Beyond The Sky di Kristen92 (/viewuser.php?uid=50056)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Decisione ***
Capitolo 3: *** Clarke Griffin ***
Capitolo 4: *** Conseguenze ***
Capitolo 5: *** Primo ultimo giorno di scuola ***
Capitolo 6: *** Rimpatriata ***
Capitolo 7: *** Festa ***
Capitolo 8: *** Preparativi ***
Capitolo 9: *** Il Ballo ***
Capitolo 10: *** Destino ***
Capitolo 11: *** Miracolo ***
Capitolo 12: *** Ritorno a Casa ***
Capitolo 13: *** Differenze ***
Capitolo 14: *** Aiuto ***
Capitolo 15: *** Qui e Ora ***
Capitolo 16: *** La mia Vita ***
Capitolo 17: *** Perduta ***
Capitolo 18: *** Ritratti ***
Capitolo 19: *** Stelle ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo.
Non so se vi sia mai capitato prima. In una giornata qualsiasi,
parlando con un amico, andando a lavoro, andando a dormire la sera
tardi o, semplicemente, camminando, così, per
strada…di pensare al vostro passato.
Un ricordo qualsiasi, che credevate di aver dimenticato, riaffiora
all’improvviso, riportandovi a quel tempo,
in quel luogo a quella sensazione e a quei sentimenti.
Beh eccomi qui, proprio in questa situazione.
Sono ferma qui, davanti ad un vetro, guardando quel viso,
quei capelli, quegli occhi blu… e cavolo,
come dieci anni fa il cuore mi batte forte, la vista si offusca, le
gambe diventano deboli e…
il sorriso di Griffin mi fa dimenticare anche il luogo in cui mi trovo
e, specialmente, chi sono.
<< Signorina Woods? Se vuole accomodarsi, il Maggiore
Brice la sta aspettando >> la voce della segretaria ti
risveglia dai tuoi pensieri.
Fai un cenno col capo. Posi nuovamente gli occhi su quel viso, su quel
sorriso…si.
Fai un respiro profondo e ti avvii.
Schiena dritta, testa alta…decisione.
Lei non avrebbe avuto paura. Perciò non devi averne neanche
tu.
Alexandra Woods.
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Capitolo 2 *** Decisione ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Decisione.
<< Perfetto allora. L’aspetto fra una
settimana. Benvenuta nella squadra >> disse il Maggiore
stringendole la mano.
<< Grazie Signore >>
In questo mondo, esistono diverse nazioni: Trikru, Azgeda, Floudonkru,
Sangedakru, Podakru, Delfikru.
In ognuna di esse, esiste un ordine di soldati che combattono per
difendere il pianeta dai vari pericoli che si potrebbero
incontrare nell’universo. Questi guerrieri proteggono prima
la loro nazione e poi il resto della Terra.
La dominazione di questi guerrieri è il cielo. I guerrieri
Trikru vengono chiamati Skaikru. Da giovani gli vengono impiantate
della nano macchine che si attivano grazie a delle armature che i
guerrieri indossano in combattimento. Grazie alle nano macchine
riescono ad utilizzare appieno l’armatura che indossano.
La nazione dei Trikru e di Azgeda, la nazione più a
nord, sono sempre stati in conflitto tra loro, dopo alcuni
anni di guerra un trattato sancisce un periodo di pace, che sembra
sempre molto precario.
Di solito la nomina degli Skaikru viene fatta volontariamente a 17
anni, quando è possibile impiantare ancora le nano macchine.
I ragazzi/e affrontano un addestramento in un college speciale
e alla fine diverranno veri e proprio soldati.
Lexa divenne una Skaikru alla fine dei suoi 17 anni. I suoi non
approvarono, perché al tempo, era molto diversa dalla donna
che è oggi. All’epoca tutto era diverso. Sua
sorella maggiore, Anya, era una degli Skaikru più
promettenti che ci siano mai stati.
Di solito essere uno Skaikru è uno status
ereditario…quando aveva 17 anni, Lexa voleva fare tutto
tranne quello, ma si sa, le cose cambiano.
<< Fra una settimana partirò per una missione
oltre il confine >> sganciò la bomba mentre
erano tutti a tavola.
Una volta ogni due settimane, i suoi genitori organizzavano una cena
tutti insieme, per cercare di tenere ancora la famiglia unita come
prima. Inutilmente.
<< Che cosa? >> disse Indra, scioccata.
<< Avete capito >> replicò la
mora, decisa.
Anya si alzò di scatto dalla sedia, sbattendo i pugni sul
tavolo.
<< Sei impazzita? Dille qualcosa! >> disse
guardando il padre.
Gustus, seduto a capotavola, fissava la figlia minore senza dire una
parola. Sospirò e disse:
<< Non cambierà idea anche se la costringessi.
Ormai ha preso la sua decisione >> e detto
ciò, si alzò lentamente e andò a
ritirarsi nel suo studio.
<< Lexa, tesoro, ti prego ripensaci! >> la
implorò la madre.
<< Non abbiamo già sofferto abbastanza?
>> chiese disperata.
<< Madre ho preso la mia decisione >>
rispose.
<< Vuole farsi ammazzare…se vuoi essere come
lei, ci stai riuscendo alla perfezione! >> disse
avvelenata e come una furia uscì sbattendo la porta.
Lexa sospirò, sapeva che non sarebbe stato semplice per la
sua famiglia. Ma non le importava, avrebbe fatto questa missione,
doveva farla.
Bussò alla porta dello studio di suo padre, non attese
riposta ed entrò. Lui stava di fronte alla finestra, a
contemplare fuori. La schiena grande e larga, la postura sempre rigida.
Per chi non lo conosceva bene, poteva incutere timore ad una solo
occhiata.
Lexa si mise affianco a lui, guardando anche lei il panorama.
<< So che sei contrariato dalla mia scelta
papà, ma questo è quello che devo fare
>> disse lei decisa.
Gustus guardò con la coda dell’occhio sua figlia.
Era cresciuta, era diventata una bellissima donna, coraggiosa, fiera,
dura e fredda. Mai un sorriso, mai la spensieratezza nei suoi occhi
sognanti che si ricordava. Tutto questa era finito.
Ora c’era il Comandante Woods.
Sorrise.
<< Una volta chiesi a qualcuno il perché
volesse andare oltre il confine >> disse.
<< Sai cosa mi rispose? >> chiese. Lexa si
girò verso di lui.
<< No >>
<< Mi disse “voglio andare oltre il
cielo” >> disse sorridendo, lievemente.
A quelle parole Lexa spalancò gli occhi. Ricordandosi quegli
occhi blu che guardavano in alto.
<< Io non ti fermerò Lexa, ma ricorda, non
puoi continuare a guardare al passato… >>
Andando alla macchina, vide Anya fumare accanto alla propria auto. Sua
sorella era una delle donne più belle che avesse mai visto.
Alta e fisico scolpito, snello. Capelli mossi, lunghi, che le
ricadevano sulle spalle, zigomi alti e pronunciati e occhi affusolati,
verdi come i suoi.
<< Sai che quelle ti uccideranno vero? >>
le disse per la sigaretta.
<< Morirò sempre dopo di te >>
disse lei, acida.
<< Anya, ti prego… >> disse lei
sconsolata.
La sorella gettò la sigaretta a terra, e si
avvicinò pericolosamente a lei, puntandole il dito contro.
<< Ti prego? Ti prego un cazzo! Non hai la minima idea a
cosa stai andando incontro…e per cosa??? Perché
vuoi emulare un'altra idiota? >>
Lexa la guardò dura.
<< Sei ancora la solita bambina Lexa >>
finì Anya.
<< E tu sei una codarda, ma questa è una cosa
nuova >> le rispose Lexa.
Anya deglutì, fissandola ancora. Si girò ed
entrò in macchina e partì.
Lexa la seguì con lo sguardo. Sapeva che per Anya era un
periodo difficile, ma non avrebbe mai rinunciato….per nulla
al mondo.
Mentre ritornava a casa, pensò che il peggio doveva venire.
Ora doveva dare la notizia alla sua futura sposa.
Entrò a casa, e un senso di calma subito
l’avvolse.
<< Sono tornata >> enunciò.
Ad accoglierla subito, due braccia le strinsero il collo, e un lieve
bacio si posò sulle sue labbra.
<< Bentornata tesoro >> Costia come sempre
le sorrideva con amore.
Due occhi caldi castani, come i suoi capelli, l’esile figura.
Costia era bellissima come sempre.
<< Com’è andata la cena?
>> chiese accompagnandola sul divano.
<< Non tanto bene, come al solito >>
rispose Lexa accettando il calice che la sua ragazza le porse.
<< C’è una cosa di cui ti devo
parlare… >> disse subito.
<< Dimmi.. >> disse l’altra
sorseggiando un po’ di vino.
<< Mi sono unita alla prossima squadra che
andrà in missione oltre il confine >>
sparò Lexa.
Lo sguardo sereno e gioviale di Costia mutò
all’istante. Preoccupazione e rabbia apparvero.
<< C- cosa? >> balbettò
Lexa cercò di prenderle la mano, ma l’altra si
alzò di scatto.
<< Sei impazzita? >> le chiese alzando la
voce.
<< No Costia…senti lasciami spiegare
>> tentò Lexa.
<< Cosa vorresti spiegare? La gente muore
laggiù Lexa! O te ne sei dimentica? >>
Lexa la guardò dura.
<< No non me ne sono dimenticata >>
rispose. Costia la guardò allibita.
<< È questo il problema! Sono passati dieci
anni Lexa che cosa vuoi dimostrare?? >> chiese Costia.
<< Io devo farlo… >> disse Lexa.
<< Non conta quello che fai Lexa….non sarai
mai come lei >> disse arrabbiata Costia, andando in
camera.
Nessuno poteva capire. Lei aveva bisogno di vedere quel posto, almeno
una volta. Poi, poi poteva andare avanti.
Andò nel suo studio, e prese la sua scatola. Si sedette e
l’aprì. Dentro c’erano un sacco di cose
del suo passato.
Prese una foto..la girò e vide tre volti sorridenti, pieni
di vita e di speranze.
Ripensò a quando l’avevano scattata.
Ricordava ancora il suono delle loro risate.
Doveva vedere quel posto, solo così avrebbe dimenticato.
Nella foto, lei, Anya e Clarke sorridevano felici abbracciate.
Sfiorò il viso di Clarke.
Clarke non era tornata da oltre il confine.
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Capitolo 3 *** Clarke Griffin ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Clarke Griffin.
Mentre guardava il soffitto, sveglia già da un
po’ di tempo, Lexa pensava a quella foto. E al periodo del
Liceo. Specialmente com’era a quel tempo. A quel tempo
c’era Clarke.
10 anni fa
Lexa si stava vestendo. I suoi genitori come sempre,
d’estate, organizzavano un pranzo nella loro tenuta vicino al
lago. La voce di sua madre le intimava di sbrigarsi. Lexa si
guardò allo specchio.
All star nere, jeans, maglietta e gli immancabili occhiali da
vista, senza i quali si sentiva persa.
Prese le sue cuffie e i suoi libri e si diresse di sotto.
Durante il viaggio Lexa guardava fuori.
Suo padre che raramente era libero dal lavoro, cantava a squarciagola
una canzone alla radio e la madre rideva, spensierata, prendendolo in
giro. Lexa alzò gli occhi al cielo, sempre i soliti.
Quando arrivarono, incominciarono a preparare i tavoli e dopo un
po’ arrivò, anche la Signora Griffin.
Abby Griffin era una donna sulla quarantina, capelli castani chiari,
occhi chiari, bellissima donna, con un sorriso talmente dolce, che ti
scaldava subito il cuore.
Il marito di Abby, Jake Griffin, morì in battaglia contro
gli Azgeda.
Jake è uno degli Skaikru più famosi degli ultimi
tempi…un eroe come Gustus diceva sempre.
Lui e Jake erano come fratelli, erano cresciuti insieme. Jake,
salvò Gustus prima di sacrificarsi per salvare tutti i suoi
compagni.
Abby era un chirurgo molto famoso, dopo la morte di Jake, Gustus
si prese cura di lei e sua figlia. Tutti insieme come una
grande famiglia.
Mentre finivano i preparativi Indra esclamò:
<< Quelle pesti delle nostre figlie sono sempre in
ritardo! Eppure avevo avvisato Anya che a mezzogiorno sarebbe stato
tutto pronto >>
<< Non preoccuparti Indra, staranno sicuramente per
arrivare. A Clarke non piace fare tardi a questi pranzi lo sai
>> rassicurò Abby.
Mentre parlavano sentirono il rumore della Jeep di Anya che si faceva
sempre più vicino. Lexa alzò lo sguardo e vide la
sorella in piedi salutando con la mano verso di loro, urlando come una
pazza.
La solita, pensò Lexa.
Quando parcheggiarono, Anya saltò giù dal
veicolo, ridendo.
<< Ho vinto la scommessa ancora non hanno tolto la carne
dal fuoco, tira fuori i bigliettoni Griffin >>
Lexa si avvicinò e vide la bionda scendere dalla Jeep. Come
ogni volta, le macò subito il respiro.
Clarke Griffin…In pantaloncini corti e camicetta a quadri
legata sul davanti.
Clarke Griffin con i suoi boccoli dorati, che si illuminavano al sole.
Con i suoi occhi blu come il mare e il cielo limpido.
Clarke Griffin…con quel sorriso.
Clarke era l’unica figlia di Abby e Jake e migliore amica di
sua sorella maggiore Anya. Praticamente erano cresciute insieme.
Asilo, elementari, Liceo, College…tutto insieme.
Anya e Clarke avevano 23 anni. Avevano scelto di diventare Skaikru e a
17 anni si erano sottoposte all’inserimento delle nano
macchine.
E ora erano i cadetti più famosi e promettenti del College.
Clarke era famosissima. Aveva guadagnato popolarità, non
solo per il suo famoso cognome ma per la sua straordinaria bravura sul
campo.
Tutti la conoscevano come “ La Principessa
”. Il cielo era il suo regno.
Lexa uscì improvvisamente dalla sua trance quando due
braccia forti la stritolarono.
<< Fatti abbracciare sorellina >> disse
Anya, sapendo di infastidire non poco la bruna.
<< Anya lasciala andare, non vedi che non respira
>> disse divertita Clarke.
Anya mollò la presa e si girò verso Clarke.
<< Sei solo invidiosa che non hai una sorellina da
spupazzare >>
<< Per fortuna non sono come te >> disse
scherzando Clarke, si voltò verso Lexa e le sorrise.
<< Ciao Lexa, come va? >>
<< B-Bene Clarke…a te? >> chiese
imbarazzata Lexa.
Era più forte di lei, ogni volta che Clarke le parlava o
semplicemente era vicina impazziva. Il cuore le batteva fortissimo e,
ovviamente, non sapeva articolare due parole.
<< Adesso va meglio, non vedevo l’ora di
arrivare >> disse sincera.
<< Perché stiamo morendo di fame, in quella
prigione il cibo è pessimo >> disse
interrompendo le due, Anya.
<< Faremo meglio ad andare, altrimenti tua sorella
impazzirà >> disse scherzando Clarke.
<< Più di così? >>
sussurrò Lexa, ma Clarke sentì e
scoppiò in una fragorosa risata.
Lexa aveva una cotta folle per Clarke Griffin.
Dopo il pranzo Clarke e Anya avevano iniziato a giocare con un pallone.
Chi lanciava più in alto, vinceva.
Lexa era seduta su una sdraio e leggeva un libro, quando
all’improvviso il pallone le finì addosso.
Stava per urlare contro Anya ,ma quando sollevò gli occhi
vide due pozze blu, preoccupate che la fissavano.
<< Scusa Lexa…stai bene? >>
<< Ahm…si si >> disse Lexa,
prendendo il pallone tra le mani, porgendolo alla bionda.
<< Sai anche a me piace leggere…ma con questa
bellissima giornata meglio divertirsi un po’, non
credi? >> senza che Lexa avesse il tempo di rispondere,
Clarke le prese il pallone tra le mani e subito la trascinò
con se verso Anya.
Lexa sentiva il calore e la morbidezza della mano di Clarke nella sua e
arrossì.
La bionda si voltò verso di lei, sorridendole:
<< Io e te contro il mostro >> disse
indicando Anya.
Lexa rise e annuì.
Dopo una guerra a colpi di pallone, si fece ora di cena e tutti
rientrarono in casa. Dopo che si fece una doccia bollente, Lexa stava
andando in camera sua, con i capelli bagnati e degli shorts e una
maglietta larga. Mentre camminava, sentì Abby e Clarke in
corridoio che discutevano.
<< Sai che c’è un posto per
tirocinante in ospedale, non sarebbe un problema farti entrare nel
programma >> disse Abby.
<< Mamma, ti ho già detto che non
cambierò mai idea..sto bene all’Accademia. Sto
facendo qualcosa d’importante, perché non vuoi
capire? >> chiese Clarke seccata.
<< Clarke ogni volta che vai lassù ho il
terrore che non tornerai >> disse implorando, Abby.
<< Se sarà così, avrò
fatto il mio dovere >> disse sicura Clarke.
<< Sei proprio come tuo padre >> disse
Abby, abbassando lo sguardo.
<< Sai, perfettamente che, questo, è il
più grande complimento per me >> disse Clarke
andandosene.
Quando Lexa scese in cucina trovò Anya che mangiava il burro
d’arachidi con il cucchiaio.
<< Ma non ti vergogni mai? >> chiese Lexa,
non sapendo come sua sorella potesse ingurgitare ogni cosa avesse
davanti.
<< Le nano macchine fanno bruciare molte calorie
>> disse alzando le spalle.
<< Abby non riesce ancora ad accettare che Clarky spicchi
il volo eh? >> chiese ironicamente, facendo capire che
aveva sentito anche lei la conversazione.
<< Credo che Abby abbia solo paura di
perderla…è normale, dopo quello che è
successo >> disse Lexa pulendosi gli occhiali.
<< Clarke non si fermerà mai >>
disse Anya sicura. Lexa la guardò e credeva che
c’era dell’altro dietro quelle parole.
<< Allora sorellina….ultimo anno eh?? Paura??
>> disse Anya prendendola in giro.
<< La scuola è solo scuola >>
disse lei, seria.
Anya rise, e cinse le spalle di Lexa con il braccio.
<< Tranquilla…se dovessero importunarti
ancora, tu chiama la tua sorellona, e io li prenderò tutti a
calci nel sedere! >> disse pavoneggiandosi.
<< Perché è andata così
bene l’ultima volta… >> disse Lexa,
ricordandosi la figuraccia che aveva fatto, per colpa di sua sorella.
Anya se ne andò di sopra, a farsi una doccia prima di andare
a dormire. Lexa stava per risalire in camera sua, quando fuori vide
Clarke seduta sul portico, che contemplava le stelle. Non sapeva da
cosa prese il coraggio, ma uscì anche lei. Clarke
sentendo la porta aprirsi si voltò, quando vide la bruna
l’accolse subito con un sorriso.
<< Ehi tu… >>
<< Ehi….ehm, che ci fai qui fuori?
>> chiese titubante Lexa.
<< Ammiravo il cielo…ti va di unirti a me?
>> chiese la bionda.
Lexa annuì col capo, e si sedette affianco a Clarke. Rimase
in silenzio ad ammirare le stelle, con la coda dell’occhio
ogni tanto scrutava la ragazza che aveva affianco. Era, semplicemente,
bellissima. Sempre calma e solare. Standogli intorno, non potevi far
altro che provare sempre un senso di protezione e di leggerezza.
<< Fra poco inizierai l’ultimo anno di
Liceo…già tutti che ti assillano vero?
>> chiese all’improvviso la bionda. Sempre
guardando in alto. Lexa trasalì alla voce della bionda,
doveva mettere almeno in croce due parole.
<< Ehmm….si… sembra che tutti
sappiano già che sarà dura >> disse
timida.
Clarke rise piano.
<< A volte le persone esagerano. Non ti devi far
intimidire dalle loro parole. Il tuo percorso e le tue scelte sono solo
tue >> le disse cercando di tranquillizzarla.
<< Si aspettano che anche io voglia decidere di diventare
una Skaikru >> si confidò Lexa.
A quelle parole, Clarke si voltò verso di lei e
incominciò ad osservarla.
<< Sarei una grande delusione >>
continuò, triste.
<< Se non vuoi diventare una skaikru, non farlo. Bisogna
fare ciò che desideriamo. Che cosa desidereresti fare Lexa?
>> chiese la bionda.
Lexa ci pensò un attimo. Alzò lo sguardo al cielo
e disse:
<< Vorrei scrivere la verità >>
Clarke la guardò stupita. Negli occhi della giovane, vedeva
che la passione e la determinazione erano talmente grandi che risultava
ancore più bella.
<< Vorrei fare la giornalista, cercare sempre la
verità e farla sapere a tutti >>
continuò, appassionata.
Poi si rese conto dello sguardo di Clarke su di se e
arrossì. Abbassando lo sguardo e sistemandosi gli occhiale
con le dita.
<< Scrittrice di verità…
>> disse Clarke.
<< Mi piace… è un bellissimo
desiderio Lexa >> le disse rassicurandola.
<< Beh…è ancora tutto da vedere
>> disse imbarazzata.
Clarke continuava a fissarla. La bruna per togliersi lo sguardo di
quelle pozze blu, su di sé chiese imbarazzata:
<< E il tuo? >>
Clarke spalancò gli occhi, sorpresa. Poi sorrise e
alzò la testa fissando il cielo scuro e le stelle luminose.
Tese il braccio verso di esso, con il palmo della mano aperto.
<< Voglio andare oltre il cielo >>
In quel momento, pensò Lexa, Clarke aveva uno sguardo
così determinato e fiero, che la resero ancora
più attraente.
Clarke Griffin era, semplicemente, qualcosa di speciale.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Eccomi con una nuovissima storia! Eh si, quando
ti prende l'ispirazione non puoi fermarti! Grazie a tutti i lettori che
seguiranno questa nuova avventura, spero che la storia vi piaccia!
Come avrete, forse, intuito...viaggiamo tra passato e presente. Nel
primo capitolo abbiamo visto Lexa a 27 anni, in questo ne ha 17. I
capitoli saranno strutturati in questo modo. Tutto ciò per
farvi capire il cambiamento di Lexa. Per quanto riguarda Clarke....che
caspiterina è successo??
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità!
A presto, spero!
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Capitolo 4 *** Conseguenze ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Conseguenze.
Presente.
Lexa fissava la porta della camera da letto chiusa. Costia
non le aveva rivolto la parola, avevano superato tanto insieme, ma la
notizia che le aveva dato la futura sposa non aveva fatto altro che
confermare i suoi dubbi: Lexa non aveva ancora chiuso con il suo
passato e questo, spaventava Costia, più di ogni altra cosa
al mondo.
Lexa sospirò e uscì di casa, provando un grande
senso di colpa.
<< Toc Toc >> una voce sorprese
Lexa, mentra si stava infilando la propria divisa. Una tuta blu
d’allenamento.
La bruna si voltò e vide Raven appoggiata ad uno degli
armadietti.
<< Ehi… >> disse Lexa, finendo
di prepararsi.
<< Hai finalmente sganciato la bomba? >>
chiese Raven, sorridendo.
Raven era il Capo Ingegnere della Base di Difesa degli Skaikru. Era la
persona più intelligente che Lexa avesse mai conosciuto.
La latina oltre che intelligente era, anche bellissima, se ne andava in
giro sempre con le sue cuffie di comunicazione,
che le permettevano di stare sempre in contatto con i membri della
squadra, quando erano in missione.
Aveva ideato e progettato, anche, le nuovissime armature. Dopo un
incidente, la sua gamba era avvolta da un tutore, che le impedivano di
camminare normalmente.
Raven, era l’unica che avesse, davvero, capito
Lexa. Era l’unica che sapeva.
<< Si…non l’hanno presa molto bene,
ovviamente >> rispose Lexa.
<< Te l’avevo detto che sarebbe andata
cosi… >> disse Raven.
<< Mia sorella è quella ad averla presa peggio
>> disse dando un occhiata a Raven.
Anya e Raven avevano avuto una relazione. Era talmente seria, che
pensavano di sposarsi, ma dopo l’incidente, Anya si era
allontanata, lasciando Raven nel periodo dove aveva più
bisogno.
Per Lexa era stata imperdonabile, anche se capiva la sorella, non
c’erano scusanti per un simile comportamento.
Raven a quelle parole si rattristì.
<< Come sta? >> chiese.
<< Non bene….penso che averle dato questa
notizia l’abbia fatta peggiorare. Non le hai più
parlato? >> chiese, curiosa di sapere se la sorella
avesse fatto qualche passo avanti.
<< Intendi dire se è venuta alla mia
porta ancora ubriaca fradicia? No, è da un
po’ che non la sento e non la vedo >> disse
delusa.
<< So che ti dico sempre la stessa cosa…ma
quella, non è la vera Anya >> disse Lexa.
<< Lo so bene Lexa….la vera Anya è
scomparsa dieci anni fa >> disse sorridendo amaramente.
Mentre stavano andando nella sala allenamenti, Raven le disse tutto
quello che doveva sapere sulla missione e sulla preparazione da fare
per andare oltre al confine.
Quando Raven parlava di lavoro, il suo sorriso contagioso spariva, e
rimaneva solo la professionalità e la preoccupazione di fare
tutto al cento per cento, non erano permessi errori.
<< Dimenticate le missioni a cui siete stati abituati.
Dimenticate i protocolli, il supporto costante, le traiettorie di volo
libere e chiare. Oltre il confine tutto questo scompare. Oltre il
confine, vi serviranno solamente il vostro coraggio e la vostra
bravura! Grazie ai nostri Eroi, solo pochi conoscono quel posto, hanno
protetto noi e la nostra gente…onorarli e aspirare ad avere
anche solo un quarto del loro coraggio sarebbe sufficiente a farvi
diventare dei grandi soldati >> parlò ad alta
voce il Maggiore Brice, camminando avanti e indietro a tutti i soldati
messi in riga.
<< In questi giorni vi preparerò a quello che
potreste incontrare, sputerete sangue e i vostri muscoli vi faranno
talmente male che non riuscirete neanche a muovervi, lavorate sodo o vi
assicuro, che morirete lassù…Sono stato chiaro?
>> disse senza giri di parole.
<< Sì Signore! >> risposero
tutti.
Mentre Lexa si stava allenando con gli altri, il Maggiore la
chiamò. Voltandosi, vide che accanto al Maggiore stava Roan.
<< Generale >> salutò, Lexa,
giunta davanti a loro.
<< Il generale vuole parlare con te >>
disse il Maggiore.
Usciti dalla sala, Lexa seguì Roan fuori. Sapeva benissimo
dove stessero andando, conosceva bene quella strada.
Camminava dietro di lui, in silenzio. Fissava la schiena grande e
possente del generale, le spalle ampie, l’andatura fiera.
Roan era uno degli Azgeda più amato e temuto.
Era sempre stato così…come Clarke.
Arrivarono al grande giardino…un ampia distesa verde, dove
al centro era posizionata una grande lastra di marmo.
Su di essa vi erano incisi i nomi dei caduti…di tutti i
caduti. Uno degli ultimi, scritto con lettere dorate, era il
nome di Clarke.
Roan si fermò di fronte al monumento. Sorrise leggendo il
nome di Clarke.
<< Mia sorella è preoccupata per te
>> disse lui voltandosi verso di lei.
<< Costia e gli altri esagerano…nessuno
può farmi cambiare idea…specialmente tu
>> disse Lexa, guadandolo negli occhi celesti.
Roan sorrise.
<< Non sono qui per fermarti >> disse
voltandosi, ancora, verso il nome di Clarke.
<< Allora… se non vuoi farmi la ramanzina, che
vuoi? >> chiese lei.
<< So perché hai scelto questa
missione…gli altri possono anche non aver capito, ma io
si…già da molto tempo ormai…
>> disse lui tranquillo.
Lexa lo fissò stupita.
<< Non troverai nulla lì…non
c’è più nulla, credimi io ci sono
stato. Stai cercando qualcuno che, semplicemente, non esiste
più >>
<< Hai finito? >> chiese lei, spazientita.
Lui rise nuovamente.
<< Ti sforzi tanto di essere qualcuno che non sei,
dimenticandoti chi eri…Sai che lei, non apprezzerebbe
>> disse lui, avvicinandosi.
<< Mia sorella ti ama, non so il perché e,
credimi, non m’importa…ma lei è mia
sorella, è la mia famiglia…non voglio vederla
soffrire. Cerca di tenere questo bene a mente, Comandante
>> minacciò Roan, sempre con il sorriso.
Si voltò verso il monumento, fece un lieve inchino col capo,
in segno di rispetto e se ne andò.
Lexa rimase lì. I pugni chiusi, stretti. La rabbia che
cresceva.
Andò di fronte al monumento, la calma arrivò
subito leggendo il suo nome…. e con le dita
accarezzò le lettere in oro…
<< Comandante! Ehi Lexa! >> Lexa si
girò, stava andando via, quando vide Octavia correre verso
di lei.
<< Ehi O >>
<< Avevo paura di non fare in tempo a catturarti
>> disse lei, riprendendo fiato.
<< Che c’è? >> chiese
Lexa, curiosa.
<< Io e Lincoln stiamo organizzando una piccola cena
insieme a tutti gli altri…sai una piccola rimpatriata. Ti va
di essere dei nostri? >> chiese speranzosa.
Octavia Blacke era una sua amica del liceo. Forte, testarda e
determinata. Un’amica che tutti vorrebbero al loro fianco. Si
era sposata da poco con suo cugino Lincoln. Anche lei era una Skaikru
molto abile, sul campo era imbattibile.
<< Quando sarebbe? >> chiese Lexa.
<< Domani sera, puoi dirlo anche a Costia, ovviamente
>> disse O, che non vedeva Costia di buon occhio.
<< Si va bene…penso che non ci dovrebbero
essere problemi >> rispose, tacendo sui suoi problemi con
Costia. Avrebbero solo offerto l’occasione ad Octavia di
incominciare con i suoi soliti discorsi contro la sua futura sposa.
<< Perfetto allora! A domani! Eh, Lexa? >>
disse tutta allegra.
<< Sì? >>
<< Porta qualcosa di forte da bere >> le
disse l’amica, facendole l’occhiolino.
Lexa sorrise e uscì.
Prima di ritornare a casa, si fermò da Anya. La sorella si
era trasferita in un piccolo appartamento.
Dopo che bussò, ripetutamente, la porta si aprì,
rivelando un’Anya sconvolta, con in mano una bottiglia di
birra.
<< Che vuoi? >> chiese irritata dalla
visita della sorellina.
<< Vedere come stavi.. posso entrare o mi sbatti per
l’ennesima volta, la porta in faccia? >> chiese
la bruna.
<< Sarei tentata… >> disse,
entrando dentro e lasciando la porta aperta, così che la
sorella potesse entrare.
La casa era un disastro, scatole di cibo take away ovunque, bottiglie
di birra vuote…
Lexa non poteva credere che sua sorella si potesse ridurre in quello
stato.
<< Come puoi vedere sto bene, sono viva e vegeta
>> disse sarcastica.
<< Non credo tu stia bene…ho visto Raven oggi
>> le disse Lexa.
Anya si irrigidì, a sentire il nome della sua ex.
<< Come sempre da ordini da una parte
all’altra…l’ho trovata bene
>> cercò di rassicurarla, perché
sapeva che Anya voleva sapere di Raven.
<< Senza di me sicuramente >> disse a bassa
voce, mentre ripuliva un po’ il divano.
<< Ho incontrato Roan…più che altro
è venuto a minacciarmi >> disse Lexa.
Anya si fermò di colpo e si girò di scatto. Lexa
si sorprese di rivedere, per un attimo, la sorella di un tempo.
<< Ti ha minacciata? Che ti ha detto? >>
disse arrabbiandosi.
<< Di non fare soffrire Costia >>
spiegò.
Anya, fece una smorfia.
<< A quello interessa solo la sua famiglia. La tua futura
moglie non è contenta che ti vuoi fare ammazzare, vero?
>> chiese fredda.
Lexa sospirò.
<< Non capiterà nulla di tutto
questo…esagerate tutti >> disse stanca.
<< Esageriamo? >> chiese la sorella,
arrabbiandosi ancora di più, si mise di fronte a Lexa e
disse:
<< L’ho vista con i miei occhi, Lexa
>> gli occhi le si riempirono di lacrime.
<< L’ho vista morire…e non ho fatto
nulla….non ho potuto fare nulla per aiutarla
>>
Lexa vide la profonda sofferenza nei suoi occhi, riflesso della sua.
<< Anya… >>
La sorella si ricompose.
<< Perciò non dirmi che esagero, mai
più >> disse e si voltò.
<< Anya, non mi accadrà nulla…
>>
<< So che vuoi la mia approvazione, ma non posso dartela
questa volta…non per questo. Non voglio perdere
un’altra persona che amo >> disse sinceramente,
Anya.
Mentre Lexa guidava verso casa, ripensò a sua sorella,
all’agonia che provava. La scomparsa di Clarke aveva cambiato
la vita di molte persone, ma quella di Anya l’aveva
,semplicemente, devastata.
<< Tua
sorella non è così forte come sembra
>>
Aveva perfettamente ragione.
Arrivata a casa, Lexa notò che Costia non c’era.
Si cambiò, e andò in cucina. Si mise a preparare
qualcosa, cucinare la faceva sentire un po’ meglio.
Sentì la porta aprirsi. Costia entrò in cucina e
vide la sua futura moglie cucinare.
<< Sei tornata…com’è
andata la giornata? >> chiese Lexa, cercando di sistemare
un po’ le cose.
<< Pesante >> rispose Costia capendo cosa
volesse fare la bruna.
<< Beh, allora spero che il tuo piatto preferito ti
faccia sentire meglio >> provò,
sorridendo.
Costia la fissò per un po’.
<< Capisco perché vuoi farlo. Ho solo paura di
perderti Lexa >> confessò Costia.
Lexa a quelle parole, si avvicinò alla ragazza, le prese il
volto fra le mani e la baciò. Lentamente.
<< Non mi perderai Costia. Dopo questa missione, ci
sposeremo >> la tranquillizzò Lexa.
<< Promettimelo >> chiese Costia.
Lexa la guardò negli occhi, e la baciò ancora.
Lexa non pronunciava mai quelle parole. Mai.
Quelle parole, per lei, non avevano più significato.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Vi ringrazio per leggere e commentare questa
nuova storia. Grazie davvero!! Spero che questo nuovo capitolo vi
piaccia! Fatemi sapere che ne pensate! Abbiamo visto Raven e Anya!!! Ne
vedremo delle belle con queste due!
Nel prossimo capitolo ritorneremo nel Passato e quindi rivedremo
Clarke!!
Spero alla prossima!!
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Capitolo 5 *** Primo ultimo giorno di scuola ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Primo Ultimo giorno di scuola.
Passato
Finite le vacanze estive, ricominciò la scuola e
con la scuola, iniziarono anche i guai.
Mentre Lexa percorreva i corridoi, all’improvviso qualcuno le
urtò la spalla facendole cadere tutti i libri che stava
portando.
<< Guarda dove cammini, sfigata! >> disse
John Murphy, assieme alla sua banda di bulli.
Succedeva sempre cosi. La sua famiglia era una delle più
importanti, suo padre era un Generale Skaikru, sua sorella una delle
più promettenti allieve dell’Accademia. Per questo
gli insegnanti avevano una sorta di predilezione per lei, che portava,
inesorabilmente, ad essere additata come la figlia di papà
che ha tutto facile. Le prese in giro, gli scherni erano
all’ordine del giorno.
Una volta si era fatta sfuggire, davanti ad Anya, quello che le
capitava. La sorella era venuta a scuola e aveva letteralmente preso a
calci quegli idioti, con la conseguenza che tutto peggiorò.
Odiava essere la figlia del Generale Woods.
Mentre raccoglieva i libri da terra, una voce le fece alzare lo sguardo.
<< Ancora quell’idiota di Murphy vero?
>> chiese Octavia.
Octavia era una delle poche amiche che aveva. Leale e impavida. Non
sapeva neanche perché fossero amiche. Octavia un giorno la
difese da Murphy, e da quel momento iniziarono a frequentarsi
costantemente.
<< Si… >> rispose Lexa, finendo
di raccogliere i libri e dirigendosi verso il suo armadietto.
<< Un giorno lo prenderò a calci
>> disse Octavia arrabbiata.
<< Fidati, non servirà a nulla
>> rispose Lexa.
<< Non ti girare… la ragazza nuova ti sta
fissando >> disse a bassa voce l’amica.
Ovviamente Lexa si girò. Notò Costia White
distogliere subito lo sguardo.
<< Secondo me, le piaci >> disse Octavia.
Lexa si girò di scatto verso l’amica:
<< Ma che dici? Sei completamente fuori strada
>>
<< Mmh….ho un fiuto per certe cose…
>> disse sogghignando.
Lexa chiuse di fretta l’armadietto e diede un colpetto a
Octavia, ridendo.
Mentre erano sedute in classe, ascoltando, almeno Lexa ascoltava,
Octavia fissava il suo cellulare, la lezione di storia della Signora
Hawkins, d’un tratto Octavia le diede un colpo di gomito,
dicendole sotto voce:
<< Ehi! Hai visto questo? >> le
passò il telefono.
Lexa vide un video del telegiornale:
“ la Principessa ”, Clarke
Griffin, salva un pilota, il suo aereo, dopo un avaria, stava
precipitando.
Nel video, Clarke con la sua armatura blu e bianca, estraeva il pilota
dall’aereo, precipitato poco dopo, portandolo in salvo a
terra.
Sotto il video, l’articolo diceva:
“ La figlia del famoso Jake Griffin, sta seguendo le orme del
padre… “
Clarke era straordinaria, pensò Lexa.
<< Hai visto?? È troppo figa! Voglio diventare
come lei un giorno! >> disse Octavia, eccitata.
Si, pensò Lexa, Clarke era davvero fantastica.
<< Che diavolo ti è saltato in mente Griffin!
>> tuonò il Generale.
<< Il sedile era bloccato, non poteva lanciarsi
>> replicò Clarke.
<< Fai silenzio! Non devi emettere un solo fiato! Sai
bene che non si interrompe mai un addestramento in volo!
>> continuò Gustus, adirato.
<< Si, ma la vita di quell’uomo era
in pericolo… >> continuò Clarke.
<< Silenzio ho detto! Hai disubbidito a un mio ordine
preciso! Ora vai in palestra e accetta la tua punizione!
>> ordinò, Gustus.
<< Si Signore >>
Il generale sfinì la bionda in una durissima sessione di
allenamento, che tutti capirono, fosse una punizione. Non era molto
duro e severo con i suoi cadetti, in realtà, era molto
tranquillo anche se autoritario. Ma con Clarke era davvero durissimo.
Faceva in modo di complicarle sempre la vita, le faceva assegnare gli
esercizi più duri, ore e ore di volo, non gliene faceva
passare una.
I suoi compagni dicevano che l’aveva presa di mira, ma Clarke
aveva capito perfettamente di cosa si trattasse.
Quando aveva detto a Gustus che sarebbe diventata una Skaikru, vide sul
suo volto la paura e il timore.
Gustus sapeva benissimo che Clarke voleva essere come suo padre, e
questo, lo spaventava più di ogni altra cosa.
La bionda aveva la stessa determinazione e cocciutaggine del padre. La
stessa indomabilità.
Per questo era duro con lei. Voleva prepararla a tutto, voleva che
diventasse più forte degli altri. E Clarke, non si sottraeva
mai a nessuna punizione, a nessuna ora di allenamento in
più. Faceva sempre quello che lui le diceva.
E, Gustus notò, che era diventata il suo allievo migliore.
<< Ancora! >> le intimò, Gustus.
Clarke si mosse veloce, per sorprendere il Generale, ma Gustus era
davvero forte. Ancora una volta finì a terra.
<< Se affronterai un avversario più forte di
te, non dovrai usare la forza, ma la testa! >> disse
duramente, sgridandola.
Clarke era a terra, sfinita.
<< Ancora! >> intimò il generale.
Clarke si rialzò e si rimise in posizione.
La bionda si stava cambiando negli spogliatoi, dopo una doccia calda, i
muscoli le dolevano.
<< Quindi il mio paparino ti sta dando del filo da
torcere eh? >> disse divertita Anya.
Clarke si voltò e vide l’amica appoggiata ad un
armadietto.
<< Fa solo il suo dovere >> disse calma
Clarke.
<< Questo è perché non mi hai dato
retta oggi! Te l’avevo detto che era una pessima idea salvare
quel pilota…ci avrebbero pensato le truppe a terra a farlo
>> disse sospirando Anya.
<< E se qualcosa fosse andato storto? Ero vicina e sono
intervenuta…è questo il nostro compito
>> disse decisa Clarke.
<< Il nostro compito e difendere la Trikru e la
Terra…non fare gli eroi >> disse Anya.
<< Era la cosa giusta >> disse Clarke.
<< Comunque è già finito su tutti i
giornali, sei famosa Clarky…aspetto con ansia la telefonata
di Mamma Griffin >> disse divertita Anya.
Clarke sospirò, avvilita.
Mentre stavano andando verso i dormitori, Gustus informò la
figlia che doveva recuperare 5 ore di volo.
<< Cavolo! >> disse
all’improvviso, ricordandosi una cosa.
<< Che c’è? >> chiese
Clarke.
<< Dovevo andare a prendere Lexa a scuola
oggi…è il suo primo giorno e volevo farle la
solita chiacchierata rompi palle da sorella maggiore >>
disse delusa.
<< Meglio per Lexa allora… >>
disse divertita Clarke.
<< Ha avuto dei problemi con dei bulli…volevo,
anche, controllare la situazione >> confidò il
vero motivo.
Clarke sapeva che dietro quella facciata, l’amica era una
persona sensibile e legatissima alla sua sorellina.
<< Posso andare io se vuoi >> propose
Clarke.
<< Davvero? Non ti rompe? >> chiese Anya.
<< No, non ho nulla da fare…ho già
completato le mie ore di volo >> disse sogghignando.
<< Ah…prendi pure per il culo Griffin! Ne
riparleremo quando ti servirà una copertura per le tue fughe
notturne! >> disse allontanandosi e gridando:
<< Grazie per il favore Clarky! >>
Clarke rise. La sua amica era incorreggibile.
Le lezioni finirono, Lexa e Octavia stavano andando verso i parcheggi
quando una ragazza mora, con gli occhi castani si avvicinò a
loro.
<< Ciao! Lexa giusto? >> chiese Costia.
<< Si.. >> disse Lexa sorpresa.
<< Sono Costia White, facciamo biologia
insieme… >> disse presentandosi.
<< Si lo so... >> disse Lexa, non capendo
cosa volesse la ragazza.
<< Sai mi sono appena traferita e volevo dare una festa
per conoscere un po’ di persone…vi andrebbe di
venire? Venerdì sera... >> disse Costia.
Lexa guardò Octavia, incerta.
<< Certo che ci va! A che ora? >> chiese
Octavia, già eccitata per la festa.
<< Se mi date il vostro numero vi mando orario e
indirizzo >> disse guardando solamente Lexa.
Dopo aver scambiato i numeri, le ragazze uscirono insieme verso i
parcheggi.
<< Quindi ti sei trasferita da poco? >>
chiese Octavia, iniziando ad indagare sulla ragazza nuova.
<< Si…io e mia madre volevamo stare vicino a
mio fratello, quindi ci siamo trasferite alla fine
dell’estate >> rispose Costia.
Mentre camminavano, notarono che molti studenti fissavano
l’entrata della scuola e parlavano tra di loro.
<< Ma che hanno tutti? >> chiese Octavia,
guardando nella stessa direzione.
Lexa si fermò all’improvviso.
All’entrata della scuola, c’era Clarke.
Stava aspettando con le braccia conserte, appoggiata alla sua moto, una
Naked Yamaha MT-125 ABS nera.
Jeans attillati che le fasciavano perfettamente le gambe, canottiera
bianca, giubbotto in pelle nera e occhiali da sole.
A Lexa mancò, letteralmente, il respiro.
<< Ma quella è Clarke Griffin?!
>> esclamò Octavia, a bocca aperta.
Lexa vide che Clarke si accorse di lei, sorrise, si tolse gli occhiali
rivelando quei bellissimi occhi blu e camminò verso di loro.
Udì i commenti degli altri studenti.
“ Ma quella è Clarke Griffin! ”
“ Oddio quanto è sexy “
“ Hai visto che moto? È sicuramente una
tosta “
“ Oggi ha salvato un pilota “
“ Mi farei volentieri un giro con lei “
<< Oddio sta venendo qui! >> disse Octavia,
eccitata.
Appena Clarke fu davanti a loro, sorrise a Lexa.
<< Ciao Lexa! Passavo di qui e ho pensato di darti un
passaggio a casa…andiamo? >> chiese sempre
sorridendole.
Lexa la guardava senza dire una parola. Octavia le diede un colpo.
<< Ah…si certo >> disse
arrossendo.
Clarke sorrise e le prese la borse dalla spalla.
<< Lascia faccio io >>
<< G-Grazie >> si voltò e
presentò le compagne, specialmente Octavia che non vedeva
l’ora.
<< Queste sono Octavia e Costia >> disse
imbarazzata.
<< Ragazze Clarke Griffin >>
<< È un vero piacere ragazze >>
disse sorridendo cordialmente.
<< I-Il piacere è tutto nostro! Oggi sei stata
fantastica, cioè lo sei sempre, però quello che
hai fatto è stato incredibile >>
partì in quarta Octavia.
Clarke rise dall’entusiasmo della ragazza.
<< Grazie, ma ho fatto solo il mio
dovere…nulla di fantastico >>
minimizzò, Clarke.
<< Anche io voglio diventare una Skaikru >>
disse entusiasta Octavia.
Clarke sorrise.
<< Se ti impegnerai sul serio, riuscirai a fare qualunque
cosa….>>
Lexa vide che Octavia stava tirando fuori il telefono quindi
velocemente disse:
<< Andiamo o si farà tardi…ciao
Octavia….Costia >> salutò.
<< Ciao ragazze, è stato un piacere
>> salutò Clarke.
<< Ciao >> risposero le ragazze.
Clarke e Lexa andarono alla moto. La ragazza era consapevole che tutta
la scuola le stava fissando, o meglio, fissavano Clarke.
Notò Murphy e gli altri guardarle. E la bionda
notò loro.
<< Pronta Lexa? >> disse Clarke, dopo aver
messo via lo zaino.
<< S-si >> disse imbarazzata la bruna.
<< Salita su una moto prima? >> chiese
Clarke.
<< No… >>
<< Tranquilla, non è nulla di che. Devi solo
tenerti stretta a me ok? >> chiese Clarke, sempre
sorridente.
Solamente eh? Pensò Lexa, imbarazzata, il solo pensiero di
tenersi stretta alla bionda la faceva impazzire.
Prima che potesse rispondere, Clarke le mise sulla testa, un piccolo
casco.
<< Prima metti questo ok? >>
Dopo averlo allacciato, Lexa si posizionò dietro.
<< Lexa se non vuoi cadere ti consiglio di aggrapparti
forte >> l’avvertì Clarke.
Così Lexa cinse forte i fianchi della bionda. Lexa poteva
sentire gli addominali scolpiti di Clarke attraverso la maglia.
Il cuore le batteva all’impazzata. La testa appoggiata sulla
spalla della bionda.
Clarke sorrise. Si rimise gli occhiali da sole e partì.
Durante il viaggio, Lexa aprì gli occhi e rimase senza
fiato. Il vento le scorreva sul viso e i boccoli dorati di Clarke
danzavano, scompigliati.
Era semplicemente bellissima. Così, coraggiosa e
senza limiti. Le dava la sensazione di pura libertà.
Strinse ancora la presa, e la bionda sorrise, aumentando la
velocità.
Arrivate a casa di Lexa, Clarke disse:
<< Eccoci, sai ti ho detto una piccola bugia in
realtà >>
Lexa la guardò stupita, non capendo.
<< Non passavo di lì per caso…tua
sorella voleva venire a prenderti ma non ha più potuto, sai
voleva farti il terzo grado sul tuo primo ultimo giorno di scuola
>> disse sorridendo.
<< Oh… >> disse stupita Lexa.
<< Già…quindi mi sono offerta
volontaria, non per il terzo grado, ovviamente. Ma ho pensato che un
giro in moto sarebbe stato divertente >> disse toccandosi
il collo con la mano.
<< Non vuoi chiedermi come è andata, per poi
poter fare rapporto? >> chiese Lexa, divertita dalla
scena.
<< No, ma se vuoi raccontarmelo, sarò felice
di ascoltare >> disse semplicemente Clarke.
Lexa adorava il modo con cui Clarke rendeva tutto semplice.
<< È andata bene…credo
>> disse Lexa, non voler far sapere a Clarke dei suoi
problemi con gli altri studenti.
Clarke la guardò, alzando un sopracciglio.
<< Grazie per il passaggio Clarke…il giro in
moto è stato bello >> disse sinceramente Lexa.
<< Quando vuoi… >>
Lexa prese lo zaino e si avviò alla porta quando Clarke la
chiamò:
<< Lexa! >>
<< Si.. >>
<< Io sono qui…per qualsiasi cosa, non sono
impulsiva come Anya >> disse cercando di farle capire che
se voleva raccontarle di quei bulli, non avrebbe reagito come la
sorella, peggiorando le cose.
Lexa arrossì. Voleva dirle che era stata grandiosa oggi, che
il giro in moto l’aveva fatta sentire bene, le aveva fatto
dimenticare la pesantezza della scuola…. e che era
bellissima. Ma non riuscì a dire nulla, di tutto questo.
<< Grazie Clarke >> e scappò
dentro casa.
Clarke rimase un po’ a fissare il portone e poi
partì.
Indrà vide la figlia entrare trafelata a casa, e salire di
corsa in camera sua.
<< Ma che diavolo… >> disse.
Lexa si fiondò alla finestra vedendo Clarke ripartire. Il
respiro affannoso per la corsa. Dopo che la bionda scomparve dalla sua
vista, sospirò, portando le mani al cuore, impazzito.
Aveva abbracciato Clarke, aveva sentito il profumo dolce dei suoi
capelli. Si era inebriata dei suoi sorrisi, della sua costante luce.
Aveva notato il modo con cui si accarezzò il collo, quasi
incerta.
Quel giorno, era stato il primo giorno di scuola più bello
di tutti. Grazie a Clarke.
Prese il suo diario e scrisse:
Primo ultimo giorno di
scuola: Giro in moto con Clarke.
Lexa, non sapeva che, un giorno, si sarebbe pentita di non aver detto
quelle parole a Clarke.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Spero che vi
piaccia! A Lexa piace proprio Clarke eh??? Come biasimarla!
Nel prossimo capitolo ritorneremo al presente e ad una cena davvero
particolare...
Grazie mille a tutti quelli che spendono un minuto del loro tempo per
leggere questa storia...e, ovviamente, ai meravigliosi commenti che mi
scrivete! Vi adoro tutti!
Grazie e spero alla prossima!!
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Capitolo 6 *** Rimpatriata ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Rimpatriata.
Presente
La sera della cena era arrivata. Lexa e Costia erano appena
arrivate davanti alla porta di Lincoln e Octavia. Tra loro ancora
aleggiava un aria fredda. Costia non era molto entusiasta di stare con
gli amici di Lexa, specialmente con Octavia.
Il cugino di Lexa, Lincoln, un uomo alto, con le spalle larghe e
muscolose, le accolse con il suo, solito, dolce sorriso.
<< Ehi ragazze! Ben arrivate >> disse
facendole accomodare dentro.
<< Ciao a te cugino >> salutò
Lexa.
<< Ciao >> disse sorridendo,
Costia.
<< La tua mogliettina mi ha detto di portare qualcosa di
forte così….ecco qua >> disse
facendo vedere la bottiglia che aveva portato.
<< Ne sarà sicuramente lieta, venite gli altri
sono già arrivati >> disse Lincoln
accompagnandole in salotto.
Lì, c’erano Jasper, Monty e Harper che stavano
conversando amabilmente sul divano, Raven e Finn che parlavano
dall’altra parte della sala, con un aperitivo in mano.
Dalla cucina uscirono Octavia e Bellamy, suo fratello maggiore. Aveva
fatto le superiori con sua sorella e Clarke. Ora lavorare per Abby,
all’ospedale.
<< Ehi siete arrivate finalmente! >> disse
Octavia, posando una teglia sul tavolo apparecchiato.
<< Ho portato quello che mi hai chiesto >>
le disse Lexa, dandole la bottiglia.
<< Grandioso >> disse l’amica
compiaciuta.
Tutti erano a tavola, mangiando le prelibatezze preparate dai fratelli
Blake. L’atmosfera era allegra e leggera, ma venne rovinata
da una domanda:
<< Allora coppietta felice….a quando le nozze?
>> chiese Finn,
Lexa si gelò e Costia la guardò, un attimo, prima
di rispondere.
<< Dopo che Lexa tornerà da oltre il confine
>> disse fredda.
Tutti smisero di mangiare. I loro occhi puntati su Lexa.
Raven diede una gomitata a Finn, come per dire “ bel lavoro
“ , Monty e Harper la guardavano preoccupati. Ma lo sguardo
di Lexa andò subito a cercare la sua migliore amica.
Octavia aveva gli occhi spalancati e la faccia incredula e ferita.
<< O io… >> cercò di
dire Lexa.
<< Vuoi andare lassù? >> chiese
con un filo di voce.
<< Lexa è pericoloso >> disse
Monty.
<< Ne sono consapevole… >>
rispose la bruna.
<< Perché? >> chiese Octavia,
per Lexa era più un “ perché non mi hai
detto niente? “.
<< Non ero sicura che mi avrebbero accettato nella
squadra >> disse Lexa.
<< Quando partirai? >> chiese Lincoln.
<< Fra quattro giorni >> rispose Lexa.
<< Beh, cavolo sei una tosta Lexa >> disse
Jasper, facendoli il brindisi.
<< Tosta? Dì pure incosciente >>
disse Costia, contrariata.
<< Beh, io penso sia una cosa coraggiosa e
ammirevole….vuole essere utile >> disse Raven,
fissando Costia negli occhi.
<< Si, sappiamo benissimo, che fine fanno quelli
coraggiosi >> disse Costia, stupendo tutti.
Lexa si girò a guardarla sorpresa e arrabbiata da quelle
parole. Tutti rimasero zitti. Tranne Octavia.
<< Cosa vorresti dire con questo, scusa? >>
disse arrabbiata.
<< Io…volevo solo dire che non
c’è nulla di coraggioso nell’andare a
farsi ammazzare >> disse sinceramente.
<< Come osi?! >> disse la padrona di
casa, alzandosi in piedi.
<< Non saresti qui se non fosse per loro!
>> continuò, furiosa.
<< Ho solo dett… >>
provò a ribattere, ma Bellamy la fulminò con lo
sguardo e le disse:
<< Non insultare i caduti Costia….specialmente
quelli che hanno dato la vita per noi >>
Tutti a quelle parole rimasero zitti.
Costia si alzò e se ne andò. Lexa la
seguì.
<< Costia… >> disse prendendola
per un braccio.
<< Lasciami! Non intendevo offendere
nessuno…mio fratello è stato lassù per
molto tempo…so che cosa ha fatto per noi…
>> disse con lo sguardo basso.
<< Ho solo paura che farai qualcosa che ti
allontanerà da me >> disse andandosene.
Lexa rimase a guardare la porta.
<< Scusa…ma non potevo trattenermi
>> disse alle sue spalle, Octavia.
Lexa si voltò.
<< Non è colpa tua…dovevo dirtelo,
ma so che avresti cercato di fermarmi >> disse
all’amica.
<< Si, hai dannatamente ragione >> sorrise.
<< Perché adesso Lexa? >> chiese
alla bruna.
Lexa la guardò negli occhi.
<< Perché sono pronta >> rispose.
Roan scese dalla macchina e andò verso il prato verde.
Camminò per un po’ e poi la vide. Si
avvicinò e rimase in piedi a fissarla.
<< Vuoi dormire qui? >> le chiese.
Anya era sdraiata sull’erba, appoggiata con la schiena sulla
lastra di marmo con sopra incisi i nomi dei caduti, era ubriaca. Aveva
ancora la bottiglia, praticamente vuota, in mano.
<< Perché no? Ho dormito in posti peggiori lo
sai… >> rispose con una risatina.
<< Sono passato a casa tua e non c’eri..
>> disse lui.
<< Ah si…niente sesso stanotte
>> disse lei sempre ridendo.
Il Generale alzò gli occhi al cielo e si sedette affianco a
lei.
<< Posso averne un po’ ? >>
chiese porgendo la mano.
<< Certo…prego >>
disse la ragazza porgendogli la bottiglia.
Lui ne bevette un sorso e gliel’ha rese.
<< Non pensi sia ironico? Noi due qui, insieme
>> disse lei.
<< Non è ironico… >>
<< Sai cosa è davvero, davvero ironico?
>> chiese lei.
<< Ho rovinato la mia carriera, i miei rapporti con gli
amici e la famiglia, ho mandato all’ospedale la mia ragazza e
ho ucciso la mia migliore amica… >> disse
ridendo.
<< E fatto sesso con me >> disse lui.
Anya incominciò a ridere, ma la risata si
trasformò in pianto.
<< Le ho deluse… >> disse
singhiozzando.
Lui la guardò, triste.
<< Non le hai deluse >>
<< Ah no? Se Clarke mi vedesse adesso….si
vergognerebbe di me >> disse lei.
<< Ti darebbe due calci nel sedere…se vuoi
posso farlo io >> disse lui, cercando di sdrammatizzare.
Anya sorrise, posando la testa sulla lastra.
<< Tu eri lì, hai visto…se non
sarebbe tornata a prendermi…se non l’avesse
fatto… >> incominciò.
<< Non sarebbe cambiato nulla….la bionda
l’avrebbe fatto ugualmente…lei aveva qualcuno da
proteggere >> disse lui, fissando la ragazza al suo
fianco.
<< Mia sorella vuole imitarla sai? >> disse
all’improvviso.
<< Si ne sono a conoscenza >> rispose lui.
Lei lo fissò.
<< Proteggila >> chiese.
Lui si stupì, stava avendo un déjà-vu.
<< Farò ciò che posso per tenerla
al sicuro sul campo…. >> promise.
<< Grazie >> disse lei, appoggiando la
testa sulla sua spalla.
<< Qualsiasi cosa per te… Anya
>> disse lui, teneramente.
Anya si addormentò così.
<< Le proteggerò per
te….è una promessa bionda >>
sussurrò guardando in alto.
Lexa stava cercando di chiamare Costia, ma quest’ultima aveva
il telefono staccato.
<< Maledizione Costia >>
sussurrò, arrendendosi.
<< Dalle un po’ di tempo, è dura da
digerire >> le disse Octavia.
<< Lo so, ma quello che ha detto >> disse
ancora arrabbiata.
<< È solo preoccupata per te Lexa, tutti noi
lo siamo >> disse Monty.
Avevano finito di cenare e ora stavano parlando, bevendo qualcosa.
<< Scommetto che anche Anya non è molto
contenta >> disse Lincoln, attirando
l’attenzione di Raven, sentendo nominare la sua ex.
<< Lei è quella che ha reagito peggio
>> disse Lexa.
<< Beh…per quelli che tornano non è
mai facile, lo sai. Specialmente se hanno perso un compagno
>> disse Octavia, ricordando l’ultima volta che
aveva visto Anya.
<< Quel giorno parlai con Clarke al telefono
>> disse, all’improvviso, Bellamy, quasi fosse
una confessione.
Tutti si girarono a guardarlo.
<< Le avevo chiesto se dopo l’esercitazione
veniva a prendere un caffè con me.…
>> disse ricordandosi quel momento, sorrise.
<< Mi disse che aveva già un
impegno…dal tono della sua voce, doveva essere qualcosa di
importante, perché….non l’avevo mai
sentita così entusiasta e felice prima >>
spiegò.
Quelle parole, scatenarono in Lexa, un dolore talmente grande, che
strinse fortissimo il suo bicchiere, scostando lo sguardo su Bellamy.
<< Non ha mai frequentato nessuno…non credo ne
avesse il tempo >> disse Octavia.
<< Io dico che ci dava dentro >> disse
Jasper
<< Jasper! >> rimproverò Monty.
<< Che c’è? Era un
complimento…sexy com’era >> disse
sorridendo.
<< Basta! >> urlò Lexa,
all’improvviso.
<< Smettetela di parlare di lei >>
ordinò, e gli altri videro il comandante e non la loro amica
di tanto tempo fa.
Lexa andò fuori a prendere una boccata d’aria.
<< Sai che, per una che vuole tenerlo nascosto, stai
davvero facendo un pessimo lavoro >> disse Raven.
Lexa si voltò, e vide la latina avvicinarsi.
<< Odio quando parlano di lei così…
>> disse fustata.
<< Così…facendole apprezzamenti?
>> chiese, curiosa, la latina.
<< Così come se la conoscessero
>> rispose Lexa.
Raven la fissò, per un attimo.
<< Clarke è un eroe Lexa…parleranno
sempre di lei >> disse cercando di calmarla.
Lexa rimase zitta, incominciò a guardare il panorama.
<< Bellamy aveva ragione…era molto contenta
>> le disse Raven, ricordandosi il sorriso della bionda.
Lexa si voltò, il suo viso era una maschera di dolore.
<< Il dolore fa parte di noi Lexa, credimi…io
lo so…ma non farti imprigionare, lei non voleva questo,
voleva che vivessi una vita piena e felice…è per
questo che l’ha fatto >> le disse
accarezzandole la testa.
Lexa non riuscì a dire una parola, si schiarì la
gola e disse:
<< Parlami di Finn… >>
Raven si scostò, sorridendo amaramente.
<< Lui….mi sta vicino
>> disse, sollevando le spalle.
<< Lo ami? >> chiese Lexa.
<< Amo alcune cose di lui >> le rispose.
<< Ma non è… >> disse
non continuando.
<< Non è come con Anya >>
continuò Lexa.
<< Già…e con Costia non
è come con Clarke giusto? >> chiese Raven
sorridendole.
Lexa sorrise.
<< Nessuno è come Clarke >>
Lexa tornò nel suo appartamento. Vide un biglietto sul
tavolo della cucina. Era di Costia, andava a dormire dalla madre.
“ Grandioso “ pensò Lexa,
mentre andava a cambiarsi in camera da letto.
Dopo essersi messa una maglietta larga e degli shorts, si tolse le
lenti a contatto e si mise gli occhiali.
Andò nel suo studio, prese il suo vecchio telefono e lo
accese.
Trovò subito quei messaggi:
Ehi,
credo che dobbiamo
parlare…
ti andrebbe un gelato da
Creamy alle sei?
Lexa, quello che
è successo….non è stato solo un
momento…
Io faccio sul serio.
Spero che
accetterai…
Quello successivo:
Perfetto!!
A più tardi
allora!
;)
Clarke non si presentò mai a quell’appuntamento.
Lexa ripensò alle parole di Bellamy. Come aveva potuto, il
destino, essere così crudele?
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Abbiamo visto come
hanno reagito gli amici di Lexa alla notizia della sua imminente
partenza. Il rapporto che lega Anya a Roan è molto
più complicato di quello che può sembrare...lui
sembra provare qualcosa per lei, ma la nostra Anya riuscirà
a dimenticare Raven? Cosa sarà successo tra Lexa e Clarke???
Nel prossimo capitolo ritorneremo al Passato!
Grazie a tutti quelli che leggono la storia e quelli che commentano!
Fatemi sapere che ne pensate!
Spero alla prossima!
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Capitolo 7 *** Festa ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Festa.
Passato.
Il venerdì della festa di Costia era arrivato. Octavia e
Lexa si stavano preparando in camera di quest’ultima. La
giovane non era molto convinta di prendervi parte, ma
l’entusiasmo e l’insistenza dell’amica
erano così soffocanti, che non le rimase altra scelta.
Octavia insistette affinché Lexa indossasse un vestito blu
che avevano comprato insieme tempo fa. Octavia indossava pantaloni di
pelle nera e una maglietta rossa che lasciava poco
all’immaginazione. Lexa si guardava allo specchio e non
poteva far altro che sentirsi a disagio.
Ovviamente l’amica non faceva altro che usare parole come
“ schianto “ , “ bomba “ e
“ sexy “ per descriverla, ma Lexa vedeva solo se
stessa, l’imbranata e la secchiona con gli occhiali.
<< Ok…toglili >> disse
l’amica, indicando gli occhiali della bruna.
<< No…. >> rispose Lexa,
indietreggiando.
<< Mi sento persa senza >>
<< Lexa….sei uno schianto! Farai perdere la
testa a tutti….devi solo togliere quelli! Non rovinare il
mio capolavoro, ti prego >> implorò
l’amica.
<< O…non sto dicendo per dire…non
ci vedo senza! >> insistette.
Octavia rise e dalla borsa tirò fuori una scatolina.
<< Ti ho preso le lenti! Su vai! Non hai scuse ora!
>> le mise la scatole tra le mani e la spinse in bagno.
Lexa, in quel momento, si pentì di essere amica di quel
mostriciattolo.
Anya entrò a casa sua, seguita da Clarke. Abby lavorava fino
a tardi e visto che l’indomani non avevano né
lezione, né allenamento decisero di tornare a casa, Clarke
vista l’assenza della madre era stata invitata a trascorrere
la notte dall’amica.
<< L’hai vista la sua faccia? È
rimasto come un pesce lesso >> disse Anya buttando la
borsa a terra, ridendo.
<< Se l’è cercata…
>> rispose l’amica poggiando
delicatamente la borsa vicino alla porta.
<< Principe un corno! Mi dà sui nervi! Poi
come hanno potuto permettere ad un battaglione di Azgeda di allenarsi
con noi!
Nella nostra Accademia >> continuò frustrata
Anya, andando in cucina a preparare qualcosa da mangiare.
<< Da quando hanno firmato il trattato, i rapporti sono
migliorati…poi la situazione oltre il confine si sta facendo
sempre più delicata >> rispose Clarke,
sedendosi sullo sgabello.
<< Se quella psicopatica si avvicina ancora a me
dovrò dargliele di santa ragione! >> disse
Anya.
<< Any….le hai dato un pugno sul
naso… >> disse Clarke sospirando.
<< Mi ha chiamata culo moscio! >> disse
Anya, girandosi verso l’amica scandalizzata.
La bionda rise scuotendo la testa.
Octavia e Lexa finalmente pronte, scesero le scale ridendo e
scherzando.
<< Scommetto che Costia impazzirà appena ti
vedrà! È scritto in faccia che le piaci
>> disse entusiasta Octavia.
<< O! Vuoi finirla! >> rispose Lexa ridendo.
<< A chi è che piaci? >> disse
Anya all’improvviso, sbucando dalla cucina, spaventando le
due ragazze.
Lexa si girò svelta e sbiancò vedendo la sorella
e Clarke. Gli occhi di Lexa si posarono subito su
quest’ultima. La bionda la stava guardando, quei occhi blu
così intensi e penetranti le leggevano l’anima.
Mentre la sorella, aspettava, guardandola con un ghigno divertito, la
bionda era seria e continuando a fissarla.
<< Anya ciao! E Clarke….Griffin
>> disse Octavia rimanendo a fissare la bionda.
Lexa osservò Clarke distogliere lo sguardo e bere un
bicchiere d’acqua.
<< Non sapevo che saresti tornata oggi…
>> disse Lexa alla sorella.
<< Mmm…no sorellina, non cercare di sviare la
mia domanda! Allora a chi è che piaci, esattamente?
>> chiese fissandola insistentemente, con le braccia
conserte.
<< Si chiama Costia e si è traferita da poco
nella nostra scuola >> rispose Octavia.
<< O! >> la riproverò
l’amica.
L’altra la guardò e alzò le spalle in
segno di scuse.
<< Mmm…..la ragazza nuova eh…brava
la mia sorellina! >> disse Anya, prendendola in
giro.
<< Piantala! Non è
così….è solo l’immaginazione
di Octavia >> disse guardando malissimo l’amica.
<< Beh…vestita così non credo che
sarà solo un immaginazione >> disse Anya
squadrandola da capo a piedi.
Lexa a quelle parole arrossì.
Anya ghignò:
<< Dove andate esattamente? >>
<< Costia da una festa a casa sua, per conoscere un
po’di gente….non faremo tardi >>
disse Octavia.
<< Mamma e papà li hai avvisati?
>> chiese seria, la sorella.
<< Certo >> rispose Lexa, alzando gli occhi
al cielo.
<< Avanti Any…lasciale andare >>
disse Clarke, mettendosi affianco all’amica.
<< Passate una bella serata ragazze >>
continuò sorridendo.
<< Potresti venire anche t- >> Octavia non
fece in tempo a finire la frase che l’amica la
trascinò verso la porta.
<< Ok O, andiamo o si farà tardi
>>
<< Lexa niente alcol, droghe e sesso nei ripostigli va
bene? >> le urlò la sorella.
<< Che razza di avvertimento sarebbe >>
disse ridendo Octavia, prima di uscire.
Lexa si stava infilando il cappotto quando la voce di Clarke la
chiamò:
<< Lexa….dove abita la tua amica?
>> chiese gentilmente.
<< Ho lasciato tutto sopra il frigo….dille di
non dare di matto, non farò tardi >>
spiegò sapendo com’era fatta la sorella.
Clarke sorrise e poi disse:
<< Il vestito è davvero bello….ti
sta molto bene >>
Lexa rimase immobile la guardò negli occhi. Clarke aveva lo
stesso sguardo di poco prima, profondo e serio. Arrossì.
<< G-grazie Clarke >> disse non sapendo che
fare, poi sentì l’amica fuori chiamarla e fece il
gesto di dover andare.
<< Si vai pure….state attente >>
disse ritornando in cucina.
Lexa sospirò, parlare con Clarke diventava ogni giorno
più complicato, ma ripensò al suo complimento e
sorrise.
Tornata in cucina Clarke osservò l’amica al
telefono davanti al frigo.
<< Che stai facendo? >> chiese curiosa.
<< Guardo dove abita quella ragazza….sai, non
si sa mai >> disse alzando le spalle.
Clarke rise e scosse la testa.
Arrivate dove abitava Costia le due guardarono il grande palazzo
davanti a loro.
<< Ok….sono sorpresa >> disse
Octavia.
Le due arrivarono in un grandissimo appartamento all’ultimo
piano, Costia aprì la porta e appena vide Lexa sorrise.
<< Lexa, Octavia eccovi finalmente! >>
disse la ragazza, la casa ormai gremita di ragazzi e ragazze.
<< Ehi….questo posto è favoloso!
>> disse Octavia, entusiasta.
<< Grazie! >> ringraziò, subito
lo sguardo si spostò su Lexa, che si era tolto il cappotto.
<< Lexa….sei bellissima! Quel vestito ti sta
benissimo! >> si complimentò.
<< G-grazie >> disse portandosi una ciocca
di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.
Lexa non poté non notare la differenza che avevano scaturito
quelle parole, da quelle pronunciate un attimo prima da Clarke.
<< Venite la festa è appena incominciata!
>> disse prendendo Lexa per mano e portandola dove
c’erano un mucchio di persone.
La musica era forte e i ragazzi ballavano e bevevano. Per un
po’ Lexa e Octavia ballarono insieme e si divertirono un
mondo a prendere in giro alcuni invitati.
Andarono in cucina a prendere qualcosa da bere e incontrarono Costia
che parlava con alcune ragazze.
<< Ehi Lexa! Ti stai divertendo? >> chiese
la ragazza, avvicinandosi appena la vide.
<< Si…grazie >> disse un
po’incerta.
<< Mi fa piacere…mi hanno detto che non sei un
tipo a cui piacciono le feste, avevo paura che non saresti venuta
>> disse avvicinandosi ancora a lei.
Lexa si sentiva un po’ a disagio in compagnia di Costia. La
ragazza era indubbiamente molto bella e simpatica. Ma lei non era
abituata a certe cose.
<< Si beh…..con Octavia è un
po’ difficile >> disse.
L’altra rise.
Lexa si voltò, cercando Octavia, la vide andare a ballare
con un ragazzo, non sembrava della loro scuola.
<< É un amico di mio fratello...tranquilla non
le capiterà nulla >> disse Costia.
Lexa annuì, ma qualcosa di quel ragazzo non le piaceva
affatto.
Dopo aver parlato con Costia, Lexa notò che
Octavia aveva esagerato col bere. Quindi, nonostante le proteste del
ragazzo, la trascinò via dalla pista da ballo e la
portò in bagno.
Octavia non si sentiva affatto bene.
<< Coraggio O…. >> disse
sorreggendola.
<< Sai vedo un sacco di farfalle blu che ti girano
intorno…ma non ti fa male la testa? >> chiese
ubriaca.
<< Certo…su ora cerchiamo di sederci un attimo
ok? >>
<< Non voglio sedermi….voglio ballare!
>> disse con decisione.
<< No no no…niente più balli per
oggi >> disse Lexa, cercando il cellullare
nella borsa.
Dopo averlo trovato chiamò la sorella.
<< Anya…no..non è successo nulla! O
ha esagerato un po’…non è che verresti
a prenderci? Ok grazie >> disse e chiuse la chiamata.
Mentre aspettava la sorella il ragazzo che stava ballando con Octavia
comparì davanti a lei:
<< Ehi che fai mi porti via la tua amica?
>> disse, un po’ alticcio.
<< Non si sente bene >> disse fredda Lexa.
<< Che mi dici di te? Ti va di ballare dolcezza?
>> disse prendendole il polso.
Prima che Lexa potesse dire qualcosa una voce che conosceva bene disse:
<< No non le va >>
Clarke allontanò il braccio del ragazzo che afferrava Lexa.
Subito dopo un'altra voce disse:
<< Ehi, metti subito via quelle zampe da mia sorella
>> Anya come una furia intervenne, mettendosi davanti
alle due ragazze.
All’improvviso qualcuno disse:
<< Ma guarda guarda! Woods qui nella mia dimora
>> Roan spuntò dalla folla, seguito da alcuni
suoi compagni.
<< È casa tua? >> disse
sbalordita Anya, notando Echo affianco al ragazzo.
<< Oh…abbiamo anche la famosa
Principessa…a cosa devo l’onore? >>
chiese sorridendo.
<< Siamo venute a prendere mia
sorella…tranquillo ora andiamo >> disse con
astio Anya.
Roan guardò Lexa, con uno sguardo compiaciuto.
<< Tua sorella eh… >> disse.
Clarke si mise, immediatamente, davanti a Lexa e, a quel
gesto, Roan alzò un sopracciglio,
incuriosito.
<< Non vogliamo guai Roan….e
credimi…neanche tu ne vuoi >> disse seria.
Roan si avvicinò alla bionda, erano faccia a faccia.
<< Credimi bionda….io vivo per i guai
>> disse sorridendole.
<< Il tuo amico chiederà scusa alle ragazze e
dopo ce ne andremo >> disse Clarke.
Raon rise.
Poi si girò verso Echo, si scambiarono un occhiata e disse:
<< Ok…ad una condizione
però…..battimi e avrete le vostre scuse
>> disse ghignando.
<< Batterti a cosa idiota? Ti ha già battuto
oggi….se non ricordo male >> disse sorridendo
Anya.
<< Accetta e la cosa si chiude qui….a meno
che…non hai paura >> disse Roan guardando
Clarke, con sfida.
<< Accetto >> disse Calrke.
Lexa guardava Clarke preoccupata.
<< Seguimi sul tetto >> disse Roan.
Mentre salivano le scale Anya disse a Lexa:
<< Perché sei andata in una cavolo di festa
degli Azgeda?! >>
<< Non lo sapevo che White stava per quel White
>> disse Lexa, Costia era la sorellina di Roan.
Un battaglione di Azgeda si era unito agli Skaikru in Accademia. Roan
era tra quelli, il ragazzo aveva la stessa fama di Clarke, veniva
chiamato il Principe. Tutti e due erano i più promettenti
allievi, bravissimi e coraggiosi. Ovviamente, in competizione. Ma
quello che aggravava la situazione, era che Azgeda aveva
ucciso il padre di Clarke….e Clarke odiava gli Azgeda.
Saliti sul tetto, nel bordo c’era una struttura in metallo,
dove vi erano attaccate delle funi.
<< Il gioco è semplice: ci buttiamo con la
corda, il primo che tocca terra perde >>
spiegò Raon.
<< Ma che diavolo di regola è?
>> chiese Anya.
<< Agli Azgeda insegnano a controllare le nano macchine
fin da quando iniziamo l’addestramento….senza
armatura, ovviamente >> sorrise.
<< Nessuno riesce a farlo per tanto tempo
>> disse Anya.
<< Vedremo chi sarà il migliore
>> disse Roan, con tono di sfida.
<< Vedremo >> disse Clarke, iniziando a
togliersi il giubbotto in pelle.
Anya le andò vicino.
<< Non gli è bastata la batosta di questa
mattina >>
Clarke non disse nulla, si raggomitolò le maniche della
maglietta fino ai gomiti.
Lexa era preoccupata, Clarke doveva saltare dal tetto, solamente legata
ad una corda.
<< Clarke… >> disse spaventata.
Clarke si girò e i loro occhi si incatenarono. La bionda le
sorrise, sicura.
<< Non preoccuparti >>
I due si allacciarono l’imbracatura.
<< Sarà divertente >> disse il
ragazzo, Roan era un ragazzo con le spalle larghe, muscoloso, i capelli
lunghi fino alle spalle, semi raccolti.
Gli occhi celesti. In confronto a Clarke la sua prestanza fisica
metteva molta più paura.
Salirono sul bordo del tetto. Il vento gli scompigliava i capelli. I
ragazzi intorno li guardavano, incitando il loro idolo.
<< Al mio tre….uno,due.. >>
disse Echo.
Clarke si voltò, guardò Lexa che era in pensiero,
e le fece l’occhiolino.
<< …tre! >> finì Echo.
I due caddero nello stesso momento, tra le urla degli spettatori, che
si sporsero subito per vedere la caduta.
Anche Lexa e Anya si sporsero.
La picchiata era velocissima. Tutti e due in posizione di caduta,
braccia lungo i fianchi per aumentare la velocità.
<< Avanti Griffin!!! >> urlò
Anya.
Il cuore di Lexa batteva all’impazzata. Aveva paura
che Clarke si potesse fare del male.
I due erano ancora fianco a fianco. Più si avvicinava il
terreno più Roan guardava Clarke, per capire se stesse per
cedere, ma lo sguardo della bionda era fisso in basso, decisa.
L’altezza diminuì velocemente e Roan
cercò di attivare le nano macchine, ma senza grande
successo, allora tirò la leva dietro l’imbracatura
per tirarsi su.
<< Cavolo >> disse, guardando scioccato la
bionda continuare la discesa.
<< Ma che sta facendo?? >> disse Lexa
preoccupatissima.
<< Avanti Clarky >> disse Anya.
Arrivata quasi a terra, Clarke chiuse gli occhi, strinse i pugni e
allargò di scatto le braccia. La traiettoria della caduta
cambiò e la bionda virò in alto riuscendo ad
atterrare senza farsi nulla.
Affannata, guardò in alto, tutti sul tetto gridarono,
stupefatti.
<< Si!! Vai così Griffin! >>
urlò Anya.
<< Porca….ma ho visto bene? >>
disse Otavia, toccandosi la testa.
Mentre tutti esultavano per la vittoria di Clarke, Lexa continuava a
guardare in basso, sorridendo.
Raon arrivato piano a terra si tolse l’imbracatura e
andò verso la bionda:
<< Cavolo Principessa…tu sei tutta matta
>>
Clarke si tolse l’imbracatura e con passo svelto
andò verso Roan, che la guardò stupito,
lo prese per il colletto e con fare minaccioso gli disse:
<< Se solo provi a guardarla in quel modo, un'altra
volta…..o anche a toccarla….ti distruggo
>> e con forza lo scaraventò a terra.
<< Vale anche per i tuoi compagni >>
finì e si girò per andarsene.
Roan la osservò andarsene e sorrise.
Tornati dentro l’appartamento, alcuni ragazzi si
complimentarono con Clarke.
Roan andò dal suo amico e gli ordinò:
<< Porgi le tue scuse alle ragazze
>>
<< Che? Sei serio? >> disse lui, stupito.
Roan lo preso per il braccio e strattonandolo verso di lui gli disse:
<< Subito >>
Anya andò subito da Clarke dandole il cinque:
<< Sei tostissima Griffin >>
Clarke le sorrise e poi guardò subito Lexa.
<< Sei stata grandiosa Clarke >> le disse
Octavia, entusiasta, aveva un po’ ritrovato la
lucidità.
<< Grazie >> rispose la bionda sempre
guardando Lexa.
La ragazza le si avvicinò e piano le chiese:
<< Stai bene? >>
Clarke sorrise.
<< Si Lexa…sto bene >>
Lexa la guardò negli occhi, per accertarsi che stesse
dicendo sul serio, quando l’amico di Roan si fece avanti.
<< Mi dispiace per prima >> disse guardando
Lexa.
Clarke fissò Roan, che gli fece un cenno col capo. La bionda
ricambiò e con Anya e le ragazze decisero di tornare a casa,
erano quasi alla porta quando Costia chiamò Lexa.
Anya accompagnò Octavia di sotto, Clarke, invece
aspettò Lexa.
<< Mi dispiace….io avevo paura di
dirtelo…pensavo che se avessi saputo che ero un Azgeda, non
avresti più voluto avere a che fare con me >>
disse sinceramente dispiaciuta.
Lexa rimase stupita da quelle parole.
<< Non mi interessano certe cose….non ti
preoccupare >> disse sorridendole lievemente.
Clarke osservò la scena e prima che Costia potesse
aggiungere altro disse:
<< Lexa…su andiamo >>
La ragazza si voltò verso Clarke e poi ancora da Costia
dicendole:
<< Devo andare ora…ci vediamo
lunedì a scuola ok? >>
<< Si..certo >> rispose Costia, osservando
il modo in cui la bionda guardava la ragazza.
Le ragazze ritornarono a casa Woods. Octavia si addormentò
subito, appena toccato il letto. Lexa andò in bagno e si
cambiò, togliendosi le lenti. In shorts e maglietta scese di
sotto, cercando i suoi occhiali.
Trovò Anya e Clarke parlare nel salone.
<< Nessun male alla testa o nausea? >>
chiese Anya all’amica.
Le due si erano cambiate e anche loro erano a shorts e canottiera.
<< No, penso che l’addestramento di tuo padre
stia facendo effetto >> rispose Clarke.
<< Dovrò lavorare duramente anche io
>> disse Anya riflettendoci.
<< Non ci credi nemmeno tu >>
disse sorridendo.
L’amica le diede un colpo alla spalla.
<< Sono un po’ in pensiero per
Lexa….ora che quella Azgeda è nella sua
scuola… >> disse preoccupata Anya.
Clarke rimase un attimo in silenzio e poi disse:
<< Tua sorella non avrà
problemi…sa bene di non giudicare le persone dalla loro
copertina, fossi in te, non mi preoccuperei tanto >>
disse cercando di rassicurare l’amica.
<< Sarà…ma non mi fido
>> disse Anya, alzandosi e congedandosi per la notte.
<< Notte Clarky >>
<< Notte… >> rispose la bionda
rimanendo in salone.
Andò a sedersi nel divano e si toccò la fronte.
Lexa aveva origliato tutta la conversazione. Appena vide Clarke tenersi
la testa andò verso di lei.
Clarke si accorse della sua presenza e sollevò lo sguardo
verso di lei.
<< Ehi…che ci fai ancora in piedi?
>> chiese, facendole un lieve sorriso.
<< Ti fa male la testa? >> chiese la bruna.
<< Sai non dovresti origliare, non è carino
>> disse la bionda sorridendo.
Lexa si sedette affianco a lei.
<< Perché le hai mentito? >>
chiese curiosa.
Clarke la guardò sorpresa.
<< Non volevo che si preoccupasse >>
rispose Clarke.
Lexa la fissò, sapeva bene che Clarke metteva al primo posto
tutti prima di se stessa.
<< Posso farti una domanda? >> le chiese,
all’improvviso, la bruna.
Clarke fece un cenno col capo.
<< Perché hai accettato quella sfida?
>>
Clarke la guardò per un attimo e rispose:
<< Perché così hanno capito che non
ti devono creare problemi >>
Lexa si stupì.
<< A te e a alla tua amica >>
continuò.
Il cuore di Lexa incominciò a battere forte. Aveva paura che
la bionda potesse sentirlo.
<< Non hai paura? >> chiese Lexa.
Clarke si avvicinò piano a lei e sussurrò.
<< Sempre >>
Lexa pensava di impazzire, sentiva il profumo dolce di Clarke. Era
così vicino.
Si alzò di scatto, agitata.
<< Ahm….non riesco a trovare i miei occhiali
>> disse velocemente, dandosi mentalmente della stupida.
Clarke sorrise, mentre osservava la giovane cercare freneticamente gli
occhiali.
<< Lexa >> chiamò.
La ragazza si girò di scatto e si ritrovò la
bionda, in piedi, di fronte a lei.
Lexa la guardò un attimo negli occhi, poi abbassò
lo sguardo imbarazzata.
Clarke le sollevò leggermente il mento con le dita.
Il cuore di Lexa esplose, le gambe le tremavano ed era quasi sicura che
sarebbe svenuta.
All’improvviso, Clarke le mise delicatamente gli occhiali.
Lexa sorpresa la guardò negli occhi, ora vedeva chiaramente
quelle pozze blu, le stesse che aveva visto quando era scesa dalle
scale prima della festa.
<< Ecco…ora sei veramente tu >>
disse dolcemente Clarke, sorridendole.
Lexa continuava a guardarla.
La bionda prese una ciocca di capelli e la portò dietro
l’orecchio della bruna.
<< Buona notte Lexa >> le disse Clake e se
ne andò a dormire.
Lasciando Lexa lì, in piedi, sbigottita
e col cuore che sembrava uscirle dal petto.
<< Buona notte… >> disse
stordita.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo!! Si avvicina il giorno della
partenza per la nostra Lexa!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie a tutti!! Anche per le
bellissime recensioni che mi lasciate! Vi adoro!
Grazie a tutti!
Spero alla prossima!
|
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Capitolo 8 *** Preparativi ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Preparativi.
Presente.
Il Maggiore Brice camminava davanti ai soldati, schierati
sull’attenti, guardando ognuno di loro negli occhi.
<< Vi siete presentati nel mio ufficio, tutti voi,
chiedendomi di accettarvi per questa missione. Avete avuto il coraggio
di stare qui, di fronte a me! Branco di stupidi! Ma siete il mio branco
di stupidi! Coraggiosi! Voi siete il meglio che potevo sperare! Domani
partiremo per la missione, non sarà facile, forse qualcuno
di voi non tornerà…ma voglio assicurarvi, che
prenderemo a calci nel sedere ogni pezzo di ferraglia che vedremo!
>> disse ad alta voce.
<< Siete tutti con me?! >> chiese urlando.
<< Si Signore!! >> urlarono tutti.
<< Allora volate alto, colpite duro e cadete sempre in
piedi!! >> disse.
<< SI SIGNORE!! >>
Lexa si stava dirigendo verso gli spogliatoi. Quando Raven la
chiamò.
<< Allora tutto pronto per domani? >>
chiese con un sorriso, camminava zoppicando affianco a Lexa,
quest’ultima rallentò il passo.
<< Quasi tutto, ho ancora delle piccoli commissioni da
fare >> rispose Lexa.
<< Mi sono fatta cambiare turno, quindi domani ci
sarò anche io lassù con te….beh non
fisicamente >> disse intendendo che alle comunicazioni ci
sarebbe stata lei.
<< Dovrò sentire la tua vocina
noiosa anche lassù….bene >> disse
sarcastica Lexa, sorridendo lievemente.
<< Si divertente Woods, davvero >> disse la
latina, dandole un colpo alla spalla.
<< Risolto con Costia? >> chiese poi.
Lexa, sospirò.
<< No…ma voglio provarci stasera
>> disse.
<< Vedrai che tutto si
sistemerà….cerca anche di parlare con tua sorella
ok? >> disse Raven.
<< Si, non preoccuparti >> la
rassicurò Lexa.
Raven si fermò, era arrivata al centro comunicazioni.
<< Allora a domani, Comandante >> disse con
un sorriso, poi l’abbracciò.
Lexa rimase un po’ sorpresa dal gesto, ma ricambiò.
<< Ti prego, non farmi ascoltare le tue ultime parole ok?
>> implorò alla ragazza.
Lexa sapeva che Raven aveva udito gli ultimi momenti di molti Skaikru,
era stata con loro, li aveva confortati e accompagnati, attimo dopo
attimo.
Sapeva benissimo che Raven aveva udito anche quelle di Clarke, ma la
latina non ne aveva mai parlato con nessuno.
<< Non succederà >> disse
staccandosi da lei.
Doveva passare a fare gli ultimi acquisti prima della partenza. Quindi
con Octavia si recarono al centro commerciale.
Mentre stavano girando per gli scaffali, Octavia le si
avvicinò e le sussurrò:
<< Ehi Lex, guarda lì >> le
indicò con il dito la figura di una donna.
Abby stava guardando alcune cose appese allo scaffale davanti a lei.
Lexa si voltò un attimo verso l’amica e le disse
di aspettarla un secondo.
Si avvicinò alla donna e la chiamò, toccandole un
spalla.
<< Signora Griffin >>
La donna si voltò e appena riconobbe la ragazza, sorrise.
<< Oh…ciao Lexa >> il volto
della donna, notò la bruna, era cambiato tantissimo, nuove
rughe le incorniciavo il viso un tempo dolce.
Gli occhi prima lucenti e vitali, ora spenti. Quel sorriso non era
più come quello che ricordava.
<< Come stai cara, è da un po’
ormai, che non ti vedo >> continuò
la donna.
<< Si, ho avuto parecchio da fare questo periodo
>> disse, scusandosi.
<< La vita di uno Skaikru è sempre impegnata
vero? >> disse sorridendo, lievemente.
<< Si…si può dire cosi
>> disse Lexa, parlare con Abby le metteva sempre una
strana sensazione, forse perché le ricordava un'altra bionda.
<< Ho sentito che stai facendo carriera…tua
madre dev’essere molto fiera di te >> le disse
Abby, guardando in basso.
<< Si…beh…lo spero >>
rispose, un po’ impacciata la ragazza.
<< Come sta Anya, è da molto che non mi viene
a trovare >> chiese, con un velo di preoccupazione,
dipinto sul volto.
Ora toccò a Lexa, abbassare la tesa.
<< Lei….va avanti, sta cercando di superare
tutto >> disse, sapendo bene che Abby era a conoscenza
dell’incidente.
Quella notte lei e Ballamy erano di turno in ospedale.
<< Si, ci stiamo provando tutti >> disse,
con lo sguardo lontano.
Un uomo soprese le due, mise una mano sulla spalla di Abby:
<< Abby hai tutto? Andiamo a pagare? >>
Lexa, riconobbe il collega di Abby, Marcus Kane.
<< Si arrivo >> gli rispose dolce la donna.
Guardò Lexa e la salutò:
<< È stato bello rivederti
Lexa….passa a trovarmi qualche volta >> disse
congedandosi.
<< Senz’altro…
>> rispose la ragazza, mentre Abby se ne stava
andando con Marcus, Lexa la richiamò.
<< Abby….io… >> la
donna si voltò, curiosa.
<< Domani partirò per una
missione…oltre il confine… >>
confidò la bruna.
Abby rimase un attimo sorpresa, fece un respiro profondo, si
avvicinò alla ragazza e l’abbracciò.
<< Stai attenta Lexa….e ti prego non fare
nulla di avventato ok? >> chiese.
<< Si, lo prometto >> disse Lexa.
Abby si scostò e la guardò negli occhi, le
accarezzo il viso con una mano, gli occhi un po’ lucidi.
<< Clarke sarebbe molto fiera di te >>
Lexa si stupì di quelle parole.
<< Grazie Abby >>
Mentre mettevano le buste in macchina, Octavia disse:
<< Incontrare la Signora Griffin è stato
strano >>
<< Era da tanto che non ci vedevamo >>
disse Lexa.
<< Adesso sta con quel dottore? >> chiese,
curiosa O.
<< Non lo so, so solo che lui l’è
stato molto vicino >> rispose la bruna, salendo in
macchina.
<< Speriamo sia così….si merita un
po’ di felicità quella donna, con tutto quello che
ha passato…Bellamy mi raccontava che durante i turni la
sentiva piangere sola nel suo ufficio >> disse Octavia,
sedendosi al posto di guida.
<< Ha tagliato i contatti con
tutti….specialmente con i miei >> disse Lexa,
ricordando il giorno del funerale e delle urla che si erano scambiati
Abby e suo padre:
<< Mi hai
portato via mio marito e ora…..ora ti sei preso anche la mia
bambina!!!! >>
Non aveva mai visto Abby e suo padre litigare in quel modo.
Quel giorno era stato uno dei giorni più brutti della sua
vita.
<< Smettiamola di parlare di cose
tristi….allora, stasera festa? >> disse
allegra Octavia.
Lexa la fissò e si mise a ridere.
Quella sera andò a cena dai suoi genitori.
Anya, come aveva immaginato la bruna, non si era fatta vedere. I suoi
genitori si comportarono come se nulla fosse, e per questo, era grata.
Alla fine della cena, dopo aver aiutato Indra con i piatti, Lexa
entrò nello studio del padre.
Gustus era in piedi, davanti alla finestra, con in mano una bicchiere
di brandy.
La ragazza andò accanto a lui. Gustus guardò la
figlia.
<< Quando andai per la prima volta oltre il confine ero
terrorizzato…non sapevamo che cosa ci fosse di preciso
lassù, stavo vagliando tutti i possibili piani di volo, per
essere preparato… >> iniziò
all’improvviso, Lexa si voltò verso di lui.
<< Tutti erano in ansia…tranne Jake. Mi disse
di smetterla con le rotte, la programmazione…
>> disse sorridendo.
<< Mi disse “ Pensa solo a volare! Vola e non
pensare a nient’altro “ >> rise.
<< Aveva ragione…. >>
Si girò verso la figlia e le mise la mani sopra le spalle.
<< Lexa…non posso dirti cosa troverai
laggiù, ma qualsiasi sia il pericolo….dai ascolto
al tuo istinto e vola…Sei il miglior Skaikru che ci
sia…fidati di te stessa >> le disse, col cuore
in mano.
<< Lo farò…grazie papà
>> disse Lexa, abbracciandolo.
<< Ci vediamo domani alle partenze >> le
disse Indra.
<< Non c’è bisogno mamma, Octavia e
Lincoln mi accompagneranno >> disse Lexa, rassicurandola.
Indra aveva le lacrime agli occhi, strinse forte la figlia.
<< Stai attenta….ok? >>
<< Tranquilla mamma >> disse Lexa,
ricambiando la stretta.
Lexa passò a casa di Anya ma non rispose nessuno. Con un
sospiro, se ne ritornò in macchina e andò verso
casa.
Raven stava preparando i progetti nel suo studio. Sul tavolo da lavoro
erano sparsi mille fogli, pezzi di metallo e strumenti vari.
Sentì bussare, quando aprì la porta vide Anya,
ubriaca e distrutta.
<< So che non ho nessun diritto di essere
qui….so anche che mi sbatterai la porta in
faccia…me lo merito… >> disse
mangiandosi un po’ le parole, per via dell’alcol.
<< Si infatti…. >> disse Raven,
cercando di chiudere la porta.
Ma Anya la fermò e le disse, con gli occhi lucidi:
<< Posso stare qui stanotte? Ti prego….non
voglio stare da sola stanotte…ti prego >>
Raven la guardò. Non poteva dirle di no, così
aprì la porta e la fece entrare.
Anya arrivò a stento sul divano.
<< Sei proprio un disastro >> disse Raven,
facendola sdraiare.
<< Mi dispiace… >> disse Anya.
Raven si alzò per prenderle una coperta, ma Anya le prese la
mano.
<< Non andare via…ti prego >>
Raven si sedette, con un po’ d’incertezza, sul
divano, i suoi fianchi toccavano la testa di Anya.
Lacrime le rigavano il viso.
<< Mi dispiace Raven….mi dispiace
>> ripeteva.
<< Shh….tranquilla, ora cerca di dormire
>> disse Raven, iniziando ad accarezzarle i capelli.
<< L-Lexa…non andare >>
sussurrò Anya, ormai, in dormiveglia.
A quelle parole, il cuore di Raven si spezzò.
Aveva udito le ultime parole di tutti quelli che se n’erano
andati.
Per non pesarci, Clarke le aveva consigliato di ricordare solo i
battibecchi avuti con Anya. E funzionò, per un po’
riuscì a dimenticare.
Le uniche parole che non avrebbe mai dimenticato erano quelle di Clarke.
Avrebbe voluto parlarne con Anya, ma sapeva che la ragazza non era
ancora pronta a sapere il perché di quello che era successo.
Se l’avesse saputo, ai suoi occhi, la sua migliore amica
sarebbe cambiata; Raven non voleva che succedesse, Anya aveva solo
bisogno di tempo.
Lexa ritornò a casa, e vide Costia aspettarla sul divano.
<< Costia… >> disse sorpresa di
vederla li.
<< Ehi… >> disse alzandosi e
andando verso Lexa.
<< Pensavo fossi ancora da tua madre >>
continuò la bruna.
<< La notte prima della partenza, mio fratello stava
sempre a casa con me e la mamma….diceva che questo gli
ricordava per cosa combatteva e la ragione per cui, tornava, ogni volta
>> spiegò la ragazza, con le mani
accarezzò il viso della sua ragazza.
<< Voglio che tu sappia che io sarò qui ad
aspettarti….tu sei la mia famiglia Lexa...io ti amo
>> disse, dolcemente.
Lexa la baciò con passione.
<< Grazie… >> disse,
continuandola a baciare, andando verso la loro camera da letto.
Lexa si svegliò. Erano le tre di notte. Scese dal letto
senza svegliare Costia. Si vestì e uscì.
Prese la sua moto e andò alla sua vecchia scuola.
Entrò di nascosto e andò sul tetto. Si sedette
sul bordo e alzò la testa verso cielo, con gli occhi chiusi.
<<
È diventata un’abitudine incontrarci sui tetti
>>
Sorrise, ricordando quelle parole. Aprì gli occhi, guardando
le stelle che decoravano il cielo nero della notte.
<< Domani ti dirò addio >>
E una lacrima le bagnò il viso.
Lexa era alle partenze, stava per imbarcarsi. Aveva salutato Octavia,
Lincoln e Costia un’ultima volta, quando, mentre stava per
entrare nel velivolo, una voce urlò il suo nome:
<< Lexa!! >> la ragazza si voltò
e vide Anya che correva verso di lei, arrivò al
limite dell’imbarco, recintato da una striscia gialla.
<< Se non ritorni tutta intera ti predo a calci nel
sedere!! Mi hai capito? >> urlò, davanti a
tutti.
Lexa, guardò il viso preoccupato di sua sorella. Era
contenta che, alla fine, avesse deciso di andare a salutarla.
Lexa le sorrise e le fece il segno di vittoria con la mano.
Le porte si chiusero dietro di lei.
La sua missione era incominciata.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Grazie mille per le recensioni e per continuare
a leggere questa storia! Ora Lexa è partita e vedremo cosa
accadrà durante questa missione! Nel prossimo capitolo
ritorniamo al passato...vedremo sempre più Lexa e Clarke
insieme! Vi dico che manca poco per vedere che cosa è
successo a Clarke.....vedremo, presto, il giorno che ha segnato la vita
di tutti, ma in particolare, quella di Lexa.
Grazie ancora!!
A prestissimo!!
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Capitolo 9 *** Il Ballo ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Il Ballo.
Passato.
Clarke aprì gli occhi. I raggi di sole entravano
dalla finestra illuminando, parzialmente, la stanza. Rimase a fissare
il soffitto per qualche minuto, poi lentamente, spostò lo
sguardo alla sua sinistra. Una schiena nuda, curve sinuose che, ormai,
conosceva bene.
Niylah dormiva ancora, serena, al suo fianco. Erano passati mesi da
quando si erano incontrate. La donna dai capelli biondi, più
scuri di quelli di Clarke, si era subito fatta avanti. Era iniziato
tutto come un’avventura di una notte, ma la mattina dopo,
semplicemente, fu subito amicizia.
Per Clarke, Niylah rappresentava la scelta facile, nessun impegno,
nessuna pretesa. Erano amiche, confidenti e amanti, quando volevano.
Clarke sapeva benissimo che per la ragazza era qualcosa di
più, ma non voleva rovinare le cose facendoglielo notare o
scusandosi. Niylah capiva e non aveva mai preteso nulla da lei. Per
Clarke, era una delle cose più importanti.
Aveva tentato di superare quel confine, provare a sentire di
più, ma non ci riuscì.
Si alzò, lentamente, e andò in cucina a preparare
la colazione per la ragazza.
In boxer e canottiera cercava di mettere insieme qualcosa di
commestibile, quando due braccia l’avvolsero da dietro.
<< Mmm….perché scappi sempre prima
che mi svegli? >> disse Niylah, nuda.
Clarke sorrise, continuando ad imburrare i toast.
<< Sveglia corporea di ogni Skaikru…ci alziamo
sempre presto >> rispose la bionda, girandosi verso la
ragazza.
<< Le mie abilità non comprendono
l’essere una buona cuoca….ma spero che i miei
famosi toast ti piacciano >> continuò.
Niylah scoppiò in una risata.
<< Sono sicura che sono buonissimi >>
Clarke cercò di andare verso il tavolo, ma Niylah la
bloccò con il suo corpo.
<< Posso assaggiare qualcos’altro?
>> disse avvicinandosi e baciando la bionda, che
ricambiò volentieri, ma si scostò dopo poco.
Dopo essersi messa qualcosa addosso, Niylah mangiava i toast,
guardando la bionda rivestirsi.
<< Dopo che stai un po’ di tempo a casa di
Anya, poi ci rivediamo sempre…. >> disse.
Clarke si voltò a guardarla.
<< Si può sapere che cosa fa scatenare la
libido della famosa Principessa in quella casa….o forse
dovrei dire chi? >> disse sorridendo maliziosamente.
Clarke si mise addosso il suo giubbino di pelle. Andò verso
la ragazza e si mise fra le sue gambe.
<< Niente e nessuno….ma se la mia libido
è troppo per te, posso trovare qualcun altro in grado di
gestirla >> disse ghignando.
Niylah sorrise.
<< Non mi lamento, mi chiedo solo chi è il
fortunato o la fortunata che ha conquistato il cuore della bella
Principessa >>
Clarke la baciò, dolcemente e poi la guardò negli
occhi dicendo:
<< Non posso stare con quella persona >>
Niylah ricambiò lo sguardo.
<< Sei la persona più coraggiosa che abbia mai
conosciuto, Clarke. Ma hai paura di ferire il tuo cuore, amando
veramente >> disse, dolcemente, accarezzandole la guancia.
<< Non è il mio cuore che sto proteggendo
>>
Indra aveva organizzato una cena a casa Woods, ovviamente Abby e Clarke
erano state invitate. Lexa era nella sua camera, cambiandosi
d’abito, per la millesima volta. Sapeva che quella
sera a cena ci sarebbe stata Clarke e voleva essere carina. Da quando
Clarke le aveva messo gli occhiali non se li toglieva più.
Abby e Clarke arrivarono e iniziarono a mangiare.
<< Allora Lexa, come va la scuola? >>
chiese Abby, mentre passava le patate alla figlia.
<< Bene >> rispose la ragazza, timidamente.
<< Lexa ha ottenuto ottimi punteggi questo semestre,
siamo molto orgogliosi…non come qualcun’altra
>> disse indicando con lo sguardo Anya, che mangiava come
se fosse il suo ultimo pasto.
<< Lei è la secchiona della famiglia
>> disse la ragazza, tra un boccone e l’atro.
<< Ricordati di respirare Any >> disse
ridendo Gustus.
<< Si avvicina il momento della scelta…allora
seguirai le orme di tua sorella? >> chiese Abby.
<< Mamma, lasciala in pace, ha ancora tempo per decidere
>> intervenì Clarke.
<< Sto solo chiedendo Clarke. Tu avevi già
preso una decisione a cinque anni, con mio grande disappunto
>> disse Abby.
<< Lexa deciderà quello che è
più giusto per il suo futuro >>
continuò Clarke, facendo un occhiolino alla giovane, che
arrossì immediatamente.
<< Allora Lexa hai deciso con chi andrai al ballo di fine
semestre? >> chiese Anya, sorridendo maliziosamente.
Lexa a quel punto arrossì ancora di più e
maledì mentalmente la sorella.
Clarke a quelle parole la guardò, con quello sguardo che
aveva il giorno della festa.
<< No… penso con Octavia >>
rispose titubante e sollevò lo sguardo verso Clarke che
distolse subito il suo.
<< Non con Costia? >> continuò
la sorella.
<< Chi è questa Costia? >>
chiese Indra.
<< Nessuno! Piantala! >> disse alla sorella.
Anya stava per dire qualcosa ma Clarke disse interrompendola:
<< Anya….ieri il maggiore Johnson mi ha detto
di dirti di non fare più tardi alle sue lezioni altrimenti
ti boccerà >> disse ghignando.
Anya sbiancò, voltandosi verso il padre.
<< Anya non mettermi in imbarazzo >> disse
adirato.
<< Si… >> rispose la figlia,
chinando il capo.
Clarke e Lexa risero.
Mentre i genitori Woods e Abby riordinavano e discutevano della
situazione oltre il confine, Anya andò a farsi una doccia,
ancora adirata con Clarke.
Lexa andò in camera sua, stava leggendo un messaggio di
Costia quando notò Clarke osservarla, appoggiata alla porta.
Si spaventò.
<< Scusa, non volevo spaventarti >> disse
sorridendo, la bionda.
<< Non mi hai spaventata >> negò
l’altra, vistosamente.
Clarke entrò e incominciò a guardarsi intorno.
<< Così andrai al ballo con Costia?
>> chiese, curiosando per la stanza.
<< No…in realtà non so manco se
andrò >> disse, sinceramente.
A quelle parole la bionda si girò verso di lei.
<< Come mai? Non è l’evento che
aspettano tutti? >> chiese, alzando un sopracciglio.
<< Forse quelli fighi e popolari come te >>
sussurrò, senza rendersene conto.
<< Am…scusa… >>
<< Non devi scusarti…ti svelo un
segreto…neanche a quelli fighi e popolari piacciono queste
cose >> disse sorridendo.
<< Cos’è che ti spaventa?
>> chiese poi seria.
<< Non mi piacciono le feste con
accompagnatore…in più non sono molto brava con
lenti e romanticherie >> disse imbarazzata.
Clarke rise.
<< Lenti e romanticherie eh? Sai nessuno sa veramente
ballare a quei balli >> disse la bionda, avvicinandosi.
<< Tu si… >> disse subito Lexa,
pentendosene.
Clarke le andò di fronte e disse:
<< Verresti sul tetto con me? >>
<< Cosa? >> disse stupita, Lexa, con gli
occhi spalancati.
<< Voglio mostrarti una cosa >> disse,
aprendo la finestra e andando fuori.
Lexa rimase interdetta, ma dopo, seguì la bionda fuori.
Salirono sul tetto, Clarke si posizionò al centro.
<< In realtà ballare è un
po’ come volare >> disse avvicinandosi alla
bruna.
Le prese le mano e la strinse nella sua, portò il suo
braccio dietro la sua schiena, in posizione da ballo.
Il cuore di Lexa incominciò a battere fortissimo, il respiro
diventò corto.
Clarke iniziò a dondolare leggermente, faceva piccoli passi,
impercettibili.
<< Si inizia con piccoli dondolii, virate quasi
impercettibili a destra e a sinistra…per riuscire a trovare
l’equilibrio… >> disse dolcemente.
Lexa fissava per terra incapace di guardare la bionda.
<< Poi, quando si prende sicurezza…si fa una
virata maggiore >> disse facendo un passo di lato.
<< Poi una rovesciata >> disse facendole
fare una giravolta.
Prese la ragazza alla sprovvista, che rise per l’improvvisa
giravolta.
Si ritrovarono faccia a faccia, Lexa abbassò subito lo
sguardo imbarazzata.
<< Ma il vero segreto…. >> disse
sollevando con la mano il mento della giovane.
<< E guardare sempre avanti a te….tenere
sempre lo sguardo sul tuo obbiettivo >> disse fissando
gli occhi verdi attraverso gli occhiali.
Lexa fissava quelle pozze blu che erano diventate così
intense, guardava il viso di Clarke, studiando ogni suo singolo
particolare. Pensò che fosse impossibile essere
così belli.
Le due si fissarono, per un periodo che parve, un eternità.
<< Non devi avere paura di nulla Lexa…puoi
fare qualsiasi cosa >> disse Clarke.
<< Perché? >> chiese,
all’improvviso, Lexa.
<< Perché cosa? >>
<< Perché mi sento così quando sto
con te? >> chiese, più a se stessa che alla
bionda.
Clarke la fissò negli occhi, sembrava che volesse
risponderle, ma fece un passo indietro e disse:
<< Sarebbe meglio rientrare >>
Lexa vide Clarke tornare dentro e una marea di domande riempirono la
sua testa.
Clarke e Anya erano in camera di quest’ultima. Anya era con
le gambe sul letto e la testa posata a terra, a testa in
giù. Clarke giocava a freccette.
<< Non sei rientrata ieri notte….come sta
Niylah? >> chiese divertita.
Clarke tirò una freccetta.
<< Bene >>
<< Sai quella ragazza è innamorata pazza di
te! Non so perché non ci provi seriamente, magari
è quella giusta >> disse Anya.
Clarke lanciò un'altra freccetta.
<< Non lo è >> disse.
<< Ma come fai a saperlo? Non ci hai nemmeno
provato….no dico, ma l’hai vista??
È una bomba sexy! >> disse mettendosi dritta.
<< Non è lei… >>
rispose abbassando il braccio.
<< Sai quando è quella giusta, anche solo
guardandola…quando è fra le tua braccia e
potresti solo….solo allungarti e.. >> si
interruppe, guardando l’amica.
<< Non è lei >>
riconfermò, lanciando un’altra freccetta.
Anya la fissava stralunata.
<< Tu sei senza speranze, amica mia >>
disse, appoggiando la testa sul materasso.
Clarke sorrise e poi seria, disse:
<< Si…è vero >>
Lexa da dietro la porta aveva sentito ogni parola.
La giovane, stava camminando per i corridoi della scuola, dirigendosi
verso il suo armadietto.
Rifletteva sulle parole pronunciate dalla bionda la sera prima. Sapeva
benissimo che Clarke aveva delle relazioni, in fondo…..era
Clarke. Ma sentirlo così, rese tutto reale. Poi cosa voleva
dire quando parlava di sapere quando una persona era quella giusta?
Lexa era frustata.
<< Terra chiama Lexa! Lexa! >> disse
Octavia, agitandole la mano davanti alla faccia.
<< Che c’è? >> disse
scorbutica.
<< Wow piano tigre! Chi è che ti ha ucciso il
cane? >> chiese l’amica.
<< Scusa….e che questa storia del ballo mi
mette ansia >> mentì.
<< A proposito del ballo….indovina chi mi ha
chiesto di essere la sua dama? >> disse tutta entusiasta.
<< Lincoln? >> disse Lexa, sapendo
benissimo che suo cugino aveva una cotta per Octavia.
<< Come hai fatto?? >> chiese allibita.
<< Sesto senso >> disse lei sorridendole.
<< Comunque si! Oddio hai visto i suoi muscoli?
>> disse tutta sognante.
<< È mio cugino >> disse Lexa,
disgustata.
<< Costia ti ha già invitata? >>
le chiese l’amica, affiancandola agli armadietti.
<< Nessuno mi ha chiesto nulla >> disse,
aprendo l’armadietto e infilandoci un libro.
<< Perché non ti butti? Chiediglielo!
>> disse cercando di convincerla.
Lexa si girò a guardarla, pronta a rifiutare, ma in quel
momento si ricordò della conversazione della sorella e
Clarke, e ci pensò un momento.
Costia era in segreteria aspettando la consulente scolastica. Lexa
entrò e la vide seduta nella sala d’aspetto.
La ragazza le piaceva, era simpatica e bella. Non le importava che
fosse un’Azgeda, avevano superato quel periodo, diventando
amiche. Sapeva che la ragazza aveva una specie di cotta per lei, anche
se non sapeva il perché, ma per lei, oltre al fatto di
considerarla una buona amica, non c’era nulla.
Però, in quel momento, il discorso che aveva origliato a
casa, era sempre nella sua testa così andò
davanti a Costia.
<< Ehi… >> disse timida.
<< Ehi Lexa! Anche tu dalla signorina Smith?
>> chiese allegra la ragazza.
<< Ehm….si >> disse imbarazzata.
<< Tutto bene? >> chiese Costia, notando il
nervosismo della bruna.
<< No…cioè
si…ecco….mi stavo chiedendo….se avessi
già qualcuno per il ballo >> disse incerta.
<< Qualcuno? >> rispose la ragazza
sorridendo.
<< Si…sai con cui andarci >>
disse la bruna, arrossendo.
<< Lexa Woods….mi stai chiedendo di venire al
ballo con te? >> chiese divertita.
<< Beh…si, sai se ti va >> disse
guardandosi i piedi.
Costia sorrise, contenta.
<< Si…mi farebbe piacere venire con te Woods
>>
Lexa notò che il sorriso della ragazza era molto bello, si
ritrovò a ricambiare.
La sera del ballo era, finalmente, arrivata. Lexa era a casa, Costia
era arrivata da poco e le due stavano posando per delle foto, che
insistentemente la madre voleva fare a tutti i costi.
<< Ecco fatto! Siete bellissime! >> disse
Indra.
Lexa aveva un vestito nero, molto semplice scollato leggermente sul
davanti e sulla schiena. Per l’occasione decise di mettersi
le lenti a contatto.
Costia, invece, aveva un vestito rosso, con un grande spacco sul fianco.
<< Questa la mando ad Anya così anche tuo
padre potrà vederti! >> disse entusiasta Indra.
Lexa alzò gli occhi al cielo e le due uscirono.
Negli spogliatoi Anya e Clarke si stavano cambiando, per
l’allenamento.
Il cellulare della Woods squillò e appena vide il contenuto
del messaggio esclamò:
<< Porca vacca….non va affatto bene!
>>
<< Cosa? >> le chiese Clarke, sollevando lo
sguardo verso l’amica.
<< Guarda qui! >> disse mostrandole la foto
che le aveva appena inviato la madre.
Clarke fissò la foto, senza dire nulla. Osservò
Lexa e Costia abbracciate, pronte per andare al ballo.
<< È una bella foto >> disse poi
distogliendo lo sguardo.
<< Una bella foto? Ma hai visto come si è
vestita? E quella Azgeda non ha nessun diritto di mettere la mani
addosso alla mia sorellina! >> disse arrabbiata Anya.
Clarke sospirò.
<< Any….stanno andando solo ad un
ballo….non essere tragica >> disse cercando di
calmarla.
<< Solo un ballo? Ti ricordi cos’è
successo al nostro ballo? >> chiese allibita.
<< No…in realtà, non molto bene
>> disse Clarke, pensandoci su.
<< Appunto!! Eravamo talmente fuori che manco ci
ricordiamo esattamente cos’è successo! E se questa
si approfittasse di Lexa? >> chiese, in ansia.
<< Any….nessuno si approfitterà di
nessuno….poi Lexa ha la testa sulle spalle, non farebbe mai
nulla di pericoloso >> disse tentando, ancora,
di calmare l’amica.
<< Quella non mi piace, poi hai visto il suo vestito?
>> chiese, osservando ancora la foto.
Clarke rise.
<< Chiunque uscirebbe con Lexa non ti piacerebbe
>>
<< Certo! È mia sorella
Clarke…..devo odiare tutti i suoi pretendenti, è
una regola! >> disse osservando un’altra volta
la foto.
Clarke la fissò un attimo. Le prese il telefono e le disse:
<< Muoviamoci, se no Gustus ci terrà tutta la
notte qui >>
Gustus stava ancora torturando Clarke con una delle sue sessioni
durissime. Anya guardava i due e non poteva che provare pena per la sua
amica.
<< Avanti Griffin, muovi quelle gambe! >>
disse spingendola contro il muro, con i bastoni di allenamento.
<< Che cavolo ti prende oggi? >> disse
Gustus, vedendo la bionda distratta.
Clarke andò all’attacco ma non si accorse del
colpo dell’uomo e cadde a terra. Si mise in ginocchio
cercando di alzarsi, quando Gustus tentò di
colpirla proprio in fronte. Clarke a quel punto alzò la
testa e il bastone si fermò un attimo prima di colpirla.
Il generale si stupì, non era stato lui a fermare il colpo,
ma Clarke. La bionda aveva lo sguardo fisso sul bastone,
all’improvviso questo si spaccò in mille pezzi,
con lo stupore, sia di Gustus che di tutti i presenti.
L’uomo, stupefatto, fissò Clarke, dal
naso della ragazza usciva un po’ di sangue.
<< Basta per oggi >> disse.
Clarke si riprese, quasi fosse in trans, si alzò e
notò tutti i cadetti che la fissavano.
<< Potete andare per oggi >> disse a tutti
il generale.
<< Clarke vieni con me >> ordinò.
Gustus entrò nel suo ufficio e prese un fazzoletto e lo
porse alla ragazza.
Clarke lo prese e si asciugò il naso.
<< Si può sapere che ti prende oggi? Usare
le nano macchine senza armatura è proibito, per non
parlare che è pericoloso! >> disse duramente.
<< Mi dispiace Signore >> si
scusò Clarke.
Gustus sospirò.
<< Clarke, fra poco avrai
l’esame….io conto su di te, sei lo Skaikru
più forte qui dentro, ma devi seguire le regole! Conto su di
te, per tenere gli altri al sicuro >> disse il generale.
<< Lo so Signore >> disse Clarke,
guardandolo negli occhi.
<< Se c’è qualcosa che ti turba puoi
parlarmene, sai che ci sono sempre per te >> disse
più calmo.
<< Lo so Signore, non si preoccupi >>
cercò di tranquillizzarlo la ragazza.
<< Domani avremo un’importante esercitazione al
confine….voglio che tu, Anya e Raon ne faceste
parte >> disse Gustus.
Clarke a quelle parole si mise sull’attenti.
<< Sarebbe un onore, Signore >>
disse entusiasta.
Gustus sorrise, “ proprio suo padre “
pensò.
Il ballo procedeva bene, Lexa e Costia stavano ad un a tavolo ridendo e
scherzando con Octavia e Lincoln, Jasper e Monty avevano corretto il
ponch.
Dopo che ballarono scatenati tutti insieme, Costia disse che sarebbe
andata un attimo in bagno, così si allontanò.
Lexa, rimasta con altri, notò che la ragazza ci stava
mettendo già un po’, così decise di
andare a controllare.
Stava per entrare in bagno quando sentì la voce di Murphy
dire:
<< Cosa ci fa una bellissima ragazza come te, con la
secchioncella Woods? Dovresti frequentare persone in gamba e famose
>> disse vantandosi.
Lexa stava per entrare ma la risposta di Costia la fermò:
<< Hai ragione….secchiona, non alla moda e
figlia di papà… >> a quelle parole,
Lexa scappò.
<< ….ma è sempre più
bella e in gamba di te Murphy, tu sei solo invidioso >>
continuò Costia.
Lexa, non udì quelle parole.
Mentre ritornava nella sala grande vide Octavia e Lincoln ballare un
lento, abbracciati. Decise che voleva stare da sola, quindi
scappò sul tetto.
Le parola di Costia l’avevano ferita più di quanto
volesse ammettere. Come aveva potuto cascarci, certo che una ragazza
come Costia non avrebbe mai guardato una come lei. Erano tutti uguali.
Si appoggiò al cornicione, una leggera brezza le muoveva i
capelli.
<< È diventata un abitudine, incontrarci sui
tetti >> disse una voce alle sue spalle, spaventandola.
Lexa si voltò e vide Clarke con indosso la sua armatura da
Skaikru, bianca e blu. Rimase lì, senza parole.
La bionda camminò, piano verso di lei, e nel mentre,
l’armatura spariva, lasciando il posto al giubbotto di pelle
nera.
Arrivò davanti alla ragazza e le tese la mano.
<< Mi concedi questo ballo? >> chiese
sorridente.
Lexa fissò la mano e poi il viso della bionda. Una totale
calma la travolse, all’improvviso.
Clarke la guardava sempre in quel modo, come potesse leggere tutto di
lei, i suoi segreti, il suo cuore.
Prese la mano della bionda e come la sera precedente, Clarke si mise in
posizione da ballo ed iniziò a dondolare leggermente. Le due
ballavano una musica silenziosa, lenta, sul tetto. Il cuore
della bruna batteva all’impazzata e lentamente, prese
coraggio e alzò lo sguardo, guardando la bionda.
I loro sguardi s’incatenarono, e quei occhi blu, come il
cielo, sembravano dire “ è tutto ok “.
Dopo un tempo che sembrò infinito, Lexa chiuse gli occhi e
appoggiò la sua tesa nell’incavo della spalla di
Clarke. Le braccia di quest’ultima, l’avvolsero in
un dolce abbraccio.
Lexa non si era mai sentita così al sicuro prima, il respiro
di Clarke sui suoi capelli, le sue braccia forti che la stringevano.
Non voleva che quel momento finisse. Sentì il cuore di
Clarke, battere forte e quello…. era il più bel
suono del mondo. La cullava, mentre danzavano, piano.
Costia cercò Lexa ovunque, tentò sul tetto, come
ultimo tentativo e quando salì rimase immobile. Vide Lexa
abbracciata a quella che riconobbe essere Clarke Griffin. Rimase
immobile ad osservare quella scena.
Lexa tornò a guardare il viso della bionda, che
ricambiò il suo sguardo. I loro visi si avvicinarono,
respiri affannati…un rumore, all’improvviso, ruppe
quella dolce atmosfera. Lexa si allontanò quasi scottata,
guardò verso la porta, ma non vide nessuno. Tornò
a fissare Clarke, che non aveva smesso di osservarla.
<< Forse dovrei rientrare… >>
sussurrò Lexa, guardando per terra.
<< Si, la tua dama ti starà aspettando
>> disse Clarke, con un sorriso.
Lexa s’incamminò verso la porta, ma prima di
scomparire si girò e disse:
<< Grazie per il ballo…Clarke >>
<< Quando vuoi >> rispose la bionda,
mettendosi le mani in tasca.
Mentre rientrava nella sala grande trovò Costia ad
aspettarla.
<< Ehi…che fine avevi fatto? >>
chiese la ragazza, non facendo parola che l’avesse vista.
<< O…a prendere una boccata d’aria
>> rispose scostante.
<< Tutto bene? >> chiese la ragazza,
trovandola strana.
<< Si…perché non ritorni dal tuo
amico Murphy eh >> disse Lexa, superandola.
<< Lexa! >> la chiamò Costia ma
la bruna era già di fronte a Octavia e Lincoln.
<< Io vado via >> disse prendendo la sua
borsetta.
<< Ei Lex ma che è successo? >>
disse Octavia, preoccupata. Notò lo stato di agitazione
dell’amica.
<< Non voglio più stare qui ok?
>> disse di fretta.
<< Aspetta ti accompagniamo a casa >> disse
Lincoln, ma Lexa interruppe dicendo:
<< No! Voi continuate a godervi la serata ok?
>> disse andandosene, urtando la spalla di Costia che la
stava raggiungendo.
<< Che cavolo le hai fatto? >>
ringhiò Octavia andando affianco a Costia.
<< Nulla! Penso che abbia frainteso….
>>
Lexa fece qualche metro a piedi, erano arrivate con la macchina di
Costia, quindi stava tornando a casa a piedi. Sapeva che era una
pazzia, ma voleva stare sola.
Dopo un po’ si dovette fermare, i piedi le facevano male, per
colpa dei tacchi e ora stava anche incominciando a piovere.
Così trovò riparo sotto una fermata degli
autobus. Si sedette e controllò i piedi. Le prese lo
sconforto, tutta la sua vita faceva schifo. Mise la testa fra le
ginocchia e incominciò a piangere.
Rimase lì per un po’, all’improvviso,
udì dei passi avvicinarsi e fermarsi di fronte a lei.
Alzò lentamente la testa e vide Clarke, che le faceva riparo
con un ombrello. Spostò subito lo sguardo, vergognandosi di
farsi vedere così dalla bionda.
Quest’ultima si inchinò, trovandosi allo stesso
livello della bruna.
<< Che cosa è successo? >>
chiese.
Lexa non rispose e non la guardò.
<< Qualcuno ti ha fatto del male? >>
chiese, ancora, la bionda.
Lexa la guardò, piangendo.
<< Che vuoi da me? >>
<< Lasciami in pace >> disse distogliendo
ancora lo sguardo.
La bionda posò l’ombrello accanto alla bruna, si
tolse il giubbino di pelle e lo posò sulle sue
spalle, infine, si girò e
s’inginocchiò, mostrando la schiena. Lexa rimase
interdetta.
<< Salta su….ti porto a casa >>
Lexa guardò la schiena della bionda, diventare sempre
più fradicia.
<< Non farmelo ripetere Lexa >> disse dura
la bionda.
Lexa si alzò, prese l’ombrello e si
aggrappò alla schiena di Clarke, La bionda la
sollevò e la prese a cavalluccio.
Camminarono così. Lexa cercava di coprire tutte e due dalla
pioggia, con l’ombrello.
La schiena di Clarke, nonostante la maglia bagnata emanava calore.
Mentre camminavano Lexa iniziò a parlare:
<< A scuola mi prendono in giro, dicono che sono solo una
secchiona, una figlia di papà…che gli insegnanti
mi agevolano a causa di mio padre. Pensavo che all’ultimo
anno fosse stato diverso….invece sono tutti uguali
>> disse, mentre Clarke continuava a camminare in
silenzio.
<< Pensavo che Costia fosse diversa, pensavo di
piacerle….sai, per come fossi realmente, ma non è
così…In fin dei conti a chi potrebbe mai piacere
una come me? >> chiese triste.
Clarke non disse nulla, continuò a camminare in silenzio.
Lexa appoggiò la testa sulla schiena della bionda chiudendo
gli occhi.
Arrivate davanti a casa Woods, aveva smesso di piovere e Clarke fece
scendere Lexa. La ragazza aveva lo sguardo a terra, non riusciva a
guardare la bionda in faccia, dopo quello che era successo.
<< Grazie Clarke….mi dispiace io…
>> non finì la frase, si tolse il giubbino,
troppo imbarazzata per continuare, e lo riconsegnò alla
bionda. Sempre guardando a terra.
<< Guardami >> disse Clarke, stupendo Lexa,
che alzò lo sguardo.
Non fece in tempo a capire che cose stesse succedendo che si
ritrovò le labbra di Clarke, contro le sue.
Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Clarke Griffin, la stava
baciando.
Clarke si staccò dopo un po’, la guardò
negli occhi e le scostò una ciocca di capelli dal viso.
Questa volta, lentamente, ritornò a baciarla. E tutto si
fermò. Lexa ricambiò il bacio, che da dolce
divenne appassionato e profondo. Le mani di Lexa, andarono ad
accarezzare quei boccoli biondi e quelle di Clarke finirono sui fianchi
della bruna, stringendoli forte.
Le loro lingue danzavano sensuali. Clarke si scostò
all’improvviso e prese la mano di Lexa e la portò
sul retro.
La spinse contro la parete e riprese a baciarla con passione. Il
respiro di Lexa era irregolare, le gambe le cedevano, non si era mai
sentita così prima d’ora. La passione che aveva
per Clarke esplose violenta, toccava le sua braccia e le sue spalle
forti, mentre la bionda le baciava il collo.
Un gemito uscì dalla bocca della bruna, svegliando la bionda
che si scostò leggermente, guardandola. I loro respiri
affannati. La testa di Clarke si posò delicatamente sulla
spalla della bruna, lasciando un ultimo bacio alla base del collo. Le
mani di Lexa si posarono sul collo della bionda, accarezzandolo.
Clarke la guardò negli occhi.
<< Tu…sei perfetta >> le disse,
accarezzandole la guancia.
Lexa non sapeva che dire.
La fronte di Clarke si posò su quella di Lexa, i loro
respiri si confondevano.
<< Devi rientrare….è meglio se
rientri >> disse Clarke, rimanendo, però,
immobile.
<< Non voglio >> disse la bruna.
Clarke, sorrise.
<< Tranquilla, vremo tutto il tempo del mondo…
>> le disse Clarke, dandole un ultimo bacio.
<< Buona notte Lexa >>
<< Buona notte Clarke… >>
Lexa salì in camera e nel mentre che si spogliava, ripensava
al suo primo bacio.
Amava Clarke Griffin, l’amava follemente….e non
vedeva l’ora di confessare il suo amore.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! BOOM KISS!! Ed ecco un altro capitolo!! Fatemi
sapere che ne pensate!! Ora le carte sono scoperte e le due sembrano
aver intrapreso la strada giusta! Nel prossimo capitolo vedremo il
viaggio di Lexa e cosa è accaduto a Clarke! Sarà
un capitolo molto intenso!! Grazie a tutte le bellissime recensioni che
mi scrivete e grazie anche ai lettori silenziosi!! Vi adoro! Spero che
anche questo capitolo vi sia piaciuto!!
A prestissimo!
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Capitolo 10 *** Destino ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Destino.
Presente.
I rumori dei motori accesi avevano lasciato il posto ad un silenzio
surreale, scandito solo da quelli sporadici della strumentazione.
Allacciata al sedile, il Comandante Alexandra Woods, apriva lentamente
gli occhi. Erano appena arrivati al confine e potevano tranquillamente
sganciarsi.
Dopo che Lexa salì sulla navicella, incontrò
Roan, che in via del tutto speciale, partecipava alla missione, una
gran bella brutta notizia.
Dopo che il maggiore disse a tutti di prepararsi per
l’imminente superamento del confine, Lexa andò
nella parte panoramica della navicella. Un enorme vetro, ultra
resistente, di fronte a lei, le mostrava la Terra dall’alto
dello spazio.
Tutto intorno, il nero profondo era tempestato di stelle brillanti,
come non ne aveva mai viste. Era davvero uno spettacolo mozzafiato.
Lexa osservava quella meraviglia e si sentiva leggera, come se
fluttuasse. Mentre il panorama scorreva davanti ai suoi occhi,
iniziarono a comparire dei strani pezzi di metallo, relitti di qualcosa
che non riusciva a capire.
Poi lo vide, infrangendosi nel suo campo visivo.
Il confine che separava la Terra dal Nulla….un grande
squarcio, apriva il confine creato tantissimi anni prima.
Vedeva gli operai lavorarci con le loro grandi tute arancioni.
<< Fa impressione vero? >> le
domandò Roan, comparendo al suo fianco.
Il generale, guardava il suo stesso spettacolo, serio.
Lexa continuava a fissare quello squarcio, senza riuscire a dire una
parola.
Quello era il posto. Quello era il posto da dove Clarke non era
più tornata. Tutti, quando capitava di passare di
lì, si fermavano, in silenzio…e guardavano.
<< Pensa se avresti assistito alla scena, lì
proprio dove stai tu, immobile… >> disse Roan.
<< Senza poter fare nulla >>
continuò stringendo il pugno.
Lexa non voleva manco pensarci, non sapeva che cosa avrebbe trovato ma
non si aspettava, di certo, quella scena.
<< Sei venuta per niente…te l’ho
detto, qui non c’è più nulla
>> le disse lui, osservandola.
Lexa non riusciva a chiudere gli occhi, continuava a guardare
quell’enorme squarcio, si avvicinò, lentamente al
vetro.
Roan continuò ad osservarla, poi guardò anche lui
attraverso il vetro e voltandosi disse:
<< Ti lascio un attimo da sola >> e
andò via, chiudendo la porta scorrevole.
Lexa sollevò la mano e l’appoggiò sul
vetro. Il respiro era irregolare, premette la fronte su quel vetro
freddo.
<< Mi manchi….mi manchi tanto…
>> sussurrò.
Fissò ancora quel luogo e infine disse:
<< Addio >>
Passato.
Lexa quella mattina, si svegliò con il cuore trepidante e
felice. Non succedeva da tantissimo tempo, e il merito, era di una
certa bionda che, la sera prima, le aveva fatto toccare il cielo con un
dito.
Lexa sapeva che non si doveva illudere, ma non poteva fare a meno di
fidarsi di Clarke. Quel bacio, il suo primo bacio, se lo sarebbe
ricordata per sempre. Mai, aveva provato qualcosa di simile per
qualcuno. Voleva perdersi in Clarke, nel suo calore, nella sua
passione. Era qualcosa di sconvolgente.
<< Ehi! Ero davvero preoccupata ieri, ma dove cavolo sei
andata? >> disse Octavia, marciando in casa Woods irata.
<< S-scusa >> disse lei, arrossendo.
<< Beh, potevi almeno rispondere ad uno dei miei cento
messaggi! Mi vuoi dire che è successo? >>
chiese l’amica fissandola, in attesa di una spiegazione.
<< Nulla >> disse velocemente Lexa.
<< Quindi hai lasciato Costia al ballo
perché…..??? >> chiese confusa.
<< Ah…Costia >> disse,
ricordandosi.
<< Già….ma si può sapere
che ti prende? >> disse Octavia non capendo
l’atteggiamento dell’amica.
<< Ti ha fatto qualcosa? Perché se
è così la prendo a calci nel sedere!
>> continuò tutta presa.
<< Non mi ha fatto nulla…..diciamo che non
è la persona che pensavo >> disse
semplicemente.
<< Oh, beh se può consolarti non mi
è mai piaciuta >> disse Octavia, cercando di
far sentire meglio la sua amica.
<< Capita…sono contenta di essermene accorta
subito >> disse la bruna.
Mentre stava continuando a parlare con l’amica, le
arrivò un messaggio. Il cuore fece un balzo quando lesse il
nome sullo schermo.
CLARKE
Ehi,
credo che dobbiamo
parlare…
ti andrebbe un gelato da
Creamy alle sei?
Lexa, quello che
è successo….non è stato solo un
momento…
Io faccio sul serio.
Spero che
accetterai…
Rilesse quelle parole, ancora e ancora. Non credeva possibile che
stesse capitando proprio a lei. Arrossì e sorrise.
<< Chi è che ti fa arrossire e sorridere con
un solo messaggio?? >> chiese Octavia curiosa.
<< Nessuno >> disse Lexa, facendo finta di
nulla.
<< Ah ah >> disse ridacchiando
l’amica.
Ehi…ok, vada
per il gelato!
CLARKE
Perfetto!!
A più tardi
allora!
;)
Aveva un appuntamento con Clarke Griffin. Sorrise raggiante, doveva
pensare a cosa mettere.
Clarke sorrideva fra se mentre camminava per i corridoi
dell’Accademia.
<< Chi è che ti fa sorridere a
quest’ora Griffin? >> chiese Raven, con le sue
immancabili cuffie.
Clarke alzò lo sguardo, posandolo sulla latina e sorrise.
<< È un segreto >>
<< Ah…capisco! Beh, buon per te!
>> disse Raven sorridendo.
<< La tua fonte di gioia, invece,
dov’è? >> chiese la bionda,
sarcastica.
<< Ah ah divertente Griffin…sai che detesto
rovinarmi l’umore di primo mattino >> disse
Raven.
<< Ehi Clarky, potevi anche svegliarmi! Oh, ciao Raven
>> disse Anya, interrompendo le due.
Appena la ragazza vide la latina, divenne insolitamente, silenziosa.
<< Parli del diavolo… >> disse
Raven.
<< Perché così scorbutica di primo
mattino? Ho detto solo ciao >> disse frustrata
l’altra, osservò la ragazza e disse:
<< Ma non te le togli mai quelle cuffie? >>
Raven alzò gli occhi al cielo, la fissò truce,
poi spostò lo sguardo su Clarke.
<< Un giorno la ucciderò >>
Clarke si mise a ridere, e la latina se ne andò.
<< Ma che ho detto? >> chiese alla bionda.
Clarke si voltò verso di lei.
<< Dovresti piantarla con questo atteggiamento e
chiederle di uscire >> le disse.
Anya la guardò scandalizzata.
<< Chiederle di uscire? La latina mi odia
Clarky….hai visto come mi guarda? >> le
chiese, esasperata.
<< Le piaci >>
<< E come fai a saperlo? >>
<< I suoi turni coincidono sempre con i nostri e tratta
male solamente te >> spiegò semplicemente.
<< Questo non c’entra nulla >>
minimizzò l’altra.
<< Di cosa hai paura? Che sia quella giusta?
>> chiese la bionda.
<< In realtà, mi terrorizza….tutto
di lei >> confessò Anya.
Clarke alzò un sopracciglio e fece un sorriso. Mise il
braccio sulle spalle dell’amica e le disse:
<< Allora, amica mia….sei fregata!
>>
Mentre si stavano cambiando negli spogliatoi squillò il
telefono di Clarke, la bionda rispose subito.
<< Pronto…oh Bellamy, ciao! Ah…bene
a te? >> Anya ascoltava la conversazione, mentre imitava
uno sbaciucchiamento, abbracciandosi e mandando baci
all’amica.
Clarke le tirò un asciugamano.
<< Bene, grandioso! Stasera dici? Mi dispiace
Bell ma stasera non posso….ho un impegno >>
disse sorridendo.
Anya la guardò ghignando.
<< Certo! Facciamo la prossima volta! A presto, ciao!
>> disse riattaccando, si avvicinò ad Anya e
le diede un pugno nella spalla.
<< Ahi!! Oddio quello è stracotto di te
>> disse ridendo.
<< Bellamy è solo un amico….poi,
piace a mia madre >> disse uscendo.
<< Certo!! Ecco perché non ti piace!
>> disse Anya ancora ridendo.
<< Su andiamo, oggi ci aspetta una missione importante!
>> disse tutta entusiasta la bionda.
<< È solo un esercitazione Clarke….
>>
Clarke, Anya e gli altri Skaikru stavano pattugliando la zona del
confine, assieme al contingente degli Azgeda.
<< Ok Clarke, più a nord ci dovrebbero essere
le torrette di controllo, dimmi se è tutto apposto
>> disse Raven alla radio.
<< Ricevuto >> disse spostandosi dal
contingente. La bionda sfrecciava agile nel cielo, con la sua armatura,
bianca e blu equipaggiata alla battaglia. Tutti avevano il casco di
protezione, simile a quello degli astronauti.
<< Tutto ok nella zona Nord >>
riferì a Raven, ritornando dagli altri. Volando fianco a
fianco ad Anya.
<< Anya cerca di non stare così appiccicata a
Clarke >> disse Raven.
<< Perché sei gelosa? >> chiese.
Clarke scosse la testa sorridendo.
<< Non montarti la testa cadetto….
>> rispose la latina.
<< Usciresti con me? >> chiese Anya
all’improvviso.
<< Che? >> disse sorpresa e imbarazzata
Raven, consapevole che tutti stessero ascoltando.
<< Assolutamente no! >> rispose subito.
<< Coraggio Raven….accetta! Ti posso
assicurare che non è poi così male
>> disse ridendo Clarke.
<< Hai sentito? La Principessa garantisce per
me…. Solo una birra? >> chiese.
<< Va bene, ma ora piantala! >>
rispose la latina, sorridendo e scuotendo la testa.
Prima che Anya potesse dire qualsiasi cosa, si udì un
fortissimo boato in direzione del confine.
Tutti gli Skaikru si fermarono, all’improvviso, guardando
cosa fosse successo. Una marea di macchine e navicelle strane, stavano
volando veloci, verso di loro.
<< Ma che cavolo… >> disse Anya.
Il fuoco nemico si riversò contro di loro.
<< Formazione Alfa! Subito! >>
ordinò Clarke.
Gli Skaikru si unirono in formazione di difesa e cercarono di ripararsi
dagli attacchi.
Il Generale Woods, venne informato e andò subito, in sala
controllo.
<< Che diavolo succede? >> chiese.
<< Non lo sappiamo Signore, c’è una
falla nel confine a Ovest….non sappiamo nulla di preciso
>> rispose un soldato.
<< Mandate due squadre di supporto! Fate ripiegare i
cadetti, subito! >> ordinò.
<< Ragazzi ripiegate! Ripeto, ripiegate immediatamente!
>> disse Raven.
<< Col cavolo >> disse Roan, preparandosi a
combattere.
Anya stava eseguendo gli ordini quando vide Clarke rimanere al fianco
di Raon.
<< Clarke hai sentito gli ordini >>
<< Se ripieghiamo riusciranno a passare >>
rispose la bionda, preparando le sue armi.
Anya sbuffò sonoramente e si mise affianco a lei.
<< Maledetta tua cocciutaggine >>
Il cielo divenne un campo di battaglia, navicelle e Skaikru si
battevano. Clarke e Roan, fianco a fianco, riuscirono ad abbatterne
parecchie. Ad un certo punto, il ragazzo si ritrovò
inseguito da una navicella che gli stava col fiato sul collo, faceva
fatica a schivarla. Mentre virava si ritrovò intrappolato da
un’altra navicella, che stava per fare fuoco. Chiuse gli
occhi, credendosi, ormai spacciato. In picchiata dall’alto,
però, giunse Clarke, che distrusse la navicella, salvando
Raon, da morte certa.
Raon sorpreso, la ringraziò con un cenno del capo.
<< Le nostre difese sono inutili! Allertate le truppe di
terra! E fateli ripiegare! >> ordinò
Gustus, sempre più agitato.
<< Signore! Venga a vedere! >>
urlò Raven, all’improvviso.
Gustus andò affianco alla ragazza e dal monitor a infrarossi
vide una macchia enorme, oltre il confine.
<< È un astronave? >>
domandò.
<< Non lo so Signore, ma è molto molto grande
>> rispose Raven, lavorando al computer.
<< Che diavolo è quella cosa? >>
si sentì Anya urlare.
<< È maledettamente enorme! >>
disse Echo.
<< Siamo sotto attacco!! >> urlò
Roan.
<< Signore! Penso che stiano cercando di creare un varco
nel confine!! >> disse spaventata Raven.
<< Fateli rientrare nell’aereo velivolo,
presto!! >> ordinò Gustus.
<< Ritiriamoci!! Sono troppi!! >>
urlò Roan.
Mentre tutti gli Skaikru si ritiravano, la grande astronave
iniziò a colpire il confine con un raggio di energia
potentissimo.
Raon e Clarke stavano ripiegando ma la bionda si accorse che Anya non
c’era. Si fermò di colpo e si guardò
intorno, Raon se ne accorse e la tirò per un braccio.
<< Che stai facendo Principessa?! Vieni via!
>> urlò.
<< Anya?! Hai visto Anya? >> chiese Clarke,
agitata, guardando ovunque.
<< Vieni via! >> insistette Roan.
Clarke lo spinse via e urlò:
<< Io non vado via senza di lei! >>
Tornò indietro a cercarla, mentre urlava di continuo, il suo
nome.
Ad un tratto la vide. Era in difficoltà, messa alle strette
da alcune navicelle. Era ferita.
<< Anya!!! >> urlò Clarke,
volando subito in suo aiuto.
Distrusse le navicelle e vide Anya perdere quota.
Velocemente riuscì a sorreggerla e mettendole il braccio
sulle sue spalle e l’aiutò a tornare indietro.
<< Tranquilla Any, ci sono io ora! Andrà tutto
bene… >> le disse la bionda.
<< C-Clarke… >>
La bionda, vide quel raggio di energia di colore verde, penetrare
sempre di più nel confine, aprendosi sempre di
più, un varco maggiore.
Nel mentre che scappavano, inseguite da delle sentinelle nemiche,
vennero raggiunte da Roan, tornato indietro per aiutarle.
<< Prendila >> disse dandogli la ragazza,
ora incosciente.
<< Ci sono! Andiamo! >> disse Raon, ma vide
Clarke guardare indietro.
<< Avanti Griffin! >> insistette lui.
Clarke lo guardò, poi il suo sguardo si spostò su
Anya.
<< Mettila in salvo….tienila al sicuro ok?
>> disse.
<< Che diavolo vuoi fare? Clarke! >> disse,
ma la bionda era già volata via.
<< Clarke!! >> urlò Raven.
<< Raven, c’è un modo per fermare
quel raggio di energia? >> chiese.
<< Non…non lo so! >>
<< Se le mettessi un ostacolo davanti? >>
chiese.
<< Cosa? Clarke…. >> Raven
guardò Gustus, che era su tutte le furie.
Clarke continuava a volare sempre più in alto, dritta verso
il confine.
<< Clarke! Torna immediatamente indietro! È un
ordine! >> urlò Gustus.
<< Se quella cosa colpirà la
Terra….distruggerà tutta Trikru…mi
dispiace, Signore…ma non posso permetterlo >>
disse chiudendo il contatto radio con il Generale.
In quel momento, Lexa, stava aspettando di fronte al Creamy. Era
arrivata un po’ in anticipo. Il cuore le batteva forte e non
vedeva l’ora d’incontrare Clarke. Si era messa il
vestito blu, quello stesso vestito che era piaciuto tempo prima, alla
bionda. Controllava di tanto in tanto, l’orologio, guardando
la strada, aspettando di scorgere la bionda.
Clarke volava dritta verso il raggio di energia e con tutta la forza
che aveva ci si parò proprio di fronte, cercando di
trattenerlo.
Le braccia tese, cercando di respingerlo.
<< Oh mio Dio! >> esclamò Raven.
<< Clarke!!! >> urlò Gustus.
Il raggio si faceva sempre più forte ma Clarke continuava a
trattenerlo, con il suo corpo.
L’armatura si surriscaldava sempre di più, e piano
piano…iniziò a sgretolarsi.
<< Ahhhhg!! >> urlò Clarke,
cercando di contrastarlo.
In sala controllo, Raven controllava il flusso di energia e
l’armatura di Clarke.
<< Oddio….ci sta riuscendo >>
disse stupita, girandosi verso il generale.
<< Ahhhhhhh Andiamo!! Andiamo!! >>
urlò Clarke.
<< Ahhhh……forza!!! >>
continuò.
Ormai l’armatura si stava sgretolando, il casco le si
frantumò sul viso. Ma la bionda non cedeva.
Al riparo nel velivolo di soccorso, Raon guardava la scena dal grande
vetro panoramico. Anya si svegliò.
<< Clarke…. >>
sussurrò.
Si alzò, aiutata da Echo. E vide l’amica.
<< Clarke? Clarke!!! >> urlò
andando a sbattere nel vetro.
<> disse
impazzita, battendo sul vetro, per cercare di romperlo. Roan la
trattenne da dietro.
<< Anya!! >>
<< NO!!! LASCIAMI!! DOBBIAMO AIUTARLA!!!! CLARKE!!!!
>> urlò, dimenandosi.
Le braccia di Clarke stavano incominciando a cedere, cercando di
contrastare il raggio di energia. Il volto ferito e ricoperto di sudore.
Il dolore che sentiva la stava facendo impazzire.
<< AHHHHH!!!! >> urlò
<< I-io……devo
farcela…..devo proteg- gere il
suo…..sogno…. >> disse Clarke a
sé stessa.
Raven ascoltava scioccata la voce di Clarke, alcune lacrime le rigavano
il viso.
<< DEVO PROTEGGERLA!!! >> urlò
con tutto il fiato che aveva in corpo.
La forza del raggio le spazzò via il braccio sinistro e la
gamba destra, perforandole il fianco.
<< AHHHHHHHHHH!!!!!! >>
Il raggio da verde, diventò rosso e la grande astronave
esplose.
Raven prima che la comunicazione saltò udì un
sussurro:
<< Le…xa >>
Poi il silenzio.
Anya spalancò gli occhi alla scena. Una forte esplosioni
investì tutto.
<< CLARKEEEEEE!!!!! >> l’urlo di
Anya squarciò lo spazio.
Roan tratteneva, in un abbraccio, Anya che,
disperata, urlava il nome dell’amica, piangendo.
Tutti senza parole e frastornati osservarono quello che restava
dell’astronave, solo numerosi detriti. Un grande squarcio al
confine, trascinava alcuni detriti dall’altra parte, come
fosse un buco nero.
Raven si coprì la bocca con le mani, cercando di trattenere
il pianto disperato che voleva uscire.
Gustus era immobile, fissava le immagini sul grande schermo.
<< Clarke.... >> sussurrò.
L’unico suono nella stanza, era il bip continuo, dei
parametri vitali di Clarke, piatti.
Anya ormai piangeva disperata fra le braccia di Roan, che continuava
come tutti a guardare fuori.
La ragazza svenne a causa delle ferite e per lo shock.
<< Come stanno gli altri? >> chiese il
Generale.
<< Quelli che sono riusciti a rientrare stanno bene
Signore, sua figlia Anya è ferita, ma nulla di grave
>> rispose un soldato.
<< Preparate subito il trasporto in ospedale
>> ordinò, andando verso il suo ufficio.
Prese un bicchiere e si versò del whisky, bevendolo tutto
d’un fiato. Rimase a fissare il bicchiere, lo strinse forte
frantumandolo.
All’improvviso, scaraventò tutto per aria,
buttando tutto quello che si trovava sopra la scrivania per terra.
Colpì con i pugni il tavolo, piangendo e disse:
<< Mi dispiace….mi dispiace Jake…
>>
Lexa guardò l’orologio, si erano fatte le sette e
di Clarke neanche l’ombra. Provò a mandarle
qualche messaggio ma non ricevette risposta.
<< Lexa? >> chiamò Costia che la
raggiunse.
<< Oh ciao… >> disse la bruna,
sorpresa ed un po’ imbarazzata di incontrare la ragazza
lì.
<< Che ci fai qui? >> chiese
l’altra, sorridendo timidamente.
<< Ecco io…sto aspettando una persona
>> disse Lexa, guardandosi i piedi.
Costia la guardò.
<< Senti Lexa, volevo scusarmi per ieri
sera….ma quello che hai sentito, ecco è stato un
malinteso >> disse cercando di spiegarle.
<< Un malinteso? Non mi pareva…
>> replicò l’altra, guardando
l’orologio, sperava che Clarke arrivasse presto,
così da poterla salvare da quella situazione.
<< Si…senti hai sentito solo una parte della
conversazione….tu mi piaci! Non ti farei mai…
>> ma si interruppe.
La ragazza spostò il suo sguardo in alto, dietro Lexa.
La bruna notò il cambiamento del viso di Costia, e si
girò a vedere che avesse visto.
In uno schermo nella piazza stavano trasmettendo le notizie, vide la
gente che si metteva le meni in bocca e guardava in alto.
Lexa e Costia si avvicinarono.
<< Ma cosa… >> disse Costia.
Le due si fermarono e ascoltarono la giornalista.
<<
È davvero una notizia terribile quella che ci è
giunta poco fa, pare che il nostro confine sia stato attaccato da una
nave sconosciuta e che uno dei nostri giovani Skaikru sia caduto in
battaglia… >> disse leggendo le
notizie che le venivano date al momento.
<< Siamo
spiacenti di comunicarvi che lo Skaikru rimasto vittima di questo
attacco non è altro che Clarke Griffin, la figlia
del famoso Jake Griffin…. >>
Lexa fece cadere il cellulare a terra. Continuava a fissare lo schermo,
vedeva la foto di Clarke e leggeva il suo nome. Costia era al telefono
con la madre e tutti erano sconcertati dalla notizia.
Lexa continuava a fissare lo schermo, immobile. No, pensò,
non poteva essere. Doveva incontrare Clarke, la stava aspettando.
<< Lexa…Lexa! >> Costia la
scosse per un braccio.
<< Lexa è meglio che torni a casa ok? Mio
fratello era li io devo andare ok? Lexa! >>
alzò la voce, vedendo che la ragazza non rispose.
<< Si…io devo aspettare qui….io
devo aspettare >> disse in stato di shock.
<< Lexa… >> disse Costia,
capendo lo stato della ragazza.
Lexa prese il telefono da terra, notò le chiamate della
madre, ma prese e compose il numero che conosceva a memoria e fece
partire la chiamata. Squillò per un po’ senza
risposta e poi si sentì:
Il telefono potrebbe
essere spento o non raggiungibile, la invitiamo a richiamare
più tardi…
Avanti….rispondi
Clarke….rispondi…si ripeteva nella testa.
Calde lacrime le rigarono il volto.
<< Forza Lexa…ti accompagno a casa
>> disse Costia.
Abby era appena uscita dalla sala operatoria, si dirigeva al front desk
delle infermiere per firmare delle cartelle. Lì
incontrò Marcus Kane, incominciarono a parlare, come sempre.
Abby firmava le cartelle, sorridendo a delle battute
dell’uomo. Quando Marcus s’interruppe e disse:
<< Abby… >>
La donna alzò lo sguardo e si accorse di Gustus, con
l’uniforme e un altro soldato affianco a lui, avvicinarsi
lentamente. Abby notò lo sguardo distrutto
dell’uomo, conosceva quello sguardo.
Nel mentre che si avvicinava, si tolse il berretto.
Abby incominciò a respirare velocemente.
<< No….no…..non ti avvicinare
Gustus >> gli disse, intimandogli di fermarsi con la
mano.
Gli occhi della donna si bagnarono subito di lacrime.
<< No! NO!! NOOOO!!! >> urlò,
cadendo a terra. Gustus si fermò, piangendo.
<< La mia bambina….. >> disse
disperata, Marcus la strinse fra le sue braccia cercando di consolarla.
Lexa entrò in casa e vide la madre in salone che piangeva.
Appena la donna si accorse della figlia, corse da lei e la strinse fra
le sue braccia. Lexa rimase immobile, con lo sguardo vacuo.
Roan, seduto in un letto di ospedale, aspettava il foglio di dimissioni
del dottore. Su tutti i notiziari si parlava della tragedia e di come
Clarke avesse salvato non solo la Trikru, ma tutta la Terra,
dall’invasione e dalla distruzione aliena.
Nella stanza entrò sua madre e la sorella. Appena il ragazzo
le vide, scoppiò a piangere.
<< Mi ha salvato la vita….Mamma….mi
ha salvato la vita >> disse tra i singhiozzi.
La madre e la sorella accorsero subito ad abbracciarlo.
Gustus, Indra e Lexa attendevano fuori la camera di Anya, il dottore.
Appena uscì, li aggiornò subito sulle condizioni
della figlia.
<< Come sta dottore? >> chiese preoccupata
Indra.
<< Vostra figlia è stata ferita al fianco
destro, fortunatamente non sono stati lesi organi vitali, ha solamente
perso molto sangue…dovrebbe rimettersi presto, le sue nano
macchine stanno già lavorando >>
spiegò, rassicurando tutti.
<< Potrete vederla appena si sveglierà
>>
<< Grazie dottore >> dissero i genitori.
Lexa e Indra erano sedute in sala d’aspetto, in silenzio.
Gustus entrò nella stanza di Anya, che ancora dormiva e le
accarezzo il viso. La ragazza riprese piano piano i sensi. Vide il
padre, che la chiamava.
<< Papà…. >> disse
con fatica.
<< Sono qui Any….non affaticarti ok? Ora
arriverà il dottore… >> disse lui,
continuando ad accarezzarle la fronte.
La ragazza spostò lo sguardo intorno, non capendo dove fosse.
<< Dove sono? Cos’è successo?
>> chiese, sempre con un filo di voce.
<< Sei in ospedale Any….sei stata ferita
>> rispose Gustus.
Anya spalancò gli occhi, all’improvviso.
<< Dov’è Clarke? >>
chiese al padre, che la guardò triste.
<< Devi riposare ora, ok? >> le disse.
<< Dov’è Clarke? Devo vedere
Clarke…. >> disse cercando di alzarsi, il
padre la fermò.
<< Anya calmati >>
<< Clarke!! Clarke!! Fatemi vedere Clarke!! Clarke!!
>> i dottori intervennero, la ragazza si
dimenò urlando il nome dell’amica, dovettero
sedarla.
Gustus uscì dalla stanza piangendo.
In sala d’aspetto, Lexa aveva la testa fra le gambe,
sentì i passi di qualcuno e subito alzò lo
sguardo trovandosi quei occhi blu che amava tanto, ma subito sparirono,
sostituendosi con quelli scuri di una ragazza latina.
<< Salve, sei la sorella di Anya giusto? >>
chiese gentile, la bruna annuì.
<< Come sta? >> chiese.
<< È fuori pericolo >>
sussurrò la bruna.
Prima che Raven potesse aggiungere altro Indra, che era andata a
prendere qualcosa da mangiare, fece ritorno.
<< Lexa, ti ho preso un tramezzino tesoro… Oh
salve >> salutò la donna.
Raven appena udì quel nome, si voltò velocemente
verso la ragazza.
<< Tu sei Lexa? >> chiese sorpresa.
La ragazza la fissò, stralunata e annuì col capo.
Lo sguardo della latina si fece triste e si abbassò
così da incontrare i suoi occhi.
<< Mi dispiace, davvero….Lexa >>
le disse, guardandola negli occhi.
Lexa ricambiò lo sguardo, incuriosita da
quell’atteggiamento.
Raven entrò nella camera di Anya. Vide la ragazza dormire,
sul viso ancora le lacrime versate.
Si coricò accanto a lei e l’abbracciò.
<< Tranquilla….ci sarò io accanto a
te ora >>
I genitori e Lexa tornarono a casa, appena arrivati Indra
andò, subito da Abby e Gustus e la figlia rimasero soli, in
salotto.
<< Ha….ha sofferto? >>chiese al
padre.
Gustus la guardò.
<< Ha salvato Anya e tutti noi…..è
stata molto coraggiosa….dobbiamo essere fieri di lei
>> disse Gustus, guardando per terra.
Lexa lo fissò e poi in silenzio andò di sopra, in
camera sua. Prese il telefono e aprì il messaggio di Clarke.
A più tardi
allora!
;)
Strinse forte il cellullare.
<< Bugiarda…. >>
sussurrò.
Ripensò al bacio, alle sua braccia che la stringevano, al
suo sorriso.
<< Abbiamo
tempo… >>
<< BUGIARDA!!!!!! >>
urlò, scaraventando il cellulare lontano.
<< Bugiarda! Bugiarda! Bugiarda! BUGIARDA!!!!
>> continuava a ripetere mentre scaraventava tutto per
aria.
<< Ti odio!! Come hai potuto!!! >> disse
piangendo disperata.
<< Ti prego….vieni da me….ti sto
aspettando…. >> pregò singhiozzando.
<< La vita, a volte, ci mette di fronte momenti
difficili. Momenti terribili che non vorremo mai che
arrivassero. Ma è grazie a questi momenti che
capiamo quanto siamo fortunati. Fortunati ad aver incontrato una
persona che cambia per sempre la nostra vita. Per tutti, Clarke,
è stata quella persona. Una
figlia….un’amica…un esempio da seguire,
un eroe. Per questo, Grazie Clarke >> disse il
funzionario funebre.
Al funerale di Clarke, avevano partecipato tutti. Tutti rendevano
omaggio alla bionda, la Principessa, che aveva salvato tutti.
Il nome di Clarke, venne aggiunto nella lastra di marmo bianco dei
caduti, nella stessa dove c’era inciso anche quello di suo
padre.
Abby era inconsolabile, al rinfresco, non faceva altro che bere.
<< Abby tesoro….ti va di stenderti un
po’? >> chiese Indra.
<< No…sto bene… >>
disse inciampando sui suoi stessi passi.
<< Abby, su, lascia che ti aiuti >> chiese
gentile Gustus.
<< Non….Toccarmi! >> disse
furiosa la donna, scostando il braccio dell’uomo. Abby lo
guardò negli occhi.
<< Perché sei qui? Vattene! >>
<< Abby… su… >>
riprovò Gustus.
<< Non ti è bastato mio marito? Ti sei preso
anche la mia bambina?! >> urlò la donna al
generale.
<< Abby andiamo non fare cosi >> disse
Indra, cercando di avvicinarsi. Gustus non disse nulla.
<< La mia dolce bambina…..me l’hai
ammazzata tu!!!! È tutta colpa tua!!! Dovevi tenerla al
sicuro!!! Non mandarla a morire!!!! >>
continuò disperata la donna.
<< Clarke ha fatto un gesto davvero
coraggioso….ha salvato il nostro popolo, dovresti essere
fiera di lei >> disse il generale. Uno schiaffo lo
colpì in pieno volto.
<< Vattene >> disse Abby, disgustata.
Anya si era ritirata dagli Skaikru. Stava partendo con Raven, per un
po’ di tempo. Mentre metteva in macchina gli ultimi bagagli e
dopo aver salutato i suoi, andò verso il portico, dove Lexa
era seduta.
<< Questa è per te….
>> le diede un pacchettino.
Lexa l’aprì e vide una cornice con dentro una
foto. Lei, Anya e Clarke….nella casa al lago, abbracciate e
sorridenti felici.
Lexa guadò la sorella, sorpresa.
<< Volevamo dartela per il
diploma….è stata una sua idea sai…
>> disse la sorella, schiarendosi la voce.
<< Grazie… >> rispose Lexa,
guardando la foto.
Anya l’abbracciò forte.
<< Tornerò presto sorellina….non
fare sciocchezze ok? >> le disse.
<< Ok… >>
La scuola riprese, come tutte le cose.
<< Ehi quattrocchi che hai fatto? Non porti
più gli occhiali? >> la schernì
Murphy, ma prima che potesse continuare, Lexa lo guardò
negli occhi e gli diede un bel pugno in faccia. Con lo stupore di tutti.
<< Non avvicinarti più a
me…..altrimenti ti ammazzo >> disse minacciosa.
Costia e Octavia la guardarono preoccupate.
<< Allora….hai preso la tua decisione quindi?
Sei sicura? >> chiese il responsabile scolastico.
<< Si….voglio diventare una Skaikru
>> disse Lexa, decisa.
<< Perfetto, l’inserimento delle nano macchine
è un po’ doloroso, ma non ti spaventare,
passerà tutto in pochi minuti >> gli
spiegò.
<< Non ho paura >> disse la bruna.
Lexa camminava per le strade buie della città. Con il suo
giubbotto di pelle nera. Andò davanti alla gelateria Creamy,
si fermò un po’ lì, poi andò
sul tetto della scuola. Si sedette sul bordo e guardò le
stelle.
Alzò il braccio, allargò il palmo della mano.
Nella mente, l’immagine di Clarke felice e sorridente. I suoi
occhi blu.
Subito le lacrime le bagnarono il viso.
Presente
La missione consisteva nel controllare un meteorite, simile ad un
pianeta, oltre il confine. La Terra era in guerra con gli automi che
avevano cercato di invaderla, quel giorno famoso. Gli Skaikru scesero
al suolo, quella landa desolata, piena di rocce e detriti, era
controllata da dei trafficanti di armi e di chissà quali
altre cose.
La missione era quella di ripulire tutto.
Mentre Lexa e un suo compagno perlustravano un seminterrato, qualcuno
iniziò ad attaccarli. Quelle macchine schifose.
<< Lexa ne hai due a ore sei >>
le disse Raven.
Il comandante, con una mossa, riuscì a neutralizzarli.
<< Bel colpo Woods >> disse Roan.
Lexa non fece in tempo a girarsi che qualcuno la colpì,
scaraventandola contro il muro, stava per alzare il viso quando una
stretta forte alla gola le bloccò il respiro. Una macchina
l’aveva sollevata da terra pronta a finirla, ma quando Lexa
aprì gli occhi si ritrovò due occhi blu che la
fissavano.
Quegli occhi blu.
<< C- Clarke…. >> disse
sconcertata.
A quelle parole, la presa piano piano si allentò.
Lexa si accorse di due macchine dietro di loro, Clarke si
girò e le distrusse, con un colpo solo.
Lexa fissò la scena sconcertata, ancora a terra. Quella cosa
che stava fissando….aveva al posto del braccio una specie di
grande spada, la gamba fatta di metallo e fili. Come la maggior parte
del corpo. Si voltò verso di lei, lentamente.
All’improvviso, qualcosa la colpì, facendola
cadere a terra.
<< NO!!! >> urlò la ragazza.
Roan, con in mano il suo fucile si affrettò a soccorrere
Lexa.
<< Lexa stai bene? >> le chiese.
<< C- Clarke >> sussurrò,
sconvolta.
<< Cosa? >> chiese il Generale non capendo.
Lexa indicò il corpo che Roan aveva colpito, il generale si
avvicinò e girò il corpo con il piede.
Puntò il fucile e quello che vide lo sconvolse.
<< N-non è possibile…..
>> controllò subito il polso.
<< Chiamate un elisoccorso presto!! >>
ordinò.
<< Raven passami il Generarle Luna presto!
>>
Lexa continuava a guardare la scena, il respiro irregolare, il cuore
che le scoppiava nel petto, poi il buio.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti carissimi lettori!! Ecco a voi un altro capitolo!!! Ditemi ve
l'aspettavate?? So che questo capitolo è molto
spezzettato ma è volutamente
così.....più andremo avanti più tutto
si capirà! Promesso! Quindi.....Clarke è viva????
Come si metterenno ora le cose per tutti??? Cosa sarà
capitato alla bionda???
Ci saranno ancora
capitoli del passato ma in particolare ora ci concentreremo sul
presente! Vi ringrazio davvero di cuore, ho letto delle recensioni
stupende che mi hanno fatto davvero felice, vi ringrazio per il vostro
supporto!! Vi adoro tutti!
Spero alla prossima!!
|
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Capitolo 11 *** Miracolo ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Miracolo.
Presente.
Le voci ovattate che rimbombavano dentro la navicella di trasporto,
come se ti trovassi all’interno di una bolla. Udivi gli
schiamazzi e gli ordini, dati con decisione e agitazione, da Roan.
Seduta nel sedile, con un infermiere che controllava le tue condizioni,
che rattoppava i pochi graffi che avevi riportato.
Lexa era in questo stato, persa. Non sapeva cosa, in
realtà, fosse successo. Si stava chiedendo se non fosse
tutto un sogno, qualcosa che la sua mente avesse creato. Ma lei era
seduta lì, e davanti a lei, il corpo di quella che sembrava
essere proprio Clarke, disteso su una barella, attorniata da medici e
infermieri del primo soccorso, e dal Generale Roan.
Tornarono a casa, alla Base da cui erano partiti. Appena atterrati
altri dottori e infermieri si avvicinarono per prestare soccorso alla
bionda.
<< Muoviamoci! Dobbiamo subito portarla dentro, presto!
>> disse a voce alta, un dottore.
<< In quanto responsabile della missione, sono
autorizzato dal Consiglio a venire con voi >> disse Roan,
aiutando per quanto poteva i medici, che spingevano la barella
all’interno.
Arrivati nell’ospedale del campo, le porte si chiusero
davanti a Lexa, rompendo quella bolla.
<< Comandante Woods, deve venire con
me….dobbiamo visitarla >> disse
l’infermiera che era al suo fianco.
Lexa si girò verso di lei, senza dire una parola, poi
guardò ancora quella porta chiusa.
<< Ci vorrà moltissimo tempo, meglio se viene
con me….va bene? >> insistette, ancora,
l’infermiera, portandola lentamente verso un'altra stanza.
La visitarono, le fecero i soliti esami post- missione. Le
disinfettarono e fasciato le ferite che aveva riportato. Le dissero che
poteva sentire un po’ di dolore alla gola. Si
ricordò di quella mano che la stringeva, quegli occhi
blu….. i suoi occhi. Ma più spenti e vuoti.
Era davvero Clarke? O stava, semplicemente, impazzendo?
La porta della stanza si aprì di scatto. Gustus fece
irruzione, guardando a destra e sinistra, agitato. Poi il suo sguardo
si posò su sua figlia, seduta sul letto.
<< Lexa… >> sussurrò,
e come un fulmine, si precipitò ad abbracciare la ragazza.
<< Per fortuna stai bene… >>
continuò, stringendola forte.
Si distaccò e le accarezzo il viso con la mano.
<< Che cosa è successo? >>
chiese.
Lexa lo guardò e piano disse:
<< Non….non lo so…io….io
stavo controllando l’interno, era tutto normale, quando
all’improvviso…siamo stati attaccati…
>>
Gustus le toccò il braccio, per incoraggiarla.
<< Poi…sono stata scaraventata via dal fuoco
nemico e qualcosa…..qualcuno mi ha afferrato per la
gola….. >> disse, ricordando quel momento.
<< Era Clarke…..Ho visto Clarke
>> disse meravigliata, alzando lo sguardo verso il padre
che la guardava scioccato.
In quel momento un infermiera chiamò Gustus e lui dopo aver
detto alla figlia che la madre e la sorella sarebbero arrivate presto,
uscì.
Roan era fuori alla sala operatoria, aspettava che qualcuno uscisse per
dargli delle informazioni. Camminava avanti e indietro, per il
corridoio. Quello che aveva visto non gli sembrava possibile, ma quel
viso era troppo familiare.
All’improvviso, le porte si aprirono e un dottore
uscì.
<< Allora? >> chiese Roan.
<< La situazione è molto grave…non
abbiamo i mezzi per occuparcene qui, va portata immediatamente in un
ospedale più specializzato….non possiamo fare
molto qui… >> disse il dottore.
<< Ma gli esami? Insomma… >>
chiese Roan.
<< Il DNA è quello del cadetto
Griffin….si… >> confermò
il dottore.
Roan era stupefatto, si passò la mano in testa velocemente,
poi un sorriso gli illuminò il viso.
<< Generale, la situazione è molto grave, ha
subito danni davvero considerevoli, bisogna trasferirla il
più presto possibile >> continuò il
dottore.
<< Si, certamente! Faccia preparare tutto! E non
c’è bisogno che le dica che questa notizia
è riservata >> disse il Generale, mentre si
spostava per fare una chiamata.
<< Sono io…è lei. Si,
si… trasferimento immediato e massima riservatezza. Ho
capito >> disse chiudendo la telefonata.
Roan camminava verso la camera di Lexa, quando incontrò,
fuori, Gustus che parlava con un dottore.
<< Generale… >> disse Roan
appena lo vide.
<< Roan! Che diavolo è successo?
>> chiese Gustus, impaziente.
<< Il DNA è positivo….penso sia
proprio la nostra Principessa, Signore >> disse
sorridendo.
Gustus rimase a fissarlo, per qualche secondo. Poi agitato disse:
<< Ma…ma come può essere?
>>
<< Non lo so Signore…ma quella lì
dentro è Clarke >> disse deciso.
Gustus lo guardò con consapevolezza e subito disse:
<< Dov’è? Voglio vederla!
>>
<< La trasferiamo in un ospedale specializzato in
città… >> incominciò
Roan, ma venne interrotto da Gustus che impaziente disse:
<< Devo parlare con Abby >>
<< Generale! La notizia non può ancora essere
resa nota, le sue condizioni sono gravissime…
>> disse Roan, cercando di fare ragionare
l’uomo.
<< Ho commesso due errori gravissimi, nella mia
vita…..non rifarò lo stesso questa
volta….adesso farò la cosa giusta!
>> disse deciso.
<< In quale ospedale la portate? >> chiese
Gustus, ergendosi in tutta la sua autorità.
Abby era appena tornata a casa. Marcus era ancora in ospedale, la sua
vita grazie a quell’uomo gentile era meno vuota. Ma nessuno
poteva ridargli quella serenità che aveva 10 anni fa. Si
tolse la giacca e posò la borsa sul tavolo. Ormai non
praticava più, si occupava solo della gestione degli
specializzandi e della loro formazione.
Stava per tirare fuori la roba da mangiare dal frigo quando
suonò il campanello.
Aprì la porta e si ritrovò Gustus, tutto sudato
che le disse:
<< Devi venire con me >>
<< Gustus? Che è successo? >>
chiese Abby.
Il generale entrò in casa.
<< Devi prendere la tua roba e venire subito con me Abby
>> insistette.
<< Non finché non mi dici che sta
succedendo….si tratta di Anya o Lexa? Stanno bene?
>> chiese agitata.
<< Si tratta di Clarke >>
confessò lui.
Abby rimase immobile, per un attimo.
<< Cosa c’entra mia figlia? >>
chiese dura.
<< È viva Abby….Clarke è
viva >> le disse avvicinandosi.
Abby a quelle parole sbatte le palpebre più volte e scosse
la testa.
<< Ma che stai dicendo? Clarke è morta Gustus!
>> disse arrabbiata la donna.
Gustus si avvicinò e le mise le mani sopra le spalle con
decisione.
<< È viva Abby! Lexa e Roan l’hanno
trovata in missione >>
A quelle parole Abby scoppiò a piangere, Gustus
l’abbracciò confortandola.
Clarke venne portata al Polis Memorial Hospital, uno degli ospedali
più all’avanguardia del paese.
Roan andò con lei spiegando ai chirurghi come era stata
trovata la ragazza, che subito entrò in sala operatoria.
Abby e Gustus arrivarono poco dopo, la donna non stava più
nella pelle.
<< Roan! Dove l’hanno portata? >>
chiese Gustus, appena lo vide.
<< In sala operatoria…Signora Griffin
>> salutò la donna con un accenno del capo.
<< Voglio vederla! >> ordinò
Abby.
<< Signora…i migliori medici si stanno
occupando di lei…so che è dura ma la prego,
aspetti >> disse Roan, capendo lo stato della donna.
Lexa uscì dalla stanza e chiese ad una infermiera dove fosse
il generale. L’infermiera rispose evasiva e la ragazza
capì che avevano trasferito Clarke.
Indra e Anya arrivarono di corsa in quel momento. Abbracciarono la
ragazza.
<< Tesoro stai bene? >> chiese Indra.
<< Sto bene mamma, tranquilla >> rispose
rassicurante Lexa.
<< Che diavolo ti è successo? >>
chiese Anya, preoccupata.
Lexa la fissò e le disse.
<< Dobbiamo andare in un posto >>
Si girò verso l’infermiera di poco prima, con
sguardo duro.
Gustus, Abby e Roan attendevano notizie in sala d’aspetto. La
donna era in ansia, preoccupata per la figlia.
<< L’hai vista Gustus? >> chiese
all’uomo al suo fianco.
<< No Abby…mi dispiace >>
<< Io si >> disse Roan.
La donna si voltò verso di lui.
<< Come stava? >> chiese Abby.
Roan la fissò triste.
<< Non era in buone condizioni….credo sia
molto grave… mi dispiace >> disse, sentendosi
in colpa per aver sparato alla ragazza.
Due dottori uscirono, poco dopo, Abby si precipitò,
chiedendo, subito, notizie. I dottori guardarono Roan,
chiedendo il permesso di poter parlare con la donna, lui
acconsentì.
<< La paziente è arrivata qui in condizioni
gravissime…il braccio e la gamba come anche alcuni organi
sono stati sostituiti con delle parti meccaniche molto rudimentali.
Hanno dovuto tagliare una parte della spalla per poter inserire quella
strana protesi, temo che anche per la gamba sia stato
così…il fegato e i reni sono stati sostituiti,
come anche il polmone destro. Queste protesi hanno portato ad una grave
infezione che non è guarita del tutto. Il suo sistema
immunitario è molto debole >> disse il dottore
spiegando la situazione della ragazza.
<< Oddio… >> disse Abby,
mettendosi le mani alla bocca.
Gustus andò vicino e le toccò la spalla.
<< Abbiamo rimosso tutte le protesi e sostituito gli
organi con altri biosintetici. Per il braccio e la gamba abbiamo ottime
protesi di ultima generazione…praticamente non
noterà la differenza. Per quanto riguarda
l’infezione, è sotto farmaci e aspettiamo che si
risvegli per valutare eventuali lesioni celebrali. Nella tac abbiamo
rilevato vecchi traumi cranici di minore gravità, ma sapremo
tutto con esattezza appena riprenderà
conoscenza…. >> continuò
l’altro medico.
<< Danni alla colonna…o alle nano macchine?
>> chiese Abby.
<< La colonna è in buone
condizioni….per quanto riguarda le nano macchine…
>> incominciò il dottore, guardando Roan.
Il generale disse:
<< Parli >>
<< Crediamo che una parte dell’armatura di sua
figlia si sia fusa con le sue nano macchine, dandogli una maggiore
protezione dai raggi che l’hanno colpita….ma le
nano macchine sono cambiate… >>
spiegò.
<< Cambiate? >> chiese Abby.
<< Non sono più come quelle omologate dal
Consiglio, penso siano mutate per i tanti anni trascorsi oltre il
confine…
non so dirvi le conseguenze >>
<< Mi sta dicendo che le nano macchine le hanno, in
qualche modo, salvato la vita? >> chiese Abby.
Il dottore la fissò.
<< Credo proprio di si >>
<< Da questo, pensiamo derivi anche il sangue nero
>> proseguì il dottore.
<< Sangue nero? >> chiese Gustus.
<< La pigmentazione del sangue della paziente
è diventato nero >> rispose il dottore.
<< Quindi? È fuori pericolo per ora?
>> chiese Abby.
<< Fin quando non riprende conoscenza non possiamo dirlo,
ma pensiamo che, visto che è sopravvissuta tutti questi anni
oltre il confine….beh, ci siano buone speranze
>> disse sorridendo il dottore.
Abby pianse dalla felicità, confortata da Gustus e Roan.
<< Grazie dottore….posso vederla ora?
>> chiese Abby.
<< Ha passato i controlli per la quarantena, anche il
sangue nero non costituisce pericolo, quindi si…credo che
appena ritornerà nella sua stanza potrà vederla
>> disse sorridendo.
<< Grazie dottore…la ringrazio davvero
>> disse Abby piangendo.
<< Per noi è un onore >>
risposero i medici, inchinando il capo.
Abby poté entrare, finalmente, nella stanza riservata a
Clarke. La luce dei vari macchinari illuminavano la stanza, si udivano
solamente i loro suoni. La donna camminò lentamente, quasi
incerta. Dentro di sé, nutriva il timore che se avesse visto
quel viso, avrebbe scoperto che, in realtà, quella ragazza,
non era la sua dolce bambina.
La figura della ragazza era distesa, inerme, nel letto. Abby
arrivò al suo fianco e lì, vide il suo viso.
Avrebbe riconosciuto quel viso ovunque, non importa se bendato o
pallido o cambiato. Quella era la sua Clarke. Una moltitudine di tubi
erano attaccati al suo corpo, quello del respiratore alla sua bocca.
Fece scorrere il suo sguardo su tutto il corpo, osservando le
mutilazioni e le varie ferite riportate. Le lacrime le bagnarono il
viso, con la mano tremante le accarezzò delicatamente, la
guancia.
<< Bambina mia….che cosa ti hanno
fatto? >> sussurrò, scioccata, scoppiando in
un pianto silenzioso.
Roan e Gustus aspettavano ancora fuori. Solo ad Abby era stato permesso
di entrare.
<< Le ho sparato… >> disse
all’improvviso, Roan, appoggiato alla parete, fissando la
porta.
Gustus lo guardò, interrogativo.
<< Ho visto quella figura di fronte a Lexa…e
ho solo agito >> raccontò.
<< Hai fatto il tuo dovere…hai protetto un tuo
compagno >> rispose l’uomo.
<< Mi ha salvato la vita….è
io… le ho sparato >> continuò.
<< Non potevi saperlo….lei ti direbbe che hai
fatto la cosa giusta >> disse Gustus.
<< Era ridotta davvero male….spero, che
potrà dirmelo di persona >> disse sospirando.
<< È riuscita a rimanere in vita
laggiù per 10 anni….sono sicuro che
supererà anche questa >> disse fiducioso
Gustus.
All’ospedale, improvvisamente, si precipitarono Anya e Lexa.
Il chiasso provocato dalle loro urla, in particolare quelle di Anya,
fecero intervenire Gustus.
<< Papà! >> urlò Anya
correndo verso di lui.
<< Dimmi che non è uno scherzo…ti
prego! >>
<< Venite, parliamone in un posto più
riservato >> disse l’ex generale, portando le
ragazze nella rampa di scale d’emergenza.
<< Allora?? >> chiese impaziente Anya.
Gustus, sospirando disse:
<< È lei….è la nostra
Clarke >>
Anya scoppiò a piangere e si mise le mani in testa,
scioccata.
Lexa rimase immobile, fissando il pavimento.
<< Voglio vederla! Come sta? >> disse
partendo in quarta Anya.
<< Non ci è permesso vederla, solo ad Abby
è permesso di entrare per ora… >>
disse Gustus.
<< Ma come sta? >> chiese Anya.
Gustus la fissò.
<< È molto grave…ha perso un
braccio, una gamba e alcuni organi interni, non sappiamo ancora se si
risveglierà e se ha subito danni permanenti al sistema
nervoso… >> spiegò l’uomo.
Anya lo guardò scioccata.
<< M-ma si risveglierà….giusto?
>> chiese la figlia maggiore, con la voce tremante.
Gustus le rivolse uno sguardo triste.
<< Possiamo solo aspettare e sperare >>
Nella mente di Lexa riecheggiavano solo le parole “
è Clarke “ la sua Clarke era tornata da lei.
Passò una settimana. Una settimana in cui tutta la famiglia
Woods, Roan e Abby stavano aspettando qualche miglioramento. I medici
avevano rassicurato tutti, dicendo che il coma era perfettamente
normale. L’unica incognita era la sua uscita.
Abby come tutti i giorni non si allontanava mai dalla figlia. Erano
stati giorni pesanti e stressanti, e in quel momento, dormiva
appoggiata al letto affianco alla figlia.
Un movimento impercettibile della mano di Clarke la
svegliò. Le dita si mossero piano, poi si strinsero. Abby
assistette alla scena e in un lampo si alzò e
fissò il viso di Clarke, chiamandola.
<< Clarke tesoro, mi senti? >> chiese.
<< Clarke! >>
Clarke aprì, lentamente gli occhi, richiudendoli
un secondo dopo.
<< Clarke tesoro mi senti? >>
<< Sono la mamma Clarke! >> disse piangendo
dalla gioia.
Prese il viso della figlia tra le mani. Gli occhi di Clarke ora si
spalancarono e si guardavano intorno agitati. Un occhio completamente
rosso per via delle ferite.
<< Tranquilla tesoro >> disse Abby cercando
di calmare la figlia sempre più agitata.
Clarke cominciò a dimenarsi sempre di più,
cercando di togliersi il respiratore. Abby l’aiutò
e velocemente glielo sfilò.
<< Ecco…ora va meglio >>
posò il respiratore a fianco a letto, ma non ebbe il tempo
di girarsi che Clarke la spinse contro il muro.
Il suo sguardo era agitato e si guardava intorno con sospetto, non
capendo dove fosse.
Fissò la donna senza riconoscerla e le urlò,
cercando di alzarsi:
<< Ste awy kom me!!!! >> cercò
di strapparsi i fili e subito intervennero i medici e gli infermieri
che la immobilizzarono a letto.
La ragazza continuava ad urlare e a dimenarsi. I medici riuscirono a
stento a sedarla. Abby assistette inerme a quella scena, piangendo.
La donna uscì dalla stanza frastornata. Appena la vide,
Gustus andò verso di lei, sorreggendola.
<< Abby che è successo? >>
chiese preoccupato.
<< Si è svegliata Gustus….si
è svegliata >> disse fra le lacrime.
L’uomo sorrise felice e l’abbracciò.
<< Non mi ha riconosciuta….mi ha spinta
via…ha urlato qualcosa che nemmeno ho capito
>> disse in stato di shock.
Gustus la fissò.
<< Che cosa hanno fatto alla mia bambina?
>> chiese la donna abbracciando l’uomo.
Sapere che Clarke aveva ripreso conoscenza aveva reso tutti felici, ma
le parole di Abbyavevano creato un alone di preoccupazione. E se Clarke
non fosse più la loro Clarke? Se non si ricordasse di loro?
Clarke aprì ancora gli occhi. C’era buio, non
capiva dove potesse essere. Doveva scappare, era circondata da nemici,
il nemico va distrutto, pensò. Cercò di
sollevarsi, ma si rese conto di non sentire più il suo
braccio. Spostò lo sguardo e capì…non
c’era più.
Come si sarebbe difesa, ora?
Iniziò ad agitarsi, non capiva, tutte le immagini si
sovrapponevano nelle sua testa. Le battaglie, il dolore, la voce
metallica di quel mostro…quei occhi verdi. Aveva
già visto quei occhi. Appartenevano a un nome…
<< Le…xa >> sussurrò.
E tutto ritornò a galla….tutti i ricordi.
Una donna entrò nella camera, facendola sussultare. Rimase
sulla porta, osservandola incerta. Incominciò ad avvicinarsi
lentamente…
Clarke osservò quel viso e ricordò una giornata
al mare….un uomo e una donna le sorridevano.
<< N-Nomon? >> sussurrò, piano.
Abby si avvicinò ancora.
Clarke la fissò e disse a voce più alta:
<< Mamma…. >> Abby sentendo
quella parola iniziò a piangere e si portò una
mano alla bocca.
<< Si…Sono io >> disse la donna,
sedendosi nel letto di fronte alla figlia.
Si mosse per abbracciarla ma Clarke si scostò, non volendo
essere toccata. Allora Abby, decise di provare ad accarezzarle una
guancia, lentamente.
Clarke osservava i movimenti della donna con attenzione, in guardia.
<< Va tutto bene….sei a casa
ora….sei tornata a casa Clarke >> disse
dolcemente la donna, accarezzando la figlia.
<< C-Casa…. >>
sussurrò la bionda.
<< Si sei a casa... >> confermò
Abby, piangendo.
<< La mia forte e coraggiosa Clarke…..grazie
per essere tornata da me >> disse fra le lacrime, e
questa volta, delicatamente, l’abbracciò.
Clarke rimase rigida e non ricambiò l’abbracio, ma
ricordava quel profumo, sapeva di protezione e di…
<< ….casa…. >>
sussurrò, e chiuse gli occhi, sospirando.
Era tornata a casa.
Clarke si addormentò, Abby accanto a lei le teneva la mano,
sorridendo.
Uscì dalla stanza e tutti erano lì ad attenderla.
Guardò i visi di tutti, speranzosi e avidi di buone notizie.
<< La nostra Clarke è tornata >>
disse, felice.
E tutti esultarono dalla gioia e corsero ad abbracciare Abby.
La donna andò verso Lexa e Roan e fra le lacrime disse:
<< Grazie per averla riportata a casa >>
Ancora non era permesso di vedere la bionda, Abby aveva paura che molti
visi potessero farla agitare, l’umore di Clarke era instabile.
A volte non proferiva parola, altre volte parlava una strana
lingua e altre, invece, sussurrava solamente alcune parole.
I medici avevano parlato con Abby e avevano deciso di rioperare Clarke.
Dovevano impiantarle le protesi al braccio e alla gamba. Dopo averla
sedata, la portarono in sala operatoria e l’intervento
riuscì perfettamente.
Abby parlò con il neurologo, che gli spiegò che
la memoria di Clarke sarebbe, col tempo, diventata sempre
più precisa. La bionda, infatti, si ricordava
tutto ma non così dettagliatamente, erano presenti tanti
buchi.
Suoni metallici, rumore
di esplosioni, lame che si scontravano.
Una figura che
continuava a colpirla, ancora e ancora.
<<
Lei è un tuo nemico….distruggi i tuoi nemici
>>
Clarke si svegliò di soprassalto, respirando affannosamente.
Il corpo sudato, il dolore che l’accompagnava, ormai, da
tantissimo tempo. Provò a mettersi seduta e vide il suo
braccio sinistro. Era il suo braccio, almeno così le
sembrava. Ci passò delicatamente l’altra mano
sopra e capì….non era il suo braccio. Abby
entrò e vide la figlia in quello stato.
<< Clarke… >> disse
avvicinandosi.
<< Non è il mio braccio…
>> disse, toccandosi ancora.
<< No....i dottori hanno impiantato queste protesi, so
che non è la stessa cosa, ma sono praticamente arti
normali…vedrai che ti abituerai col tempo >>
rassicurò la madre.
<< Dov’è il mio braccio?
L’altro braccio… >> chiese guardando
la donna.
Abby capì che si stava riferendo a quella specie di arma.
<< Quello non era il tuo braccio…
>> disse Abby, si sedette accanto a Clarke.
<< Da domani inizieremo con la
riabilitazione…faremo tutto piano piano, così
potrai camminare di nuovo >> spiegò.
<< Va bene… >> disse Clarke.
<< Ci sono alcune persone che vorrebbero
vederti….Anya vorrebbe vederti.. >> le disse
ad un tratto Abby.
Clarke la fissò negli occhi, senza dire nulla.
<< Non fa nulla se non te la senti…va
benissimo, sono solo impazienti…sei mancata a tutti
>>
<< Anya… >> sussurrò
Clarke, cercando di ricordare il viso della sua amica.
<< Si…posso farla entrare? >>
chiese Abby.
Clarke ci pensò su e poi annuì.
Abby uscì dalla stanza, andò verso Anya e disse:
<< Puoi entrare se vuoi >> sorrise alla
ragazza che sgranò gli occhi dalla sorpresa.
<< Posso davvero? >> chiese.
<< Si…ricordati di andarci piano
però, ok? >> l’avvertì
Abby.
La ragazza annuì, si mise davanti alla porta, fece un
respiro profondo ed entrò.
La camera era illuminata, lievemente, dai raggi del sole. Anya vide
subito l’amica distesa sul letto, guardarsi il braccio.
Rimase lì, immobile. I capelli di Clarke erano lunghissimi e
più scuri. Il volto segnato da chissà quali
orribili esperienze, le conferivano un aria più matura e
intimidatoria.
La bionda sollevò lo sguardo e vide l’amica
lì ferma sulla porta.
Le due si fissarono per molto tempo. Anya stava trattenendo il respiro.
<< Sei…..invecchiata…Any
>> disse, all’improvviso Clarke.
Gli occhi di Anya si riempirono di lacrime e velocemente
andò verso l’amica, che si scostò
spaventata. Anya allora si fermò, alzando la mani.
<< P-Posso abbracciarti? >> chiese.
Clarke annuì e lentamente Anya
l’abbracciò. Piangendo le sussurrò:
<< Non farlo mai più….ti prego, non
lasciarmi mai più…altrimenti ti ammazzo Clarky
>> la bionda, lentamente, mosse il braccio e le
accarezzò la schiena.
<< Ok >>
Anya parlò per la maggior parte del tempo, dei vecchi tempi
e Clarke ascoltava in silenzio. Anya notò che Clarke ogni
tanto faceva una smorfia di dolore, e si toccava il braccio o la gamba.
<< Vuoi che chiami un infermiera per il dolore?
>> chiese alla bionda.
<< No…sono abituata a quello, non riesco a
muoverlo >> disse Clarke cercando di muovere le dita,
senza riuscirci.
<< Ci vuole del tempo, non ti affaticare ok?
>> disse sorridendole.
Poi Clarke le chiese:
<< Potresti aiutarmi? Vorrei farmi un
bagno…ma, non voglio che mia madre mi aiuti >>
Anya la fissò, stupita. Non aveva mai visto Clarke
così indifesa prima.
<< Certo >> Clarke, si sollevò e
si scoprì.
Anya andò verso il bordo del letto e le mise il braccio
sotto le gambe e la sollevò in braccio.
La portò in bagno, la fece sedere su una sedia,
preparò la vasca e aiutò l’amica a
togliersi il camice. Quando le scoprì la schiena quello che
vide la sconcertò. Cicatrici, bruciature e al
posto della pelle, una sorta di lamina di metallo, le copriva molte
parti della schiena.
<< Non volevo che mia madre vedesse >>
sussurrò Clarke, affannosamente.
Anya guardava la schiena della sua amica e non poté che
piangere al solo pensiero di quello che doveva aver passato.
Vedeva quello scempio e la rabbia l’assalì.
Ricordava Clarke, solare, piena di vita, coraggiosa e ora vedeva un
guscio ferito, tremante e indifeso.
Anya l’abbracciò, delicatamente da dietro.
<< Va tutto bene Clarky, ci sono io
ora…andrà tutto bene vedrai >>
Anya uscì dalla stanza e ad attenderla trovò
Raven. La ragazza appena la vide si precipitò ad
abbracciarla. Anya pianse disperata, tra le braccia della latina.
Era notte, Clarke era seduta nel letto, con forza mise i piedi per
terra e si alzò. Con gran fatica si avvicinò alla
finestra e scostò la tenda. Non si ricordava la
città. Il dolore che sentiva mentre si sforzava di stare in
piedi non era nulla a confronto di tutto quello che aveva passato. Si
accasciò contro il muro e fissò la luce della
luna. Qualcuno entrò nella stanza e camminò verso
di lei, Clarke spostò lo sguardo, davanti a sé e
vide una donna bellissima. Una dea o, forse, un angelo.
I capelli castani lunghi e mossi, le ricadevano morbidi sulle spalle,
gambe lunghe e snelle. Occhi verdi e profondi come la foresta.
Clarke fissò quegli occhi e le venne in mente
l’odore della pioggia.
<< Non porti più gli occhiali >>
disse alla ragazza, che stava lì in piedi davanti a lei, che
continuava a leggerle l’anima.
La ragazza si inchinò, lentamente, alla sua altezza,
continuando a guardarla negli occhi. Distese il braccio, e con la punta
delle dita, le toccò il petto. Clarke si
irrigidì, ma sentendo il calore delle dita della ragazza si
rilassò.
<< Sei tu…. >>
sussurrò, la bruna.
<< Sei viva… >> disse stupita,
sentendo il battito del cuore della bionda.
<< Anche tu… >> disse Clarke.
<< Per fortuna stai bene >>
continuò la bionda, sospirando.
Lexa a quelle parole sgranò gli occhi e piano, si mise
affianco a Clarke. Posò la testa sulla sua spalla sana e
chiuse gli occhi.
<< Stai bene… >>
sussurrò ancora la bionda.
Lexa pianse silenziosamente, stringendo il braccio di Clarke.
<< Grazie per essere tornata da me >>
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori! Ecco a voi un nuovo capitolo! Fatemi sapere che
cosa ne pensate!! Vi ringrazio, davvero di cuore, per le vostre
bellissime e meravigliose recensioni! Mi fanno sempre molto piacere!!
Ora sappiamo che Clarke è, effettivamente, la nostra
Clarke....ma cosa le sarà capitato? Riuscirà a
superare tutto questo? Si ricorda di Lexa....ma ora molte cose sono
cambiate!
Nel prossimo capitolo vedremo il ritorno a casa della bionda e come
incomincerà ad affrontare il suo ritorno alla vita!
Grazie ancora!! Vi adoro!
A prestissimo!!
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Capitolo 12 *** Ritorno a Casa ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ritorno a Casa.
Presente.
La riabilitazione di Clarke procedeva bene, ogni giorno la bionda si
alzava e camminava con l’aiuto delle stampelle. Esercizi per
la gamba, esercizi per la mano e il braccio. La ragazza eseguiva tutto
quello che il fisioterapista le diceva, e nonostante i mille gli sforzi
e il dolore che ne derivava, non si sentiva manco un lamento uscire
dalla sua bocca.
Abby la osservava, poteva solo immaginare il dolore che provasse, ma la
figlia non faceva trasparire nulla. La donna si domandò se
ormai, il dolore fosse diventato una costante della sua vita.
Ogni giorno esercizi, analisi di ogni genere, per vedere
l’andamento generale delle sue condizioni fisiche. Le
infermiere le avevano detto che la notte non riusciva a dormire, la
mattina la trovavano distesa a terra, con gli occhi spalancati.
Non vedeva l’ora di riportarla a casa.
Quel giorno, di ritorno da alcuni esami, fuori dalla sua camera
incontrarono Roan e altre persone, dalle divise dovevano essere Skaikru.
Clarke era sulla sedia a rotelle, vide un uomo alto, con spalle larghe,
capelli lunghi semi raccolti dietro. Gli occhi grigi/ celesti. Aveva
un’aria familiare, pensò, invece
l’altra, una donna con lunghi capelli ricci, pelle ambrata e
sguardo autoritario, non le diceva nulla.
<< Roan.. >> disse Abby.
<< Signora Griffin, io e il Generale Flou vorremmo
scambiare alcune parole con sua figlia >> disse,
gentilmente, Roan.
<< Clarke è appena rientrata da una pesante
sessione di analisi…non potremo fare in un altro momento?
>> rispose Abby, protettiva.
La donna si mise in mezzo dicendo:
<< Mi dispiace Signora Griffin, ma non possiamo aspettare
oltre >> disse dura la donna.
A quelle parole, Abby stava per ribattere che lei aveva aspettato per
ben 10 anni, ma la voce di Clarke intervenne prima:
<< Va tutto bene Mamma… >>
Abby si girò verso la figlia e Clarke le fece un cenno col
capo.
Andarono a sedersi nella sala d’aspetto, la bionda rimase
seduta sulla sedia, di fronte ai due.
<< Vorremo parlare da soli se non le dispiace
>> disse la donna, che Abby già odiava.
Contrariata guardò la figlia acconsentire e se ne
andò.
Clarke osservò la madre varcare la porta e il suo sguardo
ritornò sui due.
<< Clarke….è bello vedere che ti
stai riprendendo >> incominciò
l’uomo.
Clarke continuava a fissarlo, cercando di ricordarsi il suo viso.
<< Chiedo scusa ma….non mi ricordo di
voi… >> disse incerta.
Roan, sorpreso rispose:
<< Sono Roan…Roan White, andavamo
all’Accademia insieme >>
Clarke si ricordò un ghigno, una sfida su un
tetto…
<< Sei un Azgeda…. >> disse,
piano.
<< Si… >>
<< Non mi piacciono gli Azgeda >> disse,
guardandolo negli occhi.
Raon non sapeva cosa dire. Quella che aveva di fronte, non sembrava la
Principessa di dieci anni fa. Ma pensò che fosse
perfettamente normale.
<< Lei è il Generale Luna Flou, è
anche la rappresentante degli Skaikru nel Consiglio >>
spiegò, presentandole la donna.
<< È per me un grande onore conoscerla Miss
Griffin >> disse la donna inchinando il capo.
Clarke ricambiò il gesto non rispondendo.
<< Io e il Generale Roan siamo qui per porle qualche
domanda, se per lei va bene, su quello che le è accaduto
>> disse precisa.
Clarke la guardò attentamente, non sapeva per quale motivo,
ma iniziava a stare in guardia.
<< Sappiamo che i tuoi ricordi sono confusi, ma sarebbe
per noi di grande importanza sapere quello che
ricordi….anche solo poche informazioni…
>> continuò Roan, incoraggiandola.
Clarke li fissò, in silenzio per un momento, poi disse:
<< Cosa volete sapere? >>
<< Ricorda cosa successe quel giorno? Il giorno
dell’esercitazione? >> chiese la donna,
accendendo un registratore, senza chiedere alla bionda il permesso.
Clarke capì, era un interrogatorio.
<< Vagamente…ricordo solo tanto caldo
e…una luce accecante… >> rispose.
<< Non ricordi che tornasti indietro a prendere Anya?
>> chiese Roan, ricordandosi la bionda che gli affidava
l’amica.
<< No…io ricordo solo…un caldo
insopportabile e una grande pressione…. >>
disse incerta.
<< E dopo? Cosa ricorda? Come ha fatto a sopravvivere
all’attacco? >> chiese Luna.
Clarke guardò per terra, un momento.
<< Se non ricordi o non te la senti va benissimo
Clarke… >> disse Roan, vedendo la reazione
della bionda.
Ma a quelle parole, Clarke sollevò lo sguardo e disse:
<< Dolore….ecco cosa ricordo…tanto,
tanto dolore >>
<< Dove si trovava? >> chiese sempre Luna.
<< Non lo so…non ricordo bene…so
solo che mi hanno portata lì, in quella stanza…mi
hanno aggiustata >> disse la bionda.
<< Aggiustata? >> chiese Roan.
<< Mi hanno riparata…mi hanno dato una gamba e
un braccio nuovo >> spiegò.
<< Quelle armi.. >> sussurrò
Roan.
<< Mi risvegliai in una cella…lui mi disse che
ora, ero di sua proprietà e che dovevo combattere o sarei
morta >> disse tranquillamente.
<< Lui chi? >> chiese Luna.
<< Titus….così si faceva
chiamare…. >> disse Clarke, abbassando lo
sguardo.
<< Titus? >> disse Luna.
<< T.I.T.U.S. >> disse meccanicamente
Clarke.
<< Chi era? >> chiese Roan.
<< Era il titolare della casata….lui
partecipava al Conclave >> spiegò Clarke.
<< Conclave? >> chiese Luna.
<< È sacro per loro…una sfida
all’ultimo sangue…i guerrieri di ogni casata
dovevano battersi in un arena….chi uccideva tutti gli altri
vinceva >> spiegò Clarke, sospirando.
<< Hai combattuto nel Conclave? >> chiese
Roan.
Clarke lo fissò e disse:
<< Si >>
<< Hai vinto >> disse Luna, guardandola.
Clarke si voltò verso di lei.
<< Non ci sono vincitori, in
realtà….solo sopravvissuti
>> disse, il suo sguardo divenne vacuo.
<< Quelli sono tuoi nemici….distruggi i tuoi
nemici >>
<< Perché non mi domandate quello che
realmente, volete sapere? >> chiese
all’improvviso, la bionda.
<< Sarebbe? >> chiese Luna, curiosa.
<< Se ho spifferato qualcosa… >>
rispose, fissandola negli occhi.
<< Non siamo venuti qui per… >>
ribatté Roan, ma Luna disse:
<< L’hai fatto? >> chiese.
Clarke la fissò, ancora.
<< No >>
Si sporse in avanti.
<< Ci sono luoghi….che è meglio non
esplorare….Generale >> disse Clarke, poi si
girò e nel mentre che se ne andava disse seria:
<< L’interrogatorio è finito
>>
<< Ti
hanno abbandonato….qui,
nell’oscurità….loro sono deboli,
vili….non sanno cosa hai fatto per loro >>
Urla,
schiamazzi…
<<
Mostragli…..il tuo potere! >>
Fuoco….grida
spaventose…rabbia….il nulla…
Clarke si risvegliò, tutta sudata, ansimando. Era a casa
ora…ora era a casa.
Quel giorno avrebbero dimesso Clarke. Abby e Gustus andarono
a prenderla. La riabilitazione aveva dato i suoi frutti e la bionda
poteva stare in piedi e camminare con l’aiuto solo di una
stampella. Muoveva il braccio, anche se ancora la coordinazione non era
perfetta.
Abby era dentro la stanza di Clarke, la madre le stava tagliando i
capelli, ormai troppo lunghi.
Quando Gustus bussò, pronto per andare, si
immobilizzò appena vide comparire la ragazza. Vestiti
puliti, capelli alle spalle, semi raccolti dietro, meno boccolosi di
prima, ma sempre biondissimi.
Clarke appena lo vide si fermò. Fece cadere la stampella,
divenne rigida e fece il saluto militare.
<< Generale >> disse, in automatico, con
rispetto.
Gustus rimase sbalordito, senza parole, si avvicinò e disse
dolcemente:
<< Non sono più Generale,
ormai….puoi chiamarmi semplicemente
Gustus….Clarke >>
Clarke rimase stupita e abbassò il braccio.
<< Per me rimarrete sempre il
Generale….Signore >> rispose.
Gustus sorrise, poi cercò di accarezzare la guancia della
ragazza ma, quest’ultima si ritirò indietro.
Gustus vide i suoi occhi e capì….Clarke aveva lo
sguardo di un animale in gabbia, sempre all’erta, sempre
pronto allo scontro.
Mise giù la mano e disse, schiarendosi la gola:
<< La macchina e nel parcheggio, se siete
pronte… possiamo andare >>
Fortunatamente il giorno prima Luna aveva fatto un comunicato stampa,
parlando dell’accaduto, chiedendo che il neo nominato
Generale Griffin, non fosse disturbato in nessun modo, impedendo
così ai giornalisti di assillare la ragazza. Abby si era
infuriata per la nomina di Generale, senza avvertenze di Luna. A Clarke
non interessava. Uscendo, nessuno infastidì la ragazza.
Aveva notato che tutti la guardavano da lontano, con ammirazione e
rispetto.
Clarke scese dalla macchina e riconobbe subito, la sua casa.
<< Andiamo >> disse Abby al suo fianco,
felicissima.
Appena entrarono, Clarke si guardò intorno, vide una foto di
lei da piccola, in braccio ad un uomo con i capelli biondi. La prese
fra le mani e osservò il sorriso dell’uomo.
<< Papà è morto….vero?
>> chiese, sempre osservando la foto.
A quella domanda Abby e Gustus si gelarono, la fissarono sconvolti,
senza sapere che dire, poi Abby le andò vicino e le disse:
<< Si Clarke… >> rispose,
accarezzandole i capelli.
Clarke non disse nulla, posò la foto dove l’aveva
trovata.
<< Abby allora io vado…a domani
>> disse Gustus, andandosene.
Sussurrò all’orecchio di Abby:
<< Se hai bisogno chiama >> la donna lo
ringraziò.
Clarke entrò nella sua vecchia camera, si guardò
attorno e vide alcune foto appese al muro.
Le osservò….Anya, Abby, Gustus, Indra,
Bellamy….Lexa… Osservò se stessa,
sorrideva e abbracciava Anya, scherzosamente.
<< Ho tenuto tutto com’era…
>> disse Abby, vicino alla porta.
<< Sarai stanca…perché non prendi
le medicine e ti riposi un po’ ? >> chiese
dolcemente, rivedere la figlia di nuovo nella sua camera, viva, le dava
una gioia immensa.
Aveva pregato tanto per quello.
Clarke annuì. Le due cenarono, Abby le raccontava del
lavoro, di Bellamy e di un suo collega di nome Marcus. La ragazza
ascoltava, in silenzio.
Dopo cena si fece una doccia, l’acqua scorreva lenta sul suo
corpo, martoriato da cicatrici di ogni genere e ricoperto ancora, in
alcune parti, da una sottile lamina d’acciaio. Nella spalla e
nella gambe si notavano le linee di demarcazione tra la sua carne e la
protesi. Posò la fronte sul vetro e chiuse gli
occhi…
Durante la notte, Abby si svegliò di soprassalto.
Dalla camera di Clarke, si udivano urla disumane. Scese, di corsa dal
letto, precipitandosi dalla figlia ma prima che potesse entrare si
fermò. Ricordò le parole delle infermiere e dei
medici: Clarke diventava violenta se svegliata di soprassalto, meglio
lasciare che si svegli da sola.
<< NO!!!! Stammi lontano!! >>
<< Non toccatemi!!! NOOO!!! >>
<< Lasciatemi!!! Andate via, VIAA!!!
>>
<< AHHHHH!!!!! NOOO!! BASTA!! >>
Abby, dietro la porta, piangeva.
Abby stava preparando la colazione, vide la figlia entrare, lentamente,
in cucina.
<< Buongiorno Tesoro, come va? >> disse
sorridendo.
<< Giorno….bene >> rispose,
piano, Clarke.
<< Ho fatto i pancakes….spero siano buoni
>> disse Abby.
<< Saranno sicuramente buonissimi, grazie
>> rispose la bionda, divorando tutto.
Abby sorrise, vedendo la figlia mangiare con gusto.
<< Stasera avremo ospiti per cena…
>> disse all’improvviso, la donna.
Clarke si fermò di colpo e sollevò lo sguardo
verso di lei.
<< Tranquilla, ci saranno solo Gustus, Indra, Anya e
Lexa….la tua rumorosa amica non ha accetto un no come
risposta….sarà come ai vecchi tempi!
>> disse incoraggiante.
Clarke guardò di nuovo la sua colazione e disse:
<< Ok >>
Era in camera sua da più di un’ora e non sapeva
che cavolo mettersi, la maggior parte della roba che aveva
nell’armadio era smanicata e la bionda non voleva di certo
mostrare le sue cicatrici. Trovò una maglia blu, a maniche
lunghe e un paio di pantaloni neri. Non si guardò allo
specchio, non era riuscita ancora a farlo.
Abby andò ad aprire e subito Anya entrò, seguita
da Lexa, Indra e infine da Gustus.
<< Ciao Mamma G. Dov’è Clarke?
>> disse velocemente Anya, sembrando un adolescente.
<< È nella sua camera, già da un
po’ ormai… >> disse Abby,
preoccupata.
<< Vado a controllare >> disse Anya,
salendo subito di sopra.
Gustus sospirò dicendo:
<< Mi dispiace Abby….è
incontenibile >>
<< Non importa…credo che faccia bene a
Clarke… >> disse guardando di sopra.
<< Come ha passato la notte? >> chiese
Indra.
Abby si voltò e scura in volto, rispose:
<< Non bene….ha avuto incubi quasi tutta la
notte, mi hanno svegliato le sue urla… >>
Lexa a quelle parole guardò di sopra, preoccupata.
<< Povera Clarke…chissà cosa tutto
a passato… >> disse Indra, triste.
<< Ora possiamo solo aiutarla a
riprendersi…darle più normalità
possibile >> disse Gustus.
<< Lexa, cara….sei venuta? Che bello
>> disse Abby abbracciandola.
<< Non sarei mancata per nulla al mondo Abby
>> rispose la bruna sorridendo.
Clarke era seduta nel letto, fissava il pavimento, immobile. Appena
sentì bussare alla porta, sobbalzò, spaventata,
osservando la porta.
<< Clarky…sono io >> disse Anya.
Clarke sospirò, sentendo la voce dell’amica, si
alzò, con l’aiuto della stampella e
andò ad aprire.
<< Ehi tu… >> disse
l’amica sorridendole.
<< Ehi.. >> rispose Clarke, facendola
entrare.
<< Allora….finita la prova abiti?
>> disse, notando la roba buttata nel letto.
<< Non trovavo nulla di….adatto
>> disse toccandosi il braccio.
Anya capì.
<< Stai benissimo…non preoccuparti
>> disse andando verso di lei.
Clarke arretrò di qualche passo e l’amica si
fermò.
<< Che dici….pronta? >> chiese,
alzando un sopracciglio.
Clarke annuì.
Mentre Lexa e Gustus apparecchiavano la tavola, Abby e Indra finivano
gli ultimi preparativi in cucina. Anya entrò in soggiorno
seguita lentamente da Clarke.
Appena Lexa la vide, il cuore iniziò a batterle
forte, come succedeva tempo fa. I capelli di Clarke erano
più corti, sempre caratterizzati da quelle onde morbide e
lucenti. Ma il suo viso era molto diverso, cupo, incerto e vigile. Per
Lexa era sempre bellissima, ma non era più la Clarke sicura
che ricordava.
Vide la bionda salutare Gustus, inchinando rispettosamente il capo e
poi il suo sguardo si posò su di lei.
La fissò per qualche secondo e disse:
<< Ciao Lexa >>
Lexa la fissò, era da tanto, tantissimo tempo che non udiva
il suo nome pronunciato dalla bionda.
<< Ciao…Clarke >> rispose.
<< Clarke! >> disse Indra, avvicinandosi
piano alla ragazza, che arretrò, subito.
<< È una gioia infinita, riaverti qui con noi
>> disse dolcemente.
Clarke abbassò lo sguardo, imbarazzata.
<< Grazie…Indra >>
sussurrò.
Gustus sorrise e poi disse:
<< Beh…che aspettiamo, sediamoci
>>
<< Aspettate….manca ancora qualcuno
>> disse Abby, sentendo, subito dopo, il
campanello e andando ad aprire.
Lexa notò il nervosismo della bionda.
Abby tornò con accanto a lei un uomo. Clarke era sicura di
non averlo mai visto, ma per essere sicura si voltò verso
Anya, con sguardo interrogativo. L’espressione di Anya era un
po’ dura.
<< Clarke, tesoro…posso presentarti il mio
collega, Marcus Kane…Marcus lei è Clarke
>> li presentò.
L’uomo non si avvicinò, rimase a distanza, le fece
un caldo sorrise e le disse:
<< È un piacere Clarke….bentornata
>>
Clarke guardò la madre, il modo in cui fissava
quell’uomo. Ora capiva…
<< Il piacere è mio >> disse
semplicemente, leggermente a disagio.
Tutti si sedettero a tavola. Le conversazioni erano le più
varie. Gustus aveva fatto molte domande a Marcus, sul suo lavoro
all’ospedale e sulla sua vita. L’uomo rispondeva
cordiale, sembrava un tipo apposto. Anya raccontava qualche episodio
divertente e tutti ridevano allegri. La ragazza stava in silenzio,
mangiava e ascoltava le varie conversazioni, gli altri sembravano aver
compreso che per ora, andava bene così.
<< Clarky puoi passarmi le patate o vuoi mangiarle tutte
te? >> disse ironica Anya, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte di Indra.
Clarke non capì la battuta, prese subito il vassoio
porgendolo all’amica ma all’improvviso Abby chiese:
<< Allora Lexa….come vanno i preparativi per
le nozze? >>
Si udì un struscio e poi un botto. Il vassoio era caduto a
terra, frantumandosi. Tutti si girarono verso la bionda che aveva
ancora la mano della protesi sollevata, tremava e aveva vistosamente
degli spasmi. Anya subito le chiese:
<< Tutto bene Griff? >>
<< Tesoro non ti preoccupare… >>
disse Abby alzandosi per pulire.
Ma Clarke continuava a guardare a terra.
<< Scusami… >>
sussurrò.
<< Non ti preoccupare Clarky…è solo
un vassoio >> le disse Anya, mentre la bionda immobile
diceva sempre:
<< Scusami…. Scusami….
>>
<< Clarke…va tutto bene >> disse
Abby, avvicinandosi.
<< Mi dispiace
io….non…volevo… >> disse
Clarke agitandosi.
<< Tesoro non è successo nulla…
>> continuò Abby.
Gli spasmi continuavano, così la bionda si
afferrò la protesi con l’altra mano e
sollevò un attimo lo sguardo verso la bruna, che la fissava
preoccupata. Quegli occhi….
All’improvviso, la bionda si alzò e dicendo:
<< Scusatemi….devo andare…
>> scappò via nella sua camera,
chiamata da Anya e Abby.
<< Abby…forse dovremo lasciarla un
po’ da sola >> intervenne Gustus.
<< È stata 10 anni da sola! >>
urlò, Anya, arrabbiata.
<< Anya!! >> la riproverò Indra.
Lexa colse l’occasione del battibecco appena
iniziato, per uscire e andare sul retro. Ricordava che la
finestra della camera di Clarke dava proprio da quella parte. Si
arrampicò su di un albero vicino e con agilità si
aggrappò al mordo della finestra.
Clarke era in camera, con la schiena appoggiata ad una parete affianco
al letto, il respiro corto, cercava di controllare gli spasmi. Non
riusciva più a muovere la mano. Sentiva dolore.
All’improvviso, qualcosa batté contro la finestra
e si sollevò, subito spaventata.
Dopo vide Lexa entrare. Appena la bruna vide in che
condizioni era la bionda si avvicinò:
<< Fammi vedere il braccio >> disse.
<< Non toccarmi! >> urlò Clarke,
scostando il braccio e fissandola arrabbiata.
Lexa non aveva mai visto quello sguardo sul volto della bionda.
Rimase ferma e poi con calma disse:
<< Ti aiuto….ok? >> fece qualche
passo, lenta, verso di lei.
Clarke continuava a fissarla con sospetto, ma man mano che si
avvicinava, una sensazione di calma la pervase.
Lexa, ora, era di fronte a lei.
<< Fatti aiutare… >>
sussurrò, alla bionda.
Gli spasmi si erano affievoliti, guardò la bruna e
lentamente tolse la mano dalla protesi. Lexa delicatamente gliela prese
fra le mani.
Appena le sue dita la toccarono, sentì la differenza, da un
braccio normale. Con le dita, iniziò ad accarezzarlo. I
tremiti e gli spasmi finirono, ma la bruna, continuò.
<< Ecco….così >>
sussurrò.
Il respiro di Clarke tornò regolare, erano vicinissime,
sentivano il profumo l’una dell’altra. Clarke
osservò la bruna, continuare a massaggiarle il braccio.
<< Ti sposi? >> chiese, ad un tratto.
Le dita di Lexa si fermarono, sollevò lo sguardo sulla
bionda.
<< Si… >> rispose.
<< Con chi? >> chiese la bionda.
<< Con Costia… >> rispose,
guardando ancora il braccio.
<< Costia? >> chiese Clarke, non
ricordandosi della ragazza.
<< La sorella di Roan, sei venuta a prendermi ad una sua
festa una volta >> spiegò la bruna.
<< È un Azgeda… >>
disse tra se e se la bionda.
Lexa sollevò ancora lo sguardo.
<< Si >> aspettò altri commenti
ma non arrivarono.
<< Il tuo viso…. >> disse la
bionda sollevando l’altro braccio e scostandole qualche
ciocca sulla fronte.
<< È diverso…più duro
>> continuò Clarke, osservando la donna che
aveva di fronte.
Lexa chiuse un attimo gli occhi, godendosi questa vicinanza con la
bionda.
<< Anche i tuoi occhi sono diversi…
>> disse Lexa, fissandoli.
<< Sono più scuri… >>
Clarke la guardava come quella volta….quella sera di pioggia.
<< Ma sempre bellissimi… >>
continuò Lexa.
All’improvviso, entrò Anya, sfondando la porta.
Subito Clarke si mise davanti a Lexa, pronta a difenderla, ma si
rilassò vedendo l’amica.
<< Che diavolo fai? >> disse Lexa.
<< Eravamo preoccupati….ma come cavolo hai
fatto ad entrare? >> chiese Anya alla sorella, allibita.
<< Dalla finestra >> rispose la bruna
indicandola.
<< Perché non ci ho pesato anche
io… >> si chiese.
<< Clarke va tutto bene? >> chiese alla
bionda, ancora davanti a Lexa.
<< Si… >> rispose, spostandosi.
<< Ok….allora, ti vanno due passi? Il solito
posto ci aspetta >> disse l’amica facendole
l’occhiolino.
Clarke guardò Lexa.
<< I minorenni non sono ammessi >> disse la
sorella maggiore.
<< Quindi dovresti rimanere qui >> rispose
la bruna, andando verso la porta.
<< Devo tornare a casa comunque…domani io
lavoro… >> disse canzonando la sorella, poi si
girò verso Clarke.
<< Buonanotte Clarke >> disse, seria.
Clarke si ricordò.
<< Buonanotte….Lexa >> e la
bruna uscì.
<< Tutto bene? >> chiese Anya, vedendo il
volto della bionda.
<< Si…andiamo >> disse
prendendosi una giacca.
Arrivarono in un campo vuoto di baseball. Anya prese due birre e ne
passò una alla bionda. Si sedettero sugli spalti, come
facevano quando andavano al liceo.
<< Questo posto….non è cambiato
>> disse la bionda, guardandosi intorno.
<< Vengo spesso qui…bevo due birre e rifletto
>> disse Anya.
<< Su cosa? >>
<< Sul tempo….sulla vita…
>> disse, bevendo un sorso.
<< Non mi hai ancora detto come ti devo chiamare?
Capitano, Comandante? >> chiese la bionda, non bevendo
manco un sorso.
Anya la fissò.
<< In nessun modo…non sono più una
Skaikru >> disse.
Clarke la guardò stupita.
<< Già….non sono più
riuscita a volare sai…da quando… >>
disse guardando a terra.
Clarke scostò lo sguardo, guardando avanti a
sé.
<< Se ti dovrei riassumere la mia vita da quando te ne
sei andata….beh…non ci sarebbero tante cose belle
da dire… >> iniziò, facendo una
smorfia.
<< Ho chiesto a Raven di
sposarmi…l’unica cosa bella…ma abbiamo
avuto un incidente, per colpa mia, ha rischiato
grosso….è stata ferita alla gamba e ora le serve
un tutore per camminare….soffre molto…
>> disse, stringendo la bottiglia con forza.
<< Invece di starle vicino….me ne sono
andata….ora non mi vuole più vedere, non la
biasimo…. >>
Clarke tornò a fissare l’amica.
<< Per colpa del bere? >> chiese, la bionda.
Anya la guardò stupita.
<< Ho notato a cena che hai superato il tuo solito
limite…ricordo che non esageravi mai, quando eravamo con i
tuoi… >> spiegò.
<< Si….esagero >>
confessò.
<< Non ho un lavoro, tiro avanti grazie ai miei
e….sono andata a letto con Roan >>
confessò, guardando Clarke.
L’amica la fissò seria, poi
all’improvviso, scoppiò a ridere.
Anya rimase spiazzata, di certo non si aspettava quella reazione.
La bionda rideva fortissimo, tenendosi un fianco.
<< Ah….grazie Griff davvero! Mi sei di grande
aiuto…. >> disse sconcertata, ma vedere la sua
amica così…stare in quel posto con lei.
Era come se questi dieci anni non ci fossero stati. Vedeva Clarke
ridere a crepa pelle e il cuore divenne più leggero. Cosi
incominciò a ridere anche lei.
Risero per un po’, poi le risate di Anya si trasformarono in
lacrime. Clarke smise di ridere e guardò seria, la sua
migliore amica, piangere disperata.
<< Ho fatto un casino Clarke….non so come
rimediare…. >> Clarke le andò
vicino e l’abbracciò.
<< Va tutto bene….andrà tutto bene
>> disse consolando l’amica.
<< Mi sei mancata….ti
prego….aiutami….ho bisogno del tuo aiuto
>> continuò tra i singhiozzi.
<< Shhh….ti aiuterò io….
>> disse la bionda.
<< Grazie……Grazie di non essere
morta >>
Lexa ritornò a casa, Costia dormiva. Si coricò
affianco a lei, le braccia della sua fidanzata l’avvolsero la
vita.
<< Come sta? >> chiese Costia.
Lexa sospirò.
<< Non tanto bene….credo che le sia successo
qualcosa di terribile >> confidò.
<< Roan ha detto che ha
dovuto….combattere…per sopravvivere
>> disse la ragazza.
I pugni di Lexa si strinsero forte dalla rabbia.
<< La prossima volta verrò anche
io….così potrò conoscerla meglio,
dobbiamo mandarle l’invito per il matrimonio, magari un aria
di festa le farà bene….non credi?
>> chiese.
Lexa non credeva. Le tornò in mente lo sguardo a tavola di
Clarke.
<< Forse.. >>
Non riuscì a chiudere occhio, perché ogni volta
che accadeva vedeva quegli occhi blu, sentiva il suo profumo.
Avrebbe voluto attirarla a sé e baciarla fino a farle
dimenticare questi ultimi anni.
Nell’oscurità della sua camera, Clarke era in
piedi, senza la stampella. Guardava fuori dalla finestra, la luna le
illuminava il viso.
<< Ti
sposi? >>
<<
Si >>
Strinse i pugni.
<<
Sopravvive solo il più forte >>
<<
Scatena…il tuo potere >>
I lampioni fuori, iniziarono a scoppiare, facendo cadere nel buio la
strada. Il comodino iniziò a tremare. Le macchine,
giù in strada, oscillavano. La terra incominciò a
tremare.
Il respiro pesante. Gli occhi riempiti di lacrime e un dolore al petto,
mai provato prima.
Lexa fissava l’orologio. Tre di notte…..si
accorse, guardando una foto appesa al muro, che la terra stava tremando.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Grazie per le vostre bellissime recensioni! Ecco
un nuovo capitolo, ora la bomba è stata sganciata...Clarke
sa che Lexa si deve sposare, ma sappiamo che le cose tra loro sono
ancora.....accese! Cosa succederà??
Una parola per descrivere il prossimo capitolo........Hot!
Grazie ancora a tutti voi che continuate a leggere questa storia!! Vi
adoro!
A presto!!
|
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Capitolo 13 *** Differenze ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Differenze.
Presente.
Lexa entrò in cucina. Maglietta larga e pantaloncini,
occhiali da vista e capelli raccolti in una disordinata crocchia.
<< Ehi dormigliona! Ci siamo alzate tardi
oggi… >> disse Costia, dandole un bacio sulle
labbra.
<< Mmm…non hai sentito il terremoto questa
notte? >> chiese Lexa, sedendosi sull’isola
della cucina.
<< Terremoto? No….neanche al notiziario hanno
detto nulla…perché? >> chiese
interrogativa la fidanzata.
<< Mi è sembrato di sentire una
scossa… >> disse, ricordandosi della
notte precedente.
<< Magari stavi sognando >> le disse
Costia, abbracciandola da dietro.
Abby osservava la figlia mettere il bicchiere nel lavandino. Avevano
appena finito di fare colazione, e la donna osservava, con attenzione
il suo viso.
<< Ho sentito che c’è stata una
scossa di terremoto stanotte….te ne sei accorta?
>> chiese, causalmente.
Clarke si girò lentamente e disse:
<< No.. >>
<< Come hai dormito? >> chiese cambiando
argomento.
<< Bene… >> rispose la bionda.
Abby si avvicinò.
<< Clarke….forse dovresti parlare con
qualcuno….posso cercare un collega che si occupa di Sindrome
da stress post traumatico….
per aiutarti >>
<< Aiutarmi? >> chiese la figlia.
<< Sento che hai degli incubi…ogni notte
>> confessò Abby, preoccupata.
Clarke si voltò a guardarla, poi abbassò lo
sguardo.
<< Non preoccuparti….passeranno. Non ho
bisogno di uno strizzacervelli >> disse un po’
dura.
<< Voglio solo cercare di aiutarti tesoro…
>> disse la madre, cercando di posare la mano sulla
spalla della figlia, ma quest’ultima si scostò.
<< Non ho bisogno di aiuto >> disse
guardando la madre negli occhi. Abby rimase interdetta per un momento.
Lo sguardo di Clarke era diverso.
Dopo essersi cambiata, Clarke andò verso la porta, quando
aprì si ritrovò di fronte un ragazzo alto, coi
capelli mossi neri. Era familiare.
<< Clarke… >> disse sorpreso il
ragazzo.
Clarke lo guardò dubbiosa.
<< Sono Bellamy…Blake…
>> disse il ragazzo, toccandosi dietro il collo. Dopo
quel gesto, la bionda si ricordò.
<< Bell…. >> sussurrò.
Il ragazzo le sorrise, ma non si avvicinò, rimase
lì, fermo a fissarla.
<< È bello….rivederti
>> disse lui.
<< Si…anche per
me…ahmm…vuoi entrare? >> disse
scostandosi, per lasciarlo passare.
<< Sto aspettando tua madre in realtà
>> rispose lui, facendo un passo avanti.
<< Mia madre? >> chiese la bionda, non
capendo.
<< Si…lavoro con lei ora >>
rispose lui, sempre osservandola.
<< Hai fatto carriera >> disse la bionda.
Lui rise di gusto.
<< Si diciamo di si… >> Abby
arrivò interrompendo i due.
<< Scusami Bellamy… >> disse la
donna.
<< Figurati.. >>
Abby si girò verso la figlia.
<< È solo per un paio
d’ore….ritorno subito a casa appena ho finito.
Comunque Anya dovrebbe arrivare fra poco e, se
nell’attesa hai bisogno di qualcosa, Indra è a
casa… >> disse, in pensiero.
<< Starò bene…non preoccuparti
>> disse la bionda interrompendola.
Dopo averli salutati, i due uscirono. Clarke smise subito di fare quel
mezzo sorrido per rassicurare la madre e
s’incamminò verso il soggiorno. Prese una foto di
lei e Jake e la fissò. Poi andò di sopra ed
entrò in bagno. Si tolse, piano la maglia e, dopo aver preso
un lungo sospiro, si guardò allo specchio.
I suoi occhi come, piano, le sue dita, tracciarono
le varie cicatrici. Si fermò e chiuse gli occhi.
<<
Guarda!! >>
<<
AAHHHHHH >>
<<
Devi guardare!!! >>
Li riaprì, guardandosi ancora.
Sentì il campanello, si rivestì e andò
ad aprire.
<< Ehi Griff….che facevi? Mi sono praticamente
incollata al campanello >> disse Anya, entrando.
<< Ero di sopra… >> rispose la
bionda, richiudendo la porta.
<< Sei pronta per oggi? >> chiese Anya,
entusiasta.
<< Ahmm….per cosa? >>
<< Octavia ha organizzato una festa in tuo
onore…quindi prendiamo una bottiglia di vodka e andiamo
>> disse.
<< Octavia? >> chiese Clarke, non
ricordandosi.
<< La migliore amica di Lexa….la sorella di
Bellamy >> spiegò Anya.
<< Non sono molto in vena di festeggiare >>
disse la bionda, incerta.
<< Saremo solo gli amici Clarke….nessun
estraneo o confusione….vogliono solo salutarti…
>> la rassicurò Anya, avvicinandosi.
<< Non ho…nulla da mettermi…
>> disse Clarke.
<< Ho portato io qualcosa…sapevo che di andare
in giro non avevi voglia, quindi ecco qua >> disse
mostrandole una busta.
Clarke la fissò, dubbiosa.
<< Griff….stare chiusa in casa tutto il giorno
non ti fa bene….devi uscire, riprendere le
abitudini…e poi ci sarà Raven…ho
bisogno che mi copri le spalle >> disse drammatica.
La bionda sorrise leggermente.
<< Va bene… >>
Anya esultò, danzando scherzosamente.
Lexa e Costia arrivarono a casa di Octavia. La bruna era stata avvisata
della serata dall’amica, con un messaggio. Aveva subito
pensato che non fosse una buona idea.
Octavia era in trepidazione, non vedeva l’ora di rivedere,
quella che per lei, era stata l’ispirazione più
grande. Anche gli altri erano tutti eccitati di rivedere la bionda,
l’eroe che li aveva salvati.
Bellamy, come Lexa, non credeva che fosse il caso, specialmente dopo
aver visto la ragazza quella stessa mattina. Si era accorto che la
bionda, non stava affatto bene.
<< Dici che gli piacerà un aperitivo del
genere? Ho anche preso da mangiare, un po’ di
tutto… >> disse Octavia, ansiosa.
<< A Clarke non piace bere in
realtà…. >> disse Lexa
all’amica.
<< Come non le piace? >> disse spaventata,
Octavia.
<< Le andrà benissimo tutto
O….tranquilla… >> cercò
di confortarla.
Raven entrò in cucina e sbalordita disse:
<< Non sapevo che venisse un esercito >>
guardò tutta la roba da mangiare che la giovane aveva
preparato.
Lexa alzò gli occhi al cielo, accanto a lei
arrivò Costia, le cinse la vita con le braccia e le
baciò la guancia.
Il campanello suonò e tutti si bloccarono.
<< Vado io >> disse Lincoln.
Fuori la porta Anya e Clarke aspettavano.
<< Vedrai che ti divertirai Clarky >> disse
rassicurante Anya.
In realtà la bionda non sapeva nemmeno perché
fosse li.
Un omone muscoloso le aprì e Clarke si sforzò di
ricordare chi fosse, ma Anya le tolse ogni dubbio dicendo:
<< Ehi Lincoln! >>
<< Ragazze…siete arrivate finalmente
>> disse l’uomo con un sorriso dolce.
La bionda pensò subito che il ragazzo, nonostante fosse
cresciuto così tanto, era rimasto quello di un tempo.
<< Ciao Clarke…. >> la
salutò con un caldo sorriso.
<< Lincoln….sei cresciuto >>
disse cercando di ricambiare.
<< Si...un giorno ho iniziato e non ho più
smesso >> disse ghignando.
Lincoln le fece accomodare e appena gli altri videro la bionda
entrare, calò il silenzio.
<< Ehi….eccoci! >> disse Anya
per sbloccare quell’atmosfera.
Octavia guardò la bionda, stava dietro ad Anya, accanto a
suo marito. Si guardava un po’ intorno.
Si fece avanti e disse:
<< Ciao Anya! Ciao Clarke….sono molto contata
di rivederti! >> disse con un grande sorriso.
<< Ah…Octavia giusto? Ti ringrazio per
l’invito… >> rispose Clarke cordiale.
Mentre Clarke salutava Jasper e Monty, vide una donna venirle incontro,
la camminata era incerta. Come la sua.
<< Raven… >> sussurrò
la bionda.
La ragazza rimase in piedi davanti a lei, senza dire una parola, Anya
la fissava, accanto alla bionda.
<< Clarke… >> disse mentre,
lentamente, l’abbracciò.
La bionda divenne subito rigida, ma non si scostò.
Raven si allontanò e una lacrima le scese dal viso.
<< È così
bello….rivederti >> sussurrò.
Clarke sorrise leggermente.
<< Anche per me…risentire la tua voce
>>
Anya sorrise, felice, guardando due delle persone più
importanti per lei, insieme.
La bionda scostò lo sguardo e vide Lexa, affianco ad una
ragazza. Non si ricordava di lei.
Anya andò dalla sorella.
<< Ehi piccola… >> disse
scherzosamente.
<< Anya… >> Lexa
guardò Clarke avvicinarsi. Camminava un po’
zoppicando e incerta.
<< Ciao Clarke >> la salutò e
mentre la bionda si avvicinava i battiti del suo cuore aumentavano.
Aveva una maglietta a maniche lunghe nera, un paio di jeans che le
fasciavo perfettamente le gambe e i capelli sempre sciolti in delicati
boccoli.
<< Ciao Lexa >> disse guardandola negli
occhi.
<< Ciao Clarke….non so se ti ricordi, sono
Costia >> si intromise la ragazza affianco a
Lexa, presentandosi.
Clarke la fissò, questa era la fidanzata di Lexa, quella che
sarebbe diventata sua moglie. Non si ricordava in realtà
molto della ragazza, ma era, sicuramente, molto bella.
L’agitazione di Lexa superò ogni limite.
<< Scusami…in realtà ho qualche
difficoltà a ricordare tutti quanti, è un piacere
rivederti >> rispose cortesemente la bionda.
<< Tranquilla, è perfettamente
normale…. >> disse la ragazza, con tono
comprensivo.
Tutti stavano parlando, cercando di includere Clarke nelle
varie conversazioni. Raven le aveva presentato Finn, un
ragazzo gentile che la latina disse “ essere suo grande fan
“ , Jasper e Monty facevano battute su battute, rendendo
l’atmosfera leggera.
Parlarono della loro vita, dei loro lavori. Capì che Raven
era diventata un pilastro dell’Accademia, e non si
stupì di trovarla più intelligente di come
l’aveva lasciata. Anya cercava di evitarla, spiegando
all’amica qualcosa che le era poco chiaro. La bionda
notò che era già al bicchiere numero due.
La discussione si spostò sugli Skaikru. Aveva saputo che
anche Octavia aveva messo le nano macchine, diventando un soldato del
cielo molto brava.
<< Sapevo che ci saresti riuscita >> le
disse, scatenando la commozione della ragazza.
Tutti raccontarono delle loro missioni.
<< E poi quel pazzo del Comandante si lancia in picchiata
ad una velocità impressionante su di loro! Se la sono fatta
sotto! >> raccontò Octavia, ridendo.
<< Comandante? >> chiese Clarke.
<< Lexa…o come la chiamano… Il
Comandante >> disse Octavia indicando la bruna.
Lo sguardo di Clarke si spostò su Lexa, che
abbassò subito lo sguardo. Costia lo notò.
<< Lexa è diventata una dei migliori Skaikru
in circolazione >> spiegò Anya, alzando gli
occhi al cielo.
<< Beh ti ha anche riportata a casa >>
disse Jasper, beccandosi sguardi truci da tutti.
Clarke si ricordò di quegli occhi verdi. Rimase a fissare la
bruna, scostando infine lo sguardo.
L’atmosfera era rilassata, la musica risuonava nella sala e
tutti bevevano e parlavano allegramente. Clarke era con lo stesso primo
bicchiere in mano, appoggiata ad una parete. Ad un tratto Bellamy le
andò vicino.
<< Bella festa vero? >>
<< Si… >> rispose Clarke,
continuando a guardare i ragazzi ed , in particolare, Lexa e
Costia, immerse nella loro discussione con Octavia.
<< Non ti piace più? >> chiese
il ragazzo, indicando il bicchiere pieno.
Clarke guardò la bevanda:
<< Prendo delle medicine….per via delle
protesi.. >> spiegò.
Bellamy la guardò di profilo.
<< Mi dispiace per mia sorella….le avevo detto
che forse era troppo presto… >>
<< Tua sorella è gentile, mi è
sempre piaciuta >> disse Clarke, guardando il ragazzo.
<< Grazie…per essere stato vicino a mia madre
>> disse ad un tratto, la bionda.
Bellamy, sorpreso rispose:
<< È il mio mentore….è
stata dura per lei…ha sofferto molto >> disse
inchinando la testa, ricordando, Abby chiusa nel suo ufficio
a piangere.
Il pugno di Clarke si strinse... il dolore…lei si ricordava
bene…
Gli occhi di Lexa scrutavano la bionda e Bellamy che parlavano. Davano
un aria di intimità, di maturità, che non era
presente in nessun’altro in quella stanza. Sapeva che il
ragazzo non aveva mai smesso di amare la bionda. La rabbia la
investì, all’improvviso.
D’un tratto, Jasper fece cadere, accidentalmente, un
bicchiere e il rumore fece girare tutti nella sua direzione. Il ragazzo
si scusò, mortificato con Octavia. Lexa scosse la testa, il
suo sguardo incontrò Raven che non era girata verso il
disastro combinato da Jasper. Seguì la traiettoria del suo
sguardo, preoccupato e i suoi occhi si posarono su Clarke.
La ragazza aveva preso Bellamy da dietro, come a volersi farsi scudo
col suo corpo.
Il sangue le si gelò.
<< Clarke… >> disse piano Raven.
Tutti si girarono verso la bionda e rimasero pietrificati dalla scena.
Il respiro della bionda era frenetico. I suoi occhi, spalancati si
guardavano intorno freneticamente, calcolando tutte le minacce
possibili.
<< Griff >> disse Anya
avvicinandosi, ma la bionda indietreggiò, stringendo la
presa sul ragazzo.
<< State…..lontani….da me!
>> disse dura.
<< Clarke…stai facendo male a Bellamy
>> disse Raven.
Ma la bionda continuava a tenere stretto il ragazzo.
<< Lexa! >> disse Raven, guardando la bruna.
Lexa si avvicinò, Costia cercò di trattenerla, ma
la bruna la ignorò.
<< Clarke.. >> disse piano, avvicinandosi
alla bionda. L’altra la guardò….quegli
occhi verdi.
<< Lascialo >> ordinò decisa la
bruna.
Clarke continuò a fissarla, poi, il suo viso si fece
interrogativo, guardò davanti a se e lasciò
subito andare Bellamy. Clarke si guardò le mani, tremavano.
<< Mi dispiace….io.. >> disse
con voce tremante.
<< Va tutto bene >> disse Bellamy.
Clarke sollevò lo sguardo verso Lexa, e scappò
fuori nella veranda.
Anya scattò subito, per inseguirla, ma Raven la
fermò.
<< Lasciala un po’ da sola…
>>
Tutti rimasero stupiti e, nei loro volti si leggeva la tristezza per
l’amica. Non immaginavano cosa avesse passato in quegli anni,
ma avevano visto che, qualunque cosa le fosse successa, la perseguitava
ancora.
Clarke arrivò al bordo della veranda, respirando
l’aria fresca. Si mise le mani in testa e cercò di
scacciare quelle immagini che, prepotentemente, le
comparivano alla mente.
Raven e Lexa la guardavano attraverso il vetro, gli altri stavano
aiutando Octavia a sbarazzare, consapevoli che la festa fosse finita.
<< Sembrava che stesse cercando di salvarsi la
vita…che cosa le avranno fatto, per ridurla
così? >> chiese Raven, fissando la
schiena piegata in avanti della bionda.
Lexa non rispose, continuava a guardare Clarke. Aprì la
porta finestra e andò fuori.
Raven sorrise.
Clarke continuava a toccarsi la testa.
<< Tutto bene? >> chiese Lexa, facendo
voltare la ragazza.
Appena Clarke incatenò gli occhi ai suoi, si
calmò.
<< Posso farti compagnia? >> chiese la
bruna.
Clarke acconsentì col capo.
Lexa si avvicinò, e si mise accanto alla bionda.
Dopo qualche minuto, la bionda chiese:
<< B-Bellamy? >>
<< Sta bene…non preoccuparti >>
rispose Lexa rassicurandola sulle condizioni del ragazzo.
Rimasero in silenzio ancora un po’, poi la bruna disse:
<< Ci incontriamo sempre sui tetti >>
A quelle parole, Clarke si ricordò, il ballo…
<< Sembra di si… >>
rispose, fissando avanti.
Lexa osservò, il suo sguardo era sofferente.
<< Non sei diventata una scrittrice di
verità… >> disse,
all’improvviso, la bionda.
Lexa sorpresa, si voltò.
<< Te lo ricordi? >> chiese.
<< Mi ricordo tutto di te… >>
confessò Clarke, voltandosi a guardare la bruna.
<< Ti ho vista…nei miei sogni….per
dieci anni >> continuò, la voce era profonda e
ferita.
Lexa rimase immobile, impietrita dalla parole della bionda.
<< Ti vedevo con i tuoi occhiali, seduta nel tuo studio a
scrivere… >> il suo sguardo si
spostò avanti a sé.
<< Non avrei mai immaginato che saresti diventata una
Skaikru >> confessò.
Lexa deglutì.
<< Non mi vedevi così coraggiosa eh
>> disse cercando di sdrammatizzare.
<< Al contrario….ho sempre saputo che sei
coraggiosa….pensavo, solo….che fosse il tuo sogno
>> disse semplicemente.
Lexa la guardava.
<< Ha smesso di esserlo…dopo che sei andata
via >> confessò.
Clarke la guardò, non capendo.
<< Tutto è cambiato…quando te ne
sei andata >> disse la bruna, abbassando lo sguardo.
Sentiva quei bellissimi occhi blu su di se. Il cuore non aveva
rallentato di un battito. All’improvviso, due dita, gentili,
le sollevarono il mento. Trovò quegli occhi blu, caldi e
profondi, ma anche feriti, scrutarla.
<< Tu, però….sei sempre Lexa
>> sussurrò Clarke.
Rimasero così, a fissarsi negli occhi. Tutto il mondo era
sparito.
<< Verresti in un posto con me? Io non dormo
bene….se ti va….vorrei che venissi in un posto
>> chiese Calrke.
Lexa la guardò, interrogativa.
<< Per favore… >> chiese la
bionda.
<< Si…si certo >> rispose Lexa.
La bionda le sorrise, come quei sorrisi che le rivolgeva tempo fa.
<< Grazie… >>
Anya si scolò l’ultimo sorso, quello che era
successo l’aveva turbata. Non aveva capito quanto grave
potesse essere la sua amica, eppure, pensò, aveva visto le
sue cicatrici…
Si toccò frustrata i capelli. Cosa aveva fatto?
<< Non pensarci neanche >> disse la latina,
sedendosi affianco a lei.
Anya la guardò, interrogativa.
<< Non devi sentirti in colpa….non potevi di
certo sapere che Jasper facesse cadere il bicchiere e che Clarke
reagisse in quel modo >> spiegò.
<< Era troppo presto…mi ha detto che non ero
pronta…ho insistito, sono una stupida >> disse
duramente a se stessa.
<< Any…Clarke è sotto
shock….non guarirà da un giorno
all’altro, ma se non inizierà, almeno a provarci,
non ci riuscirà mai >>
spiegò avvicinandosi.
<< Dov’è ora? >>
chiese, sollevando lo sguardo.
<< Con Lexa….in veranda >>
rispose la latina.
<< Vado a vedere come sta >> disse
alzandosi, ma Raven l’afferrò per il braccio.
<< No….lasciale un po’ da sole
>> disse la ragazza.
Anya la guardò interrogativa.
Linoln accompagnò Anya e Clarke a casa di
quest’ultima. Anya scese un attimo, per salutare la bionda.
<< Mi dispiace per stasera….avrei dovuto darti
retta >> disse in colpa.
Clarke la fissò, alzò un sopracciglio.
<< Di solito sono io che non ti do retta…
>>
Anya rise leggermente, poi ritornò seria e disse:
<< Puoi contare su di me…per qualsiasi cosa
Clarky. Puoi dirmi qualsiasi cosa ok? Io ci sono >>
Lo sguardò di Clarke si fece vacuo per un momento, poi
guardò l’amica negli occhi :
<< Lo so…vado a letto, sono
stanca…ci vediamo domani >> disse ed
entrò in casa.
<< A domani… >>
Lexa non sapeva se era stata una buona idea. Dopo aver lasciato Costia
a letto, addormentata, era uscita e si era recata a casa di Clarke.
Data l’ora tarda, non aveva suonato. Semplicemente stava
lì di fronte, dall’altra parte della strada.
D’un tratto, dalla porta uscì Clarke. Vestita come
quella sera, in più solo una giacca.
Camminò lentamente, zoppicando verso di lei.
In quel momento, i dubbi della bruna scomparvero. Le andò
incontro.
<< Sgattaiolare nel bel mezzo della notte mi mancava
>> disse Lexa, sorridendo lievemente.
<< Anche a me… >> rispose Clarke.
<< Andiamo? >> chiese poi.
<< Ho la moto qui se vuoi >> disse la
bruna, indicando la sua moto rigorosamente nera.
Clarke la guardò stupita. Si avvicinò alla moto e
l’accarezzò piano.
<< Ti va di fare un giro? >> chiese Lexa,
notando lo sguardo di Clarke.
La bionda sospirò, si voltò verso la ragazza e
disse:
<< Sapevo che ti eri divertita quel giorno….ma
ora, non saprei più portarla e credo manco salirci
>> si toccò lievemente la gamba.
Lexa capì e disse subito:
<< Beh…quando sarai pronta andremo a farci un
giro…per ora, possiamo anche camminare
>>
<< Si…da questa parte >> disse
la bionda facendo strada.
Camminarono per un po’, fianco a fianco, in silenzio. Lexa
non capiva dove la bionda la stesse portando, ma quando girarono
l’ennesimo angolo, capì.
Si fermò all’improvviso.
La bionda si girò e disse:
<< Manca poco… >> e riprese a
camminare.
Lexa la seguiva, lentamente. La bionda camminava davanti e ad un certo
punto si fermò. Lexa fece lo stesso, fermandosi poco
più indietro.
Clarke si voltò e rimase lì, in piedi. Lexa
spostò lo sguardo sulla sua destra e vide la grande insegna
di Cremy’s.
Erano di fronte alla gelateria.
Lexa guardò Clarke, con stupore, gli occhi spalancati e
l’agitazione che cresceva.
<< Perché siamo qui? >> chiese
alla bionda.
Clarke prese un respiro profondo…
<< Sono in ritardo….scusami >>
disse con la voce tremante.
Gli occhi di Lexa divennero lucidi.
<< Ora il negozio è chiuso…ma,
magari possiamo fare due passi, se vuoi >> chiese alla
bruna.
Lexa continuava a guardarla scioccata.
<< Clarke… >>
sussurrò.
<< Avevo davvero voglia di offrirti un
gelato…io…ti avrei offerto il gelato e avremo
camminato e parlato…e…ti avrei preso la
mano….avrei fatto delle battute sciocche, giusto per vedere
il tuo sorriso… >> disse guardando la bruna.
<< Ti avrei baciata….e dopo averti
riaccompagnata a casa…ti avrei chiesto se potevamo rifarlo
il giorno dopo….e quello dopo ancora…
>> confessò.
Le lacrime bagnarono il viso di Lexa, che guardava la ragazza davanti a
se. In quel posto.
<< Ho fatto tardi….mi dispiace…
>> disse tristemente la bionda, si avvicinò
lentamente.
La bruna la fermò, alzando la mano verso di lei.
<< Sono venuta qui….in questo posto per nove
anni Clarke…Nove anni!!! >> disse a voce alta.
<< Ti ho aspettata qui….come
allora….cercando di vederti tra la
gente…io…non hai idea di quanto io ti abbia
aspettata….ma tu non sei mai arrivata >> disse
piangendo a dirotto.
<< Non hai la minima idea di come sia
stato…..vivere qui…senza di te!! >>
urlò.
<< Tu non c’eri!!! Mi avevi detto che avremo
avuto tempo!! Come hai potuto lasciarmi sola?! >>
urlò, con tutta la rabbia che aveva.
Clarke strinse i pugni e si precipitò ad abbracciarla. La
strinse fortissimo. Lexa, in un primo momento, stupita,
cercò di divincolarsi, ma la bionda non la lasciava.
<< Mi dispiace….mi dispiace >>
sussurrava.
Lexa cercava di allontanarla, poi sentendo il cuore di Clarke battere
forte, si calmò e ricambiò l’abbraccio.
La strinse fortissima a se, non volendola più lasciare
andare.
<< Mi sei mancata >> disse tra i singhiozzi.
Clarke le accarezzava i capelli, continuando a sussurrarle quanto le
dispiacesse.
Poi si scostò leggermente e guardò il viso della
bruna, bagnato di lacrime. Con la mano delicatamente le
asciugò, scostandole i capelli dal viso.
<< Non ti lascerò mai più
sola….sono qui ora…sono tornata da te
>> le promise.
Le due si guardarono negli occhi, poi Clarke premette le sue labbra
contro quelle della bruna. Lexa ricambiò subito, aveva
aspettato dieci anni, per sentire ancora quelle labbra. Le braccia di
Clarke l’avvolsero, passionali e protettive allo stesso
tempo. Lei strinse quei soffici boccoli biondi. Le loro lingue
danzavano sensuali, affamate. Continuarono a baciarsi per un tempo che
sembrava infinito. Le loro anime si erano rincontrate e
s’incatenavano, ancora, l’una all’altra.
Dopo che finirono, mano nella mano, camminarono verso il litorale fatto
di legno, che dava sul mare. Si sedettero lì,
guardando le onde. Clarke avvolgeva Lexa da dietro la schiena, con le
sue braccia. Le loro mani unite, si accarezzavano. La testa di Clarke
si posava sulla spalla della giovane. La brezza marina, le investiva,
leggera.
Rimasero in silenzio, godendosi il momento tanto agognato. La mano di
Lexa risalì, lungo il braccio di Clarke, sulla protesi. La
bionda non si scostò di un millimetro.
<< Non è un sogno vero? >>
chiese Lexa.
<< No…sono qui…con te
>> rispose Clarke, baciandole, teneramente la guancia.
Lexa al contatto chiuse gli occhi.
<< Ho sognato tantissime volte questo
momento….speravo sempre di svegliarmi e di rivederti a casa,
accogliendomi col tuo sorriso >> confessò.
L’abbraccio di Clarke si fece più stretto.
<< Poi mi svegliavo e tu non c’eri
>> disse triste, girandosi verso la bionda.
<< Ho creduto di morire….senza di
te…ho creduto di morire…. >> disse,
riprendendo a piangere.
<< Shh…..è tutto passato
ora…sono qui, con te… e non me ne
andrò più via >> la
rassicurò accarezzandole la testa e abbracciandola ancora.
<< Mai più >> promise.
Rimasero in silenzio per un po’.
Poi Lexa disse:
<< Clarke? >>
<< Mnh… >>
<< Fra poco mi sposo… >> disse
Lexa.
Clarke la fece voltare verso di lei.
<< Lo so… >> rispose,
guardandola negli occhi.
Lexa distolse un attimo lo sguardo, poi tornò a guardarla
negli occhi e la baciò.
Clarke ricambiò subito.
Stringendosi forte, continuarono a baciarsi.
Tornarono a casa di Clarke camminando mano nella mano.
Si fermarono di fronte all’abitazione, ma Lexa non sembrava
volesse lasciare andare la bionda.
<< È meglio se vai….è
molto tardi >> disse Clarke, accarezzandole la mano.
Lexa fissava le loro mani intrecciate.
<< L’ultima volta che ti ho lasciata
andare….non ti ho vista per dieci anni…
>>
Clarke si avvicinò e le posò un bacio delicato
sulle labbra, dopo premette la fronte contro quella della bruna. Rimase
qualche secondo così e sussurrò:
<< Non sparirò mai più dalla tua
vita… >> promise.
<< Non credo più alle promesse
>> rispose Lexa, respirando il profumo dolce della bionda.
<< Allora dovrò semplicemente dimostrartelo
>> disse, sicura Clarke.
Lexa sorrise lievemente, la baciò velocemente e
lasciò andare la mano.
<< A domani….Clarke >> disse
voltandosi verso la moto.
Clarke la fissò e sussurrò:
<< A domani…. >>
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!!
Chiedo scusa per il ritardo....ma la mia relazione di sei anni
è finita! Perciò sono nella fase tanto gelato,
lacrime e disperazione più totale, insomma...un buco nero di
tristezza! Ma eccovi qui un nuovo capitolo eh si.....The Kiss part 2!
Beh che ci volete fare...le nostre care fanciulle non possono stare
lontane l'una dall'altra! Nel prossimo capitolo vedremo le conseguenze
di questo bacio e Anya....Raven.....
Grazie mille per imeravigliosi commenti e per continuare a seguire
questa storia...vi adoro!!
A prestissimo!
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Capitolo 14 *** Aiuto ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Aiuto.
Presente.
Lexa aprì gli occhi, non era riuscita a dormire, i suoi
pensieri andavano, ininterrottamente, a quello che era successo. Clarke
l’aveva baciata e lei….lei aveva ricambiato, aveva
baciato Clarke Griffin ancora una volta
e….Dio….era come dieci anni fa, con
l’odore della pioggia che le avvolgeva. Al solo ricordo, il
cuore le batteva fortissimo, come se Clarke fosse lì,
accanto a lei.
Costia entrò nella stanza, stava finendo di prepararsi.
<< Oh…ben svegliata dormigliona
>> disse, salendo a carponi sul letto e dandole un bacio
a stampo sulle labbra.
<< Giorno.. >> rispose Lexa, fissando la
sua ragazza.
<< Vado che altrimenti faccio tardi! Non dimenticarti di
questa sera >> disse facendole l’occhiolino.
<< Certo.. >> rispose la bruna.
Costia uscì, e Lexa continuò a fissare la porta,
seduta sul letto, immobile.
“ Oddio….ho baciato Clarke….che cosa
sto facendo? “ pensò, portandosi le mani alla
testa.
Clarke uscì dall’ospedale, la riabilitazione stava
andando bene. Le infermiere e i medici la trattavano come se fosse una
celebrità, erano tutti gentili e i loro sguardi pieni di
ammirazione la seguivano ovunque.
Era appena uscita quando vide il Generale Gustus aspettarla, appoggiato
alla sua auto. La salutò con un cenno della mano e la bionda
si avvicinò. La gamba andava molto meglio, si
notava leggermente la sua andatura zoppicante.
<< Clarke >> la salutò Gustus.
<< Generale….cosa ci fa qui? >>
chiese curiosa di vedere l’uomo.
<< Tua madre mi ha detto che questa mattina saresti stata
qui e, visto che lei era impegnata, mi sono offerto di darti un
passaggio >> spiegò, sorridente.
<< Oh…grazie ma, non ho problemi a camminare
>> disse la bionda.
<< Sarai stanca dopo gli esercizi….non vorrai
deludere un vecchietto come me? >> disse scherzando,
aprendole la portiera.
Clarke sollevò un sopracciglio e salì.
In macchina Gustus osservò Clarke, la ragazza guadava fuori
dal finestrino, pensierosa.
<< Dove stiamo andando? >> chiese la
bionda, dopo aver notato che la strada non era quella di casa.
<< Aspetta e vedrai >> disse Gustus,
sorridendo.
Quando scesero, Clarke si ritrovò vicino al mare.
<< Cosa ci facciamo qui? >> chiese curiosa
la bionda.
<< Qui al molo fanno la migliore birra di sempre
>> spiegò il Generale.
<< Vieni, da questa parte >> disse
l’uomo incamminandosi.
Il locale non era nulla di eccezionale, arredo minimo e rustico. Gustus
salutò il proprietario, un uomo grasso con la pipa.
Si sedette e ordinò due birre. Quando il proprietario gliele
servì, il suo sguardo si posò un attimo sulla
donna e poi ritornò al banco.
<< Tipo curioso >> disse Clarke, osservando
il locale.
<< Tuo padre ed io venivamo spesso qui >>
disse Gustus.
Prese la sua birra e disse:
<< Bevi >>
Clarke sapeva che non poteva bere troppo alcool, ma buttò
giù ugualmente un sorso, e beh….il Generale aveva
ragione, di certo era la birra più buona che avesse mai
assaggiato.
Gustus rise.
<< Ti avevo detto che era la migliore >>
<< Tuo padre non amava particolarmente
bere….veniva qui solamente per farmi compagnia…
>> disse ricordando l’amico.
<< Non ricordo molto di lui… >>
disse Clarke, continuando a bere dei piccoli sorsi.
Gustus la fissò per qualche secondo. Notava i cambiamenti
evidenti nella bionda: la postura tesa, l’agitazione che
cercava di nascondere a tutti i costi, gli occhi…
<< Mi dispiace >> disse il Generale.
Clarke alzò il viso, sorpresa da quelle parole.
<< Mi dispiace…così
tanto…Clarke….non ti ho protetta >>
disse stringendo il bicchiere con forza.
Clarke spalancò leggermente gli occhi, poi fissò
il suo Generale.
<< Se non ti avessi mandata lassù…
>> continuò ma la bionda lo interruppe.
<< Lei….mi ha salvato la vita…
>> disse Clarke.
<< Sono sopravvissuta….solo grazie ai suoi
insegnamenti….ai suoi addestramenti >>
<< Quindi sono io, che dovrei ringraziarla
>> terminò, abbassando il capo.
Lacrime bagnavano il viso di Gustus, sorrise alle parole della bionda.
<< Sempre gentile >>
<< So che è difficile tornare da oltre il
confine, e non posso immaginare come sia per te, visto che hai passato
lì dieci anni…ma vorrei che prendessi questo
>> disse porgendole sul tavolo un biglietto da visita.
Clarke lesse il nome:
Dottr. T. Jaha
<< È un mio carissimo
amico…mi è stato di grande aiuto >>
disse Gustus.
<< Hai parlato con mia madre? >> chiese la
bionda serrando la mascella.
<< No…con Anya. Mi ha detto quello che
è successo con Bellamy >> spiegò,
il Generale.
Clarke lo guardò sorpresa.
<< È preoccupata per te…
>>
Clarke fissò il bigliettino.
<< So che farai la cosa giusta >> disse,
semplicemente.
Dopo un po’ il proprietario tornò al tavolo,
Clarke notò in quel momento che il locale si era riempito
con alcuni signori e signore.
<< La Principessa ci onorerebbe bevendo assieme a noi?
>> chiese rispettosamente.
Gustus sorrise notando lo stupore della bionda.
<< Sono veterani…è tradizione
offrire da bere all’ultimo arrivato >>
spiegò, sollevando il bicchiere.
Clarke capì, si voltò verso il proprietario e
disse:
<< Grazie…l’onore è mio
>>
<< Grazie a te per aver protetto questa nostra bellissima
Terra >> disse l’anziano.
Lexa entrò nel locale e si sedette al bancone. Murphy le
mise subito un bicchiere di fronte.
<< A giudicare dalla tua faccia ne hai davvero bisogno
>> disse, aspettando che la bruna dicesse qualcosa.
<< Clarke…mi ha baciata…
>> disse bevendo tutto d’un fiato.
<< Ho ricambiato e….ho continuato a
baciarla…. >> continuò dopo,
guardando il bicchiere, che teneva tra le mani.
Murphy la fissò per qualche minuto.
<< Beh….chiunque l’avrebbe
fatto…insomma è la Principessa…
>> disse ovvio, guadagnandosi uno sguardo turpe della
bruna.
<< Cos’hai intenzione di fare? >>
chiese serio.
Lexa lo guardò, pensierosa, abbassò lo sguardo e
disse:
<< Voglio farlo ancora….io….voglio
baciarla, abbracciarla…voglio annegare nei suoi
occhi…voglio stringerla a me…e non lasciarla
più andare via >>
<< Allora amica mia, hai un grosso problema
>> rispose Murphy, versandole altro alcool nel bicchiere.
Clarke era seduta a tavola con sua madre e Marcus. I due facevano di
tutto per rendere l’atmosfera più tranquilla e
rilassata possibile, e, pensò Clarke, ci stavano riuscendo.
Vedere sua madre sorridente e felice la faceva stare bene. Il modo in
cui si guardavano, parlavano…era così chiaro che
erano innamorati.
Abby insistette per lavare da sola i piatti, mentre la bionda e
l’uomo sedevano in silenzio.
<< Tua madre mi ha detto che la riabilitazione procede
bene >> disse Marcus.
<< Si…sta andando bene >> disse
toccandosi il braccio.
Ritornò il silenzio tra i due, ma all’improvviso
la bionda disse:
<< Ti sono davvero grata…per esserti preso
cura di mia madre, in questi anni…grazie >>
Marcus guardò sorpreso e un po’ imbarazzato la
ragazza.
<< Oh…beh…non ho fatto nulla di
speciale…insomma, per me lei…tengo molto a lei
Clarke >> confessò, sincero.
<< Lo so…. >>
Lexa tornò a casa, Costia si stava cambiando. Dovevano
andare a cena fuori, solo loro due. Stava indossando un vestito rosso,
non ancora allacciato dietro, lasciava vedere la sua schiena nuda.
Costia, pensò Lexa, era davvero una bellissima donna. Amava
Costia, l’aveva accettata ed amata nel suo periodo
più nero….le era rimasta accanto, avevano
trascorso dei momenti indimenticabili insieme.
La fidanzata si accorse del suo sguardo.
<< Eccoti…beh che fai lì
imbambolata…aiutami >> disse con un sorriso.
Lexa si svegliò dai suoi pensieri e andò ad
allacciarle il vestito.
<< Sei bellissima >> disse, osservandola
allo specchio.
<< Mai quanto te >> disse, Costia,
girandosi e baciando la bruna.
Si scostò e andò verso la porta.
<< Sbrighiamoci o faremo tardi >>
Lexa guardava il suo riflesso nello specchio….disgustata.
Clarke stava per varcare la porta quando sua madre la fermò.
<< Dove stai andando a quest’ora?
>> chiese curiosa e preoccupata.
<< Faccio due passi >> rispose,
semplicemente.
<< Clarke sono quasi le dieci di sera >>
<< Camminare…mi aiuta a rilassarmi e ad
abituarmi a questa >> disse toccandosi la gamba.
Abby la guardò preoccupata.
<< Ok… >> disse, cercando di non
insistere troppo.
Prima che Clarke uscisse, si voltò verso la madre e disse:
<< Marcus….mi piace >>
Abby la guardò sorpresa, poi sorrise contenta.
<< Torno presto ok? >> salutò e
uscì.
Abby la guardò preoccupata, allontanarsi.
<< Sta cercando di ricominciare Abby….dalle un
po’ di tempo >> disse alle sua spalle Marcus.
Abby sospirò, annuendo.
Clarke camminava per la strada deserta. Arrivò di fronte
alla gelateria, ormai chiusa. E si sedette lì di fronte,
aspettando.
Lexa e Costia cenarono insieme, in un piccolo ristorante romantico.
Lexa ascoltava la sua fidanzata parlare dei preparativi per le nozze,
ma la sua attenzione era sull’orologio. Più di una
volta controllò di sfuggita l’ora.
Tornate a casa Costia iniziò a baciarla, dolcemente, come
faceva sempre. Lexa ricambiò, ma quando Costia
iniziò a spogliarsi e a toglierle la camicia mentre le
baciava il collo, la bruna la fermò.
<< I-io….mi sono ricordata che devo consegnare
una copia del rapporto sulla missione a Raven >> disse
alzandosi.
<< Lexa…tesoro…è notte
fonda, Raven starà dormendo >> disse
ovvia, Costia.
<< Mi dispiace ma devo proprio consegnarla
ora….saranno guai grossi, altrimenti >> disse
andando nel suo ufficio e prendendo una cartella.
<< Lex…. >> disse scocciata la
ragazza.
<< Mi dispiace…mi farò perdonare
>> disse baciandola, si mise la giacca e uscì.
Costia sospirò, il volto preoccupato.
Mentre cercava di fare il prima possibile, correndo con la macchina, la
bruna guardava l’orario sul display.
00.15
Si toccò i capelli con una mano, pensando a cosa diavolo
stesse facendo.
Parcheggiò e scese velocemente dalla macchina, si mise a
correre e la vide.
Clarke era seduta di fronte alla gelateria, nel gradino del
marciapiede. Lexa aveva il respiro affannato per via della corsa, si
avvicinò lentamente.
Clarke spostò lo sguardo di lato e la vide. Subito sul suo
viso spuntò un sorriso, si alzò e andò
verso la bruna.
<< Eccoti….ti stavo aspettando
>> disse sorridendole leggermente.
Lexa continuò a camminare, un po’ più
velocemente…senza rispondere scontrò le sue
labbra con quelle della bionda. Clarke, in un primo momento sorpresa,
ricambiò il bacio. La mani della bionda, presero il volto di
Lexa, spingendolo più verso il suo. Mentre continuavano a
baciarsi, Clarke spinse Lexa nel vicolo affianco alla gelateria,
premendola contro il muro.
Le mani di Lexa andarono ad accarezzare le spalle e i capelli di
Clarke, quest’ultima sollevò la bruna con il
braccio, facendo gemere la ragazza. Lexa non capì
più nulla. Il desiderio per la bionda era insoportabile.
Continuarono a baciarsi, le loro lingue si scontravano, cercando di
dominarsi.
<< Mi sei mancata >> sussurrò la
bruna.
Clarke si allontanò leggermente, stava per rispondere che
anche a lei era mancata, ma i suoi occhi notarono un leggero segno sul
collo di Lexa. Un succhiotto.
Clarke si fermò e fece scendere di nuovo a terra la bruna,
che la guardava interrogativa.
<< Che c’è? >>
domandò Lexa.
Clarke la guardò negli occhi, non sapeva se esprimere i suoi
pensieri o lasciar correre, sinceramente, non sapeva che diritto avesse
di farlo.
<< Forse è meglio se rallentiamo un
po’….siamo in un vicolo >>
disse, distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
<< Possiamo andare da un’altra
parte… >> disse Lexa prendendole la mano.
Clarke stava per tirare fuori un'altra scusa quando il telefono di Lexa
squillò.
La bruna alzò gli occhi al cielo e guardò chi
fosse.
<< Raven? >> rispose.
<< Raven che succede? >> chiese, il suo
sguardo si fece preoccupato tutto d’un tratto.
<< Si si…ho capito…arrivo subito
>> chiuse la chiamata.
<< Che succede? >> chiese Clarke, notando
il viso scuro di Lexa.
<< Anya….si è presentata ancora a
casa di Raven completamente ubriaca….ha detto che sta
facendo più casino del solito…era spaventata
>>
disse, mentre che si avviava verso la macchina.
<< Vado a prenderla >> disse, subito Clarke
la seguì.
<< Ti accompagno >>
Salirono le scale del palazzo e sentirono subito la voce di Anya.
La donna stava colpendo la porta dell’appartamento della
latina con forza.
<< Raven….aprimi ti prego! Ti devo solo
parlare! >> urlava.
<< Ti prego…..tesoro….perdonami!!
>> continuò.
<< Raven >> la chiamò Lexa, ma
la sorella non la sentì nemmeno, continuava a urlare e a
sbattere sulla porta.
<< Anya…ti prego vattene >> si
sentì la voce di Raven, spaventata.
<< No!! Non me ne
vado….cos’è c’è
anche lui dentro?? >> disse con rabbia.
<< Anya! >> la chiamò
più forte Lexa.
<< Ti prego amore! Ho sbagliato! Mi
dispiace….perdonami….perdonami ti prego
>> disse piangendo disperata, cadde a terra,
singhiozzando.
Clarke osservò la scena, era rimasta immobile appena aveva
visto l’amica.
Lexa fece un passo verso la sorella, ma Clarke la superò.
<< Anya >> chiamò
l’amica, decisa.
Alla voce della bionda Anya si voltò verso di lei, ancora
piangendo.
Anche Raven, da dietro la porta sentì la bionda.
<< Ora basta >> continuò Clarke.
Anya la fissò e poi si rigirò verso la porta.
<< Io la amo….voglio solo che le cose tornino
come prima >> disse.
<< Le cose non torneranno come prima….non
così, ora stai solo spaventando Raven >>
continuò Clarke, dura.
<< Io…mi dispiace >>
riscoppiò a piangere.
Clarke si inchinò vicino a lei.
<< Aiuto….aiutami >>
implorò la donna, stravolta.
Clarke la prese delicatamente, in braccio. Subito Anya
circondò il collo dell’amica con le braccia.
<< Ora ci sono io….andrà tutto bene
>> disse voltandosi verso Lexa, sorpresa dalla scena.
<< Portiamola in macchina >>
ordinò.
<< Si certo >> rispose la bruna, facendo
strada alla bionda.
Quando stavano sistemando Anya, ormai addormentata, dentro
l’auto una voce le chiamò
<< Lexa! Clarke… >> disse Raven,
con una vestaglia addosso.
Clarke le si avvicinò, notando la preoccupazione dipinta sul
volto della donna.
<< Me ne occupo io….tranquilla…non
ricapiterà più >> disse sicura la
bionda.
<< Non…non farla
guidare…lei…lei si mette in pericolo
io… >> disse agitata.
Clarke le mise la mani sopra le spalle e la fissò negli
occhi.
<< Mi occuperò io di lei >>
<< Non le accadrà nulla….te lo
prometto >> la rassicurò.
<< Si… >>
Clarke stava per entrare in macchina ma si voltò un attimo e
disse :
<< Raven….finché sarà
necessario >>
Raven, capì…finché non vorrai tornare,
ci avrebbe pensato la bionda.
Arrivate a casa di Anya, Clarke la posò sul
divano, Lexa la coprì con una coperta. Poi la
bionda andò in cucina e iniziò ad aprire ogni
cassetto, prese ogni bottiglia di alcool e la svuotò.
Anya si svegliò per il rumore, vide la sorella che puliva il
tavolino.
<< Che state facendo? >> disse, passandosi
una mano in testa.
Clarke si mise davanti a lei, in piedi. Lexa notò che era
arrabbiata.
<< Vuoi morire? >> chiese
all’amica.
<< Cosa? >> rispose lei, non capendo.
<< Vuoi morire? >>
<< No…ma che.. >> Clarke non la
fece finire.
<< Questa merda ti ucciderà >>
disse, mostrandole una bottiglia.
<< Dai così poco valore alla tua vita??
>> chiese alzando il tono di voce.
<< Clarke… >> intervenne Lexa.
<< No….Tu non capisci…LEI sta con
un'altra persona!! >> urlò Anya, piangendo.
<< Capisco perfettamente, invece!!!
>> urlò la bionda.
Lexa a quelle parole, fissò la bionda.
<< Sono stata torturata per dieci anni….dieci
anni…ho convissuto con il dolore, giorno, dopo
giorno…ma questo >> disse toccandosi il petto.
<< Questo dolore…è più
insopportabile di qualsiasi altro….ti consuma e ti fa
impazzire >> disse all’amica, mentre Lexa la
guardava, scioccata da quelle parole.
<< L’unica cosa che puoi fare è
arrenderti…o combattere. È molto semplice
>> disse.
<< Non…non so come
fare…io… >>
<< Meritatela…devi meritare il suo
amore…meritare lei. Fare tutto quello che puoi per
riprendertela >> disse dura.
<< Non so se riesco…non lo so se riesco da
sola >> confessò Anya.
Clarke si inginocchiò di fronte a lei e le
accarezzò il viso.
<< Io sono qui…ti aiuterò io
>> disse Clarke.
Anya la fissò negli occhi.
<< Ti ho vista andare in mille pezzi….in
quell’esplosione >> disse, sorridendo.
Clarke la fissò, poi disse:
<< Si beh….è difficile liberarsi di
me >> sorrise.
Anya rise, Clarke si avvicinò e
l’abbracciò.
<< Andrà tutto bene Any >> le
sussurrò.
Lexa vide la sorella aggrapparsi alla bionda, come ad un ancora di
salvezza. Il suo sguardo nel mentre che abbracciava Clarke, era
qualcosa che ti faceva piangere. Il sollievo per averla di nuovo
lì con lei.
Clarke accompagnò Lexa alla macchina, aveva deciso di
restare con Anya per quella notte.
<< Clarke quello che hai detto…
>> incominciò Lexa, ma la bionda le
posò un dito sulle labbra, zittendola.
<< Non ti devi preoccupare Lexa….io capisco
>> disse, sorridendo leggermente.
<< Io sono seria… >> disse Lexa,
guardandola negli occhi.
Clarke le sorrise, dolcemente.
<< Lo so >>
<< Vieni con me in un posto domani? >>
chiese Lexa.
<< Domani non posso….ma dopo domani si
>> disse Clarke.
<< Allora dopo domani…voglio portarti in un
posto >> disse avvicinandosi e prendendole la mano.
<< Verrei ovunque con te Lexa >> disse
Clarke baciandola.
<< Non ha detto a nessuno che sarebbe
venuta…vero? >> chiese l’uomo di
colore, il viso ricoperto da un po’di barba, senza capelli,
con indosso un maglioncino blu.
Clarke non si era aspettata di certo che quello fosse il Dott.r Jaha.
<< No…a nessuno >> rispose.
<< Potrei chiedere il motivo? >> chiese
guardandola. Sedeva sulla sedia rilassato.
<< Non ero sicura di venire, fino a
ieri….sinceramente non sono convinta del tutto neanche
adesso >> disse sincera.
<< Come mai? >> chiese l’uomo.
<< Non penso…di meritare questo…
>> rispose la bionda.
<< Meritare cosa? >>
<< Aiuto…non credo di meritare di ritornare
come prima >> confessò.
<< Quando sopravviviamo a dei grandi traumi, ci viene
quasi naturale pensarla così >> disse lui.
<< No…non è per quello…
>>
L’uomo la fissò.
<< Tutti mi guardano….come se fossi la stessa
di dieci anni fa…ma non lo sono…sono diversa
>>
<< Tutti cambiano in dieci anni…
>> disse lui, cercando di rassicurarla.
<< Ho fatto delle
cose….orribili…non hanno idea di cosa abbia fatto
per tornare >> disse lei, stringendo i pugni.
<< Cosa hai fatto…Clarke? >>
chiese Jaha.
Clarke lo fissò negli occhi.
<< Li ho uccisi….tutti >> .
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Sorpresa!!! Ecco il nuovo capitolo...che ne
pensate??? Sembra che la nostra Clarke abbia deciso di farsi aiutare.
Lexa è sempre più in crisi con se stessa. Nel
prossimo capitolo le nostre due protagoniste andranno a fare una
piccola gita eh.....beh.....diciamo che le cose si faranno
molto....molto interessanti! Vi voglio ringraziere tutti/e per i vostri
meravigliosi commenti e per il supporto! Grazie davvero!
A prestissimo!!
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Capitolo 15 *** Qui e Ora ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Qui e Ora.
Presente.
<< Allora? Posso contare su di te?
>> chiese Lexa alla latina.
<< Sei davvero impazzita… >>
rispose, scuotendo la testa.
<< Allora? >> insistette la bruna.
Raven sospirò e si alzò, gli occhi puntati su
quelli verdi dell’altra.
<< Perché le stai facendo questo?
>> chiese seria.
<< Io…devo trascorrere un po’ di
tempo con lei…da sola >> disse, abbassando lo
sguardo.
<< Non mi riferivo a
Costia….Clarke….perché le fai questo?
>> chiese fissandola intensamente con sguardo critico.
Lexa sollevò lo sguardo, sorpresa.
<< Lexa….se non hai intenzione di dedicarti
anima e corpo a quella donna meravigliosa….lasciala andare
>> le consigliò.
<< Pensi che per lei sia facile, anche solo stare qui e
respirare? Non vedi che si è persa? >> chiese
fissandola.
<< Ti prego Raven….fammi questo
favore…ti prego >> implorò,
guardando la ragazza negli occhi.
Raven ricambiò lo sguardo, sospirò e rispose:
<< Ok….ti coprirò io…
>>
<< Grazie >>
Seduta nel divano, con le ginocchia al petto, Anya osservava la bionda
posare un altro scatolone a terra.
<< Mamma G. non si è arrabbiata?
>> chiese mangiandosi le unghie.
Clarke guardava lo scatolone.
<< No >>
<< Strano….pensavo partisse alla carica
>> rifletté, immaginandosi la scena.
<< Marcus starà da lei…
>> spiegò la bionda.
<< Uuh week-end piccante >> disse
scherzando, osservò l’amica, sembrava un
po’ più rilassata.
<< Quindi, di preciso, cosa ti ha detto il tuo
strizzacervelli? >> chiese, sapendo che la bionda aveva
iniziato la terapia dal Dott. Jaha.
<< Di prendermi un po’ di tempo per
me….di rilassarmi e di liberare la mente >>
rispose Clarke che esaminava dei suoi vecchi vestiti.
<< Bene….facciamoci una canna e mangiamo del
gelato…che dici? >> domandò ironica.
Clarke sorrise, poi disse incerta:
<< In realtà devo andare a fare un trattamento
fuori…..per la riabilitazione…questione di due
giorni o poco più…. >> disse vaga.
<< Che genere di trattamento? >> chiese
Anya curiosa.
<< Per le protesi credo…. >>
disse Clarke sempre evasiva.
<< Pensavo che la riabilitazione procedesse
bene…>> disse preoccupata, fissando il fisico
dell’amica.
<< Va bene…solo che vogliono fare tutto il
possibile, per farmi ritornare in forma… >>
disse alzando le spalle.
Anya la guardò, poco convinta.
<< Clarky…..se qualcosa non
andasse….me lo diresti vero? >> chiese seria.
La bionda la guardò, le sorrise rassicurante e le rispose:
<< Certo Any….tranquilla >>
La bionda aspettava, di fronte alla gelateria, questa volta aperta,
osservava i ragazzini e le famiglie felici, prendersi e godersi il
gelato.
Pensò che tutte quelle persone, non sapevano nulla
di cosa ci fosse davvero là fuori… fuori le loro
case, le loro vite.
All’improvviso una macchina si fermò di fronte a
lei. Lexa si tolse gli occhiali da sole e le sorrise.
<< Posso darti un passaggio? >> chiese,
ironica.
Clarke sorrise. Sì…ne era valsa la pena. Non per
i bambini che correvano felici, non per le coppie innamorate, non per
le famiglie con la casettina da cartolina….ma per quel
semplice sorriso.
<< Credo di sì >> rispose mentre
saliva in macchina.
Dopo che si allacciò la cintura si voltò verso la
bruna che la fissava.
<< Allora…dove si va? >> chiese
la bionda curiosa. Lexa non aveva fatto parola della loro destinazione.
<< È una sorpresa >> sorrise,
rimettendosi gli occhiali.
Clarke sorrise e insieme partirono.
<< Una missione? >> ripeté
Costia, fissando la latina.
<< Si, una missione molto importante….non
posso dirti altro Costia >> disse Raven, dispiaciuta.
<< Ovviamente….grazie lo stesso Raven
>> sospirò e incominciò ad
incamminarsi verso l’uscita.
Raven osservò la ragazza andarsene pensando:
“ Che diavolo stai combinando Lexa? “ .
Il viaggio era trascorso piacevole, con la musica che faceva da cornice
alle loro chiacchierate leggere.
La macchina si fermò e appena la bionda scese,
capì subito dove fossero.
La casa al lago degli Woods.
Il suo sguardo si spostò sulla bruna.
<< Ti ricordi vero? >>
<< Certo che mi ricordo… >>
rispose, ammirando il bellissimo panorama.
Lexa prese le borse e disse:
<< Dai entriamo >> Clarke rimase ancora un
attimo ad ammirare il panorama, poi seguì la bruna dentro la
tenuta.
<< Non è cambiata molto…
>> disse osservando l’interno.
<< I miei non ci vengono più tanto
spesso >> disse mentre appoggiava le borse sul
tavolo.
Clarke iniziò a guardare le foto. Tutti loro, spensierati e
felici. Anche foto di Jake e Gustus insieme, pescando.
<< Dobbiamo andare a fare un po’ di spesa per
stasera.. >> Lexa le andò affianco,
interrompendo i suoi pensieri.
<< Sai cucinare? >> chiese Clarke, alzando
il sopracciglio.
<< Si…sono molto brava anche >>
si vantò, scherzosamente, Lexa.
Clarke aveva notato un cambiamento nella bruna. Sorrideva come dieci
anni fa e il suo umore era più spensierato. Decise di non
dire nulla e di assecondarla.
Mentre stavano facendo la spesa, gli occhi di Lexa scrutavano la
bionda. Stare qui con lei, facendo cose quotidiane come questa, le
faceva sentire il cuore leggero. Clarke prendeva in mano qualcosa e
alzava un sopracciglio, sorpresa. Era davvero come una bambina, che
vedeva le cose per la prima volta.
Mentre erano alla cassa, la commessa le continuava a fissare
sbalordita.
<< Quant’è? >> chiese,
notando che la ragazza continuava a fissare Clarke.
<< Ah…ehm…solo un attimo
>> disse, allontanadosi.
<< Ma che… >> disse Lexa,
voltandosi verso Clarke, anche lei sorpresa.
Arrivò un uomo basso con la barba, sicuramente,
pensò Lexa, il principale.
<< C’è qualche problema?
>> chiese Lexa.
<< No nessun problema. Ecco a voi >> disse
porgendo le buste.
<< Ancora non abbiamo pagato…se gentilmente ci
facesse il conto >> disse sempre più confusa
la bruna.
<< Va tutto bene….offre la casa
>> disse sorridendo e guardando la bionda.
<< Ah…ok…grazie >>
disse la bruna, Clarke si sporse per prendere le buste.
Prima di lasciare andare la presa l’uomo le disse:
<< Io….grazie…siamo davvero felici
di riaverla con noi… >> disse inchinando il
capo in segno di rispetto.
Lexa fissò Clarke con la coda dell’occhio e
notò che il suo sguardo si fece triste.
<< Non dovete ringraziarmi….grazie per la
spesa, ma la prossima volta pagheremo >> disse e si
incamminò fuori.
Lexa ringraziò e seguì la bionda.
Le due stavano passeggiando vicino al lago. Un’ampia distesa
di verde circondava la casa. Non si percepiva neanche un filo di vento,
il sole stava lentamente tramontando, colorando il cielo di varie
tonalità di rosso e arancione.
<< Sono stati carini quelli del negozio…
>> iniziò Lexa, guardando di sfuggita la
bionda affianco a lei.
Clarke continuò a guardare per terra, mentre camminava
lentamente.
<< Non ti piace quando si comportano così
vero? >> chiese Lexa, notando la sua reazione.
La bionda sospirò.
<< Hanno quello sguardo…e mi
ringraziano… >> spiegò, alzando
leggermente le spalle.
<< Gli hai salvati…hai salvato tutti noi,
Clarke >> confermò Lexa.
Clarke si fermò, puntò i suoi occhi blu su quelli
verdi della bruna.
<< Io ho salvato te >>
Lexa rimase impietrita da quelle parole. Il cuore le
incominciò a battere fortissimo nel petto. Capitava sempre
così, quando Clarke la guardava con quello sguardo.
<< Loro non mi conoscono….io…non
sono come prima… >> continuò
distogliendo lo sguardo e riprendendo a camminare.
Si avvicinò alla riva del lago, guardava quella maestosa
distesa d’acqua. Lexa al suo fianco, silenziosa.
<< L’acqua….mi è mancata
>>
Lexa la fissava, diversa, pensò…si in un certo
senso era diversa. Ma quegli occhi….il loro sguardo non era
cambiato.
Fissò anche lei il lago e le venne subito, in mente,
un’idea.
Si tolse la maglietta.
Clarke spalancò gli occhi sorpresa.
<< Che stai facendo? >> chiese fissandola.
Lexa le sorrise.
<< Faccio un bagno >> continuò
togliendosi i jeans attillati che indossava.
Clarke si girò, imbarazzata.
Lexa rise e dopo una corsa si lanciò in acqua, emettendo un
leggero grido.
Clarke si voltò, un po’ agitata.
Quando la bruna riemerse, gridò:
<< Avanti Griffin….buttati! L’acqua
è stupenda! >> urlò.
Clarke la fissò per un po’. Non è che
non avesse voglia di tuffarsi, anzi, era la prima cosa a cui aveva
pensato, appena visto il lago. Ma tuffarsi implicava togliersi i
vestiti.
Lexa la fissava e intuendo i pensieri della bionda urlò:
<< Non guardo tranquilla! >> si
voltò.
Attese per un po’ di secondi e sentì il rumore del
tuffo.
Si voltò, e dopo pochi secondi Clarke riemerse.
Lexa si ritrovò a pochi centimetri di distanza quelle due
pozze blu, intense più che mai.
<< Tutto bene? >> chiese preoccupata per la
bionda, si ricordò solo ora delle protesi.
<< Si… >> rispose Clarke con un
sorriso.
All’improvviso, la bionda si avvicinò, sempre
guardandola con quegli occhi. Lexa si gelò.
Poi ad un tratto, Clarke la schizzò.
<< Ehi!! Non vale! >> disse la bruna,
l’unica cosa che si udì era la melodica risata di
Clarke.
Era possibile, innamorarsi ancora una volta della stessa persona?
Beh, in quel momento, Lexa credette proprio di sì.
Iniziò una battaglia di schizzi, caratterizzata dal suono
delle loro risate.
Tornate a casa, ancora ridendo e scherzando, Lexa disse a Clarke di
andare in bagno, che avrebbe preso abiti asciutti per tutte e due.
Clarke si tolse la maglietta, ormai zuppa. Mentre stava sganciando i
jeans, Lexa aprì la porta.
<< Ecco…spero che vadano be-…
>> le parole le morirono in gola.
La schiena di Clarke era in bella mostra, di fronte ai suoi
occhi…e quello che vide la scioccò.
La schiena della bionda sembrava una strana cartina geografica:
cicatrici, bruciature e la sua pelle, una volta tutta rosea e candida,
ora, era placcata di quello che sembrava metallo fuso.
Clarke si girò di scatto, sorpresa. N
otò lo sguardo scioccato di Lexa e d’istinto,
chiuse velocemente la porta, sbattendola quasi in faccia alla bruna.
Lexa rimase lì, in piedi, immobile, di fronte a quella porta
chiusa. Il respiro agitato…
Ma che cosa le avevano fatto? Pensò e un’ira
incontrollabile, le scaturì dal petto. Strinse forte i
pugni, voleva colpire qualcosa….avrebbe voluto avere tra le
mani, la cosa, il mostro, che aveva fatto quello alla sua Clarke.
La bionda, nel frattempo aveva la testa poggiata sulla porta, le
braccia aperte sopra di lei.
“ No…non doveva vederla
così….. “ Quello sguardo,
pensò, non voleva vedere quello sguardo su Lexa.
Quanto dolore….quanto dolore doveva ancora causarle?
Lexa, dopo essersi calmata, andò in cucina e
iniziò a preparare la cena. Sapeva che Clarke aveva bisogno
di un po’ di tempo. Così le lasciò il
suo spazio.
Mentre pensava a cosa poteva esserle successo in tutti quegli anni,
sentì i passi della bionda arrivare in cucina.
Si voltò e vide la bionda con indosso una camicia azzurra e
dei pantaloncini. I capelli ancora umidi.
Clarke andò a sedersi sullo sgabello, nell’isola
della cucina.
<< Spero ti piaccia… >> disse
mentre continuava a preparare.
Clarke la osservava, non aveva ancora detto nulla, ma non
perché si sentisse a disagio. Guardare Lexa impegnata a
prepararle la cena, era qualcosa di affascinante.
<< Non credevo sapessi cucinare >> disse
Clarke.
<< Ho iniziato in Accademia, per
necessità….la mensa fa veramente pena
>> disse voltandosi a guardare la bionda, che aveva la
testa appoggiata sul braccio.
Clarke sorrise.
<< Si ricordo perfettamente >>
Lexa finì di preparare e mise il cibo a tavola.
Clarke assaggiò il primo e spalancò gli occhi.
<< È squisito >> disse,
mangiando di gusto.
Lexa arrossì, vedere la bionda così presa dalla
sua cucina, la rendeva davvero felice.
Mangiarono e conversarono piacevolmente, ogni tanto sorseggiavano del
vino e ricordavano dei momenti imbarazzanti con Anya, di quando erano
piccole.
Quando finirono di pulire e sistemare, si sedettero sul divano,
sorseggiando altro vino.
Clarke fissava Lexa, come i suoi occhi si illuminavano quando ricordava
il passato, le smorfie della sua bocca, la piccola ruga che le
compariva in mezzo alla fronte…il modo con cui si spostava i
capelli.
<< Perché siamo qui? >> chiese,
all’improvviso, la bionda.
Lexa s’interruppe di colpo.
<< Cosa? >> chiese, non capendo
cosa intendesse la ragazza.
<< Perché siamo venute qui? >>
chiese ancora.
Lexa divenne seria.
<< Stai scappando… >> disse
Clarke, tranquillamente.
<< No… >> disse la bruna,
posando il calice di vino sul tavolino di vetro, di fronte a loro.
<< Allora perché? >> chiese la
bionda, inclinando, leggermente, la testa di lato.
Lexa fissò il calice, poi il suo sguardo si posò
sulla bionda.
<< Perché voglio accertarmi che
questo…..che tu…non sia un sogno >>
confessò.
Clarke si incuriosì a quelle parole.
<< Non riesco a togliermi di dosso la sensazione che
tutto questo, in realtà, stia accadendo solo nella mia
testa….e se fosse davvero
così….io…io credo che..
>>
Clarke le prese la mano.
<< Lexa…sono qui… sono
reale…non sono un sogno >> disse piano.
Si avvicinò le accarezzo il viso con l’altra mano,
mentre la rassicurava con il suo dolce sguardo.
Gli occhi della bruna si spostavano dagli occhi blu alle sue labbra
rosa.
Lexa si sporse e la baciò, incerta. Clarke
ricambiò subito il bacio, che da dolce e delicato,
diventò subito passionale. Lexa si spostò e si
mise a cavalcioni sopra la bionda. Tutto di Clarke la faceva impazzire.
Le sue mani andarono tra i suoi capelli biondi. Le loro lingue si
scontravano, passionali.
Lexa si scostò e si tolse la maglietta, rimanendo in
reggiseno.
Clarke guardava quella meraviglia di fronte a lei, Lexa era qualcosa di
indescrivibile, bellissima, come una Dea.
Deglutì, il respiro incominciò a farsi
più corto. Continuava a guardare la curva del collo dolce di
Lexa, l’incavo dei suoi seni…era così
sexy.
La bruna si spostò sul collo della bionda, baciandolo, le
sue mani andarono a sbottonare la camicia ma quando i primi due bottoni
erano andati, Clarke si destò da quella dolce trans in cui
era caduta e bloccò i polsi della ragazza.
Lexa la guardò e notò la paura sul suo viso, una
cosa che non aveva mai visto in Clarke prima d’ora.
<< Clarke…. >> provò
Lexa, ma Clarke si alzò facendo cadere la bruna di fianco.
<< Io….io… >>
balbettò la bionda, agitata.
<< Clarke….va tutto bene >>
disse Lexa alzandosi e andandole in contro.
<< No….ferma…. >>
disse Clarke, fermandola con la mano.
<< Clarke….non m’importa…
>> cercò di spiegarle Lexa.
<< Tu…tu sei così bella
e…io…io non sono più come prima
>> disse sempre agitata.
<< Clarke… >> disse Lexa,
avvicinandosi lentamente.
<< È tutto apposto….per me tu sei
sempre bellissima >> disse Lexa, cercando di farle capire.
<< No! Io…non sono nulla di tutto questo! Non
più… >> disse, adirata e disgustata.
Lexa allora, l’abbracciò. La strinse forte a
sé e le sussurrò:
<< Non importa….non
m’importa….tu sei sempre la mia Clarke
>> si scostò, notando che la bionda si era
calmata.
<< Posso vedere? Ti prego….fammi vedere
>> chiese dolcemente.
Clarke la guardò per un paio di secondi, poi
annuì.
Così Lexa, lentamente, le sbottonò la camicia. Le
mani vagarono fino alle spalle e la sfilò, facendola cadere
a terra.
Lexa la guardò, le cicatrici dell’intervento si
fondevano ad altre, di più piccole dimensioni. Il seno di
Clarke era qualcosa di stupefacente… i suoi addominali
scolpiti….era semplicemente bellissima. Lexa lentamente,
andò dietro di lei. La schiena di Clarke, era messa molto
peggio. Rivide tutte quelle cicatrici e bruciature. Lentamente, con le
dite le sfiorò. Al contatto, Clarke rabbrividì.
I polpastrelli della bruna andarono ad accarezzare la parte ricoperta
di metallo.
<< È disgustoso….vero?
>> domandò la bionda.
<< Questo… >> disse Lexa,
accarezzando quella parte in particolare.
<< Hanno detto che l’armatura si è
fusa, in parte, con il mio corpo…. sono
come quelle cose >> disse amaramente.
Lexa la fece girare, il suo sguardo era arrabbiato.
<< Non dirlo mai più! >>
<< Tu non sei come loro… >>
disse e, lentamente, le accarezzò il viso.
<< Tu sei bellissima….la mia immaginazione,
non ti faceva giustizia >> disse avvicinandosi
e baciandola dolcemente.
Clarke ricambiò il bacio, la sua mano andò ad
accarezzare i capelli morbidi della bruna. Lexa accarezzava le spalle
forti di Clarke, scendendo sulle braccia. Poteva sentire la differenza
data dalla protesi. Mentre Clarke si spostò sul collo di
Lexa, quest’ultima baciava la spalla della bionda, le due
erano racchiuso in un abbraccio sensuale.
Clarke si scostò, posando i suoi occhi, ora di un blu
intenso, su quelli verdi di Lexa. La guardò così
intensamente, che la bruna non riuscì a respirare.
<< Sei sicura? >> sussurrò
Clarke.
<< Si >> rispose Lexa baciandola con
passione.
A quella conferma, Clarke prese la ragazza in braccio e la
portò di sopra, nella stanza da letto.
Arrivate in camera, Lexa spinse la bionda contro la porta, baciandole
il collo, scendendo in mezzo ai suoi seni e infine, concentrandosi
sugli addominali. Vedere Lexa inginocchiata di fronte a lei, era
qualcosa di dannatamente sexy, pensò Clarke.
Lexa guardò negli occhi la bionda, le prese la mano e la
portò sul bordo del letto, facendola sedere.
Si posizionò in mezzo alle sue gambe, non faceva che
guardare in quei occhi blu. Clarke ricambiava lo sguardo, ammirandola,
come se fosse la cosa più bella e preziosa che esistesse,
nessuno l’aveva mai guardata così.
Le accarezzò il viso, notò che la bionda tremava.
<< Sei con me ora…tutto il resto non conta
>> sussurrò.
Le due ripresero a baciarsi, Lexa fece scivolare sotto di lei la
bionda. Mentre i loro corpi nudi, si sfioravano e si fondevano insieme,
respirando l’una nella bocca dell’altra,
continuavano a guardarsi negli occhi.
<< Lexa… >>
Vedere Clarke ansimare e pronunciare il suo nome, contorcendosi dal
piacere era la cosa più sexy e più splendida che
Lexa avesse mai visto.
Le due continuarono a fare l’amore per tutta la notte. Calde
lacrime bagnarono il viso di Lexa, guardava Clarke affianco a lei,
stanca e ormai addormentata.
Avvicinò il suo viso a quello della bionda, i loro nasi si
sfiorarono..
<< Ti amo >>
Ormai stanca, circondò la bionda in un dolce abbraccio e si
addormentò.
Lexa non seppe, di preciso, cosa la svegliò, ma quando i
suoi occhi si aprirono, notò subito il vuoto affianco a lei.
Spaventata si mise subito a sedere guardandosi intorno, cercando la
bionda.
Aveva fatto l’amore con Clarke, l’aveva baciata e
aveva accarezzato il suo corpo….era reale, non era un sogno,
era ritornata da lei. Il terrore si placò subito,
quando intravide la figura della bionda.
<< Clarke.. >> chiamò, ma la
bionda non rispose.
Lexa andò fino ai piedi del letto e lì la vide,
raggomitolata a terra, con le mani che circondavano le gambe, gli occhi
spalancati e la fronte perlata di sudore.
Subito Lexa si alzò e andò di fronte alla bionda.
<< Clarke stai bene? >> chiese preoccupata.
La bionda continuò a fissare vuota di fronte a lei.
<< Clarke… >> la
chiamò Lexa dolcemente, lentamente le
toccò il braccio, per avere la sua attenzione.
Clarke fissò Lexa negli occhi, i suoi occhi iniziarono a
riempirsi di lacrime.
<< Lexa…. >> disse disperata.
La bruna si spaventò, non aveva mai visto Clarke
così.
<< Ho…ho paura….ho avuto tanta
paura Lexa >> confessò la bionda, piangendo.
<< Va tutto bene Clarke…sei qui
adesso…sei con me >> disse cercando di
confortarla.
<< Avevo paura…..che non sarei riuscita a
tornare… >> Lexa
l’abbracciò, Clarke piangeva a dirotto.
<< Shh….va tutto bene, io ti ho
trovata….ora siamo insieme >> le prese il viso
fra le mani.
<< Io ti troverò sempre
>> disse decisa, baciandole, dolcemente, la fronte e poi
le labbra.
Lexa andò dietro di lei, la racchiuse in un abbraccio
protettivo, continuandole a sussurrare all’orecchio queste
parole:
<< Siamo insieme ora….non
permetterò più a nessuno di farti del male
>>
Quando Lexa si risvegliò, era già mattina, si
voltò e incontrò subito gli occhi blu di Clarke,
osservarla.
<< Mm…giorno >> disse, ancora
con la voce impastata dal sonno.
<< Buongiorno >> rispose Clarke,
sorridendole.
<< Da quanto tempo mi stai fissando? >>
chiese curiosa la bruna.
<< Mm….da un po’, non potevo
smettere, sei bellissima >> confessò e le
baciò teneramente il naso.
Lexa rise, sporgendosi per baciare quelle labbra rosee ed invitanti
della bionda.
Dopo che smisero di baciarsi, Clarke si voltò e prese un
vassoio sul comodino e lo mise sul letto, di fronte a Lexa.
<< Non è all’altezza della tua
deliziosa cena, ma questa è una delle mie
specialità >> disse mostrandole i suoi toast.
Lexa arrossì. Nessuno le aveva mai portato la colazione a
letto prima.
<< Spero ti piacciano…non mi ricordavo bene
come prepararli >> disse Clarke imbarazzata.
Lexa la fissò, teneramente.
<< Saranno deliziosi….grazie >>
disse baciando la bionda.
La giornata era iniziata nei migliori dei modi, svegliarsi
accanto a Clarke, fare colazione insieme, scherzare e ridere, godendosi
i raggi del sole che entravano dalla finestra. Lexa pensò
che poteva rimanere lì, così, per sempre.
Le loro risate riecheggiavano nella casa vuota. Insieme nella doccia,
l’acqua scorreva sui loro corpi nudi, in una dolce carezza.
Clarke fece voltare Lexa, spingendola contro il vetro. Le sue mani,
coprivano quella della bruna, sollevate sopra la testa.
<< Ti fidi di me? >> sussurrò la
bionda, all’orecchio di Lexa, facendole scaturire mille
brividi lungo la schiena.
<< Si >> rispose subito.
Sentì Clarke, baciarla e leccarle delicatamente la base del
collo.
All’improvviso sentì le dita di Clarke penetrarla.
Clarke non le diede un attimo di tregua, Lexa chiuse gli occhi e
lasciò che il piacere prendesse il sopravvento.
Camminavano per le vie del piccolo paese, mano nella mano. Lexa aveva
indossato un abitino corto, celestino. I suoi capelli castani si
muovevano al vento in delicate onde. Per Clarke era una visione. Come
dieci anni fa, sorridente e spensierata.
Lexa osservava Clarke, jeans grigi strappati, maglietta bianca e
occhiali da sole. I suoi capelli risplendevano al sole, facendoli
brillare ancora di più. Si ricordò della notte
prima, di quanto era spaventata. Si chiedeva cosa, davvero,
avesse passato in quegli anni, da sola.
Pranzarono in una piccola locanda. Lexa notò gli sguardi che
la presenza della bionda suscitava, ma nessuno era andato a
disturbarle, come se avessero capito, che dovevano lasciarle in pace.
Mentre continuarono la loro passeggiata la finirono in un delizioso
Luna Park. Clarke prese Lexa per mano, e sorridente le disse:
<< Perfetto per il nostro primo appuntamento, andiamo!
>> e la trascinò via verso le varie attrazioni.
Spensierate risero e scherzarono. Ad un tratto Clarke si
fermò, guardando affianco a lei.
Uno stand di tiro al bersaglio dove si potevano vincere dei peluche.
<< Scegline uno >> ordinò,
quasi, la bionda.
<< Davvero? >> chiese Lexa, ridendo al tono
della bionda.
<< È un appuntamento >> disse
Clarke, sorridendo.
Lexa sorrise. Guardò i vari peluche poi disse:
<< Quel leoncino >> disse,
indicando un peluche a forma di leoncino.
<< Perfetto…sarà tuo
>> disse determinata, la bionda, provocando la risata di
Lexa.
Dopo vari tentativi, Clarke riuscì a vincere il leoncino.
<< Ecco qua >> disse, porgendolo alla bruna.
Lexa arrossì, tutto quello che Clarke faceva, sembrava
sempre così spontaneo.
<< Grazie >> disse dandole un bacio.
Mentre camminavano, mangiando un gelato, Clarke le chiese curiosa:
<< Perché il leoncino? >>
<< Mi ricorda te >> rispose Lexa, senza
guardarla.
<< Quindi quando guardi quella cosa grassa e buffa pensi
a me? >> chiese alzando un sopracciglio.
Lexa rise.
<< Non è grasso e nemmeno
buffo….è dolce, fiero e coraggioso…
>> rispose, guardando il pupazzo.
<< Sono sicura che mi terrà al sicuro
>> disse poi, sorridendo.
Clarke la guardò…Lexa era la persona
più importante della sua vita….era
così pura e limpida.
<< Sempre >> sussurrò Clarke,
mettendo un braccio intorno alle spalle della bruna.
Dopo cena andarono sul portico e Clarke si mise di fronte a Lexa, le
tese la mano:
<< Balla con me… >>
Lexa, in un primo momento sorpresa, prese la mano tesa di Clarke, che
l’aiutò ad alzarsi.
Una davanti all’altra, si avvicinarono, Clarke mise
l’altra mano dietro la schiena della ragazza, attirandola
maggiormente a sé.
Iniziarono a dondolare, lentamente. Lexa poggiò la testa
sulla spalla di Clarke. Chiuse gli occhi, respirò il profumo
dolce della bionda, sentiva le sue braccia forti avvolgerla e, ancora,
come dieci anni fa, si sentì al sicuro, come mai dopo allora.
Lexa mise una mano sul petto di Clarke, sentiva il suo cuore, battere
forte. Quel suono che le era mancato così tanto…
<< Quella notte….avrei voluto rapirti e
portarti via da quel ballo >> le parole di Clarke ruppero
il silenzio che le circondava.
Lexa sollevò il viso, guardandola.
<< Mentre ti stringevo, stavo pensando di saltare dal
tetto, portarti in braccio via da lì…e tenerti
con me >> confessò, sorridendo.
Lexa continuava a guardarla negli occhi.
<< Avrei dovuto farlo… >> prima
che potesse dire altro, Lexa la baciò.
Clarke ricambiò, sollevando leggermente la ragazza da terra,
stringendola forte.
Si sedettero, sul gradino, Clarke un po’ più in
alto, abbracciava la bruna da dietro. La testa di Lexa era appoggiata
sul suo petto.
Lexa le stava accarezzando le mani.
<< Cosa ti è successo lassù?
>> chiese piano, non sapeva se la bionda avrebbe risposto.
Clarke fece un sospiro.
<< Ho notato che non guardi più il
cielo…. >> continuò la bruna.
Clarke attese un altro po’, in silenzio, poi disse:
<< Prima non avevo capito, guardavo in alto…e
non vedevo l’ora di stare lassù….
>> disse lentamente.
<< Ma lassù non c’è
nulla….c’è solo morte,
dolore…. nulla, per cui valga la pena combattere
>> continuò.
<< È questo che ti hanno fatto? Ti hanno fatto
combattere? >> chiese Lexa sempre stringendo le sue mani.
Clarke fece voltare Lexa, il suo sguardo era serio.
<< Temo che se sapessi cosa ho fatto….e chi
sono davvero…avresti paura di me >>
confessò.
Lexa, la guardò, dubbiosa e contrariata.
<< Tu non mi fai paura >> disse, cercando
di rassicurarla.
Clarke le prese la mano e se la portò al petto.
<< C’è una parte di
me….un lato oscuro…penso che potrebbe distruggere
tutto ciò che amo >> confesso, spaventata.
Lexa la guardò negli occhi.
<< Tu sei la persona più buona che io conosca
Clarke… non c’è oscurità in
te >> disse Lexa sicura.
Clarke sospirò, la guardò negli occhi, sorrise
leggermente, senza che quel sorriso, raggiunse i suoi occhi blu. Con la
mano, delicatamente, accarezzò la guancia di Lexa.
In quel momento, Clarke le apparve diversa.
Fecero l’amore tutta la notte.
Lexa non riusciva a dormire, andò alla finestra a
guardare fuori. Nella sedia affianco alla finestra era appoggiato il
peluche che Calrke aveva vinto per lei. Sorrise.
Clarke si sbagliava, ripensò a quella bellissima giornata,
al sorriso e alla spensieratezza della bionda, della tenerezza con cui
le prendeva la mano, al suo modo di proteggerla mentre camminavano
sulla strada, ai suoi occhi sempre attenti a lei….no, nessun
lato oscuro poteva mai risiedere in quel cuore gentile e generoso.
Si voltò, guardò Clarke dormire, tranquillamente,
nel letto.
Nessuno le avrebbe più messo un dito
addosso….nessuno le avrebbe più fatto del male.
Era sua, ora Clarke le apparteneva. Solo sua. Nessuno
gliel’avrebbe portata più via.
Strinse, forte, i pugni e si voltò nuovamente, verso la
finestra.
All’improvviso, due braccia forti la strinsero da dietro.
<< Perché sei qui in piedi? >>
le chiese la voce roca di Clarke.
Lexa chiuse gli occhi, poi si girò lentamente, tutte e due
nude una di fronte all’altra.
Fissò quegli occhi blu, poi si sporse e baciò
Clarke con tutta la passione che aveva.
La bionda la prese in braccio e la riportò a letto.
La macchina si fermò vicino a casa di Anya. Lexa si
voltò di lato e vide Clarke che la stava fissando.
Le prese la mano e le sorrise. Le due si guardarono negli occhi per un
altro po’, poi Clarke uscì.
Lexa rimase a guadarla entrare dentro casa e poi ripartì.
Mentre guidava, calde lacrime le bagnavano il viso.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Spero davvero che
vi piaccia! Ora le cose sono diventate molto molto serie, Lexa e Clarke
hanno finalmente dato sfogo ai loro sentimenti...ma quali saranno le
consegueze?
Nel prossimo capitolo vedremo come si evolveranno le cose....ne vedremo
delle belle!!
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia e alle
bellissime recensioni che scrivete! Vi adoro!
Spero alla prossima!!
|
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Capitolo 16 *** La mia Vita ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
La mia Vita.
Presente.
Vedeva le sagome degli alberi, dei lampioni e delle cassette
delle lettere sfocati, indefiniti. Correva, correva come non faceva da
tantissimo tempo. Sapeva cosa volesse dire volare,
l’adrenalina pompare in ogni parte di te, la sensazione di
pura leggerezze, intraprendere col vento, una dolce danza…
Clarke correva, i piedi incastonati al terreno, ma la sensazione che
provava in quel momento si avvicinava a quella che provava quando
danzava nel cielo azzurro. Spinse più che poté,
come se da quella corsa, dipendesse la sua vita. La gamba artificiale
doleva un poco, ma stava rispondendo bene allo sforzo.
Arrivata al porto, si fermò. Riprese fiato, il sudore le
colava dal viso.
<< Caspita Clarky….ma che cosa hai ai piedi?
>> chiese Anya, affannata, dietro l’amica.
<< Tecnicamente ne ho solo uno >> rispose,
continuando a guardare di fronte a lei.
<< Mi devo sedere… >> disse
Anya, andandosi a sedere su di una panchina.
Clarke la raggiunse, le porse una bottiglietta d’acqua. Dopo
averne bevuto un bel sorso, l’amica le chiese:
<< Un altro ordine del tuo strizzacervelli?
>>
La bionda si sedette accanto a lei.
<< Non proprio….avevo voglia di correre
>> rispose semplicemente.
<< Sei pensierosa questo periodo….cosa ti
preoccupa? >> chiese curiosa Anya.
<< Jaha ha detto che dovrei riprendere a
lavorare….si insomma….trovarmi un
impiego… >> disse, bevendo un po’
d’acqua.
<< Beh….direi che è
un’idea sensata….cosa vorresti fare?
>> chiese l’amica.
Clarke la guardò.
<< Non so se sarei capace di fare
qualcos’altro… >> disse, toccandosi
il collo.
Anya la guardò tristemente.
<< Hai provato con la meccanica? Eri brava in
Accademia….magari Raven potrebbe trovarti qualcosa da
fare… >> propose.
<< Sempre se hai voglia di ritornare…
>> continuò.
Clarke la fissò, pensierosa.
<< Forse… come stanno andando i tuoi incontri?
>> chiese, cambiando discorso.
<< Bene….è divertente dire
“ ciao, mi chiamo Anya e sono un alcolista “ a dei
completi estranei >> disse sarcastica.
Clarke la fissò, Anya stava molto meglio in
realtà.
<< Sei uno straccio…. >> disse
scherzando.
Anya la guardò malissimo.
<< Ma ora….sei più te stessa. Mi
piace la vera Anya >> disse sorridendo, si
alzò e tese la mano all’amica, che la
guardò sorpresa.
Anya rise e prese la mano della bionda.
<< Chi arriva ultima, pulirà il bagno per una
settimana >> disse Clarke, iniziando a correre.
Anya attonita per un attimo, seguì di corsa
l’amica urlando:
<< Ehi!! Non vale così >>
Lexa tornò a
casa.
Chiuse gli occhi. Le
comparve, subito, lo sguardo di Clarke, prima che scendesse
dall’auto.
Doveva farlo, doveva per
quegli occhi…blu come la notte.
Trovò Costia
in soggiorno, leggeva delle riviste, sorseggiando un bicchiere di vino.
Non alzò
neanche lo sguardo verso di lei, disse semplicemente:
<<
Sei tornata >>
<<
Si.. >>
<<
Com’è andata la missione? >> chiese
sarcastica, sorseggiando un po’ di vino.
Lexa fece
qualche passo verso di lei.
<<
Costia….dobbiamo parlare >> disse, seria.
A quelle
parole, Costia finì d’un sorso il vino e si
alzò, di scatto.
<<
No…noi due non parleremo… io e te ci sposeremo!
Non importa cosa hai fatto… >> disse scuotendo
la testa.
<<
Costia… >> disse Lexa, avvicinandosi.
<<
No!! Ma non capisci che non è reale Lexa??? Pensi che lei ti
amerà sempre, che rimarrà per sempre con te???
>> chiese urlando.
Lexa la
guardò stupita.
<<
Si! Lo so....dal ballo studentesco…basta guardarti per
capirlo… >> disse, abbassando lo sguardo.
<<
Costia ascolta….mi dispiace… >>
tentò Lexa.
<<
Mio fratello e Clarke….loro non sono come gli altri,
Lexa….loro non amano come amiamo noi….Hai visto??
>> chiese Costia.
Lexa rimase
ad ascoltarla.
<<
Lei ha rinunciato a te! Ha scelto il suo popolo….loro,
sceglieranno sempre il loro popolo… >> disse
tristemente.
<<
Lei non è così… >>
sussurrò Lexa.
Costia la
fissò.
<<
Loro voleranno sempre più in alto….e noi
resteremo sempre indietro, a terra ad osservarli >> disse
tristemente.
Lexa
strinse i pugni, la guardò negli occhi.
<<
Allora volerò alto anche io >>
Costia la
guardò, ferita. Gli occhi bagnate dalle lacrime.
<<
Io non rinuncio a te >> disse e uscì di
corsa, sbattendo la porta.
Lexa
fissò la porta per qualche secondo, poi cadde a terra e
pianse.
Lexa ripensò a quello che era successo con Costia.
Pensò a quanto doveva aver sofferto….non voleva
ferirla, ma, semplicemente, non poteva rinunciare a Clarke.
<< Sei qui in piedi da più di cinque
minuti….si può sapere che hai? >>
le chiese Octavia, comparendole affianco.
Lexa stava in piedi di fronte al suo armadietto, si voltò
verso l’amica e rispose:
<< Nulla… >> prese la giacca
della sua tuta da allenamento, per indossarla.
<< Avanti….sputa il rospo! >>
disse l’amica, vedendo che qualcosa turbava Lexa.
Lexa chiuse l’armadietto, fissò Octavia per
qualche secondo e poi disse velocemente:
<< Penso che non mi sposerò più
>>
Octavia la guardò scioccata per qualche secondo, con la
bocca aperta. Lexa la superò, andando verso la palestra.
<< Aspetta ho sentito bene?? >> chiese
l’amica, praticamente, rincorrendola.
<< Si… >>
<< Non che la cosa mi dispiaccia, ma posso chiedere il
perché?? >> chiese curiosa.
In quel preciso momento le due videro Anya e Clarke. Le due donne in
piedi parlavano con il Maggiore. Appena si voltarono, lo sguardo di
Lexa si posò sulla bionda.
<< Che ci fanno tua sorella e Clarke…qui?
>> chiese sottovoce, Octavia.
<< Non lo so >> rispose Lexa, sempre
fissando la bionda, che, insieme alla sorella camminarono verso di loro.
<< Sorellina ehi! >> salutò Anya
con un sorriso, guardandosi poi intorno.
<< Che ci fai qui? >> chiese curiosa, Lexa.
<< Ciao O >> salutò Anya.
<< Anya, Clarke >> disse Octavia con un
sorriso.
<< Accompagno Clarky alla ricerca di un impiego
>> rispose Anya, scaturendo l’entusiasmo di
Octavia e la preoccupazione di Lexa.
<< Ritorni a lavorare qui? >> dissero le
due, contemporaneamente.
Clarke si toccò la testa.
<< Vorrei solo un posto in ufficio…o dove
posso stare tranquilla…ecco nulla di che…
>> disse incerta.
<< Ma tu sei Clarke Griffin?! >>
esclamò Octavia.
<< Ah…si beh…il mio psicanalista mi
ha consigliato di trovarmi un lavoretto…per
ricominciare…e beh Anya ha detto che forse Raven poteva
aiutarmi >> spiegò, guardando Lexa.
<< Vai da uno psicanalista? >>
chiese, sorpresa, la bruna.
<< Si…da un po’ >>
<< Perché non me l’hai detto?
>> chiese subito, pentendosi.
Clarke la guardò un attimo, in colpa, poi fissò
il suo viso, attentamente…notò gli occhi un
po’ gonfi.
Anya e Octavia guardavano sia la bruna che la bionda, curiose e soprese
da quel dialogo.
<< Non è mica la tua ragazza
Lexa…su Clarky, andiamo da Raven >> disse,
trascinandosi via la bionda.
Octavia fissava l’amica.
<< È Clarke il motivo? >>
chiese, semplicemente.
Lexa continuava a fissare le due che si allontanavano.
<< Si >>
<< Ti sei presa una cotta per lei? >>
chiese, cercando di capire l’amica.
<< No…. >>
<< Mi sono innamorata >> disse schietta.
Octavia la guardò stupita.
<< Aspetta….questo da quanto??
>> chiese sbalordita.
<< Dalla prima volta che l’ho vista
>> rispose Lexa, prima che le due entrarono in palestra.
Raven era seduta di fronte alla sua grande scrivania, tappezzata di
computer e schermi di ultima generazione. Clerke la osservava, in
piedi. Raven alzò lo sguardo e si accorse degli occhi della
bionda.
<< Griffin! Che cosa ti porta qui? >>
chiese stupita di vedere lì, la bionda.
Mentre la latina salutava la bionda, si accorse di Anya
all’ingresso. Stava in piedi, con le mani in tasca, ansiosa.
Clarke notò gli occhi della latina e rispose:
<< Anya mi ha consigliato di venire da te….
>>
Raven continuò ad osservare la sua ex, scettica.
<< Si sta impegnando molto….sta meglio ora
>> continuò la bionda.
Raven guardò Carke, sorrise.
<< So cosa stai facendo Griffin….non iniziare
a metterla in buona luce >> la rimproverò,
bonariamente.
Clarke sorrise, si voltò verso l’amica e poi disse
a Raven:
<< Aspetta il tuo permesso per avvicinarsi…
>>
Raven la squadrò, prese un bel respiro e disse a voce alta:
<< Puoi avvicinarti Woods…..non mordo!
>> Anya, sentendo quelle parole, si avvicinò
un po’ incerta.
<< Buongiorno Raven >> salutò
con un lieve sorriso.
Raven la fissò, ma non rispose, spostò la sua
attenzione verso la bionda:
<< Allora…in cosa posso aiutarti Clarke?
>> chiese.
Prima che Clarke aprisse bocca, Anya l’anticipò:
<< A Clarke servirebbe un lavoro >>
Raven la guardò, scocciata, poi incuriosita e un
po’ stralunata chiese:
<< Un lavoro? Se non sbaglio hai ricevuto la nomina di
Generale… >> disse, fissando la bionda.
<< Non sono un Generale….vorrei fare qualcosa
di più….tranquillo…si ecco, avere un
posto… >>
<< Dove non rischi di essere uccisa ogni trenta
secondi…ho capito >> finì la latina
per lei.
Clarke assentì col capo.
<< Beh….da quel che mi ricordo eri brava in
meccanica, potresti darmi una mano nella progettazione…sei
stata lassù, sai come si vola….potresti
aiutarci… >> disse pensando ad alta voce.
<< Sarebbe l’ideale Clarky ...no?
>> chiese Anya all’amica.
Clarke rifletté un momento.
<< Si, andrebbe benissimo >> rispose
sorridendo.
Raven si alzò.
<< Bene….vieni ti faccio vedere la sala
progettazione >> disse, facendo segno di seguirla.
Entrarono in una grande officina, tempestata di grandi macchinari e
schermi. Mentre Raven spiegava le varie funzioni e i ruoli, tutti gli
operai, i meccanici e gli scienziati si fermarono, fissando la bionda.
Clarke salutò tutti, sembrava che fosse entrata una star del
cinema, tutti bisbigliavano e i loro volti erano elettrizzati, dalla
presenza della bionda.
Ad un tratto Clarke notò una vetrina, si avvicinò
e si mise di fronte. Posò, delicatamente, la mano sul vetro.
<< Le vecchie armature >> disse Raven,
comparendo affianco della bionda.
Clarke fissava il vetro, la grossa e imponente armatura che vedeva era
identica alla sua. Blu e bianca. In un flash, rivide quel lampo
accecante e risentì, per un attimo, l’elevato
calore che le bruciava la pelle. Un brivido le percorse la schiena.
Raven con la coda dell’occhio guardò la donna e
disse:
<< Le nuove hanno una resistenza maggiore, sia
al calore, che agli urti….sono più leggere, ma
più resistenti >> spiegò.
Clarke la guardò.
<< Le ho progettate io >> spiegò
la latina.
Clarke si ricordò della voce di Raven, quel giorno.
<< Bene… >> rispose, per poi
allontanarsi.
Mentre uscivano, Anya trattenne un attimo Raven.
<< Raven, volevo ringraziarti per Clarke…
>> disse, mettendosi le mani in tasca, indecisa.
La latina, osservò per un attimo la ragazza di fronte a lei.
Notava l’agitazione e l’ansia, ma Clarke aveva
ragione, stava decisamente meglio.
<< Per me è un piacere aiutarla se
posso…. >> rispose, semplicemente, stava per
tornare da Clarke, ma Anya la prese, delicatamente, per un braccio.
<< Aspetta….volevo…ecco volevo
scusarmi, per l’altra sera….non ci sono scuse per
il mio comportamento >> incominciò, abbassando
il capo.
<< Va tutto bene,… >> disse
Raven, stupita, dalle parole sincere della donna.
<< No…io mi sono comportata in modo
orribile….e ti prego di credermi, non ho mai voluto
spaventarti o…farti del male >> disse,
guardandola negli occhi.
<< Lo so Any… >> disse Raven.
<< So che forse è troppo tardi…e
non vorrai saperne più nulla….ma volevo solo
dirti che lavorerò sodo, m’impegnerò al
massimo….per farmi perdonare e per riuscire a meritarti
>> disse, decisa, guardandola negli occhi.
Raven rimase spiazzata. Quello sguardo, che non vedeva da tanto tempo,
le fece battere forte il cuore.
La guardò allontanarsi e tornare da Clarke, quelle due
stavano tornando come prima.
Mentre stavano camminando, lo sguardo della bionda andò a
posarsi sulla palestra, visibile dalla grandi vetrate.
Lexa e Octavia si stavano allenando.
Clarke osservò Lexa, era davvero brava. Agguerrita e sexy,
pensò. L’orgoglio che provò, fu subito
sostituito dalla sorpresa.
Lexa stava duellando con Roan che, da quello che notò, si
stava accanendo pesantemente, sulla bruna.
<< Ci sta dando giù pesante oggi
>> notò Raven, preoccupata.
<< Ma che diavolo! >> disse Anya,
arrabbiandosi subito, dopo aver visto la sorella per la millesima volta
a terra.
<< Avanti Woods! Che c’è?
È troppo dura per te, forse?! >>
ringhiò Roan.
Lexa cercò di rialzarsi, ma un potente calcio allo stomaco
la fece ricadere a terra.
<< Alzati e combatti! Non hai il coraggio di fare nemmeno
questo?! >> sputò furioso.
Lexa sapeva bene che quella era una punizione….aveva fatto
soffrire Costia. Se lo meritava.
La bruna si mise a carponi, tentando di rialzarsi, quando vide delle
scarpe di fronte a lei. Alzò lo sguardo e vide la schiena di
Clarke, imponente, di fronte a lei.
Tutti fissavano la scena. Anya e Raven raggiunsero Octavia, che
attonita guardava la bionda, in piedi di fronte a Lexa.
Roan, in un primo momento sorpreso, sorrise, ghignando.
<< Ma guarda chi arriva in soccorso della damigella in
difficoltà… >>
<< Non dovrebbe essere un allenamento questo?
>> chiese Clarke.
Roan sorrise.
<< Uno Skaikru dev’essere preparato a
tutto….come ben sai >> sfidò Roan.
Clarke lo fissò. Poi si girò verso Lexa, ora in
piedi, grazie all’aiuto di Anya. La bruna si pulì
il naso, dal quale colò un po’ di sangue. Gli
occhi di Clarke si assottigliarono.
In alto, Luna guardava attentamente la scena.
<< Tutto bene? >> chiese Anya alla sorella.
<< Si…sto bene >> rispose Lexa,
guardando Clarke.
La bionda si voltò verso Roan, strinse forte i pugni.
Roan la fissò, stava per dire qualcosa ma vide la bionda
togliersi la giacca.
<< Sfida me >> disse la bionda.
Roan la guardò, sorpreso.
<< Sei ancora in convalescenza se non sbaglio
>> disse, preoccupato.
<< Hai paura? >> chiese Clarke, seria.
Roan sollevò lo sguardo verso Luna, che fece un cenno
d’assenso col capo.
Tornò a guardare la bionda.
<< Mai >> rispose e si mise in posizione.
<< Clarke! >> disse Anya preoccupata.
Roan incominciò a fare dei piccoli passi intorno a Clarke,
studiandola.
Clarke era immobile, imperturbabile.
Roan attaccò per primo, ma i suoi colpi andarono a vuoto. La
bionda li schivò uno ad uno.
Tutti guardarono il duello a bocca aperta.
<< E va bene…basta giocare >>
disse serio, caricò un pugno fortissimo.
Clarke, allora si fermò e con la mano lo fermò.
Lui la guardò stupito.
I suoi occhi incontrarono quelli scuri e vitrei di Clarke, un brivido
di paura gli attraversò la schiena.
All’improvviso, Roan venne scaraventato lontano, andando a
sbattere contro la parete.
Tutti si aspettavano che l’uomo cadesse a terra, ma, invece,
Roan rimase sollevato contro la parete.
Tutti osservarono la scena impietriti. Luna spalancò gli
occhi, avvicinandosi al vetro.
Clarke fissava Roan e lentamente camminò verso di lui.
Distruggi i tuoi nemici
Jus drein jus daun.
Roan scivolò in basso,
sempre contro la parete e si ritrovò gli occhi della bionda
sui suoi.
Il Generale tentò di muoversi, di liberarsi da quella
stretta invisibile, ma non ci riuscì. Il viso della donna
era a pochi centimetri dal suo.
<< Jus drein jus daun >>
sussurrò.
All’improvviso, un pugno potentissimo lo colpì in
pieno volto. Un altro e poi un altro ancora. La potenza era
tale, che il muro sotto di lui si increpò. Clarke
colpiva così forte, ripetutamente, senza fermarsi. La faccia
dell’uomo, ormai, era una maschera di sangue.
Vedendo che la bionda non aveva intenzione di fermarsi, Anya, Octavia e
Lexa si precipitarono da lei. Anya prese Clarke da dietro, tentando di
fermarla, ma la bionda continuava a colpire.
<< Calrke basta!! Così l’ammazzi!!
>> urlò Anya, cercando di fermare il braccio
della bionda. Octavia le prese l’altro braccio trattenendola.
Con una mossa Clarke si liberò di loro e quando si
girò il suo sguardo incontrò quello scioccato di
Lexa.
Con ancora il pugno pronto a colpire, si voltò verso Roan,
che subito cadde a terra, sputando copiosamente sangue dalla bocca.
Clarke spalancò gli occhi, scioccata da ciò che
aveva fatto.
Anya e Octavia prestarono soccorso al Generale, la bionda indietreggio,
vide gli sguardi terrorizzati degli altri Skaikru, lo sguardo di Lexa.
<< Clarke… >> la
chiamò Lexa, ma la bionda uscì fuori di corsa.
<< Ti ha ridotto proprio male >> disse Anya
a Roan, che alzò lo sguardo su di lei e sorrise.
<< T-Tut-to p- per essere toc-cato da te…
>> rispose, poco prima di perdere i sensi.
Anya lo guardò preoccupata. A Raven non sfuggì
quello sguardo.
Clarke corse velocemente fuori, ansimava.
Tu sei una di noi
Distruggi i tuoi nemici
Scatena…il
tuo potere!
<< No, no, no >> disse, camminando avanti e
indietro, freneticamente, mettendosi le mani in testa.
<< Cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?
>> si ripeteva.
Con le mani sbatté su di una colonna, formando delle grandi
crepe. Inchinò il capo.
Passò qualche minuto, poi una leggera brezza le fece
sollevare il capo, intravide una grande lastra di marmo bianca, in
mezzo al grande cortile.
Si avvicinò, lentamente e lesse tutti i nomi che erano
impressi su quella lastra. Lesse quello di suo padre e poi il
suo….le lettere dorate.
<< Dev’essere strano leggervi il proprio nome
>> disse, all’improvviso, una voce.
Clarke non si voltò, continuava a guardare il suo nome.
<< Tutti quei Skaikru si sono meritati il posto su questa
lastra….anche tu >> disse Luna, avvicinandosi.
<< Non importa quanto cerchi di
nasconderlo….lassù hai lottato e continui a farlo
anche qui…semplicemente è il tuo destino
>> disse la donna, stando sempre dietro alla bionda.
<< Tu sei il nostro Eroe Clarke….il tuo posto
è lassù, con noi! Abbiamo bisogno di te
>> disse decisa.
<< Quando sarai pronta…. >>
disse andandosene.
Clarke continuò a fissare il suo nome, poi guardò
quello del padre.
<< Non dovrei essere qui…. >>
sussurrò, accarezzando con le dita il nome del padre.
Lexa uscì cercando Clarke, ma non riuscì a
trovarla. Tutti stavano parlando di quello che aveva fatto, sbalorditi
e terrorizzati.
Anya aveva accompagnato Roan in infermeria, seguita da Octavia.
<< È andata via >> disse Raven.
Lexa la guardò preoccupata.
<< Trovala >> disse la latina.
Lexa annuì.
Roan aprì gli occhi, trovò Anya seduta accanto al
letto.
<< Ehi….come stai? >> chiese
preoccupata.
<< Come se una pazza scatenata mi avesse distrutto la
faccia >> disse lievemente Roan, con un leggero sorriso.
<< Pensavo che ti avrebbe ucciso >> disse
la donna, accarezzandogli lievemente i capelli.
<< L’avrebbe fatto….mi aveva
avvisato di non toccarla neanche con un dito >> disse,
prima di chiudere gli occhi.
Anya lo guardò confusa.
<< Che cosa vuoi dire? >> chiese.
Roan la guardò un attimo, poi sospirò.
Lexa vide la porta di casa della sorella aperta. Entrò e
trovò la casa completamente a soqquadro.
<< Clarke? >> chiamò,
preoccupata.
Attraversò il soggiorno e aprì la porta della
camera della bionda.
La trovò inchinata in un angolo, contro la parete. Si
avvicinò, lentamente.
<< Clarke… >> la
chiamò ancora, non ricevendo riposta. Andò di
fronte a lei e si inchinò.
Vide la bionda che si era graffiata la mano che aveva colpito Roan, la
protesi, talmente in profondità, che si vedeva il metallo
sotto.
<< Clarke basta! >> disse fermandole la
mano.
La bionda allora sollevò il capo, incatenando gli
occhi pieni di lacrime a quelli verdi della bruna.
<< N- non ci riesco…. >>
sussurrò.
Lexa la guardò interrogativa.
<< Non riesco a fermarmi >> disse,
guardando la bruna, disperata.
<< Clarke… >>
<< Sono diventata come loro…. >>
disse agitata.
<< No Clarke! >> disse Lexa, prendendole la
mano.
<< Lexa….non farmi diventare come
loro….ti prego…mi devi fermare! Fermami!
>> implorò, piangendo.
Lexa l’attirò a sé, abbracciandola.
<< Shh….va tutto bene. Tu non sei come
loro….non sarai mai come loro >> disse,
rassicurandola.
<< Ci sono io qui…. >> disse
accarezzandole i capelli.
Si scostò e le accarezzò il viso.
Clarke notò il labbro spaccato della bruna e con il pollice,
delicatamente, accarezzò la ferita.
<< Ti ha fatto del male >>
sussurrò e per un attimo, i suoi occhi divennero gelidi come
un attimo prima con Roan.
Lexa le prese il viso fra le mani.
<< Clarke guardami >>
<< Torna da me >> Clarke la
fissò, il suo sguardo divenne dolce.
<< Non andare più via >>
implorò Lexa.
Clarke le accarezzò il viso.
<< Mai più >> rispose e poi
baciò la bruna.
Lexa si aggrappò alla bionda, come se avesse paura che
sarebbe sparita da un momento all’altro.
I vestiti presto sparirono.
Il loro corpi nudi si intrecciavano, in una sensuale danza.
<< Resta con me….per sempre con me
>> implorò Lexa, tra i gemiti che la bocca di
Clarke sul suo seno, le stavano provocando.
Clarke sollevò il capo, baciando la ragazza con passione.
<< Sempre con te >> promise, continuando a
baciarle il collo, scendendo sempre più giù, fino
all’intimità della bruna, facendola gemere di
piacere.
Appena Anya tornò a casa, trovò tutto sottosopra.
<< Ma che diavolo… Clarke? >>
chiamò l’amica, cercando per tutta la casa.
<< Clarke sei qui? >> chiese aprendo la
porta della camera della bionda.
<< Clar-… >> non
riuscì a finire che quello che vide la sconcertò.
Clarke era a letto, nuda, con sua sorella.
La bionda e la bruna si svegliarono, Lexa si mise subito seduta,
coprendosi con il lenzuolo.
<< Ma che cazzo… >> disse
guardando prima la sorella e poi l’amica, stupefatta.
Clarke si alzò e si rivestì, mettendosi un jeans
e una maglietta bianca.
Anya andò in salone sbattendo la porta.
Lexa guardò la bionda preoccupata, Clarke le fece un dolce
sorriso, s’inchinò e le baciò la
fronte, per rassicurarla.
Le due, ormai rivestite, uscirono e videro Anya in piedi con le braccia
conserte, aspettarle.
<< Anya… >>
incominciò Clarke.
<< Anya?? No, Anya un corno! Cosa cazzo sta succedendo
qui??? >> urlò, arrabbiata.
Clarke stava per rispondere ma l’amica continuò.
<< Che cazzo è successo alla casa?? E che
cazzo è successo con Roan??? >> chiese
velocemente.
<< Come sta Roan? >> chiese
Clarke, preoccupata.
Anya la guardò a bocca aperta.
<< L’hai quasi ammazzato di pugni Clarke come
pensi che stia?! >> disse in modo sarcastico.
<< Ehi non c’è bisogno di parlarle
così! >> intervenne Lexa.
<< Tu taci.. ok? >> disse Anya, ritornando
a guardare Clarke.
<< Ma che ti è preso?? Sei uscita di senno?
Pesti un amico così e poi ti scopi mia sorella??
>> chiese arrabbiata.
<< Non è come pensi >>
provò Clarke, ma Anya non la fece continuare.
<< È come sarebbe?? Vi ho viste nude nel tuo
letto, stavate giocando a scacchi forse? >> chiese sempre
sarcastica.
<< Anya piantala ok! Non sono affari tuoi!
>> disse Lexa, mettendosi di fronte a Clarke.
<< Non sono affari miei? Sei mia sorella sono,
sicuramente, affari miei! >> urlò
contro la sorella.
<< No invece! È la mia vita! >>
rispose Lexa, arrabbiata.
Clarke guardava, in silenzio, le due sorelle litigare.
<< Si vede come vivi la tua vita….tradisci la
tua fidanzata con la mia migliore amica >>
<< Io la amo… >>
sussurrò Clarke.
Ma le due continuarono a litigare, senza sentire altro che le loro
grida.
<< Non sono affari tuoi questi! >> rispose
Lexa.
<< Io la amo >> disse Clarke un
po’ più forte, senza successo.
<< IO LA AMO! >> urlò, le due si
voltarono sorprese.
Clarke si avvicinò a Anya e ripeté:
<< La amo…sono innamorata di lei
>>
Si voltò verso Lexa, che aveva gli occhi spalancanti.
<< Ti amo >>
Il cuore di Lexa, iniziò a battere all’impazzata.
Clarke ritornò a guardare Anya.
<< Lei è
l’unica….è lei >> disse,
guardando l’amica negli occhi.
Anya fissò Clarke, quello sguardo, l’aveva visto
una volta. Era lo stesso sguardo che aveva Jake quando guardava Abby.
<< Sei impazzita?? Come puoi essere così
stupida, Clarke?! >> chiese, gli occhi le si riempirono
di lacrime.
<< Lei si sta per sposare! Pensi che lascerà
la sua fidanzata per te?? Non hai capito che soffrirai e
basta?? >> disse con forza.
Lexa stava per ribattere ma Clarke disse:
<< Lo so…So che sta per sposarsi. Io non
pretendo nulla da lei….non m’importa. Voglio solo
restare con lei più tempo che posso….anche solo
un secondo…un momento. Io….sono tornata per lei
>> confessò.
<< Lei è tutto per me >>
concluse, guardando l’amica negli occhi, con decisione.
Anya la guardò, il suo sguardo da stupito, si
trasformò in ferito.
Si voltò e prese la giacca, arrabbiata, uscì
sbattendo la porta.
<< Any! >> Clarke cercò di
fermarla ma senza successo.
La bionda rimase a fissare la porta chiusa, per qualche minuto.
Sospirò.
Sentì la mano di Lexa, afferrare delicatamente la sua.
<< Andiamo…occupiamoci della tua mano adesso
>> disse e la trascinò in bagno.
Prese il kit di primo soccorso. Mentre le fasciava la mano con delle
bende, la bionda ripensò allo sguardo ferito
dell’amica.
<< Dovrebbe andare per ora, ma dovresti andare da Abby al
più presto…ok? >> chiese, vedendo
l’espressione pensierosa di Clarke, le prese gentilmente il
mento tra le dita e lo sollevò.
<< Clarke… >> la
chiamò.
La bionda si ridestò dai suoi pensieri e incatenò
il suo sguardo a quello della bruna.
<< Vedrai che si calmerà, dalle un
po’ di tempo >> le disse rassicurandola.
Clarke sospirò ed infine annuì.
Lexa le sorrise e posò la sua fronte contro quella della
bionda.
<< Ti amo anche io >> le
sussurrò Lexa.
Clarke respirò il suo profumo, tutti i cattivi pensieri
sparirono.
<< Lo so… >> disse, con un
leggero sorriso.
Lexa si sollevò e disse:
<< Ho parlato con Costia, beh…ci ho
provato… >> Clarke si avvicinò,
improvvisamente, al suo viso, interrompendola.
<< Non devi dirmi nulla Lex….quello che ho
detto ad Anya è vero…non pretendo nulla da te
>>
Lexa la guardò dritta negli occhi.
<< Ma io si >>
Clarke la guardò sorpresa.
<< Io voglio te >> confessò.
Clarke le prese il viso tra le mani e la baciò.
Raven stava lavorando al suo pc, mangiucchiando pop corn.
All’improvviso sentì bussare alla porta.
Quando aprì vide Anya sulla soglia, affannata.
Raven alzò gli occhi al cielo, stava per richiudere la porta
quando la donna la fermò, dicendo:
<< Tu lo sapevi? >> chiese, respirando
profondamente.
Raven notò l’espressione della sua ex: era
sconvolta e arrabbiata. Capì subito a cosa stesse alludendo.
<< Su entra >> disse facendola entrare.
Anya, sorpresa per un momento, entrò. Si toccò i
capelli con le mani e frustrata richiese:
<< Allora? Tu lo sapevi? >>
<< Si >>
Anya la guardò sconcertata e ferita.
<< Insomma, sono l’unica che non sapeva nulla??
>> chiese alzando leggermente la voce.
<< C’ero io quel giorno, forse ti sei
dimenticata….c’ero io alle comunicazioni
>> ribatté la latina.
Anya la guardò.
<< Ho sentito Clarke….le sue parole, prima
che… >> disse Raven, abbassando lo sguardo.
<< Raven… >> disse Anya,
tentò di avvicinarsi, ma la ragazza la fermò.
<< Non hai idea di quanto lei la ami, Anya….le
ultime parole di Clarke sono state per Lexa. Clarke ha dato la sua vita
per la persona che ama, per assicurarle un
futuro….è la cosa più bella che
qualcuno possa fare… >> spiegò,
commossa.
<< Perché non me l’hai detto?
Perché non me l’ha detto? >> chiese,
Anya, triste.
<< Perché tu non ascolti Anya!
>> urlò Raven, con rabbia.
<< Ti preoccupi sempre di te! Non guardi davvero chi ti
sta intorno! Clarke è la tua migliore amica e non hai capito
i suoi sentimenti? >> chiese, mettendo Anya
nella posizione di riflettere sulle sue azioni.
Ripensò all’amica che parlava di Nylah, alla sua
espressione quando le mostrò la foto di Lexa e Costia prima
del ballo, a come guardava Lexa….
<< Sono stata una stupida >> disse,
più a sé che alla latina.
Raven la fissava, cercando di calmarsi.
Anya sollevò lo sguardo verso di lei, si avvicinò
e le diede un bacio sulla guancia.
Raven rimase immobile, impietrita.
<< Grazie…. >>
sussurrò.
Poi andò verso la porta, ma prima di andare via si
girò e disse:
<< Io ti vedo Raven >>
Se ne andò, lasciando la latina stupefatta ed emozionata.
Anya arrivò al campo di baseball. Sulle gradinate, seduta,
vide l’ amica. Aveva tra le mani, due bottiglie. Si
avvicinò.
<< Sai che ho smesso, vero? >>
Clarke si alzò e le porse una bottiglia.
<< È un succo >> rispose.
Anya sorrise e afferrò la bottiglia.
Le due si sedettero, sorseggiando la bevanda.
<< Mi dispiace Any….avrei dovuto dirtelo
>> incominciò la bionda.
Anya scosse il capo.
<< No Clarke, a me dispiace….dovevo
accorgermene, dovevo, semplicemente, aprire gli occhi e
vedere…. >> si voltò a guardare la
bionda.
<< Sono una pessima amica >> sorrise.
Clarke sorrise.
<< Non sei così tanto male >>
Anya ghignò, poi divenne seria e chiese:
<< Perché non me l’hai detto?
>>
Clarke guardò avanti a sé, per qualche secondo.
<< Avevo paura…paura che se ti avessi
confessato i miei sentimenti, mi avresti vista in modo
diverso…. >> disse stringendo la bibita tra le
mani.
<< Avevo paura che pensassi che non fossi abbastanza per
lei >> confessò.
Anya fissò la bionda, stupita dalle sue ultime parole.
<< Clarke….non avrei voluto nessun’
altro al suo fianco… >> disse, sinceramente.
Clarke sospirò, confortata dalle parole dell’amica.
<< Da quanto tempo, si…insomma, provi questi
sentimenti? >> chiese più tranquilla
Anya.
Clarke ci pensò su.
<< Da quando le avevi rubato la sua palla preferita
>> confessò la bionda.
A quelle parole, Anya si accigliò.
<< Clarke….aveva 5 anni >>
disse, scioccata.
Clarke sorrise, poi seriamente disse:
<< C’è sempre stata lei. Non so, in
realtà, quando ho realizzato, è successo e
basta… e non importa quanto cercassi di non
pensarci….quanto cercassi di sopprimerlo…lei era
sempre lì…impressa nella mia mente
e…nel mio cuore >> confessò.
Anya pensò che non aveva mai sentito Clarke parlare
così di qualcuno, prima.
<< È iniziata quando sei tornata?
>> chiese curiosa.
<< Mmm si…beh l’ho baciata il giorno
del ballo ma non credo che possa essere considerato un inizio
>> rispose, pensierosa.
Anya la guardò stupita.
<< Hai baciato Lexa, il giorno del suo ballo?
>> chiese.
Clarke la guardò triste.
<< Si.... >>
<< In realtà, vorrei non averlo
fatto….l’ho fatta soffrire. So che non me lo
dirà mai…ma per causa mia, ha sofferto molto
>> confessò.
Anya ripensò alla sorella. Al suo raggiante sorriso, vivace
e splendente….poi si ricordò i suoi occhi spenti,
l’umore tenebroso e l’atteggiamento freddo e
distaccato dopo l’incidente.
Non aveva capito neanche che la sua dolce sorellina stava soffrendo,
lacerata dalla perdita della persona che amava.
<< Non puoi cambiare il passato Clarke….ma ora
sei qui con lei >> disse, cercando di confortarla.
<< Le sto stravolgendo la vita >> disse la
bionda, guardando un punto indefinito davanti a sé.
Anya notò, che con l’altra mano si stava toccando
la protesi fasciata.
<< Lexa è grande e vaccinata
Clarke….se lei ti ama e vuole stare con te, che
problema c’è? Non vuoi che sia felice?
>> chiese.
Clarke si voltò e la guardò negli occhi.
<< Certo….è tutto quello che voglio
>> rispose decisa, suscitando la risatina di Anya.
<< Beh…adesso ho capito perché Roan
è finito in ospedale >> disse sorridendo,
lievemente.
Clarke s’irrigidì.
<< Mi dispiace…. >> disse,
toccandosi la mano.
Anya notò che in Clarke qualcosa non andava, stava
combattendo una battaglia interiore che non poteva immaginare.
<< Clarke….io, Lexa, mio
padre….siamo qui per te….se
c’è qualcosa che non va….puoi contare
su di noi…su di me! Non ti deluderò
più, te lo prometto! >> le disse.
Clarke la guardò un attimo negli occhi, poi
abbassò lo sguardo. Anya capì che la sua amica
era combattuta.
<< Puoi dirmi tutto, Clarke… >>
insistette Anya.
Clarke tremò leggermente, poi sussurrò:
<< Non so più chi sono >>
Si voltò verso l’amica, che ascoltava attentamente.
<< Ho fatto quello che mi ha ordinato….ho
provato a resistere, ma non ci sono riuscita >>
confesso, sotto voce.
<< Resistere a cosa? Che cosa ti hanno fatto
lassù? >> chiese Anya.
Dagli occhi blu di Clarke scesero delle lacrime.
<< Alla rabbia….ho provato tantissima
rabbia…e odio…ho fatto uscire tutto…
>> disse ricordando quella sensazione.
<< Clarke…non capisco >> disse
Anya, cercando di capire le parole della bionda.
<< Li ho uccisi tutti….spazzati
via… >> continuò la bionda.
Anya la guardava, poteva vedere il rimpianto negli occhi di Clarke.
<< Clarke… >>
<< Mi è piaciuto…. >>
disse e Anya notò, il cambiamento nel volto
dell’amica.
<< Il potere….mi è piaciuto
>> confessò.
Anya fissava Clarke e per la prima volta….un brivido di
paura le percorse la schiena.
Lexa andò a casa a prendere della roba, per quella
notte, sarebbe rimasta a dormire in Accademia.
Mentre preparava lo zaino, la porta si aprì e poco dopo
sentì la voce di Costia, sulla soglia della loro stanza da
letto.
<< Così te ne vai? Dopo che la tua amante ha
quasi ucciso mio fratello?! >> urlò arrabbiata.
Lexa, si voltò di scatto, mostrando le ferite sul suo viso.
<< Non dire più così
>> disse dura Lexa.
<< Che ti ha fatto? >> disse
Costia, preoccupata per la bruna.
<< Tuo fratello ti vuole bene….questa
è una conseguenza per quello che ho fatto…
>> disse, scostandosi dal tocco della ragazza.
<< E quello che è successo a lui è
una conseguenza a questo >> disse indicando la faccia.
Costia la guardò, disgustata.
<< La tua bella Clarke ha quasi ucciso mio fratello!
>> urlò.
<< Non è colpa sua! È
traumatizzata…lei non voleva! È distrutta per
questo! >> il tono di Lexa si fece più alto e
più aggressivo.
Costia rimase senza parole.
<< È incredibile….non posso
crederci! Hai perso la testa?? Lei non può sbagliare per te,
vero?? La giustifichi così tanto…
>> disse Costia, in lacrime.
Lexa si tranquillizzò.
<< Mi dispiace….non avrei mai voluto
ferirti... >> disse, abbassando la testa.
<< Non posso rinunciare a lei….non importa
come sia tornata, se diversa o uguale a prima, non posso sposarti
>> disse e se ne andò, lasciando una Costia
distrutta dal dolore.
Clarke era sotto la doccia, si guardava la mano, ora tornata come
nuova. L’acqua le scorreva sulla schiena, cercava di pensare
a quello che aveva fatto a Roan. Come aveva detto a Jaha, dopo aver
visto Lexa ferita, i ricordi diventavano sfocati, ricordava
solo di aver provato furia e rabbia. Controllarsi stava diventando
sempre più difficile.
<< Non
riuscirai a trattenerlo….non avere paura di ciò
che sei….lascialo andare >>
Quelle parole le risuonavano in testa, in continuazione. Non poteva
farlo, non avrebbe più permesso che succedesse ancora, non
più.
Sentì il campanello suonare.
Anya andò ad aprire.
<< Oh ma guarda….la traditrice
>> scherzò Anya, con un sorriso.
<< Buongiorno alcolizzata >> rispose Lexa,
entrando.
Subito guardò verso la camera della bionda.
<< No ma prego….fai come se fosse casa tua
>> disse sarcastica, andando in cucina.
Anya guardò la sorella immobile in soggiorno, aspettando.
<< È sotto la doccia >> le disse
Anya.
Lexa si voltò.
<< Come sta? >> chiese apprensiva.
Anya la guardò, si ricordò delle parole della
bionda.
<< Sinceramente? Non lo so… >>
disse, abbassando la testa.
Lexa si avvicinò alla sorella.
<< Avete parlato? >> chiese.
Anya la fissò.
<< Si…. >>
<< Quindi? >> chiese Lexa, alzando le
spalle.
<< Ammetto che mi avete preso alla sprovvista e il
vederti nuda, in un letto, con qualcuno… era
l’ultima cosa a cui avrei mai voluto assistere…
>> Lexa alzò gli occhi al
cielo.
<< Ma sono felice per voi! Tu sei la mia sorellina Lexa,
anche se non sono stata una brava sorella maggiore per te, voglio solo
che tu sia felice >> confessò.
Lexa sorrise, un sorriso, pensò Anya, che non vedeva da
moltissimo tempo.
<< Grazie Any >>
Il viso di Anya divenne, improvvisamente, serio.
<< Lexa….credo che Clarke stia nascondendo
qualcosa…lei è… >> non
fece in tempo a finire che la bionda uscì.
Jeans scuri attillati, maglietta nera a maniche corte. I capelli le
ricadevano sulle spalle, ancora umidi.
Appena Lexa la vide, andò verso di lei.
<< Buongiorno >> disse sorridendo alla
bionda.
<< Giorno >> ricambiò Clarke,
con un dolce sorriso.
Lexa le prese la mano, analizzandola.
<< Come va? >> chiese.
<< Va tutto bene Lexa >> disse la bionda,
posando l’altra mano su quella della bruna.
<< Bleahhh >> disse Anya, assistendo alla
scena.
<< Anya >> disse sorridendo Clarke.
<< Fate venire la nausea >>
stuzzicò l’amica.
<< Perché sei qui sorellina, a parte per
vedere la bionda, ovviamente.. >> chiese.
Lexa guardò la sorella con sguardo truce.
<< Oggi ci sarà una dimostrazione
all’Accademia, io e Octavia apriremo
l’esercitazione di volo >> disse girandosi
verso Clarke.
<< Volevo chiederti se ti piacerebbe venire a vederci?
>> chiese alla bionda, speranzosa.
<< A Clarky la folla non fa molto bene…
>> disse Anya, ma la bionda la ignorò, vedendo
l’espressione di Lexa.
<< Certo, mi piacerebbe molto >> rispose
sorridendo.
Anya alzò gli occhi al cielo.
<< Perfetto! >> disse Lexa, contenta.
<< Vi aspetto alle quattro precise allora….non
fate tardi >> disse guardando Anya.
Si voltò verso la bionda, le diede un bacio veloce e se ne
andò.
<< Oddio….devo andare a vomitare
>> disse Anya, suscitando la risata di Clarke.
Alla dimostrazione erano presenti moltissime persone. Tutti guardavano
la bionda che camminava affianco ad Anya. Erano presenti tutti: Gustus,
Indra, Abby, Marcus, Raven, Bellamy e tutti gli altri.
Mentre salutavano, Clarke incrociò lo sguardo di Costia, che
camminava affianco alla madre. La bruna la guardò duramente,
per poi proseguire.
Una sirena annunciava l’inizio dello spettacolo.
Lexa e Octavia erano sulla piattaforma, pronte a partire.
<< Ti vedo agitata oggi >> disse Octavia
all’amica.
Le due indossavano le loro tute, aderenti e leggere, con i caschi che
seguivano i lineamenti del viso.
<< È la prima volta che Clarke mi vede
volare… >> rispose.
Octavia rise.
<< Vedrai che dopo averti vista volare, vorrà
strapparti, subito, i vestiti di dosso >>
Lexa arrossì.
<< O! >>
<< Che c’è? Lincoln fa sempre
così… >> spiegò, alzando
le spalle.
Gli diedero il via e prima di saltare nel vuoto Octavia disse:
<< Su Comandante! Facciamo vedere quanto siamo forti e
sexy! >>
Le due saltarono, aprendo le braccia. Iniziarono a librarsi in aria,
eseguendo manovre complicate in volo.
<< Linee perfette vero? >> chiese Gustus a
Clarke.
Ma la bionda non sentì nulla. I suoi occhi erano fissi sulla
bruna, che in alto stava danzando magnificamente. Clarke rimase
affascinata dalla tecnica di Lexa, era morbida e dolce nei movimenti,
sembrava che fosse nata per volare.
<< Brava vero? >> sussurrò Anya,
vedendo lo sguardo ammaliato della bionda.
<< Magnifica >> sussurrò Clarke.
Tutto stava procedendo benissimo, gli altri Skaikru avevano raggiunto
le compagne e stavano eseguendo uno schema di volo.
Ad un tratto, però, qualcosa andò storto. Una
scarica azzurra arrivò dal cielo, si propagò tra
gli Skaikru colpendo le tute. La formazione incominciò a
dividersi e dall’alto, fra le nuvole comparve una nave nemica.
Il caos si propagò velocemente.
<< Raven in sala comunicazioni presto! >>
ordinò Gustus.
Lexa faceva fatica a rimanere in volo. Iniziò a perdere
quota.
<< Lex stai scendendo troppo! >> disse
Octavia.
<< Non riesco! La tuta….penso sia danneggiata!
>> urlò.
Iniziò a precipitare in picchiata.
Octavia venne placcata dal nemico, Roan e gli altri Skaikru
intervennero, armati e pronti a respingerlo.
<< Lexa!! >> urlarono Indra, Abby e Gustus.
Anya incominciò ad andare verso il deposito armi, poi si
voltò per chiamare Clarke ma, la bionda era sparita.
<< Lexa cerca di attivare il sistema di emergenza!
>> le comunicò Raven, via radio.
Lexa stava precipitando velocemente, vedeva il suolo farsi sempre
più vicino. Il sistema di emergenza era fuori uso, non
sapeva più che fare.
Costia assisteva, come gli altri alla scena, terrorizzata.
Ad un tratto Raven osservò il monitor.
<< Ma che diavolo… >>
<< Cosa vedi Raven? >> chiese Luna, ormai
al comando.
Lexa non sapeva più che fare, chiuse gli occhi
istintivamente e pensò a Clarke, Anya e ai suoi
genitori….
All’improvviso, qualcuno l’afferrò,
aprì gli occhi e vide quelli blu di Clarke.
<< È Clarke…. >>
disse Raven, scioccata.
Luna guardava il monitor, sorpresa anche lei. Nessuno volava senza
armatura.
Lexa rimase scioccata. Clarke l’aveva afferrata, in volo.
Stavano scendendo verso il suolo.
<< Reggiti forte! >> le disse Clarke,
guardando con decisione in basso.
Lexa si aggrappò, con forza, al collo della
bionda, che virando leggermente riuscì ad atterrare su di un
campo.
Anya vide le due cadere e si precipitò da loro.
Lexa ancora scioccata, vide Clarke avvicinarsi e prenderle il viso tra
le mani, controllandola.
<< Va tutto bene? Sei ferita? >> chiese
agitata.
Lexa la guardava negli occhi. Clarke aveva la stessa maglietta di
questa mattina, jeans…non aveva l’armatura.
<< Lexa! >> la chiamò.
<< Si…si sto bene >> rispose,
poi guardò in alto e disse, agitata:
<< Octavia! Octavia è ancora lassù!
>>
Anya arrivò dalle due chiedendo se fosse tutto apposto.
<< Octavia è ancora
lassù! Devo andare ad aiutarla! >>
urlò Lexa, cercando di alzarsi.
Clarke la fermò, guardò Anya e le
ordinò:
<< Portala dentro >> Anya la
guardò interrogativa.
La bionda si alzò e guardò in alto, poi si
voltò verso le due ragazze e disse:
<< Ci penso io >>
Il terreno iniziò a tremare, leggermente, sotto di loro
e, all’improvviso, Clarke spiccò il volo.
<< Clarke!! >> urlarono le due, fissando il
cielo.
Anya era stupefatta, come diavolo era possibile.
Clarke come un missile continuava ad andare sempre più in
alto.
Arrivata nella zona di scontro, si fermò e notò
subito Roan combattere contro un gruppo di nemici, dietro di lui
Octavia faceva lo stesso ma era in difficoltà.
Ad un tratto uno dei nemici sparò contro di loro.Senza
pensarci due volte, Clarke si mi se davanti a Roan.
L’energia venne fermata dalla bionda, che si coprì
il volto con le braccia incrociate. Roan notò che la bionda
controllava il raggio, non permettendogli di colpirli.
Che straordinario controllo delle nano macchine.
<< Che diavolo ci fai qui?! Sei senza armatura!
>> chiese scioccato.
<< Portala via di qui! >> ordinò
la bionda.
Roan guardò Octavia e le disse di ritirarsi, dopo un momento
di indecisione la ragazza obbedì.
<< Io non ti lascerò ancora da sola!
>> disse il Generale, caricando nuovamente la sua arma.
Clarke, allora, notando l’avanzata dei nemici si
voltò, allargò le braccia e con una potentissima
forza invisibile, spazzò via tutti i nemici.
A quel punto, arrivarono in soccorso Luna con altri Skaikru.
Roan guardava le spalle della bionda, abbassarsi e alzarsi al ritmo del
suo respiro, ora diventato pesante.
Clarke per la stanchezza si lasciò andare, ma subito, le
forti braccia dell’uomo l’afferrarono.
La bionda perse i sensi.
Roan la prese fra le sue braccia e la portò a terra.
Appena toccò il terreno, Clarke si riprese e si
scostò da Roan.
Anya e Lexa corsero verso di loro.
<< Clarke!! >> urlarono, precipitandosi dai
due.
Clarke si voltò verso di loro.
<< Sto bene… >> disse.
Le due si fermarono, videro che dal naso di Clarke colava copiosamente
del sangue nero.
La bionda svenne e Roan la prese, prima che cadesse
a terra.
<< Clarke!! >> urlò Lexa,
andando al fianco della bionda.
<< Bisogna portarla dentro >> disse Roan,
prendendola ancora in braccio e dirigendosi verso l’entrata
dell’Accademia.
Al suo fianco, Lexa e Anya, preoccupatissime.
<< Non ho mai visto una cosa del genere >>
disse Luna a Gustus.
<< Nemmeno io >> rispose l’ex
Generale.
<< Dovremo capire che cosa l’è
successo >> continuò Luna.
Gustus osservò il monitor al suo fianco, dove si poteva
osservare la bionda coricata nel letto dell’infermeria.
Luna si avvicinò all’uomo.
<< Ora più che mai, abbiamo bisogno del nostro
Eroe >> disse, facendo intendere che non si sarebbe
fermata, finché Clarke non sarebbe tornata fra gli Skaikru.
Gustus sospirò, guardando, tristemente, lo schermo.
Clarke aprì, lentamente, gli occhi. Tutto era sfocato, si
sforzò e vide il volto, preoccupato, di Lexa.
<< Lexa… >> sussurrò.
Lo sguardo della bruna passò dal sollevato
all’arrabbiato in pochissimo tempo.
<< Non parlare, sei ancora debole >> disse,
guardando in basso.
<< Dove sono? >> chiese la bionda,
guardandosi intorno.
<< In infermeria…ti hanno fatto degli esami,
per capire cosa ti sia successo >> rispose, continuando
ad evitare i suoi occhi.
Clarke la fissò, notò lo sguardo contrariato
della bruna.
<< Lexa… >> la
chiamò, prendendole la mano.
Subito Lexa si scostò, incrociando le braccia al petto, la
fissava con occhi pieni di lacrime e rabbia.
<< No! >> disse dura.
<< Come hai potuto andare lassù?
>>
<< Octavia… >>
sussurrò Clarke.
“ Loro
voleranno sempre più in alto….e noi resteremo
sempre indietro, a terra ad osservarli “ .
Lexa, in quel momento, ripensò a quelle parole.
Il suo viso si fece rassegnato e disperato.
Alla vista di quell’espressione, Clarke, si
sollevò e prese la mano di Lexa.
<< Lexa, io ti amo...e mi dispiace di averti fatto
preoccupare...ma che persona sarei se non aiutassi te, Octavia o Roan,
avendo la possibilità? Non mi è successo
nulla… >> disse, cercando di calmare la bruna.
Era inutile, pensò Lexa, la persona che aveva di fronte non
si sarebbe mai fatta da parte, mai.
<< Hai sanguinato e hai perso i sensi davanti a me
Clarke! >> ribatté Lexa, arrabbiata.
<< Io sono qui… >> rispose
Clarke, abbracciando la bruna.
Lexa sentendo le braccia della bionda attorno a sé, si
lasciò andare in un pianto frenetico.
<< Sono qui e sto bene >> ripeteva Clarke.
<< Ho….Ho avuto paura di perderti
ancora… >> disse tra i singhiozzi.
<< Non permetterò che accada….
>> rispose la bionda.
Lexa si scostò e guardò Clarke negli occhi.
<< Io non vivo senza di te >> le
confessò.
Clarke le accarezzò la guancia e poi la baciò con
tutto l’amore che potesse trasmetterle.
Le prese il viso tra le mani, asciugandole col pollice le lacrime,
posò la fronte contro quella della bruna e
sussurrò, tremante:
<< Yu laik
ai sonraun, Lexa >>
“ Tu sei la mia vita “.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Mi scuso per il ritardo!! Ecco a voi
il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Sembra che le cose per la
nostra Clarke si stiano per complicare sempre di più. Luna
è determinata a riportare la bionda fra i suoi ranghi....ci
riuscirà?? Lexa ha detto la verità a Costia, che
ovviamente, non l'ha presa molto bene....che succederà fra
le due?? Finalmente Anya sa!!! Era ora!!
Nel prossimo capitolo vedremo alcune cose capitate a Clarke in questi
dieci anni......
Grazie davvero a tutti voi lettori, grazie per le bellissime parole! Vi
adoro immensamente!! Cercherò di aggiornare più
velocemente!
Fatemi sapere che ne pensate!
Spero a presto!
Un bacione a tutti!
|
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Capitolo 17 *** Perduta ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Perduta.
Attraverso la finestra aperta, si potevano udire il suono delle risate
dei bambini che giocavano, il vicino che annaffiava il suo prato,
meticolosamente curato, in ogni minimo dettaglio.
Occhi verdi si spalancavano, fissavano il soffitto grigio chiaro della
sua vecchia stanza da letto. Ricordava che la sera prima era tornata a
casa dei suoi assieme ad Anya.
Lexa si mise a sedere e le tornò in mente, la sensazione di
precipitare, l’incapacità di reagire e
poi…poi ricordò quelle due braccia forti che
l’afferravano, strappandola da morte certa. Le braccia
più rassicuranti, forti del mondo.
Clarke era ancora nella sala medica dell’Accademia, Luna
aveva insistito affinché si rimettesse del tutto. A Lexa, in
realtà, sembrava che la stessero tenendo prigioniera. La
cosa non le piaceva affatto.
Mentre le sorelle Woods percorrevano il lungo corridoio per arrivare
alla stanza della bionda, udirono chiaramente la voce arrabbiata di una
donna.
Abby era nella stanza di Clarke.
<< Spiegami ancora, perché non riesco a capire
come puoi essere così incosciente! >>
urlò Abby alla figlia che fissava la finestra affianco a
sé.
Sbuffò e si voltò verso la madre:
<< Ti ho già detto che non
c’è nulla da spiegare. Delle persone avevano
bisogno d’aiuto e ho agito….mi dispiace se ti ho
fatto preoccupare… >> disse, cercando di
placare la furia della madre.
<< Preoccupare….preoccupare dici?? Clarke mi
hai fatta morire di paura! Ti rendi conto che ti ho quasi persa
ancora?! >> urlò la madre, con le lacrime agli
occhi.
Clarke la guardava dispiaciuta.
<< Mi dispiace… >>
<< Perché ti metti, sempre, in queste
situazioni? Ho perso tuo padre e te per dieci anni….non
credo che il mio cuore sopporterebbe altro… >>
disse Abby.
<< Sei sopravvissuta sia alla mia mancanza che a quella
di papà >> le parole le uscirono prima che
potesse riflettere.
Abby guardò la figlia, sconvolta da quelle parole.
<< Mi dispiace….non intendevo
ferirti… >> si scusò ancora la
bionda.
Abby notò che a volte gli occhi di Clarke, erano velati da
una durezza che prima non esisteva.
<< Tu sei mia figlia Clarke…..io ti amo
più della mia stessa vita. Quindi, ti prego….stai
più attenta >> disse ora clama, Abby.
Clarke la guardò negli occhi e disse:
<< Lexa era in pericolo >>
Abby alzò il sopracciglio, sorpresa dallo sguardo della
figlia.
Ora aveva capito.
Il potere è
in te Wanheda, devi solamente volerlo...
<< Clarke… Clarke! >>
<< Clarky! >>
La voce di Anya la risvegliò dai suoi ricordi, si
voltò verso la porta e vide la sua amica avvicinarsi al
letto e dietro di lei, quasi nascosta, c’era Lexa.
<< Eri nel mondo dei sogni? >> chiese Anya,
fissando la bionda.
Lo sguardo di Clarke si spostò subito verso la bruna, i loro
occhi si incontrarono, la bionda le sorrise dolce.
Lexa si avvicinò al lato del letto, le prese la mano.
<< Tutto bene? >> chiese preoccupata.
Clarke continuò a guardare quei occhi verdi e, come accadeva
sempre, una sensazione di calma la pervase.
<< Si…tutto bene. Stavo solo pensando
>> strinse la mano della bruna, accarezzandone lievemente
il dorso con il pollice.
<< Allora quando ti faranno tornare a casa?
>> chiese Anya, guardando le due.
La bionda si voltò verso la sua amica e sospirò:
<< Non lo so….credo che si vogliano accertare
che stia davvero bene >> rispose con tono un
po’ sarcastico.
<< È andata tanto male con Mamma G.?
>> chiese Anya.
Lo sguardo di Clarke si fece cupo e dispiaciuto.
<< Continuo a farla preoccupare e a ferirla…
>> confessò a bassa voce.
Lexa le accarezzò una guancia con l’altra mano.
<< È il lavoro delle madri
preoccuparsi….vedrai che le passerà
>> le sorrise incoraggiandola.
Clarke ricambiò il sorriso.
<< Sei bellissima >> disse improvvisamente.
<< Oddio….sì lei è
bellissima…tu sei bellissima….siamo tutte
bellissime! Ora basta sdolcinatezze, o mi verrà la nausea
>> esclamò Anya e le due risero.
Ma quell’atmosfera sfumò quando, improvvisamente,
entrarono nella stanza Luna e Roan.
<< Buongiorno Clarke, Comandante Woods…Anya
>> salutò il Generale.
<< Generale, Roan >> salutò
Clarke, inclinando leggermente il capo.
<< Clarke…come ti senti? >>
domandò Roan, spostando il suo sguardo prima su Lexa e poi
su Anya.
<< Molto meglio, grazie >>
<< A cosa deve Clarke la vostra visita? >>
chiese sospettosa Anya.
<< Volevano, solamente, scambiare due chiacchere con
Clarke su quello che è successo >> rispose
Luna, fissando le mani di Lexa e Clarke intrecciate.
La bionda sciolse la presa.
<< Ma certo.... >> rispose tranquilla.
<< Perché? Avete visto come è
andata, ci ha protetti ancora una volta….non è
abbastanza questo? >> ribattè Lexa, duramente,
mettendosi davanti a Clarke.
<< Comandante Woods… >>
incominciò Luna.
<< Lexa…va tutto bene. Stanno solo accertando
che tutto sia apposto… >> disse calma, si
voltò verso Luna:
<< Risponderò a tutte le vostre domande,
questa volta….ma non davanti a lei >> disse
riferendosi a Lexa.
La ragazza si volto verso di lei, sorpresa.
<< Come? >>
<< Anya puoi, per favore, accompagnare Lexa fuori?
>> confermò, guardando sempre il Generale.
<< Clarke! >> disse arrabbiata la bruna.
Clarke non si voltò, con la coda dell’occhio vide
il volto ferito della bruna.
<< Comandante Woods, la prego di accomodarsi fuori,
grazie >> disse Luna.
<< Io non me ne vado >> disse arrabbiata.
<< Lexa...andiamo >> disse Anya, andandole
vicino e mettendole una mano sulla spalla.
La bruna continuò a fissare Clarke, incredula. Vedendo
quell’espressione impassibile sul volto della bionda, si
voltò e uscì sbattendo la porta.
Clarke chiuse gli occhi, Anya la fissò, non comprendendo
pienamente il comportamento dell’amica.
Anya uscì assieme a Lexa, furiosa e incredula per le parole
di Clarke.
<< Perché si sta comportando così?
>> esclamò la bruna a voce alta.
<< Clarke sta nascondendo qualcosa…
>> disse la sorella maggiore.
Lexa si voltò a guardarla, curiosa.
<< Conosco Clarke da quando eravamo
piccole….qualcosa in lei è cambiato, non
è più la stessa >> disse pensierosa.
<< Lexa…credo che sia capitato qualcosa
lassù….qualcosa di terribile, e ho
paura… paura che Clarke possa esserne la causa
>> disse agitata.
Lexa osservò la sorella. Si ricordò di quei
giorni alla casa al lago, dello sguardo di Clarke.
<< Lei è tornata. Non m’importa cosa
sia successo o quello che abbia fatto…..lei è
tornata >> disse, decisa.
Clarke fissava ancora la porta. Ripensò allo sguardo ferito
di Lexa. Così tanto, pensò, sto causando
così tanto dolore alle persone che amo.
Strinse forte il pugno.
Roan guardò Clarke, ormai aveva imparato a conoscerla,
sapeva che stava covando dentro di sé, qualcosa che la stava
piano piano distruggendo.
<< Adesso che siamo soli, possiamo parlare liberamente
>> iniziò Luna.
Clarke spostò finalmente lo sguardo sui due generali.
<< Non sono stata del tutto sincera con voi la prima
volta, io ricordo tutto quello che è successo…
>> incominciò Clarke.
<< Siamo qui per ascoltarti >> disse Luna.
Clarke guardò fuori la finestra.
Passato
Bip….bip….bip
Quando riaprì
gli occhi, la prima cosa che vide fu una luce accecante, faceva fatica
a tenere gli occhi aperti.
Non riuscì a
capire dove si trovasse, pensò che forse era in Paradiso.
Ma un attimo dopo, quel
pensiero svanì completamente.
Un dolore
atroce la pervase, scostò lo sguardo e vide delle macchine
sopra di lei, lavoravano frenetiche, togliendo i restanti brandelli
della sua armatura. Non sentiva nulla se non un dolore lancinante.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
<< Sis em
au go en op >> udì un voce metallica.
<<
C-cosa mi s-state f-acendo…. >>
sussurrò.
<<
D-ove m-i t-trovo? >> chiese cercò di
guardarsi attorno, ma era completamente immobilizzata.
Le
iniettarono qualcosa, l’ultima cosa che vide furono duo occhi
freddi che la fissavano.
<< Nou get
yu daun, Gada >>
Quando riprese i sensi,
si ritrovò in una stanza, la pianta ovale, le pareti nere
come la pece.
Provò a
muoversi, ma le braccia e le gambe erano immobilizzate con delle strane
catene, si rese conto che qualcosa non andava, non sentiva
più il suo braccio né la sua gamba.
Scostò lo sguardo e vide che al loro posto c’erano
delle placche di metallo.
Il dolore
era diminuito, la sua gola era secca.
Provò a
muoversi ma senza successo, ispezionò la stanza, macchinari
che non aveva mai visto circondavano le pareti.
<<
Yu wok op, Gada >> Clarke sollevò lo sguardo e
vide un uomo, con una tunica nera, avvicinarsi.
I suoi
occhi erano freddi come il ghiaccio, vitrei, senza capelli, con delle
strane macchie sperse sul viso.
<<
Chi…Chi diavolo sei tu? >> chiese
assottigliando lo sguardo per vederlo meglio.
<<
T.I.T.U. S…è il mio nome >> disse.
Clarke
rimase stupita, parlava la sua stessa lingua.
<<
Quello che hai fatto, Gada, è
stupefacente >> disse girando intorno studiandola.
<<
Do..dove mi trovo? Co…cosa è successo?
>> chiese, spaventata.
<<
Ti abbiamo salvata, come potevamo lasciare un tale potenziale vagare,
perso, nello spazio? >> spiegò lui, sempre
osservandola.
<<
Non capisco… >> Clarke cercò di
muoversi.
<<
Tu…mi sarai utile >>
<<
Non sei…umano >> affermò Clarke,
più lo fissava e più ne era convinta.
<<
Sei uno di loro >> disse arrabbiata.
T.I.T.U.S.
si avvicinò all’improvviso e la fissò
negli occhi, spostò la testa di lato.
<<
Che strana creatura… >> affermò.
<<
Vedremo cosa sei >> continuò.
<<
Yu will gonplei gon me >> dichiarò.
Capì ben
presto il significato di quelle parole.
In quella specie di
mondo metallico galleggiante, tutto era privo di vita…tutto
era morto e ricoperto di oscurità.
L’aria era
pesante e respirare era sempre più difficile, il dolore che
sentiva era constante.
La rinchiusero in una
cella, non capì per quanto tempo.
Poi vennero a prenderla, le impiantarono un nuovo braccio e una nuova
gamba.
Non c’erano
specchi, tutto era buio e freddo.
Gli alieni,
così li chiamava, quelle macchine che assomigliavano alle
persone, parlavano una lingua a lei sconosciuta.
Aveva solo capito che
era loro prigioniera.
Tentò di
scappare tantissime volte, neanche sapeva dove…ma tentava
sempre di rimanere lucida.
Ogni volta i suoi
tentativi fallivano miseramente…e dopo le aspettavano le
punizioni.
Più disobbediva e più la torturavano, la
isolavano.
T.I.T.U.S. la puniva
personalmente, diceva che doveva essere “istruita”.
La sua punizione preferita era , ovviamente, il dolore.
Legata, le scosse di
elettricità le percorrevano il corpo.
Non si tratteneva
nemmeno, urlava a squarcia gola.
Quando iniziò
il Conclave, capì lo scopo di T.I.T.U.S.
Voleva studiarla. Non
sapeva neanche lei per quale motivo non era morta quel giorno e
T.I.T.U.S. sembrava volerne scoprire il perché, ad ogni
costo.
Clarke
doveva cercare di resistere più tempo che poteva,
sopravvivere per rivedere quei occhi verdi.
Quando il silenzio
calava, pensava a loro, ai loro visi sorridenti, alle loro
risate…ai suoi occhi, alle sue labbra..
Non poteva neanche
piangere, non aveva più lacrime.
<<
L- exa, Lexa, Lexa, Lexa… >> ripeteva il suo
nome.
<<
Il mio nome è Clarke….Clarke Griffin…
>> non poteva dimenticare chi fosse, sarebbe stato
così semplice cedere, cancellare tutto, per evitare maggiore
sofferenza.
Ma si
sforzò, non poteva dimenticare, doveva tornare a casa, anche
solo per vedere un’ultima volta, quelle pozze verdi
incorniciate da quegli occhiali.
Doveva combattere e
vincere, con tutti i mezzi necessari.
Distrusse e uccise
talmente tante creature che neanche sapeva esistessero.
Quegli alieni, quelle
cose, senza anima, iniziarono a chiamarla “ WANHEDA
“.
T.I.T.U.S
le disse che significava “ Comandante della morte “.
Era disgustata.
T.I.T.U.S
parlava con lei, non sapeva il motivo preciso, ma era riuscita a
imparare quella loro strana lingua.
La chiamava “
Gada ”, ragazza.
<<
Noi siamo esseri superiori, Gada. Combattiamo, conquistiamo e
ricostruiamo un nuovo mondo. Il tuo popolo primitivo è
debole >> le disse un giorno.
Quando
usava quelle parole, la sua rabbia cresceva.
<<
So cosa pensi, riesco a vederlo….vedo ogni tuo
pensiero…desiderio >>
Clarke lo
seguiva con lo sguardo.
All’improvviso,
un immagine le apparve di fronte agli occhi….
Lexa, la guardava e
sorrideva felice, con i suoi occhi gentili…seduta
sul divano che leggeva con addosso i suoi occhiali,
bellissima…udì, persino, il suono della
sua risata…
Calde
lacrime bagnarono il suo viso.
Poi
quell’immagine stupenda cambiò:
Lexa a
terra, del sangue le usciva dalla bocca e tutto il suo viso era una
maschera di dolore, stava morendo.
<<
NOOOOOOOOOO!!!!!!!! >> schizzò in avanti ma le
catene la fermarono.
<<
NOOOOOO!!!! LEXAAAAA!!! >> urlò in
preda all’ira.
Una scarica
di energia invase la stanza e le pareti si sgretolarono.
T.I.T.U.S.
sorrise:
<<
Bene….adesso ci siamo >>
Da quel giorno
iniziò l’inferno.
T.I.T.U.S. la stava
“addestrando” ad utilizzare quel potere.
<<
Dentro di te…hai un potere immenso >> diceva
sempre.
Immagini di morte e di
distruzione le riempivano la mente…le persone che amava,
spazzate via.
Il tempo trascorreva lento, il dolore e la rabbia crescevano di pari
passo.
<< Che
cosa vuoi da me? Perché non mi uccidi e basta?
>> aveva domandato una volta a T.I.T.U.S.
<<
Non trarrei nessuno beneficio dalla tua morte, Gada >>
rispose semplicemente.
<<
Tieni tanto a quegli esseri inferiori…mi domando il
perché. Ti hanno abbandonata, non hanno lottato per
te…sono egoisti >> le accarezzò la
guancia, con il dorso della sua mano metallica.
<<
Tu sei una Dea, Wanheda >> le disse, con quella sua voce
piatta, senza alcun briciolo di emozione.
<<
Porterai il nostro popolo alla vittoria >>
mormorò.
<<
Ricordati ciò che ti ho insegnato…loro sono
deboli, il potere….è l’unica cosa che
conta >>
<< Dove
siamo? >> chiese la bionda.
T.I.T.U.S.
la portò in un enorme sala, gremita di tantissime persone,
creature di ogni genere, ogni volta si stupiva, di quanti esseri
esistevano nell’universo.
Sembravano
impauriti, notò tra la folla, gruppi di famiglie,
bambini…
<<
Chiedono la pace, si sono arresi subito….non
c’è nessuna grandezza in loro >>
parlò T.I.T.U.S.
<<
Non capisco… >> disse la bionda guardando
quella folla.
<<
Voglio che lo lasci andare…. >> disse
T.I.T.U.S.
Clarke lo
fissò.
<<
Lascia andare il tuo potere >> ordinò.
Clarke
sgranò gli occhi.
<<
No >> disse, la rabbia iniziò a crescere.
Non avrebbe fatto del male a delle persone innocenti.
<<
Non hai scelta Gada, fallo adesso! >> continuò
T.I.T.U.S.
Clarke
si avvicinò al suo viso.
<<
Vai al diavolo, Mostro >> ribatté furiosa.
T.I.T.U.S.
sorrise.
Ancora una
volta quel dolore lancinante la colpì in pieno, quelle
immagini di morte e sofferenza sentiva la sua testa scoppiare.
<<
P-Puoi anche u-uccidermi….ma non farò
ciò che vuoi >> grugnì Clarke,
stringendo i denti.
T.I.T.U.S.
continuò a fissarla, imperturbabile.
<<
Liberalo >>
<<
AGGHHH!! NO >> disse cercando di resistere.
Cadde sulle
ginocchia. Sembrava che la testa le stesse per esplodere.
Vedeva Anya, sua Madre,
Raven, Gustus….tutti morti, in un mare di sangue.
<<
Non combattere >> disse ancora lui.
<<
Tu vuoi proteggere le persone che ami, Gada….vuoi tornare da
loro vero? Da lei? >> continuò.
Vide Lexa,
seduta sul portico. Timida e imbarazzata. Il suo viso illuminarsi,
parlando del suo sogno, del suo futuro.
Sorridere, spensierata
mentre giocava con Anya.
Poi la vide ancora a
terra, senza vita.
Calde lacrime rigarono
il viso della bionda.
<<
Lascialo andare >>
Gli occhi di Clarke si
spalancarono, un urlo disumano squarciò l’universo.
Poi il buio.
Presente.
Luna e Roan, fissavano la bionda sconcertati. Nella stanza regnava il
silenzio assoluto.
<< Li hai uccisi…li hai uccisi tutti
>> disse a voce alta Luna.
Clarke alzò lo sguardo e vide i loro visi sconcertati.
<< Quando mi risvegliai T.I.T.U.S. era accanto a
me…compiaciuto >>
Luna la guardava: disgusto e terrore erano dipinti sul suo volto.
<< Ti hanno trasformato nell’arma
perfetta….perfetta per distruggerci >> disse
spaventata.
Clarke sapeva che sarebbe arrivato questo momento, quegli sguardi...
<< Ma se sei così preziosa, perché
lasciarti andare? >> chiese Roan, riacquistando un
po’ di lucidità.
<< Vogliono che accada la stessa cosa qui….
>> rispose Luna, fissando la bionda.
Clarke distolse lo sguardo, contrasse la mascella e strinse forte i
pugni.
<< Ma non è successo…
>> continuò Luna, con tono pensieroso.
Clarke allora la guardò.
Luna stava riflettendo.
<< Sono le nano-macchine vero? >> chiese
Roan.
Clarke annuì.
<< L’addestramento e il tempo che hai passato
lassù devono averle mutate… >>
continuò Roan.
<< Perdi il controllo quando sei arrabbiata?
>> domandò ancora l’uomo.
Clarke sospirò.
<< Non so di preciso come avvenga…riesco a
controllarlo la maggior parte del tempo, ma diventa sempre
più difficile >> disse toccandosi dietro il
collo.
<< Questo ci da un vantaggio… >>
disse Luna.
Roan si voltò a guardarla.
<< Che vuoi dire? >> chiese non capendo.
<< Abbiamo la loro più potente
arma….è qui, ed è nostra
>> rispose Luna, senza guardare Calrke.
<< Che stai dicendo? >> chiese Roan.
Gli occhi di Luna fissarono quelli blu di Clarke.
<< Tornerai lassù con noi, combatterai al
nostro fianco e useremo quel potere contro di loro, li distruggeremo!
>> disse con foga.
<< Vorresti riportarla in quel posto dopo tutto quello
che ha passato?! >> urlò Roan, alzandosi in
piedi.
<< Vorresti che anche il nostro popolo venga spazzato via
Generale?! Qui parliamo della nostra sopravvivenza! >>
anche la donna si alzò.
<< Qui non si tratta di una sola persona! Si tratta di
tutti! >> continuò.
<< Clarke è una di noi! La vorresti dare in
pasto al nemico? Non sappiamo neanche che cosa accadrebbe se
ricapitasse ancora! >> insistette.
<< Io sono un membro del consiglio Roan, ti sto dando un
ordine >> disse glaciale.
Roan strinse i denti, furioso. Luna si voltò a guardare
Clarke.
<< Accetterai il ruolo di Generale che ti è
stato assegnato. Ti addestrerai con me e Roan per controllare il tuo
potere, faremo altre analisi per scoprire di più. Volerai
con noi come prima e faremo in modo di vincere questa guerra!
>> ordinò perentoria.
Clarke guardava in basso.
<< Altrimenti il Comandante Wodds verrà
destituita come membro degli Skaikru e la sua carriera si
fermerà >> finì il Generale.
A quelle parole, Clarke alzò il viso, guardando attentamente
la donna.
<< So cosa significa per te, se non farai come ti dico,
le renderò la vita un inferno >>
minacciò.
<< Luna!! >> urlò Roan.
Clarke continuò a guardarla negli occhi, non scherzava.
La bionda strinse i pugni.
<< Pensi
che loro siano diversi? Migliori? Appena sapranno ciò che
sei…quello che sei in grado di fare, ti
useranno…. >>
Le vennero in mente le parole di T.I.T.U.S.
Clarke annuì col capo, senza proferire parola.
<< Bene, questa conversazione non uscirà da
qui. Siamo intesi? >> disse guardando entrambi.
Prima di aprire la porta per uscire, Luna si voltò verso la
bionda e ordinò:
<< Stasera si terrà un party in onore del tuo
ritorno, non mancare >> se ne andò sbattendo
la porta.
Clarke continuò a fissare la porta, ora chiusa.
Roan la guardò per un momento.
<< La controllerò io >> disse,
uscendo.
<< Roan… >> lo fermò
Clarke.
L’uomo si girò.
<< Mi dispiace per… >> disse
Clarke, ma Roan non la fece finire e disse:
<< Non ti devi scusare Clarke, mi avevi avvertito
>> sorrise.
Poi la sua espressione divenne nuovamente seria:
<< Al tuo posto….neanche io sarei riuscito a
resistere… >> disse sinceramente.
Clarke rimase un po’ sorpresa, poi abbassò lo
sguardo.
Dopo che Roan uscì, la bionda riprese a guardare fuori dalla
finestra.
Strinse i pugni.
<< se non
farai come ti dico, le renderò la vita un inferno
>>
Lo sguardo arrabbiato e deluso di Lexa.
Il vetro della finestra si frantumò.
<< Un party? >> domandò Octavia.
<< Si, a quanto pare il Generale Luna ha
un’importate annuncio da fare >> rispose Raven,
dubbiosa.
<< Questa cosa non mi piace affatto. Prima
quell’attacco, poi richiudono Clarke in reparto senza farla
uscire e, adesso, questo party? >> disse Octavia
preoccupata.
Raven guardò la ragazza.
<< Speriamo solo che la lascino in pace. Ne ha passate
fin troppe >>.
Lexa si stava allenando in palestra.
I suoi pugni colpivano fortissimo il sacco, scaricando la rabbia che
aveva accumulato in quei due giorni.
Non capiva il comportamento di Clarke. Perché escluderla in
quel modo?
Continuava a colpire.
<< Fra poco romperai quel povero sacco, se continuerai
così >> disse Raven alle sue spalle.
Lexa si voltò verso l’amica, il fiato corto per
l’allenamento.
<< Dovevo prendere a pugni qualcosa >>
confessò.
Raven camminò lentamente verso di lei, porgendole un
asciugamano.
<< Grazie >> disse Lexa, subito
asciugandosi il sudore dalla fronte.
<< Novità su Clarke? >> chiese
la latina.
<< Non che io sappia >> rispose stizzita la
bruna.
<< Io e Anya stavamo cercando di parlare con Roan, ma
è introvabile al momento….poi sembra che Clarke
non voglia il mio aiuto >> andò avanti,
sedendosi sopra un attrezzo.
Raven fissò per un momento la bruna e poi le fece vedere
l’e-mail d’invito al party di quella sera.
Lexa prese il tablet e sgranò gli occhi confusa.
<< Credo che Luna stia tramando qualcosa…
>> confessò la latina.
Al Party era presente tutta la società elitaria della Trikru
e alcuni Azgeda. La presenza di tutti gli Skaikru era stata,
praticamente, ordinata. Non mancava nessuno alla chiamata del loro
Generale.
Anche i veterani erano stati invitati, assieme alle loro famiglie.
Ovviamente non mancavano alcuni addetti stampa.
Lexa era appena arrivata, Anya l’aveva chiamata poco prima,
informandola che la camera di Clarke era vuota. Lexa voleva
precipitarsi a casa della sorella ma Anya le disse che, sicuramente, la
bionda era stata accompagnata a casa dalla madre.
Le arrivò un messaggio, fece un sospiro di sollievo appena
lesse il nome del mittente.
Clarke:
Mia madre ha insistito
perché mi fermassi un attimo a casa.
Tranquilla, sto
bene.
Grandioso, pensò. Non stava capendo nulla di quello che
stava succedendo e il comportamento della bionda la stava facendo
seriamente imbestialire.
Camminò lungo la hall del grande Hotel, dove il party era
già iniziato.
Indossava un tubino rosso a maniche lunghe, molto semplice ma, allo
stesso tempo, elegante. Fasciava perfettamente la sua figura.
I capelli mossi delicatamente da morbide onde.
Nell’e-mail che le era stata inviata c’era scritto
che non era affatto necessario indossare la divisa.
Entrò nella grande sala. I colori degli Skaykru, bianco e
blu, decoravano i tavoli. Moltissime persone erano già
arrivate.
<< Ho come l’impressione che questo party
sarà un disastro >> Octavia comparì
al suo fianco, in un abito nero corto, accompagnata da Lincoln, in un
completo sempre nero.
<< Si sa qualcosa del perché di tutto questo?
>> domandò Lexa.
<< Chissà…forse Luna voleva
festeggiare la “ vittoria “ >> disse
sarcastica Octavia.
<< Ehi, finalmente facce conosciute! >>
disse Raven, camminando lentamente verso di loro. La latina indossava
un completo nero e bianco.
Roan si stava dirigendo verso l’entrata della sala, con
indosso la sua uniforme Skykru blu scura, quando,
all’improvviso, qualcuno gli prese il braccio trascinandolo
in una stanza.
<< Anya? Ma cosa….che cavolo ci fai qui?
>> chiese alla ragazza. Anya era in jeans stracciati e
giacca di pelle nera.
<< Non avendo ricevuto l’invito…beh
mi sono imbucata >> spiegò velocemente, poi il
suo sguardo si fece serio e arrabbiato.
<< Devi dirmi che cavolo è successo nella
camera di Clarke oggi! Che cosa vi ha detto? >> pretese.
Roan sbuffò e distolse lo sguardo.
<< Non posso dirti nulla Anya…lo sai
>> rispose cercando di uscire, ma la ragazza lo
fermò.
<< Roan, dimmi che cazzo sta succedendo a Clarke
>> chiese alzando la voce.
<< Senti, hai deciso tu di mollare, di non essere
più uno Skaykru! >> le urlò di
ritorno l’uomo.
<< Non posso dirtelo Anya ok? >>
finì.
Subito, però, vedendo l’espressione ferita e
stupita della donna, sospirò e con tono più calmo
e gentile le disse:
<< Anya….posso solo dirti che tutto quello che
fa Clarke….è solo per proteggere tua sorella
>>
Anya lo fissò, sorpresa dalle sue parole.
All’interno di una camera dell’Hotel, Clarke
fissava la sua immagine allo specchio.
Si sistemò la cravatta. Indossò la giacca blu
scura, dove all’altezza del cuore erano appese tutte le
medaglie e le onorificenze. Sulle spalle i gradi di Generale.
I capelli, solitamente lasciati slegati e liberi, ora erano legati in
una coda ordinata.
Si abbottonò la giacca, si guardò un'altra volta
allo specchio.
<< Il mio nome è Clarke Griffin
>> disse chiudendo gli occhi, prendendo un
respiro.
Riaprì gli occhi e uscì dalla stanza.
Lexa si stava guardando intorno, mentre, in piedi, sorseggiava un
bicchiere di champagne. Notò i suoi genitori conversare con
dei vecchi colleghi di suo padre.
<< Ehi…. >>
La bruna si voltò e davanti a lei trovò Costia,
avvolta da un bellissimo abito verde scuro.
<< Costia…ciao >> rispose Lexa,
sorpresa di vedere lì la donna.
<< Non sapevo che…ecco ci fossi anche tu qui
>> disse Lexa, con visibile imbarazzo.
Costia la guardò per un po’, poi rispose:
<< Non rispondi più né ai miei
messaggi, né alle mie chiamate…come potevi
saperlo >> disse risentita.
<< Si scusami, sono stata molto impegnata questi
giorni… >>
<< Si, immagino >> disse sarcasticamente la
donna.
<< Volevo solo sapere come stavi…ti ho vista
precipitare… e beh, ero preoccupata >> disse
tristemente.
Lexa si rese conto, solo in quel momento, di quanto dolore le avesse
causato. Costia era sempre stata comprensiva e buona con lei.
Le prese la mano.
<< Cos…mi dispiace davvero
tanto…sto bene, non mi sono fatta nulla >>
disse rassicurandola.
<< Meno male… >> rispose Costia,
stringendole la mano.
<< So che dobbiamo parlare, al più presto
Cos….non è una scusa ma davvero…questi
giorni ecco… >> balbettò,
sospirando.
<< Non è il momento adatto, si ho
capito >> la interruppe l’altra.
<< Si…scus- >> le parole le
morirono in gola quando scorse infondo alla sala Abby e Marcus insieme.
Abby doveva essere a casa con Clarke.
Il piccolo palco in fondo alla sala si illuminò e Luna
comparve assieme a Roan e ad i membri del Consiglio.
Luna si avvicinò al microfono e incominciò a
parlare:
<< Gentili Signori e Signore, Skaikru, vi ringrazio, per
essere qui stasera. So, che gli avvenimenti degli ultimi giorni, hanno
scosso nuovamente, la nostra gente. Ci viene ricordato, nostro
malgrado, che il pericolo è sempre dietro l’angolo
e che la nostra battaglia non è ancora finita
>> disse guardando il pubblico.
<< Ho chiesto al Consiglio di organizzare questa serata,
per poter avere l’opportunità di ringraziarvi.
Ringraziare i nostri Skaikru, che ogni giorno volano nel nostro
bellissimo cielo, proteggendoci… >>
<< Ringraziare le loro famiglie, che con timore e
orgoglio, sostengono i loro figli…ringraziare i nostri
veterani, i nostri mentori che hanno difeso la Trikru e il nostro
pianeta nel passato…sacrificando la famiglia,
amici… >> disse sempre guardano la sala, ferma
ed attenta.
All’improvviso, un mormorio si diffuse in tutta la sala. Luna
smise di parlare e il suo sguardo si posò in fondo alla sala.
Lexa, come tutti, si voltò e le si fermò il
respiro.
Clarke stava in piedi, all’ingresso della sala. Indossava la
divisa da Generale, i suoi occhi vagavano a destra e a sinistra, un
po’ incerti.
Poi iniziò a camminare verso il palco, al suo passaggio,
tutti si scostavano, facendola passare. Tutti mormoravano, stupiti, nel
vederla lì.
Abby afferrò il braccio di Marcus, quasi per sostenersi.
Raven sospirò, guardando la bionda.
Costia si girò verso Lexa, la bruna aveva gli occhi
spalancati e seguiva la bionda, trattenendo quasi il respiro.
La figura di Clarke, pensò Roan, trasmetteva
un’aurea di timore e protezione insieme. Un Leader.
Clarke salì sul palco e si mise affianco a Roan. Luna la
seguì con lo sguardo e poi riprese a parlare:
<< So che avete paura. Ma noi non ci arrenderemo, non ci
piegheremo! Noi mostreremo a quei mostri, che questo pianeta
è nostro! E noi lo proteggeremo fino al nostro ultimo
respiro! E vinceremo questa guerra….sapete perché
ci credo? >> chiese con foga.
Indicò Roan e Clarke.
<< Perché noi abbiamo loro…i nostri
Eroi >> disse guardandoli.
<< Noi voleremo insieme a loro! E insieme! Trikru e
Azgeda, vinceremo questa guerra! >> disse infine.
Tutti esplosero in grida di gioia. I nomi di Roan e di Clarke
riecheggiarono nella sala.
Roan sogghignò.
<< E poi pensavo di essere io quello teatrale
>> disse voltandosi, leggermente, verso la bionda.
Ma Clarke non aveva ascoltato, i suoi occhi avevano incrociato quelli
verdi della bruna. Nell’espressione di Lexa c’era:
incredulità, delusione e rabbia.
La bionda vide Lexa fissare un attimo per terra e poi voltarsi e
andarsene, inseguita da Costia.
<< Per quello che vale….per me sarà
un onore volare ancora insieme a te >> disse Roan,
mettendo una mano sulla spalla della bionda, quasi a confortarla.
Tutti i giornalisti si accalcarono per poter parlare con il Generale
Griffin, ma con l’intercessione di Luna, la bionda
riuscì a sgattaiolare via.
Abby raggiunse la figlia, la fermò afferrandola per il
braccio.
<< Clarke che cos’è questa storia?
>> chiese la donna, arrabbiata e allarmata.
Clarke non voleva stare lì, doveva raggiungere Lexa e
parlare con lei.
<< Mamma…ora non è il momento, ti
prometto che ti spiegherò tutto…ok?
>> chiese, allontanando la mano della madre e avviandosi
verso l’uscita.
<< È andata sul tetto…
>> le disse Raven raggiungendola.
Clarke si voltò, fissò un attimo la latina,
preoccupata.
<< Grazie Raven >>
La fronte di Lexa era appoggiata sulla parete dell’ascensore.
Era letteralmente scappata da quella sala, seminando Costia, che
preoccupata, l’aveva seguita.
Mentre i numeri dei piani aumentavano, rivedeva la bionda nella sua
divisa, che camminava verso il palco. Sguardo fiero, deciso. Mentre le
parole di Luna scorrevano incomprensibili, fissava quei occhi blu.
Non capiva, non sapeva davvero che cosa pensare. Il suo peggiore incubo
si stava avverando.
Era arrabbiata, furiosa con Clarke. Perché continuava a
fuggire da lei?
Clarke entrò nell’ascensore e prima che potesse
premere il bottone per l’ultimo piano, Anya la raggiunse
bloccando le porte.
<< Che diavolo stai facendo Clarke? >>
chiese preoccupata all’amica.
La bionda la fissò, poi mentre premeva il bottone disse:
<< Quello che è necessario >>
Quando arrivò sul tetto dell’Hotel, la vide, oltre
la piscina. Sporta sul bordo, guardava le luci della città.
La bionda si avvicinò lentamente e quasi avesse percepito la
sua presenza, senza voltarsi la bruna iniziò a parlare:
<< Non sono più sicura che incontrarsi sui
tetti sia così piacevole >>
Clarke fece un passo verso di lei.
<< Lexa… >> disse piano.
La bruna sospirò e si voltò, Clarke non aveva mai
visto sul suo volto quello sguardo.
<< Sai, ci ho provato davvero, a capire il tuo
comportamento di questi giorni ma non ci riesco…
>> disse duramente.
Clarke la fissava con i suoi occhi blu, Lexa vedeva solo incertezza e
paura.
<< Pensavo che dieci anni fossero stati abbastanza,
pensavo che finalmente…. >> alzò la
voce ma si interruppe.
<< Perché continui ad allontanarti da me?
>> chiese, con la voce tremante.
<< Lexa io….non voglio allontanarmi da te
>> replicò subito la bionda avvicinandosi.
Ma Lexa le intimò di fermarsi alzando la mano.
<< Beh, hai uno strano modo di dimostrarlo! Oddio Clarke,
ma come hai potuto fare una cosa così stupida!
>> disse alzando la voce, arrabbiata.
<< Lexa….ti prego lascia che ti spieghi
>> disse la bionda, cercando di calmarla.
<< Perché non ti fidi di me? >>
chiese Lexa.
Clarke a quelle parole, sgranò gli occhi, e si
avvicinò di più.
<< Lexa, io mi fido ciecamente di te…
>>
<< Mi hai allontanata Clarke!! Mi hai cacciata via da
quella stanza! >> urlò di rimando.
<< Perché non voglio deluderti!!
>> scoppiò Clarke, alzando la voce.
Lexa rimase interdetta dalle sue parole.
<< Deludermi? >> chiese non riuscendo a
capire.
Così Clarke, le raccontò quello che le era
successo, quello che aveva detto a Luna e Roan.
<< Mi sono arresa Lexa…solo per un momento, ho
mollato! Ho rinunciato a te solo per un momento….
>> disse piangendo.
Lexa la guardava sbalordita dalle sue parole.
<< Mi sono arresa!! Ti ho lasciata andare solo per un
momento….. >> ripetè.
<< Non volevo più soffrire….volevo
solo che tutto finisse >> disse singhiozzando.
<< Mi sono lasciata andare un attimo….e li ho
uccisi….donne, bambini….esseri innocenti
>> guardò Lexa negli occhi.
<< Io non sono un eroe…non sono più
la Clarke di cui ti sei innamorata >> confessò.
<< Non volevo che ti rendessi conto….che sono
solo una brutta copia, di quella che ero prima…
>> disse singhiozzando.
<< Ho fatto un giuramento!! Ho giurato di proteggere le
persone deboli e indifese, di essere d’esempio…
>> disse portandosi le mani in testa.
<< L’ho deluso!! Ho deluso mio padre
e….ho deluso te!!! >> urlò in
lacrime.
<< Clarke… >> disse Lexa, col
cuore spezzato.
<< Non volevo perderti….io non volevo rimanere
da sola…Dio Lexa non hai idea di quanto abbia il terrore di
rimanere nuovamente da sola! Senza di te…io non riesco!
>>
La bionda cadde in ginocchio, singhiozzando.
Lexa andò subito di fronte a lei, le prese il viso fra le
mani e le disse:
<< Clarke, ascoltami…tu non mi perderai mai,
hai capito? Non m’importa che cosa hai fatto
lassù, non m’importa cosa sia successo.
L’unica cosa che conta è che sei riuscita a
tornare! Sei di nuovo con me Clarke! Mi puoi toccare…ti
posso toccare! Solo questo conta >> le asciugò
le lacrime con il pollice.
<< Non ti importa se non sono più la stessa
Clarke di dieci anni fa? >> sussurrò la bionda.
<< Clarke, nessuno è lo stesso dopo dieci
anni. Pensi che io sia la stessa? Clarke non hai idea di cosa abbia
fatto in questi anni, che persona sono realmente >>
disse, abbassando il volto.
<< Tutti cambiano….è questo che ci
rende vivi >> concluse Lexa, abbracciandola.
<< Non tenermi lontana da te Clarke….non
sopravvivrei un’altra volta >> le
sussurrò la bruna all’orecchio.
<< Mi dispiace >> si scusò la
bionda.
Lexa tornò a guardarla negli occhi.
<< Io ti amo, Clarke…qualsiasi cosa succeda
>> dichiarò.
<< Ti amo >> disse la bionda,
l’attirò a sé e la baciò,
con passione.
Gustus si era allontanato per un momento dalla moglie e da una Abby
sconvolta e su tutte le furie.
Trovò la persona che stava cercando e la raggiunse.
<< A quanto pare ci sei riuscita….hai il tuo
eroe a tua completa disposizione, incredibile! >> disse
l’ex Generale, frustrato e irato.
Luna si voltò, aveva appena finito di parlare con i
giornalisti.
<< Io servo ancora la nostra gente. Potrà non
sembrare così, ma sto assicurando la vittoria e la
sopravvivenza al nostro mondo >> disse, quasi ringhiando.
Gustus la prese per un braccio, impedendole di andarsene.
<< Che cosa le hai detto per farle accettare tutto
questo? >> chiese l’uomo.
Luna lo guardò negli occhi.
<< Alcuni di noi, semplicemente, non hanno scelta
>> rispose, amareggiata.
<< È stata Lei vero? Luna... >>
chiese Lexa.
Le due erano abbracciate, su di una sdraio posta a bordo piscina. La
bruna sdraiata sopra la bionda, che la circondava con le sue forti
braccia, la giacca della sua divisa, faceva da coperta alla
più giovane.
<< Si.. >> rispose Clarke, posando un lieve
bacio sul capo della bruna.
<< Cosa ti ha detto? >> chiese, curiosa
Lexa.
Clarke sospirò.
<< Che se non avessi fatto come mi ordinava, ti avrebbe
distrutto la carriera >> confessò.
Lexa si girò di scatto.
<< È per questo che hai accettato?! Per la mia
carriera? >> chiese incredula, arrabbiata.
Clarke le accarezzo una guancia, per placarla.
<< È una donna molto potente Lexa, fa parte
del Consiglio. Può renderti la vita
difficile….non voglio che questo accada >> le
disse.
<< Poi, ti ho vista mentre voli >>
continuò, sorridendo.
Lexa arrossì, solo come Clarke riusciva a fare.
<< Sei magnifica e hai molto talento >>
continuò la bionda.
<< Stai cercando di sedurmi Griffin? >>
chiese scherzando la bruna.
Clarke sorrise ancora, poi il suo sguardo si fece serio.
<< Il tuo posto è nel cielo azzurro,
limpido….farò in modo che ritorni così
>> le promise, baciandole dolcemente il naso.
Lexa la fissò, poi si girò nuovamente, dandole la
schiena. Strinse le braccia di Clarke ancora più attorno a
sé.
<< Mi prenderò cura io di te, questa volta
>> sussurrò.
A Clarke non piacquero quelle parole.
La bionda si alzò, lentamente. Si mise di fronte alla bruna
e tese la mano.
<< Danzerebbe con me, signorina? >> chiese
galante.
Lexa, in un primo momento stupita, scoppiò in una lieve
risata, sorrise alla bionda.
<< Allora è vero che vuole sedurmi Generale
Griffin… >> disse, posando la sua mano su
quella calda di Clarke.
La bionda l’attirò a se, facendola alzare. La
giacca di Clarke cadde a terra.
Ora si trovavano l’una di fronte
all’altra.
<< Sempre >> rispose Clarke.
Iniziarono così, una lieve danza. Prima dondolando piano,
poi la bionda fece volteggiare la bruna. Ballavano un lento silenzioso.
Verde nel blu, blu nel verde.
<< L’unica cosa che vedo quando ti guardo,
Clarke….è semplicemente il tuo cuore
>> confessò Lexa.
La bionda rimase sorpresa da quelle parole.
<< È stata così
dura…così dura senza di te >>
proseguì, tristemente.
Clarke le accarezzò la guancia, poi le sue labbra piene.
Continuava a guardarla negli occhi. Fece un lieve
casquè e le sussurrò:
<< Mi sono persa, senza di te >>
Poi baciò quelle labbra piene e rosse.
Luna stava per salire in macchina, quando, all’improvviso,
qualcuno la spinse contro la sua macchina.
Tentò di girarsi, per fermare il suo aggressore, ma non ci
riuscì. Le bloccarono le mani dietro la schiena e una voce
glaciale le disse:
<< Se metterai in qualche modo Clarke in pericolo, volare
alto non ti basterà, perché ti troverò
e ti ucciderò >> minacciò Lexa.
Poi prese la testa di Luna e la colpì forte, contro la
macchina. La donna emise un gemito di dolore e cadde a terra,
frastornata.
Lexa, con la sua giacca di pelle nera, si girò e
s’incamminò verso la sua moto.
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori!! Non sono scomparsa, anche se so che molti
l'hanno pensato! Chiedo perdono!! Ecco a voi un nuovo capitolo. Devo
dire che questo è stato uno dei capitoli più
complicati da scrivere. Spero che vi piaccia! Vi ringrazio sempre
tutti, di cuore, per leggere le mie storie e per farmi sapere che cosa
ne pensate. Vi adoro davvero!
Tutti abbiamo un lato oscuro, anche la nostra Lexa a quanto pare!
Presto sapremo che cosa è successo al nostro Comandante
quando Clarke era lassù!
Vi ringrazio ancora!
Spero a presto!
|
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Capitolo 18 *** Ritratti ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ritratti.
Passato
Lexa aprì gli occhi, un’altra giornata nella
solita misera vita. Un’altra mattina senza di lei.
I jeans neri, la maglietta bianca, la felpa grigia e la giacca di pelle
nera, come quella che aveva ammirato per molti anni.
Il passo deciso che portava al suo liceo, gli sguardi, non
più di scherno ma timorosi.
Lexa Woods, la secchiona con gli occhiali, la voce bassa e timida, era
scomparsa. Al suo posto c’era Alexandra Woods.
Il suo comportamento era decisamente cambiato, per molti era
semplicemente moda, per altri, quelli che vedevano oltre le apparenze,
era dolore, disperazione, rabbia.
Costia la fissava ogni volta che percorreva quei corridoi, aveva
cercato di parlarci tantissime volte, senza molto successo.
Come ogni mattina si dirigeva direttamente in classe, senza prendere
neanche un libro. Sedeva all’ultima fila e guardava dalla
finestra senza ascoltare neanche una parola della lezione.
Quando la campanella suonava, si alzava senza dire una parola. I suoi
professori, notato il cambiamento, in un primo momento avevano cercato
un dialogo, subito interrotto dalla bruna con le parole “
lamentatevi con mio padre…non m’importa
“.
Davvero non le importava.
Il rumore di un vassoio poggiato con forza sul tavolo, le fece
sollevare la testa. Davanti a lei, Octavia, adirata come sempre.
<< Dove diavolo sei finita ieri? Ti ho aspetta da
Valdès per più di un’ora!
>> chiese, arrabbiata.
<< Mi sono dimenticata >> rispose
velocemente Lexa.
Octavia si sedette, iniziando a mangiare.
<< Sai questo tuo cambiamento all’inizio poteva
anche risultare affascinante ma, sul serio, adesso è solo
irritante! >> disse, non suscitando nessuna reazione
nella bruna.
<< Mi manca la vecchia Lexa >>
confessò sospirando.
L’amica, guardava lontano, si alzò e disse:
<< La vecchia Lexa non esiste più
>> se ne andò, lasciando Octavia sola e triste.
Da quel maledetto giorno, tutto era cambiato.
Il suono della campanella segnò la fine di quella giornata
di scuola.
Lexa si affrettò ad uscire, mentre scendeva le scale
all’esterno dell’edificio, una voce la
chiamò.
Era Costia che , affannata per la corsa, si fermò di fronte
a lei.
<< Lexa ehi, come va? >> chiese,
riprendendo fiato.
<< Non ho tempo Costia >> disse fredda la
bruna.
<< S-stavo pensando al progetto di Biologia, potremo
lavorarci insieme….se ti va? >> chiese
velocemente, inseguendo la bruna che continuava a camminare.
Le afferrò il braccio facendola voltare.
<< Senti….voglio solo parlare un po’
con te, di qualsiasi cosa….so che non è facile,
penso che parlarne potrebbe farti bene >> disse
speranzosa.
<< Io non credo.. >> rispose arrabbiata la
bruna, ritirò il braccio e andò via.
Non tornava mai subito a casa, ogni giorno dopo la fine delle lezioni,
le sue gambe la portavano sempre allo stesso posto.
Si fermò di fronte alla gelateria Creamy, con le auricolari
nelle orecchie e il cellulare in mano, appoggiata al muro del negozio.
Aspettava.
Aspettava, lei non sapeva neanche cosa, in realtà. Ma
continuava…le 18.00, le 19.00, le 20.00…sospirava
e poi, ritornava a casa.
Sua sorella Anya si era trasferita dalla sua fidanzata, Raven.
Lexa sapeva che l’aria felice e serena della sorella in
realtà era solo una farsa, bastava vederla per capirlo.
Ancora non era rientrata negli Skaykru e questo preoccupava enormemente
suo padre.
Tutto era cambiato a casa sua. L’aria serena e accogliente
non esisteva più. Il Generale Gustus doveva affrontare tutto
quello che era successo da solo, in più,
l’allontanamento di Abby non aiutava.
<< Lexa ma…sei rientrata ora? >>
chiese la madre.
<< Si….ero a casa di un’amica per un
progetto >> rispose, salendo le scale che portavano alla
sua camera.
Dopo cena, usciva di nascosto dalla finestra. Camminava nella notte,
sempre nella stessa direzione.
Dopo quello che era successo, la sua immagine era ovunque: in tv, nei
giornali, nei muri delle strade, sui panelli dei palazzi….la
città rendeva omaggio alla sua grande eroina caduta. Che
stronzate.
Passava sempre di fronte ad un palazzo, lì, un artista di
strada le aveva dedicato un murales. Era
diverso….affascinante e impetuoso.
Come lo era lei. Le piaceva guardarlo.
Quando arrivò davanti all’edificio,
però, quello che vide la disgustò.
Dei ragazzi stavano distruggendo quell’opera
d’arte, la sua immagine. Le disegnarono dei seni esagerati,
con della pittura spray rossa, e altre oscenità.
Non ci vide più.
Murphy era al negozio di alimentari, sua madre non potendosene
più occupare aveva lasciato a lui quel compito. I turni di
notte erano i peggiori, non entrava mai nessuno ad una certa ora.
Andò a buttare la spazzatura sul retro e sentì
dei rumori strani.
Sembrava che qualcuno stesse facendo a botte. Si avvicinò
curioso e quello che vide lo scioccò.
Era Alexandra Woods.
<< Ehi!! Ma che state facendo?! >> disse
subito, accorrendo in suo aiuto contro i ragazzi che la stavano
pestando.
I tre vandali, spaventati scapparono immediatamente, lasciando la
ragazza a terra.
Murphy si apprestò subito ad aiutarla.
<< Ehi…stai bene? >> chiese,
allungando una mano, per aiutarla, ma la ragazza lo scansò
bruscamente.
Tossì e si rimise in piedi, lentamente. L’occhio
un po’ gonfio, lo zigomo e il labbro spaccato.
<< Ti hanno fatto del male? Hanno cercato di derubarti?
>> chiese il ragazzo.
Lexa non lo ascoltò, respirando affannosamente si
girò verso il murales.
Murphy seguì il suo sguardo.
<< Oh…. >> disse, intuendo,
subito, cosa fosse successo.
<< Beh almeno il seno è più
veritiero ora >> commentò poi.
Lexa a quelle parole si girò di scattò.
<< Come osi! >> gridò, scattando
subito verso la sua direzione, ma inciampò e cadde a terra,
dolorante.
<< Cavolo….sei proprio ridotta male,
Quattrocchi >> disse aiutandola a sollevarsi.
<< Andiamo…ti ci vuole un po’ di
ghiaccio su quell’occhio >> disse e insieme
andarono al negozio.
Murphy aiutò Lexa a sedersi su una sedia. Le
portò una confezione di piselli surgelati:
<< Premi sull’occhio, fa miracoli
>> disse, andando poi, dietro il bancone.
Prese due bicchieri di plastica e una bottiglia di Vodka.
<< Ecco bevi questo, ti sentirai meglio >>
le porse il bicchiere.
<< Non è illegale? >> chiese la
ragazza.
<< Ehm…non sei tu che hai appena aggredito tre
stronzi? >> chiese lui di rimando.
Lexa abbassò lo sguardo.
<< Si…hai ragione >> disse e
bevette tutto d’un fiato, tossì subito dopo.
<< Whoo…vacci piano Quattrocchi
>> disse Murphy, ridendo.
Lexa posò il bicchiere, si rimise in piedi e disse:
<< Grazie per il drink >>
camminò fino all’uscita del negozio ma, un attimo
prima di andarsene, la voce del ragazzo la fermò:
<< Lei com’era? >> chiese, serio
Murphy.
Lexa si stupì da quella domanda, si girò piano e
rispose:
<< Di più…lei era….molto
di più >>
Il giorno dopo a scuola, mentre passava nel corridoio, un voce la
fermò. Costia la salutò con il solito sorriso,
che scomparve quando vide la faccia della bruna.
<< Cosa diavolo ti è successo alla faccia?
>> chiese preoccupata, allungando una mano per toccarle
il viso.
Lexa si scostò subito.
<< Nulla, solo un incidente…che vuoi?
>> chiese sgarbata.
<< Volevo solo sapere come stavi >> disse
abbassando lo sguardo.
Lexa si sentì un po’ in colpa.
<< Sto bene… >> mentì.
All’improvviso, passarono alcuni suoi compagni e
udì:
<< Ehi hai visto? Secondo me è finita in mille
pezzi >> disse uno di loro.
<< Che peccato! Era uno schianto! >>
continuò un altro.
<< Avrei voluto farmi un giro sulla sua carrozzeria, non
so se mi spiego… >> disse un altro,
sogghignando.
Lexa si avvicinò, il suo viso era una maschera
d’ira, ma prima che potesse fare qualcosa, Murphy comparve di
fronte ai suoi amici, strappò il cellulare dalla mano del
compagno, guardò il contenuto, poi fissò un
attimo la bruna e fece cadere a terra l’apparecchio,
calpestandolo.
<< Che cazzo Murphy!! Ma che cavolo ti prende?
>> disse arrabbiato il proprietario.
Lexa fissò la scena basita.
<< È davvero un peccato che un bocconcino come
lei non ci sia più per proteggere degli idioti come
voi… >> disse tranquillamente, con un mezzo
sorriso.
Poi la sua faccia divenne seria.
<< Non disonorate la sua memoria in questo modo, mai
più >> il suo sguardo truce, fece tremare di
paura i suoi compagni, che incerti annuirono e se ne andarono.
Lexa fissava il cellulare a terra.
<< Erano solo dei stupidi detriti che cadevano dal
cielo….non perdere la testa Woods o ti denunceranno per
tentato omicidio >> scherzò il ragazzo,
voltandosi e salutandola con la mano.
Lexa lo guardò andarsene, sorpresa… era la prima
volta che la chiamava con il suo cognome.
Quando tornò a casa, quel giorno, trovò suo padre
e sua madre ad aspettarla.
<< Siediti Alexandra >> disse adirata la
madre.
Oh, non era mai qualcosa di buono quando sua madre la chiamava con il
suo nome intero.
<< Ci vuoi spiegare che cosa diavolo ti è
successo alla faccia? E perché il preside ci ha chiamati
dicendo che salti le lezioni e che quando sei in classe sembra che stai
su tutt’altro pianeta?! >> la
rimproverò la madre.
Lexa la guardò, scrollò le spalle e disse:
<< Sono solo caduta >>
<< Caduta?! Ti sembriamo, forse, degli sciocchi?!
>> urlò la madre, esasperata.
Gustus posò una tazza di thè sul tavolo,
guardò la moglie un attimo e disse:
<< Basta Indra, ci penso io ora…
>>
La moglie lo fissò un attimo, sospirò e poi si
rivolse alla figlia.
<< Non credere che la passerai liscia con questo
comportamento signorina! >> prese il cappotto e
uscì.
Gustus sospirò leggermente, toccandosi la fronte con la mano.
Lexa ora guardava in basso, incerta su cosa dire.
<< Quando affronti uno scontro, dovresti proteggerti la
faccia… >> disse all’improvviso suo
padre.
Lexa lo guardò sorpresa.
<< Puoi parlare con me Lexa….so che non sono
stato molto presente in questo periodo…ma sappi, che puoi
parlare con me >> disse sincero, la bruna notò
che era invecchiato tantissimo in questo breve periodo.
<< Hanno rovinato un suo murales…..le persone
sono così ingrate >> disse, stringendo i pugni.
Gustus la guardò attentamente.
<< Si è vero, alcune persone sono
ingrate….ma tu non lo sei, io e tua madre, Anye e
Raven….ci sono moltissime persone là fuori, che
sono rispettose e capiscono…. >>
spiegò il padre, poi abbassò il viso.
Lexa lo fissò, cercando di capire come facesse a reggere
tutta quella pressione addosso.
<< So che è difficile….ma cerca di
non assentarti più da scuola e se vuoi prendere a pugni
qualcuno, impara a proteggerti prima >> disse con un
mezzo sorriso, poi si alzò andò un attimo in
cucina e mise una scatola sul tavolino.
<< Ho un favore da chiederti….porteresti
questo ad Abby? >> chiese triste.
<< Abby? >> chiese Lexa, guardando la
scatola.
<< Sono le cose che sono rimaste in
Accademia….volevo passarci io, ma non credo che sia una
buona idea….Anya non riesce ancora…volevo che le
avesse da una persona che ci tiene, da una persona di famiglia..
>> confessò il padre.
Lexa guardava la scatola, era una scatola per scarpe.
<< Si…certo >> rispose,
deglutendo.
Gustus sorrise, poi si alzò.
<< Grazie Lexa >> sospirò, come
se un enorme peso gli fosse stato tolto.
Lexa continuava a fissare quella scatola nella sua camera, senza
aprirla. Si addormentò guardandola, pensando a quei
bellissimi occhi blu.
<< Quindi sei diventata una ribelle adesso?
>> chiese scherzando sua sorella.
All’uscita da scuola l’aveva trova lì,
appoggiata alla jeep, ad aspettarla.
<< Hai paura che ti rubi questo titolo? >>
rispose, Lexa, guardando dal finestrino.
Anya rise, ma la sua risata non raggiunse mai i suoi occhi, non era
leggera e spensierata come un tempo.
<< Non potresti mai riuscirci, mostriciattolo
>>
Andarono a mangiare un hamburger, nella solita tavola calda.
Lexa notò che la sorella era già alla terza
birra.
<< Allora chi ti ha conciata così?
>> chiese duramente, Anya.
<< Nessuno….sono solo caduta >>
rispose Lexa, distogliendo lo sguardo dal suo.
<< Non me la bevo questa… >>
disse, ma non insistette più. Anya beveva e al contempo, il
suo sguardo vagava fuori, agitata e ansiosa.
<< Come sta Raven? >> chiese Lexa.
Anya guardò la sorella e per un attimo la vecchia Anya
ricomparve.
<< Sta bene…quella ragazza è un
vulcano, pensa che l’altro giorno a letto…
>> si interruppe, guardò la sorella e
spalancò gli occhi…
Lexa capì, non stava parlando con lei, in quel momento stava
parlando con la sua amica.
Lo sguardo di Anya divenne disperato, bevette un lungo sorso della sua
birra e continuò a guardare fuori.
<< Mi insegneresti a fare a botte? >>
chiese, dopo un po’, Lexa.
Anya aveva esagerato e Lexa aiutò la sorella a salire le
scale. Raven aprì la porta e sospirò vedendo la
sua ragazza in quelle condizioni.
<< Le sorelle Woods si sono divertite, vedo
>> disse aiutando Anya a stendersi nel letto.
<< Sei così bella mia dolce latina
>> disse ridendo Anya.
<< Non mi lusingherai con i tuoi bei
complimenti….domani sarai in grossi guai >>
rispose Raven, coprendola con la coperta, dandole un bacio sulla fronte.
La latina accompagnò Lexa alla porta.
<< Grazie per averla accompagnata….
>> disse alla giovane.
<< Sembra un gorilla quando beve così
>> disse la bruna.
<< Che hai fatto alla faccia? >> chiese
Raven, curiosa.
Lexa la fissò.
<< Ho preso a calci tre tizzi….
>> disse sincera.
Con Raven era difficile mentire.
<< Beh, credo che se lo siano meritato >>
disse sorridendo.
Poi divenne seria.
<< Come stai, sul serio… >>
chiese alla bruna.
Lexa guardò in basso.
<< Non lo so…sono arrabbiata,
credo…. >> disse, un po’ incerta.
Raven sorrise, tristemente.
<< Teneva molto a te…. >>
confessò.
Lexa a quelle parole scattò, come se qualcosa
l’avesse morsa.
<< Si certo… >> disse sarcastica.
Raven la guardò negli occhi, le prese la mano.
<< La rabbia è un sentimento normale,
Lexa…..ma non permettere a questa rabbia di logorarti
l’anima, immagino sia difficile….ma lei avrebbe
voluto che ti concentrassi sul tuo futuro….non sprecare
l’occasione che ti è stata data >>
disse seria la latina.
Lexa la guardò sorpresa. Ogni volta che parlava con Raven,
aveva la sensazione che lei sapesse ogni cosa.
Lexa tolse la mano dalla sua, si voltò per andarsene e disse:
<< Come posso pensare di vivere, in un mondo dove lei non
esiste? >> chiese, con la voce tremante.
Aveva provato a bussare a casa di Abby, ma non aveva risposto. Decise
di andare nell’unico posto dove potesse trovarla, in ospedale.
Dopo un po’ incontrò Bellamy, il fratello di
Octavia.
<< Lexa, che ci fai qui? >> chiese il
ragazzo.
<< Sto cercando Abby, devo consegnarle questa
>> disse mostrando la scatola.
Bellamy la guardò curioso, poi disse:
<< Sta operando adesso, vieni ti faccio accomodare nel
suo ufficio, cosi potrai aspettarla tranquillamente >>
disse andando verso l’ufficio della donna.
<< Aspetta qui >> disse chiudendo la porta.
Lexa si guardò intorno, c’era molto disordine, un
cuscino e una coperta sul divanetto, facevano intuire che la donna non
tornava spesso a casa. Andò verso la scrivania,
appoggiò la scatola e subito notò le fotografie.
Ne prese una in mano.
Jake e Clarke sorridenti, sulla spiaggia. Lexa sfiorò il
viso della bionda, sentì subito quel dolore al petto.
Rimise la foto al suo posto e poi, un po’ incerta, decise di
aprire la scatola.
Una cosa attirò subito la sua attenzione, un grosso quaderno
in pelle. Tremante, l’aprì.
Vide un ritratto di Jake, nella sua uniforme Skaikru, fiero e distinto.
Sfogliò le pagine, la madre, Anya e paesaggi, cieli e
stelle.
All’improvviso, la mano di Lexa si fermò. Gli
occhi si spalancarono.
Vide la sua immagine, era lei….seduta su un divano, leggendo
un libro. Continuò a sfogliare le
pagine…lei…il suo viso, il suo sorriso, i suoi
occhi….sempre e solo lei.
Il cuore le batteva all’impazzata nel petto.
Tutti quei ritratti, raffiguravano una persona che a lei era
sconosciuta, era così che i suoi occhi la vedevano? Per lei,
Lexa era grazia, bellezza, vitalità….
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Amore, tutto quello che leggeva
dentro quel quaderno era semplicemente Amore…
I suoi pensieri vennero fermati dall’entrata di Abby allora,
velocemente, come un qualunque ladruncolo, nascose il quaderno dietro
la schiena, infilato nei jeans.
<< Lexa, Bellamy mi ha detto che mi stavi aspettando qui,
va tutto bene? È successo qualcosa? >> chiese
la donna preoccupata.
Il viso stanco, i capelli in disordine….la donna
rappresentava la disperazione in persona.
<< Signora Griffin….si si, tutto bene
>> rispose la bruna, spaventata di essere stata colta sul
fatto.
<< Mio padre mi ha chiesto di portarle questa…
>> disse indicando la scatola.
Abby si avvicinò, attirò la scatola di fronte a
sé, sollevò piano il coperchio.
<< Ah….si… >> disse,
fissando le cose al suo interno.
<< Grazie… >>
sussurrò lievemente. Poi alzò lo sguardo e
fissò la bruna.
<< Tu e Anya state bene? >> chiese.
<< S-si….stiamo bene >>
mentì la bruna, abbassando lo sguardo.
Abby sorrise dolcemente.
<< Bene, meglio così….
>> poi allungò una mano e accarezzò
il viso della bruna.
La guardò negli occhi.
<< Sei cresciuta così tanto….
>> disse nostalgica.
Vedere quegli occhi blu, cosi simili ai suoi, spenti e tristi,
provocava nella bruna una rabbia terribile.
Non era giusto.
Murphy aiutò la madre a stendersi nel letto, la
coprì con le coperte e le accarezzò i capelli,
che piano piano diventavano sempre più grigi.
<< Grazie John…. >>
sussurrò in dormiveglia la madre.
Il ragazzo udì la campanella del negozio suonare, scese di
corsa e trovò la bruna che curiosava per gli scaffali.
<< Se stai cercando i piselli….li ho finiti
>> disse, facendo voltare la bruna.
Notò che in mano, teneva una bottiglia di vodka.
<< Hai un posto per bere questa? >> chiese
la bruna.
Murphy sorrise, chiuse la cassa, poi la porta e rispose:
<< Non vorrai provarci con me Woods? >>
stuzzicò, poi andò verso le scale e fece cenno di
seguirla.
Salirono sulla terrazza, soffiava una leggere brezza gelida. Le stelle
illuminavano la notte, i due ragazzi si sedettero uno di fronte
all’altro, sul bordo.
<< Non sapevo che la tua famiglia avesse un negozio
>> disse la bruna, bevendo un sorso dalla bottiglia.
Murphy la prese e fece lo stesso.
<< È di mia madre adesso…
>> disse semplicemente.
Lexa annuì, iniziava a capire che dietro a
quell’aria da bullo irritante, in realtà ci fosse
molto di più.
<< Perché sei venuta qui? >>
chiese il ragazzo, passandole la bottiglia.
Dopo un sorso la bruna disse:
<< Tutti non fanno altro che mentire, dicono una marea di
bugie….si nascondono dietro delle maschere…tu
no… >> disse semplicemente.
<< Non l’ho mai fatto >> disse
sorridente.
Lexa si girò a guardare il piccolo panorama,
sospirò.
<< Qual’ è la tua verità
Woods? Ti dico la mia se mi dici la tua >>
sfidò il ragazzo.
Lexa alzò un sopracciglio, non capendo cosa il ragazzo
volesse dire.
<< Vediamo…. >> disse
riprendendo la bottiglia.
<< Mio padre è in prigione per aver cercato di
rubare delle medicine per mia madre….non è stato
molto scaltro e l’hanno beccato subito. Adesso siamo pieni di
debiti, il negozio sta fallendo e mia madre….mia madre
è peggiorata… >>
confessò serio.
Lexa guardò il ragazzo, stupita.
<< Odio tutto e tutti, specialmente quelli come
te….con una famiglia perfetta e famosa…
>> disse sorridendo, poi bevette un altro sorso.
Diede la bottiglia alla ragazza di fronte a lui, che lo guardava
sorpresa.
Lexa non sapeva cosa dire, quindi rimase in silenzio.
<< Poi quel giorno ti vidi, era venuta a prenderti
all’uscita di scuola….ho visto il modo in cui
la guardavi, come ti muovevi intorno a lei….e dopo
il fatto ho pensato che non avrei mai voluto essere te
>> confessò Murphy, serio.
Lexa si voltò di scatto verso di lui, ricordava quel giorno,
come se fosse ieri.
<< Sai dopo che arrestarono mio padre, la notizia fece un
po’ di scalpore e in un intervista le chiesero che cosa ne
pensasse….
Sai cosa rispose? >> chiese il ragazzo alla bruna.
<< “ Penso che per proteggere le persone che
amiamo, a volte, si commettono azioni impossibili e
stupide….ma credo che ci voglia molto coraggio a prendere
determinate decisioni, giuste o sbagliate che siano….per me
questo è il vero sacrificio “ >>
disse Murphy ricordando le parole della bionda.
Lexa guardò intensamente il ragazzo.
<< Era la prima volta che qualcuno parlava di mio padre
in questo modo…. >> disse guardando fuori.
Lexa prese la bottiglia e bevette. Poi porse al ragazzo il quaderno.
Murphy sorpreso, l’afferrò e iniziò a
sfogliarlo.
La sua espressione divenne sorpresa, i suoi occhi si spalancarono. Poi
sollevò lo sguardo verso di lei.
Il viso di Lexa era bagnato da lacrime amare.
<< Oh….credo, che abbia vinto tu
>> disse Murphy.
Lexa ritornò a guardare il panorama della città.
<< Già….ho vinto io
>> sussurrò, chiudendo gli occhi.
Presente
Quando riaprì gli occhi, vide subito due pozze
blu che la guardavano dolcemente.
<< Buongiorno >> la voce roca e bassa, una
carezza gentile sulla guancia.
Lexa rimase a fissarla ancora per un po’, in silenzio.
<< A cosa pensi? >> le chiese la bionda,
notando l’espressione incantata della bruna.
<< A quanto sarebbe bello svegliarsi sempre
così….con i tuoi occhi che mi guardano
>> disse Lexa, seria.
Clarke le accarezzò la guancia.
<< Si…bellissimo >> disse
sorridendo.
<< Ho visto il tuo quaderno >>
confessò, all’improvviso, Lexa.
Clarke aggrottò la fronte, non capendo…poi
ricordò.
<< Oh…quel quaderno >> disse
accarezzando il tatuaggio sul braccio della bruna.
<< Il modo in cui tu mi vedi è…..
>>
<< È cosa? >> chiese curiosa la
bionda.
<< Senza fiato >> confessò Lexa,
avvicinandosi al suo viso.
Clarke continuò ad accarezzare la bruna, con la mano
scostò il lenzuolo, rivelando il suo fianco nudo.
<< Tu fai rimanere senza fiato, Lexa >>
rispose la bionda, accarezzandola con il suo sguardo.
Il respiro di Lexa si fece più veloce, mille brividi le
percorrevano la pelle.
<< Tu sei la mia dolce ossessione >>
confessò Clarke, prima di baciarla con passione.
Lexa si aggrappò alle sue forti spalle, ricambiando il bacio
con tutto il suo desiderio.
Clarke si mise sopra di lei, continuando a baciare le sue labbra piene.
Scendendo sul collo, poi sull’incavo dei suoi seni, sul suo
ventre liscio.
Il respiro di Lexa divenne subito irregolare, l’eccitazione
che sentiva aumentava ad ogni tocco, ogni bacio della bionda.
<< G-guardami….guardami Clarke
>> supplicò.
Clarke sollevò lo sguardo e subito tornò sul viso
della bruna.
La guardò come ordinato da Lexa. Le due si fissarono per un
paio di secondi. Clarke le accarezzò i capelli e la guancia,
con una dolcezza tale da scatenare le lacrime della bruna.
Il braccio di Clarke affianco al suo viso, la faceva sentire protetta,
come mai si era sentita.
<< Prendimi…prendi tutto di me e non lasciarmi
mai andare… >> ordinò con
disperazione.
Gli occhi di Clarke si fecero scuri, era così bella e
fragile pensò.
La baciò ancora una volta con passione e ritornò
giù, verso la sua intimità. Gli occhi verdi di
Lexa si spalancarono, la mani strinsero forti le lenzuola.
Gemiti di piacere riempirono la stanza per ore.
Abby, Gustus, Indra e Marcus guardavano la bionda senza pronunciare
parola. Clarke era andata a casa di sua madre e aveva spiegato a grandi
linee la situazione.
Anya era appoggiata al muro del soggiorno con le braccia incrociate e
lo sguardo basso.
Lexa era seduta nel divano, affianco alla bionda.
<< Quindi andrai di nuovo lassù?
>> chiese Abby, con un tono che la bionda non aveva mai
sentito prima.
<< Non credo che capiterà tanto presto, ma
si…se sarà necessario andrò con loro
>> rispose sinceramente Clarke, guardando la madre.
Abby rimase in silenzio.
<< Incomincerai presto l’addestramento allora,
una donna come Luna si assicurerà di saperti controllare
prima di rimandarti in missione >> spiegò
Gustus, ombroso.
<< Ma non puoi semplicemente rifiutarti, tesoro?
>> chiese preoccupata, Indra.
Clarke la guardò e sorrise:
<< Credo che non sia così semplice
>>
<< Possiamo parlare con il Consiglio e vedere
se è possibile far desistere il Generale Luna
>> disse Gustus, cercando di trovare una soluzione.
<< No, non faremo nulla di tutto questo.
Ritornerò all’Accademia e adempirò ai
miei doveri di Generale….questo sarà
l’unico modo per tenerla a bada >> rispose
sicura Clarke.
<< Cosa ha usato per convincerti?
>> chiese Gustus.
Clarke guardò per un attimo Lexa, che si mosse infastidita.
<< Con la mia presenza lassù, molte vite
saranno risparmiate….devo farlo Generale >>
disse sicura Clarke.
Abby si alzò dal bracciolo della poltrona, dov’era
seduta e se ne andò in cucina.
<< Abby… >> disse Marcus
alzandosi a sua volta, si toccò il collo incerto se seguire
la donna o meno.
Clarke sospirò e si alzò raggiungendo la madre.
Abby stava mettendo su il thè, dando le spalle alla figlia.
<< Non ho avuto scelta Ma… >>
disse Clarke.
Abby rise sarcasticamente.
<< Ovviamente… >>
<< Non posso ignorare quello che sta
succedendo…ti prego cerca di capire >>
supplicò la bionda.
Abby a quelle parole si girò di scatto.
<< Dovrei capire….Dovrei CAPIRE, CLARKE??
>> urlò la donna, infuriata.
<< Ho dovuto capire tuo padre Clarke! Ho capito e ho
dovuto seppellirlo!! Ho capito mia figlia e ho dovuto sotterrare una
bara vuota perché non era rimasto neanche un brandello di
te!!!! >> continuò la donna distrutta.
<< Non voglio più capire Clarke!!! Non voglio
più ritrovarmi di fronte un soldato che mi dice che mia
figlia è morta mentre proteggeva qualcuno!! NON VOGLIO
PIU’ PERDERE NESSUNO!!! >> urlò,
piangendo.
Clarke l’abbracciò forte, attutendo con il suo
petto i singhiozzi della donna.
<< T-ti prego Clarke…..ti prego
>> continuò a supplicare.
Clarke le accarezzava dolcemente i capelli.
<< Shh….va tutto bene Ma….non mi
accadrà nulla….non andrò
più via >> la bionda cercava di consolarla,
poi scostò il viso bagnato di lacrime della madre e la
guardò.
<< Io non sono un medico Ma, né un
meccanico….nè
un’artista…..io so fare solo questo
>> le confessò.
<< Mi dispiace se sono fonte di così tanto
dolore…..ma Ma….tu e Papà mi avete
insegnato che se si può fare del buono in questo mondo,
dobbiamo fare del nostro meglio per riuscirci >> le
disse, accarezzandole il viso.
<< Fidati di me….non ti farò
soffrire mai più >> promise, abbracciandola
ancora.
Abby si aggrappò alla figlia, come se non volesse lasciarla
andare via mai più.
Gustus andò accanto ad Anya.
<< Che cosa ha usato Luna per farla accettare?
>> chiese l’uomo.
Anya fissò il padre, poi il suo sguardo si posò
su Lexa, che allungava il collo per vedere come stavano andando le cose
in cucina.
<< Oh….ora capisco tutto >>
disse Gustus, rendendosi conto della situazione.
<< Avrà bisogno di tutto l’aiuto
possibile >> continuò, guardando Anya.
La donna annuì.
Roan sentì suonare. Si mise un asciugamano alla vita, i
capelli sciolti ancora bagnati, i muscoli rilassati dalla doccia
bollente. Aprì la porta e si appoggiò allo
stipite, sorrise ammiccante e disse:
<< Ma guarda un po’ chi viene nella tana del
lupo >>
Anya non lo guardò nemmeno ed entrò senza invito.
<< Generale chi è? >> disse una
donna con i capelli rossi, bellissima, probabilmente una modella,
pensò Anya.
<< Sparisci >> ordinò Roan,
fissando sempre Anya.
La donna offesa da quel comportamento, si rivestì e se ne
andò.
<< Devi scusarmi tesoro, se avessi saputo che saresti
venuta, non avrei mai portato nessuna qui >> disse
sinceramente, avvicinandosi alla ragazza.
Anya lo fermò, colpendogli il petto nudo.
<< Non sono qui per questo >> disse
scocciata.
Roan, sorrise per il suo atteggiamento.
<< È un peccato…..allora
perché sei qui Woods? >> disse, versandosi un
bicchiere di brandy.
<< Riammettimi negli Skaykru >> chiese
decisa.
Roan a quelle parole si girò, guardandola sorpreso.
<< Tu, vorresti rientrare? Perché mai?
>> chiese curioso.
<< Clarke ha bisogno di aiuto >> disse con
forza.
<< La bionda ha già il mio
aiuto….non le serve altro >> disse
bruscamente, Roan.
<< Ah certo! Adesso sei il suo migliore amico giusto?
>> lo schernì, Anya.
Roan bevette tutto il bicchiere e puntò il dito verso di lei:
<< Tu hai disonorato il nostro Ordine!! Te ne sei andata
perché non riuscivi neanche a mettere un piede lì
dentro senza crollare!! Hai abbandonato tutti, quando avevano
più bisogno di te!! >> disse Roan, con
cattiveria.
Anya accusò il colpo, abbassando lo sguardo.
<< So benissimo cosa ho fatto!! Non ho bisogno della
tua ramanzina! >> disse tra i denti la ragazza.
<< Non posso fidarmi di te! Non posso fidarmi di te con
Clarke!! Che cosa succederebbe se voltassi ancora le spalle a tutti?!
Non posso permettermi debolezze! >> continuò
duramente l’uomo.
<< Non farei mai questo a Clarke!!! Sono cambiata adesso,
ho imparato dai miei errori! >> disse decisa Anya.
Roan le andò vicino, ora erano uno di fronte
all’altro.
<< Ne sei sicura? >>
sussurrò Roan a pochi centimetri dalla bocca della donna.
Anya lo guardò un attimo negli occhi, quegli occhi di
ghiaccio, così freddi e imperscrutabili.
<< Si >> disse decisa.
Roan le prese il viso tra le mani e la baciò, con passione.
Anya di tutto rimando, gli diede uno schiaffo.
Il Generale sorrise, toccandosi la guancia. Dio, pensò,
quello sguardo….
<< Dovrai fare gli esami completi, anche quelli delle
urine, devi essere pulita >> riprese Roan, come se nulla
fosse successo.
<< E dovrai batterti con me, per le nano-macchine
>> disse con il suo solito ghigno che Anya detestava.
Anya sorrise, aveva vinto.
Roan andò verso il bagno, si tolse l’asciugamano.
<< Ti andrebbe di farmi compagnia? >>
chiese seducente.
Anya lo guardò dalla testa ai piedi, poi si voltò
e prima di uscire disse:
<< Manco morta >>
Lexa camminava al fianco di Clarke, appena entrarono
all’Accademia videro subito Raven, con le sue solite cuffie,
ad accoglierle.
<< Buongiorno piccioncine! Pronte per il gran giorno??
>> chiese maliziosa.
Lexa arrossì, alzò lo sguardo verso quello
rilassato della bionda.
<< È solo una prova Raven, non essere
così entusiasta >> rispose la bionda
continuando a camminare.
<< Beh, il grande ritorno della
Principessa….certo che è una grande cosa!
>> disse sorridente.
Arrivarono alla sala di allenamento e Raven vide Anya, con la tuta.
<< Ma che diavolo… >> disse,
spalancando la porta.
<< Che diavolo ci fai qui? >> chiese la
latina alla ragazza.
<< Beh, mi sto preparando… >>
disse, ovvia Anya.
<< Non gliel’hai detto? >> chiese
Clarke all’amica.
<< Detto cosa? >> domandò Raven.
<< Beh la nostra Anya qui, ha chiesto di essere
reintegrata ufficialmente >> disse la bionda sorridendo.
<< Era ora… >>
commentò Lexa.
Anya le fece la linguaccia.
Raven rimase senza parole.
<< Allora…dove si è cacciata la mia
sfidante? >> chiese Roan, entrando nella sala con aria
arrogante.
Si avvicinò al gruppetto.
<< Oh…Generale Griffin >>
salutò, inchinando il capo.
<< Roan >> salutò Clarke.
<< Piccola Woods >> ammiccò Roan
verso Lexa, ma i suoi occhi non abbandonarono la bionda che di rimando
si avvicinò ancora di più alla bruna.
Il Generale rise, divertito. Poi il suo sguardo si posò su
Raven.
<< Ingegnere >> salutò.
<< Generale >> rispose Raven, fredda.
<< Allora vecchia Woods….siamo pronti per
aprire le danze? >> chiese ammiccante l’uomo.
Anya lo guardò storto.
<< Vecchia? >>
Roan rise e si posizionò al centro della sala.
Anya lo raggiunse e il duello iniziò.
I due erano immersi nel combattimento, quello che subito saltava agli
occhi era la bravura di Anya.
Teneva testa al Generale senza grandi sforzi.
<< È bravissima >>
commentò con ammirazione Lexa.
Clarke sorrise.
<< È solo un po’ arrugginita
>> disse osservando il duello.
<< Ecco… >> continuò
ad un certo punto.
Roan venne spinto indietro dalle nano-macchine di Anya e poi, con una
mossa, l’uomo finì a terra, con il bastone di
allenamento alla gola.
Clarke spostò il suo sguardo verso Raven, che guardava
entusiasta e meravigliata la figura dell’amica.
<< Sexy >> disse a terra Roan, guardando la
donna.
Anya sorrise.
<< Ovviamente >> rispose e tese la mano al
Generale.
I due rimasero a guardarsi per un po’, sorridendo.
<< Bentornata Capitano Woods >> disse
infine il Generale.
Clarke notò lo sguardo di Raven a quella scena, il viso
contratto e dubbioso.
Roan si avvicinò alla bionda.
<< Adesso tocca a noi bionda >> disse
entusiasta.
<< Esatto Generale! >> disse una voce alle
loro spalle.
Luna entrò seguita da delle assistenti.
Tutti notarono i leggeri lividi e graffi sul suo volto.
<< Generale Griffin, è un onore riaverla con
noi…adesso la nostra Raven la preparerà per il
volo di oggi….è solamente una prova per
ricominciare e vedere come se la cava >> disse
autoritaria la donna.
<< Che cosa le è successo al viso?
>> chiese curiosa la bionda.
Luna guardò un attimo la bruna al fianco di Clarke.
<< Solamente un piccolo incidente >> disse
per poi congedarsi.
Clarke fissò Lexa un attimo, preoccupata.
<< Andiamo Clarke, ti accompagno a prepararti
>> disse Raven, prendendole delicatamente il braccio.
Era negli spogliatoi. Guardava la nova tuta di volo. Raven le aveva
spiegato come indossarla e le sue caratteristiche.
<< Avrò sempre te in ascolto? >>
chiese la bionda.
<< Certamente Clarke….non posso abbandonare la
mia Skaykru preferita >> disse Raven, ma il suo sorriso
non raggiunse i suoi occhi.
Aiutò la bionda a chiudere la tuta e chiese,
all’improvviso:
<< Anya è andata a letto con Roan?
>>
Clarke la fissò, stupita da quella domanda che sembrava
più un affermazione alle sue orecchie.
Non sapeva cosa risponderle. La latina, allora sorrise.
<< Non sei cambiata affatto Clarke…..il tuo
viso non riesce proprio a nascondere nulla >>
sospirò, triste.
Raven si sedette un momento, toccandosi la gamba. Poi si mise le mani
in testa, inchinandosi in avanti.
Clarke la guardò, Raven era una delle persone più
forti che lei avesse mai conosciuto, ma anche le persone forti meritano
un attimo di debolezza.
Allora senza dire nulla l’afferrò gentilmente per
il braccio e l’abbracciò. Raven posò la
testa sulla spalla forte della bionda e chiuse gli occhi, piangendo.
Clarke stava per posizionarsi sulla rampa di lancio, quando Lexa le
prese la mano, facendola voltare.
<< Andrà tutto bene vedrai…
>> disse la bruna, incoraggiandola.
Clarke le sorrise.
<< Eh se nel caso qualcosa non andasse o non te la
sentissi più, torna semplicemente a terra ok?
>> continuò, sorridendole dolce.
Clarke premette la fronte contro la sua e chiuse gli occhi.
<< A terra da te >> sussurrò.
Lexa sorrise.
<< Da me >> ripeté.
Clarke si mise in posizione, il casco si chiuse in automatico. Roan al
suo fianco, pronto.
<< Allora Clarke pronta? >> chiese la voce
di Raven alla radio.
<< Si… >> rispose la bionda,
guardando il compagno al suo fianco.
<< Al mio tre….1, 2…
>> Clarke prese un bel respiro e chiuse gli occhi,
concentrata.
<< 3 >> Aprì gli occhi e
spiccò il volo.
Luna osservava il tutto nella sala di controllo assieme a Raven, Anya e
Lexa.
<< Spinta grandiosa >> disse Anya a Lexa.
Clarke continuava a salire, il suo sguardo puntato in alto, vide di
sfuggita Roan, al suo fianco che le sorrideva con sfida.
<< Ok Clarke, stai andando benissimo, ora segui
semplicemente la rotta che ti appare sul display >>
Nel casco, di fronte a lei, apparve subito la rotta.
La bionda come se non avesse mai smesso, seguì la rotta
indicata. L’adrenalina che le scorreva nella vene, quella
sensazione di libertà…
Era nata per questo.
Aumentò senza accorgersene la velocità.
<< È velocissima >>
commentò Raven.
<< Generale se non si sbriga la perderà
>> scherzò via radio la latina.
L’uomo s’impegnò ad aumentare la
velocità, stare dietro la bionda era difficile, ma tutto
quello non faceva che stimolarlo, era come ai vecchi
tempi….una sfida tra il Principe e la Principessa.
Clarke faceva delle ruote e della virate impressionanti.
Raven sentì la sua voce entusiasta.
Luna guardò la latina che alzò il pollice, come
per dire che stava andando alla grande.
Mentre erano in picchiata ad un pelo dall’acqua,
d’un tratto, il respiro di Clarke divenne più
pesante e affannoso.
Raven aggrottò la fronte e notò che la bionda
stava rallentando, controllò i suoi livelli fisici.
<< Wooh, Clarke…..il tuo battito sta
aumentando troppo, cerca di calmarti stai andando benissimo
>> cercò di rassicurarla.
Anya e Lexa guardarono Raven.
<< Qualcosa non va >> disse Lexa,
preoccupata.
Vedeva che la bionda era uscita dalla rotta e ora stava salendo verso
l’alto.
<< Roan cerca di non perderla >>
avvertì Raven.
<< È uscita dalla rotta >> disse
Luna, osservando i dati sullo schermo.
<< Era troppo presto! Maledizione! >>
imprecò Lexa.
<< Calmati Lexa >>
l’avvertì Anya.
Raven cercò di comunicare con la bionda ma
quest’ultima non rispondeva.
Caldo, sentiva troppo caldo. Clarke guardava il cielo, doveva salire.
Il suo respiro era pesante e irregolare, il cuore le stava esplodendo
dal petto.
<< Presto! Presto! >> sussurrò.
<< Clarke i tuoi valori sono troppo alti, non puoi
continuare a salire ancora, ti prego ritorna subito a terra!
>> la implorò Raven.
<< Sto andando a
fuoco….Raven….qual-qualcosa non
va….sto bruciando >> Raven sentì la
voce di Clarke che diceva tutte queste parole.
Guardò subito Anya preoccupata.
<< Penso che….stia rivivendo quel giorno
>> disse alla ragazza.
Anya e Lexa la guadarono sconcertate.
Roan stava salendo, seguendo la bionda ma arrivato al limite non
riuscì e si fermò.
<< Il mio braccio….io…io devo
resistere….riuscirò a
fermarlo….riuscirò >> disse
sconnessa la bionda.
Davanti ai suoi occhi vedeva solo quel raggio verde, sentiva solo il
dolore e il calore insopportabile.
<< CLARKE!! >> sentì
all’improvviso.
Lexa, pensò….
<< Clarke che stai facendo?! Torna subito giù
a terra!! Torna subito da ME!! >> ordinò la
bruna che aveva preso il posto di Raven alle comunicazioni.
Improvvisamente Clarke si fermò. Il respiro le
morì in gola quando posò il suo sguardo verso il
basso.
La Terra…la sua bellissima Terra. Era così
bella…non si ricordava di questo spettacolo.
<< Clarke! >> sentì ancora la
voce preoccupata di Lexa.
Subito scese in picchiata. Doveva tornare,
pensò…doveva tornare dalla sua Lexa.
Passò di fianco a Roan come un fulmine.
<< È troppo veloce >> disse a
denti stretti il Generale, che iniziò subito a inseguirla.
Presto! Presto! Doveva tornare, pensava la bionda.
<< Roan fermala è troppo veloce
>> ordinò Luna.
Quasi arrivati a terra, la bionda si fermò immediatamente,
Roan scioccato non ebbe in tempo di fermarsi e le andò
addosso.
I due caddero a terra, ma nessuno si ferì.
Roan guardò subito la bionda che si stava lamentando.
<< Clarke! >> chiamò preoccupato.
La bionda urlava dal dolore.
Anye e Lexa uscirono subito nella piattaforma e raggiunsero i due. Roan
cercava di tranquillizzare la bionda senza successo.
<< Ahhh!!! Toglimela!! >> urlava la bionda
disperata.
Lexa arrivò in un attimo al suo fianco e le
scrollò le spalle.
<< Clarke!! Sono io Clarke! Sono Lexa >>
disse, cercando di capire che stesse succedendo.
<< Toglimela Lexa!! Vado a fuoco!! Sto andando a fuoco
Lexa!! >> implorò Clarke.
Anya si posizionò dietro di lei e cercò di
toglierle la tuta.
<< Sbrigati Lexa!! >> ordinò
Anya, cercando di toglierle quella tuta di dosso.
<< Aiuto!! Aiutatemi….aiutami Lexa!!
>> supplicò la bionda.
Lexa agitata e preoccupata tolse immediatamente il casco e, con
l’aiuto di Anya, la tuta alla bionda. La bruna
l’abbracciò, accarezzandole la schiena nuda.
<< È passato ora, è tutto
finito….stai bene, stai bene >> la
confortò, ascoltando il suo respiro affannoso e cercando di
contenere il suo corpo che tremava, incontrollato.
Roan si mise accanto ad Anya e guardò scioccato la schiena
della compagna.
<< Tu stai bene? >> chiese Anya.
<< Si…si…portatela dentro
>> ordinò il Generale, ancora scioccato.
Raven si voltò adirata verso Luna, piangendo.
<< Non le basta questo!!! >>
urlò, stupendo tutti.
Molti assistettero alla scena ma nessuno proferì parola.
Lexa sorresse la bionda fino agli spogliatoi, prima di entrare si
voltò verso Anya, che le seguiva preoccupata.
<< Ci penso io ora >> disse Lexa, chiudendo
la porta.
Non voleva che nessuno vedesse la bionda in questo stato.
<< Ok…vieni >> disse e
l’aiutò a sedersi sulla panchina.
L’aiutò a spogliarsi con calma, il corpo della
bionda tremava ancora.
Lexa si alzò e fece scorrere l’acqua della doccia.
Aiutò Clarke ad alzarsi e l’accompagnò
sotto il getto tiepido.
Clarke si voltò e si sorresse al muro con il braccio.
Chinò il capo mentre l’acqua le percorreva tutto
il corpo. Il respiro divenne più lento…
Lexa guardò la sua schiena muscolosa e martoriata,
notò che la mano appoggiata al muro, tremava.
Si avvicinò, incurante di
bagnarsi….l’accarezzò piano , per paura
di spaventarla.
Quando vide che il tremore si affievolì, posò la
fronte sulla sua schiena e l’abbracciò da dietro.
Rimasero per un po’ in quella posizione, l’acqua
aveva bagnato completamente Lexa, ma la cosa non le importava.
All’improvviso, la bionda si voltò, lentamente, e
l’abbracciò forte. La testa di Clarke era china
sulla sua spalla.
<< H-ho avuto paura….di scomparire
ancora una volta >> confessò, aumentando la
stretta, come se la sua vita dipendesse da quell’abbraccio.
<< Andavo a fuoco, Lexa……ho visto
quel fascio di luce, ho sentito l’odore della mia pelle
bruciare, tutto quel dolore…. >>
sussurrò disperata.
Lexa strinse ancora più forte le sue braccia intorno alla
bionda.
<< Sei qui Clarke….sei qui con me…
>> la consolò.
<< Stai bene….sei con me e stai bene
>> continuò, posando un lieve bacio sulla sua
spalla.
Luna stava analizzando i dati nella sala centrale quando la scrivania e
tutti i computer della stanza saltarono in aria.
Lexa comparve nella sala, gli abiti completamente zuppi, come i
capelli. Lo sguardo truce.
<< Ti avevo detto di starle alla larga…tutto
questo è colpa tua! >> disse fredda come il
ghiaccio.
Andò di fronte al Generale, sorpresa dal potere che stava
emanando la bruna.
<< Lasciala in pace >> minacciò.
Andò via, scontrandosi con un attonita Anya.
Raven stava lavorando nel suo ufficio, controllava i dati della tuta di
Clarke, magari le era sfuggito qualcosa, forse la tuta era difettosa,
controllava e ricontrollava.
Anya entrò e la ritrovò così, china
sui dati, concentrata. Era così terribilmente bella, che
faceva male guardarla, pensò.
Raven si accorse che qualcuno la stava fissando, alzò il
viso e si ritrovò quei due occhi verdi addosso.
<< Forse mi è sfuggito qualcosa….un
difetto, un errore di progettazione. Stavo pensando che forse dovrei
studiare meglio le nano-macchine di Clarke… >>
iniziò come un treno.
Anya la fermò, stringendole la mano.
<< Ehi, non fare così! Non è colpa
tua, ok? Clarke soffre ancora dello Stress Post
Traumatico….è sotto shock, non è colpa
tua….le tue tute sono perfette >> la
tranquillizzò, sorridendole lievemente.
Raven la fissò negli occhi, poi guardò la sua
mano e la ritirò subito, scottata.
Anya stupita da quel gesto, si tocco il collo e chiese preoccupata:
<< Che c’è? >>
Raven la guardò negli occhi:
<< Sei andata a letto con Roan >> disse
schietta.
Anya si immobilizzò, spalancando gli occhi. Poi
abbassò lo sguardo, colpevole.
<< Si… >>
<< Non era una domanda >> disse irritata la
latina.
<< Raven ascolta… >>
cercò di spiegare Anya, ma l’altra non la fece
finire.
<< Perché proprio lui? >>
chiese, ora arrabbiata.
Anya la fissò, poi sospirò.
<< Perché io e lui siamo uguali
>> spiegò.
<< Che cazzo di risposta è Anya?!
>> domandò irata la latina.
<< Io non sono come te Raven! Non sono forte o
coraggiosa, io scappo dal dolore, commetto errori su
errori….e scelgo sempre la strada più semplice!
>> cercò di spiegare.
<< Così vai a letto con la persona
più infima e vuota che trovi? >>
domandò la latina, visibilmente arrabbiata.
<< Lui non è così…
>> sussurrò Anya.
Raven la guardò sconcertata.
<< Provi qualcosa per lui…. >>
disse, disgustata.
<< No Raven….non è come pensi
>> cercò di avvicinarsi ma la latina
rifiutò, spingendola via.
<< Mi fai schifo! >> urlò.
<< Aspetta! Lasciami spiegare ok? So che ho fatto un
casino, mi dispiace io… >> disse ma la latina
le urlò di rimando:
<< Vattene!! ESCI VAI VIA!! >>
Anya abbassò la testa e con le lacrime agli occhi le disse:
<< Quella che amo sei tu! Sei sempre stata tu
Raven….solo tu….m’impegnerò
con tutta me stessa per dimostrartelo >> si
voltò e prima di uscire sussurrò:
<< Scusa se ti procuro sempre altro dolore
>>
Raven la guardò andare via e scoppiò in un lungo
e disperato pianto.
Anya entrò a casa, le luci erano spente, segno che Clarke e
Lexa stavano dormendo. Andò in cucina e per poco
non le venne un infarto. Accese la luce e trovò Clarke
seduta sullo sgabello.
<< Cazzo Clarky! Sono quasi morta >> disse,
poi fissò la bionda che la guardava colpevole.
<< Scusa… >>
<< Che cavolo ci fai qui al buio a quest’ora?
Dov’è Lexa? >> domandò,
spostando lo sguardo verso la camera della bionda.
<< Sta dormendo….non volevo svegliarla
>> rispose la bionda, seguendo lo sguardo
dell’amica.
<< Tutto bene? >> chiese Anya,
avvicinandosi.
La bionda annuì.
<< Non riuscivo a dormire >> rispose
semplicemente.
Anya rifletté, poi disse:
<< Succo al nostro solito posto? >> chiese
speranzosa.
L’espressione di Clarke si rilassò.
Arrivarono al loro solito posto. Si sedettero sull’erba,
bevendo i loro succhi.
<< Mia sorella ci ammazzerà quando non ci
troverà a casa >> disse preoccupata Anya.
<< Le ho lasciato un biglietto >> disse la
bionda, sorseggiando il suo succo.
Anya ghignò.
<< Ovviamente >>
<< Che bella giornata di merda oggi, vero?
>> disse scherzosamente, Anya.
Clarke la fissò.
<< Raven sa che sono andata a letto con Roan
>> confessò, poi sospirò
grattandosi la testa.
<< Ma sai, penso che non sia così male, certo
far soffrire Raven mi distrugge ma non tutto e perduto,
credo… >> disse, con espressione
più leggera.
<< Ah si? Non è così male?
>> chiese Clarke, guardando l’amica stralunata.
<< Si…oggi ho capito che mi ama ancora
>> disse sorridendo, guardando le stelle.
Clarke la fissò, scosse la testa e sorrise.
<< Bene….allora impegnati a dimostrarglielo
>>
<< Lo farò! >> disse decisa
Anya, coricandosi sul prato.
Clarke osservò l’amica, poi divenne seria.
<< Credo che Lexa abbia aggredito Luna >>
confessò la bionda.
<< Sicuramente è andata
così… >>
<< Perché non sei sorpresa? >>
chiese curiosa, Clarke.
Anya si voltò a guardarla.
<< Lexa è cambiata moltissimo in questi
anni….poi Luna ti sta causando problemi, è
normale per lei reagire così >> disse
tranquilla.
<< Si metterà nei guai….
>> disse la bionda, preoccupata.
<< Lexa non è più una
bambina…..combatte per le persone a cui tiene, ti ricorda
qualcuno? >> chiese Anya sorridendo.
Clarke rifletté.
<< Siamo proprio nei casini io e te >>
dichiarò Anya, all’improvviso.
Clarke rise e si distese sull’erba accanto
all’amica.
<< Già… >> disse,
guardando le stelle.
Rimasero in silenzio per un po’.
<< Ma siamo dannatamente sexy con quelle tute addosso
>> proclamò Anya, ridendo.
Clarke sorrise.
<< Assolutamente >> .
Note
dell'Autrice: Salve
a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!!
Dite la verità non vi aspettavate così presto,
eh?? Raven sa che tra Anya e Roan è successo
qualcosa....pensate che tra questi due ci sia qualcosa di
più? Come si comporterà secondo voi Raven
adesso?? Fatemi sapere che cosa ne pensate! Vi ringrazio per i
meravigliosi commenti che mi lasciate.....vi adoro!!
Il prossimo capitolo sarà molto più leggero! Eh
si ragazzi/e , stop al drama per un po'! Vi dico solo: Compleanno di
Lexa e casa in riva al mare!! Ne vedrete delle belle!!
Spero alla prossima carissimi/e!!
Granzie ancora!!
|
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Capitolo 19 *** Stelle ***
Stelle.
Passato.
<<
Clarke! Clarke! >>
La
bambina dai delicati boccoli biondi correva,
spensierata lungo la spiaggia bianca. Rideva, una risata che
riecheggiava
ovunque in quel bellissimo luogo.
<<
Clarke! Fermati! Ti farai male così! >>
urlò la madre, spaventata.
La
corsa folle e felice della bambina fu interrotta da
due forti braccia, che la sollevarono in alto.
<<
Presa! >> disse Jake, sorridendo alla
sua bellissima bambina.
Risero
insieme, mentre l’uomo, alto e forte, la
sollevava sempre più in alto.
Abby
sospirò e sorrise a quell’immagine. I momenti
come quelli erano sempre più rari ormai, così
tirò fuori la sua macchina
fotografica, cercando di catturarli, uno ad uno.
<<
Più in alto papà!
Più in alto! >>
gridava la piccola Clarke, entusiasta.
<<
Più in alto dici? Cos’è vuoi superare
papà?
>> disse lui, facendole le pernacchie sulla pancia.
<<
In alto! Come papà! >> ripeté la
bambina, tra le risate.
Quando
il sole calò, il silenzio della spiaggia era
scandito solamente dal dolce dondolio delle onde.
Clarke
e Jake, seduti sul portico, erano stretti in un
abbraccio. La mano di Clarke era sparita, dentro quella grande di suo
padre.
<<
E lì, in quel punto preciso c’è
Cassiopea.
Riesci a vederla? >> chiese dolcemente il padre.
<<
Mmm si! La vedo! >> rispose entusiasta
la bambina.
<<
Il cielo è così grande Clarke, così
pieno di
meraviglie! Ci vorrebbe più di una vita per scoprirne i suoi
segreti… >>
disse, contemplando in alto.
<<
Lassù ci sono anche i cattivi, Papà?
>>
chiese incuriosita.
<<
Si, come qui anche lassù ci sono i cattivi.
Ma il Papà e zio Gustus volano proprio per proteggere tutte
le persone che
vivono sulla nostra Terra >> spiegò,
accarezzandole i capelli.
<<
Anche me e la mamma? >>
<<
Certo! Specialmente te e la mamma >>
rise dalla precisazione della bambina.
La
bambina si girò verso di lui, con occhi sognanti e
disse:
<<
Da grande, anche io voglio proteggere tutti,
specialmente te e la mamma >> disse sicura.
Jake
sorrise, dall’entusiasmo della piccola.
<<
Oh mia Principessina…guarda, vedi tutte
quelle stelle? >> le disse indicandole il cielo buio.
Clarke
annuì, godendosi quella vista mozzafiato.
<<
Tra tutte quelle stelle lassù, sai qual è la
stella più bella e luminosa che abbia mai visto?
>>
<<
No, qual è? >> gli chiese, curiosa.
<<
Sei tu >> le rispose, posando un dolce
bacio sul suo capo e abbracciandola forte.
<<
Non perdere mai la tua luce Clarke >> .
Presente
<<
Ripetimi ancora una volta quale tra le parole
“ semplice “ e
“ tranquillo “ non hai
afferrato? >> disse adirata Lexa, guardando il posto dove
la sua non
tanto sveglia sorella le aveva portate.
<<
Oh andiamo Lex, non essere una guasta feste!
È il tuo compleanno, bisognava festeggiare! >>
disse entusiasta, fissando
elettrizzata la sua sorellina.
<<
Te l’avevo detto di non darle carta bianca
per questo >> disse Clarke, mentre scaricava gli zaini.
<<
Quindi è questo il posto? Caspita Woods, non
hai badato a spese >> disse Raven, togliendosi gli
occhiali da sole per
fissare il lussuoso Resort sulla spiaggia.
Anya,
dopo il via libera, un po’ forzato della
sorella, aveva organizzato per il compleanno di quest’ultima
un fine settimana
fuori. Lexa era fortemente contraria a tutto questo, con tutto quello
che era
accaduto non aveva di certo voglia di festeggiare in grande, in
realtà la sola
cosa che voleva, era festeggiare da sola con Clarke. Qualcosa che non
avevano
mai fatto prima. Passare il compleanno insieme, da sole.
Ma
Anya aveva insistito, tirando fuori la carta della
sorella messa da parte, depressa e in ripresa dalla dipendenza di
alcool e non
aveva saputo rifiutare. E poi il “ a Clarke farebbe bene
cambiare aria “ le
aveva dato il colpo di grazia.
Lexa
aveva messo solo qualche regola: poche persone,
una cosa semplice e tranquilla. Ma quel resort non aveva nulla
né di semplice e
né, tantomeno, di tranquillo.
<<
Sorella Woods ti adoro! Sei troppo forte!
>> disse Octavia, entusiasta.
<<
Si è da giorni che non mi parla d’altro
>> disse Linoln, con in mano le valigie.
<<
Quindi è così che voi figli di papà
festeggiate…interessante, se l’avessi saputo non
ti avrei rotto così tanto le
palle a scuola Woods >> disse Murphy, con il braccio
intorno a sua moglie
Emory.
Alla
fine Anya l’aveva detto a Raven, Raven a Octavia,
Octavia a Murphy, Murphy beh….a tutti gli altri.
<<
Sono sicura che ci divertiremo un mondo
>> disse Anya, sorridente.
Il
rumore di un suv li fece voltare tutti e,
all’improvviso, videro scendere Roan, Costia e Echo.
Lexa
sbiancò, come Raven del resto.
<<
Dimmi che non è vero >> chiese Raven,
ancora allibita.
<<
Non avevo di certo i soldi per permettermi
questo posto…tranquilli offre tutto lui >>
disse, con disinvoltura.
Lexa
tirò una gomitata alla sorella.
<<
Perché hai invitato lui e, soprattutto lei?
>> chiese isterica, guardando Costia che la salutava con
la mano.
<<
Ai! Smettila! Senti, mi dispiace! Non sapevo
che portasse la sorella ok? Gli ho chiesto discrezione, ma
quell’uomo non sa
cosa sia quella parola >>
<<
Già, nemmeno tu a quanto pare >> disse
Raven rimettendosi gli occhiali da sole.
<<
Forza! Vedrete che ci divertiremo >>
disse Anya, incoraggiante.
Lexa
e Clarke si scambiarono un’occhiata.
<<
Ehi! Siete già qui vedo, bene! Entriamo, la
piscina ci sta aspettando! >> disse Roan, facendo strada.
<<
Non vedo l’ora >> disse Raven,
arrabbiata, entrando.
<<
Non dovevi riconquistarla? >> chiese la
bionda all’amica.
<<
Si, certo! Fa tutto parte del piano >>
disse Anya rincorrendo la latina.
<<
Io la vedo grigia >> sussurrò Octavia a
Lexa, prima di entrare assieme a Lincoln.
Lexa
sospirò, non era di certo questo che sperava.
Clarke osservò la sua espressione delusa.
<<
Conosci Anya, esagera sempre, ma non ha
cattive intenzioni >>
<<
Raven ha ragione, dovresti smetterla di
giustificarla sempre…ha portato Roan e Costia
>> disse irritata.
<<
Ti crea problemi la presenza di Costia qui?
>> le chiese, tranquillamente.
<<
No! Si….cioè, è strano…non
abbiamo ancora
chiarito bene le cose, non ho avuto l’opportunità
di chiudere bene e di
spiegarle >> disse, ripensando a come si era comportata
male con la sua
ex.
Clarke
la fissò.
<<
Magari questi giorni ti daranno occasione di
farlo >> disse, suscitando
l’incredulità della bruna. Si girò di
scatto a
guardare la bionda.
<<
Tu stai bene? Per te non è un problema che
lei sia qui? >> chiese la bruna preoccupata.
Clarke
sorrise, avvicinandosi, le portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
<<
Lexa è il tuo compleanno, la cosa che conta è
che siamo qui, insieme >>
<<
Si è vero >> rispose la bruna
accarezzandole la mano.
<<
Ci sono tutte le persone che ti vogliono
bene…non sarà poi così male no?
>> le chiese la bionda.
La
bruna annuì, Clarke prese le loro borse e si
avviò.
Lexa rimase lì a fissare l’entrata.
Infatti,
cosa poteva accadere mai di così terribile,
pensò.
<<
Andiamo? >> chiese Clarke, sorridendole
e tendendole la mano.
Alla
reception fu chiaro che non era, di certo, la
prima volta che Roan aveva soggiornato lì. Veniva trattato
come un reale o un
attore famoso. Ovviamente, lo stesso comportamento, se non
più esagerato, venne
riservato a Clarke. Appena mise piede nella hall, tutti si girarono a
guardarla, i loro sguardi erano pieni di ammirazione. Lexa sapeva
benissimo che
quelle attenzioni non erano tanto gradite dalla bionda, infatti si
notò subito
il suo disagio.
<<
Visto che offro io il soggiorno, tocca a me
l’assegnazione delle camere >> disse Roan.
<<
Che siamo al liceo? >> disse Anya,
terrorizzata dalle mosse di Roan.
<<
Vedo pochi adulti qui >> schernì lui.
Ovviamente
assegnò alle coppie sposate che non
conosceva le loro chiavi senza problemi.
<<
Vecchia squadra con me >> disse dando
la chiave ad Anya.
<<
La nostra mega suite ci aspetta >>
disse sorridendo.
<<
Nuova squadra, a voi l’altra >> disse
lanciando le chiavi a Lexa.
<<
Fammi capire…dobbiamo stare separati per
quale ragione? >> chiese Raven.
<<
Roan! Che cavolo stai facendo? >>
chiese Anya arrabbiata.
<<
Miei i soldi, mio il comando, dolcezza
>> le rispose ghignando.
<<
Basta con questi giochetti, non siamo in
Accademia qui…non puoi comportarti così
>> disse Lexa innervosita.
Roan
la guardò e poi il suo sguardo si posò sulla
bionda. Clarke sospirò.
<<
Facciamo come dice >> tutti si
voltarono verso di lei, compresa la bruna che la fissò
scioccata.
Clarke
la guardò:
<<
Stiamo dando troppo spettacolo…è solo una
camera >> le sorrise rassicurandola.
<<
Esatto Griffin! Sistemiamoci ora >>
disse Roan andando insieme a Echo verso gli ascensori.
Tutti
si girarono verso Anya.
<<
Ok, forse non è stata una buona idea >>
disse, facendo spallucce.
Clarke
diede una borsa a Lexa.
<<
Non sarà di certo una stanza a fermarci no?
>> chiese, col suo tono rassicurante.
Lexa
era irritata, il suo compleanno si stava
rivelando fin troppo complicato per i suoi gusti.
<<
Ovviamente >> prese la borsa e
s’incamminò assieme agli altri verso la loro
suite, non prima di aver dato un
colpo in testa a sua sorella.
Entrate
nella suite, Clarke, Anya e Raven si
guardarono intorno, stupite.
<<
Wow >> disse Anya, con un sorriso.
<<
Beh almeno non è del tutto uno schifo
>> disse Raven.
Clarke
ammirava la lussuosissima enorme suite.
All’interno c’erano le porte che conducevano a
varie camere da letto. Sembrava
più un gigantesco appartamento che una semplice suite.
<<
Allora….che ve ne pare? Non sono stato poi
così crudele >> disse Roan, guardando le
ragazze.
<<
White….devi sempre fare cosi >> disse
Echo, entrando già in una stanza.
<<
Potete scegliere le camere che volete,
possiamo anche dormire tutti insieme se vi va >>
ammiccò, spavaldo.
Raven
fece una faccia disgustata:
<<
Manco morta >> e si diresse verso una
stanza.
Anya
le andò dietro ma Raven le sbatté, letteralmente,
la porta in faccia.
<<
No…non è contenta >>
<<
In fondo al corridoio c’è una stanza con
vista sulla spiaggia…nessuno ti disturberà
>> disse Roan alla bionda.
Clarke
lo guardò negli occhi, annuì e si diresse verso
la stanza.
<<
Non ha bisogno della baby-sitter >> gli
disse Anya.
<<
Lo so bene….non è te >> le disse
sorridendo.
La
suite degli altri era molto simile, Lexa si guardò
attorno contemplando quella meraviglia.
<<
Fortissima!! >> disse Octavia correndo
in giro tutta contenta, dietro di lei Lincoln che le intimava di non
esagerare.
<<
Mio fratello non bada mai a spese per queste
cose >> disse Costia, posando per terra la sua borsa.
<<
Perché sei venuta con lui? >> le chiese
Lexa.
Costia
sospirò:
<<
Non è come pensi…diciamo che sono caduta in
una sua trappola. Mi dispiace se la mia presenza qui ti infastidisce o
ti mette
a disagio >> le disse avvicinandosi.
Lexa
guardò in basso.
<<
Non è così…è
solo…beh ecco >>
<<
Strano? >> chiese Costia, sorridendo al
comportamento impacciato della bruna.
“
Sì “, avrebbe voluto rispondere, ma le sue
intenzioni vennero interrotte da un’ancor più
entusiasta Octavia.
<<
C’è l’idromassaggio!! >>
Costia
sorrise da quella reazione, mentre Lexa la
guardava, in colpa. Avrebbe voluto parlarle e spiegarle bene i suoi
motivi e i
suoi sentimenti, in fondo era stato grazie a lei, alla sua presenza e
al suo
amore, che non era crollata in un buco nero senza fine. Clarke aveva
ragione,
forse questa era l’occasione per farlo.
I
bambini giocavano in spiaggia, felici insieme ai
loro genitori. Coppie che passeggiavano, mano nella mano, gruppi di
ragazzi che
giocavano a beach volley…
Clarke
li osservava dall’alto della sua camera. La
finestra spalancata, il sole che le accarezzava il viso,
l’odore del mare e il
suono distante delle onde. Prese un bel respiro, inebriandosi da quelle
sensazioni.
<<
Clarke… >>
<<
Clarke… >>
<<
CLARKE! >> la bionda si voltò di
scatto, Anya sulla soglia della porta la fissava. Aveva un costume nero
e sopra
una camicia a maniche corte floreale, di colore giallo.
<<
Ti sto chiamando da una vita, che hai non ci
senti? >> scherzò, per poi aggiungere:
<<
Andiamo su, ci aspettano in piscina >>
disse entusiasta.
Clarke
sbatté velocemente le palpebre, la voce che
aveva sentito…
<<
Tutto bene? >> chiese l’amica, ora
preoccupata dallo strano comportamento della bionda.
Clarke
annuì:
<<
Si, tutto bene. Solo un attimo e arrivo
>>
Anya
rincuorata, uscì.
Clarke
si voltò nuovamente verso la finestra, prendendo
un lungo respiro.
La
piscina del resort era enorme. Una parte al chiuso
e il resto all’aperto, con delle vasche idromassaggio di
forma circolare
piazzate qua e là. Non era presente molta gente, colpa della
spiaggia
praticamente a due passi.
Lexa
e gli altri posarono le loro borse sulle sdraio.
<<
Questo è il paradiso! >> esclamò
Octavia in adorazione.
Arrivarono
gli altri, contentissimi e impazienti di
buttarsi in piscina.
Murphy
e Emori occuparono le sdraio vicino a Lexa e
Octavia. La bruna si tolse la maglia e gli shorts, rivelando un costume
a due
pezzi nero.
<<
Non smetterò mai di dirtelo Lexa, quel
tatuaggio è una meraviglia >> le disse Emori.
<<
Grazie >>
<<
Si mi ricordo soprattutto i suoi lamenti di
dolore >> disse Murphy, provocando le risate degli altri.
Lexa
si girò verso di lui facendogli il dito.
<<
Ha usato felpe enormi per almeno un mese
>> la schernì Octavia.
Lexa
alzò gli occhi al cielo.
<<
Faceva un male cane >>
<<
E non l’avete sentita quando le mettevo la
crema >> aggiunse all’improvviso Costia, tutti
si girarono verso di lei.
Lexa arrossì. Il momento d’imbarazzo venne
interrotto dall’arrivo degli altri.
Roan
aveva un costume verde scuro, che metteva in
risalto la sua carnagione bianca, in mostra tutti i suoi muscoli. Raven
aveva
un costume a due pezzi rosso, con in vita un pareo bianco. Lexa
notò che non
aveva messo il tutore.
<<
Avete preso tutti i posti migliori >>
disse alla sorella.
<<
Dov’è Clarke? >> chiese subito Lexa,
notando l’assenza della bionda.
<<
Si sta preparando e arriva, tranquilla
>> le disse, dandole un colpetto sul braccio.
<<
Non ti preoccupare Woods, la tua bionda non
te la ruba nessuno >> scherzò Murphy,
mettendole il braccio intorno alle
spalle.
Lexa
si voltò e spinse Murphy in piscina. Tutti
incominciarono ad applaudire e a ridere.
<<
C’è un buffet e un bar da quella parte!
>> urlarono Jasper e Octavia, precipitandosi a vedere.
Anya
si sedette vicino a Raven, i suoi occhi si
spostarono sopra la sua gamba, ora libera dal solito tutore.
Notò la cicatrice.
La
latina notò il suo sguardo e si coprì con il
pareo.
<<
Non sono l’unica in questa piscina con delle
cicatrici >> le disse la latina.
Anya
sapeva benissimo che non era l’unica, la sua era
perfettamente visibile, come quelle di Eco e, ovviamente, di Roan.
Il
corpo del Generale era quello più segnato di tutti,
conosceva bene quelle cicatrici, ad ogni ritorno da una missione ne
compariva
una nuova. Ma lui non sembrava preoccuparsene, una volta dopo che erano
stati a
letto insieme, le aveva detto che erano il suo orgoglio. Mostravano il
suo
valore come Skaikru.
<<
Si, lo so… >> rispose Anya, porse la
mano alla latina.
<<
Tuffo in piscina? >> le chiese con un
sorriso.
La
latina la fissò un attimo negli occhi. Si alzò,
rifiutando la mano, si tolse il pareo e andò a tuffarsi.
Anya,
rimase a bocca aperta, scosse leggermente la
testa e sospirò.
<<
Sarà più difficile del previsto >>
Clarke
uscì dall’ascensore. Ovviamente indossare solo
un costume era fuori discussione, quindi sopra si mise una canottiera
ed una
camicia hawaiana di colore blu e un paio di shorts in jeans.
Andò verso
l’entrata della piscina, intorno a lei tutti la fissavano,
sussurrando in
ammirazione.
Vide
che gli altri erano all’aperto così
andò verso di
loro. Tutti si stavano godendo la bellissima giornata di sole, alcuni
sdraiati
a prendere il sole o al bar bevendo e mangiando qualcosa, altri
giocavano in
piscina. Notò Anya che la chiamava facendole cenno di andare
verso di lei. Fece
due passi quando vide Lexa uscire dalla piscina.
Clarke
rimase lì a fissarla. La bruna le andò
incontro, il corpo e i capelli bagnati, il costume che le stava
divinamente e
quegli occhi, di un verde talmente brillante, che la bionda
pensò di aver perso
del tutto i battiti del cuore.
<<
Eccoti finalmente >> le disse
sorridendo.
Clarke
continuò a fissarla, senza dire nulla.
<<
Tutto bene? >> chiese ora la bruna,
preoccupata.
<<
Come? Ah…si, si. Tutto bene >> le
rispose la bionda, la guardò negli occhi.
<<
Quel costume…ti sta davvero bene >>
disse, un po’ imbarazzata. Non le capitava tanto spesso, di
fare la figura da
pesce lesso, come diceva Anya.
Lexa
a quelle parole e all’atteggiamento impacciato
della bionda, sorrise.
<<
Dai vieni che così mi asciugo >> la
prese per mano e la trascinò verso gli ombrelloni.
<<
Clarky!! Tutto ok?? Ti ho visto un po’ in
difficoltà prima…cos’è la
mia sorellina ti ha steso? >> le chiese
scherzando.
<<
Piantala Anya >> la rimproverò Lexa.
Anya
continuò a ridere poi si tuffò in piscina con gli
altri.
<<
Festeggiata!! Dai vieni! >> la
chiamarono gli altri.
Lexa
si girò verso Clarke, notò i vestiti che
indossava.
<<
Vai pure, io ti porto qualcosa da bere
>> le disse la bionda notando il bar poco distante.
<<
Sicura? >>
<<
Si vai pure >> le rispose la bionda,
portandole una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio.
Lexa arrossì e
ritornò in piscina con gli altri.
<<
Cosa gradisce….Generale >> disse
stupito il cameriere, vedendo la bionda che si trovava di fronte a lui.
<<
Puoi farmi un drink alla frutta e due acque
toniche per favore? >>
<<
Certo! Arrivano subito >> rispose
elettrizzato.
<<
Grazie >>
<<
Io sto aspettando qui da un po’...puoi dirmi
il tuo segreto per caso? >> le chiese una voce di fianco.
Clarke
si girò e vide una ragazza dal folti capelli
rossi, con un costume verde intero che le sorrideva.
<<
Oh…mi dispiace >> si scusò la
bionda.
<<
Non preoccuparti, capisco il motivo del suo
interesse >> disse la rossa, guardandola attentamente.
Clarke
era abituata a quegli sguardi prima, uomini e
donne la guardavano sempre con sguardo ammirato o come quello della
rossa.
Voglioso. Ma non era più abituata, era passato tantissimo
tempo da allora.
Quindi arrossì, leggermente.
<<
Oh be… >>
<<
Ecco a lei Generale, posso aiutarla a
portarli? >> disse subito il cameriere.
<<
No, grazie…. >> si girò verso la
rossa
e le chiese.
<<
Cosa prendi? >> la ragazza si illuminò.
<<
Un Manhattan grazie >>
<<
E un Manhattan per la signorina se non le
dispiace >> disse al cameriere, che subito rispose:
<<
Certo! Arriva subito >>
La
rossa continuava a fissarla:
<<
Grazie Generale >>
<<
Si figuri >>
<<
Selene >> si presentò, allungando la
mano.
Murphy
era rilassato dentro la piscina, appoggiato al
bordo quando disse:
<<
Woods! Stanno cercando di rubarti la tua
bionda >> tutti, compresa la bruna, si girarono verso di
lui.
<<
E brava Griffin! >> disse Roan, seduto
su uno sgabello vicino, sorseggiando un drink.
Lexa
notò Clarke davanti al bar che stava conversando
con una ragazza rossa. Riconobbe subito quell’atteggiamento,
anche lei ne
riceveva di simili. Clarke sembrava un po’ in imbarazzo.
<<
Non è di certo una novità…succede fin
da
quando andavamo alle medie >> disse Anya.
<<
Cavoli ma quella rossa è davvero…..
>>
stava per aggiungere mentre guardava la ragazza, ma
un’occhiataccia della
latina la bloccò.
<<
…….alta >> finì,
distogliendo subito lo
sguardo.
<<
Beh….insomma è la Principessa….chi
è che non
ci proverebbe? >> disse Murphy.
Lexa
continuò a fissare la rossa, quando vide che
allungò la mano verso la bionda, l’ira
incominciò ad invaderla.
Clarke
guardò la mano un attimo, ricambiò la stretta.
<<
Clarke >>
<<
Si, ovviamente so già chi sei >> disse
la rossa, guardò la bionda negli occhi e rimase un attimo
senza fiato.
<<
Wow, sei ancora più bella dal vivo >>
Clarke
ritirò la mano a disagio.
<<
Grazie >> disse toccandosi la nuca.
<<
Ora devo andare è stato un piacere >>
disse Clarke, prendendo i drink e voltandosi.
<<
Il piacere è stato mio….Clarke >>
disse
maliziosa la rossa.
Lexa
vide il modo con cui quella ragazza continuava a
guardare Clarke mentre se ne andava, il suo sguardo si
concentrò sul Manhattan
che stava per portare alle labbra, quando all’improvviso il
bicchiere si
frantumò in mille pezzi, facendo spaventare la rossa.
Clarke
si avvicinò al gruppo, con i mano i tre drink.
Anya si avvicinò ad aiutarla.
<<
Grazie Clarky! Morivo di sete! >> disse
bevendo una delle acque toniche.
<<
In realtà era per me… >> disse
dietro
di lei, la latina.
<<
Oh…tieni, possiamo condividerlo >>
disse Anya facendole l’occhiolino.
Raven
scosse la testa e andò verso il bar.
<<
Secondo me dovresti cambiare strategia
>> le disse la bionda.
<<
No…sta andando bene >> le rispose,
seguendo con lo sguardo Raven.
<<
Grande Griffin! Quella rossa era uno schianto
>> disse Roan dandole un colpetto sulla spalla.
Clarke
fissò subito Lexa, che si stava avvicinando.
<<
Ah si? Non l’avevo notato >> disse,
andando verso la bruna.
<<
Non ti crede nessuno >> disse Murphy,
ricevendo un colpo in testa dalla moglie.
<<
Ecco ti ho portato questo >> Clarke le
porse il drink, Lexa lo prese, notando che era un drink alla frutta.
<<
A Lexa non piacciono quei drink >>
disse, improvvisamente, Costia.
Tutti
si girarono verso di loro, notando la scena.
Clarke spalancò gli occhi, in notevole imbarazzo.
<<
Oh… >> sussurrò, corrugando la
fronte.
Lexa
notò subito l’atmosfera che si stava creando e
aggiunse subito:
<<
Non importa, con questo caldo va benissimo!
Grazie >> le sorrise, cercando di toglierle
quell’espressione delusa. Poi
si girò verso Costia, con espressione dura.
Tutti
fecero finta di nulla, cercando di cambiare
discorso. Roan fissava attentamente Clarke.
Octavia
e Jasper iniziarono a parlare dei vecchi
tempi. E alla fine coinvolsero tutto il gruppo.
<<
Non negare Murphy! Sappiamo tutti che sei
stato tu a correggere il punch al ballo! >> disse Octavia.
<<
Eh non è stata una splendida idea? Quella
cosa era orribile….grazie a me è diventata una
delizia >>
<<
Ben detto amico! >> gli disse Jasper,
battendogli il cinque.
<<
Si ricordo anche che grazie a quella delizia
qualcuno ha fatto a botte con metà della squadra di football
>> disse
Lincoln, voltandosi verso Lexa.
<<
Tu e Murphy eravate ridotti malissimo!
Ricordo ancora la faccia di tuo padre >> disse Octavia
ridendo.
<<
Ben tempi…vero Woods? >> chiese Murphy,
sogghignando.
<<
Voi due siete incredibili…prima non vi
potevate vedere, complice il fatto che questo idiota si comportava da
stronzo
ogni due per tre….e poi, all’improvviso, siete
diventati inseparabili >>
disse Octavia, ricordandosi quei momenti.
<<
Mi sono già scusato per il mio
comportamento….sono
stati i piselli ad unirci e l’alcool ovviamente
>> disse Murphy alzando
il bicchiere.
<<
E poi Woods è diventata molto più spaventosa
di me >> continuò.
<<
Molto spiritoso Murphy >> rispose Lexa,
facendogli la linguaccia.
<<
Non ha tutti i torti….eri davvero spaventosa,
solo Costia riusciva a farti ragionare >> disse Jasper,
ricordando
l’umore mutevole della bruna.
Clarke
spostò lo sguardo verso la bruna, non ricordava
questo di Lexa, ricordava la ragazzina con gli occhiali timida e
riservata.
Lexa
spostò lo sguardo verso Costia, ricordando quante
volte la ragazza le era stata vicina, con pazienza. Sempre pronta a
calmarla.
Le sorrise, per ringraziarla.
A
Clarke quello sguardo complice non sfuggì.
<<
E tu Clarke? Mai fatto qualche pazzia? >>
chiese Jasper curioso.
Clarke
si voltò verso il ragazzo.
<<
Oh be…. >> iniziò ma fu interrotta
da
Anya.
<<
Qualche? Eravamo sempre nei guai! Vero
Clarky? >>
<<
Beh, io mi mettevo nei guai, lei mi ci tirava
fuori >> aggiunse ridendo.
<<
Perché non mi sorprende? >> disse
Raven, sorseggiando il suo drink.
<<
Le cose sono peggiorate con l’arrivo di
questi bifolchi >> disse Anya indicando Roan e Echo.
<<
Bifolchi? >> disse Echo, guardandola
male.
<<
Non iniziate voi due….vi prego >> disse
Roan.
<<
Avevate i baby-sitter quindi… >> disse
Octavia, guardando di sottecchi Anya e Echo.
<<
Nessuno mi ha fatto da baby-sitter! E poi ero
io quella che copriva la Principessa che sgattaiolava fuori nel cuore
della
notte per andare a trovare Niylah >> disse
all’improvviso.
<<
Niylah? >> tutti
si voltarono verso la bionda,
che interrogativa fissava l’amica.
<< Chi
è
Niylah? >>
Anya,
Raven e Lexa la guardarono sorprese.
<<
Niylah…bionda, alta…una super modella…
>> disse Anya, guadagnandosi una gomitata da parte di
Raven.
Roan
fissava la bionda, notò la sua espressione
totalmente persa e lo sforzo che stava facendo per ricordare.
<<
Tu e Niylah vi siete frequentate per un
periodo Clarke, non ti ricordi? Non era nulla di ufficiale ma uscivate
spesso
insieme >> le spiegò Raven, notando
l’espressione della bionda.
<<
Non ti ricordi? >> le chiese Lexa.
Clarke
guardò la bruna, no…non ricordava,
l’unica cosa
che ricordava era quel viso che stava guardando ora.
Era
la sua vita, ma non si ricordava. Non si ricordava
neanche…
Quel
pensiero venne interrotto dalla voce di Roan che
disse:
<<
Andiamo in spiaggia che dite? >>
Il
rumore delle onde riecheggiava, come una dolce
ninna nanna, alle porte del tramonto. Il canto stridulo dei gabbiani,
la luce
rossa e calda del sole che stava per addormentarsi. Quelle mille
sfumature di
arancione, rosa e blu, che dipingevano il cielo.
Era
da tanto tempo che non assisteva ad un simile
spettacolo. Gli altri erano impegnati a bere e a correre verso
l’acqua, ora
calma, dell’oceano.
Gli
ultimi raggi stanchi del sole, formavano
tantissimi cristalli sull’acqua. La bionda dovette
socchiudere gli occhi,
perché la luce, creatasi da quell’effetto, era
fortissima.
<<
Papà papà! Guarda, sono come Ariel!
>>
urlò entusiasta una bambina in riva.
<<
Sofi andiamo! Si farà tardi >>
il padre la prese in braccio e insieme,
felici, si avvicinarono all’ombrellone dove la madre li stava
aspettando.
Le
loro risate giungevano come una melodia dolce, che
accompagnava quello splendido tramonto.
Clarke
si sorprese a fissarli. Quel quadro le sembrava
familiare, molto familiare. Chiuse gli occhi cercando di ricordare la
sensazione di quelle braccia forti che la stringevano, di quella voce
calda e
rassicurante che le parlava, di quegli occhi cosi simili ai suoi che la
guardarono con amore.
Ma
nulla comparve. Non riusciva, proprio non ci
riusciva, a ricordare quel volto.
Quella
piccola e graziosa famiglia si accorse del suo
sguardo. Comparve un misto di riconoscimento e sorpresa nei volti dei
due
adulti. Il padre s’inchinò verso la proprio
bambina sussurrandogli qualcosa
all’orecchio. La bambina subito dopo si voltò
verso di lei e la salutò con la
manina. I due genitori, invece, chinarono il capo, con rispetto.
Clarke
sollevò la sua mano, un arto che ormai non era
più suo, e ricambiò il saluto della bambina.
<<
Clarke andiamo, dobbiamo prepararci per la
serata >> la chiamò Anya, appena uscirono
tutti dall’acqua.
Clarke
diede un’ultima occhiata a quella famigliola
felice, poi si voltò, camminando verso l’amica.
<<
Andiamo fratellone? >> Costia diede un
colpetto alla spalla di Roan, che immobile sulla spiaggia, fissava la
bionda.
Lexa
notò che, in Clarke, qualcosa non andava. Per
tutta la giornata aveva sì e no scambiato solamente qualche
parola con gli
altri. Anya le aveva detto che visto quello che era successo in volo,
la bionda
aveva solo bisogno di tempo. Doveva essere stata molto dura, rivivere
quei
momenti spaventosi. Le consigliò di darle un po’
di spazio e di non assillarla
troppo.
Anche
quando si erano salutate per andare a prepararsi
ognuno nella propria suite, Clarke le era sembrata distratta,
pensierosa.
L’acqua
calda le accarezzava il corpo, si passò una
mano sui capelli bagnati e posò la fronte sul vetro della
doccia. Sospirò. Il
suo compleanno non stava andando come sperava. Uscì dalla
doccia e andò verso
l’armadio, stasera sarebbero andati in un locale sulla
spiaggia a bere e a
ballare, per grande richiesta di Octavia e Anya. Scelse il suo outfit
per la
serata e iniziò a prepararsi.
Anya,
Raven, Echo erano pronte.
<<
Clarky hai bisogno di una mano? >>
chiese Anya entrando nella stanza senza bussare.
<<
Wow hot >> disse appena vide la bionda.
Clarke aveva dei pantaloni di pelle nera e una canottiera bianca e una
giacca
di pelle nera. I suoi capelli erano più boccolosi del
solito, lasciati cadere
sciolti sulle spalle. La matita e il trucco in generale, la rendevano
ancora
più sexy.
<<
Alla mia sorellina verrà un infarto vedendoti
vestita così >> le disse Anya sorridendo.
Clarke
uscì dalla stanza.
<<
Cavolo Griffin, sei una bomba! >>
esclamò Raven, facendole l’occhiolino.
<<
Niente male >> disse Echo, facendo
alzare subito gli occhi al cielo a Anya.
<<
Stanotte ci divertiremo un mondo!! Adesso
scendiamo, la festeggiata attende >> disse facendo
l’occhiolino
all’amica.
<<
Ti prego Anya, cerca di contenerti >>
disse Raven, sospirando.
<<
Non ci penso proprio! E poi, so che ti
piaccio così >> le disse mandandole un bacio.
<<
Potrei vomitare >> commentò Echo,
toccandosi la fronte.
Clarke
sorrise e si avviarono verso la reception,
d’improvviso però esclamò:
<<
Cavolo! Ho dimenticato… >>
sussurrò,
toccandosi le tasche.
<<
Tutto bene Clarke? >>
<<
Ho dimenticato una cosa in camera, torno
subito >> disse, voltandosi verso l’ascensore.
<<
Fai presto Griffin! >> disse Raven.
Lexa
e gli altri stavano aspettando alla reception.
Mancavano solamente alcuni di loro, tra cui Roan e Costia.
<<
Clarke? >> chiese la bruna, vedendo le
ragazze arrivare tranne la bionda.
<<
Ha dimenticato una cosa in camera, arriva
subito >> disse Anya guardando sua sorella dalla testa ai
piedi.
<<
Che c’è? >> chiese la bruna, notando
lo
sguardo della sorella.
Lexa
indossava un tubino di colore rosso, la sua
schiena era nuda e sul davanti un leggero scollo. Le labbra rosse come
il
vestito.
<<
Vorresti impressionare qualcuno vestita cosi?
>> disse Anya contrariata.
<<
Lasciala perdere Lexa, stai benissimo
>> disse Raven, sorridendole.
<<
Grazie >>
<<
Allora pronti a festeggiare?? >> urlò
Jasper.
Clarke
stava rovistando all’interno della sua valigia,
appena trovò quello che stava cercando, sorrise.
<<
Eccoti >> aprì la scatola e mise il
contenuto in tasca.
Aprì
la porta pronta a tornare dagli altri quando
davanti a lei comparve Costia, con il pugno alzato pronta a bussare.
<<
Oh Costia >> Clarke rimase sorpresa di
ritrovarsi la ragazza di fronte.
<<
Ahmm….Roan non è qui, credo sia già
sceso
>> le disse gentilmente.
<<
Non sono venuta qui per mio fratello, in
realtà…. cercavo te >> disse
incerta, i suoi occhi guardavano spesso per
terra.
<<
Oh…ok, cosa posso fare per te? >>
chiese curiosa la bionda, notando l’agitazione
dell’altra.
Costia
giocava nervosamente con le mani, i suoi occhi
guardavano ovunque tranne quelli blu della bionda.
<<
Io…ecco… >> tentò,
incerta.
<<
Costia cosa c’è? >> disse Clarke, il
suo tono tranquillo fece sollevare lo sguardo dell’altra.
<<
So che non dovrei e sto sicuramente
commettendo un grossissimo errore, ma…. >>
incominciò, poi prese un bel
respiro e il suo sguardo si fece deciso e sicuro:
<<
So che Lexa ti ama, l’ho capito da quando vi
ho viste la notte del ballo quando eravate sul tetto insieme. So che
non posso
competere perché beh…tu sei Clarke Griffin, la
nostra Principessa e io…beh
>> disse indicandosi con le mani.
<<
Eh sai, io ti ammiro molto. Tu hai salvato la
vita di mio fratello quel giorno e…beh anche tutti noi.
Io…Io ti rispetto
davvero Clarke e so perché Lexa si è innamorata
di te. Capisco, dico
davvero….ma, ecco… >> Clarke la
stava guardando, senza dire nulla.
<<
Conosco Lexa, la conosco davvero…so che
prende il caffè amaro la mattina, dorme sempre con una
finestra aperta, fa il
doppio nodo quando si allaccia le scarpe….ama i suoi amici e
sua sorella più di
se stessa, anche se non l’ammetterebbe mai. So che non passa
da Macrotstreet
perché non vuole vedere il tuo murales, so che quel giorno,
davanti alla
gelateria aspettava te… >> Clarke la guardava
sorpresa.
<<
Io c’ero…quando è crollata, quando il
suo
cuore è andato in pezzi, io ero li. Ho assistito ad ogni
rissa, ogni pazzia, ad
ogni pianto…io ero li, con lei! Perché la
amo….la amo davvero e non voglio
perderla >> disse con le lacrime agli occhi.
<<
Io c’ero e tu no…e lo so, che sono un mostro
a dirti questo, ma tu e mio fratello, voi due…voi due
continuerete ad andare
sempre più in alto, lasciando noi qui, da soli a terra. Hai
lasciato Lexa una
volta e questo l’ha distrutta…non voglio che
accada ancora >> sospirò
profondamente, mentre le lacrime le solcavano il viso.
<<
Quindi ti prego….ti prego Clarke! Non
portarmela via! >> disse singhiozzando.
Clarke
rimase immobile, fissando quella giovane
ragazza farle la sua supplica.
Dopo aver detto
quelle parole, Costia scappò via, non permettendo alla
bionda di replicare in
alcun modo. Non c’era nulla che potesse dire, comunque. La
seguì con lo
sguardo, gli occhi blu divennero seri e tristi.
Roan
vide sua sorella correre verso l’ascensore e
sospirò.
Il
locale che avevano scelto era pieno di persone, una
grossa calca che si dimenava a ritmo di musica sfrenata.
Quando
Clarke li raggiunse, Lexa notò subito che la
sua aria pensierosa era rimasta, ma in aggiunta, vide i suoi occhi blu
velati
da una profonda tristezza. La cosa la faceva preoccupare ancora di
più e pensò,
che forse quell’ambiente frenetico e rumoroso, peggiorasse
solo la situazione.
Alla
domanda se fosse tutto ok, ovviamente la risposta
era stata affermativa, bugia celata malamente da un forzato sorriso.
La
serata procedeva con entusiasmo, tutti le fecero
gli auguri, cantandole quella canzoncina di buon compleanno che odiava
fin da
piccola. Le cameriere del locale arrivarono con una torta enorme,
spense le
candeline, tra gli applausi dei suoi amici e le urla entusiaste di sua
sorella.
Vide gli occhi caldi e dolci di Clarke posarsi su di lei, con quel
sorriso che
amava.
E
in quella atmosfera di festa, pregò davvero, come
non aveva mai fatto prima, che il suo desiderio si avverasse.
“
Resta. Resta per sempre con me”.
Nel
mentre gli altri si divertivano in pista, Anya si
avvicinò alla latina, che indossava nuovamente il tutore
alla gamba.
<<
Ti va di ballare? >> chiese porgendole
la mano.
<<
Scommetto che Roan ne sarebbe più felice…e
poi, con questo coso addosso, risulterei solo impacciata e basta
>> disse
indicando la gamba.
Anya
si sedette vicino a lei, avvicinando il viso al
suo.
<<
Non me ne frega nulla di Roan…e poi, non
potresti sembrare impacciata neanche se ti impegnassi >>
disse
sorridendole.
Raven
la guardò negli occhi.
<<
Non ti arrenderai mai, vero? >> chiese
seria.
Anya
divenne serissima.
<<
Mai e poi mai! >> rispose decisa.
<<
So che non è possibile tornare indietro e
credimi, non vorrei altro, ma non è
possibile…quindi passerò il resto della mia
vita a provarci Raven, proverò ad avere il tuo perdono e a
riconquistare il tuo
cuore >> era da tanto tempo che la latina non vedeva
quell’espressione
così decisa, nel volto dell’altra.
<<
Ti ci vorrà tanto, tanto tempo, lo sai
questo, vero? >>
Anya
alzò le spalle:
<<
Magari sarà meno di quanto pensi >> la
stuzzicò, facendole l’occhiolino.
Clarke
attendeva da bare al bancone, Lexa e Octavia
stavano ballando assieme a Murphy ed Emori, quando la bruna
notò un ragazzo
alto e ben piazzato, visibilmente ubriaco, che afferrava il braccio di
Costia,
trascinandola prepotentemente verso di se. Costia cercò di
divincolarsi dalla
sua stretta senza successo.
<<
Ehi!! Lasciala! >> urlò subito Lexa,
andando velocemente verso i due. Octavia e Murphy si voltarono, capendo
subito
quello che stava accadendo.
Lexa
afferrò il braccio dell’uomo, il quale
urlò dal
dolore. La bruna si mise subito tra i due, proteggendo Costia, che si
teneva il
braccio indolenzito.
<<
Che cazzo vuoi? Ci stavamo divertendo…vero
dolcezza? >> disse con la bocca impastata
dall’alcool, provando a
riavvicinarsi.
<<
Non è interessata hai capito? Togliti dai
piedi, prima che ti prenda a calci nel sedere! >>
minacciò Lexa,
stringendo forte i pugni. Notando l’alterazione della bruna,
Costia le mise
subito una mano sulla spalla cercando di calmarla.
Octavia
e Murphy si precipitarono al suo fianco.
<<
Dai Woods…lascia perdere >> le
sussurrò
Murphy.
Lexa
si stava piano piano calmando quando l’uomo
ritentò di avvicinarsi a Costia dicendo:
<<
Andiamo dolcezza, ti piacerà sicuramente
farti scopare da uno com… >> Lexa non gli fece
finire la frase, con forza
gli tirò un pugno dritto in faccia. Facendolo finire a
terra.
<<
Lexa!! >> urlò Costia.
<<
Cavolo…ci risiamo >> mormorò
Murphy, cercando
di aiutare Octavia a fermare la bruna, che nel frattempo stava
martoriando di
colpi l’uomo a terra.
Anya
e Raven stavano parlando sul divanetto del
locale, vicinissime. Ma quando sentirono il vociare sempre
più forte, si
voltarono verso la pista da ballo e videro quello che stava succedendo.
<<
Cazzo! >> imprecò Anya andando di corsa
verso la sorella.
Lexa
sembrava aver perso totalmente il controllo. Nel
mentre che colpiva quell’uomo urlava:
<<
Come osi metterle le mani addosso? Non ti
azzardare a toccare la mia fidanzata!! >> Anya la prese
per le spalle,
cercando di calmarla.
<<
Lexa basta!! Così l’ammazzi e che cavolo!
>> la strattonò. Gli amici dell’uomo
cercarono di sollevarlo, il suo viso
era una maschera di sangue.
<<
Lexa! >> urlò Costia, prendendole il
viso tra le mani.
<<
Basta! Sto bene ok? Adesso basta, sto bene!
>> disse, accarezzandole il viso cercando di calmarla.
<<
Stai bene? >> chiese preoccupata la
bruna.
<<
Si, sto bene >> le sorrise l’altra.
In
quel momento gli occhi della bruna si sollevarono,
guardando verso l’uomo circondato dai suoi compagni, quando i
suoi occhi
incrociarono quelli blu di Clarke. La bionda aveva assistito a tutta la
scena.
Anya vedendo l’espressione di Lexa, seguì il suo
sguardo. Vide la sua amica lì,
immobile.
Clarke
si girò, andando verso l’uscita. Anya
tentò,
subito, di seguirla ma davanti a lei comparve subito Roan.
<<
Lascia, ci penso io. Tu risolvi questa
situazione. >> disse indicando la sorella.
<<
Ma… >>
<<
Anya, ci penso io >> le ripeté, con un
sorriso rassicurante. Lei annuì, tornando verso la sorella.
Appena
Clarke uscì dal locale, si scontrò con delle
persone fuori. Il suo cuore batteva troppo velocemente, iniziava a
sudare e il
respiro stava diventando sempre più affannoso. Calmati,
calmati, calmati. Si
ripeteva, cercando di assopire il moto di rabbia che sentiva. Conosceva
questa
sensazione…ira. Non per le parole che aveva pronunciato
Lexa, né per la
complicità e l’intimità che traspariva
tra le due.
Non
la conosceva. Non conosceva questa Lexa. Quella
non era la persona che ricordava, quella dolce e timida ragazza con gli
occhiali. Era colpa sua, pensò mentre assisteva a quella
scena. L’immagine di
una Lexa più giovane le tornò in mente,
impacciata e imbarazzata che non aveva
il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Corse
verso la spiaggia, ansimante. Cercando di
calmarsi. Ricordava quella sensazione.
<<
Non trattenerti! Libera il tuo potere! LIBERALO!! >>
Cadde
in ginocchio chiudendo gli occhi. No, non
sarebbe più successo! Non poteva perdere il controllo, non
voleva!
Sentì
il rumore dei passi sulla sabbia e quando aprì
gli occhi, si ritrovò Roan in ginocchio di fronte a lei.
<<
Respira Clarke, prendi dei respiri profondi
>> le disse con calma.
<<
Stai lontano da me! >> disse, la bionda
spaventata, che potesse fare del male a tutti.
<<
Respira! >> ripeté lui.
La
bionda fece come indicato. Prese uno, due , tre
respiri profondi.
<<
Brava! Così, lunghi respiri profondi.
Concentrati su di me e sulla mia voce >>
Il
battito incominciò a rallentare e il respiro a
farsi sempre più lento e regolare. I pugni stretti sulle
cosce, iniziarono ad
allentarsi.
<<
Ci sei, così….così >>
disse Roan,
fissandola negli occhi.
Blu
nel blu.
<<
Si può sapere che cazzo ti è preso Lexa?
>> le intimò Anya arrabbiata.
<<
Non lo so, io… ho visto quel tipo che le
afferrava il braccio e… dov’è Clarke?
>> chiese agitata, passandosi una
mano fra i capelli.
<<
Stai scherzando vero?? Dov’è
Clarke…adesso ti
importa di Clarke?! >> sbraitò, sempre
più arrabbiata.
<<
Devo parlarle >> disse Lexa, cercando
di superare Anya. Quest’ultima la fermò.
<<
Eh no sorellina! Non vai da nessuna parte,
specialmente da Clarke! Io l’avevo detto che era una pessima
idea! Non l’avevo
detto? >> chiese rivolta alla latina, che le
toccò un braccio cercando di
calmarla.
<<
Lexa, per Clarke è ancora difficile….tutto
questo…sta cercando ancora di abituarsi, dalle solo un
po’ di spazio per adesso
ok? >> le disse, avvicinandosi.
<<
Ho fatto un casino >> sussurrò la
bruna, colpevolizzandosi.
<<
Ci puoi giurare! Sapevo che non dovevo
affidarla a te! >> disse Anya puntandole il dito contro.
Clarke
e Roan erano seduti uno affianco all’altro,
sulla spiaggia. Tutte e due fissavano l’oceano nero nella
notte. Una leggera
brezza accompagnava il loro silenzio.
<<
So perché sei qui >> disse la bionda,
rompendo quell’atmosfera di calma e pace, sempre guardando
l’oceano di fronte a
se.
<<
Si lo so >>
<<
Ti ha ordinato lei di tenermi d’occhio
>> continuò la bionda.
<<
Sai rispetto Luna come mio superiore, è un
buon Capo, ma non è per questo che sono qui >>
rispose Roan, tenendo
anche lui gli occhi sull’acqua.
<<
Sono qui perché volevo che ti divertissi, che
passassi un fine settimana tranquillo…dopo quello che
è successo lassù l’ultima
volta, volevo solo che ti rilassassi >>
sospirò, toccandosi il collo.
<<
E anche perché non riesco a dire di no a
quella donna >> scherzò, riferendosi ad Anya.
Clarke sorrise, lasciando
andare un sospiro, lasciò cadere la testa fra le ginocchia.
<<
Ora va meglio? Non....esploderai in questo
momento vero? >> continuò a scherzare,
provocando una lieve risata nella
bionda.
<<
Sto bene, tranquillo >> rispose,
riprendendo a fissare le onde.
<<
Bene >>
Rimasero
un po’ in silenzio. Poi Roan disse:
<<
Mi dispiace per mia sorella >> a quelle
parole, Clarke si voltò verso di lui, non capendo.
<<
Ho sentito quello che ti ha detto prima,
sulla porta della suite >> spiegò.
La
bionda non disse nulla.
<<
Sai mio padre era un vero coglione. Giocava
d’azzardo e picchiava me e mia madre. Azgeda è
molto diverso da qui, lì o
impari a sopravvivere o vieni schiacciato. Ero sempre arrabbiato e mi
sentivo
costantemente in colpa, non potevo difendere ne mia madre, ne Costia
quando
arrivò. Come potevo, se non sapevo difendere neanche me
stesso? >>
domandò, voltandosi verso la bionda.
Clarke
rimase in silenzio, lasciandolo continuare.
<<
Ma un giorno…un giorno alzai gli occhi al
cielo e lo vidi >> disse, ricordando quel giorno.
<<
Tuo padre >>
Clarke
lo guardò negli occhi.
<<
Volava alto sopra di me. Tutti sapevano chi
fosse, il nemico…dovevo provare rabbia e ribrezzo verso di
lui. Ma quando lo
guardai volare alto nel cielo, così potente e
libero…mi sentii al sicuro. Non
so perché, forse erano le sue linee così chiare
ed eleganti. Mi sentii al
sicuro, come mai mi ero sentito nella mia stessa casa. >>
disse,
stringendo i pugni.
<<
Capii allora che sarei voluto essere come
lui, volevo che gli altri guardandomi, si sentissero al sicuro, come me
in quel
preciso momento >>
Clarke
si voltò a guardare le onde.
<<
Così iniziai ad allenarmi per le nano
macchine. Diventai grande e forte e buttai, a calci nel sedere, mio
padre fuori
di casa. Dopo i 17 anni, entrai in Accademia e ogni sforzo che facevo
era per
diventare quella persona. Quando mi comunicarono il trasferimento, per
mia
madre e Costia non fu facile, le costrinsi ad abbandonare la loro vita,
per
seguirmi. Ma io ero felice, in realtà…non vedevo
l’ora di conoscerti >>
confessò, guardandola.
<<
Ero curioso di conoscere la figlia di
quell’uomo. Volevo diventare tuo amico…ma quando
ci presentarono, nei tuoi occhi
vidi solo disinteresse e…disprezzo. Azgeda aveva ucciso tuo
padre, il Mio
popolo. Allora credevo che tutte le voci che giravano su di te fossero
false,
credevo fossi una persona che viveva così solamente grazie
al nome del padre
famoso…mi sbagliavo >> confessò,
ricordandosi quei momenti.
<<
Gustus era severo con tutti, ma con te…non ho
mai visto nessuno prendere più colpi di quanto ne abbia
presi tu, nemmeno ad
Azgeda. Rimasi spiazzato quando ti vidi volare per la prima
volta…è stato come
ritornare a quel giorno…è stato come rivedere lui
>>
<<
I tuoi occhi, quando mi hai salvato… >>
disse, ricordando quel giorno.
Clarke
si voltò, vide il rammarico nel suo sguardo.
<<
Ho capito che mi consideravi tuo Fratello…e
per la seconda volta, nella mia vita, mi sono sentito al sicuro. Ma
io…io non
ti ho aiutata…ti ho lasciata sola,
lassù… >> disse con rabbia.
Clarke
continuava ad osservarlo, poi disse:
<<
Mi piace tua sorella >>
Roan
rise, stupito da quelle parole.
<<
Ma davvero? >>
<<
È forte e coraggiosa e possiede un cuore
puro. Non sarebbe cresciuta in questa maniera senza di te
>> la bionda
ritornò a guardare di fronte a sé.
Gli
occhi di Roan si posarono su quella figura, per
lui misteriosa e rassicurante al tempo stesso. Così potente,
pensò e, al
contempo, così fragile.
<<
Non mi ricordo >> confessò la bionda,
improvvisamente.
Roan
la guardò sorpreso.
<<
Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordarmi
il suo viso >> Roan spalancò gli occhi,
capendo di chi stesse parlando.
<<
Guardo le sue foto a casa di mia madre, le
guardo ma…non riesco a ricordarmi. Io non mi ricordo di
Niylah o dei miei
vecchi compagni, del prima in generale. È tutto sfocato e
impreciso, mi ricordo
chiaramente solo di… >>
<<
Alexandra >> finì Roan per lei.
Clarke
si voltò verso di lui.
<<
Stupido vero? Non mi ricordo di mio padre
ma…da quando sono tornata non faccio che pensare a quanto
sarebbe deluso da me
>>
<<
Perché deluso? >> chiese Roan.
<<
Ogni mattina mi alzo e guardo nello specchio
questa nuova me…non sono io, sono come un guscio vuoto, mi
ripeto e ripeto chi
sono…ma quando mi guardo…vedo solo una loro
creazione >> confessò,
triste.
Roan
stava per smentirla, ma la bionda continuò.
<<
Non dovevo tornare >>
Roan
continuava a fissarla.
<<
Lui non sarebbe stato così egoista >>
finì, guardando le onde.
<<
Ti sbagli >> disse ad un tratto Roan.
Clarke
si voltò.
<<
Lui sarebbe fiero di te >> le disse con
decisione.
Ma
per Clarke quelle parole non erano sufficienti.
Sorrise, un sorriso triste e malinconico.
<<
Tu hai fatto sentire al sicuro tutti noi,
Clarke…come ha fatto lui con me tanto tempo fa, tu hai fatto
sentire al sicuro
padri, madri, figli e figlie >> le disse, sinceramente.
<<
È per questo che sono venuto qui oggi
>> le confessò.
<<
Aiutami a far sentire nuovamente tutti al
sicuro. Aiutami a proteggerli tutti! Vinciamo questa
guerra….insieme! >>
le disse con foga.
Clarke
la vide, quella stessa fiamma che ardeva in lei,
in Gustus e…in suo padre.
Clarke…Clarke…
Quella
voce.
All’improvviso
si alzò, si tolse la giacca di pelle,
facendola cadere sulla sabbia. Roan la guardò sorpreso.
<<
Che fai? >> chiese sbigottito.
Incominciò
a camminare, con calma, verso la riva.
<<
Clarke! >> la chiamò Roan, ora anche
lui in piedi.
I
suoi piedi toccarono l’acqua, con una mano si tolse
la canottiera bianca, rimanendo in reggiseno nero. Entrò in
acqua, camminando
lentamente verso il largo. Quando l’acqua le
arrivò sui fianchi si fermò. La
luce della luna le illuminò il viso.
Roan
stava andando verso di lei, spaventato, quando si
fermò. Gli occhi spalancati per lo spettacolo a cui stava
assistendo.
La
schiena di Clarke, macchiata da quelle cicatrici di
metallo si illuminarono alla luce della luna, sembravano placche di oro
lucente, che risplendevano nell’oscurità.
Clarke
sollevò il volto verso le stelle, che
brillavano nel cielo buio. Chiuse gli occhi.
Clarke
Il
suo viso. Sorridente e felice. Le sue braccia che
la prendevano e la portavano in alto, su, su, nel cielo pieno di stelle.
Una
lacrima le scese sul viso.
<<
Papà >> sussurrò.
<<
Deve proprio fare queste uscite eclatanti…non
può farne a meno >> sussurrò tra se
Roan, aveva appena assistito allo
spettacolo più triste e, al contempo, più
affascinante che avesse mai visto.
Rise,
grattandosi la testa bionda e si voltò,
lasciandole un po’ di privacy.
Lexa
si stava lavando via il sangue di quell’ubriacone
dalle mani. Sollevò il suo viso, fissando la sua immagine
nello specchio del bagno
di quel locale. Cosa stai facendo? Si chiese. Odiava
quell’immagine riflessa,
odiava la persona che era diventata, la persona che Clarke,
inconsciamente,
l’aveva fatta diventare. Si sentiva più in colpa
adesso, dando la colpa di
tutto questo alla bionda. Ma Lexa non poteva farci nulla.
Era
arrabbiata, costantemente arrabbiata.
<<
Tutto ok? >> le chiese Costia, dietro
di lei.
Lexa
abbassò lo sguardo, ritornando a lavarsi le mani.
<<
Si… >>
Una
mano di Costia prese le sue e con l’atra chiuse il
rubinetto. Il suo viso era vicinissimo al suo.
<<
Fammi vedere >> disse, semplicemente,
controllandole le nocche spaccate.
Erano
una di fronte all’altra, Lexa sollevò lo sguardo
e iniziò a fissarla, nel mentre che, con attenzione, le
controllava le mani.
<<
Mi dispiace >> sussurrò.
<<
Lo so >> rispose, rigirando le mani.
<<
Ti ho fatta soffrire…ma io >> la sua
voce s’incrinò, le lacrime che volevano uscire
prepotentemente.
Costia
sollevò lo sguardo, guardandola negli occhi
verdi.
<<
Lo so…so che ami Clarke, lo so da quel giorno
alla gelateria, anche da prima in realtà, ma quel giorno ne
ho avuto conferma
>> le confessò.
Lexa
spalancò gli occhi.
<<
Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che il
tuo cuore non poteva essere totalmente mio ma, non mi importava. Mi
bastava
anche solo una piccola parte >> disse, guardandola
dolcemente.
Lexa
a quelle parole, pianse. Non meritava queste
parole, non meritava Costia.
Sentì
le mani calde e delicate di Costia accarezzarle
il viso e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<<
Non possiamo scegliere chi amare Lexa,
succede e basta. Anche se questo ci fa soffrire. >> le
disse, cercando di
consolarla.
Lexa
continuava a piangere.
<<
Io ti amo Lexa, anche se so che non ho
speranze…che soffrirò…io continuo ad
amarti. Come tu hai continuato ad amare
Clarke. Non sentirti in colpa per questo. >> le disse,
accarezzandole il
viso.
Lexa
la guardò negli occhi.
<<
Anche io ti amo, davvero…però >>
<<
Ami più Clarke >> finì Costia al
posto
suo.
<<
Io non riesco neanche a spiegarlo a me
stessa, ma stare senza di lei…è come non poter
respirare >> confessò,
piangendo. Era doloroso, amare Clarke era terribilmente doloroso.
Ripensò allo
sguardo della bionda quando l’aveva vista pestare
quell’uomo. Sapeva di averla
ferita, si odiava per questo, come si odiava per quello che aveva fatto
a
Costia.
<<
Lo so… >> le rispose Costia, ferita.
<<
Mi dispiace Costia, mi dispiace così tanto
>> continuò piangendo.
Costia
l’abbracciò, consolandola.
<<
Io ci sarò sempre per te Lexa, sei il mio
primo amore >> le sussurrò, dandole un lieve
bacio sulla guancia, per poi
uscire dal bagno.
Lexa
si accasciò a terra, singhiozzando. Fu così che
la trovò Anya, dopo tanto tempo rivide la vecchia Lexa.
Anya
si sedette affianco a lei e l’abbracciò.
<<
Schhh va tutto bene >> le disse, come
quando erano piccole.
<<
Andrà tutto bene, ci sono io qui >>
continuò.
<<
Ho ferito Clarke >> sussurrò la bruna,
ancora cullata tra le braccia di sua sorella.
<<
Clarke era già ferita Lexa…vedrai che le cose
si sistemeranno, lei è forte >> le disse,
guardandola negli occhi, le
sorrise.
<<
E ti ama >>
Dopo
che uscì dal bagno andò subito verso la spiaggia,
Raven le aveva detto che Clarke era andata in quella direzione,
così si mise a
cercarla, freneticamente.
Continuava
a chiamarla, quando vide il Generale,
camminare verso di lei.
<<
Hai visto Clarke? >> chiese subito.
Roan
sollevò lo sguardo e alzò gli occhi appena la
vide.
<<
La nostra bionda aveva voglia di un bagno a
mezzanotte, così…. >> disse
indicando dietro di lui.
Lexa
iniziò subito ad andare in quella direzione
quando la voce di Roan la fermò:
<<
Soffrirai e basta >>
Lexa
si voltò, guardandolo.
<<
Lei non va bene per te >> le disse,
serio.
<<
E chi altrimenti? Tu? >> chiese subito
la bruna.
Roan
a quelle parole rise, poi la sua espressione
ritornò seria.
<<
Lei appartiene solo al cielo >>
Lexa
continuò a fissarlo, arrabbiata.
<<
Prima te ne renderai conto…e meglio sarà per
te >> disse il Generale, riprendendo a camminare verso il
locale.
Lexa
si voltò e iniziò a correre verso la spiaggia.
Ormai
si era fatto davvero tardi, tutti rientrarono
nelle loro stanze, complice la turbolente fine della serata. Quando
Anya aprì
la porta della suite, si ritrovò Raven, con addosso degli
semplici shorts e una
felpa, che sorseggiava un bicchiere di vino.
<<
Oh…ciao >> disse, stupita di trovarla
ancora sveglia.
La
latina la guardò, alzando il calice in segno di
saluto.
<<
Te ne offrirei un bicchiere ma… >>
disse ironica.
<<
Ah ah divertente >> disse, lasciandosi
cadere, stanca, sul divano.
Sospirò.
Quella serata era stata un disastro.
<<
Lexa? >> chiese Raven, guardandola.
<<
È corsa a cercare Clarke. Oggi è stato
terribile >> disse ricordando la rissa e il viso della
sua amica.
<<
Clarke è forte e quelle due si amano troppo
per permettere a queste cose di rovinare il loro rapporto
>> disse Raven,
cercando di rassicurare l’altra.
<<
Ma sei sicura che lo sia? >> chiese
Anya, guardandola.
<<
Forte intendo. Le persone a volte si
nascondono dietro delle maschere, facendo finta che sia tutto ok, ma in
realtà
stanno solo affondando >> disse, fissando la latina.
<<
Ti riferisci a me, per caso? >> chiese,
assottigliando lo sguardo.
<<
Non dev’essere stato facile per te. Sai, alle
riunioni ci hanno consigliato di scrivere un diario, con tutte le
scelte
sbagliate che abbiamo preso e di tutte le volte che abbiamo ferito
qualcuno.
Nella maggior parte delle mie pagine, c’è il tuo
nome. Per colpa mia, dovrai
portare sempre quella cosa e…proverai sempre quel terribile
dolore >>
confessò.
<<
Any… >> sussurrò la latina.
<<
Lo so…non voglio tornare sull’argomento. So
che ti ho ferita e ho continuato a farlo, anche con la storia di
Roan…volevo
solo dirti che non devi sempre portare la tua maschera, se vuoi
toglierla
qualche volta, io sarò qui >> le disse,
prendendole la mano.
Raven
la guardò, eccola, pensò…la sua Anya.
Strinse
la sua mano.
<<
Rendi sempre così difficile…odiarti
>>
disse, sorridendole.
Anya
ricambiò il sorriso. Poi, notando la stanchezza
della latina, le prese il bicchiere dalla mano, lo appoggiò
sul tavolino di
fronte a loro e con delicatezza, prese la latina in braccio.
Raven
rimase un attimo sorpresa.
<<
Ti accompagno a letto, hai affaticato molto
la gamba oggi, sei stata seduta tutta la sera al locale…
>> spiegò.
<<
Ti accompagno solo nella tua stanza, poi me
ne torno nella mia >> la rassicurò, non voleva
che Raven fraintendesse le
sue intenzioni. La latina annuì e nel mentre che veniva
portata nella sua
camera, strinse forte le sue mani attorno al collo dell’altra.
Dopo
aver chiamato e richiamato la bionda, Lexa notò
una sagoma nell’acqua.
<<
Clarke? >> urlò, andando verso la riva.
Gli
occhi di Clarke erano fissi su quel mare di
stelle, mentre il suo corpo dondolava lento, in una ninna nanna
silenziosa.
Galleggiare sull’acqua era come rimanere sospesa in volo, se
si chiudono gli
occhi si sente solamente il battito del proprio cuore.
Sentì
il suo nome, qualcuno la stava chiamando. Si
rimise in piedi e si voltò. Lexa.
Stava
urlando il suo nome, preoccupata.
<<
Lexa >> sussurrò.
Nel
mentre che le andava incontro, i raggi della luna
illuminarono ancora il suo corpo, riproducendo quell’effetto
dorato di poco
prima.
<<
Stai bene? Perché eri in… >> non
finì
la frase, vedendo il suo corpo.
<<
…acqua >> terminò la frase, quando
ormai la bionda era di fronte a lei.
Clarke
aveva solamente i pantaloni di pelle, ormai
fradici e un reggiseno nero. I suoi capelli erano incollati al suo
viso,
bagnati dall’oceano. Erano una di fronte all’altra.
<<
Avevo voglia di un bagno >> disse
semplicemente la bionda.
Lexa
sapeva il perché Clarke non si era tuffata in
piscina o aveva indossato solo il costume, il suo corpo martoriato
avrebbe
attirato troppi sguardi, più di quelli che già
normalmente attirava.
<<
Io… >> iniziò Lexa, ma non
continuò.
Aveva gli occhi di Clarke fissi su di lei, come sempre, sembravano
leggerle
dentro. Abbassò lo sguardo, non riuscendo a mantenere quel
contatto, come dieci
anni fa.
<<
Mi dispiace >> disse, guardandosi i
piedi scalzi.
<<
Non dovremmo scusarci per i nostri
sentimenti, Lexa >> le disse la bionda, capendo a cosa si
riferiva la
bruna.
Lexa
alzò la testa e guardò la bionda negli occhi.
<<
Non volevo dire quelle parole prima…non so
cosa mi sia preso, ero arrabbiata e…ho perso il controllo
>> spiegò,
avvicinandosi.
<<
Non mentire Lexa >> le disse la bionda,
bloccandola.
Lexa
spalancò gli occhi, spaventata da quello che
avrebbe detto la bionda.
Clarke
sospirò.
<<
In fin dei conti, non sei cambiata così tanto
>> le disse, avvicinandosi e accarezzandole il viso. Lexa
rimase
immobile.
<<
La Lexa che conosco non riuscirebbe a
cancellare i suoi sentimenti da un giorno all’altro
>> le disse,
guardandola negli occhi.
<<
Hai passato moltissimo tempo con Costia, so
che questo non potrà mai svanire…
>> disse, abbassando la mano.
<<
È vero, provo ancora qualcosa per Costia,
amore… >> confessò Lexa, poi fece
un passo avanti:
<<
Ma quell’amore è completamente diverso da
quello che provo per te Clarke >> disse decisa.
La
bionda sorrise, lievemente.
<<
Lo so… >>
Clarke
la guardò negli occhi e in quel momento si
ricordò di queste parole:
<<
Non perdere mai la tua luce Clarke >>
<<
Sei tu >> sussurrò.
Lexa
non capiva.
<<
Sei sempre stata tu >> disse più
chiaramente.
<<
La stella più bella e brillante che io abbia
mai visto >> e con queste parole, colmò la
distanza che le divideva,
baciando la bruna con passione.
Le
braccia di Clarke strinsero forte il corpo di Lexa,
che subito ricambiò il bacio con passione. Clarke le
calò le spalline
dell’abito sulle braccia, ricoprendo il collo della bruna con
caldi baci. Lexa
strinse i capelli bagnati della bionda, spingendola più a
sé. Clarke aiutò Lexa
a togliersi il vestito e insieme caddero sulla sabbia. Clarke
continuò a
baciare la bruna come se la sua vita dipendesse da questo.
<<
Ho un regalo per te >> disse
all’improvviso.
<<
Lascia perdere…sei tu il mio regalo >>
le rispose la bruna, invertendo la posizione, ritrovandosi sopra la
bionda.
<<
Soffrirai >> sussurrò la bionda,
d’un
tratto seria e triste. Lexa ripensò alle parole identiche,
pronunciate da Roan,
poco prima.
Fissò
quei bellissimi occhi blu e poi disse:
<<
Non m’importa…soffrirò di
più se sto lontana
da te >> disse sinceramente.
A
quelle parole, Clarke la baciò con passione.
In
quella notte si amarono, come non avevano mai fatto
prima. Con foga, desiderio e rabbia.
Era
quasi l’alba, Lexa si svegliò
all’improvviso,
vedendo Clarke metterle qualcosa al dito. Sollevò la mano e
vide un anello
d’oro, con delle striature bianche e blu.
<<
È come queste >> disse Clarke, dandole
la schiena. Lexa notò, la somiglianza con le cicatrici
metalliche della schiena
della bionda.
<<
So che è un po’ macabro…ma ecco, guarda
>> disse la bionda avvicinandosi al viso della bruna,
l’anello si
illuminò leggermente.
Lexa
spalancò gli occhi, sorpresa.
<<
Fa così quando sono vicina >>
spiegò la
bionda.
Lexa
la guardò negli occhi.
<<
Cosi qualunque cosa succeda, saprai che sarò
sempre vicina, non me ne andrò
più…farò di tutto, per far brillare
questo
anello, per sempre >> disse, sorridendole.
Lexa
l’abbracciò, facendola cadere
all’indietro.
<<
Grazie >> le disse, baciandola con
passione.
<<
Clarke >>
<<
Si? >>
<<
Io ti amo, amo la Clarke di dieci anni
fa….come amo questa Clarke, più cupa e triste
>> le confessò, sospettando
i dubbi della bionda.
Clarke
sospirò.
<<
Cupa e triste eh? Davvero? >> disse,
facendo il solletico alla bruna.
Nell’alba
di quel nuovo giorno, si udirono solamente
le loro risate.
Roan
beveva il suo caffè rigorosamente amaro,
nell’ampio terrazzo del resort. La brezza marina gli riempiva
i polmoni. Quando
di fronte a lui si sedette Clarke.
<<
Ma guarda…la Principessa in persona,
com’è
andato il bagno? >> disse sogghignando.
Clarke
guardò il bellissimo panorama.
<<
Molto bene >>
<<
Immagino >> la stuzzicò lui.
<<
Facciamolo >> disse ad un tratto la
bionda.
<<
Come scusa? >> disse Roan stralunato.
Clarke
si girò verso di lui, guardandolo negli occhi.
<<
Vinciamo questa guerra…insieme >>
disse, seria.
Roan,
posò la tazza, sorpreso.
Clarke
si alzò e gli porse il braccio.
Roan
fissò per un attimo quel braccio, poi gli occhi
della bionda. Sapeva il significato di quel gesto.
Si
alzò e si mise di fronte a lei.
<<
Voliamo alto….insieme! >> Roan
pronunciò il motto degli Skairu, afferendo il braccio della
bionda.
<<
Insieme, Fratello >> disse Clarke,
stringendo forte il braccio del suo compagno.
La
decisione era stata presa, dunque, due giganti che
si ergevano sul mondo. Protettori di quella Terra minacciata e
indifesa.
Ignari
che da quella stretta, si sarebbero decise le
sorti del mondo e…delle loro vite.
Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo
capitolo!! Mi scuso anche in questa storia per l'enorme ritardo!!
Davvero, mi dispiace e grazie ancora per seguire questa storia!
Ho un po' cambiato il corso di questo capitolo, so che vi avevo
promesso qualcosa di più leggero, ma mentre scrivo alcune
volte la storia prende un po' una strada diversa, tutta sua!
Diciamo che in questo capitolo si aprono diversi scenari che
affronteremo nei prossimi capitoli! Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto e più importante, spero che stiate tutti/e bene!
Il periodo non è dei migliori, ma vedrete che insieme
riusciremo ad uscirne e a ritornare presto alla normalità!
Coraggio!!
Nel prossimo capitolo si torna all'Accademia!! Non dico altro!! Grazie
ancora!
Spero
alla prossima carissimi/e!!
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