Supernova

di Ehyca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** PART I: BIRTH ***
Capitolo 3: *** PART II: BREATH ***
Capitolo 4: *** INTERMISSION I ***
Capitolo 5: *** PART III: LIFE ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Storia originale di apennyforseoul on livejournal

Salve! Torno dopo secoli con una storia che in realtà molte persone già conosceranno perché già presente sul mio account da otto (O T T O) anni lol Ho deciso di ripubblicarla perché qualche giorno fa mi è venuta la malsana idea di rileggere la mia vecchia traduzione e mi sono resa conto di quanto sia mediocre e piena di errori. Penso di essere migliorata abbastanza durante questi otto anni, ed essendo questa una delle mie fanfiction preferite di sempre, mi sembra doveroso renderle giustizia. Ho deciso di non cancellare completamente i vecchi capitoli per due motivi:
  1. nonostante ORA mi renda conto di quanto orripilante fosse la mia prima "stesura" (se così possiamo chiamarla), ci sono comunque alcune recensioni che ogni tanto mi fa piacere rileggere, e che andrebbero perse se cancellassi la storia
  2. ho deciso di ritradurre questa fanfiction a tempo perso, diciamo, quindi probabilmente la pubblicazione dei "nuovi" capitoli non sarà troppo costante, e nel caso ci siano nuovi/e lettori/lettrici che ancora non conoscono questa (a parer mio) opera d'arte e che volessero sapere come va avanti la storia senza aspettare troppo, potranno comunque farlo leggendo la vecchia traduzione (anche se ve lo sconsiglio caldamente, è davvero brutta ahah)
​Detto questo, vi lascio alla presentazione dei personaggi/prologo e al primo capitolo, sperando di riuscire a pubblicare presto anche il secondo :)






Personaggi

Kim Minseok: 
laureando in composizione musicale alla SNU (Seoul National University), Minseok è un cantautore e scrittore di Jjang!, rivista di musica coreana per gli studenti. Critico musicale e cinico tipico, la sua prevedibile vita viene scombussolata quando incontra la famosa Hallyu Star cinese, Lu Han.
 
Lu Han: il noto Lu Han ha debuttato come Hallyu Star cinese nel 2009, sotto la SM Entertainment. Tuttavia, con il rilascio del suo quarto album, l'immagine di Lu Han viene intaccata da numerosi scandali e decide di frequentare la SNU come nuovo studente per cambiare la situazione, con l'aiuto di un improbabile amico, Kim Minseok.

Kim Jongdae: Jongdae è un laureando in legge e il migliore, anche se a volte un po' eccentrico, amico di Minseok nonché editor della rivista Jjang!. Nonostante non sia troppo eccitato della sua scelta di studi, Jogdae è un appassionato di giornalismo musicale ed ha amici ai piani alti. 

Park Chanyeol: laureando in sociologia, Park Chanyeol è il fotografo di Jjang! così come il batterista di una locale Indie Band, un amante della musica live e un eccitato Hallyu Fanboy. 

Vari Cameo

Indie Band di Chanyeol, gli Urban Blackout: Baekhyun, Tao, Kyungsoo

Ballerini spalla di Lu Han a Seoul e a Pechino: Jongin, Sehun, Yixing



 

Prologo


Aprile 2012
Post-Lu Han



Non apriva le tende da due giorni. O erano tre? Non lo sapeva più. I giorni avevano l'abitudine di fondersi in un unico lungo interludio intorpidito che portava il resto della realtà a svanire. Ricordarsi che era solo Aprile era abbastanza doloroso. Post-Lu Han.

Non sapeva che ora del giorno fosse, ma immaginava fosse mattina. Si può definire mattina come il momento in cui apri gli occhi per la prima volta? Giaceva sulla schiena, avvolto nella trapunta, e fissava il solitario raggio di luce pallida che filtrava dalla finestra, come uno spiraglio tra le sbarre. Osservava come la polvere e le particelle danzavano nella brezza apparentemente inesistente, aleggiando nell'aria stantia come fumo.

Alzarsi era sempre la parte peggiore. Si aggrappava ad ogni insignificante distrazione pur di ritardare l'inevitabile.

Una volta trascinatosi in salotto, qualcosa catturò il suo sguardo. Tra la marea di lattine vuote, braccialetti di locali notturni e bottiglie di baijiu che non aveva il cuore, o il coraggio, di buttar via, un bigliettino verde acceso brillava dallo schermo chiuso del suo amato portatile. Si avvicinò e lo staccò, leggendolo:

La cosa sta diventando ridicola. Scrivi il dannato articolo e rimetti insieme la tua vita.
– Jongdae.


Sospirò. Jongdae e il suo solito modo di esprimersi. Sebbene silenziosamente desiderasse non avergli dato la chiave di riserva del proprio appartamento, aveva ragione su una cosa– nonostante tutto, c'era ancora un articolo da scrivere, un numero da pubblicare e un editore frustrato da soddisfare. Forse era giunto il momento.

Tirò fuori una sedia e si sedette, aprendo il computer. Ronzò e sibilò irritato per il mancato utilizzo. Minseok lo compatì; sapeva come ci si sentisse. Creando un nuovo documento, le sue dita si posarono incerte sulla tastiera. Da dove si cominciava con una cosa del genere? Come si poteva mettere l'intera esperienza per iscritto?

Il titolo. Sapeva quale sarebbe stato il titolo dal momento in cui si era seduto. Quella era la parte più semplice.

Con un profondo respiro, cominciò a digitare; battendo le dita sui tasti per scrivere l'unica parola capace di spiegare un tale... beh, un tale fenomeno.

Supernova. 

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Capitolo 2
*** PART I: BIRTH ***


Piccola precisazione prima del capitolo: vedrete dei titoli di giornale che ho deciso di lasciare in lingua originale, semplicemente perché sono dell'idea che nella traduzione in italiano perderebbero di "potenza" e il significato non renderebbe allo stesso modo ahah

 

MARZO 2012


“Se mi fai recensire un'altra canzone delle Miss A, giuro che ti faccio male.”

Il familiare profumo di inchiostro fresco e chicchi di caffè aveva avvolto Minseok quando era entrato al quartier generale di Jjang!; un ufficio delle dimensioni di una scatola di scarpe incastrato nei piani alti del blocco Umanistico della SNU. Era comunque, se possibile, lo spazio meglio organizzato dell'intero ateneo; dopo due anni, Minseok ancora non riusciva a capire come fossero riusciti a far stare tre scrivanie, numerosi armadietti strabordanti, una macchinetta del caffè (affettuosamente conosciuta come “Dio”), due stampanti e una pianta in vaso dentro una spazio di lavoro così ridotto, ma era come una seconda casa.

Lanciò la propria recensione sulla scrivania di mezzo, la più grande, al centro della stanza e Kim Jongdae sollevò lo sguardo dallo schermo del computer.

“Ah, la prima recensione di un album dell'anno accademico. Eccellente!” Batté le mani eccitato, il suo largo sorriso mostrava una perfetta fila di denti bianchi, nonostante la sua dipendenza da caffeina. “In questo caso, adorerai cosa ho in serbo per te ora! In realtà, conoscendoti, probabilmente no…” la sua voce si ridusse a un filo.

Minseok ignorò la frecciatina. “Spara.”

Jongdae fece una pausa a effetto, scrutandolo da dietro le spesse lenti degli occhiali come se si aspettasse che Minseok stesse sul bordo della sedia per l'eccitazione. Non lo era.

Sospirò e continuò. “Lu Han frequenterà la SNU.”

“Cosa?” Conosceva quel nome. Tutti conoscevano quel nome. “Intendi il ragazzo cinese? Perché?”

Perché? Non leggi i giornali?”

Allungò un braccio sotto alla scrivania e tirò fuori una manciata di fogli stropicciati, sbattendoli sul legno scuro. Minseok li prese con riluttanza, fermandosi per leggere le infauste testate:

CHINA’S FALLEN HALLYU STAR
FROM BABYFACE TO BOOZIE: THE DEMISE OF THE LITTLE DEER
LU HAN: DIGNITY JUSEYO?


Sotto, le pagine erano disseminate con foto di Luhan scattate in diverse sfortunate occasioni; mentre cadeva fuori da un locale notturno a Shanghai, mentre soffiava il fumo di una sigaretta sugli obiettivi dei paparazzi, circondato da ragazze con vestitini impossibilmente stretti che si buttavano su di lui mentre beveva da una fiaschetta dopo un'intervista a Busan. Poi era stato menzionato un scandalo di droga a Osaka; completato da una discutibile fotografia della star che sniffava una striscia di cocaina dalla pancia nuda di una ballerina – sebbene la polizia avesse poi dichiarato che la foto e la notizia fossero state interamente fabbricate. Uno dei titoli leggeva: Cosa è successo al nostro prodigio dagli occhi di cerbiatto?

Minseok alzò gli occhi al cielo. “Solo tu potresti raccogliere queste notizie. Queste titoli sono solo imbarazzanti…”

“Il punto,” disse Jongdae riprendendosi le pagine. “è che Lu Han sta cercando di ripulirsi l'immagine, e suppongo che la sua agenzia pensi che essere uno studente qui lo aiuterà a farlo. Questa è un'università di prestigio, in fondo. E tu,” punzecchiò scherzoso il petto di Minseok, “sarai l'anima fortunata che porterà alla luce l'intera storia!”

“Perché io, però?” sbuffò Minseok. “Che ne dici di Chanyeol? Sa parlare coreano, almeno?”

“Certo che lo sa parlare, è sotto la SME.” Jongdae gli lanciò uno sguardo. “Seriamente, dove sei stato negli ultimi tre anni?”

“Non gli ho mai prestato troppa attenzione, ecco tutto.”

“Beh, è arrivato il momento di farlo. Arriverà qui alle 21.” Scolò la propria tazza con un soddisfatto ahhh.

Stasera?” Minseok guardò il proprio orologio. Erano già le 16. “Non ti sembra un po' poco come preavviso? E se avessi altri programmi?”

“Quali programmi? Amico, non penso tu abbia capito – stiamo parlando di Lu Han.” Jongdae balzò su dalla sedia e si chinò in avanti. “La gente cercherà informazioni sulla notizia come barattoli di zuppa prima di un terremoto. Non te lo lascerai scappare. È troppo prezioso per noi.”

Minseok inarcò un sopracciglio. “Prezioso? Fai sul serio? Quel ragazzino se ne va in giro senza maglietta e si struscia contro la telecamera al ritmo di un modem dentro una lavatrice. Diamine, non canta nemmeno più live. Cosa c'è di prezioso in tutto questo?”

“Prova a chiederlo ai milioni di ragazzine ormonali e urlanti che si vogliono strusciare sulla sua intera esistenza. Forse te ne farai un'idea. E comunque, non è un ragazzino; ha la tua età.” Jongdae gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli affettuosamente. “Non ti sta bene il verde, hyung.”

“Aspetta, compie 22 anni quest'anno? Seriamente?” Ma Jongdae aveva già superato la porta, sventolando la mano in aria con nonchalance mentre se ne andava. “Impossibile…”

Una delle pagine di un giornale era rimasta sulla scrivania, attaccata ad un anello di caffè. Osservò la foto che aveva davanti – Lu Han che si mordeva il labbro confare seduttivo con quei suoi occhioni da cerbiatto messi in risalto da una spessa linea di eyeliner.

Minseok scosse la testa e la spinse via. “Non c'è modo che tu stia per compiere 22 anni.”



*



La biblioteca era sorprendentemente affollata per essere la prima settimana del semestre. Persone indaffarate e impazienti si facevano strada tra gli scaffali torreggianti con i loro zaini ingombranti, e matricole confuse intasavano il passaggio disperandosi per le mappe complicate del campus e per le istruzioni del sistema informatico della biblioteca. Si spostavano sempre in gregge, e questo significava metterci il doppio, se non il triplo, del tempo per arrivare da qualsiasi parte. L'ingresso era sempre il punto peggiore – la metà degli studenti più giovani non riusciva mai a scannerizzare il proprio tesserino, creando una fila dietro di sé. Non potevi fargliene una colpa, però, anche se la stessa storia si ripeteva ogni anno.

Quando Minseok finalmente riuscì ad entrare nell'edificio, stringendo le spalline del proprio zaino in modo da non venir trascinato via dalla folla, si diresse al quarto piano – la sezione di musica e composizione. Qui c'era molta più quiete e molti meno studenti. Percorse tutto il piano fino ad arrivare agli scaffali in cui erano riposti i libri di testo riguardanti la teoria musicale. Portandosi lo zaino davanti, frugò all'interno alla ricerca della propria lista di letture del terzo anno mentre con le dita tracciava il dorso dei libri.

Fino a che un'alta figura non gli apparve accanto cominciando a colpirlo violentemente sulla spalla con un libro dalla copertina rigida.

Ow!” Minseok si voltò e sollevo le braccia fino a che il suo assalitore non si fermò. “Yah! Che ti prende?

Non era altri che Chanyeol, in piedi e minaccioso con una copia di Società in Azione stretta tra le mani.

“Davvero non lo sai?” ruggì, per poi riprendere a colpire ripetutamente Minseok.

“D'accordo, d'accordo! Ora calmati!” Minseok lo spinse via, lanciando uno sguardo alle proprie spalle e sorridendo innocentemente alla bibliotecaria che passò di lì curiosa. “Fammi indovinare: sei arrabbiato per la cosa di Lu Han, non è così?”

Chanyeol si portò con riluttanza il libro sotto il braccio e mise il broncio. “Certo che lo sono, diamine! Com'è che tu hai la possibilità di incontrarlo e io no?”

“Beh, tanto per iniziare, tu sei il fotografo e io quello che solitamente conduce le interviste.” Minseok riprese a studiare gli scaffali. “In secondo luogo, tu probabilmente travolgeresti quel povero ragazzo o sverresti o faresti qualcos'altro di imbarazzante se vi lasciassimo da soli in una stanza. Terzo-”

“Okay, ho capito. Puoi smetterla ora.” Chanyeol sospirò e si poggiò contro una libreria. “Ma è comunque ingiusto. Hey!” Si raddrizzò e colpì scherzosamente Minseok sul braccio, facendolo sussultare. “Ti serviranno delle foto, vero? Per l'articolo? E chi hai appena detto che si occupa della fotografia…?” Sbatté le ciglia speranzoso, indicandosi il petto.

“Yeollie, se Jongdae non te ne ha parlato allora io non manterrei alte le speranze. Forse ha in mente qualcos'altro per le foto? Non lo so.” Minseok scrollò le spalle. “Ad essere onesti, ho saputo di tutto questo circa un'ora fa quindi non ho idea di cosa stia succedendo. Sono ancora piuttosto scettico.”

“Scettico? Perché?” chiese Chanyeol tirandosi i lacci della felpa.

“Potrei anche non essere il suo più grande fan, ma so che Lu Han è un pezzo grosso. Quindi non ho idea del perché voglia raccontare la propria storia ad una piccola rivista di musica per studenti. Perché non al giornale dell'università? Viene letto da quasi tutti a Seoul.” Minseok sospirò. “Non ha senso per me. Ancora non so nemmeno che domande gli porrò – sempre che effettivamente si presenti. Voglio dire, tutto quello di cui la gente vorrà leggere è della sua pazza vita da superstar. A qualcuno importa ancora della sua musica?”

“Probabilmente no, ma almeno potrai intervistare qualcuno di famoso! A che ora è l'incontro?”

Minseok lo spinse scherzosamente. “Bel tentativo! Come se ti volessi nascosto fuori con la tua costosa macchina fotografica pronto a scattare come qualsiasi altro fan pazzo!”

Chanyeol rise e gli diede una pacca sulla schiena. “Ah, va bene allora. Fai così. Farai meglio a raccontarmi tutto quando avrai finito! Sei un bastardo fortunato. Ci vediamo domani, hyung!”

Lo superò, agitando in aria le mani e il suo libro mentre si allontanava, quasi abbattendo la bibliotecaria lì vicino.

Minseok lanciò un altro sguardo al proprio orologio. Ancora quattro ore.



*



Più avanti avrebbe detto a tutti che non era nervoso; che incontrare una vera Hallyu star in carne ed ossa, per quanto famigerata, non era poi così grandioso.

Ma era una menzogna.

Una bugia colossale.

Infatti, non sarebbe mai riuscito a dimenticare quella notte. Nemmeno quando ci aveva provato.



*



20:42

Minseok si assicurò di arrivare in ufficio un po' in anticipo. Tra trovare tutti i libri di cui aveva bisogno, tornare a casa, mangiare, farsi una doccia e tornare in università dopo essersi cambiato con dei vestiti puliti, non aveva avuto molto tempo per pensare alle domande per l'intervista. Aveva i minuti contati ormai e questo lo innervosiva.

Non voleva ammetterlo, ma sentiva molta pressione sulle proprie spalle. Quest'intervista avrebbe davvero potuto aiutare immensamente la rivista, portare innumerevoli benefici, come più fondi e un ufficio più grande – entrambe cose di cui avevano disperatamente bisogno se volevano che le loro pubblicazioni crescessero. Minseok aveva grandi ambizioni per la scena musicale dell'università di cui Lu Han, tra tutti, sarebbe potuto diventare il catalizzatore. Tutto ciò che doveva fare era afferrare quest'intervista per le corna e cercare di trovare qualche raccomandazione.

Semplice.

21:02

Aveva iniziato a fissare l'orologio appeso al muro da qualche minuto, controllando di tanto in tanto il proprio cellulare per controllare che non ci fosse qualche chiamata persa o messaggio; qualsiasi cosa che lo avrebbe potuto distrarre dal proprio stomaco in subbuglio. Ogni minimo rumore o movimento in corridoio gli faceva drizzare la testa. Quell'attesa era snervante.

21:22

Ancora nessun segno di Lu Han dopo venti minuti. I dubbi cominciarono ad insinuarsi nella sua mente; forse quell'opportunità era davvero troppo bella per essere vera. Nonostante questo, si aggrappò alla speranza che Jongdae non lo stesse prendendo in giro e che quel giorno il traffico fosse per qualche ragione tremendo.

21:42

Dopo un'ora di attesa, era pronto ad arrendersi. Le uniche anime che passavano davanti alla porta dell'ufficio erano studenti che facevano nottata e gli inservienti con i loro aspirapolvere industriali assordanti. Aveva persino controllato su internet che Luhan fosse davvero un nuovo studente della SNU; scoprì che la notizia era su tutti i giornali. Non sapeva come avesse fatto a non scoprirlo prima.

Alla fine, gettò la spugna e decise con il cuore pesante di tornare a casa. Raccolse le proprie cose, spense il computer e chiuse a chiave la porta dietro di sé per poi andarsene, abbattuto.

Ma mentre usciva dall'edificio e all'aria fresca della sera, il cellulare gli vibrò nella tasca dei pantaloni. Lo tirò fuori e fissò lo schermo.

“Nascosto?” mormorò tra sé e sé. Normalmente non avrebbe risposto ad un numero nascosto, nel caso che la persona all'altro capo stesse solo cercando di vendergli qualcosa. Ma era troppo tardi per quel tipo di chiamata, quindi strinse i denti e rispose.

“…Pronto?”

“Pronto? Parlo con…” Pausa. “Minseon? Sei Minseon?”

“È Minseok. Kim Minseok. Con chi parlo?”

“Oh giusto, Minseok. Scusa. Sono Lu Han!”

Lu Han?” Minseok si irrigidì. Come diavolo aveva avuto il suo numero? Anche se, ora che ci faceva caso, il suo coreano sembrava un po' troppo perfetto per essere vero. Rilasciò un lungo sospiro. “Ti ha chiesto Chanyeol di farlo? Dannazione, passami Chanyeol.”

“Chanyeol? Chi diavolo è Chanyeol? Senti, so di essere davvero in ritardo, ma ho pensato di farti uno squillo e farti sapere che sono per strada. Cosa indossi?”

Si allontanò il telefono dall'orecchio e fissò ancora lo schermo incredulo per un paio di secondi prima di rispondere. Doveva per forza essere uno scherzo. “Umm…perché?”

“Lo scoprirai. Ci vediamo tra dieci minuti, Minseong!”

“È Min-” ma la linea cadde. “-seok,” sospirò, infilandosi il cellulare in tasca.

Decise di fare due passi e si sedette sui gradini in cemento alla fine del vialetto, tenendosi la testa tra le mani. Faceva davvero fatica a credere che la conversazione che aveva appena avuto fosse con il vero Lu Han – anzi le probabilità che quella chiamata fosse vera erano quasi pari a zero – e non poteva fare a meno di pensare che i suoi adorati amici avessero di che rispondere per questo scherzo elaborato. Ma che fosse per genuina curiosità o anche solo per un briciolo di speranza, decise comunque di aspettare al freddo.

21:57

Passarono quasi quindici minuti prima che un'elegante Mercedes nera svoltasse nella strada tra il blocco Umanistico e quello Pedagogico e si fermasse a pochi metri da dove era seduto Minseok. Si alzò in piedi con apprensione, allungando il collo per cercare di vedere chi ci fosse all'interno, ma i finestrini erano oscurati. Si spolverò i jeans e aspettò. Non uscì nessuno.

Ma poi il finestrino posteriore si abbassò e una testolina bionda sbucò fuori, gridando:

“Hey! Vieni o no?”

Il petto di Minseok si strinse. Quella era decisamente la testa di Lu Han, il vero Lu Han. E stava fissando proprio lui.

“Err…” fu tutto quello che riuscì a pronunciare in quel momento.

“Andiamo, amico, datti una mossa,” gemette Lu Han. “Ho dei posti in cui andare, persone da vedere…” Il finestrino si risollevò e il suo piccolo viso scomparve dietro al vetro scuro.

Minseok riuscì a ridestarsi dalla quella trance di qualche secondo e correre dall'altro lato dell'auto. Con le dita attorno alla maniglia, si fermò un attimo per riprendersi e inspirare profondamente per poi aprire la portiera e scivolare all'interno prima che il veicolo ruggisse e si allontanasse velocemente.

“Ciao! Sono Lu Han, piacere di conoscerti,” disse la star con un sorriso che sembrava sincero e chinando leggermente la testa. “Ecco, prendi questo.”

Lu Han gli spinse un lungo bicchiere con un liquido pallido e bollicinoso in mano.

“Umm…grazie…” Minseok lo annusò delicatamente. “Cos'è?”

Lu Han gli lanciò uno sguardo. “È champagne. Wow, davvero non hai mai bevuto champagne prima?”

“Immagino di no.” Prese un sorso con esitazione e sentì le bollicine frizzicare sulla lingua. Era sorprendentemente amaro.

“Fammi dire quanto io sia dispiaciuto per il ritardo. Il traffico era terribile.” Lu Han sorseggiò dal proprio bicchiere, mandandone giù quasi la metà. “E anche prepararsi è stato un incubo.”

Per la prima volta quella notte, Minseok osservò l'intero outfit di Lu Han: un elegante blazer nero e pantaloni dello stesso colore completati da una camicia bianca abbottonata a metà, che metteva in mostra il suo petto pallido e liscio. I capelli erano tirati con il ciuffo di lato e i suoi occhi erano, come al solito, pesantemente truccati con eyeliner e quello che sembrava glitter rosso.

Sembrava una combinazione tra James Bond e David Bowie.

“È davvero... glitter quello?” Minseok non poté fare a meno di fissare quella vistosa scelta di makeup.

Lu Han sollevò le sopracciglia e un sorriso divertito gli si aprì sul viso. “Ne vuoi un po'?”

“No! No, sto bene così.”

Gli occhi di Lu Han lo squadrarono da testa a piedi. “Sei andato per il nero e semplice, ben fatto. Siamo fortunati – dovresti riuscire ad entrare con quello indosso.”

Minseok guardò il proprio outfit; una semplice maglia nera, jeans scuri e le scarpe che usava praticamente ogni giorno. Non gridava esattamente Hollywood.

Un pensiero gli attraverò improvvisamente la mente. “Aspetta un attimo; dove dovrei riuscire a entrare? Dove stiamo andando?” Guardò fuori dal finestrino con la speranza che il mondo esterno potesse dargli tutte le risposte ma non capiva dove fossero diretti. “Sei qui per l'intervista, giusto? Per la rivista Jjang!?”

“Sì, ma chi si vuole rinchiudere in qualche ufficio quando possiamo uscire e divertirci davvero?” Scolò quello che rimaneva del proprio bicchiere e aprì il divisorio tra i loro sedili, rivelando un'intera bottiglia che riposava nel ghiaccio. Se ne versò un altro. “Stanotte sarà uno sballo, aspetta e vedrai, Sungmeon. Fino all'orlo?”

Minseok. E, um, certo...” Sollevò il proprio bicchiere e osservò il liquido elevarsi quasi fino all'orlo.

Minseok! Certo, errore mio. Sono una frana con i nomi. Salute!”

Lu Han si chinò in avanti e fece tintinnare insieme i loro bicchieri con un sorriso raggiante.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda. Dove stiamo andando?” Pensò che forse era o non era stato appena rapito da una famosa superstar, e non sapeva bene come sentirsi al riguardo.

“Ti sto portando in un posto a Hongdae, questo nuovo club che ha appena aperto. Hanno ordinato 'ritorno al liceo' come tema per la serata di apertura, il che spiegherebbe questo.” Indicò il proprio blazer. “Non ti preoccupare, è un evento di classe. Sono stato invitato come ospite speciale quindi ho fatto mettere il tuo nome in lista. Il tuo vero nome, non preoccuparti! Ce l'ho scritto da qualche parte…” Si picchiettò senza risultati le numerose tasche.

Minseok sentì lo stomaco attorcigliarsi. “Un club? Vuoi dire un nightclub in tutto e per tutto?”

Lu Han annuì. “Certo. Perché, è un problema?”

“È solo che... non è esattamente il mio ambiente,” spiegò il più gentilmente possibile. L'ultima cosa che voleva era offendere qualcuno.

“Sei mai andato a ballare prima?”

Minseok esitò e poi scosse lentamente la testa.

“Allora non hai idea di cosa ti stai perdendo!” Lu Han gli diede una pacca sul ginocchio. “E ora bevi!”

Spinse il fondo del bicchiere di Minseok fino a che non raggiunse le sue labbra e lui lo buttò giù come richiesto.

Questa non era la serata che si era aspettato.



*



22:37

Il tragitto in auto era un po' offuscato, ma era relativamente sicuro di essere rimasto composto per tutto il tempo. Saltò fuori che Lu Han era decisamente una persona loquace a cui piaceva il suono della propria voce, la quale, anche Minseok dovette ammettere, sembrava piuttosto melodiosa dopo qualche bicchiere di champagne. Infatti, nel momento in cui raggiunsero il locale, Minseok si era quasi dimenticato del motivo per cui era lì in primo luogo.

Mentre l'auto rallentava, Lu Han si voltò verso di lui. “Il locale è proprio in fondo alla strada. Penso che si chiami... Enigma? O qualcosa del genere? Qualche astratta parola inglese come tutti gli altri. Stammi vicino, okay?” E gli fece un occhiolino.

La portiera dalla parte di Minseok si aprì e un uomo alto in completo con le braccia delle dimensioni di piccoli tronchi lo invitò ad uscire. Alzandosi, fece per prendere il proprio zaino, ma Lu Han gli si avvicnò all'improvviso posandogli una mano sulla spalla.

“Non preoccuparti di quello, prendi solo il portafogli. L'auto ci verrà a prendere a fine serata.”

“Quando finirà?” chiese Minseok, sentendosi un po' stupido dopo.

Quando lo dico io. Andiamo.” Lu Han allungò il braccio per prendergli la mano, intrecciando le loro dita, e Minseok rimase scioccato per l'improvvisa intimità, sebbene non potesse negare che il suo cuore avesse perso un battito quando la loro pelle entrò in contatto. Lu Han era una celebrità, in fondo.

L'auto lasciò il vialetto e i due si incamminarono, mano nella mano, affiancati dallo sconosciuto robusto che Minseok presumeva, e pregava, fosse la guardia del corpo di Lu Han. La coda per il locale serpeggiava interminabile lungo la strada nonostante la notte fosse ancora giovane, sebbene Minseok non ne fosse del tutto sicuro vista la poca esperienza in questo genere di cose. Si sentì immediatamente vestito in modo inadeguato superando corpi glitterati in tacchi a spillo ed abiti eleganti, alcuni completati con cravatte a righe e code di cavallo o persino lentiggini disegnate sulle guance. Si diede un altro sguardo mentre camminavano, cercando di abbassarsi i jeans abbastanza da coprire le sue scarpe consumate al meglio possibile.

Lu Han gli diede una leggera gomitata. “Andrai bene.”

E, stranamente, gli credette.

Arrivati all'entrata, il buttafuori lanciò uno sguardo indifferente a Lu Han e aprì la barriera di corda che portava a spesse porte nere con maniglie a forma di cobra. Ma quando Minseok fece un passo avanti, l'uomo sollevò un braccio per bloccargli il passaggio.

“Nome?” tuonò, adocchiando le scarpe di Minseok.

Lu Han intervenne prima che potesse rispondere, piazzandosi tra di loro con sguardo deciso e tirando Minseok al proprio fianco. “Lui è con me.”

Il buttafuori si limitò ad annuire e abbassare la propria cartellina, rimuovendo ancora una volta la corda. Dietro di sé, Minseok riusciva a sentire le persone che sussurravano freneticamente tra di loro; “È Lu Han quello?”, “Oh mio Dio, penso sia lui!”, “Ragazzi, guardate! È davvero Lu Han!”

All'improvviso quel fiume di persone si riversò l'una sull'altra cercando di avere una buona visuale, tirando fuori iPhone e macchine fotografiche e qualsiasi altro strumento tecnologico che le loro mani curate potessero tenere. Lu Han fece un piccolo cenno alla folla con la mano libera, continuando a stringere Minseok con l'altra, e i due entrarono nel locale tra i flash e le urla.

Oltre le porte c'era un grande ingresso con il pavimento in marmo nero e un singolo ascensore. Lu Han premette il bottone con un ding e Minseok fece un grande sospiro.

“Wow, è stato... è stato davvero strano…”

Lu Han rise. “Sì? Ti è piaciuto?”

“È una nuova esperienza, questo è certo,” disse Minseok, passando un dito lungo la lussuosa carta da parati in rilievo.

Lu Han si chinò sul suo orecchio quando arrivò l'ascensore e sussurrò; “Non hai ancora visto niente.”



*



22:45

Il locale vero e proprio era sottoterra, in un seminterrato. Il pavimento dell'ascensore vibrava sempre più forte al ritmo dei bassi della musica in lontananza man mano che scendevano, e finalmente le porte si aprirono rivelando lo spettacolo regale che era l'Enigma. Minseok dovette lottare contro l'istinto di portarsi una mano alla bocca per lo stupore.

Le pareti scure erano coperte da drappi di velluto e riflettevano il viola delle luci del pavimento. Tutto ciò su cui si potevano posare gli occhi era nero o di qualche sfumatura di indaco, con un'occasionale spruzzata di verde serpente o persino color arcobaleno grazie ai cocktail che venivano ordinati al bar. Quelli che sembravano centinaia di corpi si muovevano insieme sulla pista da ballo al ritmo della musica pulsante, con visi e diverse lingue che provavano la diversa provenienza di tutti gli ospiti, non solo coreani. Un cameriere girava tra gli ospiti tenendo in equilibrio sopra la testa una gigante bottiglia con dei luccichini che crepitavano al di fuori del tappo.

Era, essenzialmente, un parco giochi Dionisiaco per i ricchi e belli; e Lu Han ne era un membro onorario.

“Allora, cosa ne pensi?” Lu Han dovette gridare leggermente per farsi sentire sopra la musica.

Minseok non era sicuro di cosa dire. “Io…”

“Lo so, vero? Prendi uno di questi.” Afferrò un paio di bicchieri dal vassoio di una cameriera che stava passando lì accanto e ne porse uno a Minseok. “Dimentichiamoci dei nostri peccati e commettiamone di nuovi, ragazzo reporter.”

Questo lo riportò in sé. “Aspetta, dovrei farti delle domande in questo momento.” Quando Lu Han sollevò un sopracciglio, aggiunse: “Se non tiro fuori un'intervista almeno decente da tutto questo, Jongdae mi ucciderà.”

E probabilmente anche Chanyeol e tutto il resto del corpo studentesco, pensò. Jongdae, senza dubbio, aveva detto a tutte le persone che conosceva che la rivista avrebbe pubblicato un'esclusiva chiacchierata con la famigerata superstar cinese nel loro prossimo numero. Non voleva nemmeno pensare alle ripercussioni se questo non fosse accaduto.

“Ti prometto che avrai la tua intervista, hai la mia parola. Ma per il momento?” Lu Han indicò con un cenno della testa il resto del locale e tirò la mano di Minseok. “Andiamo?”

Minseok posò lo sguardo sulla moltitudine di anime intossicate e annuì, lasciando che Lu Han lo conducesse nella tana profonda del coniglio.



*



00:17

Il resto della serata si perse in un miscuglio di luci accecanti, forti cocktail e Jägermeister, che Minseok era certo all'80% di non voler bere mai più in vita sua, e il retrogusto la mattina dopo avrebbe sicuramente aumentato quella percentuale. La cosa bella era che non aveva nemmeno dovuto pagare per tutto ciò; sconosciuti vestiti Armani che sembravano essere usciti dalla copertina di Vogue avevano insistito nello sventolare le proprie banconote e nel pagare per ogni cosa, e il suo basso budget di studente ne fu riconoscente, visti i prezzi spropositati.

Una cosa era certa; non riuscì a distogliere lo sguardo dal Lu Han per tutto il tempo, nemmeno per un momento – sembrava risplendere di tale sicurezza e aveva quella sua aura così brillante che Minseok non aveva mai visto in nessun altro. Il modo in cui si muoveva tra la folla, fondendosi in un istante con le anime che sbucavano dal nulla desiderose di parlare con lui. Le persone volevano stargli vicino, conoscerlo, toccarlo, anche se significava semplicemente sfiorarlo per un secondo. E nonostante tutta la ricchezza e i personaggi potenti che incontravano, aveva tenuto Minseok vicino a sé per tutta la serata, senza lasciarlo allontanare mai troppo. Gli stringeva la mano o lo tirava indietro se la calca diventava troppa o un fotografo lo voleva fuori dallo scatto. Minseok aveva stretto la mano a colossi degli affari, a produttori discografici, a musicisti e ad attori – e ogni volta tutti lo guardavano confusi come se stessero pensando, “cos'ha di speciale questo ragazzo?”, ma Lu Han non sembrava averlo pensato nemmeno per un attimo. “Questo è un mio amico,” diceva, spingendolo in avanti come un accessorio in edizione limitata che voleva disperatamente mettere in mostra. Minseok non riusciva a capire, ma aveva rinunciato a provarci. Aveva la sensazione che non sarebbe mai riuscito a decifrare davvero quel rompicapo.

Sulla pista da ballo, si ritrovò ipnotizzato dai movimenti di Lu Han; così etereo e leggiadro con i suoi tratti delicati valorizzati dal suo makeup pesante e dalle luci che danzavano sul suo viso. Le ragazze sbucavano da chissà dove per cercare di catturare la sua attenzione, ma lui non sembrava mai notarlo. Era troppo impegnato a godersi quel suo piccolo mondo; una menade solitaria dagli occhi sognatori. Nessuno prestava attenzione a Minseok, ma a lui non importava. Aveva persino smesso di preoccuparsi delle numerose fotografie di lui e Lu Han insieme che le persone scattavano di tanto in tanto senza curarsi di essere discrete.

Se ne sarebbe preoccupato il giorno seguente.

Tutto ciò di cui gli importava ora, era Lu Han e i raggi di luce colorata che gli accarezzavano il sorriso.



*



02:09

Minseok non si ricordava di essere tornato alla macchina, ma in qualche modo c'era riuscito insieme a quel piccolo cerbiatto che trascinava i piedi dietro di lui.

Affondò sui soffici sedili in pelle che sembravano il paradiso, guardando sognante fuori dal finestrino mentre le luci della città gli passavano davanti agli occhi come lucciole. La testa gli pulsava e nelle orecchie sentiva un fischio continuo ma tutto ciò non aveva importanza. Lu Han, con gli occhi chiusi, posò la propria testa sulla spalla di Minseok e ancora una volta intrecciò le loro dita, posando le loro mani unite sul proprio grembo. Era stranamente rassicurante, rimanere accoccolati con qualcuno di quasi sconosciuto nel retro di una macchina, e il solo pensarci faceva ridere Minseok. Per una volta nella vita, le cose non stavano andando secondo i suoi piani e non ne aveva il controllo – ed era bello; anzi, fantastico. Sperò che quella sensazione non svanisse insieme al suo dopo sbornia.

Troppo presto l'auto cominciò a rallentare per poi fermarsi all'improvviso. Il suo palazzo si stagliava sopra di loro nella notte buia. Aveva dato lui il proprio indirizzo all'autista? Non se lo ricordava. Si districò con delicatezza dalla presa di Lu Han, cercando di non svegliarlo visto che stava russando così innocentemente, e cercò alla cieca lo zaino ai propri piedi.

L'aria fresca fu più che accogliente quando gli accarezzò le guance accaldate. Infilandosi le mani in tasca, cercò la sensazione fredda del metallo e tirò fuori un mazzo di chiavi – delle chiavi non gli erano mai sembrate così confuse come in quel momento. La porta del suo palazzo sarebbe potuta essere benissimo un puzzle sudoku. E non aiutava che il pavimento continuasse a muoversi.

Una portiera sbatté dietro di lui. Quando si voltò, Lu Han si lanciò in avanti e strinse la braccia attorno al collo di Minseok.

“Okay, wow.” Minseok barcollò sotto il suo peso e fece qualche passo indietro per ritrovare l'equilibrio. “Ti piace il contatto fisico, huh?”

Lu Han annuì contro la sua spalla e si ritrasse, continuando a stringerlo. Minseok notò che il suo eyeliner si era sciolto e che il glitter era quasi completamente scomparso. Passò un pollice sotto gli occhi di Lu Han, ripulendo quelle macchie nere e rosse.

“Hai un aspetto pietoso, lo sai?”

“Beh, tu sembri ubriaco.”

Minseok rise. “E di chi è la colpa?” staccò le braccia di Lu Han dal proprio collo e lo aiutò con difficoltà a tornare all'auto, cercando nel frattempo di rimanere in piedi. “Senti, è stata una serata pazzesca-”

“Vuoi sapere una cosa?” biascicò Lu Han.

“…È stata pazzesca anche per te?”

“Il tuo viso…” Lu Han si appoggiò alla struttura dell'auto e si allungò per pizzicare le guance di Minseok. “È così... tondo e paffuto, lo sai? Come un baozi…”

“Ah sì?”

“Mmhmm,” annuì. “Potrebbe essere questo il tuo nome, d'ora in poi. Baozi. Non ricorderò mai Seongmin…”

“È Minseok!” Spinse il petto di Lu Han e lui rise dispettosamente.

Esattamente, Baozi! Esattamente.”

Mentre Lu Han lottava con la maniglia della portiera, Minseok si fece scappare una cosa che si era tenuto dentro per tutta la serata.

“Sei diverso.”

Lu Han si voltò con gli occhi sgranati. “Dici? In che modo?”

“Semplicemente... diverso da come mi aspettavo saresti stato.”

Lu Han si limitò a sorridere e scivolare sui sedili in pelle e un attimo prima di chiudere la portiera, disse, “Anche tu, piccolo raviolo. Anche tu.”

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Capitolo 3
*** PART II: BREATH ***


Svegliarsi quella mattina fu doloroso. Molto doloroso.

E ciò che non andava d'accordo con il dolore era qualcuno che bussava incessantemente contro la sua porta alle 7 di mattina.

Minseok si girò con un gemito. “Va bene! Sto arrivando!” gridò, sollevando la testa pesante dal cuscino con gli occhi ancora mezzo chiusi e pentendosi immediatamente della decisione. Ma il bussare non cessò.

Sospirò.

Infilando i piedi nelle sue morbide pantofole da orso, si trascinò in soggiorno e poi all'ingresso. Non gli serviva guardarsi allo specchio appena superato per sapere che aveva un aspetto orribile; aveva ancora indosso gli indumenti della sera prima, dato che si era buttato sul letto completamente vestito, e sentiva i capelli rizzati in ogni direzione. Aveva la bocca asciutta e impastata, la lingua con ancora il retrogusto dell'alcol si attaccava al palato. Aveva bisogno di acqua, un terribile bisogno – ma non prima di aver decapitato l'idiota che aveva deciso di svegliarlo così dannatamente presto.

Finiscila! Hai un desiderio di morte o qualcosa del genere?” Batté il pugno contro la porta in risposta e poi la spalancò sbuffando.

Era Chanyeol.

“Oh. Cosa ci fai qui?” Minseok di certo non si aspettava Chanyeol in piedi fuori dal suo appartamento, con il portatile tra le braccia e un'espressione sul viso che era un misto di meraviglia, confusione e panico. Non appena la porta si aprì, la oltrepassò e si diresse verso il tavolo, attaccando la spina del computer alla presa sul muro. “E come sei riuscito ad entrare nel palazzo?”

“Non è importante hyung. Non è importante.” Digitò velocemente la password e saltò su e giù sulla sedia per un po' mentre lo schermo caricava.

“Allora mi vuoi dire cosa è abbastanza importante da svegliarmi alle 7 del mattino quando vorrei solo morire?”

Chanyeol non rispose, limitandosi a digitare furiosamente. Dopo qualche secondo, sgranò gli occhi con un aha! E girò il portatile così che Minseok potesse vedere.

Fece un respiro drammatico. “Sei, o non sei stato in un locale con Lu Han la notte scorsa?”

Minseok si avvicinò allo schermo. “Ma che-”

“Già, e ce ne sono tante altre insieme a queste.”

A Minseok cadde il mento. Il suo viso era ovunque su internet – fotografie della scorsa notte di lui dall'aspetto meno che glamour accanto al più che fotogenico Lu Han in ogni scatto. Ce n'erano a centinaia; di lui e Lu Han che uscivano dall'auto, di lui e Lu Han che si tenevano per mano, di lui che se ne stava un po' imbarazzato fuori dall'Enigma mentre Lu Han faceva gli occhioni al buttafuori, persino foto di lui e Lu Han all'interno del locale – queste più di tutte fecero rabbrividire Minseok. Sembrava davvero così ridicolo sulla pista da ballo?

“Vengono tutte dai fansite di Lu Han, pagine Facebook, Twitter – qualsiasi sito possa venirti in mente. Sei ovunque, hyung!” continuò Chanyeol. “E io non riesco a crederci,” cominciò a colpire il braccio di Minseok, “che ci sia andato senza di me!”

Ow! Basta colpirmi!” Si ritrasse velocemente in posizione di difesa senza però allontanarsi troppo dal computer. “Ad essere sinceri, non ho idea di cosa sia successo ieri notte. Sarebbe dovuto venire in ufficio ma abbiamo finito per... beh”

“Andare all'Enigma, il locale più in voga della città? Dannazione hyung, sei così fortunato! Io ucciderei pur di entrare in quel posto!” Sembrava sul punto di tornare alla carica ma si trattenne, imbronciandosi come un bambino a cui era stato negato il proprio dolcetto preferito.

Minseok continuò a scendere nella pagina. Si aspettava di raggiungere la fine, prima o poi, ma ogni volta una nuova ondata di foto con watermark creativi si caricava davanti ai suoi occhi. “Come hanno fatto queste fan a scattarne così tante? Non ricordo nemmeno di averle viste. E perché scattarne così tante a me? Non sono famoso!”

“Sei il nuovo giocattolo di Lu Han! Tutti stanno cercando di scoprire chi sei. Ci sono già tantissime teorie ma-”

“Aspetta, teorie? Che tipo di teorie?” Minseok non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Persone da tutto il paese, o forse persino da tutto il continente, stavano parlando... di lui?

“Teorie su chi tu possa essere – un trainee della SM, un amico dell'industria musicale, un nuovo fidanzato…” Chanyeol tenne il conto con le lunghe dita.

Il cuore di Minseok perse un battito alla parola 'fidanzato'. “Ma... sono solo lo scrittore di una rivista di musica per studenti. Sono un nessuno.” Si rese conto, mentre lo diceva, di crederci davvero.

Nessuno non va in giro per locali con delle famose popstar. Generalmente parlando.” Chanyeol si raddrizzò eccitato all'improvviso. “Oh! Hyung, vieni al concerto di stasera, giusto? Per vedere me e i ragazzi suonare? Dovresti portare Lu Han! Gli piacerebbe! Beh, non lo so per certo ma ne sono abbastanza sicuro! Oddio, e se gli piacessimo? E se parlasse alla SM di noi dopo averci sentito suonare? Huh?”

Minseok si massaggiò le tempie, cercando invano di trovare sollievo al suo mal di testa martellante. “Yeollie, calmati, lo sai che la SM non firma contratti con le band-”

“Sì, ma se lo facesse, hyung? Se lo facesse?” Chanyeol si lanciò oltre il tavolo e gli afferrò il braccio, tirandolo eccitato.

“Okay, niente più zucchero per te la mattina…” disse Minseok, cercando di divincolarsi dalla presa ferrea dell'eccitato fanboy.

“Ma potrebbe accadere davvero! Anche se non è con la SME, scommetto che conosce tantissime persone del settore, vero?” Fece il giro del tavolo per inginocchiarsi accanto a Minseok e strinse insieme le loro mani. “Ti prego, ti prego, portalo con te al concerto stasera, ti scongiuro.”

“Non so nemmeno quando lo rivedrò! Non posso prometterti nulla.” Ma Chanyeol tirò fuori l'artiglieria pesante e lo guardò con i suoi adorabili occhi da cucciolo. Minseok fece un lungo sospiro. “Okay, d'accordo, ci proverò. Sei fortunato che quel ragazzo mi debba ancora un'intervista!”

“Ahh, sei il mio idolo!” Chanyeol si alzò in piedi e abbracciò stretto Minseok. “Ancora non riesco a credere che sono amico di un amico di una celebrità, è fantastico. Devo assolutamente chiamare Baekhyun, uscirà di testa quando lo verrà a sapere.”

Mentre Chanyeol iniziava ad attaccare disperatamente il proprio telefono, lo sguardo di Minseok si posò ancora una volta su quelle fotografie e i ricordi della sera prima cominciarono ad invadergli la mente, uno per uno; l'offuscato tragitto in macchina, il buttafuori scorbutico, la sensazione del suo petto che vibrava insieme alla musica, gli shot amari che gli bruciavano la gola quando li mandava giù, la propria ridicolaggine sulla pista da ballo e, infine, la sensazione della pelle morbida di Lu Han contro il proprio palmo. Sentì la mano bruciare sulla coscia.

Il cuore può davvero sentire la mancanza di qualcuno dopo una sola notte?



*



A quanto pare incontrare Lu Han risultò essere molto più semplice di quanto non si fosse aspettato Minseok.

Una volta riuscito a buttare fuori Chanyeol e il suo computer dal proprio appartamento, con il solito rituale di spinte e spinte, saltò in doccia per rilassare il proprio corpo indolenzito. Si godette l'acqua calda che scivolava sulla sua pelle e gli massaggiava la testa, respirando a pieni polmoni il vapore caldo. Il dopo sbornia lo aveva lasciato ancora un po' debole, ma almeno ora si sentiva di nuovo umano e pronto per la giornata che lo aspettava. Fortunatamente era il fine settimana quindi non si doveva preoccupare delle lezioni, tuttavia la rivista non si sarebbe scritta da sola. Per rimediare alla serata pazzesca di ieri, aveva intenzione di passare il proprio sabato in modo produttivo.

Ma aveva questa sensazione, alla bocca dello stomaco, che la sua vita post-Lu Han non glielo avrebbe permesso.

Avvolto in un giacca leggera e con un berretto in testa per nascondere i capelli ribelli, Minseok si avventurò nella brezza mattutina di Marzo desiderando soltanto un doppio espresso e qualcosa di sostanzioso. Niente di particolarmente diverso dalla sua solita routine – le stesse strade della stessa città con lo stesso zaino che aveva sin dai tempi della scuola – fino a che non raggiunse un gruppo di ragazzine all'ingresso della sua università. Non poté fare a meno di notare che nel momento in cui passò loro davanti, smisero di parlare e cominciarono a fissarlo con grande interesse, le bocche spalancate per lo stupore. Aspettò un bel po' prima di voltarsi, con le sopracciglia aggrottate per la confusione, e vide che ora stavano chiacchierando eccitate con una di loro che indicava nella sua direzione e le altre che digitavano furiosamente sul cellulare.

Questo di certo non faceva parte della sua routine.

La cosa più strana era che quello non fu un caso isolato. Forse si stava immaginando le cose, ma sembrava davvero che le persone gli prestassero molta più attenzione del solito mentre camminava per il campus; alcuni studenti si bloccarono in mezzo al corridoio per guardarlo meglio e una donna, la bibliotecaria del quarto piano, si fermò e si abbassò gli occhiali per squadrarlo da sopra la pila di libri che teneva tra le braccia. Tutto questo era troppo per Minseok, il quale cominciò a camminare a testa bassa e con passi più lunghi e veloci, pregando di non scontrarsi con niente e nessuno lungo la strada per il dipartimento Umanistico. Le porte girevoli all'ingresso dell'edificio furono una visione celestiale quando le raggiunse.

Dentro l'ascensore al piano terra, premette freneticamente il bottone per l'ottavo piano fino a che le porte non si chiusero, riuscendo finalmente a nascondersi dagli occhi indiscreti di completi sconosciuti. Portava a questo passare un paio d'ore preziose con una celebrità? All'improvviso essere una conoscenza di Lu Han aveva reso lui stesso una specie di star, nonostante tutto questo non avesse senso. Non sapeva come sentirsi al riguardo.

Come al solito, l'ultimo piano era deserto. Dimora del quartier generale di Jjang!, di un paio di aule studio e dell'ufficio amministrativo del dipartimento di Lettere, all'ultimo piano non sembrava mai esserci molta azione e, per una volta, Minseok dovette esserne grato. Ripescò le chiavi dell'ufficio dalla tasca e fece quasi 10 metri di normalità fino a che non sollevò lo sguardo.

Lu Han era appoggiato al muro e aspettava pazientemente fuori dalla porta dell'ufficio.

Non poté fare a meno di fissarlo e chiedersi se gli ultimi due giorni non fossero altro che il risultato di un bel trip mentale. La realtà sarebbe potuta essere solo un ricordo lontano e questo gli risollevò lo spirito notevolmente.

Riscossosi dai propri pensieri Minseok, avvicinandosi alla Hallyu star, avrebbe voluto dire qualcosa di rapido, intelligente e possibilmente memorabile. Invece, quello che il suo cervello riuscì a mettere insieme fu:

“Perché porti gli occhiali da sole al chiuso?”

Si prese a calci mentalmente nel momento in cui quelle parole lasciarono la sua bocca, ma pensò comunque di aver fatto un commento sensato.

Lu Han girò la testa verso di lui e, presumibilmente, lo guardò dritto negli occhi attraverso i Ray-ban. “Perché mi sento tanto male quanto te in questo momento, a giudicare dal tuo aspetto” rispose con un mezzo sorriso a tiragli le labbra.

Minseok si lasciò sfuggire una risata. “Splendido.” Aprendo la porta e cercando di mascherare le dita tremanti, chiese, “Cosa ci fai qui, comunque? Nessuno di solito sale fin quassù, eccetto il team della rivista.” E anche per quello ci vuole un miracolo, pensò.

Lu Han si aggiustò il cappello e poi si sistemò sull'angolo della scrivania di Chanyeol, facendo dondolare le gambe come un bambino. “Mi hai promesso un tour del campus, piccolo raviolo. Sono qui per riscattarlo.”

“Davvero? Quando te lo avrei promesso?”

“La notte scorsa – al club?” Lu Han lo scrutò da sopra gli occhiali. “Non te lo ricordi?”

“Sinceramente?” Minseok si sedette alla propria scrivania, con il computer davanti che ronzava pronto all'uso. “Non ricordo quasi niente della notte scorsa, davvero. È tutto molto... offuscato e colorato.”

Lu Han ridacchiò. “Segno di una bella serata!” Si spinse in piedi e cominciò a girare per la stanza, afferrando curiosamente oggetti a caso per poi rimetterli al loro posto. “Allora, sei pronto per questo tour, Baozi?”

Ah, ovviamente si ricordava quel soprannome. “Cosa, proprio ora?”

“Perché no? Io sono qui, tu sei qui…”

Minseok guardò nervosamente lo schermo del computer per qualche secondo e poi lo chiuse, poteva sempre essere produttivo in un altro momento... giusto?

Deglutì quando il suo stomaco fece un balzo. Stava davvero succedendo. “Certo, va bene. Se ti va. Dove vuoi andare? Hai qualche posto in mente?”

“Ovunque e dappertutto.” Si voltò e gli fece un sorriso che lo illuminò, nonostante metà del suo viso fosse nascosto dai capelli e dagli accessori. Minseok si chiese silenziosamente se indossasse l'eyeliner anche durante il giorno.

“Umm, okay…che ne dici se passiamo prima dalla biblioteca?”

Lu Han allungò un braccio verso al porta. “Fammi strada!”

Il mondo esterno sicuramente non era pronto a tutto questo.



*



Proprio come aveva previsto, camminare per il campus insieme a Lu Han fece guadagnare loro un bel po' di attenzioni dal corpo studentesco, eppure Lu Han continuava a sorridere innocentemente come se non si accorgesse di niente – o forse ormai a questo punto era semplicemente immune a quel tipo di sguardi. Minseok non lo era, però, e non poté fare a meno di sentirsi un po' in soggezione quando si formò una piccola folla che spettegolava a bassa voce nei corridoi. Non c'era dubbio che a fine giornata si sarebbe ritrovato ancora una volta su molte pagine internet e che Chanyeol sarebbe uscito di testa.

Si concesse di lanciare uno sguardo a Lu Han che camminava al suo fianco. Il sole era sbucato dalle nuvole che oscuravano il cielo e si rifletteva sul suo cappotto e sui suoi Levi's scoloriti, facendolo sembrare più un modello che uno studente universitario qualunque. Nessuno avrebbe mai immaginato che fosse stato fuori tutta la notte a fare baldoria la sera prima dato il suo aspetto immacolato, a differenza di Minseok che si vedeva pallido ed esausto a confronto. Alla sua mente tornò il ricordo di quando aveva ripulito l'eyeliner colato dalla pelle di rugiada di Lu Han e sussultò leggermente quando il braccio della star sfiorò il suo. Sentì lo sguardo di Lu Han su di sé e una piccola risatina, ma Minseok tenne la testa bassa e cercò con tutto se stesso di non arrossire.

Ancora una volta, il grande edificio quadrato al centro del campus era sovraffollato e una dozzina o più di matricole continuavano a ritardare l'ingresso. Fortunatamente la massa di studenti si fece da parte quando si avvicinarono, fissandoli avidamente. Una ragazza, quando si rese conto che Lu Han era in piedi accanto a lei, riuscì a squittire un “Oppa!” prima di scappare via scioccata, scomparendo tra la folla.

“Okay, allora questa è la biblioteca,” disse Minseok quando riuscirono a farsi un po' di spazio, guardandosi intorno. “Al piano terra si trovano scienze e ingegneria, penso che al primo piano ci sia scienze sociali e il resto non saprei. Eccetto il quarto piano; quella è la sezione di musica. C'è una sala computer ,” indicò dietro di sé, “e vedi quegli apparecchi sul muro? Servono a ricaricare la tua tessera in modo da poter stampare i file che ti servono. Puoi usare gli scanner all'ingresso per prendere in prestito o restituire dei libri. C'è anche un bar su questo piano, in quell'angolo. Infatti,” agganciò i pollici alle asole dei propri jeans un po' a disagio. “Ti va di prendere un caffè o qualcosa? Sento che potrei svenire da un momento all'altro.”

“Il dopo sbornia ti sta mettendo in ginocchio?” lo prese in giro Lu Han, punzecchiando Minseok sulle costole e intrecciando le loro dita. “Ora che l'hai proposto, in effetti mi servirebbe un rinvigorente,” per poi tirarlo con sé mentre avanzava lungo il pavimento, serpeggiando tra i corpi carichi di libri.

Con due cappuccini in mano, riuscirono a trovare un tavolo vicino alla finestra in mezzo a sofisticati studenti che non sembravano battere ciglio alla loro presenza. Minseok ne era grato; i continui squittii e i sussulti delle ragazzine stavano cominciando a dargli sui nervi e lui non era nemmeno stato sottoposto a questa tortura per così tanto tempo.

Mentre si sedevano, Lu Han si portò una mano alla tasca interna e tirò fuori un oggetto argentato e lucente. Ci volle qualche secondo prima che Minseok capisse che era una fiaschetta e spalancò la bocca quando Lu Han cominciò a versarne il contenuto nella propria tazza.

“Cosa stai facendo?”

“Lo rendo Irish,” ghignò Lu Han. “Non mentivo quando ho detto che mi serviva un rinvigorente. Ne vuoi un po'?”

Minseok gettò una mano sulla propria tazza per coprirla. “Sono solo le 10 del mattino!”

“Quindi?” Agitò la fiaschetta davanti al viso di Minseok. “Ti farà sentire meglio…”

Minseok scosse la testa e avvicinò il cappuccino a sé. “Sono apposto, grazie.” Sebbene la tentazione di ritardare il proprio dopo sbornia fosse difficile da ignorare riuscì a resistere. La caffeina lo avrebbe comunque rimesso abbastanza in sesto senza bisogno di aggiungere l'alcol.

“Come preferisci, piccolo raviolo.” Sorseggiò dalla proprio tazza con un mmm soddisfatto e si appoggiò allo schienale della sedia. “Quali sono i programmi per stasera?”

Minseok rischiò di affogare con il proprio cappuccino. “Stasera? Vuoi fare qualcosa stasera?” sputacchiò.

“Certo. Voglio dire, ci siamo divertiti la notte scorsa, giusto? Dovremmo fare qualcos'altro. Insieme.”

“Non hai qualche... impegno o qualcosa del genere di cui preoccuparti?” Tradotto: Non hai amici più fighi/ricchi/famosi con cui passare il tuo tempo?

“Baozi, ti preoccupi troppo. La mia agenda si gestisce da sola.” Lu Han si allungò sul tavolo, così vicino che Minseok riusciva a vedere il proprio riflesso sulle lenti scure dei suoi occhiali. Era un po' snervante non poter vedere dove i suoi occhi stessero guardando. “Allora qual è il programma?”

La voce tuonante di Chanyeol gli risuonò in testa: Sei il nuovo giocattolo di Lu Han.

Il nuovo giocattolo di Lu Han.

“A dire il vero, stavo pensando di andare a questo concerto stanotte – un mio amico è il batterista della band che suona. Sono davvero bravi. Ti va... di venire con me?”

“C'è un bar?” Quando Minseok gli lanciò un'occhiataccia, la sua espressione seria si sciolse in un sorriso malizioso. “Sto scherzando. Wow, avresti dovuto vedere la tua faccia, Baozi. Impagabile!” Diede qualche colpetto scherzoso alla gamba di Minseok con il proprio piede da sotto il tavolo e sollevò le sopracciglia. “Ma sembra divertente, ci sto!”



*



Fortunatamente per Lu Han, il locale dell'evento era un bar, ma niente di tutto quello a cui Minseok immaginava fosse abituato. Lo Stripes era più un punto di ritrovo per gli studenti con quell'atmosfera da pub inglese; mobilio in legno, divanetti in stile shabby-chic, qualche tavolo da biliardo, un proiettore per le partite di calcio e un soffitto basso contribuivano tutti a regalare un'atmosfera rilassata e accogliente. Era diventato parte della routine di Minseok e Jongdae ritrovarsi il primo sabato sera di ogni mese per dare il proprio sostegno a Chanyeol e al suo gruppo indie, gli Urban Blackout, nelle loro regolari esibizioni sul palco in un angolo del locale. Nel corso dei due anni in cui si erano esibiti lì, e pian piano in tanti altri locali di Seoul, erano riusciti a guadagnarsi un piccolo seguito e persino un gruppetto di ammiratrici che si presentava ad ogni evento, esultando e gridando per attirare l'attenzione per proprio membro preferito. Quel sabato in particolare non era diverso dagli altri in alcun modo.

Se non per il fatto che un stella ancora più luminosa era destinata a far parte di quel pubblico.

Alle 20 in punto, come un orologio svizzero, Minseok e Jongdae si incontrarono davanti all'ingresso dell'università per incamminarsi insieme lungo la strada che li avrebbe portati allo Stripes. Come parte del loro sacro rituale, entrambi cominciarono a bere una birra fredda che si erano portati da casa e promisero di finirla prima di arrivare lì oppure avrebbero sofferto le conseguenze di doverla finire tutta d'un fiato. Il modo perfetto di dare inizio a quella serata.

“Fammi capire bene,” iniziò Jongdae, prendendo un sorso dalla propria bottiglia. “Hai convinto Lu Han a venire al concerto di stasera? Com'è successo?”

Minseok rise. “Non ne ho idea. Vuoi sentire la cosa strana? È stato lui a proporlo, praticamente. Glielo avrei chiesto comunque, per Chanyeol. A casa quel ragazzino mi ha implorato perché succedesse stamattina.” Sospirò. “Sono stati due giorni surreali, lasciatelo dire.”

“Lo so. L'ho visto tra le mie notizie.” rise forte quando Minseok grugnì e lo tirò in un mezzo abbraccio. “Scusa hyung, ma andava detto! Sei una celebrità ora!”

Minseok si districò dalla presa di Jongdae. “Non sono una celebrità…” mormorò.

“Certo, hyung. Certo che non lo sei.” Jongdae gli lanciò un'occhiata di traverso. “Quindi ci incontriamo lì o…?”

Minseok annuì. “Sì, gli ho mandato l'indirizzo per messaggio e gli ho detto che noi saremmo stati lì un po' dopo le 20. Penso ci stia aspettando fuori.”

“Gli hai mandato un messaggio? Siete al livello dei messaggi ora? Wow.”

“Sei stato tu a dargli il mio numero, tanto per iniziare. E lui mi ha chiamato per primo, ricordi? Avevo già il suo numero nel registro delle chiamate.”

“Uh huh,” lo assecondò Jongdae. Buttò giù la propria birra e poi la fece scontrare con la bottiglia di Minseok. “Dai, bevi. Arriveremo a momenti. Tutta giù!”

Minseok alzò gli occhi al cielo. “Mio Dio, sei quasi peggio di Lu Han.” Ma ubbidì comunque; sollevò in aria la bottiglia e bevve fino all'ultima goccia. Mentre la riabbassava il suo sguardo si posò sull'insegna illuminata dello Stripes e poi su una figura snella con un cappello che scendeva da una Mercedes nera. Sentì improvvisamente il cuore pesante e una stretta al petto.

Lu Han alzò lo sguardo mentre si avvicinavano e agitò la mano, ignorando completamente il gruppetto di ragazze che lo squadrò curioso mentre passava.

Ancora una volta, la lingua di Minseok ebbe la meglio su di lui. “Perché indossi gli occhiali da sole di notte?”

Jongdae, al suo fianco, salutò a gran voce. “Ciao, sono Jongdae,” disse con un piccolo inchino. “Dalla rivista Jjang!?”

“Sì, quello della chiamata, giusto? La settimana scorsa? Piacere di conoscerti, Lu Han.” Ricambiò l'inchino e si rivolse a Minseok. “Sto provando a non dare nell'occhio.”

“Indossare degli occhiali di notte dà decisamente nell'occhio,” gli spiegò il più gentilmente possibile Minseok. “A nessuno qui importerà della tua presenza, credimi. Non è quel tipo di folla.”

Lu Han sbuffò e con riluttanza si tolse gli occhiali. Minseok si sarebbe aspettato di trovare un altro makeup pesante ma si ritrovò sorprendentemente senza parole. Il viso di Lu Han era completamente privo di eyeliner o glitter ed era, invece, pulito e al naturale, con un adorabile visino da bambino che lo faceva sembrare almeno cinque anni più giovane di quanto già non dimostrasse. I suoi occhi castani da cerbiatto brillavano sotto le luci al neon e Minseok non poté fare a meno di fissarlo meravigliato come un totale idiota per quanto fosse bello.

“Err…Terra chiama Minseok? Entriamo?” Jongdae agitò una mano davanti al viso di Minseok.

Riuscì a ridestarsi dal proprio stupore quando una serie di rumori lo raggiunse dall'edificio accanto a loro; il debole strimpellare di una chitarra e il suono di un microfono che veniva controllato. Sicuramente Chanyeol e il suo gruppo si stavano organizzando.

Minseok annuì velocemente per mascherare l'imbarazzo. “Er, sì... entriamo... umm... certo…” E si fece strada dentro il locale con Lu Han aggrappato ad un suo gomito e Jongdae che li seguiva.

E infatti, Chanyeol stava portando la propria batteria sul palco mentre gli altri membri collegavano gli amplificatori e sbrogliavano cavi intrecciati come spaghetti. Il loro fanclub li fissava già con attenzione ed eccitato dal bar. Sembrava fossero riusciti ad attirare un pubblico ancora più grande nell'ultimo anno, dato che la stanza era molto più affollata del solito e faceva già molto caldo con tutti quei corpi accalcati.

Quando i tre entrarono, il brusio delle conversazioni si placò con le persone che notarono l'arrivo di Lu Han e Minseok lo sentì irrigidirsi dietro di sé. Per essere una famosa Hallyu star, sembrava essere molto più diffidente delle situazioni intime di quanto non dimostrasse sul palco; un cerbiatto spaurito paragonato alla facciata sicura e carismatica che innalzava quando si esibiva. O quando era ubriaco. Minseok si chiese se gli occhiali da sole, il makeup, e gli alcolici fossero più un meccanismo di difesa contro tutte quelle attenzioni che non una semplice scelta di stile. Allungò una mano dietro di sé e afferrò quella di Lu Han, stringendola forte come incoraggiamento. Erano nel suo ambiente ora; non erano in un locale luccicante e d'alto profilo per i ricchi e belli, ma in un ritrovo tranquillo per studenti con un budget. Sentì il bisogno di prendersi cura di Lu Han mentre esplorava un nuovo mondo fuori dalla propria comfort-zone, così come Lu Han aveva fatto per lui meno di una sera prima. Non se lo sarebbe mai dimenticato.

Ma passarono solo alcuni istanti prima che le chiacchiere riprendessero e che le persone rivolgessero nuovamente l'attenzione ai propri drink, completamente imperturbate dalla presenza del cantante cinese. Anche le groupies degli Urban Blackout erano troppo concentrare a guardare Chanyeol che ripescava le proprie bacchette per interessarsi a Lu Han, e Minseok ringraziò silenziosamente l'universo per questo.

“Visto? Starai bene.” Minseok si rivolse al viso pallido di Lu Han. “Scommetto che non ti hanno nemmeno riconosciuto senza tutto quel trucco addosso.” Lu Han si vendicò per quel commento pizzicandogli i fianchi e Minseok si allontanò con un salto.

“D'accordo, voi due. Io offro il primo giro. Ci vediamo vicino al palco?” Jongdae scomparì verso il bar, facendosi strada tra la folla.

“Allora, qual è il tuo amico?” chiese Lu Han mentre camminavano in direzione della band.

“Tecnicamente tutti, siamo tutti molto uniti – ma Chanyeol, il tipo allampanato alla batteria, lavora alla rivista insieme a noi.” Minseok indicò la figura alta di Chanyeol che sovrastava gli altri compagni. “Si occupa della fotografia e di recensire i concerti dal vivo.”

“Con chi sta parlando?” Lu Han si chinò così vicino quando si fermarono che Minseok sentì il suo respiro sfiorargli il collo, facendolo rabbrividire.

Si schiarì la gola nel tentativo di sembrare normale. “Quello è Baekhyun, il cantante. Gli piace molto indossare l'eyeliner. Andreste d'accordo.”

Lu Han lo punzecchiò sulle costole. “Non me la lascerai mai passare, vero piccolo raviolo?” rise. “Chi sono gli altri ragazzi?”

“Il ragazzo bassottino al basso è Kyungsoo e quello con le occhiaie scure alla chitarra è Zitao, ma noi lo chiamiamo semplicemente Tao.”

“Zitao? È cinese?”

“Già, è uno studente straniero. Non parla una parola di coreano ma i suoi riff sono davvero buoni. Dovresti sentire la loro versione di Heartbreaker dei Led Zeppelin, ti verrebbero i brividi.”

Proprio in quel momento, Jongdae tornò con tre birre ghiacciate e ne spinse una in mano a Minseok quando le luci si affievolirono e Baekhyun si avvicinò al microfono tra gli applausi.

Hey ragazzi!” richiamò la folla. Un forte hey! di risposta riecheggiò nella stanza. “Wow, che partecipazione! Meglio non deludervi allora, huh? Jongdae, spero che una di quelle birre sia per me. Amico, sto scherzando, non guardarmi in quel modo! Okay, okay, chiudo il becco ora. Facciamo tremare questo palco!

La folla lo acclamò con urla e grida quando la musica cominciò a far vibrare la stanza; Chanyeol muoveva le braccia suonando la batteria come solo lui sapeva fare mentre Tao faceva scivolare la mano sul collo della chitarra in modo seduttivo con il suo solito sguardo cupo. Le ragazze ci andavano pazze ogni volta. Nessuno avrebbe mai immaginato che, in realtà, il più giovane del gruppo era un completo tenerone lontano dal palco. Baekhyun era il tipo di front-man affascinante con un sorriso killer e labbra che amava leccarsi mentre cantava – un vero esperto di fanservice. Minseok non avrebbe mai osato dirglielo, ma Kyungsoo era sempre stato un cantante migliore, sebbene preferisse stare lontano dai riflettori. A differenza di Baekhyun, che lo adorava e non avrebbe fatto altro.

Tra le luci e i suoni melodici, Minseok si ritrovò come sempre a guardare Lu Han, senza riuscire a capire come qualcuno potesse apparire senza alcun difetto al naturale. Una parte di lui si contorceva dalla gelosia per il suo piccolo nasino perfetto che si sollevava leggermente sulla punta e per le sue folte ciglia lunghe che sfioravano la sua pelle candida – mentre un'altra parte desiderava apprezzare la sua bellezza ultraterrena, sebbene ancora non sapesse cosa tutto quello potesse significare. Quei sentimenti erano ancora sepolti sotto pile e pile di confusione e farfalle nello stomaco per l'ansia di avere la star vicino.

Lu Han sembrava così sereno nonostante il caos che lo circondava. I suoi occhi erano spalancati e si guardavano intorno in quello che sembrava stupore cercando di nascondere un piccolo sorriso mordendosi il labbro, muovendo la testa al ritmo della musica. Se Minseok l'avesse conosciuto meglio, avrebbe detto che Lu Han sembrava genuinamente contento.

Minseok si avvicinò al suo orecchio. “Non è esattamente lo Stadio Olimpico, huh?”

“No,” concordò Lu Han. “Ma è questo che lo rende grandioso.” Si voltò e i loro sguardi si incontrarono per qualche secondo interminabile; così vicino che Minseok riuscì a vedere il lieve segno di una cicatrice sulla guancia di Lu Han – ma quella piccola imperfezione lo rendeva ancora più perfetto. Sospirò.

In quel momento, Minseok sentì davvero come se si fossero capiti veramente per la prima volta.



*



Il gruppo suonò un paio di canzoni prima di prendersi una pausa. Minseok agitò il braccio in aria e gridò il nome di Chanyeol per attirare la sua attenzione e chiamarlo da loro. Quando alla fine sollevò lo sguardo, i suoi occhi si sgranarono realizzando chi lo stesse guardando da quella marea di teste.

Persino da sopra la musica del juke box e le conversazioni di tutti, Minseok riuscì a sentire la sua voce impanicata:

“Oh mio Dio, è lui! È Lu Han! È venuto davvero! Merda!

Chanyeol si alzò di scatto e goffamente dallo sgabello dietro la batteria, tutto gambe e braccia, scavalcando funi e cavi e rischiando di inciampare su ogni oggetto solido nel raggio di un metro da lui mentre scendeva dal palco di fretta, agitando le mani in aria. Si fermò davanti a loro e fece un inchino di novanta gradi con un enorme sorriso.

“Oh, wow. Okay. Ciao! Sono Chanyeol. O Yeollie. O Yeol-meister, come vuoi tu! Chiamami come vuoi! Wow, sei davvero tu. Ciao! Wow.”

“D'accordo, ora respira,” disse Minseok, con qualche pacca sulla sua spalla.

“Piacere di conoscerti. Io sono Lu Han.” Ricambiò il profondo inchino e Chanyeol squittì eccitato.

“Amo la tua musica, davvero! Ho tutti i tuoi album a casa! Hai finito il tuo drink. Lascia che te ne offra un altro! Posso?”

“Certo, perché no?” Lu Han sorrise e seguì uno Chanyeol eccitato al bar. Tao corse per raggiungerli e cominciò a parlargli in rapido cinese nell'orecchio.

Baekhyun ridacchiò e saltò giù dal palco. “Wow, è davvero figo che conosci Lu Han, amico!”

“Già, come è successo?” chiese Kyungsoo, avvicinandosi dopo aver riposto con cura il proprio strumento.

“Potete ringraziare questo ragazzo qui.” Minseok diede una pacca affettuosa sulla schiena di Jongdae. “Ha ottenuto lui l'intervista. Anche se l'intervista ancora non c'è stata…” finì a bassa voce.

“Beh, mi conoscete!” disse Jongdae orgoglioso, sollevandosi il colletto della camicia. “Ho-“

-amici ai piani alti!” lo interruppero tutti in coro. “Lo sappiamo!”

Jongdae alzò gli occhi al cielo mentre loro ridevano.

Quando Lu Han e gli altri tornarono, Chanyeol aveva tra le braccia qualche bottiglia di birra che Tao lo aiutò a passare a tutti.

“Non avresti dovuto comprare la birra per tutti, Yeollie. Non è il tuo turno,” disse Baekhyun.

“Non sono da parte mia. Le ha pagate Lu Han.”

Minseok sospirò. “Lu Han, non avresti dovu-”

“Sì, invece,” disse Lu Han. “Ora zitto e bevi. Salute!”

E tutti sollevarono le bottiglie per brindare insieme.



*



Il tipico sabato sera allo Stripes si sarebbe concluso alle 23.30 con Minseok e Jongdae un po' meno che ubriachi che risalivano la strada, solo per rincontrarsi in ufficio la mattina successiva – perché a cos'altro servivano le domeniche, altrimenti? Tuttavia, divenne presto chiaro che questo non era un tipico sabato sera, così come non era stato un tipico venerdì sera, e le 23.30 passarono senza che nessuno se ne accorgesse.

Il capro espiatorio per le bravate di quella notte era una semplice parola cinese che divenne presto il tormentone della serata: ganbei. Una volta pronunciata da qualcuno del gruppo, Lu Han e Tao la ripeterono più volte entusiasti, ognuno di loro avrebbe dovuto finire d'un fiato il proprio drink, non importava quanto ne fosse rimasto. Dopo una mezza dozzina di birre consumate in quel modo, il resto della serata divenne un po' confusa e il fegato di Minseok probabilmente ne avrebbe sofferto le conseguenze.

Ma la cosa più importante era che Lu Han sembrava essere nel proprio elemento. Passò la maggior parte della notte a rifocillare il gruppo e, con naturalezza, si adattò alle dinamiche del gruppo perfettamente. La sua iniziale esitazione venne presto rimpiazzata dal coraggio alcolico e le persone sembravano gravitargli attorno come meteoriti che si avvicinavano troppo ad una stella errante. Minseok non poteva biasimarle; il fascino celestiale di Lu Han causava dipendenza.

Ci fu un momento in cui Chanyeol gridò, “Dovresti cantare per noi, hyung! Sul palco!”

Tutti urlarono in accordo, persino le persone che non si trovavano nelle immediate vicinanze, ma Minseok intervenne.

“Non penso che il suo manager lo lascerebbe esibire da qualche parte gratis

Lu Han gli afferrò delicatamente la spalla e gli sussurrò all'orecchio, “Va tutto bene, piccolo raviolo. Il mio manager non è qui.” Si rivolse a Chanyeol, annuendo. “Okay, canterò. Scegli una canzone.”

“Ooh, ooh, canta Into Your World! È
 la mia preferita! Posso suonare per te!”

Chanyeol balzò sul palco e frugò nel retro per un po', facendo un completo fracasso, prima di ricomparire con una chitarra acustica in mano.

Lu Han rise, voltandosi verso Minseok con le sopracciglia alzate. “Sa anche suonare la chitarra?”

“Questo ragazzino è sorprendentemente poliedrico. Dovresti sentire il suo rap.”

Annuì pensieroso per un attimo, scolò la bottiglia e poi seguì il batterista sul palco tra un'ondata di grida e applausi. Kyungsoo salì per un secondo per porgere loro degli sgabelli su cui sedersi. Minseok immaginò fosse una canzone lenta; non l'aveva mai sentita prima, ad essere sinceri. Le uniche canzoni di Lu Han che aveva ascoltato erano pezzi elettro-pop che gli frantumavano le orecchie e la pazienza. L'idea di una canzone lenta lo intrigava.

Calò il silenzio nella stanza e Chanyeol cominciò a suonare sotto la voce espressiva di Lu Han. Nel giro di pochi secondi, Minseok si ritrovò come sotto incantesimo; non era semplicemente una canzone lenta, era... magnifica. La melodia era dolce e delicata paragonata ai suoni striduli sintetizzati per cui era famoso, e rivelava un lato di lui completamente nuovo – un lato vulnerabile, genuino, come se quella canzone fosse stata scritta per un amore perduto e tutti loro stessero invadendo un momento privato. Non era banale e commerciale; era sentita e sincera, e Minseok venne rapito dal testo poetico e profondo che strimpellava le corde del suo cuore. Lo ha scritto lui? si chiese. Lu Han aveva l'aspetto di un angelo anche quando cantava; brillava sotto i riflettori che gli illuminavano il capo come un'aureola. Tutto il locale sembrava sciogliersi mentre lo ascoltava.

Minseok poteva solo sognare e ammirare quel serafino mortale che aveva inaspettatamente preso il controllo della sua esistenza in una sola sera, senza pentirsi di un solo secondo.

Quando la canzone finì, il bar eruppe in un applauso che fece tremare le pareti e Chanyeol sembrava sul punto di svenire per la felicità, con gli occhi colmi di lacrime. Lu Han si inchinò educatamente, con le guance in fiamme, e tornò dal gruppo con fare improvvisamente modesto e grattandosi l'orecchio imbarazzato.

La bocca di Baekhyun rimase spalancata. “Wow, è stato…wow…voglio dire, ho la pelle d'oca in questo momento!”

“Anche io, è stato incredibile,” Kyungsoo si illuminò.

Le guance di Lu Han si arrossarono ancora di più e il suo sguardo si posò su Minseok. “Cosa ne pensi tu, critico musicale?”

Minseok deglutì. Era ancora senza parole. “Penso... fosse abbastanza decente.” Saltò via velocemente quando Lu Han provò a solleticargli le costole ancora una volta. “Okay, okay, penso sia stato incredibile. Ottima scelta, Yeollie!”

Chanyeol non smise per un attimo di sorridere come un idiota e non proferì parola come se l'uso della lingua lo avesse abbandonato.



*



Era decisamente più tardi delle 23.30 quando finalmente le loro anime stanche lasciarono il locale. Il cielo delle prime ore della domenica si estendeva scuro e privo di stelle sopra le loro teste mentre Kyungsoo e Jongdae sollevavano un Baekhyun decisamente ubriaco sulle proprie spalle. Aveva un po' esagerato con i ganbei ed era persino sparito per un po' con una delle groupies e un vassoio di bicchierini. Nessuno seppe mai cosa fosse successo, perché il mattino dopo si era dimenticato tutto, ma gli assicurarono che era tornato poco dopo con un grande sorriso sul viso.

I ragazzi si salutarono fuori dal locale e Chanyeol tirò Lu Han in un goffo abbraccio amichevole per poi iniziare a barcollare canticchiando stonato insieme a Tao alcuni versi di Into Your World. Visto che Jongdae aveva promesso di aiutare Baekhyun a tornare a casa tutto intero, rimasero solo Minseok e Lu Han a risalire la collina da soli. Faceva molto più freddo ora e Minseok si strinse nella giacca. L'alcol non sembrava riuscire a riscaldarlo a dovere.

“Allora, cosa farai ora?” chiese. “Chiamerai la tua macchina? Funziona così?”

“A dire il vero, la mia auto è già qui.” Lu Han indicò poco più avanti e, in effetti, la Mercedes nera lo stava aspettando in fondo alla strada accanto all'università, come una lucida e stilosa pantera.

“Wow. Ha fatto in fretta. Non ti ho visto chiamare nessuno.”

“Solo perché esiste un'app per questo.” Lu Han agitò in aria il proprio iPhone.

“Davvero? Wow, c'è davvero un'app per tutto ormai, huh?”

Quando si avvicinarono al veicolo rombante, Minseok rimase sul marciapiede con le mani in tasca, a disagio, spostando il peso da un piede all'altro.

“Allora... ci vediamo in giro, immagino?” Sapeva di sembrare un perdente ma cos'altro avrebbe potuto dire? Sapeva di non volerlo salutare ma sapeva anche di non avere molta altra scelta.

Fino a che Lu Han non biascicò, “Posso dormire da te?”

La testa di Minseok scattò in alto. “Cosa? Perché?” Non voleva sembrare così sulla difensiva ma si chiese per un momento se si fosse immaginato tutto e le sue orecchie lo avessero tradito.

Lu Han si guardò le unghie e rispose con un filo di voce, “È solo che... non mi va di stare da solo, al momento.” Sollevò lo sguardo e il cuore di Minseok si sciolse per l'ennesima volta.

“Come posso dirti di no se mi guardi in quel modo?” scherzò, rendendosi però conto nel momento in cui lo diceva di pensarlo davvero, e continuando velocemente. “Voglio dire – certo che puoi. Casa mia è un buco, però. Probabilmente non è nemmeno lontanamente accogliente quanto il tuo appartamento – stanza d'albergo – ovunque tu stia…”

“Non è un problema.” Lu Han aprì la portiera scivolando all'interno, e Minseok lo seguì con il battito decisamente rapido.



*



Il tragitto fino a casa fu silenzioso e rilassante, e prevedibilmente corto dato che l'appartamento di Minseok distava solo qualche isolato dall'università.

Quando arrivarono, si diresse al portone del palazzo con il mazzo di chiavi pronto per una volta, ma qualcosa gli catturò lo sguardo. Qualcosa era stato attaccato ad un lato dell'ingresso, nella parte più buia del muro. Aguzzò la vista ma non riuscì a capire cosa fosse, soprattutto perché le luci del porticato non si accendevano da mesi perché i sensori si erano rotti e nessuno li aveva mai sostituiti. Anche Lu Han sembrò notarlo, quindi entrambi estrassero i cellulari e usarono la luminosità degli schermi per far luce sulla loro scoperta. Quello che trovarono fu qualcosa che Minseok non si sarebbe mai aspettato di vedere.

Era un poster – o meglio, un grande poster a forma di cuore pieno di foto di lui e Lu Han scattate quella notte ad Hongdae. In alto, qualcuno aveva scritto a lettere cubitali LuMin 4ever e attorno alle foto c'erano messaggi carini con cuoricini disegnati qua e là.

Minseok rimase letteralmente senza parole.

“Io-…cosa-…huh?

A Lu Han sfuggì un lungo sospiro. “È da parte delle fan. A quanto pare gli piaci.” Minseok non dovette guardarlo per sapere che stava ghignando.

“Ma…LuMin?

“È il nome della nostra coppia, raviolo scemotto. Hanno unito i nostri nomi.”

Nome di coppia. Nome della nostra coppia.

“Come hanno scoperto chi sono... e dove abito?” Sentì l'improvviso bisogno di guardarsi attorno con apprensione, quasi aspettandosi di vedere il bagliore degli occhi delle fan stalker pronte a tendergli un'imboscata.

“Saranno sempre un passo avanti a noi, Baozi. Sempre. Ma non ti preoccupare, sembrano stare dalla tua parte.” La sua bocca fu improvvisamente accanto all'orecchio di Minseok. “Per ora.

“Finiscila!” Minseok lo spinse via mentre Lu Han scoppiava a ridere per la propria battuta.

I suoi piedi si trascinarono pesanti mentre salivano la rampa di scale all'interno. Un'ondata di stanchezza lo aveva travolto e trovava difficile riuscire a tenere gli occhi aperti.

Aprì la porta del proprio appartamento, quasi inciampando sullo zerbino, e lanciò le chiavi sul divano, dove indubbiamente sarebbero cadute in un'altra dimensione, tra i cuscini, per non essere mai più ritrovate.

Anche solo con il leggero bagliore dei lampioni che filtrava dalle finestre, riuscì a vedere che il suo piccolo appartamento non era esattamente preparato ad accogliere degli ospiti e che c'era una buona quantità di cianfrusaglie sparsa sui mobili e sul pavimento. Il divano, inoltre, non era decisamente il posto ideale su cui dormire se si voleva ancora avere il pieno controllo degli arti il giorno dopo.

“Umm…Non sono certo di come tu voglia fare,” disse con un grande sbadiglio. “Potremmo…umm…”

“Dormo in camera tua. Va bene, giusto?” chiese allegramente Lu Han.

Minseok sentì le interiora attorcigliarsi. “Vuoi dire... nel mio letto? Con me?”

Lu Han annuì, sbottonandosi il cappotto. “Non vedo cosa ci sia di sbagliato.” Lo gettò da una parte e si avvicinò così tanto che Minseok poté giurare che i loro nasi si stessero sfiorando, facendogli girare la testa. “Non vuoi dormire con me, Baozi?”

“Io-…beh, ov-... certo, voglio dire…” balbettò.

Il sorriso smagliante di Lu Han avrebbe potuto illuminare la stanza intera. “Bene. Nessun problema, allora.” Si tirò l'orlo della camicia fino a che non uscì dai jeans stretti e cominciò a sbottonare anche quella, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso. Minseok intravide il suo petto tra i lembi e per poco non grugnì quando i suoi occhi si abbassarono fino allo stomaco di Lu Han e sul leggero tratto di peli che portava a cose a cui non avrebbe voluto pensare in quel momento.

“Bene, okay, fantastico, allora io um...” Le parole gli uscirono di bocca così velocemente che era sicuro non si fosse capito niente, ma si avviò comunque rapidamente in camera.

Salì sul letto con indosso una vecchia maglietta e i pantaloni di un pigiama mentre Lu Han entrava togliendosi vari accessori e gioielli. Quando lo raggiunse, Minseok giaceva sulla schiena rigido come una tavola, incapace di muovere un muscolo per la paura di toccare qualcosa di inappropriato. Lu Han si allungò e premette l'interruttore della luce che penzolava sulla testiera, per poi agitarsi sul letto fino a che non trovò la posizione giusta.

“Baozi?” lo chiamò con voce flebile.

“Sì?”

“Grazie per stanotte. Mi sono divertito un mondo. I tuoi amici... anche loro sono fantastici.”

Minseok sorrise. “Non c'è di che. Grazie a te, per la notte scorsa."

“Formiamo una bella squadra, huh?”

Minseok riusciva a immaginarlo ormai: la Stella e il Raviolo al vapore.

“Già. Una bella squadra. Buonanotte.”

Lu Han si voltò, dandogli le spalle, e Minseok fu sicuro di aver sentito la parola ‘LuMin’ uscire dalle sue labbra, ma si convinse che fosse solo il suo cervello che continuava a fargli degli scherzetti.

Quando finalmente cadde tra le braccia di Morfeo, luci luminose gli danzarono dietro le palpebre sotto forma di ali d'angelo e delle mani morbide gli accarezzarono la pelle.

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Capitolo 4
*** INTERMISSION I ***


APRILE 2012

Tap tap.

Le dita di Minseok si fermarono sulla tastiera. Il bussare alla porta sembrava troppo debole per essere Chanyeol, quindi rimaneva solo…

Tap tap tap.

Sospirò, indietreggiando con la sedia fino al tappeto e trascinandosi con riluttanza alla porta d'ingresso. Sbirciando dallo spioncino confermò i propri sospetti.

“Cosa vuoi?” chiese attraverso il legno.

Il sorriso di Kim Jongdae apparve improvvisamente vicino alla lente, agitando la busta della spesa che aveva in mano. “Ho portato dei regali. Fammi entrare.”

Minseok aprì la porta con riluttanza e tornò subito al tavolo, aspettandosi che Jongdae lo seguisse in automatico. Quando Jongdae oltrepassò la soglia si bloccò, guardando ai propri piedi.

“Hyung, c'è-”

“Lascialo.”

Con la mano libera, Jongdae si piegò e raccolse quello che sembrava un foglio rosso. “Ma, potresti-”

“Ho detto lascialo.”

Jongdae sbuffò e alla fine entrò, chiudendo la porta con un fianco. “Non faccio nemmeno più finta di comprenderti.” Gettò la busta di plastica sul bancone e ci infilò la testa per frugare tra il contenuto.

Minseok ignorò il commento. “Cosa ne hai fatto della tua chiave?”

Jongdae si infilò una mano in tasca e tirò fuori qualcosa di piccolo e lucente. “Niente. Ho solo pensato che prima o poi ti saresti dovuto alzare dal letto.”

Bastardo, pensò Minseok, scuotendo la testa. “Ero già in piedi, comunque.”

“Lo vedo.” Jongdae fece cenno con la testa verso il tavolo da pranzo. “Hai letto il mio biglietto, quindi?”

“Già, grazie tante. Amo sapere che le persone gironzolano nel mio appartamento mentre io dormo. Davvero confortante.”

“Ti stavo facendo un favore e lo sai. Se non l'avessi fatto, non ti saresti alzato e non saresti rimasto in piedi. E poi, dovevo assicurarmi che fossi ancora vivo.” Jongdae sollevò le mani, che ora tenevano diversi cibi spazzatura. “…e controllare la tua dispensa. Era vuota, quindi ti ho portato delle provviste.” Lanciò una busta di patatine in direzione di Minseok, e gli atterrò sulle gambe. “Hai visto che grande amico che sono? Ora non morirai di fame.”

Minseok spostò via la busta con un fruscio. “Grazie. Immagino.”

“Non sembrare troppo entusiasta, ti prego…” mormorò Jongdae. Si guardò intorno nella stanza. “Amico, questo posto è un casino. Devi dare una sistemata.”

“Va bene così.”

Jongdae si incamminò verso la finestra. “Almeno apri le tende o qualcosa del genere-”

No!

Si bloccò nell'atto. “Dici sul serio? Ma è così buio qua dentro!”

Minseok serrò la mascella. “Ho detti di no, okay? Lascia le tende chiuse, le voglio chiuse.”

A Jongdae sfuggì un sospiro. “È così che andrà d'ora in poi, huh? Rimarrai seduto al buio, a piangerti addosso?” Quando Minseok non rispose, si avvicinò alla sua sedia e si inginocchiò, afferrando le mani dell'amico. “So che stai soffrendo, hyung, lo so, e non voglio fare il cattivo della situazione ma... se n'è andato e... soffocare la luce non lo riporterà indietro. Ti farà solamente sentire peggio.”

Minseok ricacciò indietro le emozioni che ora gli bruciavano gli occhi.

Se n'è andato.

E soffocare la luce non lo riporterà indietro.


Jongdae aveva ragione, eppure non aveva idea. Non c'era più la luce. E aprire quelle tende avrebbe solamente ricordato a Minseok che niente sarebbe cambiato. Sarebbe stato ancora al buio, in un buio perenne.

Girò la testa per nascondere il viso arrossato e ritrasse le mani dalla presa di Jongdae. “Apprezzo la tua preoccupazione, Jongdae, ma ho delle cose da fare. Mi hai detto di sbrigarmi a scrivere l'articolo, ricordi?”

Jongdae annuì mestamente. “Giusto. Certamente.”

Si alzò in piedi e si avviò con esitazione verso la porta. Sull'uscio, si fermò e con voce debole disse:

“La band terrà una festa allo Stripes stasera, per festeggiare le buone notizie. Dovresti venire. Inizia alle 20.”

Poi se ne andò con un click.

E Minseok rimase solo. Ancora.

Lottò contro il labbro tremante e le lacrime che minacciavano di cadere. Non era pronto a piangere, non ancora. Non era il momento.

Prese un profondo respiro e ricominciò a scrivere.

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Capitolo 5
*** PART III: LIFE ***


MARZO 2012

Un'altra mattina, un'altra notte passata a nuotare tra sogni di stelle e sfioramenti di dita. Minseok, ignaro, aveva dormito circondato da braccia calde e attente, con un piccolo nasino che gli sfiorava la nuca e labbra che scivolavano sulla sua pelle, delicatamente. Sebbene avesse percepito tutto, la sua mente letargica lo convinse che tutto quello non era reale e ricadde in un sonno profondo mentre degli occhi di cerbiatto lo guardavano con affetto.

Quando alla fine si svegliò, Minseok rotolò sul letto e il suo cuore sprofondò per la delusione di trovare lo spazio accanto a sé vuoto; freddo, bianco e a malapena stropicciato. Si domandò per un secondo se il ricordo di Lu Han che tornava a casa con lui la notte prima fosse solamente un'altra bugia che il suo cervello sembrava determinato a rifilargli, ma poi sentì una chiave girare nella toppa e la porta d'ingresso aprirsi.

Con le sopracciglia aggrottate per la curiosità, balzò giù dal letto e sgattaiolò fuori, sbirciando dalla porta con apprensione. Ed effettivamente, una figura snella era entrata nel suo appartamento e si stava sfilando le scarpe, avvolta in una pesante felpa blu. Solo quando il cappuccio della felpa scivolò via Minseok si rese conto che quella era la testolina bionda di Lu Han. Si schiarì la voce e Lu Han sollevò lo sguardo, sorpreso.

“Oh! Sei in piedi! Non ti ho svegliato, vero?”

“No, no. Ero già sveglio.” Entrò nella stanza e cercò di appiattirsi con discrezione i capelli che sentiva arruffati e spettinati sotto le proprie dita. Si rese presto conto che era una causa persa e si pentì di non essersi guardato allo specchio prima. Non aveva dubbi che anche le sue guance fossero estremamente paffute, lo erano sempre di prima mattina, ma non c'era molto che potesse fare al riguardo se non pregare che Lu Han non lo notasse. Proprio in quel momento, il suo sguardo cadde sulla cucina e rimase di ghiaccio.

“Wow. Cos'è successo qui?”

In qualche modo Minseok trovava difficile credere che un uragano si fosse abbattuto sul proprio appartamento colpendo solo la cucina prima di ritirarsi, ma visto quello che si ritrovava davanti agli occhi quella sembrava essere la sola spiegazione possibile. Lo spazio limitato del bancone era coperto di schizzi di cibo, utensili sporchi e gusci d'uovo, la maggior parte delle ante erano aperte e, ora che ci faceva caso, c'era un leggero odore di bruciato nell'aria.

“È... colpa mia, scusa. Ho provato a prepararti la colazione prima ma non ho mai cucinato quindi... è successo questo.” Lu Han agitò timidamente la mano in direzione del disordine e poi afferrò con gioia la busta che aveva portato con sé. “Va tutto bene, però! Sono uscito e ti ho comprato qualcosa, invece!”

Si avvicinò e agganciò i manici della busta alle dita di Minseok, sorridendo fiero. “Quando sono stato a New York per un concerto l'anno scorso ho mangiato questi bagels deliziosi, e dietro l'angolo c'è un posto che vende cibo americano e ho pensato che ti sarebbero potuti piacere quindi te ne ho preso un paio…” La sua voce si fece piccola piccola alla fine e cominciò a grattarsi un orecchio. Un'abitudine adorabile di cui si era accorto Minseok – una cosa che faceva sempre quando era imbarazzato.

Minseok non poté fare a meno di sorridere. “Lo hai fatto per me? Wow... voglio dire, grazie! Hanno un profumo strepitoso!” Si diresse in cucina e spinse via la spazzatura per fare spazio. “Come sei riuscito ad uscire senza venire travolto dalle tue fan?”

“La tua felpa. Scusa, l'ho presa in prestito – era il travestimento perfetto. Ho ricevuto qualche sguardo divertito ma per lo più la gente mi ha ignorato. È stata... una boccata d'aria fresca.” Fece scivolare una chiave sul bancone. “Ho preso anche questa.”

“Figo. Evviva.” Dopo aver aperto un cassetto e averne tirato fuori un coltello, Minseok frugò nella busta. “Ne vuoi uno?”

Lu Han strinse le mani. “Non posso. In realtà... dovrei andare.”

“Oh.” Minseok era sul punto di tagliare a metà un bagel quando sentì quelle parole. La mano si fermò a mezz'aria e il suo stomaco fece un tonfo per la seconda volta quella mattina. “Come mai?”

“Ho un'intervista a Busan stasera e sono già un po' in ritardo per il volo. Il mio manager mi sta già chiamando da stamattina. Credo sia incazzato.” Ridacchiò, sollevando l'orlo della felpa per sfilarsela ma fermandosi subito dopo. “…posso tenerla?”

“Certo, se vuoi.” A cosa gli serve la mia vecchia felpa usata? Si chiese Minseok. Ce l'aveva da anni – più di quanto non volesse ammettere – e non gli era mai andata giusta; risultava sempre larga e sformata su di lui, ma era perfetta per accoccolarcisi dentro nelle fredde giornate in cui non aveva nessuno su cui far colpo. Non si ricordava nemmeno l'ultima volta in cui l'aveva lavata. “Allora... quando ti rivedrò?”

Lu Han gli si avvicinò con un sorriso furbetto e gli cinse il collo con le braccia, nascondendo il viso sulla sua spalla. Riportò alla sua memoria i ricordi offuscati di quel venerdì sera, quando il suo fiato puzzava di alcol e a Minseok cominciava a non importare. “Non temere, piccolo raviolo. Tornerò,” mormorò Lu Han. “Abbiamo lezione domani! Non me la perderei per nulla al mondo!”

Una punta di sarcasmo nella sua voce fece ridere Minseok e i due si staccarono, anche se le sue dita rimasero su Lu Han un po' più a lungo. La figura della star era così esile tra le sue mani, con dei fianchi così stretti da fare invidia, persino sotto l'indumento pesante. Ritrasse le mani e nascose le guance rosse. “Le lezioni, certo...la parte migliore della mia settimana…”

Lu Han si sollevò il cappuccio sopra la testa, nascondendo i capelli e lasciando in mostra solamente il proprio viso angelico, al naturale. “Ci vediamo presto, Baozi.” Sulla porta d'ingresso si voltò, facendogli un ultimo occhiolino, per poi uscire.

Minseok non aveva mai fissato una porta così a lungo. Nemmeno una volta.

O pregato così intensamente che quella porta si riaprisse.



*



Ci volle qualche ora perché Minseok si svegliasse completamente e durante quel tempo riuscì ad essere relativamente produttivo, un gran cambiamento. Beh, un gran cambiamento per quel fine settimana almeno. La sua casa solitamente immacolata era stata un po' trascurata negli ultimi giorni dato che aveva avuto altre cose, molto più importanti e certamente più attraenti, a cui pensare. Normalmente la vista di uno spazio abitativo disordinato e disorganizzato era abbastanza da farlo andare fuori di testa, ma per qualche motivo al momento non sembrava importare più così tanto. La cucina era in condizioni terribili ma quasi non riuscì a trovare il cuore di pulirla – nessuno aveva mai provato a cucinargli la colazione prima. Non gli importava degli schizzi o delle macchie di bruciato rimaste attaccate alla padella nonostante le ore di ammollo o del continuo odore di bruciato che non se ne andò mai completamente. Pensò, tuttavia, che fosse il caso di cambiare le batterie del suo allarme antifumo, e si fece un appunto mentale di comprarne di nuove. Giusto per sicurezza.

Dopo una doccia intenzionalmente molto più fredda di quanto non fosse abituato, afferrò il proprio fidato zainetto e uscì di casa. Per quanto tardi avesse fatto quella mattina, aveva ancora appuntamento con Jongdae in ufficio e molto lavoro da recuperare – un'altra cosa che aveva trascurato. Per socializzare e divertirsi, si era quasi scordato di aver abbandonato delle letture per il suo corso universitario. Non era decisamente un buon modo di iniziare l'anno accademico. Ma aveva ancora tempo per recuperare.

Spinse la porta pesante che portava fuori dall'ingresso dell'edificio e immediatamente si bloccò.

Chanyeol stava attaccando qualcosa su un lato del palazzo.

Minseok sbatté le palpebre. “Umm...Yeollie? Cosa stai facendo?”

Chanyeol sollevò lo sguardo con gli occhi sgranati e nascose subito quello che aveva in mano dietro la schiena. “Hyung! Err…niente! Non sto facendo niente.” Scosse la testa innocentemente, facendo ondeggiare i suoi riccioli.

Minseok alzò gli occhi al cielo e saltò gli ultimi due gradini. “Sei sempre stato un pessimo bugiardo.” Guardandosi intorno, finalmente vide con più chiarezza il poster suo e di Lu Han, che brillava rosso e bianco alla luce del sole ed era disseminato di foto del suo viso tondo, e che lo rendeva un po' più che nervoso. Sembrava persino che fossero state aggiunte nuove foto nelle poche ore dalla sua scoperta.

“Aspetta, ma queste sono della notte scorsa?” Indicò le nuove polaroid che mostravano la band in posa con Lu Han, il suo lungo braccio attorno a Minseok che lo tirava più vicino a sé. Tutti sembravano felici e rilassati; con una bottiglia in mano e con dei grandi sorrisi che incorniciavano i loro volti, il palco e gli strumenti musicali come sfondo. Sollevando un sopracciglio verso Chanyeol, chiese, “Le hai messe tu queste?”

“Forse.” Chanyeol si mosse a disagio e mostrò la mano che aveva nascosto in precedenza, stretta attorno ad un'altra polaroid. “Oh, hyung, non guardarmi così – ho pensato che sarebbe stato ancora più bello con la band. Oh, ma questa è la mia preferita.” Si avvicinò e attaccò felicemente un'ultima foto al centro del poster; una polaroid dei LuMin nella loro forma migliore, solo loro due che si sorridevano vicino al bar – spensierati e amanti della vita, in quel momento. Era decisamente la foto migliore – qualcosa di reale e personale in un mare di scatti segreti delle fan.

“Questa è anche la mia preferita,” giunse una vocina da dietro Chanyeol.

“Huh?” Minseok non l'aveva notato prima ma c'era una persona molto più piccola che sbirciava timidamente nascosta dietro la figura torreggiante del batterista; una ragazzina con una fitta frangetta e grandi occhi luccicanti. Afferrò il braccio di Chanyeol e sussurrò, “Yeollie, perché c'è una bambina nascosta dietro di te?”

La ragazzina sbuffò. “Non sono una bambina. Ho tredici anni.”

Chanyeol ritrasse il braccio dalla presa di Minseok. “Va tutto bene, hyung. È il suo poster.”

La ragazzina annuì, si fece avanti da dietro Chanyeol e si inchinò. “Sono Jung Minah; la tua più grande fan.” Sollevò il mento orgogliosa.

“La mia…fan?” Minseok non era ben sicuro di cosa rispondere. “E questo poster... l'hai fatto tu?”

“No, non da sola. Mi hanno aiutato anche le mie compagne di classe. Siamo fan di Lu Han, quindi siamo diventate anche tue fan ora. Fan della LuMin.”

Minseok era senza parole. Questo non era il genere di cose a cui era abituato. “Io…cos-…come hai scoperto dove abito?”

“Mia sorella era in un tuo corso l'anno scorso – Jung Miyoung? Musica Tradizionale Coreana 2? Ha detto che avete fatto un progetto insieme.”

Chanyeol mosse le sopracciglia maliziosamente e cominciò a punzecchiare il fianco di Minseok.

“Certo, certo, mi ricordo. È venuta al lavorare al progetto un paio di volte. Smettila di colpirmi!” Sbottò contro Chanyeol, il quale si ritrasse con un ghigno. “Ma…umm…grazie, immagino – per il poster. È carino.” Minseok si rivolse a Chanyeol, ancora un po' confuso dalla situazione. “E tu sei qui perché…?”

“Sono venuto per vedere se saresti venuto in ufficio o no oggi. Ho portato le foto per mostrarle a te e Jongdae, comunque, ma poi ho visto il poster e... beh... mi piaceva quindi le ho aggiunte.” Abbassò lo sguardo su Minah. “Hey, dovresti essere una fan anche degli Urban Blackout!”

“Chi sono gli Urban Blackout?”

“La mia band!” Le mostrò la foto sulla destra del cuore. “Vedi? Io sono il batterista.” Si indicò con fierezza il petto.

Minah studiò la foto con attenzione. “Siete famosi?”

“Non ancora, ma potremmo esserlo un giorno! Si spera…”

Lo squadrò dalla testa ai piedi. “Posso shipparti con qualcuno?”

“Err…” Guardò Minseok, il quale si limitò ad incrociare le braccia e lanciargli un'occhiata che diceva 'guarda in cosa ti sei cacciato ora'. “Beh, io e Baekhyun siamo piuttosto intimi...vedi il ragazzo con l'eyeliner? Lui è il cantante. Infatti…” Si portò lo zaino davanti e tirò fuori la custodia di un CD. “Ecco, prendi questo. Condividilo con i tuoi compagni.”

“Wow, grazie!” Prese il CD tra le mani come se fosse stato d'oro e se lo strinse al petto. “Posso avere il tuo autografo? Nel caso diventiate famosi?”

“Certo che puoi!” disse felice Chanyeol, con il sorriso che brillava al sole. Minah ripescò un quaderno e una penna dal proprio zaino e glieli passò. Minseok approfittò di quel momento per allontanarsi, mentre Chanyeol faceva un grande autografo stiloso per il quale aveva ovviamente fatto pratica.

Oppa?

Minseok si voltò e vide la ragazzina correre per raggiungerlo. “Posso avere anche il tuo autografo?”

“Err, certo. Okay.”

Minah gli spinse la penna e il quaderno tra le mani. A differenza di Chanyeol, non si era mai preparato una firma ai livelli degli Idol e fece del proprio meglio perché l'inchiostro marcasse il foglio in modo più professionale possibile. Non uscì poi così male.

Quando finì, le restituì il tutto e le arruffò i capelli lunghi. “Ecco qua. Ora torna a casa!”

“Grazie, oppa!” Si allontanò con un sorriso soddisfatto gridando, “LuMin e Urban Blackout fighting!

Chanyeol rise, dando una pacca sulla schiena all'amico. “Sei pronto, hyung? Posso darti un passaggio.” Diede un piccolo calcio alle ruote della sua bici blu metallizzato poggiata al muro accanto a loro. “Salta dietro.”

Oddio, è la fine, deglutì Minseok. Si strinse le spalline dello zaino sulle spalle e si sistemò sul retro della bici, afferrando con forza il metallo per tenersi in equilibrio mentre Chanyeol si sedeva sul sellino e cominciava a pedalare nel traffico mattutino.



*



Quando finalmente raggiunsero l'ufficio – Minseok con le ginocchia tremanti per il viaggio in bici più terrificante della sua vita – la testa di Jongdae era fermamente poggiata sulla tastiera del suo computer, e digitava freneticamente lettere a caso sullo schermo. Minseok dovette sbattere la porta un paio di volte prima che alla fine si svegliasse con un sobbalzo, con piccoli quadratini che gli segnavano le guance e la bava che gli scendeva da un angolo della bocca.

“Huh? Cos-? Qualcuno ha detto qualcosa?”

“Ho detto,” cominciò Minseok. “Sei fortunato ad avere un altro scrittore. Yeollie per poco non mi uccideva.”

Chanyeol sbuffò e si gettò sulla propria sedia girevole. “Non so davvero di cosa tu stia parlando, hyung. Ero lontano un miglio da quell'autobus. Non ci sarei mai andato addosso.”

Il cuore palpitante di Minseok sembrava dimostrare il contrario.

Jongdae si strofinò gli occhi e tirò fuori qualcosa dal primo cassetto della sua scrivania. “Tieni, hyung – hai visto questo?”

Era un quotidiano. Minseok lo prese e i suoi occhi guizzarono sulla prima pagina.

“Oh no…”

Ovviamente parlava di Lu Han. Metà copertina era occupata da uno scatto a figura intera del cantante che usciva dall'Enigma venerdì sera – solo che questa non era una foto lusinghiera fatta da una fan. Era uno scatto infelice che lo mostrava quasi collassare fuori dal locale, gli occhi socchiusi, e persino Minseok dovette ammettere che non sembrava buona per la sua reputazione. Ma era palese che il giornale avesse intenzionalmente scelto quella foto in particolare per il titolo che ne seguiva:

ONE LAST SHOT – IS THE PRECIOUS HALLYU DEER ON ITS LAST LEGS?

L'articolo sotto fece accapponare la pelle a Minseok; così tante false accuse di ubriaca dissolutezza e menefreghismo facevano apparire Lu Han come una celebrità qualunque con un problema col bere, cosa che Minseok sapeva non essere affatto vera. Sì, a Lu Han piaceva bere e sì, aveva un po' esagerato al club ma di certo non agli estremi che insinuava la rivista.

Minseok agitò il giornale arrabbiato. “Era stato invitato! Come ospite speciale! Dannazione, come possono scrivere queste cose su di lui?”

Jongdae scrollò le spalle e sorseggiò il proprio caffè. “Sono tabloid. Non hanno bisogno di un motivo. Solo di soldi.”

“Non era nemmeno così ubriaco quando ce ne siamo andati…” ruggì Minseok, sbattendo le pagine sulla scrivania con frustrazione. Chanyeol lo guardò cautamente prima di prenderle per leggere lui stesso.

“Non me ne preoccuperei troppo,” disse Jongdae. “Sono sicuro che Lu Han ci sia abituato.”

“Già, ma è questo il problema.” Minseok si passò le mani tra i capelli con un sospiro. “Deve affrontare questo tipo di falsità tutto il tempo. Come ci riesce?”

“Preparati, hyung. Dovrai affrontarlo anche tu molto presto, vedrai,” disse Chanyeol con una risatina. Quando Jongdae lo guardò confuso, aggiunse in un sussurro, “Minseok-hyung ha già un fanbase. Ha persino firmato un autografo

Davvero? Quando?” rise Jongdae.

Minseok lanciò un'occhiataccia a Chanyeol. “Non è un fanbase…una ragazzina ha semplicemente fatto un – oh, non ha importanza. Sei tu che distribuisci CD gratis!”

“Tutti devono iniziare da qualche parte! Voglio solo stare al passo con la tua popolarità!” Sghignazzò quando Minseok appallottolò un foglio e lo lanciò nella sua direzione dove rimbalzò sulla sua spalla. “Hey, hyung, ci ho appena pensato – hai ancora i tuoi CD? Di quelle canzoni che hai scritto?”

Minseok annuì lentamente. “Umm, sì, forse. Da qualche parte...”

“Me le ricordo!” disse Jongdae. “Scrivi ancora musica in questo periodo? Non sentiamo una delle tue canzoni da secoli.”

Minseok si sedette sulla sedia dietro la propria scrivania a disagio. La verità era che non scriveva più musica. Nonostante il suo corso di studio fosse composizione musicale, la sua passione per il cantautorato si era praticamente annullata negli ultimi mesi e scriveva canzoni puramente per motivi accademici; scarabocchiava qualche nota sugli spartiti per un voto decente o due. Era così diverso prima. Era così facile. La motivazione di esercitare la propria creatività gli veniva in qualsiasi situazione; mentre camminava in mezzo alla natura, quando una coppietta felice lo superava per strada, quando ascoltava i propri artisti preferiti – era come se le note si dipingessero da sole in colori sgargianti nella sua mente per poi riversarsi sullo spartito senza alcuno sforzo.

Ma ora non più. I colori non erano più così sgargianti e le opportunità di ispirazione sempre più rare. Non sapeva dove avesse sbagliato. Forse la banalità della sua vita mondana lo aveva finalmente raggiunto strappandogli via la sua musa.

“Dovresti scrivere una canzone per Lu Han.” Chanyeol sospirò e abbassò il giornale sconsolato. “A giudicare dalle cose, gli servirebbe davvero qualcosa di positivo.”

E oh, quanto Minseok avrebbe desiderato riuscirci.



*



Quella notte, dopo un'estenuante giornata passata di fronte al computer e ad ascoltare il nuovo album dei Big Bang 'Alive' in loop per un'altra recensione soporifera, Minseok tornò a casa e collassò sul divano, calciando via le scarpe. Con le mani dietro la testa e le caviglie incrociate comodamente, si sarebbe potuto addormentare con facilità su quei cuscini sformati, ma ancora relativamente morbidi, senza riaprire gli occhi fino al sorgere del sole – prospettiva allettante, se non fosse stato per quel pensiero che lo aveva tormentato sin da quella mattina.

Sospirando forte, Minseok si alzò in piedi e si diresse in camera. Da sotto il letto, tirò fuori una lunga custodia pesante e tornò sul divano, dove la posizionò sul tavolino di fronte a sé. Lentamente, aprì la custodia. Il cuore gli martellava di nostalgia; sembrava essere passata una vita dall'ultima volta che l'aveva usata.

Una tastiera. Ma non era una semplice tastiera per Minseok – era un regalo dei suoi genitori, donatogli poco prima che partisse per l'università; puro nutrimento per i suoi sogni fiorenti, genuini di infinito successo e creatività nel suo futuro promettente. Sebbene, negli ultimi mesi, avesse rappresentato solamente il suo misero atteggiamento di resa e le rare occasioni in cui aveva controllato sotto il letto per assicurarsi che fosse ancora lì, senza mai usarla, fossero diventate una routine a cui si era abituato un po' troppo.

Non questa volta, però. Poteva anche essersi convinto che il colori si fossero spenti, ma non poteva negare che alcuni si stessero riaccendendo e che le cose cominciavano a sembrargli nuovamente più belle. Sentì il bisogno di approfittare di quei momenti sporadici, di utilizzare quel muscolo atrofizzato che era la sua vena creativa e di sentire la passione scorrere nelle vene.

E tutto grazie ad un angelo celestiale.

Infilò le mani nello zaino per terra e ne tirò fuori quel groviglio di spaghetti che erano le sue cuffiette attaccate all'iPod. Una delle prime cose che si era assicurato di fare quella mattina fu scaricare Into Your World di Lu Han, e aveva aspettato tutto il giorno per ascoltarla. Non sarebbe stato come ascoltarla dal vivo, ma sarebbe stato abbastanza per conservare il bellissimo ricordo di quei preziosi minuti che ora portava nel cuore come un tatuaggio indelebile.

Con una cuffietta nell'orecchio, lasciò scivolare le dita sui tasti quando la musica cominciò a suonare, accarezzandoli gentilmente come per stuzzicarsi. Non sapeva cosa fosse, ma qualcosa nella voce di Lu Han in quella canzone intima fece sciogliere le sue inibizioni e risvegliò qualcosa dentro di lui – gli fece venir voglia di creare qualcosa di importante. Come succedeva una volta.

Come aveva voluto una volta.

E alla fine, le sue dita non poterono fare a meno di arrendersi e muoversi sui quei tasti e aspettare che i colori cominciassero a dipingere sulla sua anima.



*



La luna si era elevata alta nel cielo scuro mentre la notte avvolgeva Minseok e gli rubava i sogni; con la cuffietta ancora a malapena nell'orecchio mentre la sua testa riposava su una pila di spartiti punteggiati di ispirazioni.

Non sapeva che, a poco meno di duecento miglia da lì, in una solitaria camera d'albergo un certo qualcuno lo stava sognando a sua volta.

*

Passò quasi metà settimana prima che rivedesse Lu Han.

Ma, sorprendentemente, riuscì ad avere notizie di lui ogni giorno in un modo o nell'altro.

Che fosse un messaggio durante la sua prima lezione, completato da una foto scattata dalle ultime fila dei banchi:

Baozi, guarda! Sono a lezione! Come un vero studente! ㅋㅋㅋ Potrei addormentarmi, è noioso senza di te T_T ~ LH

O una scatola di ciambelle che lo attendeva fuori dall'ufficio con un bigliettino sopra che, non fu sorpreso di vedere, aveva qualche baozi scarabocchiato sopra.

Minseok sospirò. Si chiese se scrivere MINSEOK a caratteri cubitali e con un pennarello indelebile sul braccio di Lu Han lo avrebbe aiutato a ricordagli il suo nome, ma ne dubitava. I disegnini lo fecero sorridere, comunque, mentre si abbuffava con soddisfazione e Jongdae lo guardava con invidia e lo stomaco borbottante.



*



I giorni sembrarono volare e un nuovo fine settimana si avvicinava.

Giovedì mattina era giunto luminoso e sereno e Minseok si godette il sole tiepido sulla pelle mentre si faceva strada per il campus per incontrare uno dei suoi tutor. Come sempre, c'erano degli occhi che lo fissavano curiosamente quando passava; alcuni cercavano di capire dove lo avessero visto prima e altri bisbigliavano eccitati agli amici accanto – la cosa più strana era che Minseok ormai considerava tutto questo la normalità.

Aveva appena superato il dipartimento di Scienza e Tecnologia quando una paio di mani apparvero improvvisamente davanti ai suoi occhi.

“Indovina chi sono,” sussurrò una voce al suo orecchio.

Kim Taeyeon?!?” scherzò con finta sorpresa. Le mani scomparvero e Lu Han saltò di fronte a lui, felice come un bambino. “Aw, cavolo. Avrei giurato fosse una voce di donna!”

“Molto divertente, piccolo raviolo. Vuoi sapere delle belle notizie?”

“Cosa?” Cominciarono a camminare insieme, fianco a fianco.

“Domani sera. All'Enigma. Biglietti VIP per tutti noi.”

“Noi? Chi sarebbe ‘noi’?

“Tu, io, l'altro ragazzo della rivista e la band, ovviamente. Infatti, è imperativo che li porti con te – sono loro il motivo per cui ho organizzato tutto.”

Minseok si strinse le mani. “Sei sicuro di voler uscire anche questo fine settimana? Dopo...?”

Lu Han aggrottò le sopracciglia confuso e poi lentamente annuì. “Ah. Hai letto i giornali, vero?” Gettò un braccio attorno alle spalle di Minseok. “Ti ho mai detto che quella tua testolina si preoccupa troppo? E poi, come ho già detto – non lo faccio per me.”

Si staccò da Minseok quando raggiunse il proprio bivio. “Fai preparare i ragazzi per le 22 – e assicurati che il loro look sia swish – davvero swish. Capito? Vi passo a prendere io.” Gli lanciò un sorriso da togliere il fiato e lo salutò, scomparendo in fondo alla strada con un gruppetto di ragazze che lo seguiva poco dietro. “Non te ne pentirai, Baozi! E ricorda: swish!



*



Dire che Chanyeol e il resto della band fossero eccitati di andare all'Enigma con Lu Han sarebbe stato un eufemismo. Dopo parecchi minuti in cui era rimasto scioccato con la bocca aperta, Chanyeol aveva poi cominciato a saltare su e giù ripetutamente, agitando le braccia, ed emettendo squittii che Minseok immaginò solo i cani avrebbero potuto udire. Anche Baekhyun aveva saltato di gioia, per poi preoccuparsi se sarebbe stato meglio con una camicia blu o argentata, facendo alzare gli occhi al cielo a Kyungsoo. E Tao... beh, Tao rimase calmo e risoluto come al suo solito ma la leggera incurvatura delle sue labbra rivelò quanto in realtà anche lui fosse felice.

Minseok, al contrario, aveva sentimenti contrastanti. Da una parte, era eccitato di tornare, specialmente con tutti i suoi amici e vestito in modo adeguato. Dall'altra, però, temeva che i giornalisti e gli haters potessero distorcere la realtà delle azioni della star e creare un ulteriore scandalo.

Non sapeva se il suo cuore avrebbe potuto reggere altri articoli di quel genere.

Nonostante tutto, quando venerdì sera arrivò, Minseok sentì le farfalle danzargli nello stomaco rendendolo nervoso. Sembrò avere lo stesso problema di Baekhyun, non sapendo cosa indossare e passando molto più tempo di quanto non avrebbe dovuto davanti allo specchio, acconciandosi e ri-acconciandosi i capelli per la centesima volta. Non aveva la più pallida idea di quale stile gli stesse meglio, quindi alla fine si arrese ad una semplice capigliatura disordinata, passandosi un paio di volte il gel tra i capelli con le mani.

Guardò il proprio riflesso annuendo. Andava abbastanza bene.

Bzzp, bzzp, sentì il cellulare vibrare in tasca.

Siamo fuori. Sei già pronto? ~ LH

Sì. Dammi due secondi per prendere le mie cose ~ B


Gli ci vollero un paio di secondi per rendersi conto che si era firmato con la ‘B’ di Baozi e rise. Lu Han sembrava davvero essere riuscito ad insinuarsi nella sua testa.

Minseok si picchiettò le tasche per controllare di avere chiavi e portafogli e poi uscì di casa, cercando di non pensare a quanto fosse swish e a se Lu Han avrebbe approvato perché lo avrebbe solamente spinto a tornare su e cambiarsi. Ancora.

Respiri profondi. Vai bene così. Lu Han sarà da mozzare il fiato. Tutti si divertiranno. Smettila di toccarti i capelli. Non leggere altri giornali, erano i pensieri che gli scorrevano in testa come dei titoli di coda.

E poi quello che vide una volta uscito fu abbastanza da farlo fermare sui propri passi.

Una limousine.

“Mi stai prendendo in giro…”

Il finestrino posteriore si abbassò e musica rimbombante lo raggiunse. “Oh, non ti avevo detto che avrei portato una limousine?” gridò Lu Han. “Ora sbrigati! Hai sempre così tanta paura delle macchine o cosa?”

Il viso di Chanyeol si fece spazio accanto al suo, con un bicchiere di champagne in mano. “Hyung, guarda! Una cavolo di limousine! Salta su! È così incredibile!

Minseok non poté fare a meno di ridere per quello in cui si era trasformata la sua vita. Tutto questo non era normale.

E stava amando ogni secondo di essa.

Saltò su quando la portiera si aprì per poi richiudersi dietro di lui. Sembrava essere l'ultimo dato che gli altri erano già tutti lì – Jongdae, con una camicia viola acceso, un farfallino e un gilet, portava i capelli come un giovane Tom Hanks; Baekhyun aveva scelto la camicia argentata alla fine, in contrasto con i capelli scuri e il makeup che gli illuminava la pelle; Chanyeol indossava una semplice camicia bianca e una sottile cravatta nera che lo faceva sembrare sorprendentemente sofisticato nonostante i capelli ricci e selvaggi; Kyungsoo sedeva elegante in blu scuro; Tao era il più suadente di tutti, con una camicia rosa pallido, la giacca di un completo e un singolo diamantino all'orecchio che brillava sotto le luci da discoteca che Minseok notò solo in quel momento. Avevano tutti un lungo bicchiere, dal quale stavano bevendo un liquido pallido e bollicinoso, e ridevano insieme.

E poi c'era Lu Han; una camicia celestina con le maniche lunghe sollevate fino al gomito, glitter dello stesso colore sugli occhi che si sfumava in un blu più scuro, come al solito. A Minseok ricordava una nereide malinconica che danzava nell'acqua al chiaro di luna e mandò giù velocemente qualche sorso di alcol per bloccare quella similitudine ridicolmente poetica che gli aveva invaso la mente.

Minseok aveva optato per qualcosa di semplice e di classe; una scelta classica di-

“Nero, huh? Ti affidi a quello che conosci – mi piace. Ti sta bene,” disse Lu Han, squadrandolo da capo a piedi. “Un leggero miglioramento rispetto all'outfit della scorsa settimana.”

Rise quando Minseok lo punzecchiò scherzosamente sulle costole. “Brutto impertinente – non sapevo che saremmo andati per locali la scorsa settimana!”

“Scuse, solo scuse…”

Chanyeol e Baekhyun cantavano a gran voce e con entusiasmo, forse un po' stonati, e giocavano con i pulsanti luminosi dietro i propri sedili – fecero cambiare colore alle luci diverse volte e fecero aprire una gran varietà di scompartimenti nascosti pieni di snack e bottigliette in miniatura di soju, rendendoli ancora più eccitati. Uno dei bottoni fece aprire il tettuccio e i due colpevoli si guardarono stupiti.

“Che figo! Andiamo!” Chanyeol afferrò la mano di Baekhyun e lo tirò su, entrambi uscirono nell'aria notturna, gridando a pieni polmoni. Minseok alzò gli occhi al cielo; non poteva portare quei ragazzini da nessuna parte.

Quando gli altri li raggiunsero, stringendo i propri corpi in quello spazio ridotto,Lu Han scivolò sui sedili in pelle più vicino a Minseok e fece tintinnare i loro bicchieri.

Si avvicinò e sussurrò, “Ganbei.” La parola solleticò l'orecchio di Minseok e sentì un brivido percorrergli la schiena. Cercò di non pensare a quanto le labbra di Lu Han fossero vicine al proprio collo.

Minseok deglutì e diede una pacca alla coscia di Lu Han. “Oh no, non ricominciare – mi ritroverei a terra ancora prima di arrivare lì!”

“Forse questo è il mio piano.”

Guardò Lu Han con gli occhi spalancati, ma la star si limitò a ghignare e a voltarsi timido.

Chanyeol si riabbassò, i capelli scompigliati come se avesse preso la scossa, e urlò, “Hyung! Dovresti provare! È divertentissimo!”

Prima che potesse dire qualcosa, la mano di Minseok fu improvvisamente circondata da quella di Lu Han, e si ritrovò in piedi nella limousine.

Il vento gli colpì il viso e soffiò tra i suoi capelli quando la sua testa sbucò dal tettuccio, facendo ridere il cantante quando cercò, invano, di risistemarseli. Ma nonostante quello, la brezza era rinfrescante e in un certo senso lo mandò su di giri. Sollevò un braccio in aria e sentì il vento danzare tra le dita. Le persone lo guardavano attraverso i finestrini delle proprie auto e qualcuno suonò il clacson per attirare la sua attenzione ma non gli importava. Si sentiva libero.

Lu Han posò il mento sulla spalla di Minseok e parlò al vento, “Ho detto ganbei, piccolo raviolo. Sai di non poter ignorare un ganbei.”

Minseok non ebbe altra scelta se non arrendersi a quella vocina e alzare gli occhi al cielo drammaticamente prima di buttare giù lo champagne e lasciare il bicchiere vuoto dondolare in mano al proprio fianco.

Rabbrividì. “Se il mio fegato cede, do la colpa a te.”

“In quel caso potrai avere il mio – sempre che funzioni ancora.”

Minseok rise. “Non potresti vivere senza il tuo fegato, Lu Han.”

“Ma... nemmeno tu potresti.”

La limousine frenò ad un semaforo rosso e furono travolti da un coro di “Lu Han! Lu Han!” da un gruppetto di ragazze in vestiti succinti vicino ad un ATM. Lu Han le salutò e mandò persino loro un bacio, per il quale gridarono e fecero finta di svenire teatralmente. Quando il motore ruggì e la limousine riprese a muoversi, un paio di ragazze cominciarono a correrle dietro, sfilandosi i tacchi a spillo per inseguire la celebrità a piedi nudi sul marciapiede. Ma i loro sforzi furono vani, svanendo in niente se non dei gridolini in lontananza.

Minseok gli afferrò un fianco. “Quanto ti piace stuzzicare.”

“Lo adorano. Tu no?” I suoi occhi si spostarono inequivocabilmente sulle labbra di Minseok.

Sin troppo.



*



Quello che accadde quando arrivarono al locale fu qualcosa che Minseok non si era aspettato, sebbene rimanesse un mistero il perché continuasse ad aspettarsi qualcosa. A questo punto avrebbe potuto benissimo farsi trascinare dal corso degli eventi.

A differenza del venerdì sera precedente, dove l'ingresso dell'Enigma era stato organizzato e gestito, questa volta fu un po' diverso – sembrava ci fossero almeno un centinaio di persone riunite fuori, senza contare la fila all'interno del locale stesso. Una sfilza di paparazzi li stava aspettando e, non appena la limousine si avvicinò, si sollevarono le macchine fotografiche davanti al viso e cominciarono a scattare freneticamente, circondando il veicolo. Chanyeol e Baekhyun premettero le mani contro il vetro oscurato e guardarono la scena meravigliati.

“Tutto questo è per te?” chiese Baekhyun, a bocca aperta.

Lu Han incurvò le labbra timidamente. “Non solo per me.”

La limousine parcheggiò lungo il passaggio e lo stesso uomo robusto che Minseok riconobbe dalla settimana prima aprì la portiera. Lu Han scolò lo champagne e, poco prima di lasciare l'auto, si girò verso gli altri ragazzi.

“Statemi dietro. Oh, e non dimenticatevi di sorridere.”

Uscì in un oceano di flash e Minseok lo seguì con riluttanza; gli altri sbucarono dietro di lui ansiosi. Era un mare stordente di luci accecanti e grida, ma una mano lo afferrò e lo tirò in avanti. D'istinto si allungò indietro e prese la mano di Jongdae, formando una sorta di catena per riuscire a superare la folla.

All'improvviso Lu Han si fermò per fronteggiare il muro di macchine fotografiche che venivano tenute a bada dalla sicurezza, e i ragazzi si misero in riga accanto a lui. Si posizionò velocemente tra Jongdae e Chanyeol e sfoggiò un sorriso smagliante. Tra le voci tuonanti, Minseok riuscì a distinguere alcune frasi:

Lu Han! Lu Han, da questa parte!

Lu Han, novità sul nuovo album?

Lu Han, chi sono questi ragazzi? State collaborando?

Sollevò il mento e alzò la voce. “No, nessuna novità sul nuovo album. E loro sono i miei amici. In realtà,” indicò i membri della band. “Questi sono gli Urban Blackout, un nascente gruppo indie. La loro musica è fantastica – dovreste decisamente dargli un ascolto!”

La folla impazzì e la band si immobilizzò per lo shock, incapaci di chiudere la bocca. Baekhyun e Chanyeol si guardarono un secondo per poi iniziare a posare per le fotocamere; Baekhyun era una delizia per gli occhi che faceva urlare le ragazze e Chanyeol l'anima della festa con il suo sorriso tutto denti. Kyungsoo sembrava nervoso ma Tao gli passò un braccio attorno alle spalle e lo strinse, facendolo rilassare leggermente.

La musica degli Urban Blackout! Su YouTube!” gridò sopra il rumore Chanyeol, senza più riuscire a contenere l'eccitazione e quasi tremando per tutta l'attenzione che stavano attirando.

Lu Han ben presto li condusse all'ingresso dove il buttafuori fu contento di farli entrare senza problemi. Non c'è bisogno di controllare i nomi sulla lista degli invitati quando hai l'aspetto giusto.

Tipico.

Quando arrivò, tutti collassarono dentro l'ascensore.

“Questo dovrebbe riscuotere un po' d'interesse,” sospirò Lu Han, appoggiandosi alla parete dell'ascensore.

“Mi sono sentito come una celebrità – una vera celebrità! È stato incredibile! Saremo famosi!” Baekhyun afferrò il braccio di Kyungsoo e saltò su e giù.

Chanyeol si teneva il petto con una mano. “Il mio cuore... mi fa un po' male, a dire il vero…”

Lu Han rise. “Beh, mi rimetterei in sesto velocemente se fossi in te. Ci sono altre persone importanti che voglio che incontriate.”



*



In un offuscato turbinio di bottiglie di champagne scintillanti e docce di laser colorati, i ragazzi si persero nella folla vestita elegantemente, mescolandosi con spiriti ricchi e in estasi . Tao, soprattutto, sembrava essere nel proprio elemento – sembrava un modello raccolto direttamente dalle passerelle di Shanghai piuttosto che dalle correnti dei corridoi della SNU, il suo profondo sguardo sexy attirò più di uno sguardo nella propria direzione. Baekhyun non poté fare a meno di leccarsi le labbra guardando le ballerine mezze nude che strusciavano i propri corpi sui pali in un angolo della pista da ballo, mentre Chanyeol parlava con tutti e chiunque e si allungava sopra le teste delle persone per prendere da bere per sé, Jongdae e Kyungsoo dai vassoi dei camerieri.

Ci fu un momento in cui Lu Han scomparve, per tornare poi con un uomo dall'aspetto professionale al seguito. A quanto pare era un rappresentante della FNC Entertainment col quale aveva parlato brevemente durante il suo viaggio a Busan e Lu Han era entusiasta di presentargli i ragazzi degli Urban Blackout ai quali aveva segretamente fatto molta pubblicità nell'industria, con sorpresa di tutti.

Naturalmente i membri della band rimasero ammutoliti per lo shock quando scoprirono chi volesse conoscerli, e poi si inchinarono profondamente così tante volte che Lu Han dovette chiedere loro gentilmente di smetterla. Mentre cominciavano a conversare eccitati con il rappresentante della FNC, Lu Han si allontanò seguito da Minseok.

“Hai realizzato tutti i loro sogni stasera, te ne rendi conto?” gli disse da sopra la spalla. Lu Han si voltò e si illuminò mentre Minseok faticava a trovare le parole. “Io…non so cosa dire. Ma grazie.”

Lu Han annuì e si chinò per farsi sentire sopra la musica. “Le persone hanno bisogno di sentirsi dire cosa godersi in questo mondo, è questa la triste verità. Quindi ho preso io la decisione per loro. Diamine, quei ragazzi hanno talento, carisma, presenza scenica – tutto quello che ti possa venire in mente. E le loro canzoni sono fantastiche. Si meritano una possibilità di avere successo!”

All'improvviso la sua attenzione venne catturata da qualcosa alle spalle di Minseok e cominciò a saltellare, agitando le braccia. “Jongin-ah! Sehun-ah!

Minseok si voltò e sentì un tonfo allo stomaco. Due di quelli che avrebbe potuto definire solamente come l'equivalente coreano dei modelli di Victoria's Secret si stavano dirigendo verso di loro, mozzando il fiato a chiunque incrociassero. Uno di loro era alto e quasi etereo – una costante espressione impassibile dipinta sul viso; l'altro, pelle scura e alto quasi uguale, emanava abbastanza sicurezza di sé e fascino misterioso da far venir voglia a Minseok di nascondersi al buio di una stanza e non mettere mai più piede fuori.

Lu Han, d'altro canto, non sarebbe potuto sembrare più felice di così. “Sono così contento che siate venuti! Questo è B-”

Minseok. Il mio nome è Minseok,” lo interruppe velocemente. L'ultima cosa che voleva era che questi due sconosciuti pensassero a lui come a un oggetto di scherno, sempre che già non lo pensassero.

“Giusto. Minseok, questi sono Jongin e Sehun, i miei ballerini qui a Seoul.” Tirò entrambi in un abbraccio e Minseok si ritrovò a distogliere lo sguardo quando uno dei due sembrò stringerlo un po' più a lungo. “Sehun-ah, devi assolutamente raccontarmi tutto del Super Show, dev'essere stato incredibile…”

Lu Han e Sehun si allontanarono con i visi vicini. Il ragazzo chiamato Jongin rimasse accanto a lui, giudicandolo spudoratamente di sottecchi.

Il ballerino sbuffò. “È carino.”

“Cosa?” Minseok cercò di raddrizzare la schiena e gonfiare il petto nel tentativo di sembrare più alto, invano.

“Quanto ti struggi per Lu Han. Ma immagino che sia questo che fanno gli animali da compagnia.”

Minseok per poco non si strozzò con il drink. “Chiedo scusa?”

Jongin si avvicinò. “È questo che sei, no? Sei il cucciolo di Lu Han che lo intrattiene quando è annoiato e che gli porta pubblicità. Sarà triste quando ti dovrà abbandonare, ma non ti preoccupare,” Il suo viso era un po' troppo vicino ora e ruggì tra i denti; “Gli passerà. Perché, affronta la realtà, troverà in fretta un nuovo cucciolo con cui giocare.”

Quelle parole bruciarono come veleno sebbene Minseok non avrebbe voluto ammetterlo. Il suo sguardo si spostò su Lu Han che ora stava ancora più vicino all'altro ballerino e gli sussurrava all'orecchio.

Quella voce nociva continuò. “Non appartieni a questo mondo. Lo sai tu, lo so io. Goditi i tuoi quindici minuti di fama…Baozi.”



*



Visto che la band stava socializzando e stringendo mani ad esperti dell'industria nella zona VIP, Jongdae era riuscito a trascinare Minseok sulla pista da ballo per mostrare le proprie mosse discutibili ma Minseok dovette ammettere che il suo cuore non era in pace e, invece, si ritirarono al bar.

Sei il cucciolo di Lu Han.

Non appartieni a questo mondo.


Scosse la testa fortemente. Era determinato a non lasciare che quelle parole gli demolissero lo spirito, non stasera. Né mai. Perché non erano vere. Lui significava più di quello.

Doveva significare di più.

Come era tipico del proprio carattere, Jongdae riuscì a farsi coinvolgere in una discussione concitata riguardante la musica con il barista dietro il bancone. Minseok gli doveva ricordare spesso che non sei un avvocato ancora, non devi vincere ogni dibattito in cui ti ritrovi coinvolto. Ma, ovviamente, non lo ascoltava mai.

Minseok rimase in piedi pensieroso accanto al menù dei cocktail, mescolando meccanicamente il proprio drink, quando una voce gentile gli sussurrò all'orecchio:

Mi annoio. Andiamo da qualche parte.

“Hm? Cosa?” Ma si ritrovò trascinato via, delle dita delicate gli circondavano il braccio e lo trascinavano in mezzo alla folla di corpi che si muovevano fino all'uscita d'emergenza nel retro del locale. Fissò scettico Lu Han quando aprì la porta e spinse fuori Minseok. C'era una scala scura che riportava al piano terra e lontano dall'ingresso dell'edificio, dalle fan e dai paparazzi, fortunatamente.

“Dove sono andati i tuoi amici?” chiese il più casualmente possibile Minseok, pregando silenziosamente che fossero caduti ai confini della Terra.

“Intendi Jongin e Sehun? Probabilmente ancora da qualche parte dentro il club – staranno bene. Conoscono abbastanza persone.”

“Sembrate piuttosto vicini…”

Svoltarono l'angolo e continuarono dritti in una strada vuota. “Lo siamo. Li conosco da quando si sono uniti alla compagnia qualche anno fa. Sono dei ballerini incredibili. Le cose che riescono a fare i loro corpi... voglio dire, wow…”

Minseok deglutì. “Quando ballano, giusto? Intendi quando ballano?”

“Certo, quando ballano, raviolo sciocchino. Cos'altro avrebbe potuto significare?”

Dei fari illuminarono all'improvviso i loro dintorni e il muso di una Mercedes nera sbucò dal nulla.

“Ah. Niente limousine?”

“Non esiste ancora un'app per quello,” lo prese in giro Lu Han. “Ti stai abituando un po' troppo alla vita di lusso, Baozi? Dovrò cominciare a smettere di viziarti con tutte queste comodità…”

“Ti prego non farlo, me le sto godendo.” Minseok lo seguì dentro l'auto. “Dove stiamo andando?”

“Vedrai.”



*



Guidarono un po' fuori dal centro di Hongdae, lungo le sponde del fiume Han. Era tardi ormai e incrociarono poche auto sulla strada, salvo qualche taxi che riportava a casa gli abitanti di Seoul ubriachi o che avevano lavorato fino a tarda sera.

La macchina superò un ponte – Minseok non riconobbe quale, sentiva le palpebre farsi pesanti – e si fermò una volta raggiunta l'altra sponda. Lu Han tirò fuori un fagotto da sotto il sedile anteriore e lo aprì, rivelando la vecchia felpa di Minseok e la sua amata fiaschetta nascosta nella tasca. Si infilò la felpa e fece cenno a Minseok di uscire insieme a lui.

L'aria era pungente ma sopportabile. Lu Han lo condusse verso l'ignoto, camminando avanti ma voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi che Minseok lo stesse seguendo. Avevano imboccato un sentiero circondato da erba tutt'intorno, il quale si allontanava dalla strada principale e portava verso il fiume. Il terreno si inclinò leggermente in salita per un piccolo pezzo e, quando Minseok raggiunse la cima, gli sfuggì un sospiro.

Il profilo della città sull'acqua era da mozzare il fiato – proseguiva per miglia da entrambi i lati del ponte illuminato, e le centinaia di luci delle finestre riflesse sulla superficie del fiume danzavano come lucciole. C'era silenzio; l'unico suono che si udiva era quello del leggero traffico che sembrava essere a un intero mondo di distanza.

C'erano solo lui, Lu Han e le lucciole.

Lu Han sospirò soddisfatto. “So che non è molto ma...mi piace venire qui ogni tanto, e fingere che le luci della città siano stelle. Dato che non si possono vedere in altro modo.” Si sdraiò sulla collina erbosa svitando il tappo della fiaschetta, e Minseok si unì a lui, abbassandosi le maniche della camicia per proteggere la pelle dal terreno freddo. Il cielo scuro era spento, l'inquinamento degli edifici torreggianti celava i delicati puntini di luce che li fissavano dall'alto dell'universo.

“È pazzesco pensare che tutto derivi dalle stelle, vero?” chiese Lu Han, prendendo un sorso. “Tu. Io. Tutto ciò che vediamo intorno a noi ogni giorno – tutti gli elementi fusi dentro una gigantesca fornace nucleare e poi rilasciati nell'universo dove alla fine collassano sotto la loro stessa gravità. Una supernova.” Si voltò verso Minseok e si passò un dito sotto il mento. “Una stella è morta perché noi potessimo essere qui stanotte, Baozi. Bellissimo, vero?”

“Già, è... piuttosto affascinante, sì. Wow.” Minseok riuscì a malapena a distinguere un puntino bianco sulla tela nera sopra di loro e si chiese quali straordinarie cose avrebbe creato un giorno quando avesse raggiunto la fine di quella lunga esistenza. Sempre che non fosse già successo. “Come mai sai così tanto su queste cose?”

“I viaggi in aereo sono noiosi quindi ho cominciato a scaricare libri sull'astronomia e cose da leggere duranti i voli più lunghi. È davvero tutto molto interessante. Ti fa ricordare quanto insignificante tu sia nel grande schema delle cose. Ti fa tornare umile.”

“Non potrai mai essere insignificante. Per nessuno,” sussurrò Minseok.

“A volte mi chiedo se non sarebbe meglio che lo fossi.”

Si tirò su sui gomiti. “…Che vuoi dire?”

Lu Han sospirò profondamente e si alzò a sedere, chinandosi e sollevandosi il cappuccio sopra la testa per nascondere il viso.

“Un tempo, volevo solamente cantare e creare quel tipo di musica che fa sentire le persone felici con se stesse. Ora tutto ciò che faccio è spingere le persone ad affamarsi, a farsi tagliuzzare il viso, ad odiarsi perché non sono conosciute dal mondo o perché non hanno un conto bancario senza fondo. Forse hanno ragione su di me; forse quello che scrivono è la verità. Forse quello che sono in realtà è... solo veleno.” Sputò l'ultima parola con disgusto e prese un lungo sorso dalla fiaschetta. “La verità, Baozi... è che leggo i libri di astronomia per ricordare a me stesso che là fuori ci sono cose migliori, cose più belle e straordinarie, perché... sinceramente? Non ne vedo più poi così tante ormai.”

Minseok sentì la bocca secca. “È... davvero questo che pensi?”

Lu Han non disse nulla per un po' e poi lentamente annuì con la testa. “Non so perché ti sto dicendo tutto questo. Non è giusto che affronti tutta la merda che è la mia vita.”

Qualcosa si accese dentro Minseok, a quel punto; una rabbia, una passione, qualcosa che non aveva provato da tanto tempo, che sembrava quasi sconosciuta. Balzò in piedi, strappò la fiaschetta dalle dita di Lu Han e, con tutta la forza che riuscì a trovare, la lanciò in aria e la guardò cadere nell'acqua sotto di loro.

He-!” cominciò Lu Han, ma Minseok non lo stette a sentire.

“Guardami,” gli ordinò, inginocchiandosi davanti a lui e afferrando il viso di Lu Han tra le proprie mani. “Tu sei la cosa più bella che io abbia mai visto, mi hai capito? Dentro e fuori – e non posso più vivere un secondo della mia vita sapendo che pensi così male di te stesso – non lo accetto, non posso. Gli avvoltoi non se ne andranno mai, saranno sempre... pronti a beccare e strappare fino a che non arriverai al punto di rottura ma tu puoi essere forte e sconfiggerli – se non per te, allora fallo per me perché, dannazione, non so cosa mi potrebbe accadere se ti arrendessi. Io non sono così forte. Riesco a malapena a mantenere il controllo semplicemente guardandoti.”

Sollevò un braccio in direzione dell'acqua e puntò il proprio sguardo sui suoi occhi lucidi. “Non hai bisogno di quella schifezza, okay? Non hai bisogno del soju o del baijiu o della birra o di qualunque cosa sia quello che bevi, perché quella merda non sistema niente. Tu vali molto più di quello. Hai me – lascia che sia io la persona in cui affogare le tue sofferenze, perché sai una cosa? Io non sono una bottiglia, io non posso finire. Io voglio affrontare la merda che è la tua vita perché grazie a te i colori si sono riaccesi. Ho così tanto per cui ringraziarti, Lu Han... non ne hai la minima idea.”

Il labbro di Lu Han tremò quando le lacrime caddero dalle sue folte ciglia e si lanciò contro il petto di Minseok, cingendolo forte con le braccia. Minseok si chinò di lato e affondò sull'erba, stringendo Lu Han e accarezzandogli i capelli morbidi quando il cappuccio cadde indietro.

La cosa più strana era che quasi riusciva a toccare i profili taglienti dell'anima distrutta di Lu Han che si impigliavano delicatamente alla sua pelle, che cercavano di strappare le cuciture che a malapena lo tenevano insieme – ma non faceva male, nemmeno un po'. Gli faceva solamente venire voglia di stringerlo ancora più forte, di proteggerlo da quel solitario mondo contorto e di far sì che tutto fosse perfetto.

Perché era questo che un angelo meritava.

Le sue labbra si posarono sulla sua testa. “Scriverò questo articolo per la rivista e ti mostrerò al mondo – mostrerò il vero te, lo prometto. E se il mondo non si innamorerà di te come dovrebbe allora…” Fece una pausa quando la sua voce si ruppe e tirò su col naso. “Allora significa che non sono un bravo scrittore e abbandonerò il mio lavoro. Ci stai?”

A Lu Han sfuggì una risatina e annuì contro il suo petto. Usò la manica della felpa per asciugarsi gli occhi, sbavandosi il trucco sulla pelle come alla fine di ogni serata, e sollevò lo sguardo sul viso di Minseok. “Grazie, Baozi. Di tutto.”

Anche con la poca luce, il viso di Lu Han era così vicino che Minseok non avrebbe voluto fare altro che sedere lì con lui in eterno e contare ogni singolo ciglio, ogni poro della sua pelle, e baciare ogni lacrima che cadeva, e gli faceva male sapere che ne aveva già perse possibilmente migliaia nella sua vita.

Lascia che recuperi il tempo perduto, desiderava dire. Almeno, lascia che ci provi.

Con una mano afferrò il suo mento, le labbra così vicine che sentiva il respiro di Lu Han solleticargli la bocca, ma esitò.

Sarà triste... quando ti abbandonerà

Invece, Minseok fece scivolare le mani su e giù sulle braccia tremanti di Lu Han. “Andiamo, torniamo alla macchina prima di congelare.” E prima che io affoghi nei miei stessi sentimenti.



*



Si tennero per mano mentre tornavano indietro; era confortante e naturale, come una vecchia abitudine.

Ma quando risalirono per il sentiero, all'improvviso delle voci gridarono:

Oppa! Oppa!

Lu Han oppa!

Lu Han si irrigidì. “Wow, ci hanno davvero seguito fino a qui... impressionante…”

“Quelle sono…fans? Le fans ti seguono?”

“Già. Sei pronto a correre?”

“Correre? Cos-?”

Lu Han balzò in avanti trascinando Minseok con sé quando le ragazze urlanti cominciarono a rincorrerli lungo la strada. Minseok sarebbe stato spaventato dall'intera esperienza se Lu Han non avesse riso per tutto il tempo; gli piaceva davvero stuzzicare.

Potresti semplicemente fermarti e parlare con loro!” gridò Minseok, cercando di non inciampare sul terreno sconnesso.

“E dove sarebbe il divertimento?

Invece volarono come polvere catturata dal vento e planarono verso la Mercedes in lontananza – solo che non era sola. Almeno una mezza dozzina di altre macchine si erano riunite lì attorno, alcune le bloccavano persino la strada. L'autista, che in realtà Minseok non aveva mai visto prima, stava discutendo con un gruppo di paparazzi agitati che gesticolavano teatralmente con le loro grandi macchine fotografiche appese al collo. Lu Han si bloccò.

“Cosa facciamo ora?” chiese Minseok, guardandosi velocemente alle spalle per cercare le fan che però erano rimaste indietro.

Lu Han non disse niente. Si limitò a spostare il proprio sguardo da Minseok, alla macchina, ai fotografi e poi di nuovo su Minseok con espressione calcolatrice.

“Lu Han? A cosa stai pensando?”

“Sto pensando…” mormorò, e poi un sorriso affettuoso gli sollevò gli angoli della bocca. “Vienimi dietro.”

E, con le spalle dritte, marciò verso il caos, le dita ancora intrecciate con quelle di Minseok.

Naturalmente i paparazzi impazzirono quando lo videro. Minseok non aveva idea di cosa ci facessero lì – qual era il grande scoop? Dovevano averli seguiti dal locale, pedinando il loro veicolo, ma per cosa? Una sua foto con un amico? Cosa c'era di così eccitante in questo?

Lu Han, chi è questo ragazzo?” gridarono.

“Sii sincero: state insieme?

“Cosa rappresenta lui per te?

A quel punto le ragazze li avevano raggiunti, affannate e ansimanti, e stavano puntando i loro telefoni nella loro direzione.

Tutti gli occhi erano puntati su di loro.

Il cuore di Minseok batteva così forte nel suo petto che era sicuro che potessero sentirlo tutti.

Tutto ciò che Lu Han fece in quel momento fu tirarlo vicino a sé e pronunciare con voce chiara:

“Wǒ de*.”

Tutto si fermò in quel momento, o almeno sembrò andare a rallentatore, quando portò una mano sulla nuca di Minseok, affondandola tra i suoi capelli e avvicinando il suo viso al proprio, e le loro labbra si incontrarono a metà strada di fronte al mondo intero; pelle su pelle, petto contro petto, e i fuochi d'artificio esplosero dietro le sue palpebre.

Il Paradiso, sembrava, non era poi così lontano dopotutto.

 

 

 

*Wǒ de: Mio.

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