The mystery writer

di BlueFlame
(/viewuser.php?uid=528398)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti, è da un po' che ho iniziato a scrivere una mia fanfiction su Padre Brown, e finalmente mi sono decisa a pubblicarla.
La storia parte dalla seconda stagione, poco dopo l'arrivo del detective Sullivan. Alcuni capitoli, infatti, sono gli episodi modificati con l'introduzione di un nuovo personaggio da me creato, spero vi piaccia.
Buona lettura!

Prologo
 
Padre Brown stava tornando a casa dopo essere stato alla questura dove era stato chiamato dopo aver aiutato l’ispettore Sullivan a risolvere il caso del manicomio.
Davanti alla St. Mary si era fermato un taxi dal quale scese una giovane donna che non avrà avuto più di 25 anni. Aveva la carnagione chiara, capelli lunghi castano scuro, quasi nero, ricci, legati in una coda di cavallo alta, occhi verdi, ma segnati da profonde occhiaie, che però apparivano comunque molto svegli e attenti, come se fosse un’ottima osservatrice alla quale nulla gli sfuggiva. Indossava dei jeans bianchi, strappati alle ginocchia, stivaletti con un tacco non molto alto sul grigio, un maglione lungo leggermente oltre le ginocchia che rimaneva aperto di una tonalità di grigio molto chiaro, quasi bianco, il quale lasciava intravedere una maglietta grigio argentata. Aveva una borsa nera a tracolla, grande abbastanza da contenere un computer. Padre Brown la osservò con curiosità per qualche minuto, cercando di capire che tipo di persona fosse. La giovane donna estrasse il cellulare dalla borsa e digitò qualcosa su di esso, così che il prete poté notargli le mani. Indossava alcuni anelli d’argento, alcuni a metà falange, unghie ben curate, colorate, quasi dipinte, come andava di moda ultimamente, ma ciò che lo colpì maggiormente era una macchia d’inchiostro tra l’indice e il medio della mano destra, constatando che facesse un lavoro in cui doveva utilizzarne molto. Notò anche che all’orecchio sinistro portava vari orecchini, tre al lobo inferiore e due nella parte superiore. Osservando quell’abbigliamento era certo che la signora McCarthy non l’avrebbe mai approvato.
-Buongiorno, ha bisogno di qualcosa? -alla fine le si avvicinò.
-Lei deve essere Padre Brown, io sono Chris, la persona che le hanno mandato i genitori credendo che cambiando aria le avrebbe fatto bene… comunque, i miei bagagli sono arrivati? -Chris parlò con tono leggermente infastidivo, il quale non era rivolto al prete.
-Si, la signora McCarthy mi ha avvisato ancora ieri che sono arrivati…piacere di conoscerla, Chris-Padre Brown gli porse la mano che lei strinse-so di essere indiscreto, ma sono leggermente curioso di conoscere il motivo per cui lei è stata mandata qui, la persona con cui ho parlato non è stata molto chiara a questo proposito.
-I miei genitori sono convinti che io sia ancora scossa per la morte del mio fidanzato avvenuta circa un anno fa, e pensano quindi che farmi cambiare aria mi avrebbe giovato, così, un prete che conosciamo, ha parlato loro di questo paesino, e che mi avrebbe fatto bene visto che passo quasi tutto il tempo in camera mia, ma non vogliono capire che è per via del mio lavoro che non esco da lì, ma questo per loro significa che io non abbia superato la perdita! -spiegò lei.
-Siete una scrittrice, vero?
-In realtà scrivo e disegno fumetti-rispose lei-l ’avete supposto da questo, non è vero? -mostrò l’inchiostro sulle dita-mi avevano parlato della sua dote di detective.
-Però ho sbagliato.
-Non direi, in fondo, sia lo scrittore, sia il fumettista raccontano una storia, creano dei personaggi, dei luoghi incantati, o anche reali, entrambi lavorano con la fantasia, tuttavia laddove uno fa immaginare tutto ciò al lettore, l’altro usa l’immagine per raccontare ciò che vuole-sorrise lei.
-Per mera curiosità, posso domandarle di che genere trattano le storie che disegna? O scusami, avviamoci dentro che le offro qualcosa.
-Grazie, però, dammi pure del tu…comunque mi piace scrivere di casi complessi e a volte sanguinolenti, e di una giovane ragazza sveglia a cui piace risolverli…e diciamo anche che la ragazza in questione, per certi versi, caratterialmente, assomiglia a Sherlock Holmes-sorrise semplicemente lei.
-Mm…credo proprio che noi due andremo d’accordo! -e così dicendo entrarono in casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo uno
 
- “Dopo aver proferito la sua profezia, fu condotta verso una morte orribile, bruciata viva sul rogo, rendendo gli eredi maschi dei Pryde maledetti per sempre.” - concluse così il primo capitolo del suo racconto la signorina Diggle.
-Affascinante! -disse Padre Brown.
-Brava! -disse invece la signora McCarthy.
-Interessante! -disse Chris poco convinta.
-Uno straordinario uso della parola-continuò il prete.
-Capitolo due…-iniziò miss Diggle.
-Gli affari della parrocchia chiamano, ma ne acquisterò una copia questo pomeriggio, alla cerimonia inaugurale-la interruppe Padre Brown alzandosi assieme alla signora M. mentre Chris aveva ascoltato la lettura stando in piedi, in un angolo, vicino alla finestra.
-Oh, grazie!
-E io accompagnerò in ufficio la signorina Diggle, così potrà proseguire le sue ricerche-disse la signora M.
-Grazie di cuore! Sono così felice che vi sia piaciuto-ringraziò ancora lei.
-Invece io credo che me ne andrò a casa…ho intenzione di porre alcuni cambiamenti prima di spedire i disegni-disse invece Chris.
-E spero anche sia tua intenzione cambiarti prima di venire alla cerimonia di oggi pomeriggio, non puoi di certo venire vestita in quel modo! -la rimproverò la signora McCarthy.
-Perché? Cos’hanno i miei vestiti che non va?
-I pantaloni sono strappati alle ginocchia, sembra tu li abbia rotti cadendo e che non te ne puoi permettere un altro paio, e quella maglietta poi, è troppo corta, senza contare il pipistrello disegnato su di essa-precisò la segretaria della chiesa-spero almeno tu abbia qualche vestito.
-Questo è il simbolo di Batman…e in verità non credo che verrò-precisò la fumettista.
-Invece sì che verrai, i tuoi genitori non ti hanno mandata qui perché tu rimanessi rinchiusa tra quattro mura!
Chris alzò solamente gli occhi, poi uscì dalla casa, pensando a quello che aveva portato, e se tra ciò c’era qualche vestito o gonna.
 
Miss Diggle era nell’ufficio ad ispezionare alcuni documenti, trovando qualcosa di interessante.
Era assorta nei suoi pensieri e non si accorse dell’arrivo della signora McCarthy.
-Chiedo scusa del disturbo, signorina Diggle, mi chiedevo se gradisse una tazza di tè-le domandò, facendo sussultare l’altra donna per lo spavento.
-No, grazie-rispose quasi senza fiato.
La signora McCarthy la guardò in modo strano, ma poi si allontanò dalla stanza, così che miss Diggle riaprì il registro per controllare ancora una volta ciò che aveva scoperto.
Nel frattempo, Chris era scesa al piano di sotto portando con sé tre vestiti, gli unici che si era portata dietro.
-Signora M., secondo lei, per oggi pomeriggio, qual è meglio? -e nel mentre le mostrò i tre abiti.
Erano tutti e tre in stile anni ’50. Il primo che le mostrò era bianco, con bordi neri, e un motivo floreale colorato su tutta la parte bianca. Questo modello era il più corto dei tre, leggermente sopra le ginocchia. Il secondo che le mostrò era tutto nero, con anch’esso motivi floreali sul bianco panna e un cinturino nero di plastica attorno alla vita. Questo modello era il più lungo dei tre. Il terzo ed ultimo vestito che le mostrò era blu, con dei pois bianchi e un finto cinturino rosso legato alla vita.
La signora M. lì guardò un attimo prima di decretare quale andava meglio.
-Credo che questo tutto colorato vada meglio per te-le sorrise-e sono felice che tu mi abbia resa partecipe della scelta.
-Ma no, grazie a lei per avermi aiutata-sorrise Chris, anche se dentro di sé stava pensando ad altro Ho dovuto, altrimenti non ti sarebbe andato bene nulla, perché se fosse per me, avrei indossato un paio di pantaloni e una maglietta, così sarei stata molto più comoda.
 
Padre Brown, Chris, e la signora McCarthy erano arrivati al castello e il maggiordomo li stava facendo accomodare, così finirono per sentire la discussione che era in atto.
-Ragazzino arrogante! -iniziò miss Diggle-Pensi di essere migliore di me, lo pensate tutti, ma io ho le prove che nessuno di voi ha il motivo di sentirsi superiore-concluse guardando i membri della famiglia.
-Che cosa stai farneticando? -domandò Lady Pryde.
-Sto dicendo, e preparatevi ad una sorpresa…che non siete chi credete di essere!
A Chris quelle parole parvero quasi una minaccia, e vedendo le facce dei famigliari, non era la sola a pensarlo.
-Padre Brown, la signora McCarthy e…-il maggiordomo si girò a guardare la fumettista.
-Chris, mi chiami solo Chris-disse semplicemente lei.
-Miss Diggle. Posso dirle quanto ho apprezzato i brani della sua guida? Ed essere lasciati con una tale suspance! Scopriremo mai qual è la maledizione dei Pryde? -Padre Brown le si avvicinò e le strinse la mano.
-Non lo sa nessuno-rispose la donna.
-È solo una leggenda-aggiunse St. John che era entrato in quel momento accompagnato da Lady Felicia.
-Salve a tutti. Non è emozionante? -aggiunse salutando tutti la donna appena arrivata.
 
-Il bastione esterno è stato ricostruito nel tredicesimo secolo dal terzo barone, Udolf, che aveva emesso condanna per Branwen, la strega, che fu portata fuori attraverso queste porte, diretta al rogo preparato per lei fuori dalle mura del castello-raccontò miss Diggle ai visitatori, facendo fermare poi tutti e facendoli spostare davanti a lei per poter continuare-Mentre la trascinavano al luogo dell’esecuzione, suo figlio, un arciere dell’esercito di Udolf, scoccò una freccia dagli spalti e trafisse sua madre al cuore, in un estremo e pietoso gesto d’amore!-concluse mettendosi una mano sul cuore prima che qualcuno scoccasse una freccia facendola cadere a terra con un piccolo grido.
Tutti batterono le mani credendo si trattasse solo di uno spettacolo, anche se Chris e Padre Brown ebbero dei dubbi.
-Quella da dove è venuta? E lei come ha fatto ad inscenarlo? -domandò la signora M.
Padre Brown invece si tolse il cappello e si abbassò per pregare, mentre Chris guardò in alto, nella direzione da cui era arrivata la freccia, nella speranza che potesse scorgere chi fosse stato, ma nulla, l’assassino era già sparito.
Nel capire che si era trattato veramente di un omicidio, alcuni si misero ad urlare, mentre il prete si mise anche lui a guardare se notasse qualcuno nella direzione da cui era arrivata la freccia.
Quasi tutti erano spaventati, ma qualcuno riuscì comunque a chiamare la polizia che arrivò di lì a breve.
-Delimitate la scena e radunate la famiglia. La vittima è stata uccisa con una freccia tirata da un arco lungo, oggigiorno non possono essercene molti in giro. Basta che troviamo l’arma, dovrebbe essere facile da identificare-l ’ispettore Sullivan si bloccò non appena vide alcuni membri della rievocazione con arco e frecce.
-Forse più difficile del previsto, ispettore, visto l’evento in corso! -commentò una voce sconosciuta all’ispettore, il quale non fece in tempo a dargli un volto che St. John gli si avvicinò per stringergli la mano per poi accompagnarlo nel soggiorno, stanza in cui era radunato il resto della famiglia Pryde.
-Mia madre, Lady Pryde, mia figlia Bunty, e mio nipote e pupillo, Jago-li presentò il capofamiglia.
-Le mie condoglianze per la morte di sua cugina-l ’ispettore si tolse il cappello prima di parlare.
-Molto alla lontana-Gli disse Lady Pryde.
-Cos’altro potete dirmi di lei? -domandò l’ispettore estraendo dalla tasca interna della giacca il suo taccuino per prendere appunti.
-Beh, era una ficcanaso tremenda-iniziò Bunty.
-Basta così, Bunty! Non si parla così di un morto-la rimproverò il padre.
-Però è vero-prese quindi parola Jago-e poi, dato che questa è un’indagine per omicidio, suppongo che per la polizia nessun dettaglio è insignificante.
-Infatti- confermò l’ispettore-
-In questo caso-iniziò Lady Pryde-era una donna estremamente irritante, che avrei voluto strozzare, ma trapassarla con una freccia sarebbe stato veramente troppo-confessò infine.
-Qualcuno di voi sa come usare un arco? -domandò quindi il poliziotto.
-Pryde è una tenuta feudale, ispettore. Molta gente qua attorno ha degli antenati che hanno combattuto ad Agincourt e oltre-spiegò St. John.
-Posso chiedere dove eravate al momento dell’omicidio? -chiese quindi l’ispettore.
-Ero andata a letto-disse Lady Pryde.
-Ed io ero nella serra ad ascoltare musica alla radio-disse invece Bunty.
-Anche io-disse Jago, ricevendo una strana, ma quasi inesistente occhiata dalle due donne.
-E lei? -domandò al maggiordomo entrato da poco.
-Sono Arthur Damby, signore. Ero nell’ufficio del maggiordomo.
-Qualcuno l’ha vista?
-Non saprei…ma non ho visto nessuno.
-Io ero dieci metri davanti ad Audrey, quindi penso di essere al sicuro-si intromise il signor Pryde.
-Capisco-disse solamente l’ispettore.
-Io no-iniziò Jago-Diggle era un bersaglio in movimento e stava parlando. O l’assassino era un tiratore molto bravo…oppure uno veramente scarso.
-Intende che miss Diggle non era la vittima predestinata? -domandò quindi l’ispettore ricevendo solo un gesto con la testa dal ragazzo.
-Stamattina c’è stato un po’ di tumulto. Affari della tenuta-spiegò il capofamiglia.
-Vada avanti-l ’ispettore si rivolse al ragazzo.
-Mio zio era a pochi passi da Audrey. Dico solo che forse l’arciere ha mancato il bersaglio.
 
-Voglio nomi di tutti i fittavoli che stamani manifestavano, in particolare il nome del capobanda. E ottieni da quel fotografo tutte le schede SD e portale subito ai tecnici per far scaricare le foto sul computer-ordinò l’ispettore al sergente.
-Buona fortuna per l’indagine, ispettore-disse padre Brown.
-Grazie, Padre. A proposito, ha idea di chi potrebbe voler far del male a Sir St. John? -gli chiese l’ispettore.
Padre Brown alzò solo le mani come a non saperlo.
-Giusto una linea di indagine-disse l’ispettore.
-In tal caso, la signora McCarthy è famosa per essere gli occhi e le orecchie di Kembleford-si intromise Lady Felicia.
-Non ne so niente. Padre Brown può dirle che non amo i pettegolezzi. Vero Padre? -disse la signora M.
-Preferisco considerarli come l’introspezione della comunità-rispose invece il prete.
-E comunque, Sir St. John non mi sembra il tipo che possa finire nell’interesse di un assassino, se mi spiego, mentre miss Diggle sì, da quello che ho potuto vedere era una ficcanaso, e forse, ha scoperto qualcosa che non avrebbe dovuto-disse una nuova voce che all’ispettore parve di aver sentito precedentemente, così si girò per sapere da chi provenisse, notando una giovane donna che non aveva mai visto.
-Lei sarebbe? -domandò incuriosito l’ispettore.
-Mi chiami Chris, e mi scusi se mi sono intromessa, ma è più forte di me quando vedo un poliziotto e c’è stato un caso devo fare qualche osservazione-sorrise maliziosamente lei.
-Nessun problema, ma vorrei sapere a cosa ti riferisci.
-Alla discussione in corso quando siamo arrivati-gli spiegò lei.
-Anche stamattina in parrocchia è successa una cosa strana-iniziò la signora McCarthy-non so cosa abbia trovato, ma l’ha fatta diventare bianca come un lenzuolo. Sembrava avesse visto un fantasma-concluse.
-Davvero? -domandò il prete, e lei si girò verso di lui e gli fece un cenno d’assenso con la testa.
L’ispettore venne chiamato da un’agente e non appena si fu allontanato, il prete continuò con la sua domanda-Non è che per caso avete notato quale registro Audrey stesse consultando?
-Dal 1835 al 1855-rispose la signora M. -Non che volessi curiosare, sa-aggiunse dopo la strana occhiata di Lady Felicia.
-Non lo pensi nemmeno, signora M. -disse Padre Brown. Dopo di che si girarono e se ne andarono. Chris fissò ancora per un secondo la scena del crimine, poi l’ispettore, e si maledisse per le sue vecchie abitudini che sperava di non avere più, ma assistere ad un caso, vedere la polizia, aveva risvegliato in lei quella voglia di tornare a giocare con loro. Così, anche lei, si allontanò nella stessa direzione che il prete e le due donne avevano preso.
 
Quando Chris rientrò in casa, sentì Padre Brown chiamare la sua segretaria.
-Signora McCarthy?
La signora M. si avviò di corsa verso l’ufficio, e incuriosita, anche Chris fece lo stesso.
-Signora Mc…
-L’avevo già sentita! -lo interruppe lei entrando nella stanza-Ha trovato qualcosa? -domandò poi avvicinandosi a lui, mentre Chris rimase accanto all’entrata dell’ufficio.
-O non ci sono stati matrimoni, nascite e morti a Kembleford, tra febbraio e novembre del 1850, oppure…-diede una lente di ingrandimento alla segretaria e aprì meglio il registro- c’è una pagina mancante-concluse.
La signora McCarthy avvicinò la lente per osservare meglio, e anche Chris si avvicinò per vedere il registro.
-Santo cielo! -disse la signora M.
Il prete notò un liquido sul tavolo e ci mise dentro un dito, poi lo leccò per sapere cosa fosse, e nel mentre disse ancora qualcosa-Chi mai vorrebbe uccidere una ficcanaso? Temo che Chris abbia dato la risposta esatta all’ispettore!
Al che la fumettista lo guardò solamente.
 
Padre Brown si sedette sul divano del salotto di casa Pryde, mentre Chris si avvicinò alla finestra. Era una sua abitudine adottata negli anni, per lei, le finestre erano quasi sempre le vie di fuga più sicure, senza contare che se erano ai piani superiori, spesso offrivano delle viste mozzafiato, soprattutto in quel paesino.
-Vi ringraziamo …per questo pranzo luculliano-si fermò un attimo per prendere la tazza di tè che gli veniva offerta.
-Non dirà così nel bel mezzo della notte. I Yorkshire pudding di Nellie tendono ad essere un po’ pesanti-disse Lady Pryde mentre St. John ridacchiò.
-Da quanto ho capito, quando è morta la povera signorina Diggle, stava facendo delle ricerche per un altro progetto-continuò il prete.
-Si era messa in testa di scrivere la storia dei Pryde. Per quanto la nostra famiglia sia affascinante, dubito che il tomo di Audrey avrebbe attratto lettori-rispose Lady Pryde.
-Aveva uno stile piuttosto colorito-disse Padre Brown.
-Anche se alcuni punti sarebbero da cambiare, non fanno scorrere il testo-constatò invece Chris che aveva in mano una copia del fascicolo che la defunta aveva iniziato a leggergli quella mattina.
Dopo ciò, tutti gli diedero strane occhiate, infine, Lady Pryde, continuò il suo discorso-Quella donna era ossessionata! Paranoica! Affermava che vi erano persone che avevano letto i suoi lavori! E ora ho avuto la conferma che almeno una persona lo ha fatto! -riguardò poi la fumettista.
-L’ho letto solo per curiosità professionale-spiegò Chris-ma se dovessi darlo in mano al mio editore, dubito che lo pubblicherebbe-spiegò lei.
-Guardate chi ho trovato alla porta! -disse Bunty entrando accompagnata dall’ispettore Sullivan.
-Vorrei parlare con Sir St. John e Lady Pryde, per favore-disse l’ispettore-in privato-aggiunse poi.
-Padre Brown è la nostra guida spirituale di fiducia! Non abbiamo nulla da nascondere! -disse chiaramente la donna anziana.
-Sembra che in questa proprietà siano tutti convinti che Sir St. John-iniziò rassegnato l’ispettore-è il vostro maggiordomo siano parenti.
-Condividiamo un bisnonno. Dunque? -rispose St. John con un’altra domanda.
-Non è un segreto che il nonno di Damby fosse un incidente giovanile del decimo barone dopo una scappatella con la cameriera-spiegò Lady Pryde.
-È paradossa vedere due cugini come padrone e domestico per un “incidente” di nascita-disse sorpreso l’ispettore.
-A dire il vero, l’aristocrazia, per tradizione, dà sempre incarichi ai suoi figli illegittimi-gli spiegò Jago.
-Vero-confermò Lady Pryde-la donna morì di parto. Cosa avremmo dovuto fare? Mandare il bambino all’orfanotrofio dei poveri?
-Il nonno di Damby fu adottato da un lacchè. Ha fatto la sua gavetta nella servitù finché non è diventato maggiordomo. Così come il figlio e Arthur dopo di lui-spiegò St. John.
-Ma non suo figlio-constatò l’ispettore.
In quel mentre Bunty fece traballare la tazza che aveva in mano, cosa che non sfuggì ai presenti.
-Alan Archer è il principale esempio della follia del barone Rab Butler nel cercare di educare le classi inferiori-iniziò Lady Pryde-Gli è stato permesso di frequentare un’università di sinistra, dalla quale è ritornato con idee al di sopra della sua condizione sociale.
-Siamo ormai entrati nel XXI secolo e ancora si parla di classi sociali? -si intromise Chris-e comunque, come ho già detto precedentemente, secondo me era miss Diggle la vittima designata.
-Chris ha ragione-confermò Padre Brown-ci stiamo dimenticando di Audrey.
-Non mi sono dimenticato nulla-affermò l’ispettore.
-Stava scrivendo la storia della famiglia Pryde-continuò il prete.
-Stupidaggini insensate, oserei dire! È libero di leggerlo, se vuole. Tanto qualcuno lo farà di sicuro-Lady Pryde diede un’occhiataccia alla fumettista, mentre scosse la testa alzando gli occhi.
-La ringrazio, ma trovo il presente più rilevante del passato, al momento-disse l’ispettore e fece per andarsene.
-Secondo me si sbaglia, ispettore, credo invece che per risolvere questo caso, bisogna dare un occhio al passato-suggerì solamente Chris.
L’ispettore la osservò per qualche istante, ma decise di non prendere sul serio quel suggerimento e se ne andò.
 
-Non riesco a capire perché siete interessato a quel noioso libro di Audrey-domandò Lady Pryde mentre consegnò il manoscritto a Padre Brown.
-Mi chiedevo, dato che eravate così legate, se fosse o meno appropriato inserirne un estratto nell’elogio funebre-spiegò il prete.
-Forse ci ripenserà quando l’avrà letto-gli disse l’anziana signora.
-Puoi prestarmi cinque sterline? -sentirono la voce di Jago provenire da una stanza.
-Perché mai dovrei prestarti dei soldi? -rispose Bunty con un’altra domanda.
-Perché diventerai la quarta donna più ricca del paese. E se non lo farai, dirò all’ispettore che eri col figlio del maggiordomo mentre hai detto di essere nella serra-rispose Jago con una velata minaccia.
-Non oseresti mai! -disse Bunty sdegnata.
Nel frattempo, il prete vide Lady Pryde sbiancare.
-Posso portarle qualcosa? -domandò sussurrandole.
-È solo un leggero colpo di calore. Mi scusi-e si allontanò.
Dalla stanza si sentì ancora qualcosa.
-Il matrimonio con Bingo verrebbe annullato e non vedresti mai un centesimo del suo denaro-Spiegò Bunty per poi andarsene.
 
-Spero di non avere interrotto il suo lavoro per l’omelia di domenica prossima-disse la signora M. mentre entrò nell’ufficio di Padre Brown per pulire, il quale stava leggendo il manoscritto scritto da miss Diggle.
-La storia della famiglia Pryde. Illustre ma insanguinata. Piena di morti violente e misteriose sparizioni! -illustrò il prete-sa se Chris è di sopra?
-Oh, sì è rinchiusa in camera sua a non so fare cosa con quel dannato oggetto infernale-spiegò la segretaria mentre spostava alcuni libri.
-Credo lo chiamino computer, inoltre, le serve per il suo lavoro.
-Si beh, io credo che sia solo un oggetto inutile che rintontisce solamente i giovani che stanno davanti ad esso al posto di leggere o uscire all’aria aperta…comunque, le serve per caso qualcosa da lei?
-Vorrei che anche lei leggesse questo manoscritto, sapere cosa ne pensa…è una ragazza sveglia e attenta, in grado di cogliere molti indizi utili-confidò padre Brown.
-Eccone un’altra a cui piace indagare, non mi sorprende affatto che andiate così d’accordo!
-Potrebbe chiederle se può scendere? -domandò il prete.
-Avete bisogno di qualcosa? -Chris era scesa per andare a rubare qualcosa da sgranocchiare e aveva sentito che stavano parlando di lei.
-Vorrei che leggessi anche tu questo il libro che Audrey stava scrivendo sulla famiglia Pryde, è illuminante per certi versi-le spiegò Padre Brown-molti membri della famiglia sono scomparsi dagli annali e ricomparsi poi segnati solo con la scritta “deceduto”.
-Ho fatto qualche ricerca su internet e anch’io ho visto ciò, ho anche notato che erano tutti uomini.
-La maledizione di Branwen? -domandò confusa la signora McCarthy.
-Predestinati a non morire mai in pace nei loro letti-disse il prete.
-Questo fa luce sulla nostra pagina scomparsa? -domandò incuriosita la segretaria.
-Quando Audrey è morta stava svolgendo ricerche sul bisnonno di St. John, Ralph Pryde, 1829-1901.
-E aveva circa 21anni nel 1850-disse Chris-bisogna scoprire se in quell’anno ci sono state nascite, matrimoni o decessi nella famiglia, purtroppo su internet non ho trovato quelle informazioni-concluse poi.
-Beh, domani è lunedì, senza dubbio sarà tutto molto più chiaro-disse la signora M. tornando a pulire.
-Perché? -domandarono confusi Chris e Padre Brown.
-Perché lei, Padre Brown, andrà a consultare gli archivi della Diocesi-spiegò la segretaria.
-Dice?
-È dove custodiamo le copie dei registri parrocchiali! -spiegò lei esasperata.
Padre Brown chiuse il manoscritto, si alzò e si avvicinò alla signora M.
-Lei è un misto tra un angelo e una santa, signora M! -le disse infine per poi uscire dalla stanza lasciando la segretaria fiera di sé.
Anche Chris lasciò la stanza, ma fece un grosso sospiro quando credeva che nessuno potesse sentirla. Salì due scalini, ma poi si fermò e si appoggiò alla parete per poi accucciarsi e parlare tra sé credendo che nessuno la sentisse-ma che cosa sto facendo, mi ero ripromessa che non mi sarei mai più intromessa in un qualsiasi caso-appoggiò la fronte sulle ginocchia-non voglio che per colpa mia succede nuovamente qualcosa-poi tirò su la testa e guardò in alto sorridendo amaramente-ma in fondo che ci posso fare? È più forte di me, quando succede qualcosa davanti ai miei occhi non posso proprio ignorarlo, e vedere la polizia è stato il colpo decisivo, non posso fare a meno di voler giocare con loro!
Non sapeva però che Padre Brown aveva ascoltato quel discorso privato fatto a sé stessa.
 
La mattina seguente Padre Brown si recò alla residenza Pryde perché era successo uno spiacevole incidente. Jago era stato avvelenato, forse dalla stessa mano che aveva ucciso miss Diggle, ma per fortuna lui era sopravvissuto.
-Buongiorno Padre-lo salutò St. John non appena il prete entrò nella stanza del ragazzo-grazie per essere venuto.
-Ho saputo che è stato fortunato-disse il prete.
-Più fortunato di quanto possa immaginare. L’hanno buttato in piscina con una dose letale di barbiturici nel suo organismo. Se non li avesse rigurgitati insieme a tutta l’acqua bevuta, sarebbe morto! -Spiegò l’altro uomo.
-Come gli sono stati somministrati? -domandò il prete.
-Jago ha il vizio di rubacchiare whisky quando non ci facciamo caso. Sono state trovate tracce del farmaco nella sua fiaschetta-rispose St. John.
-Chi potrebbe voler uccidere un ragazzino? -domandò il prete, ma l’altro uomo non disse nulla, facendo intendere che non lo sapeva.
 
Padre Brown si trovava in ginocchio, nella chiesetta privata della famiglia Pryde, quando entrò Chris, che lui stesso aveva chiamato.
-Ci sono novità? -domandò la ragazza, ma non ebbe il tempo di avere una risposta perché entrò Lady Felicia.
-Sono venuta ha trovare l’infermo e Damby mi ha detto che si trovava qui. Cosa state combinando Padre assieme a questa ragazza? -disse dopo aver notato anche Chris seduta ad una panca.
-Mi stavo chiedendo cosa fosse accaduto al padre di Jago.
-Su internet ho letto che è morto assieme alla moglie in un incidente d’auto in Francia-rispose la fumettista.
-Povero piccolo! Aveva solo sei settimane-continuò poi Lady Felicia.
-C’è qualcosa che non quadra, Padre? -domandò Chris.
-La Francia è abbastanza vicina per far rimpatriare il corpo, eppure brilla per la sua assenza nella cripta di famiglia-spiegò Padre Brown.
-Si, questo in effetti è strano-ragionò la fumettista.
-All’epoca lo credevo anch’io, ma giravano delle voci sul suo lavoro-spiegò lady Felicia-qualcosa nel governo di altamente top secret. È importante? -domandò quindi.
-Come Chris ha già suggerito all’ispettore Sullivan, il quale dubito che le abbia dato ascolto, credo proprio che la chiave per risolvere questo omicidio stia nel passato-rispose Padre Brown, facendo sorridere Chris.
-Allora chiamerò Monty. Prenderà posto alla camera dei Lord questa settimana. Un sacco di persone con cui scambiare qualche parola-disse Lady Felicia.
-Grazie. Ed ora, dobbiamo andare, o perderemo il treno per Gloucester. Se scopre qualcosa, chiami pure a questo numero, appartiene a Chris, così può rintracciarci più facilmente-e le porse un biglietto col numero.
-Non sapevo di dover venire anch’io-Chris era leggermente confuso.
-Si, il tuo aiuto mi è prezioso, e poi, sono sicuro che anche tu sia curiosa di sapere cosa c’è scritto nella pagina mancante-le spiegò il prete.
Chris non disse nulla, anche perché in fondo lui aveva ragione.
 
-Padre Brown è lì con te? -domandò Lady Felicia al telefono.
-Si, glielo passo-rispose solamente Chris.
-Non ce n’è bisogno, se è possibile metti pure il vivavoce così potete ascoltare entrambi-le rispose l’altra donna.
-Dica pure, Lady Felicia-ora a parlare fu Padre Brown.
-Ho appena sentito Monty al telefono. Ho scoperto cos’è accaduto a Simon Pryde. Mi auguro che siate seduti. Da adesso in poi diventa alquanto spiacevole…
Dopo aver ascoltato ciò, i due capirono tutto, e decisero quindi di tornare a Kembleford nella tenuta dei Pryde.
 
-Vi ringraziamo per esservi riuniti tutti quanti-disse Padre Brown nel salotto di casa Pryde.
-Siamo tutti curiosi di saperne il motivo-disse St. John.
-Per conoscere la verità, ovviamente-rispose la ragazza al fianco del prete, che per una volta si era trattenuta dal suo impulso di avvicinarsi ad una finestra-verità che vi vede tutti coinvolti.
-Suo figlio Simon non c’è nella cripta di famiglia-proseguì il prete.
-È morto all’estero-dichiarò il capofamiglia.
-Si, ma non in un incidente d’auto-gli ricordò la fumettista-abbiamo saputo che il cadavere di Simon non è stato rimpatriato perché un dipartimento ministeriale lo ha requisito.
-Questo cosa c’entra con Audrey? -domandò sempre perplesso l’uomo.
-Jago conosce la verità? -domandò invece Padre Brown a Lady Pryde.
-Questi non sono affari sui! -disse arrabbiato St. John alzandosi in piedi.
-Ora basta, St. John! È troppo tardi, ormai-lo fermò Lady Pryde-Jago è un ragazzino. Lei crede che vorremo opprimerlo con la consapevolezza-si fermò un attimo-che suo padre…tagliò la gola di sua madre…prima di farsi esplodere il cervello? -faticò a pronunciare quelle parole.
-Papà? -Bunty si girò a guardare il padre.
-Simon era una spia. Tutto venne gestito con molta discrezione. Non abbiamo mai saputo cosa accadde hai corpi-le spiegò suo padre.
-La maledizione dei Pryde-accennò Padre Brown.
-È solo una leggenda-disse Lady Pryde.
-Tutte le leggende hanno un fondo di verità! -constatò Chris.
-Inoltre, la vostra famiglia ha passato secoli a mascherare la maledizione di un insanità mentale ereditaria-proseguì il prete.
-Tutti sanno che i Pryde sono matti da legare-osservò Bunty.
-Veramente state ipotizzando che Audrey sia stata uccisa perché aveva scoperto che questa maledizione era immaginaria? -domandò St. John.
-Certo che no, anche se è il motivo che ha spinto Lady Pryde ha tentare di uccidere suo nipote-rivelò Chris.
L’anziana signora la guardò solamente, riepilogando mentalmente la discussione ascoltata tra Bunty e Jago.
-Non è stato lo shock della relazione sentimentale di Bunty. Ma venire a sapere che Jago non aveva un alibi-proseguì padre Brown.
-Come osate insultare mammina in questo modo? -iniziò St. John inorridito-vi esorto a lasciare il castello immediatamente! -concluse.
-Chi vorrebbe uccidere un ragazzino? -domandò il prete rivolto all’altro uomo-qualcuno che lo ama moltissimo-si girò poi verso Lady Pryde-come l’arciere di Udolf, che uccise sua madre per risparmiarle il supplizio-concluse poi, accennando un sorriso.
-La sofferenza di Branwen sarebbe durata relativamente poco. Ma quella di Jago sarebbe durata tutta la vita-spiegò l’anziana signora-confinato con dei pazzi.
-Assurdità! -dichiarò St. John.
-Fa silenzio, St, John! Che alternativa avevo dopo quello che ha fatto il ragazzo? -domandò Lady Pryde mentre il figlio si sedette sconvolto sul bracciolo del divano.
-Qualcuno può spiegarmi di cosa state parlando, per favore? -domandò Bunty confusa.
-È stato Jago ad uccidere Audrey Diggle-le rispose Chris-per questo sapeva che ti trovavi col figlio del maggiordomo, vi ha visti prima di scoccare la freccia-spiegò infine.
-Per quale motivo? -domandò St. John.
-Era il figlio di tuo fratello! -gli disse la madre-proprio tu, fra tutti, dovresti sapere che non aveva bisogno di un movente!
-Ma un movente l’aveva! -disse semplicemente Chris.
-Quale? -domandò quindi la donna anziana.
-Perché non glielo chiedete voi? Jago è rimasto qua fuori per quasi tutto il tempo-le disse Chris.
Dalla porta alla destra del camino entrò Jago con arco e frecce.
-No, fate pure, non voglio rovinare il vostro momento di gloria-disse il ragazzo.
-Audrey ha trovato dei documenti di un matrimonio segreto tra Ralph Pryde e Violet Archer, datato tre mesi prima che lei morisse di parto-iniziò Padre Brown con le spiegazioni per poi rivolgersi al maggiordomo-suo nonno non era figlio illegittimo. Era il legittimo erede dei Pryde.
-È ridicolo! -iniziò scandalizzato St. John-il prete che li ha sposati avrebbe detto qualcosa.
-Si, beh, purtroppo è morto dieci giorni dopo averli sposati-spiegò la fumettista.
-Povera vecchia Diggle! La stavo facendo impazzire, spaventandola mettendo disordine fra le sue cose-iniziò a parlare Jago iniziando a fare il giro della stanza-e poi ha trovato una lettera indirizzata al mio trisnonno da parte di qualche cameriera ed è andata a frugare tra i registri. Non è stata molto prudente.
-Nemmeno tu-disse Padre Brown-hai lasciato del whisky sul tavolo quando hai strappato la pagina dal registro della parrocchia-gli spiegò.
-È stata una mancanza di attenzione-disse solamente Jago.
-Non l’hai uccisa tu, vero Jago? -domandò Bunty.
-Che cosa ti aspettassi che facessi? L’ho fatto anche per te, cuginetta. Quel pezzo di carta ci rende tutti dei signori nessuno—spiegò il ragazzo-ora che è stato tutto chiarito, per favore, vi mettereste tutti in riga, faccia al muro? -continuò mettendosi dietro i divani mentre iniziava a tendere l’arco.
-Figliolo, ti ordino di posare quell’arco! -tentò di farlo ragionare lo zio mentre iniziò ad esserci confusione generale di persone che tentavano di farlo desistere dai suoi propositi.
-Silenzio! -urlò a questo punto il ragazzo-faccia al muro! Giratevi!
Alla fine fecero tutti quello che era stato detto loro. Chris, però, lo vide tirare fuori dalla tasca dei pantaloni una bomba a mano, estrarre con la bocca la linguetta di essa e lanciarla dal divano per poi correre fuori dalla stanza dalla parte opposta dalla quale era entrato.
-A terra! -gridò Padre Brown non appena la vide.
-No, no, no! Niente paura, è a salve-li tranquillizzò Bunty.
Chris si avvicinò quindi alla bomba e la lanciò fuori dalla finestra-Per precauzione-dichiarò poi.
La bomba esplose non appena toccò terra. Dopo di che, Padre Brown e Chris corsero a vedere dove fosse Jago, arrivando sul tetto.
Padre Brown gli arrivò di fronte, e il ragazzo lo bloccò tendendo l’arco, mentre Chris gli arrivò da dietro le spalle camminando con agilità e senza paura sul cornicione del tetto. Era passato più di un anno da quando aveva fatto ciò, ma le veniva del tutto naturale, come se non avesse mai smesso, e capì che le era mancato tutto ciò.
-Sapevo che eri qui-disse il prete, mentre il suo sguardo andava dal ragazzo alla giovane donna che senza alcun problema stava saltando da una parte all’altra del tetto come fosse un gatto.
-L’assassino torna sempre sulla scena del crimine? -domandò Jago.
-Il grande stratega si ritira ad un’altezza più facile da difendere-continuò poi il prete.
-Li eliminerò uno ad uno-disse invece il ragazzo.
-Non penso proprio-gli disse Chris arrivando da dietro e riuscendo a rubargli arco e freccia grazie al fatto di averlo preso alla sprovvista, ricevendo poi uno sguardo omicida dal ragazzo, che tentò di riprendersi la sua arma, ma lei saltò invece su un punto più alto, così che il ragazzo non potesse raggiungerla.
-Arrenditi Jago-disse quindi Padre Brown-la polizia sta arrivando.
-È stata colpa di Diggle-iniziò dunque a dire il ragazzo-non avrebbe dovuto essere così impicciona. E adesso eccomi qua, in attesa. Incarcerazione o pena di morte. A conti fatti, il suicidio sarebbe l’uscita di scena più onorevole-concluse salendo sul cornicione, ciò fece allarmare gli altri due che si trovavano sul tetto con lui.
-Non agli occhi di Dio-gli disse Padre Brown.
-È solo la via più semplice-disse invece Chris.
-Mi dispiace, ma non credo in un essere supremo. L’unico Dio che la mia famiglia adora è il Dio dell’orgoglio…inoltre, forse è meglio scegliere la via più facile, anche mia nonna ha pensato così, anche se ero certo fosse stata Bunty-spiegò-fate un altro passo e salto-aggiunse quando vide che i due si stavano avvicinando per fermarlo.
-Mi dispiace che tu abbia saputo dei tuoi genitori in questo modo-iniziò Padre Brown.
-Non so. Preferisco che mio padre sia stato una spia, piuttosto che un’autista distratto, anche se ha ucciso mia madre-confessò Jago per poi dare un’occhiata sotto di lui-mi rammenti una cosa, Padre, quali sono le regole per i pazzi e l’inferno? -domandò, ma poi scivolò giù riuscendo ad aggrapparsi al cornicione. Il prete fu il primo ad avvicinarsi per afferrarlo prima che potesse scivolare di nuovo, e dopo poco arrivò anche Chris ad aiutarlo, correndo per il cornicione.
-Forse la decisione per me è già stata presa-disse staccando una mano che lo teneva aggrappato.
-Non mollare-gli disse il prete afferrando l’altra mano, e lo stesso fece Chris.
-Ci sono già state abbastanza morti in questa famiglia, non c’è bisogno anche della tua! -gli disse lei.
-Come sapete che non vi tirerò giù con me?
-Correremo il rischio, inoltre non siamo soli-disse il prete.
-Buddha dice che il segreto dell’esistenza è non avere paura. Mai avere paura di quel che ne sarà di te. Solo quando avrai rifiutato ogni aiuto sarai libero-disse Jago sorridendo, tentando di liberarsi dalla stretta dei due.
-È sbagliato non avere paura, perché è da essa che puoi trovare la forza di andare avanti…e chiedere aiuto non ti rende più debole, ma solo più forte, perché significa che sei consapevole che da solo, in quel momento, non ce la fai ad andare avanti-disse invece Chris.
Ma Jago non ascoltò quelle parole e riuscì a sfilare la mano dalla stretta dei due e lasciarsi cadere nel vuoto.
I due corsero di sotto, dove il povero ragazzo stava avendo i suoi ultimi attimi di vita.
-Presto saprò se c’è un inferno o no-sussurrò al prete con difficoltà, il quale si era messo in ginocchio accanto a lui.
-L’inferno non è altro che l’assenza di Dio-gli spiegò Padre Brown-se ti penti e Lo accetti, ci sarà solo beatitudine in eterno.
-Sembra bello-rispose quindi il ragazzo.
-Non hai che da chiederlo.
Ma prima che il ragazzo potesse dire altro, esalò il suo ultimo respiro.
E mentre il prete stava dicendo una preghiera per lui, arrivò il resto della famiglia, trovandolo morto.
 
L’ispettore Sullivan era nel salotto per interrogare nuovamente la famiglia Pryde per poter concludere tutta la faccenda.
-Se Jago a ucciso miss Diggle, allora chi ha attentato alla sua vita? -domandò quindi.
Tutti i presenti, i quali erano St. John, Bunty, il maggiordomo e suo figlio, si guardarono un attimo, poi Damby prese parola.
-Forse lì ha presi da solo per sviare i sospetti.
-È possibile? -domandò quindi l’ispettore.
-Non lo escluderei-dichiarò St. John.
-Sì, è il genere di cosa che Jago avrebbe fatto-confermò Bunty.
Al che l’ispettore chiuse il taccuino e se ne andò.
 
Chris stava osservando gli agenti che stavano portando via il corpo di Jago, ma la scena che le apparve davanti agli occhi era differente. Era notte, e si trovava su un tetto, disperata e con le mani sporche di sangue mentre una donna stava tentando di farla calmare. Dei poliziotti stavano portando via un altro corpo, appartenente ad un adulto, un loro collega. Rammentò anche la promessa che si era fatta a sé stessa, che non avrebbe fatto più quella vita.
-Deve essere difficile per te tutto ciò-Padre Brown la risvegliò dai suoi pensieri-sicuramente porterà alla mente ricordi spiacevoli.
Chris lo osservò per un breve secondo, poi riposò nuovamente lo sguardo sulla scena davanti a sé e sospirò.
-Lui era un poliziotto, è morto per proteggermi…anche la persona che ha fatto ciò è morta, uccisa in uno scontro a fuoco poche settimane dopo ciò che aveva fatto, non ha potuto pagare così per i suoi crimini-spiegò lei.
-Le parole dette sul tetto erano rivolte a te o Jago? -domandò quindi il prete.
-Per entrambi, credo.
-Quelle che hai fatto sul tetto, come ci sei riuscita?
-Era un’altra vita…come quella di aiutare le persone intromettendomi negli affari della polizia-rispose solamente lei-quella notte mi ero ripromessa che non l’avrei più fatto, ed è forse per quello che non uscivo più dalla mia camera.
-Ma è qualcosa di cui non puoi farne a meno, vero?
-Si, ma glielo devo, lui è morto a causa mia-rispose solamente Chris.
-Non credo che sia ciò che lui vuole per te, se ti ha protetta lo ha fatto perché ti amava, e se voleva sposarti è perché ti ha accettata per quella che eri, ed è per questo che ora vuole che tu trovi qualcun altro che ti accetti per come sei…da lassù, lui vuole che perdoni te stessa e vada avanti con la tua vita, ma essendo chi tu sia veramente-terminò sorridendole.
-Credo proprio che lei abbia ragione, Padre, infondo, io sono un’artista, e nella mia vita c’è bisogno di un critico-sorrise lei osservando l’ispettore Sullivan che stava uscendo dal castello, e questa, volta il suo sorriso non era né triste, né amaro, ma malizioso, quasi accattivante e giocoso.
In quel momento, lì per lì, Padre Brown non capì a cosa si riferisse, ma lo avrebbe sicuramente scoperto più avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo due…
 
Era una domenica mattina ed era appena terminata la messa, quando Padre Brown entrò nella sua cucina assieme alla signora McCarthy, Lady Felicia e Sid.
-Non ho visto Chris alla messa-osservò la signora McCarthy.
-La signora McCarthy ha ragione, dov’è la ragazza? -constatò Lady Felicia.
-Nemmeno io partecipo mai ad una messa, eppure non fate tutto questo casino-osservò Sid accendendosi una sigaretta.
-Perché ormai lo sappiamo-gli rispose Lady Felicia.
-Cos’è tutto questo casino? -domandò Chris entrando in cucina.
La ragazza aveva gli occhi rossi, segnati da profonde occhiaie, capelli spettinati che aveva legato per cercare di sistemarli. Indossava ancora il pigiama che fece inorridire la signora M., ma che invece Sid apprezzò. Aveva pantaloncini corti, molto corti, sul grigio con delle stelline dorate e il cordoncino color porpora, e una canottiera abbastanza attillata, sul porpora, con disegnato lo stemma delle quattro casate di Hogwarts, senza contare che era scalza.
-Ma come ti sei conciata? E perché stamattina non eri a messa? -le domandò la signora M, anche se più che altro sembrava un rimprovero.
-Prima di tutto, questo è un pigiama-dichiarò lei- secondo, è da tre…quattro giorni circa che non dormo, ieri avevo il termina di una consegna che dovevo assolutamente inviare, senza contare che mi mancava ancora più di metà storia, inoltre ho riscritto alcune parti varie volte perché non mi convincevano, così ho terminato il tutto ieri sera tardi, e non appena ho inviato tutto il lavoro accertandomi che fosse arrivato, ho appoggiato la testa sul cuscino e ho chiuso gli occhi che non ho riaperto che cinque minuti fa circa-terminò di spiegare, che nel frattempo si era avvicinata alla credenza e aveva tirato fuori una scatola di biscotti, ne prese uno e se lo mise in bocca non appena ebbe terminato di parlare.
-Ed ecco risolto l’arcano, signora M-disse Padre Brown.
-Ferma lì, cosa hai intenzione di fare? -disse la signora M. rivolta a Chris, la quale si fermò con un biscotto per metà in bocca guardandola come per dire “mi sembra ovvio cosa sto facendo”.
Spezzò quindi il biscotto coi denti, masticando quello che aveva già in bocca prima di parlare-Sto mangiando qualche biscotto, perché? Non posso? -e si infilò in bocca anche l’altra metà.
-Dobbiamo andare al picnic annuale che si tiene nella residenza degli Inglethorp, ti ho anche avvisata l’altro ieri e mi hai anche risposto-le spiegò la segretaria.
-Mm-si mise a pensare un attimo la fumettista-per caso le ho risposto un “sì, sì, va bene?” perché se è così sappia che non stavo ascoltando affatto, ero troppo presa dal lavoro, e ciò mi capita abbastanza di frequente quando ho un termine-spiegò poi grattandosi la testa-inoltre non so se me la sento, ero scesa solo per prendere qualcosa da sgranocchiare, ma avevo intenzione di riposare tutto il giorno-concluse infine.
-Chris ha ragione, non ha dormito per quattro giorni, è meglio se sta a casa a riposare-concordò Padre Brown.
-E poi cosa diciamo ai genitori, che l’abbiamo lasciata rinchiusa in casa di nuovo? Basta che non si fermi fino a tardi-disse la signora M.
-Sid può riaccompagnarla a casa prima quando non se la sente più di rimanere-aggiunse Lady Felicia.
-Non puoi rinchiudermi nel baule e lasciarmi lì a dormire, non è vero? -Chris si rivolse al ragazzo accanto a lei, il quale la guardò e sorrise.
-Se un giorno di questi vuoi staccare la spina e divertirti, fammi un fischio e ti porto dove ci si va a divertire-le disse poi.
-Bene, ora che abbiamo deciso, perché non ti vai a mettere quel grazioso vestitino azzurro? Sono sicura che per il picnic andrà benone-sorrise la signora M.
-Aspetta, perché dovrei mettere un vestito? Sarei più comoda con un paio di pantaloni…molto più comoda-disse la fumettista esasperata.
-Niente pantaloni, sei una ragazza, una gonna ti si addice di più!
Chris sbuffò, poi si rivolse di nuovo a Sid-Quando questa settimana?
Sid rise soltanto, mentre Chris si diresse nuovamente al piano superiore per cambiarsi.
 
Chris si stava annoiando. Quei ricevimenti non erano proprio per lei, così si mise a girare tra la folla alla ricerca di Sid, l’unico che aveva un’età vicina alla sua, tutti gli altri o erano bambini con minimo 12/13anni, o adulti dai 40 ad oltre. Lo trovò vicino ad un albero con in bocca una sigaretta.
-Sai che fumare fa male alla salute-le disse Chris una volta che gli fu vicino.
-Vedo che non ti stai divertendo molto! -disse invece lui.
-Si, beh, o sono troppo piccoli, o troppo grandi, di età vicino alla nostra non c’è nessuno-anche lei si appoggiò all’albero.
Sid sorrise, poi espirò una volta dalla sigaretta prima di dire qualcosa-Ho saputo che hai aiutato Padre Brown a risolvere un caso d’omicidio.
-Te l’ha Lady Felicia o la signora McCarthy? Comunque, non è stato un caso complicato-rispose solamente lei.
-So che la polizia aveva arrestato nuovamente la persona sbagliata.
-Solo perché l’assassino gli aveva fatto credere che volessero uccidere qualcun altro…
-Però tu fin dall’inizio hai detto loro che la probabile vittima era la donna che effettivamente hanno ucciso e hai anche suggerito all’ispettore di cercare nel passato-la interruppe lui.
-Ok, è stato Padre Brown ha dirti tutto ciò-constatò lei. Stava per dire ancora qualcosa, quando un urlo arrivò alle loro orecchie. I due corsero a vedere da dove provenisse, trovandovi poi una scena piuttosto raccapricciante.
Una donna era riversa a terra con la testa mozzata, girata da un lato, e gli occhi spalancati dalla paura. Anche le braccia e le gambe erano staccate dal corpo, e ricomposte accanto al busto, come se all’improvviso l’assassino avesse avuto pietà della vittima. Chris si avvicinò per osservare meglio il cadavere, trovare informazioni, mentre Sid tentò di calmare la persona che aveva trovato il cadavere. Nel mentre, arrivarono anche altre persone, tra cui Padre Brown, il quale, nel vedere il corpo della donna, si mise in ginocchio e si mise a pregare, prima di sussurrare qualcosa alla fumettista.
-Non ho mai visto nulla di simile, chi può aver fatto ciò?
-Le parti sono state tagliate con estrema precisione, sicuramente si tratta di qualcuno molto meticoloso e preciso, con una grande conoscenza della natura umana, i tagli sono molto puliti, ma c’è qualcosa che non mi convince in tutto ciò-rispose lei.
-Cosa, il fatto che il killer abbia ricomposto il corpo? -le domandò lui.
-No, questo caso, ha un so che di familiare…ma non riesco a capire dove posso aver letto qualcosa del genere, perché sicuramente è qualcosa che ho letto-si mise una mano sotto il mento con fare pensieroso.
-Puoi aver scritto qualcosa del genere? -forse il killer aveva preso spunto da uno dei casi scritti dalla ragazza.
-No, impossibile, non ho mai scritto qualcosa del genere…un caso alla Jack lo Squartatore, si, preso spunto da altri serial killer della storia, anche, ma mai un caso del genere-rispose lei sicura di sé.
-Ne sei certa? -forse il non aver dormito molto in quei giorni le aveva fatto scordare qualcosa, o aveva scritto molte storie e qualcuna l’aveva scordata.
-Sicurissima, mi ricordo ogni storia che ho scritto-rispose lei sicura-inoltre non vedo alcuna borsa accanto a lei, e nemmeno alcun documento.
-Non appena l’ispettore Sullivan saprà che hai inquinato le prove andrà su tutte le furie.
-Tranquillo, Padre, non ho lasciato alcuna impronta su di esso-disse lei mostrandogli un fazzoletto che aveva utilizzato per toccare il cadavere.
Il prete sorrise solamente, poi entrambi si alzarono, avevano sentito la voce dell’ispettore Sullivan che stava raccomandando hai suoi uomini di delineare l’area.
-Bene, bene, eccola qui, Padre, e vedo che c’è anche la ragazza.
-Sa, ispettore, avrei un nome, e preferirei che lo memorizzasse! -disse lei un po’ accigliata.
-Chris, se non ricordo male.
Lei sorrise solamente.
-Spero non abbiate inquinato alcuna prova, altrimenti vi rinchiudo entrambi in cella! -li avvisò l’ispettore-Sapete chi è la vittima? -domandò poi.
-No, non aveva alcun documento con sé, non aveva con sé nemmeno la borsetta-gli rispose Chris pensierosa, quel caso le era famigliare, ma non riusciva a ricollegarlo da nessuna parte nella sua memoria.
-L’avrà presa sicuramente l’assassino…aspetta, avete toccato il corpo?
-Tranquillo, non ho inquinato alcuna prova-gli rispose lei con tranquillità-inoltre non mi sembra un caso di rapina andata a male, l’assassino l’ha uccisa, mozzato la testa, tagliato gli arti e ricomposto il corpo, se era una rapina andata a male ci sarebbero segni di lotta, e sarebbe morta a causa di un trauma alla testa per la caduta, ma dubito che sia così-spiegò lei molto chiaramente.
L’ispettore la guardò per un lungo istante. La volta precedente aveva avuto a che fare con lei solo occasionalmente, non avevano mai discusso così a lungo, di solito accadeva col prete, ma stavolta era lei a parlare, mentre Padre Brown stava solamente ascoltando. Sospirò. “Ecco, ne è arriva un’altra che vuole fare il lavoro della polizia,” pensò.
-Lascia fare il lavoro ai professionisti-le disse alla fine.
Lei sorrise, con quel suo sorriso sicuro di sé-Perché? Tu saresti un professionista?
-Cosa hai detto? -domandò lui che non sapeva se aveva capito bene o meno.
-Nulla-rispose semplicemente lei.
-E ora allontanatevi, tutti e due-disse infine l’ispettore.
Padre Brown e Chris si allontanarono, ma la ragazza continuava a guardarsi attorno, pensierosa, alla ricerca di qualcosa.
-O mio Dio, no! Sorellina! -era arrivata un po’ di gente mentre Chris e L’ispettore Sullivan stavano discutendo, e una donna, nel riconoscere il corpo, si era precipitata più vicino, mettendosi ad urlare, venendo però fermata dall’ispettore.
-Mi scusi, ma è meglio che non la veda, non è un bello spettacolo-le disse lui calmo-Può dirmi il suo nome? -continuò poi.
-Sono Amanda Inglethorp-rispose lei-quella è mia sorella, Jane Ryder-concluse.
-Signora Inglethorp, può dirmi da quando non vede o sente sua sorella?
-Ieri sera è uscita con degli amici, pensavo fosse rientrata tardi, e per questo non fosse presente al picnic di oggi pomeriggio-gli rispose piangendo.
-Che borsetta aveva preso ieri sera sua sorella per uscire? -si intromise Chris che aveva ascoltato la conversazione, anche se non era l’unica.
-Una clutch sul rosa ricoperta di brillantini-rispose confusa l’altra donna, mentre invece ricevette un’occhiataccia dall’ispettore.
-Grazie-rispose lei, per poi allontanarsi alla ricerca di essa.
-È meglio se torna a casa e si siede un attimo, anche bere qualcosa le farà bene, passerò più tardi per farle altre domande-le disse gentilmente l’ispettore.
-Grazie-rispose solamente lei allontanandosi.
Pian piano, la piccola folla che si era creata, se n’era andata, ma Chris, Padre Brown e Sid erano comunque rimasti.
-Ispettore, ho trovato la borsetta-urlò Chris, la quale stava guardando in alto, tra gli alberi.
L’ispettore, il prete e l’autista si avvicinarono, e guardando poi nel punto che la fumettista stava indicando loro.
In alto, impigliata tra un ramo con la cordicella, penzolava una borsetta rosa che luccicava.
-Come diavolo ha fatto a finire la sopra? -domandò confuso Sid.
-Non ne ho idea, comunque credo che sia meglio che qualcuno salga a recuperarla per accertarsi che sia della vittima-osservò l’ispettore-ehi sergente, mandi qualcuno a cercare una scala-ordinò poi ad uno dei suoi uomini.
-Una scala? Sul serio, nessuno di voi è in grado di arrampicarsi fin là in cima? -domandò stupita Chris.
-Guarda che nessuno è in grado di saltare così in alto-le rispose l’ispettore, mentre anche Sid e Padre Brown concordavano. In effetti il ramo più basso era comunque troppo alto per raggiungerlo saltando.
Chris sbuffo-Lo sapevo che avrei dovuto mettere un paio di jeans-disse più a sé stessa guardando in alto-Ispettore, ha un paio di guanti? -domandò poi, mentre Sid e Padre Brown si guardarono come per dire ma che intenzioni ha?.
-Perché? A cosa ti servono? -domandò confuso l’ispettore tirandone fuori un paio dalla tasca della giacca.
-Per non inquinare le prove, ovviamente! -rispose lei appoggiandosi a lui con una mano, mentre con l’altra si tolse i sandali col tacco, poi prese i guanti e li mise in bocca, si allontanò di qualche passo, infine iniziò a corre fino a quando non fu quasi davanti al ramo dell’albero, poi fece un salto ed afferrò il ramo più basso e con agilità si dondolò un attimo e tirò su col corpo. Continuò saltando di ramo in ramo, salendo, fino a quando non fu abbastanza in alto, da stare in piedi e prendere la borsetta.
-Non è stata una brillante idea salire con la gonna-le disse Sid.
Chris guardò quindi un attimo in basso, notando che l’ispettore aveva un filo di rosso ad imporporagli le guance, ed era girato a guardare altrove, mentre Padre Brown si era allontanato.
-È colpa della signora McCarthy, se mi vestivo come dicevo io non c’era alcun problema-spiegò lei pacata mentre di stava infilando i guanti. Poi prese la borsetta e l’aprì-Patente, contanti, chiavi, cellulare…sì, è la borsetta che apparteneva a Jane Ryder.
-Aspetta, chi ti ha detto di aprirla? -domandò l’ispettore alzando il volto per guardarla, ma subito lo riabbassò-riportala giù, e non prendere nulla!
-Non la inquino, vero, se la metto a tracolla per poter scendere? -domandò lei sorridendo, in un certo senso era una situazione divertente, certo, sarebbe stato meglio non ci fosse stato il cadavere. Chris iniziò quindi a scendere, facendo attenzione, arrivata al ramo più basso si lasciò cadere con tranquillità, atterrando come un gatto senza alcuna difficoltà.
-Ecco a lei, ispettore-gli porse la borsa. Poi stette ad osservarlo un attimo, aveva l’impulso di dirgli altro che non riguardava il caso, ma decise di trattenersi, almeno per il momento.
-Grazie, e spero tu non abbia preso nulla-le disse prendendo la borsa.
-Può stare tranquillo-rispose lei, per poi allontanarsi assieme a Sid e Padre Brown, con un enorme sorriso sulle labbra.
 
Anche l’ispettore Sullivan ebbe dei dubbi su quel caso, così inserì i dati nel database europeo per vedere se c’erano riscontri, anche perché, sentiva che quel caso non era come gli altri.
Dopo aver analizzato i dati, il computer gli diede un riscontro, un caso con lo stesso modus operandi accaduto in Italia all’incirca un anno e mezzo prima. Così prese il telefono e compose il numero che era accanto a quel fascicolo, e attese, fino a quando qualcuno rispose.
 
Padre Brown e Chris si stavano dirigendo a casa degli Inglethorp, un po’ per portare conforto, un po’ per scoprire qualcosa sulla sorella di Lady Amanda e chi potesse volerla morta.
Al loro arrivo notarono che la macchina della polizia era arrivata prima di loro, ma nonostante ciò, suonarono ugualmente al citofono per farsi aprire.
-Scusate portarvi cattive notizie, ma abbiamo trovato un riscontro con un altro caso avvenuto mesi fa in Italia…crediamo quindi che vostra sorella sia morta per mano di un serial killer…-stava raccontando l’ispettore. Chris e Padre Brown si guardarono un attimo, prima che il prete prendesse parole-forse è per quello che questo caso ti sembrava così famigliare.
-Forse…-la fumettista si bloccò nel vedere la figura femminile accanto all’ispettore Sullivan, quel volto le era molto famigliare, e con esso vennero a galla anche molti ricordi-Ora so perché questo caso mi è famigliare-disse infine in un sussurro.
Padre Brown la osservò per capire cosa potesse aver portato quel cambiamento d’umore, ma non ebbe il tempo di domandarglielo, che l’ispettore ed il resto dei presenti li notarono.
-Padre, ma che sorpresa vederla qui, mi dispiace deluderla, ma credo che stavolta il caso non sia nelle vostre corde, è meglio che lasci fare a noi della polizia, lei si occupi di ciò che riguarda il suo lavoro…-si rivolse poi verso i famigliari della vittima-ora dobbiamo proprio andare, spero di avere presto nuove notizie da darvi-disse infine, per poi andarsene seguito dalla donna.
Chris esitò un attimo, ma poi li seguì, venendo a sua volta rincorsa da Padre Brown, che voleva far luce su quella faccenda.
-Aspettate un attimo-urlò Chris, e i due si fermarono prima di entrare in macchina.
-Cosa vuoi, vi ho già detto di lasciar fare a noi, almeno questa volta.
La fumettista non rispose all’ispettore, non era per quello che li aveva inseguiti, anzi, il suo sguardo era rivolto all’altra donna, la quale sbuffò, poi sorrise.
-Sono felice di vedere che ti sei ripresa, anche se avresti potuto farti sentire qualche volta-le disse dolcemente.
-Mi dispiace, ma non volevo sentirvi, credevo che rimanermene rinchiusa in camera a lavorare fosse la cosa migliore…i miei non la pensavano così e qualche mese fa mi hanno spedita qui…e devo ammettere che avevano ragione, credo che pian piano sto riprendendo in mano la mia vita…ma chiamarvi…non ero ancora pronta-spiegò lei con gli occhi lucidi, rivederla aveva riportato alla mente il suo volto.
-Voi due vi conoscete? -domandò sorpreso l’ispettore.
-Era la fidanzata del mio defunto partner-spiegò la donna poliziotto, lasciando l’ispettore di sorpresa.
-Cosa? Quindi lei stava…insieme ad un poliziotto?
-Cosa c’è, ti sembra così strano? -domandò Chris.
-Ora credo di capire molte cose-parlò più a sé stesso.
-Se ti stai riferendo a quello che mi hai visto fare, al fatto che mi piace intromettermi nei casi della polizia, ti dico che è proprio a causa di ciò che ci siamo conosciuti…-nel dire ciò le venne in mente il loro primo incontro, o per meglio dire, scontro-ma è anche stata colpa mia ciò che gli è successo-concluse poi tristemente.
-Non è stata colpa tua-replicò la poliziotta.
-Credo che debba fare pace con sé stessa prima che ammetta che in fondo, ciò che è successo non è per causa sua-si intromise Padre Brown-comunque io sono Padre Brown-si presentò poi.
-Samantha Carling…ma può chiamarmi Sam-si presentò lei-Ora però, credo che sia meglio se andiamo, non crede ispettore Sullivan?
-Si, andiamo.
Entrambi salirono in macchina e se ne andarono.
-Era un suo caso, per questo ti sembrava così famigliare, non è vero? -domandò poi il prete, anche se già conosceva la risposta.
-Esatto…ora mi scusi, credo che andrò a casa-continuava però a fissare la macchia che ormai era un puntino lontano.
-Nessun problema vai pure.
Chris lo ringraziò e si allontanò anche lei.
 
Padre Brown rientrò in casa accompagnato da Sid, che lui stesso aveva chiamato per dargli dei compiti da svolgere, quando Chris scese in cucina con in mano un paio di fascicoli della polizia.
-Questo caso è strano, e continua a ricordarmi qualcosa, ma non riesco ancora a ricordare cosa…comunque ho trovato un altro caso simile, c’è qualche differenza, ma credo che sia il primo omicidio di questo assassino.
-Dove hai preso quei fascicoli? -domandò incuriosito Sid.
-Diciamo solo che non ho consegnato tutti i fascicoli quando è morto il mio fidanzato, ne ho tenuti alcuni, quelli coi casi più interessanti e non ancora risolti-spiegò lei innocentemente-e a mia discolpa dico che hanno dato solo un’occhiata veloce quando li ho riportati in centrale, e li hanno poi messi in magazzino-continuò poi, dopo un’occhiata dal prete.
-Beh, allora diamo un’occhiata a questi casi-disse semplicemente lui.
-Padre…prima o poi finirà nei guai-disse ridendo l’autista.
Chris passò quindi i due fascicoli al prete, il quale li lesse.
-Chris ha ragione, questo non è il secondo caso, ma il terzo…ed è vero, anche a me ricorda qualcosa-disse poi pensieroso.
-Ma hanno detto all’ispettore che è solo uno il caso simile-disse dubbioso Sid.
-Ci sono alcune differenze, lievi, ma come ha notato Chris, deve essere stato il suo primo omicidio…solo la testa era mozzata, mentre braccia e gambe avevano solo lievi segni…o ha avuto paura, oppure è stato interrotto-spiegò poi.
-Inoltre, la donna trovata morta aveva uno strano segno sulla spalla, che ha quanto pare non era presente sulle altre due.
-Però qui mi sembra che ci sia segnato qualcosa di strano-disse Sid, il quale si era messo anche lui ad osservare le foto sul fascicolo.
I due si misero quindi ad osservare meglio la foto del secondo cadavere, notando infatti un piccolo particolare che gli era sfuggito. Il prete prese quindi la lente d’ingrandimento e la posiziono sulla foto per notare meglio il simbolo impresso sulla pelle.
-Questo è il simbolo della beta-dissero in coro-forse l’altro è…Alpha-dopo aver osservato attentamente anche l’altra foto “La serie Infernale!” -conclusero poi.
Sid li guardò con sguardo confuso.
-Eh??? -domandò poi.
-La Serie Infernale è un libro della Christie in cui vengono uccise 4 persone che rispettivamente hanno nome e cognome che inizia per A e anche il paese dove avviene il delitto, poi una vittima inizia per B e via dicendo-iniziò Chris.
-Solo che la vera vittima era solo una nel romanzo, le altre morti servivano solo per far confondere la polizia-concluse il prete.
-Anche in un fumetto di Conan l’autore prende spunto da essa…e a quanto pare anche il nostro killer…solo una cosa è strana, nel libro l’assassino avverte sempre Poirot dei suoi crimini…
-Quindi chi è la vera vittima delle tre? -domandò quindi Sid.
-Se è chi pensiamo noi, è Jane Ryder-concluse il prete.
-Che farete, avvertirete la polizia?
-Così verrebbero a sapere che ho tenuto qualche fascicolo-disse Chris.
-Se davvero ti conoscono, lo possono immaginare-rispose il prete-e comunque è meglio che anche la polizia debba conoscere questo particolare, e indagare su chi volesse morta Jane Ryder da più di due anni.
-Ha ragione, Padre, l’importante ora è scoprire chi è l’assassino…anche perché nel libro c’è un uomo innocente che crede di essere lui il killer…spero solo che il nostro assassino non lo faccia-Già, meglio avvisarli prima che ciò accada, anche se dubito ci diano molto ascolto! -concluse.
-Ti accompagnerà Sid alla polizia, io andrò a fare qualche altra ricerca.
-Ok Padre, ci aggiorniamo stasera-disse Chris mettendo nella borsa i fascicoli, poi, si avviò insieme a Sid fuori, per andare in centrale.
 
Sid parcheggiò la macchina accanto alla centrale, poi scese e si accese una sigaretta, lasciando Chris un po’ titubante. Nella mente della ragazza stavano passando molte immagini. Era da quando se n’era andata via dall’Italia che non metteva più piede in una stazione di polizia, ed era forse ciò a turbarla un po’. Un altro fattore era Sam, che le ricordava ciò che aveva perso, la promessa che si era fatta quella notte, anche se poi, grazie a Padre Brown aveva capito che doveva semplicemente essere chi era, ma forse, non voleva del tutto essere la persona che era in Italia, ma non voleva nemmeno cambiare, però, forse lì avrebbe potuto ricominciare essere chi davvero era, senza essere legata ad una parte di sé che era stata un tempo. Sospirò, poi uscì dalla macchina e si avviò dentro l’edificio.
-Ma bene, cosa ci fate qua? -domandò l’ispettore, il quale stava rientrando nel suo ufficio dopo essere andato a prendere una tazza tè.
-Abbiamo delle informazioni per lei, sempre se vuole ascoltarci-gli disse Chris.
-Sentiamo-disse quindi lui.
-Possiamo parlarne nel suo ufficio? A proposito, Sam non c’è? -disse poi la fumettista guardandosi attorno.
-È andata a prendere un caffè, tornerà tra cinque minuti circa-rispose l’ispettore-ma prego, accomodati, Carter può stare fuori, dubito che abbia qualcosa da dire su questo caso.
-Ehi-disse lui un po’ offeso-comunque secondo me è solo una scusa per stare da solo con lei…ti aspetto fuori, Chris-e mentre usciva si mise un’altra sigaretta in bocca.
-Lasciamo perdere quello che ha detto Carter-le aprì la porta dell’ufficio e aspettò che entrasse per prima, per poi entrare a sua volta e richiudere la porta-allora, che informazioni ha? Ma prego, si accomodi-le indicò la sedia di fronte alla scrivania e poi andò a sedersi sulla sua sedia-le informazioni che ha riguardano forse qualche osservazione che il suo fidanzato aveva fatto in sua presenza? -domandò poi.
-No, sinceramente non ero a casa in quel periodo, ma fuori per lavoro, quando sono tornata il caso era già stato archiviato…comunque, non c’è bisogno che si comporti con riguardo con me solo perché ha saputo del mio fidanzato-specificò lei-comunque, credo che in Italia non abbiano fatto il collegamento con un altro caso, neanche a quello ero presente, facendo quindi diventare questo il terzo omicidio, e non il secondo-spiegò poi.
-Cosa le fa credere che ci sia stato un altro omicidio simile? Nel database non c’è nulla.
-Presenta varie differenze, ma solo perché è stato il primo, e forse è stata un’esitazione del killer, ma sfogliando i fascicoli dei casi, ho potuto constatare, assieme a Padre Brown, che si tratta dello stesso assassino-spiegò.
-Aspetti, quando avrebbe…anzi, dove si sarebbe procurata quei fascicoli?
-Suppongo che anche lei si porti a casa i fascicoli dei casi irrisolti, a volte, magari per darci un occhio, o anche no, non lo so, ma il mio fidanzato lo faceva, e diciamo, che per forza dell’abitudine, quando ho dovuto consegnare le sue cose, io abbia istintivamente tenuto qualche fascicolo coi casi più interessanti…e tra essi può darsi chi ci fossero i riscontri con questo caso-spiegò lei.
-E quanti altri fascicoli avreste tenuto? No, aspetta, non lo voglio sapere-disse poi-lì ha con lei? -domandò quindi.
-Si, eccoli-li tirò fuori dalla borsa-vede, in questo caso le hanno solo mozzato la testa, hanno iniziato con le braccia e le gambe, senza finire il lavoro, io e Padre Brown non sappiamo il motivo, forse era inesperto, forse è stato interrotto, ma se vede, sulla spalla destra, c’è il simbolo dell’Alpha, mentre sul secondo quello della beta…supponiamo che ci sia quindi un simbolo anche sulla terza vittima, supponiamo sia l’omega, e crediamo ci sarà anche una quarta vittima, e questi casi hanno anche similitudini con qualcos’altro-mentre parlava gli mostrava tutto ciò, e l’ispettore ascoltava attentamente.
-In effetti ha ragione, hanno molte similitudini-pensò infine-ha detto che assomigliano a qualcos’altro, posso sapere a cosa?
-La Serie Infernale di Agatha Christie!
-Aspetta, sta dicendo che il killer ha preso spunto da un libro? -non ne era molto convinto-crede quindi che solo una delle tre donne sia la probabile vittima del killer, mentre le altre due sono state scelte a caso?
-Avete letto il libro? -Chris era sorpresa.
-Perché la cosa la sorprende tanto?
-Non mi aspettavo che leggesse libri del genere…cioè, volevo dire che essendo un poliziotto pensavo leggesse un altro genere di libri perché ne avesse abbastanza di omicidi-spigò semplicemente lei.
-Si, beh, mi stavo annoiando e l’ho preso in mano per caso un po’ di tempo fa…bel libro, fino alla fine credevo che il colpevole fosse un altro.
-Si, quel libro ti mette in crisi…comunque crediamo che la vittima designata si Jane Ryder…
-Visto che lei e Padre Brown sembriate aver già risolto metà del caso, sapete anche qual è il movente e chi è l’assassino?
-No, non siamo ancora a quel punto-disse lei tranquillamente, senza aver voluto badare alla nota di sarcasmo dell’ispettore.
-Senta, grazie…
-Dammi del tu, lo preferisco-lo interruppe lei, non le piaceva che le dessero del lei o del voi.
-D’accordo, senti, grazie per le informazioni, ma ora è meglio che tu e Padre Brown lasciate fare a noi della polizia…può essere pericoloso per dei civili-disse lui.
-Grazie della tua preoccupazione-sorrise lei-ma ormai…-non ebbe tempo di terminare la frase che entrò Sam.
-Ciao Chris, come mai qui? -domandò la donna.
-Ha trovato similitudini di questo caso con un altro ed è venuta qua ad informarci-spiegò l’ispettore al posto della fumettista.
-Come hai trovato quel caso? -domandò dubbiosa.
L’ispettore, senza essere visto, coprì i fascicoli che Chris gli aveva dato, con altri che aveva sul tavolo.
-Ha detto di averlo trovato su un vecchio giornale e le sembrava simili, così è venuta ad avvisarci per far sì che noi verificassimo la cosa-spiegò poi, cercando di essere il più convincente possibile.
Chris lo guardò un attimo, di certo non si aspettava che coprisse il fatto che aveva tenuto qualche fascicolo, cosa che sicuramente il suo fidanzato non avrebbe fatto, visto che la conosceva e come gli altri sapeva com’era fatta. Quel gesto suscitò qualcosa in lei, qualcosa che non aveva provato da tempo, o forse mai, curiosità, interesse, e molto altro verso quell’ispettore. Ma non era sicura che la sua storia avrebbe retto se lei non avesse detto nulla, così, con tutta calma e con la sua solita bravura di raccontare storie come fossero la verità, si voltò verso l’altra donna, perché sapeva che il contatto visivo era fondamentale per far credere che ciò che si racconta sia vero.
-Si, ho fatto qualche ricerca su internet, sfogliato diversi giornali perché non riuscivo a togliermi dalla testa cosa mi ricordasse questo caso. Alla fine ho trovato un paio di casi simili, certo, non avete dato tutte le indicazioni per paura che non saltasse fuori un emulatore, ma ho capito comunque che erano collegati, così ho deciso di venire a farvi conoscere le mie deduzioni, mie e di Padre Brown, ovviamente-sapeva che per creare una bugia convincente doveva metterci dentro qualcosa di vero-comunque, ora è meglio che vada, altrimenti povero Sid, non so per quanto tempo è rimasto la fuori ad aspettarmi, ci vediamo Sam…e grazie ispettore…per aver ascoltato le mie supposizioni-salutò entrambi rimarcando un po’ il grazie all’ispettore, poi uscì e se ne andò.
 
-Sid, tu sai dirmi qualcosa sulla vittima? O sui suoi famigliari? -domandò Chris pensierosa uscendo dall’edificio.
-No, non molto…conosco di vista Amanda Inglethorp per via di Lady Felicia, ma non sua sorella-rispose l’autista alzandosi in piedi, siccome per tutto il tempo che era rimasto ad aspettarla si era seduto su un muretto accanto al distretto-però sono sicuro che la Signora McCarthy sappia qualcosa su di lei-aggiunse poi, avviandosi assieme a lei alla macchina.
-Allora andiamo a farle qualche domanda, almeno per avere un quadro generale sulla vita della vittima per sapere chi potesse avercela con lei da aver architettato un piano così efferato e molto lungo, visto che per ucciderla ci sono voluti circa tre anni-disse Chris salendo in macchina.
-A proposito, l’ispettore Sullivan si è arrabbiato per via dei fascicoli? -domandò incuriosito mentre accese il motore.
-Veramente no-rispose lei-devo ammettere che mi ha lasciato sorpresa per il suo comportamento, senza contare che mi ha coperto con Sam su dove avessi trovato le informazioni per capire che di casi collegati in Italia ce ne siano stati due e non uno, nascondendo i fascicoli, certo, gli ho dovuto dare una mano per reggere la sua storia, ma devo ammettere che mi ha colpito.
-In effetti non mi sembra molto da lui, magari gli piaci-disse lui maliziosamente.
-Ci siamo incrociati un paio di volte, praticamente non ci conosciamo…e comunque, nemmeno il mio fidanzato mi avrebbe mai coperto, avrebbe semplicemente detto: “Chris ha preso i miei fascicoli, ecco come è arrivata a tali conclusioni” -gli fece il verso sbuffando.
-Se non altro credo che tu abbia colpito l’ispettore, e non mi riferisco al panorama di ieri, ma del salto, dell’acume, e altro…anche se credo che sia un po’ infastidito come lo è con Padre Brown.
La fumettista sorrise solamente, infastidire un poliziotto era sempre divertente per lei, ed era forse una delle cose che mai avrebbe smesso di fare.
Il resto del viaggio fu piuttosto breve, in fondo la signora M. non abitava molto lontano dalla chiesa. Sid parcheggiò ed entrambi scesero, poi Chris suonò il campanello.
-Guarda chi si vede, cosa posso fare per voi-domandò la segretaria una volta aperta la porta-cara, come ti sei conciata?
Chris sospirò, perché non poteva girare come voleva lei senza che le dicesse che non andava bene vestita così? In fondo indossava dei normalissimi jeans molto scuri, ok, strappati però, e una normalissima maglietta maniche corte, ok, forse nemmeno quella tanto normale, bianca, corta (lasciava intravedere un filo di pancia), leggermente strappata, soprattutto sulla schiena che era strappata a metà (fatta così), dei Rolling Stone, ma in fondo, che ci poteva fare? A lei piaceva quello stile, senza contare le scarpe da ginnastica nere, brillantinate, alte. Questo era tutto. Non poteva di certo andare in giro con la gonna tutti i giorni.
-Vorremmo chiederle se sa dirmi qualcosa su Jane Ryder, che tipo di persona fosse-domandò Chris lasciando perdere la questione sul suo abbigliamento.
-Certo che so che persona fosse Jane Ryder, si dicono cose molto interessanti su di lei in giro…ma entrate-la signora M. si scostò per farli entrare.
-Allora, cosa può dirmi su di lei? Che tipo di vita conduceva? -domandò la fumettista una volta entrati.
-Non starete per caso indagando tu e Padre Brown-disse con sguardo severo.
-Che c’è di male? -domandò semplicemente lei.
-Vado a fare un tè e prendere le mie famose focaccine appena fatte-sparì in cucina.
Chris si mise una mano in faccia con fare esasperato, mentre Sid ridacchiava.
-A me il tuo abbigliamento piace-le disse poi.
-Grazie-rispose semplicemente lei, anche perché la signora McCarthy era tornata.
-Ecco qua…assaggia le mie famose focaccine-le porse il piatto e Chris ne prese una.
-Grazie-dopo di che addentò la focaccina alle fragole-Sono favolose-si complimentò lei.
-Grazie-disse lei orgogliosa-allora, volete sapere qualcosa su Jane Ryder…Beh, è la minore di due sorelle, fin dall’adolescenza ha creato problemi, era una vera ribelle, tutto il contrario della sorella, cambiava sempre lavoro e non aveva mai un uomo fisso, usciva la sera tardi e frequentava spesso uno strano bar, un po’ fuori Kembleford…uno di quei bar che è meglio stare alla larga, però non ricordo il nome-spiegò la segretaria-a sì, che smemorata, ho anche sentito che è stata arrestata, grazie all’influenza del marito della sorella ha avuto solo una condanna, lieve.
-Cosa aveva combinato? -ecco, era questo che stava cercando, molto probabilmente gli avrebbe rivelato come mai la volevano morta.
-Non lo so, non è mai stato reso pubblico-spiegò lei.
-Quanto tempo fa è successo? -domandò Chris pensierosa.
-Tre anni e mezzo fa-rispose lei.
-Mm…allora credo che il motivo per cui sia stata arrestata centri con il suo omicidio-disse più a sé stessa.
-Dobbiamo solo scoprire cosa ha fatto…vuoi forse chiedere al tuo nuovo amico, l’ispettore Sullivan? -la prese in giro Sid.
-Nuovo amico? -domandò curiosa la signora M.
-Lasciamo perdere-disse Chris, la quale non aveva la minima voglia di rendere pubbliche certe questioni personali- Un’altra persona che sa qualcosa è la sorella, ma dubito che uno dei due ci dica quello che vogliamo sapere.
-Forse Amanda Inglethorp a Padre Brown qualcosa dirà-disse la signora M.
-Si, ha ragione-rispose Chris-la ringrazio signora M…e ancora ottime queste focaccine-disse lei prendendone un’altra e mettendola in bocca, per poi uscire seguita da Sid.
-Forse anche a te l’ispettore Sullivan dice qualcosa se glielo domandi-le dice Sid.
-Dubito che sappia qualcosa, siccome è arrivato qui poco prima di me, e dubito mi mostri quel fascicolo-rispose lei.
-Questo è vero-disse semplicemente Sid salendo in macchina. Poi si diressero alla St. Mary.
 
-Salve Padre Brown, scoperto qualcosa? -domandò Chris entrando in casa.
-Ho visitato nuovamente la scena del crimine, ma non ci sono molti indizi-rispose lui-tutto bene invece alla polizia?
-L’ispettore Sullivan ha voluto parlare con lei da solo-rispose Sid-credo che abbia interesse per lei-aggiunse poi venendo squadrato dalla fumettista.
-Siamo anche stati dalla signora McCarthy per avere qualche informazione sulla vittima, sapeva che Jane Ryder è stata arrestata circa tre anni e mezzo fa? È stata poi rilasciata, e la cosa non è stata resa pubblica, ma credo che quel fatto centri col movente-spiegò Chris.
-Avevo sentito delle voci, ma non so per cosa…forse è meglio che glielo domandi alla signora Inglethorp, forse riesco ad ottenere qualcosa-disse pensieroso il prete-puoi domandare all’ispettore Sullivan di mostrarti il fascicolo di quel caso? -le domandò poi.
-Perché io? E comunque dubito che me lo mostrerà-rispose lei.
-Sid ha detto che è interessato a te, magari ti mostra il fascicolo-spiegò il prete.
-Ok, domani mattina vado a domandarglielo, ma solo se non c’è in giro Sam! -accetto rassegnata lei-e comunque credo che sia solo incuriosito da me, nel giro di poco tempo mi tratterà come tratta lei-aggiunse infine, anche se a dire la verità, persino lei era incuriosita da lui dopo il suo comportamento.
-Bene, visto che siamo tutti d’accordo direi che possiamo mangiare-disse infine Padre Brown.
 
La mattina seguente Chris sgattaiolò fuori di casa perché nello scendere le scale sentì la voce della signora McCarthy e non aveva alcuna voglia di ascoltare la sua ramanzina su come fosse vestita e che era meglio se indossava una gonna. Ma non poteva farci nulla a lei piacevano i jeans strappati, senza contare che li trovava comodi. Stavolta erano neri, e sopra aveva una canottiera di pizzo bianca, anche questa leggermente corta, e una giacca di pelle nera maniche tre quarti, e ai piedi le sue solite scarpe da ginnastica nere brillantinate.
La mattina era fresca come sempre, e lei questo lo apprezzava. Sicuramente in Italia iniziava il caldo soffocante dove non si riusciva più nemmeno a respirare. Si incamminò verso la stazione di polizia, le piaceva fare due passi, e quel paesino era tranquillo, non molto trafficato, ma non mancavano mai i turisti, anche perché sembrava che Kembleford si fosse fermato agli anni Cinquanta, anche se ovviamente non mancavano le tecnologie e le innovazioni del XXI secolo. Si fermò davanti ad una pasticceria che aveva appena sfornato brioches fresche, e si disse di fermarsi a fare colazione visto che non aveva ancora mangiato un boccone.
Fece con calma, sapeva che era ancora presto e sicuramente l’ispettore non era ancora arrivato al lavoro. Mentre sorseggiava il tè si perse nei suoi pensieri, ripensando agli eventi del giorno precedente. Quando era andata alla centrale, era sicura ci fosse anche Sam e sapeva perfettamente come avrebbe reagito nel venire a conoscenza che lei aveva tenuto dei fascicoli. Invece vi aveva trovato solo l’ispettore Sullivan, il quale l’aveva poi sorpresa nel coprirla, e ora, era curiosa di saperne il motivo, e sapeva che sicuramente oggi glielo avrebbe chiesto. Sospirò e si abbandonò allo schienale della sedia, quando intravide una figura famigliare entrare nella pasticceria, così decise di divertirsi un po’.
-Ehi ispettore, siamo venuti a comprare qualche ciambella? Allora è vero quello che si dice sui poliziotti-disse lei scherzosamente.
L’ispettore, per tutta risposta si girò nella sua direzione, visto che sapeva esattamente chi avesse parlato, inoltre, a quell’ora, c’erano solo loro due.
-Posso sapere cosa ci fai qui? Pensavo che ti sfamassero da Padre Brown-lui si avvicinò e appoggiò una mano sulla sedia guardandola. Lei odiava essere guardata dall’alto in basso.
-C’era la signora McCarthy e non avevo voglia di discutere con lei su come io debba vestirmi-sbuffò-e siccome dovevo venire alla centrale per parlarti, mi sono fermata a fare colazione, tu invece cosa ci fa qui? -domandò dopo avergli spiegato.
-Per lo stesso motivo-spostò la sedia e si sedette di fronte a lei-allora, di cosa volevi parlarmi ancora? Hai forse trovato un altro caso simile nei fascicoli del tuo ex? -domandò spostandosi in avanti.
-No…a proposito di quello, come mai mi hai coperta con Sam, non che non te ne sia grata, ovviamente, ma sono curiosa-rispose lei con un’altra domanda, osservando attentamente i suoi lineamenti e vedendo quanto fosse differente dal suo defunto fidanzato.
-Sinceramente non lo so, anche se credo tu debba inviarglieli in forma anonima-rispose lui. In effetti era vero, non sapeva perché aveva aiutato quella strana donna, forse perché la incuriosiva. Era misteriosa. Non sapevi cosa le passasse per la testa. O meglio, un attimo prima sembra una donna normale, l’attimo dopo ti stravolge spiegandoti accuratamente tutti i dettagli che ha notato e arrampicandosi su un albero senza alcun problema, e pudore. Forse era questo il motivo per cui lo intrigava tanto.
-Non ha senso inviarglieli in forma anonima, se gli arrivano sanno sicuramente che sono io a mandarglieli-precisò lei.
-Questo è vero-bevve un sorso di tè che gli era appena arrivato-e invece, per che altro volevi vedermi.
-Era per chiederti un favore, in realtà, Padre Brown mi ha quasi costretta perché pensa che forse, se sono io a chiedertelo, non riceviamo un no…comunque, siamo venuti a sapere che tre anni e mezzo fa, circa, Jane Ryder è stata arrestata, uscita quasi subito e la storia è stata praticamente insabbiata, ma crediamo che in centrale il fascicolo ci sia ancora, quindi…
-Quindi speravate che io ti facessi vedere quel fascicolo-continuò lui per lei-aspetta un secondo, come fai a sapere dell’arresto? Nemmeno io lo sapevo, e credete che centri col suo omicidio? -domandò poi.
-La sinora McCarthy…e si, ne sono sicura, altrimenti sarebbe una strana coincidenza.
-In effetti è vero…mm-stette ad osservarla per qualche secondo-se io ti faccio vedere quel fascicolo, tu però poi devi farmi un favore-disse poi.
Chris lo osservò stupita. Non si aspettava una cosa del genere. Ok, forse perché al suo defunto fidanzato non l’avrebbe chiesto, si avrebbe fatto da sola, ovviamente.
-Di che favore si tratta? -per decidere se accettare o meno doveva sapere quale tipo di favore chiedeva.
-Diciamo che potrei chiedertelo al prossimo caso, non necessariamente a questo, in pratica devi accettare a scatola chiusa-le disse.
Lei lo osservò dubbiosa, ma poi si decise-D ’accordo-rispose solamente.
-Bene, allora andiamo, prima che arrivi la tua amica Sam, perché credo tu non voglia farti vedere da lei-sorrise lui alzandosi e avviandosi per pagare.
-Aspetta, come lo sai…ehi, posso pagare per me! -aggiunse, vedendo che stava pagando anche la sua colazione.
-Nessun problema…e quello è una mia certezza, credo che vederla ti faccia soffrire per via del ricordo che si porta dietro-rispose lui. Voleva anche aggiungere che era come un libro aperto, ma il suo istinto gli diceva che si sbagliava, quella ragazza non era affatto un libro aperto.
-Grazie-rispose solamente lei, per poi seguirlo all’esterno.
 
Nel frattempo, Padre Brown stava parlando con la signora McCarthy.
-Ma quella ragazza quanto dorme? -domandò la segretaria non avendo ancora visto scendere Chris.
-Credo sia già uscita, doveva andare in centrale a parlare con l’ispettore Sullivan-le rispose il prete, il quale aveva intravisto Chris uscire e notato il modo in cui era vestita, capendo il motivo per il quale non si era fatta vedere.
-Che maleducata, senza nemmeno salutare o dire una parola…
-Non voleva incrociare la sua amica poliziotta in centrale, per questo è partita di fretta.
-Lei invece quando andrà a parlare con Amanda Inglethorp?
-Tra un’oretta, mi sembra ancora presto per andare a fargli una visita-rispose.
 
-Padre Brown è venuto a farvi visita-disse il maggiordomo agli Inglethorp entrando in salotto accompagnato dal prete.
-Salve Padre, cosa possiamo fare per voi? -domandò il signor Inglethorp.
-Sono venuto a vedere come stavate dopo l’accaduto, assicurarmi che steste bene-rispose il prete-e anche per sapere se avete qualche suggerimento per l’elogio di vostra sorella, Amanda.
-È dura, ero legata a mia sorella, anche se era uno spirito libero-era ancora molto provata dall’accaduto-chi può averle fatto questo? -domandò poi arrabbiata.
-Uno psicopatico, tesoro, venuto qui dall’Italia-il marito l’abbracciò.
-Posso farle una domanda? -domandò il prete-posso chiedervi cosa ha fatto vostra sorella per finire in prigione tra anni e mezzo fa?
-Voi, come osate…-iniziò l’uomo arrabbiato.
-Crediamo che sia la causa della morte di Jane, crediamo che la vittima designata sia sempre stata lei, ha ucciso le altre due donne per sviarci e farci credere che fosse uno psicopatico, quando invece è un meticoloso, spietato e freddo assassino-spiegò Padre Brown il motivo di tale domanda.
-Mia sorella ha combinato un casino, ha frequentato un ragazzo sbagliato che gli faceva frequentare una compagnia sbagliata, la faceva bere e drogare, e ha combinato un casino, dopo ciò l’abbiamo mandata in una clinica specializzata-spiegò Amanda.
-Crede davvero che quel caso centri con la morte di Jane? -domandò quindi il marito.
-Si, ne sono più che sicuro, e venire a conoscenza di ciò può avvicinarmi all’assassino.
-Quella sera, come ogni altra, l’ex di mia sorella le aveva fatto mischiare alcol e droga. Erano in un locale e lei lo ha visto ballare in modo molto equivoco con un’altra donna. Hanno litigato, lei se n’è andata arrabbiata. Ha preso la macchina, ma nelle sue condizioni non era evidentemente in grado di guidare. Ci fu un incidente, una ragazza è rimasta uccisa…vedendo le sue condizioni il giudice ha decretato che sarebbe dovuta andare in una clinica specializzata, e così è stato fatto…non è mai stata cosa pubblica perché abbiamo deciso di mantenere una certa discrezione, e anche il giudice e la polizia hanno accettato, un po’ meno la famiglia della vittima-raccontò la signora Inglethorp.
-Lo sappiamo che abbiamo sbagliato ad insabbiare tutto, ma non volevamo che Jane ne soffrisse una volta uscita da quella clinica, provava già rimorso verso sé stessa, non c’era bisogno che anche la gente di Kembleford la guardasse dall’alto in basso.
-Ho capito, grazie-rispose il prete-sono sicuro che riusciremo a trovare il suo assassino ora-concluse.
 
-Jane Ryder, ecco qui il fascicolo della sua cattura-disse l’ispettore Sullivan estraendo tale documento da una cassettiera.
Chris richiuse la cassettiera che stava guardando (si trovavano in archivio) e si avvicinò all’ispettore.
-Wow, vedo che aveva un tasso alcolico molto alto, ed era pure drogata, ma dubito che sia stato questo che abbia spinto qualcuno ad ucciderla-commentò lei mentre guardava il fascicolo che l’ispettore teneva ancora in mano.
-Guarda, è stata arrestata per aver ucciso una ragazza, Olivia Watkins, 22anni-lesse lui più avanti.
-Aspetta, ho visto prima il suo fascicolo-si avvicinò alla cassettiera che stava guardando prima, la aprì, guardò un attimo tra le schede e ne estrasse una, poi si avvicinò nuovamente con essa all’ispettore-era fuori per il suo addio al nubilato.
-La storia è stata insabbiata, e Jane Ryder si è fatta tre anni in una clinica per disintossicarsi-lesse ancora l’ispettore-quindi, chi può avercela con lei? Il fidanzato o la famiglia?
-Dubito che siano stati i genitori, ma ha lasciato un paio di fratelli, un gemello e uno più grande di lei di un paio d’anni.
-Quindi abbiamo minimo tre indiziati e il motivo per cui l’assassino non abbia ucciso subito miss Ryder.
-Già, trovandosi in una clinica era troppo sorvegliata, per cui meglio esercitarsi prima su altre donne, ma perché in Italia, e perché prendere spunto da un libro-domandò più a sé stessa.
-Lo scopriremo, andiamo, devo andare a parlare con i tre sospettati.
Rimisero a posto i fascicoli, poi uscirono dall’archivio e tornarono verso l’ufficio dell’ispettore.
-Chris, cosa fai nuovamente qui? -domandò Sam vedendola.
La fumettista sospirò-Sono venuta a chiedere alcune informazioni all’ispettore Sullivan-rispose semplicemente lei.
Sam stava per dire qualcosa, quando uno strano ometto entrò nella centrale.
-Scusate, dovrei denunciare una persona di omicidio-disse semplicemente rivolto al gruppetto.
-Sono l’ispettore Sullivan, mi dica pure, chi deve denunciare? -domandò lui un po’ sconcertato.
-Me stesso, e per essere più preciso di tre omicidi, tra cui quello di Jane Ryder! -dichiarò infine, lasciando il trio scioccato.
 
-È assurdo, non può essere stato lui, andiamo, è impossibile, non mi sembra affatto la persona che commettere tre omicidi efferati-osservò Chris che girava per l’ufficio dell’ispettore.
-Ha confessato lui stesso di aver ucciso quelle donne, e anche il modo in cui lo ha fatto, non c’è alcun dubbio che sia lui il nostro uomo-disse l’ispettore davanti all’evidenza.
-Ma andiamo, questo Bartholomew Harris è insicuro, paranoico…insomma, non è il killer freddo e meticoloso che può aver mozzato testa gambe e braccia e poi aver ricomposto il corpo, trema tutto, è impaurito, no…non è lui! -spiegò lei.
-Ascolta, forse abbiamo perso tempo a credere che miss Ryder fosse la vittima designata, abbiamo controllato, quest’uomo è stato in Italia nello stesso periodo in cui sono state uccise le due donne-spiegò lui, ricevendo un’occhiataccia da Chris.
-No, io non ci credo affatto-e detto questo uscì.
-Forse dovresti lasciare in sospeso quell’uomo, tenerlo in custodia ma aspettare ad incriminarlo-Sam decise di parlare.
-Ha confessato di essere lui il colpevole, è attendibile in tutto, perché dovrei quindi lasciarlo in sospeso e aspettare ad incriminarlo? -domandò lui.
-Chris-rispose semplicemente lei.
-Non ti seguo-ora era confuso.
-In Italia, Chris ci ha aiutato spesso, era una specie di consulente non pagata-iniziò-a volte nemmeno la interpellavamo, ma quando lui portava a casa un fascicolo per gli ultimi accertamenti, e lei per sbaglio, o più per noia e curiosità, gli dava un occhio, se avesse avuto qualche dubbio sulla risoluzione di esso, il mio partner avrebbe riesaminato tutto il caso, le prove, mandava tutto il lavoro a soqquadro solo perché lei aveva qualche dubbio-spiegò tristemente.
-Solo perché la sua fidanzata aveva qualche dubbio? Come ho già ripetuto ho il colpevole ed è stato lui stesso a confessare, senza alcuna pressione, non rimando il tutto solo perché lei ha un dubbio, può sempre sbagliarsi! -disse lui sicuro.
-Non si è mai sbagliata…anche noi all’inizio eravamo scettici, ma tutte le volte che lei aveva un dubbio si rivela tutto fondato, il colpevole non era chi pensavamo noi-gli disse guardandolo dritto negli occhi.
-Ok, le d’ho il beneficio del dubbio, e continuo a trattare il caso come se fosse miss Ryder la vittima designata, ma se non salta fuori nulla entro 24ora, il signore Harris va a processo.
-Ok-sorrise. Poi fece un lungo sospiro-Sono felice di vedere che si sta riprendendo, credo che venire a Kembleford le abbia fatto bene-guardò fuori dalla finestra mentre diceva ciò.
-Si, beh, pian piano tornerà quella di prima-rispose semplicemente lui.
-Io non credo, anzi, ad essere sincera, si sta comportando in modo leggermente differente di quando era in Italia e interagiva con noi, credo che stia cambiando, anzi, ricominciando in un posto dove nessuno la conosce e non può avere pregiudizi su di lei, sta finalmente diventando chi veramente è, e questo mi rende felice, e credo anche che lei la incuriosisca un po’-disse invece lei.
-Pregiudizi? In che senso? E comunque anche lei mi incuriosisce un po’, sembra il tipo di persona che un momento prima sembra dirti tutto, l’attimo dopo scopri che invece nasconde qualcosa.
-Non voglio influenzarla, non sarebbe giusto, né per lei, né per voi, ispettore…voglio che lei impari a conoscerla per chi è davvero…voglio che lei sia felice, glielo devo, sia a Chris che al mio vecchio partner-rispose solamente Sam. Già, aveva intuito che Chris aveva iniziato a provare interesse per l’ispettore Sullivan, e che era reciproco, certo, non era amore o altro, ma credeva che col tempo lo sarebbe diventato, anche perché sapeva che l’amica aveva un certo interesse per i poliziotti, ma sapeva anche che raccontare all’ispettore del suo passato non le avrebbe giovato perché ora era cambiata, ora poteva ricominciare, ricominciare a vivere, e stavolta, trovare qualcuno che si interessasse a lei per chi fosse veramente. Non che il suo defunto partner non l’amasse o altro, anzi, aveva anche sacrificato la sua vita per lei, ma sapeva che c’erano volte che lui la usava per il suo talento, per questo portava a casa i fascicoli quando lei non partecipava ad un caso, per sapere se andavano o no nella giusta direzione. Invece, aveva il sospetto che lì non sarebbe successo perché nessuno conosceva quella parte di lei che era stata un tempo, e che c’era ancora, certo, ma che ora si stava amalgamando alla parte di lei che in Italia mostrava solamente, all’altra facciata che tutti conoscevano. Sapeva che un giorno l’ispettore e tutti gli altri l’avrebbero saputo, ma sapeva anche che avrebbero continuato a trattarla come sempre, come ora, ed era quello che lei voleva per Chris, una vita dove non aveva bisogno di nascondere chi fosse, ma di essere chi davvero era.
-D’accordo, se lo dice lei-rispose solamente lui. Al che lei sorrise.
 
-Scoperto qualcosa, Padre? -domandò Chris non appena Padre Brown entrò in cucina.
-Si, la sorella mi ha detto che miss Ryder in quel periodo frequentava una brutta compagnia, aveva un ragazzo poco raccomandabile che la faceva bere e drogare e quella sera hanno litigato, lei è uscita dal locale in cui si trovavano, ovviamente in stato di ebrezza e sotto effetto di droga e ha ucciso una ragazza, il giudice l’ha condannata in una clinica specializzata per disintossicarsi dove è rimasta per tre anni, hanno anche insabbiato il tutto perché non volevano che la sorella ne soffrisse una volta uscita per via degli sguardi della gente-spiegò il prete.
-La ragazza rimasta uccisa si chiamava Olivia Watkins, aveva 22 anni ed era fuori per il suo addio al nubilato. Chi poteva avercela con Jane Ryder erano i due fratelli di lei e il fidanzato…però-si fermò un attimo pensierosa, era ancora un po’ alterata per ciò che era successo quella mattina.
-Però cosa? -domandò Padre Brown visibilmente curioso.
-Un uomo è venuto a confessare gli omicidi mentre ero lì, un certo Bartholomew Harris, un tipo insignificante, quasi paranoico, insicuro…l’opposto della persona che può aver commesso quegli omicidi, ma ovviamente, secondo l’ispettore Sullivan il caso è chiuso, ha già il colpevole, ma se gli farebbe fare una valutazione psichiatrica vedrebbe che avrebbe qualche problema, anche se Bartholomew Harris crede davvero di aver commesso l’omicidio, non ha mentito…però…-è sì, ovviamente era ancora arrabbiata per quella mattina, così si sfogò in un fiume di parole con il prete.
-Però non può essere lui, forse glielo hanno fatto credere, come ad Alexander Bonaparte Cust-disse il prete al suo posto.
-Già, lo credo anch’io, bisogna solo capire chi dei tre lo ha spinto a credere di essere lui il killer-si dondolò esasperata sulla sedia sfregandosi la testa.
-Dobbiamo fare una ricerca sui tre sospettati, per caso, ti ricordi i loro nomi?
-Il fidanzato si chiamava William Ascher, il fratello maggiore George Watkins mentre il gemello James Watkins-rispose lei senza alcun problema.
-Mm, bella memoria…ma aspetta, hai detto che aveva un gemello, forse è stato lui, tra gemelli non c’è forse quel legame particolare?
-Probabile, anche se a volte credo che sia solo fantasia letteraria, comunque, bisogna assolutamente scoprire che lavoro fanno e se sono stati in Italia.
-Andremo a parlare con la famiglia Watkins allora, sicuramente sapranno dirci qualcosa anche sul fidanzato della figlia defunta-si stava alzando, ma Chris lo bloccò.
-Aspetti Padre, c’è un modo più semplice per scoprire qualcosa su di loro senza andare a turbare la famiglia con supposizioni-disse lei.
-E in che modo? -domandò il prete incuriosito.
-Al giorno d’oggi tutti pubblicano la loro vita sui social, certo, non avranno sicuramente dichiarato di aver ucciso, però, possiamo scoprire che lavoro fanno, dove sono andati, ecc.… ecco, guardi qui, George Watkins, 26 anni…mm, mica male, non è mai stato in Italia negli ultimi tre anni, si sta per sposare e lavora come architetto, peccato…
-Si, avevo sentito dei social in qualche confessione, ma non avevo mai avuto interesse ad usarli per le indagini, preferisco parlare con le persone…questo vuol dire che anche tu hai un profilo.
-Si, ma solo per via del mio lavoro, anche se preferirei farne a meno, e comunque lo aggiorno una volta alla settimana se me lo ricordo, e non ci scrivo nulla di persona, ci tengo alla mia privacy, inoltre anch’io preferisco parlare con le persone, perché così posso leggerle, vedere il loro sguardo, capire se mentono, studiarle in pratica, è così che rendo veri i miei personaggi, mentre suoi social non sai mai se mentono o dicono la verità, però ora voglio usarli per farmi un’idea delle persone perché abbiamo poco tempo e voglio restringere il cerchio-spiegò lei.
-Interessante, proseguiamo allora.
Chris sorrise e digitò il prossimo nome.
-Ed ecco il gemello, abbiamo la stessa età…lui è stato in Italia un paio di volte, ma non sembra fare un lavoro che gli dia una conoscenza dell’anatomia umana per mozzare così gli arti di una donna…anche se è vero che uno che fa lo scrittore si documenta, però è un novellino, per il momento ha scritto appena un libro…
-Però anche tu che scrivi e disegni storie gialle utilizzi le indagini per raccontare una storia, cambiando alcune cose, è vero, ma sono comunque molto verosimili-osservò Padre Brown.
-Ha letto i miei fumetti? Ne sono onorata-disse lei-e comunque ha ragione, inoltre ha dimestichezza coi libri è può aver utilizzato uno di essi…ed ora è il momento del fidanzato…ma guarda, William Ascher, psicologo, anche lui è stato in Italia…interessante, potrebbe persino aver avuto in cura il signor Harris e avergli fatto così capire di essere stato lui ad aver ucciso quelle donne…
-Ma anche uno scrittore può averlo fatto…dobbiamo parlare con i due indiziati-disse il prete.
-Perfetto, allora io parlo con lo scrittore, facciamo lavori simili, magari posso agganciarlo…ecco infatti è in linea, gli lascio un messaggio, gli scrivo che voglio conoscerlo per curiosità professionale, così forse sarà più disposto ad incontrarmi…lei può andare a parlare con lo psicologo, in fondo, entrambi ascoltate i peccati delle persone e ne mantenete il segreto.
-Buona idea, ci aggiorniamo stasera, quindi-Padre Brown uscì di casa, mentre Chris stava digitando messaggi al computer.
 
Chris entrò nel bar dove aveva appuntamento con James Watkins. Si guardò in giro pensierosa, sapeva di dover scoprire se fosse stato lui ad uccidere quelle donne cercando di non destare sospetti. Sorrise, in fondo quella era una sua specialità, anche se di solito usava metodi meno consoni ma più divertenti. Lo intravide in un angolo del bar e si diresse verso di lui. Ora che poteva guardarlo meglio, a dispetto di una fotografia, decise che era un bel giovane, senza contare che aveva anche la sua età, ma c’era qualcosa in lui che non la convinceva.
-Salve signor Watkins, sono Chris…
-Chiamami James, in fondo avremmo pressappoco la stessa età-la interruppe lui-piacere di conoscerti-si alzò in piedi e le allungò una mano che lei strinse-ma prego, accomodati.
-Grazie-si sedette e poco dopo arrivò la cameriera e i due ordinarono.
-Quando mi hai contattato ho curiosato un po’ sulla tua pagina Facebook, sono rimasto stupito nello scoprire che sei una fumettista, ti devo confessare che sto leggendo i tuoi fumetti, disegni veramente bene, e le storie che racconti sono molto appassionanti, faccio spesso fatica a trovare il colpevole-confessò James.
-Ne sono onorata, ho visto che tu invece fai lo scrittore, libri gialli, ho visto che ne hai pubblicato uno.
-Si, anche se devo ammettere che non sono alla tua altezza, l’hai letto? Forse mi puoi dare qualche dritta-domandò speranzoso.
Lei sorrise tristemente, sapeva che se doveva tirargli fuori la storia di sua sorella, raccontargli qualcosa di lei l’avrebbe smollato.
-Veramente è stato un anno difficile, per questo sono venuta a vivere momentaneamente a Kembleford-iniziò con calma-il mio fidanzato era un poliziotto, è da lì che ho preso spunta per gran parte delle mie storie, utilizzo casi reali, modificandoli per non far capire a nessuno quello che rappresentavano in origine…purtroppo lui è morto l’anno scorso e prima che mi mandassero qui ho passato un anno rinchiusa in camera a lavorare senza mai uscire fuori da essa…per questo non ho avuto occasione per leggere il tuo libro-spiegò lei.
-Mi dispiace, so come ci si sente, anch’io ho perso qualcuno che amavo-eccolo, aveva abboccato all’amo.
-Davvero, chi era? Una fidanzata forse? -non aveva ancora perso il suo tocco magico.
-No, mia sorella gemella, l’hanno investita più di tre anni fa, e la cosa peggiore è che la colpevole è stata rinchiusa per tre anni in una clinica per disintossicarsi visto che hanno usato la scusa dell’alcol e della droga-spiegò lui arrabbiato.
-Mi dispiace, so come i senti, il farabutto che ha ucciso il mio fidanzato è morto poi in uno scontro a fuoco, senza poter pagare i suoi crimini.
-Io ho letto che anche chi ha ucciso mia sorella è morta…non doveva andarsene via così, anche se un po’ se lo merita.
Chris lo osservò, quell’uomo era in collera, ma per il momento non le aveva fatto intendere che abbia ucciso lui quelle donne.
-Forse è meglio cambiare discorso…ho letto sul tuo profilo che sei stato in Italia un paio di volte, come ti è sembrata? Sai, visto che io vengo da lì sono curiosa di conoscere cosa ne pensa qualcuno che viene da fuori.
-Bella, ricca di storia…sono venuto lì per fare delle ricerche per il mio romanzo-sembrava essersi rasserenato un po’.
-Mm, ora mi hai incuriosita, di cosa parla il tuo romanzo?
-Perché non lo leggi? Ne ho proprio qui una copia, cosi poi mi fai sapere cosa ne pensi, e come posso migliorare per far sembrare più interessate il prossimo-gli porse il libro.
-Ne sarei onorata-lei lo prese.
-Ora mi devo scusare, ma devo andare, ho un altro impegno-si alzò in piedi, e lo stesso fece lei-spero di risentirti presto-la salutò e se ne andò.
Lei si risedette, diede uno sguardo al libro e, solo per curiosità, lo aprì e iniziò a leggere le prime righe.
 
Padre Brown entrò nell’ufficio di William Ascher. Era un piccolo ufficio, molto accogliente per essere uno studio psichiatrico.
-Salve Padre, le serve forse qualcosa? È preoccupato per qualche suo parrocchiano? -un uomo piuttosto alto col camice bianco uscì dal suo ufficio e si avvicinò al prete.
-A dire il vero sì, ma non credo che qualcuno di loro abbia bisogno dello psicologo-rispose Padre Brown.
-Allora cosa è venuto a fare qui? -domandò quindi incuriosito lo psicologo.
-Avrei bisogno di parlare con lei di una questione piuttosto delicata riguardante il tragico incidente di Olivia Watkins e del recente omicidio di Jane Ryder-rispose il prete.
Lo sguardo di William Ascher si rabbuiò un attimo prima di parlare nuovamente-Andiamo a parlarne nel mio ufficio-gli indicò il suo ufficio.
Padre Brown entrò nella stanza che gli era stata indicata, seguito poi dallo psicologo.
-Allora Padre, mi dica, cosa vuole sapere? -domandò una volta aver chiuso la porta ed essersi seduto.
-Ha saputo che recentemente è stata uccisa Jane Ryder? Io e un’altra persona crediamo che il suo omicidio sia collegato con la morte di Olivia Watkins.
-Volete quindi sapere se sono coinvolto? È vero che l’incidente mi ha provocato molta rabbia, e anche l’insabbiamento di tutta la questione, ma me ne sono fatto una ragione-spiegò.
-Ha idea di chi altri avrebbe voluto morta miss Ryder? -domandò il prete guardandosi attorno pensieroso.
-Molte persone, credo…ma non posso dirlo con certezza-rispose l’altro uomo.
-Conosce un certo Bartholomew Harris? -domandò quindi il prete.
-Mai sentito nominare, Padre, perché me lo domanda?
-Nulla di speciale…vedo che ha il libro scritto da James Watkins-Padre Brown vide il libro appoggiato sopra la scrivania.
-Si, sono ancora in contatto con la famiglia di Olivia, e il fratello mi ha mandato il libro per cortesia-spiegò William.
-Beh, grazie per aver parato con me! -Padre Brown si alzò e gli strinse la mano, poi uscì dall’ufficio facendo roteare il suo ombrello.
 
Quando Padre Brown rientrò in casa, Chris era seduta nel suo ufficio immersa nel libro di James Watkins.
-Lettura interessante? -domandò Padre Brown.
-Mm, si, abbastanza…-era leggermente pensierosa.
-A cosa stai pensando? -il prete si stava incuriosendo.
-Descrive perfettamente i tre omicidi, sembra quasi una confessione…ha anche detto che è stato in Italia per fare ricerche-rispose ancora pensierosa-mentre a te come è andata? Cosa ti ha detto William Ascher?
-Niente di che, ha detto che ha provato rabbia ma che è andato avanti, e ha detto che non conosceva nessun Bartholomew Harris, anche se credo abbia mentito, inoltre aveva una copia del libro di James Watkins.
-Mm, interessante, quindi, o è stato il fratello, oppure lo psicologo ha preso spunto dal libro…dobbiamo parlare con il signor Harris, da lui sapremo con chi ha avuto a che fare.
-Allora mi aggiorna una volta che ci ha parlato?
-Perché non vai tu a parlarci?
-Perché è lei il prete e può confessarlo, e non le faranno domande su cosa gli ha detto, a me lo possono chiedere, inoltre voglio sapere come va a finire questo libro-spiegò lei tornando alle pagine del libro.
-Allora a più tardi-Padre Brown la salutò e poi uscì nuovamente.
 
-Allora Padre, lei vuole parlare con Bartholomew Harris, le d’ho 10 minuti- l’ispettore Sullivan lo accompagno alla cella del sospettato e gli aprì la porta-10 minuti! -rimarcò nuovamente lui, aspettando che il prete entrasse per richiudere la porta e andarsene.
-Salve signor Harris, sono Padre Brown-si presentò il prete.
-Non ho richiesto la presenza di un prete-disse l’altro uomo.
-Sono venuto per porle qualche domanda, ho sentito che stamattina ha confessato di aver ucciso tre donne, e …-iniziò il prete.
-E quindi? Si, ho ucciso tre donne, due in Italia e una qui a Kembleford-rispose lui nervosamente.
-Conosce per caso William Ascher o James Watkins? -domandò il prete.
-Si, conosco James, perché?
-Da quanto tempo? -il prete iniziava a preoccuparsi.
-Era un mi studente alle superiori-rispose Bartholomew incuriosito da tali domande.
-Lo sente ancora? A per caso letto il suo libro? -domandò quindi incuriosito il prete.
-Ci siamo rincontrati poco dopo la morte della sorella e siamo rimasti in contatto, mi ha mandato una copia del libro quando è stato pubblicato, come mai me lo domanda?
-Grazie…agente-chiamò Padre Brown battendo sulla porta. Poco dopo arrivò un agente ad aprirgli la porta e lui uscì di corsa.
 
Chris arrivò all’ultima pagina del libro, e rimase leggermente scioccata per ciò che lesse, capendo molte cose, così uscì di corsa per andare in centrale.
 
Chris entrò di corsa alla centrale e andò a scontrarsi con l’ispettore.
-Ehi, calma, come mai tutta questa fretta? -le domandò una volta che lei si fu leggermente allontanata.
-Padre Brown è ancora qui? -domandò girandosi verso il corridoio che portava alle celle.
-Si, perché? Sta ancora parlando con il sospettato-teneva ancora una mano appoggiata sulla spalla di lei.
-Ho appena finito di leggere il libro scritto da James Watkins…dobbiamo fare presto, sta per accadere qualcosa di brutto…devo parlare con Padre Brown-rispose cercando di andare verso le celle.
-Aspetta un attimo, calmati e spiegati, perché non ci sto capendo molto.
-Ispettore, so chi è il colpevole…Chris, come mai sei qui? -il prete aveva notato la ragazza.
-Ho appena finito il libro, ha descritto perfettamente ogni passo, ogni omicidio, e anche come ha fatto a far credere al suo professore che è stato lui, ma il libro termina in modo differente dalla Serie Infernale, e non c’è tempo da perdere, James ha intenzione di fare qualcosa di brutto, dobbiamo raggiungerlo immediatamente!
-Ok, ora non ci sto capendo più nulla! -disse l’ispettore più a sé stesso.
-James Watkins è stato in Italia nel periodo in cui quelle donne sono morte, per fare ricerche, mi ha detto, ed infatti è ciò che ha fatto. Ha ucciso la prima vittima perché l’ha vista salire in macchina ubriaca, si è arrabbiato vedendo ciò e ricordando cosa fosse capitato alla sorella, così l’ha seguita e uccisa, non aveva però ancora la capacità di mozzargli gli arti, così ha inciso la prima lettera dell’alfabeto greco, l’Alfa, e se n’è andato. La seconda vittima era drogata, per cui è stato facile ucciderla, ma stavolta le ha mozzato gli arti con precisione, anche perché aveva studiato come fare, aveva provato su degli animali, ed ha inciso la Beta…non so perché ha poi atteso che Jane Ryder uscisse dalla clinica, l’ha seguita e l’ha uccisa, segnandola con la lettera Omega-spiegò Chris.
-Esatto, ed ha scritto il libro dove descriveva tali crimini come se fosse solo frutto della sua immaginazione, mandando una copia a Bartholomew Harris, suo professore, e a William Ascher, psicologo ed ex fidanzato della sorella, voleva far credere ad uno dei due di essere stato lui ad uccidere, ma col dottor Ascher non è stato, anche perché dubito che abbia letto il libro, mentre il signor Harris lo ha fatto, anche perché voleva dare un parere al suo studente-continuò Padre Brown con le spiegazioni.
-Anche perché il libro fa credere a chi lo legge e di essere stato lui, tuttavia una persona che non conosce i fatti crede sia solo un bel libro, ma uno come Harris ha creduto che stesse parlando di lui, gli ha indotto a credere di essere il killer, per questo è venuto qui ha confessare, ma è innocente…
-Quindi, chi veramente ha ucciso quelle donne è stato James Watkins, gemello di Olivia Watkins?
-Esatto! -risposero in coro i due.
-E se si attiene esattamente a ciò che ha scritto nel libro dovremmo sbrigarci, nel libro, al termine di tutto, il killer si uccide impiccandosi ad un albero con della lenza da pesca staccandosi la testa, morte orribile, e credo che sia ciò che voglia fare, quindi dobbiamo assolutamente sbrigarci-continuò poi Chris, facendo capire che avevano fretta.
-Dove pensi che avvenga ciò? -domandò l’ispettore mentre si stavano dirigendo alla macchina.
-Non so dove si trovi, nel libro descrive il luogo una vasta pianura fiorita, papaveri mi sembra, vicino sgorga anche una piccola sorgente d’acqua…era il posto preferito dalla sorella.
-Penso di sapere dove sia, giri a destra, ispettore-intervenne il prete.
 
Arrivarono al campo dopo dieci minuti, grazie alle indicazioni di Padre Brown. Per fortuna arrivarono in tempo, visto che il giovane non si era ancora impiccato, ma stava preparando il suo suicidio.
-James, non lo fare, Olivia non lo vorrebbe-Chris corse verso di lui tentando di fermarlo.
-Cosa ci fai qui? E loro? -domandò lui.
-Sappiamo che hai ucciso tu quelle donne-intervenne l’ispettore.
-Ho letto il libro, James, e ho capito…il libro, è una piena confessione, ma non deve per forza terminare in modo tragico-tentò nuovamente lei.
-Ah, ah, ah…cosa ne vuoi sapere tu, ho perso mia sorella, eravamo gemelli, ora non mi rimane più niente.
-Non è vero, ti rimangono i suoi ricordi, e te, che sei il gemello, mantieni in te una parte di lei, se tu te ne vai, le persone perderanno anche quel poco che lei ha lasciato-stavolta fu Padre Brown ad intervenire.
-Non ce la faccio più, ogni volta che vado per la strada ci sono persone che si drogano, si ubriacano e prendono in mano il volante, e qualche innocente ne rimane ferito, o anche peggio, e io cosa dovrei fare? Starmene lì buono senza fare nulla?  Perché è quello che fate voi della polizia.
-E uccidere quelle donne è stata la soluzione migliore? Ti ha fatto sentire meglio uccidere Jane Ryder? Di certo non ha riportato in vita tua sorella-domandò Chris.
-No, per questo voglio farla finita, fin dall’inizio sapevo che non avrei ottenuto nulla-lo disse con disprezzo.
-Quello che hai ottenuto e che continuerai ad ottenere è solo dolore, nient’altro. Dolore verso le famiglie delle due donne uccise in Italia, dolore per la famiglia di Jane Ryder, dolore per la tua famiglia-gli disse il prete.
-D’avvero, e allora cosa dovrei fare? Perché nulla di quello che faccio mi fa sentire bene.
-Andare avanti con la tua vita giorno per giorno, trovare la parte belle di ciò, e non aggrapparti al passato, e col tempo le cose miglioreranno-disse tristemente Chris.
-Disse colei che ha detto di essere stata rinchiusa in camera per un anno a lavorare dopo la morte del fidanzato-rispose lui con scherno.
-È vero, ma venire qui mi ha fatto bene, pian piano sto ricominciando a vivere, e forse, è ciò che ci vuole anche a te, cambiare aria e ricominciare da capo.
-Non posso farlo, la sua mancanza è quasi opprimente-continuò lui.
-Allora fallo, ucciditi, dai pure altro dolore hai tuoi famigliari-gli disse l’ispettore.
-La morte non è mai la scelta migliore-iniziò Chris avvicinandosi a lui per poterlo fermare-è solo quella più facile-gli tolse dalle mani la lenza da pesca e la gettò.
-È difficile-disse James per poi abbracciarla e piangere.
-Lo so-rispose lei rimanendo impassibile.
Padre Brown e l’ispettore Sullivan osservarono la scena senza dire nulla, sapevano che ormai tutta la storia era terminata. James Watkins avrebbe pagato per i suoi crimini, ma sarebbe andato in una clinica psichiatrica anziché in una prigione.
 
Chris stava fissando da più di un’ora i fascicoli chiusi di vecchi casi che aveva sulla scrivania e nel mentre stava ripensando alle parole dette a James il giorno precedente. Quelle parole valevano anche per lei, anche lei continuava a rimanere aggrappata al passato con quei fascicoli. Ad un certo punto lì prese e scese al piano inferiore per avvertire che sarebbe uscita.
-Buongiorno Chris, dormito bene? -domandò Padre Brown una volta scesa di sotto.
-In verità non molto bene-rispose lei entrando in cucina e prendendo un biscotto dal tavolo.
-Quelli sono fascicoli della polizia-notò i documenti in mano alla ragazza.
-Si, stavo ripensando alla conversazione avuta ieri, le parole che ho detto, una parte di esse era rivolta a me, se voglio ricominciare, credo che debba sbarazzarmi di questi, lì restituirò a Sam oggi, prima che parta…in fondo, mi sembra che nemmeno qui manchino i casi in cui possa indagare, non ho bisogno di vecchi casi italiani-sorrise lei tristemente.
-Scelta coraggiosa-disse solamente il prete.
-Grazie…ora è meglio che vada, non voglio arrivare tardi-uscì di casa.
 
Sam stava salutando l’ispettore Sullivan quando Chris si avvicinò.
-Ciao Chris, grazie per averci aiutato a risolvere il caso-sorrise lei-sei venuta qui per salutarmi?
-Si e no…ti ho portato questi-allungò i fascicoli verso l’altra donna.
-Sapevo che avevi tenuto qualcosa-disse mentre li prendeva.
-Si, beh, ora ci sono tutti…questa è stata l’ultima volta che vi aiuto…ho bisogno di ricominciare e non di rimanere aggrappata al passato, qui posso farlo-spiegò.
-Si, lo so…sono felice che tu ti stia riprendendo-era un po’ triste, lei era l’ultimo legame che aveva del suo ex partner, e ora la stava lasciando, ma in fondo era giusto così, lì aveva trovato un nuovo scopo di vita, e ciò la faceva sentire sollevata.
-Puoi salutarmi tu tutti al distretto? Dirgli addio da parte mia? -domandò Chris, era l’ultimo pezzo del puzzle prima che potesse ricominciare.
-Certo, lo farò con piacere…addio Chris, stammi bene- l’abbracciò e poi si avviò al taxi che l’avrebbe portata in stazione.
-Quindi hai smesso di indagare-domandò stupito l’ispettore, che per tutto il tempo se n’era stato in silenzio.
-No, io smettere? Mai! Ad aiutare loro, questo sì! -rispose lei-quindi, mi dispiace ispettore, ma non si libererà di me tanto facilmente-sorrise lei per poi andarsene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3962350