La vendetta dell'angelo nero

di Medea Astra
(/viewuser.php?uid=62833)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un post sbronza particolare ***
Capitolo 2: *** Energia ***
Capitolo 3: *** Invito ***
Capitolo 4: *** Appuntamento ***



Capitolo 1
*** Un post sbronza particolare ***


 

Un post-sbronza particolare

 

Rafael si rigirò nel letto.

Nonostante il sole fosse sorto da un paio d’ore ormai e filtrasse prepotentemente dalle tende scure della camera, le sue membra stanche continuavano a cercare riposo e il suo cervello si rifiutava categoricamente di dare inizio alla giornata e soprattutto di andare ad allenarsi.

La sera prima, nonostante I consigli di Alec e Magnus e I loro tassativi divieti di uscire a fare bagordi, lui e il suo parabatai erano andati a far serata e si erano trovati invischiati in una festa organizzata dalle fate al Cosmos, un nuovo locale in centro.

Alle cinque del mattino si era così trovato a sostenere Octavian, suo parabatai da oltre due anni, nonchè migliore amico da praticamente un vita, mentre arrancavano su per le scale nel disperato tentativo di raggiungere quello che un tempo era stato il loft del Sommo Stregone di Brooklin e che da qualche anno era la casa ufficiale della famiglia Lightwood- Bane.

Il giovane shadowhunter si passo stancamente una mano sul viso, si maledisse in tutte le lingue che conosceva per essersi fatto trasportare per l’ennesima volta dal suo istinto festaiolo in una di quelle serate tanto assurde quanto devastanti. Non fece in tempo a finire la sua sequela mentale di invettive contro se stesso che il suo stomaco si contrasse dando segno della sua assoluta volontà di rimettere qualsiasi cosa vi fosse al suo interno.

Inciampando sui suoi stessi piedi e sui vestiti abbandonati scompostamente per terra la sera prima, corse come potè verso il bagno per finire abbracciato al water a vomitare tutto quello che aveva ingurgitato il giorno prima.

Era piegato sulla tazza con gli occhi chiusi e un disgustoso sapore acido in bocca quando sentì una mano forte e calda passare tra I suoi ricci scuri per poi scorstarglieli dal viso e tenergli la testa.

Avrebbe riconosciuto quel tocco tra mille, anche ad occhi chiusi, anche in mezzo ad un’orda di demoni inferociti, anche all’inferno avrebbe riconosciuto quelle mani grandi e candide che da oltre dodici anni lo affiancavano in ogni cosa facesse.

“Oc..Octavian” sussurrò a fatica, rimandando indietro l’ennesima boccata di vomito.

Sentì l’altro ridacchiare piano.

“Cazzo fratello, se mi chiami con il nome completo devi esser proprio conciato male!”

Rafael fece per dargli una spinta ma un crampo allo stomaco lo interruppe prima che le sua mano riuscisse a brancare il fianco dell’altro.

Gemette di dolore e di disgusto, odiava vomitare.

Octavian di tutta risposta lo tirò su e lentamente, con estrema delicatezza, lo trasportò fino al salotto di casa dove lo fece adagiare sull’ottomana di velluto blu che Magnus aveva messo lì giusto qualche giorno prima, ovviamente dopo il milionesimo cambio d’arredamento dell’anno.

“ Rafa, quando capirai che se ti dico di smettere di bere è perchè conosco perfettamente le tue reazioni a certi intrugli e vorrei evitarmi di finire una volta al mese a farti da infermierina sexy?”

Octavian lo guardava con sguardo dolce e paternale dall’alto del suo metro e novanta.

Rafael mugugnò qualcosa in spagnolo che l’altro non riuscì a comprendere poi si mise seduto passandosi una mano sul ventre dolorante.

“Potresti farmi una camomilla infermierina sexy?” Chiese guardando con I suoi grandi occhi scuri l’amico.

Octavian proruppe in una risata spontanea e genuina, una delle tante cose che Rafa amava del suo parabatai, quel suo modo sincero e diretto di rapportarsi con lui e con il mondo. Octavian non mentiva mai, non era capace di volere il male del prossimo, cercava sempre di aiutare tutti e riusciva a coprire d’amore tutti I suoi affetti, sempre senza risultare pesante, banale o stucchevole.

Quando anni prima si erano conosciuti, tra loro, era stato amore a prima vista. Amore fraterno certo, ma pur sempre amore.

Rafael era certo di poche cose nella sua vita: che Magnus e Alec lo amassero immensamente, che suo fratello Max sarebbe diventato uno stregone ancor più in gamba del padre e che lui e Octavian avrebbero dato davvero la vita l’uno per l’altro.

Immerso com’era tra I suoi pensieri quasi non si accorse della tazza che l’altro gli stava porgendo, come l’afferrò senti I cuscini accanto a lui piegarsi sotto il peso del suo parabatai.

Lo guardò con la coda dell’occhio,era in boxer, il corpo bianco solcato da cicatrici e rune, I riccioli scuri tanto simili ai suoi e I grandi occhi azzurro verde puntati nei suoi e velati da una strana preoccupazione.

“Tavvy … che succede? Perchè mi guardi in quel modo? Mica è la prima volta che mi vedi così … che ti prende fratello?”

L’altro in tutta risposta alzò le spalle e scosse la testa cercando di minimizzare il caos nella sua testa.

“Nulla” rispose facendo perdere lo sguardo verso la colonnina di marmo che ospitava la cuccia di Presidente Miao.

“Pensi davvero di aver imparato a mentire così bene da ingannare me, il tuo parabatai nonchè tuo fratellino prediletto?”

Octavian rise ancora. Era vero, lui era naturalmente incapace di mentire, soprattutto se si trattava di Rafael che lo conosceva in ogni sua più piccola sfumatura, che era il custode di ogni suo segreto, che sapeva tutto di lui, tutto tranne una cosa.

Si trovò a sospirare nervoso.

“ Nulla Rafa, davvero … volevo parlarti di una cosa oggi, ma non sei nelle condizioni e non so come potrebbe finire. Litigare con te è l’ultima cosa che voglio e quando sei così il tuo istinto di protezione va a mille ...”

Il più grande- già, Rafa era più grande di Octavian di ben tre mesi e mezzo- lo guardò come se davanti a lui ci fosse un perfetto pazzo.

“Litigare? Io e te? Noi due? Ma si può sapere che cazzo vai blaterando? Quando mai abbiam litigato? Siam la coppia di parabatai più affiatata della storia!”

Tavvy si trovò mentalmente a dover concordare con lui, erano sempre andati più che d’accordo, sebbene estremamente diversi, erano l’uno il completamento dell’altro.

Rafa, forse per via delle sue origini, aveva il tipico temperamento latino, era un vero e proprio casanova mentre Octavian, da sempre più calmo e riflessivo, era più timido e maldestro nelle relazioni interpersonali.

Tuttavia il piccolo Blackthorne sapeva perfettamente che quello che avrebbe voluto dire al suo parabatai quel giorno, ne avrebbe con tutta probabilità scatenato le ire.

Se c’era una cosa che da sempre contrassegnava il primogenito dei Lightwood- Bane era la sua gelosia e il suo istinto di protezione verso il fratellino, il piccolo Max, lo stregoncino blu di casa, quell’adone di quasi diciotto anni che da tempo ormai si era impadronito del cuore del giovane Octavian.

“Rafa, davvero … è una cosa … delicata … avrei dovuto parlartene mesi fa, anzi, che dico … anni fa … tuttavia … non … non ne ho mai avuto il coraggio ma ora … ora mi sento di impazzire e non riesco più a nascondertelo, mi sembra di farti un torto, di mancarti di rispetto ed io … non sono quel genere d’uomo.”

Octavian aveva balbettato tutto camminando nervosamente sul tappeto del salotto sotto lo sguardo sconvolto e impaurito del padrone di casa.

“Tavvy … così mi spaventi! Che cazzo succede di così terribile? Stai male? Problemi a casa?”

Rafa non sapeva davvero più cosa pensare, non aveva mai visto il compagno in quello stato.

Dopo l’ennesimo scorrere d’orologio in assoluto silenzio, Rafa prese Tavvy per le spalle e lo scosse dolcemente.

“Parla cazzo. Parla prima che mi venga un infarto e ci rimanga secco”

Octavian, ripresosi dal suo attimo di tranche, lo guardò con fare impaurito e frappose qualche passo di distanza tra loro.

“ Rafa … vedi … io … io credo di essermi … innamorato.”

Il suo parabatai lo guardò sorridendo felice, che c’era di così tragico in quella confessione?

“Tavvy ma è meraviglioso! Cazzo! Chi è la fortunata? Vuoi dei consigli? Te la sei già portata a letto? Oddio … devi assolutamente farmela conoscere! Perchè non mi hai detto mai nulla??”

L’altro sospirò teso.

“Rafa … non è … non è una donna”

Il rampollo dei Lightwood-Bane soppesò per un attimo le parole dell’altro.

Octavian si era innamorato.

Octavian si era innamorato ma non di una donna.

Octavian era gay.

Rafa lo guardò un po’ sopreso ma per nulla intimorito o incazzato.

Lui era stato cresciuto da due uomini, due padri meravigliosi che non gli avevano mai fatto mancare nulla e che gli avevano dimostrato che per essere una famiglia l’unica cosa indispensabile è l’amore.

Rafael colmò la distanza che lo separava dall’altro e se lo strinse tra le braccia posando un delicato bacio sulla sua spalla nuda.

“E’ fantastico Tavvy … fantastico! Sei innamorato! Il mio parabatai è innamorato … sono felice per te … per noi! Sarà magnifico conoscere l’uomo che ti ha rubato il cuore!”

“ Lo … lo conosci … molto … molto bene”

Tavvy lo disse piano, come se temesse di farglielo sentire, ed effettivamente la nota dolente della conversazione era proprio quella, il “chi” gli avesse rubato il cuore.

Rafael lo guardò un attimo dubbioso per poi irrigidirsi un attimo.

“No … Tavvy … ti prego non puoi innamorarti di me. Non … Non possiamo… non … non farmi questo ti prego … non … non voglio spezzarti il cuore ma … ma a me … piacciono le donne … io … io ti amo … ma … ma come amo Max … come … come un fratello”

Octavian lo interruppe piazzandogli una mano davanti la bocca.

“Ma come cazzo puoi pensare che io sia innamorato di te? Ma dico, ti ha dato di volta il cervello per caso? Ma sei impazzito? Tu … tu non sei il mio tipo. Ma per nulla proprio!”

Rafe tirò un sospiro di sollievo per poi squadrarlo in malo modo.

“ Stai forse insinuando che io non sia l’uomo più bello al mondo per caso?”

Perchè se c’era una cosa che Rafael Lightwood- Bane aveva ereditato dal Sommo Stregone di Brooklin era l’amore per la sua immagine allo specchio.

Octavian si lasciò sfuggire una grassa risata.

“Sei bello, lo sai … te l’ho sempre detto! E sicuramente sei il più bello tra gli shadowhunters ma l’uomo che amo … beh … lui … lui è perfetto. Tu … tu non puoi competere” rispose sospirando sognante.

Rafe gli indirizzò l’ennesima occhiata curiosa.

“Tavvy … è un mondano?”

Il Blackthorne scosse al testa in diniego.

“No … assolutamente”

“ Mmmmh … è … un nascosto?”

Tavvy annuì guardando interessatissimo gli intricati ricami del tappeto persiano sotto I suoi piedi.

“Uh licantropo? Fata? Vampiro?”

Rafa sembrava davvero interessatissimo alla conversazione.

“ Un … uno stregone”

Rafa si prese un attimo per riflettere, fece un breve conto degli stregoni che conosceva e poi lo guardò strabuzzando gli occhi.

“Tavvy, per l’angelo, dimmi che non ti sei innamorato di Ragnor! E’ più vecchio di mio padre … poi … poi è brutto! Non lo voglio come cognato!”

Octvian si prese la testa tra le mani iniziando a ridere in modo quasi isterico. Come poteva pensare che gli piacesse quello là?

“Fratello … ho ottimi gusti io, mica mi piacciono le mummie!”

“Ma … ma gli stregoni che conosciamo sono … sono solo … Ragnor, mio padre e … e Max! Per l’angelo dimmi che non vuoi scoparti mio padre!”

“ Per Raziel! Ma no … che ti viene in mente ?!?! Tuo padre? Lo conosco da quando sono nato e soprattutto è … è tuo padre!”

Rafael ebbe giusto il tempo per tirare un mezzo sospiro di sollievo prima che I suoi neuroni connettessero tra loro e gli facessero capire quale fosse la verità.

Octavian, il suo migliore amico, il suo parabatai, l’uomo a cui affidava la sua vita durante ogni missione voleva farsi Max, il suo delicatissimo e dolcissimo fratellino minore.

Senza quasi rendersene conto si trovò con il pugno sinistro contro lo zigomo del compagno che, colto di sorpresa, cadde rovinosamente per terra subendo passivamente l’assalto del più grande che gli scaricò addosso una raffica di pugni.

Rafael Lightwood-Bane e il suo parabatai Octavian Blackthorne stavano litigando.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Energia ***


Energia

 

Octavian, nonostante fosse uno shadowhunter addestrato al combattimento e alla difesa, stava lì a prenderle da Rafael come se fosse un bambinetto che le prendeva dal bulletto di quartiere.

Si aspettava questa reazione del proprio parabatai, se l’aspettava eccome.

Quando due anni prima Max aveva detto in famiglia di essere gay, Rafael non l’aveva proprio presa benissimo, lui odiava l’idea che accanto al suo fratellino ci fosse un uomo, temeva di non esser abbastanza forte da proteggerlo, da fronteggiare quell’ipotetico uomo, qualora non fosse stato adatto a Max.

E poi, chi davvero era all’altezza di suo fratello?

Un urlo terrorizzato interruppe la sequela indistinta dei pensieri che gli stavano attraversando la testa, mentre due mani forti lo gettavano sul divano liberando così il povero Octavian.

Alec guardò il figlio come se avesse davanti un totale sconosciuto, mai prima d’allora l’aveva visto avere simili atteggiamenti, specie con il suo parabatai.

Dall’altro lato della stanza, davanti la porta, stava un Magnus altrettanto basito con accanto proprio Max.

Il giovane stregone dalla pelle blu, come colpito da un fulmine, si gettò immediatamente accanto a Octavian sollevandogli la testa dal pavimento e stringendoselo protettivo al petto.

“ Tavvy … Tavvy stai bene?”

Octavian mugugnò di dolore ma fece un cenno di assenso, quel contatto, seppur sicuramente dettato da anni e anni di conoscenza e di frequentazione reciproca, per via del legame con Rafael, con il piccolo della famiglia Lightwood-Bane, valeva senza ombra di dubbio tutte le botte che aveva preso.

“Sì … sto … sto bene. Solo una piccola discussione tra parabatai, non preoccuparti Max” rispose con un sorriso dolcissimo dipinto sul volto tumefatto.

“ Sorridigli meno brutto stronzo”

Un Rafael decisamente preso male bofonchiò dal divano dove il padre lo aveva piazzato a forza.

Alec e Magnus lo guardarono sempre più perplessi finchè lo shadowhunter non prese il figlio per un braccio trascinandolo nella camera da letto padronale.

“ Si può sapere che ti prende Rafe? Manchiamo un weekend e ti trovo a casa mezzo sbronzo mentre fai a botte con Tavvy?”

“E’ colpa sua! Ho solo fatto il mio dovere!” rispose il più giovane piantando I suoi cchi neri in quelli del padre.

“ Dovere? E’ tuo dovere fare a botte senza motivo?”

Perchè Alec proprio non riusciva ad immaginare un motivo plausibile per quella furia che aveva colto Rafael.

“Ho solo difeso Max. Dovresti ringraziarmi invece di stare qui a farmi il cazziatone come se avessi ancora cinque anni”.

Alec lo guardò se possibile ancora più perplesso.

“ Hai difeso Max? In che senso? Ha detto qualcosa di male su tuo fratello?”

Alec non capiva, conosceva Octavian da quando era bambino e proprio non riusciva ad immaginare che qualcosa di cattivo potesse uscire dalla sua bocca, specie contro Max con cui si era sempre dimostrato dolce, gentile e premuroso.

Rafa chinò lo sguardo trincerandosi in un silenzio tombale.

“ Rafa, ti prego … dimmi cosa è successo. Anche a me è capitato di litigare con zio Jace ma abbiamo sempre risolto tutto, parlami, magari posso darvi una mano … è il tuo parabatai”.

“ Si vuole scopare Max”.

Rafa glielo sputò in faccia, così, senza mezzi termini e usando parole decisamente diverse rispetto a quelle usate dall’amico poco prima.

Alec lo guardò, ci mise un attimo per assimilare quanto aveva sentito.

“ Ha … ha detto … questo?”

Il maggiore dei suoi figli lo guardò per un attimo, poi scosse la testa.

“No … ha blaterato qualcosa sull’amore e su quanto Max sia perfetto … ma ...”

Alec sorrise, l’espressione notevolmente più distesa rispetto a pochi istanti prima mentre con una mano accarezzava dolcemente la guancia di Rafael.

“ Sei come me … sei proprio come me amore mio, un fratello maggiore innamorato e protettivo, Max è fortunato ad averti al suo fianco ma … ma quello che ha detto Octavian, è molto diverso da quello che mi hai riportato tu ed io credo … credo che tuo fratello abbia diritto ad esser felice ...”

“ Tu … tu pensi che … che”

Alec annuì sicuro.

 

In salotto Max aveva aiutato Octavian a stendersi sul divano e si era seduto sul tappeto accanto all’amico.

“ Cosa è successo? Non ti avevo mai visto litigare con mio fratello ...”

Il giovane stregone lo chiese piano, come se modulare il suo tono di voce, facesse apparire la sua domanda come meno invadente di quanto in realtà sembrasse nella sua testa.

“ Nulla di importante, abbiamo avuto un alterco sull’organizzazione della prossima missione, sai com’è fatto Rafa, quando si mette in testa qualcosa, è dura fargli cambiare posizione!”

Octavian preferì quella piccola e innocente bugia a svelare la vera motivazione dietro a quel litigio, che doveva dire a Max, che era innamorato di lui? Impossibile! Non era nè il momento giusto nè il luogo adatto e poi … poi chi mai farebbe una dichiarazione d’amore in mutande!?!? Ecco che il piccolo Blackthorne si rese improvvisamente conto, dopo svariati minuti che era con il giovane stregone, di essere ancora nella sua tenuta da notte preferita, un paio di boxer neri, grazie all’ Angelo abbastanza ampi da non far immaginare qualsiasi cosa!

“ Emh … Max … non … non è che potresti … passarmi dei vestiti per favore?” chiese con le guance più rosse della pozione alla fragola bevuta la sera prima.

Max annuì immediatamente maledicendosi per quegli sguardi decisamente poco “alla Mirtillo” che gli aveva riservarto in alcuni istanti della loro conversazione, ma chi poteva biasimarlo? Octavian era perfetto. Alto, muscoloso, con I capelli scuri e quegli occhi così vivi e sinceri, si era innamorato di lui sin dalla prima volta che l’aveva visto, anni prima e un po’ era geloso del fratello che poteva condividere così tanto con l’altro giovane shadowhunter, mentre lui non poteva nemmeno bearsi di quella celestiale visione che gli si parava davanti.

Con uno schiocco di dita fece apparire sul tavolino degli abiti puliti.

“ Perdonami se ho usato la magia – disse imbarazzato, non amava mostrare troppo I suoi poteri davanti a Tavvy, non voleva che l’altro lo percepisse come diverso – ma non avrei davvero saputo come aiutarti in altro modo!”

Octavian sorrise dolcemente mentre si rivestiva.

“Scherzi? Adoro vedere quando lo fai! Amo quelle fiammelle arancioni che escon fuori dalle tue mani … sembri … sembri un Dio!”

Ed ecco che per l’ennesima volta il suo marchio di fabbrica, la sua assoluta sincerità, gli giocava un brutto tiro rendendolo decisamente più esplicito di quanto non gli fosse, a suo dire, concesso.

“ Beh ti … ti ringrazio ma … ma più che ad un Dio io … io sarei assimilabile ad un demonio … sai … sono … sono … uno stregone!”

Max sussurrò piano quell’ultima parola, mentre con una mano si sfiorava uno dei corni sopra il suo capo, insieme alla pelle blu, il suo marchio demoniaco.

Octavian istintivamente avvicinò una mano a quella di Max e fece una carezza a quel corno percorrendolo piano per tutta la sua lunghezza per poi sfiorarne delicatamente la punta.

“ Sono … sono bellissime Max … ti … ti rendono quello che sei e tu … tu dovresti esserne orgoglioso di quello che sei … sei … sei un giovane meraviglioso stregone e sono certo che un giorno sarai più potente perfino di tuo padre Magnus!”

Il piccolo Lightwood- Bane sorrise mascherando il proprio imbarazzo e il proprio stupore per quelle dolci parole, poi prese del cotone e del disinfettante – che un Magnus attentissimo a quello che stava succedendo, aveva fatto comparire dalla cucina – e iniziò a passarlo piano sul viso tumefatto dell’altro.

Sentendolo sussultare di dolore, Max si fermò per un attimo.

“ Scusami, dovrei essere più delicato, la verità è che non sono un asso con questo tipo di primo soccorso ma … ma se vuoi Io … posso … insomma … potrei, sai, passarti un po’ della mia energia così che le tue ferite guariscano subito e non ti facciano più male.”

Tavvy lo guardò stupito mentre sentiva il petto pervaso da un calore che non aveva mai provato, annuì non sapendo esattamente cosa fare, sapeva che quella era una pratica che ogni stregone eseguiva a modo suo e grazie a Raziel nè Rafael nè qualcun altro della famiglia aveva mai avuto bisogno dell’ intervento del giovane stregone poichè tutto sommato, gli ultimi anni, erano stati abbastanza tranquilli.

Max lo guardò con le guance più blu del solito, segno che era imbarazzato, poi aprì le braccia in un muto invito.

Octavian vi si sistemò in mezzo, poggiando il capo sulla spalla del più piccolo e ispirandone a pieni polmoni il delicato profumo della pelle.

“Adesso … adesso rilassati Tavvy, ti passo solo l’energia necessaria affinchè tu possa stare meglio”

Detto questo lasciò che un leggero flusso di energia scorresse tra lui e Tavvy mentre, sotto gli occhi stupiti di tutti I presenti, le ferite sul volto e sulle braccia del giovane si rimarginavano senza lasciare alcun segno.

Magnus, poggiato sull’isola della cucina, guardò il marito e il figlio maggiore, poggiati allo stipite della porta e fu certo che entrambi sapessero il motivo di tanto stupore nei suoi occhi: lo scambio di energia era possibile solo tra familiari o amanti e ufficialmente Tavvy non era nulla di tutto ciò.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Invito ***


Invito

 

Octavian si concesse di rimanere per qualche secondo con il viso poggiato sulla spalla dello stregoncino. Si sentiva stranamente vicino a lui, molto più di quanto in realtà quell’abbraccio gli potesse concedere. Lo scambio di energia che lo aveva ristorato dal suo pessimo inizio di mattinata, lo aveva decisamente rinfrancato e quella sensazione di pace, benessere e comunione, non l’aveva mai provata prima.

Inspirò ancora una volta il profumo della pelle del più giovane mentre, presosi di coraggio – e forse anche un po’ di follia, data la situazione in cui si era impelagato- portò il braccio destro a cingere la vita dell’amico stringendoselo maggiormente al petto.

“Stai bene Max? Non ti è costato troppa energia?”

Il giovane dalla pelle blu scosse la testa, quello scambio, sebbene fosse il primo che effettuava nella sua giovane vita, gli era risultato naturale e semplice quanto bere un bicchiere d’acqua e la vicinanza dell’amico lo faceva sentire bene in un modo in cui non si era mai sentito.

Istintivamente si strinse a sua volta in quell’abbraccio, sfiorando con le labbra una delle rune che l’altro aveva marchiato sul collo.

“ Sto benissimo, sono … sono solo un po’ stanco. Posso stare ancora qualche istante poggiato a te?”

Tra la domanda e l’assenso di Octavian non passò che una breve frazione di secondo.

“Certo … certo piccolino, puoi stare qui quanto vuoi ” rispose con voce dolce aumentando la stretta.

Dall’altra parte del soggiorno, I due shadowhunter guardarono verso lo stregone di Brooklin come a chiedere spiegazioni su quell’insolito atteggiamento “intimo”, dato che nè Max nè Tavvy si erano mai lasciati andare pubblicamente ad esternazioni d’affetto simili.

Magnus fece cenno di seguirlo in camera da letto e dopo essersi assicurato di aver insonorizzato la camera con uno dei suoi incantesimi, si decise finalmente a parlare.

“ Max gli ha passato parte della propria energia ...”

Il marito lo guardò con fare interrogativo.

“ Questo l’avevo capito Mags ma Max non l’aveva mai fatto prima … sicuro … stia bene?”

Il Sommo Stregone di Brooklin annuì.

“ Non l’aveva mai fatto prima semplicemente perchè io ho sempre usato la tua energia, e viceversa … e Rafa non ne ha mai avuto realmente bisogno, le rune e le mie cure hanno sempre risolto tutto. Lo scambio di energia non è una cosa che può avvenire tra chiunque, deve esserci un legame … si deve appartenere alla stessa famiglia o … o essere amanti.”

Rafa guardò il padre e scosse la testa.

“Ma non ha senso papà … Max e Octavian non sono fratelli e non sono nemmeno amanti … loro … loro si conoscono da una vita ma ...”

“ Ma tu non hai mai notato il modo in cui si guardano e in cui si cercano quando sono in mezzo alla gente, il fare protettivo che ha Tavvy quando tuo fratello è nei paraggi, la cura che ha nel non dire mai nulla che possa ferirlo o farlo sentire a disagio, diverso dagli altri. Non hai notato come Max lo guardì come se fosse qualcosa di perfetto e irraggiungibile? Come accanto a Tavvy sia sempre un po’ più impacciato e mirtilloso del solito …”

“Mirtilloso? - chiese Alec dubbioso – e poi scusa … faccio ancora fatica a comprendere le ragioni per cui quello scambio di energia sia riuscito così bene e il perchè stiano abbracciati sul divano come se fosse la cosa più naturale del mondo ...”

Mags sorrise.

“Fiorellino, ricordi la prima volta che ti ho chiesto di passarmi un po’ della tua energia? Quando ero sfinito da quell’incantesimo per aiutare Luke? Ecco … se ben ricordi tra noi non c’era nulla di ufficiale … eravamo solo due persone profondamente innamorate l’uno dell’altro e quello scambio … ci aveva permesso di essere per un attimo più vicini che mai … per me … per me fu bello quasi come la prima volta che facemmo l’amore. Ti sentivo vicino, sentivo la tua forza, le tue paure, sentivo la tua energia fluirmi nelle vene e avevo solo voglia di stare con te, di averti addosso, di sentire il tuo profumo impregnare I miei vestiti, di baciarti fino a toglierti il fiato ...”

Alec lo interruppe premendo le sue labbra contro quelle glitterate dello stregone. Aveva sentito a sufficienza.

“ Se mi avessi baciato in quel momento … probabilmente non sarei riuscito a staccarmi da te … io … io mi sentivo esattamente allo stesso modo”

Rafael sbuffò seduto sul letto dei genitori.

“Quindi mi state dicendo che quei due sono in modalità after-sex senza aver scopato? E che secondo voi … sono una coppia anche se io fino a qualche ora fa non sapevo neanche che il mio cazzo di parabatai fosse un fan dei culi e dei peni e non un accanito sostenitore della figa?”

I genitori gli lanciarono uno sguardo di rimprovero.

“ Rafa – iniziò Alec – per favore … se le cose stanno come pensiamo io e tuo padre … non intralciare il loro cammino, noi abbiamo sofferto tanto per essere felici e vorremmo … vogliamo anzi, che per te e tuo fratello le cose siano più semplici”.

Dopo una mezz’ora abbondante di discussione, I tre uscirono dalla camera per trovare Max e Tavvy ancora seduti sul divano ma leggermente più distanziati.

Rafa si avvicinò al suo parabatai e si inginocchiò tra le sue gambe.

“ Perdonami … io … ho perso la testa. So che quello che ho fatto non trova giustificazione di alcun tipo ma … ma ti prego di perdonarmi. Quello che mi hai detto mi ha scosso profondamente, io … io non immaginavo nulla … sono stato così cieco da non capire che le persone più importanti della mia vita … stavano così”

Octavian gli prese il viso tra le mani e gli posò un bacio in fronte, il tutto sotto lo sguardo vigile di Max.

“ Tranquillo … rimani sempre il mio fratellino preferito … nonostante a casa ne abbia da vendere” rise.

“ Senti … stasera ti andrebbe di andare a bere qualcosa insieme?”

Tavvy annuì immediatamente, lui a Rafa non avrebbe mai detto di no, specialmente dopo aver litigato.

“ E tu piccola peste? - chiese Rafa rivolto al fratellino – ti andrebbe di fare un uscita a tre con noi?”

Max divenne di tonalità di blu non ancora catalogate ma annuì subito.

“ Se … se non disturbo … vengo molto volentieri”.

 

 

Qualche ora più tardi, nel primo pomeriggio, Tavvy bussò alla porta della camera del fratello maggiore, di Julian, l’uomo che a soli dodici anni si era preso la briga di crescere quella sgargherata squariglia di fratelli minori che gli era capitata in sorte.

Una copia esatta di Tavvy, solo un po’ più magro e con qualche anno in più, si affacciò immediamente dalla porta.

“ Tavvy! Amore mio! Come è andata la serata?”

“Po … posso entrare fratellone? Io … avrei bisogno di parlarti”

Julian ovviamente non se lo fece ripetere due volte e fece immediamente largo al fratellino, facendolo accomodare nella sua stanza.

Lì Octavian parlò come un fiume in piena.

Gli raccontò della serata trascorsa con Rafael, della loro discussione e di quello che era successo con Max, di come si fosse sentito completo e in pace con il mondo tra le quelle forti braccia blu.

Jules lo guardava pieno d’amore.

Lui capiva il fratello, capiva perfettamente cosa sentiva e cosa il suo giovane cuore si trovava ad affrontare. Lui ed Emma per anni si erano amati in silenzio, convinti che tra loro nulla potesse sistemarsi e tutto questo lo aveva reso decisamente sensibile ai turbamenti sentimentali della gente, specie dei suoi fratelli.

Da buon fratello maggiore si prese la libertà di stringere Tavvy a sè e di sussurrargli una litania di incoraggiamenti e di frasi cariche d’affetto.

“ Quindi … stasera esci con lui?”

“ Beh … sì … tecnicamente sì ma … ma c’è anche Rafa … non si tratta di un appuntamento è … è solo un’ uscita tra amici”

Julian sorrise intenerito dalla dolce ingenuità fraterna.

“ Vedrai che andrà benissimo e tu … cerca di non esser troppo timido. Fagli capire che ti piace!”

Octavian arrossì come un bambino colto con le mani nella marmellata per poi stenderglisi accanto nel grande letto matrimoniale che capeggiava in mezzo alla stanza.

“ Jules … secondo te … posso scrivergli un messaggio per … ringraziarlo per oggi … o sai … risulterei ridicolo e smielato?”

Il maggiore dei Blackthorn sorrise.

“ Scrivigli pure Tavvy … stai qui che leggiamo insieme le sue risposte dai!”

Così, accoccolato su quel petto che lo aveva visto crescere, Octavian scrisse il suo messaggio a Max.

“ Ehy Max … scusami se ti disturbo, probabilmente starai facendo qualche allenamento di magia con tuo padre Mags oppure sarai con tuo fratello o con I tuoi amici … ma sai, ci tenevo a ringraziarti per tutto quello che hai fatto oggi per me. Non mi ero mai sentito così bene … Ti voglio bene piccola pallina blu!”

La risposta del piccolo Lightwood- Bane non si fece attendere che un paio di minuti.

“ Tavvy! Scherzi? Tu non disturbi mai, sono in camera mia a cercare di capire cosa mettere questa sera. Oggi darti la mia energia mi è sembrata la cosa più giusta da fare, l’unica cosa che mi è venuta in mente guardando il tuo viso sofferente. Non so perchè tu e mio fratello abbiate litigato ma se dovesse risuccedere, ti prego difenditi, cioè … cerca di non fargli male, ma non stare lì a prenderle, so che sei forte tanto quanto lui e non mi piace vederti ferito. Oggi mi hai spaventato … ps è stato bello anche per me, non l’avevo mai fatto prima! Ti voglio bene … tanto”

Julian leggendo quei messaggi sorrise.

“ Sei ancora convinto a non dirgli apertamente quello che senti? No perchè sai … secondo me … potresti trovare delle gradite sorprese!”

Tavvy scosse la testa imbarazzato per poi dedicarsi al cellulare.

“ Metti la prima cosa che ti capita! Tu eri bellissimo anche da piccino vestito da zucca. Sappi che esser stato la tua prima volta in questo scambio di energia mi fa sentire un uomo fortunato! Ti devo parte della mia, sappilo. Se mai dovessi averne bisogno di autorizzo a prenderne da me quanta ne vuoi!”

“ Bello io … tutto blu e con le corna! Bella questa Tavvy! Soprattutto detta da te che c’hai uno stuolo di ragazzine che baciano la terra dove cammini!”

Octavian leggendo quel messaggio si trovò a sospirare cercando di capire come far intendere all’altro che a lui di quella mandria di bimbette non gliene importava proprio nulla e che l’unico a essere nei suoi pensieri era proprio lui.

“Il blu è da sempre il mio colore preferito e le tue corna sono belle! Le trovo molto virili, fossi in te le sfoggerei più spesso! E comunque di quelle non mi importa nulla, non mi interessa nessuna tra loro!”

“ Beh prima o poi troverai quella giusta, ne sono convinto”

“ Io la persona giusta per me … credo di averla già trovata!”

Max, leggendo quel messaggio si trovò a dover soffocare un moto di gelosia non indifferente.

“ Mi fa piacere per lei. Donna fortunata!”

Octavian scosse la testa. Niente, tra loro due via messaggi la comunicazione non era un granchè in quel momento.

Con mano tremante fece partire una telefonata verso il numero dello stregone.

“ Pronto?” la voce di Max, dall’altro capo dell’apparecchio gli sembrava insolitamente seria e triste, tutto il contrario di come era durante la mattina trascorsa insieme.

“ Non è una donna!”

“ Eh? Ma di che parli?”

“ La … la persona di cui sono innamorato … non è una donna!”

Seguì qualche istante di silenzio.

“Max … Max ci sei?”

“ S ...sì … non … non è una donna … quindi … è … è un uomo?”

“ Sì Max … sono … sono innamorato di un uomo”

Di come ci fosse finito in quell’assurda conversazione, Tavvy non ne aveva proprio idea.

“ Ah … fo … fortunato lui”

Octavian sospirò. Max non capiva proprio un fico secco.

“ Max … usciresti con me stasera?”

“ Me … me lo vuoi presentare?”

Il piccolo Blackthorn sospirò tra le risate divertite di Jules in sottofondo.

“ E’ … è lì con te … il … il tuo ragazzo?”

“ No … quello che senti è mio fratello Julian che evidetemente si sta divertendo un mondo a vedermi in questa situazione … Max … stasera non ti voglio presentare nessuno e soprattutto non ho un fidanzato. Voglio solo uscire con te, anche … anche se eravamo rimasti d’accordo per uscire con Rafa io … io ti sto chiedendo di dire sì a me … a un’uscita a tre dove però ...ti invito io”

“ Io … io non capisco … tu … e … e il ragazzo che ti piace?”

“ Max … apriresti un portale per me per favore?”

“ Eh? Per dove? Quando ?”

“ Adesso … per … per camera tua!”

Max confuso fece quanto chiestogli ritrovandosi Octavian ad un palmo dal naso.

Tavvy gli prese delicatamente una mano tra le proprie, la accarezzò dolcemente attentissimo ad ogni reazione dello stregoncino che non ci stava capendo assolutamente nulla, poi se la portò alle labbra e chiudendo gli occhi ne baciò ogni centimetro con assoluta riverenza e devozione.

Quando finalmente alzò lo sguardo verso l’altro, si rese conto di come per l’ennesima volta questo si fosse imbarazzato.

“ Perdonami Max … non ho molta esperienza in queste cose, ho … ho solo seguito l’istinto – disse lasciando immediamente la presa sulla sua mano – ma … ma vorrei davvero che tu questa sera accettassi un appuntamento da parte mia ...”

“Io?” Max lo guardò come se gli avesse appena chiesto di accompagnarlo sulla luna.

Tavvy annuì spaventato, forse era stato troppo frettoloso, forse lui non era proprio il tipo di Max, forse …

Le braccia blu del giovane stregone si strinsero al collo di Octavian.

“Sì … sì assolutamente sì!”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Appuntamento ***


Appuntamento

Octavian istintivamente lo strinse a sè baciandogli I capelli. Il fatto di esser parecchi centimetri più alto dell’altro gli consentiva di tenerselo stretto addosso e di godere di un’ottima visuale su quel corpo che tanto gli piaceva.

“ Speravo dicessi sì,speravo davvero tu mi concedessi una possibilità!”

Max affondò il viso sulla maglia scura dell’altro, imbarazzatissimo.

“ Io … io non sapevo … cioè … non … non credevo tu … fossi gay … non … non sembra!” disse senza quasi rendersene conto.

Tavvy sorrise per nulla offeso.

“ Beh diciamo che non ho mai provato interesse verso le ragazze, il contrario per I ragazzi … e comunque perchè non sembro gay? Questa me la spieghi eh!”

Max voleva sprofondare dalla vergogna.

“No cioè … io … non volevo offenderti ma ...”

“ Max! Max! Nessuna offesa, assolutamente. Tu … somigli più a tuo padre Magnus, sei estroverso, dolce, sensibile … io … sono solo più timido … soprattutto con quelli che mi piacciono”

Max sorrise sereno, sempre stretto all’amico.

“ E’ … è per questo che oggi hai litigato con mio fratello?”

Tavvy annuì.

“ Sì, sai com’è geloso di te, lui pensa … pensa probabilmente che io mi voglia divertire o che comunque non abbia intenzioni serie con te o che … non sia alla tua altezza. Voleva solo proteggerti.”

Max alzò un sopracciglio non capendo.

“ Proteggermi da te? Non sono un bambino, potrò ben decidere con chi uscire e con chi no … mica gli altri me li ha gonfiati tutti come ha fatto oggi con te!”

Fu il turno del rampollo dei Blackthorn di rimanere un attimo senza parole, Max aveva parlato di “altri” che ci fosse qualcosa che lui non sapesse? Che prima di lui ce ne fossero stati molti che gli avevano chiesto di uscire? Eppure lui non se ne era mai accorto.

“ So … solo due … non … non pensare male … ti prego. Sono uscito un paio d’anni fa con un licantropo e … e la scorsa estate con un vampiro … sai … Samuel”

Octavian annuì; conosceva Samuel, la sua fama lo precedeva di gran lunga. Era un vampiro centenario che adorava adescare ragazzini alle prime armi per sedurli e portarseli a letto. Senza farci troppo caso strinse I pugni fino a far diventare le nocche bianche.

Gelosia.

Rabbia.

Una parte di lui considerava Max cosa sua e l’idea che quel Samuel avesse toccato qualcosa di suo lo mandava decisamente su tutte le furie.

Venne scosso dai suoi pensieri solo dopo l’ennesima volta che Max chiamò il suo nome.

“ Tavvy … Tavvy tutto bene?”

Come scosso da un fulmine, allentò la presa ritrovando per un attimo un mezzo contegno.

“Sì … sì scusa ero … ero solo … sovrappensiero per un attimo. Stanotte non ho dormito molto … sai il divano e poi tuo fratello che vomitava … pessimo risveglio, poi mi sono anche dovuto allenare Ci … ci vediamo tra un paio d’ore davanti il Kairos? Così intanto vado a casa, mi faccio una doccia e metto addosso qualcosa di decente ...”

“ Non … non ti sei pentito di avermi chiesto di uscire … vero?” Max lo chiese timoroso per via della reazione dell’altro.

“ No … no assolutamente! Devo solo darmi una rinfrescata e poi … è una vita che aspetto di uscire con te non … non come un amico qualsiasi”.

Max arrossì ancor di più se possibile, poi gli baciò una guancia.

“ A dopo Octavian …”

“ A dopo piccolino …”

 

Alle otto in punto, come concordato, Max e Rafael erano davanti al Kairos, un pub abbastanza famoso tra Nephlim e nascosti.

I due fratelli erano leggermente in anticipo. Avevano discusso tutto il tempo perchè Max aveva usato un glamour per coprire il vero colore della sua pelle e nascondere le corna. Secondo lui, contrariamente a quanto detto da suo fratello e dai suoi padri, la versione apparentemente “normale” era decisamente più carina di quella da stregone.

“Accidenti Max, ti rendi conto che Octavian sa perfettamente come sei fatto e che non ha senso che tu ti presenti qui così?”

“ Ti ho già detto che voglio conquistarlo … fammi … fammi almeno provare ad esser carino per una sera! Tu lo sei tutti I santi giorni!”

Rafael fece roteare gli occhi in modo tanto simile a suo padre Magnus che se non avesse avuto la certezza di esser stato adottato, avrebbe pensato che fosse una cosa genetica.

“ Max … gli piaci. Te l’ ha anche detto ...”

“Non me l’ha detto … mi ha solo chiesto di uscire!”

Rafa sbuffò.

“ Senti … il mio parabatai non ti avrebbe chiesto di uscire se non gli piacessi ok?”

Max non fece in tempo a rispondere che venne interrotto dal rombo della moto e dallo stridere dei freni di Octavian che gli parcheggiò poco distante.

Il giovane Blackthorn, fasciato da un semplice jeans scuro e da una camicia nera si avvicinò sorridente ai due fratelli Lightwood-Bane, diede un abbraccio veloce a Rafa e posò un bacio sulla fronte a Max per poi porgergli in mano una piccola scatolina.

Rafa buttò un occhio curioso.

Era un bocciolo di rosa blu stabilizzato. Dello stesso identico colore della pelle del fratello.

“ Viene … dal giardino di casa mia … quando non mi alleno e non ho impegni … io e Julian ci prendiamo cura di queste rose particolari e … ed io ne ho stabilizzata una per te è … è bella ed eterna come te”

Max arrossì stringendo tra le mani quel piccolo dono mentre Rafa si costrinse a guardare altrove per non scoppiare a ridere dalla dolcezza inconsulta del parabatai.

“ Gr … grazie Tavvy - rispose baciandogli una guancia con fare innocente – tu … tu sei … pe … perfetto stasera cioè … lo … lo sei sempre ma … stasera più del solito”

Fu Rafa a interromperli.

“ Che fa, la smettete di fare I piccioncini ed entriamo? Io avrei fame!”

I tre si accomodarono ad un tavolino in fondo al locale, un posto piuttosto intimo, Rafa si sedette da una parte, lasciando la panca ai due, costringendoli così a sedersi vicini.

Per via però della notevole altezza di Octavian , Max si ritrovò ad avere le gambe intrecciate a quelle dell’amico sotto il tavolo.

Rafa, una volta prese le ordinazioni, si alzò per andare dalla barista. Aveva promesso a suo fratello Max che non lo avrebbe in alcun modo ostacolato e aveva intenzione di mantenere la sua promessa.

Una volta rimasti soli, Tavvy fece una leggera carezza alla mano di Max.

“ Come mai così questa sera?”

“ Così … come?”

“ Così rosa … mi aspettavo di sedermi accanto ad uno stregone blu!”

Max arrossì.

“ Beh io … pensavo … penso … di esser più carino così senza … senza le corna e con la pelle … come gli altri”

Octavian scosse la testa.

“ Sei meraviglioso in ogni tua veste … ma al naturale tu … togli il fiato. Adoro il colore della tua pelle e adoro le tue corna. Dovresti avere più fiducia in te stesso ...”

Max lo guardò, affondo gli occhi in quelle iridi così diverse dalle sue, blu contro verde, vi notò un’assoluta sincerità e un qualcosa di simile alla devozione che da sempre leggeva negli occhi dei suoi padri.

Fece un respiro profondo e fece svanire gli effetti del glamour. La pelle tornò ad esser blu e la sua testa adornata da un paio di forti corna.

Octavian trattenne il fiato a quella visione. La camicia bianca e I jeans attillati rilatavano ancor di più su quella carnagione così particolare e lui stava morendo dalla voglia di baciare quelle labbra color dell’oceano. Si trattenne limitandosi a passargli una mano dietro la schiena e stringendoselo piano al fianco.“ Sei la creatura più bella che abbia mai visto Max Michael Lightwood-Bane” glielo sussurrò piano ad un orecchio in modo che solo lui potesse sentirlo.

Di tutta risposta il giovane stregone si premette sul petto dell’altro come se fossse Presidente Miao in cerca di coccole.

Un invito, quello di Max, che il Blackthorn colse al volo iniziando a massaggiargli I capelli e ad abbandonare qualche delicato e casto bacio tra I capelli e sulla fronte, di più non si sarebbe mai permesso.

Quando Rafael tornò con gli hamburgher e le birre, li trovò ancora così, accoccolati vicini.

“ Per l’angelo ragazzi! Siete più smielati dei papà e tu Tavvy … c’hai la stessa faccia da pesce lesso di Julian quando guarda Emma, contieniti per favore che la tua voglia di limonare è talmente forte che la sento anche io! Maledettissima runa parabatai!”

Octavian sciolse immediamente l’abbraccio bonfonchiando un chiarissimo “ fanculo” all’amico.

Rafa, di tutta risposta, si sporse sul tavolino catturando le labbra del suo migliore amico e piazzandogli un bacio decisamente poco casto.

Octavian si scansò subito disgustato mentre Max veniva circondato da piccole fiammelle della sua magia, la mossa del fratello non gli era andata molto a genio.

“ Ma che cazzo fai Rafa?” Tavvy era un misto tra lo schifato e il risentito per esser stato baciato proprio davanti a Max.

“ Faccio il buon parabatai, placo I tuoi istinti prima che tu in un impeto di passione infili la lingua in gola a mio fratello!”

Il più piccolo dei Lightwood-Bane però, ancora attorniato dalla propria magia, prese Octavian per un polso e lo trascinò fuori dal locale, si fece comparire tra le mani un fazzoletto pulito e umido e lo passò dolcemente sulle labbra dell’altro.

“ Stai meglio?” chiese premuroso.

Tavvy annuì ancora in estasi per quella piccola premura.

“ Scusa … non … non volevo trascinarti fuori dal locale in questo modo ma … la mia magia fa I cazzi suoi quando mi innervosisco”

lo shadowhunter annuì non perdendo per un attimo il contatto visivo con il suo interlocutore.

“ No … hai … hai fatto bene, non mi piaceva avere il suo sapore sulle labbra.”

“ Scusalo … ogni tanto fa il coglione, ma sei il suo parbatai quindi sicuramente lo sai meglio di me!”

“No … cioè sì, Rafa ogni tanto è un po’ così … istintivo …”

“ Ma

… ha detto la verità? Cioè davvero tu e lui … sentite le stesse cose? Cioè … zio Jace sente quando I miei genitori … fanno l’amore o quando litigano o quando si fanno le coccole sul divano?”

“ No, non proprio … cioè I parabatai sentono le emozioni dell’altro se queste … sono molto forti o se l’oggetto del loro desiderio è vicino ...”

“ Quindi … tu mi volevi baciare sul serio?” Max, in punta di piedi, gli stava accarezzando I riccioli scuri.

Il giovane guerriero distolse lo sguardo imbarazzatissimo ed annuì.

“ Sì … scusa io … io se ti ho cos’ vicino … fatico a controllarmi e dopo oggi … dopo aver condiviso l’energia … le … le sensazioni che provo mi sembrano … centuplicate!”

Max gli prese il viso tra le mani costringendolo a sollevare gli occhi da terra e guardarlo e timidamente fece scontrare le loro labbra.

Octavian reagì subito a quel contatto, gli si strinse addosso baciandolo con tutta la dolcezza di cui era capace mentre le sue mani vagavano sulla schiena dello stregone.

Quelle labbra blu erano morbide e carnose proprio come se le era immaginate, forse ancora meglio, chiese tacitamente il permesso per approfondire quel bacio e non appena gli fu concesso esplorò vorace ma delicato ogni centimetro di quella bocca così tanto agognata.

Sentì I mugolii soddisfatti di Max e per un attimo desiderò di esser stato il primo e l’ultimo a sentirlo in quel modo.

Ogni cellula del suo corpo, ogni muscolo bramava sempre più da quel contatto e l’esser praticamente stretti in un abbraccio possessivo contro la parete sembrava quasi non bastare più a nessuno dei due, quasi I loro corpi volessero mettersi in pari con quello che sentivano I loro cuori.

Si staccarono solo per riprendere fiato, ancora stretti l’uno all’altro, fronte contro fronte, respirando la stessa aria, perdendosi nei rispettivi occhi mentre le mani si stringevano tra loro come bisognose di un appiglio.

Max si premette contro il petto dello shadowhunter, cuore accanto a cuore, entrambi battevano come mai prima d’ora.

“ Per l’angelo … neanche in battaglia fa così il mio povero cuore!” rise Tavvy.

Max si unì a lui in quella risata imbarazzata e spensierata.

“ Neanche a me … era mai successo con un bacio … di provare certe sensazioni … solo … solo questa mattina ...”

Lo shadowhunter annuì tenendoselo abbracciato e dandogli leggeri baci sulle guance.

“ Sai … papà Magnus ha detto che quella cosa … gli stregoni la possono fare solo con le persone con cui hanno un rapporto speciale tipo genitori, fratelli o … sai … tipo … se … se sono in coppia con qualcuno”

Octavian ascoltava attento e interessato, raramente Max parlava dei suoi poteri.

“ Papà … dice che le sensazioni che si provano sono molto simili a quando fai l’amore con qualcuno … che lui con … con papà ha provato sensazioni molto simili quando poi … sai … coccole”

“ Beh … non so cosa si provi a fare l’amore … ma se tu dici che è simile … mi fido. Io … posso solo dirti che è stata la sensazione migliore della mia vita, mi sentivo così vicino a te … come con nessun altro, ed ero felice, appagato, completo ...”

“ Nemmeno io so cosa si prova a far l’amore … non … non l’ho mai fatto ma … ma papà dice che è molto simile che se … se non provassimo qualcosa l’uno per l’altro … lo scambio non sarebbe avvenuto ...”

Max era blu cobalto tanto era imbarazzato. Come erano finiti a parlare di certe cose al primo appuntamento?

“ Oddio … scusa io … io avevo dato per scontato che ...”

“ Che essendo uscito con Samuel fossi stato l’ennesima tacca sulla sua cintura? Mi spiace deluderti … ma sono ancora vergine! L’ho mollato perchè … insisteva molto ed io … non ero innamorato di lui … cioè ci stavo bene insieme … ma avevo la testa a te solo … solo che mi sembravi irraggiungibile e cercavo di togliermi la tua immagine dalla testa”.

Octavian sospirò dandosi dell’idiota per esser saltato così in fretta a delle conclusioni affrettate.

“ Scusami Max … sono … sono una frana. Non volevo insinuare nulla sono solo … immotivatamente ….”

“ Geloso! - lo stregone finì la frase al posto suo – penso sia gelosia quella che hai sentito, che abbiamo sentito … sai prima nel locale quando Rafa ti ha baciato o quando oggi parlavo delle tipe che ti stanno dietro o quando penso che tu possa …”

Tavvy lo baciò nuovamente, questa volta lentamente, in modo meno vorace e meno possessivo. Fu un bacio dolce, lento, un assaporarsi, un assaggiarsi. Fu come essersi ritrovati dopo anni.

“ Non è mai successo. Sono vergine anche io”

Max gli si strinse addosso.

“ Scusami tu adesso … non so cosa mi stia succedendo … mi sento come quando papà ha cominciato ad uscire con papino ...”

Octavian sorrise a quel paragone. Magnus ed Alec erano una delle coppie più belle e solide che lui conoscesse e sapeva benissimo cosa diceva il Sommo Stregone di Brooklin quando parlava di Alec : in lui aveva subito riconosciuto la sua anima gemella.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3956651