Obbligata a sposarti

di smokelife11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una stravolgente idea ***
Capitolo 2: *** Abito da sposa ***
Capitolo 3: *** Marito e Moglie ***



Capitolo 1
*** Una stravolgente idea ***


Un sacco di gente la squadrava dalle scarpe consunte ai capelli sporchi e ancora nessuno riusciva ad associare quella figura esile alla ragazza di pochi mesi prima. Sorriso sempre sulle labbra, sguardo dolce e lineamenti morbidi.
Come tutti i giorni era andata a prendere la sorella minore a scuola. Si poggiava al muretto vicino all'uscita e aspettava che la bambina uscisse.
Poco distante una donna, che lei conosceva bene, la guardava di sottecchi ma non si avvicinò a salutarla, non l'aveva quasi riconosciuta.
Quella donna, Laura, se ne stava a parlare con le altre mamme e si lamentava, come sempre, del comportamento del figlio, Mattia.
In effetti un po' tutti, grandi e piccini, si chiedevano del suo repentino cambiamento. La loro era una famiglia conosciuta e rispettata in paese, una delle più ricche. Lui aveva iniziato a uscire con una compagnia poco raccomandabile e finì dentro per essere stato trovato in possesso di erba. Fu rilasciato poiché le dosi erano troppo esigue per essere incriminato di spaccio.
Tuttavia aveva gettato fango sulla fama della famiglia Dalmi e sua madre non si era vista in giro per un bel po' di tempo.
Ma tempo poche settimane e le strade si erano ripopolate della sua presenza e lei aveva ricominciato a squadrare da testa a piedi chiunque.
Perfino a Elisa, quella piccola ragazzina che ora la guardava con invidia, era mancata.
La campanella suonò e Elisa si affrettò a cercare con lo sguardo la sorellina, Sara.
Capelli mossi, occhioni vispi e sempre svegli, prima era di corporatura più robusta come la sorella mentre ora era più gracile.
La bambina indicò alla maestra la sorella, e lei anche se non avrebbe potuto la lasciò andare. Solo perché conosceva la loro storia.
Le due si incamminarono insieme, la più grande domandò alla bambina com'era andata a scuola mentre le sfilava dalla spalla lo zaino.
Laura le osservava e si chiese cosa fosse successo loro ora che le aveva riconosciute.
-Non ho più visto la madre nè il padre, sai per caso che fine abbiano fatto? -
Domandò Laura alla donna con cui stava parlando interrompendola bruscamente mentre questa parlava con il figlio.
-Hanno ben altro a cui pensare che venire a prendere la figlia- rispose la donna facendo una carezza al figlio.
-Ovvero?- insistette Laura.
-Il padre ha perso il lavoro ed era il solo a portare soldi a casa, la madre si è sempre occupata delle figlie. Mentre ora è anche lei alla continua ricerca di lavoro. Pensa che pure la ragazza, Elisa, con solo diciassette anni sulle spalle, li aiuta e si occupa della più piccola-
Laura nel mentre fissava le figure delle sorelle allontanarsi , e ascoltando le parole dell'amica un'idea le balenò in mente. Un'idea molto vantaggiosa per entrambe le famiglie.
 
Nonostante non si curasse più, Elisa era sempre bellissima. Era uguale alla madre: stesso sorriso, stessi lineamenti, perfino stessa voce e modo di parlare.
Quel giorno stava rientrando a casa e vedeva che la gente la osservava ma lei si faceva scivolare via quelle occhiate e non provava neanche a pensare ciò che si pensava di lei e della sua famiglia in paese, anche se se lo poteva immaginare.
Attraversò la via principale del paese e fermò più di una volta lo sguardo sulle vetrine dei negozi.
Guardava quei vestiti candidi, belli e profumati esposti, poi abbassava lo sguardo e vedeva la sua maglietta, certo era ancora in buone condizioni, ma l'aveva acquistata tre anni prima e il rosso sgargiante che era un tempo si era ridotto a un rosso spento e scolorito. Con dei piccoli schizzi di tempera blu su un angolo. Aveva detto a sua sorella di stare attenta a non sporcarsi a giocare con le tempere e alla fine quella che si era sporcata era stata proprio lei.
Passò davanti alla pasticceria e l'odore di dolciumi le fece brontolare lo stomaco. Da piccola comprava sempre la torta al cioccolato per il compleanno e il pasticcere sbagliava sempre a scrivere il suo nome. Nelle foto ricordo lei soffiava candeline piantate in una torta decorata con la scritta "Buon compleanno Lisa".
Ma lei era contenta lo stesso.
Girò in un vicolo poco distante dalla pasticceria e camminò fino a casa dei suoi nonni. Dopo il licenziamento del padre avevano venduto la casa e si erano trasferiti dai nonni, ma dovevano trovare una nuova sistemazione, era difficile campare due famiglie con una sola pensione.
Aprì la serratura del portone e scivolò all'interno del palazzo, salutò un paio di persone lungo le scale, ma queste non risposero, si limitarono a fissarla. Lei continuò per la sua strada fino ad arrivare al pianerottolo del piccolo appartamento dei nonni.
Infilò la chiave nella serratura della porta d'ingresso e entrò in casa.
-Ciao a tutti!- urlò.
Sistemò lo zaino a terra e appese la giacca all'attaccapanni. Notò una pelliccia appesa, non l'aveva mai vista in casa. Di certo non poteva essere di sua madre e tantomeno di sua nonna.
Si chiese di chi fosse.
Varcò la soglia della cucina dove,tutti i giorni i nonni e i genitori la aspettavano per pranzare tutti insieme.
Quel giorno però non c'erano solo loro ma anche un ospite.
Elisa si bloccò sulla soglia della cucina, osservava la figura slanciata seduta con grazia su una sedia in vimini.
Scarpe dal tacco affilato, calze nere e tubino perfettamente dritto.
Laura.
-Ciao, Elisa- Laura si alzò e salutò la ragazza con un'improvvisa dolcezza e amicizia che non le aveva mai riservato.
La ragazza ricambiò il saluto con un sorriso abbastanza soddisfacente seppur confuso e spaesato.
Si sedette accanto alla madre che le strinse forte la mano e con gli occhi pieni di lacrime.
-Mamma che hai?- Elisa alzò una mano per asciugare le lacrime della madre ma quelle continuavano a sgorgare imperterrite.
-Elisa- la chiamò Laura, distogliendo l'attenzione della ragazza dalla madre.
-Oggi sono venuta qui per dare una mano alla tua famiglia e anche alla mia-
-Hai trovato un lavoro ai miei?- chiese ingenua e speranzosa la ragazza.
-No, tesoro. Ho proposto loro qualcosa di ancora meglio-
-Cosa meglio di un lavoro? Adesso è l'unica cosa che ci serve-
-Sembri un'adulta dal modo in cui parli-
-Sono dovuta crescere in fretta io-
Laura avvicinò la sedia al tavolo e guardò Elisa fissa negli occhi.
-Ho proposto una cosa ai tuoi genitori e loro hanno voluto sentire il tuo parere prima di prendere una decisione-
-Ovvero?-
-So che avete problemi economici mentre io ho problemi con mio figlio per questo io pensavo...-
Silenzio, in quella stanza non ci fu altro. Solo sguardi fugaci, respiri carichi d'ansia in attesa di sapere ciò che Laura aveva proposto. Ansia di sapere come avrebbe reagito Elisa, di cosa avrebbe deciso.
Elisa pensò a tutto: lavorare per lei, assumere il padre come autista, fare da babysitter al figlio, persino alla vendita degli organi ma mai avrebbe pensato ciò che le disse la donna pochi secondi dopo.
-Sposa mio figlio-
Quella frase le rimbombava in testa e non capiva il significato di quelle parole . Le ripeté più volte tra sé ma non acquistavano valore.
Tre semplici parole le avevano mandato in pappe il cervello. E scombussolato la vita.
-Cosa scusa?-
-Sposa mio figlio- questa volta il senso delle parole travolse Elisa come una tempesta. -Verrai a vivere da noi, in un appartamento del casale e ogni mese passerò un assegno ai tuoi genitori-
L'attenzione della ragazza passò su assegno: se i suoi genitori avessero avuto quei soldi avrebbero potuto smettere di appoggiarsi ai nonni e ricominciare una vita nuova, avrebbero potuto dare tutto alla sorella minore che finalmente si sarebbe potuta sentire uguale agli altri.
Però per dare tutto questo alla sua famiglia avrebbe dovuto passare la sua vita con un ragazzo sconosciuto.
Era pronta a tutto questo?
-Ci devo pensare- si alzò e uscì di fretta di casa. Doveva stare da sola e godersi quello che erano gli ultimi momenti della sua vecchia vita.
Ripercorse la strada a ritroso, ripassò davanti alla pasticceria e al negozio di abbigliamento. Iniziò a correre sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere dal cielo grigio. Aveva lasciato l'ombrello a casa e si stava bagnando da capo a piedi ma non le importava, l'acqua le scivolava sulla pelle e portava via con se tutte le preoccupazioni.
Si recò al giardino comunale, da piccola sua nonna la portava sempre lì. Si divertiva sempre molto: giocava con le amichette al salto della corda, a palla avvelenata, con l'elastico...
Poi era stato il suo turno di portare la sorella al parco e guardarla giocare con le amiche.
Chi l'avrebbe portata se lei se ne fosse andata ?
Chi avrebbe ricordato al nonno di prendere la pillola per la pressione?
Chi avrebbe aiutato la nonna a fare le pulizie in casa?
Ma se lei avesse rifiutato la proposta di Laura, chi avrebbe portato i soldi a casa?
Doveva sacrificare la sua vita per rendere quella della sorella e dei genitori migliore.
Lì da sola al parco, sotto la pioggia, decise di sposarlo.

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Capitolo 2
*** Abito da sposa ***


Vista la decisione di Elisa, Laura si era affrettata a preparare tutto nei minimi dettagli.
Elisa si sentiva sotto pressione, di lì a pochi giorni sarebbe dovuta andare a vivere con un ragazzo che non conosceva, in una casa e in una famiglia non sua. Avrebbe perso la sua indipendenza.
Ma la sua famiglia avrebbe avuto un assegno mensile con cui avrebbero potuto prendere un appartamento in affitto, e lasciare così la casa dei nonni, e comprare la bambola che Sara tanto voleva.
Laura aveva affittato la sala per la cerimonia e aveva incaricato uno wedding planner di organizzare tutto al meglio.
Voleva fare una cerimonia in grande, invitare quanta più gente poteva e far sì che quelle nozze venissero ricordate come le migliori per molti anni.
A Elisa tutto ciò faceva solo crescere l'ansia: lei, da piccola, aveva sognato di sposarsi in una piccola chiesetta di campagna, con solo i parenti più stretti e passare una giornata con le persone che amava.
Nella lista degli invitati del suo matrimonio invece, a stento riconosceva il nome dei suoi genitori.
Un pomeriggio Laura non volle sentire scuse , la trascinò con se a fare compere. Più in particolare a comprare il vestito da sposa.
Fosse per Elisa si sarebbe messa il primo che le fosse capitato per le mani, ma anche se era un matrimonio combinato per Stefania, la madre di Elisa, era pur sempre il matrimonio della figlia.
Entrarono in una boutique che aveva l'aria di essere frequentata da persone di un certo rango. E lei si sentiva fuori posto.
Per il resto della sua via si sarebbe sentita così?
-Laura sei sicura che devo comprare il vestito qui?-
Chiese un tantino intimorita dai prezzi.
-Certo!- vide che stava fissando il cartellino di un vestito e aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Si avvicinò alla ragazza facendo risuonare i tacchi sul pavimento in marmo.
Le accarezzò dolcemente una spalla.
- Elisa, non preoccuparti per il prezzo., penserò a tutto io-
Elisa annuì nonostante non fosse convinta, non voleva dipendere da loro.
Passò la mano sui vestiti, Laura gliene mostrò qualcuno, ma erano troppo scollati o troppo elaborati.
Lei voleva un vestito semplice ma che la facesse sentire donna.
-Questo?- chiese Laura. Elisa si voltò con già la parola no sulle labbra quando vide ciò che Laura aveva in mano.
Era un vestito dalla linea dritta, ricamato sulla schiena con del pizzo e me maniche cadevano morbide. C'era un piccolo strascico non troppo esagerato.
Era lui!
Annuì con vigore e afferrò l'abito.
Una commessa la accompagnò in una cabina e l'aiutò a indossare l'abito.
Quando uscì, ancora non si era vista allo specchio, ma a vedere la faccia della futura suocera, quel vestito doveva caderle un incanto.
Salì su una piccola pedana e guardò il suo riflesso.
Per un attimo si dimenticò di essere in un atelier e che quell'abito valeva il doppio degli stipendi di due lavoratori medi. Dimenticò che stava per sposare uno sconosciuto.
C'era solo lei, lei e quel magnifico vestito.
Per un momento si sentì una sposa e immaginò quella stoffa così morbida avvolta al braccio del padre mentre camminava per la navata.
-Oddio sei bellissima!- esclamò Laura facendo risvegliare la ragazza dal suo sogno a occhi aperti.
Elisa sorrise debolmente e tornò a guardarsi allo specchio.
-Credo sia lui- lisciò la stoffa dell'abito e passò la mano sui ricami.
Laura acquistò quel vestito e si raccomandò con le sarte di farglielo avere in tempo.
Laura uscì dalla boutique più soddisfatta che mai, Elisa sempre più convinta di star fecendo un errore.
La ragazza se ne stava andante ma Laura la afferrò per il giubbotto e le propose di andare a prendere qualcosa al bar.
Il bar era poco distante dalla boutique, Elisa non c'era mai stata ma aveva sentito parlare che servivano caffè in tazze di porcellana dell'Ottocento. Decisamente non un bar che la ragazza era solita frequentare.
Si sedettero a un tavolino all'esterno. Tutto intorno a loro clienti che bevevano il tè con il mignolo alzato.
Elisa si sentiva fuori luogo. Non era abituata a stare in posti del genere.
-Prendi un tè?- chiese Laura che nel mentre attirava l'attenzione del cameriere per riferire l'ordine.
-No, grazie. Preferisco un caffè - Un buon caffè era ciò che veramente serviva a Elisa, con la faccenda del matrimonio erano ormai giorni che non chiudeva occhio.
-Un tè deteinato e un caffè – Il cameriere segnò  l'ordine e entrò dentro il locale per poi riuscire poco dopo con due tazze colme di liquido fumante.
Laura avvicinò la tazza alle labbra e ne bevve una lunga sorsata, Elisa girò il cucchiaino nella tazzina.
Laura stacco d'improvviso la tazza dalle labbra –Eccolo-Elisa alzò lo sguardo e lo vide arrivare.
Aveva visto Mattia solo una volta. Era andata a prendere sua sorella come tutti i pomeriggi da un anno a quella parte.
Lui era lì, appoggiato alla portiera della sua microcar, molto di moda in quel periodo , era con sua madre e stavano parlando di un ricevimento che si sarebbe tenuto quel week-end , uno dei tanti a cui la famiglia partecipava.
Elisa pensava che fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto: era alto, caratteristica per lei fondamentale  visto il suo metro e settanta, aveva i capelli mori che ricadevano morbidi sulla fronte, gli occhi piccoli e lievemente allungati color nocciola, vestiva sempre di nero  e aveva l'aria da duro nonostante la madre lo descrivesse come un ragazzo dolce ed educato, ma erano in pochi a crederci.
Poco tempo dopo fu arrestato e Elisa non lo vide più.
In paese c'era un solo istituto superiore ma la madre aveva preferito mandarlo in un istituto fuori città perciò era lì che passava la maggior parte del suo tempo.
Mattia si avvicinò al tavolino, fissò Elisa da testa a piedi poi si lasciò cadere sulla sedia.
Tutti intorno a loro li fissavano, e mentre la ragazza si sentiva un po' troppo osservata, Mattia si sentiva a suo agio, era ormai abituato a essere squadrato da tutti.
-Mattia ti presento Elisa-
Il ragazzo fece un cenno del capo.
-So chi è. Non parlano d'altro in paese.
Quindi tu sei quella che mi dovrebbe incastrare?-
Elisa non rispose si limitò a abbassare lo sguardo e fissarsi i pantaloni scuciti.
-Ma che è muta?-
-Mattia, per favore. Sii gentile con lei- lo intimò la madre.
-Vado un attimo in bagno- Laura si alzò  lasciando così i ragazzi da soli. In realtà non aveva bisogno del bagno, voleva solo che i ragazzi stessero un po' da soli.
Sperava di aver visto giusto su quella ragazza e che il figlio imparasse a prendersi delle responsabilità e magari mettere la testa a posto.
Sapeva che obbligare una ragazza a sposarlo era una forma di ricatto, ma in fondo era a fin di bene.
La famiglia di Elisa avrebbe avuto dei soldi con cui crescere una bambina nel pieno delle forze senza farle mancare niente.
Certo però lei aveva pensato al figlio e alla sorella di Elisa ma chi ci avrebbe pensato a lei?
Intanto i due ragazzi rimasti soli al tavolino non aprivano bocca. Si stavano studiando, cercavano di capire che razza di persona era quella con la quale stavano per andare a convivere.
Inconsapevolmente stavano pensando le stesse esatte cose.
Anzi la stessa identica cosa: potremo divorziare?
-Dì di no-
-Cosa?- chiese Elisa risvegliandosi dai suoi pensieri.
-Devi dire di no- ripeté il ragazzo.
-A cosa scusa?-
-Ma sei stupida? Quando il prete dirà vuoi tu prendere tizio come marito... Tu devi dire no!-
-E per quale motivo, scusa?-
-Perché io non ti voglio sposare-
-E allora dì tu di no!-
-No, mia madre me ne darebbe le colpe... Mentre se ti rifiuti tu tutti penseranno che non te la sei sentita-
-Allora non ci siamo capiti: io ti sposo non perché voglio stare con te, ma per dare una vita migliore alla mia famiglia.-
-E allora vedi di raggirare qualche altra famiglia-
-Guarda che è stata tua madre a venire da me, non il contrario-
Elisa si alzò dal tavolino e corse via.
Cosa sarebbe successo se avesse veramente rifiutato?

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Capitolo 3
*** Marito e Moglie ***


Dopo cinque giorni esatti si celebrò il matrimonio.
Elisa era così nervosa e preoccupata che si mise il rossetto al posto dell'ombretto e si pettinò con il mascara.
La madre aveva tentato di tranquillizzarla ma alla fine era anche lei caduta in un mare di lacrime.
La sua piccolina se ne stava andando di casa. A soli diciassette anni.
Le sembrava ieri il giorno il cui l'aveva partorita, faceva caldissimo e suo marito la aveva portata al parco a fare un picnic per distrarsi un po'.
In pieno pomeriggio erano cominciate le contrazioni e volarono di corsa in ospedale, ma nel bel mezzo del tragitto la benzina era finita, così Mauro aveva preso in braccio la moglie e la portò a corsa in ospedale.
Erano i genitori più felici del mondo quando strinsero la loro piccolina tra le braccia. Dieci anni dopo nacque Sara e la loro famiglia si allargò.
Adesso però si stava restringendo.
-Sei nervosa?- le chiese il padre quando giunsero davanti alla chiesa.
-Molto- le tremavano le mani e per strada le era già cascato due volte il bouquet.
Elisa si voltò e guardò il padre, che per tutto il viaggio non aveva fatto altro che agitarsi, cambiare posizione e traballare le gambe.
Elisa poggiò una mano sulla gamba del padre -Anche tu però non scherzi papà-
-Non ci posso ancora credere che la mia piccolina si stia per sposare-
-Non per mio volere papà-
Il padre la fissava e gli bruciavano gli occhi, ma non voleva piangere davanti alla figlia.
-Lo so amore mio, lo so- la abbracciò stretta e di nascosto si asciugò una lacrima fugace.
Scesero dalla macchina, Elisa si sistemò il vestito e prese il padre sotto braccio.
Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato ma sperava che il tempo scorresse più lentamente.
Entrarono dentro la chiesa ricolma di invitati, tutti si girarono verso la sposa e le sorrisero. La seguirono con gli occhi mentre attraversava la navata. Camminava lentamente, molto più di quanto avrebbe dovuto, ma più si avvicinava all'altare più rallentava e la voglia di voltarsi e fuggire era maggiore.
Mattia la fissava e un sorrisetto compiaciuto gli solcò il viso, era sicuro che avrebbe risposto di no così avrebbe  potuto tornare alla vita di prima come se niente fosse successo.
Elisa camminava talmente lentamente che il prete voleva incitarla a camminare più svelta, di certo non voleva stare tutto il giorno a celebrare quella funzione.
Quando Elisa finalmente arrivò all'altare erano tutti in trepidazione, Mattia la osservava e si chiedeva quale forza d'animo avesse quella ragazza per rinunciare alla propria vita per sposarsi con lui.
Elisa lo fissava e si chiedeva come sarebbe stata la loro vita: sarebbero stati felici? Sarebbero diventati amici oppure si sarebbero odiati? Qual era la vita che li aspettava?
Sentiva il prete che parlava ma non capiva le sue parole, era troppo distratta. Tutto intorno a lei non contava, c'erano solo gli occhi di Mattia e tutti i parenti che li osservavano.
Mattia le prese una mano risvegliandosi dai suoi sogni, la ragazza alzò lo sguardo confusa e vide che tutta la chiesa la guardava impaziente.
-Cosa?- la voce di Elisa risuonò tra le pareti e tutti la guardarono sbigottiti.
-Tesoro- disse Mattia fra i denti – Devi rispondere-
-A cosa?- chiese ingenua la ragazza.
-Signorina, forza stia attenta!-esclamò il prete e ricominciò la funzione. –Allora, dicevamo: E tu Elisa Ressi, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Mattia Dalmi, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?-A Elisa si prosciugò la bocca, la voce andò via e quando provò ad aprirla quasi svenne. La sua vita dipendeva da due semplici parole: sì o no?
Poi si ricordò di ciò che le aveva detto Mattia e ebbe paura di rispondere, ma ebbe ancor più paura del destino della sua famiglia e fu quello che la spinse ad aprire la bocca.
-Sì-
La tensione che si era creata nell'attesa della sua risposta si sciolse mentre quella nell'animo di Mattia crebbe fino a farlo esplodere – Cosa?- urlò.
Il prete lo guardò –Ha qualcosa in contrario?-
Mattia si dovette mordere la lingua per evitare di dire qualche fesseria e mandare tutto così all'aria e far infuriare la madre –No, intendo cosa aspetta a finire-
-Be, giovanotto, non sia impaziente ha tutta la vita da passare con questa splendida ragazza-
Tutta la vita, era così difficile crederci. Si vive solo una volta e entrambi erano stati costretti a passarla con una persona scelta dai genitori.
-Bene, vista l'impazienza di questo giovanotto, mi affretto a continuare: per il potere conferitimi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie! Puoi baciare la sposa!-
Mattia si avvicinò alla ragazza e rise della sua improvvisa paura e anche se cosciente che quello non sarebbe stato abbastanza per vendicarsi, si accontentò; la strinse a sé e la baciò.
Lei spalancò gli occhi e cercò di liberarsi della sua stretta, ma invano. Lui la strinse ancora più a sé e si lasciò trasportare, fu lei che si staccò e non fu facile, dovette pestargli un piede più di una volta perché lui non la lasciava.
E lì entrambi capirono che erano fottuti.
 
 
Elisa e Mattia stettero tutto il giorno insieme ma non si parlarono mai, neanche una volta.
Ogni tanto Mattia si voltava e la scrutava di nascosto e doveva ammettere che era proprio bella, si era emozionato a vederla con l'abito da sposa proprio come se la stesse per sposare perché la ama.
Elisa non aveva toccato cibo, era troppo nervosa e solo pensare di buttare giù un sol boccone le faceva venir voglia di correre in bagno e vomitare.
Non era il caso di Mattia che invece proprio per il nervosismo si era ritrovato a mangiare pure la porzione della moglie.
 
La sera arrivò il momento per Elisa di salutare la sua famiglia e andare nella casa nuova con suo marito. Salirono nella macchina di Laura , emozionata come non mai. Ancora non ci poteva credere che il figlio si fosse sposato, anche se aveva temuto che si sarebbe tirato indietro quando in chiesa aveva urlato "Cosa?", aveva capito che quella del figlio non era semplice impazienza.
Li osservava dallo specchietto retrovisore, erano seduti a ridosso della portiera, quasi non si distinguevano dalla carrozzeria, ogni tanto si lasciavano scappare delle occhiate uno all'insaputa dell'altro.
Per Elisa il viaggio in macchina fu il più lungo della sua vita, più guardava l'orario sul cruscotto, più il tempo passava lentamente.
Quando finalmente arrivarono nel piazzale Dalmi a Elisa scappò un sospiro di sorpresa nel vedere l'enorme casale, Elisa sapeva che la loro era la famiglia più ricca nel raggio di chilometri ma non credeva che fossero tanto ricchi.
La piazza era enorme, costellata di san pietrini. Tra le macchine parcheggiate fece appena in tempo a contare due Lamborghini che la sua attenzione si concentrò sul casale. Saranno stati tre piani minimo, pensò. Era di un color giallo, elaborate inferriate serravano le finestre. I balconi erano decorati da gerani dai colori vivaci.
Aveva paura a scendere dall'auto, finché era lì rannicchiata a ridosso della parete le sembrava quasi un sogno, dentro il suo vestito da sposa.
Pensava che se avesse chiuso e riaperto gli occhi si sarebbe ritrovato nel caldo del suo letto, a casa dei nonni.
E invece se li riapriva si ritrovava davanti alla porta della dependance di villa Dalmi.
Laura aveva pensato che stando da soli, nella dependance avrebbero potuto legare, e Elisa si sarebbe potuta sentire a suo agio.
Laura li lascio da soli mentre giravano a vuoto tra le stanze senza mai incrociare gli sguardi.
A Elisa quella casa in fondo non dispiaceva, pur essendo una dependance era molto spaziosa e ben arredata, certo i mobili non erano moderni ma l'aria vissuta di quelle mura la fece sentire a casa.
Quella strana magia durò fino a quando la ragazza non salì le scale e le si presentò davanti una cruda verità.
Una sola camera da letto.
Elisa si agitò molto, e mentre osservava atterrita la stanza, cercava di trovare ogni modo per riuscire a scamparsela.
Possibile che non ci fosse soluzione?
Poi le venne in mente un'idea: il divano in salotto. Di certo non era come quello che lei aveva a casa, scucito e con vecchie molle saltate. Quello aveva l'aria di essere comodo tanto quanto il letto. Ma anche se fosse stato scomodo sarebbe andato comunque bene, tutto tranne che dormire con suo marito.
Aveva paura che Mattia si potesse mettere strane idee in testa.
Lei non lo sapeva ma anche Mattia aveva pensato la stessa cosa, si sentiva a disagio a dover condividere con lei la casa, figurarsi lo stesso letto.
Bastò un'occhiata e entrambi lessero l'uno negli occhi dell'altro ciò che stavano pensando.
Fu Elisa a parlare per prima. -Vado a dormire sul divano-
Mattia non volle sentire ragioni. -No, non preoccuparti vado io-
-Insisto- non aspettò la risposta del marito, scese le scale e si sistemò sul divano.
Mattia la seguiva a ruota.
-Starò bene qui- Elisa si lisciò la stoffa del vestito, evitava lo sguardo del marito.
Mattia non volle replicare, sospirò e risalì le scale per andare nella camera da letto.
-Mattia?-
Il ragazzo si voltò, Elisa con il busto ruotato sul divano.
-Mi potresti aiutare a togliere il vestito?-
Mattia deglutì e scese i pochi scalini appena fatto per raggiungere la moglie.
Elisa nel mentre si era alzata e aveva dato le spalle al marito.
Sentì due mani fredde e tremolanti percorrerle la schiena e arrivare appena sotto il collo, le dita flebili e inesperte sciolsero i fili del corsetto uno a uno fino a arrivare al basso schiena.
Elisa si voltò e sussurrò un -Grazie-
Mattia la scrutò negli occhi e solo allora realizzò che quello era il primo dei tanti momenti intimi che avrebbero avuto, sarebbero dovuti diventare una coppia e chissà forse anche una famiglia, e non stava a loro la scelta.
Ormai erano marito e moglie.
E non sarebbero potuti tornare indietro tanto facilmente.

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