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di Mitsuki no Kaze
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
 
Si è soliti andare nei teatri per assistere a spettacoli, concerti e musical. Spesso questi edifici hanno anche un’importanza storica, contengono oggetti antichi o abiti di scena di un certo valore, perciò svolgono anche la funzione di un piccolo museo e vengono visitati dai turisti accompagnati da una guida turistica che sciorina nomi illustri ed eventi storici.
Questo non vale per Zhongli.
Lui, nel teatro di Mondstadt, va solo per osservare la statua posta all'ingresso.
Eh già. Non si prende nemmeno la briga di entrare all'interno.
Sta lì, fermo, a rimirare la scultura. Rappresenta un fanciullo con le mani a coppa davanti al viso, come se tenesse nei palmi giunti un uccellino e lo stesse spronando a volare.
Zhongli lo osserva per ore.
Si concentra sulla delicatezza del suo viso, sulla dolcezza del suo sguardo.
E prova, nel cuore, un sentimento strano: una sorta di malinconia, accompagnata da uno strano e curioso calore al petto.
Era come se gli ricordasse qualcuno.
Ma il fanciullo era solo la rappresentazione di un dio venerato secoli prima nella regione. Nessuno che lui avesse mai potuto conoscere.
- Sapevo che ti avrei trovato qui. -
Non ha bisogno di voltarsi per sapere chi lo ha raggiunto.
Accanto a lui, seduto sui gradini davanti al museo, sosta in piedi una donna dai lunghi capelli castani.
Lei lo osserva con un ghigno familiare sul suo volto, l'unica iride rossa nel suo volto brilla giudicandolo silenziosamente.
- Lo sai che il bimbetto non ti parlerà, anche se continui a fissarlo, vero? - lo punzecchia riferendosi alla statua.
Zhongli non risponde e si limita a spostare lo sguardo sulla sua figura.
Da seduto si rende conto di quanto sia alta e imponente. Solitamente, non ci fa caso poiché la supera di una decina di centimetri ma si rende conto che potrebbe facilmente incutere timore, complice anche la benda rossa che le copre l'orbita sinistra ormai vuota.
- Che sei venuta a fare qui, Beidou? - chiede con tono annoiato.
Uno smartphone entra nel suo campo visivo. Impiega qualche secondo a catalogarlo come proprio e la voce donna dissipa ogni dubbio.
- Lo hai lasciato a casa nostra l'altra sera, ho pensato di riportartelo. -
Zhongli la ringrazia tacitamente con un cenno sul capo.
- Ningguang ti ha istallato un'app di incontri - aggiunge mentre infila la mano ormai libera dal cellulare un giacca da moto rossa. - Abbiamo trovato un profilo interessante, ti abbiamo organizzato un appuntamento per questo venerdì. -
All'occhiata scontenta che le rivolge Beidou ride.
- Amico, vai verso gli altri -anta! Non vorrai stare da solo a vita! Se non trovi nessuno, permettici almeno di darti una mano! -
Zhongli fa roteare gli occhi e involontariamente torna a guardare il volto fanciullesco della statua.
Non è la prima volta che sente quella storia, prima erano gli -enti.
Sospira e Beidou interpreta la sua reazione come se avesse accettato. E prima che possa ripensarci aggiunge:
- Ti ho messo dei promemoria così non ti dimentichi dell'appuntamento! -
E detto ciò corre via, salta in sella a una moto nera, indossa un casco integrale del medesimo colore e lo saluta con un gesto della mano prima di dare gas.
~
- Se continui a guardare così quella foto la consumerai. -
Venti alza lo sguardo e incrocia il sorriso sornione di Kaeya che brilla nel suo volto scuro.
- Non posso consumare dei pixel - risponde facendo una smorfia.
- Comunque è inquietante come tu osservi la raffigurazione di quel dio di Liyue... Com'è che si chiama...? -
- Rex Lapis - risponde piccato il musicista. – O almeno, questo è il titolo con cui la gente di Liyue si riferiva a lui - poi la sua espressione si distende e torna a occhieggiare la fotografia rappresentante l'iconografia del suddetto dio. È un uomo seduto in una sorta di trono, il volto celato da un cappuccio e in un mano aperta, sul palmo regge un cubo.
Aveva scattato lui stesso quella foto mentre era in vacanza a Liyue. Era come se quello sguardo magnetico e severo lo osservasse, mettendogli la pelle d’oca.
- Lo sai, te l'ho già spiegato. È una sensazione strana. È come se... -
- Lo avessi già incontrato - lo interrompe Kaeya. - Lo so, lo so. -
L'espressione di Venti si incupisce e blocca lo schermo del cellulare su cui si ostinava a osservare l'immagine di Rex Lapis.
- È una mia impressione o ti perdi a fantasticare su questo misterioso dio quando un appuntamento va male? -
Venti nasconde il viso nel suo basco turchese.
- Sapevo l'avresti detto - si lamenta ma le sue parole sono attutite dalla stoffa.
Kaeya ride e gli dà delle pacche fraterne sulle spalle.
Lo scherno dello smartphone si illumina e catalizza l'attenzione dei due uomini.
Sul display compare sfacciata la notifica di un app di incontri.
Venti non dice una parola e sblocca il telefono per controllare il messaggio.
È la richiesta di un appuntamento per quel venerdì da un account che non ha mai visto.
Dopo un rapido controllo sul profilo, scopre che appartiene a una persona appena registrata alla piattaforma.
La prima reazione è di scontento ma decide di sbirciare le foto caricate sull'account.
- Non è per niente male! -
Il commento di Kaeya arriva con un trillo al suo orecchio ed è istintivo scostarsi per impedirgli di farsi gli affari suoi.
- Ricordati che sei un uomo sposato! - lo redarguisce mentre lo squadra con sguardo torvo. - E dovresti vestirti in modo più consono data la tua condizione! - aggiunge riferendosi alla camicia bianca che l'altro indossa, con almeno tre bottoni aperti.
Kaeya non lo prende sul serio e ride, mentre Venti ritorna a osservare il cellulare.
- È un nuovo iscritto - borbotta mentre continua a scorrere il profilo.
- Non vorrei imbattermi nell'ennesimo etero sposato e annoiato che vuole provare qualcosa di nuovo. -
Ritorna però sull'immagine del profilo e una sensazione piuttosto familiare fa muovere il suo dito verso il tasto «ACCETTA».
Quando solleva lo sguardo Kaeya lo sta guardando come un gatto osserverebbe un puntatore laser.
Non gli dà il tempo di dire nulla e mette in chiaro le cose:
- Lo faccio venire qua così nel caso dovesse essere un pazzo assassino, voi potrete salvarmi la vita. -
Kaeya accetta.
- Basta che non vi mettiate a trombare nei bagni. Ci sono minori qui, ricordalo. -
E Venti in tutta risposta gli fa la linguaccia.


Angolo Autrice: Tornare a pubblicare una long fiction qui è un po' come tornare a casa dopo tanto tempo che vivi all'estero. Sarà tutto come lo ricordavi? Sono cambiate le cose? Sarà meglio o peggio di prima?
In ogni caso sono contenta di aver ripreso a scrivere fanfiction, Genshin mi ha messo tante idee in testa e tanta voglia di scrivere 
🧡
Un grazie speciale va ad Agente P che ha plottato con me e mi ha fatto da beta reader, grazie Ciù 🥺🧡
Bacetti anche a chi segue il canale Telegram è ha assistito alla genesi della fanfic 🧡
Concludo ringraziando a tutti voi che siete arrivati fin qui e spero vogliate lasciarmi un parere, mi farebbe molto piacere ricevere le vostre impressioni!
Un bacione,
~ Sel 
🧡
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

L’Angel’s Share è un pub molto famoso a Mondstadt, tanto conosciuto da averne sentito parlare anche Zhongli.
Varcata la soglia, il locale lo accoglie con la sua atmosfera rustica: tutto l’arredamento – bancone, tavoli, sedie, sgabelli e panche – è in legno, l’illuminazione soffusa e calda come a ricordare la luce delle candele.
A Zhongli piace, ogni volta che ci entra gli sembra di rivivere un tempo passato, quando Mondstadt era chiamata “La città della libertà” dopo la sconfitta dell’aristocrazia schiavista, a opera della gladiatrice Venessa.
L’uomo si guarda intorno, cercando una figura che possa concordare con la breve descrizione che gli era giunta per messaggio nella chat di incontri.
Capelli legati in due trecce e un basco verde menta.
Aveva storto in naso a quella descrizione, gli elementi che gli erano stati dati sembravano piuttosto bizzarri ma forse proprio questo avrebbe reso riconoscibile il suo partner della serata.
Le sue iridi vagano per l’ambiente e incrociano un paio di occhi azzurri.
In quell’attimo ha la certezza di conoscerli, di averli già visti.
Il respiro rimane incastrato in gola, mentre il suo corpo si muove da solo verso quello sguardo. Le iridi chiare continuano a seguirlo, non lo perdono per un attimo.
Si ferma davanti a un piccolo tavolo rotondo, a cui era seduto un giovane. Il viso è incorniciato da due trecce e tra le mani stringe, con forse troppa forza, un basco.
– Devi essere Zhongli – dice il ragazzo facendolo disincantare.
–Credevo fossi più grande. –
La risposta gli sfugge dalle labbra senza rendersene conto e fa sgranare quegli occhi che lo avevano tanto colpito.
– Scusami? – esclama piccato il ragazzo.
– Ecco, volevo dire… – Zhongli incespica nelle sue stesse parole. – Mi sembri molto giovane, ecco tutto. –
Un evidente fastidio increspa il volto del ragazzo e lui si maledice. Non sa proprio parlare con le persone.
– Se hai letto il profilo sai già che ho trentatré anni – risponde senza nascondere l’evidente offesa. – Se non ti sta bene, puoi anche andartene. –
L’uomo invece si siede in fretta sulla sedia davanti a lui, perché assolutamente non vuole andarsene.
– No, scusami, rimango. Non dimostri la tua età, tutto qui. Non volevo offenderti – tenta di giustificarsi evidentemente a disagio.
Fortunatamente le spalle del giovane sembrano rilassarsi almeno un minimo.
– Sono Venti – si presenta, probabilmente accettando le sue scuse.
– Lo so, l’ho letto nel profilo – risponde di getto con l’intento di dimostrargli che si era interessato a lui ma risultato che ottiene non è altro che un’occhiata disgustata.
Quell’appuntamento non stava andando per niente bene. Sente già nelle orecchie le risate sguaiate di Beidou e percepisce sulla nuca lo sguardo giudicante di Ningguang.
A salvarlo dal disastro è l’intervento di un cameriere, pronto per prendere le loro ordinazioni.
– Kaeya, portami il vino Dente di leone, per favore. –
E Zhongli crede di sentire un sussurrato – Ne avrò bisogno. –
– Un calice pure a me, grazie – si affretta a rispondere, quando l’unico occhio – nota con stupore – del cameriere si ferma su di lui.
Non appena la sua attenzione ritorna al giovane davanti a lui, lo trova a squadrarlo con gli occhi socchiusi.
– Vieni spesso qui? – domanda nel tentativo di fare conversazione. – Hai chiamato il cameriere per nome. –
Venti sospira e sembra rilassarsi di nuovo.
– In realtà Kaeya è uno dei proprietari, insieme a suo marito Diluc – rispose. – E sì, sono miei amici da anni. –
Un silenzio imbarazzante cala sul tavolo.
Zhongli non osa dire un’altra parola, temendo di rovinare ancora quella situazione precaria e Venti non sembra interessato a fare conversazione.
Si limita a canticchiare un motivetto e a giocare con una delle sue trecce, in attesa delle ordinazioni.
In quell’attimo di calma – che sembra preannunciare una tempesta disastrosa – l’uomo nota che i suoi capelli sono di una scura tonalità di blu, per poi sfumare sulle punte nello stesso azzurro dei suoi occhi.
Curioso, pensa, non dà l’impressione di essere qualcosa di artificiale, troppo preciso per esserlo.
Kaeya torna ancora una volta a salvarli dalla situazione d’imbarazzo via via crescente con un vassoio in mano.
Poggia i due calici sul tavolo e con molta discrezione dà una pacca sulla spalla a Venti. Probabilmente non era sua intenzione farsi vedere, ma Zhongli è un attento osservatore.
L’uomo abbassa lo sguardo sul liquido rosso, rigira il gambo del calice tra le dita e ne prende un sorso.
– È buono – commenta.
Il ragazzo davanti a lui solleva gli occhi dalla propria coppa – già svuotato per metà.
 – Lo producono loro – spiega. – La famiglia di Diluc ha un vigneto giù a Dawn Winery. –
Zhongli annuisce, il sapore del vino ancora in bocca.
– Ha un sapore familiare – commenta pensieroso. – Ma è la prima volta che lo assaggio. –
Si rende conto troppo tardi di aver detto una cosa stupida ed era già pronto all’occhiata torva che Venti gli avrà riservato – non fatica a immaginarselo con le sopracciglia aggrottate e gli occhi socchiusi.
Il ragazzo invece lo osserva con un misto di curiosità e sorpresa.
- Anch’io quando l’ho assaggiato la prima volta ho avuto questa sensazione. –
Quella risposta galleggia tra loro per qualche attimo, poi Venti svuota il suo calice e lo guarda negli occhi.
– Non mi sembri molto pratico di appuntamenti, perciò semplificherò le cose per entrambi. Siamo al primo appuntamento, quindi niente informazioni personali: non ti dirò dove abito, che lavoro faccio e non voglio che tu mi dica niente del genere. Parleremo di… – si ferma un attimo per cercare la parola giusta e fa un gesto vago con la mano, mentre gli occhi puntano verso l’alto. – ... amenità. Se vorremo conoscerci, se ne parlerà più avanti. –
Ritorna sul suo bicchiere e arriccia il naso quando lo trova vuoto.
– Ah e per il sesso… beh anche di questo ne parleremo più avanti. –
 
~
 
Durante la prima mezz’ora Venti era convinto che sarebbe stato un disastro. L’uomo al suo tavolo sembrava uno dei classici casi umani di cui si parla tanto su internet ma che non sembrano esistere nella vita vera: incapace di portare avanti una conversazione e con il talento innato nelle gaffe.
Gli dispiaceva anche parecchio che le cose avessero preso quella piega, perché alla prima occhiata aveva sentito come una scarica elettrica, un brivido lungo la schiena che gli aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca e arricciare le dita dei piedi.
E i suoi occhi, per la bontà di Celestia, quegli occhi… giurava di conoscerli, di averli già visti da qualche parte.
Con l’arrivo del vino le cose erano migliorate, dopo il primo bicchiere Zhongli sembrava essersi sciolto, anche se un alone di disagio permaneva quando iniziava a parlare, forse temeva di toccare qualche argomento proibito dalle regole del primo appuntamento.
Però sembrava avesse ingranato.
Era originario di Liyue e questo era abbastanza evidente dal suo viso e dal suo nome.
Appassionato di storia, arte, botanica. Un vero uomo poliedrico.
Ma era tutto da vedere quanto ci fosse di vero sotto quella patina di dorata - oh no stava pensando ai suoi occhi. Di nuovo. – perfezione.
Forse è solo grazie all’ennesima sorsata di vino che matura l’idea di portarselo a letto.
Alla fine deve ammettere che è proprio un bel tipo: alto, lunghi capelli scuri, deve essere anche abbastanza atletico, chissà che cosce nasconde sotto quei pantaloni neri da completo.
Un bel tipo che, nonostante qualche incespicata e figuraccia, lo stava intrattenendo. Lui intratteneva per mestiere, qualche volta voleva stare dall’altra parte e non era andata troppo male.
– Non bevi più? – chiede occhieggiando l’unico e solo calice che Zhongli ha svuotato almeno un’ora prima.
– No, grazie – gli risponde ricambiando lo sguardo con un tono che gli sembra vagamente imbarazzato. – Devo guidare. –
Responsabile, pensa Venti, tutto il contrario di me.
Abbandona il suo terzo bicchiere accanto all’unico dell’uomo e ritorna a osservagli il volto. Ha gli occhi truccati di rosso, nella rima della palpebra inferiore. Mentirebbe se dicesse che quel dettaglio non fa muovere i suoi istinti più bassi.
– Credo che mi fermerò pure io – annuncia, poi gli punta un dito contro. – Devi farti perdonare per avermi dato del moccioso, perciò pagherai tu. –
E Zhongli ride.
È una risata discreta, sussurrata oserebbe dire, che gli fa socchiudere gli occhi e distendere le labbra.
Venti sente il suo respiro essere aspirato fuori dal suo corpo.
Durante la sera è stato composto, nessuna espressione particolare ha tradito le sue emozioni in quelle ore. Solo qualche minimo movimento gli ha fatto sospettare dell’imbarazzo o del disagio, ma niente di così evidente.
- Va bene, lo accetto – risponde sempre con il sorriso sulle labbra, mentre si alza dal tavolo. – Penso di essermelo meritato. –
Venti non dice nulla, deve ancora ricordarsi come si respira ma si alza e lo segue al bancone.
Kaeya, alla cassa, gli comunica il totale e Zhongli apre la giacca nera con inserti dorati del completo – deve essere fatto su misura, chissà quanto gli sarà costato – per prendere il portafoglio.
Cerca in un’altra tasca.
– Un momento, per favore – e cerca nelle tasche dei pantaloni.
Venti serra le palpebre.
Poi nelle posteriori.
Non sta succedendo per davvero.
Quando riapre gli occhi, il volto di Zhongli e inespressivo ma lui riesce a leggere mortificazione e vergogna.
– Credo di aver dimenticato il portafoglio. –
I suoi occhi azzurri incrociano l’unica iride blu di Kaeya.
– Mettili sul mio conto, grazie – dice all’amico con un filo di voce e si volta per uscire dal locale.
Quel tizio si è definitivamente giocato ogni possibilità.
La storia del portafoglio ha congelato i suoi bollenti spiriti e gli ha tolto la voglia di una conoscenza più approfondita.
Dopo quella sera non lo vuole più vedere.
Zhongli gli va dietro.
– Scusami – la sua voce sembra davvero dispiaciuta. – Posso… posso almeno accompagnarti a casa? So che è contro le regole… ma voglio fare qualcosa per farmi scusarmi. –
Sembra davvero disperato e Venti alla fin fine è un cuore di panna, perciò sospira e accetta.
Scambia uno sguardo d’intesa con Kaeya che chiama Noelle, la loro cameriera, al bancone. Diluc è già sparito nel retro.
Escono dall’Angel’s Share senza dire una parola.
L’uomo lo porta davanti a un’auto sportiva, probabilmente una decapottabile nera e lucida, e gli apre la portiera come un vero galantuomo. Si sta impegnando per recuperare punti.
Sempre senza parlare Zhongli gli indica il computer di bordo per inserire il suo indirizzo e avviare il navigatore.
Quello è il momento della sua brutta figura, perché perde qualche minuto a capire come funzioni quell’aggeggio da ricchi ma non si azzarda a chiedere aiuto.
 Non appena lo avvia, partono e all’accensione nessun motore romba e questo gli fa intuire che sia un’auto elettrica.
Venti deve mordersi la lingua per soffocare un “Quanto cazzo di soldi hai?!”. Affonda nel sedile e ignora gli occhi dell’uomo che lo fissano di tanto in tanto, si ostina a guardare davanti.
Non vede l’ora di arrivare a casa e dimenticare quella serata. È già pronto al “NO” gigantesco che rifilerà all’idiota al volante se dovesse chiedergli di salire da lui.
Sa che dietro di loro Diluc li sta seguendo con l’auto sgangherata di Kaeya, perciò non teme nessuna reazione su di giri.
– Vorrei dire che è stato un piacere ma mentirei – commenta acido non appena la macchina si ferma davanti la palazzina dove abita.
– Chiederti ancora scusa non cambierà le cose – sospira Zhongli con lo sguardo basso e cancella l’indirizzo dal navigatore. Venti apprezza la premura e si sente quasi in colpa. Quasi.
L’uomo scende dalla macchina e gli apre la portiera.
Quanto è debole alla cavalleria, si disgusta da solo.
 Lo accompagna all’ingresso e gli rivolge un sorriso mesto. Gli fa quasi pena, quasi.
– Beh… Buonanotte, Venti. –
– Buonanotte, Zhongli – risponde e lo vede allontanarsi senza chiedere nulla, senza nemmeno tentare di dargli un bacio.
Rientra in auto e rimane in attesa che varchi il portone d’ingresso, poi si allontana.
Lui rimane in piedi, imbambolato a fissare il punto in cui aveva sostato quella macchina schifosamente da ricchi, ripercorrendo nella mente tutti i momenti di quella sera.
La vibrazione del cellulare lo disincanta. Legge una notifica da parte di Diluc e comincia a digitare sul touchscreen mentre sale le scale.
Avrebbe archiviato la serata tra le più strane della sua vita.

 
Angolo AutriceChiedo scusa per il ritardo con cui sto aggiornando la fanfic ma è stato un periodo abbastaza pieno a casusa della laurea. Ormai sono passate due settimane e sto riprendendo tutti gli altri impegni ludici (?), tra cui la scrittura.
Non ho molto da dire, se non ringraziare per la pazienza chi ha letto il prologo e finalmente potrà leggere un capitolo. Ah... e scusa Zhongli se ti descrivo come un disadattato, ti voglio bè lo gggiuro :'D
Spero vogliate lasciarmi un parere!
Un bacione e a presto!
~ Sel 
🧡
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


– Non ci hai raccontato com’è andato l’appuntamento della settimana scorsa! –
Beidou si lascia cadere su un lato del divano in pelle mentre pronuncia quelle parole e la sua iride rossa brilla, quando si punta su di lui.
Zhongli si irrigidisce sulla poltrona, era riuscito a evitare l’argomento per abbastanza giorni da sperare che fosse stato dimenticato.
Ningguang si siede a sua volta, sfila le scarpe e distende le lunghe gambe lasciandosi sfuggire un verso di sollievo. Anche i suoi occhi si rivolgono verso di lui.
– Una serata carina – risponde con tono vago. – Lui è simpatico, suona, canta… gli piace la musica insomma. –
– È un musicista? – chiede la bionda rovistando nel porta tabacco e preparandosi la pipa.
– Non lo so, non ci siamo detti le professioni. –
– Come mai? – lo incalza Beidou, pronta a leggere ogni sua minima espressione.
Zhongli scrolla le spalle.
– Per una qualche regola del primo appuntamento – spiega con evidente disagio. – Abbiamo evitato di darci informazioni personali, anche se l’ho riaccompagnato a casa alla fine. –
– Sembra navigato – commenta Ningguang mentre tira una boccata dalla pipa. – È abituato agli appuntamenti online. –
– Avete scopato? – sghignazza invece la castana.
– Certo che no – ribatte lui indignato.
La bionda concorda, mentre soffia una boccata di fumo. Cambia posizione e si distende, poggiando la testa sulle gambe della compagna.
– Lascialo fare, se non sono andati a letto la prima sera vuol dire che hanno entrambi intenzioni serie. –
– Non lo so… c’è qualcosa che mi puzza – riprende Beidou squadrandolo con la sua iride rossa, mentre accarezza i capelli di Ningguang. – Nascondi qualcosa. –
L’uomo non risponde, si limita a mettersi più comodo sulla poltrona sperando di apparire disinvolto ma il suo piano non sembra funzionare perché la bionda si volta verso di lui, lo osserva per un po’, poi si rialza a sedere.
– Dimmi che hai pagato il conto – mormora mentre raccoglie i capelli e li lega in uno chignon che dovrebbe essere disordinato ma che su di lei sembra un’acconciatura di alta moda – per questo motivo lui e Beidou l’hanno sempre invidiata, forse anche un po’ odiata.
Zhongli non risponde. La sua espressione affranta sembra valere più di mille parole, perché Ningguang si porta una mano al viso. È raro che si prenda un giorno libero dal lavoro, si starà sicuramente chiedendo perché debba passarlo in sua compagnia ad ascoltare come rovina tutti gli appuntamenti romantici della propria vita.
– Cos’altro hai combinato? – ghigna l’altra sapendo bene che non è stato solo quello a rovinare la serata.
Lui solleva gli occhi, distogliendo lo sguardo.
– L’ho scambiato per un ragazzino – ammette non avendo via di scampo.
La risata di Beidou risuona per l’appartamento, mentre si getta sul divano, assieme agli improperi di Ningguang che si alza in piedi, scalza, e minaccia di tirargli contro una scarpa.
– Dimmi che gli hai almeno scritto per rimediare! – esclama, in mano la decolté nera e lucida.
Lui solleva le mani, un po’ in segno di resa, un po’ per difendersi da quell’arma improvvisata.
– No! Non penso voglia uscire ancora con me dopo il disastro di quella sera! –
– Potevi almeno fare un tentativo! Chiedere scusa! – ribatte ma abbassa la scarpa e ritorna a sedersi.
– Hai almeno controllato se ti ha scritto? – domanda la castana, rialzandosi dal divano e asciugandosi l’angolo dell’occhio.
– Perché avrebbe dovuto? – chiede ingenuamente.
– Controlla! –
La voce imperiosa di Ningguang non ammette repliche e Zhongli si arrende. Prende il cellulare dalla tasca del cappotto – lasciato all’ingresso sull’appendiabiti – e cerca nell’app.
– Ah. –
– “Ah” cosa? –
Beidou ha ripreso a ridere in sottofondo.
– Mi ha scritto il giorno dopo. –
E questa volta la costosissima scarpa di Ningguang lo colpisce in pieno petto.
 
~
 
– Resterai spalmato su quel tavolo ancora a lungo? –
Il tono di Kaeya prova a essere serio ma non riesce a trattenere una risata quando la sua unica risposta è un lamento.
Venti non ha intenzione di muoversi, vuole restare così lungo disteso su uno dei tavoli del pub. Che il suo migliore amico lo prenda in giro, rida di lui, non gli importa.
– Quei tavoli servono per i clienti, non dovresti occuparli così – interviene Diluc e sa, anche se non può vederlo, che ha stampato in faccia il suo sorrisetto risolutore. Ma lui non ha intenzione di cedere.
– Io sono un cliente! – ribatte. – È mio diritto stare qui. –
– I clienti pagano, lo sai? – continua il rosso. – Il tuo conto ha raggiunto da poco i tre zeri. –
Quelle parole lo fanno sollevare dal tavolo, schiena dritta e occhi sgranati.
Maledetto Diluc e maledetto sorriso risolutore. È riuscito a tirarlo su dal ripiano del tavolo.
– Intendi che prima degli zeri c’è un’altra cifra? Cioè in totale devo pagare almeno mille mora? –
– Già. –
Venti si getta di nuovo sul tavolo piagnucolando e Kaeya si siede accanto a lui, poggia un gomito sul tavolo e accogli il viso nel palmo.
– Davvero ti sei ridotto così per un tipo che hai visto una sola volta? – domanda con tono paziente, paterno oserebbe dire. – Un tipo che ha fatto davvero una figura misera, se posso dire la mia. –
Lui si contorce sul tavolo, lamentandosi.
– Sto impazzendo per questo! Dovrei non volerlo vedere più, invece gli ho riscritto… E lui mi ha ghostato! –
– Qualcosa di lui deve averti colpito o non saresti qui a tormentarti – commenta Kaeya incrociando le braccia al petto e guardandolo con curiosità.
– A parte l’inizio e la fine, è stata una bella serata – ammette smettendo di agitarsi.
Deve riconoscere che non poteva etichettare Zhongli come caso umano. Quegli individui sono un disastro per tutto l’appuntamento, mentre lui lo era stato solo nella prima e nell’ultima mezz’ora. Per questo motivo gli aveva concesso il beneficio del dubbio.
Il messaggio nemmeno visualizzato nella chat dell’app di incontri però sembrava sbeffeggiarlo.
Come aveva fatto a cedere a un tizio che non portava il portafoglio a un appuntamento?! Al primo puntamento, per giunta! Nella sua esperienza chi partiva già con l’idea di aver pagata la cena, o il dopo cena che fosse, non portava niente di buono.
E no, non credeva che fosse una dimenticanza. Anche quella era una scusa che aveva visto usare fin troppe volte.
Anche se Zhongli sembrava davvero dispiaciuto… Quindi… Forse… lo aveva davvero dimenticato il portafoglio…
No, non poteva cedere a quella faccia da cane bastonato. Quel tizio sapeva solo recitare molto bene.
Mentre è perso nel flusso dei suoi pensieri, sente Kaeya dire qualcosa che suona come:
“Sssh lascialo in pace, sta parlando con se stesso.”
Decide perciò di mettere da parte i suoi pensieri e rivolgersi ai due amici, ancora davanti a lui.
– Secondo voi, ha davvero scordato il portafoglio o era una scusa? –
Ok, forse non aveva proprio messo da parte i proprio pensieri.
– Per me è solo un idiota – commenta lapidario Diluc. – Ha scordato per davvero il portafoglio. Se avesse voluto approfittarsi di te, non lo avrebbe fatto solo con il conto ma avrebbe tentato di ottenere qualcos’altro anche dopo. –
Venti capisce subito che si sta riferendo a quando lo ha riaccompagnato a casa e al fatto di non aver tentato nessun approccio, nemmeno un bacio.
Kaeya invece arriccia il naso.
– Secondo me l’ha fatto di proposito. Ma è un imbranato e non ha saputo chiederti di passare la notte assieme. –
E nemmeno quella è una conclusione da scartare.
Questa volta si abbandona sulla sedia, gettando la testa all’indietro.
– Devo comunque togliermelo dalla testa – dice e il suo telefono vibra nella tasca della giacca.
Lo prende e lo sblocca senza reale interesse, apre la notifica sovra pensiero, poi presta attenzione al display e… grida.
– Mi ha risposto! Dopo una settimana mi ha risposto! –
 
~
 
Kaeya deve ammettere che Zhongli ha buon gusto. Il ristorante Wanmin è il migliore a Mondstadt in fatto di cucina di Liyue e ottenere un tavolo è molto difficile perché il locale è davvero piccolo. Lui e Diluc sono riusciti a prenotare un tavolo solo per una sorta di gentilezza tra ristoratori.
La risposta alla sua curiosità giunge quando al tavolo del bellimbusto e di Venti giunge Xiangling, giovane e dotatissima chef del ristorante. A giudicare dal modo in cui parlano sembrano anche buoni amici.
– Pensi che Klee stia bene? –
Diluc non lo guarda negli occhi quando gli pone la domanda ma rimesta con le bacchette la sua zuppa gioiello.
– Stai facendo il papà agitato? – lo prende in giro ma non riesce a fare a meno di sorridere. – È con Jean e Lisa, starà beneone! –
– Lo sai che non mi piace che stia con Lisa – borbotta e questa volta solleva la testa per guardarlo negli occhi.
Kaeya a quel punto smette di controllare il tavolo di Venti e dedica tutta la sua attenzione al marito.
– Con lei c’è Jean – gli ricorda. – Non le insegnerà niente di… strano. –
Diluc non risponde e ritorna alla sua zuppa. Le rughe sulla sua fronte gli fanno capire che non si è per niente rilassato. Allunga perciò una mano e la poggia sulla sua.
– Klee sta bene. Starà facendo impazzire quelle due, lo sai pure tu – e lo vede ridere. – Pensiamo a goderci questa serata, ok? È la prima che ci prendiamo per noi da quando siamo genitori! –
– Non pensavo che fare i babysitter sottocopertura a Venti e al suo nuovo ragazzo fosse considerato una serata romantica – ribatte Diluc ma il sorriso non è scomparso dal suo viso. Anzi il suo pollice ha iniziato a carezzare il dorso della sua mano.
– Alla fine credo che se la stiano cavando da soli – mormora Kaeya sporgendosi in avanti.
Bacia lentamente le labbra del marito, sentendole calde contro le proprie. Il respiro di Diluc si infrange contro il suo viso e pensa che non ci sia niente di più bello, di più giusto di quello.
Poi sente Venti gridare e l’idillio finisce.
Un gemito affranto sfugge dalle sue labbra, mentre il suo unico occhio rotea verso l’alto. Cosa diamine è successo a quel nano bevitore di vino a tradimento.
– Scotta, scotta, scottaaa! – lo sente piagnucolare.
– Te lo avevo detto che i jueyun chili erano piccanti – la risposta pacati di Zhongli è un adorabile contrapposizione al panico dell’amico.
– Non pensavo così piccanti! – si lamenta ancora Venti.
Keaya non può fare a meno di ridere, ridere sonoramente. E non si accorge che in quel localino piccolo piccolo la sua risata attira l’attenzione di tutti.
Quando smette una decina di occhi sono puntati su di lui.
Anche – e soprattutto – quelli di Zhongli.
Accidenti, si è fatto beccare.

 
Angolo autrice: Sto aggiornando dopo una settimana, incredibile xD Sembra che io sia riuscita a dare un minimo di ordine alle mie attività e spero che diventi anche un ritmo continuo per le prossime settimane.
Purché voi lo sappiate, la fanfic è scritta fino al capitolo 7 e vado aggiornando qui via via che mi porto avanti con i capitoli :) E se ve lo state chiedendo, sì Zhongli farà disastri per qualche altro capitolo, ancora :D
((SKS Geo daddy, ti voglio bè))
Spero che questo capitolo (e al parentesi Kealuc) vi sia piaciuto! Recensioni sempre apprezzate 
🥺
Un bacione e a presto!
~ Sel 
🧡

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Antistaminico? Preso. Altro blister di pillole? Nella tasca dello zaino. Preghiere per non morire di un attacco d’asma? Recitate.
Venti è pronto per suonare al campanello.
Non deve aspettare che pochi istanti e Lumine gli apre la porta sorridente.
- Bentornato! - lo saluta allegra. - Abbiamo passato l’aspirapolvere con molta attenzione e Paimon è chiusa in camera di Aether - lo avverte e lui sente le lacrime di commozione pizzicargli gli occhi per quelle premure.
Ama andare a trovare i gemelli ma ama meno la loro gatta bianca, complice la sua allergia, anche se ha l’impressione che la micia lo odi, infatti non perde mai occasione di graffiarlo se ne ha la possibilità. Una volta ha commesso il grave errore di lasciare la felpa su una poltrona e la signorina ha ben pensato di dormirci di sopra, riempiendola così di pelo.
Quella felpa ora è di Lumine.
Aether fa capolino per un attimo, giusto il tempo di salutarlo con un gesto della mano, poi sparisce in cucina.
Compare poco dopo che lui e la ragazza si sono sistemati sul divano del salotto, con un vassoio in mano.
- Ho preparato il the - annuncia e distribuisce le tazze.
- Allora - comincia Lumine. - Raccontaci come sono andati questi appuntamenti. -
Il fratello ridacchia.
- Secondo me hanno concluso in maniera soddisfacente, guarda quanto come sorride. -
Venti socchiude gli occhi e prende qualche sorsata d’infuso, godendo della leggera tensione che si crea. I gemelli sono in trepidante attesa.
- Mi spiace deluderti, caro - comincia con tono altezzoso. - Non siamo ancora arrivati a quel punto. -
Solleva le palpebre e vede la sorpresa nei volti dei due ragazzi.
- Due appuntamenti? E non siete ancora andati a letto? - domanda Aether quasi per avere una conferma. - Sei sicuro di stare bene? - e si sporge verso di lui come per provargli la febbre.
Lui ride e si scosta, ma non ribatte.
- Deve essere una persona davvero particolare per attirare così la tua attenzione e non spingerti direttamente verso quella… direzione - commenta la ragazza, più pacata rispetto al fratello.
- Sì - si ritrova ad ammettere Venti. - Zhongli mi ha incuriosito abbastanza fin dal primo appuntamento, nonostante non sia andato tutto rose e fiori. -
Aether e Lumine si mettono comodi e ascoltano il suo racconto con gli occhioni attenti.
Venti racconta le poche informazioni personali che si sono scambiati: gli ha detto che è un musicista e ha scoperto che l’altro è un antiquario con la passione per arte, filosofia e storia, per forza di cose. Ricorda la sua voce profonda e rilassante, che non lo ha mai annoiato e di come i suoi occhi non lo hanno mai perso di vista quando gli parlava.
Non dice loro di quella sensazione che ha provato non appena i loro occhi si sono incrociati, come se lo conoscesse nonostante lo vedesse per la prima volta. E non lo fa solo perché potrebbero prenderlo per stupido – i gemelli hanno dieci anni in meno di lui ma non per questo si fanno scrupoli –, piuttosto perché la sente come qualcosa di intimo e personale. Il suo piccolo segreto che forse condividerà con Zhongli.
Il suo racconto viene però interrotto dall’apparizione di una coda pelosissima, quanto soffice e un miao particolarmente offeso.
- La principessa ha aperto le porte della prigione - esordisce Aether agguantandola prontamente per evitare che si avvicini troppo all’ospite allergico, poi le schiocca un bacio sulla testolina.
Venti rovista nella tasca e tira fuori lo smartphone.
- Tienila ferma un attimo - chiede mentre attiva la fotocamera e zoomma al massimo per mantenere una distanza di sicurezza.
Scatta qualche fotografia e comincia a digitare sul touchscreen.
- La mandi a Kaeya per Klee? - domanda Lumine ancora seduta accanto a lui.
- ...Anche - risponde dopo un attimo di esitazione e oltre a Zhongli, il primo destinatario designato per le foto di Paimon, aggiunge i contatti di Kaeya e Diluc.
Un po’ si sente in colpa per non aver pensato subito ai due amici ma il pensiero di condividere con l’uomo qualcosa di personale, seppur piccolo e insignificante, gli scalda il petto in modo fin troppo piacevole.
Per Caelestia, si sta proprio rammollendo.
- Pensavo non guardasse troppo il cellulare - commenta Aether che lo ha affiancato mentre era distratto.
Venti sobbalza per lo spavento e quasi il telefono gli vola di mano.
- Non fare questi scherzi! Ho un’età io, che credi! - esclama con la mano sul petto. - Comunque sto provando ad abituarlo a guardare di più le chat e a essere meno boomer. -
- Non ti ricordavo così paziente con gli altri tizi che hai frequentato, deve piacerti davvero tanto. -
E Venti non trattiene un sorriso. Sì, gli piace proprio tanto.
 
~
 
Zhongli ha comprato la casa a Mondstadt circa cinque anni prima. A portarlo nella Città della Libertà è stato l’inspiegabile bisogno di cambiare aria. Trasferire la sua attività dal proprio paese natio non si è rivelato problematico, anzi doveva dire che vendere oggetti antichi provenienti da Sud era molto più conveniente lì che non a Liyue stessa.
Non se n’è mai pentito e la nostalgia della propria patria viene placata periodicamente, ogni volta che deve tornare per acquistare nuova merce e organizzarne il trasporto.
I suoi affetti più cari lo hanno preceduto e forse anche quello lo ha reso fiducioso nel trasferimento. Perché per quanto Zhongli sia una persona solitaria e al quanto introversa, sapere di avere Beidou e Ningguang nella stessa città gli dava sicurezza.
La sua vita procede perciò in modo abbastanza regolare – monotona, direbbe Beidou – tra casa, lavoro e svago con le due amiche.
Si definisce felice, sereno. Ma… per quanto odi ammetterlo, c’è sempre qualcosa che non sente a posto.
Semplicemente si sente solo.
Beidou la sua metà l’aveva trovata in Ningguang anni prima. Lo vede nei loro sguardi, nel sorriso dell’amica, nell’energia che entrambe trasmettono.
Lui dove troverà la sua?
Non ci pensa spesso ma quando accade si sente amareggiato e sconfortato il doppio, perché ha sempre rifiutato quelle emozioni.
Ha vissuto più di trentacinque anni da solo, se non qualche sporadica frequentazione, perché non può farlo per sempre? Non è bravo con le persone, ha già provato a portare avanti relazioni durature ma con scarso successo.
Però…
Però ha conosciuto Venti.
Per una curiosa congiunzione astrale giorni prima aveva dimenticato a casa delle amiche il cellulare e Ningguang aveva deciso di organizzargli un appuntamento.
Era successo qualcosa quando i loro occhi si erano incrociati, qualcosa che ancora non riusciva a comprendere ma che poteva spiegare con solo una sensazione: si era sentito a casa.
A casa come a Liyue, perché come appartiene a quel luogo in maniera viscerale, sentiva un legame profondo anche con il ragazzo dalle trecce.
E per la prima volta vuole approfondire un rapporto, per conoscere quella persona e comprendere cosa sia quel legame.
Mentre è perso tra i suoi pensieri, il trillo del telefono attira la sua attenzione. Ha smesso di tenerlo silenzioso, dopo aver ignorato il ragazzo settimane prima.
È un messaggio di Venti, una foto per essere precisi, che ritrae un bel gatto bianco dagli occhi scuri, in una faccetta furba. Il messaggio allegato recita:
Ecco Paimon, la gatta di Aether e Lumine
Gli aveva accennato qualcosa sui gemelli, due studenti universitari che conosce già da qualche anno, la sera in cui sono andati al ristorante Wanmin.
Quella che ti odia?
Risponde senza trattenersi dal sorridere allo schermo.
Un’altra congiunzione astrale aveva fatto in modo che tutti i loro appuntamenti fossero stati un disastro ma nonostante questo stanno comunque riuscendo a tenersi in contatto.
Quella sera ha potuto conoscere un minimo di più Venti e non si riferisce solo al fatto che suoni arpa e flauto traverso, piuttosto al suo essere navigato – come direbbe Ningguang – in fatto di relazioni e quante brutte esperienze abbia avuto nel corso degli anni. Per questo motivo a osservarli a qualche tavolo di distanza c’erano gli altri suoi amici, i proprietari del locale in cui erano andati la prima sera.
A essere onesti, sul momento si era abbastanza offeso. Poi Venti aveva spiegato che altri partner erano stati molesti – per non dire violenti –  e da lì aveva capito che era solo una precauzione per evitare situazioni spiacevoli.
Il giovane aveva però aggiunto che stava imparando a conoscerlo, che si fidava di lui e la prossima volta sarebbero stati davvero da soli.
Al pensiero di un loro terzo appuntamento, Zhongli ritorna con lo sguardo alla fotografia di Paimon e comincia a maturare un’idea.

 

Angolo Autrice: Ehehehe... sono in ritardo. Ho finito solo ieri il capitolo 8 e ho l'ansia di sforare con la scrittura/pubblicazione, perciò se va a rilento la prima si trascina la seconda :( La storia ingrana un po' alla volta, spero non stia risultanto troppo lenta ma ormai penso che lo scoglio più altro lo abbiamo superato :')
Anche questa volta vi chiedo pareri, io di base mi sto abbastanza divertendo a scrivere questa AU, ma temo che non stia intrattenendo :'D
Vi avverto, continuerò a bullizzare Zhongli ancora un po', ma poi mi farò perdonare, abbiate fiducia 😌
Grazie ancora e a presto!
un bacione,
~ Sel

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 

– Non mi aspettavo volessi organizzare un altro appuntamento così presto – ridacchia Venti dal sedile del passeggero.
– Mi sento ancora in colpa per non averti risposto dopo la prima sera – risponde Zhongli al volante. – Mi piace la tua compagnia e voglio dimostrartelo... prendendo l’iniziativa – aggiunge un po’ titubante, sperando di ricordare esattamente le parole di Ningguang quando le aveva proposto la sua idea.
Nota con la coda dell’occhio che il sorriso del giovane al suo fianco si fa più largo e gli sembra quasi che sia arrossito.
– Allora dove mi stai portando di bello? Sembra qualcosa di particolare an– chiede occhieggiando la strada fuori dal finestrino, forse cercando un locale che può riconoscere.
– È una sorpresa – risponde l’uomo e sente nello stomaco un gorgoglio di orgoglio.
– Oooh – modula Venti. – Stai davvero diventando intraprendente, potrebbe piacermi questa cosa! –
E questa volta è il turno di Zhongli di arrossire.
Parcheggia l’auto nei pressi del locale, dovranno comunque fare qualche metro a piedi ma non sembra che a Venti dispiaccia.
Al momento di attraversare la strada, gli poggia una mano sulla schiena, come ad accompagnarlo lungo la carreggiata. Un gesto forse banale ma che gli è venuto spontaneo, come tenerlo vicino a sé potesse in qualche modo proteggerlo.
Davanti all’insegna del locale, Venti è molto più che sorpreso.
L’insegna del Cat’s Tail, il cat café di Mondstadt, sembra farsi beffe di lui – aveva davvero sperato in un appuntamento tranquillo con Zhongli? Illuso.
L’uomo vede che sta lì impalato davanti al locale e occhieggia nella sua direzione.
- Ti piace? – che chiede con un sorrisetto timido sul volto, gli occhi colmi di aspettativa.
Lui ridacchia per dissimulare il suo vero stato d’animo.
- Come mai hai pensato proprio a un cat café? –
Il suo sorriso si fa ancora più sicuro.
- Per come parli di Paimon mi sembra proprio che ti piacciano i gatti. –
E Venti non ha il cuore di infrangere i suoi sogni e mandare a monte un altro appuntamento.
- Ti dispiace entrare prima tu e prendere il tavolo? Io faccio una telefonata e arrivo – gli dice continuando a sorridere, indicando con un cenno del capo l’ingresso.
Zhongli si limita ad annuire, anche se la sua espressione è leggermente mutata. Riesce al leggere un minimo di sospetto, forse teme che stia contattando Kaeya e Diluc per venire a salvarlo. Non appena il moro entra nel locale e gli dà le spalle, Venti fruga in maniera quasi rabbiosa nello zaino.
Ne estrae un blister di pillole e lo bacia, ringraziandolo della sua presenza. Fortunatamente le aveva tenute lì di scorta quando era andato dai gemelli.
Ne inghiotte una e temporeggia ancora un po’ sul marciapiede, gettando occhiate nervose all’orologio. All’antistaminico servono tra i quindici e i trenta minuti per iniziare a fare effetto, ma quelle maledette lancette non ne vogliono sapere di girare.
Si volta un attimo verso il locale e vede Zhongli al tavolo che picchetta un dito sul tavolo e si guarda intorno. Poi si porta una mano alla testa e un suo piede comincia a battere ritmicamente a terra.
Venti guarda per l’ultima volta l’orologio, impreca ed entra nel Cat’s Tail. Si farà bastare dieci minuti.
~

Qualcosa è andato sorto. Zhongli ha perfettamente capito che la storia della telefonata è una scusa bella e buona ma non sa come gestire la situazione.
Le due volte precedenti erano state dei disastri per motivi diversi e sperava con tutte le sue forze che il terzo appuntamento sarebbe stato quello buono.
Aveva fatto del suo meglio per far andare bene le cose: scegliere un locale che con buone probabilità piacesse a Venti, decidere di vedersi nel pomeriggio per rendere la cosa meno formale e in generale dimostrarsi interessato.
Ningguang aveva insistito proprio su quello. “Ti piace? Ti interessa? Allora dimostraglielo.”
Aveva deciso di invitarlo di nuovo e aveva in mente di chiedergli di raccontagli qualcosa di sé, per poterlo conoscere meglio.
Ma era evidente che Venti stesse prendendo tempo. Lo vedeva fuori dal locale, dalla vetrina, che non ha in mano il telefono ma sta cercando qualcosa nello zaino. Non riesce a vedere cosa ha estratto e questo lo mette ancora di più in agitazione.
Forse si è proprio sbagliato a pensare che a Venti potesse piacere un cat cafè, che è un luogo di ritrovo per adolescenti. Forse ha frainteso il suo essere giovanile e adesso crede che lo consideri infantile.
Un leggero mal di testa comincia a premergli sulle tempie e porta una mano al capo come se potesse alleviare il dolore.
Non sta più guardando la vetrina - vuole evitare di vedere la sagoma del giovane allontanarsi a gambe levate o defilandosi discretamente -, quando sente le porte scorrevoli muoversi e Venti gli si para davanti, prendendo posto dall’altro lato del tavolo.
Non è scappato.
~
Deve fare in modo di non prendere gatti in braccio. Ce la può fare. Per il momento ha solo gli occhi po’ umidi e il naso gli pizzica, segno che l’antistaminico sta facendo effetto. Può farcela.
Avrebbe tanto voluto ordinare una cioccolata corretta al rum – l’alcool lo aiuta sempre a superare i momenti difficili – ma farebbe a pugni con la medicina, quindi si accontenta di una con i marshmallow. Zhongli davanti a lui ha optato per un tè Jie.

Lo aveva visto molto demoralizzato quando era ancora fuori ad aspettare il tempo di azione della pillola, adesso sembra più sollevato. Azzarda a dire che ha gli occhi lucidi ma gli sembra un po’ strano. Era davvero così preoccupato della sua reazione di pochi minuti prima?
Stanno recuperando un minimo di tranquillità, l’appuntamento salvato dal quasi deragliamento riprende la sua prosecuzione a bassa, ma sicura, velocità.
Zhongli recupera sicurezza e gli chiede se ha sempre vissuto a Mondstadt e lui è ben felice di parlare di sé e lo accontenta senza troppe remore. È giusto che si inizino a conoscere meglio, se vogliono vedere dove li porterà quella relazione, e per farlo devono cominciare ad aprirsi, a raccontarsi fatti più personali.
Conversano serenamente in attesa delle loro ordinazioni, Venti tira solo un po’ su con il naso, quando le porte del locale si aprono di nuovo e un chiacchiericcio femminile fa il suo ingresso nel cat café.
Il musicista riconosce le voci e rabbrividisce.
– Ma guarda che micetto in aspettato troviamo qui! – esclama una voce melodiosa.
Il giovane non può fare altro che voltarsi e affrontare quell’altro problema.
Davanti al loro tavolo ci sono due sue amiche, Jean e Lisa, ma avrebbe decisamente preferito non incontrarle quel giorno, in quel luogo mentre è in compagnia di Zhongli.
Lisa, che ha parlato poco prima, non aggiunge una parola. Si limita a fissarlo, nel suo tallieur viola e bianco, con sguardo pettegolo.
– Che ci fai qui, Venti? – chiede Jean e lui percepisce una nota di preoccupazione nella sua voce, perché lei sa della sua allergia.
– Appuntamento – risponde a denti stretti, indicando prima con il capo Zhongli poi il resto del locale, una chiara richiesta di allontanarsi e lasciarli soli.
Richiesta che Lisa ha perfettamente colto ma che non ha intenzione di soddisfare.
– Vedo che sei in compagnia di un gran bel gattone, complimenti – commenta rivolgendo la sua attenzione all’uomo.
Zhongli a quel punto china il capo e si presenta.
– Piacere di conoscervi, signore. –
Jean sorride di rimando, Lisa ghigna.
– Già, è il mio micio, giù le zampe – ribatte Venti piccato.
La donna questa volta ride e allunga un braccio attorno alla vita dell’altra, facendola arrossire.
– Non ti preoccupare gattino, ho già la mia micetta a cui badare. Buon divertimento. –
E dopo un occhiolino di Lisa, girano sui tacchi e si allontanano.
~
 Dopo quel particolare incontro con le amiche di Venti il pomeriggio procede senza intoppi. Arrivano le loro ordinazioni e la conversazione si sposta su antichi strumenti di Liyue che Zhongli non vede l’ora di mostrare a Venti. Si rende conto troppo tardi di essersi lanciato in un lungo e probabilmente noioso monologo in cui gli spiegava la differenza tra Erhu, Jinghu e Sihu e quando lo realizza si ammutolisce.
– Scusa, probabilmente non ti interessa – mormora mortificato.
– Sì, invece - gli sorride. – Sei molto appassionato quando parli di queste cose, è bello ascoltarti. –
Zhongli si sente arrossire e nota che Venti ha gli occhi lucidi e tira su con il naso, forse davvero è riuscito ad emozionarlo parlando dei violini tradizionali cinesi?
Pur sollevato da non aver infastidito il giovane davanti a lui, ha comunque dimenticato laregola numero uno di Ningguang, quindi doveva rimediare.
– Non vuoi prendere in braccio un gatto? O andarci a giocare? –
Venti quasi si strozza con la cioccolata che sta bevendo e comincia tossire in maniera piuttosto violenta, sembra quasi non riesca a respirare.
– Stai bene? – gli chiede preoccupato.
Il musicista annaspa un po’, poi riprende a respirare meglio ma non benissimo.
– Sto bene, mi è andata la cioccolata di traverso. –
Vede che ha qualche lacrima impigliata tra le ciglia e istintivamente prende il suo fazzoletto dalla tasca.
– Aspetta, avvicinati – si sporge sul tavolo, poggiando una mano sulla guancia destra di Venti e gli asciuga delicatamente il viso.
I loro volti sono vicinissimi e se ne accorge quando il respiro affannato del giovane gli solletica il naso.
Le sue iridi sono fisse nelle proprie e mentre gli stava tamponando gli occhi era rimasto immobile.
Ora si sporge anche lui nella sua direzione, riducendo il minimo spazio che li separa.

Venti ha chiuso gli occhi.
Sa cosa sta per succedere, lo sente nello stomaco che si sta attorcigliando, nel cuore che batte furiosamente nel petto.
Non sa come comportarsi ma sente che abbassare le palpebre è la cosa giusta da fare e lo fa, senza pensarci troppo.
L’ultima cosa che vede è un gatto che salta in grembo a Venti.
Starnutisce, prima ancora di sentire il gatto sulle gambe.
~
Starnutisce quasi contro il petto di Zhongli.
Poteva andare peggio. Poteva farlo contro la sua faccia, ma fortunatamente ha istintivamente abbassato la testa.
Un attimo dopo il naso comincia prudergli, lo sente bruciare, segno che una nuova raffica di sternuti sta per arrivare.
Deve. Uscire. Da. Lì.
Scatta in piedi, il gatto gli cade dalle gambe e scappa via miagolando offeso.
Si avvia a grandi falcate verso la porta scorrevole ed esce fuori, respirando a pieni polmoni l’aria della città. Per quando piena di smog gli sembra aria pura di montagna, a confronto di quella del cat café dove si sentiva soffocare.
Non sa quanto tempo sta sul marciapiede, sa solo che ha svuotato mezzo pacchetto di fazzoletti quando gli starnuti si calmano e Zhongli lo raggiunge.
– Ti senti male? - gli chiede.
È pallidissimo in volto e Venti si rende conto di averlo piantato in asso al tavolo.
– Io… sto meglio ora – risponde, tirando ancora su con il naso. – Scusa se sono scappato così, ma non potevo più stare lì dentro. –
– Scusami tu, ho esagerato con la storia del fazzoletto – risponde a sua volta.
Il musicista riesce a vedere gli ingranaggi nella testa di Zhongli che lo hanno portato alla risposta sbagliata e gli stanno facendo accumulare sensi di colpa.
– Non è colpa tua – lo tranquillizza. – Sono solo allergico ai gatti. –
Zhongli sgrana gli occhi. Poi si volta verso il cat café, poi ancora torna a guardare Venti.
– Perché non me lo hai detto subito? –
Il musicista abbassa lo sguardo.
– Perché non volevo che questo appuntamento fosse un disastro come gli altri due – spiega mogio mogio. – Ho preso un antistaminico prima di entrare e alla fine stavo resistendo, se non fosse stato per quel gatto che mi è saltato in braccio proprio sul più bello – conclude gonfiando le guance.
Zhongli sorride e arrossisce. Il fatto che abbia utilizzato l’espressione sul più bello per definire il loro quasi-bacio lo imbarazza un po’ ma contemporaneamente nutre il suo ego.
E poi è davvero felice di sapere che anche Venti stia facendo il possibile - forse anche troppo - per far funzionare le cose tra di loro.

 
Angolo Autrice: Visto che ero prossima alle tre settimane di assenza, ho deciso di aggiornare la fanfic :) Anche perché domani parto per le vacanze quindi avrei protratto l'assenza per parecchio :'D in questo capitolo la mia vittima è Venti e mi diverto fin troppo a giocare con questi piccoli inconvenienti xD Siamo verso la chiusura di questo primo arco narrativo, spero vi stia piacendo e non annoioando troppo :')
Grazie per la lettura e spero vogliate lasciarmi un parere 
🧡
Un bacione e a presto!
~ Sel


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Il suono del citofono lo costringe a lasciare la comodità del divano. Avanza per l’appartamento strascicando le sue pantofole pelose e prende la cornetta.
– Una consegna per lei – risponde una voce femminile che gli è familiare ma che sul momento non distingue.
Venti è perplesso, non ricorda di aver ordinato niente di recente. Apre comunque alla ragazza all’altro capo e si avvia alla porta d’ingresso. Dallo spioncino riconosce immediatamente Flora, la giovane fioraia di Mondstadt, con indosso l’immancabile grembiule verde. Tra le braccia trasporta un mazzo di fiori candidi.
Apre la porta prima che lei bussi al campanello, la ragazza lo guarda sorpresa, poi legge da una cartellina che porta sotto braccio:
 – Glieli manda il signor Zhongli, ha lasciato pure un biglietto. –
Gli consegna i fiori, lo saluta con un sorriso e se ne va.
Venti rientra in casa quasi abbracciando il mazzo di fiori.
Fiori di Cecilia, i suoi preferiti.
Dvalin vola, gracchiando, e lui lo intercetta prima che possa saltare sugli steli.
– Sono per me, pennuto, non pensare di masticarli. –
Il pappagallo protesta nella sua mano e lui lo lascia andare, riportando tutta la sua attenzione al regalo inaspettato.
Nota la piccola busta turchese spillata all’incarto e la sfila facendo attenzione a non strapparla. Nella lettera, su carta del medesimo colore, trova scritte poche righe.
Li ho visti e ho immediatamente pensato a te. Spero ti piacciano e che tu non sia allergico anche a questi.
Passa una bella giornata,
Zhongli”
La grafia è ordinata ma non molto fluida, forse un po’ infantile. Comprensibile, pensa, dato che Zhongli è originario di Liyue e si è trasferito da poco a Mondstadt.
Trotterella con il mazzo di fiori tra le braccia fino a divano e prende il cellulare abbandonato tra i cuscini. Sblocca lo schermo e apre la fotocamera per scattare qualche fotografia, poi abbandona il bouquet e lo smartphone per andare a cercare un vaso.
Messi i fiori in acqua, torna sul divano e riprende il cellulare.
Dvalin gli plana sulla testa e lì si appollaia, mentre lui guarda velocemente le foto che ha scattato. Ne sceglie una e la manda a Zhongli.
“Sono bellissimi, grazie! E no, non sono allergico, sono i miei preferiti! <3”
Il telefono vibra tra le sue mani e sul display compare la schermata di una chiamata in arrivo. L’uomo non è proprio tipo da chat e messaggi e questo fa sorridere Venti, mentre affonda nel divano.
– Pronto? –
– Ciao. Sono felice che ti siano piaciuti fiori – la sua voce è morbida, delicata. Sta sorridendo, lo sente.
– Stai iniziando a viziarmi – ridacchia. – Potrebbe piacermi. –
– E potrebbe piacerti se ci vedessimo venerdì? – domanda Zhongli di rimando.
– Venerdì? – si tira su a sedere e comincia a riflettere. Venerdì è il giorno del concerto dell’accademia musicale. – Non posso, ho già un impegno. –
Dall’altro lato gli risponde il silenzio, perciò si affretta ad aggiungere.
– Organizziamoci per la prossima settimana. Mi tengo libero, lo prometto. –
– Stai tranquillo, non c’è problema – gli risponde con tranquillità.
– Ci sentiamo comunque in questi giorni? – chiede Venti. Gli piacerebbe sentirlo più spesso, se non quotidianamente. Non gli fa piacere dover aspettare qualche giorno per vederlo, deve ammettere che inizierebbe a sentire la sua mancanza.
– Ti chiamo nel fine settimana, ti va? ­– propone l’uomo.
– Perfetto, allora a presto. –
Zhongli lo saluta e chiude la telefonata con il sorriso sulle labbra.
Dvalin zampetta sulla sua fronte e scende sul suo viso, schiacciandogli un occhio e la punta del naso.
Lo prende tra le mani e gli schiocca un bacetto sul becco.
– Credo di essermi preso una bella sbandata, amico mio. –
 
~
 
Nonostante passi molto tempo nei pressi del teatro di Mondstadt, Zhongli vi entra raramente. E puntualmente ogni volta che vi mette piede l’edificio lo sorprende sempre.
In origine era una chiesa dedicata a una divinità ormai dimenticata, la stessa cui lui rivolgeva fin troppe volte lo sguardo.
La decisione di trasformarla in luogo di spettacolo era stata assolutamente azzeccata, data la perfetta acustica garantita dalla pietra che costituiva la struttura, conservata alla perfezione da dopo la rivolta degli schiavi e la costituzione dei Cavalieri di Favonius.
Nelle navate erano state sostituite le panche con delle poltrone e proprio tra quelle trova Xingqiu, Chongyun e Xiangling, seduti vicino. Non appena lo vedono sollevano le braccia per farsi notare.
– Signor Zhongli, sei arrivato finalmente! – lo saluta la giovane cuoca. – Ti abbiamo tenuto un posto. –
L’uomo si siede accanto a lei.
– Hai ragione, scusate se ho tardato ma avevo dimenticato il telefono a casa e sono tornato a prenderlo – poi rivolge la sua attenzione ai due ragazzi. – Andato bene il viaggio? –
Non li vede dal suo ultimo viaggio a Liyue, è felice che ci sia stata quell’occasione e di non dover aspettare mesi per incontrarli di nuovo.
Xingqiu annuisce.
– Tutto tranquillo, Chongyun non ha vomitato e ha dormito tutto il tempo, io gli ho fatto tante foto e letto tre libri! –
L’altro ragazzo lo guarda male, sibila un “me la pagherai” che fa ridere Xiangling, poi si rivolge a lui.
– La signorina Keqing aveva impegni di lavoro, non è potuta venire. –
– Lo stesso vale per Ningguang, e Beidou è rimasta a farle da supporto morale – aggiunge a sua volta.
Una donna dai capelli viola, vestita in nero e con uno strano accostamento di borchie e merletti compare sul palco, posto dove un tempo doveva esserci l’altare.
– Signori e signore, per favore prendete posto. Il concerto dell’Accademia Musicale di Mondstadt sta per cominciare. –
Passa qualche attimo e le luci si spengono, il brusio della platea si attenua.
– Non vedo l’ora di vedere l’esibizione di Xinyan – pigola entusiasta Xiangling.
Zhongli sorride ma un attimo dopo le sue labbra si piegano in un’espressione triste. Avrebbe voluto portare Venti con sé, presentargli quei ragazzi di Liyue che sono un po’ la sua famiglia, i suoi fratellini, ma quel posto accanto a sé è rimasto vuoto.
Non devono aspettare molto per veder comparire sul palco la loro conterranea. Xinyan fa il suo ingresso con un’esplosione di fumo e luci arancioni e rosse, indossa dei pantaloncini di pelle bianca e una canotta nera, sulle spalle uno spolverino rosso e nero. I capelli scuri con ciocche cremisi sono acconciati in due codini vaporosi, legati da fermagli borchiati.
Imbraccia un ruan, uno strumento a corde tradizionale di Liyue, personalizzato con la forma di un’ascia alla fine della cassa e collegato a un amplificatore.
Suona e canta con energia pezzi rock da lei composti, che scaldano il pubblico e lei non perde l’occasione di coinvolgerlo invitandolo a battere le mani a tempo di musica.
Non appena la sua esibizione termina il trio di Liyue scatta in piedi applaudendo l’amica, che li nota e rivolge loro un grande sorriso, grata di vederli lì. Con un’ultima energica esclamazione lascia il palco per altri allievi dell’accademia.
Si susseguono altri giovani musicisti – un ragazzo biondo di nome José; Helen, una ragazza con un vestito rosso – ma la loro attenzione è abbastanza calata. Zhongli ascoltata e osserva con interesse e affetto i tre ragazzi parlare a bassa voce, ma con entusiasmo, dei pezzi di Xinyan, finché la sua attenzione non viene catturata da una ragazza dai codini biondo cenere che sta cantando sul palco. Ha un qualcosa di familiare, come se l’avesse già vista.
Mentre segue con interesse la sua esibizione – una serie di brani cantati a cappella – scorge tra il pubblico due figure familiari.
Lisa e Jean, le due amiche di Venti che hanno incontrato al Cat’s Tail. Sposta lo sguardo dalla ragazza con le codine alla donna bionda seduta in platea e capisce perché aveva quella sensazione di familiarità. Le due sembrano imparentate, probabilmente sono sorelle.
Sofferma lo sguardo forse un attimo di troppo e Lisa percepisce la sua occhiata. Si volta nella sua direzione e intercetta i suoi occhi.
Sorride sorniona e lo saluta con un gesto della mano, attirando l’attenzione di Jean che si gira a sua volta e gli fa un gesto del capo.
Zhongli non ci teneva a essere notato e riconosciuto, ma è costretto a ricambiare.
– Le conosci? – chiede Xiangling al suo fianco.
– Le ho incontrate una volta – spiega. – Sono le amiche di… un amico. –
– L’amico che hai portato al Wanmin? –
– Proprio lui. –
La donna dai capelli viola e lo stile goth – Xingqiu gli ha detto che si chiama così – ritorna sul palco dopo l’esibizione di Barbara, la presunta sorella di Jean.
– Per concludere la serata – annuncia con voce piatta e concisa. – Ci sarà l’esibizione del nostro maestro Venti Carmen. –
Un brusio eccitato avvolge la sala mentre le luci si spengono, tranne per un occhio di bue che illumina un’arpa posta al centro del palco.
Ma Zhongli non sente nulla. Si ritrova immobile, estraniato dal mondo. È possibile che sia davvero lui?
La figura minuta che si avvicina allo strumento, gli toglie ogni dubbio.
Anche con il frac e senza basco è perfettamente riconoscibile, forse sono i suoi occhi luminosi o le sue trecce sfumate di celeste.
Si siede davanti l’arpa e chiude gli occhi. Comincia ad accarezzare le corde, a pizzicarle, e una melodia lieve e dolce avvolge il teatro.
Zhongli trema, sente un vuoto allo stomaco. Quella musica la conosce: sa di nostalgia, di qualcosa di perso, dimenticato.
Gli occhi gli bruciano e per un attimo non riesce a tenerli aperti mentre le dita del musicista danzano sulle corde.
Per un attimo non vede più niente, poi… Solo Venti.
È davanti a sé e suona l’arpa, un mantello bianco drappeggiato su spalle e capo. Riesce a scorgere dei fiori di Cecilia incastrati tra i capelli e l’orecchio sinistro.
Percepisce un battito d’ali, con la coda dell’occhio si sembra di intravedere delle piume.
Allunga la mano per toccarlo.
– Barbatos – lo chiama.
 Non lo ha perso: è proprio a un passo da sé.
– … Signor Zhongli? –
La voce di Xiangling lo riporta alla realtà, intorno a loro il pubblico è in piedi e Venti si è alzato per ricevere gli applausi scroscianti.
Non risponde, si porta una mano al viso e trova le guance bagnate.
– Ti sei emozionato? – gli chiede Chongyun. – Non sei il solo. –
Al suo fianco infatti Xingqiu sta soffiando rumorosamente il naso, ha il volto rosso e umido di lacrime. Chongyun non perde tempo e comincia ad approfittare dell’occasione per scattargli qualche foto, ignorando le proteste dell’altro.
L’uomo annuisce ma la sua attenzione è tutta per il giovane musicista.
È ancora sul palco, al fianco della donna che ha presentato tutto il concerto. L’evento è praticamente concluso ma il teatro rimarrà ancora aperto per permettere agli artisti di parlare con le proprie famiglie e amici.
Nessun mantello bianco avvolge il suo corpo, ha indosso la marsina con all’occhiello dei fiori bianchi.
Lo vede avvicinarsi a un ragazzo e una ragazza biondi, che identifica come i gemelli Aether e Lumine. Assieme a loro c’è un giovane dai capelli rosso rame, molto alto, che spicca tra la folla.
I tre ragazzi vanno a salutare Xinyan e lui, rimasto solo, decide di avvicinarsi a Venti. Vorrebbe parlargli ma non vuole distoglierlo dai suoi amici.
– Allora Tartare… – sente dire ad Aether. – Piaciuto il concerto?  –
– Smettila – sibila Lumine rifilandogli una gomitata al fianco.
Il ragazzo si tocca il punto colpito dolorante.
– Non capisco cosa ho detto – borbotta guardando male la sorella, poi sposta lo sguardo sul rosso. – Ho solo chiesto a Tortellino se si è divertito. –
– Tranquilla Lumine, lascialo fare – risponde l’altro ridacchiando. – D’altronde bisogna far divertire i bambini con i loro giochi, per quando siano stupidi. –
Venti ride a quella scena, poi i suoi occhi si sollevano e si incontrano con i propri.
 
~
 
Tra tutte le persone che si aspettava di incontrare lì, lui era l’ultima che pensava di trovare.
– Zhongli! – esclama andandogli incontro. – Che ci fai qui? –
– Ti ricordi quando ti avevo chiesto di uscire? – gli domanda di rimando. – Ti volevo portare qui, stasera. Una ragazza di Liyue che conosco si è esibita e pensavo di vedere il concerto con te. Invece scopro che sei uno dei Maestri dell’accademia. –
Venti incassa il colpo ridacchiando.
– Scusa, non avevo specificato che insegnassi anche musica. –
– Non ti preoccupare – gli risponde. – Sono felice di averti visto e di aver potuto ascoltare il tuo pezzo. È stato davvero molto bello e tu molto bravo. –
Il musicista si sente arrossire.
C’è qualcosa di strano quella sera. Il modo in cui Zhongli lo guarda gli fa sentire un vuoto alla bocca dello stomaco e si sente tremare. Non lo sta solo guardando, lo sta osservando con un’intensità tale da metterlo in imbarazzo, come se vedesse qualcosa di più, come se vedesse oltre…
– Noi torniamo a casa – dice Lumine, prendendo sotto braccio il proprio fratello e il proprio ragazzo, e Venti le sarà eternamente grato. – Buona serata. –
Li saluta con un sorriso e Zhongli fa loro un cenno del capo.
– Vieni, usciamo. –
Lo prende per mano e lo conduce nell’atrio davanti l’ex chiesa.
Si trovano su una terrazza che sovrasta tutta Mondstadt. La vista da lì è meravigliosa, fa venire voglia di tuffarsi dentro la città, se solo si potesse volare o anche solo planare per le strade.
Si allontanano un po’, vanno verso il colonnato che abbraccia la statua del dio ormai dimenticato, evitando la fiumana di gente che esce dal teatro.
Sono uno di fronte l’altro e Venti vede nel volto dell’uomo il sorriso più dolce che gli ha mai visto fare.
– Sono i fiori che ti ho regalato io? – gli chiede, carezzando i petali bianchi dei fiori di Cecilia che porta all’occhiello.
– Sì – ammette e sente il viso scaldarsi, neanche fosse un adolescente alle prese con la sua prima cotta. – Volevo portare qualcosa di tuo qui, stasera – ammette sentendosi un po’ stupido. – Ma credevo che fosse un po’ troppo presto chiederti di accompagnarmi a un mio concerto. –
Zhongli annuisce e non dice nulla. Sfila il fiore dalla giacca del frac e lo porta al suo orecchio, facendo scivolare lo stelo tra i capelli.
Sono così vicini e tutto è così perfetto, che Venti vorrebbe fermare il tempo per prolungare quell’attimo all’infinito.
I loro sguardi che non hanno intenzione di separarsi, il calore della mano dell’uomo sulla sua guancia.
Si solleva sulle punte e porta le mani dietro al suo collo, facendole arrampicare su per la nuca, mentre le dita affondano tra i suoi capelli.
Zhongli abbassa il capo e le loro labbra si incontrano perfettamente a metà strada.
Venti emette un sospiro di sollievo, dopo l’occasione sprecata al cat café mentirebbe se dicesse di non aver voglia baciarlo.
L’uomo lo sorprende: gli avvolge il braccio libero attorno al fianco e lo attira ancora più vicino, mentre l’altra mano è ancora sulla sua guancia. È lui ad approfondire il contatto, facendo scivolare piano la lingua contro le sue labbra e Venti non perde tempo a schiuderle.
È un bacio lento, ma passionale. È qualcosa di lenitivo per entrambi, una ferita che finalmente ha smesso di bruciare e che finalmente si sta rimarginando.
Quando si separano, sono entrambi storditi. Ma felici.
– Posso riaccompagnarti a casa? – gli chiede Zhongli sempre tenendolo tra le braccia e carezzandogli lentamente la guancia.
Venti sta per rispondergli di sì, perché non riesce a immaginare un modo migliore di concludere quella serata. Un pensiero però lo investe come una cascata di acqua gelida.
– Non posso, purtroppo – mormora poggiando il viso sul suo petto. – Stasera vado a dormire da Kaeya e Diluc: ho promesso a loro figlia un fine settimana a casa loro, a fare lo zio a tempo pieno. –
Zhongli sorride e si piega per schioccargli un bacio sulla fronte.
– Sarà per la prossima volta. –


~
 
- Barbatos! –
Il suo grido si perde nel buio della camera.
Mona trema. Il suo corpo è scosso da brividi e sente la pelle sudata sotto il pigiama. Si rende conto di avere un braccio proteso in avanti, come se volesse afferrare qualcosa davanti a sé. Ha gli occhi umidi di lacrime.
Il cuore le batte nel petto con violenza e, con gli strascichi del sogno ancora impresse nella mente, ha una certezza.
Rex Lapis si sta risvegliando.


 
 

 
Angolo Autrice: Alla fine ho deciso di pubblicare anche questo capitolo, che è quello che conclude questo primo arco narrativo, anche perché domani vado in vacanza quindi mi sembrava ingiusto lasciarvi con il fiato sospeso (?)
Spero che fin ora la fic vi stia piacendo e come sempre vi chiederei un parerino 
🧡
Grazie a tutti e soprattutto alla mia beta reader Hide and seek a cui non dispenso abbasta amore 😔
A presto,
~ Sel
EDIT: Ho deciso di aggiungere un pezzettino alla fine del capitolo questo pezzettino in più che mi permetterà di sviluppare una sottotrama, spero possa piacervi! Grazie ancora e buona continuazione :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Avviso: Ho fatto una piccola aggiunta al capitolo 5! Vi consiglio di andarlo a rivedere, grazie e buona lettura 🧡
 

Capitolo 6

 

- Ehi, dai dai, dai svegliati, basta dormire! –
Il musicista si gira dall’altro lato, ignorando la vocina al suo orecchio. Il mormorio costante che lo stava strappando al sonno si quieta per un attimo, poi qualcosa comincia ad agitargli una spalla.
­ - Zio, zio, zio, ho fame, voglio fare colazione! –
Venti sgrana gli occhi, ricordandosi improvvisamente dov’è e soprattutto con chi è.
Klee nel suo pigiamino bianco e rosso, e con i capelli sciolti e arruffati, è in piedi sul letto degli ospiti in cui lui ha dormito.
- Zio Venti! – esclama entusiasta la bambina. – Finalmente ti sei svegliato, ho un sacco fame! –
La biondina salta giù dal materasso, gli afferra un braccio e lo tira.
- Va bene mi alzo – le risponde, arrendendosi alle sue richieste.
D’altronde non può ignorare un’infante di sei anni affamata.
Non appena si alza dal letto la bimba corre fuori dalla stanza esultando e lui può concedersi un momento per stiracchiarsi e sbadigliare.
Recupera il cellulare dal comodino e legge l’ora. Sono solo le otto del mattino, perché Klee è già sveglia a quell’ora?
Sbadiglia ancora e quella volta sembra un gemito sofferto. Sperava di poter dormire più di otto ore ma a quanto pare questa possibilità non rientra nei doveri di uno zio babysitter.
Indossa una felpa sopra il pigiama e si avvia verso la cucina, mentre chiama Kaeya.
- Buongiorno! – risponde l’amico dall’altro capo. – Già svegli? –
- Tua figlia è mattiniera – risponde lui mentre accende la televisione su un canale per bambini. Klee si era già piazzata su divano, tra le braccia stringeva il suo peluche a forma di coniglietto, pronta a cantare la canzoncina di un cartone animato.
- Solo perché non deve andare a scuola – ridacchia Kaeya. – Diluc vi ha preparato l’impasto dei pancake, devi solo cuocerli. –
Venti apre il frigorifero e trova una ciotola con dentro una crema beige.
- Va bene, ringrazialo. Ah Kaeya? –
- Dimmi. –
- Hai sempre con te la copia delle chiavi di casa mia? – domanda mentre prende una padella e accende il fornello per farla riscaldare.
- Sì, perché? - gli chiede l’altro. – Hai scordato le tue? –
- No no – Venti incastra il cellulare tra l’orecchio e la spalla e abbassa il tono della voce. – Lo dicevo per te e Diluc. Sai, se volete stare un po’ soli, dopo che chiudete l’Angel Share… -
Sente dall’altro lato Kaeya sospirare.
- Grazie, la proposta è allettante… ma non penso che ‘Luc accetterà. Non vorrà stare lontano da Klee un attimo in più del necessario. –
- Ah quindi è lui il papà apprensivo? – sorride Venti mentre versa con un mestolo l’impasto dei pancake nella padella.
- Non immagini quanto. Mi ha chiesto notizie di voi non so quante volte nell’ultima ora e mezza. Gli ho vietato di chiamarti, solo perché speravo dormiste di più. –
- Ho capito, ma valutate la mia proposta – propone ancora mentre volta il pancake con una paletta.
- Va bene, lo chiederò al genitore protettivo. Ah ecco, vuole sentire Klee. –
Venti prende il telefono in mano e chiama la bambina.
- I tuoi papà vogliono salutarti – e le consegna in cellulare mentre ritorna ai pancake.
La sente chiacchierare e fare le moine, poi schioccare dei baci allo smartphone.
Quando chiude la telefonata, la vede arrampicarsi su una sedia e aspettare con i gradi occhioni rossi la colazione.
- Hai proprio fame, eh? – la prende in giro. – Ho quasi finito, vai a spegnere la tv. –
Lei ubbidisce ma fa una smorfia che gli ricorda il broncio di Diluc e Venti non può fare a meno di sorridere.
Il rosso aveva avuto dei problemi a gestire la bambina non appena l’avevano adottata. Non riusciva a farla mangiare, dormire e non appena la prendeva in braccio, Klee scoppiava in lacrime.
Non era stato facile né per lui, né per Kaeya ma ormai sembrava che le cose fossero migliorate. Certo, lei continuava a sbandierare al mondo che il suo papà preferito fosse Kaeya ma almeno adesso Diluc riusciva a metterla a letto raccontandole le favole della buonanotte, e a volte andavano al parco insieme.
Erano progressi.
Poco dopo, piazza sul tavolo un bel piatto di pancake impilati e Klee emette un versetto entusiasta.
- Prendi le tazze e i piatti, su – le dice mentre lui si occupa delle posate e vasetti di creme.
Mentre poggia sul tavolo lo sciroppo d’acero, la marmellata e la crema alle nocciole si accorge del suo telefono poggiato sul ripiano di legno. Sul display compare una notifica di Zhongli.
Prende in mano lo smartphone e nota due messaggi: il buongiorno e un cuore, uno dopo l’altro perché Zhongli, da bravo boomer, continuava a non sapere usare emoticon e sticker.
Venti sorride allo schermo, mentre digita la risposta, e pensa di chiamarlo dopo pranzo, quando Klee farà il riposino.
Finita la colazione, vanno in bagno. Venti supervisiona la bambina mentre si lava, le pettina i capelli e la fa vestire.
- Zio Venti, mi lasci il tuo cellulare? Cerco delle immagini per disegnare –
Il musicista sta un attimo a riflettere ma non dovrebbe avere nulla di compromettente sullo smartphone e glielo consegna, dopo aver impostato la modalità bambini.
- Faccio la doccia. Tu vai solo su google, mi raccomando. –
Klee annuisce contenta ed entra nella propria cameretta. La tiene d’occhio mentre prende quaderni e astucci e la segue con lo sguardo mentre si sposta nel soggiorno.
Lascia la porta aperta per poter sempre tendere l’orecchio alla bambina. Entra nel box doccia e si lava velocemente, pensando a come poter impegnare la giornata con la nipote.
Quando esce dal bagno, con indosso una tuta comoda per stare in casa e un asciugamano sulle spalle per tamponare i capelli ancora umidi, trova Klee intenta a digitare sul telefono.
- Che stai facendo? – le chiede avvicinandosi al tavolo.
Lei sussulta e lancia un urletto, palesemente colta nel fare qualcosa che non dovrebbe.
Venti getta un’occhiata sul telefono e rabbrividisce non appena si accorge che sul display è aperta la conversazione con Zhongli.
Riprende in mano il telefono e si accorge che ha mandato una foto di un suo disegno, disegno che trova assieme ad altri scarabocchi e pastelli disseminati un po’ ovunque sul tavolo – anche a terra.
Sul foglio bianco compaiono una versione caricaturale di lui e Zhongli che si tengono per mano, circondati da dei cuoricini.
- Papà Kaeya ha mandato le foto del concerto di ieri – spiega Klee con gli occhioni lucidi di lacrime e la vocina tremante. – E ci sei tu con il tuo fidanzato… -
Venti non le risponde subito, prima controlla la chat con l’amico, visibilmente confuso.
Davvero ci sono una serie di foto del concerto e sembra proprio che Kaeya abbia paparazzato lui e Zhongli quando si erano allontanati. E dire che cercavano un minimo di privacy.
Solleva lo sguardo verso la bambina, ancora mortificata che tira su con il nasino.
- Klee, come eravamo rimasti d’accordo? –
- Che dovevo solo cercare su Google delle immagini per i disegni – mormora lei con voce colpevole, senza guardarlo in viso.
- E invece che hai fatto? –
- Ho sbirciato i tuoi messaggi. –
- Esatto, quindi? –
- Sono in punizione? – piagnucola ma solleva lo sguardo mostrando le lacrime.
Subdola come Kaeya, pensa Venti, mi vuole impietosire.
Ma lui si fa forza.
- Esatto – ammette lapidario, distogliendo lo sguardo. – Niente dolcetti per merenda. –
 
~

Quando il telefono trilla Zhongli stava controllando gli ordini provenienti da Liyue per il negozio.
Abbandona per un attimo lo schermo del laptop e controlla lo smartphone. Sono dei messaggi di Venti tra cui un’immagine.
Sfila gli occhiali da lettura e apre la chat. L’immagine è la fotografia di un disegno, crede, è piuttosto sfocata e non riesce a capire bene i soggetti. A essa seguono dei messaggi sgrammaticati: riconosce il suono nome, poi “zio Venti” e… Eibanzati? Per quanto si sforzi non comprendere il testo.
Scrive un messaggio per chiedere spiegazioni e la risposta gli giunge dopo qualche minuto.
“Scusa” recita. “La figlia dei miei amici ha usato il mio telefono, più tardi ti chiamo e ti spiego meglio.”
Venti lo chiama effettivamente dopo pranzo.
- Scusa, la peste sta facendo il riposino – gli dice non appena risponde al telefono. – Klee ha visto delle foto che ci ha scattato Kaeya dopo il concerto e ha pensato di disegnarci. –
Zhongli sorride.
- Ora capisco cos’era quel disegno. –
- Già, eravamo noi – ridacchia di rimando il musicista.
- Devi mandarmi una foto più chiara, allora. –
- Se ci tieni tanto. –
E poi istanti dopo il telefono gli vibra in mano e l’icona di un messaggio a nome di Venti compare sul display.
- Ma cosa mi ha scritto? Che voleva dire con… Eibanzati? – gli domanda leggendo con attenzione la parola ricevuta.
Lui emette un verso che sembra un lamento.
- Credo volesse dire Fidanzati, solo che confonde ancora alcune lettere - gli spiega e sembra abbastanza a disagio.
Lui si limita ad annuire ma l’altro, dopo un piccolo silenzio, riprende a parlare.
- Ecco… e se ci pensassimo? Non a essere fidanzati, no quello è troppo presto, ovviamente… ma a pensare di uhm… ufficializzare la cosa? La nostra relazione, ecco. Dire che stiamo insieme, insomma. Che siamo una coppia. -
Zhongli non sa che risponde e il suo silenzio fa straparlare Venti, che sta per rimangiarsi tutto.
- Aspetta – gli dice e il musicista tace.
Può percepire il suo nervosismo dall’altro lato del telefono, il timore di aver tirato troppo la corda e di rischiare di compromettere tutto.
Ma ha bisogno di un momento per pensare, per riflettere e capire. Capirsi.
Vuole stare con lui? Come coppia? Vuole avere una relazione stabile con lui?
Sì.
Allora perché non glielo dice? Perché si trattiene?
Emette un lungo sospiro, rendendosi conto di aver trattenuto il fiato.
- Anche io ho paura, Zhongli – gli dice Venti, leggendogli dentro. – Anche io ho paura, ho paura che vada male, come è andata altre volte. E non voglio che succeda, non voglio che vada male con te. –
Vorrebbe parlare, vorrebbe dirgli che ha le sue stesse preoccupazioni, ma sente un groppo alla gola che non gli fa spiccicare parola.
Intanto, Venti continua.
- Sto bene con te, davvero tanto. E vorrei davvero continuare così… per sempre se fosse possibile. Ma ho paura che più andremo avanti, più le cose si complicheranno, fino a rovinarsi del tutto. –
- Insieme a te sono felice – risponde Zhongli all’improvviso. Non sa da dove gli escono quelle parole, sente ancora il nodo che gli impedisce di parlare, lo sente anche sul petto, ma in qualche modo quella frase ha trovato la via per uscir fuori. – Non so quando è stato l’ultimo momento che sono stato così… felice. –
- Lo stesso per me – è quasi certo di sentirlo tirare su con il naso. – È così che dovrebbe funzionare, no? Dovrebbe andare bene, allora. -
- Sì, deve essere così – e non sa se lo sta dicendo per convincere se stesso o per rassicurare Venti.
– Allora… che ne pensi se domani ci vedessimo per provare questa cosa della relazione, dello stare assieme ufficialmente? – propone il musicista, tentando di alleggerire il tono.
- Mi sembra un’ottima idea. -

 
Angolo Autrice: Ben ritrovati! Scusatemi se ho latitato tanto ma ho avuto difficoltà a rimettere su una nuova routine dopo le vacanze e la ripresa dello studio per l'abilitazione :') Come sempre posso assicurarvi che ci sono dei capitoli pronti per il futuro (2/3 circa) e spero di riuscire a riprendere con costanza la scrittura. Sto tentando anche di organizzare meglio uno schema della trama, visto che ancora mi capita di avere dei dubbi su quello che succederà, non vi preoccupate! Risolverò i problemi prima di pubblicare :)
Vi chiedo qui cosa ne pensate dell'aggiunta al capitolo 5, diciamo che ho anticipato questa sottotrama, perché sto finalmente trovando il modo per incastrarla bene nella trama principale.
Invece vi voglio carichi per il prossimo capitolo, perché compariranno diciamo due coppie "'nuove"', entrambe molto amate nel fa
ndom, una forse più dell'altra 🤔
In ogni caso, vi ringrazio per le recensioni a capitoli precedenti (Lucy Dragneel e Kioccolat, parlo di voi!) e come sempre un bacino sulla fronte ad Agente P che mi beta i capitoli 🧡
Un bacione e a presto!
~ Sel 

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