La verità dietro di me

di Raz0r
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la fine di una guerra fredda. ***
Capitolo 2: *** Marco ***



Capitolo 1
*** la fine di una guerra fredda. ***


-io ti odio, non riesco nemmeno a guardarti- sentenzio dopo che lui mi ha dato una tazzina di caffè di cui non avevo bisogno: sono abbastanza nervoso di mio, ma la accetto perchè oggi dobbiamo collaborare, questa è una tregua.
-lo sai che il sentimento è reciproco- mi risponde con un sorriso forzato, di sfida -non vedo l' ora che tu te ne vada- ride e poi, camminando con le stampelle, inizia a dirigersi verso la sua stanza, siamo al primo piano della sua villetta che ha un pavimento in mosaico marrone che forma delle fantasie floreali, i muri bianchi e grigi con quadri molto semplici e pezzi di decorazione non molto colorati (i colori principali sono il bianco e il grigio), tutto perfettamente in ordine, questa casa sembra disabitata e dà l'impressione che nessuno ci abiti dentro. L' odore di pulito è così diverso da quello di casa mia, non mi sento a mio agio. Il silenzio che domina in casa mi fa capire che i suoi genitori non devono essere ancora rientrati dal lavoro e questo mi rasserena.
-perchè mi odi così tanto?- mi chiede poi una volta arrivati nella sua stanza al piano superiore.
Mi siedo su una sedia girevole della sua scrivania, nera e comoda, e anche questo ambiente è privo di emozioni e personalità come tutto il resto di questa casa. Non voglio che questo pomeriggio declini in una conversazione che parla di noi, voglio fare questa ricerca sulla cosmologia e andarmene via da qui il prima possibile.
-hai dei modi di fare che non condivido- rispondo stizzito senza aggiungere altro, ma il mio tono risoluto lo invoglia a continuare a parlare, so quanto lui ami punzecchiare le persone.
-capisco, sono due anni che mi tieni quello sguardo da cane rabbioso, penso che sarebbe ora di piantarla- mi parla in tono beffardo in piedi a un metro da me, poi si abbassa all' altezza del mio volto e i suoi occhi azzurri, grandi e intensi, mi guardano facendomi sentire sotto pressione, ma non mi farò mettere i piedi in testa.
-Austin hai fatto outing nei miei confronti- il mio sguardo si fa serio. 
-non so di cosa tu stia parlando- afferma con voce tranquilla e sollevando appena le spalle, ma non fa altro che aumentare la mia rabbia.
-Austin non fare il finto tonto, hai detto a tutti i nostri compagni di classe che sono gay, senza il mio permesso!- dico con voce alta, ma lui non sembra scalfito dalle mie parole, come se non gli importasse assolutamente niente dei miei sentimenti.
-perchè lo hai fatto?!- esclamo, non avrei dovuto iniziare questo discorso. -mi hai causato una marea di problemi, ho cercato di nascondermi in tutti i modi- dico poi in tono più basso, la domanda mi è scivolata dalle labbra senza che me ne accorgessi, una domanda che avrei voluto fargli tanto tempo fa ma non ne ho avuto mai l' occasione, non devo perdere la calma.
-avresti dovuto negare- afferma semplicemente e in modo disinteressato, senza rispondere alla mia domanda.
-non aveva più senso mentire, hai dato conferma alle voci di corridoio e sarebbe stato difficile nascondermi ancora, la mia reazione mi ha tradito, inoltre non sono una persona falsa- rispondo, guardandolo fisso negli occhi. Mi sorride in modo quasi genuino -lo so, per questo è stato facile prenderti di mira- e ride piegando appena le labbra, poi si siede sulla sedia accanto alla mia, decido di ignorarlo e non rispondere a quella ennesima e stupida provocazione, apre il computer e iniziamo a dedicarci alla nostra ricerca di fisica sulla cosmologia.
Siamo i più bravi della classe e, nonostante le nostre divergenze relazionali, collaboriamo anche fin troppo bene per questa ricerca di fisica. È molto più bravo di quanto ricordassi, riesce a imparare molte informazioni a memoria ed è abile nel scrivere concetti piuttosto complessi con spiegazioni semplici, come se riuscisse ad interiorizzare quello che legge senza il bisogno di stare ore ed ore a ripetere. Io dal canto mio riassumo i concetti dai vari siti per poi passaglieli.
-la cosmologia e chi l' ha creata- sospiro mentre apro l' ennesimo sito da cui cercare informazioni, non amo fisica e neanche la matematica ad essere sincero, preferisco le materie letterarie che sono molto più semplici da imparare.
-non la trovo così male, la teoria sull'esistenza dell'etere è interessante- mi risponde, lo guardo e indossa degli occhiali con le lenti non molto grandi e la montatura fine.
-ti stanno malissimo quegli occhiali- non mi interessa molto dei suoi occhiali in realtà, ma il lavoro sta diventando parecchio noioso.
Inoltre prima mi ha preso in giro alla grande, posso permettermelo.
-almeno non ho il codino come te- risponde pungente.
-è un mezzo codino- ribatto prontamente.
-e poi non ti stanca avere i capelli lunghi?- mi chiede cercando ogni possibile punto debole.
-no, mi piace questo biondo cenere e non sono così scomodi- rispondo senza problemi -ma non mi piacciono sciolti e li lego- dico tranquillamente tenendomi una ciocca di capelli tra le dita.
-frocio- soffia spostando il suo sguardo da me al computer, ed io che pensavo stessimo per intraprendere una conversazione civile mi ritrovo nuovamente con un sentimento di rabbia montarmi dentro.
Ma infondo sono io lo stupido, cosa mi interessa di avere una conversazione con lui? Perchè ci provo anche? 
-smettila Austin- mi giro e lo guardo male, il suo volto è incrinato in una mezza risata, ci trova gusto nel prendermi in giro, è sempre stato così.
-e dimmi, sei l' attivo o il passivo?- ridacchia tra sé e sé , ma io raggiungo il punto di rottura.
Mi alzo dalla sedia e gli prendo il colletto della felpa che ha addosso e lo avvicino a me, lo guardo attraverso gli occhiali -stai andando troppo oltre- gli ripeto guardandolo fisso negli occhi in modo freddo e glaciale, questa gente di merda va messa al suo posto, devo mantenere il controllo delle mie emozioni per non rompergli anche l' altra gamba.
-ma dai, era solo una domanda innocente, non te la sarai mica presa!- ride divertito, non ha paura nonostante sono certo che avverta il mio intento omicida nei suoi confronti, rimango interdetto per qualche secondo, cerco di riprendere il controllo di me stesso e lascio malamente la presa alla sua giacca tornando a sedermi.
-sei solo un cafone, ma la prossima volta che mi prenderai in giro non la passerai liscia, sappilo- gli dico, dentro me sono furioso, ho i nervi a fior di pelle ma cerco di mantenere la calma, sicuramente dargli anche solo una sberla non risolverebbe nessun problema, senza contare che non ne sarei capace.
Vado al balcone della sua stanza che dà sulla strada per fumare una sigaretta, non me lo impedisce e dopo aver smaltito la tensione accumulata posso tornare al lavoro.
Finiamo in tranquillità la ricerca di fisica con tanto di powerpoint (odio farli, ma lui sembra abbastanza bravo) ed entrambi ci alziamo da quelle comode sedie, io mi stiracchio le braccia e lui invece muove un po' il piede fasciato ma con scarsi risultati.
-puoi dirmi dov'è il bagno?- gli chiedo poi.
-certo- e mi ci accompagna nonostante le stampelle, scendiamo al piano di sotto.
-come ti sei fatto male?- domando.
-stavo giocando una partita di pallavolo e sono caduto male dopo aver ricevuto una schiacciata piuttosto forte, è una storta un po' aggressiva ma passerà in fretta- mi risponde e ci ride su, poi mi apre la porta del bagno, lascio lo zaino fuori ed esco qualche minuto dopo, lo ringrazio e mi accompagna alla porta.
-finalmente il tuo culo esce da questa casa- ride mentre apro il cancelletto che mi separa dalla strada.
-ti spaccherò io l'altra caviglia se non la pianti- la mia non è una risposta efficace e tanto meno cattiva, ma non ho spesso la risposta pronta a tutto .
Aspetto il pullman alla fermata e intanto ascolto della musica, stare con queste persone così povere di valori mi distrugge, mi avvio verso casa con l' idea di dimenticare questo pomeriggio, come se questo lasso di tempo non fosse mai esistito. 
Eravamo amici, ma da parte di un amico certe cose non te le aspetti e Austin ha deluso tutte le mie aspettative.






Raz0r's space!
Grazie a tutti per aver letto il primo capitolo di questa storia.
Ho sempre aspettato prima di pubblicare perchè ho sempre avuto paura di non riuscire a trasmettere quello che voglio al lettore, perciò vi prego, se notate errori di qualsiasi tipo o avete dei consigli e suggerimenti da farmi per quanto riguarda questo capitolo o qualcosa che non si capisce vi ringrazierei moltissimo, sarebbe davvero molto importante per me e per migliorare, ovvero il mio obiettivo!
Gli aggiornamenti penso saranno settimanali, dipende da alcuni impegni quotidiani.
Grazie per aver letto questo capitolo,
Raz0r.

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Capitolo 2
*** Marco ***



Marco's pov.

Al diavolo la nostra vecchia promessa "a safe place", un patto che avevo creato io per lui, ma che spesso sono stato io ad utilizzare. 
"A safe place" significa che non importa quale sia la situazione in cui ti troverai perchè avrai sempre un posto al caldo dove stare, ovvero qui da me.
Litigava spesso con sua madre, non mi ha mai spiegato nel dettaglio i motivi, ma ha sempre giustificato le sue irruzioni a casa mia con un "abbiamo caratteri troppo diversi, per questo non andiamo d' accordo". In tutta onestà, ho visto sua madre solo una volta in tre anni che ci siamo frequentati e non mi è sembrata una persona capace di donare affetto, o addirittura, amore. Il suo sguardo quella volta si posó gelido su di me, mi venne quasi un brivido, come se in un momento avesse scannerizzato il mio corpo e si fosse già fatta un' opinione su di me dopo uno scambio di parole normalissime con suo figlio, forse però è più corretto parlare di pregiudizi che di una vera e propria opinione.  Sono andato spesso da lui usando quella promessa, sia che lui stesse studiando, avesse ospiti, oppure fosse indaffarato, non gli importava: mi ha sempre accolto di buon grado come ho fatto io, e spesso questi momenti ci servivano per riuscire a far pace con noi stessi, erano momenti che rafforzavano il nostro legame di amicizia. A volte rimanevo lì a dormire per parlargli meglio dei miei malumori, ho iniziato ad averne quando i miei genitori facevano domande sul perchè io ed Enea passassimo così tanto tempo da soli, facevano domande sul mio modo di vestire, sulla mia cura per me stesso, sul fatto che non frequentavo ragazze.
Non erano critiche, ma domande, sempre e solo domande a cui ho sempre preferito non rispondere, sviando l'argomento e sperando che mi lasciassero stare, prima o poi.
Stare con lui mi rilassava, Austin era già a conoscenza della cosa e mi suggeriva sempre di dire la verità ai miei genitori, ma io avevo paura che una notizia del genere potesse turbarli in qualche modo, non avevamo mai parlato dell' argomento.
"Marco, i tuoi genitori sono persone di cuore ed estremamente buone, sono certo che non avranno nulla da rimproverarti".
Solo ora, con il senno di poi, ripenso a quei momenti in cui con me è stato un vero amico, poi realizzo quello che mi ha fatto in classe e non riesco a perdonarlo.
Parlare di cose private, come il mio essere gay, in modo plateale davanti a tutta la classe è stato davvero sleale da parte sua, ma forse non eravamo davvero amici se mi ha tradito in quel modo così meschino e viscido, e poi a che scopo? Eravamo complici, grandi amici, confidenti, ogni tanto cerco di convincermi del fatto che non sia successo davvero, che la nostra amicizia non sia stata rovinata da una cosa del genere, invece è stata proprio una pugnalata a rovinare il nostro rapporto.
Siamo sempre andati così d' accordo, abbiamo condiviso pomeriggi su pomeriggi a giocare alla Playstation, cinema, biblioteca, scuola, estati e qualsiasi cosa mi venga in mente.
È presente in ogni luogo che io immagino perchè per tre anni siamo stati amici inseparabili, ed io non penso riuscirò mai a capire il perchè del suo gesto.
Qualche giorno dopo l'accaduto la madre della rappresentante di classe si è complimentata con la mia per il coraggio che ho avuto nel parlarne davanti a tutta la classe.
I miei genitori rimasero sorpresi dato che non sapevano niente e io non avevo mai accennato loro nulla.
Riconosco che l'errore è stato anche mio, tuttavia non mi sentivo ancora pronto.
Inoltre qualcuno ha evidentemente modificato la storia come se io avessi fatto un vero e proprio coming out, ma poco importa ormai, i miei genitori sanno la vera versione dei fatti e sono a conoscenza di quello che Austin ha fatto, ma ho chiesto loro di non sollevare problemi inutili con la classe e fortunatamente mi hanno assecondato. Forse avrei dovuto anticipare le voci di corridoio e fare coming out con i miei genitori, ma sinceramente speravo che nessuno glielo andasse a raccontare e di poter vivere questo momento di liberazione e felicità come preferivo. 
I miei genitori avrebbero voluto telefonare a quelli di Austin per chiedere spiegazioni ed esigevano delle scuse, io gliel' ho impedito perchè avevo già deciso che non avrei avuto più niente a che fare con lui, inoltre mia madre era molto arrabbiata per l' accaduto e parlare con i genitori di Austin sarebbe stato  controproducente. Dopo aver raccontato l' intera storia a mia madre, era distrutta: aveva accolto Austin come un figlio, gli piacevano i suoi modi gentili ed educati, ma dopo aver saputo quello che mi ha fatto non ha voluto che io lo frequentassi di nuovo.
Quella tra me ed Austin è stata una separazione netta, nessuna litigata e nessuna sceneggiata da parte di nessuno dei due, niente scuse, niente di niente, solo indifferenza da parte di entrambi, come se non ci fossimo mai parlati e non avessimo condiviso niente per tre anni.
"Marco tu sei gay, non è vero?". Quando lui mi ha accusato sono rimasto fermo, non ho negato, non mi ero nemmeno accorto di cosa stesse succedendo, ero completamente sorpreso, ma non mi farò mai più raggirare da lui.

Sono quasi a casa, entro nel condominio e raggiungo il settimo piano, ovvero quello dove c'è il mio appartamento: al mio rientro vengo accolto dal mio cane Ulisse, un pastore tedesco ormai adulto che mi dimostra ogni giorno tutto l' amore del mondo e che mi è vicino da ormai quattro fantastici anni. Mi dirigo verso la mia stanza con Ulisse al seguito e mi specchio in quello che sono, un disastro. Camera mia è in disordine come sempre, ed è l' esatto riflesso della confusione che ho nella mia testa. Gli armadi arancioni sono pieni di adesivi e sticker vari, il mio letto è disfatto e una sedia porta sullo schienale una pila di vestiti che dovrei sistemare prima o poi, la scrivania invece sembra la bancarella di un mercato.  Attaccati alla bacheca due biglietti di una discoteca, quella volta io e Austin abbiamo disertato la festa di un amico in comune per andare in un pub a fare una partita a monopoly con dei suoi compagni di pallavolo: una serata memorabile.
Non sono mai stato in discoteca e non amo molto bere, l' unico sfizio è la sigaretta che riesce a distendere i miei nervi senza che io debba per forza dar voce a quello che penso, con la sigaretta lascio andare via la cenere al vento, con lei i miei brutti pensieri. Non ho una vita piena di amici, sono sempre stato più una persona solitaria che preferisce la tranquillità e il caos di sè stessi ai mille problemi che portano gli amici. Ma devo ammettere che esiste una persona che non mi fa rimpiangere di essere al mondo.
Si chiama Enea, era un mio compagno delle medie e una foto attaccata al muro ci ritrae assieme, per questo mi torna in mente. 
Avevamo vinto una gara di orientamento nel bosco del parco, è stata una sfida avvincente e lui è una persona estremamente intuitiva e con un fisico da sempre molto atletico.
Mi ricordo che in quell' occasione si era addirittura arrampicato su un albero per recuperare uno dei codici che ci servivano, io tenevo la mappa e il suo zaino in totale ammirazione della sua bravura. Si era arrampicato impavidamente, non ci aveva neanche pensato due volte, mentre io cercavo di fermarlo perchè avrebbe potuto farsi male.
"Dovresti vederla anche tu, Marco!" Mi urló da uno degli alti e possenti rami della quercia, tra tutto quel fogliame non lo vedevo e speravo solo che non perdesse l' equilibrio.
"Che cosa?" gli urlai mettendo la mappa sotto il braccio e unendo le mani a cono per essere sentito.
"La villa reale,è bellissima!" Esclamó, la vedevo anche io perchè eravamo abbastanza vicini da poterla vedere anche dal basso, però non metto in dubbio che la vista dall' alto di quella quercia fosse magnifica.

Questo è uno dei primi ricordi che ho di Enea, ai tempi delle medie era basso e con i capelli un po' lunghini e scuri, inoltre aveva una corporatura estremamente esile ma altrettanto agile.
Ha sempre tenuto agli altri più che a sè stesso, fino al giorno in cui di aiutare le altre persone non ne ha più voluto sapere niente.
Vorrei poter dire che è solo un compagno delle medie, ma in realtà è il mio compagno di vita e questo non lo cambierà niente e nessuno. In terza media ha saltato la scuola per diverso tempo e ha passato gli esami finali per un soffio: era cambiato tanto sia fisicamente che mentalmente e, anche se eravamo molto amici, non gli chiesi mai davvero quale fu il problema, un pomeriggio mi disse che quando se la sarebbe sentita me ne avrebbe parlato.
Dopo diverso tempo mi confidò l'accaduto, non ne parlai mai con nessuno.

Non ho mai avuto una relazione seria, o sarebbe più corretto dire che non ho mai avuto una relazione con un ragazzo e penso ne avrei bisogno a livello morale. Ho avuto qualche piccola conoscenza ma niente di serio e duraturo, preferisco non iniziare storie in cui il mio interesse non è alto o il mio interesse non è pienamente ricambiato dall'altro. Prima o poi qualcosa cambierà, e spero che le cose cambino in fretta.

I miei genitori lavorano tutti i giorni fino all' orario di cena, così accendo la televisione e lascio un qualsiasi canale affinchè mi tenga compagnia con delle chiacchiere di sottofondo. Metto la bandana, il grembiule da cuoco, lavo per bene le mani e sono pronto a preparare la cena per me e i miei genitori che torneranno a momenti. Preparo delle cotolette impanate, così prendo la carne, sbatto le uova, preparo il pan grattato e faccio tutti i passaggi per ottenere una buonissima cotoletta, intanto il puré si scalda nella pentola accanto. Sono bravo in cucina, niente di eccezionale, ma so cucinare tantissime cose perchè mia madre me lo ha insegnato sin da quando sono piccolo. Ho sempre cucinato, pulito la casa, trattato le persone con rispetto, mia madre mi ha sempre insegnato a trattare le ragazze con amore e lealtà, per lei non è un problema se metto in pratica quello che ho imparato per i ragazzi. Mio padre ha sempre cercato di insegnarmi a difendermi e a fare a pugni, mi ha sempre detto "non farti mettere i piedi in testa, mettili tu in testa agli altri" ma purtroppo non sono mai riuscito a picchiare nessuno, ma non ero nemmeno così coniglio da dirgli di essere stato picchiato. I miei genitori tornano, papà che lavora come giornalista e mia madre è un'infermiera, entrambi sono abbastanza giovani e l' amore tra loro penso non finirà mai.

Mangiamo assieme e non mi chiedono di com' è andata con Austin, sanno che non mi piace parlare di lui e gli avevo chiesto di non ricordarmi nemmeno che ci sarei andato oggi. Mi parlano così, del più e del meno, delle loro giornate lavorative. La mamma si lamenta spesso che le sue colleghe si prendono infinite pause e mancano di professionalità, mio padre ride appena ed io la ascolto interessata. Finiamo di cenare e aiuto mia madre a lavare i piatti e a sistemare la tavola mentre mio padre è in bagno, ogni tanto potrebbe anche aiutare ma mia madre non glielo rimprovera mai.
-Marco, com' è andata oggi? Non mettermi il muso, voglio sapere se va tutto bene- mi chiede dolcemente.
-è tutto a posto, abbiamo lavorato tranquillamente, nessun intoppo- 
-perchè non hai chiesto alla prof di cambiare la coppia? Loro lo sanno che tra voi due non scorre buon sangue- mi dice con fare un po' accusatorio, ma non così tanto da essere una vera e propria critica.
-tranquilla, non mi metto mica a fare i capricci per un compagno di laboratorio, se in un futuro non mi piacerà il mio datore di lavoro cosa farò? Gli chiederò di fare a cambio con qualcuno?- rido appena al mio stesso paragone.
-hai ragione, poi tu sei un ragazzo maturo e intelligente, non potevo aspettarmi di meglio da te- mi sorride ed io sono contento di sentire quelle parole -vai pure, a queste ultime cose ci penso io- mi dice, la ringrazio con un bacio sulla guancia e torno nella mia stanza.
La prima cosa che faccio è preparare i vestiti per domani mattina, un jeans, una felpa blu e la giacca di jeans e poi lo zaino. Alzo lo zaino da terra e lo sbatto con noncuranza sul letto, lo apro e svuoto il contenuto sulle lenzuola, ma qualcosa di sconosciuto cade dal mio zaino e finisce per terra, attirando la mia attenzione.
Lo raccolgo:  "Austin's diary".

 

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