L'erede designato.

di Akane_Tendo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ospiti al Dojo ***
Capitolo 2: *** Hiro Saotome ***
Capitolo 3: *** Promessa ***
Capitolo 4: *** Akane ***
Capitolo 5: *** Il giorno si avvicina ***
Capitolo 6: *** Il duello ***



Capitolo 1
*** Ospiti al Dojo ***


Salve a tutti, eccomi qui con un'altra storia su Ranma e Akane, sarà composta da non so ancora quanti capitoli, ma non temete non verrà lasciata in sospeso.
Come sempre attendo i vostri commenti e feedback, mi trovatr anche su Wattpad come Akane_Tendo86

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«Kasumi lascia che porti io la spesa ho praticamente le mani libere» disse Akane mentre prendeva i sacchetti delle compere della sorella, ormai Kasumi era al sesto mese di gravidanza, il ventre gonfio, le guance rosee, quello che si diceva sulle donne incinte era vero, Kasumi era sempre più bella.

Si sera sposata ormai da un anno con il Dottor Tofu e a breve avrebbe dato alla luce una bambina, o almeno lei era convinta che fosse femmina, per quanto riguardava il nome era dell’idea che non l’ avrebbero scelto fino a quando non l’avesse vista nel giorno della sua nascita, quindi tutti proponevano le loro preferenze ma lei non si era mai sbilanciata.

Le due sorelle camminavano lentamente sulla strada del rientro per la clinica, era un bellissimo pomeriggio di fine settembre, l’aria era calda ma piacevole e il corso era pieno di persone che passeggiavano.
Akane guardava la sorella raggiante e pensava che lei non sarebbe mai riuscita ad avere la stessa cosa, Kasumi la guardò e le sorrise, come se avesse capito i suoi pensieri «Un giorno presto o tardi toccherà a te sorellina» in imbarazzo per l’improvvisa esclamazione della sorella Akane si agitò più del dovuto rompendo così uno dei sacchetti della spesa con il risultato di rovesciare tutto il contenuto «Ahi che guaio» commentò con la sua solita calma Kasumi mentre Akane era intenta a raccogliere la verdura e imbustarla nelle altre borse che aveva con sé «Signorina ha perso questi» sentì la voce di un giovane alle sue spalle che aveva raccolto alcuni pomodori che erano rotolati via. Quel ragazzo aveva un’aria familiare, era sicuramente più grande di lei, sorrideva caldamente e la luce diretta faceva brillare i suoi grandi occhi verdi.
Raccolse i pomodori dalle sue mani in maniera impacciata ed imbarazzata per quello che era accaduto  «Ma guarda sei uguale a Ranma, se non fosse per gli occhi verdi ed i capelli castani» esclamò Kasumi che era rimasta li a guardare , effettivamente pensò Akane ora che Kasumi lo aveva detto ad alta voce anche lei riuscì a far combaciare la sensazione che aveva da quando lo aveva visto.

Il ragazzo restò per un attimo interdetto poi si offrì di portare le borse sino a dove loro avessero voluto, ma le due rifiutarono, ormai erano vicine e non era necessario tanto disturbo.
Accompagnata Kasumi a casa Tofu Akane si incamminò verso il dojo pensando al ragazzo che avevano incontrato poco prima «Certo che la somiglianza era davvero tanta» commentò tra sé e sé, decise di andare direttamente a casa per raccontarlo a Ranma, quando improvvisamente iniziò a sentirsi inquieta, come osservata, seguita, decise quindi di accelerare il passo visto che ormai si stava facendo sera.

Arrivata a pochi passi dal cancello del dojo Akane si voltò di scatto, ormai era sicura che non fosse solo una suggestione, alle sue spalle, poco dopo il lampione lo vide, era il ragazzo di quel pomeriggio.
«Scusami non volevo spaventarti, solo che tu e tua sorella avete detto che vi ricordavo un certo Ranma, devo chiedertelo, tu conosci Ranma Saotome?» «Chi mi ha chiamato?» rispose Ranma che era seduto sulle tegole del muro del dojo, Akane rientrava ogni giorno alla stessa ora dopo aver accompagnato Kasumi a fare la spesa, per cui non vedendola rientrare era uscito a cercarla, non perché fosse preoccupato, ovviamente no, non sarebbe da lui, ma perché gli andava di farlo o comunque era quello che avrebbe risposto a chiunque l’avesse chiesto.

«Sono Hiro Saotome e noi due dobbiamo parlare».

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Capitolo 2
*** Hiro Saotome ***


Decisero che era il caso di parlare in sala da pranzo, Akane fece accomodare l’ospite offrendo una tazza di tè e dei dolcetti, partecipò anche Nabiki che era sempre in prima linea quando si trattava di queste questioni.
«Sai Ranma, Hiro è stato molto gentile oggi, si era offerto di aiutarmi con la spesa dopo che si era rotto uno dei sacchetti e con Kasumi avevamo concordato che ti somigliasse molto …» Akane cercò di distendere l’ambiente e Hiro le sorrise, ma ottenne solo un «ah si?» sospettoso da parte di lui. Erano in silenzio, Ranma squadrava l’ospite, riconosceva effettivamente una vaga somiglianza ma il suo improvviso arrivo non lasciava presagire nulla di buono.

Hiro bevve un sorso di tè per rilassarsi «Ebbene mi presento di nuovo, sono Hiro Saotome ho quasi ventuno anni e sono figlio di Genjo Saotome, fratello di tuo padre Genma. Sono qui perché Genma Saotome aveva promesso al mio di rendermi erede della scuola di lotta indiscriminata. Ovviamente non mantenne la promessa fuggendo come un codardo un giorno senza dire nulla, da quel momento mio padre decise di insegnarmi tutte le tecniche della nostra scuola, purtroppo però era molto malato, lo persi quando avevo dodici anni quindi decisi di partire per un lungo percorso di allenamenti. Ho promesso a mio padre che non avrei rinunciato fino a quando non sarei riuscito a prendermi il posto che mi spettava».

Calò il silenzio nella stanza, le parole di Hiro erano come sospese in aria e nessuno sapeva come reagire poi ad un tratto la porta si aprì lentamente era Nodoka  «Quella promessa fu fatta prima che Ranma nascesse, poiché io non ero stata ancora in grado di dare un erede a Genma, una volta nato lui non era possibile fare diversamente» si intromise dal momento che aveva ascoltato la storia del giovane dal corridoio «zia Nodoka» Hiro la riconobbe e si inginocchiò profondamente in segno di grande rispetto «Quindi la storia è vera» commentò Nabiki «Cosa vuoi Hiro?» chiese seccato Ranma che fino ad allora era rimasto in silenzio.

«Per farla breve sono qui per rivendicare il mio ruolo come erede della scuola Saotome» Ranma si irrigidì, come poteva il padre averne combinata un’altra delle sue. Proprio ora che tutto sembrava andare bene, che si sentiva pronto ad adempiere al suo compito ereditando la palestra spuntava fuori un altro problema «A quanto pare hai un altro fidanzato Akane …» la prese in giro Nabiki «Ma cosa dici!» rispose seccata Akane e Hiro le sorrise, Ranma strinse i pugni, poi si alzò di scatto «Bene, allora ci affronteremo di qui a un mese ad un combattimento senza limiti di tempo nel dojo Tendo» ricevuto il consenso dello sfidante lasciò la stanza senza aggiungere altro sotto gli occhi preoccupati di Akane e Nodoka.

Akane si sentiva in agitazione per Ranma, ogni volta che qualcuno minava la sua posizione finiva per perdere il controllo pur di poter vincere, salutato Hiro decise di recarsi in palestra sicura di trovare Ranma li, infatti lo vide seduto in ginocchio in piena fase meditativa, lei si limitò a restare sulla porta a guardarlo.
Ogni volta che lo vedeva così pensava a quanto fosse cresciuto, ormai diciannovenne aveva un aspetto adulto, ma era ancora lo stesso stupido che la insultava senza motivo per poi chiederle scusa in maniera dolce ed impacciata.

Ranma si accorse della sua presenza, era come una calamita, ogni volta che entrava nel suo spazio vitale sentiva una forte attrazione, chissà se Akane ne era consapevole di quanto fosse importante e che effetto avesse su di lui.
Aveva ormai preso la sua decisione, aveva capito cosa fare e non restava che attuare il suo piano, per quanto penoso potesse essere, sarebbe partito per un allenamento intensivo, lontano da lei, per non avere distrazioni.
Si alzò di scatto e si avvicinò lentamente ed in silenzio ad Akane, arrivato di fronte a lei guardò il suo volto preoccupato, era per questo che doveva farlo «Stanotte andrò via …» la vide sussultare «ho bisogno di allenarmi e concentrarmi su nuove tecniche, qui non ci riuscirei» Akane annuì «Lo capisco … ti sono d’intralcio …» cercava di trattenere le lacrime, ogni volta che si erano separati lui aveva rischiato la vita e per lei era frustrante doverlo aspettare senza poterlo aiutare nelle sue battaglie.

Fu un attimo e Ranma la tirò a sé chiudendo la porta del dojo, il rumore della porta riecheggiava mentre lui la stringeva e la baciava in maniera appassionata, per farle capire quanto fosse importante e quanto gli costasse separarsi da lei, le lacrime fino ad allora trattenute scesero lente e calde sul volto di Akane che si abbandonò tra le braccia di lui come se fosse l’ultima volta.
Ranma se ne andò quella stessa notte, lasciò una lettera per la famiglia in cucina e un breve messaggio in camera di Akane «Tornerò presto, non ti innamorare di lui» pensò che fosse uno stupido, non capiva come potesse anche solo arrivare a pensarlo.

Ranma iniziò il suo viaggio solitario con un piano ben preciso in testa, aveva portato con sé poche provviste, alla fine doveva rimanere lontano dal dojo per un mese intero e decise di viaggiare leggero per non ostacolare la riuscita del suo piano.
Aveva anche deciso di non pensare ad Akane ed a quello che era successo la sera prima nel dojo, al perché era capace di tali dimostrazioni solo quando la situazione era al limite o nel momento meno opportuno, ma non avrebbe mai potuto affrontare un viaggio senza averlo fatto, con il pensiero che avrebbe potuto quando era ancora in tempo. Se fosse uscito sconfitto dall’incontro avrebbe potuto perdere Akane perché in questi casi l’onore ed il rispetto per le tradizioni di famiglia sono più importanti dei sentimenti. Nella peggiore delle ipotesi Hiro sarebbe stato riconosciuto come erede della scuola Saotome e per accordi con Tendo avrebbe dovuto sposare Akane e questo lui non poteva permetterlo, per nessun motivo.

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Capitolo 3
*** Promessa ***


Al dojo la vita riprese a scorrere, Genma e Soun furono informati dell’accaduto un paio di giorni più tardi di rientro dal loro allenamento alle terme con il maestro Happosai. Mentre Soun prima arrabbiato per la solita leggerezza di Genma e poi intristito dal futuro del dojo e della sua bambina che sarebbe dovuta andare in sposa ad un perfetto estraneo, accusava Ranma di essere fuggito e di non aver dato loro la possibilità di aiutarlo nel prossimo incontro che avrebbe dovuto tenere alto l’onore della palestra, Genma volle incontrare Hiro e Nodoka organizzò l’appuntamento al cimitero per rendere un omaggio al fratello Genjo che da troppo tempo Genma non andava a trovare.

Erano li davanti alla lapide e Nodoka compiva i rituali di pulizia che spettavano ai familiari per onorare il defunto.
«Hiro nipote mio, mi dispiace di come siano andate le cose e di quello che avrai dovuto passare quando mio fratello ci ha lasciati troppo prematuramente» si rivolse al ragazzo sinceramente commosso e con una serietà che non gli apparteneva e che la stessa Nodoka aveva visto di rado «zio Genma sono lieto di questo incontro ma voglio avvisarti che non riuscirai a farmi cambiare idea, ho fatto un giuramento a mio padre e non posso tirarmi indietro, sono anni che lavoro solo per questo» rispose deciso a mettere da subito in chiaro le proprie idee «Hiro … mi stai chiedendo di diseredare mio figlio, il figlio che ho cresciuto a cui ho dato tutta la mia conoscenza di artista, figlio che è vincolato da un accordo con Soun Tendo, non posso farlo e mi rattrista vedere che due cugini debbano battersi per questo» «Se è vero quello che dici Ranma non avrà nessun problema a battermi, quindi non dovresti preoccuparti» la tensione iniziava a farsi sentire e Nodoka intervenne per calmare gli animi «Hiro caro, dove alloggi adesso? Se vuoi puoi venire con noi al dojo Tendo, nonostante tutto quello che sta accadendo sei parte della famiglia e vorrei che cenassimo tutti insieme per festeggiare il fatto che ci siamo ritrovati» sorrise incoraggiante e Hiro non poté fare a meno che accettare.
 
Per la cena si riunì la famiglia al completo, o quasi dal momento che Ranma era assente, ma per l’occasione erano presenti anche Kasumi e Tofu, cercarono tutti di accogliere al meglio Hiro che se dapprima era sulla difensiva decise poi di allentare l’attenzione e partecipare alla cena, cosa inevitabile vista l’abbondante quantità di cibo e la calorosa accoglienza di tutti. Aveva viaggiato molto e ormai era lontano il ricordo di famiglia che conservava nel cuore, tutti si divertivano raccontando episodi divertenti, chiedendo all’ospite di parlare un po’ di sé, tutti compresa Akane che nonostante la mancanza di Ranma era fiduciosa della sua riuscita ed intenzionata a capire meglio le motivazioni di Hiro.

Soun decise di ospitare il ragazzo fino a quando avesse voluto, una palestra non può rifiutarsi di dare ristoro ad un combattente senza dimora, per tanto iniziò quella strana convivenza.
Per quanto Akane fosse contraria doveva ubbidire al volere del padre e far strada al nuovo inquilino per mostrarli la stanza dedicata agli ospiti, ormai per lei quella era la stanza di Ranma, visto che da quando Kasumi aveva lasciato il dojo per sposarsi i coniugi Saotome si erano trasferiti nella grande stanza ormai vuota.
«Questa sarà per il momento la tua stanza, nell’armadio c’è il futon e puoi anche riporre i tuoi abiti»  il ragazzo ringraziò nuovamente per l’ospitalità «Se ci pensi questa potrebbe diventare la mia stanza e tu, beh si ecco, tu potresti essere la mia futura sposa» commentò con una risata imbarazzata, per un attimo gli occhi di Akane diventarono umidi, sorrise «Non potrei mai sposare un uomo che non amo, nemmeno mio padre può obbligarmi a tanto» «Tranquilla, significa solo che dovrò impegnarmi a farti innamorare una volta che avrò sconfitto mio cugino»
Akane rientrò in camera con un peso sul cuore, Ranma era via ormai da qualche giorno e le mancava tremendamente, erano già stati separati in passato, ma questa volta non sapeva dove fosse. Si stese sul letto immersa nei suoi pensieri e si addormentò sospirando.

Si era svegliò piena di energie, il tempo era splendido e decise di dedicare la mattinata ai suoi allenamenti che da quando aveva finito la scuola avevano iniziato ad occupare più spazio nella sua routine, nonostante riconoscesse al superiorità di Ranma a livello fisico e tecnico anche lei voleva fare la sua parte come discendente ed erede del dojo Tendo.

Padroneggiava ormai tutte le tecniche Tendo, Happosai e anche Saotome, certo non aveva la stessa potenza nell’attuarle ma a suo favore giocava la velocità, per cui risultavano ugualmente efficaci. Aveva anche elaborato una sua versione del colpo del leone caricandosi grazie alla sua ira nei confronti delle pretendenti di Ranma e nella sua eterna indecisione che da sempre la feriva.
Ormai ora di pranzo decise di prepararsi un omelette, dal momento che quella mattina era sola avrebbe potuto cucinare come meglio credeva, senza sentirsi offesa delle varie lamentele di Ranma, già, nonostante tutto iniziava a mancarli quello stupido.  All’improvviso non era più sola, come una magia Ranma era entrato in cucina «Se avessi saputo che oggi toccava a te cucinare sarei rientrato domani» «Sei proprio uno stupido, vorrà dire che non preparerò niente per te» nonostante l’offesa era davvero felice di rivederlo «sarai stanco, va a lavarti, tra venti minuti si pranza, sempre se ti va…» lui sorrise e dopo averle dato un timido bacio sulla guancia andò di corsa al piano superiore.

A pranzo sedettero vicini dividendosi l’omelette dall’aspetto discutibile cucinato da Akane «Avanti raccontami, dove sei stato?» «Beh sono stato in giro per il Giappone, sono stato ospitato da alcuni maestri del paese e da loro ho appreso nuove tecniche oltre che allenarmi in maniera costante, era molto che non lo facevo e devo dire che mi è piaciuto, mi ha fatto capire che è quella la vita che voglio continuare a fare» «Quindi preferisci la vita da girovago?» «No, non ho detto questo, penso solo che la mia strada sia quella di diventare il più grande maestro di arti marziali e portare alla gloria il dojo, ogni tanto probabilmente mi avventurerò in percorsi di questo tipo, sai per mettermi sempre alla prova!» era davvero entusiasta mentre parlava e Akane lo guardava con una certa malinconia, le sarebbe piaciuto fare anche lei questo tipo di esperienza ma con il padre protettivo che si trovava era sicura di non riuscire nemmeno a fare due passi fuori di casa senza essere stata riportata sotto la sua protezione «… e poi sai, non è comunque facile rimanere lontani da chi si ama …»  i due si guardarono intensamente negli occhi, Ranma prese la mano di Akane e si sporse in avanti tirandola leggermente a sé, ormai molto vicini arrossirono per l’imbarazzo.

«Akane non posso credere che tu non abbia mantenuto la promessa … ti avevo solo chiesto di non innamorarti di lui e di aspettarmi!» una voce di una terza persona arrivò dalla porta della sala da pranzo, era Ranma, ma se quello era Ranma lei con chi aveva parlato fino a quel momento, terrorizzata Akane guardò davanti a sé ed il ragazzo seduto ad un passo dal suo volto era Hiro, indietreggiò balbettando per lo shock,  non si era accorta che fosse Hiro, non riusciva a capire «Ranma io non-»

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Capitolo 4
*** Akane ***


Prima di iniziare vorrei ringraziare tutti per i commenti, in queste ultime ff sto cercando di abbandonare il genere oneshot, ma ancora non mi riesce facile, per questo probabilmente troverete la storia molto veloce, in ogni caso spero che apprezziate questa fict.

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Si svegliò di soprassalto, era sudata e respirava affannosamente, era solo un sogno per fortuna, si alzò a fatica, quando un sogno era così reale lasciava sempre degli strascichi quindi decise di andare a correre per schiarirsi le idee per poi dirigersi direttamente da Kasumi.

La famiglia aveva accolto con estrema gioia la notizia della gravidanza di Kasumi ed Akane si era da subito offerta di assisterla nel migliore dei modi con la scusa di imparare come si gestisce una famiglia, ormai diciannovenne pensava che era il caso di prepararsi all’eventualità che il matrimonio con Ranma potesse essere celebrato a breve, certo adesso tutto era diverso, non vedeva Ranma da un paio di settimane e il giorno dello scontro si faceva sempre più vicino, ma era sicura che nonostante tutto le cose si sarebbero aggiustate.

Ogni tanto ripensava a bacio che si erano scambiati nella palestra e mai avrebbe pensato che Ranma fosse capace di tanta audacia e di un bacio così appassionato, al solo pensiero si sentiva avvampare e quel ricordo le serviva per andare avanti. Sarebbe tornato da lei, avrebbe rimesso in ordine la situazione e la loro vita sarebbe tornata quella di prima o anche meglio.
Era ormai nel tragitto di rientro da casa di Kasumi quando la sua attenzione fu attirata da un gruppo di bambini che seguivano ed imitavano Hiro intento nella sequenza dei suoi kata nel parchetto comunale. Akane si fermò a guardarlo,  somigliava davvero molto a Ranma, la stessa determinazione lo stesso sguardo concentrato, ma al tempo stesso era più consapevole, più maturo nonostante si passassero solo quasi due anni «Certo che è proprio un bel tipo» «Guarda che fisico, chissà se è impegnato» due ragazze chiacchieravano poco distanti da Akane ed effettivamente non avevano tutti i torti, Hiro era un bel ragazzo impossibile negarlo, ma per lei Ranma era Ranma e la sensazione che le dava essere avvolta dal suo abbraccio non l’avrebbe scambiata con nulla al mondo.

Si diresse spedita a casa con la spesa per Nodoka, come sempre era in ritardo e non voleva farla attendere oltre.
Hiro rientrò dagli allenamenti e continuava a pensare a quanto fosse piacevole vivere a Nerima, quante sensazioni ormai dimenticate li portavano alla memoria, quei bambini al parco lo imitavano in maniera buffa e scoordinata proprio come lui all’inizio quando il padre cercava di insegnargli le basi.
Salutò Nodoka che era intenta a preparare la cena, l’odore di un pasto caldo era ormai un lontano ricordo, nel corso degli anni si era quasi esclusivamente cibato di ramen istantaneo e dei nikuman delle bancarelle che poteva permettersi solo quando avanzava del denaro dai vari lavoretti che si era abituato a svolgere ogni volta che cambiava città.

La vita del combattente era davvero dura ed iniziava a pensare di averci impiegato troppo tempo, che ormai a quasi ventuno anni non avrebbe più potuto trovare altra felicità.
Entrò sovrappensiero in bagno e allo specchio trovò Akane, la quale doveva appena aver finito visto che indossava solo un asciugamano striminzito e si stava asciugando i capelli ancora bagnati, la ragazza lo vide ed impallidì, inutile a dire che si ritrovò fuori dal bagno scacciato dalla ragazza urlante  che lanciava ciotole e tutto quello che si trovò intorno in quel momento «scusa non sapevo fosse occupato!» ma inutile scusarsi ormai era su tutte le furie e non poté fare altro che battere in ritirata.

Attese in camera che Akane avesse finito, era così distratto che non aveva sentito il rumore del phon, ma non fu del tutto dispiaciuto dell’incontro, era la prima volta che vedeva Akane quasi nuda, avvolta solo da un asciugamano, con i capelli bagnati che lasciavano cadere le gocce d’acqua sulla sua pelle morbida.
Quella ragazza era la prima che riusciva ad attrarre Hiro così, se fosse stato il suo fidanzato sarebbe rimasto dentro il bagno, l’avrebbe abbracciata anche solo per sentire il contatto della sua pelle morbida e bagnata su di lui, il suo profumo, l’avrebbe magari convinta a farsi nuovamente il bagno ma con lui questa volta, perso nei pensieri di uomo gli cadde un rivolo di sangue dal naso, ma dovette ricomporsi subito perché da dietro la porta sentì la voce di Akane «adesso il bagno è libero» sottolineando la prima parola, Hiro si apprestò ad aprire la porta «davvero scusami ero sovrappensiero non avevo visto che era già occupato» ma Akane ormai di spalle agitava la mano come per indicare di lasciar perdere mentre borbottava «Tutti uguali i Saotome».

I giorni passavano veloci ed Hiro cercava sempre di più di entrare a far parte della famiglia, questo Akane lo aveva notato e nonostante non avesse nulla in contrario, dal momento che era nipote dei Saotome, non si sentiva comunque a proprio agio in sua presenza, sarà per come la guardava, come cercava di renderla partecipe qualsiasi cosa volesse fare e dei numerosi inviti ad uscire insieme con la scusa che voleva conoscere meglio la città, sarà forse per quello che le aveva scritto Ranma “Non ti innamorare di lui” aveva forse paura che solo per il semplice fatto di stare insieme ad Hiro nella stessa stanza potesse tradire la promessa fatta.

Magari era tutto nella sua testa ed Hiro era sincero e senza doppi fini nei suoi confronti, in fin dei conti voleva solo essere gentile e non c’era motivo di dubitare di questo ed in ogni caso lei non aveva nessuna intenzione di innamorarsi di nessuno.

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Capitolo 5
*** Il giorno si avvicina ***


«È vero quello che si sente in giro Akane?» «Cosa si dice in giro Ukyo?» «Beh sai Shanpoo mi ha detto che a causa di una promessa del signor Genma, Ranchan ti ha lasciata a suo cugino Hiro ed è partito per la Cina per diventare il suo consorte con il consenso del consiglio delle amazzoni e che quindi una volta rientrato si sposerà con Shanpoo …» Ukyo si fece sempre più vicina a sottolineare la sua curiosità «Ma non è vero, Ranma è partito per un viaggio di addestramento per un duello che si terrà a giorni al dojo per confermare chi sarà l’erede della scuola indiscriminata Saotome, non centra nulla Shanpoo o la Cina» Ukyo un po’ delusa dalla risposta tornò alla carica
«Ma se Ranma non dovesse battere il cugino tu dovrai sposare lui vero? Quindi Ranma sarà libero di sposare chi vuole, giusto?» ormai irritata Akane lanciò un’occhiata gelida ad Ukyo e decise di tagliare corto «Sono venuta qui solo per gli okonomiyaki non per aggiornamenti sulla situazione sentimentale di Ranma» «Va bene, va bene … è solo che se così fosse vorrei saperlo per avere una nuova chance prima che Shanpoo se ne approfitti, tutto qui, ecco a te!» Akane afferrò il pacchetto di okomiyaki fumanti e si diresse a casa, possibile che tutti già, ma soprattutto possibile che Ranma si fosse recato in Cina?

Ormai il giorno del duello era alle porte e non vedeva l’ora che Ranma tornasse, avrebbe magari potuto chiedere spiegazioni vedere se stava bene e riabbracciarlo, come sempre la sua insicurezza la divorava e le parole di Ukyo non le furono indifferenti, per quanto fantasiosa fosse la versione di Shanpoo pur sapendo che non doveva preoccuparsene lei proprio non ci riusciva.
Era la sera prima dell’incontro Akane continuava a sentirsi agitata quindi decise di salire sul tetto, la serata era particolarmente bella, la temperatura leggermente più bassa ma piacevole.
Essere sul tetto senza lui era strano, sperava quasi di trovarlo li, riusciva quasi a percepire la presenza «che sciocchezza» disse parlando tra sé e sé per poi sedersi a guardare la luna sospirando.
Sentì le foglie muoversi, probabilmente qualche uccello aveva fatto un nuovo nido, poi sentì dei passi alle sue spalle, si voltò speranzosa ma il suo nome le morì sulle labbra, era Hiro, non Ranma, tornò a guardare la luna delusa e imbarazzata.

«Akane sei tu …» Hiro si avvicinò lentamente, era a torso nudo ed in pantaloncini «Ti ho svegliato? Mi dispiace» «Cosa ci fai qui sul tetto a quest’ora?» «Niente di che, non riuscivo a prendere sonno, è un’abitudine salire sul tetto» «Posso?» Akane annuì, avrebbe preferito rimanere da sola, ma probabilmente avrebbe finito per avere solo pensieri negativi, magari parlare con Hiro l’avrebbe distratta un po’.

«Sai Akane, devo ammettere che mi sono sentito davvero benvoluto dalla tua famiglia, era tanto che non mi sentivo così “a casa” in un posto, mi dispiacerebbe dover rinunciare a tutto questo» Akane annuì non sapeva cosa voleva dire vivere senza i suoi cari, doveva essere davvero difficile trovarsi solo e girovago per dover mantenere una promessa d’onore «Beh sei ancora giovane, puoi sempre tornare da tua madre, trovare una brava ragazza e creare la tua famiglia» «Akane … io penso che in tutta questa strana situazione di aver trovato la donna della mia vita » d’un tratto l’atmosfera si fece seria, Hiro accostò la sua mano a quella di lei e avanzò  lentamente  «ah si?» rispose flebilmente lei, spaventata della risposta «Akane io penso di essermi innamorato di te» con una mano le sfiorò una guancia, di scatto Akane si alzò, non voleva dare modo ad Hiro di fraintendere il suo comportamento
«mi dispiace Hiro, ma non posso» il ragazzo sorrise dolcemente «Capisco Akane ma sappi che domani lotterò per te e spero che qualora dovessi vincere un giorno imparerai ad amarmi» imbarazzata augurò al ragazzo una buona notte in vista dell’incontro e scese al piano di sotto lasciando solo Hiro che non poté fare altro che tornare a dormire.

La scelta di andare sul tetto era risultata pessima, invece di rilassarsi aveva ancora più ansia, si vergognava della situazione, non avrebbe mai voluto che Ranma fraintendesse,  per fortuna non era li altrimenti l’incontro si sarebbe tenuto in anticipo.
Entrò in punta di piedi dalla finestra, sarebbe stato un guaio se Nabiki si fosse accorta di qualcosa, accostò la tendina e si sedette sul letto per dare il tempo agli occhi di abituarsi alla penombra, ebbe di nuovo quella sensazione, si guardò intorno «Ranma?» bisbigliò sentendosi stupida.

Questa volta non si era sbagliata, non era un sogno, Ranma era li davanti a lei, appoggiato all’armadio con le braccia conserte ed un’espressione seccata, aveva visto tutto «Speravi fossi Hiro?» si alzò dal letto e con passo lento si avvicinò al fidanzato, lui non la guardava negli occhi, come un bambino offeso teneva il broncio, ma non le importò, lo abbracciò con forza e pianse, come a mandar via tutta la tensione che aveva accumulato in quei giorni e nelle ultime ore «stupido» «mi fai male donna con la forza erculea» e non appena Akane ebbe allentato l’abbraccio fu lui ad abbracciarla per farle sentire quanto le era mancata in tutte quelle settimane.

Mancavano poche ore all’incontro e Ranma avrebbe dovuto riposarsi per affrontare Hiro al meglio, perciò Akane insistette per farlo rimanere a dormire nella sua stanza dal momento che l’avversario occupava quella del ragazzo. Era già successo di dover dividere la stanza e Ranma aveva il suo sacco a pelo, quindi decise di rimanere a patto che lei non russasse troppo e non lo molestasse, ad entrambi erano mancati i loro assurdi battibecchi e con non poca fatica Ranma si addormentò, lasciando Akane sveglia.

Il giorno seguente sarebbe stato un giorno importante e sarebbe stato il caso di dormire, ma non riusciva a trattenere l’emozione di essere li con lui nella stessa camera, perciò dopo non poche tribolazioni decise di scendere dal suo letto e sdraiarsi al suo fianco, sembrava così innocente quando dormiva ma soprattutto sembrava che non dormisse così comodo da settimane, chissà cosa aveva passato e cosa aveva combinato in tutto quel tempo.

Si svegliò la mattina dopo colpita da un raggio di sole, aprì gli occhi pigramente, all’improvviso si ricordò dov’era e che giorno fosse ed ebbe come una scarica elettrica, scattò seduta ma Ranma non era più li, si chiese se fosse stato un sogno ma guardandosi in giro trovò lo zaino da viaggio nell’angolo dell’armadio, li dove la sera prima aveva trovato lui.

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Capitolo 6
*** Il duello ***


Ormai era l’orario del duello, nel dojo erano tutti presenti, Soun e Genma avrebbero controllato che lo scontro fosse svolto senza scorrettezze, sedute a bordo Akane, Nabiki e Nodoka.
I due contendenti eseguivano dei kata di riscaldamento «Combattenti al centro» Soun Tendo era pronto a dare il via al combattimento «Ha ora inizio lo scontro tra Hiro Saotome e Ranma Saotome per il titolo di discendente della scuola indiscriminata di arti marziali Saotome» i due presero posto uno fronte all’altro per l’inchino «che sia un incontro leale e senza colpi bassi, quando siete pronti potete iniziare» Soun tornò vicino a Genma, seduti vicini cercavano di non far trasparire la preoccupazione per quella situazione.

Hiro e Ranma si osservavano, la loro forza combattiva aumentava sempre di più «Avanti Hiro fatti sotto, sei tu quello che ha qualcosa da rivendicare giusto?» Ranma cercava di provocarlo e Hiro non si fece attendere, iniziò ad avanzare ed a sferrare i primi colpi, i pugni ed i calci si susseguirono rapidamente, ma Ranma riusciva a schivarlo agilmente, poi iniziò a colpirlo più velocemente e con colpi più precisi di quelli del suo avversario.

Hiro li parò tutti e passò al contrattacco utilizzando le tecniche della scuola Saotome, nulla di più semplice per Ranma il quale le padroneggiava tutte e ormai aveva fatto tesoro di molte altre nel corso degli anni, rispose quindi con la tecnica delle castagne e finalmente iniziava a far breccia nella difesa dell’avversario.
Lo scontro aveva l’aria di dover andare per le lunghe, Ranma sembrava trattenuto e ad Akane non era sfuggita la cosa, probabilmente non voleva scoprirsi oppure aveva una qualche riserva nei suoi confronti, magari pensava che anche Hiro si stesse trattenendo e che fosse più forte di quello che sembrava.

Il ritmo del duello aumentò e Ranma decise di testare il cugino «Non sei male, ma non hai imparato altro oltre questo? Sai che non basta per ereditare la scuola e il dojo?» Hiro sorrise «Diciamo che non è solo per quello che lo faccio, la tua partenza mi ha dato modo di conoscere un altro tipo di vita, nuove persone e trovare nuovi motivi per voler restare» lanciò una fugace occhiata in direzione di Akane e aumentò l’intensità dei colpi, Ranma iniziava a sentirsi seccato dal comportamento del cugino e la chiara allusione ad Akane lo fece infuriare soprattutto perché gli ritornò in mente la scena della sera precedente, lui aveva provato a baciarla senza alcun pudore «Akane non è un oggetto incluso nel pacchetto» la ragazza si sentì lusingata dalla puntualizzazione di Ranma «Non ho detto questo, saprò farla davvero innamorare una volta che ti sarai levato di mezzo» le provocazioni di Hiro coglievano il punto e Ranma decise che ne aveva abbastanza « Uragano della Tigre!» raccolse tutta la sua energia e la indirizzò contro il suo avversario che fu investito dal potente raggio e fu sbalzato contro la parete del dojo, per poi avventarsi sopra di lui, ormai infuriato e deciso a porre fine al duello.

Nonostante fosse ormai quasi senza forze Hiro rispose agli attacchi, non voleva darla vinta a quel cugino che si credeva così importante e che aveva avuto tutti gli agi di essere il Saotome giusto, cercò il contrattacco «Tecnica segreta della nuova scuola di lotta Saotome danza della fenice» Hiro diventò agile e come se fossero tante fiammate colpiva Ranma con pugni velocissimi per finire con un uppercut carico di energia residua, purtroppo per lui per sconfiggere Ranma ci voleva ben altro, il ragazzo contraccambiò con un nuovo colpo «Tecnica finale della scuola di lotta indiscriminata Saotome uragano inverso del drago splendente» un enorme flusso di energia partì dall’alto mentre Ranma dopo aver fatto un agile salto si fiondava di forza sul suo avversario, come un turbine Hiro fu travolto e sbalzato in aria finendo per colpire le travi del soffitto per poi ricadere sul pavimento del dojo esausto.

Il risultato del duello era ormai chiaro, tirarono tutti un sospiro di sollievo, Hiro giaceva senza forze e Ranma si avvicinò per porgergli una mano «Forza resti pur sempre mio cugino, non voglio farti del male» Hiro lo guardò e sorrise amaramente, afferrò la sua mano e si fece aiutare«Non sei niente male, dovrò allenarmi parecchio per poterti fare le scarpe» «Ormai hai avuto la tua occasione Hiro, qualora lo vorrai sarai sempre il benvenuto ma è arrivato il momento per te di trovare la tua strada» «Penso tu abbia ragione, sai ho capito molte cose stando qui dai Tendo e capisco perché ci tieni a difendere tutto questo» diede una pacca sulla spalla a Ranma e si allontanò in direzione di Akane che per tutto il tempo era rimasta dietro di loro in disparte «Pare che mi sia andata male Akane» «Hiro … ti avevo detto che Ranma nonostante sembri uno sbruffone ed una persona poco seria nei combattimenti si impegna al massimo» Hiro rise e salutandola si diresse verso casa per raccogliere le sue cose.

«Chi sarebbe uno sbruffone poco serio?» commentò Ranma alle spalle di Akane «tu ovviamente, potevi risolvere questa faccenda un mese fa, invece hai preferito fuggire chissà dove e chissà con chi …» «Sei gelosa?» iniziò a punzecchiare la guancia di lei per prenderla in giro «Se vuoi sapere dove sono stato basta chiedermelo» «Se non vuoi dirmelo non mi interessa saperlo» «Akane sei sempre la solita non riesci mai ad essere carina con me, cosa ti costa dire Ranma mi sei mancato, dove ti eri cacciato, ero così preoccupata per te» aggiunse imitando la sua voce ed esagerando con le moine «Questa dovrei essere io? Sei proprio uno stupido …» sorrisero poi Akane toccò una ferita sul braccio di Ranma «A quanto pare è stato un valido avversario, dovrò medicartelo» «È solo un graffio, niente di che …» si diressero verso l’uscita del dojo «Quindi dovrò tenerti ancora come fidanzato» affermò Akane un po’ dubbiosa «Pensavo fossi fuggito in Cina per chiedere alle amazzoni la mano di Shanpoo … » avanzò guardandolo sottecchi «È vero sono stato in Cina, ma non per questo motivo, come ti salta in mente?» «Ukyo» «Ah ecco quindi Shanpoo ha come al solito inventato una storia delle sue, Ucchan crede proprio a tutto».

 Si fermò deciso a raccontare la sua avventura ad Akane, quindi si sedette sul parquet esterno della palestra invitandola ad accomodarsi accanto a lui «Quando sono andato via di qui sono stato da Obaba che mi ha consigliato sul tragitto per raggiungere la Cina più, un percorso fatto da palestre dove potessi farmi ospitare e allenarmi, ci sono così tante scuole di pensiero, tante tecniche nuove da imparare è sorprendente» Akane osservava Ranma che parlava del suo percorso e non lo vedeva così felice da sempre «Sono arrivato a Jusenkyo dove ho voluto vedere Kima e i suoi seguaci per allenarmi contro di loro e beh si anche per le fonti» «Quindi mi stai dicendo che hai interrotto la tua maledizione?» «Già» sorrise dolcemente toccando con il dorso dell’indice la guancia di lei «Ho anche distrutto la fonte nella quale eri caduta, non potevo sopportarlo, immagina una serie di Akane rozze e senza sexappeal che invadevano la Cina a causa tua …» provò a scherzare aspettandosi un ceffone, ma Akane non lo fece, al contrario si commosse «Oh Ranma hai spezzato la tua maledizione, avrei voluto esserci …»
Distolse lo sguardo e continuò «Ormai abbiamo diciannove anni, ho pensato che ne abbiamo passate davvero tante e che era arrivato il momento di mettere ordine nelle nostre vite, quindi ho iniziato dalla cosa che mi premeva di più, eliminare le mie debolezze e quella stupida fonte» Akane annuì, Ranma non era mai riuscito a fare discorsi così seri, era evidente che l’arrivo del cugino l’aveva turbato molto

«Penso che dovremmo partire insieme per un viaggio di allenamento, un mese è troppo poco e poi dovremmo farlo insieme, sai, una volta sposati erediteremo entrambi il dojo e anche tu dovrai essere all’altezza …»  «Saotome mi stai chiedendo di sposarti?» «Beh non ora ma una volta ritornati dal nostro viaggio … perché no» poggiò una mano su quella di lei e guardò il cielo splendente sopra di loro, rosso in volto e con Akane al suo fianco.

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