Stargate Atlantis l'alleanza

di Klo89
(/viewuser.php?uid=1076068)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


La galassia di Pegaso era in grave pericolo. I replicanti riattivati dal Dr. McKay erano cresciuti di numero in maniera esponenziale. Avevano costruito molte navi con le quali distruggevanotutti i mondi umani che incontravano. Per sconfiggere un male ne era stato creato uno peggiore. I Wraith infestavano la galassia da millenni, ma in un certo qual modo avevano trovato il proprio equilibrio per evitare l'estinzione della razza umana. A turno si ibernavano e facevano razzie nello stesso mondo una volta ogni generazione per far sì che si ripopolasse. I replicanti invece erano mossi con un solo obiettivo : distruggere tutti i mondi umani in modo tale da eliminare tutte le creature che potevano essere una fonte di cibo per i Wrait. Se non avesse avuto questo tragico epilogo, l'idea di Atlantide di utilizzare i replicanti per sterminare i Wraith ed evitare perdite ingenti nella fazione umana avrebbe potuto essere eccellente. Tuttavia gli si era rivoltata contro. Il Dr. McKay aveva passato giornate intere a cercare il mondo di disattivare le naniti senza successo. A parte i suoi colleghi era da solo. Todd era stato rilasciato tempo addietro e anche se aveva proposto a Woolsey di cercarlo per chiedere aiuto, la sua proposta era stata rifiutata.

Atlantide stava cercando di mettere in salvo più umani possibili. Il compito tuttavia risultava arduo. I mondi che avevano visitato dal loro arrivo erano una manciata rispetto a quelli presenti nell'intera galassia di Pegaso.

Dalla Terra erano arrivate l'Apollo e la Daedalus.

Una volta teletrasportati ad Atlantide, il colonello Steven Caldwell e il colonello Abraham Ellis furono accolti dal Colonello Samantha Carter, il colonello Sheppard e il Dr. McKay.

Raggiunta la sala riunioni iniziò il breefing che aveva l'obiettivo di elaborare una strategia utile a distruggere i replicanti una volta per tutte. Il Dr. Mckay prese la parola:

“e' stata la recente scoperta di questo dualismo di nanosottocodici a spalancarci un nuovo mondo di possibilità nella disattivazione dei componenti internanitici..”

Tutti i colonelli presenti, a eccezione di Carter, stavano ascoltando con disinteresse. Erano scocciati da tutti i paroloni incomprensibili utilizzati da McKay. Stufi di tutta quella spiegazione prolissa ,il colonello Ellis gli disse con tono irritato : “insomma ha creato l'arma antireplicanti o no?”.

“ Se mi lascia terminare la spiegazione sono sicuro che...” cercò di dire Mckay, ma fu interroto dal colonello a questo punto molto spazientito “l'ha creata sì o no?”

Ferito nell'orgoglio e con tono riluttante rispose “beh...no”.

“ Molto bene, passiamo al piano B, non possiamo più aspettare. I replicanti stanno distruggendo tutti i mondi che incontrano sul loro cammino. Stiamo parlando di milioni di morti” disse Carter.

“Il piano B non è affatto un buon piano. Certo la Apollo e la Daedalus hanno l'arma al plasma creata con l'aiuto degli Asgard, ma non è in grado di distruggere i replicanti una volta per tutte”, cercò di dire Rodnay, ma fu interrotto da Caldwell “ basta distruggere le loro navi. Una volta nello spazio i replicanti sono praticamente neutralizzati”.

“ Praticamente neutralizzati e distrutti definitivamente sono due cose completamente diverse” cercò di obiettare Rodney.

A questo punto spazientito Ellis aggredì Mckay “dottore, lei si è presentato qui oggi sapendo di non avere niente, ma invece di dichiararlo da uomo ha preferito tentare di abbagliarci con un sacco di chiacchiere considerando troppo stupidi per accorgercene..”

“Va bene, ora basta!!!”disse Carter. Poi aggiunse “ Non possiamo più aspettare, i replicanti stanno facendo troppe vittime! Colonelli, preparatevi a partire, procederemo con il piano B”.

Il piano era quello di intercettare le navi dei replicanti e distruggerle.

A bordo delle navi terrestri erano tutti pronti. Avevano raggiunto il punto esatto nella galassia ove entro pochi minuti sarebbero comparse le navi replicanti.

“Preparate le armi e state pronti “ disse Caldwell.

In quel preciso momento si aprì una finestra nell'iperspazio e comparì la prima nave dei replicanti.

Nello spazio profondo la Daedalus e la Apollo iniziarono a far fuoco contro la nave e riuscirono a distruggerla. Felici di questo primo successo, sapevano tuttavia che non sarebbe stato facile distruggerle tutte per via della capacità di adattamento dei replicanti.

“Il primo attacco è stato facile” disse Ellis via radio a Caldwell.

“ Aspettiamo a cantar vittoria. I replicanti hanno una grande capacità di adattamento di fronte al fallimento” disse Carter a bordo della Apollo.

Si aprì un'altra finestra dall'iperspazio dalla quale comparvero due navi.

Quasi all'unisono la Apollo e la Daedalus iniziarono a sparare. La prima nave fu distrutta, ma la seconda resistette al fuoco. Si erano già adattati all'arma terrestre.

La nave dei replicanti iniziò a sparare contro i terrestri.

“Scudi all'ottanta percento” disse un ufficiale della plancia a Ellis.

La nave veniva colpita senza sosta, gli scossoni provocati dai colpi creavano dei guasti tali da creare scoppi e scintille all'interno di essa. Un colpo fece cadere in terra un ufficiale che si era alzato per andare ad aggiustare un pannello di controllo.

“Ellis, i nostri scudi stanno cedendo” disse Caldwell consapevole che se avessero subiti ulteriori colpi la nave sarebbe andata in frantumi.

“Non abbiamo scelta, dobbiamo ritirarci” disse Carter.

Aprirono un varco nell'iperspazio per far rotta verso Atlantide. La missione era fallita e le possibilità di sconfiggere il nemico restavano ora nelle mani del Dr. Mckay.

 

Ad Atlantide Rodney, che ben presagiva la sconfitta imminente, aveva continuato a lavorare senza sosta. In parte si sentiva responsabile. Se non avesse riattivato i replicanti ora non si troverebbero a dover fronteggiare un nemico così terribile.

“La Apollo e la Deadulus sono riuscite ad abbattere due sole navi, ma i danni sono stati ingenti e sono dovute rientrare” disse Zelenka entrato nel laboratorio per portare una tazza di caffè all'amico.

“Maledizione” disse Mckay sbattendo i pugni sul tavolo. Conosceva molto bene quale sarebbe stato l'epilogo dello scontro, ma sentirlo faceva male.

Zelenka sapeva benissimo che l'amico era molto frustrato e gli mise una mano sulla spalla per consolarlo.

“Qui sono a un punto morto” disse infine Rodney.

“Non ti arrendere, se c'è una persona che può trovare il modo di fermarli sei tu” gli disse Zelenka. Per distrarlo dal lavoro, Zelenka gli disse “hai sentito della novità imminente?”. Rodnay si girò verso l’amico “quale novità?”.

“Sta per arrivare una nuova dottoressa. Pare sia un’esperta di fisica quantistica e nucleare. Laureata in ingegneria aerospaziale, fisica e matematica è stata lei, tra le altre cose, a trovare il modo di distruggere il super Stargate degli Ori. Inoltre è molto giovane e sembra sia anche carina” concluse.

Rodnay non parve molto colpito. Anzi, la cosa lo aveva messo di malumore perché aveva colpito il suo ego. Una nuova dottoressa con tutte quelle qualifiche significava una cosa sola per lui. Atlantide non lo riteneva in grado di trovare una soluzione velocemente. Con disinteresse chiese ”e come si chiama questo super genio?”.

“Dottoressa Hope ” gli rispose.

Ferito nell'orgoglio Mckay restò qualche minuto in silenzio a contemplare il monitor su cui stava lavorando.

La sua espressione mutò improvvisamente. Zelenka la conosceva bene: mento in alto, occhi spalancati pieni di eccitazione e speranza. Rodney aveva avuto un'idea. Si precipitò fuori dal laboratorio in direzione dell'ufficio di Carter.

Al suo interno trovò Samantha e tutti e tre i colonelli. Stavano discutendo sull'accaduto. Come un fulmine a ciel sereno entrò il Dr. Mckey.

“Finalmente ci sono!” esclamò.

“ Che cosa...” tentò di dire Ellis, ma l'esuberanza di Rodnay ebbe il sopravvento.

“Come ben sapete la nostra tecnologia antireplicanti si basa sulla capacità di spezzare il legame tra cellula e cellula per farli collassare in un mucchio di polvere“ Tdisse eccitato. utti nella stanza lo guardavano cercando di capire dove volesse arrivare. “Facciamo l'opposto. Invece di separare le loro connessioni, aumentiamo la forza della loro attrazione in modo tale da creare un'unica massa molto densa”.

“Ma in questo modo bisogna inserire un codice nella sequenza delle loro naniti” disse Sheppard.

“Lasciate fare a me” gli rispose Rodney con entusiasmo. Finalmente aveva trovato nuovamente l’ispirazione.

Si mise a lavoro insieme al Dr. Zelenka. L’intento era quello di creare delle naniti nelle quali inserire il codice che avrebbe fatto fondere insieme tutte le connessioni nanitiche per far collassare tutto il sistema. Dopo vari tentativi creò quella che chiamò Freyer. Era una donna, se così si poteva definire, bassa e snella. Con i capelli lunghi e gli occhi azzurri. Il Colonello Carter e Sheppard non erano molto entusiasti della cosa. Era stato creato un replicante con fattezze umane per distruggere i replicanti. Per cercare di tranquillizzarli Rodney gli disse che l’aveva creata con le funzioni di base, poteva parlare e muoversi, ma non poteva replicarsi o interagire con gli altri replicanti.

Fatti tutti i preparativi, anche con l'aiuto di Freyer, i terrestri si misero in viaggio verso il pianeta ove risiedevano i replicanti. Il piano era semplice, una volta raggiunto il pianeta Freyer sarebbe stata teletrasportata sullo stesso. Si sarebbe attivata e, come una calamita, avrebbe attratto tutte le naniti che componevano gli altri replicanti in modo tale da creare una massa talmente densa che sarebbe sprofondata all’interno del pianeta fino al nucleo che formato dal neutronio avrebbe fatto implodere il tutto e avrebbe distrutto una volta per tutte i replicanti.

Usciti dall’ipersapzio non avrebbero avuto molto tempo. Erano da soli contro i replicanti.

“Mirate agli iperdrive delle navi replicanti con l’arma Asgard e lanciate tutti gli 302” disse Coldwell. Poi si rivolse alle squadre che dovevano scendere sul pianeta “siamo pronti a tele trasportarvi” disse. Si sarebbero divisi in due gruppi. Il primo gruppo sarebbe stato formato da Freyer, Mckay e Sheppard, il secondo gruppo da Teyla, Ronon e Lorne. Una volta tele trasportati la Apollo e la Deadalus sarebbero rientrate nell’iperspazio dal quale sarebbero riemerse dopo 15 minuti per riprendere le squadre. Non potevano rimanere in orbita. Due navi contro dieci. I replicanti li avrebbero fatti a pezzi. Per far sì che non si accorgessero del teletrasporto i terrestri avrebbero fatto in modo di disturbare i loro rilevamenti con una trasmissione sub-spaziale.

“Lorne, tu e la tua squadra collocate nei punti nevralgici il C4. Se il piano fallisce faremo in modo che la nostra visita qui non sia stata vana” disse Sheppard. Lui e gli altri si sarebbero diretti verso il cuore della città pieno di replicanti. Per attivarsi Freyer avrebbe dovuto essere il più vicino possibile a loro.

Le squadre si avviarono. Stranamente non incontrarono nessun tipo di resistenza. La squadra di Lorne posizionò il C4 nei punti dove l’esplosione si sarebbe amplificata. Posizionarono delle cariche anche vicino agli ZPM. Se il piano fosse fallito sovraccaricando gli ZPM e facendoli esplodere avrebbero comunque fatto un bel danno.

La Squadra di Sheppard si muoveva con cautela. Con loro avevano portato i fucili che, sparando un fascio di energia, erano in grado di eliminare i collegamenti nanitici e rendere inoffensivi i replicanti. Tuttavia sapevano bene che avrebbe funzionato poche volte prima che i nemici fossero stati in grado di riprogrammarsi e rendere l’arma inoffensiva.

Raggiunsero senza particolari problemi la sala ove erano collocati i pannelli che controllavano l’energia e gli ZPM, ovvero ilcuore della città. Stranamente era vuota. Entrarono. “La cosa non mi piace, non mi piace affatto” disse Sheppard. Senza replicanti nelle vicinanze Freyer non avrebbe potuto attivarsi.

“Fatemi dare un occhiata” disse Rodney mentre si avvicinava ai pannelli. Improvvisamente la porta dalla quale erano entrati si chiuse di scatto. Sheppard era all’erta, fucile in alto. Le pareti iniziarono a sparare fasci di energia. Era una trappola.

“Com’è possibile?” disse Mckey mentre cercava riparo dietro la console.

Sheppard sapeva bene che sparare contro le pareti per neutralizzare le armi avrebbe fatto in modo che i replicanti si adattassero e quando avrebbero dovuto scontrarsi con i replicanti umanoidi, queste sarebbero state inutili.

“Dobbiamo trovare il modo di uscire “ disse il colonello. “Lorne qui Sheppard, siamo caduti in un’imboscata. È come se i replicanti sapessero che stavamo arrivando. Siamo chiusi nella sala controllo”.

“Arriviamo”, disse Lorne.

Continuavano ad essere bersagliati dai laser e nel tentativo di coprirsi non si erano accorti che Freyer era rimasta al centro della stanza. Le armi non la sfioravano.

“Freyer, vieni..” tentò di dire Mckey prima che il replicante sparasse contro Sheppard colpendolo a una spalla.

“Ma che diavolo..” disse Mckey. Non poteva credere a ciò che aveva visto. La situazione non faceva altro che peggiorare.

Freyer si avvicinò a lui che la guardava con occhi sgranati misto stupore e terrore.

“Perché ….non è possibile, avevo fatto sì che non ti potessi in nessun modo collegare agli altri replicanti. E comunque da quando siamo “sbarcati” qui, non ne abbiamo incontrato nemmeno uno “ concluse.

Freyer sorrise beffarda “quando i miei fratelli replicanti si sono impossessati di Atlantide hanno inserito all’interno dei vostri computer un codice che aveva un duplice compito: tracciare tutte le vostre azioni e, nel caso in cui si fosse presentata una possibilità come quella che ha portato alla mia creazione, inserirsi all’interno della mia coscienza per rendermi parte dei miei fratelli. Lavorando insieme a te sono riuscita a disattivare il programma che hai inserito nella mia coscienza che mi impediva di connettermi agli altri replicanti. Così facendo li ho avvertiti del vostro arrivo” poi aggiunse “ eri talmente preso dal tuo ego e lavoro, che non ti sei accorto del pericolo che si annidava vicino a te”.

Mckey era sconvolto. ancora una volta era stato incapace di vedere il pericolo dinnanzi ai suoi occhi. Era talmente abbagliato dal suo orgoglio e ferito che ancora una volta il suo piano si era ritorto contro di lui.

In quel preciso momento la porta si aprì, le armi cessarono di sparare ed entrò la copia replicante del colonello Carter.

“Brava Freyer” disse.

Sheppard tentò di alzarsi per sparare contro il nemico, ma fu bloccato da due replicanti i quali per impedirgli di ribellarsi infilarono una mano nella ferita procurandogli dei dolori lancinanti.

“Ora vi uccideremo. Rappresentate una minaccia per noi” disse Carter la replicante. Si posizionò dinnanzi a Mckey. Lui più di chiunque altro rappresentava una minaccia. Mentre Sheppard era il braccio, il dottore rappresentava la mente. Sue erano le idee che avevano sempre messo i bastoni tra le ruote ai replicanti.

Rodney ansimava, era terrorizzato. Di lì a pochi istanti sarebbe morto. Sheppard invece, nonostante fosse ferito si divincolava. Cercava di liberarsi dai due replicanti che lo tenevano fermo. A questo punto, di solito arrivava la cavalleria. Ma non questa volta.

La mano di Carter si trasformò in una lama la quale entrò nella testa di Rodney. Prima di ucciderlo voleva carpire da lui informazioni utili. Informazioni sui Wraith con i quali si erano alleati in passato. Informazioni sulla terra, il mondo umano più ricco che avrebbe rappresentato un’inesorabile fonte di cibo per i Wraith. Erano tutte informazioni molto utili. Durante il soggiorno su Atlantide Freyer aveva cercato di carpire informazioni, ma il poco tempo a disposizione e la sicurezza con la quale erano custodite glielo avevano impedito.

Rodnay cercò di ribellarsi, ma potè poco contro Carter. Urlava d dolore. Era come se il suo cervello si spappolasse.

In quel preciso momento due fasci di energia colpirono i due che tenevano Sheppard disintegrandoli all’istante.

Freyer e Carter si voltarono di scatto. Dai muri le armi replicanti iniziarono a far fuoco contro Lorne e la sua squadra impedendogli di entrare nella stanza. I terrestri stavano cercando di colpire le armi per distruggerle.

Una volta libero il col. Sheppard prese con immensa fatica il suo fucile e sparò contro Carter che continuava ad avere una mano nella testa di Rodnay. Purtroppo i replicanti si erano adattati alle armi che erano diventate del tutto inutili.

Lorne e la sua squadra erano quasi riusciti a distruggere le armi all’interno del muro. Dalla mano di Freyer che avevamo modificando dandogli la forma di un arma uscivano dei raggi che sparava contro i nemici.

Nel frattempo nello spazio si riaprì la finestra che avrebbe portato la Apollo e la Deadalus vicino al pianeta per riprendere le squadre. I colonelli a bordo delle navi capirono subito che il piano non era andato come previsto. Attivandosi Freyer avrebbe “risucchiato a sé tutte le naniti presenti sul pianeta e nello spazio. Tuttavia appena usciti dall’iperspazio le navi replicanti iniziarono a sparargli contro. Già danneggiati dal precedente scontro non avrebbero potuto resistere molto.

“Colonello sheppard dobbiamo riportarvi a bordo immediatamente. Lo scafo della Apollo sta per cedere ” disse Caldwell. Non ricevette risposta.

“Colonello sheppard mi riceve?” insistette. “Lorne com’è la situazione? Lorne mi riceve?” silenzio.

Sulle navi terrestri i colonelli iniziarono a temere il peggio.

Sul pianeta intanto lo scontro procedeva senza sosta. La squadra di Lorne era riuscita a distruggere quasi tutte le armi replicanti, tuttavia sia Freyer che Carter rimanevano illese. Sheppard tirò fuori dal giubbotto un lanciarazzi. Non era efficace, lo sapeva. Ma doveva togliere Carter da Rodney. Sparò. Il colpo centrò l’obiettivo colpendolo su un fianco. Per il contraccolpo Carter perse l’equilibrio e così facendo si allontanò da Rodney, togliendogli la mano dalla testa.

Nel frattempo la squadra di Lorne stava guadagnando terreno. Le due replicanti non sembravano particolarmente preoccupate. Indietreggiarono verso una parete. Rodney una volta libero dalla morsa di Carter cadde a terra. Occhi sbarrati a contemplare il vuoto. Aveva la bava alla bocca e delle convulsioni lo attanagliavano. Immediatamente Sheppard si diresse verso di lui e iniziò a gridare “Rodney mi senti? Rodney…”.

“Il tuo Rodney non tornerà mai più “disse Carter. Sheppard alzò la testa in direzione del nemico. “Ma che diavolo…”iniziò a dire e poi lo vide. L’orrore si impadronì di lui. Nella mano che Carter aveva utilizzato per torturare Mckay era presente del tessuto celebrale. Color rosa vivo, molliccio e spugnoso.

Quando il colpo colpì il replicante, prima di togliere la mano dalla testa di Mckay Carter gli ha strappato parte del lobo temporale frontale. In questo modo il dottore non avrebbe mai più rappresentato una minaccia né per i replicanti né per nessuno.

“Maledetta …” disse Lorne che aveva capito tutto e concentrò il fuoco contro i replicanti. Nel contempo Sheppard disse “Teyla fai esplodere il C4”. Teyla aveva in mano il detonatore. A fianco a lui Ronon che come sempre aveva uno sguardo omicida negli occhi continuava a sparare senza sosta.

Mentre Teyla stava per premere il pulsante si sentì la voce del colonello Caldwell. Le navi erano venuti a prenderli, ma la situazione stava precipitando velocemente. Teyla sentendo la voce del colonello si bloccò. Tuttavia si sentì uno scoppio tremendo che fece tremare la sala. Nel frattempo Carter soddisfatta disse“questo sarà il luogo della vostra tomba” e poi sia lei che Freyer furono teletrasportate su una delle loro navi. Prima di fare ciò delle naniti uscirono dal corpo di Freyer e si agganciarono alla console sovraccaricandola. L’obiettivo era quello di sovraccaricare gli ZPM che uniti al C4 avrebbero disintegrato tutto il pianeta e le navi in orbita. Certo anche il loro avamposto sarebbe stato distrutto, ma non importava. Dovevano distruggere i terrestri. Spariti loro dalla galassia di Pegaso nessuno li avrebbe contrastati. Le altre naniti avevano creato un interferenza nel subspazio per impedire alla Daedalus e Apollo di riprendere i propri uomini.

“Colonello Caldwell, qui Sheppard” disse con un filo di voce. “La situazione non è delle migliori, siamo bloccati sul pianeta, gli ZPM si stanno sovraccaricando e Rodney è ferito gravemente”.

Nello spazio le navi dei replicanti continuavano a colpire i terrestri.

“Colonello Ellis, dal pianeta si registra un sovraccarico di energia, gli ZPM stanno per esplodere..” disse un’ufficiale al colonello.

In quel preciso momento una finestra si aprì nell’iperspazio e le navi replicanti vi entrarono per allontanarsi dall'esplosione.

La Apollo e la Deadalus erano gravemente danneggiate.

“Colonello Sheppard qui Carter” la vera Carter durante lo scontro, carpendo il piano dei replicanti ovvero di impedire alle navi terrestri di teletrasportare i suoi a bordo si era diretta nella sala ove l’asgardiano Hermiod lavorava. Insieme a lui aveva cercato di convergere tutta l’energia disponibile nel teletrasporto.

“Siamo pronti a teletrasportarvi a bordo. Hermiod procedi” concluse. L’Asgard aveva potenziato e calibrato il teletrasporto sui segni vitali della squadra. Era riuscito a superare le interferenze create dai replicanti. Teletrasportò tutti a bordo della nave.

Appena giunti sulla nave Rodney fu trasportato d’urgenza in infermeria. Tuttavia la squadra sapeva che lo avevano perso. Anche se fosse sopravvissuto, il Rodney che conoscevano era morto per sempre su quel pianeta. Oltre a ciò Carter e Freyer erano fuggite. Nonostante gli sforzi erano al punto di partenza. I replicanti erano liberi di agire indisturbati nella galassia.

Una settimana dopo ad Atlantide il morale di tutti era a terra. I replicanti avevano continuato a distruggere i mondi umani, ma non si erano limitati a questo. Avevano anche attaccato e distrutto con facilità diversi alveari. La situazione era davvero critica.

Il Dr. Mckey era in coma. Non si era ancora risvegliato e i medici non sapevano se lo avrebbe mai fatto. Lo avrebbero riportato sulla terra. La sorella di Rodney che era stata informata dell’accaduto aveva insistito. Nonostante la tecnologia avanzata della città non si poteva fare molto se non aspettare. Preferiva quindi averlo vicino.

Il Dr. Beckett lo stava preparando per il viaggio quando entrarono Sheppard, Teyla e Ronon. Dopo tutte le missioni e nonostante i battibecchi che avevano avuto, Rodney era parte della loro famiglia.

“Non ci sono novità purtroppo” disse il Dr. Beckett.

I tre non dissero nulla. Sheppard si sentiva terribilmente in colpa. Accompagnarono l’amico fino alla sala dello Stargate. Woolsey fece attivare la porta. A salutare Rodney c’erano quasi tutti i componenti della spedizione. I soldati si misero sull’attenti per omaggiarlo. Il Dottor Zelenka stava soffocando le lacrime. Sheppard si avvicinò alla barella “il tuo sacrificio non sarà vano. Troveremo il modo di disintegrare quei bastardi” gli sussurrò. Dopodiché la barella accompagnata da un’infermiera oltrepassò lo Stargate.

Il portale si chiuse. Per alcuni secondi i membri della spedizione rimasero in silenzio guardando lo Stargate. Tutti sapevano di aver perso un membro fondamentale per la spedizione.

Il silenzio fu interrotto da Woolsey che si schiarì la gola per attirare l'attenzione. Accanto a lui c’era una ragazza. Era molto giovane, alta e con i capelli rossi che le cadevano mossi sulle spalle. Gli occhi erano castani color nocciola e aveva le lentiggini. Indossava un paio di jeans e una maglietta. Un abbigliamento molto semplice ed informale. Consono per l’età che dimostrava. Non avrà avuto più di 25 anni.

“Tutti noi oggi abbiamo perso qualcosa. Dopo quasi cinque anni in cui abbiamo condiviso gioie e dolori siamo diventati una famiglia. E oggi abbiamo perso un membro di essa. Rodney non era solo un brillante scienziato, ma era diventato un fratello per tutti noi e rimarrà per sempre nei nostri cuori. Tuttavia, per quanto difficile sia non farci distrarre da ciò abbiamo una minaccia incombente da affrontare e distruggere” poi rivolgendosi alla ragazza al suo fianco disse “questa è la Dottoressa Hope. Nonostante la giovane età è una delle menti più brillanti del pianeta terra. Ha conseguito diverse lauree ed è stata un aiuto prezioso contro i replicanti che avevano infestato la nostra galassia e gli Ori. Si è unita volontariamente alla missione per distruggere i replicanti una volta per tutte. È una spiacevole coincidenza che il suo arrivo abbia coinciso con la perdita del nostro Rodney, ma nonostante ciò spero che vogliate accoglierla senza diffidenze” concluse Woolsey.

I presenti la guardarono senza particolare interesse. Avevano appena perso Rodney e difficilmente qualcun altro avrebbe potuto prendere il suo posto, tanto meno una ragazzina.

La dottoressa Hope sapeva bene che non sarebbe stato facile per lei, ma la cosa poco le importava. Era lì per fare il suo dovere e distruggere i replicanti una volta per tutte.

 

NdA: buongiorno a tutti! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Ogni commentoè ben accetto così come ogni critica costruttiva. Fatemi sapere cosa ne pensate! Sia la serie che i personaggi sono coperti da copywright che ovviamente non mi appartengono.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Erano trascorse un paio di settimane da quando Rodney era rientrato sulla terra. La Dottoressa Hope lavorava senza sosta. L'unica soluzione per distruggere i replicanti una volte per tutte era quella del Dr. Mckay, ovvero era necessario trovare il codice giusto da inserire all'interno delle naniti che spezzasse il legame tra di esse e le rendesse inerti.

Gli scienziati, che non avevano ancora accettato la sua presenza, lavoravano con lei con diffidenza, senza quasi rivolgere la parola. Hope era abituata a questi comportamenti. Vista la giovane età e tutti i titoli conseguiti le persone tendevano a non prenderla sul serio, a non accettare il suo lavoro. In fondo un veterano difficilmente accetta i consigli dei più giovani anche se questi sono molto più qualificati. Essendo abituata ad essere messa da parte procedeva nel suo operato senza curarsi più di tanto di chi gli stava intorno.

La Dottoressa Hope in sala riunioni. Disse all'interfono una voce.

La ragazza era fissa al monitor di lavoro ove stava ricalcolando alcuni codici. Era molto concentrata e non fece caso all'interfono e alla voce che l'aveva chiamata.

“Hai sentito? Devi andare in sala riunioni “ le disse la dottoressa che stava lavorando con lei.

Hope alzò la testa e la guardò. Scrisse alcune formule sul monitor, si alzò e si diresse alla sala.

Raggiunta la sala riunioni viene accolta dal Sig. Woolsay, Samantha e la squadra di Sheppard.

“Come procede la ricerca dottoressa? “ le chiede il Sig. Woolsay.

“Il Dott. Mckay ha svolto un ottimo lavoro” iniziò a dire. Appena pronunciò il nome di Rodney Sheppard disse “era un brillante scienziato. Sarà impossibile rimpiazzarlo” e guardò la ragazza con diffidenza. Implicitamente le stava dicendo che la sua presenza non era per nulla gradita.

Hope che aveva perfettamente capito l'allusione continuò il suo discorso come se nulla fosse. Era una ragazza forte. Nella sua giovane vita ne aveva già passato di tutti i colori.

“ Per il momento sto effettuando delle correzioni all'interno del codice che aveva iniziato a creare il Dr. Mckay. Ho trovato delle imprecisioni nei calcoli. Essendo calcoli molto complessi mi ci vorrà un po' di tempo. Se unissimo le forze con i Wraith...”

A quelle parole Ronon che odiava categoricamente i Wraith e li avrebbe sterminati tutti dalla faccia dell'universo la aggredì verbalmente “non so chi credi di essere, ma i Wraith sono il nemico!!! Se solo valessi la metà di Rodnay..”

“Basta Ronon” gli disse Carter con tono deciso. Poi continuò guardando Hope che aveva mantenuto gli occhi fissi in quelli di Ronon “per il momento L'AIOEI deve ancora darci una risposta. Anche Rodney aveva proposto la stessa cosa..”

 

E' normale che il Dott. Mckey aveva proposto di chiedere aiuto ai Wraith. Hanno una conoscenza scientifica e tecnologica molto più approfondita della nostra. Sicuramente con il loro aiuto si lavorerebbe molto più velocemente. Inoltre sappiamo talmente poco su di loro...stava pensando Hope tra sé e sé quando fu interrotta da Carter.

 

“... in ogni caso per il momento dobbiamo continuare a operare da soli. Vi ho fatti chiamare (rivolgendosi alla squadra di Seppard e a Hope) perché tra i pianeti che abbiamo visitati dal nostro arrivo non siamo riusciti ad avvisare dell'imminente pericolo gli Hoffan, non rispondono alle nostre chiamate” disse Carter.

“E' normale! Sicuramente saranno morti tutti dopo la vaccinazione di massa della loro così detta cura” disse Sheppard. Dopo quello che era successo a Rodney, i replicanti che facevano migliaia di vittime e i Wraith che continuavano a infestare la galassia, gli Hoffan erano l'ultimo dei suoi problemi.

Da soldato Carter aveva ben intuito i suoi sentimenti tuttavia bisognava agire per l'interessa della galassia.

“ E' nostro dovere avvisare più mondi possibili. Anche noi abbiamo contribuito a creare il vaccino degli Hoffan. Avrebbe potuto essere efficace anche se presumibilmente i Wraith ,una volta venuti a conoscenza dell'impossibilità di nutrirsi di loro, li avrebbero semplicemente spazzati via dalla faccia dell'universo” disse Woolsey parlando più a sé stesso. Poi continuò “colonnello Sheppard, lei, la sua squadra e la Dottoressa Hope vi recherete personalmente sul loro mondo per avvisarli del pericolo...sempre che sia rimasto qualcuno da avvisare”.

“Abbiamo altro a cui pensare che perdere tempo in un mondo ove presumibilmente non è rimasto più nessuno” affermò Ronon. Voleva combattere. Wraith, replicanti, non gli interessava. Entrambi erano nemici della galassia e entrambi andavano eliminati dalla faccia della terra.

“ Gli ordini sono questi! Partirete tra mezz'ora. Preparatevi!” disse deciso Woolsey.

“La presenza della Dottoressa non è necessaria, che continui il suo lavoro ad Atlantide” disse Sheppard. Aveva appena perso Rodney e nessuno poteva rimpiazzarlo. Dalle espressioni in volto gli altri membri della squadra sembravano pensarla come lui.

“Se qualcuno è sopravvissuto, la dottoressa eseguirà alcuni esami che possono essere utili a verificare l'efficacia del vaccino, gli anticorpi sviluppati dai sopravvissuti, le possibili interazioni con il DNA Wraith nel caso in cui questi ultimi abbiano provato a cibarsi di loro. Verrà con voi. Questo è un ordine” concluse.

Sheppard sgranò i denti “molto bene” e si diresse verso l'uscita della sala seguita da Teyla e Ronon che passando accanto alla Dottoressa le urtò la spalla. Una cosa era chiara per lei, non sarebbe stato facile interagire con loro.

Una volta oltrepassatolo Stargate raggiunsero la città. Era esattamente come Sheppard si ricordava. Aveva la parvenza di una città ottocentesca con gli edifici ammassati gli uni sugli altri e le ciminiere fumanti.

“Dalle ciminiere esce del fumo...è denso e nero, sicuramente stanno sfruttando l'energia geotermica. La combustione della massa...” cercò di dire Hope, ma fu interrotta. “State allerta e muoviamoci, non sappiamo come si siano evolute le cose in città” disse secco il Colonnello. Ronon tirò fuori la pistola “cerca di non intralciarmi” disse brusco. Hope fece finta di nulla. I maltrattamenti non l'avrebbero demoralizzata.

Avanzarono fino a raggiungere il palazzo dove viveva il cancelliere Druhin. La città era deserta, tuttavia le ciminiere funzionanti facevano presagire che c'era ancora vita.

Oltrepassarono il cancello che dava sul giardino antistante il palazzo. Appena entrati delle sirene iniziarono a suonare e furono immediatamente circondati da uomini ben armati, anche se erano pistole primitive rispetto alle loro. Sheppard e la squadra si posizionarono in cerchio armi alzate.

“Buongiorno signori, veniamo da Atlantide e siamo venuti perché dobbiamo...” cercò di dire Hope. Il suo tono era calmo e conciliatore. Era una di quelle persone che prima di sparare cerca in ogni modo di trovare una soluzione pacifica. Tuttavia sia Sheppard sia la sua squadra, che erano alquanto su di giri per tutti gli avvenimenti appena passati, erano pronti a far fuoco. “Fa silenzio e sa dietro di me” le disse il colonnello.

Prima che iniziasse la carneficina una voce si levò “soldati, abbassate le armi”. Un uomo di mezza età ben vestito con la barba e i capelli bianchi si avvicinò. Sheppard e la sua squadra a eccezione di Hope lo riconobbero “ Drhuin” disse Teyla molto stupita di trovarselo di fronte.

“Che piacere rivedervi” disse l'uomo rivolto alla squadra. Poi si soffermò sulla ragazza “non mi sembra di averla incontrata l'altra volta, mi permetta di presentarmi sono Drhuin, cancelliere del popolo Hoffan” le disse.

Hope si avvicinò all'uomo e gli tese la mano “è un piacere conoscerla sig. cancelliere. Io sono la Dottoressa Hope”. I due si strinsero la mano.

Poi il cancelliere si rivolse a Sheppard “colonnello, dopo il nostro ultimo incontro non pensavo vi avrei più rivisti”

Il colonnello non aveva dimenticato l'ultima visita. Gli Hoffan dopo il referendum popolare che aveva approvato la vaccinazione di massa del siero anti wraith aveva iniettato il siero a tutta la popolazione. Tuttavia questo aveva avuto degli effetti collaterali che aveva portato al decesso di oltre la metà della popolazione. Il colonello non pensava che qualcuno sarebbe sopravvissuto. Se ne sono andati in piena emergenza medica, non perché non avevano offerto il loro aiuto, ma perché c'era ben poco che potessero fare.

“Sono lieto di vedere che qualcuno è sopravvissuto al vostro siero miracoloso” disse Sheppard guardando il cancelliere e i presenti.

“Sono ben consapevole delle sue reticenze. Non ci siamo lasciati nei migliori dei modi” disse il cancelliere.

Dopo un attimo di silenzio aggiunse “nonostante il nostro congedo, avete ampiamente contribuito a sviluppare il nostro vaccino e noi siamo un popolo riconoscente. Prego, seguitemi. Immagino che la vostra visita non sia di cortesia” disse Drhuin e li fece segno di seguirli.

Entrarono nel palazzo fino a raggiungere un'ampia sala da pranzo. Sia l'arredamento che il mobilio ricordavano le grandi regge terrestri. In particolar modo a Hope sembrò di ritrovarsi nel palazzo di Hofburg di Vienna. Aveva letto attentamente il rapporto della missione effettuata dalla squadra sul mondo Hoff. Gli scienziati avevano impiegato 150 anni per sviluppare il loro vaccino. Tutto si basava sulla scoperta di una proteina umana che permetteva di resistere alla sostanza rilasciata dai Wraith per indebolire il sistema immunitario delle vittime. Riprodotta la proteina, avevano creato un farmaco in grado di impedire il processo di nutrizione dei Wraith. Tuttavia quest'ultimo aveva sviluppato terribili effetti collaterali che avevano sterminato la maggior parte della popolazione, per non parlare dei Wraith stessi. La squadra di Atlantide aveva offerto loro come cavia il Wrait “Steve” che all'epoca era prigioniero all'interno della base. Il Wraith, trasportato su Hoff era ignaro di cosa lo aspettasse. Fatto entrare all'interno della sua cella un volontario umano, Steve iniziò a nutrirsi di lui senza intuire il pericolo. Tuttavia il vaccino funzionò e impedì al Wraith di nutrirsi. Dopodichè fu distribuito su larga scala senza ulteriori studi, avendo il tragico epilogo. Ma anche al Wraith non andò meglio. Poco dopo iniziò ad avere dolori tremendi e in preda alle convulsioni spirò dopo poco. Ad Hope parve incredibile che un popolo così “arretrato” avesse potuto sviluppare un tale siero, tuttavia il “genocidio auto inflitto” e la tortura sul Wraith le avevano lasciato l'amaro in bocca. Sapeva perfettamente che i Wraith rappresentavano un enorme minaccia, ma ci sono dei confini etici che non devono essere superati.

Offrendo agli ospiti del buon vino il cancelliere prese la parola “a cosa devo il vostro ritorno”.

Sheppard non aveva tempo da perdere e posando il bicchiere sul tavolo di mogano disse “ siamo qui per avvertirvi di un enorme minaccia. Peggiore dei Wraith stessi. Il nemico sono i replicanti. Per farvi capire possiamo affermare che sono delle macchine fatte da naniti, le loro cellule, che possono assumere forma umana e replicarsi. Qualsiasi arma è inefficace su di loro, poiché si adattano molto facilmente alle minacce. I replicanti furono programmati per distruggere i Wraith..”

“Questo è un bene” disse Drhuin guardando la squadra.

“Sarebbe un bene se si limitassero a combattere i Wraith direttamente, invece hanno iniziato a eliminare la loro fonte di cibo, ovvero gli umani. I replicanti stanno distruggendo tutti i mondi umani che gli capitano a tiro” concluse Sheppard.

“Capisco” disse il cancelliere. Non sembrava particolarmente colpito.

A questo punto prese la parola Teyla “dobbiamo farvi evacuare il pianeta e mettervi al sicuro”. A quelle parole il cancelliere scoppiò a ridere. “Evacuare... spero stiate scherzando” concluse.

“Forse non capisce la minaccia...” cercò di dire Teyla, ma fu interrotta.

“Capisco perfettamente la minaccia, non crediate che siamo stupidi. Tuttavia abbiamo affrontato i Wtraith numerose volte. Non abbiamo paura di questi replicanti..” a questo punto fu lui ad essere interrotto da Hope “mi scusi sig. cancelliere. I replicanti in questo momento rappresentano una minaccia ben peggiore dei Wraith. Una volta arrivati con le loro navi in orbita al pianeta designato, non hanno bisogno di scendere su di esso per effettuare lo sterminio. Grazie alla loro tecnologia distruggono il pianeta, disintegrandolo all'istante”.

Voleva farlo ragionare, tuttavia Drhuin le rispose “dottoressa, la ringrazio per la sua premura, ma le assicuro che non è necessario. Non crediate che siamo rimasti inermi dopo “la grande selezione” disse. A quelle parole Hope sgranò gli occhi e ripetè “la grande selezione?”.

“E' così che abbiamo chiamato il periodo che conseguì la vaccinazione di massa” le rispose il cancelliere.

A quelle parole un brivido percorse la schiena della ragazza. Come si poteva definire un genocidio auto inflitto e di massa una specie di selezione naturale?

“oh basta andiamocene!! e' inutile perdere tempo qui!!”sbraitò Ronon. A lui di quel popolo non interessava. Per quanto gli riguardava potevano estinguersi.

“Siete liberi di lasciare il pianeta immediatamente” disse il cancelliere. Tuttavia Sheppard intuì che Drhuin stava nascondendo qualcosa.

“Cancelliere” iniziò a dire avvicinandosi in modo tale da guardarlo negli occhi. “sinceramente non abbiamo tempo da perdere considerando che in questo momento un pianeta viene distrutto dai replicanti. Sono convinto che non ci sta dicendo tutto..”

Il cancelliere con sorrisetto beffardo disse “effettivamente... abbiamo fatto enormi passi avanti dalla grande selezione. Ora siamo in grado di utilizzare gran parte della tecnologia Wraith”.

A quell'affermazione Sheppard rimase interdetto. “Cosa vuole dire?”.

In quel preciso momento entrò un uomo. Era giovane ed alto. Capelli corti color marrone. Occhi marroni e portamento fiero. Indossava quello che sulla terra sarebbe stato definito un completo elegante da uomo. Solo che lo stile era quello ottocentesco. Sicuramente era un alto funzionario.

“Signor cancelliere, una parola in privato” iniziò a dire.

“Permettetemi di presentarvi il Sig. Steel”disse il cancelliere. Poi rivolgendosi a lui direttamente “so perché sei qui. Puoi parlare dinanzi ai nostri ospiti. Non abbiamo nulla da nascondere. Anzi dimostreremo loro della nostra forza”.

“tutti i preparativi sono stati effettuati. Siamo pronti a testare l'arma”disse Steel.

“ Di quale arma sta parlando?” disse Sheppard. La situazione si stava complicando. Non gli era bastato del vaccino e della quasi estinzione del loro mondo pensò il colonnello.

“Vi prego di seguirmi” disse il cancelliere. Il suo tono era pieno di orgoglio.

Scesi nel seminterrato del palazzo, oltrepassarono una porta blindata e percorsero un lungo corridoio poco illuminato. In fondo al corridoio vi era un'altra porta. Vicino ad essa un piccolo congegno rettangolare. Il cancelliere mise la mano sopra di esso che si attivò ed aprì la porta. “ Tecnologia di riconoscimento biologico “ disse la Dott.ssa Hope incuriosita da ciò che aveva appena visto. Di certo quel popolo non era in grado di sviluppare una tecnologia simile.

Oltrepassata la porta la quadra rimase sbalordita. Gli sembrò quasi di trovarsi all'interno di una nave alveare Wraith. Ho si avvicinò a una parete e tirò fuori uno scanner portatile che era utilizzato per analizzare a livello subatomico gli organismi. Scoprì così che le pareti erano formate dallo stesso tessuto biologico delle navi alveari. Era sempre più perplessa. Come potevano avere a disposizione la biologia Wraith...

“Cos'è questo posto?” chiese Ronon. Tutta quella situazione non gli piaceva affatto.

Sheppard e Teyla nel frattempo si erano avvicinati alla console posta al centro della stanza. Entrambi la guardarono e poi guardandosi annuirono all'unisono. Non era una mera riproduzione. Quella console era originale proveniente sicuramente da una nave.

Mentre erano tutti ancora sovra pensiero il cancelliere disse “Steel si può procedere con la dimostrazione”. Il diretto interessato si diresse alla console facendo spostare Sheppard e Teyla. Mise le mani all'interno della console. A quel punto comparve un monito con delle specifiche scritte in lingua hoffan. “sto calibrando le armi sull'obiettivo” disse Steel.

“appena agganciato l'obiettivo faccia fuoco” disse Drhuin.

Steel si concentrò sulla console schiacciando differenti tasti. “Fuoco” disse. Poco dopo si sentì uno scoppio tremendo che fece tremare tutta la stanza.

La squadra di Sheppard rimase interdetta per qualche secondo, mentre una comunicazione via radio avvisava il cancelliere che l'obiettivo era stato eliminato.

Steel e il cancelliere erano visibilmente elettrizzati da quel successo.

“Si può sapere che diavolo è successo?” disse Sheppard.

“Miei signori, siete stati testimoni di un grande successo scientifico e tecnologico” disse Drhuin.

“Cosa diavolo state combinando questa volta?” continuò il terrestre.

“Suvvia colonnello, abbiamo sviluppato un arma per renderci immuni dai Wraith, ma sappiamo perfettamente che la nostra sicurezza risiede nel fatto che i Wraith per il momento non sanno ciò che abbiamo fatto. Sappiamo perfettamente che non tollerano un avanzamento tecnologico da parte dei mondi umani che soggiogano. Inoltre siamo immuni dal loro processo nutritivo. Questo significa che potrebbero decidere semplicemente di distruggerci. Quindi abbiamo dovuto trovare metodi alternativi per poterci difendere” concluse il cancelliere.

Sheppard non capiva a cosa alludesse.

A questo punto prese la parola Steel “poco dopo la grande selezione una nave alveare Wraith precipitò sul nostro mondo. Io e la mia squadra ci recammo sul posto. Vi erano alcuni Wraith sopravvissuti allo schianto che appena ci videro ci saltarono letteralmente addosso andando in contro al loro fato” disse con un tono beffardo. La sua espressione sadica non piacque a Hope. Di certo aveva tratto godimento dalle sofferenze patite dai Wraith in seguito all'avvelenamento conseguito al processo di nutrimento.

“Uccidemmo così tutti i membri dell'equipaggio tuttavia quello che sembrava il comandante era in uno stato di incoscienza quando lo trovammo. Ci venne così un'idea. Studiare la fisiologia Wraith e impadronirci della loro tecnologia. La nave non era in pessime condizioni. Certo alcuni settori erano indubbiamente danneggiati, ma la console di comando era uscita miracolosamente intatta dallo scontro. Così iniziammo ad utilizzare il Wraith per i nostri esperimenti fino a raggiungere i nostri obiettivi” concluse.

La cosa parve incredibile ai membri della squadra. Solo Teyla era riuscita in passato a governare una nave alveare, ma questo era il risultato del fatto che nelle sue vene era presente dna Wraith e comunque erano passati migliaia di anni per rendere i discendenti degli umani che erano stati vittime di esperimenti genetici Wraith in grado di sentire la loro presenza o utilizzare la loro tecnologia.

“Mi piacerebbe poter visionare i risultati delle vostre ricerche” disse Hope e aggiunse “e vedere il Wraith sopravvissuto allo schianto”. La dottoressa immaginava i metodi utilizzati. Sicuramente gli esperimenti non avevano tenuto conto di nessun diritto fondamentale che sulla terra veniva garantito dalla Convenzione di Ginevra.

Steel e Drhuin si guardarono per un istante. Dal tono della dottoressa era evidente la critica mossa ai loro metodi. Tuttavia non volevano mettersi a discutere dopo un così grande successo.

“Vi mostreremo il risultato del nostro lavoro, ma per quanto riguarda il Wraith, se proprio ci tiene le mostrerò cosa è rimasto di lui e comunque ora che non ciè più utile farà la fine dei suoi compagni” disse il cancelliere.

A quelle parole Hope rabbrividì, mentre i suoi compagni non parvero particolarmente colpiti. A quanto pareva per loro i fini giustificavano i mezzi.

Usciti all'esterno li attendeva un mezzo di trasporto terrestre. Era una specie di furgoncino. Era incredibile la dicotomia che mostravano. A pochi km dalla città vi era una radura sconfinata. Al centro era collocato un enorme cannone. Hope si avvicinò e esaminando l'oggetto era evidente che si trattasse di tecnologia Wraith.

“E' molto simile a un cannone ionico “ disse.

“Era uno dei cannoni presenti all'interno dell'alveare. Appropriandoci delle informazioni presenti sulla nave i nostri scienziati sono riusciti ad aggiustarlo e con le conoscenze apprese dal nostro “ospite” abbiamo acquisito le conoscenze necessarie per utilizzarlo” affermò Steel. Il cancelliere aggiunse “sul pianeta ne abbiamo sparsi ben 35. con una tale potenza di fuoco siamo in grado di disintegrare qualsiasi nave che si collochi in orbita al pianeta”.

“Cancelliere, sinceramente sono sbalordita da la vostra tenacia. Per utilizzare la tecnologia Wraith è necessario possedere la particolare sequenza genetica che permette di attivare e utilizzare la loro tecnologia. Un po' come il gene degli antichi presenti in alcuni membri della spedizione di Atlantide”disse Hope.

Drhuin la guardò e con un sorriso sulle labbra disse “ha centrato il punto dottoressa” poi passandole una specie di tablet le mostrò i risultati della ricerca.

“sono sicuro che vorrà analizzarli con calma. Vi invito a fermarvi e a festeggiare con noi questo grande successo”. Il colonnello annuì. Il gruppo rientrò in città. A ognuno dei membri della squadra fu offerta una stanza.

Quella di Hope era riccamente decorata. Al centro ci era collocato un letto a baldacchino. Si sedette sopra. Prese il tablet che le aveva fornito il cancelliere e iniziò ad analizzare i dati.

Dopo quasi due annu di ricerca gli Hoff erano riusciti a sintetizzare quelli che loro avevano chiamato la “cellula reattiva”. Era un RNA ovvero una molecola implicata nella codifica, decodifica e regolazione dei geni che attivava la tecnologia Wraith. Avevano quindi sintetizzato la molecola e l'avevano iniettata in pochi, fidati militari.

“Ora sono in grado di distruggere il proprio mondo” disse Hope. Poi continuò ad esaminare i dati. Si aprì un video. Era sgranato, ma potè riconoscere un Wraith legato su una sedia e due scienziati intorno a lui. Il Wraith era evidentemente in uno stato di sofferenza, era scarno in volto e ansimava come se non riuscisse a respirare. I due scienziati presero una siringa e gli iniettarono un liquido. Poco dopo il Wraith iniziò ad urlare per il dolore lancinante. Si contorceva anche se non poteva muoversi. Hope era disgustata. Stavano deliberatamente torturando un altro essere vivente. Fermò il video, aveva visto anche troppo. Uscì dalla sua stanza per raggiungere quella del colonnello Sheppard. Di certo non sarebbe rimasta senza far niente.

NdA: Buongiorno a tutti!!Vi propongo un nuovo capitolo. Fatemi  sapere cosa ne pensate.Le recensioni sono molto importanti!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Hope bussò alla porta e una volta entrata trovò tutta la squadra riunita. A quanto pare stavano facendo un meeting e non l'avevano chiamata per partecipare.

“Si?” disse il colonnello.

“Vedo che state discutendo senza di me. Se ho interrotto qualcosa..”disse la ragazza. Aveva capito che non la consideravano una di loro.

“Hai capito cosa hanno combinato gli Hoffan?” tagliò corto Sheppard.

Ovviamente non volevano considerarla parte del gruppo, ma quando poteva essere utile allora potevano interpellarla.

“Certo. Immagino che il processo di sintesi del RNA non vi interessi. Comunque, possono utilizzare la tecnologia Wraith a loro piacimento.” disse Hope. Era inutile perdersi in chiacchiere. Poi aggiunse “ si credono invincibili, ma non sanno contro chi hanno a che fare. I replicanti si adatteranno facilmente ai loro cannoni. Magari potrebbero distruggere una o due navi. In ogni caso volevo dirle anche un altra cosa. Ho trovato un video in cui viene mostrato il lavoro, se così si può chiamare, degli scienziati. Si vede chiaramente che hanno torturato brutalmente il Wraith. Se è ancora vivo dobbiamo..”

“Dobbiamo cosa?” disse brusco Ronon? “Ma tu da che parte stai eh?” disse avvicinandosi a lei minaccioso. “I Wraith sono mostri ! Tanto meglio se l'hanno fatto soffrire. Se l'è meritato” concluse.

Hope stava per rispondere a tono quando il loro litigio fu interrotto dall'arrivo del cancelliere che entrò nella stanza senza annunciarsi.

“Vedo che gli animi sono roventi” disse osservando la scena. Era quasi divertito.

Hope che non sarebbe stata zitta davanti alla violazione dei diritti fondamentali dell'uomo e aveva capito che nessuno della squadra l'avrebbe supportata disse “ Sig. Cancelliere le vostre armi sono potenti, ma inutili contro i replicanti “ poi aggiunse “ho visto il video dei vostri esperimenti” e si avvicinò “ da scienziata e come essere sono molto contrariata dai vostri metodi. Esigo vedere il Wraith immediatamente e richiedo la sua liberazione”.

Alle sue parole la sua stessa squadra pensò che fosse impazzita. Non solo stava considerando il Wraith un essere umano, ma addirittura voleva liberarlo.

“Ti ha dato di volta il cervello per caso?” disse Teyla seccata.

“I Wraith sono mostri senza scrupoli. Distruggono mondi, famiglie...” sbraitò Ronon.

Hope con tono calmo disse “ capisco il vostro punto di vista, ma non è colpa dei Wraith se sono ciò che sono” e poi puntualizzò “se gli Antichi li hanno resi ciò che sono, sono convinta...”

“Va bene ora basta!” li stoppò Drhuin. “E' inutile che continuiate a discutere. L'ora del Wraith è giunta”.

“Cosa sta dicendo? Cancelliere..” disse Hope irritata. Di certo non avrebbe permesso un'esecuzione. Tuttavia il colonnello Sheppard le si avvicinò e guardandola dritta negli occhi, con tono furente disse “ora stai zitta! Qui è in gioco il futuro degli esseri umani e tu pensi a salvare un Wraith. Preoccupati di più a trovare la sequenza di codice giusta a disintegrare i replicanti”.

In quel preciso momento entrarono due guardie Hoffann. Si capì che erano militari perché erano armati di fucile.

“Signori se volete seguirmi” disse il cancelliere.

Usciti dalla residenza si avviarono in furgone verso un altro edificio. Appena entrati capirono immediatamente che si trattava di una prigione. C'erano molte guardie armate fino ai denti. Oltrepassarono diverse porte. Tutte dovevano essere aperte tramite un codice identificativo. Raggiunsero una stanza buia. Al centro era collocata una specie di gabbia. Hope notò subito chela gabbia era circondata da un campo elettrico. Niente poteva entrare, ma nemmeno uscire. Al centro della gabbia, coricato supino sul pavimento vi era ciò che rimaneva del Wraith. Hope potè vedere che i vestiti che indossava,ormai logori, gli stavano molto grandi. Era uno scheletro. Sembrava giovane. I capelli lunghi e grigio argentei erano arruffati e sporchi. Gli occhi sbarrati fissi nel vuoto e il respiro impercettibile. Sicuramente era stato prigioniero molto a lungo, senza nutrirsi e sottoposto a torture era un miracolo che fosse ancora vivo.

Cercò di avvicinarsi, ma fu bloccata in malo modo dal colonnello.

Il cancelliere si avvicinò alle sbarre “ E' giunto il momento che tu abbia la tua ricompensa per i tuoi servigi “.

A quelle parole il Wraith voltò la testa. Era la prima volta che si rivolgevano a lui senza urlare o picchiarlo.

“Di certo non possiamo farti morire di fame, sei prezioso per i nostri esperimenti” continuò. Poiché era incosciente quando lo trovarono, il Wraith non aveva assistito alla sorte dei suoi compagni e non sapeva nulla del vaccino degli Hoffan.

Il Wraith si alzò a fatica. Nonostante le ferite e la debolezza manteneva un portamento fiero.

“Umano” disse con il tono più sprezzante che avesse “pagherete amaramente ciò che mi avete fatto. I miei fratelli spazzeranno via il vostro mondo”.

“Data la tua posizione direi che le minacce sono inutili. E comunque ti sto offrendo sostentamento. Lo vuoi o no?” continuò Drhuin.

Il Wraith era debolissimo. Non solo la fame lo aveva consumato completamente, ma gli umani lo avevano torturato sia durante i loro esperimenti sia all'interno della prigione. Quindi annuì.

Si avvicinò alla gabbia un uomo di mezza età. Il campo energetico si disattivò. In quel momento Hope si divincolò dal colonnello e mentre si avvicinava alla gabbia tentò di metterlo in guardia “No, non devi mangia...” ma qualcuno la colpì violentemente in testa e cadde a terra. Era ancora cosciente, ma intontita.

L'uomo entrò nella gabbia e si scoprì il petto. Il Wraith era incredulo, ma la fame lo stava ardendo vivo così facendo un verso stridulo si avventò con la mano verso di lui. La mano raggiunse il petto. Cercò di iniziare a mangiare, ma non ci riuscì. Intanto sia l'uomo nella gabbia, sia gli Hoffan presenti si erano messi a ridere.

Il Wraith si staccò. Dopo pochi secondi fu travolto da un dolore acuto che lo attanagliava. Iniziò a contorcersi. Hope, ancora a terra cercò di alzarsi. Voleva soccorrere il Wraith.

In quel preciso momento dei violenti scoppi si sentirono all'esterno del complesso. Qualcuno li stava attaccando.

Tutti i presenti e i soldati della prigione corsero all'esterno.

I colpi cadevano uno dietro l'altro. Erano i replicanti.

Drhuin prese la radio e disse di attivare i cannoni a loro disposizione e di far fuoco contro il nemico.

“Cancelliere è tutto inutile, dobbiamo evacuare il prima possibile..” urlò Sheppard per farsi sentire nel caos dei bombardamenti.

“Noi non andiamo da nessuna parte” disse Drhuin e poi si diresse verso il quartier generale.

Sheppard sapeva che non c'era tempo da perdere, presto Hoff sarebbe stato distrutto. Se volevano rimanere lì a morire non avrebbero potuto farci niente. Loro sarebbero ritornati su Atlantide.

Nel frattempo all'interno del complesso Hope era riuscita a rimettersi in piedi. Il colpo era stato violento. Era sicura che a colpirla fosse stato un militare. Entrò dentro la cella ove il Wraith ancora vivo si contorceva. Si avvicinò a lui “voglio aiutarti” disse e Iniziò a monitorare i suoi parametri vitali con un marchingegno degli antichi. Gli organi stavano collassando, tuttavia il deterioramento non era molto rapido. Probabilmente ci sarebbero voluti giorni prima del decesso.

Hope non sapeva che fare. Poi prese una decisione. “Ascoltami i tuoi organi si stanno deteriorando, se non ti nutri morirai” disse. Il Wraith la guardava senza capire dove volesse andare a parare. Il dolore era talmente lancinante che lo aveva paralizzato. Hope gli prese una mano e se la portò al petto “sono un dottore, una scienziata. Non sono disposta ad assistere a tanta sofferenza senza fare niente. Prendi il minimo di cui hai bisogno per ristabilirti”. Il Wraith era strabiliato. Un'umana che si offriva a lui. Agganciò il palmo della mano al suo petto e iniiò a nutrirsi tuttavia non ci riuscì. “ma cosa..” disse con un filo di voce.

Hope monitorò i parametri con il dispositivo. Era come se il vaccino non solo lo avesse avvelenato, ma gli aveva anche bloccato la capacità di nutrirsi di altri esseri viventi.

Lì non poteva aiutarlo. Ma sapeva che la squadra non l'avrebbe aiutata. Le venne in mente un idea..

In quel preciso momento entrò la squadra di Shepaprd che trovandola all'interno della gabbia disse “ma che diavolo stai facendo?”

Hope si voltò in direzione dei “compagni”. “Dobbiamo abbandonare il pianeta “ disse Teyla.

Hope era ben conscia del pericolo. “Lo so, ma dobbiamo portare lui con noi” disse.

Poi sapendo che i suoi l'avrebbero aggredita e di certo non c'era il tempo per discutere disse “state tranquilli, è morto” e gli fece vedere che il Wraith non si muoveva più. Gli disse ciò che era successo e che sarebbe stato utile studiarlo per capire quale componente del vaccino aveva impedito al Wraith di nutrirsi anche di persone non vaccinate.

Sheppard, Teyla e Ronon la guardarono con disgusto. Offrirsi come pasto, doveva essere completamente matta. Tuttavia la possibilità di trovare un modo per impedire ai Wraith di nutrirsi, magari sviluppando qualche arma chimica era intrigante. Così a malincuore presero il Wraith e fuggirono in direzione dello Stargate. Prima di attraversarlo offrirono l'ultima possibilità agli Hoffan presenti di seguirlo, ma questi rifiutarono.

Raggiunto Atlantis il Wraith fu condotto all'obitorio, mentre la squadra del colonnello era andata a fare rapporto dal Sig. Woolsey. Una volta usciti, la Dott.ssa Hope si diresse verso l'obitorio. Il Wraith era stato adagiato su una barella coperto con un lenzuolo bianco.

Era sera oramai e la maggior parte dei membri della spedizione era in sala mensa. Attenta che nessuno la vedesse portò il Wraith in un angolo remoto della città. Era una delle zone che era stata allagata dopo il loro arrivo e che nessuno aveva più utilizzato. Prese una siringa e iniettò il liquido. Dopo pochi secondi il Wraith si rianimò facendo un sospiro profondo. Il suo piano aveva funzionato. Aveva limitato al minimo le sue funzioni vitali e rallentato il battito cardiaco rendendolo incosciente. In questo modo non solo avrebbe alleviato le sue sofferenze, ma lo aveva messo in uno stato di morte apparente. Così i membri della squadra avrebbero pensato che fosse stato morto. Ora il problema era curarlo.

Il dolore era tornato, ma nonostante ciò il Wraith si diresse verso la ragazza “umana..perché mi hai salvato” disse mentre scosse violente di dolore lo attraversavano.

Hope lo guardò dritto negli occhi e in quel preciso momento notò vicino all'occhio destro una specie di tatuaggio che ricordava quelli tribali “sono una dottoressa, salvo vite, non le distruggo. Sono convinta che abbiamo molto da imparare sui Wraith. Non sappiamo praticamente nulla di voi”.

Il Wraith la guardò stupito, mentre la dottoressa cercava una soluzione al suo problema. Tuttavia sapeva che il tempo a sua disposizione era molto limitato. Non sarebbe riuscita a trovare un antidoto prima che i suoi organi collassassero. L'unica possibilità per il Wraith era quella di metterlo in stasi. Per sua fortuna proprio in quella sala vi erano delle criocapsule che aveva provveduto ad aggiustare. “Ascoltami...” rifletté sul fatto che non conosceva il suo nome . “Ma come ti chiami?” gli disse, ma non ottenne risposta. “Va bene ...Smily”gli disse. “Purtroppo per il momento non posso fare altro se non metterti in stasi. Ti assicuro che cercherò una soluzione per curarti. Il Wraith era dilaniato, sapeva che stava per morire così acconsentì.

Hope lo posizionò nella capsula e avviò il processo di crioconservazione. Il Wraith sapeva che se l'umana non avesse mantenuto la parola probabilmente sarebbe rimasto in stasi per sempre. Hope che aveva ben intuito i suoi pensieri gli disse sorridendo “non ti preoccupare Smily, ci rivedremo!” e quelle furono le ultime parole che udì prima che il processo fosse completato. Compiaciuta di essere riuscita a salvare il Wraith, nascose la capsula di stasi dietro a un lenzuolo. Dopodiché uscì sapendo che il suo segreto era al sicuro. Ora doveva trovare una soluzione contro i replicanti, ma doveva anche trovare una cura per Smily. Con queste idee in testa si diresse verso il suo alloggio. Aveva avuto una giornata decisamente interessante.

NdA: Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo la mia storia. Vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate! Mi sarebbe molto utile avere un riscontro!!Graziee

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Dalla spedizione sul pianeta Hoffan erano trascorse due settimane. La situazione non aveva fatto che peggiorare. I replicanti continuavano ad avanzare e a distruggere tutti i mondi che incontravano. Su Atlantide la tensione era alle stelle. Tutte le squadre erano impegnate ad avvisare e a evacuare i mondi umani. Purtroppo molti erano stati distrutti. Le persone erano troppe e i mondi sicuri che si trovavano al di fuori dalla traiettoria delle navi replicanti erano limitati. La Dottoressa Hope lavorava giorno e notte tuttavia i risultati non arrivavano. Gli altri scienziati non si erano ancora abituati alla sua presenza. Ritenevano che fosse un'arrogante e una folle. La notizia del suo tentativo di salvataggio del Wraith si era diffusa alla velocità della luce all'interno della base e ciò aveva alimentato ancora di più l'antipatia nei suoi confronti. Tutti si erano chiesti come avesse potuto anche solo pensare di aiutare un Wraith, un nemico. La reputavano una traditrice. I Wraith erano nemici e come tali andavano trattati. Se uno soffriva o moriva tanto meglio. Era un Wraith in meno da combattere. La Dottoressa Hope sapeva benissimo cosa pensavano di lei gli altri membri della spedizione e la cosa non le importava. Non era un'arrogante. Anzi, per tutta la sua vita aveva dovuto chinare la testa ai suoi compagni più grandi che la bullizzavano e la maltrattavano solo per la sua giovane età; ai suoi superiori che la vedevano semplicemente come una ragazzina con poca esperienza. Per non parlare della sua famiglia...Per quanto le riguardava avrebbe percorso la sua strada con determinazione senza sottomettersi a chi non la prendeva sul serio e non considerava le sue capacità. Aiutare il Wraith era stata una cosa del tutto naturale per lei. Sapeva che rappresentavano una minaccia per i mondi umani, tuttavia era nella loro natura agire così. Non ne potevano fare a meno. Non era una loro scelta, nonostante alcuni traevano gioia a infliggere dolore alle loro vittime, ma era il loro unico modo di trarre sostentamento. Sulla terra gli esseri umani avevano fatto di peggio nel corso della storia. Guerre feroci, genocidi insensati. Tutto solo e unicamente per il potere. Dal suo ritorno sulla base né Sheppard né la sua squadra le avevano più rivolto la parola. Non che lei si aspettasse diversamente, tuttavia se volevano fare squadra non potevano continuare ad ignorarla. Non solo avrebbe proseguito il lavoro di Mckay ma avrebbe anche preso parte alle spedizioni più importanti insieme a Sheppard e agli altri. Per quanto ne sapeva in quel momento sulla base si trovava solo Sheppard. Teyla e Ronon erano fuori in missione.

“Allora ci sono novità?” le chiese Zelenka risvegliandola dai suoi pensieri. Lui era l'unico che le rivolgeva la parola senza disprezzo.

Hope scosse la testa. Per quanto duro lavorasse era a un punto morto. E la cosa la faceva stare malissimo. Non tanto perché i suoi compagni si aspettavano da lei il miracolo immediato bensì per le innumerevoli vittime che giorno dopo giorno aumentavano.

“Dovresti fare una pausa. Sei dietro a quel monitor da oltre 12 ore” le disse Zelenka.

“Non ne posso fare a meno. Devo trovare la sequenza di codice giusto. Ogni secondo è prezioso e io non potrò riposarmi fino a quando non saprò che tutti i mondi umani di questa galassia sono al sicuro” gli rispose. Era determinata a trovare la soluzione.

Zelenka era impressionato per la tenacia e l'instancabilità della Dottoressa. Anche durante le ore serali le era capitato di trovarla sulla balconata della città intenta a elaborare calcoli con il suo laptop. Era instancabile. Certo non era Rodney e nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo, però vedeva in lei la stessa determinazione e la stessa passione del suo amico.

“Capisco perfettamente, ma fondersi il cervello non serve a nulla. Perché non vieni con me a bere un buon caffè. Vedrai, staccare per un po' ti farà bene” disse Zelenka.

Hope non aveva molta voglia di andare in sala mensa dove avrebbe attirato gli sguardi di tutti. Ciò che meno tollerava erano i commenti a bassa voce fatti dai suoi compagni in modo tale che non sentisse. Come se fosse stupida. Sapeva benissimo che parlavano male di lei. Inoltre ciò che non solo Zelenka, ma tutti ad Atlantide non sapevano era il suo altro lavoro. Ovvero stava cercando una cura per il Wraith Smily. Lo aveva rinchiuso nella criocapsula facendogli una promessa e aveva tutta l'intenzione di mantenerla. C'erano così tante cose che non sapevano dei Wraith e lei come scienziata era interessata a scoprirle tutte. Per il momento tuttavia non aveva fatto molti passi avanti nemmeno nel trovare una cura per lui. Si sentiva davvero frustrata. Decise di accontentare il Dr Zelenka. In fondo era l'unico che aveva mostrato nei suoi confronti gentilezza e come ben sapeva nulla nella vita è dovuto. Se vuoi rispetto devi dare rispetto, se vuoi avere buoni rapporti con gli altri devi essere la prima a comportarti con garbo. Zelenka le stava tendendo la mano e lei doveva afferrarla.

“Va bene, ti ringrazio” gli disse infine.

I due uscirono dal laboratorio. Seguirono il corridoio fino a raggiungere l'ascensore. Salirono di 15 piani fino a raggiungere la sala mensa. Entrarono. Era l'ora di cena e la sala era affollata, cosa che Hope non aveva considerato. Perdendosi completamente nel suo lavoro perdeva quasi sempre la cognizione del tempo.

Al suo ingresso molti si voltarono a guardarla. Lei e Zelenka si avviarono alla ricerca di un tavolo disponibile. Commenti maligni le arrivarono alle orecchie.

Ecco la traditrice disse un ufficiale a un tavolo.

E meno male che era un genio. Sono sicura che a quest'ora Rodney avrebbe già trovato la soluzione al nostro problema disse un'altra soldatessa.

Hope non diede molto peso a ciò che sentiva, mentre Zelenka era visibilmente imbarazzato.

Raggiunsero un tavolo e si sedettero.

“Non ti preoccupare, so perfettamente ciò che tutti pensano di me” disse Hope rivolto a Zelenka.

Quelle parole misero il Dottore ancora di più in imbarazzo. Stava per dirle qualcosa quando si udirono diverse esplosioni che fecero tremare tutta la sala . Le luci si spensero e partì un allarme. Nel refettorio molti balzarono in piedi, altri si nascosero sotto i tavoli. Il panico stava dilagando, mentre le esplosioni continuavano. La Dottoressa Hope non si scompose, si alzò e si diresse verso la sala di controllo della città. Doveva capire cos'era successo. Zelenka la seguì. Anche se era spaventato non avrebbe perso la faccia di fronte a una ragazzina. Nei corridoi che lei e Zelenka attraversavano vi era il caos assoluto. Molti pannelli di energia collocati nelle pareti erano saltati. Si intravedevano feriti che con tutta probabilità stavano cercando di raggiungere l'infermeria. Raggiunto il primo ascensore disponibile si accorsero che non funzionava. Evidentemente l'energia che alimentava la città stava diminuendo alimentando solo i settori principali e mantenendo attivi i sistemi vitali. Decisero quindi di prendere le scale. Fatti venti piani raggiunsero infine il cuore di Atlantide.

Zelenka era distrutto. Ansimava per la fatica, in fondo non era più un ragazzino. Si appoggiò a una parete per non collassare a terra. Hope invece si diresse al pannello di controllo per capire ciò che stava succedendo. Era ancora funzionante. Iniziò a esaminare i dati per capire ciò che stava succedendo. Più leggeva e più il suo volto diventava pallido.

Zelenka si avvicinò a lei vedendo il cambio di colorito così repentino. “Che succede?” le chiese.

“Il campo di forza che protegge le parti della città che si trovano al di sotto della superficie marina stanno cedendo...” iniziò a dire quando comparvero Sheppard, Woolsey e Carter.

“Com'è possibile che stanno cedendo? “ disse Shepaprd.

“Dai dati sembra che ci sia stato un cortocircuito in uno dei pannelli energetici. Questo ha portato a una diminuzione improvvisa dell'energia che alimenta il campo di forza generando le esplosioni. Se non interveniamo molti degli scompartimenti “subacquei” si allagheranno. C'è il rischio che la città sprofondi nuovamente nell'oceano” concluse.

“Oh fantastico!! Non solo i Wraith,non solo i replicanti..adesso pure la città è diventata un problema!” John era furioso. Tutta la situazione con i replicanti non aveva fatto altro che alimentare la sua frustrazione e la sua rabbia. Si diresse verso Hope “trova immediatamente un modo per risolvere il problema!!”. Glielo disse in maniera talmente brusca e maleducata che, nonostante gli scossoni continuavano, i presenti strabuzzarono gli occhi.

“Ora cerca di calmarti John” gli disse Carter. Capiva il suo stato d'animo. Oltre a essere una scienziata era anche un soldato, ma fare così e prendersela con lei non avrebbe portato a nulla.

Hope incurante dell'aggressione verbale di Sheppard gli disse “ dobbiamo mettere un generatore di energia al naquadah in questa sala” disse indicando sul monitor di un computer una mappa. “In questo modo è possibile ripristinare il campo di forza” concluse.

Sam riflettè su ciò che Hope aveva detto. Si guardò intorno ricordandosi che recentemente avevano fatto un inventario delle componenti di ricambio a loro disposizione e si ricordò che vi era un solo generatore rimasto a loro disposizione. Per loro fortuna era stato portato insieme ad altre attrezzature nella sala controllo per ogni evenienza e quello era proprio il momento adatto per usarlo. Si avvicinò a una serie di valigie metalliche all'interno delle quali vi erano collocati differenti apparati elettronici che tenevano di scorta come pezzi sostitutivi nel caso si fosse rotto qualcosa. Gli scossoni continuavano sempre più violenti facendo perdere l'equilibrio ai presenti. Woolsey andò a sbattere contro la console rovinando a terra. Fu aiutato dalla Dottoressa Hope a rialzarsi. Nel frattempo Sam era riuscita a trovare ciò che cercava. Infatti in una di quelle valigie vi era collocato il generatore al naquadah. Lo prese “Sheppard e Hope andrete nella sala a collocare il generatore” sentenziò Carter.

“Può accompagnarmi Zelenka. È perfettamente in grado di sostituire un generatore” le rispose John.

A quelle parole Hope perse la pazienza e utilizzando un tono molto formale disse “Colonnello Sheppart mi ascolti attentamente. So perfettamente di non esserle simpatica e sinceramente la cosa non mi turba affatto. Che le piaccia o no sono una scienziata di fama mondiale altamente qualificata. So che la perdita del Dr Rodney è stata un duro colpo per tutti voi, ma sia ben chiaro che non intendo sostituirlo. Sono qui per fare il mio dovere e non intendo essere messa da parte per capricci insulsi. Sono molto più giovane del Dr. Zelenka e se permette sappiamo tutti che è più un topo da laboratorio che un rambo pronto all'azione. Quindi la accompagnerò io e non intendo stare qui a discutere”. Detto ciò afferrò la valigetta e si diresse verso la zona sottostante della città. John era rosso di rabbia. Di certo non avrebbe permesso a una ragazzina di parlargli così. Tuttavia il tempo stringeva, gli scossoni erano sempre più forti e decise che per il momento si sarebbe concentrato su ciò che andava fatto. La seguì.

Tra uno scossone e un altro raggiunsero la zona sotterranea della città. Per lo più erano magazzini adibiti a contenere le scorte alimentari, mediche e le attrezzature. Alcune parti erano già state danneggiate dall'acqua quando la città fu allagata dopo il loro arrivo. Correndo per il corridoio buio Hope passò davanti alla stanza ove si trovava Smily. Il suo cuore sussultò. Se non avessero risolto la situazione in fretta tutto quel settore sarebbe stato allagato. L'acqua aveva già iniziato a penetrare all'interno. La sala ove si doveva recare si trovava all'estremità opposta di quel settore. Quella sala era il fulcro energetico che manteneva attiva l'ala ove riposava il Wraith.

Rallentati dall'acqua riuscirono a raggiungere la sala. Al centro si trovava una scala che avrebbe portato nel vano inferiore ove si trovava il pannello nel quale avrebbero dovuto inserire il generatore. Entrati nella stanza lo stupore li colpì. Nel centro della stanza,dove si trovava l'apertura circolare con la scala che scendeva, fuoriusciva dell'acqua. Il vano inferiore era completamente allagato.

“E adesso che si fa? È tutto allagato. Il generatore a contatto con l'acqua si romperà” disse Sheppard preoccupato. Era ancora furioso con Hope, ma doveva risolvere la situazione per il bene della città.

La ragazza lo guardò “ti sbagli. Ho contribuito a progettare questi generatori e ho fatto in modo che fossero impermeabili. Il rivestimento esterno è fatto di un materiale che non solo è resistente all'acqua, ma anche ermetico in modo tale da non far penetrare niente all'interno”.

Sheppard la guardò per un'istante. Questo era un bene. Dovevano solo scendere e mettere il generatore.

“Molto bene,dammi il generatore e dimmi dove lo devo mettere” disse Joh.

Hope stentava a credere alle sue orecchie. Non solo doveva essere inserito nella posizione corretta,ma doveva anche calibrarlo o a contatto con i circuiti sarebbe esploso.

“Non puoi assolutamente farlo tu. Va calibrato o salterà in aria” disse Hope.

Quella frase non piacque minimamente a Sheppard. Non la voleva tra i piedi. Tentò di ribattere, ma Hope fu più veloce.

“Non abbiamo tempo di discutere. Mettiamo da parte le divergenze e muoviamoci”.

John riflettè un attimo e dovette ammettere a sé stesso che non era uno scienziato e non aveva la minima idea di come si calibrava il generatore.

“Molto bene muoviamoci” disse infine.

I due presero un profondo respiro e si immersero.

Scesero la scala sommersa e percorsero 50 m. In fondo al corridoio con loro grande rammarico trovarono una porta chiusa. Dall'altra parte era collocato il pannello. Hope si avvicinò e cercò di forzare la serratura. Tuttavia non vi riuscì. Sheppard cercò di forzare la porta con la sua forza, ma ogni tentativo era inutile. La porta era praticamente sigillata.

Tornarono indietro anche perché iniziava a mancargli il fiato. Risaliti nel vano superiore subito John le disse “e adesso?”.

Colonnello Sheppard sono Carter com'è la situazione? si sentì provenire dalla radio di Sheppard.

“Abbiamo raggiunto la sala, ma il vano inferiore ove è collocato il pannello è allagato e come se non bastasse c'è una porta sigillata che ci impedisce di entrare” le rispose il Colonnello via radio. Nel frattempo gli scossoni si facevano sempre più forti.

La mente di Hope era in subbuglio. Continuava a elaborare ipotetici scenari per trovare la soluzione corretta.

Un esplosione li fece sobbalzare. Oramai il tempo era agli sgoccioli. Con suo grande rammarico disse “l'unica soluzione è quella di staccare i vani danneggiati dalla città”. In fondo erano i vani subacquei. Sotto di loro non vi era nulla, quindi anche se li staccavano la città sarebbe rimasta intatta.

Tutto tremava, le esplosioni continuavano con intensità crescente. Sheppard la guardava allucinato. Che razza di idea era. Tuttavia la risposta del colonnello Carter lo lasciò basito.

Ritengo anche io che sia l'unica soluzione fattibile a questo punto. Dottoressa Hope proceda a staccare l'ala danneggiata dalla città disse Sam via radio.

John era confuso, tuttavia non vi era tempo di discutere.

“Molto bene, muoviamoci” disse Hope e in fretta uscirono dalla sala.

Tornarono indietro e raggiunsero quella che era chiamata sala di controllo 2. da lì si potevano controllare molti settori. Hope si mise a lavoro sull'interfaccia. Iniziò con il sigillare e isolare il settore che dovevano staccare. Per fortuna essendo adibito a magazzino non vi era personale da evacuare. Lavorava in fretta inserendo codici di programmazione che a Sheppard sembravano arabo. A un certo punto si bloccò. Si rese conto che all'interno del settore che doveva staccare si trovava la stanza ove aveva nascosto il Wraith. Staccare il settore avrebbe significato la sua morte. Non staccarlo avrebbe significato la morte di tutti. Sheppard notò che si era fermata.

“Allora, ti vuoi muovere? Non abbiamo tutto il giorno!” sbraitò.

Il sangue di Hope si era gelato nelle vene. Doveva prendere una decisione cruciale.

“Allora,ce la fai sì o no ?” continuò John.

Hope sudava freddo, non voleva uccidere nessuno, ma le alternative scarseggiavano e il tempo a disposizione era oramai finito. Fece un profondo respiro e continuò la programmazione. Quando ebbe finito pensò tra sé e sé mi dispiace Smily. Premette il pulsante. Si udì un forte boato. John e Hope furono sobbalzati per terra.

I vani danneggiati si sono staccati disse alla radio Sam che monitorava la situazione dal monitor della sala controllo principale.

Dopo pochi minuti la stanza smise d tremare.

Ottimo lavoro. Non rilevo altri malfunzionamenti disse Sam.

“Stai ben...” cercò di chiedere Hope a John, ma quest'ultimo si alzò e senza proferire parola si diresse verso la sala controllo.

Hope non potè far altro che sospirare. Il colonello aveva davvero un pessimo carattere. In quel momento i suoi pensieri erano rivolti a Smily.

Si diresse anche lei verso la sala controllo.

Sam e Woolsey si congratularono per l'ottimo lavoro e li congedarono concedendogli del meritato riposo. Nel frattempo gli altri membri della spedizione stavano aggiustando i guasti causati dalle esplosioni.

Una volta rientrata nel suo alloggio Hope non riusciva a rassegnarsi. Era incredibile che dopo tutta la fatica che aveva fatto per salvare Smily era dovuta finire in quel modo. Gli aveva fatto una promessa e ora non solo non avrebbe più potuto mantenerla, ma era stata lei a causare la sua fine. Prese il suo laptop. Aveva fatto delle modifiche in modo tale che potesse interfacciarsi con la città. Sul desktop aveva collocato il programma grazie al quale poteva tenere sotto controllo i parametri della capsula in cui si trovava il Wraith. D'impulso aprì il programma. Sbiancò quando lesse i parametri. Non sapendo come la capsula sembrava intatta e i segni vitali del Wraith erano nella norma. Smily era ancora vivo! Immediatamente cercò di mappare la zona sul fondo dell'oceano ove si era collocata l'ala della città che avevano staccato. Era a ben 10000 m di profondità. Niente e nessuno avrebbe mai potuto raggiungere una profondità simile. Il sangue le si gelò per la seconda volta. Smily era spacciato. Non poteva recuperarlo e non sapeva fino a quando la capsula avrebbe retto. Immersa nei suoi pensieri sentì all'interfono la Dottoressa Hope è pregata di recarsi nell'ufficio del colonnello Carter.

“Fantastico!” disse infastidita. Stava pensando a come salvare Smily. Si alzò e raggiunse l'ufficio di Carter.

Entrando trovò lei, Woolsey e Sheppard.

“Prego si accomodi” le disse Woolsey.

Hope si sedette su una sedia che si trovava dinanzi la scrivania di Carter. Accanto a lei Sheppard. Avevano convocato anche lui.

“Vi abbiamo convocato perché ci è appena giunto un messaggio dall'AIOEI. Hanno valutato attentamente la nostra richiesta di una possibile alleanza con i Wraith per velocizzare il lavoro e dopo varie discussioni hanno acconsentito. Per tutti adesso la priorità è quella di sconfiggere i replicanti” disse Woolsey.

Hope non ci poteva credere. Finalmente quei burocrati avevano preso una decisione e per giunta la decisione che lei sperava. Con l'aiuto dei Wraith avrebbe lavorato molto più velocemente. Inoltre era molto curiosa di imparare di più su di loro. Non vedeva l'ora di iniziare.

D'altro canto John rimase sbalordito da quella rivelazione. Aveva lavorato con Guide in passato e tutte le volte le cose erano andate male.

“Abbiamo già provveduto a metterci in contatto con Guide alle coordinate che ha lasciato quando lo abbiamo liberato. Vi aspetta sulla sua nave per discutere l'alleanza”.

A quelle parole John disse “capisco la mia presenza dato che ho lavorato con lui in passato, ma perché deve venire anche lei?” disse indicando Hope. Quest'ultima stava per ribattere quando Carter disse “John Sheppard ti consiglio di assumere un atteggiamento più professionale e di lasciare da parte i tuoi sentimenti personali. La Dott.ssa Hope è una brillante scienziata e sarà lei a lavorare a contatto con i Wraith. Quindi verrà con te e la tua squadra”. Il suo tono non ammetteva replica.

Concluso il colloquio John e Hope uscirono dall'ufficio. Sarebbero partiti il giorno seguente. Hope era elettrizzata. Non vedeva l'ora di cominciare. Magari avrebbe anche appreso qualcosa che l'avrebbe potuta aiutare a salvare Smily. Determinata ed esausta si diresse verso il suo alloggio.

NdA: eccomi con un nuovo capitolo!! Spero la storia sia di vostro gradimento. Fatemelo sapere commentando!! Ogni opinione è molto importante!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Nonostante fosse esausta quella notte Hope non riuscì a dormire. Era elettrizzata all'idea di incontrare finalmente i Wraith. Erano una razza di cui sapevano poco e niente. Non che a qualcuno dei suoi colleghi , oltre a lei potesse interessare apprendere qualcosa sulla loro cultura, lingua o sulle loro relazioni sociali. La maggior parte delle persone presenti ad Atlantide pensava solo a una cosa: i Wraith erano nemici e bisognava neutralizzarli.

Hope sapeva perfettamente che erano una minaccia per gli esseri umani della galassia di Pegasus, tuttavia per i Wraith l'unico mezzo di sussistenza era quello di prosciugare la forza vitale delle persone. Non vi erano altre alternative. Ogni specie fa ciò che deve per sopravvivere. E i Wraith non erano da meno.

Da scienziata sapeva che avrebbe potuto apprendere molto. Infondo i Wraith erano tecnologicamente molto avanzati. Tuttavia le interessava andare oltre il mero aspetto scientifico e tecnologico. Era determinata a scoprire la loro cultura e la loro società. Forse era l'unica che li vedeva come persone e non come mostri. Con questi pensieri in testa sentì la svegli suonare. Si alzò e si vestì. Prese lo zaino che aveva preparato la sera prima contenente alcune strumentazioni che potevano esserle utili e si diresse verso la sala dove si trovavano i jumper dove avrebbe incontrato Sheppard e la sua squadra. Teyla e Ronon erano rientrati il giorno precedente. La squadra, ma non solo loro, non aveva ancora accettato il fatto che Mckay fosse stato sostituito da una ragazzina. Non importava a nessuno il fatto che fosse una brillante scienziata. Tutti vedevano solo una ragazzina. A Hope non interessava nulla di ciò che pensavano gli altri.

Arrivata nella sala de jumper trovò Sheppard e gli altri. Hope si avvicinò ai suoi compagni.

“Buongiorno” disse rivolta a Teyla e Ronon che stavano parlando.

Ronon non le rispose, mentre Teyla si girò a guardarla e le fece un cenno del capo. Sheppard era già a bordo.

La squadra di Sheppard è pregata di recarsi nella sala dello Stargate. Stiamo attivando l’iride. Si sentì all’interfono.

Ronon, Teyla e Hope salirono a bordo del jumper.

Sopra di loro si aprirono le porte che collegavano la sala del jumper a quella dello Stargate.

Teyla e Ronon avevano preso posto vicino a Sheppard che guidava il jumper, mentre la Dott.ssa Hope stava nella sezione posteriore.

Il jumper si alzò in volo seguendo una linea verticale. Entrò nella sala dello Stargate che era già aperto e lo varcò. Oltrepassato lo Stargate si ritrovarono nello spazio profondo. Avrebbero incontrato i Wraith lì. Era una zona che veniva considerata dai Wraith stessi neutrale.

“Non sono ancora arrivati” disse Sheppard contemplando l’oscurità dello spazio.

“ Che non sia una trappola” disse Ronon. Lui più di tutti odiava i Wraith. Oltre ad aver distrutto il suo mondo, Sateda, era stato utilizzato per anni come Runner, ovvero come preda durante le caccie dei Wraith. Avesse potuto, avrebbe compiuto un genocidio. Cancellare i Wraith dall’universo. Era questo il suo desiderio più grande.

“Sono sicura che non sia una trappola. Probabilmente…” iniziò a dire Hope ma fu interrotta da Ronon che girandosi a guardarla le disse bruscamente “tu dei Wraith non sai nulla. Mettiamo in chiaro una cosa, non ho dimenticato il tuo tentativo di salvare il Wraith – Smily pensò subito Hope – se c’è una cosa che odio più dei Wraith stessi sono gli umani che liberamente scelgono di servirli o aiutarli” concluse e si voltò di scatto.

Né Sheppard né Teyla dissero una parola in favore di Hope la quale pensò che era stata una dichiarazione di odio senza mezzi termini. Non ci diede particolarmente peso. Sapeva bene cosa provava la squadra nei suoi confronti. Decise comunque di non ribattere. Non avrebbe portato a nulla.

Si aprì una finestra nell’iperspazio e dinanzi a loro comparve la nave alveare. Il jumper ricevette una comunicazione. Poteva attraccare all’interno di quello che sembrava un hangar. Era enorme. Hope era felicissima. Non stava più nella pelle. Atterrarono. 

“Molto bene ci siamo” disse Shepaprd guardando i suoi compagni. Teyla annuì mentre Ronon prese in mano la sua pistola. Sentirono bussare. Sheppard schiacciò un pulsante e le porte del jumper si aprirono.

Hope era in piedi. Voleva scendere il prima possibile. Avrebbe voluto girare tutta la nave. Ciò che si trovò dinanzi erano cinque Wraith, quattro erano droni e uno era probabilmente uno scienziato pensò Hope. Era vestito con una lunga giacca di pelle nera. Aveva i capelli lunghi e bianchi. In viso attorno all’occhio sinistro un tatuaggio che ricordava vagamente quelli tribali. Sul mento la barba era formata da due ciuffi bianchi molto lunghi. La ragazza voleva dire qualcosa, ma Sheppard fu più rapida di lei.

“Dov’è Guide?” disse brusco.

Fu lo scienziato a rispondere “il comandante riceverà tra poco. Seguitemi”.

Sheppard guardò Teyla e Ronon. Dal suo sguardo i suoi compagni capirono di non abassare la guardia. L’unica tranquilla era Hope. Era nell’interesse dei Wraith trovare una soluzione definitiva alla minaccia dei replicanti. Fu la prima a scendere dal jumper. Il gruppo seguì il Wraith, mentre i droni li scortavano. Non vedeva benissimo. La nave non aveva la stessa illuminazione che si poteva avere all’interno di una nave terrestre. Da quello che aveva scoperto leggendo i rapporti, i Wraith erano sensibili alla luce e potevano vedere al buoi. Hope continuava a guardarsi intorno affascinata.  Le navi alveari erano esseri viventi. Si distaccò dal gruppo per avvicinarsi a una  parete del corridoio che stavano attraversando. Poggiò una mano sulla parete e in qualche modo, non sapendo come sentì pulsare. Ebbe la stessa sensazione che si ha quando si mette una mano sul torace per sentire i battiti cardiaci. “Affascinante” sussurrò tra sé e sé. C’erano così tante cose che voleva sapere.

I droni la fecero tornare insieme agli altri che si erano fermati. La sua squadra la stava squadrando, mentre lo scienziato aveva una faccia inespressiva. Alla fine del corridoio c’era una porta. Il Wraith che li stava guidando poggiò il palmo della mano su quello che sembrava un dispositivo di apertura. Le porte si aprirono e il gruppo entrò. La stanza era abbastanza piccola. Al centro vi era collocato un tavolo sopra il quale c’erano dei vassi contenenti della frutta.

“Aspettate qui. Il nostro comandante arriverà tra poco”. Detto ciò i Wraith uscirono.

“Siamo alla loro mercé” disse Ronon.

“Cerca di stare tranquillo. Siamo qui per negoziare non hanno motivo di tradire la nostra fiducia ” disse Teyla poggiandogli una mano sulla spalla.

In quel preciso momento le porte si aprirono nuovamente. Entrarono Guide ed altri tre Wraith, uno dei quali era lo scienziato che li aveva accolti.

“Benvenuti a bordo della mia nave” disse Guide.

“Frutta fresca, che elegante” disse Sheppard.

“ E' per rendere la nostra conversazione più piacevole” gli rispose Guide sedendosi a una delle estremità del tavolo. All'estremità opposta c'era Sheppard, mentre gli altri occupavano i posti sui lati longitudinali del tavolo.

Prese la parola il comandante dell'alveare “Avete chiesto questo incontro, sono pronto ad ascoltarvi”.

“Se permette, io sono la Dott.ssa Hope, è un piacere..” cercò di dire quando fu interrotta da Sheppard. “Nessuno ti ha detto di parlare” le disse in maniera brusca.

Hope si morse il labbro. Adesso stava davvero iniziando ad essere stufa dei coportamenti suoi e degli altri.

I Wraith li guardarono senza proferire parola.

“Molto bene, verrò subito al sodo. Siamo qui per proporvi un'alleanza per sconfiggere i replicanti una volta per tutte” disse Sheppard.

Guide parve sorridere “un'alleanza? E perché mai dovremmo accettare? Non abbiamo bisogno di voi”

Fu Teyla a prendere la parola “come sapete i replicanti rappresentano una minaccia non solo per i mondi umani ma anche per voi. Mentre noi parliamo decine di mondi umani vengono annientati. State già affrontando una guerra civile a causa della mancanza di umani se in più aggiungiamo i replicanti, beh direi che prima vengono eliminati, prima ne beneficiamo tutti “.

“Ovviamente i replicanti rappresentano una minaccia, ma perchè dovremmo allearci con voi. I nostri scienziati stanno già cercando un modo per eliminarli. Non abbiamo bisogno di voi” disse Guide.

“Ovviamente...” iniziò Sheppard, ma questa volta fu Hope a interromperlo.

“Colonnello, se mi permette, sono io la scienziata e mi sembra doveroso poter discutere con il capitano e i miei colleghi Wraith – e indicò gli altri Wraith presenti – delle motivazioni per cui questa alleanza sarebbe vantaggiosa per entrambe le parti”. Hope era decisa. Guardò Sheppard dritto negli occhi per fargli intendere che non ammetteva repliche.

Il colonello stava per ribattere, quando Teyla gli afferrò il braccio. “Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione. È lei la scienziata” concluse.

Hope ebbe finalmente la possibilità di parlare senza interruzioni.

“La ringrazio colonnello” poi si rivolse ai Wraith “innanzitutto vi ringrazio per aver acconsentito all'incontro. Io sono la Dottoressa Hope e sono specializzata in astrofisica e fisica nucleare. Per rispondere alla sua domanda il motivo per cui ritengo che un'allenza con noi possa essere profiqua per entrambi risiede nel fatto che siamo stati noi a riattivare i replicanti. Ma prima di fare ciò, il Dr. Mckey ha isolato la sequenza di codice caratteristica di questi replicanti. È un codice unico grazie al quale possiamo creare un'arma efficace contro di loro. Voi state lavorando al problema in generale, ovvero immagino stiate cercando un arma in grado di distruggerli, così facendo tuttavia come ben sapete vi limitate a distruggere solo i replicanti che in quel momento vi trovate ad affrontare. E come ben sapete si adattano facilmente alle armi. Quindi utilizzata un paio di volte l'arma diventa inutile. Noi grazie al codice univoco che li caratterizza possiamo trovare qualcosa che sia in grado di disattivarli definitivamente. Sono sicura che mettendo insieme le nostre forze potremmo lavorare più velocemente” disse in modo chiaro e sintetico.

Guide la guardò senza proferire parola. Evidentemente stava meditando su quell'opportunità. I replicanti erano un problema. Già dovevano fare i conti con la scarsità di umani, motivo per cui era in atto una guerra civile. I replicanti non avevano fatto altre che peggiorare le cose. Prima venivano eliminati, meglio era. Inoltre lavorare con i terrestri poteva dare risvolti inattesi. Era sempre pronto a cogliere nuove opportunità per accrescere la sua influenza tra i Wraith.

“Effettivamente se avessimo a disposizione il codice di partenza potremmo sviluppare qualcosa che elimini definitivamente questa minaccia” disse infine. Poi aggiunse "quindi cosa proponete?”

Fu Sheppard a prendere la parola “Ad Atlantide c'è tutto ciò che occorre per sviluppare l'arma. Proponiamo che alcuni vostri scienziati, non più di tre, vengano ad Atlantide e lavorino con lei” disse indicando Hope.

Guide stava meditando sulla proposta.

“E dovrei inviare alcuni dei miei migliori scienziati sulla vostra base, senza garanzie. Potrebbe semplicemente essere un pretesto per imprigionarli e cercare di carpire informazioni “ disse Guide con tono duro.

“Perché mai dovremmo imprigionarli? Suvvia non è il momento di perdere tempo. Accettate sì o no?” disse Sheppard, stava iniziando a perdere la pazienza.

“Se mi permette “prese la parola Hope “le posso assicurare che i suoi uomini – e a quelle parole Ronon fece un espressione truce, i Wraith uomini? - saranno trattati con i massimi riguardi. Saranno nostri ospiti. Inoltre sono sicura che potremmo imparare molte cose. Mi piacerebbe molto conoscere la vostra cultura e...”

“Dottoressa Hope, ora basta con queste fesserie. Sono Wraith e, certamente, non verranno imprigionati, ma come tali verranno trattati. Saranno sempre accompagnati da una scorta armata e non potranno girare liberamente nella città” disse il colonnello.

“Colonnello a lei questi sembrano termini adatti? Siamo noi che stiamo chiedendo il loro aiuto e dobbiamo trattarli con rispetto...” stava dicendo Hope decisa quando Ronon sbattè violentemente i pugni sul tavolo e scattò in piedi. “Ora mi hai veramente stancato!!! I Wraith sono nostri nemici, rispetto???? Cosa..” ma Teyla gli afferrò la mano nel tentativo di placare la sua rabbia.

Hope era veramente stufa.

Guide si alzò dalla sedia, aveva visto abbastanza. “Non credo ci siano i termini per un accordo. Siete liberi di tornare sul vostro jumper” disse e si allontanò dalla stanza seguito dagli altri Wraith.

“Fantastico!” disse Sheppard con tono rude. Poi aggiunse “Tu – e indicò Hope – non so veramente cosa ti passa per la testa. Sono Wraith e ...”

“Ora statemi tutti bene a sentire” disse Hope secca. Si era alzata dal tavolo e guardava i suoi “compagni” con fare deciso. “Non mi interessa assolutamente niente di cosa pensate di me. Vi sono antipatica? Benissimo chissenefrega!!! Io ritengo che i Wraith possano essere molto utili e che possiamo imparare moltissime cose da loro! Per la miseria!!! Vivono migliaia di anni. Pensate a tutta la conoscenza che hanno in campo storico, scientifico, tecnologico...Inoltre di loro che cosa sappiamo eh?? Assolutamente nulla!!! Siete qui da anni e a parte pensare a farli sparire dalla faccia della terra non avete fatto nient'altro. Ora se volete scusarmi!!” e detto ciò uscì dalla porta che era rimasta aperta.

Fuori c'erano due droni di guardia. Hope li superò. Si aspettò che questi la fermassero, ma non fu così. Uno dei due la seguì mentre l'altro rimase dinnanzi alla porta. Sheppard e gli altri non fecero in tempo a ribattere che Hope era già sparita nell'oscurità del corridoio.

Quest'ultimo era buio e molto lungo, ma Hope era decisa. Percorse una ventina di metri quando si voltò per parlare con il drone che la stava seguendo “Mi scusi, può dirmi dovè andato Guide? Vorrei parlargli se possibile” ma non ottenne risposta. Continuò a camminare. A un certo punto il corridoio si ramificava. Fissò il Wraith per vedere se le indicava la via, ma così non fu. Decise quindi di prendere il corridoio sulla destra. Hope vide che le pareti erano rivestite da molto tessuto organico. Era come se potesse distinguere i muscoli e i tendini di un essere umano. Pensava che la tecnologia Wraith doveva essere davvero molto affascinante da studiare. Arrivò dinnanzi a una porta chiusa. Con lei aveva un pannello portatile degli antichi che sicuramente l'avrebbe aiutata a bypassare la serratura. Prima di fare ciò tuttavia guardò nuamente il Wraith che la stava accompagnando per verificare le sue intenzioni. Ma come prima non si mosse.

“Senta sia chiaro che non ho nessuna intenzione ostile. Voglio solo trovare il comandante” detto ciò Hope iniziò a bypassare la serratura e la porta si aprì. Entrò. A un primo sguardo Hope si rese conto di essere in un laboratorio. Si avvicinò a un pannello di controllo. Avrebbe voluto mettersi a lavorare per vedere a cosa stavano lavorando, ma non voleva dare le impressioni sbagliate. In quel preciso momento comparve un Wraith. Indossava una lunga giacca nera. Rispetto a quelli che aveva visto finora questo sembrava decisamente anziano. Sul suo volto vi erano i segni di rughe. Due occhiaie profonde gli marcavano gli occhi. Strano pensò Hope.

“Mi scusi se sono entrata senza permesso. Le assicuro che non ho toccato niente. Sono la Dottoressa Hope e sto cercando il comandante se può aiutarmi..lei come si chiama?” disse. Il Wraith si avvicinò per guardare meglio la ragazza. “So perfettamente chi sei. Cosa vuoi dal comandante? Il colloquio si è concluso. Dovete lasciare la nave” disse il Wraith senza particolare enfasi.

Hope pensò che probabilmente grazie alla loro telepatia tutti a bordo della nave sapevano come erano andate le cose “sì, so che il comandante ci ha invitati a lasciare la nave. E sinceramente visto come sono andate le cose non posso dargli torto. Tuttavia ritengo...” stava dicendo quando il Wraith le si avvicinò ancora “sei una strana umana. Nessuno della tua specie penserebbe mai a voler lavorare con noi. Eppure tu insisti” disse inclinando la testa da un lato.

“ Certamente che insisto!! So perfettamente ciò che pensano gli altri di voi. Vi temono, vi odiano. Tuttavia io ritengo che possiamo imparare molto da voi. Mi piacerebbe conoscere la vostra cultura, le vostre usanze, la vostra lingua. Infondo non sappiamo assolutamente nulla di voi. Sono sicura che lavorando insieme potremmo beneficiarne entrambi. So che voi ci vedete solo come cibo, ma siamo molto di più. Esattamente come voi che non siete solo dei mostri come gli altri vi vedono” era decisa.

Il Wraith fece quello che a Hope parve un sorriso. Dopo qualche attimo di silenzio le disse “Seguimi”.

Uscirono dal laboratorio seguiti dal drone e camminarono per circa cinque minuti. Hope avrebbe voluto parlargli, ma ritenne più saggio non sfidare troppo la sorte, almeno per il momento. Raggiunsero quella che sembrava la plancia di comando. C'erano Guide e i Wraith che lo avevano accompagnato all'incontro oltre che altri droni di guardia.

Il Wraith che l'aveva accompagnata guardò il suo comandante. Probabilmente stavano comunicando telepaticamente.

“Vi avevo detto di lasciare la nave” disse Guide secco.

“Mi spiace, ma non posso assolutamente lasciare la nave senza prima trovare un accomodamento che vada bene ad entrambe le parti” disse Hope decisa.

Tutti la stavano fissando. “Innanzitutto mi scuso per la scena patetica a cui avete assistito. Rimango della mia idea. Lavorare insieme velocizzerebbe lo sviluppo di un arma in grado di distruggere i replicanti” disse la ragazza.

“Come puoi aspettarti che accetti questa proposta dopo aver sentito i commenti di Ronon e Sheppard” disse Guide.

“Lei ha perfettamente ragione e mi spiace per ciò che hanno detto. Per essere franchi Ronon è stato usato come Runner per molti anni e sicuramente non vi perdonerà mai. Vi odia con tutto sé stesso. Il colonnello Sheppard è un soldato e come tale agisce. Ha visto molti mondi devastati dal vostro passaggio. Famiglie distrutte. Sia chiaro so perfettamente che avete ucciso migliaia di persone, distrutto villaggi. Ma quello che nessuno vuole capire è che la vostra è una necessità. Certo essere sadici e violenti è un crimine. Ma tralasciando ciò l'unico modo per sostentarvi è quello di prosciugare l'energia vitale delle persone. Questa è un'ineluttabile verità” disse e si avvicinò a Guide “ mi ascolti, le posso assicurare che ai suoi uomini non capiterà nulla di male”

“E come puoi assicurarmelo? Da quello che ho visto Sheppard e gli altri non ti prendono minimamente in considerazione. Quindi della tua parola non me ne faccio nulla. Non hai nulla da offrire” disse Guide.

Hope non avrebbe ceduto facilmente “ha ragione. Sheppard e gli altri, non solo la sua squadra, ma anche le altre persone presenti su Atlantide, non mi sopportano. Saranno la mia giovane età, il mio modo di fare o semplicemente il fatto che ho sostituito Mckay. Non lo so e poco mi importa. Tuttavia le posso dire questo. In ciò che faccio sono molto brava e non è un caso se hanno scelto proprio me per sostituire Mckay e portare a termine questo lavoro. Se dico che i suoi uomini saranno trattati con tutti i riguardi è perché posso garantirglielo. I miei superiori sanno perfettamente che sono l'unica in grado di trovare una soluzione. Con il vostro auto lavorerò molto più in fretta. Anche Mckay aveva optato per la stessa cosa. I suoi scienziati lavoreranno con me. Certo quando si muoveranno all'interno della città saranno sempre sorvegliati a vista, mi spiace ma purtroppo a questo non posso farci nulla. Quello che posso fare è fargli avere degli alloggi confortevoli e dato che passeranno la maggior parte del tempo con me le posso assicurare che nessuno gli farà del male. È un alleanza proficua per tutti. Inoltre vorrei imparare da voi molte cose” concluse con un sorriso.

Il comandante pensò che c'era qualcosa di diverso in quella ragazza. Era risoluta e sincera.

“Torna dagi altri. Ti darò una risposta dopo averne discusso con i miei uomini” disse Guide.

“La ringrazio infinitamente” disse Hope inclinando il capo e scortata dal drone fece per uscire dalla sala controllo quando si fermò sulla soglia e si voltò “ah nonnino è stato un vero piacere conoscerla. La ringrazio per il suo aiuto. Spero di rivederla presto” disse dirigendosi al Wraith che aveva incontrato nel laboratorio.

“Nonnino?” gli chiese quest'ultimo con fare interrogativo. Anche gli altri Wraith la guardavano increduli.

“Beh lei non mi ha voluto dire il suo nome quindi in qualche modo dovevo pur chiamarla. Mi scusi se glielo dico, ma mi sembra più anziano rispetto agli altri. Nella mia cultura possiamo dire che nonnino è un modo affettuoso per chiamare le persone anziane” disse sorridendo e voltandosi uscì dalla sala.

*Quell'umana è davvero molto particolare* disse telepaticamente uno dei Wraith presenti.

* Ritengo che si possano creare delle possibilità inattese* disse Guide.

* Effettivamente i replicanti sono una minaccia. Hanno già distrutto molti mondi. Di questo passo rischiamo di non avere abbastanza umani per nutrirci * disse il Wraith ce aveva accolto la squadra di Sheppard.

* Vale la pena lavorare con quella ragazza. Non so c'è qualcosa in lei che non ho mai riscontrato in nessun umano* disse il Wraith denominato da Hope nonnino. Gli altri sembravano d'accordo. Era una situazione strana. Tutti gli umani li temevano e li odiavano, ma quella ragazza non solo voleva lavorare con loro, voleva anche conoscerli.

* Non costringerò nessuno a partecipare a questa alleanza. La ragazza ha buoni propositi, ma non è lei che comanda e dubito che abbia molta voce in capitolo. Andrà solo chi si offrirà volontario. Ovviamente oltre a lavorare con quella ragazza cercate anche di carpire informazioni* disse Guide e gli altri annuirono.

Nel frattempo Hope aveva raggiunto la sua squadra. Non appena entrò nella stanza Sheppard la aggredì verbalmente “tu!!!!! cosa diavolo pensi di fare??” e le si avvicinò con fare minaccioso.

Hope rispose tranquillamente:“ Stavo solo cercando di fare ciò per cui siamo venuti prima che si creasse quel teatrino patetico”.

“Teatrino patetico, ma come ti permetti?” disse Ronon prendendola per il colletto.

Hope gli afferrò la mano “Esatto teatrino patetico. Capisco perfettamente i tuoi sentimenti Ronon. Dopo quello che hai passato non ti si può dar torto. Ma facendo come fai tu, oltre a renderti insopportabile, non si risolve nulla”.

Ronon era furente di rabbia. Manco la stava a sentire. Avrebbe voluto solo spararle. In quel momenti Teyla che, nonostante non sopportasse Hope particolarmente, era l'unica propensa a una sorta di mediazione disse: “Ronon calmati. Effettivamente siamo venuti per stringere un alleanza. Che ci piaccia o no”.

“Ho parlato con Guide e ha detto di aspettarlo qui per comunicarci la sua decisione” disse Hope. Ronon la strattonò via.

“Bene, attendiamo allora” disse Sheppard acido.

Calò il silenzio. Hope rimase vicino alla porta e iniziò a lavorare sul suo dispositivo portatile. Gli altri si sedettero intorno al tavolo.

Dopo circa mezz'ora comparve Guide, il Wraith denominato nonnino e il Wraith che aveva accolto la squadra al loro arrivo.

“Abbiamo valutato la vostra proposta. Ritengo possiamo lavorare con voi per sconfiggere i replicanti” disse il comandante.

Hope era felicissima “fantastico, grazie mille!!!” disse sorridendo.

I suoi “compagni la guardavano disgustati.

“Molto bene, disse Sheppard. Noi torniamo ad Atlantide. Dobbiamo parlare con i nostri superiori e organizzare il vostro soggiorno” disse Sheppard.

“Molto bene. Una volta pronti contattateci a queste coordinate” disse Guide e diede un bigliettino a Sheppard.

“Bene, ora muoviamoci e torniamo ad Atlantide” disse il colonnello rivolgendosi più a Ronon e a Teyla che a Hope. Infatti furono i primi ad uscire dalla sala.

Hope si avvicinò a Guide “La ringrazio, sono molto contenta che abbiate accettato” disse, poi facendo un cenno con il capo aggiunse “nonnino” e uscì dalla stanza.

N.d.A: l'allenza è stata stretta. Sicuramente ci saranno sviluppi inattesi.
Spero mi facciate sapere la vostra opinione. commentate, commentate, commentate!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Era trascorsa una settimana dall'incontro tra la squadra di Sheppard e Guide. Ad Atlantide era stato tutto predisposto per accogliere i Wraith. Dal loro ritorno nessuno della squadra aveva rivolto più la parola alla Dottoressa Hope. Non soltanto aveva cercato di aiutare un Wraith, prigioniero degli Hoffan, ma aveva anche dato un soprannome affettuoso a uno di loro. Ne erano venuti a conoscenza durante il breefing successivo alla missione.

Guide ha acconsentito ad allearsi con noi per sconfiggere i replicanti” disse Sheppard. Poi aggiunse “ è meglio essere accorti. Quando si ha a che fare con lui la maggior parte delle volte omette qualche particolare importante e quando è sincero è sempre per un doppio fine. Sembra di aver a che fare con una bomba pronta ad esplodere”.

Anche io ritengo sia meglio prendere qualche precauzione in più viste le precedenti esperienze” disse Carter. Poi si rivolse a Hope “lei lavorerà a stretto contatto con i Wraith. Ovviamente saranno controllati a vista e scortati durante gli spostamenti su Atlantide. I computer del laboratorio dovranno essere scollegati dalla rete e le informazioni caricate dovranno essere solo ed esclusivamente inerenti al lavoro che dovrete svolgere” concluse.

Hope ascoltava in silenzio. Tutti sulla base avevano un unica concezione: i Wraith erano nemici e come tali andavano trattati. Lei invece li vedeva come una razza di cui non sapevano assolutamente nulla. Sapeva benissimo che probabilmente l'avrebbero uccisa se si fossero trovati in battaglia, ma questo non la intimoriva. Era determinata a scoprire di più su di loro.

Colonnello, capisco la sua preoccupazione, ma ritengo che questa sia una grande possibilità. Non sappiamo assolutamente nulla sui Wraith e ora abbiamo l'occasione di imparare qualcosa sui loro costumi, la loro cultura e...”

Ora BASTA” disse Ronon sbattendo i pugni sul tavolo e scattando in piedi. “Tu sei completamente pazza!!!Invece di blaterare cose senza senso dovresti cercare un modo per sconfiggere i replicati! Rodney a quest'ora avrebbe trovato una soluzione!! Vuoi imparare qualcosa sui Wraith? Bene! Vai e offriti come loro pasto!! Vedrai quanto imparerai!!”. Era furente di rabbia. Fosse per lui le avrebbe preso e fracassato la testa sul tavolo.

Ronon, ora calmati” disse Carter.

Capisco la tua rabbia Ronon, il tuo pianeta è stato distrutto, sei stato utilizzato per lungo tempo come runner, ma dobbiamo provare almeno ad avviare un dialogo costruttivo con loro. Vivono migliaia di anni, abbiamo tantissime cose da imparare da loro. Inoltre sulla nave sono stata aiutata da uno di loro” disse Hope.

Carter strabuzzò gli occhi “cosa intende con aiutata?”

Voglio dire che dopo la brutta figura che abbiamo fatto, ovvero dopo il litigio avuto tra di noi – e indicò Ronon e Sheppard – sono andata a cercare il comandante perché ovviamente in prima istanza aveva rifiutato l'alleanza. Il drone fuori dalla porta mi ha scortata, avrebbe potuto fermarmi o farmi del male e invece non ha fatto nulla. Sono entrata in un laboratorio ove ho incontrato nonnino che mi ha scortato fino in plancia ove ho parlato con Guide e abbiamo stabilito l'accordo” concluse.

Fu Teyla a parlare poiché le parse di non aver sentito bene “cosa intendi con nonnino?”.

Tutti i presenti aspettavano una risposta anche se avevano già intuito che stava per dire qualcosa che li avrebbe decisamente contrariati.

Nonnino è il Wraith ho incontrato nel laboratorio e che mi ha portato dal capitano. È un nomignolo affettuoso che gli ho dato e lui non è sembrato per nulla dispiaciuto da..”

Ma stiamo scherzando??” urlò Sheppard. “E lei colonnello Carter vuole affidare il nostro futuro nelle mani di questa pazza???” concluse. Era fuori di sé, così come Ronon che aveva uno sguardo omicida negli occhi e Teyla che sulla faccia aveva un espressione di disgusto.

Carter si trovava in una posizione scomoda. Doveva placare gli animi e cercare di stabilire un armonia all'interno del gruppo, cosa che le sembrava sempre più difficile.

Dottoressa Hope capisco che lei sia una studiosa e che la sua curiosità sia molto forte, ma siamo in guerra. Non deve dimenticarsene. Dare nomignoli affettuosi a Wraith che non esiterebbero un istante a mangiarla mi sembra alquanto infantile. Conosco le sue capacità. Le chiedo di concentrarsi sul lavoro e di non distrarsi. In quanto a voi – e indicò gli altri – fin dall'inizio avete mostrato un forte astio nei suoi confronti. La discordia non porta a nulla. Dobbiamo lavorare in armonia se vogliamo ottenere dei risultati. Capisco che la perdita del Dr. Mckey sia stata un duro colpo per tutti voi, ma questo non è il momento per farsi guidare dai sentimenti. Mi aspetto che tutti voi lavoriate come una squadra. Ora, abbiamo mandato un messaggio alle coordinate che ci ha fornito Guide. I Wraith saranno qui tra tre giorni” concluse Carter.

I tre giorni erano finalmente passati. La Dottoressa Hope si era recata nella sala dello Stargate. Nel tempo a sua disposizione aveva predisposto tutto per accogliere gli ospiti al meglio. Aveva capito ciò che Carter voleva dire, ma per quanto la riguardava il problema non era il suo, bensì della squadra. Lei aveva una mente aperta e per lei era un occasione unica. Era determinata a non sprecarla. Inoltre sperava di salvare Smily. Aveva cercato di trovare una soluzione, ma tutto era stato inutile. Immersa nei suoi pensieri sentì dall'interfono

“Wormhole in entarta”. Arrivarono anche il colonnello Carter e Sheppard che salutò quest'ultima, ma non rivolse nemmeno un cenno a Hope.

Evidentemente le parole di Carter non avevano sortito nessun effetto. Dietro di loro c'era la squadra difensiva. Armi in pugno.

Dallo Stargate comparvero tre Wraith. Appena attraversato l'iride si trovarono con i P90 puntati addosso.

“Colonnello Carter, non è questo il modo di accogliere i nostri ospiti” disse Hope avvicinandosi ai Wraith. Il colonnello diede l'ordine di abbassare le armi.

“Mi scuso per l'accoglienza” disse Hope ai loro ospiti. Poi aggiunse “sono molto felice di vederti nonnino e anche te - disse indicando un secondo Wraith – se non erro ci hai accolti sulla nave di Guide. Invece lui è..?” chiese indicando il terzo. Rispetto ai primi due sembrava giovane. Aveva i classici capelli lunghi grigio – argentati e indossava una lunga giacca nera. La faccia era liscia priva di qualsiasi segno che potesse indicarne l'età, per questo parve ad Hope molto più giovane degli altri. Come si aspettava non ricevette risposta. Dietro di lei si sentì la voce del colonnello Carter “ benvenuti ad Atlantide”.

I Wraith si guardarono attorno senza proferire parola.

“Vi va di fare un tour della città, potrei..” cercò di dire Hope ma fu interrotta da Sheppard che con tono glaciale disse “ un tour? Ma scherziamo?? Sono qui lavorare e trovare una soluzione. Vi consiglio vivamente di iniziare immediatamente”.

“Sono appena arrivati e sarebbe cortese...” iniziò Hope..

“Cortese???” disse furente Sheppard. Stava per continuare, ma fu interrotto da Carter.

“Ora basta!!” poi si rivolse ai Wraith “se volete recarvi nei alloggi per sistemarvi dopo il viaggio..” ma fu interrotta dal Wraith denominato nonnino che senza particolare enfasi disse “possiamo cominciare immediatamente”.

“Molto bene, sarete accompagnati in laboratorio, ognuno di voi sarà libero di muoversi sulla base, ma sarà scortato da due soldati. Per una questione di sicurezza” disse Carter.

Il Wraith annuì con un cenno del capo.

“Prego, da questa parte disse Hope” e si avviò verso il laboratorio seguita dai Wraith e dai soldati”.

Arrivati nel laboratorio entrarono. Era una stanza abbastanza grande all'interno della quale oltre varie attrezzature tecnologiche vi erano collocate differenti postazioni provviste di computer portatili. La stanza era priva di finestre, illuminata da molte lampade collocate sulle pareti.

Una volta entrati i soldati si collocarono davanti alla porta.

Hope si rivolse a loro “grazie, ma non è necessario che rimaniate”.

“I nostri ordini sono di non perdere mai di vistai Waith” rispose quello che sembrava il più alto in grado. Era un ragazzo giovane, sulla trentina. Capelli corti castano scuri. Magro e slanciato. Indossava la divisa tipica dei militari.

“Sono nostri ospiti e di certo non mi mangeranno appena avrete lasciato il laboratorio, quindi..” cercò di dire la ragazza, ma fu interrotta “le consiglio di mettersi subito al lavoro insieme ai suoi ospiti” disse scandendo l'ultima parola.

Capendo che era inutile controbattere si girò verso i Wraith che fino a quel momento erano rimasti impassibili.

Sorridendo disse “mi scuso per quest'accoglienza” e si avvicinò a loro. “Immagino che se siate qui è perché siate dei brillanti scienziati, sono onorata...”

“Umana smettila con i convenevoli e mettiamoci al lavoro”, disse il Wraith con il tatuaggio sulla faccia. Il suo tono era gelido.

“Molto bene. Vi illustrerò il lavoro svolto finora”. E si avvicinò a uno dei computer.

“Prego,accomodatevi” disse la Dottoressa indicando le sedie disponibili.

Tuttavia i Wraith non si sedettero. I loro volti erano inespressivi. Hope avrebbe voluto avere i poteri telepatici di cui disponevano per poter capire a cosa stessero pensando. Di certo l'accoglienza non era stata delle migliori. Tuttavia avrebbe cercato in tutti i modi di entrare in “sintonia” con loro. Era determinata a carpire informazioni sulla loro società, lingua e sui loro costumi.

Fissandoli prese a raccontare “ prima di illustrarvi le ricerche portate avanti dal Dr. Mckey è bene fare un passo indietro e raccontarvi come sono “nati” i replicanti. Sono una creazione degli Antichi”. A quelle parole I Wraith sembrarono farsi più attenti. Evidentemente aveva catturato la loro attenzione. Così continuò il racconto “ come ben sapete, durante la guerra tra voi e gli Antichi quest'ultimi presentavano una netta inferiorità numerica. Così disperati cercavano in tutti i modi dei metodi per contrastarvi. Affidandosi alla loro tecnologia cercarono di assicurarsi il vantaggio necessario. Presto riuscirono a creare qualcosa. Invece di costruire armi più potenti e grandi ne crearono di infinitamente piccole. Macchine microscopiche progettate per infiltrasi e distruggere dall'interno. Erano le naniti. All'interno di esse instillarono una tale aggressività che era superiore persino alla vostra. Erano in grado di assimilare tutto ciò che era organico e di autoreplicarsi. Crebbero in numero e con il passare del tempo le macchine organiche iniziarono a connettersi tra di loro, si assemblarono e formarono organismi molto complessi che emulavano i loro creatori”.

“Io ero presente dieci mila anni fa. E gli Antichi non hanno mai usato questi replicanti contro di noi durante la grande guerra” disse il Wraith con il tatuaggio tribale. Il suo tono era atono, tuttavia Hope potè scorgere una quasi impercettibile dose di curiosità.

“Questo perché gli Antichi capirono che i replicanti non sarebbero mai diventati l'arma nella quale speravano e decisero di distruggere la loro stessa creazione” gli rispose.

Prese la parola il Wraith denominato nonnino “gli Antichi e la loro arroganza. Uno dei motivi per cui non abbiamo avuto problemi ad annientarli” concluse con quello che a Hope sembrò un sorriso sarcastico.

Il Wraith che alla ragazza sembrava un adolescente non proferì parola.

“Una storia interessante, ma come ci aiuta ad annientare il nemico?” gli chiese il Wraith con il tatuaggio.

La ragazza, che era davanti a un computer lo accese. Sul monitor comparvero una serie di scritte, era lingua antica. Poi riprese “ per sconfiggere il nemico bisogna conoscerlo, conoscere la sua storia e la sua natura, il loro modo di relazionarsi... A tal proposito, mi piacerebbe conoscervi di più. La vostra storia. Cultura, le vostre relazioni..” ma fu interrotta. Questa volta fu il più giovane a parlare. Ad Hope sembrò più un ringhio “umana, ora capisco perché i tuoi simili ti disprezzano!! Tutto ciò è ridicolo!! Evitiamo di perdere tempo e dacci informazioni utili sui replicanti”.

Il Wraith denominato nonnino guardò il giovane e quest'ultimo abbassò lo sguardo immediatamente. Hope era sicura che gli avesse detto qualcosa telepaticamente. Un silenzio calò nella sala. Ed Hope capì che i suoi colleghi scienziati volevano arrivare al punto.

“ Comunque sono convinta che sarebbe molto proficuo conoscervi di più. Mi piacerebbe molto.. Magari con il tempo e conoscendomi... Comunque ritornando ai replicanti. Quello che vedete sul monitor è un resoconto trovato in uno dei laboratori segreti di un antico chiamato Ianus. Immagino che la sua storia non vi interessi.. Per farla in breve fa un resoconto dettagliato sui replicanti. In questa particolare sezione ci descrive che sono formati da un codice molto complesso con più di tre miliardi di sequenze chimiche di base. Per questo è molto difficile trovare la sequenza di codice giusta per poter disattivare la connessione tra le naniti. Inoltre ognuno dei replicanti funziona individualmente, tuttavia il loro codice di comandi di base è interconnesso grazie a una potente sequenza subspaziale. Hanno aggiornamenti periodici durante i quali si scambiano le nuove informazioni” concluse la ragazza.

I Wraith rimasero in silenzio. Hope era convinta che stessero comunicando tra di loro.

Prese la parola il Wraith più anziano “ ciò che ci serve per poter iniziare a lavorare è il codice di base originario creato dagli Antichi”.

“Siamo stati fortunati. Ianus, in uno dei suoi resoconti ha riportato il codice originario, tuttavia come detto precedentemente è molto complesso ed è molto difficile...”

“Ora basta!!Abbiamo già perso troppo tempo! Forniscici ciò che ti abbiamo chiesto!” le disse il Wraith con il tatuaggio.

“D'accordo, potete accomodarvi alla postazione che preferite. Ognuna è dotata di un computer ove ho caricato tutte le informazioni necessarie” disse la ragazza. Senza proferire parola ognuno dei Wraith si posizionò dinanzi a un monitor e iniziò a studiare il codice.

Hope,a sua volta si posizionò dinanzi la sua postazione e iniziò a guardare per l'ennesima volta il codice di base dei replicanti. Tuttavia questa volta avrebbe lavorato con i Wraith ed era sicura che insieme a loro avrebbe trovato la soluzione per distruggere i replicanti e per salvare Smily. Tuttavia prima di affrontare l'argomento avrebbe dovuto guadagnare la loro fiducia.

NdA: mi scuso per il ritardo. Vorrei sapere cosa pensate della storia. Per me sarebbe molto importante ricevere un feedback. Buona lettura!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3959495