Pallide note di malinconia

di chiocciolina79
(/viewuser.php?uid=3372)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pallide note di malinconia... ***
Capitolo 2: *** Se io, se lei... ***
Capitolo 3: *** Un'altra te... ***
Capitolo 4: *** E ritorno da te... ***
Capitolo 5: *** Sulla scia di un ricordo... ***
Capitolo 6: *** Sono qui... ***
Capitolo 7: *** Di nuovo a casa... ***
Capitolo 8: *** Di nuovo vicini ***
Capitolo 9: *** Vite parallele ***
Capitolo 10: *** Ghinta-sensei ***
Capitolo 11: *** the champion ***
Capitolo 12: *** "La verità fiorisce nei tepori dei cuori" ***



Capitolo 1
*** Pallide note di malinconia... ***


Era seduta su quella panchina in attesa che si liberasse un posto sul primo aereo per Tokyo

PALLIDE NOTE DI MALINCONIA

 

Introduzione

 

Questa fiction è la terza che scrivo (so che ancora non ho finito la prima, ma mi era venuta l’ispirazione ed era un peccato non approfittarne!)

E’ una song-spoiler-fic: mi sono ispirata agli episodi dell’anime (il titolo stesso è tratto da una puntata del cartone animato della versione italiana):  da quando Miki a New York lascia Yuri, fino a quando si rimettono insieme al campeggio (dopo un po’ di tempo, durante il quale succedono un po’ di cose…).  A fare da colonna sonora ai pensieri di Miki e Yuri, alcune delle mie canzoni preferite. Spero che la scelta vi piaccia, anche se è poco originale… Fatemi sapere che cosa ne pensate!

 

Alcuni criteri grafici: i brani musicali in rosa rispecchiano i pensieri di Miki, quelli azzurri i pensieri di Yuri. In verde trovate i ricordi, in marrone i sogni. I nomi dei personaggi sono quelli italiani per praticità, mentre fra [ ] sono indicati i pensieri dei personaggi.

 

 

I personaggi e tutti i diritti sono di proprietà di Wataru Yoshizumi: la mia fiction non ha alcuno scopo di lucro.

 

Buona lettura,

@79

 

*******************************************************

 

 

Miki era ancora sotto le coperte: non aveva voglia di alzarsi. Il sole era già alto, era la mattina del suo compleanno: 25 anni, doveva essere felice, ma non lo era affatto. Qualcosa la turbava già da un po’: il pensiero che entro qualche giorno avrebbe rivisto Yuri la angosciava. Sarebbe ritornato per sempre, questa volta, da architetto. Non si erano più visti da quel pomeriggio a New York: il ricordo del loro addio era ancora così nitido nei suoi pensieri, indelebile…

 

Era seduta su quella panchina in attesa che si liberasse un posto sul primo aereo per Tokyo. Che stupida che era stata: arrivare fin lì, per fargli una sorpresa, riabbracciarlo, dirgli di persona quanto sentisse la sua mancanza e scoprire che Yuri, il suo Yuri, che le aveva promesso che non l’avrebbe dimenticata, che sarebbe ritornato presto da lei, si era consolato in fretta con quella bionda-tutta-curve. Come aveva potuto? Non significavano niente per lui tutti i bei ricordi di quei momenti trascorsi insieme?

Miki si interrogava in silenzio con tutti questi pensieri. La sua amica Meri era lì con lei: avrebbe voluto consolarla, ma sapeva bene che per un simile doloro non poteva esserci consolazione alcuna. Ad un tratto una voce attirò la sua attenzione, per un attimo distolse lo sguardo che da tempo ormai fissava il pavimento e lo vide. Stava correndo. Sembrava alla disperata ricerca di qualcosa, di qualcuno. Di lei. Gridava il suo nome. All’improvviso la vide. Era in fondo alla sala d’attesa, vicino alle vetrate.

 

-          MIIIKIII!

-         

-          Oh, perdonami, Miki. Ho saputo del tuo arrivo solo per caso: ero da Brian per studiare. Non c’è mai stato niente tra me e Jinny…

-          Mi dispiace…

-          No, Miki, non devi scusarti. Sono io dispiaciuto per quanto è successo…

-          Lasciami parlare. Mi dispiace, ma io non riesco più ad andare avanti in questo modo.

-          Perché, Miki?

-          Perché sono tanto stanca. Non ce la faccio più a vivere al telefono, pensando che tu possa uscire con un’altra...

-          Miki, mi dispiace. Io pensavo che tu te la cavassi bene anche senza di me, non immaginavo quanto potesse essere pesante per te questa situazione…

-          [ Perché fa così male? Yuri, vorrei tanto abbracciarti, ma so che sarebbe peggio…

 

... Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I’m waiting for you
With or without you
With or without you
I can’t live
With or without you[1]...

 

Yuri, come faccio a lasciarti? Ma così non vivo più, non possiamo continuare in questo modo…]

-          [Miki, come faccio a scegliere fra te e il mio futuro, dopo tutti i sacrifici fatti per realizzarlo?] Ora come ora, l’unica cosa che posso fare è chiederti se mi vuoi aspettare ancora… sarebbe troppo, lo so. Per cui non ti chiedo niente…  [Non posso credere che stia succedendo proprio a noi…]

-          Comunque ti ringrazio. So che mi hai capita. [Sei stato molto importante per me, ti ho voluto bene]. Addio

-          [Addio, Miki. Chissà se un giorno ci sarà ancora un futuro per noi…

 

Non è tempo per noi che non ci svegliamo mai
Abbiam sogni però troppo grandi e belli sai
Belli o brutti abbiam facce che però non cambian mai
Non e' tempo per noi e forse non lo sarà mai[2] ].

 

In diverse occasioni il ragazzo aveva provato a cercarla, ma lei, ferma nella sua decisione, non aveva più voluto ritornare sui suoi passi: aveva sofferto troppo e non voleva più riaprire una ferita che cercava di curare. Quanto erano stati dolorosi tutti quei mesi lontani, non poteva più sostenere un simile peso. E poi nella sua vita c’era Alessandro, ora. Era così dolce e premuroso con lei, comprensivo: era cambiato moltissimo da quando l’aveva conosciuto. Per amor suo. Anche se Yuri aveva dedotto, dai suoi silenzi, che nella sua vita oramai non aveva più un posto, perché c’era un altro, ora avrebbe dovuto dirglielo di persona: come l’avrebbe presa? Erano passati quattro anni da quella volta. Quattro lunghi anni e di cose ne erano successe: oramai erano diventati quasi due estranei che non sapevano più niente l’uno dell’altra. Un po’ la feriva tutto ciò: pensare a quanto erano stati uniti e a quanto erano stati importanti l’uno per l’altra la tagliava dentro… ma ora doveva guardare avanti. Dopotutto era innamorata di Alessandro: gli voleva molto bene… [Ma perché non provo per lui lo stesso trasporto che sentivo per Yuri? Quel batticuore, quel desiderio?]. E se stesse sbagliando? Quel dubbio la ossessionava ogni giorno, non lasciandole tregua…Sentiva le lacrime scivolarle sulle guance: ancora la ferita di quella perdita non si era rimarginata.

 

Twenty-five years and my life is still
Trying to get up that great big hill of hope
For a destination

[...]

And so I cry sometimes
When I'm lying in bed
Just to get it all out
What's in my head
And I am feeling a little peculiar

[...][3]

 

Alla fine decise di alzarsi. Una doccia calda l’avrebbe di sicuro aiutata a rilassarsi e a fare un po’ di chiarezza dentro se stessa o, se non altro, a non pensare ai suoi problemi per un po’…

Si alzò, prese un asciugamano nel cassetto e vide la scatola che le aveva inviato Yuri: il voice memo e il compositore di numeri erano ancora lì. Insieme alla lettera che le aveva scritto. La tentazione fu troppo grande: l’aprì. La lesse…

 

Certe sere lo sai

a casa non tornerei
una preghiera non c'è per non sentire il vuoto in me
ci si arrampica ai sogni, ma si cade giù
e con i lividi addosso poi non si vola più


E poi mi dicono ancora
non eri quella per me
ma che ne sanno di noi di come vivo senza te
il tuo profumo sul letto non vuole andare via
e certe sere ho paura di che sarà di me
[…]
E un'altra notte è già qui
sulla mia cena a metà
sulle parole che tu avrai scordato ovunque sei
e questo freddo che ho dentro è già una malattia
in questo mondo sbagliato tu non sei più mia

Chi mi darà la sua mano a chi darò la mia mano
io non so più se una risposta c'è
se nascerà ancora il mondo se salirò dal mio fondo
io te lo giuro sai ho paura

di che sarà di me

Non potrò scordarti mai mentre il mondo scorda me
ora che tu non ci sei
dimmi che sarà di me […][4]

 

[Yuri…] non riuscì più a trattenersi, i singhiozzi, che fino a quel momento aveva soffocato in gole, uscirono in modo dirompente…  Perché era finita? Se lo domandava ancora: erano così innamorati…

Vide il suo diario. Lo sfogliò…

 

Cara Meri,

oggi sono uscita con Michael e Alessandro: mi hanno chiesto di scegliere fra loro e io ho scelto Alessandro. Mi è stato molto vicino ultimamente, ho capito di avere bisogno di lui: sento che mi capisce e so che mi vuole bene. Non lo amo, questo è vero, ma sono molto affezionata a lui e penso che col tempo imparerò ad amarlo […]

 

[Ci sono riuscita davvero? Lo amo o gli voglio solo bene?] si domandava Miki continuando a fogliare quelle pagine:

 

[…] Alessandro è così dolce: oggi siamo andati al parco, ci siamo seduti sulla panchina “mia e di Yuri”… che incredibile nostalgia! Ma lui è stato molto comprensivo con me… ogni giorno che passa gli voglio sempre più bene. Ma la mia paura è così grande: se stessi solo cercando di sostituire Yuri con Alessandro? […]

 

Ancora:

 

Cara Miki,

è normale che tu sia confusa. Ma non devi sentirti in colpa: se hai agito così ci sarà un motivo: segui il tuo istinto, se in questo momento  senti il bisogno di Alessandro non c’è nulla di male, anche io l’ho fatto con Steve. Quando stavo con lui sono stata molto bene e se non avessi rivisto Nick credo che sarei stata molto felice insieme a Steve […]

 

I suoi dubbi di allora erano gli stessi di adesso. Si ricordò della conversazione avuta con l’amica nel giardino della scuola il giorno dopo:

 

-          Sai, Meri, quando mi ha riaccompagnata a casa ha provato a baciarmi, ma sono scappata… non mi sento ancora pronta, non riesco a dimenticare Yuri, i suoi baci, il suo profumo, il sapore delle sue labbra, il calore del suo corpo, dei suoi abbracci[…]

-          Non devi temere di lasciarti andare: adesso forse è presto, ma col tempo ti diverrà spontaneo, vedrai…

 

[I baci di Yuri…] all’improvviso, come in un film, rivisse tutti i baci che si erano scambiati… Quando si erano messi insieme sulla spiaggia, quelli scambiatisi di nascosto da tutti in casa,  quello così appassionato che si erano dati quando erano partiti per la gita prima che Yuri partisse per gli Stati Uniti (e Michael li aveva seguiti!): quella notte avevano fatto l’amore… Era stata la ‘prima volta’ per entrambi… Una fitta al cuore le impedì di respirare per qualche istante, poi i ricordi riemersero dolci…

 

Dopo essere rientrati nella hall dell’albergo, Yuri l’aveva accompagnata davanti alla sua stanza. Michael già dormiva da un pezzo: si era talmente stancato a pedinarli per tutto il giorno, che era crollato dal sonno senza nemmeno accorgersene [loro però sì: “Russava così forte!” – sorrise Miki J ].

Era rimasto in silenzio per tutto il tragitto: chissà a che cosa stava pensando… se lo domandava con insistente curiosità, ma non glielo aveva domandato. Preferì non interrompere quel silenzio, ma restò con la mano nella sua mentre saliva gli scalini, pensando che voleva passare tutto il tempo che le rimaneva insieme a lui. Ripensava a quando aveva preparato la valigia prima di partire: si era ripromesse che se fosse successo qualcosa, fra lei e Yuri, non avrebbe avuto rimorsi. Ora ne era più convinta che mai. Voleva un ricordo di loro due ‘insieme’. Non che non ne avesse, ma ne voleva uno talmente forte e grande, che la riscaldasse nei momenti di solitudine e tristezza quando sarebbero stati lontani. Ma come dirglielo? Come fargli capire i suoi sentimenti? Temeva di sembrargli una ragazza facile… Non sapeva che gli stessi dubbi assillavano la mente di Yuri mentre salivano quei maledetti scalini. Ognuno di essi era il segno del tempo che veniva loro sottratto: vederli diminuire era come contare gli attimi che restavano loro. E lei voleva viverli tutti. Fino in fondo. E lo voleva anche Yuri... Erano arrivati. Si fermò un attimo a guardarla, sempre in silenzio. Le loro mani l’una dentro l’altra, inseparabili, ancora.

-          Beh… allora: buonanotte…

-          Buonanotte…

Si era voltato per andarsene, ma qualcosa glielo impedì. I suoi occhi, quello sguardo, sembravano chiedergli come mai se ne stesse andando via così, già ora. Sarebbe stato via cinque anni e già manteneva le distanze? Non poteva andarsene, si voltò nuovamente e la baciò. Improvvisamente. Con trasporto. Con passione. In un impeto irrefrenabile, la prese fra le braccia: si era totalmente abbandonata a lui e ricambiava quel bacio con uguale, ardente, calore. Tenendola in braccio la portò nella sua stanza: la adagiò sul letto. Miki continuava a baciarlo, mentre, uno per uno, sbottonava i bottoni della sua camicia. Yuri le aveva tolto il maglioncino che indossava. Solamente un reggiseno color glicine, a fiorellini verdi, copriva le dolci curve della ragazza. Com’era bella: aveva già avuto modo di osservarla in costume, al mare, ma poter sentire così da vicino la consistenza setosa e liscia della sua pelle ,profumata e morbida, era una sensazione decisamente nuova e inebriante. Rimase a guardarla un istante. Gli sembrò un’eternità.“Sei sicura?” le aveva chiesto titubante. Aveva annuito. Non un attimo di esitazione in quel gesto: era sicura. Lo voleva. Sarebbero diventati una cosa sola: sarebbe stata parte di lui, come lui parte di lei. Si sarebbero completati e avrebbero condiviso un’esperienza nuova per entrambi, che li avrebbe uniti per sempre. Pian piano anche gli altri indumenti scivolarono giù dal letto, mentre le carezze e i baci che si scambiavano diventavano sempre più intensi, raggiungendo vette mai conquistate prima. Era tutto così naturale. Molte volte avevano immaginato, in segreto, per non mettere fretta all’altro, questo momento, ma nemmeno nei loro sogni più belli avrebbero potuto immaginare con quanta spontaneità e quanta semplicità stavano vivendo quest’esperienza. Prima di accoglierlo dentro di sé, lo guardò intensamente negli occhi: non aveva mai avuto quello sguardo, così adulto, consapevole, maturo. Stava per diventare una donna. “Grazie” gli disse, “Ti amo”  le aveva risposto prima di entrare in lei. La paura di farle male era enorme, ma lei lo aveva guidato dolcemente. Si era ritratta un po’: una lieve smorfia di dolore era apparsa sul suo volto, ma subito dopo aveva preso a muoversi insieme a lui…

Si erano addormentati abbracciati, la sua testa sul suo petto muscoloso e virile, mentre le accarezzava i lunghi capelli. Si sentivano molto vicini ora, più che mai. Avevano riso e scherzato molto insieme, superato ogni imbarazzo, e si erano coccolati a lungo prima di assopirsi…

Quando si svegliò, Miki vide che Yuri la stava guardando mentre sorrideva: erano ancora abbracciati come si erano addormentati. “Oh, povero: avrai male alla spalla!” “No, non particolarmente: la tua testa non pesa molto…” Stava ridendo. L’espressione sul viso della ragazza lo divertiva moltissimo. “Yuuuri!!” gli aveva urlato lanciandogli il cuscino! “Ah, vuoi la guerra? E sia!” aveva accolto la sfida di buon grado e le ricambiò l’attacco. Si presero a cuscinate per qualche minuto, poi Yuri si avvicinò di nuovo alla ragazza per sussurrarle all’orecchio: “Sono stato benissimo questa notte…”  era arrossito nel dirglielo. Anche lei era stata molto bene con lui ed era felice di aver condiviso con lui quel momento. Si sarebbe ricordata per sempre di quegli occhi sorridenti dal cui sguardo era stata accarezzata svegliandosi.

 

Vorrei poterti ricordare così
con quel sorriso acceso d'amore
come se fosse uscita di colpo lì
un'occhiata di sole
Vorrei poterti ricordare lo sai
come una storia importante davvero
anche se ha mosso il sentimento che hai
solo un canto leggero
sto pensando a parole di addio
che danno un dispiacere
ma nel deserto che lasciano dietro
sé trovano da bere
Certi amori regalano
un'emozione per sempre
momenti che restano così
impressi nella mente…[5]

 

Stava scotendo la testa per allontanare da sé quel ricordo: non doveva più pensarci. “Il passato è passato” diceva sempre… “Non torna più…” pensò con rammarico. Eppure questo ricordo, per quanto si sforzasse di non pensarvici, era sempre presente nei suoi pensieri. In questi anni era riaffiorato spesso nella sua mente, anche mentre era insieme ad Alessandro. Il pensiero che Yuri fosse di un’altra non le dava tregua: era tormentata dall’idea che quei baci, quelle carezze, quelle dolci parole, i suoi sorrisi potessero essere per un’altra.

 

Viveva al telefono: ogni squillo era un sussulto al pensiero che potesse trattarsi di Yuri. Spesso era lei a cercarlo, ma non lo trovava quasi mai. A volte, la notte, quando tutti dormivano ,entrava nella sua stanza, per cogliere un segno della sua presenza. Sentirlo più vicino. Ripensava a quella volta, in albergo. Ripensava alle altre. E ripensava a tutti gli altri momenti trascorsi con lui. Si guardava intorno stringendo il suo cuscino, odorandolo per respirare il suo profumo, che, giorno dopo giorno, svaniva piano piano, inesorabilmente, lasciando il vuoto dentro di lei.

 

 

Tu non rispondi più al telefono
E appendi al filo ogni speranza mia
Io non avrei creduto mai di poter
Perder la testa per te

All'improvviso sei fuggito via
Lasciando il vuoto in questa vita mia
Senza risposte ai miei perché adesso
Cosa mi resta di te

Non c'è , non c’è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

[…]

Strappando i sogni ai giorni miei

te ne sei andato di fretta

Perché?[6]

 

Era stata una decisione sofferta: era stato molto doloroso prenderla, ma sentiva che non poteva più continuare in quel modo. Così l’aveva lasciato. Chissà Yuri come l’aveva presa…

 



[1] “With or without you” dei mitici U2 (trad.: “Attraverso la tempesta raggiungiamo la riva/ tu dai tutto, ma io voglio di più/ E ti sto aspettando / Con o senza di te/ con o senza di te/ non posso vivere/ Con o senza di te”).

[2] “Non è tempo per noi” di Luciano Ligabue

[3] “What’s up” delle 4 Non Blondes (trad. 25 anni di vita e ancora/ sto cercando di risalire quella grande
e alta collina di speranza/ di una destinazione […] così piango qualche volta mentre/ sono distesa a letto/  per esprimere tutto ciò che ho nella mia testa/ poi comincio a sentirmi/ un po’ strana […])

[4] “Che sarà di me” (Massimo di Cataldo)

[5] “Un’emozione per sempre”_Eros.

[6] “Non c’è”_ Laura Pausini

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Se io, se lei... ***


“Volo 749 per Tokyo in partenza

Volo 749 per Tokyo in partenza. I signori passeggeri sono pregati di recarsi all’imbarco”

 

-          Dai, è il tuo: sbrigati, o resti qui! – gli disse Brian tirandogli un pugno sulla spalla e strizzandogli l’occhiolino.

-          Sì, è ora: telefona appena arrivi – aggiunse Jinny

-          E torna a trovarci presto!

-          Certo, Bill. Grazie di tutto: non so come avrei fatto senza il vostro sostegno e il vostro appoggio…

-          Sono sicura che avresti fatto lo stesso per ognuno di noi – rispose Doris.

-          Angela, - era di nuovo Bill- abbi cura di lui!

-          Contaci!

-          Ciao, amici, a presto! – dissero insieme Yuri e Angela allontanandosi verso la vetrata dell’aeroporto.

Voltandosi indietro a salutare un’ultima volta, e vedendo i suoi amici che lo salutavano da lontano, si ricordò di quando era partito per New York la prima volta: i suoi compagni del liceo, i suoi amici, erano tutti lì: Steve, Ghinta, Arimi, Meri, Susy. Miki. Soprattutto Miki. Tra poco l’avrebbe rivista… al solo pensiero il cuore iniziava a battergli forte in petto: che effetto le avrebbe fatto? che effetto gli avrebbe fatto? Non l’aveva più vista, né sentita da allora: chissà se era cambiata o se era sempre la stessa. Lui non era cambiato molto, solo un po’ più alto e robusto. Era andato spesso a giocare a basket con Brian e a correre nel parco con Jinny e i suoi muscoli si erano sviluppati molto. I capelli, lievemente più lunghi, erano schiariti dalla recente vacanza al mare con gli amici, che aveva lasciato il segno pure sulla pelle del suo viso, leggermente ambrata. Un abbigliamento più ‘casual’ e ‘americaneggiante’ completavano il tutto, ma nel complesso sembrava che il tempo non fosse passato.

Anche Angela era ormai una donna: aveva l’aria molto più sicura e disinvolta di prima e un aspetto più sano e florido che mai. I suoi occhi innamorati non perdevano di vista Yuri nemmeno per un istante: era felice di poter rientrare in Giappone al suo fianco. Sapeva che nel suo cuore c’era ancora Miki, la sua rivale di sempre, ma era consapevole anche del profondo legame che si era venuto a creare fra loro due durante quegli anni trascorsi insieme a New York. La lontananza da casa, dagli affetti più cari, la sofferenza del ragazzo e il supporto morale che gli aveva offerto li aveva legati più che mai e ora si era creata una sottile complicità che li rendeva, agli occhi della gente che li osservava, una coppia molto affiatata.

 

[…]

 

Giunti a bordo, Angela si sentiva un po’ in imbarazzo nei confronti di Yuri: sapeva bene che cosa nascondesse quel silenzio. Conosceva quell’espressione, taciturna  e pensierosa. Quante volte, anche da bambini, aveva scrutato in quello sguardo per cercare di cogliere un raggio, uno spiraglio di luce, che l’aiutasse a condurlo fuori da quel baratro di oscurità…

-          Vuoi qualcosa da leggere? – gli chiese alzandosi.

-          No, ti ringrazio. Proverò a dormire un po’: questa notte sono rimasto sveglio fino a tardi per terminare di preparare le valigie.

-          Capisco. Torno subito.

-          Fa pure.

Rimasto solo, la sua mente tornò a lei, unico oggetto dei suoi pensieri e dei suoi desideri. [Chissà, Miki, che cosa starai facendo…]. Non poteva non domandarsi come sarebbe stato il loro incontro, come sarebbe stato averla di nuovo di fronte, vederla, parlarle… e, soprattutto, ci sarebbe riuscito? In quattro anni di lontananza anche due persone che, in passato, si erano amate tanto come loro sarebbero diventati due estranei: che cosa avrebbero avuto da dirsi? Le avrebbe chiesto che cosa aveva fatto durante tutto quel tempo, le avrebbe raccontato di sé, ma sarebbe stata interessata ad ascoltarlo? Se la cose non le fosse interessata? Avrebbe retto alla delusione, un’altra, più forte ancora? Poteva accettare l’idea che non l’amasse più. Poteva sopportare il fatto che stesse con un altro, ma il pensiero di essere per lei un perfetto estraneo, di cui non le importava assolutamente più nulla, essere, insomma, del tutto indifferente, questo no, non ci riusciva proprio. Non resisteva. Mille ricordi di loro due insieme si accavallavano nei suoi pensieri. All’improvviso, si trovò a fare mille supposizioni su come avrebbe potuto evitare la decisione di Miki: che cosa, dove aveva sbagliato?

 

Se io, fossi stato un po' meno distante
un po' meno orgoglioso
se lei fosse stata un po' meno gelosa
un po' meno nervosa un po' meno che
[…]
ma se noi avessimo dato all'amore la giusta importanza
l'impegno e il valore

[…]

Se io, se lei
adesso dove sei
sotto quale cielo pensi al tuo domani ma
sotto quale caldo lenzuolo
stai facendo bene l'amore
sono contento ama....ama e non fermarti
e non avere nessuna paura
e non cercarmi dentro a nessuno
[…][1]

 

Si sentiva scoppiare la testa con tutte quelle ipotesi… e mancavano poco più di quattro ore all’atterraggio. Dov’era finita tutta la sua sicurezza? Tutta la sua fermezza di quando aveva deciso di ritornare a casa? l’unica cosa di cui era consapevole, era di esserne ancora innamorato.



L’ironia del destino vuole che io sia ancora qui a pensare a te
nella mia mente flash ripetuti, attimi vissuti con te.
E’ passato tanto tempo ma tutto é talmente nitido,
cosÏ chiaro e limpido che sembra ieri...
Ieri, avrei voluto leggere i tuoi pensieri
scrutarne ogni piccolo particolare ed evitare di sbagliare,
diventare ogni volta l’uomo ideale,
ma quel giorno che mai mi scorderò
mi hai detto: “non so più se ti amo o no ... domani partirò
sarà più facile dimenticare... dimenticare...
... e adesso che farai?” Risposi: “io...non so”
quel tuo sguardo poi lo interpretai come un addio,
senza chiedere perché, da te mi allontanai
ma ignoravo che in fondo non sarebbe mai finita. […][2]

 

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -  - -

 

Miki era in camera sua, fra le mani le pagine del suo diario: l’aveva riletto tutto negli otto giorni seguenti il suo compleanno. Era il ‘D-day’: ancora poche ore e l’avrebbe rivisto… che fare? Come comportarsi? Nei giorni precedenti aveva a lungo parlato con Alessandro del rientro di Yuri, gli aveva confessato le sue paure su come affrontarlo e lui, come al solito, si era dimostrato sempre molto gentile e comprensivo. Era di una dolcezza infinita quel ragazzo. Ma più era tenero, più la sua rabbia interiore aumentava. Inizialmente si trattava di sensi di colpa: sì sentiva a disagio perché sapeva di non poter ricambiare con la stessa intensità i sentimenti del ragazzo, ma, col tempo, quei rimorsi avevano lasciato spazio al rancore e alla rabbia che iniziava  a provare verso di lui proprio per la comprensione e la vicinanza che le dimostrava, sempre e comunque. Perché, maledizione! Sarebbe stato tutto molto più semplice trattarla male in certe situazioni, rimproverarla, scuoterla dal suo ‘torpore’ psicologico… invece no! Lui era sempre lì, affettuoso, disponibile, comprensivo… Era rassicurante tutto ciò, doveva riconoscerlo, ma la faceva sentire tremendamente piccola, infantile… Lei non voleva essere protetta: voleva essere amata! Con Yuri era così diverso… lui sapeva sempre ciò di cui aveva bisogno: sapeva coccolarla quando si sentiva sola e fragile, scuoterla quando si trovava a un punto fermo, indecisa sulla strada da prendere. Sapeva farla ridere, sapeva ascoltarla… è vero, anche Alessandro lo faceva [Forse fin troppo…]… ma allora perché, se stava così bene con lui, l’aveva lasciato? [Sciocca ragazzina indecisa di sempre, Miki! Ancora qui a chiederti perché! Il vostro rapporto era cambiato, non eravate più gli stessi, eravate giunti a un punto di non ritorno… si era allontanato da te e non sopportavi più il peso di quella situazione]. Aveva bisogno di stabilità, si era detta, ed era sicura di averla trovata con Alessandro [Oltremisura…]. Il problema del suo rapporto con lui, infatti, era proprio questa: la monotonia. Ogni giorno era uguale a un altro: con lui non c’era il brivido dell’imprevisto, l’emozione del momento, tutto era tranquillamente, pacificamente, inesorabilmente calmo. E la cosa iniziava ad annoiarla. Ma non poteva parlargliene: non ora. Avrebbe pensato che si trattava dell’arrivo di Yuri. Aveva ragione, però. No, non poteva fargli questo… non ora, non dopo tutto quello che aveva fatto per lei: ricambiarlo in quel modo sarebbe stato alquanto crudele [Non lo merita, poverino, si è pure offerto di parlare lui a Yuri di noi due… ma devo farlo io…]

 



[1] “Se io, se lei”_ Biagio Antonacci (questa mi sembra perfetta!!)

[2] “Infinito”_ Raf (… stupenda!!!!!!)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un'altra te... ***


Stava fermo, immobile, in piedi a fissare quel punto del cielo dove, pochi minuti prima, aveva visto allontanarsi fino a diven

 

Stava fermo, immobile, in piedi a fissare quel punto del cielo dove, pochi minuti prima, aveva visto allontanarsi fino a diventare sempre più piccolo, l’aereo che la portava via da lui. Yuri non riusciva a crederci. Teneva ancora fra le dita il robottino che la ragazza gli aveva restituito: “Tieni: adesso non mi serve più” - quelle parole risuonavano ancora nelle sue orecchie come lame taglienti… Allora era davvero finita? Perché? Perché proprio a loro… non poteva accettare di averla persa per sempre.

[…]

Giunto al campus, tutti i suoi amici rimasero sconvolti nel vedere quell’espressione sul suo volto. Tutto bagnato, incurante del temporale che lo aveva investito, aveva continuato a girovagare senza meta per ore, prima di tornare a casa. Jinny gli corse incontro, premurosa, accarezzandogli il viso: “Yuri, sei tutto bagnato… sembri un pulcino…”. Non l’aveva degnata di uno sguardo. Con un gesto brusco aveva allontanato la sua mano. Lo guardò meravigliata, non capiva… Neanche gli altri. Nessuno aveva il coraggio di chiedergli nulla. Dopo qualche istante di silenzio, infine, disse: “E’ finita”. Il suo tono di voce era fermo, nessuna inflessione che lasciasse trasparire alcuna emozione. Era come un automa: si sentiva svuotato di ogni sentimento, di ogni sensazione. Era solo un corpo, incapace di provare e sentire più nulla. Se non dolore. Quel dolore che gli strappava il cuore ininterrottamente, come un Prometeo[1].

 

Nei giorni seguenti non era uscito dalla sua stanza: guardava sempre la foto che li ritraeva insieme abbracciati: non avrebbe mai più sentito il calore di quell’abbraccio, il profumo inebriante e frizzante della sua pelle soffice. Non l’avrebbe più sentita ridere per le sue battute, non avrebbe più asciugato le sue lacrime… Miki non lo amava più. [Perché, Miki?]. Non poteva darsi pace: come poteva accettare che il prezzo da pagare per realizzare il suo sogno fosse così alto? Quando era partito era stato il pensiero che lei lo aspettava e faceva il tifo per lui a dargli la forza di continuare ne momenti più difficili, a infondergli il coraggio per andare avanti per la sua strada, senza mollare tutto. Ora, che stava vivendo il momento in assoluto più difficile della sua vita, chi lo avrebbe consolato? Bill cercava di distrarlo, tutti i suoi amici non lo lasciavano mai solo, ma sentiva il bisogno di tranquillità: voleva rimanere solo con i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi sensi di colpa… se solo l’avesse capita di più… non riusciva a rassegnarsi. Rileggeva in continuazione le lettere della ragazza: ogni foglio era bagnato dalle lacrime, che versava ogni notte.

 

Cinque giorni che ti ho perso
quanto freddo in questa vita
ma tu
non mi hai cercato più
troppa gente che mi chiede
scava dentro la ferita
e in me
non cicatrizzi mai
faccio male anche a un amico
che ogni sera e' qui
gli ho giurato di ascoltarlo
ma tradisco lui e me
perché quando tu sei ferito non sai mai
oh mai
se conviene più guarire
o affondare giù
per sempre
amore mio come farò a rassegnarmi a vivere
e proprio io che ti amo ti sto implorando
aiutami a distruggerti[2]

 

Questa sofferenza lo annientava: era così vulnerabile e fragile: doveva dimenticarla, cancellarla dalla sua mente, ma come? Tutti i ricordi dei momenti trascorsi insieme erano così nitidi e vivi. Il suo luogo preferito era il tetto della mansarda: tranquillo e isolato, il posto ideale per restarsene soli con i propri pensieri.

[Oh, Miki, sapessi quanto mi manchi…]

 

Un'altra te
dove la trovo io
un'altra che
sorprenda me

[…]

con gli stessi tuoi discorsi
quelle tue espressioni
che in un altro viso cogliere non so
quegli sguardi sempre attenti
ai miei spostamenti
quando dal tuo spazio me ne uscivo un po'
con la stessa fantasia
la capacità
di tenere i ritmi indiavolati
degli umori miei
un'altra come te
ma nemmeno se la invento c'è
mi sembra chiaro che
sono ancora impantanato con te
ed è sempre più
evidente...
e mi manca ogni sera
la tua gelosia
anche se poi era forse più la mia

[…][3]

 

Questi quattro anni erano trascorsi, tutto sommato, abbastanza in fretta: dopo l’addio di Miki era stato molto male, ma i suoi amici gli erano rimasti accanto: Bill, Brian, Doris e la stessa Jinny… soprattutto Angela gli era rimasta accanto, rassicurante presenza silenziosa, che vegliava su di lui. La sua dolcezza e la sua forza d’animo lo avevano aiutato ad affrontare quel periodo così buio della sua esistenza. Lei lo amava da sempre, lo sapeva bene, e lui le era molto affezionato: era stata la sua prima cotta, quando si era appena trasferito in città, da bambino.

Uscivano spesso insieme, ma, per il momento, non se la sentiva ancora di legarsi ad un’altra.

Era appena rientrato da un colloquio di lavoro. Avrebbe lavorato in uno dei più prestigiosi uffici tecnici della Grande Mela, ma non aveva ancora accetto. Si era preso del tempo per riflettere. Anche da Tokyo aveva ricevuto molte proposte ed era indeciso se accettare o rifiutare quelle offerte. In fondo, chi c’era che lo aspettava in Giappone? [Nessuno…]: il pensiero che Miki non fosse più parte della sua vita era ancora un punto dolente della sua vita, ma aveva imparato a conviverci. Almeno credeva fosse così.

 

TOC TOC…

 

-          Avanti

-          Posso, o disturbo?

-          Doris! Entra!

-          Come va?

-          Sono qui…

-          Allora? Hai deciso che cosa fare?

-          Non ancora: sono confuso. Da un lato vorrei ritornare a casa mia, ma dall’altro preferirei rimanere negli Stati Uniti…

-          Capisco le tue remore, d’altronde entrambe sono buone proposte.

-          Già…

-          Ma non è solo questo, vero?

-         

-          Yuri?

-          Sì?

-          È per Miki, vero?

-          No, sì, cioè.. non so…

-         

-          Vedi, ho provato a cercarla in questi anni, ho tentato di riallacciare i contatti, ma è stato tutto inutile. Temo che il mio rientro possa farla ancora soffrire e non vorrei…

-          O hai paura di soffrire tu, vedendola con un altro?

-         

-          Se non affronti ciò che ti spaventa, ti sembrerà sempre un ostacolo insormontabile, Yuri! Non puoi continuare a fuggire: devi affrontare le tue paure. E se questo significa tornare in Giappone, devi farlo…

-          Forse hai ragione… Sai? Mi sono chiesto spesso che cosa stesse facendo, se mi pensasse qualche volta, se stesso con un altro, so che c’è qualcuno, so chi è, ma vederli di persona… ecco, vedi, non so se sono pronto…

-          La ami ancora, è così?

-          Sì.

 

  […]

 

Era solo nella sua stanza, aveva aperto un libro: ne estrasse una busta bianca. Dentro c’era un foglio: era una lettera. L’aveva scritta per Miki. Ma non aveva mai avuto il coraggio di spedirla...

 

I’m not a perfect person
As many things I wish I didn’t do
But I continue learning
I never meant to do those things to you

[...]

I’m sorry that I hurt you
It’s something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
Thats why i need you to hear
I’ve found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you[4]

 

[Questa lettera... quante speranze... Ero sicuro che avremmo potuto ricominciare da capo, che avrebbe potuto funzionare, perché ci amavamo… ma poi, quel pomeriggio…]

 

-          Yuri, c’è qualcuno che ti aspetta nell’atrio.

-          Qualcuno per me? Chi mai sarà?

 

Si era diretto verso l’atrio chiedendosi di chi mai poteva trattarsi: non aspettava visite… o meglio: l’unica che aspettava, che avrebbe voluto ricevere, di certo non poteva essere, per cui…

-          Alessandro?

-          Ciao, Yuri.

-          Che sorpresa! Che ci fai qui?

-          Volevo fare un discorsetto con te…

-          Immagino non sia venuto qui solo per me…

-          A dire il vero, sono qui per un concorso. Ma ho colto l’occasione per venirti a parlare…

-          Di che si tratta?

-          Non fare finta di non capire. Lo sai…

-          … Miki…

-          Esatto. Come mai è finita fra voi?

-          Perché è così che ha voluto lei. Era stanca e non sopportava più la lontananza.

-          Beh, direi che ha fatto bene!

-          Sei molto cambiato, Alessandro…

-          Sì, è stata Miki a cambiarmi. Voglio essere sincero con te: sappi che lei è molto importante per me e farò di tutto per…

-          Abbi cura di lei, Alessandro. Rendila felice [ come io non sono stato in grado di fare…]

-          Questo vuol dire che…?

-          Sì, tu puoi rimanerle accanto, come io non posso fare, invece.

-          Rinunci a lei? Ma che uomo sei?! Comunque sappi che ormai ti ha dimenticato…

-         

-          Le hai spedito un pacco, se non sbaglio, di recente, vero?

-          Sì…

-          Beh, ero con lei quando è arrivato il postino: non ne è stata particolarmente felice, anzi…

-          [Oh, Miki – sgranò gli occhi: era come se un pugnale lo avesse trafitto alla schiena, raggiungendo il suo cuore- così già mi hai messo da parte?] …

-          Non dici niente?

-          Rendila felice. [Miki è una ragazza molto dolce e sensibile e merita molto di più di quanto non le abbia dato io].

 

[…]

 

Era ritornato al campus per inerzia: incapace di vedere e sentire quello che gli succedeva attorno. Nella sua mente solo lei. “Beh, ero con lei quando è arrivato il postino: non ne è stata particolarmente felice, anzi…” – continuava a ripensare alle parole di Alessandro…

 

So lately, been wondering
Who will be there to take my place
When I'm gone you'll need love to light the shadows on your face

[...]

If I could, then I would,
I'll go wherever you will go
Way up high or down low, I'll go wherever you will go
And maybe, I'll find out
A way to make it back someday
To watch you, to guide you, through the darkest of your days

[...][5]

 

Ancora ora stava domandandosi se la sua Miki fosse felice: non gli importava se non potesse essere lui il motivo della sua gioia, della sua felicità, gli bastava solamente sapere che stava bene. Ripensò alle parole di Doris: l’amica aveva ragione. Telefono al vecchio Steve per chiedergli un consiglio: erano sempre molto legati, lo considerava realmente il fratello mai avuto. In questi anni era spesso andato a New York a trovarlo e aveva apprezzato la sua presenza: sempre allegro, spavaldo e scanzonato, ma, quando era il momento, serio e composto. Chi meglio di lui avrebbe potuto capirlo? Quando Meri l’aveva lasciato anche Steve aveva sofferto, ma ne era venuto fuori a testa alta: era caduto in piedi, proprio come un gatto. Yuri spesso lo prendeva in giro chiamandolo, appunto, “Steve the Cat” perché era sornione come quei simpatici animaletti: in fondo, con loro, il suo amico condivideva l’amore per l’avventura. Anche lui, pensava, era sempre stato uno spirito libero: non aveva mai allacciato alcuna relazione sentimentale, ma con Miki aveva imparato ad apprezzare il tepore delle “fusa”…



[1] Prometeo aveva rubato il fuoco agli dei: per vendicarsi, Zeus lo aveva legato a un tronco, su una collina, dove tutti i giorni i corvi gli dilaniavano il cuore. Durante la notte il suo cuore ricresceva, così il supplizio di Prometeo era perpetuo.

[2] “Cinque giorni” (Michele Zarrillo).

[3] “Un’altra te” (Eros)

[4] “The reason” (Hoobastank….. SPLENDIDA CANZONE!! Trad: Non sono una persona esemplare/ Molte cose desidererei non aver mai fatto/ Ma continuo ad imparare/ Non avrei mai voluto farti questo/ [..] Mi dispiace di averti ferito/ E’ qualcosa con cui devo convivere ogni giorno/ E tutte quelle pene che ti ho inflitto/ Spero di essere in grado di portarle via tutte/ E di essere il solo a raccogliere tutte le tue lacrime/ È per questo che ho bisogno che tu ti renda conto/ Ho trovato una ragione per me/  Per cambiare tutto quello che ero solito essere/ Una ragione per ricominciare di nuovo/ La ragione sei tu).

[5] “Wherever you will go” (The Calling... MITICA!!! Trad: Ultimamente mi sono chiesto/ Chi ci sarà a prendere il mio posto/ Quando me ne sarò andato, tu avrai bisogno di amore/ Per illuminare l'ombra (di tristezza) sul tuo viso/ […] Se potessi, allora vorrei/ Andrò dovunque andrai/ Dal luogo più alto a quello più basso/ Andrò dovunque andrai/ E forse, scoprirò/ Il modo per ritornare un giorno/ Per guardarti, per guidarti/ Attraverso il più oscuro dei tuoi giorni […] ).

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** E ritorno da te... ***


[…]

[…]

-         Steve?

-         Yuri! Finalmente! Si può sapere che fine hai fatto? Sono secoli che non ti fai sentire!

-         Già, questi ultimi due mesi sono stato molto impegnato… mi spiace. E tu, come va?

-         Solita vita… Tu, piuttosto, che mi racconti?

-         Mah, a dire il vero ti chiamo perché parlare con te mi ha sempre aiutato a chiarirmi le idee…

-          C’entra Miki? Se è per Aless…

-          No, non riguarda lei… o meglio, non soltanto. È per me: sai, mi hanno offerto un posto di lavoro in uno studio new-yorkese molto in vista, ma mi sono ricordato che tuo padre e tuo zio, prima che partissi, mi avevano detto che sarei stato il benvenuto nel loro studio…

-          Pensa, ne parlavamo proprio ieri: mi hanno chiesto che intenzioni hai, se vuoi rimanere in America o tornare in Giappone…

-          Steve, non lo so: tornare significherebbe rivederla, vivere di nuovo sotto lo stesso tetto e sapere che non ho più un posto nella sua vita mi ferisce. Non posso dire, in tutta onestà, di aver superato la cosa… non ancora…

-          Yuri, devi fartene una ragione! È inutile continuare a pensare a lei… e poi non c’è Angela? Mi sembra molto innamorata di te, ti è stata vicina, è una brava ragazza, no?

-          Sì, le voglio molto bene, ma…

-          … non è speciale come Miki…

-          No, non lo è.

-          Brutta cosa, le pene d’amore, eh, amico?

-          Puoi dirlo forte!

-          Beh, fammi sapere che cos’hai deciso per il lavoro, intesi?

-          D’accordo.

 

[…]

 

Questa era stata la telefonata all’amico. Che cosa doveva fare? Glielo dicevano tutti: doveva dimenticarla… oppure affrontarla, altrimenti sarebbe rimasta un fantasma, un “troll” come l’avrebbe chiamato Ibsen[1], che sarebbe ritornato all’infinito a tormentarlo. “Superare e conservare” come diceva Fichte[2]: oltre alla passione per l’astronomia, il suo compagno di stanza, Bill, gli aveva trasmesso quella per la filosofia e, nel corso di quei lunghi cinque anni passati oltreoceano aveva avuto occasione di leggere diversi libri in materia. Un modo come un altro per cercare di non pensare a Miki: non è che ci fosse riuscito, ma, se non altro, si era creato un bagaglio culturale non indifferente.

Era seduto sul suo letto, semi-sdraiato, indeciso sul da farsi. Fra le mani la foto di loro due abbracciati. Ripensava ancora alla conversazione avuta al mattino con l’amica Doris e alla telefonata a Steve di poco prima. Forse era davvero giunto il momento di arrendersi e decidersi a guardare avanti. Miki non c’era più: era questa la realtà. E doveva farsene una ragione. Anche se tutto quello che voleva, in verità, era avere una seconda opportunità. Dimostrarle che era cambiato, che potevano ancora essere felici… ma sapeva che non poteva essere più così… Se solo avesse potuto essere sua ancora una volta… [Una volta soltanto...]  Ma, per quanto lo desiderasse, non poteva fare niente per cambiare lo stato delle cose…

 

I guess now it's time for me to give up
I feel it's time
Got a picture of you beside me
Got you're lipstick mark still on your coffe cup
Got a fist of pure emotion
Got a head of shattered dreams
Gotta leave it, gotta leave it all behind now
Whatever I said, whatever I did I didn't mean it
I just want you back for good[3]

[...]

Aveva deciso: sarebbe ritornato a Tokyo.

 

 



[1] Nella poetica di Henrik Ibsen, drammaturgo norvegese dell’Ottocento, si può rintracciare il tema del “passato che ritorna”, come elemento che interviene a disturbare la quiete e l’equilibrio del presente dei personaggi (come, appunto, un troll, figura mitologica della letteratura della sua terra).

[2] Non mi sembra il caso, in questa sede, di fare della filosofia spicciola per sintetizzare il pensiero di Fichte, tuttavia forse è il caso di farlo… (ma non dite che non vi avevo avvertita!). Chiedo scusa in anticipo a quanti resteranno inorriditi da tanta semplicità con cui ho ridotto la sua filosofia, ma anche  a chi è ancora a digiuno di questa disciplina e potrebbe farsene un’idea sbagliata: in realtà è una materia molto affascinante e complessa, che appassiona molto, ma davvero, ripeto, non è questa la sede per discuterne. Pertanto mi limiterò a spiegare che: il tema centrale della filosofia idealista (corrente di pensiero che si sviluppa in Germania tra fine Settecento e inizio Ottocento) di Fichte, Schelling e, soprattutto, Hegel (e non soltanto dell’idealismo, comunque) è il dibattito sul sapere (e quindi sull’identità).

Secondo Fichte, occorre partire dal principio di identità (A=A). Secondo questo principio si può affermare che: 1) l’Io (=il Soggetto) pone l’Io 2)l’Io pone il non-Io (la realtà molteplice, tutto quanto è diverso dall’Io). Dalla SINTESI (termine hegeliano) di questi due principi (rispettivamente, la TESI e l’ANTITESI, secondo Hegel), deriva il 3 °principio: “l'Io oppone, nell'Io indivisibile (=l’entità creatrice), all'Io divisibile (=il soggetto individuale) un non-Io divisibile (=la realtà materiale)”:

“Infinito” per Fichte vuol dire “Superare e conservare”, dunque, perché l'Io si attua come azione, cioè come attività di superamento di una difficoltà (il Non-Io): se esistesse solo l'Io questo non sarebbe possibile (à tanto per intenderci è ciclico!).

[3] “Back for good” dei Take That… (non ammazzatemi: lo so che è un po’ datata, ma è ugualmente bella… quanti ricordi…! Trad: Penso che sia giunta l’ora/ di rinunciare, sento che è ora/ ho una tua foto qui con me/ ho ancora il tuo rossetto sulla tua tazza del caffè/ ho un pugno di pure emozioni/ ho la testa piena di sogni infranti/ devo lasciarli, devo lasciarli alle mie spalle/ Qualunque cosa abbia detto, qualunque cosa abbia fatto / non era mia intenzione, voglio semplicemente che torni per sempre [...]).

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sulla scia di un ricordo... ***


[…]

[…]

Ancora mezz’ora e poi sarebbe atterrato a Tokyo: gli sembrava assurdo, ma quei 30 minuti che lo separavano dall’arrivo nella sua città gli parvero più lunghi di quei 4 anni in cui era stato lontano.

Stiamo per arrivare: meno male, non ne potevo più!”– Angela, come al solito, riusciva a leggergli nel pensiero: aveva una capacità innata di comprendere i suoi stati d’animo e le interpretare le sue preoccupazioni, che neanche Miki, quando stavano insieme, per quanto si sforzasse, era riuscita ad avere. Angela gli era sempre stata vicina: era la persona che lo conosceva meglio, se non altro, ora che il soggiorno americano li aveva avvicinati così. Ricordava bene quando era iniziato tutto…

 

[…]

Era rientrato nella sua stanza completamente bagnato per via del temporale. Non aveva ascoltato neanche una parola dei suoi amici, ce preoccupati, gli avevano chiesto che cosa fosse successo. [Inutile…] Tutto era inutile ora che non aveva più Miki… Nei giorni seguenti non uscì neanche per mangiare, che fuori ci fosse il sole o la pioggia a lui non interessava, viveva per inerzia, perché gli era impossibile smettere di farlo, ma se fosse dipeso da lui, sarebbe morto quando le sue orecchie avevano sentito quelle parole. “Addio, Yuri”: gli sembrava di vederla, ancora, nitida, mentre si allontanava da lui. Nelle mani il compositore di numeri telefonici: “Adesso non mi serve più”…

In quell’istante il suo cuore aveva cessato di battere: era come se la sua anima si fosse staccata e allontanata dal suo corpo e stesse lì a osservare la scena dall’esterno. Quello non poteva essere lui, non poteva essere Miki, non potevano essere loro.

Vani erano stati tutti i tentativi da parte degli amici di distrarlo… neppure Willy era riuscito nel suo intento. Per questo ne aveva parlato con Angela. Di sicuro, pensava, la presenza rassicurante della ragazza avrebbe potuto aiutarlo.

Quella sera, stranamente, Brian era riuscito a portare fuori Yuri. A dire il vero, le cose non sono andate come potreste immaginare…

Come al solito, infatti, aveva litigato con Jinny: riuscire  a strapparle un appuntamento era impresa assai ardua e non riusciva a darsi pace per questo: dannazione! Usciva con tutti, perché con lui no?!

Era Yuri la causa di ciò… salì in camera sua in preda all’ira e alla disperazione: al diavolo le sue pene di cuore con Miki, anche lui stava soffrendo per amore, ed era lui la causa! Senza nemmeno bussare aprì la porta e lo trovò sul letto, che leggeva le vecchie lettere della fidanzata. Si avvicinò a lui senza nemmeno parlare, lo afferrò per la maglia e gli tirò un pugno prima che Yuri potesse parlare… “Avanti, alzati, smetti di fare la bambina e comportati da uomo. Affrontami e dimostrami che meriti l’amore di Jinny!” “Brian, io non mi batterò con te: lo sai che per me Jinny è solo un’amica” “Non ti credo: vieni fuori e parliamone a quattr’occhi”. Uscirono: erano tutti preoccupati e li seguirono fino a quando non salirono sull’auto di Brian. Arrivarono sulla spiaggia e Brian era già pronto a sferrare un altro attacco all’amico: il braccio alzato e rivolto verso Yuri. Stava per colpirlo di nuovo, ma la fermezza di quel volto, di quel corpo impassibile lo fece desistere: Yuri se ne stava fermo, immobile, di fronte a lui. In attesa, quasi. Di un qualcosa che lo punisse e lo sollevasse dai suoi sensi di colpa, che ormai da più di una settimana lo tormentavano. Nel vedere quegli occhi, così grandi, così brillanti, eppure così penti, privi di quel bagliore che lo avevano colpito quando per la prima volta gli aveva stretto la mano quando era arrivato al campus, Brian si fermò e lo abbracciò: “Perdonami, amico, sto andando fuori di testa: quella ragazza mi farà impazzire prima o poi”. Yuri rimase in silenzio, si limitò soltanto a ricambiare l’abbraccio. Si sedettero al bar e ordinarono due jin-tonic. E dopo altri due e due altri ancora… fino a che, senza nemmeno accorgersene, si erano ubriacati. La voce di Doris e Jinny che li chiamava sembrava loro così lontana… stavano forse sognando? “Eccovi, finalmente! Ma si può sapere che cosa ci fate ancora in giro a quest’ora? Eravamo preoccupati per voi!” li rimproverò bonariamente Doris. Aveva un che di materno e rassicurante: in quell’istante Brian la “guardò” veramente per la prima volta. Non si era mai accorto della brillantezza di quegli occhi azzurri così profondi. E nemmeno delle morbide curve che si nascondevano sotto quegli abiti così seriosi e “castigati”: l’eccentricità di Jinny, così appariscente, glielo avevano sempre impedito. Era proprio una bella ragazza, bisognava riconoscerlo: alta e slanciata, con le curve al punto giusto. E poi, pensò Brian, quelle lentiggini sulla pelle chiara e rosata del volto addolcivano molto i tratti del suo viso, dai lineamenti sempre seri. “Beh, che hai da guardare?!”- chiese imbarazzata. Per un attimo aveva abbassato la guardia e di trovò impreparata a una simile situazione. Nei suoi sogni più belli, più nascosti, era sempre stato Brian il protagonista, ma non avrebbe mai sperato di riuscire a conquistarlo [Deve essere per via dell’alcool, Doris, non ti fare illusioni…] pensò fra sé con rammarico. Osservarle così, insieme, da vicino, fu una cosa nuova per il ragazzo: si rese conto all’improvviso che tutta la spigliatezza della bionda mascherava in realtà una profonda insicurezza di fondo. Era solo una ragazzina viziata, consapevole della propria bellezza, a cui piaceva vedere i ragazzi sbavarle dietro e fare la fila per lei. Doris, invece, era completamente diversa: era matura, nonostante avesse la stessa età, responsabile e seria. Una ragazza “all’antica”, riservata ed era sempre stata un’amica sincera, disposta ad ascoltarlo, consolarlo e consigliarlo ogniqualvolta ne avesse avuto bisogno. Che sciocco che era stato a non accorgersene prima! “Siete completamente ubriachi” disse Jinny “Venite, vi riportiamo al campus: non puoi certo guidare in questo stato” aggiunse Doris. Brian si appoggiò a lei: che bella sensazione il calore del suo corpo, l’impressione di essere avvolti da un abbraccio materno lo inebriò e lo fece sentire, per la prima volta dopo tanto tempo, “a casa”. Jinny si avvicinò a Yuri per accompagnarlo all’auto, ma lui la respinse piuttosto bruscamente. Forse la riteneva ancora responsabile per quanto era accaduto fra lui e Miki. Forse voleva solo prendersela con qualcun altro per addossargli la colpa della loro rottura. Ma sapeva che non era così: Jinny era innocente. È vero, il suo scherzo era stato di pessimo gusto e Miki aveva avuto tutte le ragioni per essere gelosa, ma il grosso della colpa era solamente sua: era stato lui poco presente, troppo preso dai suoi impegni per trovare il tempo per Miki  e ora doveva prenderne atto. Si scusò per il gesto poco elegante, che non gli era proprio, e le disse che voleva rimanere ancora un po’ da solo per riflettere. Sarebbe ritornato più tardi. Lo lasciò pensierosa: era lì, seduto, chino sul bancone, e allontanandosi sentiva una fitta al cuore. Ma era meglio ascoltarlo: si sentiva in colpa, ancora, con lui, nonostante il chiarimento avuto la sere prima sul tetto. Sapeva, inoltre, che lui non ricambiava i suoi sentimenti e decise di arrendersi. Poi guardò Doris e Brian insieme: era felice per loro, e si sentiva sollevata perché così il ragazzo non l’avrebbe più tormentata e assillata come suo solito.

Giunti al campus, notò Willy e Angela che passeggiavano vicini: sembravano molto affiatati. Erano andati incontro a Doris per aiutarla a portare Brian, che si era addormentato, nella sua stanza. Lei era rimasta in disparte a osservare la scena: si sentiva così sola. Yuri non l’amava, Doris e Brian stavano insieme e Willy si era messo con Angela… e lei non aveva nessuno… salì in camera piangendo. Angela, Willy e Doris la videro correre su per le scale e tentarono di fermarla, ma invano. “Va da lei: parlale, confessale i tuoi sentimenti, ha bisogno di te”: le parole di Angela erano così cariche di speranza e coraggio… Willy la ringraziò e andò da Jinny: “E tu va da Yuri: anche lui ha bisogno di te”…

[…]

Si trovava ancora lì, seduto al bancone del bar: oramai erano andati via tutti, stavano già pulendo i tavoli… lo avvicinò, timorosa: “Ehi, i bravi ragazzi a quest’ora sono a casa… “Anche le brave ragazze…” - sorrise: il loro rapporto era sempre lo stesso: confidenziale e spontaneo. Scherzavano molto insieme e si capivano sempre al volo: era come se un filo sottile legasse le loro menti “Già, hai ragione… allora, mi accompagni?” – gli aveva preso un braccio fra le sue e lo aveva stretto a sé. Quella dolcezza, quel calore, lo fecero crollare. Si sentiva così fragile e solo… avvertiva i forte bisogno di tenerezza, di qualcuno che lo riscaldasse, lo facesse sentire amato… come quella volta sulla spiaggia, con Miki, quando si erano scambiati il loro primo bacio. Si appoggiò al suo petto: morbido, caldo, avvolgente… la stessa sensazione. Angela rimase perplessa per un attimo, ma poi ricambiò quell’abbraccio con uguale intensità. Era quello che aveva sempre sognato, dopotutto…

 

[…]

 

Arrivati nel suo appartamento, l invitò a fare una doccia calda per togliersi di dosso quello sgradevole odore di alcool: lei, nel frattempo, gli avrebbe preparato qualcosa di caldo da bere.

Ecco, tieni gli asciugam…”: non si era accorta che i ragazzo era già entrato in bagno ed era nudo davanti a lei. Arrossita si girò di scatto e fece per andarsene, tutta imbarazzata, ma una mano forte la fermò: “No, ti prego, resta: facciamo il bagno insieme?” non sapeva che cosa rispondere… era sempre stata innamorata di Yuri, ma non aveva mai pensato a lui in quest’ottica: era sempre stato un amore platonico il suo e l’idea di concretizzare i suoi sentimenti, così, adesso, la disorientavano…

Il ragazzo lesse nel suo sguardo tutte quelle paure e la baciò. Un bacio molto dolce, che la rassicurasse, ma al tempo stesso così passionale che sottrarvisi era impossibile. Tutti i suoi timori piano piano scomparvero. L’aiutò a togliersi i vestiti, mentre continuava a baciare ogni cm di pelle che si scopriva…

[…]

Fu tutto così bello e perfetto: ogni cosa, Yuri l’aveva fatta sentire cos’ donna, così bella, così preziosa! Non avrebbe mai immaginato di essere capace, lei, così timida e impacciata, di far stare bene a quel modo un uomo. Un uomo. Così lo vedeva, in quel momento, addormentato sul suo petto, con le lenzuola che gli scoprivano la schiena. Il suo uomo! Ancora non riusciva a credere che fosse vero! Era troppo bello per esserlo… Un velo di tristezza comparve sui suoi occhi… [Avrà pensato a lei mentre lo faceva con me… appena si sveglierà mi dirà che è stato un errore, che non avremmo dovuto, che se ne è già pentito e se ne pentirà per sempre…]: era totalmente assorta dai dubbi. Si alzò e andò in bagno: voleva guardare ancora una volta quel luogo dove si erano amati a lungo, con ardente passione… [Oh, Yuri, dimmi che anche per te è stato bello come lo è stato per me… se tu sapessi quanto ti amo…] tornò in camera, ripensando alla dolcezza con cui l’aveva portata lì la notte precedente: l’aveva adagiata sul letto con una tenerezza infinita a l’aveva coccolata per ore… Lo trovò semi-addormentato, che col braccio cercava qualcosa, qualcuno, nell’altra metà del letto… Lei? O forse Miki? Si avvicinò al letto, ma non si sedette. Rimase in piedi a osservarlo .com’era buffo con i capelli tutti spettinati! Guardava quei muscoli, così definiti, un corpo statuario, sembrava scolpito… sentì un brivido correrle lungo la schiena ricordando la sensazione provata durante la notte, trovandosi sotto al suo peso… Poi si svegliò. La guardava. Stava sorridendo… Era un po’ imbarazzato: nemmeno lui si aspettava una cosa del genere… “Buongiorno…” - disse, infine, abbassando lo sguardo… “Mi domandavo dove fossi finita…” “Ero di là…” “Pensavo fossi fuggita dopo aver scoperto il Mr. Hyde che è in me…” - disse ridendo… “Devo ammettere che la tentazione c’era!”. Si andò a sedere vicino a lui. Stavano ridendo come sempre. Nulla sembrava cambiato. Da un lato fu un sollievo per Angela. “Angela…”Uhm?” gli sorrideva rassicurante. Immaginava cosa voleva dirle e non voleva rendergli il compito più difficile. “Riguardo a stanotte…” “Sì? Dimmi” “Sono stato davvero molto bene con te. Dico sul serio…” “Ma…?” “Niente ma…, solo che, ora come ora, non lo so se me la sento di legarmi a te… non fraintendermi, non ho fatto l’amore con te pensando a Miki: i quel momento mi sentivo di farlo… però, adesso, non lo so più: non so ancora che cosa voglio veramente e devo capire i miei sentimenti, prima di poter amare liberamente un’altra” [Oh, Angela, non voglio farti soffrire…]

[…]

Non ti prometto niente
anche se tu mi piaci già un po'

[…]

Se tornerò a innamorarmi ancora
ora non so se sarà di te.
Se ci sarà posto ancora
potrai riempirlo forse tu.
Ma tu adesso non mi chiedere di più

[…][1].

 

Lo so Yuri” – era delusa, è vero, ma il pensiero che non l’avesse usata per stare ancora una volta con lei, con la sua ex, era già una gran consolazione, che allontanava, almeno in parte, i dubbi che l’avevano assalita al risveglio.

[…]

Nei mesi seguenti la loro vicinanza divenne sempre più stretta e assidua: il suo ciclo era in ritardo e Yuri aveva cercato in ogni modo di stare accanto alla sua amica. L’idea di diventare padre lo coglieva del tutto impreparato: non avrebbe mai immaginato sarebbe accaduto in quel modo, ma non poteva più, ora, cambiare il passato. Quante volta aveva immaginato una figlia che somigliasse a Miki: coi codini rossi e ricciolina, ma il destino non aveva voluto così. Ora doveva pensare ad Angela e assumersi le sue responsabilità. L’aveva accompagnata dal medico: era rimasto fuori ad attenderla, mentre l’infermiera l’aveva accompagnata nello studio. Si guardava intorno: quante mamme in attesa! C’era una coppia molto giovane seduta accanto a lui: il papà accarezzava dolcemente il pancione della donna, era il loro primo figlio, chissà che emozione. La tensione cresceva sempre più, non resisteva: sentì il bisogno di uscire… Che futuro avrebbe mai potuto offrire ad Angela e al loro bambino? Ancora non aveva un lavoro, né una posizione… Come l’avrebbe detto a casa, agli amici, a Miki? Immaginava già che cosa gli avrebbe detto… [“Ti sei consolato in fretta, Yuri, avevo ragione a dubitare di te e della tua fedeltà!”] Si ritrovò a pregare che non fosse incinta, che tutto tornasse come prima. Poi, come faceva di solito, si sforzò di trovare anche in questa situazione il lato positivo: in fondo Angela era sempre stata speciale per lui, ne era stato innamorato prima di conoscere Miki, era stata lei, in effetti, a impedirgli di continuare la sua storia con Arimi… [E poi, un figlio ti cambia la vita!] disse fra sé, pensando a tutte le cose che gli avrebbe insegnato e che avrebbero fatto insieme… Era ancora lì che pensava, quando si sentì toccare una spalla. Era Angela…. Il cuore gli saltò in gola: “Allora?” Sorrise. On sapeva come interpretare quel sorriso sul viso della ragazza… “Falso allarme – il tono della sua voce denunciava una delusione di fondo, che tentava di mascherare col sollievo realmente provato da entrambi- E’ per via del mio stato di salute, forse alcune medicine che prendo: dovrò fare ulteriori accertamenti, ma di sicuro niente bimbi…!” l’abbracciò, sentiva che ogni parola sarebbe stata inutile, superflua… avevano “perso” il loro bambino, che li aveva uniti come non mai e che li avrebbe uniti ancora di più in futuro…

 

[…]

 

Sì, che sollievo, mi sento le gambe addormentate a forza di stare seduto!”  La guardò: aveva un’espressione strana, chissà a che cosa stava pensando… [Yuri, anche se non abbiamo mai più fatto l’amore da quella volta, sappi che non lo dimenticherò mai…] “Angela?” “Umh?” disse scotendo la testa “A che pensi?” “Oh, nulla. Stiamo per arrivare… pensi che ci sarà anche lei all’aeroporto?” “Non lo so proprio…”

 



[1] Non ti prometto niente_ Eros.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sono qui... ***


[…]

[…]

Si pregano i Sigg. Passeggeri di allacciare le cinture: stiamo per atterrare

 

-          Yuri, Yuri, svegliati! Stiamo per arrivare, manca mezz’ora all’atterraggio!

 

La voce di Angela e quella del pilota lo avevano svegliato… Stordito e incredulo, si sentì quasi sollevato nel rendersi conto che si era trattato solo di un sogno: lui e Angela erano solo amici, non c’era mai stato nulla fra loro e, anche se una volta la ragazza gli aveva confessato i suoi sentimenti, nel corso di quegli anni trascorsi in America, si era dimostrata un’amica sincera e non aveva cercato in alcun modo di approfittare della situazione per farsi nuovamente avanti con lui. E Yuri lo aveva apprezzato. Aveva gradito la sua presenza quasi silenziosa, discreta, ma sempre presente e le era molto grato e riconoscente per il sostegno che gli aveva offerto. [Chissà perché questo sogno…?.] si chiedeva meravigliato… Gli ultimi due giorni erano stati molto stressanti per lui: il pensiero di ritornare in Giappone, cambiare nuovamente il proprio stile di vita e, soprattutto, rivedere Miki, lo avevano messo in uno stato di agitazione incredibile… ecco spiegato quel sogno![1]

 

-          Oh, meno male! Non mi sento più le gambe a forza di stare seduto!

-          Hai dormito a lungo…

-          Già, mi spiace, ti sarai annoiata…

-          No, affatto. Ho letto alcune riviste. Come va?

-          Si vede che sono agitato?

-          Un po’…  pensi che ci sarà anche lei all’aeroporto?

-          Non lo so… da un lato lo vorrei, ma in fondo spero di no… non so come potrei reagire… Devo ancora abituarmi all’idea.

 

[…]

 

Lei non c’era. Si era voltato intorno, senza farsi scorgere dagli altri, ma non l’aveva vista. C’erano tutti: Steve, Susy, Michael, Arimi e Ghinta, i suoi familiari… Tutti i suoi amici erano lì ad accoglierlo, ma Miki non era venuta… [Probabilmente ce l’ha ancora con me…]. Steve fu l’unico in grado di leggere l’espressione di delusione sul suo volto… l’unico oltre ad Angela. Anche lei aveva capito quello che sentiva in quel momento il suo amato e soffriva in silenzio per questo. Le faceva male vedere che era ancora innamorato di lei.

 

-          YURI!!

-          Ciao! Che bello rivedervi! Ci siete tutti… che piacere! Non me l’aspettavo!

-          Volevamo farti una sorpresa!

 

Non riuscì neanche  recuperare tutti i bagagli che già le mamme e i papà avevano iniziato a tempestarlo delle solite, sciocche, infantili domande: come è andato il viaggio, cosa ci hai portato, hai comprato dei dolci, ecc. ecc… Era proprio a casa!

Per tornare a casa preferì il passaggio di Steve:  i suoi genitori che lo tempestavano di domande e gli raccontavano tutte le “novità”  non erano il benvenuto migliore… fare quattro chiacchiere col vecchio amico di sventure era sicuramente meglio!

 

-          Vi spiace se vado con Steve? Dobbiamo parlare di lavoro…

-          Yuri, sei appena arrivato, avrai tempo per questo… vieni a casa ora – aveva detto sua madre.

-          Ma sì, vieni a casa adesso, c’è Miki, non vuoi rivederla? – gli aveva chiesto Rumi.

-          Certo, ma in effetti ho anche io una gran voglia di scambiare due parole da solo con Yuri. Lo riaccompagnerò più tardi- caro, vecchi, Steve! Sapeva sempre come toglierlo dagli impicci…

-          Sì, e poi così accompagniamo Angela…

-          Oh, ma non preoccupatevi per me, chiamerò un taxi…

-          Niente da fare, ti accompagno volentieri- le aveva strizzato l’occhiolino Steve.

-          Ci vediamo dopo a casa, non aspettatemi per pranzo.

 

[…]

 

Il tragitto in auto fu di un silenzio di tomba… Yuri guardava fuori dal finestrino senza dire una parola.  Guardava i ciliegi in fiore di quei viali alberati che era solito percorrere con Miki tornando da scuola… quanti ricordi! Sentiva un nodo al petto al pensiero che a breve l’avrebbe rivista: erano sotto lo stesso cielo, nella stessa città, a poche centinaia di metri l’uno dall’altra… che emozione….

 

[…]

Teso, ero a pezzi ma un sorriso in superficie
nascondeva i segni d’ogni cicatrice
nessun dettaglio che nel rivederti potesse svelare
quanto c’ero stato male

[..][2]

 

[…]

Solo la porta lo separava da lei: chissà che cosa provava Miki… lui era così agitato…

 

[…]

-          Miki, svegliati, dobbiamo andare a prendere Yuri!

-          Su, pigrona, alzati!

-         

-          MIKIII!!!

-          …. [MMMMMMMM………]

-          Se entro dieci minuti non sei pronta noi usciamo senza di te…

-          [Ecco, bravi ,andate…]

-          Miki, hai sentito?

-          TOC TOC…. Miki?

-          Eh?

-          Se non ti sbrighi faremo tardi...

-          Oh, Michael, non mi sento molto bene stamane… E’ meglio se rimanga a letto ancora un po’, forse è un po’ di influenza…

-          Ah… Sicura?

-          Sì, andate…. [Come faccio a rivederlo?! Oddio, non ci posso pensare… Yuri sta arrivando! Non ero pronta per questo… lo sapevo che prima o poi l’avrei rivisto, ma non immaginavo che questo momento sarebbe arrivato così presto… Devo dirgli di Alessandro…. Che faccia devo fare quando lo rivedrò? Come mi devo comportare? Oh, Meri, se fossi qui…]

Andò in bagno a lavarsi: non sapeva il perché, ma voleva farsi bella… Scelse un vestitino carino prima di uscire dalla propria stanza e l’adagiò sul letto. Entrando in bagno si ricordò di quando aveva visto Yuri in boxer quando erano rimasti a casa da soli… “Vuoi fare il bagno con me?” le aveva detto ridendo…[3] Possibile che non riusciva mai a parlare seriamente?! Scosse la testa per allontanare quel pensiero proibito ed entrò nella vasca. [Ahhh, che bello…]

[…]

Andò in camera, indossò il vestito e raccolse i capelli. Sul comò c’era l’acqua di colonia che le aveva regalato Katia: ne mise qualche goccia dietro le orecchie e sul collo ed era pronta… [Fra un po’ lo rivderò!]

 

DLIN DLON

 

[Oh, mamma! Sono loro!] Scese le scale di corsa per andare ad aprire. Si fermò davanti alla porta per sistemarsi un po’ i capelli, tirò un sospiro e cercò di sembrare il più naturale possibile… Aprì e…. Da-dan!  Che delusione nel vedere che lui non c’era!

[…]

 

DLIN DLON

[Oh, stavolta è lui davvero…]

- Miki, vai tu? Noi siamo indaffarate in cucina...

 

 



[1] Qualche cenno di “psicologia spicciola”…. Si tratta di un processo mentale chiamato CENSURA ONIRICA: Freud sosteneva che i “sogni sono la realizzazione di desideri”, ovvero: si sogna ciò che si vorrebbe accadesse.  A volte, però, interpretare i sogni non è così semplice, perché spesso ci sono alcuni elementi che sono SIMBOLI di qualcos’altro, dei sostituti onirici. Spesso, questo meccanismo si chiama CENSURA ONIRICA e, in parole povere, è quel processo mentale per cui la psiche si “difende” da altre sofferenze, sostituendo l’elemento che causa disturbo con un altro, il tutto per continuare il sonno (es: si sente la sveglia che suona mentre si dorme e si sta sognando che è il telefono, si ha sete e si sogna da bere… vi sarà capitato di sicuro). In realtà, infatti, Yuri aveva vissuto già una scena simile: quando ancora non stava con Miki, in due occasioni le aveva tirato la frecciatina “Facciamo il bagno insieme” e nel suo sogno aveva riunito i ricordi della 1° volta con Miki a quei due episodi (perché era quel che voleva realmente quando glielo aveva chiesto scherzando), sostituendo il volto di Miki, che lo aveva fatto soffrire, con l’immagine più rassicurante di Angela.

[2] Infinito_Raf

[3] Nonostante la lontananza Miki e Yuri non avevano perso la telepatia di sempre: entrambi avevano pensato, ciascuno a suo modo, allo stesso ricordo…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Di nuovo a casa... ***


DLIN DLON

DLIN DLON

 

Questa volta al campanello doveva essere lui… [Mamma mia… che faccia devo fare quando lo rivedrò?!]

-          Miki, vai tu, per favore? Noi siamo indaffarate qui in cucina, mentre Jin e Bart stanno preparando la tavola

-          Sì… vado io… - la voce le tremava, anche le gambe… il cuore aveva accelero i battiti e aveva tutte la mani sudate… Yuri, era lui… come fare? Andò ad aprire, timorosa. Con sorpresa vide che dietro la porta c’era una ragazza…

-          Ciao, Miki!

-          Angela, ciao! Che piacere, ti trovo bene.

-          Grazie, Miki. – Si voltò di spalle per guardare Yuri che scaricava dall’auto di Steve la valigia. Miki cercò di seguire con lo sguardo quello di Angela: come mai c’era anche lei?! Lo vide: era più alto! Sembrava più maturo, più uomo… com’era cambiato… Indescrivibile la sensazione che provò al solo vederlo… Stava avvicinandosi con la valigia in mano e il borsone in spalla. Sorrideva.

-          Ciao, Miki!

-          Ciao…

-          Come vedi ho fatto il viaggio in buona compagnia stavolta!

-          Già…

-          Sono felice di rivederti…

-          Anche a me fa piacere – il momento della verità si stava avvicinando… avrebbe dovuto dirgli di Alessandro… ma come? Quando?

Si scambiarono un bacio sulla guancia… quel profumo! Ancora… quanto l’aveva sognato…

 

si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose
si fa un po’ meno presto a
convincersi che sia così
io non so se è proprio amore:
faccio ancora
confusione
so che sei la più brava a non andarsene via
forse
ti ricordi
ero roba tua

[…][1]

 

Quelle guance arrossate… così morbide… Era sempre la stessa, bella come al solito… In un flash gli passarono davanti le immagini dei ricordi dei momenti trascorsi insieme… i più belli: la prima volta che la vide, mentre giocava a tennis contro il muro[2], il bacio che le aveva dato in infermeria, il loro primo bacio sulla spiaggia… gli si strinse il cuore, ma fece finta di nulla, sorrise, anzi, per non metterla a disagio. Sapeva già di Alessandro, ma, conoscendo Miki, poteva immaginare che in quel momento, così come nei giorni precedenti, stava pensando al modo “più carino”(o, meglio: “meno antipatico”) per dirglielo.

-          Salve, Koishikawa!

-          Ciao, Steve. Che fate sulla porta, entrate. – Si spostò per lasciarli passare.

-          Angela, Steve, vi fermate a cena da noi? – chiese Rumi orgogliosa di mostrare agli ospiti i suoi progressi culinari.

-          Oh, signora Maatsura, la ringrazio, ma avevo già un impegno. Sarà per la prossima volta, promesso – rispose strizzando l’occhiolino.

-          Dai, Steve, puoi dirlo che è perché non ti fidi… non è un problema, ormai ci è abituata! – mentre diceva così, Yuri gli diede una pacca sulla spalla e rideva. Miki lo guardava scherzare sorridendo: non era poi cambiato molto in questi anni, sempre allegro e gioviale come suo solito. Sembrava a suo agio, forse gli era passata… a quel pensiero i suoi occhi si fecero tristi per un attimo: possibile che Yuri l’avesse dimenticata? Magari stava con Angela… ecco perché era lì… ma perché pensava ancora a lui?! C’era Alessandro, era felice con lui, Yuri ormai apparteneva al passato.

-          No, davvero, devo andare. Ma la prossima volta mi fermerò volentieri.

-          Guarda che ci conto! Yuri non lo sa ancora, ma ho imparato a cucinare nel frattempo! – fiera e orgogliosa come un atleta sul podio – Neanche tu, Angela, ti fermi?

-          Mah, io veramente accetterei… se non è un disturbo… i miei non sono a casa e…

-          Hai ragione - disse Michael – mangiare da soli è proprio triste! Tu devi essere l’amica di Willy, Brian mi ha parlato di te!

-          Sì, ma non c’è niente fra noi, lui adesso sta con Jinny

-          No?! Davvero??

-          Perché ti stupisci? – chiese Yuri con aria divertita e naturale al tempo stesso

-          Ma, ecco, pensavo… e Brian? Come l’ha presa?

-          Oh, si è guardato intorno

-          [“Si è guardato intorno” … le parole di Yuri risuonarono come un’eco nelle orecchie di Miki… guardarsi attorno… e se anche Yuri si fosse guardato attorno?! Lui e Angela sembravano molto affiatati: doveva esserle stata molto vicina in tutto questo tempo… “Ma staranno insieme?” scosse la testa per allontanare il pensiero, un po’ per scongiurarlo… un po’ per convincersi che la cosa non la riguardava. Non più]

-          Non mi dire! Doris!

-          Esatto, come facevi a saperlo? – chiese incuriosita Angela

-          Finalmente si è accorto di lei! Era la sua amica di sempre, quella che lo consolava per ogni delusione amorosa… Era ora che lo capisse!

-          [“Era la sua amica di sempre, quella che lo consolava per ogni delusione amorosa…” … come Angela con Yuri… oh, no, non poteva essere vero… non potevano stare insieme!]

 

[…]

 

Nella sua stanza Yuri rifletteva sulla serata appena trascorsa… Miki era lì, nella stanza accanto… Erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra… non riusciva a dormire: pensava a lei, a quanto fosse bella, a quanto fosse ancora innamorato di lei…


[...]

quattro anni scivolati in fretta e tu
mi piaci come sempre... forse anche di più,
[...][3]

 

Si alzò, non era più stanco: il sonno gli era passato… Pensò si trattasse del fuso orario, ma sapeva bene che, in realtà, era  a causa di Miki che non riusciva ad addormentarsi. Decise di andare a prendere una boccata d’aria fresca in giardino: sarebbe servita per schiarirsi le idee e a ricaricare le pile per l’indomani…

 

[…]

 

Yuri e Angela… non riusciva a non pensare a loro due insieme, così vicini e legati… che fastidio!! Per tutta la serata Miki si era sentita estranea ai loro discorsi: sentirli parlare con Michael di quei posti, delle stesse persone, che lei non conosceva la facevano sentire un’intrusa… che cosa ci faceva lei lì? Yuri era tornato, era vero, ma era lontano anni luce ugualmente: il tempo, le esperienze diverse, la lontananza… la sofferenza… lo avevano cambiato, forse era cambiata lei, ma la cosa certa era che, ormai, erano quasi due estranei… che illusa ad aver pensato, per un istante, che nulla fosse cambiato!

Continuava a rigirarsi nel letto, davanti ai suoi occhi l’immagine di Yuri che riaccompagnava a casa l’amica “Beh, io accompagno Angela a casa. Ci vediamo domani”: che cosa voleva dire???? Avrebbe dormito da lei???

Che cos' ho? Forse ho voglia di te
Ma non riesco a trovare un fiammifero
Per guardarmi dentro
Non lo so cosa voglio però
Ad ogni modo allora cos'è
Tutto questo tormento che mi brucia dentro
Cos'è

[…]

Che cos' ho? Resto sola in città a cercarti
E non riesco a trovarti un solo difetto
Che cos' ho? Che non va e non riesco a dormire
E continuo a rotolarmi nel letto
[…][4]

 

[Oh, Miki, la vuoi smettere?!?! Che ti importa di lui!!] decise di telefonare ad Alessandro: lui l’avrebbe di sicuro tirata su di morale…

 

-        Ciao, sono io…

-        Che voce triste! Che è successo? – il tono rassicurante e paterno di Alessandro…

-        Si nota?

-        Anche un sordo se ne accorgerebbe!

-        Dai, smettila di prendermi in giro!

-        Allora? Che c’è che non va? E’ per Yuri?

-        Sì, cioè, no…

-        Sì o no?

-        Sì.

-        Gli hai detto di noi e l’ha presa male?

-        No…

-        Non gli hai parlato?

-        No…

-       

-        Non ti arrabbiare… lo so che avrei dovuto dirglielo, ma non ne ho avuto l’occasione… il coraggio…

-        Non mi sono arrabbiato. Ti capisco… se preferisci possiamo dirglielo insieme domani, se non vuoi che gli parli io…

-        No, è meglio che lo faccia io. Comunque grazie. Volevo sentire la tua voce…

-        Miki?

-        Sì?

-        E’ la prima volta che me lo dici per prima!

-       

-        Ehi, guarda che ti vedo che sei arrossita!

-        Non è vero! – si guardò allo specchio: Alessandro aveva ragione, era arrossita veramente! Si stupiva ogni volta di quanto quel ragazzo riuscisse a capirla… e si stupì ancora di più ripensando alle sue parole: era davvero la prima volta che gli diceva, di sua iniziativa, qualcosa di carino… come mai proprio ora? Sarà stato per via di Yuri, perché si sentiva gelosa di Angela? “Gelosa”… finalmente l’aveva detto! Lei era gelosa di Yuri!

-        Miki? Ci sei? Ti ho sconvolta?

-        Oh, no, no… b-buonanotte, Alessandro, ci sentiamo domani

-        Notte. Ti… - aveva già chiuso. Avrebbe voluto dirle che la pensava, che le voleva bene, che l’amava, ma non aveva fatto in tempo… [“Meglio così, meglio dirle di persona certe frasi!”  disse fra sé e sé avvicinandosi al suo pianoforte, in fondo per lui era già una conquista quello che gli aveva detto poco prima al telefono].

 

Gelosa di Yuri e Angela: era assurdo! Eppure era così che si sentiva… ma com’era possibile??

[Chissà se è già rientrato…] Non potendo dormire, pensò di andare a prendersi qualcosa da bere… sorseggiare una tazza di te in giardino forse le avrebbe conciliato il sonno. Aprì la porta e scese le scale. Passò davanti alla porta di Yuri, la luce era spenta: dormiva già? Non era ancora rincasato? [Oh, insomma, Miki! Piantala di pensare  a Yuri!!]

 

 

 



[1] L’odore del sesso (Ligabue). È bicolore perché sia Miki, sia Yuri avevano avuto la stessa sensazione.

[2] Mi riferisco all’episodio del prequel “Quello stesso giorno a casa di Yuu”.

[3] Infinito (Raf): qui si spiega perché ho immaginato che fossero passati 4 anni: so che sono troppi, ma già dall’inizio avevo in mente questa canzone, per cui ho dovuto adattare la storia ai testi.

[4] In vacanza da una vita (Irene Grandi)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Di nuovo vicini ***


8

8. Di nuovo vicini

 

“Dolce e chiara è la notte e senza vento”[1]: nonostante la luna fosse già alta nel cielo, si riuscivano a intravedere le stelle che, deboli, brillavano argentate su di un manto di velluto blu. L’aria era fresca. Intorno tutto silenzio. Yuri era sdraiato sul lettino da giardino già da una mezz’ora abbondante, ma non si era accorto del tempo che passava, talmente era piacevole sostare su quella sdraio. Erano già le 3 di notte: era in Giappone già da 14 ore. Doveva ancora abituarsi: non riconosceva più quei tetti, quegli alberi, quelle case che per diciotto anni erano stati lo scenario della sua vita. Non erano i grattacieli della metropoli yankee, con tutte quelle luci che folgoravano lo sguardo, ma un’immagine rassicurante, quasi “materna”, che lo faceva, finalmente, sentire “a casa”. Presto si sarebbe ambiento nuovamente al vecchio stile di vita: il suo fisico doveva solo riassorbire i postumi del jet-lag. [Ah, come si sta bene: quasi quasi mi addormento qui!]. Ad un tratto quella quiete fu interrotta da un rumore di passi che lo destò dal suo torpore. Si voltò di scatto, quasi spaventato. Ma qualcuno era ancora più spaventato di lui:

 

-          AAHHH!!!

-          Miki?!

-          Yuuuri!

-          Ma perché urli?

-          Mi hai SPAVENTATA! Perché te ne stai al buio?

-          Scccccccc! Vuoi svegliare tutti?? Non riuscivo a dormire… sono venuto a prendere una boccata d’aria fresca… E tu? Si può sapere che ci fai qui?

-          Ehm… io… n-niente – arrossì – ero venuta per… beh, volevo bere qualcosa e così…

-          … volevi verificare se ero rientrato e sei venuta fuori a vedere se c’era la mia macchina!

-          NO! ….

-          …. (sguardo “assassino”, scrutatore e perplesso, sopracciglio accigliato)

-         

-          (continuando a storcere le labbra perplesso) No?

-          E va bene, lo ammetto, sì…

 

Ne fu contento e sorrise compiaciuto. Forse c’era ancora una speranza per loro due!

 

-          Ah, bene, non faccio in tempo a tornare che già mi spii… brava!

-          Non è vero! E’ solo che… ecco, sì, insomma, avevi detto “Ci vediamo domani” e così pensavo che avresti dormito fuori…

-          Perché pensavo che sareste stati già addormentati al mio rientro! Sciocchina! – e dicendo così le accarezzava la testa spettinandole i capelli. Rideva. Per un attimo sembravano tornati indietro a quando andavano ancora al liceo… Miki sentì il cuore balzarle in gola, accelerando il suo ritmo fino quasi a saltarle fuori dal petto. Era sicura che anche Yuri se ne fosse accorto… era così forte, non poteva non averlo sentito. Si fermò un istante: come poteva, un cuore solo, battere così forte?!? Era il suo! Anche Yuri era emozionato, sì, ecco perché… [Oh, Yuri… non mi guardare in quel modo… lo sai che muoio quando fai così…]

-          E allora spiegati meglio la prossima volta! – (linguaccia!) voleva levarsi da quella situazione imbarazzante quanto prima – non che con questo voglia dirti che non dovevi dormire fuori… sia chiaro, sei libero di fare quello che ritieni più giusto… [Miki, ma perché dici così?? TI sei bevuta il cervello?? Che ti è preso?!] … cioè… voglio dire…

-          Miki?

-          Eh?

-          Calmati! Non devi giustificarti: stavo scherzando! Mi ha fatto piacere… davvero… mi sento di nuovo a casa, ora.

-          Bentornato!

 

Si sedettero sui gradini della scaletta, gomito a gomito, e parlarono a lungo, del più e del meno, come due vecchi amici. Il tempo sembrava non essere mai passato: il loro rapporto (o quel che ne rimaneva) aveva conservato la stessa freschezza e spontaneità di sempre, come se nulla fosse successo… invece ne erano cambiate, di cose! A questo pensiero lo sguardo di Miki si fece triste: doveva dirglielo. Ma come? Yuri se ne accorse. Avrebbe voluto chiederle della sua vita, qualcosa di più personale, ma temeva gli dicesse che non erano affari che lo riguardavano… [Non più…]

Ieri ho ritrovato
le tue iniziali nel mio cuore
non ho più voglia di pensare
e sono sempre più sbadato

tu come stai? [x 3]

tu cosa pensi
dove cammini
chi ti ha portato via
chi scopre le tue spalle
chi si stende al tuo fianco
chi grida il nome tuo
chi ti accarezza stanco

[…][2]

-          Yuri?

-          Sì?

-          Vorrei parlarti…

-          Scusa, finora che cosa abbiamo fatto? – tentò di sdrammatizzare. Sorrideva e le strizzava l’occhiolino

-          Seriamente…

-          Dimmi…

-          E’ così difficile… Non so da dove cominciare…

-          Dall’inizio… - il suo sorriso era così tranquillo e rassicurante… si fece coraggio:

-          Beh, ecco vedi… quando ci siamo lasciati… io sono stata malissimo… non volevo più uscire, mangiare… ero diventata intrattabile, non volevo vedere nessuno… ma Alessandro mi è stato molto vicino… - la guardava in silenzio. Era sereno in volto. Immaginava già la sua reazione appena avrebbe pronunciato quelle parole, ma un sorriso sul quel viso abbronzato e segnato di stanchezza la fermarono…

-          Capisco, non aggiungere altro. Dimmi solo una casa: sei felice insieme a lui?

-         

-          Lo sono anche io, allora. Alessandro è un bravo ragazzo: saprà renderti felice, te lo meriti. - (Sorriso) Lo sapeva già: Steve glielo aveva detto. Aveva avuto già modo di prepararsi psicologicamente, ma sentirlo di persona, dalla sua voce, fu ugualmente un duro colpo da incassare. Tuttavia, seppur triste, il suo sorriso era sincero. Si sentiva in colpa per la sofferenza causatale e non poteva che essere felice per lei se, come diceva, lo era davvero, anche se significava averla persa per sempre.

-          … [Yuri! Non pensavo saresti stato così comprensivo! Riesci sempre a stupirmi!] (sorriso)

-          Beh – imbarazzato -, si è fatto tardi! Vado a dormire altrimenti domani non mi tirerebbe giù dal letto nemmeno una gru!

-          Già, è vero… Buonanotte!

-          Notte

-          Yuri?

-         

-          Grazie! … E’ stato bello poter parlare di nuovo con te!

-          E’ vero…

 

E si incamminarono in casa verso le loro stanze.

 



[1] Permettetemi un omaggio al caro Leopardi!

[2] E tu come stai (Claudio Baglioni)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Vite parallele ***


9

9. Vite parallele

 

Che vuoto indescrivibile! Si sentiva veramente a pezzi… nonostante fossero passati tutti quegli anni [Quattro…], Yuri capì in quel momento di essere ancora innamorato di Miki.

[…]

Mi sembra chiaro che

Sono ancora impantanato con te

Ed è sempre più evidente[1]

[…]

Oramai aveva, però, anche la consapevolezza di non aver più un posto nella sua vita. Continuava a ripensare alle sue parole: “… Alessandro mi è stato molto vicino…” .

Steso sul letto ricordò i momenti trascorsi insieme, quando andavano a scuola e la loro storia era appena iniziata…

 

Michela, Michela,

dicevi un giorno che ce ne andremo via
e ricordo pioveva, ma c'era il sole nella tua ironia
E una rosa comprata tornando a casa, tra i capelli portavi tu
[...]

Tra i banchi di scuola, bocconi amari da mandare giù
ma poi tra le lenzuola, per ore non ci fermavamo più
E quel figlio che insieme avevamo sognato
chi lo sa se anche lui si sarebbe fermato
ad aspettare qualcosa che non è arrivata mai

[...]

Michela Michela...
ma il tuo sorriso non è cambiato mai

[...][2]

 

L’aveva persa. Per sempre. Una profonda nostalgia invase il suo cuore: si sentiva molto triste,

ma, nello stesso tempo, era più sereno. Perché sapeva che, almeno lei, era felice, non soffriva più: era di nuovo capace di sorridere, di aprire il suo cuore all’amore ancora una volta. E questo gli bastava. Non poteva conoscere il tormento che, nella sua cameretta, l’assaliva ogni notte, da un po’ di tempo a questa parte…

 

[…]

 

Sdraiata a pancia in giù sul letto, Miki sfogliava il suo diario. Rifletteva sulla conversazione da poco conclusa con Yuri: non avrebbe mai immaginato che un calore simile potesse inondarla nuovamente parlando con lui. Era trascorso così tanto tempo dall’ultima volta… ma era come se tutto fosse rimasto fermo come allora. Non era cambiato niente. I suoi sentimenti erano gli stessi di tanto tempo fa… lo amava ancora! [No, Miki, che cosa mai vai pensando! TI sei forse bevuta il cervello?! È solo l’emozione di averlo rivisto… un po’ di nostalgia, ma… tu… ami Alessandro! Non farti ingannare dalle tue sensazioni…]

 

In mezzo alle pagine
di questo mio libro ci sei tu
davvero difficile
lasciare i ricordi andare giù
[...]

Sarà l'abitudine
sarà che ogni giorno eri con me
indimenticabile
ancora mi vieni in mente
così incessantemente
come una goccia che
cade leggera ma scava dentro me
[...][3]

 

Scosse la testa per allontanare i ricordi che stavano per riaffiorare nella sua mente. Si asciugò velocemente una lacrima che, repentina, aveva iniziato a scivolare dagli angoli degli occhi e tirò su col naso cercando di sorridere: [Miki, è un bel ricordo, fa parte di te, ma ormai è passato. Dormici su, vedrai che domani starai meglio!]

 

[…]

 

-        Yuri? Si può?

-        Mm? Mamma?!?

-        Sì, io! Ti ho portato la colazione in camera!

-        Ahhh… graaazie…. (faccia perplessa…) P-perché?

-        Ma come perché?! Per darti il benvenuto!

-        Permesso…?

-        Rumi?

-        Katia… anche tu?

-        Abbiamo avuto la stessa idea…

-        Già…

-        Ma che bello! (Yuri, col viso sempre più preoccupato e perplesso che mai)

-        Bene – dissero insieme le due mamme – vorrà dire che oggi farai doppia colazione, così ti rimetti un po’ in carne, che sei così deperito… ma mangiavi lì?

-        Sì, certo che mangiavo! Angela mi preparava sempre l’oden e il sushi… - in quel momento passò Miki fuori dalla sua stanza, stava scendendo in cucina e non poté fare  ameno di sentire quanto Yuri aveva appena detto. [Così Angela cucinava per lui… e già… allora è vero, stanno insieme….]. Subito un flash:

o        Mmm… non sembra un granché dall’aspetto…

o        Cattivo! Assaggialo, almeno, prima di dire com’è!

o        Mi devo fidare?!

o        … Grrr…

o        Ok, ok, lo mangio! …. Mmm… buonissimo…

o        Beh, almeno un po’ più di entusiasmo potresti mettercelo, no? Sapessi che fatica per prepararti la colazione! Ho messo pure la panna, la maionese e il tonno. […]

 

CRASH! Passando, Miki, fece cadere la cartella che teneva in mano. La raccolse in fretta e fece per scappare, ma una voce la fermò:

-          Miki!

-          Ah, ciao! Non volevo disturbare... buongiorno! Dormito bene nel tuo vecchio letto?

-          Diciamo di sì…

-          [Diciamo?! Come mai? Forse a new York dormiva meglio? Forse dormiva in compagnia… ANCORA!! BASTA, Miki!]

-          Hai visto?! Gli abbiamo portato la colazione in camera tutte e due

-          Ehhh, che braveeee [Stessa espressione di Yuri. Si guardarono, complici, e si misero a ridere contemporaneamente]

-          Stavi andando a fare colazione, vero?

-          Sì, poi devo andare a scuola per gli allenamenti.

-          Beh, fermati qui. Facciamo colazione insieme: da solo non ce la farei mai a finire tutto

-          Cosa vuoi dire?! Che mangio tanto?!?!?

-          Beh, di certo non si può dire che tu mangi come un uccellino…

-          YURI!!!

-          Eheheheheheh – rideva compiaciuto.

[…]

Le mamme li lasciarono soli, a prendersi in giro a vicenda.

-          Che bello vedere i nostri figli ridere e scherzare così, che allegria di nuovo in questa casa!

-          Hai ragione, Rumi, c’è proprio armonia.

[…]

-          Beh, grazie per la colazione. Ti lascio vestire. Io vado, Ghinta mi aspetta.

-          Non mi aiuti a vest… - si interruppe perché vide il viso di lei diventare sempre più rosso. In effetti, anche se scherzava, aveva esagerato: c’era andato giù pesante stavolta, come quella volta del bagno… - s-scusa… non volevo… è solo che… ridere e scherzare di nuovo così, con te, mi ha riportato indietro… un po’ di nostalgia… tutto qui. Scusami ancora…

-          M-ma certo… figurati… beh, io però vado…

-          No, aspetta

-         

-          Se vuoi ti accompagno un pezzetto: l’ufficio del papà di Steve è sulla strada…

-          Ah, sì. Ti aspetto sotto…

 

Scendeva le scale come se fosse su una nuvoletta rosa: era così felice per aver ritrovato la sua amicizia! [Nostalgia?! Ho capito bene? Ha detto nostalgia… anche lui ha nostalgia!]

 

[…]

 

-          E così fra 3 settimane c’è la finale del torneo…

-          Già, sono così agitata…

-          No, sono sicuro che la straccerai! Sei un asso!

-          Dici? [Yuri, riesci sempre a tirarmi su di morale e infondermi coraggio!] – si ricordò di quando, al liceo, doveva affrontare la campionessa del Sakaki e il giorno prima Yuri l’aveva accompagnata a fare shopping e le aveva regalato un nuovo completino da tennis…

-          Ci stai pensando anche tu?

-          Eh?!

-          A quella volta che ti accompagnai a comprare la nuova divisa per distrarti prima della finale…

-          Sì…

-         

-          [E’ pazzesco!]

-          … Beh, io devo girare di qua. Salutami Ghinta. Ci vediamo stasera.

-          Ciao e in bocca al lupo per il tuo primo giorno di lavoro, architetto!

-          Pensa ad allenarti bene!

 

 

 

 

 

 



[1] Un’altra te (Eros)

[2] Michela (Massimo di Cataldo)

 

[3] Lasciala andare (Irene Grandi)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ghinta-sensei ***


10

10. Ghinta-sensei

 

L’asciugamano sul collo, Miki se ne stava seduta sulla panchina. Ghinta, in piedi di fronte a lei, la guardava in silenzio.

 

-          Ah, sono esausta: mi hai massacrata oggi!

-          Non è vero, pappamolle! Mi ringrazierai, fra tre settimane, vedrai!

-          Speriamo… sono molto agitata…

-          Miki, non devi pensare ad altro. Quando giochi devi liberare la mente da qualsiasi pensiero. Soprattutto quelli negativi…

-          [Ghinta… come mi conosci bene…solo guardandomi giocare hai capito che c’era qualcosa che non andava…]

-          Capito?

-          Eh? Sì,sì... certo…

-          Che cosa c’è che non va?

-          N-nulla, davvero, va tutto bene! Eheheheh

-          [Miki, non fingere con me…]

-          Sono solo un po’ tesa per la finale, veramente

-          Tutto qui, sicura?

-         

-          Miki, vorrei che ti fidassi di me… sai che sono tuo amico e che su di me puoi sempre contare…

-          … SIGH…SIGH… Ghinta… io… non lo so cosa mi succede, ma mi sento così strana e confusa… da quando è arrivato Yuri…

-          Oh, Miki – e l’abbracciò. Non poteva sapere che Arimi era appena arrivata e aveva visto la scena da lontano. Era corsa via piangendo. Miki, Miki, sempre il fantasma di Miki fra di loro e ora aveva potuto constatarlo coi suoi occhi: quello che Ghinta sentiva per Miki era molto di più che semplice amicizia… avrebbe dovuto imparare a conviverci ogni giorno oppure lasciare perdere e rinunciare  a lui. La faceva soffrire, ma era l’unica soluzione plausibile: era meglio una sofferenza grande una volta sola che un lento e piccolo dolore perenne…

-          Cos’è stato questo rum… ARIMIII!!! Fermati, dove vai? ARIMIII!!!

-          Presto vai da lei… non pensare a me…

-          Scusami Miki…

-          [Sono buona solo a combinare pasticci io…Speriamo che facciano pace!]

 

[…]

 

La raggiunse. Erano alla fontana del parco. L’aveva fermata per un braccio. Non si voleva girare per non farsi vedere in lacrime da lui.

-          Arimi, hai capito male: fra me e Miki non c’è nulla… stavo solo consolandola perché è depressa e confusa per causa di Yuri… credimi, io… amo solo te…

-          … - Era rimasta senza parole: non sapeva cosa dire. Non le aveva mai detto di amarla… avrebbe voluto che glielo dicesse in un altro momento, ma era ugualmente felice – Ghin-ta…

-          Arimi…                    (KISS)

 

E' iniziato tutto per un tuo capriccio
Io non mi fidavo..

[...]

Scusa sai se provo a insistere
Divento insopportabile
Ma ti amo..ti amo..ti amo
Ci risiamo..vabbè, è antico, ma ti amo..
[…]
E scusa se non parlo piano
Ma se non urlo muoio
Non so se sai che ti amo..
E scusami se rido, dall'imbarazzo cedo
Ti guardo fisso e tremo
All'idea di averti accanto
E sentirmi tuo soltanto
E sono qui che parlo emozionato
..e sono un imbranato!

[...][1]

 

 

A volte mi domando se,
Vivrei lo stesso senza te,
Se ti saprei dimenticare.
Ma passa un attimo e tu sei,
Sei tutto quello che vorrei
Incancellabile oramai!

Sembrava un'altra storia che,
Il tempo porta via con se,
Tu non lasciarmi mai!
Tu non lasciarmi!
E più mi manchi, più tu stai
Al centro dei pensieri miei
Tu non lasciarmi mai
[...]

Con la tua voce, l'allegria
Che dentro me non va più via
Come un tatuaggio sulla pelle.
[…]

Così profondamente mio
Non ho mai avuto niente io
[...]

E più ti guardo e più lo sai
Di te io m'innamorerei
Tu non lasciarmi mai
Tu non lasciarmi,
Non farlo mai perché

Se guardo il cielo
Io sento che sarai
Incancellabile oramai

[...][2]

 

[…]

 

-          Signorina triste!

-          A-Alessandro… che ci fai qui?

-          Ah, bene, è così che si accoglie un fidanzato che è venuto a prendere la sua ragazza?! Se vuoi me ne vado…

-          No, scusami, è solo che in questo periodo sono molto tesa per via della finale…

-          È per questo che sono venuto a prenderti. Stasera ti porto a cena fuori, così ti distrai un po’… che ne dici?

-          Oh… a dire il vero domani mi devo alzare presto… non saprei…

-          Non faremo tardi, promesso. Ti porto in un posticino bellissimo, vedrai, non te ne pentirai!

-          [Oddio, che cos’avrà in mente?!] Ma ecco… veramente…

-          Non accetto rifiuti!

-          E va bene [in fondo distrarmi un po’ mi farà bene, così non vedrò Yuri per una sera… e poi, poverino Alessandro, l’ho un po’ trascurato in questi giorni…]

-          Allora va su a cambiarti, ti aspetto qua fuori.

-          Ok, faccio in un attimo! – e corse su per le scale. Arrivata al piano superiore si fermò perché vide Yuri che stava uscendo.

-          Ciao

-          Yuri… - tuffo al cuore…

-          Buona serata

-          C-come è andato il primo giorno di lavoro?

-          Benone, è molto interessante, stiamo lavor…

-          Buona serata? – ripensò alle parole di qualche istante prima del ragazzo. Sul momento non vi aveva prestato alcuna attenzione - Perché esci?

-          Vado da Angela, ha detto che vuole festeggiare…

-          Ah… - ne fu alquanto infastidita – Divertiti. – e corse in camera sbattendo la porta alle spalle.

-          [Mah, è tutta strana…] pensò scotendo la testa. Arrivato sul portone di casa vide Alessandro che l’aspettava. Si irrigidì per un attimo, poi si fece coraggio e andò verso di lui.

-          Ciao

-          Alessandro

-          Sei tornato… com’è riprendere le vecchie abitudini? – c’era un che di sarcastico nelle sue parole. Se si riferiva, pensava Yuri, a come si sentiva nel vedere che miki e lui ora stavano insieme aveva toccato un tasto dolente, ma non volle dargli la soddisfazione

-          Meglio di quanto immaginassi. E poi, avevo nostalgia di casa, dopo quattro anni…

-          Immagino… - sempre lo stesso tono allusivo. Possibile che si sentisse minacciato da suo ritorno? No, Steve gli aveva detto che erano una bella coppia e la stessa miki gli aveva confessato di essere felice insieme a lui. [Non ti illudere, Yuri…]

-          Ti saluto perché Angela mi sta aspettando. Buona serata, divertitevi.

-          Anche tu!

 

[…]

-          Yuri, sono così emozionata e felice per te! Te lo dicevo che ce l’avresti fatta: io ho sempre creduto in te!

-          Grazie, Angela, se non ci fossi stata tu non so come avrei fatto…

-          Non devi ringraziarmi, so che anche tu l’avresti fatto per me… Dai, ora non pensiamoci. Godiamoci la cena in questo ristorantino italiano: so che ne vai matto!

-          Già!

 

[…]

-          Allora, si può sapere dove mi porti, Alessandro?

-          Ancora un attimo e poi potrai aprire gli occhi…

-          Uffa, dai lo sai che sono curiosa…

-          Sei peggio di una bambina capricciosa! Ecco, dai, siamo arrivati, puoi aprire gli occhi – Quella vista fu per Miki motivo di shock: quanti ricordi legati a quel ristorante… Alessandro non poteva certo sapere…

 

Era stato proprio lì, in quel ristorante-pizzeria italiano che aveva conosciuto Yuri… Lo ricordava ancora, bellissimo e trafelato per il ritardo, con il suo sorriso radioso e l’aria insolente al tempo stesso. Lo aveva subito trovato affascinante, nonostante la sua antipatia: sperava di trovare in lui un alleato per impedire la separazione dei genitori e invece lui approvava la loro decisione!

 

-          Che c’è?

-          Eh? N-niente! Avanti, entriamo… forza: ho una fame… [poverino, lui voleva farmi una sorpresa… cosa poteva saperne dei ricordi legati a questo posto…]

 

La vista che le si presentò davanti, però, fu alquanto più shockante: seduti, in fondo alla sala, c’erano Yuri e Angela che cenavano a lume di candela… NO! Questo era proprio troppo!

 

-          Oh, guarda chi c’è…

-          Già, forse è meglio se ce ne andiamo, sai?

-          Miki, perché? Io non ho nessun problema a cenare con la mia ragazza nello stesso posto in cui c’è il suo ex… per te lo è?

-          N-no, che dici, figurati…

-          Andiamo a salutarli…

-          Ma no, dai, Ale, lasciamoli tranquilli… Godiamoci la serata: tutta per noi due…

-          Come vuoi…

 

[…]

 

Si accorse in quel momento che Miki era appena entrata con Alessandro. Con tutti i locali che c’erano a Tokio, proprio lì dovevano andare, eh? [Piccolo il mondo…]

 

-          C’è qualche problema?

-          Eh? No, assolutamente… - si voltò e capì che mentiva. Era ovvio che si era irrigidito per l’arrivo di Miki e Alessandro.

-          Garda che c’è…

-          Già. Se hai finito possiamo andare, che dici? Così facciamo due passi…

-          Ah, sì, vado solo un attimo in bagno.

-          Ok, ti aspetto fuori.

 

[…]

 

[Mamma mia, pure qui me lo dovevo beccare… e io che ero felice che almeno per una sera sarei stata tranquilla…] erano questi i pensieri di Miki, mentre si stava sciacquando il viso… aveva sentito il bisogno di rinfrescarsi le idee e pensava che facendolo col volto ci sarebbe riuscita. Fu una sorpresa vedere allo specchio il volto di Angela riflettersi accanto al suo…

 

-          Angela!

-          Ciao Miki

-          Bella serata, eh?

-          Sì.

-          Che sorpresa vederti… piccolo il mondo, vero?

-          Abbastanza. Beh, ti saluto perché Yuri mi sta aspettando. Buona serata.

-          Grazie… Anche a te…. - Era infastidita dell’incontro appena fatto. Sapeva che Angela non era il tipo da lanciare frecciatine, ma come mai il suo tono di voce le era sembrato tale? Forse era solo gelosa e le aveva attribuito sentimenti che in realtà era lei a provare? Tornò al tavolo con l’umore sotto i piedi e Alessandro se ne accorse… in quell’istante il dubbio che Michael avesse ragione  e che Miki fosse ancora innamorata di Yuri lo colse: [E se fosse vero?!]

 

 



[1] Imbranato (Tiziano Ferro). È in verde perché sono i  pensieri di Ghinta. Mi piace molto questa canzone e mi sembra che il personaggio ne rispecchi in parte il testo…

[2] Incancellabile (Laura Pausini). In arancione perché lo pensa Arimi. Ho voluto dar voce anche agli stati d’animo di questi de personaggi perché mi piace molto come coppia!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** the champion ***


11

11. The champion

 

[….]

 

Dopo la cena al ristorante, Miki cercò di evitare in tutti i modi di incontrare Yuri: usciva presto al mattino, prima che il ragazzo si alzasse, quando rientrava la sera correva subito in camera o andava al campo da tennis per allenarsi. Del resto, anche se avesse voluto, sarebbe stato molto difficile incontrarlo: quando non lavorava, andava in biblioteca o usciva con Steve o Angela. Sembrava che anche Yuri volesse evitarla... [Possibile?!]

I giorni trascorsero molto velocemente: la tensione per la partita cresceva sempre di più, ma Miki si sentiva molto carica: voleva vincere quel torneo a tutti i costi! Le gare di qualificazione erano andate alla grande: aveva vinto tutte le partite e si era battuta con stile ed eleganza. Anche Nick, che era andata a vederla con Meri, le aveva fatto i complimenti. La signorina Romi e Ghinta si erano impegnati molto ad allenarla e i risultati si vedevano. [Devo assolutamente vincere: non posso deludere tutti i miei amici. Hanno creduto in me e mi hanno dedicato molto del loro tempo e se dovessi perdere sarebbe come buttare via ogni loro sforzo].

Era domenica mattina, Miki si allenava con grinta e caparbietà contro la parete del muro. Rincorreva quella pallina e la rilanciava con vigore contro quella facciata. Da lontano un ragazzo biondo la osservava, ignara e intenta ad allenarsi. Yuri ricordava ancora quando la vide per la prima volta. Fu allora che si era innamorato di lei… [Ancora non sapevo nemmeno il tuo nome…]. Stringeva in tasca il polsino che le era caduto quella volta. [Ancora non te l’ho restituito…]. Vide che Miki si era seduta sulla panchina a riposarsi. L’asciugamano sul volto, la testa all’indietro. Decise di avvicinarsi a lei e salutarla.

 

-        Si batte la fiacca, vedo!

-        Yuriii! – trasalì Miki

-        Non volevo spaventarti… scusa…

-        Che colpo! Non mi ero accorta del tuo arrivo…

-        Ti osservavo allenarti: sei migliorata tantissimo, i miei complimenti!

-        Dici?

-        Sono sicuro che vincerai!

-        Non ti nascondo di essere molto spaventata…

-        Non devi, non ne hai motivo.

-        Yuri?

-        Mm?

-        Grazie!

-       

-        Sai sempre come tirarmi su il morale…

-        Ehm… Miki… io dovrei darti una cosa… - e tirò fuori il polsino. Miki lo guardò con aria interrogativa: era il suo polsino! Non lo trovava più da secoli… che cosa ci faceva Yuri con il suo polsino?!

-        N-non capisco…

-        Ecco, vedi, è un po’ complicato da spiegare… ma… l’avevo  raccolto per terra la prima volta che ti vidi…

-        C-cosa? Non è possibile: al ristorante non l’avevo…

-        Non al ristorante, al parco… proprio qui…

-        Qui?! Yuri, non ti seguo… non capisco… che vuoi dire?

-        Ricordo ancora come fosse ieri… tu eri qui, come ora, ti stavi allenando da sola contro la parete e poi ti sei seduta su questa panchina come hai fatto ora. Non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso: eri così… così bella, con le guance arrossate e le gocce di sudore che scendevano sulla tua fronte illuminate dai raggi del sole…

-        … - era senza parole, non riusciva a credere alle sue orecchie: Yuri l’aveva notata ancora prima di conoscerla di persona! Lo guardò negli occhi: era commosso, il suo sguardo era lucido, così brillante… Sentì una fitta al cuore… avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo a sé e dirgli quanto ancora l’amava, ma si trattenne…

-        Scusami, Miki, se non te l’ho ridato prima. Quando arrivarono quei ragazzini e corresti via perché eri in ritardo, provai a seguirti, volevo ridartelo, ma quando sentii Meri chiamarti per nome e quei ragazzini per cognome, ricollegai tutto: pensai che, visto che avremmo vissuto insieme, avrei avuto molte altre occasioni per restituirtelo… ma ce l’ho ancora qui… Ora penso sia giunto il momento che torni alla sua proprietaria…

-        Yuuuri…………

-        (prendendole le mani e mettendoglielo fra le dita)  Sarà un portafortuna per la finale…. – e le strizzò l’occhiolino. Miki, questa volta, non riuscì a trattenersi e lo abbracciò.

 

Fu una sensazione indescrivibile sentire nuovamente il calore di quel corpo contro il suo, respirare il suo profumo, così fresco e buono, identico a come se lo ricordava… Stringere di nuovo quelle spalle grandi e forti fra le braccia… quante volte l’aveva sognato!

In quel momento Alessandro stava arrivando: aveva telefonato a casa di Miki e Michael gli aveva detto che poteva trovarla al parco. Pensò di farle una sorpresa, ma… la sorpresa l’aveva avuta lui! Vedere Miki nelle braccia di Yuri fu come un colpo al cuore: non era possibile! Non sapeva che cosa fare… interromperli? Chissà che imbarazzo per tutti e tre… Stare lì fermo a osservare? No, impossibile resistere al dolore… Un lampo! L’avrebbe chiamata correndo, fingendo di non aver visto nulla…

 

-        MIIKIII!!!!!!!! – si fingeva affannato mentre correva verso quella panchina. I due ragazzi si staccarono improvvisamente l’una dall’altro ed erano molto imbarazzati. Miki era tutta rossa… si sentiva tutta un fuoco!

-        [Oddio, Alessandro…]

-        Calmati – le sussurrò nell’orecchio Yuri, mentre Alessandro si avvicinava – non abbiamo fatto niente di male: se ti agiti penserà che sia successo qualcosa… [Il che è vero… se solo non ci avesse interrotto…]

-        Alessandro! Che sorpresa! Come mai da queste parti?

-        Volevo salutarti… non eri qui per allenarti? Che ci fa qui Yuri?

-        Ero passato di qua  andando da Steve e mi sono fermato a fare due chiacchiere…

-        Come se a casa non avessi tempo per farlo, vero?

-        Eh, sì, Alessandro – sempre più imbarazzata e agitata – Yuri ha ragione: non ci vediamo quasi mai ultimamente e così mi chiedeva della partita di dopodomani…

-        Beh, Miki, io vado. Ci vediamo martedì: mi raccomando, metticela tutta! Alessandro…

-        Yuri…

 

[…]

 

La partita stava per iniziare. Miki era a bordo campo che discuteva con Ghinta degli ultimi dettagli sulla partita. Sugli spalti c’erano proprio tutti a fare il tifo per lei: Meri e Nick,  Alessandro, Michael, Susy, Arimi… Anche Lisa e William erano venuti a tifare per Miki invece che per Kaori Nakamura, la campionessa del Sakaki.

-        Forza Koishikawa! – le avevano urlato dalla ‘curva sud’. Miki si era voltata di scatto: chi era??

-        Steve!

-        Mi raccomando, facciamo tutti il tifo per te! – c’era anche Yuri vicino a lui: allora era venuto davvero a vederla giocare!!

-        Non vi deluderò! – aveva detto mostrando il polsino che teneva al braccio sinistro. Yuri le strizzò l’occhiolino. Ghinta aveva osservato la scena da lontano… anche Alessandro aveva notato il gioco di sguardi e la complicità che stava nascendo di nuovo fra i due e non poté evitare di sentirsi geloso a riguardo…

 

[…]

 

Fu una finale molto combattuta. Fino all’ultimo il risultato era stato incerto. Una partita giocata e vinta al meglio dei 3 set in cui i colori del Toryo, alla fine, avevano avuto la meglio. Miki era stata eccezionale: aveva vinto i primi due set senza alcun problema, tutti pensavano che la vittoria fosse ormai nelle sue mani, ma poi, un po’ per la stanchezza, un po’ per l’arrivo di Angela, che si era seduta accanto a Yuri, aveva iniziato a perdere colpi e così la rimonta di Nakamura era stata un gioco da ragazzi. Erano sul 2-2, dopo quattro ore di gara, quando stava per iniziare il 5 e ultimo set. Yuri si era alzato dalla sua postazione, era sceso a bordo campo e le era andato vicino:

-        Insomma, Miki, che ti prende?!? Dov’è finita la ragazza così determinata che giocava contro la parete al parco quella mattina?!

-        Yuri…

-        Avanti, Miki, metticela tutta! Non vorrai mica deludere tutti i tuoi amici?

-        Yuri ha ragione, Miki, - le disse Ghinta – devi concentrarti solo sulla partita, non pensare ai tuoi problemi ora…

-        [Oh, Ghinta… riesci sempre a capire quando qualcosa non va…] – guardò il suo polsino, ricordò l’abbraccio di Yuri di qualche giorno prima e si sentì di nuovo carica e pronta  a vincere. E vittoria fu!

 

L’applauso fu così scrosciante che si riusciva a malapena lo speaker annunciare la vincitrice.

Kaori Nakamura si avvicinò alla rete per stringere la mano alla sua avversaria e farle i complimenti: Miki era commossa. Non ci credeva quasi più. Era così felice! SI guardò attorno: tutti i suoi amici stavano scendendo la scalinata per andare a congratularsi con la nuova campionessa e lei era così emozionata… c’erano proprio tutti… o quasi… [Yuri no… dove sei andato…?]

[…]

Si sentiva così frastornata: tutti gli abbracci dei suoi amici, i complimenti, i ragazzini che le chiedevano gli autografi… non le sembrava vero! Ora la stavano aspettando per festeggiare in un locale ‘top-secret’. Aveva organizzato tutto Steve [Vecchia volpe!], pensava Miki mentre si dirigeva verso gli spogliatoi. [Aveva organizzato tutto ancora prima di sapere il vincitore… e se avessi perso? Che matto! Povero Alessandro, però, lui sperava di portarmi al mare un paio di giorni se avessi vinto, per “restarcene soli soletti…” – rabbrividì e scosse la testa – Meno male! Grazie, Steve!] Sorrise e si sentì un po’ in colpa per quanto aveva appena pensato… Caminava con la testa bassa quando si accorse di due piedi davanti ai suoi. Alzò lo sguardo e lo vide. Seduto sui gradini, che la stava aspettando. Si alzò e le andò incontro…

[Yuri…]

-        Congratulazioni, principessa!

-        Yu-ri…

-        Sapevo che ce l’avresti fatta… - e avvicinandosi a lei la baciò sulla fronte…

-        … - non seppe cosa rispondergli: lo abbracciò soltanto. In quel momento sentì una forte morsa stringerle il cuore, gli occhi inondarsi di lacrime e sentì il bisogno di scappare, per non farsi vedere in lacrime da lui: sarebbe stato troppo imbarazzante. A capo chino lo allontanò da sé e scappò via di corsa, fra i singhiozzi. Ghinta, che era venuto a chiamarla e dirle di sbrigarsi, aveva visto la scena e l’aveva chiamata. Invano. Era corso da Yuri infuriato e l’aveva aggredito:

 

-        Sempre tu, Maatsura! Si può sapere che cosa vuoi ancora da lei?!??! Non ti basta averla già fatta soffrire così? Devi continuare  infierire?

-        Basta, Ghinta, calmati!

-        Meri??

-        Non devi intrometterti fra loro due… - Yuri se ne stava in silenzio, con lo sguardo fisso verso il punto in cui aveva visto sparire Miki.

-        Scusatemi – disse infine Yuri – forse è meglio se io non venga alla festa…

-        Yuri! – aveva cercato di fermarlo Meri, senza riuscirci

-        Ghinta! Che cosa vuoi fare? Miki e Yuri ne hanno passate tante insieme: fra loro c’è un legame indissolubile… di qualunque natura esso sia… Miki è mia amica e non permetterò a nessuno di intromettersi. Se come me vuoi la sua felicità non frapporti tra loro…

-        Ma… io voglio solo evitare che soffra ancora….

-        Non possiamo farci niente, deve essere lei a decidere. Se con Alessandro è vero amore resteranno insieme, ma se il sentimento per Yuri è più forte di tutto e tutti nessuno può impedire loro di tornare insieme… E ora scusami, ma vado a cercarla…

 

[…]

 

La trovò nel gazebo. Era seduta con il viso fra le mani, in lacrime.



Strano il mio destino che mi porta qui

Strano il mio destino che mi porta qui
A un passo dal tuo cuore senza arrivare mai
Chiusa nel silenzio sono andata via
Via dagli occhi, dalle mani, da te
Che donna sarò
Se non sei con me e se ti amerò
Ancora e di più

strano il mio destino
Mi sorprende qui
Qui ferma a non capire
Dove voglio andare
Se tutto quell'amore
Io l'ho soffiato via
Ma fa male non pensare a te
[...]
[1]

 



[1] Strano il mio destino (Giorgia)





Le si avvicinò piano piano. Le mise una mano sulla spalla e le sussurrò dolcemente “Miki”. Questa scoppiò fra i singhiozzi a piangere fra le braccia dell’amica.

-        Miki…

-        Oh, Meri…

-        Ne sei ancora innamorata, vero?

-        Da morire, Meri… ma… non so che cosa fare…. Ho paura… mi sento così confusa

-        Parlagli… probabilmente anche lui prova gli stessi sentimenti… In ogni caso se non lo affronti non puoi continuare la tua vita serenamente… la vostra storia è finita male, senza chiarimenti… dovete parlare… e solo dopo potrete vedere se davvero il vostro legame si è spezzato o se può ricominciare da dove si era interrotto…

-        Dici sul serio?

-        Sì…. Io ho capito di amare ancora Nick solo quando l’ho rivisto… e se non gli avessi parlato adesso non sarei la sua futura moglie…. Da retta a me, stasera parlagli.

 

[…]

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** "La verità fiorisce nei tepori dei cuori" ***


12

12.

 

 

Miki posò il ricevitore sulla base del telefono. Aveva appena finito di parlare con Alessandro, che l’aveva chiamata, come ogni sera, per darle la buonanotte.

Era seduta alla sua scrivania col diario davanti: rileggeva i vecchi ricordi con Yuri e i consigli di Meri. Ripensava a quanto l’amica le aveva detto nel gazebo subito dopo la partita quel pomeriggio: aveva ragione. Doveva parlare con Yuri e dirgli che cosa provava per lui. Voleva scusarsi col ragazzo per come si era comportata quando si era congratulato per la sua vittoria: scappare a quel modo… che sciocca!

Si alzò e si diresse verso la porta. Appena l’aprì vide che Yuri era fermo davanti alla soglia, intento a bussare per chiedere di entrare.

 

-        Yuriii… stavo venendo da te…

-        Abbiamo avuto la stessa idea…

-        Già… entra…

-        Grazie. Volevo parlarti…

-        Anche io. Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata oggi… sono stata una sciocca… io lo sapevo che tu sei sempre stato al mio fianco ogni volta che ho avuto bisogno… sono stata una stupida  pensare di poterti dimenticare… Yuri io…

-        No, aspetta… lascia parlare me…

-       

-        Vedi, quando sono ritornato in Giappone è stato molto bello rivederti e ritrovare la tua amicizia…

-        Sì, infatti, anche per me è stato così… non pensavo… in tutti questi anni credevo di averti dimenticato, di aver smesso di amarti…

-        [Oh, Miki, non dire così… fa così male… rendi tutto così difficile…] Miki… - la parole di ghjinta risuonavano ancora nelle sue orecchie: “Sempre tu, Maatsura! Si può sapere che cosa vuoi ancora da lei?!??! Non ti basta averla già fatta soffrire così? Devi continuare  infierire?”…

-        Yuri – avvicinandosi a lui per abbracciarlo – volevo dirti che…

-        Miki, non c’è un modo diverso per farlo… quello che volevo dirti è che…

-       

-        … che io… che tu per me sei solo più un’amica. Ho capito che il sentimento che provavo per te si è trasformato in una bella amicizia e che sono felicce per te e Alessandro… spero possiate essere felici insieme…

-        [No, Yuri… non può essere… non ci credo… non farmi questo… per favore, sta zitto… non ti rendi conto di quello che dici…]

-        Mi dispiace… ti ho solo fatta soffrire in tutto questo tempo… invece con Alessandro ti ho visto davvero serena… felice… e sono felice per te…

-        [Yuri, tu non capisci… io ero felice perché ti avevo ritrovato! Yuri, non può finire…] – stava in silenzio. Immobile… non riusciva a credere alle sue orecchie:  Yuri le stava dicendo che non c’era più un futuro per loro due… Come poteva dimenticare tutto quello che di bello c’era stato fra loro in passato… e che c’era ancora…


[...]

E vorrei fuggire via
e nascondermi da tutto questo
Ma resto immobile qui
Senza parlare...non ci riesco a staccarmi da te
E cancellare tutte le pagine con la tua immagine
E vivere..
Come se non fosse stato mai amore
[...]

E resto immobile qui
Senza parlare... non ci riesco a stancarmi di te
E cancellare tutte le pagine con la tua immagine
E vivere.. come se non fosse stato mai amore
[...]

Ma resto ancora così, senza parlare, senza dirti ¨non te ne andare¨
[...][1]

 

-        Beh… è tutto… scusami ancora… e di nuovo complimenti per oggi…

-        [Complimenti??? COMPLIMENTI????!!] NON SO CH FARMENE DEI TUOI COMPLIMENTI!!!!!!!!!! E ORA VATTENE VIA DA CAMERA MIA…. S U B I T O !!!!!!! – lo cacciò malamente dalla sua stanza, sbattendolo fuori dalla porta a suon di pugni sul petto… si sentiva ferita… voleva rimanere da sola col suo dolore… Si buttò sul letto: a testa in giù, il viso sul cuscino quasi a voler soffocare le lacrime e i singhiozzi… Rimase così a lungo. Quando si calmò un po’ prese il telefono e chiamò Meri. Le raccontò tutto. Della conversazione con Alessandro: del fatto che voleva partire con miki, da soli, per una settimana al mare, mentre lei non ne aveva affatto voglia… e della discussione avuta poco prima con Yuri… voleva un consiglio…

 

[…]

 

-          Pronto, Ghinta? Sono Meri…

-          Oh, Meri, ciao…

-          Scusami per l’ora, ma avevo bisogno di parlarti… si tratta di Miki…

[…]

-          Capisco, Meri… Ne parlerò con la signorina Romi domattina agli allenamenti!

-          Ti ringrazio, Ghinta, sei fantastico!

 

Ghinta aveva accolto con entusiasmo l’idea di Nick: il campeggio era il posto ideale per una vacanza tutti insieme. Avrebbero rotto le uova nel paniere ad Alessandro, è vero [Poverino… ^_^], però era a fin di bene: si vedeva che sia Yuri, sia miki erano ancora innamorati l’uno dell’altra e una vacanza insieme sarebbe stata l’occasione ideale per farli riavvicinare. Ghinta e Arimi avrebbero vegliato su di loro. Lei, Meri, non poteva andare: Miki sarebbe stata tutto il tempo con lei e non era una cosa saggia, pensava… [Le scriverò che non posso andare perché io e Nick abbiamo delle commissioni da sbrigare…]

 

[…]

 

Casa Maatsura-Koishikawa. DRIIN DRIIN

-        Pronto?

-        Michael? Ciao sono Ghinta.

-        Oh, Ghinta, ciao! Miki sta ancora dormendo, si deve ancora riprendere per la fatica della partita di ieri…

-        Già capisco… la campionessa!

-        Mentre Yuri è al lavoro… ma dovrebbe tornare per pranzo, ti faccio richiamare?

-        Oh, non importa, tanto la cosa interessa anche te. Volevo dirti che venerdì partiamo per un campeggio: ci saremo tutti e volevo invitare anche voi tre

-        Ma è fantastico! Corro a dirlo a Miki! Ciao Ghinta, ci sentiamo nel pomeriggio per dettagli

-        No, facciamo una riunione da Freddy in negozio alle 18.00. Ci vediamo tutti li

-        Ok, a dopo!

 

[…]

Corse da Miki in camera sua.

-        MIKI MIKI!!!!!!

-        [Eh??? Che c’è? Chi è?]

-        Miki! – SBAAM!

-        Ma sei matto? Entrare così e sbattere la porta a quel modo?!

-        Scusa, ma ho una notizia sensazionale da darti!

-        Non mi importa… sono triste…

-        Miki, ascolta: si va tutti insieme in campeggio!

-        TUT-TI IN-SIE-ME IN CAM-PEG-GIO! Capito?!?

-        Tutti insieme?? Un momento… cosa intendi con TUTTI… intendi proprio “TUTTI”?

-        Miki? Ma che hai? TUTTI TUTTI, sì: Ghinta, Arimi, William e Lisa, Susy, tu, io, Yuri…

-        E Meri?

-        Probabilmente sì, ci sarà anche lei… Allora, non sei felice?! Ah, Yuri! Vieni a sentire la notizia fenomenale…

-        Ma veramente io… - Miki si girò dall’altro lato, imbarazzata… Yuri, più imbarazzato ancora, entrò timidamente nella camera della ragazza, ma restò sulla porta

-        Senti un po’ la novità: andremo tutti in campeggio insieme! Si parte venerdì mattina!

-        Non sa se potrò… devo vedere al lavoro se posso prendermi un giorno…

-        Ma Yuri, non ti ricordi?? E’ festa nazionale! Sei diventato più americano di me stando via cinque anni!

-        Già… è vero! – Si mise una mano fra i capelli spettinandoseli sbadatamente: rideva imbarazzato e con lo sguardo cercava quello di Miki, ma la ragazza rimase voltata verso la parete, col capo chino: non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, dopo quello che le aveva detto la sera precedente. Poi disse:

-        Devo dirlo ad Alessandro: lui voleva andare al mare, ma la montagna è pur sempre bella…

-        Michael?

-        Sì, Yuri?

-        Pensi ci siano problemi se lo dico pure ad Angela? – Miki si voltò di scatto verso Yuri: lo sguardo sgranato, incredulo - Penso le farebbe piacere partecipare…

-        Ma figurati! Anzi, più si è meglio è!

-        [Yuri… perché hai pensato subito ad Angela?? E’ vero che io ho parlato di Alessandro… fra di noi le cose non sono più come prima, me lo hai ricordato anche ieri, ma… mi da fastidio che tu e Angela possiate… oh, non riesco nemmeno a pensarci…]

-        Ok, allora vado a telefonarle.

-        Sì e ricorda, ci vediamo da Freddy alle 6 stasera!

-        Spero di arrivare in tempo: appena esco dall’ufficio vengo lì direttamente…

 

[…]

Non appena la spia del telefono fu libera Miki prese il ricevitore in mano per chiamare Meri.

[L’avrà chiamata… Non hai aspettato nemmeno un attimo, Yuri, per telefonarle, eh?]era molto infastidita e nervosa… In realtà Yuri aveva telefonato a Steve, per raccontargli la novità. In questi giorni non era in ufficio e aveva proprio bisogno di parlare con un amico. Dopo aver parlato con Steve, avrebbe voluto chiamare Angela per invitarla, ma vide la spia del cordless accesa e intuì che Miki potesse essere al telefono con Alessandro e ne fu amareggiato… [Ma che cosa pretendi? Dopo quello che le hai detto ieri come puoi sperare di recuperare la situazione? Consolati.. l’hai fatto per il suo bene, per la sua felicità…] Si ricordò di quella gita fatta con Miki e Michael prima di partire per gli Stati Uniti… la sera della loro prima notte trascorsa insieme…

 Lui e Miki erano in giardino seduti sotto il porticato dell’ingresso dell’hotel. Michael già dormiva… stanco, esausto, per averli pedinato di nascosto per tutto il giorno. Stavano guardando le stelle quando le disse:

-          Miki, io ho solo te… mi aspetterai?

-          Certamente! Anche io ho solo te, Yuri… Io posso essere felice solo con te!

 

Si ricordò il sapore intenso di quel bacio appassionato, prima di salire nelle loro camere… nella sua camera, dove per la prima volta avevano fatto l’amore…

Quanta nostalgia… Scosse il capo: non doveva più pensarci, ora!

Intanto Miki e Meri si erano date appuntamento per le 16 al solito bar: si sarebbero scambiate il diario e dopo l’avrebbe accompagnata ugualmente alla riunione organizzativa, anche se non avrebbe preso parte al campetto: aveva detto di avere un impegno con Nick… Che peccato! Sperava di poter contare sull’appoggio della sua migliore amica, ma poi si consolò: che cosa doveva temere? Avrebbe avuto Alessandro con sé, Ghinta e Arimi… Poi c’era la signorina Romi, Rey, Andrea… avrebbe potuto evitare pur sempre Yuri e Angela e relative situazioni imbarazzanti… Dopo la telefonata all’amica, chiamò Alessandro: non fu entusiasta all’idea del campeggio, ma pur di compiacere Miki avrebbe fatto qualsiasi cosa e accettò.

 

[…]

 

Il giorno della partenza…

 

Tutto era pronto: le tende, gli zaini e gli scatoloni con le provviste erano già stati caricati nei due furgoncini. Si poteva partire!

Erano tutti molto felici di poter staccare la spina un paio di giorni dalla solita routine: in città faceva molto caldo e andare in montagna era stata un’ottima idea.

In auto, miki fece in modo di non doversi trovare vicino a Yuri: era salita per ultima nell’auto di Andrea, quando non c’era più posto, per essere sicura che il ragazzo salisse nell’altra macchina. Lo avrebbe evitato il più possibile: vivere vicini non sarebbe stato facile, ma del resto a casa non sarebbe cambiato molto, anzi… lì sarebbe stato ancora più imbarazzante perché c’erano anche i genitori a cui dare spiegazioni… che erano all’ignaro di tutto, mentre, per lo meno, gli amici erano tutti al corrente della loro situazione sentimentale…

Spesso però si fermava  a osservarlo, così dolce e premuroso nei confronti di Angela e si sentiva così gelosa nel vederli insieme… non riusciva a darsi pace per questo: c’era lì Alessandro, con lei, e lei pensava a un altro… possibile?

Anche Yuri, però, la osservava di nascosto… da lontano senza farsi notare: aveva visto come Miki e Alessandro scherzassero spesso insieme e ne era amareggiato: con lui Miki non era mai stata così allegra…

Ghinta si era accorto della situazione tesa che si era venuta a creare fra i suoi due amici e ne parlò con Arimi: erano entrambi preoccupati nel vederli così estranei l’un l’altra. Ma che cosa potevano fare per loro?

 

[…]

Yuri stava riponendo le trote appena pescate nella cassettina, quando sentì dei passi provenirgli alle spalle. Senza neanche voltarsi sapeva già di chi si trattasse

 

-        Si può sapere, ora, che ho fatto?

-        Cosa NON-HAI fatto, semmai…

-        Non capisco di che cosa tu stia parlando, Ghinta…

-        Lo sai benissimo a che cosa mi riferisco… Prima mi porti via Miki per lasciarla sola per andare a studiare negli Stati uniti e poi non fai niente per riconquistarla…

-        Io non ho più posto, ormai, nella sua vita… Lei è felice con Alessandro… e poi è un bravo ragazzo… è sincero… con lui Miki è di nuovo capace di sorridere: è serena, mentre con me era sempre tesa e nervosa… io non riuscivo a infonderle sicurezza…

-        Yuri! Ti rendi conto del mare di caz…e che stai farneticando?!? Come puoi rinunciare a lei dopo tutte le avversità che avete affrontato insieme?

-        Basta. Ti ho detto che è meglio così. Per tutti…

-        YURI! Non te ne andare! Non ho ancora finito… YURI!! [Maledetto Maatsura! Sempre il solito cocciuto e testardo orgoglioso…]

 

Tornato al campo, Yuri vide le ragazze intente a cucinare. Miki stava preparando l’oden e si ricordò di quando, ancora poco più che amici, l’aveva invitato a mangiare l’oden al suo stand alla festa della scuola… Nel vederla così intenta fra i fornelli ripensò alla cena che gli aveva preparato per il suo compleanno, quando i  genitori se ne erano andati e alla prima colazione che gli aveva cucinato il giorno dopo che si erano dichiarati il loro reciproco amore, sulla spiaggia… Quanti ricordi…

Anche Miki stava ripensando a quella volta… Era stato il primo ragazzo per il quale aveva cucinato… il primo ragazzo che aveva baciato, il primo ragazzo che aveva “amato” veramente, in tutti i sensi… [Oh, Yuri! Maledizione! Sei sempre nei miei pensieri, qualsiasi cosa io faccia o dica… tu sei sempre nel mio cuore…]

[…]

-        La cena è stata deliziosa, nonostante i pessimi risultati culinari di Miki…

-        Alessandro… smettila di prendermi in giro!

-        Ha ragione Alessandro… non sei migliorata affatto: è proprio una questione ereditaria! – le strizzò l’occhiolino Yuri. Non se lo aspettava: vederlo ridere e scherzare come se niente fosse era qualcosa di assolutamente inaspettato.

-        È vero – continuò Michael – tu e tua mamma siete due pessime cuoche!

-        Michael!! La smetti, pure tu ci metti?!?

-        Coraggio, Miki – tentò di consolarla Ghinta, ma più che una consolazione, il suo sembrò a Miki un voler infierire ulteriormente su di lei, povera indifesa vittima della situazione ^-^- vorrà dire che hai altre doti nascoste

 

La conversazione proseguì su quel tono scherzoso ancora per un paio d’ore, quasi. Per Miki vedere Yuri scherzare e parlare con Angela e Michael di quei luoghi a lei estranei era una pugnalata al cuore

 

You and me
We used to be together
Every day together always

I really feel
I'm losing my best friend
I can't believe
This could be the end

[...][2]

 

ma anche per Yuri era molto difficile riuscire ad accettare la nuova situazione: vedere la donna che amava insieme a un altro era insopportabile:

 

Cosa mi aspetto dal domani
il sole in faccia no
ma in fondo io ci spero ancora
che tu ci sia nel mio domani
e se ti incontrerò
spero di sfiorare le tue mani
soli eppure in mezzo alla gente io e te
riscaldati dal calore di una
"benson and hedges"
se mi vuoi
domani sarà
un giorno migliore vedrai
[...][3]

-        Scusate – disse infine alzandosi dalla sedia – vado a fare due passi

-        Vuoi che ti accompagni?

-        No, Angela, ti ringrazio. Preferisco starmene solo. Non faccio tardi, non preoccuparti…

 

Miki vide Yuri allontanarsi lentamente e il desiderio di scappargli dietro fu quasi irrefrenabile. Stava alzandosi per seguirlo, quando Alessandro la prese per mano e le disse:

 

-        Ottima idea, ci vuole proprio una passeggiatina romantica prima di andare a letto. Andiamo?

-        Ma… veramente…

-       

-        m-ma certo, andiamo… - Era molto a disagio e iniziò a parlare come una macchinetta per evitare imbarazzanti pause di silenzio. Tuttavia Alessandro non la stava ascoltando. I suoi pensieri erano altrove… Si era accorto di come si guardavano Miki e Yuri. Si ricordava di quando li aveva visti al parco l’altra mattina e anche dell’espressione comparsa sul volto di Miki quando l’aveva portata a cena al ristorante italiano…

 

Close your eyes so you don't feel them
They don't need to see you cry
I can't promise I will heal you
But if you want to I will try
I sing this summer serenade
The past is done we've been betrayed
It's true
Someone said the truth will out
I believe without a doubt
in you

You were there for summer dreaming
and you gave me what I need
and I hope you'll find your freedom
for eternity, for eternity

Yesterday when you were walking
We talked about your mom and dad
What they did that made you happy,
What they did that made you sad
We sat and watched the sun go down
Picked a star before we lost
the moon
Youth is wasted on the young
before you know it's come and gone
too soon

[...][4]

Aveva bisogno di una risposta e poi tutto sarebbe stato chiaro. Solo una risposta e poi l’avrebbe lasciata libera di tornare con Yuri o le avrebbe chiesto di sposarlo:

-        Mi ami?

-        C-cosa??

-        Ho detto: Mi ami?

-        Alessandro… che domande… certo…

-        E allora dimmelo…

-       

-        Avanti, dimmi che mi ami…

-        Io… ti… - intanto Alessandro le si avvicinava sempre di più. Miki, ad occhi chiusi, ripensava a tutti i baci di Yuri… a quando si erano lasciati… sentì le lacrime scivolarle sul viso, i passi di Alessandro, inesorabili fino a poco prima, arrestarsi di colpo – io ti… cosa c’è? …Oh, perdonami… perdonami… io non … non ce la faccio… – e via di corsa…

Scappò via fra le lacrime e i singhiozzi, lasciando imbambolato Alessandro lì, incredulo e rassegnato allo stesso tempo.

Solo uno era il suo pensiero: Yuri! Chissà dov’era… doveva trovarlo, doveva convincerlo, questa volta, a riprovare… [Yuri… io amo solo te! Solo tu fai battere il mio cuore… devi capirlo… deve esserci un modo per convicerti di questo…]

 

I know you think that I shouldn’t still love you,

[...]
I know I left too much mess and
destruction to come back again
And I caused but nothing but trouble
I understand if you can’t talk to me again
And if you live by the rules of “it’s over”
then I’m sure that that makes sense
[...]

I’m in love and always will be
[...][5]

 

Sulla riva del lago Yuri ripensava sconsolato alla sua Miki: come poteva essere stato così sciocco da dirle addio una seconda volta? Si erano riavvicinati ,sembrava che tutto stesse andando bene… quella stupida conversazione in camera sua… [Idiota!] Non poteva esserle solo amico… lui l’amava ancora!

[...]

Tu per me sei sempre l'unica
straordinaria,normalissima
vicina e irraggiungibile
inafferrabile,incomprensibile
ma amici mai
per chi si cerca come noi
non è possibile
odiarsi mai
per chi si ama come noi
sarebbe inutile.

[...][6]

 

[…]

Correva senza una meta ben precisa… sapeva solo che doveva ritrovarlo… e ci sarebbe riuscita a qualunque costo… [YUURII!!]

[…]

Tutto taceva attorno, solo il rumore delle cascate e del canto dei grilli interrompevano quel silenzio. Yuri si voltò proprio in quell’istante, come se avesse sentito una voce chiamarlo in quel silenzio idilliaco.  Fu in quell’istante che la vide. Ferma, il volto rigato dalle lacrime… si avvicinava tremante e timidamente a lui, che la fissava meravigliato e incredulo.

-        Mi-ki

-        YURIII – e corse fra le sue braccia – YURII… SIGH…SIGH…

-        Miki…

-        Perdonami, Yuri…

-       

-        Io senza di te non funziono… non vivo… - non le lasciò nemmeno finire la frase: la strinse forte a sé e la baciò con passione-   Ho bisogno di te, Yuri…

-        Anche io ho bisogno di te, Miki! Noi due non ci lasceremo più!

-        Mai più!

 

mai ovunque tu sarai, ovunque io sarò
non smetteremo mai
se questo é amore ...
è amore infinito[7]

 

THE END

 



[1] Come se non fosse stato mai amore (Laura Pausini)

[2] Don’t Speak (No Doubt), Trad: Tu ed io/ Stavamo insieme/ Insieme tutti i giorni, sempre/Sento veramente/ Che sto perdendo il mio migliore amico/ Non posso credere/ Che questa possa essere la fine

[3] Un giorno migliore (Lunapop)

[4] "Eternity" (Robbie Williams). E’ in blu scuro perché sono i pensieri di Alessandro.  Trad: Chiudi gli occhi cosi non li sentirai/ Non hanno bisogno di vederti piangere/  Non posso prometterti che ti salverò/  ma se vuoi ci proverò/  ti canto una serenata d’estate/  Il passato é passato siamo stati traditi,/ questo é vero/ Alcuni possono dire che la verità non esiste/ ma io credo senza dubbio in te/ Tu sei stata qui nella mia estate da sogno/ E mi hai dato quello di cui avevo bisogno/ E spero che troverai la tua libertà/ per l’eternità/ per l’eternità/ Ieri mentre camminavi/ Abbiam parlato di tuo padre e di tua madre/ Quel che han fatto che ti ha resa felice/ Quel che han fatto che ti ha resa triste/ Seduti abbiam guardato il sole tramontare/ Abbiamo colto una stella prima di perderci nella luna/ La gioventù l'abbiamo bruciata/ Prima che te ne sei accorta é venuta ed andata via/ troppo presto [...]).

[5] "White flag" (Dido, trad: So che tu pensi che io non dovrei amarti più [...]/ So che ho lasciato dietro di me troppi impicci/ e distruzione per poter tornare di nuovo indietro/ E ho causato nient’altro che problemi/ Lo capisco se non vuoi più parlarmi/ e se tu vivi secondo il principio “E’ finita”/ Sono sicura che tutto ciò abbia un senso/ [...]/ Sono innamorata e lo sarò sempre).

[6] Amici mai (Antonello Venditti)

[7] Infinito (Raf)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=39661