Remember me

di Musical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Amici, non siamo amici. Siamo un angelo... E un demone. Noi non abbiamo niente in comune. Non mi piaci nemmeno!"


Dopo un sonno ristoratore durato un paio di settimane, Crowley aprì all'improvviso gli occhi, i peli dietro al collo s'erano alzati, le unghie s'erano tramutate in lunghi artigli neri che avevano squarciato il materasso e le coperte, mentre un brivido percorse tutta la sua schiena facendogli venire la pelle d'oca. Il demone prese veloci respiri per annusare meglio l'aria nel tentativo di captare qualcosa, mentre gli occhi saettavano in ogni angolo della camera e le orecchie erano tese, pronte a cogliere anche il minimo rumore. Lo stato d'allerta con cui s'era svegliato lo portò ad accantonare il sogno che stava avendo.
"È successo qualcosa."
Crowley fu immediatamente sveglio, fece schioccare le dita un paio di volte e, appena fu pronto, si diresse a grandi passi verso la sua amata Bentley, la libreria di Aziraphale come destinazione.

Con sommo sollievo, Crowley avvertiva ancora la presenza dell'angelo sulla Terra, quindi non gli era successo nulla, eppure la paura di non vederlo più, immerso tra i suoi amati libri, con quegli occhialetti da lettura completamente inutili e il suo adorato papillon di tartan, era ancora presente. Era trascorso un anno e mezzo da quello che era stato ribattezzato col nome "Armageddon't" (con immenso piacere da parte del demone, avrebbe aggiunto, perché Aziraphale aveva scelto un nome come il titolo di Robinson Crusoe, decisamente troppo lungo, per fortuna quella era moda passata), ma i suoi effetti collaterali erano ferite ancora aperte che richiedevano lunghi e difficili tempi di guarigione per i due esseri sovrannaturali. Certamente, c'era il lato positivo che Crowley ed Aziraphale potevano frequentarsi senza più guardarsi le spalle, o senza inventare scuse per giustificare i loro incontri clandestini. Erano diventati più rilassati, questo era vero, tuttavia per un angelo e un demone diciotto mesi potevano essere l'equivalente di un giorno per gli esseri umani... Era trascorso troppo poco tempo.

Quante volte, durante questi diciotto mesi, Crowley aveva provato ad approcciarsi meglio ad Aziraphale, quante volte aveva tentato di prendergli la mano eppure, nonostante potesse stare tranquillo, la sua mano aveva sempre deviato il percorso, oppure si fermava prima. Gli unici momenti in cui il demone non aveva esitato erano stati due, quando dovevano tornare ognuno nel proprio corpo e quando i due avevano preso l'autobus per tornare a Londra, ma erano per ovvi motivi: il primo era per poter ammirare nuovamente le rotondità del corpo di Aziraphale sul suo effettivo proprietario, l'altro era, beh... Per... Era successo tutto di fretta, e lui era esausto nel fisico, nella mente e nello spirito, aveva bisogno di una conferma, di sapere che il suo angelo era lì, insieme a lui, vivo e sorridente, tutto ciò di cui aveva bisogno. Nonostante queste piccole difficoltà da parte sua a dimostrare affetto per primo, quando era Aziraphale a sfiorargli il dorso della mano, o le dita, o a posargli la mano sulla gamba, Crowley era il demone più felice del mondo, non riusciva a mantenere il controllo del proprio corpo e diverse scaglie nere apparivano sul suo collo e sulle dita. Aziraphale, da perfetto bastardo quel era, ridacchiava vedendolo in quello stato e poi sospirava sereno mentre volgeva lo sguardo davanti a sé, senza allontanare la mano, facendo sciogliere ancor di più d'amore il demone accanto a lui.

Come al solito, la diabolica Bentley parcheggiò davanti all'ingresso dell'angelica libreria senza preoccuparsi di come avrebbero reagito gli esseri umani; Crowley uscì dall'abitacolo dell'auto, in poche falcate varcò la soglia e, proprio nel momento in cui aveva aperto la bocca per chiamare il suo angelo, un fulmineo raggio bianco lo catapultò contro un mucchio ben organizzato di libri, facendolo gemere per il colpo subìto. Colta di sorpresa, la sua mente corse nel tentare di capire chi potesse essere il colpevole: non aveva avvertito alcun'essenza di qualche ospite indesiderato, era presente solo quella di Aziraphale, poteva essere qualche essere umano? No, non erano dotati di simili capacità, anche l'Inferno era da escludere, il fascio di luce apparteneva inconfondibilmente alle schiere del Paradiso.
Nel mentre ragionava, le sue orecchie avvertirono dei passi farsi sempre più vicini, erano passi lenti, calcolati, circospetti, appartenenti a qualcuno che stava studiando bene la situazione per capire come procedere; Crowley provò a muoversi, il colpo era stato doloroso, ma niente in confronto alla Caduta; quando stava per posizionare le mani in modo da potersi alzare, una voce giunse alle sue orecchie, e il sangue gli si gelò nelle vene.
"Non provare a muoverti, sporco demone, o la prossima volta non sarò così misericordioso."
La voce era quella di Aziraphale, ma era così fredda, così distaccata, non era veramente la sua. Crowley girò solo la testa per vedere chi era, e tutto ciò che vide fu Aziraphale a pochi metri da lui, con le braccia lungo i fianchi, lo sguardo minaccioso e le labbra serrate.
"Angelo", lo chiamò, però non vide la solita reazione da parte dell'altro, non notò il solito ed innocente rossore che gli appariva sulle gote, o le dita che s'intrecciavano nervose e timide, oppure gli occhi che cominciavano a brillare come le mille galassie che aveva creato tanto tempo fa. La reazione che ottenne fu un'espressione quasi disgustata e le mani chiuse in due pugni.
"Principato sarebbe meglio", lo corresse con quella voce fredda.
Crowley, nonostante il dolore al petto, si rimise in piedi e rise. "Gran bella recita, davvero. Sono sbalordito, per un attimo ci stavo cascando anch'io. Un vero tocco di classe quello di alterare la propria essenza per farla assomigliare a quella di Aziraphale, te l'ha consigliato lui? Bastardo ed intelligente com'è potrebbe pure averlo fatto. Dimmi, Gabriel? O Sandalphon? No, lui preferisce distruggere intere città, non conosce il senso della misura. Uriel? Nah, ama le maniere fisiche, non si limiterebbe ad un semplice fascio di luce. Michael, allora? Il tuo Lucifero, sai benissimo dov'è, ce l'hai spedito tu, d'altronde... Per quel che riguarda Ligur, beh... È diventato parte del mio appartamento, ormai. Magari sei nuovo del mestiere e Lassù ti hanno dato l'ordine di prendere le sembianze di Aziraphale? Senza offesa, ma lasciatelo dire, fai pena! Conosco gente che sarebbe in grado di interpretarlo alla perfezione! La recitazione non è il tuo forte. Se proprio vuoi interpretare Aziraphale, devi--"
Non fece in tempo a finire il suo consiglio, che venne afferrato per il colletto e fatto sbattere contro il muro più vicino. Quanta poca conoscenza aveva questo tipo qui, non conosceva le basi, era abitudine di Crowley sbattere l'angelo contro il muro, non viceversa, anche se non era male come idea, doveva consigliarla al suo angelo, una volta terminata questa storia.
"Ti avevo detto di non muoverti, e ti sei mosso. Ora, sperando che tu capisca, non osare pronunciare il mio nome un'altra volta, lurido demone."
Crowley riuscì a vedere meglio gli occhi di questo sconosciuto, erano così uguali a quelli di Aziraphale, eppure così diversi. Cosa benedetto era successo?
"Allora non ti dispiacerà se ti chiamo angelo."
Il falso Aziraphale alzò gli occhi al cielo, come spazientito.
"Come t'ho detto poco fa, preferisco Principato."
"Ma puoi vederlo anche da te che Principato non è bello da sentire, e poi smettiamola con questi giochetti, mi piace farli con il vero Aziraphale, non con una sua copia mal riuscita. Dimmi piuttosto dov'è, così la finiamo con questa messinscena. E poi, non era stato abbastanza chiaro che non dovevate più disturbarlo? O il Fottuto Arcangelo Gabriel non t'ha detto nulla?"
La presa al suo colletto si fece più serrata. "Di cosa blateri? Hai davanti a te il vero, unico e solo Principato di nome Aziraphale, creato per seguire il volere di Dio e realizzare il Suo Ineffabile Piano, nato per combattere le schiere infernali, colpevoli di essere stati egoisti e pretenziosi, meritevoli di non essere più avvolti dalla grazia di Dio e non avere più il Suo amore."
Crowley sentì una fitta all'altezza del cuore e fu con un'arcaica rabbia che rispose, afferrando i polsi di quell'angelo che aveva l'ardire d'affermare di essere il suo angelo: "Il mio Aziraphale non avrebbe mai detto una stronzata del genere."
Ci fu un attimo di esitazione da parte dell'angelo, che durò solo un istante, Crowley venne sollevato di forza per essere lanciato lontano, facendogli sbattere la testa contro uno scaffale. Provò a reagire, ma in poco tempo il suo mondo divenne tutto nero.

La testa gli pulsava dolorosamente quando riprese coscienza, il demone si portò una mano per toccare la parte lesa e, con un piccolo miracolo diabolico, il dolore scomparve.
"Dove sei angelo?" si massaggiò ancora un po' la testa, avvertendo la presenza di Aziraphale nelle vicinanze si sentì al sicuro di poter parlare liberamente.
"Per Satana, che incubo! Prima ho sognato nuovamente la nostra discussione al palco dell'orchestra, orribile... Poi qualcuno aveva preso il tuo posto... E... Non è stata una bella esperienza."
Invece di sentire i mugolii preoccupati dell'angelo, non ricevette alcuna risposta a quelle parole, strano, non era da Aziraphale lasciarlo solo in balia dei suoi incubi; Crowley aprì finalmente gli occhi e si rese conto di trovarsi sul pavimento della libreria. Dov'era Aziraphale?
Dei passi s'avvicinarono nuovamente e la figura del Principato apparve nuovamente davanti a Crowley.
"Quale discussione al palco dell'orchestra?"
Crowley sgranò gli occhi, benedizione! Immediatamente si rimise in piedi, senza distogliere lo sguardo da quell'angelo che aveva le sembianze di Aziraphale, strinse i pugni, cominciava ad averne abbastanza di questa storia.
"Dov'è Aziraphale?"
L'angelo lo guardò confuso e in qualche modo stupito. "Posso assicurarti che sono io."
"No! Sei solo una falsa copia. Non sprigioni assolutamente nessuna luce che sia uguale a quella di Aziraphale."
Lo sguardo angelico prese una sfumatura di curiosità, "e quale luce dovrei emanare?"
"Certo, come se venissi a dirtelo, così sarà più facile far finta di essere lui."
L'angelo sospirò. "Come ti ho già detto, sono veramente Aziraphale."
"Se è così, dimmi dove hai messo la tua spada, o cos'è successo a Parigi, o durante il Blitz. Dammi la tua opinione su Liszt o dove si mangia il miglior sushi."
Aziraphale stava per aprir bocca, ma non disse nulla, la richiuse e volse lo sguardo a terra, pensoso, portandosi una mano sotto il mento.
"Visto? Non sei Aziraphale. Sei solo un--"
"Sei per caso Crawly?"
"Fals... Sarebbe Crowley."
Aziraphale tornò a guardarlo. "Mi hanno messo in guardia da te, hanno detto che sei abile con le parole, tanto da convincere gli umani a mangiare il frutto proibito."
"E abbiamo visto i risultati. Ora rispondimi."
"Per quanto riguarda la mia spada, posso assicurarti che... È in un luogo sicuro, ben nascosta dalle tue mani. A Parigi sono andato una volta, durante la rivoluzione, tentando di fermarla, ma sono tornato immediatamente qui a Londra per sistemare una questione della massima urgenza. Durante il Blitz ero in una chiesa per intrappolare dei nazisti, sfortunatamente sono morti a causa di una bomba. Liszt è uno dei più bravi compositori che abbiano vissuto e un angelo non deve mai cedere alle tentazioni, compresa la gola che, dall'ultima volta che ho controllato, viene ancora considerata un peccato mortale."
A quella risposta, Crowley aprì i pugni, colto dall'orrore, le risposte erano giuste, ma non erano vere.
"Soddisfatto adesso?" gli domandò Aziraphale alzando un sopracciglio. "O vuoi che risponda ad altro? Altrimenti puoi benissimo andare via e usare la tua lingua in un altro luogo."
"Quindi, sei davvero Aziraphale..."
"Noto che cominci a capire."
Qualche ora fa, il demone avrebbe riso del tono infastidito usato da Aziraphale, tuttavia dalle labbra gli uscì un debole sussurro.
"Cosa t'è successo?"
Sussurro che fece insospettire Aziraphale: "Niente al di fuori del normale, rapporti completati, complimenti per il buon operato."
Questo fece scattare un allarme nella testa di Crowley. "Ti hanno contattato?!"
"Come ogni mese."
Crowley avrebbe preferito ricevere un altro colpo sulla testa piuttosto che sentire quelle parole, s'adagiò sullo scaffale dietro di lui e scivolò per terra sotto lo sguardo sorpreso di Aziraphale. Il demone si portò le mani tra i capelli e strinse forte alcune ciocche.
"Strano che un demone si preoccupi così tanto per me. È a dir poco bizzarro."
Crowley normalmente avrebbe detto che lui non si preoccupava, che non ne era il tipo, ma questa volta non rispose, chiuse gli occhi ed inspirò, cercando di mantenere la calma e capire cos'era accaduto.
"Sei qui sulla Terra da seimila anni, corretto?" gli domandò.
"Da quando gli umani sono stati cacciati dal Paradiso Terrestre."
D'accordo, questa parte della storia c'era. Cos'avevano combinato Gabriel e gli altri arcangeli?!
"Come hai aperto questa libreria?"
"Perché continui a far domande?! Non ho niente da condividere con te, demone insolente. Quindi vattene!"
Crowley guardò dritto negli occhi Aziraphale, sembrava serio, deciso e desideroso di non averlo al proprio fianco. Ancor più ferito, il demone s'alzò e s'aggiustò gli occhiali, se Aziraphale non lo voleva lì, lo avrebbe rispettato.
"Oh beh, sì, certo. Dopotutto sono solo un demone, no? Qualcuno che non potrà mai capire e non potrà mai aiutare un angelo come te."
Aziraphale rimase fermo, immobile, con quello sguardo fisso ed imperturbabile, che dava fastidio al demone.
"Ovviamente è così, non mi puoi aiutare in alcun modo."
"Ovviamente!" gli rifece il verso volgendogli le spalle, ma poi tornò a guardarlo e gli si avvicinò, avvertendo una stretta al cuore quando Aziraphale mosse qualche passo indietro. "Quindi, se i tuoi amatissimi superiori ti chiedessero dov'hai messo la tua benedetta spada di fuoco, non osare dire che l'hai data ad Adamo perché Eva era incinta e al mondo vi erano bestie feroci pronte a sbranare quei due. Non provare a dire che quella tua spada appartiene ormai da millenni a Guerra. E non pensare minimamente a rivelare che non hai mai detto a nessuno di questa faccenda, neanche a Dio in persona, e che l'unico essere a sapere di quella tua stupida decisione è un demone di nome Crowley. Buona permanenza sulla Terra, Principato."
Dopo aver rivolto con disprezzo quel saluto, Crowley decise d'andare via, lasciando Aziraphale da solo, all'interno della sua libreria, in compagnia dei suoi soli pensieri.

Erano trascorse un paio di settimane, forse... Nnn... Non se lo ricordava bene, il tempo era qualcosa di relativo, come disse quello scienziato folle ma geniale, gli piacevano i suoi baffi, erano buffi... Crowley bevve un altro sorso di vino, nel vano tentativo di sopprimere i suoi pensieri... Ad Aziraphale era successo qualcosa, qualcosa con la memoria... Aveva tutti i suoi ricordi, ma erano alterati... Come... Come... Coooooommmme... ... Inoltre, il modo in cui l'angelo l'aveva trattato, era stato pessimo, certo, certo, se Aziraphale non aveva più i suoi ricordi allora VINO! Ecco la similitudine giusta! I ricordi di Aziraphale erano come affermare che il vino non era altro che succo d'uva, giusto, ma completamente sbagliato! Che c'entrasse quel pallone gonfiato di Gabriel con i suoi scagnozzi era assodato, il problema era come poter risolvere la situazione, come far tornare Aziraphale normale, il solito amabile bastardo qual era...
Il campanello del suo appartamento suonò e Crowley alzò la testa dal divano, urlando il più minaccioso possibile: "Chi è?!" non voleva ricevere alcune visite al momento.
Il demone non ottenne alcuna risposta, così decise di tornare al suo momentaneo passatempo, quando il campanello suonò nuovamente, facendo innervosire l'occulta creatura.
"Per Amor di Qualcuno!" cominciò ad urlare mentre raggiungeva l'ingresso, pronto a spaventare per bene chiunque l'avesse disturbato.
"Un demone non può più sbronzarsi in Santa Pace?!" aprì la porta senza accorgersi subito di chi c'era dall'altra parte. "FUORI DALLE PAL-oh... Sei tu."
"Già, sono io."
Davanti a Crowley c'era niente di meno che Aziraphale, l'ultima persona che il demone voleva vedere per il momento.
"Come sei riuscito a trovarmi?" non riuscì a sopprimere una nota di speranza nella voce, immaginandosi una risata nervosa e timida, mentre quelle labbra avrebbero farfugliato una qualsiasi scusa, ma ciò non avvenne.
"La tua aura, è stato facile individuarla e seguirla."
Certamente, la sua aura, non qualcosa come "Mi sono ricordato dove abitavi, ora è tornato tutto come prima, Crowley!" con quella gioia negli occhi.
Aziraphale sembrò notare lo sguardo deluso del demone, difatti gli domandò: "Sono venuto in un brutto momento?"
E Crowley strinse la maniglia, avrebbe voluto tanto ridere e piangere allo stesso tempo, affermando che, nonostante il problema della memoria, rimaneva sempre lo stesso stupido angelo che si preoccupava degli altri; tuttavia negò con la testa, riesumando un po' di quell'aria figa e tirando fuori dall'arsenale il suo miglior sorriso strafottente: "A cosa devo l'onore di questa visita, Principato?"
Crowley lo fece apposta a chiamarlo in quel modo, non gli piaceva, ma sapeva che nel profondo anche ad Aziraphale non piaceva; come volevasi dimostrare, l'angelo abbassò lo sguardo, le mani rimanevano ancora ferme, ma c'avrebbe lavorato, conosceva quella soffice creatura meglio di chiunque altro.
"Vorrei parlare un attimo con te, Crawly, se non ti dispiace."
Il demone storse le labbra per quel nome, ma s'allontanò per far entrare l'altra creatura, "certamente, entra pure."
Ma Aziraphale rimase fuori dalla porta. "I-in realtà, preferirei un luogo neutrale. Magari un luogo dove non c'ascolta nessuno, o fa caso a noi, qualcosa come--"
"Saint James' Park."
"Come fai a sapere che--"
"Lo so e basta, ora andiamo!"
Con uno schiocco di dita, Crowley indossò occhiali e giacca e si diresse verso la Bentley, seguito da Aziraphale che continuava a protestare riguardo la scelta della macchina, non potevano andare a piedi, o prendere un mezzo pubblico, o--
"Non fare il pignolo e sali in macchina, angelo."
... D'accordo, questa gli era sfuggita, Crowley preferì non farci caso, accese il motore e guidò fino al parco, riuscì a sorridere in maniera impercettibile quando Aziraphale cominciò a lamentarsi della velocità con cui guidava. Era sempre Aziraphale, anche se senza memoria.

"Dunque siamo qui", annunciò Crowley dopo che i due erano seduti da ben cinque minuti sulla panchina in totale silenzio, Aziraphale non aveva accennato a parlare, guardava davanti a sé con le mani giunte sul grembo, ammirando il panorama e le persone attorno a loro, emanando una calma che stava mettendo ansia al demone, per questo sentì il bisogno di parlare, di dire qualcosa, qualunque cosa, pur di far cessare quel silenzio assordante, e immediatamente si sentì in colpa perché non era mai successa una cosa del genere con Aziraphale, non avevano bisogno di riempire a tutti i costi il silenzio, riuscivano a godarselo, calmi, sereni, tranquilli, perché non poteva continuare ad essere così?!
"È avvenuta già la fine del mondo?"
"Mh?" il demone ebbe finalmente il coraggio di voltarsi e posare i suoi occhi sul profilo dell'angelo.
"La fine del mondo... È avvenuta?"
Crowley avvertì il bisogno di prendere un'altra posizione per rimanere seduto e tornò a guardare il laghetto. "Sì, direi di sì. Non nello specifico, ma era in programma."
Vide con la coda dell'occhio Aziraphale annuire. "Come sospettavo."
"Perché?"
Questa volta fu lui ad avvertire gli occhi dell'angelo su di sé e inconsciamente tese i muscoli.
"E dimmi... Cos'è successo?"
"Che intendi?" gli chiese girandosi a sua volta.
"Ha vinto qualcuno? Cos'è successo?"
"Quindi non te lo ricordi."
"Non ho detto questo."
"Ma l'hai pensato, ammettilo."
"Non credo che tu, demone, possa sapere quello che penso io."
"Avrei un nome, angelo."
"E io un ruolo ben più in alto di semplice angelo."
"Principato. Sai, tendo a dimenticarlo, però almeno non posso dire che è stata colpa di qualcuno."
"Gabriel ha detto che non è stata opera loro."
"SEI SERIO? Tu credi a quel coglione?!"
Crowley era balzato in piedi, era stata una pessima idea uscire con Aziraphale, che in quell'esatto momento lo guardava come se stesse affermando che il quattordicesimo secolo era il migliore in assoluto.
"Mi pare logico, è Gabriel, la sua parola segue il volere di Dio."
"Quindi, quando ti diceva di stare zitto, o di perdere un po' di peso perché secondo lui il tuo non era l'aspetto di un angelo addestrato al combattimento, o quando ti chiedeva di morire varcando una colonna di Fuoco Infernale, lo diceva perché era Dio che lo voleva."
Il volto dell'angelo perse il proprio naturale colorito, assumendo tonalità più cadaveriche, Crowley notò quest'impercettibile cambiamento, in parte si sentì responsabile del dolore che aveva inferto ad Aziraphale, ma dall'altra parte doveva far realizzare all'altra creatura che si stava fidando delle persone sbagliate, di nuovo.
"... Stai mentendo."
Il cuore di Crowley parve spezzarsi in quell'istante, la bocca e gli occhi spalancati, la sua mente vuota per qualche istante, prima di riprendersi completamente e rispondere a tono: "Credi che sia capace di dirti una bugia?"
"Certamente, sei un demone, mentire è parte della tua natura."
D'accordo, adesso era stufo di tutte queste sciocchezze, se questo nuovo Aziraphale voleva trovarsi di fronte un vero demone che mentiva spudoratamente, l'avrebbe avuto, gliel'avrebbe dato, anche questo.
"Se è così che stanno le cose, allora, lasciamiti dire un paio di cose..." lo fronteggiò, puntandogli un dito contro.
"Quando ti ho detto che mi piacevi da quando ci siamo incontrati, sul muro dell'Eden, perché solo uno stupido ed incosciente angelo poteva lasciare la sua spada a due esseri umani, mentivo. Quando ti ho detto che trovavo fastidioso ma assolutamente adorabile il tuo comportamento, da grande e prezioso bastardo quale sei, mentivo. Quando ti ho detto che stavo piangendo per la perdita del mio migliore amico dentro la sua stupida libreria, mentivo. Quando ti ho detto che avrei continuato a portare avanti la farsa di Miss Ashtoreth e Brother Francis solo per poterti vedere ogni giorno, mentivo."
Vedere l'espressione di Aziraphale divenne sempre più difficile a causa della sua visione offuscata, prendere respiro divenne sempre più complicato a causa di un ignoto peso che stava crescendo nel suo petto, mantenere le sembianze umane divenne un'impresa impossibile da portare avanti; eppure Crowley continuò a sputare bugie su bugie pur di far contento il suo angelo, mentre la sua mente si ribellava e il suo cuore voleva essere avvolto dalle forti e confortevoli braccia di Aziraphale.
"Quando ti ho chiesto di fuggire dalla Terra per andare su Alpha Centauri, mentivo. Quando ti ho detto che avrei fatto di tutto per non farti cadere, mentivo. Quando ti ho proposto di andare a vivere insieme, mentivo. Quando ho detto che non sarei stato capace di vivere senza la tua bastardaggine mentivo."
Dovette tirar su col naso e gli occhi gli lacrimavano, da quando aveva sviluppato un'allergia all'erba?
"Ora sai la verità, no? Puoi continuare a seguire gli ordini di Gabriel, no? Tanti auguri per la tua nuova vita, angelo."
Nuovamente, Crowley gli voltò le spalle e andò via, accese la Bentley e si diresse verso una destinazione a lui sconosciuta, l'importante era che fosse il più lontana possibile da Aziraphale. Cos'avevano fatto di male per meritarsi questo? Perché Dio non li lasciava mai un momento di tranquillità? Entrambi avevano deciso di non voler più aver a che fare con le rispettive parti, perché allora non volevano lasciarli liberi?

Aziraphale continuava ad osservare il punto dove Crawly era scomparso, quando una mano si posò pesantemente sulla sua spalla destra, e una voce maschile cominciò a parlare.
"Davvero un lavoro eccellente, Aziraphale."
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
"Non capisco però perché vuoi che sia io a compiere questo lavoro, Gabriel."
L'Arcangelo rise e dopo qualche passo si trovò di fronte al Principato, sorridente.
"Aziraphale, c'è una cosa che ti fa amare da Dio."
Aziraphale alzò un sopracciglio, non sapendo lo scopo di quella frase. "Sarebbe?"
"Hai così tanta compassione verso il prossimo, che saresti in grado di perdonare l'imperdonabile. È per questo che Dio ti ama, ma vedi", Gabriel fece una smorfia contraria e dispiaciuta allo stesso tempo, "è un demone, non può essere perdonato. Inoltre, ha compiuto delle azioni imperdonabili persino per uno della sua spregevole specie. È nostro dovere toglierlo di mezzo."
"Non dovrebbe pensarci l'Inferno a punirlo?"
"Senti, raggio di sole, è stato deciso così, e così verrà fatto. Sei stato scelto per questo compito e vuoi ritirarti proprio adesso che sei in dirittura d'arrivo? Non è da te."
Aziraphale chinò il capo e prese un profondo respiro: "È che... Non lo so, anche questa volta sembrava ferito, arrabbiato... Come se... Come se fosse addolorato per qualcosa ogni volta che mi vede... Dice cose strane, come se mi conoscesse da tanto tempo e--"
"Aziraphale." Gabriel lo interruppe posandogli due mani sulle braccia, attirando così il suo sguardo. "Tu sei un Principato, un angelo forgiato nell'arte di eseguire gli ordini e di combattere. Certo, dovresti perdere un po' di peso, ma col tempo e un po' d'esercizio tornerai in forma. Ma adesso, devi concentrarti sull'uccidere quel demone senza usare l'Acqua Santa. Magari usando la tua spada mh? Sarebbe l'ideale in questo caso."
Gli rivolse un sorriso che sembrò falso, e Aziraphale ricambiò: "Certo, naturalmente."
"Così ti voglio! Ora, la prossima volta non voglio alcun errore, un bel colpo secco, così da liberarci tutti di quello scocciatore una volta per tutte."
Aziraphale annuì e in pochi secondi Gabriel scomparve nuovamente, lasciandolo solo.
Qualcosa non andava in quella storia, ma di chi si doveva fidare?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il campanello suonò, e quando Anathema andò ad aprire la porta, non s'aspettava di vedere nuovamente quel volto.
"Ragazza del libro."
L'occultista inarcò un sopracciglio a quel modo di salutare, ma ricambiò allo stesso modo: "Demone."
Crowley non attese neanche il permesso di poter entrare, spostò il braccio di Anathema e varcò la soglia, avvertendo un leggero pizzicore a causa di quel ferro di cavallo appeso sopra l'ingresso.
"Sorvolo, per questa volta, sulla questione che non ti ho dato il permesso d'entrare. Dov'è il tuo amico?"
"È questo il problema."
Anathema si voltò ad osservare meglio Crowley, che s'era messo seduto sul divano, reclinando la testa all'indietro e togliendosi gli occhiali per sfregarsi gli occhi... La sua aura si muoveva come impazzita, i suoi bordi erano frastagliati. "Come mai sei qui?"
"C'è qualche cosa, che qualche tuo parente veggente ha predetto, che si riferisce a un pericolo qualsiasi?"
"... Riguardo?"
Crowley, dopo essersi rimesso gli occhiali, si girò a guardarla, aveva le braccia incrociate e lo sguardo concentrato. "Non sono cose che t'interessano."
"Se non so di cosa stai parlando, come pretendi che ti possa aiutare?"
Il demone tornò a guardare di fronte a sé, abbassò poi la testa e, mentre picchiettava i pollici tra loro, prese un profondo respiro per raccontare alla ragazza quello che era successo, non tutto, giusto le cose più importanti.
"Esiste in Paradiso qualche cosa che cancelli la memoria?"
"Il Lete è stata una vostra invenzione, bella favoletta, ma completamente inventata."
"Un miracolo?"
"Quello che mi chiedo", Crowley s'alzò e cominciò a camminare intorno alla stanza, gesticolando ampiamente, "è come faccia a ricordare tutto ma non ricordarsi niente, in fondo. Insomma, gli domandi dove si trovava nel 1459, e probabilmente ti parlerà di un matrimonio avvenuto durante il periodo di Pasqua, cosa vera, ma non si ricorderebbe del famigerato Christiani Rosencreutz, di cui avevamo iniziato a inventare le vicende perché eravamo entrambi ubriachi. È come se la sua memoria avesse cancellato tutto quello che ci riguarda."
Finì la frase abbassando le spalle e chinando la testa, in silenzio, in mezzo al piccolo salotto.
Anathema lo osservò, tentando di trovare una soluzione, quando qualcuno suonò alla porta, cogliendola di sorpresa. La ragazza lanciò un'occhiata al demone, intimandogli di rimanere fermo, poi andò ad aprire la porta; probabilmente si trattava di Newton, o i Quelli, ma di sicuro non s'aspettava un sorridente uomo, vestito con una maglietta a maniche corte celeste, pantaloncini blu, calzettoni fino al ginocchio e un berretto blu con il marchio della compagnia per cui lavorava, con un targhettino attaccato alla camicia su cui c'era scritto Leslie.
"Un pacco per la Signorina Device."
"Sono io."
Con un cordiale sorriso, il corriere le passò un pacchettino vecchio, quasi antico, ma ben custodito, e prima di tornare al furgoncino fece firmare ad Anathema il documento di consegna effettuata.
"Buona giornata", le disse quando andò via.
Anathema chiuse la porta e studiò il pacchetto, un piccolo pensiero cominciò a formarsi nella sua mente, un pensiero che riguardava la sua antenata... Lo scartò e vide un piccolo quaderno, la ragazza chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e l'aprì. V'era una scritta, che recitava:

Se la luce e il buio insieme vorranno stare,
Una dura prova dovranno affrontare.
Occhi ben aperti, diabolico serpente,
Senza memoria è cieca la sua mente.
Prima che il celeste la Sua Ira vedrà,
La sua traiettoria la spada percorrà.

"Credo che questo sia per te", esprimette la propria opinione Anathema, prima di consegnare il libro a Crowley, ma il demone non lo prese.
"Ti riguarda", provò ad insistere la ragazza.
Crowley rimase immobile e guardò la ragazza con aria interrogativa, alzando un sopracciglio dubbioso, cosa ci doveva fare con un libro? Lui non era tipo da libri, quello era Aziraphale, almeno finché non... Beh... Prima di tutto quel casino.
Nel disperato tentativo di mantenere la calma, Anathema glielo lesse, per poi rivolgergli uno sguardo indagatorio: "Ti suona familiare?"
Il demone ci pensò un po' su, annuì un paio di volte e poi schioccò le dita in modo teatrale. "Se è questo quello che devo fare per salvarlo, allora non c'è più motivo per rimanere qui. Ci vediamo."
Prese la via per uscire, superando Anathema, quando questa chiuse il libro con un tonfo, si voltò e gli disse con tutta la calma di cui disponeva: "Tutto qui? Credi davvero che interpretare le profezie di Agnes sia così semplice?"
Il demone si voltò nuovamente verso Anathema, tornando a gesticolare, non aveva tempo da perdere, benedetto il cielo! "Senti, la questione è semplice. Devo trovare un modo per fargli ritornare la memoria, tenendo gli occhi aperti. Altrimenti mi posso scordare di svegliarmi e trovarlo intento a leggere un libro."
"E per quanto riguarda la spada? Che mi dici?"
Questa volta Crowley sfoggiò un sorriso sprezzante. "La spada riguarderà quella degli altri angeli, e non li temo. Devo affrontare gli altri angeli per riavere Aziraphale? Lo posso fare. Ciao."
Il demone uscì dal Cottage, lasciando Anathema da sola con un interrogativo: poteva essere davvero così semplice? Le profezie di Agnes non erano mai state facili da interpretare... Lei fin da bambina aveva dovuto imparare il meccanismo di come decifrare quei messaggi. Forse un demone riusciva a farlo in meno tempo, eppure c'era qualcosa che non le tornava.
Anathema posò il libro sul tavolo, salì in camera a prendere tutti gli strumenti necessari per studiare le profezie della sua antenata e si mise seduta pronta a mettersi al lavoro. Non s'era mai pentita d'aver bruciato la nuova copia delle profezie di Agnes, anzi, quella era stata una delle scelte migliori che avesse fatto, e doveva ringraziare Newton per averla fatta ragionare, ma questa volta c'erano di mezzo due persone, esseri sovrannaturali, che rischiavano la vita o la memoria, e la ragazza non lo poteva permettere.

D'accordo... Doveva trovare un modo per far tornare la memoria ad Aziraphale, ma come? Un miracolo del genere sarebbe stato difficile, un conto era fermare il tempo, un altro ripopolare i ricordi del suo angelo... Senza contare del pericolo che gli aveva preannunciato Agnes... Sicuramente gli angeli non sarebbero stati tranquilli mentre lui vagava su per i piani alti alla ricerca di una soluzione... Doveva prepararsi all'eventualità di un combattimento e, nonostante avesse fatto intendere che era immune all'Acqua Santa, la sola possibilità di poterci entrare in contatto gli provocò un brivido che gli percorse tutta la schiena.
Il cellulare gli squillò, ma il demone non gli prestò attenzione, almeno fin quando non sentì che dall'altra parte c'era Aziraphale. Solo allora Crowley s'apprestò a rispondere, senza sentire quello che stava dicendo l'altro, lo interruppe, allarmato, fremente, speranzoso...
"Angelo!"
Ma quella scintilla d'ottimismo, che aveva provocato un tremolio nella voce, gli morì in gola non appena sentì la voce d'Aziraphale fredda, distante, impassibile.
"Una certa Anathema non ha fatto altro che farmi domande. E adesso sta continuando a chiamare. Per caso l'hai mandata tu?"
Crowley sopprimette un grugnito di frustazione, massaggiandosi la base del naso, cosa aveva in mente quella benedetta ragazza.
"Allora?"
Crowley provò a nascondere la verità: "Affatto!"
"Perché allora mi ha raccontato di quando l'hai investita?"
"Guarda che c'eri anche tu, quella fottuta notte. È stata lei ad investire me. E poi, sei stato tu ad offrirle un passaggio, con la mia Bentley. Se solo ti ricordassi, le sapresti anche tu queste cose, per amor di Qualcuno!" sbottò, tappandosi la bocca pochi istanti più tardi, non doveva dirlo, non doveva dirlo! Si morse la lingua e strinse gli occhi, maledicendo quell'angelo.
Dall'altra parte della chiamata si sentì un sospiro seguito dal silenzio, il demone s'immaginò Aziraphale avvolgere il filo del telefono intorno all'indice mentre osservava il soffitto della sua libreria, poi lo sentì parlare.
"Potresti venire?"
Nonostante la situazione non era ideale, il cuore di Crowley ebbe ugualmente un sussulto, e la bocca non potè trattenere un piccolo sorriso, magari c'era la flebile speranza che non doveva correre alcun rischio, che poteva benissimo raccontare al suo angelo tutti i seimila anni trascorsi insieme, che Aziraphale poteva credergli, com'aveva sempre fatto...
"Tu, tu vuoi che venga?" strinse il cellulare tra le dita, ansioso di conoscere la risposta, poi si schiarì la voce, nel tentativo di darsi un tono, desiderava tornare ad essere il solito demone fintamente disinteressato.
"Ovviamente", si guardò le unghie laccate di nero, "devo vedere se ho tempo. Ho l'agenda completamente piena da un paio di settimane a questa parte."
Se Aziraphale era pronto ad ascoltarlo, doveva accettare ogni sua sfaccettatura.
"Ma non hai mai lasciato il tuo appartamento nelle ultime settimane, solo per dirigerti a Tadfield tre giorni fa."
"Mi stai spiando, angelo?" domandò intrigato, dimenticandosi che non stava parlando col suo Aziraphale. "Questa non è una cosa che Lassù accettano volentieri."
"Non ho tempo da perdere con te, vile demone. Devo parlare con te, adesso."
La frase ebbe l'effetto di farlo tornare alla realtà, una doccia fredda sarebbe stata meno dolorosa.
"Arrivo."

All'interno della sua libreria, Aziraphale camminava avanti e indietro, le dita gli si intrecciavano spasmodicamente, le parole di Gabriel tuonavano nella sua mente perentorie, per essere quasi subito sostituite da quelle di Crawly, che scivolavano sensuali, come una carezza, come il più dolce dei mieli... Il povero angelo non riusciva a comprendere come mai il suo involucro di carne venisse pervaso da brividi improvvisi non appena quel serpente parlava. Che danni aveva combinato per dover essere giustiziato? Ricordava ancora lo sproloquio che quel demone aveva fatto, al Parco, avevano davvero programmato di andare a vivere insieme? Lui? Con un demone per giunta? Che fosse proprio questa la colpa di Crawly? Aver tentato un Principato?
Aziraphale abbassò la testa, Gabriel non gli aveva spiegato bene le motivazioni, oppure non aveva posto le giuste domande. Ricordava di angeli caduti per aver fatto troppe domande. Il Principato sospirò, mentre un peso gli si formava all'altezza del petto: perché si sentiva così? Perché quella ragazza l'aveva chiamato? Anathema, aveva detto di chiamarsi, gli aveva fatto domande su come stava, su cos'era successo con Crawly - anche se lei lo chiamava Crowley - che cosa ricordava e se gli risultasse familiare un ragazzino di nome Adam... Tutte domande alle quali Aziraphale sapeva come rispondere, eppure gli sembrava tutto così sbagliato.
Una volta riagganciata la cornetta, il Principato aveva fatto il possibile per cercare risposte migliori di quelle che già possedeva, i ricordi risultavano reali, ma sfocati, o incompleti. Sapeva per certo, ad esempio, d'aver assistito alla realizzazione dell'Arca, e di come desiderasse poter fare qualcosa, anche la più piccola e innocua sciocchezza, per poter salvare qualcuno in più, ma era solo in mezzo a tanti umani, e rammentava benissimo di come su in Paradiso erano intenti a portare a termine altre missioni... Eppure, ed ecco dove i ricordi si facevano più sfocati, era certo che c'era qualcuno insieme a lui, qualcuno che era riuscito a compiere quello che lui non aveva avuto il coraggio di fare, qualcuno che aveva salvato dei bambini solo per "ostacolare le decisioni dell'Onnipotente"...
La cosa peggiore era che il Principato aveva lo stesso problema per qualsiasi occasione: ricordava, ad esempio, di quando s'era recato in una piccola Chiesa, per giocare un brutto scherzo ai nazisti, dell'esplosione che c'era stata, ma non ricordava come aveva fatto a salvare quei preziosi libri dalla bomba, dato che li teneva in mano un essere umano... Così come non gli sovveniva il motivo per cui quella ragazza, che neanche conosceva, gli aveva domandato di Crawly, cosa c'entrava lui con la sua vita? Perché lo doveva uccidere, che cosa aveva fatto, perché ogni volta che s'incontravano Aziraphale si sentiva in colpa, perché quel demone gli aveva urlato quelle cose al parco, chi erano Francis ed Ashtoreth, perché dovevano andare a vivere insieme?!
"Angelo, sono--Aziraphale!"
Il Principato sentì dei passi veloci farsi sempre più vicini, seguiti da un piccolo tonfo, ebbe anche la sensazione che due mani lo stavano per toccare ma fu solo un'errata impressione.
"A-Hey..."
Aziraphale si tolse le mani dal viso, non s'era accorto d'essersi seduto per terra e di aver le guance bagnate, almeno finché non vide il proprio riflesso negli occhiali da sole di quel demone.
"V... Va tutto, bene?" gli chiese Crawly, inginocchiato di fronte a lui, titubante, e stranamente fu proprio quell'incertezza a fargli provare una calma e un dolce calore, simile all'amore che provava per Dio, ma in qualche modo diverso.
"Sì", rispose, cominciando ad alzarsi, seguito a ruota dal demone, "suppongo che ti debba ringraziare."
Crawly inghiottì sonoramente e distolse lo sguardo, infilando le mani all'interno delle tasche dei pantaloni. "Meglio di no. Non sarebbe contro le regole? E poi, per quale motivo dovresti ringraziarmi?"
Aziraphale venne preso in contropiede, tuttavia tentò di trovare una risposta plausibile: "Beh... Non capita tutti i giorni che un demone si preoccupi di un Principato", tirò le labbra in un sorriso che voleva essere il più sincero possibile.
Il demone spostò il peso da un piede all'altro, sembrava come imbarazzato, farfugliò frasi sconnesse, che fecero ridere l'angelo, tanto che venne tentato di pronunciare una frase un po' azzardata, per due esseri sovrannaturali che si conoscevano da pochi mesi.
"È stato gentile da parte tua soccorrere il tuo nemico naturale."
"Non sono affatto gentile."
Vedendo un leggero rossore sugli zigomi pronunciati di Crawly, Aziraphale portò una mano al petto, stringendola in un pugno, domandandosi da quando la parola "tenero" poteva essere affibbiata ad una creatura demoniaca.
"Molti demoni non l'avrebbero fatto. Tu, al contrario, non hai esitato."

Crowley non rispose, ebbe paura di essere allontanato, cacciato, da Aziraphale, quando l'unica cosa che voleva era aiutarlo a riavere qualcosa che gli apparteneva, la memoria, i momenti trascorsi insieme, quelli belli, brutti, smielati e piccanti, tutti, dal primo all'ultimo.
"Ti senti bene?" la voce d'Aziraphale sembrava essere tornata quella del suo angelo, con l'unica e grande differenza che il suo Aziraphale avrebbe capito subito l'origine del suo malcontento.
"Perché mi hai fatto venire qui?" passò al contrattacco, non voleva dire che non stava bene, non poteva mentire, non ne aveva la forza.
Aziraphale sembrò tornare in sé, almeno in questa sua nuova versione, gli occhi tornarono freddi e distanti, quel leggero sorriso scomparve e le mani tornarono lungo i fianchi, da perfetto soldato.
"Ti volevo parlare di quella ragazza."
Già, Anathema... Dannata e stupida umana.
"Guarda", proruppe il demone, tirando le mani fuori dalle tasche per allargare le braccia il più possibile, se in c'era una vittima, di certo era Crowley, e Aziraphale, entrambi, entrambi erano le vittime, non quella ragazza, che a quanto pareva non sapeva farsi i fatti propri, doveva ficcare il naso in situazioni che non la riguardavano, "se pensi che le abbia fatto qualcosa, ti dico fin da subito che sei fuori strada. È tutta opera sua, io sono innocente."
Aziraphale non riuscì a contenere un risolino divertito. "Un demone che dice d'essere innocente non è molto credibile, converrai con me, giusto?"
Tuttavia Crowley non colse il tono retorico della domanda, anzi si sentì punto sul vivo. "Sono più innocente io di molti altri angeli che si trovano Lassù, prendi Sandalphon! Non c'è andato leggero con Sodoma e Gomorra."
Il volto dell'angelo diede ragione a Crowley, "ha dei metodi un po' drastici, effettivamente, ma--"
"Prendiamo Uriel, allora, capace di prendere a pugni un angelo solo per ricordargli chi è che comanda. Ed è solo l'ultima delle tante cose che ha fatto in precedenza."
A quella rivelazione, Aziraphale s'incupì. "Come fai a sapere dei suoi modi di fare?"
"M'è stato raccontato. Come m'è stato raccontato di Gabriel, ma si sa da millenni che quello ha il cervello di una gallina. Credimi, angelo, non sai quanto avrei voluto dar loro la lezione che si meritavano per quello che avevano fatto." terminò con un sussurro, stringendo i pugni.

Notando lo stato d'animo del demone, Aziraphale s'avvicinò piano, con calma, come se si stesse avvicinando ad un animale pericoloso.
"Crawly, io... Non so che cosa hai passato, o perché tu sia caduto, ma rimani un demone, e questo nessuno lo potrà cambiare."
"Non voglio tornare ad essere un angelo! Non voglio rinunciare ai migliori musicisti solo per aver dalla parte mia l'amore del Grande Boss."
Il Principato si fermò un secondo, osservando meglio il demone con sguardo accigliato, allora cosa voleva?
"Allora cosa vuoi?"
Con estrema lentezza, Crawly si tolse gli occhiali da sole e puntò quegli occhi inumani e dorati su di lui, sembravano sinceri, come sempre, pronti a qualsiasi cosa, anche donare la propria anima se Aziraphale l'avesse domandato, e quel coinvolgimento travolse il Principato in una maniera che non sapeva potesse essere possibile, gli venne voglia di proteggere quella creatura occulta e maledetta, non riuscì a comprendere la natura di quello che stava provando, e la cosa lo spaventava, tantissimo.
"Rivoglio il mio angelo."
Dritta, schietta e sincera verità, Aziraphale potè percepirla, così come percepì un'ondata d'amore e struggimento provenire da quel demone, cosa assai improbabile, ma che stava succedendo sotto i suoi stessi occhi. Quella frase riuscì a colpire il cuore dell'angelo, tanto che si portò una mano sulla guancia, scoprendo un'innocente lacrima che gli solcava il viso. Era un angelo, una creatura creata da Dio, scesa per amare... Perché uccidere un demone incapace di fare del male?
La domanda lo spaventò, più di tutte le altre che s'era posto, se avesse continuato così, mettendo in dubbio il volere di Dio, sarebbe caduto, sarebbe diventato un demone, e lui non voleva, non voleva perdere l'Amore di Dio.
"Ti pregherei d'andare." gli disse, senza riuscir ad aggiungere altro.
"Aziraphale... Io--"
"Vorrei rimanere solo."
Sentì Crawly esitare un momento, poi girò sui tacchi ed uscì senza protestare; solo quando il rombo di quella macchina infernale s'allontanò, Aziraphale ebbe la forza di prendere un grande respiro e di sedersi sul divano, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il volto coperto dalle mani. Aveva chiamato quel demone solo per mandarlo via pochi minuti dopo, senza parlare del motivo per cui l'aveva chiamato: Aziraphale voleva delle risposte, ne sentiva il bisogno, non sapeva di chi fidarsi, la mente gli diceva di seguire gli ordini che gli aveva dato Gabriel, ma nel profondo della sua anima sentiva che doveva fidarsi di quel demone, senz'alcuna ragione precisa, era una sensazione infondata, la sua... Cosa doveva fare? Cosa, cosa, cosa?!
"E anche questa volta, te lo sei lasciato fuggire."
Sentendo quella voce, Aziraphale si rizzò in piedi, dandosi una sistemata ai vestiti e, con un sorriso che non sentiva, si voltò per accogliere il suo nuovo ospite.
"Gabriel, che... Che piacevole sorpresa!" perché aveva sentito il bisogno di mentire?
L'Arcangelo ricambiò il sorriso, cominciando ad avvicinarsi a lui, parlando con assoluta calma: "Dimmi, Aziraphale, hai perduto la tua spada?"
Le mani di Aziraphale, stranamente dietro la schiena, cominciarono a torturarsi. "No, assolutamente."
Gabriel fece un altro passo, annuendo, mentre unì le mani come in preghiera. "E dimmi... Vedi qualche umano qui dentro?"
Il Principato volse lo sguardo attorno a loro, la sua libreria era completamente deserta. "No."
L'Arcangelo chiuse gli occhi, fece un ultimo passo, tanto che Aziraphale dovette indietreggiare intimorito, e prese un profondo respiro. "Quel demone... Ti ha chiesto per caso d'esser risparmiato?"
L'angelo non ebbe la forza di aprire bocca, riuscì a muovere la testa solo per un cenno negativo.
"E ALLORA?! OSI DISOBBEDIRE!"
Aziraphale fece un piccolo balzo, non aspettandosi una reazione simile da parte del suo superiore, alzò le mani in un vano e umano tentativo di proteggersi, "G-Gabriel..."
L'Arcangelo parve tornare posato e tranquillo, anche se nei suoi occhi viola zampillava un sentimento negativo. "Dimmi, qual è il compito che ti è stato assegnato?"
"U-uccidere il demone."
Gabriel sorrise, sapendo perfettamente quali tasti toccare. "Sai cosa succede a chi non adempie ai propri doveri?"
Aziraphale chinò il capo, annuendo sommessamente, la prospettiva di diventare un demone e di passare l'eternità senza essere più avvolto dalla luce divina lo terrorizzava.
"Spero che te lo ricorderai, la prossima volta che incontrerai quel demone." detto ciò, scomparì con un boato di tuono, che rimbombò all'interno della libreria e nella mente di Aziraphale, non lasciando spazio alcuno ai suoi pensieri.
Si voltò un secondo fuori dalla finestra, notando come gli esseri umani camminavano spensierati o indaffarati, beatamente ignari del suo tumulto interiore. Il Principato si chiese cosa potesse significare vivere così, fuori da qualsiasi lotta, lontano da tutto e da tutti, godendosi la pace e la quiete, magari in dolce compagnia, da soli, vivere felici e spensierati con qualcuno di cui potersi fidare ciecamente, qualcuno a cui poter affidare la propria vita.
Fu con un singhiozzo soppresso che l'angelo immaginò, senza ragione, una vita del genere con quel demone che, seppur lo conosceva da poco, non aveva mai osato fargli del male, fisicamente e spiritualmente. Peccato che era solo una storia irrealizzabile.

"La prossima volta", soffiò Crowley al cellulare, "vedi di non intrometterti, ragazza del libro."
"La prossima volta", rifece il verso la voce di Anathema dall'altra parte della chiamata, "vedi di non entrare in casa mia chiedendomi aiuto per andar poi via senza ascoltare la spiegazione."
Irriverente e autoritaria, Crowley si passò la mano sul viso, detestava e apprezzava quella ragazza. "Almeno hai scoperto qualcosa?"
Crowley sentì un sospiro, "Sembrava molto irrequieto."
"Lo so questo."
Non ricevette risposta, così si sentì costretto ad aggiungere: "Ho deciso di lasciargli il suo spazio."
Il cuore gli si strinse al solo ricordo dello stato d'animo del suo angelo, voleva aiutarlo, ma sentiva che non poteva avvicinarglisi.
"Dio si potrebbe arrabbiare perché in Paradiso hanno cancellato la memoria di un angelo?"
Il demone scosse la testa come se Anathema potesse vederlo.
"No," diede voce al gesto, "non è intervenuto quando avevano deciso di condannarci, per una memoria alterata non si sveglia nemmeno, ammesso che stia dormendo."
Terminò la frase con un'occhiataccia rivolta verso l'alto.
"A chi appartiene l'Ira, allora?"
"Gli angeli possono evocarla, in caso di necessità. Piuttosto rara, ma meglio star lontani in quei casi."
Anathema rimase un altro po' in silenzio, prima di parlare: "Qualcuno potrebbe usarla."
Crowley si stravaccò sul divano, reclinando la testa all'indietro. "Angeli che useranno le loro spade, qualcuno padroneggierà l'Ira di Dio... Tutto questo solo per recuperare la memoria di Aziraphale."
Poi, come una visione, tutto apparve chiaro davanti agli occhi del demone: quale modo migliore di scatenare una simile reazione su, in Paradiso, se non salire tra le schiere celesti? Oh sì, sorrise malignamente, una cara visitina poteva farla, ai suoi cari ex-collaboratori. E, cosa più importante, questa volta non doveva far finta di essere Aziraphale, poteva scatenare qualsiasi catastrofe senza limitarsi... Oh, quale mente diabolicamente geniale... Lassù l'avrebbero pagata cara per aver osato far del male al suo angelo.
"Ho trovato la soluzione, ragazzina. Ora chiudo. Au revoir."
Era talmente euforico del suo piano, che non sentì neanche le proteste di Anathema quando chiuse la chiamata... Aziraphale aveva la priorità su tutto.

Erano trascorse un paio di settimane, Aziraphale non era ancora convinto di voler chiamare Crawly per poterlo incontrare e porre fine alla sua esistenza. Quel giorno, il Principato si sentiva particolarmente strano, come se qualcosa stesse per accadere, ma cosa?
Lanciò un'occhiata verso l'alto, tamburellò le dita tra loro, sembravano indaffarati Lassù, strano: solitamente, in Paradiso c'era un silenzio che risultava opprimente alcune volte, una pace che non regalava nessuna tranquillità, ma non in quel momento, sembrava che tutti si stessero dirigendo in un unico punto. In quel luogo, che Aziraphale capì essere i Cancelli, era presente un agglomerato di rabbia, avversione e disprezzo, sentimenti talmente forti e negativi che oscuravano un piccolo groviglio di tristezza, disperazione e tanto, tanto amore... Buon Dio, chi era la fonte di quei sentimenti?
Non fece in tempo ad analizzare meglio quell'energia, che la voce di Michael urlò nella sua testa, talmente forte che Aziraphale s'attappò le orecchie nel disperato tentativo di ovattare la voce dell'Arcangelo.

"Siamo stati attaccati! A tutti i soldati che sono sulla Terra, risalite! NON È UN'ESERCITAZIONE!!!"

Aziraphale spalancò gli occhi: il Paradiso? Attaccato? Non era mai successo da quando c'era stata la Ribellione... Pur non apprezzando molto i conflitti e dover combattere, il Principato congiunse le mani in preghiera, chiuse gli occhi e si concentrò.
Una candida luce l'avvolse, un profondo calore si propagò per tutto il suo corpo umano, le ali bianche si materializzarono e, una volta sicuro di raggiungere il Paradiso in un solo balzo, Aziraphale aprì gli occhi pieni di luce e, con un colpo d'ali, si librò in aria volando verso i Cancelli. Richiamò anche la sua spada di fuoco, giusto in caso di necessità, tutto questo non gli piaceva, l'intera situazione gli sembrava bizzarra e pericolosa. Perché l'Inferno avrebbe dovuto attaccare il Paradiso all'improvviso? Cos'era successo durante la fine del mondo? Perché Crawly non gliel'aveva raccontato e aveva invece preferito tergiversare la domanda?

Quando raggiunse i Cancelli, Aziraphale si ritrovò uno spettacolo orribile: riversi a terra, corpi bruciati di angeli, alcuni mucchi di cenere, diverse armi celesti a terra... Diverse urla attirarono l'attenzione del Principato, urla che appartenevano a Gabriel e agli altri, non capì a chi si stavano rivolgendo, con un lampo di luce Aziraphale si catapultò verso quello che considerava l'ultimo aggressore rimasto in vita, l'afferrò per il colletto, e avrebbe anche posto fine alla sua esistenza se non si fosse accorto di chi si trattava, il petto all'altezza del suo cuore umano cominciò a far male, le mani cominciarono a tremargli, la spada stava quasi per cadere.
"Crawly..."
Il demone era ansimante, leggermente ferito, non più nascosto dai suoi perenni occhiali da sole, e in quegli occhi dorati e serpentini Aziraphale rivide sé stesso, impaurito, spaventato, disperato, cosa stava facendo?
"Cosa ci fai qui?" domandò, la voce tremolante, senza essere capace di distogliere lo sguardo da quegli occhi, la loro unicità era meravigliosa.
"... Aziraphale."
Il sussurro di Crawly venne oscurato dalla voce tuonante di Gabriel, che richiamò l'attenzione del Principato.
"Vedi, Aziraphale? È questo quello che succede, quando non si porta a termine il proprio compito."
"L'avevo detto che era meglio se ne fossero occupati Uriel o Sandalphon", Michael gli lanciò un'occhiata affilata, ma l'altro Arcangelo non ci fece caso.
"Compito?" domandò Crawly, cercando risposte negli occhi chiari di Aziraphale, "Quale compito?"
Tuttavia, lo sguardo del Principato era concentrato sui suoi superiori, cominciava ad averne abbastanza di tutti.
"Il demone Crawly ha commesso un terribile errore, e per questo merita di essere punito. Ma avete affidato a me la sua punizione e, finché non riterrò giusto il momento, questo demone potrà ancora vivere."
Aziraphale avvertì il corpo di Crawly tendersi mentre i suoi occhi diventavano ancora più spaventati, quanto avrebbe voluto spiegargli l'intera situazione, e quanto avrebbe voluto chiedergli maggiori spiegazioni.
"COSA?!"
"Tu non puoi, piccolo--" Sandalphon venne fermato da una mano di Gabriel posta sul petto.
"Aziraphale. Forse non ti rendi conto della gravità. Quel demone ha osato salire fin qui ed attaccarci."
"GUARDA I MUCCHI DI CENERE!" urlò Michael. "SONO I TUOI FRATELLI!"
"Immagino ci sia una spiegazione a tutto", controbattè Aziraphale, in parte aveva paura delle conseguenze, paura di cadere, ma avere Crawly così vicino gli stava infondendo una forza che non immaginava possibile.
"STAI DELIRANDO!" s'intromise Uriel.
"L'unica spiegazione è che quel demone voleva sovvertire l'intero Paradiso."
Crawly si mosse sotto di lui, rivolgendosi agli Arcangeli.
"Vi avevamo detto che non volevamo più essere coinvolti nelle vostre faccende. SIETE VOI CHE AVETE CANCELLATO LA MEMORIA AD AZIRAPHALE!"
Di nuovo questa storia della memoria, Aziraphale stava per rispondergli, quando Sandalphon parlò.
"Non il migliore dei miracoli che mi siano riusciti, visto quanto ancora ti protegge, sono abituato a maniere più drastiche."
Il Principato sgranò gli occhi, non ebbe la forza di pronunciare alcuna sillaba, su chi aveva risposto la sua fiducia? Su degli esseri eterei che mentivano?
"Si può sempre rimediare", suggerì Uriel e Sandalphon sorrise maligno.
"Potrebbe essere una buona idea."
Crawly si mise davanti ad Aziraphale, traballante, ma ancora in piedi e pronto a difendere il suo angelo. "Provate a toccarlo... E ssssarà l'ultima cosa che farete."
"Nonostante abbia l'ordine di ucciderti?"
"Nonostante l'ordine che gli avete imposto", rispose Crawly con voce sprezzante, "perché Aziraphale non m'avrebbe mai ucciso!"
Aziraphale avvertì una stillata dritta nel cuore, insieme a quell'ondata d'amore incondizionato, avvolto da un velo di paura, e riuscì a capire quale fosse la fonte di tali sentimenti così forti e disinteressati. Si voltò verso il demone, fu come se lo vedesse per la prima volta, nonostante la visione gli si fosse annebbiata, non ricordava, eppure desiderava farlo.
"Non lo farei neanche adesso", mormorò e Crawly si girò, gli zigomi di un colorito rosato e gli occhi sorpresi, mentre un piccolo e genuino sorriso si faceva strada sul volto.
"Lo so, angelo."
Il Principato ricambiò il sorriso, mentre due lacrimoni rotolavano giù lungo le sue guance, voleva anche allungare una mano per stringere quella del demone, ma quel momento idilliaco venne interrotto da Sandalphon, il quale decise di attaccare il demone: con i riflessi pronti, Aziraphale scansò Crawly e parò la spada con la propria.
Uriel provò ad intervenire, ma Crowley evocò una fiamma Infernale, pronto a lanciarla contro i tre Arcangeli, fu Gabriel a fermarla, trattenendola per un braccio.
I fendenti di Sandalphon erano più potenti rispetto a quelli del Principato, ma la consapevolezza che Sandalphon gli aveva cancellato personalmente la memoria dava ad Aziraphale la forza necessaria per contrastarlo. Quante cose gli aveva rimosso? Erano tutti ricordi incentrati su Crawly? Quanto aveva sofferto il demone nel vederlo in quelle condizioni? Cosa sarebbe accaduto se l'avesse davvero ucciso? Come si sarebbe sentito quando e e avesse ricordato? Più ci pensava, più si stava facendo prendere dalla rabbia; questo influì sui colpi che stava infliggendo a Sandalphon, tanto che quest'ultimo gli disse tra i colpi: "Sai che così facendo rischi di cadere."
E Aziraphale non avrebbe mai pensato di rispondergli in quel modo, furioso e triste: "Preferisco cadere, piuttosto che vivere seguendovi."
Crawly si voltò, terrorizzato da quell'affermazione, vedendo che Aziraphale fece arretrare Sandalphon per caricare un attacco, pronto a porre fine all'esistenza dell'Arcangelo; senza pensarci, il demone si frappose tra i due, non voleva che le mani del suo angelo venissero sporcate, non voleva che il suo angelo perdesse l'amore di Dio, non voleva che il suo angelo si macchiasse di un terribile crimine. Una fitta molto dolorosa gli attraversò corpo e spirito, ma lui non ci fece caso, pensò solamente a sorridere ad Aziraphale, rassicurandolo con lo sguardo: andava tutto bene.
Il Principato, scioccato, non riuscì a pronunciar parola, la sua mente metabolizzò con estrema lentezza quello che era successo, riuscì solo a mormorare un no, mentre i suoi occhi non riuscirono a staccarsi da quelli dorati di Crawly.
"Non provare più a... Dire una cosa del genere... Angelo..."
Aziraphale registrò con fatica le parole del demone, smaterializzò la propria spada ed abbracciò Crawly per non farlo cadere, s'inginocchiò avendo il busto del demone appoggiato al petto, gli accarezzò freneticamente i capelli, il volto, cominciando a sentirsi perso.
"Crawly--"
"Sei salvo... N-nessuno ti farà del male..."
Crawly alzò una mano tremolante, gli accarezzò una guancia, asciugandogli una lacrima col pollice, il Principato gliela strinse forte.
"Promettimi che... Rimarrai un angelo."
Aziraphale chiuse gli occhi e cercò di trattenere alcuni singhiozzi, non poteva credere d'aver fatto del male all'essere che più voleva proteggere, non poteva, non voleva! La ferita che gli aveva inferto si stava propagando velocemente, il corpo umano di Crawly stava venendo ricoperto da vene nere, la sua essenza s'indeboliva sempre di più.
"Mi spiace."
"Shh shh shh... Va tutto bene..."
"Ti prego, perdonami."
Crawly socchiuse gli occhi e negò con la testa, poi li riaprì a fatica, "mi sarebbe piaciuto farti vedere Alpha Centauri..."
Il demone chiuse gli occhi e, nonostante i ripetuti richiami di Aziraphale, non s'aprirono più.

Assistendo a quello spettacolo, in cui Aziraphale piangeva e si disperava al capezzale del demone, Gabriel provò a prendere parola: "Aziraphale, forse dovresti--" si bloccò non appena vide lo sguardo furioso del Principato, gli occhi erano tornati ad emanare quella luce accecante, tutte le tre paia di ali comparvero e diverse scariche elettriche circondarono il corpo del Principato.
"Dovrei cosa, Gabriel?" domandò, la sua voce era intrisa di echi inumani, facendo tremare i vetri della torre. "Distruggere tutto? Sarebbe un'ottima idea!"
"Un Principato non può nulla contro quattro Arcangeli!" esclamò Sandalphon, pronto ad attaccarlo.
Quando l'Arcangelo corse incontro ad Aziraphale per sopprimere il suo potere, il Principato gli afferrò il cranio con una mano e cominciò a stringere, più stringeva la morsa e più s'arrabbiava, mentre alcune candide fiamme gli percorrevano gli altri e diversi occhi s'aprirono.
"Aziraphale, stai esagerando!" lo richiamò Gabriel, nei suoi occhi indaco una stilla di paura s'era insediata: perché Dio non stava punendo uno dei Suoi figli?
"Non credo proprio. Credo che sia arrivato il momento che impariate una lezione", tornò a dedicare la propria attenzione a Sandalphon, ricominciando a stringere, "a cominciare da te."
Le urla dell'Arcangelo si propagarono per tutto il Paradiso, provò anche a mutare aspetto, nella speranza di capovolgere la situazione, ma il sentimento d'Ira che stava emanando Aziraphale lo stava destabilizzando; Uriel provò ad avvicinarsi, ma diverse onde d'urto provocate d'Aziraphale non la fecero avvicinare nonostante i numerosi tentativi. Michael lanciò un'occhiata a Gabriel, ma suo fratello sembrava perso, così con tutta la calma di cui era capace parlò, da perfetto comandante delle schiere angeliche.
"Cosa vuoi, Aziraphale?"
"Voglio che questo Arcangelo patisca il dolore."
"Posso aiutarti. Possiamo fare un equo scambio."
Fare dei compromessi non era nel suo stile, ma Michael era l'unico che al momento riusciva a mantenere sangue freddo, "che cosa vuoi?"
Dopo pochi istanti di silenzio, Aziraphale parlò, accanto alla sua testa umana erano comparse altre due teste, una di un leone e l'altra di un'aquila, "voglio che il demone torni a vivere. E rivoglio indietro la mia memoria."
Michael valutò la situazione, mentre Gabriel le faceva cenno che non sarebbe stato possibile, poi colui che ebbe la forza di far cadere il suo fratello più amato, millenni prima, aprì la bocca e dichiarò solenne: "C'è chi può esaudire le tue richieste. In cambio, però, dovrai rilasciare Sandalphon."
"Merita di cessare di vivere."
"Non se vuoi che il tuo schifoso demone ritorni in vita", rispose. Meglio concedere un miracolo proibito, piuttosto che innescare una seconda ribellione.
Trascorsero diversi istanti prima che Aziraphale lanciò nella direzione degli altri Arcangeli il corpo di Sandalphon, molto rovinato, ma era poco quello che aveva fatto passare. Mentre Gabriel accorse per controllare le condizioni di Sandalphon, Michael fece un cenno con la testa e chiese ad Uriel di chiamare il loro ultimo fratello. Uriel spalancò gli occhi per la sorpresa, provò a ribattere, tuttavia Michael con un comando ben impartito la fece correre.
Con molta calma, il Principato tornò alla normalità, ma non distolse lo sguardo da Sandalphon, non poteva lasciarla liscia.
"Una volta che otterrai quello che desideri", gli disse Michael, come se gli avesse letto nella mente, "tu e il tuo demone sarete bannati dal Paradiso. Non avrete più rapporti con noi. Qualsiasi angelo trovato a parlare con voi verrà giustiziato."
"Non chiedo di meglio", desiderava ardentemente poter rivolgere lo sguardo verso Crawly, ma la sensazione che Michael ne approfittasse per porre giustizia non gli fece spostare gli occhi dai tre Arcangeli.
In un fascio di luce, Uriel arrivò con una creatura celestiale dai lunghi capelli color miele, la pelle ambrata e le dita affusolate, non aveva la corporazione di un soldato, era troppo esile per combattere. Non appena Aziraphale vide gli occhi verdi di quella creatura, lo riconobbe subito, "Raphael."
L'Arcangelo gli sorrise calorosamente. "Ciao Aziraphale."
"Raphael", s'intromise Michael con tono freddo, "devi riportare in vita il demone e restituire la memoria ad Aziraphale."
"Vedo che avete smesso di fare i presuntuosi, nostra Madre sarà contenta."
"RAPHAEL!"
L'Arcangelo alzò le mani in segno di resa e volò vicino al corpo di Crawly, sfregò le mani, che iniziarono ad emanare una luce dorata e verde, e le appoggiò sul corpo del demone: la sua anima non era completamente andata perduta, le ferite provocate dalle spade di fuoco non erano letali come l'Acqua Santa, indebolivano solo i demoni.
Aziraphale trattenne il fiato finché le mani di Raphael non brillavano più, rivolse un'espressione dubbiosa, speranzosa ed impaurita all'Arcangelo, il quale sorrise comprensivo.
"Giusto il tempo di rimettere a posto anche te e il tuo demone tornerà come nuovo."
S'avvicinò al Principato, "scusami, sentirai solo un piccolo pizzicore e una fitta incandescente."
Allungò le mani, pronto ad avvolgere il capo di Aziraphale, "posso?"
Aziraphale chiuse la distanza ed abbassò le palpebre, prese un profondo respiro per rilassarsi, doveva rimanere tranquillo.
Dentro il proprio spirito, il Principato avvertì qualcosa dargli una sensazione simile al pizzicore, mentre all'interno del suo cranio umano sentì qualcosa di rovente entrargli forzatamente; l'angelo ebbe l'istinto di combattere quella sensazione, ma peva che era sbagliato, doveva semplicemente far fluire il dolore, meno tratteneva e più ricordava: la risata di Crowley, le nottate trascorse in balìa del vino insieme a Crowley, gli occhi di Crowley che lo fissavano dietro le lenti scure degli occhiali, Crowley che impersonava Lady Ashtoreth, Crowley che salvava i suoi libri durante il Blitz, l'Armageddon't (nome completamente inventato da Crowley, con suo grande dispiacere), la voce di Crowley spezzata al pub poche ore prima di rivedersi all'aeroporto, Crowley, Crowley, Crowley!
L'angelo strinse gli occhi, mentre le mani si chiudevano in un paio di pugni, non voleva più dimenticarlo, non voleva più scordarsi di quel bellissimo e irresistibile serpente, così dolce, gentile, buono--
"Ecco fatto!" annunciò tranquillamente Raphael, togliendogli le mani dalla nuca, sorrise soddisfatto del proprio lavoro. "Ora sei come nuovo."
Aziraphale aprì gli occhi pieni di lacrime, non ebbe neanche il tempo di ringraziare Raphael che Michael parlò: "Come pattuito, da questo momento il Principato Aziraphale e il demone Crowley saranno bannati dal Paradiso. Ora sparite!" sventolò poi una mano e la coppia venne avvolta da una luce arancione, per scomparire definitivamente.
"Avevi detto che nessun angelo avrebbe potuto più parlare con loro", le fece notare Gabriel.
Michael si voltò indietro, "è pur sempre un soldato. Anche se spero che non avvenga mai, in caso di necessità potrebbe tornarci utile richiamarlo. Raphael, cura anche Sandalphon."
L'Arcangelo sospirò e poi si diresse verso suo fratello. "Prima fate i casini, poi chiamate Raphael per porre rimedio."
"Vuoi essere tu a guidare le schiere angeliche?" Michael fece molta fatica a mantenere la calma.
"No, grazie, mi diverto troppo a riprendervi dopo."

Aziraphale, con il corpo di Crowley, si ritrovò all'interno della sua libreria, si guardò un secondo intorno, per poi rivolgere completa attenzione al suo demone, fece pure un piccolo miracolo per sistemargli i vestiti, rovinati in alcuni punti, bruciacchiati, a Crowley non piaceva avere un simile aspetto, gli ripulì anche il volto e gli risistemò i capelli, non pensò agli occhiali da sole, solo perché pensava che fosse un vero peccato nascondere quegli occhi così meravigliosi, Crowley aveva degli occhi bellissimi, glielo diceva sempre, e desiderava continuare a dirglielo. Crowley, quanto si sentiva strano ad averlo chiamato per settimane Crawly... Crowley era decisamente perfetto come nome, adatto al suo proprietario. L'angelo accarezzò il volto del demone, in attesa che si svegliasse; di tutti gli Arcangeli, l'unico di cui si fidava era Raphael, che era stato sempre super partes, quindi poteva stare sicuro che il suo serpente era sano e salvo.
Crowley cominciò a fare delle smorfie col volto e a fatica riaprì gli occhi, trovandosi due occhi celesti che gli sorridevano.
"Dove... Siamo?" domandò con voce rauca, schiarendosi poi la voce.
"Al sicuro, Crowley."
Il demone lo guardò un attimo, lo studiò, poi sorrise debolmente. "Sei tornato, angelo."
Aziraphale annuì, mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime. "Non potevo stare senza di te, mio caro."
Crowley si mise seduto, senza distogliere lo sguardo dal suo angelo, le mani gli tremavano, il cuore umano gli tamburellava talmente forte contro il petto da fargli male, un sorriso gli stava nascendo sul volto e le pupille gli si dilatarono. Dall'altra parte, Aziraphale guardava Crowley con gli occhi pieni di lacrime, il labbro tremolante nonostante il sorriso, le spalle tese e un calore gli pervase tutto il corpo.
"Aziraphale."
"Crowley."
I due esseri sovrannaturali, spinti da un forte desiderio di sentire l'altro contro il proprio corpo, non riuscirono a sopprimere il bisogno di stringersi in un abbraccio, entrambi cominciarono a piangere sulla spalla dell'altro per diversi motivi.
"Sei tornato."
"Mi dispiace tanto."
"No, angelo, v-va tutto... Tutto bene."
"Ti prego per-perdonami. Io... Io non dovevo..."
"Sei tu che devi perdonarmi... Non sono riuscito a far nulla per aiutarti..."
"No, no. Mia dolce creatura, mi sei stato vicino. Hai-hai cercato di farmi ricordare... Che ho fatto di così meraviglioso per meritarti?"
Crowley lo strinse ancora di più a sé, mentre Aziraphale gli accarezzò i capelli. Il calore dei due corpi così vicini fu come un balsamo per i loro spiriti, entrambi si sentivano nuovamente completi, non sentivano alcuna necessità di staccarsi, volevano solo stare insieme.
"Credevo d'averti perso per sempre."
"Anch'io."
Per un paio di giorni rimasero accoccolati in quella posizione, senza dormire e senza mangiare, scambiandosi parole sussurrate, parole dolci, parole d'amore, beandosi della compagnia dell'altro, la libreria come loro unica testimone.

Una settimana era trascorsa da quel brutto incidente, Crowley e Aziraphale erano seduti sul comodo divano della libreria, stringendosi la mano, la rossa testa appoggiata sulla spalla dell'angelo, entrambi con gli occhi chiusi, assaporando ancora la pace e la tranquillità di quel momento; la luce soffusa della stanza rendeva accogliente e confortevole l'ambiente.
"Com'è successo?" Crowley interruppe la quiete con quel sussurro.
Aziraphale prese un profondo respiro e si sistemò meglio, mentre Crowley alzava di poco la testa per poi riappoggiarla sulla spalla.
"Uriel e Sandalphon si sono presentati qui, in libreria. Uriel ispezionava l'ambiente, credo per verificare che ero solo, mentre Sandalphon aveva cominciato a parlare di un incarico che avevano per me. Avevo provato a dire loro che non ero interessato, da quando avevano provato a... Insomma-- poco dopo la fine del mondo."
"Armageddon't, angelo, è molto più veloce pronunciarlo", lo corresse Crowley con un leggero sorriso, nonostante il racconto.
Aziraphale gli lanciò un'occhiata d'offeso rimprovero, ma poi continuò come se nulla fosse successo: "Sandalphon disse che era proprio grazie a quel trucchetto che hai mostrato loro, quello di sputare fuoco, che, per essere precisi, io non l'avrei mai fatto--"
"Angelo."
"E mi diede una cartella."
"E tu l'hai aperta?!"
Aziraphale sbuffò indignato. "Certo che no, mio caro, non sono così ingenuo. La stavo ancora ispezionando quando Sandalphon mi tolse la memoria. Una volta divenuto quell'Aziraphale, Uriel cominciò a parlare. Mi disse che c'era un demone, qui a Londra, di nome Crawly, che dovevo uccidere. Nella cartella c'era tutta la documentazione sul tuo conto."
Crowley alzò la testa, ghignando, "spero che abbiano scritto cose cattivissime."
Aziraphale alzò le sopracciglia, fingendo d'essere scandalizzato, "davvero pessime," si beò della risatina di Crowley, che tornò ad accoccolarsi meglio sulla sua spalla e decise di poggiare una gamba sulla sua.
"Però era segnalato che eri immune all'Acqua Santa, quindi ipotizzarono che la spada di fuoco, pur dovendo infliggere diversi colpi, avrebbe potuto funzionare."
"Mh. Non avevi capito cos'era successo?"
"Iniziavo a sospettare che era successo qualcosa, ma non riuscivo a non fidarmi di loro."
Crowley rimase in silenzio e spostò la testa per nascondere gli occhi nell'incavo del collo di Aziraphale.
"Spero che un giorno tu mi possa perdonare", sussurrò, ancora si sentiva in colpa per come s'era comportato, per quello che aveva fatto su in Paradiso, per tutto.
Crowley allungò una mano per accarezzare il soffice addome del suo angelo, inspirò il suo odore, sapeva di cioccolata e polvere, era bellissimo. "Nessun problema."
Aziraphale lasciò andare un sospiro e chiuse gli occhi, sarebbe dovuto passare molto tempo prima d'esser in grado di perdonarsi quello che aveva fatto.
"Come hanno fatto ad alterare la tua memoria, insomma", Crowley alzò la testa per poterlo guardare, accigliato, "ricordavi tutto, ma non ricordavi me."
Aziraphale lanciò una veloce occhiata al suo demone, per poi distoglierlo, le dita avevano cominciato a tamburellare sul proprio ginocchio, le labbra strette in una smorfia.
"Cosa?"
"Ecco..." si leccò le labbra, non ebbe il coraggio di guardarlo, avvertiva un calore salirgli lungo il collo. "Avevo alterato alcuni rapporti... E loro si sono basati su questi per crearmi una nuova memoria. In pochi ho segnalato d'averti incontrato, in particolare in quegli incontri poco ufficiali."
Con la coda dell'occhio notò che Crowley stava iniziando a sorridere diabolico, eccolo che stava per commentare.
"Quindi, tu, sei davvero andato a Parigi per fermare la rivoluzione?" cominciò a ridere.
"L'intento era quello."
"Oh sì, certo", annuì fintamente convinto, "una rivoluzione nata a causa di un impasto sbagliato per le crêpes! Sai, ti ci vedo discutere su certe cose, puntiglioso come sei."
Aziraphale sorrise contro la propria volontà, volse gli occhi verso Crowley e cominciò a ridere anche lui, seguito dal demone.
Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di risanare completamente quella ferita morale che entrambi avevano riportato, ma entrambi sapevano che ce l'avrebbero fatta, avevano così tanti progetti da realizzare insieme, ora che erano bannati dal Paradiso, insieme sarebbero riusciti a superare quell'ostacolo, insieme avrebbero ricordato sempre il passato e insieme avrebbero creato nuovi e felici ricordi. Un passo alla volta, insieme.

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