Il filo rosso del destino

di dramione5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** Smarrimento ***
Capitolo 3: *** Visite ***
Capitolo 4: *** Visite (parte seconda) ***
Capitolo 5: *** Incubo ***
Capitolo 6: *** Litigi ***
Capitolo 7: *** Anime ***
Capitolo 8: *** Pozioni ***
Capitolo 9: *** Biblioteca ***
Capitolo 10: *** Paure ***
Capitolo 11: *** Fragilità ***
Capitolo 12: *** Ombre ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Grotta ***
Capitolo 15: *** Rosso (parte 1) ***
Capitolo 16: *** Rosso (parte 2) ***
Capitolo 17: *** Rosso (parte3) ***
Capitolo 18: *** Possibilità ***
Capitolo 19: *** Dolore ***
Capitolo 20: *** Decisioni ***
Capitolo 21: *** Sangue ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


Buio. Tenebre. Oscurità.

Questo era ciò che Hermione Granger riusciva a percepire nell'esatto momento in cui aveva aperto faticosamente le palpebre. Nella sua mente, di solito sempre lucida e brillante, regnava solo una scoraggiante confusione, un vorticare di immagini, persone, eventi che non riusciva a focalizzare.

Spalancò gli occhi spaventata, non essendo abituata a non avere il controllo sulla propria mente e sulla situazione. Era questo, infatti, il segreto del coraggio della Grifondoro: la sicurezza di sé. Le aveva sempre permesso di reagire, di non arrendersi, di combattere perché poteva sempre contare su se stessa. E ora che questa parte di sé sembrava averla abbandonata, si sentiva spaesata, atterrita e soffocata da tutta quella oscurità che adesso avvertiva non solo attorno a sé ma anche e soprattutto dentro di sé.

Vuoto.

Era il vuoto quell' oscurità, comprese, un terribile vuoto come se avesse dimenticato qualcosa, qualcosa di importante. Si chiese cosa dovesse fare appellandosi ancora una volta alla razionalità che ora sembrava più confusa di lei. Stavano prevalendo i sentimenti negativi e ciò non andava affatto bene, così, ricordando una frase di un libro che aveva letto, iniziò a fare qualsiasi cosa che non le permettesse di rimanere lì inchiodata. Cercò di capire dove si trovasse affidandosi al tatto, dato che non poteva contare sulla vista, in quanto offuscata, facendo passare le mani tremanti e sudate sulla superficie su cui era distesa. Con suo sommo stupore la trovò liscia e morbida invece che fredda e dura, come si aspettava irragionevolmente, e non le ci volle molto per comprendere che quello fosse un letto. Si issò a sedere velocemente con la sola conseguenza di provare un dolore lancinante alla testa che le mozzò il fiato. Si portò una mano alla fronte, quasi piegata su se stessa, per cercare di alleviare quella fitta che sembrava potesse spaccarle la testa in due da un momento all'altro.

Sudore freddo colò lentamente lungo la sua schiena calda causandole la pelle d'oca , il tremore si impossessò del suo corpo mentre la bile le saliva in gola, acre, stomachevole. Fu tentata fortemente di distendersi ma con un grande sforzo di volontà, che le costò molto, non lo fece decisa a scoprire dove fosse e cosa ci facesse lì. Aprì le coperte di malavoglia, avvertendo subito il freddo, che le fece accapponare la pelle, invaderla e scese dal letto poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. Chiuse gli occhi di colpo mentre tratteneva un conato e il mal di testa diveniva insopportabile. Tastò il suo corpo in cerca della bacchetta e il non trovarla la fece boccheggiare e aprire gli occhi. Adesso che i propri occhi si erano abituati all'oscurità, riusciva a malapena a distinguere, tanto il buio era denso, i contorni degli oggetti presenti nella stanza. Individuando il comodino prese a toccare quasi disperatamente la superficie fredda senza risultato. Si impose la calma dato che agitarsi non avrebbe portato a nulla e le avrebbe fatto solo aumentare il mal di testa. Si guardò intorno cercando ancora una volta di utilizzare la ragione. A giudicare dalla mobilia e dal letto a baldacchino che troneggiava nella stanza, Hermione dedusse che quella dovesse essere una camera da letto di cui però non aveva affatto memoria. Nessun posto in cui aveva dormito era così buio, e per buio non intendeva solamente la mancanza di luce tipica della notte. Quello era diverso, ne avvertiva il pericolo, l'oscurità di cui era intrisa. C'era qualcosa di malvagio, sbagliato in quel posto, e ancora di più lo era la sua presenza in quella camera, doveva andarsene, immediatamente. Si avvicinò ad una parete per poi cercare a tentoni la porta, malferma sulle proprie gambe e ansimante per lo sforzo che stava facendo in quelle condizioni. Incespicò sui suoi stessi passi mentre il dolore sembrava perforarle il cranio e temeva di poter svenire da un momento all'altro mentre la vista cominciava ad offuscarsi. Appoggiò la fronte alla parete per cercare di riprendersi ma il respiro era irregolare e il pulsare alle tempie si faceva sempre più presente e insostenibile insieme al battito impazzito del suo cuore. Stava per prendere in considerazione l'idea di tornare a letto, piuttosto che correre il rischio di farsi trovare svenuta, quando la vista di una poltrona, al lato opposto rispetto a quello in cui era scesa, la fece desistere. C'era qualcuno che attendeva il suo risveglio evidentemente. Che fosse stata rapita? Si chiese, dato che non ricordava di essere arrivata in quel luogo. Strinse i denti cercando ora più convulsamente la porta, temendo di aver già sprecato troppo tempo. Stava per perdere la speranza quando trovò il pomello. Tirò un sospiro di sollievo che però avvertì come sofferente mentre apriva la porta, che nonostante la sua delicatezza cigolò facendo propagare il suono per tutto l'edificio immerso nel silenzio. Si morse le labbra imprecando nella propria testa per aver provocato tutto quel rumore e attese qualche secondo come se temesse di veder spuntare fuori qualcuno nascosto dietro la porta. Ma non udendo altro che silenzio uscì barcollando mentre portava una mano alla fronte e con l'altra si teneva alla parete. Alzò gli occhi dal pavimento per guardarsi attorno notando di star percorrendo un corridoio a perdita d'occhio, dall'aria lugubre, dove sembravano dominare solo il nero e il grigio. Quel posto le fece venire la pelle d'oca e avvertì una sensazione terribilmente familiare. Non si soffermò su quel presentimento concentrata nel non farsi trovare ancora più vulnerabile di quanto già non fosse. Avanzò con il passo più sostenuto che riuscì a ottenere fino a quando non vide, sulla sinistra, una rampa di scale in marmo dall'aria elegante e maestosa. Le sembrò familiare anch'essa mentre scendeva al piano inferiore e vagava senza meta alla ricerca di una uscita. Tutto quel silenzio non faceva che incuterle più terrore e ansia, era innaturale e inverosimile in una dimora così grande.

Sembrava essere abitata solamente dalle ombre.

Vi era una tale infinità di stanze e corridoi che non ci mise molto a perdere l'orientamento, anche a causa del suo malessere e di quell'oscurità che non faceva altro che ingannarle i sensi. Soffocò un lamento di frustrazione ormai stremata e senza forze e strascicando i piedi spazientita si avvicinò ad una porta che, a causa della vista un po' sfocata, le diede l'impressione di un portone imponente, incombente che collegò a quello d'uscita. Così, convinta di aver trovato finalmente la via d'uscita l'aprì senza curarsi del rumore prodotto , dimentica della prudenza. Si aspettò, irrazionalmente, di trovare l'ambiente esterno, di provare la brezza fresca del mattino sul proprio viso, di poter udire il soffio del vento, il fruscio delle foglie, di poter godere della bellezza dell'alba ma trovò solamente un'altra stanza. Agonizzante e irata con la propria mente per averla ingannata e maledicendo la sua impulsività stava per tornare indietro quando si accorse della natura di quella stanza. Le forze le vennero meno facendola cadere rovinosamente a terra. Era un incubo, doveva essere un incubo, non poteva spiegarselo altrimenti.

Paura, terrore, orrore.

Hermione Granger non si era mai sentita così impotente e fragile come in quel momento. Sola, disarmata e per niente pronta a rivivere quell'esperienza. In quel momento il dolore alla testa aumentò ancora di più portandola a tenersi la testa tra le mani mentre iniziava a tremare convulsamente e a sudare. Trattenne le lacrime non sapendo bene cosa fare. Era come se una parte di sé le fosse stata strappata via come adesso lo era anche la sua stessa ombra da quelle tenebre. Quel pavimento, quelle grida erano ancora impresse nelle sua memoria e furono proprio quelle, paradossalmente, a cominciare a mettere ordine nella sua mente. In quella fitta nebbia che le invadeva la mente una parte di essa si diradò permettendole di risalire al suo ultimo ricordo e, aggrappandosi disperatamente ad esso, comprese di essere già stata in quel posto.

Anzi non se n'era mai andata.

Sperava solo che Ron ed Harry stessero bene e fossero riusciti a fuggire. Poteva ancora rivivere vividamente il dolore della maledizione cruciatus, ricordare quello sguardo spaventosamente folle e iracondo di Bellatrix Lestrange, quegli occhi sgranati, quelle pupille tanto dilatate e vicine da inghiottire il suo intero campo visivo. Alzò il capo lentamente, riacquistando un po' più di padronanza della propria mente. Fece leva sulle sue gambe per alzarsi, seppur con fatica, decisa a non render vita facile ai suoi carcerieri. Si voltò indietro mentre ricacciava le lacrime quando le si parò davanti, frapposto tra lei e la porta, il proprietario di quel salone e dell'intero edificio, o per meglio dire del Manor. Sussultò gridando, non avendolo sentito arrivare e quel movimento brusco la fece barcollare per qualche secondo prima che riuscisse a riprendere e mantenere il suo equilibrio precario. L'avevano trovata, anche l'ultima speranza si era spenta, pensò mentre si guardava intorno alla ricerca di un'altra porta o via d'uscita. Lui era lì, con quei capelli biondo platino inconfondibili, quella pelle diafana che spiccava sull'oscurità che lo circondava. Quel viso d'angelo che celava l'anima di un demonio, di un codardo che non avrebbe alzato un dito per aiutarla, anzi ...

Era spacciata.

Hermione lo fissò negli occhi in segno di sfida dato che l'unica cosa che le era rimasta era la volontà di non rassegnarsi.

"Hermione!" quasi gridò con occhi sgranati Draco per la gioia e la sorpresa nel vederla lì in piedi e soprattutto sveglia. La sua voce rimbombò nel salone vuoto e ciò fece sussultare nuovamente Hermione che fissava con insistenza la bacchetta che lui aveva in mano aspettando che la schiantasse da un momento all'altro. Gli occhi di Draco, che la accarezzavano con lo sguardo, nel frattempo si erano inumiditi per l'emozione. Quanto gli era mancata la sua presenza, il suo sguardo ...

Alla vista di questo, però, il sorriso di Draco si spense lentamente. Non ci volle molto, dato che aveva imparato a riconoscere i suoi sentimenti e i suoi comportamenti, a comprendere che era intimorita. Intimorita era un eufemismo, comprese quando la osservò meglio, era terrorizzata. Si guardava intorno come un animale braccato ma allo stesso tempo indomito. Dopo tutti quegli anni non riusciva a capacitarsi di come in quella ragazza potessero coesistere  fragilità e  fierezza. Sentì qualcosa rompersi, lì in fondo al suo petto contro cui il cuore batteva ormai impazzito, quando riconobbe nel suo sguardo paura nei suoi confronti. Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa ma non uscì nemmeno un suono dalla sua gola secca.

"Hai... hai paura di me?" chiese incredulo con voce spezzata e rauca dopo un secondo tentativo, non volendo in realtà ascoltare la risposta.

"Dovrei averne?" chiese sospettosa mentre continuava a tenere d'occhio la bacchetta, tesa come se fosse pronta a scappare o a sfuggire ad un suo attacco.

"Certo che no!Ma cosa dici?" rispose ad alta voce mentre il suo corpo tremava e le insicurezze, che Hermione aveva sempre aiutato a combattere, riaffioravano e lo soffocavano intrappolandolo in una morsa dolorosa. Gettò a terra la bacchetta capendo che questa era la sua maggiore fonte di preoccupazione e ne ebbe la conferma quando la vide rilassare leggermente i muscoli delle spalle alla vista del suo gesto. Si avvicinò a lei con poche falcate causando il retrocedere di lei.

"Malfoy" la sua voce era tremula e atterrita con la mente annebbiata e la vista offuscata, chiaro segno per lei che presto avrebbe perso i sensi. Non si chiese perciò per quale assurdo motivo l'avesse chiamata per nome, per quale motivo i suoi occhi si erano inumiditi alla sua vista e il sorriso gli aveva illuminato il viso. La sua visione distorta della realtà le fece percepire quel sorriso come un ghigno trionfante per la sua imminente cattura. Draco avvertì una fitta al petto quando si sentì chiamare per cognome e vedendola in quello stato si fermò capendo che c'era qualcosa che non andava.

"Malfoy, lo so che ci siamo sempre odiati, ma qui non siamo più a scuola, siamo tutti vittime della guerra, anche tu. Sei ancora in tempo per fare delle scelte giuste" riprese lei ragionevole mentre si bloccava per riprendere fiato che le si era mozzato per il terrore e il dolore."Non lasciarci nelle loro mani" sussurrò ormai disperata, non avendo altre soluzioni, mentre portava una mano sugli occhi per la vista sfocata.

"Loro? Di chi parli? Ci siamo solo noi due" rispose Draco sempre più perplesso e preoccupato così vicino da poterla toccare ma allo stesso tempo così distante da non permetterglielo.

"I mangiamorte, non fare finta di non capire!" esclamò minacciosa Hermione con voce fiacca e sofferente che vanificò la sua speranza di intimorirlo.

"Non avresti dovuto fare tutti questi sforzi" pensò ad alta voce mentre si avvicinava ulteriormente guardandola adesso con un lampo di comprensione e  convincendosi che stesse delirando  in lui si aprì uno spiraglio di speranza. Quando notò il suo corpo cominciare a cedere la sostenne abbracciandola e attirandola forte a sé, affondando il viso tra i suoi capelli. Chiuse gli occhi sentendosi finalmente in pace, avendo di nuovo la riccia tra le sue braccia, ma questa serenità fu presto spezzata dall' irrigidimento di lei e dalle sue parole.

"Toglimi le mani di dosso!" sibilò disgustata e furiosa dimenandosi e cercando di sfuggire dalla presa di Draco che si sentì morire per quelle parole.

"Ti riporto in camera, non avrei dovuto allontanarmi" decise cercando di ignorare la ferita che gli aveva inferto l'espressione di disgusto di Hermione, ripetendosi che stesse delirando. Iniziò a incamminarsi verso l'uscita dalla stanza prendendole la mano. Lei iniziò a ribellarsi e riuscì a liberare la mano dalla sua stretta quando una fitta fortissima alla testa la costrinse a piegarsi su se stessa e a gemere per il dolore.

Draco si voltò appena in tempo per vederla accasciarsi al pavimento.

"Cosa succede? Hermione cos'hai ?" chiese inginocchiato per terra preoccupato, prendendole il volto tra le mani e accusando un altro duro colpo nel vederla ritrarsi.

"La testa ... mi scoppia la testa" sussurrò con il respiro spezzato Hermione che ora portava entrambe le mani alla fronte, stremata.

Draco la prese in braccio senza pensarci due volte e salì in fretta le scale, ignorando la debole resistenza di lei.

"Malfoy" disse solamente lei  stringendo con una mano la sua camicia ormai con voce flebile e sporgendo il viso verso di lui in un modo che portò Draco a mordersi le labbra a sangue per trattenersi dal baciarla. Lo guardava come se da lui potesse dipendere la propria sopravvivenza e gli volesse chiedere silenziosamente cosa ne sarebbe stato di lei.

"Non permetterò che ti accada nulla, puoi stare tranquilla"rispose Draco assecondandola per tranquillizzarla mentre apriva la porta impacciato. Draco stava per adagiarla sul letto e attendeva che lei parlasse quando si rese conto che era già svenuta. Una lacrima sfuggì al suo controllo e quella stilla cadde sulla guancia di quell'angelo che aveva ancora una volta l'onore di tenere tra le sue braccia.

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Capitolo 2
*** Smarrimento ***


Hai paura di me?

Dovrei averne?

Draco non aveva fatto altro che rimuginare, seduto sulla poltrona accanto al letto, su cui Hermione ancora dormiva priva di sensi, sulla discussione tenutasi poche ore prima. Ricordava vividamente e dolorosamente quegli occhi terrorizzati. Era stato così sollevato, felice nel costatare che a provocare tutto quel rumore fosse stata solamente la sua Hermione e non qualcuno di più sgradito.

Sua. Lo era ancora?

Quella domanda non aveva fatto altro che torturarlo da quando l'aveva riportata nella sua camera. I suoi occhi caldi e gentili non avevano mai mostrato terrore nei suoi confronti e l'idea di dover nuovamente sostenere quello sguardo lo portò a stringere convulsamente i braccioli della poltrona. Gli aveva riservato di tutto in passato, odio, disprezzo, orgoglio, superiorità, indifferenza ma mai paura. Lei era stata l'unica ad averlo guardato con occhi diversi rispetto a tutti gli altri dopo la guerra. C'era chi lo disprezzava, chi lo odiava, chi provava addirittura pena e pietà per lui ... E poi c'era Hermione. Quella bambina saccente che per lui valeva ancor meno di un elfo domestico, quella petulante ragazzina che voleva solo annientare, distruggere per non confrontarsi con se stesso, per non sentirsi maledettamente inferiore, per non essere messo in cattiva luce agli occhi del padre. Proprio lei tra tutti gli aveva offerto un appiglio a cui aggrapparsi per non farsi sommergere dai pregiudizi di cui adesso gli altri lo ricoprivano e a cui cominciava a credere. Lo aveva salvato dal naufragare in se stesso, gli aveva impedito di andare alla deriva. Il suo era stato un sincero interesse nei suoi confronti mosso da qualcosa di così profondo e coinvolgente da esserne stato completamente sommerso. Non fu niente che avesse a che fare con la pietà e forse fu per quel motivo che le aveva permesso di avvicinarsi a lui.

Ricordò con un sorriso amaro la giornata ventosa, fredda e uggiosa che gli cambiò radicalmente la vita.

Quello non era affatto un giorno qualunque ma la dimora del tutta spoglia e priva di decorazioni gli avevano fatto quasi dimenticare la ricorrenza tanto attesa da tutti e tanto inutile e sopravvalutata per Draco. La Vigilia di Natale in passato non gli dispiaceva, anzi ... Apprezzava molto gli addobbi, l'atmosfera che si veniva a creare ma se c'era qualcosa per cui lui attendeva con ansia quel giorno erano la montagna di regali costosi e le feste lussuose, a cui venivano invitate le famiglie purosangue più importanti. Si inorgogliva quando suo padre lo presentava come l'erede dei Malfoy, importante per il preservamento della loro stirpe che si ristringeva sempre di più. Con il passare del tempo quella data perse sempre di più il suo valore, si ridusse ad un evento di circostanza e quando, dopo la guerra, suo padre fu condannato ad Azkaban e la madre si ammalò gravemente, essa non fu degna per lui né di memoria né di celebrazione. Si ritrovò, senza sapere neanche lui come, confinato, a prendersi cura della madre e ad evitare contatti con l'esterno, al Manor.

Il suo nascondiglio, la sua prigione.

Paradossalmente la Vigilia di Natale acquisì nuovamente significato e importanza per lui in seguito. Quello fu il primo giorno in cui usciva dal Manor da quando era finita la guerra. Fino ad allora non aveva mai visto la luce del sole se non dalla finestra o dal giardino ormai pieno di erbacce e rovi da quando sua madre non se ne prendeva più cura.

Era avvizzito come lei.

Nonostante lui fosse stato assolto al processo e fosse libero di tornare nel mondo magico, egli aveva deciso di isolarsi da tutti.

Il motivo? Vigliaccheria.

Sembrava essere questa la parola chiave della sua vita, delle sue scelte. Si era chiuso in se stesso , e temette seriamente che avrebbe vissuto quell'incubo in eterno, con sua madre in quelle condizioni e con l'oscurità che aleggiava nella sua casa e nel suo cuore. Quella pelle innaturalmente pallida, quegli occhi spenti e privi di vita, lo sguardo con cui lo implorava di alleviare le sue sofferenze non le avrebbe mai rimosse dalla sua mente. Si era abbandonata a se stessa e lui ricordò vividamente quanto si sentì perso, spaesato nell'affrontare il proprio dolore e quello della madre. Ricordò la morsa allo stomaco, che lo sorprendeva ogni volta che entrava nella camera della madre sdraiata scompostamente sul letto, che diventò tanto insopportabile per lui da mandare solo l'elfo domestico al suo posto. Ma furono le sue condizioni aggravate la causa per cui Draco aveva superato la sua codardia. La madre era troppo debole per spostarsi dal Manor e nessun medimago aveva risposto alle sue richieste di intervento via gufo, così si era ritrovato lui a curare la madre con le pozioni come meglio poteva, ma gli ingredienti per le pozioni scarseggiavano così non aveva avuto altra scelta che uscire e andare a Diagon Alley per acquistarli. Appena superò il cancello e si materializzò nella sua destinazione invece di essere invaso da una sensazione opprimente e soffocante, come pensava, inavvertitamente tornò a respirare, a vivere. Le strade erano innevate, tutto era ricoperto da uno strato bianco che gli comunicava pace, purezza e camminare in mezzo a tutto quel biancore gli fece quasi dimenticare quanto fosse sporco lui dentro, come il marchio deturpava la pelle diafana. Ricordò come si fosse fermato improvvisamente con i piedi affondati nella neve a fissare gli alberi spogli che si stagliavano contro il cielo plumbeo inorridito di se stesso nel rendersi conto che l'inverno sembrava quasi essere in sintonia con lui.

Freddo, arido, morto.

Tutti erano così indaffarati per i loro acquisti che neanche si accorsero della sua presenza, grazie anche al cappuccio del mantello che nascondeva il suo viso. Lo disgustò tutta quella finta bontà a cui assistette quando si ritrovò a passeggiare per le strade gremite di maghi e streghe. Invidiava e odiava la loro felicità, odiava se stesso per essersela preclusa e detestava la sua vita. Provava un moto di disgusto per il mondo e per tutti coloro che lo abitavano senza rendersi conto che quello che attribuiva all'esteriorità apparteneva alla sua interiorità. Tirò un sospiro di sollievo per non essere stato riconosciuto mentre entrava nel negozio, infreddolito per il vento gelido, e prendeva il necessario per la pozione. Quando però andò a pagare con ciò che rimaneva al patrimonio Malfoy danneggiato dalle confische da parte del Ministero accadde ciò che Draco temeva.

<< Non è Draco Malfoy quello, mamma?>> chiese una bambina nel negozio facendo voltare tutti nella sua direzione. Draco si ritrovò a fissare quegli occhi che adesso sgranati guardavano con insistenza il suo capo. Si toccò la testa per controllare di avere ancora il cappuccio e impallidì quando sotto le sue mani avvertì solo la morbidezza dei propri capelli. Si ritrovò a maledire mentalmente il vento, la sua distrazione e i propri capelli, un tempo sfoggio della propria famiglia di appartenenza, segno di distinzione tra sé e gli altri maghi e adesso solo motivo di vergogna. Desiderò in quel momento poter avere un colore comune per poter dire che si sbagliavano, che l'avevano scambiato per qualcun altro. Ma quel biondo platino spiccava attirando un'attenzione che adesso rifuggiva.

Con grande sforzo e anche per orgoglio ricambiò il loro sguardo con una maschera di indifferenza che aveva imparato a sfoggiare fin da piccolo e diede loro le spalle posando gli ingredienti sul bancone per pagare. Il silenzio creatosi venne interrotto bruscamente dal proprietario del negozio.

<< Non voglio mangiamorte nel mio negozio!>> disse questi facendo sgranare gli occhi di Draco per la sorpresa anche se per una frazione di secondo.

<< Posso pagare>> rispose prontamente. Era questo uno dei primi insegnamenti impartitigli dal padre. Si può ottenere tutto pagando. In quel momento scoprì quanto ciò fosse sbagliato.

<< Non voglio i tuoi soldi! Fuori da qui!>> iniziò a dire il proprietario mentre a questi si univano tutti coloro che erano nel negozio. Draco era così concentrato nel trovare una soluzione, anche a costo di rubare quei maledetti ingredienti, che non sentì un'altra persona entrare.

<< Posso pagare il doppio!>> ritentò digrignando i denti quasi urlando per sovrastare le parole ostili di cui tutti lo stavano ricoprendo.

<< Non vogliamo i tuoi soldi! Lurido Mangiamorte!>> Gridò una voce tra la calca che si stava formando e lo stava spintonando.

Draco stava per uscire la bacchetta non sapendo in che altro modo procurarsi quegli ingredienti per la madre quando una voce lo fece desistere e fece zittire tutti.

<< Li compro io. Spero che i miei soldi siano ben accetti>> disse una voce femminile che lui riconobbe all'istante. Incredulo si girò verso la fonte di quel suono come a voler provare a se stesso di non essere pazzo e fu in quel momento che la vide: l'eroina del mondo magico. Hermione Granger guardò tutti coloro che erano nel negozio, in cui regnava il silenzio, eccetto Draco e si avvicinò al bancone dove erano posati gli ingredienti con grande stupore di tutti i presenti. Ricordava come fosse rimasto stupito in quel momento nel comprendere come una donna così minuta e all'apparenza fragile potesse far zittire tutti con un semplice sguardo per niente docile. Era combattivo, invece, e sembrava sfidare chiunque a contraddirla. Colei che aveva davanti era forte, era una guerriera, era una vincitrice.

<< Pago io questi, se non le dispiace>> disse Hermione gentile ma allo stesso tempo talmente autoritaria che non fu permesso al proprietario di replicare. Draco ricordava ancora la sua perplessità per quel gesto, il suo timore che il suo fosse solo un modo per umiliarlo. Non aveva mai fatto deduzione più sbagliata. Ricordava con chiarezza il lieve cenno con la testa che gli fece in un silente invito a seguirla e non poté non obbedire non avendo il coraggio di affrontare di nuovo quegli insulti. Draco si coprì il capo con il cappuccio prima di uscire e seguirla, fissando con insistenza il sacchetto che aveva in mano.

<< Perché lo hai fatto?>> le chiese sospettoso quando si fermarono in un angolo più riparato e lontano dalla folla.

<< E' la vigilia di Natale, Malfoy>> rispose lei eludendo la domanda. << Questi sono tuoi, immagino>> continuò porgendogli il sacchetto con gli ingredienti.

Draco prese con cautela il sacchetto e si fermò a osservare la donna, non più la ragazzina che ricordava, che aveva di fronte. Aveva sempre quei capelli gonfi che le facevano sembrare il viso più scarno di quanto non fosse. Si accorse che aveva iniziato a nevicare quando dei fiocchi di neve si impigliarono tra i capelli che le incorniciavano il viso. Era così pura, lei.

<< Tipico di voi grifondoro>> commentò con una smorfia << Dimmi quanto hai speso>> continuò mettendo la mano libera in tasca per prendere i galeoni.

<< Non c'è bisogno che tu mi paghi, Malfoy>>lo fermò Hermione con calma.

<< Non voglio avere debiti con te, Granger>> rispose Draco punto nel'orgoglio. Nessuno doveva fargli l'elemosina, era ancora un Malfoy dopotutto.

<< Nessun debito, vedilo come il mio regalo di Natale>> rispose lei con un sorriso appena accennato.

<< Non voglio la tua pietà!>> si ritrovò a dire infastidito e stanco per come veniva trattato.

<< Se pensi che io abbia pietà di te, sei davvero fuori strada>> rispose leggermente spazientita.

<< E allora perché l'hai fatto? Non siamo amici, non siamo niente>> ribadì gelido mentre fissava i propri occhi nei suoi.

<< A cosa ti servono quegli ingredienti?>> chiese lei ignorando palesemente alla domanda.

<< Gradirei che si rispondesse alle domande che pongo>> rispose indispettito e autoritario per poi continuare dato il suo ostinato silenzio << Davvero non riesci a immaginarlo? Li leggi i giornali?>> chiese ironico Draco sapendo che la notizia della malattia della madre era finita in un articolo della Gazzetta del Profeta.

<< Non credo quasi mai a quello che leggo sulla Gazzetta del profeta, soprattutto adesso, in cui cercano un capro espiatorio per ogni danno causato dalla guerra. Quindi te lo richiedo, a cosa servono gli ingredienti?>> chiese Hermione imperturbabile.

<< Mia madre sta morendo, Granger! Ha bisogno di cure e io cerco di fare quel che posso con le pozioni. E' troppo debole per andare al San Mungo e nessun medimago verrebbe al Manor>> rispose esasperato sperando nel profondo del cuore che lei lo aiutasse senza doverglielo chiedere e subire un'altra umiliazione. Era davvero caduto in basso.

<< Fatevi trovare pronti per domani sera>>disse dopo aver annuito con apprensione prima di voltargli le spalle.

<< Cosa stai dicendo?>> farfugliò Draco, ponendosi davanti a lei, temendo di esserselo immaginato.

<< Dico che domani notte arriverò con un medimago al Manor, Malfoy>> rispose Hermione sollevando il viso per guardarlo negli occhi.

<< Perché?>> sussurrò spiazzato e con voce tremula, non capendo il motivo di così tanta bontà nei suoi confronti, mentre sentiva il cuore battere in modo incontrollato.

<< Perché so cosa significa perdere una madre>> rispose con voce sicura che si spezzò verso la fine.

Lei non si aspettò ringraziamenti ma il suo sguardo che si illuminava e la guardava con gratitudine le bastarono. Lo salutò con un cenno per poi dargli le spalle e smaterializzarsi.

Draco ancora ricordava come il sorriso che gli nacque in quel momento fosse il primo dopo mesi.

E adesso lei era lì sdraiata su quel letto, testimone muto dei loro sentimenti, delle loro confidenze, confessioni sussurrate nel cuore della notte, momento in cui riuscivano a trovare la pace. Cosa ne sarebbe stato di tutto quello che avevano passato? Draco sapeva che non sarebbe riuscito a sopportarlo, che si sarebbe spezzato e che non gli sarebbe rimasta altra scelta che raccogliere i cocci. Non aveva mai avuto un carattere forte, aveva sempre seguito la corrente senza soffermarsi a riflettere, senza chiedersi se per lui fosse giusto o sbagliato. E adesso capiva che perderla avrebbe significato perdere il proprio faro in mezzo alla tempesta, non sarebbe stato migliore senza di lei.

Ad interrompere i suoi pensieri fu il suo elfo domestico che gli comunicava l'arrivo del medimago. Gli era stato infatti raccomandato da quest'ultimo di avvisarlo del risveglio di Hermione in qualsiasi ora e così lui aveva fatto. Si alzò dalla poltrona per scendere al piano inferiore ed accogliere il medimago che aspettava in salotto. Era un uomo di almeno quarant'anni, dai capelli brizzolati e dagli occhi vispi e attenti che in quel momento osservavano la stanza quasi in allerta come si poteva notare dalle labbra sottili ridotte ad una linea dura e dalla mascella serrata.

<< Prego, si accomodi>> lo accolse Draco prima di stringergli la mano << Le posso offrire qualcosa?>> gli chiese dopo che entrambi si sedettero sulle due poltrone di pelle nera, poste l'una di fronte all'altra.

<< No, la ringrazio, signor Malfoy>> rispose cordialmente il medimago << Prima di visitare la signorina Granger devo sapere com'è stato il suo risveglio, cos'ha fatto>> continuò mentre estraeva dalla valigetta una penna d'oca e una pergamena.

<< Appena si è svegliata è uscita dalla sua stanza ed è andata in giro per il Manor, stavo finendo la preparazione di una pozione nel mio laboratorio quando ho sentito dei rumori strani e sono andato a controllare. L'ho trovata nel salone, era sconvolta e penso che credesse di essere ancora in guerra e ... >> si interruppe per poi quasi sussurrare << ... e di essere ancora prigioniera in casa mia>>

<< Ha notato se provava dolore in qualche parte del corpo?>> chiese il medimago senza distogliere lo sguardo dalla pergamena su cui stava appuntando le sue parole.

<< Si, aveva delle fitte molto forti alla testa, è svenuta per il dolore>> rispose Draco torturandosi le mani per l'agitazione.

<< Comprensibile, si è sforzata troppo>> commentò atono il medimago.

<< Crede che Hermione abbia perso definitivamente la memoria di questi ultimi tre anni?>> chiese esprimendo la domanda che lo aveva tormentato in quelle ore.

<< Probabile ma per darle delle certezze devo visitarla, può essere che fosse solamente disorientata e presa troppo dal panico>> rispose il medimago mentre si alzava dalla poltrona e prendeva in mano la valigetta.

<< Le faccio strada>> disse Draco speranzoso mentre lo accompagnava nella stanza dove Hermione ancora dormiva priva di sensi << Non si è ancora svegliata >> lo informò quando entrò nella camera.

<< Non sarà un problema signor Malfoy>> rispose prima di chiudersi la porta alle spalle ed escludere Draco dalla visita.

Il medimago, una volta solo, si sedette sul bordo del letto accanto ad Hermione,accese una candela per poi, puntandole la bacchetta, recitare << Reinnerva>> .

Il risveglio avvenne in un modo del tutto inaspettato. Prima ancora che il medimago finisse di pronunciare l'incantesimo gli occhi di Hermione si erano spalancati e fissati nei suoi. Era riuscita con uno scatto fulmineo a sfilare la bacchetta dalla presa, momentaneamente allentata per la sorpresa dell' uomo che si trovava di fronte a lei, e a puntargliela contro. Hermione si lasciò sfuggire un sorriso trionfante per essere stata capace di disarmare un mangiamorte e di aver trovato un modo per fuggire dal Manor. In quel momento pensò di aver ritrovato quella parte di sé che aveva perso quella notte, quella parte furba, intelligente, che trovava sempre soluzioni anche in situazioni difficili. Si mise a sedere cautamente memore del dolore alla testa che l'aveva fatta svenire, rendendola vulnerabile continuando a puntare la bacchetta contro l'uomo, che adesso aveva assunto un'espressione apprensiva. Non si soffermò su quel dettaglio mentre finalmente riuscì a sedersi e ad avvicinare così tanto la bacchetta alla sua gola che la punta sfiorò il pomo d'Adamo leggermente tremante. Solo quando spostò lo sguardo verso la bacchetta si accorse che a tremare non era il pomo d'Adamo ma la sua mano che non le permetteva di avere una mira precisa e di apparire sicura di ciò che faceva. Strinse la presa così forte da spezzare quasi il legno di quel piccolo bastoncino mentre puntava i suoi occhi contro quelli scuri e calmi dell'uomo. Quello sguardo così schietto, sincero e buono la destabilizzò causandole uno scatto involontario alla mano che le fece affondare la bacchetta nella gola dell'uomo che aveva serrato le labbra trattenendo un lamento di dolore. Allontanò di poco la bacchetta dal suo collo per poi tornare a fissarlo negli occhi e ordinare a voce bassa in un improvvisato e forzato tono autoritario e minaccioso:

<< Fammi uscire dal Manor e non ti accadrà nulla>> sussurrò mentre strizzava più volte gli occhi per controllare il dolore alla testa che era tornato a tormentarla con fitte violente.

<< Non sono un Mangiamorte, sono un medimago>> cercò di tranquillizzarla e di farle comprendere la realtà in cui si trovava gradualmente.

<< Dimostramelo ! Alza la manica sinistra!>> rispose mentre stringeva in modo ancora più convulso l'unica arma di cui poteva disporre.

Il medimago la assecondò e fece come richiesto mostrandole il braccio sinistro completamente pulito per dimostrarle la veridicità delle sue parole.

<< Adesso mi crede, signorina Granger?>> chiese con calma mentre Hermione sollevava il suo braccio con la mano libera all'altezza del viso per non farsi sfuggire nessun suo movimento.

Rimase perplessa al pensiero che i Mangiamorte volessero in qualche modo curarla. Il sospetto si insinuò nella sua mente, viscido, strisciante e spaventoso.

<< Cosa volete farmi?!>> chiese con voce più stridula mentre scendeva dal letto e portava la mano, che un attimo prima teneva il suo braccio, alla fronte per controllare un capogiro che le aveva fatto perdere quasi l'equilibrio << rimani dove sei>> gli intimò quando lo vide avvicinarsi per aiutarla.

<< Nulla, sono qui solo per aiutarla>> rispose con le mani dietro la schiena ed una espressione imperturbabile.

<< Non credo proprio che sia verosimile il fatto che i Mangiamorte chiamino un medimago solo per aiutarmi>> ironizzò con un sorriso freddo e allo stesso tempo sofferente.

Il medimago non ebbe il tempo neanche di rispondere che Hermione gli intimò di aprire la porta e di precederla verso l'uscita dal Manor mentre adesso gli puntava la bacchetta alla nuca. Lo seguì un po' barcollante per poi fermarsi quando, una volta varcata la soglia della porta, incontrò gli occhi dello stupido bambino viziato che adesso si era trasformato nel suo carceriere, nel suo peggiore incubo. Era appoggiato alla parete di fronte alla sua camera con le braccia conserte e lo sguardo fisso su un punto imprecisato della parete opposta, assorto nei suoi pensieri come se aspettasse l'uscita del medimago. Nonostante una esitazione iniziale, durata comunque pochi secondi, si riprese e puntò la bacchetta contro Malfoy gridando uno schiantesimo.

<< Stupeficium!>> ripetè più volte e con un tono sempre più alto e disperato mentre si rendeva conto che dalla bacchetta non usciva neppure una scintilla e che Malfoy era rimasto in piedi illeso e con gli occhi sgranati, che esprimevano sorpresa e un altro sentimento che non riuscì a decifrare.

Aveva perso la propria magia.

Si sentì in trappola quando si ritrovò il medimago e Malfoy a bloccarle l'uscita dalla camera in cui era costretta a tornare per allontanarsi da loro anche se per poco.

Aveva perso la propria magia.

<< So che è difficile da credere, ma qui lei è al sicuro, non le faremo nulla>> cercò di rassicurarla il medimago mentre riprendeva la bacchetta dalle mani tremanti di Hermione che a testa alta continuava a fronteggiarli.

Aveva perso la propria magia.

<< Perché mai dovresti proteggermi, Malfoy? Cosa vuoi in cambio? Che ti consegni Harry?!>> gli urlò contro con gli occhi lucidi, lo sguardo combattivo e forte in netto contrasto con il volto pallido e disperato e il respiro affannoso e sofferente.

<< Non mi interessa niente dello sfregiato!>> rispose a tono Draco, provando un'immotivata rabbia nei confronti di Potter , per poi guardare il medimago non sapendo cosa fosse più consono rivelarle.

<< Rientriamo in stanza e le spiegherò la situazione, non dovrebbe sforzarsi così tanto>> le disse il medimago entrando per primo nella camera per poi farsi seguire da una Hermione riluttante e da Draco che non perdeva ogni suo minimo movimento. Hermione era malferma sulle sue gambe, troppo scossa dalla scoperta appena fatta, i movimenti scoordinati e proprio quando si era incantato a fissare l'ondeggiare dei suoi capelli vaporosi vide le sue ginocchia cedere ed in quel momento non potè che ringraziare i suoi allenamenti di quidditch. Con un riflesso che temeva di aver perso da quando non giocava più la sostenne prima che rovinasse a terra immergendo per la seconda volta il viso nei suoi capelli in un gesto intimo che gli era mancato in quei mesi. Hermione non riuscì a reprimere lacrime di disgusto e odio nei suoi confronti, per averla reputata inferiore e per averla privata della cosa più preziosa che avesse: la sua magia. A Draco non sfuggì quella espressione ed avvertì un senso di vuoto e dolore pervaderlo.

<< Attendo spiegazioni>> disse Hermione mentre si sedeva e continuava a tenere d'occhio Draco che si era appoggiato alla parete di fronte al baldacchino, lontano da lei incapace di starle vicino e gestire il dolore che gli stava provocando. Era un vigliacco. In quel momento realizzò che non aveva speranza di cambiare.

<< Da quello che ho potuto appurare, temo che lei abbia perso la memoria di un considerevole periodo di tempo>> iniziò con cautela il medimago.

<< Se è un modo meschino per ingannarmi e farmi abbassare la guardia ... >> iniziò a protestare Hermione scettica.

<< Crede che se fossimo ancora in guerra lei vivrebbe in condizioni così agiate ? Sbaglio o non ha visto né sentito alcun Mangiamorte?>> incalzò.

<< Quanto tempo ho dimenticato?>> chiese Hermione lentamente, ancora scettica.

<< Considerando che il suo ultimo ricordo al momento riguarda la guerra direi che ha dimenticato all'incirca tre anni>> rispose.

<< Cosa mi è successo?>> chiese con voce ferma contraddetta del viso che era impallidito e Draco ammirò ancora una volta la sua forza.

<< Sappiamo solo che è stata colpita da un incantesimo ma non ne conosciamo la natura né chi l'ha lanciato. Dovrò tenerla in osservazione per scoprire quali altri effetti esso può provocarle>>

<< Cosa è successo in questi anni? Abbiamo vinto la guerra?>> chiese agitata mentre guardava Malfoy.

<< Si, avete vinto e se te lo stai chiedendo Potter e Weasley sono  vivi>> rispose Draco con voce atona.

<< Allora perché sono al Manor invece di essere con i miei amici?>> chiese Hermione di nuovo sospettosa.

<< Questo è uno degli effetti su cui ancora stiamo studiando io ed i miei colleghi. E' rimasta per un mese priva di coscienza ma il corpo rimaneva in vita senza alcun nostro intervento come se si stesse alimentando dello stesso incantesimo che ha subito. Abbiamo provato a portarla fuori dal Manor ma andava istantaneamente in arresto cardiaco per poi riprendersi dopo essere tornata dentro. Quindi abbiamo deciso di lasciarla qui>> intervenne il medimago.

<< Quindi mi sta dicendo indirettamente che sarò costretta a soggiornare qui finché non avrete capito quale incantesimo mi ha colpito e mi avrete curato?>> chiese con voce stridula quasi sull'orlo di una crisi di nervi.

<< Esattamente, adesso devo solo visitarla e darle una pozione per riposare>> le disse il medimago in un chiaro invito a collaborare.

<< Ho altra scelta, forse?>> chiese retorica. Non si era mai sentita così vulnerabile in vita sua.

<< Lo so che è difficile ma deve fidarsi, noi vogliamo solo aiutarla>> le disse il medimago e le sorrise quando lei annuì seppur a fatica e tremante.

<< Signor Malfoy devo chiederle di lasciare la stanza>> continuò riferendosi a Draco che a capo chino usciva senza fiatare.

<< No aspettate!>>esclamò alzandosi in piedi e richiamando l'attenzione dei due << Se è vero tutto ciò che mi avete raccontato, voglio vedere i miei amici prima di sottopormi a qualsiasi visita e cura>>

<< Weasley e Potter sono in missione ma dovrebbero tornare nella mattinata>> le rispose Draco << Sono diventati Auror due anni fa>> spiegò.

<< Mi basta che venga Ginny>> rispose imperterrita Hermione non riuscendo ancora a fidarsi della loro parola.

<< Temo sia impossibile, si trova al San Mungo al momento>> rispose Draco guardandola in quegli occhi che non riusciva quasi più a riconoscere. Erano spenti, diffidenti e spaventati.

<< Perché si trova lì? Sta male?>> chiese avvicinandosi a lui con gli occhi sgranati.

<< No al contrario, è in stato interessante>> rispose mentre la guardava con apprensione e cercava di capire cosa pensasse in quel momento.

Per la prima volta abbassò il capo e stette così tanto a lungo in silenzio ed immobile che Draco temette che potesse svenire da un momento all'altro. Poi alzò la testa con decisione ed andò a sedersi sul letto.

<< Aspetterò che tornino Ron ed Harry>> comunicò loro con calma.

<< Non puoi! Potrebbero anche ritardare e tu sei troppo debole per rimanere qui senza cure!>> esclamò Draco avvicinandosi al letto.

<< Non mi interessa, voglio vederli prima>> rispose testarda.

<< Ma non capisci che così starai male ? Stupida!>> continuò arrabbiato.

<< Non osare darmi della stupida!>> rispose con veemenza alzandosi dal letto per fronteggiarlo.

<< E' quello che stai dimostrando di essere con questo atteggiamento!>> ribattè avvicinandosi a lei facendola indietreggiare << Dovrai fidarti di me che tu lo voglia o no>> proseguì continuando ad avvicinarsi.

<< Voglio i miei amici!>> esclamò con tono esasperato e Draco avrebbe voluto rispondere "Hai me" , ma si morse la lingua per trattenersi.

<< Verranno ma al momento non è possibile, lo capisci?>> rispose addolcendo il tono e ciò invece di rassicurarla la allarmò ancora di più.

<< Signorina Granger>> si intromise il medimago << le lascerò aspettare i suoi amici ma ad una condizione. Il signor Malfoy dovrà starle vicino durante l'attesa. Accetta?>>

<< Posso accettare il compromesso>> rispose Hermione rimanendo in piedi.

<< Bene, tornerò non appena arriveranno i suoi amici, nel frattempo non faccia sforzi>> raccomandò il medimago salutandola e uscendo dalla stanza involontariamente spense la candela.

<< Prego, la accompagno>> gli disse Draco, mentre chiudeva la porta, facendogli strada fino al punto in cui ci si poteva smaterializzare e per tutto il tragitto rimasero in silenzio.

<< Può già fare qualche ipotesi su cos'abbia Hermione?>> ruppe infine il silenzio Draco ansioso una volta arrivati a destinazione.

<< Non molto a dire la verità, dovrei visitarla per poter fare una diagnosi accurata, ma le confesso che temo abbia perso la magia, se è veramente così non porterà a nulla di buono. L'unica cosa che le posso raccomandare è di non farla agitare e di andarci piano e gradualmente con la rivelazione di eventi che non ricorda. In particolare mi riferisco a notizie che la possano addolorare, come lutti e ...>> iniziò il medimago per poi interrompersi, distogliere lo sguardo cercando le parole giuste per continuare.

Draco capì, con una fitta al petto, che si riferiva alla loro relazione e al fatto che al momento una notizia simile l'avrebbe solo sconvolta più di quanto già non fosse<< Va bene, ho capito, la ringrazio>> concluse congendandolo.

Dopo averlo visto smaterializzarsi si voltò a guardare il Manor e il giardino rigoglioso così diverso da quell'ammasso di rovi e rami secchi che avevano accolto, in modo sfacciato e irriverente a parer suo, Hermione quando era venuta a prestare soccorso a sua madre, accompagnata da un medimago, esattamente tre anni prima.

Aveva mantenuto la promessa, non riusciva a crederci. Era appena tramontato il sole quando dalla finestra della madre sofferente aveva visto avvicinarsi al cancello due persone, una delle quali aveva quei capelli folti e indomiti, simili ad una criniera che avrebbe riconosciuto tra mille. Ricordò come il cuore gli si fosse gonfiato di speranza e di emozione. Batteva. Il suo cuore così mortalmente calmo finalmente batteva e la vita sembrava essere tornata. Aveva attraversato tutto il Manor e il selciato di ghiaia che portava al cancello sentendosi come liberato da un peso, dall'oscurità che lo opprimeva e non gli permetteva di respirare. Sentiva che stava per iniziare qualcosa di importante, un cambiamento che gli avrebbe stravolto la vita. Mai ebbe intuizione più giusta.

<< Sei venuta>> fu l'unica cosa che era riuscito a dire Draco ancora incredulo e senza fiato mentre con un colpo di bacchetta apriva il cancello.

<< Ne dubitavi, forse? Io mantengo sempre le promesse>> aveva risposto allora una Hermione sicura di sé e sorridente mentre cominciavano ad avviarsi verso il Manor.

Come avrebbe fatto ora ad affrontare quella Hermione così uguale ma allo stesso tempo diversa da ciò che era tre anni fa? Non aveva mai avuto l'occasione di vederla così fragile, vulnerabile, sul punto di rompersi in mille pezzi, non era assolutamente preparato a questa eventualità. Lei, certo, si era lasciata andare allo sconforto in sua presenza ma era sempre stata padrona di se stessa e anche se era importante il proprio aiuto e supporto lei si alzava sempre da sola, trovava la forza dentro di sé. Ma ora... non l'aveva mai vista così persa, alla deriva, alla ricerca di un appiglio. Questo era il momento per lui di prendere le redini della situazione, di essere la sua forza. Ma c'era qualcosa che lo bloccava e lo gelava: erano i suoi occhi freddi, spaventati e disgustati. Sentiva di non poter sopportare tutto questo e ancora una volta si sentì un dannato codardo e si odiò profondamente per questo. Con andatura rigida e quasi meccanicamente tornò dentro e alla fine decise di chiamare un elfo.

<< Poppy vai da Hermione e non lasciarla sola neanche un momento, non farle fare sforzi e non farla uscire dalla sua stanza. Se dovesse riuscire ad eludere la tua sorveglianza avvisami subito>> ordinò conoscendola bene e sapendo che se avesse voluto sarebbe riuscita a fare comunque ciò che voleva lei.

<< La padroncina si è svegliata, si è svegliata! Poppy va subito>> esclamò l'elfo saltellando per la gioia.

<< Lei non ricorda chi siamo per lei quindi non le devi rivelare nulla, chiaro? E non la chiamare padroncina, ricordare le può fare solo male>> gli disse Draco deciso e perentorio sperando che l'elfo eseguisse i suoi ordini. Da quando Hermione l'aveva liberato infatti a volte faceva di testa sua ma sapeva per certo che l'elfo non avrebbe fatto nulla che la potesse danneggiare. La adorava.

Dopo aver visto l'elfo annuire e, con atteggiamento servile, eseguire l'ordine andò nel suo studio e pensieroso avvisò Potter e i Weasley del risveglio di Hermione legando i messaggi al Barbagianni che subito spiccò il volo stagliandosi contro il cielo plumbeo.

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Capitolo 3
*** Visite ***


Aveva perso la magia.

Erano quelle le parole che tormentavano Hermione da quando Malfoy e il medimago l'avevano lasciata sola in camera. Si trovava ancora in piedi vicino al letto e circondata nuovamente dal buio d'istinto guardò la candela, che da poco si era spenta, e le venne in mente l'incantesimo per poterla accendere. Un singhiozzo sfuggì alle sue labbra e gli occhi le si velarono di lacrime di impotenza, dolore, rabbia. D'un tratto tutto le appariva minaccioso e potenzialmente pericoloso e lei si sentiva indifesa ed esposta. Pervasa dal panico e dall'ansia si sedette sul letto portando le gambe al petto e fece dei respiri profondi per tentare di tornare lucida e ragionare. "Posso aver perso la magia", si ritrovò a pensare in un mentale dialogo con se stessa, "ma questa non è stata l'unica arma che mi ha aiutata a cavarmela in tutti questi anni. Sono sopravvissuta soprattutto grazie al mio coraggio e alla mia intelligenza. Quando sono stata catturata e portata con Ron ed Harry al Manor io sono riuscita a tenere testa a Bellatrix", e a quel pensiero rabbrividì," senza l'uso della magia ma con la mia astuzia, quindi posso trovare una soluzione ancora una volta, devo solo ragionare con lucidità". E ritrovata la fiducia in se stessa cominciò a riflettere. Ipotizzò che forse non l'aveva nemmeno persa la magia ma che semplicemente la bacchetta del Medimago non voleva eseguire i suoi incantesimi. Dovette ben presto, però smentire quella sua idea. Nella sua vita aveva provato a volte a fare incantesimi con bacchette di altri maghi ma la sensazione che provava era come uno scorrere e accumularsi di magia,che non riusciva a trovare un sfogo, ma comunque pronto ad esplodere al contrario di qualche minuto prima in cui non aveva provato nulla. Essendo inutile insistere su quella possibilità cercò di ricordare quel poco che le avevano spiegato sul suo presunto risveglio e sulla sua perdita di memoria. Mise in dubbio che avesse dimenticato ben tre anni della propria vita ma trovare la risposta a quella domanda non la preoccupò particolarmente, dato che l'avrebbe verificato vedendo i propri amici. Il quesito più urgente era un altro. Lei cosa ci faceva lì, al Manor? Loro le avevano detto che non poteva andar via da lì perchè il suo cuore non avrebbe letteralmente retto. Ma questo voleva dire che lei era già al Manor quando le era stato scagliato l'incantesimo, perchè se non fosse stato così sarebbe già morta, dato che nessuno avrebbe saputo cosa fare per salvarla. Tutto questo la portò ad un'unica conclusione: la soluzione era legata a Draco Malfoy.

Draco nel frattempo, ricordando le raccomandazioni del Medimago, stava togliendo tutte le loro foto sparse per il Manor senza guardarle, per trattenere le lacrime che spingevano per uscire, e le stava portando nella stanza di fronte alla propria che ormai aveva deciso di lasciare ad Hermione. Aveva preso quella decisione non solo perchè sarebbe stato complicato spiegarle il motivo per cui lei avesse dormito in camera sua ma anche perchè non sarebbe riuscito a sopportare il peso dei ricordi. Stava proprio riflettendo se ci fossero foto che aveva dimenticato di togliere e nascondere nel cassetto del comodino, sigillato da un incantesimo, quando impallidì rendendosi conto di non aver tolto quella più importante. Era una foto magica regalata ad Hermione da parte di Ginevra, che aveva scattato a loro insaputa, e raffigurava loro due in primo piano su uno sfondo innevato che avvinghiati in un abbraccio si baciavano. Ricordò quanto ad Hermione fosse piaciuta e per quel motivo l'aveva messa sul suo comodino, nella stanza in cui lei si trovava in quel momento. Se lei l'avesse vista non osava nemmeno immaginare come avrebbe potuto reagire, nascose quindi tutto nella stanza in fretta e andò subito da Hermione cercando di non far trasparire l'agitazione che provava. Facendosi coraggio bussò leggermente alla porta ed entrò subito dopo nella stanza con il cuore in gola. Si aspettava di tutto, che lei avesse ormai scoperto la loro relazione, che lo guardasse con ripugnanza e orrore o peggio che le fosse venuto un crollo nervoso. Invece ciò che vide lo lasciò esterrefatto, incredulo e sollevato. Hermione addirittura sorrideva e parlava con il suo, il loro si corresse, elfo domestico, seduto sul letto, che pendeva dalle sue labbra e si godeva le sue attenzioni e la sua tenerezza. In quel momento gli stava chiedendo come si chiamasse. Alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso, pensando che era una fortuna che la sua fidanzata fosse così fissata con gli elfi domestici e che in quel momento la stanza fosse così buia da non permetterle di notare la foto. L'elfo appena lo vide scese subito dal letto e solo in quel momento lei si accorse della sua presenza e il sorriso le morì sulle labbra, mentre il suo corpo si irrigidiva sulla difensiva. Lei non sapeva, si convinse guardandola.

<< Tra non molto arriveranno Potter e Weasley, è il caso di procurarti dei vestiti>> esordì giustificando la sua presenza nella camera per non insospettirla << ti vanno bene dei jeans e un maglione?>> le chiese chiudendosi la porta alle spalle.

<< Si>> si limitò a rispondere Hermione che teneva d'occhio ogni suo movimento. Riflettendo successivamente sulla sua domanda si chiese perplessa da quando lui sapesse cosa fossero i jeans.

<< Ho seguito anche io il corso di Babbanologia, ad Hogwarts. Qualcosa la ricordo>> rispose Draco alla sua domanda inespressa, capendo cosa stesse pensando dalla sua espressione. Nel frattempo aprì una sola anta dell'armadio, dato che l'altra parte ancora conteneva i propri vestiti, e prese il necessario. Hermione si stupì del fatto che lui avesse intuito cosa le fosse passato in mente e per un attimo si chiese se avesse usato su di lei la legilimanzia. Stava proprio rimuginando su questo sospetto quando la sua attenzione fu attirata dall'anta, che Malfoy aveva aperto, e in particolare dal suo contenuto.

<< I miei vestiti>> proferì infatti Hermione notando la presenza di tutto il proprio guardaroba.

<< Opera di Potter>> mentì Draco<< non sapendo cosa scegliere, mi ha direttamente portato tutto il tuo guardaroba>> continuò con una smorfia pensando che effettivamente fosse plausibile come bugia dato quel poco gusto che aveva nel vestire lo sfregiato e la sua ignoranza in fatto di abiti femminili.

Detto ciò chiuse l'anta dell'armadio e le si avvicinò porgendole i vestiti<< Puoi cambiarti in bagno>> le disse con gentilezza indicandole la seconda porta della stanza.

Hermione non rispose nulla e con i vestiti in mano scese dal letto e si diresse con le gambe che tremavano dove lui le aveva indicato. Draco stava per andarle incontro per aiutarla ma trattenne in tempo il proprio impulso e non appena lei si chiuse la porta alle spalle, lui si sedette sul bordo del letto di fronte ad essa, prese immediatamente la foto, la nascose in un cassetto e lo sigillò con un colpo di bacchetta. Successivamente ordinò all'elfo di trasferire i propri vestiti nell'altra stanza e poi di lasciarli soli. Aspettò nervosamente che i propri ordini venissero eseguiti in tempo e proprio appena l'elfo se n'era andato lei uscì dal bagno vestita ma pallida, in modo preoccupante,in viso. Evidentemente cambiarsi le era costata fatica e l'aveva fiaccata ma lei non demordeva continuando a camminare malferma sulle gambe ma a testa alta come a voler dimostrare qualcosa. Lui conoscendola fin troppo bene sapeva che non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, così spazientito ma anche spinto da uno slancio di apprensione si alzò e la prese in braccio prima che lei potesse allontanarsi.

<< Sempre orgogliosi voi Grifondoro>> commentò con stizza celando la gioia che provava nel poterla toccare di nuovo ma anche l'angoscia nel sentirla tesa e rigida.

<< Siamo abituati a cavarcela da soli, a differenza vostra>> ribattè prontamente lei sulla difensiva guardando davanti a sè.

Ecco una frase e un tono che l'Hermione che aveva imparato ad amare non avrebbe mai usato. L'adagiò nuovamente sul letto e gli sembrò di rivivere la stessa scena e sofferenza di qualche ora prima. Hermione si mise a sedere e si chiuse in un ostinato silenzio. Non era paura la sua, comprese Draco, ma qualcosa che gli fece ancora più male. La sua era prudenza, timore di esporsi più del dovuto e, cosa ancor più grave, mancanza di fiducia nei suoi confronti.
Realizzò in quel momento che tutto ciò che aveva desiderato, per cui aveva lottato duramente, e aveva finalmente ottenuto era andato via nel giro di poche ore.

Avrebbe voluto urlare per la disperazione, la rabbia e il dolore che lo opprimevano e gli toglievano il respiro.
Avrebbe voluto prendersela con lei perché l'aveva abbandonato, perché aveva permesso ad un dannato incantesimo di dividerli.
Avrebbe voluto baciarla per trasmetterle tutto il proprio malessere che gli aveva provocato la sua assenza e per tornare a vivere, a respirare. Avrebbe voluto piangere, infine, perché in fondo lei non aveva colpa e nessuna di quelle azioni l'avrebbero riportata da lui.

Avrebbe voluto ... ma non fece nulla di tutto questo.

Era rimasto invece in piedi vicino al letto, come immobilizzato dai suoi stessi pensieri, con un volto inespressivo, lo sguardo addolorato e fisso davanti a sé e la mascella contratta. Lei notò il suo cambiamento di espressione e non seppe se doversi preoccupare oppure no. Stava per dire qualcosa quando fu interrotta dall'elfo che timidamente sulla soglia dalla porta socchiusa annunciò l'arrivo di ospiti. Hermione a quella notizia sembrò riprendere vita e stava già scendendo dal letto quando fu fermata da Draco.

<< Torna a letto, sei ancora troppo debole, ricordi il compromesso>> le disse, dopo essersi riscosso dai propri pensieri, con voce ferma e decisa posando una mano sulla sua spalla ed in modo sospettosamente remissivo Hermione si sedette nuovamente.

<< Falli entrare>> ordinò all'elfo per poi dirle << Rimani qui, li farò salire subito>>.

Dopo aver ricevuto un suo gesto di assenso, Draco uscì dalla stanza, si richiuse la porta alle spalle e scese al piano inferiore. Andò incontro a due figure, che se non le avesse viste per tutti quegli anni avrebbe faticato a riconoscere. Erano entrambi macchiati di sangue e fango e in alcuni punti le ferite erano ancora aperte e Draco storse il naso per il fatto che si fossero presentati in quello stato in casa sua. Loro non sembravano aver fatto caso alla sua espressione e nemmeno provarono disagio per come si erano presentati davanti al padrone di casa vestito elegantemente come sempre. Il loro viso faceva trasudare solo impazienza ed emozione.

<< Come sta Hermione? Dov'è?>> chiese Ron senza rispondere al saluto che Draco aveva rivolto ad entrambi.

<< Calmati Weasley, prima di vederla ci sono alcune cose che dovete sapere ...>> iniziò fulminando con uno sguardo il rosso.

<< Lei ha perso la memoria di...>> iniziò a spiegare Draco dopo aver ottenuto la loro attenzione.

<< Vuoi dire che non si ricorda più di noi?>> lo interruppe Harry con espressione angosciata.

<< No, se mi lasciaste finire ...>> ribatté brusco infastidito dall'interruzione di quel discorso che gli stava già costando molto << ha dimenticato solo gli ultimi tre anni, crede di essere ancora in guerra >> concluse cercando di non far tremare la voce.

Le reazioni dei due furono del tutto opposte. Mentre Harry comprendeva cosa ciò significava e guardava Malfoy con dispiacere e compassione invece Ron sembrava gongolare e aveva sulle labbra un sorriso di trionfo che a Draco non sfuggì e che avrebbe voluto far sparire con un pugno in faccia.

<< Quindi è della massima importanza che al momento lei non sappia cosa sia successo durante questi tre anni, compresi i lutti>> ruppe il silenzio il padrone di casa sentendosi ribollire il sangue nelle vene.

<< Compresa la vostra relazione>> commentò Ron.

<< Il Medimago cosa dice?>> chiese Harry per non permettere di rispondere alla provocazione a Draco che già stava per ribattere.

<< Nulla, non è riuscito a visitarla. Lei non gliel'ha permesso. Voleva vedere prima voi due ed essere sicura che non fosse davvero in guerra>> rispose lasciando perdere Weasley con riluttanza.

Harry sorrise pensando che quell'atteggiamento era proprio da Hermione e stava per porre altre domande quando si sentì chiamare.

<< Harry! Ron!>> esclamava Hermione che, con disappunto di Draco, stava scendendo di corsa le scale per andar loro incontro come se da questo dipendesse la sua vita.

<< Hermione!>> rispose Ron che prima che potesse essere fermato già aveva cominciato a correre verso di lei.

La Grifondoro dopo aver sceso tutti i gradini si affaticò più del dovuto e il passo cominciò ad essere più malfermo e le gambe stavano per cederle. Draco stava già andando verso di lei per aiutarla ma il suo intervento non fu necessario perché Hermione proprio nel momento in cui cedevano le gambe si ritrovò sorretta e stretta contro il petto di Ron. Si strinsero con forza e lei si lasciò andare in un pianto liberatorio. Nel momento in cui Harry con le lacrime agli occhi si univa al loro abbraccio, Draco capì che per lui non c'era più posto, che era stato tagliato fuori.

Hermione si staccò leggermente da loro e guardandoli più attentamente notò solo in quel momento con preoccupazione le loro ferite.

<< Non devi preoccuparti, non è niente di grave >> la rassicurò Ron e Draco odiò il modo in cui cercava di apparire un eroe ai suoi occhi.

<< Dovevate andare al San Mungo, e se le ferite si infettano?>> rispose lei con apprensione scuotendo la testa.

<< Non potevamo perdere neanche un minuto di tempo. Quando Malfoy ci ha scritto del tuo risveglio eravamo appena tornati dalla missione e non potevamo che venire qui >> le rispose Harry con un sorriso affettuoso.

<< Non fa niente vi curo io >> ribatté Hermione con sicurezza pensando agli incantesimi che servivano in quel caso.

Incantesimi.

Si rabbuiò a quel pensiero e i suoi amici se ne accorsero immediatamente.

<< La state stancando troppo>> si intromise Draco protettivo, capendo il motivo del suo stato d'animo << potete andare a sedervi in solotto >> continuò facendo loro strada. Non che impazzisse all'idea di farsi sporcare il divano dai due Grifondoro ma voleva che Hermione si sforzasse il meno possibile. Draco si sedette sulla poltrona di fronte al divano in pelle nera occupato dal golden trio.

<< Quindi è tutto vero. Sono passati tre anni dalla fine della guerra>> fu la prima cosa che disse Hermione seduta in mezzo ai suoi due amici.

<< Si, è tutto vero. L'abbiamo vinta insieme>> confermò Harry con un sorriso.

<< E i miei genitori?>> chiese la riccia guardando l'amico con ansia.

Harry non rispose subito, capiva infatti cosa gli stesse chiedendo con quella domanda. Voleva sapere se i suoi genitori si ricordavano di lei, se erano vivi. Nonostante fosse la verità Harry decise che non poteva rivelarle che era riuscita a restituire loro la memoria. Se lei l'avesse saputo avrebbe provato a contattarli sicuramente e questo non doveva accadere. Le doveva la verità, ma nelle sue condizioni ciò era impossibile. Si sentì male per la bugia che le avrebbe detto ma non aveva altra scelta. Come poteva dirle che la madre era morta esattamente tre anni prima a causa di un mangiamorte e che il padre non voleva più vederla ?

<< Purtroppo i tuoi genitori non si ricordano di te...>> iniziò a dire e, vedendo che Hermione era impallidita e si era leggermente piegata su se stessa come se le avessero sferrato un pugno allo stomaco, cercò di rassicurarla<< però sono vivi, stanno bene e sono felici>>

<< Hanno altri figli?>>chiese Hermione con voce rotta e in quel momento ricordandosi del biondo seduto di fronte a loro odiò il fatto che si stesse mostrando vulnerabile davanti a lui.

<< No, nessun figlio>> rispose Harry guardando dispiaciuto l'amica che ora sembrava sul punto di vomitare.

Draco nel frattempo sentì il proprio cuore sanguinare nel vedere il viso della riccia sofferente. Aveva capito perché Potter le aveva risposto così e non poté non sentirsi profondamente in colpa. Infatti il motivo principale, per cui il padre non voleva più vederla, era proprio lui. Pensò che Hermione avrebbe potuto benissimo lasciarlo e rimanere con quello che era rimasto della sua famiglia, invece aveva scelto lui rinunciando a ciò che aveva di più caro. Si era chiesto più volte che cosa avesse fatto nella sua vita per meritarsi il suo amore. Lo aveva difeso dalle accuse del padre e non aveva provato alcuna vergogna nel presentarlo come il suo fidanzato, anzi ne andava fiera. Hermione era straordinaria, nessuno in quel periodo sarebbe stato orgoglioso di avere qualche legame con lui ma la riccia si era rivelata una continua sorpresa. Era diversa da chiunque avesse conosciuto e anche per questo l'amava. Draco infatti non aveva mai conosciuto l'amore disinteressato, a parte quello materno, prima di lei e riceverlo all'inizio aveva fatto male e lo aveva spaventato. Aveva provato una sensazione simile a chi torna a respirare dopo aver espulso l'acqua dai polmoni, dolorante ma sollevato e consapevole di poter tornare a vivere. L'unica persona che lo aveva amato davvero prima di Hermione era stata sua madre, per il resto il padre aveva sempre visto in lui un erede, che doveva portare avanti il nome Malfoy, piuttosto che un figlio. Nel corso degli anni era stato circondato da persone che erano diventate sue amiche grazie al proprio denaro e al suo cognome ma poi, quando quest'ultimo era diventato motivo di vergogna, lo avevano abbandonato tutti. Draco era un mangiamorte per il mondo magico e non sarebbe mai stato nient'altro. Il padre di Hermione conosceva il suo passato e non accettò che sua figlia si "mischiasse e macchiasse" con gente come loro, come lui. Il motivo era legato principalmente alla morte della madre. Hermione gli aveva confidato una notte cosa le fosse successo. Glielo aveva sussurrato stretta tra le sue braccia, sotto le coperte. Era appena finita la guerra e ancora alcuni mangiamorte erano in libertà e quattro di loro erano riusciti a trovarla a casa dei suoi genitori nel mondo babbano. Volevano vendicare il Signore Oscuro, morto anche a causa sua, una nata babbana che non aveva diritto di esistere né di usare la magia. Gli raccontò di come avesse combattuto a lungo per difendere i suoi genitori. Era stremata, ne aveva sconfitti tre ma il quarto mangiamorte era riuscito a disarmarla. Stava per lanciarle l'anatema che uccide quando sua madre si mise in mezzo venendo così colpita in pieno dal lampo verde. Quella notte gli raccontò tutto con voce ferma ma con le lacrime che le bagnavano il viso e Draco ricordò come glielo avesse asciugato con i suoi baci facendola sentire meglio. Avrebbe voluto avere ancora quella capacità di consolarla e di farla stare meglio con i propri baci e le sue carezze. D'un tratto fu strappato dai suoi pensieri quando lei riprese a parlare.

<< Non c'è proprio nulla che si possa fare per la loro memoria?>> chiese non volendosi arrendere.

<< Abbiamo provato di tutto ma non ha funzionato>> rispose Harry notando come lo sguardo della riccia si fosse fatto cupo.

<< L'importante è che stiano bene e che siano felici>> disse cercando di convincere se stessa, ripromettendosi di cercare un modo per far tornare loro la memoria una volta uscita da lì.

<< Lo sono, Hermione>>intervenne Ron notando il suo stato d'animo << Non dimenticare che hai noi, saremo sempre con te, qualsiasi cosa accada>> concluse e Draco vide lo sguardo e il sorriso che si erano scambiati Weasley ed Hermione. Gli ricordò lo stesso sguardo e sorriso che lei riservava ultimamente solo a lui, quello di una persona innamorata. Sentì salire la bile in gola a quella vista e si alzò di scatto, allontanandosi con la scusa di dover chiamare il medimago di cui si era ricordato solo in quel momento.

Hermione appena lo vide allontanarsi ne approfittò per parlare liberamente con i propri amici di ciò che riguardava implicitamente il biondo. << Ma ditemi, cosa mi è successo?>> chiese dato che il medimago non le avrebbe detto sicuramente nulla.

<< Non lo sappiamo bene neanche noi, purtroppo non eravamo con te quando ti è stato lanciato l'incantesimo>> rispose Harry stavolta sincero.

<< Io invece penso che questo incantesimo mi sia stato scagliato mentre ero qui al Manor >> e spiegò brevemente il suo ragionamento << solo che non capisco né ricordo per quale ragione io fossi qui>>.

<< Ecco ...>> iniziò Harry non sapendo bene cosa inventare. Come poteva dirle che lei era lì perché conviveva con Malfoy?

ANGOLO AUTRICE
Volevo ringraziare tutti coloro che stanno leggendo, commentando e seguendo la mia storia. Mi date la carica e la motivazione per continuare. Mi scuso per il fatto che all'inizio i primi due capitoli non erano suddivisi in paragrafi ma avevo problemi con la formattazione html, adesso ho inserito gli spazi. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, a presto!

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Capitolo 4
*** Visite (parte seconda) ***


<< Ecco... lui lavora per gli Auror come pozionista e tu hai ottenuto un posto al Ministero>> iniziò Harry lentamente per riflettere su cosa dire << Nel corso di questi anni vi è capitato perciò di incontrarvi...>> Harry, mentre le diceva questo, ricordò che era stata proprio Hermione ad incoraggiare Malfoy a candidarsi per prendere quel posto di pozionista per gli Auror. La riccia aveva giustificato la sua scelta dicendo all'amico  che sarebbe stato uno spreco non fargli mettere le sue spiccate doti a disposizione degli Auror. Effettivamente le capacità di Malfoy erano eccezionali e superavano nettamente gli altri candidati ma Harry  non aveva idea di come facesse a  conoscere così bene le capacità del biondo e non era stato molto convinto della scusa dell'amica. Aveva capito tempo dopo, grazie anche al suggerimento di Ginny,  che in realtà dietro quella giustificazione lo scopo principale era quello di aiutarlo a reinserirsi nella comunità magica. Una delle cose però che non gli erano chiare era il motivo per cui lei facesse tutto questo per Malfoy. Ai tempi della scuola aveva reso loro la vita un inferno, era diventato mangiamorte e la sua condizione dopo la guerra, secondo il moro, era la giusta punizione per le sue azioni. Fu quando venne a conoscenza che Hermione si prendeva cura di Narcissa Malfoy che cominciò a comprendere, ancora una volta grazie al confronto con Ginny, perchè l'amica fosse così legata a quella famiglia. In Narcissa Malfoy molto probabilmente rivedeva una figura materna, quella che non aveva più e di conseguenza in quell'occasione aveva conosciuto meglio Draco. Hermione all'inizio gli aveva mentito. Aveva minimizzato tutto dicendogli solamente che trovava doveroso aiutare la donna che gli aveva salvato la vita mentendo a Voldemort. Ciò che lo aveva più colpito era stato il fatto che Hermione non si era confidata con lui, gli aveva mentito. All'inizio si era sentito offeso ma poi riflettendo capì che Hermione temeva di non essere capita e di venire giudicata da lui. Solo quando era stato consapevole di ciò aveva accettato totalmente l'iniziale amicizia con Malfoy e poi la loro relazione. L'aveva appoggiata e avrebbe continuato a farlo non solo perché si fidava di Hermione ma perché l'aveva vista per la prima volta, dopo la guerra, davvero felice grazie a Malfoy. L'espressione del suo viso, gli occhi che le brillavano pieni di vita e lo stato d'animo che lei aveva quando era accanto al biondo non li aveva avuti nemmeno con Ron.

<< Collaboravamo?>> chiese Hermione cercando di capire che tipo di rapporto ci fosse tra loro due, non sapendo neanche cosa facesse esattamente al Ministero << In quale ufficio lavoro esattamente?>>chiese in seguito a quel pensiero.

<< Lavori all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, a volte avete collaborato per lavoro e per questo capitava che tu andassi al Manor. Adesso avete comunque un buon rapporto>> rispose Harry contento di come aveva aggirato l'argomento spinoso.

<< Quindi non mi odia più per il sangue o sciocchezze simili ? >> chiese stupita sentendo che però le stava nascondendo qualcosa.

<< No, è cambiato in meglio, sai ?>> rispose Harry volendo che il loro rapporto potesse ricostruirsi. Era più facile infatti iniziare da qualcosa di positivo che dall'odio. Harry sapeva infatti quanto fosse importante Draco per Hermione, aveva rinunciato a suo padre per lui, che cosa le sarebbe rimasto se avesse perso anche il suo fidanzato? Le sarebbe rimasto un vuoto incolmabile e di vuoti lei ne aveva avuti fin troppi. Aiutarla a ricostruire il suo rapporto con Malfoy, quindi, era il minimo che Harry le doveva dopo tutto quello che aveva fatto per lui.

<< Si, ma rimane pur sempre Malfoy>> mormorò invece piano Ron con una smorfia, ignorando l'occhiata dell'amico. Al contrario di Harry non aveva mai accettato la loro relazione e non credeva al fatto che Malfoy potesse provare amore nei confronti di qualcuno. Lo odiava profondamente anche perché il motivo per cui Hermione lo aveva lasciato era stato proprio il Serpeverde. Aveva sempre pensato che l'avrebbe resa infelice e così, secondo il Grifondoro, era stato. Se Hermione era in questa situazione era solo perché conviveva con Malfoy, un ex mangiamorte. Non escludeva che Draco fosse ancora segretamente in contatto con alcuni di loro e anzi sospettava che il responsabile dell'incantesimo fosse proprio un mangiamorte.

Hermione non sentì la frase proferita da Ron e nemmeno notò la reazione di Harry. Era infatti concentrata e rimuginava sulle parole che le aveva appena detto l'amico. Le dispiaceva il fatto che non ricordava il proprio lavoro. Quante cose aveva dimenticato? Proprio lei che cercava sempre di tenere tutto sotto controllo sentiva invece ora ogni cosa scorrere e sfuggirle. Si chiese quali altri amicizie avesse fatto e se avesse un compagno anche se era scettica al riguardo. Se così fosse stato non sarebbe accorso subito da lei? Si rese conto che stava divagando con il pensiero e tornò a concentrarsi su ciò che aveva detto Harry. A quanto diceva lui era andata al Manor per lavoro... A quel pensiero immediatamente collegò Malfoy, il loro nuovo rapporto e ciò che si erano detti quando lei si era svegliata. Si sentì all'improvviso in colpa per averlo trattato come se fosse ancora un mangiamorte e un carceriere mentre invece aveva cercato solo di aiutarla. Si ripromise che gli avrebbe parlato.

Nel frattempo Draco era tornato con il Medimago al suo fianco che disse  vedendola più serena<< Signorina Granger, come vede sono stato di parola>>

<< È vero, deve scusarmi per la mia reazione di prima>> rispose Hermione ricordando con imbarazzo come gli avesse puntato la bacchetta alla gola.

<< Ho avuto pazienti peggiori>> la rassicurò imperturbabile chiedendo poi a Draco << Può indicarmi una stanza in cui poterla visitare ?>>

Nel frattempo Hermione si era alzata, imitata poi da Harry e Ron, e ora che l'adrenalina, provata quando aveva visto i suoi amici, era finita il mal di testa la tormentò con più intensità e un senso di nausea e vertigine la pervase.

<< Certo, le faccio strada>> aveva risposto Draco quando notò il malessere di Hermione. Si avvicinò a lei con l'intento di aiutarla ma Ron fu più veloce e stava già per prenderla in braccio. Con un lampo di gelosia e di odio Draco fissò negli occhi il rosso e stava per dargli le spalle, non volendo assistere a quella scena, quando la reazione di Hermione lo sorprese. La riccia aveva infatti declinato gentilmente l'offerta di aiuto dell'amico e Draco cercò di soffocare la sua speranza attribuendo al motivo di quel gesto il suo orgoglio. Ciò che invece il Serpeverde ignorava era che Hermione aveva agito in quel modo perché aveva sentito che permettere a Ron di prenderla in braccio era tremendamente sbagliato. Non riuscì a spiegarsi quella sensazione di disagio, come se stesse facendo un torto a qualcuno. All'improvviso notò lo sguardo di tutti su di sé in particolar modo quello insistente di Malfoy, che la osservava come se cercasse di capire qualcosa, e quello di Ron che la guardava ferito. In quel momento si chiese se lei e Ron stessero insieme, perché ciò avrebbe spiegato il suo comportamento e la sua espressione ferita. Era tutto così confuso, si sentiva terribilmente a disagio e per fortuna Harry le venne incontro porgendole il braccio per toglierla da quella situazione imbarazzante. Hermione accettò grata il suo aiuto tenendosi a lui e tutti come liberati dal petrificus totalus tornarono a muoversi. Draco si girò e con andatura rigida li guidò fino alla stanza diventata solo della Grifondoro. Harry dopo averla aiutata ad adagiarsi sul letto attese in corridoio che il Medimago la visitasse insieme a Malfoy e Ron, in piedi appoggiati alla parete, e si mise nel mezzo quasi a dividere i due che sembravano volersi sbranare a vicenda.

Draco sapeva che Weasley non aveva mai approvato la loro relazione fin dall'inizio e l'odio e la gelosia cominciarono a corroderlo quando ricordò come in realtà non avesse mai smesso di amarla. Ora non c'era nulla ad ostacolarlo, nemmeno la fermezza e il rifiuto, che era venuto meno, di Hermione. Ricordò in modo vivido come il rosso aveva reagito quando aveva scoperto ciò che era accaduto ad Hermione. Ron lo aveva picchiato a sangue, fomentato dalle provocazioni del biondo, e Draco aveva subìto tutto senza ribellarsi perché in fondo sentiva di meritarselo e voleva affogare nel suo stesso sangue. Quasi godeva di quel dolore perché era lo stesso che voleva infliggersi da solo senza esserne capace non avendone il coraggio  da codardo quale era. Quel giorno, subendo la sua furia, punì se stesso per non essere riuscito a salvarla nonostante fosse in casa con lei. Egli avrebbe dovuto proteggerla e non ne era stato capace e ricordò di aver pianto e riso soffocandosi nel suo stesso sangue quando finalmente la vista gli si era appannata e il dolore all'anima sembrò diminuire.
Pensò che ormai sarebbe morto da un pezzo se non fosse intervenuto Potter. Lo aveva odiato così tanto e aveva anche desiderato la sua morte, eppure proprio lui lo aveva difeso e si era frapposto tra loro due. Persino in quel momento l'amore di Hermione lo aveva salvato perché era stato anche grazie ad esso che Ron si era fermato. Sapeva infatti che lei non avrebbe mai sopportato la sua morte. Questo forse prima, pensò rabbuiandosi, ora cosa poteva più importarle di lui?
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu il Medimago che era uscito dalla stanza ora illuminata dalla tenue luce dell'alba.

<< Mi dica, cos'ha?>>chiese Ron staccandosi dalla parete mentre il Medimago si chiudeva la porta alle spalle non riuscendo ad aspettare.

<<È stata colpita da un incantesimo di magia oscura e purtroppo non ne conosco nessuno che abbia questi effetti in parte asintomatici, dovrò fare delle ricerche. Per quanto riguarda la sua magia sono più che certo che non l'abbia persa ma che sia in qualche modo bloccata dal maleficio>> spiegò il Medimago.

<< E la perdita di memoria?>> chiese Draco impaziente.

<< Al momento temo sia irreversibile, ma nulla esclude che qualcosa potrebbe ricordare. È importante per adesso non forzarla in tal senso perché non sappiamo ancora come l'incantesimo agisca, potrebbe anche avere scoppi di magia quindi consiglio di non farla agitare troppo e di rivelarle il minimo indispensabile per tranquillizzarla >> rispose.

<< Noi cosa dovremo dirle ?>>chiese Harry che aveva ascoltato per tutto quel tempo in silenzio.

<< Ho già provveduto io a darle spiegazioni solo sulla sua temporanea assenza di magia e sulla natura dell'incantesimo. La memoria è un argomento troppo delicato e la sua mente molto vulnerabile. Dato che questo incantesimo non le ha al momento procurato problemi fisicamente temo che possano essercene a livello mentale >> finì di spiegare.

<< Possiamo vederla ?>> chiese Ron e Draco non poté fare altro che irritarsi e irrigidirsi.

<< Si, ma prima la signorina Granger mi ha chiesto espressamente di visitarvi e curarvi>> rispose guardando Draco per avere da lui il permesso di farlo.
Draco non rispose nulla e si limitò ad accompagnarli in un'altra stanza dando così un tacito consenso. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Hermione, per esaudire i suoi desideri.
Quando il Medimago finì con Potter e Weasley, si rivolse a Draco riferendosi ad Hermione<< Bisogna farle prendere queste due pozioni, quella gialla per rimetterla in forze e quella verde per aiutarla a dormire e riposare. Può iniziare a mangiare già da stasera ma poco, deve riabituarsi gradualmente dato che ha passato tutto questo tempo a digiuno>>e detto ciò gli consegnò le fiale.

Egli annuì e mentre lo accompagnava al punto di smaterializzazione Draco gli disse con un tono di monito<< Inutile dire che i giornalisti non devono sapere nulla del suo risveglio. Conto sulla sua discrezione >>

<< Certo, signor Malfoy, nessuno saprà nulla da me>> promise l'uomo che si smaterializzò subito dopo.

Nel frattempo Ron e Harry erano entrati nella stanza di Hermione, sdraiata sul letto, i capelli sparsi sul cuscino che le adornavano il viso scarno. L'incarnato era pallido e si vedeva  dalla sua espressione tesa che soffriva.

<< Vi ha curati!>> fu la prima cosa che disse notando le bende che si intravedevano dai vestiti strappati in più punti. Aveva dubitato in quanto il Medimago le aveva fatto capire che avrebbe agito solo dietro permesso di Malfoy. Si chiese per quale motivo li avesse fatti curare. Molto probabilmente perché erano colleghi, ipotizzò.

<< Siamo tornati come nuovi>> rispose Ron con un sorriso che non celava comunque l'espressione stanca e provata dalla missione. Hermione si sentì in dovere di spingerli a tornare a casa, a riposare.

<< Sono felice di avervi rivisto e del fatto che non siamo ancora in guerra...>> esordì lei con il sorriso sulle labbra prendendo le loro mani << e mi dispiace di non avervi dato il tempo di riprendervi dalla missione>> concluse adombrandosi un po'.

<< Non devi dispiacerti di nulla, per te  faremmo di tutto>> rispose Ron avvicinandosi a lei e guardandola con amore.

<< Lo so>> commentò Hermione accarezzandogli il viso con affetto << Io ora sono tranquilla, davvero, tornate a casa, andatevi a riposare e prendetevi cura di Ginny che ha più bisogno di me. Ho saputo che aspetta un bambino>> disse rivolgendosi a Harry. Non sapeva con certezza se fosse suo e cercò le parole per chiederglielo.

<< Si, il nostro bambino>>confermò lui con un sorriso che gli illuminò il viso.

<< Sono così contenta per voi>> commentò intenerita guardando  Harry.

<< È al San Mungo adesso, mancano poche settimane...>> disse Harry mentre gli si inumidivano gli occhi per l'emozione<< Purtroppo non può venire qui, la smaterializzazione le può dare dei problemi>>

<< Non devi preoccuparti, salutamela e dille che la penserò e le scriverò>> e detto ciò Hermione salutò i suoi amici.

<< Torneremo presto, Hermione>> promise Ron dopo aver fatto un po' di resistenza non volendola lasciare e dandole un bacio sulla guancia.

<< Ti lasciamo in buone mani, puoi stare tranquilla>> disse Harry cercando di rassicurare lei e se stesso. A quelle parole Ron invece serrò i denti e contrasse la mascella.<< Ah!Non credevo che l'avrei mai detto in vita mia>> commentò poi Harry in un modo così buffo e imbarazzato che strappò ad Hermione una risata.

<< Non vi preoccupate, avremo tempo per stare un po' più insieme>> rispose e i suoi amici vedendola stanca e bisognosa di riposo si convinsero ad andare.

Quando i suoi amici lasciarono la stanza, Hermione si sdraiò su un fianco per riflettere non riuscendo a prendere sonno. Era felice di non aver realmente perso la magia ma la preoccupava la storia dell'incantesimo. Avrebbe dovuto risolvere quel problema, ma sentiva che ce n'era un altro che stava ignorando e che cercava di ricordare. Ma certo! Malfoy. Ecco qual era l'altro "problema" da risolvere. Nel ripensare a quel nome provò senso di colpa per averlo trattato male a maggior ragione ora che aveva scoperto grazie ai suoi amici il rapporto cambiato tra loro. Le sembrava impossibile, assurdo ma lei si fidava di Harry ed inoltre ammise a se stessa che in tre anni poteva avvenire davvero di tutto. L'orgoglio le gridava di non dirgli nulla e di non scusarsi ma il suo spirito Grifondoro alla fine prevalse e si alzò decisa a trovarlo e a parlargli. Uscì dalla stanza e cominciò a camminare per il corridoio riflettendo solo in quel momento che lui non era mai venuto da lei, tranne quando le aveva procurato i vestiti, e ipotizzò che  fosse offeso. Stizzita a causa di quel pensiero si girò per tornare indietro ma poi decise di perseguire il suo proposito iniziale dato che avrebbe dovuto vivere in casa sua e Merlino solo sapeva per quanto tempo.
Percorse il corridoio che sembrava non finire mai, bussò a tutte le porte chiuse che vedeva ma nessuna di esse si aprì né Hermione sentì alcun suono all'interno delle stanze che custodivano. Stava per prendere in considerazione l'idea di cambiare strada e scendere al piano inferiore quando vide una porta aperta e le si avvicinò.
Al suo interno vide Malfoy in piedi che, dandole le spalle, stava posando dei documenti negli scaffali. Indossava un completo che aderiva perfettamente al suo corpo longilineo come se gli fosse stato cucito addosso, non portava la giacca, a fasciargli il busto c'era solo una camicia bianca che faceva risaltare le spalle dritte. Si sentì stranamente agitata e mentre entrava nello studio ripassò mentalmente ciò che doveva dirgli.

<< Cosa ci fai qui? Dovresti essere nella tua stanza a riposare>> la anticipò Draco sorpreso mentre si girava verso di lei avendo sentito i suoi passi. Il tono era esasperato e irritato per diversi motivi: la testardaggine di Hermione che non riposava come il Medimago aveva consigliato, il fatto che non aveva chiuso occhio tutta la notte, il pensiero che lei si stesse sforzando solo perché cercava Potter e Weasley, la paura di cosa le potesse accadere a causa dell'incantesimo e il timore di aver perso il suo amore. Erano successe troppe cose, si erano susseguite troppe emozioni in poco tempo e Draco aveva perso la pazienza.
Ma non appena notò come lei cercasse di stare in piedi appoggiandosi totalmente alla parete l'irritazione fu sostituita dalla preoccupazione e dall'apprensione e i lineamenti induriti si addolcirono. Posò il documento che aveva in mano sulla scrivania e girò una sedia  porgendole la mano per aiutarla a raggiungerla. Hermione indispettita però dal tono che aveva usato come se stesse sgridando un bambino rimase in piedi incrociando le braccia al petto.

<< Potter e Weasley se ne sono andati >> proferì freddo malcelando la rabbia, il dolore e la delusione mentre  tornava a riporre i documenti nello scaffale e a darle le spalle.

Hermione in quel momento era molto combattuta. In quel momento la voglia di scusarsi era del tutto scomparsa e pensò che poteva benissimo assecondarlo e andarsene con la scusa di non aver trovato i suoi amici. Era sicura infatti che avrebbe schernito le sue scuse e lei non voleva dargli l'opportunità di farlo. Aveva deciso quindi di abbandonare il suo iniziale proposito di scusarsi quando si ricordò di Harry. Le aveva detto che Malfoy era cambiato, le aveva fatto capire che si fidava di lui e lei si fidava del suo amico. Si rese conto solo in quel momento che stava per agire sulla base dei propri pregiudizi su di lui e si vergognò di questo.<< Lo so, sono io che gli ho chiesto di andare. In realtà stavo cercando te>> si risolse infine a rispondergli decidendo di dargli una possibilità.

Draco nel sentire quelle parole si fermò stentando a credere alle proprie orecchie, si girò verso di lei e la guardò con un misto di aspettativa e di speranza. La rabbia, la delusione, l'irritazione erano del tutto scomparsi. Il cuore di lui sembrava voler uscire dal suo petto tanto batteva forte e c'era anche qualcos'altro che gli faceva brillare gli occhi ma lei non riuscì a riconoscere cosa fosse.

<< Ti cercavo per chiederti scusa, per come ti ho trattato. Harry mi ha detto che abbiamo instaurato un buon rapporto in questi anni. Non avrei dovuto mettere in mezzo il passato >> disse Hermione e più parlava più si convinceva che stava facendo bene a dargli una possibilità notando come effettivamente quello sguardo che le stava rivolgendo apparteneva ad un Draco nuovo che non aveva mai conosciuto o ricordato. Quella fu la prova che le parole di Harry erano vere e si sentì più tranquilla.

<< Non preoccuparti, i nostri rapporti non cambieranno>> la rassicurò avvicinandosi a lei, benedicendo mentalmente per la prima volta nella propria vita l'intervento e l'esistenza di Potter.

<< Bene, sono qui anche per assicurarti che appena tutto questo sarà finito toglierò il disturbo>> disse lei mentre notava con disagio che si era avvicinato così tanto che avrebbe potuto toccarlo distendendo il braccio. Non le era mai capitato di parlare con lui come se fossero amici e ciò la destabilizzò, non sapeva come comportarsi.

<< Puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi >> la rassicurò Draco con una dolcezza che sfuggì al suo controllo e si manifestò attraverso il suo sguardo e il tono della sua voce mentre le portava distrattamente una mano sulla spalla.

In quel momento il senso di disagio che provava Hermione si accentuò non solo perché era insolito per lei quel gesto da parte sua ma anche perché le sembrava tremendamente familiare, giusto. Ne ebbe paura.

<< Ora che è tutto chiarito, vado a riposare>> disse per togliersi da quella situazione.

<< Certo>>rispose lui abbassando la mano e facendo tornare il braccio lungo il fianco << Il Medimago ti ha prescritto questa pozione, serve per farti dormire meglio>> continuò allontanandosi e prendendo dalla scrivania la boccetta verde e porgendogliela.

Hermione la prese per poi andarsene subito dallo studio. Da cosa stesse fuggendo non lo capì nemmeno lei. Erano successe troppe cose in poco tempo e aveva bisogno di dar loro un ordine in quella mente confusa che ora si ritrovava. Ritornò in stanza e il dolore alla testa tornò più forte di prima. Si sdraiò a fatica sul letto ormai priva di forze, alla fine cedette e  prendendo la pozione cadde in un sonno profondo.

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Capitolo 5
*** Incubo ***


Hermione correva. Il respiro era affannoso, il cuore batteva impazzito, la mano destra impugnava con forza la bacchetta. Non sapeva esattamente dove stesse andando né dove si trovasse, non riusciva ad orientarsi in mezzo alle ombre grigie e nere. L'istinto la spingeva a scappare e lei lo ascoltava. C'era qualcosa o qualcuno che la cercava, la inseguiva e lei ne aveva una paura terribile.

"Non deve trovarmi! Non deve prendermi! " pensava con agitazione e terrore sempre più crescenti.

L'oscurità si infittiva sempre di più e lei si sentiva come un insetto intrappolato in una gigantesca ragnatela. Poteva avvertire  le trame delle tenebre, i suoi invisibili fili, nati per catturare e trattenere le prede, avvolgersi attorno a lei, mentre si girava su se stessa terrorizzata, e paralizzarla. Sentiva che l'enorme ragno che le aveva tessute con grande cura incombeva su di lei pronto ad attaccarla ed Hermione non riusciva a reagire. Rimaneva ferma circondata dal silenzio e dal battito impazzito del suo cuore che le urlava di scappare, di correre prima che fosse troppo tardi, prima che la trovasse. Fu uno spostamento d'aria ad aiutarla a riprendere possesso del suo corpo gradualmente e il primo passo fu quello di spostare la testa nella direzione in cui aveva avvertito lo spiffero d'aria. Non vide nulla ma si irrigidì e rabbrividì quando capì che il suo peggiore incubo si trovava dietro di lei. Quando udì un leggero rumore si rese conto che si stava muovendo e  avvicinando a lei sempre di più  ma il suo corpo non sembrava voler collaborare ed eseguire gli ordini della sua volontà. I piedi erano fermi a terra e terribilmente pesanti come piombo e Hermione tentava con disperazione di muoverli. Si sentì sfiorare i capelli e si sentì morire mentre il sudore freddo le colava lungo la schiena. Proprio quando pensò che ormai l'avrebbe afferrata riuscì a muovere i piedi e a spostarsi lateralmente prima che stringesse la presa sui suoi capelli. Ora che aveva mosso qualche passo farne un altro e un altro ancora non fu difficile e presto poté riprendere a correre in quella oscurità.

All'improvviso le tenebre diedero  spazio ad un cielo bianco, lattiginoso e per un attimo ne fu accecata. Sentì un freddo pungente penetrarla fin dentro le ossa ma l'angoscia e la paura che aveva provato fino a poco prima diminuirono. Si sentiva irrazionalmente protetta da quella luce che la circondava ed era convinta che ciò che si celava nelle tenebre non avrebbe più potuto raggiungerla adesso. Pensò che niente potesse più  farle del male lì ma non fece in tempo a rilassarsi che il terrore tornò più forte di prima.

Era lì.

Si girò di scatto e rimase nuovamente paralizzata ma stavolta dall'orrore quando si accorse di non avere più la bacchetta. Un'ombra sfuocata si stagliava in contrapposizione al bianco che la circondava.

Non era riuscita a scappare.
Pensò a suo padre che non avrebbe mai più rivisto, con cui non si sarebbe potuta più riconciliare e rivide se stessa e i propri genitori nel giardino di casa sua, vicino ad un albero mentre costruivano un'altalena.

L'aveva trovata.
Pensò ai suoi migliori amici che l'avevano vista crescere, padroneggiare la magia e da cui, ironia della sorte, ora sarebbe stata separata per sempre nonostante fosse sopravvissuta insieme a loro a tutte quelle  avventure pericolose.

Era la fine.
Pensò a Malfoy e le si dilaniò il cuore sapendo che l'avrebbe lasciato contro la propria volontà. Pensò ai suoi capelli che avevano lo stesso colore di quel cielo pallido e non avrebbe più potuto toccare.

Una lacrima le rigò una guancia.

"Draco" urlò nella sua mente mentre un lampo la colpiva.

Sentì un grido e una risata.

Hermione si svegliò di soprassalto con il cuore in gola, i capelli appiccicati al collo per il sudore e gli occhi sgranati. Si guardò intorno riconoscendo la camera che le aveva dato Malfoy  nuovamente buia. Ancora spaventata cercò di scacciare le immagini e i ricordi del sogno ma questi le tornarono vivi in mente, contro la propria volontà, a causa del buio che la circondava e le sollecitava la memoria dell'incubo. Ricordò il senso di angoscia, di oppressione, la sensazione che qualcuno la stesse inseguendo e poi il cielo completamente bianco. Non riusciva ad afferrare esattamente i pensieri che aveva avuto nei confronti di suo padre ma il grido e la risata finali erano rimasti impressi nella sua memoria e la fecero rabbrividire. Trasalì quando sentì qualcuno bussare alla porta. Cercando di scrollarsi di dosso quella brutta sensazione si alzò e andò ad aprire la porta.

Malfoy. Per la prima volta in vita sua, pensò, era contenta di vederlo.Dopo quel sogno non la faceva impazzire l'idea di stare di nuovo al buio da sola.

<< Sei sveglia>> constatò Draco fermo sulla soglia con in mano un vassoio, notando con piacere che Hermione non l'aveva accolto con uno sguardo ostile<< sono venuto a portarti da mangiare, devi rimetterti in forze>>

Solo in quel momento Hermione, osservando il suo viso e i suoi capelli che spiccavano rispetto alla parete grigia dietro di lui, si ricordò di aver pensato nell'incubo  anche a Malfoy. Draco, si corresse mentalmente Hermione. Lo aveva chiamato per nome nel sogno. Perché? Pensò che probabilmente lo avesse sognato perché lo aveva visto prima di andare a dormire. Eppure quella spiegazione non la convinse.

Hermione si riscosse dai propri pensieri e dopo averlo ringraziato si spostò di lato per lasciarlo entrare.  << Che ore sono ?>> gli chiese mentre chiudeva la porta.

<< Le nove di sera, hai dormito tutto il giorno>> rispose mentre posava il vassoio sul letto e accendeva le candele con un colpo di bacchetta << ti senti bene?>> le chiese lui notando il suo sguardo sconvolto.

<< Mi sento meglio>> rispose Hermione andandosi a sedere sul letto e posando il vassoio sulle sue gambe.
Le aveva portato della carne, del succo di zucca e una pozione giallastra. Draco le si sedette accanto, così vicino che le loro gambe si toccavano, non potendo fare a meno di guardarla, di osservare i suoi capelli sempre così folti che spesso gli andavano davanti al viso quando dormivano insieme e il suo profilo delicato che le dava un aspetto fragile. Hermione percepì quella vicinanza troppo invadente e si spostò di poco per lasciare tra loro una distanza.

<< Ti piace ?>> le chiese Draco indicando con un cenno della testa la carne, ignorando il suo gesto, per spezzare il silenzio che si era creato mentre lei cominciava a mangiare.

<< È buona >> rispose annuendo dopo aver mandato giù un boccone<< quindi il nostro rapporto è cambiato... >> esordì, alzando la testa per guardarlo, volendo conoscere anche la sua versione dei fatti. Non che non si fidasse di Harry ma le sembrava così assurdo il fatto che fossero in buoni rapporti, che aveva bisogno di avere una sua conferma.

<< Il periodo dopo la guerra non è stato facile per me e tu mi hai aiutato. Ti sei guadagnata il mio rispetto>> le rispose lui decidendo di  dirle la verità. Effettivamente la stima e la gratitudine nei suoi confronti erano stati i primi passi che Draco aveva mosso per riconoscere che i propri pregiudizi radicati nei confronti dei nati babbani fossero sbagliati. Hermione gli aveva dimostrato con la sua persona che coloro i quali chiamava con tanto disprezzo Sanguesporco non erano inferiori a nessuno. Nonostante fosse consapevole di ciò però cambiare quel suo pregiudizio era stato difficile e lo era ancora. Anche se non considerava più Hermione inferiore ma anzi superiore a lui non riusciva a vedere allo stesso modo tutti gli altri nati babbani. Era una perenne lotta contro se stesso la sua.

<< Quindi quello che sono... non è più un problema per te?>> gli chiese Hermione.

<< Non mi importa più nulla del sangue. Ti considero una mia pari>> le rispose Draco avvicinandosi a lei con il busto.

Hermione rimase senza parole troppo sorpresa per poter elaborare una qualsiasi risposta. Draco Malfoy che la considerava sua pari era davvero qualcosa che andava oltre ogni immaginazione.

<< Se avessi saputo che bastava dirti questo per lasciarti senza parole l'avrei fatto tempo fa>> commentò divertito.

<< Non farci troppo l'abitudine>> commentò Hermione sbuffando con un sorriso accennato sulle labbra che si lasciò sfuggire, mentre tornava a tagliare la carne. In sua compagnia la paura di prima scomparve e desiderò che non andasse via. Non le piaceva quella stanza quando calava il buio, anzi non le piaceva per niente il Manor, troppo tetro e oscuro. A causa di quei pensieri il sorriso le morì sulle labbra. Mangiò lentamente per ritardare il momento in cui l'avrebbe lasciata sola e stava per porre altre domande quando lui la interruppe.

<< Sei sicura di stare bene?>>chiese nuovamente Draco vedendola all'improvviso tesa e preoccupata per qualcosa.

Hermione a quella domanda si irrigidì  indecisa se parlargli o meno del suo sogno, che era un'altra causa del proprio malumore, e si sorprese del fatto che lui avesse subito capito il proprio stato d'animo  << Si, sto bene>> decise infine di rispondere fingendosi concentrata sulla cena.

<< Non è vero, sei tesa>> andò dritto al punto lui non credendole e volendo conoscerne la causa.

<< Ho dormito male, tutto qui>> cedette alla fine spiegando parzialmente il motivo del suo malessere. Non poteva certo rivelargli che il Manor in cui l'ospitava le metteva i brividi.

<< Cos'hai sognato?>> chiese Draco cercando il suo sguardo.

<< Non lo ricordo bene, è tutto confuso e comunque non sarà nulla di importante>> rispose Hermione, prima di bere la pozione, facendo cadere il discorso non perché non ritenesse il sogno tale ma perché non le riusciva spontaneo aprirsi con lui.

Ora che aveva finito di mangiare e aveva preso la pozione ricambiò il suo sguardo con attenzione sperando che il suo viso le facesse ricordare qualcosa ma nulla le venne in mente, solo i vecchi ricordi di Hogwarts. Solo in quel momento realizzò quanto fosse diverso rispetto ai tempi della guerra. Il suo viso appuntito sembrava più rilassato e sereno,anche se avvertiva e notava in lui la stanchezza, dalle occhiaie che spiccavano a causa del suo pallore, e il turbamento, dai suoi capelli leggermente arruffati probabilmente per averci passato spesso le mani. I suoi occhi erano di un grigio intenso ricco di sfumature che non aveva mai notato né viste da vicino. Si sorprese nel trovarli inaspettatamente caldi, accoglienti e avvolgenti. Non esprimevano odio né disprezzo o freddezza e pensò in quel momento che fossero meravigliosi. Le sue labbra non troppo carnose né sottili  non erano atteggiate in un ghigno arrogante ma in un sorriso accennato. Draco Malfoy non era più un bambino né un ragazzino, realizzò. Era un uomo, adesso. Ripensò al sogno. "Draco" aveva gridato nella propria testa come una richiesta d'aiuto, un addio. Ancora una volta si convinse che lui fosse la chiave di tutto, l'istinto glielo suggeriva ed era sicura che lui le stesse nascondendo qualcosa.

<< Come mai ero al Manor quando sono stata colpita dell'incantesimo?>> Gli chiese studiando il suo viso per notare ogni minimo cambiamento di espressione.

<< Chi ti ha detto che sei stata colpita al Manor?>> chiese Draco che non si aspettava quella domanda.

<< Ci sono arrivata da sola>> rispose << quindi me ne dai conferma>> dedusse.

<< Non so perché fossi venuta al Manor quando sei stata colpita, non mi avevi avvertito della tua visita. Fortunatamente stavo uscendo, così ti ho vista e ti ho portata dentro il Manor. Credevo che avessi avuto un malore>> mentì Draco sperando di non star contraddicendo inconsapevolmente quello che le avevano detto probabilmente i suoi amici. Era certo che lei si fosse già confrontata su questo con loro e che ora si aspettasse da lui una conferma. Eppure Draco non poteva sapere cosa le avessero raccontato. Infatti quando Potter e Weasley, dopo essere stati curati, erano tornati da Hermione lui si era chiuso nel proprio studio e aveva incaricato l'elfo di occuparsi di loro e accompagnarli all'uscita. Non aveva avuto né la voglia né la forza di continuare a interagire con loro, soprattutto con il rosso.

Hermione non era molto convinta della sua risposta ma lasciò cadere quel discorso, pensando che se le stava mentendo, cosa molto probabile, non sarebbe riuscita a farsi dire comunque la verità nemmeno insistendo, per aprirne un altro sul possibile e probabile responsabile della propria condizione.<< Sai se ci sono mangiamorte che ad insaputa del Ministero sono ancora in libertà ?>> chiese dopo aver riflettuto un attimo.

<< No e non potrei nemmeno saperlo, io ho chiuso con loro>> rispose con tono duro, quasi tagliente che sorprese Hermione. Draco pensava che avessero già chiarito quel punto quando si era scusata con lui ma evidentemente non era così.

Ed ecco che Hermione vide apparire sul suo viso uno sguardo ferito accompagnato da una freddezza e ostilità che non erano ancora comparsi sul suo viso.

<< Non era mia intenzione offenderti, pensavo...>> iniziò Hermione per poi essere interrotta.

<< Pensavi male>> disse Draco che improvvisamente sentiva il desiderio di allontanarsi da quella stanza e da lei e stava per alzarsi dal letto.

<< Se mi lasciassi finire, invece di arrivare a conclusioni affrettate...>> ribatté Hermione spazientita prendendogli con delicatezza un braccio. Quel gesto convinse Draco a sedersi di nuovo sul letto. << stavo dicendo che pensavo tu lo sapessi perché sei a stretto contatto con gli Auror>> spiegò infine spostando la mano dal suo braccio e appoggiandola sul letto.

Nel sentire quelle parole Draco si rilassò e il suo sguardo si addolcì nuovamente.

<< Non ti sto dando del mangiamorte, voglio solo capire cosa mi è successo e tutti sembrate volermelo nascondere >> spiegò Hermione vedendolo più calmo.

<< È vero, non ti stiamo dicendo molto ma solo perché è troppo presto e non sappiamo come potresti reagire. Tu invece potresti aiutare sicuramente di più tutti noi se ti aprissi, parlando anche dei tuoi sogni>> le fece notare lui.

Hermione capì che non aveva per nulla creduto alla sua bugia sul proprio incubo e incassò il colpo.

<< Allora facciamo un patto Malfoy. Io mi apro con te e tu rispondi alle mie domande>> propose Hermione non demordendo.

<< Accetto>> rispose solamente Draco << Stasera io ho già risposto alle tue domande, ora tocca a te aprirti>> continuò con un sorriso furbo.

Hermione guardò furente e infastidita Draco che con un sorriso tranquillo e un viso apparentemente innocente attendeva una sua risposta e l'aveva appena sconfitta al suo stesso gioco. Solo per stasera, pensò e si ripromise.

<< Non so bene dove mi trovavo>> iniziò a raccontare << so solo che stavo scappando da qualcuno. Era un'ombra o poco più. Verso la fine del sogno l'ho vista e ricordo solo che qualcosa mi ha colpito>> concluse omettendo il proprio pensiero su di lui.

<< Ti parlava? Quest'ombra intendo>> chiese Draco che ora si era fatto serio e concentrato.

<< No, prima di svegliarmi ho sentito solo un grido ... un grido e una risata>> rispose seria anche lei e quando udì quelle parole Draco rabbrividì.

Non ne seppe il motivo, forse perché era sera e quella stanza al buio le metteva i brividi, forse perché stava ricordando il suo incubo, ma si ritrovò a tremare leggermente e la causa non era il freddo. L'unica cosa che sapeva in quel momento era che non avrebbe voluto parlarne mai più perché il solo ricordare quell'incubo le metteva addosso una terribile inquietudine.

<< Come va la testa? Ti fa ancora male ?>> chiese Draco dopo aver annuito per cambiare discorso. Non gli era sfuggito infatti il turbamento di Hermione dopo aver raccontato quel sogno.

<< Meglio, il dolore non è passato del tutto ma è sopportabile >> rispose la riccia e scese il silenzio tra loro.

<< Bene, allora io vado>> esordì Draco prendendo il vassoio non sapendo più che cosa dirle.

"Non andare" pensò Hermione che in quel momento era ancora più turbata di prima ma non disse nulla orgogliosa. Nel frattempo Draco era già sulla soglia della porta e si girò a guardare Hermione ancora una volta. Notò che qualcosa la preoccupava, avrebbe voluto rimanere a farle compagnia tutta la notte ma decise di non forzarla.

<< Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sono nella camera di fronte alla tua. Non esitare a chiamarmi, anche in piena notte>> si risolse a dirle per andare incontro a lei che non era abituata al loro rapporto e ai propri desideri.

<< Lo farò. Grazie, Malfoy>> rispose Hermione ma entrambi sapevano che non l'avrebbe fatto, non gli avrebbe chiesto aiuto in ogni caso.

Dopo essersi dati la buonanotte Draco chiuse la porta, fece evanescere il vassoio e andò in camera sua. Pensava a ciò che si erano detti mentre si infilava il pigiama verde di seta e si sdraiava sul letto, sotto le coperte. Si sentiva esausto, felice e infelice allo stesso tempo.
Hermione si era svegliata ma non si ricordava di loro due insieme. Draco si sdraiò su un fianco.
Hermione lo ringraziava e parlava tranquillamente con lui ma guardava con fin troppo affetto Weasley. Draco si girò sull'altro lato.
Hermione, Hermione, Hermione... Non pensava ad altro e fu ricordando il suo volto che finalmente si addormentò.

Hermione nel frattempo si era cambiata, prendendo anche lei un pigiama dall'armadio, e si sdraiò nuovamente sul letto. A differenza di Draco, lei non riusciva a prendere sonno e non solo perché aveva già dormito tutto il giorno ma soprattutto per i pensieri che affollavano la sua mente. Cercava in ogni modo di non pensare all'incubo provando a distrarsi, girando e rigirandosi nel letto.

Finalmente dopo un tempo che parve infinito stava per addormentarsi quando un suono improvviso squarciò il silenzio e la fece risvegliare con un sussulto. Sembrava provenire dal piano di sotto e in un primo momento presa dalla sorpresa temette che qualcuno fosse entrato al Manor. Rimase quindi in assoluto silenzio, ferma, quasi trattenendo il respiro per sentire altri eventuali suoni. Non seppe neanche lei per quanto tempo fosse rimasta così ma non sentendo più nulla pensò che probabilmente quel rumore fosse stato provocato da Malfoy, magari nel posare il vassoio, o da qualche elfo. Rassicurata da quel pensiero chiuse di nuovo gli occhi e si rilassò. Non avrebbe voluto passare nemmeno un giorno in più lì dentro, desiderava più di ogni altra cosa andar via da lì e non appena le si fosse presentata l'occasione non avrebbe perso tempo a coglierla. Quelli furono i pensieri che la accompagnarono tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 6
*** Litigi ***


Hermione si risvegliò di soprassalto. Le orecchie le fischiavano e il cuore sembrava voler uscire dal petto.

Era sempre lo stesso sogno.

Erano passati solo sei giorni e già le sembrava di stare per impazzire. Aveva passato tutti quei giorni a letto, circondata da quelle pareti che già stava iniziando ad odiare. L'unico contatto umano era stato Malfoy. Le era venuta infatti la febbre alta e il Medimago aveva sconsigliato ai suoi amici di venirla a trovare per non affaticarla troppo ed evidentemente Malfoy aveva fatto di tutto per non farli venire. Di conseguenza era rimasta sola in camera in compagnia dei propri pensieri ed incubi.

Era sempre lo stesso sogno.

Un'ombra che la inseguiva e che la colpiva. Quel grido, quella risata erano ormai impressi in modo spiacevole nella propria memoria e non riusciva più a toglierseli dalla mente. Ogni volta non riusciva a ricordare il sogno per intero e si convinse che non fosse un caso il fatto che facesse quel sogno ricorrente.

"Tutti i sogni hanno un significato, in particolare quelli ricorrenti."

Questa era l'unica cosa che aveva imparato dalla Cooman e per quanto avesse ritenuto quella frase  per anni un'idiozia come tutto ciò che riguardasse la sua materia, ora si rendeva conto che un fondo di verità poteva esserci. Anche ammettendo che ciò fosse vero però non l'aiutava molto quell'intuizione non solo perché non conosceva bene la divinazione ma anche perché non poteva andar via da lì e fare ricerche. Sbuffò e l'esasperazione dovuta a quel pensiero si aggiunse all'irritazione che già provava. Era arrabbiata con Draco che non le permetteva di vedere i suoi amici. Era vero, si era preso cura di lei ma non capiva che ciò di cui aveva bisogno non erano solo pozioni per guarire. Sentiva la mancanza delle persone che amava e quella solitudine la opprimeva. Proprio mentre formulava quei pensieri entrò in camera Draco con la colazione per controllare se stesse meglio. Era vestito come suo solito, elegante e con il gilet grigio sopra la camicia bianca. Si avvicinava a lei con il portamento che sicuramente gli avevano inculcato fin da piccolo e ogni suo passo era calcolato, cadenzato.

Da vero aristocratico. Pensò Hermione e a quel pensiero si chiese che cosa ci facesse lei lì, circondata da tutto quel lusso che le era sempre stato estraneo. Si sentì fuori posto come un pesce fuor d'acqua. Non c'entrava niente con quel posto, con quel tenore di vita.

Draco nel frattempo aveva posato il vassoio sul comodino, si sedette sul letto ed Hermione avvertì il materasso che si abbassava.

<< Buongiorno, come ti senti oggi?>>  Le chiese lui con un sorriso poggiando le labbra sulla sua fronte per capire se avesse ancora la febbre.

<< Non dirmi che sei ancora arrabbiata >> continuò Draco scocciato notando il modo in cui aveva scostato il viso,  l'ostinato silenzio e il suo cipiglio.

<< Io voglio vedere i miei amici e non mi piace il fatto che non glielo permetti e cosa più grave che tu decidi su ciò che io posso e non posso fare. Non sta a te decidere chi e se voglio ricevere qualcuno>> ribatté Hermione non potendo trattenersi guardandolo combattiva.

<< Fino a prova contraria questa è casa mia e quindi spetta a me decidere chi fare entrare e chi no. E poi stai male e non devi sforzarti>> rispose Draco avvicinando le mani ai suoi fianchi per  aiutarla a mettersi a sedere come ogni mattina. Hermione però rifiutò il suo aiuto, si puntellò con le mani e riuscì ad appoggiare la schiena alla testiera del letto da sola.

<< Lo so che è casa tua ma non è stata una mia scelta venire a vivere qui>> disse scettica pensando che fosse un suo modo per prendersi una rivalsa su di lei o sui suoi amici. I propri pregiudizi su di lui, che pensava di aver messo da parte, erano  tornati immediatamente in superficie senza che se ne rendesse conto. Qualcosa dentro Draco scattò a quelle parole. Ricordò che Hermione stessa aveva scelto di convivere con lui e ora sentì in sé montare la rabbia al pensiero che lei non lo avrebbe mai più ricordato e che probabilmente l'avrebbe sostituito con Weasley.

Weasley.

Bastò quella parola per liberare il demone della gelosia.

<< Cos'è, non riesci a resistere per qualche giorno senza di loro? Preferisci che sia Weasley a farti da balia ?>> rispose Draco con cattiveria corroso dalla gelosia.

<< Come osi? Non capisci nulla>> rispose Hermione, già prevenuta, cominciando ad innervosirsi. Ecco che vedeva chiaramente quel Draco a cui era abituata ai tempi di Hogwarts. In parte ciò le provocò dispiacere ma allo stesso tempo sicurezza. Sapeva come affrontarlo.

<< Oh, capisco benissimo>> ribatté prontamente per poi continuare a parlare riferendosi a Ron << Quello non è capace neanche a badare a se stesso figurati a prendersi cura di te>>

<< Quello ha un nome e poi non ti permetto di parlare in questo modo di Ron, non lo conosci e non hai il diritto di parlare male di lui!>> ribatté lei alzando la voce, rossa in viso per la rabbia.

<< La sua presenza in ogni caso non servirebbe a nulla, anzi ti farebbe sforzare più del dovuto>>  disse cercando di riacquistare la calma.

<< Perché, tu non mi stai facendo agitare più del dovuto? Anche questo ha raccomandato il Medimago. Ha detto espressamente di non farmi agitare e stancare ma questo vale per tutti tranne che per te, giusto? Sono tutte scuse le tue, non è questo il motivo per cui non li fai venire e non so nemmeno quale sia. A te tutta questa situazione piace. Cos'è? L'idea di avermi in tuo potere ?>> rispose Hermione e questo fece tornare la rabbia in Draco.

<< In mio potere ? Sei tu che non capisci nulla, io lo faccio per il tuo bene >> rispose Draco quasi deluso. All'inizio il motivo per cui non aveva permesso loro di entrare in casa sua era stato il benessere e il minimo sforzo di Hermione. Poi però il proprio egoismo e la propria gelosia nei confronti del rosso avevano preso il sopravvento. Voleva averla tutta per sé e in fondo sperava che essendo Hermione in contatto solo con lui, senza la distrazione di Weasley,  con il tempo si sarebbe potuta affezionare nuovamente. Evidentemente aveva ottenuto l'effetto contrario.

<< Cosa ne sai tu di cosa mi faccia stare bene ?>> ribatté indispettita.

<< Hai dormito male anche stanotte? >> le chiese notando solo in quel momento i suoi occhi terribilmente stanchi, il viso esausto e infelice. Cosa le stava facendo? Si chiese.

<< Io dormo sempre male, non ce la faccio più a stare sempre rinchiusa qui, isolata da tutti tranne in quei momenti in cui mi grazi della tua presenza>> si sfogò lei.

<< Perché non me lo hai detto prima? Rimarrò di più e ti farò compagnia >> rispose Draco sperando che con quella occasione il proprio proposito potesse realizzarsi.

<< Voglio i miei amici>> disse nuovamente distruggendo ogni sua speranza.

<< Dovrai accontentarti di me per il momento, li vedrai quando starai meglio>>continuò irremovibile mentre la propria gelosia si impossessava di nuovo di lui.

<< Allora preferisco stare da sola>> ribatté essendo questo l'unico modo per protestare alla sua decisione.

Draco trattenne una imprecazione per la sua cocciutaggine e le porse il vassoio con la colazione e la medicina. Perché non poteva accontentarsi di lui? Non la stava forse trattando bene ? Perché preferiva i suoi amici a lui che poteva darle tutto ciò che desiderava? Come faceva Weasley a porsi fra loro nonostante non ci fosse? E ora, perché lei lo guardava con quell'aria accusatoria, infelice? La stava soffocando? Eppure era lei che teneva il coltello dalla parte del manico, era lei che lo teneva in suo potere e neanche se ne rendeva conto.

Quando finì di mangiare, Draco aveva posato il vassoio nuovamente sul comodino e aveva deciso di non muoversi da lì per farle compagnia, quando le sue parole gli provocarono una fitta al petto.

<< Voglio rimanere da sola>> aveva detto Hermione tornando a sdraiarsi e dandogli la schiena.

Draco non aveva potuto fare altro che andar via dalla stanza portando via il vassoio. Prima di uscire la vide rannicchiata sul letto come a volersi proteggere da qualcosa e per la prima volta prese coscienza del suo stato d'animo e si rese conto che le stava solo facendo del male. L'unico bene era solo il proprio. Non riusciva più a vederla così e alla fine dopo una lotta interiore di sei giorni si arrese e decise di farle vedere i suoi amici che nel frattempo gli avevano riempito lo studio di strillettere. Stava per scrivere una lettera in cui permetteva loro di venire a trovare Hermione quando l'elfo terrorizzato gli comunicò che dei signori stavano provando a buttar giù il cancello. Draco alzò gli occhi al cielo e uscì dal Manor con la bacchetta in mano per difendersi.

<< Potter, Weasley stavo giusto per scrivervi>> li salutò con indifferenza avvicinandosi a loro con calma.

<< A che gioco stai giocando, Malfoy?>> chiese Harry notevolmente arrabbiato mentre cercava di trattenere Ron che dietro il cancello insieme a lui stava tentando di buttarlo giù con la magia.

<< Non gioco a nessun gioco, Potter>> gli rispose neutro.<< Calma Weasley, a casa tua non te l'hanno insegnata l'educazione?>> continuò comprendendo cosa volesse fare il rosso.

<< Apri il cancello e te la mostro la mia educazione>> ribatté Ron furioso.

<< Se non si calma non ho intenzione di farvi entrare>> rispose Draco guardando Harry.

<< Abbiamo parlato due giorni fa con il Medimago e ci ha detto che potevamo venire a trovare Hermione. Voglio sapere perché non ce lo hai permesso>> ribatté Harry che puntava su di lui i suoi occhi verdi con fare inquisitorio.

<< Vi stavo scrivendo proprio ora di venire qui, e poi è pur sempre casa mia. Decido io se e quando si può ricevere o no>> disse solamente eludendo la domanda. Vedendo che Weasley aveva abbassato la bacchetta, aprì finalmente il cancello.

Ron senza guardarlo e dandogli una spallata si diresse subito da Hermione, seguito da Harry che si soffermò per un attimo su Malfoy non avendo creduto nemmeno per un attimo alle sue parole.

Hermione nel frattempo era rimasta ancora sdraiata nella stessa posizione che aveva preso quando Draco se ne era andato. Pensò che il biondo stesse entrando nuovamente quando sentì la porta aprirsi.

<< Malfoy, ho detto che voglio rimanere da sola>> disse infatti aspramente lei.

Non sentendo alcuna risposta la grifona si voltò verso la porta e la sua espressione corrucciata si distese e i suoi occhi si riempirono di gioia. Si mise a sedere lasciandosi abbracciare dai suoi amici che le sorridevano con affetto.

<< Sono così felice di vedervi, mi siete mancati>> disse con voce attutita dall'abbraccio in cui era ancora immersa.

<< Come stai? Ti senti male ?>> Chiese subito Ron notando le sue occhiaie e il viso stanco, esasperato.

<< Sto bene, dormo male tutto qui>> rispose e quelle parole sembrarono rassicurarlo.

<< Non stai bene, lo vedo>> intervenne Harry preoccupato << Malfoy...>> insinuò pensando che fosse lui la causa del suo malessere.

<< Malfoy non mi ha fatto nulla, a parte non permettermi di vedervi, mi sta curando>> rispose dicendo la verità.

<< Allora cos'hai? E non negare, tu hai qualcosa che non va>> continuò a insistere Harry.

<< Gli incubi non mi fanno dormire bene e non mi piace per niente stare chiusa qui tutto il giorno>> confessò sentendosi più leggera.

<< Ti porterei ora stesso alla Tana ma sai che non possiamo>> le disse Ron dispiaciuto.

<< Lo so>> rispose solamente Hermione e Harry notò la sua voce che si incrinava. Non l'aveva mai vista così abbattuta.

<< È successo qualcosa, Hermione?>> chiese Harry volendo indagare più a fondo.

<< Non lo so, il Manor mi mette i brividi, sembra avere vita propria>> confessò tremando ricordando i suoni che sentiva di notte.

<< In che senso ? Spiegati meglio>> la esortò Harry sempre più preoccupato.

<< Non mi sento al sicuro, ho la sensazione che qualcuno entri al Manor di notte>> spiegò lei che ora cominciava a tremare più forte di prima.

<< Basta Harry! Non lo vedi che si sta agitando ?>> lo rimproverò Ron abbracciando Hermione protettivo.

<< Scusami Hermione, non volevo>>le disse Harry rammaricato vedendo come l'amica fosse sconvolta.<< Voglio solo dirti questo. Se hai queste sensazioni chiedi a Malfoy di restare con te o di controllare il Manor insieme se questo può farti stare più tranquilla. Ma non affrontare tutto questo da sola, me lo prometti?>> continuò.

<< Non riesco a fidarmi di Malfoy. Non ce la faccio proprio, Harry>> rispose  Hermione con voce tremante.

<< Credimi neanche io mi fidavo di lui all'inizio ma è cambiato>> cercò di tranquillizzarla Harry.

<< Non mi voleva permettere di vedervi>> ribatté la riccia come per dimostrare la fondatezza del suo scetticismo. Ron nel sentire quelle parole fece una smorfia arrabbiata.

<< A lui ci penso io, non devi preoccuparti, ti verremo a trovare spesso e tutte le volte che vorrai. Ti fidi di me?>> le chiese Harry.

<< Si, mi fido di te, di voi>> rispose Hermione con un sorriso guardando i suoi amici.

Dopo aver parlato e chiacchierato per quasi tutto il giorno i suoi amici andarono via e si diressero da Malfoy. Draco era seduto su una poltrona in salotto, le gambe erano accavallate e stava leggendo un libro o almeno ci provava. Cercava invano di concentrarsi sulle parole fissate sulla pagina e di distrarsi dai pensieri che lo stavano consumando per tutto il giorno. Aveva capito che Hermione non si trovava bene con lui e si sentì un verme quando si ricordò del proprio egoismo nei suoi confronti. Mentre formulava quei pensieri vide i due Grifondoro avvicinarsi a lui e posò il libro sul tavolino basso in legno che aveva di fronte.

<< Malfoy>> esordì Harry<< sono disposto a passare sopra a quello che hai fatto in questi giorni anche se mi costa molto ...>>

<< Io non ho fatto nulla, ho solo agito come meglio credevo>> si difese il biondo.

<< Come meglio credevi per te! Schifoso egoista..>> lo attaccò Ron e nonostante Draco si fosse sentito egoista non diede a vedere che quelle parole lo avevano toccato e si limitò ad alzare un sopracciglio.

<< Attento a come parli Weasley, ricordati chi è il padrone di casa e chi ti ha concesso di venire a trovarla>> ribatté Draco solo per il gusto di provocarlo.

<< Concesso?! Sei solo un verme. Tutta la tua superiorità su cosa la basi? Su niente te lo dico io. Il Manor, i soldi... solo questo ha importanza per te. A te non frega un bel niente di Hermione>> commentò schifato guardandolo dall'alto in basso e le ultime parole ferirono Draco.

<< Almeno io il Manor me lo posso permettere e i soldi ce li ho a differenza tua straccione>> ribatté velenoso essendo l'unico modo per proteggersi e vendicarsi del male che gli aveva fatto.

<< Ora basta! State zitti! Tutti e due!>> sbottò Harry fermando la loro discussione tra i due che voltarono la testa nella sua direzione. << Non sono venuto per litigare, voglio solo il bene di Hermione>> continuò stanco ed esasperato togliendosi gli occhiali per un attimo e passando il palmo della mano libera sugli occhi.

<< Anche io>> dissero all'unisono Draco e Ron che si guardarono subito dopo in cagnesco.

<< Ron aspettami fuori, ci parlo io con Malfoy>> disse Harry esasperato ormai al limite della sopportazione.

<< Ma...>> cominciò a protestare il rosso lanciando occhiate di fuoco al biondo.

<< Niente ma, Ron. Non prenderla sul personale ma se continuiamo così, con il vostro battibeccare su tutto, faccio prima a dormire qui>>gli disse Harry e vide ancora l'espressione  dell'amico non del tutto convinta a demordere << sono stanco e devo ancora andare da Ginny, non voglio perdere altro tempo, parlo io con lui>> aggiunse e fu così categorico che Ron non poté fare altro che andarsene.

<< Ciao anche a te, Weasley>> disse Draco con ironia a Ron che se ne era andato senza salutare.

<< Vuoi smetterla di fare così? Vi state comportando come due bambini!>>gli disse Harry in tono di rimprovero.

<< Non sono stato io a cominciare. E lo sai>>gli rispose serio Draco che ora aveva abbandonato la sua maschera di ironia e di derisione mostrando quanto fosse provato e stanco. Entrambi capirono a cosa il biondo si stesse riferendo. Ron stava provando a rimettersi con Hermione.

<< Ron si sta comportando da amico, non ha fatto nulla di sconveniente>> rispose comunque Harry perché effettivamente Ron non si era ancora fatto avanti.

<< Niente di sconveniente? Lo straccione  ci sta provando con lei spudoratamente, in casa mia e sotto ai miei occhi. Sta provando a portarmela via e io non ho intenzione di stare fermo a guardare>> rispose inviperito e combattivo alzandosi in piedi.

<< E pensi che vietargli di farle visita sia la soluzione ? A volte ti comporti come se non la conoscessi affatto. Hermione è in grado di prendere delle decisioni da sola, sarà lei a scegliere>> ribatté Harry.

<< Lei aveva già scelto. Aveva scelto me>> rispose l'altro che aveva stretto le mani a pugno lungo i fianchi, teso.

<< Lo so ma non è così che funziona. Non puoi isolarla e allontanarla da noi e pretendere che torni a fidarsi di te. Dovresti mettere da parte il tuo egoismo per una volta. Lei non sta bene e ha bisogno di noi, quindi è importante che ci permetti di farle visita ogni volta che te lo chiede. Lo prometti?>>

<< Va bene>> promise Draco dopo un momento di silenzio ed esitazione<< ma ad una condizione: esigo che Weasley si limiti a comportarsi da amico. Sono stato chiaro?>>

<< D'accordo, parlerò io con lui, spero per te che rispetterai la promessa>> commentò Harry. Stava per salutarlo e andarsene quando gli venne in mente un'altra cosa da dirgli << Ah, quasi dimenticavo. Tieni d'occhio il Manor, Hermione mi ha detto che sente dei rumori e non è tranquilla e... >> per un attimo esitò << Stalle vicino, non sembra ma ha bisogno di fidarsi di te>> disse infine Harry e Draco a quelle parole sentì nascere in sé la speranza.

Il Grifondoro dopo aver salutato Malfoy raggiunse Ron che era rimasto ad aspettarlo vicino al cancello. Prima di smaterializzarsi Harry si girò un'ultima volta verso il Manor avvolto dalle tenebre e rabbrividendo pensò che Hermione avesse intuito come sempre qualcosa che a loro stava sfuggendo.

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Capitolo 7
*** Anime ***


Dopo quella discussione Draco rimase a riflettere seduto sulla poltrona in salotto. Hermione aveva paura e non si fidava di lui, ecco cos'era che la faceva stare male. Si sentì di conseguenza responsabile e si diede dello stupido per non averlo capito prima. Aveva pensato solo a se stesso, alla propria sofferenza e non aveva prestato abbastanza attenzione alla donna che amava. Si era fatto prendere dalla gelosia e dal terrore che lei non lo amasse più ma non le aveva dato modo di farsi amare, non le aveva mostrato i lati migliori di sé. Si vergognò di ciò e si decise a rimediare. Andò a prendere nuovamente il vassoio con la cena e le pozioni e salì in camera sua. La trovò più serena e meno infelice, seduta sul letto con la schiena appoggiata alla testiera. Appena lo vide il suo viso cambiò espressione facendosi più teso. Draco posò il vassoio sul comodino e si sedette sul letto accanto a lei.

<< Ho esagerato>> esordì riuscendo a catturare la sua attenzione << quando vorrai vedere i tuoi amici devi solo dirmelo e io li riceverò al Manor>> continuò e la fatica nel dire quelle parole fu ricompensata da uno sguardo stupito e pieno di vita.

<< Mi hai appena chiesto scusa, Malfoy?>> gli chiese incredula. Draco si mostrò particolarmente interessato e concentrato sulla cena che le stava porgendo e non rispose alla sua domanda. Chiedere scusa feriva molto il suo orgoglio. Ammettere di aver sbagliato era e sarebbe sempre stato difficile per Draco ma porle le sue scuse in quel momento era necessario non solo perché era giusto farlo ma anche per dimostrarle quanto  fosse cambiato e quanto ce la stesse mettendo tutta per essere migliore rispetto a ciò che era prima.

Mentre cominciava a mangiare Hermione si chiese come fossero riusciti i suoi amici a fargli cambiare idea.

<< Non credevo che avresti cambiato idea>> commentò anche per spezzare il silenzio imbarazzante che si era creato.

<< Di cosa ti stupisci? Ti avevo già promesso di farteli vedere dopo la tua ripresa. Io non voglio farti alcun male>> le disse ed Hermione sentendo quelle parole e il tono di voce leggermente tremante lo guardò negli occhi e in quel momento le sembrò terribilmente vulnerabile.

<< Lo so>> disse solamente sia perché le sembrava bisognoso di sapere che gli credeva sia perché in cuor suo sentiva che era vero.

Draco le sorrise e, dopo averle fatto prendere la pozione, poggiò le labbra sulla sua fronte per controllare se avesse ancora la febbre. Hermione non si scostò presa alla sprovvista e indecisa su cosa fare dato che avevano chiarito e capì di aver appena commesso un errore. Le trovò straordinariamente morbide e soffici ed ebbe l'impressione che quello che stava ricevendo fosse più vicino a un bacio che ad uno sfioramento. Quel contatto non le dispiacque come immaginava, lo trovò piacevole, in qualche modo familiare e si ritrovò a desiderare che quel contatto fosse più prolungato. Quei pensieri la turbarono e cercò di ignorarli.

<< La febbre sta scendendo finalmente, credo che domani dovresti essere guarita del tutto>> le disse Draco con il viso fin troppo vicino al proprio per i suoi gusti. Quando si allontanò Hermione trattenne un sospiro di sollievo, andò a prepararsi per la notte e si sdraiò sotto le coperte. Avendo finito di cenare si aspettò che lui se ne andasse, invece vide che Draco aveva fatto evanescere il vassoio e si era seduto sulla poltrona, ancora rimasta lì dal giorno in cui si era svegliata.

<< Non vai a dormire ?>> gli chiese perplessa mentre lui con un colpo di bacchetta spegneva le candele.

<< Voglio farti compagnia>> rispose solamente ed era vero. Ora che sapeva che Hermione soffriva a causa degli incubi e della solitudine non aveva intenzione di abbandonarla.

<< Non ce n'è bisogno, davvero, sto bene>> fece resistenza la riccia in parte per orgoglio e in parte perché non riteneva giusto lasciarlo dormire sulla poltrona.

<< Appena ti addormenterai me ne andrò>> mentì Draco per convincerla a non opporsi più.

Hermione annuì e dopo essersi scambiati la buonanotte si sistemò meglio nel letto e chiuse gli occhi. Anche se aveva opposto resistenza all'inizio ora scoprì di sentirsi sollevata e più tranquilla al pensiero di non essere sola. Ebbe difficoltà all'inizio ad addormentarsi e più volte si rigirò nel letto socchiudendo gli occhi per controllare se lui fosse ancora lì. Riconobbe la sua sagoma nel buio, avrebbe dovuto inquietarla ma paradossalmente contribuì a tranquillizzarla e a farla rilassare.  Grazie quindi al buio, alla sonnolenza che le procurava la pozione e a quel senso di sicurezza riuscì ad addormentarsi. All'inizio Draco la vide dormire tranquilla perciò non allarmandosi più di tanto e anche a causa della stanchezza e dell'ora tarda, che si era fatta, si addormentò sulla poltrona. Ma proprio nel momento in cui il biondo aveva chiuso gli occhi Hermione nuovamente fece quell'incubo ricorrente e si agitò muovendosi in continuazione. Strinse gli occhi mentre correva nel sogno terribilmente vivido. Rivide quell'ombra nera, il lampo e nuovamente un grido e una risata.

Aprì gli occhi di scatto e per l'ennesima volta si ritrovò immobilizzata a letto, paralizzata dalla paura. Stava cercando di regolarizzare il proprio respiro e di scacciare dalla mente quelle immagini e quei suoni quando la sentì.

Una risata. Quella risata.

Si mise a sedere di scatto e si guardò subito attorno sentendola rimbombare in tutto il Manor. Era identica a quella del sogno, una risata terrificante, stridula, folle. Il respiro di Hermione si fece pesante e i suoi occhi fissarono la porta come se si aspettassero che qualcuno facesse girare il pomello della porta da un momento all'altro. Era terrorizzata e cominciò a tremare violentemente pensando a cosa potesse fare per difendersi. Era disarmata e mai come in quel momento aveva sofferto per la mancanza della magia. Si chiese cosa fare quando si ricordò della presenza di Malfoy in quella stanza. Voltò il viso verso la poltrona e trovando conferma alle proprie supposizioni scese dal letto e si avvicinò a lui. Sentì lo stomaco che si rivoltava e il corpo tremare di più e sobbalzare quando la risata fu sostituita dal rumore di passi. Posò le mani sul suo braccio e cominciò a scuoterlo.

<< Malfoy svegliati>> sussurrò con il cuore in gola, tenendo d'occhio la porta.

Draco socchiuse gli occhi confuso non capendo chi lo avesse chiamato, essendo ancora in dormiveglia. Appena capì a chi appartenesse quella voce che lo chiamava si svegliò del tutto e la guardò preoccupato. << Che succede?>> le chiese raddrizzandosi sulla poltrona.

<< C'è qualcuno al Manor>> disse solamente lei che gli stringeva con forza il braccio.

Draco si alzò subito in piedi prendendo in mano la bacchetta<< Sei sicura?>>

<< Vado a controllare>> disse lui quando la vide annuire.

<< Vengo con te>> rispose prontamente Hermione affiancandolo.

<< No, rimani qui. Se qualcuno è entrato al Manor può essere pericoloso>> ribatté protettivo.

<< Non ci penso nemmeno, non ti lascio solo>> continuò a insistere la grifona e in quel momento Draco vide il pallido ricordo della sua Hermione, quella che avrebbe attraversato persino l'inferno per lui. Questa era sempre stata una parte di lei che il biondo aveva amato e odiato allo stesso tempo. Se da una parte lo faceva sentire importante dall'altra lo preoccupava. Hermione però era così. Affrontava con coraggio il pericolo e non avrebbe mai lasciato nessuno da solo davanti ad esso, poco importava che lei fosse disarmata come in quel momento. Infatti fu così irremovibile che Draco nonostante non fosse d'accordo si ritrovò costretto a farla venire con lui.

Perlustrarono perciò tutto il Manor con cautela e attenzione ma alla fine non trovarono nessuno. Draco aveva persino svegliato l'elfo e gli aveva fatto controllare la casa ma anche da parte sua era stato riferito che non c'erano intrusi.

<< Com'è possibile? Io sono sicura di aver sentito ...>> cominciò a dire Hermione per poi interrompersi << Dev'essere scappato>> alla fine dedusse non trovando altra spiegazione razionale che quella.

<< Le difese del Manor, che impediscono la smaterializzazione di chiunque si trovi dietro il cancello, non sono state danneggiate quindi non credo che qualcuno dall'esterno si sia introdotto qui. >> disse Draco << Cos'hai sentito ?>> le chiese non sapendo se preoccuparsi o meno per quel suo falso allarme.

<< Probabilmente ero ancora in dormiveglia e mi sono confusa>> si giustificò pentita di averlo svegliato.

<< L'importante è che non ci sia nessuno, non si è mai troppo prudenti>> la rassicurò notando il rossore sulle sue gote.

Quando Hermione tornò a letto Draco le si avvicinò e le chiese nuovamente cosa avesse sentito di preciso.

Una risata, pensò. << Un rumore>> disse invece chiudendo il discorso e fingendo di tornare a dormire scossa anche lei per ciò che era successo.

Draco non riuscì più a chiudere occhio per tutta la notte. Rimuginava su ciò che era appena successo. Era convinto che ci fosse un qualche collegamento con l'incantesimo che l'aveva colpita ma non riuscì a capire quale fosse. Quindi rendendosi conto che non sarebbe riuscito a trovare una soluzione a quel problema pensò a come tirarle su il morale e di colpo ebbe un'illuminazione.

Era già mattina inoltrata quando Hermione si svegliò dopo l'incubo ricorrente. La poltrona era vuota e sentendosi bene fisicamente andò a prepararsi e a vestirsi. Non appena uscì dal bagno vide Draco entrare con il vassoio della colazione e salutarla, elegante come sempre.

<< Buongiorno>> le disse ed Hermione notò che non aveva dormito bene e si sentì in colpa. << La febbre è passata del tutto>> continuò entusiasta dopo aver posato le labbra sulla sua fronte.

Hermione nel sentire quella notizia sorrise e mangiò con gusto. Finalmente poteva uscire da quella stanza.

<< Dato che ti sei ripresa ti faccio vedere una cosa. Credo che ti piacerà>> le disse Draco sorridente e quando finì di mangiare uscirono dalla stanza.

Hermione curiosa lo seguì e solo ora che era più lucida notò lungo il corridoio i ritratti degli avi di Malfoy che le lanciavano occhiatacce e brontolavano qualcosa. La riccia si sentì a disagio e continuò a seguire Draco cercando di ignorare i ritratti. Proprio quando stava per riuscire nel suo intento però un ritratto in particolare attirò la sua attenzione e non poté fare a meno di girare il viso e guardarlo. Ciò che vide la congelò sul posto e sentì una morsa dolorosa al cuore. Delineato da una cornice dall'aspetto antico e prezioso vi era il ritratto di Narcissa Malfoy che al contrario di tutti gli altri le sorrideva con affetto materno. Senza sapere neanche lei il perché sentì i propri occhi inumidirsi e il forte impulso di piangere. Capì che c'era qualcosa di importante e di doloroso che aveva dimenticato perchè quello che stava provando era una sensazione di vuoto, di perdita troppo forte per essere scambiata con semplice dispiacere. Dedusse che Narcissa doveva aver notato il suo stato d'animo perché la sua espressione era mutata in un'altra dispiaciuta e quasi apprensiva. Solo in quel momento realizzò che era rimasta ferma e non aveva più seguito Draco e si girò decisa ad allontanarsi da lì quando andò a sbattere contro il suo petto. Perse l'equilibrio e Draco la strinse a sé per evitarle di cadere. Hermione si ritrovò quindi con il viso affondato contro la sua camicia all'altezza del cuore e si sorprese nel sentirlo battere forte. Temette irrazionalmente che si fosse arrabbiato per essere stata indiscreta, fissando il ritratto di sua madre, e allontanò il viso dal suo petto per capire se i propri timori fossero fondati. Tutto ciò che vide in lui fu invece preoccupazione e apprensione.

<< Scusami, non volevo essere indiscreta >>si sentì di dirgli, nonostante Draco palesemente non fosse arrabbiato, mentre si distanziava da lui.

<< Non c'è nulla di cui tu debba scusarti>> si limitò a dire con più durezza di quanto volesse mentre sfiorandole le scapole con una mano la fece allontanare da quel ritratto.

Quello che Hermione aveva frainteso come fastidio, in realtà era preoccupazione nei suoi confronti e dolore ora che Draco rievocava ricordi che con tanta cura aveva sempre cercato di seppellire nel profondo del suo cuore. Essi tornarono in quel momento prepotentemente in superficie e inondarono la mente del Serpeverde contro la sua volontà. Draco odiava ricordare l'ultimo periodo di vita di sua madre ed era per questo che non ne parlava mai, nemmeno a se stesso. Non ricordando infatti poteva convincersi che ciò che gli causava dolore non fosse mai esistito e quindi rendeva sopportabile e a tratti inesistente quello che in realtà lo consumava giorno dopo giorno. Gli veniva naturale e spontaneo nascondersi da se stesso e dalle proprie emozioni, fare finta che non ci fosse nulla in grado di ferirlo. Era sempre stata una sua capacità fin da piccolo quella di controllare le emozioni. La sua predisposizione inoltre era stata rafforzata e consolidata dalla rigida educazione che gli avevano inculcato. Non a caso infatti era un ottimo occlumante. Proprio adesso però nel periodo più sbagliato in assoluto, nel momento in cui lui si sentiva più vulnerabile, tornava nuovamente indietro con la mente e la ferita che aveva cucito con bugie e negazioni adesso si riapriva e pulsava sanguinando copiosamente.

Ricordò la prima sera in cui erano venuti il Medimago ed Hermione. Li aveva accompagnati all'interno del Manor e aveva chiesto loro di attendere un attimo. Conosceva bene infatti la madre e se c'era una cosa che avevano in comune era proprio l'orgoglio e già sapeva che lei avrebbe opposto resistenza all'idea di farsi vedere in quello stato. Ricordò infatti che all'inizio la madre rifiutò  categoricamente ogni tipo d'aiuto e di come, sentendosi mortificato, fosse tornato dai suoi ospiti, che nel frattempo bevevano del thè da lui offerto prima, per comunicare, inespressivo, la decisione di sua madre.

<< Siamo venuti qui per niente dunque>> commentò il Medimago stizzito posando la tazza di thè sul tavolino basso di fronte e alzandosi in piedi. Evidentemente Draco comprese che era venuto al Manor forzato e dietro richiesta della Grifondoro.

<< Aspetti un attimo>> disse Hermione alzandosi anche lei in piedi, posando la tazza vicino alla sua gemella, rivolgendosi al Medimago che già stava per andarsene.

<< Non ho tempo da perdere, ho dei pazienti che attendono le mie cure e che non rifiutano il mio aiuto>> ribatté guardando con cipiglio severo Malfoy mentre pronunciava quelle parole << Mi dispiace, signorina Granger, ma non si può salvare chi non vuole essere aiutato>> concluse rivolgendo ad Hermione uno sguardo più morbido.

<< Le chiedo solamente qualche altro minuto, vorrei provare a parlare io con la signora Malfoy sempre se mi è permesso>> rispose Hermione risoluta e decisa guardando Draco.

All'inizio il biondo la guardò sorpreso e titubante. La osservò poi per un attimo sospettoso cercando ancora una volta di capire il motivo per cui facesse tutto questo per la sua famiglia. Voleva del denaro? Non era solo per questo che le persone si mostravano gentili e disponibili con la sua famiglia? Solo dopo averla conosciuta meglio comprese che dietro le sue azioni non vi erano mai stati doppi fini, come aveva supposto all'inizio, ma solo un forte senso di giustizia. Hermione sapeva infatti che nessuno li avrebbe aiutati a causa dell'odio nei loro confronti per il legame che avevano avuto con il Signore Oscuro e non aveva potuto fare a meno di intervenire, di cambiare le cose. << Ti faccio strada>> le disse poi prendendo una decisione. Era disposto a tutto pur di aiutare sua madre. E per la prima volta Draco disubbidì al volere dei suoi genitori, prese una posizione.

Avevano camminato vicini senza più scambiarsi alcuna parola. Mai ci fu situazione più surreale per Draco. Hermione passò minuti che sembrarono ore in quella camera e temette che lei venisse subito cacciata via o pesantemente offesa. Non che all'epoca gli importasse qualcosa di lei ma era l'unica che si era offerta di aiutarlo e non aveva intenzione di lasciarla andare così facilmente. Contrariamente al suo forte scetticismo Hermione era riuscita a convincere sua madre a farsi curare. Non capì all'inizio come avesse fatto e nessuna delle due glielo volle mai rivelare come se fosse un segreto tra loro ma ora con il senno del poi comprese cosa l'avesse convinta. Era stato d'altronde ciò che lo aveva fatto innamorare: c'era qualcosa di speciale in lei, una luce, un calore che invogliava a reagire, a vivere, ad essere migliore.
Sua madre grazie ad Hermione e al Medimago era riuscita a vivere un intero anno in più di quanto le avevano diagnosticato e per un periodo si era anche parzialmente ripresa. Il rapporto tra le due si era rafforzato e ormai Narcissa la considerava come una figlia ed Hermione aveva ritrovato in lei una figura materna. Sapeva che Hermione aveva sofferto molto per la sua morte ma non credeva che questo dolore potesse tornare nonostante la perdita della memoria. Forse alcuni sentimenti non potevano morire, forse non poteva fermarli neanche un incantesimo. Questo ragionamento poteva anche valere per l'amore?

<< Malfoy, stai bene?>> gli chiese l'oggetto dei suoi pensieri che ora lo guardava preoccupata e gli aveva posato una mano sul braccio.

<< Si, sto bene. Ero solo sovrappensiero>> rispose lui che si era riscosso dal torpore dei ricordi.

Hermione era rimasta in silenzio turbata e perplessa chiedendosi il motivo per cui lei avesse reagito così. Cosa le era successo? Nuovamente avvertì un senso vuoto e Draco lo notò e lo riconobbe perché era lo stesso che provava lui da quando Hermione era stata colpita dall'incantesimo. Hermione guardandolo negli occhi si rese conto di quanto fossero simili. Capì che Malfoy comprendeva il vuoto che provava perché era lo stesso che leggeva ora nei suoi occhi. Non si era mai sentita così profondamente e intimamente compresa prima d'allora.

<< Te la senti di continuare?>>le chiese in un sussurro Draco riferendosi alla strada che portava a ciò che voleva farle vedere e lei annuì. Al contrario di Draco Hermione con quell' assenso non si riferì solo alla strada ancora da fare ma anche a quella strana, inconsueta, intima connessione che stava avvenendo tra loro.

Hermione non scappò e decise di approfondirla, conoscerla più a fondo. Fu per questo motivo che non si oppose quando Draco le prese con delicatezza una mano per guidarla al piano di sopra. Molto probabilmente quel gesto gli era venuto naturale nel vedere il suo viso ancora scosso. Attraversarono l'intero corridoio per poi svoltare a destra e percorrere un altro corridoio illuminato da grandi finestre che davano sui giardini del Manor e girando nuovamente a destra si trovarono di fronte a dei gradini in marmo. Salì le scale quasi ipnotizzata dalla schiena di Malfoy che si trovava su qualche gradino più in alto rispetto a lei, dai suoi capelli quasi bianchi, la mano ancora legata alla sua. Tutto in lui le trasmetteva sicurezza e non c'erano più in quel momento Hermione e Draco, Grifondoro e Serpeverde. C'erano solo le anime solitarie, dei due loro padroni ancora ignari, che si erano incontrate e riconosciute.

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Capitolo 8
*** Pozioni ***


Hermione e Draco si fermarono quando si trovarono davanti ad un enorme portone in legno finemente intarsiato. Solo in quel momento la riccia si riscosse da quella strana sensazione che aveva provato e realizzò cosa stesse facendo. D'istinto abbassò lo sguardo sulle loro mani unite e non riuscì a comprendere cosa ciò le suscitasse. Era strano e la sua parte razionale le suggeriva di mettere fine a quel contatto, le rammentava chi fosse Draco Malfoy e perché dovesse stargli lontana eppure qualcosa dentro di sé le assicurava che con lui era al sicuro. Alzò lo sguardo sul soggetto dei suoi pensieri e notò che la stava osservando. Imbarazzata tolse la mano dalla sua e per un attimo le sembrò che avesse opposto resistenza stringendo di più la presa per poi lasciarla del tutto. Draco cercò di dissimulare la propria delusione ma allo stesso tempo sentì nascere in sé la speranza. Era successo qualcosa di importante, ne era certo. Notando come si fosse creata un'atmosfera tesa accennò un sorriso,  aprì la porta. Hermione, una volta entrati, trattenne il fiato, schiuse le labbra e gli occhi le presero a brillare.

<< Deduco che ti piace>> le disse divertito Draco notando la sua reazione, la stessa che aveva avuto la prima volta in cui l'aveva portata lì.

<< È bellissima, immaginavo che aveste una biblioteca personale ma questo... questo va oltre ogni immaginazione>> commentò estasiata. Si trovavano su un ballatoio in marmo grigio chiaro che correva tutto attorno la biblioteca sottostante. Hermione osservò con meraviglia le gigantesche colonne con scanalature di marmo nero Marquinia, in corrispondenza del ballatoio, che sorreggevano il soffitto. Affacciandosi dalla balaustra dello stesso materiale del ballatoio e guardando in basso, la divisione degli spazi della biblioteca le ricordò molto le tre navate di una chiesa. La parte centrale presentava ben sei lunghi tavoli in legno di noce allineati e distanziati tra loro in corrispondenza dei quali erano sospesi sei lampadari di cristallo, uno per illuminare ogni tavolo. Quelle che invece mentalmente Hermione chiamava navate laterali si trovavano sotto il ballatoio e ogni campata era sorretta da quattro pilastri più corti uno dei quali era attaccato alla colonna principale di sostegno. Sotto ogni campata e lungo le pareti del ballatoio vi erano alti scaffali pieni di libri.

<< Di cosa ti stupisci? Siamo Malfoy>> commentò spavaldo lui.

<< E siete soprattutto modesti>> commentò ironica alzando gli occhi al cielo e spostandosi verso uno scaffale guardando con brama il suo contenuto.

<< Certo, è una delle nostre qualità>> ribatté Draco seguendola cercando di attirare la sua attenzione rubata dalla sua biblioteca.

<< Da dove si può scendere?>> gli chiese mentre leggeva i titoli dei libri stipati in uno scaffale addossato alla parete accanto a lei.

<< Seguimi, te lo mostro>> le rispose Draco notando con un sorriso divertito la reazione di Hermione che si guardava intorno rapita con gli occhi che le brillavano. Si fermò, esattamente dopo aver percorso metà ballatoio, davanti a un cancelletto in ferro che dava su una scala a chiocciola di legno. Un'altra scala a chiocciola identica che permetteva di accedere alla biblioteca sottostante era presente in posizione speculare rispetto a quella che stavano scendendo in quel momento.
Scesero i gradini ed Hermione si guardò intorno non sapendo da dove iniziare talmente era ingente la quantità di libri lì dentro. Pensò in quel momento che finalmente avrebbe potuto fare qualche ricerca sul suo sogno ricorrente e sull'incantesimo. Era sicura che i Malfoy tenessero dei libri di magia oscura lì dentro, doveva solo trovarli, ma avere accanto Draco non facilitava le cose. Cominciò comunque a leggere i vari titoli dei libri  presenti negli scaffali per prendere confidenza con la biblioteca e comprendere come fossero catalogati i vari volumi. Decise che avrebbe cercato e individuato i libri che potevano esserle utili in modo da poterli poi prendere e consultare durante la sperata assenza di Malfoy. Aveva già analizzato ben tre scaffali in sua compagnia e temette che non se ne sarebbe mai andato quando sussultando vide materializzarsi davanti a loro l'elfo.

<< Padrone, ci sono visite>> disse Poppy guardando principalmente Hermione nonostante si stesse rivolgendo al biondo.

<< Chi è?>> chiese Draco infastidito al pensiero di doversi allontanare da Hermione. Per un attimo temette che fossero Potter e Weasley.

<< La signorina Johnson>> rispose l'elfo intimorito dallo sguardo infastidito di Draco.

<< Falla entrare>> rispose Draco capendo chi fosse, sollevato al pensiero che non fossero gli amici di Hermione, e Poppy eseguì l'ordine smaterializzandosi << Ci vediamo più tardi>> le disse affrettandosi a uscire dalla biblioteca per andare incontro alla sua ospite.

Nonostante Hermione avesse desiderato fino a quel momento che il biondo andasse via per dedicarsi ai libri che le servivano, adesso l'unico suo pensiero era capire chi fosse quella signorina Johnson. Non era qualcosa che doveva importarle, lo sapeva bene, ma la curiosità e il bisogno di sapere furono così forti che non le permisero di concentrarsi sul suo proposito iniziale. Fu quando rilesse per la quinta volta lo stesso titolo di un volume senza comprenderlo che decise di capire chi fosse l'ospite di Malfoy. Maledisse mentalmente Draco per averla sconcentrata mentre usciva anche lei dalla biblioteca, scendeva le scale e percorreva con cautela tutto il corridoio. Si nascose dietro una colonna ad angolo  potendo vedere il salotto al piano inferiore. Sul divano in pelle nera era seduta la misteriosa ospite. Sorseggiava del thè, i lunghi capelli castani erano raccolti in una coda alta e l'abbigliamento era piuttosto ricercato. Si chiese dove fosse Draco quando lo vide dirigersi verso di lei con una scatola piena di pozioni. Solo in quel momento collegò e capì che doveva essere un'Auror per cui Draco lavorava. Non ne comprese il motivo ma si sentì più sollevata. Stava per andare via e tornare in biblioteca quando vide Draco sedersi accanto a lei e parlarle. Ancora una volta la curiosità prevalse e ascoltò la conversazione che riuscì ad afferrare grazie al fatto che il Manor era molto silenzioso.

<< Ti ringrazio per le pozioni, ci saranno molto utili. Non dev'essere stato facile lavorare in questa situazione>> disse  la Johnson mentre gli poggiava una mano sulla spalla.

<< Ho lavorato come sempre>> le rispose impassibile Draco. In quel momento Hermione lo trovò molto simile al padre.

<< Lei come sta? >> chiese l'Auror ed Hermione non capì all'inizio a chi si riferisse.

<< Non si è ancora svegliata>> rispose Draco e in quel momento la riccia comprese che stavano in realtà parlando di lei. Si chiese perché Malfoy stesse mentendo.

<< Mi dispiace così tanto>> proferì l'Auror ma Hermione non la trovò veritiera << Se dovesse svegliarsi fammelo sapere, ci tengo>> gli disse prima di alzarsi e prendere la scatola con le pozioni.

<< Certo>> rispose freddamente Malfoy mentre l'accompagnava all'uscita.

Ora che l'Auror si avvicinava per uscire Hermione notò il suo portamento elegante, controllato e la trovò straordinariamente simile a Malfoy. Rimase per un attimo ferma a riflettere su ciò che aveva sentito. Da come parlava l'Auror molto probabilmente si conoscevano, di conseguenza non riuscì a comprendere il motivo per cui Draco non le avesse rivelato la verità. Con quella domanda che pressava per ottenere una risposta Hermione tornò con fatica  in biblioteca. Avrebbe voluto uscire allo scoperto e tempestarlo di domande ma pensò che così non avrebbe ottenuto la verità. Decise di pazientare e pensare con calma su cosa fare. Era appena tornata in biblioteca quando Draco tornò ignaro di tutto.

<< Già di ritorno?>> gli chiese d’istinto e si morse con forza l’interno della guancia. Aveva parlato come conseguenza del pensiero che fosse passato pochissimo tempo da quando si era allontanata dalla colonna.

<< Mi stai velatamente dicendo che ti è sgradita la mia presenza?>> le chiese alzando un sopracciglio con un tono scherzoso che Hermione non aveva mai associato alla sua voce quando si rivolgeva a lei. Conosceva quello di scherno certo ma scherzoso, quasi complice, confidenziale questo non lo aveva mai sentito ed Hermione scoprì di gradire molto quel nuovo e sorprendente tono di voce.

<< No, certo che no. Non velatamente>> rispose con lo stesso suo tono scherzoso incoraggiata da quell’atmosfera che si era creata. Per la prima volta da quando si era svegliata, Draco si accorse che gli stava rivolgendo un sorriso sincero e solo lui sapeva quanto gli fosse mancato. Nuovamente si sentì invadere dalla speranza e dal desiderio di baciarla e abbracciarla. Tutto ciò che fece però fu avvicinarsi a lei e agli scaffali.

<< Comunque non potrò rimanere qui a lungo, tra poco devo iniziare a preparare una pozione che mi porterà via un po’ di tempo, quindi mi conviene cominciare il prima possibile>> le disse dispiaciuto di non aver potuto passare molto tempo con lei a causa della visita dell’Auror e del suo lavoro.

Sentendo quelle parole Hermione ricordò cosa gli aveva detto l'Auror e si chiese se la propria presenza al Manor gli avesse dato problemi con le consegne delle pozioni. D’un tratto sentì il bisogno di essere utile, di sdebitarsi in qualche modo per il fastidio che sicuramente gli stava arrecando anche se non lo ammetteva  e l’idea, inoltre, di tornare a contatto con la magia l’allettava fortemente.

<< Se la pozione ti porta via molto tempo potrei darti una mano>> propose.

<< Lo faresti davvero?>> le chiese Draco piacevolmente sorpreso.

<< Certo, se per te non è un problema…>> rispose non sapendo bene come interpretare la reazione del serpeverde.

<< Nessun problema, anzi… la finirò prima>> rispose raggiante.

Uscirono dalla biblioteca, scesero i gradini dell’imponente scala marmorea che portava al piano inferiore e svoltando subito a sinistra si ritrovarono davanti ad una parete coperta da un enorme arazzo. Draco lo scostò rivelando una porta in legno e dopo averla aperta con la magia attese che entrasse per prima Hermione. La Grifondoro scese dei bassi gradini per poi trovarsi in una stanza che le ricordò molto l’aula di pozioni a Hogwarts. La stanza era quadrata e lungo tutte le pareti erano addossati scaffali stracolmi di ingredienti e libri. Al centro della stanza vi era un tavolo in legno con sopra un calderone. L’ambiente era fumoso e poco illuminato.

<< Quale pozione devi preparare esattamente?>> gli chiese per spezzare il silenzio che si era creato.

<< Un antidoto per i veleni rari>> le rispose Draco che aveva chiuso la porta e si era avvicinato a lei << Per il procedimento non preoccuparti, ti guido io su cosa fare>> continuò sapendo che Hermione non poteva ricordare come preparare quella pozione dato che gliel’aveva insegnata lui stesso quando si erano messi insieme.

Hermione annuì sollevata del fatto che l’avesse tolta dall’imbarazzo, che le avrebbe procurato ammettere di non conoscere a memoria il procedimento di quella pozione, e si stupì del tatto che aveva avuto nei suoi confronti. Mentre Draco prendeva gli ingredienti Hermione si avvicinò al tavolo e si rimboccò le maniche pronta per lavorare.

<< Di solito le porti tu le pozioni agli Auror o vengono loro da te ?>> butto lì quasi distrattamente per cercare di capire di più sulla Johnson.

<< La maggior parte delle volte le porto io ma ultimamente vengono loro da me>> le rispose mentre posava tutto il necessario sul tavolo.

<< A causa mia immagino>> commentò per spronarlo a dire di più.

<< Tu non c’entri, è stata una mia scelta. L’avrei fatto anche se non fossi stata colpita>> mentì Draco. Non poteva certo rivelarle che quella scelta era stata una conseguenza della sua decisione di non allontanarsi da lei fino al suo risveglio.

<< Incidi questi due con un solo taglio per far fuoriuscire il liquido>> le disse porgendole i due semi di fuoco freddo e un coltello. Draco era già al suo fianco, versò dell’acqua distillata nel calderone, poi accese il fuoco sotto di esso con un colpo di bacchetta e aspettò che bollisse. Ad Hermione non sfuggì il modo elegante e controllato con cui aveva versato l’acqua contenuta in una fragile ampolla. Si riscosse da quei pensieri e si mise al lavoro.

<< Quando devo versare il liquido?>> gli chiese dopo aver già inciso i semi come le aveva suggerito.

<< Quando comincia a bollire l’acqua >> le rispose Draco che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che osservarla lavorare incantato. Non poteva ancora crederci che lei fosse lì con lui per preparare una pozione. Per un attimo ebbe l’illusione che non fosse successo nulla, che lei ancora l’amasse e stesse bene.

<< Tipo adesso?>> gli chiese notando già le bolle affiorare sulla superficie dell’acqua. Draco si riscosse e solo in quel momento si rese conto di essersi distratto. Doveva rimanere concentrato ma non era facile. Stava per risponderle affermativamente e darle indicazioni su cosa fare dopo aver versato il succo nel calderone quando Hermione lo fece già senza permettergli di parlare. Immediatamente, essendo troppo tardi per avvertirla,  Draco le cinse la vita con un braccio e la fece indietreggiare e allontanare dal calderone. Hermione si irrigidì e stava per ribellarsi e scostarsi da quella presa per chiedergli cosa diamine gli fosse venuto in mente di fare, quando vedendo il calderone comprese il motivo di quel gesto. Si rilassò mentre osservava la pozione scoppiettare in maniera pericolosa. Draco sentì il cuore battere impazzito nell'avvertire la consistenza morbida del suo fianco contro la sua mano. Lo strinse leggermente prima di lasciarlo andare completamente a malincuore.

<< Cosa bisogna fare adesso?>> fu l’unica cosa che riuscì a dire Hermione decidendo di non dare troppo peso a ciò che era appena successo.

<< Ora dobbiamo pestare con un piatto in osso otto pungiglioni di Billywig e poi inciderli con un coltello in acciaio. Direi di farne quattro a testa così velocizziamo>> le rispose e avvicinandosi di nuovo al calderone da cui non uscivano più scintille le porse il necessario. Hermione annuì e cominciò a fare ciò che aveva spiegato dopo essersi accostata anche lei al tavolo.  Iniziò a pestare il pungiglione quando Draco la fermò.

<< Aspetta, non così, guarda>> la corresse pestando il proprio in modo da esserle da esempio << Ci sei quasi, aspetta ti mostro il movimento esatto>> continuò notando il movimento sbagliato del polso. Si mise dietro di lei e posò la sua mano su quella della Grifondoro per guidarla e mostrarle il movimento esatto del polso. Senza volere per vedere meglio ciò che stava facendo oltre la spalla e i capelli vaporosi di Hermione avvicinò così tanto il viso al suo da avere la propria guancia poggiata alla sua. Per Draco fu il paradiso e la dannazione allo stesso tempo. Si beò del suo odore che lo invase e che gli era mancato tanto, della sensazione dei suoi capelli contro il viso e della mano delicata che stringeva nella sua. Hermione con sorpresa non trovò quell’aiuto umiliante né denigratorio ma al contrario sentì improvvisamente caldo e ne attribuì la causa ai vapori della pozioni. Quando avvertì il suo fiato infrangersi sulla guancia e il petto aderire alla sua schiena non riuscì più a concentrarsi su ciò che stava facendo e sentì il bisogno di dire qualcosa.

<< Malfoy>> lo chiamò << Va bene così il movimento?>> gli chiese riferendosi ai pungiglioni.

Draco nel sentire ciò tornò alla realtà e solo in quel momento si rese conto di aver fatto aderire il petto alla sua schiena. Quando era successo? Le aveva dato fastidio? Si staccò da lei e annuì cercando nel suo viso qualsiasi traccia di fastidio ma la vide tranquilla. Così tornò subito al suo lavoro per concentrarsi. Quando i pungiglioni furono incisi versarono il succo nel calderone e la pozione diventò viola.

<< Bene, ora aggiungi un corno di Graforno>> le disse porgendole una pinza per prenderlo. Nel frattempo Draco cominciò a tagliare i gusci di due Banfelli. Hermione aggiunse l’ingrediente nella pozione e nell’attesa osservò il profilo del Serpeverde. Il suo volto era concentrato mentre frantumava i gusci e le guance erano più rosee del consueto a causa del caldo provocato dai vapori sprigionati dalla pozione. Draco Malfoy era bello, realizzò in quel momento. Il serpeverde si girò verso il calderone per versarvi la polverina ottenuta ed Hermione distolse lo sguardo appena in tempo per non farsi beccare a fissarlo.

<< Ottimo, ora mancano cinque petali di dittamo ed è pronta>> commentò soddisfatto osservando il colore della pozione.

Aggiunsero l’ultimo ingrediente e la pozione diventò azzurra. Draco andò a prendere delle fiale, vi versò la pozione e le etichettò. Cominciò a posarle in una scatola vuota che aveva preso da uno scaffale e aveva poggiato sul tavolo. Hermione notò che era identica a quella piena di pozioni che Draco aveva consegnato all’Auror e in quel momento le venne in mente il pretesto per riprendere la discussione che era stata interrotta.

<< Hai già fatto una consegna?>> gli chiese indicando la scatola vuota in risposta ad un suo sguardo perplesso. Draco si limitò ad annuire concentrato su ciò che stava facendo.

<< È per la consegna delle pozioni che è venuta l’ospite di poco fa?>> gli chiese cercando  di formulare la domanda in modo da non fargli sospettare di aver origliato.

<< Si>> rispose Draco circospetto alzando il capo e guardandola. In cuor suo sperava che quella domanda fosse spinta dalla gelosia ma sapeva che non poteva essere questo il motivo. Hermione voleva avere più informazioni possibili, capì, e Draco non era sicuro se fosse un bene dargliele.

<< Quindi era un Auror>> dedusse Hermione e Draco capì troppo tardi che aveva già cominciato a tessere da un pezzo la sua ragnatela di frasi apparentemente casuali per ottenere le sue dannate informazioni che sarebbe stato obbligato a fornirle. Non erano le serpi ad essere calcolatrici? Da quando i Grifoni prendevano il loro posto? La situazione si stava decisamente ribaltando in modo spiacevole.<< La conoscevo? >> gli chiese infine Hermione sapendo che ormai era fatta, era riuscita a incastrarlo.

<< No>> rispose Draco posando la scatola pronta e dirigendosi verso l’uscita sperando di poter troncare quella discussione. Hermione lo seguì e comprese quali fossero le intenzioni del biondo. Peccato che però lei non avesse alcuna intenzione di lasciarlo scappare da sé e dalle sue domande. Voleva la verità e l’avrebbe ottenuta.

<< Peccato, vorrà dire che la prossima volta che verrà mi presenterò, mi piacerebbe molto conoscerla. È una collega di Harry, immagino>> disse Hermione e  trattenne un sorriso vittorioso quando a quelle parole lo vide fermarsi con la mano ancora ferma sul pomello della porta. Notò che era teso dal modo in cui era contratta la schiena che le dava.

<< Non puoi presentarti a lei>> disse lentamente girandosi per guardarla in viso ormai sconfitto e infastidito.

<< Perché?>> chiese Hermione.

<< Perché lei non sa che ti sei svegliata>> ammise Draco.

<< Non gliel’hai detto?>> continuò a insistere Hermione sentendo che si stava avvicinando alla verità.

<< No e non ho intenzione di dirglielo in futuro. Quindi ti chiedo di non farti vedere da lei quando viene al Manor>> rispose Draco pensando che alla fine non fosse del tutto un male che Hermione fosse venuta a conoscenza del fatto che nessun Auror, eccetto Potter e Weasley, sapeva del suo risveglio. Sarebbe stato meno complicato non farle incontrare quando doveva consegnare le pozioni.

<< Non preoccuparti, non mi farò vedere. Il tuo nome non sarà ulteriormente macchiato>> ribatté gelida Hermione che, fraintendendo ciò che Draco aveva detto, all’improvviso si sentì delusa. Tutto ciò che di positivo aveva scoperto su di lui passò in secondo piano e il pregiudizio che le suggeriva di non fidarsi di lui, di non abbassare la guardia prevalse. Aveva erroneamente capito dalle sue parole che la sua presenza al Manor non poteva che arrecargli vergogna soprattutto nei confronti di un ospite. Ci avrebbe scommesso che quella signorina Johnson fosse una purosangue e a quel pensiero sentì una fitta al petto, avvertì qualcosa incrinarsi. Per la prima volta dopo tutti quegli anni ad Hogwarts, in cui si era sempre difesa dalle sue offese con una sincera indifferenza, Hermione comprese che Draco era riuscito a ferirla.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Ci tenevo a precisare che la fonte da cui ho preso il procedimento per la preparazione dell'antidoto ai veleni rari è Potterpedia. Detto questo spero che la storia vi stia piacendo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Biblioteca ***


La caromanzia (dal greco caròs=sonno profondo) è un tipo di divinazione ottenuta in stato di sonno, ipnosi o trance."*

Così iniziava il libro che Hermione cominciò a leggere quel pomeriggio in biblioteca. Aveva già consultato  centinaia di tomi di divinazione durante quella settimana e ora i suoi occhi gonfi si posavano stancamente su quella pagina ingiallita e antica. Era stata instancabile in quei giorni non solo perché lo stesso incubo ricorrente aveva continuato a tormentarla ed era ormai certa che dovesse iniziare proprio da quel sogno per capirci qualcosa di più ma anche per evitare il più possibile Malfoy. Dopo quella discussione nella stanza di pozioni non si erano rivolti molto la parola e i rapporti tra loro erano ormai tesi. Hermione però sapeva che, nonostante la tensione tra loro,  quando si addormentava, Draco si sedeva tutte le notti sulla poltrona vicino al suo letto e andava via alle luci dell'alba. Malfoy era sicuro che lei non se ne fosse accorta ed Hermione aveva continuato a farglielo credere per non aggiungere a quella tensione un senso di disagio o di imbarazzo. Un'altra cosa che però il Serpeverde ignorava erano gli altri motivi, oltre al loro litigio, per cui Hermione lo evitava. Da quando avevano litigato non c’era ora o giorno in cui non si sentisse strana, carica come se da un momento all’altro qualcosa dentro di lei potesse esplodere. Aveva sperato che stargli lontana l’avrebbe aiutata in tal senso ma più il tempo  passava più il  suo malessere aumentava e cominciava ad essere sempre più spaventata per ciò che poteva accaderle o fare. Di conseguenza aveva passato giorno e notte in biblioteca per cercare una soluzione. Aveva puntato tutto sulla divinazione e sull’incubo, non avendo altro a cui aggrapparsi e da cui iniziare, ma in quel momento cominciò a rendersi conto di non essersi poi tanto sbagliata ai tempi di Hogwarts quando aveva ritenuto quella materia inutile. Stupida e infondata le era sembrata e tale si stava dimostrando. Nessun libro era stato capace di aiutarla. Con le mani tra i capelli particolarmente gonfi e crespi quel giorno ripercorse con la mente i titoli dei libri presenti in quella biblioteca.

La biblioteca dei Malfoy.

Malfoy.

Si raddrizzò di colpo sulla sedia. Qualcosa non tornava. Com’era possibile che i Malfoy, famiglia che aveva sempre tenuto in casa oggetti di magia oscura, non avessero nemmeno un libro di magia oscura nella loro biblioteca? L’idea che Draco avesse deciso di togliere ogni oggetto di tale natura le appariva così assurdo da portarla ad escludere quella possibilità. Era sicura che quella tipologia di libri fosse presente in quella casa, il problema era però scoprire dove fosse nascosta. Sbuffò esasperata e scoraggiata.
Chiuse il libro producendo un tonfo sordo e tossì per la polvere che si era sollevata di conseguenza. Si appoggiò allo schienale delusa ancora una volta dal libro, che aveva iniziato a  consultare, capendo già che non le sarebbe stato utile. Sperava di trovare qualche formula, qualche modo per comprendere meglio quel sogno, interpretarlo.

Interpretarlo.

Hermione si alzò di scattò e uscì dalla biblioteca rendendosi conto solo in quel momento di come la soluzione fosse stata così vicina. Rinvigorita dalla sua idea entrò nello studio di Malfoy e, trovandolo fortunatamente vuoto, iniziò subito a scrivere un biglietto ai suoi amici. Stava per legarlo alla zampetta del Barbagianni per inviare il messaggio quando una voce improvvisa la fece sobbalzare.

<< Her… Granger>> si corresse Draco illuminandosi alla sua vista per poi rabbuiarsi quando comprese il motivo della sua presenza << Ci voleva Weasley per farti uscire dalla biblioteca, noto>> commentò sprezzante e geloso avendo intuito a chi stesse scrivendo e si avvicinò per cercare di leggere il contenuto del biglietto.

<< Non sono cose che ti riguardano, Malfoy>> ribatté Hermione legando subito il biglietto al Barbagianni per non farglielo leggere, avendo notato il suo tentativo.

<< Tutto ciò che succede in casa mia mi riguarda, soprattutto quando viene usato il mio gufo senza il mio permesso>> rispose Draco con freddezza continuando ad avvicinarsi.

<< Mi hai detto tu che potevo vedere i miei amici quando volevo, non capisco cosa ti cambia se gli scrivo, qual è la differenza?>> chiese retorica Hermione fissando il suo volto pallido e tirato.

<< Mi infastidisce che devi sempre e solo vedermi  come un nemico>> sbottò Draco abbandonando la scusa del gufo e affrontando la questione << Sono giorni che tento di avere una conversazione civile con te ma tu non fai altro che evitarmi>>

<< Non ti stavo evitando, il mondo non gira intorno a te, Malfoy, sto facendo ricerche>> si difese << comunque capisco che la mia presenza possa  disturbare i tuoi ospiti, Malfoy, ma almeno dato che devi fare la parte dell'amico non mi sembra molto furbo far notare quanto tutto questo per te sia un peso>> si sfogò però alla fine dopo qualche minuto di silenzio esprimendo tutto ciò che aveva pensato dopo giorni interi passati a rimuginarci sopra.

<< Io non faccio la parte dell'amico, io lo sono, è diverso. Non mi vergogno di te, come devo dirtelo?>> ribatté<< Le ho mentito perché nessun Auror sa né deve sapere che ti sei svegliata. Andrebbero subito a spifferarlo ai giornali e sai quanto possono essere stressanti e indiscreti>> spiegò.

A Draco all’inizio piacevano molto i giornali, soprattutto gli articoli di Rita Skeeter, con cui aveva anche collaborato per diffondere notizie false su Potter, che non smetteva mai di denigrare qualcuno o costruiva storie totalmente inventate. Leggere quei contenuti era uno dei suoi passatempi preferiti, lo facevano sentire superiore, gli facevano pensare che né a lui né alla sua famiglia sarebbe mai capitata una cosa del genere perché loro erano Purosangue, erano potenti e temuti, i migliori. Quando però a causa della guerra e di Voldemort la sua famiglia era stata denigrata, usande notizie vere ma anche false, all’improvviso non trovò più tanto divertenti quei tipi di giornali e iniziò a detestarli. Aveva cominciato però ad odiarli insieme ai loro strampalati giornalisti proprio quando si era fidanzato con Hermione. I giornalisti sembravano essere impazziti e facevano a gara per avere per primi l’esclusiva sulla notizia dell’intero secolo probabilmente. Alcuni giornali si erano molto concentrati sul lato romantico di quella notizia e avevano aggiunto particolari così smielati che sarebbe stato troppo persino per Madama Piediburro. Le  copertine erano tappezzate di foto in cui si scambiavano baci con dolcezza oppure da illustrazioni in cui la pura e coraggiosa eroina del mondo magico riusciva a redimere un pentito  Draco Malfoy che le protendeva la mano supplicando il suo aiuto. Erano diventati la coppia dell’anno su cui molte ragazzine fantasticavano chiedendo loro a volte anche degli autografi. Era diventato insostenibile e impossibile per un certo periodo avere un po’ di intimità e godersi un’uscita normale. A nulla erano servite le lamentele, gli interventi di Hermione e le sue continue richieste di lasciarli in pace. Altri giornali invece erano stati tutto il contrario, cinici ai limiti della cattiveria. In essi vi era l'insinuazione che il motivo della loro relazione fosse la convenienza, Hermione per il patrimonio dei Malfoy e Draco per nobilitare il proprio nome, caduto davvero in basso a causa della guerra. Particolarmente pesanti erano stati i giornali però quando avevano diffuso il litigio tenutosi tra la sua fidanzata e il padre. Quello era stato il colmo. Hermione da poco si era trasferita al Manor e Draco ricordò come fosse distrutta per quel litigio e stanca ed esasperata a causa dei giornalisti che non facevano altro che farle domande e importunarla. Ad un certo punto non ci aveva visto più. Furioso aveva cacciato tutti i giornalisti da casa sua arrivando a minacciarli, il che aveva ancora di più fomentato i pregiudizi sul suo conto rendendo quel periodo davvero difficile da superare e sopportare. Era questo il motivo per cui non voleva che i giornalisti sapessero del suo risveglio. Avrebbero ricominciato a stressarla e solo Merlino sapeva quanto questo fosse un momento delicato ed Hermione avesse bisogno di serenità e riposo.

Dopo quelle parole Draco si aspettava che Hermione cambiasse espressione, magari mostrando pentimento per le accuse nei suoi confronti,  ma quando vide che era rimasta scettica e guardinga le disse amareggiato:<< Tu non cambierai mai opinione su di me, ammettilo>> "Eppure in passato l'hai fatto, perché ora è così difficile?" avrebbe inoltre voluto chiedere Draco per esprimere ad alta voce un quesito che lo tormentava da giorni<< Perché non lo dici chiaramente invece di nasconderti? Non avrei mai pensato di dirlo ma ti stai comportando da codarda>>

<< Io non sono codarda, è solo che…>> cominciò Hermione decidendosi a spiegargli il motivo del suo comportamento quando un cambiamento sul viso di Draco la costrinse a interrompersi. Al viso addolorato e indispettito di Malfoy ne vide un altro cominciare a sovrapporsi, un alter ego dall’espressione crudele.

<< È solo che… ?>> la incoraggiò Draco a continuare accennando un sorriso che Hermione vide trasformarsi in un ghigno sprezzante.

<< Niente>> disse solamente alla fine non sapendo se dover essere preoccupata o indispettita, riuscendo a inviare il messaggio con il Barbagianni.

<<  C’è qualcosa che non va, lo vedo, parlamene,  avevamo fatto un patto, ricordi?>> le disse Draco guardandola con una espressione stanca. Ancora una volta però Hermione vide quel viso trasformarsi in modo terrificante. I suoi occhi erano ora sgranati, folli e le labbra tirate in un ghigno sadico. Lo guardò stupita per quel cambio repentino di espressione, rimanendo ammutolita. Per la prima volta in tutta la sua vita Hermione ebbe paura di Draco Malfoy. Solo in quel momento fu pienamente consapevole di quanto  fosse vulnerabile, non potendo usare la magia, e a quel pensiero cominciò a tremare. Stava per ribattere che il primo ad aver infranto quel patto, non rispondendo alle sue domande, fosse stato lui quando le parole che lui pronunciò le fecero gelare il sangue.

<< Tu non vedrai mai più i tuoi amici>> sibilò lui e non furono tanto le parole quanto il modo in cui le aveva pronunciate a metterle i brividi. C'era qualcosa di sinistro nell'inclinazione della sua voce, di malvagio.

<< Cos’hai detto?>> chiese cercando di sembrare minacciosa Hermione.

<< Vuoi vedere i tuoi amici?>> ripeté Draco volendola rassicurare, associando il suo tremore al timore di non poterli vedere a causa sua.

Hermione però non sentì quella domanda concentrata su ciò che vedeva in quel momento. << Li farò morire per te, va bene?>> continuava a dire quell’altra visione di Malfoy  con un sorriso rivoltante, che ricordava quello di una manticora, stampato sul viso.

<< Li farò venire da te, va bene?>> le chiese Draco sperando di poter avere una sua reazione << Mi stai preoccupando, guardami>> continuava a dire Draco allarmato dall'espressione assente e terrorizzata di Hermione. << Guardami, mi riconosci?>> le chiese poggiandole una mano sul viso per cercare di farla riprendere.

<< Guardami>> ora diceva quel viso terrificante e grottesco per Hermione che si ritrovò a fissarlo con occhi sgranati quando lo vide portarsi alle labbra le dita insanguinate per poi posarle sul suo viso. Quel gesto fu troppo e con uno spintone brusco lo allontanò da sé.

<< Stammi lontano!>> gridò con il respiro affannoso disgustata toccandosi con forza la guancia e terrorizzata da quella visione sempre più realistica. Con orrore crescente lo vide scoprire l’avambraccio sinistro su cui spiccava il marchio nero. Si portò una mano alla bocca per bloccare un conato di vomito quando vide il serpente muoversi.

<< Il Signore Oscuro non sarà contento di questo tuo comportamento>> continuava a dire Draco toccando il marchio.

Hermione non riuscì a pensare a nulla se non che Harry e Ron si erano sbagliati ad affidarla a lui, a fidarsi di lui. Senza pensare si gettò contro il Serpeverde per non permettergli di toccare il marchio e Draco non aspettandosi quell'attacco barcollò all'indietro. Hermione vedendolo quindi perdere momentaneamente l'equilibrio uscì subito dallo studio pensando freneticamente a dove andare.

Draco comprendendo che ciò a cui aveva appena assistito doveva essere un effetto dell’incantesimo non la seguì, vedendola agitata a causa di qualcosa che doveva aver associato a lui, e decise di chiamare immediatamente il Medimago. Dopo aver ripetutamente provato invano però a contattarlo, furioso indossò il mantello e chiamò l'elfo.

<< Poppy, controlla dove va Hermione, impediscile di farsi del male e soprattutto non farla uscire dal Manor. Se scopro che è successa una di queste cose ne risponderai a me>> ordinò con un tono autoritario e minaccioso sapendo che così l'elfo avrebbe sicuramente eseguito il suo comando. Dopo averlo visto annuire in modo servile e timoroso uscì dal Manor per andare dal Medimago.

Hermione non sapeva in che direzione andare, confusa a causa di ciò che era appena successo.
Aprì la prima porta che trovò davanti a sé e la richiuse quando notò che celava una camera.

Aveva visto il marchio nero attivo, questo voleva dunque dire che il Signore Oscuro era ancora vivo? Erano ancora in guerra? Le avevano mentito?
Aprì un'altra porta e la richiuse in automatico prima di vedere cosa ci fosse dietro.

Cosa doveva fare? Se fosse rimasta l'avrebbe consegnata a Voldemort, non doveva farsi prendere.
Girò su se stessa mentre tutto sembrava girare come in un incubo, la testa era leggera e invasa dal panico.

Dove andare dunque? Non poteva nascondersi, doveva scappare. Scappare.
Quella parola le suggerì cosa fare. Scese la monumentale scala di marmo di corsa dirigendosi verso il portone principale del Manor e con un senso di sollievo l'aprì.

Era rimasta così tanto tempo immersa nell'oscurità del Manor che la luce del tramonto, che sembrava incendiare il cielo, per un momento l'accecò. Con il cuore che batteva forte e mossa da un forte anelito di libertà stava per uscire dal Manor quando una vocina allarmata la costrinse a fermarsi e a voltarsi.

<< La padroncina non deve uscire dal Manor. Poppy è costretto a fermare la padroncina>> strillava l'elfo agitato e prima che potesse reagire Hermione cadde sul pavimento, immobilizzata dalla vita in giù. Dalla sua posizione scomoda vide l'elfo punirsi sbattendo più volte la testa contro un mobile. Avrebbe voluto fermarlo ma le uniche parole che riuscì a formulare con perplessità furono:<< Mi hai chiamata padroncina>>. L'elfo nell'udire quelle parole si punì, piagnucolando, con ancora più violenza.

<< Poppy, ti prego smettila di punirti, non hai fatto nulla di male, tu...>> cominciò a dire soffrendo nel vederlo infliggersi dolore a quel modo<< tu mi hai appena salvato la vita>> continuò rendendosi conto solo in quel momento cosa le sarebbe successo se fosse uscita dal Manor. Un senso di nausea e di paura la pervase nel ricordare come avesse perso il controllo. Non riusciva più a capire cosa fosse reale, di chi potesse fidarsi. Si accorse di star piangendo e tremando solo quando delle piccole manine le accarezzarono la guancia per asciugarle le lacrime. Hermione sollevò lo sguardo sull'elfo che la osservava con apprensione e affetto, come se si conoscessero da anni, ed ebbe la stessa sensazione che aveva provato quando aveva visto Narcissa.
Dopo aver promesso all'elfo che non sarebbe uscita dal Manor e ripreso il possesso delle gambe, medicò le ferite di Poppy con cui poi tornò in biblioteca, dato che non voleva lasciarla sola. Così si ritrovò nuovamente seduta di fronte al libro sulla caromanzia con Poppy a tenerle compagnia sulla sedia accanto, dopo aver all'inizio pianto di gratitudine per il suo invito a sedersi. Essendo tornata in sé e riflettendo con più lucidità su ciò che era accaduto arrivò alla conclusione che tutto quello che aveva visto doveva essere stato frutto di una sorta di allucinazione provocata quasi sicuramente dall'incantesimo. Con quel pensiero si sentì rincuorata nel pensare che quella visione di Draco fosse falsa e distorta e si ripromise di non cedere più così facilmente ad un'altra allucinazione, perché era certa che ce ne sarebbero state altre. Tranquillizzata da quel pensiero riprese a leggere il libro, per cercare di convincere se stessa di avere tutto sottocontrollo.

"L'ipnosi è come una chiave che se usata opportunamente può aprire molte porte dell'animo umano."

Hermione leggeva e rileggeva quella frase senza comprenderla, essendo sovrappensiero e provata. Si era fatto tardi ed era rimasta sola. Era arrivato infatti qualcuno al Manor e l'elfo si era trovato costretto ad andare via per vedere chi fosse. Era fortemente tentata di lasciar perdere tutto quando sentì un rumore . Alzò di scatto la testa pensando che fosse Poppy  ma ciò che vide solamente furono le ombre, proiettate dalla candela accesa, sul tavolo e sul pavimento. Una strana inquietudine si impossessò di lei. Sentì le mani formicolare e si impose la calma temendo di star avendo un'altra allucinazione. Represse l’istinto di uscire dalla biblioteca ripetendo a se stessa che quel timore era infondato e sarebbe anche riuscita a dominare quella paura se solo il rumore non fosse tornato nuovamente più forte di prima. Hermione  che già era tesa come una corda di violino si alzò in piedi di scatto e si guardò nuovamente intorno decisa a capire da dove provenisse quel rumore. Prese la candela in mano e l’avvicinò a sé con cautela temendo di spegnerla. Non era riuscita a fare più di un passo che la fiamma si spense e il panico ricominciò a invaderla. Posò la candela sul tavolo e grazie a quel gesto notò come la sua superficie fosse come rischiarata da una luce. E fu in quel momento che capì che cosa fosse quel rumore. Era un cigolio, come quello che produce una porta che si apre.

Una porta.

Hermione alzò velocemente lo sguardo e lo fissò sul portone d’ingresso della biblioteca. Il suo respiro si mozzò e desiderò di non avere sempre ragione. Il portone era spalancato e poteva vedere i bracieri alle pareti che illuminavano le scale che portavano alla biblioteca. Cercò sul tavolo qualcosa per potersi difendere e aveva appena optato per un libro quando un’ombra si stagliò sul tavolo vicinissima alla sua mano poggiata sulla copertina. Cacciò un urlo e anche se l'istinto la spingeva a scappare si impose di rimanere ferma e affrontare quello che era sicura fosse un'allucinazione. Eppure, si chiese, quale allucinazione poteva aprire le porte o spegnere le candele? E se aveva fatto entrambe le cose questo voleva dire che il cancelletto... In quello stesso momento sentì un altro cigolio e vedendo realizzarsi ciò che aveva temuto cominciò a correre verso la scala a chiocciola. Nella fretta di raggiungerla inciampò su qualcosa e cadde sbattendo il mento e scivolando sul freddo pavimento di marmo ritrovandosi completamente distesa in maniera scomposta. Hermione si rialzò e riprese la sua corsa con gli occhi appannati. Salì di corsa le scale ma quando si avvicinò al cancelletto quello era già stato sigillato. Immediatamente lo scavalcò ormai terrorizzata e guardandosi alle spalle si rese conto che non avrebbe dovuto farlo. Vide chiaramente una sagoma scura avvicinarsi a lei e salire le scale. Indietreggiò di scatto e percorse il ballatoio con l’obiettivo di uscire dalla biblioteca ma quando raggiunse il portone vide davanti a sé compiersi quello che aveva temuto e previsto. Esso si chiuse e si sigillò prima che potesse uscire rimanendo intrappolata.

Chiese aiuto quasi sgolandosi sperando di riuscire a farsi sentire mentre batteva i pugni contro il portone con forza e cercava di aprirlo.

Urlò ancora di più quando si sentì toccare i capelli e si allontanò dalla porta, dandole le spalle, per cercare di sfuggire a  qualunque cosa in quel momento glieli stesse  toccando. Quando però si sentì toccare una spalla con decisione, strizzò gli occhi, strillò cercando in modo convulso di scacciare con le mani quella pressione su di sé e sentì un forte senso di nausea e di vertigine. Tutto divenne buio.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, mi scuso per aver pubblicato in ritardo, ma ho avuto quest'anno la maturità, quindi non ho avuto molto tempo da dedicare alla scrittura del capitolo. Spero che vi piaccia, buona lettura! A presto! Ps. La fonte della frase a inizio capitolo(*) è Potterpedia.

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Capitolo 10
*** Paure ***


La prima cosa che Hermione percepì fu un doloroso mal di testa e con ancora gli occhi chiusi tastò con una mano la superficie su cui era sdraiata, trovandola gelida e dura. Cercando di ricordare dove fosse e il motivo per cui si trovasse a terra, socchiuse gli occhi non riuscendo a vedere però nulla a causa dell’oscurità. Lentamente si mise a sedere e notando vicino a sé una forma indefinita la toccò con cautela per comprendere cosa fosse. Quando riconobbe la sensazione del legno e comprese che si trattava di uno scaffale capì di trovarsi in biblioteca. E in quell’esatto momento ricordò tutto, la porta che si apriva, l’ombra che l’aveva inseguita, il suo terrore e infine il buio. Dedusse che doveva essere svenuta per la troppa agitazione e solo allora si rese conto di quanto avesse avuto ragione il Medimago quando raccomandava di farla stare tranquilla. Si alzò in piedi con lentezza riuscendo a malapena a controllare il senso di vertigine che l’aveva appena assalita. Quando si sentì meglio cominciò a riflettere su ciò che le era successo. Una parte di lei le suggeriva che l’ombra fosse stata un’allucinazione ma un’altra temeva invece che non lo fosse, alla luce di ciò che le era accaduto. Ipotizzò quindi che essa fosse reale e che avesse causato lo spegnimento della candela, l’apertura e la chiusura della porta e del cancelletto dato che non riusciva a spiegarselo in nessun altro modo. E se fosse stata quell’ombra a produrre il suono dei passi e la risata che aveva sentito in precedenza? Rabbrividì e, non volendo ancora rimanere lì sentendosi esposta, cercò con le mani la porta sperando irrazionalmente che non fosse chiusa. Quando riuscì a trovarla, nonostante temesse che fosse ancora sigillata, provò ad aprirla con tutte le sue forze non avendo altre idee o alternative. Inaspettatamente  la porta si spalancò con una facilità così sottovalutata che per la sorpresa per poco non si sbilanciò rischiando di cadere nuovamente. La luce emanata dal fuoco dei bracieri, che percepì più intensa a causa dell’oscurità a cui si era abituata la sua vista, la costrinse a chiudere e socchiudere gli occhi più volte. Scese le scale, sostenendosi poggiando una mano sul muro alla sua destra, con le gambe tremanti che minacciavano di cedere da un momento all’altro. La testa non smetteva di pulsare dolorosamente nemmeno un attimo. Percorse tutto il corridoio confusa e terrorizzata non sapendo se parlare dell’accaduto a Draco o ai suoi amici. Mentre lo attraversava, però, fece il madornale errore di voltarsi verso le grandi finestre. Esse le rimandarono la sua immagine riflessa come se fossero degli specchi ed Hermione poté osservare con sgomento il proprio stato. Aveva un’espressione esausta, esasperata e terrorizzata, delle profonde occhiaie spiccavano sul volto pallido e dimagrito e i capelli avevano perso la loro lucentezza. L’unico tocco di colore più acceso era la ferita che aveva riportato alla tempia destra probabilmente a causa della caduta in biblioteca. Per quanto già il suo aspetto indicasse che c’era qualcosa che non andava furono i suoi occhi a colpirla. Erano terribilmente spenti come non li aveva mai visti e capì con una stretta al cuore che una parte di lei stava morendo lentamente, silenziosamente. Quegli stessi occhi le si velarono di lacrime. Esse però non riuscirono a dar loro più vita di prima, anzi, sembrarono simboleggiare il preludio della fine.

Non riuscendo più a sopportare quella vista smise di osservarsi e continuò a camminare con un peso sul cuore. Aveva cominciato a scendere la scala marmorea, non avendo una meta precisa, quando udì delle voci tra cui una femminile. Hermione si fermò di scatto. Capì che doveva trattarsi di qualche ospite e conscia di ciò che le aveva detto il padrone di casa sentì l’impulso di nascondersi per far credere di non essersi ancora svegliata.

Nascondersi.

Hermione aveva sempre odiato quella parola e il solo pensarla la portò a chiedersi per quale motivo le importasse così tanto l’opinione e il desiderio di Malfoy da indurla a comportarsi in un modo, a suo parere, così codardo. Cominciò di conseguenza a scendere i primi gradini, non avendo intenzione di farsi intimidire da nessuno, mentre ricordava la motivazione di Draco della sua richiesta. Sapeva bene che i giornalisti erano davvero fastidiosi e invadenti, ne aveva avuto esperienza, eppure non le sembrava un motivo valido per impedirle di vedere altre persone, anche perché non era detto che queste diffondessero per forza la voce. Pensò che in fondo non le importava molto che scrivessero su di lei, non sarebbe stata di certo la prima volta, poteva gestire e sopportare il fatto di essere la notizia del mese per tutto il mondo magico… A quel pensiero però si fermò e capì qualcosa a cui non aveva forse pensato nemmeno il biondo, un’implicazione che la fece desistere dallo scendere ancora i gradini davanti a sé. Se tutto il mondo magico fosse venuto a conoscenza del suo risveglio questo voleva dire che anche il suo aggressore l’avrebbe saputo e fu sicura che sarebbe prima o poi tornato al Manor. Per quanto ne sapeva anche l’ombra stessa che l’aveva attaccata poteva essere collegata al suo aggressore e di conseguenza tutta quella cautela era inutile. Però quest’ultima era solo un’ipotesi e non poteva permettersi di commettere errori, doveva cercare di far sapere di sé il meno possibile. Si accorse solo in quel momento di stare tremando e di avere il battito del cuore impazzito. Aveva paura ma non per se stessa, realizzò con sgomento. Aveva paura per Draco, per ciò che poteva accadergli a causa della sua permanenza al Manor. Se gli fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe stata solo sua e sapeva che non si sarebbe mai perdonata per questo.

Ormai le fu chiaro cosa fare: si girò immediatamente e risalì quei pochi gradini che aveva sceso. Quel movimento brusco però le causò un capogiro e d’istinto si appoggiò al primo mobile che trovò  vicino facendo cadere involontariamente sul pavimento un vaso. Il risultato fu disastroso. Il vaso si ruppe in mille pezzi e il rumore e il rimbombo che ne seguirono furono così fragorosi da far zittire la voce femminile che stava parlando. Hermione rimase immobile sperando di avere la fortuna di essere ignorata ma ben presto dovette ricredersi.

<< Ho sentito un rumore, credo che si sia svegliata!>> disse la voce femminile con un tono entusiasta che tradiva impazienza.

<< No, no impossibile. Poppy lo sa>> protestò l’elfo ed Hermione cominciò a guardarsi intorno per cercare di capire dove andare. Tornare in biblioteca dopo ciò che le era successo era escluso, se andava però in una delle camere vi era il rischio che la vedesse. Rifletté per un attimo e poi comprese che l’importante non era se la vedesse ma come la vedesse.

<< Può essere che mi sbaglio ma se si è svegliata avrà bisogno del nostro aiuto>> ribatté nel frattempo la voce ed evidentemente l’ospite ignorò la resistenza dell’elfo a giudicare dal rumore di passi. Hermione quando li sentì si riscosse dai suoi pensieri e maledicendosi mentalmente per aver perso tutto quel tempo a riflettere entrò nella propria camera il più silenziosamente possibile e si sdraiò sotto le coperte chiudendo gli occhi e cercando di regolarizzare il respiro. Il pallore che aveva in viso l’avrebbe aiutata, pensò.

Non passò molto quando sentì dei passi farsi sempre più vicini e forti e infine la porta aprirsi.

<< Non è sveglia, avrei giurato che lo fosse>> disse la voce con tono dispiaciuto e deluso << Mi dispiace così tanto>> continuò e per un attimo Hermione ebbe la sensazione di aver già sentito quella voce. All’improvviso si sentì accarezzare una guancia da delle dita delicate e calde e si sforzò di rimanere immobile.

<< È tornato il Signor Malfoy>> disse la voce di Poppy e quando sentì quelle parole il cuore di Hermione cominciò a battere così forte da temere che l’ospite potesse avvertirlo. Nel momento in cui le dita si staccarono dal suo viso si rilassò sollevata.

Sentì altri passi avvicinarsi alla stanza ed Hermione riconobbe che erano i suoi, calmi, cadenzati, quasi calcolati. Si chiese se ci fosse qualcosa di spontaneo in lui.

<< Draco, stavo giusto per andar via. Ti ho cercato e non ti ho trovato così ho pensato di vedere come stava>> disse la voce femminile come se stesse provando a giustificarsi. La sua voce tradiva nervosismo.

<< Le pozioni non sono ancora pronte>> rispose secco Draco << Quando lo saranno ti manderò un gufo. Poppy accompagnala, vorrai scusarmi…>> continuò in modo eccessivamente cordiale.

<< Certo, spero che si svegli presto. Aspetto un tuo gufo>> rispose la voce e dopo quelle parole Hermione sentì dei passi allontanarsi e la porta chiudersi.

La Grifondoro attese qualche minuto per sicurezza per poi aprire gli occhi trovandone un altro paio intento a osservarla. Draco, che la guardava dall’alto, era seduto sul lato opposto del letto rispetto a lei e indossava ancora il mantello. La mascella era contratta e la sua espressione era dura, metteva quasi in soggezione e in quel momento comprese il nervosismo dell’ospite. Sembrava in attesa di una sua parola ed Hermione pensò attentamente a cosa dire.

<< Malfoy…>> proferì sulla difensiva. Non sapeva come interpretare la sua espressione. Lo fissò non sapendo bene come continuare e solo in quel momento notò che indossava il mantello. << Sei uscito>> constatò mentre l’espressione della riccia passava dalla perplessità ad una lenta e graduale consapevolezza. Poteva immaginare il motivo per cui fosse uscito dal Manor ricordando come lo aveva trattato a causa dell’allucinazione.

<< Ho cercato il Medimago, non riuscivo a contattarlo>> disse infatti Draco impassibile confermando l’ipotesi di Hermione.

<< L’hai trovato?>> chiese la Grifondoro cercando di capire a cosa stesse pensando.

<< Si, ma…>> cominciò a dire Draco contraendo la mascella per poi arrestarsi subito dopo.

<< Ma…?>> lo incoraggiò a parlare Hermione.

<< Non verrà più, non vuole più aiutarci>> rispose e chiuse una mano a pugno furibondo.

<< Per quale motivo?>> chiese impallidendo Hermione mettendosi a sedere.

<< Non me l’ha voluto dire, mi ha rifilato la misera scusa di avere  troppi pazienti a cui badare>> ribatté ed Hermione sentì il cuore battere forte per l’agitazione al pensiero che il Medimago l’avesse appena abbandonata.<< Non so cosa lo abbia spinto a prendere questa decisione ma gliela farò pagare cara>> sibilò Draco ed Hermione comprese  la causa dell’espressione che l’aveva intimorita all’inizio. Non c’era nulla di cui aver paura. Ora che lo osservava con attenzione non vedeva in lui un uomo minaccioso bensì stanco, infelice e arrabbiato. Sapeva perché avesse quell'espressione e a quel pensiero si sentì in colpa. Per un attimo provò a pensare a come potesse essersi sentito dopo il suo attacco nel suo studio. L’aveva trattato come se fosse un mostro, seppur involontariamente. Quanto doveva essergli pesato il suo sguardo impaurito e disgustato? Gli aveva ricordato le stesse espressioni che sicuramente aveva ricevuto, essendo Mangiamorte, dopo la guerra? Quei pensieri la colpirono forte e dolorosamente come un pugno dritto allo stomaco. Desiderò in qualche modo rimediare e scusarsi.

Scese perciò dal letto e si fermò di fronte al Serpeverde che non l’aveva persa di vista nemmeno un attimo. Si morse il labbro inferiore per il nervosismo ma, notando che i suoi occhi grigi si erano abbassati a fissarle  le labbra, smise di torturarle.

<< Non ero in me quando abbiamo parlato nello studio>> si scusò avvicinandosi a lui.

<< Lo so>> la rassicurò alzandosi in piedi e piegando di poco il capo verso il basso, dato che la superava in altezza, per guardarla negli occhi. La osservava guardingo e sulla difensiva ed Hermione capì che si stava proteggendo da lei e dal male che poteva infliggergli. Solo in quel momento si rese conto come, nonostante la mancanza della magia, quella più armata tra i due fosse proprio lei. Draco in quel momento si rivelò fragile e ciò lo rese più umano ai suoi occhi e meno irraggiungibile. Si sentì meno sola nella sua vulnerabilità. Ed ecco che sentì tornare quella strana connessione attraverso cui comunicavano le loro anime, i loro cuori feriti.  Capì che ai dolori dell’anima non si poteva rimediare con le parole e le fu subito chiaro cosa potesse e avesse bisogno di fare. Si avvicinò a lui lentamente sempre osservata dai suoi occhi prima perplessi e poi sorpresi e infilò le braccia dentro il mantello toccando la vita e infine la schiena calda. Appoggiò la testa sul suo petto, lo abbracciò con forza cercando e offrendo protezione e attraverso il tessuto sottile della camicia sentì il suo cuore battere all’impazzata. All’inizio Draco non ricambiò l’abbraccio e si irrigidì. Quando però la riccia cominciò a pentirsi di quel gesto e a sentirsi a disagio le sue braccia l’avvolsero e la strinsero così forte da toglierle il respiro. Tra tutte le incertezze che Hermione aveva  avuto in quel periodo le sue braccia calde e rassicuranti furono la sua unica certezza e il suo appiglio. Vi si aggrappò quasi con disperazione e si stupì quando sentì Draco fare lo stesso. Non seppe chi si stesse aggrappando a chi e poi comprese: si stavano sostenendo a vicenda. Non si oppose quando avvertì una sua mano salire sfiorandole il braccio per accarezzarle il viso. Vi si abbandonò bisognosa di lasciarsi andare e gli permise di toccarle con le sue dita delicate e fredde la guancia, lo zigomo e la tempia ferita. A quel tocco  Hermione si irrigidì per il dolore e Draco senza esitare le fece staccare solo la testa continuando a far aderire il resto del corpo al suo tenendole un braccio attorno alla vita.

<< Cos’è successo?>> chiese apprensivo sfiorandole la ferita sulla tempia.

<< Sono svenuta in biblioteca, deve essere stata l’agitazione>> rispose con noncuranza Hermione.

<< Svenuta? Perché non me l’hai detto prima?>> chiese Draco con disappunto.

<< Non è nulla di grave, guarirà con il tempo>> minimizzò scrollando le spalle.

<< Questo lascialo decidere a me. Poppy!>> chiamò Draco che a malincuore liberò Hermione dal suo abbraccio per farla sedere sul letto. Quando comparve l’elfo si tolse il mantello e glielo porse.

<< Portami una pozione cura ferite>> ordinò andandosi a sedere sul letto accanto a lei.

Le scostò i capelli che aveva temuto di non poter più toccare poggiandoli di lato su una spalla lasciando scoperta la ferita.

<< Stai tremando, hai freddo?>> le chiese e quando fissò con attenzione i suoi occhi Draco provò una stretta al cuore nel notare quanto fossero spenti.

Hermione era già pronta a mentire ma la velocità con cui stesse per negare la vera ragione per cui tremava la fece riflettere e fermare prima di parlare. Che senso aveva continuare a nascondersi? All’improvviso si sentì particolarmente stanca, esausta, priva di forze e avvertì l’armatura che la proteggeva pesarle come piombo e minacciare di portarla giù, sempre più giù, verso il fondo. Doveva liberarsene prima che fosse troppo tardi, prima di chiudersi totalmente in se stessa e non poter più comunicare e fu per questi motivi che confessò.

<< Ho paura>> esalò scrutando l’espressione di Draco per individuare anche il minimo accenno di scherno. Ciò che ricevette, a dispetto dei suoi sospetti, fu solo uno sguardo comprensivo.

Era questo il momento.

Draco sapeva che quella che gli si stava presentando era un’occasione più unica che rara. Hermione per la prima volta da quando si era svegliata chiedeva il suo aiuto e stavolta il biondo era intenzionato ad essere la sua forza, il suo sostegno. Non voleva scappare, non più.

<< Ho paura anch’io…>> le rispose sorprendendola mentre le prendeva il viso tra le mani <<… ma l'affronteremo insieme>> concluse perdendosi nei suoi occhi così smarriti ma con ancora una scintilla di calore.

La Grifondoro poggiò con delicatezza le sue mani su quelle fredde di lui e con una rinnovata determinazione ad  animarle gli occhi annuì.

<< La mia Granger è tornata>> commentò Draco accennando un sorriso.

Hermione non fece in tempo a chiedergli cosa intendesse dire con quell’ultima frase quando tornò Poppy con tutto l’occorrente.

<< Cos’è successo esattamente in biblioteca?>> le chiese Draco mentre le porgeva la pozione e controllava con più attenzione la ferita.

<< La porta della biblioteca si è improvvisamente aperta  e poi ho visto un’ombra, una sagoma avvicinarsi. Ho pensato subito che fosse solo un’allucinazione ma com’è possibile che il frutto della mia immaginazione possa aprire e chiudere le porte a piacimento?>> espresse la sua perplessità.

<< Può essere che tu abbia immaginato le porte aprirsi o chiudersi>> ipotizzò Draco.

<< Può essere>> rispose non del tutto convinta mentre beveva la pozione << Sicuramente un libro di magia oscura potrebbe aiutarmi a capire cosa mi stia accadendo>> buttò lì non sapendo bene come chiedergli di dargliene uno.

<< Tempo fa in biblioteca c’era un intero scaffale pieno di libri di quel genere ma poi mio padre li ha nascosti, non ho idea di dove siano>> rispose capendo a cosa stesse alludendo.

<< Tu saresti disposto ad aiutarmi a cercarli?>> gli chiese facendo dipendere dalla risposta alla sua domanda la decisione di includerlo o meno nelle sue ricerche.

<< Certo, possiamo iniziare anche domani>> le rispose Draco felice di avere la possibilità di starle vicino.

<< Ottimo>> rispose sollevata mentre gli porgeva la fiala di vetro, che conteneva la pozione, vuota. Per un po’ calò il silenzio << Chi era l’ospite di poco fa ?>> chiese d’un tratto.

<< La Johnson>> rispose Draco << Anzi a proposito grazie per aver retto il gioco>> concluse lanciandole uno sguardo di complicità a cui Hermione rispose con un sorriso accennato.

<< Tra te e la Johnson…>> esordì non avendo il coraggio di continuare sentendo una strana stretta al cuore al solo pensiero.

<< Intendi dire se abbiamo una relazione?>> chiese diretto Draco.

<< Non avrei dovuto chiedertelo, non sono affari miei, dimentica ciò che ho detto>> rispose in imbarazzo.

<< Non stiamo né mai staremo insieme, amo un’altra>> confessò Draco e questo le fece ancora più male.

Draco si accorse del pallore improvviso sul viso di Hermione e temette di aver detto le parole sbagliate. Allo stesso tempo però nacque in lui la speranza che quella reazione fosse dettata dalla gelosia, che non tutto fosse ancora perduto. Non fece in tempo però a chiederle cosa avesse che vide i suoi addolorati indurirsi e capì che a qualsiasi sua domanda non avrebbe più risposto sinceramente. Aveva decisamente detto le parole sbagliate e si maledisse per questo. Per non rimanere fermo e non pensare le fece alzare il viso ponendole due dita sotto il mento e osservò ancora una volta la ferita controllando se la pozione stesse avendo effetto.

<< Gira la testa a sinistra>> le disse tastando la tempia mentre lei eseguiva la sua richiesta.

Hermione si ritrovò per l’ennesima volta a fissarsi allo specchio di fronte a lei. Vide accanto a sé il profilo delicato di Draco e ripensò a ciò che le aveva detto prima. Amava un'altra. Non c'era motivo per cui fosse lecito provare dispiacere per quella frase. Loro due non avevano nulla in comune, quasi stonavano così vicini eppure si sentì offesa come se qualcuno le avesse appena tolto ciò che era suo di diritto. Si rese conto dell'assurdità di quei pensieri soprattutto perché il soggetto era Malfoy, così li accantonò.

Per non pensare cominciò a fissare la parete alle sue spalle quando ebbe un tuffo al cuore. Un’ombra era appena passata dietro di lei ed era scomparsa. Si alzò in piedi di scatto , si allontanò da Draco e si girò per vedere cosa ci fosse alle sue spalle. La paura tornò più forte di prima e il terrore al pensiero che quell’ombra potesse fare del male anche a Malfoy la fece agitare più del dovuto. Cominciò  a sentirsi esasperata, carica, sul punto di esplodere nuovamente e capì di essere arrivata ad un punto di non ritorno. Ben presto i colori della stanza cominciarono a confondersi, sentì in lontananza un rumore come quello di un bicchiere frantumato e tutto perse consistenza. Camminò lentamente senza meta non ricordando più dove fosse e si guardò intorno smarrita. Non c’era nulla oltre delle spoglie pareti grigie. Qualcuno la chiamava e la strattonava ma lei non poteva più abbassare lo sguardo ora che lo aveva alzato ed era stato attirato da qualcosa.

Sopra la sua testa un grande lampadario dall’aria molto costosa era sospeso su di lei. Un lampadario che aveva già visto appeso e anche cadere e ora non faceva altro che oscillare, oscillare e oscillare.

Dobby, pensò Hermione in un attimo di lucidità mentre il lampadario si staccava e cominciava a cadere proprio come allora.

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Capitolo 11
*** Fragilità ***


Troppo in fretta. Era accaduto tutto troppo in fretta.

Un momento prima Hermione era seduta accanto a lui,  intento a controllarle la ferita, e un attimo dopo era in piedi e si guardava freneticamente intorno. Il Serpeverde rimase spiazzato dal suo movimento brusco e  sussultò quando la fiala di vetro vuota esplose nella sua mano frantumandosi. Si alzò in piedi e aprì di scatto la mano ferita facendo cadere a terra i cocci di vetro chiedendosi, in un primo momento di confusione, come avesse fatto a romperla senza aver stretto la mano. Senza dargli il tempo di riflettere un forte vento cominciò  invadere la stanza ma Draco notò che la finestra e le porte erano chiuse.

<< No>> sussurrò il biondo spalancando gli occhi capendo di cosa si trattasse. Il panico lo colse. Non aveva idea di come comportarsi nel caso di uno scoppio di magia ma provò a fare l’unica cosa sensata che gli venne in mente in quel momento: provare a calmarla.

<< Her… Granger!>> la chiamò avvicinandosi a lei alzando la voce per sovrastare il fischio del vento, che aveva già ribaltato il letto, e cominciato a far tremare i vetri della finestra.

Hermione non diede segno di averlo sentito, camminava per la stanza assente in mezzo al caos guardandosi attorno come se vedesse quella stanza per la prima volta e farfugliando qualcosa angosciata. Intento a seguirla e ad assicurarsi che non le succedesse nulla Draco non si accorse dell’anta dell’armadio che cominciò a scricchiolare. Essa, staccandosi, fu scagliata nella sua direzione e il biondo, ringraziando ancora una volta mentalmente i riflessi ottenuti grazie al Quidditch, si gettò a terra di lato evitandola per un soffio.  La porta si aprì con violenza e fu scardinata e Draco alzandosi di scatto strattonò Hermione avvicinandola a sé prendendola per un braccio ed evitò così che fosse presa in pieno da essa. Piantò bene i piedi per terra per resistere al vento che stava aumentando d’intensità sempre di più. Le cinse la vita con un braccio e le  accarezzò il viso continuando a chiamarla sperando che potesse tornare in sé o comunque calmarsi ma il suo gesto non sembrò sortire alcun effetto. Frustrato si guardò attorno notando come la situazione stesse peggiorando e si portò una mano alla tasca per cercare la sua bacchetta. Sorpreso e agitato  la trovò vuota e dopo aver scandagliato frettolosamente la stanza con lo sguardo la individuò accanto al letto ribaltato. Doveva essergli caduta quando aveva schivato l’anta, pensò, e si morse l’interno della guancia al pensiero  che non poteva andare a recuperarla. Ciò avrebbe presupposto lasciare andare Hermione e sarebbe stata una decisione troppo rischiosa. Tornò a concentrarsi  su di lei. La sentì respirare affannosamente contro il proprio petto e il viso incorniciato da quei capelli che si muovevano come se fossero serpenti diventò scarlatto. Per quanto fosse inappropriato in quel momento Draco per un attimo si fermò ad osservarla e rimase estasiato dalla sua bellezza e forza pari a quella di una divinità. Quei capelli ribelli gli fecero pensare a Medusa, di cui una volta Hermione gli aveva parlato, che con un solo sguardo poteva pietrificare il suo osservatore ma se mai lo fosse stata Draco non sarebbe diventato di pietra quel giorno. Il suo sguardo infatti non era rivolto verso di lui bensì verso l’alto. Il biondo seguì il suo sguardo e impallidì quando vide il lampadario che incombeva su di loro. Gli si  mozzò il fiato quando intuì a cosa stesse pensando Hermione e perché fosse così agitata. Il lampadario nel frattempo prese ad oscillare e Draco si riscosse dai pensieri e cominciò a chiamarla e a strattonarla allarmato mentre il vento continuava ad aumentare e a spingerli l’uno contro l’altra.

Hermione aprì la bocca sul punto di urlare e gli occhi si spalancarono per la paura mentre il lampadario si staccava dal soffitto e cominciava a cadere.

Fu una questione di attimi.

Draco si gettò su di lei facendo cadere entrambi sul pavimento e fece aderire il corpo al suo schiacciandola ancora di più a terra e proteggendola del tutto.

Il colpo non tardò ad arrivare.

Dei violenti brividi lo pervasero e il dolore lo accecò quando il lampadario cadde sulla sua schiena. Gridò in seguito all’impatto e spinse la testa di Hermione contro l’incavo tra la spalla e il collo quando infine la finestra esplose sparpagliando ovunque frammenti di vetro.

Il vento cessò di soffiare di colpo e solo allora Hermione tornò alla realtà. Non riusciva a respirare bene e confusa  aprì gli occhi ritrovandosi a fissare un collo diafano e delicato. Era così vicina ad esso da poter osservare le vene pulsare. Indietreggiò di poco con la testa rendendosi conto del motivo per cui non riusciva a respirare bene. Poteva sentire ogni punto del suo corpo aderire al proprio e oltre ogni aspettativa il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Il suo odore la inebriò  aggiungendosi all’intorpidimento delle membra, che le offuscava i sensi, e si chiese distrattamente come fossero finiti a terra l’uno sopra l’altra. Osservò il suo viso pallido farsi più roseo del solito e d’impulso passò una mano sulla sua guancia morbida. Draco a quel contatto dimenticò il dolore alla schiena, alzò di poco il busto puntellandosi sulle mani per non pesarle addosso eccessivamente e aprì gli occhi, che aveva tenuto chiusi a causa dell’impatto, facendo incontrare i loro sguardi. Hermione rendendosi conto di ciò che stava facendo ritrasse la mano e arrossì distogliendo lo sguardo. Draco emozionato con una mano le tolse con delicatezza una ciocca di capelli dal viso e le accarezzò le guance accaldate. La vide socchiudere gli occhi e le ciglia fremere e il suo cuore fece una capriola. Si avvicinò al suo viso e ai suoi occhi, che ora erano tornati ad osservarlo con quel calore che aveva creduto di aver perso per sempre, e le fissò le labbra con intensità. Erano così vicini che sarebbe bastato un minimo movimento della testa per baciarla ma Draco, seppur molto a malincuore, deviò la traiettoria e decise di poggiare le labbra sulla sua guancia. Il serpeverde fremette sia per l’emozione sia per la frustrazione di non poterle dimostrare totalmente i suoi sentimenti. Doveva procedere però gradualmente, non voleva che si verificasse di nuovo uno scoppio di magia.

Hermione trattenne il respiro quando ricevette quelle attenzioni e non poté credere che la persona da cui le stesse ricevendo e accettando fosse Draco Malfoy. Lentamente cominciò ad essere sempre più lucida e notò molti più dettagli di ciò che la circondava a partire dallo stesso viso del Serpeverde. Nonostante tentasse stoicamente di nascondere la sua sofferenza ora che lo osservava con più attenzione notò la sua mascella contratta per lo sforzo di resistere. Accanto a lei trovò dei cocci di vetro e cominciò ad avere seriamente paura di ciò che era potuto succedere. Draco non riuscendo più a sopportare il dolore crollò nuovamente sul suo corpo respirando in modo affannoso sul suo collo. La sua reazione allarmò Hermione e ora che la sua visuale non era più coperta dal suo viso, alzando di poco la testa poté vedere con sgomento lo stato in cui versava la stanza. Era un disastro, c’erano frammenti di vetro ovunque e accanto ai loro corpi i resti del lampadario. All’improvviso comprese il motivo per cui si trovavano in quella posizione e ciò che aveva appena fatto Malfoy per lei e si sentì come se qualcuno l’avesse schiaffeggiata.

<< Che cos’ho fatto?>> sussurrò sgomenta. Provò a districarsi dal suo corpo, che la inchiodava a terra, per aiutarlo e Draco capendo cosa tentasse di fare fece l’ultimo sforzo di sollevare il busto. Hermione ne approfittò subito e sgusciò fuori alzandosi in piedi. Le gambe la sorressero a malapena mentre dava una rapida occhiata alla stanza con un senso d’orrore crescente. Immediatamente si inginocchiò a fianco del Serpeverde e gli strappò la camicia per vedere l’entità del danno.

<< Che cos’ho fatto?>> ripeté con voce strozzata tremante  vedendo lungo tutta la schiena  nuda un grosso ematoma<< Poppy!>> gridò e l’elfo comparve dopo qualche attimo. Appena vide la stanza distrutta strabuzzò gli occhi a palla e quando notò Draco sdraiato a terra si mise a piagnucolare avvicinandosi al suo padrone. Guardò spaesato Hermione aspettando che gli dicesse cosa fare.

<< Portami un panno, del ghiaccio e l’essenza di Purvincolo>> gli disse sforzandosi di non fare tremare la voce per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Non era quello il momento di pensare ma di agire, così si sforzò di svuotare la mente e di concentrarsi.

L’elfo prontamente scomparve e ricomparve con tutto il necessario e lo passò ad Hermione. << Bene, grazie Poppy. Riordina la stanza, per favore>> gli chiese con gentilezza ma anche con fermezza per convincersi di essere padrona della situazione dopo aver preso tutto ciò che gli aveva chiesto. Mentre l’elfo con la magia rimetteva tutto al suo posto, Hermione avvolse il ghiaccio con il panno e quando l’impacco fu pronto lo posò con delicatezza sulla sua schiena. Draco sussultò trattenendo un lamento di dolore e cominciò a tastare il pavimento con una mano cercandola. Hermione notando il suo gesto gli prese la mano e lui ricambiò stringendogliela con forza,  quasi stritolandola. Quando Poppy si avvicinò di nuovo a loro Hermione trovò il coraggio di girarsi e guardare la stanza ma questa era tornata esattamente come prima. Sembrava quasi che non fosse successo nulla ma Hermione sapeva che non sarebbe riuscita a dimenticare l’accaduto tanto facilmente.

<< Aiutami a farlo sdraiare sul letto>> disse all’elfo che con uno schiocco di dita lo fece levitare e sdraiare a pancia in giù sulle coperte << Grazie, Poppy, puoi andare. Ci penso io, adesso>> lo congedò ricevendo in cambio uno sguardo affettuoso pieno di fiducia che le provocò una stretta al cuore. Era sicura che non le avrebbe rivolto quello sguardo se avesse saputo che era stata lei la causa di tutto.

Hermione si sedette accanto a Draco, poggiò sulla sua schiena l’impacco con il ghiaccio e aprì la boccetta che conteneva la pozione<< Bevi>> gli disse avvicinandogliela alle labbra.

<< Che cos’è?>> chiese il Serpeverde che non aveva smesso di osservarla nemmeno un momento.

<< Essenza di purvincolo>> rispose e quelle parole bastarono a convincerlo. Socchiuse le labbra e le permise di poggiarvi sopra la boccetta contenente la pozione e di aiutarlo a berla.

<< Dov’è la mia bacchetta?>> le chiese volendo far sparire ciò che era rimasto della sua camicia mentre la vedeva poggiare la boccetta vuota sul comodino.

<< Non ne ho idea>> rispose rabbuiandosi e guardandosi le  mani. Quando Draco le strinse una mano Hermione alzò lo sguardo incontrando il suo preoccupato non trovandovi però nessuna traccia di rimprovero.

<< L’ultima volta che l’ho vista era vicina al letto>> le disse provando a distrarla notando quanto fosse sconvolta anche se tentava in ogni modo a nasconderlo.

<< Allora dovrebbe essere sotto il letto>> rispose Hermione e ben lieta di sottrarsi al suo sguardo indagatore scese dal letto e dopo essersi inginocchiata guardò sotto scostando l’estremità del copriletto. << L’ho trovata>> sussurrò dopo poco tempo e allungò la mano per prenderla. Quando la impugnò e la tirò fuori però sussultò e soffocò un lamento provando dolore alla mano. Perplessa l'aprì e vide le dita ferite sporche di sangue e sul palmo alcuni frammenti di vetro. Si rialzò in piedi cercando di capire la provenienza di quei cocci. Guardò la finestra  ma la trovò intatta. Stava per abbassarsi di nuovo per vedere meglio sotto il letto quando Draco allungò una mano per avere la bacchetta. Hermione gliela porse e il biondo abbassò gli occhi sulle sue dita notandole ferite.

<< Sei ferita>> constatò cercando di ricordare quando ciò fosse avvenuto.

<< Non è  niente>> minimizzò pensando che questo era niente in confronto al danno che lui aveva riportato<< Ci sono ancora frammenti di vetro a terra ma non so come sia possibile, la finestra è tornata come prima>> spiegò.

<< Non importa>> rispose Draco prendendole la mano avendo capito, con una punta di panico, a cosa potessero appartenere quei cocci di vetro << Ferula>> pronunciò puntando la bacchetta sulle dita che furono subito fasciate.

Il silenzio calò tra loro ed Hermione si fissò per un attimo le dita circondate dalle bende, non aveva la forza di guardarlo in viso.

<< Vado a rinfrescarmi>> si risolse a dire alla fine desiderando con tutta se stessa sottrarsi al suo sguardo e a quella sensazione opprimente al petto. Andò quindi verso l’armadio per prendere il pigiama, si diresse verso il bagno ma quando si avvicinò al letto Draco le prese il polso con delicatezza.

<< Torna presto>> le disse cercando il suo sguardo che prontamente Hermione distolse e puntò sulla parete di fronte. Annuì e il Serpeverde allentò la presa lasciandola andare.

Appena la riccia entrò in bagno Draco fece sparire la camicia con un colpo di bacchetta per poi puntarla sotto il letto.

<< Accio foto>> pronunciò e il portafoto immediatamente arrivò sulla mano che aveva lasciato aperta vicino all’altra che impugnava la bacchetta.

Vide la foto da vicino, alzando di poco la testa dal cuscino,  e notò con dispiacere sul vetro una spacca profonda, tanto che alcuni frammenti di vetro erano saltati via, corrispondente al punto in cui i loro due corpi si abbracciavano e baciavano. Sembrava quasi un cattivo presagio quella spacca che li separava facendo irruzione con prepotenza in quell’atmosfera felice e spensierata. Un brivido freddo gli percorse la schiena e subito sussurrò << Reparo>>

I pezzi ritornarono al loro posto e il vetro tornò come nuovo;  Draco desiderò che fosse altrettanto facile con il suo rapporto con Hermione. Si prese qualche secondo per osservare con nostalgia il bacio che si scambiavano nella foto e la nascose nuovamente nel cassetto prima di sigillarlo. Affondò di nuovo il viso sul cuscino e solo ora che aveva la mente sgombra dai pensieri e dal dolore, grazie alla pozione, si accorse che aveva il suo odore. Chiuse gli occhi inspirando e il suo profumo lo portò indietro con la mente dandogli l’illusione che lei fosse sdraiata accanto a lui.


Hermione nel frattempo si era rintanata in bagno sentendo di essere arrivata ormai al limite. Era esausta e così priva di forze da non riuscire nemmeno a piangere nonostante sentisse di averne bisogno. In automatico riempì la vasca di acqua bollente, si spogliò e vi si immerse. Rabbrividì e si rannicchiò in un angolo della vasca, appoggiò la testa contro il muro, chiudendo gli occhi, e rimase ferma stringendosi le braccia con le mani sentendosi sola nella sua paura e nel suo dolore. Iniziò a tremare e a battere forte i denti al pensiero che se il lampadario fosse caduto di poco più avanti Draco sarebbe potuto morire. Era terrorizzata da se stessa e da ciò che poteva fare, di conseguenza decise che sarebbe rimasta il più lontano possibile da lui. Quel pensiero riuscì a tranquillizzarla e riaprì gli occhi respirando profondamente e rabbrividendo. L’acqua nel frattempo era diventata fredda ed uscì dalla vasca circondando il corpo con un asciugamano morbido. Si vestì con calma evitando di proposito di guardarsi allo specchio e quando si sentì pronta ad affrontarlo aprì la porta. Lo trovò seduto sul letto a petto nudo con lo sguardo puntato su di lei: la stava aspettando. In viso non sembrava sofferente, notò, questo voleva dire che la pozione era riuscita ad alleviargli il dolore.

<< Rimani qui, è meglio che tu non faccia sforzi. Stanotte dormo in un’altra stanza.>> gli disse osservandolo per qualche minuto per poi dirigersi verso la porta.

<< Bel tentativo ma non ti lascerò scappare>> rispose Draco scendendo dal letto e avvicinandosi a lei con un paio di falcate << Ce ne vuole per farmi male seriamente>> le disse con un sorriso, avendo compreso il suo timore, cingendole la vita con il braccio destro e avvicinandola a sé.

<< Potevo ucciderti>> rispose Hermione angosciata provando a fare resistenza e a sgusciare fuori dal suo braccio.

<< Sono sopravvissuto a cose peggiori>> le assicurò rafforzando la presa. Si adombrò un po’ ed Hermione d’istinto abbassò lo sguardo sul suo braccio sinistro su cui spiccava il contorno rosso di quello che era stato un tempo il temuto Marchio Nero. Draco si accorse di ciò che stava guardando e pieno di vergogna e disgusto per se stesso nascose il braccio dietro la schiena.

<< Non farlo, non nasconderlo>> disse Hermione accarezzando il suo braccio sinistro.

<< No>> sussurrò lui tremante provando a scostarlo dalle sue mani, non volendo che lo toccasse, non volendo che lei così pura si macchiasse con lo schifo che quel tatuaggio rappresentava.

<< È solo un simbolo, niente di più >> gli sussurrò prendendogli il braccio e portandolo con difficoltà dietro la propria schiena per dimostrargli quanto detto.

<< Non è solo un simbolo>> rispose con voce malferma togliendo il braccio sinistro dalla sua schiena.

<< Appartiene ormai al passato>> disse a bassa voce Hermione fissando gli occhi in quelli grigi di lui.

<< Il passato torna sempre>> rispose amaramente distogliendo lo sguardo ed Hermione rabbrividì quando sentì quelle parole e il tono con cui le aveva dette. Draco aveva parlato con lei in passato del Marchio Nero solo durante la loro prima volta, quando era stato necessario spogliarsi. Hermione l’aveva rassicurato con dolcezza spingendosi addirittura a baciargli il braccio marchiato con grande disappunto e allo stesso tempo commozione di lui. Dopo quella volta non avevano più affrontato l’argomento e il biondo sperava intimamente che ciò non accadesse mai più, a maggior ragione ora che Hermione versava in quelle condizioni. Non voleva che, adesso che non ricordava, si agitasse o lo guardasse con lo stesso disgusto con cui vedeva se stesso. Per questo motivo la lasciò del tutto andare e le diede le spalle per tornare a letto ma Hermione lo fermò stringendogli il braccio.

<< Adesso chi è che sta scappando?>> chiese retorica<< Cosa temi? Il mio giudizio?>> lo incalzò ma Draco fissò il pavimento senza proferire parola. Hermione lo considerò un assenso.

<< È vero…>> esordì e Draco la guardò di scatto allarmato e ferito << è una parte di te, del tuo passato ma questo non ti definisce come persona>> continuò a parlare e notò il suo viso rilassarsi << In queste settimane ho conosciuto una persona diversa, migliore, il Marchio non te l’ha impedito, il limite che ti poni è solo nella tua testa… Draco>> concluse pronunciando volutamente il suo nome.

Il Serpeverde avvertì il cuore perdere un battito quando la sentì chiamarlo per nome. Capì in quel momento che non tutto era perduto e senza darle il tempo di comprendere cosa stesse accadendo la tirò e la strinse a sé con irruenza e forza.

<< Grazie>> sussurrò con voce ovattata tra i suoi capelli in cui aveva affondato il viso. Non sapeva bene a chi stesse rivolgendo quel ringraziamento, se ad Hermione o a qualche aiuto dall’alto ma sapeva che era emozionato e felice come poche volte nella sua vita.

<< Sono io a doverti ringraziare>> rispose Hermione riferendosi alla sua protezione di poco prima. Il suo profumo la investì di nuovo, avvertì la morbidezza del petto e fu travolta da sensazioni intense che non riuscì bene ad identificare. Appena alzò lo sguardo notò con stupore che gli occhi di Draco erano umidi e in quell’esatto momento comprese anche lei con le lacrime agli occhi che il biondo era davvero cambiato.

<< Resta a dormire qui stanotte>> propose istintivamente Draco, poggiando la fronte contro la sua, spinto da un bisogno di averla vicina così forte da far male.

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Capitolo 12
*** Ombre ***


Il buio era calato nella stanza avvolgendoli e celandoli da tutto ciò che li circondava come un manto di velluto nero. I suoi occhi la tenevano inchiodata a terra e non riusciva a muovere nemmeno un muscolo mentre contemplava silenziosamente quelle pozze d’argento che avevano occupato tutto il suo campo visivo. L’oscurità non era più così raccapricciante come agli inizi ma quasi una silente loro complice ed Hermione desiderò diventare un tutt’uno con essa, con quello stesso nero che ora predominava sull’argento dei suoi occhi. La pupilla si stava dilatando così tanto da inghiottire gran parte del grigio dell’iride e da darle la sensazione di esserne inghiottita anche lei. Il senso di annullamento che ne derivò non le dispiacque bramando in quel momento di dimenticare quel senso di dolore e vuoto, di annegare in lui. Quando però si sentì accarezzare una guancia e avvertì il suo tocco, di colpo le tornarono in mente le parole che le aveva rivolto e con sforzo tentò di prendere una decisione con lucidità.

<< Ecco… non saprei>> esordì combattuta osservando con un’occhiata fugace il letto alle sue spalle e arretrando stavolta di un passo volendo mettere fine a quella tensione. Draco non le permise di continuare ad indietreggiare passandole le mani delicatamente sulle braccia.

<< Allora se non hai nulla in contrario faccio portare qui un altro letto>> le rispose avendo capito il motivo del suo disagio. Per quanto il desiderio di dormire con lei fosse forte il biondo non gliel'avrebbe proposto in ogni caso.

<< Non ho nulla in contrario>> disse Hermione accennando un sorriso sollevata. Mentre gli parlava si sforzava il più possibile di fissarlo in viso e di non far vagare lo sguardo sul suo petto sentendo che altrimenti non sarebbe riuscita a celare ciò che quella vista le suscitava. Ancora poteva avvertire la morbidezza della sua pelle e al solo pensarci sentì le guance andare a fuoco.
Con suo grande sollievo Draco si allontanò da lei e chiamando l’elfo domestico fece comparire nella stanza un altro letto più piccolo sotto la finestra. Il Serpeverde vi si andò a sdraiare trattenendo una smorfia di dolore quando appoggiò senza volere la schiena contro il materasso e le lasciò quello a baldacchino.

<< Buonanotte>> le augurò il biondo quando la vide sotto le coperte.

Hermione girò il viso alla sua sinistra e lo vide sdraiato su un fianco intento ad osservarla. I capelli biondissimi che gli ricadevano quasi in maniera scomposta sul viso gli donavano, i lineamenti fini, delicati, a tratti aguzzi gli davano un’aria fragile ma anche eterea e gli occhi sembravano volerle sondare l’anima. Distogliendo a fatica lo sguardo ricambiò la buonanotte, si distese a pancia in su e fissò il soffitto immergendosi nei suoi pensieri. Non le dispiaceva il fatto che lui dormisse in un letto accanto a lei, anzi quella era forse la soluzione migliore, il compromesso più ragionevole tra la propria volontà di impedirgli di dormire sulla poltrona e la sua di starle accanto. Ripensò alla causa che gli aveva ridotto così la schiena e si sentì come divisa in due. Da una parte odiava il pensiero di aver perso il controllo ed essere esplosa ma dall’altra si sentiva piena di energia come non accadeva da tempo. Avvertiva una forza adrenalinica fluire in lei e solo in quel momento realizzò che era tornata la magia e con essa la speranza di far fronte a tutta quella situazione. Si rese conto di come essa avesse pressato in lei in maniera costante e crescente da quando si era svegliata. Ora la inondava come se una diga avesse ceduto a tutta quella potenza accumulato ed infine fosse saltata. Chiuse gli occhi e sorrise concentrandosi su quell’energia che le pervadeva le membra. Non aveva mai capito a fondo quanto fosse importante per lei la magia fino a quando non l’aveva momentaneamente persa. Con difficoltà e dopo molto tempo il sonno lentamente la vinse e cadde tra le braccia di Morfeo.


Alle prime luci dell’alba un rumore secco e forte fece svegliare Draco di soprassalto. Si stropicciò gli occhi con una mano e si guardò attorno confuso ancora assonnato. Il rumore tornò e il biondo ne individuò subito la fonte. La porta si apriva e chiudeva come sotto effetto di un forte vento. A quel pensiero si allarmò e guardò Hermione temendo che stesse per avere un altro scoppio di magia. Alzò le coperte e rabbrividendo scese dal letto per avvicinarsi a quello della Grifondoro. La riccia aveva una mano stretta a pugno distesa sulla coperta, ansimava visibilmente, l’espressione era corrucciata e il viso rivolto verso la parte in cui era in piedi Draco. Il Serpeverde con cautela provò a svegliarla prima chiamandola poi scuotendola con delicatezza quando notò che parlare non bastava.
Hermione si svegliò con un sussulto e la porta che si era chiusa non si riaprì. Si guardò intorno spaesata e spaventata ma quando riconobbe la stanza si tranquillizzò. Appena vide il Serpeverde accanto a lei però sussultò nuovamente non avendolo visto.

<< Cosa fai?>> furono le uniche parole che riuscì ad articolare sorpresa e ancora scossa per l’incubo.

<< Ti ho svegliata, ho visto che ti agitavi nel sonno>> le spiegò omettendo il dettaglio della porta non volendola fare agitare.

<< Grazie>> rispose solamente annuendo << Vado a darmi una rinfrescata>> aggiunse scendendo dal letto e chiudendosi in bagno.

Hermione si chiuse la porta alle spalle e si lavò il viso con l’acqua fredda per riprendersi. Mentre prendeva l’asciugamano ricordò il sogno che aveva fatto e il cuore prese a battere velocemente. Dopo intere settimane per la prima volta quella mattina riuscì a conoscere nel dettaglio una parte di quell’incubo ricorrente che le appariva sempre confuso e poco chiaro. Chiuse gli occhi, si concentrò e ripercorse con la mente la parte iniziale del sogno.

Si trovava di fronte ad una porta, in una mano teneva la bacchetta e in un’altra il pomello. Con il respiro affannoso e i muscoli tesi l’aprì di scatto, uscì fuori e la richiuse con tutta la forza che aveva. Vi appoggiò contro tutto il peso del suo corpo e con la mano tremante e i denti che battevano la sigillò con un colpo di bacchetta. Iniziò a correre il più velocemente possibile ansimando per il dolore e la paura e percorse un lungo corridoio in penombra alle cui pareti erano appesi dei quadri. Riconobbe con la coda dell’occhio il viso di Narcissa Malfoy e si rese conto di trovarsi al Manor. Nel frattempo la porta si era riaperta con violenza e si ritrovò a scendere con difficoltà, dato che era tutto al buio, i gradini della scala marmorea. Il rumore prodotto dalla porta che si richiudeva fu l’ultima cosa che riuscì a ricordare dato che era anche l’ultima che aveva sognato prima di essere svegliata dal biondo.

Riaprì gli occhi e si appoggiò al lavabo con entrambe le mani guardandosi dopo qualche tentativo allo specchio. Iniziò a riflettere su ciò che aveva ricordato e su un dettaglio in particolare.

Il Manor.

Il luogo che era stato il protagonista per tutto quel tempo dei suoi incubi non era stato altro che il Manor. Dopo quella constatazione ebbe un’intuizione ma volle aspettare di ricevere i libri che aveva chiesto ai suoi amici prima di avanzare delle ipotesi.


I rami spogli degli alberi si stagliavano spettrali contro il cielo plumbeo, il vento li scuoteva con forza e ogni cosa sprofondava nella più totale calma.

Sprofondare.

Era proprio così che si sentiva Hermione, avviata verso un continuo e lento sprofondare. Un’ombra scese sul giardino del Manor e sul paesaggio circostante spegnendo ogni colore. Tutto sembrava sul punto di soccombere nell’oscurità come se la natura stessa si stesse preparando all’inverno che stava per giungere. Un lampo squarciò il cielo e illuminò per un attimo le nuvole cariche di pioggia. Hermione aprì la finestra della sua stanza da cui stava osservando l'ambiente esterno e l’odore della pioggia la investì. Quanto avrebbe dato per poter uscire dal Manor solo per qualche minuto! Il vento gelido le fece venire la pelle d’oca e con gli occhi chiusi si abbandonò a quella sensazione e all’illusione di essere all’aria aperta.

All’improvviso un rumore ruppe quella morta quiete e la Grifondoro riaprì gli occhi. Aveva riconosciuto quel suono, non avrebbe mai potuto scambiarlo con nessun altro: era quello della smaterializzazione. Chiuse la finestra, uscì dalla sua stanza e quando raggiunse la scala marmorea si fermò. Vide Malfoy aprire il portone d’ingresso da cui entrarono Harry e Ron. Quando la riccia li riconobbe li chiamò e scese i gradini andando loro incontro.

Mentre si avvicinava ai suoi amici incrociò lo sguardo di Draco, che l’aveva osservata per tutto il tempo, e ripensò a quanto era avvenuto dopo il suo risveglio. Non si erano più rivolti la parola, si erano preparati in silenzio come se una parola di troppo potesse distruggere il labile equilibrio creatosi tra loro. Ricordò di come avesse evitato gli specchi sia in camera sia in sala da pranzo durante la colazione temendo di vedere nuovamente l’ombra e di avere uno scoppio di magia. Il timore fu così grande, soprattutto dopo aver rotto un bicchiere a tavola, da indurla a ritirarsi nella sua stanza non volendo fargli del male.

<< Hermione, siamo stati così tanto in pensiero per te! >> le disse Ron che la osservava con occhi adoranti e sguardo apprensivo riscuotendola dai suoi pensieri. Hermione lo rassicurò gratificandolo con uno sguardo colmo di affetto.

<< Ti abbiamo portato i libri che ci hai chiesto>> continuò Ron passandole una busta capiente e pesante.

La riccia la prese illuminandosi e ringraziandoli con un sorriso e l’aprì vedendo i libri in essa contenuti. << E questi ?>> chiese prendendo due tomi relegati in pelle che non appartenevano alla lista che aveva stilato.

<< Questi li ho aggiunti io>> rispose Ron << sono i libri principali su cui hai studiato e ti sei preparata per poter lavorare nell’Ufficio Regolazione e Controllo delle creature magiche. Conoscendoti ho pensato che ti avrebbe fatto piacere recuperare soprattutto questa parte della tua vita… So quanto ci tieni ad essere sempre preparata e informata su tutto>> concluse passandosi una mano sulla nuca e sorridendole.

<< Io non so davvero come ringraziarti>> rispose con voce tremante con le lacrime agli occhi per la commozione e il significato che si racchiudeva in quei due libri. I ricordi forse non poteva riaverli ma quelle nozioni, che un tempo aveva acquisito, si. Non tutto del suo passato era irrecuperabile. Lo abbracciò con forza e continuò a ringraziarlo per averle restituito qualcosa del passato dimenticato.

<< Non devi ringraziarmi>> rispose Ron ricambiando l’abbraccio, accarezzandole i capelli e baciandole la guancia.

Quell’ultimo gesto fu troppo per Draco che guardò Harry con un’espressione minacciosa e furiosa. Il moro ricordando ciò che si erano detti l’ultima volta che erano venuti al Manor comprese il significato di quello sguardo. Ciò che lo colpì però non fu l’avvertimento che comunicavano i suoi occhi quanto il dolore che li adombrava e rendeva più umani, sofferenti. Harry tenne fede al patto e si avvicinò alla coppia di amici << Sono molto contento che ti siano piaciuti i libri, anche se non avevo dubbi>> disse guardando Hermione con un sorriso. La Grifondoro si staccò dall’abbraccio confermando ciò che aveva detto e ringraziandolo nuovamente. << Andiamo a sederci ? >> propose Harry rivolgendo lo sguardo ai due amici che annuirono e infine a Malfoy.

Draco si riscosse dai suoi pensieri tornando alla realtà. << Potete accomodarvi in salotto>>

I quattro lo raggiunsero presto e sul divano Harry fu attento a sedersi tra i suoi amici. Solo in quel momento il moro si concentrò totalmente su Hermione. << Come stai? È successo qualcosa in questi giorni?>>

<< È tornata la magia>> rispose Hermione guardandolo negli occhi mentre giocava nervosamente con un lembo del maglione.

<< Aspetta, il Medimago aveva detto che la magia era bloccata dall’incantesimo. Il fatto che è tornata vuol dire che sta svanendo?>> intervenne Ron speranzoso.

<< Come ti viene in mente che un incantesimo di magia oscura possa svanire così, solo con il passare del tempo? >> si intromise Draco, che si era seduto sulla poltrona di fronte al divano, con ironia e disprezzo << E questo dovrebbe essere un Auror…>> borbottò.

Hermione guardò contrariata Draco ma non fece in tempo a difendere l’amico che il rosso l'anticipò. << Scusami tanto Malfoy se non sono così esperto sulla magia oscura, quasi dimenticavo che quella è competenza della tua famiglia>> ribatté prontamente Ron con altrettanto disprezzo.

Draco accusò il colpo e si preparò a ribattere ma Harry lo interruppe. << Come fai a sapere che ti è tornata la magia? Hai usato una bacchetta?>> chiese all’amica.

<< No, ho avuto degli scoppi di magia >> spiegò Hermione.

<< Scoppi di magia ? >> chiese Ron preoccupato<< Quante volte ti è successo?>>

<< Due volte >> rispose la riccia pensando alla stanza che aveva distrutto e al bicchiere che aveva rotto quella mattina a colazione.

<< Tre>> la corresse Draco guardandola impassibile e calmo.

<< Tre ? Quale sarebbe stato il terzo scoppio di magia?>> chiese Hermione perplessa.

<< Stamattina mentre dormivi aprivi e chiudevi la porta in continuazione>> le spiegò il Serpeverde.

<< E tu come fai a saperlo?>> chiese Ron socchiudendo gli occhi sospettoso mentre lo fissava.

<< Lo so perché abbiamo dormito insieme>> rispose il biondo con finta noncuranza e ghignando leggermente quando vide la sua reazione.

Ron impallidì e quasi si soffocò con la sua stessa saliva. << In che senso avete dormito insieme ?>> chiese con voce strozzata dopo aver tossito un paio di volte << È vero?>> cercò conferma rivolgendo direttamente la domanda ad Hermione dato che l’amica non rispondeva.

La Grifondoro però non sentì nulla della discussione che era scoppiata tra Ron e Draco ancora ferma con la mente a ciò che le aveva detto Malfoy.

“Stamattina mentre dormivi aprivi e chiudevi la porta in continuazione”

Ricordò che proprio quella mattina stava sognando una porta che si apriva e chiudeva e allora realizzò. Tutto ciò che le era accaduto in biblioteca di colpo fu più chiaro e fu come ricevere una secchiata d’acqua gelata.

<< Sono stata io>> disse ad alta voce sgomenta facendo cessare la discussione tra il Grifondoro e il Serpeverde. Harry, che era rimasto per tutto quel tempo con le braccia conserte e la schiena appoggiata al divano, si raddrizzò e posò le braccia lungo i fianchi appena sentì il tono con cui aveva proferito quelle parole. << L’ombra non c’entra nulla, non è mai c’entrata nulla, sono sempre stata io>> continuò e guardò Draco << Non sono stata attaccata da nessuno in biblioteca, è stata tutta opera mia>>

<< In che senso?>> chiese Draco spostando il busto in avanti nella sua direzione prestandole la totale attenzione.

<< Sei stata attaccata in biblioteca?>> chiese Harry cercando di capire di cosa stesse parlando.

<< Il libro! È iniziato tutto dal libro!>> continuò a parlare Hermione imperterrita ignorando la domanda di Harry e fissando Draco che le stava restituendo uno sguardo concentrato e pronto ad ascoltare la sua teoria. << Io quella sera avevo letto una frase che recitava…>> chiuse per un attimo gli occhi per ricordare le parole << com’è che faceva? Ah sì. C’era scritto qualcosa sull’ipnosi che può aprire le porte dell’animo umano o qualcosa di simile, non importa. Il punto è che dopo averla letta la porta si è aperta, così come la candela si è spenta quando ho temuto che si spegnesse e il cancelletto e la porta si sono chiusi dopo che l’ho pensato. Sono stati tutti casi di scoppi di magia, capisci?>> concluse con le guance imporporate e gli occhi animati per la soluzione che aveva appena trovato.

Draco annuì stupito di come avesse trovato così rapidamente la soluzione a quel mistero. Era davvero la strega più brillante della sua età, pensò. << E l’ombra come la spieghi ? Anche quella è opera della magia?>> chiese dopo aver riflettuto.

<< Sono convinta che le ombre siano solo allucinazioni, come quando le ho avute su di te>> rispose Hermione.

<< Hai avuto delle allucinazioni? Questo non è per niente un buon segno, cosa ne pensa il Medimago?>> intervenne Harry preoccupato.

Hermione si irrigidì e guardò Draco che le lanciò una rapida occhiata. << Il Medimago non la segue più, non vuole più occuparsi di lei>> rispose il biondo ad Harry.

<< Che cosa?! Per quale motivo?>> chiese Ron furibondo << Perché non ce l’hai detto subito ?>> lo attaccò.

<< L’abbiamo saputo solo ieri>> rispose Hermione anticipando Draco << Comunque non c’è nulla di cui preoccuparsi, chiameremo un altro Medimago>> provò a rassicurarli.

<< Non è così semplice. Dobbiamo assolutamente evitare che si sparga la voce del tuo risveglio. Il tuo aggressore potrebbe tornare e tu saresti in pericolo, penso che possa essere un Mangiamorte o comunque qualcuno che è dalla loro parte. Un incantesimo del genere poteva scagliartelo solo uno di loro. Se è davvero un Mangiamorte non si fermerà fin quando non morirai, per quanto ne sappiamo potrebbe essere lo stesso incantesimo a ucciderti ma io sono sicuro che tornerà anche solo per assicurarsi di essere riuscito a realizzare il suo scopo>> le spiegò Ron << Spero per te, Malfoy, che il Medimago mantenga il silenzio>> concluse minaccioso.

<< Se dovesse aprire bocca sarò il primo con cui dovrà vedersela>> assicurò il Serpeverde.

<< Noi comunque cercheremo un Medimago di cui poterci fidare>> la rassicurò Harry.

<< Grazie, io intanto farò delle ricerche e proverò a capire di più sull’incantesimo>> rispose Hermione determinata.

<< Non avevamo dubbi>> commentò Ron con un sorriso complice che venne ricambiato. << Direi di andare adesso, ci accompagni, Hermione?>> disse inaspettatamente, guardandola per un attimo per poi alzarsi, sorprendendo i presenti.

<< Certo, vi accompagno>> rispose la Grifondoro alzandosi anche lei, seguita poi da Harry.

Draco si alzò dalla poltrona non volendo lasciarli soli.<< Non ce n’è bisogno, conosco la strada>> lo fermò Hermione accompagnando i suoi amici fino al portone di ingresso.

Quando i tre furono da soli Ron spiegò il motivo della sua richiesta. << Scusami, è che volevo parlarti senza essere ascoltato dal furetto>>

Hermione sorrise per il modo in cui aveva chiamato Draco. << L’avevo capito, cosa volevi dirmi?>> gli chiese.

<< Avete dormito insieme?>> chiese con sguardo imbarazzato e sfuggente.

<< Tu come fai a saperlo?>> gli chiese presa alla sprovvista.

<< L’ha detto Malfoy poco fa, non l’hai sentito?>> le chiese Ron.

<< No, ero sovrappensiero. Ad ogni modo abbiamo dormito nella stessa stanza, non nello stesso letto. Sono sicura che non gli interesso in quel senso se è questo che ti preoccupa>> rispose Hermione studiandolo in viso.

<< E a te interessa in quel senso?>> le chiese Ron ignorando l’occhiata di Harry.

<< Perché questa domanda?>> gli chiese la riccia perplessa, poi sembrò avere un’illuminazione. << Per caso>> si schiarì la gola che era diventata improvvisamente secca << stavamo insieme nel periodo che ho dimenticato?>>

<< Si, stavamo insieme>> rispose Ron prima che Harry potesse fermarlo. Il moro si sentì osservato e quando alzò gli occhi vide Malfoy lì vicino. Sussultò per l’espressione dipinta sul viso del Serpeverde. Dallo sguardo furioso, rasente alla follia, addolorato che gli fece accapponare la pelle capì con un tuffo al cuore che aveva sentito tutto.

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Capitolo 13
*** Scoperte ***


Rosso.

Draco aveva sempre odiato il rosso.

Non l’aveva mai associato a se stesso ritenendolo troppo pacchiano, ben lontano dal concetto di eleganza e buon gusto che invece il verde, il grigio e il nero rappresentavano alla perfezione. Eppure, nonostante ora avesse una ragione in più per detestare il rosso, quel colore fu l’unico che in quel momento gli venne in mente quando vide la scena che si stava svolgendo davanti a lui.

Rosso di ira. Rosso di umiliazione. Rosso di dolore.

In quel mare irruento di rosso si sentì naufragare e soffocare perdendo contatto con la realtà. La testa prese a pulsargli, la vista gli si annebbiò e senza neanche rendersene conto avanzò di qualche passo attirando l’attenzione di uno solo dei tre Grifondoro.

<< Malfoy>> si contraddistinse d’un tratto una voce in quel mare di nulla facendo scoppiare involontariamente la bolla da cui Draco era circondato.

Il Serpeverde annaspò per qualche attimo prendendo aria, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il respiro a lungo. Si guardò attorno mentre allentava il nodo della cravatta con una mano tremante. Hermione e Ron continuavano a parlare e non sembravano essersi accorti di lui mentre invece Potter pareva essere sparito. Sussultò quando realizzò di avere davanti a sé il Grifondoro che gli stringeva con forza il polso. Draco abbassò lo sguardo infastidito e stizzito sulla sua mano e impallidì quando comprese il motivo di quel gesto.

<< Malfoy, abbassa la bacchetta>> gli ordinò Harry e nel sentire quelle parole con furia Draco rialzò lo sguardo per puntarlo con grande disprezzo e odio sul suo combattivo. Si rifiutò di abbassare la bacchetta e la sua ira alla fine esplose riversandosi sul Grifondoro.

<< Come osi? Come osi darmi ordini in casa mia?>> sibilò sgranando gli occhi pervaso da un’ira tale da fargli tremare le mani. Harry non l’aveva mai visto così fuori di sé, sconvolto e non escluse che avrebbe potuto attaccarlo da un momento all’altro. Se fosse stato un semplice babbano o se non avesse affrontato di peggio in tutta la sua vita lo sguardo del biondo l’avrebbe terrorizzato a morte. D’istinto si tastò con cautela la tasca in cui portava la bacchetta<< Andate via e non tornate più>> ordinò con tono freddo e minaccioso.

<< Malfoy, parlerò io con Ron ma non puoi vietarci di…>> provò il Grifondoro a farlo ragionare usando un tono combattivo ma anche più accondiscendente. Draco di colpo notò il cambiamento del suo tono di voce e lesse il dispiacere e la preoccupazione nel suo sguardo. Il Serpeverde conosceva il motivo della sua apprensione, sapeva che Potter temeva di non poter più vedere Hermione a causa sua e faceva bene, pensò Draco, ad avere paura perché loro due non avrebbero mai più messo piede in casa sua e non c’era nulla che potesse impedirgli di fare una cosa del genere. Quella consapevolezza lo fece sentire potente e l’idea di potersi vendicare diede sollievo al suo dolore.

<< Con quale coraggio…>> esordì e si odiò quando gli si spezzò la voce << Con quale coraggio dopo quello che è appena successo vieni qui a pretendere? Io non posso? Io posso eccome! Avevamo fatto un patto e io lo sto rispettando a differenza tua. Quindi quella è la porta>> concluse abbassando infine la bacchetta ed Harry, al contrario di ciò che aveva pensato pochi attimi prima, desiderò che non l’avesse fatto poiché quello fu il gesto inequivocabile che nulla avrebbe potuto fargli più cambiare decisione.

<< D’accordo, ha sbagliato ma…>> riprovò Harry non riuscendo a rassegnarsi.

<< Hai sentito ciò che ho detto, non amo ripetermi>> ribatté il biondo imperturbabile, irremovibile e quella calma e quel controllo furono peggiori della rabbia che l’aveva pervaso fino a qualche attimo prima.

<< Maledizione, Malfoy! Almeno permetti solo a me di vederla, Hermione ne ha bisogno! Non fare di nuovo lo stesso errore>> ribatté Harry sperando che il Serpeverde capisse e si addolcisse nel nominare la sua amica.

Draco fece un respiro profondo e sospirò. Si sentì svuotato, terribilmente stanco, avvertì la rabbia scemare e rimase in silenzio per riflettere. Nuovamente era bastato sentire il nome della Grifondoro per cambiare i suoi propositi e le sue decisioni, se la situazione continuava così sarebbe diventato matto. Scese a compromessi con se stesso e alla fine giunse ad una conclusione con grande fatica. << D’accordo ma solo tu, Lenticchia non lo voglio più vedere, ti è chiaro? Se provi a farlo venire qui il Manor sarà chiuso anche per te>> rispose pensando che nonostante l’idea non lo facesse impazzire il benessere di Hermione venisse prima.

<< Non verrà a meno che non me lo chieda tu>> promise Harry e lo salutò con un cenno del capo. Gli voltò le spalle non prima però di lanciargli uno sguardo che Draco colse all’istante. Era l’espressione di chi non si arrendeva, di chi avrebbe trovato comunque una soluzione a quella restrizione. Non è finita qui, ecco cosa dicevano i suoi occhi verdi.

Hermione si sentiva frastornata e confusa mentre fissava le proprie mani strette da quelle del suo migliore amico. Aveva ascoltato con attenzione il suo racconto su come si fossero messi insieme e sul loro primo bacio durante la guerra ma se da una parte conoscere una parte del suo passato l’aveva rincuorata da un’altra una strana inquietudine si era impossessata di lei. Forse era il timore di non essere all’altezza dell’aspettativa ora che non sapeva come si fosse evoluto il loro rapporto, ipotizzò. Avrebbe dovuto baciarlo o comportarsi come sempre? Ma soprattutto cosa provava esattamente per lui?

<< Ron>> esordì guardandolo negli occhi chiari non sapendo bene come esprimere ciò che pensava << Io… non so come ti aspetti che io mi comporti adesso>> decise di dire sincera e imbarazzata.

<< Io non voglio assolutamente forzarti, Hermione. Possiamo anche comportarci da amici, sarai tu a dirmi se e quando vorrai qualcosa di più. Io ti aspetterò>> rispose Ron con un sorriso che la tranquillizzò. La riccia lo ringraziò e l’abbracciò con affetto felice che non le avesse messo fretta.

<< Ron>> intervenne Harry cereo in volto << Mi dispiace interrompere ma dobbiamo andare>> continuò guardando Hermione per poi abbracciarla con forza << Ti voglio bene, ci rivedremo>> le sussurrò all’orecchio e la Grifondoro gli lanciò uno sguardo penetrante e sospettoso. Non le piacquero quelle parole, le sembrarono molto simili a delle scuse e per scusarsi voleva dire che era successo qualcosa.

Quando i due amici andarono via Hermione, ancora un po’ scossa, fissò Draco che ricambiava il suo sguardo e si avvicinò a lui. Notò la sua postura rigida, il mento alto e la sua freddezza.

<< È successo qualcosa?>> gli chiese diretta scrutandolo con attenzione ricevendo una risposta negativa. Hermione intuì che stesse solamente mentendo ma decise di non insistere e di scoprire da sola ciò che le stava nascondendo.

La riccia l'osservò e notò con dispiacere la sua freddezza e il suo distacco. Nonostante fossero così vicini da potersi toccare limitandosi a distendere un braccio, la Grifondoro non lo sentì mai così distante come in quel momento.

<< Io direi di iniziare a cercare i libri, non abbiamo molto tempo>> propose Hermione, spezzando il silenzio, ricevendo in risposta un cenno di assenso da parte del Serpeverde.

Aveva avuto ragione Hermione, pensò Draco, non avevano molto tempo. Lo stato della Grifondoro peggiorava ogni giorno sempre di più, le allucinazioni erano aumentate. Nonostante Hermione fosse brava a non far trapelare ciò che vedeva o sentiva il biondo se ne accorgeva quando accadeva osservando il modo frequente in cui fissava un punto della stanza all’improvviso con lo sguardo terrorizzato oppure la maniera in cui si fermava d’un tratto e rimaneva in silenzio come per ascoltare qualcosa. A tradirla contribuivano anche gli scoppi di magia che la riccia tentava invano di controllare. Draco vedeva come l’incantesimo la stesse consumando lentamente e gradualmente e soffriva nel sentirsi così impotente, nel non poterla aiutare. L’unica cosa che aveva fatto durante tutta quella settimana era stata cercare dappertutto insieme ad Hermione giorno e notte i libri che suo padre era riuscito a nascondere. Esausto dopo un’altra nottata passata a cercare invano i libri il biondo si sedette sul divano e chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie.

<< Padrone>> ruppe il silenzio la vocina di Poppy. Draco riaprì gli occhi e fissò l’elfo ai suoi piedi che si stropicciava il tessuto che lo copriva. Era nervoso e il Serpeverde conosceva il motivo: l’elfo domestico era consapevole che l’ospite da annunciare non era molto gradito al suo padrone e temeva di incorrere nella sua ira.

<< Fallo entrare>> rispose solamente sospirando e congedando Poppy che si inchinò, prima di andarsene, così tanto da toccare il pavimento con il naso.

<< Hai una pessima cera stamattina, Malfoy>> fu la prima cosa che disse l’ospite dopo essere entrato nel Manor ed essersi avvicinato a Draco che fece una smorfia infastidita quando vide che l’altro osservava con insistenza la camicia stropicciata.

<< E tu un pessimo tempismo, sempre nel momento sbagliato, eh Potter?>> Harry era già venuto in assenza di Ron diverse volte quella settimana al Manor per stare con Hermione e con grande stupore di Draco la riccia non aveva mai chiesto all’amico il motivo della mancanza del rosso né se n’era lamentata.

<< Perché, ultimamente c’è un momento giusto?>> rispose ironico il moro sedendosi sulla poltrona.

<< Ci sono novità per il Medimago, ne avete trovato uno ?>> chiese Draco cambiando discorso e passandosi una mano tra i capelli per il nervosismo.

<< Ancora no ma ci stiamo lavorando>> rispose Harry vago.

<< Come sarebbe a dire ancora no?!>> esclamò il biondo furioso << Forse voi non avete capito, non c’è più tempo, sta peggiorando!>>

<< Stiamo facendo tutto il possibile per non metterla in pericolo>> ribatté Harry con durezza.

<< Se non sarà l’aggressore a ucciderla a questo penserà l’incantesimo, per Salazar! Ha bisogno di una cura! Tu vieni qui, le parli solo per qualche ora e non ti sembra così peggiorata perché è brava a nascondere tutto ma io vedo la sua sofferenza, le allucinazioni e gli incubi che non le danno mai tregua, sembra che da un momento all’altro possa uscire di senno! Sono giorni che cerchiamo dei libri di magia oscura, che aveva la mia famiglia qui in casa prima della venuta del Signore Oscuro, per arrivare almeno ad una soluzione, un contro incantesimo ma non abbiamo trovato nulla! Capisci? Nulla!>> si sfogò Draco angosciato.

<< Cosa pensi? Che non sia consapevole di come stia Hermione? Io farei di tutto per lei!>> si difese Harry offeso.

<< E allora perché non le hai ancora procurato un Medimago? E non venirmi a raccontare di nuovo la scusa della sicurezza>> ribatté Draco che non aveva creduto nemmeno ad una parola.

<< Perché abbiamo scoperto che il Medimago, che era sparito, collaborava con un Mangiamorte!>> sbottò Harry facendo mozzare il fiato e impallidire Draco.

<< Che cosa hai detto?>> chiese con la voce che gli tremava << Io sono sicuro che non aveva…>> concluse con la voce ridotta ad un sussurro guardandosi per un attimo il braccio sinistro.

<< Non aveva il marchio ma so che collaborava con uno di loro, anche se non di sua volontà. Deve essere stato ricattato in qualche modo perché è stato costretto a stringere un Voto Infrangibile, me l’ha detto lui stesso>> rispose Harry con sguardo duro e pieno di dolore.

<< Come fai ad essere certo di tutto questo?>> chiese Draco stringendo convulsamente il bracciolo del divano.

<< Sono riuscito a rintracciarlo giorni fa, ciò che mi avevi raccontato mi ha insospettito e allora ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare. L’ho costretto a bere del Veritaserum e queste sono le uniche informazioni che sono riuscito a strappargli prima che il Voto Infrangibile lo uccidesse>> rispose Harry e tra i due calò il silenzio.

Draco sembrava sul punto di vomitare ed Harry provò compassione per lui. << Non è colpa tua, non potevi saperlo>>

<< Lui l’ha vista sveglia, sa tutto, avrà già detto tutto al Mangiamorte. Come ho fatto a non capirlo?>> si disperò torturandosi le mani.

<< Il Manor è protetto, non credo sarà così facile raggiungere Hermione>> provò a calmarlo anche lui pallido in volto << Ma capisci bene perché io non posso più fare l’azzardo di fare entrare estranei qui>>

Draco stava per ribattere quando la voce di Hermione lo bloccò. << Harry! Non pensavo che ti avrei rivisto cosi presto!>> esclamò con un sorriso, felice di vederlo, scendendo i gradini della scala marmorea per andargli incontro. Harry notò le profonde occhiaie e quanto fosse dimagrita.

<< È una cosa positiva o negativa?>> scherzò Harry rivolgendole un radioso sorriso.

<< Positiva ovviamente, che domande!>> rispose Hermione sorridendo anche lei prima di abbracciarlo. << Comunque sei capitato proprio al momento giusto>>

<< Visto?>> disse Harry rivolto a Draco, che ignorò la frecciatina, riferendosi a ciò che gli aveva risposto il biondo all’inizio della conversazione. << Perché al momento giusto?>> le chiese curioso.

<< Perché volevo avanzare una proposta… Avevo… ecco… avevo pensato che sarebbe carino passare il Natale tutti insieme visto che la vigilia si avvicina. E poi è da un po’ che non vedo Ron e anche la sua famiglia>> propose Hermione guardando di sottecchi Harry e Draco. Quella era la prima volta per il biondo in cui sentiva parlare del rosso da parte della riccia durante quella settimana. Harry era riuscito a non fare venire con sé l’amico convincendolo a lasciare ad Hermione un po’ di spazio e tempo per riflettere ed effettivamente, seppur involontariamente, si rese conto di aver compreso bene l’amica che non aveva chiesto molto di Ron. Adesso però sembrava pronta ad affrontare la situazione. Il Grifondoro non rispose alla proposta della riccia guardando Draco per sentire cosa avesse da dire.

Dopo settimane di lotta Draco si arrese e si rassegnò, era stanco di vedere ogni suo sforzo diventare vano sotto ogni punto di vista. Per quanto ci avesse provato con tutto se stesso aveva fallito in tutto: nel fare innamorare di nuovo di sé Hermione, di proteggerla dal suo aggressore, di trovare i libri che forse contenevano la soluzione. << D’accordo, potete venire qui per Natale, tu e la famiglia Weasley insieme a Lenticchia>> rispose Draco perciò guardando Harry che ricambiò lo sguardo esterrefatto seguito dall’amica.

<< Dici davvero?>> chiesero in coro increduli e felici per quella risposta.

<< Dico davvero>> disse il biondo con stanchezza abbassando lo sguardo.

<< Io non so veramente come ringraziarti!>> esclamò la Grifondoro abbracciandolo. Draco ricambiò la stretta, immerse il viso e le mani tra i suoi capelli e chiuse gli occhi approfittando di quel momento per poter avere un contatto con lei. Si sentiva terribilmente solo e affamato del suo amore.

Dopo un tempo che sembrò infinito Hermione si staccò e si rialzò in piedi, fece qualche passo indietro ma nel retrocedere il piede inciampò contro il bordo del tappeto. Harry la prese in tempo, grazie ai suoi riflessi sviluppati dall’allenamento, evitandole la caduta. Di colpo quell’incidente le ricordò un altro momento in cui era inciampata tempo prima e tutto le fu chiaro.

<< Che succede?>> le chiese allarmato Draco alzandosi dal divano e prendendole il viso tra le mani notando che era rimasta ferma a fissare il pavimento.

<< Ho capito>> sussurrò la Grifondoro<< Ho capito dove si trovano i libri!>> ripeté guardando negli occhi Draco e posando le mani sulle sue spalle.

<< Come hai fatto a capirlo? Dove sono i libri?>> chiese Draco incredulo e speranzoso.

<< I libri sono in biblioteca>> rispose sicura Hermione.

<< Abbiamo già cercato in biblioteca e non abbiamo trovato nulla>> ribatté Draco deluso dalla risposta della riccia.

<< No, non capisci, si trova sotto la biblioteca. Qualche settimana fa ho urtato qualcosa sul pavimento e ora che ci penso l’unica spiegazione plausibile è che ci sia qualche lastra spostata in fuori!>> spiegò mentre lo tratteneva affondando le dita sulle sue spalle.

<< Non smetti mai di stupirmi! Non perdiamo altro tempo, andiamo a vedere!>> esclamò entusiasta e orgoglioso di lei.

<< Harry, vieni con noi?>> chiese Hermione che aveva staccato le dita dalle spalle del biondo.

<< Certo, quando mi ricapita di poter curiosare in casa di Malfoy! >> rispose strappandole un sorriso e facendo alzare gli occhi al cielo al Serpeverde mentre li seguiva.

Il trio entrò in biblioteca, scese le scale a chiocciola e la Grifondoro, dopo aver chiesto ad Harry e Draco di rimanere fermi accanto ai gradini, si diresse verso il centro del pavimento. Camminò per tutta quell’area con calma e lentezza fino a riuscire ad individuare il punto in cui era inciampata.

<< L’ho trovato, venite!>> esclamò mentre si accovacciava per studiare quella parte di pavimento. I due la imitarono e Draco notando la sporgenza di una lastra di marmo con l’ausilio della magia riuscì ad estrarla dal pavimento rivelando un’apertura così buia da non permettere di scorgere dove portasse.

<< Lumos maxima>> prese l’iniziativa Draco puntando la bacchetta, da cui venne emessa una luce così forte e quasi accecante da costringere Harry ed Hermione a socchiudere gli occhi, contro il vano riuscendo a rischiarare in parte ciò che si trovava al di sotto del pavimento.

<< Cosa fai? Sei impazzito ? Spegni subito quella luce!>> ordinò Harry pallido in volto.

<< Non so voi ma io vorrei sapere cosa c’è lì sotto prima di scendervi>> si difese guardandolo come se fosse lui ad essere impazzito. << Nox>> sussurrò e la luce si spense.

<< E se ci fossero delle creature magiche lì sotto? A quest’ora le avrai già attirate, dovevamo passare inosservati!>> si lamentò Harry che scuoteva la testa.

<< E se invece ci fossero state già delle creature pronte per sbranarci?>> ribatté Draco trovando assurdo il suo discorso.

<< Basta discutere, stiamo solo perdendo tempo, andiamo>> intervenne Hermione che si alzò avvicinandosi all’apertura.

<< No, scendo io per primo>> la bloccò Harry alzandosi in piedi constatando che vi erano delle sporgenze rocciose che permettevano di scendere. << Da questo momento si fa come dico io, non tollero più altre iniziative>> avvertì con un’occhiata severa Draco ed Hermione si rese conto in quel momento che a parlare non era stato il suo amico d’infanzia e compagno di scuola ma un Auror che trasudava autorità.

Harry scese con cautela l'abbozzo di gradini ripidi, rocciosi e scivolosi per l’umidità fino a poggiare i piedi sul terreno battuto. Non c’era traccia di nessuna creatura magica ma ciò non portò comunque Harry ad abbassare la guardia.

<< Potete scendere, è sicuro. Attenti alle sporgenze, sono scivolose>> disse loro l’Auror mentre si guardava attorno e studiava lo spazio circostante.

Hermione scese dopo qualche minuto seguita da Draco che aveva insistito a rimanere dietro di lei per aiutarla.

<< Ora che si fa?>> chiese Hermione al Grifondoro quando lo raggiunse insieme a Draco.

<< Seguitemi>> rispose piano Harry cominciando ad incamminarsi verso il sentiero che si stendeva davanti a loro. Le pareti erano rocciose, il terreno battuto attutiva i loro passi e l’oscurità si infittì così tanto da costringerlo ad usare la bacchetta. << Lumos>> sussurrò l’Auror quasi circondando la punta della bacchetta con una mano per rendere la luce più fioca e meno invasiva.

Solo il Grifondoro riusciva a vedere qualcosa davanti a sé mentre invece Draco ed Hermione erano completamente avvolti dal buio e riuscivano a stento a distinguere la sagoma di Harry. Il biondo era inquieto. Il silenzio infranto solo dai loro respiri era opprimente e lo assillava il timore di non poter difendere né se stesso né la Grifondoro in caso di attacco essendo praticamente cieco. Il buio non faceva altro che stimolare la sua immaginazione e alimentare la sua paura e d’istinto cercò Hermione per assicurarsi che fosse vicina a lui, per sentirsi meno perso in quella oscurità. Allungò una mano per toccarla riuscendo a trovare la sua mano, sfiorò timidamente all’inizio il suo palmo con le dita e infine con uno slancio di intraprendenza le strinse la mano. La riccia non aspettandosi quel contatto sussultò ma non lasciò la presa, ricambiandola e stringendola contenta nel profondo che l’avesse fatto. Il silenzio e il buio agitavano anche lei e sentire quel contatto le infuse coraggio e sicurezza. Di colpo Harry si fermò ed Hermione e Draco andarono a cozzare contro la sua schiena non avendo visto il brusco movimento.

<< Potter, che succede? Perché ci siamo fermati?>> chiese il Serpeverde con una punta di ansia nella voce.

<< Penso che siamo arrivati>> rispose Harry mentre rabbrividiva trovando ciò che vide davanti a sé tremendamente e spiacevolmente familiare.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Voglio ringraziare tutti quelli che stanno leggendo, seguendo e commentando la storia! Mi scuso per il ritardo con cui sto pubblicando il capitolo ma questo è stato un mese pieno ed impegnativo. Spero che il capitolo vi piaccia, alla prossima!

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Capitolo 14
*** Grotta ***


Harry fece qualche passo in avanti con il cuore in gola mentre osservava lo scenario che si stendeva dinanzi a sé, grazie alla luce emanata dalla bacchetta, che smise di coprire con la mano. Il sentiero li aveva portati all’imbocco di una caverna, all’interno della quale vi era un lago oscuro circondato da una striscia di terra così sottile da poter essere percorsa solo camminando uno dietro l’altro lungo tutto il perimetro, al centro del lago si trovava un isolotto. L'Auror, dopo aver illuminato e studiato meglio la parte della parete rocciosa della caverna accanto a sé e il lago, chiamò il Serpeverde.

<< Malfoy, vedi queste torce attaccate alla parete?>> gli chiese indicandogliele quando il biondo gli si avvicinò rimanendo dietro di lui. << Aiutami ad accenderle>> concluse quando Draco rispose in modo affermativo alla sua domanda.

<< Adesso la luce non è più un problema?>> chiese alzando un sopracciglio con un tono di scherno e stizza.

<< No, se è quello che penso io l’oscurità non ci aiuterà>> rispose, girando la testa per guardarlo negli occhi, in un modo così serio e apprensivo che Draco si sentì percorrere dai brividi.

<< D’accordo, io parto da destra>> rispose non volendo approfondire ciò che preoccupava l'Auror.

<< Aspetta>> lo bloccò Harry afferrandogli un braccio appena mosse un passo. << Non toccare l’acqua del lago per nessun motivo. Stai attento a dove cammini, anche solo sfiorarla con le scarpe può essere pericoloso>> avvertì Draco che annuì non pensando nemmeno per un secondo di disubbidire a ciò che gli aveva ordinato. Dal suo sguardo intuì che Potter doveva aver molto probabilmente capito cosa ci fosse di pericoloso in quel posto e non si sentì così ansioso di scoprire cosa fosse.

Harry indietreggiò lasciando l’imbocco libero per fare passare Draco che, dopo aver guardato Hermione, s’incamminò con la bacchetta in mano.

<< Hermione vai con lui e controlla che non tocchi per sbaglio l’acqua mentre accende le torce>> le disse anticipandola sperando che non gli facesse domande.

<< Harry, che cosa c’è nell’acqua?>> gli chiese ponendosi di fronte a lui e guardandolo negli occhi avendo compreso dal suo sguardo preoccupato che l’amico sapeva più di quanto dicesse.

<< Se non ci sarà un po’ di luce in più non posso esserne completamente certo, quindi prima occupiamoci di questo>> sospirò Harry visibilmente angosciato facendo ancora più preoccupare la Grifondoro.

<< D’accordo, ma poi voglio saperlo, non mi importa se è solo un’ipotesi>> rispose desistendo dal fare ulteriori domande raggiungendo poi con cautela Draco mentre Harry svoltava a sinistra.

Hermione affiancò il biondo, che nel frattempo stava accendendo le torce con la magia, provocandogli un leggero sorriso sulle labbra quando la vide. Entrambi si mossero in rigoroso silenzio rasenti alla parete l’uno con il corpo rivolto verso di essa e l’altra verso il lago e in particolare la striscia di terra che stavano calpestando i loro piedi.

Infine Hermione, Draco ed Harry si ritrovarono nel punto opposto rispetto a dove erano entrati. Tutta la caverna era illuminata dal fuoco che scoppiettava nelle torce e solo in quel momento, in cui la riccia si concesse di alzare lo sguardo da terra per guardarsi intorno, si rese conto di tutti i libri incassati nella roccia della parete che correva tutta attorno a loro. Dinanzi ai loro piedi partiva un ponte di corda fissato a terra con dei paletti di legno, largo abbastanza da far passare una persona, che sfiorando la superficie dall’acqua portava all’isolotto posto al centro del lago.

<< È fatta, abbiamo trovato i libri!>> esclamò Draco che non riusciva ancora a credere ai suoi occhi.

<< Harry cosa c’è? Cosa non ti convince?>> gli chiese Hermione che aveva notato la sua espressione scettica e perplessa.

<< Tutto questo non ha senso. Non ha senso la presenza del lago se possiamo prendere tranquillamente i libri dalla parete! È tutto troppo facile>> espresse i suoi dubbi Harry.

<< Sempre a voler complicare le cose, Potter!>> si lamentò Draco.<< Magari la parte difficile se proprio la vuoi trovare era quella di trovare questo posto>>

<< No, aspetta, Harry ha ragione>> intervenne Hermione<< Potrebbe esserci qualche protezione che impedisca di prendere i libri>> avanzò come ipotesi.

<< Lo escludo, ho già controllato mentre accendevo le torce. Non sono stati lanciati degli incantesimi protettivi>> rispose Harry mentre osservava con attenzione il lago.

<< Allora non vedo quale sia il problema!>> ribatté Draco << Dividiamoci, controlliamo quali sono i libri che ci interessano e andiamo via>> propose non volendo rimanere lì a lungo.

<< Il problema è che il lago pullula di inferi>> rispose a tono l’Auror guardando negli occhi il Serpeverde.

<< Ne sei sicuro?>> chiese Hermione pallida in volto.

<< Si, ho già visto un lago simile>> rispose Harry ricordando la caverna in cui era stato nascosto il medaglione di Serpeverde.

<< E quindi?>> intervenne il biondo che cominciava ad agitarsi. << Ci basterà non toccare l’acqua, i libri sono tutti qui e noi possiamo prenderli senza incorrere in qualche maleficio perciò non capisco tutta questa preoccupazione>> concluse inarcando un sopracciglio.

<< D’accordo, tu controlla questa parte, io mi occuperò di quest’altra, Hermione a te lascio quella centrale>> mise fine alla discussione Harry inquieto allontanandosi.

I tre iniziarono a controllare il contenuto di ogni volume il più velocemente possibile ma Hermione mentre sfogliava una pagina dopo l’altra continuava a pensare a ciò che aveva detto l’amico, così non resistendo più si avvicinò a lui continuando a prendere volumi.

<< Che cosa pensi, Harry?>> gli sussurrò mentre girava una pagina in cui era descritto il modo in cui usare le candele.

<< Penso che tra questi libri non troveremo nulla, che servano solo a depistarci e a farci perdere tempo. Temo che ciò che cerchiamo sia lì>> rispose indicando con un cenno della testa l’isolotto.

<< Io spero tanto che tu non abbia ragione>> commentò apprensiva Hermione.

<< Lo spero anch’io>> rispose Harry fissando il lago.

Dopo ore passate a controllare ogni singolo volume Harry, Hermione e Draco infine si riunirono esausti e delusi nello stesso punto di prima. Dal confronto sulle rispettive ricerche emerse che nessuno era riuscito a trovare un libro che parlasse di un maleficio in grado di causare tutti quegli effetti che Hermione aveva subito in quelle settimane. Con un sospiro, sudando freddo, Draco si rese conto che Harry aveva avuto ragione.

<< Raggiungere quella piattaforma è l’unica cosa che ci rimane da tentare>> decretò Harry dopo aver riflettuto a lungo.

<< Come? Non possiamo toccare l’acqua e questo ponte non è abbastanza sospeso né rigido per permetterci di attraversare il lago senza sfiorare la sua superficie, cederebbe immediatamente sotto il nostro peso>> constatò Draco e ciò portò il Grifondoro a pensare ad una soluzione a quel problema.

<< Un modo c’è>> disse all’improvviso Hermione attirando su di sé i loro sguardi. << Possiamo arrivarci volando, basterà una scopa!>>

<< Giusto! Come ho fatto a non pensarci prima?>> esultò Harry guardandola con ammirazione<< Malfoy ci serve la tua scopa>>

Il biondo annuì, tornò nel punto in cui erano entrati e appellò la sua scopa. Dopo qualche minuto tornò tenendo il manico in una mano.

<< Bene, io e Potter andiamo sulla scopa e tu rimani qui>> le disse il biondo volendo che rimanesse al sicuro.

<< Non ci penso nemmeno!>> protestò Hermione<< Io vado sulla scopa e uno di voi due rimane qui, non posso proteggervi con la magia invece voi potete coprirmi le spalle. Non ha senso che io rimanga a guardare>>

<< Ah, perché avresti intenzione di scendere tu sulla piattaforma?>> chiese Draco con un cipiglio contrariato.
>
<< Certo che si, chi verrà con me sulla scopa mi aiuterà a tenere a bada gli inferi con la magia, mentre io prendo ciò che lì è custodito>> spiegò il proprio piano.

<< Che assurdità!>> commentò Draco non volendo che affrontasse disarmata un’orda di inferi. << E tu non dici nulla?>> si rivolse al Grifondoro cercando un appoggio.

<< È un buon piano e mi fido di lei>> rispose Harry sorridendole.

<< Io non ho intenzione di permettere una cosa simile! È troppo pericoloso… >> cominciò a sbraitare Draco ma Hermione approfittando di quel momento di distrazione strappò dalla sua mano la scopa, vi si sedette a cavalcioni e con una spinta si levò verso l’alto. << Allora, chi di voi due vuole venire con me? Abbiamo già perso troppo tempo in chiacchiere>> disse vedendo in basso l’espressione sconcertata del biondo e il sorriso furbo e complice dell’amico.

<< Grifondoro!>> commentò esasperato Draco facendo somigliare quella parola ad una imprecazione. << Siete dei pazzi suicidi, non smetterò mai di pensarlo! Vengo io con te e non accetto un no come risposta>> brontolò guardando Harry sfidandolo ad obiettare.

<< Contro gli inferi usa l’incantesimo lumus solem>> gli rispose solamente l'Auror non avendo alcuna intenzione di ostacolarlo.

Draco annuì confermando che aveva capito cosa fare e quando Hermione scese con la scopa vi salì sopra tenendo la bacchetta in mano. La Grifondoro volò con sicurezza in direzione dell’isolotto. Visto da più vicino si rivelò così piccolo da poter ospitare solo una persona.

<< Io adesso scendo, rimani sulla scopa vicino a me così comunicare sarà più facile>> gli disse Hermione girando la testa per guardare dietro di sé Draco e assicurarsi che avrebbe seguito il piano. Il biondo però cominciò a protestare contrariato fino a quando la Grifondoro non lo interruppe. << So quello che faccio, fidati di me per una volta>> disse guardandolo negli occhi.

<< Io mi fido di te, voglio solo che non ti accada nulla>> confessò Draco con apprensione.

<< Starò attenta>> promise Hermione prima di scendere dalla scopa per poi ritrovarsi sull’isolotto. Esso aveva una forma circolare, era sopraelevato rispetto all’acqua del lago e al centro si trovava una buca anch’essa circolare. Hermione si inginocchiò per osservarla più da vicino e con sollievo vide che custodiva un volume rilegato.

<< Che cosa vedi?>> le chiese Draco dall’alto con lo sguardo puntato su di lei.

<< La buona notizia è che ho trovato un libro>> rispose Hermione ancora intenta a fissare la buca.

<< E la brutta notizia?>> chiese il biondo avvicinandosi un po’ di più.

<< È immerso nell’acqua stessa del lago che risale dalla buca. È protetto da un incantesimo che impedisce all’acqua di rovinarlo>> lo informò mentre pensava ad una soluzione a quel problema.

Draco provò un incantesimo di appello ma come già immaginava non funzionò. << Non può funzionare>> gli disse Hermione riferendosi all’incantesimo che aveva usato. << Ho già letto qualcosa in passato su questo tipo di incantesimo e so che l’unico modo per estrarre un oggetto, in questo caso il libro, da qualsiasi sostanza in cui si trova immerso è afferrarlo con le proprie mani senza l’ausilio della magia>>

<< Non fare nulla di avventato, riflettiamo, magari c’è un’altra soluzione>> ipotizzò Draco pensando freneticamente ad una alternativa.

<< Non ci sono altre soluzioni, tieniti pronto>> gli rispose Hermione che, prima di dare modo al Serpeverde di rendersi conto di ciò che stesse per fare e quindi di intervenire, immerse le mani nell’acqua gelata del lago.

Appena afferrò il libro una mano scheletrica e deforme si aggrappò istantaneamente al suo polso. Hermione urlò per la paura e la sorpresa mentre cercava di contrastare la forza della mano che le impediva di estrarre il libro dall’acqua e le tirava il polso verso il basso. Alla prima ben presto sopraggiunse una seconda mano ossuta che le agguantò l’altro polso, le unghie delle dita cadaveriche le si conficcarono nella pelle tenera facendola ansimare per il dolore e per lo sforzo di contrastare la loro forza.

<< Hermione! Che succede?>> urlò Draco avvicinandosi a lei con la scopa avendola sentita gridare e vedendo che la superficie dell’acqua cominciava ad incresparsi e ad agitarsi.

<< Mi hanno presa per i polsi, sono bloccata!>> gridò affannata e quando alzò la testa per guardarlo spalancò gli occhi terrorizzata. << Attento! Dietro di te!>>

Draco girò di scatto la testa e impallidì quando si accorse che un inferius era salito sulla sua scopa. Il biondo non ne aveva mai visto uno, era terrificante. Il corpo era cadaverico e ancora in pieno processo di decomposizione, sopravvivevano solo alcuni brandelli di pelle e muscoli. Il naso e gli occhi erano ridotti a delle cavità vuote e nel teschio spiccava la sostituzione della bocca: una fessura all’apparenza stretta e piccola che quando si apriva, allargandosi il doppio, scopriva le gengive rivelando denti in parte marci. Si muoveva a scatti e rabbiosamente in modo innaturale come se qualcuno stesse tirando dei fili invisibili e la mascella si apriva e chiudeva in continuazione cercando qualcosa o qualcuno da addentare. Il Serpeverde rimase paralizzato dall’orrore mentre fissava la creatura avvicinarsi sempre di più a lui, sembrò dimenticarsi perché fosse lì e l’unica cosa che sapeva era che voleva ma non poteva scappare.

<< Draco! Draco!>> lo chiamava gridando in continuazione Hermione vedendo che non reagiva. La piattaforma era stata completamente occupata dagli inferi, le mani ossute non davano segno di cedimento al contrario delle sue che per il dolore e l’intorpidimento stavano per perdere la presa. << Non resisto più!>> esalò disperata con le lacrime agli occhi mentre gli inferi le afferravano e mordevano le gambe per portarla con loro nel lago. La riccia provò a scalciare per scrollarseli di dosso ma il suo sforzo si rivelò del tutto inutile. D’un tratto quando Hermione stava per perdere le speranze una potente fiammata percorse la parte di lago rasente all’isolotto costringendo alcuni inferi a ritirarsi spaventati dalla luce. La riccia alzò di poco la testa e intravide Harry che continuava a lanciare fiammate tutte intorno a loro. Il fuoco fece tornare in sé Draco e appena vide la scena disastrosa che si stava volgendo sotto di lui senza esitare puntò la bacchetta e gridò: << Lumus solem!>>

La luce che si liberò fu accecante tanto che Hermione dovette chiudere gli occhi e abbassare la testa. Tutti gli inferi si allontanarono dalla piattaforma e dalla sua scopa e finalmente le mani e le unghie lasciarono i polsi martoriati della Grifondoro. Immediatamente si mise a sedere e tirò fuori dall’acqua il libro con le braccia tremanti.

<< Sali! Presto!>> gridò Draco raggiungendola con la scopa e porgendole una mano per aiutarla a salire. Hermione tese la sua, dopo avergli affidato il libro, ma prima che potesse afferrarla la parete della caverna cominciò a sgretolarsi e le torce si spensero. Il buio li circondò e la riccia non vedendolo più non riuscì a trovare e stringere la sua mano. In un attimo si sentì afferrare le caviglie e prima che potesse opporre qualsiasi tipo di resistenza fu trascinata in acqua.

<< Lumos!>> gridò Draco illuminando l’area circostante cercando di capire cosa stesse succedendo. Gli si mozzò il fiato quando della Grifondoro vide solo le mani aggrappate al bordo della piattaforma. Il resto del corpo era immerso nel lago e gli inferi le si accalcavano provando a trascinarla giù. Appena vide che la riccia stava cedendo Draco non capì più nulla. Scese sull’isolotto abbandonando la scopa e stringendo al petto il libro.

Hermione non resisteva più, i polsi tremavano, il dolore dovuto allo sforzo e alle ferite era divenuto insopportabile e gli inferi erano numerosi e troppo forti. Facendo ricorso alle sue ultime forze riuscì a far emergere la testa per qualche secondo. Vide il viso di Draco pallido e terrorizzato particolarmente vicino a sé ma non ebbe abbastanza tempo per stabilire quanto fosse distante. L'oscurità sopraggiunse, ogni suono divenne ovattato e il gelo l'avvolse.

Aveva lasciato la presa.

Quella consapevolezza fu terribile e spaventosa, il panico l’assalì. Continuò a muovere le braccia verso l’alto alla cieca alla ricerca di un appiglio e in un momento di lucidità e insolita serenità pensò che sarebbe morta. Trattenere il respiro divenne sempre più difficile e ben presto contro la sua volontà inspirò sentendosi soffocare. Tentò di muoversi e reagire ma ogni sforzo fu vano, gli inferi la circondavano e la fissavano con le bocche spalancate, le gengive sporgenti e con i loro volti ancora più deformati e spettrali. Era la fine, pensò. Gli occhi cominciarono a socchiudersi quando una luce penetrò l’oscurità facendoli riaprire.

Qualcosa afferrò il suo polso. Il dolore le diede un ultimo stimolo per reagire. Provò all'inizio a liberarsi associandolo ad un inferius ma quando riconobbe la mano si aggrappò a quell’improvviso appiglio e di colpo si sentì leggera. Pensò che ciò fosse dovuto alla sua imminente perdita di conoscenza ma appena riemerse con la testa, ancora con gli occhi chiusi, si rese conto che tutti gli inferi avevano lasciato la presa. Tossì violentemente mentre sentiva delle mani tirarla fuori dall’acqua e provò ad aprire gli occhi con difficoltà a causa della luce abbagliante circostante.

<< Lumos!>> sentì dire a Draco che si trovava accanto a lei.<< Hermione stai bene? Mi senti?>> chiese angosciato mentre le toccava il viso. Hermione dopo averlo rassicurato annuendo per la seconda volta provò ad aprire gli occhi e quando ci riuscì le bastò guardare il Serpeverde per comprendere la situazione in cui si trovavano. Il biondo, che aveva appena ripreso in mano il libro, dopo aver controllato che stesse bene, stava cercando qualcosa con lo sguardo che diventava sempre più preoccupato. Hermione all’inizio lo guardò perplessa per poi impallidire quando ne intuì il motivo.

<< Dov’è la scopa?>> chiese la riccia in un sussurro roco.

<< È sparita>> sussurrò Draco sgomento e con la voce strozzata.

Terrorizzato, alzandosi in piedi, continuò a lanciare l’incantesimo che Harry gli aveva indicato tenendo stretta a sé Hermione per prendere tempo e pensare ad una soluzione. Tremante per il freddo e per la paura la Grifondoro si guardò intorno nell’intervallo tra le ripetizioni degli incantesimi e finalmente lo vide.

<< Forza, salite non c’è più molto tempo>> disse Harry che volava accanto a loro con la scopa.

<< Tu… come?>> chiese il biondo esterrefatto fissando la scopa.

<< Non c’è tempo per le spiegazioni, iniziate a salire!>> rispose con urgenza nella voce.

Il Grifondoro portò perciò prima Hermione, a cui Draco aveva insistito dare la precedenza, nel punto da cui erano entrati e immediatamente dopo anche il Serpeverde.

<< Prendete voi due la scopa, io vi seguirò a piedi e cercherò di tenerli a bada>> ordinò Harry mentre non perdeva di vista il lago da cui stavano emergendo gli inferi.

Hermione e Draco non esitarono ad ubbidire. << Tieniti forte>> le disse Draco dopo esser salito sulla scopa seguito da Hermione che gli cinse la vita con forza. Il biondo abbassò il manico di scopa e questa prese a volare alla massima velocità. Hermione cercò di non guardarsi intorno per non perdere la presa e per non distrarsi quando però un bagliore rosso la costrinse a guardare alle sue spalle.

Le si mozzò il fiato.

Enormi vampate di fuoco avvolgevano gli inferi, le fiamme, che lambivano il soffitto, erano permeate dai loro lamenti rabbiosi e sofferenti. Hermione ignorò l’istinto di tapparsi le orecchie e si concentrò sull’amico.

<< Harry! Dietro di te!>> gridò al Grifondoro che li stava seguendo correndo.

<< Incendio!>> urlò il moro dirigendo la bacchetta contro l’infero dietro di sé che schiumò dalla bocca rabbioso quando venne investito dal fuoco. Come una risacca preannuncia uno tsunami così la presenza di quell’unico inferius non fu altro che il segno di un’orda di inferi talmente grande e fitta da oscurare una parte della grotta. Hermione comprese che l’unica loro speranza era uscire da lì, si girò e dopo una brusca virata, che per poco non la disarcionò dalla scopa, vide l’apertura del pavimento della biblioteca. In un attimo Draco la imboccò ed Hermione scese immediatamente per aiutare Harry a salire. L'Auror, quando si trovò accanto a loro, prese la lastra di marmo e chiuse l’apertura un attimo prima che gli inferi potessero uscirne. Per qualche secondo rimasero tesi fino allo spasmo e in silenzio a fissare il pavimento temendo che da un momento all’altro potesse spostarsi la lastra ma non ci fu altro che silenzio. Esausti e sollevati si sedettero a terra potendosi finalmente rilassare.

<< Ce l’abbiamo fatta>> commentò Draco sconvolto, incredulo e ancora senza fiato con in mano il libro.

<< Ne dubitavi, Malfoy?>> rispose Harry ironico con un sorriso stanco.

Il Serpeverde stava per rispondere quando una figura argentea attraversò gli scaffali della biblioteca e saltellò nell’aria per fermarsi vicino al Grifondoro. Una voce forte e dal tono apprensivo si levò.

<< Miseriaccia Harry, dove sei finito? Ginny…il bambino… hai capito. Vieni subito al San Mungo>>

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Capitolo 15
*** Rosso (parte 1) ***


Se non avesse appena visto il Grifondoro con i propri occhi affrontare con sicurezza e nervi saldi un’orda di inferi, Draco avrebbe stentato a credere che la persona dinanzi a sé fosse la stessa di qualche minuto prima nella grotta. Harry, dopo aver sentito il messaggio, era scattato in piedi e preoccupato e agitato non faceva altro che chiedere al Serpeverde che strada prendere per uscire dal Manor senza capire o sentire realmente le sue risposte. Hermione vedendolo così in difficoltà si alzò anche lei in piedi, poggiò le mani sulle sue spalle, reprimendo una smorfia per il dolore, e lo fece fermare.

<< Harry, ascoltami. Ginny ha bisogno di tranquillità e sostegno>> esordì con calma. << E Ron…>> commentò rabbuiandosi per un attimo con lo sguardo assente immersa in pensieri che né Harry né Draco riuscirono a decifrare << Beh, è Ron!>> esclamò abbozzando un sorriso affettuoso e comprensivo immaginando l’apprensione del rosso e il suo senso di protezione per la sorella. Entrambi sapevano che l’amico non era il più indicato per rassicurarla in quel momento. << Almeno tu devi mantenere il controllo>> gli disse tornando seria, esercitando maggiore pressione sulle sue spalle e guardandolo negli occhi per assicurarsi che stesse capendo le sue parole. Quando lo vide annuire e rilassarsi allentò la presa. << Verrei io se non fossi… >> continuò senza però finire la frase incupendosi, cosa che non sfuggì a Draco.

Sentire quell’ultima frase e il tono con cui era stata pronunciata fece tornare del tutto lucido il Grifondoro. Per la prima volta da quando erano tornati in biblioteca la vide davvero. I vestiti bagnati, ancora gocciolanti e sporchi di sangue aderivano totalmente al suo corpo visibilmente dimagrito, la sua figura minuta gli apparve ancora più piccola e fragile mentre osservava il tremore che la scuoteva, le labbra erano violacee, il viso aveva perso colore e gli occhi… Con rammarico e una fitta al petto gli occhi gli apparvero spenti, quasi di un tono più scuro del normale, e inespressivi conferendole un’espressione dura, impenetrabile. Harry conosceva quello sguardo, l’aveva visto in molti suoi colleghi quando praticavano l’occlumanzia, e non poté non chiedersi da quale pensiero l’amica cercasse di tenerlo fuori. Eppure quegli occhi qualche ora prima avevano brillato, si erano accesi. Non tutto era perduto, si convinse, c'era ancora speranza. E per quanto si sentisse in colpa per il fatto di averla incoraggiata ad affrontare un pericolo così grande la consapevolezza che ciò era stata la causa scatenante di quella reazione, di quel fugace ritorno alla vita, in parte alleviò il peso che gravava sul suo cuore.

<< Io non avrei dovuto farti esporre ad un tale pericolo>> le sussurrò con profondo dispiacere portando Draco a borbottare un commento che Harry non udì concentrato su Hermione.

<< Sapevo quel che facevo, è stata una mia scelta non devi sentirti responsabile>> lo rassicurò la riccia abbracciandolo avendo compreso lo sguardo addolorato dell’amico.

<< Sei stata grande come sempre>> le rispose Harry stringendola forte e strappandole un sorriso.

<< Vai da Ginny, ha bisogno di te, io sto bene>> lo incoraggiò la Grifondoro sciogliendo l’abbraccio.

Harry annuì con un sorriso, al pensiero della nascita di suo figlio, una determinazione e una sicurezza che rincuorarono Hermione. << Quindi Malfoy>> esordì avendo ripreso il controllo di sé e rivolgendosi al biondo ancora seduto sul pavimento << quale strada devo prendere per uscire dal Manor?>> chiese per l’ennesima volta.

Il Serpeverde esasperato portandosi una mano sul viso chiamò il suo elfo domestico e gli ordinò di accompagnarlo fino all’uscita avendo perso la pazienza.

<< Fammi avere notizie di Ginny, Harry!>> fece promettere all'Auror prima che uscisse dalla biblioteca.

Dopo aver ricevuto il suo assenso e il suo saluto il silenzio calò nella stanza. Hermione rimase ferma a fissare la porta che si richiudeva e il battito improvvisamente accelerò quando sentì su di sé il suo sguardo. Un misto di aspettativa e ansia la colse nonostante continuasse a ripetersi che non ce ne fosse motivo. Con la coda dell’occhio lo vide alzarsi e quando l’attesa divenne insostenibile si girò per guardarlo. Con una stretta allo stomaco lo vide mettersi in piedi con eleganza e agilità e sperò che il cuore smettesse di battere così forte non volendo che il Serpeverde lo sentisse. Mentre si avvicinava notò la sua camicia bagnata e sporca di sangue e dopo qualche attimo di perplessità ne comprese l’origine. Non vi aveva attribuito molta importanza quando erano stati laggiù, scossa e terrorizzata all’idea di stare per morire annegata, ma adesso tutto si ricopriva di un significato che le fece tremare le ginocchia. Ricordò come l’avesse stretta a sé spezzandole il respiro e il trasporto con cui l’aveva presa in braccio e aveva affondato il viso nell’incavo tra il collo e la spalla. Bastò il solo pensiero a farle venire la pelle d’oca e a far gonfiare il cuore di speranza e paura. E se stesse fraintendendo ogni cosa? Dopotutto non era stato lui stesso a dirle che amava un’altra? Quel pensiero le fece male e le provocò un senso di nausea. Da quando le importava cosa provasse Malfoy per lei? Non aveva il coraggio di rispondere a quella domanda, se lo avesse fatto non sarebbe stato più possibile tornare indietro.

Draco nel frattempo si era fermato davanti a lei e la osservava con apprensione non riuscendo a cogliere il filo dei suoi pensieri. Si chiese per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a non crollare. Vedendola tremare immediatamente le fece un incantesimo riscaldante.

<< È tutto finito>> sussurrò il Serpeverde interpretando il tremore come reazione a ciò che aveva passato mentre le accarezzava con delicatezza i capelli. Non riusciva ancora a credere di poterla toccare e di averla accanto a sé. Aveva rischiato seriamente di perderla e la consapevolezza di ciò arrivò in quel momento colpendolo con violenza.

Hermione chiuse per un attimo gli occhi in risposta al suo tocco delicato per poi riaprirli e posarli sul suo viso. Perfino con i capelli terribilmente spettinati, con quell’espressione corrucciata, apprensiva e ancora sconvolta, con la camicia stropicciata e sporca lo trovò bello, forse ancora più bello di quando era totalmente controllato. Vide la sua fragilità e lo sentì molto più vicino a sé poiché anche lei si sentiva nello stesso modo. Una fitta al petto la colse al pensiero che avrebbe potuto non vederlo mai più, che non avrebbe potuto più vedere i suoi occhi. D’istinto alzò lo sguardo, lo puntò in quelle pozze d’argento fuso e si pentì di non averlo fatto prima. Rimase senza fiato, nessuno l’aveva mai guardata né fatta sentire così prima d’ora. La fissava emozionato, intenso, quasi vorace ed Hermione ne comprese il motivo quando vide riflessa negli occhi di lui la propria espressione. Si vide guardarlo con arrendevolezza e dolcezza e iniziò lentamente ad arrossire per ciò che stava constatando. Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno, per il senso di pace e benessere che la pervadeva, ma un movimento improvviso la costrinse a distogliere lo sguardo. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione e di colpo impallidì con il cuore in gola quando comprese cosa l’aveva distratta. Le gambe presero a tremare mentre il calore che fino a pochi attimi prima le intorpidiva piacevolmente le membra era scomparso e il gelo la invadeva. Represse un singhiozzo per la disperazione e il terribile senso di attesa che la straziava da giorni. La seguiva ovunque si trovasse, non c’era posto, nemmeno nella sua mente o nei sogni, in cui potesse sfuggire dall’orribile sensazione che sarebbe successo qualcosa di terribile e da essa. Anche in quel momento era con lei, una semplice presenza che temporaneamente aveva deciso di nascondersi dietro la colonna. Che cosa sarebbe successo quando avrebbe deciso di non nascondersi più? Aveva paura eppure sapeva che non esisteva, che era tutto frutto della sua mente. Di scatto diede le spalle all’ombra e a Draco e chiuse occhi cercando di regolarizzare il respiro. “Non è reale”,cominciò a ripetersi mentalmente strizzando le palpebre e provando a calmarsi, “non è reale". Draco comprese il motivo del suo comportamento, rabbuiandosi nel vedere la stessa reazione che aveva avuto in quelle settimane, e la strinse con forza protettivo per cercare di infonderle sicurezza facendola girare nascondendole la testa sul suo petto.

<< Andiamo in camera, così ti curo le ferite>> le disse piano sperando di allontanarla da ciò che vedeva anche se sapeva che ciò non era possibile. Andare via non avrebbe risolto il problema ma rimanere in biblioteca l’avrebbe solo peggiorato. Hermione si limitò ad annuire silenziosamente grata.

Il serpeverde dopo aver preso il libro con un incantesimo di appello continuando a stringerle un fianco con un braccio l’accompagnò nella sua camera. Una volta entrati la fece sedere sul letto a baldacchino ed entrò in bagno prendendo l’essenza di dittamo dalla vetrinetta, una tovaglietta e una bacinella piena di acqua che riscaldò con un colpo di bacchetta. Con la magia fece levitare dietro di sé tutto il necessario e lo portò nella stanza. La Grifondoro guardò con nostalgia l’effetto dell’incantesimo e sentì le mani formicolare per il desiderio di praticare anche lei la magia. Draco nel frattempo posò la pozione e la bacinella sul comodino e l’asciugamano sulle gambe quando si sedette anche lui sul letto. Lesto le prese i polsi per esaminarli. Hermione vide le sue dita sulle ferite sanguinanti e d’istinto ritrasse i polsi insicura.

<< Posso curarmi io, non è un problema>> disse piano temendo di vedere sul suo viso un’espressione disgustata. Le aveva assicurato che aveva accantonato i suoi pregiudizi in tal senso ma avrebbe continuato a sostenerlo adesso che si erano macchiate le sue mani?

<< Non mi importa nulla del sangue>> rispose Draco riprendendole i polsi e guardandola negli occhi avendo capito il suo timore. Era vero, molto probabilmente se fosse stato un altro nato babbano avrebbe provato repulsione ma nulla di ciò che apparteneva ad Hermione poteva disgustarlo, nemmeno il suo sangue.

<< Immaginavo>> commentò poi fissando le ferite con orrore mentre passava le dita sui solchi lasciati dalle unghie degli inferi macchiandosele ulteriormente del suo sangue. Prese la boccetta con l’essenza di dittamo e versò qualche goccia sui polsi martoriati. Le ferite cominciarono rapidamente a cicatrizzarsi e a guarire.

<< Io l’avevo detto che era pericoloso>> commentò arrabbiato con Potter per averla coinvolta in quella follia mentre immergeva la punta della tovaglietta nell’acqua calda.

<< Era la soluzione migliore>> difese l’amico comprendendo a chi fosse rivolta la sua rabbia mentre l’osservava passare il tessuto sui polsi per togliere il sangue rappreso.

<< Ah si? Era la soluzione migliore farti quasi uccidere dagli inferi?>> scattò Draco arrestando per un attimo le mani e guardandola negli occhi.

<< Era l’unica soluzione, se fossi rimasta da sola e voi due foste saliti sulla scopa gli inferi prima o poi avrebbero attaccato anche me e nessuno di noi tre sarebbe stato nelle condizioni di proteggermi in quel momento>> rispose spiazzando Draco che contraendo la mascella tornò a pulirle i polsi. Scosse la testa non potendo fare a meno di pensare a quando per poco l’aveva persa e nel ricordare quel momento gli tornò alla mente un gesto della Grifondoro che l’aveva lasciato perplesso: si era guardata attorno con sicurezza senza esitazione né preoccupazione.

<< Tu sapevi che Potter aveva preso la scopa>> affermò seguendo il filo dei propri pensieri prendendo per un attimo la Grifondoro alla sprovvista.

<< Non ero sicura che avesse la scopa>> confessò << Sapevo solo che Harry avrebbe trovato il modo di tirarci fuori dai guai>> rispose fissando le sue dita longilinee e diafane quanto la tovaglietta che premevano con accortezza.

<< Ti fidi ciecamente di lui>> commentò incolore evitando di guardarla negli occhi.

<< Si, mi fido>> confermò non riuscendo a capire come doveva interpretare quella frase.

Il silenzio scese tra loro, i polsi erano puliti ma Draco continuava a tenere la testa bassa come se volesse nascondersi. Le fissò le gambe e vedendo, attraverso i pantaloni strappati, che anch’esse erano piene di sangue e di ferite cominciò a curarle. Hermione non si oppose ma notò quanto si fosse irrigidito e il continuo tentativo di rifuggire il suo sguardo.

<< Guardami>> gli disse volendo sapere il motivo di quella reazione.

<< Devo pulire le ferite prima che si infettino>> le rispose prontamente non volendole mostrare l’invidia che in quel momento provava nei confronti del Grifondoro. Quella era la prima volta, da quando si era fidanzato con Hermione, che gli invidiava qualcosa.

<< Le ferite possono aspettare>> ribatté spazientita posando le mani sulle sue spalle facendolo fermare immediatamente << Guardami>> ripetè con più dolcezza e fu quel tono a convincerlo ad alzare lo sguardo.

<< Ti ho affidato la mia vita>> gli disse guardarlo dritto negli occhi, con schiettezza e coraggio << E lo farei ancora>> sussurrò vedendo un guizzo animare i suoi occhi in parte coperti dai capelli spettinati.

<< Questo mi rende più importante di Potter?>> la provocò sorridendo visibilmente più rilassato e anche sollevato.

<< Non puoi chiedermi di fare un paragone, non è la stessa cosa. Harry è sempre stato mio amico, siamo cresciuti insieme, lo ritengo un fratello ormai>> rispose scuotendo la testa per la sua domanda sorridendo.

<< Ed io? Cosa sono io per te?>> le chiese seriamente spiazzandola. L’unica risposta che ottenne però fu il silenzio. Quando capì che non avrebbe risposto deluso il Serpeverde tornò a curarle le ferite.

Hermione lo guardò dispiaciuta ma non poteva dare un nome ad un sentimento che non capiva nemmeno lei. Non riusciva a definire ciò che provasse esattamente nei suoi confronti, sapeva che era qualcosa di intenso, forte ma allo stesso tempo molto indefinito e confuso. L’osservò mentre immergeva la tovaglietta nell’acqua della bacinella che assunse un colore roseo e nel seguire i suoi movimenti gli occhi si posarono sul libro sul comodino. Un dubbio la colse.

<< Non possiamo consultare il libro>> ruppe il silenzio la riccia. Non potevano rischiare, soprattutto lei, di cadere vittima di qualche incantesimo di magia oscura.

<< No, non possiamo. È troppo pericoloso>> convenne Draco confermandole che anche lui aveva avuto lo stesso dubbio. Per esperienza infatti sapeva che la maggior parte di quella tipologia di libri era protetta da una o più maledizioni.

<< Lo faremo prima allora controllare da Harry e Ron>> concluse Hermione e a Draco piacque la sua inclusione in quel “faremo".

L’atmosfera in poco tempo si fece di nuovo tesa. << Credo che non ci siano altre ferite. Vado a darmi una ripulita>> esordì il Serpeverde, non sopportando più quella tensione e ferito più di quanto volesse ammettere, alzandosi in piedi, posando la tovaglietta sul bordo della bacinella e infine prendendo il libro pronto per uscire dalla stanza.

<< Certo, anch’io ne ho bisogno>> rispose Hermione pur di non far calare il silenzio alzandosi anche lei.

<< Ci vediamo giù per pranzo, allora>> le disse annuendo il biondo e la Grifondoro con una fitta al petto avvertì la freddezza nel suo tono di voce.

<< Potremmo scendere insieme per pranzare>> propose non volendo permettere che si allontanasse da lei, non dopo il rapporto che si stava costruendo. Odiava il fatto di non riuscire a riconoscere e ad esternare ciò che provasse per lui, così quella proposta le sembrò l’unico modo in quel momento per potergli dimostrare che teneva a lui. << Se vuoi, ovviamente>> aggiunse frettolosamente.

<< D’accordo, passo io>> rispose Draco mentre il suo sguardo si accendeva.

Hermione si sentì rincuorata ed euforica per la sua reazione e lo seguì con lo sguardo fino a quando non uscì dalla stanza. Il silenzio tornò ad avvolgerla e a circondarla e l’inquietudine dissipò il calore che si era creato in lei. Provando ad ignorare e a fuggire quella sensazione si diresse in bagno ed in fretta si chiuse la porta alle spalle.

Mai aveva fatto doccia più veloce in tutta la sua vita non solo per l’urgenza di togliersi di dosso la sporcizia e l’odore degli inferi ma anche per la ricomparsa dell’ombra, netta contro la parete del bagno, una costante presenza che l’aveva osservata silente e in attesa. Hermione era uscita subito dal bagno, si era altrettanto rapidamente vestita e asciugò i capelli, che aveva lavato, come di consueto solo con una tovaglietta. Odiava lasciare i capelli bagnati ma non aveva potuto fare altro da quando si era risvegliata al Manor. Chiaramente il Manor non era provvisto né di oggetti babbani né di corrente elettrica, lei in quel momento non poteva usare la magia e non aveva la minima intenzione di chiedere al Serpeverde di asciugarle i capelli.

Un leggero bussare alla porta la fece sussultare, essendo sovrappensiero, e dopo aver indossato le scarpe andò ad aprire. Draco era tornato ad essere l’ordinato, impeccabile rampollo della famiglia Malfoy, con i suoi capelli in ordine, il suo caratteristico completo, la sua calma e compostezza. Le sorrise e si sentì sollevata avendo temuto che si fosse offeso a causa della sua mancata risposta di prima. Percorsero il corridoio l’uno accanto all’altro in silenzio quando imboccarono i gradoni della scala monumentale. Appena si avvicinarono Hermione notò qualcosa di diverso e inconsueto.

<< Ma cosa…?>> commentò Draco esterrefatto non aspettandosi ciò che stava vedendo.

Il Manor era stato letteralmente invaso dai colori rosso e oro. C'erano festoni appesi ovunque, sul passamano della scalinata, sui davanzali delle alte finestre, attorno a tutte le colonne e agli elementi di sostegno del Manor, incorniciavano perfino tutte le porte. Un albero gigantesco, che nascondeva il camino e arrivava fino al soffitto, era anch’esso così pieno di decorazioni natalizie rosso e oro da far intravedere a malapena il verde dell’albero. Di fronte a loro al centro della stanza sul pavimento stava in piedi Poppy che li guardava euforico in attesa. Draco fulminò l’elfo con un'occhiata. Quanta sfrontatezza, pensò, mentre notava che non abbassava lo sguardo. Quell’elfo non era a posto, l’aveva sempre pensato, un giorno era servile e spaventato e in un altro faceva di testa sua. Come aveva osato prendere l’iniziativa senza il suo permesso? I suoi antenati sarebbero rimasti orripilati se avessero saputo che il loro discendente aveva permesso ad un elfo non solo di essere liberato ma addirittura di comandare in casa loro. Poteva sentire il loro giudizio dall’espressione contrariata di quelli raffigurati nei quadri. E poi tutto quel rosso senza neanche una punta di verde a smorzarlo… Gli facevano male gli occhi solo a guardare. Ah, ma l’avrebbe sentito! Non avrebbe dovuto permettersi di fare una cosa del genere, non era il padrone del Manor e glielo avrebbe fatto capire!

<< È meraviglioso! Hai fatto tutto tu, Poppy?>> chiese Hermione guardandosi attorno con stupore e con il sorriso sulle labbra mentre scendeva le scale e si metteva a fianco dell'elfo. Draco si morse l’interno guancia. Dopotutto, pensò, poteva trarre un vantaggio da quella trasgressione.

<< In realtà…>> perciò esordì già avendo in mente cosa dire ma fu costretto a interrompersi.

Poppy aveva annuito in risposta alla sua domanda. << Per la padroncina>> disse solamente e abbracciò la sua gamba.

Hermione intenerita e quasi commossa lo prese in braccio e lo abbracciò. << Grazie, è bellissimo>> disse all’elfo che la guardava adorante. << Sei stato anche coraggioso, non conosco molti elfi che avrebbero fatto qualcosa senza avere il permesso del loro padrone>> continuò e Draco vedendo il viso dell’elfo illuminarsi mentre apriva la bocca intuì cosa stava per dire. D’istinto cominciò a scendere per cercare di non farlo parlare ma era troppo tardi.

<< Poppy è un elfo libero!>> esclamò stupendo Hermione che guardò Draco ormai rigido e fermo sul posto.

La Grifondoro dopo averlo ancora ringraziato riportò a terra Poppy, che ora aveva preso a saltellare per la stanza, e si avvicinò al Serpeverde.

<< Lo hai liberato>> gli disse guardandolo incredula e allo stesso tempo piacevolmente colpita. Draco non riuscì a sostenere quello sguardo, un conto era voler fingere di aver voluto lui addobbare il Manor un altro era mentirle su una cosa così importante per lei. In questo caso non poteva nasconderle la verità.

<< In realtà, anche se non te lo ricordi, sei stata tu a liberarlo>> rispose sinceramente preparandosi mentalmente ad uno smorzamento di quello sguardo così pieno di ammirazione.

<< E tu me lo hai lasciato fare>> gli fece notare senza perdere l’espressione che tanto stava ipnotizzando Draco.

<< Sapevo che ci tenevi>> rispose il Serpeverde e con stupore vide i suoi occhi riempirsi di qualcosa che andava oltre la gratitudine, l’emozione e l’affetto. Era un qualcosa di così profondo e intenso che gli tolse il fiato.

Hermione sentì a quel punto un bisogno di dimostrargli ciò che provava ancora più urgente e insostenibile di quando le aveva chiesto cosa fosse lui per lei. “Non riesco a dirtelo a parole però posso fare questo" gli dicevano i suoi occhi mentre lo abbracciava e lo baciava sulla guancia.

Draco fremette tra le sue braccia e rispose nello stesso strano linguaggio silenzioso, che stavano condividendo solo loro, cingendole la vita con le braccia, quasi stritolandola. Un abbraccio che diceva “mi basta”.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Mi scuso per il ritardo con cui sto pubblicando ma ho iniziato l'università e non ho avuto molto tempo in queste settimane. Ringrazio davvero tutti coloro che stanno seguendo, leggendo, commentando la storia! Spero che il capitolo vi piaccia! Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Rosso (parte 2) ***


Un tuono squarciò il cielo e per un attimo il lampo illuminò l'ambiente in penombra. Non che ne avesse bisogno, sapeva bene come orientarsi tra le ombre, lo avevano accompagnato e circondato per così tanto tempo da portarlo a credere che fossero serpeggiate dentro di lui fino ad intossicarlo. Avanzò lentamente, salì ogni gradino con innaturale calma diviso tra il bisogno di convincersi di non provare più nulla e quello di ritardare ciò che avrebbe visto e lo avrebbe ucciso. La sua lentezza però non gli impedì di trovarsi di fronte alla porta della stanza in cui tanto temeva entrare, aveva solo prolungato l'agonia. Come se fosse stato qualcun altro ad impartire l'ordine alzò un braccio, appoggiò la mano sul pomello e lo girò. La porta si aprì con un sinistro cigolio, nella stanza aleggiava un senso di morte. Senza indugiare entrò sapendo che quando ne sarebbe uscito non sarebbe stato più lo stesso. Si sentiva come se il filo su cui era stato in precario equilibrio per tutto quel tempo fosse in procinto di rompersi. Sapeva che era solo questione di tempo, quando il filo si sarebbe spezzato allora ci sarebbe stato solo il vuoto e un rapido precipitare. Era pronto alla morte, si rese conto con inaspettata calma, desiderava solo che il dolore e il tormento cessassero. L'unica ragione per cui aveva continuato a vivere era stato quel fragile filo ma ora non avrebbe avuto più neanche quello. Non ebbe il coraggio di guardare il letto mentre attraversava la camera e si accostava alla finestra accanto ad esso. Il cielo plumbeo era ricoperto di nuvole che minacciavano di piovere da un momento all'altro e su ogni cosa era scesa un'ombra.

Un'ombra di morte.

<< Draco>> sussurrò debolmente la sua voce cui lui rifiutò di rispondere. "Ti prego", pensò con disperazione chiudendo gli occhi, "non voglio vedere, non costringermi a vedere". Una mano però gli toccò e strinse il braccio gentilmente e con un sussulto contro la  propria volontà puntò lo sguardo sul letto. Tutta la freddezza e la calma di cui si era armato con così grande cura si dissolsero in un attimo. Un lamento gli scappò involontariamente dalle labbra e il respiro si fece affannoso.

Non era pronto alla morte.

<< Draco>> ripeté con infinita tristezza e pena sua madre. << Siediti>> gli sussurrò facendogli con fatica spazio sul letto.

Si sedette a malapena consapevole dell'azione appena compiuta avendo dedicato tutta l'attenzione al viso della madre, deperito e sofferente, che non riusciva più a rassicurarlo come quando era bambino. Adesso vedeva solo la fine, la loro fine e il mondo gli crollò definitivamente addosso. Un dolore sordo gli colpì il petto, la disperazione e il panico lo soffocarono.

<< Non mi lasciare>> la supplicò con voce rotta mentre le lacrime cominciarono a rigargli le guance con il cuore che sembrava voler uscire dal petto. L'abbracciò e vi si aggrappò come se volesse impedirle di scappare da lui, dalla vita. Si sentì accarezzare i capelli amorevolmente e comprese che lo stava facendo per provare a calmarlo e confortarlo ma se possibile quel gesto peggiorò le cose perché quella carezza sapeva tanto di un addio.

<< Draco>> lo chiamò ancora assaporando il nome del figlio << Dopo che me ne andrò...>> esordì.

<< No, no io troverò un modo!>> le disse tornando ad essere combattivo e abbandonando la rassegnazione di qualche minuto prima, tremante e scosso dai singhiozzi.

<< ...voglio che tu non ti chiuda alla vita>> continuò con apprensione. << Non sarai solo, Hermione ti aiuterà ne sono certa. Lo vedo...>> si interruppe  per tossire << lo vedo come ti guarda, ti vuole bene. Ti prego, non rifiutare il suo aiuto. Promettimelo>> concluse con voce roca ed un tono di urgenza. << Draco guardami>> quasi lo supplicò e nell'udire quel tono di voce obbedì e alzò la testa<< Ti prego promettimi che ti farai aiutare>> gli chiese con gli occhi lucidi mentre gli stringeva le braccia.

Guardò il suo viso sfuocato a causa delle lacrime e batté più volte le palpebre per scacciarle via e vederla meglio << Lo prometto>> le sussurrò mentre il suo cuore sanguinava con voce malferma per rassicurarla.

<< Sarò sempre con te, amore mio>> la sentì sussurrare stanca mentre gli baciava una guancia e si sentì soffocare per il dolore e l'emozione nel sentirsi chiamare in quel modo così affettuoso per la prima volta.

<< Andrà tutto bene. Troverò un modo e staremo ancora insieme>> continuò a convincersi accarezzandole i capelli, sorridendole forzatamente e trattenendo i singhiozzi e altre copiose lacrime. Vide la madre sforzarsi visibilmente di non piangere e si rifiutò di comprenderne il motivo.

<< Draco>> esalò solamente mentre un lampo illuminò il suo viso e la luce lentamente abbandonò i suoi occhi. Le mani smisero di stringergli le braccia e si adagiarono sulle coperte come la neve che fuori cadeva ricoprendo il terreno e gli alberi spogli.

Il silenzio calò nella stanza.

Rimase immobile, senza emettere alcun suono, nemmeno un singhiozzo. Si convinse disperatamente che stesse dormendo guardando la sua espressione serena e gli occhi chiusi  eppure c'era qualcosa di diverso in lei, era innegabile, come se il suo corpo fosse stato privato di una componente essenziale. E allora l'orrore lo colse. Le toccò le braccia e la scosse aspettandosi che da un momento all'altro aprisse gli occhi come aveva sempre fatto. Quando quel tentativo però si rivelò vano uscì la bacchetta dalla tasca e dopo essersi sforzato di non far tremare la mano gridò provando più volte e con crescente agitazione: << Reinnerva!!! Reinnerva! Reinnerva. Reinn...>>. Quando si convinse che l'incantesimo non funzionava si alzò lentamente in piedi fissando la madre con occhi sgranati. Aprì la bocca come se volesse gridare da un momento all'altro ma l'unico suono che udì fu quello del suo respiro affannato e spezzato.

Si guardò intorno cercando qualcosa a cui appigliarsi, allentandosi la cravatta non riuscendo a respirare e fu quando osservò la stanza che li vide, fermi sulla soglia della porta. Lo fissavano. Avrebbe voluto urlare al Medimago di non compatirlo e alla Granger di non guardarlo piangendo perché avrebbe reso reale ciò che era successo e lui non voleva che lo rendesse tale. Avrebbe voluto cacciarli via e sfogare tutta la sua rabbia e il suo dolore su di loro. Avrebbe voluto infine distruggere quella stanza, l'intero Manor e ridurli in cenere. Avrebbe voluto eppure tutto ciò che fece fu rimanere in silenzio agghiacciato dall'orrore e dal male che lo corrodeva. Prese a far vagare lo sguardo per la stanza sentendosi un animale in gabbia sull'orlo della follia e cominciò ad elencare mentalmente ciò che vedeva sentendo il filo iniziare a sfilacciarsi lentamente.

Comodino, specchio, armadio, mensole.

Continuava a guardare i vari oggetti senza metterli davvero a fuoco nella stanza per non pensare, per ritardare il momento in cui gli avrebbero chiesto cosa farne del corpo di sua madre. Ma lei non era morta! Non era morta!

Comodino, armadio, mensole, vasi.

Vasi.

La vista dei vasi preferiti della madre posti sulle mensole d'un tratto fermò il suo delirio e lo spinse a muoversi. Si avvicinò ad essi con cautela come se potessero attaccarlo da un momento all'altro. Fissò i loro decori raffinati ed eleganti che le piacevano tanto e capì che non aveva più via di fuga dall’orribile verità. Si piegò di colpo su se stesso come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco mentre provava a sostenersi poggiando una mano sulla mensola. Il dolore si tramutò in rabbia e digrignò i denti quando pensò a quei vasi odiandoli con tutto se stesso perché non era giusto. Non era giusto che la bellezza di sua madre fosse sfiorita e la loro no. Non era giusto che lei avesse perso la vita, a quel pensiero si portò una mano alla bocca come se fosse sul punto di vomitare, mentre loro continuavano ad esistere. Non era giusto che lo tormentassero con il ricordo dei tempi felici che avevano vissuto e che non sarebbero mai più  tornati. Non era giusto. Si coprì gli occhi con le mani non volendoli vedere, non volendo ricordare nè osservare tutto ciò che le appartenesse.

<< Malfoy>> si sentì chiamare da una voce femminile che ignorò rifiutando qualsiasi tipo di conforto. L'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era solo che quei vasi sparissero e con essi la terribile consapevolezza della morte di sua madre. Di scatto li prese e li gettò a terra rompendoli in mille pezzi ma mentre osservava il suo operato se possibile si sentì ancora peggio e il filo infine si spezzò. Si piegò su se stesso sopraffatto dal dolore iniziando a gridare e a stringersi i capelli tirandoseli con violenza non sapendo come attenuare il dolore che lo stava uccidendo fino a quando non sentì qualcuno che provava a fermarlo e infine il buio.


La prima cosa che udì fu il battere della pioggia contro il vetro della finestra e il vento fuori infuriare. Lentamente con sollievo prese consapevolezza di essere avvolto da pesanti e calde coperte e di trovarsi nella camera che da qualche giorno condivideva con Hermione. Il sogno però era ancora vivido e doloroso. Non era stato un semplice incubo, pensò quando lo ripercorse con la mente, ma un ricordo che aveva tentato di seppellire nelle profondità del proprio essere e che aveva scelto proprio quel giorno di emergere. Rimase immobile, in silenzio e rannicchiato sopraffatto dal dolore, la stessa reazione che aveva avuto durante le settimane seguenti alla morte della madre, e a quel pensiero tornò indietro con la mente a quei terribili giorni.

Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto in quello stato nel continuo tentativo di lasciarsi andare. Hermione in quel periodo non l'aveva lasciato mai solo, gli aveva sottratto la bacchetta poiché il primo giorno aveva tentato di uccidersi e ogni giorno si premurava che si nutrisse tenendolo aggiornato su ciò che accadeva nel mondo magico. Non si opponeva mai, acconsentendo passivamente ad ogni sua cura memore della promessa fatta alla madre, ma sperava solo che la fine a quell'agonia arrivasse presto. Era andata avanti così per giorni, settimane e quando la situazione per lui però era divenuta insostenibile nel momento in cui Hermione l'aveva tirato su a sedere parlò per la prima volta da quando era morta la madre.

<< La...>> esordì roco provando a schiarirsi la voce << Lasciami andare>> le chiese con gli occhi lucidi.

La reazione di Hermione lo spiazzò. Aveva distolto lo sguardo dal suo viso per trattenere e nascondergli le lacrime che premevano per uscire. In completo silenzio poi si era alzata dal letto ed era uscita dalla stanza lasciandolo solo. All'inizio era stato felice della sua reazione ma quando le ore erano trascorse e non era tornata per tutto il giorno ebbe paura che lo avesse davvero abbandonato a se stesso. Poi la sera stessa la porta si era aperta di nuovo ed Hermione era rientrata. Si aspettava che lo avrebbe costretto a mangiare ma lo sorprese ancora quando si limitò a sdraiarsi accanto a lui. Era rimasta per giorni così rifiutando il cibo che portava Poppy quando lo rifiutava anche lui e convinto fino a quel momento che non gli importasse nulla di lei, si scoprì preoccupato e in colpa nei suoi confronti. Dopo tutto ciò che aveva fatto per sua madre che le aveva voluto bene come se fosse una figlia non poteva sopportare che sprofondasse con lui. A quel pensiero una fitta di dolore, che per la prima volta interruppe la sua apatia, lo colse. Decidendo di fare qualcosa e notando che mangiava nel momento in cui lo faceva anche lui non rifiutò più il cibo portato dall'elfo. Un giorno, uno dei più importanti della sua vita, dopo settimane in quello stato le prese delicatamente il polso facendole girare il viso nella sua direzione.

<< Che succede, Granger?>> le sussurrò guardandola negli occhi.

<< Sono stanca>> gli rispose con un'alzata di spalle.

<< Dovresti alzarti e stare con Potter e Weasley>> cercò allora di convincerla stringendole il polso.

<< Mi alzerò se lo farai anche tu>> ribatté stringendogli la mano.<< Perché no?>> gli chiese quando lo vide  scuotere la testa.

<< Non ho più nessuno>> le disse piano fissando il soffitto.

<< Questo non è vero>> lo contraddisse Hermione portandolo a guardarla di nuovo << Hai me... se vuoi>> continuò e la sua voce fece trapelare un velo di insicurezza. Ricordò l'incredulità che aveva provato al pensiero di poter ricominciare tutto da capo e poi la speranza che sbocciava nel suo petto mentre fissava gli occhi pieni di vita della Grifondoro, una vitalità che lo attirava e non era più sicuro di voler abbandonare. "C'è ancora qualcosa di bello in questo mondo, qualcosa per cui valga vivere", fu il pensiero che formulò mentre fissava le sue iridi e lo spinse a prendere una decisione.

<< Insieme?>> gli chiese allora Hermione stringendogli la mano.

<< Insieme>> rispose con un filo di voce mettendosi a sedere e sentendo il peso sul petto alleggerirsi.

<< Cos'hai? Ti senti male? Mi senti?>> furono le parole che lo strapparono ai suoi ricordi e lo fecero tornare alla realtà. Riconobbe immediatamente la sua voce e d'istinto alzò lo sguardo sull'altro letto di fronte al suo trovandolo vuoto.

<< Vado a chiamare Poppy>> continuò preoccupata ma Draco sentendo quelle parole le strinse il polso e si distese sulla schiena per guardarla negli occhi.

<< Sto bene>> la rassicurò ma dall'espressione con cui la Grifondoro lo guardava, agitata e tremante, non doveva essere sembrato troppo credibile. Eppure era il massimo che poteva fare in quel momento, odiava ricordare il suo passato, soprattutto quel giorno. Un'inaspettata carezza tra i suoi capelli lo fece trasalire e il cuore gli si gonfiò di amore. Hermione, seduta sul suo letto, aveva preso ad accarezzargli il viso con l'altra mano asciugandogli le lacrime sulle guance. Lo guardava comprensiva adesso e Draco capì che aveva intuito quale fosse stata la  causa del suo malessere. Si abbandonò alle sue carezze che lo facevano sentire al sicuro, protetto chiudendo gli occhi e si trattenne dal piangere quando si rese conto che Hermione aveva lo stesso tocco di sua madre. Poggiò una mano sulla sua ancora ferma sul proprio viso,  e non seppe per quanto tempo fossero rimasti in quella posizione. D'un tratto Hermione ruppe il silenzio.

<< Come ti senti?>> gli chiese piano la riccia con dolcezza.

<< Meglio, con te meglio>> le rispose Draco prendendo una ciocca di capelli che le era scivolata davanti al viso preoccupato e portandola dietro l'orecchio. Fece un respiro profondo concentrandosi sui suoi occhi per non pensare. << È meglio che vada a controllare cosa sta facendo Poppy per la cena di stasera>> sussurrò poi sedendosi, mettendo  fine a quel momento a malincuore, volendo mostrare a lei e a se stesso che si era ripreso. Si alzò e indossò la vestaglia poggiata sulla testiera del letto.<< Quell'elfo è matto!>> commentò volendo ironizzare  per avvalorare ciò che stava tentando di dimostrare ma la voce rotta come se fosse sul punto di piangere e tremante lo tradì. Hermione vedendo che non stava bene lo abbracciò con forza e sentì il suo viso affondare tra i suoi capelli. << Siamo ancora in tempo per annullare la cena, non devi sentirti obbligato>> gli propose.

<< No, stasera è la Vigilia e ti ho promesso questa serata. Il passato è passato, ho solo bisogno di un attimo per riprendermi>> le rispose sciogliendo l'abbraccio << Ci vediamo più tardi>> le disse forzando un sorriso che in realtà sembrò una smorfia.

Hermione lo fermò prendendogli una mano. << Ti dispiace se ti aiuto con Poppy?>> gli chiese non volendolo lasciare da solo. I suoi occhi che si illuminarono furono una risposta più che sufficiente.


La mattina e il pomeriggio erano passati in fretta, Draco con il passare del tempo si era ripreso ed era tornato ad essere padrone di se stesso. Tutta la vulnerabilità di qualche ora prima era sparita, così la riccia si era sentita più tranquilla quando si congedò per chiudersi in camera e prepararsi. Fuori era già buio. Durante il bagno in vasca aveva ripassato mentalmente ciò che avrebbe dovuto dire a Ron quella sera. Le si stringeva il cuore al solo pensiero ma era doveroso che fosse corretta con lui soprattutto per ciò che era successo in quei giorni. Quando era in compagnia di Draco non riusciva a pensare a nient'altro che a lui, neanche a Ron e di ciò si sentiva profondamente in colpa, come se in certo senso lo stesse tradendo. Eppure non era qualcosa che poteva controllare, desiderava un contatto con il Serpeverde e ne gioiva quando lo riceveva. Non riusciva nè voleva in cuor suo rinunciare  a tutte le sensazioni che provava con il biondo. Avvolgendo attorno al corpo un asciugamano uscì dal bagno e, attraversando la stanza dalla luce soffusa per le poche candele accese, si diresse verso l'armadio per poi aprirlo.  Esaminò attentamente ogni abito che vi era all'interno e ne trovò alcuni così eccessivamente preziosi ed eleganti che stentò a credere fossero suoi. Alla fine optò per un tubino nero, l'unico abito più sobrio che riuscì a trovare. Nonostante avesse già scelto il capo rimase ancora ferma a fissare l'armadio aperto. Da quando indossava abiti con profonde scollature sulla schiena, sul décolleté oppure con un vertiginoso spacco sulla gamba? Si sentiva come se stesse osservando il guardaroba di un'estranea e ciò la fece rabbrividire. Chi era stata, che cosa aveva fatto in quegli anni? Con riluttanza abbassò lo sguardo, esaminò il resto e fissò con scetticismo e incredulità il collier di diamanti davanti a lei. Era fermamente convinta che non fosse un suo acquisto, era decisamente troppo costoso. Le venne in mente che poteva trattarsi di un regalo ma chi mai avrebbe speso tutto quel denaro per lei? Per un attimo il pensiero andò a Draco ma lo escluse subito dopo. Perché avrebbe dovuto farle un regalo così costoso? Loro due non erano niente, al massimo colleghi. Alla fine si convinse che quel collier non era decisamente suo, sicuramente apparteneva a qualche sua antenata, d'altronde l'armadio era diventato di sua proprietà solo temporaneamente, non aveva mai vissuto al Manor prima d'ora. Sentendosi più sollevata nell'aver trovato una spiegazione prese le calze e un paio di tacchi neri non troppo alti. Una volta vestita si pose di fronte allo specchio e lavorò sulla matassa di capelli che si ritrovava acconciandoli in un morbido raccolto. Avrebbe voluto lisciarli ma alla fine vedendo i ricci incorniciarle il viso  si ritenne soddisfatta del risultato. Per una sera voleva tornare a sentirsi bella, a stare bene. Un leggero bussare la fece sussultare e la sua immagine riflessa le restituì un'espressione ansiosa e insicura. Si raddrizzò ripetendosi che non vi era alcun motivo per agitarsi. Si diresse perciò spigliatamente verso la porta ma quando l'aprì la sua sicurezza vacillò. Involontariamente trattenne il respiro davanti alla visione che stava avendo. Non avrebbe saputo in che altro modo descrivere infatti ciò che stava vedendo se non con la parola visione perché colui che aveva davanti non era mai assomigliato così tanto ad un angelo prima d'allora. Di fronte a tanta bellezza Hermione di colpo si sentì inadeguata ed ebbe il timore di non piacergli. Si rimproverò mentalmente per quei pensieri, era comunque Malfoy, il serpeverde che la prendeva di mira a scuola e a cui aveva tenuto sempre testa. Non ricordava se fosse stato così bello anche quando andavano ad Hogwarts ma all'epoca la sua boria e il suo disprezzo non le permettevano di apprezzarlo da quel punto di vista. Eppure ora che lo osservava senza veli davanti agli occhi dovette ammettere a se stessa che non l'aveva mai trovato tanto seducente come in quel momento. Percorse senza rendersene conto il profilo della gola che la camicia nera abbottonata fino al colletto faceva risaltare, i tratti delicati e in alcuni punti aguzzi del viso diafano ed infine i capelli soffici. Con sorpresa ed emozione Hermione notò l'inarrivabile, l'impeccabile Malfoy guardarla come se non avesse visto mai nulla di più bello in tutta la sua vita. Trattenne il fiato. Ogni insicurezza sparì e si sentì bella sotto il suo sguardo che la stava facendo avvampare. Draco le porse il braccio ed Hermione accettò scendendo insieme a lui al piano inferiore dove si sarebbe tenuta la cena. Arrivarono davanti al portone principale contro cui si stagliavano già delle figure che si guardavano attorno. Ad Hermione non sfuggì lo sguardo di Ron che si era soffermato sul braccio di Draco che stava stringendo e sentendosi improvvisamente a disagio e in colpa si staccò da lui con il pretesto di andare a salutarli. Il Serpeverde strinse la mascella, mentre dava loro un formale benvenuto come avrebbe fatto un ottimo padrone di casa, avendo compreso il motivo del suo gesto.

<< Harry!>> esclamò abbracciandolo con affetto venendo ricambiata calorosamente per poi salutare anche Ron con un abbraccio.

<< Sei bellissima, Hermione>> le disse il rosso un po' impacciato con un sorriso.

Hermione lo ringraziò imbarazzata e passò a salutare Ginny abbracciandola con cautela per non infastidire il bambino che teneva tra le braccia.

<< Sono così felice di vedervi e di vedere anche te>> disse Hermione piegandosi di poco verso il bambino che rise quando venne accarezzato dalle sue dita delicate. << Ha i tuoi  capelli>> commentò raddrizzandosi  guardando Harry e condividendo la sua stessa emozione. Ginny guardò suo marito con amore ed Harry le lasciò un bacio leggero sulle labbra. Ron tossì sentendosi a disagio.

<< Sul serio, Ron?>> commentò Ginny alzando gli occhi al cielo per la reazione di suo fratello per un semplice bacio<< Voglio dire, abbiamo avuto un bambino>> e sollevò con le braccia di poco suo figlio per rendere l'idea.

<< Lo so, vorrei ricordarti che c'ero anch'io quando è nato>> ribatté Ron orgoglioso.

<< Oh si che me lo ricordo. Avresti dovuto vederlo, Hermione, sembrava che stesse per avere lui un bambino>> le raccontò Ginny con un sorriso divertito che fece ridere Hermione ed Harry. Riuscì a divertire perfino Draco che dovette trattenersi dal ridergli in faccia non per un particolare riguardo nei confronti del rosso ma per non ammettere apertamente che la sua battuta era stata davvero buona. Non l'avrebbe mai ammesso ma la Weasley era l'unica di quella famiglia che gli andasse a genio.

<< Ginny!>> protestò Ron diventando rosso come i suoi capelli.

Hermione smise di ridere con fatica comprendendo il disagio dell'amico e non volendo infierire. << Come si chiama?>> perciò chiese guardando il bambino per cambiare argomento.

<< James Sirius>> rispose Harry ed Hermione cercò di ricacciare le lacrime che premevano per uscire al pensiero che una parte di James e di Sirius vivessero in quel bambino. Harry la guardò preoccupata e si accorse che anche gli altri stavano assumendo la stessa espressione. Quando si toccò il viso e lo trovò bagnato capì il motivo delle loro reazioni.

<< Sto bene, scusate, non so cosa mi è preso. Sono felice, solo felice di stare con tutti voi>> si giustificò Hermione asciugandosi in fretta il viso.

<< Anche noi lo siamo>> le rispose Ginny dolcemente accarezzandole il viso con delicatezza e affetto. Poi un movimento del bambino la distrasse e la portò a sorridere divertita. << A quanto pare gli piaci, Malfoy>> gli disse vedendo suo figlio protendere le braccia verso il biondo.

Tutti puntarono lo sguardo stupito prima sul bambino e poi sul Serpeverde. Draco si sentì di colpo osservato e sotto pressione. Notando come tutti fossero in attesa di una sua reazione si avvicinò al bambino che lo osservava ridendo e con gli occhi sgranati come se gli stesse chiedendo qualcosa. Non riuscendo a capire cosa volesse, perplesso e incerto si limitò a prendergli la mano e a stringerla. Ginny scoppiò a ridere e Draco stizzito fece un passo indietro. << Cosa c'è di tanto divertente, Weasley ?>> chiese sulla difensiva incrociando le braccia al petto e alzando il mento.

<< Si vede che non te ne intendi di bambini>> rispose come se questo spiegasse tutto.

<< Prego?>> chiese Draco sollevando un sopracciglio.

<< Voleva essere preso in braccio, era evidente>> gli spiegò con ancora il sorriso che aleggiava sulle sue labbra.

<< Non era evidente>> si difese.

<< Vuoi provare a prenderlo in braccio?>> gli propose Ginny vedendo ancora il bambino insistere. "No!", fu il pensiero che formulò immediatamente Draco non sapendo nemmeno come si facesse a prendere in braccio un bambino. Stava per dire la stessa parola ad alta voce ma poi vide lo sguardo di Hermione carico di aspettativa e non volendola deludere annuì anche se non totalmente convinto. Ginny gli porse il bambino ma Draco rimase fermo a fissarlo studiando quale potesse essere il modo migliore per prenderlo in braccio. Hermione vedendolo in difficoltà lo aiutò ad adagiare il bambino perfettamente nell'incavo del suo braccio.

<< Incredibile>> commentò Ginny non potendo credere di star vedendo suo figlio tranquillo e sorridente tra le braccia di Malfoy. Il serpeverde d'altra parte non udì le sue parole concentrato sulla sensazione che le attenzioni del bambino gli stavano provocando. Lo guardava stupito mentre appoggiava il visino contro il suo petto e stringeva tra le dita la stoffa del completo. Qualcosa gli si mosse dentro quando realizzò che un essere così piccolo e indifeso si stava abbandonando completamente a lui.

<< La cena è pronta>> disse una vocina all'improvviso facendolo sobbalzare e portando il bambino a muoversi e spostarsi. Tutti abbassarono lo sguardo sull'elfo che li guardava in trepida attesa con i suoi occhi a palla e  sembrarono risvegliarsi improvvisamente dal torpore che li aveva avvolti. Harry riprese suo figlio in braccio e guardò Draco così piacevolmente sorpreso da farlo sentire per un attimo a disagio. Il biondo, dissimulando l'imbarazzo che provava nel vedere la medesima espressione sul viso della Weasley e di Hermione, fece loro strada verso la sala da pranzo.  Le candele accese e disseminate ovunque gettavano luce sul lungo tavolo di legno finemente intagliato e rafforzavano l'effetto delle decorazioni natalizie illuminando ulteriormente l'ambiente. Il Manor non era mai stato così luminoso. La tavola era già apparecchiata e la cena servita, ogni dettaglio era impeccabile dalla posizione dei bicchieri e delle posate alla scelta della tovaglia e alle pieghe dei tovaglioli perfettamente allineati proprio come aveva voluto Draco che vi aveva insistito per tutto il giorno. Sulla disposizione delle sedie in legno  dall'alto schienale invece era intervenuta Hermione. La riccia aveva tolto il posto a capotavola desiderando che Draco potesse integrarsi con loro e non sentirsi escluso ma ora che fissava la tavola vide disattese le sue aspettative e dal grande numero di sedie vuote si rese conto che il resto dei Weasley non era e non sarebbe venuto. Tutti quei posti vuoti le misero tristezza, per sé perché si era convinta che volevano rivederla dopo ciò che le era successo e per Draco che avrebbe potuto vivere quel giorno con tutta l'allegria della famiglia Weasley. Vide Harry, Ginny e Ron sedersi vicini lungo un lato del tavolo e la solitudine che avrebbe avuto il posto di Draco la colpì più di quanto pensasse. Il Serpeverde vedendola rabbuiarsi e comprendendo il motivo le si avvicinò poggiandole discretamente una mano sulla schiena ed Hermione avvertì la sua presenza, un contatto che anelava sempre più spesso e non le bastava più.

<< Staremo bene lo stesso>> provò a confortarla cercando i suoi occhi. Hermione annuì, alzò lo sguardo e il cuore cominciò a battere impazzito quando lo incatenò al suo. Non riusciva a vedere altro che lui ormai e festeggiare il Natale con il biondo e i suoi amici era quanto di più potesse desiderare. Draco le sorrise preso da lei con uno sguardo adorante ed Hermione pensò di non aver mai visto cosa più bella e di non essersi mai sentita così felice, euforica e piena di vita. Lo prese delicatamente per mano non riuscendo più a resistere, godendosi le emozioni che la sua pelle diafana, morbida e calda le stava provocando e si diresse all'altro lato del tavolo di fronte ai suoi amici dove si sedettero. Solo quando guardò davanti a sé realizzò, osservando lo sguardo attonito di Ron e stranamente compiaciuto di Harry e Ginny, di aver mostrato apertamente davanti ai loro occhi, ai suoi occhi, ciò che provava nei confronti del biondo. Nuovamente nel vedere Ron si sentì in colpa arrossendo e si stupì di quanto facilmente si era dimenticata della loro presenza quando era stata vicina a Draco. Doveva parlare a Ron il prima possibile.

<< Gli altri non verranno?>> chiese la riccia per rompere il silenzio creatosi ma anche per comprendere il motivo della loro assenza.

<< Oh, ehm... Sono tutti andati a trovare Charlie>> le rispose Ron impacciato guardandola negli occhi con difficoltà << Sono molto dispiaciuti di non essere qui ma ti mandano i loro auguri, ci chiedono sempre di te>>

"Bugiardo", pensava Draco mentre guardava torvo il rosso che se possibile divenne ancora più agitato. Sapeva perché non erano venuti e di certo il motivo non era la scusa che le aveva rifilato. Da quando si erano fidanzati ed Hermione aveva lasciato Weasley, la sua famiglia non si era fatta mai vedere tranne la rossa. L'avevano evitata e se una parte di loro lo faceva per la sua rottura con Ron, un'altra non la frequentava più a causa propria. La maggior parte delle feste le avevano passate da soli e se alla solitudine ormai Draco si era abituato Hermione invece ne soffriva sempre tremendamente. Il Serpeverde allora non potendo sopportare la vista della sua sofferenza era riuscito ad organizzare ogni anno la Vigilia di Natale con Potter e la Weasley ma l'atmosfera era sempre stata tesa e terribilmente fredda, formale, nulla che si avvicinasse al suo calore.

<< Non lo metto in dubbio, sono una parte della mia famiglia>> gli rispose Hermione interrompendo i suoi pensieri e il Serpeverde notò dal suo tono di voce che aveva intuito che qualcosa non andava. Poteva aver perso la memoria ma non era una stupida e Weasley non l'aveva ancora capito.

<< È buona>> commentò Ginny assaporando la zuppa che era stata servita << L'hai preparata tu, Malfoy?>> gli chiese in tono di scherno con l'evidente intenzione di stuzzicarlo senza offenderlo per cambiare quell'argomento spinoso.

<< Con le mie mani>> le rispose ironico con il cucchiaio pieno di zuppa in mano, conscio del suo intento .

<< Malfoy con il grembiule che ci prepara la cena... già ti immagino>> ridacchiò Harry mentre visualizzava quella scena surreale contagiando anche gli altri con la sua risata.

<< Molto divertente>> ribatté con un falso sorriso storcendo il naso nell'immaginare se stesso con un grembiule a cucinare. Hermione, che aveva trovato il coraggio di tornare a guardarlo sicura che stavolta non avrebbe fatto trapelare nulla, trovò segretamente tenero quel modo tutto suo di storcere il naso.

<< Oh, andiamo! Sei un pozionista, cucinare non è poi così tanto diverso!>> esclamò Ginny alzando per un attimo gli occhi al cielo.

<< Scherzi? Cucinare è roba da elfi domestici, le pozioni sono un'arte>> ribatté Draco indignato non riuscendo a capire come facesse a non vedere la differenza.

<< In realtà>> si intromise Hermione e istantaneamente tutti gli occhi si puntarono su di lei << anche cucinare è un'arte, potrei insegnartelo, è molto più simile alla preparazione di una pozione di quanto pensi>> gli propose con un timido sorriso e le guance che ormai contro la sua volontà stavano andando a fuoco. Draco senza quasi accorgersene si ammorbidì immediatamente, aspettava in continuazione dei passi avanti da parte sua, delle prove che di lui le importasse e quella richiesta implicita di passare del tempo insieme non poté che riempirlo di gioia e speranza. Poco importava che gli avesse chiesto di cucinare, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rivedere quel sorriso così caloroso e complice. Se fossero stati soli le avrebbe subito risposto di sì ma era comunque davanti ai Weasley e a Potter, non poteva nè voleva mostrare loro la sua vulnerabilità, quella era riservata solo ad una persona.

<< Ci penserò>> le rispose provando a darsi un tono ma Hermione comprese che era un sì dal suo sguardo e dalla mano che ora stringeva la sua sotto il tavolo facendole mancare un battito. Lentamente alzò lo sguardo sul suo viso con il cuore che sembrava voler uscire dal petto e lo fissò negli occhi mentre ricambiava la stretta vedendo lui invece reagire con un'emozione che sentiva attraverso il battito del suo polso. Un tossire improvviso la destò all'improvviso e si girò notando che ad aver prodotto quel suono era stato Ron. Ecco che la stretta allo stomaco e il disgusto per se stessa tornarono prepotenti all'idea di ciò che aveva appena fatto e sentendosi colpevole sciolse la stretta tornando a mangiare e causando l'irrigidimento di Draco. Poppy arrivò per fare sparire i piatti vuoti con uno schiocco di dita e sostituirli con la seconda portata. Hermione desiderosa di distrarsi dai propri pensieri seguì con lo sguardo l'elfo e appena lo vide appoggiarsi alla parete per vederli con il sorriso mangiare si sentì doppiamente in colpa. Senza esitare scostò una sedia e lo guardò.

<< Vieni Poppy, siediti con noi>> lo invitò con un sorriso dolce.

L'elfo guardandola adorante si avvicinò alla tavola e infine alla sedia ma prima di sedersi esitò stropicciandosi l'indumento che indossava e guardando Draco con un misto di timore e speranza. Il serpeverde nuovamente avvertì la fastidiosa sensazione di essere osservato e gli fece un semplice cenno di assenso con la testa. Poppy esultò alternando il riso per la felicità al pianto per la gratitudine mentre saliva sulla sedia.

<< Cos'è, Weasley? Ti è andato qualcosa di traverso?>> gli chiese Draco stizzito vedendo la sua bocca dischiusa per lo stupore e i suoi occhi puntati su di lui per l'incredulità.

Chiuse di scatto la bocca rabbioso << Da quando tratti così gli elfi?>> gli chiese.

<< Da quando me lo chiede Hermione>> ribatté Draco chiamandola per nome di proposito per sottolineare il grado di intimità che stavano recuperando.

<< La volete finire di fare i bambini?>> li rimproverò Ginny interrompendoli. Ron fece per ribattere qualcosa ma lo sguardo della sorella lo fece desistere dal farlo e Draco se ne chiese il motivo mentre si stava preparando a dire la sua non potendo accettare di essere zittito.

<< Non pensi anche tu che Poppy assomigli a Dobby, Harry?>> chiese però Hermione e quella domanda fece calare il silenzio.

<< È vero, gli assomigliano soprattutto gli occhi>> le rispose Harry con leggerezza e un sorriso pensando con affetto all'elfo che non c'era più.

<< A proposito, come sta?>> gli chiese mentre accarezzava le orecchie di Poppy che la assecondava socchiudendo gli occhi.

<< Sta bene, lavora ancora nelle cucine di Hogwarts>> le mentì Harry e il silenzio che ne seguì gli fece sperare che il discorso fosse caduto.

<< Ah! Che stupida, ho dimenticato il suo regalo, prima che ve ne andiate ricordami di darti un calzino, a Dobby piacciono molto i calzini>> gli rispose lei invece con il sorriso che contagiava anche gli occhi.

<< Certo, lo avrà non preoccuparti>> la rassicurò Harry dissimulando il dolore che ancora provava al ricordo della sua morte.

<< Dato che la cena è finita, direi di spostarci in salotto davanti al camino, lì staremo più comodi>> disse Draco alzandosi in piedi e interrompendo la discussione. Tutti cominciarono perciò a seguire il biondo, che faceva strada anche se conoscevano benissimo dove andare, tranne Hermione che invece si attardò sfiorando con delicatezza il braccio di Ron per attirare la sua attenzione. Il Grifondoro si girò immediatamente e quando la vide gli si addolcì lo sguardo. La sua espressione la convinse a portare a termine ciò che si era ripromessa.

<< Ho bisogno di parlarti, puoi dedicarmi qualche minuto?>> gli chiese con il cuore in gola per l'agitazione e l'ansia.

<< Certo, tutto il tempo che vuoi>> le rispose adesso anche lui agitato sedendosi sulla sedia di fronte a quella su cui aveva già preso posto Hermione.

Tutto il coraggio e la determinazione che l'avevano spinta a parlargli adesso sembravano venirle meno mentre guardava il suo viso carico di aspettativa.

<< Va tutto bene, puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai>> la rassicurò prendendole e stringendole le mani che avevano preso a tremare.

Hermione stavolta non riuscì a guardarlo negli occhi temendo come sarebbe mutato il suo sguardo dopo ciò che avrebbe sentito, così fissò il suo petto coperto dalla camicia e fu quel dettaglio che le portò alla mente dei dettagli che aveva notato a cena ma a cui non aveva inizialmente fatto caso. Ricordò il modo innaturalmente composto con cui si era seduto con la schiena dritta e rigida e il modo in cui  aveva mangiato, troppo lentamente e con una gestualità che le ricordava fin troppo bene qualcun altro. E allora capì con un brivido cosa stava tentando di fare. Non aveva fatto altro quella sera che imitare Draco perché evidentemente aveva notato e intuito la sua attrazione nei confronti del Serpeverde e stava provando a cambiare sé stesso per piacerle. Quella consapevolezza le spezzò il cuore. Nessuno doveva annullarsi o trasformarsi per piacere a qualcun altro, tanto meno lui cui voleva troppo bene per permettergli di farsi così tanto del male. Quei pensieri l'aiutarono a prendere coraggio.

<< Ron>> esordì ormai determinata guardandolo nei suoi occhi chiari. << Io ti voglio bene, lo sai, siamo cresciuti insieme... abbiamo affrontato tutto insieme>> si fermò un attimo e continuò quando lo vide annuire. << Ma è proprio perché ti voglio bene che devo essere sincera con te, anche se farà male>> a quelle parole Ron provò a rispondere ma Hermione lo interruppe temendo che se non l'avesse detto in quel momento non ci sarebbe mai più riuscita. << No, aspetta, fammi finire. Io non so esattamente cosa provo per te e mi dispiace perché è tutto così confuso e vorrei darti una risposta ma non posso. Quello che ti sto chiedendo è una pausa>> concluse e il silenzio scese tra loro.

Hermione si era aspettata di tutto, che l'accusasse di preferire Draco a lui, che si arrabbiasse o piangesse invece vide sul suo viso una triste rassegnazione come se già in cuor suo lo sapesse e attendesse la conferma. Le prese le mani e si avvicinò a lei con il busto abbandonando la postura rigida di poco prima. << Lo capisco e te l'ho già detto, devi essere tu a decidere. Non devi sentirti obbligata di nulla>> le disse accarezzandole il viso. << Raggiungiamo gli altri>> continuò alzandosi in piedi e porgendole la mano con un sorriso che la rincuorò. Hermione la prese alzandosi anche lei ma prima di andare lo fermò di nuovo.

<< Ti chiedo solo una cosa, non farlo più>> iniziò a dirgli causando in lui un'espressione perplessa. << Non cambiare te stesso per piacere a me o a chiunque altro perché io ti ammiro e ti voglio bene così come sei e a me basta che tu mi stia vicino>>

Ron nel sentire le sue parole l'abbracciò  stretta e venne prontamente ricambiato. << Sei sempre così buona e giusta>> le sussurrò mentre le accarezzava il viso e fece un respiro profondo per prepararsi a dire ciò che aveva in mente. << Non ti merita ma se ti rende felice lo accetto. Mi basta solo che tu stia bene>> le disse infine con immenso sforzo ed Hermione lo guardò con affetto e gratitudine per aver accettato la situazione ma anche dispiaciuta per il sacrificio dei suoi sentimenti. A quel punto si chiese se anche gli altri l'avessero intuito e la conferma le si presentò quando, arrivata in salotto in cerca del Serpeverde con lo sguardo, senza neanche chiedere le dissero che era andato al piano di sopra.

Hermione allora salì le scale e dopo averlo cercato nella loro camera lo trovò nel suo studio intento a sistemare dei documenti. Bussò leggermente per attirare la sua attenzione.

<< Cosa stai facendo?>> gli chiese osservandolo mentre riponeva un fascicolo in uno scaffale.

<< Dovevo sistemare delle cose urgenti, non preoccuparti torna di sotto, ti raggiungo presto>> le rispose senza guardarla e ad Hermione non sfuggì  un dettaglio che le fece capire che qualcosa non andava. Le spalle che erano sempre dritte e rigide erano leggermente incurvate in avanti come se portassero un peso.

<< Che succede, Draco?>> gli chiese piano avvicinandosi alla sua schiena che si irrigidì.

Il biondo avrebbe potuto rifilare qualsiasi scusa o negare tutto invece con infinita stanchezza e tristezza le chiese voltandosi: << Ti fa stare bene?>> A quella domanda Hermione capì il motivo del suo comportamento, il suo fraintendimento nell'averli sicuramente visti abbracciarsi e da un lato sentì l'impulso di spiegargli che era tutto un malinteso non volendolo vedere così ferito ma dall'altro la sua reazione la riempì di gioia al pensiero che di lei qualcosa gli importava.

<< Si>> perciò gli rispose << Mi fa stare bene ma non quanto ci riesci tu>> Lo sguardo di Draco passò da ferito a perplesso e infine speranzoso << Gli ho chiesto una pausa>> si sentì Hermione in dovere di dirgli e a Draco si mozzò il fiato.

<< Perché?>> le chiese avvicinandosi a lei che adesso ricambiava a fatica lo sguardo.

<< Perché non so cosa provo per lui, sono confusa, non sento ciò che provo quando...>> si interruppe bruscamente conscia di essersi troppo esposta e si sentì terribilmente vulnerabile, insicura e timorosa che Draco considerasse le sue parole delle sciocchezze. Eppure se c'era qualcosa che il maleficio subito le stava insegnando era che bisognava cogliere l'attimo perché non si poteva mai sapere cosa avrebbe riservato il futuro. Così tornò a guardarlo negli occhi che la fecero arrossire per come la guardavano quasi a volerla divorare e con una stretta piacevole allo stomaco lo abbracciò affondando il viso nel suo petto sentendosi al sicuro e protetta. Draco non riuscì a resistere più, al suo profumo, ai suoi abbracci, a quel sentimento inespresso che era convinto la riccia provasse anche se non riusciva ancora a dargli un nome. Gli aveva confidato che era confusa e decise allora di aiutarla a fare chiarezza o almeno così si convinse perché la verità era che non riusciva più a resisterle e stava bruciando d'amore.

La strinse con forza tra le braccia e le sfiorò con le labbra delicatamente una guancia tastando la sua morbidezza per darle modo di sottrarsi se l'avesse desiderato. All'inizio sentì la Grifondoro sussultare ma poi notando che invece si stringeva ancora di più a lui si sentì incoraggiato a continuare e a premere maggiormente le labbra dischiuse sulla sua guancia. Per Draco fu come tornare a vivere, non c'era altro che lei con il suo corpo che respirava contro il suo, la sua arrendevolezza, il modo delizioso con cui gli accarezzava i capelli e la nuca. Fu un'esplosione di sensi e Draco non capì più nulla. Si fece più audace e con le labbra scese sulla sua mandibola studiandone il contorno fino ad arrivare sotto il suo orecchio dove sapeva che era più sensibile. Riuscì a strapparle un ansito che parzialmente riuscì a trattenere e prese a vezzeggiare il lobo del suo orecchio con i denti. Si stava ubriacando di lei e sapeva bene che più si beveva più si voleva bere. Scese con la mente offuscata a baciarle il collo e a morderlo leggermente con una sensualità che le fece tremare il cuore. La Grifondoro sentì le gambe farsi molli come gelatina e sarebbero cedute se Draco prontamente non l'avesse sostenuta con un braccio attorno alla vita. Il modo in cui riusciva a comprendere il suo corpo prima ancora di lei le fece girare la testa, gli occhi ormai chiusi le facevano percepire le sensazioni in modo più intenso e si ritrovò a stringere i suoi capelli con il desiderio che quel momento non finisse mai. Proprio in quel momento Draco sentì il filo iniziare a riformarsi.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Con questo capitolo un po' più lungo del solito desidero augurare a tutti un buon anno che sia sereno e ricco di soddisfazioni. Vi ringrazio per essere stati presenti quest'anno con i commenti e le vostre letture della storia. Spero davvero che il capitolo vi piaccia! Buona lettura e a presto!

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Capitolo 17
*** Rosso (parte3) ***


Fino a qualche mese prima Ron non avrebbe mai sperato di poter tornare a stringere Hermione ancora tra le sue braccia o di poterle semplicemente parlare da amico come ai tempi di Hogwarts. Eppure era successo, aveva avuto una seconda possibilità per poterle stare accanto e non voleva sprecarla. Si sentì perciò uno stupido e si odiò per averle mentito impulsivamente, rendendosi conto ormai troppo tardi che la sua bugia una volta scoperta l'avrebbe solo allontanata nuovamente. Aveva quindi provato a rimediare sostenendo e approvando a malincuore la sua evidente attrazione per Malfoy ma il peso sul petto continuava a rimanere. Uscirono dalla sala da pranzo e si diressero verso il salotto per unirsi agli altri in completo silenzio. Si accorse immediatamente che mancava una testa bionda e se ciò da una parte lo aveva rallegrato la reazione di Hermione alla sua assenza lo aveva privato di ogni tipo di speranza per loro due e per un ipotetico futuro da ricostruire. Lo cercava con lo sguardo, notò con rammarico e una fitta allo stomaco, e sembrava persa, angosciata e quasi delusa nel non vederlo in compagnia dei suoi amici.

<< È andato di sopra>> le disse solamente Ginny con uno sguardo così penetrante che vide Hermione sostenerlo a fatica. Sperava che pur di non ammettere ciò che provasse nei confronti del Serpeverde non andasse da lui ma evidentemente non la conosceva abbastanza bene perché dopo un attimo di esitazione si girò e salì le scale. Non lo guardò e le fu silenziosamente grato perché non sarebbe stato in grado in quel momento di dissimulare un'espressione profondamente infelice, ferita e delusa. A testa comunque alta si sedette accanto ai suoi amici sul divano in pelle nera che era stato spostato davanti al caminetto.

<< Cosa vi siete detti?>> gli chiese Ginny con un tono più dolce del solito, prova che il suo stato d'animo era palese. La sorella era venuta a conoscenza della sua bugia e lo aveva minacciato di riferire tutto ad Hermione se avesse osato approfittarsi della sua mancanza di memoria ma non ce ne sarebbe stato bisogno perché voleva solo il suo bene e non avrebbe continuato ad alimentare quella menzogna.

<< Ha chiesto una pausa...>> sussurrò fissandosi le mani. << ... per lui>> continuò pronunciando le ultime due parole con disprezzo e dolore.

<< E tu cosa le hai risposto?>> gli chiese Ginny accanto a lui mantenendo lo stesso tono di prima.

<< Le ho detto che non deve sentirsi obbligata e... che accetto i suoi sentimenti per Malfoy>> rispose Ron contraendo la mascella e fissando il fuoco.

<< Hai fatto la cosa migliore, sono fiera di te>> gli disse la sorella abbracciandolo e comprendendo come si sentisse.

<< Continuo però a pensare che lui non sia giusto per Hermione...>> replicò Ron con determinazione venendo interrotto dall'amico.

<< Ron, ne abbiamo parlato mille volte. È vero, è stato un Mangiamorte ma la rende felice ed è cambiato. Noi dobbiamo pensare solo alla sua felicità>> intervenne Harry accanto a Ginny.

<< Felice...>> commentò Ron indispettito. << Non ha fatto altro che procurarle dolore in tutti questi anni e non dire che non è così Harry>> gli disse quando lo vide aprire bocca. << Le ha fatto del male a Hogwarts quando la prendeva di mira per il suo sangue e continua a farle male ancora adesso. Suo padre non vuole più vederla, al lavoro molti colleghi la evitano e isolano e mamma non vuole più sentirla neanche nominare e voi sapete benissimo perché, la colpa è solo sua e del suo sudicio marchio>> Harry e Ginny provarono a ribattere ma lui continuò a parlare. << A causa sua le si è creato il vuoto intorno e adesso questo maleficio è il colmo, io non riesco a stare fermo a guardarla morire giorno dopo giorno>>

<< Non è stato Malfoy a lanciarle l'incantesimo>> gli fece notare serio Harry.

<< Non lui personalmente certo ma chi pensi che possa averle lanciato un incantesimo simile? Io sono convinto che sia stato un Mangiamorte e mi chiedo come abbia fatto ad entrare e superare tutte le difese del Manor indisturbato>>

<< Malfoy non collaborava più con i Mangiamorte, dev'esserci sicuramente un'altra spiegazione>> lo contraddisse Ginny trovando la sua accusa troppo grave.

<< Si può sapere perché lo state difendendo?>> sbottò Ron accigliato. Harry provò ad intervenire ma Ginny lo anticipò.

<< Perché tu non eri con lei quando è andata a vivere con Malfoy ma io si. L'ho vista stare male per settimane a causa tua, dopo che avevi deciso di non rivolgerle più la parola e di sparire>> gli disse e nel sentire quelle parole Ron abbassò la testa. << E sappiamo entrambi che la mamma non vuole più vederla perché vi siete lasciati>> continuò. << Ma va bene così, non siamo perfetti e a volte feriamo le persone che amiamo senza volerlo. In questi anni ho visto un Malfoy diverso che si è preso cura di lei quando nessuno l'ha fatto ed io sono così stanca di mettere in mezzo il passato>> concluse e a quelle parole Ginny e il fratello si guardarono significativamente ricordando la loro perdita. Ron annuì prendendole la mano mentre Harry la stringeva a sé passandole un braccio attorno alle spalle.

<< A proposito, Ron, hai portato il maglione di Hermione?>> gli chiese Harry volendo smorzare la tensione che si era creata.

<< Si, per fortuna ne era rimasto uno nel suo armadio>> rispose il rosso.

<< Bene, vado a cercarli. È da un po' che non scendono, non vorrei che fosse successo qualcosa>> disse Harry e prima che Ginny potesse fermarlo andò al piano di sopra. La Grifondoro scosse la testa trattenendo un sorriso per l'ingenuità di suo marito.


L'aveva cercato, fu il pensiero che attraversò la mente di Draco ancora stretto a lei. Si era accorta della sua assenza e l'aveva cercato. Il suo cuore iniziò a battere se possibile ancora più forte pronto ad esplodere. Dal collo spostò le labbra sul suo viso e riprese a baciarla tastando la morbidezza della sua guancia con più lentezza e tremante per l'emozione. Da quanto tempo anelava di amarla apertamente, di baciarla, di avere un minimo contatto con lei? Troppo, decise.
Era emozionato. Hermione lo avvertì dall'irruenza iniziale con cui l'aveva baciata come un assetato nel deserto al suo modo di accarezzarle adesso il viso con delicatezza come se potesse rompersi da un momento all'altro. Non aveva mai provato nulla di così intenso, pensò mentre dimenticava come si facesse a respirare, e non credeva soprattutto possibile che lui potesse provare qualcosa per lei. Sentiva le sue labbra morbide e calde  muoversi sensualmente sulla sua guancia e decise di lasciarsi andare accarezzandogli le spalle per poi passare al collo sottile fino ad affondare le mani nei suoi capelli morbidi.

<< Hermione, Malfoy, siete qui?>> chiese la voce, fin troppo chiara e sempre più vicina allo studio, di Harry.

Nell'udire quella voce entrambi si fermarono gelati sul posto e di colpo tornarono coscienti come se avessero ricevuto una secchiata di acqua gelata. Hermione fu la prima a staccarsi e a distanziarsi da lui giusto in tempo prima che Harry entrasse nello studio. Il Grifondoro aggrottò le sopracciglia inizialmente perplesso nel vederli fermi sul posto intenti a fissarlo. Quando però notò Hermione guardarlo con aria colpevole e mortificata rossa in viso e sul collo e Malfoy con i capelli arruffati che ricambiava il suo sguardo come se volesse strozzarlo da un momento all'altro fu lui ad arrossire imbarazzato.

<< Oh... ehm... si>> disse tossendo non sapendo chi fosse meglio guardare. << Noi... ehm... vi aspettiamo giù>> disse accennando un sorriso per poi uscire velocemente.

Il bambino che è sopravvissuto non sarebbe sopravvissuto quella volta, pensò Draco scocciato per essere stato interrotto. Possibile che dovesse arrivare nei momenti meno opportuni?  Poi però pensare a ciò che era appena successo scacciò il suo malumore. Si voltò perciò con il sorriso verso Hermione ma appena la vide gli morì sulle labbra. Guardava il pavimento ancora rossa in viso con un'espressione dispiaciuta e colpevole. Non le era piaciuto? Si era pentita? Si chiese con una morsa allo stomaco. Le vide il collo rosso con ancora i segni dei suoi morsi, ricordò la sua irruenza e si sentì male. Aveva rovinato tutto, temette disperato. Il cuore riprese a battere stavolta per la paura di aver fatto un passo falso, di aver corso troppo, di averla spaventata. Con le gambe che a malapena lo reggevano si avvicinò a lei. Doveva in qualche modo rimediare.

<< Mi dispiace>> disse e la voce uscì meno controllata di quanto volesse.

<< Per cosa?>> chiese Hermione perplessa riscuotendosi dai suoi pensieri, alzando il viso e guardando il suo roseo con i capelli arruffati, cosa che la fece arrossire ancora di più.

<< Per ciò che è successo, avrei dovuto prima chiederti se tu volessi... però sembrava che tu... ah comunque avrei dovuto chiedere...  non so cosa mi sia preso...>> iniziò a giustificarsi agitato ma Hermione lo fermò prendendogli le mani capendo il suo timore.

<< Non hai fatto nulla che io non volessi>> lo rassicurò sostenendo a fatica il suo sguardo sentendosi vulnerabile nell'aprirsi con lui. Lo vide rilassarsi sollevato e l'abbracciò con dolcezza anche per nascondere il viso nel suo petto. Eppure lo sentiva ancora un po' teso.

<< Allora perché avevi quell'espressione così... angosciata?>> le chiese sospettoso sapendo che c'era altro sotto, passando delicatamente un braccio attorno alla sua vita.

Per un attimo scese il silenzio poi quando Draco si convinse che non avrebbe risposto cominciò a parlare.<< Perché ho chiesto una pausa a Ron neanche un'ora fa e poi è successo... beh quello che è successo mentre lui è lì sotto ignaro di tutto>> gli confessò stringendolo.

<< Non hai fatto nulla di disonesto, non state più insieme, gli hai chiesto una pausa e sei stata fin troppo corretta>> le disse per rassicurarla pensando a quanto invece il rosso lo fosse stato poco.<< Ti è piaciuto?>> le chiese di colpo facendola arrossire.

<< Ma che razza di domanda è?>> protestò imbarazzata provando ad allontanarsi ma Draco la tenne stretta tra le braccia.

<< Tu rispondi>> le rispose ridacchiando sentendosi improvvisamente leggero.

<< Sei una serpe!>> si lamentò affondando ancora di più il viso nel suo petto. Rimase in silenzio e raccolse tutto il coraggio che aveva ormai decisa a rispondergli sinceramente, conscia che ciò avrebbe cambiato il loro rapporto in modo irreversibile. In quel momento avvertì una sensazione che aveva già provato da piccola e che la riportò con la mente a quegli anni. Indossava il costume ed era ferma sul bordo della piscina. I suoi genitori erano seduti sulle sedie a sdraio e il sole le riscaldava e intorpidiva le membra. Immobile fissava i riflessi dell'acqua limpida in bilico, divisa tra il terrore di saltare e il desiderio di tuffarsi. Il suo coraggio però non l'aveva abbandonata ed era saltata come stava saltando adesso. << Si, molto>> Provò la stessa stretta allo stomaco di quando si era lasciata andare e, nell'attimo precedente all'impatto con l'acqua,  aveva temuto di farsi male. Tremò di riflesso avendo paura di un suo rifiuto perché sapeva che avrebbe potuto farle molto più male rispetto al passato.

Draco fece pressione sulle sue spalle per farle staccare il viso dal petto e guardarla negli occhi. Le prese il mento con delicatezza con due dita e le fece alzare il viso in modo che lo guardasse negli occhi. Hermione visibilmente deglutì chiaramente in difficoltà.

<< Non ho mai provato nulla di più intenso in tutta la mia vita>> le disse fissandola con gli occhi che sembravano argento fuso lasciandola senza fiato mentre le dava un casto bacio all'angolo della bocca.

<< È meglio che scendiamo, non voglio che torni di nuovo Harry>> disse avendo bisogno di riprendersi da tutte quelle sensazioni ma nel pronunciare il  nome dell'amico si rabbuiò. << Chissà cosa starà pensando di me, forse che non mi importa nulla di Ron>> condivise con lui i suoi timori e Draco l'apprezzò.

<< Sono sicuro che non lo pensa, non hai visto come sorrideva l'idiota?>> le fece notare.

<< Sorrideva?>> gli chiese stupita e speranzosa. << E non chiamarlo idiota!>> lo riprese e Draco l'amò ancora di più nel vederla così se stessa.

<< È la verità...>> commentò sentendola sbuffare.<< ... e si, sorrideva>> le assicurò.

Hermione si staccò più serena in viso continuando a guardarlo con una luce nuova negli occhi. << Prima di scendere però devo andare a prendere i calzini per Dobby e Poppy. Mi accompagni?>> gli chiese.

<< Certo, come faresti senza il mio buon gusto?>> le rispose seguendola nella loro camera da letto.

<< Stai insinuando che io non ce l'ho?>> gli chiese alzando un sopracciglio mentre apriva le ante dell'armadio.

<< Beh... diciamo...>> rispose Draco guardando verso l'alto come se ci stesse pensando. All'improvviso senza avere il tempo di scansarsi gli arrivò qualcosa di colorato e morbido sul viso. Si tolse la sciarpa dal viso, non prima di inspirare il suo odore, guardandola con un sorriso ironico e divertito.<< Sul serio?>>

<< Così impari a dire che non ho gusto>> gli rispose Hermione guardandolo divertita e aprendo il cassetto dove vi erano i calzini. << Dai aiutami a scegliere. Qual è il colore preferito di Poppy?>> gli chiese.

Quando la riccia non lo sentì rispondere girò la testa verso di lui e lo vide scuotere le spalle. Hermione scosse la testa, alzò gli occhi al cielo e si rigirò per cercare il calzino adatto. << Oh andiamo, uno vale l'altro. Gli elfi non ricevono mai regali qualsiasi cosa andrà bene>> commentò Draco osservando la sua concentrazione.

Hermione borbottò qualcosa per nulla d'accordo e Draco sorrise intenerito, ipnotizzato dal riccio che era sfuggito dalla sua acconciatura. Prima che potesse fermare la propria mano glielo prese e portò dietro al suo orecchio con delicatezza. Hermione a quel gesto si fermò e lo fissò con uno sguardo nuovo, più luminoso e vivo. Draco l'affiancò e osservò il cassetto pieno di calzini estraendone due rossi.

<< Penso che questi possano andare, sono a tema natalizio e si intonano con il cattivo gusto che ha avuto di addobbarmi tutto il Manor di rosso>> commentò arricciando il naso e con una smorfia nel pensare all'eccesso di quel colore. Hermione rise stupendolo trovando divertente e adorabile la sua espressione. Gli prese i calzini dalle mani e senza sapere il motivo, forse perché era felice del fatto che per la prima volta quel giorno non aveva avuto incubi, seguì l'istinto di baciarlo sulla guancia. Tornò al cassetto lasciandolo imbambolato e scelse infine i calzini per Dobby poggiati sopra il sacchetto di galeoni che aveva usato per fare i regali a tutti. Una volta finito uscirono dalla camera ma prima di scendere Draco notò Hermione fermarsi titubante mentre lo guardava. Sembrava molto indecisa se fare o meno qualcosa e il biondo la guardò incuriosito sorridendole per incoraggiarla a non trattenersi. La riccia prese coraggio e gli sistemò con le mani i capelli che erano rimasti arruffati lisciandoglieli con attenzione cercando di non farsi distrarre dal suo sguardo che le percorreva il viso. Quando finì il Serpeverde le prese la mano baciandogliela e dopo avergliela lasciata iniziò a scendere le scale con lei.

Attraversarono il salotto e raggiunsero i tre Grifondoro seduti sul divano che appena sentirono i loro passi si voltarono a guardarli. Hermione vide il volto sereno e rassegnato di Ron, quello di Ginny che l'osservava con un sorriso complice ed infine il viso di Harry che le sorrideva rassicurandola. Loro sapevano, ce l'avevano scritto in faccia, eppure non sembravano né stupiti né arrabbiati. La conoscevano così bene da essersene accorti prima che lei potesse ammettere a se stessa l'evidenza? La voce di Ginny all'improvviso interruppe i suoi pensieri.

<< Direi che è il momento di scartare i regali se siete d'accordo>> propose sorridente. Tutti annuirono volendo metter fine alla tensione creatasi.

Hermione e Draco stavano per sedersi sul divano quando Harry li fermò. << Aspettate, ho un'idea! Potremmo scartare i regali seduti sul pavimento vicino al fuoco come se fossimo in sala comune>>

<< Potter, solo da te ci si poteva aspettare un'idea così...>> esordì Draco incrociando le braccia al petto contrariato.

<< Meravigliosa!>> lo interruppe Hermione e tutti sotto lo sguardo allibito del biondo si sedettero in cerchio sul pavimento. Avevano anche chiamato l'elfo domestico che grato si era accoccolato contro il fianco della riccia.

<< Che stai aspettando, Malfoy?>> gli chiese Harry mentre tutti gli altri puntavano i loro occhi su di lui in attesa.

<< Sul pavimento?>> rispose Draco alzando un sopracciglio come se quella domanda spiegasse l'assurdità di un gesto del genere.

<< Forza, non fare il principino e siediti>> lo spronò Ginny alzando gli occhi al cielo.

Draco si sentì all'inizio bloccato da tutte le regole che gli erano state impartite fin da piccolo ma poi quando vide lo sguardo caloroso di Hermione e quello accogliente degli altri fece uno sforzo e si sedette accanto a loro. Si mosse a disagio come se si aspettasse da un momento all'altro il rimprovero del suo maestro di etichetta.

<< Lo vedi? Non era poi così difficile>> commentò Ron e Draco rimase stupito dal tono che aveva usato, per niente derisorio ma quasi comprensivo.

Ginny con un colpo di bacchetta appellò tutti i regali e con sorpresa notò che c'era il doppio dei pacchetti previsti.

<< Li hai fatti tutti tu?>> chiese la rossa a Draco con stupore ma anche il biondo stava ricambiando il suo sguardo perplesso.

<< In realtà alcuni di questi regali sono da parte mia>> si intromise Hermione lasciando a bocca aperta solo Ginny e Draco.

<< Quindi voi due lo sapevate>> dedusse il Serpeverde riprendendosi subito e guardando Harry e Ron.

<< Certo, Hermione ci spediva i galeoni,  scriveva il regalo che voleva fare e noi andavamo nei negozi a comprarli>> spiegò Harry scambiando un sorriso complice con Hermione e Ron.

<< E siamo stati anche molto bravi a non farci scoprire>> aggiunse Hermione sorridente che iniziò a distribuire i regali impaziente di vedere le loro reazioni.

Draco fu il primo a strappare la carta curioso di scoprire cosa avesse pensato di fargli ma quando finì di scartare il regalo rimase immobile a fissarlo trattenendo il fiato.

<< Non ti piace?>> chiese Hermione insicura odiando il modo tremolante in cui era uscita la sua voce mentre tutti prendevano a fissarlo cercando di decifrare la sua espressione. Ron stava per aprire bocca furioso per il suo atteggiamento irrispettoso dopo tutto ciò che Hermione aveva speso per lui ma la mano di Harry gli strinse il braccio intimandogli il silenzio perché il Grifondoro aveva capito, sapeva.

Draco fissava il calderone che aveva di fronte. Era lo stesso che la Grifondoro gli aveva regalato quando era stato preso come pozionista per il Ministero. "Vedilo come un augurio per il tuo nuovo inizio" aveva giustificato quel pensiero quando le aveva chiesto il motivo e il significato. La ripetitività inconsapevole di quel gesto e la consapevolezza di ciò che era successo pochi minuti prima conferirono a quel semplice calderone un significato che gli fece bruciare gli occhi. Un nuovo inizio. Forse potevano ricominciare e recuperare gli anni che Hermione non ricordava più.

<< Ho notato che il tuo calderone era consumato, così mi sembrava una buona idea...>> cominciò a dire Hermione per riempire il vuoto che si era creato per poi interrompersi quando lo vide alzare la testa e guardarla con gli occhi lucidi. Le sorrise per celare le lacrime che stava ricacciando indietro e l'abbracciò forte togliendole il fiato ringraziandola con un bacio impercettibile sulla guancia. La riccia spalancò gli occhi per la sorpresa mentre il cuore batteva impazzito e lo guardò in parte felice in parte perplessa per la sua reazione. Non le sembrava un gran regalo e più volte aveva pensato di fare qualcos'altro ma forse, ipotizzò, non era abituato a ricevere regali.

I tre Grifondoro avevano distolto nel frattempo lo sguardo non volendo essere troppo invadenti e si concentrarono sui loro pacchetti. Ron aveva ricevuto un libro sulla sua squadra di Quidditch preferita della cui uscita aveva letto nel giornale che Draco leggeva tutte le mattine e le passava. Harry invece un set per scope, avendo saputo da Ron che l'amico si allenava e giocava qualche volta, e delle tutine per il bambino. Infine Poppy aveva indossato le calze rosse piangendo per la gratitudine e abbracciando la Grifondoro.

<< Hermione, non ce n'era bisogno, deve esserti costata una fortuna>> le disse Ginny dopo aver aperto una scatola stretta e lunga contenente una collana dall'aspetto prezioso e davvero costoso.

<< Mi siete sempre stati vicini e continuate ad esserlo anche se non è facile ed io non potrei sentirmi più fortunata di così. Siete l'unica famiglia che mi è rimasta>> rispose Hermione guardando anche Draco che ricambiò il suo sguardo. << Spero che siano piaciuti a Ron e Harry i loro regali>> continuò sperando implicitamente di avere la conferma di conoscerli ancora bene nonostante la perdita di memoria.

<< Li conosci fin troppo bene, guardali>> la esortò Ginny rassicurandola e indicando con un cenno della testa Harry che fissava con interesse il libro che stava sfogliando Ron sorridente. << Sembrano due bambini>> commentò. << Ah!>> gemette quando suo figlio le tirò una ciocca di capelli che Ginny gli sfilò dalla manina delicatamente. La rossa vedendo che suo fratello e suo marito avevano perso la testa per il Quidditch era decisa a richiamare la loro attenzione ma Hermione la fermò non volendo interrompere la loro gioia ed eccitazione del momento.

<< Va bene>> sospirò Ginny scuotendo la testa per il loro comportamento. << Allora vi darò io i vostri regali>> a quelle parole Draco pensò di aver sentito male perché negli anni precedenti non gli avevano mai regalato nulla e la cosa era stata reciproca.

<< Questo è da parte della mamma>> iniziò dandole il maglione che Hermione indossò felice e speranzosa di aver mal interpretato la sua assenza di quella sera. << E questo è da parte nostra>> concluse porgendole un pacchetto che conteneva non una piuma qualsiasi ma una di quelle più rare e pregiate che tante volte ai tempi di Hogwarts aveva solo osservato con desiderio nel negozio.

<< Io non ho parole>> commentò ricordando i tempi della scuola e abbracciandola, facendo attenzione al bambino, ringraziando lei e i suoi amici che ora le stavano prestando di nuovo attenzione. La ripose con delicatezza nel pacchetto temendo che potesse rovinarsi.

<< Ora è il momento di Malfoy>> continuò Ginny porgendogli una piccola scatolina che Draco prese incredulo e stupito. Tutti gli occhi si posarono su di lui mentre l'apriva rivelando un fermacravatte in oro. Alzò lo sguardo su di loro e si chiese il motivo di quel gesto. La risposta però era proprio lì, nei loro visi e nelle parole di Hermione di pochi minuti prima: "Siete l'unica famiglia che mi è rimasta". Era parte della loro famiglia? Era questo che volevano dirgli? Famiglia. Quella parola gli fece battere forte il cuore. Non credeva che dopo la morte di sua madre avrebbe mai potuto averne una, farne parte. << È bellissimo>> commentò con un sorriso e una dolcezza che spiazzò tutti e li ringraziò indossandola per avvalorare le sue parole. << Ora tocca ai miei regali>> continuò porgendo l'unico rimasto ad Hermione che curiosa lo scartò subito.

Quando vide il contenuto la riccia ebbe la stessa reazione che aveva avuto il biondo. << Non ci posso credere>> commentò solamente mentre con mani tremanti e attente prendeva il libro antico davanti a sé. << Dove lo hai trovato?>> chiese mentre accarezzava con venerazione la copertina della versione originale del suo libro babbano preferito.

<< Diciamo che ho i miei mezzi>> rispose Draco vago senza perdersi nemmeno una sua minima espressione.

Hermione poggiò con cura il libro nel suo involucro per poi gettargli le braccia al collo e abbracciarlo con così tanta irruenza da far quasi perdere l'equilibrio ad entrambi. << Grazie>> sussurrò mentre il biondo poggiava la guancia contro la sua. Dopo troppo poco tempo, almeno dal punto di vista del Serpeverde, la riccia si staccò e tornò a guardare i suoi due regali. Gli altri tre Grifondoro si guardarono nel frattempo convinti che non avrebbero ricevuto nulla dato che non era rimasto nemmeno un pacchetto ma il biondo li stupì.

<< Il mio regalo invece per voi tre è la possibilità di venire a vivere qui per tutto il tempo che vorrete per stare accanto ad... Hermione>> disse Draco guardando tutti negli occhi. Capì di non aver fatto regalo migliore quando vide i loro occhi illuminarsi.

<< Che ne dite di giocare a sparaschiocco?>> propose Harry sorridente ed in mezzo a quell'atmosfera piena di amore, di calore che Draco non aveva mai provato se non con Hermione, in cui tutti ridevano e facevano battute e il tempo sembrava essersi fermato il Serpeverde si convinse di aver trovato una nuova famiglia.

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Capitolo 18
*** Possibilità ***


La serata era finita, le risate si erano smorzate e mentre le voci si riducevano ad un mormorio intervallato da sbadigli una leggera malinconia scendeva tra loro inoltrandosi nei loro cuori. Hermione guardò con tristezza la carta da regalo spiegazzata e strappata riversa sul pavimento, segno inconfutabile della fine di una delle serate più allegre e felici della sua vita. Avrebbe voluto vivere quel momento di  spensieratezza ancora per un po', forse per sempre, non voleva tornare in una realtà in cui il suo stato mentale peggiorava di giorno in giorno, in cui non sapeva cosa aveva fatto negli ultimi tre anni. Voleva vedere ancora Draco ridere e lasciarsi andare con i suoi amici, Ron arrossire per le riprese scherzose di Ginny, Harry giocare con suo figlio sul grembo che cercava di afferrare le carte da gioco che teneva in mano. Ma la carta era stata strappata. Sarebbero tornati alle loro vite e preoccupazioni. Una mano diafana dalle dita sottili e delicate entrò nel suo campo visivo ed Hermione si riscosse alzando la testa. Vide Draco in piedi, come tutti i suoi amici del resto, porgerle la mano per aiutarla ad alzarsi. La riccia gli sorrise e l'accettò mettendosi in piedi. Il dispiacere di poco prima si dissolse quando guardandoli ricordò che loro avrebbero vissuto lì accanto a lei e rivolse uno sguardo colmo di affetto e gratitudine a Draco intento a fissarla.

<< Allora Malfoy, quale stanza hai scelto per noi?>> chiese Harry sorridente volendo ricreare l'allegria di poco prima. Anche se non riuscì totalmente nel suo intento contagiò Hermione con il suo buonumore.

<< Non l'ho fatto in realtà, aspettavo che foste voi a sceglierle>> rispose Draco che represse l'istinto di alzare gli occhi al cielo quando si sentì osservato con stupore. << Se volete seguirmi ve le mostro>> continuò iniziando a voltarsi quando venne fermato dalla voce di Ginny.

<< Scegliete voi la mia camera, io nel frattempo vado a casa e prendo il necessario. Torno subito>> disse la rossa decisa.

<< Ormai si è fatto tardi, Ginny, domani prendiamo tutto>> intervenne per fermarla Ron che represse uno sbadiglio stanco. La sorella non rispose nulla indecisa sul da farsi.

<< Se vi servono dei cambi e dei vestiti ve li posso fornire io>> intervenne Draco capendo il problema. Ginny lo guardò sempre più meravigliata e annuì ringraziandolo.

Il Serpeverde, trovando ancora surreale tutta quella situazione, voltò loro le spalle e li condusse al piano di sopra dove vi erano le varie stanze per gli ospiti. Le mostrò tutte, una ad una e alla fine, come già aveva immaginato, erano state scelte le due camere accanto a quella di Hermione. La riccia  aveva abbracciato i suoi amici felice della loro presenza al Manor e dopo essersi scambiati la buonanotte era tornata nella sua stanza per cambiarsi e prepararsi per la notte. Draco dopo averla seguita con lo sguardo mentre tornava in camera entrò prima in quella di Harry, Ginny e il piccolo James chiamando Poppy per fornire loro tutto il necessario, abiti compresi, e infine in quella di Ron. L'elfo domestico preparò la camera allo stesso modo e quando andò via con un pop Draco guardò il rosso negli occhi.

<< Non dovrebbe mancare nulla, nel caso chiama Poppy. Buonanotte>> gli disse con freddezza e distacco voltandogli le spalle per uscire dalla stanza avendo ancora difficoltà ad accettare la propria decisione. Era stato però necessario, si ripeteva, non solo perché sapeva che le condizioni di Hermione con il passare del tempo sarebbero peggiorate e avrebbe avuto bisogno di tutto il sostegno possibile ma anche perché era terribilmente preoccupato all'idea di un possibile ritorno del suo aggressore e la presenza di due Auror in casa avrebbe ridotto notevolmente il rischio che lei correva. Il Medimago aveva parlato, rivelando la stato della riccia, ricordò con un brivido alla schiena, e aveva l'orribile sensazione che presto sarebbe venuto a cercarla.

<< Aspetta!>> lo fermò Ron raggiungendolo e ponendosi davanti a lui mentre era sul punto di aprire la porta. Draco abbassò la mano che sollevata stava per poggiarsi sul pomello e spostò controvoglia lo sguardo sul rosso alzando un sopracciglio. Per un attimo tra loro aleggiò il silenzio. << Perché?>> gli chiese senza nessuna particolare inflessione nella voce. Non capiva perché stava facendo tutto questo dopo il comportamento che aveva avuto negli ultimi mesi.

<< Per lei>> rispose Draco dopo un attimo di silenzio. << Ciò non vuol dire che ho dimenticato quello che hai fatto>> sibilò potendo ancora sentire la rabbia affiorare al pensiero di come aveva sofferto per il dolore e la paura di perderla. Ron accusò il colpo abbassando di poco il capo e si rabbuiò. << Nonostante ciò sono disposto a ricominciare, per quanto mi costi, e a darti l'ultima possibilità per starle vicino>>

<< Molto generoso da parte tua>> commentò indispettito Ron alzando di scatto la testa percependo la proposta come una concessione. << E sentiamo, cosa vorresti in cambio?>> chiese disgustato.

<< Solo che tu stia al tuo posto, sai a cosa mi riferisco, e ti limiti a rimanere suo amico com'era giusto che facessi fin dall'inizio>> rispose Draco con durezza. << Sono tante le cose che disprezzo di te ma non mi sarei mai aspettato che l'avresti ingannata in un modo così meschino e disonesto>> continuò con aria disgustata e traboccante di disprezzo. Ron ricambiò lo sguardo con odio ma poi di colpo si sentì  stanco dopo anni passati a trattenere tutto dentro e la bile gli salì in gola. Desiderò rivelargli tutto ciò che pensava di lui, riversargli il male che lo corrodeva e dargli un assaggio di ciò che aveva patito per tutto quel tempo, sperando infine di poter trovare la serenità, di liberarsi dal peso del risentimento che gravava sul suo cuore.

<< Sarò sincero, non ha senso nascondere l'evidenza>> esordì piano il rosso prima di lanciare un muffliato alla stanza. << Io amo Hermione ed è vero, ho provato a portartela via dal primo giorno in cui si è svegliata, ho cercato di rimettermi con lei>> continuò con tono crudo guardandolo negli occhi grigi che lampeggiavano pericolosamente, le braccia erano rigide lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno. << Ho sperato che con quella bugia in lei potesse emergere qualche sentimento, una prova che in fondo fosse ancora innamorata di me e non di te>> gli spiegò avvertendo il dolore, che quella confessione gli provocava, attanagliargli lo stomaco. Draco nel sentire quelle parole si irrigidì, la bocca ridotta ad una linea sottile, la mascella contratta e gli occhi che dardeggiavano. << Ma poi ho capito di aver commesso un errore. Vedo come ti guarda>> continuò con voce spezzata con le mani e le labbra tremanti e con le lacrime agli occhi per la sofferenza e la rabbia interrompendo sul nascere qualsiasi tentativo del biondo di controbattere. << Ogni volta che entri in una stanza i suoi occhi si illuminano e ti seguono, quando sei assente invece non fanno altro che cercarti. Nei momenti in cui le sei vicino non vede altro che te>> si sfogò con il respiro affannoso e la voce che si spezzava lasciandosi sfuggire un singhiozzo e sentendo la gola bruciare. Pallido si appoggiò al muro chiudendo per un attimo gli occhi come se stesse provando a combattere un veleno che lento lo stava uccidendo. Quando si riprese riaprì gli occhi fissandolo truce mentre il viso diventava gradualmente rosso e il respiro tornava affannoso. << Ti odio>> sputò con una intensità nella voce e nello sguardo che colpì Draco più di quando volesse. << Avrei accettato chiunque altro ma tu... tu non sei degno nemmeno di... di...>> continuò ormai non riuscendo a ragionare lucidamente sentendo la rabbia aumentare. << Ci hai fatto così tanto male in tutti questi anni e ancora continui! Continui! >> prese a gridare paonazzo riuscendo a respirare a malapena. << Guarda come si è ridotta a causa tua! Senza padre, senza colleghi, senza famiglia! Hermione avrebbe potuto avere una vita serena e felice ma da quando sei entrato nella sua vita non ha avuto un attimo di pace dalla fine della guerra. Come pensi che si sia sentita quando tutti la isolavano? Quando i giornali non le davano tregua nei momenti in cui aveva bisogno di una pausa dopo tutto ciò che aveva passato?>> incalzò con le domande ormai fuori di sé, Draco nel frattempo lo fissava colpito da ogni sua parola. << Ah, però la colpa di tutto questo non è tua, vero? È della società, è della sfortuna, tu invece nonostante questo anzi la rendevi felice, no? Harry e Ginny non fanno altro che ripeterlo, tutti dalla parte del povero e innocente Malfoy! Ma sai che cosa vedo io?>> chiese retorico e no, Draco non voleva saperlo. << Io vedo Hermione morire giorno dopo giorno lentamente, a volte stento a riconoscerla, non sembra più lei, sembra la pallida ombra di se stessa. Non lo po... non lo posso sopportare>> gli riversò addosso tutto ciò che lo feriva, le lacrime incontrollate gli rigavano il volto per il male che lo dilaniava e Draco, sul punto di vomitare, sentì sanguinare il proprio cuore come se avesse ricevuto una pugnalata. Le parole di Ron erano state i suoi pensieri nelle notti più tormentate e forse proprio perché accusava già se stesso di tutto il dolore che aveva patito Hermione credette alle parole del rosso trovando una conferma ai suoi timori. Era vero che le aveva fatto del male in passato, che a causa sua aveva dovuto fare tante rinunce. Il suo cuore si strinse in una morsa dolorosa e affiorarono il terrore e la convinzione di aver soffocato lei per emergere e respirare lui. Doveva andar via da lì o non ne sarebbe uscito vivo. Sentì il bisogno di aggrapparsi a qualcosa per dimostrare disperatamente a se stesso che anche Weasley l'aveva fatta soffrire.

<< Sull'isolamento sei proprio l'ultimo  che può parlare, c'eri anche tu tra coloro che la evitavano>> lo accusò convinto di poter evitare che il coltello andasse più a fondo.

<< Dopo tutto ciò che ho detto è solo questo che hai da ridire? Si, l'ho evitata perché ero un uomo distrutto>> rispose schietto Ron con voce ferma in contrasto con le lacrime che continuavano a bagnargli il viso. << E lo sono ancora. Hai distrutto tutto, le nostre vite, la nostra felicità. Per me Hermione è tutto dopo quello che è... dopo quello che è  successo a...>> balbettò scosso da singhiozzi violenti non riuscendo a nominare suo fratello.<<  Ma ha scelto te ed io non interferirò più. Hai vinto>> concluse ricomponendosi, superandolo e sedendosi sul letto con il capo basso terribilmente stanco. Il silenzio scese tra loro. Era vero, pensò Draco nauseato da se stesso mentre osservava Weasley per la prima volta sotto una luce diversa, distruggeva ogni cosa. Sentì il bisogno di dirgli qualcosa per dimostrare a se stesso che non era del tutto un mostro ma non gli venne nulla in mente, la sua mente era annebbiata dal panico e dal dolore. Senza dire una parola uscì dalla stanza sconvolto e la chiuse dietro di sé appoggiandovisi contro. Si piegò su se stesso senza fiato e nauseato mentre la testa gli girava al pensiero del suo egoismo, di tutto ciò che le aveva fatto.

Quando la testa smise di girare si raddrizzò lentamente e percorse il corridoio con la vista appannata volendosi allontanare il più possibile da Weasley. Raggiunse presto la porta chiusa della stanza che condivideva con Hermione e si fermò intento a fissarla. Scosse il capo e si voltò per andare nell'altra camera ma la porta di quella cui aveva dato le spalle si aprì con un cigolio. Draco si fermò continuando a darle le spalle ma quando non la sentì parlare si girò lentamente e gli si mozzò il fiato. Era bellissima, con il suo pigiama di cotone, il sorriso timido e confidenziale, gli occhi che le brillavano. Doveva averlo sentito passare, lo stava aspettando? Hermione fece un passo indietro invitandolo ad entrare e Draco esitò cercando di capire se fosse la cosa giusta da fare. Quando vide però il suo sorriso spegnersi e il volto assumere un'espressione delusa e imbarazzata dimenticò i pensieri che lo avevano tormentato minuti prima e non resistette all'impulso di raggiungerla. Entrò in camera chiudendosi la porta alle spalle e l'abbracciò con forza potendo sentire il suo cuore battere più forte.

<< Va tutto bene?>> gli chiese Hermione avvertendo il suo abbraccio bisognoso ma non ricevette risposta. << I miei amici ti hanno detto qualcosa in mia assenza?>> ritentò dopo aver ricevuto il suo silenzio staccando il capo dal suo petto per guardarlo negli occhi. Draco però rifuggì il suo sguardo fissando il pavimento. << Che succede?>> gli chiese in un sussurro vedendolo tremare. Lo prese per mano decisa a capire cosa lo tormentasse e si sedettero sul bordo del letto.

Hermione gli prese con forza le mani cercando il suo sguardo. Draco si sentì male per il suo egoismo, per la sua incapacità di lasciarla andare, per la sua scarsa resistenza di fronte al bisogno bruciante di lei. Provava disgusto per se stesso, per tutto ciò che le aveva fatto, di cui ora aveva la conferma, ed essere lì con lei a farsi consolare senza meritarlo peggiorò il giudizio che aveva di se stesso.
Facendosi violenza ritrasse le dita dalla sua presa e si alzò bruscamente indietreggiando e mettendo più distanza possibile tra loro due. Hermione sussultò per la sorpresa e Draco si sentì morire quando vide un'espressione ferita sul suo volto. Spostò lo sguardo alla sua destra non riuscendo a sostenere il suo sguardo e trovò il suo riflesso nello specchio. Quando vide la propria espressione disgustata capì il fraintendimento, un ulteriore dolore che le infliggeva, e la sua immagine riflessa gli restituì uno sguardo spaventato e angosciato che non le sfuggì. << Sono un mostro>> sussurrò mentre si fissava cercando di fermare il tremore alle labbra.

La riccia si alzò e accanto al viso del biondo allo specchio si accostò quello più sereno della Grifondoro. Gli prese nuovamente le mani e lo fece girare di fronte a lei in modo da fargli dare le spalle allo specchio. Gli accarezzò con delicatezza la guancia e il biondo si sforzò di non andare incontro alla sua mano non riuscendo però a non socchiudere gli occhi. << I miei amici ti hanno rinfacciato il passato?>> gli chiese Hermione colpendo come sempre nel segno. << O sei tu che ti stai rinfacciando il passato?>> continuò cercando il suo sguardo puntato oltre la sua spalla, Draco non rispose. << Sai cosa sento quando sono con te?>> gli chiese e Draco scosse la testa abbassando di poco lo sguardo assente. << Mi sento al sicuro, felice e a volte dimentico perfino tutta questa storia dell'incantesimo, pensi che io proverei tutto questo se tu fossi un mostro?>> continuò con le guance che le si imporporavano per ciò che aveva confessato e il Serpeverde a quelle parole la guardò negli occhi sentendo il cuore sciogliersi e alleggerirsi. Hermione si fece coraggio, gli prese il viso tra le mani e, mentre gli occhi del biondo si sgranavano per l'emozione e la sorpresa, gli baciò le guance e le tempie. << Meriti amore come tutti, Draco, smetti di tormentarti>> gli sussurrò e stavolta non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.

Draco sentì le gambe tremare mentre l'abbracciava con forza togliendole il respiro e sollevandola di poco da terra. Fu il suo turno di baciarle il viso con venerazione, amore e gratitudine. << Come fai?>> chiese con il respiro spezzato poggiando la fronte alla sua. << Come fai ad avere sempre le parole giuste? Io so di non meritarti ma allo stesso tempo non riesco a rinunciare a tutto questo>> le sussurrò così vicino che Hermione poté sentire le sue labbra sfiorare le proprie.

<< Allora non rinunciare>> gli rispose sulle sue labbra che fissò prima di perdersi nei suoi occhi grigi. Occhi che ora fissavano con vorace intensità le sue labbra facendole quasi uscire il cuore dal petto.

<< Se non ci fermiamo adesso non potremo più tornare indietro>> sussurrò Draco sfiorandole nuovamente le labbra.

<< Correrò il rischio>> gli rispose la riccia accennando un sorriso e allacciandogli le braccia al collo. Draco a quelle parole trattenne il respiro e la Grifondoro poté notare i suoi occhi diventare quasi neri.

Il biondo avvicinò il viso al suo impacciato come se per lui fosse la prima volta e premette le labbra sulle sue quasi timidamente tastando la loro morbidezza. Hermione gli lasciò diversi baci a stampo sulle labbra con calma e lentezza per conoscerlo meglio e studiarlo e Draco li ricambiò tutti sorridendo e affondando una mano tra i suoi ricci. Senza rendersene conto la riccia schiuse le labbra e il Serpeverde si fece più audace mordendole con delicatezza il labbro inferiore e pieno. Hermione si ritrovò a stringere fra le sue mani i suoi capelli allontanando il labbro dai suoi denti per poggiare nuovamente le labbra sulle sue che trovò socchiuse. Draco non resistette più e approfondì il bacio ansimando leggermente per l'emozione, come un ragazzino alle prime armi, non potendo ancora credere che stesse davvero accadendo. Hermione ricambiò prontamente e sentì in bocca il suo sapore invaderla stupendosi quando in automatico pensò a quanto le fosse mancato. Il modo in cui la baciava, con passione senza mai eccedere, e la stringeva le fece girare la testa e si aggrappò a lui rendendosi conto di come i loro corpi si incastrassero alla perfezione come se fossero nati per stare insieme, per completarsi. Ogni suo movimento, il suo odore, il suo sapore la inebriarono, le sembrarono terribilmente familiari e già provò nostalgia delle sue labbra quando per un attimo si staccarono per riprendere fiato. Hermione approfittò di quella pausa per osservarlo e la sua bellezza la colpì ancora. Fissò le sue labbra rosse e gonfie, i suoi lineamenti delicati e infine i suoi occhi che la guardavano innamorati togliendole ancora una volta il respiro. Si sporse in avanti e lo baciò ancora ma prima che il biondo potesse di nuovo approfondire allontanò il viso con disappunto del Serpeverde.

<< Buon Natale, Draco>> gli disse piano sulle labbra.

<< Buon Natale, Hermione>> rispose il biondo baciandola con dolcezza.

Continuarono a baciarsi con il sorriso sulle labbra non riuscendo e non volendo smettere alternando baci più brevi e dolci ad altri più profondi e appassionati. Passò un po' di tempo prima che Hermione riuscisse a raggiungere il suo letto ostacolata dalle braccia di Draco che l'attiravano a sé in continuazione per baciarla facendola sorridere felice.

<< Andiamo a dormire, è stata una lunga giornata>> gli disse piano mentre continuava ad accarezzargli i capelli.

<< Altri cinque minuti>> le chiese Draco tra un bacio e l'altro e la riccia annuì divertita e intenerita.

Alla fine Draco a malincuore si staccò da lei e si preparò per la notte. I due si sdraiarono nei rispettivi letti e Draco represse l'impulso di unire il proprio letto al suo. Si guardarono intensamente con ancora il sorriso sulle labbra ed Hermione comprese la propria suscettibilità alle parole del biondo, il disperato bisogno di abbracciarlo, il suo continuo controllare se lui la stesse guardando o le fosse vicino in quei mesi e la comprensione dell'enormità di tutto questo le fece battere il cuore all'impazzata. Si era innamorata.

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Capitolo 19
*** Dolore ***


Il respiro era affannoso, il sudore freddo le colava lungo la schiena facendola rabbrividire e gli occhi spalancati cercavano di penetrare la fitta oscurità che la circondava. Conosceva ogni singolo oggetto presente in quella stanza eppure non riusciva a scorgere il contorno nemmeno di un mobile. L'oscurità le era alleata, lo sapeva bene, ma non poteva fare a meno di sentirsi vulnerabile e terrorizzata. Ogni nervo del suo corpo era teso fino allo spasmo pronto a scattare e il cuore sembrava prossimo ad uscirle dal petto. Avanzò il più silenziosamente possibile portando avanti le mani con cautela per orientarsi e trovare la via d'uscita. Trattenne lacrime di paura e il suo respiro sempre più rumoroso consapevole che l'oscurità non l'avrebbe protetta a lungo e che un solo suono rivelatore della sua presenza le sarebbe stato fatale. Aveva appena trovato il letto a baldacchino quando un rumore di passi la fece bloccare.

<< Sanguesporco>> cantilenò piano lentamente con sinistra dolcezza la sua voce che le fece venire la pelle d'oca e la congelò di colpo con il cuore in gola. << Dove sei?>> chiese facendola tremare e pregare di non essere trovata. Il rumore dei passi di colpo cessò e passarono minuti di assoluto silenzio. Il suo corpo si irrigidì nell'agonia dell'attesa e la sua mente cominciò a immaginare tutte le cose terribili che le avrebbe fatto. Si vide morire lentamente in una pozza di sangue dopo un'agonia di ore o impazzire a causa della maledizione cruciatus. A quell'ultimo pensiero la fantasia prese il sopravvento e si immaginò al San Mungo folle con gli occhi di tutti pieni di pietà e dolore su di lei. Portò una mano alla bocca per soffocare un ansito per il panico mentre le lacrime silenziose le bagnavano il viso. Il suono dei passi tornò molto più vicino adesso facendola sobbalzare. I peli le si rizzarono sulla nuca e la bile le salì prepotentemente in gola. Era nella stanza con lei. << Esci fuori o vengo a prenderti io!>> gridò rabbiosamente la voce ora imperiosa, minacciosa che trasudava odio. Le orecchie fischiavano e la testa le pulsava mentre il panico la paralizzava e le toglieva il respiro. Ogni parte del suo corpo la spingeva a trovare una via di fuga ma non aveva più il coraggio di muoversi e rischiare di essere scoperta. "Draco! Draco! Aiutami!" ripeté il suo nome nella sua mente con disperazione, mentre stringeva con forza le coperte del baldacchino, come se il solo chiamarlo fosse sufficiente per farlo apparire accanto a lei per proteggerla. Si sentiva priva di forze e troppo debole per lottare eppure bastò pensare a lui, al suo sorriso, ai suoi baci, ai suoi occhi per reagire. Non poteva e non voleva abbandonarlo, gliel'aveva promesso e lei manteneva sempre le promesse. Impugnò la bacchetta e fece un respiro profondo. Forse c'era ancora una possibilità. Forse se fosse stata abbastanza veloce... Non c'era più tempo per pensare. Calcolò rapidamente la posizione della porta e corse contro di essa con uno scatto agendo d'impulso. Per la foga del movimento il pomello le si conficcò nelle costole e represse un lamento di dolore. In un attimo, prima che potesse aprirla, il proprio corpo vi fu schiacciato contro dal suo e urlò colta alla sprovvista dalla presa violenta e dolorosa sui suoi capelli che le fece reclinare il capo all'indietro. Sentendo l'adrenalina scorrere raggiunse velocemente con una mano il pomello e aprì la porta sbilanciando entrambi in avanti. Approfittando del suo momentaneo vantaggio con un incantesimo non verbale e un movimento rapido del polso lanciò uno schiantesimo contro il suo aggressore. Non riuscì a colpirlo ma il tempo che egli impiegò per respingere lo schiantesimo fu abbastanza per chiudersi la porta alle spalle, gettandovisi contro con il peso del suo corpo, e sigillarla con un incantesimo. Respirando a malapena, conscia che il pericolo non era stato ancora sventato, attraversò il corridoio correndo cogliendo con la coda dell'occhio il quadro di Narcissa Malfoy. Raggiunse la scala monumentale e pensò rapidamente a dove nascondersi guardandosi freneticamente intorno. Aveva appena deciso di scendere al piano inferiore quando però un urlo improvviso squarciò il silenzio facendola sussultare e mozzandole il respiro. Girò la testa di scatto con ancora il petto che si alzava e abbassava rapidamente per la paura e rimase in ascolto dimenticando la corsa di qualche attimo prima. La porta che aveva chiuso nel frattempo si spalancò con violenza ma non si mosse ormai paralizzata da quel richiamo agghiacciante e terribilmente familiare. Un orribile presentimento iniziò a serpeggiare in lei. Si guardò freneticamente attorno per trovarne la fonte mentre cercava di riconoscere la voce. Non apparteneva al suo aggressore, ne era certa perché riconobbe quel tipo di grida, raccapriccianti, intervallate a singhiozzi, disperate, piene di dolore, le stesse che una volta aveva emesso lei stessa. Qualcuno stava subendo una tortura. Le urla sempre più acute rimbombarono per tutto il Manor e le orecchie si riempirono del suono dei suoi singhiozzi sempre più striduli. Singhiozzi che, si rese conto con un brivido, conosceva fin troppo bene. Un braccio rotto e un'aureola bionda creata dai suoi capelli sul terreno umido le balenarono in mente e dimenticò come si facesse a respirare.

Si svegliò di soprassalto paralizzata, con gli occhi spalancati e i capelli incollati al collo per il sudore. Era completamente al buio e le orecchie le fischiavano. Si guardò immediatamente attorno spaventata ma quando riconobbe le tende del baldacchino illuminate dalla flebile luce lunare e il letto su cui era sdraiata si rilassò tirando un sospiro di sollievo. Era stato solo un incubo. Rilassò i muscoli e chiuse gli occhi cercando di non pensare a ciò che aveva sognato ma un urlo glieli fece riaprire di scatto facendola sobbalzare violentemente. Le urla si ripeterono interrotte solo da singhiozzi disperati e si mise a sedere con il respiro affannoso mentre il panico la soffocava e le attanagliava lo stomaco. Riconobbe immediatamente quella voce e non ebbe alcun dubbio su chi stesse gridando perché quelle urla e quei singhiozzi li aveva appena sognati. Girò il capo di scatto verso il letto di Draco per convincersi che fosse solo una delle sue tante allucinazioni, che il biondo in realtà fosse al sicuro sotto le coperte ma lo trovò vuoto. Perse la testa. Scese dal letto ignorando i brividi di freddo e si ritrovò a tremare convulsamente avendo paura per lui. Uscì dalla stanza di corsa cercando di capire dove Draco si trovasse e attraversò il corridoio a perdifiato guidata dall'intensità delle sue urla. "Sto arrivando, resisti" pensò disperatamente nella sua mente mentre si chiedeva come fosse possibile che qualcuno fosse entrato al Manor. Le urla tornarono più forti di prima, segno che era vicina a lui, e ansimando scese le scale con foga quasi scivolando avendo compreso da dove provenissero le grida. Appena scese le scale e si avvicinò al salotto però ogni suono cessò tranne un flebile sibilo che le fece venire la pelle d'oca. Distrattamente si rese conto di non aver preso nessuna arma con sé ma ormai non poteva più fermare le proprie gambe che la stavano conducendo in avanti. Trattenne il respiro e avanzò stavolta più cauta cercando di penetrare l'oscurità con lo sguardo. Fu quando quasi si convinse di aver sbagliato posto che la vide: un'ombra quasi confusa con il divano in pelle contro cui si stagliava. Si fermò di colpo e si sentì sul punto di vomitare perché ora che aveva capito era troppo tardi. L'ombra che per tutto quel tempo si era nascosta e l'aveva seguita ovunque andasse adesso era uscita allo scoperto e le si stava mostrando. Un raggio di luna illuminò fiocamente la porzione di pavimento dinanzi a lei e un senso di orrore la costrinse a fare un passo indietro. Avrebbe voluto coprirsi gli occhi e tornare in camera per nascondersi sotto le coperte ma non riuscì a muovere nemmeno un muscolo scioccata da ciò che stava vedendo. Una donna dai capelli crespi e scuri era seduta sul pavimento, le ginocchia erano raccolte al petto e dondolava avanti e indietro facendo scatti rabbiosi con la testa e ridacchiando. La testa cominciò a girarle e la bile le salì in gola nel momento in cui riconobbe l'inconfondibile matassa di capelli, l'espressione folle e la sua risata sinistra e terrificante. Un singhiozzo proruppe dall'oscurità all'improvviso facendola sobbalzare e solo allora vide il resto di ciò che si stava svolgendo davanti a lei. Bellatrix impugnava un coltello intriso di sangue e lo abbassava ripetutamente verso il basso come se... come se... Spostò ulteriormente lo sguardo e aprì la bocca in un grido muto di orrore mentre vedeva la lama conficcarsi nella gamba straziata e scorticata di Draco. Il biondo era riverso sul freddo pavimento agonizzante e quasi soffocava nel suo stesso sangue che gli imbrattava il viso e il pigiama.

A Hermione scappò un rantolo e un singhiozzo nel vederlo in quello stato e attirata da quel suono, che nel silenzio sembrò più forte del normale, la mano di Bellatrix si fermò e il suo dondolio per un attimo cessò. I suoi occhi neri, spiritati si posarono su di lei lentamente guardandola vorace come se avessero potuto succhiarle via l'anima ed Hermione sostenne il suo sguardo con le labbra socchiuse, congelata sul posto rigida e tesa con le braccia lungo i fianchi, le mani serrate a pugno. Le due si fissarono per un po', poi Bellatrix scoppiò in una risata rauca e stridula che la fece sussultare. << Draco, caro, abbiamo compagnia>> gli sussurrò confidenziale strisciando su di lui e avvicinando il viso al suo sorridendo esaltata. Conficcò la lama sul suo fianco facendolo urlare quando lui cercò di allontanare il viso da quello della zia. << La sanguesporco si unisce a noi>> lo informò e Draco spalancò gli occhi provando a muoversi e ad opporsi alla cieca singhiozzando e muovendo la testa a destra e sinistra. Bellatrix gli diede un malrovescio che lo fece urlare. << Quante volte ti ho detto che noi non ci mischiamo con questa feccia, eh Draco?>> gridò fuori di sé dandogli un altro malrovescio. La vide alzare nuovamente il braccio per affondare la lama sul suo petto e il panico che prima l'aveva paralizzata le diede l'adrenalina per reagire. Scattò senza pensare e si gettò sopra di lui facendogli da scudo con il suo corpo. Il colpo non tardò ad arrivare. Il coltello si conficcò sulla sua schiena e urlò accecata dal dolore cercando di aggrapparsi alle lastre di marmo del pavimento per sopportarlo. << Togliti di mezzo!>> le gridò Bellatrix ma Hermione non si mosse mentre le lacrime di dolore e paura le bagnavano il viso.

<< Scappa>> le sussurrò Draco facendo uno sforzo immane per stringerle il braccio. Hermione trovò il coraggio di guardarlo in viso e notò la strana angolatura della spalla. Troppo concentrata su di lui non si accorse dello schiantesimo che Bellatrix le lanciò e prima di potersi spostare per evitarlo si ritrovò sbalzata violentemente qualche metro più avanti. Battè la testa e scivolò con un tonfo e un gemito di dolore che rimbombò per tutto il Manor. Si portò la mano alla testa che pulsava dolorosamente e cercò di mettere a fuoco la stanza. Ignorando la fitta riportò lo sguardo immediatamente verso Draco e lo trovò a malapena in piedi tenuto in equilibrio dalla violenta presa sui suoi capelli di Bellatrix in piedi dietro di lui. La zia scuoteva la testa scontenta di qualcosa e a quel gesto Hermione tremò alzandosi con fatica.

<< Sei sempre stato debole, debole come tuo padre>> commentò con una voce che trasudava disgusto strattonando i suoi capelli. Draco non reagiva più con gli occhi socchiusi e il viso tumefatto. << Hai macchiato l'onore della nostra famiglia e per cosa poi?>> continuò ed Hermione poté scorgere una lieve sfumatura di tristezza. << Per questa Sanguesporco che non è degna di respirare la nostra aria!>> riprese a urlargli contro strattonandolo un'altra volta e sputando a terra. Era nuovamente furiosa, spaventosamente fuori di sé e la riccia si sentì morire quando la vide portare il coltello alla sua gola.

<< No! No!>> gridò correndo verso di loro con il labbro che le tremava e il cuore pronto a uscire dal petto. << Io scomparirò dalla sua vita, lo prometto, non mi vedrà mai più>> implorò freneticamente cercando di afferrare il coltello ma quello aderì ancora di più alla sua gola. << Uccidi me al suo posto, ti prego!>> gridò piangendo e singhiozzando violentemente.

<< A te penserò più tardi>> le promise con un ghigno e una luce sinistra negli occhi. << Ma prima devo occuparmi di ciò che è contaminato>> continuò guardando il nipote. << Per la famiglia>> gli sussurrò all'orecchio e gli baciò la guancia. Hermione si gettò contro di loro ma il movimento del suo polso fu più veloce e gli tagliò la gola con il coltello. Gettò il corpo privo di vita ai suoi piedi.<< Che spreco>> commentò incolore scuotendo la testa.

<< No!>> gridò Hermione scioccata. Le gambe non la ressero e cadde in ginocchio accanto a lui. Le lacrime le appannarono la vista e non riuscì a respirare sopraffatta dai singhiozzi mentre alla cieca passava le mani sul suo corpo macchiandosele del suo sangue. << Draco, ti prego!>> urlò mentre lo scuoteva per le spalle e fissava i suoi occhi spenti e spalancati. Si piegò su se stessa dilaniata dal vuoto e dal dolore insopportabile al petto. Tremava e singhiozzava convulsamente, poteva sentire la magia scorrere in lei, saturare l'aria. Una risata proruppe dalle labbra di Bellatrix ed Hermione si ritrovò a fissare il vuoto ancora scossa da violenti tremiti e pervasa da un sentimento diverso dal dolore che la stava portando alla follia. Odio, odio viscerale. Nella sua vita non aveva odiato mai nessuno tranne Voldemort e adesso Bellatrix poteva essere felice di avere anche in questo un posto accanto a lui. Come se qualcuno avesse tirato i fili si alzò in piedi lentamente fuori di sé non capendo più nulla, la magia era pronta per esplodere e con soddisfazione notò il suo sorriso incrinarsi. Distese il braccio destro davanti a sé come se stesse impugnando la bacchetta e senza esitare sibilò: << Crucio>>. Accadde però qualcosa di inaspettato. L'incantesimo le si ritorse contro investendola completamente. Senza sapere come si ritrovò distesa sul pavimento di marmo a contorcersi e a urlare per il dolore che non risparmiava nessuna parte del suo corpo come se tanti minuscoli coltelli la colpissero ovunque contemporaneamente. Un corpo le si sdraiò sopra e urlò se possibile ancora più forte per la paura mentre sentiva mischiarsi la risata di Bellatrix e il suo nome gridato dai suoi amici. Qualcuno le strattonò le spalle e le prese il viso tra le mani. Mosse alla cieca le mani per allontanare chiunque la stesse toccando e socchiuse gli occhi con difficoltà per capire cosa le volesse fare Bellatrix. Quando però vide chi c'era sopra di lei la maledizione cessò insieme al dolore. Un silenzio assoluto aleggiò nel salotto. Draco la sovrastava con il suo corpo, il suo viso era sconvolto e gli occhi erano gonfi di pianto ma era vivo, senza nessuna ferita a deturpargli il viso. Che allucinazione era mai questa? Bellatrix era riuscita a farla impazzire? Scoppiò a piangere portando le braccia davanti agli occhi per proteggersi sapendo in cuor suo che tutto ciò non era reale, che era morto. Draco, o l'allucinazione di Draco, le fece sollevare il busto con delicatezza e le pose il capo sul suo petto mentre le accarezzava i capelli. Continuò a piangere soffocando le urla, riprendendo a tremare e quando delle macchie nere le apparvero davanti, segno che avrebbe perso conoscenza, si aggrappò al pallido fantasma di Draco non volendo lasciarlo. Presto però tutto divenne buio.

Draco rimase fermo in ginocchio con Hermione svenuta tra le braccia e non ebbe bisogno di alzare la testa per sapere che anche Harry e Ron dovevano avere la sua stessa espressione scioccata.

<< È ferita!>> gridò Ron pallido in volto e apprensivo rompendo il silenzio facendoli tutti sussultare e inginocchiandosi immediatamente accanto al biondo esaminando la schiena di lei. Draco la strinse maggiormente contro il suo petto per permettere ai Grifondoro di esaminarle la schiena. << Sembra la ferita di una pugnalata>> sussurrò sgomento e scuro in volto ad Harry che aveva seguito l'amico.

<< Come... come è possibile?>> chiese Draco tremante, perso e ancora scioccato mentre osservava anche lui la ferita con orrore. << Non è entrato nessuno al Manor, lo saprei>>

<< Nessuno le ha procurato questa ferita, ha fatto tutto da sola>> comprese Harry cui tremò la voce. A tutti fu chiaro a cosa si riferisse.

<< Ma che razza di incantesimo può fare una cosa del genere?>> chiese Ron sempre più spaesato, frustrato e angosciato per non aver potuto ancora fare nulla contro di esso.

<< Vorrei saperlo anch'io, non ho mai visto nè studiato niente di simile>> rispose Harry preoccupato.

<< Un problema alla volta. Per adesso occupiamoci di Hermione, al resto penseremo dopo>> intervenne Draco risoluto provando ad ostentare sicurezza e controllo mettendo fine al loro dialogo e attirando i loro sguardi su di sé. Nessuno dei due Grifondoro ebbe qualcosa da ridire. << Portatela di sopra e prendevi cura di lei, io vi farò portare le pozioni curative>> continuò senza dare modo loro di replicare porgendo con cura e delicatezza il corpo privo di sensi di Hermione. Un tremore improvviso del labbro però incrinò la sua maschera di controllo e Harry che prese in braccio Hermione vide chiaramente un uomo distrutto.

<< La porto io in camera, così rassicuro anche Ginny>> disse Harry non volendo che il biondo rimanesse solo sapendo che sarebbe presto crollato. Ron non si oppose anche lui ancora sconvolto.

Harry salì in fretta le scale e si avvicinò alla porta della camera in cui Ginny si era chiusa per proteggere il bambino.

<< Ginny>> la chiamò con calma per non allarmarla. << Sono io, apri>> le disse dietro la porta. Udì la sua voce sbloccare con un incantesimo la porta e aprirla immediatamente. Il volto era pallido e teso ma allo stesso tempo combattivo e in mano stringeva la bacchetta sulla difensiva. << Stiamo tutti bene, non c'è stato nessun attacco. Il Manor è sempre stato al sicuro>> la rassicurò portando una mano sulla sua per farle abbassare la bacchetta per poi spostarla sul suo viso accarezzandolo. Ginny sembrò quasi afflosciarsi mentre si appoggiava allo stipite della porta chiudendo gli occhi per un attimo per il sollievo. Tremò leggermente scaricando l'adrenalina e la paura che aveva avuto per l'incolumità di suo figlio e suo marito.

<< Che cosa è successo?>> chiese Ginny con un filo di voce tremante guardando Hermione svenuta tra le sue braccia.

<< È stato come quando siamo stati catturati dai Ghermidori e portati qui>> le rispose Harry visibilmente scosso con gli occhi lucidi e il labbro che tremava. Ginny gli accarezzò una guancia apprensiva e stava per chiedergli maggiori spiegazioni quando entrambi notarono che Hermione stava riprendendo conoscenza. Decisero con un solo sguardo di rimandare la discussione. << È ferita, vado a curarla>> le comunicò Harry iniziando a voltarsi.

<< Aspetta, lasciala a me, la curo io>> gli disse Ginny ed Harry annuì portando l'amica in camera sua e posandola sul suo letto. Le pozioni erano già pronte sul comodino. << Vi raggiungo dopo>> promise la rossa accarezzandogli ancora una volta il viso comprensiva prima che il marito tornasse da Ron al piano di sotto. Nel frattempo Hermione si era svegliata e si guardava attorno con agitazione e ansimante per il dolore. << Hermione>> la chiamò Ginny avvicinandosi piano a lei per non allarmarla. << Mi riconosci?>> le chiese con dolcezza quando la riccia la fissò a lungo studiandola e solo nel momento in cui Hermione annuì si sedette sul bordo del letto accanto a lei. << Sei ferita e ti devo curare, ti posso toccare?>> le chiese con delicatezza non volendo forzarla rendendosi conto dello stato instabile in cui versava. Hermione si rilassò leggermente e annuì. Ginny la fece mettere a sedere sul letto e le tirò su il pigiama in modo da scoprire la ferita sulla schiena. Hermione non si oppose assecondandola mentre fissava il vuoto assente, cosa che non sfuggì agli occhi attenti dell'amica sempre più preoccupata. La rossa le risanò la ferita con il dittamo, pulì via il sangue e la fasciò in rigoroso silenzio. Appena finì l'abbracciò ma la riccia non ricambiò l'abbraccio mantenendo la stessa espressione di prima. << Va tutto bene>> le sussurrò Ginny per cercare di rassicurarla ma la reazione fu del tutto inaspettata. Hermione scoppiò a piangere singhiozzando violentemente e tremando visibilmente mentre si piegava su se stessa. Ginny l'abbracciò ancora più stretta e la fece sdraiare con delicatezza. Si sdraiò accanto a lei portandole la testa sulla sua spalla ed Hermione si aggrappò alle sue braccia. << Cos'è successo, Hermione?>> le chiese. << Puoi dirmi qualunque cosa, lo sai>> continuò mentre le accarezzava i capelli. La riccia si sentì al sicuro tra le sue braccia e non disse nulla non riuscendo a smettere di piangere.

<< Ginny>> la chiamò Hermione quasi senza voce disperata tra i singhiozzi sentendosi alla deriva.

<< Sono qui>> le rispose con calma stringendola a sé e attendendo pazientemente che si calmasse ma il suo pianto non accennava a finire.

<< Dr... Draco>> esalò solamente ancora più tremante quando pronunciò il suo nome.

<< È stato Malfoy a farti questo?>> le chiese Ginny irrigidendosi incredula ma Hermione scosse velocemente la testa.

<< Lui... lui è...>> esordì interrotta da un singhiozzo. << è morto>> finì, il pianto si fece ancora più disperato e Ginny intuì cosa doveva essere successo. Le prese immediatamente il viso tra le mani per guardarla negli occhi.

<< Hermione, tu ti fidi di me?>> le chiese e in risposta la vide annuire. << Malfoy non è morto, credimi>> cercò di rassicurarla ma la riccia scosse la testa.

<< Non è possibile, io l'ho visto morire, ho sentito le sue urla>> rispose quasi afona e con la voce roca.

<< Non era reale>> le rispose con quanta più delicatezza possibile provando a farla ragionare. << Se Malfoy avesse davvero urlato non credi che Harry e Ron si sarebbero subito precipitati per capire cosa stesse succedendo?>> le chiese ed Hermione non poté che darle ragione.

<< Allora è vivo?>> chiese la riccia quasi non riuscendo a crederci volendo ancora una volta una conferma e quando la ricevette l'abbracciò piangendo stavolta di sollievo e felicità.

<< Lo faccio salire da te?>> le chiese Ginny ma la risposta di Hermione la spiazzò.

<< No, ho bisogno di stare da sola>> rispose esausta staccandosi dall'abbraccio e rabbuiandosi mentre poggiava la testa sul cuscino. Ginny la guardò per niente convinta vedendola rannicchiarsi su se stessa distrutta con la mente che visibilmente stava elaborando e analizzando ciò che le era successo. Rimuginare non le avrebbe fatto bene, lo sapeva, ma non la volle forzare oltre. Si limitò a coprirla con le coperte e uscì dalla stanza.

Scese le scale e la scena che vide davanti a sé non fu migliore della precedente. La prima cosa che vide fu il fratello in piedi al centro del salotto con gli occhi gonfi di pianto. Gli andò incontro e l'abbracciò venendo prontamente ricambiata. << Come sta?>> le chiese Ron immediatamente.

<< L'ho curata, la ferita non era grave ma è distrutta. Che cosa è successo?>> gli chiese sempre più preoccupata.

<< È stata torturata con la maledizione cruciatus>> le spiegò con voce malferma guardandola negli occhi.

<< Chi? Chi è stato?>> chiese Ginny sconvolta.

<< È questo il punto, nessuno>> le rispose facendole rizzare i peli sulla nuca.

<< È stata lei>> concluse sgomenta ottenendo solo un cenno di assenso come risposta.

<< È stato terribile, Ginny. Ho provato a fermare la maledizione ma qualsiasi cosa io facessi era inutile. Mi è sembrato di rivivere quel giorno>> si sfogò coprendosi il viso con le mani. Ginny l'abbracciò ancora una volta potendo solo immaginare come avessero vissuto un'esperienza del genere e a quel pensiero si rese conto di aver dimenticato il vero testimone di quell'orrore. Si girò verso il divano e fu lì che lo vide, rannicchiato in un angolo come se avesse voluto scomparire mentre Harry provava a convincerlo a bere un bicchiere d'acqua. Ginny si staccò da Ron e si avvicinò a loro palesando la sua presenza.

<< Come sta Hermione?>> le chiese Harry apprensivo e nell'udire quelle parole Draco alzò la testa e la guardò con gli occhi e le labbra arrossate per il pianto e il viso se possibile ancora più pallido del normale.

<< L'ho curata, la ferita non era grave>> si limitò a ripetere per poi posare gli occhi su Draco. << Vai da lei, Malfoy, ha bisogno di te>> gli disse ma lui scosse la testa.

<< Per stanotte ho fatto abbastanza>> commentò con voce rauca. << È meglio che vada Weasley da lei>>

<< Merlino, che cos'è che avresti fatto?>> gli chiese trattenendosi dallo sbuffare per la loro testardaggine.

<< Mi sembra abbastanza chiaro cos'abbia visto>> rispose e gli sfuggì un singhiozzo. << E perché no? Chi ti dice che non abbia visto me puntarle contro la bacchetta per torturarla invece della mia cara zia? Ho visto come mi ha guardato, ho visto le sue lacrime. Sono stato un Mangiamorte dopotutto, la cosa non dovrebbe poi così tanto sorprendermi>> continuò con voce incredibilmente ferma e sarebbe sembrato distaccato da tutto questo se non fosse stato per le lacrime che gli solcavano il viso. Ginny ammorbidì lo sguardo e si sedette accanto a lui.

<< Io non posso sapere cosa avete visto>> iniziò con calma vedendolo osservare il vuoto come aveva fatto Hermione poco prima. << Ma so cosa lei ha visto e ti assicuro che non puoi essere più in errore di così>> continuò riuscendo ad attirare la loro attenzione.

<< Cos'ha visto?>> le chiese Ron impaziente di capire cosa stesse succedendo.

<< Non ti ha visto torturarla, Malfoy>> riprese a parlare rivolgendosi al biondo che la fissava con il fiato sospeso. << Ti ha visto morto>> rivelò e Draco spalancò gli occhi socchiudendo le labbra. << L'ho rassicurata su questo ma è comunque distrutta e la conosco abbastanza per poter dire che ha bisogno di te anche se non l'ammetterà mai>>

Sollievo, dolore e dubbio passarono sul viso del Serpeverde mentre lo sguardo si posava sui due Grifondoro chiedendosi se non fosse il caso che fossero loro a consolarla ma Ron parlò e rispose alla sua muta domanda. Quella notte il rosso aveva visto nel biondo se stesso, un amante distrutto dal dolore, e per la prima volta si convinse che l'amava davvero. Non aveva mai visto quel suo aspetto così fragile, sul punto di rompersi, non l'aveva mai visto piangere a quel modo, come può fare solo un uomo innamorato.

<< La tua sola presenza ha avuto successo dove i nostri incantesimi e tentativi di mettere fine alla maledizione hanno fallito. Hermione in questo momento ha bisogno della persona che ama e che la ama. Vai da lei, Malfoy>> lo esortò stupendo tutti.

Draco si alzò dal divano e dopo un cenno del capo in segno di gratitudine si avviò verso le scale salendo al piano superiore. Aprì piano la porta della stanza di Hermione e la richiuse con delicatezza non volendo provocare nessun rumore brusco. Osservò il letto e riuscì a individuare la presenza di Hermione solo dal rigonfiamento sotto le coperte sotto cui era totalmente immersa. Si avvicinò al letto e dal modo in cui lei respirava capì che era sveglia. Scostò con delicatezza le coperte e si sdraiò sul lato vuoto accanto al suo. Osservò per un attimo il punto in cui un suo ricciolo usciva dal suo nascondiglio improvvisato e Draco capì di cosa avesse bisogno. Con lentezza avanzò verso di lei e l'abbracciò stretta provocandole un sussulto facendo aderire il suo petto alla schiena di lei. Dopo qualche attimo sentì le mani di lei toccare con prudenza le sue braccia per riconoscerlo o per essere sicura che lui fosse davvero lì e Draco tuffò il viso sotto le coperte poggiando il viso contro la sua spalla. Hermione di colpo gli fece staccare le braccia dalla sua vita e Draco di conseguenza allontanò il corpo dal suo mettendo fine all'abbraccio ferito, deluso da se stesso per non averla capita ma tutti i suoi pensieri e le sue preoccupazioni vennero messe a tacere dalla riccia. La Grifondoro uscì la testa dal suo nascondiglio, si girò verso di lui in modo da essergli di fronte e lo abbracciò stretto affondando e nascondendo il viso nel suo petto. Draco ricambiò l'abbraccio con il cuore che batteva impazzito e la riccia allontanò di poco il viso dal suo petto per guardarlo in viso, per assicurarsi che stesse bene, che fosse senza un graffio. Gli accarezzò il volto e i capelli, mentre il biondo faceva lo stesso, non potendo credere di poterlo ancora toccare. Gli allacciò le braccia al collo e affondò il viso nei suoi capelli ancora tremante. Il biondo la strinse a sé con forza togliendole il respiro lasciandole dei teneri baci sulla mascella e accarezzandole i capelli. Hermione spostò la testa in modo da guardarlo in viso e lo baciò con lentezza e dolcezza trovando le sue labbra salate e trattenendosi dal piangere al pensiero di come l'aveva visto ridotto. Draco portò entrambe le mani sulle sue guance e le schiuse le labbra approfondendo il bacio fremendo quando la sentì rispondere con altrettanto ardore e passione riversandogli tutto il dolore e la paura che aveva avuto per lui. Si staccarono per riprendere fiato e Draco le baciò il viso tenendola stretta contro il suo petto. Quando però la sentì irrigidirsi si staccò dalla sua guancia e la guardò vedendo i suoi occhi spostarsi per la stanza come se temesse di vedere qualcuno. Draco comprese subito di cosa avesse paura così le fece posare la testa sul suo petto e tirò su le coperte nascondendo entrambi. La sentì rilassarsi e si sdraiò su di lei per farla sentire protetta dal suo corpo e riprese a baciarla con dolcezza per portarla via da tutto l'orrore che aveva vissuto e che era ancora vivido in lei.

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Capitolo 20
*** Decisioni ***


La prima cosa che Hermione notò, ancora in dormiveglia, fu un insolito peso che le premeva soprattutto sullo stomaco e non le permetteva di muoversi. Aggrottando la fronte con ancora gli occhi chiusi portò le mani in avanti per spostare da sé Grattastinchi quando esse si scontrarono contro un fianco morbido. Aprì gli occhi ricordando chi si fosse sdraiato su di lei e il cuore prese a battere all'impazzata pervasa da un senso di gioia ed euforia mai provati prima. Poteva sentire il viso di lui incastrato nell'incavo tra il collo e la spalla ed il suo respiro regolare, che le faceva venire la pelle d'oca, poco sotto l'orecchio. Riuscì a malapena a distinguere i suoi capelli chiari nel buio che li circondava e distrattamente si chiese se fosse ancora notte. Appena però riconobbe, una volta che i suoi occhi si adattarono al buio, la trama della coperta che li copriva ricordò tutto ed il suo corpo si irrigidì. La spensieratezza e la gioia di qualche attimo prima scomparvero sostituite dall'angoscia e dalla paura. Rimase immobile, paralizzata ripensando a ciò che aveva visto. Probabilmente svegliato dal suo respiro leggermente affannato lo sentì muoversi su di lei e allontanare il viso dal suo collo. Rabbrividì avvertendo già la mancanza di quel contatto caldo e confortevole e girò il capo nella sua direzione per guardarlo in viso. Il suo sguardo venne prontamente ricambiato e le si mozzò il fiato tanto erano intensi e profondi i suoi occhi. Non ricordava di aver mai ricevuto uno sguardo così intriso di dolcezza e allo stesso tempo di un altro sentimento che la fece arrossire violentemente. Era bello come un angelo eburneo ed etereo scolpito nel marmo, non c'era nulla in quel momento che potesse scalfire la sua bellezza, nemmeno i capelli arruffati e l'aria ancora un po' assonnata. Il suo sguardo dal viso si spostò sui loro petti uniti e poté giurare di aver visto per un attimo i suoi occhi oscurarsi. A Draco non sfuggì lo sguardo di lei e facendo leva sulle mani accanto alla sua testa si puntellò sul materasso per sollevare di poco il busto e non pesarle addosso. Un forte senso di vuoto però la colpì inaspettatamente e prima che potesse rifletterci passò le mani sulla sua schiena e lo spinse verso il basso volendolo sentire sopra di sé. I loro corpi aderirono nuovamente, lo abbracciò più stretto e mentre poggiava il capo sulla sua spalla poté sentirlo chiaramente fremere. Chiuse gli occhi e rabbrividì quando avvertì il suo fiato caldo infrangersi contro il suo collo. Con lentezza fece scorrere le mani tra i suoi capelli soffici sentendolo trattenere il respiro ma poi per un attimo le comparve davanti l'immagine dei suoi capelli candidi imbrattati di sangue. Di riflesso li strinse e riaprì di scatto gli occhi volendo cacciare via dalla sua mente quel ricordo. Draco le accarezzò e baciò il viso con dolcezza per rassicurarla e distrarla avendo notato il suo irrigidimento ed Hermione inizialmente si lasciò andare andandogli incontro, volendo dimenticare. La Grifondoro cercò con disperazione le sue labbra per sentirne la morbidezza, per convincersi che lui fosse reale e si aggrappò alle sue spalle quando con la testa che le girava subì in risposta il suo dolce assalto alle sue labbra e al suo cuore. Non ricordava di averlo mai visto nè sentito così appassionato e poco controllato come in quel momento. I baci infatti si facevano più profondi ed Hermione non riusciva a pensare ad altro che al suo sapore e alla sua dolcezza. Trattenne il fiato per un momento sorpresa quando Draco passò un braccio dietro la sua schiena per farla aderire ancora di più al suo petto. La riccia si chiese che significato avesse tutto questo per lui ma soprattutto che cosa provasse lei. Sapeva in cuor suo che non avrebbe potuto capirlo senza esaminare le sensazioni legate all'allucinazione che aveva avuto. Si sforzò perciò di ricordare il corpo straziato e privo di vita di Draco e immediatamente un forte dolore al petto la colpì. Represse un piccolo singulto ma Draco non l'avvertì intento a baciarle il collo incoraggiato dalla mano di lei tra i suoi capelli. Hermione si fece coraggio e decise che era su quel ricordo che doveva insistere per capire. Provò a riportare alla mente i suoi pensieri e sentimenti e rivide le sue mani tentare di scuoterlo, di svegliarlo e il suo viso delicato così deturpato... "Se muore lui muoio anch'io", ecco cos'aveva pensato in quel momento e che ora le era chiaro. Annaspò alla ricerca di aria mentre una chiara consapevolezza si faceva strada in lei e Draco si staccò dal suo viso per guardarla con una espressione confusa, poi preoccupata e infine piena d'orrore. Hermione non riuscì ad afferrare le parole che stava pronunciando e stordita dall'enormità di ciò che aveva appena compreso il cuore le si gonfiò mentre una lacrima le rigava inavvertitamente il viso.

<< Hermione>> sussurrò Draco con gli occhi vitrei mentre con il pollice tremante raccoglieva la sua lacrima. << Non avrei dovuto...>> disse a lei e a se stesso pensando a ciò che aveva appena passato. << Perché non mi hai fermato?>> le chiese con timore nella voce e con tono di scuse terrorizzato dall'idea di aver rovinato tutto, di aver superato il limite.

Hermione ancora sopraffatta non riuscì a dire nulla e Draco sentendo qualcosa spezzarsi dentro fece per spostarsi dal suo corpo. In quel momento però la riccia reagì e portando le mani all'improvviso sulle sue spalle, cogliendolo di sorpresa, lo attirò a sè e lo baciò con irruenza. Annegò in lui e assaporò i suoi baci con una nuova consapevolezza che le fece quasi uscire il cuore dal petto. Gli allacciò le braccia al collo per avvicinarsi ancora di più a lui ma Draco interruppe il bacio quasi bruscamente guardandola incredulo e apprensivo, capendo che c'era qualcosa che non andava. Hermione però avvertendo quel gesto come un rifiuto si rabbuiò e non riuscì a guardarlo in viso temendo irrazionalmente di essere derisa. Draco capì il fraintendimento e l'attirò a sé baciandola con maggiore trasporto per trasmetterle tutto ciò che provava per lei. Hermione allora si strinse a lui e pose una mano sul suo petto stupendosi nel sentire il suo cuore battere impazzito. La speranza fiorì in lei mentre la sua anima gioiva nell'avvertire le sue braccia avvolgere il suo corpo. Un dolore improvviso alla schiena però la fece gemere e Draco allontanò subito la mano da lei per ritrovarla coperta di sangue. Il biondo dopo aver ricevuto un cenno di assenso tolse dalle loro teste la coperta e per un attimo la luce del mattino li accecò. Appena riuscirono ad aprire gli occhi senza lacrimare volsero entrambi lo sguardo alle spalle della Grifondoro; alla vista di tutto il sangue che sporcava le lenzuola Hermione impallidì e trattenne un conato di vomito. Le tornò in mente la visione del corpo insanguinato e privo di vita di Draco e chiuse gli occhi di scatto per scacciare quell'immagine dalla testa. Il ricordo però andò avanti e con un senso d'orrore riaprì gli occhi fissandoli in un punto imprecisato della stanza. Voltò le spalle a Draco dimenticando come si facesse a respirare mentre si chiedeva che cosa le stesse succedendo. Questa volta aveva attaccato solo un pallido riflesso della sua mente ma se dietro la figura terrificante di Bellatrix ci fosse stato qualcuno in carne ed ossa? Per un attimo tornò a Hogwarts nella classe di difesa contro le arti oscure seduta al suo banco con la penna in mano per prendere appunti. I suoi occhi però non erano concentrati sul foglio dinanzi a sé ma su qualcosa di raccapricciante che le stava facendo chiudere lo stomaco. Per quanto avesse voluto distogliere lo sguardo da quello spettacolo improvvisato e orribile continuò a fissare ciò che si svolgeva sulla cattedra dell'insegnante. I suoi occhi correvano dal ragno che si contorceva quasi accartocciandosi su se stesso al viso pallido di Neville sul punto di svenire. Conosceva la maledizione che il professore stava infliggendo al povero animale e non poté non pensare alle altre due che l'affiancavano.

Maledizioni senza perdono.

Solo il nome le aveva fatto rizzare i peli sulla nuca e ora che anche lei ne aveva scagliata una si sentì terribilmente sporca e imperdonabile. Un leggero tocco sulla spalla la fece sobbalzare. Sollevò lo sguardo per posarlo su Draco e notò lo sguardo acuto e indagatore con cui cercava di leggere i suoi pensieri. Appena incontrò i suoi occhi però improvvisamente si sentì anche divisa tra il desiderio di baciarlo e quello di allontanarsi per la paura. Paura di ciò che provava per lui e di se stessa così spaventosamente fuori controllo. Non avrebbe saputo dire quando si fosse formato un legame così forte con il Serpeverde ma di una cosa era certa: quando l'aveva visto accasciarsi sul pavimento una parte di lei era morta con lui. Le dita sottili e delicate del biondo sul suo viso la strapparono ai suoi pensieri e lei si aggrappò con disperazione alle sue spalle combattendo dentro di sé per decidere se respingerlo o attirarlo a sé. Razionalmente sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi da lui, da quel sentimento che ora le bruciava il petto e la gola, fare un passo indietro dal baratro in cui sarebbe caduta se gli fosse successo qualcosa eppure le sanguinava il cuore al pensiero di non poterlo più toccare né stargli accanto. Draco come se avesse capito il suo turbamento era rimasto fermo, paziente ad aspettare che fosse lei a fare la prima mossa, a decidere. Hermione sentì le guance andare a fuoco proprio dove le sue dita la accarezzavano e alla fine arrivò ad una soluzione temporanea. Era il momento di prendere il controllo della situazione.

<< Puoi chiamare Ginny?>> chiese Hermione con voce ferma spiazzando Draco. << Ho bisogno del suo aiuto>> continuò facendo un cenno al lenzuolo macchiato di sangue e staccando le mani dalle sue spalle nonostante ogni parte del suo corpo le stesse gridando di non farlo.

Draco si rabbuiò ma annuì senza dire nulla. Tolse a malincuore le mani dal suo viso e uscì dalla stanza. Hermione lo seguì con lo sguardo e solo quando si chiuse la porta alle spalle smise di trattenere il fiato. Sfruttò il poco tempo a disposizione per capire quale fosse la decisione più razionale e di buon senso da prendere in quella situazione e più rifletteva più si rendeva conto che il pensiero che stava formulando fosse quello migliore. Cercò di svuotare la mente per allontanare il senso di disperazione che quella scelta le stava già provocando. Si ripromise di essere forte e di non far trasparire nulla quando avrebbe parlato con l'amica.

Dopo poco tempo da quando Draco era uscito, la porta si riaprì rivelando la figura della rossa ancora in pigiama e con il necessario per medicarla. Ginny diede un'occhiata veloce al letto sporco di sangue per poi guardare con dolcezza Hermione. La riccia ricambiò con un sorriso accennato sforzandosi di non farlo sembrare una smorfia.

<< Come ti senti?>> le chiese Ginny mentre si avvicinava al letto.

<< Bene>> rispose con calma Hermione voltandole le spalle per mostrarle la ferita aperta.

La rossa le lanciò uno sguardo scettico e si sedette sul letto iniziando a toglierle le bende insanguinate.

<< Come hai passato la notte?>> ritentò Ginny.

<< Sono riuscita a dormire abbastanza tranquillamente>> rispose la Grifondoro sobbalzando quando l'amica toccò la ferita.

<< Scusa>> sussurrò mentre puliva la ferita con un panno bagnato. Per un po' scese tra loro il silenzio interrotto solo dallo sciabordio dell'acqua della bacinella sul letto.

<< Ginny>> la chiamò Hermione mentre la ferita veniva nuovamente fasciata.

<< Sono qui>> le rispose l'amica spronandola a continuare.

Hermione si prese qualche attimo di pausa per trovare il coraggio di comunicarle la sua decisione e il fatto che le stesse volgendo le spalle l'aiutò.

<< Tornate a casa>> disse con sicurezza e si sentì fiera di se stessa per non aver fatto tremare la voce. Seguì un lungo silenzio durante il quale la riccia rimase nella stessa posizione di prima e  se non fosse stato per il rumore del panno che ricadeva nell'acqua avrebbe giurato che Ginny se ne fosse andata.

<< Perché?>> chiese con altrettanta voce ferma.

<< È meglio per tutti, credimi>> rispose con freddezza e chiudendo gli occhi per rimanere lucida.

Ancora una volta alle sue parole seguì il silenzio e la Grifondoro la sentì alzarsi dal letto. Si aggrappò al bordo del letto e strinse gli occhi per impedire alle lacrime di scorrere sul viso. Inaspettatamente però il materasso si abbassò nuovamente e prima che potesse riflettere riaprì gli occhi liberando alcune lacrime trattenute.

<< Hai creduto veramente che ti avrei lasciata da sola ad affrontare tutto questo?>> le chiese guardandola con dolcezza scuotendo la testa.

<< Ginny, ragiona. Ci sono momenti in cui non sono in me. Sono un pericolo per tutti voi, non lo capisci?>> ribatté Hermione angosciata ed esasperata. << Se vi accadesse qualcosa... >> continuò con voce spezzata.

<< Non torneremo a casa>> affermò categorica. << Ne abbiamo passate tante insieme, supereremo anche questa>> le disse stringendole le spalle mentre la vedeva scuotere la testa.

<< Questa volta è diverso, io non... >> le si spezzò il fiato e abbassò lo sguardo sulle sue mani. << Non credo che ce la farò, non stavolta, almeno voglio assicurarmi che a voi non accada nulla. Allontanare Malfoy sarà più complicato, tu potresti aiutarmi... >> continuò con calma e rassegnazione, cosa che allarmò l'amica.

<< Guardami>> disse Ginny con fermezza e severità cercando il suo sguardo. << Non voglio più sentirti parlare così, questa non è l'Hermione che conosco, che combatte>>

<< Mi sento così stanca di combattere>> confessò e la rossa non poté fare a meno di attirarla in un abbraccio.

<< Lo so ma devi resistere per le persone che ti amano>> le rispose accarezzandole i capelli. A quelle parole si chiese Hermione se anche Draco rientrasse in quella categoria e di colpo si sentì in colpa nei confronti del rosso.

<< Mi dispiace così tanto per Ron, non volevo fargli del male>> si sfogò sussurrando contro la sua spalla.

<< Se non provavi più nulla per lui hai fatto bene a non illuderlo>> la rassicurò. << Soprattutto se c'è qualcun altro che ha preso il suo posto>>

<< Ginny io credo di...>> iniziò a dire lasciando la frase in sospeso non riuscendo ancora ad ammetterlo a se stessa.

<< Ho capito>> rispose la Grifondoro comprensiva e annuendo.

<< Ma non so se anche lui...>> espresse il suo timore mettendo fine all'abbraccio e giocando nervosamente con il lembo del lenzuolo.

<< Perché non glielo chiedi?>> le suggerì Ginny mentre le scostava una ciocca di capelli che le nascondeva il viso.

<< Perchè non riuscirei a reggere un suo rifiuto>> spiegò. << Stanotte vederlo in quello stato mi ha quasi uccisa>> le confessò guardandola negli occhi e Ginny paziente attese in silenzio che continuasse. << Se gli accadesse qualcosa non sarei più la stessa. Una parte di me andrebbe con lui. Oh, Ginny, è tutto così terrificante!>> esclamò prendendosi la testa tra le mani.

<< Non è terrificante, è la cosa più dolce che io abbia mai sentito dire da una persona innamorata>> rispose con dolcezza portandole un braccio attorno alle spalle. Hermione sussultò nell'udire l'ultima parola da lei pronunciata.

<< Per te non è un problema? Il fatto che sia Malfoy?>> le chiese insicura pensando a Ron ma soprattutto al passato.

<< Io mi fido di te e rispetto la tua scelta>> la rassicurò. << E poi, mi costa ammetterlo, ma per quanto Malfoy sia stato insopportabile, spocchioso, viziato, infantile, odioso, prepotente, arrogante...>>

<< Si, Ginny, ho capito. Hai reso l'idea>> la interruppe Hermione con un sorriso.

<< Comunque, nonostante tutto sembra davvero diverso. Ho notato come ti guarda quando pensa di non essere visto e devo dire che è incredibile come riesca a passare con rapidità dalla dolcezza ad uno sguardo molto più profondo, come se ti volesse spogliare con gli occhi>> le disse con calma mentre descriveva il cambiamento cui aveva assistito diverse volte.

<< Ginny!>> esclamò Hermione rossa in viso per l'imbarazzo immaginandosi lo sguardo di Draco.

<< Ma soprattutto noto come cambi tu quando sei accanto a lui>> continuò Ginny ignorando la sua protesta. << Ti vedo felice, luminosa e innamorata. Quindi no, fin quando ti vedrò felice con lui per me non sarà un problema che ti piaccia Malfoy. Io credo, anzi, che dovreste darvi una possibilità>> le suggerì.

Il mondo stava sicuramente andando al contrario. Ginny che faceva un complimento a Malfoy e addirittura la incoraggiava a stare con lui era qualcosa di fin troppo surreale. Parlava inoltre con sicurezza come se sapesse qualcosa che a lei invece sfuggiva. Tutto ciò la fece insospettire.

<< Come fai ad essere così certa di quello che stai dicendo? C'entra con qualcosa che non ricordo?>> le chiese guardandola attentamente negli occhi ma il suo viso mentre le rispondeva era assolutamente tranquillo.

<< No, semplice osservazione>> le rispose per poi stringerle le mani. << Hermione, lui è qui fuori e aspetta di entrare. Vuoi che gli dica di passare dopo?>> le chiese.

<< No, fallo entrare>> rispose stupendola dopo un attimo di silenzio. Appena vide Ginny alzarsi per prendere tutto il necessario che aveva portato per curarla Hermione la fermò prendendole delicatamente il polso. Si alzò e l'abbracciò. << Grazie>> sussurrò con il viso poggiato sulla sua spalla.

Ginny ricambiò la stretta e con un sorriso la salutò uscendo dalla stanza. Hermione rimase in piedi con lo sguardo fisso sulla porta in attesa e il cuore prese a battere all'impazzata appena Draco entrò. Con lo sguardo guardingo, terribilmente vulnerabile nel suo pigiama e con i capelli arruffati l'osservava come in attesa di un verdetto. Hermione abbracciò con lo sguardo la sua figura composta ed elegante e pensò al fatto che probabilmente a causa dell'incantesimo le sarebbe rimasto  poco tempo per vivere, per poterlo amare. Perché non provare, dunque, ad essere felice? Con quei pensieri in mente, mettendo a tacere le sue paure, si avvicinò a lui tremante stavolta per l'emozione e mentre vedeva accendersi nei suoi occhi un lampo di consapevolezza posò le labbra sulle sue.

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Capitolo 21
*** Sangue ***


Hermione non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasta a rimuginare nella vasca, seduta per non bagnare le bende, e immersa nell'acqua tiepida dalla vita in giù. Abbastanza, decise. Abbastanza per provare a fare chiarezza su ciò che sentisse e dovesse fare. Doveva combattere, reagire come avrebbe fatto l'Hermione di tre anni prima. Le sorse il dubbio di non essere più come l'Hermione di un tempo ma lo scacciò prima che potesse insinuarsi nella sua mente. Capire cosa fare riguardo all'incantesimo era stato relativamente semplice: non le restava che cercare di resistere per tutta la durata dell'allucinazione, non farsi ferire a morte e trovare una cura nel libro che avevano recuperato. Era più facile a dirsi che a farsi, pensò mestamente mentre prendeva l'asciugamano, ma era pur sempre l'unica soluzione possibile. Il problema principale però era come comportarsi con Draco. Era stata così tanto combattuta e a tratti incoerente! Da una parte sentiva che la cosa più giusta da fare fosse allontanarlo e tenerlo al sicuro, come aveva già detto a Ginny, dall'altro era consapevole che non sarebbe riuscita a rinunciare del tutto a lui. Il solo pensare ai suoi occhi, ai suoi baci le faceva tremare le gambe e quella notte si era sentita al sicuro tra le sue braccia come non le era mai successo, nemmeno con Ron. "Cosa può essere considerato davvero amore?", si chiese, "rinunciare alla persona amata per proteggerla o accettare il suo aiuto e affrontare tutto insieme?"

L'acqua nel frattempo si era raffreddata e alzandosi si avvolse l'asciugamano attorno al corpo. Mentre usciva e svuotava la vasca continuò a riflettere. Anche se avesse provato ad allontanarlo lui non glielo avrebbe sicuramente permesso, considerò, lo stesso valeva per i suoi amici. D'altra parte si rese conto di non potercela fare da sola. Aveva bisogno di aiuto e Draco e i suoi amici glielo stavano offrendo. Sua madre le ripeteva sempre che saper chiedere aiuto fosse segno di forza. Lei era forte, non doveva dimenticarlo, poteva farcela. Doveva però trovare un modo per farsi aiutare ma allo stesso tempo tenere le persone care al sicuro. Se fosse riuscita a distinguere l'illusione dalla realtà, pensò, avrebbe potuto proteggere anche Draco e i suoi amici perché sarebbe riuscita a trattenersi dall'aggredirli per difendersi e l'incantesimo avrebbe avuto conseguenze solo su di lei. Rinvigorita da questa soluzione iniziò a prepararsi, l'Hermione che pensava di aver smarrito stava tornando.

Per la decima volta le dita diafane e longilinee passarono tra le ciocche bionde già perfettamente ordinate. Draco ripeté il movimento distrattamente con lo sguardo fisso verso il suo riflesso nello specchio ma con la mente altrove. Ora che si trovava  nell'altra stanza, in cui aveva dormito prima che Hermione lo accogliesse nella sua camera, per la prima volta solo con sé stesso da quando l'incantesimo aveva agito su Hermione i pensieri e i ricordi lo assalirono. Si era sentito impotente, terrorizzato e sporco come quel giorno, quando in silenzio aveva assistito alla follia di sua zia in opera. L'unica cosa che aveva desiderato allora era stata fuggire il più lontano possibile dai mangiamorte che vivevano sotto il suo stesso tetto, dal Signore Oscuro, dal timore continuo di morire e poi lanciare un urlo di orrore per ciò che stava vivendo che potesse coprire le grida di Hermione e la voce di sua zia. Proprio quando pensava di essere riuscito a superare quella esperienza, che gli causava frequenti incubi, ecco che si era ritrovato ad udire le stesse grida di dolore e vedere lo stesso corpo contorcersi. Boccheggiò e sentì la gola bruciare mentre il suo riflesso gli rimandava l'immagine del suo viso rigato dalle lacrime. Per quanto avesse provato a convincersi di poter affrontare tutto questo e trattenere il dolore, provando ad aggrapparsi ai baci di Hermione e al suo calore, questo gli esplose in petto. Si sedette sul letto quasi barcollante e si lasciò finalmente andare. Singhiozzò sentendosi una persona orribile per aver pensato a sé stesso, durante il suo risveglio con Hermione, in un momento in cui doveva pensare solo al suo benessere. Pianse per la paura di perderla e per il dolore che lei stava subendo senza che lui potesse fare nulla per evitarglielo. Impotente come quel giorno. A quel pensiero si sentì soffocare. Tra i singhiozzi non sentì la porta aprirsi e appena notò una sagoma stagliarsi contro la soglia sussultò e girò la testa di scatto. Quando riconobbe chi fosse, il suo sguardo si indurì, voltò il capo dall'altra parte dandogli le spalle e si asciugò velocemente e rabbiosamente il viso.

<< Passano gli anni ma il vizio di ficcanasare rimane sempre, eh Potter?>> sputò tra i denti cercando di controllare la voce tremante. Non ricevendo alcuna risposta ipotizzò e sperò che avesse deciso di andarsene ma poi udì dei passi avvicinarsi e il materasso abbassarsi alla sua destra sotto il suo peso. Draco imprecò mentalmente. Il biondo rimase per un po' ancora immobile ma alla fine conoscendo la testardaggine del Grifondoro si girò verso di lui e lo affrontò. << Cosa vuoi?>> gli chiese Draco orgoglioso di essere riuscito a rendere la sua voce distaccata.

<< Ce la farà, è forte>> si limitò a dire Harry guardandolo dritto negli occhi con determinazione. A Draco bastò sentire quelle parole per perdere l'espressione distaccata e distante su cui si era molto concentrato. Abbassò il capo per nascondere gli occhi colmi di lacrime ma poi asciugandosele rabbiosamente si alzò all'improvviso dal letto e si diresse verso l'armadio.

Harry rimase a guardarlo stupito per quel repentino cambiamento di atteggiamento. << Malfoy... >> esordì incerto non capendo cosa stesse facendo. Si interruppe appena lo vide aprire le ante dell'armadio e uscire la bacchetta.

<< Dobbiamo metterci al lavoro>> affermò Draco con decisione trattenendo un singhiozzo e puntando la bacchetta all'interno dell'armadio. Harry si alzò e rimase in attesa fissandogli la schiena. Un oggetto quadrato seguì levitando il movimento della sua bacchetta ed Harry comprese immediatamente che cosa fosse. Draco si girò e lo guardò negli occhi nuovamente composto, il viso fermo e dignitoso nel suo dolore che traspariva dagli occhi e dalle labbra arrossate. << Non ci resta molto tempo>> il Grifondoro a quelle parole rabbrividì.

Hermione fissava il riflesso dei propri occhi allo specchio ammaliata. Ciò che le impediva di distogliere lo sguardo era la scintilla di quella forza che le era tanto mancata e il modo in cui il suo sguardo trasudasse sicurezza, grinta e speranza. Stretta ancora nel suo asciugamano e infreddolita sentì un improvviso calore riscaldarle il petto e la gola bruciare per le lacrime imminenti che già le inumidivano gli occhi. Un boato improvviso però la fece sobbalzare violentemente e spostare lo sguardo attorno a sé. La concentrazione che prima aveva riservato all'emozione che stava provando venne indirizzata alla stanza in cui si trovava. Volendo capire cosa avesse provocato quel rumore prese velocemente i suoi indumenti con l'intenzione di vestirsi e uscire dal bagno. Aveva appena preso la maglietta quando la porta del bagno si spalancò con violenza. Colta di sorpresa Hermione cacciò un grido e lasciò la presa sulla maglietta facendola cadere a terra.

<< Draco>> esalò sconcertata la riccia con il cuore a mille per la paura appena provata mentre stringeva ancora di più l'asciugamano contro il proprio corpo. Draco si stagliava contro la luce della stanza sulla soglia della porta immobile. Il suo viso era inespressivo e fermo, le labbra strette e gli occhi spaventosamente vuoti e assenti, fissi su un punto sopra la spalla di lei. Mentre Hermione lo osservava pronta a rimproverarlo per essere entrato a quel modo gli occhi del biondo si spostarono su di lei e la fissarono in un modo che le fecero correre un brivido sgradevole lungo tutta la schiena. Ciò che stava vedendo davanti a sé aveva qualcosa di tremendamente sbagliato ma prima che potesse pensare a come reagire iniziò a sentire la testa diventare leggera. Provò ad opporre resistenza a quella sensazione ma ben presto la vista si appannò e le membra le si intorpidirono. Come spinta da una forza invisibile avanzò verso di lui mentre tutto il resto diventava fumoso e un angolo remoto della sua mente le gridava di fermarsi. Se riuscire a mettere a tacere quella voce fu immediato lo stesso non poté fare con la sensazione costante di allerta. Osservò ammaliata i suoi occhi che continuavano a fissarla e un sottile senso di inquietudine la attraversò mentre le sue labbra si stirarono in un ghigno e i suoi occhi si accesero di un cupo trionfo. Ergendosi in tutta la sua altezza Draco mosse il primo passo verso la riccia da quando aveva aperto la porta e le si avvicinò così tanto da sfiorare le labbra di lei con le proprie. L'inquietudine di prima si tramutò in paura e infine in terrore quando le dita di lui le accarezzarono rudemente la guancia e le arpionarono i capelli. Tutto ciò stonava con la persona che aveva davanti a sé in quanto il tocco di Draco  era sempre delicato, a volte titubante come se avesse il timore costante di farle del male. Quel pensiero le schiarì la mente abbastanza da riuscire ad avere la consapevolezza che chiunque avesse davanti a sé non fosse Draco. Stava per sottrarsi alla sua presa e alla forza che la spingeva tra le sue braccia quando lui parlò.

<< Hermione>> la chiamò con voce angosciata e occhi improvvisamente feriti e inumiditi dall'insorgenza delle lacrime. Immediatamente il dubbio tornò nella mente di Hermione e le iniziò ad offuscare nuovamente la mente.

<< Non sei reale>> sussurrò la riccia a sé stessa con sgomento e terrore quando ebbe la certezza di star avendo un'allucinazione.

<< Hermione>> ripetè Draco preoccupato avvicinandosi a lei mentre la Grifondoro indietreggiava con un sussulto. << Hai bisogno di aiuto. Non vedi come non sai più distinguere il vero dal falso? Fidati di me. Tu ti fidi, non è vero?>> continuò accarezzandole con una sola mano la guancia in modo più delicato spiazzandola. Mentre si ripeteva mentalmente che lui non fosse veramente lì sentì la propria mente iniziare ad arrendersi alla sua voce. Combattiva e sulla difensiva però si sottrasse al suo tocco ma non fece in tempo ad allontanarsi che il biondo sollevò un paio di forbici con l'altra mano. La riccia d'istinto si protesse portando le mani davanti al viso. La punta delle forbici le si conficcò nella mano ed Hermione gemette per il dolore. Lo vide portare indietro la mano mirando stavolta al cuore ma la riccia riuscì ad indietreggiare appena in tempo per scansare il colpo. Con violenza urtò il bordo del lavandino con la schiena e le gambe le cedettero. Prima che riuscisse ad aggrapparsi a qualcosa si ritrovò a terra macchiando il pavimento bianco di sangue. Non osò guardare l'entità del danno avendo bisogno di canalizzare tutta la sua concentrazione ed energia sull'allucinazione.

<< Hermione, ti sei fatta male?>> le chiese la voce di Draco. La riccia contro la propria volontà lo guardò con la speranza che fosse reale ma ingoiò la delusione quando vide i suoi occhi freddi. Stringendo i denti si alzò in piedi e si allontanò da lui come se davanti a sè avesse un animale feroce.

Si sistemò l'asciugamano con la mano non ferita mentre studiava un modo per uscire dalla stanza senza ulteriori ferite. Non avendo idee migliori provò a raggiungere di corsa la porta ma un lampo rosso la colpì sul petto facendola cadere all'indietro nella vasca vuota. Sbatté con violenza la schiena e gemette per il dolore e la sorpresa. Hermione non perdendosi d'animo tentò di uscire dalla vasca ma già Draco era entrato. Un brivido di terrore le serpeggiò lungo la schiena quando la guardò dall'alto con il volto inespressivo e con la bacchetta puntata contro. Prese in considerazione l'idea di urlare e chiedere aiuto ma il biondo all'improvviso si mosse e momentaneamente spostò la bacchetta dal suo corpo. Si inginocchiò intrappolandole le gambe e sovrastò il suo corpo con il proprio tenendosi con una mano al bordo della vasca oltre la testa della riccia. L'altra mano puntò nuovamente la bacchetta contro il suo petto e la riccia cercò di fermare il tremore che le scuoteva il corpo mentre provava a trovare una soluzione. Soffocò il panico che stava sopraggiungendo al pensiero che bastava solo che l'illusione pronunciasse due semplici parole per mettere fine alla sua vita.

<< Draco>> sussurrò Hermione provando ad influenzare l'allucinazione comunicandovi.<< Parlami. C'è qualcosa che non va?>> gli chiese con dolcezza sentendosi stupida nel porre quella domanda ma sperando di ottenere un risultato.

La fissò in silenzio immobile. Dopo qualche secondo, come se avesse prima riflettuto su cosa fare, si mosse. Hermione si sentì come se un serpente stesse per attaccarla. Il biondo sfiorò le sue labbra con le proprie e sinuoso le spostò contro il suo orecchio. << Ciò che non va sei tu, Sanguesporco>> le sibilò facendole accapponare la pelle.

Senza fiato lo vide allontanare il viso e fissare gli occhi sul suo petto contro cui continuava a puntare la bacchetta. Dall'intensità del suo sguardo intuì l'incantesimo che stava per lanciarle e freneticamente cercò una via d'uscita.

<< Aiuto!>> gridò la riccia impallidendo quando lo vide aprire la bocca per parlare.

<< Avada... >> iniziò ed Hermione si dibattè come un animale in gabbia. Si guardò attorno frustrata e terrorizzata ma poi osservò di nuovo lui e fu in quel momento che lo vide: un bagliore fioco che circondava la sua figura. Le venne subito un'idea, l'unica a cui poteva ormai aggrapparsi. Guardò immediatamente il proprio piede mentre toccava quello di Draco e lo vide attraversarlo come se fosse fumo.

<< Kedav...>> quasi concluse l'incantesimo il biondo. "Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola"*fu la citazione che le venne in mente e così fece. La riccia strinse gli occhi, si mise a sedere di scatto e con il proprio corpo attraversò quello del biondo. Si girò con il cuore in gola rapidamente temendo di ricevere l'imperdonabile ma del Serpeverde non vi era più traccia. Uscì in fretta dalla vasca e dalla stanza con le gambe che le tremavano violentemente mentre stringeva con mani altrettanto malferme l'asciugamano contro il corpo.

<< Hermione>> si sentì chiamare la riccia che sussultò allarmata. Alzò lo sguardo di scatto e si rilassò quando vide Harry venirle incontro. << Che cosa è successo? Ti abbiamo sentito gridare>> le chiese preoccupato vedendola stravolta. La Grifondoro in tutta risposta riuscì solo a piangere e a ridere allo stesso tempo.

Draco nel frattempo entrato nella stanza impallidì quando la vide in quello stato. Lasciò cadere la bacchetta a terra e di conseguenza il libro che stava trasportando con la magia cadde a terra vicino al letto. Harry non fece in tempo a controllare cosa avesse che il biondo la travolse con un abbraccio irruento. Hermione barcollò ma riprendendosi subito lo strinse a sè aggrappandosi alla sua camicia. Appoggiò la testa contro il suo petto e si sfogò continuando a piangere silenziosamente. Il Serpeverde le accarezzò piano i capelli cercando di calmare i tremori di lei. Le baciò con delicatezza la guancia cullandola tra le sue braccia e la riccia riuscì lentamente a calmarsi.

<< Cos'è successo?>> le chiese piano Draco sfregando le mani sulla sua schiena quando la sentì rabbrividire.

La Grifondoro rimase per qualche attimo in silenzio concentrandosi sulla sensazione di sicurezza che proveniva dal contatto del proprio corpo con quello di lui. Il suo petto e le sue braccia l'avvolgevano facendola sentire protetta ed Hermione pensò che per la pace che provava in quel momento sarebbe potuta anche morire tra quelle braccia. Al pensiero della morte e di quanto fosse mancato poco all'allucinazione per ucciderla si riscosse dal torpore e staccò la testa dal suo petto per poterlo guardare in viso.

<< Ce l'ho fatta>> rispose con il sorriso sulle labbra, il viso ancora bagnato di lacrime ma con nuova forza e determinazione. << Ho sconfitto l'allucinazione>> continuò e le dita di Draco che le stavano asciugando le lacrime si bloccarono per lo stupore.

<< Hai appena avuto un'altra allucinazione?>> chiese Draco ancora più preoccupato e apprensivo al pensiero del pericolo che aveva di nuovo corso.

<< Come hai fatto a sconfiggerla?>> chiese allo stesso tempo Harry incredulo e sorpreso mentre la copriva con una coperta calda vedendola tremare.

Draco lo rimproverò con lo sguardo. << Ti sembra questo il momento?>> chiese con sguardo duro ma Hermione poggiò la mano sul suo braccio con delicatezza per invitarlo a tranquillizzarsi.

<< È stato più semplice del previsto>> rispose a testa alta con quella sicurezza che Draco aveva inizialmente odiato durante gli anni ad Hogwarts ma che aveva imparato ad amare. Gli occhi di Harry si illuminarono quando la sentì parlare a quel modo.<< L'ho riconosciuta e letteralmente attraversata>> spiegò con noncuranza.

<< Sei semplicemente straordinaria>> commentò l'Auror senza fiato e con profonda ammirazione. << Lo sei sempre stata>> continuò e a quelle parole Draco ed Harry si guardarono con la speranza che ardeva nei loro occhi e cuori. Si sentirono per la prima volta come se fosse finalmente tornata da loro dopo lunghi anni di assenza. Harry riuscì a rivedere in lei l'amica coraggiosa e combattiva con cui aveva affrontato tante avventure e pericoli mentre Draco riconobbe la donna che amava, decisa, forte e di una tenera dolcezza. Il biondo la guardò negli occhi e venne colpito,privo di ogni difesa, dalla sua luce, dall'amore che trasudava il suo viso minuto. L'abbracciò ancora più stretta con il respiro leggermente affannoso per il cuore che batteva fuori controllo e l'emozione nel vederla così padrona di sé stessa. Harry nel frattempo decise di allontanarsi da loro per lasciarli soli ma prima di uscire la vista del sangue in bagno lo costrinse a fermarsi ed entrare per indagare.

Draco accostò le labbra all'orecchio di lei facendola rabbrividire. << Affronteremo tutto insieme, amore mio, e ne usciremo insieme, te lo prometto>> le sussurrò ed Hermione sentì una stretta allo stomaco per l'emozione quando udì chiamarla a quel modo.

<< Draco, io...>> iniziò Hermione sentendo il cuore sul punto di esplodere per i sentimenti che provava per lui ma poi si limitò a poggiare le labbra sulle sue per trasmettergli ciò che le parole avrebbe reso troppo riduttivo. Draco le lasciò leggeri baci sulle labbra e gliele schiuse con lentezza incontrando con dolcezza la sua lingua e facendole girare la testa mentre le prendeva il viso tra le mani tremanti con delicatezza. La riccia aveva appena staccato le labbra dalle sue per riprendere fiato quando una voce allarmata li fece sussultare.

<< Allontanatevi! Allontanatevi!>> gridò Harry che nel frattempo era uscito dal bagno. Draco ed Hermione si separarono senza capire che cosa intendesse dire e l'Auror allarmato corse verso di loro trascinando entrambi lontano dal letto cui si erano avvicinati.

<< Hemione, fammi vedere la mano sinistra>> le disse Harry con urgenza mentre la riccia faceva come le veniva chiesto.

<< Potter, che succede?>> chiese Draco non riuscendo a sopportare quell'attesa.

Harry guardò la mano di lei insanguinata e gocciolante e poi il libro a terra che si muoveva sfrigolando. Tutti e tre rabbrividirono quando videro il sangue della riccia macchiare il libro e il pavimento attorno ad esso.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Mi scuso enormemente per la mia lunga assenza ma è stato un periodo molto intenso soprattutto per gli impegni universitari. Ringrazio chi ancora con pazienza continua a leggere la mia storia! Spero che il nuovo capitolo vi piaccia!  *Citazione di Cesare Pavese.

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