Life Bites

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto al letto (e dentro un metaforico armadio) ***
Capitolo 2: *** Just Dance (e non pensare a quanto sia figa la tua finta fidanzata) ***
Capitolo 3: *** Trucy Wright (puoi gentilmente non derubare la mia cotta?) ***
Capitolo 4: *** Ad almeno dieci metri di distanza (e ringrazia che non chiamo un avvocato) ***
Capitolo 5: *** Proposta imprevista (se aspettavi sedici ore non rovinavi tutto!) ***
Capitolo 6: *** Cronache dell'accademia di Agaliria: Primo giorno ***
Capitolo 7: *** Matrimonio bagnato, matrimonio fortunato (?) ***
Capitolo 8: *** Come ottenere un padre migliore (e magari tornare col tuo ex già che ci sei) ***
Capitolo 9: *** I giochi omofobi creano ship incredibili ***



Capitolo 1
*** Sotto al letto (e dentro un metaforico armadio) ***


Sotto il letto (e dentro un metaforico armadio)

 

Nota iniziale: Questa one shot è un missing moment del capitolo 11 della long “Corona Crew”, ma può essere letta singolarmente, anche se c’è il rischio che non capiate tutto.

 

16 Febbraio

Denny non era granché fiero della sua bassezza e del suo essere di statura decisamente minuta. Aveva già i complessi da solo, ed essere il membro più basso del gruppo, secondo solo ad Amabelle (e quindi venendo battuto dalle altre due ragazze) non aiutava la sua di per sé precaria autostima.

Ma almeno questo suo difetto genetico lo aiutava a trovare sempre un buon nascondiglio durante lotte a palle di neve, con i cuscini, o con entrambi, come sembrava stare succedendo in quel momento nella camera di Clover, durante il pigiama party che avrebbe concluso la loro piccola vacanza di gruppo in montagna.

Si era infatti nascosto sotto il letto gigantesco della ragazza e aspettava che la battaglia che infuriava tutta intorno a lui sfumasse, lasciando i suoi compagni in balia delle agguerrite ragazze. O almeno, così sospettava, dato che sotto al letto era difficile capire cosa stesse succedendo, anche se le lamentele di Felix erano un ottimo indizio, insieme alle risate di Amabelle e i cenni vittoriosi di Clover.

Per fortuna lui era lì sotto al sicuro, e spesso in momenti come questo si chiedeva se si nascondeva perché era minuto, o se la natura gli aveva concesso l’essere minuto per dargli la possibilità di nascondersi.

Purtroppo non era un ottimista, e solitamente il dibattito filosofico si concludeva sempre con un sicuro “se fossi grande e grosso non avrei di certo bisogno di nascondermi” dopo il quale si lamentava con madre natura matrigna per non avergli dato questa possibilità.

Se il nascondersi si protraeva ulteriormente, iniziava anche a riflettere su come, effettivamente, grande o piccolo che fosse, Denny avrebbe sicuramente trovato un altro motivo per lamentarsi di sé stesso, perché era una delle sue migliori qualità… o difetti… probabilmente difetti, ed era sempre decisamente facile trovare modi di abbattersi e ripetersi che non sarebbe mai stato all’altezza del mondo.

Quel giorno, però, non arrivò a pensare a tanto. Non arrivò neanche a riflettere sul quesito filosofico in generale, perché era troppo occupato a pensare alla vacanza che aveva appena vissuto. E, per una volta, anche con una certa serenità.

Denny si era divertito parecchio, doveva ammetterlo, nonostante sciare fosse stato oltremodo imbarazzante. Ma la presenza di Mathi, il suo nuovo migliore amico da circa un mese anche se sembrava molto più tempo, aveva reso l’esperienza quasi memorabile.

Soprattutto quando lo aveva battuto nel pattinaggio.

Denny si era dimostrato abilissimo a mantenersi in equilibrio, e si era sentito davvero bene con sé stesso per essersi fatto convincere a provare.

Un tonfo provenire da sopra di lui, accompagnato da uno sfinito -Tregua, tregua, ti prego, sto per morire!- esclamato dalla voce di Felix, lo distolse dai suoi pensieri, facendogli emettere un piccolo acuto sorpreso.

Provò a tapparsi la bocca, anche se lo spazio era decisamente stretto, e sperò con tutto il cuore che Amabelle non lo avesse sentito, o che almeno non si piegasse per raggiungerlo tirandogli un cuscino proprio lì dove non poteva scappare.

Vide la coperta sollevarsi, e fu in procinto di scappare davvero, temendo il peggio, ma si fermò appena in tempo quando notò che il volto appena comparso nella luce che si era venuta a creare era quello di Mathi.

Tirò un sospiro di sollievo.

-Che ci fai qui?- chiese la nuova figura, mentre le ragazze continuavano a prendersela con Felix.

Denny fece cenno a Mathi di entrare prima che iniziassero a prendere di mira anche loro, e quest’ultimo eseguì, con molta più difficoltà, dato che ci entrava pelo pelo.

Mathi era decisamente molto più grosso di Denny. Aveva le spalle larghe, il fisico robusto, e se avesse provato ad abbracciarlo completamente sarebbe stato lui stesso un ottimo nascondiglio per il ragazzo più giovane.

Non che Denny si sarebbe mai fatto abbracciare completamente da Mathi, era una cosa decisamente fraintendibile.

E Denny, per la cronaca, era etero.

Molto etero.

-Che ci fai qui?- ripeté Mathi, in tono più confidenziale.

Denny iniziò a chiedere se fosse stata una buona idea farlo entrare nel nascondiglio.

Perché il letto di Clover era decisamente grande e spazioso, ma il sotto decisamente meno, e i due ragazzi erano vicini, troppo vicini probabilmente.

-Mi nascondo dalla lotta- rispose ovvio, a voce ancora più bassa sia per evitare di sentire, che per non spostare troppa aria.

Sentiva già il respiro di Mathi sul suo viso, ed era già abbastanza senza che Denny ricambiasse.

-Comprensibile, le ragazze ci stanno dando giù pesante con il povero Felix- ridacchiò Mathi, proprio mentre Felix si rotolava giù dal letto, con lamenti agonizzanti finti ma comunque molto realistici.

-Non le biasimo. Se non fossi nascosto me la prenderei anche io con lui- borbottò Denny, ripensando ai momenti imbarazzanti che aveva vissuto per colpa di Felix, tra la neve e il ghiaccio.

E soprattutto pensando a come si fosse sempre messo in mezzo a loro, quel pomeriggio.

Cioè, non in mezzo a loro, ma era stato con Mathi, anche solo loro due. E Mathi era gay mentre Felix bisex, quindi… un momento, non era per quello che Denny era infastidito, giusto? Che gli importava a lui se scoccava la scintilla tra loro. Mica era geloso, era etero!

-Ma povero, cosa ti ha fatto?- Mathi continuò a ridacchiare, spostandosi un po’ verso Denny per cercare una posizione più comoda e colpendogli inavvertitamente il piede.

La scarica di adrenalina che seguì il semplice gesto avrebbe dovuto dare una risposta piuttosto chiara a Denny, ma il ragazzo si limitò ad arrossire, dare la colpa allo spazio stretto, e impanicarsi per una risposta da dare piuttosto che riflettere, per davvero, sul motivo per cui l’amicizia che si stava creando tra Felix e Mathi gli dava così fastidio.

-Beh, mi prende sempre in giro, e oggi ci è venuto addosso due volte!- trovò una scusa in fretta, in tono acuto, coprendosi subito dopo nuovamente la bocca. Beh, a dire la verità non era proprio lontano dalla verità. Anche se forse non avrebbe dovuto ricordare a Mathi proprio le due parti più imbarazzanti della giornata.

Il ragazzo davanti a lui rimase qualche istante in silenzio, ma poi rispose con tono, davvero, fraintendibile. Così fraintendibile che Denny decise di non concentrarsi sul tono, perché era meglio così, decisamente.

E poi già le parole erano abbastanza fraintendibili di loro.

-Beh, effettivamente mi sarebbe piaciuto di più finire addosso solo a te, senza il terzo incomodo- Mathi gli fece un occhiolino, o almeno Denny credette di vedere un occhiolino, perché sotto al letto era effettivamente buio, quindi non si poteva fare affidamento troppo sulla vista. 

Motivo per cui il rossore che aveva appena tinto le guance di Denny non esisteva. Perché non c’erano prove che fosse effettivamente comparso.

Anche se, considerando gli altri sensi, si sarebbero trovate non poche prove del rossore, dato che l’imbarazzo di Denny emanava un calore palpabile, e il ragazzo non aveva la minima idea di come rispondere e aveva iniziato a borbottare.

In effetti il suo cervello era andato completamente in tilt.

Cosa intendeva dire Mathi con quella frase ambigua? Denny sarebbe dovuto arrivarci, ma la risposta veniva sbattuta fuori dalla sua mente ogni volta che provava ad entrare.

La mente di Denny aveva un ottimo buttafuori per qualsiasi argomento sfiorasse la sua sessualità, o i tentativi di flirt delle persone nei suoi confronti, o le emozioni suscitate da tentativi di flirt delle persone nei suoi confronti che rischiavano di fargli riflettere sulla propria sessualità, argomento completamente tabù.

…Non perché Denny fosse omofobo, okay? Suo fratello era bisessuale, Mathi era omosessuale, Amabelle pansessuale e insomma l’unica completamente etero nel gruppo era Clover, quindi non era omofobo!

Ma era anche etero.

Si poteva essere etero e pro LGBT. Non c’era nulla di male.

Quindi si univa a Clover nel considerarsi uno dei pochi del tutto etero del gruppo, e buona serata. 

Fine della discussione.

Time out.

Non sapeva neanche perché aveva tirato fuori l’argomento nella sua testa, in realtà, non è che un commento di Mathi doveva avere il potere di fargli dubitare di tutto. Era solo un commento.

Flirtante, forse… diciamo ambiguo e fraintendibile, ma Mathi era fatto così… probabilmente. Denny non lo conosceva da tanto ma era piuttosto certo che fosse così, in generale. Un po’ flirtante. 

E magari neanche lo intendeva in tono flirtante. Forse stava solo cercando di rassicurare Denny che preferiva la sua compagnia a quella di Felix, in modo amichevole.

Dopotutto Denny e Mathi erano molto più amici rispetto a Mathi e Felix. Erano usciti insieme un paio di volte… come amici, sia chiaro.

Quindi sì, sicuramente Denny aveva frainteso tutta la situazione, era una frase fraintendibile dopotutto, e non c’era assolutamente nulla di male o poco etero in quello che Mathi aveva detto.

Dopo quelle che parvero ore ma in realtà erano stati pochi istanti, le guance di Denny sembrarono tornare di un calore e colorito normale, il battito del cuore del ragazzo diminuì leggermente di intensità, e aprì la bocca per dare una risposta soddisfacente. Non sapeva ancora quale sarebbe stata, ma si fidava delle proprie abilità oratorie che un giorno gli sarebbero decisamente servite a fare l’avvocato. Anche se più immaginava di andare in una corte, meno si sentiva adatto a farlo. Da dove gli era venuto quello stupido e irrealizzabile sogno?!

Prima di poter esternare una frase qualsiasi (la sua mente preponderava verso un sempreverde “Che hai detto? Non ho sentito bene”) Denny venne interrotto da una voce dietro di lui, che aveva appena sollevato leggermente la coperta che nascondeva Denny alla vista del mondo.

Si era quasi dimenticato di essere ancora in camera di Clover, sotto al letto.

-Oh, Clover, giù dal tuo letto c’è una coppia appartata- commentò curiosa la voce di Felix, ormai fuori dalle grinfie delle due ragazze e nuovamente disponibile a rovinare ogni singolo momento che Denny aveva con Mathi, maledizione!

Sentì Mathi scoppiare a ridere, imbarazzato.

Avvertì l’attenzione di Amabelle, che cercava sempre una scusa per combinare qualche coppia.

Vide chiaramente negli occhi di Felix un leggero panico mentre si rendeva conto dell’errore che aveva commesso, e cercava di chiedere scusa per averli esposti.

Ma soprattutto provò di nuovo la sensazione di avere le guance in fiamme, scariche su tutto il corpo, farfalle nello stomaco, e un maledetto pensiero che continuava a cercare di entrargli nella testa.

“Tu e Mathi una coppietta”

-Obiezione!- esclamò con forza… e voce decisamente tremante, contro tutto ciò che al momento si stava concentrando su di lui, e su Mathi, e metteva in dubbio ogni sua sicurezza.

Beh, dai, almeno si era appena ricordato il motivo per cui voleva fare l’avvocato.

Maledetto Phoenix Wright!

 

Accanto a Denny, il ragazzone troppo massiccio per non soffocare stando sotto un letto, approfittò del momento di distrazione per segnarsi con urgenza un appunto nella mente.

“Mai più flirtare così palesemente con Dan”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ho iniziato questa piccola one-shot tipo un’ora fa, forse un’ora e mezza.

È scritta di getto, è probabilmente piena di errori, e mi riprometto di correggerli domani mattina come prima cosa, ma ho avuto una giornata dove la mia felicità mentale era leggermente sotto i tacchi, e scrivere aiuta, e dato che oggi avrei dovuto aggiornare la storia principale ma non ci sono riuscita ho pensato che fosse una buona idea trovare un compromesso con me stessa e pubblicare almeno questa.

Ho fallito di qualche minuto il giorno di pubblicazione, ma è tutto pronto quindi dai, pubblico comunque adesso.

Se siete arrivati fin qui mi dispiace per il discorso confuso.

 

Se conoscete la mia storia, la Corona Crew (dubito ma chissà, non si può mai sapere), spero che questo missing moment vi sia piaciuto.

Se non conoscete la storia (cosa molto più probabile), spero che comunque questo piccolo momento introspettivo di uno dei personaggi non sia stato troppo strano da leggere.

La Corona Crew è una fanfiction originale romantica (ma forse ho sbagliato genere perché ci sta molto tra le commedie) che si concentra sulle avventure romantiche di un gruppo di amici, che non ha niente a che fare con il coronavirus, alle prese con parecchie situazioni assurde e molti cliché rivisitati però in chiave psicologicamente più realistica, si spera.

E divertente, e molto semplice, per certi versi.

Qui il link se sono riuscita a interessarvi: Corona Crew

 

Per tutti quanti invece dico che questa sarà una raccolta di piccoli momenti, a volte missing moments, ma anche AU, o What if, o background dei personaggi, o il futuro eventualmente, che non avrà un ordine preciso, né una pubblicazione costante. 

Quando mi sentirò in vena di scrivere qualcosa che non riesco a includere nella storia principale, o non è abbastanza in tema con la storia principale, la metterò qui.

Potrebbero anche esserci mini saghe di più parti, ma nulla è certo.

So solo che per il momento ho due storie in mente da mettere qui.

Ed è probabile che aggiornerò quando la storia principale non riesco a farla uscire per tempo.

Credo di aver detto tutto, è mezzanotte passata e questo angolo autore è uscito più lungo della storia in sé.

Spero davvero che questa raccolta possa piacervi.

Un grande bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 2
*** Just Dance (e non pensare a quanto sia figa la tua finta fidanzata) ***


Just Dance (e non pensare a quanto sia figa la tua finta fidanzata)

 

Nota iniziale: Diego e Clover sono in una relazione finta. Questa one-shot si svolge la mattina dopo aver dormito (letteralmente, non fate i maliziosi) insieme dai genitori di Diego, nella dependance, dopo la festa di fidanzamento del fratello di Diego. Coco, la sorellina piccola di Diego, ha chiesto di dormire con loro.

 

Domenica 24 Marzo

Diego detestava la sua finta fidanzata.

Si era svegliato a terra, di nuovo, perché lei e Coco si erano completamente impossessate del letto che teoricamente avrebbero dovuto condividere in tre. 

Letto che, appena si era svegliato, era completamente vuoto, cosa che lo aveva fatto preoccupare, dato che di solito, se Coco si svegliava prima di lui, non si faceva problemi a scuoterlo per liberarlo dall’abbraccio di Morfero e a farsi accompagnare a casa.

E come ciliegina sulla torta, andando in bagno si era reso conto che le due ragazze, prima di sparire nel nulla, gli avevano anche disegnato occhiali e baffi sul volto mentre era ancora addormentato.

Quindi sì, Diego non sopportava per niente la sua finta fidanzata!

In meno di un giorno aveva completamente conquistato tutta la sua famiglia, che si era prontamente rivoltata contro di lui.

Uscito dal bagno era assetato di sangue, e pronto a farla pagare alla finta fidanzata in modi crudeli e innominabili, per esempio non portandole il vestito a lavare, o chiamandola con il soprannome peggiore di tutti: “piccola”!

Certo, era una vendetta forse esageratamente cattiva, ma Clover la meritava.

Si avviò all’armadio per prendere i vestiti, e notò un biglietto appeso insieme al suo abito da sera.

Strano, eppure ricordava di averlo lasciato sulla poltrona.

Prese il biglietto senza sapere che aspettarsi.

“Buongiorno fiorellino. Io e Coco siamo in casa. Ti ho rubato una tuta. Gli occhiali fatti con il pennarello ti donano. P.s. Mi sono vendicata per i tuoi nomignoli, quindi se provi a continuare farò di peggio”

Diego roteò gli occhi, e scartò l’idea di usare piccola perché sarebbe stato troppo, e poi, alla fine, Clover era stata meno terribile di quanto si sarebbe aspettato.

Indossò i primi vestiti che trovò nell’armadio e decise di andare in esplorazione e assicurarsi che Coco stesse bene, e fare colazione.

Chissà se i churros del giorno prima erano avanzati.

Appena entrò dalla porta sul retro, due cose lo colpirono.

1) I churros erano avanzati, dato che l’odore arrivava fino a lì (evviva!);

2) Qualcuno stava giocando a Just Dance sulla Xbox.

Corse immediatamente in salotto, sballando un po’ l’ordine delle sue priorità, perché nessuno doveva permettersi di toccare la sua Xbox senza chiedere, ed era già pronto a fare una sfuriata a Juanita o Oliver, quando la visione lo lasciò di stucco.

A ballare, sulle note di una canzone latino-americana, c’era Clover, e, oggettivamente, toglieva il fiato.

Si muoveva con energia e precisione, e per qualche motivo, nonostante la tuta le andasse piuttosto larga, la calzava a pennello, e le dava un tocco rustico perfetto per lei.

Era più bella così che in ghingheri per la festa.

Ed era bellissima alla festa.

Non che a Diego interessasse, perché gli stava antipatica, ma era un dato oggettivo: Clover era davvero una bella ragazza, bisognava ammetterlo.

-Se non chiudi la bocca ci entreranno le mosche- gli fece notare Juanita, dopo quelli che erano parsi pochissimi istanti ma probabilmente potevano essere addirittura minuti, dato che Clover aveva già finito di ballare e stava chiacchierando con Oliver, che la guardava con occhi brillanti.

Diego sobbalzò vistosamente, e si affrettò a chiudere di scatto la bocca che aveva aperto per un motivo non identificato. Poi si ricordò del motivo per cui era in salotto e non in cucina a rifornirsi di churros.

-Ollie! Quante volte ti ho detto di non accendere la mia Xbox senza chiedermelo?!- si arrabbiò, indignandosi con il fratello minore e attirando l’attenzione sua e della sua finta ragazza.

-Non chiamarmi Ollie! E poi tu non ci sei quasi più, quindi la Xbox è di tutti!- rispose Oliver, in tono acuto, arrossendo fino alla punta delle orecchie.

-E poi è stata colpa mia. Volevo andare a correre un po’ per smaltire la cena di ieri e tuo fratello mi ha proposto di ballare. È un ottimo allenamento. La Xbox è quella di quando eravamo piccoli?- si intromise Clover, legandosi i capelli in una coda e rivolgendosi a Diego per la prima volta senza la sua sempiterna maschera sarcastica e a tratti sgradevole.

Sembrava rilassata e divertita.

Sembrava la bambina entusiasta che era stata la sua migliore amica da piccola.

E Diego non sapeva assolutamente come reagire ai sentimenti sopiti che per anni aveva cercato in tutti i modi di seppellire così a fondo nel suo cuore da non doverci mai più pensare.

-Sì, è una vecchia Xbox, quindi bisogna trattarla con cura, e chiedermi il permesso!- cercò di aggrapparsi a emozioni che poteva controllare, ovvero la sua protezione nei confronti del più vecchio oggetto personale che possedeva. L’unico che non amava condividere con il resto della sua famiglia, perché anche l’unico che gli apparteneva davvero.

-Uff, va bene. Possiamo continuare a giocare, Diego?- chiese Oliver, sbuffando, e già pronto a selezionare la canzone successiva.

Diego strinse i denti, cercando di non cedere. Avrebbe dovuto chiederglielo prima, non dopo.

-Dai, fiorellino- lo pregò Clover, con un finto sorriso civettuolo, afferrandogli il braccio nel rispetto delle regole che si erano imposti di seguire per rendere la relazione credibile.

Diego sbuffò.

-Va bene. Ma state attenti. Vado ad abbuffarmi di churros- acconsentì alla fine, alzando le mani in segno di resa, abbandonando del tutto la sua seccatura e dirigendosi in cucina, dove si iniziò a rimpinzare dei deliziosi dolci.

-Perché non ti unisci anche tu a qualche ballo?- gli chiese Juanita, che lo aveva seguito, e ora lo guardava maliziosa.

-Sto facendo colazione, e poi loro due si stanno divertendo un sacco- Diego alzò le spalle -Dove sono gli altri?- chiese poi, cambiando argomento.

-Papà è a lavoro, nonna è in giardino e mamma sta facendo il bagno a Coco. Dovrebbero scendere tra poco. Sai, se mamma vi vedesse ballare insieme sicuramente crederebbe ancora di più alla sceneggiata- suggerì sua sorella, sempre più maliziosa.

Diego aveva capito dove volesse andare a parare, e non le avrebbe dato la soddisfazione di cedere.

-Abbiamo dormito insieme, non credo che un ballo sia una prova migliore- le fece notare, prendendo un bicchiere d’acqua e continuando a mangiare.

Sentiva la musica dall’altra stanza, e parecchie risate.

Effettivamente in cuor suo gli sarebbe piaciuto unirsi al divertimento.

-Ma è stata lei a suggerire l’idea, e perché credi che l’abbia fatto? Perché non è convinta- insistette Juanita, iniziando ad essere più seria.

-È convinta. Perché non dovrebbe esserlo?- non aveva senso dopotutto. Avevano fatto tutto bene.

-Forse perché sei molto meno affettuoso con lei rispetto a tutte le tue ex. Forse perché non avete fatto niente insieme che non fosse suggerito da lei o che sembrasse apposta un intrattenimento per lei, forse perché…- iniziò ad elencare Juanita, sulle dita di una mano.

Diego sbuffò.

-Okay, okay, mi unisco alle danze. Basta che smetti di stressarmi- mise il piatto vuoto nel lavandino e si avviò di nuovo in salotto, proprio mentre Oliver, irritato sudato e visibilmente stremato, stava per gettare a terra il controller in un impeto di rabbia.

-Se ci provi non ti avvicinerai mai più alla Xbox!- lo ammonì il fratello maggiore, fermandolo sul posto e facendolo sobbalzare.

-Prenditela con lei, vince sempre!- si lamentò Oliver, indicando furioso Clover, che fresca come una rosa, sembrava pronta a continuare in ogni momento.

-Me la prendo con te perché non sai perdere- lo riprese Diego, facendogli una linguaccia, prontamente ricambiata da Oliver.

-No, ha ragione. È colpa mia perché sono troppo fantastica- si vantò Clover, scuotendo la chioma.

Oliver le lanciò un’occhiata irritata.

-Diego, falle vedere tu!- incoraggiò poi il fratello.

-Cosa?- 

Sì, beh, Diego era arrivato per giocare. Ma con Clover, non contro di lei.

Non avrebbe mai convinto la mamma che erano una coppia se si affrontavano a duello.

-Hai paura per caso? Ricordo che da piccola ti stracciavo sempre- Clover fece un occhiolino verso il ragazzo, che non trattenne un sorrisino.

-È vero che mi battevi sempre, ma mi sono allenato, non credere- la sfidò. Sapeva a memoria ogni movimento di ogni canzone. Era il migliore della casa. Non poteva proprio perdere.

-Se sei così sicuro facciamo una scommessa, che ne dici?- propose Clover, avvicinandosi a lui e alzandosi sulle punte per stargli perfettamente alla stessa altezza. Si portavano cinque centimetri, quindi non ci voleva molto. 

-Ci sto!- acconsentì Diego, facendo esultare Oliver.

-Se vinco io… mi cederai tutti i tuoi turni di scelta del film durante la serata cinema a casa di Max!- dettò le condizioni Clover, in tono sacrale, e tradendo che alla fine, quella, era una sfida davvero stupida.

O almeno per Diego, dato che non gli interessava nulla della scelta del film durante le serate cinema.

-Va bene. Ma se vinco io, dovrai offrirmi sempre il caffè al Corona durante le riunioni di emergenza- dettò le condizioni Diego, convinto che per Clover più che un problema fosse un piacere.

Clover fece un sorrisino, confermando la sua ipotesi.

-Che scommessa del cavolo- commentò un po’ tra sé Oliver, ma nessuno gli diede attenzione.

E, onestamente, con la ragazza a pochi centimetri di distanza, nessuno sarebbe riuscito a pensare ai propri dintorni e a non concederle la totale attenzione.

-Ci sto!- Clover imitò il finto ragazzo, e si sgranchì le ossa, preparandosi ad una nuova canzone.

Diego era già pronto a mettere quella che più gli riusciva, ma Juanita, arrivata senza che nessuno dei due se ne accorgesse, gli rubò il controller dalle mani. 

-Credo che un giudice imparziale dovrebbe scegliere la canzone. E il giudice imparziale sarò io!- si autoproclamò, iniziando a scorrere le canzoni senza aspettare una risposta.

-A me va benissimo- annuì Clover.

-Scegli il cavallo di battaglia di Diego- le suggerì Oliver.

-Ehi, imparziale!- si lamentò la finta fidanzata.

-Ho un pessimo presentimento- osservò Diego, rabbrividendo quando notò che la sorella si era fermata ad una canzone romantica, di difficoltà immensa, con due giocatori che dovevano anche interagire tra loro durante il pezzo.

-No!- obiettò immediatamente, ammonendo Juanita con il dito.

-Perché no? Non è carino fare una canzone romantica con la tua ragazza?- lo provocò Juanita, sbattendo le ciglia angelica.

Diego era lì lì per ribattere che non stavano davvero insieme, e lei lo sapeva bene (ed era l’unica oltre a loro), ma si interruppe appena in tempo. Perché non poteva tradirsi davanti a Oliver.

Quel bambino non si sapeva tenere un cecio in bocca.

Si maledisse mentalmente per tutte le scelte di vita fatte nella sua vita, e accettò il suo triste fato.

Annuì semplicemente, cercando di non tradirsi.

E lo stesso fece Clover, che aveva un espressione molto simile in volto.

Per qualche strano scherzo del destino, Diego fu costretto a seguire i movimenti della donna, mentre Clover quelli dell’uomo.

E prima che potessero lamentarsi o criticare l’altro perché si lamentava (entrambi, femministi, non sapeva se essere l’una o l’altra cosa), la canzone cominciò e loro si ritrovarono a ballare.

Diego, con sua grande soddisfazione, passò subito in testa. Sapeva i passi a memoria, anche se quella non era la sua canzone preferita, e in generale era molto bravo.

Ma anche Clover se la cavava egregiamente.

Wow, davvero egregiamente.

Clover lo prese per mano, gli fece fare una giravolta, e un casqué, e Diego, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo volto, perse un attimo la concentrazione, facendola passare in testa.

-Non farti abbagliare dall’amore!- lo rimproverò Oliver, facendolo tornare in sé.

Anche se non era amore. Al massimo ormoni.

Perché a lui non piaceva Clover!

Era un contratto di affari.

Cercò di recuperarsi, senza sbagliare neanche una mossa, ma anche Clover difendeva il suo titolo. Ora che aveva capito l’andazzo della canzone, non si lasciava sfuggire neanche un movimento, e li eseguiva con fluidità ed energia. E anche una buona dose di mascolinità per entrare meglio nel personaggio, cosa che onestamente, per qualche motivo, la rendeva quasi più attraente.

Forse perché si vedeva che si stava divertendo un sacco, a prescindere dalla gara.

O forse perché era molto più simile alla bambina che era stata, spontanea e allegra.

La bambina che Diego aveva sempre… 

No, doveva restare concentrato, e sfruttare i punti bonus.

Lui era esperto con i punti bonus.

Parte dei quali venivano assegnati proprio per l’immedesimazione.

Quindi lui sarebbe diventato una leggiadrissima signorina.

Quando arrivò la seconda giravolta e casqué, si fece trasportare, e diede il meglio di sé per sembrare credibile, scuotendo la folta chioma e arricciando le labbra.

Clover non sembrò affatto colpita, ma scoppiò a ridere, rischiando di farlo cadere, e questa volta perdendo lei la concentrazione, restituendogli la corona.

-Grazie tesoro- le fece un occhiolino, tornando a ballare, con il tono più effemminato che riuscì a tirar fuori.

Non aveva neanche avuto intenzione di usare il nomignolo, gli era venuto spontaneo, ma Clover gli lanciò un’occhiataccia.

-Prego, piccola- rispose, con la voce più bassa che riuscì a cacciare, approfittando poi per un movimento del bacino per scontrarsi con lui e farlo quasi finire a terra.

-Ops- commentò divertita, mentre tornava in testa.

Diego approfittò di un momento di vicinanza per soffiarle nell’orecchio e farla distrarre.

Riconquistò la corona.

Dato che Clover gli doveva girare intorno, colse l’occasione al volo per pestargli un piede, riprendendosi così l’ambito primo posto.

Diego ribatté approfittando della medesima situazione per pizzicargli una spalla, e guadagnò quei punti in più necessari a vincere.

Ma ciò che più di tutto stava pian piano guadagnando era un enorme divertimento, che iniziò a farlo sbagliare da solo, dato che non riusciva a trattenersi dal ridere. 

Per sua fortuna, anche Clover iniziava a sbagliare i passi, e un ciuffo ribelle le era caduto davanti agli occhi, offuscandole la vista.

La corona oscillava da uno all’altro, finché non sparì.

Tra di loro c’erano davvero pochissimi punti di differenza, troppo pochi per stabilire chi fosse effettivamente il miglior candidato alla vittoria.

E fin troppo presto, arrivarono al terzo casqué, l’ultima mossa del gioco, che avrebbe decretato la vittoria o la sconfitta.

Clover lo fece volteggiare con cura, Diego si atteggiò a principessa, anche se entrambi stavano ridendo un po’ troppo per ottenere un punteggio perfetto.

E, per imitare al meglio la ragazza che doveva impersonare, Diego ammiccò e arricciò le labbra per fingere di dare un bacio al suo gentiluomo in gonnella.

Al ché, Clover lo fece cadere a terra con un sussurrato -Regola numero 5- e approfittò della sua distrazione per concludere il pezzo e guadagnare quei tre punti in più che l’avrebbero portata irrimediabilmente alla vittoria.

-Ah ah! Fregato!- esultò, indicandolo divertita.

Ma Diego aveva ancora un asso nella manica.

Si alzò in piedi in fretta, anche se il brano era già finito, e imitò la ragazza anche nei saluti non contemplati di fine canzone, quando la musica ormai era finita, nello sconcerto di Clover e l’esultanza di Oliver.

Guadagnò solo qualche punto ma fu sufficiente.

Sufficiente a finire la partita in un pareggio con Clover.

-Un pareggio?! Ma è possibile?!- si indignò Oliver, a bocca aperta, osservando i punti.

Persino il gioco era piuttosto sconcertato, e alternava la corona da uno all’altro senza sapere bene chi far vincere.

Sia Diego che Clover, però, si limitarono a sorridere l’uno verso l’altra.

-È stato divertente- commentò la ragazza.

-Bella partita- Diego porse la mano, e dopo una leggera esitazione, Clover la strinse.

-Piacere, il mio nome è Clover e sono arrivata pari a te, quindi ho vinto la scommessa- lo prese in giro, con il loro motto, facendogli un occhiolino divertito.

Diego ridacchiò.

-Piacere, il mio nome è Diego e sono arrivato anche io pari insieme a te, quindi ho vinto la mia scommessa- le fece notare.

Anche Clover ridacchiò.

Diego sentì vagamente Oliver commentare che erano entrambi impazziti. Juanita borbottare che erano adorabili perché avevano un inside joke.

Ma non diede peso a nessuna delle due voci.

Perché, con la sua migliore amica d’infanzia davanti a lui, allegra e identica a sempre. Dopo una partita così divertente, e la consapevolezza che probabilmente non era mai stato così in sintonia ballando con qualcuno, nella sua mente c’era solo una consapevolezza, ormai davvero chiara.

A Diego piaceva davvero un sacco la sua finta fidanzata.

E poteva, forse, essere un problema.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo missing moment volevo introdurlo nel capitolo Meet the Flores, ma sarebbe stato troppo lungo, e poi volevo chiuderlo la sera del 23 Marzo, quindi ecco qui cosa è successo il mattino dopo!

L’idea mi è venuta giocando a Just Dance durante il Coronavirus come modo per tenermi in forma (fallendo, ma dettagli). Spero che il missing moment vi sia piaciuto. E spero che Just Dance sia stato realistico per la Xbox, io ci ho giocato solo con la Wii. 

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 3
*** Trucy Wright (puoi gentilmente non derubare la mia cotta?) ***


Trucy Wright (puoi gentilmente non derubare la mia cotta?)

 

Nota iniziale: Durante il New Malfair Comic & Games (capitolo 18 della long), Mathi e Denny hanno incontrato una cosplay di Trucy Wright, hanno fatto una foto, e Mathi ha avuto un attacco di panico. Verso la fine della fiera Mathi ha intenzione di ritrovare la ragazza

 

Sabato 27 Aprile

Mathi aveva lasciato Denny in fila per provare la realtà virtuale, con la stupida scusa di dover andare in bagno, e aveva circa quaranta minuti per tornare prima di perdere il posto e far preoccupare l’amico, quindi doveva sbrigarsi.

E per sbrigarsi, intendeva trovare la cosplayer di Trucy Wright, parlarle e cercare di risolvere il motivo del suo attacco di panico.

Tutto, possibilmente, senza che lei lo riconoscesse, anche se era davvero chiedere tanto.

Doveva giocarsela bene.

E possibilmente trovarla.

Magari voleva partecipare alla gara di cosplay.

Mathi vi si diresse riflettendo bene su cosa fare e che parole usare, ma si nascose subito quando notò che l’oggetto della sua indagine stava parlando con Clover, Diego e Juanita, in fila per la gara.

Era fuori, quindi non sembrava avere intenzione di partecipare, ma dal modo in cui muoveva le mani e sorrideva, Mathi era piuttosto certo che non stesse facendo una normalissima conversazione sui cosplay.

Oh, no. Se provava a derubare Clover l’avrebbero beccata di sicuro. Doveva entrare nella conversazione in qualche modo, o fermarla, o…

Prima che potesse elaborare un piano, Trucy abbandonò il gruppo senza prendere nulla e senza che Clover la scoprisse.

Mathi non trattenne un sospiro di sollievo, e aspettò che i suoi amici fossero distratti per avvicinarsi alla ragazza.

Sembrava scrutare con attenzione l’area in cerca di possibili vittime dal portafogli molto corposo, ma stranamente non notò Mathi avvicinarsi a lei.

-Herr Wright, che piacere rivederti- salutò la ragazza rimettendo su la facciata da Klavier Gavin.

Non avrebbe mai ringraziato Denny e Clover abbastanza per avergli dato un cosplay che lo celasse così bene.

La ragazza sobbalzò, e indietreggiò di qualche passo, guardandolo preoccupata.

Si aprì poi in un allegro sorriso, assumendo la sua facciata da Trucy.

-Klavier, è un piacere rivederti. C’è anche Apollo con te?- chiese, guardandosi intorno in cerca di Denny.

-No, è in fila per provare la realtà virtuale. Una lunghissima fila- rispose lui, avvicinandosi alla ragazza di qualche passo -Ti stavo cercando- le disse poi, facendosi mortalmente serio.

L’allegria della ragazza lasciò posto a uno sguardo di sfida davvero ben fatto, grandi complimenti, Mathi era orgoglioso.

-E per quale motivo, Klavier?- indagò, incrociando le braccia e preparandosi a chiedere aiuto.

Mathi tirò fuori tre portafogli che le aveva rubato senza che se ne accorgesse. La ragazza sgranò gli occhi.

-Hey, quelli…!- provò a riprenderseli, ma Mathi fu più veloce di lei.

-Voglio solo parlare in un posto tranquillo, Trucy. E non ho intenzione di denunciarti- la rassicurò, facendo sparire i portafogli in modo da tenerli come merce di scambio per una tranquilla chiacchierata.

-Se provi a denunciarmi io dico che hai provato a molestarmi- lo minacciò Trucy.

Wow, era brava a quel gioco.

Mathi non riuscì a non rabbrividire all’idea.

-Ja, ja. Quindi io non denuncerò te e tu non denuncerai me. Possiamo parlare, per favore, prima di attirare troppo l’attenzione?- tagliò corto, indicando un vicoletto solitario dietro uno stand poco visitato.

Trucy non sembrava molto convinta.

-Oh, giusto per chiarezza. Sono la persona più gay che incontrerai mai, quindi non hai nulla da temere in quel senso- la rassicurò, anche se non ci sarebbe stato bisogno di sottolinearlo. Ma non voleva che la ragazza si spaventasse e lo allontanasse. Aveva davvero bisogno di parlarle.

-Spero sia breve- alla fine, malavoglia, Trucy lo anticipò nel vicolo, tenendosi sempre pronta a scappare e a chiamare qualcuno per aiutarla nel caso le cose si fossero messe male.

Una volta fuori da occhi e orecchie indiscrete, Mathi tirò fuori i portafogli rubati alla ladruncola da fiera.

-Perché rubi?- chiese, preoccupato.

Trucy sbuffò.

-Che ti importa?! Senti, scusa se ho provato a derubare te e il tuo amico, ma avevate dei costumi chiaramente costosi, e pensavo che un centinaio di dollari in più o in meno non avrebbero fatto molta differenza. Dopo aver preso i soldi avrei lasciato il portafogli tra gli oggetti smarriti per far recuperare i documenti e il resto- spiegò la ragazza, pratica, e incrociando le braccia.

Almeno manteneva una certa integrità, grazie al cielo.

-Un cosplay costoso non fa una persona ricca. Ce li hanno regalati, e lui si fidava di te- obiettò Mathi, per poi sospirare e riflettere sulla questione.

Denny era importante, ma al momento doveva concentrarsi sulla ragazza davanti a lui, e non sulla propria cotta.

Era stato già un trauma vederla lì, e pensare che avesse iniziato a rubare era davvero troppo per la sua psiche.

-Mi dispiace, okay! Ma tanto mi hai rubato il portafogli rubato dalla tasca senza che il tuo ragazzo si accorgesse di nulla, quindi tutti contenti. Se vuoi puoi tenere quelli che mi hai preso e amici come prima. Tanto si vede lontano un miglio che sei anche tu un ladruncolo da fiera- lo accusò la ragazza, iniziando ad irritarsi.

Mathi scosse la testa.

-No, non sono un ladruncolo, io…- ma si interruppe. Non era il momento di difendere il proprio onore -Perché hai bisogno di rubare? Non hai abbastanza soldi? Non si prendono abbastanza cura di te?- chiese, arrivando al nocciolo della questione, al vero motivo per cui aveva avuto un attacco di panico.

Credeva che quella ragazza stesse bene, era convinto che fosse al sicuro, sana e con abbastanza soldi.

-Non sono affari tuoi! Chi ti credi di essere a questionare le mie scelte di vita?!- la ragazza lo spinse via, facendolo quasi cadere a terra. Mathi si assicurò di non perdere la parrucca e gli occhiali. Ora più che mai doveva mantenere l’anonimato.

-Voglio solo assicurarmi che tu stia bene. So che significa essere abbastanza disperati da…- provò a mettersi sulla sua stessa lunghezza d’onda, ma la ragazza non lo fece parlare.

-Dubito che un fighetto con amici ricchi come te possa anche solo immaginare che significhi essere completamente sola al mondo. Se vuoi proprio saperlo, rubo perché ne ho bisogno, per davvero. Non c’è più nessuno che si prenda cura di me. E ora mollami. Tieni i portafogli, se vuoi. E non darmi più fastidio- Trucy gli diede una spallata e lo superò per uscire dal vicolo.

Mathi sentiva che fosse in procinto di avere un altro attacco, ma non era il momento di autocommiserarsi e sentirsi in colpa.

-Aspetta!- richiamò Trucy, prendendo i portafogli rubati.

Lei si fermò, ma non si girò a guardarlo.

-Prendi- le restituì i portafogli, e armeggiò in tasca.

-Che stai facendo?- chiese la ragazza, abbandonando per un attimo tutta la sua rabbia mentre sorpresa osservava Mathi prendere tutti i soldi che gli erano rimasti nel portafogli.

-Tieni. Sono tutto ciò che ho in questo momento, ma ti prego, non continuare a rubare a questa fiera. Non vorrei mai che qualcuno ti beccasse- le fece presente i suoi timori, dandole in mano più di quattrocento dollari.

-Ma sei pazzo?! Perché mi stai dando così tanto?!- chiese Trucy, ad occhi sgranati, provando a restituirglieli.

-Prendili, ti prego. Voglio solo che tu sia felice- Mathi insistette nel darle il malloppo, spingendo leggermente la mano tesa della ragazza verso di lei.

Trucy scosse la testa.

-Perché…?- chiese con un filo di voce, aggrottando le sopracciglia. Poi sgranò gli occhi, che si riempirono di lacrime -…Matthew?- chiese, sconvolta, avvicinandosi per cercare di scorgere meglio i suoi occhi dietro gli occhiali da sole.

Mathi si ritirò come se si fosse scottato.

No, non avrebbe dovuto riconoscerlo.

-Nein, non so a chi tu ti stia riferendo, ma non sono lui- negò con forza, riprendendo l’accento tedesco, indietreggiando e girandosi di spalle per uscire dal vicolo e abbandonare la ragazza.

-Aspetta, ti prego!- Trucy lo chiamò, provando a seguirlo, ma Mathi non si fermò.

Accelerò il passo, correndo via il più velocemente possibile, per allontanarsi da lì.

Non aveva la minima intenzione di affrontare quella situazione.

Non poteva avvicinarsi di nuovo a lei.

Riuscì per fortuna a seminarla e a tornare da Denny, che si guardava intorno preoccupato, ormai alla fine della fila.

-Eccomi, scusa il ritardo- Mathi tornò il solito Mathi di sempre, e sorrise all’amico, rilassato e tranquillo.

-Mi stavo preoccupando, è quasi il nostro turno. Ho già preso i biglietti perché passavano per risparmiare tempo. E offro io, tiè!- gli fece la linguaccia, porgendogli il biglietto.

-La fila al bagno mi ha precluso dal pagare, noooo!- Mathi fece il melodrammatico, facendo ridacchiare non poco Denny.

Dentro di sé tirò un profondo sospiro di sollievo, perché non aveva più un soldo neanche per una bottiglietta d’acqua.

Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella ragazza speciale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

The plot thickens. Probabilmente avrei dovuto includerlo nel capitolo e non metterlo a parte. Ma alla fine è più un extra. E praticamente si capisce un sacco di Mathi e di questa Trucy, con cui evidentemente ha un passato. Un passato palese.

Si accettano teorie.

Dovrei pubblicizzare di più questa raccolta nella storia principale perché sembra che nessuno di quelli che leggono la raccolta principale legga questa storia.

Ma a parte questo, spero che questa side story vi sia piaciuta. Il prossimo capitolo è già a metà ma non sarei mai riuscita a finirlo entro la settimana quindi ecco qui uno speciale, anche se cortissimo :)

Un bacione e alla prossima :-*

 

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Capitolo 4
*** Ad almeno dieci metri di distanza (e ringrazia che non chiamo un avvocato) ***


Ad almeno dieci metri di distanza (e ringrazia che non chiamo un avvocato)

 

Nota iniziale: Non bisogna sapere niente sulla storia principale per leggere questo capitolo

 

Nonostante avesse solo cinque anni, Mirren era sempre stato un bambino molto precoce, e sveglio, come non facevano che ripetergli le numerose tate, le sempre mutevoli ragazze di suo padre, e i tutor privati che si occupavano di lui per prepararlo all’inizio della scuola elementare, che sarebbe avvenuto di lì a pochi mesi.

E dato che era precoce e sveglio, quando quella calda mattina estiva, vide un via vai di gente in strada, un enorme camion, tanto fracasso e un bambino che urlava, capì immediatamente che qualcosa di grande stava succedendo nel quartiere.

E con “grande”, intendeva molto, molto, brutto.

Si mise a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi, e controllò con una leggera curiosità ma soprattutto un grande fastidio la causa di quel fracasso, sporgendo la testa fuori dalla finestra.

C’erano parecchi uomini che portavano oggetti nella casa inabitata lì vicino, una donna che coordinava il tutto, e un uomo accanto a lei che esclamava qualcosa verso la figura che più attirò l’attenzione di Mirren.

Un bambino, che correva nel giardino vicino con un aquilone urlando in preda all’esagitazione.

Aveva i capelli color oro, ricci, lunghi e che sembravano lana di una pecora.

Ed era disordinato, sporco, con le ginocchia sbucciate da cui usciva un po’ di sangue, ma dagli occhi pieni di gioia, e un grande sorriso.

Ew, davvero i bambini della sua età erano così?! Mirren sperava che se ne sarebbe andato presto da lì, perché non voleva averci niente a che fare.

-Oh, Mirren, il frastuono ti ha svegliato, eh?- una voce alla porta attirò la sua attenzione, ma Mirren non riuscì comunque a non restare a fissare il bambino che si rifiutava di ascoltare il padre e continuava a correre via con l’aquilone, e ridendo come un matto.

La sua fuga finì in fretta, quando cadde di faccia, e venne immediatamente soccorso dal padre.

Mirren si aspettava che si mettesse a piangere, ma lo stupì scoppiando a ridere, nonostante la faccia graffiata.

-Chi sono?- chiese rivolto alla figura appena entrata, appartenente a sua nonna Rea, che gli si era avvicinata e aveva osservato tutta la scena accanto a lui.

-I nostri nuovi vicini. Si stanno trasferendo nella casa accanto- spiegò, pettinando i capelli del nipote con le dita.

Era l’unico contatto fisico che Mirren tollerasse senza irrigidirsi, e lo tollerava specialmente perché veniva da sua nonna.

-Per l’estate?- chiese, speranzoso.

E “speranza” qui significava “spero sia solo per l’estate e non per il resto della mia vita”.

Probabilmente nonna Rea fraintese per “Spero restino qui a lungo così farò amicizia con un bambino della mia età”, perché sorrise caldamente e annuì.

-Sì, per l’estate e non solo. Si trasferiscono per sempre. Il loro figlio ha la tua età- spiegò, soddisfatta.

Per la prima volta da che ne avesse memoria, Mirren si scansò dal suo tocco, infastidito dalla risposta che la nonna gli aveva dato.

Il gesto la sorprese non poco.

-No!- disse il bambino, irragionevole, lanciando un’occhiataccia al bambino dall’altra parte della strada, che si era rialzato e aveva contagiato il padre con le sue risate.

-No? No cosa?- sua nonna guardò Mirren con un sopracciglio inarcato, incuriosita e sorpresa dalla reazione tanto schifata alla prospettiva di un vicino di casa.

-Non lo voglio vicino a casa mia! Non mi piace!- esclamò Mirren, sempre più irragionevole, incrociando le braccia e facendo il muso.

Nonna Rea roteò gli occhi, esasperata.

-Non possiamo controllare ciò che fanno gli altri, e non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, lo sai. Perché non andiamo a conoscerli di persona?- propose, incoraggiandolo con una pacca sulla testa che Mirren scansò con prontezza di riflessi.

-No! Non voglio parlarci! Mi sta antipatico, è sporco, stupido e non voglio le sue urla vicino a casa mia!- insistette, battendo i piedi e alzando la voce a sua volta.

L’esasperazione di nonna Rea si trasformò in irritazione. Mise le mai sui fianchi, e guardò il nipote con aria di rimprovero.

-Modera i toni, giovanotto! Non ti ho cresciuto così! Ora ti vesti e mi accompagni a salutare i vicini, o puoi scordarti la colazione- lo  minacciò, guardandolo fisso negli occhi.

Mirren mantenne il suo sguardo, per nulla intenzionato a cedere.

-Non puoi obbligarmi, non sei mia mamma!- Mirren non tirava mai fuori l’argomento “mamma”, soprattutto non davanti nonna Rea, ma era fuori di sé. Quel bambino biondo non gli piaceva per niente! Fine! Non voleva parlarci!

-Sono la madre di tua mamma, quindi valgo doppio. E non alzare così tanto la voce. Petra dorme ancora- sua nonna però era preparata all’eventualità che un giorno avrebbe usato quel colpo basso, e non esitò neanche un secondo.

-E allora?- Mirren alzò le spalle. Del benessere della sorella minore che non aveva mai voluto non gli importava un accidente.

-Non usare quel tono con me, sai?! Sei troppo maturo per fare i capricci-

-Ho cinque anni, posso permettermi un capriccio!- Mirren le fece una linguaccia. Si sentiva sempre un genio quando riusciva a tenere testa a sua nonna. Era davvero intelligente come dicevano, eh eh.

Dopo un’ultima occhiata di fuoco, nonna Rea sospirò, e cedette. O almeno così sembrò a Mirren.

-Va bene, hai vinto. Sei ancora un bambino dopotutto. Vorrà dire che andrò da sola. Almeno il figlio dei vicini non ha paura di presentarsi- la nonna scosse la testa, e si preparò a levare le tende.

Ma il suo commento attirò l’attenzione di Mirren, che la guardò storto.

-Io non ho paura di presentarmi!- ci tenne a sottolineare.

-Allora perché non vuoi accompagnarmi?- chiese nonna Rea, fingendo sorpresa.

-Mi sta antipatico!- insistette Mirren, iniziando ad esitare.

-Senza conoscerlo. Nah, non me la bevo. Scommetto che hai solo troppa paura di fare una figuraccia e di risultare molto più immaturo di lui- lo provocò la nonna, e a livello di manipolazione mentale era molto più in gamba di Mirren, perché riuscì a toccare il tallone d’Achille di Mirren: la sua maturità.

-Io sono molto più maturo di lui, e lo dimostrerò!- esclamò il bambino, andando verso l’armadio per scegliere dei bei vestiti da indossare prima dell’incontro.

Nonna Rea sogghignò tra i baffi, e, forse sentendola, forse rendendosi conto da solo di essere stato raggirato, Mirren si voltò verso di lei e la guardò storto.

-Comunque non lo faccio volentieri, mi sta ancora antipatico, e voglio solo togliermelo così da fare colazione!- insistette, prima di iniziare a cambiarsi.

-Molto bene, ti aspetto all’ingresso tra cinque minuti- nonna Rea lo lasciò fare.

E nonostante Mirren fosse decisamente restio ad incontrare il nuovo vicino, arrivò all’ingresso puntuale, ben vestito, e pronto a dimostrarsi decisamente superiore a lui.

-Qualcuno qui si è proprio svegliato con il piede storto- commentò nonna Rea, sistemandogli i capelli, divertita dalla sua espressione imbronciata.

Mirren si ritirò.

-Allora, andiamo?- chiese, incrociando le braccia e mantenendo l’espressione seccata.

Nonna Rea sospirò, e lo precedette fuori dalla porta, con un cesto di vettovaglie da regalare ai nuovi vicini, e un grande sorriso.

Raggiunsero abbastanza presto il portico della casa accanto, dove la madre stava dando indicazioni agli addetti della ditta di traslochi su dove posare le varie cose. Il marito le stava dando una mano portando gli scatoloni, mentre il figlio non si vedeva da nessuna parte.

Molto meglio così, magari Mirren avrebbe evitato di parlargli e presentarsi.

-Salve, disturbo?- chiese nonna Rea alla madre, con un cenno di saluto e mostrando il cesto di benvenuto.

La donna sorrise caldamente, e le si avvicinò.

-Assolutamente no, salve! Scusate il caos, dovevamo arrivare più tardi ma sia io che mio marito lavoriamo preso questo pomeriggio e dovevamo arrivare il prima possibile- provò a giustificarsi, un po’ imbarazzata.

Era molto giovane per essere una madre con un figlio dell’età di Mirren, sembrava avere ventidue o ventitrè anni.

Ma a quella età non si andava all’università a studiare, di solito?

Proprio lì a dare fastidio a lui dovevano stare?

Ora, queste sono le opinioni di Mirren, che ha cinque anni, e non rispecchiano né la sua visione futura, né tantomeno la mia.

Ebbe comunque l’accortezza di non dirle ad alta voce, e limitarsi a guardare la donna dall’alto in basso.

-Figurati. È un piacere per noi avere finalmente dei vicini. Sono Soreana, chiamatemi Rea- si presentò nonna Rea, informale.

-Johanne, e mio marito è Bartie- si presentò la donna, stringendole con energia la mano.

Il marito, che stava passando in quel momento con una scatola molto pesante, fece un gesto di saluto verso entrambi, prima di sparire dentro casa.

Nonna Rea continuò.

-Vi ho portato un cesto di benvenuto e… Mirren, perché non saluti la signora?- nonna Rea porse la cesta, che venne presa con allegria dalla donna, e poi incoraggiò Mirren a smettersi di nascondersi dietro di lei e fare la persona educata.

-Salve- Mirren fece un cenno del capo, cercando di non mostrare tutto il proprio fastidio.

-Ciao, non ti ho svegliato, vero?- chiese la donna, piegandosi in modo da essere al suo stesso livello e mostrando un sorriso di scuse.

Mirren fu seriamente in procinto di ammettere che sì, lo avevano svegliato ed era anche parecchio irritato per questo, ma sua nonna fu più rapida, e gli accarezzò la testa.

-Si sveglia sempre presto, non preoccupatevi. Ho notato dalla finestra che avete anche un figlio della sua età, giusto?- chiese, guadagnandosi un’occhiataccia di Mirren, che sperava davvero che avrebbe evitato la presentazione con il bambino chiassoso e infantile.

-Sì, infatti. Sono felicissima che ci sia un bambino della sua età con cui fare amicizia- ammise Johanne, stringendo il cesto con entusiasmo, e perdendosi l’espressione disgustata di Mirren.

-Dovrebbe essere in giardino, lo chiamo subito- continuò poi la vicina, entrando un secondo dentro per posare il cesto ed uscendo di nuovo pochi istanti dopo accompagnata dal bambino allegro che Mirren aveva già visto dalla finestra.

Ora che era più vicino, Mirren notava che era ancora più energico e brillante di come apparisse da lontano.

I suoi riccioli biondi riflettevano la luce del sole, e sembravano quasi raggi luminosi. E non sembrava riuscire a stare fermo sul posto, dato che anche quando si fermò davanti alla madre, continuò a dondolare avanti e indietro, rigirandosi tra le mani l’aquilone di prima. 

Le sue mani e ginocchia erano sporche di fango, e Mirren pregò con tutto il cuore di non venire obbligato a stringergli la mano.

-Loro sono i nostri nuovi vicini. Perché non ti presenti?- sua madre lo incoraggiò a fare il primo passo, e dopo una leggera incertezza iniziale, il bambino sorrise e porse la mano verso entrambi.

-Ciao, io sono Felix! Ci siamo trasferiti!- esclamò, esaltato.

Ew, Mirren avrebbe preferito morire che essere obbligato a diventare amico di uno così, che diceva anche cose ovvie.

-Ciao Felix, io sono Rea. Mirren, perché non ti presenti anche tu- nonna Rea strinse la mano del bambino sporco, che poi la porse verso Mirren, che la guardò con chiaro disgusto, e scosse leggermente la testa in direzione di sua nonna, per supplicarla di potersi ritirare da quel supplizio.

Sua nonna però gli lanciò un’occhiata eloquente, e dopo qualche secondo di esitazione e supplica silenziosa, Mirren cedette.

-Io sono Mirren- si presentò sconsolato, rifiutandosi però di stringergli la mano, e tenendosi a distanza.

Dopo qualche secondo in cui Felix rimase con la mano sollevata, la ritirò timidamente al petto, perdendo il sorriso.

-Mio nipote è molto timido- provò a giustificarlo nonna Rea. Mirren avrebbe obiettato ma sapeva che era poco maturo, così si limitò ad evitare lo sguardo del bambino e guardarlo storto.

-Capisco, il mio Felix invece è super amichevole, vero tesoro?- Johanne provò a risollevare l’atmosfera, e Felix recuperò il sorriso, e annuì.

-Sì! Adoro farmi degli amici!- esclamò, entusiasta.

-Allora devi certamente provare a farti amico questo piccolo orso- nonna Rea prese in giro Mirren, che arrossì leggermente e mise ancora di più il muso.

-Non voglio amici- disse, incrociando le braccia, e guardando storto sua nonna, che rimase senza parole.

Non si aspettava certamente che avrebbe esternato il suo fastidio.

-Mirren!- lo rimproverò, senza alzare troppo la voce per non fare scenate ma con chiaro tono ammonitore.

Mirren si zittì.

-A volte si sta bene anche da soli, vero Mirren?- Johanne provò a mettersi nei suoi panni e Mirren annuì, senza però guardarla negli occhi.

-Io non ce la faccio- borbottò Felix.

-Questo perché tutti noi siamo diversi. C’è chi preferisce stare in compagnia e chi preferisce stare solo- spiegò, Johanne, dandogli un’importante lezione di vita.

Mirren avrebbe aggiunto un “e certe persone sono troppo diverse per diventare amiche quindi stammi lontano” ma non voleva fare scenate.

-Ben detto! Sarà meglio lasciarvi e sistemare le vostre cose. Se avete bisogno noi siamo disponibili. Anche nel caso cercaste una babysitter per Felix. Ho un passato da educatrice- nonna Rea fece una proposta che Mirren sperò davvero che Johanne rifiutasse, e poi fece cenno a Mirren di seguirla verso casa.

Mirren non se lo fece ripetere due volte.

-È davvero, davvero gentile. Spero di non approfittarne troppo presto ma ammetto che mi salverebbe la vita- sorrise Johanne, prima di salutarla.

-Non faccia complimenti- insistette nonna Rea.

Mirren scosse la testa, e una volta dentro casa, nonna Rea lo guardò severa, con le mani sui fianchi.

-È questo il modo di comportarsi con degli estranei?- lo riprese, Mirren fece di nuovo il muso.

-Io non voglio fare amicizia con quel bambino!- insistette.

-Di certo non con questo atteggiamento- nonna Rea scosse la testa, e decide di lasciar perdere.

-Volevo darti una bella fetta di torta al cioccolato per premiarti, ma dato che hai avuto un pessimo comportamento, ti dovrai accontentare di latte e cereali- indicò la cucina con fare severo, e Mirren fu in procinto di obiettare, ma si trattenne, e sbuffò.

-Non me ne pento!- esclamò, orgoglioso, facendo sospirare sua nonna.

 

Purtroppo per Mirren, l’invito di nonna Rea venne accolto già quel pomeriggio.

Johanne si era presentata davanti alla porta di casa di Mirren con un’espressione afflitta, occhi stanchi, e la supplica, davanti a nonna Rea, di tenere Felix per massimo un’ora, dato che doveva scappare a lavoro e suo marito era stato trattenuto oltre il suo orario.

Nonna Rea era stata entusiasta della cosa, e aveva accolto Felix in casa con tutti gli onori, offrendogli anche la torta al cioccolato che sarebbe spettata a Mirren di diritto.

Aveva poi incoraggiato i due a giocare insieme in giardino, dato che era una bella giornata estiva, e Mirren si era messo sull’altalena e aveva fatto il muso, cercando di trasmettere al bambino irritante quanto poco volesse averlo intorno.

Il bambino non aveva però recepito, sicuramente era molto stupido, perché si era messo nell’altalena accanto alla sua, e aveva provato a parlare.

I suoi cartoni preferiti, i giochi, un libro che aveva letto insieme a sua madre la sera prima, e la città dove era stato.

Aveva parlato un po’ di sé, cercando di incoraggiare Mirren a fare altrettanto, e si era zittito solo dopo parecchi minuti in cui era stato completamente ignorato, come fosse un fantasma.

-Mi odi, vero?- aveva chiesto dopo un po’ di tempo nell’agognato silenzio.

Mirren sollevò gli occhi al cielo, irritato.

-Sì- rispose senza peli sulla lingua, girandosi finalmente a guardarlo per mostrargli tutto il suo disprezzo, ma sentendosi leggermente in colpa quando vide i suoi occhi lucidi pieni di lacrime pronte ad uscire.

Che bambino!

…però effettivamente forse Mirren, che era più maturo, sarebbe dovuto essere meno diretto, no?

-Io non volevo venire qui, però- si lamentò Felix, in tono di scuse.

-E io non volevo che venissi- Mirren alzò le spalle, chiedendosi il perché di quello che il bambino aveva appena detto.

-Non è colpa mia se i miei genitori si sono trasferiti, io volevo restare con i miei amici dell’asilo! Avevo tanti vicini simpatici. Ho lasciato anche la mia fidanzata- Felix incrociò le braccia, iniziando a lamentarsi.

Era la prima volta che faceva il muso. Venendo da uno che aveva riso quando era caduto di faccia a terra, sembrava davvero strano.

L’astio di Mirren iniziò a scemare.

Le persone tristi le capiva meglio di quelle allegre.

-Non puoi fidanzarti a cinque anni, sei troppo piccolo- obiettò, guardando la cosa con logica.

-Sì invece! Se trovi il vero amore puoi fidanzarti anche a cinque anni- obiettò Felix, scaldandosi.

-Beh ma devi aspettare altri venti anni, è tanto- Mirren non aveva la più pallida idea di come funzionasse la legalità per sposarsi, oppure non era ancora un grandissimo esperto di matematica, dato che aveva solo cinque anni. O entrambe le cose.

-Venti anni passano in fretta- Felix fece spallucce.

-Meh, non penso proprio- Mirren scosse la testa.

-Comunque non devi per forza essere mio amico, se non vuoi, ma sei l’unica persona che conosco in questa città…- Felix tagliò corto e tornò alla situazione iniziale.

-Conosci anche nonna Rea, i tuoi genitori, Petra che hai visto prima…- obiettò Mirren.

-Intendo della mia età!- insistette Felix, indicandolo e poi indicando sé stesso.

-Oh… e quindi?- Mirren non capiva che differenza ci fosse -Anche tu sei l’unico bambino della mia età che conosco- aggiunse, alzando le spalle.

-Cosa? Davvero? Stavo per chiederti se potevi farmi conoscere amici tuoi- Felix iniziò a dondolarsi sull’altalena, abbattuto.

A Mirren venne quasi da ridere per la sua enfasi, ma fece finta di niente.

-E invece non conosco nessuno- insistette, scuotendo la testa.

-No, conosci tua nonna, i tuoi genitori, i miei genitori…- gli fece notare Felix.

Mirren lo guardò con un sopracciglio inarcato, e notò che Felix stava ridacchiando tra sé.

-Che?- chiese, confuso.

Nessuno l’aveva mai preso in giro così prima d’ora.

-Sto scherzando- gli fece notare Felix, divertito.

Mirren lo guardò qualche secondo, senza parole, poi si rese conto della battuta.

…e scoppiò a ridere senza potersi trattenere, sorprendendo non poco sia Felix, che a momenti cadde dall’altalena, sia sua nonna, che non l’aveva mai sentito ridere e per un attimo temette che stesse piangendo.

Felix si unì alla risata, e per un attimo sembrarono due normali bambini di cinque anni.

Poi Mirren provò a darsi un certo contegno, imbarazzato dall’essere crollato così rovinosamente.

-Mi sei ancora antipatico- informò Felix, che però non sembrò prendersela.

-Anche tu mi stai antipatico- gli rivelò, con un sorrisino che sembrava dire tutto il contrario -Ma finché non inizia la scuola, possiamo giocare insieme?- chiese poi, guardandolo con occhi da cucciolo.

Mirren lo guardò come se fosse pazzo.

-Perché dovrei giocare insieme a te? Mi stai antipatico- chiese in tono ovvio.

-Beh, perché conosci solo me, e io conosco solo te, e poi quando inizia la scuola ci facciamo altri amici e smettiamo di giocare insieme- spiegò Felix.

Il suo tono in effetti non faceva una piega.

-Tu a cosa giochi?- chiese Mirren, non ancora convinto.

-A tante cose! Con le bambole, le macchinine, mi piace fingere di essere un supereroe… oh, e mi piace tanto disegnare!- 

-E vedere i cartoni animati- ricordò Mirren, dando a vedere che aveva sentito almeno in parte il monologo del bambino.

-Sì! Adoro quelli Disney!- ripeté lui, annuendo con entusiasmo.

Mirren ci pensò ancora un po’ su.

Se giocava con Felix avrebbe fatto felice sua nonna, e poi era solo una cosa temporanea.

-Va bene- cedette infine -Ma solo ogni tanto, quando proprio ti annoi- aggiunse poi, con aria di superiorità.

Felix acconsentì, ritornando sorridente come prima, e per la prima volta, a Mirren quel sorriso, quei riccioli biondi, e quell’iperattività non sembrarono poi così odiose.

E, inutile dirlo, quelle poche volte iniziali si trasformarono in un’estate piena di giochi e avventure infantili.

Almeno fino al primo giorno di elementari.

…ma questa è un’altra storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Nel sondaggio sulle side stories avete chiesto in tanti il primo incontro tra Clover e Diego, Amabelle e Petra e Felix e Mirren. Siccome il primo è troppo lungo e il secondo avviene dopo questo, ho deciso di partire da Felix e Mirren, ed è stato divertente.

L’ho scritto perché avevo voglia di fluff e interazioni pucciose tra bambini.

Spero che i pochi che ci daranno un’occhiata apprezzeranno.

 

 

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Capitolo 5
*** Proposta imprevista (se aspettavi sedici ore non rovinavi tutto!) ***


Proposta imprevista (se aspettavi sedici ore non rovinavi tutto!)

 

Nota iniziale: Questa one shot si svolge dopo la conclusione della storia, quindi se non si è finito Corona Crew non conviene leggerla, perché ci saranno spoiler

 

Mirren aveva organizzato tutto nei minimi e più accurati dettagli, e stava lavorando e progettando il momento della sua proposta di matrimonio da mesi, MESI! 

E finalmente era a sedici ore dalla fatidica domanda, e non c’era stato alcun imprevisto.

Sarebbero andati alla galleria d’arte, luogo del loro primo appuntamento ufficiale, e una volta giunti alla mostra temporanea, Mirren si sarebbe inginocchiato, avrebbe preso l’anello che sua nonna gli aveva lasciato, appartenente alla sua famiglia da generazioni (e fatto sistemare per l’occasione) e gli avrebbe posto la fatidica domanda.

Ovviamente la scelta del luogo non era solo per una questione di nostalgia, sia mai. Aveva pagato una cifra enorme per allestire al posto della solita mostra temporanea, una collezione di foto di loro due, e disegni di Felix di loro due, e Amabelle e Petra sarebbero state lì a riprendere tutto da telecamere professionali poste in tutta la sala. Le immagini sarebbero servite per creare un filmino da mostrare al matrimonio.

Era stato quasi impossibile organizzare tutto alle spalle di Felix, dato che il suo ragazzo lavorava alla galleria d’arte, e il responsabile della sicurezza di quel luogo era un chiacchierone senza pari. Ma con l’aiuto del direttore del museo, Mirren era riuscito nell’impresa, e non vedeva l’ora di arrivare al giorno successivo, per mettere in scena il suo piano grandioso.

Sarebbe andato tutto perfettamente!

E non era solo una speranza ottimista, ma un dato di fatto.

Non c’era modo che le cose potessero prendere una brutta piega, perché Mirren aveva messo in conto qualsiasi cosa.

Amabelle mandava inavvertitamente a fuoco le foto in mostra? Nessun problema, Mirren ne aveva preparate dieci copie per sicurezza.

La galleria subiva una perdita e si allagava completamente? Tutto sistemato, Mirren aveva già predisposto un idraulico pronto ad intervenire.

Il direttore si lasciava sfuggire al responsabile della sicurezza che c’era una sorpresa per Felix? Niente da temere, Mirren aveva già chiesto a Mathi di bloccare qualsiasi messaggio da parte di Tyson in modo che non potesse avvertire Felix neanche per sbaglio (a dire il vero questo blocco andava avanti ormai da un mese, ma per fortuna Felix non se n’era accorto).

Un meteorite cadeva sulla galleria d’arte distruggendo tutto? Mirren aveva pensato anche a quella possibilità, e aveva preparato un allestimento di fortuna da posizionare sui resti della galleria d’arte distrutta.

Niente gli avrebbe rovinato quella proposta! 

ASSOLUTAMENTE NULLA!

E sapete cosa si dice nei post tumblr di scrittura creativa: quando un piano è destinato a fallire, illustralo prima ai lettori, così sanno come sarebbe dovuta andare a capiscono i problemi che sopraggiungono. 

Quindi sì… qualcosa rovinò quella proposta.

O meglio qualcuno.

Qualcuno che in quel momento, mentre Mirren, distrattamente, stava nel suo studio a revisionare dei documenti di lavoro, era sdraiato a terra, a disegnare su carta.

C’erano un divanetto e una poltrona in quella stanza, ma niente, Felix era a terra, perché sì.

Entrambi in abiti da casa, Mirren vagamente più elegante di Felix, ma solo perché indossava ancora la camicia che aveva messo a lavoro sopra i pantaloni della tuta mentre il suo ragazzo (e futuro fidanzato) era in t-shirt e pantaloncini.

Era luglio dopotutto, faceva caldo.

E il giorno successivo sarebbe stato il loro terzo anniversario da quando si erano messi insieme ufficialmente.

Quale giorno migliore per chiedergli di sposarlo, no? 

E poi avrebbero avuto un bellissimo matrimonio senza badare a spese, che sarebbe stato organizzato anch’esso nei minimi dettagli in modo che nulla andasse storto.

E sì, Mirren stava già pensando al matrimonio, perché era sempre meglio progettare le cose con largo anticipo.

-Secondo me dovremmo sposarci in primavera, tipo Aprile o massimo a Maggio. A nessuno piacciono i matrimoni estivi, fa troppo caldo!- Felix ruppe il silenzio, parlando con nonchalance, e continuando a disegnare.

-Già, ci stavo pensando anche io. Direi i primi di maggio, è un periodo ideale, e abbiamo abbastanza tempo per organizzare. Anche l’autunno non è male. Fine Settembre o inizio Ottobre, ma poi avremmo poco tempo per progettare il tutto, dato che è dietro l’angolo- rispose Mirren, tranquillamente, e senza rendersi conto che c’era qualcosa che non andava, dato che stava lavorando nel frattempo, e il matrimonio era davvero nella sua testa, come se Felix avesse già detto di sì.

Il suo ragazzo e futuro promesso sposo ridacchiò.

-Già, avevo pensato anche io a Ottobre, e francamente mi andrebbe alla grande, ma so che se non ci sono almeno cinque mesi di preparazione non puoi sposarti sereno, quindi sono disposto ad aspettare, anche se non vedo l’ora- Felix gli lanciò un’occhiata piena di amore, e Mirren fece altrettanto, dimenticando i suoi documenti.

-Anche io non vedo l’ora, Felix- rispose, concentrandosi completamente su di lui.

…e rendendosi finalmente conto del problema.

Perché stavano parlando di matrimonio?!

Sgranò gli occhi, e si alzò in piedi.

-Aspetta, Felix, di che stai parlando?- chiese, iniziando a ripercorrere tra sé la conversazione e i giorni precedenti per capire come Felix avesse scoperto il suo piano.

-Del matrimonio, ieri io… aspetta…- Felix si mise a sedere, poi osservò le dita di Mirren, con un sopracciglio inarcato, poi impallidì -…oh, ecco cosa mi ero dimenticato- disse poi, arrossendo appena.

-Dimenticato?- Mirren era incredulo. 

Il giorno prima, lui e Felix erano andati ad un appuntamento al Violin’s key, il loro ristorante preferito. Era stata una serata particolarmente magica, persino per i loro standard, e come sempre erano stati così intenti a godersi della compagnia reciproca, e a chiacchierare, che Mirren non si era accorto del tempo che passava, e quando erano tornati a casa, beh, il fatto che dovesse svegliarsi presto per andare a lavoro era passato in secondo piano.

Ma cosa c’entrava una bellissima serata con un matrimonio?

A meno che…

-Felix, cosa hai dimenticato?- Mirren non voleva saperlo, proprio non voleva, ma la domanda gli uscì dalla bocca prima che potesse censurarsi.

E la faccia di Felix, imbarazzata e chiaramente colpevole, rispose alla sua domanda confermando la sua peggior paura senza bisogno di parole.

-Beh… ehm.. puoi aspettare qualche secondo qui? Devo prendere una cosa in camera… o la giacca è finita in salotto?- Felix si alzò e iniziò ad avviarsi alla porta, ma Mirren fu più veloce e si mise davanti a lui, bloccandogli ogni via d’uscita.

-Felix ti giuro che se provi a fare quello che vuoi fare io…- non aveva grandi minacce contro di lui, a dire il vero, ma era davvero furioso.

Come poteva Felix pensare di fargli la domanda lì, in abiti da casa, in quel momento, e soprattutto… sedici ore prima della proposta perfettamente programmata di Mirren?!

-Ehi, perché questa veemenza?! Ti stava piacendo parlare del matrimonio- Felix lo prese in giro, incrociando le braccia offeso.

Mirren era fumante di rabbia, a denti stretti, e cercava con tutto sé stesso di mantenere una faccia a poker convincente e non mostrare cosa gli passava per la testa.

Felix lo leggeva troppo bene, purtroppo.

Sgranò gli occhi, colto da un’illuminazione.

-Aspetta… tu…?- cominciò a supporre, indicando il ragazzo a bocca aperta.

-No! Io… ugh! Non potevi aspettare un giorno?! Sedici ore almeno! Mesi di lavoro buttati al vento!- ormai arrendendosi al fatto che Felix aveva rovinato tutto, Mirren si mise le mani tra i capelli, superò Felix, e iniziò a battere la testa contro il muro.

Aveva programmato ogni singolo imprevisto, ma mai nella vita avrebbe potuto pensare che Felix l’avrebbe battuto sul tempo.

E non perché non credesse che Felix avrebbe voluto chiedergli di sposarlo, ma perché se avesse voluto farlo, era chiaro che Mirren l’avrebbe capito subito, dato che, come si poteva evincere dalla proposta imprevista, Felix non era granché con quel tipo di preparazioni.

…aveva sottovalutato grandemente le sue capacità.

…o forse no dato che la proposta non gliel’aveva neanche fatta!

Che fastidio!

-Awww, addirittura mesi? Io ci penso solo da qualche settimana. Ed è anche troppo, vista la mia impulsività, ma volevo fare le cose per bene… beh…- Felix si osservò, osservò Mirren (che era ad un passo dal procurarsi una commozione celebrale) e poi si sistemò i capelli imbarazzato -…quantomeno ci ho provato- borbottò tra sé, diventando più rosso.

-Sedici ore, Felix! Era tutto perfetto!- ripeté Mirren, indicandolo con tono accusatorio, e aumentando la sua irritazione nel notare che Felix non sembrava affatto dispiaciuto, ma lo guardava con occhi brillanti e un sorrisino intenerito e pieno di amore.

Come poteva avercela con la persona che amava più al mondo?!

Come osava tale persona manipolarlo con quello sguardo in modo che Mirren non ce l’avesse con lei?!

-Ti odio!- disse con enfasi, non intendendo neanche una parola.

-Su, Mirr, fingo di non saperlo, e domani farò il sorpreso. Guarda, guarda la mia faccia sorpresa: Woah! Mirr! Non me l’aspettavo! Sì! Ti voglio sposare!- Felix fece un’imitazione immensamente irrealistica di una reazione genuina, e Mirren ritornò a battere la testa contro il muro.

-Non spoilerare la tua reazione! Ecco, ora non ha proprio senso! Uffa!- si lamentò.

-Opsie! Scusa!- Felix si portò le mani alla bocca, per evitare che altre parole uscissero fuori.

Ci furono alcuni secondi di silenzio nei quali Mirren smise di procurarsi una commozione celebrale, e iniziò a riflettere per davvero su ciò che era appena successo.

Effettivamente, quella era la situazione più da Felix dell’intero universo.

Solo Felix poteva dimenticarsi di fare la proposta e iniziare comunque a parlare di matrimonio come se l’avesse fatta. Tra parentesi, dando per scontato che Mirren avrebbe accettato… cosa che sì… avrebbe fatto.

E se tutti i piani di Mirren fossero andati in fumo la sera prima, con la ufficiale proposta di Felix che l’aveva battuto sul tempo, non sarebbe stata la stessa cosa. Sarebbe stato meno da Felix di quello che stavano vivendo ora.

-Beh… io… vado a preparare la cena e a piangere di gioia da qualche altra parte… vuoi pollo o hamburger?- Felix interruppe quel silenzio con voce fintamente rilassata che tradiva dei singhiozzi, e quando Mirren si voltò verso il suo ragazzo, confermò subito che stava piangendo, anche se provava a trattenersi in tutti i modi.

Il sorriso smagliante che esibiva dietro le mani che provavano a nasconderlo alla vista lo rassicurò sul fatto che quelle fossero lacrime di gioia.

E Mirren, sospirando, capì che non esisteva momento migliore di quello.

Fortuna che teneva sempre l’anello al proprio dito.

Si avvicinò a Felix.

Dai, poteva trasformare l’allestimento per la proposta di matrimonio nella festa di fidanzamento.

-Uh? Facciamo pollo?- provò a suggerire Felix, indicando la porta e iniziando ad indietreggiare.

-Sta zitto, Durke- Mirren gli lanciò un’occhiataccia, prima di mettersi in ginocchio.

Felix rimase pietrificato, e sgranò gli occhi.

-…Mirr?- chiese in un sussurro.

-Ho passato gli ultimi cinque mesi a preparare la mia proposta di matrimonio in ogni singolo dettaglio. Luogo, giorno, come evitare gli imprevisti, metodologia, e discorso. Non hai idea delle ore passate tra stesura e prove allo specchio del discorso perfetto per la proposta di matrimonio…- cominciò il discorso in tono irritato, andando completamente fuori copione.

-…non che servisse a qualcosa, dato che già così sei una valle di lacrime- borbottò poi tra sé, indicando Felix che in effetti singhiozzava della grossa davanti a lui.

-Ci sto provando a trattenermi, giuro, ma sono troppo felice, Mirr- si giustificò Felix, asciugando le lacrime al meglio, ma senza successo.

Mirren non riuscì più a tenere il muso, e abbozzò un affettuoso sorriso.

-Sai, Felix…- tornò al discorso -…avevo progettato ogni cosa, per cinque mesi… e tu sei riuscito a rovinarlo comunque- era incredulo di fronte a tale talento.

-Scusa- Felix non sembrava affatto dispiaciuto.

-No, non scusarti, perché non avrei potuto desiderare di meglio, in realtà- il sorriso di Mirren aumentò -Perché è così da te, rovinare ogni mio piano. Avevo programmato tutta la mia vita fin da quando ero piccolo, e tu sei sempre stato l’imprevisto a tutto, la variante, la rotella fuori posto nell’ingranaggio perfetto che era la mia vita. E per tutto il tempo sei sempre rimasto imprevedibile, e unico, e sempre pieno di nuove cose da farmi provare. Mi hai preso per mano e trascinato fuori dall’autostrada dritta e nelle curve delle stradine di campagna- riuscì a metterci un po’ di quello che aveva già programmato, ma funzionava molto meglio in quella circostanza.

Forse inconsciamente si era già preparato all’inevitabile imprevisto che non sarebbe riuscito a prevedere.

-…letteralmente- commentò Felix, pensando alle lezioni di guida che avevano svolto insieme agli inizi della loro relazione.

-Oh sì, parlavo per esperienza. E sebbene a volte sono finito in un vicolo cieco, o ho rischiato di essere preso da un cinghiale…-

Felix ridacchiò.

-…non voglio neanche osare immaginare la mia vita senza i tuoi imprevisti. Perché sono la cosa più bella del mondo. Tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. E voglio passare il resto della mia vita con te. So che passeremmo la vita insieme anche se non ci mettessimo un anello al dito, ma voglio rendere ufficiale il nostro amore, legarmi a te per sempre, e vorrei, con tutto il cuore, che questo sia l’anello al tuo dito- Mirren si tolse l’anello dall’anulare. Aveva tenuto quel momento per ultimo, perché quel gioiello era un simbolo importante. 

E Felix lo sapeva benissimo, infatti trattenne bruscamente il fiato, sgranando gli occhi.

-L’anello di nonna Rea…!- esclamò, sorpreso. Mirren gli prese la mano.

-Già, l’anello di nonna Rea. Mi sono sempre chiesto perché avesse deciso di dare a me la parte maschile del set, e a Petra quella femminile, dato che si è fatta promettere che un giorno lo dessi alla persona che avrei amato e con la quale avrei passato il resto della mia vita…- ricordò con affetto il giorno in cui sua nonna, poco prima di morire, gli aveva affidato quel cimelio, con la sua burbera sicurezza e dolcezza.

-…ora capisco che sapeva dall’inizio come le cose sarebbero andate a finire. Mi sento stupido ad averci messo così tanto, ma ti prego, Felix, amore della mia vita, migliore amico che io abbia mai avuto… puoi concedermi l’onore sposarti?- Mirren gli prese la mano, e lo guardò negli occhi, pronto a mettergli l’anello al dito. L’aveva fatto allargare leggermente in modo che gli calzasse come un guanto.

E in quel momento Felix, che già era un disastro piangente, crollò completamente.

Provò ad aprire la bocca per confermare, ma le parole non gli uscivano, quindi si limitò ad annuire, e sollevò il dito per permettere a Mirren di metterci l’anello.

-Non… non potrei… imm_immaginare una… una prop_osta… migliore- disse dopo qualche secondo, tra i singhiozzi.

Mirren, con le lacrime agli occhi a sua volta, ma più bravo a nasconderlo, sorrise, e si rimise in piedi, prendendo il volto del suo promesso sposo tra le mani.

-Fidati, Felix… avessi aspettato sedici ore, ne avresti ricevuta una migliore- sdrammatizzò, dandogli un bacio sulla fronte.

-No, qualsiasi tua proposta sarebbe stata la migliore del mondo, per me- Felix scosse la testa, e poi diede a Mirren un bacio sulle labbra, intenso, pieno di emozione, e di gioia.

-Ti amo tantissimo, Mirren!- disse poi, separandosi, e provando ad asciugare le lacrime che ancora scorrevano lungo le sue guance.

-Ti amo anche io, nonostante tutto. Non so se essere rammaricato o felice che questo momento non sia stato immortalato- osservò, tenendo strette le mani di Felix, e riflettendo sul fatto che fossero soli ma anche decisamente poco presentabili.

Tranquillo, Mirren, ci sono io che ho segnato tutto quanto!

-Beh, l’agente dell’FBI assegnato a noi ci ha osservato dal computer- Felix indicò il laptop lavorativo di Mirren, sulla scrivania e bloccato per la mancata attività, e lo salutò.

Mirren guardò invece il fidanzato, un misto tra esasperato e completamente catturato. Felix era un idiota, ma era il suo idiota, e lo sarebbe stato per sempre.

Non trattenne un sorriso a tutto denti.

-Non vedo l’ora di scoprire come rovinerai anche il matrimonio- borbottò, scompigliandogli i capelli.

Felix ridacchiò, e gli diede una spinta amichevole.

-Almeno non ti annoi con me- gli fece una linguaccia. Non provò neanche a promettere di non rovinare nulla, perché sapeva che era una promessa che non poteva mantenere.

Poi si girò l’anello sul dito.

-Wow...- lo osservò con affetto. Era incapace di esprimere con altre parole l’emozione che provava.

Non che servissero, dato che i gesti erano abbastanza.

A vederlo così emozionato, Mirren fu felice che le cose fossero andate così, e soprattutto che fosse riuscito a tenere tutta per sé la reazione adorabile del suo promesso sposo.

Promesso sposo… suonava davvero bene.

-Felix… non so tu, ma non ho molta voglia di preparare la cena- gli si avvicinò, con fare ammiccante.

Felix gli rispose con uno sguardo malizioso.

-Neanche io ho molta voglia di preparare qualcosa…- si avvicinarono, con sguardo eloquente.

-Questo significa solo una cosa…- continuò Mirren, contando con le dita fino a tre.

-Cena dolce con gelato e maratona di Steven Universe!- dissero insieme subito dopo, scoppiando poi a ridere.

-Ottimo modo di festeggiare- Felix annuì, prendendo il promesso sposo per un braccio e incoraggiandolo a dirigersi in cucina.

-Fortuna che domani non devo lavorare- borbottò Mirren, seguendolo.

Perché no, non avrebbero passato la notte soltanto a vedere un cartone per bambini e a mangiare gelato!

Ma questa storia è a rating verde, quindi accontentatevi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Sappiate che l’idea dell’imbarazzante proposta Ferren mi è venuta da una incorrect quote (sì, sono una di quelle persone che cercano le incorrect quote da far dire ai propri personaggi): 

“Felix: I'm thinking a spring marriage, or maybe fall. I don't want it to be cold, though.

Mirren: Love, we aren't even engaged.

Felix: ...So that's what I forgot to do last night.”

E non potevo non rendere canon il tutto.

È troppo da Felix dimenticarsi di non aver chiesto a Mirren di sposarlo, e rovinare inavvertitamente la proposta perfettamente programmata di Mirren.

Mi mancava un sacco scrivere di loro, anche se è passato meno di un mese. Wow, come passa il tempo.

E credo che sia una delle cose più tenere che ho scritto negli ultimi tempi. Ho adorato ogni riga di questa one shot. 

Mi sono davvero commossa scrivendo dei miei due bambini che finalmente si sono fidanzati. Awww.

Spero che sia piaciuta anche a voi, e soprattutto che qualcuno leggerà questa storia perché mi sa che nessuno sta leggendo questa raccolta :-/

Vabbè, un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 6
*** Cronache dell'accademia di Agaliria: Primo giorno ***


Cronache dell’accademia di Agaliria: Primo giorno

 

Nota iniziale: Questa one shot è la prima di una serie, probabilmente, e si svolge dopo la fine della storia principale, quindi è sconsigliato leggerla se non si è completata Corona Crew.

Inoltre tutte le parti in corsivo sono teoricamente dette in tedesco.

Quelle in grassetto sono in francese.

 

Borsa di studio: presa.

Approvazione del re: conquistata.

Trasferimento: completato.

Jet leg: quasi del tutto superato.

Profilo: molto molto basso.

Ansia ed eccitazione insieme: alle stelle!

Max era già stato all’Accademia di Agaliria per finalizzare i dettagli della propria iscrizione e per sostenere il test di ammissione e quello per la borsa di studio, ma quello sarebbe stato il suo primo giorno di lezione ufficiale, e non stava più nella pelle.

Non che fosse uno studente alle prime armi, dato che aveva conseguito sia una laurea breve che una magistrale in archeologia, ma arte e politica erano due cose molto, molto diverse.

Anche se non era solo politica che avrebbe dovuto studiare, ma politica, economia, lingue e un triliardo di altre cose tra cui etichetta.

L’accademia di Agaliria era un’istituzione di elite. Probabilmente l’unico motivo per cui Max era riuscito ad ottenere una borsa di studio, era la sua relazione con la principessa del regno di tale scuola d’elite, ma non gli piaceva pensare che fosse raccomandato, solo con una preparazione avvantaggiata.

L’esame per la borsa di studio, dopotutto, l’aveva conseguito con le sue sole forze, studiando per più di nove mesi senza neanche un secondo di respiro.

Pensate che su Duolingo aveva raggiunto la lega Diamante ed era al primo posto da così tanti giorni che il gufetto omicida gli faceva addirittura i complimenti quando entrava nell’applicazione, e non gli mandava notifiche per ricordargli di studiare con inquietanti messaggi del calibro di “Come si scrive “MORIRE” in spagnolo? Entra nell’app e scoprilo”.

Quando aveva un po’ di tempo libero per entrarci dato che lo studio del tedesco, del francese e dello spagnolo erano riservate al suo tempo libero quando non era impegnato con storia, politica, economia eccetera.

Insomma, ora che finalmente era entrato all’accademia, sperava che quantomeno il primo giorno sarebbe riuscito a respirare, e imparare con l’aiuto dei professionali insegnanti.

Non aveva idea che la sua sofferenza era solo all’inizio.

Ma andiamo con ordine.

Il primo appuntamento della giornata fu l’orientamento, con il rettore e tutti gli insegnanti.

Come si confaceva ad un futuro re di Agaliria, Max si diresse nell’aula principale con ben quaranta minuti di anticipo, e fu piuttosto rassicurato nel rendersi conto di essere stato il primo.

Aprì il fedele (solo a lui) Duolingo per ripassare un po’ il suo tedesco, nell’attesa che la sala si riempisse.

E gli studenti non tardarono ad arrivare.

I primi furono due fratelli dagli abiti estremamente eleganti e la carnagione scura. Entrarono entrambi, soprattutto la sorella, con energia e sicurezza.

-Visto, siamo i pri…- ma la voce della ragazza, che parlava francese, si spense e il suo volto si incupì quando notò Max seduto in prima fila, che fece loro un sorriso e un cortese e formale cenno di saluto.

Oltre a lui, c’era solo un’altra persona tra gli studenti a non essere di nobili origini, quindi era meglio comportarsi a modo con tutti quelli che vedeva.

-Ah, sei stata battuta- ridacchiò il fratello, prendendola in giro. Lei lo guardò storto, e si sedette lontana da Max, sempre in prima fila, e a braccia incrociate.

Max valutò l’idea di fare conversazione, ma il linguaggio del corpo di entrambi era piuttosto chiaro, e imponeva di non disturbare, quindi tornò alla propria lezione di tedesco su telefono.

Molto presto giunsero anche un gruppo compatto di nobili che parlavano amabilmente tra di loro, e si misero da un’altra parte ancora della sala, senza degnare i presenti né di uno sguardo, né tantomeno di un saluto.

Forse i due fratelli erano isolati anche tra i nobili. Poteva essere un’occasione per avvicinarsi a loro. Max sapeva di aver bisogno di conoscenze e alleati in quella giungla. Non poteva sopravvivere solo con le sue forze.

Ma prima che potesse provare ad approcciarli, un altro paio di persone entrarono, tra cui una ragazza con stile preppy e lunghissimi capelli, e un ragazzo con gli occhiali e i capelli rossi, e si aggregarono a loro, come se li conoscessero da sempre.

Un gruppo era molto più difficile da approcciare rispetto ad una coppia.

Quando mancavano circa dieci minuti all’orientamento, arrivarono anche i professori, e il rettore, che controllarono la stanza, e sorrisero verso le persone in anticipo. Iniziarono a preparare il materiale. Max decise di mettere da parte il telefono perché era irrispettoso usarlo, e tirò fuori un libro di economia, per portarsi avanti con lo studio.

Era l’unico che si stesse dando pena per studiare. Forse era irrispettoso anche leggere davanti a professori e al rettore, ma non poteva perdere ben dieci minuti a girarsi i pollici, e a differenza di quasi tutti gli altri lì dentro, lui non aveva avuto una istruzione nobile, e non si preparava alla politica da tutta la vita.

A cinque minuti dall’inizio dell’orientamento, finalmente gli ultimi due studenti arrivarono. Entrambi biondi, entrambi che Max conosceva per motivi diversi, ma completamente opposti sotto ogni punto di vista.

Uno di loro arrivò trafelato, vestito elegante ma malmesso, salutò con profondo rispetto, e si sedette nel primo posto disponibile riprendendo fiato e cercando di asciugare il sudore palese sulla sua fronte. Max non conosceva il suo nome, ma l’aveva visto al test di ammissione per ottenere la borsa di studio, e gli aveva fatto una buona impressione.

Il secondo sembrava annoiato, vestito estremamente elegante, salutò quasi distrattamente e si avvicinò al gruppo dei nobili irrispettosi, che era dall’altra parte della stanza, ignaro di essere sì, in anticipo, ma in ritardo per i tempi richiesti da quel luogo. Era Bastien Borsche, duca, ex promesso sposo della principessa Veronika e unica persona al mondo che provava per Max un senso di profondo odio, dato che il ragazzo era piuttosto amabile in generale.

Un’insegnante, che aveva un blocco per appunti tra le mani, segnò un paio di informazioni, e poi fece cenno al rettore, che si alzò in piedi.

Max si affrettò a chiudere il libro e a mettersi in ascolto.

-Bene, ora che siamo tutti, è il momento di cominciare con l’orientamento. Innanzitutto devo ammettere di essere piacevolmente colpito dall’anticipo che avete dimostrato. Come sapete tutti quanti, la puntualità è dei gentiluomini, mentre l’anticipo è dei re. E non tutti voi diverrete dei sovrani, ma se siete qui di certo non escludete l’idea. E sarà questo il nostro compito: farvi diventare dei perfetti pilastri per il nostro piccolo ma florido regno- iniziò il discorso. 

Un basilare discorso di inizio anno, solo leggermente più pomposo e formale.

I professori illustrarono le rispettive materie, gli orari, e risposero a varie domande sui corsi. Non ce ne furono molte, dato che porre delle domande significava ammettere di non sapere qualcosa, ed era inconcepibile a molti nobili di alta classe.

-Bene, ora prima di salutarci, ho una sorpresa per tutti voi: direttamente dal palazzo, ho l’onore immenso di presentarvi, anche se molti di voi la conoscono già, la principessa Veronika Laura Krone di Agaliria- alla fine, il rettore si alzò, insieme ai suoi colleghi, e presentò l’ultima persona che Max si sarebbe aspettato di vedere in quel momento, e il motivo per il quale era lì in primo luogo.

Fu il primo studente ad alzarsi, mentre dalle porte entrava composta la principessa del regno, unica erede, e donna che Max amava con tutto il cuore.

Non riuscì a trattenere un enorme sorriso alla sua vista, ed era rimasto così incantato che per poco si dimenticò di inchinarsi quando raggiunse il palchetto dove era posta la cattedra.

-Prego, risedetevi- la principessa incoraggiò gli studenti con un cenno, prima di sedersi accanto al rettore.

-A dire il vero sarebbe dovuto essere mio padre a dare il via all’anno scolastico, ma l’accademia di Agaliria è un progetto che mi sta particolarmente a cuore…- la principessa cominciò il suo discorso, e fece un enorme sorriso in direzione di Max, cercando di essere comunque discreta.

-…pertanto ho insistito per essere io la responsabile del discorso di benvenuto. Ero ansiosa di vedervi tutti. Non sarà una passeggiata, ma spero vivamente di lavorare con voi un giorno. Diamo del nostro meglio per rendere Agaliria un regno sempre più prospero. Ma non solo Agaliria, ovviamente. Cerchiamo di imparare, migliorarci, e rendere il mondo intero un posto migliore: con giuste regole, privo di discriminazione, in armonia con la natura che ci circonda, e mantenendo vive le tradizioni patrimonio fondamentale della nostra cultura senza per questo restare troppo ancorati al passato. Il cambiamento e il futuro sono anche nelle nostre mani- sebbene Veronika avesse imparato il discorso a memoria, lo disse con tale convinzione e dolcezza che nessuno poteva dubitare che venisse dal cuore. Guardò tutti loro, uno a uno, dritti negli occhi, prima di continuare.

-Lo so, è un po’ utopistico, ma bisogna puntare oltre la galassia se si vogliono raggiungere le stelle. Ora, andando più sul pratico, il nuovo corso di studi dell’accademia di Agaliria è pensato per…- dopo l’incoraggiamento, Veronika spiegò il lato pratico dell’esperienza. Max aveva aiutato in parte a progettare il tutto, quindi sapeva buona parte delle informazioni, ma dalla bocca di Veronika uscivano ancora più incantevoli.

-Avete qualche domanda?- chiese poi la ragazza, rivolta agli studenti.

Max dubitava ce ne sarebbe stata qualcuna. Se gli orgogliosi nobili avevano evitato di fare domande ai professori per non risultare ignoranti, figurarsi se osavano porne alla principessa del regno, futura regina di Agaliria e possibile futura moglie di uno di loro, dato che la laurea di quel corso rendeva idonei alla corona, anche se non era venduta esclusivamente per quel motivo.

Sorprendentemente, una mano si alzò, e Max intuì da come il sorriso di Veronika si congelò sul suo volto, chi fosse colui ad averla alzata.

-Sì, duca Borsche?- la principessa diede la parola a Bastien.

-Solo una semplice specificazione: quindi chiunque si laureerà da qui potrà sposarti, giusto? Chiunque egli sia avrà il diritto di sposarti, non è così?- chiese, senza alcuna formalità, ma con tono estremamente irritato.

Max non lo biasimava del tutto, a dire il vero, dato che all’inizio dell’anno avrebbe dovuto sposarsi dopo un fidanzamento durato tutta la loro vita, ma non gli piacque comunque il tono che usò, affatto. Nessuno poteva permettersi di trattare Veronika in quel modo.

Cercò comunque di non girarsi a guardarlo e mantenere la calma come stava già facendo Veronika, che infatti non si scompose di una virgola.

-Una laurea in questa prestigiosa università certifica che si è adeguati a ricoprire un ruolo di rilievo nella politica nazionale e internazionale, quindi sì, chiunque abbia una laurea da questa università sarà idoneo a diventare eventualmente re. Ma ovviamente la decisione finale del mio coniuge spetterà a me e a mio padre. Lo scopo primario di questo corso non è trovarmi un marito, duca- rispose la ragazza, con fermezza e autorità.

-Quindi potremmo ritrovarci ad affidare il nostro amato regno ad uno straniero senza alcuna preparazione. Interessante decreto- Bastien lanciò una frecciatina dritta contro Max, cosa resa chiara dal fatto che aveva improvvisamente iniziato a parlare inglese, e il ragazzo chiamato in causa dovette far fronte a tutto il suo autocontrollo per non girarsi a guardarlo. Sentiva lo sguardo di tutti i nobili, e vedeva anche quello dei professori e del rettore, su di sé.

Era l’unico non europeo, uno dei due non nobili, e il più isolato in generale nei posti a sedere.

-La preparazione viene da questa università. Ed è aperta a tutto il mondo. Chiunque si trova qui in questo momento ha dimostrato di possedere le abilità necessarie per cominciare questo percorso, ma dovrà dare il massimo per dimostrare di meritarsi la laurea. E questo vale anche per te, Bastien- alla fine Veronika lasciò perdere completamente le formalità, pur restando professionale e composta, switchando senza alcun problema a sua volta la lingua.

Bastien non ribatté, ma lo sguardo torvo dei presenti in direzione di Max non si acquietò.

Veronika si affrettò a cambiare argomento.

-Altre domande?- chiese, riacquistando il sorriso.

Non ce ne furono.

-Perfetto! Vi auguro di passare uno splendido primo giorno. Sarò presente per numerose lezioni ed esami nel corso di questi anni. Non sono una studentessa ma sono comunque desiderosa di migliorarmi per essere una principessa esemplare, quindi spero che riusciremo ad avere un buon rapporto. Ora purtroppo devo andare. Ho delle faccende importanti da sbrigare a palazzo. Buona fortuna a tutti! E arrivederci, professori, e rettore- con un saluto verso di loro e un rispettoso e formale cenno del capo ai professori, la principessa uscì dalla stanza, elegante, perfetta. Memento del motivo principale per il quale Max era lì.

-L’assemblea è aggiornata. Tra venti minuti comincia la prima lezione di economia, siate puntuali- il rettore congedò gli studenti, che comunque aspettarono che tutti i professori fossero andati via per rilassarsi.

Max controllò l’orario, e decise di dirigersi direttamente nell’aula di economia.

Mentre usciva, notò finalmente lo sguardo di Bastien, che lo fissava con odio malcelato. 

Notò anche che tutti i posti accanto a lui erano vuoti, e nessuno sembrava voler intrattenere una conversazione con lui.

In quel momento, mentre attraversava le porte dell’aula, Max si rese conto di una cosa che fino a quel momento non aveva valutato: Bastien era stato isolato. In quel mondo di nobili che dovevano vincere a tutti i costi, essere l’ex fidanzato della principessa, che era stato praticamente abbandonato all’altare, era un’onta incancellabile. E le sue uscite di rabbia, molte delle quali erano finite sul giornale, non lo stavano aiutando affatto a riconquistare il favore del pubblico e dei nobili.

Tutti quelli che erano lì avevano il desiderio di conquistare il re e la principessa. E nessuno avrebbe preso le parti con una persona che chiaramente la principessa non sopportava.

Max aveva a lungo pensato che Bastien fosse il suo maggior rivale, ma ora si rendeva finalmente conto che era solo un poveraccio, per niente abituato a perdere, che aveva perso tutto e non sapeva come comportarsi.

Provò una certa pena per lui. 

Ma non aveva tempo di farsi prendere dall’empatia.

 

Dopo la prima lezione di economia c’era la pausa pranzo, ma Max non aveva tempo da perdere, perché doveva rivedere gli appunti, partecipare ad una lezione di spagnolo su Duolingo, e possibilmente preparasi alla lezione successiva.

Per fortuna si era preparato un’insalata fresca da mangiare a pranzo, in modo da non perdere tempo con la fila alla mensa.

Sì, la mensa era il luogo migliore dove stringere amicizia, ma Max doveva essere preparato, soprattutto quel giorno. Voleva fare una buona prima impressione ai professori. E aveva già avuto troppe difficoltà a seguire economia.

Più per la lingua che per i concetti, ma non era consolante.

Si sedette poco fuori dalla mensa su una panchina vicino alla fontana, con il suo piatto e un il quaderno, senza prestare minimamente attenzione all’ambiente circostante.

Quindi quando sentì una voce in tedesco al suo fianco, per poco non fece cadere tutto quanto a terra sobbalzando per la sorpresa.

-Ciao, ti ho visto al… ah! Scusa, ti ho spaventato?- il ragazzo che lo aveva raggiunto capì subito la situazione e si affrettò ad aiutarlo, tenendo in equilibrio il quaderno.

-Oh, salve. No, sì… ero concentrato, scusami… aspetta, lo dovrei dire in tedesco… scusami, ero…- Max andò totalmente nel pallone, ma il ragazzo lo interruppe con una risatina.

-Tranquillo, parlo anche inglese. Sei americano, giusto? Ti ho visto all’esame per la borsa di studio. Mi chiamo Helios, Krüger- il ragazzo che per poco non gli aveva procurato un infarto si rivelò essere il secondo “ritardatario” all’orientamento, il biondino sudato per la corsa. Ora che era più riposato si rivelò essere piuttosto energico, con un grande sorriso brillante quanto i suoi capelli dorati, lentiggini e un’aria molto imbarazzata.

-Sì, mi ricordo. Io sono Max, Max Sleefing- Max gli strinse la mano, recuperando la compostezza, anche se Helios non sembrava un tipo molto formale.

-Scusa se sono piombato così all’improvviso, ma, ecco, non conosco nessuno, e siamo gli unici due non nobili… credo… sì, quell’esame era per i non nobili, quindi insomma, speravo di… conoscerci. Scusa sono un po’… ugh, spero ci sia un corso sulla comunicazione in questa università- il ragazzo seppellì il volto tra le mani, rosso come un pomodoro.

Max ridacchiò, intenerito, e lo invitò a sedersi accanto a lui.

-Credo sia al secondo anno: “Comunicazione formale per la diplomazia”- ricordò poi, pensieroso.

-Grazie al cielo. Non vedo l’ora di arrivare a quel corso allora- Helios giocherellò con una ciocca di capelli, a disagio.

Sembrava un ragazzo molto alla mano, e Max era piuttosto bravo a giudicare le persone, anche se mai quanto lo fosse la sua migliore amica Clover.

Sarebbe stato davvero ottimo riuscire a fare amicizia con qualcuno come lui.

-Io temo più tutto il resto. Le relazioni con il prossimo sono più o meno il mio campo- ammise, aprendosi un po’ ma non troppo.

-Hai esperienza di diplomazia?- chiese Helios, curioso e affascinato.

Max fu quasi in procinto di rivelargli che aveva avuto più di un colloquio con il re di Agaliria, ma decise di non esporsi ancora troppo.

-Anni da cameriere insegnano una cosa o due. E ho fatto anche il babysitter, e l’assistente di un professore universitario... è già qualcosa dai- disse invece. Non era un segreto che venisse da un background tutt’altro che ricco.

-Fighissimo! Scusa la domanda, ma quanti anni hai?- chiese Helios, affascinato.

-Venticinque, compiuti qualche giorno fa. Tu?- 

-Ventitré, ma non ho neanche la metà dell’esperienza lavorativa che hai tu. Dopo il liceo ho iniziato l’università, scienze politiche, proprio qui ad Agaliria, ma il corso basico, diciamo. Mi sono laureato qualche mese fa e ho pensato… dai, proviamo il corso per vip, ed è un miracolo che sia rientrato- Helios, al contrario di Max, non aveva esitazioni ad esporsi. Si vedeva che era molto socievole… e molto solo in quel contesto dove tutti si conoscevano ed erano di classe sociale superiore.

-Solo l’elite entra qui, quindi te lo sei meritato- Max provò ad incoraggiarlo. Tra tutti gli studenti probabilmente era lui a meritare di più di essere lì. Quasi tutti erano nobili con parecchie conoscenze, mentre Max era un mezzo raccomandato, dopotutto (in realtà no perché aveva lavorato un sacco per entrare e nessuno aveva messo nessuna buona parola per lui ma lui pensa di esserlo).

-Vorrei avere la tua sicurezza- Helios non sembrò molto convinto, anche se sorrise caldamente a Max. 

-È tutta facciata, fidati. Che vuoi fare dopo l’università?- Max decise di cambiare argomento. Era il primo poco convinto delle proprie abilità. E poi era davvero curioso di conoscere le motivazioni che avevano spinto le persone a partecipare a quel nuovo e particolare corso di studi.

-Entrare nel concilio dei ministri. Ho tante cose che vorrei proporre. Soprattutto decreti per i diritti sociali, sai. Contro le discriminazioni di etnia, genere, sessualità…- Helios si interruppe, un po’ a disagio, arrossendo appena. 

Oh… beh, era un motivo decisamente nobile. E chiaramente non indirizzato verso il diventare re sposando Veronika, cosa che Max apprezzava, perché sì, non era geloso, ma già soffriva abbastanza di sindrome da impostore, quindi meno spasimanti aveva l’amore della sua vita, meglio si sarebbe sentito psicologicamente.

-Concordo completamente. Personalmente sono più portato verso decreti ambientali, ma quelli sociali sono ugualmente importanti. Anche se so che legalmente Agaliria è molto progressista- cavalcò l’onda dell’innovazione, anche per mostrare al suo nuovo amico quanto fosse favorevole alla sua idea.

-Beh… sulla carta, ma è un po’ tradizionalista andando a fondo- Helios abbassò lo sguardo un po’ turbato. Max valutò l’idea di rivelargli la propria sessualità, per farlo sentire a suo agio, ma venne fermato da una voce poco distante, che si rivolse a lui, e non era affatto contenta.

-Eccoti, maledetto traditore dello stato e terzo incomodo e… krass, quanto ti odio!- Max non riuscì a non sospirare quando riconobbe la fastidiosa voce di Bastien, che sembrava rivolgersi direttamente a lui.

-Buon pomeriggio, duca Borsche- lo salutò, alzandosi in piedi e sorridendogli formalmente, con un leggero inchino.

-Lascia perdere le formalità! La tua falsità è il lato più irritante di te- Bastien non ricambiò il saluto, e incrociò le braccia, squadrando Max dall’altro in basso.

Max sospirò.

-Preferisco considerarmi cortese piuttosto che falso. Mi dispiace che tu abbia un problema con me, perché l’astio non è affatto reciproco- provò a calmarlo, ma ottenne solo di farlo irritare di più.

-Quindi ti piace rovinare la vita delle persone per sport, eh? O sei solo così ambizioso da non avere alcun ritegno verso le persone a cui rovini la vita nella tua scalata al successo?!- iniziò ad accusarlo, a voce alta, con un dito per aria.

Max si guardò intorno, e notò che oltre a Helios, che era rimasto seduto e fissava i due con preoccupazione come se fosse pronto ad intervenire da un momento all’altro ma non sapesse minimamente come fare, anche altri studenti, tra cui i due fratelli che erano arrivati secondi alla presentazione, erano in ascolto, e osservavano con curiosità nella loro direzione.

Bastien non era mai stato bravo nella discrezione. Max ricordava ancora come avesse rischiato più di uno scandalo a causa della sua bocca larga e del suo temperamento impulsivo. La scenata all’aeroporto di Agaliria, il giorno in cui Max aveva conosciuto il re, era stata il vero motivo che gli aveva fatto perdere il fidanzamento con la principessa.

Ma probabilmente nessuno glielo aveva fatto presente.

O forse era lui a non aver creduto ai fatti, troppo concentrato su sé stesso e su ciò che aveva perso.

-Sono spiacente che tu creda che io ti abbia rovinato la vita. Non ho mai voluto ferire nessuno, e non ho mai avuto alcun interesse nello “scalare al successo”, specialmente a scapito di altri. Voglio solo dare il mio massimo per questo regno- cercò di spiegarsi, con calma.

Si sentiva un po’ in colpa per le condizioni del duca, ma sapeva consciamente di non essere responsabile della sua disfatta, e in ogni caso, aveva salvato Veronika da un matrimonio infelice. Che l’avesse poi sposata lui o no, era felice che non avesse dovuto sposare Bastien, quantomeno.

E poi… era convinto che per certi versi anche Bastien fosse stato salvato da un ruolo troppo grande per lui.

-Non hai alcun diritto in questo regno! Non sei di Agaliria. Non ti importa niente di Agaliria! Vuoi soltanto fregarmi la ragazza e avere soldi e potere! Credi che non sappiamo che tutta questa baracca è stata messa in piedi solo per te?! È tutta una stupida scusa per…- non aveva tutti i torti, ma ne aveva parecchi, e Max era stanco della sua lingua lunga nei suoi sfoghi impulsivi.

E soprattutto non voleva che il suo unico amico lì dentro pensasse che Max fosse un raccomandato! Non aveva mai voluto il trono! Voleva solo avere il diritto e le capacità per sposare l’amore della sua vita! E sentirsi meno inferiore a lei.

-Duca Borsche, la prego…- lo interruppe, con tono gentile, ma fermo -… capisco che lei sia turbato dalla situazione, ma non può accusare il re e la principessa di favoritismi. Hanno sempre voluto il meglio per il popolo, e si impegnano per rendere sempre migliore questo regno- Max si erse in difesa della monarchia. Non perché fosse necessariamente un monarchico, ma perché sapeva perfettamente che Agaliria fosse l’unico posto al mondo probabilmente dove la monarchia era quella idilliaca che vedi nei film Disney, dove non esiste corruzione né eccessiva differenza sociale ed economica. 

…beh, c’era comunque, ma non a causa di re Manfred e soprattutto della principessa Veronika, che stavano cercando di distruggere questa differenza e basare il potere sulla meritocrazia. 

-Io sono nato, cresciuto ed educato per diventare re, e se tu non fossi esistito, a quest’ora io sarei re! È tutta colpa tua!- come se non l’avesse sentito, Bastien continuò a lamentarsi. Questa volta, però, colpì Max nel segno.

Sia per l’uso delle parole, che per il leggero tremore che aveva assunto la sua voce nel raccontare del suo diritto di nascita.

Max era molto bravo ad empatizzare, era lo psicologo non retribuito del suo gruppo di amici, e il pensiero che già aveva avuto all’inizio della giornata si completò nella sua mente.

Non solo Bastien era un poveraccio, per niente abituato a perdere, che aveva perso tutto e non sapeva come comportarsi. No, Bastien era anche un nobile schiacciato per tutta la vita dal peso delle responsabilità e con un futuro scritto che era stato cancellato senza che lui potesse fare nulla per impedirlo. La sua intera vita era stata basata su uno scopo, e ora che non aveva più tale scopo non sapeva dove aggrapparsi. 

-Diventare re è quello che vuoi davvero?- si ritrovò a chiedere Max, in un sussurro, riflettendo sulle motivazioni che spingevano il duca a comportarsi come un bambino viziato.

E a giudicare dalla reazione di Bastien, che sobbalzò come se Max l’avesse appena accoltellato, aveva colpito nel segno.

-C_cosa stai insinuando?- disse in un sussurro.

-Nulla, mi chiedo solo se il tuo desiderio di essere re sia perché lo desideri, o semplicemente perché non riesci a concepire la tua vita con alcun altro scopo che non sia l’essere re- si spiegò Max, con tranquillità, e anche un certo orgoglio nell’essere riuscito a trovare un modo per aiutare anche Bastien per ripagarlo di essere stato indirettamente complice della distruzione della sua vita.

Vedendo che non ribatteva, ma lo fissava boccheggiando come un pesce fuori dall’acqua, Max lo prese come un invito a continuare.

-Anche lo sposare la principessa Veronika… l’amavi davvero? O ti sei convinto ad amarla per sopportare l’idea di dover passare la tua intera vita con lei dato che non potevi fare altrimenti, costretto dal tuo dovere di nascita?-  Max continuò la psicanalizzazione. Senza malizia e senza alcun desiderio di mandare il cervello del suo interlocutore in pappa, ma con il sincero scopo di aiutarlo a rimettere le sue convinzioni in gioco, convinto che il suo intervento potesse aiutarlo.

E Bastien rimase a fissarlo, ormai neanche più con l’intento di ribattere, ma con espressione vuota e persa.

-Forse questa potrebbe essere un’opportunità per decidere da solo cosa vuoi davvero. Forse non sarai mai re, o forse lo diventerai un giorno comunque, ma pensa che grazie alla decisione del re e della principessa ora sei libero di scegliere il tuo futuro. Non è una bella sensazione, avere in mano la propria vita?- concluse Max, con un grande sorriso incoraggiante ed estremamente sincero, che però non venne recepito dal duca, che sembrò svegliarsi da un sonno quando si rese conto che il discorso era finito.

-Tu… io… oh, sta zitto! Non sai nulla di me! Sei pazzo! Ti odio! Vattene!- iniziò ad additarlo, la voce piena di panico, e ad indietreggiare come se Max potesse in qualche modo infettarlo, prima di scappare via dalla scena (e probabilmente andare ad avere una crisi d’identità in un posto isolato).

Max rimase in piedi confuso e ricapitolando nella sua mente la conversazione appena avuta.

Tutti gli studenti in cortile lo fissavano.

-Ho detto qualcosa di sconveniente?- chiese preoccupato a Helios, che lo fissava a bocca aperta e occhi brillanti, e che distolse lo sguardo arrossendo appena Max si rivolse a lui.

-No! No… è stato… fighissimo- lo rassicurò, giocherellando con una ciocca di capelli.

Max gli sorrise un po’ più tranquillo, e si risedette sulla panchina, tornando al proprio cibo e controllando l’ora per assicurarsi di non essere in ritardo per la successiva lezione. Mancava ancora parecchio per fortuna.

-Immagino che avrai delle domande sul mio rapporto con il duca Borsche, ma ti posso assicurare che sono soprattutto equivoci e incomprensioni- si rivolse nuovamente a Helios, sperando di poter rattoppare qualsiasi idea si fosse fatto di lui a causa di quell’imprevisto.

-Oh, tranquillo, l’ho capito… Cioè… non voglio supporre cose, e sembri uno veramente figo… cioè, come persona… cioè… qualsiasi sia il motivo per cui tu sia qui, e per il quale conosci il duca, o la principessa… io non ti giudico, né sto assumendo nulla… ugh, Helios, datti una calmata… quello che intendo dire è che vorrei essere tuo amico a prescindere da chi tu sia… socialmente intendo… perché mi piace la tua personalità. Ecco, l’ho detto… credo di aver fatto capire il concetto- il giocherellare con i capelli di Helios divenne quasi nevrotico mentre provava a non essere un disastro sociale con il suo nuovo amico. Max lo trovò adorabile.

-Hai fatto capire il concetto. Grazie. A dire il vero sono molto in ansia per tutto. E mi ci vorrebbe davvero un amico. Anche la tua personalità mi piace- Max ridacchiò per il modo di fare di Helios. Gli ricordava appena suo fratello Denny, anche se si vedeva che fossero molto diversi in quanto a personalità (e altezza… Helios è molto più alto).

-Ne sono davvero contento!- esclamò Helios, rassicurato, con un sorriso brillante quanto il sole. E considerando il colore dei suoi capelli e il suo nome, è un paragone azzeccato.

-E comunque, sono qui perché mi sono davvero innamorato di Agaliria- aggiunse poi il ragazzo, mettendo in chiaro di essere davvero affezionato al regno. Lo aveva conquistato interamente il primo momento in cui aveva messo piede lì, anche se era andato per motivi molto controversi la prima volta.

Helios annuì, e non indagò ulteriormente.

Il resto della pausa pranzo passò senza ulteriori imprevisti, ma a Max non sfuggì che le occhiate nella sua direzione non si fermarono, e non erano neanche particolarmente discrete.

La più insistente fu però quella della ragazza francese con il fratello, che lo fissò senza pudore per tutto il tempo, finché non venne richiamata dal fratello per andare a lezione.

-Minerva, se andiamo adesso saremo sicuramente i primi- le disse a voce abbastanza alta perché anche Max lo sentisse. Probabilmente perché la sorella era troppo concentrata e non lo avrebbe ascoltato altrimenti.

-Sicuramente…- rispose lei, molto tra sé.

Max incrociò lo sguardo con lei, e, a disagio, le fece un rispettoso cenno con il capo, al quale lei rispose con un sorrisino e un saluto formale, prima di alzarsi e seguire il fratello.

Max sperò fosse una cosa positiva, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

I nobili sono parecchio imprevedibili.

 

Il resto della giornata procedette bene, ma una volta nel dormitorio, super lussuoso che sembrava uscito da un castello (e Max aveva visitato il castello reale, sapeva di cosa parlava), il ragazzo era mentalmente devastato.

Le lezioni erano pesantissime, soprattutto perché in un’altra lingua, e sentiva che la sua preparazione era meno sufficiente di quanto pensasse.

Certo, sapeva già tutte le informazioni che avevano dato a lezione di storia di Agaliria, ma era perché era un appassionato di storia e arte, quindi l’aveva studiata con particolare passione. 

Solo che il resto era stato devastante.

E dopo una cena molto frugale in compagnia di Helios, era pronto a rielaborare tutti gli appunti, preparare le lezioni del giorno successivo, e farsi qualche ora di tedesco su Duolingo prima di andare a dormire.

Giuro che questo capitolo non è sponsorizzato da Duolingo, solo che mia madre ci gioca un sacco e mi ha dato ispirazione (e di certo tutta la mia famiglia non è tenuta ostaggio dal gufetto malefico che mi ha minacciato di ucciderli se non lo sponsorizzo in questo capitolo).

Ma meme di Duolingo a parte…

Stava giusto rielaborando gli appunti guidato dalla forza d’inerzia e con gli occhi che quasi si chiudevano, quando un bussare alla finestra lo svegliò del tutto… e quasi gli fece prendere un infarto donandogli il sonno eterno.

Si girò verso la finestra convinto di trovarci Bastien venuto a vendicarsi, ma invece incrociò degli occhi vispi dietro occhiali molto spessi e quasi coperti da una zazzera di capelli castani tenuti a bada da un enorme cappello.

-Manny?!- esclamò, sorpreso, andando immediatamente alla finestra e facendo entrare il proprio ragazzo.

-Come è andato il primo giorno?- chiese lui, entrando con un salto e quasi aggredendo Max, eccitato come un bambino il giorno di Natale.

-Ti ha visto qualcuno? È rischiosissimo venirmi a trovare così, e poi… siamo al terzo piano! Stai bene? Non ti sei fatta male, vero? Ti prego non rischiare così tanto!- Max era di tutt’altro avviso, e iniziò a controllare le condizioni del ragazzo, che ridacchiando tolse la parrucca e gli occhiali, mostrando di essere in realtà una ragazza… beh… la principessa, ad essere precisi.

-Lo sai che sono abile ad intrufolarmi e uscire di nascosto. E poi so perfettamente l’ubicazione delle telecamere, i passaggi segreti, e le camere sono insonorizzate e oscurate, quindi non hai nulla da temere. Allora, come è andata? Mi dispiace per i commenti di Bastien, lo sai com’è fatto! Ugh, avrei voluto ammazzarlo quando ha iniziato ad insinuare. Ma il resto è andata bene? Com’erano le lezioni? Una passeggiata, vero? Tu sei così bravo. Oh, ti sei fatto qualche amico? Sono gentili, vero? Conosco alcuni di quei nobili e la maggior parte di loro sono brave persone molto giuste- una volta rassicurato il ragazzo, Veronika iniziò ad andare da una parte all’altra della stanza, zompettando allegra e cambiando umore così in fretta che per poco a Max non venne mal di testa.

Ma togliendogli anche tutta la stanchezza accumulata, e restituendogli le energie che aveva perso durante quella interminabile giornata.

Era come un dissennatore al contrario.

-È stata una giornata intensa, devo dirlo. Vederti all’orientamento è stato il momento più bello- flirtò, facendole un occhiolino. 

Lei gli sorrise raggiante, ricambiando con un bacio sulla guancia.

-Sono felice che ti abbia fatto piacere! Volevo farti una sorpresa, e incoraggiarti da lontano!- lo strinse forte, per trasmettergli tutta la propria energia.

-È stato davvero rassicurante!- Max la strinse forte a sua volta, felice di poterla vedere finalmente dopo tanto tempo -E mi sono fatto un amico. L’unico non nobile, si chiama Helios Krüger- raccontò poi, sorridendo nel ricordare di avere un nuovo amico.

-Oh, lo conosco! Cioè, non personalmente, ma ho visto un po’ tutte le informazioni degli studenti e lui mi sembra molto gentile. I Krüger sono artigiani da generazioni, hanno un negozio molto caratteristico e sono dei patrioti… forse non è molto carino fare ricerche sulle persone, ma voglio assicurarmi che sia tutto perfetto per questo progetto! Soprattutto per te! Bastien non ti ha dato altri problemi, vero?- Veronika si sedette sul bordo del letto, e incoraggiò Max a fare altrettanto, per parlare con più calma. Max eseguì.

E raccontò il problema sopraggiunto a pranzo, perché non aveva segreti con Veronika. Si dicevano sempre tutto senza alcun problema.

Dopo l’inizio un po’… beh… chi ha letto Corona Crew lo sa… la comunicazione tra i due era perfettamente cristallina, anche quando qualcosa da dire sembrava superfluo o imbarazzante.

E Max adorava poter parlare così liberamente con la donna che amava, anche se non stavano ancora ufficialmente insieme per non causare uno scandalo.

Anche se pubblicamente era stato confermato che i due fossero amici, e che si erano conosciuti durante i mesi passati dalla principessa a Harriswood, in incognito.

Era stata un’informazione necessaria da dare, dato che Bastien aveva sollevato un polverone.

Anche se Max non era poi così famoso nel web… per ora.

-Sei davvero incredibile, Max. L’hai proprio rimesso al suo posto! E sono sicura che il sorrisino di Minerva fosse positivo. La conosco bene, lei e il fratello sono molto in gamba. Probabilmente come me ha apprezzato il modo in cui hai rimesso Bastien al suo posto- a fine racconto, Veronika era estasiata, e sorrideva maleficamente divertita dalla figuraccia del suo ex.

-Non volevo rimetterlo al suo posto, volevo solo aiutarlo a vedere le cose da un’altra prospettiva- si difese Max, che aveva sempre le migliori intenzioni.

Veronika lo guardò con affetto.

-Lo so, liebling. Sei troppo buono per questo mondo- gli diede un dolce bacio a fior di labbra -E sarai il re migliore di Agaliria… non dire a mio padre che l’ho detto- appoggiò poi la testa sulla sua spalla, godendosi la sua compagnia.

Max le accarezzò dolcemente i capelli, guardandola con un affetto indescrivibile.

La conosceva da poco meno di due anni, e avevano passato insieme dei momenti davvero assurdi. Avevano superato ostacoli che sembravano giganteschi ed erano solo all’inizio del lungo viaggio che li avrebbe, forse, portati verso il lieto fine.

E a volte Max si chiedeva se valesse davvero la pena inseguire quel lieto fine non assicurato per cinque anni.

Ma ogni volta che qualche dubbio si infilava prepotentemente nella sua testa cercando di fargli cambiare idea, veniva immediatamente eliminato al solo guardare Veronika. Perché Max non aveva mai amato così tanto una persona, e non avrebbe mai amato così tanto una persona che non fosse lei.

Se esisteva un’anima gemella, da qualche parte, Max era certo che Veronika fosse la sua.

E avrebbe lottato con tutte le sue forze per tenerla nella sua vita.

Non aveva mentito, a Helios. Max era davvero innamorato di Agaliria.

…ma anche e soprattutto della sua principessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ah, questo capitolo fa proprio schifo, uff. È in cantiere da circa tre mesi (sì, doveva uscire prima dello speciale Ferren) quindi non riuscivo più a lavorarci, ed è troppo importante per cancellarlo e basta. Spero mi perdoniate per quanto è scritto male.

Ci saranno altri capitoli anche più brevi delle cronache di Agaliria, volevo giusto introdurre alcuni nuovi personaggi e la dinamica generale. Come avrete probabilmente intuito, Helios sarà un personaggio importante, ed infatti lo troverete nel seguito, mentre Bastien spunterà fuori di tanto in tanto a rompere le scatole.

Volevo pubblicare questo capitolo prima di Natale ma questo periodo l’ispirazione è sottoterra, complice anche il covid che ha raggiunto la famiglia e pertanto molta solitudine e ansia in quarantena. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

E chi aspetta il seguito di Corona Crew… il prologo verrà pubblicato il 1 Gennaio. Si ricomincerà l’anno con il botto.

Spero davvero di riuscire a finirlo per allora ma sono positiva di sì. Sarà piuttosto breve dopotutto.

Comunque buone feste in ritardo, spero abbiate passato un buon Natale! 

Un bacione e alla prossima (che spero sarà anche prima del primo Gennaio con Laboratorio di Filmmaking ma non posso promettere nulla) :-* 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Matrimonio bagnato, matrimonio fortunato (?) ***


Matrimonio bagnato, matrimonio fortunato (?)

 

Nota iniziale: Questa one shot si svolge dopo la conclusione della storia, e dopo il capitolo “Proposta imprevista”. Mirren e Felix passano la loro prima notte di nozze a discutere del matrimonio appena concluso.

 

La tradizione secondo cui due neo-sposi dovessero necessariamente passare una notte di fuoco da appena sposati era sempre piaciuta parecchio, a Felix. Gli sembrava romantico, adorabile e intimo. 

Ma non aveva preso in considerazione la stanchezza che avrebbe provato dopo un’intera lunghissima giornata di festa. Felix aveva 30 anni e si sentiva già un vecchio stanco che non poteva più festeggiare come una volta.

Ma almeno era un vecchio stanco sposato.

…non riusciva ancora a rendersi del tutto conto di esseri sposato per davvero con il suo migliore amico di sempre, e ogni tanto si ritrovava a guardare la fede al dito come se fosse un’illusione.

Già era stato difficile abituarsi all’anello di fidanzamento, un tempo appartenuto a nonna Rea che l’aveva passato a Mirren che l’aveva donato a lui. Adesso, con due anelli al dito, si sentiva strano. E frastornato.

E terribilmente felice.

Oltre che bagnato fradicio.

-Bagno libero, Fel- Mirren attirò la sua attenzione, uscendo dal bagno con il pigiama e asciugandosi i capelli con un asciugamano -Ti sei seriamente messo a letto bagnato come sei?- chiese poi, fulminandolo con lo sguardo nel notarlo seduto lì e fradicio.

-Ops, scusa, sono frastornato. Cambio le coperte appena mi metto in abiti più comodi- Felix sbadigliò e si alzò per dirigersi in bagno, dove fece una doccia veloce e finalmente si mise il caldo e asciutto pigiama.

Prese in mano la fede che aveva tolto per la doccia e la fissò qualche secondo prima di rimetterla al dito, con un sorrisino.

Quando tornò in camera le coperte erano già state cambiate, e Mirren era sotto di esse intento a leggere un libro, con occhi stanchi.

-Che giornata, eh?- chiese Felix, mettendosi sotto le coperte accanto a lui.

Mirren fece una smorfia insoddisfatta.

-Mmm- mugugnò, infastidito.

Aveva ancora i capelli umidicci, anche se Felix l’aveva sentito asciugarseli con il fon.

Felix iniziò a lisciarglieli, dolcemente.

Mirren si rilassò al suo tocco.

-Tu sei già riuscito ad elaborare?- chiese il biondo, trascinando Mirren più vicino e facendolo poggiare sul suo petto.

-Mi conosci, Felix, ci metterò almeno un mese ad elaborare quello che è successo- rispose Mirren, posando il libro in un angolo e abbandonandosi alle coccole.

-Intendi gli imprevisti o le cose belle?- Felix domandò chiarimenti. Con Mirren non si poteva mai sapere.

-Entrambe le cose… non riesco a credere alla fine che ha fatto la torta- la sua voce divenne molto più bassa, quasi un ringhio.

Felix ridacchiò.

-Almeno c’erano i cupcake arcobaleno. Quelli erano ottimi- Felix provò a vedere il lato positivo.

-Un temporale ci ha colto nel mezzo del primo ballo! Tutta la cerimonia era all’esterno perché “state tranquilli, non ci sarà una nuvola in cielo il 23 aprile” e abbiamo passato metà della cerimonia in mezzo all’acqua, tuoni, fulmini e saette!- insistette Mirren, iniziando ad agitarsi.

-Sposi bagnati, sposi fortunati. La nostra unione durerà per sempre- Felix gli fece un occhiolino e gli agitò il dito con la fede in faccia.

-Mio padre mi doveva accompagnare all’altare, e mi ha portato nella stanza sbagliata!- Mirren continuò l’elenco.

-Okay, questa mi era sfuggita, dato che non ero ancora arrivato neanche io- Felix scoppiò a ridere pensando alla scena.

-E durante le promesse, Petra si è messa a piangere e poi ha affermato che era troppo demoralizzata dal fatto che tu saresti diventato suo cognato- ricordò Mirren.

Felix smise di ridere, ma mantenne il sorriso.

-Lo sai che l’ha detto solo per non apparire debole per il fatto di essersi commossa- agitò la mano davanti al viso di Mirren per ignorare la questione.

-Metà degli ospiti sono venuti in abiti casual perché avevano letto male l’invito- Mirren rabbrividì pensando a quando cozzavano le persone in jeans e maglietta vicino a gente in abito elegante.

-Vabbè, dai, è stato particolare e indimenticabile- di certo alquanto originale come cerimonia.

-Stavi per imboccarmi la torta, sei inciampato e me l’hai spalmata ovunque!- Mirren si alzò dalla posizione comoda e indicò Felix in tono accusatore.

-Beh, grazie a quell’errore abbiamo capito che era avariata e quindi non l’ha mangiata nessuno e nessuno è andato in ospedale- si difese Felix, arrossendo.

-Non l’avrebbe mangiata nessuno comunque dato che Amabelle l’ha fatta cadere dopo qualche secondo nella fretta di farmi una foto completamente sporco di torta- Mirren sbuffò.

-C’erano ancora i cupcakes!- ripetè Felix, molto fiero della sua pensata.

Era stato lui a proporre di fare una torta piccola con dei cupcakes arcobaleno di accompagnamento. Mirren aveva accettato quasi subito, ma comunque era stata una buona idea tutta sua.

-Felix… nessuno ha mangiato nulla perché il catering non si è presentato a causa della pioggia!- Mirren si portò le mani al viso, devastato.

-Cos’hai contro la pizza d’asporto? Non la considero “nulla”. Abbiamo mangiato benissimo e il catering ci rimborserà un sacco di soldi- Felix provò di nuovo a trovare il lato positivo.

Mirren sospirò, e seppellì il volto nel cuscino.

Felix si sdraiò accanto a lui.

Lo conosceva perfettamente, e sapeva quanto odiasse gli imprevisti, soprattutto se capitavano nel mezzo di qualcosa a cui teneva.

E il loro matrimonio… Mirren l’aveva organizzato minuziosamente nei minimi dettagli per mesi, e Felix aveva fatto tutto quanto in suo potere per renderlo perfetto e non fare casini.

I casini non li aveva fatti, ma purtroppo il resto del mondo aveva avuto altri piani.

-Mirr…- Felix iniziò ad accarezzargli dolcemente la schiena -…mi dispiace per gli imprevisti, davvero, ma non sono così importanti. Gli imprevisti capitano, l’importante è che i momenti davvero importanti non li abbiamo persi: lo scambio delle promesse, il bacio, il primo ballo, i discorsi e il brindisi. Le persone a noi più care c’erano tutte. Il resto conta poco, non pensi?- provò a fargli mettere le cose in prospettiva.

-Ho un solo, vero, rimpianto, Felix- Mirren ruppe il silenzio dopo qualche secondo, alzando appena la testa ma non guardandolo negli occhi.

-Sono pronto a trovare il lato positivo anche qui- Felix si sfregò le mani.

-Quando ci stavamo scambiando le promesse, e Petra stava piangendo, durante il tuo discorso sono partiti dei fuochi d’artificio a caso fuori. Ecco… io non… non ho sentito quello che volevi dire- ammise Mirren, a disagio.

Oh… questo era problematico.

Felix gli prese le mani, e cercò il suo sguardo.

-Si può rimediare- gli sussurrò, raddrizzando entrambi in modo che fossero seduti dritti, e schiarendo la voce.

Aveva scritto quel discorso con cura, e ci teneva a farlo ascoltare all’amore della sua vita.

-Ho sempre pensato che il mio matrimonio avrebbe aperto un nuovo capitolo della mia vita, ma con te, Mirren, ogni tappa è stata un restauro...- cominciò a recitare, con voce profonda e carica d’amore -…il restauro di un quadro che è partito rappresentando una bellissima amicizia, si è evoluto in una relazione, una convivenza e adesso un matrimonio- Mirren lo fissava rapito, con le lacrime agli occhi. Per la prima volta dalla fine di quella giornata, accennò un sorriso che raggiunse gli occhi.

-Ma come in ogni buon restauro, la base non cambia. Si evolve, migliora, ma resta sempre la stessa. Così è la nostra relazione- Felix si sporse per prendere la fede che Mirren aveva posato sul comodino… -Sei sempre stato il mio migliore amico, e rimarrai per sempre il mio migliore amico, anche con un anello al dito- …e glielo infilò al dito, per rendere ufficiale una volta per tutte che il suo migliore amico era diventato suo marito.

-Ti amo in tutti i modi possibili, Mirren, come non potrò mai amare nessun altro. Non vedo l’ora di restaurare questo quadro per il resto delle nostre vite- concluse, dandogli un veloce ma significativo bacio sulle labbra.

Si fissarono negli occhi per qualche secondo, entrambi con le lacrime agli occhi.

-Siamo sposati…- sussurrò Mirren, dopo un po’, come se ancora non avesse del tutto afferrato il concetto.

-Siamo sposati, Mirr!- ripetè Felix, più forte, cingendolo in un abbraccio intenso.

Si erano sposati.

La cerimonia e il ricevimento erano stati disseminati di imprevisti, ma si erano sposati.

Erano marito e marito.

Felix e Mirren Durke-Hart.

Mirren fissò l’anello che Felix gli aveva messo al dito.

-Oh cielo, Felix! Siamo sposati!- finalmente anche lui sembrò rendersi conto della cosa. Si separò dall’uomo per guardarlo dritto negli occhi, e poi gli diede un profondo bacio sulle labbra.

Non contava nient’altro, in quel momento.

Tutti gli imprevisti, i problemi, l’acqua e i fulmini non erano nulla rispetto alla consapevolezza che fossero ufficialmente sposati, e lo sarebbero stati per il resto della loro vita.

-Tutta la stanchezza che provavo è sparita completamente- sussurrò Felix dopo un po’, ancora tra le braccia di Mirren, e intenzionato a starci ancora a lungo.

Suo marito ridacchiò.

-Non possiamo non onorare la tradizione della prima notte di nozze- gli diede spago, divertito, baciandolo di nuovo.

E alla fine fu davvero una notte romantica, adorabile e intima.

Con nessun nuovo imprevisto.

E un futuro all’orizzonte pieno di enormi imprevisti da superare.

…insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non avevo minimamente progettato di fare una storia sul matrimonio Ferren (almeno non prima delle tre storie che devo scrivere su Clover passione matchmaker, Amabelle raccomandata per un ruolo televisivo e Denny alla ricerca di un lavoro), e se l’avessi scritta ero convinta che sarebbe stato il matrimonio e basta, diviso in varie fasi.

Pensate che ho la bozza del discorso di Felix tra le note dal 10 Aprile 2020, cioè… WOW!

Insomma, qualcosa sul matrimonio di Mirren e Felix volevo farla, e volevo farla dolce e romantica.

Poi ho comprato il game pack di The Sims sul matrimonio… la cosa più buggata e malfunzionante del mondo… è stato troppo divertente.

E non potevo, in cuor mio, evitare di mettere nero su bianco i casini successi su The sims anche nel canon della storia. Purtroppo ho fatto pochi video su The Sims, ma il poco girato che ho l’ho messo nel video il cui link è nel titolo. Lo aggiungo anche qui: Video Youtube

Le uniche cose successe in maniera diversa tra the sims e la storia sono: la torta che non è stata distrutta ma era solo avariata, ma dovevo mantenere la continuity con il prologo di Royal Wedding; il catering che non è arrivato, perché su the sims è successo che il cibo c’era ma nessuno l’ha mangiato perché gli ospiti erano troppo occupati a stare seduti davanti ad un altare che era quello sbagliato e non quello davanti al quale si sono sposati Felix e Mirren; Brogan che ha sbagliato sala accompagnando Mirren, perché su The sims si è limitato ad accompagnare Mirren nel verso sbagliato e rispetto all’altare e ha anche camminato storto, mah; i fuochi d’artificio durante le promesse, perché su The Sims c’erano gli ospiti che facevano casino e Petra che si è messa davanti mentre riprendevo.

Il resto giuro che è successo su The Sims.

So che è un capitolo molto breve scritto in un paio d’ore, ma spero vi piaccia comunque.

Un bacione e alla prossima :-*

 

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Capitolo 8
*** Come ottenere un padre migliore (e magari tornare col tuo ex già che ci sei) ***


Come ottenere un padre migliore (e magari tornare col tuo ex già che ci sei)

 

Nota iniziale: Questa one shot si svolge dopo la conclusione della storia, quindi se non si è finito Corona Crew non conviene leggerla, perché ci saranno spoiler. Si svolge anche dopo il capitolo “Proposta imprevista”, che però verrà solo citato molto molto vagamente.

 

Clover aveva un piano.

In realtà non proprio, ma aveva un obiettivo, e la determinazione per raggiungerlo.

E sorprendentemente, alla ormai veneranda età di 27 anni, aveva anche la saggezza di ammettere quando era il caso di chiedere aiuto per qualcosa.

Lo so, è strano.

E probabilmente il suo voler chiedere aiuto a Diego, il suo ex, non era neanche un’idea del tutto saggia, ma dettagli.

Oh, giusto, meglio fare un leggero passo indietro.

Clover e Diego si erano lasciati, per tipo la quarta volta.

La loro relazione era stata un costante tira e molla, da quando si erano messi insieme circa tre anni prima, e sebbene di solito si mollassero e riprendessero nel giro di pochi giorni o al massimo qualche settimana, quella volta la separazione era stata parecchio seria, e andava avanti da Aprile.

…erano a Ottobre.

Quindi, insomma, Diego era proprio il suo ex.

Ma erano rimasti in buoni rapporti, da bravi adulti maturi quali erano.

Quindi tutto a posto, giusto?

Forse non abbastanza a posto da chiedergli un favore abbastanza serio, ma a Clover non mancava la faccia tosta, ed era meglio chiedere e subire un rifiuto che non chiedere proprio.

E quale occasione migliore del compleanno di un bambino di due anni per trovarlo allegro e pertanto convincerlo ad assecondarla nella sua nuova follia.

Ora bisognava solo trovarlo.

Chissà dove si era cacciato.

-Clover, eccoti!- la sua ricerca venne interrotta da Paola, madre del festeggiato, e una delle sue più care e importanti amiche, al momento incinta del secondo figlio.

E stranamente molto attiva nonostante non dormisse probabilmente da due anni e nove mesi, a giudicare dalle occhiaie che aveva tentato di coprire con un correttore scrauso.

-Paola, c’è qualche problema?- chiese Clover, notando che la sua amica stava facendo il muso, o almeno ci stava provando, perché era difficile per lei apparire scontenta di qualcosa.

-Sì! No! Clover…- Paola le mise le mani sulle spalle, per fare un discorso serio -Non puoi regalare a mio figlio di due anni un intero castello gonfiabile da più di mille dollari!- si lamentò, iniziando a scuotere con violenza colei che era stata la sua damigella d’onore, e madrina di Carlo.

-Oh, l’hanno montato?- chiese Clover, con tutta la calma del mondo, cercando di sbirciare fuori dalla finestra.

-Ti prego, Clover, riprenditelo prima che Carlo lo veda!- Paola iniziò a scuotere Clover più forte, agitata.

-Perché? Pensavo fosse un bel regalo. Purtroppo non c’era spazio in casa vostra, ma tanto passate qui tutti i weekend, quindi pensavo andasse bene- Clover finse di non capire il vero motivo per cui Paola stava facendo quel teatrino, e si esibì in un sorrisetto innocente.

-Clover!- Paola si lamentò, senza credere alla sua finta ignoranza -È decisamente troppo costoso, non possiamo accettare!- esplicitò chiaramente il suo problema con il regalo, lasciando andare Clover e seppellendo il volto tra le mani.

-Sono la sua madrina, è normale che spendo un po’ più degli altri. E 2 anni è un traguardo importante da festeggiare!- provò a giustificarsi Clover, che non aveva avuto molte idee su cosa fare ad un bambino così piccolo e si era fatta consigliare dalla Corona Crew.

Alla fine il gioco gonfiabile era stata l’idea più votata.

-Tranquilla, non è costato mille dollari- la rassicurò poi. Era costato ottocento dollari, una cifra accettabile per la sua ricchezza.

-Ma…- la successiva obiezione di Paola venne interrotta dall’arrivo di un bambino di due anni esagitato.

-Mamma! Mamma! Un castello!- esclamò, saltellando verso la madre, che sospirò, e si arrese finalmente al dono.

Clover sorrise gongolante, e si piegò verso il bambino.

-Ti piace il mio regalo, mostriciattolo?- chiese, giocosa.

-Sì! È bellissimo!- rispose lui, saltellando sul posto non contenendo la sua eccitazione.

-Ti piace tanto così?- Clover allargò le braccia.

-Di più. Tanto tanto così!- il bambino allargò le proprie braccia così tanto che rischiò di cadere all’indietro.

Sua madre lo afferrò al volo, e lanciò a Clover un’occhiataccia.

-Visto? Gli piace- Clover si rivolse a lei, molto soddisfatta.

Paola sospirò.

-Come si dice, Carlo?- incoraggiò il figlio a comportarsi bene.

-Grazie, zia Clo!- disse il bambino ripetendo le parole come un mantra.

-È un piacere, mostriciattolo- Clover gli scompigliò i capelli.

-Posso andare a giocarci con gli amici?- dimenticandosi subito di lei, Carlo si rivolse nuovamente alla madre, speranzoso.

-Fammi controllare se è sistemato, okay?- rispose Paola, incoraggiante ma ferma.

Era un’ottima madre, molto attenta alla salute di suo figlio.

-Non è finita qui, Clover- lanciò un’occhiata decisa verso Clover, anche se stava sorridendo, e uscì fuori per controllare le condizioni del regalo.

Clover era molto felice che il suo figlioccio avesse apprezzato, e tornò alla sua missione con un largo sorriso sulle labbra.

Sorprendentemente, ci mise meno del previsto a trovare Diego.

Sfortunatamente, non era solo.

E non sembrava stesse avendo una conversazione molto piacevole.

-Su, è stato un bel regalo. È stravagante, ma l’importante è che piaccia a Carlo, no? E poi anche Coco potrà giocarci. Ha sempre voluto un castello gonfiabile- stava dicendo Diego, in tono mite ma stanco.

-Un po’ eccessivo, comunque. Non c’è bisogno di attirare così tanto l’attenzione su di sé!- si stava lamentando la sua interlocutrice, una tale Jean qualcosa, sua ragazza da poco meno di un mese, e sua accompagnatrice a quella festa.

A Clover non piaceva, e non era la gelosia a parlare.

Jean era una compagna di università di Diego, che gli girava intorno da quando lui e Clover stavano ancora insieme. E già solo per questo meritava il biasimo della ragazza.

Inoltre era possessiva, insicura, molto falsa e manipolatrice.

…forse Clover era un po’ gelosa.

Cioè, no! 

Aveva tutto il diritto di farsi piacere chi voleva e non farsi piacere Jean.

E Jean non le piaceva perché no.

Soprattutto quando le parlava alle spalle in quel modo.

-Dai, che fastidio ti da un gonfiabile?- Diego continuò a difendere Clover, irritando maggiormente la sua nuova ragazza.

Avrebbe dovuto intuire che il fastidio non era verso il gonfiabile, ma verso chi aveva regalato tale gonfiabile.

Povero Diego, ancora così ignorante sulla psiche femminile.

Forse perché non era abituato alla gelosia.

Clover non era mai stata eccessivamente gelosa.

Almeno non in modo così infantile.

-Che poi perché è stata invitata? Non ha più nessun legame con la tua famiglia!- Jean rese più esplicito il motivo del fastidio cambiando argomento.

Diego la guardò confuso.

-È la madrina di Carlo- obiettò, continuando a difendere Clover.

Aww, che dolce ingenuo.

-E allora?! Che cambiassero madrina! Non state più insieme! È una mancanza di rispetto nei miei… nei tuoi confronti invitare la tua ex!- continuò ad obiettare Jean, con sicurezza.

-Non si può cambiare madrina, ed è la migliore amica di Paola. Comunque a me non da fastidio. È una grande casa a malapena l’ho vista, oggi- Diego cercò di chiudere l’argomento, mettendo le mani avanti.

-Beh, a me da fastidio che la tua ex continua a girarti intorno in quel modo!- esclamò furiosa Jean, con grandissima ipocrisia.

Ipocrisia? Perché?

A volte il cervello di Clover lavorava più velocemente di lei.

Osservò la ragazza qualche secondo, in particolare il suo telefono che spuntava fuori dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.

…oh.

Che ipocrita!

-Non devi temere niente. È solo un’amica di famiglia!- Diego provò a rassicurarla, anche se era palesemente stanco di quella conversazione.

Clover decise di intervenire.

Iniziava a stancarsi anche lei.

-Mi fischiano le orecchie, parlavate del mio splendido regalo di compleanno?- si introdusse nella conversazione con semplicità, facendo sobbalzare Jean.

-Oh, ciao Clover. Non ti avevo ancora vista, oggi- Diego le fece un cenno, cercando di risultare il più impassibile possibile.

Clover notò chiaramente la sua tensione, la sua preoccupazione, e una leggera irritazione al suo intervento.

-Sì, è un regalo davvero audace. Serve a compensare qualcosa?- Jean cambiò completamente il tono e i modi, diventando zuccherosa e gentile, ma lanciandole una frecciatina discreta come una palla di cannone.

-È più una dimostrazione d’affetto. Per Carlo, Paola e il resto della famiglia. Ma anche i calzini che hai regalato tu sono molto carini, mi è piaciuto soprattutto il design- Clover era sincera. Erano un bel design.

Peccato che Jean fosse prevenuta, pertanto le lanciò un’occhiataccia prendendo il suo commento come sarcastico.

-Sono un regalo utile. Diego mi ha riferito che mancavano i calzini- si difese, stringendosi al suo ragazzo con fare possessivo.

-Sì, infatti- annuì Diego, a disagio, senza guardare nessuna delle due.

-La prossima volta cercherò anche io di fare un regalo più utile che dilettevole- Clover la lasciò vincere, poi si rivolse a Diego -Posso rubarti per un minuto, devo chiederti una cosa- indicò un luogo isolato.

Diego aprì la bocca per rifiutare, probabilmente, ma Jean fu più veloce a rispondere.

-Qualsiasi cosa vuoi dirgli, puoi dirgliela davanti a me- lo strinse con più forza.

Clover alzò le spalle.

-Okay… puoi accompagnarmi al compleanno di mia madre? Ho un piano e ho bisogno di un aiutante. Avrei chiesto a Max, ma è ad Agaliria, e Denny non è in grado di sostenere un simile compito- Clover andò dritta al punto, fregandosene di come Jean avrebbe potuto interpretare la sua richiesta, ma cercando di mettere in chiaro che non fosse romantica citando due amici che erano praticamente fratelli, per lei.

Jean fraintese comunque, ascoltando e vedendo solo ciò che cercava per giustificare la sua gelosia.

-Mi dispiace, ma quel giorno siamo impegnati!- trovò una scusa al volo, fissando Clover con odio malcelato.

Diego le lanciò un’occhiata confusa.

-Wow, sai quando mia madre festeggia il compleanno? È incredibile! Sei forse una medium? O una stalker?- chiese Clover, fintamente sorpresa, dato che non aveva detto la data nella quale avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Diego.

Il commento di Clover servì a zittire Jean abbastanza da permettere a Diego finalmente di parlare.

-Scusa, Clover, ma non mi sembra il caso. E poi sai che i tuoi genitori non sono proprio molto accoglienti nei miei confronti- cercò di rifiutare, con fermezza, anche se la sua voce tremava e sembrava parecchio in difficoltà.

-È per questo che volevo chiedere a te. Ho bisogno di qualcuno che distragga mio padre e Aloe, e tu sei la scelta più indicata. Ho chiesto anche ad Amabelle, ma è da suo padre questo mese, per quello stage attoriale- spiegò Clover, alzando le spalle.

-Non hai sentito?! Siamo impegnati!- provò ad obiettare Jean, con un filo di voce.

-Mathi?- propose Diego.

Clover scosse la testa.

-Sarebbe un disastro. E prima che tu me lo chieda: Petra è da Amabelle, Felix e Mirren proprio quel giorno vanno a scegliere la sala per la cerimonia, Norman è ovviamente a lavoro, non potrei mai chiedere a Paola una cosa del genere, è troppo buona, e non ho altri amici- spiegò, stroncando sul nascere ogni possibile obiezione.

-E Diego è impegnato con me! Non è colpa nostra se non hai amici!- Jean obiettò con più forza, fulminando Clover con lo sguardo.

-Se Diego è impegnato non ci posso fare niente, ma la proposta la faccio comunque- Clover alzò le spalle, senza scomporsi -Inviterei anche te ma già portare una persona è rischioso- aggiunse poi, porgendo metaforicamente l’altra guancia per evitare ulteriori discussioni.

Anche se Jean non se la meritava.

-Beh, noi siamo impegnati, fine. Chiedi a qualcun altro- Jean decise di chiudere la conversazione, e iniziò a trascinare Diego via da lì.

-Qual è il motivo per il quale vuoi che ti accompagni? Che devi fare?- Diego non si fece trascinare, e squadrò Clover con sospetto.

-Sono informazioni riservate. Se non lo fossero state avrei assunto qualcuno per il ruolo, ma se il diciassette siete impegnati va bene, non voglio insistere- Clover alzò le mani, abbandonando la sua richiesta.

Diego aprì la bocca per obiettare qualcosa, ma Jean fu più veloce.

-Sì! Il diciassette siamo impegnati! Mi dispiace!- affermò con convinzione.

-Proprio il diciassette? Non potete spostare al quindici, sedici o diciotto?- Clover fece il muso.

-Tesoro…- Diego provò ad obiettare, rivolto a Jean, che lo interruppe di nuovo.

-No! Solo il diciassette! È una cosa da diciassette!- mentì, spudoratamente.

-Ottimo, quindi il quindici Diego è libero per il compleanno di mia madre- Clover sorrise angelica, dimostrando di averla ampiamente fregata dandole di proposito la data sbagliata.

Diego sospirò. Si aspettava quel colpo di scena, dato che ricordava la data del compleanno della madre di Clover.

Jean era di sasso.

Ci furono alcuni secondi di silenzio.

Poi Jean esplose.

-Ma si può sapere cosa vuoi dal mio ragazzo?! Hai avuto la tua occasione, ora smetti di girargli intorno! Non verrà con te ad un appuntamento per il compleanno di tua madre! Già è tanto che ti invitino ancora a questi eventi. Che mancanza totale di rispetto!- iniziò a sbottare contro Clover tutto quello che pensava di lei, senza filtri né di parole, né di volume.

Clover non avrebbe avuto problemi a farla continuare all’infinito fregandosene di ciò che diceva, ma era nel mezzo del compleanno di un bambino di due anni. Non il luogo migliore dove fare scenate e attirare l’attenzione.

-Hey, calmati, non mi sembra il caso di…- provò a fermarla, guardandosi intorno sperando di non aver attirato l’attenzione di Carlo.

-Non dirmi di calmarmi. È tutta colpa tua! Sei tu che provochi e poi le altre persone fanno brutta figura! Non state insieme! Tu non sei nessuno! Brutta…- la ragazza continuò ad urlare.

-Jean…- Diego provò a fermarla, preoccupato quanto Clover.

-Che fai, eh, la difendi anche?! Lo sapevo che eri ancora innamorato di lei! Mi porti a questa festa per farmi conoscere la tua famiglia e poi mi tradisci alla luce del sole con la tua ex!- Jean cambiò oggetto per la sua rabbia.

E fu in quel momento, nell’assistere ad attacchi indirizzati ad una persona che non c’entrava assolutamente nulla e non aveva colpe, che Clover perse il contegno.

-Ehi, non accusare Diego di una cosa che stai facendo tu!- sbottò, difendendo il suo ex, e non dosando le parole.

Probabilmente non avrebbe dovuto scaldarsi tanto per non far arrabbiare ulteriormente Jean.

E sicuramente non avrebbe dovuto rivelare quell’informazione in quel modo.

Ma la sua ipocrisia era frustrante, e se c’era una cosa che Clover non tollerava era il tradimento.

E, comunque, ottenne il risultato sperato, perché Jean si ammutolì completamente, impallidì, e si girò verso Clover, portando inconsciamente la mano al telefono.

Ah, beccata!

-C_Cosa? Che intendi dire con questo? Jean?- Diego, la vera vittima di tutto il discorso, si rivolse incredulo alla sua ragazza, che boccheggiò qualche secondo, facendo saettare gli occhi da una parte all’altra in cerca di una via di fuga da quella situazione.

Clover era pronta a scommettere tutti i suoi soldi che avrebbe rigirato la situazione accusando Diego di credere alla sua ex gelosa e non a lei.

-Che… che stai dicendo?! Io non… non ho fatto niente! Che fai, adesso?! Credi alle stupide parole false della tua ex gelosa e non a me?!- disse infatti, come da copione. Wow, sembrava un episodio di Gorgeous. Clover avrebbe dovuto condividere l’aneddoto con Veronika, più tardi.

-Non ho detto questo, ma…- Diego faceva passare lo sguardo tra Clover e Jean come un animale in trappola.

E Clover si pentì amaramente di essersi lasciata sfuggire l’informazione in quel modo.

Fece un metaforico e letterale passo indietro.

-Vi lascio parlare con calma- cercò una via di fuga da quella situazione, e la trovò in Coco e Oliver che sembravano litigare poco distante.

-Ehi, non c’è niente di cui parlare. Ammetti di aver detto una sciocchezza e poi vattene dalle nostre…- Jean provò ad obiettare, ma questa volta fu Diego ad interrompere lei.

-Preferirei che parlassimo da soli, Jean- iniziando a trascinarla, non forzatamente, verso un luogo più isolato.

Clover tirò un profondo sospiro mentale, e decise di non pensare alla situazione di Diego.

Gli avrebbe chiesto scusa per messaggio, più tardi, e poi avrebbe dimenticato la situazione.

Anche se meritava di sapere che la sua ragazza lo aveva tradito con il proprio ex, almeno una volta, il giorno prima, come era risultato ovvio e palese ad un’occhiata approfondita.

A volte il suo dono era una maledizione.

Il resto della giornata passò bene, anche se non vide Diego e Jean per il resto del compleanno.

Meglio così.

Però la sua proposta restava in piedi.

 

-Sono qui solo perché mi hai promesso che a fine giornata annunceremo finalmente che ci siamo lasciati! E per il cibo gratis- le aveva detto Diego appena si erano ritrovati davanti alla vecchia casa di Clover.

In effetti, un dettaglio che Clover aveva omesso mentre faceva la proposta a Diego, per non far arrabbiare ulteriormente Jean, era stato che il motivo principale per il quale Diego era la persona migliore da portare al compleanno di sua madre era che ufficialmente stavano ancora insieme, almeno per la famiglia di Clover.

Avevano deciso di comune accordo di non dire subito della separazione ai genitori di Clover, perché le altre volte si erano poi rimessi insieme quasi subito ed era stato imbarazzante.

Adesso… ormai era parecchio che si erano lasciati, e Diego stava con un’altra, quindi era proprio il caso di annunciarlo e togliersi quel cerotto, ufficializzando che no, questa volta non si sarebbero più messi insieme, era finita.

Clover cercò di non pensare a quel dettaglio, e di concentrarsi sulla missione che necessitava di Diego per funzionare.

Che sarebbe iniziata a momenti. Tutto era pronto, erano entrambi in posizione, e Clover aveva anche acquistato degli auricolari professionali da spia che stava usando con il suo ex.

-Quindi il tuo piano è usarmi per distrarre l’attenzione di Aloe e tuo padre mentre tu chiudi tua madre nella serra con il padre di Max per un tempo indefinito finché non si rendono conto dei loro sentimenti così tua madre poi lascerà tuo padre, sposerà Rich, e tu diventerai sorellastra di Max e Denny?- ricapitolò Diego, controllando se l’auricolare funzionasse.

-Detto così suona stupido, ma sì, in breve- rispose Clover, sottovoce. Era nascosta tra i cespugli e aspettava che sua madre entrasse nella serra.

Sarebbe successo sicuramente, prima o poi, per portare da mangiare a Rich, come faceva sempre.

-È un’idea stupida, Clover! O forse dovrei chiamarti Amabelle?- la prese in giro Diego, già stanco prima ancora che iniziassero.

-Non paragonarmi a lei! Io lo faccio per una giustissima causa!- si difese Clover, decisa. Essere paragonata ad Amabelle le provocava un brivido lungo la spina dorsale.

-Trasformare tua madre in una traditrice?- continuò a provocarla Diego, in tono divertito ma anche un po’ freddo.

-Ehi, non osare! Non è tradimento se non prova assolutamente nulla per il marito, lui la tradisce costantemente con un considerevole numero di amanti, e lei lo lascia per stare con la persona della quale si è innamorata!- provò ad obiettare Clover.

-…è tradimento comunque, anche se non nego abbia delle attenuanti. Ma sarebbe meglio lasciare la persona prima di tradirla. Così… per dire- Diego le fece notare delle evidenti falle nel piano, e obiettivamente non aveva tutti i torti.

Ma la madre di Clover era un caso a parte, okay? Era difficile che lasciasse e basta. 

-Concordo completamente, ma mia madre ha bisogno di una spinta! Mali estremi richiedono estremi rimedi- concluse il discorso, categorica.

Anche se effettivamente il suo piano andava contro ogni cosa in cui credeva.

Diego rimase zitto qualche secondo.

-…okay, e come posso distrarre tuo padre e tua sorella?- alla fine decise di stare dalla parte di Clover, anche se sembrava ancora piccato.

Probabilmente tutto quel parlare di tradimenti gli aveva fatto tornare in mente la sua ragazza.

Chissà se avevano chiarito? 

Probabilmente sì, perché Diego non aveva annunciato di averla lasciata.

Forse l’aveva perdonata?

O lei aveva mentito dicendo di non averlo tradito e che Clover diceva bugie?

Qualsiasi fosse la risposta, a Clover non doveva importare.

Oppure sì…?

Non stavano più insieme, okay, ma erano ancora amici.

Clover l’avrebbe detto ai suoi amici se il loro partner li avesse traditi.

Poi il fatto che le altre coppie della Corona Crew fossero anime gemelle totali che mai avrebbero tradito (Mirren e Felix stavano anche per sposarsi) era un altro discorso.

-Sii te stesso, come fai farai bene- lo incoraggiò Clover, convinta.

-Non so se essere onorato o offeso- borbottò Diego.

-Oh, e non farti sgamare mentre parli con me!- gli fece presente poi Clover.

-Sì, sì, capito. Dimmi tu quando cominciare con la distrazione. Non voglio attirare l’attenzione prima di allora- Diego era a disagio, chiaramente.

-Sì sì, appena mamma passa da queste…- proprio mentre Clover stava dicendo la frase, sua madre passò davanti al cespuglio dove la rgazza era nascosta, con un piatto di porcellana in mano pieno di cibo delizioso, e occhi brillanti.

Entrò nella serra dove Rich stava lavorando.

E Clover si affrettò a chiuderli dentro.

-L’aquila è nel nido!- disse a Diego.

-Cosa?- rispose lui, confuso.

-Il pesce è nella rete!- replicò Clover.

-Okay… non capisco- 

-Uffa! Mia madre è stata adescata e rinchiusa, e tu devi distrarre mio padre e mia sorella- Clover spiegò in modo più dettagliato.

-E dire solo questo era troppo difficile?- si lamentò Diego.

-Sei noioso- 

-Tu sei strana- 

-Strana io?! Ma quando mai!- Clover alzò gli occhi al cielo e si rimise in posizione, anche se non riuscì a trattenere un sorrisino. Le era mancato battibeccare con Diego in quel modo.

-Sul serio, Amabelle, esci da questo corpo- esclamò Diego in tono enfatico.

-Blasfemo!- a Clover venne un altro brivido ad essere paragonata ad Amabelle.

-Chiudo, devo andare a parlare a tuo padre delle sue politiche aziendali fallimentari- Diego iniziò ad attuare il piano per il quale era stato trascinato lì.

-Ohhh, darei oro per assistere!- Clover lo lasciò andare.

Ed effettivamente aveva dato oro (circa) e riuscì non ad assistere, ma ad ascoltare quasi tutta la disastrosa conversazione tramite l’auricolare.

E fu così d’intrattenimento che non si accorse minimamente che qualcosa di strano stava accadendo nella serra rigorosamente chiusa.

Almeno finché Diego non si zittì.

-Ehm… splendore?- sussurrò, tirando fuori un soprannome che Clover non sentiva da parecchio, e le fece saltare il cuore nel petto.

-Che c’è?- chiese, confusa.

-Tua madre è appena tornata al tavolo, e sembra parecchio turbata anche se impeccabile- rispose Diego.

-Aspetta, cosa?!- Clover lanciò un’occhiata verso la serra, e incrociò gli occhi di Rich, alias il padre di Max e Denny, alias il suo futuro padre, almeno nei suoi piani.

Che era appoggiato al muro della serra, e l’aveva beccata in pieno.

-Qualcosa è andato storto- sussurrò, alzandosi in piedi e cercando di non dare a vedere di essere stata completamente beccata.

-Buon pomeriggio, Clover, come stai?- chiese Rich, attirando la sua attenzione e incoraggiandola ad avvicinarsi.

Aveva il solito sorriso incoraggiante e gentile, ma le sue spalle erano rigide, e gli occhi velati di leggera tristezza.

-Ah, ho finalmente ritrovato l’orecchino che stavo cercando!- Clover si inventò una scusa al volo per la sua presenza lì, prima di rivolgersi al giardiniere -Ciao, Rich! Come va il lavoro? Hai mangiato qualcosa? Vuoi che ti porto qualcosa? Vuoi che porti mia madre che ti porti qualcosa?- Clover fece la finta tonta.

-Ho progettato questa serra da zero, e l’ho costruita con le mie mani, senza aiuto, pezzo dopo pezzo…- cominciò a spiegare Rich, senza rispondere a nessuna delle domande di Clover.

-Ed è una bellissima serra, sai quanto apprezzo il tuo lavoro- Clover gli sorrise e osservò attentamente il piccolo edificio cercando dove avesse sbagliato. Eppure appariva completamente sbarrato. Come erano usciti?!

-E… mi dispiace dirtelo, Clover, ma sono vicino di casa di Amabelle da quando è nata, so come uscire fuori da eventuali bravate del suo genere- Rich le sorrise dispiaciuto, e Clover intuì che non era stata solo beccata, ma anche programmata. 

Wow, che smacco!

-Che bravate?- Clover fece la finta tonta, rabbrividendo di nuovo per essere paragonata ad Amabelle.

-Sgamata in pieno- le sussurrò Diego all’orecchio, che stava sentendo tutto.

Clover si trattenne a stento dal mandarlo in un posto poco carino.

-C’è qualcosa che ti turba, Clover?- Rich le si avvicinò, e le mise una mano sulla spalla, ignaro del disturbatore.

-Non c’è niente che mi turbi, Rich, davvero. Okay, ammetto di aver fatto una cosa un po’ discutibile, ma era solo uno scherzo. Mi dispiace, e si è risolto subito- Clover rinunciò all’idea di fare finta di niente, e cercò di giustificare e difendere il suo gesto, mettendo, letteralmente e metaforicamente, le mani avanti.

-Senti… apprezzo che tu…- Rich esitò, riflettendo bene sulle sue successive parole -…so quanto tu sia in gamba quando si tratta di leggere gli altri, e non nego che tua madre sia una donna meravigliosa, ma… Clover…- dal tono di voce era chiaro che stesse per fare un discorsetto da padre.

E sebbene Clover lo volesse come genitore, non le sembrava giusto che lui le facesse un discorso da padre senza esserlo effettivamente diventato e senza avere intenzione di diventarlo, come era chiaro dalle sue parole e dai suoi gesti.

Uffa, aveva anche implicitamente ammesso di essere innamorato di sua madre! Che stava aspettando?!

-Era solo un tentativo! Chiudere due persone insieme non le forza a fare nulla! Non ho mica drogato il cibo! Era solo…- Clover lo interruppe e si difese più a spada tratta.

-In effetti non è neanche lontanamente comparabile alle bravate di Amabelle- la difese Diego, al suo orecchio, un po’ tra sé.

Ecco, se lo diceva anche Diego…!

-Lo so, Clover, non serve metterti sulla difensiva, non ti sto accusando o criticando, cerco solo di spiegarti…- Rich aveva un tono calmo e rassicurante.

Clover non aveva intenzione di subire questa inevitabile paternale, e lo interruppe di nuovo.

-Non c’è niente da spiegarmi! Lo so che è stato infantile, e stupido, ma mi sono stancata di vedere mia madre infelice solo perché non ha il coraggio di liberarsi da questo rapporto tossico! E speravo che tu avresti potuto aiutarla- sbottò, mettendo più in chiaro il suo intento, per dimostrare a sé stessa, e a Rich, e a Diego, che le sue intenzioni erano le migliori possibili, e non aveva secondi fini egoisti e inconsci.

Rich esitò qualche secondo prima di rispondere, ma alla fine si decise a farlo.

-Non… non è compito di nessuno aiutarla. Lei è l’unica che possa aiutarsi- disse con calma, e una certa tristezza.

Quelle parole furono come una pugnalata nello stomaco di Clover.

-Se non ti importa di lei puoi tirartene fuori, ma io…- strinse i denti, seccata nel vedere Rich così arrendevole. Forse l’aveva giudicato male e non teneva davvero a sua madre, se non aveva intenzione di aiutarla.

Questa volta fu lui ad interromperla.

-No, Clover, hai frainteso. Io… io vorrei tanto aiutarla, e ci ho provato, anche se non nel modo che intendi tu. E se un giorno ne avrà bisogno la aiuterò ancora, e ancora, ma né io né tu possiamo aiutare una persona che non vuole essere aiutata. È triste, ma è una sua scelta. E devi permetterle di scegliere, anche se magari non è la scelta migliore per lei. È giusto starle accanto e aiutarla al meglio, ma non puoi forzare una scelta che non ha intenzione di compiere. E non puoi sapere i motivi profondi delle sue scelte. Ogni persona ha un modo infinito dentro di sé- le spiegò, finalmente riuscendo ad esprimere il concetto che dall’inizio cercava di trasmetterle, e non con la paternale che Clover si aspettava.

Era onestamente una buona visione della cosa.

Una triste ma purtroppo molto reale.

Non si può aiutare qualcuno che non fa uno sforzo per voler stare meglio.

E la madre di Clover… lei non voleva stare meglio, non voleva aiuto, ed erano anni che accettava passivamente una vita che la faceva stare male senza fare nulla per cambiare la situazione. Senza volere in alcun modo cambiare questa situazione.

E questo non significava che quello che viveva fosse giusto perché era lei a sceglierlo, e che non bisogna supportare qualcuno in difficoltà. Ma l’aiuto esterno può portare solo fino ad un certo punto, e il vero cambiamento comincia dall’interno della persona.

Dopo parecchi secondi di silenzio, Clover sospirò, e abbassò la testa, sconfitta. 

-…capisco, Signor Sleefing- fece un passo indietro, ammettendo che la non-paternale le aveva fatto rivalutare molto la faccenda.

-Ti prego, Clover, continua a chiamarmi Rich- la incoraggiò Rich, amichevole.

Era veramente un angelo di uomo!

La persona che Clover avrebbe voluto al fianco di sua madre.

-Vorrei solo che si rendesse conto che… che può avere così tanto. Vorrei… vorrei che almeno lei riuscisse ad avere ciò che…- Clover iniziò a borbottare, delusa dal non essere riuscita a raggiungere il suo obiettivo, e che probabilmente non ci sarebbe riuscita neanche in futuro. Smise di parlare prima di dire una cosa che non voleva assolutamente ammettere, neanche a sé stessa.

Dopo qualche secondo in cui probabilmente Rich stava aspettando che finisse la frase, l’uomo ruppe il silenzio.

-Posso farti una domanda, Clover? Sei libera di non rispondermi- chiese con attenzione, come se temesse di ferirla.

-Certo, qualsiasi cosa, Rich- Clover lo incoraggiò, cercando di apparire sicura, come sempre.

Non voleva mostrarsi vulnerabile.

Alla fine non erano affari suoi cosa faceva sua madre, no? Aveva tentato. Aveva fallito. Fine.

-Questo tuo tentativo disperato… ha a che fare con Diego? È successo qualcosa, tra voi?- chiese Rich, timoroso.

E colpì Clover dritto nel segno, togliendole quasi il respiro, e facendole rendere conto di ciò che non voleva ammettere neanche a sé stessa.

Clover non rispose.

E tornò presto alla festa, facendo finta di niente, e cercando di non mostrare il suo turbamento.

 

Era quasi ormai giunto il momento della torta, e Clover non aveva più tentato assolutamente nulla.

Quello della serra era stato un unico tentativo che sapeva fin dal principio sarebbe stato inutile, e le parole di Rich, colui che mai sarebbe diventato davvero suo padre, l’avevano convinta a non tentare nient’altro.

-Mi fa strano vederti così poco combattiva- commentò Diego, raggiungendola sulle scale dell’ingresso, con in mano un piatto di pasticcini e un bicchiere di champagne.

Clover sorrise divertita all’immagine.

-Non mentivi dicendo che sei qui soprattutto per il cibo- osservò, notando quanto si stesse godendo il buffet, e cambiando bruscamente argomento.

-E quando mi ricapita di mangiare cibo da ricchi di questo tipo- Diego si sedette accanto a lei, e assaporò con gusto un pasticcino, enfatizzando molto il suo apprezzamento.

Il sorriso di Clover si allargò. Diego era davvero divertente.

-Ti capiterà al matrimonio di Felix e Mirren, sicuramente. Quei due non baderanno a spese- Clover gli fece un occhiolino complice.

Se avete letto il capitolo scorso, sapete come sarebbe andata a finire con il catering, quindi è una fortuna che Diego si stesse godendo quel pasto.

-Ultimamente mangio troppo. Forse dovrei mettermi a dieta- borbottò Diego, osservandosi appena un po’ a disagio.

Clover inarcò un sopracciglio, e squadrò Diego confusa.

-A me sembri sempre un figurino. Non hai bisogno di dieta. Anzi, con tutto lo studio che fai ultimamente hai bisogno di mangiare abbastanza. Cibo per il cervello- decretò, decisa, prendendo un pasticcino e portandoglielo all bocca per convincerlo a mangiarlo.

-Il tirocinio è effettivamente piuttosto duro, ultimamente- ammise Diego, facendosi imboccare prima che Clover potesse rendersi conto di quanto da fidanzata fosse quel gesto.

-Ma non parliamo di cibo, che tua nonna mi ha tenuto almeno un’ora, l’altro giorno, perché mi vede sciupata- Clover provò a cambiare argomento, rendendosi conto della cosa e ritirando velocemente la mano al petto.

-Concordo con lei, onestamente- borbottò Diego. 

Clover lo ignorò perché non voleva avere un’altra discussione di un’ora sulla questione.

-Allora, quando vuoi farlo?- andò al punto.

Diego cadde dalle nuvole.

-Fare cosa?- chiese sinceramente confuso.

-L’annuncio. Il motivo principale per il quale sei qui. Io direi di farlo prima della torta così poi mia madre si consola. È l’unica che non sarà super felice della notizia- Clover si spiegò meglio, senza guardarlo direttamente per non dare vie le sue emozioni al riguardo.

Cercava di mantenere un tono completamente impassibile, ma era consapevole che Diego fosse una delle poche persone capace di leggere i suoi atteggiamenti.

Era uno dei motivi che li avevano spinti a lasciarsi.

…forse.

Clover non riusciva a ricordare perché si fossero lasciati, onestamente.

Ma era successo, ed era il caso di dirlo a tutti così da chiudere definitivamente questa storia.

-Non so… sicura di volerlo fare oggi? Non mi va di rovinare il compleanno a tua madre. Sembra già abbastanza giù- Diego iniziò a battere gli indici tra loro, un po’ a disagio.

Per un momento il cuore di Clover ebbe un guizzo.

Speranza.

Sollievo.

Soddisfazione.

Aprì la bocca velocemente per concordare e iniziare a giustificare con un lungo discorso i motivi per i quali fosse meglio aspettare a rendere la loro separazione ufficiale e definitiva.

Ma si interruppe, ricordando le parole di suo padre.

No, non il tipo che le aveva dato la vita, ma quello che lei aveva scelto come padre.

La domanda alla quale non aveva voluto rispondere, che le aveva fatto capire tante cose molto brutte.

Tipo che il suo rimandare non aveva a che fare con i motivi razionali e logici che si ripeteva sempre, ma con un’emozione interna a lei che aveva cercato di seppellire in fondo al cuore.

Un’emozione che non riusciva ad archiviare, anche se sapeva fosse il caso di farlo.

-Diego, è meglio dirlo- obiettò infine, con estrema difficoltà.

-Perché tanta fretta?- provò a chiedere Diego, stringendo le mani tra loro e cercando di non mostrare la sua evidente incertezza.

-Penso solo sia meglio prima che dopo. Insomma, tu hai una ragazza, ed è meglio… è meglio chiudere una volta per tutte la questione, sai, anche… anche per noi, Diego- Clover cercò di mantenere un tono casuale, ma il suo stomaco si stava restringendo, e la gola iniziava a chiudersi, mentre si rendeva conto che era davvero vicina alla fine, questa volta per davvero.

Erano mesi che lei e Diego non stavano più insieme, ma sembrava che si stessero lasciando in quel momento.

E Clover non era pronta.

No, non era mai stata pronta a lasciarlo.

Perché si erano lasciati?! 

Qualcosa riguardo a lei che non era pronta per una relazione seria.

Diego che era troppo impegnato.

Lei che non era alla sua altezza.

Lui che era troppo appiccicoso.

Delle sciocchezze astronomiche.

E ora aveva perso Diego per sempre.

Lei voleva del tempo.

Ma ora il tempo era troppo.

E non aveva mai messo in conto che quella separazione sarebbe stata l’ultima e definitiva.

-Clover…- la voce di Diego, così come la sua mano che prese quella di Clover, distolsero quest’ultima dai suoi pensieri, facendola tornare in sé.

Si scansò dalla presa del suo ex, e si alzò in piedi.

-Allora, direi di farlo adesso, così ce lo leviamo e possiamo andarcene. Non ne posso più di stare qui!- iniziò a mettergli fretta, incoraggiandolo a seguirla.

-Clover… possiamo parlare un attimo?- Diego non si alzò, anzi, si mise più comodo, e incoraggiò Clover a sedersi di nuovo accanto a lui.

Il primo istinto di Clover era di alzare un muro e fare finta di niente per proteggersi.

Ma non aveva mai portato a nulla, e Clover stava cercando in tutti i modi di migliorare questo aspetto del suo carattere.

Pertanto sospirò, e si sedette accanto a Diego.

-Di cosa?- chiese, non tanto perché non avesse un’idea di cosa le volesse dire, ma perché non avrebbe saputo da dove cominciare, e preferiva che fosse Diego a farlo.

-Non… io non voglio dirlo- ammise quindi Diego, dopo qualche secondo di esitazione.

Il cuore di Clover ebbe un altro guizzo.

Ma cercò di estinguerlo in fretta.

-Pensavo non vedessi l’ora di chiudere definitivamente la relazione. Perché vuoi aspettare ancora? - il tono di Clover non era sulla difensiva, era sinceramente convinta che Diego non vedesse l’ora di chiudere definitivamente la loro storia.

Era andato avanti dopotutto.

Con una ragazza discutibile, ma chi era Clover per giudicare.

Sicuramente la vedeva con occhi gelosi.

-Voglio aspettare probabilmente per lo stesso motivo per cui tu vuoi sbrigarti nell’ammettere la situazione il prima possibile- rispose Diego, criptico.

Clover alzò le spalle.

-Ovvero?- chiese, senza capire.

-Clover… perché vuoi dirlo adesso?- Diego cercò di far aprire Clover e far parlare un po’ lei.

-Per chiudere la questione, Diego!- ripetè lei, decisa a non dire altro.

-Perché vuoi chiuderla?- insistette il suo ex.

-Pensavo fossi un medico, non uno psicologo- Clover iniziò inconsciamente ad innalzare il solito muro

-Ho fatto un esame di psicologia, in effetti- e Diego era diventato piuttosto bravo a buttarlo già con commenti sarcastici e divertenti.

-Diego…- si lamentò Clover, poi si prese la testa tra le mani -Voglio chiudere la questione perché hai una ragazza, sei andato avanti, e voglio riuscire ad andare avanti anche io- alla fine iniziò ad ammettere.

-Clover…- Diego le si avvicinò, ma Clover lo interruppe, perché ormai la diga era stata abbattuta e le parole iniziavano ad uscire dagli argini e inondare il suo ex ragazzo.

-Perché non riesco ad andare avanti. Perché io… io ti amo ancora, Diego. Non pensavo… non mi ero resa conto che fosse finita davvero, e ora che me ne sono resa conto, ho bisogno di sentirlo concretamente, o non riuscirò mai a…- Clover iniziava a parlare a raffica, e non riusciva ad avere un tono impassibile.

-Clover…- Diego le mise una mano sulla spalla, confortante.

Lei si ritirò.

Le sembrava ingiusto nei suoi confronti.

-Mi dispiace, Diego! Mi dispiace di amarti ancora! E di averti trascinato in questo casino! E di non essere ancora un’adulta a ventisette anni suonati. Sono un disastro su tutta la linea!- si lamentò, e si scusò sentitamente per le sue tremende mancanze -E mi dispiace anche di aver fatto l’acida gelosa al compleanno di Carlo, con Jean. Non… non mi dovevo permettere- aggiunse poi, rendendosi conto che la sua gelosia l’aveva resa tremendamente inopportuna.

-Acida gelosa? Stai parlando di Jean, non di te, vero?- Diego obiettò, alzando la voce seccato.

-Su, non parlare così della tua ragazza- lo rimproverò Clover, più per non darsi false speranze che per altro. Dato che Jean si era comportata molto peggio di Clover.

-Clover… a proposito di…- Diego provò nuovamente a parlare, ma la ragazza era troppo presa dalle sue realizzazioni per rendersene conto.

Non lo interrompeva con cattiveria, era solo molto agitata, vulnerabile, e si detestava per questo quindi stava cercando di tirare tutto fuori il più in fretta possibile.

-Che poi non aveva tutti i torti, no? Dato che eccomi qui a confessarti i miei sentimenti come se sperassi che potresti mai tornare con me! Ma non lo sto facendo per questo, lo giuro. Ma era giusto che lo sapessi, e… sono una persona davvero orribile! Io li odio i tradimenti, ed eccomi qui a sperare che mia madre tradisca mio padre per giustificare a me stessa l’amore che provo per un ragazzo fidanzato…- Clover era decisamente un fiume in piena che non sembrava avere intenzione di ritirarsi presto.

Diego la prese fermamente per le spalle.

-Io e Jean ci siamo lasciati!- le urlò praticamente addosso, per attirare la sua attenzione.

Il fiume venne svuotato completamente e Clover rimase in silenzio a bocca aperta.

Per circa dieci secondi.

-Mi dispiace tanto, Diego! Cioè… non mi dispiace poi tantissimo, ma mi dispiace per te. E mi sento in colpa. È a causa di quello che ho detto alla festa?- chiese Clover, cautamente.

Il suo cuore stava ballando la samba, ma non voleva darlo a vedere, perché non era giusto esultare tanto per una rottura.

E poi non significava che lei e Diego sarebbero tornati insieme di default.

-Anche… sai, dopo che tu hai buttato quella bomba, e, tra parentesi, non è stato molto carino…- Diego finalmente riuscì a parlare.

-Ho già chiesto scusa duemila volte- lo interruppe Clover, mettendo in chiaro la cosa.

-Sì, lo so…- Diego agitò la mano davanti a lui per chiudere la questione, e continuò con l’annuncio -…comunque, dopo che hai droppato quella bomba ho chiesto chiarimenti a Jean riguardo quel presunto tradimento. Non volevo andarle contro o altro, ma fare un discorso tranquillo e pacato e provare a risolvere la situazione- 

-Mi sembra giusto- Clover apprezzava molto che Diego cercasse un dialogo per chiarire le cose. Su questo si trovavano da sempre, anche se non sempre erano riusciti a parlare.

-E vuoi sapere la cosa più divertente? Lei non ha negato, e la sua difesa è stata che era tutta colpa mia, perché io la stavo ignorando, e trascurando, ed ero ancora follemente innamorato di te quindi ero stato io il primo a tradire, e dovevo sentirmi fortunato che lei avesse deciso di perdonarmi- raccontò Diego, con una risatina incredula.

-Oh cielo che stro…- iniziò ad infiammarsi Clover.

-Sì, beh… il tradimento emotivo è una cosa che esiste, ed è una brutta bestia- Diego ammise che Jean non aveva avuto tutti i torti, ma Clover non era dello stesso avviso.

-Sì, ma… poteva parlarne con te invece di andare a letto con il suo ex. Non è una giustificazione! Se stava tanto male e voleva continuare a stare con te parlarne pacatamente era la scelta migliore!- esclamò con ovvietà.

-Sei brava a dare consigli agli altri e non essere la prima a seguirli- borbottò Diego, accennando un sorrisino.

-Sto migliorando, okay?! Siamo parlando, adesso- Clover alzò le spalle.

-Già… sai, Clover… quando mi ha detto quelle cose mi sono reso conto che aveva ragione, e io stavo tradendo una persona, senza neanche rendermene conto- Diego tornò serio, e continuò il discorso, iniziando a torturarsi le dita.

-I tradimenti emotivi sono una faccenda complicata. I sentimenti sono difficili da controllare e…- Clover provò a giustificarlo.

-Non stavo tradendo emotivamente, ma fisicamente- obiettò Diego, interrompendola subito.

-…che?- Clover non stava capendo, ma il suo cuore iniziò a battere furiosamente, riempendosi di speranza. Probabilmente aveva già capito, inconsciamente, ma non riusciva a crederci.

-Stavo tradendo te, Clover. Con lei- si spiegò Diego, prendendole le mani tra le sue e avvicinandosi con un timido sorriso.

Clover era senza parole, completamente ammutolita.

-Perché neanche io ho mai smesso di amarti, splendore. E non so se riuscirò mai a smettere. E appena me ne sono reso conto, l’ho lasciata seduta stante, non volendo più continuare quella farsa. Tu sei l’unica per me, Clover. E non voglio ufficializzare la nostra rottura, non adesso- si spiegò ancora meglio, con intensità, e anche un po’ di paura.

Clover provava un sollievo e una felicità indescrivibili, ma anche una profonda ansia.

Tornare con Diego era una delle cose che più desiderava al mondo, ma la logica le stava ricordando che le altre volte non era andata bene.

Eppure… non aveva mai avuto così tanta consapevolezza del suo rapporto con Diego.

Ed era molto più centrata rispetto a qualche mese prima.

Aveva un lavoro, un obiettivo, e… si sentiva pronta a stare di nuovo in compagnia.

Si sentiva pronta ad una relazione seria.

-Diego…- iniziò a rispondere, decisa a confermare i propri sentimenti, ma il rumore di un piatto spaccato da qualche parte, e un urlo rabbioso, provenienti dalla sala da pranzo, attirarono immediatamente la sua attenzione, e ruppero il momento.

Clover si alzò di scatto e corse in casa senza neanche rendersene conto, seguita a ruota da Diego.

E si ritrovò davanti una scena a cui aveva assistito fin troppe volte nel corso della sua vita.

Suo padre era in piedi, più alto e minaccioso possibile, e stava urlando contro sua madre, che al contrario era curva su sé stessa, a testa bassa, in sottomissione.

-…un minimo di rispetto nei confronti di tuo marito!- stava concludendo un qualche discorso, o una qualche accusa.

A Clover non serviva sapere il contesto per voler immediatamente intervenire.

Era una seconda natura, per lei, come respirare.

Ma questa volta il suo intervento venne bloccato da Diego, che le afferrò un braccio e la tenne ferma sul posto.

-Aspetta…- le suggerì, indicandole sua madre.

Clover infatti era così abituata a vedere scene del genere, che non aveva realmente prestato attenzione alla posizione di sua madre.

Era sì piegata su sé stesse e a testa bassa, ma aveva i pugni chiusi, le spalle rigide, e l’espressione irritata.

-Smettila, Taemin!- replicò, fermando Clover più di quanto avesse fatto Diego.

Sua madre non aveva mai replicato.

Mai!

-Come osi dirmi di smetterla?! Non solo mi manchi di rispetto in questo modo, ma cerchi anche di affrontare la mia autorità?!- si lamentò il padre di Clover, sorpreso ed estremamente offeso dalla lingua lunga di sua moglie.

-Trentadue anni, Taemin. Trentadue anni imprigionata in queste mura… e non mi hai rispettata neanche una volta- continuò Myrtle, la madre di Clover, con difficoltà, come se ogni parola le costasse uno sforzo immane.

-Il rispetto si ottiene dando rispetto- obiettò Taemin.

-No… no… no… basta- Myrtle scuoteva la testa, determinata, e profondamente stanca di quella situazione.

-Myrtle! Smetti di…- Taemin le prese un braccio con forza.

Clover scattò in difesa di sua madre. 

Ma non ce n’era bisogno.

-No!- Myrtle si liberò con uno scossone, alzando finalmente la voce -Mi sono stancata di stare così! Mi sono stancata di vivere così. Che razza di persona sono?! Che esempio do alle mie figlie?! Io…- Myrtle si girò verso Aloe, che osservava la scena irritata, Blossom, che appariva terrorizzata, e infine Clover.

E fu guardando Clover dritta negli occhi, che pronunciò la seguente frase.

-Io me ne vado, Taemin… io me ne vado, e non tornerò più. Voglio il divorzio- decise.

E Clover si rese conto che lo intendeva, lo intendeva davvero.

Ci furono alcuni secondi di silenzio sbigottito. Erano tutti troppo sconvolti per reagire in alcun modo, e questo diede a Myrtle l’opportunità di girarsi e iniziare a dirigersi fuori dalla stanza.

Ma l’immobilità durò troppo poco, purtroppo.

Taemin fece uno scatto verso la ex-moglie, con la mano già sollevata per abbatterla su di lei.

Ma Clover fu più veloce, e lo fermò nel mezzo del movimento.

-Non toccare mia madre!- esclamò, con forza, mettendosi a completa protezione.

-Non ti mettere in mezzo!- Taemin provò a scansarla con una violenta spinta, ma Clover aveva un buon allenamento e degli ottimi riflessi, pertanto riuscì a schivarlo e a bloccarlo.

-Clover!- Myrtle si girò nuovamente, e fece per avvicinarsi a sua figlia.

Per fortuna Diego, che aveva seguito la situazione con molta attenzione, si affrettò ad avvicinarsi e a prenderla per le spalle.

-Signora Paik, venga con me- la incoraggiò a seguirlo.

-Ma…- provò ad obiettare Myrtle.

-Accendi l’auto, vi raggiungo tra un minuto!- gli urlò Clover, anche se sapeva che Diego avesse già capito le sue intenzioni.

-Non ci provate, sicurezza!- il signor Paik provò a fermarli.

La situazione si fece ben presto estremamente caotica, ma alla fine Clover, sua madre e Diego riuscirono a scappare a bordo della non più tanto sgangherata auto di Diego.

Myrtle era scossa, ma nonostante qualche incertezza e paura per le conseguenze di quello che aveva fatto, non sembrava pentirsi veramente delle sue parole.

Almeno, non da quello che Clover poteva intuire dal suo linguaggio del corpo.

Diego le portò a casa di Clover, che la ragazza aveva comprato una volta finita l’università e trovato il primo lavoro, e rimase un po’ con loro per assicurarsi che nessuno venisse a disturbarle.

Dopotutto il padre di Clover non era una persona molto pacata, e quello sarebbe stato il primo posto che avrebbe visitato.

-Staremo bene, Diego, promesso- gli assicurò Clover, dopo che lui aveva ammesso le proprie preoccupazioni.

-Vuoi che chiami qualcuno?- insistette Diego, preoccupato.

-Non c’è bisogno. La sicurezza di questo monolocale è perfetta. Quasi tutti gangster e gente matta. Ci difendiamo a vicenda da ogni scocciatore, anche da sgherri di mio padre- Clover gli fece un occhiolino, ma Diego non si rassicurò per niente.

-Vuoi… vuoi che almeno resti io?- si propose, un po’ incerto.

In circostanze normali Clover gli avrebbe detto di no.

Voleva sempre dare l’idea di potersela cavare da sola, e di non aver bisogno di nessuno.

Ed era effettivamente così.

Però… voleva che Diego restasse.

E non a proteggerla o altro, ma per stare con lei e basta.

-…Sì, mi piacerebbe- ammise, accennando un sorriso un po’ imbarazzato.

Diego sembrò rasserenato, speranzoso quasi.

-Pensavo di preparare un tè, o una camomilla. Diego… ti fermi un altro po’, ti faccio un tè?- Myrtle rientrò nella stanza dal bagno, dopo essersi ricomposta un po’, e si rivolse a Diego, servile.

Tremava vistosamente e aveva gli occhi rossi.

-No, faccio io…- Diego si mise a disposizione -…lei si riposi, signora…- esitò, senza sapere come chiamarla, ora che aveva deciso di divorziare dal marito.

-Chiamami Myrtle, caro. Sei davvero gentile. Mia figlia è fortunata ad avere un ragazzo come te- gli fece un grande e sincero sorriso, prima di raggiungere la figlia sul divano.

-Già… sono la ragazza più fortunata del mondo- rispose Clover, senza una minima traccia di esitazione.

E Diego capì immediatamente che non erano parole vuote, dette solo per compiacere la madre che non sapeva si fossero lasciati, ma sincere.

Non erano più in rottura.

Erano praticamente tornati insieme.

Avrebbero presto dovuto continuare il discorso lasciato in sospeso, ma per ora bastava.

Era un nuovo inizio.

E qualcosa suggeriva ad entrambi che sarebbe stato un percorso molto più lineare, questa volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Mi mancavano i miei ragazzi!

Doveva uscire molto più breve ma ho iniziato a scrivere e non mi ha fermato più nessuno. Pensate che ho scritto questo capitolo in tipo due giorni lol.

Comunque mancano due/tre capitoli nelle side stories, e poi continuerò il sequel. I due capitoli sicuri restanti sono quello Petrabelle e quello Mathenny.

Il prossimo dovrebbe essere il Petrabelle.

E poi se riesco farò anche un secondo capitolo delle cronache di Agaliria.

Comunque spero che questo capitolo Clogo vi sia piaciuto. Sembra che abbiano avuto problemi relazionali, ma sono pronti a ripartire.

E la madre di Clover è finalmente libera dalle grinfie del marito.

Magari la parte finale è un po’ veloce, ma ultimamente ho parecchie difficoltà a scrivere storie pesanti, infatti non continuo 45 giorni da un po’ proprio per questo motivo.

Magari un giorno revisionerò quella parte.

Vi mando un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 9
*** I giochi omofobi creano ship incredibili ***


I giochi omofobi creano ship incredibili 

 

Nota iniziale: Questa one shot si svolge nei cinque anni tra la prima storia e la seconda, è una chat fiction, ed è un meme totale. Converrebbe quantomeno conoscere le coppie, e ci sono spoilerini del sequel

 

Corona Crew

 

Mathi: VOI NON AVETE IDEA DI COSA È APPENA SUCCESSO!!!

 

Amabelle: Cosa?! SE MI DICI CHE TU E DENNY VI SIETE LASCIATI URLO!!

 

Denny: Perché devi sempre pensare al peggio!

 

Denny: Non mi stai lasciando, vero?! :o

 

Mathi: Non ti lascerei mai, Dan ;-*

 

Clover: Il giorno in cui Denny e Mathi si lasceranno sarà anche il giorno dell’omicidio di Mathi

 

Amabelle: Assolutamente :3

 

Mathi: Hey, invece di spoilerare il sequel, non siete curiose di sapere cosa è appena successo?! 

 

Petra: Non proprio, di solito quando sei così entusiasta riguarda qualche gioco noioso

 

Norman: Cosa è successo, Mathi?

 

Mathi: Grazie Norman!

 

Mathi: Allora, è successo qualcosa di esilarante

 

Mathi: E solo perché riguarda un gioco non significa che sia noioso, giuro! Ha a che fare con voi

 

Mathi: Anche se speravo di ottenere la reazione di Felix e Mirren in particolar modo…

 

Felix: Mi sono sentito chiamato in causa, come butta? :)

 

Amabelle: Mathi ha una cosa da dirci che riguarda un gioco e riguarda anche noi… stanno realizzando un gioco su di noi?! :D

 

Max: Veronika ha un cameo in un videogioco indie di un programmatore di Agaliria 

 

Veronika : Sono solo un’immagine nello sfondo, eheh

 

Max: Ma sei l’immagine pixelata più bella del mondo :-*

 

Veronika: Awww, dovrebbero fare un gioco anche con te, Max ;3

 

Mathi: Non stanno realizzando un gioco su di noi! Felix, potresti chiamare Mirren, questa cosa divertente riguarda voi due

 

Felix: Io e Mirren in un videogioco? Sono troppo curioso, lo vado a chiamare :D

 

Denny: Aspetta… riguarda Tomodachi Life? O the Sims?

 

Mathi: TL

 

Denny: CHE È SUCCESSO?! 

 

Mathi: Ogni cosa a suo tempo

 

Mirren: Che c’è? Posso stare poco, sto lavorando

 

Mathi: Allora meglio sbrigarsi

 

Mathi: Ricominciamo…

 

Mathi: VOI NON AVETE IDEA DI COSA È APPENA SUCCESSO!!! 

 

Petra: Sì, questa l’abbiamo già sentita…

 

Mathi: Stavo giocando a Tomodachi life sul nintendo 3DS, e su tomodachi life puoi creare i personaggi che vuoi e prenderti cura di loro. Possono fidanzarsi, sposarsi, anche avere figli, ma è meno libero di the sims, e molte relazioni sono completamente casuali. Giuro che ho poca voce in capitolo, non l’ho fatto apposta.

 

Diego: Conosco il gioco… si prospetta una cosa molto divertente con questa premessa

 

Clover: Prendo i popcorn

 

Mirren: Non capisco cosa c’entriamo noi con questo gioco

 

Mathi: Vi ho creato

 

Felix: …a me e Mirren? Perché?

 

Mathi: A tutti! Tutta la Corona Crew e altra gente che conosco, e personaggi di videogiochi. Posso aggiungere fino a 100 mii

 

Amabelle: E quindi che è successo?

 

Mathi: Felix e Mirren sono amici, sulla mia isola…

 

Felix: Solo amici? Devi rimediare, ahah, stiamo per sposarci nella vita reale ;)

 

Mirren: Probabilmente la cosa incredibile è che nonostante sia tutto casuale, noi due ci siamo messi insieme anche nel gioco

 

Felix: Come anime gemelle predestinate *-*

 

Diego: …ma su Tomodachi life non puoi creare coppie con persone dello stesso sesso, o sbaglio?

 

Felix: !!! 

 

Mirren: ???

 

Amabelle: CHE COSA?!

 

Petra: Che gioco omofobo!

 

Norman: Aspetta… ma se è così, come fanno a mettersi insieme Felix e Mirren nel gioco?

 

Mathi: Non possono mettersi insieme, Diego ha ragione

 

Felix: E quindi cosa è successo?

 

Mathi: Se mi fate finire ve lo dico, con calma

 

Mirren: Devo tornare a lavoro ma ora sono investito in questa cosa… sbrigati

 

Amabelle: INIZIO A SPAVENTARMI!!

 

Clover: I pop corn sono pronti

 

Diego: Per davvero o è una battuta?

 

Clover: No, li ho fatti davvero. Vieni a prenderli, Diego! 

 

Diego: Arrivo!

 

Max: Suvvia, lasciate parlare Mathi

 

Mathi: Grazie, cognato!

 

Mathi: Dov’ero…? Ah, sì

 

Mathi: Felix e Mirren sono amici nella mia isola, e su Tomodachi life gli amici possono anche provare a fare da matchmaker tra varie persone dell’isola

 

Amabelle: Ohhh, il lavoro per me! Hai creato anche me? Ho fatto la matchmaker tra persone importanti?

 

Mathi: Non ancora, no… comunque, Felix aveva il segno dell’amicizia, così ho cliccato pensando volesse stringere amicizia con qualcuno, ma voleva fare da matchmaker

 

Felix: Ah, ti frego il lavoro, Ames!

 

Mirren: Aspetta… penso di capire dove la cosa sta andando a parare e non mi piace

 

Mathi: E mi ritrovo Felix che mi dice: 

 

Mathi: *Screen dove Felix nel gioco dice “Penso che a Mirren serva un’anima gemella, che ne pensi di Iris?”*

 

Denny: Pffffffft….

 

Mirren: …

 

Felix: WTF?!

 

Mirren: Non ci credo…

 

Amabelle: AHHHHHHHH!!!!! NOOOOOOOOO!!!!! NON LO ACCETTO!!

 

Denny: Alla fine non è colpa di Mathi, è il gioco ad essere omofobo!

 

Amabelle: Lo so, ma non accetto che Felix faccia da matchmaker prima di me!

 

Felix: MA È IL MATCH IL PROBLEMA! Nel senso… NON SOLO NON POSSO SPOSARE MIO MARITO… MA DEVO PURE ESSERE IO A MATCHARLO?! Chi è questa Iris?! 

 

Petra: E se Felix non usa le faccine è davvero arrabbiato, lol

 

Amabelle: …”marito”!! *-*

 

Mathi: Iris è un personaggio di Ace Attorney che non conoscete. Comunque è una tipa molto carina e dolce…

 

Felix: Non mi fa stare meglio T_T

 

Mirren: Suvvia Felix, è solo un gioco, e comunque sono sicuro che Mathi abbia evitato il match. Alla fine è solo uno screen di una cosa buffa

 

Mathi: …

 

Mirren: …vero?

 

Mathi: …beh…

 

Amabelle: MATHI! 

 

Felix: T___T

 

Clover: Drama!!

 

Diego: I popcorn sono buonissimi 

 

Mathi: È solo un gioco! E poi la possibilità che i match vadano a buon fine è molto molto bassa. Bisogna che i due tizi superino tre step. Non mi capita quasi mai, onestamente

 

Mirren: E non è capitato neanche stavolta…

 

Mathi: …

 

Mirren: VERO?!

 

Felix: T__T Mio marito mi tradisce prima ancora di sposarmi con una tizia a caso!!! T________T

 

Amabelle: ...“marito” *—*

 

Mathi: Su, su, è solo un gioco, e poi è troppo divertente, ammettiamolo. Tra tutti, proprio Felix matcha Mirren… iconico…

 

Veronika: Quante persone ci sono sulla tua isola?

 

Mathi: Circa sessanta

 

Veronika: …okay, è abbastanza divertente, obiettivamente

 

Amabelle: Semplice per voi ridere della cosa, tu e Max potete mettervi insieme anche lì

 

Mathi: Ma non è detto, alla fine è tutto casuale

 

Petra: Ma tu come fai con Denny? Non potrete mettervi insieme nel gioco

 

Mathi: Siamo gli unici due bambini in un mondo di adulti, e ho reso Dan femmina. FINIREMO INSIEME PER FORZA!!

 

Denny: Yay :3

 

Norman: In che senso lo hai reso femmina? O.o

 

Mathi: Secondo il gioco è femmina, ma poi l’ho reso di aspetto maschile, con vestiti maschili, eccetera. A parte i pronomi che non posso cambiare, è un maschio in tutto e per tutto

 

Denny: L’amore trionfa!! :D

 

Petra: Ironico, considerando che siete gli unici che si mollano prima del sequel

 

Denny: DI CHE STAI PARLANDO?!

 

Felix: Un momento… ma se lo hai fatto per Denny… non potevi farlo anche per noi?!

 

Mathi: Ho lasciato la pasta sul fuoco devo andare…

 

Felix: TRADITORE!!!

 

Amabelle: TIENICI AGGIORNATI SU EVENTUALI COPPIE!!!

 

Amabelle: E soprattutto su me che faccio la matchmaker!!

 

***

 

Mathi: Ultime notizie sul fronte Tomodachi Life… Mirren ha chiesto a Iris di sposarlo!!

 

Felix: E LO ANNUNCI COSÌ?!?!? T_T

 

Amabelle: DE BOTTO, SENZA SENSO?!

 

Mirren: ?? Chi è Iris?

 

Mathi: La tua sposa nel gioco, lol

 

Mirren: Non ricordo, scusate…

 

Amabelle: Ma ne abbiamo parlato ieri! Sono passate meno di 24 ore

 

Mathi: *Screen della precedente conversazione*

 

Mirren: Oh… e le ho chiesto di sposarmi? Ci sono riuscito senza intoppi, questa volta?

 

Felix: SUL SERIO, MIRR?! :(

 

Mirren: O:)

 

Petra: Una faccina da Mirren? Domani finisce il mondo

 

Clover: Ho messo i pop corn sul fuoco, che mi sono persa?

 

Mathi: Mirren sposa Iris

 

Veronika: HO LETTO SOLO L’ULTIMO MESSAGGIO NELL’ANTEPRIMA E MI SONO PRESA UN COLPO!!

 

Felix: Benvenuta nel club T_T

 

Diego: Come è andata la proposta? E dove sono andati in luna di miele?

 

Felix: Aspetta… si sono già sposati?!

 

Mathi: Sì, dopo la proposta c’è subito il matrimonio con il viaggio di nozze

 

Felix: HAI SPOSATO UN’ALTRA PRIMA DI ME?! TT_______TT

 

Mathi: Ma la parte più divertente non è questa…

 

Mirren: Perché, c’è una parte divertente in tutto questo?

 

Clover: Pop corn pronti, puoi procedere

 

Diego: Peccato essere a lavoro, vorrei troppo mangiarli anche io

 

Mathi: Durante la proposta c’è un minigioco. Devo cliccare su un pulsante quando la persona a cui il mii fa la proposta sta pensando al fidanzato. Nei pensieri ci sono varie cose diverse, e anche altri mii. Erano al ristorante, e Iris stava pensando a cose. Ho cliccato sbagliato ad un certo punto mentre stava pensando ad un altro mii…

 

Veronika: Nooo…

 

Denny: Non è possibile!!

 

Mathi: *Screen della tizia al ristorante che dice “Questo è il ristorante preferito di Felix” mentre Mirren cerca di chiederle di sposarlo*

FELIX!! IRIS STAVA PENSANDO A FELIX!!

 

Felix: FAI LA PROPOSTA AD UNA TIZIA A CASO NEL MIO RISTORANTE PREFERITO!!! TTT_______TTT

 

Mirren: …lo stai facendo apposta, vero?

 

Mathi: GIURO CHE NO!! PER QUESTO SONO MORTO DAL RIDERE!!

 

Max: 60 mii nell’isola, giusto?

 

Mathi: E Iris è amica di almeno altre 40 persone oltre a Felix… è molto socievole

 

Veronika: …divertente, in effetti :’)

 

Diego: Dove sono andati in luna di miele?

 

Mathi: …Austria

 

Petra: No, vabbè!

 

Felix: PURE LA STESSA LUNA DI MIELE!! 

 

Clover: Che poi… che razza di meta è l’Austria per la luna di miele

 

Mirren: Ci piace l’arte e la musica! Vienna è spettacolare!

 

Veronika: Venite a trovarci, vero? :3

 

Max: Vienna è lontana da Agaliria

 

Veronika: E quindi? Mandiamo un jet privato 

 

Mirren: Non servirà, abbiamo il nostro aereo

 

Max: …dimentico a volte che in questo gruppo ci sono dei milionari…

 

Clover: Miliardari, prego

 

Max: Giusto, giusto…

 

Mathi: Stiamo cambiando discorso… 

 

Denny: Forse è meglio se lo cambiano, il fatto che Amabelle non ha ancora scritto niente mi preoccupa

 

Amabelle: Io devo solo sapere una cosa… HO MATCHATO QUALCUNO?!

 

Mathi: Non ancora

 

Amabelle: MANNAGGIA!!

 

Mathi: Ti terrò aggiornata

 

Clover: Comunque io in luna di miele vorrò andare in un posto di mare

 

Amabelle: IN CHE SENSO USI IL FUTURO!! C’È QUALCOSA CHE DOBBIAMO SAPERE?! *u*

 

Clover: NOPE! ERA IPOTETICO!!

 

Diego: Io prendo appunti…

 

Clover: BASTA!!

 

***

 

Mathi: Certo che avete una certa mania per fare i match…

 

Amabelle: Certo, è tutta la mia trama in una storia di più di mille pagine

 

Mathi: Non intendo nella vita reale, ma in Tomodachi Life…

 

Amabelle: CHI HO MATCHATO?! :D

 

Mathi: …ancora nessuno, Amabelle

 

Amabelle: Allora chi ha matchato chi?

 

Mathi: …non sono sicuro di volerlo dire, onestamente

 

Felix: Spero che Mirren non si sia sposato anche con un’altra ragazza TT___TT

 

Mathi: No… non Mirren, questa volta… 

 

Clover: Devo preparare i popcorn di nuovo?

 

Diego: Sììì! Adoro i pop corn!!

 

Clover: Magari questa volta puoi prepararli tu

 

Diego: Ma non sono bravo a condirli

 

Clover: Tu li prepari e io li condisco

 

Diego: Gioco di squadra!

 

Norman: chi ha matchato chi, questa volta?

 

Mathi: …non è poi necessario dirlo per forza

 

Denny: SCAPPA, MATHI, FINCHÉ SEI IN TEMPO!!

 

Clover: per caso c’entro io? Se Mathi è spaventato può essere solo per me o per Petra

 

Mathi: Se fossi tu, Clover, non avrei aperto bocca e mi sarei già trasferito in Nuova Zelanda

 

Amabelle: HAI MATCHATO PETRA?!

 

Mathi: …NON È COLPA MIA SE IL GIOCO È OMOFOBO!!

 

Amabelle: CHI HA MATCHATO PETRA CON CHI!!! >:(

 

Petra: …guarda, è solo un gioco, non mi arrabbio, Mathi, puoi dirlo

 

Denny: NON DIRLO!!

 

Mathi: …beh… è colpa di Veronika, prenditela con lei!

 

Veronika: ??? 

 

Mathi: Veronika aveva la classica icona di amicizia, e voleva matchare… Felix…

 

Felix: Ma non abbiamo detto che è Petra che… aspetta…

 

Petra: …

 

Amabelle: NOOOOOOOOO!!!!!

 

Mathi: È TUTTO CASUALE!! Una settimana fa Mirren aveva chiesto di matchare Felix con Amabelle e ho rifiutato, ma adesso…

 

Petra: PUOI RIFIUTARE?!

 

Mathi: Eh… sì… ma…

 

Petra: È PERCHÉ NON HAI RIFIUTATO!!!

 

Mathi: PENSAVO CHE NON SAREBBE ANDATA BENE E SARESTE RIMASTI AMICI!!

 

Petra: IO NON VOGLIO ESSERE AMICA DI FELIX!!

 

Felix: Cognatina… mi ferisci… :’(

 

Petra: FERISCITI!! IO NON STO CON TE!!

 

Max: Scusate, mi sono perso, cosa è successo?

 

Amabelle: PETRA E FELIX SI SONO FIDANZATI!!!

 

Mirren: WTF?!

 

Mirren: Avevo letto solo l’anteprima e ho avuto un mancamento

 

Petra: Io sto avendo un mancamento leggendo tutta la conversazione

 

Mirren: Si parla ancora di quel gioco?

 

Mathi: Sì… tu e Iris siete molto felici insieme

 

Felix: E io sto con Petra TT___TT

 

Clover: Lol, almeno rimane in famiglia. Felix ha un tipo, anche nel gioco

 

Diego: La scelta più vicina a Mirren che poteva fare

 

Veronika: Mi sento un po’ in colpa 

 

Mathi: Ma no, Veronika, non hai fatto niente di male

 

Mathi: E comunque…

 

Mathi: È troppo un meme, dai!!!

 

Norman: In effetti fa sorridere

 

Petra: Aspetta quando anche tu verrai matchato con una persona a caso! Sorriderai meno

 

Norman: È solo un gioco, dai…

 

Denny: Ho preso i biglietti per la Nuova Zelanda, partiamo quando vuoi…

 

Petra: E FATE BENE, TRADITORI!!

 

Clover: Questo intrattiene più di Gorgeous

 

Diego: Già!

 

***

 

Mathi: Ma cos’è questa mania di matchare la gente?! Non esistono più le persone che si prendono cotte e si confessano?! Non vedo un cuore dal matrimonio di Mirren

 

Norman: ???

 

Amabelle: Di che stai parlando, Mathi?

 

Denny: Tomodachi life

 

Mathi: Dan, mi parli di nuovo!! :D

 

Denny: Hmpf… Amabelle, puoi dire a Mathi che non ho intenzione di parlargli?

 

Amabelle: CHE È SUCCESSO?! CHI DEVO UCCIDERE!?!

 

Mathi: Nessuno, Dan è solo arrabbiato per Tomodachi Life

 

Clover: Uhhhh, cosa è successo stavolta?

 

Diego: Vado a fare i pop corn!!

 

Mathi: Niente di entusiasmante! Solo… una sfida matchmaker tra Max e Clover

 

Max: Io?

 

Clover: Uhhhh, sfida tra BFF!!

 

Amabelle: Io ho matchato qualcuno?

 

Mathi: Non ancora

 

Amabelle: Accidentaccio!

 

Diego: Chi hanno matchato?

 

Felix: Visto l’andazzo, hanno provato a matchare me e Mirren con altre persone 

 

Petra: NON SAREBBE MALE!! DIMMI CHE HO MOLLATO FELIX!!

 

Mathi: In realtà siete una bella coppia… NEL GIOCO!!

 

Mathi: No, sia Clover che Max, nello stesso momento, hanno cercato di matchare me con… persone diverse…

 

Diego: Scusa, ma non eri l’unico bambino insieme a Denny in un mondo di adulti?

 

Mathi: Sì, ma sia il mio mii che quello di Dan hanno chiesto l’adultospray, e mi sono dimenticato di cambiarci

 

Norman: Non capisco metà delle cose che hai detto

 

Diego: Ora sono entrambi adulti e liberi di fidanzarsi con altra gente

 

Norman: Okay, capito… circa

 

Clover: E chi ha vinto?

 

Mathi: NESSUNO!! 

 

Mathi: Cioè, sono comunque andato ai due appuntamenti… ma non hanno funzionato

 

Diego: E con chi erano gli appuntamenti?

 

Mathi: Uno era con Trucy Wright, organizzato da Clover

 

Mathi: L’altro non è importante

 

Clover: Prevedo drama!!

 

Max: Con chi ti ho organizzato l’appuntamento?

 

Mathi: Con… Veronika?

 

Max: E tu ci sei andato?!

 

Mathi: ERO PRONTO A SPEGNERE SENZA SALVARE! VOLEVO SOLO CHE DIVENTASSIMO AMICI!!

 

Veronika: E siamo diventati amici? :D

 

Mathi: Sì, :)

 

Veronika: Mi fa piacere :D

 

Max: L’importante è che tutto è bene ciò che finisce bene

 

Mathi: Grazie di prenderla con più filosofia rispetto a Mirren e Felix

 

Felix: CI CREDO, A LORO NON HA FUNZIONATO!!

 

Denny: Hmpf!!

 

Mathi: Dan, se mi parli di nuovo… ti regalo la corona reale costosissima

 

Denny: La tenuta intera! 

 

Veronika: …però prima chiedetemelo

 

Mathi: Intendo su Tomodachi life

 

Veronika: Ohhh, okay, scusa, continuiate…

 

Mathi: Ti regalo sia la tenuta che la corona!!

 

Denny: Perfetto :3

 

Mathi: Giochiamo insieme a smash?

 

Denny: Sono già lì!!

 

Max: Letteralmente, sono entrambi a casa nello stesso divano accoccolati dall’inizio di questa conversazione

 

Amabelle: Awwww

 

Denny: Sono triste quando litigo con Mathi :(

 

Norman: Questa fanfiction è un colpo al cuore per chi ha letto il sequel

 

Chris: A chi lo dici, sto piangendo mentre la scrivo

 

Petra: CHI DIAMINE È QUESTA TIZIA?!

 

Chris: Ops… scusate!! Ho rotto troppo la quarta parete stavolta *sparisco*

 

Petra: WTF?!

 

Amabelle: Non farti domande, Tray

 

Amabelle: E TU, MATHI! NON OSARE DARE AGGIORNAMENTI SE NON HO MATCHATO QUALCUNO!!

 

Mathi: Ci proverò

 

***

 

Mathi: Mirren vuole un bambino!

 

Mirren: WTF?!

 

Felix: !!!!!!!!

 

Amabelle: SIIIIII!!!!!

 

Mathi: Scusate, avrei dovuto premettere che sto parlando di Tomodachi life

 

Norman: La prossima volta premettilo, più volte

 

Norman: Hai fatto infartare dieci persone

 

Mathi: Mirren, in Tomodachi Life, vuole avere un bebè con Iris, sua moglie

 

Felix è uscito dal gruppo

Mirren è uscito dal gruppo

 

Petra: Complimenti, Mathi, li hai rotti

 

Amabelle: Secondo me uscirà un bellissimo bebè 

 

Clover: Nooo, sono usciti dal gruppo!! Come faccio a intrattenermi senza Mirren e Felix su Tomodachi Life!!

 

Diego: Abbiamo messo su i popcorn per niente?

 

Amabelle ha aggiunto Felix

Amabelle ha aggiunto Mirren

 

Felix: NO! NON VOGLIO PIÙ ESSERE PARTE DI QUESTA COSA T_T

 

Mirren: È davvero molto, molto ironico, obiettivamente…

 

Mathi: Non ho altre novità, per il momento

 

Amabelle: Ho matchato qualcuno?

 

Mathi: NO, NON HAI MATCHATO NESSUNO!!

 

Amabelle: Uffi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questa mini chat-fic scritta in due giorni è nata da una storia vera.

Spiego… ho creato i personaggi di CC sul mio personale Tomodachi Life, non tutti perché non avevo abbastanza spazio, infatti mancano la Veromax (che potrei aggiungere in futuro) e Norman, ma gli altri li ho creati… ed è vero che Felix ha matchato Mirren con una tizia random (un mio personaggio originale), e che Mirren ha deciso di chiederle di sposarla il giorno dopo, e in maniera assurda è anche vero che durante la proposta la tizia ha pensato a Felix e ha detto che quello era il suo ristorante preferito.

Quando l’ho visto sono morta!!

Ma ciò che mi ha spinto a scrivere questa storia è stato quando un’altra tizia random mio personaggio originale ha deciso di matchare Felix e Petra… E HA FUNZIONATO!!! 

SONO MORTA!!! 

I match non mi funzionano mai, solo quando sono un meme.

È anche realmente accaduto che due tizi, nello stesso momento, hanno cercato di matchare Mathi con gente a caso, ma in questo caso hanno fallito tutti e due.

Quindi, insomma… dovevo scrivere una fanfiction con la Crew che reagiva a questa cosa.

Era un dovere morale!!

Se succedono altre cose divertenti con le coppie potrei fare una parte due.

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