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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 La principessa dai lunghi capelli ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Il figlio di Reborn ***
Capitolo 8: *** Cap.8 ***
Capitolo 9: *** Cap.9 ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Arrivo in Italia ***
Capitolo 11: *** Cap.11 ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Future piccole divinità ***
Capitolo 13: *** Cap.13 ***
Capitolo 14: *** Cap.14 ***
Capitolo 15: *** Cap.15 ***
Capitolo 16: *** Cap.16 ***
Capitolo 17: *** Cap.17 ***
Capitolo 18: *** Cap.18 ***
Capitolo 19: *** Cap.19 ***
Capitolo 20: *** Cap.20 ***
Capitolo 1 *** Cap.1 ***
Cap.1
I
remember black skies
“La
comparsa di questa sostanza: l’Anti-trinisette ha convinto
Kawahira a uccidere gli, ormai, ex-Arcobaleni. Così da
utilizzare il loro sacrificio per sanificare il mondo”
spiegò Iemitsu.
“È
terribile” sussurrò Enma.
Tsuna borbottò. “Non è giusto. Prima li
ha liberati ed ora vuole ucciderli?” si lamentò.
Abbracciò
Enma da dietro.
Quest’ultimo
sorrise.
<
Non solo ho ritrovato mio padre, ma ho anche scoperta che Tsuna
è mio fratello. Lui è così figo e
deciso> pensò.
Iemitsu
tossì, facendo ondeggiare i riccioli rossi.
“Tra
un mese, piccolo Tsuna…” sussurrò.
La
sua voce copriva il rumore continuo dei macchinari a cui era collegato.
“…
inizierai il liceo per le divinità a
Tokyo…”.
<
Sì, ed è l'inferno. Ho così paura. Per
la prima volta non ci saranno i miei amici con me. Anche se
Gokudera-kun e Yamamoto andranno al liceo dei geni che si trova di
fronte al mio > rifletté.
“Ci…
ci andrò anche io…” esalò
Enma.
“È
fantastico!” festeggiò Tsuna.
Emma
annuì.
“Voglio
salvare la Natura e non fare il Decimo Boss dei Simon"
spiegò.
<
… E voglio la forza di aiutare Skull > si disse.
Iemitsu
continuò: “… Non siete ancora pronti ad
affrontare Kawahira. Neanche con l'aiuto di Bermuda”.
“Non
possiamo far uccidere gli Arcobaleno" gemette Enma.
Tsuna
aggiunse: “Reborn non è il tuo migliore amico,
papà? Non vuoi salvarlo?”.
Iemitsu
serrò gli occhi.
“Kawahira
ucciderà anche i Vindice al termine di questo scontro.
Inoltre se gli Arcobaleno combattessero si saprebbe già il
vincitore.
Verranno
scelti dei ‘campioni' che li rappresenteranno. Questi
dovranno anche affrontare i Vindice" proseguì a
spiegare”.
“Ci
sarà qualcosa che possiamo fare” lo interruppe
Tsuna, con voce accorata.
Enma
annuì alle sue parole.
Iemitsu
fece un mezzo sorriso.
“Sto
cercando di dare vita ad un piano” esalò.
Enma
sussurrò: “Però non ti
affaticare”, mentre Tsuna rimboccava le coperte al genitore.
*****
Leviathan
s’immerse nella vasca da bagno, pulendosi dalla cacca di
piccione.
Il
ronzio continuo dello scaldino risuonava per tutta la stanza,
rimbalzando sulle pareti di ceramica bianca.
Levi
sospirò e gettò indietro la testa.
<
Speriamo che quel kraken non si nasconda di nuovo nelle tubature. Non
ho proprio voglia di sturarle di nuovo > pensò. Si
passò la spugna sul corpo, massaggiandolo, dando vita a
della densa schiuma profumata.
<
Sono contento che il boss sia tornato dalla Russia. Per ora la guerra
vera e propria l’abbiamo evitata.
Quando
durerà ancora? Non voglio che il
‘ragazzo’ viva lo stesso inferno che ho vissuto io.
Le cicatrici della terza guerra mafiosa mi sono rimaste sulla pelle,
oltre che nell’anima > rifletté.
Si
lavò dalla schiuma, fissando insistentemente il soffitto.
Allungò la mano in quella direzione.
“Ricordo
‘cieli neri’” esalò.
<
Ho perso ogni ricordo di quando ero molto piccolo.
Il
primo momento che riesco a visualizzare è il giorno in cui
mi ha preso con sé Tsuyoshi.
Nel
momento in cui mi ha trovato, sopra di me c’era un cielo nero
squarciato dalle esplosioni. Bombe ovunque, un aereo rosa precipitato
ed un maiale che mi leccava la faccia.
Solo
dopo mi avrebbero spiegato che quel luogo si chiamava Parigi >.
Si leccò le labbra e affondò di più
nell’acqua.
“Ricordo
cieli neri” mormorò di nuovo, ma questa volta in
latino.
<
Anche se ultimamente, guardandomi allo specchio, è come se
sentissi che i miei ricordi vogliono riaffiorare. Come se i miei occhi
rossi nascondessero qualcosa.
Mi
tocco i capelli bianchi, li sento soffici sotto i polpastrelli e
avverto che celano un segreto.
Mi
chiedo se sapere finalmente chi fossero i miei genitori, sarebbe un
tradimento per Tsuyoshi e Manuel. Anche se il boss, mentre era
posseduto, mi ha ripudiato, sono stati loro i miei genitori. Con tutti
i loro pregi e i loro difetti, hanno fatto di me ciò che
sono oggi >.
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Capitolo 2 *** Cap.2 ***
The lightning all around me
Gamma
s’irrigidì, mentre un flash lo abbagliava.
“Viva
gli sposi! Evviva!” gridavano diverse voci.
Gamma
sudò freddo, avvertendo il battito cardiaco accelerato,
mentre sempre più flash di macchine fotografiche aggredivano
i suoi occhi.
<
Non sono mine! Non sono esplosioni! > si ripeté,
boccheggiando. Sentì la sua salivazione azzerarsi ed il suo
corpo dargli delle fitte per la troppa tensione dei muscoli.
Aria
lo prese per il braccio e lo condusse con sé. Indossava un
vestito bianco e tra i capelli le era rimasto qualche cicco di riso.
<
La Mafia non prenderà bene questo nostro
matrimonio.
Sottolineerò
che ho ancora un secondo matrimonio a mia disposizione. Mi spetta di
diritto come boss… e che questa è
un’unione riparatrice visto che sono rimasta incinta di Yuni.
Per
non parlare del fatto che Xanxus stesso
è presente al matrimonio. In fondo è lui il mio
promesso, se va bene a lui devono accettarlo.
In
realtà questo è il momento più
importante della mia vita. Sono finalmente al fianco
dell’uomo che amo > rifletté.
I
due sposini raggiunsero una limousine nera.
All’interno
era seduto un Giglio Nero dai capelli castani, un po’
più giovane di Gamma, che teneva la piccola Yuni tra
le braccia.
La
bambina gorgogliava, aprendo e chiudendo le manine, scalciando.
Gamma
guardò la piccola, rilassandosi sul sedile.
<
Ricordo i flash e le esplosioni. La puzza di carne bruciata degli
indigeni che penetrava le mie narici e si diffondeva per tutta la
giungla.
Mi
sono arruolato nell’esercito americano per difendere il mio
paese, non per portare morte in quello degli altri >
rifletté, stringendo le labbra fino a farle sbiancare.
Aria
gli accarezzò il viso.
“Ora
sono la signora?” domandò.
Gamma
inarcò un sopracciglio.
“Sicura
di non voler mantenere Giglio Nero come cognome? Sei la
boss,
in fondo” esalò.
Aria
negò col capo, prendendo la mano del fulmine nella propria.
“Per
il mondo sarò sempre la
boss dei
Giglio Nero. Però voglio sapere cosa sarò per
te” ribatté.
Gamma
le rispose: “Aria Rogers” mormorò.
Guardò
di sottecchi il castano, quest’ultimo sussurrò:
“Sono felice per voi, Capitano”.
“Capitano!
Capitano!”. La voce del suo soldato semplice gli arrivava
ovattata alle orecchie.
Gamma
si accucciò su se stesso
e vomitò acqua. La testa gli ronzava ed i suoi occhi erano
arrossati, respirava a fatica.
Il
giovane dai capelli castani lo abbracciò con espressione
grata.
“Credevo
foste morto” esalò.
Gamma
biascicò: “Tu-tutti… lo
devono… credere…”.
<
In fondo mi sono gettato da una cascata parecchio alta, non
sarà difficile farlo credere. Meglio sembrare morto e
cercare un esilio volontario, che venire uccisi dal plotone di
esecuzione.
La
mia Terra e la mia famiglia sacrifica i
primogeniti o i secondogeniti Rogers dalla rivoluzione americana.
Sacrificare un discendente americano dei Vongola è
l’unico modo per annullare i poteri delle fiamme e liberare
la mia gente dalla schiavitù e dalla fedeltà.
Approfitterebbero di questa scusa per immolarmi >
pensò. Riprese fiato e guardò l’altro
negli occhi.
“Mi
dispiace, signore, ma il vostro ammutinamento non è servito
a niente. Il generale li ha sterminati tutti. Anche se…
è morto nell’impresa” spiegò
l’altro ragazzo.
Gamma
si rialzò a fatica.
“La
piccola divinità atlantidese che
veneravano? Quel giovane immortale dai poteri acquatici?”
domandò.
“Fuggito.
Siete riuscito a salvare almeno lui” spiegò il
ragazzo.
<
Chi avrebbe detto che proprio Levi, il mio più caro amico,
il mio compagno di bevute, fosse proprio quella piccola
divinità.
Senza
capelli bianchi, pelle nivea ed occhi rossi era impossibile
riconoscerlo.
Anche
perché non era cresciuto per secoli. Chissà come
mai ora è diventato adulto, sembra seguire il ciclo di un
umano normale.
Lui,
però, non ricorda niente. Forse sarà meglio che
glielo dica appena tornato dal viaggio di nozze >
rifletté Gamma, prendendo sua figlia in braccio.
“Così
ti rovinerai il vestito di nozze” gli ricordò Aria.
“Nessun
problema. Tanto non mi dovrò sposare di nuovo… e
quando arriverò alle nozze d’argento dubito che mi
entrerà ancora”. Scherzò Gamma.
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Capitolo 3 *** Cap.3 ***
La
luce del sole filtrava dalla finestra, illuminando la cameretta di una
giovane boss e quest’ultima, seduta sul letto.
Marina
chinò di lato il capo, facendo ondeggiare i capelli azzurri.
La luce si rifletteva sulle placche blu che aveva sulla testa.
Osservava
il capellino di pizzo nero che teneva in mano.
<
Bianchi ne aveva uno uguale quando eravamo piccole. Anche se lei, come Hitman,
è sempre sembrata molto più grande della sua
età.
Sì
che ha solo tre anni più di me e di Gokudera >
pensò.
“Non
mi sorprende che sia entrata nei Varia, è sempre stata
completamente pazza” borbottò.
Marina
si sporse e guardò il vassoio di biscotti di Bianchi.
Alzò lo sguardo e notò l’espressione
dell’altra nella penombra, aveva un sorriso deforme, gli
occhi sporgenti.
<
Certo che è una vera psicopatica > pensò
Marina, fissando il vestito di pizzo nero della Scoglio.
Abbassò lo sguardo ed osservò i fumi velenosi e
violetti che si alzavano dalla pietanza, che si condensavano prendendo
la forma di teschi. < Vuole di nuovo avvelenare il fratello?
> s’interrogò.
Utilizzò
la sua pioggia per depurare i biscotti, muovendo le dita di nascosto
dietro la schiena.
“Ti
piace il mio cappello?” domandò Bianchi.
Marina
lo guardò, era sporco di sangue.
Marina
lanciò il capello in una spazzatura dall’altra
parte della stanza.
Si
alzò dal suo letto e raggiunse la finestra, sedendosi sul
davanzale.
La
porta si aprì con un cigolio, Marina riconobbe il passo alle
sue spalle.
Luca
si sedette accanto a Marina e si sfilò il cappello,
scompigliandosi i capelli vermigli.
“Ancora
qui a riflettere da sola?” domandò.
Marina,
accarezzò il bordo della finestra e lo guardò di
sfuggita.
“Quel
cappello ti sta veramente male” borbottò.
Luca
incrociò le braccia al petto e si scusò:
“Mi dispiace di aver urtato il tuo senso estetico con la mia
concezione di moda”.
“Non
prendermi in giro” borbottò.
Alzò
la testa e socchiuse gli occhi.
“Dici
che è vero che il nostro Cielo ci ha sostituito con altri
guardiani?” domandò.
Luca
assottigliò gli occhi.
“No,
è tutta una manovra del Nono” ribatté.
Marina
sfilò il cappello dalle mani di Luca e se lo mise in tasca.
“Così
avrò la certezza che non te lo metterai mai
più” disse. Saltò in piedi e si
avvicinò, sporgendo il capo fino a dare una distanza solo di
due dita. “Allora, chi ti ha dato
quest’informazione?” domandò.
Luca
indietreggiò di un paio di passi.
<
Squalo, ma non ho nessuna intenzione di dirglielo >
pensò.
“Come
tempesta ho i miei informatori.
Però
mi hanno anche detto che il ‘boss’ ha di nuovo il
suo Cielo” spiegò.
Marina
si massaggiò il collo, socchiudendo gli occhi.
“Allora
cosa stiamo aspettando? Dobbiamo raggiungerlo”
sussurrò.
Luca
si abbassò, guardandola negli occhi.
“Dovrà
essere lui a venire da noi. Non possiamo fargli fretta.
Però…
possiamo mandargli dei regali per fargli sapere della nostra esistenza.
Ti va di scrivere una lettera vecchio stile?”
domandò.
Marina
schioccò la lingua sul palato.
“Preferisco
una mail. Non credo vadano più di moda i piccioni
viaggiatori” ribatté.
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Capitolo 4 *** Cap.4 ***
Levi
era steso su un fianco nel proprio letto e russava forte. Ai piedi del
giaciglio c’erano numerose bottiglie di liquore vuote.
“J!
J!” gridò L saltellando sul posto.
Entrambi
i bambini avevano i capelli bianco argentei.
J
si piegò in avanti e lo abbracciò, stringendolo a
sé.
“Oggi
finalmente potrò vedere i principini”
sussurrò L, con gli occhi brillanti.
J
gli rispose: “Certo. Tutti noi nobili potremo
festeggiarli”.
<
Non riesco a credere siano nati gli ultimi geniti >
pensò L.
“Così
finalmente potrò vedere anche i due eredi al trono:
‘G’ e ‘Gh’“
festeggiò.
“Sai,
io c’ero anche quando sono nati loro. Ho potuto tenerli in
braccio” spiegò J.
Leviathan
mugolò, socchiudendo un occhio. Si portò la mano
alla testa, sentendola dolore e fece uno sbadiglio simile ad uno sbuffo.
<
Questi ricordi sono continui e sempre più presenti >
rifletté, socchiudendo gli occhi.
Hana
era seduta su un gradino. Si strinse le ginocchia ed incassò
il capo tra le spalle.
“Io
di solito non piango. L’ho sempre considerata una cosa da
debole” borbottò.
Reborn,
seduto accanto a lei, osservava il cielo, intravedendo il sole oltre le
nuvole.
“Fai
bene. Sono debolezze che bisogna cercare di evitare” le disse.
Hana
sussurrò: “Solo che non capisco perché
Kyoko preferisca quella idiota di Haru. Lei è sempre stata
la ‘mia’ migliore amica.
Pensavo
che un giorno avrebbe anche accettato l’amore che nutro per
lei”.
“Non
devi fidarti dell’amore. C’è sempre
un’altra donna in mezzo” borbottò
Reborn. Accarezzando la testa di Lèon che gli sonnecchiava
sulle gambe.
“Sai,
non mi ha sorpreso che tu in realtà non fossi un vero
bambino. Non mi risultavi noioso o insopportabile come gli altri
marmocchi” ammise.
Reborn
ghignò, il suo viso era nascosto in buona parte dal cappello.
“Sì,
i mocciosi sono petulanti insopportabili”
concordò. Le porse un fazzoletto e Hana lo prese.
“Mi
sorprende tu sia uno ‘scimmione’. Non sei odioso
come la maggior parte degli uomini” disse la ragazza,
asciugandosi il viso.
<
Come lo è quel ‘Takeshi’. Non ha
combattuto per Kyoko, ha gettato il suo cuore in un cassonetto. Come
vorrei fargliela pagare, ma lui è un hitman molto
più bravo di quanto lo sia io > si disse.
Reborn
si vantò: “No, in realtà di solito sono
il peggiore delle ‘scimmie’”.
“Con
me non lo sei” sussurrò, porgendogli il fazzoletto
per restituirlo.
“Tienilo”
mormorò Reborn, muovendo la mano in segno di
diniego.
<
Non so perché, ma sento una profonda affinità con
questa mocciosa > rifletté.
“Ti
va di entrare? Ti offro qualcosa da mangiare”
sussurrò.
Reborn
rispose: “Non rifiuto mai del cibo gratis”.
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Capitolo 5 *** Cap.5 ***
Scritta
per i Prompt del lunedì di Il giardino di EFP.
Prompt: sbattere
la porta in faccia
That fate had finally found me
Reborn vide
la madre di Hana sbattergli
la porta in faccia. Si abbassò il cappello e socchiuse gli
occhi, facendo una smorfia.
“Dai,
mamma, non fare così. Entra solo per qualche
minuto” borbottò Hana,
dentro la casa.
Reborn ascoltò
la donna camminare avanti ed indietro, con dei passi frettolosi.
“Conosco
gli scimmioni della pasta di quel tipo. Sembrano meglio degli altri, ma
sono peggio!” gridò la donna.
Reborn si
deterse le labbra con la lingua.
<
Su questo possiamo anche essere d’accordo. Soprattutto nei
confronti delle isteriche come lei > rifletté.
“L’avevo
invitato solo per la merenda. Poi se ne va” la
pregò Hana.
Reborn assottigliò
gli occhi, ascoltando il sospiro della donna.
“Quel
tipo è uguale a tuo padre. Sembrano gemelli separati alla
nascita!
Nel
momento in cui ha salutato in ‘quel modo’ mi
è sembrato di trovarmi ‘lui’
davanti!” sentì gridare la padrona di casa.
“Ora
sono curioso” sussurrò. Balzò sul
davanzale della finestra del piano di sopra, estrasse un ragnetto
dorato dal cappello. “Iemi,
fai il tuo dovere” bisbigliò.
Il
ragno si dimenò in cenno di assenso, balzò sulla
parete ed entrò in una fessura della parete, si mosse
all’interno e creò un cappio con la ragnatela. Lo
utilizzò per aprire la finestra da dentro, girando la
maniglia.
<
Troviamo qualche foto dell’uomo di casa, se non le hanno
già bruciate tutte > si disse, mentre il ragno
tornava a nascondersi nel suo cappello.
Manuel
girò su se stesso
davanti allo specchio e sorrise.
“Giannini
è proprio un genio” sussurrò.
Saltellò sul posto, facendo ondeggiare i capelli rossi.
“Questo bazooka riducente è stata proprio
un’idea incredibile! Ora sono alto come fratellino”.
<
Se non fosse per gli occhi, sfiderei chiunque a riconoscerlo da Tsuyoshi.
Considerando che entrambi sanno imitare perfettamente il carattere
dell’altro > rifletté Levi.
“Perché
mi ha convocato?” domandò, passandosi la mano tra
i capelli.
<
Non sono più abituato a questo corpo. Mi sento
così indolenzito. Non ho fatto altro che inciampare da tutte
le parti >. Arrossì. <
Com’è stato imbarazzante inciampare in Victoria!
Le sono finito dritto nel seno. Solitamente lei lo fascia, ma penso che
volesse fare colpo su Tsuyoshi”.
“Sì,
sì! Ti devo dire una cosa terribile!
Mio
figlio Federico deve per forza fare il re ad Atlantide. Altrimenti quel
posto fallirà completamente. Però ora, come me,
ha di nuovo il DNA Vongola. Non può tornare
lì” spiegò.
<
Atlantide? Quel luogo mi è sempre più familiare.
Ormai i flash sono continui, sono ad un passo dal ricostruire il mio
passato come fosse un puzzle > rifletté Leviathan.
“Quel
luogo t’interessa?” domandò.
Infilò le mani in tasca, mentre dei fulminelli si
alzavano dagli ombrelli legati sulle sue spalle.
Manuel
si grattò la testa.
“Interessa
al P di mio figlio. Il suo fidanzato ci tiene tanto ad Atlantide,
è nato lì” spiegò.
Levi
gli rispose: “Allora sono sicuro che il ‘vostro
capitano dei Varia’ troverà una
soluzione”.
Manuel
gli fece un sorriso impacciato.
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Capitolo 6 *** Cap.6 La principessa dai lunghi capelli ***
Partecipa
a: We are
out for prompt
Prompt: I
personaggi (o il personaggio) hanno a che fare con delle cose
abbastanza macabre provenienti dall'epoca vittoriana (o forse loro
stessi sono nell'epoca vittoriana).
Mi
sono ispirata alla reale vita di Sissi.
Cap.6 La
principessa dai lunghi capelli
And your voice was all I heard
That I get what I deserve
“Dovresti
mangiare più spesso” disse Enma.
Skull si
portò il
mochi alle
labbra e lo addentò.
“Non
preoccuparti. Mangio parecchi dolci quando mi è
possibile” rispose, leccandosi le labbra.
Enma socchiuse
gli occhi.
“Se-senti…
No-non voglio… o-offenderti” balbettò.
“Non
mi offendo mai con un mochi in mano” lo rassicurò.
Enma ingoiò
aria fino a gonfiare il petto.
Dicendo
tutto d’un fiato: “Mi spieghi perché,
pur essendo sempre garbato, mangi in modo così
animalesco?”.
Sebastiana
s’immerse nell’olio di oliva, gettò
indietro la testa, facendo ricadere i lunghissimi capelli, ancora
profumati d’uovo e cognac.
“Pensano
che vi sia follia nel vostro modo di comportarvi” disse la
serva.
Sebastiana
sorrise, guardandolo con gli occhi socchiusi.
<
Se sapessero quante volte sono fuggita nella natura, mi
rinchiuderebbero > pensò, nascondendo un sorriso con
la mano.
Domandò:
“A cosa vi riferite?”.
La
serva le rispose: “Il vostro insegnante di greco vi ha
trovato mentre vi allenavate con gli anelli. Indossavate solo la
biancheria intima e delle piume di pavone.
Vi
ha descritto come un incrocio tra una serpe e un uccello”.
Sebastiana
le rispose: “Lo stesso che mi ha giudicato inappetente? Se
sapesse che porto con me i dolci di G persino in viaggio, e non mi
fermo dal divorarli, avrebbe un’altra idea di me.
Sto
solo cercando di creare una dieta che mantenga la mia
bellezza”.
La
serva la guardò con uno sguardo carico d’invidia.
“Leggetemi
la lettera del mio futuro sposo” la pregò
Sebastiana.
<
Oggi non riuscirò ad avere le tre ore necessarie per
pettinare i miei capelli > pensò.
La
serva obbedì, leggendo:
La
tua vita è così preziosa per me. Il vostro
comportamento mi fa così preoccupare.
Vi
prego, smettetela di passare la notte a leggere e scrivere. Sono ore
fatte per dormire.
Il
tuo modo di vivere finirà per toglierti la salute.
Smettetela
di cavalcare per ore, e di saltare oltre gli ostacoli, i fossi e i
muretti. Non fatemi stare in pensiero.
Conservati
a me, mio caro angelo.
Sebastiana
guardava attraverso la finestra, da cui si vedeva il mare.
Skull finì il
mochi e
gli sorrise.
“Vedi,
non so mangiare in modo semplice, con le mani.
Dove
sono stato educato io, tutto si giocava proprio a tavola.
Lì, nobili e sovrani, si giocavano le sorti
dell’intera umanità.
L’imperatore
dava il tempo e ogni posata era d’argento. Ogni ninnolo era
d’oro e i calici di cristallo.
Ogni
posto a sedere era minuziosamente studiato, perché a causa
dell’etichetta si poteva parlare solo con chi ti sedeva
più vicino. Un solo posto sbagliato e saltavano accordi,
teste e regni” spiegò. Si stese per terra e
allargò braccia e gambe.
<
Sembrava poco più grande di me! Pensavo fosse un giovane
attore nato in una famiglia mafiosa > pensò Enma.
< Anche se non capivo bene come facesse ad essere un Arcobaleno.
Quando
mi ha salvato dal Nono è stato un eroe, ma quando ha battuto Xanxus in
quella sfida amichevole mi ha spaventato > ammise.
“Sembra
una cosa vittoriana” gemette.
“Diciamo
che io stesso mi posso definire un’antica maledizione di quei
tempi” rispose Skull.
Alzò la mano e guardò l’anello della
luna, che gli consentiva di cambiare sesso.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Il figlio di Reborn ***
"Questa
storia partecipa alla White Day Run indetta
dal forum Piume d'Ottone".
Cap.7
Il figlio di Reborn
<
Niente, non ci sono fotografie da nessuna parte. Quel tipo lo hanno
completamente cancellato > pensò Reborn,
passandosi l’indice sotto il naso.
Accarezzò Lèon e
scivolò nuovamente fuori dalla finestra, tornando davanti
alla porta.
Hana aprì
la porta e gli sorrise.
“Pensavo
te ne fossi andato” sussurrò.
Reborn allargò
le braccia.
“Caos di
nuovo, piccola” disse.
Hana lo
fece entrare e gli chiuse la porta alle spalle, dicendogli:
“Ti ho preparato la merenda, la mia preferita. La trovi in
cucina, si tratta di cioccolato.
Scusa
mia madre, da quando ha divorziato con mio padre ne è
ossessionata. Credo che lo odi”.
Reborn annuì
e raggiunse la cucina.
Si
fermò di colpo, trovandovi una donna anziana, intenta a
sparecchiare la tavola da alcune posate sporche.
Una
cantante dai corti capelli mori, che si arricciavano
all’altezza delle orecchie, raggiunse il palco. Indossava un
vestito nero violetto, che metteva in risalto il suo corpo magro e
slanciato.
Schiuse
le labbra piene, esaltate da un rossetto rosa.
Iniziando
a cantare una canzone romantica e melanconica in accento francese.
Il
brusio di voci italiane tutt’intorno cessarono, per
ascoltarla.
La
giovane sorrise mesta, mentre cantava.
Aveva
un leggero trucco azzurro intorno agli occhi e dei grandi orecchini
dorati grandi come un pugno.
Reborn espirò
il fumo della sigaretta. Era appoggiato al bancone del locale, il
barista gli stava servendo un bicchiere di liquore.
“Quella
come si chiama?” domandò, piano.
“La
chiamano ‘Madame’” rispose il barista,
parlando sottovoce.
La
cantante proseguì nella sua esibizione.
Le
dita affusolate con cui teneva il microfono mostravano un anello
d’oro, dello stesso materiale il ciondolo al suo collo di
cigno.
“Madame”
sussurrò Reborn.
Guardò la donna davanti a lui, aveva dei morbidi capelli
bianchi, che le arrivavano fino al collo. Indossava un lungo vestito
bianco e teneva i capelli raccolti.
“Roberto,
quanto tempo” disse.
“Sei
ancora una rosa incantata fiorita in un giardino segreto”
disse. Si sfilò il cappello e fece un inchino a mezzobusto.
La
donna rispose: “Tu sei rimasto il solito hitman alla
ricerca di giovani prede?”.
“Tu,
pensavo di averti chiuso fuori!” gridò la madre di Hana.
Entrò nella stanza, con l’espressione deformata
dalla rabbia.
Reborn ignorò
l’interruzione, la donna davanti a lui gli sorrise.
Reborn domandò:
“Cosa ci fate qui?”. S’infilò
nuovamente il cappello.
La
madre di Hana s’intromise
nuovamente, rispondendo piccata: “Costanza è mia
suocera”.
“Sì,
e lui è tuo suocero. Il mio Ianez è suo
figlio” spiegò Costanza.
Reborn fu
scosso da una serie di tremiti.
“Lo
sapevo. Cattivo sangue non mente e non la si fa ad una giornalista in
gamba come me” disse secca la madre di Hana.
< Hana è
mia nipote? Ora capisco perché sentivo quell’aria
di famiglia > rifletté Reborn.
“Perché
non mi hai mai detto che avevo un figlio?” chiese.
Costanza
rispose con un forte accento francese: “Tu te ne sei andato
prima che scoprissi di essere in attesa. Non seppi mai che fine avessi
fatto. Mi arrivarono voci contrastanti, alcuni mi dissero che avevi
lasciato la Sicilia, andando a lavorare al Nord”.
Reborn si
calò il cappello sul viso.
“Come
sei finita qui in Giappone?” domandò.
“Quel
disgraziato buono a nulla di mio marito l’ha fatta trasferire
qui. Quando l’ho cacciato, non potevo certo lasciare in mezzo
alla strada anche questa anziana donna” brontolò
la nuora.
Costanza
addolcì lo sguardo.
“Avrei
volentieri seguito mio figlio, ma mia nipote aveva bisogno di me. Sua
madre lavora molto e la piccola resta spesso sola”.
Accentuò il sorriso. “Inoltre mio figlio
è un giramondo, come te. Un’isola di pirati rivoluzionari
in India, impegnati nella guerra contro l’esercito inglese,
non era il luogo adatto ad una donna della mia
età” spiegò.
La
padrona di casa indicò un panino, con dentro un pezzo di
cioccolato, che stava sul tavolo.
“Prendi
la tua dannata merenda da scimmione
immaturo e
vattene. Non abbiamo tempo e spazio per te”
ringhiò.
Reborn bisbigliò:
“Di certo non rifiuterò della cioccolata
gratis”. La presa e se la portò alla bocca,
addentandola. “Suppongo di non poterti venire a trovare,
Costanza”.
La
donna fece un sorriso melanconico.
“Temo
che il tempo dell’attesa sia passato Reborn,
mi dispiace”.
Reborn corrugò
la fronte e, annuendo, se ne andò.
<
Non ho mai pensato a quanto il tempo stesse passando. Al fatto che
perdere troppo tempo potesse far sfumare l’occasione di farsi
una vita > rifletté.
“Avrei
voluto conoscerlo mio figlio” ammise tra sé e
sé, uscendo dalla casa.
|
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Capitolo 8 *** Cap.8 ***
"Questa
storia partecipa alla White Day Run indetta
dal forum Piume d'Ottone".
Prompt: 2-
Partita di Pallavolo
La
luce del sole filtrava attraverso le tapparelle di camera di Kyoko.
“I
miei genitori hanno detto che oggi hanno visite. Poi hanno aggiunto che
forse partiranno per un po’.
Quindi
ho deciso di trasferirmi una volta per tutte nella casa di mio fratello Ryohei”
spiegò Sasagawa.
Indicò gli scatoloni che si trovavano intorno a lei.
“Per questo oggi c’è un po’ di
confusione qua dentro”.
Haru annuì.
Si accomodò su una sedia, davanti allo specchio.
“Se
vuoi ti aiuto a mettere in ordine. In fondo oggi dobbiamo uscire
insieme per andare a vedere la partita di pallavolo”
mormorò.
<
Tutti pensano che Kyoko e
Kensuke stanno insieme. Invece sono solo buoni amici, quasi fosse anche
lui suo fratello maggiore.
Mi
ha fatto troppo ridere sentirlo chiamare ‘Kenny’ da Ryohei >
pensò.
Kyoko le
rispose: “Ti ringrazio, la trovo un’ottima idea. Se
non finiamo ti va di tornare anche domani? In fondo dobbiamo andare
insieme a fare compere con Lussuria”.
Haru annuì
alla proposta.
Kyoko le
si avvicinò, porgendole un lucidalabbra.
“Prova
questo” le disse gentilmente.
<
Ultimamente viene spesso a casa mia. Forse perché suo padre
è sempre assente per lavoro. O forse perché io
voglio che mi faccia compagnia.
Non
mi viene neanche difficile prestarle le mie cose. La tratto come una
sorella > pensò.
Haru annuì,
sorridendole e se lo mise.
“Ora
sembro quasi una ragazza vera”. Scherzò,
ridacchiando.
Kyoko le
domandò: “Hai mai pensato a me come la tua
migliore amica?".
“Diverse
volte, ma so che è Hana la
tua migliore amica” sussurrò.
<
Le devo sembrare una bambina, visto che ancora credo in sciocchezze
come le migliori amiche > pensò.
Kyoko ammise:
“Mi piacerebbe essere la tua migliore amica”.
<
Anche perché con Hana mi
trovo sempre meno ultimamente. Forse perché mi voleva
forzare. L’amore non è qualcosa che puoi decidere.
Ho
bisogno di tempo, nella mia mente c’è ancora
spazio solo per Takeshi.
Haru,
invece, non mi chiede mai niente. Accetta all’Estremo quello
che le posso offrire, rendendo speciali anche le cose più
semplici > pensò.
Dal
piano di sotto provenivano le risate di Ken e
i rumori degli altri abitanti dell’appartamento. La camera
era ricavata da un sottotetto.
“Comunque
tu sei sempre carina, anche quando non ti trucchi. Vedrai che oggi
tutti i ragazzi della scuola ti guarderanno” la
rassicurò Kyoko.
Haru gemette:
“Tranne Sawada-sama”.
<
Le altre bambine erano sempre gelose di me. Diventando giovani donne la
cosa si è solo acuita, tutte temevano di sfigurare al mio
fianco.
Hana era
l’unica che mi rimaneva accanto. Credevo che fosse
perché non le interessava di essere la più bella.
Invece era interessata a me, piuttosto che ai ragazzi >
rifletté Sasagawa.
“Lui
ha occhi solo per Hayato.
Da quando sono fidanzati, è diventato parecchio
evidente” ammise.
Si
avvicinò ad Haru e
le posò un bacio sulla guancia. “Non sei
l’unica a cui ha spezzato il cuore, mi dispiace”.
“Credevo
che gli piacessi tu” ammise Haru.
“No,
ero solo una cotta e poi a me lui non è mai
piaciuto” ammise Kyoko.
Ridacchiò vedendo la faccia sorpresa di Haru.
<
Lei è come Gokudera.
Non può credere che a qualcuno non piaccia Sawada >
pensò. “No, sia mio fratello che Takeshi secondo
me gli morivano dietro. Per non parlare di Mukuro,
che lo stalkerava”.
“Guardate
che vi sento! Anche noi viviamo in questa casa.
Fufufufu”.
La voce di Mukuro vagò
per la stanza, attraversando le pareti. Non si capiva di preciso da
dove provenisse.
“Mettiamoci
subito a lavoro. O non arriveremo mai in tempo alla partita”.
Si alzò in piedi e si massaggiò la spalla.
<
Quel tipo è proprio inquietante. Pensare che ha anche un
gemello!
Potrei
trovarli nel corridoio a fare il remake della scena di Shining >
pensò.
“Certo
che Kensuke non sembra un tipo da pallavolo. Mi sorprende sempre quando
gioca, anche se dopo tutti questi anni dovrei esserci
abituata” mormorò Kyoko.
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Capitolo 9 *** Cap.9 ***
Scritta
per: PROMPT DI SCORTA, WEEK #2
Prompt: W2)
Immagine (Boss Doms)
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=LJBy7BdRvPg; Nightcore -
Mamma Mia (He's Italiano) [male] +lyrics.
To
wash this memory clean
Tsuyoshi
si passò il rossetto sulle labbra, si guardò allo
specchio e si schioccò un bacio al proprio riflesso.
“Quindi
non torni questa sera?” si sentì domandare dalla
moglie fuori dalla porta del bagno.
“Oggi
Takeshi resta a dormire da un compagno. Però se vuoi non
vado” rispose.
Lavanda
gli rispose: “No, certo che devi andare. Lo sai quanto ci
tenga al boss”.
<
Cosa mi dici mai? Sei la sua guardiana della pioggia, è
ovvio che tu gli sia fedele. Mi sorprende piuttosto che tu preferisca
stare con me, invece che con lui, anche se adesso ha la mia stazza
> pensò Tsuyoshi. Prese un corpetto e lo
indossò, gli si mozzò il fiato e
respirò affannosamente con il naso. Guardò la crinolina e
negò con la testa, facendo ondeggiare i capelli rossi legati
in una coda.
<
Sono troppo vecchia per quella > pensò.
Inspirò rumorosamente, riprendendo fiato, ignorando i
giramenti di testa.
“Amore
ti ho appena ritrovato e voglio passare ogni singolo momento romantico
con te. Per questo te lo chiedo”. Infilò una gonna
morbida, girò su se stesso e negò col capo. La
sfilò e si sistemò una minigonna, facendo una
smorfia vedendo i propri peli lunghi sulle cosce.
“Tesoro,
ora ci siamo ritrovati e avremo tutto il tempo possibile a nostra
disposizione.
Anche
se…” sussurrò Lavanda.
Tsuyoshi
si passò le fiamme della terra sulle cosce, evocandole a
fatica, e fece sparire i peli.
“Anche
se? Hai intenzione di andare da qualche parte?”
domandò.
Lavanda
bofonchiò in giapponese.
<
Amo quando le faccio saltare i nervi > pensò
Tsuyoshi. S’infilò delle calze a rete nere e mise
degli stivaletti color pece, lucidi e col tacco a spillo.
“Takeshi
vuole andare in Italia. Sarebbe meglio se tu lo
accompagnassi!” gridò Lavanda.
Tsuyoshi
strinse ancor di più il corpetto, in modo che i suoi
pettorali sembrassero un seno prosperoso.
“Non
se ne parla. Andremo tutti quanti come una famiglia”.
“Vuoi
corteggiarmi lì?” cinguettò.
Tsuyoshi
infilò degli orecchini dorati tondi e si guardò
allo specchio. I suoi vestiti erano rossi sgargianti, il rosso sulle
sue labbra era più scuro e i suoi capelli più
chiari.
“Puoi
contarci. Ti dimostrerò che gigolò so essere se
solo voglio” promise.
<
Senza dire le migliaia di bugie che ho detto a tutti gli altri che ho
voluto come amanti > pensò.
Aprì
la finestra e saltò fuori, atterrando sul tetto di fronte.
Continuò a correre da un tetto all’altro, mentre
il vento gli sferzava la pelle nuda.
<
Magari prima di arrivare lì mi faccio un goccio. O invece di
sedurli, tenterò di ucciderli. Bere l’ace alla
frutta mi farà anche bene alla salute, ma nuoce gravemente
al mio umore.
L’ordine
è di raggiungere i due sovrani di Atlantide e convincerli a
tornare a regnare ad Atlantide, abbandonando il loro banco del pesce.
Non sarà difficile. Anche se temono Usumi, quando vedranno
che ‘Roberto’ è il mio solo
riuscirò a convincerli.
Devo
cercare, però, di non dare altri fratelli e sorelle a mio
figlio Ryohei. Non sono neanche del tutto sicuro che anche Kyoko non
sia mia > rifletté.
|
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Capitolo 10 *** Cap.10 Arrivo in Italia ***
Scritta
per: PROMPT DI SCORTA, WEEK #2
Coppie: TsunayoshiSawada/GokuderaHayato;
SX.
Prompt: L2)
“I told you I’d see you through this.
Put things back together again so that we can move forward.
I meant it.”
(Captain Flint,
Black Sails)
Tsunayoshi si
guardò intorno.
“Certo
che l’Italia è molto bella. Vorrei avere il tempo
per girarla in lungo e in largo” sussurrò.
<
Non ho mai affrontato veramente il Nono. Ho lasciato che i Varia ci
aiutassero a sconfiggerlo, ma nel mio cuore mi sono rimasti
così tanti dubbi.
Risolvere
finalmente con i miei guardiani è la mia occasione per
chiudere una volta per tutte con questa storia del Decimo Boss della
mafia > pensò. Espirò dalle narici.
<
Anche se sono parecchio preoccupato. Se i miei guardiani mi
considerassero un incapace? Se non fossi all’altezza di
ciò che vogliono? Ho paura potrebbero rivelarsi pericolosi.
O
peggio, che Senpai-Ryohei, Takeshi, Hibari-san
e Gokudera-kun potrebbero
decidere di attaccarli. Fortunatamente ho già conosciuto Dokuro e
lui non è affatto diverso da Mukuro.
Sono inquietanti, ma sono miei amici. Posso fidarmi di loro >
pensò.
“Lambo,
non allontanarti” ordinò.
“Va
bene!” si sentì rispondere.
<
Chissà se ‘il mio bambino’ si sente
meglio > pensò.
Lambo
era seduto sul letto. Incrociò le gambe e chinò
il capo.
Tsuna si
sedette accanto a lui, gli accarezzò la testa,
scompigliandogli i capelli mori.
“Ultimamente
tu e Fuuta siete
un po’ giù di morale. Siete preoccupati di venire
in Italia con noi?” domandò.
Lambo
gli appoggiò la testa contro il petto.
“I-pin
un pochino. Ha paura che rimaniate indietro con gli studi”
sussurrò Sawada,
accarezzandogli la schiena.
Lambo
sussurrò: “Non è che ora non ci vorrete
più bene?”.
Tsunayoshi rispose:
“Anche se avremo meno tempo, andando al liceo di Tokyo, ci
occuperemo sempre di voi”.
Bovino
si allontanò, scuotendo la testa.
“Non
mi riferisco a quello. Ora che non saremo più tuoi
guardiani, ci vorrai ancora?” domandò.
Tsuna gli
prese le mani nelle proprie.
“Prima
di tutto, vi volevo a prescindere dal vostro essere miei guardiani.
Inoltre ‘tuo padre’ Hayato sta
cercando un modo per farvi diventare miei guardiani come
divinità. Ad esempio, lui ha un Cielo e Takeshi un
Mare. Possono già essere miei guardiani della mia fiamma
divina.
Il
dio degli dei ha come guardiani dei centri”. Gli
posò un bacio sulla fronte. “Ti vorrò
sempre bene, piccolo mio”.
“Se
poi preferisci i tuoi veri guardiani e ci dimentichi per
loro?” domandò piano Lambo.
<
Credo che queste siano le stesse paure di Hayato-kun,
anche se lui non ha il coraggio di dirle così ad alta voce
> pensò Tsunayoshi.
“Avere
altri amici non vuol dire dimenticare i precedenti. Inoltre ormai voi
siete la mia famiglia, non dei semplici amici.
Tu
per me sei come un figlio, mio piccolo Lambo.
Niente
potrebbe fare in modo che io mi dimentichi di te” promise.
“Ti
voglio bene” ammise Lambo, arrossendo.
“Anche
io, piccolo mio. Tantissimo” rispose Tsuna,
sorridendogli.
Tsuna sussurrò:
“Hayato-kun,
continua pure le tue spiegazioni. Mi stavano piacendo
moltissimo”.
“Il
paese si chiama Vicchio. Giotto era di origini francesi, ma visse quasi
tutta la sua vita proprio qui. Escludendo il periodo in Giappone,
ovviamente” spiegò Gokudera.
Tsunayoshi si
passò la mano tra i capelli castani e si deterse le labbra
con la lingua.
“Tu
sì che sai un sacco di cose, Hayato-kun”
gli disse gentilmente.
<
Ho un po’ paura all’idea d’incontrare i
miei veri guardiani. Se poi non gli piaccio?
Meno
male che i miei amici mi hanno accompagnato >.
“Voooi!
Datevi una mossa!” gridò Squalo.
Tsuna si
voltò e vide Superbi che spintonava gli altri Varia.
“Voi
che avete da guardare? Dite mezza parola e di voi resteranno solo delle
inquietanti scie rosse!” abbaiò ad alcuni paesani.
“Il
principe! È tornato
il principe!” gridavano guardando Xanxus.
“Toglietevi il cappello e abbiate rispetto in sua
presenza” ordinò un anziano ai più
giovani.
<
Sono felice ci siano anche loro. In fondo è vero, vanno e
vengono da Villa Vongola che si trova qui > pensò Tsunayoshi.
“Anche
gli Scoglio vivono in questo paese?” domandò,
intrecciando le mani dietro le spalle.
Hayato negò
col capo, facendo ondeggiare i corti capelli argentei.
“Non
proprio. Prendendo quella strada, scendendo lungo la montagna, si
arriva ad un altro paese. Lì si trova mio padre e la mia
famiglia” rispose.
“Smettetela
di chiamarmi ‘principe’ o ci sarà
davvero un bagno di sangue” ringhiò. Si
voltò verso Squalo. “Feccia, diamoci una mossa ad
arrivare a Villa Vongola.
Ho
fatto radunare là i mocciosi che devono incontrare i nostri
marmocchi”.
Squalo
annuì e raggiunse Takeshi.
Lo afferrò per un braccio e lo trascinò via da un
gruppetto di italiane che gli si erano avvicinate ridacchiando. Con
l’altra mano afferrò Ryohei per
il braccio.
Il
ragazzo era intento a chiacchierare con un giovanotto italiano.
“Andiamo”
ordinò, trascinandoli via.
Anya
si occupò di recuperare Mukuro e Kyoya che
stavano combattendo dietro un chioschetto.
<
Probabilmente il boss ha voluto approfittare della situazione anche per
vedere le cose come si stanno mettendo in Italia.
Non
abbiamo ancora sventato una terza guerra mafiosa >
rifletté Leviathan. Alzò lo sguardo e
notò che Tsuyoshi stava
entrando in una libreria insieme alla moglie. < Avrà
anche sentito delle voci su una possibile battle choice tra
ex-Arcobaleno >.
“Vecchiaccio,
su cosa rifletti?” gli domandò Belphegor,
avvicinandoglisi.
Levi
abbaiò: “Pensavo che il boss non deve mischiarsi a
questa gentaglia”.
Belphegor fece
un sorriso inquietante che gli prese buona parte del viso.
“Oh,
ultimamente ti sei fatto davvero intelligente,
‘nonnino’. Stai attento a non cambiare
troppo”.
Leviathan
lo prese in braccio.
“Mai
così tanto da non essere un Varia di Xanxus.
Dov’è tuo fratello?” domandò.
Chi
ti fa credere che sia venuta anche la combriccola di Byakuran?”
gli domandò.
Levi
indicò con la testa Genkishi.
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Capitolo 11 *** Cap.11 ***
Cap.11
The distance in your
eyes
Apollo si massaggiò il
muscolo, incassando il capo tra le
spalle. “All’estremo, sto scoppiando di
emozione”. Alzò il capo, i suoi occhi
erano liquidi. “Ho desiderato così a lungo
d’incontrare il mio Cielo, che non
credevo che potesse essere più bello di come lo immaginavo.
Invece con sé ha
portato anche degli amici”.
La luce del sole gli faceva splendere
i lunghi capelli
biondi, la sua pelle era abbronzato e aveva una fascia legata intorno
alla
fronte.
“Estremo, neanche io
pensavo di poter incontrare un amico!”
gridò Ryohei.
“ESTREMO!”
gridarono in coro, congiungendo i loro pugni.
Tsuna si era accomodato su un
divanetto ed ondeggiava sul
posto, col battito cardiaco accelerato.
< Non so perché ma
questo tipo che ho davanti mi ricorda
tantissimo Squalo. Sarà il modo in cui si guarda in cagnesco
con Hayato. Mi
ricorda il modo in cui Hayato e Squalo si litigavano chi dovesse
sedersi su
questa poltroncina tra me e Xanxus >. Si massaggiò il
collo. < Solo che
questa volta entrambi si contendono me e non mi piace affatto >
pensò.
Luca lo fissava intensamente negli
occhi, i lunghi capelli
rossi che gli ricadevano lungo le spalle.
“Nel vostro racconto,
Decimo…”. Mise un paio di zollette di
zucchero nel the e porse la tazzina a Sawada. “…
C’è molto di riprovevole. A
cominciare dal fatto che per molto tempo non avete avuto il vostro
Cielo”. Si
voltò e con voce gelida aggiunse: “Lampa, smettila
di correre in giro”, richiamando
una bambina di sette anni.
Tsuna si voltò verso di
lei e guardò Lambo correre dietro
alla piccola Bovino, intenta a fargli le linguacce. I-pin li guardava
gonfiando
le guance e incrociando le braccia al petto.
< Questa volta è
lei che è gelosa > pensò Tsuna,
trattenendo una risatina. Si grattò il collo, sussurrando:
“Mi dispiace, ma i
Varia adesso hanno sistemato tutto”. < Spero di
riuscire a ricordarmi tutti
questi nomi nuovi e a che fiamme corrispondono.
Certo che il cugino di Hibari-san:
Numb, sembra Hibari-san
biondo italiano. Praticamente è un altro Alaude > si
disse.
Sopra le loro teste,
all’altezza del tetto, volteggiavano
Dokuro e Mukuro tenendosi per mano. “Non sapranno mai chi
è uno…” disse uno.
“…
e chi è l’altro”. Concluse il gemello.
“Kufufufu”
ridevano in coro.
Takeshi li contraddisse:
“Mi dispiace deludervi, ma per me
siete diversi. Esattamente come vostra grazia e vostra
altezza”.
Tsuna si guardò intorno,
notando che Gokudera si era
allontanato e si trovava di fronte all’altra giovane.
< Non devo essere geloso. In
fondo entrambi non vogliono
essere promessi e mi ascolteranno quando gli dirò di
sciogliere il fidanzamento
in modo ufficiale > pensò.
Marina sfilò il cappello
dalla testa di Hayato e lo gettò a
terra, pestandolo sotto la ballerina.
“Come puoi paragonare il
tuo misero Cielo estivo al Cielo
infinito del Decimo?” ringhiò.
Gokudera serrò i pugni.
“Gli ho dato il mio cielo
per evitare che morisse e lo ha
vinto in una regolare battle choice” ribatté.
Tsuna li guardò
impallidendo.
“Ve-veramente…”
balbettò. Si alzò in piedi, tremando.
< Mi sento Enma. Non riesco a
farmi ascoltare dai miei
guardiani > pensò.
Marina sibilò:
“Pensavi davvero di poterlo battere? Il
‘nostro’ boss vale dieci volte te”.
Hayato chinò il capo.
“Adesso basta! Non
è vero!
Hayato-kun sarà il
Decimo!” sbraitò Tsunayoshi,
raggiungendoli con passo veloce.
Apollo s’intromise:
“Non dovresti decidere al posto di
Sawada, Marina. In fondo resta sempre il nostro Centro qualsiasi strada
voglia
scegliere”.
“Il boss dei Vongola
è sottomesso a troppe persone. Tsuna
sarà il dio degli dei, non certo un semplice
mafioso” disse Takeshi.
Marina
s’irrigidì, trovandosi una spada vicino al viso.
“Ya-Yamamoto…”
esalò Tsuna, sgranando gli occhi.
Hayato sentì una mano
sulla spalla e alzò il capo,
trovandosi Ryohei alle spalle.
“Se te la prendi con lui,
te la prendi con tutti noi. Non ti
conviene all’Estremo” disse gelido.
Gokudera si morse l’interno
della guancia.
< Ora che potrei avere la mia
vendetta, capisco che non
voglio questo… > pensò.
“Sicuramente non voleva
offendere Decimo” sussurrò.
Takeshi raccolse da terra il cappello.
“Questo è di
Hayato” disse.
Tsuna inspirò,
espirò e raggiunse Marina, guardandola negli
occhi: “Io non so come immagini tu. Non sono né
spietato, né un mafioso. Ci
tengo ai miei amici e soprattutto ad Hayato, che è il mio
fidanzato”. Allungò
la mano e le sorrise. “Però spero che potremo
comunque essere amici senza
litigare”.
Marina strinse le labbra fino a farle
sbiancare.
“Perdonatemi”
sussurrò. Afferrò la mano e gli sorrise.
“Cercherò di cambiare”.
Takeshi chiuse gli occhi e,
ridacchiando, rinfoderò la
spada.
“Ottimo! Ora possiamo
andare a farci una bella partita di
baseball” disse.
Kyoya diede una pacca sulla spalla
del cugino che si 6era
nascosto dietro di lui e li raggiunse, dicendo: “Suppongo che
voi resterete in
Italia, mentre Sawada tornerà in Giappone con noi”.
Tsuna gli rispose: “Beh,
Hibari-san… Ora che so che ci sono
li verrò a trovare spesso”.
Hibari pensò: <
Hayato avrebbe potuto dirgli che alcuni di
loro lo prendevano in giro e lo seviziavano quando era piccolo, ma non
lo ha
fatto. Il mio Cielo è davvero troppo buono.
Solo che ora io non sono
più un bambino fragile e
cagionevole di salute. Chi oserà fargli qualcosa
‘verrà morso a morte’ >.
Luca li guardò con aria
distaccata, pensando: < Posso
avvertire mio fratello Pierre che qui è andato tutto per il
meglio. Squalo ne
sarà felice >.
|
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Capitolo 12 *** Cap.12 Future piccole divinità ***
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=846X0lIbbdU;
Nightcore - Bermuda (Deeper Version).
Cap.12 Future piccole
divinità
Give me reason
To fill this hole
Connect this space
between
Se vuoi aiutare i tuoi
amici” disse Bermuda. Allargò le
braccia e spiccò il volo, mentre catene violette scattavano
tutt’intorno a lui.
“Dovrai allenarti molto di più”
Tsunayoshi chinò il capo e
annuì.
< Non voglio coinvolgere
né i miei amici né i miei
ritrovi guardiani. Se posso salverò da solo gli Arcobaleno!
Se riesco a fare un incantesimo
divino, non potranno
sacrificarli in nessun modo > pensò.
Saltellò a destra e a sinistra, mentre
i suoi capelli castani gli ondeggiavano intorno al viso. I suoi
movimenti erano
decisi, rapidi e precisi, mentre la sua espressione era maturata.
Bermuda socchiuse gli occhi.
< Ormai per me è
troppo tardi, ma la volontà che trasuda
questo ragazzo mi fa sperare che lui possa dove io ho fallito. Se
dovesse
riuscire, sarà un ottimo Dio degli dei >
pensò. Il cappello a cilindro gli
ricadeva di lato sulla testa ed i suoi occhi brillavano decisi.
< Dicono che
è la reincarnazione di Giotto, ma a me sembra più
simili a Tsuyoshi-sama >.
Serrò le labbra, fino a farle sbiancare, mentre muoveva le
catene sempre più
velocemente. Sferzò il ragazzino, strappandogli i vestiti,
recidendogli qualche
ciuffetto di capelli castani e graffiandogli superficialmente la pelle.
Sawada era capace di elevarsi molto
in alto in volo o di
rifugiarsi completamente nelle buche del terreno.
***
< Devo essere deciso! Io e
Tsuna-kun siamo come legati,
sarà perché siamo fratelli. Se
c’è lui posso trovare il coraggio che mi
è
mancato > pensò Enma. Avanzò, ignorando i
suoi guardiani che lo guardava o
con astio, o con confusione. Alzò il capo, i suoi occhi
rossi brillavano di
luce propria.
Raggiunse Aoba e serrò i
pugni, guardandolo in viso.
“Oggi ci sarà
una festa. M-mi sembra… della…
lu-luna…”.
Iniziò a balbettare. Inspirò dalle narici ed
espirò dalla bocca. “Vienici con
me” invogliò l’altro con voce
più limpida.
Aoba arrossì e sorrise.
“Ci verrò
volentieri all’Infinito!” gridò, alzando
un pugno
al cielo.
Enma sorrise, aveva un cerotto che
svettava sulla guancia.
Shitt P. fece una smorfia,
borbottando: “Spero che la mia
razza aliena venga a prendermi presto, così da non vedere
quell’incapace fare
discorsi simili”.
Adel scosse il capo.
“Prima si allea coi
Vongola, ora questo. Quando si deciderà
a fare quello che deve per diventare Decimo?”
sibilò con voce gelida.
“… Silenzio! Lui
ballerà con me! Voi siete invitati a venire
se volete, ma in cambio non dovrete proferire una sola parola negativa
durante
la festa!” ordinò.
Aoba sorrise e diede una pacca sulla
spalla di Large.
“Ora sì che
parla da vero ‘bosshu’”
cinguettò.
Large si grattò la testa.
“Eppure il
‘Capitano’ di Mochida, Takeshi, dice che non
vuole essere il decimo boss dei Simon” borbottò.
Enma si voltò di scatto e
lo guardò intensamente negli
occhi.
“Il Cielo e la Terra sono
stati slegati a lungo, portando il
nostro mondo sulla soglia della rovina. Io sarò il dio della
Terra e creerò
un’alleanza con il futuro Dio degli dei!”. Oggetti
iniziarono a vorticargli
intorno, mentre la fiamma rossa della terra lo avvolgeva.
“Figo!”
gridò Mizuno, vedendo che c’era un leggero
terremoto
sotto di loro. “Il Capitano Takeshi ha sempre ragione, il
boss è davvero
fighissimo anche se non sembra”. Aggiunse più
piano, con gli occhi
febbricitanti.
“SEGUIRÒ
IL BOSS FINO ALLA FINE!” sbraitò Aoba a pieni
polmoni.
|
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Capitolo 13 *** Cap.13 ***
Cap.13
Let
it be enough to reach the truth that lies
Reborn
camminava avanti e
indietro.
“BakaTsuna…”.
Iniziò con
tono imperioso.
Gokudera
s’intromise
dicendo: “Non è affatto
sciocco…”. Tsuna lo zittì con un cenno
della mano e,
scuotendo il capo, tornò a seguire Reborn.
“…
Non dovremo arrivare alle
eliminatorie in cui le varie squadre dei Campioni degli Arcobaleno si
sfideranno tra loro”.
Sawada
serrò i pugni, con
sguardo deciso.
“Lo
so. Evocherò il
pinnacolo dell’ultimo desiderio e metterò fine a
tutto questo molto prima” gli
promise. < Kawahira a quel punto mi sfiderà,
però per preparare una sfida
per il titolo di dio degli dei ci possono volere anche decenni. Per
quel giorno
mi farò trovare pronto > pensò.
Guardò Gokudera. < Inoltre vuole
corteggiare Hayato. Non voglio solo batterlo, ma proprio polverizzarlo
>.
“Il
dio degli dei ha scelto
le nostre squadre di campioni. Ha inserito in modo eterogeneo persone a
cui, in
ordine sparso, ogni Arcobaleno tiene.
Umphf,
sapeva benissimo che
se avessimo scelto noi, in quelle squadre ci sarebbero stati solo
mercenari
sacrificabili” borbottò Reborn. Il suo viso era in
parte coperto dal cappello a
falde larghe. “Purtroppo, Sawada, tu sei il rappresentante
principale della mia
squadra”.
Tsunayoshi
gli sorrise,
pensando: < Persino gli dei si sono accorti che Reborn, in
fondo, mi vuole
bene >.
“Quindi
abbiamo già le liste
dei partecipanti?” chiese Gokudera.
Reborn
annuì. “Vedremo di
farvi incontrare tutti quanti a tempo debito.
Per
ora, quello che preme
dirvi è che durante il caricamento della Volontà
di Sawada tutte le squadre
fianco a fianco dovranno vedersela con i Vindice precedenti. Tranne
Bermuda,
perché ora che sta guarendo
dall’oscurità si è potuto tirare
indietro facendosi
considerare divinità e non più vindice”.
Tsunayoshi
fece un sospiro
di sollievo.
“I
Vindice si meritano una
lezione. Hanno torturato Dokuro e Mukuro per anni”
ringhiò Hayato.
Reborn
osservò i due
ragazzini con uno sguardo di ghiaccio, accarezzando la pistola.
“Non
stiamo andando a
giocare”. Schioccò la lingua sul palato.
“Per diventare Arcobaleno bisogna
affrontare prove terribili. Ogni volta ne muoiono a migliaia. Non a
caso sono i
più forti del mondo”.
<
Da noi ha potuto
esserci la faccenda Colonnello e tutte quelle irregolarità
solo perché Skull ci
ha avvantaggiati. Nelle generazioni precedenti non si era mai
affezionato, non
alzava un dito. Invece noi siamo ‘la sua famiglia’.
Lo so e ne ho sempre
approfittato. Anche se non ho scoperto la faccenda della maledizione
finché non
è stato troppo tardi > rifletté.
Tsuna
impallidì,
rabbrividendo. “Sono persone spaventose, vero?”.
Gokudera
serrò le labbra
fino a farle sbiancare.
“Di
sicuro che non è gente
che si fermerebbe dall’uccidere nemmeno davanti a un
bambino”.
“Nemmeno
davanti ai neonati”
confermò Reborn.
Sawada
esalò: “Questo è
terribile”.
“Sono
la feccia di secoli e
secoli. Sono i peggiori. Solo gli Arcobaleni più terribili e
potenti non
venivano poi sacrificati e uccisi, ma diventavano Vindice”.
<
Morti che si aggiungono
ad altri morti. I ragazzi non hanno visto le catacombe segrete dove
giacciono i
resti degli Arcobaleno e degli aspiranti che non ci sono diventati
> pensò.
“C’impegneremo
al massimo.
Sconfiggeremo quei mostri. Ho fiducia in Fairy, so che
riuscirà ad attivare il
pinnacolo mentre noi combattiamo queste creature” disse
Hayato.
Reborn
abbaiò: “Ci
alleneremo duramente tutti i giorni. Non voglio sentire storie!
Scoprirete
fino a che punto
posso essere un tutor severo”.
“Sì!”
gridarono Tsuna e
Hayato in coro.
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Capitolo 14 *** Cap.14 ***
Dedicato
a G che mi ha dato
l’idea.
Cap.14
Across
this new divide
Tsunayoshi
sospirò
pesantemente, guardando il soffitto in alto davanti a sé.
“Non
sono mai stato
particolarmente bravo con gli esercizi. Neanche a scuola,
nell’ora di
ginnastica” gemette.
Gokudera
era seduto davanti
a lui e gli stringeva le gambe piegate all’altezza delle
ginocchia.
“Non
vi arrendete. Sono
sicuro che possiate farcela” disse gentilmente.
Tsunayoshi
era steso su un
tappetino a pancia in su, con un’espressione cupa sul volto.
“Dici?”
domandò con tono
scettico.
Hayato
annuì, sorridendogli
solare.
“Ne
sono convinto”.
Sawada
assottigliò gli
occhi, che brillarono di riflessi aranciati, e gli chiese:
“Saresti pronto a
darmi qualche incentivo?”.
“Certo”
rispose Gokudera.
Assunse un’espressione pensierosa.
“Come?” lo interrogò.
Tsuna
fece un sorriso
felino.
“Un
bacio ogni volta che
riesco a sollevarmi” propose.
Hayato
ridacchiò, con le
gote in fiamme.
“Sarà
fatto” promise.
Tsunayoshi
iniziò a fare gli
addominali, Gokudera lo aspettava teso, baciandolo a fior di labbra
ogni volta
che riusciva a tendersi fino a lui.
Reborn
si calò il cappello
sugli occhi, guardandoli. “Non ci posso credere!”
tuonò.
I
due giovani lo ignorarono,
proseguendo.
Reborn
iniziò a lamentarsi
ad alta voce: “Vedete di fare i seri!
Umphf,
baci. Dico io! Ai miei tempi erano le bombe che portavano avanti il
sano
lavoro. Bisognava sudare sangue! Ora questi sbarbatelli di oggi si
sbaciucchiano”.
<
Ho allenato decine di
mafiosi, ma non ho mai visto niente del genere! Da BakaTsuna
potevo anche aspettarmelo, ma credevo che quell’altro
moccioso avesse un po’ di sale in zucca! In fondo lui
è un mafioso vero, è
cresciuto nell’ambiente! >.
Estrasse
la pistola e la
caricò.
“Bah!
Io tra poco sparo a
tutti e due”.
Tsuna
si accorse della
pistola e strillò: “Iiih!”.
Hayato
impallidì deglutendo
e aiutò Tsuna a rimettersi in piedi, affiancandoglisi.
“Reborn,
non credi essere un
po’ esagerato? In fondo stava funzionando” si
lamentò. Si accese una sigaretta,
mentre Sawada rabbrividiva.
“Non
pensavamo ti avrebbe
dato fastidio!” strillò con voce acuta
quest’ultimo.
“Voi
due, separati. Il
problema non è che vi baciate, il problema è che
non prendete seriamente gli
allenamenti” ordinò Reborn.
Tsuna
sospirò e si allontanò
di qualche passo. Gokudera lo guardò con gli occhi liquidi e
un’espressione
mortificata, allungando la mano verso di lui.
“Separati
non significa
distanti di neanche mezzo metro. Ognuno in un angolo diverso della
palestra.
Ora
correre! O vi faccio
saltare ‘io’ in aria” ordinò
Reborn.
I
due giovani obbedirono,
con i capi chini. Hayato sospirava vistosamente, mentre Tsunayoshi
scuoteva il
capo, facendo ondeggiare i capelli dalle spesse ciocche castane.
“Se
lo possono scordare di allenarsi
ancora insieme" borbottò Reborn tra sé e
sé.
<
Questi mocciosi ormai
non riesco a gestirli più. Non m’interessa se
Skull sta addestrando il
principe.
Da
domani verrà qui ad
allenare anche questi due mocciosi! In fondo già allena sia
Dino che Kyoya.
Tanto vale che si metta a fare qualcosa di gruppo e si renda utile
> pensò,
scuotendo il capo. Le sue spesse basette a ricciolo ondeggiavano ai
lati del
suo viso. Rinfoderò la pistola, sbuffando sonoramente.
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Capitolo 15 *** Cap.15 ***
Cap.15
There was nothing
inside
“L’allenamento si
dividerà in due parti. Ogni giorno si
allenerà un gruppo diverso. Essendo sette gli Arcobaleno,
ogni giorno della
settimana sarà occupato.
Una volta che i gruppi si saranno
conosciuti e si saranno
affiatati, inizierà la seconda parte di allenamento.
A quel punto vi allenerò
tutti insieme. Prima è inutile che
sappiate quali membri compongono i diversi gruppi”
spiegò Skull.
Tsunayoshi deglutì a vuoto.
< Sembra ancora più
rigido e spaventoso di Reborn >
pensò.
Takeshi chiuse gli occhi,
ridacchiando. “Sarà divertente”
bisbigliò.
< Mi chiedo come
farà ad allenare tutta questa gente. Non
si confonderà? > s’interrogò
Ryohei, grattandosi la guancia.
“Come si svolgeranno gli
allenamenti? Kufufufu?”
domandò Rokudo, svolazzando intorno alla testa di Sawada.
Skull assottigliò gli
occhi.
“Si faranno degli esercizi
base per tutti. Ognuno, però, li
affronterà partendo dal suo livello base. Prendendo ad
esempio gli esercizi
della corda…” spiegò.
Sasagaswa ghignò. <
Quelli che Kyoya odia > pensò.
“Takeshi lo farà
con un piede solo, legato, sopra una vasca
di squali. Avrà il vantaggio dell’acqua e lo
svantaggio di tutto il resto. Per
un’ora, senza riposo, con un ritmo più che
sostenuto”. Iniziò ad enumerare
Skull.
“Iiih…”
gemette
piano Tsuna.
Hayato gli accarezzò il
dorso della mano col mignolo. “Taki
se la caverà” bisbigliò piano.
< Sono felice che Gokudera-kun
sia nel mio gruppo >
pensò Sawada.
Skull proseguì:
“Al contrario, Dokuro ne potrà anche fare
quattro o cinque in un’ora, sbagliandone quanti ne vuole, ma
dovrà provare a
farlo col suo vero corpo. Nella sfida i Vindice non gli permetteranno
di
combattere con delle copie”.
Dokuro fece una smorfia.
“Questo non sarà divertente”. <
Sono convinto che mio fratello faccia parte di qualche altro gruppo.
Però sono
felice di essere finito io col mio Cielo > pensò.
“Oltre questi esercizi
base, ognuno si allenerà in quelli
che ‘io’ considero i suoi punti di forza. Ryohei,
perciò, niente box finché ti
alleni con me” disse secco Skull.
“Questo è
ingiusto all’Estremo!” brontolò
Sasagawa,
incrociando le braccia al petto. Indossava una felpa molto larga.
“Voi rappresentate Reborn,
quindi preparatevi, sarò quelli
che spremerò più a fondo”. Gli occhi di
Skull dardeggiavano mentre diceva
questa frase. Estrasse due lunghi tonfa giganti, mentre emanava la
fiamma della
nuvola.
< Speriamo non ci Morda a
morte come Hibari-san >
pensò Tsunayoshi.
“Inizieremo dalle basi.
Cominceremo con postura e
respirazione” ordinò Skull.
Hayato inarcò un
sopracciglio.
< Vuole insegnarci a
camminare? Quanti anni pensa che
abbiamo? > si domandò.
Skull spiegò:
“Una buona respirazione è alla base per
mantenere il controllo. Se ci si concentra sul respiro non ci si fa
prendere
dal panico”. Era in piedi sopra un ripiano di legno.
Ryohei alzò la mano.
“Ci alleneremo anche con le
fiamme?” chiese.
Skull lo guardò in
cagnesco. “Sì, ma quando dirò che
è il
momento. Non interrompere più, non lo accetto. Chi non
rispetterà le mie
direttive per un qualsiasi motivo dovrà correre cento volte
intorno al campo e
fare mille flessioni nel minor tempo possibile”.
< Questo è
decisamente un incubo > pensò Tsuna. <
Sembra non possedere nessun sentimento o pietà, come se
dentro fosse vuoto
>.
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Capitolo 16 *** Cap.16 ***
Cap.16
The memories left
abandoned
Kyoya guardò la corda ai
suoi piedi con disgusto,
schioccando la lingua sul palato. L’afferrò con
mani tremanti e la strinse così
forte da farsi sbiancare le nocche.
“Kyoya, qualcosa non
va?” gli domandò Dino con aria
preoccupata, affacciandosi. Spostò di lato il capo, evitando
che Hibari lo
colpisse con l’altro manico della corda.
“Cavallone, lasciami in
pace o ti morderò a morte” ringhiò.
Cavallone gli sorrise rassicurante.
“Non credo sia ancora il
momento delle sfide uno contro uno,
anche se sono convinto che ci saranno” rispose.
Skull li raggiunse con passo veloce e
mise il tonfa tra i
due. “Voi due mettetevi ai due lati della palestra, vi
distraete troppo”
ordinò.
Cavallone annuì e si
allontanò con passo veloce.
“Hai allenato anche lui
come stavi allenando me?” domandò
Kyoya con tono secco.
Skull negò col capo.
“Il suo allenamento era ancora in corso
quando lo hanno incoronato Decimo boss dei Cavallone.
Approfitterò per
finirlo”.
Kyoya annuì.
“Alleni tutti quelli che
Reborn ti chiede di allenare? È
diventato il miglior tutor hitman prendendosi i tuoi meriti,
vero?” domandò.
“No, è davvero
il migliore ad allenare gli altri hitman.
Sarebbe il migliore in generale, se non fosse troppo pigro.
Ora vedi di concentrarti. Ti ricordo
che voi siete il gruppo
che rappresenta Fong. Non vorrai succeda qualcosa a tuo
nonno” rispose Skull.
Kyoya negò col capo,
facendo ondeggiare i corti capelli
neri, ed iniziò a saltare la corda.
“Più
veloce… Più veloce…” gli
ripeté Skull diverse volte.
Recuperò le bombe che c’erano per terra e
raggiunse Dino, sparpagliandole
intorno a lui. “Continua a saltare senza farle
esplodere” ordinò.
Cavallone annuì.
“Non posso far entrare uno
dei miei uomini, vero?” domandò.
Skull negò col capo.
“Per ora puoi ancora usare la foto di
Romario, ma man mano dovrai diventare autonomo”
ordinò.
Dino annuì,
fissò la foto ed iniziò l’esercizio.
Cavallone
stava in
piedi davanti a Xanxus.
“Non
mi aspettavo che
in una situazione simile portassi i bambini al festival di
Namimori” disse.
Xanxus
scrollò le
spalle. “Perché sei feccia. Questo è il
momento ideale per farli distrarre.
Hanno bisogno di mantenere la loro sanità mentale e le loro
forze per lo
scontro che ci aspetta” gli rispose. Con la pistola
giocattolo centrava il
bersaglio un colpo dopo l’altro, sotto lo sguardo rapito di
diversi ragazzini.
< Fa
solo centri
perfetti con una sicurezza degna di un re. Sono felice di poter
finalmente
sentirmi totalmente dalla sua parte, perché è
quella del vincente > pensò.
“Ha
vinto. Cosa vuole?
Un peluche per la sua ragazza?” chiese il proprietario
dell’attrazione.
Xanxus
indicò due
lacci per capelli decorati da dei diamanti.
“Quelli” disse secco.
Il venditore
lo guardò
stranito. “Ecco a lei” disse, porgendoglieli.
Xanxus si
allontanò
con passi sicuri, facendo ondeggiare la casacca alle sue spalle.
Dino lo
seguì. “Sono
per Squalo”.
“Squalo
e Anya”
ribatté secco Xanxus.
Dino saltò
all’indietro per evitare una mina e fece una
smorfia. “Ho perso il conto” borbottò.
“Devo ricominciare”. < … E
smettere
di distrarmi > pensò.
Si udì un grido. Mochida
era caduto a terra, avviluppato dai
tentacoli giganti della piovra di Skull.
“Ti ho detto che devi
saltare i suoi tentacoli, non
pestarli. La mia box arma non gradisce che gli si rovini il trucco alle
ventose” tuonò Skull.
Ken bisbigliò:
“A te sta facendo fare qualcosa di strano?
Perché se sì posso provare a morderlo. Tu sei
fragilina, non voglio che ti
faccia del male”.
Chrome rispose a bassa voce, con tono
dolce: “Sto bene,
Ken”.
“Chrome, Ken, meno vicini
voi due” ordinò Skull.
< Certo che siamo proprio un
gruppo assortito in modo
strano > pensò Cavallone.
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Capitolo 17 *** Cap.17 ***
Cap.17
There was nowhere to
hide
< Vorrei avere il coraggio di
Xanxus e Squalo, alla festa
della luna hanno ballato insieme davanti a centinaia di occhi che li
fissavano
e li giudicavano.
Anche se sono stato così
felice di andarci con Aoba. Sono
davvero contento di essere in squadra con lui e così tanti
miei guardiani >
pensò Enma.
“Quindi l’arma
giusta s’illuminerà quando la toccheremo?
Come se fosse un incantesimo?” domandò.
Skull annuì, continuando a
posizionare spade e pugnali sul
terreno. “Esattamente”.
“Come le bacchette in Harry
Potter!” gridò Mizuno.
“Se non si dovesse
illuminare niente?” domandò Large, con
voce sepolcrale. Guardava una serie di bastoni di varie fatture con
sguardo
poco convinto.
Skull gli rispose: “Allora
vorrà dire che dovremo trovare
delle tecniche adatte nel corpo a corpo”.
Basil gli sorrise. “Sono
felice che siamo i tuoi campioni,
pap… Skull” gli disse.
Skull arrossì.
“Io, invece, vi avrei
preferito al sicuro” ribatté secco.
Enma serrò i pugni.
“I-io… Io ti
proteggerò… Skull, lo pro-pro-prometto”
balbettò.
Skull si nascose il volto con il
casco da motociclista.
“Ed io lo
aiuterò all’Infinito!” tuonò
Aoba.
Skull ribatté secco:
“Vedete di tornare a concentrarvi
sull’allenamento. Dovete toccare tutte le armi che vi
metterò davanti. Ho già
stabilito quale tipologia di armi potrebbe corrispondere alla vostra
capacità,
ma sono aperto a consigli se volete provare anche altro. Ovviamente
avrò sempre
il diritto di sconsigliarvi quella tipologia di combattimento e di
stabilire di
non farvela usare durante lo scontro”.
< Devo sbrigarmi, devo leggere
i riassunti che ho
obbligato Xanxus a fare. Deve imparare a gestirsi anche in ambito
politico e
questi allenamenti non posso rallentare i suoi per diventare Imperatore
>
pensò.
***
Xanxus si svegliò di
soprassalto, ansimando.
< Il Nono… il
ghiaccio… l’oscurità…
>. Si passò la
mano sul volto, boccheggiando e avvertì delle gocce di
sudore scendergli lungo
le spalle. Boccheggiò, ansimando, guardando le lenzuola
candide illuminate
dalla luce della luna che filtrava dalla finestra. < Fa
così freddo >. Si
leccò le labbra, respirando dalle narici. < Persino
il sudore sembra freddo.
Le lenzuola sembrano un sudario, il baldacchino la bara >.
“Era solo un
incubo” mormorò Squalo. Si alzò,
facendo
frusciare le lenzuola e lo abbracciò da dietro.
< Posso indovinare quale,
anche perché popola anche i
miei sogni. Ricordo il ghiaccio e la culla, posso vederli nitidi
davanti a me
se chiudo gli occhi >.
Xanxus si coricò
nuovamente e lasciò che Superbi lo cingesse
col braccio. Squalo iniziò a baciarlo, posando le labbra
gelide sulle sue
cicatrici, seguendone i contorni.
Xanxus si lasciò andare ad
un gorgoglio basso. “Tu non aiuti
per niente, quando fa freddo. Sei gelido” brontolò.
Anya sbadigliò,
svegliandosi. Guardò i due e s’infilò
in
mezzo, cingendoli entrambi.
“Beh, boss…
Possiamo scaldare la situazione in altro modo”
sussurrò lascivo.
Xanxus ghignò.
“Dormiamo, feccia. Che
domani devo allenarmi in quella noia
del tiro con l’arco” abbaiò.
Anya gli posò la testa sul
petto e Squalo si coricò
nuovamente.
Il Boss dei Varia pensò:
< Non ho bisogno che mi scaldino
i loro corpi, perché mi infiammano il cuore >
pensò.
Capelli argentei ricoprivano Xanxus,
che si riaddormentò in
quel groviglio di corpi.
|
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Capitolo 18 *** Cap.18 ***
Cap.18
The ashes fell like snow
and the ground caved in
“Xanxus,
la fiamma dell’ira è
forte e incontrollabile. Io stesso l’ho vista utilizzata da
Secondo e ho potuto
saggiare la sua furia.
Suppongo,
però, che tu non
voglia vederla esplodere e deflagrare in mezzo ai tuoi
alleati” disse Skull,
camminando avanti e indietro.
Xanxus
fece una smorfia,
incrociando le braccia al petto.
“Non
farò del male ai miei
mocciosi e ai miei Varia” ringhiò. <
Già non mi va che il mio Squalo e la
mia Anya debbano combattere. Anche se sono felice siano insieme. Ora
che ho
riunito i due gemelli non voglio separarli, sento quanto gli fa male
>
pensò.
“Perciò
cercheremo di usare
la fiamma del Cielo. Ho chiesto a Dino di venire, anche se non deve
allenarsi
perché non fa parte di questa squadra. Così
potrai avere un guardiano fedele e
vivo che possa aiutarti a manifestarla”. Proseguì
Skull.
Xanxus
annuì. Allungò la mano
e accese la fiamma del Cielo, era calda e arancione.
<
Senti i loro occhi su di
me. Sono pieni di ammirazione e fiducia.
Posso
sentire distintamente
Anya e Squalo smettere di respirare, mentre la loro pioggia gelata si
trasforma
in taglienti fiocchi di neve. Posso avvertire Lussuria poter finalmente
splendere come il pallido e bellissimo sole invernale.
Persino
Victoria, che non è
mia guardiana, fissa questa mia fiamma con ammirazione.
Mi
chiedo come mai? A me
sembra il balocco di un bambino che si sorprendeva di tutto e si
macchiava del peccato
dei Vongola: l’ingenuità. Come posso farla
splendere ancora dopo il ghiaccio?
> s’interrogò.
Xanxus chiuse il pugno e alzò il capo con aria
di sfida.
“Intendi queste?”
domandò.
Skull annuì.
***
Skull si voltò, vedendo
Xanxus che stava in piedi davanti a
lui.
“Tu sei il Punitore,
vero?” domandò.
Skull inarcò un
sopracciglio, massaggiandosi il collo. “Sì,
e questo lo sai bene”.
Xanxus avanzò.
“Senti, tu sei il padre di
Squalo e questo discorso non
volevo fartelo prima. Però… Ora che devo
combattere per difendere Mammon, che
tutti i ragazzi sono in pericolo…
Devo mettermi la coscienza in pace,
feccia” disse secco.
Skull rabbrividì,
guardandosi intorno con aria preoccupata.
< Ho un’improvvisa voglia di scappare >
pensò.
“Enrico, Massimo e
Federico… Non quelli veri. Quei tre sono
miei Varia e stanno benissimo.
Quelli falsi che Timoteo spacciava
per suoi figli, anche se
non si somigliavano affatto né tra loro né con
lui. Li rammenti?” domandò
Xanxus.
Skull annuì.
“Certo” rispose.
Xanxus gli disse: “Morirono
negli anni, quando ero ancora un
bambino. Mi diedero la colpa. Tu sai quanto me cosa significa venire
incolpati
dalla Feccia di essere assassini. Non era vero!
Certo, avevo ucciso, ma quei tre non
li ho mai toccati”
ringhiò.
Skull abbassò lo sguardo.
< Federico fu il primo a
scomparire. Cercava di
bulleggiarmi, come quei suoi due finti fratelli, ma non mi ha mai fatto
paura.
Si vedeva che non ci provava veramente, e spesso anzi mi trattava
davvero come
un fratello minore. Ripuliva quando spaccavano tutti e mi ascoltava
quando
gridavo il mio nervoso ai quattro venti.
Man mano che mi affezionavo a
Timoteo, che volevo davvero la
sua approvazione come padre, ho sperato di poter fare amicizia con quei
tre.
Perversamente, ho iniziato a
desiderare di avere davvero una
famiglia di cui facessero parte.
Federico fu ritrovato mesi dopo la
sua scomparsa. Reborn
scattò delle foto. Doveva essere il suo addestratore, ma
quel ragazzino aveva
fallito. Le sue ossa erano accatastate in una fossa. Era stato
carbonizzato da
un qualche incantesimo, lo riconobbero dai calchi dei denti. Non
c’erano tracce
e pensarono alla mia fiamma dell’ira.
Dovette salvaguardare
l’Onore e sterminarono una famigli,
sottoposta a una importante famiglia rivale. Diedero loro la colpa solo
perché
il loro potere si stava facendo troppo invadente, iniziava a
danneggiare gli
affari. Timoteo diede l’ordine fingendo di piangere davanti
alla tomba di
Federico.
Sì,
Federico era il migliore
tra quei tre. Era tutto sommato onesto e, nonostante la sua lingua
fosse
tagliente, persino considerabile gentile.
Mi
diedero un’arma per proteggermi, in caso un
assassino avesse provato ad attaccare anche me, ma fu solo per scena.
In realtà
mi temevano e con quella pistola in mano mi guardavano con ancor
più terrore.
L’unico
che
credeva nella mia innocenza era Tyr. Non andavamo d’accordo.
Quello era un
folle senza un braccio con una spada attaccata al moncherino, che
gridava e
blaterava cose senza senso.
Vorrei
urlare a Squalo di riattaccarsi il dannato braccio e cambiare arma
perché mi
ricorda troppo quel tipo, ma ogni volta lascio perdere >
pensò Xanxus.
“Non
saprei
bene da dove iniziare a parlare, spazzatura. Ho fin troppo da
dire” biascicò.
<
Massimo
fu il secondo a morire. Mi fa ridere pensare che si erano lasciati i
loro veri
cognomi. Si erano dati i nomi corretti, ma erano stati sciocchi a
lasciarsi i
cognomi fingendo fossero secondi nomi. Se realmente fossero stati figli
di
Timoteo il loro cognome sarebbe stato semplicemente Vongola.
Come
lo è il
mio, tra l’altro: Luigi Vongola.
Massimo
fu
trovato con più facilità. Era morto annegato, ma
non era affogato attaccato a
qualche pietra. Lo avevano proprio affogato. Reborn dovette tuffarsi in
acqua
con maschera, pinne e una macchina fotografica subacquea per
fotografarlo.
Mi
dispiacque meno per Massimo, ma comunque non fui felice della sua
morte. Ogni
tanto era stato meno crudele con me. Forse perché aveva
paura dei miei calci o
che le mie fiamme gli divorassero la sua faccia paffutella. Diverse
persone
avevano assaggiato entrambe le cose da parte mia. Già, mi
difendevo così, senza
uccidere.
Forse
non
volevo morisse solo perché sapevo che le voci contro di me
sarebbero peggiore.
Fu così, si triplicarono> si disse.
“Tu
sai chi
li ha uccisi, vero?” domandò Xanxus con tono secco.
Skull
rispose a bassa voce: “Non Reborn. Anche se è un
hitman incredibile e non
avrebbe lasciato tracce, lui li stava davvero allenando”.
<
L’ultimo fu Enrico. Fu trovato subito, su un freddo asfalto
vicino a Villa
Vongola. Per Reborn fu facile immortalare il suo cadavere in una foto.
Enrico
sembrava il più forte, ma si sgretolò facilmente
come gli altri due. Fu lì che
capii che non mi bastava essere forte, ma dovevo essere il
più forte.
Quasi
a
voler fare ricadere la colpa su di me, fu ucciso in uno scontro a
fuoco. Fu
trivellato di colpi. Nonostante fosse il più odioso, non si
meritava quella
fine. Non era un tipo sveglio, aveva il viso lungo e la faccia
allampanata, mi
odiava con tutte le sue forze.
Con
la sua
morte si scatenò una guerra tra famiglie. Timoteo ripeteva
come un disco rotto
che sarebbe stato meglio lasciar perdere, per la pace. Tyr fu accusato
dell’aver comunque voluto sterminare i possibili
responsabili. Come se non si
sapesse che la pace del Nono era più sanguinaria della
guerra > pensò
Xanxus.
“Li
hai
uccisi tu?” domandò secco.
Skull
lo
guardò con gli occhi socchiusi. “Se anche fosse
non potrei dirtelo, sono ordini
dei Vongola”.
“IO
SONO UN
VONGOLA! VOGLIO SAPERE CHI LI HA UCCISI!” gridò
Xanxus, venendo avvolto dalle
fiamme dell’ira.
Skull
si
raggomitolò su se stesso, voltando la testa.
“Sì…
Xanxus.
Volevano ucciderti... Secondo mi avvertiva quando veniva a sapere di un
loro
possibile attentato ed io li eliminavo prima. Vuoi odiarmi per questo?
Fa
pure”.
Xanxus
abbassò il capo, pallido in volto.
“Capisco”
sussurrò. < Avrò tempo per piangere e
disperarmi con Squalo, non adesso
>.
“Sappi
che
ho intenzione di salvare Mammon. Se dovessimo arrivare alle finali,
ammazzerò
voi altri Arcobaleno con le mie mani, così non
dovrò scontrarmi con nessuno dei
ragazzi” abbaiò.
Si
allontanò
con passo veloce.
Skull
trasalì, sentendo dei passi e si voltò.
“Non lo farà. Il Principe è solo
arrabbiato” disse Reborn, avvicinandoglisi.
Skull
negò
col capo.
“Non
è
rabbia. Anche se non lo sa, resta sempre un piccolo Cielo invernale che
ama il
mondo attraverso la meraviglia e che si ferisce quando viene scottato
dalle
fiamme del tradimento” mormorò.
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Capitolo 19 *** Cap.19 ***
Cap.19
Between where we were
standing.
Kyoko si sedette sul davanzale della
finestra, stringendo le
gambe al petto e guardava davanti a sé.
“Mi sento così
sola” bisbigliò. < Non sento la mancanza
dei miei genitori. Per me possono anche rimanere a regnare in fondo al
mare.
Anche se sono sempre stati gentili con me li sentivo distanti. Non
crudeli,
solo assenti.
Non pensavo che anche casa di Ryohei,
così popolata, mi
sarebbe sembrata così terribilmente vuota. Sono quasi
tentata di infastidire
Dokuro e Mukuro. Incubi e mostri sotto al letto sarebbero comunque meno
deprimenti del vuoto che sento dentro >. “Forse non
avrei dovuto litigare
con Hana” gemette.
Si guardò le mani e
serrò i pugni. < Ora la mia mente
funziona perfettamente, come un tempo. Sono una strega, dovrei
combattere io e
non mio fratello. Non è giusto che sia sempre Ryohei a
pagarla. Il potere del
caos scorre in me, lo sento. Mi basta qualche parola e dei semplici
gesti per
creare o distruggere > pensò. Delle fiamme gialle
scaturirono dalle sue
dita. < Suppongo, però, che possano partecipare solo
quelli che hanno le
fiamme, come fratellone >. Sospirò.
Udì dei passi e si
voltò, vedendo Ryohei avanzare verso di
lei. “Oniisan!” salutò.
Scese dal davanzale e lo raggiunse,
abbracciandolo. “Oggi
hai meno lividi di ieri. Hai spiegato a Skull della tua ferita alla
testa? Lo
sa che un colpo ti sarebbe fatale?” lo interrogò.
Ryohei annuì.
“All’Estremo!
Ho anche un’altra brutta
notizia. Contro i Vindice non potrò
usare i demoni”.
Kyoko fece una smorfia.
“Senti, ci ho pensato. Non
posso insegnarti la magia, ma
esiste l’alchimia. Si tratta di una specie di magia creata da
Secondo Vongola
per chi ha sangue imparentato con streghe e stregoni, ma non lo
è a sua volta”.
Gli occhi di Ryohei brillarono.
“ESTREMO!”
gridò.
Kyoko gli sorrise. “Inoltre
permette di cambiare il proprio
corpo come si vuole, come faccio io”. Schioccò le
dita ed i suoi capelli
divennero da biondi a castano chiaro.
Ryohei boccheggiò,
premendosi le mani sul petto. < Essere
finalmente una donna, una vera. Chissà se Kyoya mi
accetterebbe lo stesso >.
“Per ora vediamo se ci posso combattere” disse
secco.
***
“Le terme?
Davvero?!” gridò Tsuna, serrando i pugni.
“Continueremo ad allenarci
nella palestra di queste terme
giapponesi private proprietà degli Yamamoto. Kakashi
Yamamoto ci ha accordato
il permesso dopo che Takeshi gli ha parlato”
spiegò Reborn, calandosi il
cappello sul viso. < Questo moccioso dovrebbe diventare Decimo
Yamamoto, ma
farà sicuramente come Tsunayoshi. Ai miei tempi non
c’erano tutti questi
problemi a diventare Boss. Al massimo si faceva come Tsuyoshi e si
scappava
> pensò.
“Eh eh. Dovevamo trovare
una palestra. La squadra che
rappresenta Verde l’ha fatta esplodere. Me lo ha spiegato
Tony, lui ne fa
parte” spiegò Takeshi.
Sawada si grattò un
sopracciglio. “Tony è quel tuo
guardiano, amico di Byakuran, che Mukuro ha risvegliato dal coma
insieme alla
sorella di Enma, Nami, giusto?”.
“Esatto!”
trillò Takeshi.
“Che frase
contorto” borbottò Reborn.
Tsuna socchiuse gli occhi, corrugando
la fronte. “Io sono un
po’ curioso. Chi faceva parte del gruppo di Verde?”
domandò.
Takeshi sporse il labbro in fuori.
“Non dovrei dirtelo. Skull
si arrabbierebbe perché poi me le
chiederesti tutte” mugolò.
Tsuna serrò gli occhi e
sbuffò rumorosamente dalle narici.
< Dovevo immaginarlo che lui le conosceva tutte >
pensò.
“Ti prego, dimmi solo
questa. Ti prometto che le altre non
te le chiedo. Voglio sapere come sono riusciti a far esplodere la
palestra”
implorò.
Takeshi annuì.
“Spanner ha usato un
gigantesco robot. Skull gli ha detto
che non poteva portarlo nella sfida. Solo che mentre Spanner lo
disattivava,
Mukuro ne ha preso possesso. Così il robot ha perso il
controllo, è esploso e
la palestra è tutta crollata.
Tony e Nami si sono salvati per
miracolo solo perché li ha
portati Bianchi al sicuro. La mia ragazza ci tiene che i miei guardiani
stiano
bene e facciano stare bene anche me.
Meno male che Vostra Grazie e Vostra
altezza non erano
andati ad assistere agli allenamenti”. Parlò
veloce, dando un accento inglese
ad alcune parole.
Tsunayoshi sospirò.
< Almeno ci saranno Nami e
Bianchi a proteggere Hayato ed
Enma. Però non mi sento tanto sicuro al pensiero che ci
saranno sia Mukuro, che
Dokuro… e anche Spanner mi sembra pericoloso >
pensò.
“Bah. Avrei preferito
Belphegor e Rasiel in battaglia
piuttosto che gentaglia inutile come quello Spanner”
brontolò Reborn,
accendendosi un sigaro.
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Capitolo 20 *** Cap.20 ***
Cap.20
And your voice was
all I heard
That I get what I
deserve
“Dannato moccioso!
Sì, è vero che sono preoccupato perché
il
boss è stato cupo tutto il giorno e poi è
scomparso, ma cosa diamine gli ha
fatto credere che denudarmi e gettarmi nella piscina bollente mi
avrebbe
distratto?!
Accidenti a Takeshi, davvero! Non
potevo avere allievo più
insopportabile e irriverente!” gridò Squalo.
“Ricorda tantissimo te
quando avevi la sua età. Ai tempi del
liceo ridevi nello stesso modo” gli disse Dino.
“Voooooi!”
sbraitò
Squalo e la sua voce risuonò per i corridoi.
Cavallone guardò Squalo
aprire la porta scorrevole della sua
stanza. Indossava uno yukata bianco
che si confondeva con la sua pelle pallidissima e i capelli grigi, e
dei
sandali geta ai piedi.
“Cos’ha Xanxus?
Paura per i bambini che dovranno
combattere?” domandò.
Squalo negò col capo.
“Il boss era in ansia per i
mocciosi anche prima. No, ci
dev’essere qualcosa d’altro. Oggi non è
neanche allenato con Skull dopo che ha
finito col gruppo di Lal” abbaiò.
< Un gruppo terribile, tra
l’altro. La doll di Sensei
Iemitsu mi è venuta a cercare e mi ha messo in imbarazzo
davanti a tutti. Ha
raccontato dei momenti della mia infanzia così personali che
Belphegor sta
ancora ridendo!
Gamma è appena tornato dal
viaggio di nozze e ne ha
approfittato per far vedere a me e a Levi ore di diapositive, quando
potevo
cercare il boss!
Levi suddetto fa parte del gruppo e,
allenandosi, non ha
potuto aiutarmi a ritrovare Xanxus. Infine ho dovuto curare mio
fratello Luca
che ha impedito a Colonnello e Gamma di massacrarsi di botte. Quei due,
saranno
anche fratelli, ma non si sopportano a vicenda. Probabilmente
perché uno sta
con Lal e l’altro è l’ex. Beh, se Lal
non tenesse ad entrambi non sarebbero
stati scelti proprio come campioni per proteggerla >
rifletté.
Dino assunse un’espressione
meditabonda ed annuì.
“Tua sorella ha qualche
idea del motivo?” chiese.
Squalo scrollò le spalle.
“No. L’ho mandata
a farsi un bagno con Lussuria, è inutile
che ci preoccupiamo entrambi per BakaBoss”
brontolò.
“Sicuro che Lussuria non
dirà… qualcosa di ambiguo?”
domandò
Dino, leccandosi le labbra.
Squalo ghignò, mostrando i
denti aguzzi.
“Lussuria è
sempre ambiguo. Però mia sorella non
gl’interessa. Anzi, se è con lei sarà
troppo occupato per andare alla ricerca
qualche altro ‘partecipante agli allenamenti’ che
risulti più che maggiorenne,
maschio e con un fisico palestrato” rispose.
Dino ridacchiò.
< Ce lo vedo >
pensò. “Stai attento che Xanxus non si
ubriachi. Lo sai che gli basta bere qualsiasi cosa che non sia
aranciata per
iniziare a cantare opere liriche e dare di matto”
sussurrò.
Squalo rabbrividì,
esalando: “Meglio evitare. Ogni volta gli
vengono idee assurde”.
Dino gli diede una pacca sulle spalle.
“Buona fortuna”
sussurrò, allontanandosi.
Squalo sospirò,
aprì la porta ed entrò, chiudendosela alle
spalle. S’irrigidì vedendo che Xanxus era seduto
sul letto e lo fissava.
“Voooi?!
Cosa ci
fai in camera mia?” biascicò Superbi. <
L’ho cercato per ore ed era qui!
> pensò.
Xanxus ghignò.
“Cioè…
non mi aspettavo di trovarti qui…”
biascicò Squalo,
dimenando la mano.
Xanxus incrociò le braccia
sul letto. “Dovresti aspettarti
di trovarmi in camera tua,
feccia”
ribatté.
Superbi sbuffò
sonoramente. < Mi fa sembrare un’idiota
quando fa così. Di solito condividiamo camera sua, non
camera mia >.
Sospirò, sedendosi accanto a lui. < Anche se sono
felice di averlo
finalmente trovato”.
Xanxus gli posò la testa
sulla spalla. “Pierre” si lasciò
andare ad un lungo gemito.
Squalo sgranò gli occhi,
mentre il suo battito cardiaco
accelerava e gli avvolse un braccio intorno alle spalle.
“Luigi, cosa
c’è?” domandò con voce
più profonda, mentre i
suoi occhi brillavano nella penombra.
Xanxus fece un verso simile ad un
animale ferito.
“Dannazione. Ho finalmente
mio padre a portata di mano… e
scopro che tra i due ‘Nono’ non c’era poi
così tanta differenza. Quella
margherita gigante è sadica, e ha una pace
sanguinaria…
Se mi ha rifiutato uno
perché non dovrebbe farlo anche
l’altro?” ruggì.
Squalo gli accarezzò la
guancia, dove c’era la cicatrice e
lo baciò. “Manuel ti adora. Sei suo figlio
legittimo, sei la sua Perla”
sussurrò.
< Non posso dirgli che ho
minacciato suo padre. Lui ci
tiene così tanto e mi sento anche io in colpa. Mi sono
lasciato trasportare
dalla collera. Voglio bene a Skull. Sicuramente non voleva uccidere
delle
persone… Persone come? A me care? Quei dannati mi volevano
uccidere! Però ci
sono cresciuti insieme. Non voleva di sicuro farmi incolpare >
pensò Xanxus,
con un gemito.
“Non so se è un
padre che voglio avere” ringhiò.
Squalo gli accarezzò la
guancia, lì dove stava scendendo una
lacrima, e gli posò un bacio sulla gota. Da lì
spostò le labbra fino a baciarlo
sulle labbra.
“Feccia, non sei proprio
capace” esalò Xanxus. Lo baciò con
foga, a sua volta, mentre Squalo continuava ad accarezzarlo. <
Era ora che
affrontasse tutto questo. In fondo il suo primo incontro con quel
gigante è
stato quando ha quasi ammazzato suo fratello e stava buttando
giù la villa >
pensò quest’ultimo.
“Cerchiamo di conoscerlo
meglio, va bene? Magari scopriamo
che non è tanto male se lo piantiamo nel modo
giusto” mormorò.
Xanxus fece la sua risata roca e
fredda.
“Quando vieni mezzo nudo in
camera tua devi aspettarti di
trovarmi lì, mia Superbia” sussurrò,
iniziando a slacciargli lo yukata.
Squalo, ignudo, sussurrò:
“Sai che c’è Iemitsu in zona?
Potrebbe scoprirci”.
Xanxus schioccò la lingua
sul palato.
“Ci sono anche Gamme e
Levi” soffiò Squalo.
Xanxus lo fece stendere sul letto,
iniziando a spogliarsi.
“Allora sarà meglio sbrigarci, prima che uno di
quei fottuti rompiscatole
spezzi il momento”.
Squalo ridacchiò.
“Un tempo ero io che ti
aspettavo per ore in camera tua.
Voooi…
Vuoi
prenderti miei vizi?” domandò.
Xanxus gli spalancò le
gambe e le tenette ferme con le sue
ginocchia. “Dovrò aspettarti all’altare,
mia regina. Meglio che io mi alleni”.
Squalo piegò le labbra in
un sorriso più dolce, arrossendo.
“Quanto ti
amo…” ammise.
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