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Ciao! Prima di intraprendervi nella tortura di questa
ff, leggete questa prefazione, è importante...
Dunque. La trama della storia è tratta dal film “Tutta colpa
dell’amore”, che (ora mi prenderete per matta) io non ho visto... ma ho solo
letto il soggetto, che mi è sembrato perfetto per una fanfiction.
Vi avverto, dato che non ho visto il film forse la fine sarà
diversa (ma dubito, essendo una commedia) e ci sarà poco in comune (lo dico per
chi l’ha visto).
Detto questo (per colpa del quale molti/e di voi guarderanno da
ora in poi con sospetto le storie tragate col mio nickname) vi lascio alla
lettura...
Sono
fondamentalmente una persona piuttosto equilibrata. Nella mia vita, ho saputo
dare la giusta misura a lavoro e amicizia. Non erano alla stessa altezza sulla
mia bilancia personale, ma credo di avere fatto davvero un buon lavoro.
Lo dimostra il fatto che ora sono una persona
appagata, soddisfatta ed orgogliosa della vita che mi sono costruita. Ho un
buon lavoro, un matrimonio a regola d’arte da organizzare... un’amica un po’
intraprendente, ma nel complesso sono felice.
Se penso a colei che ero da adolescente, storco il
naso. Non avevo ancora la perfetta consapevolezza di ciò che è davvero
importante, ma è comprensibile.
A quei tempi mettevo prima di tutto. Tanto che, a
diciannove anni appena compiuti, mi... mi ero addirittura...
Dio! Non voglio pensare a quella mia parte di
vita. Adesso è decisamente accantonata in un angolo del mio cervello.
Ora sono una persona totalmente diversa. Migliore.
Se mi ritornano in mente quei fatti strampalati, ho l’impressione che
appartengano ad una mia Altra vita.
Anzi, addirittura ad un’altra persona. Il che non
è del tutto falso.
-Hermione!-
Irrompe nella mia stanza con il sorriso sulle
labbra, quel bellissimo sorriso.
-Cosa stai facendo, tesoro?-
-Io... semplicemente... stavo semplicemente
pensando al mio corredo nuziale...-
-Ma guarda un po’! Proprio tu!-
Faccio la finta offesa. –Sì, io! Cosa credevi...
che stessi sognando ad occhi aperti? Non lo faccio mai... e tu lo sai.-
-Strano anche questo... di solito lo chiami
‘perdere tempo’.-
-Beh, e allora? Un’espressione vale l’altra.-
Mi si avvicina, baciandomi dolcemente una guancia.
-Tu mi fai proprio impazzire, Hermione Granger..-
Sorrido. Ma non intendo mostrare d’essere
lusingata.
-E tu sei proprio pazzo, Harry Potter!-
Ride.
-Mmh... beh, adesso, su, finisci la lista degli
invitati...-
-Non dovremmo farla insieme, Hermy?-
Stringo le labbra. Odio quel soprannome. Mi fa
sembrare una scioccherella. Mi fa sembrare colei che non sono.
-No, io ho altri impegni. Altre cose di cui
occuparmi. Sono riuscita ad ottenere tre settimane di congedo dalla Gringott...
pensa che volevano darmi due mesi, per il matrimonio! Ma non voglio
assolutamente sprecare giorni preziosi.-
Harry mi circonda con le braccia, sussurrandomi:
-Con me il tempo è sprecato?-
-Oh, certo che no, amore. Ma capisci... il lavoro
è lavoro...-
-Sì, capisco... le tue amiche... quando fai una
cosa tu, Hermione, o bene o niente.-
-Esatto, caro.- Gli schiocco un bacio sul mento.
La sua pelle pizzica. –Vai, avanti. E pulisciti gli occhiali.-
-Subito, regina dell’ordine!- Harry mi fa un
inchino spiritoso, e si dirige alla porta. Prima di uscire però, si ferma.
-Ah, a proposito. Lo sai, no, le pratiche per il
matrimonio... devi far annullare il primo.-
Un grande silenzio segue le sue parole. Poi...
-Il... il mio primo matrimonio?-
La mia voce suona stranamente stridula. Non è
possibile. Per tutti questi anni ho cercato di dimenticarlo... l’errore di una
ragazza non ancora adulta... non coscente del grande passo...
Lo sbaglio più grande della mia vita...
-Hermione....-
Rimango in silenzio, attonita. Alcune immagini
riaffiorano alla memoria.
Una piccola chiesetta di campagna...
Nove persone sorridenti...
Una casetta di legno...
Un mazzo di fiordalisi...
E soprattutto due occhi color cielo...
Una donna stesa su un letto... una donna
agonizzante...
-Hermione?-
Scuoto la testa come per scacciare questi ricordi.
Fisso Harry.
-Cosa... cosa dovrei fare?-
-Beh... è ovvio, no? Non hai ufficialmente
divorziato da lui... te ne sei semplicemente andata... per mia fortuna,
ovviamente.- sorride.
-Però, per rendere valido il nostro, tesoro, lui
deve confermare la separazione. Dovete firmare un sacco di documenti,
pratiche... beh, in poche parole, una gran rottura di scatole. Però è da fare.
Se non altro, se ci tieni alle nostre nozze.-
-Oh, ma certo, certo che ci tengo!-
Ma il solo pensiero di parlare ancora con lui...
di sentire la sua voce...
Questo mi fa dubitare molto.
Avanti. Devo farcela.
E’ lì, davanti a me.
Sono una donna in carriera, accidenti! Non può
farmi paura un semplice telefono!
E soprattutto, non può farmi paura lui.
Rinfrancata da questo pensiero, mi dirigo verso la
cornetta e la alzo, schiacciando freneticamente i tasti.
Solo quando sento gli squilli mi rendo conto che,
dopo due anni, mi ricordo ancora il numero a memoria.
Drinn. Drinn.
Forse non è in casa. Mista a una sensazione di
sollievo, sento anche qualcos’altro.. forse.. delusione?
Macchè. Semai, perchè devo rimandare ancora la
questione...
-Pronto?-
Sobbalzo. Il mio cuore perde un battito,
ascoltando ancora una volta la sua voce, che non è cambiata.
-Pronto?-
Avanti. Perchè non dico nulla? E’ pazzesco. Non
dovrei essere sconvolta così!
-Ehm... s-sono io, Ronald... sono Hermione
Granger.-
Stranamente, suono tremante ed esitante, invece
che fredda e distaccata come vorrei.
Dall’altro capo della cornetta cala il silenzio.
Non lo sento nemmeno respirare. Se ha provato ad attaccare, quel... quel
maleducato...
-...Hermione?-
Beh, chi crede che sia?
-Hermione? Oh, mio dio... sei proprio tu?- la sua
voce è rotta e per niente falsa. La sento tremante dall’emozione...
-Sì. Devo parlarti di una cosa molto...-
-E’ incredibile! Accidenti... non ti sento da
quanto?-
-Due anni. Ma adesso ascoltami...-
-Due anni, un mese, una settimana e sessantuno
giorni, per la precisione.-
Beh, io sono molto precisa. Ma se lo sapeva, perchè
me l’ha chiesto? E perchè contare i mesi, le settimane,... i giorni?!
-Quanto mi sei mancata...-
Deglutisco. Non so perchè, ma qualcosa mi spinge a
desiderare di rispondere “Anche tu”.
Ma non sono una bugiarda. Inspiro e comincio.
-Ho chiamato per una cosa importante, Ronald,
ascoltami per favore. Ecco, devi sapere che...-
-Come stai? Come va da quelle parti? Oh, io ho
provato talmente tante volte a chiamarti, Hermione, ma tu non mi hai mai
risposto...- sento una nota di disappunto.
-Beh, non credere che sono qui a parlare solo per
convenevoli. E smettila di interrompermi! Ronald, io mi sto per sposare.-
Ecco, l’ho detto. E allora perchè mi sento come se
avessi appena commesso un errore?
Ronald rimane in silenzio. Un silenzio molto più
lungo del precedente.
Infine...
-Come hai detto?-
-Mi hai sentito benissimo, Ronald. Adesso per
favore, bando alle ciance. Come ti dicevo, devo sposarmi, ma c’è un problema:
tu, per l’esattezza. Senti, non voglio fare l’acida... ma mi conosci, insomma,
non voglio perdere tempo. Dato che il nostro divorzio non è stato
legalmente...-
-Ti sposi? Ma non è possibile!- mi urla nella
cornetta. Sembra quasi disperato.
-Non fare il bambino, Ronald!-
-Tu non puoi sposarti! Non puoi!-
Per un attimo mi sembra ancora il piccolo
studentello lentigginoso e sfrontato di Hogwarts.
-Sei forse tu a decidere per me? No. E allora
piantala di lagnarti e ascoltami.-
-Lui chi è? Chi è?-
-Harry, ovviamente.- rispondo con voce orgogliosa
e altezzosa.
-Certo, Harry... il ragazzo perfetto. Colui che ha
ucciso Voldemort. L’Auror più in voga di tutti. Chi altri?-
-Non prenderlo per i fondelli! Ronald, il solo e
unico motivo per cui ti ho chiamato, mio malgrado, è che voglio il divorzio.
Voglio legalmente il divorzio... in modo da potermi sposare tranquillamente con
l’uomo che amo.-
Non era mia intenzione farla così sadica, ma
dentro di me sento che è una specie di ripicca.
-Il divorzio da me?-
-E da chi, altrimenti?-
Un’altra pausa. Mi innervosisco, pensando continuamente
alla bolletta.
-Hermione, lui non è l’uomo adatto a te!-
-E chi sarebbe l’uomo adatto a me, allora?-
-Ecco...-
-Cosa pretendi di saperne, tu? Sai cosa ho
passato? E dai, non facciamo i bambini. E’ stata una cosa avventata, una
ragazzata, la nostra. Non eravamo abbastanza maturi. Non è nemmeno durata, come
hai visto. Quindi adesso... io ho trovato il vero amore. Non ti sto chiedendo
di fare da testimone, anche se forse Harry gradirebbe.-
-Io...-
-E inoltre, che vorrebbe dire che Harry non è
adatto a me? E’ perfetto, come hai detto tu. Ed io, che sono impiegata alla
Gringott, sono molto più felice di quando volevo diventare una maestrina alla
scuola dei maghi. Voglio il divorzio, Ron. Firma alcune pratiche, e avremo
finito. E torneremo tutt’e due alla nostra vita normale. E chissà... forse
anche tu troverai l’anima gemella, un giorno.- l’ultima frase mi esce strana,
forzata.
Ronald non risponde ancora. Quando lo fa, poi,
sembra aver riacquistato forza e decisione.
-Non te lo concederò mai!-
-Che hai detto? Come... come ti permetti?-
-Se proprio vuoi il divorzio, vieni qui a
prendertelo! Anche se non riuscirai a convincermi, te lo assicuro...- eccolo,
il Ron di Hogwarts. Già me lo immagini... con la faccia contratta e le orecchie
rosse, quando parlavo di Vicotr Krum...
Io lo odio. Lo odio, Ron Weasley. Che diritto ha di... di farmi
questo?!
Io adesso sono costretta a... oh, non voglio nemmeno pensarci!,
solo perchè il signorino non vuole scomodarsi a concedermi ‘sto
dannatissimo divorzio.
Harry ha dovuto rinviare di due settimane il matrimonio.
L’ho ripreso parecchio, quando l’ho saputo.
-Insomma, Harry! Pensi forse che mi ci voglia così tanto per
costringerlo a venire a firmare queste maledette pratiche?-
-Beh... più che costringerlo dovrai convincerlo... e, se è
cocciuto come un tempo, ti ci vorrà un bel po’.-
-Dio, davvero non riesco a sopportarlo. Ho chiamato, richiamato,
persino a sua madre... ho dovuto sorbirmi uno sproloquio sul fatto che eravamo
una bellissima coppia da Molly, che si sta un po’ rincitrullendo... e adesso mi
vedo costretta ad andare da lui. Oh, perchè il signorino...-
-Frena, Herm, frena. Ho già sentito questo discorso. E parecchie
volte. Ok, è meschino da parte sua. Ma gli piaci talmente che...-
-Harry, non me ne parlare. Io ho chiuso con lui. E’ inutile che
tenti questi sciocchi metodi di riappacificazione...-
Mi tappai la bocca con le mani. Riappacificazione? Ma cos’avevo,
in testa?
Con, Ron, dopo questo, mai.
Ma così adesso sono qui. Sto per partire. Aereo.
Quando lo vedrò, dirò a Ron che dovrà rimborsarmi il biglietto.
-Allora ciao, amore.- Harry si abbassa dandomi un bacio a fior di
labbra. –Goditi il viaggio...-
Godersi il che? Ma è ammattito?
-...e ricorda: tu sei Hermione Granger.-
Beh, lo so bene. Cos’è, una specie di avvertimento?
Svuoto la testa con disapprovazione, mentre Harry ridacchia.
-Ehi, era una battuta! Tranquilla... fra poco sarai Hermione
Potter... sono orgoglioso del fatto che porterai il mio nome.-
Sorrido benevola. Ok, ci passerò sopra... per ora.
L’imbarco. Ho sempre odiato l’aereo, non so perchè.
Non che abbia paura di volare... questo mai. E’ solo che... beh...
le nuvole, il cielo...
Ho preso l’aereo anche due anni fa...
Due anni, una settimana e sessantuno giorni...
Mi passo una mano sulla fronte. Harry non è il solo ad
essere ammattito. Siamo proprio una bella coppia.
Mi accomodo sulla poltrona. Intorno a me ci sono bambini
strillanti, una ragazza bruna che preme freneticamente i tasti del cellulare,
alcuni vecchietti che già dormono.
La prima cosa che faccio è abbassare il finestrino. Preferisco
isolarmi. Ho del lavoro da fare.
Tiro fuori il mio taccuino, dove annoto le cose più importanti.
“Gringott: i depositi sono in calo; da un mese fa, durante il
quale il livello era dell’80%, si è abbassato ai 73%....”
Ho sempre odiato volare... non so bene perchè.
DRINN!
Oh, accidenti! Dovevo ricordarmi di spegnere il cellulare! Chissà
per chi mi prenderanno...
-Pronto?-
-Hermione, ma allora è vero quel che si dice? Stai... realmente...
fuggendo dal tuo primo marito?-
Amy, la mia collega, è famosa per le sue chiamate ad ore sballate,
perciò non me ne stupisco. Ciò che mi fa venire ribrezzo è ciò che ha detto.
-Sei impazzita? Per chi mi hai preso, eh? Io amo Harry!-
-Oh, sì... ma, sai,... tensione da pre-nozze... sei sicura che non
stai andando a farti dare coraggio da lui?-
-Amy, stai dando i numeri? Quello non lo sento e non lo vedo da
anni!-
-Però ieri sera l’hai chiamato...-
-Come lo sai? Non hai ancora perso il vizio di intercettare le mie
chiamate?-
-Beh... ho il tuo numero, sai...-
Amy è una pettegola, specializzata di gossip vari. E ficca il naso
dappertutto, pretendendo di sapere tutto su tutti.
-Io amo Harry, va bene? Non lo tradirei mai, specie con Ronald!
Con Ronald!-
-E calmati! ... e ancora questa mania di ripetere che ami Harry!
Certo che lo ami, altrimenti non lo sposeresti, no?... sembra quasi che voglia
convincerti di questo fatto...-
-Senti, sono su un aereo, va bene? Circondata da altre persone.
Non posso reggere una discussione di questo genere... e che credo sia
totalmente inutile. So quello che faccio, Amy. E con questo, ho chiuso.-
-Ti importa talmente del giudizio degli...- mi allontano il
cellulare dall’orecchio e attacco. Sono rossissima in faccia, sento il calore
sulle gote.
Amy mi ha davvero infastidita. Possibile che tutti pensino che io
sia una sprovveduta?
Mi gira parecchio la testa, ma penso sia per la tensione e per la
velocitàcon cui l’aereo è decollato.
Ancora una volta non riesco a non sentirmi un po’ preoccupata.
Il contatto con l’aria gelida è piuttosto pesante.
Il caldo a cui sono abituata (e quello dell’aereo) è troppo in
contrasto con questo clima freddo.
Eppure... una volta non mi sorprendeva tanto...
Scuoto così forte la testa che mi prende un dolore al collo.
Uscendo dall’areoporto, mi rendo conto di aver fatto un’azione
veramente avventata. Ci sfido che Harry era piuttosto perplesso!
Non è da me fiondarmi in un’avventura del genere. Che poi, meglio
che modifichi il termine... non è, come sostiene Amy, l’ultima relazione prima
della consacrata unione coniugale.
Storco il naso solo a pensarlo. Ah!
Mi guardo intorno. So benissimo qual’è l’indirizzo della casa di
Ronald, ma...
Ehi! E’ lui!
Infatti, poco più in là, un uomo alto, dinoccolato e con una massa
di capelli che spiccano come uno spruzzo di vernice rossa, è appoggiato ad una
panchina ricoperta di scritte indecifrabili, e sembra aspettare qualcuno.
Me...?
Macchè, impossibile. Sarà già sorpreso di vedermi qui. Ci credo!
Hermione Granger che va a fare una visitina all’ex marito poco prima di
sposarsi! Impensabile, per chiunque mi conosca.
Solo che... Ronald ha conosciuto anche l’altra me stessa.
D’un tratto non ho più tanta voglia d’incontrarlo. Non so perchè,
ma un vago malessere mi aleggia sullo stomaco.
Penso che sia solo affamata. Sì!, una capatina in un bar è quel
che ci vuole. Gli passerò davanti senza guardarlo, non credo che mi
riconoscerà... i miei capelli sono meno voluminosi e riccioli di un tempo, e la
mia statura è salita...e poi...
Una ragazza piuttosto bassa, dai capelli bruni e corti, si dirige
verso di lui.
Lo saluta agitando la mano convulsamente, con fare da vera scema.
E’... la ragazza bruna con cellulare sull’aereo!
Disprezzo le persone che hanno questo comportamento. Fanno sentire
gli altri decisamente superiori.
E chi sarà, lei? La sua... fidanzata?
Ho sempre meno voglia di parlare con Ronald, e per nulla con
quella. Mi dà sui nervi solo fissarla. Dio...! Ma come fa a frequentare una
tale demente?
Non è stata una buona idea, quella di venire qui. No, per nulla.
“Hermione!”
Oh, accidenti. Ma ha una vista radar! O sono io che respirando
faccio rumore, perchè, all’improvviso, si è girato verso di me.
“Sei tu!”
Chi vuole che sia? Piuttosto, sono io che voglio sapere chi è la
sua amichetta. Anzi, no. Non voglio conoscerla.
“Sei... sei venuta, infine!” Sembra piacevolmente sorpreso.
Lo guardo dall’alto in basso (cosa alquanto difficile, dato che è
sempre una spanna più imponente di me).
“Beh? Non dirmi che eri qui all’areoporto perchè lo sapevi?!”
Una piccola, piccolissima parte di me spera che dica che lo
sospettava, che lo sperava... provvederò a farla diventare da piccola a nulla.
“Oh, no... insomma, ci... No, stavo aspettando...”
“...lei?” la mia non è quasi una domanda, ma un’affermazione.
“Già.”
“Non ci siamo ancora presentate, mi pare.” Mi rivolgo a quella
santarellina tentando di sorridere.
Questa mi fissa, mi fissa, poi... scoppia in una risata fragorosa.
“Che razza di gente frequenti?” sibilo furiosa a Ronald, che
sembra però anche lui divertito.
“Ma Hermione, sul serio non mi riconosci?” domanda la ragazza
asciugandosi gli occhi.
“Dovrei?”
“Ma se sono Ginny!”
Ginny?... Ginevra Weasley? La sorella di Ronald?!
“Oh, ma certo, che sbadata!” esclamo sarcasticamente. “Sei molto
più alta di qualche anno fa... e che dire dei tuoi capelli?”
“Avevo voglia di cambiare” spiega allegramente Ginevra. “E tu,
come stai? Sono secoli che non ti vedo... e dimmi, davvero stai per sposarti?
Chi è il fortunato?”
“Lo sfortunato, vorrai dire” la corregge Ronald, con un
ghigno sfacciato.
Trattengo un pugno da sbattere su quelle guance rosee.
“Harry Potter” dico con voce più altezzosa che mai.
Sortisce l’effetto desiderato. Ronald si fa scuro in volto
e Ginevra si affloscia sulla pancina, sfoderando un poco convincente sorriso
stiracchiato. Ho sempre saputo che Ginevra ha una cotta per Harry, fin dai
tempi di Hogwarts, ma non pensavo fosse ancora persitente.
“Oh... beh... congratulazioni.” Mormora. Ronald tace. “E’
strano. Io ti ho da sempre vista con Ron. Specialmente quando vi siete...”
“E’ una cosa passata” la interrompo. “Non era...
autentica.”
Ronald si irrigidisce. Ginevra capisce di avere fatto una gaffe.
“Ehm... e perchè sei qui, Hermione?”
“A cancellare definitivamente quella ‘cosa passata’” spiego
soddisfatta. Sento Ronald, al mio fianco, fare dietro-front e dirigersi verso
la sua auto parcheggiata lì accanto.
“Oh.” La voce di Ginevra si è ridotta ad uno squittio. Fissa
Ronald trattenendo il respiro. “Oh, beh, allora... dove alloggi?”
Oh, accidenti. Non c’ho pensato. Tanta era la fretta di partire
che...
“In un albergo.”
“Prenotato?”
Mi stringo nelle spalle. Ginevra sembra capire.
“Starai da noi, Hermione. Non farti problemi.” La voce di Ronald è
fredda e distaccata.
“Neanche per...”
“Oh, suvvia!” mi prega Ginevra. “Solo per qualche giorno!”
Sospiro di rassegnazione. E’ in questo momento che l’occhio mi
cade sulla mano sinistra di Ronald.
All’anulare porta una specie di... anello. Di legno, intagliato da
mani esperte. Ci sono incise due iniziali.
“Accipicchia” lui fece un lungo fischio. “Sembra confortevole!”
“Sai solo dire questo?” scoppiai a ridere. “Sei il solito noioso!”
“Noioso io?” Ron ghignò e mi si avvicinò. “Se proprio ci tieni
adesso ti dimostro quanto non sono noioso!”
“Oh, vorrei proprio vedere!” esclamai con voce sarcastica, per poi
sfrecciare fuori dalla porta ridendo a crepapelle, con Ron dietro.
Mi alzo di scatto dal letto. Di sbieco ho lo specchio e, dandogli un’occhiata,
sobbalzo nel vedere quanto la mia faccia sia rossa e con gli occhi lucidi. La
sostituisco subito con una smorfia furiosa.
Non avrei mai pensato che mi sarei abbassata a questo punto.
Dormire qui! E perchè, poi? Non sono mica in villeggiatura!
In questo modo ci credo che mi ritornano alla mente i brutti
ricordi. Ma sono stata fortunata. Peggio se avessi sognato...
No. Non devo nemmeno pensarci.
Infilo le pantofole sbadigliando, e mi dirigo verso il soggiorno.
Illuminato per metà dalla luce del sole appena sorto, la mia piccola valigia
nell’angolo.
Sorrido senza pensare fissando alcune foto posate sul ripiano di
casa Weasley. Molly e Ronald, Ginevra e Ronald, Ginevra e Fred & George...
e poi, io e Ronald. Non ricordo quando fu scattata quella foto. Di sicuro non
posso fare a meno di spalancare gli occhi per quanto la mia espressione sia
felice in quello scatto.
Il sorriso dipinto sulla faccia, i capelli in disordine, le guance
rosse, il vestito di campagna. Anche Ronald pare felice, il braccio attorno
alla mia vita con fare protettivo.
Davvero, forse è un fotomontaggio.
“Bella quella foto, eh?”
Mi volto di scatto. Non avevo notato Ginevra seduta al tavolo. In
mano ha una tazza fumante, il pigiama a fiorellini rosa. Da quanto mi sta
fissando?
“Affatto” rispondo con un certo distacco “Io...non sono
fotogenica.”
“Avanti, Hermione!” scoppia a ridere, anche se mi sembra un po’
forzata. “Sei qui, poco prima di sposarti. Non puoi continuare a fare la
sostenuta, non puoi pretendere di fare tutto in quattro e quattr’otto! Goditi
questi ultimi giorni!”
“Non ho nulla da fare qui” mormoro stringendomi nella vestaglia.
“Una volta ti confidavi con me” dice lei. “Adesso ti comporti da
estranea.”
“Le persone cambiano.”
“Ma tu non puoi cambiare in peggio! Inoltre, e forse... sono
spesso le persone che tengono tutto dentro che hanno i sentimenti più
profondi...” *
“Io... non tengo nulla dentro” questa discussione mi infastidisce.
“Io credo invece che tu mi nasconda qualcosa” Ginevra si alza e mi
si avvicina. “Cosa ti è successo, Hermione? Cos’è che non mi dici?”
“Non cercare di cambiare argomento, furbona!” mi rimprovera con
voce irritante Ginevra. “Ma tanto per risponderti: è ancora a letto... è sempre
un dormiglione.”
Non riesco a trattenere un sorrisetto; è da sempre stato così, io
lo so, anche quando...
No! Come mai sono così fragile? Non-devo-pensarci!
“Comunque, se un giorno o l’altro vorrai confidarti con me... io ci
sarò.”
Annuisco. Tanto quel giorno non verrà mai.
“Senti” a Ginevra brillano gli occhi “L’ufficio del legale apre di
pomeriggio. Che ne dici se stamattina andiamo per negozi?”
“Te l’ho detto, Ginevra: non ho tempo!”
“Ma non farmi ridere!”
“E come sarebbe che l’ufficio apre di pomeriggio, Ginevra?”
“Sarebbe che apre di pomeriggio.”
Alzo un sopracciglio. Odio queste risposte.
“E smettila di chiamarmi Ginevra: siamo in famiglia, qui!” mi
strizza l’occhio.
Curioso: come io non mi sbilancio mai, tanto lei non perde mai il
buonumore.
E va bene: andrò a fare shopping (brr!) con lei. Ma non comprerò
nulla.
Nulla!
Mezz’ora dopo ho decine di pacchetti fra le mani.
Devo ammettere che Ginevra è davvero una maestra, in fatto di
persuasione: tanto ha detto e tanto ha fatto (“Devi comprare qualche souvenir
per Harry”, “Guarda, sono in saldo”, “Questo è un negozio famoso in tutta
l’Inghilterra!”) che adesso il mio portafoglio è leggero come una piuma.
“Non dirmi che non ti sei divertita!” esclama infilandosi un
cucchiaio enorme di gelato al cioccolato in bocca.
“Beh... non è stato infruttuoso, ecco tutto” dico spiluccando le
noccioline che mi sono fatta portare accanto alla tazza di caffelatte.
“Oh, lo sapevo! Qualche pazzia bisogna farla, dopututto, eh?”
“Mmmh... ora però devo sapere che ore sono Ginevra... oh, no! Ho
scordato l’orologio nella fretta di uscire; eppure non mi capita mai!”
farfuglio arrossendo.
“Non temere Hermione, ne abbiamo comprato uno!” cinguetta la
ragazza, tirando fuori da uno dei sacchetti una bustina azzurra.
“Avanti, su!” la sprono. “Farò tardi dall’avvocato, e poi dobbiamo
andare ad avvisare Ronald!”
“Temo che sia un po’ tardi...” tentenna Ginevra.
Le strappo l’orologio luccicante dalle mani: le 18.40.
“...a quest’ora l’ufficio sarà pieno!” termina lei.
“Ma avete così tanti problemi coniugali qui?!” borbotto. Sento
puzza di bruciato.
“Oh, no... è che...” ma non finisce la frase. “Senti, puoi andare
dall’avvocato domani, no?”
“No!”
“Non c’è tutta questa fretta, e poi... diciamocelo... sarebbe
lungo e noioso. Perchè non sfruttare al meglio la giornata di oggi?”
“Cosa intendi?” sono improvvisamente sospettosa.
“Beh, gli amici di Ron stasera fanno una festa in discoteca. E
se...”
“No, no e ancora no!”
Ma scherziamo? Io, in discoteca? Non ho mai ballato, tranne che a
Hogwarts e... oh, insomma, no! Ginevra non riuscirà a convincermi!
“Hermione” mi prende le mani “Senti ma cos’hai da perdere? Tanto
comunque dall’avvocato ci vai. Ti annoieresti stasera. Avanti. Un’ultima serata
prima del grande passo.”
“Io...”
“Non devi mica avere paura! Io non ho mai fatto corsi di ballo,
improvviso! E poi lì ti conoscono tutti”
“Mi...?”
“Non ricordi? Ci andavamo tempo fa finita la scuola. E poi Ronald
gli ha raccontato tutto di te.”
“Ronald?”
“Sì!Oh, ti prego! Dopo non ti chiederò più nulla!”
Mi mordo un labbro. In fondo... è solo una sciocca sera...
I miei pensieri sono affollati di forse, di se, di non. Non credo
negli ultimi anni io sia mai stata così incerta.
“Avanti, Hermione!”
Non ho mai visto Ginny così eccitata; saltella, gli occhi le
brillano, i pochi capelli che ha sembrano avere vita propria tanto ballano di
qua e di là, cascandole sempre sul viso.
Balla una danza frenetica, scomposta, fizzante. Che io definirei
con un’unico aggettivo: proibita.
“Vieni anche tu!”
Neanche morta! Mi ci vedo, a scatenarmi sulla pista... io,
Hermione Granger e presto Potter?!
Del resto, non sono la sola a mantenermi in disparte, almeno dalla
pista da ballo: Ronald è seduto al bar con degli amici, e ha spesso degli
incontrollabili scoppi di risa.
Mi sento sola. Non voglio fare la vittima, ma è così. Sono sola.
Esclusa.
Se Ginny ha sperato che io mi trovassi a mio agio qui all’ “Angelo
notturno”, beh, ha sbagliato di sicuro. Non ha capito nulla di me.
E poi, non è che si dia un gran da fare per farmi sentire a casa:
lei balla, lui non mi degna di uno sguardo e beve la terza lattina di Coca.
“La Coca non si dovrebbe bere. Viene da industrie che sfruttano
paesi poveri. E io non voglio dare i miei soldi a persone meschine.” Afferma
Ginny, ansimando. Si è avvicinata a me proprio ora che inizia un lento, una
delle poche cose accettabili.
“Perchè non lo dici a Ron?” propone indicandomelo e fissandolo con
amarezza.
“perchè non glielo dici tu?” mi astengo nervosa. “Ginny, sul
serio: è stato un errore venire qui. Meglio che torni a casa.”
“Oh, avanti! Scatenati!” propone lei, sorridendo.
“Non mi va. Non sono il genere di persona che balla e beve tutta
sera.”
“Non sei il genere di persona?? Beh, noiosa lo sei di sicuro!”
Ginny scoppia a ridere.
Mi irrigidisco. Le farò vedere.
“Bene.” mi alzo in piedi dirigendomi verso gli uomini
schiamazzanti.
Non appena mi vede, Ronald cambia espressione, facendosi serio.
“Oh. Sei tu.”
“Mi raccomando, non mostrarti così disponibile!” ribatto.
Uno dei suoi amici, brufoloso e tarchiato, dà di gomito a Ronald.
“Però, niente male la pupa.”
Ronald lo fulmina con lo sguardo, ma lui prosegue: “Sei
impegnata?” dice rivolgendosi a me.
“E tu?” credo sia una battuta d’effetto, ma sembra avere uno
contrario: l’uomo ghigna e scuote la testa.
“No, baby. Ma si può sempre rimediare...” e ammicca alla mia
direzione.
Sto sudando freddo. Cosa crede di fare? Lo sapevo che non era una
buona idea, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo...
Per fortuna Ronald viene in mio aiuto.
“Sì, lei è impegnata” afferma mettendomi un braccio sulle spalle.
Mi accorgo che trema. “Con me.” Completa duramente.
“Ok amico, non ti scaldare” ridacchia nervosamente il ceffo. E
riprende a parlare con gli altri.
Tolgo bruscamente il braccio di Ronald dalle mie spalle. “Che ti
salta in mente?” sbotto.
“Bel modo di ringraziare!” sbuffa lui.Noto subito che ha bevuto, e non solo Coca. “Io ti tolgo dagli
impicci e tu...? Che ingrata.”
“Impicci? Me la cavo benissimo da sola.” Dico gelidamente. Forse
dovrei ringraziarlo, ma non mi va proprio.
“Questo lo dici tu. Albert non è proprio uno stinco di santo.”
Sussurra in risposta. Io non batto ciglio.
“Ehi, Ron!” esclama un tipo magro dai capelli biondi. “Qui ci
stiamo annoiando! Chiama tua sorella per il gioco della Verità!”
“Il gioco della che?” mormoro a Ginny mentre si siede accanto a
me.
“Davvero non lo conosci?” bisbiglia. “E’ semplice: si fa girare in
mezzo alla tavola una bottiglia, e quando si ferma, colui o colei indicato da
questa deve scegliere tra verità o penitenza. Solitamente la scelta cade sulla
penitenza, che spesso però include il baciare qualcuno.”
Capisco immediatamente che il gioco non fa per me. E’ da poppanti,
e...
“Io non partecipo.”
“Oh, ti prego!” Ginny incrocia le dita fissandomi con occhi
imploranti. “Tipregotipregotiprego!”
“No.”
“Lascia perdere, Ginny” sibila Ronald. “Non ne vale la pensa.”
Gli lancio un’occhiataccia, ma non mi guarda già più.
“E allora... che sorte sia!” e detto questo un terzo ragazzo fa
girare una bottiglia sul tavolo. La fisso insistentemente.
“...e il prescelto è... Thom!”
Un tipo che non conosco si batte la fronte con la mano. Tutti lo
fissano.
“E va bene, va bene. Verità.”
“Posso fare io la domanda?” propone Ronald. “Ok... Ti piace Ginny,
Thom?”
Ginny e Thom arrossiscono contemporaneamente. Che infantili.
“Ecco... ecco...”
“La verità, Thom. Oppure sei squalificato.”
“Sì, sì. Beh, insomma... non è che mi... insomma, è... beh, un
pochino...”
Ginny è più rossa della bottiglia di vino poggiato sul tavolo.
Tutti scoppiano in una risata e battono la schiena a Thom, la faccia che può
far invidia ai capelli di Ronald.
Il gioco continua così, tra sciocche domande e imbarazzanti
risposte. Nessuno sceglie la penitenza. Finchè...
“...e il fortunato è... Ron!”
Non so perchè, ma apro bene le orecchie, per sentire,... per
sentire... cosa?
“Va bene. Mmmh... penitenza.”
“Ok” Ginny sorride maliziosamente. D’improvviso ho un cattivo
presentimento. “Devi... devi baciare Hermione!”
“COSA?!!” esclamiamo io e Ronald in coro. Mentre lui arrossisce
furiosamente, io raddrizzo le spalle: “Che storia è questa? Io non sto
giocando, non potete includermi!”
“Mi dispiace,Herm... ma le regole sono regole, e questa è la
penitenza di Ron.”
“Ma così è anche la mia!”
“Beh, te lo meriti per non aver voluto giocare” bofonchia Thom.
“Ma io,... io tra pochi giorni mi sposo!” esplodo.
Silenzio di tomba. Ron fissa insistentemente il pavimento.
“Davveeeeroo?” Albert si finge stupito.
“Un piccolo sacrificio, Herm... dai!” cinguetta Ginny. “Poi
torneremo a casa... e domani dritto dall’avvocato... per favooore!”
“E va bene.” mi arrendo.
Ma quando Ron, rosso come un peperone, mi si avvicina, penso che
forse... se... non... è tutto così confuso! Ma lo diventa ancor di più quando
non vedo quasi più nulla, solo gli occhi di Ron e il rosso delle sue guance, e
poi...
...e poi...
Il tocco delle sue labbra sulle mie. Roventi, morbide, delicate,
esplorano la mia bocca con gentilezza. Il bacio è dolce, uno dei più dolci che
abbia mai dato e ricevuto. O forse no... risveglia dei ricordi lontani, remoti,
eppure ora così vicini...Sento le mie guance bollenti. E ad un tratto vorrei
che questo momento non finisse mai...
Un errore!
Due parole mi martellano d’un tratto nella testa. Un errore! Un
errore! Un errore! Basta! No! Fine!
“NO!”
Mi stacco bruscamente da Ron, ansimando. Il cuore mi batte
all’impazzata, come non ha mai fatto. Lui ha un’espressione beataper qualche secondo, che poi si cancella dal
suo viso, lasciando posto ad uno sguardo confuso ed imbarazzato.
Mi siedo senza una parola, gli occhi pieni di lacrime che non so
spiegarmi. Ho baciato Ronald. E devo sposarmi.
Non sono queste due frasi le più ricorrenti nella mia mente ora,
però. Penso solo che... è stato bellissimo. Al contrario di quello che pensavo.
E che... vorrei baciarlo ancora.
Oh, no! Mi schiaffeggerei per averlo anche solo immaginato.
“Hermione, tutto bene?”
Ginny mi si avvicina, preoccupata. Solo ora mi accorgo che i
fischi, le risa e gli applausi che si sentivano in sottofondo durante il bacio
con Ron, sono cessati... e che sto piangendo sul serio.
“Io... io...” balbetto. Mi sento malissimo.
“Scusa, Herm.” Sussurra Ginny. Ma lei non c’entra. Sono io... sono
io... mi sto rovinando la vita. Mi devo sposare e sto desiderando un altro. Per
giunta, colui su cui non avrei scommesso una falce sul fare breccia nel mio
cuore.
No... sono scema? Totalmente fuori? Ma cosa mi viene in mente...
eppure, non riesco a fermare le lacrime. E non riesco a capire se sono di
rabbia, di amarezza, di dolore, di confusione...
Non mi capisco più...
“Problemi pre-matrimonio, eh?” bofonchia Albert. Ron è qui vicino,
con la schiena rivolta al muro, attorniato da qualche amico, con una bottiglia
in mano.
“Io i problemi li affogo sempre nell’alcool.” Albert mi allunga
una bottiglia di vino, quello forte. Scuoto debolmente la testa. Non bevo. Mai.
Con la coda nell’occhi vedo però che Ron mi sta fissando. E d’un
tratto provo un senso di insofferenza, di odio verso di lui. Voglio fargliela
vedere.
Afferro la bottiglia e ne tracanno un sorso. Albert ridacchia.
“Ehi, non così in fretta, piccola. Se non ci sei abituata potrebbe
portarti ad effetti negativi...” ma non cerca di togliermi l’alcool dalle mani.
Così, ne bevo ancora. E ancora. E ancora. E’ buono. E’ dissetante.
D’improvviso mi sento calma, tranquilla, rilassata.
Funziona. Sì. Ancora...
Sento voci lontane, non capisco... appannati, come dietro a un
vetro, vedo Ginny che litiga con Albert... e Ron, perchè lo chiamo così?, che
mi fissa, mi fissa...
Appoggio la bottiglia sul tavolo. Cade ma niente esce fuori. L’ho
finita. Hai visto, Ron? L’ho finita. Tutta. Io.
Albert mi si avvicina, incurante di Ginny che... urla?... non so,
non capisco... non vedo, non sento,... non ci riesco...
Però percepisco una mano tozza che mi afferra il polso... mi porta
fuori, sento poco il movimento... e poi, pioggia... una pioggerellina
all’aperto... sono fuori dal locale...
Mani forti mi stringono... è Albert? Forse... ma magari è Ron...
se fosse lui... per questo non faccio resistenza al bacio prepotente che mi
pone sulle labbra...
Però non mi piace... è troppo violento... provo a scacciarlo, ma
mi stringe ancor di più... mi fa male...
Ahi, mi fa male... molto male...!
Vedo Albert che barcolla all’indietro e casca a terra... non sono
stata io a spingerlo... non sono abbastanza forte... è stato...
...Ron!
Sento braccia calde, il suo petto ansimante. Mi stringe. Mormora
frasi che non capisco,...
“Non temere, Hermione... è tutto ok... Albert non ti toccherà più
nemmeno con un dito... tranquilla...”
Mi accorgo solo adesso che sto piangendo, e tanto... sono scossa
dai tremiti e dai singhiozzi... mi stringo forte a lui, forte, forte...
....Ron...
Accarezzo il suo collo con le mani e mi avvicino al suo viso.
Sento che è diffidente, preoccupato...
Però, quando lo bacio mi ricambia con passione...
Le sue labbra sulle mie... sono l’ultima cosa che sento, prima
di...
Chiusi con delicatezza la porta di casa. Gli unici rumori presenti
erano il fruscio del mio cappotto e le chiavi che leggermente premevano contro la
serratura.
Mi rigirai la fede attorno al dito. Rilessi ancora una volta le iniziali.
R&H. Come era stato dolce Ron ad intagliarle per me.
“Mamma?” chiamai di nuovo. “Ci sei?”
Sentii un colpo di tosse provenire dalla camera di fronte. Mi
diressi verso là, il cuore leggermente palpitante.
“Mamma...?”
Era lì, accasciata sul letto, le coperte fino alla spalle, il
corpo come buttato a forza sul materazzo, gli occhi vitrei, pallida. Una
bottiglia di vino era appoggiata sul comò.
“Sono venuta il più presto possibile, dopo aver saputo.”
Non rispose, limitandosi a fissarmi.
“Mamma, sarò franca. So che stai male.Da quando papà è morto
continui a bere e fumare... sembra che la vita non ti interessi più, ma devi
cercare di essere forte. Ci sono ancora io. Posso aiutarti.”
Strinse le labbra, ma senza cambiare espressione.
“Sei in terapia intensiva. Ma non ti sei voluta muovere dal letto.
L’infermiera e il dottore mi hanno lasciato entrare. Comunque, Ron arriverà tra
poco. Lo sai che mi sono sposata, no? Ora che so che il problema si è
accentuato capisco perchè non sei venuta al mio matrimonio, di qualche
settimana fa. Ma non devi mollare, mamma, puoi...”
“Hermione!” La sua voce era roca, ansante.Mi fissò improvvisamente
dura e secca. Strinse i pugni, le nocche bianche. “Cosa sono queste
sciocchezze?”
“C-come? A che ti riferisci!”
“Non puoi esserti sposata! Non con Weasley!”
“Cosa stai dicendo?”
“Adesso ascoltami, ascoltami bene!” Si tirò su a sedere, austera e
severa come una volta. In questo, non era cambiata. “Non ho mai approvato
questa cosa della magia, dello studio a quella scuola come-cavolo-si-chiama. Ma
tuo padre sì, e allora va bene. Ma adesso esageri! Non puoi sposare un mago,
diventare parte di quella famiglia!”
Mi sentii male. “Cosa? Mi sembra di sentir parlare Malfoy!”
“Ecco!” gesticolò, le guance rosse. “Ma ti ascolti quando parli?
Malfoy, Weasley, Potter... ti stai rincretinendo! Tu non fai parte di quel
mondo!”
“Mamma!”
“Mamma un corno! E, cosa più importante, hai sposato uno
squattrinato! Cosa può offrire Ronald Weasley ad Hermione Granger! E’ un
poveraccio senza un soldo e senza un futuro!”
“Non ti permettere di parlare così di Ron, perchè...”
“Hermione” era incredibile come riuscisse a cambiare sguardi da un
attimo all’altro. “Io mi preoccupo per te. Ti voglio bene. Sei la sola cosa che
mi è rimasta, anche se per poco. Lo sento, sai? Non ce la farò. A volte fatico
a respirare, non mangio nulla, rigetto. Ho ancora pochi giorni di vita. Ma
voglio lasciare questo mondo con la sicurezza che mia figlia abbia una vita
solida e stabile, un futuro sicuro.”
“E ce l’avrò! Io e Ron ci stiamo organizzando per diventare Auror
con Harry, ma la cosa più importante è che lo amo e...”
“Piantala con queste ciance sull’amore. In un matrimonio, ciò che
conta veramente non è l’amore, ma la sicurezza. Sicurezza economica e per la
salute, se devo essere più precisa. E un mago sbandato non te la darà”.
“Dove vuoi arrivare?” sbottai con le lacrime agli occhi. La
persona che più amavo odiava la persona per la quale vivevo.
“Non capisci? Vieni qui, tesoro mio.”
Mi avvicinai al suo capezzale. Notai che anche lei aveva gli occhi
rossi.
“Guardati. Deliri su sogni e aspirazioni sciocche, le guanche
luccicanti e i capelli in disordine. Piccoli dettagli importanti; ti sta
rovinando. Io non lo permetterò. Ti faccio un’ultima richiesta, da madre a
figlia. Da colei che ti ha messo al mondo. Un’ultimo desiderio. Sto per morire.
Voglio morire sicura che tu vivrai bene. Ma questo sarà possibile solo accanto
a qualcun altro, non a Ronald Weasley. Beh... Harry Potter potrebbe andare, in
fondo.”
Mi lasciai sfuggire un gemito strozzato. Cosa voleva dire?
La risposta mi arrivò pochi attimi dopo.
“Lascialo, Hermione. Divorzia da Ronald Weasley. Non vederlo più.
Mai più. Promettimelo. Promettimelo...!”
“NO!”
Mi alzai in piedi barcollando, le lacrime che scendevano copiose
dal volto.
“Se mi vuoi davvero bene, Hermione... fallo.”
Esitai. Stava per morire...
“Promettimelo.”
“Io...” tremavo tutta. Non era possibile, non stava accadendo.
“PROMETTIMELO!”
“...te lo prometto, mamma.”
L’avevo fatto. Mi accasciai al suolo, singhiozzando. Solo pochi
minuti dopo mi resi conto che mia madre non respirava più.
Stringo leggermente gli occhi. Poi li apro. Il raggio del
sole che filtra dalla finestra mi brucia alle palpebre.
Però non ho caldo. Sento che sono sdraiata sotto le coperte. Non
ricordo molto di come ci sono arrivata. Ieri sera...
...ieri sera...
“ODDIO!”
Mi tirò su a sedere di scatto, improvvisamente sconvolta. Fa che
mi sia sognata tutto, fa che mi sia sognata tutto...
Ma non è così. Vicino a me c’è...
Io... dò un’occhiata veloce sotto le coperte e mi sento avvampare.
Sono...
“Mio dio!”
Ron fa un grande sbadiglio, strofinandosi gli occhi.
“Hm...ehi, che c’è? Mi hai... yaawhn...svegliato...”
“Che c’è? CHE C’E’? Tu mi chiedi... dovrei essere io a... oh, no,
no, no...” mi metto la testa fra le mani, gemendo.
“Smaltita la sbronza, eh?” Ron resta a guardarmi a disagio mentre
faccio il punto della situazione, schockata.
Ricordo poco, con confusione, ma pian piano si fanno luogo nella
mia mente immagini... sensazioni... no...
“Cos’è successo... esattamente?” riesco infine a farfugliare.
“Hermione...” Ron sorride. “Su, non ricordi?”
“Io... io... NO!” scoppio in lacrime. Non è possibile... non
riesco a pensare, a parlare... troppo sbigottimento. E rabbia. RON!
“Cosa mi hai fatto? Perchè sono qui? Oh, dio, dio...” mi alzo
tirando con me parte della coperta e allungo le mani verso i miei vestiti,
gettati malamente a terra... io non lo farei mai, li ripongo sempre a posto e
in ordine, solo in circostanze remote io...
...ma forse non tanto remote...
Inizio ad infilarmi la biancheria intima senza smettere di
tremare.
Lo sento che sospira, una, due, tre volte, sommensamente,
disperatamente, rassegnato. Perché? PERCHE’? Lo odio!
“Me lo sentivo che avresti reagito così... ma non ho potuto, non
sono riuscito, a impedirlo...”
“Che stai dicendo? Voglio sapere cosa è successo, perchè siamo
qui, perchè i miei abiti sono a terra, perchè con te, perchè tu!!” le lacrime
iniziano a scendere sulle guance. No, non davanti a lui. Non piangere.
“E così...” Ron mi guarda fisso. “Ieri sera, Hermione... sarò
breve... ti sei ubriacata. Non so perchè. Ginny, quando ci ha fatti baciare...
tu volevi, non so,... ma hai bevuto. Troppo. Infatti non sei stata più in grado
di controllarti. E... sai, secondo me quando si è ubriachi si rendono visibili
anche i sogni più nascosti...”
Pian piano, ricordo.
“Tu...” gli punto un dito contro, la cannottiera che svolazza per
via della finestra aperta. “Tu... tu...” non riesco a dire altro. Non lo
accetto.
Lui china la testa. “Perdonami Hermione, ma...”
“Sono andata a letto con te!” Ecco, l’ho detto. Mi tappo la bocca
con le mani, e sento le lacrime scorrermi fra le dita.
Non è possibile.
“Oh, no... no... no!”
“Hermione... lo volevi anche tu! Lo so!” adesso grida anche lui.
“NO!” strillo, infilandomi i pantaloni con tale violenza che mi
segna le gambe. “No, io non volevo! Come hai potuto.... mi hai ubriacata!”
Beh, in effetti sono io che ho bevuto. Ma Ron china la testa a
questa mia affermazione. Non risponde. Non... nega.
Oddio. Ora capisco.
“Avete organizzato tutto...” dico lentamente. “Tu e Ginny...
voi... lo avete fatto apposta... tu sapevi che Ginny ti avrebbe fatto quella
penitenza... sapeva, in qualche modo, che avrebbe avuto su di me un effetto
devastante. E poi... dopo che io mi fossi ubriacata... tu avresti approffittato
di me!”
“NO!” si alza dal letto violentemente, tirando la coperta fin sul
collo.
“Sì... era tutto organizzato, deciso fin dall’inizio... e anche
Albert... era d’accordo, in modo che tu facessi la bella figura del cavaliere
che salva la principessa!”
“Questo no!” Ron mi si avvicina, dopo essersi infilato una lunga
camicia e i boxer. “Non avrei mai accettato che tu soffrissi in alcun modo. Non
ci aspettavamo la reazione di Albert, non volevo che tu subissi alcuna
violenza, mai...”
“Beh, invece è successo! Adesso soffro e sto male, per causa tua!
E per quale scopo? Eh?”
“Quello di farti rendere conto che tu non ami Harry!” piange anche
Ron, ora. “Tu appartieni a questa vita, a me, e io ti appartengo! Noi siamo
fatti l’uno per l’altra!”
“Sciocchezze!”
“Invece sì! Io ti amo, e anche tu mi ami, solo che non vuoi
rendertene conto! Non so perchè mi lasciasti anni fa, ma ti posso assicurare
che non ho mai smesso di pensare a te e...”
Trasalisco. Ora ho davvero capito tutto.
“Avete progettato tutto fin dall’inizio... da quando ti ho
chiamato...”
Si morde il labbro. “Io... sì, è così.”
“Farabutto!” scoppio.
“No! Ascoltami, ti prego! Ti amo da sempre, e quando ho saputo che
stavi per sposarti non sono riuscito a resistere! Sapevo che saresti venuta, e
speravo in un tuo ripensamento...”
“Anche Ginny... ha fatto l’amica solo per aiutarti!” singhiozzo,
senza riuscire a fermarmi.
“No, lei... i suoi sentimenti erano sinceri! E anche i miei lo
sono! E’ vero, siamo stati meschini e mi rendo conto che ora soffri... ma speravo
che per questo tu capissi, Hermione. Stai facendo uno sbaglio, puoi tornare
indietro...”
Lo interrompo, infilandomi la giacca con mani tremanti. Al dolore
è subentrata la rabbia e il rancore.
“Io ti odio, Ron Weasley. Per ciò che mi hai fatto, per ciò che mi
stai facendo. Se prima non mi andavi a genio, ora ti odio sul serio. Mi hai mentito,
ingannata, fatta ubriacare e tutto ciò non è servito a nulla. Io amo Harry, e
tornerò da lui. Tu dici di amarmi... ma chi ama davvero sa lasciare andare
colei che ama.”
Ron stringe le coperte. Il labbro gli trema e mi guarda scosso.
“Io... io ti amo...”
“Non basta dire così! Se prima potevo comunque capirti, ora no.
Ora non ti perdonerò mai. Me ne vado. Ti infilerò sotto la porta i fogli con la
procedura per il divorzio, con un incantesimo per controllare se li firmi. Se
non lo fai, sporgerò denuncia. Non mi hai deluso, tranquillo. Però non mi
aspettavo un colpo basso da te. Dopotutto, siamo stati amici una volta. Ora
nemmeno quello. Ti odio. E questo l’hai voluto tu.”
Aprii la porta, le lacrime ormai asciugate e l’espressione gelida.
Lo odio. E’ quello che si merita. Mi ha ingannata.
“Hermione!” mi afferra la mano, piangendo, senza più armi. “Oddio,
scusa,.. quello che ho fatto è imperdonabile...”
“Sì. Esatto.” Mi divincolo e arretro di un passo. “Firma quelle
carte. E non osare farti più vedere.”
Sbatto la porta. Mi allontano, sentendo stranamente le tempie
pulsanti e altre lacrime bollenti sotto le palpebre. Ma le scaccio via,
duramente.
Non lo voglio più vedere. Lo odio. Devo... Mi scorderò di lui. Lo
prometto a me stessa.
E una promessa è una
promessa.
Lo so... che barba, eh? ‘sti due! Non so se la storia
finirà bene... comunque ditemi cosa ne pensate! Ora non posso ringraziarvi
tutti ma la prossima volta dedicherò un ampio spazio alle dediche! Ho tradotto
la canzone perchè inizialmente volevo inserirla nelle parole di Ron, ma così
non sarebbe sembrato realistico, così... comunque è quello che lui vorrebbe
dire a Hermione. Ciao, e a proposito...
Spifferi
gelidi mi sferzano il viso e mi fanno rabbrividire. Il vento è parecchio e
faccio fatica a camminare.
Ma
non posso non andarci.
Cammino
fra le lapidi, scrutandole una ad una. E finalmente trovo ciò che cerco.
Mi
accoccolo vicino alla tomba, posando un fiore bianco davanti. E resto in
silenzio, fissando la scritta.
R.I.P.
Elisabeth Jane Granger
Amata moglie e giusta madre
Sarai sempre nei nostri cuori
Mi mordo il labbro inferiore screpolato e pieno di tagli.
Giusta madre.
Tornando sui miei passi, canticchio la nenia che mi aveva
insegnato quando ero piccola e ancora incapace di distinguere fra vero e falso.
Quando la ritenevo una creatura perfetta.
Allora andavo bene.
“Came on, baby,
came on
Why don’t you fly
in the sky
Why don’t you steal
the star
Why don’t you escape
over me
Because you promised me
you promised me
Came on, baby
Came on.”
Storsi la bocca.
“Why don’t you marry
Ronald...”
Una verso che avevo aggiunto io. Non molto poetico.
“Because you promised me...”
Comunque una promessa è una promessa.
Mi dirigo verso l’areoporto, stringendo possessivamente fra le
mani i documenti e le pratiche legali che, da questo momento, mi considerano
divorziata da Ron.
Libera. Sono libera, nulla mi lega ancora a lui. Nulla...
Aggrotto le sopracciglia. C’è qualcosa di duro.
Una busta. Una busta è stata nascosta fra i fogli.
La apro. Contiene un anellino di legno scolpito.
R&H.
Emetto un gemito di disappunto.
Sono ormai sull’aereo e non posso liberarmene...
“Cinque minuti al decollo!”
...a meno che...
Abbasso di soppiatto il finestrino e lancio la fede fuori, sotto
le ruote dell’aereo che fra poco lo disintegreranno.
“DECOLLO!”
Chiudo gli occhi, attendendo l’urto. Non sento nulla. Beh, con
tutto il rumore cosa vuoi che faccia un anellino di legno.
Mi sento avvolgere dall’abbraccio protettivo di Harry.
“Sei...sei tornata!”
Alzo un sopracciglio. Sembra sorpreso, sollevato. Come se... ehi,
non avrà mica pensato che...
“Avevi dei dubbi?” commento sorridendo. Sono così felice di
vederlo!
Ora che ho fatto ciò che dovevo mi sento libera da un peso. Vedo
tutto con occhi diversi, persino il gel ‘Più magia nei capelli che nella
bacchetta’ di Harry e l’orrido vaso dipinto regalato da mia cugina di terzo
grado per le nozze.
Non so perchè, ma mi viene da pensare a Ginny. L’ho vista di
sfuggita mentre passavo a ritirare le pratiche prima della partenza...
“Hermione, ti prego, ti prego, non partire!” mi implorò.
“Spiacente Ginny. Non posso perdonare ciò che avete fatto.”
“Hai ragione, ma... Sono stata io ad organizzare tutto! Ron non ha
fatto nulla, non essere arrabbiata con lui!”
“Oh, certo, nulla... è nulla essere andato a letto con me contro
la mia volontà, vero?”
“Senti... non avremmo fatto mai nulla per farti soffrire!”
“Davvero? Eppure è esattamente ciò che avete fatto.”
“Hermione, ti prego. Lui ti ama!!”
“Beh, non me l’ha certo dimostrato bene, no?”
“No, Hermione! Hermione, non te ne andare. Hermione! HERMIONE!!”
“Hermione?” La voce di Harry mi distoglie dai pensieri che mi
affollano la mente. Gli sorrido e gli scocco un bacio sulla guancia. Lui mi dà
un buffetto. “Ti rendi conto, amore... domani ci sposiamo!”
“Lo so bene” ridacchio. “Ma sei sicuro di aver spedito tutti gli
inviti?”
“Certo!”
“Anche quello per... la prozia Tiffany?”
“Tesoro, io non dimentico nulla!”
Sospiro. Harry sa che non la sopporto, ma ci tiene all’ettichetta.
Inoltre ha preteso che ci sposassimo nella chiesa dei maghi, per dare buona
impressione agli amici.
So invece cos’avrebbe fatto lui...
“Tutti gli inviti... a parte quello di zia Tiffany, che ho perso
involontariamente...”
Sto per schiaffeggiarmi. Perchè penso a Ron? Maledizione, sto per
sposarmi con Harry!!
D’impulso lo stringo al petto. Lui dapprima è sorpreso, poi
ricambia l’abbraccio.
“Forse hai paura, Herm?” chiede. “Andrà tutto bene, vedrai. Ora
scusa, ma devo aiutare Thom a sistemare i Fiori attorno alla chiesa. Vieni
anche tu più tardi, Cornelia vuole aiutarti a scegliere il vestito da sposa.”
Argh. Cornelia. La damigella di Harry, sua pronipote. Dodici anni
e in piena crisi ormonale. Ci sarà da divertirsi. Come può pensare Harry che mi
potrà aiutare?
Ron non l’avrebbe...
“HARRY!!” Sto iniziando a temere me stessa. “Harry! Vengo
subito... portami da Cornelia. Ci aspetta in chiesa, giusto?”
Tutto mi va bene, anche sorbirmi una mentecatta, per non incappare
di nuovo in questi pensieri sconcertanti.
Cornelia è come me, babbana, ma a parte questo differiamo in
tutto.
In questo momento sta indicando un vestito di carnevale da
Arlecchino. Forse è cieca o sorda, perchè non capisce che stiamo cercando un
vestito da sposa.
“Esatto, per te” sospiro esasperata. “Ma per me...” indico un
negozio, ‘Il matrimonio più magico’, “dobbiamo andare lì.”
“Come sei banale” mugugna tirando fuori un cellulare a cui sono
attaccati tanti orsetti conciati da strega “pensa come sarebbe piacevolmente
sorpreso prozio Harry se entrassi in chiesa vestita da pagliaccio!”
Ridacchia malignamente. Stringo i pugni.
“Come sarebbe orripilato, vuoi dire” ribatto, afferrandole il
braccio e trascinandola verso ‘Il matrimonio più magico’ .
“Non hai gusto!” gracchia Cornelia. “Harry sarebbe felice di avere
una moglie stravagante!”
“Harry sarebbe felice di avere una pronipote morta!” scoppio. “E
tu saresti felice di mettermi in ridicolo!”
“Questo è vero” borbotta, ma poi tace.
Entriamo nel negozio. Luci improvvise e una melodia nuziale ci
accolgono. E’ questo che mi piace del mondo dei maghi: non ci si accontenta di
un semplice zerbino con scritto ‘Benvenuti’.
“Bleah!” commenta Cornelia. “E’ stucchevole!”
“Dove sono finiti gli adolescenti romantici con la testa fra le
nuvole in attesa della prima cotta?” esclamo alzando gli occhi al cielo.
“Questo forse lo eri tu” ghigna lei. “Ma io sono di un’altra
pasta.”
“Pasta cruda, di certo” commento, osservando un abito luccicante,
con striature azzurre e un fiocco sul davanti.
“Se scegli quell’abito” indica il vestito che sto rimirando
“rimpiangeremo tutti quello da Arlecchino.”
“Rimpiangerai tu di aver detto una cosa del genere!” scoppio,
voltandomi per mollarle un ceffone. Ma mi rendo conto che non ha nemmeno
guardato l’abito. Clicca furiosamente sui tasti del cellulare, con
un’espressione confusa.
“Ok” afferro un abito rosa sberluscente, con mille stelline sullo
strascico. “Io entro un attimo a provarmelo. Non ti allontanare.”
Entro nel camerino affrettandomi ad infilarlo, coscente che devo
sbrigarmi o Cornelia sarà già fuori dal negozio se non esco subito.
Mentre spalanco la porta mi sistemo i capelli e noto che la
ragazza è rimasta nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciata, gli
occhi fissi sullo schermo del telefonino.
Faccio una piroetta col sorriso sulle labbra. “Che te ne pare?”
Cornelia alza lo sguardo e con aria assente mi fissa per un
secondo; poi torna a fissare il cellulare, ma senza cliccare sui tasti.
Sospiro. Poi ne scelgo un altro, che lei reputerebbe fashion.
“Che ne pensi?”
“Ti piace?”
“Come mi sta?”
Altre tre prove e nessuna reazione da Cornelia, nemmeno un
commento maligno. C’è davvero qualcosa che non va.
Mi avvicino a lei mettendole riluttante un braccio sulle spalle.
“Ehi...” mormoro. “Che succede?”
“Bastardo!” esclama ad un certo punto, facendomi
sobbalzare. Dopodichè la guardo con severità.
“Come mi hai chiamata?” esito un attimo. “Come ti sei permessa di
chiamarmi?”
“Non tu!” mi accorgo che la sua voce è rotta e il labbro le trema.
“Lui... Stephan...”
“Ah.” Mi tranquillizzo, poi drizzo ancora le spalle: “Comunque le
parolacce non si dicono.”
Ignorandomi, Cornelia continua: “E’ la quarta volta che lo chiamo
e non risponde! Le ultime tre volte mi diceva che aveva un impegno, o non
poteva, o che mi avrebbe richiamato. Ma non l’ha mai fatto!”
Stringe le mani attorno al telefonino. “E io... io ieri gli ho
mandato un messaggio chiedendo se era tutto ok, dato che non mi aveva ancora
contattato... e lui... adesso... mi ha mandata al diavolo!”
Lancia a terra il cellulare, che per fortuna non si rompe
atterrando su una poltrona.
“Lo odio!” geme Cornelia, mettendosi le mani sul viso. Poi scoppia
in lacrime.
Impacciata e senza saper bene cosa fare, le metto le mani sulle
spalle. “Su, su... non fare così... lascialo perdere, è solo tempo sprecato!”
“Sì, è così!” esclama Cornelia, e io sorrido, sollevata nel
vederla d’accordo con me. Peccato che i suoi occhi siano ancora pieni di
lacrime e lo sguardo sia furioso.
“Hai ragione! E’ un inetto! Fanno sempre così, i ragazzi... prima
ti riempiono di attenzioni e dediche, poi si stufano e... e...” si asciuga gli
occhi con una mano. “Oh, lui era migliore di sicuro.”
“Lui chi?” domando. Incredibile, mi sto interessando alle sue pene
d’amore!
“Lui” risponde Cornelia. “Richard. Lui sì che era ok. E’
innamorato di me da sempre e anche quando l’ho scaricato si è sempre comportato
bene con me. Anche ora! Non lo dicevo, ma sapevo che pensava che Stephan non
fosse adatto a me. E aveva ragione!”
“Sì...” sento una morsa stringermi lo stomaco. “Su, vai” la faccio
alzare in piedi e mi guarda interrogativa. “Ma sì, vai da Richard. Devi
scusarti e fargli capire che ci tieni a lui. Lo so, lo so” continuo vedendo che
sta per protestare “oggi dovevi aiutarmi a scegliere il vestito. Poco male.
Però torna a casa alle sei e domani... sii puntuale!”
Le si illuminano gli occhi e mi sorride. Incredibile!!
“Grazie, Hermione! E... scusa se ti ho sempre trattata male, ma...
ero sconvolta per il fatto di Stephan, che ha toccato il fondo proprio ora.”
Si dirige verso l’ingresso. “Sono felice di essere ancora in tempo
per Richard. Lui mi capisce... capirà anche ora. Comunque... grazie ancora!”
Sventola la mano ed esce. Io sospiro, accasciandomi su una sedia
lì vicino.
Stringo il boquet tra le mani, il cuore in tumulto. Fisso la mia
immagine riflessa nello specchio e lei mi restituisce lo sguardo.
Uno sguardo ansioso, indeciso e rassegnato.
“Oh, Hermioneee!” Amy saltella qua e là. “Sei fa-vo-lo-sa!”
Lo strascico d’argento mi avvolge la schiena e le spalle; il
corsetto ricamato d’oro mi stringe la vita e la vaporosa gonna di seta mi copre
le gambe.
“Allora avevi ragione dopotutto...per una volta!” commenta
ammiccando. “Non sei scappata col tuo ex marito!”
Sobbalzo. “Mai pensato. Mai.”
“Certo! E comunque ora sarebbe troppo tardi!” cinguetta Amy. Poi
si affaccia alla porta. “Ehi, sono tutti pronti! Aspettano te!”
Faccio un sospiro. Poi inizio a camminare.
Mentre mi faccio avanti avvolta dagli sguardi curiosi e commossi
degli amici e conoscenti, per lo più di Harry, ripenso a quante volte da
bambina ho sognato questo momento.
Quante volte da adolescente l’ho immaginato. Curva ore su quei
libri... secchiona ed esigente, ora sono cambiata. In meglio o in peggio?...
E’ come l’ho sempre sognato. Tranne per una cosa.
Lo sposo.
“Sono felice di essere ancora in tempo...”
“Sarebbe troppo tardi...”
“Lui era migliore di sicuro...”
“Lui ti ama!!”
“Hermione!”
“HERMIONE!!”
Deglutisco. Harry, radioso, mi prende sottobraccio. Sento
qualche persona che mormora: “Guardatela, è emozionata! Ha le lacrime agli
occhi!”
Non ho le lacrime agli occhi per quello che pensano loro. Il mio
cuore è diviso in due. In due persone. Ma ora è troppo tardi per tornare
indietro.
“Vuoi tu, Harry James Potter, prendere questa donna come tua
sposa...”
Troppo tardi!
“...ed amarla e rispettarla finchè morte non vi separi?”
“Lo voglio.”
Chiudo gli occhi.
“E tu, Hermione Jane Granger, vuoi prendere quest’uomo come tuo
sposo finchè morte non vi separi?”
Daffydebby (dovrei ringraziarti 2 volte tante sono le recensioni!)
Yelle
Maria_chan (idem come per daffy!)
Yuna
Lucy
Dawson 7
Youffie
Alla prossima! Non so quando
sarà, dato che fra poco ho gli esami di terza media e quindi poco tempo x
scrivere (motivo x cui questo chap è arrivato così tardi). Comunque ciao! Ah,
se voleste lasciare qualche recensione x questo capitolo ve ne sarei grata!
(specie perchè è un chap di transizione e servirà x il prossimo, cioè l’ultimo...)
Sulla
porta, Cornelia si porta le mani alla bocca, accortasi di avere urlato. Tutti
la guardano; la ragazzina arrossisce, stretta nel suo abitino rosa.
“Ehm...
io ho, ho le fedi...” mormora. Il prete scuote la testa in segno di rimprovero;
poi le fa cenno di avvicinarsi. Mentre la ragazzina percorre quel poco spazio
che la separa dall’altare, gli ingranaggi del mio cervello lavorano velocissimamente.
Lo
devo ammettere, devo rassegnarmi, accettarlo.
Nel
momento in cui ho sentito “FERMI!”, ho desiderato con tutta me stessa che fosse
Ron. Sì, lui, venuto come principe azzurro (o sarebbe meglio dire rosso) a
salvarmi da una vita noiosa e doverosa, per portarmi verso la felicità e la
gioia.
Ora,
in teoria una sposa felice e innamorata, a quel “FERMI!” sospira e spera che
sia una cosa veloce, maledicendo la proprietaria della voce che ha rotto il
magico attimo del suo matrimonio perfetto.
Ma
io non sono una sposa felice e innamorata. L’ho sempre saputo, fin dal momento
in cui Harry mi chiese di diventare sua moglie. Solo che ne ero coscente, ma
rassegnata. Il fatto di rivedere Ron mi fece solo soffrire di più, perchè
sapevo che non avrei potuto comunque stare con lui.
Ma
persino una persona razionale, fredda e ligia ai suoi doveri (tra i quali
mantenere una sofferta promessa) come me si rende conto che è il colmo quando,
oltretutto nel bel mezzo del passo più importante delle nozze, desidera con
tutte le sue forze di sposare un altro!
Ed
è il colmo dell’idiozia non solo per me, ma anche per Harry, che sto ingannando
assieme a tutte queste persone.
Il
matrimonio è per sempre, e non ha senso compiere questo importante passo se non
c’è l’amore, nemmeno per una promessa fatta ad una madre sul punto di morte.
Persino
lei, credo che lo capirebbe!
“Allora,
signorina Granger, vuole prendere per marito Harry James Potter?”
Tutti
mi fissano. Harry sorride. Cornelia mi guarda con un sopracciglio alzato. Lei
l’ha intuito, temo. Meglio così.
...io...
“NO!”
E’
un no deciso, forte, duro e secco, ma allo stesso tempo rassegnato, doloroso e
malinconico.
Lo
sguardo esterrefatto dei presenti è puntato su di me. Harry ha la bocca
spalancata e non accenna a chiuderla. Cornelia, d’altro canto, si limita a
scuotere la testa, apparentemente dispiaciuta. Ma poi mi sorride, e con un
cenno del capo mi indica la porta.
Non
me lo faccio ripetere due volte; scatto verso il portone e...
No.
Ho preso un impegno con queste persone e, se non voglio e non posso
rispettarlo, devo perlomeno motivare la mia scelta.
Mi
giro lentamente verso gli invitati ed Harry, rosso in viso. Soffre
terribilmente, ed è colpa mia. L’ho illuso. Ma voglio rimediare.
Mentre
Cornelia si prova le fedi, gettando a terra il cuscinetto su cui poggiavano,
faccio un respiro profondo: “Sentite... non so proprio come spiegare. Sarò
franca e schietta, anche se dopo questo metà di voi mi odieranno. Penserete che
sono una persona senza cuore, superficiale, egoista e in parte è vero. Ma non
lo sono stata solo con voi e un’altra persona che non è qui... ma anche con me
stessa. Mi sono imposta di amare Harry, perchè volevo amarlo, dovevo
amarlo, perchè sapevo, perchè so, che è la persona giusta per me, l’uomo
perfetto, un giovane dolce e meritevole. Ma... se si può far scegliere la
persona da amare al cervello, non si può imporlo al cuore. Il mio cuore ha
retto fino ad ora, ma adesso... non ce la faccio. Non ce la faccio più ad
ingannare me stessa ed Harry, e tutti voi. Mi sono innamorata di un altro,
questa è la verità. E lo amo da anni. Questo è un colpo per voi, che di sicuro
mi odierete fino alla fine dei vostri giorni, ma, vi assicuro, anche per me.
Vi
chiedo scusa, a tutti. E spero che un giorno... un giorno... riusciate a
capirmi e sappiate perdonarmi.”
Cornelia
accenna un applauso, spezzato dalle occhiataccie degli invitati. Harry ha lo
sguardo fisso per terra, il prete è sconvolto. Tutti mi guardano, chi con
astio, chi con stupore, chi con disapprovazione, chi con tristezza, chi con
soddisfazione (queste sono Cornelia ed Amy, che tira fuori subito il cellulare:
“Devo subito dirlo alle mie amiche! Lo sapevo io, eh, sì! Lo sapevo che era
ancora innamorata del suo ex! E’ come nei film e nei romanzi d’amore, col colpo
di scena finale!”
Scuoto
la testa. Mi duole anche pensarlo, ma per una volta, una volta soltanto, quella
pettegola di Amy ha ragione.
Mi
agito sulla poltrona. Pochi minuti e atterreremo. Sono tutta un tremito.
Il
cellulare squilla. Di nuovo. E’ la quinta volta. Ora chi mi chiama è Cornelia.
Bene... dopo tre chiamate di Harry e dei nostri conoscenti, mi ci voleva
proprio. Comunque alle altre non ho risposto, li farei solo soffrire di più
(probabilmente cercherebbero di farmi cambiare idea) o soffrirei di più io
stessa (mi insulterebbero).
“Pronto?”
Si
sentono voci agitate in sottofondo, ed è difficile sentire quella di Cornelia.
“Ciao,
zia Hermione... o meglio, Hermione e basta. Giusto?”
Sospiro.
Anche lei mi odia, adesso. “Io... Cornelia, è difficile da spiegare, specie a
te che...”
“Non
dirmi che sono una bambina. Capisco benissimo. Stai.. andando dal tuo Richard,
vero?”
Esito.
“Sì. Ma non credere che Harry sia come Stephan, eh!, no. Solo che...”
“Non
devi spiegarti. Qui c’è un gran caos... ci sono persone che piangono, che
urlano, che cercano di capire... nessuno ha recepito il tuo messaggio, a parte,
forse, Harry.”
Soffoco
un’esclamazione di sorpresa. “Harry...?”
“Sì.
E’ tremendamente deluso e ferito, ma dice che ti capisce. Lo sospettava.”
“Sospettava
che io non lo amassi più?”
Ora
capisco... “Sei... sei tornata!”: quell’esclamazione di sorpresa, e
l’apperente timore di perdermi che rivelava il suo tono di voce... tutto perchè
sospettava!
“No,
non fino a quel punto... ma diceva che sembravi strana, dal tuo ritorno. Allora
si è detto, e se...? Ma no, impossibile. Crede che, anche se ci vorrà molto
tempo, supererà la cosa.”
“Lo
spero! Gli voglio bene, diglielo, anche se non servirà...”
“Devo
lasciarti zia... posso chiamarti zia, nonostante tutto?”
“Certo.
Ciao, cara.” Chiudo la conversazione con le lacrime agli occhi. Il sapere che
Harry almeno non mi odia, mi fa sentire un po’ meno in colpa.
L’aereo
è atterrato. Scendo e annuso l’aria. Sembra profumare; tutto pare più bello,
ora, e io mi sento bene. Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che mi sono
sentita così in pace con me stessa. Seppure abbia infranto una promessa, non ho
illuso molte altre persone. Non si parlava più solo di me, solo della mia
felicità, ormai, ma di quella di Harry, Ron, Ginny...
Corro
verso la casa dei due Weasley. Prima di aprire la porta, esito un attimo. E’ la
cosa giusta? Ron mi avrebbe perdonata? Avrebbe capito? E se lui e Ginny mi
odiassero?
Ma
è solo questione di un momento. Subito dopo, apro la porta.
Seduta
al tavolo, i capelli spettinati, lo sguardo perso, sta Ginny. Sorseggia un
bicchiere di CocaCola. CocaCola... la bibita che aveva giurato di non bere mai,
per ragioni che mi aveva spiegato. Deve stare proprio male per ridursi così!
“Ginny?”
Si
volta a guardarmi, e sul suo volto appare un’espressione così sorpresa che per
poco non scoppio a ridere.
“Hermione?
Ma come... cosa... tu...!?”
“Sì,
io!” ridacchio. “Io... sono tornata. Non so se potrete perdonarmi... ma è
succcesso, così... avevate ragione, me ne sono resa conto all’ultimo
momento...” tartagliavo, così felice di vederla.
Ma
Ginny non mi sta ascoltando. Sul viso ha un’espressione soddisfatta. Mi si
avvicina stringendomi in un abbraccio fraterno.
“Non
devi spiegarmi nulla, Herm. Credo di capire. Beh, meglio tardi che mai, no? E
devo essere io a sperare di essere perdonata, per quel tiro mancino che ti
ho...”
“Acqua
passata. Piuttosto, dove... ehm...”
“Ron
è in giardino” dice Ginny sfoderando un sorriso a trentadue denti.
“Ha
passato il giorno con la testa fra le mani, sospirando... è pentito, non sai
quanto! Credo che vederti lo... lo... non so neanche come dirlo. Di sicuro
resusciterà.”
Ridacchiai
e mi diressi verso il giardino.
Quando
lo vedo, mi sento mancare e d’un tratto il coraggio mi viene meno.
E’
seduto su una panchina di pietra, sotto un salice piangente. Lo ricordavo bene,
quel salice. Era stato sfondo della sua dichiarazione, un giorno che ero sua
ospite, del nostro primo bacio, della sua richiesta di matrimonio. E ora...
avrebbe mostrato un riconciliamento o l’ennesima lite?
Ron
è come sempre bellissimo, ma avvicinandomi di più noto che ha il viso
accartocciato, gli occhi rossi e le guance fradice.
Se
penso che è per colpa mia che è ridotto così!
“Ron...”
accenno. Lui si volta piano. Mi guarda senza vedermi, poi si rigira.
“Ron!”
riprovo. Non mi guarda nemmeno di striscio. Allora scoppio. “Ron, per favore,
rispondimi! E’ già abbastanza umiliante così, ma essere anche ignorata, diventa
frustrante! Guardami, Ron!”
Lui
si volta. E sembra vedermi per la prima volta. Spalanca gli occhi.
“Hermione?
Ma come.. cosa... tu!?”
Stavolta
non riesco a trattenermi e scoppio in una risata.
“E’
la stessa frase che ha detto Ginny!”
Ron
si alza in piedi. Mi guarda come se fossi un’allucinazione, con quei suoi occhi
così belli, così profondi, così blu, e così pieni d’amore, amore...
“Insomma...
eccomi qui” comincio. Mi mancano le parole. Ho preparato questo discorso e l’ho
ripetuto a molte milioni di volte, ma adesso è diverso.
“Sono
qui... per due motivi, anzi tre. Il primo è che devo chiederti scusa. Scusa per
tutto quello che ti ho fatto, per le ripercussioni, il dolore e il cuore
spezzato. Sono stata un’imperdonabile egoista, non ho pensato nemmeno per un
momento ai tuoi sentimenti, ti ho mollato così, senza una spiegazione.”
Sono
tentata di parlare di mia madre, ma qualcosa mi trattiene; l’affetto, forse, o
il fatto che questa è una mia responsabilità e voglio assumermela in tutti i
suoi effetti.
Ron
mi fissa, mi fissa, mi fissa.
“Il
secondo motivo è che... beh, ti chiedo di perdonarmi. Ti prego. Perchè per me è
importante il tuo perdono, Ron, più di ogni altra cosa, perchè, e questa è la
terza cosa... perchè... io... perchè io ti amo, Ron. Me ne sono accorta troppo
presto e adesso troppo tardi, ma è così. Tutto qui.”
C’è
un minuto di silenzio. Il silenzio dopo una confessione è una cosa che non
sopporto. Ma non dura a lungo.
“Hermione...”
Ron si morde il labbro inferiore, agitato. “Devo scusarmi anch’io. Mi sono
comportato malissimo, con te. Ti ho fatto una cosa tremenda, contro la tua
volontà, e non me lo perdonerò mai, mai. Inoltre non ho cercato di capirti,
mai, vedevo tutto in bianco e nero, pretendevo che le cose fossero come volevo
io e io volevo che tu restassi con me e basta. Sono un’egoista, e capisco
benissimo che tu non mi amassi, e...”
Gli
metto un dito sulle labbra. “Sssh. Se dici così mi sento peggio. Ho sbagliato,
e forse è così anche per te, ma...”
“Ti
amo ancora, Hermione. Se è questo che volevi sapere, beh, ecco qui. Non ho mai
smesso di amarti, mai.”
“Oh,
anch’io, Ron! Può sembrarti una cosa meschina e probabilmente lo è, dopotutto
stavo per sposare Harry... Ma in effetti io non ti merito, sono un’ipocrita,
una vile, un’inetta, un’imbarazzante...”
Ma
non riesco a terminare la frase perchè Ron mi si avvicina e, stringendomi al
petto, preme le sue labbra contro mie. Non ricordavo quanto fosse piacevole
questo contatto, probabilmente perchè l’ultima volta ero ubriaca. Ma è
dolcissimo baciarlo di nuovo, ora che tra noi non ci sono più contrasti, ora
che è tutto di nuovo sereno, ora che ci siamo chiariti.
Non
capisco come ho fatto a resistere per tanto tempo senza di lui.
Stanno
benissimo assieme, davvero. Io l’ho sempre detto. Hermione è stata coraggiosa,
e adesso devo prendere esempio dal suo coraggio.
Si
avvicina al telefono e alzò la cornetta, digitando un numero imparato a
memoria.
“Pronto?”
La
sua voce... la sua bellissima e melodiosa voce è sempre la stessa, seppur così
affranta e triste. Ma lei sa come tirarlo su.
“Ciao,
Harry. Sono Ginny. Senti, capisco che è un brutto momento, ma... sei libero
stasera?
"Mostragli la strada... Portali verso l'amore... In questo freddo tramonto Una goccia d'oro che si scioglie..."
Sono in tremendo ritardo stando alla velocità con cui ho
pubblicato gli ultimi capitoli, ma gli esami sono vicini e i nostri prof
sfornano verifiche a raffica!
Beh, a parte questo... FINE! Ci sarà un epilogo, (credo)
comunque... Ok, e via con le critiche... anche se prima devo ringraziare un
paio di persone!
Lucy ^^
Daffydebby :-)
Youffie :))
Yuna :!
Fede :-P
Kamomilla ///
Grazie a tutte davvero, siete fin troppo gentili! E lo sarete
doppiamente a schiacciare quella scritta giù in basso...