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di Vickk36_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Gemma, era ora!»

Quel giorno Gemma non era affatto di buon umore poiché era il primo giorno di università del suo ultimo anno di medicina. 

Da una parte era felice perché finalmente poteva laurearsi e scappare dalla città che aveva sempre odiato: Venezia. 

Quest'ultima era una splendida città, ma le persone lo erano un po' meno. 

In questa città ottenne più infelicità e rammarico che gioia. 

Nonostante ciò, adorava la sua migliore amica. Chiara, una ragazza completamente diversa da lei, era tutto ciò che aveva. 

 

I genitori assenti e odiosi nei suoi confronti solo perché non aveva seguito le orme di suo padre, noto architetto in tutta Venezia e persino in tutta la regione. 

Le ritorcevano contro ogni cosa e quando i suoi genitori, Michele e Valeria, seppero che voleva fare medicina e non architettura, il loro astio nei suoi confronti aumentò ulteriormente. Ma non stava più male ansi, pensava di aver versato fin troppe lacrime per persone che non le meritavano, le stesse persone che l'avevano messa al mondo. Forse era una cosa crudele, ma ormai non le importava più niente.

 

«Chia tranquilla e non mi fare la solita ramanzina!"»esclamò Gemma alla sua migliore amica, facendole intendere che non voleva avere problemi di prima mattina.

Non che Chiara le creasse problemi, assolutamente no, ma Gemma conosceva bene se stessa e sapeva che quando era di pessimo umore nessuno poteva dirle niente sennò le conseguenze sarebbero state veramente catastrofiche. 

«È successo qualcosa?» Chiese esitante la sua migliore amica, preoccupata per Gemma, la quale teneva lo sguardo fisso sulla strada con un espressione dura al volto.

«I miei genitori...non c'è la faccio più a sopportarli...» disse Gemma, rilassando tutti i suoi muscoli. 

Infondo l'unica che poteva realmente capirla era proprio Chiara perché sapeva che almeno lei non l'avrebbe mai giudicata come avrebbero fatto gli altri con ogni probabilità.

«Gemma...non fare quella faccia e fregatene come hai sempre fatto, ti ammiro sopratutto per questo e lo sai» disse Chiara, facendo accennare un sorriso a Gemma.

 

Gemma sbuffò mentre in lontananza vide Leonardo, il fidanzato di Chiara, la quale continuava a non accorgersi di lui in quanto era troppo concentrata sulla sua migliore amica. Perciò fu Gemma a incitarla ad andare verso di lui. 

«Chia, basta pensare a me per un volta, vai da Leonardo e ci rivediamo dopo ok?» Le disse lei, e Chiara, sebbene non volesse ancora lasciare Gemma da sola, annuì e dopo averla salutata, andò verso il suo fidanzato.

 

Ora era rimasta da sola e doveva assolutamente sbrigarsi se non voleva arrivare in ritardo alla prima lezione. 

Lei amava la medicina, forse era l'unica cosa, oltre a Chiara, che riusciva a strapparle più sorrisi e che la faceva realmente sentire orgogliosa di se stessa.

Però preferiva di gran lunga rimanere da sola che sentirsi oppressa dal mondo intero. Perché ogni giorno, in ogni ora, minuti e secondi della giornata era così che si sentiva. 

Malgrado questo era consapevole che doveva comunque tenere la testa alta, ma lo faceva principalmente perché nessuno doveva vederla debole, sapeva perfettamente che se ne sarebbero approfittati. 

 

Questo successe con il suo unico e vero amore, un amore che ben presto non era più reciproco bensì soltanto da parte di una sola persona e quella persona era proprio Gemma. 

Ancora non riusciva a tollerare il fatto che Andrea  l'avesse tradita, lasciando in lei un vuoto che ancora non riusciva a colmare. Ne aveva passate tante ma mai si era sentita in quel modo. 

Solo allora capii che non voleva avere più niente a che fare con gli uomini e i ragazzi e tutto ciò che riguardasse l’amore. Solo rare volte si concedeva qualche passatempo che poi faceva completamente uscire dalla sua vita poiché non desiderava legami di alcun genere, come specificato poc’anzi.

 

Dal suo viso scese una lacrima composta da amarezza e delusione della sua vita passata. 

Ma lei si asciugò repentinamente quest'unica lacrima perché quel che è passato non si deve più rammentare. Una volta chiuso in un cassetto deve restare per sempre li e nessuno dovrà mai più riaprirlo sebbene quel cassetto era proprio il suo cuore. Cuore che non si era ancora aggiustato del tutto e che nessun chirurgo potrà mai riparare.

Gemma si fermò in un bar accanto all'università per bere il suo solito cappuccino mattutino.

Era in ritardo ma non le importava più di tanto in quel momento, il caffè di prima mattinata non poteva mai mancare. Da sei anni era diventato un rito a dir poco fondamentale per lei.

«Un cappuccino, per favore» ordinò lei con il portafoglio in mano per pagare il barista, il quale le diede subito il cappuccino da lei richiesto. 

 

«Vattene immediatamente da casa mia Daniela, se non lo farai chiamerò veramente la polizia, e sai che sono perfettamente capace di farlo!»

A Gemma prese un colpo quando sentì un uomo urlare davanti a tutti e sopratutto accanto a lei. Non si mosse, non fece nulla perché in quel momento era incapace o forse non aveva intenzione di fare niente. Era attratta da quella voce così roca e profonda seppur nervosa e furente. 

Non osava girarsi perché aveva paura di quello che avrebbe potuto dire o fare l'uomo, il quale accorgendosi di essere ascoltato da qualcuno abbassò il tono di voce.

 

«Signorina si è divertita abbastanza ad ascoltare cose che non la riguardano?» Disse quella voce che le procurò un fremito da tutte la parti del corpo.

Con gli occhi sgranati e spaventata, si girò e ciò che vide la fece sussultare tant’era la bellezza rara di fronte a lei. 

Un uomo dagli occhi azzurri come l'oceano e tutto ciò che ne ritraesse i colori era davanti a lei, ad un soffio dal suo viso. Aveva delle labbra carnose e non troppo sottili. Era curiosa però, di vedere il suo sorriso, che lui non accennava poiché sembrava più adirato che altro. 

 

Restò in silenzio per secondi interminabili tanto che lui se ne accorse e ciò la mise ancor di più a disagio.

«Allora? Sa parlare?» Chiese lui tagliente. Gemma scosse la testa per ritornare alla realtà e sopratutto, per ritornare lucida.

«Come prego? Non so se ne è accorto, ma si è messo praticamente ad urlare davanti a tutti!» Gli rispose  Gemma altrettanto acida. 

Non accettava che le persone la incolpassero di cose che non aveva fatto, perché è vero che lei poteva andarsene ma lui poteva sicuramente contenersi. 

Come risposta lui rise per poi attaccarla una seconda volta con fare esageratamente presuntuoso, proprio quello che lei detestava.

«Oh no, lei si è messa ad ascoltare come se fosse una spettatrice! Poteva allontanarsi e invece è rimasta ferma come una statua!» Le disse lui gesticolando nervosamente e a quel punto lei non ragionò più. Pensava perfino che le stesse uscendo fumo dalla testa. 

 

«Lei è ridicolo e anche fin troppo arrogante!» Esclamò lei, sputandogli addosso i peggior insulti. 

Non voleva più perdere tempo con questo genere di uomini. 

Aveva di meglio da fare e sapeva che era inutile continuare a discutere con quell’uomo, perché conosceva alla perfezione questo tipo di carattere.

Se ne andò sbattendo la porta del bar. Quei due avevano attirato l'attenzione di tutti gli studenti e professori lì dentro. 

Questo incontro peggiorò ulteriormente il suo umore. 

Aveva voglia di spaccare tutto ciò che la circondava. Sapeva che l'avrebbe fatta stare meglio, ma forse era meglio non provare per evitare altri incidenti indesiderati. 

Con passo svelto camminò verso l'aula e si sedette nella seconda fila. non voleva assolutamente distrarsi durante le lezioni. 

E mentre gli altri studenti prendevano posto accanto a lei e in tutta la grande aula, Gemma appuntava cose insensate nel suo quaderno degli appunti come una sorta di sfogo.

Era così concentrata che non si accorse nemmeno che il professore era già entrato e che si era creato un silenzio fastidioso. 

 

«Buongiorno a tutti, mi chiamo Riccardo Esposito e sarò il vostro professore di Ortopedia e Traumatologia per il resto dell'anno accademico 2020/2021».

Gemma si bloccò immediatamente appena sentì quella voce che pochi minuti prima aveva ascoltato. Incrociò di nuovo quegli occhi celesti e quelle labbra carnose. 

 

Nella sua mente stava dicendo tutte le parolacce esistenti nella sua lingua e non solo. 

«Va tutto bene?» Le chiese un ragazzo accanto a lei. 

Lei ancora sconvolta, non seppe dire una parola ma si limitò ad annuire.

Appena anche Riccardo Esposito si rese conto che quella spiona era la sua nuova alunna sorrise a differenza di Gemma che si fece piccola e che voleva solamente sotterrarsi in quel momento.

Lui aveva già pensato a come fargliela pagare per ciò che aveva fatto poco fa in quel bar. 

 

Riccardo Esposito era sempre stato un tipo vendicativo ma questo ancora Gemma non lo sapeva. Ma lo avrebbe saputo a breve. 

Gemma era comunque terrorizzata all'idea che lui le avrebbe potuto ostacolare il cammino e di conseguenza, farla laureare più tardi. Questo lei non se lo poteva assolutamente permettere. 

Gemma pensò tanto a cosa dire al suo nuovo professore per farsi perdonare. Il cuore le batteva all'impazzata e l'ansia si fece sentire subito. 

 

Il professore non osava spostare lo sguardo da lei. Riccardo Esposito era freddo e nel suo viso si riusciva chiaramente a vedere la sua felicità nel vedere lei così spaventata. Aveva già capito che tipo di ragazza fosse Gemma: incontrollabile e orgogliosa. 

Di ragazze così in realtà, non ne aveva conosciute tante perchè tutte le donne gli cadevano sempre ai suoi piedi. 

Non si poteva negare che lui, nonostante l'età di trentacinque anni, fosse un bellissimo uomo: Il suo viso era pulito e il suo corpo era ancora molto muscoloso in quanto  teneva particolarmente ad avere un bel fisico. 

 

Dopo la rottura con sua moglie Daniela, le cose erano cambiate, lui era cambiato. Era diventato rigido e distaccato. 

Daniela era l'unica donna che abbia mai amato e dopo aver scoperto che lei stava con lui solo per il denaro e perché fosse un medico alquanto noto a livello internazionale, non riuscì più a fidarsi di nessuno e pertanto si dedicò solo ed esclusivamente alla medicina. 

 Sebbene lui e Daniela si fossero lasciati da ben un anno, lei non si arrendeva e continuava a tartassarlo di chiamate e messaggi chiedendogli di tornare insieme, ma lui essendo un uomo molto intelligente, l'idea non gli sfiorava minimamente.

 

Era stato assunto in una delle università più prestigiose di tutta l'Italia e ciò non poteva che renderlo un uomo orgoglioso di se stesso poiché, come si sa,  la strada per diventare medico è molto lunga e il percorso non è semplice come spesso ci si immagina.  

Il rettore lo stimava fin troppo e questo a lui non dispiaceva perché il suo lavoro era l'unica ragione per la quale era rimasto in quella città. 

E niente e nessuno, sarebbe mai riuscito a metterlo in secondo posto. Almeno questo credeva lui. 

E mentre abbandonava gli occhi castani sconvolti della studentessa, diede per poco le spalle alla classe per scrivere sulla lavagna l'argomento che doveva spiegare quel giorno. 

 

«Bene, partiamo dall'inizio...l'apparato locomotore, qualcuno mi sa dare una descrizione approfondita su tale argomento?» Chiese Il professor.Esposito osservando la classe con curiosità e serietà. 

Gemma conosceva bene quell'argomento, ma temeva di esporlo a lui poiché era ancora molto scossa e questo solo loro due potevano percepirlo. 

«Signorina...il suo nome?» Come volevasi dimostrare, il professore indicò proprio lei. Ella aveva provato a nascondersi ma aveva fallito miseramente. Fece un bel respiro, e cercando di apparire sicura di se, pronunciò il suo nome.

«Ferrari...Gemma Ferrari» Riccardo Esposito inarcò un sopracciglio e la incitò a parlare. 

Gemma tremava, non aveva mai avuto una reazione del genere con nessuno e fu scioccata di se stessa per questo. 

Si schiarì la voce, prese coraggio e iniziò a parlare:

«L'apparato locomotore costituisce la struttura portante dei vertebrati e permette loro il movimento. Tale apparato è costituito da due componenti che funzionano in stretta correlazione: uno attivo, il sistema muscolare, e uno passivo, il sistema scheletrico»

Gemma era soddisfatta della sua breve esposizione ma il professore lo era molto meno,  a giudicare dalle espressioni contrariate del suo viso, e lei non ne concepì il motivo. 

«Qualcuno sa spiegarlo meglio di lei?» Gemma sentendo queste parole, si morse la lingua per evitare di rispondergli in modo esageratamente brusco. Lei esigeva rispetto da tutti e lui non gli e lo stava dando, probabilmente per le loro rispettive posizioni: Lui professore universitario e lei una semplice studentessa. L' aveva soltanto messa in imbarazzo e ne aveva capito il motivo solo in quel momento: voleva vendetta per l'accaduto di prima.

Era furiosa e stava per scoppiare ma allo stesso tempo non voleva dargliela vinta, pertanto si trattenne di nuovo, doveva farlo altrimenti avrebbe solo messo a rischio se stessa. Si morse il labbro trattenendo le parole che poteva limitarsi a pensare. Ormai era chiaro che il suo professore gli e ne avrebbe fatte passare tante e di nuovo incolpò se stessa, perché la fine della strada era diventata assai lontana.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo la fine di tutte le lezioni universitarie, Gemma era costretta a tornare a casa anche se purtroppo, in quella casa, piena di ricordi ancora freschi e indimenticabili, ci vivevano Michele e Valeria, i quali sicuramente non aspettavano altro che attaccarla insensatamente. 

Lei era stanca di vivere con loro, preferiva vivere da sola che stare con dei genitori che non l'apprezzavano e che attiravano soltanto negatività, proprio quella che lei non non sopportava ma dalla quale ne era profondamente tormentata. 

 

Erano le cinque del pomeriggio e soltanto una cosa le avrebbe potuto evitare di pensare ai suoi genitori: lo studio. 

Molti ragazzi della sua università pensavano che lei studiasse in modo alquanto esagerato ma in realtà non sapevano che lei non lo faceva solo perché amava studiare medicina, ma sopratutto perché voleva isolarsi dal mondo intero. 

Non era una ragazza estremamente introversa ma preferiva stare con se stessa piuttosto che con il mondo esterno. 

Sapeva però, che conoscere nuova gente non le avrebbe fatto male, solo che non era ancora il momento. 

 

Molto spesso Chiara la chiamava per uscire con lei e andare a ballare. 

Chiara era completamente diversa da Gemma: lei amava le feste e stare in compagnia e l'idea di stare chiusa, da sola in una piccola camera la soffocava. 

Chiara, dopo aver pregato Gemma nella speranza che quest'ultima uscisse per una sera con lei e il suo fidanzato, stappò il tappo dello spumante dopo il consenso da parte di Gemma. 

Insomma, erano veramente rare le volte in cui Gemma usciva e si doveva immortalare il momento. Almeno questo pensò Chiara. 

 

"Perché ci hai messo così tanto ad arrivare?" Chiese la madre di Gemma appena quest'ultima varcò la porta di casa. 

Gemma si morse forte il labbro, per evitare una risposta non gradita dai suoi genitori. 

"Sono venuta a piedi" le risposte Gemma, scocciata ed esasperata. 

Non sapeva più che fare, sua madre era ancora più irremovibile di suo padre.

Valeria la fulminò con lo sguardo, sguardo che Gemma puntualmente evitò. 

Non perché ne avesse paura, ormai faceva così ogni giorno da quando era nata, bensì perché non aveva assolutamente voglia di mettersi a tu per tu con sua madre e inoltre non aveva più senso, avrebbe solamente peggiorato la situazione. 

 

"Hai 24 anni, quando penserai di mettere su famiglia?" Le chiese dura sua madre e Gemma non si potè trattenere. Le veniva spontaneo e non riusciva ne a controllare ne a fermare quel flusso di parole piene di rabbia, che uscivano dalla sua bocca.

"Sicuramente non ora o forse mai!" le rispose acida Gemma e infatti come risposta ricevette soltanto uno schiaffo da parte di Valeria anziché conforto in quanto madre. Ma nel vocabolario di Valeria la parola "madre" era inesistente.

 

"Attenta a come parli ragazzina!" le disse Valeria con tono assai minaccioso. Nonostante questo, Gemma non mollò la presa e continuò a sostenere lo sguardo infuocato di sua madre. Era come se fosse una gara a chi staccasse gli occhi per prima e questo sicuramente Gemma non lo avrebbe fatto ma conoscendo sua madre Valeria, nemmeno lei lo avrebbe fatto. Gemma però, non voleva perdere altro tempo e decise di dire solamente tre parole alle quali una negazione era evitabile:

"Vado a studiare" ella mantenne sempre lo stesso tono, ormai era sempre quello che usava e sua madre infatti, non poté fare più niente per trattenerla. 

 

Appena arrivata in camera sua, Gemma si chiuse la porta a chiave e se ne accasciò per pochi secondi, mettendosi le mani in testa. Poi si fece coraggio, prese i libri di anatomia e si concentrò per tre ore piene soltanto su quelli, il resto lo lasciò chissà in quale parte della sua mente.

 

***

"Gigi sbrigati siamo già tutti qui, manchi solo tu!" Le disse Chiara, la quale era impaziente vedere la sua migliore amica in veste diversa rispetto a quella di sempre: elegante. 

Gemma in realtà adorava vestirsi elegante ma purtroppo non aveva mai tempo di farsi carina di più per se stessa che per gli altri. 

Dei giudizi altrui non gliene fregava niente. 

Molte persone le facevano sempre i complimenti perché fin da piccola, voleva essere sempre ben curata. Non usciva di casa anche se aveva un capello fuori posto. 

Magari sembrerà un'esagerazione, ma per lei era fondamentale curarsi in ogni occasione. 

 

Non che quando andasse all'università fosse meno curata del solito, ma non le piaceva attirare l'attenzione di nessuno e non voleva far percepire agli altri che lei volesse provocare in qualche modo i professori. Assolutamente no. Aveva una dignità e in quanto tale non avrebbe mai rovinato la sua carriera da studentessa modella. 

"Ho quasi finito, voi intanto entrate che io vi raggiungo" le poche volte in cui Gemma usciva, lei, Chiara e Leonardo si incontravano sempre nello stesso bar che fungeva anche da discoteca. Ormai erano diventati amici con tutti, persino con il bodyguard. 

 

Gemma e Chiara erano due bellissime ragazze, ma tutti lì dentro sapevano che una delle due era fidanzata perciò scartarono subito la seconda. Gemma invece, aveva dei lunghi capelli mossi di un castano chiaro e gli occhi del medesimo colore; non era esageratamente magra e aveva delle curve invidiabili; le sue gambe erano altrettanto magre e lunghe anche se lei in realtà, non era assai alta. 

Attirava uomini che lei usava per scaricare lo stress accumulato nei giorni. 

Gli uomini erano accecati dalla sua bellezza; quando la vedevano non riuscivano più a toglierle gli occhi di dosso e Gemma lo apprezzava ma fino ad un certo punto, perché capiva benissimo cosa traspariva dagli occhi di tutti quegli uomini: perversione. 

 

Per quella serata indossò un vestito a mezze maniche di un blu elettrico che spezzava con i suoi capelli e i suoi occhi. Era ancora settembre perciò si poteva permettere di indossare quel vestito che tanto amava ma che mai aveva potuto indossare.

Aveva fatto delle leggere onde ai capelli per dare più volume e si era truccata più pesantemente del solito: aveva fatto uno smokey eyes nero agli occhi, non troppo marcato perché riteneva che il troppo trucco non le donava; aveva poi applicato molto mascara e successivamente l'illuminante che secondo lei, non doveva mai mancare. Infine mise una tinta labbra nude per rendere le sue labbra ancora più carnose di quello che già erano. 

Soddisfatta del risultato scese silenziosamente dalle scale di casa sua per andare verso l'ingresso, sperando che i suoi genitori non l'avrebbero fermata e infatti, fortunatamente così fu. 

 

Arrivata a destinazione, si guardò attorno per scrutare la zona e poi si decise ad entrare per incontrare i suoi amici che ormai si erano dati all'alcol. 

Gemma non beveva, non le piaceva e soprattutto odiava perdere il controllo e pertanto ogni volta che veniva in questo posto si faceva dare soltanto un semplice bicchiere d'acqua per non rimanere disidrata. 

Tutti la guardavano come se fosse una pazza e lei e lei non poteva di certo biasimarli. Insomma quale persona veniva in discoteca per bere acqua? E ogni volta che si faceva questa domanda, rispondeva a voce alta:

"Nessuno" 

 

Era seduta in uno sgabello da sola, soltanto con la compagnia del barista che la accompagnava sempre in serate del genere. Poi era soltanto circondata da persone fin troppo ubriache a fatte. Non sopportava questo tipo di persone, ma ovviamente non poteva dire nulla in contrario, era loro la vita. 

Non avendo ancora cenato, ordinò un panino. Voleva allontanarsi da quel posto gremito di persone e di musica ad alto volume. 

"Grazie Nico" ringraziò il suo amico barista e prese al volo il suo panino che finalmente poteva gustarsi da sola e in Santa pace. 

 

Gemma si sedette su una panchina di fronte alla discoteca, dove non c'era nessuno e la musica si sentiva poco. Sapeva che era pericoloso per lei stare da sola in un posto dove chissà quali persone ci sono che potrebbero violentarla e farle del male.

Ma in quel momento era rilassata, lontana da tutti e da tutto, soltanto con quel panino che stava aggredendo con morsi abbastanza grandi per le dimensioni della sua bocca.

 

"Non dovresti mangiare così, potresti affogarti" il panino le volò dalle mani appena sentii quella voce alle sue spalle. La stessa voce di cui era terribilmente innamorata per la sua particolare melodia e il suo intrigante suono. 

La persona che la usava lo era un po' meno però. 

Si girò verso il suo professore e stette zitta per molto tempo, cercando di capire cosa ci facesse lui in una discoteca prevalentemente per ragazzi e non per uomini della sua età. 

Era più sbigottita per questo che per la coincidenza assurda e inaspettata.

 

Riccardo Esposito stava trattenendo la sua risata che minacciava di uscire dalla sua bocca. Conosceva quella ragazzina bizzarra da poche ore e già ne era interessato. Voleva capire cosa frullasse nella testa di Gemma. 

Quest'ultima si schiarì la voce. Era imbarazzata e credeva di essere molto rossa in viso. Quell'uomo le faceva quell'effetto ma ancora doveva capire il perché.

 

Forse perché è terribilmente attraente stupida!

 

"C-che ci fa lei qui?" Gli chiese un po' timida lei. Forse era stata un po' indiscreta perché aveva chiesto al suo professore cose che non la riguardavano. Ma poi pensò che era stato lui ad avvicinarsi a lei, quindi Gemma ne aveva tutto il diritto e pertanto non stava dalla parte del torto. 

Tutti i suoi muscoli erano troppo contratti. 

Provò  a rilassarli ma non ci riuscì forse perché quegli occhi azzurri la stavano scavando dentro. 

Si sentì proprio così in quel momento: esposta. 

"Non pensare male, non sono qui perché voglio ballare o altro...stavo facendo una passeggiata e ho visto te" le rispose lui emettendo una leggera risatina. 

 

Gemma sentendo quel suono e vedendo quel piccolo sorriso accennato da lui, iniziò ad avvertire il suo cuore accelerare e le sue mani sudare. 

Era confusa e spaesata. Non sapeva cosa fare e dalla sua bocca non usciva più niente. Era imbambolata a fissare qualcuno che mai aveva incontrato. Riccardo Esposito per lei era una creatura così magnifica all'esterno. 

Provò a scuotere la testa e pensare a ciò che era accaduto la stessa mattina e subito, fortunatamente, si riprese.

"Ok, adesso può cortesemente andarsene? Vorrei restare da sola..." gli disse lei, cercando di sostenere il suo sguardo mentre ancora tratteneva il respiro. 

Sperava che questa risposta servisse a farlo allontanare così avrebbe ripreso il pieno di controllo di se stessa che in quel momento era completamente scomparso. 

 

"Dovresti portare rispetto ad un tuo professore" le disse lui intimidatorio. Riccardo Esposito non accettava che gli venisse mancato di rispetto, soprattutto dalle sue studentesse. 

"Lei non è nessuno al di fuori dell'Università" rispose Gemma sgarbata, scendendo dal muretto. I tacchi sfortunatamente, non le furono da aiuto poiché il suo piede atterrò in maniera brusca provocando in lei una smorfia di dolore. 

Il suo professore, in quanto medico se ne accorse immediatamente e la afferrò saldamente per la vita evitando così  che lei sbattesse contro il pavimento. 

I loro nasi si sfiorarono ed entrambi avvertirono questo contatto così insignificante ma che provocò ad entrambi una scossa che fece tremare leggermente Gemma.

 

Stettero in questa posizione per molto tempo, tempo che si era fermato ed insieme ad esso anche tutto il resto. Non c'era nient'altro che i loro occhi che si incrociavano e le loro braccia che si sfioravano ripetutamente.

Gemma fu la prima ad interrompere questo contatto, spingendolo via da lei. Riccardo Esposito ne fu sorpreso ma non pentito in quanto aveva paura che la situazione degenerasse, cosa che Gemma non avrebbe mai permesso ma il professore si aspettava di tutto da quella ragazzina.

Ella si grattò nervosamente la testa e prima di spiaccicare almeno una parola sensata, borbottava cose incomprensibili.

 

Il professore non capiva, era anche lui molto confuso, ma ciò che proprio non comprendeva erano gli sbalzi d'umore della ragazza. Prima imbarazzata come una bambina vera e propria e poi sicura di se e con il pieno controllo. 

 

"Buona serata professore e grazie per avermi rovinato la serata" prima che Riccardo potesse accennare anche solo una parola, Gemma era già lontana da lui. 

Gemma era riuscita in un secondo a far cambiare umore pure a lui. 

Era diventato così nervoso che si promise che questa ragazzina non l'avrebbe passata liscia l'indomani mattina quando l'avrebbe rivista.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


emma, dopo l'incontro con il suo professore ritornò dentro quel posto affollato che non le permetteva di respirare regolarmente.

Ci rientrò soltanto per salutare i suoi amici, sperando che questi non fossero troppo ubriachi per ricambiare il saluto. 

Gemma dava spallate forti alla gente, era troppo impaziente e nervosa e voleva ritornare a casa sua e crollare in un sonno profondo, almeno sperava. 

Le stava girando la testa e la nausea si faceva sentire ma finalmente vede una chioma bionda che Gemma riconobbe subito: Finalmente aveva trovato i suoi due migliori amici, i quali si stavano baciando appassionatamente, cosa che le fece sciogliere il cuore. Non voleva ammetterlo ma infondo anche lei voleva qualcuno che l'amasse, togliendole perfino il respiro. Ma sapeva che sicuramente niente sarebbe durato a lungo. Lei non credeva più all'amore già da tempo e niente le avrebbe fatto cambiare idea. 

 

"Ragazzi è da due ore che vi cerco!" Gemma interruppe i due ragazzi che imbarazzati, si allontanarono leggermente e questo fece sorridere Gemma. Erano fidanzati da tempo ma ancora si vergognavano. Sembravano due ragazzini alle prime armi.

"Ehm...ehi Gemma, tu dov'eri invece?" Le chiese Leonardo, tutto rosso in viso. Leonardo sperava che Gemma non se ne accorgesse ma sapeva che la sua migliore amica non era cieca, ansi era fin troppo intelligente e furba. 

"Te l'ho detto...stavo cercando a voi due, ma forse è meglio se vado..." disse maliziosa Gemma, spostando lo sguardo da Leonardo e Chiara e viceversa. 

 

Gemma amava provocare le persone ed era proprio questo che stava facendo in quel momento: voleva mettere i suoi migliori amici ancor di più a disagio.

Chiara accorgendosene, a differenza di Leonardo che era diventato paonazzo in viso, mandò alla sua migliore amica uno sguardo assassino che per Gemma era un incipit a continuare mentre per Chiara era tutto l'opposto. 

"Divertente...molto divertente!" Disse con sarcasmo Chiara e Gemma non riuscì più a trattenere le risate. 

Scoppiò a ridere di fronte alle facce basite dei suoi migliori amici.

"S-scusate, ma dovreste vedervi! Giuro che se aveste questa faccia per sempre non riuscirei a smettere di ridere" disse Gemma tra una risata e l'altra. 

Poi però, vedendo che i suoi amici erano più incazzati che altro ritornò, con suo grande dispiacere, seria e composta.

 

"Cambiando discorso...sul serio dove sei stata tutto questo tempo?" Le chiese Chiara dubbiosa. Chiara conosceva benissimo Gemma e capiva al volo quando quest'ultima mentiva spudoratamente, e in quel momento lo stava facendo. 

"Ho incontrato una persona..." disse Gemma mantenendosi sul vago. Non era importate per lei far sapere a Leonardo e Chiara i dettagli del suo nuovo professore in quanto era troppo orgogliosa per ammettere che Riccardo Esposito era troppo bello per essere reale. I suoi amici l'avrebbero tormentata per giorni.

 

I due scrollarono le spalle anche se Chiara non sembrava affatto convinta della risposta di Gemma, ma lasciò lo stesso perdere. Non voleva forzare la sua migliore amica.

Dopo minuti in cui tutti e tre erano stati in silenzio, Gemma prese la parola per prima:

"Ragazzi io vado, voi divertitevi però..." disse Gemma facendo ai due un'occhiolino per mandargli  un messaggio ben compreso da Leonardo e Chiara.

 

Fuori dalla discoteca, Gemma respirò a pieni polmoni l'aria fresca che entrava in contrasto con quella soffocante che aveva inalato pochi minuti prima. Finalmente si sentiva bene. Tanti pensieri però, si facevano strada nella sua mente e l'ansia iniziò ad attanagliarle lo stomaco: quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni? 

Questa fu la domanda a cui lei non seppe stranamente dare una risposta sensata. Conosceva da pochissimo quell'uomo e non sapeva che aspettarsi da quest'ultimo. Sperò soltanto che tutto fosse andato per il verso giusto e nessuno avrebbe ostacolato la strada, ma sapeva che niente era facile e aveva una brutta sensazione. 

 

Gemma cercò lo stesso di non pensarci e prendendo un bel respiro, ormai davanti alla porta di casa sua, lasciò da parte i pensieri negativi perché in quel momento l'unica cosa che la chiamava era il suo letto morbido e soffice, del quale non poteva fare a meno. 

Si tolse tutto ciò che aveva addosso velocemente e si struccò levando ogni traccia di trucco rimanente sul suo candido viso. 

Appena sfiorò il materasso del letto il buio la accolse subito e sprofondò in un sonno profondo, capace di spazzare via ogni negatività attirata.

 

***

La mattina seguente, Gemma aveva la mente assente o forse aveva la mente troppo offuscata dai pensieri. In quel momento era a lezione di neurologia e stava scarabocchiando sul suo quaderno degli appunti che erano qualcosa di incomprensibile anche per lei. Solitamente lo faceva quando era nervosa o quando non aveva intenzione di prestare attenzione ad ogni cosa che la circondasse. Passò in questo modo il resto dell'ora e se ne pentì perché avrebbe dovuto fare il triplo del lavoro a casa però non ci volle  neanche pensare.

 

Era così dispersa nei suoi pensieri che non si accorse che qualcun altro era entrato nell'aula e aveva sbattuto violentemente il libro sulla cattedra. Quel qualcuno era proprio Riccardo Esposito,  il quale era la terza volta che la stava chiamando senza ottenere  alcuna risposta da Gemma e pertanto perse definitivamente la pazienza con quella ragazza. 

"Signorina Ferrari! È sorda per caso?" Le domandò alterato il professore. Gemma a quel punto alzò la testa e aveva appena notato che tutti gli occhi, compresi quelli del professore, erano fissi su di lei. Si rese conto che in quel momento stava facendo la figura della cretina davanti a più di 300 persone. 

Dopo aver dato un'occhiata veloce agli altri studenti, guardò gli occhi del suo professore, i quali erano colmi di rabbia. 

 

"Allora, può cortesemente degnarmi di una risposta?" Chiede lui, cercando di essere più paziente nei suoi confronti. Gemma cercò di dire qualcosa ma non ci riusciva. Si sentiva una stupida ed era a corto di parole. 

Dopo minuti di silenzio in cui quest'ultima non accennava neanche una parola, Riccardo Esposito le disse una cosa che la fece tremare come non mai:

"Alla fine della lezione ci vediamo nel mio ufficio di fronte alla classe,  signorina Ferrari" a causa della sua rigidità, Gemma abbassò involontariamente la testa e non riuscì ad alzarla per il resto dell'ora. 

Notava però, che i suoi compagni borbottavano fra di loro e questo le fece capire che la stavano chiaramente prendendo in giro. Gemma si meravigliò di se stessa in quanto, se Riccardo Esposito non fosse stato il suo professore, lei avrebbe buttato una risposta e invece, non ci era riuscita. Era come se la sua bocca e tutto il suo corpo fosse del tutto paralizzato e non sapeva come sistemare quella assurda situazione. 

 

E mentre il professore spiegava lei pensava . Stava pensando troppo, come mai aveva fatto. Si mise una mano in testa perché non c'è la faceva più. Era stanca e voleva solo la sua migliore amica perché Chiara riusciva a calmarla e a farle passare il cattivo umore, ma forse quella volta non ci sarebbe riuscita. 

Il tempo volò così in fretta che Gemma non si accorse nemmeno che gli studenti si erano già alzati e lei era ancora ferma lì, immobile, su quella scomoda sedia della sua università. Si ricordò che doveva incontrare la causa di tutto quello stress: Riccardo Esposito. Lui la stava aspettando già da un pezzo e stava Tamburellando le dita sul tavolo della sua grande scrivania mentre provava a concentrasi invano su altri fogli vari. 

 

Finalmente però qualcuno bussò alla sua porta e capii che si trattava proprio di Gemma, la quale era così nervosa che voleva strapparsi la pelle. Doveva calmarsi sennò sarebbe successo qualcosa che avrebbe rovinato la sua condotta. 

"Si sieda signorina, per cortesia" disse il professore indicandole la sedia sulla quale si sarebbe dovuta sedere. Gemma obbedì alla sua richiesta mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore aspettando che lui dicesse qualcosa.

"Signorina Ferrari, io esigo che almeno durante le mie lezione lei mi porti rispetto e sia quantomeno attenta" disse Riccardo Esposito con tutta la cordialità che possedeva dentro di se. Sebbene volesse dirgliene di tutti i colori, si trattenne. Non voleva passare dalla parte del torto ma sopratutto era un uomo pacifico, discutere per lui era insignificante. Le cose si dovevano risolvere con una certa maturità e lui in quanto maturo, non litigava quasi mai con nessuno. Quando però perdeva la pazienza e non riusciva più a trattenersi scoppiava la terza guerra mondiale, pertanto era meglio non farlo arrabbiare tanto. 

 

"Certo professore, mi scusi...sono consapevole del fatto che stamattina non ero per niente attenta ma mi perdoni se la contraddisco..." disse Gemma. Lei a differenza di lui, aveva sempre qualcosa da ridire. Ella pensò che lei non fosse stata irrispettosa nei confronti del professore, perciò non capiva a cosa lui si stesse riferendo.

"Non credo di essere stata irrispettosi nei suoi confronti in quanto, non ho spiaccicato una parola" disse infine lei, composta ed educata come sempre, rispetto a quanto diceva Riccardo Esposito.

Quest'ultimo però, fece un bel respiro per non attaccarla in modo burbero. 

"Signorina, io non mi riferivo soltanto ad oggi ma anche alle precedenti volte e comunque dovrebbe aver capito che non si deve contraddire un professore, scusarsi non serve" disse lui, leggermente incavolato dalla schiettezza di lei.

 

Gemma non credeva di essere stata maleducata bensì fin troppo educata e paziente. In caso era lui quello che le stava mancando di rispetto e si approfittava della posizione di cui godeva per punirla. Lei aveva capito il suo malsano gioco e di sicuro, in qualche modo non gli e lo avrebbe fatto continuare. 

"Senta dottor. Esposito, io sono qui per studiare medicina e non per essere educata poiché l'educazione me l'hanno insegnata da piccola, solo che la sfrutto per chi se la merita" lo provocò lei. Forse era stata troppo impulsiva ma lui stava esagerando. 

Riccardo Esposito invece, perse la pazienza e si alzò dalla sua scrivania per sovrastarla. Quella insolente ragazzina lo stava palesemente provocando e lui non lo accettava. Era diventato più che furioso con la persona che aveva di fronte. Lui non si innervosiva facilmente, ma lei era riuscita per la seconda volta ad opporsi a quanto diceva lui. Era qualcosa di insopportabile per il professore. 

 

"Per lei è professor.Esposito signorina, e le consiglio di cambiare atteggiamento con me perché sarei capace di mandarla via scoccando solo le dita!" le disse lui minaccioso. In risposta Gemma rise amara E si avvicinò alla porta che lui aveva nel mentre spalancato. Prima di uscirne, disse qualcosa che fece aumentare ulteriormente la rabbia del professore nei suoi confronti:

"Lei è patetico".

Gemma non si pentì di quelle parole perché almeno era stata sincera. Ella aveva però, stipulato un contratto d'odio da parte del professore, il quale le avrebbe sicuramente fatto passare le pene dell'inferno. Lui doveva zittire quella ragazzina una volta per tutte e ci sarebbe riuscito, perché Riccardo Esposito otteneva sempre tutto ciò che voleva. 

D'altro canto, lei avendo una personalità forte, non gli e l'avrebbe mai data vinta perciò sarebbe stata una guerra che mai avrebbe avuto una fine visto che erano due elementi pronti a scontrarsi e a ribattere ma mai a riappacificarsi. Solo che Riccardo, a differenza di Gemma, non aveva niente da perdere mentre la seconda aveva da perdere ciò per cui aveva sempre lottato: la libertà.

 

I tradimenti da parte delle persone la resero la donna che era diventata: furba e manipolatrice. Già, era diventata brava a raggirare le persone quando loro le facevano un torto. Ma Gemma non era solo quello, non era una donna cattiva bensì una ragazza che era diventata grande troppo in fretta e che non temeva più niente ma sapeva riconoscere l'amore delle persone nei suoi confronti e anche se quelle persone erano solamente Chiara e Leonardo, donava a loro tutto. Si sarebbe buttata sotto un treno per loro. E se ne fossero arrivate altre persone come loro, -anche se lei ormai non ci credeva più-, avrebbe fatto lo stesso. Si dimostrava dura all'esterno, ma se si imparava a conoscere chi c'era dentro a quella ragazza che tutti definivano "strafottente", avrebbero trovato una ragazza che ha solo bisogno di amore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Allora ci rivedremo Riccardo?" Chiese speranzosa una delle tante donne che Riccardo Esposito si concedeva qualche notte per scaricare tutto lo stress. Per lui era molto semplice attirare donne in quanto era un bellissimo uomo, ma dopo la sua prima e vera relazione finita da più da un anno, non voleva più impegnarsi con nessuna, se non con il sesso. 

"No, mi dispiace. Ti accompagno alla porta" le rispose lui con un tono che non obiettava risposta. Lui non voleva essere scortese, ma ciò che cercava l'ha felicemente avuto e adesso doveva porre fine ad ogni tipo di legami da lui non voluti a contrario di lei, che voleva stare ancora appiccicata a lui proprio come una cozza.

Aveva conosciuto quella donna la sera prima. Era stata lei ad offrirle una serata di svago e lui aveva accettato. Era una bella donna e ne aveva bisogno. Quella mattina infatti, si sentiva più energico e felice rispetto alla mattina precedente, quando aveva avuto una discussione con la sua studentessa. Anche il solo pensiero però, gli faceva salire nuovamente il nervoso perciò si decise a non pensare a quell'accaduto. 

 

Riccardo non si ricordava nemmeno il nome della donna che era riuscita a soddisfare le sue voglie perciò la salutò con un semplice gesto di mano. La donna invece, il suo nome se lo sarebbe tatuato da tutte le parti.

Appena chiuse la porta alle sue spalle fece un sospiro di sollievo. Era da solo, nel silenzio più assoluto. Fortunatamente era domenica e non doveva andare all'università, non voleva rivedere la causa del suo malumore, cioè Gemma.

 

Quest'ultima non era nemmeno riuscita a dormire  l'unico giorno in cui poteva realmente farlo perché stava iniziando veramente a temere il suo professore. Aveva già capito che Riccardo Esposito era imprevedibile e stava pregando tutti i santi che al prossimo esame non avesse avuto lui perché sicuramente gli avrebbe rovinato la media. Ella Sperava che nonostante il loro rapporto conflittuale, lui non facesse preferenze e non le mettesse voti bassi a causa degli ultimi avvenimenti. Però aveva deciso che almeno per un giorno non ci avrebbe pensato, perché l'ansia la stava sovrastando. Pertanto, prese un bel respiro e si vestì. Quella domenica era stata invitata da Chiara a mangiare fuori e il solo pensiero la fece sorridere. Lontana dall'Università e all'aria aperta. Distante dai suoi genitori che la soffocavano. Lontana da Riccardo Esposito.  Quell'uomo era capace di rovinarle la giornata anche solo pronunciando una vocale ed era sollevata all'idea che non c'è l'avrebbe avuto tra i piedi.

 

Gemma si stava truccando quando qualcuno spalancò la porta della sua camera. Quel qualcuno era proprio Michele, il quale aveva uno sguardo duro, a cui lei era abituata poiché sua madre aveva lo stesso. Erano apatici con lei. 

"Stai uscendo?" Chiese Michele a Gemma, la quale sbuffò, sperando che suo padre non l'avesse sentita. Non voleva rispondere male perché sennò sarebbe andata a finire che lei avrebbe passato tutta la giornata in casa. Aveva 24 anni ma la trattavano come se ne avesse 15. 

"Si, perché?" Chiese lei dubbiosa. Infondo i suoi genitori non si interessavano mai a lei se non per criticarla in ogni minimo particolare. 

"Con chi?" Chiese Michele con una punta di gelosia sulla lingua. Gemma chiuse gli occhi per un secondo.  Doveva essere paziente perciò cercò di prendere respiri profondi e rispondere con tutta la tranquilla che possedeva.

"Con Chiara, altrimenti con chi?" Rispose Gemma e suo padre sospirò pesantemente. Gemma si preparò a quello che Michele stava per dire. I suoi sospiri erano sempre degli avvertimenti per lei. Aveva imparato a cogliere ogni gesto dai suoi genitori, è quello erano uno dei tanti.

 

"Pensavo che ti fossi decisa a conoscere un ragazzo, ma a quanto pare non è così" disse Michele esasperato. Michele e Valeria desideravano con ardore che la loro una figlia si sposasse e avesse dei figli. I suoi genitori pensavano che almeno i suoi figli avessero seguito le orme del padre ma Gemma non era, come sempre, della loro stessa opinione: Gemma si era ripromessa, che se avesse avuto dei figli, quest'ultimi sarebbero stati liberi di prendere le loro scelte in modo autonomo. 

"Senti papà sarò chiara e concisa: io non voglio avere figli e tantomeno un fidanzato per ora!" Esclamò Gemma sul punto di scoppiare. Gemma era proprio una bomba pronta a scoppiare quando la facevano innervosire. 

"Sono adulta adesso, tu e la mamma non potete più controllarmi!" Continuò lei aggrottando le sopracciglia. Prese la giacca e la borsa e uscì dalla porta della sua camera sbattendola in modo brutale, lasciando al suo interno suo padre. 

La stessa cosa fece con la porta d'ingresso di casa sua, allontanandosi sempre di più dalla sua dimora dalla quale voleva scappare. Se avesse avuto più soldi avrebbe comprato o affittato una casa. Le sarebbe andata qualsiasi cosa pur di star lontana dai suoi genitori tossici.

In macchina stava ascoltando una delle sue canzoni preferite: treat you better. 

Quest'ultima sembrava anche fin troppo azzeccata per il momento perché come diceva la canzone, "meriti di meglio" e altroché se lei non meritava di meglio. Niente nella sua vita stava andando per il verso giusto e sebbene stesse cercando di rimediare, qualcosa gli e lo impediva.

 

Era arrivata nel bar che Chiara le aveva indicato. Chiara ancora non era arrivata e Gemma durante l'attesa, decise di ordinare un tè freddo alla pesca, il suo preferito fin da bambina.

Proprio mentre stava andando a sedersi al tavolo, qualcuno di forte intralciò il suo cammino e riversò tutto il bicchiere su di esso.

"Stia attenta signorina..." disse gelido un uomo. Quella voce, l'aveva riconosciuta. Sapeva perfettamente di chi si trattasse e per poco non svenne. Pensava che almeno quel giorno si sarebbe rilassata e invece, il destino le aveva messo intralci sui piedi.

Gemma alzò lo sguardo e Riccardo Esposito si paralizzò. Egli sgranò gli occhi per l'incredulità e fece una smorfia. 

"Di nuovo lei..." le disse lui, con tono sarcastico e palesemente scontento per l'incontro indesiderato da parte di entrambi.

"Già...purtroppo" disse lei a bassa voce. Entrambi si allontanarono drasticamente e Gemma non poté fare a meno di guardare la camicia bianca del suo  professore, dalla quale si intravedevano i pettorali scolpiti, segno di un costante e faticoso allenamento. 

"Non chiede scusa?" Chiese lui irritato. Gemma distolse l'attenzione dai pettorali dell'uomo e si concentrò sulla domanda che il suo professore le aveva posto.

"Oh ma dai...non crede di star esagerando?" Chiese lei ridendo. Riccardo Esposito invece, la stava ammazzando con lo sguardo. Era una camicia Armani che la sua alunna gli aveva rovinato e lei pensava che non fosse successo niente. 

"Sta scherzando?" Disse lui sconvolto dalla sua risposta. 

"Eh dai...si faccia una risata qualche volta!" Esclamò lei continuando a ridere per lo stato furente in cui si trovava l'uomo. Gemma sapeva che lui stava diventando un toro che prima o poi si sarebbe scaraventato su di lei, ma voleva godersi il raro momento di disagio di Riccardo Esposito.

"L'avevo avvertita signorina ma adesso ha esagerato, si prepari" disse lui sparendo in un attimo dalla visuale di Gemma, la quale non aveva più il sorriso sulle labbra ed era spaventata a morte. 

 

"Ehi Gemma! Chi era quel figo?" Chiara sorprese Gemma dalle spalle facendola spaventare, tanto che quest'ultima si mise la mano al cuore.

"Chiara! Mi hai fatto prendere un colpo!" Esclamò lei massaggiandosi il petto. Chiara alzò le mani come per scusarsi e Gemma si addolcì subito.

"Allora! Vuoi parlare o te le devo togliere io le parole dalla bocca?" Le domandò Chiara, curiosa di sapere tutto ciò che si erano detti Gemma e Riccardo.

 "Chiara abbassa la voce per favore..." le disse Gemma, sussurrando a voce bassa nella speranza che il suo professore non l'avesse sentita visto che erano a soli tre tavoli di distanza.

"Ma insomma...vuoi dirmi che cavolo sta succedendo o no?!" Le chiese impaziente Chiara. Gemma si girava da tutte le parti. Non voleva fare un'altra brutta figura, le erano già bastate e avanzate le precedenti volte.

Appena Gemma fu certa che Riccardo Esposito non la stesse ascoltando, si girò verso Chiara ed inziò a raccontarle una parte della storia:

"È il mio nuovo professore del corso di ortopedia..." disse Chiara, con tanta amarezza che traspariva dalla sua voce. Quell'arrogante era appena arrivato e già aveva creato scompiglio nella sua vita e lei rischiava di perdere la possibilità di essere libera a causa di questo incontro. 

"Ho combinato un casino, Chiara e sai perché? Perché non riesco a tenere a freno la mia stupida linguaccia!" 

Gemma stava incolpando tremendamente anche se stessa. Sapeva che non era stata solo colpa del suo professore, ma ovviamente non l'avrebbe mai ammesso con lui bensì soltanto con Chiara.

Il suo orgoglio vinceva con tutti ma non con Chiara e non capiva se era un bene o un male.

"Ehi, ehi, ehi...Gemma calmati! Non ti sta mica espellendo dall'Università non è vero?" 

La domanda di Chiara aveva fatto immediatamente alzare la testa a Gemma, la quale si vergognava troppo per alzarla poiché stava ripensando alle parole dette a Riccardo Esposito, di nuovo.

 

Prima era leggermente agitata e invece, dopo la domanda di Chiara, il suo corpo prese a tremare esageratamente, così tanta che pure la sua migliore amica si preoccupò. 

"Gemma! Va tutto bene?" Le chiese Chiara. Gemma annuì, era troppo scossa anche per pronunciare due lettere. Gemma si sentiva anche ridicola e rammollita come mai. Mai nessuno era riuscita a farle provare tutte queste emozioni in una sola volta eppure Riccardo Esposito c'era riuscito e anche alla perfezione. Aveva toccato il tasto dolente di Gemma.

"Cambiamo discorso...è meglio se non voglio morire prima di essermi laureata!" Disse Gemma sarcastica. Nonostante tutto, non perdeva mai il suo modo di scherzare. Ella riusciva a sdrammatizzare tutto tranne ovviamente la morte di qualcuno.

"Gemma secondo me non ti stai approcciando bene con lo studio e con tutto ciò che riguarda l'università...che succede?" Chiese Chiara allarmata. Chiara sapeva che Gemma era un'uccello intrappolato a lungo in una gabbia dai suoi genitori ma mai era arrivata a tal punto. Gemma invece lo sapeva: oltre ai suoi genitori si era aggiunto il suo professore, ma Chiara non doveva saperlo. Gemma decise di tenersi tutto dentro come era suo solito fare.

"Voglio soltanto laurearmi in tempo, solo a quel punto sarò in pace con me stessa" disse Gemma spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi riabbassare lo sguardo, guardando il vuoto.

Chiara alcune volte non capiva Gemma, ma la conosceva benissimo e sapeva che in quei momenti doveva lasciarla in pace. Tanto prima o poi Gemma avrebbe detto tutto a Chiara. Avrebbe dato libero sfogo ai pensieri più oscuri che esistevano dentro la sua mente. 

 

***

Gemma e Chiara si separarono dopo ben due ore composte da chiacchiere varie. Non avevano più preso l'argomento della laurea e men che meno dello studio, dell'Università e di Riccardo. Quest'ultimo era ancora nervoso e non riusciva più a fargliela passare liscia a quella ragazzina. Voleva fargliela pagare, ma non voleva qualcosa di diretto, lui voleva qualcosa di lento e doloroso. Poteva sembrare sadico ma quello che aveva fatto una sua semplice studentessa l'aveva fatto irritare e non poco. Gemma era riuscita a lasciarlo a corto di parole e lui odiava che gli altri lo vedessero debole ed è per questo che lui l'aveva minacciata. Era una minaccia vera ma poco realista per questo Riccardo doveva affrettarsi. Quella sera appena tornò sfinito a casa, dopo quella strana giornata, trovò il tempo per farsi una doccia calda. Perciò si tolse la camicia che, dopo l'incontro con la sua studentessa si era rigorosamente cambiato, i pantaloni ed i boxer.

Entrò nella sua grande e spaziosa doccia, che per lui era curativa in quanto riusciva a rilassarlo completamente. Niente in quel momento esisteva più, solo il getto dell'acqua calda che scorreva ripido in tutto il suo corpo più e più volte, compiendo lo stesso tragitto. Per poche ore la sua mente sarebbe stata offline da tutti i suoi problemi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La mattina del 31 ottobre, nonché giorno di halloween, Gemma stava correndo sotto la pioggia sperando di essere vicina all'università. Era bagnata dalla testa ai piedi e sebbene stesse cercando di trovare un rifugio, niente davanti a lei somigliava ad un tetto o a qualsiasi cosa che ne derivasse. Per altro, la sua macchina proprio quel giorno l'aveva abbandonata e lei si era innervosita e non poco: stava gesticolando in mezzo alle occhiatacce di tutti i passanti, i quali sicuramente la stavano prendendo per pazza e lei di certo non poteva biasimarli. 

 

"Maledetta pioggia!" Esclamò Gemma, vicina ad una crisi di nervi. Era arrivata al limite della sopportazione e quella poca pazienza che le era rimasta era del tutto scomparsa. Ormai aveva perso le speranze: sicuramente sarebbe arrivata in ritardo di molte ore all'università oppure non sarebbe nemmeno riuscita ad arrivare. 

Per lei la pioggia era rilassante soltanto quando era dentro casa, al caldo e con una cioccolata tra le mani ma adesso stava detestando quell'odore di acqua sporca e l'essere tanto fradicia come non lo era mai stata. 

Inoltre, la sua migliore amica Chiara non poteva nemmeno aiutarla in quanto non si trovava nemmeno in città e questo la fece grugnire ulteriormente.

"Ma perché tutte a me? Cosa caspita ho fatto di male..." si chiese Gemma tra se e se, emettendo sospiri di nervosismo. Era da più di 15 minuti che camminava su se stessa mentre cercava invano, di trovare qualche soluzione ai suoi problemi ma non le veniva in mente un bel niente.

"Signorina Ferrari? Che sta facendo qui da sola e tutta bagnata?" 

Gemma si immobilizzò: era paralizzata in quel momento, non sentiva più niente se non la voce preoccupata di Riccardo Esposito. Credeva che stesse sognando o meglio, che stesse facendo un incubo ma appena si girò capì che lui si trovava proprio davanti a lei, con una BMW di un buio notte, simile al colore dei suoi occhi quando era abbastanza infastidito da un certo comportamento. 

"Secondo lei?! La mia macchina non parte ed io sono rimasta a piedi e in più, sotto questa maledettissima pioggia!" Disse lei sconvolta dalla stupida domanda del professore, il quale la scrutava attentamente in tutte le parti del corpo tanto che Gemma, quando se ne accorse, andò in escandescenza.

"Salga in macchina" disse improvvisamente Riccardo Esposito spiazzando Gemma, la quale aveva sgranato gli occhi. Anche se la proposta la allettava molto, esitò. Non capiva da cosa provenisse questa insolita gentilezza.

"Non si preoccupi, me la caverò in qualche modo..." orgogliosa com'era, Gemma rifiutò l'offerta perché come era suo solito fare, ascoltava più la testa che il cuore. 

D'altro canto, Riccardo era deciso a non mollare la presa. Quella ragazzina le stava antipatica si, ma era lo stesso un gentiluomo e in quel momento stava semplicemente aiutando una ragazza in difficoltà. 

Perciò, mentre Gemma stava superando la macchina del suo professore, quest'ultimo le si avvicinò, seguendola ancora una volta con la macchina. 

Gemma a quel punto decise di fermarsi e si arrese.

 

Riccardo si stava già innervosendo. Era stato gentile verso una sua studentessa, le aveva perfino offerto un passaggio e lei gli stava facendo perdere tempo prezioso. 

"Per favore, lasci da parte il suo orgoglio e salga in macchina se non vuole prendersi una bella broncopolmonite!" Disse il medico, continuando a sostenere lo sguardo di Gemma che era un misto tra scocciato e confuso.

Gemma a quel punto, si avvicinò velocemente alla macchina e aprì, ancora esitante, lo sportello e Riccardo sospirò di sollievo. Era riuscito a convincerla e dentro la sua testa stava esultando perché Gemma era una persona irremovibile e questo Riccardo lo aveva ben capito dalla prima volta che l'aveva incontrata.

"E l'università?" Chiese Gemma disorientata. Non sapeva come comportarsi con lui a pochi centimetri da lei.

"Chiusa per pioggia chiaramente!" Disse Riccardo Esposito. Gli sembrava una domanda banale visto il mal tempo che si era specialmente imbattuto su Gemma.

 

"Dove abita?" Le chiese il professore, tamburellando le dita sul volante. Riccardo Esposito riusciva ad avvertire il disagio nell'aria, soprattutto da parte di Gemma. 

"Vada In fondo a questa via e poi a destra" disse Gemma, cercando di non far trasparire l'agitazione di quel momento. Riccardo era concentrato a guardare la strada e seguire le dritte della ragazza accanto a lei, la quale non aspettava altro che uscire velocemente da quella macchina. Gemma desiderava allo stesso tempo, guardare i lineamenti del bel professore, perché tutto poteva negare ma non di certo che non fosse bello. Cercò di sopprimere quella voglia e scosse la testa, sperando che l'uomo al volante non se ne fosse accorto con la coda dell'occhio ma così non fu: "c'è qualcosa che la turba?"  Disse titubante Riccardo, girandosi per guardare un attimo Gemma. Per un attimo qualcosa nella pancia di riccardo si smosse osservando quelle goccioline d'acqua che cadevano lentamente su alcune parti ben precise, ma che solo una attirò l'attenzione di Riccardo: il collo.

Gemma era ancora persa nei suoi pensieri che non si accorse di nulla così tanto che neanche le parole di Riccardo aveva sentito. 

"Come scusi?" Chiese Gemma. Per un attimo Riccardo si rilassò sentendo che la sua voce si era addolcita e per un attimo aveva avuto un piacere che mai pensava di poter avere. Entrambi si trovavano in una situazione alquanto strana ma non volevano ammettere che sia Gemma che Riccardo avevano sentito come una forza strana che li stava attraendo. Loro due, in quanto persone terribilmente orgogliose, seppellirono quel pensiero che attraversò in poco tempo la loro mente. 

 

"Le ho chiesto se c'è qualcosa che non va..." disse Riccardo ripetendo di nuovo la domanda che Gemma questa volta capii perfettamente.

"Da quando le interessa qualcosa?" Disse Gemma, ritornando di nuovo aggressiva. Riccardo alzò gli occhi al cielo quando udii quelle parole che fino ad un minuto fa erano uscite dalla bocca di Gemma con un tono molto più sopportabile di quello. 

"Un grazie sarebbe più che gradito comunque!" Esclamò Riccardo accennando una risata amara. Gemma incrociò le braccia al petto per la presunzione e l'arroganza con cui l'aveva detto. 

"Scusi, mi viene come dire...naturale parlarle con questo tono!" Disse Gemma con altrettanta presunzione. Quel viaggio le sembrava non finire mai in quella mattinata.

 

"Signorina, si sta comportando come una bambina viziata!"  Quel commento riuscì ad accendere in un attimo il fuoco in Gemma e quando succedeva, non si fermava più. Era ingestibile.

"Lei si è guardato invece?" Disse aspra Gemma. Sebbene volesse dirgliene di tutti i colori, si limitò a rispondergli con un tono pieno di astio nei confronti del suo professore. Per fortuna di entrambi, Gemma aveva intravisto casa sua. Finalmente era arrivata a destinazione e finalmente poteva rilassarsi, lontano da tutti e da tutto. 

"Prego e buona giornata" disse Riccardo. Non aveva voglia di mettersi a tu per tu con una ragazzina dai comportamenti cosí infantile, era una perdita di tempo.

"Altrettanto!" Gemma sbattè con più forza lo sportello della macchina del professore. Il quale accorgendosene, si morse il labbro inferiore per il tanto nervosismo che a differenza di Gemma, era bravo a nascondere.

 

Gemma aprì velocemente la porta di casa sua e si tolse di dosso tutti i vestiti sporchi e bagnati mettendoli poi, dentro la lavatrice con fare nervoso. 

"Ma chi cavolo si sente quello?  Oh Dio quando lo detesto..."  pensò Gemma a voce alta mentre si toglieva gli indumenti restanti. Nell'arco di circa un minuto aveva già sbuffato una trentina di volte. Aveva fatto male ad accettare quel passaggio; avrebbe preferito di gran lunga correre in mezzo alla pioggia che stare con i tipi come lui. L'unico momento in cui non l'odiava era mentre egli  spiegava. Gemma ammirava solo quello di lui: il modo di esprimersi e la fierezza con la quale lo faceva. Riccardo era consapevole che era un uomo affascinante e dalle mille risorse ma una cosa che amava ancora di più era il fatto di essere un uomo assai colto. Le donne amavano quest'ultima cosa tanto che una sola era riuscita a sciogliere il suo cuore di ghiaccio e lei se ne era ovviamente approfittata ma lui ne fece un punto forza in quanto si promise che nessuna sarebbe mai riuscito a farlo rinnamorare. Gli servì da lezione.

 

***

Il giorno seguente il sole spaccava le pietre a differenza del giorno precedente in cui niente era andato per il verso giusto. Gemma era felice di andare all'università perché odiava stare a casa, pensava fosse assai noioso. Amava ascoltare i professori, molti competenti nell'ambito della medicina, e studiare l'anatomia umana. A differenza sua, molti dei suoi compagni la reputavano pazza in quanto rarissime volte usciva e svagava la sua mente e questo Gemma lo sapeva benissimo. Giravano voci all'università di diverso tipo: disgustose e strane. Gemma era una bella ragazza, desiderata da molti ragazzi ma nessuno di loro riusciva a soddisfare le sue aspettative esageratamente alte. Lei desiderava un uomo e non un ragazzo immaturo come era solita ad incontrare. Ma dopo la prima storia, dentro la quale era rimasta ferita, si distaccò completamente dal mondo adolescenziale. Non era chiusa in se stessa ma neanche troppo legata al mondo esterno. E mentre si dirigeva a passo svelto verso l'università si schiantò contro qualcuno.

 

"Scusa...colpa mia" disse un ragazzo un po' impacciato, mentre si chiamava a raccoglierle i libri. 

Gemma lo guardò un attimo negli occhi appena quest'ultimo si rialzò: era un ragazzo della sua stessa età con due grandi occhi marroni e un fisico non esageratamente robusto.

Dopo aver fatto l'analisi fisica per qualche secondo a quel ragazzo, Gemma si schiarì la voce leggermente imbarazzata.

"Tranquillo...è colpa mia in realtà, ero persa nei miei pensieri e non ti ho visto" disse Gemma accennandogli un sorriso.  Ella aveva notato che come lei, il ragazzo aveva tra le mani i suoi stessi libri del corso perciò pensò che fossero compagni e lei non se n'era mai accorta visto che comunque le aule universitarie non erano ovviamente come quelle del liceo. 

"Vedo che frequenti il mio stesso corso o mi sbaglio?" Chiese Gemma continuando a sorridergli dolcemente. Era intenerita dal suo imbarazzo 

 e voleva essere gentile. 

"Si...me ne sono accorto pure io in realtà" Gemma aveva notato che mentre lui gli dava questa risposta, si era totalmente rilassato. 

"Come ti chiami?" Chiese Gemma, curiosa di conoscere quel ragazzo che in alcuni tratti l'assomigliava. 

"Luca e tu?" Rispose lui porgendole la mano che Gemma strinse saldamente. Si sorrisero a vicenda ed entrambi iniziarono pian piano a conoscersi.

"Gemma...piacere"  entrambi si guardarono per un attimo e Luca fu fulgorato dalla bellezza di Gemma. Luca in quel momento pensava che pur essendo una ragazza semplice come tante, aveva sempre qualcosa di diverso. 

"Ti va di incamminarci insieme?" Gli chiese Luca timido. Gemma gli fece un ulteriore sorriso di incoraggiamento e poi annuì ed insieme andarono verso l'aula per incominciare le lezioni.

 

"L'anatomia umana è principalmente lo studio scientifico della morfologia del corpo umano adulto. È suddivisa in anatomia macroscopica e anatomia microscopica. L'anatomia macroscopica (chiamata anche antropotomia) è lo studio delle strutture anatomiche che possono essere viste senza l'aiuto del microscopio. L'anatomia microscopica è lo studio delle strutture anatomiche minute assistito dal microscopio, ed include l'istologia e la citologia" 

Gemma era totalmente stregata dal discorso del suo professore di anatomia e la sua mano sinistra appuntava tutto velocemente. Luca, seduto vicino a lei, la scrutava attentamente e si trovò ad ingoiare una grande quantità di saliva per la poca distanza che li separava. Egli aveva l'opportunità di osservare ancora meglio anche i più piccoli particolari di Gemma con attenzione: il naso piccolo e dritto, le labbra carnose rosee e non troppo grandi, le guance più accentuate e arrossate e i lunghi capelli castani, con qualche riflesso più chiaro, che le ricadevo sulla schiena. 

Gemma, accorgendosi di essere guardata attentamente si girò verso Luca, che scosse leggermente la testa, e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo guardò curiosa di sapere che cosa gli stesse passando in testa.

"Tutto bene?" Chiese lei, appoggiandogli una mano sulla spalla un po' preoccupata.

"S-si certo..." disse Luca distogliendo lo sguardo da Gemma, la quale restò per qualche secondo con lo sguardo fisso su Luca non capendo il suo improvviso sbalzo d'umore, per poi ritornare di nuovo ad ascoltare le parole del professore senza distrarsi più prima della fine della lezione.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Grazie per l'attenzione e buono studio ragazzi!" Esclamò il professore al termine dell'ultima lezione. Gemma sospirò di sollievo e si accasciò alla sedia, dove era incollata da ben cinque ore. 

"Finalmente! Non ne potevo più..." disse Gemma, scroccandosi tutte le ossa e allungando le gambe che ormai non sentiva più. 

"A chi lo dici!" Rispose Luca, sorridendo a Gemma. 

Lei e Luca erano ormai diventati molto amici in due sole settimane in quanto avevano scoperto di avere tantissime cose in comune. Gemma stava proprio bene con Luca e la cosa era ovviamente reciproca.

"Andiamo a pranzare nel ristorante qui accanto?" Chiese Gemma a Luca. Il pomeriggio dovevano restare all'università per altre due ore di lezione ma nel mentre, avevano una lunga pausa pranzo dove potevano andare in uno dei ristoranti che accompagnava Gemma da sei anni a quella parte. 

"Certo! Andiamo..." Luca sorrise di nuovo a Gemma. Luca pensava già di avere una bella cotta per la sua amica, ma faceva di tutto per sopprimerla perché non voleva rovinare un'amicizia appena nata. Infondo non era niente di serio ansi lui pensava che con ogni probabilità, non erano dei sentimenti veri e propri bensì un bene quasi fraterno. Anche se si conoscevano da pochissimo tempo, Luca avvertiva quella sensazione.

 

Arrivati al ristorante adiacente l'università, si sedettero entrambi nel primo posto libero ed iniziarono a sfogliare il menù, sentendo già l'acquolina in bocca.

Gemma decise di ordinare una buona e salutare insalata, non voleva appesantirsi lo stomaco. Luca invece, ordinò una fetta di carne con delle patate. Mentre aspettavano entrambi le loro pietanze, parlarono del più e del meno quando improvvisamente Luca fece una domanda che spiazzò per un attimo Gemma: "cosa ne pensi di Riccardo Esposito?" 

Ella si scompose per un attimo dove cercò di non far trasparire niente, e poi con naturalezza rispose:

"È un professore molto rigido ed oserei dire anche molto arrogante, e che non ha il giusto approccio con la classe secondo me, ma il modo in cui spiega prende molto e per me questo è l'importante" Gemma fu semplicemente obiettiva e come al solito, disse la verità.

"Perché?" Chiese Gemma scrutando l'espressione di Luca che era un misto tra sorpresa e sconvolta.

"Mi credi se ti dico che si trova proprio dietro di te e che penso abbia sentito tutto?"

Gemma sgranò gli occhi. In quel momento voleva strozzarsi con le sue mani. Doveva stare più attenta e sopratutto doveva controllare che attorno a lei non ci fosse nessuno che potesse ascoltare la loro conversazione ed invece, con tutta la fortuna che poteva avere, aveva incontrato proprio lui.

Girò la testa e notò che Il suo professore la stava guardando in cagnesco e non riuscendo a sostenere quello sguardo infuocato si girò verso il suo amico.

"Maledizione a me e alla mia linguaccia!"  Disse Gemma tra se e se mentre stava ammazzando il suo labbro inferiore con i denti.

 

"Gemma va tutto bene? Sei sbiancata all'improvviso" chiese Luca, preoccupato per il viso paonazzo di Gemma. 

Gemma si era messa le mani in testa per la figuraccia che aveva appena fatto. Sapeva che Riccardo Esposito non gli e l'avrebbe fatta di nuovo passare liscia ma ciò che preoccupava di più Gemma, era l'esame che doveva affrontare con lui. Non era mai stata bocciata ma adesso temeva che il suo professore l'avrebbe sicuramente fatto anche se non sarebbe stato tanto rispettoso nei confronti della giovane studentessa e sopratutto non sarebbe stato professionale.

"Merda!" Esclamò dal nulla Gemma e Luca si spaventò pure. Gemma non diceva quasi mai parolacce ma quando lo faceva, non era un buon segno e infatti quella situazione era tutt'altro che bella.

 

A quel punto Luca decise di rassicurare Gemma:

"Gemma stai tranquilla, che sarà mai!"

Il problema era che Luca non sapeva che Gemma era riuscita a farsi odiare da uno dei suoi professori e per altro di una materia che a lei piaceva molto.

Alzò lo sguardo verso Luca ed iniziò a raccontargli tutto e solo allora Luca si accorse che Gemma era fregata: "oh cavolo! Gemma sei fottuta..." le disse Luca. Lui a differenza di Gemma era più divertito che altro perché stimava Gemma e l'ammirava per il suo carattere tutt'altro che debole.

"Sei molto incoraggiante! Come faccio adesso?" Gemma era disperata. Il cuore le batteva velocemente e stava iniziando a sudare nonostante fosse novembre e di sicuro a Venezia non c'era tanto caldo in quel mese.

 

"Signorina Ferrari! Che piacere incontrarla..." Gemma si affogò con la sua stessa saliva sentendo la voce di Esposito affianco a lei. Quest'ultimo aveva un sorriso falso che nascondeva l'ira furente che si sarebbe a breve schiantata su Gemma. Ma come era suo solito fare, doveva essere imprevedibile perciò progettò il suo piano maligno a mente.

"Professor. Esposito il piacere e tutto mio!" Disse Gemma,  ricambiando il sorriso impaurito e allo stesso tempo falso proprio come quello del suo professore. 

Luca stava deglutendo nella speranza che quei due non si ammazzassero davanti a tutti anche se lo stavano già facendo con lo sguardo.

"Le volevo chiedere...me lo insegna lei ad avere il giusto approccio, come lo chiama lei, con la classe?" Gemma si strozzò una seconda volta e questa volta non poté nasconderlo poiché inizio a tossire, così tanto che Luca le diede delle piccole pacche sulla schiena.

"Ho detto solo la verità professore e adesso se vuole scusarmi...dovrei andare a lezione" disse Gemma dopo qualche minuto in cui Esposito non faceva che analizzarla da tutte le parti del corpo con sufficienza. 

"Certo...ci vediamo tra qualche minuto" disse Riccardo Esposito a bassa voce. Gemma non sapeva di certo che avrebbe avuto lui nelle ultime ore e infatti, appena sentii quelle parole si paralizzò di colpo: non poteva credere che ancora una volta, il destino non era stato tanto gentile con lei.

"Gemma...andiamo? Arriveremo in ritardo sennò!" Disse Luca, risvegliando Gemma da quegli angoscianti pensieri. Era preoccupata per il suo futuro in quanto studentessa. Riccardo Esposito era riuscito a farle mettere in discussione tutti i suoi programmi nel giro di soli 2 mesi e Gemma non voleva ancora sapere cosa avrebbe potuto fare per i restanti. 

 

***

"Buon pomeriggio ragazzi! Non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo subito con il programma per l'esame che si terrà a breve..." 

Riccardo Esposito era entrato in classe con tutta la classe che possedeva e che gli era naturale mostrare. Le studentesse sbavavano per lui e volevano fare di tutto per portarselo a letto ma l'unica cosa che ricevevano in cambio erano soltanto più sguardi di diffidenza da parte del professore.

 

Quest'ultimo infatti, teneva particolarmente alla professionalità ed alla sua etica sopratutto in ambito lavorativo. Non mischiava ma il piacere con il lavoro perché per lui non era né giusto e neanche fattibile. Era da immaturi secondo lui, però era a conoscenza che molti dei suoi colleghi lo facevano perciò era più che contento che lui a differenza degli altri, si distingueva e si dedicava con passione e devozione al suo lavoro di medico.

 

"Oggi tratteremo, in modo chiaramente più approfondito, i paramorfismi e dismorfismi..."

Riccardo Esposito iniziò a parlare con così tanta disinvoltura che Gemma si incantò. Ella era stupita dal modo così colto di parlare ma sopratutto, era incantata dall'orgoglio che ci metteva quando spiegava la sua materia.

"I paramorfismi sono atteggiamenti posturali scorretti, più spesso causati de problemi muscolotendinei e / o articolari; vengono considerate "degenerazioni composte" e potenzialmente reversibili con ginnastica posturale e fisioterapia. Se non trattati, i paramorfismi possono evolvere nei dismorfismi che come suggerisce il termine, i dismorfismi sono vere e proprie "alterazioni croniche della morfologia"; provocano quindi una modificazione anatomica e funzionale di una o più zone del corpo. I dismorfismi hanno un decorso tendenzialmente ingravescente, sono molto difficili da correggere anche con l'uso di tutori – come i busti ortopedici – e spesso richiedono interventi di chirurgia" 

Gemma appuntò velocemente tutto ciò che il professore stava dicendo quando improvvisamente, quest'ultimo cambiò discorso che purtroppo, non c'entrava niente con la lezione che stava spiegando: "Sapete, una vostra compagna dice che io non ho il giusto approccio con voi...siete d'accordo con il suo parere?" Gemma alzò meccanicamente la testa e serrò immediatamente la mascella per il tanto nervosismo. La sua vista era annebbiata e non ci vedeva più: aveva provato persino ad alzarsi ma Luca, che rimase per tutto il tempo affianco a lei, la bloccò.

 

"Gemma fermati! Non combinare disastri" gli disse Luca, avvertendola dei molteplici rischi che avrebbe potuto passare Gemma. Ella si controllò mentre osservava con particolare attenzione tutta la classe che rideva come non mai. Le solite oche colsero l'occasione per provarci invano con il giovane ed affasciante professore mentre i ragazzi erano imbarazzati e non sapevano cosa rispondere.

Riccardo Esposito girò lo sguardo verso Gemma, la quale non esitò a mandargli un occhiataccia che lo fulminò in una frazione di secondo. 

"Ma quale cretina si permetterebbe di dire assurdità del genere? È cieca per caso?" 

Gemma sentì due ragazze barbottare fra di loro e la sua rabbia aumentò ulteriormente tanto che non potè fare a meno di girarsi verso di loro e aggredirle con tono assai minaccioso: "sono stata io troie!" 

Le ragazze smisero subito di sorridere vedendo l'espressione di Gemma e si guardarono preoccupate e senza avere la minima idea di cosa fare. Gemma, fiera di se, si rigirò verso il suo amico, che la guardava sbigottito, e gli sorrise. 

 

"Stia tranquillo professore, nessuno ha mai pensato questo di lei, solo una pazza potrebbe e probabilmente quella ragazza lo è!"  

Gemma aveva perso il senno quella volta e così decise di alzarsi dalla sua sedia e sbattè le mani sul tavolo con una forza che non credeva di avere.

"E poi sarei io quella che origliava le conversazioni altrui, vero professore?" Disse Gemma pungente. 

Il professore ricambiò il suo sguardo e si avvicinò lentamente a Gemma mentre il resto della classe si gustava la scena.

"Le persone maleducate come lei non sono altro che infantili e insolenti e le ripeto che se continua così non andrà da nessuna parte,  però il mio è solo un consiglio..." le disse lui abbassando il tono di voce. 

"Ah si? Mi sembra che qui tra noi due, l'immaturo ed irrispettoso sia proprio lei!" Gli sputò acida Gemma.

Ella prese la sua borsa ed i suoi libri per incamminarsi verso l'uscita con le lacrime che minacciavano di uscire. L'unica persona con la quale poteva realmente sfogarsi era se stessa e in quel preciso momento non voleva stare con nessun altro. 

Tirò fuori dalla borsa le chiavi della sua macchina e con fare nervoso aprì lo sportello che richiuse con forza. 

 

Singhiozzò ed urlò fin quando non ne poteva più. Stava ripensando a tutto ciò che le era accaduto negli ultimi anni: il tradimento del suo ex, i suoi genitori e anche il suo professore.

Come avrebbe fatto a scappare in tempo da quella città? Voleva essere spensierata, non voleva avere l'ansia di non riuscire a realizzare pienamente i suoi sogni. Voleva avere dei genitori migliori, che non la opprimessero e che non la facessero sentire uno sbaglio ogni giorno sempre di più. E mentre tutti i suoi ricordi più dolorosi le ritornavano in mente, guidava e le chiamate da parte di Luca non tardavano ad arrivare, ma lei le ignorò. Gemma aveva la vista completamente appannata dalle lacrime, ma poco le importava. Non riusciva a pensare ad altro se non a quelle cose orribili e allo schifo che la circondava, la sua mente non le permetteva di pensare ad altro. Ogni giorno Gemma aveva un nodo che le attanagliava lo stomaco e un groppo alla gola che le toglieva il respiro. Ma sapeva che infondo, nonostante tanto c'è l'avrebbe fatta e sarebbe riuscita ad arrivare più in alto di quello che immaginava realmente perché lei era Gemma Ferrari e nessuno riusciva a metterla a tappeto. Era forte e determinata come non mai. Quando voleva qualcosa la otteneva dopo poco tempo e se si metteva in testa un obbiettivo, l'avrebbe sicuramente raggiunto pure se le si sarebbero parati davanti milioni e miliardi ostacoli, visibili e non visibili. C'è l'avrebbe fatta perché lei era una concorrente che doveva uscire vittoriosa da tutte le sfide che la vita le riservava. Questa era Gemma.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


A causa di tutta la stanchezza accumulata nei giorni, Gemma si era addormentata tra i libri involontariamente. A breve avrebbe dovuto affrontare un esame che non credeva si sarebbe rivelato difficile ma come spesso succedeva, aveva fatto delle supposizioni sbagliate. In realtà, non credeva che l'esame in se fosse difficile ma sapeva perfettamente che la persona che gli e l'avrebbe fatto fare, di certo non gli e l'avrebbe fatto passare con tanta facilità. Pertanto, da giorni studiava come una matta così tanto che saltava molti pasti e sebbene sapesse che quello non era il giusto approccio, non poteva per nessun motivo permettersi di essere bocciata o prendere un voto basso poiché, se quel professore l'avesse bocciata sarebbe andata fuori corso e nella seconda opzione, la sua media le si sarebbe abbassata radicalmente perciò non aveva scelta. Doveva studiare, studiare e ancora studiare. Non poteva permettersi pause e qualsiasi cosa ne assimigliasse. 

 

Ma quando una notte di metà novembre era crollata sulla sua scrivania, dalla quale era incollata da molte settimane, non era riuscita a staccarsene per la troppa stanchezza. Ciò che fortunatamente o sfortunatamente, interruppe il suo sogno profondo fu il suo telefono che prese a suonare incessantemente. Controvoglia, allungò il braccio e appena lo trovò rispose senza neanche controllare chi fosse: "p-pronto?" Gemma riuscì a biascicare a malapena quelle parole, ancora nel mondo dei sogni.

"Gemma! Dove sei? Le lezioni stanno per cominciare e di te non c'è neanche l'ombra!" 

Gemma saltò in aria appena udì le parole del suo migliore amico e il suo cuore iniziò a battere velocemente, così tanto che se lo sentiva uscire dalla sua gola. Staccò un attimo il telefono dall'orecchio per controllare che ore fossero è appena vide che erano le nove passate, sgranò gli occhi.

"Gemma? Ci sei?" Chiese Luca, dall'altro capo del telefono.

"S-si...tra 10 minuti sono lì" Gemma attaccò il telefono e corse verso il bagno, dentro il quale si lavò i denti in fretta e in furia e lo stesso fece con i vestiti ed il trucco. 

 

Mentre correva verso l'ingresso dell'Università, prese una storta alla caviglia che le fece fare una smorfia di dolore e per poco si sentì persino svenire.

"Cazzo! Ci mancava solo questo!" Gemma stava zoppicando e la caviglia le faceva sempre più male ad ogni passo che faceva, ma non poteva concedersi un altro ritardo perciò riprovò ad affrettare il passo nonostante le condizioni della caviglia. 

"Gemma! Va tutto bene?" Luca vide Gemma vicino all'aula dove a breve si sarebbero svolte le lezioni, è appena notò che la sua migliore amica stava zoppicando si allarmò subito. 

"Lasciamo stare...andiamo!" Disse Gemma scuotendo nervosamente la mano,  facendogli intendere che non era nulla di grave quando in realtà anche lei aveva capito che se avesse continuato a camminare senza fare nulla, le condizioni del suo piede di certo non sarebbero migliorate. 

 

Ella non vedeva l'ora di sedersi, nella speranza che quel dolore si sarebbe alleviato una volta seduta e mentre Luca guardava ancora preoccupato Gemma, il professore si girò a guardare proprio loro e i loro occhi si incrociarono, provocando a Gemma una scossa lungo la colonna vertebrale.

Il professore la guardava con curiosità: l'aveva scrutata lungo tutto il corpo magro di Gemma e si era accorto fin da subito dell'espressione dolorante di quest'ultima. Voleva aiutarla in quanto medico e per di più ortopedico, però non poteva farlo davanti a tutti perché avrebbe attirato l'attenzione di tutti.

Gemma d'altro canto, si sentiva in imbarazzo per come l'uomo la stava guardando è appena si rese conto che tutti avevano puntato lo sguardo verso di loro si schiarì la voce e cercando di non far trasparire niente, andò a sedersi in seconda fila insieme a Luca, il quale le stava facendo da scudo.

 

"Silenzio per piacere!" disse Riccardo Esposito fulminando l'Intera classe con lo sguardo. Nel giro di pochi secondi ci fu un silenzio che mai in quei sei anni c'era stato con nessun altro professore. 

"Bene iniziamo" 

Mentre il giovane professore spiegava, Gemma era sempre più incantata non solo dalla bellezza di lui, ma sopratutto dal modo in cui coinvolgeva tutta la classe e in quel momento aveva capito che si era totalmente sbagliata sul suo conto anche se in realtà il suo orgoglio continuava a pensare il contrario

 e come spesso accadeva,  ascoltava più quello che altro.

Era così persa tra questi pensieri che non si accorse che il professore la stava chiamando ripetutamente:

"Signorina Ferrari ci farebbe il piacere di ripetere quanto detto?" 

A Gemma non le era mai capitata una cosa del genere. Non era mai distratta durante la lezione ed  in quel momento la sua mente le aveva giocato brutti scherzi, facendole pensare a lui e al suo modo di spiegare. 

Maledì se stessa per quanto accaduto e deglutì una grande quantità di saliva. 

"C-come?" Chiese titubante Gemma. Il suo professore era riuscito a spiazzarla e a metterla in difficoltà e questo lui lo sapeva in quanto il suo scopo era proprio quello. Riccardo Esposito infatti,  sorrise perfido per la faccia pallida della sua studentessa. 

"Prego, si avvicini ed illustri la mia spiegazione alla classe" disse Riccardo Esposito, incitandola ad avvicinarsi alla cattedra. Lui non voleva soltanto mettere in difficoltà la ragazza, ma voleva anche farle capire che non doveva essere superficiale nei riguardi della sua salute. 

 

A Gemma tremavano le gambe perché in primis non riusciva a camminare bene ed inoltre, perché si era distratta per chissà quanto tempo. Ma lei non rifiutava le sfide che il suo professore indirettamente le lanciava e pertanto si alzò e si incamminò incerta verso la cattedra, sotto gli occhi dei suoi compagni.

Riccardo Esposito notava che la giovane studentessa si sforzava di camminare bene ma la sua faccia e il suo piede non mentivano. Il professore sapeva fare bene il suo lavoro: era un uomo brillante che era uscito con il massimo dei voti e con tanto di Lode  dall'Università in cui si era ritrovato ad insegnare. Egli era un uomo assai colto e che teneva tanto alla cultura ma sopratutto, anche se spesso non lo dimostrava, era un uomo empatico e altruista e queste sue caratteristiche dovevano essere la base per diventare un ottimo medico e professore. 

"Allora? Stiamo aspettando, signorina Ferrari..." 

il professore si era appoggiato alla cattedra, aspettando curioso la risposta della sua studentessa, la quale era arrossita per il troppo imbarazzo di fronte a lui ed ai suoi compagni.

"Per caso non era attenta signorina?" Domandò Riccardo Esposito, inarcando un sopracciglio. Lui aveva capito che Gemma era da tutt'altra parte tranne che in classe e voleva fargliela pagare. Una delle tante cose che il professore non sopportava era proprio che i suoi studenti non stavano attenti durante le sue lezioni, così accurate e precise. 

Gemma si girò a guardare le iridi azzurre del professore e notò, con sua meraviglia, che erano leggermente dilatate e secondo lei, non era una cosa buona. 

 

I due si stavano guardando attentamente. Sembrava fosse una gara a chi staccava gli occhi per primo e Gemma di certo non l'avrebbe fatto, ma dopo aver capito che tipo di persona fosse Riccardo Esposito, sicuramente nemmeno lui l'avrebbe fatto. Perciò decide di dire la verità: "no professore, non ero molto attenta".

Nel viso del professore c'erano traccia di vittoria. Aveva vinto la sua sfida e la sua studentessa, che da molto lo faceva imbestialire con i suoi comportamenti infantili, aveva perso. Gemma era arrabbiata con se stessa e con il suo professore. Era così furiosa che strinse gli occhi in due fessure e le sue mani diventarono ben presto dei pugni. Non voleva fare un altra brutta figura davanti ai suoi compagni ma sopratutto sapeva che il suo professore avrebbe voluto solo quello: farla innervosire. Ogni cosa per lui era buono per creare una polemica e la stessa cosa era per Gemma, solo che il primo viveva per quello mentre la seconda, era più permalosa e odiava farsi mettere i piedi in testa da qualcuno. 

"Bene, vada a posto signorina e perfavore..." 

Riccardo Esposito si interruppe un attimo in cui la ragazza stava trattenendo il respiro per non scagliarsi contro di lui con le parole, che minacciavano di uscire prepotenti dalla sua bocca.

"Stia più attenta durante le mie lezioni, con me l'esame non lo passerà tanto facilmente" 

Gemma tremò per un attimo. Il suo professore gli aveva sussurrato quelle parole, probabilmente perché non voleva farsi sentire dagli altri. Quest'ultime parole provocarono in lei tanta rabbia e tanta paura: ella stava temendo il peggio. 

 

Con la caviglia dolorante e con la faccia rossa per la rabbia, si incamminò verso il suo posto dove Luca la guardava sconvolto. Anche se quest'ultimo non aveva nessuna colpa, aveva paura di come Gemma si sarebbe soltanto sfogata con lui e di sicuro l'avrebbe fatto.

"Stronzo!" Sbottò Gemma, in preda alla rabbia.

Luca sussultò e pregò che la sua amica non combinasse guai che le avrebbero potuto compromettere la sua carriera universitaria. 

Le accarezzò la schiena ma a poco servì in quanto Gemma continuò a borbottare parole incomprensibili e lo stesso fece per la restante ora in cui il professore continuava a spiegare, lanciando alcune volte sguardi alla studentessa.

 

I due amici stavano uscendo dalla grande aula dove pochi minuti prima Riccardo Esposito spiegava. Quest'ultimo, sebbene non volesse ammetterlo, voleva controllare la caviglia di Gemma e perciò la fermò: "signorina, le posso parlare un attimo?" Chiese gentile lui. 

Gemma, con grande sorpresa, si girò lentamente verso il professore il quale se ne stava ancora appoggiato alla scrivania con le braccia e le gambe incrociate.

Gemma fece segno a Luca di andarsene e di non aspettarla e lui, sebbene non perfettamente convinto, annuì.

"Abbiamo qualcosa da dirci professore?" Chiese Gemma, cercando di essere più naturale possibile. 

"Potrei controllarle la caviglia? In classe la vedevo molto sofferente..." 

Gemma era basita per la tanta gentilezza da parte del professore, visto che fino a poco prima la inceneriva con lo sguardo. 

"Grazie, ma sto bene" 

Gemma orgogliosa com'era, non voleva che fosse lui a controllarle la caviglia e infatti quello che disse al professore fu chiaro e conciso. Ella fece per andarsene ma fu bloccata dal braccio forte del medico. Gemma avvertì una scossa attraversale tutto il corpo ma rimase comunque più scottata che altro, tanto che abbassò lo sguardo sul braccio con fare interrogativo.

 

Il professore, anche lui visibilmente scottato, interruppe quel contatto e poi riprese a parlare:

"Non è vero, non mi prenda in giro perché penso che abbia già capito che con me non funziona!" Disse Riccardo Esposito, ritornando freddo. Quella freddezza mandò subito in confusione Gemma: ella pensò che fosse l'uomo più lunatico che avesse mai incontrato.

"Va bene..."

Dopo attimi di silenzi in cui Gemma stava esitando, acconsentì alla proposta del suo professore. Quella caviglia le stava provocando un dolore lancinante però sapeva, grazie ai tanti anni di studio, che non si trattava di una frattura in quanto poteva, anche se a malapena, poggiare il piede.

"Si sieda per favore..." 

il medico la invitò a sedersi nella sedia che aveva appena scostato dalla sua scrivania e Gemma, nonostante fosse molto tesa, fece come richiesto e si tolse la scarpa e la calza che indossava.

Riccardo Esposito si abbassò all'altezza del piede di Gemma e tastò questo da tutte le parti. Gemma però, ogni volta, che la sfiorava avvertiva dolore che era mischiato all'imbarazzo per quella assurda situazione.

"È molto gonfia..." 

il professore alzò lo sguardo verso Gemma. Poca era la distanza che divideva le loro facce ed entrambi avvertivano tensione nell'aria perciò il medico  decise di concentrare tutta l'attenzione sulla caviglia di Gemma.

"È una distorsione fortunatamente non esageratamente grave perciò dovrà mettere il tutore per all'incirca venti giorni e dopo aver finito con il tutore, metta il ghiaccio nel punto dolente per altri cinque giorni" 

Il professore elaborò la sua diagnosi e si rialzò in piedi mentre Gemma si rimise la scarpa.

"La ringrazio professore però sapevo anche io cosa fare in caso di distorsione" disse sarcastica Gemma. Infondo era al suo ultimo anno di medicina e prossima alla laurea, quindi le competenze per curare una semplice distorsione c'è l'aveva.

"Il grazie poteva bastare, signorina" disse con altrettanto sarcasmo il professore, il quale era irritato dalla risposta della sua studentessa.

"Arrivederci e buona giornata!" 

Gemma salutò il suo professore con un sorriso falso che non mancò a lui, il quale mantenne come al solito la sua espressione gelida e dura. 

"Ci vediamo all'esame signorina Ferrari!"

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il giorno dell'esame era arrivato e Gemma non era mai stata ansiosa come quella volta. Si era svegliata presto e aveva fatto colazione con il libro accanto, ripassando ogni minimo particolare che il professore poteva chiederle. Era così agitata che le mani le tremavano ed erano assai sudate tanto che pensava che da lì a poco poteva avere un esaurimento nervoso per colpa di un uomo che le aveva reso la vita un inferno. Ne aveva avuti professore come lui ma mai quanto lui: Riccardo Esposito era il peggiore e allo stesso tempo il migliore che avesse mai avuto.

Di certo non si poteva negare che era un ottimo professore e sicuramente un medico molto competente ma il suo carattere lo rovinava e lo faceva odiare davanti agli occhi di Gemma. Due settimane prima era stato molto cortese e sembrava pure preoccupato per Gemma ma poi, il giorno successivo, ogni piccole ed insulse tracce di gentilezza erano scomparse ed il giovane professore era ritornato più gelido del ghiaccio. Dopo aver finito di fare colazione, ella decise di indossare una camicia bianca e dei semplici pantaloni neri. L'ultima cosa che voleva, rispetto alle altre sue compagne, era attirare l'attenzione soprattuto di un suo professore. Gemma voleva essere professionale in tutto, teneva alla sua etica e non avrebbe mai permesso che qualcosa o qualcuno la rovinasse anche perché poi ne sarebbe andata la sua dignità.

 

il cuore a momenti le stava esplodendo non solo per l'ansia, ma sopratutto per una volta stava ammettendo a se stessa, dentro di se, che temeva di vedere il suo professore. Lui in qualche modo riusciva ad intimidirla ma lei non doveva dargliela mai per vinta e cercava di avere autocontrollo anche se era tutto ciò che in realtà non aveva quando si trattava di Riccardo Esposito.

Era da un mese e mezzo che stava preparando l'esame di ortopedia e si sentiva abbastanza preparata, anche perché quella era, con molta probabilità, la materia in cui le sarebbe piaciuto specializzarsi. Dopo la laurea in medicina infatti, mancava il tassello più importante: decidere quale percorso intraprendere per il resto della vita.  E siccome medicina offriva tante possibilità, Gemma si era ritrovata davanti a due porte dalle quali poi  ne aveva tratto delle conclusioni: era sicura che avrebbe fatto ortopedia. Le affascinava il mondo delle ossa, delle articolazioni e di tutto ciò che modellava l'apparato locomotore. 

 

Mentre si metteva l'ultimo accessorio attorno al collo, si guardò un'ultima volta e sospirò rumorosamente:

"C'è la farai Gemma!" Si disse ad alta voce, accennando un piccolo sorriso per incoraggiare se stessa in quanto era l'unica che l'avrebbe fatto oltre a Chiara e Luca.

Gemma non voleva incrociare i suoi genitori neanche nella sua stessa casa perché prima di un'esame non voleva rovinarsi l'umore per colpa di qualcuno che non meritava niente.

Scosse la testa per non pensare a Valeria e Michele, i quali fortunatamente erano già usciti di casa. Era da molto che Gemma non li vedeva in realtà, ed era anche meglio,  ma le sembrava più che strano che quei due non le rivolgessero più la parola visto che avevano sempre da ridire su ogni cosa.

Gemma prese la borsa e si infilò in macchina facendo un ulteriore sospiro: avrebbe dato il meglio di lei in quell'aula da interrogatorio. Avrebbe fatto vedere a Riccardo Esposito di che pasta era fatta.

 

***

Gemma, appena arrivò in università, la prima cosa che fece fu chiamare Luca per ottenere informazioni riguardanti lo svolgimento dell'esame in quanto quest'ultimo sapeva ogni minimo particolare di questo tanto atteso e temuto esame.

"Gemma non puoi capire! Esposito ha praticamente bocciato metà alunni, pochi ne stanno uscendo e per altro con un voto più che basso!" 

Gemma si fermò di colpo, sentendo la voce del suo migliore amico allarmato. Era diventata ancora più agitata di quella che prima già era.

"I-inchesenso? Non ci credo che sta bocciando più di 200 alunni! È praticamente impossibile e malsano..." disse Gemma, cercando invano di mantenere la calma. Se non avesse passato quell'esame era fottuta: sarebbe andata fuori corso e di conseguenza si sarebbe laureata più tardi è più tardi sarebbe scappata da Venezia. 

 

"Lo sai che per Esposito niente è impossibile! Ha il cuore di ghiaccio ed è restio nelle sue strane idee.." disse Luca abbassando la voce, probabilmente per non farsi sentire dagli altri. 

Gemma si sentì stupida in quel momento per il ragionamento che aveva poi condiviso con Luca: cosa si aspettava? Che il suo professore sciogliesse la sua corazza di ghiaccio di fronte a quei poveri studenti che, al contrario dei professori, i quali venivano pagati profumatamente, pagavano e passavano pomeriggi interi a studiare e a passare le notti insonne. 

"Luca rasserenati, io sto arrivando!" Cercò di tranquillizzare Luca quando in realtà lei era tutto tranne che tranquilla.

 

Arrivata nell'aula in cui si sarebbe svolto anche il suo esame, Gemma cercò Luca con lo sguardo è appena lo trovò sospirò di sollievo. Almeno aveva qualcuno con cui parlare e sfogarsi. 

"Gemma! Sei arrivata..." Luca era più sollevato proprio quanto lo era Gemma. Si sorrisero e si abbracciarono velocemente, per non dare troppo spettacolo sopratutto alla commissione d'esame dove si trovava pure Riccardo Esposito, il quale stava interrogando una giovane ragazza.

"Guarda! Li ha bocciati tutti quelli in prima e seconda fila!" Disse Luca, agitandosi sulla sedia. Gemma guardò le facce dei suoi compagni e provò compassione per loro anche se immaginava che anche lei si sarebbe aggiunta. Era arrabbiata per il comportamento che il suo professore assumeva nei confronti dei compagni e soprattutto di lei stessa, perchè una cosa era certa: Riccardo Esposito non provava grande simpatia per Gemma. 

Al solo pensiero ella rabbrividii, non sapeva come fare e si sentiva anche sconfitta da quello che era diventato il suo nemico. perchè Riccardo Esposito poteva definirsi solo da tale. Non c'erano altre parole per descriverlo.

 

"Gemma Ferrari è presente?" chiese l'assistente che accompagnava il professor.Esposito. Gemma alzò titubante la mano, che ancora la tremava

 e con gli occhi notò che il suo professore la stava guardando con un sorriso che lasciava poco all'immaginazione: era perfido e malizioso. Gemma, sebbene era tanta l'angoscia di quel momento, non si lasciò all'apparenza intimidire dallo sguardo che faceva intendere che avrebbe avuto con lui una lunga chiaccherata, dove Riccardo Esposito l'avrebbe messa non solo alla prova, ma soprattutto le avrebbe fatto abbassare la cresta che Gemma possedeva nei confronti di chi, secondo il professore, aveva un ruolo molto più importante rispetto a quello di una semplice studentessa. Gemma si alzò dalla sedia e colse velocemente un sorriso d'incoraggiamento da parte di Luca che a poco servì per scacciare via tutta la tensione. 

 

"prego si accomodi..." disse il professore, con la sua solita voce roca ed autoritaria che da una parte destabilizzava Gemma in quanto aveva sempre avuto un debole per quel tipo di voce. Ella si schiarì la voce e si concentrò soltanto sull'esame e niente più attorno a lei importava. C'erano solo Riccardo Esposito e lei. Si guardavano come se fossero due concorrenti che dovevano sfidarsi e provocarsi affinché non avevano più ossigeno in corpo. 

"Mi parli della tendinite nei minimi dettagli" 

Con un gesto della mano, il professore incitò Gemma a parlare e lei accennò un sorriso appena udì l'argomento di cui avrebbe dovuto parlare.

 

"I tendini collegano i muscoli alle ossa ed esercitando nel punto in cui si inseriscono sulle ossa la forza generata dai muscoli rendono possibile il movimento delle articolazioni. I tendini si trovano quindi, ad esempio, a livello delle caviglie, delle ginocchia, dei gomiti e delle spalle. Per quanto concerne invece la tendinite, questa è più spesso causata da movimenti improvvisi e acuti o da movimenti ripetitivi, come correre, saltare o lanciare. Alcune tendiniti sono caratteristiche di alcune attività sportive al punto che si parla di gomito del tennista, di ginocchio del saltatore, di spalla del lanciatore o di gomito del golfista" 

Sebbene Gemma avesse risposto in modo brillante, il professore non sembrava affatto colpito e la interruppe con un altro gesto della mano, che irritò notevolmente Gemma.

"Quali sono i sintomi e cosa bisogna fare..." 

Gemma deglutì e ricambiò lo stesso sguardo di sufficienza che aveva la persona di fronte a lei.

 

"I principali sintomi della tendinite sono localizzati in corrispondenza del tendine interessato e consistono in dolore che peggiora con il movimento, nella difficoltà a effettuare il movimento che provoca dolore, in una sensazione di sfregamento o di crepitio in occasione del movimento, nella presenza di gonfiore, a volte con calore o arrossamento e nella presenza di una protuberanza lungo il tendine. Le tendiniti lievi si possono curare adottando per 2 o 3 giorni le seguenti misure:

il riposo, si deve interrompere l'esercizio o le attività che hanno causato la lesione finché non ci si sente meglio;

un impacco di ghiaccio della durata massima di 20 minuti ogni 2 o 3 ore sulla sede della lesione;

una fasciatura attorno alla lesione per contenerla;

l'elevazione della parte lesa, appoggiandola su un cuscino quando si è seduti o sdraiati.

Contemporaneamente bisogna evitare i massaggi e l'applicazione di calore, come bagni caldi e impacchi caldi, sulla parte lesa.

Quando si riesce a muovere il tendine interessato dalla lesione senza che il dolore induca ad arrestare il movimento è opportuno riprendere il movimento in modo che il tendine non diventi rigido"

 

Per quanto aveva parlato, Gemma dovette respirare profondamente. Aveva parlato a macchinetta, non si era fermata un attimo perché aveva dato la precedenza al suo esame dal quale doveva uscirne vittoriosa. Nonostante questo, il professore continuava a scrutarla in un modo che Gemma ritenne poco carino nei confronti di chi non aspettava altro che superare quell'esame. 

"Può smettere di guardarmi così per piacere?" 

Il professore, sentendo le parole amare di Gemma, aggrottò le sopracciglia anche se in realtà non aspettava altro che Gemma muovesse un passo falso per, in questo modo, attaccarla. 

"Prego? Io la guardo come voglio!" Disse lui, tra un misto di divertito e risentito.

Gemma alzò gli occhi al cielo e si morse la lingua. Doveva resistere e non insultarlo nei peggiori dei modi. 

Riccardo Esposito sospirò pesantemente per poi, riflettere per pochi minuti sull'esito dell'esame. Infondo doveva essere clemente, non poteva bocciarla soltanto perché non le stava proprio simpatica però allo stesso tempo, voleva mettere un freno alla sua presunzione. 

"19. Accetta?" 

 

Gemma si sentì male. Ebbe per un attimo un giramento di testa per la rabbia, così tanto che non riuscì a contenersi e si alzò in piedi poggiando le mani, involontariamente, vicino a quelle del suo professore. Lei sapeva perfettamente che non si meritava quel voto, il quale era dettato dall'odio reciproco che quei due provavano. Solo che a differenza del professore, Gemma non poteva fare niente di grave mentre Riccardo Esposito, poteva distruggerla in pochissimo tempo. 

"Faccio i complimenti alla sua professionalità nei miei confronti, professore!" Disse Gemma, aggressiva e poco paziente. La pazienza l'aveva già persa da quando aveva incrociato i suoi occhi azzurri profondi ed indagatori. Lo stesso sguardo stava usando in quel momento il professore, il quale era tranquillo nella sua sedia. 

 

"Sta per caso insinuando che io non so giudicare il suo esame?" Disse lui, alzandosi all'altezza di Gemma. Lui la stava sovrastando con tutta la sua altezza e Gemma, per la prima volta, si sentiva incapace di dire e di fare.

"Perché non è così?" Sbottò Gemma guardandolo in cagnesco. Il professore si avvicinò ulteriormente a lei e ciò che le sussurrò la fece congelare sul posto:

"Le ricordo, cara Gemma, che qui sono io che stabilisco quali voti si meritano i miei alunni e se lei mi manca di rispetto posso spedirla via in un sciocco di dita. Mi sembra però che già l'avevo avvertita! Quindi accetta o rifiuta?" Le disse con tono assai minaccioso, Riccardo Esposito. 

"Oppure se preferisce, potrei anche farle qualche lezione pomeridiana che comprende anche il comportamento da assumere con un professore..." 

Quella proposta mandò ancor di più in escandescenza Gemma, la quale aveva stretto i pugni con una presa salda e forte. 

"Non intendo avere lezioni con una persona che non sa neanche cosa significhi avere un carattere e per tale motivo, accetto il voto. Grazie e buona giornata!"

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


"Mi ha messo 19, ti rendi conto?"

 Dopo ben due settimane in cui Gemma e Chiara non si vedevano a causa del troppo studio che aveva impegnato entrambe, si incontrano a casa di Chiara e Gemma non poté fare altro che raccontare a Chiara l'accaduto perché Chiara era l'unica con la quale si sarebbe sfogata anche se un po' le dispiaceva perché non voleva creare problemi anche alla sua migliore amica. 

"Fatti dire una cosa, probabilmente ti ha preso così tanto di mira perché tu non fai altro che rispondergli! Non farlo e vedrai che le cose cambieranno..." Le consigliò Chiara come se fosse una cosa molto semplice da fare. Evitare le frecciatine del suo professore e resistere alla sua totale mancanza di rispetto nei suoi confronti? Le sembrava qualcosa di impossibile perché conoscendosi, non avrebbe resistito nemmeno due minuti.

"Tu la rendi troppo semplice ma fidati che non lo è! Sai come sono fatta, non sopporto quando una persona mi manchi di rispetto e lui, tutta fa tranne che portarmelo..." disse Gemma esasperata. Non sapeva più come agire nei confronti di Riccardo Esposito ed era stanca di mettersi a tu per tu con qualcuno che poteva non solo prevedere il suo futuro, ma anche distruggerlo. 

 

"Lascia da parte questi tuoi assurdi principi e rifletti da persona adulta quale sei! Vuoi laurearti in fretta? Vuoi avere una bella carriera? Allora fottitene!" 

Sebbene le parole di Chiara sembravano assai minacciose, Gemma non poté che essere d'accordo con la sua migliore amica. Capii che fino a qual momento si era comportata come una ragazzina e non come una donna che come sempre, se ne era fregata delle persone come Riccardo Esposito ma lui era diverso. Non riusciva ad avere il pieno controllo di se stessa e questo la portava ad assumere comportamenti che mai aveva assunto.

"Sai...forse hai ragione, dovrei pensare di più alla mia carriera. Riccardo Esposito non deve avere più nulla a che fare con tutto ciò che mi riguarda!" 

Gemma si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti indietro sotto gli occhi sconvolti di Chiara. Quest'ultima infatti non si aspettava che Gemma le desse ragione al primo tentativo, pensava che prima di convincerla avesse dovuto smuovere mari e monti ed invece era stato più facile del previsto.

Ma non voleva cantare vittoria prima del previsto.

 

"Comunque cambiamo discorso! Chi era quell'altro ragazzo che ti ha accompagnata qui a casa mia poco fa?" 

Gemma si ricordò solo in quel momento del povero Luca. Pensava che con lui si fosse comportata male perché lui le dava sempre attenzioni, lei un po' meno anche se non lo faceva apposta, il problema era proprio che non se ne accorgeva. Era cambiato tutto dall'arrivo del suo professore, perché non faceva altro che pensare a lui ed ogni volta che lo pensava aveva voglia di andarlo ad uccidere con un coltello dalla lama affilata. 

"Chiara, in questo periodo sto sbagliando tutto con tutti!" Disse Gemma, spaventata di se stessa. Chiara alzò gli occhi al cielo per il cambio d'umore repentino della sua amica, la quale era agitata e poco lucida.

"Ci risiamo!" 

Chiara si alzò dal suo divano e andò verso Gemma per bloccarla sul posto in quanto non faceva altro che muoversi ed agitare le suo mani insensatamente. 

"Mi stai facendo venire il mal di testa! Ti vuoi fermare e ragionare come hai sempre fatto? Che ti succede Gemma?" Le chiese Chiara, accarezzando il braccio alla sua migliore amica. Per la prima volta notava che la sua migliore amica era parecchio in difficoltà, cosa che non le capitava da quando lei era stata tradita da Andrea. 

 

Gemma si morse il labbro e sbuffò rumorosamente.

"Ho conosciuto un ragazzo tre/quattro settimane fa. È nel mio stesso corso ed in poco tempo siamo diventanti molto amici il punto è che, non voglio farlo soffrire...non voglio che lui creda cose che io non posso dargli..." 

Gemma si riferiva al fatto che, Luca aveva assunto comportamenti strani verso di lei. Era diventato ancora più affettuoso e voleva accompagnarla da tutte le parti. Magari si stava sbagliando, magari non era come credeva e in realtà lo sperava con tutto il suo cuore perché non voleva perdere un amico che sembrava andare d'accordo con Gemma.

"Ti stai facendo veramente tutti questi problemi? Non andiamo a conclusioni affrettate...goditi il momento Gemma, poi quello che succederà, succederà e tu lo affronterai a testa alta come hai sempre fatto! Magari con non troppa aggressività...a meno che non ti alzino le mani" 

 

Le due ragazze risero sonoramente e Gemma pian piano riuscì a rilassarsi e ad ascoltare i consigli di Chiara, la quale la strinse in un abbraccio che Gemma non esitò a ricambiare. 

 "Basta parlare di me! Cosa mi dici tu? Come va con Leonardo?" Gemma si staccò dall'abbraccio della sua migliore amica e scrutò gli occhi verdi di Chiara, i quali si incupirono subito. 

"Abbiamo litigato Gemma...le cose non vanno più bene come una volta..." disse Chiara, avvicinandosi alla cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Gemma rimase ferma per un attimo. 

Era strano che Leonardo e Chiara non andassero più d'accordo, erano sempre stati complici in tutto e sembravano entrambi spensierati e veramente innamorati. 

 "Perché dici così? Che cosa è successo?" 

Chiese Gemma,  avvicinandosi di nuovo a Chiara per incitarla a raccontarle cosa fosse successo.  Gemma era già pronta a compiere un atto illecito se avesse saputo che Leonardo le avesse spezzato il cuore. Era successo a Gemma ma non doveva succedere a Chiara, non avrebbe permesso che la sua migliore amica soffrisse quanto lei perché sapeva che un tradimento o qualsiasi cosa da parte di una persona che hai amato e alla quale hai dato tutto, avrebbe lacerato il cuore e la mente. Era come stare in uno stato vegetativo, non riesci né a parlare ne a capire perché è successo.

"Tre giorni fa volevo fargli una sorpresa, perciò decido di comprare la cena e portarla a casa sua. Appena arrivo, visto che come ben sai ho una copia delle due chiavi di casa, noto che lui aveva un atteggiamento strano come se mi stesse nascondendo qualcosa e..." 

 

Chiara si interruppe un attimo per respirare profondamente con lo sguardo ancora fisso per terra,  mentre Gemma sentiva la rabbia scorrerle lungo tutto il corpo.

"Pensai subito che lui mi avesse tradita e le mutande che trovai sul pavimento della sua camera da letto ne furono la conferma..." 

Chiara rialzò lo sguardo verso Gemma, la quale notò che una lacrima le aveva solcato quel viso angelico e innocente che Gemma puntualmente accarezzò con la mano sinistra.

"Ma non è tutto...quelle mutande erano maschili, non femminili" 

Gemma si pietrificò di colpo: Leonardo era gay? 

Non capii come fosse possibile visto che gli atteggiamenti non sembravano proprio quelli di una persona con un orientamento diverso. 

"Cosa? Com'è possibile..." chiese Gemma sgranando gli occhi. Sapeva che stava peggiorando la situazione e che non doveva fare ulteriori domande ma questa, non riuscì proprio a fermarla. 

"Già, è riuscito a nascondermelo bene..." affermò Chiara sgradita dal comportamento di Leonardo. 

Gemma avrebbe ammazzato Leonardo con le sue stesse mani, ma si rese conto che non poteva fare nulla per attaccarlo. Era quello il suo orientamento e sebbene avesse fatto del male alla sua migliore amica, doveva lasciarlo libero e forse un poco lo capiva.

 

"Ricordi cosa mi dissi tu quando Andrea mi tradì?" 

Gemma non si dimenticò mai la frase della sua migliore amica, quando il suo grande amore le spezzò il cuore, era ancora fresco nella sua mente:

"chi ti ha tradito, verrà tradito,

A chi ti ha mentito, mentiranno,

Chi ti ha illuso, verrà illuso,

Chi ti ha offeso, verrà offeso,

A chi ti ha fatto soffrire, sarà fatto di peggio,

Perché sono così le regole del gioco"

E lo stesso ripetè Gemma a Chiara. 

"Potrà anche essere gay, ma non provo alcuna compassione per lui...tu meriti di meglio Chiara perciò riasciugati le lacrime e come mi hai detto tu, 

combatti, non lasciare che il dolore prenda il sopravvento su di te!" 

Per la prima volta dopo tempo, Gemma si sentì veramente orgogliosa delle sue parole. Era stata sincera e allo stesso tempo, aveva cercato di risollevare il morale alla sua migliore amica, la quale la guardava emozionata. Entrambe provavano grande stima dell'altra, era infatti questo che le accumunava: 

Non c'era invidia, ne gelosia nel loro rapporto. Era una rapporto sano e mai tossico. Sapevano di poter contare sempre l'una con l'altra e c'era sempre una spalla disponibile sulla quale appoggiarsi e piangere per poi ridere, arrabbiarsi e rialzarsi dalle ferite interne che entrambe possedevano, chi di più chi di meno.

 

"Hai ragione! Basta uomini, basta piangere ma devi fare un'ultima cosa sia per te che per me..." 

Gemma si chiese a cosa Chiara si stesse riferendo e la guardò interrogativa. 

"Promettimi che non farai niente di male a Leonardo e sopratutto, non ti metterai contro il tuo professore!"

Gemma si imbronciò immediatamente ma non perché Chiara avesse torto bensì perché non sapeva come tenere a freno la sua linguaccia che non ne voleva proprio sapere di stare zitta. 

"Non posso prometterti niente ma ci proverò!" 

Chiara fece un ampio sorriso e stritolò la sua migliore amica per la terza volta nel giro di pochi minuti emettendo versi che facevano intendere una vittoria assicura per Chiara anche se sapeva che Gemma non avrebbe resistito a lungo ma essere riuscita a convincerla era già una vittoria e soprattutto un punto d'inizio. 

 

***

"Tu vuoi andare da Esposito per fare cosa?" 

La mattina seguente Gemma era andata all'università e aveva informato Luca del piano che a breve avrebbe messo in atto. Luca era rimasto a dir poco basito: non si aspettava che una ragazza tanto orgogliosa quanto assai lunatica e impulsiva, in quanto agiva senza pensare e con Riccardo Esposito queste emozioni si erano amplificate, sarebbe andata da lui a scusarsi della situazione nella quale si era involontariamente infilata.

"Hai capito bene, sono stanca di combattere con un uomo che per altro è il mio professore. Se avesse avuto un altro ruolo di certo non mi sarei arresa, ma siccome purtroppo non è così, sarò costretta a farlo" disse Gemma pungente. Se la sua migliore amica non l'avesse fatta ragionare, di certo non sarebbe mai andata da Riccardo Esposito, sarebbe stata l'ultima cosa che avesse mai fatto.

"Mi raccomando Gemma, stai attenta..." disse Luca.

Quella risposta turbò Gemma come non mai. Sapeva che Luca ormai si comportava come un fratello ma comunque le capitava molto spesso di farsi quelle domande. 

 

Non essere paranoica Gemma!

 

"Certo. Sai che so badare a me stessa..." disse Gemma accennando un sorriso. Si girò verso Luca e guardò i suoi profondi occhi marroni, sguardo che Luca puntualmente cercò di evitare. Gemma si accorse subito che Luca era arrossito ed aveva abbassato la testa mentre lei scosse la sua e senza dire niente si girò di nuovo per guardare gli studenti di fronte a lei. 

"Io vado. Dimmi in bocca al lupo!" Disse Gemma, incrociando le dite e facendo una smorfia ironica davanti a Luca, che rise a causa dell'espressione bizzarra che aveva la sua migliore amica.

"In bocca a lupo allora!" Luca fece come la sua migliore amica le aveva chiesto mentre vedeva Gemma allontanarsi sempre di più da lui, una mancanza che provocò subito a Luca un colpo al cuore. Ormai Gemma era diventata importante per lui, ma lui non era sicuro che fosse corrisposta la cosa. Dall'altro canto, sapeva perfettamente che Gemma era una persona introversa e riservata e che sopratutto non si fidava facilmente delle persone. Sembrava così forte all'apparenza ma con un disperato bisogno di qualcuno che non la ferisse o che la abbandonasse di nuovo. Il problema era che Luca non era a conoscenza di tutto ciò che aveva passato e che ancora stava passando e sicuramente non gli e l'avrebbe detto a breve. Si chiese perché, nonostante avesse la fila di ragazzi che le correvano dietro, non accettasse proprio nessuno. Luca non volle più pensare a cose che non lo riguardavano e ancora un po' confuso, si allontanò dal corridoio dal quale Gemma era scomparsa già tempo per poi concentrarsi solo sulla lezione.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Gemma stava camminando da sola tra i corridoi dell'Università, i quali erano gremiti di gente che correvano per non far tardi alle lezioni. Ella era assai agitata; aveva lo sguardo basso e le mani nascoste nella tasca a causa del tremore improvviso che si era improvvisamente manifestato quando aveva deciso di andare da Riccardo Esposito. Sebbene il suo orgoglio voleva avere la meglio su di lei, non si lasciò trasportare e facendo un respiro profondo, continuò a camminare con più sicurezza e con un passo più svelto prima di avere nuovamente dei ripensamenti.

 

Lo stai facendo per la tua migliore amica Gemma

Si ripetè più e più volte tra se e se. Orgogliosa com'era, Gemma non sarebbe andata da una persona che non desiderava vedere ma che era costretta a vedere per un bel po' sebbene aveva già dato l'esame con lui. Pensava infatti che dopo quell'esame, del quale non era affatto contenta, si sarebbe tolta di mezzo il suo professore, ed invece no. Aveva avuto da breve la notizia che, a causa della mancanza di una professoressa nel corso di chirurgia generale, fin quando non avrebbe dato tutti gli esami doveva sopportare pazientemente Riccardo Esposito.

Gemma non era solita a credere alle coincidenze, ma quella proprio non se la spiegava. Il fato le aveva messo ancora una volta Riccardo Esposito tra le ruote e, siccome aveva combinato un bel disastro, doveva assolutamente risolvere tutti i problemi che entrambi contribuirono a creare poiché il loro era uno scontro continuo. Anche una piccola ed insignificante domanda o risposta sarebbe stata l'inizio di una lunga guerra di parole assurde da parte di entrambi. Ci mancava poco ad usare anche le mani, sopratutto da parte di Gemma perché Riccardo Esposito non avrebbe mai mosso un dito su una donna.

 

Persa tra i suoi pensieri, vide una porta con inciso il nome del suo professore e un fremito l'attraversò tutta. Iniziò a scrutare quell'insegna in oro e titubante poggiò la sua mano su quella porta che inizialmente sfiorò soltanto, ancora troppo esitante, per poi prendere un respiro profondo e bussare ben due volte.

“Avanti!” La risposta del professore non si fece attendere e per poco Gemma non si sentì svenire avvertendo la voce roca e autoritaria del professore.

Ma a cosa stai pensando Gemma!

Prima di aprire la porta, si fece in tutti i sensi il segno della croce sperando che quell'incontro avrebbe portato esiti positivi e non il contrario com'era successo nelle ultime volte.

Appena varcò la porta, notò che il professore aveva ancora lo sguardo abbassato verso alcune scartoffie che sembravano prenderlo molto perché infatti, era assai disperso su quei fogli e non era intenzionato ad alzare la testa verso Gemma.

 

Per attirare la sua attenzione, Gemma si schiarì rumorosamente la voce e fortunatamente la sua richiesta d'attenzione da parte del professore fu esaudita. Appena Riccardo Esposito incrociò gli occhi di Gemma, si stupì per la sorpresa di trovare proprio lei davanti a lui. Si sarebbe aspettato chiunque, perfino altre studentesse che provavano invano ad attirare la sua attenzione, ma lei era l'ultima che avrebbe mai potuto considerare. 

Gemma guardò gli occhi celesti del professore, che la stavano, come al solito, scrutando attentamente ed erano in cerca di una risposta che a breve avrebbe avuto.

 

“Signorina Ferrari...a cosa devo l'onore?” disse il professore, con il suo solito sarcasmo che riusciva ad infastidire e allo tempo, ad attirare Gemma come una calamita.  Ella era leggermente a disagio, non di più per la presenza del professore a poca distanza da lei bensì perché non trovava le giuste parole, se non quelle come sempre veritiere ed aggressive, per scusarsi con il suo professore. Anche perché non capiva ancora il motivo per il quale doveva scusarsi con qualcuno che il suo rispetto non lo meritava. Gemma era più che consapevole però, che se avesse continuato a sfidare ed a mancare di rispetto -perché pure lei lo faceva e non poteva negarlo- ad una persona con chiaramente più esperienza e più potere rispetto a lei, non sarebbe più riuscita ad uscirne da quella situazione anche perché, non avrebbe potuto  liberarsi di lui fino alla fine della sua laurea. 

 

“Senta professor.Esposito...ho riflettuto molto in questi giorni e sono arrivata ad una conclusione che vorrei ovviamente condividere con lei...” 

Gemma si morse l'interno della guancia per sforzarsi a continuare mentre il ricordo di tutto quello che Riccardo Esposito le aveva detto le fece, ancora una volta, venire dei ripensamenti. Dall'altro canto, sapeva perfettamente che il comportamento che aveva assunto non era stato quello di una persona matura e adulta come lo era sempre stata,  bensì infantile e poco educata. 

Il professore stava aspettando, con sguardo inquisitorio, che la giovane studentessa continuasse a finire il resto della frase mentre sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene. 

“ il mio comportamento nei suoi confronti è stato poco ponderato e serio e pertanto le faccio le mie più sentite scuse che spero non esiti ad accettare...” 

Disse Gemma, cercando di essere più sincera e credibile possibile. 

 

Rialzò lo sguardo che, a causa di quello del professore, aveva abbassato e riguardò il professore cercando una risposta nei suoi profondi occhi azzurri che, come si poteva ben vedere, erano stupiti per la tanta accuratezza che aveva usato Gemma nel pronunciare quelle parole. 

Riccardo Esposito accennò un sorriso per la vittoria che Gemma gli aveva servito in un piatto d'argento, sebbene non fosse stata una gara semplice. Forse era riuscito a far mollare la presa alla sua studentessa e voleva certamente cogliere l'occasione di tanta debolezza che nascondeva Gemma dietro ai suoi occhi nocciola che entravano in contrasto con il colore del professore.

“signorina, accetto le sue scuse ma non si aspetti che io cambi improvvisamente comportamento in lei...”

A Gemma prese un colpo nel sentire quelle parole. Sarebbe stato bello se tutto si fosse sistemato soltanto con poche parole ed invece, come era più semplice intuire,  aveva un muro di fronte a lei e non una persona. E sebbene fosse non poco innervosita, si sforzò di contenersi e si disse che quello era un punto d'inizio e che probabilmente, se avesse lasciato scorrere tempo, si sarebbe sistemato tutto e Riccardo Esposito sarebbe ben presto diventato solo un ricordo.

“lei è il professore ed io sono l'alunna, manteniamo questo rapporto civile come è giusto che sia...” disse Gemma avvicinandosi di più alla porta. Voleva fuggire al più presto da quello studio, si sentiva troppo a disagio e la tensione era fin troppo elevata, almeno da parte di Gemma.

 

“non mi sembra di essere uscito fuori questo schema signorina e se lei ha avuto questa sensazione...beh si sbaglia, non uscirei mai da questo rapporto in quanto non si tratta solo del mio lavoro ma anche e sopratutto della mia etica professionale” 

il professore, mentre diceva queste parole, sembrava più spazientito che altro. Il commento della sua studentessa non lo aveva entusiasmato completamente perché per la seconda volta, se non anche di più, aveva messo in dubbio la sua professionalità e Riccardo Esposito teneva fin troppo a tutto ciò che riguardasse il suo lavoro e l'atteggiarsi con i suoi studenti, solo che a dirla tutta, con Gemma era andato un po' fuori binario. Ma non avrebbe mai ammesso le sue colpe. Preferiva nuocere che ammettere di aver sbagliato.

 

Gemma sbuffò rumorosamente a causa del fare superiore del suo professore, sospiro che non passò inosservato a lui, il quale infatti sgranò gli occhi e sbuffò a sua volta. Quei due non riuscivano proprio a trovare un punto d'incontro, erano destinati ad odiarsi, a sfidarsi e a dirsi le peggio parole. E di questo ne erano consapevoli entrambi.

“La ringrazio professore per aver sprecato questi minuti ad ascoltarmi e se non le dispiace, io adesso andrei via” disse Gemma, non sapendo cosa fare, mentre sentiva lo sguardo del professore bruciarle la pelle e percorrerla da capo a piedi e viceversa.

Ma fa così con tutti? 

“arrivederci” Gemma salutò il professore per educazione, cosa che il professore a quanto pare non possedeva in quanto non aveva corrisposto il suo saluto forzato. 

 

Ad un certo punto però, ella si pietrificò di colpo sentendo la voce del professore alle sue spalle richiamarla:

“signorina...mi sono scordato di dirle una cosa di fondamentale importanza...”

Il battito cardiaco di Gemma accelerò e, con coraggio, si girò verso il suo professore aspettando quella "notizia di fondamentale importanza". In quel momento era sorpresa ma aveva allo stesso tempo paura. Paura di ciò che avrebbe potuto dirgli il professore. Difatti non aveva un bella sensazione, ma non voleva arrivare ad ipotesi troppo affrettate.

“prego...”Gemma lo incitò a parlare mentre lei, dentro di se, provava molta impazienza e curiosità e sperò vivamente che non si trattasse di qualcosa non troppo piacevole e bella. Notò che Riccardo Esposito aveva incurvato le labbra, facendo un sorriso pieno di furbizia e malizia ed è stato proprio in quel momento che Gemma si rese conto che era fottuta.

 

“penso che si ricorda del corso da me gestito, gli e ne ho parlato alla fine del suo esame...” Gemma si sentiva appesa ad un filo, stava trattenendo il respiro  e non riusciva a sciogliere la tensione che provava in quel preciso momento.

“per chi avesse preso voti compresi tra il 18 e il 21 sarà obbligato a fare questo corso ogni martedì alle 16:00 e lei, come ben sa, è proprio tra quelli” 

a Gemma venne un tremore improvviso e la testa le girava come non mai. Aveva le stesse sensazioni di quando era entrata per la prima volta in sala operatoria, ansi si erano anche amplificate. Schiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore per la tanta collera e pensò che da un momento all'altro sarebbe potuta esplodere ed andare verso di lui, prendendolo a schiaffi con un furore che faceva parte della sua immaginazione e che di rado aveva scagliato contro altre persone come Andrea, il suo primo ed unico amore. 

“sta bene? La vedo un po' rossa e...accaldata”

Riccardo Esposito, a differenza di Gemma, era divertito dall'espressione della sua studentessa. Lui era riuscito a cogliere tutte le sensazioni di Gemma, conosceva il sistema nervoso e capiva quando riusciva a  toccare i punti nei quali si scatenava tutta la rabbia che neanche un'essere umano, come in questo caso Gemma, pensava di possedere. 

Gemma però, non doveva dargli quella soddisfazione e facendo internamente un bel respiro, che sperò di riuscire ad alleviare almeno un po' tutta quella rabbia, gli sorrise falsa. La falsità e la manipolazione erano il suo forte perciò perché non metterla in atto? 

 

Riccardo Esposito era stato di nuovo crudele con lei, ma rispetto alle altre volte, quella volta era diverso. Era diverso perché ella aveva finalmente compreso a che gioco stava giocando. Un gioco, a suo parere, assai malsano e cinico proprio come lo era lui. Era cinico ma sapeva giocarsi bene e con tanta esperienza le partite che metteva indirettamente in atto, ed era proprio quello che aveva fatto a Gemma. Di nuovo. Era come se quelle parole di scuse dette poche minuti prima non fossero servite a niente. Erano parole buttate al vento, alle quali ne Gemma e men che meno Riccardo avevano dato importanza.

Pertanto Gemma si ritrovò a contribuire a quel gioco al quale aveva precedentemente partecipato ma dal quale non ne era uscita vittoriosa in quanto, non ne aveva capito le regole.

“sono in perfetta forma...mai stata meglio. Allora ci vediamo martedì professore, io non mancherò sicuramente!”

Entrambi avevano gli occhi ridotti a due fessure, si stavano proprio sfidando e non intendevano mollare la presa.

“bene...adesso può andare” 

il professore agitò una mano come per indicare la porta e Gemma non esitò neanche per una frazione di secondo a spalancarla ed a fare un ultimo sorriso carico di odio a Riccardo Esposito per poi salutarlo con altrettanta malizia.

“arrivederci di nuovo professore!”

Gemma chiuse la porta alle sue spalle per poi appoggiarsi al muro adiacente e riprendere a respirare regolarmente. Era orgogliosa di se come non lo era da troppo tempo, ma non sapeva ancora  che ci sarebbero state conseguenze a quel gioco di un evidente pericolo. Perché si sa, niente è come sembra.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Verso il pomeriggio, appena uscita dall'Università, Gemma decise di incontrarsi con la sua migliore amica per festeggiare quel giorno. Per la prima volta dopo tempo si sentiva più spensierata perchè, anche se sapeva che non doveva cantare vittoria troppo presto, finalmente aveva quasi chiuso una questione irrisolta con il suo professore. Certo che se in mezzo non ci fosse stata la sua tesi di laurea e la laurea stessa probabilmente non avrebbe fatto ciò che aveva fatto pochi minuti prima in quanto lei era più che convinta di stare dalla parte della ragione e non da quella del torto. Ovviamente, in quella del torto ci stava Riccardo Esposito il quale aveva approfittato della sua posizione per denigrarla e vendicarsi per qualcosa che non aveva molto importanza. Al solo pensiero infatti, era già alquanto infastidita perchè era vero che gli aveva chiesto una tregua ma era una tregua dettata dal fatto di voler andare via da Venezia - e quindi di laurearsi in tempo- o perché era stata sincera nei suoi confronti?

 

Scartò la seconda risposta. Lei non sopportava Riccardo Esposito e non avrebbe mai potuto chiedere scusa a quello che era diventato un suo nemico. Non pensava di essere una ragazza immatura bensì una donna che non si faceva mettere i piedi in testa e che perciò esigeva rispetto da tutti e ovviamente, se loro gli e l'avessero dato, sarebbe stato corrisposto. Nel suo caso, il professore le aveva mancato di rispetto e anche se era solito dei professori, specialmente quelli universitari, non intendeva lasciare il posto ad una Gemma apparentemente debole ed impotente. Lei non lo era completamente: lei era una femminista, cioè credeva che l'uomo e la donna fossero al pari e che non ci dovessero essere differenza tra i due sessi. Questo era il motivo per il quale assumeva quel comportamento e per tale motivo, non tutti, ansi la maggior parte, erano della sua stessa opinione.

 

Nei suoi pensieri più profondi, c'era una voce però che le diceva tutt'altro. Una parte di lei era terribilmente attratta da Riccardo Esposito perchè le piaceva così tanto questo gioco di sguardi e di parole che non c'era altra spiegazione. Pensare che non avrebbe più potuto provocarlo e lanciargli sempre sfide in modo indiretto le provocava sicuramente un strana sensazione al petto.

"Ma a cosa stai pensando Gemma! È il tuo professore!”

Gemma scosse la testa per quegli assurdi pensieri che le vorticavano in testa involontariamente. Aveva il controllo su tutto ma non c'è l'aveva della sua mente e quindi dei suoi pensieri. Non riusciva a controllare la sua immaginazione e tantomeno a placarla o a bloccarla definitivamente. Con Riccardo Esposito queste emozioni si erano pure amplificate così tanto che forse, ogni giorno il pensiero ritornava proprio su di lui. Per una cosa o per l'altra ritornava sempre a pensare a lui. 

 

Gemma, pensierosa com'era, non si accorse nemmeno che era già arrivata a destinazione e appena vide la sua migliore amica appena fuori dalla porta sorrise. Forse Chiara sarebbe stata in grado di aiutarla con i suoi conflitti interni, anche perché quasi sempre le ipotesi di Chiara si dimostravano sempre giuste e rare volte, il contrario. Chiara aveva infatti un grande intuito e Gemma ne era assai affascinata e quasi la invidiava per quel dono che pochissime persone possedevano.

"Gigi! Ti vedo meglio rispetto a qualche giorno fa, mi sbaglio?" le chiese Chiara alzando un sopracciglio, con tono inquisitorio. 

Gemma le fece un sorriso a trentadue denti non riuscendo a trattenere la sua gioia e mentre lo faceva non riuscì a non trattenersi ed abbracciò la sua migliore amica. 

"non so come ringraziarti! Come potrei vivere senza di te!" le disse Gemma con una dolcezza che fece restare Chiara leggermente scossa. Gemma infatti, non aveva mai assunto tutta questa dolcezza nei suoi confronti in quanto era sempre stata una ragazza fredda e non amante delle "cose sdolcinate".

"vabbene, ora entriamo e tu mi spieghi tutto!" Le disse Chiara puntandole un dito contro come per minacciarla.

Per Gemma e Chiara si prospettava un pomeriggio lungo in quanto Gemma avrebbe esposto tutti i suoi dubbi alla sua migliore amica ed ovviamente Chiara avrebbe fatto lo stesso.

 

***

Riccardo Esposito si trovava in ospedale per affrontare la sua solita routine composta da interventi e lezioni di ogni tipo. Il suo lavoro era l'unica cosa che in trentacinque anni di vita aveva scelto e fatto bene perché infatti, Riccardo Esposito era molto conosciuto non solo a Venezia ma perfino in gran parte dell'Italia in quanto aveva fatto degli interventi che avevano contribuito non solo alla ricerca in campo medico ma sopratutto, cosa più importante per lui, era riuscito a salvare tante vite e quindi a strappare più sorrisi di gioia alle famiglie dei suoi pazienti ed ai pazienti stessi, i quali avevano acquisito un legame con lui. Un legame a cui Riccardo voleva che tutti i suoi studenti prendessero esempio perché un medico non deve essere solo tale ed avere una laurea ma deve sopratutto essere empatico. Non voleva che i suoi giovani studenti, ancora alle prime armi, pensassero soltanto al denaro perché la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato mandarli via a casa con non tanta grazia e lui sapeva riconoscere chi teneva veramente alla medicina ed ai suoi valori e chi invece era stato quasi costretto per avere un'assicurazione di benessere economico per tutta la vita.

 

Certo, lui era un uomo che stava molto bene economicamente ma il suo obbiettivo non era proprio quello: lui voleva trasmettere ai suoi studenti tutta la passione che ci metteva nel salvare delle vite umane ma soprattutto voleva far vedere la scintilla che brillava nei suoi occhi quando ne parlava. In realtà gli dispiaceva che la maggior parte dei suoi alunni contenessero dell'astio nei suoi confronti, ma allo stesso tempo non se ne pentiva perché era più che consapevole del fatto che fosse un uomo dai sani principi e con delle regole ben precise da rispettare. E fino a quel momento, durante gli anni di insegnamento, non aveva mai conosciuto studenti o studentesse che fossero veramente nati per svolgere il lavoro del medico e che quindi potessero assicurarsi un posto nel suo cuore.

Ma, a malincuore, non potè far altro che ricordarsi dell'unica studentessa che rispecchiava alla perfezione ciò che lui aveva da sempre cercato e la ragazza in questione si chiamava Daniela

 

Daniela era una ragazza dalla mente brillante e con una vocazione per la medicina innata. Ogni volta che la vedeva tra i corridoi dell'Università non vedeva l'ora di fermarla e parlare della medicina per ore perchè con lei, tutto era diverso. Riccardo riusciva a vedersi in lei, era proprio come se Daniela fosse la sua fotocopia di quando era giovane ed inesperto come lei in quel momento anche se, dall'altro canto era come se praticasse la medicina da ben prima della sua nascita perché appunto, lei era la prima studentessa che volesse veramente accudire e accompagnare lungo tutto il suo percorso. 

Ben presto però, Riccardo si rese conto che c'era dell'altro e che di certo non provava più un semplice sentimento di stima ed ammirazione quasi paterna bensì era proprio innamorato. Era innamorato di una sua studentessa. Era qualcosa di proibito quello che stava per nascere tra di loro ma lui, non riusciva a contenersi e non riusciva a togliersela dalla testa e quando finalmente riuscirono ad innamorarsi e a trovare un punto d'incontro per il loro amore,  la loro relazione divenne molto presto tossica e quasi malsana. Entrambi si spinsero al limite del pericolo  e forse lo superarono pure e Riccardo non potè far altro che lasciarla. Non provò dolore bensì rabbia. Era arrabbiato con se stesso perchè il fato gli aveva tolto l'amore e gli aveva causato solamente disgrazie in ambito sentimentale. Ed è stato proprio in quel momento che si promise di non innamorarsi mai più.

 

Decise di scacciare quei ricordi e di rinchiuderli  in chissà quale posto, l'importante era che non fosse ancora dentro la sua mente perchè Daniela, sebbene ancora lo torturasse di chiamate e di messaggi, era ormai una persona sconosciuta e che faceva parte del suo più lontano passato, nonostante fossero passati 5 anni. 

Riccardo accese il computer per controllare se ci fossero email di una rilevante importanza e appena si accorse che c'è ne era una si affrettò a leggerla e  ciò che vide lo fece bloccare per un attimo. Perso nei brutti ricordi, non si accorse dell'email riguardante i tirocini dei suoi studenti nel suo reparto che lui stesso dirigeva con tanta dedizione ed orgoglio e  appena con il mouse scorse tremante il nome di quella studentessa che da tempo lo faceva irritare come non gli capitava da tempo, il suo cuore perse letteralmente un battito.

Infatti, i nomi degli altri gli importarono ben poco in quanto la sua attenzione era più che altro concentrata solo e solamente su una persona: Gemma Ferrari. 

 

È vero che l'aveva praticamente obbligata a partecipare al suo corso extra ma allo stesso tempo non voleva ammettere, più a se stesso che ad altri, che quella ragazzina lo faceva infuriare per la sua estrema insolenza ma c'era qualcosa che lo spingeva a saperne di più, a capire di che pasta era fatta. Il voto dell'esame era più che giusto, almeno lui lo riteneva tale, anche perché Riccardo Esposito era molto rigido su tutto ciò che riguardasse la professionalità e non avrebbe mai messo un voto che un suo studente non meritava che fosse positivo o negativo. Mai aveva fatto favoritismi fino a quel momento e mai li avrebbe fatti. 

Pertanto, non potè far altro che scrivere, con un'impazienza che non credeva di possedere, un'email a tutti gli studenti cominciando prima da Gemma e mentre lo faceva un sorriso malizioso si dipingeva sul suo volto.

 

***

Gemma era già tornata a casa da tempo, stravolta dal pomeriggio passato con Chiara in quanto non avevano fatto altro che spettegolare e raccontarsi tutto ciò che stava accadendo in quel momento nella loro vita, sopratutto nella vita della giovane Gemma. 

Appena tornata a casa infatti, decise di farsi un doccia come era sua solito fare quando era particolarmente stressata e difatti, era molto più rilassata rispetto a pochi minuti prima quando a stento si teneva in piedi. 

Fortunatamente, appena mise piede in casa, ignorò totalmente i suoi genitori che provarono invano a fermarla, lei non voleva assolutamente ascoltarli e fu per tale motivo che si diresse velocemente verso la sua camera e si rinchiuse dentro per stare finalmente un po’ in pace dopo una giornata alquanto impegnativa, come tutti i giorni del resto. 

Ma appena sentì il telefono squillare lo prese subito  per controllare chi fosse alle dieci di sera e appena intravide di sfuggita che il messaggio era di Luca sospirò di sollievo:

Hai già letto l’email? Dalla settimana prossima avremo il tirocinio in ospedale.

 

Strabuzzò gli occhi, leggermente chiusi per via del sonno che si faceva già sentire e da quando prima era distesa sul letto con non tanta voglia di rialzarsi, scattò immediatamente da esso per andare a controllare dove fosse andata a capitare con il cuore che le stava esplodendo in gola e le mani tutt’altro che ferme. 

Impaziente, mise la password ed entrò subito nell’email, con il computer che per la prima volta  era particolarmente lento e di conseguenza non riusciva a caricarsi come avrebbe dovuto fare proprio in quel momento.

Questo non fece altro che rendere ansiosa Gemma la quale, presa da un attacco di nervosismo, incitò con poca grazia il computer a muoversi:

“Oh e andiamo!”

 

Quando dopo qualche minuto, in cui ella non faceva altro che mangiarsi nevroticamente le unghie, il computer finalmente riuscì ad aprire l’app e lei non esitò a cliccare sull’email del professore. Ma quello non era niente perché rimase sorpresa di sapere che era stata assegnata proprio a Riccardo Esposito nel reparto di Ortopedia e ciò le fece fare un sospiro che non riuscì nemmeno a decifrare in quel momento poiché era troppo presa dal momento e il suo cuore, anziché calmarsi, prendeva a battere sempre di più, sempre più forte, come se stesse correndo una maratona senza meta. 

Le uniche parole che uscirono involontariamente ed incontrollatamente dalla sua bocca furono brevi ma concise:

“Oh-mio-Dio!”

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"Cara signorina Gemma Ferrari, con questa formale email le comunico molteplici informazioni che saranno di vitale importanza per lei in ambito universitario ed alle quali dovrà obbligatoriamente attenersi in quanto l'università le prevede ai fini del termine del suo percorso in medicina e chirurgia: lei e altri suoi compagni, ai quali manderò la stessa email, dovrete presentarvi il lunedì, martedì, giovedì e venerdì per il tirocinio di ortopedia nel policlinico adiacente l'università. Il tirocinio in questione, gestito dal sottoscritto, prevederà massima attenzione e sopratutto puntualità e, nel caso in cui dovesse succedere il contrario, prenderò seri provvedimenti al riguardo. Chiaramente, discuteremo degli altri altri dettagli prima ancora d'iniziare ma le consiglio di leggere attentamente ciò che è stato appena citato.

 

P.S. Il corso di cui le ho parlato si terrà il mercoledì dalle ore 16:00 alle ore 18:30 all'università, precisamente al 3 piano ala Est.

Cordiali saluti,

Riccardo Esposito."

 

Gemma si trovava nel bar accanto all'università in compagnia di Luca, il quale non aspettavo altro che Gemma gli leggesse l'email del loro professore in comune inviata a quest'ultima. Luca avvertì che il tono della sua migliora amica era tutt'altro che carico di felicità, e ne comprendeva benissimo i motivi in quanto era a conoscenza del fatto che tra lei e Riccardo Esposito non scorresse buon sangue. Dall'altro canto, pensava che, dopo la rivelazione di Gemma riguardanti le scuse fatte al professore, le acque si fossero calmate ma ormai aveva già intuito che lei non era stata assolutamente sincera nei confronti di Riccardo Esposito e temeva per lei che anche quest'ultimo non le avesse creduto. Infondo, Riccardo Esposito era un uomo di spiccata intelligenza ed intuito, colto, affascinante e pieno di risorse  e per tale motivo pensava che ciò che aveva fatto Gemma non era servito un granché. 

 

"Beh...a me fa paura pur non avendolo davanti..." disse Luca, parlando con la bocca piena ed impastata dal tanto cibo che si era infilato in bocca nel tentativo di non far traspirare nessun dubbio riguardante la situazione di Gemma.

"Esagerato! Anche se da una parte non posso darti torto...quell'uomo è fin troppo irascibile, concordi?" Chiese Gemma facendo una risata tra un misto sarcastica e nervosa, scrutando Luca con gli occhi di una persona che non aspettava altro se non quell'unica risposta che per Gemma conteneva dietro più significati di cui non conosceva ancora il significato ma che probabilmente, avrebbe scoperto ben presto. 

"Ma dai! Chi non lo pensa, insomma penso che oltre al suo fascino e al suo carisma sia proprio questa una tipica caratteristica di Riccardo Esposito!" Esclamò scettico Luca.

"Già...almeno tu non dovrai sopportarlo quattro giorni su cinque, senza contare ovviamente le ore extra e le lezioni universitarie!" 

Gli rispose Gemma, facendo percepire a Luca tutto il suo disappunto e Luca non fece altro che abbassare la testa senza rendersene quasi conto. Era riuscito a legare con una ragazza, tanto stravagante quanto speciale, che in poco tempo lo aveva cambiato sia in meglio che in peggio in quanto, nella prima ipotesi, era sicuramente diventato più estroverso non solo nei confronti di Gemma ma anche di altri che però, non riuscivano a farlo aprire come lo faceva Gemma a modo suo, un modo che Luca trovava unico. Luca, infatti, era sempre stato un tipo riservato e fin troppo messo da parte, il solito bravo ragazzo che si isolava sempre perchè troppo timido. ma con Gemma le cose erano cambiate e ne era più che felice e riconoscente. Nella seconda ipotesi, già da qualche tempo stava accusando non solo gelosia ma anche una preoccupazione eccessiva. Quest'ultima era difatti la più preoccupante perché, sempre per colpa della sua insicurezza, aveva una paura tremenda che l'unica persona che era riuscito a farlo stare veramente bene potesse abbandonarlo da un momento all'altro e il solo pensiero gli faceva venire la pelle d'oca e la nausea. 

 

Scosse leggermente la testa e, come era suo solito fare, fece finta di nulla e continuò a sorridere a Gemma e a non farle pesare il fatto che probabilmente sarebbero stati lontani per un bel po' di tempo, mentre Luca stava mentendo a più non posso soltanto per la felicità di Gemma.

"Eh dai Gemma! Non mi dire che ora te la fai addosso!" Esclamò divertito Luca, dandole una leggera pacca sulla spalla con fare scherzoso.

"Non è questo il punto...ma come ben sai, il mio autocontrollo è abbastanza limitato sopratutto in presenza della persona in questione anche perché lui è gemelli" 

Gemma non riuscì ad impedire a quel piccolo particolare di uscire dalla sua bocca, difatti, quando capii cosa lei stessa aveva detto si fermò di colpo incredula delle sue parole.

"Oh beh...adesso sì che ho delle domande farti: la prima è credi veramente ai segni zodiacali? La seconda invece è come diavolo fai a saperlo?!" 

Anche Luca era abbastanza sconvolto dalle parole di Gemma, ed era assai interessato alla risposta alle sue sue uniche domande. Osservò Gemma, la quale stava decidendo sul da farsi e su come rispondere a quelle domande insolite, sopratutto alla seconda. Si schiarì la voce imbarazzata e alquanto a disagio, in quanto poche erano le parole che le venivano in mente e le rispettive scuse che voleva crearsi al momento.

 

"Ecco...è stato solo un caso! Volevo semplicemente avere delle informazioni su di lui rispetto a quanto non ne sapessi già, insomma non credo che tu sia così innocente e sicuramente l'avresti fatto anche tu al mio posto! E comunque, credo all'astronomia ed in particolare ai segni zodiacali! Contento?" Disse Gemma, spazientita ed esageratamente suscettibile e sensibile alle domande di Luca. Luca non si trattene dal guardarla con aria di stupore e la sua risposta lo fece ben capire:

"Ma che novità! Questa proprio non me l'aspettavo, devo ammettere che ci sai fare..." 

Luca, rispetto a Gemma, era assai divertito in quel momento e non voleva assolutamente interrompere la chiacchierata tra lui e la sua migliore amica in quanto per la prima volta forse, aveva visto un altro lato di Gemma che a quanto pare, le era molto semplice nascondere.

"Io sono piena di sorprese, magari un giorno te le farò conoscere tutte!" 

 

***

Il tanto temuto mercoledì era già arrivato e Gemma, era più che ansiosa in quanto verso il pomeriggio sarebbe dovuta andare dal suo professore, ad un corso al quale lei si era sentita costretta a partecipare e di cui, con ogni probabilità, non avrebbe fatto parte poiché voleva tenersi più lontana possibile da Riccardo Esposito. Aveva per lo più paura per quello che la sua mente le avrebbe fatto pensare poiché lei agiva senza pensare perciò ogni cosa che pensava usciva successivamente dalla sua bocca senza che lei potesse in qualche modo fermarle e purtroppo, quello era il suo punto debole: Non riuscire a controllarsi in determinate situazioni, e giacché lei amava avere il controllo di tutto, si sentiva persa e quasi non si riconosceva più.

 

Osservò il grande edificio dinanzi a lei, e pensare che da lì a poco non lo avrebbe rivisto più la faceva non solo eccitare ma anche spaventare perche c'era una una parte di lei che senza dubbio, voleva cambiare vita continuando le sue ricerche in campo medico e la sua realizzazione personale; l'altra parte era chiaramente triste in quanto avrebbe sicuramente avuto nostalgia di un posto che l'aveva accompagnata per ben 6 anni che ovviamente non erano pochi. 

Entrò all'università e, sebbene dovesse sbrigarsi ad andare nell'ufficio del suo professore, decise di incamminarsi verso la biblioteca per cercare qualche libro che sicuramente le sarebbe servito per agevolarle lo studio.

Camminò piano e senza far rumore lungo il corridoio della grande biblioteca universitaria e cercò dei libri che potessero essere interessanti e, improvvisamente, uno di quelli attirò i suoi sensi:

"Malattie dell'apparato locomotore".

 

Ella puntò gli occhi proprio su quel libro che poteva anche essere d'aiuto per la lezione che avrebbe dovuto affrontare da lì a poco. Sfogliò attentamente e accuratamente le pagine e si fermò in un capitolo dedicato solamente ai "reumatismi delle parti molli" e trovò che con Riccardo Esposito, che era abbastanza qualificato nel spiegare tale argomento in quanto quella era proprio la sua materia, poteva approfondire in modo più meticoloso qualcosa che Gemma si era ritrovata forse a trascurare.

"Signorina...che piacere vederla qui!" 

La ragazza sussultò al suono di quella voce così roca e profonda che l'aveva colta alla sprovvista poiché realizzò solo dopo che Riccardo Esposito si trovava proprio dietro da lei, forse pochi metri c'erano a dividerli. 

"Buon pomeriggio, professore" 

Gemma si girò cautamente verso di lui e ricambiò in modo cortese ed educato il saluto. Silenziosa, scrutò il suo professore in tutta la sua altezza e...bellezza e per poco non le sfuggì un sospiro che avrebbe potuto udire chiunque. 

 

"Ha scelto un libro interessante...complimenti, mi ha piacevolmente sorpreso!"

Il professore indicò con l'indice della mano destra il libro e inarcò un sopracciglio, come era suo solito fare quando era meravigliato ed infatti, era proprio così che si sentiva al solo vedere il libro che divorava giorno e notte in quanto,  se non si fosse capito, Riccardo Esposito era dedito al lavoro e pertanto non si fermava mai ad una sola informazione bensì continuava finché non ne avrebbe avuto abbastanza e probabilmente mai sarebbe stato sazio. 

"È così strano che una studentessa cerchi un libro così complesso come questo?" Domandò ironica Gemma, accennando un sorriso leggermente imbarazzato. 

"Beh...come penso lei già sappia, la vostra generazione è alquanto...ridicola, se mi permette" disse il professore, inumidendosi le labbra secche, ma carnose, con la lingua. Gesto che non passò inosservato a Gemma, la quale si ritrovò ad arrossire e a fare pensieri poco casti e non da lei.

 

La mia mente mi sta sicuramente giocando brutti scherzi!

 

"Sono d'accordo però sa, non tutti ne fanno parte ed io sono una di quelle persone" disse Gemma con un tono che faceva trasparire tutta la sua amarezza sopratutto nei confronti del sue ex, il quale si era comportato in modo a dir poco infantile e immaturo e fu, infatti, proprio da quel momento che lei non riuscì a fidarsi degli altri. Ormai pensava che tutti fossero uguali motivo per cui, aveva stranamente concordato con l'opinione del suo professore.

"Già...allora vuole seguirmi? Se non sbaglio abbiamo una lezione per due ore in cui ovviamente potrà spiegarmi tutti i suoi dubbi che io non esiterò a rispiegarle" disse Riccardo Esposito sicuro di se e quasi premuroso nei confronti della sua studentessa. Gemma era allo stesso tempo scossa in quanto era proprio l'insolita gentilezza del suo professore a sorprenderla e forse, a farle rivalutare per poco la sua idea riguardo al conto di quest'ultimo. 

"Naturalmente".

 

Gemma seguì in silenzio il suo professore, il quale la guidava verso il suo ufficio privato in cui di solito teneva il tipo di lezione al quale ella avrebbe assistito. Ad un certo punto fu proprio il professore a fermarsi davanti ad una porta di legno scuro, con una targa in oro con su scritto le sue principali credenziali:

Riccardo Esposito, professore ordinario di ortopedia e malattie dell'apparato locomotore.

Una scintilla attraversò gli occhi di Gemma, attratta da una semplicissima e comune targhetta che però apparteneva a quel professore. Molte erano le domande, molte delle quali indiscrete, che avrebbe voluto fargli ma che allo stesso tempo era consapevole di non potergli fare in quanto c'era un limite invisibile, ma allo stesso tempo immaginabile, che non poteva e non doveva assolutamente essere infranto. 

"Prego, prima lei" 

Riccardo Esposito, in quanto gentiluomo, fece entrare prima la sua studentessa e la osservò attentamente mentre notò con la coda dell'occhio che ella stava scrutando ogni minimo particolare del suo ufficio. Accennò un sorriso e scosse la testa, scombussolato da quella situazione, e si accomodò nella sua sedia.

 

"Allora...c'è un argomento particolare dal quale vorrebbe cominciare?" Chiede impaziente il professore, non aspettando altro che la risposta di Gemma.  Quest'ultima pensò all'argomento che si era prefissata in biblioteca e decise difatti di fargli qualche domanda in proposito:

"Si ecco...vorrei saperne di più riguardo ai reumatismi delle parti molli

Riccardo Esposito, udendo quelle parole, non riuscì a trattenere un ampio sorriso e la luce nei suoi occhi, per l'evidente euforia, era più che tangibile.

"Mi ha chiesto il mio cavallo da battaglia signorina, perciò non potrei essere più che felice di spiegarglielo..."

 

Continua...

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


In quel pomeriggio, in una stanza illuminata soltanto dalla leggera luce della lampadina che entrava in contrasto con quella rimasta fuori, la quale entrava nelle finestre dell'ufficio del professore elegantemente e che trasmetteva una certa tranquillità che Gemma si sforzava di avere invano, c'erano soltanto Il professore e la sua alunna. Il professore parlava con una certa autorità che di certo tutto fece tranne che passare inosservata a Gemma, la quale era rapita dal tono di voce della persona che si trovava davanti a lei. Ancora stentava a credere di aver accettato di ricevere lezioni private da una persona che fino ad allora non sopportava ma che in quel momento, si era ritrovata a porsi delle domande e così si era distratta, persa tra i tanti pensieri che le ronzavano in testa a causa di un'insolita confusione. Già, la confusione non faceva parte della personalità di Gemma ma forse nemmeno lei conosceva più se stessa. 

 

Guardò con una certa intensità le labbra di Riccardo Esposito, si concentrò difatti con attenzione nei suoi minimi particolari: le sue labbra erano a dir poco carnose e della giusta dimensione, la mascella era contratta e le sopracciglia erano più aggrottate del solito, sicuramente a causa della tanta concentrazione che egli stava applicando. 

Certo, aveva già una certa età che dimostrava ma allo stesso tempo che non rendeva in quanto nella sua vita Gemma non aveva mai conosciuto un uomo così enigmatico e attraente per la venera età di quasi  quarant'anni.

La giovane ragazza si mordeva la penna tra i denti, presa da un improvviso momento di eccitazione nel vedere solo il suo professore spiegarle cose che dovrebbero essere nel suo interesse ma che in quel momento non lo erano, in quanto nella testa aveva ben altro.

 

"Signorina va tutto bene?"

Improvvisamente, Gemma fu costretta a ritornare alla realtà. Realtà in cui non voleva tornare, voleva restare persa in quei pensieri impuri. Impuri perché non poteva e non doveva permettersi di pensare al suo professore in quanto tale.

"C-cosa? Si certo!" Disse Gemma schiarendosi la voce, con una punta d'imbarazzo nella lingua. Il professore la stava guardando -o meglio scrutando- con aria interrogativa e Gemma, cercando di sembrare più innocente possibile, accennò un sorriso di circostanza e si passò le mani tra i capelli nervosamente. 

"Bene...allora mi ripeta quanto detto" disse il professore allentandosi il nodo della cravatta e rilassandosi nella sedia sulla quale era seduto, mentre continuava a sostenere il suo solito sguardo intenso alla sua studentessa.

 

Gemma, chiaramente in difficoltà, sgranò per un attimo gli occhi e si morse il labbro inferiore nella speranza che avrebbe ben presto trovato una soluzione. 

"Si ehm...stavamo parlando dell'osteoporosi...uhm no mi scusi, dell'artrite reumatoide..." affermò Gemma, indecisa su entrambe le risposte poiché non aveva idea dell'argomento di cui il professore stesse parlando. 

"Nessuna delle due signorina...stavamo parlando dell'ernia del disco, per favore stia più attenta" Disse il professore leggermente infastidito dalla disattenzione di Gemma. Lui era poco tollerabile riguardo a tali comportamenti ma poteva biasimare per una volta la ragazza purché non si sarebbe ripetuto un'altra volta.

"Certo...mi perdoni" 

Come se non bastasse, Riccardo Esposito fece un'altra cosa che seppur normale, per Gemma risultava sensuale e si chiedeva se lui lo stesse facendo apposta per farla impazzire così tanto da farla agitare sulla stessa sedia: egli si era lentamente sbottonato i primi due bottoni della camicia di lino azzurra che abbinata ai suoi occhi del medesimo colore, gli donava fin troppo. 

 

"Per oggi basta così signorina, è tardi e credo che lei abbia bisogno di riposarsi" 

Il professore rilasciò un sospiro dovuto al fatto che Ia stanchezza era ben visibile nel suo viso  al contrario di Gemma, la quale aveva iniziato a sentire una vampata di calore in tutte le parti del corpo e si sentiva tutt'altro che stanca, aveva più che altro l’adrenalina che le scorreva nelle vene. Sperava che, sebbene Riccardo Esposito avesse la fortuna di avere un grande intuito -motivo per cui faceva il medico- non se ne fosse accorto ma Gemma pensò che lui dovesse essere proprio allo stremo delle forze per una cosa così palese. 

 

"Venga, l'accompagno alla porta..." affermò lui, mentre si alzava con la su solita classe, che lo metteva ancor di più in evidenza, dalla sua sedia con altrettanta finezza. Gemma a quel punto si alzò ed ebbe una gran voglia di uscire da quella stanza che in poco tempo, era riuscita a farle cambiare atteggiamento. Forse si era dimostrata troppo debole e consenziente agli occhi di Riccardo Esposito in quanto fino ad allora si era rivolto a lui con un tono abbastanza tagliente fino a farsi odiare anche se, nemmeno il professore era da meno. Quest’ultimo infatti, sembrava aver abbandonato il suo modo di fare assai scurrile nei confronti della giovane studentessa per lasciare spazio ad un professore disponibile e con una pazienza che metteva a suo agio la ragazza.

"La ringrazio professore per la lezione di oggi...le auguro una buona serata" disse Gemma, scossa dall'improvvisa vicinanza con il suo professore.

"Anche a lei, ci vediamo domani per il tirocinio" 

Gemma annuì sebbene dentro di lei c'erano troppe emozioni: confusione, indecisione e al contempo voglia di scoprire qualcosa di più riguardo questa situazione. A Gemma, infatti, le era sempre piaciuto il pericolo e tutto ciò che ne riguardasse e sicuramente lei e il suo professore, sebbene non fosse successo nulla di così sconvolgente, facevano parte di quel gioco malato. Perché il proibito potrebbe portare gioia ma allo stesso tempo, come succede nella maggior parte dei casi, porta a qualcosa di tossico e di inavvicinabile. Ma per Gemma, un conto era pensarlo nella sua mente e un altro era viverlo in carne ed ossa, insomma in tutti i modi possibili. 

 

Ella aveva messo un piede fuori dall'ufficio del professore che quest'ultimo la richiamò: "ah e signorina...non si dimentichi di arrivare puntuale e soprattutto di essere attenta durante le mie lezioni, non sarò tollerante a comportamenti del genere una seconda volta" le disse, senza aspettare una risposta dalla ragazza che le chiuse la porta in faccia e lei, a dir poco sconvolta, alzò le mani e imprecò mentalmente.

 

"Ma tu guarda questo! Si permette pure di chiudermi la porta in faccia!"

 

Per pochi minuti Gemma rimase a fissare di nuovo la porta di Riccardo Esposito e un moto di rabbia l’avvalse, presa dal momento così strano, in cui la tensione quasi si poteva trasformare da qualcosa di astratto a qualcosa di concreto. 

A farla smuovere da quel momento in cui era praticamente paralizzata come una statua, era il suo telefono che squillava incessantemente, cosa che la fece innervosire ancora di più: "pronto!" Disse al telefono.

Dall'altro capo del telefono invece si trovava Chiara, la quale poteva avvertire l'irascibilità della sua amica.

"Ehi Gigi! Dal tuo tono di voce vedo che non sei tanto felice!" Disse Chiara con la sua solita allegria e calma che Gemma tanto invidiava, in senso buono.

Quest'ultima alzò gli occhi al cielo e si massaggiò le tempie con le dita, prima di prendere un respiro profondo e cercare in questo modo di dare un freno al nervosismo improvviso.

"Lasciamo perdere! Ci possiamo vedere?" Chiese la ragazza alla sua migliore amica, la quale non esitò ad accettare l'invito che la colpì piacevolmente in quanto raramente le due avevano l'occasione di vedersi anche la sera. Tra università e gli esami che avrebbero dovuto dare a breve entrambe non c'era quasi mai spazio per un po' di sano è giusto divertimento.

"Porto con me un amico di cui ti avevo già parlato, così vi conoscete!" Gemma udì appena due parole non belle uscire dalla bocca di Chiara prima di riattaccarle il telefono e ridere di sottecchi.

Aveva bisogno di svagare la sua mente e di non pensare a Riccardo Esposito e l'unico modo per poterlo fare era starci lontano non solo dal professore ma anche e sopratutto dai suoi genitori, che cercava di evitare il più possibile,  e provare a stare più tempo con i suoi amici: Chiara e Luca.

 

Gemma infatti,  chiamò subito quest'ultimo appena chiuse la chiamata con Chiara e gli propose la sua splendida idea: "Luca, ti vorrei fare conoscere una persona con la quale penso che andrete d'accordo".

Infondo era la verità,  Gemma notava che tra Luca e Chiara c'erano molte concordanze nel loro modo di pensare e di fare, era come se quando parlava con Chiara vedeva al contempo Luca e viceversa. 

"Ma di chi stai parlando Gemma? E poi com'è andata con Esposito?" Chiese Luca stranito dalla particolare euforia che Gemma riusciva a trasmettergli con il suo genuino sorriso del quale era quasi "innamorato". Purtroppo, codesto sorriso non durò tanto in quanto, quando Luca fece il nome della persona di cui Gemma era assai preoccupata -in tutti i sensi- maledì mentalmente Luca poiché non poteva permettersi di farlo a voce, non voleva parlare di lui.

"Esposito passa in secondo piano...per quanto riguarda la prima domanda, vediamoci all'ingresso dell'Università" disse Gemma, affrettando il passo verso l'uscita della sua università.

"Ma Gemma cos-"

Anche con Luca, Gemma riattaccò il telefono. Voleva rendere l'incontro tra Chiara e lui quasi importante perché probabilmente, almeno lei lo sperava, potevano diventare un ottimo trio. Leonardo ne faceva parte ma visto il suo comportamento, Luca era un ottimo sostituto in senso buono, chiaramente.

 

***

"Mi spieghi dove stiamo andando cortesemente?" Chiese Luca, cercando di capire cosa avesse in testa la sua migliore amica. 

"Quante domande! Ora vedrai...siamo quasi arrivati!" Esclamò Gemma. Naturalmente, quest’ultima conosceva la strada per andare a casa di Chiara meglio di qualsiasi altra cosa perciò le era impossibile sbagliare e appena ella si accorse che erano giunti a destinazione,  si girò verso Luca e gli sorrise.

“Siamo arrivati, scendi!” Lo incitò Gemma. Luca, non ancora perfettamente convinto, esitò a scendere dalla macchina di Gemma ma dopo tanti tentennamenti si convinse, manipolato ancora una volta da quella giovane e ribelle ragazza.

Entrambi andarono verso il porto e la differenza in quei piccoli gesti si poteva ben notare: Gemma, era come se per lei fosse di routine andare in quella casa e per tale motivo si muoveva senza alcun disagio a differenza di Luca che la parola “imbarazzato” era troppo poco per descriverlo. 

“Stai tranquillo, magari un giorno mi ringrazierai ...” sussurò Gemma, aspettando pazientemente che la sua amica aprisse la porta di casa.

“Ho dei dubbi” disse Luca, con una voce così bassa che Gemma probabilmente non lo sentì, e il suo scopo era questo. 

 

Appena Chiara aprì la porta, gli occhi guardarono prima la sua migliore amica e poi l’altro ragazzo del quale non ne conosceva l’esistenza ma solo dopo comprese di chi si trattasse. Passò più volte lo sguardo da Luca, ma sopratutto, alla sua migliore amica: la guardava con aria interrogativa e quasi arrabbiata, anche se far arrabbiare Chiara era molto difficile sopratutto quando si trattava della sua migliore amica.

Quest’ultima le toccò un gomito per invitarla a comunicare con Luca, il quale non riusciva a decifrare gli sguardi che Gemma e Chiara si passavano e questo, gli rendeva le cose ancora più complicate di quanto già non lo fossero.

“Sono Chiara, piacere”

Finalmente, come era più semplice intuire in quanto la timidezza di Luca non avrebbe sicuramente fatto il primo passo, fu Chiara a rompere il ghiaccio per prima e questo fu un sollievo per Luca.

“Luca, piacere mio”

Il ragazzo allungò la mano, ancora esitante, che Chiara strinse in modo incoraggiante poiché notava che lui era un tipo molto riservato e introverso.

“Gemma mi ha parlato di te...prego entrate”  

Luca scambiò uno sguardo con Gemma per accusarla di quello che aveva fatto e lei lo ricambiò fingendo di essere innocente quando in realtà era ovviamente l’opposto.

“Allora...frequenti medicina come Gemma, giusto?” Chiese Chiara per far felice la sua migliore amica, la quale la guardava come un’assassina.

“Si, siamo entrambi all’ultimo anno e tu invece che università frequenti?” Domandò questa volta Luca.

“Giurisprudenza, anche io sono al quinto anno...ho iniziato tardi sennò avrei già finito” disse Chiara con una punta di amarezza nella voce. Come tutt gli studenti universitari, anche lei voleva finire al più presto quegli anni e iniziare un nuovo capitolo della sua vita.

“Perché non ci sediamo sul divano e ci conosciamo meglio? Prego accomodati...” propose Chiara, indicando il divano di pelle nero.

Luca annuì e fece come Chiara gli aveva proposto mentre Gemma, li guardava già con gli occhi a cuore.  Sapeva e credeva che la loro sarebbe stata una bella amicizia e che forse, quei due, così diversi caratterialmente da lei, avrebbero curato tutte le sue ferite e colmato i suoi vuoti perché come spesso si dice, gli amici sono come una vera e propria medicina: guariscono i danni altrui.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Gemma si sentiva eccitata e agitata per il suo primo giorno di tirocinio con Riccardo Esposito. Non era mai stata così ansiosa in quanto, nell'arco dei suoi sei anni, aveva fatto sempre tirocinio in ospedale nei diversi reparti ma da quando aveva incontrato quel professore che tanto la mandava in confusione, sia per i suoi modi di fare, che si alternavano a momenti di empatia e ad altri in cui era irritato, sia per il suo atteggiamento quasi presuntuoso e di gran lunga superiore, cosa che Gemma non sopportava, ed era forse per quel motivo che si era ritrovata ad andare esageratamente contro i valori e i principi di del professore. 

 

Negli ultimi giorni però, era cambiato. Certo, non poteva ancora stabilire con precisione se il suo professore l'avesse presa di buon occhio e avesse cambiato il suo pensiero riguardo ad ella anche perché a Gemma serviva un solo aggettivo per descriverlo, che racchiudeva un insieme di significati di facile interpretazione: Imprevedibile. 

Ma magari, aveva deciso di mollare un po' la presa e avere un rapporto civile con la giovane studentessa. Queste erano le uniche ipotesi possibili anche se, in quest'ultima cosa, Gemma era molto perplessa in quanto aveva imparato a conoscere Riccardo Esposito seppur indirettamente, osservando solamente i suoi modi di fare, e tutto le sembrava ma non un tipo che non gli e l'avrebbe fatta pagare per molto, ma molto tempo. Ella tremava alla sola idea che lui si stesse prendendo gioco di lei escogitando così, una vendetta alternativa per gli avvenimenti degli ultimi mesi.

 

Non ci volle pensare. In mente doveva avere soltanto l'idea che quello sarebbe stato il giorno in cui avesse provato a salvare delle vite, a fare degli interventi seppur piccoli ma non insignificanti perché per Gemma, tutto ciò che riguardasse la medicina aveva un grande significato. Nonostante il suo rapporto con colui che da lì a poco avrebbe incontrato e con il quale avrebbe passato un bel po di tempo, si riteneva fortunata ad avere una persona di tanto prestigio quale era Riccardo Esposito. 

 

Prese un bel respiro e appena di fronte a lei si ritrovò il grande ospedale universitario adiacente la sua università, non esitò a metterci dentro piede presa dalla carica che possedeva in quel preciso istante e che sperò mantenesse fino alla fine del suo percorso universitario come d'altronde aveva sempre fatto.

Ormai conosceva a memoria quell'ospedale e perciò orientarsi non doveva essere un'impresa. Pertanto si diresse verso l'ascensore e successivamente verso il 3 piano in cui si trovava il reparto di ortopedia e traumatologia. 

 

Il cuore le martellava nel petto e le mani erano fredde e allo stesso tempo umide. Tante erano le sensazioni indecifrabili che la ragazza stava provando, forse infinite o forse ignote a lei stessa. 

Appena sentì il suono dell'ascensore e le porte di esso aprirsi, queste sensazioni si amplificarono ma come le era solito fare quando era in preda all'angoscia, che fosse in senso buono o il contrario, pensava ai suoi obbiettivi e a giungere finalmente alla meta verso la quale voleva andare sin dalla giovane età di 16 anni per sfuggire alla città tossica nella quale era nata e cresciuta.

 

Si sorprese ulteriormente quando davanti a lei si palesò un'insegna che le fece un certo effetto: 

"Riccardo Esposito, primario di Ortopedia e Traumatologia"

Prese a guardarlo attentamente come mai le era successo. Mai prima d'ora infatti, una normalissima insegna che si trovava in tutti i reparti degli ospedali era riuscita a suscitarle quella particolare attenzione.

Una voce femminile  schiuse quella bolla che si era andata a creare attirando l'attenzione di Gemma, la quale scosse la testa prima di girarsi verso la ragazza:

"Sei con il professor.Esposito?" Il suo tono fece inarcare un sopracciglio a Gemma in quanto questo era scocciato e a dir poco arrogante. 

"Si, perché?" Chiese Gemma con diffidenza e freddezza. Ella scrutò attentamente la ragazza sconosciuta e appurò che sicuramente fosse una specializzanda e non una tirocinante come lei in quanto, assumevano tutte lo stesso modo di fare: comandare a bacchetta gli studenti.

 

"Seguimi, sei in ritardo e come penso tu sappia, Riccardo non sopporta le persone ritardatarie" 

Gemma sgranò gli occhi appena la sentì chiamarlo con un tono abbastanza confidenziale e si chiese se non ci fosse di più o se semplicemente Riccardo Esposito si comportava da bastardo solo con gli studenti universitari, cosa che al solo pensiero la fece innervosire e non poco.

La specializzanda la condusse in una sala dove solitamente i tirocinanti si accordavano con il primario e i restanti specializzandi e intravide dalle pareti trasparenti proprio il suo professore.

 

"Dottore, è appena arrivata" 

Improvvisamente gli occhi celesti del professore incrociarono quelli castani della giovane studentessa, la quale avvertì un colpo al cuore quando notò che lo sguardo del professore era tutt'altro che gentile come invece lo era stato fino al giorno precedente ma ella non potè fare altro che sperare che si sbagliasse e che magari, c'erano anche delle piccolissime tracce dell'uomo che aveva incontrato il giorno precedente e che le aveva illustrato argomenti non semplici con una certa calma e tranquillità dalla quale Gemma era rimasta ammaliata.

Ad un certo punto, egli alternò lo sguardo dal soffitto al pavimento mordendosi le labbra per cercare di colmare il millesimo errore che la sua studentessa aveva fatto, errore che oggettivamente era considerato irrilevante, per lui era come disobbedire ad uno dei suoi ordini più importati.

“Una delle cose verso la quale sono fin troppo rigido è la puntualità e la precisione, perciò chiunque prenda esempio dalla vostra compagna non avrà un percorso molto semplice in mia presenza, sono stato chiaro?" Dopo attimi di silenzio, il professore decise di mettere in chiaro le cose e di ribadire una delle sue più importati regole della quale Gemma era a conoscenza ma che evidentemente, non reputava così importante come la persona di fronte a lei. 

"Per oggi signorina può entrare ma sono un uomo di parola, dunque spero che sia stata attenta a ciò che ho appena detto" 

Lo sguardo del professore era fuoco: i suoi occhi chiari erano improvvisamene diventati due pozzi e i pugni erano stretti così tanto che le vene delle mani erano ben visibili e sporgenti agli occhi di Gemma, che si ritrovò ad annuire debolmente, esposta e vulnerabile a Riccardo Esposito. 

 

"Dopo questo avvertimento..." 

il professore incominciò, volgendo lo sguardo ancora una volta verso Gemma, la quale era incapace di stare ferma nella sedia, per poi continuare:

"Incomincio dicendo che alcuni di voi saranno assegnati a degli specializzandi o specializzande in gruppi, che a loro volta saranno sotto la mia supervisione ma uno di voi, poiché gli specializzandi oggi presenti sono 7, verrà assegnato a me e a Federico che ha quasi finito il suo percorso anche da specializzando" 

Egli indicò lo specializzando e Gemma intravide un sorriso di soddisfazione nel viso del professore. Che fosse probabilmente il suo braccio destro? Probabilmente teneva molto a lui visto il modo in cui egli lo fissava, le sembrava quasi...paterno. 

"No, sarebbe impossibile..."

Gemma aveva molte domande alle quali non sapeva darsi una specifica spiegazione ma decise di soffermarsi nel presente e di porre tutta la sua attenzione a chi sarebbe stata affidata e pregò che lei non capitasse proprio con quei due. È vero che da una parte sarebbe stato un bene in quanto poteva imparare ancora meglio l'arte della chirurgia e di tutto ciò che riguardasse l'ortopedia ma al contempo era terrorizzata  poiché  avrebbe avuto più ostacoli nella strada di quanti non ne avesse già.

"Bene allora...Francesca Valenti, Marco Paci e Letizia Rossi con la specializzanda Silvia di Martino" 

Il professore iniziò a creare gruppi per gruppi mentre Gemma aspettava impazientemente il suo nome che a quanto pareva, tardava ad arrivare.

 

"Gemma Ferrari con me"

Egli sorrise maliziosamente appena vide il volto della studentessa sbiancare. Ella pensò che il destino c'è l'avesse in particolare modo contro di lei e sopratutto contro il suo futuro. Gemma in quel momento dovette fare grandi sforzi per non opporsi alla decisione di Riccardo Esposito, il quale aveva messo la sua pazienza a dura prova in quanto ella voleva solamente prenderlo a schiaffi ma sapeva che purtroppo non poteva farlo e doveva adattarsi alle scelte di colui che aveva in mano il controllo di tttto. Perché Gemma era consapevole che se Riccardo Esposito avesse voluto, l'avrebbe messa in serio pericolo da tutti i punti di vista e la ragazza non poteva permetterselo. 

 

"Prego, si avvicini"  le disse, incitandola a venire verso quello che Gemma aveva inteso come l'inferno.

L'inferno perché è questo che lui le avrebbe fatto passare e lei non poteva fare nulla per uscirne,  era intrappolata nel 'girone di Riccardo Esposito'.

"Ha la faccia di un angelo, ma dentro è un diavolo" 

Sussurrò tra se e se mentre esitante e scoraggiata si avvicinava verso il professore e il ragazzo sul quale non si era soffermata ma che solo mentre era vicino a lui si ritrovò ad osservare: egli aveva gli occhi castani leggermente più scuri di quelli di Gemma, le labbra sottili ma non troppo e il fisico slanciato con un discreto accenno di muscoli in varie parti del corpo. 

"Federico Sartori piacere di conoscerti" lo specializzando allungò una mano che Gemma  strinse accennando un sorriso, per poi presentarsi educatamente anche lei: 

"Gemma Ferrari, piacere".

 

Il professore stava guardando i due con interesse, il loro modo di guardarsi lo spinse ad interromperli improvvisamente attirando così la loro attenzione schiarendosi la voce rumorosamente:

"Federico, potresti andare ad ingessare il braccio sinistro ad una bambina mentre io mi occupo della mi studentessa per piacere?"

Più che una richiesta, quello del professore nei confronti del suo specializzando sembrava un ordine al quale il ragazzo era obbligato a sottoporsi. Non comprendeva il motivo per il quale lo specializzando non si ribellava; certo, chiaramente era ancora sotto la supervisione del professor.Esposito ma se Gemma fosse stata in lui, non avrebbe probabilmente obbedito facilmente anche se ne fosse stata costretta.

Adesso però aveva altre domande che le vorticavano in testa: Perche Riccardo Esposito aveva scelto proprio lei tra tutti? Era forse una giusta occasione per attuare la sua vendetta?

 

"Non poteva venire con noi?" Chiese incerta Gemma. Il professore si girò verso di lei e sorrise per la banale domanda di Gemma. 

"Nessuna domanda che non sia inerente alla medicina, adesso mi segua" affermò conciso, davanti  agli occhi strabuzzati di Gemma.

"Fortunata la donna che lo capisce!"

Ancora una volta si era ritrovata sola con Riccardo Esposito e ogni volta era sempre uguale: quell'uomo riusciva a farla sentire debole, come se non riuscisse a ribattere a ciò che lui dicesse e la cosa ancora più strana era che a lei iniziava a piacere e quasi si stava abituando a quella stramba situazione ma con ogni probabilità non l'avrebbe ammesso a se stessa a breve.

Mentre seguiva il professore attraversando tutti i corridoi dell'ospedale, notava che tutti -sopratutto le donne- avevano gli occhi puntanti su di lui ed era più che ovvio che loro stessero provando ad attirare la sua attenzione mentre lui non le degnava di uno sguardo. Ella lo guardò con la coda dell'occhio e si chiese se fosse a conoscenza dell'effetto che faceva alle donne e dal fascino che sprigionava come se gli fosse qualcosa del tutto naturale: il modo di camminare, la voce, la sua prestanza fisica e sopratutto la sua cultura lo distinguevano e lo mettevano ben in evidenza. 

 

Appena egli si fermò, Gemma fece lo stesso e notò che si trovavano nella sala TAC alla quale dopo pochi secondi accedettero. Gemma si concentrò in particolare modo nella radiografia di una colonna vertebrale, elaborando la sua diagnosi. Il professore aveva le braccia conserte e godeva alla vista della sua studentessa ammirando la sua concentrazione, precisione e scrupolosità per quel caso che le aveva affidato di proposito,  per metterla alla prova,  per testare le sue conoscenze a riguardo e infine, per arrivare poi ad una conclusione positiva o negativa ma Riccardo Esposito puntava sopratutto alla prima opzione.

Gemma si girò verso di lui dopo aver capito di cosa si trattasse ed infatti azzardò: “sclerosi multipla suppongo”. 

Al professore brillarono gli occhi prima di avvicinarsi lentamente verso Gemma, che notando che egli stava accorciando sempre di più la distanza, lo guardò interrogativa, non sapendo cosa fare e come muoversi mentre lui si poneva accanto al suo orecchio. Così tanta era la vicinanza che poteva avvertite il suo respiro sul collo, per sussurrarle poche e semplici parole: “è per questo che l’ho scelta, signorina. Non mi deludi..”

 

Spazio autrice

Ciao a tutti! Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto perché ci ho messo un bel po’ per scriverlo ma eccolo qua! 

Finalmente, dopo molto tempo,  ho fatto un mio spazio in cui scriverò e cercherò di mettermi in contatto con voi per porvi delle domande, alle quali spero risponderete, e dei consigli. Non so...dite cosa ne pensate, cosa dovrei cambiare o modificare. Ogni commento è accettato, anche ovviamente le critiche che spero saranno costruttive e non il contrario. Intanto mi scuso se non mi presento o non lascio anche un mio commento ma mi soffermo più che altri sul contenuto della storia in quanto questa è il mio primo e serio libro che scrivo anche se le visualizzazioni non mi incoraggiano ma su questo penso che ci si possa lavorare. Detto questo, ci vediamo presto con il capitolo 15!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Considerando che la confusione, lo stupore e la meraviglia mischiata allo sconforto fosse tangibile, Gemma non riuscì a rispondere, a dire qualcosa di sensato. L'unica cosa che fece in quel momento fu dischiudere le sue labbra carnose, alla ricerca di qualche parola da pronunciare. Ma se la sua mente voleva che anche una sola lettera uscisse dalla sua bocca, quest'ultima non ne voleva sapere. Perciò, ancora una volta, si era lasciata ammaliare dal fascino di Riccardo Esposito, il quale era scomparso dalla visuale di Gemma senza che lei se ne accorgesse. Così,  era rimasta sola, nella sua stanza, ritornata dal faticoso turno in ospedale, a riflettere a quelle poche parole che ella non sapeva decifrare e dunque, arrivò ad una sola ipotesi e conclusione: probabilmente, pensò Gemma, quelle parole per lui saranno insignificanti.  Per lei invece erano tutt'altro, non aveva idea se quello che lui le avesse detto fosse qualcosa di positivo o meno.

 

"Dio mio..." sussurrò a voce alta. Spesso e volentieri, Gemma non era sincera nemmeno con se stessa e quando si ritrovava in situazioni che le sfuggivano facilmente di mano, reprimeva tutti i suoi sentimenti più profondi, più intimi pensando che soltanto così, si sarebbe potuta liberare al più presto di tali problemi. Purtroppo, Riccardo Esposito sembrava non voler mollare la presa o forse, più che altro, era il destino che gli e lo impediva, mettendole i bastoni fra le ruote, sbarrandole la strada in infiniti modi.

Tra di loro non c'era assolutamente nulla se non un rapporto complicato tra studentessa e professore, questo Gemma se lo doveva ripetere continuamente. Andare oltre sarebbe stato letale e deontologicamente scorretto e benché Gemma questo se lo diceva sempre, in cuor suo era consapevole che in realtà c'era eccome qualcosa.  Anche lo scontrarsi continuamente e attuare sfide era andare decisamente oltre un semplice rapporto universitario, era troppo pericoloso. Si stava trasformando come un gioco dal quale nessuno riusciva ad uscirne vincitore, forse perché in quel gioco non c'era un vincitore,  c'erano dei perdenti poiché nonostante una persona ci provi a mantenere il controllo, come era solito fare di Gemma, prima o poi succede sempre l'opposto che si erano prefissati. 

 

Ella avvertiva una scossa invaderla completamente, in tutto il corpo, mentre questi pensieri erano sempre più forti ed imperterriti. Come spesso succedeva, qualcosa però li interrompeva ed in quel momento Gemma non potè far altro che ringraziare il cielo per averlo fatto. Qualcuno bussava alla sua porta di casa e anche in modo insistente, cosa che la spinse ad accelerare il passo verso essa. 

"Arrivo, arrivo! Un secondo!" Urlò, prima di aprire la porta senza vedere nemmeno chi fosse. 

"L-luca...va tutto bene?" Chiese Gemma guardando il suo migliore amico con il fiatone, come se avesse corso per due ore consecutive senza mai fermarsi.

"Perché non sei venuta all'università? Esposito era a dir poco furibondo!" 

Gemma sgranò gli occhi e deglutì, immaginandosi l'immagine di Riccardo Esposito furioso, che tutto poteva definirsi tranne un bel vedere e Gemma, di certo ne sapeva qualcosa.

"Non sono costretta a venirci sempre, non siamo a liceo! Se lui è irascibile, e diciamo che lo è sempre, non è un mio problema!" Si partì Gemma, irritata dal comportamento del suo professore sebbene non c'è l'avesse davanti. Chiaramente, non era nervosa solo per quello ma soprattutto, perché credeva che qualcuno fosse venuta a salvarla da quei pensieri che l'assillavano ma a quanto pare, si sbagliava.

"E poi non credo proprio che sia nervoso per me! Non penso di essere colpevole di qualcosa sta volta..." affermò Gemma, insicura della risposta che aveva dato in quanto, quello che era successo in ospedale, le faceva porre qualche domanda. Nonostante questo, scacciò quel pensiero. Riccardo Esposito sicuramente non la pensava allo stesso modo di Gemma o almeno, non credeva che le interessasse qualcosa di lei.

"Qualcosa mi dice di no Gemma...ha fatto il tuo nome, ha chiesto dove fosse e poi..." Luca si fermò, non sapendo se continuare o meno mentre Gemma, scossa e agitata da una risposta che non si aspettava, inarcò un sopracciglio per incitarlo a continuare.

"Poi, appena gli ho detto di no...beh lui ha detto che entro oggi ti manderà un email in cui, cito le sue parole, 'esporrà il suo parere in merito alla tua ingiustificata assenza' ". 

 

 Gemma rimase a dir poco allibita da ciò che Luca le riferì in quel pomeriggio uggioso e la rabbia, dopo l'iniziale attonimento, non tardò ad arrivare. Non ebbe nemmeno il tempo di scagliare male parole contro il professore che un suono proveniente dal suo computer la fece immediatamente tacere e sobbalzare perché sicuramente, quello era il messaggio del diavolo in persona.

"Oh cazzo Gemma!" Esclamò Luca. Gemma si girò verso di lui e lo guardò malamente visto che nemmeno il suo migliore amico contribuiva ad incoraggiarla. Con le mani tremanti e sudate, aprì l'email e lesse attentamente il messaggio a lei rivolto:

"Buon pomeriggio signorina Gemma Ferrari, stamattina, con mio grande disappunto, ho notato che lei era assente alla mia lezione e non sono riuscito a frenare l'istinto di scriverle quest'email in cui le comunico che avrei bisogno di parlarle in privato nel mio studio, all'interno dell'università, adesso. Vorrei fosse possibile organizzare un'altra data ma purtroppo è alquanto urgente e per tale motivo, non posso rimandarla ad altri giorni.  Le ribadisco di essere puntuale. L'aspetto. 

Cordiali saluti,

Riccardo Esposito".

 

Gemma si allontanò dallo schermo dal quale era praticamente attaccata e, con gli occhi persi, confusi e allo stesso tempo infuocati, si mise una mano sopra la testa sia perché temeva ciò che il suo professore avesse potuto dirle, sia perché era colma di collera.

"Allora? Che ti ha scritto?" Chiese debolmente Luca, restando lontano da Gemma poiché avvertiva tutta la sua rabbia ed era ben certo che da lì a poco ella avrebbe scatenato la sua ira funesta.

"Mi ha detto che vuole immediatamente vedermi e con immediatamente intendo ora! Perciò Luca devo andare!" Gemma prese in modo impacciato e frettoloso la borsa in cui mise il telefono e le chiavi di casa, mentre Luca la guardava smarrito, borbottando parole incomprensibili che potessero servirle per aiutarla a non scoppiare contro Riccardo Esposito ma ogni tentativo era vano, Gemma non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo.

"Luca, ti richiamo dopo, adesso devo andare!" Ripetè Gemma, cacciandolo praticamente di casa e lasciandolo solo sul pianerottolo del suo appartamento mentre andava verso la sua università con una velocità che non poteva definirsi minima poiché era accecata dalla rabbia. 

 

Tutto questo è colpa sua

Sussurrò Gemma tra se e se sbattendo nervosamente le dita sul volante della sua macchina e schiacciando l'acceleratore della macchina facendo sì che arrivasse prima del previsto all'università. 

Scese dalla macchina sbattendo forte la portiera, sulla quale si appoggiò per pochi minuti, il tempo per respirare ed inspirare profondamente per placare il turbinio di emozioni che si stavano scatenando dentro di lei. Doveva rimanere calma ed assumere un comportamento maturo che di sicuro, si distingueva da quello inopinabile del professore. 

Iniziò a camminare sicura di se e a nascondere dietro la schiena le mani che involontariamente aveva chiuso come dei pugni stretti e saldi.

Si diresse verso l'ufficio del professore e, nonostante fosse in preda all'agitazione, prese coraggio e una volta arrivata di fronte alla sua porta, bussò due volte alla porta. 

 

Ella sentì i passi del professore farsi sempre più vicini e il cuore quasi le stava saltando dalla gola per quanto in quel momento era ansiosa ma cercò di reprimerlo il più possibile, non doveva mostrarsi debole ai suoi occhi.

"Buon pomeriggio signorina, vedo che ha rispettato l'orario" disse il professore, invitando la sua studentessa ad entrare. Quest'ultima si morse la lingua per evitare di rispondergli in un modo che lui di sicuro non avrebbe accettato, sebbene, con tutta sincerità, la voglia di farlo era tanta.

"Voleva vedermi?" Chiese Gemma con tono scocciato, cosa che al professore non sfuggì e che difatti non esitò a puntualizzare:

"Non usi questo tono con me, signorina. Penso che ormai sappia che non è ben accetto"  

Il suo tono sembrava tranquillo apparentemente, anche se secondo Gemma anche lui si stava trattenendo, lo percepiva perfettamente. Da lì a poco entrambi sarebbero scoppiati, tirandosi fuori le peggio parole visto che la tensione nell'aria era palpabile. 

"Si sieda, per favore" 

Il modo in cui il professore lo disse sembrava un ordine, ordine al quale Gemma non obbedì appositamente per farlo innervosire ancora di più. Infatti, ciò che la faceva andare fuori di testa era proprio il fatto che lui le stava mentendo. Stava fingendo di avere come al solito tutto sotto controllo quando in realtà entrambi, sapevano che in realtà era tutto l'opposto. Sembrava che loro due stessero recitando una commedia alla quale nessuno cascherebbe in quanto tutto era così falso e Gemma non ne poteva più.

"No, preferisco rimanere alzata" affermò Gemma tagliente, provocandolo ancora di più e tirando ancora di più la corda, corda che da quando aveva conosciuto Riccardo Esposito, si era allentata ma mai spezzata del tutto.  

 

Questo fu proprio il colpo di grazia: Il professore, il quale era messo dietro la sua grande e maestosa scrivania,  cessò di compilare dei documenti e fece cadere la penna mentre alzava gli occhi verso la studentessa. Il suo sguardo era afoso e penetrante, le sue iridi azzurre si erano dilatate diventando così,  due profondi pozzi neri che intimorirono Gemma, la quale si pentì per una frazione di secondo delle parole che aveva pronunciato poco prima.

"Come prego?" Chiese Esposito, sul punto di scoppiare, dischiudendo gli occhi. 

"I-io..." appena Gemma vide che il professore, dopo aver pronunciato quelle parole che non presagivano niente di buono, si alzò lentamente dalla sua sedia di pelle per poi avanzare verso di lei, ella era incapace di dire altro. Si era ritrovata ad indietreggiare mentre lui si avvicinava ancora di più; sentiva pure i battiti del suo cuore farsi sempre più accelerati e pensava che da lì a poco sarebbe diventata un mucchio di briciole se la persona di fronte a lei, che la allontanava e attirava allo stesso tempo come una calamita, avrebbe continuato a stare ad una distanza così ravvicinata che prima di allora, era capitato solo per sbaglio

"Perché si ostenta a comportarsi in questo modo?"

Chiese il professore, ad un passo dal viso di Gemma, la quale assunse un'espressione  che lasciava trasparire tutta la confusione non solo di quel momento, ma anche e sopratutto dei mesi precedenti, delle settimane, dei giorni e delle ore. Tutto sembrava venire a galla in quella stanza in cui erano capitate tante cose, in cui esistevano soltanto Gemma e Riccardo, rispettivamente studentessa e professore.

"Io non mi comporto in nessun modo..." la sua risposta non fece altro che procurare un sorriso malizioso ad Esposito, che le fece alternare lo sguardo dagli occhi alla labbra, soffermandosi maggiormente su quest'ultime.

"E cos'è che sta facendo adesso?"  

Egli le sussurrò all'orecchio con voce roca queste semplici parole, che fecero venire la pelle d'oca a Gemma. Sebbene ella stesse provando con tutta se stessa di respingerlo e allontanarsi all'istante da lui come qualsiasi persona avrebbe fatto se si fosse trovata al suo posto, le era impossibile sfuggire da lui, dal suo corpo e dalla vicinanza con esso. 

"Potrei farle la stessa domanda, professore..." disse Gemma, con il suo solito tono provocatorio che fece brillare gli occhi del professore e farli dilatare ulteriormente. 

"Mettiamo fine a questo gioco" Disse Riccardo Esposito, spostando il viso all'altezza di quello di Gemma, azzerando del tutto la distanza.

"Quale gioco?" Chiese Gemma in balia delle emozioni prima di liberare un sospiro quando vide il professore inumidirsi le labbra che in quel momento, bramava. Come se lui le avesse letto nella mente,  lo fece, la baciò. 

Egli attaccò le labbra a quelle di Gemma in modo quasi animale, brutale, come se entrambi non aspettassero altro che lasciarsi andare alla scoperta di nuove sensazioni. Era un bacio carico di passione,  di emozione: 

Non c'era alcuna traccia della rabbia che prima aveva travolto entrambi, c'era solo il desiderio di assaggiare per la prima volta il sapore di ognuno. Così, Gemma ricambiò, mise le mani sui capelli del professore mentre quest'ultimo la spingeva al muro facendo aderire i loro bacini, sentendo così i loro punti deboli sfiorarsi e il calore dei loro corpi aumentare. La ragazza non riuscì a sopprimere un gemito quando lui le accarezzò là schiena per avvicinarla di più a lui, ed egli sorrise appena sentì quel dolce suono attraversagli le orecchie. Improvvisamente però Gemma si allontanò, realizzando solo in quel momento cosa aveva fatto e, sotto gli occhi interrogativi di Riccardo, prese le sue cose e uscì da quell'ufficio, non riconoscendo più nemmeno se stessa.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Soltanto mentre camminava nelle strade piene di Venezia, non facendo caso ai passanti che lei stessa urtava presa dai pensieri oscuri che dopo essere uscita da quello ufficio, dove non voleva mettere più piede, non intendevano lasciarla in pace, Gemma si ricordò di Luca, il quale stava aspettando da tempo una risposta da parte sua, risposta che tardava ad arrivare e che Gemma, se non si fosse sentita in dovere di dare, gli avrebbe risparmiato. Poi, un'idea le balenò in mente: doveva mentire. Certo, non poteva dire a Luca che Riccardo Esposito, nonché suo docente di ortopedia e traumatologia, l'aveva baciata in un modo che a Gemma, non poteva negarlo, era piaciuto. Già, era stato un bacio travolgente, passionale, carico di tutte le emozioni che Gemma aveva provato soltanto una ed una sola volta con una sola persona e che da anni non aveva provato più con nessuno. Era passato quasi un giorno da quel maledetto bacio e lei era molto inquieta poiché si era ritrovata in difficoltà, non sapeva come avrebbe dovuto fare e sopratutto quali sarebbero state le conseguenze anche all'interno del rapporto con il suo professore. Insomma, cosa le avrebbe detto lui? Una cosa era certa, però: non pensava che lui, si sarebbe stato in silenzio e l'avrebbe ignorata ansi quello, pensava Gemma, sarebbe stato il comportamento che avrebbe assunto lei al posto suo nonostante volesse dei chiarimenti su quanto avvenuto. Ormai la sua mente era stracolma di pensieri caotici, in cui tutto era un mistero, in cui c'erano domande alle quali non si poteva, o forse non era proprio possibile, darsi delle risposte. Non comprendeva perché, se prima Riccardo Esposito provava più che altro astio nei suoi confronti, in cui ogni risposta era un occasione per metterla a disagio e sopratutto in pericolo, si era calato,  in modo famelico, verso di lei. Lui era consapevole dei rischi come lo era Gemma? Con quante altre studentesse era successo? Non volle pensarci. 

 

Quel giorno doveva andare all'università e già, aveva intuito che la giornata, tra Luca ed il suo professore,  non sarebbe andata come avrebbe voluto lei. Da una parte, il fatto di dover mentire spudoratamente al suo migliore amico la faceva stare male, perché una regola che Gemma si era sempre imposta fin da piccola era essere sincera, tranne in caso di estremo bisogno, come in teoria era quella situazione. L'unica forse,  alla quale l'avrebbe  raccontato era chiaramente Chiara nonostante comunque sia, non si sentisse pronta ad affrontare un discorso così delicato. Magari quando anche Gemma,  sarebbe arrivata finalmente ad una conclusione l'avrebbe fatto. 

"Gemma! Non mi hai chiamato alla fine...raccontami tutto!" Esclamò Luca, spuntando dietro Gemma, la quale si arrestò di colpo.

"Buongiorno anche a te Luca!" Disse Gemma. Il nervosismo si stava facendo sentire,  nonostante cercasse di reprimerlo e di metterlo a tacere.

"Vedo che siamo nervose oggi! Allora...che ha fatto di nuovo quel bastardo?" Iniziò Luca, mettendosi sulla difensiva. Gemma percepiva la gelosia di Luca perfino da lontano ed il suo fare protettivo, benché da un lato fosse un bene, era...opprimente, alcune volte.

"Niente! Cosa mi doveva dire? Le solite cose, insomma sai che quello c'è l'ha a morte con me!"  

Gemma si sentì morire, ma sapeva che era necessario e che non c'era un'altra alternativa. Cercò di essere il più convincente possibile e sopratutto, doveva apparire neutrale, nel suo viso non dovevano esserci tracce che potessero far venire dei dubbi a Luca.

"Mhh...non mi convinci, però farò finta di crederci!" Disse Luca. Gemma si girò verso di lui e lo guardò negli occhi: per non far vedere che stesse mentendo, questo era il principale metodo per assicurarsi la vittoria.

"È così Luca! Fidati di me, non avrei motivo di mentirti".

 

"Ok, va bene, ti credo veramente però sappi Gemma che qualsiasi cosa succeda,  io ci sono capito?" 

Gemma si sforzava di non scoppiare a piangere, si sentiva tremendamente in colpa. Luca era uno dei pochi che c'era sempre stato, nonostante si conoscessero da poco tempo, ed ella temeva che comportandosi in quel modo, l'avrebbe solamente allontanato da lei.

Perciò,  quasi involontariamente, si buttò tra le sue braccia, nella speranza che tutte le paranoie che si era fatta fossero frutto della sua immaginazione.

"Forza! Andiamo ad affrontare l'ennesima lezione"

Disse Luca e Gemma annuì mentre insieme, si incamminarono verso l'aula delle lezioni.

***

"Allora...hai qualche idea riguardo alla tesi di laurea? Chi scegli come relatore?" Chiese Luca, al termine della lezione, mentre raccoglievano i portatili ed i vari quaderni che erano soliti a portare per prendere appunti.

"Non lo so...avrei in mente di fare una tesi sperimentale su ortopedia ma ho ancora molti dubbi..." affermò Gemma distratta e molto vaga nella risposta, aveva ben altri pensieri in testa nonostante quello era il periodo in cui avrebbe dovuto prendere una decisione riguardo alla sua tesi in quanto prossima alla laurea.

"Beh...il più bravo in questo caso sappiamo entrambi chi sia..." Luca inarcò un sopracciglio mentre, con una punta di amarezza sulla lingua, sussurrava incerto quelle parole. Gemma si bloccò e lo guardò, stranita dal suo atteggiamento esagerato ed infrequente, ma non rispose poiché non sapeva cosa dire. Certo, se avesse voluto fare la sua tesi sull'ortopedia, materia tanto difficile quanto affascinate, quello in cui poteva contare a farle una rappresentazione brillante di quest'ultima, era proprio Riccardo Esposito. Ma non poteva prenderlo in considerazione, dopo quello che era successo tra loro due tutte le ipotesi al riguardo erano da scartare, anche perché Gemma aveva iniziato a vederlo sotto una prospettiva diversa: nonostante cercasse di evitare quella voce che le diceva che pian piano Riccardo Esposito stava iniziando a attrarla e la sua mente immaginava cosa che non riusciva a controllare, il pensiero tornava involontario ed imperterrito su di lui. Impulsi. Ecco la risposta a tutto e a niente.

 

"Senti Gemma, io devo andare...ci sentiamo d'accordo?" Chiese Luca e Gemma annuì, sorridendo debolente e salutandolo di rimando. Appena Luca era già ben lontano da lei, si fece scappare un sospiro pesante, presa dall'angoscia e dall'emozione.

Con la testa rivolta verso il pavimento e le gambe che quasi camminavano da sole in quanto ormai avevano imparato a conoscere bene ogni piccola sfaccettatura dell'Università, uscì dall'aula ma nel farlo incrociò qualcuno, sbattendo violentemente contro esso. L'impatto fu talmente brusco che la spalla sinistra iniziò a farle male, cosicché involontariamente si appoggiò una mano su di essa, massaggiandola accuratamente.

 

"Sta bene?" Chiese, una voce che lei ormai sapeva perfettamente riconoscere. Chiaramente poteva  appartenere ad una sola persona quel suono così roco e autoritario che da tempo la stuzzicava e quel qualcuno era il suo professore, proprio l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare quel giorno. 

Alzò lo sguardo verso di esso e appena accortesi di nuovo, della vicinanza con lui, schiarendosi la voce, se ne allontanò, facendo dei  piccoli passi indietro.

"Certo, sto benissimo" disse Gemma, non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi in quanto temeva il suo sguardo così intimidatorio. 

"Senta, signorina, mi piacerebbe discutere con lei su quanto accaduto lo scorso pomeriggio...mi potrebbe seguire nel mio studio, cortesemente?" Chiese Riccardo Esposito cordiale e calmo, almeno apparentemente. Gemma a quel punto, si ritrovò a schiantare le sue iridi color marrone su quelle sue azzurre e profonde e difatti, l'effetto fu quello che aveva previsto: lui, non aveva smesso invece di guardala negli occhi e naturalmente avvertiva la sua biasimabile agitazione.

 

"Io...non credo sia una buona idea, mi scusi" Gemma fece per andarsene ma il professore la bloccò prendendola con delicatezza per il polso, cosa che la fece sbigottire.

"Si tratta di pochi minuti, non le chiedo niente di più. Inoltre non è una faccenda che mi preoccupa più di tanto, considerato che quello che è successo è stato solo un momento di ‘trans’ almeno da parte mia, ma ci tengo a precisare le cose con lei lo stesso" disse Riccardo Esposito, con un tono che non ammetteva repliche. 

Gemma dall'altro canto, sapeva che non era come diceva lui. Il "trans" era soltanto una scusa che fece per farla innervosire così tanto che il suo volto era diventato rosso dalla rabbia. Stava cercando di prenderla in giro? Si era praticamente scagliato verso la sua bocca e poi, poi cercava di scappare dai problemi. 

"Appunto perché è così, professore,  non avremmo nulla di cui discutere, mi sbaglio?" Chiese Gemma al fine di provocarlo. Ella sciolse la presa della sua mano dal suo polso e lo guardò dritto negli occhi, accecata dalla rabbia.

"Invece, secondo me professore, sta mentendo. Sa, forse questa scusa banale è meglio che la vada a raccontare a qualcun altro perché a me, da ieri mi è sembrato di capire tutto il contrario di quanto lei mi abbia appena negato" continuò Gemma, con gli occhi a dir poco sconvolti ed in difficoltà del professore, il quale per mantenere ancora quella ridicola pazienza, aveva serrato la mascella ed inghiottito una grande quantità di saliva. 

"Ha frainteso,  signorina Ferrari, ed è proprio per questa ragione che desidero parlarle in un luogo più appartato" disse, Riccardo Esposito, cercando di alleggerire di più la tensione.

 

"D'accordo, prego, prima lei" acconsentì Gemma, indicando a lui di farle strada. Ella lo seguì nonostante l'esitazione fosse ben presente e nonostante la sua parte razionale le diceva di non andare da lui perché avrebbe solo peggiorato le cose ma stranamente ascoltò il suo intuito ed il suo cuore, i quali gli dicevano tutt'altro. Ancora una volta, si ritrovò di fronte alla porta dell'ufficio del professore e, rammentando quello che al suo interno fosse successo poc’anzi, le venne la pelle d'oca. Desiderava di nuovo provare quella sensazione che la portò alle stelle facendole venire mille farfalle nello stomaco, ma era consapevole che se avesse intrapreso quella strada ad dir poco proibita, le conseguenze sarebbero state a dir poco devastanti. Pertanto, non poteva lasciarsi andare, doveva silenziare quel sentimento che si stava facendo spazio dentro di lei.

"Mi scusi se vado dritto al punto: ieri ho perso il controllo signorina, non ho fatto quello che era in mio dovere fare cioè, chiaramente il mio lavoro al quale do in primis la priorità. Non per caso, la mia reputazione e anche la sua non dev'essere rovinata perciò l'unica cosa che le chiedo è di essere alquanto...discreta al riguardo. Entrambi abbiamo dei ruoli fondamentali, io professore e lei studentessa

Gemma lo ascoltò e benché si ritrovasse a voler contrastare 'gli ideali universitari perfetti', sapeva che, con molto rammarico, lui aveva ragione. 

 

"Sono d'accordo, però sa baciare una studentessa, non è una cosa di ogni giorno. Perciò mi chiedo soltanto se lei ne abbia mai baciato  un'altra nel modo in cui ha baciato me ieri sera..." 

Riccardo Esposito, all'udire quelle parole, si smosse più e più volte sulla sedia, non sapendo che risposta dare. Si allentò il nodo alla cravatta e come era suo solito fare quando si trovava in difficoltà, si slacciò i bottoni della sua camicia e si inumidì le le labbra con la lingua. Quella ragazzina non faceva che irritarlo e attrarlo sempre di più, non capiva cosa gli stesse succedendo ma una cosa era certa: avrebbe fatto di tutto per non intraprendere una relazione con una sua studentessa, era già successo una volta ed una seconda non l'avrebbe concessa il suo io più profondo. Eppure, gli pareva impossibile resistere a quella studentessa lontanamente acqua ma caratterialmente fuoco.

 

"Cosa sta insinuando? Pensa che io, docente di quest'università, ci prova con le studentesse? Dannazione, questa non è un'accusa fondata su fatti signorina Ferrari!" Egli si ritrovò improvvisamente a minacciare Gemma, la quale per poco ebbe paura della reazione del professore,  puntandole un dito contro, ormai anche lui furioso delle sue parole. In mente le ritornò Daniela e la sua storia passionale con lei che poi era in seguito fallita, questo non fece che farlo diventare un blocco di ghiaccio esageratamente gelido, come d'altronde lo erano i suoi occhi. 

 

"Bene, credo che adesso non abbiamo veramente più niente da discutere perciò esca dal mio ufficio. Mi dispiace averla trattenuta così tanto" continuò, prendendo in mano la sua penna, anch'essa come tutte le sue cose, di classe, e la pila di documenti alla sua sinistra, cominciando a concentrare tutta l'attenzione su di essi. Gemma lo scrutò, guardò i suoi lineamenti così rigidi e perseveranti, s'era ritrasformato nuovamente nel 'Riccardo Esposito, professore e medico di successo, di sempre'. 

"Io..." Gemma voleva ribattere, dire un'ultima cosa ma lui sembrava che non la stesse ascoltando e vedendo, come se ormai fosse invisibile ai suoi occhi e perciò, ella non potè far altro che andarsene, maledicendosi per tutte le sue azioni sbagliate, che riuscirono a compromettere, nuovamente,  in pochi secondi tutto il suo intero futuro.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Era già passata una settimana dall'incontro con il professore che aveva avuto dei riscontri negativi nel rapporto tra lui e Gemma, come d'altronde, ella aveva immaginato. Dall'altro canto, Gemma sperò che ci fossero stati maggior chiarimenti perchè quella situazione per lei stava diventando  davvero insostenibile ed angosciante. Ogni giorno, si ritrovava appesa ad un filo invisibile agli occhi altrui e si chiedeva se Riccardo Esposito provasse le sue stesse emozioni. Si contradisse all'istante, rammentando i suoi modi di fare ed il suo strano carattere, che tanto la faceva dannare ma che allo stesso tempo la spingeva sempre di più verso di lui perché aveva ben compreso che Riccardo Esposito era un'enigma. Un’ enigma che nonostante tutto, le piaceva. Misterioso, affascinante, dannato, probabilmente a causa del suo passato, egli era così concentrato sul suo lavoro che la giovane studentessa pensò che oltre a quello, non aveva altri interessi. Ma si sbagliava sicuramente. 

Così, con la penna tra i denti, che mordeva nervosamente, era persa nei suoi pensieri e nelle sue infinite ipotesi. Gemma non riusciva ancora a comprendere perché il professore in questione l'avesse prima baciata e poi allontanata e sebbene la risposta potesse essere molto semplice, non era per niente convinta anzi,  pensò che lui fosse stato soltanto egoista e molto sgarbato. Questo, non faceva altro che mandarla completamente in tilt, supplice della sua mente, che da tempo le giocava brutti scherzi. Prima desiderava ardentemente Riccardo Esposito, poi si convinceva che era tutto sbagliato e che lui non era l'uomo giusto per lei, che doveva dedicarsi alla sua carriera al fine di potersi laureare e scappare da Venezia.

"Signorina! è ancora con di noi?" Ad interrompere quel lungo momento di riflessione, che aveva causato la sua distrazione durante la lezione che stava a stento seguiva, fu il professore di neurologia. Gemma sentì il bisogno improvviso di sotterrarsi dagli occhi dei suoi compagni, che ridevano di sottecchi per la faccia palesemente assente, ed un rossore evidente spuntò nelle sue guance. 

"Si professore, va tutto bene. La prego di scusarmi!" Affermò gemma, lanciando una mala occhiata a tutti i ragazzi presenti dentro la grande aula. 

il professore annuì e continuò normalmente la sua lezione mentre la mente di Gemma continuava imperterrita a divagare quando, un'illuminazione le venne di punto in bianco ricordandosi le parole di Luca: 

"Perché non fai la tesi con Riccardo Esposito?" 

 

Se dapprima l'idea non la convinceva affatto anzi, la turbava esageratamente, solo in quel preciso istante non vedeva l'ora che quella interminabile lezione finisse per andare a proporre la tesi a Riccardo Esposito. Questo non era solo un modo per laurearsi facendo un bel lavoro con un brillante medico e ricercatore, ma era sopratutto un'occasione importante per cercare di conoscerlo in ogni piccola ed insignificante sfaccettatura che lo riguardassero. Poteva sembrare un'idea a dir poco malsana ma, sperava e credeva che il professore avrebbe accettato la sua proposta. Ella si sentì improvvisamente energica come non mai nonostante ci fosse una montagna da scalare che era proprio quella di addolcire Riccardo Esposito come quella volta in cui quest'ultimo l'aveva baciata abbattendo in tal modo tutte le grandi barriere e difficoltà che li dividevano e sebbene entrambi avessero provato queste magnifiche sensazioni per pochi minuti, Gemma era intenta a provarle ancora ed ancora, finchè non avesse avuto più fiato. Era tutto a dir poco inverosimile in quanto l'odio si era trasformato in un interesse che cresceva ogni giorno sempre di più e chiaramente, Gemma non aveva previsto tutto quello. Dopo quella lunga ora in cui la studentessa aveva pensato solo all'attraente Riccardo Esposito, che faceva uscire la bava dalla bocca a tutte per il ruolo che rivestiva e per l'aspetto fisico che aveva avuto la fortuna di possedere, ella si incamminò verso l'ufficio del professore e sorrise poichè ormai era diventata quasi una routine andare da lui, sia che fosse per litigare che per parlare almeno per pochi secondi ed incollare i suoi occhi a quelli di lui, scatenando dentro di lei un turbinio di emozioni. Il cuore le batteva forte perchè era consapevole che il professore non si aspettasse che lei si presentasse di colpo nel suo ufficio proponendogli la tesi, già poteva infatti immaginare la sua faccia. Rise e scosse la testa per poi bussare con due tocchi, aspettando pazientemente che egli le aprisse. Il risultato fu quello previsto: appena Riccardo Esposito aprì la porta, sgranò leggermente gli occhi per tanta sorpresa. Poi sorrise maliziosamente, si spostò di lato per farla passare e chiuse la porta alle sue spalle, appoggiandosi in un modo così sensuale che Gemma si ritrovò la gola secca.

"Presumo che abbia bisogno di qualcosa, signorina" Iniziò il professore guardandola negli occhi ed inclinando la testa di lato, aspettando che qualche parola di senso compiuto uscisse dalla sua bocca. Gemma schiuse le labbra, rielaborando in testa le parole a cui tanto aveva riflettuto e pensato per molto tempo ma con il suo sguardo su di lei le veniva impossibile, come se le avesse completamente dimenticate. Pertanto, scelse di improvvisare sperando di non fallire invano: 

 

"Io...sono venuta qui per farle una proposta che spero lei accetterà"  In quel preciso istante, Gemma attirò l'attenzione del professore in modo repentino. Egli infatti si avvicinò a lei e la incitò a parlare cosa che lei, seppur esitante, fece, spinta dal suo istinto che le diceva di farlo senza indugio. 

"Vorrei chiederle di essere il mio relatore per la tesi di laurea..." Di getto, Gemma lo disse. La reazione del professore fu istantanea: gli brillarono gli occhi appena egli udì le intenzioni chiare della studentessa. Gemma scorse quella luce che attraversò come un fulmine i suoi occhi cristallini e si morse il labbro in attesa di una sua risposta, che si presupponeva fosse alquanto positiva. Il professore fece un gran sorriso, che fece quasi perdere l'equilibrio a Gemma per quanto fosse ammaliante e contagioso, mai fino ad allora era successa una cosa del genere ed ella si sentì soddisfatta di se stessa.

 

"Devo ammettere che sono molto colpito...potrei chiedere perchè tra tutti proprio il sottoscritto?" 

Riccardo Esposito era desideroso di scoprire perchè, se fino a qualche giorno fa la studentessa lo aveva accusato di qualcosa che lo fece infuriare e non poco in quanto, sebbene avesse avuto un'intensa relazione con una di quelle, non era un donnaiolo incallito anzi, era tutt'altro. Egli si definiva infatti, un gentiluomo che al contempo aveva dei valori ben precisi ma soprattutto possedeva una reputazione che la ragazza che si trovava davanti a lui rischiava di marchiare. Il desiderio tra loro c'era, era abbastanza evidente, e lui, grazie al suo intuito, che raramente sbagliava, lo aveva sempre avvertito. Gemma, invece, s'era trovata in difficoltà ma decise in ogni caso di inventare una scusa abbastanza credibile, almeno per lei. 

 

"Perchè so che lei potrebbe aiutarmi a fare un lavoro molto attento che, con tutta onestà, non troverei in nessun altro"  Ella arrossì ed abbassò lo sguardo perchè mai si era rivolta in tal modo con qualcuno, tantomeno con un professore ed in particolare con Riccardo Esposito. Si sentiva indifesa in quanto tutto di lui la rendevano assai vulnerabile e ogni qual volta che c'è l'aveva davanti, le veniva quasi spontaneo abbassare le difese sebbene poi, il suo modo di ribattere contro di lui, tradivano le sue vere emozioni incontrollabili, che cercava invano di nascondere.

"Accetto" .

Disse Riccardo Esposito con enfasi, gesto che fece sorridere Gemma come non mai. Quello era uno dei pochi momenti in cui finalmente, dopo mesi di discussioni e polemiche varie, si erano sorrisi a vicenda in modo genuino. Gemma non potè crederci, era riuscita a fare quello che aveva immaginato e benché ogni suo piano andasse sempre a buon fine, questo era diverso, era il più importante fra tutti. 

"D'accordo...io la ringrazio professore, veramente" Disse Gemma calmando la sua inconsueta gioia nella risposta del professore. Quest'ultimo, prima che lei si avvicinasse verso la porta la bloccò con delle parole chiare e concise: "Ah e signorina..." 

Sentendo la sua voce si girò verso di lui e lo guardò interrogativo, non capendo cosa altro le volesse dire. Che stesse già avendo dei ripensamenti?

 

"Desidero vederla ogni giorno per questa tesi, non sono una persona che si riduce all'ultimo ed inoltre, questa tesi dev'essere più che brillante. Non accetto che ci sia anche un minimo errore" Disse lui.  Gemma inarcò un sopracciglio e annuì, mentre dentro di se buttava fuori il fiato che aveva trattenuto, credeva sul serio che lui avesse avuto qualche remora al riguardo. 

"Vorrei iniziare oggi a lavorarci...è disponibile?" Chiese d'un tratto lui. Gemma sgranò gli occhi dalla tanta sorpresa in quanto, non credeva che lui le proponesse di iniziare proprio lì, in quel momento. Solitamente, i professori facevano passare un po' di giorni in modo tale che fossero disponibili per un impegno di un grande valore ed importanza come la tesi di laurea mentre invece, Riccardo Esposito sembrava quasi impaziente di lavorare con lei, di passare più tempo con lei. E Gemma non si sbagliava, era esattamente così.

"Certo...se per lei non è un problema" disse Gemma.

"Bene, si accomodi" Il professore la invitò a farla sedere, mentre lui faceva lo stesso dall'altro lato della scrivania. Gemma era ancora tremante: l'idea di lavorare con una persona come Riccardo Esposito la eccitava e spaventava al contempo. Insomma, ella temeva che qualcuno dei due perdesse il controllo ma infondo sapeva che, prima o poi sarebbe successo. Bastava solo dare tempo al tempo.

"Tesi sperimentale, suppongo..." Il professore ruppe il ghiaccio dopo alcuni minuti di silenzio da parte di entrambi. Gemma annuì. Aveva già le idee chiare ma chiaramente voleva avere maggior consigli ed approfondimenti da un esperto in quel campo. 

"Esattamente...sa io pensavo di portare la scoliosi idiopatica, i vari tipi di trattamenti e le cure legati a tal problema" Affermò Gemma, sicura di se. Il professore fece un gesto di assenso con la testa ed accennò un piccolo sorriso, che fece capire a Gemma tutta la sua approvazione per l'idea che aveva avuto.

"Lei non fa che stupirmi ogni giorno sempre di più...complimenti!" Riccardo Esposito si congratulò con la giovane studentessa mentre nella sua testa pensava che, nonostante lui non credesse alle coincidenze o al destino in quanto uomo di scienza, era appena successa una cosa alquanto strana: Entrambi avevano pensato allo stesso argomento, come se quest'ultimo fosse stato fatto apposta per la tesi di Gemma. Quest'ultima fu alquanto meravigliata dai complimenti di lui, era stato inaspettato. Ma d'altronde, tutto di quel professore era così inaspettato e imprevedibile, questo era ben visibile a tutti. Malgrado questo, accennò un sorriso e nuovamente, non riuscì a non arrossire.

"La ringrazio" Disse la giovane studentessa, pacatamente mentre sentiva gli occhi del professore addosso a lei.

"Dunque...iniziamo?"  Propose il professore. Quello fu il primo pomeriggio in cui Gemma e lui non facevano più la guerra ma soltanto, dedicarono il loro prezioso tempo in compagnia delle loro passione cioè la medicina. Avevano abbassato entrambi i loro muri alti, buttarono via le loro maschere, facendo sì che entrambi si trattenessero dentro quello studio per ben cinque ore. Ore in cui Gemma comprese che aveva sbagliato tutto e che Riccardo Esposito non era soltanto un bastardo senza cuore, era un uomo che con la sua invidiabile intelligenza riusciva a distinguersi da tutti i ragazzi che ancora, dovevano maturare. Lui, guardandolo, era l'uomo perfetto,  l'uomo che aveva sempre cercato e ricercato e che ora, Gemma aveva di fronte. Purtroppo però, se non fosse stato per l'enorme differenza d'età che li dovevano, i limiti imposti dall'università ed i loro rispettivi ruoli, Gemma non avrebbe avuto tali difficoltà e numerose crisi esistenziali. Spettava ad entrambi la scelta, tutto era nelle mani di un professore dedito al lavoro e che non aveva nulla da perdere se non quest'ultimo  ed una studentessa desiderosa di allontanarsi dalla sua famiglia tossica e ricreasi la vita che aveva sempre sognato fin da quando era piccola. Gemma si chiedeva quale sarebbe stato l'esito di questa situazione pericolosa e benché il pericolo fosse intrigante, portava ad un disastro irrimediabile. Perché ogni cosa ha delle conseguenze e queste sarebbero arrivate molto presto poiché l'essere umano non ha limiti quando davanti a se trova un desiderio irresistibile. E quello, stava per scoppiare come un vulcano pronto ad eruttare.

 

Spazio autrice

Ciao ragazzi! spero che la storia vi stia piacendo nonostante, come penso si sia ben capito, non voglio andare troppo di “fretta” perché tengo particolarmente a questa storia in quanto la prima e intendo metterci il cuore. So che magari tutta questa attesa scocci a qualcuno ma penso sia al contempo fondamentale per rendere la storia più realistica ed avvicinarla alla vita reale e non alla finzione. Intendo dire che una storia come quella di Gemma e Riccardo non è assolutamente semplice ed è per tale motivo che preferisco dare tempo al tempo. Ma non preoccupatevi perché il momento che state aspettando sta arrivando!😉

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Il tempo era passato così velocemente che Gemma e il professore ne persero completamente la sua cognizione, non accorgendosi che, poiché stavano lavorando intensamente alla tesi alla quale Riccardo Esposito stava mostrando un particolare interesse ed accuratezza degna di unicità e disponibilità mai riscontrata da parte di Gemma, si era già fatto abbastanza tardi. Il professore infatti, spostò lo sguardo dai tanti libri, che avevano preso per approfondire le ricerche, all'orologio ed intuì che, data l'evidente stanchezza,  fosse l'ora di terminare quella lezione. 

"Signorina, ritengo che sia ora che lei vada a casa a riposarsi, domani l'aspetterà una giornata molto impegnativa e pertanto la voglio, come ho già specificato, reattiva" disse quindi lui. Gemma inarcò un sopracciglio interrogativa: cosa intendeva lui per "giornata impegnativa?"

 

"Professore, ogni mia giornata è molto impegnativa non capisco però, cosa cambi da un giorno all'altro" affermò schietta lei, mentre cercava di mettere i libri e lo 'schizzo' iniziale ma preciso della sua tesi. 

"Non lo sapeva? Domani c'è il tirocinio di mattina e pretendo che lei passi dal mio ufficio verso il pomeriggio per la tesi" 

Gemma sospirò. Se c'era una cosa che non riusciva a tollerare era proprio la disorganizzazione. La studentessa infatti, non si lasciava sfuggire niente e programmava tutto giorni prima. Detestava quando si presentavano problemi all'ultimo minuto sebbene quei problemi fossero principalmente creati da lei stessa.  Si morse un labbro alla ricerca della soluzione, cercando di rielaborare tutto il suo piano giornaliero della mattina seguente a mente. Riccardo Esposito, accorgendosi dell'espressione pensierosa della ragazza, si avvicinò leggermente a lei, tenendosi comunque a debita distanza per scrutarla meglio e anche lui, dato il suo spiccato intuito, capì cosa stesse frullando nella mente di Gemma:

"Signorina, non entri nel panico. Se ha qualche problema non esiti a contattare, so che è difficile ma penso che dovrebbe farci l'abitudine. Spesso non tutto è programmabile, sopratutto per un medico" disse lui guardando la sua espressione scioccata dall'improvvisa analisi emotiva che in pochi secondi era riuscito a farle. Gemma era una ragazza molto riservata e riusciva a nascondere spesso i suoi sentimenti, di rado succedeva che qualcuno notasse il suo smarrimento e Riccardo Esposito era stato uno di quelli. 

"Sorprendete..." sussurrò a bassa voce Gemma mentre si incamminava verso la porta, grattandosi la testa nervosamente, scompigliando in tal modo i suoi capelli lisci ribelli. Prima di uscire da essa, lo senti fermarla: "Aspetti...".

A primo acchito, Gemma pensò al peggio ma quando vide il professore guardare verso la finestra scrutando con velocemente il tempo, si rilassò. Avercelo vicino a lei le faceva perdere completamente il controllo e la sua mente le portava istinti che doveva tenere soppressi. 

"Signorina, il tempo non è dei migliori perciò avrei il piacere di accompagnarla a casa, non vorrei che le succedesse qualcosa" disse lui. Riccardo Esposito sembrava determinato a farle accettare la sua proposta e, sebbene Gemma non fosse una ragazza che si fidava facilmente, sentiva che con lui non c'è n'era bisogno, al momento.

"Come vuole lei, ma sa, faccio questa strada tutti i giorni e non ho mai riscontrato un pericolo imminente..." affermò sarcastica lei. Poi si ricordò di avere anche la macchina nel parcheggio dell'Università e non esitò a dirglielo al professore, il quale aveva già aperto la porta:

"Ho lasciato la macchina qui, come p-" 

Appena iniziò la frase, il professore la interruppe con un gesto della mano.

"La verrà a prendere domani" 

Gemma alzò gli occhi al cielo. La faceva facile lui, ma il tono di presunzione che aveva usato le aveva causato un improvviso nervosismo. Chiaramente, con la sua brillante carriera, era ricco e i soldi appunto non gli mancavano. Per Gemma era il contrario invece, in quanto, nonostante la sua famiglia fosse benestante, lei cercava sempre di cavarsela da sola, non sopportava essere aiutata economicamente. 

"Me la potrebbero rubare o rompere, professore" accentuò queste parole pronunciandole lentamente e con un tono che palesava la sua irritazione. Ma non servì a niente, perché lui fece un risolino che la fece mandare ancor di più fuori di testa e quando succedeva, si sapeva che ella, in quanto impulsiva, non avrebbe mai trattenuto le sue parole.

"È a conoscenza dell'impianto di sicurezza che hanno fatto in questa università? molte persone lasciano spesso le proprie macchine nel parcheggio. Non è mai successo niente che lei abbia appena citato poiché siamo circondati da un alto recinto che fa si che non entri nessuno" disse lui.

Gemma lo guardò con sufficienza: non intendeva dargli ragione o acconsentire alla sua richiesta e pertanto, fu lei ad irritarlo.

“C’è sempre una prima volta ed io vorrei evitare questo rischio. Sa, per me non basta scioccare le dita per ottenere quello che voglio” 

Il professore si rigirò verso di lei e si morse l’interno della guancia, quando avvertì che quella era stata una provocazione che la ragazza gli aveva mandato.

“Lei invece, dovrebbe provare a tenere la lingua più a freno. Non sa cosa ho dovuto affrontare io per ottenere ciò che adesso possiedo, non ne ha la minima idea”. Egli pronunciò tali parole con un’amarezza che fece rabbrividire ed incuriosire Gemma. Riccardo Esposito aumentò il passo verso la sua macchina lasciando così Gemma più indietro. Egli era solito a compiere questi piccoli gesti, era  consapevole che spesso tralasciava gli altri o cambiava umore quando l’argomento era delicato sebbene fosse lui ad aprirlo. 

 

Arrivati, il professore la invitò ad entrare in macchina e Gemma lo fece sperando di arrivare ben presto a casa ma quando egli accese il motore e si allontanò dal parcheggio, la strada che stava percorrendo non era quella corretta. Pensò che avesse semplicemente sbagliato strada e che lei non gli avesse dato le giuste informazioni e dritte, perciò, convinta della sua teoria, cercò di rimetterlo nella giusta via:

“Sta sbagliato strada…” disse pacata. Lui però sembrava alquanto convinto della strada che stava percorrendo e quello che disse dopo ne fu una conferma:

“Ho intenzione di mangiare qualcosa fuori, voglio essere certo che lei si nutra come si deve” 

Gemma, se dapprima fosse calma e senza alcun dovere di preoccuparsi, si girò di scatto verso di lui borbottando qualcosa di incomprensibile. Ella si chiese come aveva potuto osare non informarla o quantomeno, non chiederle il permesse sulle sue intenzioni ma soprattutto ciò che la mandava in preda alla rabbia era il fatto che lui dubitava della sua  corretta alimentazione.

“Mi sta prendendo in giro?” Chiese, cercando di calmare la parte di se stessa che le diceva di ammazzarlo con le sue stesse mani, proprio lì. Lei non voleva assolutamente andare a cena con lui, era contro la sua volontà ma a lui sembrava non importargli. 

“Perché dovrei?” disse lui, impassibile.

Gemma emise un risolino nervoso da quanto fosse insostenibile e surreale quel momento. Non era stato nemmeno un invito piacevole, forse perché il professore sapeva che lei non avrebbe mai accettato, era stata una cosa programmata e specialmente forzata.

“Lei…” Iniziò la studentessa puntandogli un dito contro il suo torace. Riccardo Esposito si girò e colse il suo sguardo per una frazione di secondi rimandandogliene uno così intenso che fece per bloccarla un’instante.

“Lei non mi ha avvertita di questa cena! E poi, come osa dirmi che non mi nutro come dovrei?!” 

Sbottò adirata ma ottenendo in cambio la sua indifferenza che poco servì a calmarla.

“Sono un medico, sarebbe grave non farglielo notare” 

Concentrato sulla strada, Riccardo osservava con la coda dell’occhio il volto quasi in fiamme di Gemma e dentro di se sorrideva maliziosamente. Amava metterla in difficoltà e vederla irata come in quel momento sembrava.  Gemma era infatti una furia pronta a distruggerlo e con le parole lei, aveva già ottenuto una laurea con tanto di master da parecchio tempo. 

“Se sono stressata la colpa non è mia! Questo dovrebbe saperlo pure lei in quanto medico! È colpa di voi professori ed in particolare sua!” 

Gemma aveva iniziato ad alzare il tono di voce e le parole le uscirono di getto, d’impulso che quasi anche lei non se ne rese conto. Riccardo Esposito, giunti a destinazione, spense il motore della macchina e girò la chiave che prese in mano mentre Gemma osservava con le sopracciglia aggrottate quelle mosse. 

“Prego, scenda” 

Con grazia, cosa che a Gemma in quel momento mancava,  egli incitò Gemma a scendere ed ella lo fece sbattendo la portiera violentemente, noncurante della reazione delle persone attorno a lei che avevano iniziato ad osservarla.

Poi si avvicinò a lui ed abbassando il tono ma non calmando le parole gli disse:

“È l’ultima volta che succederà, non osa più farmi perdere la calma ed il controllo” 

 

“L’ho già fatto, non lo rammenta?”

Gemma non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che  si ritrovò davanti ad un ristorante esageratamente diverso dagli standard che lei aveva: era infatti il classico posto in cui tutti i più ricchi potevano permettersi di andare. Questo non fece altro che innervosirla ulteriormente poiché detestava posti di quel genere, preferiva di gran lunga i pub e insomma, quelli più umili. Tutta quella ricchezza e valore non la facevano sentire a suo agio anzi, la opprimevano.

Guardandosi attorno notò che le pareti erano bianche, dorate e molto luminose, catturavano subito l’attenzione del cliente. Inoltre, il pavimento era specchiato e lo stesso era per il soffitto che aveva inoltre pure un lampadario di grandi dimensioni e anch’esso di un valore inestimabile.

Sbuffò sonoramente e si rassegnò: era praticamente impossibile far cambiare idea al muro che aveva di fronte e dovette prendere altri respiri profondi e pensare a tutt’altro che a Riccardo Esposito.

“Se lo desidera, vorrei ordinare io un piatto per lei” 

Gemma rise di gusto, pensando a quanto sciocca fosse stata quella frase senza senso. Vide che lui la stava guardando interrogativo, non capiva cosa ci fosse di così divertente ma Gemma, gli pose subito delle spiegazioni.

“Non avrebbe senso dirle di no, lo farebbe lo stesso” 

Disse, diretta e concisa. Riccardo accennò un sorriso apparentemente colpevole che quello che Gemma aveva intuito, non era sbagliato.

“Con ogni probabilità, si” Affermò, scrollando le spalle, prima di prendere il menu e dargli una rapida occhiata mentre Gemma aveva capito che lui era un cliente abituale, andava spesso in quei posti così snob per lei. Ella si ritrovò a riflettere sulle molteplici cose che li distinguevano. Erano diversi, fin troppo anche,  ma al contempo lei ne era diventata quasi dipendente e benché ci fossero troppi limiti ed una soglia che non poteva essere attraversata non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato se le sue labbra si fossero nuovamente incollate alle sue.

 

Un cameriere si avvicinò al loro tavolo mettendo fine a quell’immagini che avevano iniziato a farsi spazio nei suoi pensieri.

“Due fette di carne di manzo e due insalate medie” Disse Riccardo, accertandosi con attenzione che tutto ciò che dettava al cameriere fosse corretto.

Appena il cameriere li lasciò nuovamente da soli ci furono attimi di silenzio in cui Gemma, agitata, continuava a mordersi il labbro e il professore, non faceva altro che spostare lo sguardo dai suoi occhi, alle sue labbra e alle sue mani che si muovevano freneticamente. 

“Potrebbe spiegarmi perché è così agitata?” Chiese lui leggermente sconcertato, aspettando una risposta da parte della studentessa. Gemma voltò la testa verso di lui e lo guardò dritto negli occhi, incerta se spiegargli i motivi di tale disagio o non fidarsi.

optò per la prima perché sapeva che Riccardo Esposito non era un uomo che mollava la presa facilmente e quella cena ne fu la conferma.

“Io…detesto questi posti, preferisco quelli più semplici” disse, quasi sussurrando.

Lui annuì. Per quanto stronzo poteva essere non mancava mai d’empatia perciò non potè far altro che mettere una mano sopra quelle irrequiete di lei per calmarla. Gemma abbassò lo sguardo su quel contatto e sgranò gli occhi sorpresa. Avvertì  una scossa percorrerle la schiena e, schiarendosi la voce allontanò le sue mani dalle sue. 

A salvare quel momento, fu sempre il cameriere che portò i loro  piatti che gustarono e mangiarono in poco tempo. 

“Era affamata…come immaginavo” Disse Riccardo guardando il piatto interamente pulito e divorato da Gemma. 

“Adesso è contento?”  Domandò tagliente Gemma,  prendendo un tovagliolo per passarlo sulla sua bocca, eliminando in tal modo gli eccessi di cibo che le erano rimasti.

Il professore sospirò pesantemente e si alzò, cosa che Gemma, considerato che non vedeva l’ora di andarsene da quel posto, fece insieme a lui. 

 

“Io vorrei pagare la mia parte” Gemma insistette al fine di poter almeno pagare tutto quel cibo, non voleva che fosse lui a pagargli la cena per una questione di orgoglio.

“Non se ne parla” Affermò Riccardo Esposito con un tono che non ammetteva repliche  e fulminò Gemma con lo sguardo se solo avesse fatto il contrario. Gemma si mise da parte sebbene l’arroganza di lui le diede ancora fastidio, ma sapeva che tutti i suoi sforzi non servivano a fargli cambiare prospettiva. 

Aspettandolo a braccia conserte, Gemma ammirò il magnifico paesaggio che si prestava davanti ai suoi occhi e si odiò per non averlo fatto prima. Il posto almeno aveva qualcosa che la fece rimanere a bocca aperta: un magnifico giardino ben curato si trovava proprio lì, a pochi passi da lei, 

“È bellissimo non è vero?” Domandò alle sue spalle  una voce roca e affascinante. Gemma si girò e guardando i suoi occhi azzurri, annuì debolmente.

“Venga” Disse lui. Gemma lo seguì lungo il sentiero che stavano percorrendo che portava al giardino. Gemma sussultò quando si ritrovò dentro e Riccardo non potè far a meno di ammirarne l’espressione idillica che la ragazza aveva. In quell’esatto momento si sentivano soltanto i gufi e gli altri animali notturni con i loro versi e l’odore dei fiori e delle piante profumate che li circondavano. Gemma, sentendosi osservata smise di guardare il paesaggio ed involontariamente ricambiò lo sguardo intenso di Riccardo Esposito e arrossì, intimidita. Così in silenzio si scrutarono per minuti che sembravano interminabili e la prima a rompere il ghiaccio fu proprio Gemma:

“Adesso forse è meglio andare” 

Mentre stava per incamminarsi verso la macchina del Professore, quest’ultimo la bloccò e l’attirò a se, al suo petto. Senza darle il tempo di fare domande per questo gesto così improvviso e repentino, la baciò. Il baciò fu diverso dal primo più frettoloso e meno deciso: inizialmente lui iniziò a baciarla lentamente e con più dolcezza, prendendole il viso e accarezzandole il collo. Poi, in seguito, Gemma lo divorò, spingendosi più contro di lui e rendendo un semplice bacio, appassionante e carico di emozioni.

Riccardo morse il suo labbro, che da tanto bramava e continuò ad accarezzarla con più forza, sovrastandola con tutta la sua altezza. E così, il momento che Gemma immaginava da tanto e che fino a pochi minuti fa aveva rimuginato era diventato realtà. Una realtà che si dimostrò essere meglio della sua immaginazione.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Sotto il cielo stellato di Venezia, Gemma era ancora incollata alle labbra di Riccardo Esposito, inebriata dal suo profumo e circondata dalle sue braccia, che la tenevano stretta per non farla scappare via di nuovo. Il momento che entrambi bramavano da tempo fu interrotto proprio dalla studentessa, la quale sembrò rendersi conto solo in quel momento delle sue azioni e delle sue future conseguenze.

"L'ha rifatto...di nuovo. Perché?" Chiese, con imbarazzo.

"Lo volevo" Affermò deciso il professore. Gemma rise nervosamente: Era sempre più convinta che quell'uomo non faceva altro che confonderla ed era sicuro che da lì a poco sarebbe uscita pazza a causa sua. 

Riccardo dal canto suo la guardò mentre lei iniziava a mettere le distanze tra di loro, così notevoli che Gemma notò l'espressione del professore mutare in modo repentino: Egli infatti si incupì di colpo. 

"Lei non fa altro che confondermi! La smetta o sarò costretta a cambiare corso, sebbene non sia una cosa semplice!" Sbottò la ragazza in tono minaccioso, senza riuscire a controllare quelle parole. Del resto Gemma si trovava in qualcosa di più grande di lei, di proibito ed impossibile e prevedeva che tra di loro non sarebbe andata a finire bene. Insomma, non poteva improvvisamente cambiare i programmi e di conseguenza, la sua vita.

Pertanto s'era nuovamente scagliata contro l'uomo che fino a qualche minuto fa l'aveva baciata e lei, nonostante la sua testa le dicesse di non farlo e di porre fine a tutto, aveva ricambiato con un tale vigore che Riccardo non s'aspettava quella reazione una seconda volta. 

 

Quest'ultimo infatti alzò gli occhi al cielo.

"Non lo dica! Lo desideravamo entrambi" Affermò.

Riccardo aveva imparato a conoscere Gemma sebbene in silenzio, senza poterle parlare d'altro se non della tesi e di faccende riguardanti l'università.

Gemma allora deglutì dall'improvviso scatto d'ira del professore e per un attimo non perse l'equilibrio. Era nel panico come d'altronde le stava succedendo spesso nell'ultimo periodo, questo era chiaro, ma non poteva negargli un'altra volta che quel bacio lei non lo avesse desiderato. Continuare a litigare in quel modo era sinonimo di immaturità e pertanto Gemma scelse di prendere un respiro e parlargli con il cuore e non con ciò che la sua impulsività le spingeva a fare.

"Ha ragione, non posso darle torto di nuovo, ma non lo vede? non lo capisce? siamo troppo diversi, non potrà mai funzionare!" Gemma si toccò le tempie con le mani e chiuse gli occhi, sul punto di avere una crisi isterica poiché non c'era soluzione alle loro azioni, non si poteva più tornare indietro e men che meno dimenticare tutto.

"Io credo che noi siamo più simili di quanto lei non creda, basta lasciare da parte l'orgoglio ed essere se stessi per capirlo" Disse il professore. Gemma restò senza parole e benché cercasse di obiettare, di trovare l'ago nel pagliaio,  non ci riusciva perché aveva dannatamente ragione. Malgrado questo, i dubbi di Gemma erano tanti e aveva bisogno di risposte che era determinata ad ottenere quella sera, non ancora a conoscenza che da quella discussione non prevista, tutto sarebbe cambiato.

"Cosa vuole dire con questo?" Chiese titubante.

Ella scrutò Riccardo il quale sembrò pensare per un lasso di tempo indeterminato a quale risposta darle nonostante l'uomo avesse ben in mente le sue intenzioni ma al contempo era esitante poiché non c'erano soltanto differenze abissali tra di loro ma anche un passato che riscontrava delle similarità nel presente. Il professore chiuse gli occhi e serrò la mascella.

"Forse adesso è meglio andare" Disse infine, tagliando corto. 

Se Gemma dapprima restò con il respiro mozzato, in quel momento era priva di forze. Aveva notato che, da quando lei si era allontanata dalle braccia di Riccardo, lui era ritornato il solito professore giacca e cravatta, freddo, controllato e apatico di sempre.  Ella si chiese come poteva nascere qualcosa che era destinata a morire dopo poco e di certo, era sicura che la persona davanti a lei non se ne sarebbe prese le responsabilità, almeno questo pensava.

 

I due in silenzio si avvicinarono alla macchina e appena Riccardo aprì lo sportello Gemma fece lo stesso con ponderazione rispetto alle altre volte. 

Con sollievo e allo stesso tempo con scontento, la studentessa notò che si stavano sempre più indirizzando verso casa sua e nessuno, durante il tragitto, osò pronunciare una sola parola. Gemma si sentiva spaesata, non riuscendo più a dare un senso ai comportamenti del noto docente e anche dei suoi. Lei, che era sempre stata una ragazza indipendente, controllata e da precisi principi e valori, era così cambiata dopo l'incontro con Riccardo Esposito. Lui l'aveva resa diversa, più intraprendente e anticonformista. Era palese,  lei stessa s'era accorta che quando si trattava di quell'uomo l'autocontrollo andava letteralmente al diavolo e di certo, ella faticava ad accettare un cambiamento così radicale ma non riusciva comunque a metterci un punto. 

 

 

Seppur non pensare al professor Esposito fosse praticamente un gioco da matti, Gemma optò nel scegliere cosa fare ponendo a se stessa due opzioni: Continuare ad intraprendere questa storia proibita o seguire lo schema rigido che fin dal primo anno dell'università aveva disegnato. Nel pensarlo, si girò per guardare l'uomo e dovette inghiottire una grande quantità di saliva per distogliere lo sguardo senza prima avergli fatto un analisi accurata: la sua mascella era ancora serrata, le sopracciglia leggermente aggrottate, le labbra dischiuse e le grandi mani stringevano saldamente il volante. 

Non c'era alcun ombra di dubbio che lui possedesse un fascino inestimabile, come se a partorirlo fossero stati due divinità di una certa importanza e per tale ragione Gemma si sentì comunque inferiore alle altre donne che lui poteva permettersi. Insomma, lei era una ragazza nella media: non esageratamente bassa,  con due grandi occhi castani e i capelli lunghi e luminosi del medesimo colore, con un seno prosperoso ma sopratutto con una considerevole forza d'animo. Ella difatti abbassò lo sguardo e voltò lo sguardo al finestrino,  riflettendo  a quanto lei potesse essere diversa dagli standard del professore. 

 

Quest'ultimo dall'altro canto sembrò accorgersene e infatti, guardò il viso della studentessa e di come questo s'era rabbuiato in malo modo, come una nuvola nera pronta a scagliare fulmini e tuoni da tutte le parti.

"La vedo un po' perplessa...va tutto bene?" 

Chiese il docente.  Chiaramente non andava tutto bene e quella insulsa domanda era soltanto di circostanza, un modo per rompere il ghiaccio da quel silenzio assordante. 

"È inutile chiedermelo se sa già la risposta" Rispose Gemma con non poco rammarico. 

Lui inarcò un sopracciglio,  aspettandosi comunque la risposta della studentessa, e la guardò con la coda dell'occhio. Riccardo fermò la macchina e Gemma, capendo di essere arrivata a destinazione si slacciò la cintura e sospirò pesantemente. Prima di aprire lo sportello però,  egli la fermò:

"Io non intendo ne dimenticare e men che meno resisterle. So che non è assolutamente professionale, che è sbagliato ma..." 

Gemma aveva il fiato corto e il suo battito cardiaco stava accelerando sempre di più, se lo sentiva in gola,  impaziente di sapere cos'altro avesse da dirle.

"Ma...?" Chiese dunque lei, incitandolo a continuare.

"Ma non voglio rimpiangere di non averci provato" 

Quando udì quelle parole, Gemma si sentì come se un masso fosse stato rimosso dalla sua pancia e sebbene l'ansia, l'esitazione e la paura di iniziare ad intraprendere qualcosa che mai avrebbe immaginato fosse possibile fare, la gioia era lo stesso presente in lei, ma doveva contenersi. 

"Lei...sta dicendo che vuole provarci?" Domandò,  ancora incredula Gemma. Il professore annuì in segno di accenso ed entrambi per un attimo restarono in silenzio. Un silenzio diverso da quello precedente poiché si avvertiva chiaramente tutto il timore di gettarsi in un campo minato ma allo stesso tempo tutto il desiderio represso che in quel preciso istante, stava uscendo fuori come palle di lava.

"E l'università? Lei ricopre un ruolo importante ed io sono solo una semplice studentessa per non parlare delle molteplici d-" Gemma iniziò a parlare a raffica, elencandogli tutti i suoi dubbi ma Riccardo la zittì dapprima trucidandola con lo sguardo e in seguito, le posò l'indice sulle labbra in modo delicato.

"Non saltiamo a conclusioni affrettate. Una cosa alla volta" 

Gemma guardò il dito che era ancora poggiato sulle sue labbra e che lentamente, dopo aver messo le cose in chiaro, l’uomo ritrasse. Ella dischiuse le labbra e lo guardò con gli occhi sgranati: Quali erano le sue intenzioni?

"Quindi? Non si prenda gioco della mia pazienza!" Esclamò Gemma, con l'ansia che le attanagliava lo stomaco e la testa che era diventata una bomba ad orologeria. 

"Non oserei mai!" Disse con sarcasmo Riccardo Esposito. Egli aveva ben capito che la studentessa era poco paziente e che odiava aspettare e di conseguenza, quando la risposta tardava ad arrivare, non c'era modo di fermare il flusso di parole acide che potevano uscire prepotentemente dalla sua bocca. 

Ella infatti, sbattè le palpebre e accennò un sorriso esasperato.

“Le mie intenzioni sono queste…” Riccardo prese il volto di Gemma tra le mani e lo avvicinò al suo afferrandola anche per il collo in modo tale che ella non potesse nemmeno avere lo spazio per muoversi. Un secondo dopo,  per la seconda volta in quella serata, lui appoggiò le labbra a quelle della ragazza la quale non osò ad approfondire il bacio con più impeto. Anche lei, inaspettatamente, afferrò con forza i capelli del professore, costringendolo a dare il pieno controllo a Gemma, dimostrandogli di essere una forza della natura, quando voleva. Appena senza fiato si staccarono, Gemma aprì gli occhi e sorrise guardando il viso completamente in fiamme di Riccardo Esposito. Entrambi, non sapendo cosa dire, non fecero altro che scrutarsi con desiderio che allo stesso tempo, doveva essere controllato. Finalmente,  il professore e la studentessa si lasciarono andare, non curandosi dei rischi che poteva comportare il gusto del proibito, non preoccupandosi nemmeno di ciò che la gente avrebbe potuto pensare di loro se solo si fosse venuto a sapere. 

 

Ma purtroppo, la realtà non è come nei film e Gemma se ne rese conto malvolentieri quando vide due occhi che la stavano fissando con delusione e con rabbia dal pianerottolo di casa sua. Quegli occhi appartenevano proprio a Luca, il suo migliore amico, colui che fino a quel momento c’era sempre stato per Gemma. Quest’ultima vedendolo, dovette mettere ben a fuoco per rendersi conto che quella persona, quel ragazzo era proprio Luca, e la testa iniziò a girarle pericolosamente, così tanto che pensò di star per perdere conoscenza. Ed in effetti, sarebbe stato meglio perché non aveva parole per descrivere la faccia del suo migliore amico.

“Va tutto bene?” Riccardo la guardò preoccupato. Si avvicinò a lei per controllare che stesse bene, nonostante fosse tutto l’opposto. Il docente non capiva perché la ragazza era improvvisamente impallidita e aveva iniziato a balbettare parole incomprensibili: “i-io…d-devo andare” 

Gemma avevo lo sguardo fisso a Luca. Era come se l’espressione di quest’ultimo non le permettessero di fare altro. Soltanto allora ella credette che quello non era solo un guaio, era molto di più e non aveva la minima idea di come affrontarlo visto il modo spiacevole con cui Luca l’aveva scoperto. Di certo, non era quello che Gemma desiderava.

Riccardo la guardò andare via scossa e dopo pochi minuti decise di andare seppur tentennante. Sapeva che parlarle in quello stato non avrebbe aiutato nessuno dei due e pertanto decise di rimandare la discussione all’indomani mattina. D’altronde, lui non era a conoscenza dei migliori amici di Gemma e non si ricordava tutti i volti dei suoi studenti in quanto ne vedeva molti tutti i giorni. 

 

Gemma si avvicinò con cautela al suo migliore amico e con le lacrime agli occhi lo sfiorò con una mano. Lui, fece un passo indietro, indignato dalla presenza di quella che credeva una persona diversa rispetto a ciò che aveva visto pochi minuti prima nella macchina del rinomato professore. 

“Luca…t-ti prego, dammi modo di spiegare! non è come credi!” Sussurrò Gemma, con la voce spezzata dalle lacrime che iniziavano a scendere come un fiume in piena dai suoi occhi. Molteplici erano le emozioni di Luca: Stupore, disappunto ma soprattuto tanta amarezza poiché si sentì tradito da una delle poche che credeva amiche, forse l’unica.

“Non c’è niente da spiegare! Quello che ho visto mi basta e avanza”.

Sbottò Luca con asprezza, allontanandosi sempre di più da Gemma. Correva, facendo sì che la ragazza non potesse ne fermarlo ne inseguirlo poiché non aveva intenzione di sentire ciò che lei avesse da dirgli, i suoi tentativi erano vani e Luca era irreversibile come mai. Con le mani in testa e singhiozzando rumorosamente Gemma aprì tremante il portone di casa sua e camminò velocemente verso il piano di casa sua. Ciò che avvantaggiò la ragazza fu l’assenza dei suoi genitori: mancavano solo loro a completare quella serata che da splendida era diventata un vero e proprio inferno, come se qualcuno le avesse lanciato una maledizione. Ella appena chiuse la porta alle sue spalle si lasciò andare ad un pianto più che disperato e si accasciò al muro accanto ad essa. Aveva perso Luca, il suo unico amico oltre a Chiara, a causa del desiderio verso il suo professore. E l’unica domanda che non potè evitare di farsi fu: Ne vale davvero la pena di stare con Riccardo Esposito, Gemma? 

 

Spazio autrice

Ciao lettori! Mi scuso nuovamente per la mia assenza ma devo ammettere che ho avuto un piccolo blocco nell’ultimo periodo. Infatti, scrivere questo capitolo non è stato semplice perché non avevo le idee chiare ma ecco a voi! Spero sinceramente che vi piaccia e se avete qualcosa da dirmi non esitate a scrivermi oppure a lasciare un commento. Alla prossima❤️!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Spesso la vita ci sorprende,  ci lascia senza fiato e ci fa crescere: Essa non è mai prevedibile poiché ogni giorno ci pone sempre una sfida differenti dalle precedenti e,  a tal proposito, La vita di Gemma non era mai stata facile ma era solo grazie a se stessa e alla sua determinazione e tenacia che stava finalmente concludendo gli studi e pertanto, il giorno della sua laurea si stava avvicinando sempre di più. Il tempo passava e lei non poteva non essere più che orgogliosa di essere riuscita a contrastare il disappunto dei suoi genitori su tale scelta, sebbene questi ultimi fossero rimasti adirati per anni e anni riguardo la scelta, a parer loro inconcludente, della propria figlia,  e ad aumentare la sua sicurezza che, a causa della sua adolescenza vissuta nei peggiori dei modi, era svanita nel nulla.

 

Gemma, benché fosse una giovane donna che desiderava realizzare i suoi sogni e diventare qualcuno nel mondo della medicina,  era umana e come tutti, aveva dei sentimenti e delle emozioni che,  seppur provato a mettere a tacere in tutti modi esistenti, erano insopprimibili ed incontrollabili. Ciò che era successo con Riccardo Esposito non poteva considerarsi un errore bensì una nuova prova che l'universo le aveva offerto. Quella prova però, era molto diversa da quelle che fino ad allora aveva dovuto affrontare e che poi era riuscita a superare in modo eccellente.Non era nemmeno un'esame che una volta dato poteva non riproporsi più. No. Era molto di più, era qualcosa che, malgrado appena nato, poteva considerarsi indescrivibile. Appena ella percepiva la sua presenza il suo corpo mutava repentinamente e guardarlo ed immaginarlo in altre circostanze era inevitabile. Finalmente qualcosa tra la giovane studentessa ed il noto docente stava nascendo ma un altro problema si sovrapponeva ai tanti altri: Luca.

Gemma ormai, non lo sentiva più da giorni e nonostante avesse provato svariate volte a telefonarlo e fare qualsiasi cosa per incontrarlo era tutto inutile, lui non intendeva vederla e sentirla. La giovane si sentiva tremendamente in colpa per non avergli raccontato niente ed il modo in cui ne era venuto a conoscenza era deplorevole ma allo stesso tempo sapeva che era impossibile fare il contrario. Gemma si soffermò sopratutto sulla sua reazione che, seppur biasimabile, era comunque sospetta. Lei era un'adulta, maggiorenne da tempo, e pertanto non aveva bisogno di qualcuno che le facesse da babysitter o che le stesse con il fiato sul collo. Dunque, voleva mettere in chiaro quei dettagli con moderazione e provandosi a mettere nei panni di un ragazzo timido e riservato come Luca che, aveva solo lei come unica amica sulla quale fare affidamento. 

 

Quel martedì di Dicembre Gemma aveva il tirocinio e perciò, era impaziente di arrivare in ospedale ed assistere ad almeno un intervento,  qualora fosse stato possibile. All'idea che avrebbe rivisto Riccardo Esposito le vennero i brividi in quanto prevedeva che, almeno dal canto suo,  stare accanto all'uomo che la sera prima aveva appassionatamente baciato le avrebbe recato non pochi disagi. Ripensando nuovamente a quella sera, la giovane accennò un sorriso rammentando il modo in cui il professore l'aveva baciata ed ancora, in realtà, stentava a credere che quei momenti fossero veramente avvenuti. Ma,  poco dopo si rabbuiò per il suo migliore amico. L'ansia la stava mangiando viva e la paura di perderlo altrettanto. Doveva parlargli al più presto per cercare di risistemare tutto nonostante sapesse che le difficoltà non sarebbero state ben  poche ma quantomeno, si sentiva in obbligo a dargli delle spiegazioni e lo stesso avrebbe fatto con Chiara. 

 

Appena mise piede fuori casa, inspirò a pieni polmoni l'aria fresca invernale, chiuse gli occhi e, sebbene preferisse la stagione autunnale, un senso momentaneo di pacatezza la travolse attenuando la sua ansia e l'emozione nel rivedere Riccardo Esposito, grazie a quel piacevole gelido che le provocava la pelle d'oca lungo tutto il corpo.

Il policlinico universitario distava poco da casa sua e dunque Gemma decise di incamminarsi verso esso con un passo svelto. Era già in ritardo e, poiché sapeva quanto il suo professore odiava aspettare, si maledì in quanto lui  non le avrebbe sicuramente risparmiato la ramanzina, che puntualmente l'aspettava appena avrebbe messo piede nel reparto di ortopedia e traumatologia.

 

Dopo dieci minuti Gemma aveva di fronte a lei l'imponente struttura che ormai era diventata una seconda casa a causa di tutto il tempo passato all'interno di essa. Pensò, osservandola, che avrebbe avuto comunque nostalgia della sua città natale malgrado non vedesse l'ora di andare altrove poiché, come spesso si vuol dire, il cuore appartiene alla città in cui si è nati e cresciuti e abbandonarla non può mai non essere un colpo al cuore.

Sorrise, guardando tutti i tirocinanti, gli specializzandi e gli strutturati. Il suo percorso, nonostante le molteplici difficoltà, era stato sensazionale e l'università di medicina e chirurgia le aveva insegnato a non arrendersi alla prima difficoltà e a non farsi incutere dai tanti anni di studio, dai numerosi libri da studiare e dalle cose da ricordare, ma di godersi ogni piccolo momento e pensare  al finale di quella lunga strada che, in certi versi, sembrava quasi interminabile.

 

Gemma entrò nell'edificio dalla porta scorrevole e si incamminò verso il reparto che da tempo le interessava, sopratutto da quando aveva deciso di trattare tale materia per la sua tesi di laurea. Aspettò che l'ascensore arrivasse al piano terra e in seguito ci entrò scoprendo di non trovarci nessuno all'interno e ciò la rassicurò, non aveva un bel rapporto con gli sconosciuti.

Le porte scorrevoli si aprirono e lei, prima di mettere un piede fuori dall'ascensore si ritrovò davanti a se Riccardo, il quale, nonostante stesse aspettando da più di venti minuti il suo arrivo, fu rimasto piacevolmente sorpreso di vederla lì, a pochi centimetri da lui. Gemma trattene il respiro: Vederlo con il camice dava sempre un altro effetto. Quasi involontariamente il suo sguardo passò dalla testa ai piedi e viceversa ed il professore, sorrise di sottecchi notando che la  studentessa era improvvisamente diventata rossa. 

Improvvisamente lui si schiarì la voce e Gemma tornò alla realtà.

"Venti minuti di ritardo..." Affermò, volvendo lo sguardo verso l'orologio per poi riportarlo in modo severo verso Gemma .

"Lo so è solo che..." 

Riccardo Esposito agitò un dito in aria che impedì a Gemma di pronunciare altre parole. Ella restò stizzita aspettando nervosamente un accenno da parte del professore.

"Cosa devo fare con te , Gemma..." Disse in modo suadente. La studentessa rimase piacevolmente scossa da quell'improvviso cambio d'umore, la tensione infatti si alleggerì notevolmente.

"Sai che fine hanno fatto le persone come te che arrivano sempre in ritardo al lavoro?" Le chiese lui, studiando attentamente l'espressione di Gemma. Quest'ultima scosse la testa, preoccupata di conoscere la risposta ma al contempo impaziente di sapere.

"Hanno preso le loro cose e se ne sono andati altrove, cacciati dal sottoscritto. Vuoi che succeda anche a te?"

Il suo tono di voce cauto e paziente ingannava: Sicuramente con Gemma si stava trattenendo e ciò era ben evidente. Quest’ultima rise fra sè e sè  e continuò a stare al gioco di Riccardo Esposito. Chiaramente, dopo ciò che era successo la sera prima, dopo che lui le aveva proposto iniziare qualcosa di ancora non ben definito, non avrebbe preso gravi conclusioni nei suoi confronti, come sarebbe potuto succedere tempo a dietro. Ciò inquietava e divertiva, per la paradossale situazione.

"Sappiamo entrambi che non succederà" 

Gemma incurvò le labbra, facendo un sorriso malizioso. 

"Non sfidarmi" Concluse. Il professore si muoveva con sicurezza per i corridoi e fece un cenno con la mano a Gemma per muoversi. Tutti gli sorridevano e lo salutavano con un tono in cui era ben chiara l'ammirazione che provavano nei suoi confronti. Gemma sapeva che lui era un uomo di un certo prestigio, ma forse lo era ancora di più di come se l'era immaginato lei. 

"Oggi verrai in sala operatoria con me" Affermò Riccardo. A Gemma si illuminarono gli occhi: erano così luminosi che da essi poteva intravedersi la luce che ne scorgeva. 

"Davvero?" Domandò con euforia. Sembrava una bambina che aveva appena ricevuto un dolce o un regalo. Ma quello era più di un semplice e banale regalo: Finalmente avrebbe visto Riccardo Esposito in azione in sala operatoria. 

"Non te lo meriti ma...farò un eccezione. Spero di non averti sopravvalutata" Rispose lui. Voleva metterla alla prova, non era qualcosa di così raro ma neanche di così ovvio, e lei non intendeva deluderlo.

"Non la deluderò" Disse con sicurezza Gemma.

"Vai a cambiarti"

Il professore squadrò dall'alto verso il basso i vestiti di gemma e pensò che, chiaramente, quello non era il miglior modo per andare in sala operatoria e pertanto Gemma obbedì alla sua richiesta e con una rapida camminata si incamminò verso gli spogliatoi. Fu in quel preciso momento che Gemma capii in cosa avrebbe voluto specializzarsi, da anni infatti, come moltissimi studenti della sua facoltà, era sempre tentennante nella scelta della specializzazione poiché non era una scelta facile. Ma adesso, finalmente la certezza c’è l’aveva ed era soltanto grazie a Riccardo Esposito: lo studio dell’apparato locomotore e quindi dell’ortopedia e traumatologia l’aspettavo dopo la fine del percorso all’università. E lei non vedeva l’ora.

 

***

 

Dopo una stancate ma produttiva giornata di tirocinio,  Gemma stava al settimo cielo per aver visto Riccardo Esposito all'opera per la prima volta. Ricordò ancora le sue mani ferme e precise in ogni piccolo movimento. Tutto per lui doveva essere perfetto e se per Gemma inizialmente questa era solo un ipotesi, un'idea che s'era fatta fin dal primo giorno in cui lo aveva conosciuto, adesso era diventata una certezza.  

L'intervento sebbene non facile, era riuscito al meglio e senza nessuna complicazione e la pazienza con cui il suo professore, e ormai anche suo mentore, era invidiabile. Gemma si trovava nello spogliatoio da sola,  in quanto si era già fatto tardi, per cambiarsi. Si levò il camice che i tirocinanti erano obbligati ad usare a differenza degli strutturati, ed indossò dei jeans neri lunghi e una camicia bianca di sopra che metteva in risalto il suo prosperoso seno. Infine mise i suoi tacchi neri e la sua giacca del medesimo colore: Quest'ultima era più che altro un piumone infatti, poiché l'inverno a Venezia non era mai dei migliori in quanto freddo, umido e grigio, Gemma infatti indossava sempre quella. Mentre prendeva la borsa per andare via qualcuno la fermò:

"Stai andando via?" Le domandò una voce molto familiare. Gemma annuì muovendo il capo. Riccardo Esposito era appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate. La studentessa notò la sua stanchezza: I suoi occhi arrossati imploravano un sonno profondo e per poco non si chiudevano da soli.

"Si, lei...tu resti qui?" Rispose Gemma, correggendosi dal modo formale con il quale era sempre stata abituata a chiamarlo. Lui, capendolo, sorrise e la guardò negli occhi.

"Vedo che ancora non riesci a darmi del tu" Affermò, avvicinandosi a lei. Gemma non riusciva ad elaborare una frase di senso compiuto: Il modo famelico in cui lui la stava osservando, come se stesse aspettando di divorare il suo dolce preferito, era disarmante e la rendeva vulnerabile.

Ella si schiarì la voce.

"Sai, non tutti i professori sono soliti a baciare le proprie studentesse, devo abituarmi ad un Riccardo Esposito che non mi sarei mai aspettata" Disse sarcastica Gemma, emettendo una silenziosa risatina. Con la coda dell'occhio vide lui incupirsi impercettibilmente, sperò che quella, però, fosse stata una sua impressione.

"Insolente!" Esclamò tutto d'un tratto il professore.

"Lei non è da meno" Ribattè provocatoria Gemma. Riccardo allora si avvicinò ancora di più al suo volto e successivamente al suo orecchio dove posizionò le sue labbra a pochi millimetri da esso:

"Sta giocando con il fuoco signorina Ferrari" Sussurrò con tono persuadente. Gemma, quando riuscì a realizzare, una scossa le attraversò tutta la colonna vertebrale e una serie di brividi la percorsero. Ad interrompere quell’atmosfera fu un richiamo proveniente dalla porta che fece allontanare i due all'istante:

"Dottore la vogliono in sala operatoria, è un’emergenza" Disse, colui che doveva essere un infermiere. Gemma osservò attentamente quella scena e in seguito ne trasse delle conclusioni: Lei ambiva ad essere come lui cioè un medico brillante e dedito al suo lavoro. Scrupoloso come pochi e altrettanto severo e con un ego smisurato di se stesso, Riccardo Esposito era un grande esempio per Gemma.

"Arrivo immediatamente!" disse lui, camminando velocemente verso la porta senza voltarsi. La studentessa sapeva che fare il medico non era un lavoro qualunque bensì era fare l'eroe. Salvare le persone, renderle felici e curarle doveva stare prima di tutto, prima di ogni cosa. Ed era proprio quella consapevolezza che spingeva Gemma verso la fine di un percorso e l'inizio di un altro. E lei, mai si sarebbe arresa, mai avrebbe mollato la presa perché altrimenti non sarebbe stata se stessa, non sarebbe stata la vera Gemma Ferrari.

 

Angolo autrice

Ciao a tutti! mi scuso per la mia assenza ma in questo periodo, oltre ai miei numerosi impegni,  ho avuto bisogno di prendere una breve pausa per me stessa e chiaramente per riordinare le idee riguardanti la storia. Questo capitolo secondo me è importante per i prossimi sviluppi e in seguito capirete il perché,  non voglio anticiparvi niente.

Voi cosa ne pensate? ;-)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


"Ho bisogno di parlarti" 

Questo era stato l'ultimo messaggio che Gemma aveva mandato a Luca nella speranza che quest'ultimo avrebbe risposto. Numerevoli erano stati i vani tentativi che Gemma aveva tentato per avere una conversazione con il suo migliore amico e questo, sebbene non diverso dai precedenti,  le stava dando più speranza del solito. Ella aveva dato tempo a Luca, non poteva biasimarlo di certo ed era il minimo che potesse fare per lui, ma sapeva che in un modo o nell'altro dovevano affrontare la discussione entrambi. E al centro di essa c'era Riccardo Esposito. La giovane si sentiva non poco in difficoltà: Sembrava quasi che Luca le stesse implicitamente chiedendo di scegliere tra i due, cosa che Gemma non avrebbe mai fatto. Inoltre, pensava che parlare prima con Chiara e poi con Luca fosse la cosa migliore da fare prima che lei potesse scoprirlo in modo indegno. Per tale motivo, quella mattina di un freddo giorno invernale Gemma si ritrovò davanti alla porta di casa della sua migliore amica. Forse per l'ansia o forse per il freddo, o per entrambe le cose, si strofinò energicamente le mani prima che Chiara potesse aprirle la porta. 

 

"Gemma! Entra,ti prenderai un malanno altrimenti" Chiara la spinse dentro casa sua, nella quale lo sbalzo di temperatura si avvertì immediatamente. Gemma si schiarì la voce notando come la sua migliore amica si stesse prendendo cura di lei, sistemando ogni minimo particolare. In quanto spesso maniaca del controllo, Chiara non sopportava che gli ospiti potessero in qualche modo trovare in disordine casa sua,  specialmente quando si trattava di Gemma, che per lei era più simile ad una sorella. 

"Chiara, è tutto apposto. La casa è perfetta, come sempre" Gemma tranquillizzò Chiara mettendole le mani fredde sulle sue spalle. Quest'ultima sospirò di sollievo e si girò sorridente verso Gemma, abbracciandola improvvisamente. Gemma rise e scosse la testa: adorava i cambiamenti improvvisi della sua migliore amica, li considerava così infantili ma anche e soprattutto affettuosi.

 

"Chiara devo parlarti..." Gemma si staccò dal suo abbraccio e la guardò negli occhi, spezzando la piacevole atmosfera che si era andata a creare: Lì, in quel salottino pieno di colori vivaci, nella testa di Gemma vorticava quello che poteva definirsi a tutti gli effetti un angosciante segreto.

Chiara guardò timorosa la sua amica. 

"Forse è meglio che ci sediamo..." 

Gemma indicò a Chiara il divano sul quale si sedettero qualche secondo dopo. Chiara si stava iniziando a preoccupare: Conosceva Gemma fin troppo bene e il suo tentennamento era sempre più che raro. Aveva intuito che c'era qualcosa che non andava.

"Gemma, sono la tua migliore amica e non nego che in questo momento mi stai facendo preoccupare. Cosa succede?" Domandò Chiara. 

"È più complicato di quanto tu pensi..." 

Gemma, benché riponeva grande fiducia e stima verso la sua migliore amica, non riusciva a trovare le parole giuste per dirgli ciò che si stava ingoiando da tempo.

"Stai temporeggiando!" Esclamò Chiara, sbuffando nervosamente. Per lei tutta quell'attesa non faceva altro che mandarla in agitazione.

"Non potresti mai immaginarlo..." Continuò Gemma. Non riusciva a guardare Chiara negli occhi, non voleva che le cose potessero complicarsi ulteriormente. Ma sapeva che quello era il momento giusto per dirglielo e rimandare non sarebbe servito.

"Mi stai facendo incazzare Gemma..." Disse Chiara, mantenendo un tono cauto che tradiva il suo vero umore. Rare erano le volte in cui Chiara si alterava ma quando succedeva, la sua ira era quasi paragonabile a quella delle creature divine. 

"Io e Riccardo Esposito ci siamo baciati!" Esclamò Gemma, sprigionando tutto d'un tratto ciò che non era riuscita a dire fino a poco prima. Ella alzò gli occhi lentamente, scrutando la reazione di Chiara: Quest'ultima aveva aperto la bocca, a causa dello stupore, e si era immobilizzata. Minuti interminabili passarono e di Chiara si sentivano soltanto dei borbottamenti,  parole e frasi non definite e non comprensibili. 

"Ecco! Io lo sapevo!" 

Gemma si alzò e camminò nervosamente per la stanza con le mani in testa. 

"C-come è successo? Quando e perché? Tu e Riccardo Esposito non avevate un rapporto conflittuale?" 

Chiara finalmente parlò, facendo un susseguirsi di domande che per poco Gemma non perse il filo del discorso. Quest'ultima prese un respiro profondo e fece scivolare le sue mani lungo i fianchi, provando invano a rilassarsi.

"Una domanda alla volta!" Disse,  mettendo le mani avanti. Chiara la incitò a continuare.

"Ecco...un mese fa gli ho chiesto di essere il mio relatore per la tesi e-" Gemma stava cominciando a spiegare tutti i fatti in ordine cronologico ma Chiara la interruppe, sgranando gli occhi. 

"Tu cosa hai fatto?!" Domandò, con tono di rimprovero.

"Fammi spiegare! Sono qui per questo motivo..." 

Gemma fulminò Chiara con lo sguardo e si inumidì le labbra con la punta, era solita a farlo quando doveva pensare con scrupolosità a cosa dire. 

"Gli ho chiesto la tesi perché come ben sai la mia laurea è vicina e reputavo che lui, nel campo dell'ortopedia, fosse il migliore ed in effetti, fidati che lo è" 

La studentessa riprese il discorso con moderazione, sotto gli occhi attenti della sua migliore amica.

"Ci siamo visti per molti pomeriggi nel suo studio per discuterne,  io ho avuto molti ripensamenti al riguardo ma penso che sia stata una delle decisioni migliori che abbia mai preso in vita mia" Continuò. Chiara a quel punto alzò gli occhi al cielo. Era sul punto di pronunciare qualcosa ma questa volta fu Gemma che la superò, interrompendo le sue parole per aria.

 

"Poi...non ti so spiegare, è successo tutto velocemente. Durante il tirocinio e le ore passate insieme, ho scoperto che non era così terribile anzi è un uomo che, a parer mio, ha costruito una corazza nel tempo e per questo si comporta in un modo abbastanza...ambiguo, a volte”.

Gemma fece una risatina, rammentando tutti gli  strani ed esagerati comportamenti del docente nei suoi confronti. Poi Chiara attirò nuovamente la sua attenzione.

"Permettimi di fare una domanda: L'hai baciato tu per prima?" Domandò dunque quest'ultima, abbassando notevolmente il tono e cambiando atteggiamento, mettendosi nei panni della sua migliore amica e immaginando la sua breve storia.

"Domanda lecita ma no. È stato lui a baciarmi per primo, io ho ricambiato ma poco dopo me ne sono altamente pentita mentre lui...lui non dimostrava sensi di colpa" Gemma scrollò le spalle e si morse il labbro inferiore: Negli occhi di Chiara c'era compassione, oltre che l'evidente sconcerto.

"Quanti volte è successo? siete andati oltre?" Domandò lei.

"Ci siamo baciati altre volte ma non siamo andati oltre, non penso che succederà a breve. È una cosa del tutto nuova sia per me che per lui perciò...questo è solo un inizio, credo" Affermò Gemma e Chiara annuì. Dall'altro canto, ancora non era sbocciato nulla di concreto tra lei e il suo professore e pertanto, dopo il tradimento del suo ex fidanzato e le conseguenti reazioni, avrebbe faticato molto a lasciarsi andare di più. Tra l'altro, Riccardo Esposito aveva quasi il doppio della sua età e sapeva che, nonostante l'alchimia che li legava, la prudenza doveva precedere tutto il resto.

 

"Tu ti fidi di lui? Insomma, rifiutavi ogni ragazzo che ti si avvicinava. Perché adesso proprio lui? Perché il tuo professore?" Chiese Chiara, non comprendendo ancora i motivi del suo avvicinamento verso una persona evidentemente superiore a lei in quanto il ruolo che ricopriva lo sanciva. Infiniti erano i suoi dubbi e le cose non chiare,  non poteva limitarsi a conoscere solo una parte della storia, doveva scavare più a fondo di così.

"Io...non lo so Chiara. Ti ripeto che è successo tutto così in fretta ed io..."

Gemma stava iniziando a sentirsi in difficoltà,  si sentiva imponente perfino davanti alla sua migliore amica, alla persona che c'era sempre stata. Sperava solo che lei potesse comprenderla. 

"Gemma, tu per me sei come una sorella ed in quanto tale lascia che io ti dica la verità: Quello che stai facendo, la strada che stai intraprendendo  è pericolosa. Da quello che mi hai raccontato  ne ho dedotto le conclusioni e credo che tu dovresti essere più consapevole a cosa vai incontro. Insomma, avete molti anni di differenza oltre al fatto che lui è il tuo docente. Hai idea di cosa potrebbe succedere se si venisse a sapere?" Disse Chiara. Gemma ascoltò la sua migliore amica, sforzandosi di capire che lei, per il suo bene, cercava solo di farla ragionare ma al contempo era rammaricata sentendo che nemmeno lei l'avrebbe appoggiata e ciò non faceva altro che metterla ancora e ancora in estrema difficoltà. Era alle strette, ne era consapevole.

 

"Vuoi dire che dovrei lasciare perdere?" Domandò di rimando Gemma ormai in preda all'agitazione. 

"Sai che non posso dirti cosa fare. Ciò che posso consigliarti è...di stare attenta" Chiara la avvertì e Gemma schiuse la bocca ma dopo poco la richiuse, non sapendo in realtà in quale altro modo giustificare il percorso che, se così poteva considerarsi, aveva intrapreso. O meglio, avevano intrapreso. Come risposta, Chiara ricevette un sospiro da parte di Gemma che tanto in realtà voleva significare: L'esasperazione mista al disordine mentale le lasciavano non pochi dubbi. Era veramente pronta a cavalcare i limiti del proibito con Riccardo Esposito? E soprattutto, fino a che punto poteva fidarsi di lui? 

 

***

Dopo un'intera mattinata passata in compagnia della sua migliore amica, Gemma dovette incamminarsi di fretta verso l'università per frequentare le lezioni pomeridiane che, in quanto ne rimanevano poche al termine del suo percorso universitario, teneva a non mancare. 

Voleva soltanto non incontrare Riccardo Esposito tra i corridoi: Parlare con Chiara l'aveva fatta riflettere abbastanza ma al contempo, era indecisa sul da farsi. Tutta quella tensione, a detta sua dovuta allo stress che in quel periodo non accennava a diminuire, non le faceva per niente bene. Allontanarsi dai problemi da una parte l'avrebbe sicuramente rasserenata ma dall'altra questi non si sarebbero magicamente risolti. 

Entrando all'università, sentiva gli occhi addosso di molti studenti e non capendone il motivo, guardò tutti con fare inquisitorio. Ad un certo punto, fu una presenza alle sue spalle a distrarla:

"Sei Gemma Ferrari?" Chiese, fermando i suoi passi. La studentessa si girò e annuì a quella ragazza che presupponeva avesse la stessa età sua. 

"Piacere, Letizia Scorzi. Frequentiamo lo stesso corso, non so se mi hai mai vista in classe"  

La giovane si presentò, allungando educatamente la mano destra che Gemma strinse accennando un sorriso di circostanza. 

 

"In realtà no. Volevi chiedermi qualcosa?" Chiese. 

"Più che altro volevo avvertiti. Penso che tu abbia notato che non pochi studenti della facoltà ti stiano fissando in malo modo ed io sono venuta in tuo aiuto"

Gemma era esterrefatta. Cosa voleva dire quell'affermazione?

"Che intendi dire?" Chiese subito dopo lei. Letizia allora si avvicinò ancor di più a lei, si guardò attorno per avere la certezza che nessuno potesse sentire e quasi sussurrando disse:

"Ecco...gira voce che il Prof.Esposito abbia accettato di essere soltanto tuo relatore, rifiutando chi gli aveva precedentemente chiesto di esserlo. Loro pensano che sia un po' sospetto e, permettimelo, pure io".

Gemma per poco non svenne. Divenne paonazza in viso appena realizzò le parole della sua compagna ma fu la rabbia in primis che iniziò a prendere il sopravvento. Considerava ingiusto che Riccardo Esposito avesse compiuto un gesto di tale ignobiltà e ancor di più il fatto che lui non le avesse accennato nemmeno una parola. 

"Io...io sono senza parole. Non la sapevo, mi dispiace" Disse Gemma, mascherando la sua irritazione. Strinse i pugni, sentendo perfino le sue unghie avere il contatto con la sua pelle.

“Oh…non devi scusarti. Considerato che non ne eri a conoscenza, la colpa non va automaticamente a te. Riccardo Esposito ha la fama di essere un bastardo con determinati studenti, ma con te a quanto pare è stato diverso” Affermò Letizia, cercando invano di supportare  Gemma.

Se solo sapesse

Si disse Gemma tra se e se. Tutte le sue certezze adesso, si erano aggiunte ai molteplici dubbi già esistenti e di stabilità ed equilibrio in quello strambo rapporto non ne rimanevano neanche un po’. 

“Parli del diavolo e spuntano le corna. È a pochi passi da noi” 

Letizia interruppe ancora una volta Gemma dall’oscurità dei suoi pensieri nei quali si era immersa o meglio, in cui era affogata. Letizia indicò  la figura del docente, il quale stava conversando con un altro collega. Lo trucidò con lo sguardo, non prestando più la minima attenzione alla ragazza accanto a lei. Lui, quasi avvertendolo bruciare come lava incandescente, si girò e ricambiò interrogatorio il suo sguardo e non cogliendone i significati, inarcò un sopracciglio. Quest’ultimo congedò il suo collega con un sorriso incerto e con una stretta di mano rapida e subito dopo cercò di avvicinarsi alla studentessa ma lei fu troppo lontana da lui prima che potesse raggiungerla.

 

 

Spazio autrice 

Si! so che qualcuno mi starà odiando in questo momento ma questi sviluppi tra Gemma e Riccardo sono veramente fondamentali in quanto segnano il loro percorso. Cosa pensate di Chiara e della sua opinione? E invece di Gemma? Sta forse facendo la cosa giusta o sbagliata? 

Per qualsiasi dubbio non esitate a scrivermi o a commentare 😘

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


Nei corridoi affollati della facoltà di medicina e chirurgia, Gemma cercava di sfuggire allo sguardo di Riccardo Esposito: Egli infatti, stava osservando ogni suo movimento con sospetto. Lei, riflettendo e conversando tra se e se, capii che era inutile scappare dai problemi, ancora una volta. Era successo troppe volte con lui e non voleva ripetere gli stessi errori ancora e ancora, come una riproduzione di eventi che si susseguono all'infinito. 

Furiosa con il docente ma soprattutto con se stessa in quanto responsabile  delle sue azioni, non riusciva a realizzare la strada pericolosa verso cui si era indirizzata. Malgrado i molteplici errori degli ultimi mesi, Gemma esigeva una spiegazione. Non poteva certamente limitarsi alle voci che giravano velocemente in tutta l'università e d'altronde uno scapolo come Riccardo Esposito, colto docente universitario con un'affascinante personalità e con un intuito che raramente un essere umano può possedere, suscitava notevole interesse nei giovani studenti. 

 

"Dovevi aspettartelo" 

Una voce dentro di lei le sussurrava queste parole e lei non poté che darle ragione. Come pensava che un uomo come lui potesse anche solo pensare di non avere secondo fini? Dopo l'esperienza passata, vissuta inizialmente come sogno e  in seguito come un incubo, s'era giurata di non ripetere lo stesso errore. Era successo ma quello era molto di più di un banalissimo errore. Ma come si dice, quel che è fatto,  è fatto.

Si guardava attorno spaesata, incapace di prendere una decisione, quando improvvisamente puntò le sue iridi con quelle di Riccardo Esposito: Lui era ad un passo da lei, così vicino che, a causa della sua presenza, il cuore iniziò a martellarle sul petto.

"Signorina, possiamo parlare?" Chiese, con una palese voglia di non dare troppo nell'occhio. Gli studenti infatti, sussurravano alle orecchie dei propri compagni e Gemma riusciva a sentire  i loro bisbigli anche a distanza.

La giovane lo guardava con occhi che parevano fuoco, mentre cercava di trattenere la sua ira, imprecando mentalmente.

"Di cosa dovremmo parlare professore?" 

Gemma evidenziò con maggior enfasi l'ultima parola e lo provocò. Il suo tono era tutt'altro che generoso: Il professore percepiva infatti, la sua freddezza e la sua impassibilità. 

"Vieni nel mio studio tra dieci minuti, è inutile continuare a comportarsi in questo modo" 

Il docente mantenne, come al suo solito,  la classe e l'autocontrollo che lo contraddistinguevano e da quella frase un rifiuto da parte di Gemma era impensabile e questo la studentessa lo sapeva. Pertanto, quando lui non le diede modo di controbattere allontanandosi da lei, Gemma strinse i pugni: Non sopportava il suo modo di rivolgersi, in particolar modo a lei, era come se tutti fossero costretti a fare ciò che lui imponeva e il carattere forte e ribelle come quello di Gemma Ferrari insieme a quello di Riccardo Esposito era peggio di qualsiasi altra cosa.  Più che altro, si sarebbe recata da lui perché detestava basare ipotesi su delle voci ma di certo, appena avrebbe avuto più chiarimenti (almeno così sperava), su tale ingiustizia nei confronti degli altri studenti, doveva pensare bene a cosa fare: porre delle distanze da Riccardo Esposito o mettere in gioco tutto per quest'uomo? Era più tentata a scegliere la prima, ma per un motivo ancora incognito non c'è la faceva. Era completamente bloccata e lottava ogni giorno con se stessa per questo. 

 

Decise di non sovrapporre tutti i suoi pensieri attorno ad un'unica persona e pertanto,  per non perdere ulteriormente tempo,  si incamminò verso quello studio che poteva anche definirsi un covo in cui Riccardo Esposito si rifugiava quando voleva concentrarsi solo ed esclusivamente al suo lavoro.

"Come se nel giorno si dedicasse ad altro"  

Pensò Gemma. Ammirava tutto ciò che lui faceva, era sicura che nel suo lavoro era impeccabile. Non per caso aveva già intrapreso la carriera accademica e tutti erano, giustamente, ammaliati da lui sia come medico che come uomo. Giunta alla porta del suo studio, esitò,  come succedeva ogni volta in cui lui le chiedeva di recarsi li, racchiudendo la mano a pugno e lasciandola sospesa per pochi minuti. Poi, facendosi coraggio,  bussò con due tocchi alla porta. 

Sentì i passi del docente farsi sempre più vicini, quando quest'ultimo si palesò di fronte alla studentessa. 

"Entra, per piacere"  disse, spostandosi di lato per incitarla ad entrare. Lei si fece sempre più piccola e le gambe le tremavano: Temeva quello che le avrebbe detto da lì a poco e la sua espressione imperturbabile non faceva che mettere a dura prova la sua sicurezza. Gemma si sedette nel lato opposto rispetto al professore mentre quest'ultimo prendeva la penna e scriveva cose non comprensibili per la ragazza su un foglio di carta. C'era un silenzio tombale, si sentiva soltanto la penna che lui calcava sul foglio. Dopo pochi minuti fu Gemma a rompere il ghiaccio:

"Dunque?" Chiese, impaziente.

Il professore si degnò di alzare lo sguardo,  posò la penna e si sbottonò i gemelli da polso della camicia, arrotolando le maniche di quest'ultima.

"Non pensavo che avresti veramente creduto a voci non attendibili" disse, grattandosi il mento ricoperto da una leggera barbetta. Gemma osservò con cura ogni piccolo movimento,  non lasciandosene sfuggire mezzo. Ella pensava che lui stesse cercando in qualche modo di distrarla e persuaderla compiendo tali gesti, e purtroppo, ci era riuscito alla perfezione, come sempre, d'altronde. 

"Come lo sa?" Chiese Gemma, rendendosi conto in seguito di aver fatto una domanda così  sciocca e  banale che sul volto di Riccardo Esposito spuntò un sorriso malizioso e il suo classico atteggiamento di superiorità si faceva sempre più palese agli occhi della studentessa. 

"So tutto ciò che entra e che esce da questa università Gemma, e comunque...non hai risposto alla mia domanda" Disse lui, con fare altezzoso,  incitandola a rispondere. 

Riccardo non sopportava che qualcuno, ed in particolare un suo studente, sviasse il discorso. In generale,  detestava non chiudere e chiarire una discussione. Non era da lui e di certo, il modo di arrampicarsi sugli specchi di Gemma non gli faceva piacere.

"Piuttosto, Risponda alla mia domanda, professore: Mi dica,  è davvero così? Lei ha favorito me per merito o per altri fini?" disse Gemma, scrutandolo con attenzione mentre cercava di nascondere la sua inquietudine. Da una parte aveva timore della risposta. Dall’altra non avrebbe mai potuto credere che uno come lui avesse fatto dei favoritismi. Ma da qualche tempo a quella parte, non sapeva più a cosa credere.

 

"Cristo santo..." Il docente si accasciò sulla sedia e sussurrò con esasperazioni quelle parole. Egli si massaggiò le tempie e sospirò pesantemente e dopo poco, puntò i suoi profondi occhi celesti in quelli nocciola di Gemma: il contatto visivo non fu fugace rispetto alle precedenti volte bensì intenso, come se in quegli occhi Gemma avesse il compito di scovarvici la verità. 

“Mi sottovaluti, Gemma. Credi che io non sappia cosa frulla nella tua testa ma ti sbagli…” 

Affermò, distogliendo per pochi secondi lo sguardo.

“Sono fermamente convinto che anche tu sappia che quelle voci,  in quanti tali, non hanno alcun significato. Ma tu non ti fidi di me ed ipotizzo anche che, in generale, ciò succeda anche con gli altri” Continuò. 

Gemma abbassò lo sguardo, deglutendo. Era assurdo credere che quell’uomo si accorgesse di ogni particolare e non se ne faceva sfuggire neanche mezzo. Il così poco tempo era bastato per fargli capire cose che raramente una persona riusciva a comprendere. Gemma pensava di essere spesso padrona della situazione e non una vittima, ma a quanto pareva, con Riccardo Esposito si sbagliava alla grande.  

La giovane rialzò la testa.

“È irritante il suo atteggiamento…smetta di credere di conoscermi quando non sa niente di me!”  

Sbottò, infastidita. Detestava che qualcuno si prendesse gioco di lei e che soprattutto, mettesse in mostra le sue debolezze. Prese la sua borsa freneticamente e si alzò di scatto per andarsene. Appena voltò le spalle e fece due passi in avanti verso la porta, Riccardo le afferrò il braccio e la trattenne. 

 

“Vedi? Stai scappando da me, nuovamente” 

Le disse, a pochi centimetri dal suo volto.  Gemma era agitata e la sua vicinanza non la faceva ragionare con lucidità. E lui lo sapeva. Sapeva le reazioni che era in grado di suscitarle in breve tempo, sapeva quanto ciò la rendesse vulnerabile. 

“Non lo faccia…non si prende gioco di me” Disse lei con un filo di voce quando notò che Riccardo si stava sempre di più avvicinando con calcolata lentezza al suo volto, infrangendo quei pochi centimetri che dividevano i loro volti e i loro corpi. 

“Non ne avrei alcun motivo” sussurrò al suo orecchio.

 

Respingilo Gemma

In quel momento era immobile come una statua, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo e dalla sua bocca non uscivano altro che parole spezzate. La temperatura in quella stanza sembrava aumentare sempre di più e non si sentiva più padrona del suo corpo e di conseguenza, era inerme di fronte a Riccardo Esposito. Quest’ultimo reclamava le labbra di Gemma come se da quelle dipendesse il suo stato fisico e mentale. Gli era impossible resisterle e ormai,  non c’erano più dubbi a riguardo. Gemma mise le mani sul suo petto per fermarlo ma al contempo, desiderava più di ogni altra cosa che lui la baciasse. Ella schiuse gli occhi e si avvicinò con esitazione al suo volto. Riccardo le sfiorò dapprima le labbra stuzzicandola e poi, famelico, assaporò quest’ultime. Gemma, sebbene prima tentennante, si lasciò andare e ricambiò con altrettanta avidità. Mise le mani attorno al suo collo,  sentendo le sue vene sporgere e il suo battito accelerare. Lui invece, l’avvicinò di più a se. La studentessa però, si staccò per prima e lo guardò negli occhi,  con le mani ancora poggiate sul suo volto. Lui accennò un sorriso e le sistemò il rossetto che si era sparso in tutto il contorno della sua bocca. 

“Non puoi sfuggirmi” Disse, accarezzandole dolcemente il viso. 

Forse era vero. Forse Gemma era ormai nella sua trappola e di questo passo, ci sarebbe rimasta a lungo. 

“Mhh…ne sei così tanto sicuro?” Chiese lei,  sfidandolo. Si allontanò da lui per prendere lo specchietto che teneva sempre in borsa per non destare alcun sospetto. 

“Certo che sì” Rispose lui. Gemma alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia al petto dopo aver riposato lo specchietto in borsa. 

“Che domande! È ovvio che la modestia non è il tuo forte”esclamò Gemma. 

Riccardo rise. “Ahimè, no” 

La giovane scosse la testa e dopo poco guardò l’orologio. Sgranò gli occhi. Si rese conto solo in quel momento che il tempo era volato e che era decisamente troppo tardi. I suoi genitori non l’avrebbero accolta con gentilezza, come d’altronde succedeva sempre. 

“Devo andare…è tardissimo!”  

Disse lei. 

“Ti accompagno io” 

Gemma scosse velocemente la testa, pensando all’assurdità che aveva appena detto Riccardo. Se i suoi genitori avessero saputo il guaio in cui si era cacciata, era finita. Era consapevole che dipendeva tutto da lei. Se avesse fatto anche un piccolo errore, poteva dire addio per sempre a tutti i suoi obiettivi.

“È meglio di no” puntualizzò subito dopo. Riccardo la guardò con sospetto e non indugiò a chiederle cosa succedeva. I suoi sbalzi d’umore lo disorientavano completamente.

“E adesso che succede?” Chiese. Gemma si fermò e lo guardò nuovamente.

“Vivo con i miei genitori e credo che questo possa bastare come spiegazione”.

Riccardo annuì e rivolse il suo lo sguardo verso il pavimento. Era stato stupido da parte sua non  immaginarsi che una studentessa vivesse con i suoi genitori e di certo non poteva non biasimarla e giustificarla. 

“Certo, hai ragione. Ma aspetta…” 

Riccardo la fermò ancora una volta. Gemma impaziente, si chiese che cosa volesse aggiungere.

“Domani sera ci sarà un congresso qui a Venezia. Vorrei che tu venissi, ci saranno medici importanti e sarebbe anche per te un occasione in più per imparare”. 

Gemma sorrise e annuì, accettando di buon grado il suo invito. 

“Va bene,  non mancherò” Disse. Lui sorrise di rimando e si avvicinò a lei per accarezzarle, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, delicatamente il viso con i polpastrelli delle mani. Quel gesto colpì profondamente la giovane, la quale sorpresa, non riuscì a non arrossire. 

“Mi raccomando, stai attenta. Non vorrei che oltre ad essere una mia studentessa fossi anche una mia paziente. Non  nego però  che la cosa non mi dispiacerebbe affatto” scherzò Riccardo. Gemma rise sonoramente.

“Non credo che succederà mai” Disse lei.  Lo salutò con un cenno della mano e uscì dal suo ufficio con il cuore accelerato e con la pelle eccessivamente accaldata. Si mese una mano sul cuore e l’altra sulla fronte e sorrise, mordendosi un labbro in preda alla gioia e alla paura di quella nuova e insidiosa avventura.

Sei fottuta Gemma.

 

Spazio autrice

Scrivere questo capitolo è stato più difficile che mai. Non per caso mi sono assentata anche fin troppo e chiedo venia perché so quanto ciò possa creare malcontento al mio piccolo ma importante pubblico. Nonostante ciò domando a voi se siate soddisfatti o meno di questo capitolo. Io credo che sia fondamentale per capire le prime emozioni dei nostri protagonisti e i loro alti e bassi che,  inevitabilmente, attraverseranno tutta la storia. Un bacio e a presto!🥰

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


"È tardi, dove sei stata?".

Gemma udì la voce di suo padre non appena mise piede in quella casa e si scosse sentendola, non aspettandosi il ritorno dei suoi genitori anticipato. Sperava che, dopo ciò che era successo poco prima, potesse concedersi del tempo per se stessa. Ma sapeva che la presenza dei suoi genitori non avrebbe contribuito a rilassarsi e a metabolizzare quanto accaduto. Guardò suo padre fisso negli occhi, notando la sua evidente stanchezza. 

"All'università. Ho studiato fino ad ora, perdendo la cognizione del tempo" rispose, mentre gli diede le spalle per chiudere la porta di casa. 

"Stai preparando la tesi? Chi hai scelto come relatore?"Chiese d'un tratto Michele. Gemma strizzò gli occhi e strinse la mano sulla maniglia della porta. Il panico si stava impossessando di lei e il solo pensiero che suo padre potesse scoprire da un giorno all'altro la sua relazione (se così poteva definirsi) con un uomo più grande e superiore rispetto a lei, le face girare la testa. Il cuore le accelerò quando si voltò per rispondere con un apparente neutralità e calma.

"Non ancora. Perché me lo chiedi?" mentii spudoratamente. Non poteva ancora rivelare il nome dell'uomo del quale si era infatuata. Non era il momento giusto.

"Prima ti laurei, meglio è". 

Michele tagliò corto con queste parole e si allontanò velocemente dalla vista di gemma, la quale era non poco scossa. Conosceva suo padre ma da quando aveva intrapreso la strada per diventare medico, mai aveva sentito queste parole. Ella si trovò d'accordo con lui sebbene in modo differente: Gemma desiderava laurearsi in tempo breve per fuggire dall'ambiente tossico in cui era nata e vissuta. Michele, invece, detestava che la sua unica figlia avesse scelto un mestiere che non le si addiceva. Questo lui, lo considerava uno scandalo per la sua famiglia.

 

Gemma sbuffò. Il distacco da parte dei suoi genitori non era certamente qualcosa in cui lei si soffermava o a cui dava importanza ma al contempo, avrebbe desiderato dei genitori completamente diversi da quelli che in realtà aveva. Di quei tempi però, aveva ormai imparato ad accettarli e ad andare avanti pure senza di loro.

Si incamminò in camera sua per preparasi per la notte e nella sua mente iniziò a palesarsi l'immagine di Riccardo Esposito. Pensò a cosa stesse facendo in quel momento: Stava lavorando o stava dormendo?.

Sicuramente la prima opzione era quella più consona  per il tipo di uomo che era. 

 

Mentre la sua immagine vorticava sempre più vividamente nella sua testa, fu il suono del suo computer a riportarla alla realtà. Con uno scatto,  si avvicinò alla scrivania sulla quale c'era il suo computer. Aprì tremante l'icona delle email e il suo cuore perse un battito quando lesse il nome del mittente. Era lui. Gemma non era spesso solita a credere nelle coincidenze, ma quella non poteva non definirsi tale. Iniziò a leggere l'email con attenzione,  senza farsi sfuggire nemmeno un particolare mentre il suo cuore accelerava ancora e ancora. 

"Mi sono reso conto di essere stato troppo fugace e poco dettagliato oggi pomeriggio nel mio studio: Domani il congresso sarà alle ore 20:00.  Vorrei che tu venissi con me considerato che sei un ulteriore ospite,  nonché mia accompagnatrice.

Ribadisco ancora una volta che è un congresso alquanto importante a livello nazionale e pertanto,  mi auguro che tu porterai il necessario per prendere appunti senza farti sfuggire niente.

Buona serata,

Prof.Riccardo Esposito." 

 

Gemma rilesse più volte quella email e la sua reazione fu un misto tra confusa ed emozionata. Non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo, sapeva soltanto che le piaceva e non aveva intenzione di smettere. Da quando aveva conosciuto quell'uomo, non poteva negarlo, era rimasta abbagliata dal suo evidente fascino ma soprattutto dalla sua bravura. Tuttavia, era ancora diffidente nei suoi confronti. Aveva il terrore che lui l'avrebbe fatta soffrire ma al contempo sapeva che sarebbe successo, se lo sentiva.  Ma in quel momento, voleva solo lasciarsi andare e accogliere quel sentimento così intenso e proibito.

 

Sospirò e decise di rispondere con un messaggio breve. 

"Certo, lo so. Grazie per avermi concesso questa grande occasione, per me è tanto.

Gemma Ferrari".

Inviò il messaggio e si rilassò nella sedia, sorridendo come una ragazzina di quindici anni. La sua vita stava cambiando in meglio, molti pezzi si stavano ricomponendo proprio come un puzzle e i suoi sogni si stavano finalmente avverando eppure aveva la sensazione che tutto ciò non sarebbe durato, era troppo bello e tranquillo per essere vero. Doveva prepararsi ad affrontare un'altra tempesta dopo il primo uragano?

 

La mattina seguente Gemma era più reattiva del solito, pensando alla serata che l'aspettava. Nonostante ciò, la notte che aveva passato non era stata delle migliori: immagini sfocate spuntavano nella sua mente ma non riusciva a decifrarle. Non volle pensarci, infondo era solo un sogno e niente di più. Dopo aver preso il suo solito ed immancabile caffè, si vestì in fretta e furia per andare all'università ad assistere alle lezioni. 

Appena arrivò nelle vicinanze di essa, decise di sedersi in una delle panchine del giardino adiacente l'università per ripassare qualche materia. Immersa nella lettura dell'immenso libro, non si rese inizialmente conto della figura che si palesò davanti a lei poco dopo: Era Luca. Quest'ultimo, per attirare la sua attenzione, si schiarì la voce. Gemma alzò la testa e appena mise a fuoco il suo viso chiuse il libro e gli sorrise. 

"Luca, ciao" Disse.

"Ciao" Rispose, con  freddezza e distacco che non erano soliti in Luca . Il giovane fece per andarsene, ma Gemma lo fermò. La voce di Gemma per lui era come una calamita verso la quale era costantemente attratto, sebbene non volesse ammetterlo.

"Che ne dici di parlare?" 

Gemma spostò i numerosi libri dalla panchina per fargli spazio e lui si sedette poco dopo. La giovane lo osservò, notando a malincuore i suoi occhi spenti e la sua mascella contratta.

"Senti Luca io...mi dispiace, avrei dovuto dirtelo ma questa situazione non è ben chiara neanche per me. Scusami..." disse Gemma. 

Luca si rabbuiò ancora di più e sospirò pesantemente.

"Sai che potevi parlarmene, avrei capito. Il modo in cui l'ho scoperto è stato..." Luca si trattenne dal completare la frase e guardò Gemma con occhi rammaricati.

"Deplorevole, lo so. Per questo ti faccio le mie più sentite scuse, davvero. Non voglio continuare a non parlarti e non voglio soprattutto che ciò che sta succedendo al momento con Riccardo Esposito comprometta il nostro rapporto d'amicizia, Luca". 

Gemma gli prese una mano e accennò un sorriso, consapevole che Luca l'avrebbe capita e, come d'altronde aveva fatto Chiara, avrebbe desiderato solo la sua felicità.

"Gemma io..." 

Prima che Luca completasse la frase, il telefono di Gemma iniziò a squillare insistentemente. 

"Luca devo andare, accordiamoci per uno di questi giorni per parlare senza nessuno che disturbi. Va bene?" 

La studentessa prese le sue cose frettolosamente. Luca la guardò allontanarsi sempre di più fino a sparire dalla sua visuale e non poté che abbassare la testa con gli occhi quasi lucidi. La sua sensibilità stava avendo la meglio su di lui ed in particolare i suoi sentimenti stavano cambiando. Dentro di se non riusciva ad ammettere che, dalla prima volta in cui aveva incrociato gli occhi da cerbiatta di Gemma, tutto nella sua vita era cambiato. Gemma lo aveva cambiato. Gemma lo aveva stregato.

 

***

Le lezioni finirono sul tardo pomeriggio e Gemma apprese che doveva sbrigarsi in vista dell'imminente evento, al quale Riccardo teneva particolarmente.

Arrivata a casa, salì distrattamente le scale presa dall'agitazione e dalla paura che potesse in qualche modo deludere Riccardo e rovistò tra i numerosi capi d'abbigliamento. Si soffermò soprattutto su un vestito in particolare e tanti ricordi riaffiorarono su di esso: il vestito rosso che arrivava poco sopra al ginocchio, lo aveva indossato al suo diciottesimo. Ricordò quel momento come il giorno più bello della sua vita per molteplici motivi: I suoi pochi amici, tra cui Chiara, sua cugina Elena, con la quale era molto affezionata e soprattutto Andrea. Colui che poco dopo si rilevò tutto ciò che Gemma non si sarebbe mai voluta aspettare. 

Accarezzò il tessuto di quel semplice ma importante vestito. Lo avrebbe indossato per la seconda volta. Si era sempre rifiutata di farlo perché ogni qual volta che lo vedeva, tutti i suoi ricordi riaffioravano. 

In quel momento però era diverso. Indossando il vestito non poté che complimentarsi per l'ottima scelta, soddisfatta del fatto che ancora a distanza di anni le stava perfettamente. Poco dopo, si ritenne pronta per affrontare questa serata. La sua immagine allo specchio era autorevole ed elegante rispetto a pochi mesi prima in cui di certo non poteva definirsi tale.

Sorrise e uscì, guidando verso la posizione che Riccardo Esposito le aveva mandato. Era in trepidazione: Le mani che tremavano, il cuore che batteva a mille e i piedi che non volevano stare fermi. Osservò l'imponente struttura appena arrivò e non poté che sussurrare versi di stupore. 

 

Riccardo stava osservando pazientemente l'orologio, in attesa che la sua accompagnatrice arrivasse in tempo. I suoi colleghi lo stavano trattenendo fin troppo, provocando in lui una noia insopportabile.

"Prof.Esposito, I heard that you intend to publish one of the many researches concerning the locomotor system, is that correct?"

Il noto professore inglese della rinomata università di Oxford, Charles beack, era di fronte a lui. Egli era un ricercatore celebre a livello nazionale per aver pubblicato numerosi libri riguardarti alcuni casi di pazienti che per anni erano stati soggetti di studio per molti medici. Per Riccardo era un'onore trovarsi di fronte a lui, la stima che provava verso Charles era indescrivibile. 

"Yes, it is.  I decided to devote myself to research without neglecting my patients".

Affermò,  sfruttando il suo inglese quasi da madrelingua, ed in quel momento la vide. Gemma aveva attirato tutti verso di lei, il suo vestito rosso non passava certamente inosservato ma era soprattutto la giovane a catturare l'attenzione senza alcuno sforzo.

A Riccardo iniziò a mancare il respiro. 

"Sorry, i have to go"

Congendò il suo collega per proteggere Gemma da quegli occhi così indiscreti. Camminò verso di lei con passo svelto, nonostante le gambe stessero tremando come mai prima d'allora. Non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse succedendo.

"Buonasera" fu poco più di un sussurro. 

La giovane studentessa, la quale non si era ancora accorta della sua presenza, aveva in mano un calice di spumante che le era stato generosamente offerto dai camerieri che gironzolavano nella sala. 

"Buonasera" gli sussurrò di rimando. scrutò la figura di Riccardo e la reazione non fu diversa da quello di quest'ultimo: Egli indossava un completo blu scuro elegante e perfettamente adatto per il suo corpo.

"Stasera sei...perfetta" 

le disse, con un tono di voce che si manteneva sempre basso. La guardò negli occhi e pensò che in quel momento, per i pochi centimetri che li separavano, avrebbe voluto baciarla e farla sua. Ma non poteva.

"Anche tu non sei male" 

Rispose, sorridendogli. Ad interromperli fu una donna che si soffermò soprattutto su Gemma, guardandola intensamente. 

"Riccardo! C'è qualcosa che non so?" Chiese quest'ultima, facendo un sorriso falso. Gemma la guardò dall'alto verso il basso: Aveva gli occhi verdi, i capelli biondi cenere alle spalle e un fisico slanciato. Era una bellissima donna ma la sua gelosia verso Gemma era percepibile.

Riccardo si irrigidì.  "Niente che ti riguardi, Daniela. Andiamo Gemma". Egli mise una mano dietro la schiena di Gemma, tanto che lei sussultò non aspettandosi quel contatto improvviso, sotto gli occhi di numerose persone. 

"Chi era?" Chiese lei. Si girò un'ultima volta per guardarla, notando che anche lei lo stava facendo con non poco interesse.

"Una collega insistente, non preoccuparti" 

Tagliò corto lui. Gemma non si convinse, sospettava che lui le stesse mentendo ma non ne comprendeva il motivo. D'un tratto era diventato freddo. I suoi muscoli si erano contratti ed era fin troppo silenzioso.

"Scusami, vado in bagno" 

Gemma si sciolse da quel contatto che, seppur piacevole, era contraddittorio. Cos'era successo? Perché aveva reagito in quel modo? Ma soprattutto, la domanda più legittima che Gemma doveva porsi era: Chi era veramente quella donna?.

 

Angolo Autrice

Per prima cosa vorrei fare a tutti voi gli auguri di un buon e sereno Anno, sperando che questo sia migliore di quelli precedenti. 

Riguardo al capitolo, che mi auguro vi sia piaciuto, penso che sia un capitolo importante perché compare per la prima volta Daniela, citata nei primi capitoli. Ma oltre ciò, non posso svelarvi niente di più. Alla prossima!😘

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