Remnant

di historiae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Prologo ***


-Là!- tuonò l'uomo mentre tendeva il braccio al massimo delle sue forze, indicando ai due compagni l'anfratto che si apriva nella roccia grezza e coperta di muschio fradicio.
I due, pochi passi indietro, tenevano lo sguardo basso sul sentiero fangoso, lasciando che i loro stivali imbrattati di fango facessero presa sul terreno, mentre la pioggia sferzava i loro cappelli, ormai inutili. Alla vista del riparo, affrettarono il passo fino a raggiungere l'apertura, dove si liberarono degli zaini e si sedettero, riprendendo fiato.
Apparentemente, il freddo e l'umidità non riuscivano a distoglierli dal loro buon umore. Il più giovane dei tre si tolse il cappello, aprì lo zaino e mise mano alla grande quantità di reperti geologici che lui e i suoi compagni erano riusciti a reperire in quelle ore, prima che la pioggia li sorprendesse.

-Guardate che roba. Ce n'è abbastanza da riempire un intero museo.-

-Sarà valsa la pena di impantanarci nel fango al crepuscolo per qualche fossile?-

-E rilassati. Ci sarà ancora luce per un bel pezzo.-

E con gli occhi che brillavano estrasse e rimirò un frammento di pietra focaia dal colore mai visto prima.

-Si sta affievolendo.- fece il compagno, rivolgendo lo sguardo verso le nuvole che sovrastavano la montagna. -Al bosco manca meno di un'ora, basterà attraversarlo e saremo a Magix. Ma direi di muoverci, se non vogliamo passare la notte qui dentro.-
Quando si voltò, del ragazzo erano rimaste solo una borsa sporca di fango abbandonata sul terreno sabbioso e la luce intermittente di una torcia che si muoveva a tentoni verso l'imbocco della grotta. Il compagno di mezzo, preso dalla fretta di fermarlo, aveva dimenticato di accendere la sua.

-Non fare stronzate, Jim! Lo sai benissimo dove ci troviamo.-

-Ma di che cosa hai paura? Non penserai di...-

-Non ho paura di quello, Jim, so anche io che fine ha fatto. È stato...-

-E' stato sconfitto, giusto? Quindi non abbiamo proprio niente da temere.-

-Non ti azzardare. Se il Consiglio lo viene a sapere ci daranno una tale punizione che non ce la scorderemo più. Nessuno si fiderà più di noi. Mi hai sentito?-

Il giovane si addentrava nelle fessure sempre più opprimenti del canyon.

-Jim, obbedisci e torna immediatamente indietro. Ascolta tuo padre!-

Livido di rabbia, l'uomo aguzzò per un attimo i sensi, mentre l'amico di mezzo si faceva circospetto accanto a lui. C'era uno strano odore nell'aria, come di cenere.
La luce del frontalino del ragazzo lampeggiava in lontananza, ma non era più l'unica a illuminare le pareti brune. Un flebile bagliore rossastro si intravedeva dalla stretta imboccatura che sembrava sbucare in un nulla spoglio e indefinibile. Non era una luce accogliente, e l'energia che emanava aveva un che di sinistro e nauseabondo.
Un lungo boato scosse l'anfratto, e i due uomini non poterono fare nulla quando una pioggia di scaglie di pietra grandi e acuminate come ghimberghe precipitarono facendo scomparire dalla loro vista la lucetta che fino ad allora avevano tenuto d'occhio.
L'uomo più grande chiamò il nome del figlio più volte e con il compagno avanzò nella strettoia, mentre il boato si faceva più intenso e l'odore della cenere si faceva più pungente e penetrante.
L'uomo cominciò a scostare con forza le scaglie di pietra scura ferendosi più volte le mani e cercando invano di sollevare quelle più pesanti, mentre l'ultima traccia della speranza di rivedere il figlio cominciava ad estinguersi. Mentre la strettoia si liberava dalle rocce, si cominciava a vedere qualcosa. Oramai la curiosità si era fatta padrona anche dei due timorosi che poco prima avrebbero preferito restare all'oscuro di quali misteri nascondesse quel luogo.
L'uomo più grande precedette il compagno per qualche metro ancora, finchè l'odore di cenere si fece soffocante.
Quando poi la natura di quel bagliore igneo si palesò ai suoi occhi, e vide ciò che ne scaturiva, liberò un grido di orrore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La luce dell'alba era a malapena visibile dalle finestre dell'appartamento delle Winx. Di solito, le tende della saletta comune venivano lasciate aperte tutta la notte, poiché alle piante di Flora piaceva ricevere la luce lunare.
Dalla saletta appena adiacente proveniva un rumore indistinto, ma forte abbastanza da svegliare Stella, che dormiva proprio lì accanto. La fata del sole si tolse nervosamente la mascherina dagli occhi constatando che tentare di riaddormentarsi era assolutamente inutile. Scostò le tende del letto, infilò le pantofole e aprì la porta a vetri per andare a protestare contro colei che aveva deciso di rovinare la sua routine del sonno.
La TV era accesa, e sul divanetto lì di fronte c'era Nova, una delle ragazze più mattiniere che conoscesse. Teneva il telecomando con mano tremante e le sue sopracciglia erano corrugate in un'espressione più che preoccupata. Stella strizzò gli occhi per vedere meglio nell'oscurità.

-Nova, cosa stai...?-

-Shh! Ascolta!-

Il notiziario mostrava una squadra di soccorso introdursi tra le rocce franate del canyon ai confini di Magix, e riportare in superficie due corpi ricoperti da un lenzuolo. Evidentemente li avevano trovati quando era già troppo tardi.
La telecamera inquadrava poi un terzo uomo, forse l'unico superstite. Irrimediabilmente sconvolto per la morte dei compagni, tentava di raccontare la sua testimonianza, ma poco era chiaro di quanto avesse visto.

-Nova, alza il volume, per favore.-

...ho sentito un boato, e poi una vampata di calore ha invaso tutta la grotta. Le pareti sono diventate roventi. Sono scappato più in fretta che ho potuto, ma loro sono rimasti intrappolati laggiù. Giuro su quello che volete che non ho idea di cosa sia successo. Ho chiamato i soccorsi e quando li hanno recuperati ho visto le loro facce. Nessun uomo dovrebbe mai ridursi così...”
Si scusò, e si allontanò dalla visuale.
La reporter si rimise in contatto con Magix e dichiarò che la zona sarebbe stata recintata e tutte le escursioni nel canyon sarebbero state sconsigliate. Le autorità avrebbero indagato sulla causa dell'incidente.
Nova spense la TV, e la stanza piombò nel lieve chiarore che avanzava. Guardò Stella e si alzò frettolosamente dal divano.

-Dobbiamo avvisare tutti.-

-Credi che siamo in pericolo?-

-Tutta Magix potrebbe esserlo, se due rangers hanno perso la vita durante una semplice spedizione ai confini, per di più in circostanze misteriose. Di questi tempi le autorità non sono troppo tranquille riguardo quelle aree.-

-Forse è meglio che io svegli le ragazze.-

-Le sveglierai dopo, ora accompagnami da Faragonda.-

-Ma Nova, siamo in pigiama! Non sono neanche le sei, non vorrai mica svegliare la direttrice a quest'ora!-

-Capirà, si tratta di una comunicazione urgente. Muoviti!-

 

Faragonda aveva appena interrotto il contatto con il preside di Fonterossa, quando le due ragazze bussarono alla sua porta. Non aveva avuto nemmeno avuto il tempo di vestirsi. In camicia da notte e coperta con la sua vestaglia lilla, aveva condotto le ragazze nel suo ufficio e aveva tirato le tende.
Non era riuscita a nascondere la preoccupazione mentre riascoltava il notiziario. La notizia era giunta alle scuole alla velocità della luce, e Saladin non aveva perso tempo a contattarla.
Faragonda, prima di congedare le ragazze, disse loro di svegliare le altre e di tenersi pronte a ricevere nuove comunicazioni, ma senza creare allarmismo. Ora aveva urgenza di contattare la preside di Torrenuvola.

Griffin rispose alla chiamata con affanno, come se avesse corso per rispondere. Anche lei aveva appena assistito al notiziario e ora aveva evidente difficoltà a parlare con la sua solita freddezza. La paura si era palesemente impadronita di lei.

-Griffin, ho i miei dubbi sul fatto che l'incidente sia stato casuale. Non è normale che un luogo incontaminato come le montagne di Magix possano tramutarsi in una tomba.-

-La penso come te. Non faccio che pensare e ripensare alle possibili coincidenze.-

-Le vittime erano giovani e ben preparate, e mi rifiuto di pensare che si siano cacciate volontariamente nei guai. Devono essere stati sorpresi da qualcosa. Un'energia malefica, forse, o una creatura.-

-Ho la netta sensazione che qualunque cosa abbiano trovato, sia riconducibile a una sola origine. La tana della Fenice.-

-Non traiamo conclusioni affrettate. Lord Darkar è stato sconfitto tempo fa, e ci siamo assicurati che non potesse più tornare.-

-Pensaci bene, Faragonda. È stato sconfitto, ma non ci siamo assicurati che tutte le tracce del suo potere oscuro fossero state debellate per sempre. Forse è rimasto qualcosa laggiù, nella valle, e sta per mettere in pericolo tutta Magix.-

-Detesto darti ragione, Griffin, ma è una possibilità. Non facciamoci prendere dal panico. Riunisci le tue ragazze e dì loro di prepararsi. Se ci sarà da intervenire, comunicheremo la nostra disponibilità alle autorità di Magix.-

-Prepararsi a che cosa, Faragonda? Le montagne saranno rese inagibili, e tu avresti intenzione di...-

-Dico solo che dobbiamo essere tutti pronti. Se come dici tu, in quel luogo sono rimaste delle tracce della Fenice, tutta Magix conterà su di noi per estirparle. Fai come ti ho detto. Ci aggiorniamo tra un'ora.-

 

La preside e le professoresse si sparpagliarono per la scuola e bussarono alla porta di ogni allieva.
Quando la Griffin ebbe svegliato tutte le streghe del corridoio ovest si fermò all'ultima porta sulla destra, alzò il braccio e tentennò. Bussò poi tre volte e attese un segno di vita. Tutto sembrava tacere, dall'altro lato della porta, e per un attimo sospettò che non ci fosse nessuno. Finchè il pomello girò, e Icy apparve sulla soglia, già vestita.

-Preside.- pronunciò, ostentando una certa resistenza nel lasciarla entrare. Non capitava spesso che si recasse lì.

Anche Darcy e Stormy erano già vestite, e dalla loro espressione intuì che erano perfettamente ignare di quanto era accaduto. Stormy era affacciata alla vetrata della stanza e osservava il subbuglio che si era creato nei corridoi e nelle sale comuni. Era da un bel po' che a Torrenuvola non imperversava tanta agitazione.

Darcy si schiarì la voce. -Signora preside, sembra preoccupata. È successo qualcosa?-

-Sì. È successa una cosa molto grave. Ma vi spiegherò i dettagli più tardi. Preparatevi e raggiungete le vostre compagne nella sala delle adunanze. Non ci saranno lezioni, per oggi.-

 

Griffin interruppe per la seconda volta il contatto con la preside di Alfea. La questione era estremamente seria. Con il cuore che batteva velocemente, entrò nella sala delle adunanze e salì i gradini che l'avrebbero condotta al suo seggio. Aveva dato il tempo necessario alle sue allieve di radunarsi, ed era lieta di vedere che ora tutte erano pronte e attente, impazienti di udire le ultime urgenti notizie. Anche il più sconvolgente degli avvenimenti era una buona scusa per saltare le lezioni.
La preside battè le mani tre volte per richiamare l'attenzione e riferì alle sue allieve quello che le era stato appena comunicato.
I presidi di Alfea e Fonterossa si erano messi in contatto con le autorità, le quali avevano rivelato, in gran segreto, i risultati delle ultime indagini effettuate sui corpi ripescati nel canyon. La morte era stata causata da una forma di energia fortemente negativa; un fuoco, per l'esattezza; uno dei più distruttivi che si fossero mai visti in circolazione, paragonabile solo alla fiamma del drago. Per fortuna i corpi non ne contenevano; in caso contrario, la sicurezza dei medici e degli agenti sarebbe stata compromessa. Quella forza non conteneva in sé alcun potere benefico, ma anzi aveva provocato la morte di due persone.
Dopo le consultazioni, Faragonda era giunta alla conclusione che quella forza malefica fosse una traccia del fuoco d'ombra, lo stesso che la Fenice aveva sprigionato dando forma alle terribili creature che avevano fatto delle caverne del canyon la loro casa. Lo stesso che aveva instillato la malvagità nel cuore di Bloom, rendendola sua serva. Un fuoco che emanava negatività pura e che distruggeva tutto ciò che incontrava al suo passaggio.
I presidi avevano deciso: non era bastato sconfiggere la Fenice: anche quella traccia avrebbe dovuto essere debellata per sempre. Faragonda e Saladin avevano già pensato al da farsi: alcuni loro allievi sarebbero stati presto imbarcati in missione alla ricerca della fonte di quella forza maligna. E l'aiuto delle streghe sarebbe stato determinante. La missione andava organizzata in fretta.
Al termine della riunione, la Griffin ordinò alle studentesse di prepararsi alla partenza.

-Non tutte.- aggiunse. Si rivolse alle Trix. -Voi tre raggiungetemi nel mio ufficio. Devo parlarvi.-

 

Icy, Darcy e Stormy si scambiarono sguardi complici mentre la preside prendeva posto dietro la sua scrivania, restando in piedi. Per qualunque motivo le avesse convocate, doveva essere qualcosa di importante, forse perfino qualcosa che poteva volgersi a loro vantaggio. Da ciò che avevano sentito poco prima, avevano capito che la situazione era interessante.
Griffin appoggiò le mani sulla scrivania e le guardò severamente una ad una. Tentò di scorgere in loro qualche segno che desse un fondo ai suoi sospetti, qualcosa che la facesse dubitare della fiducia che aveva deciso di riporre in loro dopo la pena che avevano scontato, ma non trovò granchè a cui appigliarsi. Se davvero il soggiorno a Roccaluce era servito a qualcosa, il loro contributo non sarebbe stato meno importante di quello delle altre streghe, anzi forse persino di più. Loro avevano avuto diretta esperienza della potenza del fuoco d'ombra: l'avevano visto con i loro occhi, visto in opera, assaggiatone la distruttività e l'oscurità. Non avevano mai avuto l'occasione di possederne una parte: erano state fermate prima. Ma certamente sapevano di cosa si trattasse.
Le autorità di Magix, consultatesi con i presidi delle scuole, avevano in mente un piano, e potevano solo sperare che funzionasse: la traccia di fuoco d'ombra, qualora la sua fonte primaria e tangibile fosse trovata, avrebbe dovuto essere congelata da ghiaccio magico e portata al sicuro, per evitare che cadesse in mani sbagliate. Nessuno, nemmeno il mago più potente dell'universo avrebbe potuto permettersi di guadagnare o peggio, perdere il controllo di una fonte di potere così immensa, in grado di spazzare via un intero pianeta.
Ma le Trix non sembravano preoccupare la Griffin più di tanto. Le aveva osservate per giorni, a lezione e durante le pause, e aveva notato un comportamento più mansueto, in loro. Passavano molto tempo appartate, parlando. Ma non avevano più usato violenza per qualsivoglia scopo. I guaritori di Roccaluce avevano fatto il loro dovere.

-C'è una ragione per cui ho deciso di riporre la mia fiducia in voi.-

Iniziò a camminare intorno alla sua scrivania mentre Icy, Darcy e Stormy stavano in piedi ad ascoltarla.

-Ed è che credo che possiate imparare qualcosa. Non mi aspetto che da un giorno all'altro sviluppiate una vocazione per le forze del bene. Ma mi aspetto che facciate finalmente il vostro dovere in quanto streghe. Sta per iniziare una missione nel canyon ai confini di Magix, il luogo dove è stata trovata la traccia magica che crediamo appartenere al fuoco d'ombra. Partirete anche voi. Sarete assegnate ad una squadra. La vostra affinità con le energie negative aiuterà le fate e gli specialisti nella ricerca. -

Nel sentire nominare le fate e gli specialisti, ad Icy sorse spontaneamente una smorfia disgustata, che però svanì in fretta quando riportò l'attenzione al fuoco d'ombra che la Griffin aveva nominato.

-Volerete a bordo di una navicella fino al canyon, e seguirete le tracce magiche. È stato trovato qualcosa di terribile, laggiù, qualcosa che ha fatto molti danni e da cui nessuno è al sicuro. Dovrete tenere gli occhi aperti e prendervi la responsabilità della sopravvivenza di altre persone. Dovrete dimostrarmi di saper usare i vostri poteri nel modo corretto. Alla fine di questa missione saprò se mi sarò sbagliata oppure no.-

 

Quando uscirono dall'ufficio della preside, Icy era elettrizzata. Camminò con lo sguardo fisso sulla punta degli stivali e le labbra contratte, pensierosa.

-Fuoco d'ombra... fuoco d'ombra...- continuava a mormorare quelle parole, come se cercasse di associarle ad un'esperienza che non le era del tutto chiara, ma che tutte e tre percepivano come stranamente familiare.

-Sembra qualcosa di potente.-

Icy rimuginò per un altro minuto. Poi afferrò entrambe le sorelle e le portò vicino a sé.

-Sentite. Forse so come possiamo sfruttare questa situazione.-

Darcy e Stormy la fissarono con sguardo confuso.

-Qualsiasi cosa sia successa, e vedendo come la Griffin si è comportata con noi, ho il dubbio che non ci abbiano detto tutta la verità. Ci deve essere qualcosa che non ci vogliono dire. Quel potere, il fuoco d'ombra. Sento di averlo già conosciuto, e sento chiaramente che è stato, ed è ancora qualcosa di grande. E che noi abbiamo a che fare con esso. Che ne siamo già state a un passo, e che ci avrebbe rese grandi e potenti. Non so spiegare il perchè, ma sento che è così. E non possiamo permetterci, proprio ora, di comportarci come innocue bamboccette solo per non dare cattive impressioni a chi si aspetta che torniamo a condurre una vita normale.-

-Che cos'hai in mente?- chiese Stormy.

-Sfrutteremo la missione. Dobbiamo far credere alle fate che stiamo dalla loro parte. E nel frattempo sfrutteremo la situazione per capire se questo fuoco d'ombra è qualcosa di cui vale la pena appropriarsi.-

 

Ad Alfea tutto era pronto per l'indomani. Faragonda aveva parlato con le Winx dicendo loro che riponeva la sua totale fiducia nel loro lavoro di squadra e nella loro intesa con gli specialisti. Le sei fate e i loro compagni erano i migliori, e i cittadini di Magix contavano su di loro per la sicurezza dei loro confini naturali. Volevano dimenticare il nemico; e dopo la riuscita di quella missione, forse ci sarebbero riusciti per sempre.
Verso tarda sera Sky e Brandon, capitani di squadra, aggiornarono le Winx circa la tabella di marcia.

-Sei serio?- chiese Bloom, tenendo il telefono all'orecchio. -Voglio dire, ne sei sicuro? Non sono solo pettegolezzi?-

-Saladin me lo ha confermato. Faragonda e la Griffin si sono accordate tra loro e hanno deciso che anche le Trix saranno reclutate in questa missione.-

Bloom percepì dell'altro nervosismo infiltrarsi nel suo stato d'animo già compromesso.

-C'è qualcosa che non mi torna. Possibile che la Griffin abbia una tale fiducia in loro tanto da affidare loro la salvezza dell'intero pianeta? Non si ricorda di quello che è successo?-

Camminando avanti e indietro, Bloom poteva vedere gli sguardi impazienti delle sue amiche. Si chiese come avrebbero reagito alla notizia del reclutamento delle Trix. Lei stessa aveva timore: nonostante tutte le rassicurazioni da parte dei presidi, lei non era così sicura che fosse stato un bene farle ritornare alla vita di prima.

-Probabilmente vuole solo lasciarsi il passato alle spalle, come tutti. Saladin ci ha assicurato che la decisione è stata ragionata a lungo. Bloom, sarò onesto. Io non ho paura. Non credo che ci sia davvero più niente di cui preoccuparsi, dopo quello che è successo. La Griffin e i cavalieri templari hanno avuto cura di loro egregiamente, e hanno dato loro quello che si meritavano. Credo che imbarcarle in questa missione gli servirà ad accertarsene.-

-Non ne sono convinta, Sky. È una missione troppo importante per giocare d'azzardo in questo modo. Spero solo che tu abbia ragione.-

-Ora devo andare. Ho una riunione con la squadra. Ti amo.-

Caduta la linea, Bloom riunì le amiche in camera e le raccontò tutto. Come si aspettava, non reagirono nel migliore dei modi. Andare in missione in compagnia di una Trix che poco tempo prima le voleva morte, non sarebbe stato piacevole come un picnic in campagna. Chiunque sapeva che collaborare con una strega per uno scopo comune era la missione più improbabile del creato. Il contatto con la magia negativa di strega sarebbe stato istruttivo, ma avrebbe minato fortemente le loro certezze e i loro rapporti. Per far fronte all'indignazione, si promisero che avrebbero fatto del loro meglio per Magix e che sarebbero rimaste sempre insieme.

All'ora di dormire, Bloom ripensò alle parole di conforto che lei e le sue amiche si erano scambiate e sperò con tutta sé stessa che l'indomani si sarebbero concretizzate in un ottimo lavoro di squadra. Streghe o meno, la situazione era grave e non ci sarebbe stato tempo per la rivalità di poco conto. Il potere del fuoco d'ombra non andava sottovalutato e il contributo di tutti sarebbe stato importante.
Si rigirò tra le mani il suo peluche a forma di coniglio. Doveva essere ottimista. Eppure sentiva chiaramente una sensazione di pericolo farsi strada nella sua mente, come uno dei suoi soliti cattivi presentimenti.
Si volse e spense la luce.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il sole era appena sorto quando la prima navicella lasciò la scuola degli specialisti e decollò verso Alfea. Le fate erano già pronte con i bagagli in mano e gli abiti da esercitazione. Codatorta aveva deciso di affiancare agli studenti due piloti professionisti perchè dessero loro indicazioni.
Le sei fate sarebbero salite tutte a bordo della stessa navetta: quella di Sky. Quando questa atterrò nel cortile, Brandon le accolse e le aiutò a salire. Presto, tutte le fate furono imbarcate. Erano per lo più studentesse del quinto anno. Faragonda non si era azzardata a lasciar partire le più piccole.
A bordo, Brandon e Riven assistevano Sky alla guida mentre il mezzo ripartiva alla volta di Torrenuvola.

-Sento che sarà un'avventura non da poco.- disse Aisha.

-Già, e chissà quali pericoli ci attendono.-

-Deve essere qualcosa di grosso perchè i presidi si mettessero sulle spalle un onere del genere. Se c'è una cosa che odio più di qualsiasi mostro è mettermi in viaggio dopo neanche un'ora dalla sveglia.-

-Sky, le autorità hanno trovato qualcos'altro?- chiese Bloom.

-Non so dirtelo con esattezza. È Codatorta che se ne occupa, ma... pare che ci siano delle forme di vita, laggiù, che poco tempo fa non c'erano. O meglio, c'erano, ma si pensava che fossero state incenerite tutte quante.-

-Incenerite?-

-Parla dei mostri d'ombra.- si intromise Riven. -Sapete, quei begli animaletti da compagnia con cui ci siamo divertiti tanto a combattere. Pensavate che li avrebbero lasciati liberi?-

-Certo che no, ma credevo che una volta sconfitto Lord Darkar si sarebbero estinti naturalmente.- disse Flora.

-Beh, a quanto pare non è successo. E se ce ne sono ancora, temo proprio che verranno tutti soppressi.-

-Potresti anche usare un po' più di tatto nell'esprimerti.- disse Musa. Riven scosse la testa. Era nervoso, più del solito, e la fata aveva già intuito l'aria che tirava.

-Una volta lasciata Torrenuvola ci dirigeremo verso il grande canyon le cui gallerie conducono al castello sotterraneo della Fenice.-

-Abbiamo in programma di scendere laggiù?-

-Non prima di esserci assicurati che la zona non sia popolata dalle forme di vita di cui ti parlavo. Sicuramente i mostri sopravvissuti avranno cercato rifugio lì. In quella zona la magia è molto debole. Dovremo tutti stare attenti.-

-E il fuoco che hanno trovato? Che cosa sai a proposito?-

-Beh, qui le cose si fanno complicate. Dobbiamo capire se quel fuoco è l'origine di tutto quello che sta accadendo.-

 

Sky fece planare la navetta sulla terrazza est di Torrenuvola. Osservò il cielo sopra il tettuccio, dubbioso, mentre Stella sbuffava alla vista del maltempo incombente.
Le porte si aprirono e un primo piccolo gruppo di sei streghe dell'ultimo anno salì a bordo.
Bloom, vinta da un po' di soggezione, si prese la responsabilità di sfoderare il suo miglior sorriso e dar loro il benvenuto. Sapendo che avrebbero dovuto collaborare, era meglio mostrare subito un atteggiamento propositivo.
Le streghe risposero con un sogghigno appena accennato e presero possesso dell'abitacolo gettando il loro zaino dove gli capitò, e affrettandosi ad accaparrarsi i posti migliori. Due di loro attaccarono immediatamente bottone con i due specialisti alla guida.
Stella sospirò, cercando di ignorarle. Si voltò verso Bloom in tempo per notare che si era fatta improvvisamente tesa.
Icy era salita a bordo della navetta seguita da Stormy, avanzando con sicurezza all'interno dell'abitacolo.
La fata del fuoco sentì la mascella irrigidirsi ma si sforzò ugualmente di accoglierle con benevolenza. In nome del quieto vivere, avrebbe dovuto comportarsi con naturalezza, anche a costo di fingere. Lasciare che gli eventi tornassero all'equilibrio da sé, proprio come se in passato nulla fosse accaduto.
Eppure lo sguardo di Icy tradiva ancora una malignità difficile da dimenticare.
Bloom forzò un 'Benvenute' e ignorò la risatina di Stormy quando questa le passò accanto. Cercò con lo sguardo le sue compagne. Te l'avevo detto, mimò Tecna solo con le labbra.
Sky fece un cenno di saluto verso le tre streghe. Icy ricambiò con un atteggiamento che a Bloom non piacque affatto; si limitò a digrignare i denti e a maledire la strega nel pensiero.
Stormy gettò il suo zaino a Riven, con non troppa delicatezza. -Ma tu guarda chi abbiamo qui.-
Lo specialista le rivolse un'occhiata sprezzante mentre sistemava il bagaglio nella stiva. Nel frattempo Darcy le aveva raggiunte, facendosi carico anche dello zaino di Icy. Mai una volta che sua sorella se la sbrigasse da sola. Con la schiena indolenzita, gettò il bagaglio ai suoi piedi, e fu nell'abitacolo accanto alle altre.

Riven era appena riemerso dalla stiva quando si arrestò nel vederla, e i loro occhi si incontrarono di nuovo, dopo tanto tempo.

Darcy, percependo un improvviso ed inusuale imbarazzo, sostenne lo sguardo severo del ragazzo per una manciata di secondi che sembravano non scorrere più, mentre un torrente di emozioni contrastanti si impossessava di entrambe le loro menti. Riven comprese a cosa era dovuto l'inspiegabile nervosismo che provava da quella mattina, la cui causa adesso aveva un nome e un aspetto. Non era certamente contento di rivederla, e lei lo percepì. Icy prese la sorella da parte distogliendola dal ragazzo, il quale distolse gli occhi cupi da lei e represse la rabbia che sentiva montare tornando ai comandi della navicella.

-La navetta è al completo.- disse Sky dalla sua postazione di pilota. Chiuse le porte e avviò i motori.

 

Le montagne erano vaste e dalle cime acuminate. Non fu facile trovare un terreno pianeggiante su cui atterrare, ma alla fine le navette trovarono posto su un altopiano roccioso rivestito di erba secca, di poco sopraelevato rispetto al canyon. Le rocce violacee ed erose dal vento si estendevano per diverse miglia. Prima che celasse il covo della Fenice, quel luogo era molto frequentato e apprezzato a causa del suo aspetto selvaggio; la gente praticava escursioni, si arrampicava; alcune aree erano designate come terreno archeologico. Ma non era il luogo più sicuro per affrontare pericoli: lo squilibrio tra campi magnetici rendevano la magia più debole. Le uniche fonti di salvezza, laggiù, erano le armi.
Le squadre si riunirono e decisero di accamparsi sul posto e di organizzare le provviste e gli strumenti di difesa. Il sole era emerso dalle nubi e gettava i suoi raggi sulla cima rocciosa che svettava sopra il campo base, colorandola di rosso.
Gli specialisti predisposero le mappe e gli strumenti per il rilevamento mentre le ragazze si spartivano i posti in tenda. Le Trix se ne scelsero una appartata dalle altre. Tra fate e streghe l'atmosfera era tesa, gli specialisti lo avevano intuito sin da subito. Era da almeno un'ora che Bloom osservava Icy con circospezione cercando di controllarne i movimenti e Stella sembrava non riuscisse proprio ad instaurare un dialogo pacifico con nessuna di loro. Entrambe le parti sostenevano di essersi meritate più dell'altra il diritto di prendere parte alla missione, e se Bloom non fosse intervenuta per mettere pace come era solita fare, sarebbero incorse in una vera e propria lotta di potere.

-D'accordo, è ora di stabilire una tregua. I presidi contano su di noi e tengono molto alla collaborazione.-

-Dovremmo muoverci. Non siamo venuti qui per giocare.- si intromise Icy.

-E' vero, abbiamo già perso anche troppo tempo.- le fece eco una strega dell'ultimo anno.

-Forza, riunitevi tutti qui.- Sky chiamò a raccolta il gruppo. -La zona è vastissima. Non sarà facile mapparla. Per cui divideremo la zona in settori e ci spartiremo i compiti. Alcuni di noi resteranno al campo e si occuperanno di annotare le segnalazioni e le aree più a rischio. Qualora fosse avvistato qualcosa lo comunicheremo subito a Magix. Allestiremo uno spazio che dedicheremo al collaudo delle armi, in vista di eventuali scontri. Non sappiamo quali insidie si nascondano qui, ed è meglio arrivare preparati, anche con un livello di magia inferiore.-

-Ottimo, Sky. Saladin sarà soddisfatto di voi.- disse Bloom.

Approfittò della pausa per prenderlo da parte. -Senti, c'è ancora una cosa di cui vorrei parlarti.- disse Bloom. -Non credo sia una buona idea lasciare che le Trix restino unite. Dovremmo separarle, fare in modo che non possano comunicare. Ho una strana sensazione, non riesco a fidarmi di loro.-

-D'accordo.- assentì lo specialista. -Se può farti sentire meglio. Ma ricordatelo, la Griffin non è stupida. Lei sa quello che fa.-

Sky raggiunse nuovamente il gruppo e distribuì una ricetrasmittente ad ognuno. Poi assegnò un capo ad ogni squadra e fece in modo che le Trix si ritrovassero in gruppi separati. Una volta decise, le formazioni dovevano restare salde e i ruoli dovevano essere rispettati. Erano le regole ferree di Fonterossa.
Icy non la prese bene. Aveva il fondato sospetto che l'avessero fatto di proposito, cercando di ostacolare il suo piano. Avrebbe dovuto attendere occasioni migliori. Ma non avrebbe perso tempo.
Riven fu nominato caposquadra. Il suo gruppo si riunì ordinatamente attorno a lui. Senza le sorelle, Darcy si sentì leggermente disorientata da quei volti che la guardavano con sospetto. Non ci badò e con la solita espressione di sfida si fece largo nel gruppo per guadagnare un po' di spazio personale. Non si accorse che era andata a sbattere contro qualcuno. Si voltò e la sua espressione mutò immediatamente alla vista di Riven.
Il cruccio di poco prima fece nuovamente posto all'imbarazzo. Il viso di lui era sorpreso, ma per nulla amichevole. Percepiva il suo risentimento a pelle, ed era tanto. Lei era chiaramente l'ultima persona con cui avrebbe voluto avere a che fare, ma aveva dovuto accettare gli ordini del principe e tenersi il disappunto per sé.

-Ciao.- mormorò lei, in un vano tentativo di instaurare quantomeno una tregua tra compagni di squadra. Il ragazzo non ricambiò il saluto, bensì la guardò con astio dall'alto in basso, per poi ignorarla. Fu tutto ciò che Darcy ottenne come risposta. Nessuno si accorse che poco lontano, Musa aveva visto tutto, e nemmeno Icy si era lasciata sfuggire l'uscita della sorella.
Sky assegnò un settore ad ogni squadra e diede istruzioni di tenersi in contatto radio ogni mezz'ora.
A Tecna e a Timmy fu ordinato di rimanere al campo.

-Abbiamo memorizzato quasi l'intera area in 3D. Gran parte di essa è ancora inesplorata. Ma le ricetrasmittenti sono programmate in modo da trasmetterci le coordinate esatte della vostra posizione. Se doveste avere bisogno di aiuto sapremo dove venirvi a prendere.- disse Tecna.

Icy ignorò la fata e si scostò dal gruppo per dirigersi verso Darcy e afferrarla per il braccio.

-Ascoltami bene. Se credi che io ti permetta di lasciarti distrarre da quel ragazzino, tesoro, ti sbagli di grosso. Resta concentrata. Abbiamo un piano, ricordatelo.-

Darcy alzò gli occhi al cielo e annuì per far capire alla sorella di aver recepito il messaggio. Icy la lasciò andare, e le tenne gli occhi incollati addosso per altri cinque secondi. Darcy scosse la testa. Icy non aveva capito niente. Non aveva intenzione di lasciarsi distrarre. Aveva solo provato a guadagnare la fiducia del caposquadra. Certo, se lui avesse reagito diversamente si sarebbe sentita molto meglio. Invece, il suo sguardo sprezzante le aveva lasciato un bel po' di amaro in bocca. Si aspettava che fosse ancora arrabbiato con lei dopo tutto ciò che era accaduto tra di loro, ma pensava che i suoi doveri morali di specialista avessero prevalso sul rancore. Ma lo conosceva ancora troppo bene per capire che non sarebbe certo cambiato per lei.
E nemmeno Icy. Il giorno in cui si sarebbe fidata sul serio di lei, doveva ancora arrivare.

 

Le squadre si misero in marcia, sparpagliandosi per i sentieri che cadevano a valle, verso le profondità del canyon e per quelli che invece salivano verso le montagne. Il sole del mattino inoltrato era caldo, sebbene fosse autunno, e batteva sulle rocce levigate e rossicce. La vegetazione era scarsa, se non in specifici punti dove il muschio avvolgeva la roccia più bagnata. Non vi era alcun cinguettio, né altro rumore che riconducesse alla presenza di fauna selvatica. Piccole lucertole sgusciavano sulla polvere fine del terreno per infilarsi tra gli anfratti.
Bloom si guardava intorno, cercando di scorgere le sue amiche tra gli altri gruppi. Tramite il suo sesto senso poteva percepire una strana sensazione nel petto. Sentiva che la magia non era in equilibrio, le forze che la governavano erano contrastanti e la rendevano ora più debole, ora quasi in eccesso. Scambiandosi sguardi con le altre Winx poteva capire che anche loro sentivano lo stesso. Probabilmente era l'effetto del fuoco d'ombra. Magia positiva e negativa tendevano a scontrarsi, e gli stati d'animo anche. Forse era solo la stanchezza del viaggio e il peso della responsabilità. La compagnia delle streghe generava una tensione incredibile. La fiducia in loro era molto scarsa. Lo si poteva capire dai sussurri che le fate si scambiavano all'orecchio, e dalle occhiate che Musa gettava ripetutamente verso Riven, distante diversi metri, come per timore di non poterne controllare le azioni e lo stato d'animo. Stella sembrava avere lo stesso atteggiamento con Brandon.
Lo scudiero di Sky non era mancato di ammonire Riven dicendogli di guardarsi le spalle dalle streghe di Torrenuvola, visto che già una volta era caduto nella loro trappola. Sentendosi trattare come un ragazzino ingenuo, Riven non aveva reagito bene. Sapeva perfettamente quello che doveva fare. Era già nervoso per via del fatto di dover lavorare in gruppo, e non gli mancava certo la paternale di Brandon. La cattiva influenza delle streghe di Torrenuvola era l'ultimo dei suoi problemi.

Il terreno aumentava di pendenza facendosi più impervio e roccioso. Vere e proprie scaglie di roccia provenienti dalla montagna erano state riversate sul sentiero, probabilmente a causa di vibrazioni magiche anomale. Tuttavia, la presenza di strane scalfitture sulle pareti costrinse i due gruppi a fermarsi. Sembravano graffi. Sky inviò immediatamente le coordinate e una fotografia del sito a Timmy.
Proseguendo per ancora pochi metri, però, si rese conto che ciò che aveva visto era nulla in confronto a quello che si trovarono davanti. Qualcuno rischiò di sentirsi male alla vista di un'enorme carcassa di Sputo riverso sulla polvere macchiata dal suo sangue verdastro, il collo squarciato e parte delle costole in vista.

-Che diavolo può avere fatto una cosa del genere?- mormorò Sky, con un moto di disgusto.

-E' chiaramente stato ucciso da un altro animale, molto più feroce di lui.-

-E se non fosse un semplice animale?-

-Allora deve essere qualcosa di peggio, qualcosa che non appartiene al nostro mondo.-

-Chi può attaccare un mostro d'ombra in quel modo?- chiese Stella, volgendosi di scatto verso Brandon.

-Un altro mostro d'ombra più pericoloso.-

-Ma da quanto tempo è qui?-

-Al campo base sapranno dircelo, ma dovremo portare loro un campione di sangue.-

-Stai scherzando, Sky?-

-Quante storie per un campione.- sbuffò Aisha, che in compagnia di quelle creature aveva passato momenti peggiori. Si fece avanti e si avvicinò alla carcassa con sospetto. Si inginocchiò e tentò di prelevare un po' del terreno intriso di sangue del mostro.

-Stai attenta.-

Aisha fece appena in tempo a inserire il terriccio nella provetta che la carcassa emise un debole stridio che fece sussultare di terrore tutti i presenti. Subito dopo, la creatura abbandonò la testa sulla roccia e non si mosse più. Probabilmente aveva esalato il suo ultimo respiro.

-E' un pessimo segno. Potrebbe significare che è morto da poco, e che quindi ciò che l'ha ucciso è ancora in circolazione.-

-Che facciamo?-

-Allontaniamoci immediatamente.-

 

Di ritorno al campo, li sorprese un vento insolitamente forte. Sky, via radio, avvertì Timmy del ritrovamento, ma non fece in tempo a terminare il contatto che un rumore sinistro si fece strada nei pressi del gruppo. Udivano i rami secchi e le pietre aguzze strisciare sul terreno roccioso, come trascinati da qualcosa, e un più preoccupante suono umidiccio accompagnava quella presenza.
Un groviglio di serpenti immondi e giganteschi fuoriuscì dalle rocce. Il loro corpo era scuro, viscido e tanto spesso che sembrava pesasse almeno una decina di chili. Emettevano un suono anomalo, come un respiro sofferto e sibilante.
Stella boccheggiava dalla paura. Non ricordava di avere visto quel genere di mostri d'ombra, all'interno del covo della Fenice.

-State indietro!-

-Riconosco questi mostri.- esclamò Darcy. -Chi viene morso verrà prosciugato della magia, definitivamente. E hanno una naturale predilezione verso la magia d'ombra.-

-Come diavolo fai a sapere queste cose?- chiese una delle streghe più giovani.

Darcy fece per rispondere a tono, quando il primo serpente saltò in avanti, pronto ad attaccare.
Le fate e le streghe cercarono di trasformarsi, ma senza riuscirci. Sentirono che la loro energia era insufficiente, come se avessero le pile scariche.

-Che cosa ci sta succedendo?- chiese una fata.

-Dev'essere lo squilibrio magico di questo posto. State pronte, credo che da questo momento non potremo contare sui nostri pieni poteri per un po'.- esclamò Bloom.

-Ma abbiamo ancora le armi.-

Gli specialisti misero mano alle spade in fretta. Fate e streghe di divisero, scappando e cercando di attirare i mostri nelle mire delle armi.
Stormy, da dietro un cespuglio, aveva puntato uno dei rettili e si preparava a colpirlo con una saetta. Icy la raggiunse in un lampo, la afferrò per il polso mentre anche Darcy la raggiungeva.

-No. Risparmia le energie.-

-Ma...-

-Non funzionerà comunque. Guardate: i mostri hanno creato un bel diversivo, distraendo quei marmocchi dalla ricerca. Credo che con un po' di fortuna potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio.-

-Scappate!- il grido improvviso di Sky fu seguito da un sibilo assordante alle spalle delle tre ragazze. Una serpe del doppio delle dimensioni di quelle di prima si era sollevata e minacciava di divorare tutto ciò che di trovava sul suo cammino. Icy, Darcy e Stormy si dileguarono mentre una delle balestre degli specialisti fulminava il rettile. Quello non morì, ma esplose in un groviglio di serpi più piccole che si dimenavano veloci come saette sul terreno arido.
Le fate, seppur spaventate, riuscirono ad attingere alla poca magia residua, soffocando i rettili con dei rovi, bruciandoli e annegandoli.
Icy cercò di congelarne uno, ma quello si liberò in fretta. Sembravano resistere molto bene all'energia negativa, come se essa stessa fosse la loro essenza.
Sky chiamò i compagni a raccolta. Brandon e Riven afferrarono le loro spade e corsero in suo aiuto.
Le streghe non avrebbero potuto difendersi con la magia, e potevano contare solo sul loro aiuto reciproco e su quello di fate e specialisti.
Riven, con l'adrenalina in corpo, sferrava colpi di sciabola a destra e a sinistra, ed i rettili cedevano sotto la lama, tramutandosi in polvere. Quegli esseri non erano certamente normale fauna selvatica.
Le Trix corsero in cerca di un riparo, ma Darcy fu spinta a terra da una forza ignota.
Si sollevò sui gomiti e vide dinanzi a lei le fauci spalancate del rettile che la fissava, gigantesco e famelico. Non si azzardò ad alzarsi né a colpire, sapendo che qualsiasi movimento avesse compiuto, quell'essere si sarebbe avventato su di lei risucchiando ogni grammo della sua magia, lasciandola inerme.
Il rettile sibilò, ma non fece in tempo ad attaccare che un colpo di sciabola lo ridusse in cenere.

Riven abbassò l'arma e rivolse lo sguardo serio su Darcy, scioccata e con la pelle ancora macchiata di terriccio.

-...stai bene?- le chiese, impassibile.

La ragazza lo fissò negli occhi, annuendo mentre si riprendeva dallo spavento. Se l'era vista brutta. Riven distolse lo sguardo da lei e riprese il controllo della sciabola per poi correre in aiuto dei compagni.
Icy e Stormy uscirono sul terreno costellato di carcasse di serpi incenerite e avvolte da rami spinosi.
Darcy riacquistò la sua usuale espressione mentre il contatto brusco delle mani di Icy che la aiutavano a risollevarsi da terra, la riportava alla realtà.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Al campo base, i pochi specialisti si affaccendavano nervosamente attorno alle navette, mentre le fate e le streghe rimaste erano riunite attorno ad una larga mappa e annotavano dati su dati, su indicazioni di Tecna e Timmy.
Quando videro i gruppi tornare a seguito dell'allarme, provarono subito sollievo. Fortunatamente nessuno dei loro amici era stato ferito, ma si erano trovati faccia a faccia con la prima delle tante minacce che avrebbero inevitabilmente incontrato con l'evolversi della missione. Ora scendevano spediti dalla montagna, ansiosi di riabbracciare i compagni.
Approfittando della confusione, Icy si avvicinò alle sorelle e le costrinse a rallentare il passo, rimanendo indietro.

Riven, giunto nei pressi della navetta di Timmy, gettò a terra la sciabola e i guanti impolverati, e si affrettò a ripulirsi dalla cenere e dal sangue rappreso di quei rettili immondi.
Musa, che fino a quel momento era rimasta accanto a Tecna, corse a riabbracciarlo e si assicurò che non fosse ferito. Lui non si lasciò distrarre più di tanto da quelle attenzioni. La scena non sfuggì a Darcy, che ancora rimuginava su quanto era successo, chiedendosi che cosa avesse spinto Riven a salvarle la pelle. Conoscendolo, sapeva che probabilmente era stato l'istintivo desiderio di colpire, unito all'adrenalina e alla paura, ma non si sarebbe mai aspettata che lui volesse accertarsi, con malcelato interesse, che lei stesse bene. Con il suo atteggiamento le aveva dimostrato più di una volta di essere arrabbiato a morte con lei, e che era evidente che non potesse soffrire la sua presenza. Osservandolo, lo poteva capire dai piccoli dettagli: i movimenti nervosi, lo sguardo cupo, la mascella contratta, il modo brusco e scostante con cui si rivolgeva ai compagni, il fatto che cercasse di evitare lei e le sue sorelle ad ogni costo. Cercare di parlargli, forse di stabilire una tregua, se non altro per avere la certezza che lui non costituisse un pericolo per la sua incolumità, sarebbe stato rassicurante. Ma in quelle circostanze, ogni tentativo sembrava avere scarse possibilità di riuscita, visto soprattutto che la sua energia magica non la stava sostenendo nei dovuti modi. Si sentiva debole e non era per nulla in vena di scontri.

I loro occhi, senza volerlo, si incontrarono per una frazione di secondo, ma Darcy, accortasi di essersi lasciata travolgere dai pensieri, li distolse subito, catturata dalla voce di Icy.

-Ho una notizia buona e una cattiva. Forse siamo sulla pista giusta. Poco fa, quando i serpenti ci hanno attaccato, ho sentito chiaramente la loro energia negativa, e ho notato che era forte abbastanza da spezzare il mio ghiaccio. Credo che l'energia che quei mostri racchiudono possa essere la stessa che ha origine dalla traccia di fuoco oscuro che stiamo cercando.-

-E l'altra notizia?-

-La cattiva notizia è che per ordine della Griffin siamo vincolate alla missione. Per scoprire di più dovremmo volare in solitaria, il che presuppone di lasciare la squadra; e lasciare la squadra adesso darebbe troppo nell'occhio.-

-Quindi che cos'hai in mente?-

-Dobbiamo seguire la scia dei mostri d'ombra. Loro ci condurranno alla traccia del fuoco, poiché devono per forza provenire da lì. Dobbiamo spingere le fate e gli specialisti sulle loro tracce.-

-Vuoi tendergli una trappola?-

-Non proprio, ma perchè ci conducano dove vogliamo dovranno credere nelle nostre buone intenzioni. Tutti loro vogliono il bene di Magix, ebbene, lo avranno. Li aiuteremo a cercare e a combattere i mostri, così non sospetteranno niente.-

-Ma perchè combattere i mostri se possono esserci utili?- chiese Stormy.

-Idiota, i mostri saranno la nostra pedina; una volta che ci avranno condotto al fuoco d'ombra non ci saranno più di alcuna utilità.-

-D'accordo.- annuì Darcy.

-Faranno di tutto per tenerci separate, ma non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo.-

Stormy e Darcy si scambiarono un segno d'intesa in gran segreto prima di rimescolarsi al resto del gruppo.

Nel frattempo, Sky consegnava la provetta con il campione di sangue di Sputo a Timmy, il quale attendeva già con il palmare in mano. Infilò gli occhiali, la prese e scomparve dentro la navetta.
Tornò dopo meno di due minuti, sconvolto.

-E' incredibile, l'apparecchiatura non riesce a identificarlo come sangue animale. Ha quasi mandato in tilt il rilevatore. Questa roba ha un'origine sovrannaturale. E la sua energia magica è talmente distruttiva che non è analizzabile con i normali strumenti di ricerca.-

-Sconvolgente.-

-Direi spaventoso.-

-Può voler dire solo una cosa.-

Sky si voltò e si trovò alle spalle Icy, con le braccia conserte. Era lei che aveva parlato.

Nel frattempo, anche altre orecchie si erano avvicinate per ascoltare. Icy, con finta benevolenza, diede le sue spiegazioni circa l'origine delle creature.

-Il ragionamento fila.- fu il commento di Musa. -Bisogna vedere quali siano le vere intenzioni delle nostre amiche streghe, visto che tutto un tratto insistono nel volerci dare buoni consigli.-

-Musa, aspetta.- Bloom cercò di calmare i sospetti dell'amica. -Rifletti, noi non conosciamo la magia d'ombra e questo genere di creature quanto loro. Stiamo facendo tutti la nostra parte per trovare delle risposte.-

-Senti che ragazzina insolente; se la preside ha chiesto il nostro aiuto, è perchè crede che vi possa essere utile. Per una volta potreste imparare qualcosa dalla nostra esperienza.- fu la risposta franca di Darcy.

-Hanno ragione.-

La voce di Riven spezzò la tensione.

-Cosa?- Musa lo guardò come se avesse visto un fantasma.

-La quantità di energia negativa che c'è in questo posto è asfissiante. Dubito che dureremo a lungo se non troviamo in fretta quello che stiamo cercando. E inoltre man mano che il tempo passa potremmo venire sorpresi da altri mostri più pericolosi e da cui sarà sempre più difficile difenderci. Dobbiamo muoverci di qui.-

Soddisfatta che la sua proposta fosse stata approvata, Icy sogghignò e tornò a farsi gli affari suoi.
Musa, invece, si accollò a Riven e decise che voleva vederci chiaro.

-Riven, da che parte stai?-

-Dalla parte di chi si dà da fare, Musa.-

-Stai attento, amico, ne abbiamo già parlato.- Brandon raggiunse i due per tentare di mettere pace. -Fidarsi è bene, ma non fidarsi...-

-Già, e quando vi deciderete a fidarvi di me una volta per tutte?- sbottò Riven, scostandosi di dosso la mano di Brandon.

-Adesso basta.- L'intervento di Aisha parve l'unico in grado di calmare le acque. -Siamo una squadra o no?-

-Sky!-

La voce di Helia risuonò da pochi metri di distanza. Il ragazzo veniva da una delle navicelle parcheggiate poco lontano e aveva l'aria preoccupata.

-Abbiamo un altro problema.-

 

-Che significa che c'è pericolo di avaria?-

-Significa che lo scompenso di energia di questo posto sta mandando fuori uso i comandi che rispondono solo agli input magici. Immagina che questi mezzi siano bulloni di ferro immersi in acqua stagnante e che si stiano arrugginendo due volte più velocemente del normale. Se resteremo fermi qui ancora a lungo dubito che riusciremo ad effettuare spostamenti in altre zone.-

-Che cosa proponi?- chiese Sky.

-Di dare retta alle tue amiche.- disse Helia con tono quasi sornione.

-Non sono mie amiche.-

-Dobbiamo raccogliere tutte le strumentazioni e quante più provviste possibili e spostarci in un'area più favorevole; cioè nella zona intermedia, verso il punto più profondo del canyon, vicino all'ingresso della vecchia fortezza di Darkar.-

-E' una mossa sicura, quella che hai in mente?-

-Preferisco avvicinarmi di qualche metro in più al nemico in sicurezza, piuttosto di allontanarmi troppo tra le montagne e non poter scappare. Oltretutto anche il tempo sta peggiorando. Raduna tutti. Partiamo tra un'ora.-

 

Sky fece come gli era stato detto, e poco dopo, sul campo base restavano solo le tracce dell'accampamento. Le navicelle ci impiegarono più tempo del previsto per decollare, e in ogni caso non poterono raggiungere una quota più alta del minimo indispensabile, rischiando più volte di incagliarsi tra le rocce.
Atterrò su uno spiazzo deserto, costellato solo da grandi massi, i resti della montagna che celava nelle sue profondità la fortezza ormai collassata. Le rupi avevano un aspetto pericolante, e tutto intorno si udivano rumori che era difficile imputare al temporale imminente, ai tremiti che scuotevano le rocce o alle gole di mostri d'ombra superstiti.
Non era assolutamente il luogo adatto per allestire un campo base, e si decise che le navicelle sarebbero state l'opzione migliore dove proteggersi.
Il cielo era di un grigio poco rassicurante e l'aria era pregna dell'umidità di montagna, ma portava con sé un lieve e sgradevole odore di cenere.

Gli specialisti inforcarono le armi, e le ragazze, coperte dagli impermeabili, si apprestarono a seguirli, compatte.

-Qualcuno deve restare di guardia alla navetta. Rimango io.-

-Riven, no, non se ne parla. Nessuno verrà lasciato da solo quaggiù.- disse Helia.

-Oltretutto la ricezione dei segnali radio qui non è delle migliori. Se vogliamo tenerci in contatto dobbiamo passare all'altro lato della montagna.-

-Beh, è fantastico; è stata proprio un'ottima idea farci atterrare in questo punto.-

-Avevi delle idee migliori?- sbottò Helia, e gli gettò tra le mani la ricetrasmittente. -Appuntatela al petto, se non vuoi perderla.-

Helia gli diede le spalle e si incamminò, seguito dal suo gruppo. Riven sospirò, amareggiato e punto nell'orgoglio. Fu l'ultimo della fila ad avviarsi per il sentiero, senza accorgersi che gli occhi di Darcy, seminascosti dalla mantella, lo stavano osservando.

 

Una pioggia fina cominciò a cadere dopo meno di mezz'ora di cammino, ma questo non scoraggiò il gruppo. Non potevano permettersi di aspettare il bel tempo; se quella traccia di fuoco, che ora giaceva nascosta da qualche parte tra quelle montagne impervie, costituiva un pericolo per l'intera Magix, avrebbero dovuto continuare a cercarla a qualsiasi costo.
Poco distante, Musa osservava Riven mettere nervosamente un piede davanti all'altro inerpicandosi per il sentiero umido di pioggia. Non aveva più avuto occasione di parlargli dopo il litigio al campo. Le dispiaceva di aver peggiorato il suo nervosismo con il suo atteggiamento sospettoso, ma sentiva che senza avere la certezza che lui fosse dalla sua parte, non era tranquilla. Aveva imparato a fidarsi di lui con il tempo e con un notevole sforzo mentale, eppure tutto e tutti intorno a lei sembrava incoraggiarla a fare il contrario. Il modo in cui aveva dato ragione alle loro nemiche di sempre era stato un campanello d'allarme, un'azione che non si sarebbe mai aspettata. Si era lasciata alle spalle la delusione datale dalla sua vecchia relazione con Darcy, e sembrava finalmente che avessero trovato un accordo su chi fosse il nemico comune. Riven non sembrava avere la minima intenzione di comunicare con la strega, e lei, messa alle strette dalla preside quanto le altre, sembrava tutto sommato innocua. Eppure quei due, dal loro arrivo al primo campo base, continuavano a lanciarsi sguardi che, se pur brevi, sembravano comunicare ben altro.

Un tremore improvviso scosse la montagna, accompagnato da un eco assordante che somigliava al ruggito infernale di un animale.
Le ragazze si strinsero l'un l'altra per restare compatte e non scivolare nel dirupo. Si tennero per mano e ancorarono i piedi saldamente a terra. Guardarono da tutti i lati, cercando di mettere a fuoco la vista tra le gocce di pioggia che ormai sferzavano le loro mantelle e i loro volti.
Gli specialisti avevano appena inforcato le armi quando, salendo a grandi passi dal fondo della montagna, si palesarono davanti a loro tre bestie immonde dalla pelle di catrame, con le fauci spalancate che lasciavano in vista i denti acuminati e la lingua rosea e squamosa. Ad ogni stridio assordante che emettevano sputavano una bava iridescente e acida che dove incontrava la roccia, la riduceva in polvere.

-Via!- gridò qualcuno, e nessuno degli altri se lo fece ripetere. Senza nemmeno domandarsi da dove provenissero quelle creature, si dileguarono, cercando di restare uniti, ma la pioggia ormai fittissima e la scarsa visibilità del sentiero non furono d'aiuto. Quei mostri non demordevano, anzi avanzavano più rapidamente di quanto apparentemente fossero in grado. Icy ebbe il coraggio di fermarsi per osservarli attentamente. Avevano un aspetto del tutto familiare, e potevano essere state partorite solo dal flusso vitale del fuoco oscuro. Quando uno di loro accennò a colpirla con una gettata di acido, riprese a correre, e si rese conto solo poco dopo di avere perso di vista le sorelle.

 

Riven osservò dal basso della sua statura la testa della creatura sovrastarlo con atteggiamento famelico. Stava ora rendendosi conto che le reazioni di difesa sarebbero valse a poco, e l'unica cosa da fare per mettersi in salvo era scappare. Ma darsi per vinto era sempre l'ultima spiaggia, e rifiutava di farlo nonostante i suoi compagni l'avessero disperatamente richiamato più volte.
Non sembrava esserci più nessuno lì attorno, e il ragazzo pensò di essere rimasto solo in balia del mostro; finchè il caso volle che Darcy, nel fuggire, si imbattè in lui. Osservando il mostro da vicino realizzò che si trattava dello stesso esemplare di Sputo che avevano trovato morto, ma di dimensioni leggermente più grandi di quelli che già aveva visto in passato. D'istinto, chiamò il ragazzo per nome, sperando di spronarlo a scappare. Riven non demordeva, e cercò quindi di allontanare il mostro tramite ipnosi. Ma la sua magia era ancora debole, e si accorse presto che l'attacco non faceva presa sull'animale. Disorientata per via dello sforzo, fece l'ultima cosa che ritenne utile. Tolse la mantellina fradicia e appesantita dalla pioggia e la gettò con forza sulla testa dell'animale, accecandolo temporaneamente, dando il tempo a Riven di assestargli una pugnalata al collo. La bestia, stordita dal corpo estraneo che aveva sul muso e dal dolore inflittole dalla lama, precipitò dal dirupo con un ruggito.
Veloci come lampi, fuggirono sull'unico sentiero ora visibile. Dopo pochi metri, un altro ruggito li colse alle spalle.

-Ce n'è un altro!- gridò Riven, affannato per la corsa. Questa volta diede ascolto al suo buon senso e non cercò di affrontarlo, bensì, con una spontaneità quasi sconvolgente, fece cenno alla ragazza di seguirlo.
-Per di qua. Dobbiamo nasconderci.-

Seguirono il sentiero di ciottoli stretto ed esposto, che era ormai ridotto ad un rigagnolo di acqua brunastra.
La creatura stava loro alle calcagna, e i due riuscirono a trovare riparo nascondendosi dietro un mucchio di rocce alte e massicce. Solo lo stridio della bestia li raggiunse, dato che l'anfratto era troppo stretto perchè il suo intero corpo lo potesse attraversare. Con passo lento e pesante, l'animale passò oltre, mentre i due trattennero il fiato e non osarono muovere un muscolo.
Quando anche il rumore delle zampe biforcute cessò, placarono lo spavento e si ritrovarono a guardarsi negli occhi a lungo, senza un'apparente ragione, prendendo pian piano coscienza dello spazio esiguo che li separava.

Stando in ascolto, potevano udire l'eco della pioggia battere sulla roccia, e il suono dei loro respiri, vicini.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Ci siamo tutti?- chiese Sky, una volta radunato il gruppo.

-No,- gli rispose Brandon. -ho controllato, diverse persone sono rimaste indietro, Riven è uno di loro.-

-Accidenti.-

-Non so se sono rimasti tutti insieme, ma qualcosa mi dice di no. Eravamo tutti terrorizzati, lassù, nel fuggire ci siamo dispersi. Sono molto preoccupato, Sky.-

Nel sentir nominare Riven, Musa si fece prendere dall'angoscia. Conoscendolo, sapeva che il suo orgoglio lo portava spesso a cacciarsi nei guai e non si dava pace ad immaginarlo disperso, da solo e in balia dei mostri.

-Dobbiamo tornare indietro a cercarli, qualcuno potrebbe essere rimasto ferito.- disse.

-Non ha senso esporci di nuovo al pericolo. Dei mostri abbiamo perso le tracce, e i ragazzi sanno cosa fare. Ci raggiungeranno al torrente, siamo diretti tutti là.-

-Ma Riven...-

-Riven sa cavarsela, Musa.- la rassicurò Aisha. -I ragazzi sono molto più preparati di noi a questo genere di situazioni.-

-Ad ogni modo, hanno tutti una radio con sé. Li contatteremo per essere sicuri che stiano bene.-

 

Poco lontano, Icy osservava il sentiero sdrucciolevole e immerso nella nebbia alle sue spalle, nascondendo dietro un volto impassibile un sentimento di leggera apprensione: soltanto Stormy era riuscita a ricongiungersi con lei. Di Darcy, non c'era nessun segno. Seguì il gruppo che aveva ripreso il cammino, accostandosi alla sorella minore.

-Che facciamo?- sussurrò Stormy.

-Avrei tentato un messaggio telepatico, ma in questo maledetto posto non c'è speranza che funzioni. Mi auguro solo che nostra sorella sappia quello che deve fare.-

 

Il mostro sembrava essersi levato definitivamente di torno. Non si udivano più né passi ne stridii, ma solo il vento che sibilava tra le fessure della roccia. Riven stava in ascolto, appostato ai margini del sentiero ormai ridotto ad un rigagnolo di ciottoli e fango.
Era il momento buono per proseguire il cammino, e per il momento la comparsa dei mostri era solo un intoppo da dimenticare. Si voltò verso la ragazza che era rimasta con lui, facendole nuovamente cenno di seguirla. Darcy uscì dal nascondiglio e si affrettò a portarsi su un terreno più stabile. Quel sentiero era troppo esposto per pensare di rimanere lì appresso ancora a lungo. Riven ritrasse la sciabola, che aveva tenuta stretta fino a quel momento, e si incamminò. Darcy gli si accostò.

-Che intenzioni hai?-

-Per adesso voglio solo sopravvivere. Tutto qui.-

-Parlo sul serio.- il viso di Darcy cominciò a tradire una certa preoccupazione.

Riven sospirò e osservò la ragazza in silenzio per qualche secondo, per poi riportare lo sguardo fisso davanti a sé.

-Dobbiamo arrivare all'altro capo della montagna e raggiungere gli altri. Presto farà buio e non credo sia una buona idea restare qui fuori. Con questa nebbia sarà difficile orientarsi, oltretutto la magia non funziona. Dovremo seguire il sentiero che porta a valle, e sperare in bene.-

Darcy lo osservava, seria. Il forte spavento di poco prima sembrava averlo reso leggermente più loquace, e adesso il rivolgerle la parola, azione che sembrava essere un ostacolo insormontabile, si stava rivelando quantomeno fattibile. Ma Darcy sentiva a pelle che lui non era a suo agio, che piuttosto che trovarsi lì con lei avrebbe preferito ricongiungersi con il suo gruppo. Gli risultava ancora difficile guardarla negli occhi per più di qualche secondo, e il suo comunicare si riduceva allo stretto indispensabile.
Ma sapevano entrambi che non ci sarebbe stato il tempo di preoccuparsi di simili sottigliezze. La pioggia era ancora fitta, il sole era già tramontato da un pezzo e le loro provviste sarebbero presto finite. Il freddo della notte cominciava a farsi sentire, assieme al timore che, attorno a loro, gli occhi minacciosi ed enormi delle creature d'ombra li stessero ancora osservando a loro insaputa.
Nonostante le sensazioni contrastanti date dalla stanchezza e dalla paura, entrambi provavano sollievo per il semplice fatto di non essere soli. Riven covava una strana combinazione di emozioni; ritrovarsi in compagnia di Darcy dopo tanto tempo gli aveva smosso nella memoria diversi ricordi e sentimenti che ora gli stava costando molta fatica elaborare. Darcy avrebbe senz'altro preferito trovarsi in un altro contesto, ma il suo sesto senso le diceva che proprio quella situazione di difficoltà le sarebbe stata utile affinchè il ragazzo tornasse ad avere fiducia in lei; perchè entrambi potessero imparare qualcosa da quelle disavventure che stavano ora attraversando, e forse tornare a coesistere senza rancore.

 

Non avevano fatto che alcune decine di metri, che uno scossone mosse nuovamente i sassi sotto i loro piedi. Per un attimo ebbero il timore che il sentiero dovesse sbriciolarsi facendoli precipitare, ma non fu così. Riven alzò gli occhi, allarmato da un inquietante rumore di frattura, e fu solo grazie al bagliore di un lampo che scorse un cumulo di pietre lanciato a mezz'aria dalla gravità e pronto a scaricarsi su di loro con tutto il suo peso.
Con un gesto svelto, il ragazzo afferrò Darcy per il braccio e la forzò a scostarsi dal sentiero, portandola a monte, mentre un mucchio di grossi frammenti di ardesia si frantumavano al suolo, proprio accanto a loro, spargendo schegge acuminate dovunque.
Ancorati alla parete rocciosa, impiegarono qualche secondo per calmare il respiro e riacquistare lucidità. Darcy, con gli occhi sgranati e il cuore a mille per lo spavento, si maledì per non essere riuscita a percepire l'accadere dell'evento a causa della debolezza.
Si accorse però che si era accostata di molto a Riven, forse troppo, e che volente o nolente, lui le aveva appena salvato la pelle, un'altra volta. Si scambiarono un'occhiata fugace per constatare che entrambi fossero illesi, prima di separarsi bruscamente e riprendere il cammino.
Non passò molto tempo che il ragazzo rallentò il passo e aguzzò la vista sulla parete che si stagliava su un punto più largo del sentiero. La montagna si apriva in una piccola grotta, poco profonda, e troppo stretta perchè un mostro d'ombra più largo di dieci piedi potesse passarci, e quelli che avevano appena incontrato superavano quelle dimensioni abbondantemente.

-Ci fermiamo qui.- disse.

Darcy ragionò. Lei non avrebbe avuto problemi a proseguire al buio, tuttavia si rese conto che per Riven non sarebbe stato così facile. Inoltre il freddo si stava facendo intenso, l'acqua piovana del sentiero le aveva impregnato i vestiti e i capelli. Seguì Riven al riparo e percepì il calore accumulato dalla roccia durante le ore di sole darle un po' di sollievo. La fortuna volle che all'interno ci fossero ancora dei resti di edera e ramicelli asciutti con cui Riven cercò di accendere un piccolo fuoco. Il risultato lo soddisfece e presto le pareti grezze dell'anfratto si tinsero della luce pallida delle fiamme.

-Servirà a tenere lontani i mostri. Almeno spero.-

-Credi che si faranno rivedere, stanotte?-

-Non penso. Non finchè continuerà a piovere.-

Darcy si avvicinò al fuoco, in silenzio. Posò la piccola bisaccia color cuoio che portava alla vita, e gli diede una mano ad attizzare le fiamme in modo che emanassero più calore di quanto riuscissero.
Si sedette a terra e si strinse nelle braccia cercando di lottare contro i brividi intensi di freddo che la tormentavano.
Nessuno dei due parlò. Riven stava in piedi davanti al fuoco, intento a racchiuderlo in un piccolo circolo di pietre, aiutandosi con un ramo secco. Gettò un'occhiata di lato per scorgere una Darcy dall'aspetto insolitamente vulnerabile, molto lontano da quello che la sua memoria, aiutata in gran parte dalla sua immaginazione, gli proponeva di frequente. Fissava le fiamme, con le gambe raccolte al petto, tremando per il freddo, ma cercando di non darlo a vedere.
Riven tornò ad occuparsi del fuoco, sovrappensiero. La notte era scesa, l'aria era gelida e fino ad allora nessuno dei due aveva manifestato l'intenzione o il coraggio di avvicinarsi all'altro per scaldarsi.

Solo dopo un tempo che sembrò dilatato al limite, Darcy distolse gli occhi dalle fiamme per notare Riven che le si avvicinava e con il mantello della sua divisa le copriva le spalle.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Incredula, Darcy osservò Riven tornare a ravvivare il fuoco con il legno, non accennando ad alzare lo sguardo, che alla luce delle fiamme rimaneva cupo e impassibile. Una leggera espressione di sorpresa le sorse spontanea nel realizzare che quel gesto di altruismo era una di quelle rarità che ancora nessuno, al mondo, aveva mai pensato di dedicarle, se non lui, molto tempo prima. Tenne lo sguardo fisso sul ragazzo a lungo, stringendo il tessuto soffice tra le mani per avvolgercisi completamente.

-Devo ringraziarti per avermi salvato, prima.-

Riven quasi si stupì nell'udire la sua voce, come se non ne ricordasse appieno il suono. Dubitò della sincerità di quella sua intenzione di ringraziarlo, e pensò che se una strega del suo lignaggio fosse giunta a tanto, allora la permanenza a Roccaluce doveva veramente avere dato i suoi risultati.

-Ho fatto il mio dovere.-

Non si scompose, e Darcy fu allettata dal constatare che non era cambiato affatto. In un certo senso ne fu quasi contenta.

-Se l'hai fatto, devo supporre che non mi temi più.-

-Lo facciamo senza pensare. Né a chi abbiamo davanti, né al perchè delle nostre azioni.-

Lo vide rivoltare i rametti secchi sottosopra più volte, con gesti nervosi, come gli accadeva sempre quando era a disagio.

-Adesso siamo pari.-

Riven si interruppe mentre un ricordo vecchio di mesi e mesi si riaffacciava alla sua mente. Istintivamente reindirizzò lo sguardo verso Darcy, che ora lo osservava con un'espressione quasi bonaria, ambigua, che lo confondeva non poco.
Posò a terra il ramo e si diresse verso la soglia della grotta, imponendosi come scusa quella di controllare le condizioni del sentiero, sentendo in realtà solo il desiderio di riflettere sulle strane sensazioni che provava. Per un attimo si pentì di aver compiuto quell'azione poco prima, tuttavia lasciare che un'altra persona restasse menomata avrebbe violato pesantemente tutti i principi morali a cui era stato istruito in quanto specialista. Era stato un gesto istintivo, o c'era dell'altro?

-Non ti scalderai mai, se resti lì.-

La voce giunse dall'interno. Cercò di ignorarla, con scarsi risultati.
Darcy non lo avrebbe mai ammesso, ma percepiva una leggera nostalgia della sua vicinanza, che non provava da troppo tempo, e pensava che quello potesse essere il momento buono per parlare di quello che era successo tra di loro. L'imbarazzo, seppur lieve, era diventato insostenibile, e l'unico modo per farvi fronte sarebbe stato comunicare di nuovo.

-Io lo so che non ti fidi di me.-

Riven non si voltò per guardarla.

-Ho avuto e ho ancora i miei buoni motivi per non farlo.-

-Non saresti qui, adesso.-

Riven sospirò e realizzò che lei aveva effettivamente confermato quanto aveva rimuginato per gli ultimi cinque minuti, come se gli avesse letto nella mente.

Iniziò a trafficare con i polsini della divisa, cercando qualcosa.

-Ci vorrà troppo tempo prima che qualcuno ci trovi qui, ma non è una buona idea proseguire a piedi. Proverò a mettermi in contatto con gli altri, così almeno sapranno che siamo vivi.-

-Non vorranno di sicuro perdere tempo... forse è meglio continuare la ricerca in fretta, senza che ci aspettino.-

-Non piace neanche a me dover sottostare ai ritmi di qualcun altro, ma è il solo modo che abbiamo di muoverci in sicurezza. Altrimenti, come vedi, si rischia di finire in queste situazioni.-

Darcy osservò, dal suo cantuccio, la pioggia battente fuori dall'imboccatura della grotta. Sembrava non volersi placare più.

-Oh, no.-

L'espressione di Riven era scioccata. Darcy lo osservò con sguardo interrogativo mentre lui tastava il colletto della divisa, senza trovare quello che cercava.

-La radio.-

Darcy si alzò, preoccupata. Controllò la sua bisaccia, ricordandosi di avere legato la sua ricetrasmittente al cinturino, ma si accorse che anche la sua non c'era più.

-Le abbiamo perse sul sentiero. Senza di quelle rischiamo di rimanere bloccati qui per giorni. Vado a cercarle.-

-Sei impazzito?! E se i mostri ti vedessero?-

-Userò l'arma.-

-Ti metterai in pericolo di nuovo.-

-Vogliamo uscire vivi da qui, no? Quella maledetta radio è la nostra unica speranza.-

-Vengo con te.-

-No, non serve.-

-Ma...-

-La tua magia non funziona, ricordi? È meglio se tu resti qui. Farò presto.-

Sebbene il suo istinto fosse quello di seguirlo, Darcy seguì il consiglio di Riven e si rimise a sedere accanto al fuoco, seguendo con lo sguardo la sagoma del ragazzo che si allontanava nella pioggia.

 

A pochi metri sopra il torrente, Sky e il suo gruppo si erano rifugiati tra le rocce, assieme a coloro che erano riusciti a riunirsi a loro lungo la strada. Mancavano ancora delle persone all'appello, e avevano tentato più volte di mettersi in contatto con loro via radio senza ricevere nessuna risposta. Temendo il peggio, le ragazze si stringevano tra loro per confortarsi e donarsi la reciproca speranza di ritrovare le loro amiche. Nessuno avrebbe dovuto più uscire, per quella notte. L'oscurità era amica dei mostri e una trappola subdola per loro. La montagna, a tratti, era ancora scossa da tremiti e inquietanti boati, e ruggiti di animali echeggiavano nel cielo, costringendo i sensi a stare in allerta.
Approfittando dell'oscurità e della stanchezza dei compagni, Icy, senza farsi vedere, si era allontanata dal riparo per una cinquantina di metri ed era salita fino ad un punto panoramico che cadeva a picco sul torrente. Il corso d'acqua era in piena, esondava dalle sponde terrose con violenti scroscii. Aguzzando la vista nel buio, Icy poteva scorgere il punto esatto in cui il torrente scompariva sotto la montagna. Un lampo illuminò l'apertura scura nella roccia, e le stalattiti aguzze che vi pendevano come canini. Strinse le palpebre per vederci meglio, e scorse un leggero bagliore fiammeggiante provenire dall'interno. La sua mente diabolica si mise immediatamente in opera, e aveva appena formulato un piano quando fu distratta dall'ennesimo tremolio del terreno.

 

Darcy sollevò lo sguardo verso le pareti della grotta per essere sicura che non stessero per seppellirla viva, cosa per altro possibile; le rocce di quei luoghi erano antiche di miliardi di anni, ma non sapeva se avrebbero retto a lungo sotto quegli scossoni. Sembrava che l'energia maligna che permeava quel luogo stesse lentamente disgregandolo fino a ridurlo in un mucchio di detriti; poteva quasi percepirla, nascosta sotto metri e metri di terreno, sprigionare tutta la sua potenza. E lei ci era così vicino, tanto da provare una leggera ansia al pensiero di potersene appropriare. Vi sono alcune forme di magia, al mondo, che non si lasciano governare, e tutto il mondo sapeva che il fuoco oscuro era una di quelle. Tutto il mondo sembrava averlo capito; tranne Icy.
Icy la aspettava da qualche parte, non lontano, e di certo era impaziente di passare all'azione. Sicuramente attendeva sue notizie, ma Darcy non aveva molte da dargliene. Oltretutto aveva perduto la radio durante la frana che aveva rischiato di travolgerla, e il contatto telepatico per il momento era impraticabile. Icy glie l'avrebbe fatta pagare per il suo ritardo, e nessuno sarebbe riuscito a farle capire che non era stata colpa sua. Nessuna persona di buon senso si sarebbe messa in pericolo in quella situazione.
Eccetto Riven. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, ma il ragazzo non tornava. Darcy fissava le fiamme sovrappensiero, ravvivandole ogniqualvolta erano sul punto di estinguersi. Quando iniziò a pensare al peggio e a non poterne più di starsene con le mani in mano, intravide una figura avvicinarsi alla soglia della grotta. Camminava lenta, come se fosse estremamente affaticata. Posò il legno a terra e si alzò quando si rese conto che si trattava di Riven.
Stette in allerta mentre la sua immagine si faceva via via più nitida nella pioggia, fino ad accorgersi che il ragazzo incedeva con passo irregolare, tenendo premuta la mano sulla spalla destra.
Sentì subito che qualcosa non andava. Riven rientrò nella grotta, e la ragazza vide chiaramente i muscoli del suo viso contrarsi dal dolore ad ogni passo.
Scostò la mano dalla spalla e Darcy si accorse che era intrisa di sangue. Così anche il suo guanto, e il piccolo oggetto metallico che lasciò cadere sulla roccia grigia. Una serie di graffi netti e sanguinanti si allungavano dal suo braccio fino quasi a raggiungere il petto. Darcy non si lasciava mai turbare dalle ferite, ma sentì il cuore palpitare per un istante quando si accorse che i suoi sospetti avevano avuto conferma.
Riven cercò di nascondere il dolore, ma servì solo a peggiorare la situazione. Esausto, si inginocchiò sul pavimento della grotta e si coprì di nuovo il braccio, mentre gettava a terra la sua arma, sulla cui lama faceva mostra dell'altro sangue, misto ad una sostanza simile a cenere.
Darcy, senza pensare - cosa insolita, per lei -, si precipitò accanto a lui, chiamandolo per nome. Esaminò la ferita; il suo aspetto non le era nuovo, e la imputò immediatamente ad un artiglio di Bruto. Allarmata, chiamò Riven per nome con voce più alta e gli sorresse il capo quando si accorse che la perdita di sangue, il dolore inumano e la stanchezza gli stavano facendo perdere conoscenza. Tremando, la ragazza riuscì ad afferrare la sua bisaccia ed estrasse una piccola fiala; tolse il tappo alla svelta, aiutandosi con i denti. Il sapore non era dei migliori, ma Riven non aveva alternative: ci era mancato poco che i graffi gli perforassero l'arteria.
Darcy lo chiamò ancora e gli intimò di restare vigile, mentre gli sollevava la testa, posandola sulle sue gambe, mentre le forze abbandonavano il suo corpo, rendendolo inerme. Gli portò la fiala alla bocca, e quando l'ebbe vuotata restò lì, accanto a lui, ad attendere che facesse effetto, mentre una spiacevole sensazione che percepì come senso di colpa, le opprimeva il petto.

 

Ci volle circa un'ora perchè Riven riaprisse gli occhi.
Sentì nelle narici l'odore della roccia umida e il calore delle fiamme, e si sollevò sul gomito, indolenzito e confuso. La spalla destra era intorpidita e vide che un lembo del suo mantello blu era stato strappato e copriva ora la sua ferita. Lo tolse e vide che il graffio si era quasi completamente rimarginato, lasciandogli solo una brutta cicatrice. Gettò la pezza ancora macchiata di sangue nel fuoco e si sollevò seduto, guardando istintivamente in direzione di Darcy che, seduta a sua volta accanto a lui, lo osservava con espressione incerta. Sembrava rincuorata nel vedere che lui stava bene, e quel nuovo sguardo lo lasciò interdetto a sua volta. Non poteva essere stata che lei a guarirlo, e tra un dubbio e l'altro iniziò a pensare che tutto sommato la sua presenza non era una maledizione del destino come aveva creduto. Dopo l'ennesimo deja-vu, d'un tratto gli sovvenne un sentimento di fiducia che aveva dimenticato da tempo. La osservò negli occhi, questa volta a lungo, cercando conferma. Erano gli stessi occhi che già gli avevano salvato la vita una volta, quelli che al primo sguardo avevano rivoltato tutto il suo mondo sottosopra. Gli stessi da cui si era sentito davvero ammirato per quello che era, e non per come gli altri avrebbero voluto che fosse.
Lei non disse nulla. Allora, dopo un sospiro, parlò lui.

-Perchè l'hai fatto?-

Darcy accennò appena un sorriso.

-Perchè no?-

-Deve esserci un motivo, o qualche secondo fine, come ti pare. Ma deve esserci.-

-Non c'è, Riven.- disse lei, con tono calmo.
Gli effetti del suo tradimento erano ancora largamente evidenti, e forse nessuno avrebbe potuto mai porvi rimedio. -L'ho fatto d'istinto. Per fortuna avevo quell'infuso medico con me.-
Riven si alzò in piedi e iniziò a guardare a terra in cerca della ricetrasmittente che aveva perso. Mentalmente si promise che se avesse un giorno incontrato il genio che le aveva progettate così minuscole, glie ne avrebbe dette quattro. La trovò grazie alla spia luminosa e la raccolse, pulendola dalla polvere. Camminò poi verso l'esterno, in cerca di segnale, ma non ce n'era traccia.

-Che stai facendo?- gli chiese Darcy. Sembrava che proprio non riuscisse a stare fermo, come se volesse scacciare qualche pensiero tenendosi costantemente impegnato. Quello stato d'animo non le era nuovo.

Riven, che stringeva la ricetrasmittente tra le dita, la vide sdoppiarsi, e subito cominciò a girargli la testa.

-Devi sederti. Hai perso parecchio sangue.-

Riven non ribattè, né si lamentò quando Darcy lo condusse accanto a sé davanti al fuoco, e si sedettero entrambi. Riven si sentì subito meglio.

-Sai, era una pozione di mia invenzione.- Darcy gli parlò per distrarlo. -Ho imparato a prepararla grazie a mia sorella.-

-Mh...- a Riven sfuggì un risolino mentre smontava la ricetrasmittente per ripulirla dal terriccio con ciò che restava del suo mantello.

-Mi ha insegnato tutto lei. Cosicchè potesse sempre contare su di me.-

Riven riassemblò le parti della radio e data la sua scarsa utilità la mise nella tasca della divisa, per poi tornare a osservare il fuoco.

-Vedi, è per questo che le sono rimasta accanto.- si fece seria quando Riven la guardò con rimprovero. -Anche nei momenti in cui forse non avrei dovuto.-

-Già.-

Quella risposta secca fece capire a Darcy che lui la stava davvero ascoltando.

-Ma c'è un motivo se l'ho fatto.- riprese, decisa a spiegargli la sua versione dei fatti. -Non avevo scelta. Non hai mai scelta quando si tratta di scegliere tra il resto del mondo e la tua famiglia. Specie se hai una famiglia... beh, così.-

-Non voglio nemmeno sapere perchè tu l'abbia fatto. Hai una grande mente, no? Per una volta nella tua vita avresti potuto sfruttarla per fare la scelta giusta.-

Il tono di Darcy si inasprì. -C'era solo una scelta in quel momento, Riven: dentro o fuori. E quando ho deciso, ho dovuto mettere da parte tutto il resto.-

-Il potere ti ha accecato, questa è la verità.- il tono del ragazzo stava ora lasciando da parte la delusione e la stanchezza, caricandosi di rabbia. -Ha distrutto, hai distrutto tutto quello in cui mi avevi fatto credere. Mi hai fatto credere che con te fosse diverso, e l'ho creduto davvero; mi hai fatto credere che fossimo simili, come due gocce d'acqua; ma io non sono un mostro come te.-

Darcy percepì di nuovo la stretta al cuore. Non poteva biasimarlo. Se fosse stato un altro a parlarle così, era certa che avrebbe reagito diversamente.
-Lo so che mi odi a morte dopo quello che ti ho fatto. Me ne sono resa conto solo dopo molto tempo. E non sono ancora riuscita a perdonarmelo.-

Riven gettò con rabbia un rametto secco tra le fiamme e rimase seduto immobile con gli occhi bassi. Darcy gli sfiorò il viso e lo costrinse a guardarla negli occhi. Lui oppose una resistenza che però ebbe vita breve: quel contatto, come un'eco tattile, risvegliò in lui il ricordo di un antico legame, creatosi tra loro tempo fa e forse mai estinto. Immerse i suoi occhi viola in quelli di lei e per la prima volta dopo molto tempo ne scorse una scintilla di sincerità.

-Sono stata un mostro a tradirti. Ed hai ragione a non fidarti di me. E so anche che hai provato più volte il desiderio di vendicarti.-

-Non puoi saperlo.-

-Sì invece.- e accennò di nuovo un lieve sorriso. -I tuoi pensieri fanno molto rumore.-

Darcy scostò la mano da lui e se la ripose in grembo. Riven abbassò gli occhi di nuovo.

-E so un'altra cosa: che se davvero non ti fidassi di me, non saresti qui con me...-

-Stavolta sono io a non aver avuto scelta.-

-... e non mi avresti mai aiutata.-

Riven tacque. Strinse i pugni, consapevole di essere in trappola.

-Ti conosco. Se davvero avessi voluto vendicarti l'avresti già fatto. Avresti cercato di uccidermi sin dal primo momento in cui mi hai vista.-

-Credi che non ci abbia provato, in tutto questo tempo?-

Lo guardò senza dire nulla, ma Riven teneva ancora gli occhi bassi.

-Ho tentato di dimenticare, di ripetermi che sono stato un ingenuo a cadere nella tua trappola, e che da quel giorno in poi avrei dovuto evitarti a qualunque costo, e cercare di sconfiggerti, di farti del male, di cancellarti dalla mia esistenza. Ma non ci riesco.-

Pronunciò le ultime parole con imbarazzo. Un'emozione che non mancò di metterlo a disagio. Ma nonostante ciò trovò la forza di sollevare il volto e incrociare lo sguardo di lei. La grande paura passata sembrava aver attenuato e messo da parte i cattivi pensieri, e ora la sicurezza data dalla loro reciproca vicinanza e l'intensità dei vecchi ricordi e delle emozioni a lungo tenute nascoste, stava avendo la meglio.

-...io non faccio che pensare a te.- mormorò il ragazzo. -E non lo sopporto.-

Nel voltarsi, le sue dita si erano accostate senza volere alla mano inerme di Darcy, che gli stava di fronte, e avevano cominciato a sfiorarla.

-...ma è più forte di me.-

Si erano avvicinati tanto da poter percepire nuovamente i loro respiri, e nel freddo della grotta trovavano ristoro nel calore dei loro corpi, senza che ne avessero consapevolezza.
La distanza tra i loro visi andava diminuendo di secondo in secondo. Il tempo sembrò fermarsi di nuovo in un infinito presente, mentre il battito dei loro cuori e la forza del legame che sin dal loro primo contatto li aveva uniti, si facevano sentire.

In quel momento esatto, un violento scossone agitò le pareti della montagna, facendoli sussultare dal terrore.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Una folata di vento improvvisa entrò nella caverna ed estinse le fiamme del piccolo falò in un battibaleno, come se una forza invisibile le avesse risucchiate a sé.
Riven si alzò in piedi e portò d'istinto la mano all'elsa della sciabola, mentre un inquietante rumore somigliante ad un crepitio costante e abnormemente amplificato sembrava avanzare da dietro la montagna.
Darcy, col cuore in gola dallo spavento, raccolse da terra la bisaccia, se la legò alla vita in fretta e furia e seguì Riven al di fuori, mentre lui si assicurava di avere ancora con sé la radio.
La pioggia si era affievolita solo leggermente, e il terreno era scivoloso in ogni direzione. I due lasciarono il rifugio prendendo il sentiero a monte, decisi ad arrivare dall'altro lato della montagna, dato che era l'unico modo per scendere verso il torrente, che li attendeva a valle.
Lo scossone aveva fatto franare diversi quintali di roccia, a giudicare dai lastroni di pietra scura e dal pietrisco che bloccavano loro la strada in più punti. Non sarebbe stato sicuro rimanere nella grotta. Darcy imprecò mentalmente; era finalmente riuscita a far asciugare i suoi capelli al calore del fuoco e per cause di forza maggiore il tutto era stato vanificato. Se non si fosse presa un accidente una volta tornata a casa - se fosse effettivamente tornata sana e salva da quell'avventura - non sapeva dire cos'altro di meglio avrebbe potuto capitarle.
Riven gettò lo sguardo oltre il sentiero e indicò finalmente il torrente, che ora scorreva impetuoso e lo si vedeva gettarsi rapido sotto la montagna. L'acqua torbida esondava dalle sponde erbose che spianavano per un breve tratto, per poi impoverirsi e lasciare di nuovo spazio ad altro terreno roccioso. Laggiù, aguzzando la vista, il ragazzo distinse una sagoma deforme abbandonata a terra, che di primo impattò attribuì ad un masso erratico. Ma non era del tutto sicuro che lo fosse.
Acuì i sensi per quanto potè nella foschia della pioggia, stando in allerta. Il suono di quel crepitio infernale si rifece vivo, mentre il suono di qualcosa che si schiantava ripetitivamente e con violenza sulla roccia, lo accompagnava. Sembravano dei passi.
Il cuore di entrambi accelerò a dismisura nel solo immaginare a che cosa potessero appartenere. Scapparono il più in fretta possibile per sfuggire a quella cosa, qualunque essa fosse, rimanendo uno affianco all'altro e stando attenti a non scivolare sul terreno ripido.
Erano ormai arrivati a pochi metri d'altezza dal fiume, e si guardarono indietro per accertarsi che alle loro spalle non ci fosse nient'altro che il sentiero, e desiderarono non averlo mai fatto.
Dietro la cima, nella direzione da cui loro erano venuti, avanzava una nuvola di fumo che celava alla vista una figura immonda e umanoide, alta una decina di metri, che si mimetizzava con le pareti scure di calcare. Aveva le braccia esageratamente lunghe, e sorreggevano il passo pesante che sbriciolava la pietra al suo passaggio. L'intero corpo di quella cosa sembrava essere costituito da roccia carbonizzata, ed emetteva nell'aria minuscoli lapilli infuocati, accompagnati da un crepitio sinistro. Era la quintessenza dell'energia oscura e diabolica del fuoco d'ombra, e travolgeva qualsiasi cosa si trovasse davanti.

-Via da qui, subito!- gridò Riven, e la fuga precipitosa riprese. Sarebbe stato assolutamente impossibile affrontare quello. In confronto, tagliare la testa alle serpi e ad un intero esercito di Sputo sarebbe stato uno scherzo.

-Ce ne devono essere altri come lui.- ansimò Riven.

-Come?-

-Ne ho visto uno. Oltre il torrente, deve essere morto.-

-Può morire, un abominio del genere?!-

-Magari lo sapessi. Corri!-

Riven gettò un'occhiata indietro, senza fermarsi. La creatura avanzava con lentezza, incenerendo la roccia al suo passaggio e facendola precipitare a valle. Se davvero quel mostro non era l'unico in circolazione, presto gran parte della montagna sarebbe collassata sotto il loro effetto distruttivo.
Ma Riven non mancò di notare una cosa, e approfittò della distanza che separava loro e il mostro per rallentare quasi fino a fermarsi, e osservarlo.

-Guarda!-

Afferrò Darcy per il braccio e la costrinse ad imitarlo.

-Che cosa?-

-La cenere che lo avvolge. Getta fumo in continuazione. Sembra che la pioggia lo stia spegnendo.-

-Ho visto. Vuol dire che...-

-La pioggia gli fa male. L'acqua gli fa male!-

Riven avanzò nuovamente mentre la creatura si faceva sempre più vicina. Non appena Darcy lo raggiunse, si fermò. Guardò in basso, verso il torrente.

-Dobbiamo saltare.- disse.

-Sei pazzo, ci romperemo il collo!-

-Ci ho già provato una volta. Non abbiamo scelta.-

Il ragazzo distolse gli occhi da lei e si sporse sul precipizio. Darcy, dapprima titubante, gli afferrò prontamente la mano e i due si gettarono nel vuoto.
Piombarono nell'acqua alta e scura, annaspando nell'oscurità per tornare in superficie. Riemersero entrambi, lottando per restare a galla nonostante la corrente e il vento li sospingessero in ogni direzione, ostacolando i loro movimenti. Si guardarono intorno, disorientati, riparandosi dagli schizzi d'acqua gelida mista a pioggia. Poco lontano da loro, qualcosa avanzava nel buio. Darcy se ne accorse per prima. Quella cosa li aveva seguiti fin lì.
Nuotarono più in fretta possibile verso la sponda opposta, che ora appariva immensamente più lontana rispetto a quando l'avevano vista dal ciglio del sentiero.
Se l'acqua le faceva male, perchè la creatura non soccombeva? Doveva esserci una spiegazione. Darcy la osservò attentamente all'altezza del volto. Due orbite vuote e nere che esalavano sottili sbuffi di fumo e minuscole scintille di fuoco troneggiavano sopra quella che sembrava essere una bocca dischiusa, dalla grandezza irregolare scavata rozzamente nella pietra.
La creatura non ci vedeva. Doveva averli seguiti, attratta dal calore e dal movimento, spinta da una furia cieca e distruttiva, senza accorgersi della letale distesa di acqua. Ora emetteva un crepitio acuto, seguito da un grido disumano e sofferente, mentre una nuvola di cenere e fumo si sollevava dal suo corpo. L'acqua la stava lentamente uccidendo.
Avanzò a peso morto, con le ultime forze rimastele; Riven e Darcy raggiunsero la terraferma e vi si trascinarono, mentre la creatura passava sopra le loro teste; finchè cadde con un gran fragore, come un mucchio di sassi inceneriti.
I due, arpionati al suolo erboso e fradicio, ansanti per la fatica e lo spavento e rabbrividendo per il freddo, si guardarono a lungo, come per accertarsi che entrambi fossero sani e salvi. Darcy si trascinò sull'erba per un metro, avvicinandosi a Riven che, nel frattempo, accennava a protendersi a sua volta verso di lei. La grande paura aveva riportato a galla sentimenti dimenticati, ed ora, delle vecchie parole e dei vecchi sguardi colmi di rancore, non sembrava restare niente, neanche l'intenzione.
Darcy, che ancora non aveva le forze per chiedergli se stesse bene, non disse nulla. A pochi centimetri dal suo viso, sollevò le mani verso di lui, guardandolo con apprensione, e strinse i suoi capelli umidi di pioggia.
Riven socchiuse gli occhi stanchi e offuscati dalle gocce di pioggia, e non si oppose quando le loro labbra si unirono, cercandosi quasi disperatamente, in un bacio che sembrava stessero aspettando da una vita intera.
Rimasero vicini a lungo, guardandosi, quasi dovessero elaborare ciò che era appena successo. Tra un brivido di freddo e l'altro, si scambiarono un'espressione che si avvicinava di molto ad un sorriso sincero e colmo di ritrovata fiducia.

-Se fossi rimasto di guardia alla navetta- mormorò Darcy, le mani che non accennavano a scostarsi da lui -sarei morta di paura.-

Riven la guardò negli occhi. -Direi che è valsa la pena non farlo.-

Dopo alcuni secondi che parvero infiniti, il ragazzo si rimise in piedi, e Darcy lo imitò.
Guardando a est, si accorsero che la coltre di nubi si stava rischiarando. La luce dell'alba li avrebbe raggiunti entro poco più di un'ora, e avrebbero finalmente potuto orientarsi.
Si incamminarono seguendo il torrente, e a mano a mano si accorsero che anche la pioggia andava placandosi.


Quando il cielo fu quasi completamente rischiarato dall'aurora, la pioggia era del tutto cessata.
Ora un silenzio quasi innaturale avvolgeva quel lato della montagna, e non vi erano movimenti sospetti. Forse non c'era più traccia di mostri d'ombra. Nessuno di loro volle però azzardare ipotesi. Sentivano che non era ancora finita, e che sicuramente qualche pericolo molto più grande li attendeva, lì da qualche parte.
L'eco della pioggia che batteva con violenza sul suolo si faceva ancora udire nelle loro orecchie, accompagnato dal suono delicato delle ultime gocce che cadevano dalle stalattiti nelle pozzanghere. Il torrente scorreva con una nuova calma, sebbene l'acqua fosse tutt'altro che limpida e invitante. Era come se l'universo avesse cercato di opporsi con tutte le sue forze all'energia malefica del fuoco d'ombra scaricando acqua su ogni cosa.
Riven scorse all'improvviso quella che sembrava una tenda da campeggio e un piccolo rifugio fatto di travi di legno che assomigliava a una delle ingegnose creazioni di Timmy. Era un accampamento, e doveva per forza appartenere ai suoi compagni.
A quanto pareva, non erano i soli ad aver smarrito la strada, quella notte. Un piccolo gruppo di fate si stava dirigendo verso il campo proprio in quel momento, e anche loro dovevano essersela vista brutta: una di loro, sebbene si reggesse senza problemi e apparisse in forze, era ricoperta di lividi, un'altra aveva una caviglia fasciata. Gli passarono accanto, forse con l'intenzione di unirsi a loro, ma lo sguardo acido che gli lanciarono innervosì subito Riven, che prese a camminare più svelto, per poi accorgersi che le gambe gli facevano un male incredibile.
Pensò subito a come avrebbero reagito i suoi compagni nel vederli tornare insieme. Aveva già avuto un assaggio di quale sarebbe stato il loro benvenuto.
Ma non era ancora detta l'ultima. Nel vederlo, Brandon posò a terra i ciocchi di legno che aveva raccolto e iniziò a sbracciarsi nella sua direzione. Anche gli altri erano contenti di rivederlo. La presenza del piccolo gruppo di fate aveva probabilmente distolto la loro attenzione dalla presenza di Darcy accanto a lui, e nessuno osò pensare nulla a riguardo.
Raggiunto il campo, Riven ricevette passivamente il bentornato dai compagni. Scappare dai mostri d'ombra in piena notte e su un sentiero tutt'altro che agevole gli aveva tolto parecchie energie, per non parlare poi della ferita alla spalla. Coperta dal mantello, era passata inosservata. Inoltre la pozione medica di Darcy aveva fatto un buon lavoro, risparmiandogli un'esigua quantità di domande a cui non avrebbe avuto la forza di rispondere.
Accostatosi alla tenda, si era appena levato il mantello e lo aveva piegato per nascondere la stoffa strappata, quando Musa uscì allo scoperto per corrergli incontro e stringerlo più forte di quanto mai avesse osato fare. Lui però non rispose con lo stesso entusiasmo. Ma a Musa non sembrò importare, come se le bastasse solo saperlo di nuovo con loro sano e salvo.

-Abbiamo passato una nottataccia.- fece Brandon, avvicinandosi all'amico per metterlo al corrente della situazione.

-Lo immagino, visto che nemmeno per me è stata divertente.-

-Sul serio, amico, stanotte c'è stato da aver paura per davvero. Neanche nel manuale più aggiornato di storia della magia si sono visti dei mostri del genere. Fortuna che voialtri ve la siete cavata.-

-Dobbiamo proprio ringraziare il maltempo, che ha fatto straripare il torrente e ha bloccato l'avanzata di quelle cose.- aggiunse Sky, impugnando l'elsa della spada. -C'era da scordarsi di contare sulle armi. Non avrebbero retto più di un colpo.-

-Le ragazze hanno visto davvero la morte in faccia. Quasi nessuna di loro è riuscita a trasformarsi. Comunque l'importante è che nessuno di noi si sia ferito.-

Riven non se la sentì di raccontare ciò che gli era accaduto, e prestò attenzione sì e no alle parole dei compagni. Cercò come loro di scacciare la paura di quella notte, concentrandosi su altri piccoli compiti, accontentandosi di apprezzare il fatto che erano stati contenti di rivederlo.
Per qualcun altro non poteva dirsi lo stesso.
Dalla tenda più isolata del campo, Icy era uscita con un'espressione per niente accogliente, imitata da Stormy. Approfittando della riunione dell'allegra comitiva, aveva afferrato Darcy per il braccio, con non troppa delicatezza, trascinandola in un punto appartato. Dagli sguardi neri di rabbia delle due sorelle, Darcy ebbe chiaro il messaggio.

-Che ti è saltato in mente?-

-Di cosa stai parlando?-

-Di avventurarti per le montagne con quel perditempo, invece di raggiungerci e mettere in atto il nostro accordo.-

Darcy sgranò gli occhi e corrugò le sopracciglia, sconvolta. -Sul serio? Vuoi che ti faccia un disegnino per farti capire che cosa ci ha assalito stanotte?-

-Li abbiamo visti, Darcy. Abbiamo visto da dove provengono.- Icy indicò una delle aperture nella roccia in cui si gettava il torrente.

-Quello che cerchiamo dev'essere per forza lì.-

-Lo hai già detto a qualcuno di loro?-

-Certo che no. Ma è esattamente dove quegli stolti vogliono infilarsi. Hanno intenzione di costruire delle zattere e di imbarcarsi l'indomani, per dare tempo al fiume di scendere di livello.-

-Dobbiamo arrivare laggiù prima di loro.- disse Stormy.

-Se solo tu fossi stata qui con noi invece di lasciarti coinvolgere in certe stupide peripezie, avremmo risparmiato un sacco di tempo.- sbottò Icy.

-E' inutile discutere con te, non vuoi proprio capire che non è stata colpa mia.-

-Fa lo stesso. Quella è l'ultima area del canyon che non è stata ancora setacciata. C'è un motivo, ed è che rispetto a tutte le altre è la più rischiosa in assoluto. Quegli ingenui non hanno idea di cosa li aspetta.-

-Vuoi dire cosa ci aspetta. Hai intenzione di infilarti là dentro anche tu o no?-

-Ho intenzione di farlo prima di tutti loro. Noi conosciamo quel luogo meglio di tutti loro.-

-Come faremo senza magia?- chiese Stormy.

-Una volta che avremo trovato il fuoco oscuro non sarà più un problema. Darcy? Sei dei nostri?-

-Non so.-

-Hai qualcosa in contrario?- Icy si impettì e portò le mani ai fianchi.

-Già, sputa il rospo.-

-Forse sarebbe più conveniente rimanere nella squadra, almeno fino a che le condizioni non saranno più favorevoli, o fino a che non avremo effettivamente trovato quello che cerchiamo. Non credete?-

-Se questo è uno dei tuoi scherzi non è divertente; io voglio sapere immediatamente cosa ne hai fatto della mia vera sorella.-

-Stai zitta, Stormy.- Icy tornò a guardare Darcy. -Cioè vorresti dirmi che preferiresti lasciare a quei rimbambiti più vantaggio di quanto ne avremmo noi se fossimo da sole, invece di venire a prenderti la tua parte di bottino?-

-Icy, rifletti. Avranno comunque bisogno di te per congelare la traccia del fuoco. Agire senza dare nell'occhio sarà meglio per tutte noi. Nessuno sospetta del tuo piano.-

-Ma qualcuno, come la sottoscritta, sospetta che ci sia dell'altro sotto, giusto, Darcy?-

Icy fissò la sorella negli occhi con severità. Mai una volta nella vita aveva voluto ammettere che i piani di Darcy fossero molto più accurati dei suoi, e aveva finito per pensare che dietro a tanto accurati ragionamenti ci fosse di mezzo qualche secondo fine.

-A cosa ti stai riferendo?-

-A qualche ragazzo, forse.- la stuzzicò Stormy. -Qualcuno di nome Riven.-

Darcy sospirò, e strinse le labbra mantenendo il contatto visivo con la sorella, per non dargliela vinta.

-Siamo a un passo dalla vittoria, non capite?- esclamò Icy. -Il solo modo di accedere alle caverne è attraverso il fiume. Quelli sfrutteranno tutta la giornata per mappare la zona e costruire le zattere. Separarci dal gruppo adesso darebbe troppo nell'occhio. Abbandoneremo il campo stanotte.-

Stormy sogghignava, entusiasta della proposta.

Darcy fissò Icy ed annuì, rassegnata. La sorella la guardò, sempre più severa.

-Non avremo mai più un altra occasione come questa. Devi restare concentrata. Dimentica quello stupido moccioso e ritorna in te, prima che ci pensi io a prendere i giusti provvedimenti.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Le zattere furono pronte al tramonto. Dopo una prova di resistenza, vennero riportate a riva, coperte e fissate a terra con alcuni paletti. C'era solo da sperare che la tempesta non ritornasse e non le trascinasse via.

Quella notte, Icy svegliò le sorelle e le riunì accanto a sé fuori dalla tenda. La calma che regnava ora in quel luogo era quasi sovrannaturale, e tutti i rumori erano ovattati dallo scorrere placido del fiume e del leggero vento che smuoveva le coperture delle zattere.
Icy indicò ancora una volta l'apertura nella roccia in cui andava a gettarsi l'acqua, scomparendo nell'oscurità appena rischiarata da un bagliore caldo di ignota provenienza. Sembrava dovesse esserci qualcun altro, oltre a loro, là dentro, forse una forma di vita sconosciuta, l'ennesima rimanenza aliena scaturita dal fuoco d'ombra. Gli occhi della strega dei ghiacci scintillavano di brama. Non si sarebbe mai arresa, nemmeno se avesse dovuto affrontare la più letale delle creature.

-Ci siamo.- si rivolse alle sorelle. -Lo vedete anche voi?-

Le due ragazze annuirono.

-Una volta dentro dovremo guardarci intorno molto attentamente. L'ultima traccia del fuoco oscuro può trovarsi in qualsiasi luogo. Non abbiamo abbastanza energia per usare i vacuum, perciò dovremo contare solo sul nostro sesto senso. L'energia negativa del fuoco ci guiderà a sé.-

-Come attraverseremo il fiume? Con una delle zattere?-

-No, richiede troppo tempo e se ne accorgerebbero. Voleremo.-

-Abbiamo abbastanza energie per farlo?-

-Sì, sorelle, è solo questione di poche decine di metri. Dopodichè avremo un suolo solido su cui camminare.-

-Sei sicura che saremo in grado di governare quell'energia, una volta che l'avremo trovata?-

-Non ne sono sicura, e questo è il tasto dolente. La cattureremo e vedremo come impiegarla nel modo migliore. Per ora so solo che è un elemento troppo potente per lasciarlo marcire sotto chiave. Non abbiamo avuto una possibilità con la fiamma del drago, ma niente ci impedirà di impadronirci di questa.-

-E se ti sbagliassi? Se fosse troppo distruttiva anche per noi?- insistette Darcy.

-Ti diverti proprio a rovinarci la festa, vero?-

-Sono domande che chiunque avesse un minimo di cervello si farebbe, Stormy.-

-State zitte, adesso.- le fermò Icy. -Abbiamo già parlato anche troppo. È ora di muoverci.-

-Aspetta.- Darcy si volse verso l'accampamento prima di parlare, un gesto che ad Icy non sfuggì. -E gli altri? Non credi che ci verranno a cercare, quando vedranno che siamo scomparse?-

-Oh sì, lo faranno. Ma non potranno raccontare a nessuno che siamo state noi a trovare il fuoco.-

-Che intendi fare?-

-Mi sembra ovvio, sorellina. Voglio eliminarli.- Icy le si avvicinò di più, perchè avesse ben chiaro il suo scopo. -E non ne risparmierò nemmeno uno.-

Darcy sostenne lo sguardo impassibile e folle di Icy mentre iniziava a percepire un'improvvisa stretta al petto.

-E' tutto chiaro?- scandì Icy, seria.

-Non posso.- mormorò la sorella di mezzo. Nell'udire ciò, lo sguardo di Icy si tramutò in un'espressione ancora più folle.

-Come sarebbe?-

-Già, avevamo un piano.-

Darcy si volse in fretta verso l'accampamento, come se fosse sotto la pressione di una bomba ad orologeria e un ticchettio sempre più incombente e minaccioso le stesse imponendo di scegliere da che parte stare.

-Non posso fargli questo, non di nuovo.- esalò, tutto d'un fiato.

Si stupì del coraggio con cui aveva osato pronunciare quelle parole. Tempo fa, non se lo sarebbe mai permesso. Conosceva bene fino a che punto la follia di Icy potesse arrivare, ma lei aveva una capacità che la sorella non aveva: quella di conoscere i propri limiti e, nei casi più estremi, imparare dai propri errori. Icy non imparava mai. Si era spinta oltre il limite, trascinandola in una spirale folle, e lei non aveva avuto alcun potere di fermarla. Ora non poteva lasciare che ripetesse lo stesso errore due volte, non dopo tutto il caos che ne era conseguito, e non dopo tutta la fatica che lei aveva fatto per riconquistare la fiducia dell'unica persona ad averle mai voluto bene sul serio.

-Ah, è così. Ebbene, avevo ragione. E così non mi hai dato retta, neanche dopo che ti ho ordinato di stargli lontano.-

-Non vuoi proprio capire. Non ti sei mai degnata di ascoltarmi. Per una volta voglio essere io a non ascoltare te.-

-Sapevo che ti eri bevuta il cervello, mia cara, ma mai avrei mai pensato fino a questo punto. Sapevo che c'era di mezzo quell'idiota, l'ho sempre saputo, fin dal primo giorno.-

-Non hai nemmeno idea di quello che dici. Non lo conosci.-

La mano di Icy colpì il viso della sorella con una violenza che lei ben conosceva, ma che in quel frangente non mancò di sollevare in lei un astio mai provato prima. Si maledì per non essere in grado di rispondere con la magia. Non aveva armi.

-Quello specialista da quattro soldi non ci ha portato altro che guai, ed ora tu, che dovresti essere dalla nostra parte, ti tiri indietro? Come sei ingenua! Che cosa credi che farà Riven quando si accorgerà che ce ne siamo andate?-

Darcy non rispose. Era in trappola.

-Quando lo capirà gli sarà tutto chiaro. Non potrai più tentare di spiegargli come stanno le cose. E ti detesterà ancora di più, quando scoprirà che lo hai ingannato. Andiamocene.-

Darcy strinse le labbra, inghiottendo l'amarezza e il nervosismo che quel confronto le aveva lasciato in corpo e si volse per l'ultima volta verso la tenda di Riven, prima di seguire le sorelle verso la soglia della caverna.

 

Lo scroscio del torrente non era riuscito a nascondere alle orecchie di Riven le voci soffuse che provenivano da fuori la sua tenda. Del resto, malgrado la stanchezza, non era riuscito a chiudere occhio per gran parte della notte. La sua mente rimaneva attiva e riviveva le vicende della sera precedente, quelle spiacevoli per lo più, ma anche le altre. Era strano, il destino. Solo pochi giorni prima era convinto che sarebbe e tornato da quella missione tale e quale a com'era partito, e il giorno dopo era stato gettato in balia delle peggiori calamità sovrannaturali in compagnia della persona che, fino a poco tempo prima, odiava di più al mondo. O almeno così credeva.
Rivedere Darcy era stato uno shock. Provava ancora tanto rancore per lei, ma non poteva non ammettere che, nonostante fosse passato più di un anno, non era ancora riuscito a togliersela dalla testa.
Forse era complice il ricordo del tempo passato insieme, forse il legame che si era creato tra loro comunicando da mente a mente, forse l'idea sbagliata che si era fatto di quanto migliore sarebbe stata la compagnia di Musa. La realtà dei fatti non lo aveva reso felice e, nell'arco di un paio di giorni, il destino gli aveva messo di fronte una seconda possibilità: mettere da parte il rancore e tornare a fidarsi della ragazza che lo aveva tradito. La situazione di pericolo aveva fatto riemergere una Darcy apprensiva nei suoi confronti, l'unica che lui aveva davvero conosciuto e per cui sentiva di provare ancora qualcosa.

Il ragazzo si sollevò, prese la sua arma - nel caso gli servisse -, si liberò dal sacco a pelo e uscì dalla tenda. Tutto taceva, fuori, e si chiese se le voci che aveva sentito non fossero solo frutto della suggestione. La luna rischiarava tutto il campo e gli alberi stormivano lievemente sopra la fila ordinata di tende da campeggio.
Fu allora che si accorse che una di loro era aperta. Si avvicinò con circospezione e portò istintivamente l'arma all'elsa della spada. Avrebbero potuto esserci ospiti non graditi, al suo interno, e rabbrividì al pensiero che potevano già avere fatto strage di chi vi dormiva fino a poco fa. Vi diede uno sguardo e vide tre sacchi a pelo vuoti. Nessun respiro, nessun rumore e nessun segno di vita proveniva da quei tre tumuli di coperte.

Un orribile presentimento gli provocò un brivido alla spina dorsale e un nervosismo crescente gli pervase i muscoli di tutto il corpo. Si guardò intorno. Le altre tende erano tutte quante chiuse. Non c'era traccia di Icy, né di Stormy. E nemmeno di Darcy.
Sentì la mandibola contrarsi mentre prendeva coscienza dell'accaduto.
Tutte le certezze che stava pian piano ricostruendo crollarono da un momento all'altro, lasciandolo a sé stesso dinnanzi alla cruda realtà: non avrebbe dovuto fidarsi. Si sentì un ingenuo; forse lo era.

Non perse tempo e con il lume della ragione soffocato dall'ira, estrasse i paletti che tenevano ancorata a terra la copertura di una delle zattere e con non poca fatica tirò la fune d'ancoraggio fino a che il mezzo cadde oltre l'argine del fiume, galleggiando sulla superficie scura. Prima che la corrente la trascinasse troppo lontano, vi saltò a bordo e si fece trasportare entro l'apertura della roccia, che lo inghiottì come una bocca abnorme e famelica.
L'interno era ora buio pesto, il suolo di roccia era verdastro e umido come lo stomaco di un animale.
Accese l'unica torcia che aveva con sè e illuminò le stalattiti scure e appuntite che crescevano di dimensioni mano a mano che proseguiva lungo il fiume. Diverse volte dovette inginocchiarsi per evitarle. Di tanto in tanto, l'eco gli riportava lo stridio inquietante e disperato dei mostri catramosi, che si annidavano ancora negli antri di quel luogo ostile. I rumori che emettevano erano tanto forti che sembrava si stessero dilaniando le carni a vicenda. Iniziò a sospettare che qualche creatura ben più abominevole di quelle potesse notare la sua presenza, e abbassò la torcia.
Non sapeva quale coraggio l'avesse spinto a introdursi da solo in quel luogo. In ogni caso non riusciva a dormire, e ora più che mai non voleva farlo. Il suo unico e nuovo obiettivo era trovare quelle tre streghe e fargliela pagare, in un modo o nell'altro, per aver ingannato tutti. Evidentemente i professori si erano sbagliati: non era stata una buona idea credere che fossero cambiate. Ci aveva creduto anche lui.
La zattera si incagliò all'improvviso in un'insenatura lievemente illuminata da alcune strane e piccole conformazioni rocciose luminescenti. Ricordava di avere visto la stessa specie minerale durante la missione di salvataggio di pochi mesi prima. Non doveva essere lontano dai resti della Fortezza. Diversi cunicoli si aprivano in posizione leggermente sopraelevata rispetto al livello dell'acqua. Il fiume si gettava attraverso una strettoia nella roccia troppo piccola perchè lui potesse passarci, e non c'era verso di smuovere la zattera. Si arrampicò sulla parete più vicina per togliersi in fretta da lì: per quel che ne sapeva, in quelle acque scure e infide avrebbe potuto nascondersi qualsiasi cosa.
Ormai non poteva tornare indietro. Proseguì nel cunicolo più ampio e vide che dopo alcuni passi si allargava di molto, assumendo l'aspetto di un'immensa grotta. La visuale si apriva per diversi chilometri seguendo il fiume sotterraneo. Tutto attorno, le rocce emanavano un piacevole e surreale bagliore verdognolo. Le pareti erano costellate di cristalli luminescenti di svariate forme, che sembravano troneggiare lì da tempo immemore, senza mai aver ceduto alle pressioni e ai movimenti della montagna. Il pavimento era cosparso invece di massi calcarei e gigantesche scaglie di roccia verdastra, senza dubbio caduti a seguito degli scossoni.
Il ragazzo gettò lo sguardo ai suoi piedi e vide che il torrente proseguiva impetuoso fino a scomparire nella foschia, nel punto più lontano che potesse scorgere, riemergendo con tutta probabilità dall'altro lato della montagna. Enormi stalattiti, grandi come palazzi, pendevano dalla volta di roccia illuminata dai cristalli come il tetto di un tempio.
Stette in ascolto. Tralasciando gli stridii lontani dei mostri, era tutto troppo calmo.
Era impossibile che gli effetti devastanti del fuoco d'ombra si fossero assopiti d'un tratto. La traccia poteva essere dovunque, e qualcosa, laggiù, era cambiato.

-Cerchi questa?-

Una voce dal tono pungente gli giunse alle spalle. Si voltò di scatto.

Icy fluttuava a mezz'aria, con un aspetto diverso rispetto a quello che ricordava. Era trasformata, e i suoi occhi glaciali contornati di scuro gettavano su di lui un'occhiata a dir poco folle. Nelle mani stringeva un cristallo di ghiaccio di medie dimensioni, i cui contorni emanavano un'inquietante luce rossastra nell'oscurità della caverna, donandogli quasi l'aspetto di un rubino stregato. Al suo interno, però, sembrava essere nascosto qualcosa, come un fossile antico. Aguzzando la vista, Riven potè accorgersene. Era una piccola forma, incorporea ed immobile, dall'aspetto sinistro. Non aveva il bagliore caldo e vitale della fiamma del drago, bensì si avviluppava su sé stessa come un demone deforme e tanto minuscolo quanto distruttivo. Potè solamente immaginare quale fosse il suo aspetto, priva del ghiaccio che l'aveva intrappolata.

-Maledetta.- mormorò.

-Hai detto qualcosa?- lo schernì Stormy. Anche lei, come Icy, aveva recuperato la magia, forse attingendola dalla traccia di fuoco che avevano trovato.

-Restituitela. Non avete idea di quello che state facendo.-

Icy lo guardò con disprezzo e giocherellò con il blocco di ghiaccio. -Ho una notizia per te: non mi interessa quello che pensi.-

Lo sguardo di Riven si posò su Darcy. Stava accanto alla sorella, a mezz'aria; i capelli lunghi le fluttuavano intorno e i suoi occhi ambrati lo osservavano con rassegnazione.
Il ragazzo represse un moto di rabbia, ma ci riuscì per poco tempo. Sguainò la spada ed estrasse la sua hoverboard, e fece per lanciarsi all'inseguimento, ma il movimento di un'arma scagliata a tutta velocità verso Icy, lo precedette.
L'oggetto venne congelato all'istante e precipitò nel fiume.

-Consegnaci quella fiamma, o te la vedrai con noi!- risuonò la voce acuta di Bloom.

Riven si guardò indietro e vide che i suoi compagni lo avevano raggiunto, e con loro le Winx.

-E così ci hanno fregato anche stavolta.- commentò Brandon.

-Ci siamo adagiati sugli allori, amico mio, e questo è il risultato.- rispose Sky. Diede uno sguardo a Riven, e fece per chiedergli cosa gli fosse saltato in mente di recarsi lì da solo, ma la voce di Tecna lo interruppe.

-Stanno scappando!-

Le Trix si dirigevano in volo lungo il corso del fiume, verso il centro della montagna.
Le ragazze, d'istinto, cercarono di colpirle con la magia, e alcune, con immensa sorpresa, ci riuscirono. I colpi scagliati mancarono però il bersaglio e si dissolsero contro la parete rocciosa, scalfendola.
Bloom si osservò i palmi delle mani e poi osservò le amiche, sconcertata. La magia era tornata. Ora si spiegava il perchè le Trix erano riuscite a trasformarsi.

-Ma com'è possibile? Il potere del fuoco oscuro non dovrebbe indebolirci?- chiese Stella, confusa.

-I cristalli!- esclamò Aisha, ricordando. -I cristalli stanno alimentando la nostra energia positiva. L'ho imparato tempo fa. Quando incontrano grandi campi di energia negativa, la riequilibrano rilasciando una grande quantità di energia opposta. La natura sa come reagire di fronte agli squilibri magici.-

-Vuol dire che adesso...-

-Adesso possiamo trasformarci. Sbrighiamoci.-

 

Lanciate all'inseguimento, le ragazze dovettero più volte evitare i frammenti appuntiti di stalattiti che cadevano dall'alto nel torrente, il quale scorreva incessantemente a poche decine di metri sotto di loro.
Gli specialisti, armi alla mano, si spostavano da un angolo della grotta all'altro con l'aiuto delle loro hoverboard, per proteggere le loro amiche in caso di attacco.
Le Winx avevano stabilito di disporsi in punti strategici per tendere una trappola ad Icy. L'obiettivo era renderla inoffensiva, bloccandola, e di conseguenza sottrarle il fuoco con ogni mezzo.
Bloom aveva i suoi dubbi sulla riuscita della nuova missione: aveva già visto come la sua fiamma del drago rendesse quelle tre streghe incredibilmente più potenti del normale, e il fuoco d'ombra, la fonte primaria di tutte le energie negative, avrebbe solo potuto far di peggio. La fuga delle Trix era stato un contrattempo importante sulla loro tabella di marcia, e aveva ribaltato all'improvviso tutti gli obiettivi stabiliti. Il fuoco era stato trovato, ma il rischio che ricadesse nelle mani sbagliate si era ora concretizzato. 

Icy si fermò a mezz'aria. Guardò in ogni direzione, strinse tra le mani il bottino e si rese conto di non poter più fuggire. Era circondata.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-Ridicoli mocciosi, non mi fermerete.-

Icy chiamò a sé Stormy e Darcy, che affiancarono la sorella in un battibaleno. Poi, al suo ordine, le due sorelle iniziarono ad attaccare, mentre Icy avrebbe cercato di proteggere il fuoco.
Le fate diedero subito inizio all'operazione di difesa.

-Colpite senza pietà, non lasciatene neanche uno.- proferì Icy, con sguardo folle.

Bloom diede un ultimo cenno di intesa alle amiche, per assicurarsi che l'obiettivo fosse chiaro a tutte. Una parte di loro doveva mirare ad Icy e colpirla, mentre le altre avrebbero tentato di sottrarle la fiamma ibernata.
Bloom e Stella si alzarono in volo insieme e attaccarono Icy una dopo l'altra.
Stormy intervenne a difesa della sorella e ferì leggermente Stella, mentre Bloom evitò per pura fortuna una saetta di ghiaccio. Altre fate vennero in loro aiuto.
Nel frattempo, un eco sommesso e inquietante iniziò a diffondersi sulle pareti del sotterraneo. Gli specialisti, appostati di guardia, scorsero una serie di figure allungate e deformi spuntare dagli anfratti, trascinandosi pesantemente ed emettendo stridii infernali.
Il trambusto e le vibrazioni provocate dagli attacchi magici dovevano aver risvegliato i mostri d'ombra.
Brandon affiancò immediatamente Sky e si misero schiena contro schiena, impugnando le armi e guadagnando più altezza possibile sui loro mezzi. Le creature più grandi erano in minor numero, ma non erano sole; dagli argini del torrente andava emergendo un esercito di minuscole creature, nere e viscide, sottili come steli. Strisciavano sulle mille zampe e salivano veloci come ratti sulle pareti.

-State attenti, ce ne sono un'infinità!- esclamò Sky, con voce tremante per via dell'adrenalina.

Il gruppo di streghe che era con loro si sparpagliò in modo strategico e grazie alla magia riuscì a sopprimere una parte di quegli esseri che ora ricoprivano ogni centimetro del fondo della grotta.
Gli specialisti, nel mentre, dovettero operare a gruppi di quattro per ferire a morte gli Sputo tre volte più grandi del normale.

 

Riven, lasciatosi alle spalle l'animale decapitato, si era scostato dai compagni e si era pericolosamente sollevato avvicinandosi di molto alle Trix. Più forte del desiderio di riavere il maltolto e salvare l'intero pianeta dalla distruzione, vi era solo il più amaro sentimento di vendetta verso quelle traditrici. Tutti quanti, o quasi, le credevano cambiate, ma evidentemente la realtà era un'altra. Rievocando il ricordi spiacevoli del primo inganno perpetrato da loro ai suoi danni, il ragazzo capì che ora non ci sarebbe stata ragione di dare loro altre possibilità, come già era stato fatto più volte. Non meritavano nulla di ciò. Solo con la forza sarebbe stata fatta giustizia contro di loro.
Darcy percepì una presenza a dieci metri dietro di lei e d'istinto si voltò, abbandonando il suo bersaglio principale e preparandosi ad attaccare lo sconosciuto. Quando si accorse che Riven era ormai a pochi metri da lei e le puntava la spada contro, smorzò la magia che aveva accumulato nella mano si scostò in fretta, evitando il colpo di sciabola.
I due si gettarono uno sguardo tagliente.

-Sei un mostro.- disse Riven, il viso contratto dall'ira.

-Riven, và via di qui.-

-Come hai potuto fare una cosa simile?-

Non sembrò voler sentire ragioni da lei. Cercò di raggiungerla, ma si rese conto che dalla sua posizione gli era impossibile. Notò che la ragazza non aveva risposto all'attacco, né accennava a farlo, e non potè evitare di chiedersi che cosa stesse tramando.

-Devi andare via.- ripetè Darcy. A distanza percepì la rabbia del ragazzo e capì che niente avrebbe potuto smuoverlo dal suo desiderio di vendetta a ogni costo.
Non poteva biasimarlo. Quel voltafaccia era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Da sola non avrebbe potuto fermare Icy, ma avrebbe tentato almeno di proteggerlo da lei.

-Vuole distruggervi uno ad uno. Le cose si metteranno male, se resti qui. Devi ascoltarmi.-

-E perchè dovrei crederti? Non hai fatto altro che mentirmi. Sei esattamente come lei.-

Quando sentì più forte quella stretta allo stomaco ormai familiare, Darcy si lasciò prendere dalla preoccupazione. Si avvicinò a Riven nel tentativo di placarlo e parlargli chiaramente.

-Ti ucciderà, se adesso non te ne vai!-

Riven non reagì di fronte a quelle parole, come se un muro di cemento armato lo schermasse da ogni minaccia che riceveva. Rifiutò di crederle. Ci avrebbe pensato prima lui a sistemare le cose una volta per tutte.
Con un salto fulmineo poggiò i piedi sulla sporgenza rocciosa che li separava. Con la stessa rapidità raggiunse la ragazza riuscendo ad afferrarla e a strattonarla a sé, senza che lei potesse sfuggirgli in tempo.

-No!- un grido le sfuggì, istintivo, mentre il ragazzo le arpionava la mano alla mandibola e le puntava la lama dritta alla gola.

L'eco della sua voce raggiunse Icy e Stormy, che cessarono all'istante di attaccare e si voltarono per accorgersi della scena che stava avvenendo.
Darcy stava immobile, trattenendo il fiato, il volto contratto nell'espressione di panico di un animale in gabbia, le mani che tentavano di fare forza per liberarsi dalla stretta. Il minimo movimento e la sciabola di Riven non l'avrebbe risparmiata, neanche se avesse supplicato in ogni lingua conosciuta.

-Riven, non farlo.- riuscì a sussurrare.

Aveva tentato, per legittima difesa, di usare un attacco mentale e ordinargli di liberarla, ma in quel momento il ragazzo opponeva resistenza sotto ogni punto di vista; in più, l'aggressione improvvisa e lo shock avevano avuto su di lei un effetto paralizzante.
Riven si rivolse ad Icy, con tono di sfida, trattenendo con maggior forza la ragazza a sé.

-Vediamo cosa hai il coraggio di fare adesso, maledetta strega!-

-Riven, no!- Darcy capì che era troppo tardi. Se c'era una cosa da non fare, al mondo, per avere salva la pelle, era provocare Icy, in qualsiasi situazione ci si trovasse. Ma Riven non l'aveva capito o, nello stato mentale in cui si trovava, non sembrava importargli più di tanto.

-Consegna subito quella fiamma, o la uccido!-

-Riven,- gli gridò Sky da poco più sotto. -non fare cose di cui potresti pentirti.-

-Mi hai sentito?!- sbottò nuovamente Riven, ignorando totalmente l'amico.
Il volto di Sky si contrasse per la paura. Cercò di tranquillizzarsi da sé, tenendo a mente che Riven non era un ragazzo violento. Aveva un atteggiamento bellicoso, ma sapeva combattere lealmente, e non avrebbe mai ucciso davvero un altro essere umano. Almeno così pensava. Vedere quella rabbia in lui gli fece dubitare per un attimo di conoscerlo davvero.
Fulminea, Bloom approfittò della distrazione di Icy, che sebbene dimostrasse di temere per le sorti della sorella, non accennava neanche per sogno a sbarazzarsi del fuoco tanto faticosamente ottenuto.
La fata attaccò, riuscendo per poco a farglielo sfuggire di mano. Ma la strega aveva i riflessi pronti, e rispose con un colpo uguale e contrario. A quel punto fu Stormy ad allontanarsi dalla sorella per avvicinarsi a Riven, ma Musa la seguì, standole alle costole.
Le due lottarono per diversi minuti, o per meglio dire, Stormy cercò in ogni modo di liberarsi della presenza di Musa; non aveva tempo da perdere con lei. Il suo obiettivo era un altro.
Le altre fate davano man forte a Bloom, convinte che Icy non avrebbe potuto più fuggire una volta circondata. Ma lei non demordeva. Ad ogni scarica di energia positiva, lei rispondeva con il doppio della furia. Presto rimasero in poche a combattere.
Musa era decisa a proteggere Riven da qualunque cosa Stormy avesse in mente di fargli, e portarlo al sicuro, impedendogli di compiere altre imprudenze. Tuttavia non era sicura di come avrebbe fatto ad allontanarlo da quella strega senza ferirlo. La teneva in ostaggio, stretta a sé, perchè Stormy vedesse e capisse che non scherzava affatto.
Ad un certo punto Stormy si stancò di evitare Musa. Diede fondo alla scarica elettrica più potente che riuscì ad accumulare nelle vene e colpì con violenza la fata, scaraventandola lontano.
Aisha non fece in tempo a volare in soccorso dell'amica che la strega, rimasta sola, abbattè una seconda scarica elettrica sulla sporgenza rocciosa proprio sotto i piedi di Riven, mandandola in frantumi.
Il ragazzo abbandonò l'arma e si aggrappò al primo appiglio che trovò, salvandosi dalla caduta.
Darcy fu libera, e un nuovo risentimento verso Riven, per aver deliberatamente cercato di ferirla a morte, si impadronì di lei. Il suo istinto di strega prese il sopravvento e non si oppose quando Stormy la trascinò con lei in aiuto di Icy.
Riven, ribollendo di rabbia, si arrampicò sulla roccia in cerca di una via di fuga, constatando con angoscia che la sua hoverboard era precipitata insieme alla sua spada.
Rimase bloccato tra gli anfratti della parete, e nel giro di poco si accorse di avere dolore al fianco. La pelle bruciava, e i movimenti divenivano sempre più difficoltosi col passare dei minuti. Il colpo di Stormy non l'aveva mancato.

 

Icy era di nuovo in trappola, assediata dagli attacchi di Bloom. Non fece in tempo a scorgere le sorelle, venute a coprirle le spalle, che Bloom sferrò l'ultimo dei suoi colpi, quello che mise fine ai giochi.
Sentì il calore benigno del fuoco del drago bruciarle la mano che reggeva il blocco di ghiaccio, il quale le sfuggì, precipitando velocemente.

-Che cos'hai fatto?!- esclamò la strega.
Ma Bloom si era già fiondata a prenderlo, subito seguita da Icy. Il tentativo fu vano. Il ghiaccio sparì nel fiume e sprofondò, sciogliendosi, e con esso si estinse anche l'ultima traccia di fuoco d'ombra che conteneva.
Bloom, che fino a poco tempo prima era decisa a salvare e conservare quella fiammella diabolica, provò sollievo nel rendersi conto che Magix non avrebbe più corso rischi. L'idea di una traccia di fuoco oscuro estinta le apparve all'improvviso migliore rispetto all'idea che finisse in mano alle autorità ed esposta a furti o ad altri cataclismi.
Lo stesso non si poteva dire di Icy, che ora stringeva i pugni in preda alla rabbia, tanto forte da ferirseli con le unghie.
Non fece nemmeno in tempo a pensare di scagliarsi contro Bloom, che la terra cominciò a tremare.
Fate, streghe e specialisti alzarono gli occhi verso la volta dell'antro roccioso, giusto in tempo per accorgersi che tonnellate e tonnellate di detriti e schegge di roccia antica di secoli stavano per riversarsi su di loro.

-Sta per crollare tutto! Presto, via di qui!-
Sky radunò i compagni e diede loro ordine di aiutare chi era stato ferito e recuperare gli altri. Le ragazze li avrebbero seguiti in volo verso l'uscita della grotta. Il varco non era lontano. Gli sarebbe bastato seguire il fiume e sarebbero riemersi dal lato opposto della montagna, dove avevano lasciato le navicelle. Non c'era tempo da perdere.
Le grandi creature d'ombra erano tutte morte. Gli esseri striscianti sembravano ora presi anch'essi dal terrore e si riversavano in massa sul fondo della grotta, in quello che restava delle acque scure, in fuga.
Tempo pochi secondi e le ragazze, dall'alto, li videro prendere fuoco all'improvviso, uno ad uno.
Il fuoco divampò, riducendoli tutti in cenere, e si sparse sulla roccia, come una colata di lava che saliva a ritroso.
Era come se il fuoco, estinguendosi, avesse cessato di esercitare il suo maligno flusso vitale su quel luogo, che ora si disfaceva andando incontro a una sorta di anormale autocombustione.
Frammenti sempre più grossi di roccia si staccarono dalle pareti e dalle gigantesche stalattiti, schiantandosi al suolo, carbonizzati.

 

Riven imprecò quando si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Si aggrappò alla roccia rimasta intatta muovendosi verso il basso. Laggiù doveva trovarsi la sua hoverboard, l'unico mezzo che aveva per scappare. Mancavano pochi metri al suolo, e il fuoco aveva quasi raggiunto il punto in cui avrebbe voluto atterrare con un salto.
Le fiamme divampavano ad una velocità inaudita.
Icy, contro ogni buon senso, aveva trascinato le sorelle lontano dai compagni. Era chiaro che non avrebbero potuto seguirli e tornare Magix con loro. Non potevano permettere che le catturassero e le consegnassero alle autorità. Erano sicure che gli specialisti le stessero cercando. Per sfuggire alla loro vista, si misero in cerca di un riparo dalle fiamme.
Icy lo trovò presto.
Non fecero in tempo a poggiare i piedi a terra che Darcy scorse Riven, a pochi metri, che scendeva dalla parete di roccia tutt'altro che agilmente, e si muoveva ricurvo, in preda al dolore al fianco sinistro, sotto una pioggia di lapilli, polvere e detriti. Non aveva più con sé la sua spada, e aveva perso la speranza di ritrovare la sua hoverboard tra le macerie.
Non fece che pochi passi prima di inginocchiarsi, tossendo per via del fumo, mentre le fiamme avanzavano verso di lui.
A nulla servì lo strattone con cui Icy cercò di dissuadere Darcy dal dirigersi verso di lui per tentare di trarlo in salvo.

-Non osare. Non farlo!- inveiva la sorella. -Vuoi finire sepolta viva, razza di incosciente?!-

Nonostante tutta quell'apprensione, Icy non accennò ad uscire dal riparo, al contrario di Stormy.
Darcy aveva raggiunto Riven per trovarlo indifeso e ferito, come già era successo tempo prima. Se non l'avesse trascinato via da lì sarebbe morto tra le fiamme, e nonostante covasse ancora un lieve risentimento, comprese che era stata lei, e soltanto lei a condurlo lì, a provocargli tutto quel dolore e quella rabbia; e capì che non se lo sarebbe mai perdonato.
Lo sollevò guardandolo in viso, e di nuovo lo chiamò per nome. Il dolore lo aveva reso quasi incosciente. Le rocce appuntite gli avevano provocato diversi graffi, e ora diverse bruciature avevano eroso la sua divisa. Riuscì con fatica ad aprire gli occhi e a guardare quelli di lei, con espressione ancora piena di rancore, ma troppo smorzata per lasciar trasparire la collera.
Darcy sentì le mani di Stormy afferrarla bruscamente, con la forza di chi vuole proteggere ad ogni costo una persona cara, e allontanarla da lui.
Un piccolo gruppo di tre specialisti venivano in quella direzione, alla ricerca di superstiti, pronti per fuggire poi velocemente.
Darcy fece in tempo a guardarlo nel viso annebbiato dal dolore, forse per l'ultima volta, e a formulare un incantesimo di protezione che avrebbe impedito alle fiamme di toccarlo.
Un peso la oppresse al petto e sentì un macigno alla gola quando Stormy la costrinse a lasciarlo e ad allontanarsi con lei.
Le due sorelle videro appena in tempo gli specialisti correre in aiuto di Riven, mentre raggiungevano Icy sulla sponda opposta del torrente.
Una serie di scaglie gigantesche di roccia caddero nell'acqua, facendola esondare e nascondendo le tre streghe alla vista dei soccorritori.
Darcy potè solo allora abbandonarsi alle lacrime, vinta dalla disperazione. Pur circondata dalle braccia di Stormy, fu sola nella sua tristezza. Rapidamente e con sempre maggior irruenza, nella sua mente si fece strada l'idea che non avrebbe mai più rivisto il ragazzo.
Icy, nell'indifferenza, raccolse le sorelle a sé, e formulò rapidamente un incantesimo di teletrasporto.
Scomparvero, mentre gli ultimi, ciclopici massi di calcare crollavano a terra, sigillando l'antico covo della fenice per sempre.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Le navicelle si mantennero a bassa quota fino a quando varcarono il confine di Magix, e si sollevarono solo quando giunsero in prossimità di Fonterossa.
Si sparpagliarono sul suolo di atterraggio, dove vi era già qualcuno pronto ad accoglierle.
Saladin, Codatorta e uno squadrone di soccorso attendevano con un certo grado di allarme. Le segnalazioni che avevano ricevuto dalle autorità circa quanto stava accadendo fuori dal confine della città non promettevano bene.
Quando gli studenti sbarcarono, non erano ridotti meglio di quanto lo fossero i loro mezzi di trasporto. Diversi di loro erano stati feriti, e Saladin ordinò immediatamente che le fate e le streghe fossero subito ricondotte alle loro rispettive scuole e che fossero fornite cure urgenti a chiunque ne avesse avuto bisogno.
Quando l'ultimo specialista fu rientrato negli alloggi, Codatorta diede istruzioni ai piloti perchè si occupassero delle navette danneggiate e si rivolse a Saladin con espressione sollevata.

-Possiamo ritenerci fortunati che non ne abbiamo perso nessuno.-

-Sono in gamba, Codatorta. Se la caveranno.- rispose il preside. -Dall'aspetto che avevano sembra proprio che questa missione sia stata molto più rischiosa di quello che immaginavamo.-

-Già. Adesso vorrei solo sapere com'è andata veramente.-

-Professor Codatorta.- Sky, accompagnato dal suo scudiero, era uscito proprio in quel momento in cerca del preside e del suo assistente.

-Ragazzi- li salutò il docente. Loro si misero sull'attenti, nonostante le ammaccature e l'intorpidimento generale. -Non avete una bella cera. Come state voi e i vostri compagni?-

-Più di uno di noi è stato ferito gravemente, signore. Sono stati tutti portati in infermeria. Se aveste tempo vorremmo parlarvi di quello che è successo.-

Saladin li condusse con sé all'interno. -Saremo tutt'orecchi, ragazzi miei. Spero non vi dispiaccia se vi metterò in contatto anche con Alfea. Vorrei sentire entrambe le vostre versioni dei fatti.-

 

Quando Faragonda recepì il messaggio del preside di Fonterossa, non si trovava nel suo ufficio. Sapute le sue ragazze in ottime mani, si era raccomandata all'ispettrice Griselda e alla buona Ofelia e non aveva esitato a rispondere alla chiamata della collega Griffin, che l'attendeva con urgenza a Torrenuvola. La situazione era molto seria.
Sedendo alla sua scrivania con espressione furibonda, la preside della scuola delle streghe si apprestava ad affrontare i venti minuti peggiori della sua vita. Non era la prima volta che una situazione del genere si verificava, che fosse alla portata dei suoi occhi o meno, ma sapeva per certo che stavolta non avrebbe avuto ripensamenti a riguardo.
Solo cinque minuti prima, grazie al contatto telepatico con l'edificio vivente che era Torrenuvola, aveva intercettato un incantesimo nei pressi dei sotterranei. La scuola le aveva comunicato un'intrusione e, allarmata, la donna era riuscita a deviare il teletrasporto, scoprendo così chi aveva cercato di nascondersi ai suoi occhi e a quelli del castello. Le Trix, non avendo altro luogo dove rifugiarsi, e avendo dovuto scappare in fretta e furia dal covo della fenice, avevano cercato di utilizzare i sotterranei come via di fuga temporanea. Ma i loro piani erano stati sventati dalla prontezza di riflessi di chi ancora ne sapeva più di loro. Le tre sorelle avevano trovato attorno a sé non l'ombra delle segrete, bensì il suolo dell'ingresso della scuola, e ad attenderle, la preside in compagnia di tre templari in divisa.
Senza che avessero potuto protestare, erano state ammanettate e condotte a forza al piano superiore, dritte dell'ufficio della principale.

-Sono estremamente delusa da voi.-

Stormy si divincolava dalla presa del soldato, ottenendo solo il risultato opposto, ossia che quello aumentò la forza con cui la tratteneva. Icy la guardava, minacciosa, imponendole mentalmente di calmarsi.

-Evidentemente sono stata troppo indulgente, con voi, pensando che poteste imparare qualcosa dai vostri errori e che poteste, per una sola volta, fare delle vostre opportunità un'occasione di crescita come persone e come streghe. Evidentemente il vostro soggiorno a Roccaluce non è stato sufficiente per ottenere i risultati in cui speravo.-

Faragonda, in piedi a pochi passi dalla scrivania dell'amica, osservava con severità le tre allieve, come già tante volte aveva avuto occasione di fare. Una volta saputo quanto era accaduto, si era presa la colpa per aver contribuito a sua volta ad una scelta tanto imprudente. Raramente le capitava di fare errori di valutazione, e si convinse che quella volta il suo ottimismo di fata, per anziana che fosse, le aveva occultato la realtà dei fatti.

-Voglio che sappiate che io e i miei colleghi abbiamo già preso accordi con il Gran Consiglio di Roccaluce. Ci siamo assicurati che vi fosse riservato un soggiorno molto più severo di quello che già avete avuto.-

Icy corrugò le sopracciglia e si rivolse con rabbia verso la Griffin e poi verso il templare che la tratteneva per i polsi. Quando la preside parlava così, era quasi certo che la punizione che le attendeva avrebbe violato leggermente le leggi del Consiglio circa il trattamento dei prigionieri.
Nel mentre, si era introdotto nell'aula Saladin, appoggiandosi al fedele bastone di ottone lucente.

-Con permesso, aggiungo che un periodo di lavori socialmente utili alla comunità di Roccaluce riuscirà a distogliere le signorine dall'idea di riprovare a compiere altre nefandezze.-

I templari chinarono la testa in saluto al preside e lui rispose con lo stesso gesto di rimando. Griffin si rivolse alla collega Faragonda in cerca di conferma, e ricevuto il tacito consenso, annuì.

-Non credo possiate capire fino in fondo che cosa significhi avere a cuore la sorte di qualcun altro; così come non credo vi importi di sapere che diversi studenti come voi hanno quasi perso la vita per battersi per il bene di Magix, e contro di voi. Finchè vivrete nell'indifferenza verso il prossimo e vi nutrirete solo dell'avidità di potere, non sarete mai degne di appartenere a questo mondo. Spero che anche la mia ultima speranza che possiate riflettere su ciò che avete fatto, non sia vana.-
Si rivolse ai templari. -Portatele via.-

Il templare che tratteneva Icy uscì per primo, subito seguito dal secondo, preceduto da una Stormy che digrignava i denti, paonazza di rabbia per l'impossibilità di potersi ribellare.
Ci erano arrivate vicino. Ma come altre volte, Icy aveva fatto male i conti.
Saladin si fece improvvisamente avanti e fece cenno al terzo templare di restare dov'era. Lui annuì, restando immobile, obbediente come se già sapesse quali fossero i suoi ordini.
Si assicurò che gli altri due si fossero allontanati, mentre Darcy iniziava ad inquietarsi nel vedere allontanarsi le sorelle. Il suo sguardo si fece ostile nei confronti del templare che la tratteneva e della preside Griffin che le si avvicinava, severa. La donna, con i gesti bruschi di chi ancora ribolle di rancore, sciolse il congegno magico che le stringeva i polsi. Piena di interrogativi, la ragazza non cercò di scappare, ma piuttosto di capire quale fossero le intenzioni di quelle persone.
Lo sguardo quasi magnanimo di Saladin le fece intuire che la sua ora di scontare la pena, forse, non era ancora giunta.
Il preside di Fonterossa le parlò, severo, ma con clemenza.

-C'è qualcuno che vuole vederti.-

 

Nell'infermeria di Fonterossa aleggiava un'atmosfera quasi sospesa, come il tempo che precede una cruciale rivelazione. Appoggiata ad una porta, Musa attendeva con le braccia conserte e lo sguardo rassegnato. Osservò un uomo in divisa da templare avanzare affiancando Darcy, mentre Saladin, al suo seguito, restava indietro accomodandosi su una sedia, stanco.
Le due ragazze si guardarono con atteggiamento neutrale, senza alcuna sorta di timore o sfida.
I capelli sciolti davano a Musa un'aria seria, quasi fosse cresciuta d'improvviso, e le affilavano i lineamenti del viso. I suoi occhi sottili e scuri fissavano la strega con sguardo indagatore, come a voler captare la vera indole della persona che le stava davanti. Dalle sue labbra contratte non sembrava voler uscire alcuna parola.
Poi fece un cenno con la testa in direzione della porta che le stava alle spalle, indicandole di entrare.
Darcy, basita, la guardò poi allontanarsi, avviandosi fuori dall'infermeria.
Il templare le lasciò il braccio che ancora stringeva per timore che scappasse, e la sospinse avanti.
La ragazza girò la maniglia della porta ed entrò, liberandosi finalmente della presenza del soldato.

 

La stanza era rischiarata, e le ci volle qualche secondo per abituarcisi. Vide tre letti foderati di bianco, e notò che solo uno di essi era occupato.
Distinse immediatamente i capelli purpurei di Riven e il suo respiro lento e regolare che lo accompagnava come quando giaceva addormentato.
Si avvicinò al suo giaciglio e soffermò lo sguardo sulla fasciatura che portava sul fianco e sulle bende bianche che gli coprivano alcune ferite.
In silenzio, si sedette sulla seggiola accanto al letto e lasciò che quell'immagine le si imprimesse nella mente a dovere. L'effetto delle sue azioni, il risultato delle sue scelte le si presentava, concreto, tangibile e struggente dinanzi ai suoi occhi.
Lo osservò attentamente, mentre la morsa allo stomaco tornava, più forte del bruciore agli occhi che aveva provato entrando nella stanza. Le braccia di Riven erano inermi e i suoi occhi erano chiusi, il viso inconsapevolmente voltato dalla parte opposta alla sua, come ad evitarla.
Darcy fece per sfiorargli la pelle, ma si trattenne, con titubanza. Sentì un nodo alla gola crescere e il rimorso prevalere su ogni altra sensazione, e prima che potesse svegliarlo e lasciare che vedesse il suo viso triste, chinò la testa sulla coperta bianca e non trattenne le lacrime amare che le affiorarono dagli occhi.
Era solo colpa sua.
Non lo volle svegliare. Non avrebbe sopportato di rivedere la sofferenza negli occhi di lui tramutarsi in astio e rigirare così il coltello nella piaga.
Lui non l'avrebbe mai perdonata.
Passarono alcuni minuti prima che la ragazza, senza fare rumore, sollevasse gli occhi guardandolo ancora una volta, e si alzasse dalla sedia.
Non si accorse che il ragazzo aveva mosso impercettibilmente la testa, nel dormiveglia.
Si diresse verso la finestra, da cui entrava la luce limpida del mattino inoltrato. Poggiò le mani sul davanzale e sentì presto il bruciore agli occhi e la lieve emicrania che provava quando si esponeva ad un ambiente illuminato. Ma restò lì.
Non si mosse, come se volesse cercare di abituarsi sin da subito all'atmosfera che l'avrebbe accolta di lì a poco, a Roccaluce. Se quello era il suo destino, si disse che tanto valeva prepararsi, convinta che una volta arrivata laggiù avrebbe sofferto di meno.
Non era mai così; non ci si abituava mai a tutta quella luce. Eppure ci provava lo stesso. Il dolore fisico avrebbe presto sopraffatto tutto il resto, e non avrebbe più badato al peso costante che sentiva nel petto.
La percezione di qualcuno alle sue spalle la distolse dal figurarsi il suo ritorno al monastero.
Una mano ruvida e coperta in più punti da una serie di medicazioni le sfiorò il braccio sinistro, scendendo fino a raggiungere la mano, che strinse con debolezza.
Colta di sorpresa, sussultò lievemente. Soppresse a forza il senso di costrizione alla gola quando intuì che Riven si era accorto della sua presenza poco prima, e lo capì quando, dal nulla, le parlò.

-Smetti di tormentarti.-

La voce gli uscì debole, ma limpida, priva di rabbia. Come se nulla fosse mai successo.

-Lo so che cos'hai fatto.-

Questo bastò a catturare l'attenzione di Darcy, che con la mente ripercorreva gli eventi a ritroso in cerca di una spiegazione. Lui si era ferito nel cercare di sopravvivere, ed era rimasto incosciente per gran parte del tempo; non poteva sapere.

-Come?- gli chiese, senza voltarsi e con voce spezzata.

-Lo so e basta.-

Ripensando poi all'espressione di Musa di poco prima, d'un tratto le fu tutto più chiaro. Non poteva essere stata che lei a vedere l'accaduto e a metterlo a conoscenza dei fatti.
Dal canto suo, Riven aveva fatto la sua buona fatica a credere ciecamente a quel racconto. Il dolore alle ferite e l'intorpidimento ai muscoli datogli dalle medicine gli avevano reso difficile seguire il filo della storia. Lui conosceva Musa: avrebbe potuto raccontargli qualunque cosa pur di distrarlo e, cosa più importante, purchè restasse dalla sua parte. Ma lei sapeva che prima o poi, in un modo o nell'altro, avrebbe scoperto com'era andata davvero, e capì che la sincerità di una fata, il più delle volte, meritava di prevalere, facendo luce sulla verità delle cose.
Riven ripensò alla rabbia che lo aveva accecato, fino a portarlo a voler ferire la ragazza a morte, fino a volerla uccidere, quando poco tempo prima aveva lasciato che i sentimenti, ben nascosti, che ancora provava per lei lo inducessero a proteggerla più di una volta.
I ricordi dell'avventura appena passata erano ancora vividi in lui, e ripensava a come, malgrado tutto, aveva desiderato che lei restasse, dinanzi ai suoi occhi e accanto alla sua persona, così come gli era rimasta per lungo tempo nella mente.
Il modo in cui ora lei si esponeva alla luce, consapevole che le facesse del male, come ad autopunirsi, gli parlava da sé.
Per la prima volta dopo molto tempo, fu lui a cercare il suo sguardo, lo stesso che fino ad allora aveva cercato di evitare. Questa volta fu lei a non volerlo incontrare, forse consapevole di non meritare alcuna fiducia, né alcun perdono da parte sua. I propri occhi uniti ai suoi in una terribile e altrettanto meravigliosa complicità, avevano già fatto troppi danni, in passato. Sapeva che si sarebbe trascinata appresso il suo sguardo ferito per tutto il tempo in cui avrebbe scontato la sua pena, e l'avrebbero resa ancora più difficile da sopportare.
Tuttavia scelse di assecondarlo. Pensandoci, avere la certezza che lui l'avesse effettivamente perdonata, le avrebbe dato la forza necessaria per affrontarla.
Si volse verso di lui. Percepì la sua vicinanza con un brivido, come le era accaduto quando erano stati costretti a nascondersi nello stesso luogo angusto.
I loro respiri, stavolta calmi, si fondevano insieme. Darcy non alzò subito gli occhi per guardare Riven in viso. La luce del sole rischiarava la pelle scoperta di lui. Si soffermò sulla sua spalla destra, quella che lei aveva medicato con attenzione, alla luce di un debole fuoco e accompagnata dal fragore della pioggia, non lontano. Ricordò la preoccupazione che l'aveva attanagliata fino al suo risveglio, sperando che non peggiorasse, e notò ora che era di nuovo sana.

-La tua ferita.- mormorò. Sollevò istintivamente la mano destra e gli sfiorò il petto nel punto esatto dove prima era stato sfregiato. Ora la pelle era liscia, priva di cicatrici. -Non c'è più.-

Solo allora alzò lo sguardo, incontrando gli occhi viola di Riven, che la osservava da tempo interminabile, celando un'ombra di gratitudine appena accennata.

-Già.- mormorò. Le loro mani si stavano ancora sfiorando. -Non c'è più.-

Il ragazzo chinò il viso, riducendo ancora la scarsa distanza tra loro.
Darcy percepì il peso che sentiva sul petto farsi all'improvviso più leggero.
Congiunse la propria fronte con la sua.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Epilogo ***


-Che avventura incredibile.- sospirò Stella, avanzando nel cortile in direzione delle sue amiche, unendosi a loro in attesa delle altre. Non era ancora sera, e già era tutta in ghingheri nel suo vestito lilla, in tinta con gli addobbi e le corolle dei fiori che adornavano la scuola di Alfea. -E pensare che è cominciata con una innocente caccia ai mostri.-

-Innocente? Soffri di memoria corta?- ribattè Musa.

-Beh, d'accordo, ci abbiamo quasi rimesso la pelle e abbiamo rischiato che Magix finisse di nuovo sotto dittatura. Ma in compenso Faragonda era molto orgogliosa di noi per aver impedito che la situazione degenerasse.-

-Ben detto. Ce la siamo cavata tutti, e siamo di nuovo tutti insieme. Per stasera non voglio pensare ad altro.- disse Aisha. -Come sta il tuo braccio, Musa?-

-Non fa più male, ormai. Era solo una scottatura. Stormy ha avuto quello che si meritava.-

-Grazie al cielo ce le siamo tolte dai piedi per un po'.- sibilò Stella.

-Già, i professori hanno preso la decisione migliore, finalmente. La prossima volta impareranno ad affibbiarci compagne di squadra del genere.-

-Mi sorprende che le loro compagne siano rimaste dalla nostra parte fino alla fine. Non si può mai sapere, quando si ha a che fare con loro. Per fortuna hanno preservato del buon sale in zucca, avendo già imparato la loro lezione tempo fa.-

-Già. Sarà per questo che Faragonda ha deciso di invitarle alla festa.-

-Per stasera possiamo stare tranquille.- disse Stella. -Soprattutto sapendo che quelle maledette sono tornate sotto custodia dei templari.-

-Non è stato così per tutte, però.- rispose Musa. Aisha ridacchiò, accanto a lei.

-Cosa?- Stella sgranò gli occhi, guardando prima l'una e poi l'altra. -Che cosa sapete che io non so?-

-Nemmeno io potevo crederci, quando Musa me lo ha detto.-

-A quanto pare è stato Riven a opporsi alla decisione dei presidi. Dopo aver saputo quello che Darcy ha fatto per lui, ha cercato di convincere il preside a ripensarci.-

-Che cosa?- esclamò di nuovo Stella, rivolta a Musa. -E tu non ti sei opposta?-

-A che scopo? La Griffin aveva già deciso da sola. Ma sono pronta a scommettere che sotto sotto ci sia anche lo zampino di Faragonda. La conoscete, è sempre stata disposta a perdonare.-

-Lo penso anche io.- ribattè Aisha. -Ma credo che Riven abbia detto il fatto suo a Saladin, e che Faragonda fosse d'accordo con quanto riferitole da lui. Insieme avranno preso la decisione definitiva.-

Stella era sempre più sorpresa nel vedere l'amica così serena. Forse la disavventura e i pericoli che aveva corso in nome della salvezza di Magix le avevano fatto capire che esisteva qualcosa di più grande di lei e della paura di perdere i suoi affetti.

-E tu come ti senti a riguardo? Voglio dire, non ti importa?-

Musa fece spallucce, la sua espressione rimase neutrale.

-La verità è che sono stanca di rincorrere un amore che non mi verrà mai corrisposto. Ci ho creduto, ma non ha funzionato. So per certo che quello che cerco lo troverò da un'altra parte.-

Stella ascoltava. -Cosa ti ha fatto cambiare idea?-

-Beh...- Musa tentennò. -Ho demolito qualche pregiudizio e ho capito che esistono legami più forti di altri; e che per quanto si possa cercare di ostacolarli finiscono sempre con l'incontrarsi di nuovo.-

-E non ti dispiace?-

-Un po'. Ma le cose stanno così.-

Stella ripensò a quando l'amica si era confidata con lei parlando di come avesse perso la sua mamma, e ricordò di aver pensato che non avrebbe reagito con tanta forza d'animo, se si fosse trovata nella stessa situazione. Musa aveva saputo lasciar andare, e adesso le si ripresentava la stessa occasione. Forse, per la prima volta, aveva capito quanto la felicità di qualcun altro fosse più importante.

-Ad ogni modo dubito che si fidassero completamente di lui, ma Riven ha promesso che niente sarebbe più andato per il verso sbagliato.- continuò Musa. -E credo anche che stia imparando a fare qualcosa di nuovo: non portare rancore.-

-E a quanto pare ci riesce splendidamente.- sorrise Aisha.

-Come?- chiese Stella.

-Guarda tu stessa.- e indicò con un cenno della testa Riven, che camminava, sorridente, accanto ad una bella ragazza bruna vestita di viola. Lei sorrise quando lui la avvolse con un braccio e le posò un bacio affettuoso sulla guancia.

-Che piccioncini.- rise Aisha, ricevendo in risposta una gomitata da Musa.

Le tre amiche si incamminarono verso le loro stanze, per prepararsi per la festa.
Ancora mille cose inattese avrebbero potuto accadere in quella serata tutta per loro: nuovi incontri, nuove amicizie e chissà, anche nuovi amori.
Musa era serena. Le sue amiche non avevano avuto tutti i torti a mostrare sgomento davanti alla sua reazione. Ma non era più una ragazzina, e con il tempo e l'esperienza, per breve che fosse, aveva imparato a vedere l'amore con altri occhi. Se Riven era felice, ciò doveva bastare a rendere felice anche lei.
Aveva con sé cinque grandi amiche, una pace ritrovata da celebrare e un futuro pieno di sorprese davanti a sè.
Ci pensò su ancora per un po', prima di varcare la soglia di Alfea.
Non c'era davvero altro che potesse desiderare.

 

Fine

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