumenterà!» ribadì Miki.
 
La professoressa Temptel e il professor Arkan si guardarono mentre i loro alunni iniziarono a discutere tra di loro con tono acceso.
Sapevano entrambi di non poter riferire a nessuno dei loro alunni ciò che avevano scoperto quel tardo pomeriggio dalle Basse Sfere, oltre a ciò che il nuovo arrivato Michea aveva rivelato loro al suo arrivo a scuola.
La situazione si mostrava alquanto delicata.
Non potevano, non dovevano, almeno per ora, dire nulla ai loro alunni per non cacciarli nuovamente nei guai come l’anno scorso: li avrebbero sorvegliati e il fatto che attualmente avessero un aiuto in più da parte di un emissario delle Alte Sfere, dava sollievo ad entrambi.
 
«Silenzio! – tuonò la professoressa sbattendo con forza una mano sul tavolo. Tutti gli angeli e diavoli si rizzarono sul posto colti di sorpresa.
«Non ci è difficile comprendere come vi sentiate tutti quanti in questo momento, ma non è affatto il caso, non posso credere di essere proprio io a dirlo, di mettersi a litigare! – e, detto ciò, si ricompose tornando ad assumere un atteggiamento più contenuto.
Arkan a quel punto intervenne dandole manforte: «Temptel ha ragione: nessuno di noi ha le giuste informazioni per arrivare a tali conclusioni. Come vostro professore e responsabile, vi chiedo di non dubitare delle Alte Sfere, le quali avranno sicuramente accordato un piano insieme alle Basse Sfere per prevenire il divulgarsi del problema dei terreni privati del Libero Arbitrio.»
Si rivolse con lo sguardo ai suoi alunni: «Come angeli e come grande famiglia, conosciamo bene i nostri principi e non dobbiamo dubitare che possano venire a mancare ai nostri più grandi esponenti… - gli angeli annuirono anche se la preoccupazione sulle loro face continuò a persistere - …dobbiamo continuare ad avere fede.» concluse.
 
«Nel vostro caso sarebbe ridicolo chiedervi di avere fede nelle Basse Sfere in quanto sappiamo tutti noi che non ci crederemo mai fino in fondo, ma come tentatori dovreste sapere bene che, lasciarsi andare alla paura, non porta quasi mai a nulla di buono. È ottima per i terreni, ma non per noi e quindi sintonizzate bene le vostre corna quando vi dico di lasciar fare alle autorità e procedere a raggiungere quell’un percento mancante, se non volete rimanere per l’eternità dei mezzi diavoli! Ci siamo intesi?» concluse Temptel con un tono che non ammetteva repliche.
I diavoli si videro costretti ad annuire. Dopotutto, avevano altra scelta?
 

 
☽☾☽☾☽☾☽☾☽☾  
 

«Raf, tutto bene?»
Urié si avvicinò all’amica sedendosi al suo fianco sul letto.
 
Arkan e Temptel li avevano congedati poco dopo aver cercato di rassicurarli riguardo all’attuale situazione. Avevano poi trattenuto Raf e Sulfus per qualche minuto in più, ma non avevano aggiunto nulla di importante a ciò che già avevano riferito al gruppo.
«Sì, direi di sì.»
«Vi hanno detto di qualcosa di importante i professori?»
L’angelo dai capelli biondi scosse la testa: «No, si sono solo raccomandati di focalizzarci sui nostri obbiettivi come studenti…»
Urié annuì come anche Miki, la quale si trovava nel suo letto a poca distanza da loro.
«Buonanotte ragazze: vado a nanna altrimenti domani mattina nemmeno le Trombe Celesti riusciranno a svegliarmi! – esordi Miki prima di infilarsi sotto le coperte e chiudere gli occhi.
 
Raf e Urié si congedarono a loro volta prima di andare a dormire nei rispettivi letti.
Peccato che, come al solito, i pensieri di Raf non smisero di farle compagnia durante la notte, ritardando il suo agognato sonno.
«Non posso credere che tu abbia detto quelle cose, Sulfus! Capisco che tu abbia timore, ma-»

Il diavolo dalle corna rosse si girò verso di lei non appena furono abbastanza lontani dall’aula professori. «Io non ho paura, sono solo stufo!» sibilò infilando le mani nelle tasche del suo lungo trench. «Sono stufo di vedervi ancora aggrappati a questa storia: ce ne siamo già occupati, ora tocca a chi di dovere fare il suo lavoro!»

Raf lo vide allontanarsi e lo rincorse prendendolo per un braccio.
«Cosa credi!? Che anche io non sia stufa di questa situazione? Vorrei tanto che questa storia finisse per concentrarmi sui miei reali doveri da angelo custode!»



Sulfus parve scocciato dal fatto che l’angioletta l’avesse trattenuto in quel modo, tanto che provò a scrollarsela di dosso. «Già, i tuoi reali doveri… – pronunciò con tono sprezzante quelle parole – Forse ho capito perché insisti così tanto su questa storia, sai?» le disse cercando di mettere un po’ di distanza tra loro due.
Raf lo guardò un poco confusa: «Insistere? Non sono solo io, ma tutti sanno quanto sia pericolosa questa situazione! Se questi Riviventi non verranno distrutti in tempo e diventeranno Rilucenti*, noi-!»
 
La risata di scherno di Sulfus colpì Raf come un pugno dritto in faccia.
«Noi? Tu, vorresti dire. Tu sei quella che teme più di tutti che questo possa accadere e lo sai perché?» le chiese con espressione seria sul viso, tanto che Raf fece un passo indietro mentre lo vide avvicinarsi.

«Sai molto bene che è proprio per colpa tua, della tua scelta di toglierti la schermatura*, quel giorno, ad averti esposta alle intenzioni sinistre di Malachia*! Per questo vuoi a tutti i costi rimediare, perché il senso di colpa ti sta divorando dentro vero!?»
 
Raf boccheggiò qualcosa, ma le parole in quel momento sembravano morirle in gola. Per quanto le sue buone intenzioni fossero ben salde dentro di lei, Raf non riusciva a sopperire a quel senso angoscioso che Sulfus aveva appena riportato a galla.
L’angioletta a quel punto, affranta, abbassò lo sguardo. Non avrebbe pianto, non lo avrebbe più fatto, se l’era ripromessa dopo aver affrontato per la prima volta Malachia, ma in quell’istante fu davvero difficile.

«Ma più di tutto, non riesci a trovare pace per il fatto che, dopo tutto questo, tu non riesca a dimenticare lui. Non è così?»
 
A quel punto l’angelo alzò il suo sguardo turbato sul viso di Sulfus.
Il diavolo era immobile, rivolto verso una delle finestre del corridoio. «Sarò anche una creatura senza cuore, ma non sono cieco. Riesco a riconoscere quel certo tipo di dolore.

Se solo non lo avessi mai incontrato…»


L’angioletta fece un profondo sospiro mentre Cox aveva iniziato a ronzarle intorno, percependo il suo turbamento.
“Se solo non lo avessi mai incontrato, forse tutto questo non sarebbe accaduto…” rifletté con un groppo alla gola. “Eppure, il modo in cui Sulfus ha detto quelle parole...”
Scosse la testa, facendo ondeggiare il suo ciuffo ribelle.
No, no, no e poi no!
Era vero che si sentiva in colpa per il fatto che fosse stata così incauta e sprovveduta la prima volta che aveva incontrato Raoul, ma il fatto di aver provato affetto per lui non poteva essere considerato un peccato! L’amore è uno dei sentimenti più belli e vitali dell’universo, tanto che aveva portato un diavolo come Malachia a diventare umano per congiungersi con la sua amata sulla terra.
Si alzò dal letto e facendo attenzione a non svegliare le sue amiche, si affacciò alla finestra della loro stanza.

Le strade della cittadina erano quasi deserte e il mare in lontananza era davvero placido. Alzò i suoi occhi azzurri sul riflesso della luna in quelle oscure acque prima che i suoi pensieri la catturassero nuovamente nella sua mente.
Cox la raggiunse, appoggiandosi sul dorso della sua mano sinistra e Raf fece in modo di alzarla, per strusciare la sua guancia sulla piccola testolina della mascotte.
«Credo che farò fatica anche stanotte a prendere sonno, Cox» ammise l’angioletta con tono amareggiato mentre le fece eco un leggero fruscio di fronde d’albero.

 
 



NOTE:
Rilucenti: la centesima forma dei Riviventi, che li porta a diventare entità metafisiche che non sono fatte di materia, ma di antimateria.
Schermatura: l’invisibilità in presenza degli umani, che gli eterni attivano attraverso le proprie mascotte. Con i Neutromanti è inutile.

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