Questo Prezzo Irrazionale

di __Lune__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principe azzurro ***
Capitolo 2: *** Incubo? ***
Capitolo 3: *** Perchè lo fai? ***
Capitolo 4: *** Il Gatto ed il Ratto ***
Capitolo 5: *** Casa ***
Capitolo 6: *** Orgoglio e libertà ***



Capitolo 1
*** Principe azzurro ***


*CHRISTIAN

-Ti prego, non sparare, ti prego- gridò un uomo ,si trovava la canna di una pistola sulla fronte, con qualcuno che stava per premere il grilletto.

Provò a cercare pietà negli occhi azzurri del carnefice, ci vide paura, lo sentì tremare come se non volesse con tutto se stesso uccidere qualcuno.

 -Ti prego, so che non vuoi farlo- lo pregò l'uomo , provò ad abbassare con lentezza la pistola.

-Non ti azzardare- disse poi la persona che aveva davanti, la sua voce sembrava quella di un bambino, lo vide distogliere gli occhi.

La vittima vide il sicario muovere la mano  verso il grilletto.

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*ALEXANDER

Alexander lasciò andare la freccia, il suo sibilo acuto perforò l'aria attorno a lui, vide l'arma virare tra i rami degli alberi ormai morti.

Chiuse gli occhi del colore del fuoco, e come un serpente riuscì a percepire che il cuore della sua preda si stava fermando, sentì anche foglie che si frantumavano sotto il peso di qualcosa, o meglio...qualcuno.

Alexander sospirò; Christian non era riuscito a uccidere quell'uomo.

Scosse la testa annoiato, e con uno scatto felino raggiunse la preda ormai morente.

 -Perché lo hai fatto?- chiese furente l'altro ragazzo, -Tu non lo avresti fatto- rispose Alexander senza riservargli neanche uno sguardo, -Non è vero!- obbietto lui, -A si?- Chiese il ragazzo dagli occhi d'ambra,-Allora finiscilo, metti questa freccia nel suo petto- continuò poi lui.

Si avvicinò a Christian e gli porse la freccia, passò qualche secondo, il ragazzo non prese la freccia.

Alexander si voltò verso la sua preda, la osservò con attenzione, la sua vittima era un uomo, grasso e pelato, puzzava ancora di alcol, dalla sua sacca fuoriuscivano collane di perle e anelli di rubino e smeraldo, forse era un brigante.

Osservandolo si chiese perché il generale volesse che lo uccidessero.

L'uomo urlò :-Sporchi sicari, vuoi non sapete chi sono io, vi pentirete di ciò che state facendo, ve ne pentirete-.

Uno sguardo furente lo zittì: -Signore, non ci biasimi, noi stiamo solo facendo il nostro lavoro-.

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*IL BRIGANTE

Dopo la minaccia la preda decise di supplicare la clemenza, però non servirono parole da parte di Alexander, perché il brigante nell'incendio che l'assassino aveva al posto degli occhi, 

Mentre tremava, sentì il peso del corpo del sicario sul suo, sentì dita lunghe abbassargli le palpebre, sentì la punta della freccia premere contro la carne, sentì dolore.

Mentre esalava gli ultimi respiri, il brigante cominciò a pregare un Dio a cui non aveva mai creduto ed ad evitare un diavolo a cui aveva donato l'anima, e dopo qualche secondo morì.

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*ALEXANDER

Assicurandosi che la preda fosse morta Alexander ripose l'arco e premendo gli stivali nel sangue scuro lasciò fischiettando quella foresta che ora aveva qualcosa in più di morto.

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*CHRISTIAN

Christian lo seguiva da dietro, cercando di non respirare, per non sentire l'odore del sangue fresco e voltandosi a volte per controllare se la vittima fosse ancora viva...ci sperava.

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*ALEXANDER
 

Era da un po' che Alexander e Christian era tornati alla casa base, avevano riportato il completamento della missione ed erano andati a riposare nelle loro camere.

Alexander sentì la porta sbattere violentemente contro il muro -Ragazzini, preparatevi, oggi proverete qualcosa di nuovo-.

Le truppe galoppavano da qualche decina di minuti, alla fine giunsero ad un villaggio, forse la gente non scappò perché era convinta che fossero venuti per fare del bene...

Dopo un ora la terra era pregna di sangue, Alexander vide una famiglia nascosta, madre, padre e alcuni figli, -Hai visto qualcosa?- chiese un soldato dietro di lui, -No, ero solo un po' distratto- mentì lui, se avesse parlato avrebbero ucciso anche loro.

Quando le ricerche per eventuali sopravvissuti si conclusero e le truppe erano pronte a ripartire si sentirono dei rumori e come delle voci.

-Vado io- si affrettò a dire atono Alexander, quando finalmente arrivò nel luogo da cui provenivano voci vide quella famiglia, la bambina aveva in braccio un orsacchiotto in peluche e un libro di favole.

Quando si accorsero di lui si fermarono in preda alla paura, Alexander scese dal suo mustang nero si avvicinò a loro. 

-Nascondetevi la- disse indicando una casa abbandonata in cui i soldati avevano già fatto strage -E state zitti- aggiunse mentre si preparava a ritornare al suo cavallo.

Dietro di se sentì qualcuno tirare il mantello della sua divisa, si voltò, la bambina teneva in mano il libro aperto, la pagina mostrava l'immagine di un principe, l'infante chiese.

-Signore, lei è un principe azzurro tu?- chiese la bambina ,il ragazzo si chinò e con la mano gelida le accarezzo la guancia - Ma certo...però, vedi, ti auguro di non incontrare mai un principe come me-

-Hai visto nessuno, soldato?- chiese il generale,-No, signore- rispose Alexander...






 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao...spero che la mia storia vi piaccia e spero anche di poterla continuare per molto tempo ancora❤
Sayonara

 

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Capitolo 2
*** Incubo? ***


*ROSE

Qualcuno la stava rincorrendo, erano dei soldati di quel generale, si il generale Scorpyon.

Mentre correva sperava con tutta la forza che le rimaneva che fosse solo un incubo, un incubo da cui ci si poteva svegliare e tirare un sospiro di sollievo, ma il dolore bruciante al petto  le sue illusioni.

La ragazza si fermò in segno di resa solo quando giunse ad un vicolo cieco, un soldato la bloccò, un  calcio allo stomaco la fece inginocchiare per poi farla collassare a terra.

L' uomo la guardava con occhi colmi d'odio, si chinò su di lei, da dietro la divisa elegante estrasse un pugnale con degli intagli che si univano in uno stemma, l'ultima immagine che i suoi occhi furono in grado di vedere fu la lama del pugnale illuminata dalla luna.

Un dolore agonizzante la pervase, sentì che il suo cuore smetteva di battere, il sangue scarlatto sgorgò dalla ferita, sentì il sapore del liquido rosso invaderle la bocca, socchiuse le labbra per far uscire un sottile rivolo, le sue mani tremarono.

Dopo qualche secondo si poté finalmente dire che Rose Wallflare era definitivamente morta.

Rose si tirò su dal letto sudando freddo, respirando con fatica, si sentiva come se fosse stata sott'acqua troppo a lungo, ripensò a quello che le sembrava un sogno o meglio, un incubo, ripensò al dolore così vero, così terribile.

 

Davanti al suo grande specchio osservò la sua pelle color foglia d'autunno, però non del colore di quelle sui rami: quelle ancora lucide e fresche seppur scure, ma di quelle che cadono secche a terra.

La ragazza osservò anche quelle chiazze chiare, vitiligine, dicevano, sfiorò la pelle sopra il suo cuore, era intatta come sempre.

Calmandosi si raccolse l'ammasso di ricci rossastri in una coda bassa, sospirò, preparandosi ad un altra giornata.

Sentì una voce chiamarla, la voce di sua madre, così tagliente, così severa, sua madre non era mai stata molto affezionata a lei, sua sorella Emma era stata per quei 20 anni della sua vita la prediletta.

Ripensò a qualche anno prima, quando loro padre era là per lei, la ascoltava, lei si confidava con lui, ma quando morì per malattia la aveva lasciata solo con le sue lacrime e i suoi pensieri.

Sulla tomba dell'uomo  Rose aveva giurato  che non avrebbe pianto che sarebbe stata impenetrabile, che non sarebbe cambiata, lei non pianse mai, lo aveva giurato d'altronde...e i Wallflare mantenevano sempre le promesse.

Durante la colazione Rose strinse la sua tazza tra le mani fredde e guardò la madre, Emma sbatté la il contenitore in coccio sul tavolino e se ne andò.

Sua sorella non aveva mai violato le buone maniere in quel modo, a differenza di Rose lei era "perfetta"

Poco dopo Rose salì nella sua camera e accarezzò la sua gatta, sospirò e si sdraiò sul letto, duro e freddo.

Nel pomeriggio sentì la sua esplodere nel rumore delle carrozze, il nitrire dei cavalli e i pettegolezzi delle signorine americane .

Cercò di ignorare la discussione della madre con sua sorella:-Quella ragazza è inutile, non serve a niente in questa casa!-.

Ancora un urlò pieno di astio, passeggiò nei corridoi della casa, fino a raggiungere le sue orecchie

La ragazza strinse il cuscino a se, si guardò di striscio allo specchio, osservò i suoi occhi; uno verde e uno azzurro, occhi che nel 500 l'avrebbero fatta passare per una strega la guardavano con un velo di ...tristezza.

Qualcuno la chiamò, la voce veniva dal pianoterra.

Trovo sua madre davanti alla porta, fece per parlarle ma la donna la spinse fuori da casa.

Voltandosi Rose si accorse che era già chiusa.

Pensò che una donna a modo non avrebbe mai fatto in quel modo, pensò che una  MADRE non avrebbe dovuto fare mai.

Si voltò ancora e si trovò davanti un uomo accompagnato da una donna, non erano molto giovani, l'abito dell'uomo era troppo stretto per il suo corpo tarchiato  e la donna aveva una divisa dell'esercito troppo corta per il suo corpo snello.

 Rose guardò la porta in mogano della sua casa  sperando di vedere una madre e una sorella disperate per la loro scelta.

Sapeva già quello che avrebbe visto però,  conosceva Emma e conosceva anche sua madre, sapeva che ormai non apparteneva più a quella famiglia, sapeva che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.

 

 

ANGOLO AUTRICE
Vi piace questo capitolo? Fatemi sapere😊
Sayonara

 

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Capitolo 3
*** Perchè lo fai? ***


*ALEXANDER

-Ale-, lo richiamò Christian, , il ragazzo si voltò.

-Tu...hai mai pensato che quello che facciamo è sbagliato? Insomma noi uccidiamo le persone...- rifletté ansioso Christian.

 Alexander lo guardò intensamente negli occhi,-Christian, perché fai parte di questa squadra?- gli chiese.

Christian si bloccò di colpo

-Credevo di poter proteggere le persone, di poterle salvare le persone, di poter essere rispettato, non avrei mai immaginato che le avrei uccise, non avrei mai creduto che sarei stato odiato- rispose poi.

-Le cose non sono mai come ce le immaginiamo, vero?-, ridacchiò Alexander.

-Perchè lo hai ucciso?- chiese serio Christian,- Poteva avere una famiglia, una moglie che lo aspettava a casa, dei figli...- proseguì.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco si avvicinò a quello che aveva gli occhi del colore del cielo, -Christian, credi che mi importi di un brigante? Credi che mi importi della sua vita o della sua famigliola perfetta?- sibilò Alexander

-Il generale ha dato degli ordini, ed io ho bisogno di seguirli, tu non hai idea di cosa potrebbe accadere altrimenti- fece per andarsene ma...-Tu vuoi seguirli, intendo gli ordini, potremmo andarcene, lo sai- gli urlo dietro Christian, Alexander lo guardò, così come tutti gli altri soldati.

-Andiamo- bisbigliò il più bravo tra i due sicari.

Camminarono a lungo per la caserma, quella che era la loro casa da anni, avevano entrambi imparato a memoria ogni singolo punto in cui il legno nero cigolava, avevano imparato a capire dove il muro in mattone era leggermente più sottile...quando dovevano praticamente fare silenzio.

Avevano capito su quali delle tegole rosse del tetto dovessero poggiarsi per non scivolare, per non sbattere la testa tra i lunghissimi fili verdi che ricoprivano il terreno intorno attorno alla caserma.

Si, erano anche abituati alle mura che viste da fuori sembravano star per crollare.

Si, avevano imparato ad odiare quella ammasso diroccato che era la loro casa da troppo tempo.

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*ROSE

-Quanto avete pagato?- chiese stringendo i denti Rose, -che intendi?-,chiese la donna, a quanto pareva il suo nome era Lerath, Aphia Lerath.

-Per l'affidamento, quando avete pagato per avermi?- chiese ancora irritata la ragazza.

L'uomo e la donna si guardarono, risero, però non era una risata divertita, era una risata amara.

-Davvero credi che qualcuno pagherebbe per avere l'affido di una meticcia?- chiese beffardo l'uomo,  -Però è vero, lo ammettiamo, Ana ha pagato molto per liberarsi di te- continuò Aphia.

-E poi...chi credi che noi siamo, bambina?- chiese ancora l'uom,  -Un'uomo e una donna come tanti altri che se ne fregano delle altre persone- rispose prontamente la ragazza.

-Oh, così ci ferisci profondamente, cara- sorrise beffarda Aphia, -Pensavo fossi più intelligente-.

Si fermarono davanti a una porta, era bianca come il latte, troppo pulita per essere una casa di Oneiros; la sua citta era sempre stata sporca.

-Ragazzina, credo che ci siano molte cose che non conosci di questo mondo ed a quanto vedo sai molto poco anche di Oneiros-, -Non sono una stupida, e non sono neanche cieca, io ho imparato a vivere in questa città ed in questa terra-

Un'altra risata cominciò a minare il suo orgoglio.

-Rose...vogli essere sincera con te, ragazza, tu hai solo imparato a vivere con una famiglia pessima, hai imparato a soffiarti da sola il moccio dal naso, francamente, tu ha imparato le cose che imparato tutti i bambini, credo che tu ti ritienga troppo  intelligente .

-Dimmi, genio, sei riuscita a capire la vera ragione per cui i ricchi se ne sono andati? Sai quale è la situazione in tutti gli altri paesi o perchè le persone da mesi stanno scomparendo, anche se piano?-  chiese Aphia

Rose trovò per un istante molto interessanti le sue scarpe, notò l'ombra di qualcosa di imponente sopra di lei, l'uomo le guardava dall'alto il nido rosso che aveva al posto dei capelli, con una mano le sollevò il viso, fece in modo di poterla guardare negli occhi,- Come immaginavamo- sorrise poi.

Rose lo guardò con uno sguardo pieno d'odio, gli morse la mano, poi si mise a correre, il più lontano che poteva, per andarsene da quei due.

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*APHIA E LYON

-Questa cagnolina morde, Lyon...-.

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*CHRISTIAN

-Quanto lontano dobbiamo andare?- chiese nervoso Christian; stavano camminando da tanto.

Alexander lo guardò:-Quanto basta- rispose poi continuando a camminare

-Siamo in giro da minuti, non abbiamo neanche una meta- commentò Christian, l'altro non lo ascoltò, -Eccoci- disse poi dopo il silenzio fermandosi davanti ad una stanza impolverata: era la biblioteca,

-Amico, sei sicuro che non verrà nessun...-, -Sono sicuro-, lo interruppe secco Alexander -E poi chi vuoi che venga qui? Reys o Luke? No, i nostri compagni sanno a malapena come allacciarsi le scarpe, loro...- , -Sta zitto- si interruppe bruscamente il suo amico, si sentirono delle voci.

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*???
 

-Generale, non possiamo fare quello che abbiamo fatto a Korin anche ad Oneiros, si rende conto che parla di attaccare una dei paesi più importanti di questo mondo?- sussurrò preoccupata una voce femminile.

-In quel buchetto non ci vive più nessuno di importante- ribatté il generale Scorpyon , -Si, ma signore, nei terreni di quel posto ci sono minerali preziosi, i ricchi che ne usufruiscono vorranno spiegazioni- continuò la voce femminile.

-E gliele daremo, Zeya, spetterà a noi renderle credibili o meno- la zittì il generale.

Christian guardò il suo amico, provo a parlare, ma si ritrovò la mano di Alexander sulle labbra, aspettarono che i passi si allontanassero, si guardarono ancora, si erano capiti perfettamente.

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Hey, come va?

Avevo intenzione di pubblicare questo capitolo prima, ma lo vedevo come vuoto, e sinceramente lo vedo vuoto anche ora, ma mi direte voi, sempre se vi va😥

Grazie mille se siete arrivati fino a qui. Continuerò ad un commento...

Sayonara

 

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Capitolo 4
*** Il Gatto ed il Ratto ***


* APHIA -Lyon, dove è quella maledetta meticcia?- chiese furiosa Aphia mentre camminava impaziente.

Avevano perso Rose da più di un'ora, trovare quella ragazza era impossibile. La donna ebbe tempo di ripensare a quello che le aveva detto la madre di Rose, sembrava ansiosa di liberarsene, ne sembrava addirittura ...spaventata. Si ricordò: - Maggiore, lei non può comprendere, non è come lei e me, lei è, lei è...- aveva cominciato freneticamente la donna, -Signora, si calmi, abbiamo bisogno degli ordini del generale per poter procedere- le aveva risposto secca Aphia.

-Signorina, va tutto bene?- chiese un uomo anziano ad Aphia , aveva la barba lunga e sporca , forse originariamente era bianca, la donna si prese del tempo per osservarlo meglio.

Quell'uomo apparteneva ad un rango sociale "infimo" a detta sua, Le mani rugose e impolverate sfiorarono la giacca della sua divisa, il suo odore di ratto bagnato e di birra le si impregnò nei vestiti.

Il maggiore si allontanò, si tolse la giacca, e la gettò a terra.

Non considerava quell'uomo tale, era come un rifiuto della società.

-Perfetto!- sussurrò accorgendosi di aver perso le tracce di Lyon.
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*ROSE
Rose si posò ad un muro bianco, i suoi capelli si incrostarono di alcuni frammenti cadenti. Casa sua era decisamente da risistemare. Pensò al fatto che si era appena fatto sera, al fatto che forse erano passate già alcune ore da quando aveva lasciato quella casa Sentì dei passi dietro di lei. Erano quelli di un uomo. ________________________________________________________________________________

*LYON Lyon aveva percorso tutte le strade meno popolate, quelle strade dove una ragazzina come Rose avrebbe creduto nessuno l'avrebbe mai cercata, ma nonostante l'uomo avesse controllato anche negli stretti vicoli di Oneiros non l'aveva trovata.

Lyon pensò ai ratti; loro si nascondevano ovunque.

Quando la vide appoggiata al muro della sua casa gli venne da ridere.

Come poteva quella bambina essere così stupida? E lui come aveva fatto a non pensarci.

Avevano giocato fin troppo a nascondino, ora era il momento dell'acchiapparella.
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*ROSE
Le gambe cominciavano a farle male, Rose ora non aveva idea di dove nascondersi.

Inciampò.

L' atterraggio era stato morbido.

I capelli bruni di qualcuno le si intrecciarono tra le dita.

Emma era furiosa. -Sono passate solo alcune ore e già ti rincontro fallita?- chiese sua sorella rialzandosi, Rose la guardò con disprezzo. -Emma...come avete osato?- chiese guardando in basso la ragazza dai capelli rossi, -Perché mi avete lasciata, avreste potuto chiedermi di trovarmi un' altro posto in cui vivere, invece...invece avete preferito mandare qualcuno a portarmi via-.

A Rose non importò il fatto che l'uomo che l'aveva inseguita ora era così vicino da poter esaminare la struttura dei suoi capelli. ________________________________________________________________________________

*LYON

Lyon aveva raggiunto il suo ratto, ma ora voleva assistere alla discussione con il gatto.
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*ROSE

-Voi mi avete fatto portare via come una criminale dalla mia casa, dalla casa di nostro padre, Emma, mi avete privato della mia vita, della mia stanza, della mia felicità- continuò il ratto con crescente rabbia.

Il gatto sembrò non avere alcun rimorso. -Non te lo ricordi Emma? Ti ricordi la volta in cui con i nostri genitori abbiamo giocato tutto il giorno? Noi ci siamo cresciute in quella casa, abbiamo studiato e imparato, abbiamo fatto tutto...perché sei cambiata?-. Emma la guardò negli occhi ancora una volta:-Hai finito? Sai, avevi promesso a nostro padre che non avresti mai pianto, ma credo che l'essere patetica rientri nelle cose che lui non avrebbe voluto per te, Rose- rispose sua sorella.

Emma si avvicinò a sua sorella. I pochi abitanti di Oneiros cominciarono a mormorare avvicinandosi alle due sorelle. ________________________________________________________________________________

*EMMA -"Gne Gne, perché mi avete abbandonata, io sono così bella e intelligente, invece voi...Emma, tu e la mamma siete delle cattivone", vero che fai così principessa? Ti senti triste? Inutile? Quei due non ti hanno trascinato...potevi fare resistenza e tornare indietro- disse la ragazza sbeffeggiando sua sorella.

I tacchi di Emma sbatterono sul terreno delle stradine interne, Prese una ciocca dei capelli di sua sorella.

-Hai preferito pensare di non poter fare niente piuttosto che ammettere che sei debole e senza fegato- continuò Emma -Rose, tu non hai idea di quando tu sia una spina nel fianco...vero?- chiese la ragazza sorridendo, poi lasciò i ricci rossi e decise di proseguire per la sua strada.

Emma sorrise a Lyon mentre la gente attorno a lei si chiedeva se stare dalla parte del gatto o da quella del ratto.
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*APHIA

Aphia poggiò la mano sulla spalla di Lyon; finalmente lo aveva trovato. -Che si dice?-, L'uomo si voltò a guardarla, poi indicò Rose.

Aphia rise.

La donna si avvicinò alla ragazza, la abbracciò dolcemente da dietro: -Bambina, mi hai fatto arrabbiare tanto ,sai?-. ________________________________________________________________________________

*ROSE Rose non provò neanche a fare resistenza, ora si...che era patetica Aphia le sussurrò in un orecchio:-Andiamo- disse mentre bruscamente cominciava a trascinarla.







ANGOLO AUTRICE

Ciao, scusate se non ho pubblicato niente per tanto tempo, questo capitolo è un po' più breve del solito, ma i prossimi saranno più lunghi😁.

Sayonara

Ps: Ho rivisto alcuni capitoli e li ho modificati leggermente, ditemi se c'è ancora qualcosa che non va.

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Capitolo 5
*** Casa ***


*ROSE

Rose sentì la mano fredda di una donna sulla sua schiena, sentì premere sulla sua colonna vertebrale...la invitava a camminare.

La ragazza si ritrovò di nuovo davanti a quella struttura bianca che sarebbe stata forse il posto dove avrebbe vissuto.

La sua casa.

L'uomo che era davanti a lei si avvicinò alla pesante porta in metallo, poi guardo Rose e sorrise.

Rivolgendosi di nuovo alla lastra d'acciaio la spinse.

Davanti alla giovane donna comparve prima solo il buio assoluto, poi la luce fioca di un lampadario pendente dal soffitto illuminò dei gradini.

La lunga scala portava ad un altrettanto lungo corridoio, ad intervalli regolari lungo il muro erano incastonate sette porte.

L'uomo che aveva aperto la porta si fece avanti poi invitò Rose ad entrare.

La giovane donna piantò i piedi a terra, poi, sentì una spinta.

Le mani della ragazza si frapposero troppo tardi tra lei e il pavimento, e quello che ottenne fu un dolore pulsante al polso.

Comunque della sua mano non aveva tempo di preoccuparsi, lo scoprì quando un altro dolore, molto più forte del primo le partì da una tempia.

Rose sentì del liquido appiccicarle insieme dei ricci rossi, la cosa che la spaventò , però, fu il rendersi conto che quel liquido non aveva un colore poi così tanto diverso da quello dei suoi capelli.

Sentì che il sangue era poco, forse si era fatta una ferita abbastanza superficiale, ma questo non impediva al dolore di farsi sempre più acuto.

La ragazza sentì gli occhi pesanti, si sentì debole all'idea di non riuscire ad alzarsi, poi non ci pensò più, chiuse completamente gli occhi.

Perse i sensi.

-Aphia?- cominciò irritato Lyon, la donna lo guardò -Abbiamo un giocattolo fragile-  concluse poi sprezzante verso quel corpo che giaceva a terra.
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*ALEXANDER E CHRISTIAN

Due ragazzi correvano per raggiungere la stanza dove si tenevano mappe impolverate, mappamondi, specchi rotti o crepati, divise tagliate o lerce, libri ingialliti, in realtà non credevano neanche che quel posto avesse un ripostiglio.

Dopo la corsa i due ragazzi si trovarono di fronte ad' una stanza illuminata appena dal sole.

Osservarono le pareti del colore del sangue arterioso notarono come a decorarle vi fossero solo sottili fili bianchi uniti in una ragnatela.

I ragazzi si guardarono attorno, e finalmente le individuarono quelle polverose mappe dello stato di Ilian.

I due fissarono a terra, quei frammenti taglienti ora erano impegnati solo ad imitare i gesti dei ragazzi.

Uno dei due si guardò a lungo; i lunghi capelli corvini, la pelle bianca come il latte era vicina al mostragli ogni sua singola vena, le labbra senza colore...e poi gli occhi.

In quegli occhi che persino sua madre aveva definito demoniaci lui non aveva mai visto amore per nessuno.

Nei suoi occhi nessun uomo e nessuna donna avevano mai visto amore.

Il ragazzo allo specchio si sentì chiamare: -Alexander-.

Alexander si voltò, Cristian teneva una mappa spiegazzata e polverosa.

Erano passate ore dal tramonto ed erano passate ore da quando Alexander e Christian avevano trovato la mappa.

Quando tutti dormivano, il silenzio della notte lasciava spazio al solo rumore di tegole scricchiolanti sotto il peso di due persone.

Alexander  teneva in mano una lanterna, con una mano cercava di frapporsi tra il metallo color ruggine ed il vento, intanto Christian si sedeva sul bordo del tetto ed apriva la mappa.

I due sicari fecero correre gli occhi sul verde delle pianure, sul castano delle montagne, sui nomi della città di Gon, su quella di Alis, su quella di Korin...fino ad arrivare ad Oneiros, notarono il lungo fiume Laina.

Sbuffarono.

 Sarebbe stato difficile attraversarlo.

Quando arrivò la notte nell'assordante silenzio del buio assoluto si sentivano solo delle tegole scricchiolare sotto il peso di due persone.

Christian si accasciò sul bordo del tetto alzando un minuscola nuvoletta di polvere rossiccia.

Alexander gli si sedette accanto.

Quando guardarono la mappa entrambi chiusero gli occhi dalla frustrazione.

Prima, però, i loro occhi avevano avuto il tempo di scorrere sul verde spento delle pianure ,sul nocciola delle montagne.

I loro occhi inoltre corsero anche sui nomi delle città di quel territorio: Heins, Foik...Korin...e poi finalmente Oneiros.

Poi notarono quelle chiazze che contenevano tutte le sfumature possibili d'azzurro e blu, quei lunghi filamenti celesti...il fiume Seit era famoso per i morti che giacevano sui suoi fondali, così come la chiazza scura che rappresentava il lago Beich.

Mentre i due ragazzi si osservavano si sentirono sul tetto altri pazzi.

Era un uomo.

Era il generale Scorpyon.

-Cosa state facendo qui, soldati?-

Christian nascose velocemente la mappa dietro la schiena.

-Niente- si affrettò a rispondere Alexander.

Il ragazzo allungò le mani verso la schiena dell' amico.

Christian sentì Alexander prendere la mappa dietro la sua schiena, non ne capiva il perché.

La mano afferrò la carta, e la lasciò cadere dal tetto, nella folta erba.

Quando il generale se ne andò i entrambi poterono andare a riprendere la mappa nel prato.

Quando passarono dieci minuti, Alexander portò la testa indietro, serro le labbra per non far uscire l'urlo di rabbia.

Christian invece stringeva i pugni, erano arrabbiati, o forse disperati e preoccupati.

Ma questo non cambiava la situazione.

La mappa era sparita.





ANGOLO AUTRICE

Vi è piaciuto questo capitolo? Sentitevi liberi di commentare, inoltre ho l'impressione di star mettendo troppi pochi dialoghi, quindi fatemi sapere.

Sayonara ragazzi❤

Continuo con un commento☺
 

 

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Capitolo 6
*** Orgoglio e libertà ***


*CHRISTIAN

 

Christian si posò una mano sul viso, Alexander invece accanto a lui rifletteva; i due avevano perso la mappa e pensandoci non era la morte.

Anche il ragazzo continuò a pensare: perdere la mappa non era la morte, ma il solo immaginare che qualcuno potesse averla...

In entrambi però bruciava una paura folle.

La consapevolezza che a trovare la mappa poteva esser stato il generale.

-Alexander- cominciò Christian, -Cosa proveresti se Oneiros facesse la stessa fine di Korin? - concluse.

-Non mi piace fallire, amico mio, ma d'altronde non fa differenza, che salviamo o meno quella città ce ne saranno almeno altre dieci che Scorpyon si premurerà di distruggere-.

Christian smise di fare domande, ed insieme ad Alexander nel buio della notte i loro passi riecheggiarono per i corridoi della struttura.

Nell'ombra invece qualcuno li seguiva, nella mano stringeva della carta colorata e stropicciata.

Nella carta si poteva leggere il nome di Oneiros.

Non era sua quella mappa.
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*ROSE

La ragazza sentì dei sussurri, correvano rimbalzando su ogni singola parete.

Rose si accorse di aver freddo solo dopo qualche secondo, il suo corpo era ricoperto solo da un vestito grigiastro, ed aveva ancora le scarpe ai piedi.

Si accorse di essere stesa su un letto ed intorno a lei si susseguivano altri letti simili al suo.

Notò di aver la testa poggiata su quel che sembrava della stoffa puzzolente imbottita di...non lo capiva, forse zoccoli di cavallo e paglia.

La ragazza posò una mano sul cuscino, un flusso di dolore le prese il posto del sangue, e le scorse lungo il braccio.

Rose si ricordò della caduta, non si stupì del fatto che nessuno si fosse occupato di medicarla.

Questa volta, a differenza di quella precedente il dolore al polso fu molto più forte di quello alla testa.

Alzandosi si tastò i capelli, il sangue aveva avuto il tempo di seccarsi.

Tendendo la mano sinistra davanti a lei Rose camminò nel buio verso quella che sembrava essere una finestrella sbarrata.

Uno scricchiolio proveniente da dietro la porta la fece voltare di scatto, qualcuno bussò, lei stette zitta mentre guardandosi intorno cercava un posto dove nascondersi.

Quando vide la maniglia muoversi freneticamente si buttò sotto il letto, dopo un rumore secco sentì la porta cigolare.

Dei passi pesanti sembravano dirigersi proprio verso di lei invece virarono verso la finestra.

Dei rumori riempirono la stanza per dieci minuti almeno e quando smisero Rose credette di dover aspettare ancora poco prima di poter uscire.

Un urlo selvaggio servì ad identificare il sesso della persona intrusa: era una donna, ma non era Aphia.

Mentre la porta si chiudeva dietro alla donna e le urla si facevano sempre più sottili tra i corridoi Rose riuscì a sentire delle parole: "Maledetta strega che non è altro" o "Me la pagherà".

La ragazza poi strisciò fuori da sotto il letto e con paura crescente notò la pazza giallastra che stava piano piano ricoprendo le mattonelle grigiastre a partire dall'uscio della porta.

Odorava di Alcol.

Raggiungendo a passo lento il liquido Rose poté notare anche l'ombra della figura che si poneva dietro alla lastra di legno.

Mentre una luce la faceva indietreggiare di nuovo si sentirono altre voci: -Perché proprio ora? La Signora ci farà uccidere tutti, domani mattina all'alba taglierà la testa a tutti noi, ed' allora altro che incendi- biascicò un ragazzo.

Altri chiacchiericci riguardanti i modi su cui "lei" avrebbe potuto ucciderli tutti, Rose riconobbe sette voci.

La porta si spalancò di colpo, una ragazza sorrise nel vedere gli occhi di Rose riempirsi di viva paura.

-Chi sei? – chiese nervoso un giovane uomo avvicinandosi a Rose, la ragazza indietreggiò fino a ritrovarsi con le spalle riverse verso la finestrella che ora notava dotata di sbarre scheggiate.

Quel rumore metallico che aveva sentito ora aveva più senso.

-Sono Rose Wallflare, io non so chi voi siate ma vi posso assicurare che non sono guai quelli che vado cercando-

-Menti! - sussurrò un'altra donna avvicinandosi anche lei, -Prima uno di noi è entrato in questa stanza, nessuno ti ha vista...perché ti nascondevi? -, -Non volevo spaventare nessuno non sapevo neanche della vostra esistenza- spiegò più calma Rose.

Qualcuno le si avvicinò: un'altra giovane donna.

-Aphia e Lyon ti hanno chiusa qui, Rose? – chiese lei, -Suppongo di si- rispose Rose. -Come possiamo uscire da qui? Voi lo sapete, non è vero?- continuò

-In questo tempo ho potuto ricevere un bel marchio sulla guancia, è come una dimostrazione sulla mia pelle che tutto questo sta accadendo veramente, credi che da questo incubo non ci sarei uscita prima se avessi saputo come fare? – rispose la donna.

Se ne andarono tutti lasciando perdere l'idea di dare fuoco alla struttura, una ragazza disse a Rose una cosa.

"Ci siamo arresi, Rose, non c'è più niente per cui combattere dopo aver perso la libertà e l'orgoglio"

Rose cercò di comprendere a quale libertà persa si stesse riferendo quella ragazza , poi pensò di quando era piccola, di quando si trovava in piazza con suo padre.

Si ricordò di quando aveva visto degli schiavi .

Avevano lo stemma della famiglia reale sulla guancia.

Dove non si poteva nascondere.

Era questo l'orgoglio perduto?

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ragazzi, hey, come state?.

Scusate se ho pubblicato così tardi...c'è un motivo? Ehm, no, sono solo pigra😅

Sentitevi tutti liberi di farmi notare qualsiasi tipo di errore.

Comunque spero di non aver fatto aspettare quelli a cui sta piacendo la storia ( se ci sono)  per nulla di interessante.

Continuo a 2 recensioni

Sayonara

 

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