Sfide e scelte

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Broken-hearted ***
Capitolo 2: *** 2. Demanding challenges ***
Capitolo 3: *** 3. Torn ***
Capitolo 4: *** 4. Fallin' in love ***
Capitolo 5: *** 5. At 8 o'clock ***
Capitolo 6: *** 6. Being honest ***
Capitolo 7: *** 7. Wine and kisses ***
Capitolo 8: *** 8. The reason ***
Capitolo 9: *** 9. There are the stars, but... ***
Capitolo 10: *** 10. Too much time ***
Capitolo 11: *** 11. Anymore ***
Capitolo 12: *** 12. Oxygen ***



Capitolo 1
*** 1. Broken-hearted ***


Salve a tutti ^^ ecco la mia nuova fanfiction che spero apprezzerete, ma se vorrete mi farete sapere :)
 
La storia è ambientata dopo il matrimonio di Miki e Umi, ma ci saranno delle modifiche che scoprirete strada facendo – prima fra tutte, Mick non sta con Kazue...e quindi tornerà in ballo il triangolo Ryo-Kaori-Mick che a me piace molto e penso meritasse di essere esplorato di più XD Anche l’ambientazione è diversa, la vicenda è stata spostata per ragioni di logica in tempi più moderni rispetto a quelli del manga originale (visto l’uso dei cellulari, almeno inizio anni 2000)...ecco il motivo della nota 'What if'. Non anticipo altro, grazie a chi vorrà seguire.
 
Aspetto le vostre opinioni, buona lettura :)
 

 
Il senso di stanchezza che la opprimeva non era dovuto al fatto che fosse sveglia ed erano solo le sette e mezza del mattino, quindi non si trattava di essere rintronata a causa del sonno; anche perché la canzone che aveva scelto per buttarla giù dal letto era It's my life di Bon Jovi, e con quella musica carica chiunque sarebbe resuscitato.
Certo, la prima frase della canzone non la aiutava molto.
 
This ain't a song for the broken-hearted...


Chissà perché ce l'aveva ancora come sveglia, allora.
Ma tanto subito dopo schiaffava la mano sul telefono per interromperla e svolgeva la solita routine mattutina.
Bagno, caffé, vestiti.
Ma avvertiva sempre la sensazione di nausea che la invogliava a ritornare a letto, perdersi sotto il piumone e dormire, non per qualche ora ma per almeno un paio di mesi.
 
Sospirando, lesse il messaggio appena arrivato da parte di Eriko, non sorrise nonostante apprezzasse la premura di quel 'Ehi, tesoro, come va?' e non rispose perché tanto Eriko lo sapeva già.
Si sentiva uno schifo, stava male.
Ingoiò a vuoto tentando di ignorare il sapore amaro della propria saliva e uscì, delusa che nemmeno il cielo volesse regalarle la minima soddisfazione visto che non c'era il sole.
 
 
"Io non ce la faccio più a vederla così"
Miki guardò Mick e si stupì di trovarselo vicino improvvisamente davanti al bancone, presa com’era a fissare il mesto viso di Kaori non si era neanche accorta che fosse entrato – e senza nemmeno tentare voli da maniaco – , soprattutto per la frase scelta come esordio di una conversazione.
"Insomma, sembra un cadavere. In una giornata brutta come queste, di solito ci pensava lei a illuminare tutto con il suo sorriso. È abulica, sembra uno zombie"
Miki si sorprese ulteriormente. "Com'è che ci tieni tanto al sorriso di Kaori?"
Mick fece una smorfia. "Una ragazza così giovane non può avere la vitalità di un novantenne in punto di morte. Non è giusto e non è normale. Ci soffre ancora così tanto?"
 
"Sono passate solo due settimane" precisò Miki guardando con aria sconsolata Eriko, la quale era ormai diventata assidua cliente del Cat’s Eye da quando Kaori aveva iniziato a lavorare con lei; le due donne erano sedute ad un tavolino e la stilista si sforzava invano di far ridere l’altra.
Vide poi Eriko che si irrigidiva e lanciava un'occhiata di astio nei confronti di Ryo Saeba che in quel momento faceva il suo ingresso nel caffè passandosi una mano fra i capelli.
 
"Kaori ci teneva..." mormorò mordendosi il labbro inferiore, seguendo con lo sguardo Ryo che senza dire una parola si accomodò a un tavolino abbastanza distante.
"Sì ma bisogna fare qualcosa. Farla svagare, farle capire che la vita va avanti, che è giovane e non può entrare in depressione per uno stronzo! Sbaglio, forse?"
"E cosa hai intenzione di fare? Portarla con te a fare baldoria nei tuoi locali preferiti? Kaori non è tipo da frequentare certi posti"
"Bene. No alla baldoria, sì al taglio di vene. Ma dai, Miki!"
Miki non fece in tempo a ribattere perché arrivò Eriko, sospirando con l'aria di chi aveva fallito per l'ennesima volta.
"Niente. Non c'è niente da fare. Non parla, non ride, avrei un dialogo più soddisfacente con le mie scarpe"


Mick scosse il capo, corrucciato, guardando di nuovo il bel viso di Kaori, ora praticamente isolata dal resto del mondo mentre fissava la sua tazza tenendo la testa bassa, smarrita in chissà quali fitte riflessioni.
"Io lo ammazzo, quel pezzo di merda" ringhiò Eriko tornando a gettare fulmini verso Ryo che ugualmente beveva il suo caffè dopo che gli era stato servito da Kasumi, e fu sorprendente non notare alcuna mossa inappropriata nei confronti della cameriera.


Miki si limitò a sospirare comprendendo ma non condividendo del tutto l'odio di Eriko nei confronti di Ryo. Era tanto giustificabile quanto inutile.
Ciò che era accaduto tra Ryo e Kaori riguardava solo loro due e nessuno aveva il diritto di giudicare o sentenziare, a Miki semplicemente dispiaceva in modo enorme vedere Kaori così giù di corda. Non c'era verso di sollevarla, finora era parso impossibile.


Eriko era estremamente risentita, aveva sviluppato un senso di forte protezione nei confronti di Kaori come se fosse sua sorella e naturalmente era portata a odiare chiunque la facesse soffrire.
Eriko probabilmente era furiosa con Ryo proprio perché in realtà non l'aveva mai detestato, anzi, se inizialmente lo aveva considerato un buono a nulla, aveva scoperto con i suoi occhi che uomo speciale fosse dietro l’apparenza e aveva fatto il tifo per lui e Kaori con molta passione.
 
Ma da quando era avvenuta l'Apocalisse, non lo poteva soffrire e gli avrebbe volentieri scaricato addosso una mitraglietta, se avesse potuto.
Per rispetto di Kaori, però, non lo insultava mai davanti a lei. Sperava, come gli altri del resto, che Kaori si riprendesse e che tornasse presto a essere la meravigliosa donna solare che tutti amavano.
 
 
Kaori ignorò il tremore che la scosse internamente quando Ryo, con aria assolutamente tranquilla, le passò accanto per raggiungere il bancone e pagare la sua consumazione e uscire, silenzioso com’era entrato. Trattenne a stento le lacrime.
Solo poche settimane prima Ryo avrebbe dovuto essere minacciato di morte istantanea per dividersi da lei e ora entrambi sembravano giocare a chi si ignorava di più.

Sia lei che Ryo continuavano a frequentare il Cat’s Eye, come se nessuno dei due avesse voluto stravolgere le proprie abitudini, ma se Kaori aveva sperato di vederlo smuoversi, ne era rimasta solo immensamente delusa. Ryo aveva sempre un’aria annoiata, scocciata, non faceva alcun commento, arrivava a bere il caffè e se ne andava praticamente subito. Si domandava anzi perché andasse ancora in quel locale, di sicuro doveva conoscerne altri, con cameriere ben più svestite e accomodanti...non voleva affatto soffermarsi su come trascorresse il resto delle sue giornate.

Kaori si alzò e fece per andarsene, rigida come un palo della luce. Fu fermata momentaneamente dalla voce di Falcon.
"Kaori, stai bene?"
"No" disse, e il suo tono immensamente triste riuscì a smuovere qualcosa nel gigante che da tempo era molto affezionato alla ragazza. "Ma non preoccuparti, me la caverò"
Poi si voltò e lasciò solo un Falcon pensieroso, mentre Eriko si affrettava a raggiungerla, sotto gli sguardi preoccupati di Miki e Mick.
 
 
La mattina dopo, si svolse una scena pressoché identica. Miki, Eriko e Mick osservarono Kaori come fosse l'esemplare di qualche rara specie animale in via d'estinzione. C'era un silenzio tombale e inquietante.
Arrivò Ryo, bevve il suo caffè, se ne andò senza proferire sillaba, e subito dopo i tre andarono a raggrupparsi intorno alla povera Kaori che si muoveva come una bambola meccanica, con lo sguardo vitreo.
"E-ehi? Va un po’ meglio oggi?" fece Eriko. Kaori scrollò le spalle e non rispose.
 
I tre amici si scambiarono rapide occhiate cariche di preoccupazione prima che Mick, recuperando il suo famoso entusiasmo, posasse la mano sulla spalla della ragazza esclamando:
"Che fai stasera, Kaori? Cosa ne dici se passo a prenderti e ci beviamo qualcosa da qualche parte?"
Kaori ebbe giusto un lampo di stupore.
"Eh...no, grazie. Non è il caso..."
"Ti stai esercitando per diventare monaca di clausura?" e per quella battuta Mick fu trafitto da un'occhiataccia di Miki.
"Ti ringrazio per la proposta, Mick, ma...davvero, è meglio di no"
 
Si alzò apprestandosi a uscire.
"Non posso neanche passare stasera alla boutique per accompagnarti a casa?" aggiunse Mick.
"Grazie ma ho la macchina" abbozzò un sorriso facendo ciondolare la chiave. "Ci vediamo domani"
Quando uscì, Mick tirò un calcio a uno sgabello.
"FANCULO. Possibile che per quello stronzo debba ridursi a uno straccio per la polvere??"
Miki ed Eriko emisero un altro sospiro, ovviamente dispiaciute.
Invece Mick si sentiva rodere dall'ira.

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Capitolo 2
*** 2. Demanding challenges ***


^ Flash Back ^

Si era appena concluso un incarico abbastanza complicato. Kaori aveva fatto da esca facendosi rapire al posto della loro cliente; il salvataggio era stato più difficile del previsto, il delinquente aveva eliminato le cimici presenti sui vestiti di Kaori e la giovane donna si era ritrovata a stare una settimana in una lugubre cella con a malapena qualche tozzo di pane e un po’ d’acqua per sopravvivere.
 
Quando finalmente era stata trovata era in condizioni critiche, il pazzo che avrebbe voluto tenere prigioniera per sempre la cliente perché se ne era ossessionato morbosamente non si era tirato indietro dall’assestare qualche colpo violento a Kaori, la quale aveva riportato diversi lividi e tagli. Nulla di troppo grave, ma sufficiente perché Ryo non ci pensasse due volte a freddare il criminale senza dargli il tempo di parlare.
 
Kaori era appena uscita dalla clinica del Doc per una visita di routine, per fortuna era stato confermato che era tutto a posto.
Quando tornarono a casa, Kaori allargò le braccia per buttarsi fra quelle di Ryo.
A prima vista, l’uomo le sembrò un po' stanco ma era troppo contenta di essere finalmente sola con lui e lo strinse appoggiando la guancia sul suo torace.


Ryo non ricambiò subito l'abbraccio. Solo dopo qualche secondo, si limitò a posare la mano fra i suoi capelli.
Kaori sollevò il viso dandogli un piccolo bacio sulle labbra. Ryo sospirò. A Kaori sembrò stremato, ma forse era solo la tensione accumulata negli ultimi giorni, in cui aveva temuto che sotto le ferite superficiali potesse celarsi qualche emorragia o altro.
Desiderosa di rassicurarlo, gli sorrise ancora.
"Che c'è?" gli chiese dolcemente, volendo che qualsiasi problema o dubbio avesse, glielo esponesse senza esitare.


Le mani di Ryo la afferrarono, senza forza ma saldamente, per le braccia e la allontanarono da sé. Credendo che volesse di nuovo attirarla per baciarla più intensamente, il cuore di Kaori prese a battere forte, ma ebbe un lieve tonfo quando lui le disse: "Devo dirti una cosa"
"D-dimmi" lo esortò, curiosa, fiduciosa, con gli occhi che si beavano del suo volto marcato e virile, fissandolo in ogni sua sfaccettatura, trovandolo splendido.


Ryo chiuse gli occhi per riaprirli subito dopo e Kaori attese, pensando che la sua espressione fosse...strana. Sì, era strana.
Credette di essersela immaginata, la voce di Ryo, che non sembrò nemmeno la sua quando disse: "Dobbiamo chiuderla qua"
Col cuore in gola, Kaori si sentì già venir meno, ma resistette perché era convinta di aver capito male. Era tipico, lei fraintendeva sempre.
Cioé, Ryo non poteva, con quelle parole, intendere proprio quello che era il suo peggiore incubo. Kaori sgranò gli occhi, confusa, ma tutto ciò che fu in grado di pronunciare fu un flebile e impalpabile: "Eh?" che lei stesso riuscì ad udire con difficoltà.


Ryo tolse le mani dalle sue spalle e la fissò severamente.
"Ho detto che dobbiamo chiuderla qua. Basta, Kaori, tra noi è finita" proseguì e Kaori, a quel punto, si sentì giustificata dal potersi angosciare. L'ossigeno parve raggiungere il suo cervello con enorme fatica e lentezza e una morsa le torturava lo stomaco.
"Mi...stai lasciando?" chiese, annichilita, senza riuscire a comprendere.


Perché? Che aveva fatto? Dove aveva sbagliato? In cosa lo aveva offeso?
Non capiva, era...era stato tutto perfetto. Da qualche mese ormai era tutto perfetto, stavano vivendo la loro storia come lei aveva sempre desiderato e sembrava che anche lui fosse stato felice. Qual era il problema?
Imponendosi di mantenere la dignità, Kaori respirò a fondo e disse, nonostante la voce arrivò poi con immenso sforzo: "Perché?"


Lo vide scrollare le spalle con espressione indifferente e avvertì chiaramente uno spillo nel cuore.
No, anzi, era come se Ryo la stesse massacrando con un pezzo di ferro incandescente, divertendosi nell'appoggiarlo un po' ovunque sul suo corpo sofferente, straziato.


"Perché sì"
"Come sarebbe? Perché?" ripeté convinta di poter esplodere in una crisi isterica da un momento all'altro.
"Perché non sono innamorato di te. Sono stati momenti piacevoli, appaganti, ma nulla di più. È  meglio troncare tutto. Basta, Kaori, non ti voglio sempre addosso, non voglio più avere una relazione con una sola donna, non fa per me. Non mi va di sentirmi legato così tanto. E poi te l'ho detto, non ti amo"


Con una difficoltà che nemmeno lei era in grado di concepire, Kaori soffocò il dolore velenoso che iniziava a serpeggiare dentro di sé. Ignorò il cuore che pareva essere schiacciato sotto una pressa, di quelle che nelle discariche riducono in frammenti insignificanti automobili un tempo magnifiche e lucenti, controllò la voglia che aveva di vomitare l'anima proprio lì davanti a lui e riuscì ancora a parlare: "Molte volte hai detto il contrario"


Ryo fece spallucce, di nuovo.
"Mi spiace. In certi frangenti si è talmente presi che possono sfuggire frasi dettate dalla foga del momento...ma la verità è che non ti amo e che la questione termina qui. Punto." sentenziò, demolendola totalmente.


Kaori si sentì come un fiammifero spento e spezzato brutalmente, senza più speranza di accendersi di nuovo.
Le girava la testa, aveva la nausea e provò il desiderio di morire, in quel preciso istante.
Già si sentiva morta, ma proprio perché non lo era realmente, le fiamme di quel sordo dolore la bruciavano senza purtroppo ucciderla realmente, e per questo facevano più male.


Si allontanò, con piccoli passi all'indietro, fissandolo senza smettere di chiedersi chi fosse l'uomo davanti a sé e cosa ne avesse fatto di quello che più volte l’aveva amata con dolcezza e passione. Qual era il vero Ryo? Quello che le aveva sussurrato, non una ma numerose volte, che la amava, o quel blocco di ghiaccio che ora la congelava senza pietà?
La sua testa era un vortice, un tornado di domande e ansie a cui non trovò risposte.
Come tornare, ora, ad essere semplici partner di lavoro?


A sopportare di vedere colui che le aveva rubato il cuore e che adesso lo stava spappolando lasciandolo sul suolo per poi passarci sopra coi piedi?
Era impossibile, non ci sarebbe riuscita. Forse, anzi sicuramente era tutt’altro che professionale da parte sua, ma non ce l’avrebbe mai fatta. In quel momento Ryo aveva decretato la fine del duo City Hunter.


Uscì dalla stanza, sperando, con le lacrime che già erano giunte ad offuscarle la vista, che Ryo aprisse la porta e iniziasse a ridere dicendo che era solo uno scherzo di cattivo gusto, ma non accadde.
Era mortalmente reale.
Si mise una mano sulla bocca, singhiozzando, e corse verso il cimitero mentre fuori pioveva sempre più forte, crollando davanti alla tomba del suo amato fratello per piangere disperatamente e quasi rischiando di svenire in tutti quei singulti che non potevano trovare consolazione.
 
^ Fine flash back ^
 
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Mick si tolse la camicia con rabbia, gettandola nel cesto dei panni da lavare, ed ugualmente fece coi pantaloni e i boxer.
Entrò nella doccia con un lamento dovuto all'acqua fredda che gli scrosciò addosso, ma nonostante poi questa divenisse calda e piacevole, non riuscì a rilassarlo del tutto.
Aveva la mente invasa dalle immagini del viso triste, abbattuto, cupo e privo di qualsiasi luce di Kaori.
Era insopportabile vederla in quello stato, una visione troppo stridente e fastidiosa.


Mick prese a insaponarsi senza delicatezza, provando il desiderio di andare da Ryo e prenderlo a pugni, e poi da Kaori per scuoterla ordinandole di reagire.
E poi si arrabbiò con se stesso.


-Ma che cazzo te ne frega di quei due?! Sono affari loro, tu non fai lo psicologo, fatti gli affari tuoi. Che i tuoi amici siano depressi o euforici, non è roba che ti riguardi...-
Peccato che una vocina dentro di sé gli mormorasse con una punta di malizia, che lui non aveva mai considerato Kaori come una semplice amica.
Si passò la spugna sulle braccia, sfregando forte. Digrignò i denti.
Ammettilo Mick, si disse. Ora puoi tornare su questa vicenda.
Kaori gli era sempre piaciuta. Sempre. Fin da subito, aveva pensato che quella ragazza gli fosse proprio congeniale. Che gli piacesse, e non solo fisicamente.
Era bella, dall'aria raffinata e ingenua, in generale 'distante' rispetto a tutte le altre donne che aveva incontrato, un po' come se giungesse da un'altra realtà, e a volte aveva creduto davvero che fosse così.

Aveva tentato di sedurla per strapparla dalle braccia di Ryo, ma lei non aveva ceduto. Era rimasto terribilmente affascinato per questo. Poi era successo il disastro con Kaibara, lui era quasi morto e ci aveva messo tre mesi e mezzo a tornare a una condizione semi-normale. Quando era uscito dalla clinica del Doc, aveva scoperto che Ryo e Kaori erano diventati una coppia ufficiale. Aveva messo a tacere la delusione sapendo che non c’era mai stata competizione per lui, aveva detto lui stesso a Ryo che era ora che rendesse Kaori felice, ed era stato davvero lieto di vedere Kaori luminosa e al settimo cielo, quindi aveva accettato il ruolo di amico senza farne un dramma.


Ma ogni volta che lei si trovava nella stessa stanza, la sua presenza riusciva sempre a rischiarare la sua giornata, non doveva fare nulla di particolare per farlo stare bene. Entrare al Cat’s Eye o anche casualmente al supermercato e vedere Kaori lo faceva sentire sereno.
Poco importava se Kaori nei suoi confronti non avesse mai dimostrato più che una semplice amicizia fatta di qualche battuta e molti sorrisi -oddio, il sorriso di Kaori-, a Mick piaceva.


-Siamo sinceri- continuò a dialogare con se stesso. -Ti sei fatto da parte costringendoti a togliertela dalla testa solo perché lei già pendeva dalle labbra di Ryo. Solo perché era evidente anche a un cieco che Kaori non avesse occhi e cuore che per lui. Ma adesso...-
Adesso. Già, adesso?


Ryo aveva piantato Kaori, due settimane prima. E Kaori non aveva dato segno di essersi minimamente ripresa.
Mick ripensò al suo volto depresso e gli montò la rabbia, ancora.
-Dannazione-
Pensò alle volte, non innumerevoli ma nemmeno così rare, in cui aveva fantasticato su Kaori, sfogando poi quel desiderio insoddisfatto da solo o su una qualsiasi delle sue amanti occasionali.
Merda!
 
Stava tornando a fissarsi con Kaori. Aveva rinunciato a lei, aveva relegato tutto in un angolo lucchettato della sua mente. Ma ora sembrava che il sigillo fosse stato spezzato.
Non era corretto approfittare di una Kaori moralmente debole, affatto.


Però non stava più con Ryo. Ryo l’aveva respinta. Ryo non aveva più alcun diritto con lei.
Mick, pur con tracce di qualcosa che poteva sembrare senso di colpa, avvertì, senza poterlo negare a se stesso, una traccia di soddisfazione e moderata malizia.
Kaori aveva bisogno di essere consolata, di tornare a sorridere.
E lui amava le sfide impegnative, specie quelle che richiedevano il massimo da se stesso.
 

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Capitolo 3
*** 3. Torn ***


Spense il telefonino.
Miki ed Eriko erano così dolci e premurose da risultare irritanti. Tanto lei non sarebbe stata meglio, né durante quella giornata né in quella successiva, per cui essere sommersa di 'Come va?' aveva come unico risultato quello di innervosirla.
Non sarebbe passata, no. E non perché fosse un masochista, ma non poteva in alcun modo sanare quel taglio profondo dentro di sé finché lo avesse visto tutti i santi giorni.


Cominciava davvero a rimuginare sull’idea di cambiare città, e intanto continuare a fingere di non avere il cuore che sanguinava copiosamente era diventato qualcosa di estremamente difficile. Quando lavorava alla boutique di Eriko doveva sforzarsi di sorridere, una fatica immensa, sebbene chi la conosceva naturalmente si era reso conto che le cose non andavano bene per niente.  Chi non se ne sarebbe accorto?


Kaori si stupiva di trattenersi dalla voglia costante che aveva di mettersi a urlare a squarciagola tutto il marcio che aveva dentro, tutte quelle tossine che la logoravano e la consumavano.
Sei miliardi e mezzo di persone sul pianeta, e lei era un brandello, un essere apatico e sconvolto a causa di una soltanto di esse.


Voleva sparire per molto tempo pur sapendo di non poterlo fare, ma anzi di dover dimostrare a chi le stava intorno che nonostante si sentisse come un fazzoletto usato e lurido, era in grado di provare a tutti che la sua vita non sarebbe finita perché un uomo, l’unico uomo che avesse mai amato, l’aveva scaricata nella maniera più brutale a cui si potesse pensare.

Sapeva di dover reagire. Doveva! Sarebbe diventata un cadavere ambulante, di quel passo.
Solo che tutto sembrava pesante, inutile, privo di qualsiasi significato.
Si svegliava e non lo aveva accanto a sé per abbracciarlo, si limitava a intravederlo quando entrava al Cat’s Eye. Non si erano più rivolti la parola.
 
Kaori avrebbe anche voluto parlare con qualcuno. Ma con chi?
 
Falcon? Si era dimostrato un ottimo confidente in diverse occasioni, ma non se la sentiva. Era sposato da poco con Miki e meritava di godersi il suo matrimonio senza dover ascoltare le sue lagne.
Saeko? Lo escludeva. Cioé, da una parte, era abbastanza estranea alla vicenda ed essendo amica di Ryo da tanto tempo avrebbe potuto spifferarle qualche particolare in più circa la decisione dello sweeper, ma Kaori aveva paura che poi Ryo si sarebbe arrabbiato. E poi, anche se apprezzava abbastanza la poliziotta, non si sentiva così in confidenza. Non voleva neanche immaginare sue eventuali occhiate di pietismo.
Chiamare Sayuri? Avrebbe solo urlato insulti verso Ryo martellandola perché andasse negli Stati Uniti con lei.
 
Nemmeno Eriko e Miki, però, erano adatte. Erano troppo coinvolte e imparziali. Miki era sempre così delicata e amorevole da risultare irreale, ma finiva solo col farla piangere ancora di più, mentre Eriko aveva tracciato una croce su Ryo, e il problema era che Kaori non sopportava i suoi insulti verso Ryo.


Quella era la cosa più assurda insensata. Lei non ce la faceva a odiarlo. Non ci riusciva, era un sentimento troppo opposto a quello che in realtà provava.
Lo amava. Lo amava ancora, ogni secondo di più, moriva e intanto viveva grazie al fatto di vederlo tutti i giorni; lo amava pazzamente, accettava il crudele rifiuto di Ryo coccolandosi nei ricordi di ciò che c'era stato fra loro, nei 'momenti fugaci e piacevoli' di cui parlava Ryo che per lei erano stati linfa vitale, acqua nel deserto, magia ed estasi pure, attimi così belli e speciali da non poterli neanche descrivere.


Per Kaori ogni carezza, ogni bacio e sorriso era un diamante, un cameo di rara se non unica perfezione, qualcosa che le aveva riempito il cuore e l'anima di gioia.
Non c'era sguardo che Kaori non gli avesse rivolto cercando di trasmettergli anche solo con quello tutto il suo amore, non c'era istante in cui non pensasse a lui.
Amore e odio erano facce della stessa medaglia, aveva detto qualcuno, non c'era un reale motivo perché si provassero tali sentimenti.


No, non sapeva perché lo amasse. E forse aveva ragione Ryo, legarsi così tanto non andava bene...ma finché erano stati insieme, non aveva potuto immaginare ossessione più dolce.
Era felice, con lui, il mondo esterno e il frastuono causato dal loro ambiente pieno di pericoli e sue presunte rivali pettegole non le interessavano quando erano insieme.
 
Girò come una scema per tutta la sera, in macchina, come di consueto devastata da mille dubbi, incertezze, paure.
Non sapeva nemmeno dove stesse andando, si sorprese anzi di non essersi ancora schiantata contro qualche albero vista la mancanza totale di attenzione che prestava al tragitto.
Quando aveva immaginato, durante molte delle sue paranoie, che Ryo potesse lasciarla, aveva certo pensato che sarebbe stato brutto. Ma non aveva creduto potesse essere così tremendo.
Si sentiva lacerata. Ustionata, e non sapeva cosa fare, se aspettare che il tempo lenisse tutto o se sbattere la testa contro una qualsiasi parete finché il dolore fisico non avesse superato quello psicologico.


Se cedere e andare davvero da Sayuri, se trasferirsi su un altro pianeta e starsene da sola...niente, non sapeva niente.
Kaori si decise finalmente a dare un'occhiata al cartello della via di fronte a sé per capire dove diamine fosse finita e fu colpita perché capì di essere praticamente a due passi da dove abitava Mick, che viveva poco fuori città, avendo sempre detto di desiderare un posto tranquillo, senza doversi svegliare sentendo i clacson e l’odore di smog.
Ecco.


Mick forse poteva andare bene, per sfogarsi.
Era amico suo più o meno come Miki ed Eriko, ma si manteneva piuttosto distaccato e anche se conosceva Ryo da tanto, sembrava essersi un po’ raffreddato nei suoi confronti, Kaori pensava per solidarietà nei propri confronti.
 
Era uno che entrava in confidenza un po' con tutti, un tipo socievole che non si faceva complessi o problemi a chiacchierare con gli altri, ma manteneva la sua indipendenza con molta tranquillità, senza disperarsi se uno rifiutava un suo invito. Cosa che, Kaori si ricordò, lei aveva fatto alcune volte.
Un po' le era dispiaciuto, pur certa che Mick avesse compreso la situazione senza biasimarla più di tanto. In generale, comunque, Mick era sempre stato gentile e cordiale con lei, nonostante avessero modi di fare e di pensare abbastanza differenti, d’altronde provenivano da ambienti del tutto opposti.


Se Kaori era schiva e fondamentalmente riservata, Mick era il contrario, estroverso e amante dei riflettori su di sé. Era simile a Ryo ma profondamente diverso.
In ogni caso Kaori aveva imparato -ahimé!- che la diversità non era un ostacolo e che se si voleva, si poteva perfettamente intraprendere un rapporto.
E forse proprio quando due persone presentavano caratteri e personalità diverse, riuscivano a trovarsi meglio poiché l'uno arrivava laddove l'altro arrancava, e le reciproche lacune potevano essere colmate a vicenda.


Kaori si disse lievemente contenta di essere arrivata a quella conclusione.
Mick era giusto. Sì, in quel caso lo era più delle sue meravigliose e protettive Miki ed Eriko.
Parcheggiò e scese dalla macchina, ricordandosi di essere stata a casa di Mick un paio di volte per festeggiare insieme la sua uscita dalla clinica, che lui aveva visto come una rinascita, ma anche al compleanno dell'affascinante americano, avvenuto ad agosto...ci era andata con Ryo, ovviamente, ma preferì scacciare il ricordo.


Vide subito che le luci erano tutte spente per un attimo si stupì, poi si diede della stupida.
-Che ne sai di cosa fa nel suo tempo libero?- pensò inacidendosi con se stessa.
Non trovò altra soluzione che sedersi sui gradini di fronte al cancellone.
-Bene. Sono qui come una perfetta idiota e sembro anche una stalker. Mi prenderà per pazza-


Appoggiò le braccia sulle ginocchia piegate e il mento sui dorsi delle mani.
Aspettava Mick ma di nuovo corse con il pensiero a Ryo.
Poche settimane prima, in una serata come quella, si sarebbe trovata fra le sue braccia, mentre impazziva per i suoi baci e il suo profumo...
Non resistette. Scoppiò a piangere, nascondendo la faccia nelle mani tremanti.

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Capitolo 4
*** 4. Fallin' in love ***


Quella sera si era concesso una solitaria e tranquilla cenetta in un bel ristorantino; aveva scelto il tavolo più nascosto per evitare qualsiasi fastidio, era in Giappone da ormai otto mesi e non aveva perso tempo a spezzare i cuori di qualche donzella con cui si era divertito per una notte. Alcune di loro si invaghivano e iniziavano a perseguitarlo, fortunatamente la sua esperienza come sweeper gli permetteva quasi sempre di seminarle, talvolta però alcune erano incredibilmente furbe e riuscivano comunque a scovarlo.
 
Poco importava, ci era abituato, sapeva di essere uno stronzo quando si metteva a promettere mari e monti a una bella ragazza solo per infilarsela nel letto, bastava ricordarsi di non sottovalutare mai una donna arrabbiata.
Soddisfatto comunque della cena, tornò a casa guidando con calma, cullato dalla musica soft incisa su un cd che Miki gli aveva regalato per il suo compleanno.


Una volta giunto a destinazione, scese dall'auto per aprire il cancellone -non lasciava una macchina del genere fuori!- e per poco non bestemmiò notando una figura intrecciata su se stessa, seduta sui gradini in marmo chiaro davanti al cancello.
Basito, Mick lasciò perdere il proprio spavento quando si accorse che non era una fanatica arrivata fin lì per sbraitargli addosso o peggio informarlo che era incinta, ma Kaori.
 
Era l'ultima persona che avrebbe potuto aspettarsi. Aveva il volto affondato fra le braccia che si stringeva con le mani appigliate ai lembi del giubbino in maniera convulsiva, e le spalle che tremavano, sobbalzando.
La ragazza sentì il rumore dei passi e sollevò il capo, allargando gli occhi come un cerbiatto di fronte ai fari di un'automobile.
Mick vide le sue labbra screpolate, alcuni riccioli attaccati alla fronte e tutto il suo viso chiaramente distrutto. Aveva pianto, non c'erano lacrime ma si capiva perfettamente che avesse finito da poco di versarne.


Mick sospirò, chinandosi per poterla guardare direttamente in faccia, posò una mano cauta sul suo braccio.
"Ehi. Cosa ci fai qui?"
Kaori si portò la mano alla bocca e iniziò a mordicchiarsi l'unghia del pollice.
"Scusa..."
"Per cosa?"
"N-non...non avrei dovuto presentarmi qui..."
Mick stava per rispondere ironicamente, ma la voce lacrimosa di Kaori lo sorprese. "Ma non sapevo dove andare...cosa fare..."
Chinò il capo e sospirò. Poi rialzò la testa e Mick avvertì come una pugnalata, a causa dei suoi occhi nuovamente gonfi e umidi.
 
"Io non ce la faccio più, Mick...sto impazzendo...lo vedo ovunque vada, in qualsiasi momento...sono perseguitata dai ricordi...dovrei detestarlo con tutte le mie forze e riesco solo ad amarlo...l-lui...lui forse aveva ragione, è un'ossessione, io non...non trovo il modo di uscirne, non capisco quando smetterà di farmi male. Mi fa tanto...tanto male...mi rendo conto di sembrare fuori di testa, ma io...io non ce la faccio...cosa devo fare...cosa, io non lo so più..."


Affondò di nuovo la faccia nelle braccia, si avvolse in sé tenendosi ancora più stretta.
Mick rimase come una statua di sale, assolutamente incredulo e impotente di fronte a tanta sincera e spiazzante disperazione.
Lui non era mai esploso così, e non perché non avesse subito delusioni amorose, in passato, ma...non aveva mai sprecato tante lacrime per una persona, il suo dolore se l'era sempre tenuto per sé e aveva sempre lasciato che scemasse seguendo il corso della natura, che automaticamente scorreva portandosi via le scorie di qualunque cosa.


Doveva abbracciarla? Farla piangere finché la testa non le fosse esplosa? Dirle qualcosa?
Provò l'impulso di inviare un S.O.S a Miki che sincuramente sapeva quale fosse la decisione più saggia. Ma se Kaori si trovava lì, a casa sua, significava che stava cercando lui. Né Miki, né Eriko. Lui, Mick.
 
Sentendo che i suoi singhiozzi diminuivano, Mick rilasciò l'ennesimo sospiro e la scosse dolcemente.
"Kaori...ehi, Kaori, mi ascolti?"
La ragazza mugugnò.
"Vuoi venire dentro? Che so, ti preparo un the...una camomilla...non puoi startene qua come un animaletto ferito a piangere. Dai, su" le disse, era più un delicato ordine, in fondo, e accorgendosene fece una smorfia.

Non la voleva spaventare né farle venire l'idea che fosse indesiderata, tuttavia continuava a non sopportare che Kaori fosse diventata un cencio e si stesse auto-distruggendo.
Sorprendentemente, Kaori non oppose resistenza ma si alzò guidata dalle sue mani sulle proprie spalle.


Mick la guardò per un istante prima di tornare in macchina e aprire il cancellone con il telecomando riposto nel cruscotto. Dopo aver parcheggiato l'auto un po' come gli capitò, le rivolse un sorriso invitandola silenziosamente ad avanzare.
Kaori, senza dire nulla, arrivò vicino a lui. Mick mise su un'espressione un po' soddisfatta e un po' sorpresa, come se da una parte si aspettasse che Kaori declinasse di nuovo la sua proposta.
Tirò fuori le chiavi di casa e imprecò a denti stretti perché era buio e solo dopo un paio di tentativi trovò la serratura.


Aprì la porta indicando a Kaori di entrare per prima. Lei si mosse lentamente, timorosa, Mick si premurò subito di premere qualche interruttore per illuminare la casa.
Si tolse le scarpe e la giacca, imitato da Kaori.
"Vuoi qualcosa da bere?"
Kaori lo guardò come se avesse parlato in arabo e annuì senza convinzione. Mick sorrise comunque e la condusse fino in cucina;


"Il caffé ti renderebbe troppo nervosa, forse anche il the...non so, cosa preferisci?"
Kaori sfiorò lo schienale di una delle sedie ordinatamente disposte intorno al tavolo.
"Hai...hai qualche infuso?"
Mick alzò un sopracciglio. "Infuso?"
"Sì...qualche tisana...conciliano il sonno" spiegò.
"Boh, provo a controllare"
Aprì alcune ante trafficando in mezzo a barattoli di caffé, zucchero e vitamine. Infine afferrò una scatola azzurra e ne studiò il contenuto.
"Tisana al finocchio?! Come ci è finita qui?"
"Ah...quella andrà bene"


Mick la guardò di nuovo scettico ma non commentò e riempì un pentolino con acqua del rubinetto, mettendolo poi sul fornello acceso.
"T-tu non bevi niente?"
"Ho consumato un'ottima cena e sono a posto così"
"S-scusa, non volevo disturbarti"
"Ma ti pare? Ormai siamo praticamente una famiglia, no?"
"S-sì, ma piazzarmi davanti a casa tua e scoppiare in lacrime...è patetico"
"Un pochino, in effetti" sorrise spontaneamente davanti al suo faccino e agli occhi arrossati.
"Sai, ho pensato che tu potessi essere la persona più adatta con cui parlare. So di sembrare un’ingrata, ma Eriko e Miki non lo sono...e tu, che forse vedi la cosa dall'esterno, puoi darmi un'opinione imparziale"
"Un'opinione?"
"N-no, forse...non un'opinione" arrossì, cercando le parole giuste. "Avevo solo bisogno di parlare"
"Di cosa? Di Ryo?"
"Forse"
"Vuoi che ti dica che è un enorme pezzo di merda egoista? Questa è la mia opinione"
"Lo immaginavo"
"Ma non è quello che vuoi sentire"
"Non proprio..."


Mick sospirò, cinicamente pensò che la faccia di Kaori fosse un vero spettacolo.
"Guarda che se ora soffri è normale. È successo a tutti. Poi passa, arriverà il momento in cui lo guarderai e ti renderai conto di non soffrire più"
"Se...se almeno sapessi il reale motivo..."
Mentre Mick le porgeva la tazza fumante e Kaori la prendeva avvolgendola con entrambe le mani come se potesse scaldare anche il gelo che le impetriva l'animo, la giovane donna lo guardò con gli occhi di nuovo lucidi.


"Non posso credere che abbia mentito così tante volte. C-cioè...se non ami una persona e vuoi semplicemente scoparci di tanto in tanto, non hai bisogno di lasciarti sfuggire che la ami, no? E ...e poi lui parlava di me che gli stavo addosso, ma era lui a cercarmi e a chiamarmi il più delle volte. Io non capisco, davvero...vorrei solo...insomma, me ne farei una ragione se capissi il vero perché..."
Prese un respiro e un sorso.
"Me l'ha detto tante volte, che mi amava, Mick...così tante volte" mormorò chiudendo gli occhi e sentendo la Sua voce come un soffio tiepido e delicato nelle orecchie. Mick la osservò attentamente, mentre portava la tazza alle labbra con grazia e non disse nulla limitandosi a contemplarla.
 
Poteva apparire un pensiero da sadico, ma vedere Kaori smarrita nel suo dolore era affascnante.
La donna gli appariva bella e suggestiva nonostante l'ombra delle occhiaie e l'aspetto meno composto e curato del solito. Cercando di non badare al turbinio che tuttavia Mick avvertì dentro di sé, studiò ogni suo gesto, dal pollice che usava per sfiorare i bordi della tazza al labbro inferiore che la giovane proseguiva a tormentarsi coi denti.
Addirittura Kaori arrivò anche a mordersi il bordo della felpa e Mick credette per un istante di avere davanti una bambina che si comportava così dopo aver combinato un piccolo danno, tipo aver abbattuto un soprammobile mentre giocava a pallone in casa nonostante fosse estremamente proibito.


In fondo, pensò, il fascino di Kaori consisteva in questo: essere la proprietaria di un corpicino da sogno proibito e mantenere un atteggiamento da principessa inviolata, in un miscuglio tale da scatenare i più impuri pensieri.
Sporgendosi verso di lei e appoggiando i gomiti sul tavolo, Mick fece una specie di sorriso strano che Kaori non capì. Lei arrossì appena, aveva quasi finito la sua tisana e all'improvviso fu scossa da un piccolo, silenzioso rutto che controllò posando la mano sulla bocca.
A quel punto Mick fu tentato dalla voglia di scoppiare a ridere.


"Ehi!" esclamò "Non c'è mica bisogno di trattenersi così!"
Kaori non replicò.
"Senti, vuoi rimanere qui a dormire?"
"Cosa? Non...non voglio darti altro disturbo"
"Ma figurati, hai bisogno di riposare. Io non ho voglia di rimettermi al volante e tu non sei in condizione di guidare"
Kaori tacque, confusa, così Mick si sentì stranamente in dovere di rassicurarla.
"Non è una proposta con secondi fini. Non ti sto chiedendo di dormire insieme a me, tranquilla!"


Anche perché, con malizia, Mick pensò che se Kaori fosse stata nel proprio letto, lui non si sarebbe accontentato di dormire!
E pur consapevole, ormai, che Kaori gli piaceva, Mick non pensò come avrebbe fatto di norma con qualunque altra donna di fare di tutto per sedurla e farsela, non come gli capitava spesso con altre sue conquiste. Non subito, almeno.


Ciò non significava dunque che non gli sarebbe piaciuto portarsela a letto, semplicemente considerava Kaori diversa, oltre al fatto che lei era ancora visibilmente sconvolta dalle proprie vicende personali.
Mick provava non solo il desiderio di averla, come aveva pensato qualche mese prima, perché si accorse di volere qualcosa di più. Voleva piacerle, voleva che anche Kaori lo desiderasse.
Quando Mick si metteva in testa l'idea di sedurre qualcuna, quest’ultima nella maggioranza dei casi abboccava senza opporre chissà quanta resistenza e nella sua vita si era sorpreso di quante volte fosse successo soprattutto con donne già impegnate.
 
Ma lei, Kaori, era diversa, si ripeté sempre più convinto.
"Ti accompagno nella stanza degli ospiti" le disse gentilmente "Generalmente io dormo nudo, posso prestarti una maglietta e dei miei boxer, se vuoi, anche se sicuramente ti staranno larghi"
Kaori annuì, incerta, pensando poi che trascorrere la notte in un letto che non fosse il suo, sapendo di non essere del tutto sola, non era un'idea tanto malvagia.
Lo seguì al piano di sopra, un po' stupendosi di vedere Mick così ospitale e tranquillo, quando lei stessa lo aveva visto fare il maniaco a più riprese.
 
Comunque sollevata di aver trovato in Mick un aiuto che non fosse la premura talvolta soffocante di Eriko e Miki, Kaori si concesse un piccolo sorriso che Mick notò.
"Ah, ma lo vedi come sei carina quando sorridi?"
Kaori si imbarazzò.
"Vedrai, Kaori, il tempo guarirà tutto" le disse sistemando il cuscino sul letto a una piazza che le indicò dicendo "Ecco qua. Rilassati e dormi bene"
Le scompigliò i capelli strizzandole l'occhio prima di uscire ed evitare di fissarla troppo per non cedere alla tentazione di baciarla e stringersela addosso.
Si chiuse la porta alle spalle emettendo un sospiro che lo sorprese. Ridacchiò con una punta di disperazione.
C'era una ragazza, in casa sua, una bellissima ragazza che in quel momento si stava spogliando a poca distanza da lui.
Una ragazza che, anche se finora si era sempre imposto di non considerare, gli piaceva da matti e non da poco tempo.


Non trovò la forza di spalancare la porta e buttarla sul letto, sotto di sé.
Perché? La risposta la sapeva già e gli scappò una risatina frustrata.
-Mio adorato e idiota di un Mick. Ti stai proprio innamorando di lei. Un’altra volta-
Per un istante rivide le lacrime lungo il viso di Kaori. Smise di ridere e si sentì ribollire di rabbia e disgusto nei confronti di Ryo.

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Capitolo 5
*** 5. At 8 o'clock ***


Approfittando del fatto che Kaori fosse al lavoro, Mick si diresse con ampie falcate a casa di Ryo, sicuro di incontrarlo, non perse tempo a bussare e aprì la porta che sapeva raramente essere chiusa a chiave. Lo vide seduto al tavolo, con le gambe accavallate mentre sfogliava un giornale.
 
Mick si accomodò di fronte a lui e senza esitazione né premesse lo investì: "Qual è il vero motivo? A parte le stronzate che dici sul non amarla e non volerla intorno, che cazzata ha partorito realmente la tua testa bacata per decidere di lasciarla?"
Ryo sollevò lentamente la testa, con uno sguardo che avrebbe fatto tremare di paura chiunque. Non Mick.
"Non sono affari tuoi"
"No, ma diventa affare mio dal momento in cui lei si presenta sotto casa mia in lacrime"
Ryo sogghignò voltando un'altra pagina del quotidiano.
"Ah, ecco, è questo. Lei si è subito rifugiata fra le braccia del suo amichetto. Dimmi, Mick, l'hai consolata a dovere, come sai fare tu?"
 
Mick ebbe voglia di sorridere.
"Non sono andato a letto con lei. So ragionare col cervello oltre che col cazzo"
"Ma che strano"
"Ma sì, in fondo cosa diamine me ne frega" disse Mick subito dopo. "Dopotutto, è meglio per me"
Ryo abbassò impercettibilmente il giornale e sbirciò distrattamente Mick per capire meglio cosa intendesse e quale fosse la sua espressione.
"Sì, sì, Saeba, ficcatelo in testa. Visto che tu ti sei fatto da parte, non sei più un ostacolo alla mia intenzione di conquistarla"


Ryo gli lanciò un lungo e, per un istante, perforante sguardo prima di tornare all'aria annoiata di prima.
"Fai quello che ti pare. Quello che fa Kaori non mi riguarda, né quello che tu vuoi fare con lei"
"Evidentemente, però, dall’espressione appagata e soddisfatta che hai avuto negli ultimi tempi, doveva essere parecchio brava" disse Mick con fare smaliziato.
"Non parlerò con te dei miei rapporti sessuali"
"Aha, certo che no, ma non vedo l'ora di sottopormi a qualcuno dei suoi gradevoli servizietti"


Senza cedere alle sue provocazioni, Ryo sorseggiò quel poco che rimaneva della bevanda energizzante nella lattina e disse: "Cosa ti fa credere che si farà mettere le mani addosso da te?"
"Se ci sei riuscito tu..." rispose rubandogli la lattina e prendendosi l'ultimo sorso. "Ci tenevo solo a dirti che ti stai comportando da incredibile figlio di puttana. E che muoio dalla voglia di vederti schiattare per la gelosia quando lei sarà fra le mie braccia"
Non attese la sua replica e si allontanò, camminando tranquillamente con le mani dietro la nuca.

Ryo controllò che la lattina fosse effettivamente ormai vuota, e appurato ciò l'accartocciò nella mano come fosse un banalissimo foglietto di carta velina.
Mick spalancò la porta trovandosi Saeko davanti in procinto di bussare. Si limitò a un saluto smozzicato prima di andarsene.
Saeko si avvicinò a Ryo, involontariamente aveva ascoltato la conversazione. Perfino lei che aveva grande confidenza con Ryo si sentì in leggero disagio nel vedere lo sweeper con volto così cupo e tirato, ma gli posò comunque la mano sulla spalla. Era andata lì solo per condividere informazioni su un caso per cui aveva richiesto il suo supporto, ma non ce la fece a non intervenire dicendo quello che pensava da un po’, oramai.


"Ascolta, Ryo, non ti ho detto niente per tutto questo tempo, ma ora te lo devo dire. Sei un idiota"
Ryo grugnì.
"Si può sapere cosa cazzo ve ne frega a tutti quanti di quello che faccio? Perché non vi fate i fottuti affaracci vostri?" disse con tono lapidario.
"Cosa...santo cielo, ma hai visto com'è ridotta?!"
"E' adulta, il dolore fa parte della vita. Non morirà per questo"
"Oh, certo, come se Kaori non sapesse nulla del dolore. E peccato che a te basterebbe andare da lei e AMMETTERE quanto sei idiota per renderla di nuovo felice. Non è possibile che..."
"NO"
"Cosa?"
"Fatti i cazzi tuoi anche tu, Saeko. Ho detto di no"
Si alzò e per un istante Saeko temette che l’avrebbe afferrata di peso e condotta fuori da casa sua.
"Mi hai sentito? Hai capito cos'ho detto? Non voglio tornare su questo argomento"
La guardò con occhi terribili. "Kaori non mi riguarda. Né ora, né mai più"
 

Kaori non si sentiva bene. Quello no, di certo, ma nemmeno se lo aspettava o ci sperava.
Però -un piccolo e debole però- si sentiva sinceramente grata nei confronti di Mick.
Mick non l'aveva riempita di frasi fatte e banali né l'aveva esageratamente coccolata trattandola come una bambina. Era stato gentile ma fermo, non sdolcinato, senza fronzoli, non aveva nemmeno parlato tanto, ma le aveva fatto capire di poter contare su di lui.
Senza dichiarazioni eclatanti o discorsi pieni di retorica e fondamentalmente vuoti.


Kaori si disse che con Mick era sempre andata d'accordo, ma le faceva piacere che fosse giunta l'ora di approfondire la conoscenza.
Ciò che aveva scatenato tale pensiero non era certo piacevole, ma da piccola le avevano insegnato a cogliere il positivo da ogni persona ed ogni esperienza, anche e soprattutto laddove pareva non esserci nulla di roseo e apprezzabile.
In tutto il male che la tormentava giorno e notte, Kaori pensò che il positivo fosse rappresentato da Mick. Cioé, anche Eriko e Miki, o Falcon, lo erano.
Ma, continuò a ripetersi, Mick era diverso. Non era sempre pronto a difenderla o a farle da cavalier servente come le sue carissime amiche, sembrava disposto ad aiutarla ed ascoltarla e nel frattempo trascinarla per un gomito per farla rialzare dal baratro buio in cui Ryo l'aveva gettata.

Mick poteva essere un'ancora. Una zattera, quantomeno. Una scialuppa, che seppur agitata dalle acque impetuose di quel dolore, era pur sempre un mezzo di salvezza.
Non aveva mai immaginato che Mick potesse diventare qualcosa di simile, e questo la colpì non poco. Ma Kaori decise di accettarlo. Se era costretta ad accettare la decisione assassina di Ryo, perché respingere anche quel poco che c'era di positivo? Perché non accettare Mick?


L'oggetto delle sue riflessioni entrò nella palestra che entrambi frequentavano, generalmente in orari diversi, le fece un cenno e andò a occupare il macchinario per i pettorali, così Kaori diminuì la velocità sul tapis roulant fino a fermarsi quando formulò un'idea che decise di esporre al bel biondo.
 
Si avvicinò a lui che soffiava per lo sforzo mentre si allenava, gli sorrise constatando che per chiunque quell’uomo rappresentava una splendida visione di grinta e sex appeal.
Nonostante ciò, Kaori non vedeva in lui un oggetto erotico, non era così ingenua da non notare la sua schiacciante avvenenza, ma non intendeva accostarsi a lui con quell'idea.
In parole povere, l'ultima sua intenzione era quella di considerare Mick un chiodo per scacciare Ryo. Anche perché Ryo non era stato proprialmente e banalmente un chiodo...


Quando Mick terminò la prima serie, e si fermò per riprendere fiato, Kaori parlò.
"Grazie per ieri"
Mick la guardò come si accorgesse in quel momento di lei. "Figurati"
Kaori continuò a sorridere, straniando un po' l'altro che guizzò con gli occhi lungo il suo collo e il seno ben messo in evidenza dalla sua leggera t-shirt di cotone bianco.
"Mi chiedevo se ti andasse una pizza da me, stasera"
Mick strabuzzò gli occhi certo di non aver capito bene.
"Scusa?" mormorò, neanche gli avesse confessato un segreto di stato.
"Ma sì...mi piacerebbe ricambiare la tua ospitalità. Se ti va, ovviamente"
"M-ma...io e te? Cioé, da soli?"
Fremette al pensiero.


"Sì...io non ho impegni. Tu?"
Mick non avrebbe rinunciato nemmeno se avesse avuto un appuntamento con Miss Universo.
"Io no!"
"Quindi accetti il mio invito?"
-Diamine, sì!- pensò. "Sì. Con piacere"
Il sorriso che Kaori gli regalò fu la scoccata finale.
"Perfetto! Allora ci vediamo alle otto, ti va bene?"
"Benissimo..."
 
In quel momento Ryo fece il suo ingresso, assicurandosi di non essere visto e di dirigersi in un’altra sala della palestra. Adocchiò Kaori coi gomiti appoggiati al macchinario utilizzato da Mick, gli sorrideva e Mick ricambiava con aria un po' stordita.
Andò verso la panca per gli addominali senza proferire sillaba.

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Capitolo 6
*** 6. Being honest ***


Quando Kaori tornò in salotto dopo aver lasciato i cartoni delle pizze ormai vuoti sul balcone del piccolo appartamento che aveva trovato poco distante dal negozio di Eriko, Mick continuava a sorseggiare la sua Coca Cola. L'atmosfera era abbastanza tranquilla, non è che avessero parlato di cose impegnative e nemmeno che riguardassero il lavoro, anzi, si erano messi a conversare di altri loro interessi, spaziando dal cinema alla musica.


Come aveva già intuito, Kaori trovò in Mick qualcosa di differente da quello che aveva avuto finora. Poteva essere un amico, ma non come Eriko e Miki. La sua presenza le comunicava sicurezza e solidità, e un grande senso di calma.
Si accorse che Mick la faceva sentire a suo agio e ricordò che fin da subito erano entrati in confidenza, cosa non comune per una persona giapponese, indubbiamente la vivacità e l’approccio ‘da americano’ di Mick erano stati di grande aiuto in quel senso. Sembravano passati secoli da quella volta della sfida in cui lui le aveva detto di essere innamorato di lei...con il tempo Kaori aveva classificato quella di Mick come una banale cotta che era poi sfumata e non ci aveva rimuginato più di tanto.
 
Per la prima volta dopo un tempo che le pareva infinito, poté dirsi quasi sollevata.
Si ritrovò e pensare che mai avrebbe immaginato che un uomo dalla vita tumultuosa come Mick potesse risultare una compagnia tanto soft.
Si trovava bene con lui, anche se non erano amici da chissà quanto tempo.
 
Kaori ignorava che Mick stesse intanto rimuginando tra sé sulla conversazione tenuta quel mattino con Ryo, le parole inizialmente da spaccone che aveva rivolto a Ryo si stavano tramutando in una previsione.
Mick era convinto che fosse necessario riflettere su quelle che erano le proprie intenzioni.
Non voleva fare un dispetto a Ryo. Quello era escluso. La sua amicizia con lui si era raffreddata, ma non lo detestava e inoltre non era così infantile.
Secondo punto, Kaori non era un giocattolo. Non è che volesse rubacchiarla o strattonarla per far ingelosire Ryo. Non erano cose da lui, non aveva motivo di comportarsi in modo tanto puerile.
 
La verità era che teneva a Kaori. Forse non poteva definirsi follemente innamorato di lei, ma era sulla strada per arrivare a dichiararsi tale.
Era piacevole stare con Kaori. A dispetto della sua famosa ingenuità e del suo continuo arrossire, bastava il suo sorriso e la sua dote di apparire adorabilmente comprensiva e dolce senza che si sforzasse eccessivamente, perché risultasse splendida.
E se dunque nei primissimi tempi di conoscenza Mick l’aveva considerata niente più che un bel bocconcino a cui dare un paio di bottarelle, ora c'era decisamente dell'altro.
 
No, non era solo una preda da attirare nella ragnatela, Mick voleva a sua volta avvicinarsi a lei.
E quindi, mentre chiacchieravano di reality show e cartoni animati che ancora entrambi guardavano nonostante l'età, Mick si chiese se fosse il caso di dirglielo.
Forse a farglielo capire con gesti e sguardi, Kaori non ci sarebbe arrivata, a meno che non le fosse saltato direttamente addosso, ma aveva escluso quella pericolosa seppur attraente opzione.
Mick voleva essere chiaro, ma visto che era da poco che si stavano 'frequentando', non voleva nemmeno che Kaori reagisse inibendosi e chiudendosi a riccio.


"Tutto bene?" gli chiese Kaori fissando il suo ginocchio che inconsciamente aveva preso a tremare.
Mick si morse l'interno della guancia.
"Sì...tu, piuttosto, pensi di stare un po' meglio?"
"Un po' meglio...? Diciamo che...che tu mi stai aiutando a non pensarci troppo"
"E ci riesco?"
"Un pochino"
Mick fece una smorfia.
"Scusa, Mick"
"Di cosa?"
"Forse mi sono espressa male. Non voglio assolutamente considerare la tua compagnia come un...un ripiego. Non è così"
"Sei tu che devi scusarmi"
"Come?"


Mick sospirò, rassegnato all'idea che lo aveva balenato. Cioé che doveva essere sincero con lei.
"Mi fa piacere aiutarti a sfogarti e a farti...beh, sorridere in questo periodo così nero per te. Però non è tutto, non per me almeno"
Stupito perché rischiava seriamente di balbettare come un cretino di fronte ai suoi occhioni da cerbiatta, Mick si tormentò le mani e sorrise nervoso.

"Ho deciso di essere del tutto sincero con te. Perché ti meriti franchezza, quindi ti dico come stanno le cose. Tu mi piaci, Kaori. Fai pure quella faccia, ma sappi che hai capito bene. In realtà mi sei sempre piaciuta. Solo che avevo deciso di lasciar perdere tutto nel momento in cui ti eri messa con Ryo, non mi sembrava corretto darti fastidio. Ma adesso che tu ti sei avvicinata a me e che...che quel cretino ha deciso di scaricarti, mi sembra altrettanto giusto farti presente che per me non sei solo un’amica. Certo, posso esserti amico, ma per quanto mi riguarda vorrei essere di più e nonostante ciò non ho la minima intenzione di forzarti o importi nulla. Volevo solo che lo sapessi"


Sollevò lo sguardo e per alcuni istanti si perse nei suoi occhi nocciola trovando in seguito fiato per parlare ancora. "Mi sto innamorando nuovamente di te, Kaori. È una cosa che sta crescendo e diventa sempre più...concreta. Tu puoi anche considerarmi un amico, ma la cosa non è totalmente reciproca"
Il bel viso di Kaori era ora di un acceso color porpora e si era ammutolita, inevitabilmente.
Chinò il capo, giocando convulsamente coi lembi della felpa.


"Mi...Mick, io..."
"Lo so. Lo so, sei ancora innamorata di Ryo. Vorresti odiarlo ma riesci solo a odiare il fatto che in realtà non lo odi neanche un po'. Che se lui ti chiedesse perdono, tu glielo concederesti e piangeresti di gioia lanciandoti fra le sue braccia. Ma se io so tutto questo, tu DEVI sapere che io provo dei sentimenti per te"
La guardò e rise. "E non pensare che non voglia portarti a letto. Solo che se prima si trattava di un desiderio fisico, ora credo che sarebbe di più"


Kaori arrossì con violenza, di certo per lei sapere di essere stata la fantasia sessuale di Mick era sconvolgente.
Lei era considerata in quel modo da Mick...anche mentre era impegnata con Ryo, di nascosto Mick aveva sempre guardato verso di lei, desiderandola. Anche se poco, anche se poi aveva accantonato quei pensieri, però non l’aveva mai vista esattamente come un’amica o una sorellina.
 
"Si è fatto tardi" disse Mick stiracchiandosi e guardando il cellulare per controllare l'ora.
"Ed è meglio che vada, così ti lascio libera di rilassarti e, boh, riflettere su quello che ti ho detto"
Si alzò sgranchiendosi un po' le gambe e sorridendo alla giovane donna, ancora di granito.
"Kaori...ohi!" le sventolò la mano davanti alla faccia per risvegliarla e Kaori batté le palpebre stordita.
"Ah...te...te ne vai?"
"Aha"
 
Kaori si mise in piedi accompagnandolo alla porta, ma prima che Mick uscisse, lei gli afferrò la mano.
"Kaori...?"
"Ti...ti ringrazio"
Oddio, ma perché ringraziava e si scusava di continuo??
"Ma di che?"
"Di essere stato sincero. Io non so se posso ricambiarti, né ora né in futuro. Anche perché adesso sono confusa su qualunque cosa, però posso dirti che apprezzo che tu mi abbia detto quello che pensi. Quello che provi"
Mick tolse la mano dalla sua in modo forse brusco, ma lo trovò necessario perché il suo auto-controllo aveva un limite e Kaori lo stava pian piano sfiorando.
Per cui si staccò da lei, prima di mandare a fanculo i discorsi sulla calma e la pazienza e prenderla ferocemente; non resistette alla voglia di accarezzarle i capelli.
"Ci vediamo Kaori"
Se ne andò.
 
 
Quella notte Kaori dormì poco, e le sue amiche lo capirono notando il giorno dopo i suoi occhi stanchi.
Si chiese perché dovesse avere tutti quei casini.
Era affondata nel caos più totale fino al collo e non sapeva cosa fare per districarsi.
Si era girata nelle coperte infinite volte, scoprendosi per le vampate e poi tornando sotto il piumino perché ancora non faceva affatto caldo.


Quello che seppe, quella mattina, fu la sensazione del solito pungiglione velenoso quando vide Ryo al Cat’s Eye, e una sottile ansia quando arrivò anche Mick.
Il primo l’aveva calpestata, gettando fango su tutto quello che c'era stato, sui 'Ti amo' che Kaori non concepiva come avesse fatto a mormorarle più di una volta se si trattava di sesso senza trasporto; il secondo, con cui era sempre andata d'accordo, che proprio la sera precedente le aveva detto di essere sulla via giusta per innamorarsi di lei, la stava aiutando a risollevarsi.
 
Non aveva mai visto in Mick qualcosa di simile; certo l’aveva trovato affascinante appena lo aveva conosciuto e pensando che Ryo non la ritenesse una degna partner aveva vacillato leggermente di fronte a un uomo che non si faceva problemi a dirle che era bella e desiderabile, ma per quanto Mick fosse simpatico, bello e sexy, non era comunque riuscita a guardarlo sotto quell’aspetto, anche se sicuramente per molte donne l’americano poteva costituire un inno alle gioie carnali.


Quando stava con Ryo, questi era l'unico che desiderasse con tutta se stessa, con il corpo e con il cuore, per cui gli altri non le erano mai interessati.
Era innegabile che fosse legata a Ryo. Avevano vissuto insieme per tanti anni, erano stati insieme per alcuni mesi, rendersi consapevole che tutto ciò era stato spezzato la deprimeva. Ryo era stato più importante di tutto, specialmente per lei che non concepiva scopate facili e senza impegno.
Kaori era grata alle sue amiche che si facevano in quattro per tenerla occupata.
 
Aveva troppi intrecci, in testa, un dolore lancinante e la curiosità di...beh, andare avanti e scoprire cosa sarebbe accaduto.

Finito il lavoro, si diresse in palestra. Entrò in sala attrezzi e non trovò nessuno che conosceva. Ma in fondo starsene un po' per conto suo non le dispiaceva.
 
Circa un’oretta dopo arrivò Mick, appena lo vide lo salutò con la mano, e lui le sorrise.
 

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Capitolo 7
*** 7. Wine and kisses ***


Kasumi, poco dopo essersi messa il grembiule per iniziare il turno, si avvicinò al gruppetto di amici e con aria soddisfatta e disse: "Tenetevi liberi venerdì sera. Siete tutti invitati a casa mia per una bicchierata per festeggiare la mia laurea"
Se ne andò subito, senza nemmeno aspettare che i suoi interlocutori potessero pensare se avessero impegni precedentemente presi o altro.


Mick guardò Kaori che si abbassava a recuperare la bustina di zucchero che le era caduta, allungandosi e mettendo così in bella mostra il suo delizioso, tondo sederino.
"Pensi di volerci andare?"
"Non lo so" disse Kaori. "Tu?"
Mick scrollò le spalle. "Non è mia abitudine rifiutare un po' di cibo e cocktail a scrocco"
"Pensi che anche lui ci sarà?"
 
Mick vide che Kasumi, arrossendo, stava parlando con Ryo che era appena entrato, il quale si allargò in un sorriso e mise una mano leggera sulla spalla della ragazza.
"Può essere"
Si accorse del volto truce di Kaori mentre notava i sorrisi che correvano tra Ryo e Kasumi, così parlò di nuovo per distrarla: "Comunque sì, io ci andrò"
Kaori non diede segno di averlo sentito. Fissava Ryo e Kasumi che non la smettevano di conversare affabilmente, lui aveva l’aria serena e lei lo guardava sognante, quella visione la inacidì parecchio.


Senza nemmeno volerlo, si ritrovò a borbottare: "Chissà se a lei dice le stesse cose che diceva a me"
"Scusa? Perché, pensi che siano andati a letto insieme?"
Kaori non rispose e Mick aggiunse, ironico: "Comunque Ryo ha gusti simili ai miei. Kasumi è una bellezza, me la farei"
Per quella battuta si beccò un'occhiataccia da parte di Kaori, che grugnì persino e si allontanò da lui con il suo cappuccino, andandosi a sedere nel tavolino più lontano.
 
Mick la seguì ridendo.
"Ehi, Kaori...dai, non fare così, scherzavo!"
 
 
Quel pomeriggio Ryo aveva appuntamento con Saeko e Reika per una noiosa indagine. Si pentì subito di essersi fatto convincere.
"Sembra che Mick e Kaori si siano avvicinati parecchio, ultimamente, li ho visti qualche volta a passeggiare e anche a chiacchierare come piccioncini al Cat’s Eye" disse Reika mentre Saeko recuperava dalla cucina qualche snack da offrire intanto che tutti e tre erano impegnati a studiare fascicoli. Era bello avere gente in casa di tanto in tanto, dandole così la possibilità di comportarsi da brava padrona di casa.
 
Ryo evitò di replicare ripensando distrattamente a Mick che evidentemente si impegnava a sparare una battuta dietro l'altra per convincere una cupa Kaori ad esporsi in un semplice sorriso.
"Beh, ora che Ryo ha smesso di farle da guardia del corpo, il calabrone ha deciso di ronzarle intorno più insistentemente" aggiunse Saeko come se Ryo non potesse sentirla. Lo sweeper rimase muto.
 
"Non mi ero accorta che Mick puntasse a Kaori"
L’anello alla mano destra di Reika suggeriva che si era messa decisamente alle spalle qualsiasi mira sullo sweeper. Era ufficialmente fidanzata con un ricco rampollo che aveva richiesto i suoi servizi di detective ed era riuscito a conquistare il suo cuore, il sentimento per Ryo ormai si era avvizzito specialmente dopo aver constatato che lo sweeper e Kaori erano diventati una coppia definitiva. Nonostante il futuro marito fosse molto benestante e avrebbe potuto mantenerla senza sforzi, Reika non voleva smettere di lavorare perché quello che faceva le piaceva e non sarebbe mai diventata una mogliettina dedita solo alla cucina e alla prole.
"Come no? Se non ci fosse stato Ryo, le sarebbe saltato addosso da un pezzo" continuò Saeko con fare palesemente provocatorio a cui Ryo non cedette, suscitando però nelle due donne la voglia di andare avanti finché non fosse scoppiato.
"Non sono tanto male, no?" disse allora Reika cercando approvazione in sua sorella, la quale annuì e incalzò:
"E' vero che apparentemente Mick è conosciuto per il suo fare da seduttore, ma...mi sembra davvero preso dalla nostra Kaori"
 
"Siamo qui per lavorare o siamo nella sala d'attesa di un parrucchiere strapiena di vecchie pettegole bisbetiche?" disse Ryo. Saeko sorrise spontaneamente.
"Stavamo solo chiacchierando"
"Di affari che non vi riguardano"
"Anche il fatto che noi parliamo, non è affare che ti riguardi" ribatté Saeko zittendolo, anche se non troppo a lungo perché lo sweeper borbottò qualcosa a denti stretti.
"Se c'è qualcosa che non ti sta bene, dillo chiaramente invece di bestemmiare in spagnolo o in una delle tante lingue che conosci"
"Non ho niente da dire, state facendo tutto voi"
"Potresti dire semplicemente che stai ammuffendo per la gelosia. E che nessuno di noi riesce a capire perché stai facendo di tutto per farti odiare da lei"


Reika era calamitata da quella conversazione, un po' invidiando Saeko che non aveva peli sulla lingua nel parlare in quel modo a Ryo; questi infatti si limitò a ringhiare e borbottò qualcosa di incomprensibile, poi si allontanò sul balcone per fumare una sigaretta con gesti nervosi. 
Desiderando fiondarsi al poligono per svuotare un centinaio di caricatori, si limitò a tirare qualche calcio alla ringhiera.
 
 
Seduta e raggomitolata sulla moquette, Kaori si torturava le dita e le unghie coi denti mentre si sforzava epicamente di non piangere.
Non sapeva perché si divertisse a farsi del male da sola guardando tutte le loro foto.
Le conservava gelosamente su una chiavetta custodita come se fosse la pietra filosofale o un cimelio di inestimabile valore.

Vedere Ryo ogni giorno era doloroso, ma nessuno dei due aveva deciso di rinunciare al Cat’s Eye, lei non avrebbe smesso di frequentare i luoghi che le erano cari né poteva pretendere che Ryo lo facesse; vedere che bene o male parlava con tutti tranne che con lei era ancora peggio, vederlo confabulare con Kasumi era una pastiglia amara che non arrivava alla zona lesa per guarirla. Anzi. Il tempo non stava curando proprio un accidenti.


Se non ci fosse stato Mick, quel periodo di merda contornato, tra l'altro, dalle giornate prive di sole ma anzi dominate da nubi e vento freddo, le sarebbe parso un abisso insormontabile.
Placando con sorprendente forza il groppone che le attanagliava lo stomaco, davanti a una fotografia di lei e Ryo abbracciati che guardavano a malapena nell'obbiettivo mentre si baciavano, Kaori sentì il campanello e si alzò svogliatamente. Quando aprì la porta e si trovò davanti Mick che stringeva un sacchetto di plastica in una mano e una bottiglia di vino nell'altra, si stupì.


"Ciaooo" Mick la baciò sulla guancia entrando e appoggiando tutto quanto sul tavolo del soggiorno. "Siccome è stupido che tu sia qui ad affogare nella tua valle di lacrime, ho deciso di tirarti su portandoti la mia deliziosa pasta con pomodoro e mozzarella e un fantastico Montepulciano d'Abruzzo" disse muovendosi in totale libertà, estraendo dal sacchetto una vaschetta di alluminio avvolta nella carta stagnola e poi aprendo un cassetto per trovare il cavatappi.
"Mick...ti ringrazio, ma non ho molta fame"
"No no, è escluso che adesso tu decida anche di deperire. Su, metti la pasta in un piatto e riscaldala. Non sarà la stessa cosa, al microonde, è molto più buona appena scolata, ma ti piacerà lo stesso"


Coinvolta da tanto entusiasmo per un banale piatto di pasta, Kaori finì per eseguire le direttive di Mick e si ritrovarono seduti al tavolo, di fronte a due bicchieri che l’uomo riempì di vino.
In un momento che neanche considerarono, dopo aver preso a bere senza fermarsi, finirono insieme la pasta e cominciarono a ridere finché non sembrarono appunto due folli che sghignazzavano senza motivo.
 
Kaori aveva le guance rosse ed era visibilmente brilla, agitava il bicchiere richiedendo dell'altro vino che Mick le concesse. L’americano reggeva meglio l'alcool, e pur sentendosi accaldato, sapeva di essere cosciente. Cosa che non poteva dire di Kaori, che ora aveva il singhiozzo e un sorriso ebete sulla faccia.


"Ancora, Mick..." biascicò mostrandogli il bicchiere vuoto per l'ennesima volta e per Mick arrivò il momento di scuotere il capo.
"Basta, piccola, direi che sei già andata"
Kaori si imbronciò, di nuovo ricordandogli una bambina a cui veniva negata una seconda porzione di patatine fritte.
Ma Mick fu irremovibile. "Ci manca solo che vomiti e ti becchi qualche malanno."


Con un mugugno, o più una specie di rantolo, Kaori si alzò trascinandosi fino al divano su cui si buttò malamente.
Il computer era rimasto sulla moquette, Kaori osservò lo schermo ed emise un lamento. Mick la guardò stranito per poi notare anche lui il portatile e vide le fotografie che Kaori fissava ora in totale silenzio, come fosse entrata in trance.
Mick ne scorse giusto qualcuna, sorpreso in realtà di vedere un Ryo così spontaneo e sereno, lontanissimo dal vagabondo che aveva conosciuto lui in America, poi chiuse il portatile beccandosi uno sguardo quasi offeso da parte della donna che era semi-sdraiata e del tutto scomposta.
 
"Sarebbe meglio che andassi a dormire" le suggerì, e fece per dirigersi verso l'attaccapanni per recuperare la sua giacca quando la voce di Kaori lo fermò.
"Aspetta..."
Kaori gli prese la mano in modo insicuro ma saldo. Poteva a volte avere atteggiamenti da ragazzina, ma non lo era affatto, e Mick fu comunque troppo sorpreso per scostarsi.
Scivolò con gli occhi sulle sue guance imporporate e sugli occhi leggermente lucidi a causa dell'alcool. Kaori gli rivolse un sorriso indecifrabile, si mise seduta e lo invitò ad accomodarsi.


Gli afferrò la mano con più decisione e risalì con le dita a sfiorargli il polso con piccoli cerchi e figure senza senso, paralizzando l’uomo che stette a fissare inebetito il suo viso.
Kaori lo guardò in volto dopo essersi concentrata nelle carezze sul suo palmo e lungo tutto il braccio, ma poi posò la mano, leggera, sul suo petto avvicinando il viso al suo.
Mick sussultò quando lei premette delicatamente le labbra sulle proprie. Così, naturalmente.
Fu un tocco così lieve e impercettibile da fargli perdere la testa; l’afferrò per le spalle riprendendo le sue labbra, certo non tenero e casto come era stata Kaori.


La baciò serrando le palpebre e stringendola con forse troppo impeto, infatti Kaori gemette per la sorpresa, anche perché stordita dal flusso dell'alcool, ma quello che fece impazzire Mick fu che lei si fece baciare.
Era morbida, calda, la sua bocca umida, il suo profumo sovrastava quello del vino e il suo volto era arrossato e bellissimo, un richiamo troppo forte che per Mick costituì qualcosa di esageratamente sensuale e desiderabile.


Come preso da un raptus, inclinò la testa per poterla baciare meglio, e quando toccò la sua lingua ansimò voglioso solo di farla sua, sì, di strapparle i vestiti e possederla con foga e brama.
Kaori strinse il bordo della sua camicia, aggrappandosi a lui che credette di morire e si rese conto di quanto avesse atteso una cosa simile. Di quanto avesse atteso Kaori.
Kaori sospirò, senza fiato, separandosi da lui e aprendo gli occhi, velati e smarriti, su un Mick incendiato dal desiderio.
Ma vedere le sue iridi si rivelò una doccia gelida.
La bocca di Kaori era socchiusa e magnetica, quando poi bisbigliò qualcosa, Mick la udì in ritardo.

"Mick...tu mi vuoi...?"
Era un urlo. Un pianto disperato sotto forma di basso e timido sussurro.
Come avesse detto -Se mi vuoi tu, perché non mi vuole LUI?-
Kaori rimaneva attaccata a Mick e lo fissava con sguardo rintronato.
E Mick capì. Capì che non era giusto, che doveva soffocare il proprio istinto e rendersi conto che Kaori aveva bevuto troppo, che quella era una Kaori ancora vulnerabile, e andare con lei in quelle condizioni sarebbe stato come approfittare di lei e della sua debolezza.
Avrebbe potuto farlo. Kaori aveva deciso di bere per conto suo, non era stata costretta, l'aveva fermato e baciato lei per prima.
Lo avrebbe fatto, con un'altra persona, se la sarebbe portata a letto senza il minimo scupolo.
Non Kaori, però.
 
"Sì" rispose dopo quella che parve un'eternità. "Sì, Kaori, ti voglio. Voglio fare l'amore con te, ma...non così. Non con te che sei mezza ubriaca e stai ancora male per lui. Non così. Non è giusto, né per te né per me. Se faremo l'amore...voglio che tu sia perfettamente cosciente di quello che succede. Capisci...per me sarebbe facile, adesso. Ma no, non va bene. Non così" ripeté, a lei e soprattutto a se stesso.
 
Kaori trattenne il respiro, fece un sorriso stupido, poi si accasciò fra le sue braccia priva di sensi.
Mick sospirò quasi di sollievo perché invece di vomitare come si sarebbe aspettato, era solo svenuta e di certo avrebbe dormito tutta la notte.
Attento a non muoverla bruscamente, le fece poggiare il capo sul bracciolo del divano e recuperò un plaid per coprirla.
 
Osservandola per un po', si accorse che respirava regolarmente, le tastò il polso e sospirò per darsi una calmata mentre effettivamente la passione che l'aveva fatto scattare si dileguava.
Sul tavolo erano rimasti i loro bicchieri. In quello di Kaori c'era ancora un po' di vino.
Mick lo trangugiò, facendo una smorfia come se si fosse trattato di aceto, diede un'ultima occhiata alla donna riversata come una morta sul divano -ma si era premurato di controllare che fosse viva e vegeta!- e uscì dalla porticina in cucina, certo comunque di dover correre a casa sua e farsi una doccia fredda.

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Capitolo 8
*** 8. The reason ***


Lei era bellissima e gli mancava da morire.


Quelli furono i suoi primi pensieri. Pensieri che si presentavano OGNI dannata volta che la vedeva. E lui lo faceva apposta, continuava a frequentare gli stessi posti appunto per vederla.
Quei pensieri erano stupidi e superflui, stronzi e sadici.
Ma gli attraversarono la testa anche quella sera.
Sapeva perché aveva accettato l'invito di Kasumi. Solo per vederla.


Anche se la cosa migliore sarebbe stata munirsi di diverse bottiglie di superalcolici e bere fino a friggersi completamente il cervello. Almeno l'avrebbe fatta finita con quei cazzo di pensieri!
Prese un bicchiere dal vassoio sul tavolo e sperò che ci fosse del veleno dentro.
Basta. Basta, porca puttana! Aveva deciso di troncare tutto, e lui non tornava mai, MAI sulle sue decisioni. Non guardava indietro, ogni tanto era normale provare qualche piccolo rimpianto, ma non era possibile che quella situazione lo stesse devastando in modo tanto atroce e inaspettato.


Aveva sofferto come un cane dopo il matrimonio di Miki e Umi, che era stato interrotto dal generale Kreutz intenzionato a uccidere lui per avergli rotto le uova nel paniere. Proprio nel momento in cui Miki stava lanciando il bouquet alle ragazze in fermento, uno sparo era risuonato nella pace del luogo e il sorriso di Kaori era stato reciso brutalmente. Né lui, né Falcon, nessuno aveva percepito niente. Quando aveva visto la macchia di sangue allargarsi all’altezza del petto della sua partner nel lavoro e nella vita, Ryo sapeva di non aver mai provato tanta ansia e disperazione. Il Professore e Kazue erano intervenuti subito, ritenendo la situazione molto urgente.

Ryo e Falcon si erano lanciati alla caccia di Kreutz e avevano ucciso tutti.
Ryo aveva goduto nello strangolare con le sue mani quella merda, aveva sorriso mentre osservava i suoi occhi ruotare fin sopra la testa.
Kaori era rimasta in coma per diversi giorni, forse solo per intervento dello spettro di suo fratello non era rimasta uccisa.


E lui aveva riflettuto. Aveva pensato, rimuginato, spremendosi le meningi tanto da provocarsi dei giramenti di testa, anche di notte quando Kaori dormiva serena fra le sue braccia e il calore del suo corpo avrebbe dovuto farlo sospirare di piacere. No, era soprattutto quando stava con Kaori che si sentiva mancare la terra sotto i piedi.


In mezzo a tutti i dubbi che lo avevano tormentato, era una la domanda che più di tutte lo impietriva.


Quale sarebbe la tua reazione se la prossima volta andasse male?

Perché ci sarebbero state delle prossime volte. Lo sapeva, da sempre. Dopo aver sfiorato l’inferno nella nave di Kaibara ed essere tornati in superficie, aveva deciso di rischiare. Non si era tirato indietro, Kaori si era svegliata con una benda alla testa, lui non aveva resistito e l’aveva baciata davanti a tutti, sancendo l’inizio della loro storia. Avevano trascorso mesi in relativa pace, con qualche caso più ostico di altri, ma la faccenda al matrimonio lo aveva stordito.


La questione era proprio quella. Non era preparato, in alcun senso, a dire addio a Kaori. A vederla morire. Anche se viveva da sempre a contatto con la morte, anche se aveva visto morire molte persone care, anche se era sempre stato convinto di vivere alla giornata.


Se ne era accorto quando aveva capito di essere nervoso e irascibile, più del solito, ogni volta che un suo informatore gli dava indizi di un nuovo criminale intenzionato a battersi con lui. Sapeva di essere il migliore sulla piazza ed era sempre abbastanza lucido da non avere paura.
Ma non aveva avvertito gli uomini di Kreutz. Continuavano ad esserci persone super addestrate lì fuori, più giovani di lui, e prima o poi avrebbero potuto fargli la pelle. Sfruttando Kaori per arrivare a lui.
Si era ritrovato ad essere divorato e tempestato da fottuti incubi. 


Dopo quella brutta vicenda, non era successo null’altro di pericoloso fino al caso in cui, tanto per cambiare, Kaori era stata rapita e picchiata. Era stata un’ulteriore goccia in un vaso già colmo.
Eppure Kaori si era rimessa alla grande.
Ma Ryo non aveva smesso di stare male, anzi. Si era odiato.
Aveva odiato se stesso per aver ceduto. Aveva odiato Kaori per ciò che era diventata per lui.
Doveva ammetterlo, ma era difficile.
Che Kaori era il suo perno, il sole, tutto.
Che senza Kaori lui era l'ombra di se stesso, un uomo finito, uno schifoso incapace.


Si odiò.
Non avrebbe dovuto permettere a Kaori di entrargli così sotto la pelle, nel cuore, nella testa.
Non avrebbe dovuto permettere a SE STESSO di innamorarsi di lei, così tanto da farsi male.
Perché, sì, amare Kaori era doloroso. Tanto doloroso.

Nel suo mondo le gioie erano fugaci ed effimere. Era così, lui lo aveva sempre saputo. Un giorno stai facendo l’amore, quello dopo ti fucilano.
E quindi aveva deciso di lasciarla per lei, per Kaori.
Oh, sì, lo sapeva che Kaori stava soffrendo, il suo cuore si era ridotto in frammenti di fronte al viso espressivo e deturpato della giovane donna mentre lui le sputava quelle frasi crudeli affinché lei lo odiasse.
Ma quel dolore sarebbe passato.


Se invece fossero rimasti insieme e lei fosse morta, l’inferno si sarebbe spalancato sulla terra per Ryo.
Era anche impensabile una relazione a distanza. Poteva raccontare tutte le palle di questo mondo, ma non poteva mentire a se stesso.
Lui aveva bisogno del contatto fisico. Non è che la relazione con Kaori si basasse solo sull'attrazione, ovviamente, anzi, ma il loro rapporto aveva superato di parecchie spanne il limite del platonico.
Lui doveva toccarla, sentirla addosso, respirarla, averla fremente e sudata o anche dolce e rilassata, ma sempre contro di sé. Non lontano, non da vedere attraverso una stupida web cam e non con la sua voce che giungeva da una fottuta cornetta.
Questo era il motivo per cui l’aveva lasciata.


Per non stare infinitamente più male in un eventuale futuro che lo avrebbe visto a piangere incontrollabilmente sulla sua tomba. Sì, certo, un incidente poteva capitare a qualsiasi persona comune, ma era molto meno probabile rispetto a continuare a vivere in quell’ambiente. Ci era girato intorno per così tanto tempo, aveva voluto sapere che sapore avesse la felicità, ed era una droga, ma la realtà non faceva che ricordargli che tutto sarebbe potuto finire troppo facilmente.

Kaori era ancora così giovane e istintivamente affettuosa e pronta a fidarsi del prossimo, così disposta a dare un po' di se stessa a chiunque le stesse intorno. Troppo pura per il mondo ordinario, figurarsi per quello della mala.


Ryo si sentiva morto. In parte, almeno. Una buona parte di sé, una metà o anche qualcosa in più del suo cuore era squarciata e sanguinante.
Cosa c'era che lo teneva in vita? Il suo lavoro. Nient'altro.
Tutti i restanti pensieri erano stati occupati da Kaori.
Ritornò ai momenti trascorsi insieme, a quando finivano un incarico e, finalmente soli in casa, erano subito l'uno tra le braccia dell'altra, dimenticando ogni cosa, a quando lui era di cattivo umore senza una ragione specifica e allora Kaori stava con lui senza parlare, ma sapeva farsi sentire semplicemente sdraiandosi al suo fianco, prendendogli la mano e vezzeggiandola con le sue delicate e speciali carezze dall'effetto sorprendentemente calmante.
A quando non si vedevano per qualche giorno per una missione e poi, di nuovo soli, capivano con un solo sguardo che quella notte avrebbero fatto l'amore fino ad addormentarsi sfiniti ma felici, insieme.


Già. Fare l'amore. Non era per un cazzo solo sesso.
Kaori era pura emozione. L'unione dei loro corpi non era che l'ingrediente segreto per rendere unico un piatto già di per sé delizioso.
Era stato così facile mentire a Kaori; era stato bravo a fare lo stronzo.
Ma allora perché quella sciocca donna continuava ad amarlo? Perché non lo guardava con disprezzo, non lo riempiva di insulti, non lo schiaffeggiava piena di legittima rabbia?
Perché era Kaori. La sua dolce Kaori.


Che quella sera, alla festa di Kasumi, indossava un maglioncino scuro con motivi ricamati turchesi sopra a una minigonna nera in jeans. Era bella e lui si accontentava di guardarla. Perché anche in un periodo così buio, c'era la sua sola presenza a iniettargli un minimo di sensazione gradevole.
Ultimamente, a dire il vero, non era affatto gradevole vederla sempre vicino a Mick, a confabulare con lui, a regalargli sorrisi.
 
Mick.
Quando quella mattina si era presentato davanti a lui cominciando a blaterare sul suo interessamento verso Kaori e l'intenzione di conquistarla, Ryo si era sentito come una granata pronta per essere lanciata ed esplodere.
Si era agghiacciato, per poi essere innescato dalla voglia di afferrarlo per il collo, scaraventarlo al muro e soffiargli di non azzardarsi a toccarla nemmeno con un dito.
Non l'aveva fatto, limitandosi ad aspettare ciò che sarebbe accaduto, se davvero sarebbe nato qualcosa tra Mick e Kaori.


Strinse il bicchiere nella sua grande mano, sapendo che lo avrebbe anche potuto spaccare, perché Mick stava visibilmente corteggiando una Kaori a metà tra l'imbarazzato e il lusingato.
Accidenti. Dannazione e porca puttana.


"Il secondo gallo del pollaio è pronto a fare sul serio, con la nostra dolce pollastrella" disse improvvisamente Miki che non aveva ignoranto le occhiate truci di Ryo le cui nocche erano bianche e tese attorno al bicchiere e l'altra mano rimaneva nervosamente immersa nella tasca dei pantaloni.
"Cosa credi, se si mettono insieme, non c'è comunque il rischio che, per caso, succeda qualcosa? Mick forse non fa più lo sweeper ma sai meglio di me che chi fa parte di questo ambiente non ci esce mai del tutto...A quel punto a cosa sarebbe servito tutto questo?"


Preso di sprovvista dalla donna che aveva esattamente centrato il punto, Ryo la guardò basito. "Come fai tu a..."
"Inizialmente ho creduto anche io alla tua farsa, io e Falcon ne abbiamo parlato un po’ e lui che ti conosce da più tempo di me mi ha aiutato a vedere quello che i miei occhi ‘sani’ si rifiutavano di guardare" ridacchiò. "Quindi sono arrivata a questa conclusione. Non vuoi legarti troppo a lei per paura di tuoi eventuali nemici, no? Vuoi che lei si rifaccia una vita, che arrivi a odiarti... Ma, Saeba, mi permetto di dirti che sei un idiota"


Gli diede una debole pacca sulla spalla.


"Kaori vorrebbe solo che la amassi. Questo le dà forza più di tutto."
"Non posso rischiare la sua vita solo perché sono egoista e la voglio con me" disse, ormai ammettendo che aveva ragione perché era inutile andare avanti con la storia che non gli importasse niente.
"Forse hai ragione, ma oggi siamo tutti vivi, Ryo. Stai distruggendo qualcosa di bello per paura, stai evitando di vivere il presente temendo un futuro che non puoi conoscere, e incredibilmente ti stai arrendendo facendo soffrire entrambi. Stai lasciando che Mick le si avvicini e anche se lei tiene ancora molto a te, non è detto che non possa innamorarsi di lui. Vuoi davvero che vada così? Cosa ne hai fatto del vero Ryo Saeba?"
Ryo non rispose.
Vide solo un Mick un po’ brillo che cingeva il collo di Kaori con un braccio, le bisbigliava qualcosa, prima che entrambi si dirigessero in giardino.
 

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Capitolo 9
*** 9. There are the stars, but... ***


Non era un giardino poi molto curato. Era più che altro un semplice cortile con qualche aiuola, ma lungo il corridoio che portava alla porta di casa c'erano delle belle rose.
Kaori non poté contemplarle, visto il buio e visto il braccio di Mick attorno alle sue spalle.
Non lo stava propriamente sorreggendo, Mick era un po' brillo ma ancora consapevole di se stesso, Kaori sospirò quando trovarono una panchina su cui sedersi.

Kaori pensò che ancora non avevano parlato di quello che era successo. Si ricordava del bacio e di tutto il resto, un po' si vergognava, ma Mick non ne aveva accennato. Forse avrebbe dovuto scusarsi. Guardò Mick, che stava con le braccia aperte sullo schienale della panchina e il viso rivolto al cielo.
Faceva ancora un po' freddo ma le stelle erano ben visibili.
"Mick..." lo chiamò, anche per capire se fosse ancora sveglio. Mick la invitò a parlare con un mugugno. "Vo...volevo dirti che mi dispiace, per...l'altra sera. Ho alzato un po' il gomito e..."
Sentì Mick ridacchiare. "Ti scusi perché mi hai permesso di baciarti? Guarda che a me è piaciuto...a te no?" disse sfregandosi il mento col palmo della mano.
"Non è questo"
E in effetti non è che non le fosse piaciuto. Cioé, Mick sarebbe piaciuto a chiunque.
 
"E cosa, allora? Ti scusi perché avresti voluto che fosse Ryo a baciarti?"
"Mick, non posso negare che penso a lui. Spesso. Quasi sempre" arrossì imbarazzata.
"Smettila di scusarti. Apprezzo la tua sincerità e in ogni caso non pensavo certo che ti fossi già innamorata di me"
Vedendola trattenere il respiro, Mick le posò la mano sulla gamba sorridendo.
"Ehi, Kaori, stai tranquilla. È stato un bacio. Non è la fine del mondo e comunque tu non sei più impegnata"
 
Kaori non replicò, apprezzando l'aria fresca della notte che le impediva di soffocare nel proprio rossore e che sembrava avere un effetto rigenerante anche su Mick, che tornò a rilassarsi guardando le stelle riportando un braccio attorno alle sue spalle e stringendola appena.
"Secondo me, tra non molto Ryo esploderà..." fu il suo basso commento che fece voltare di scatto la ragazza.
"Eh?? Di che parli?"
Mick rise, divertito e in parte rassegnato nel vedere quale reazione suscitasse solo il nome dello sweeper nella giovane donna.
"Parlo della sua gelosia"
"Gelosia?! Ma se non mi considera proprio!"
"Se lo facesse seriamente e si decidesse a far capire quello che prova, mi riempirebbe di botte nel vedere quanto ti sto addosso"
"Mick, penso proprio che tu abbia esagerato, con quei cocktail"
"E io penso, anzi SO, che non esiste creatura più ingenua di te"


Kaori arrossì ancora, punta sul vivo, accorgendosi in seguito che il volto di Mick era a pochi centimetri di distanza dal proprio.
L’americano fece un piccolo sorriso ambiguo, terribilmente sensuale, da rendere ancora più attraente il suo viso già di per sé bellissimo, sapendo di confonderla. Gioendone, in realtà.
La stava ipnotizzando come un cobra con la sua delicata preda, poteva quasi sentire le sue guance bruciare senza nemmeno averle toccate e spontaneamente unì le labbra alle sue.


Il bacio nacque in modo così labile e accompagnato dal cauto buio della sera che Kaori non lo rifiutò. E non si scostò nemmeno quando Mick le morse teneramente le labbra per fargliele socchiudere. Era come se, visto quel bruttissimo periodo, Kaori fosse disposta ad accettare quello che di buono la vita aveva da concederle. Il bacio di Mick, in quel caso, che era piacevole e morbido e mentre cresceva rimaneva comunque dolce; Mick evitò di scatenarsi come la volta precedente in cui in effetti era stato molto vicino all'idea di esaudire la sua voglia di prenderla immediatamente. Non che adesso non avvertisse lo stesso desiderio, ma riuscì a controllarlo.
Si baciarono più a lungo e più lentamente, provando sensazioni diverse e stordenti.


Mick si gustò ogni anfratto e ogni secondo di quel momento, stupendosi che ancora Kaori non lo avesse spinto via, e perdendosi volentieri nel calore e nel sapore della sua bocca.
Kaori era basita, incredula, ma era in fondo incuriosita e anche un po' affannata nel momento in cui Mick insistette con la lingua per stuzzicare e invitare la sua ad un tocco più ardito.
Kaori posò leggermente le mani sul suo petto. Mick le raggiunse con le proprie e le strinse, separandosi di poco dalle sue labbra.
"Stai pensando a lui...?" mormorò con gli occhi chiusi, aspettandosi che Kaori replicasse affermativamente; intanto scese a sfiorarle il collo, e non ottenne risposta. Mick pensò che finché lei si fosse concessa, non aveva motivo di provare scrupoli.
Diamine, era la prima volta che stava così attento e premuroso con qualcuno, neanche Kaori fosse alla sua prima esperienza. La voleva più di quanto avesse voluto una persona in vita sua, per questo sembrava incoerente nel suo volerla aspettare.


Ma no, si disse Mick, era proprio perché ci teneva che desiderava che anche Kaori lo volesse.
Perché se si fosse lasciato guidare dal solo istinto, Kaori sarebbe già stata nuda e con le gambe aperte sotto di sé. Ma le voleva bene, la amava, ed era necessario che lei fosse sicura e convinta.
Mick si portò le sue mani oltre la propria camicia già un po' sbottonata, sul torace caldo, lasciò che fosse Kaori a decidere se e come accarezzarlo.
La guardò in viso, beandosi delle sue labbra umide e dei suoi occhi enormi, mentre muoveva timidamente le dita sulla propria pelle.


Mick si morse il labbro e riprese a baciarla, consapevole tuttavia che mancava molto poco al punto di non ritorno. Gli piaceva da impazzire, ogni istante di più, e dire che non la volesse possedere seduta stante sarebbe stata una menzogna grande quanto il mondo.
Ritrovando l'audacia che lo aveva sempre contraddistinto, Mick prese una sua mano fino a che non l'appoggiò sul proprio inguine, aspettando che fosse lei a decidere se andare oltre i jeans.
Certe cose con Ryo le aveva sicuramente fatte, non era così ingenua e sperduta, ma si ripeté di non volerla forzare.
Di certo quella era l'atmosfera perfetta. Il silenzio, il buio, le stelle, una leggera aria fredda che naturalmente spingeva a cercare calore...


Quando fu Mick a toccarle un seno, però, Kaori si irrigidì e pose fine al bacio che si alternava in momenti in cui era lento e delicato ad altri in cui era molto più erotico.
Strizzò gli occhi, come fosse stata schiaffeggiata, spalancandoli subito dopo.
"M...Mick..."
L’uomo impiegò qualche istante in più per rinsavire, ormai avvolto da brividi di desiderio gradualmente più pericolosi.
"Kaori...?"
La donna però aveva già abbondantemente ripreso il controllo di sé.
Sospirò, e disse solo: "Sì"

Mick, rintronato sia dall'alcool ingerito sia dal bacio lungo e magico appena interrotto, corrugò la fronte senza capire. Sì? Sì cosa?
"Sì. Mi dispiace. Sì, sto...pensando a lui"
Ah.
Mick si ritrovò senza parole e con la bocca secca, e in ogni caso non poté neanche sforzarsi di trovare una risposta che Kaori si era alzata e allontanata.
 
 
Nonostante l'aria fuori fosse molto più fresca e piacevole, Kaori poté riprendere fiato solo quando rientrò in casa.
Era sconvolta e stupidamente si stranì nel vedere che tutti gli altri stavano chiacchierando e ridendo come sempre. Fece una smorfia.
-Cos'è, ti aspetti che l'intero pianeta sia condizionato dai tuoi casini??-
 
L'intero pianeta no, ma Ryo sì, anche se Kaori non lo sapeva; lo sweeper puntò subito lo sguardo su di lei. I suoi occhi si incupirono.
Kaori era un po' spettinata e rossa in volto e di nuovo Ryo strozzò il bicchiere nella mano con l'impulso di uscire e prendere Mick a cazzotti.
La giovane donna non si accorse che lui la stava fissando. Ryo incrociò lo sguardo di Miki che palesemente lo esortò ad avvicinarsi a lei.
Mentre Kaori prendeva qualcosa da bere, Ryo si presentò dietro di lei in silenzio facendola sobbalzare quando si voltò.
Kaori si dimenticò di portarsi il bicchiere alla bocca, semi aperta per lo stupore come se non lo vedesse da un secolo. Ryo fece un impercettibile sorriso di cui probabilmente Kaori non si accorse neanche.


"Ciao"
Kaori guardò a destra e a sinistra, sconvolto dal fatto che le stesse parlando. Cioé, Ryo stava parlando proprio a lei!
Stavolta Ryo sorrise più apertamente.
"Sì, dico a te" l’assicurò.
"Ah, allora...non sono diventata del tutto invisibile" disse lei amaramente.
"Direi di no" rispose squadrandola lentamente da testa a piedi, trasmettendole un involontario brivido.
"Hai...bisogno di qualcosa?" fece Kaori, provocandogli un lieve stupore. Stava proprio sulla difensiva...beh, come biasimarla?
"Sì, ti devo parlare"


No, non era proprio da lui ricamare un discorso pieno di fronzoli. Gli era servito davvero poco tempo per riflettere, stavolta, e tutto a causa -o per merito- delle parole di Miki.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso ovviamente era stata la visione di Mick e Kaori che uscivano da soli...fremendo di rabbia all'idea di quello che potevano aver fatto, Ryo fu però in grado di placarsi di fronte agli occhi grandi di Kaori che non si staccavano dal suo viso.

"Dovrei aver voglia di ascoltarti...?"
"Mh...sarebbe gentile da parte tua"


Kaori non poteva credere che fosse così sfacciato. Gentile? Lui era stato gentile quando l’aveva completamente annullata parlandole in QUEL modo, dicendole QUELLE cose??
"Bene, ti ascolto" disse, calma fuori ma terremotata dentro di sé.
Ryo scosse il capo. "Non qui"
Non poté, Kaori, controllare il battito del proprio cuore improvvisamente forsennato.
Lo amava.
Amava quello stronzo con tutta se stessa.


L'idea che non la volesse più continuava ad ucciderla, era un'agonia che a volte riusciva ad arginare, ma era vivida e in realtà non c'era un momento in cui svanisse del tutto.
Realizzò, sentendosi in colpa, che aveva accettato le attenzioni di Mick per sentirsi desiderata. Perché Mick le dava la sensazione di essere ancora utile, bella, di poter ancora piacere.
Ma lei amava Ryo. Ed era da lui che voleva essere baciata, toccata, posseduta.
Era la semplice e cruda verità.
Prima che potesse rispondergli, Kaori scorse Mick che rientrava. Aveva un'aria tranquilla, solo velatamente seccata. Dispiaciuta, e anche frustrata forse.
Kaori vide lo sguardo di Ryo indurirsi e il cuore le scivolò direttamente nello stomaco.

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Capitolo 10
*** 10. Too much time ***


Ryo guardò Mick come fosse un insetto da schiacciare immediatamente e Kaori cominciò a provare un vago timore.
L’americano parve non rendersi conto dell'astio che Ryo gli gettava addosso, andò vicino a loro servendosi un altro cocktail.
Si rivolse a Kaori. "Ehi, Kaori, è un po' tardi. Cosa fai, resti o..."
"Non vedi che stiamo parlando?" sibilò Ryo con tono minaccioso, che fece tremare Kaori ma non Mick che appunto mise su un'espressione indifferente.
"Mi serve saperlo. Ultimamente ha dormito da me, per cui..."
"Stanotte non dorme da te"
"Ah sì, e chi lo dice?"
"Io"


Mick ghignò. "Kaori mi sembra abbastanza adulta per decidere cosa fare, tu non sei la sua balia"
"Non me ne fotte un cazzo, non dormirà da te. Né stanotte né mai più" tuonò.
Kaori lo guardò chiedendosi quale sostanza ci fosse nei cocktail e si sentì quasi schiacciata dai due che si affrontavano come leoni pronti a sbranarsi per rivendicare qualcosa che, rispettivamente, credevano appartenesse loro.
Era lei, quel qualcosa, e non fu la sola ad accorgersene. Anche gli altri invitati, infatti, stavano prestando attenzione allo strano e intrigante siparietto che rappresentava il triangolo tra Ryo, Kaori e Mick. Era anche un po' inquietante, a dire il vero, perché se i due contendenti avessero perso la pazienza, forse sarebbe stato necessario chiamare l'esercito per dividerli.


"Per quanto tempo ancora ti sentirai autorizzato a dirle quello che deve fare?"
"Posso ricordarti che non sono affari tuoi?"
"Posso ricordarti che l'hai LASCIATA e quindi non hai diritto ad alcuna pretesa su di lei?"
Ryo ringhiò, tanto che Falcon fece un passo avanti preparandosi a trattenerlo prima che lo uccidesse.
Mick lo sfidava con gli occhi e Kaori rimbalzava con lo sguardo sull'uno e sull'altro, shockata.


"Devo. Parlare. Con lei. Tu non c'entri un cazzo" ripeté Ryo ormai sull'orlo di scattare per picchiarlo. Mick non smise di sogghignare.
"C'entro dal momento in cui la tua EX ragazza mi ha baciato..."
Kaori sapeva che era la fine.
Vide Ryo sollevare il braccio per colpirlo in faccia, Miki avanzò per spostare Mick che però non aveva intenzione di sottrarsi, e in un istante Kaori si frappose tra i due tenendo il pugno di Ryo pronto a scagliarsi sull’americano, aiutato da Falcon che ugualmente tentava di fermarlo.


"Ry...Ryo. Smettila, ti prego"
Kaori puntò gli occhi nei suoi per convincerlo a non andare oltre. Ryo inizialmente sembrò tutt'altro che intenzionato a darle retta.
"Lascialo, Kaori. Non ho mica paura di uno stronzo"
A quel punto Kaori guardò Mick, che smise di sorridere affrontando la sua espressione sofferente ma risoluta.
"Mick. Basta. Va tutto bene. Sono disposta ad ascoltarlo, non preoccuparti" gli sorrise e sulla faccia di Mick sparì del tutto quell'aria provocatoria che aveva acceso Ryo.


Kaori tornò a Ryo e sospirò di sollievo vedendo le vene del suo collo ora rilassate. Però era ancora visibilmente teso.
"Non qui" soffiò di nuovo, perentorio.
Kaori non fece in tempo a dire mezza sillaba. Ryo l’afferrò per il polso e la trascinò fuori, fino alla macchina. Aprì la portiera e la scagliò all'interno, correndo al posto di guida per sgommare via.
 
 
Mick si sentì svuotato.
Era la stessa sensazione che lo riempiva quando riprovava a impugnare una pistola e ancora faticava terribilmente a premere il grilletto, nonostante la fisioterapia e l’aiuto del Professore per ristabilirsi. Non era abbastanza, nonostante gli sforzi, nonostante la fatica, il risultato riportava una sconfitta ed era un macigno indigeribile.
Aveva perso tutta la passione che lo aveva animato in giardino con Kaori e la rabbia contro Ryo. Basta, era stanco. Voleva riposarsi.


Miki, che ancora gli era accanto, gli sorrise dolcemente, risultando confortante ma non svenevole.
"Non ti ha usato"
Mick non la guardò. "Lo so"
"Sì, lei...non è quel tipo di persona. Ma..."
"Lo so. So tutto"
"Mi dispiace" disse, Mick apprezzò la sua intelligenza.
Non era proprio necessario aggiungere altro.
 
 
Non volò una mosca durante il tragitto e Kaori sentì la tensione fra di loro crescere a dismisura.
In realtà Ryo sembrava essersi calmato del tutto, non c'erano tracce del nervosismo che per poco non lo aveva portato a scatenare una rissa con Mick. Kaori però avvertiva freddo per l’agitazione e il riscaldamento dell'auto la rincuorò solo in minima parte.

Ryo accostò sotto casa di Kaori – ma certo, naturalmente lui aveva scoperto dove abitava – e rimase zitto con gli occhi fissi sul volante.
La guardò e le fece cenno di scendere. Si avviarono verso la porta d'entrata, e una volta lì Kaori esitò.
"Beh?" fece Ryo. "Non mi sembra il caso di fare un pic-nic qui. Apri o no?"
Kaori si stizzì, sentendosi presa in giro, con uno sbuffo tirò fuori le chiavi ma tremò lievemente nell'inserire quella giusta nella toppa.


Arrossì imbarazzata pensando alle volte in cui lei e Ryo avevano fatto fatica a varcare la soglia della LORO casa, troppo presi in baci che li facevano barcollare, e quando furono in salotto tutte le immagini dei loro momenti più intensi la investirono come un uragano provocandole numerose vampate.
Ryo sembrava tranquillo, con le mani nelle tasche si guardava intorno. Kaori si tolse la giacca e le scarpe abbandonandole su una sedia -di solito era più ordinata ma in quel momento se ne fregava altamente- e si sedette sul divano, guardando l'altro che la fissò dall'alto della sua stazza.


"Allora, cosa c'è?" lo affrontò lei. Stranamente non si sentiva terrorizzata come avrebbe creduto.
"Quanta freddezza" commentò infatti Ryo cominciando a passeggiare lungo il salotto.
Lei scrollò le spalle. "Non capisco cosa ti aspetti. Hai detto che volevi parlarmi. Bene, ti ascolto. Cosa c'è, non sai che fartene della roba che ho lasciato in camera mia e vuoi che me la porti via?"


Ryo sorrise, probabilmente non credeva che Kaori potesse dimostrarsi così distaccata con lui.
Lo sweeper smise di fissare un quadro coloratissimo alla parete – che lei aveva scelto durante un pomeriggio di shopping in cui lui l’aveva accompagnata senza tante proteste - e andò a sedersi vicino a lei.
Ci fu un silenzio tombale per parecchi secondi. Ryo era curvato in avanti, con le braccia sulle gambe, mentre Kaori era seduta e praticamente appallottolata sul divano. Guardò la sua schiena cercando di ipotizzare quello che avrebbe potuto dirle. Ryo sollevò la testa e Kaori si aizzò come un radar. L'uomo si voltò verso di lei.
Fu a quel punto che Kaori avvertì con chiarezza che il proprio cuore stava tornando a galoppare.
Voleva precederlo, e quindi pensò forsennatamente a cosa dire, ma soffocò un urlo di sorpresa quando Ryo si fiondò rapace sulla sua bocca. Ryo premette le labbra sulle sue per alcuni istanti, con disperazione, le sue mani si arpionarono sulle braccia della donna che si pietrificò.


Ryo, sospirando, le morse il labbro inferiore suscitandole un ulteriore moto di stupore oltre che di lieve dolore, ma le labbra si socchiusero istintivamente e la lingua di Ryo giunse nella sua bocca lenta, guardinga, indagatoria.
Trovò quella di Kaori che parve ridestarsi dal coma e si lasciò toccare.
Kaori ansimò, stordita, le sembrava che fosse passato un millennio dall'ultima volta che lo aveva baciato.


Le dita di Ryo premevano sulle sue braccia facendole anche un po' male, ma Kaori non se ne curò; completamente tornata in vita, gemette e fu lei a decidere che era il caso di rende più famelico quel bacio. Come sconvolta dall'interminabile astinenza a cui era stata costretta contro ogni sua volontà, Kaori gli prese il viso fra le mani e dettò il ritmo del bacio con la lingua che giocò e duellò furiosamente con quella del compagno, la portò fuori dalla sua bocca e lì la leccò, la titillò, la succhiò; Ryo grugnì e la strinse ancora più forte.
Si morsero reciprocamente, non c'era alcuna dolcezza ma solo brutale passione contornata da bassi gemiti, le dita di Kaori arruffavano i suoi capelli e Ryo la frustrava, ritirando la lingua affinché fosse lei a inseguirlo.


Tanto impeto fu però stancante, e si ritrovarono a deporsi un infinito numero di piccoli baci smaliziati, separandosi appena per tornare subito a dedicarsi soffici attenzioni.
Ryo si staccò del tutto da lei, lasciandola interdetta.
Kaori riaprì gli occhi, il respiro corto, osservò Ryo che aveva ancora un'espressione calma nonostante i capelli ora spettinati e un lieve affanno.
"Allora?" disse Ryo. Kaori non capì.
Ryo appoggiò la fronte alla sua, sorridendo.

"Non venirmi a dire che i suoi baci sono minimamente paragonabili ai miei..."
Kaori roteò gli occhi al cielo, quasi stampandosi un epico facepalm, e rischiando anche di mandarlo a quel paese.
Non lo fece nel momento in cui Ryo le prese il volto tra le mani, carezzandolo dolcemente, e il suo sorriso divenne sincero e morbido.


"Perdonami"
L'ossigeno non le arrivava più al cervello e forse sarebbe svenuta, ma non le importava.
"Ho avuto così paura di perderti che ho preferito troncare tutto per evitare il peggio. Quello che è successo con Kreutz mi ha fatto accendere un campanello d’allarme. Ho provato a ignorarlo, ma era come un fischio costante nelle orecchie. Stavo cominciando a farmela passare quando c’è stato l’ultimo rapimento...ho pensato che se fossi morta, non mi sarei mai ripreso. So che non mi riprenderei. Ho avuto paura. Una paura così grande..."


Kaori si sentì male, incredula e rapita dagli occhi scuri e perforanti di lui, che come al solito, quando si decideva a parlare, era schietto, senza premesse ricamate e piene di retorica, ma anzi, risultando anche fin troppo diretto.
"Q...quindi tu...mi hai lasciato per questo...dicendomi quelle cose e..."
Ryo sorrise.
"Tu mi hai creduto così facilmente, piccola...e non ti sei accorta che dire quelle parole è stata la cosa più difficile che abbia fatto in tutta la mia vita"
"...e ora non hai più paura?"
"Sì, ne ho. Tanta. Ma...mi va bene. Posso conviverci. Qualcuno mi ha fatto capire che in ogni caso il rischio c’è. E mi va bene, vivere ogni momento come se fosse l'ultimo. In fondo io sono sempre stato così...ho preso tutto come veniva, senza pianificare niente. Tu mi hai fatto venire voglia di contemplare un futuro davanti a me...avrò sempre paura di perdere tutto”


Kaori non disse nulla, rimirando il viso dell'uomo che amava e che da troppo tempo non aveva così vicino.
“Perché non ti sei confidato? Perché non hai condiviso con me le tue angosce? Io pensavo fossi felice...e forse ero così offuscata dalla mia stessa felicità che non mi sono accorta di niente” disse sentendosi un’idiota completa.
“Io...non lo so...sono così abituato a tenermi dentro tutti i sentimenti scomodi...” rispose lui a disagio.
Kaori sospirò a fondo.
“Come faccio io a...fidarmi? Mi hai spezzato il cuore. Mi hai fatto male. Capisco che per te sia difficile, ma sono anni che ti dimostro che puoi dirmi tutto, che puoi contare su di me...tu hai preferito calpestarmi invece di essere sincero. Perché? Perché dovremmo ricominciare? Come faccio a sapere che tra due mesi non riavrai questa brillante idea?”
“Sono stato una merda e non pretendo il tuo perdono. Ma sono sicuro che non riuscirei mai, una seconda volta, a rifare quello che ho fatto. Hai il diritto di alzarti e sbattermi la porta in faccia, ma se puoi...darmi un’altra occasione...farò tutto quello che posso per renderti felice. È una promessa”

Kaori fece un altro sospiro.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto soffrire in silenzio per tanto tempo senza volermene parlare. È evidente che c’è ancora molta strada da fare...per te e per me”
Lo guardò dritto negli occhi. “Io...posso tentare di perdonarti. Posso...accettare di darci un’altra chance...e non la vedo come una debolezza, piuttosto come una volontà di crederci ancora. Ma sarà l’ultima, Ryo. Non sono perfetta, ma so di aver pazientato abbastanza in questi anni e sofferto come non mai in questo periodo. Non voglio metterti alla prova o darti dei ‘compiti’ da svolgere, ma devi essere sincero con me. Non su ogni cosa che ti passa per la testa, ma su quello che riguarda noi due. Se c’è qualcosa che ti turba, che ti agita, che ti impedisce di dormire sereno...devi dirmelo. Senza ricorrere a mezzucci squallidi per provare a nascondere il problema sotto il tappeto”

Ryo la guardò ammaliato. Aveva ferito incredibilmente quella donna, e lei era lì, fiera come un’amazzone a dire come la pensava, cosa voleva, come lo voleva.
“Se capirai che questa relazione non fa per te, che la tua...paura è più forte del desiderio di stare con me, me lo dirai onestamente. Se vorrai davvero rimanere da solo, o anche con un’altra persona” che fatica pronunciare quelle parole!,  “lo accetterò a prescindere dal dolore che potrebbe provocarmi. Non voglio che ti senta in prigione con me. Stare insieme deve arricchire entrambi. Se tu capirai di sentirti più angosciato che felice...chiuderemo tutto. Per davvero”

Ryo chiuse gli occhi come se si fosse liberato di un abominevole peso. Sembrava affaticato. Kaori raggiunse le sue mani, le accarezzò con le proprie.
"...tu mi ami...?" fu difficile chiedere una cosa simile.
Ryo sollevò le palpebre.
Si avvicinò e poggiò le labbra sulla sua fronte, sul naso, sulle guance, e solo infine sulle labbra.
"Kaori...ti amo? Posso dire così? A me sembra di provare qualcosa che non riesco a definire. Qualcosa che forse sta ancora più su..."
Kaori tremò.
"So solo che non esci dalla mia testa nemmeno per un istante. Mai, mai...mi appari anche nei sogni" rise rassegnato.


Kaori sospirò, beandosi delle carezze del compagno sul viso e del suo profumo che ora non era un'illusione.
"Tu ti sei...innamorata di Mick?"
Kaori lo guardò stranita come se le avesse chiesto di enunciargli un teorema matematico in aramaico. Decise di non rispondere.
Lo abbracciò, traendolo a sé e baciandolo sul collo.
Ryo la strinse forte respirando il suo odore caldo e delicato tra il collo e i capelli.
Sentì le mani di Kaori che iniziavano ad accarezzarlo sotto la camicia, sulla pelle liscia e bollente, mentre le labbra di Ryo la sfioravano teneramente dietro l'orecchio.
Kaori fremette, ancorandosi a lui.

"E' passato...tanto tempo" disse Kaori sapendo che lui avrebbe capito. Fu così, infatti.
Ryo la fissò negli occhi, desiderando che esprimesse ad alta voce quella che era la voglia di entrambi.
"Entra in me, Ryo...prendimi, incendiami...amami, ti prego..."
Ryo sospirò.
Vide i suoi occhi velati e non capì più niente.
Si chinò per baciarla, e a un soffio dalle sue labbra mormorò: "Non mi hai ancora risposto"
"...Ah?"
"I suoi baci. Sono paragonabili ai miei?"

Kaori rise, sul punto di scoppiare in lacrime per la gioia.
"Non saprei..." bisbigliò con quel poco di fiato che le rimaneva.
Ryo scosse il capo, insoddisfatto della risposta.
"E' passato davvero troppo tempo allora..."
La baciò e annullò in entrambi ogni capacità logica, lasciando posto solo ai loro sensi, alla passione, ma soprattutto al loro amore.

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Capitolo 11
*** 11. Anymore ***


Kaori e Mick si allontanavano, rimanendo abbracciati. Sembravano felici, oltre ogni misura.
Li rincorse, e nonostante loro stessero semplicemente camminando, erano sempre più lontani.
"Kaori!"
Lei non lo sentì.
"Kaori! Kaori!" urlò a squarciagola, finché la giovane donna non si voltò con aria ingenua e platealmente desiderosa di tornare a dedicarsi all’uomo che aveva accanto.
"Kaori..."
Mick la strinse possessivamente, con un sorrisino odioso.
"Non c'è bisogno che tu dica niente, Ryo. Hai scelto di lasciarmi, e adesso io ho scelto Mick. Mi sono innamorata di lui"
Ryo si paralizzò, fissò con sgomento la donna che amava fra le braccia dell'altro.
"M...ma..." provò a balbettare, senza sapere cosa poter dire a quel punto.
Il ghigno sul volto di Mick si accentuò.
"Te l'avevo detto..." bisbigliò il rivale, che poi voltò il viso di Kaori nella sua direzione e catturò le sue labbra con le proprie.
Ryo cedette sulla ginocchia, sconfitto.
 
Non stava propriamente dormendo. Ma quel sogno/fantasia -anche se sarebbe stato meglio definirlo un incubo- fu in grado di risvegliarlo completamente, come una secchiata d'acqua gelida.
Si placò quando constatò con occhi e mani che Kaori era stesa contro il suo petto e dormiva serenamente. La mano salì ad accarezzarle il volto e si soffermò a giocare coi suoi capelli mossi.
La strinse a sé pensando che comunque quell'incubo sarebbe potuto trasformarsi in realtà e inorridì sul serio nel pensare a quanto era stato idiota.
Non l'avrebbe sopportato.


Kaori gli aveva fatto scoprire un lato di sé terribilmente geloso, cosa che solitamente non era mai in modo eccessivo visto che lui ragionava molto con la filosofia 'Vivi e lascia vivere'. Ma Kaori no, non era disposto a condividerla. Non avrebbe tollerato Mick...né chiunque altro.

Mentre le carezzava leggermente la morbida chioma, udì dei rumori provenire da fuori e prestò la sua attenzione constatando che erano passi sempre più vicini.
Già pronto a rifilare un paio di calci all'ospite indesiderato –che fosse un killer che non aveva proprio niente da fare alle sette del mattino?-, Ryo rimase immobile quando la porta si aprì e un’allegra Eriko entrò in scena esclamando: "Buongiorno principessa, la colazione è servita!" e agitò un sacchetto.
Ryo restò interdetto un paio di secondi prima di sibilare: "Shhh!"
Eriko si zittì fissando l'immagine che si presentava davanti a sé con occhi sbarrati.
 
Lei non era andata alla festa, la sera prima, quindi si era persa il faccia a faccia tra Mick e Ryo e gli eventi che si erano susseguiti.
Per cui fu giustamente sorpresa di vedere la sua amica profondamente addormentata fra le braccia di Ryo che la rimirava come fosse un quadro di inestimabile valore.
"Non urlare, per favore" disse Ryo.
"Penso che non dormisse così da un bel po'" osservò Eriko con tono appena polemico.
"Lo immaginavo...per questo non voglio svegliarla"


Eriko si stupì della voce calma e l'espressione dolce dello sweeper che non si seccò della sua intromissione. Con un sospiro, si accomodò sull'angolo del letto.
"Accidenti, Saeba. Ti avrei ucciso"
"Lo so, me ne sono accorto"
"Insomma...guardala!" gesticolò in direzione di Kaori. "Dorme come un angelo, la sua faccia è l'incarnazione della gioia!"
Per Ryo non fu un sacrificio tornare a concentrarsi sul volto effettivamente rilassato di Kaori, il suo colorito era perfetto, il suo respiro regolare gli suscitava una sensazione di pura pace, il suo calore era rigenerante.


"Mi dispiace" disse sapendo che Eriko avrebbe capito.
"Anche a me" annuì infatti la stilista. "Soprattutto perché non mi piace detestarti. In fondo sei un bravo ragazzo, ma se la fai soffrire di nuovo, penso che potresti trovarti una scorta di bombe H proprio in quel posto"
Ryo ridacchiò.
"Non commetto mai due volte lo stesso errore"
"Due che si amano devono stare insieme. Punto, è estremamente semplice" concluse Eriko per poi alzarsi e prendere la porta.
"Ah, quelle sono brioche. Buon appetito" aggiunse indicando il sacchetto con una punta di malizia e un sorrisetto più che esplicativo.
Ryo sorrise scuotendo il capo, accarezzò la schiena di Kaori che sospirando nel sonno si avvicinò ancora di più a lui.
 
Quando tornò dal bagno, vestito e profumato, vide con stupore che Kaori era seduta e perfettamente sveglia. La trovò bellissima ma si accorse anche che il suo volto aveva un'aria seria, come se stesse proprio aspettando il suo ritorno per dirgli qualcosa.
Guardava verso la finestra, ma gli prestò totale attenzione quando gli fu davanti. Ryo capì che doveva parlargli e aspettò dunque che lo facesse. Quello che era successo scottava ancora, non poteva essere dimenticato solo dopo una notte di passione, per quanto meravigliosa. Kaori puntò gli occhi nei suoi senza timore e senza arrossire come era solita fare e già questo incuriosì Ryo.


"Ryo" cominciò con tono assolutamente fermo. "Vorrei solo che ribadire, affinché tu lo capisca bene, che se dovesse ricapitare quello che è successo, tra di noi sarebbe la fine, senza alcuna speranza di ricominciare. Prima di addormentarmi ho riflettuto parecchio. E sono giunta alla conclusione che non voglio essere trattata come una bambola da usare quando se ne ha voglia; perché non lo sono, perché quello che è accaduto mi ha fatto stare malissimo e spero solo di buttare alle spalle questo periodo orribile. Ho capito le tue motivazioni, ho capito di cosa hai paura. Ma penso che la vita sia troppo breve per vivere di paure. Penso che adesso potrei anche uscire ed essere messa sotto da un pullman, per questo credo che ogni secondo debba essere vissuto. Non l'hai sempre detto anche tu, non ti piace pianificare, sai quello che fai adesso ma non hai voglia di pensare al mese o all'anno prossimo. Non voglio che tu pensi che io sia sempre disposta a gettarmi fra le tue braccia qualunque cosa tu mi faccia, non sarebbe giusto. Quindi ora mi devi rispondere, ma non dire nulla di cui non sei sicuro. Vuoi stare con me? Sii sincero, ti prego"


Ryo rimase esterrefatto, per un attimo senza parole. Tutto ciò che aveva detto Kaori, ampliando il concetto della sera precedente, aveva scagliato una serie di frecce arrivate ad abbattere ogni mattoncino che aveva formato quell’alto muro di timori e dubbi.
Gli occhi castani di Kaori erano limpidi e pieni di sincerità, Ryo non poteva mentirle, non più, l’avrebbe uccisa.
Si sedette, seguito dallo sguardo di Kaori, sul letto.
Intrappolò il suo polso nella mano traendola a sé, stringendola così forte da soffocarla, per farle sentire il battito fuori controllo che la sua sola vicinanza gli provocava, perché capisse che la amava davvero e averla lasciata era stato seriamente una delle cose più tremende che avesse mai fatto.
Ci mancò poco che gli salissero le lacrime agli occhi, si aggrappò a lei con disperazione.


"Voglio stare con te, Kaori...ti amo...ti amo troppo..." mormorò senza chiedersi come potesse amarla così tanto e ogni secondo di più.
Ma Kaori gli afferrò il viso, lo baciò allacciandogli le braccia al collo e trascinandolo con sé sul materasso.
"Te lo prometto. Adesso lo so" disse tra un bacio e l'altro.
"Non è una frase...'dettata dalla foga del momento'?"
Ryo scosse il capo, gemendo poi quando iniziarono ad accarezzarsi a vicenda  e Kaori si inarcò come una gattina.
Kaori rise, finalmente e interamente felice; non importò a nessuno dei due il pensiero che quel giorno avrebbero fatto tardi e qualcuno al Cat’s Eye si sarebbe fatto diverse domande.

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Capitolo 12
*** 12. Oxygen ***


Gli venne spontaneamente da sorridere, mentre il brusio aumentava e tutti i loro amici guardavano stupiti Ryo e Kaori che entrarono al Cat’s Eye tenendosi per mano, con aria francamente rincitrullita.

Mick bevve il suo caffè seduto al tavolo, ignorando la ferita pungente dentro di sé, sapendo bene che sarebbe guarita, finse di non notare Kaori quando gli si avvicinò.
Prima che iniziasse a parlare, però, vista la sua espressione un po' imbarazzata, Mick disse: "Lo sapevo. Non devi dire niente. Hai scelto lui, ma in fondo non è mai stata una sfida equa. Non siamo partiti dallo stesso blocco, il suo vantaggio era troppo elevato..."
"Mi...mi dispiace solo averti...beh, non voglio dire illuso, ma..."
"Tu non c'entri nulla. Sono io che mi sono fatto dei film..." sorrise.
"Comunque grazie lo stesso"
"Mi stavo dimenticando della tua mania di ringraziare. Per cosa, stavolta?"
"Beh...mi sei stato vicino. Senza usare frasi fatte, tragiche o smielate...ci sei semplicemente stato. Grazie per questo"
Mick le accarezzò il viso. "Spero che non mi uccida per questo" scherzò accennando a Ryo.
"Tranquillo"

Kaori si allontanò tornando da Ryo, Mick la seguì con lo sguardo sentendosi un po' amareggiato.
Ma sarebbe passata. Ora Kaori era felice.
Poteva solo guardare avanti.
Quando lo fece, notò che Saeko Nogami stava entrando nel locale, dirigendosi verso Ryo e Kaori, stupendosi e poi congratulandosi con la coppia tornata unita.
Non c’era che dire, quella donna era davvero un bel vedere...segnò nella propria agenda mentale di invitarla a bere qualcosa.
 
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Le sue braccia gli circolarono il collo, lentamente, mentre si alzava in punta di piedi per raggiungere le sue labbra.
Voleva trattenersi, Ryo, e per l'appunto, invece di divorarla come avrebbe voluto, si limitò a stringere le sue natiche in modo però impaziente, che trasmise alla compagna un fremito capendo che si stava sforzando di essere calmo e delicato.
Ma non era quello che Kaori voleva: che la prendesse con foga, che la amasse con tutta la passione e perfino la brutalità che voleva, che le riversasse tutto il suo amore, che le facesse quasi perdere i sensi.
Oddio, era completamente fuori di sé.


Davanti alla causa della sua pazzia, Kaori ebbe un'ondata di calore e si sfilò velocemente la maglietta, scompigliandosi ancora di più i capelli mossi che tanto piacevano a Ryo per come incorniciavano il suo bel viso su cui spiccavano quei meravigliosi occhi nocciola e quelle labbra morbide e umide a cui non resistette più.
La prese per i fianchi e chinò il capo per raggiungere il suo collo con la bocca, lo baciò delicatamente accrescendo nella giovane donna il desiderio di essere baciata sulle labbra per sentire la sua lingua calda intrecciata con la propria, per smarrirsi nel suo sapore, abbandonarsi completamente a lui.


Con un gesto secco Ryo le sbottonò i pantaloni, i sospiri aumentavano così come la voglia di fondersi. Kaori non si preoccupò di essere già ardente, si sentiva liquefatta, lo voleva con un'urgenza spaventosa, gli tolse la maglia e accarezzò avida le sue spalle, il torace, il ventre solido, con le guance arrossate lo baciò, sfiorò e leccò timidamente i suoi capezzoli lusingata di sentirlo irrigidirsi; Ryo la prese per le spalle spingendola verso il letto, dove la buttò e con un sorriso levò a lei e a se stesso gli ultimi indumenti.
Finalmente si sdraiò su di lei, il contatto dei loro corpi nudi li fece sospirare.

Ryo le afferrò le mani portandogliele sopra la testa; erano uniti, le loro pelli combaciavano e le bocche si allacciarono, strusciandosi l'una sull'altra, riempendo entrambi di brividi; Ryo era così felice di averla di nuovo che sarebbe morto per l'estasi, quella donna era tutto per lui e aveva smesso di chiedersi cosa avesse per ridurlo in quello stato quasi ridicolo di adolescente stra cotto.

Si baciarono a lungo, impetuosi e poi lenti, le mani di Kaori affondate nei suoi capelli e quelle di Ryo che accarezzavano smaniose ogni centimetro del suo corpo, per constatare di nuovo che era reale.
Ryo arpionò le sue cosce, facendole capire che era giunto al limite; Kaori incatenò le caviglie attorno ai suoi fianchi e gli sorrise, bruciandolo con uno sguardo assolutamente deleterio per Ryo che decise che non era il caso di proseguire con i preliminari, così entrò in lei.
Kaori si tese rilassandosi subito dopo, inarcando la schiena, lasciandogli libero accesso al suo collo. Ryo morse e leccò, risalendo all'orecchio, strinse le sue mani, non le lasciò un solo istante, mentre prendeva a spingere, gemendo, sentendosi impazzire, scomponendosi in mille e più vampate di calore e piacere, chiuse gli occhi e vide un'infinità di colori, di forme senza senso.
Solo Kaori e il suo abbraccio avevano importanza, le sue mani che sempre delicate gli accarezzavano i capelli.
Dio, come poteva aver pensato di rinunciare a lei...come poteva pensare di vivere senza il suo cuore...


"Kaori...Kaori..."
Mormorò il suo nome ripetendolo come una preghiera, le paure che provava sembravano lontanissime, erano assurde.
Non aveva alcuna paura di perdersi in lei, per lei, anzi...l'amore di Kaori poteva solo farlo rinascere, poteva solo dargli linfa vitale, poteva solo essere l'elisir di una felicità senza paragoni.
Kaori lo strinse sempre più forte, gli regalò un altro interminabile bacio che gli tolse il fiato e a quel punto venne dentro di lei ringhiando.


Fu lui nella sua imponenza e forza fisica di cui tutti parlavano a sentirsi al sicuro, fra le braccia di quella donna più giovane, timida, a volte insicura e ingenua, nel suo profumo, cullato dai battiti del suo cuore, protetto dal suo respiro affannato, dal suo petto che ora si alzava e si abbassava velocemente, sconvolto; Ryo batté le palpebre più volte prima di accasciarsi accanto a lei ma traendola a sé. Non voleva perdersi neanche un istante.
Kaori lo aveva scelto di nuovo. Non avrebbe sprecato nessun secondo che la vita gli avesse concesso insieme a lei.


"Ti amo. E sono stato un coglione"
"Sì, abbastanza"
Ryo le pizzicò il fianco.
"Un po' di rispetto, Sugar Boy"
Kaori rise, baciandolo sul petto. "Ti amo anche io"
Ryo sospirò godendosi la sua vicinanza e la sua mano che, posata all'altezza del cuore, lo faceva sentire vivo. Il senso di completezza e pienezza che aveva quando Kaori stava con lui lo tramortiva.

Ma no, non aveva decisamente più paura di tutto quello. Avrebbero affrontato tutto insieme, tutto.
L’abbracciò e la riempì di baci sul viso.
La guardò ancora, trovandola splendida, dolcissima. Sua.
Poteva aver paura di qualcosa di così bello?, si domandò, prima di tornare a dedicarsi a lei, solo a lei, al suo ossigeno, perché era lei a tenerlo in vita.
Kaori lo baciò sulla bocca, il cuore di Ryo fece una capriola, riprendendo a battere all'unisono con quello della sua amata.
 
 
Due anni dopo
 
Sulla porta di casa Saeba-Makimura c’erano due fiocchi, sui toni del giallo e del verde.
Mick Angel vi si soffermò e sorrise, facendo un cenno col capo alla sua bella compagna che lo teneva a braccetto.
“Non si smentiscono, eh...niente colori convenzionali!”
 
La donna sorrise, accarezzandosi il pancino che da un po’ cominciava a spuntare.
“Non è una cattiva idea, potrei rubargliela” commentò scherzosamente.
Dopo aver bussato, attesero di essere accolti.
La porta si aprì su un Ryo che aveva un sorriso da un orecchio all’altro.
 
“Ciao, benvenuti! Saeko sei uno schianto!” commentò entusiasta, ma non c’era nulla di pervertito nella sua espressione, solo una calda luce piena di affetto per una donna che conosceva da secoli e per cui poteva dire di provare un affetto quasi fraterno.
 
“Già, è proprio vero lo stereotipo secondo cui una donna incinta diventa ancora più bella” disse Mick osservando la donna intensamente, facendola quasi arrossire.
 
“Su, su, basta così...dove sono gli angeli?”
 
Ryo fece una piccola smorfia. “Angeli, insomma...cambierai idea anche su questo!”
 
Li condusse verso il salotto dove qualche altro ospite era già radunato intorno al centro di maggior interesse.
 
Mick e Saeko si diressero mano nella mano al divano, dove una Kaori radiosa sebbene un po’ stanca reggeva fra le braccia due neonati saporitamente addormentati.
Diede un’occhiata amorevole al ventre di Saeko e sorrise a Mick, contenta di vedere entrambi così felici e sereni.
 
Sollevò leggermente i piccoli mentre Ryo si accomodava mettendole un braccio intorno alle spalle e dandole un bacio sulla tempia.
 
“Cari zii Mick e Saeko, abbiamo l’onore di presentarvi Hideyuki e Sayuri Saeba”.
 
 
 
Ed eccoci arrivati alla fine anche di questa storia! Grazie a tutti quelli che l’hanno seguita e apprezzata :) come sempre un grazie speciale a chi ha commentato: Little Firestar84, Stekao, Kyoko_09, sfenoide, robysaeba, maryanne1990, Marzia86, Bettxyz812, Alice21, Attila82, mora79.
 
Per chi vorrà, alla prossima!

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