Volo 742 New York - Tokio.

di LadySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza da New York. ***
Capitolo 2: *** Turbolenze... ***
Capitolo 3: *** Ti proteggerò io... ***
Capitolo 4: *** Arrivano i soccorsi! ***
Capitolo 5: *** Dark secrets from a dark past... ***
Capitolo 6: *** Finalmente a casa! ***
Capitolo 7: *** Ritornare... e subito ricordare. ***
Capitolo 8: *** Pericolo in vista? ***
Capitolo 9: *** Ancora una volta tutti insieme! ***
Capitolo 10: *** Come ai vecchi tempi...? ***
Capitolo 11: *** Nuovi arrivi... ***
Capitolo 12: *** ... e ritorni di fiamma. ***
Capitolo 13: *** Non è cambiato niente! ***
Capitolo 14: *** Meiko e Mamoru! ***
Capitolo 15: *** Confessioni d'amore in una fredda notte d'inverno! ***
Capitolo 16: *** Ultimatum! ***
Capitolo 17: *** Decisioni... ***
Capitolo 18: *** Trasformazione! ***
Capitolo 19: *** La nuova dimensione (parte 1) ***
Capitolo 20: *** La nuova dimensione (parte 2) ***
Capitolo 21: *** Prigionia... ***
Capitolo 22: *** Il labiritno ***
Capitolo 23: *** La fine dell'incubo. ***
Capitolo 24: *** Le cattive notizie non finisco mai ***
Capitolo 25: *** Lo scontro finale ***



Capitolo 1
*** La partenza da New York. ***


Ciao a tutte! =) Sono nuova della sezione, e questa è la mia prima long-fic su StrawberryXRyan. Senza ulteriori indugi vi lascio alla lettura. Spero proprio che vi piaccia! =)

Strawberry Momoiya era appena salita sull'aereo che l'avrebbe riportata a Tokyo, sua città natale, dopo un lungo viaggio in America durato quasi 4 anni. Sistemò il suo bagaglio e prese posto sul seggiolino accanto al finestrino. Guardò fuori: il J.F.K di New York era affollato come quando era arrivata, anni prima.
Ricordava molto bene il suo arrivo nella grande mela: Successe un paio di mesi dopo quel terribile incidente. Nel suo cuore era ancora vivo il dolore, e sperava che fare un viaggio negli gli Stati Uniti, finire li gli studi, conoscere nuove persone, sarebbe servito a farla rinascere, a ridarle quella voglia di vivere che l'aveva sempre caratterizzata, e che in quel periodo aveva così disperatamente bisogno che ritornasse. Era da poco passato il capodanno. Appena uscita dall'aeroporto un freddo e gelido vento invernale le diede il benvenuto. Stretta nel suo giaccone pesante, prese il taxi e si fece portare nel piccolo e modesto appartamento che divideva con altre 2 ragazze un anno più grandi di lei, pronta per iniziare quella nuova avventura...
I suoi ricordi vennero interrotti da una piccola ombra che aveva annebbiato la poca luce che filtrava nell'abitacolo. Incuriosita si girò. Quello che vide la lasciò a bocca aperta. Si sarebbe aspettata di tutto ma non quello. Rimase interdetta per qualche secondo, mentre osservava la persona sistemare il suo bagaglio e sedersi accanto a lei. Indecisa sul da farsi si prese qualche altro momento, quando il suo sguardo incrociò quello della persona davanti a se: notò che il suo sguardo era attento, come se stesse cercando di ricordare chi lei fosse. Ma poi rinunciò, e prese a leggere il giornale. Possibile che non l'avesse riconosciuta? Ci pensò su un attimo. Si, in effetti era possibile. In quei quattro anni era molto cambiata. Il suo corpo da 18enne adesso era più sinuoso, il seno era decisamente più pronunciato, i capelli ero molto più lunghi... e soprattutto non erano più rossi. Adesso erano castano scuro, tendenti al nero. Si diede una occhiata nello specchietto che teneva sempre in borsa: il pesante trucco nero e il rossetto rosso intenso la rendeva diversa. Il suo abbigliamento poi non era decisamente quello di quattro anni prima. All'epoca non si sarebbe mai sognata di indossare un jeans nero con una catena attacca ai passanti del lato sinistro, maglietta nera a manica lunga con uno scollo a V molto provocante, e stivaletti neri di borchie con il tacco. Per non parlare del chiodo (la giacca di pelle dei rokkettari), dei grandi anelli che portava, dei grossi orecchini a cerchio che le pendevano dalle orecchie e dai mille e sottili braccialetti di borchie allacciati ai suoi polsi. Appurato che era decisamente diversa, decise di farsi riconoscere.
-Ma guarda le coincidenze della vita.. -Iniziò la frase lasciandola volutamente incompleta. L'uomo accanto a lei si girò e la guardò per un momento. Capendo che ancora il suo amico non l'aveva inquadrata continuò. - Ma come non mi hai riconosciuta... Ryan?
Quest'ultimo, nell'udire il suo nome pronunciato da quella voce, la riconobbe.
-Strawberry??
-Ciao! - disse lei felice che l'amico avesse finalmente capito chi era.
-Dio, non ti avevo riconosciuta!
-Me ne ero accorta sai? - disse ridacchiando.
-Sei completamente diversa... ma che ti è successo? - chiese lui veramente curioso di sapere cosa aveva portato la ragazza che amava a quel cambiamento così radicale.
-Perché non ti piace il mio nuovo look?
-Non dico questo, stai davvero bene, e che... quattro anni fa, quando sono partito, eri diversa.
A quell'affermazione Strawberry si rabbuiò per qualche istante. Da quando lui era partito erano successe molte cose... ma non era ancora pronta ad affrontare quell'argomento.
-Con il tempo si cresce, e si cambia...

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Eccoci alla fine del primo capitolo. É corto perché è come una specie di introduzione. (Gli altri saranno più lunghi.). Come avete capito la nostra Strawberry è molto cambiata, a causa di qualcosa di brutto che le è successo... Cosa sarà mai? Mi raccomanda recensite... =) Ci tengo molto a sapere i vostri pareri sia positivi che critici!! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 2
*** Turbolenze... ***


Ciao a tutte, eccomi tornata! =) Ringrazio tutte quelle che hanno recensito, e chi semplicemente ha dato una occhiata. Ho notato che il cambio di look di Strawberry ha lasciato tutte di stucco, ma più di tutto il cambio del colore dei capelli... Dico subito che anche io adoro i suoi bellissimi capelli rossi, ma in questa parte della storia non erano adeguati... stonavano con l'insieme! =) Ma non preoccupatevi... ci sono buone possibilità che ritornino! =) Bene, senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo! =)

Ryan notò subito quel cambio di umore così repentino quanto veloce. La frase pronunciata dall'amica lo aveva colpito, ma non ebbe il coraggio di chiedere altro a riguardo. Se parlare del passato l'aveva incupita, anche se pochi istanti, doveva essere successo qualcosa, e non se la sentiva di farla soffrire. Lei dopo aver pronunciato quella frase aveva voltato lo sguardo verso il finestrino, mentre l'aereo iniziava la manovra di decollo. Il giovane dai capelli biondi rimase a fissarla: nonostante fosse davvero cambiata si accorse che i suoi sentimenti per lei, rimasti chiusi dentro il più remoto cassetto del suo cuore, nella speranza che con il passare del tempo sparissero, erano invece cresciuti ancora di più giorno dopo giorno! Chissà se per lei le cose erano cambiate. Si disse che, se non era con Mark, qualcosa doveva essere successo. In quel momento, mentre l'aereo prendeva quota, la ragazza tornò a voltarsi verso di lui con il bel sorriso di poco prima.
-Allora, cosa ti riporta a Tokyo dopo tutti questi anni?
-Beh vedi, lo studio di mio padre, all'epoca era in trattative con uno studio archeologico di Tokyo. Quando morì le trattative di fusione dei due studi si bloccarono. Nessuno aveva il potere di decidere cosa fare se non io, ma per prendere una simile decisione, dovevo essere maggiorenne. Così con la conclusione del progetto mew, decisi di tornare in America e riprendere in mano il lavoro di mio padre. Mi ci sono voluti 2 anni per studiare bene la situazione, ma alla fine abbiamo convenuto che la fusione sarebbe convenuta ad entrambi. L'unico problema era che in America c'erano già troppi esperti, e io ero l'unico ad essere già stato a Tokyo. Così mi è stata affidata la gestione dell'intera sede giapponese, ed eccomi qui.
-Accidenti Shirogane, certo che ne hai fatta di strada. Non avrei mai pensato che potessi diventare così serio e responsabile. - disse lei con tono sorpreso, trattenendo una risata.
-Simpatica come sempre tu eh! Dimmi di te invece, come mai eri in America?
-Beh, ho finito qui le superiori, e poi mi sono tenuta un anno per girare un po'...
-E come mai sei partita, lasciando la tua famiglia, le tue amiche... Mark... - A quel nome la ragazza si incupì di nuovo. Ryan capì di aver toccato un tasto dolente, così cercò subito di rimediare. - Tranquilla se non vuoi dirmelo non importa...
-Vedi, sono successe molte cosa da quando sei partito e io... credo che sia arrivato per me il momento di aprirmi con qualcuno. In tutti questi anni ho fatto finta di niente, non ho mai parlato a nessuno del mio passato. Quando mi veniva chiesto come mai ero qui, dicevo che avevo avuto l'opportunità di studiare all'estero e l'avevo sfruttata. E tutti si accontentavano, bene o male, della mia risposta. Ma io e te ci conosciamo da anni, e anche se ci siamo persi negli ultimi quattro, sento di potermi ancora fidare di te...
Ma in quel momento furono interrotti dal capitano che all'interfono dava le solite comunicazione di routine, ma alla fine concluse dicendo che durante la traversata ci sarebbe stata una forte turbolenza. Ryan vide gli occhi si Strawberry sgranare.
-Non dirmi che hai paura?
-No, però sai non si è mai tranquilli in queste situazioni... Non sai mai quello che potrebbe succedere.
Allora il ragazzo si avvicinò all'orecchio della vicina e sussurrò:
-Tranquilla, ti proteggo io!
Sentendo quelle parole la giovane si girò verso di lui, e si trovò con il suo viso a pochi centimetri dal suo naso. Un lieve rossore fece capolino sulle sue gote, causando il sorriso di lui. Rimasero ad osservarsi per qualche istante, poi lei tornò a osservare il panorama fuori. Era una giornata fredda, e le gocce di pioggia si schiantavano violente contro il vetro del finestrino, rigandolo. Passarono i minuti e l'iniziale sgomento di Strawberry per tutta la situazione si affievolì, e tornarono a chiacchierare, raccontandosi le reciproche avventure nella grande mela. Dopo un'ora gli occhi della ragazza si arresero al sonno, e si addormentò con la testa poggiata sulla spalla di Ryan, che non aspettandosi quel gesto rimase stupito. Sorrise osservando il volto addormentato dell'amica, chiedendosi ancora una volta cosa l'aveva portata ad un cambiamento così radicale. Adesso che però era rilassata, poteva ritrovare quei lineamenti tanto familiari, l'unico ricordo che aveva di lei. In effetti in tutti quegli anni non aveva fatto altro che immaginare come poteva essere diventata la sua Strawberry. Le notti erano il momento migliore per immaginarsi la ex mew in mille modi diversi, e per quanto la sua fantasia avesse viaggiato a briglia sciolta per quattro lunghi anni, non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti una cosiddetta “darkettona”. A primo impatto l'aveva lasciato senza parola, poi quando ci aveva fatto l'abitudine, si rese conto che rispecchiava il suo lato forte, quello che aveva sempre dimostrato anni prima, nei panni di Mewberry, paladina della giustizia, angelo custode della terra... e del suo cuore. Ma all'epoca era tutto diverso. Quando combattevano contro gli alieni, i principi era diversi. Adesso sotto quell'aria da dura che il suo nuovo stile le donava, Ryan era sicuro che Strawberry nascondesse un grande dolore. Se solo lei si fosse lasciata andare e avesse condiviso il suo dolore, lui avrebbe sicuramente cercato in tutti i modi di consolarla. Ma sentiva che la sua dolce mew si era creata una piccola ma resistente barriera protettiva tutt'intorno, e per lui non sarebbe stato facile abbatterla. Ma questa volta era determinato. Il destino gli aveva concesso una seconda occasione con la ragazza che amava, e non era intenzionato a sprecarla. Se quattro anni fa si era lasciato fregare da quell'ambientalista tontolone di Mark, questa volta avrebbe lottato per conquistare il cuore della giovane donna che intanto continuava beatamente a dormire appoggiata a lui. Pian piano si lasciò ipnotizzare dal respiro regolare della ragazza, e cadde anche lui tra le braccia di Morfeo.
Un grosso scossone li destò di scatto. Le turbolenze erano iniziate.
-Ma che succede? - chiese la ragazza.
-Dev'essere la perturbazione. - rispose Ryan
I sedili dell'aereo traballavano come su una giostra, le orecchie iniziavano a tapparsi. E una strana angoscia iniziava a farsi strada nei cuori dei due giovani. Ballarono per un po' sui loro sedili, con le cinture di sicurezza allacciate. Poi, accadde tutto all'improvviso...
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Bene, eccoci arrivati alla fine del secondo capitolo. Ancora non conosciamo i segreti di Strawberry, ma sappiamo molto bene i retroscena di Ryan nei quattro anni precedenti. E adesso, che sta per succedere?? Mi raccomando recensite!! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 3
*** Ti proteggerò io... ***


Ciao a tutte! =) Perdonate l'assenza, ma mi sono concessa il week end libero dal PC! =) Ma adesso sono tornata con il nuovo capitolo! =) Allora, avevamo lasciato i nostri giovani in preda alle turbolenze del viaggio... bene vediamo cosa succederà! =) Buona lettura! =)

Strawberry non sapeva quante ore aveva dormito, sapeva solo che all'improvviso si era sentita strattonare violentemente dal seggiolino. Guardò spaventata lo sguardo dell'amico che aveva avuto lo stesso brusco risveglio, in cerca di qualsiasi cosa che potesse calmare il suo cuore lanciato a mille.
-Che cosa succede? - chiese dopo qualche attimo di silenzio.
-Dev'essere la perturbazione... - rispose lui, con molto poco entusiasmo.
I loro sedili non la smettevano di ballare sotto di loro. Per un attimo però ci fu la calma... pochi attimi di tranquillità, prima dell'inferno.
Si sentì un forte boato e una forte scossa ai sedili, poi i vani che contenevano le mascherine dell'ossigeno si aprirono. La tensione aumentava ogni secondo. Guardarono tutti fuori dai finestrini e notarono che l'aereo stava rapidamente perdendo quota. Le hostess mostravano come mettere le mascherine ordinando a tutti di farlo il prima possibile, ordine che nessuno si fece ripetere, assicuratesi che tutti erano seduti con le cinture allacciate e le mascherine in dosso andarono ai loro posti e fecero lo stesso. I due si guardarono fissi negli occhi leggendo in quelli dell'altro, tanta paura. I battiti del cuore accelerati, erano facilmente udibili a orecchio, poiché erano mischiati a quelli di tutti gli altri. Inconsciamente si presero per mano, cercando di infondersi un po' di coraggio a vicenda, tornando ad appoggiarsi l'uno all'altra. Così abbracciati, chiusero gli occhi in attesa della fine. Quegli istanti sembravano interminabili. Strawberry rivide tutta la sua vita, e lasciò correre qualche lacrime lungo il suo viso, stringendo la mano di Ryan, che a quel punto pensava che se sarebbe dovuto morire, almeno lo avrebbe fatto stringendo a se la ragazza che aveva sempre amato. Dentro quell'abitacolo ognuno ripensava alla sua vita, agli errori commessi, alle gioie provate, alle sofferenze, alle occasioni mancate, a tutti i rimpianti, ai rancori... e ognuno, in cuor suo, faceva una piccola preghiera raccomandando la propria anima e quella del proprio caro vicino, a qualche santo o direttamente al Padre Eterno, poiché rendesse più indolore possibile il trapasso, se quello fosse stato il destino che li attendeva. Rimasero tutti così, in attesa, sospesi nel tempo, attendendo quella fine... che non sarebbe mai arrivata. Dopo quello che sembrava essere passato un secolo ci fu un boato e poi altri forti scossoni si susseguirono tra le grida disperate e i pianti dei passeggeri. Alla fine l'aereo si fermò. Gli attimi che seguirono furono di totale silenzio, il caos di poco prima era svanito. Si ritrovarono tutti di nuovo in attesa, ma questa attesa era diversa. Aspettavano di vedere se qualcuno era vivo. L'impatto era stato molto meno brusco di quello che tutti si aspettavano, ma nessuno osava dire una parola. Il buio e il silenzio regnarono per lunghi minuti. Poi le luci d'emergenza dell'abitacolo si accesero, risvegliando i passeggeri, che si guardavano intorno gli uni con gli altri controllando di essere ancora tutti interi, per poi farsi prendere dall'euforia di essere ancora vivi, abbracciandosi, ridendo e urlando. C'era chi batteva le mani, chi piangeva di gioia, chi ringraziava Dio... Le Hostess si alzarono dai loro posti con le gambe ancora tremanti, e iniziarono ad esaminare i passeggeri. Ryan e Strawberry erano ancora poggiati l'uno all'altra, con le mani intrecciate, con gli occhi chiusi. Quando le luci si accesero, aprirono gli occhi, si guardarono, e realizzando che non erano morti si abbracciarono e prima che di accorgersene, avevano unito le loro labbra, in un casto quanto fugace bacio. Ma appena si furono resi conto dell'accaduti si staccarono immediatamente, sorridendosi imbarazzati. Per fortuna le hostess erano arrivate da loro per sincerarsi delle loro condizioni.
Finito il giro di ispezione, il pilota e il vice, entrarono nella cabina dei passeggeri, informandoli, che un vuoto d'aria aveva mandato in panne i motori, e che fortunatamente erano atterrati sull'acqua. Un'altra fortuna era stata quella di riuscire ad avvertire e a mandare le loro coordinare alla torre di controllo dell'aeroporto più vicino del guasto subito, e avevano ricevuto la conferma che avrebbero mandato i soccorsi quanto prima. Quell'annuncio tranquillizzò i passeggeri ancora molto provati dall'esperienza appena vissuta. Qualche minuto più tardi l'equipaggio diede inizio alle manovre si sbarco d'emergenza. Fecero indossare a tutti il salvagente; gonfiarono i gommoni e lo scivolo di plastica. Poi, uno ad uno, tutte le persone a bordo dell'aereo furono evacuate. I 4 gommoni furono legati con delle funi all'aereo galleggiante, che non aveva subito ingenti danni, per evitare di essere trascinati al largo, così avevano anche la possibilità di restare in contatto radi con i soccorsi, grazie ad un piccolo generatore di riserva.
Ryan e Strawberry erano seduti vicini. Si lanciavano sguardi di nascosto, ma non avevano il coraggio di guardarsi, ne tanto meno di parlarsi.
Superati i primi 5 minuti di silenzio per ambientarsi, nei gommoni iniziò a rompersi il ghiaccio tra i passeggeri, e via via il chiacchiericcio divenne più forte, allentando molto la tensione. Ognuno scambiava con il vicino e con quello davanti, le sensazioni provate durante quella traumatica esperienza, le loro preghiere, ciò ce venne loro in mente... per poi sfociare in altri argomenti più “da salotto”, mentre i membri dell'equipaggio, divisi nei vari gommoni, si tenevano in contatto tra loro e si aggiornavano sugli spostamenti dei soccorsi. Anche loro due si erano lasciati coinvolgere dalle conversazioni, dovendo negare di essere una coppia qualcosa come 50 volte, ma alla fine riuscirono a farsi anche una piccola risata. Durante il viaggio aveva smesso di piovere, e fortunatamente, nonostante ci fosse un cielo carico di nuvole e l'aria fosse fredda, il tempo rimaneva tranquillo. Strawberry però aveva iniziato a tremare, e Ryan, senza dire niente, le aveva passato un braccio attorno alla vista, sotto la giacca, facendo scorrere velocemente la sua mano su e già per il fianco della ragazza, per darle un po di calore. Lei lo guardò di sottecchi, fece un mezzo sorriso, e appoggiò nuovamente il capo sulla sua spalla.
Il tempo passava, ma dei soccorsi ancora nessuna traccia. Le persone iniziavano a sentirsi stanche, affamate, infreddolite. Così le hostess, appurato che dentro l'aereo fosse tutto apposto, rientrarono cautamente e presero coperte e cibarie per tutti. E per qualche tempo la fiamma della speranza tornò a rinvigorirsi nei cuori di quelle 150 persone.
Passò dell'altro tempo, che a tutti sembravano secoli, ma che in realtà erano “solo” 3 ore.
Durante quelle ore Strawberry si era lasciata coccolare da Ryan, senza dire nulla, ma soprattutto senza preoccuparsi di come stesse lui. Quando si rese conto di quanto egoista era stata in quelle ore, tirò su la testa, e mise anche lei un braccio sotto la giacca di lui, e iniziò a riscaldare i fianchi freddi dell'amico. Lui a quel gesto si girò verso di lei, e le fece un enorme sorriso.
-Hai freddo? - chiese lei a voce bassa.
-Adesso ne ho molto meno... - disse lui rivolgendole un altro sorriso estremamente dolce.
-Grazie Ryan... per tutto! - esordì poi lei dopo qualche minuto, tenendo la testa bassa per nascondere il leggero rossore che aveva imporporato le sue gote.
-Ti avevo promesso che ti avrei protetta, giusto? - disse facendole l'occhiolino e riuscendo a strapparle una micro-risata, ma riuscendo anche a farla arrossire del tutto.
-Giusto! - Assentì lei.
Il sole iniziava a tramontare sull'oceano che li ospitava, in quella fredda giornata di febbraio. Tempo totale passato su quel maledetto gommone dal momento dello sbarco: 9 ore in mezzo al nulla. Uno vero incubo. Ormai tutti stavano per perdere le speranze. I volti iniziavano a diventare prima tristi, per poi trasformarsi in smorfie di preoccupazione: dove avrebbero trascorso la notte? Sarebbero gelati su quei gommoni? L'equipaggio si era già messo all'opera per trovare un rimedio all'imminente problema, quando qualcuno, da uno dei gommoni gridò: Guardate!!!! Tutti si voltarono a guardare nella direzione indicata dall'uomo, e non poterono che sgranare gli occhi...
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Ok, allora tiriamo tutte un luuungo respiro e calmiamo i battiti! =) Dunque, capitolo abbastanza pieno di emozioni, e non esattamente leggero. Credetemi, mentre lo scrivevo avevo il cuore a mille, quindi immagino voi... =) Ma come vedete è andato tutto bene! =) Lo so, lo so, ci sono poche scene dei nostri personaggi, ma in un contesto del genere mi sembrava giusto descrivere la situazione generale che al 98% era uguale per tutti, anche per i nostri piccioncini. E adesso che altro sarà successo? Qualcosa di buono, o qualcosa di ancora peggio? Lo scoprirete nella prossima puntata! =) Mi raccomando commentate e fatemi sapere quanti infarti vi ho fatto prendere xD Alla prossima!! =) 

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Capitolo 4
*** Arrivano i soccorsi! ***


Ciao a tutte! =) Eccomi tornata con un nuovo capitolo! =) Noto che lo scorso capitolo vi abbia fatto venire una leggera tachicardia... e abbia fatto nascere in voi la voglia di linciaggio... lo so, ma chiedo venia! Dovevo rendere bene le emozioni che provavano i nostri amici come tutti i presenti nell'aereo! E credo di esserci riuscita a quanto pare! =) Ma alla fine nessuno è morto e si sono anche scambiati un piccolo bacio... basta come pegno vero? XD Ma bando alle ciance ecco a voi il novo capitolo! =)

Tutti si girarono a guardare nella direzione indicata dall'uomo. Alcune coppie di fari gialli si avvicinavano: segno che i soccorsi stavano arrivando. Strawberry e Ryan si guardarono per qualche istante sorridenti. Erano 3 imbarcazioni di media dimensione. Le persone vennero caricare sulle prime due, mentre i bagagli a mano e le valige vennero sistemati nella terza. Dopo un'ora di traversata arrivarono su un'isoletta (NdA: non so se esista o meno un piccolo arcipelago nell'itinerario del volo, ma noi facciamo finta che ci siano ste 3 isolette xD). Furono portati in una grande palestra in cui era già stato sistemata una cattedra con dei fogli. Poco di stante alcune persone stavano scaricando i bagagli e le valigie. La guardia costiera parlava inglese, quindi non fu difficile per i due capire la procedura: quando arrivava il proprio turno, si davano le generalità, si veniva smistati in una camera di albergo. Poi si passava dal mucchio a prendere le proprie valige e si veniva condotti verso la propria stanza. Nonostante l'isola fosse abbastanza piccola la procedura durò per ore. Quando fu il loro turno, Ryan e Strawberry si avvicinarono al tavolo.
A1(addetto) -Nomi?
-Ryan Shirogane e Strawberry Momomyia. - rispose lui. L'addetto segnò i loro nomi in una tabella.
A1 – Età?
-21 io e 18 la ragazza.
A1 – Stanza matrimoniale 55, prego recuperare i propri bagagli prima di lasciare l'edificio -
Detto questo diede loro un fogliettino, e i due si diressero verso il cumulo di valige e con non poca fatica trovarono le loro. Per fortuna sia lui che lei avevano spedito la maggior parte delle proprie cose qualche giorno prima, ricevendo la conferma che fossero arrivate integre, così rimanevano un bagaglio a mano e una valigia a testa. Si avviarono poi all'uscita dove un secondo addetto che chiese il bigliettino. Gli diede una rapida occhiata, e poi caricò le valige dei due su una macchina abbastanza vecchia. Li fece entrare, andando a prende il posto di guida. Il viaggio fu rapido, nemmeno 5 minuti. Scese dall'auto aprendo la portiera ai due e andò a scaricare le valigie. In quel momento un fattorino dell'albergo che avevano davanti li raggiunse con il carrello porta bagagli. L'addetto consegnò il fogliettino al fattorino, rimontò in macchina e se ne andò, il tutto senza dire una parola.
I due ragazzi si scambiarono una occhiata perplessa, e si girarono verso il fattorino con il carrello. Il tizio si avviò e loro lo seguirono. Presero l'ascensore e salirono fino al 5° piano e percorsero l'intero corridoio, fino in fondo. Arrivati alla porta, fattorino prese un grosso mazzo di chiavi dal marsupio rosso come la sua divisa, che teneva legato in vita e iniziò a cercare la chiave della stanza. Strawberry si guardava intorno: le pareti erano bianche, decorate con delle foto di panorami suggestivi, ed erano inframezzate da eleganti aplique di cristallo. Attaccati al soffitto c'erano dei bellissimi lampadari da cui pendevano delle spirali di cristalli. La porta della loro stanza era di legno chiaro con un 55 in oro decorato sopra. Finalmente il fattorino trovò la chiave, la staccò dal mazzo e aprì la porta. Entrò per primo, posizionando il carrello in un punto che non desse fastidio, e scaricò le valigie. Poi, uscì e fece accomodare gli ospiti, chiudendo loro la porta alle spalle: anche questo nel totale silenzio. I due, che avevano fatto solo pochi passi nella lussuosa stanza, si scambiarono un'altra espressione sconsolata, e poi scoppiarono a ridere.
-Certo che qui sono tutti strani! La tipa nella palestra sembrava un robot, e questi due non hanno detto una parola!! - disse Strawberry continuando a ridere mentre Ryan annuiva ridendo a sua volta.
Decisero di esplorare la camera: a metà del piccolo corridoio d'entrata c'era una porta sul lato sinistro che conduceva al grande bagno: pavimento in piastrelle blu, e sulle pareti piastrelle azzurre e turchesi. I sanitari, a destra, erano di un tenue azzurro, così come la grande vasca posta difronte sotto una finestra dalle tende sempre dello stesso colore. Accanto vi era una piccola mensola dove erano stati adagiati degli asciugamano puliti, e gli accappatoi. Sul fondo della stanza, posto in mezzo c'era il lavabo posizionato sotto un grande specchio tondo, e accanto c'erano i vari cassetti e sportelli e il piano con sopra gli accessori. Usciti dal bagno e superato il corridoio si arrivava ad una grande stanza, dove nella parte destra c'era una scrivania grande, con sopra una televisione a schermo piatto, e due comode sedie. Sul lato opposto, dopo un grande spazio vuoto si ergeva uno letto matrimoniale da due piazze e mezzo, con una trapunta bianca e i cuscini panna, mentre spiccava la testiera del letto in legno tinto di giallo, in forte contrasto anche con tutte le pareti verde acqua, mentre il pavimento era composto di piastrelle color madre perla. Ai due lati del letto c'erano due piccoli comodini gialli, con abatjure a forma di vela. Sui soffitti degli eleganti lampadari piatti con delle vele colorate illuminavano il tutto. Tra il letto e la scrivania, c'era una bellissima porta finestra in vetro, contornata da tende color verde acqua chiaro, che conduceva alla terrazza, che si affacciava sull'immenso giardino con piscina sul retro dell'hotel.
-Accidenti, che lusso. - esordì Strawberry dopo il giro.
-In effetti è molto bello qui.
-Tu hai idea di dove siamo?
-Sinceramente no... ha importanza?
-Beh sai se ci chiedono dove siamo dovremmo pure... ACCIDENTI!!
-Che cosa c'è?
-Che ore sono? - chiese allarmata la ragazza.
-Quasi mezzanotte disse il ragazzo guardando il suo smatphone, una volta fatto l'aggiornamento geografico.
-Dio, devo chiamare i miei! In teoria saremmo dovuti arrivare a Tokyo circa 6 ore fa. Avranno di certo saputo dell'incidente e saranno preoccupatissimi! - spiegò Strawberry sempre più agitata, passeggiando intorno nello piazzo vuoto della camera intorno a Ryan. Al 10 giro quest'ultimo la prese per le spalle facendola fermare. Le alzò il viso con un dito e con semplicità le disse:
-Calmati.
-Hai ragione. - disse e liberandosi dalla presa del ragazzo, prese il telefonino e avviò la chiamata ai suoi, mentre si poggiava stancamente sul letto. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
STRAWBERRY!!! Come stai tesoro? Dove sei? Sei ferita? É grave?”
-Mamma calmati... sto bene! Per fortuna nessuno si è fatto male! Non so dirti dove siamo precisamente, ma ci hanno sistemati un
albergo di lusso su un piccolo arcipelago, quindi stai tranquilla. Non so quando ci faranno partire.

Perché non ci hai avvisati subito? Oh tesoro sapessi come siamo stati in pensiero!!”
-Scusami mamma, ma non ho avuto la possibilità di mettermi in contatto con nessuno. Le manovre di salvataggio sono state
lunghe e i soccorsi ci hanno messo un po' ad arrivare. Mi sono appena sistemata nella mia stanza.

Strawberry, ascolta bene tuo padre: guai a te se stai in camera con un ragazzo!!” strillò il padre che aveva tubato il telefono dalla mano della moglie, per poi renderglielo subito dopo.
-Mamma tranquillizza pura papà, sono in camera con altre due ragazze che ho conosciuto in aereo. - disse voltandosi verso Ryan e facendogli l'occhiolino e portandosi l'indice davanti al naso.
Va bene... sentito caro? Senti ma le valige?”
-Siamo riusciti a recuperare tutto senza problemi! Senti mamma, appena so qualcosa vi richiamo. Adesso vorrei andare a riposare, la giornata è stata lunga e stancante.
Ma certo tesoro. Buona notte e chiamaci presto!”
-Senz'altro mamma. Buona notte.
Chiuse la chiamata e tirando un lungo sospiro di sollievo si abbandonò completamente sul letto allargando le braccia, decisamente più rilassata.
-Mi spieghi perché hai mentito ai tuoi? - chiese Ryan.
-Perché se mio padre sapesse che passerò la notte nella stessa stanza di un ragazzo, sarebbe capace di venire fin qui a suonartele, dicendo di stare alla larga dalla sua bambina. - rispose tranquilla la ragazza, abbozzando un sorriso, mentre si immaginava la scena. - Devi sapere che mio padre è molto geloso di me. Lo è da quando sono nata, e non riesce ad abituarsi all'idea che io stia crescendo e che prima o poi mi sposerò. In questi anni che ho passato a NY ho avuto qualche storia, ma a lui non ho mai detto niente. E mia madre mi reggeva il gioco, ma lei sapeva la verità.
-E dica un po' signorina Momomyia, quanti cuori infranti ha lasciato nella grande mela? - chiese Ryan decisamente curioso.
-L'unico cuore infranto era sempre il mio, e me lo sono riportata indietro. Quindi, nessuno, per rispondere alla tua domanda.
Quella frase era stata pronunciata con un velo di tristezza. Il biondo intuì che quelle storielle erano finite male e l'unica a soffrire era stata lei. Strinse i pugni reprimendo la voglia di spaccare la faccia ad ognuno di loro.
-Tu invece, ne avrai lasciati a bizzeffe immagino... - disse la ragazza tornando al solito sorriso, e interrompendo il flusso di pensieri del giovane.
-Non lo so sinceramente... ma non credo che mi importi.
-Glaciale come sempre Shirogane. Non sei cambiato affatto sai? Beh ho sonno e voglio andare a dormire.
Così si alzò e aprì la valigia. Cercò il pigiama, della biancheria pulita e il beautycase e filò in bagno. Ne uscì dopo 20 minuti con un morbido pantalone della tuta nero, con la gamba larga, e un maglioncino di lana azzurro sopra, fresca e pulita. Aveva davvero bisogno di darsi una rinfrescata. Ryan si era sistemato per la notte, quando Strawberry uscì prese il suo posto in bagno.
Si sistemarono nel letto, e dandosi una rapida buona notte spensero al luce. Nel buio di quella camera super lussuosa, nessuno dei due però riusciva a chiudere occhio...
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Capitolo lungo, molto descrittivo, ma serviva per rendere bene l'idea di come e dove fossero finiti i nostri eroi. Bene e adesso? Sarà una nottata modello film dove entrambi fanno crede all'altro di riuscire a dormire, continuando a rigirarsi nel letto, lanciandosi fugaci occhiate? Oppure troveranno la soluzione per debellare l'imbarazzo??? Sono aperte le scommesse signore!! =) Fatemi sapere! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 5
*** Dark secrets from a dark past... ***


Ciao a tutte! =) Eccomi di ritorno! =) Allora, prima di iniziare volevo ringraziare molto tutte quelle che fin'ora hanno lasciato una recensione! =) Ma un grazie sentito va anche a chi semplicemente da segno del proprio passaggio facendo aumentare le visite! =) Vi lascio al capitolo! =) Buona lettura! =)

La sveglia sul comodino segnava le 02.35 e loro ancora non erano riusciti ad addormentarsi. Per quanto stanchi si sentissero, c'era sempre quel velo di disagio che non permetteva a nessuno dei due di lasciarsi trasportare da Morfeo. Strawberry da quella drammatica notte, non era mai riuscita a riprendersi del tutto, e le piccole storielle, non erano mai durate a lungo proprio per questo suo disagio a stare in “intimità” con un qualsiasi ragazzo. Sapeva benissimo che quella era una situazione d'emergenza, e sicuramente Ryan, che era un amico, non si sarebbe mai approfittato di lei, nel sonno, ma non riusciva comunque a tranquillizzarsi del tutto. Sentiva di dover tenere sempre una parte di se vigile e sveglia, per tenere tutto sotto controllo.
Per quelle due ore e mezzo appena trascorse sia lui che lei non avevano fatto altro che rigirarsi nel letto, lanciarsi lunghe occhiate mentre l'altro faceva finta di dormire. Ryan sentiva il disagio dell'amica e subito aveva deciso di non dire niente, ma la situazione stava diventando insopportabile, così dopo un lungo respiro prese coraggio, e ruppe il silenzio.
-Straw... sei sveglia?
-Si... non riesco a dormire.
-Nemmeno io.
Pausa. Erano stesi su un fianco dandosi le spalle a vicenda.
-Come mai non riesci a dormire? - chiese Ryan.
-É una storia lunga...
-Ti va di parlarne?
Pausa. “Magari parlarne con lui potrebbe aiutarmi a stare meglio, e a dormire un paio d'ore sta notte. Infondo sono 4 anni che mi porto dentro questo peso. Sono sicura che lui mi capirebbe...” pensò la ragazza. Senza dire nulla si girò verso di lui, che sentendo quel movimento, fece la stessa cosa. Si trovarono così occhi negli occhi. Cielo contro terra. Rimasero a guardarsi per un pochino. Lui cercava di incoraggiarla, e alla fine lei, raccolse quel coraggio. Illuminata dalla luce della luna che filtrava dalla porta a vetri del balcone, iniziò il suo racconto.
-Tutto successe una sera, poco dopo la tua partenza. Era passata credo appena una settimana. Ero triste sai? Sentivo già la mancanza di Ghish e degli altri, la tua, delle nostre avventure... ma mi ero decisa ad andare avanti. Mark era sempre comprensivo con me, e cercava di tenermi impegnata in tutti i modi. Una sera andammo a mangiare fuori. Non ricordo quale fosse la ricorrenza, ma disse di voler fare una piccola follia, e ordinò una bottiglia di vino. Sai per noi ragazzini all'epoca era normale non riuscire a reggere l'alcol, e già dopo il 3 bicchiere avevo cercato di farlo smettere, ma lui insisteva dicendo che l'avrebbe pagata tutta quella bottiglia, tanto valeva finirla. Io ne bevvi solo un mezzo bicchiere. Non mi piaceva quel vino. Ad ogni modo, finimmo la cena, pagai il conto e uscimmo. Mark era completamente ubriaco. Si reggeva a malapena in piedi. Fortuna che il locale non era distante da casa mia. Lui diceva cose assurde, e a volte senza senso, ma subito non gli diedi retta. Insomma sapevo che era fuori di testa, e non davo peso nemmeno ai suoi gesti. Poi però... - a quel punto la voce della ragazza si affievolì. Ryan la sentì tremare così le prese una mano e la strinse forte.
-Coraggio. Liberti di questo peso. Puoi farcela. Sono qui.
-Va bene... - disse lei in un tremante sussurro. Si schiarì la voce e poi riprese il suo racconto. - Arrivati nei pressi del parco, lui mi spinse per entrarci, e così andammo a sederci su una panchina poco lontano dalla strada. Iniziò a toccarmi sempre più insistentemente. Cercai di rimetterlo al suo posto, ma era più forte di me, così senza capire come, mi ritrovai stesa a terra, dietro un cespuglio con lui sopra. Disse cose cattive... insinuò che se lo amavo davvero mi sarei già dovuta concedere a lui da tempo, che invece continuavo a rifiutarlo. Mi teneva fermi i poli sopra la testa, e intanto mi mordeva il collo... poi con una mano mi strappò la maglietta e... e... - A quel punto la ragazza scoppiò in un pianto disperato. Riportare alla luce quegli oscuri ricordi, fu troppo per lei, dopo una giornata come quella appena vissuta. La sensazione delle mani avide di Mark su tutto il suo corpo, il dolore provato nel momento in cui lui era entrato in lei a freddo, e con cattiveria, l'impossibilità di urlare causata da quella maledetta sciarpa legata davanti alla bocca, il ricordo delle sue parole di disprezzo...
A Ryan si strinse il cuore nel vedere la giovane così sconvolta, mentre piangeva. Ma sentiva nascere dentro di se una furia omicida nei confronti di quel bastardo che represse quasi subito. Doveva pensare a lei. Cercò di avvicinarsi e la avvolse in un abbraccio a cui lei non si sottrasse. Rimasero così per lunghi minuti. Tutto il dolore che la ex mew si era portata dentro per quattro anni, adesso lo stava riversando tra le braccia di un caro vecchio amico, che, come molte volte aveva fatto in passato, anche il quel momento le era vicino, pronto a consolarla e a sostenerla.
Quando anche le ultime lacrime furono state asciugate, e i singhiozzi si calmarono, Strawberry sciolse l'abbraccio, guardò Ryan negli occhi, e poi continuò il suo racconto.
-Grazie, ma non ti ho detto tutto...
-C'è dell'altro? - chiese stupito.
-Si. Dopo.... quello.... lui se ne andò ancora ubriaco verso la strada, ma tempo un minuto dopo, sentì una grossa frenata e un rumore sordo. Attesi qualche secondo e iniziai a sentire delle persone parlare. Così raccolsi quelle poche forze che mi erano rimaste, e sempre restando nell'ombra guardai verso la strada. Vidi una macchina ferma in mezzo alla corsia, e non molto distante, un corpo fermo a terra... immobile... e del sangue. Molto sangue. Non ebbi ne la forza ne il coraggio di avvicinarmi. L'ultima cosa che ricordo e che persi l'equilibrio e caddi sopra il cespuglio. I miei ricordi ripartono dalla sala d'ospedale in cui mi risvegliai due giorni dopo. Ricordo che i miei genitori erano strani, come se mi volessero nascondere qualcosa. All'inizio negarono, ma dopo un paio di giorni, ricordo che mio padre si fece serio, e con non poca difficoltà mi disse che Mark era morto in quell'incidente. Non provai niente in quel momento. Ne dolore, ne pena, ne gioia... nulla. Vuoto. Quel pomeriggio arrivarono i suoi genitori. Si scusarono non so quante volte per quello che il figlio aveva fatto, ma lessi chiaramente la disperazione per la sorte toccata a Mark. Ci misi 2 settimane per tornare a mangiare, 3 settimane per non avere incubi la notte, un mese per tornare a parlare, e due per uscire di casa. In quei due mesi non misi piede fuori di casa. Accettavo poche visite, e ancora meno telefonate. Ma un'idea mi balenava in mente: quel posto era diventato un aggancio troppo forte con quello che era successo. Avevo bisogno di cambiare aria, di ricostruirmi una vita dove nessuno mi conoscesse, per non sentirmi sempre osservata e giudicata. Così, dopo due mesi, quando trovai il coraggio di uscire, lo feci solo per andare all'aeroporto con la valigia in mano e un biglietto di sola andata per New York. Tramite delle conoscenze di mio padre, ho frequentato li gli ultimi anni di liceo. In questi anni ho avuto qualche rapida storiella, che non durava mai più di un mese, perché io non riuscivo mai a stare in intimità con il mio ragazzo. Dopo il diploma, io e due mie amiche abbiamo deciso di fare un giro nei posti più famosi degli stati uniti. Loro poi una volta tornate a casa, hanno iniziato il college. Io sentivo il bisogno di tornare a casa mia, dalla mia famiglia, dalle mie amiche. Così mandai la maggior parte delle mie cose qualche settimana fa tramite corriere, e ieri mi ero imbarcata con l'ultima valigia, su quell'aereo. Ed ora eccomi qui. Adesso sai tutto.
Ryan ascoltò in religioso silenzio tutta la seconda parte del racconto. Nel suo cuore un turbine di sensazioni: era davvero dispiaciuto per quella situazione. Non trovava giusto che una ragazza così pura, giusta e buona, che aveva sacrificato la sua vita per l'umanità, avesse ricevuto un trattamento simile proprio dal ragazzo che l'aveva sempre protetta e che diceva di amarla. Si sentì sollevato sapendo che quel mostro non avrebbe più fatto del male a nessuno. Si trovò a darsi del crudele a gioire per la morte di una persona, ma quella era la giusta punizione per quella che aveva fatto alla SUA Strawberry. Provò una tenerezza incredibile guardando quella giovane donna, in quel momento così delicata e fragile. Tornò ad avvicinarsi molto lentamente a lei, intercettando ogni possibile reazione da parte sua. Quando le sue braccia avvolsero l'esile corpo, Strawberry non si sentì a disagio. Quella sensazione schifosa che sentiva salirle dallo stomaco, ogni volta che un ragazzo la toccava, questa volta non l'avvertì. Anzi, sentiva invece un calore e una dolcezza, che non provava da tanti anni. Si lasciò coccolare dalle forti braccia di Ryan, senza piangere questa volta, ma assaporando ogni istante. Poggiò le mani sul suo petto muscoloso e sentì il cuore accelerare i battiti, proprio come il suo.
-Grazie Ryan... grazie di tutto. - disse dopo un bel po, con un sussurro.
Lui sorrise, e la strinse ancora di più a se, poggiando la sua testa su quella di lei. Si addormentarono così, stretti l'uno all'altra, cullati dal proprio respiro.
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Bene. Capitolo pieno di emozioni, leggermente impegnativo e un po' dark se vogliamo, ma finalmente è stato svelato l'oscuro segreto di Strawberry. Vi anticipo solo che con questo capitolo si chiude la parte dedicata all'incidente aereo. Dal prossimo capitolo inizieremo una nuova parte della storia. Adesso sta a voi, ditemi cosa ne pensate! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 6
*** Finalmente a casa! ***


Ciao a tutte!! =) Come sempre, finito il weekand ritorno con il nuovo capitolo, anche se questa volta me la sono presa un po' più comoda... =) Bene, senza indugio eccovi il nuovo capitolo! =) Buona lettura! =)

Il sole aveva appena fatto il suo ingresso colorando di rosa il cielo mattutino di quell'angolo sperduto di paradiso. Nel suo lento levarsi, i suoi raggi passando attraverso il vetro della porta-finestra, andarono ad illuminare il volto di un giovane con i capelli color del grano. Svegliato da quella luce calda, aprì lentamente le palpebre, rivelando i due pozzi di cielo che erano i suoi occhi. Girò piano la testa, e osservando il mobilio, dopo qualche secondo ricordò dove si trovasse e perché. Poi sentì un peso sul petto. Abbassò lo sguardo e vide una chioma castano scuro che scompigliata, ricopriva la sua maglietta, nascondendo il viso della ragazza che dormiva tranquilla tra le sue braccia. Cercò di fare movimenti lenti per non svegliare una Strawberry ancora immersa nel sonno profondo. Spostò una ciocca ribelle che impediva ai suoi occhi di contemplare in pieno l'opera d'arte che, a suo parere, era il viso di lei. Adesso che aveva la vista completa del suo volto, decise di rimanere in adorazione, ripensando al discorso avvenuto quella notte.
Come aveva potuto una ragazza così giovane e dolce, portarsi dentro per anni un segreto così oscuro?
Si ritrovò a maledire il Destino, che si era accanito con tanta cattiveria su di lei che aveva praticamente sacrificato la sua vita per salvare il mondo intero. Lei, che quattro anni prima non aveva pensato due volte ad entrare nella fortezza di quel mostro che voleva impossessarsi del mondo. Lei, che con un coraggio sovrumano aveva combattuto contro il suo stesso ragazzo, per il bene superiore. Lei, che nonostante si fosse dimostrata una impeccabile paladina della terra, rimaneva, nella vita reale, la solita pasticciona e sbadata ragazzina che continuava a combinare guai, ad odiare la matematica, a rispondergli e tenergli il broncio... ma soprattutto non aveva mai smesso di scalfire, giorno dopo giorno, con la sua allegria, la sua voglia di vivere, al sua dolcezza, la barriera del suo cuore, fino a ridurla in un cumulo di macerie, esponendo così il suo cuore già segnato da una profonda ferita, ai propri sentimenti. Quelli che purtroppo aveva dovuto ricacciare dentro di se con la forza poiché proprio lei, i medesimi sentimenti li aveva indirizzati alla persona sbagliata, che le aveva irrimediabilmente segnato la vita nel peggior modo possibile. A quel punto si pose una domanda: sarebbe riuscito lui a ricucire quella ferita che per quanto lei cercasse di nasconderla, era ancora aperta e spesso sanguinante?
La risposta non era sicura, ma di una cosa era certo però: lui, Ryan Shirogane, avrebbe fatto di tutto per riuscirci! Sarebbe stato disposto a mostrarle il suo lato dolce, tenero e romantico per farla felice. Le avrebbe mostrato la sua forza per difenderla da tutti i mali. Le avrebbe offerto la sua spalla sui cui piangere e avrebbe usato le proprie labbra per asciugarle le lacrime. Le avrebbe mostrato la sua maturità e la serietà di uomo al momento di prendere delle decisioni importanti. Sarebbe stato dalla sua parte. L'avrebbe tenuta per mano, e accompagnata in quel viaggio pieno di imprevisti che è la vita, per far si che non cadesse più.
Senza rendersene conto aveva iniziato ad accarezzare delicatamente la pelle vellutata del viso di Strawberry, che dopo un po' iniziò a svegliarsi. La vide sbattere i suoi occhioni più volte per mettere a fuoco. Poi alzò i suoi occhi color cioccolato ancora assonnati verso di lui.
-Buon giorno. - le disse in un dolce sussurro, con il sorriso sulle labbra.
-Buon giorno a te. - rispose lei, con la voce un po' roca dal pianto e impastata dal sonno, accennando un piccolo sorriso.
Lui non disse niente per qualche istante, attendendo che lei si svegliasse del tutto, e che realizzasse dove si trovasse.
Lei dal canto suo sapeva bene di essere nella camera d'albergo. Ricordava l'incidente con l'aereo, il pianto di quella notte dovuto al suo racconto... ma soprattutto ricordava bene di essersi addormentata tra le braccia di Ryan. E che quelle stesse braccia erano ancora allacciate attorno ai suoi fianchi. In quel momento si aspettava di sentire un conato di vomito partire dallo stomaco e risalire fino alla gola, come succedeva spesso con gli altri ragazzi che aveva avuto. Invece l'unica reazione che ebbe fu quella di arrossire violentemente come faceva da ragazzina, e come mille volte era capitato tra loro. Tornò a guardare Ryan e si allontanò da lui con un movimento secco, ma non sgarbato. Lui si mise a sedere, poggiando la schiena alla testiera del letto, e la osservò, mentre lei, poco più in la, era in ginocchio con la testa bassa. Si sentiva imbarazzata, e fortunatamente lui non aveva detto una parola. Così prese lei il coraggio per rompere il silenzio.
-Ryan... ti ringrazio per questa notte. Prima di tutto per non avermi giudicata e per non aver fatto commenti a quello che ti ho raccontano. E poi per avermi... si, ecco... coccolata e consolata. - disse continuando, per quanto fosse possibile, ad arrossire.
-Strawberry perché mai avrei dovuto giudicarti male? Tu sei la vittima, non il carnefice... è normale che stia dalla tua parte. E poi se anche avessi voluto dire qualcosa, cosa avrei potuto dirti? Che mi dispiace? Che è stato orribile? Che non lo meritavi? Certo sono tutte cose che mi sono passate per la mente mentre ti ascoltavo, ma te le sarai sentite dire fino allo sfinimento e sono sicuramente diventate frasi vuote e di rito, in cui non trovi più nessuna consolazione. Lo dico, perché a me è successo lo stesso quando sono morti i miei. Non sai quante persone mi ripetevano quella frasi fino all'imbecillità. Da questa esperienza personale ho imparato che a volte la cosa migliore è tacere e concedere un gesto d'affetto. Ha più valore e rende meglio.
-Hai ragione. Beh grazie ancora.
-Hai intenzione di continuare a ringraziarmi per tutta la vita, o ci andiamo a dare una rinfrescata e scendiamo per la colazione?
-In effetti, adesso che ci penso... ho un po' fame. - e a confermare quella frase, lo stomaco della ragazza lamentò l'assenza di cibo al suo interno.
Entrambi fecero una risatina e poi, scambiandosi uno sguardo complice andarono a prepararsi.
Ryan da gentiluomo qual'era, lasciò che lei usasse il bagno per prima. Fu anche stranamente veloce per essere una donna. La vide uscire dal bagno con i capelli bagnati e il pigiama indosso.
Lei cedette il posto all'amico, e approfittò della sua temporanea assenza per cambiarsi d'abito. Optò per un vestito nero con le maniche a zampa di elefante (Avete presente le maniche che diventano sempre più larghe sul polso?? Ecco quelle xD NdA), lungo fino a metà coscia, attillato, con una cintura di borchie sui fianchi, e un coprispalle nero a manica lunga. Leggins neri pesanti, e anfibi. Asciugò i capelli che le ricaddero sulla schiena, lisci come seta. Poi pensò al trucco. Decise di fare solo una linea marcata di matita nera sopra le ciglia e nella lima interna. Mascara in quantità, fondotinta molto chiaro, e come tocco finale un bel rossetto color prugna scuro. Rimise tutti i gioielli che indossava il giorno prima ed era pronta. Poco dopo, mentre lei richiudeva la valigia, lui uscì da bagno. Lei notò che con il maglione blu e la camicia azzurra, abbinati sul jeans blu, e le scarpe da tennis bianche con le strisce laterali blu, stava davvero bene.
Rimasero qualche momento a fissarsi l'un l'altra.
-Devo dire che questo look da dark ti rende molto diversa. Sembra quasi che tu non sia la stessa Strawberry di 10 minuti fa.
-Si beh, diciamo che questo stile rispecchia molto il mio modo di essere in questo momento. Il fatto che mi renda diversa, quasi irriconoscibile agli occhi degli altri, mi da un senso di sicurezza. Mi protegge, ma allo stesso tempo mi fa sentire forte e sicura di me. E poi mi ci vedo bene.
Lui si limitò a sorriderle, e prese le chiavi della stanza andarono a fare colazione. Presero posto al loro tavolo, e dopo un po' passò il cameriere a prendere le ordinazioni. Lui ordinò un caffè e lei una cioccolata calda. Aspettando le bevande passarono dal tavolo delle brioches e si servirono: lui un cornetto alla crema, e lei una svedese. Arrivate anche le loro ordinazioni iniziarono a mangiare parlando di abbigliamento, di stile, di moda. Con grande stupore di Ryan, l'amica aveva appreso molto sullo stile e sulla moda negli anni passati all'estero. Paragonata alla ragazzina con i codini che aveva lasciato in Giappone quattro anni prima, la donna che si ritrovava davanti era molto più matura, più consapevole della vita, più responsabile. Aveva proprio fatto un bel salto di qualità... la sua micetta.
Finita la colazione passarono dalla reception per avere delle informazioni sul ritorno. La ragazza dietro il bancone disse loro che le procedure di rientro in Giappone sarebbero iniziate quella sera, non prima delle 21. Così i due rientrarono in camera.
-Che facciamo fino a stasera? Sono solo le 8 del mattino... - disse Ryan buttandosi sul letto.
-Non lo so, potremmo andare in spiaggia a goderci il sole, e dopo pranzo fare una passeggiata per l'isola. Perché a meno che non abbiano un centro commerciale nascosto nella foresta qui dietro, non so davvero cos'altro potremmo fare...
-In effetti hai ragione. Aggiudicata la tua proposta!
E così fecero. Passarono la mattina sulla spiaggia a passeggiare, o seduti sugli scogli che contornavano il porto senza smettere di parlare. Ricordarono le avventure vissute all'epoca del progetto mew, Strawberry raccontò a Ryan le ultime notizie che aveva ricevuto dalle altre ex componenti della squadra, dei suoi nuovi amici in America, dei posti visitati, e di tutti gli aneddoti strani, e divertenti, ma anche di quelli tristi e quelli che l'avevano fatta arrabbiare. Lui invece le spiegò tutto il suo lavoro, usando i termini più semplici possibile per farsi capire. E poi passarono ad argomenti più generali, più profondi, più attuali, per poi passare ai libri, i film, e le barzellette, e il gossip. Insomma tra una chiacchiera e l'altra, tra una passeggiata sugli scogli, e una nella foresta dietro l'albergo, si erano fatte le 21. Ora di prepararsi per il ritorno a casa.
All'ora stabilita le persone vennero imbarcate sui traghetti per raggiungere l'aeroporto più vicino. Dopo un'ora di viaggio, furono poi fatti salire su due piccoli aerei che li avrebbero portati alla tanto agognata meta: Tokyo!
I due passarono la maggior parte del tempo a dormire. Parlare così tanto (e camminare nella stessa quantità) li aveva stancati. Ma entrambi erano felici.
Ryan aprì gli occhi un ora prima dell'inizio delle manovre d'atterraggio. Notò che lei aveva nuovamente dormito con la testa poggiata alla sua spalla, e non poté non sorridere della cosa. Lui e Strawberry non avevano mai avuto quel rapporto confidenziale quando collaboravano al progetto mew, perché lei aveva occhi solo per quel... quel... non riusciva nemmeno a trovare un aggettivo per definirlo! Ad ogni modo il fatto che l'oggetto dei desideri di Strawberry non fosse lui lo aveva portato ad avere un atteggiamento cafone, freddo e dispettoso nei suoi confronti. Non tanto perché volesse farla soffrire volutamente. Ma se lei lo avesse odiato, sarebbe stato più semplice per lui sopportare. Era il suo personale e masochista metodo di difesa. Che a conti fatti si era rivelato inutile. Perché il suo amore per la ragazza dai codini rossi, non solo non accennava a diminuire nonostante tutti i musi lunghi che lei metteva e la sua partenza subito dopo la battaglia finale. Si era addirittura rafforzato, grazie a quest'ultima decisione. Averla poi ritrovata su quell'aereo il giorno prima aveva definitivamente mandato a farsi benedire il piccolo muro che aveva ricominciato a costruire intorno al suo cuore in quegli anni, spargendo il sale attorno alle macerie. Dopo la scorsa notte, e la giornata appena vissuta, non aveva più dubbi. Amava Strawberry con tutto il cuore e avrebbe fatto di tutto per conquistare il suo cuore!! I suoi pensieri furono interrotti sentendo la testa di lei che si muoveva.
La ragazza aprì gli occhi sentendo le ruote dell'aereo appoggiarsi sulla pista di atterraggio di Tokyo.
-Siamo arrivati? - chiese ancora assonnata la ragazza.
-Si, bella addormentata, siamo arrivati.
-Hei, guarda che tu ti sei addormentato prima di me...
-Vero, ma mi sono svegliato anche molto prima di te!
Lei si limitò a fargli la linguaccia, troppo impegnata a svegliarsi e controllare il trucco e i capelli.
Scesero dal veicolo e si diressero verso il ritiro bagagli. Quello di Strawberry arrivò per primo. Poco dopo arrivò anche quello di Ryan. Con le valige in mano arrivarono alla porta che conduceva all'uscita. Si fermarono sul lato del corridoio.
-Chi c'è ad aspettarti? - chiese il biondo.
-I miei genitori. Sono molto impazienti di rivedermi. E io non vedo l'ora di abbracciarli. Tu hai qualcuno?
-Kyle, mi aspetta al Caffè.
-Vuoi un passaggio?
-No tranquilla, prenderò un taxi.
-Come vuoi. Ryan posso chiederti un ultimo favore?
-Certo.
-Non parlare a nessuno di quello che ti ho raccontato sul mio passato. Solo poche persone sanno che ero io la ragazza
dell'incidente, quindi ti prego custodisci il mio segreto!

-Stai tranquilla. - le disse sorridendo.
-Bene, allora... dobbiamo salutarci.
-Si. Comunque organizzeremo sicuramente una festa di ben tornato al caffè, quindi ci vediamo presto.
-Si, a presto.
Si guardarono per qualche istante, e poi lui, le prese un braccio e l'attirò a se abbracciandola forte. Lei si la sciò cullare dal suo abbraccio, allacciando le sue esili braccia intorno alla vita di lui che, da sempre, la superava di parecchio in altezza.
Sciolsero mal volentieri l'abbraccio e si avviarono insieme agli ultimi passeggeri nella sala di attesa. La ragazza individuò i genitori e corse loro incontro, facendosi abbracciare, e consolando i genitori che non facevano altro che dirle che ero stati così in pensiero. Ryan che era qualche passo dietro di lei, vide tutta la scena e sorrise tra se e se. Passò accanto alla famigliola e si voltò. Incrociò lo sguardo di lei, che era ancora abbracciata ai genitori. Si scambiarono un ultimo sorriso, poi Ryan scomparve dietro le porte scorrevoli dell'uscita. Strawberry tornò a concentrarsi sui suoi. Era davvero felice di rivederli, dopo quattro lunghi anni. Le erano mancati tantissimo. Il loro calore, il loro affetto, tutte le loro attenzioni la riportarono indietro nel tempo, quando credeva che la sua vita fosse perfetta. Scacciò quei ricordi e si immerse nelle chiacchiere con i due, mentre andavano verso la macchina.
Durante il tragitto che li portava verso le loro case, i due giovani sentivano il cuore riempirsi di gioia per essere tornati... ma una piccola e fastidiosa sensazione di vuoto riportava le loro menti a cercarsi e a ricordare quei due giorni passati insieme, e a come erano stati bene in compagnia l'uno dell'altra. A quella intesa che si era creata. In loro stava piano piano nascendo la consapevolezza che più il tempo sarebbe passato, e più sarebbe stato difficile stare lontani...
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Bene, eccoci qui. Allora, la scorsa volta vi avevo detto che quello era l'ultimo capitolo dedicato all'incidente. Ma mi devo correggere. Mi sembra più giusto concludere la “fase” viaggio con l'arrivo a Tokyo. Adesso, finalmente, possiamo dire addio alla disavventura dell'aereo, che è servita ad avvicinare i nostri due protagonisti, e dare il via alla seconda parte della storia, (chiamiamola così) che si svolgerà nella città nipponica. Bene, fatemi sapere cosa ne pensate! =) Alla prossima!! =) 

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Capitolo 7
*** Ritornare... e subito ricordare. ***


Ciao a tutte! =) Eccomi tornata! =) Innanzi tutto volevo ringraziare tutte voi che leggete, e siete davvero tante! E poi volevo ringraziare chi recensisce con costanza!! =) Grazie davvero a tutti voi!! =) Bene, arrivati sani e salvi a Tokyo, possiamo dare il via ad un'altra sezione della storia! =) Ecco a voi il capitolo! =) Buona lettura! =)

Arrivati a casa, i genitori di Strawberry, la aiutarono con le valige. La ragazza notò qualche festone qui e la, la casa splendeva (si vedeva che era stata tirata a lucido per il suo ritorno), e in cucina il tavolo era apparecchiato e imbandito con tutti i suoi piatti preferiti. La ragazza non poté fare a meno di commuoversi per tutte le premure che i suoi avevano avuto vero di lei.
-Cosa c'è tesoro? - chiese Sakura
-Niente mamma, è che... tutto questo... è... è stupendo!! Grazie davvero. Ad entrambi! - disse la ragazza abbracciando i suoi genitori.
Anche dagli occhi dei due fecero capolino alcune lacrime, che nessuno decise di ostacolare.
Finito quel momento di commozione iniziale, la famiglia si andò a sedere a tavola, e diede inizio alla cena, animata dai racconti di Strawberry sulle sue avventure a stelle e strisce. IL padre ovviamente non resistette all'impulso di chiedere alla figlia se avesse avuto qualche ragazzo, ma lei smentì categorica. Dopo cena la ragazza aprì la valigia e diede loro i regalini e i vari souvenir che aveva comprato per loro nei vari posti che aveva visitato, per la gioia di entrambi. Poi, dopo aver visto tutte le foto che la giovane aveva scattato per documentare la sua vita in America, i tre fecero dei giochi da tavolo, e risero a crepapelle fino a notte inoltrata. Quando anche le ultime pedine furono rimesse dentro le proprie scatole, l'orologio segnava quasi le due di notte.
-Oh santo cielo, com'è tardi! - disse Sakura.
-Dai tesoro, domani... anzi, è già domenica, abbiamo tutto il tempo per dormire! - la rassicurò Shintaro.
-Si mamma, papà ha ragione. Nessuno dei due deve lavorare di domenica, e se anche non ti svegli presto per una mattina, non casca mica il mondo.
-Eh va bene, avete regione. Ma filate a letto lo stesso! - disse indicando prima la figlia, poi il marito, e infine le scale che
portavano di sopra.

Padre e figlia risero e fecero quanto gli era stato detto.
Dopo una bella doccia rilassante e data la buona notte ai genitori, la ragazza si chiuse in camera sua. Si mise a letto, anche se a causa del fuso orario non aveva ancora sonno. Le tornarono automaticamente in testa i momenti vissuti con Ryan in quei due giorni.
Primo ricordo: il momento dell'incidente, quando si presero per mano e si abbracciarono.“sarebbe stato un bel modo per andarsene... fra le sue braccia.” pensò. Si diede della stupida 5 secondi dopo aver formulato quella frase.
Altro ricordo: loro due sul gommone, abbracciati che si scaldavano a vicenda. “Il suo tocco è così delicato, ed era così bello sentire quel contatto”. Questa volta la parte razionale della sua mente diede uno schiaffo all'altra parte, quella che aveva pensato la frase.
Ancora un altro ricordo: lei che si lasciava coccolare dalle sue braccia dopo avergli svelato il suo segreto. “Avrei voluto restare in quel modo per sempre. Tra le sue braccia mi sentivo protetta... al sicuro”. La parte razionale aveva iniziato a tirare una scarica di pugni all'altra.
E un altro ancora: l'intera giornata passata a parlare e a ridere senza punzecchiarsi. “Si era creata una atmosfera magica tra di noi... stavo così bene in sua compagnia. Vorrei che fosse ancora qui con me...” La sua parte sentimentale era all'angolo, retta solo dalle corde, incassando colpi su colpi.
Adesso basta Strawberry!! Devi dormire!!” si disse, mettendo fine a quell'incontro di box virtuale che stava avvenendo nella sua testa, e che vedeva in netto svantaggio la parte sentimentale.
Così si girò su un lato, chiuse gli occhi, e con essi anche la sua mente, e finalmente dopo qualche minuto il sonno si impossessò di lei.
 

***

Ryan, uscito dall'aeroporto, prese il primo taxi libero e si fece portare al Caffè. Suonò il campanello due volte e Kyle corse ad accoglierlo. Si scambiarono un rapido ma intenso abbraccio. Per lui, Kyle era come un fratello maggiore. L'unico aggancio
con la sua famiglia. Erano “solo” due anni che non si vedevano, perché Ryan era già tornato una volta. Era stata una sosta breve, solo una settimana, e aveva esplicitamente vietato all'amico dai lunghi capelli castani, di aprire l'argomento “componenti della squadra mew mew”. Non perché non gli interessasse quello che erano diventate, ma perché sapeva che sarebbero arrivati anche a parlare di LEI, e lui all'epoca non se la sentiva.
Kyle, aiutò Ryan con le valige, e poco dopo erano già seduti a tavola a mangiare le prelibatezze che l'amico aveva preparato per l'occasione.
-Allora Ryan non mi dici niente?
-Su cosa?
-Ma come su cosa? Sull'incidente aereo!!
-Ah.. beh non c'è molto da dire. Abbiamo preso un voto d'aria, i motori si sono impllati e grazie alla bravura del pilota siamo atterrati tutti incolumi sull'oceano. La paura c'è stata, quello si... ma alla fine si è risolto tutto per il meglio.
-Si, alla fine siete arrivati tutti sani e salvi, ma io so che c'è qualcosa che non mi stai dicendo. Avanti sputa il rospo fratellino,
ti conosco!

-Non ti si può nascondere proprio niente vero?
-No. - disse soddisfatto il moro.
-Mai sentito parlare di privacy?
-Quando si tratta di te, no. E adesso spara!
-Oh e va bene!! Sull'aereo, accanto a me... indovina chi c'era?
-Non lo so, dammi un indizio. Così è troppo generico.
-Vediamo... se la vedessi adesso non la riconosceresti...
Il moro ci pensò un attimo su: Pam e Mina era spesso sui giornali per le loro brillanti carriere, quindi erano da escludere. Paddy e Lory, si erano cambiate, ma le vedeva spesso, una di loro anche troppo spesso... quindi no. L'unica che non vedeva da un bel pezzo era...
-Non dirmi che è Strawberry?!?!
-Si. Proprio lei.
-E come mai dici che non la riconoscerei?
-Perché è molto, molto cambiata. E non solo a livello fisico. Ma come hai fatto ad arrivarci?
-Beh, sai Mina e Pam, sono spesso sui giornali per le loro carriere che vanno alla grande. Sono piene di successi! Paddy viene ancora a lavorare qui, così come Lory... - a quel nome il ragazzo divenne un po' rosso, cosa che non sfuggì al biondo.
-Hei che ti prende? Perché sei diventato rosso?
-Beh, ecco...
-Allora? - lo incalzò Ryan.
-Beh, noi... stiamo insieme da qualche settimana... - disse molto più che imbarazzato.
-Dici davvero? Alla fine ce l'hai fatta a farti avanti! Complimenti!
-Eh, grazie. Ma torniamo a te. Dai racconta.
-Cos'altro vuoi che ti dica?
-Beh se eravate sullo stesso aereo... seduti vicini... l'incidente... - disse il moro facendo gli occhioni.
-Oh insomma la smetti? Vuoi davvero mettermi così in imbarazzo??
-Dai Ryan, io e te siamo come fratelli! E i fratelli si raccontano tutto nei minimi particolari!
-Ohh e va bene! Te l'ho mai detto che sei un rompiscatole?
-Me lo dici sempre!
-Beh, quando sono salito sull'aereo lei era già al suo posto. Subito non l'aveva riconosciuta. É stata lei a farsi riconoscere, chiamandomi per noi. A quel punto l'ho osservata meglio e ho riconosciuto i suoi tratti.
-Scusa se ti interrompo, ma mi sorge una domanda... stupida se vuoi, ma non riesco a non fartela.
-Avanti, chiedi pure, anche se credo di aver capito dove vuoi andare a parare...
-Come hai fatto a non riconoscerla? Il suo tratto distintivo sono sempre stati i suoi bellissimi capelli rossi, che tu tanto adori!!
-Lo sapevo. É proprio qui che sta la fregatura. Lei non ha più i capelli rossi.
-COSA?!?!?!?!
-Appunto, come stavo dicendo, quando l'ho riconosciuta, ci siamo messi a chiacchierare, senza punzecchiarci nemmeno una volta. Strano vero? Poi lei si è addormentata con la testa sulla mia spalla. Dopo un po' mi sono addormentato anche io. Quando poi sono iniziati i problemi, lei si è stretta a me, ci siamo presi per mano abbiamo atteso. - Mentre raccontava quei particolari Ryan divenne rosso in volto – Poi quando sono arrivai i soccorsi ci hanno accolti in un albergo di lusso, non so dove, e ci hanno messo in camera insieme. Subito non riuscivamo a dormire, poi dopo aver parlato per un bel pezzo, ci siamo addormentati... abbracciati. Abbiamo passato insieme tutta la giornata in giro per l'isola a parlare di qualsiasi cosa ci venisse in mente, e poi ci siamo riaddormentanti in aereo.
-Sempre con lei poggiata a te vero?
-Si. Poi in aeroporto c'erano i suoi genitori e l'ho lasciata tra le loro braccia. Adesso sei contento?
-Più soddisfatto ma non del tutto.
-Cos'altro vuoi che ti dica?
-Tu niente... è che adesso sono proprio curioso di vedere la nuova Strawberry. Senti perché non organizziamo una festa di ben tornato per voi due?
-Sapevo che lo avresti detto. Si, per me va bene. Sarà una buona occasione per rivederci tutti quanti insieme. Ci pensi tu ad organizzare il tutto?
-Certo.
-Beh, Kyle, io adesso vado a dormire. Sono ancora un po' spossato.
-Certo certo. Buona notte Ryan.
-Buona notte anche a te.
E così dicendo si avviò verso la sua vecchia stanza, che era rimasta esattamente come l'aveva lasciata l'ultima volta. Si fece una rapida doccia, e indossato il pigiama si mise a letto. Si addormentò poco dopo con l'immagine della nuova Strawberry davanti agli occhi. “Ancora più bella e affascinante. Molto più sexy. Ti voglio. Devo averti!”
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Bene, capitolo... non saprei nemmeno come descriverlo... di passaggio? Si, forse può andare bene. Ecco come i nostri due vivono il ritorno a casa, o almeno la prima notte. Spero che sia stato di vostro gradimento. Il prossimo sarà più coinvolgente, ve lo prometto! =) Fatemi sapere! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 8
*** Pericolo in vista? ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo! Stranamente di sabato, ma dato che durante la settimana non ho più aggiornato, lo faccio oggi! =) Colgo l'occasione (anche se la festa è domani xD) di augurare una buona festa a tutte le vostre mamme! =) E adesso vi lascio alla lettura! =)

Il mattino seguente la ragazza venne svegliata dalla madre che bussava alla porta.
-Strawberry.. tesoro, lo so che hai sonno, ma c'è Kyle al telefono per te.
-Mhh... si passamelo... - disse lei tirando fuori dalle coperte una mano, su cui la madre poggiò il telefono. - Pronto?
-Strawberry, scusa se ti ho svegliata.
-Tranquillo Kyle, dimmi tutto... - disse ancora mezza addormentata.
-Senti, Ryan mi ha detto che vi siete incontrati sull'aereo. Pensavo, visto che sono anni che non passiamo una serata tutti insieme, volevo fare una festa. Tu ci saresti?
-Ehm... certamente. Quando?
-Domani sera a te andrebbe bene?
-Si, certo.
-Bene, allora ti aspetto alle 20.00 al caffè!
-Ci sarò. Ciao Kyle.
-Ciao Strawberry.
La ragazza chiuse la chiamata. Guardò l'ora: le 9.05 Sbuffando posò il telefono sul comodino e tornò a dormire. Si sentiva ancora troppo stanca.
Quando riaprì gli occhi, era l'una passata. Si alzò dal letto con tutta calma, e andò ad aprire gli scuri. Un pallido sole invernale dominava quella distesa azzurra che era il cielo. Stranamente però Strawberry sentiva che di li a poco avrebbe piovuto. Che strana sensazione... Lasciò perdere. In pigiama, con i capelli arruffati e un occhio ancora chiuso scese le scale arrivando in cucina. Suo padre era seduto al suo solito posto, e leggeva il giornale. Sua madre aveva già apparecchiato, e stava finendo di preparare il pranzo, mentre la televisione faceva da sottofondo.
-Buon giorno a tutti.
-Oh cara, ben svegliata. - Le sorrise la madre.
-Buon giorno bambina. - disse amorevole il padre.
Strawberry andò a prendere posto a tavola.
-Dormito bene? - si informarono i suoi.
-Si, era da tanto che non facevo una bella dormita! Ne aveva proprio bisogno!
-Sono contenta. Sento cosa voleva Kyle? - chiese curiosa Sakura.
-Chi è Kyle??? - si intromise Shintaro.
-Papà, Kyle è il pasticcere del caffè dove lavoravo. Ricordi, il ragazzo più grande, sempre gentile...
-Ah si, proprio un bravo ragazzo lui.
-Ad ogni modo mi ha chiamata per invitarmi ad una festa. Lui e Ryan stanno organizzando una rimpatriata, con anche le altre.
-Ah che bello, rivedrai tutte le tue amiche! - sua madre sembrava più felice di lei all'idea di rivedere le altre ex mew.
-Si, non vedo l'ora! - ammise la mew rosa.
-E quando ci sarà la festa? - indagò il padre.
-Domani sera al caffè alle 20. Solo noi del vecchio staff.
I due coniugi lasciarono cadere il discorso poiché Sakura aveva messo in tavola le pietanze, e quindi tutti si concentrarono sul cibo. Mangiarono con calma, come succedeva sempre prima della sua partenza, chiacchierando del più e del meno, quando una notizia al telegiornale attirò la sua attenzione. La notizia diceva che uno strano essere era stato avvistato da più testimoni nei pressi della torre di Tokyo. Era stato visto chino sul corpo inerte di una persona. Ma l'intera scena era rimasta in ombra. Qualcuno giurava di aver visto delle orecchie a punta, mentre qualcun altro diceva di averlo visto volare via appena si era accorto di essere osservato. Nessuno però ha potuto vedere chiaramente questo essere. Le autorità hanno iniziato ad indagare, nonostante non sappiano che pista seguire. Il panico iniziava a crearsi in città.
Strawberry avvertì uno strano brivido lungo la schiena, e poi un leggero prurito alla gamba.
A quel punto, squillò il telefono.

Strawberry corse a rispondere sicura di chi poteva essere.
-Ryan! - disse, salendo velocemente le scale per chiudersi nella sua stanza.
-Strawberry, hai sentito la notizia?
-Si, l'ho appena vista! Che significa?
-Non lo so... controlla la tua gamba!
-Si, aspetta un attimo...
La giovane appoggiò i telefono sul letti e fece scivolare a terra i pantaloni del suo pigiama. Controllò l'interno coscia. La sua voglia da mew, seppur lieve, e non molto nitida, era comunque ricomparsa. Dopo qualche secondo di sgomento, Strawberry, si ricordò di Ryan, e riprese il telefono.
-Ryan.. c'è. La voglia è ricomparsa, anche se è un po' sfocata...
-I poteri stanno tornando.
-Che facciamo?
-Mantieni la calma e fai finta di niente. Domani sera ne parliamo meglio insieme alle altre. Io e Kyle siamo già all'opera.
-A domani allora.
-Ciao.
La linea cadde.
Ryan, era preoccupato. Nonostante il progetto mew fosse terminato da un pezzo, le apparecchiature del laboratorio erano state lasciate comunque accese, e nessuna di esse aveva registrato la minima anomalia. Ryan continuava ad osservare tutti quegli schermi, con centinaia di dati, cercando di capire perché non era stato rilevato nessun pericolo. Poi l'illuminazione: i macchinari di ricerca erano stati impostati sul DNA specifico degli alieni. Se le macchine non avevano rivelato niente era perché questo nuovo nemico non era un alieno. Ma allora le orecchie a punta? La capacità di volare? Magari erano cose inventate dalla gente per farsi intervistare... non gli avrebbe dato peso. Kyle venne a interrompere il suo ragionamento.
-Ryan...
-Kyle, ho capito perché non siamo riusciti a rilevare la presenza... perché le nostre macchine sono impostate nel cercare tracce aliene... se l'allarme non è stato dato, dev'essere una creatura diversa.
-Hai ragione. Proviamo a reimpostare la ricerca su qualsiasi cosa di diverso dal DNA umano e vediamo cosa viene fuori.
Così, senza attendere la risposta dell'amico, il moro fece danzare le sue dita affusolate sulla tastiera del computer, e impostò la ricerca. Dovettero attendere qualche minuto, ma alla fine la scansione fu completa. Lo schermo mostrava la mappa dell'intera città, con 5 punti illuminati...
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Allora, care mie. Il capitolo è abbastanza cortino, me ne rendo conto, ma è per introdurvi nella nuova avventura che i nostri amici dovranno affrontare. =) Spero che vi piaccia comunque. =) Secondo voi che cosa potrà essere questa nuova minaccia?? =) Sotto con le ipotesi! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 9
*** Ancora una volta tutti insieme! ***


Ciao a tutte!! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo! =) LE vostre idee sono state molto interessanti, ma non vi dico niente, vi lascio direttamente al capitolo! =)

Lo schermo mostrava 5 punti luminosi dislocati per la città. Sia Ryan che Kyle conoscevano bene quelle zone. Infatti quelle erano le abitazioni delle 5 mew. I due si guardarono.
-Ma quelle sono le case delle ragazze...
-Infatti.
-Prova a rifare la ricerca.
Kyle reimpostò la ricerca, ma il secondo risultato era identico al primo.
-MALEDIZIONE!! - gridò Ryan tirando un pugno sul tavolo per scaricare la rabbia.
-Calmati Ryan, vedrai che lo troveremo. Domani sera ne parleremo alle ragazze e metteremo giù un piano d'azione.
-E secondo te vorranno ancora combattere?? Sono passati 4 anni! Adesso hanno delle vite, un futuro da progettare, i loro sogni da realizzare... hai visto l'altra volta cos'è successo?? Strawberry si è salvata solo perché quell'idiota di Mark ha fatto una cosa giusta nella sua miserabile vita. Ma questa vola non ci sarà Mr. Acqua Mew a salvare la situazione... questa volta non sappiamo nemmeno cosa stiamo cercando... non abbiamo assi nella manica... e se dovesse succedere qualcosa a una di loro, io non potrei mai perdonarmelo!!
-Ryan! Non fasciarti la testa prima di rompertela. Magari alla fine era solo un semplice uomo che ha ucciso una persona
con una maschera addosso! Insomma, se i nostri macchinari non hanno rilevato nulla, forse siamo noi che stiamo saltando a conclusioni affrettate.

-Ehhhhh...forse hai ragione.
-Adesso rilassati.
Ma Ryan non ce la faceva a rilassarsi. Sapeva che c'era qualcosa. Strawberry gli aveva confermato che la sua voglia da mew era riapparsa, anche se ancora molto lieve.
Non fece che rimuginare sulla faccenda tutto il resto del giorno e la notte fino a tardi, riuscendo ad addormentarsi solo perché vinto dal mal di testa.
Il giorno dopo il biondo passò la maggior parte del tempo nel laboratorio facendo strane ricerche, e vagliando anche le ipotesi più assurde, senza giungere ad un risultato che potesse avere un senso. Era talmente preso da quella strana cosa, che non si accorse del tempo che passava. Se non fosse stato per il suo amico, che un'ora prima della festa lo mandò a cambiarsi, lui sarebbe rimasto davanti a quello schermo per tutta la notte.
Salito nella sua stanza aprì l'armadio e iniziò a guardare gli abiti appesi. Adesso che ci pensava quella sera avrebbe rivisto la squadra al completo... ma soprattutto avrebbe rivisto la sua Strawberry. Alla fine optò per un jeans blu e una camicia a maniche lunghe bianca, con all star dello stesso colore.
Kyle invece andò sul sicuro con un pantalone nero, maglioncino beige e scarpa nera.
I due erano nel salone intenti a sistemare le ultime cose sul tavolo del buffet, quando bussarono alla porta. I ragazzi si girarono mentre il portone si aprì. Comparì davanti a loro Strawberry. Indossava un leggins aderente di pelle nero, con una cintura di borchie in vita. Sopra aveva un top a fascia nero con tre borchie davanti, abbinato ad un coprispalla nero, che sulle braccia aveva i lacci viola intrecciati. Al collo indossava un grosso drago nero con le ali aperte, che al posto degli occhi aveva due piccoli diamantini. Lo stesso drago era ripreso in misura più piccola sull'anello che portava al medio destro, e altri due le pendevano dalle orecchie. Mentre un quarto drago nero di medie dimensioni le avvolgeva il polso sinistro. Il tutto era completato da un paio di stivali neri di camoscio, tacco 12, alti fino al ginocchio, dove su tutta la gamba davanti avevano dei lacci intrecciati. Ovviamente si era già tolta il chiodo dalle spalle. I suoi capelli erano sciolti con dei leggeri boccoli verso le punte. Il pesante trucco nero e viola completava il tutto.
Ryan e Kyle rimasero a bocca aperta: il primo perché la trovava bellissima; il secondo perché non aveva riconosciuto la ragazza che aveva davanti.
-Ciao a tutti. - disse la ragazza avvicinandosi ai due, e rompendo il ghiaccio.
-Ciao Strawberry! - disse Ryan, riprendendosi, e andando incontro all'amica abbracciandola.
Kyle invece era rimasto fermo sul posto.
-Kyle... sono io, Strawberry! Non mi riconosci?
-Mio dio Strawberry, sei... sei così... diversa!
-Lo so, ma solo fuori. Dentro sono sempre io!!
E così anche il pasticciere corse ad abbracciare la sua amica.
-Te lo avevo detto che non sembra più lei... - disse il biondo.
-Si, ma non mi aspettavo che fossi COSI' diversa. - gli rispose il moro continuando a girare intorno alla ragazza per osservarla meglio e in ogni dettaglio.
-Sai, ricordo che i tuoi segni distintivi erano sia i tuoi capelli rossi che le tue labbra... avevano un colore rosa molto particolare. Se ti avessi incontrata per strada così, con i capelli scuri e le labbra nere, giuro che non ti avrei proprio riconosciuto!!
-Almeno mi dona questo look Kyle?
-Si, certamente.
Così, allentata la tensione, i tre andarono in cucina a chiacchierare, aspettando l'arrivo delle altre.
Dopo circa un quarto d'ora, le altre quattro entrarono una dopo l'altra. Ryan e Kyle decisero di fare una sorpresa alle quattro, così andarono prima loro a salutarle. Erano tutte molto cresciute sia di fisico, ma anche nell'intimo. Mina era diventata prima ballerina di Tokyo, per l'occasione aveva sciolto i capelli che adesso le arrivavano appena sulle spalle, e indossava un semplice abito blu senza spalline lungo fino al ginocchio, con una giacchina corta ed elegante leggermente più chiara e una scarpa nera con il tacco; Lory studiava letteratura all'università, e quella sera aveva una gonna lunga fino alla caviglia color panna con una camicia dello stesso colore sopra, mentre i suoi capelli erano legati in una classica coda di cavallo alta; Pam era sempre impegnata nel mondo dello spettacolo e indossava un jeans chiaro e una canottiera lilla ad una spallina sola, con una scarpa con il tacco lilla e i capelli raccolti in uno chingnon; la piccola Paddy, che aveva già 14 anni, andava a scuola, e per la festa aveva scelto un abitino giallo lungo sotto il ginocchio, con uno stivaletto nero con il tacco basso, mentre i suoi capelli erano raccolto in due trecce basse. Dopo i soliti convenevoli, baci e abbracci Mina esordì.
-Come al solito Strawberry è sempre in ritardo!!
-Veramente sono qui! - disse lei alla spalle di tutti, sbucando da dietro le porte della cucina.
A quella vista, le altre quattro rimasero sbalordite. Non riuscivano a credere ai loro occhi. Tutte si chiedevano se quella davanti a loro era davvero la loro amica. - Beh, non si usa più salutare una vecchia amica?? - chiese allargando le braccia.
La prima a raccogliere l'invito fu Paddy, che si getto nelle braccia dell'amica. E vedendo la reazione delle due, le altre imitarono la piccola, facendo un mega abbraccio di gruppo.
-Mio Dio Strawberry sei davvero tu?? - chiedevano una dopo l'altra.
-Cosa ne è stato dei tuoi capelli rossi?? - altra domanda ricorrente.
E mentre ognuna raccontava agli altri i suoi ultimi 4 anni di vita, si fece mezzanotte. A quel punto Ryan prese la parola.
-Ragazze, è stata una bella serata, ma adesso è arrivato il momento di parlare di cose serie. Credo che tutte vi siate accorte che le vostre voglie da mew stanno ricomparendo. - Un coro di “è vero” si levò nella stanza. - Beh, è perché sembra esserci un nuovo nemico in giro.
-Di che nemico si tratta? - chiese Pam
-Beh, questo è il punto: non lo sappiamo.
-Come non lo sapete? Chiese Paddy
-Ieri abbiamo fatto delle ricerche, ma le uniche forme non umane che ci sono apparse, siete voi 5!
-Ma com'è possibile? - chiese Lory un po' spaventata.
-Non sappiamo come mai, ma vi prometto che lo scoprirò. Quello che volevo sapere da voi è: ve la sentireste di lottare ancora?
-Ma certo, che domande fai? - disse convinta Strawberry. - Il fatto che sono passati quattro anni, non significa nulla. Se il mondo è in pericolo possono passare anche 100 anni, ma a noi non interesserebbe. Saremmo comunque in prima linea per difenderlo!
Le altre annuirono convinte, mentre a Ryan brillavano gli occhi un po' per la commozione, e un po' per l'amore che provava per quella ragazza. Aveva sempre ammirato il suo coraggio e la sua determinazione.
-Bene, se le cose stanno così allora, state allerta nei prossimi giorni.
-E adesso, è giusto che voi riabbiate queste... - disse Kyle, aprendo una piccola valigetta, al cui interno c'erano le 5 spille. A quella vista le ragazze vennero inondate di ricordi della precedente battaglia, del periodo in cui erano delle spensierate adolescenti... quando pensavano che la vita fosse perfetta, senza problemi. Strawberry si rabbuiò per qualche secondo, e a Ryan non sfuggì, così decise di interrompere quei pensieri negativi.
-Beh, allora non le volete più? - disse risvegliando le ragazze dal loro stato di trance.
Tutte allora sorrisero e presero la loro.
-Per ora sono come le avete lasciate, ma appena scopriremo con chi o cosa abbiamo a che fare ve le richiederò per eventuali modifiche. - le informò il moro pasticciere.
-Ma precisamente che cosa dobbiamo fare? - chiese Mina curiosa.
-Per il momento tenete gli occhi bene aperti e guardatevi intorno. Documentate qualsiasi cosa che vi sembra “anomala”. E fate anche attenzione a quello che percepite...
-Intendi se dovessimo reagire ancora all'Acqua Mew? - chiese Pam.
-Si esatto. Noi non abbiamo più avuto segnali, ma è probabile che adesso che il vostro DNA sta tornando possa ricomparire. Ricordate che non sappiamo chi o cosa stiamo cercando. Potrebbe essere qualsiasi cosa, quindi occhi bene aperti e state attente.
-Va bene – dissero in coro le 5 ragazze.
-Ragazze adesso però è meglio che vada a casa, domani ho la scuola, e si è fatto tardi. Adesso che siamo di nuovo tutte qui, non perdiamoci di vista!! - disse Paddy.
-Tranquilla piccola, ci vedremo molto spesso d'ora in po! - le rispose Strawberry.
E così, vista l'ora, anche tutte le altre si avviarono verso casa. L'ultima a trattenersi fu Strawberry, che si era lasciata trasportare da Kyle alla scoperta di tutte le nuove ricette che aveva ideato in quegli anni, tutte sapientemente catalogate in ordino cronologico.
-Sei ancora qui? - chiese Ryan con aria un po' strafottente.
-Perché, c'è qualche problema? - rispose a tono lei.
-Si, ho sonno e voglio andare a dormire!!
-Mi sembra di ricordare che la tua stanza sia al piano di sopra, quindi puoi benissimo chiuderti dentro al buio e dormire. Non capisco che fastidio possa darti io, qui in cucina. - spiegò lei molto pacatamente.
Il suo ragionamento filava alla perfezione, per qualcuno (come lei appunto) che non era a conoscenza dei sentimenti del ragazzo. Lei non poteva immaginare che la sua sola presenza, anche in un'altra stanza, gli faceva venire il batticuore. Alla fine però dovette cedere al discorso della ragazza, e dando una buona notte distratta si avviò su per le scale.
Strawberry dal canto suo non aveva mai visto il biondo così arrendevole. Non aveva replicato o detto cose cattive, come suo solito, e se ne stupì molto. Rivolse una occhiata a Kyle che tirando su le spalle, tornò al discorso lasciato a metà. Dopo un'altra mezz'ora buona il giro delle torte finì, e lei dando la buona notte all'amico tornò a casa.
Kyle, sicuro che Ryan non stesse dormendo salì al piano superiore e aprì la porta della stanza. L'amico era steso sul suo letto, con una foto davanti agli occhi. Capì subito di quale foto si trattasse, e se ne andò, lasciando il biondo ai suoi pensieri e ricordi.
Durante il periodo del progetto mew, avevano fatto molte foto, e Ryan ne aveva fatta qualcuna di nascosto a Strawberry, che erano ancora più belle di quelle in posa. Era riuscito a fotografarla seduta ad un tavolo, abbastanza pensierosa; ne aveva una di lei sorridente alla cassa, e poi, la sua preferita: lei seduta sull'altalena al parco, che ride. Il sorriso immortalato in quella foto, era stato per Ryan, l'unico appiglio con la realtà quando, nei momenti di sconforto, pensava che lei non fosse mai esistita. Ma dopo averla vista di persona e aver vissuto un'esperienza di quel genere, quella foto gli faceva un effetto diverso. Pensare che quando quella foto era stata scattata, quel bel sorriso radioso, lei lo rivolgeva tutto il tempo a quel bastardo che le avrebbe rovinato la vita, a Ryan venne da stringere i pugni. Lui non aveva mai potuto sopportare Mark. Principalmente perché era riuscito a conquistare Strawberry. Poi perché era così noioso... sempre a parlare dell'ambiente, di salvare l'ambiente, di proteggere l'ambiente... L'aveva sentito parlare due volte e due volte si era annoiato a morte, senza paura di non darlo a vedere. Non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse in lui la sua gattina. Poi scoprirono che era il Cavaliere Blu. E a quel punto iniziò a detestarlo ancora di più perché non poteva essere lui a difendere la sua Strawberry, ma doveva lasciarla nelle mani di quell'idiota. Averlo sempre al Caffè, e dover assistere alle loro effusioni tutti i giorni, tutto il giorno lo innervosiva parecchio, ma cercava di non darlo a vedere sia con le altre, che con loro due. Per questo sfogava la sua rabbia in palestra, prendendo a pugni un sacco per ore e ore. Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato scoprire che lui e Profondo Blu erano al stessa persona. Vedere Strawberry tornare dall'astronave, priva di vita era stato un colpo troppo grosso. La vedeva li, esanime, tra le braccia di colui che l'aveva uccisa, e il cuore gli si era frantumato in mille pezzi. Aveva perso la sua gattina, ed era già pronto a disperarsi, quando quel maledetto, fece l'unica cosa buona della sua vita. Con quel poco di Acqua Mew che era rimasta dentro di, salvò la vita a Strawberry. Vederla riaprire gli occhi e sorridere ancora ebbe il potere di ricostruire il suo cuore frantumato. Di ritornare a sentire la gioia di vivere. Ma quell'euforia durò poco, perché quei due erano sempre più innamorati e lui non voleva più soffrire. Decise quindi di partire. La scelta peggiore che potesse prendere. Lui se ne era andato sapendo che lei era felice, e quell'imbecille l'avrebbe resa felice e protetta da tutti... tranne che da se stesso. Se fosse rimasto qualche settimana in più magari avrebbe potuto salvarla da lui, evitare che le lasciasse una brutta cicatrice nell'anima, che deturpasse quel corpo così bello. Evitare che spegnesse la vitalità della sua piccola gattina. Ma con i se e con i ma non si curano le ferite. Quello che lui poteva fare adesso era darla un'altra ragione per tornare a vivere e sorridere. E magari riavere indietro la Strawberry pasticciona, ritardataria, sognante, e piena di vita di un tempo. Non che in versione dark non le piacesse, anzi la rendeva estremamente sexy, e quella sera aveva dovuto fare un grande sforzo per non saltarle addosso, ma quello stile rendeva noto che lei dentro custodiva tanta sofferenza.
In quel momento ripose la foto nel cassetto del comodino, e chiudendo gli occhi, si addormentò con un solo pensiero in testa: Strawberry.
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Allora... capitolo lunghino questa volta, come promesso! =) Abbiamo avuto una bella rimpatriata fra le nostre amiche vincenti, e abbiamo scoperto cosa sono diventate. Come sempre sono pronte a combattere per difendere il loro pianeta, e contribuiranno nella ricerca della nuova minaccia. Mi sono soffermata un po' sui pensieri di Ryan su Strawberry,perché... servirà più avanti. Non dico altro. Fatemi sapere cosa ne pensate! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 10
*** Come ai vecchi tempi...? ***


Ciao a tutte ragazze!! =) Eccomi tornata con il nuovo capitolo!! =) Volevo ringraziarvi tutte, sia coloro che leggono e lasciano una commento, sia voi che date prova della vostra presenza semplicemente leggendo. Grazie davvero di cuore, ad ognuna di voi!! =) Bene, finiti i doverosi ringraziamenti, vi lascio alla lettura!! =)

Era notte fonda, e una figura incappucciata si aggirava guardinga per i vicoli bui della città. Ogni dieci passi tirava fuori la testa dal cappuccio quel tanto che bastava per guardarsi alle spalle. Aveva sempre la sensazione di essere seguito, e non poteva permetterselo.
Nonostante fosse gennaio inoltrato non sentiva freddo. Con una semplice felpa a manica lunga nera, un jeans scuro e delle comodissime scarpe da tennis nere, un po' consumate, lui stava benissimo.
Con le mani in tasca, lo sguardo basso, e il passo svelto camminava sicuro. Attraversato il labirinto di vicolini nel quartiere malfamato della città, finalmente arrivò alla porta che gli interessava. Una piccola porticina di legno, abbastanza vecchia, con una sottile maniglia nera. Inserì la chiave nella piccola toppa sotto la maniglia, fece due giri, e la serratura di aprì. Entrò cercando di non fare troppo rumore. Non accese nemmeno la luce. Non che a lui servisse, la sua vista era perfetta anche nel buio più completo, ma l'uso della luce elettrica si era rivelato molto utile. In quel caso però, se avesse premuto l'interruttore, avrebbe svegliato l'altro occupante della casa, e quello si che sarebbe stato un bel problema. Appena mossi pochi passi però, prese contro una bottiglia di plastica che non aveva notato, facendo rumore. Nemmeno due secondi dopo, vide una luce apparire dal corridoio di fronte a lui. Ne uscì una ragazza alta, snella. I lunghi capelli neri ricadevano morbidi lungo la schiena. I suoi occhi neri come la notte lo osservavano furibondi. Le sua dite affusolate erano poggiate sui fianchi.
-Ti sembra questa l'ora di tornare?? - chiese la voce melodiosa della ragazza, nonostante fosse arrabbiata.
-Scusami, io...
-Niente scuse!! E poi guardati, sei ancora sporco! Quante volte ti devo dire che una volta finito il lavoro devi pulire tutto, altrimenti ci scoprono???
-Guarda che non sono un bambino!! So quello che devo fare!!
-Beh non mi sembra!! Ad ogni modo sei riuscito a scoprire qualcosa di utile almeno?
-Oh si. - disse lui con uno strano ghigno in faccia e con tono soddisfatto.

* * *

Un nuovo giorno nasceva a Tokyo. Le nuvole nere e cariche di pioggia avevano già fatto capolino nel cielo. Segno che quella non sarebbe stata una bella giornata. Dopo tutto era ancora inverno.
Due occhi color del mare misero a fuoco quello che gli stava intorno.
Ryan si mise a sedere nel letto, dopo essersi strofinato gli occhi. Rimase qualche secondo immobile per dar modo al suo cervello di ricollegare tutti i fili e connettere, poi prese la foto della sera prima, diede un bacio alla figura che sorrideva, la osservò per qualche secondo e la rimise al suo posto. Era un rituale che faceva dal giorno in cui era partito. Non importava dove fosse, quella foto la portava sempre con se.
Si alzò e andò ad aprire le tende per far entrare la poca luce che quella mattina uggiosa concedeva. Andò in bagno, si lavò e si vestì per poi scendere a fare colazione. Il suo migliore amico era già alle prese con la farcitura di cornetti caldi, mentre l'acqua per il the già bolliva.
-Buon giorno Ryan! - disse il moro sorridendogli.
-Buon giorno!
Cornetti al cioccolato appena farciti, prendine quanti ne vuoi! - gli disse Kyle porgendogli il vassoio.
Ryan ne prese uno che fece sparire in tre morsi, per poi prenderne un altro.
-Sai, è strano vederti mangiare così... - azzardò il pasticciere.
-Si beh... sono nervoso. - disse il biondo facendo sparire il secondo cornetto.
-Per la nuova minaccia... o per una certa ex rossa?
-Entrambi. Ma dimmi, come mai tu e Lory ieri avete fatto finta di niente?
-Beh, sai... era una serata particolare e ho voluto lasciarla libera di stare con le sue amiche. Non sapendo se si sentisse pronta o meno a dirlo a tutti.
-Capisco. Secondo me non dovreste vergognarvi. Sono sicuro che tutti prenderebbero bene la notizia.
-Lo so, ma voglio che lei sia sicura dei suoi sentimenti prima di rendere pubblica la nostra relazione. Tu piuttosto, ho visto come guardavi Strawberry...
-E come la guardavo, sentiamo?
-Come hai sempre fatto da quando l'hai conosciuta: con gli occhi a cuoricino, in adorazione!! - disse il moro scoppiando a ridere, beccandosi anche un bel pugno su un braccio dal biondino. - Ahia!! Che esagerato!! Lo sai che è vero, è inutile che neghi!!
-E tu non dovevi essere così esplicito!! Però hai ragione. Dio, ieri sera era stupenda. Non sai la fatica che ho fatto per non saltarle addosso. É incredibile come dopo tutti questi anni riesca ancora a farmi andare fuori di testa con un solo sguardo!!
-E poi devi ammettere che crescendo è diventata davvero molto bella...
-Kyle non infierire! Ti prego non mettere il dito nella piaga!!
Al moro scappò una risatina. Poi tornò serio.
-Senti Ryan, io ci ho pensato tutta la notte... - iniziò per catturare l'attenzione dell'amico che prontamente tornò a posare il suo sguardo blu cielo su di lui. - Pensavo, se chiedessimo alle ragazze di tornare a lavorare qui? Sai, essere tutti insieme potrebbe tornare utile nelle ricerche della nuova minaccia e per fare gli esperimenti che ci servono...
-Non lo so... per me non c'è problema, anzi è una bella idea... bisogna vedere se anche loro sono d'accordo...
-Beh, Lory e Paddy lavorano già qui tutti i pomeriggi perché loro come sai studiano... e secondo me anche per le altre non dovrebbero esserci problemi.
-Bene allora oggi le chiamo e chiedo.
-Va bene.
Intanto le altre cameriere assunte da Kyle per il turno mattutino erano arrivate. Il biondo lasciò l'amico al suo lavoro e andò in camera sua.
Chiedere alle ragazze di tornare a lavorare li come ai vecchi tempi. Avere la possibilità di poter passare più tempo con lei... Perché no?
Prese il suo cellulare e compose il primo numero...
“Pronto?”
-Ciao Pam, cono Ryan!
“Ciao Ryan, dimmi!”
-Senti, io e Kyle ci chiedevamo se ti andrebbe di tornare a lavorare al Caffé quando non sei impegnata. Sai con la nuova minaccia... se siamo tutti insieme e collaboriamo sarà più facile trovarla. Allora che ne dici?
“Sai che potrebbe essere una buona idea? Bene, io ci sto!! Quando si comincia?”
-Credo da lunedì prossimo... ma ti manderò un messaggio con la conferma.
“Bene, allora aspetto tue notizie. Ciao Ryan”
-Ciao Pam.
Chiuse la conversazione. Fuori una, ancora due. Fece scorrere la rubrica arrivando al numero di Mina.
“Si pronto?”
-Mina sono Ryan.
“Oh Ryan... è successo qualcosa?”
-No tranquilla. Senti io e Kyle ci chiedevamo se ti andava di tornare a lavorare al Caffè.
“E come mai questa idea?”
-Beh sai, se stiamo tutti insieme e collaboriamo avremo più possibilità di venire a capo del problema. E voi avreste l'occasione di riallacciare i rapporti. Allora che ne dici?
“Pensandoci bene potresti aver ragione. Va bene, mi hai convinta.”
-Bene, allora ti invierò un messaggio per comunicarti il giorno e l'ora di inizio.
“Grazie, e a presto”
La ballerina chiuse la chiamata senza attendere altre risposte dal biondo.
Bene, fuori due ancora una. Digitò il numero di Strawberry, che sapeva a memoria, e avviò la chiamata.
“Pronto..?” - rispose una voce assonnata.
-Non dirmi che stavi ancora dormendo!!
“Ma chi è?”
-Ciao dormigliona!!
“Ryan?”
-Si bella addormentata.
“Che vuoi?”
-Ho una proposta da farti...
“Una proposta dici? Riguardo cosa?”
-Beh, io e Kyle vorremmo che tornassi a lavorare qui al Caffè...
“Cosa? Ma perché?”
-Pensaci: con questa nuova minaccia all'orizzonte la squadra si riformerebbe, e tu potresti riallacciare i rapporti con le altre. In più stando tutti insieme e collaborando abbiamo più possibilità di scoprire chi è che ci minaccia... e poi avresti di nuovo uno stipendio.
“Mhhh...”
-Andiamo Strawberry, lo so che tornare a lavorare implicherà svegliarsi presto la mattina, ma per una causa superiore potresti anche farlo lo sforzo. Le altre hanno già accettato. Mancheresti solo tu!
“Ohhh e va bene, hai vinto! Verrò a lavorare! Contento?”
-Ottimo. Ti verrà poi comunicato il giorno e l'ora.
“Bene. Ciao Ryan”
-Ciao... Ah Strawberry?
“Si?”
-Non rimetterti a dormire!!
“Antipatico!! Io faccio quello che voglio!! BUONA NOTTE!!” - disse la ragazza chiudendo il telefono in faccia al biondo e rimettendosi a dormire. Infondo erano solo le 9.
Dall'altra parte della cornetta, Ryan stava ridendo. Infondo la sua gattina non era poi tanto cambiata. Punzecchiarla era sempre stato il suo divertimento preferito. Adorava vedere il suo volto tingersi di rosso, per poi scoppiare dalla rabbia. Riusciva sempre a farlo ridere.
Con ancora il sorriso dipinto sul volto scese in cucina da Kyle.
-Cos'è quel sorrisino?
-Le ragazze hanno accettato di tornare a lavorare!
-Anche Strawberry? - chiese stupito il moro.
-Si! Non è stato facile convincerla, ma alla fine ci sono riuscito. - disse orgoglioso di se.
-E bravo Ryan!
-Bene, adesso credo proprio che andrò a fare un giro. Vediamo se noto qualcosa di strano. A più tardi.
-Ciao!!
E detto questo, prese la giacca, le chiavi della moto e uscì. Rimase fuori fino all'ora di pranzo, ma non notò nulla che potesse aiutarlo a capire chi diavolo li minacciava. Passò il resto del pomeriggio in laboratorio.

* * *

Era di nuovo sera, e due figure erano nascoste dietro una siepe. Osservavano attenti una finestra a secondo piano. La capo Mew dai capelli castani era affacciata dietro il vetro. Rigirava tra le dita il suo ciondolo per la trasformazione con aria pensierosa.
-Ma sei sicuro che sia lei?
-Si Giselle, per la milionesima volta, SI!!
-Ok ok, calmati! Volevo solo essere sicura. Ad ogni modo, tu dici che lei possiede il potere necessario?
-Ne sono sicuro.
-Che facciamo allora? Ci atteniamo al piano?
-Perché me lo chiedi?
-Beh, adesso non sarebbe male attaccare... e fare uno spuntino. - La ragazza fece l'occhiolino al ragazzo indicando la luce accesa a piano
terra.
-Ma sei impazzita?? Non possiamo e lo sai! Desterebbe troppi sospetti, e l'unica cosa che ci manca adesso è avere tutti i Media alle calcagna!!
-Uffa, come sei permaloso! Da quando ti preoccupi di queste cose fratellino?? Qualche decade addietro non ti saresti fatto tutti questi scrupoli... - disse lei rimpiangendo i vecchi tempi.
-Quei tempi sono finiti. Sono “cresciuto”. Ho imparato l'importanza del lavoro in incognito. E tu farai esattamente lo stesso in questo caso. Chiaro?
-E va bene Alex, come la fai lunga!!
Detto questo i due ragazzi tornarono ad osservare la finestra...
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Bene, allora, finalmente abbiamo “incontrato” i nostri nemici, ma ancora non posso dirvi di chi/cosa si tratta. Dovrete attendere ancora un pochino. Oltre questo nulla di particolare. La squadra si riforma. Capitolo un po' noiosetto ( o per lo meno per me...). Nel prossimo ci sarà più azione, promesso!! =) Bene fatemi sapere cose ne pensate! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 11
*** Nuovi arrivi... ***


Ciao a tutte!! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo!! =) Ve lo posto adesso perché probabilmente per 4/5 giorni non ci sarò. Quindi senza indugio, ecco a voi il proseguimento! =)

Strawberry, stava lentamente riacquistando i suoi sensi da gatto. E, come riusciva ad intuire quando sarebbe piovuto, così il suo livello di sonnolenza era spaventosamente aumentato, e riusciva a compiere mirabolanti acrobazie atterrando leggera in piedi. Ma i suoi sensi erano in allarme. Sentiva che qualcosa stava per accadere e non era per niente tranquilla. Si sentiva inoltre perennemente osservata. Era come se qualcuno la spiasse di continuo, e questa situazione stava iniziando a stancarla.
Erano passati quattro giorni dalla chiamata di Ryan. Avevano deciso di tornare a lavorare nel locale per poter progettare come scovare il nuovo nemico. La ragazza guardò il calendario. Quel giorno era domenica: l'ultimo giorno libero, perché l'indomani mattina alle 7.45 si sarebbe dovuta presentare al Caffé. Ripensò ancora una volta, come spesso aveva fatto in quei giorni, al periodo del progetto Mew: quante avventure avevano vissuto lei e le altre, dentro e fuori quelle mura rosa. Quanti battibecchi e litigate aveva avuto con Ryan che la riprendeva per qualsiasi cosa, e con Mina che si riteneva troppo benestante per lavorare. Si chiese se anche questa volta avrebbe passato il suo tempo seduta a quel tavolino a sorseggiare the e dare ordini alle altre. Le scappò un sorriso. Non vedeva l'ora di poter mangiare ancora i dolci preparati da Kyle, di vedere Paddy fare i suoi spettacoli, di sentire le infinite scuse di Lory per aver rotto l'ennesimo piatto, e di notare come la gente fosse un po' intimorita dall'aria misteriosa di Pam. Ma qualcosa sarebbe stato senz'altro diverso: prima di tutto non sarebbe arrivata in ritardo. Ormai alzarsi presto la mattina non era più un problema. Ma specialmente non ci sarebbe stato... non riusciva nemmeno a dire quel nome.
Erano passati 4 lunghi anni da quella maledetta sera, e ancora non riusciva a toglierselo dalla testa. Per quanto lei volesse e si fosse imposta di dimenticare l'accaduto, non c'era mai riuscita. Il ricordo era vivido dentro di lei, e tornava a farle visita tropo spesso. Forse l'aver avuto a che fare con i ragazzi frequentemente non le era stato d'aiuto, eppure con Ryan non aveva avuto nessun tipo di difficoltà, non si era sentita male o altro. Forse era un azzardo dirlo ma, si era sentita... felice. 
Ma scacciò quel pensiero immediatamente. Non era davvero il momento di pensare a certe cose, con lui poi. No no no... adesso doveva pensare solo a se stessa. Decise che non avrebbe frequentato nessun ragazzo. Avrebbe vissuto la sua vita da 18enne in piena libertà. Forse concedersi del tempo da single dichiarata le avrebbe fatto bene: avrebbe ritrovato se stessa e la gioia di vivere. Quella giornata passò serena. Lei e sua madre nel pomeriggio uscirono a passeggiare per le vie del centro ancora illuminate a festa. E dopo la cena se ne andò a dormire, anche se quella strana sensazione nello stomaco non le dava pace...

Quella notte un buco si aprì nel cielo notturno di Tokyo. Da quella voragine ne uscì una ragazzina sui 21 anni, che dopo aver ammortizzato la caduta sulla chioma di un albero atterrò ai piedi di quest'ultimo. Si rialzò un po' dolorante, e si massaggiò la natica su cui era atterrata. Guardò con un occhio mezzo chiuso verso il buco che l'aveva sputata fuori.
-Maledizione agli aggeggi di mio padre!!
Si guardò in torno un po' spaesata. Ci mise qualche minuto ad orientarsi ma poi trovò la strada per la sua meta. Dopo un'ora buona di cammino arrivò davanti ad un edificio rosa e bianco, contornato da un bel prato. Il cartello sulla porta esibiva la scritta “chiuso” scritto in bella calligrafia. Sorrise riconoscendone l'autore. Decise di andare sul retro a controllare se la porta fosse aperta, e fortunatamente quella sera lo era. Entrò cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare i proprietari che dormivano al piano di sopra. Attraversò quatta il corridoio, salì un pino di scale e si ritrovò nella sala, che oltrepassò cercando di evitare di urtare i tavoli e far cadere così le sedie poggiate su di essi. Sarebbe andato tutto liscio se non fosse stato per uno scatolone di cocci di ceramica posizionato appena fuori dalla cucina. Lo scatolone riversò il suo contenuto sul pavimento, non appena la ragazza ci inciampò finendo al suolo emettendo un grido. Quel rumore così fastidioso e abbastanza assordante non poté che destare bruscamente dal sonno i due ragazzi, che corsero fuori dalle loro stanze.
-Ryan, che succede? - chiese Kyle sottovoce.
-Non lo so... c'è qualcuno di sotto. - disse mostrando all'altro la propria arma.
Il moro fece lo stesso. Così i due scesero le scale che portavano al piano di sotto, lentamente. Si scambiarono uno sguardo di intesa prima di sbucare dall'angolo del corridoio. Accesero la luce e puntarono le loro pistole contro la figura che dava loro le spalle.
-FERMO!! - gridarono in coro.
La ragazza che si stava rialzando si girò verso di loro. Li osservò per qualche istante e poi sorrise.
-Oh andiamo... seriamente?

La sveglia aveva iniziato a suonare alle 6.50.
Strawberry allungò una mano da sotto le coperte e dopo aver tasta più volte sul comodino, finalmente trovò quel maledetto oggetto infernale e lo spense. Con uno sbadiglio si mise a sedere e dopo essersi stropicciata gli occhi si stiracchiò. Si trascinò ancora mezza addormentata in bagno. Riempì la doccia di acqua calda e dopo essersi spogliata vi si immerse. Rimase immobile qualche secondo, per permettere al suo corpo di abituarsi alla temperatura. Poi immerse anche la testa sotto l'acqua per bagnare i capelli. Quando riemerse prese il suo set da doccia: shampoo, balsamo e bagnoschiuma alla fragola e si lavò con cura, massaggiando la palle con una delicata spugna rosa. Uscita dall'acqua si avvolse nell'accappatoio e si guardò allo specchio. Diede una sistemata alle sopracciglia e stese un velo di crema per il viso su tutta la pelle. Poi andò in camera e scelse con cura gli abiti da indossare. Optò per un semplice jeans nero e una maglietta nera a pipistrello a manica lunga. Poi si dedicò ai capelli, che asciugò in modo che le ricadessero morbidi lungo la schiena. Un filo di trucco e fu pronta per uscire.
Si avviò per le strade ancora tranquille della città e arrivò con calma al Caffè. Si diresse direttamente verso la porta sul retro e entrò, ma delle voci attirarono la sua attenzione. Venivano dal laboratorio. La porta era aperta, ma nessuno aveva notato la sua presenza.
-Allora, per l'ultima volta, vuoi dirci chi sei? - chiese Kyle.
-Ve lo ripeto, non mi piace raccontare la stessa cosa mille volte, quindi finché Strawberry non sarà qui, io non parlo.
-Beh allora inizia pure a raccontare. - disse la diretta interessata.
I tre si voltarono nella sua direzione. La ragazza la osservò poi iniziò a parlare.
-E va bene. Mi chiami Minami Shirogane, ho 21 anni e sono vostra figlia...
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Bene ragazze. Siccome starò via qualche giorno volevo lasciarvi qualcosa su cui riflettere... =) Lo so, è un po' corto ma è giusto un assaggio di quello che sarà! =) Credo che il capitolo si commenti da solo... quindi a voi la parola! =) A presto!!! =)

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Capitolo 12
*** ... e ritorni di fiamma. ***


Ciao a tutte!! =) Sono tornata! =) Alla fine sono stata via meno di quello che avevo previsto... quindi eccomi qui ad aggiornare! =) Ho notato che siete rimaste un po' stupite dallo sviluppo degli eventi. Allora senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo!! =) Buona lettura =)

-Va bene. Mi chiamo Minami Shirogane, ho 21 anni e sono vostra figlia.
A quella affermazione i tre sgranarono gli occhi. I due interessati si lanciarono uno sguardo per poi arrossire. La giovane intanto se ne stava seduta li, con lo sguardo basso, le braccia incrociate e un sorriso soddisfatto sulle labbra.
-Come sarebbe a dire che sei figlia loro? - chiese Kyle visibilmente scosso, per rompere il silenzio imbarazzante che si era
creato.

-Avete capito benissimo, tutti e tre. Insomma, guardatemi!
Ryan e Strawberry si avvicinarono alla ragazza, mentre Kyle se se stava in mezzo.
Minami era molto bella: i suoi capelli rosso fuoco era identici a quelli di Strawberry, e anche i lineamenti del viso ricordavano molto lei. Ma gli occhi erano due pozze di cielo... come quelli di Ryan.
-In effetti somiglia molto ad entrambi ragazzi. Il caratterino è decisamente quello del padre per molti versi. E dal nome direi che... - iniziò Kyle
-... ho ragione io. - concluse Minami. - Oh andiamo dite qualcosa. Odio le persone che se ne stanno li impalate senza dire niente!! - disse spazientita ai due che non avevano ancora spiccicato parola.
Ma prima che potessero farlo le altre erano arrivate. Le sentirono arrivare e quando videro la ragazza si bloccarono in tronco.
-E questa chi sarebbe? - chiese Mina.
-Zia Mina!!
Minami le corse incontro abbracciandola, lasciando la ballerina al quanto spiazzata, così come le altre tre. Sciolto l'abbraccio Minami andò ad abbracciare le altre.
Ryan e Strawberry avevano assistito alla scena in silenzio, ancora rossi in volto. Fu Kyle a rompere nuovamente il ghiaccio.
-Ragazze, lei è Minami, ha 21 anni e...
-E sono la figlia di Ryan e Strawberry.
-COSA!?!?!?!?!?!? - fu la reazione delle quattro mew che dopo aver studiato la ragazza, spostarono lo sguardo alle sue spalle, sui due amici.
-Ma che storia è questa?? - sbottò Mina.
-Si ragazzi, non credete che meritiamo una spiegazione? - le diede man forte Lory.
-Beh... veramente lo abbiamo appena saputo anche noi... - disse Ryan con un filo di voce.
-Credo che sia il caso che ci racconti tutto con calma... magari davanti ad una tazza di cioccolata. - fece Pam.
Tutti acconsentirono e salirono al piano di sopra. Presero posto attorno ad un tavolino e pochi minuti dopo Kyle tornò nella sala con un vassoio contenente 8 tazze fumanti di cioccolata calda e una ciotola di biscotti. Il moro poggiò il vassoio sul tavolo e ognuno prese una tazza. Minami bevve un sorso e poi iniziò.
-Allora, per chi non lo sa, io mi chiamo Minami Shirogane, ho 21 anni e sono loro figlia – disse indicando i due seduti l'uno accanto all'altra, davanti a lei. - Vengo dal futuro. E sono qui perché senza di me non avete alcuna possibilità di sconfiggere quelle creature schifose.
-Ti riferisci ai nuovi nemici che stanno attaccando la nostra città? - chiese seria Strawberry.
-Si mamma, proprio loro. Vedete, loro vengono dalla mia epoca. Da un paio d'anni ormai c'è una guerra in atto tra noi umani e queste creature. Noi li chiamiamo Darsel. I Darsel sono delle creature in apparenza umane ma che hanno la capacità di cambiare aspetto e forma. Possono tramutarsi in qualsiasi cosa, animata o inanimata che sia. Ma le trasformazioni richiedono energia, e loro questa energia la ricavano dal sangue. Umano preferibilmente, ma anche quello animale va bene.
-Mio Dio ma è spaventoso! - disse Lory portandosi le mani davanti alla bocca. Paddy aveva gli occhi spalancati così come Mina. Pam aveva un'aria schifata.
-Che significa che senza di te non possiamo batterli? - chiese serio Ryan.
-Semplice papà: in quest'epoca voi non avete le armi adatte per poterli combattere. Io posso ricrearle. In cambio voi mi aiuterete a creare un antidoto.
-Un antidoto? Per cosa?
-Vedete i Darsel hanno un piccolo “difetto” se così si può definire: un loro morso è capace di contagiare una intera città. Se qualcuno viene morso da uno di loro, viene affetto da una malattia rara e crudele, che si diffonde con il solo respiro. É ad altissimo contagio. Nel giro di 5 minuti tutte le persone accanto alla persona morsa nel raggio di 100 metri vengono contagiate. Se vieni contagiato hai si e no 2 mesi di vita. Per i più deboli anche meno. Durante l'ultimo scontro mia madre, per salvare mio padre è stata accidentalmente morsa. E con lei sono stati contagiati tutti. Io non era li. Ero chiusa in laboratorio con mio fratello. Abbiamo intercettato un varco temporale anomalo, e dopo un'ora siamo riusciti a capire che due di loro sono venuti in quest'epoca. Così ho lasciato mio fratello a casa e con la mia macchina del tempo ho aperto un altro varco e li ho seguiti. Ed eccomi qui.
Durante il racconto Ryan e Strawberry si erano lanciati parecchi sguardi che non sfuggirono a Minami.
-Cosa ti serve per il siero? - chiese poi il biondo.
-L'unica cosa che cura quella malattia è il sangue dei Darsel... mischiato ad altri ingredienti ovviamente.
-E tu voi farmi credere che non solo saresti in grado d creare delle armi ad alta tecnologia, ma sapresti anche creare un antidoto?
-Prontoo!! Ti ricordo che sono tua figlia, genio! E per tua informazione, il mio Q.I. Supera di ben 8 punti il tuo, caro paparino, quindi si, sono in grado di fare tutto quello che hai detto! -disse un po' offesa. Dopo un lungo momento di silenzio tutti accennarono una risata. - Allora ci state? -chiese poi tornando seria.
-Si, ci stiamo. - accordò Ryan.
-Fantastico!! - scattò in piedi la rossa. entusiasta Ma improvvisamente un malore la costrinse a tenersi il cuore con una mano e reggersi al tavolo con l'altra, poiché piegata in due dal dolore. In un attimo furono tutti intorno a lei, che dopo alcuni istanti iniziò a riprendersi, con il respiro un po' affannato.
-Minami che cos'hai? - chiese subito Strawberry che le aveva messo una mano attorno ai fianchi snelli per sorreggerla.
-Viaggiare nel tempo non fa bene... è contro natura. Per me è come se il tempo scorresse all'indietro, e il mio corpo ne risente.
-Allora dobbiamo fare in fretta. Minami te la senti di cominciare subito? - chiese Ryan
-Certo papà. Adesso sto bene. Possiamo andare.
Così i due andarono in laboratorio. Mentre le ragazze dovettero andare a cambiarsi per iniziare la prima giornata di lavoro. Indossare le loro vecchie divise da cameriere (ovviamente della giusta misura) fu per loro come tornare indietro nel tempo, alla loro prima avventura da Mew Mew. Mentre si cambiavano non poterono fare a meno di ricordare ad alta voce questo o quell'episodio di quattro anni prima, e inevitabilmente qualche lacrima fece la sua comparsa.
Terminato il momento nostalgia, le ragazze furono pronte per aprire il Caffè e accogliere i clienti. La mattina passò abbastanza tranquilla e le cinque dovettero riabituarsi subito ai vecchi ritmi.
Intanto nel laboratorio Ryan e Minami stavano lavorando da ore. Lei aveva ridisegnato i progetti delle armi per ognuna delle mew e stava spiegando al padre come venivano usati e che materiali ci volevano per costruirle.
-Sei incredibile!
-Le abbiamo progettate insieme quando avevo 8 anni.
-Mio dio! Sei una ragazza prodigio!
-Mi sono laureata a 14 anni in ingegneria genetica e a 18 in lettere.
-Complimenti!
-Grazie papà!
-Sai, è strano vedere una ragazza della mia stessa età che mi chiama papà...
-Immagino, ma non mi viene da chiamarti per nome... proprio non ci riesco. Infondo tu sei sempre mio padre. Anche se molto più giovane e decisamente più figo. Ora capisco perché la mamma è cascata ai tuoi piedi, e tu hai fatto lo stesso con lei! - risero entrambi di gusto.
-Posso farti una domanda?
-Certo... ma non ti garantisco una risposta.
-Quanti anni avevamo io e tua madre quando sei nata?
-Beh mamma ne aveva 27 e tu 30. E dopo cinque anni è nato mio fratello.
-Capisco... e siamo una famiglia unita?
-Molto unita! Tra noi non ci sono segreti! Voi siete i genitori migliori che si possano desiderare... e vi amate davvero tanto. Non posso credere che nella mia epoca voi due state morendo...
-Non ti preoccupare! Li salveremo... te lo prometto. - Disse lui abbracciandola.
Di colpo lei sciolse l'abbraccio e si fece seria.
-Che succede? - chiese il biondo.
-Sta succedendo qualcosa...
-I nemici?
-No, loro non sono avvertibili. Hanno forma umana e i loro potere non è rilevabile nemmeno nella mia epoca. No... questo è qualcosa di diverso. - Prese una specie di telefonino touch dalla tasca e dopo aver toccato lo schermo in un paio di punti apparirono dei codici che Ryan non riuscì a decifrare.
In quel momento si avvertì un forte boato e subito dopo un odore di bruciato. Le urla delle clienti fece capire ai due che era successo qualcosa di grosso, così corsero su, e videro che le ragazze stavano evacuando l'edificio.
-Bene, se ne sono andate tutte. Ma che è successo? - chiese Kyle.
-Non lo sappiamo... ho solo rilevato delle presenze non umane molto vicino al locale, ma non sono riuscita a decifrarle. - spiegò
Minami.

-Il boato proveniva dal retro... andiamo a controllare. - propose Strawberry.
Così corsero tutti nel giardino sul retro e videro illuminata da una pallida luce invernale, una navicella malamente atterrata, mezza avvolta dal fumo. Si sentì qualcuno bussare pesantemente dall'interno e una voce chiedere aiuto. Così Ryan e Kyle si avvicinarono e con qualche colpo ben assestato riuscirono ad aprire il portellone, facendo così uscire una grossa nuvola di fumo nero.
Quando questa si dissolse tre figure fecero capolino tossendo violentemente e reggendosi gli uni con gli altri. Finalmente i tre mostrarono i loro volti.
A quella vista le 5 mew si illuminarono e corsero incontro ai tre.
-Tart!!!!! - gridò Paddy abbracciando forte l'alieno che contraccambiò con la stessa intensità.
-Ciao scimmietta! Mi sei mancata sai?- disse lui sciogliendo l'abbraccio a guardandola negli occhi sorridendo.
-Ghish!! - Strawberry fece lo stesso con l'alieno dagli occhi dorati.
-Ciao micettina! Sono felice di rivederti!!
-Ciao Pai... - Lory si avvicinò un po' timorosa verso l'alieno che le fece un cenno con la mano rivolgendole però un gran sorriso.
-Salve.
-Che ci fate voi tre qui? - chiese Ryan.
-Bella accoglienza biondino! - lo schernì Ghish che teneva ancora un braccio sulle spalle di Strawberry.
-Non. Ci. Posso. Credere. - Minami che era rimasta in disparte, sentendo i nomi dei tre arrivati si era avvicinata.
-Che c'è Minami? - le chiese Pam avvicinandosi a lei, seguita da Mina.
-Beh... sai, nella mia epoca loro sono i miei zii, ma sono totalmente umani. Sapevo che avevano subito una trasformazione, ma vederli dal vivo e in forma aliena fa un certo effetto...
-Cosa, loro diventeranno umani? - chiese stupita Mina, che non aveva tolto gli occhi di dosso a Ghish
-Si.
-E che significa che diventeranno i tuoi zii?
-Se voi siete le mie zie... secondo te loro come faranno mai a diventare i miei zii?
La mora non rispose, ma arrossì violentemente quando intuì dove la rossa voleva arrivare. Videro il gruppo avvicinarsi e subito gli occhi dei tre alieni caddero su Minami.
-E lei chi è? - chiese curioso Pai.
-Beh ecco... lei è... - iniziò Strawberry.
-Oh andiamo tanto vale dirglielo. - disse Paddy.
-NO! - La voce di Ryan zittì tutti. - Noi non diremo niente finché loro non ci diranno perché sono qui.
-Non ti fidi di noi? - chiese Tart.
-Diciamo che l'ultima volta che siete passati da qui non avevate buone intenzioni...
-Beh questa volta siamo dalla vostra.
-Abbiamo saputo degli attacchi che avete subito e abbiamo pensato che magari potevamo dare una mano. - spiegò Pai, freddo e diretto come sempre.
-Capisco. Tu che ne dici? - disse il biondo rivolto alla figlia. Lei gli rispose con il gesto dell'ok e lui tornò a voltarsi verso gli alieni. - Va bene, venite dentro, dobbiamo raccontarvi una cosa.
Gli 11 andarono nel laboratorio. I tre alieni si accomodarono su un tavolo libero, mentre le ragazze si misero da parte per permettere a Minami di raccontare loro la verità. Inconsciamente, Ryan si era posizionato alle spalle di Strawberry e aveva poggiato una mano sul suo fianco. E stranamente lei non aveva reagito male a quel gesto. Anzi, aveva leggermente sorriso.
-Allora zietti, state bene attenti e tenete le domande per dopo. Sarò breve e diretta e non ripeterò. Dunque: mi chiamo Minami Shirogane, ho 21 anni. Sono la figlia di Ryan e Strawberry. Vengo dal futuro. Gli attacchi di cui avete saputo sono opera di due creature malvagie della mia epoca, i Darsel: sembrano umani ma si nutrono di sangue e possono trasformarsi in qualsiasi cosa vogliono. Sono in questa epoca perché vorrebbero distruggervi adesso che non avete le armi adatte. Nel mio tempo, hanno lanciato una terribile malattia che nel giro di 6 mesi al massimo potrebbe uccidere l'intera umanità. L'unico modo per scongiurare tutto questo e creare un antidoto in larga scala con il loro sangue. Ma per avere questa materia prima bisogna ucciderli. Io sono qui per ricreare le armi del futuro che vi permetteranno di sconfiggerli e con il vostro aiuto creare l'antidoto. Il tutto in un tempo massimo di due mesi a partire da oggi. Ci sono domande?
I tre la guardavano sbigottiti. Dopo qualche minuto, assimilate tutte quelle informazioni Pai parlò.
-Hai detto di essere la figlia del biondino e di Strawberry... in effetti assomiglio davvero molto ad entrambi. Ma perché hai chiamato noi zietti?
-Perché da dove vengo io voi siete umani e siete sposati con tre delle qui presenti signorine.
A quella frase Tart volse lo sguardo su Paddy; Pai guardò Lory; ma Ghish non guardò Strawberry, bensì Mina. Le tre si sentirono osservate e arrossirono.
-Come, noi umani? É possibile Pai? - chiese Tart.
-Non lo so... ma se lei dice così un motivo ci sarà...
-Sapete, Minami era il nome della scienziata che ha reso possibile la vostra trasformazione.
-Allora scusami ma perché sei tu a chiamarti così e non una delle nostre possibili figlie?
-Semplice: perché io sono la prima ad essere nata fra tutti quanti. Il che è accaduto pochi mesi dopo la vostra trasformazione. 
-Puoi dirci con chi saremo sposati? - chiese Ghish
-No! Non mi è permesso rivelare il futuro. Ho già detto anche troppo!
-Dai!!
-No! Dettagli come questi non possono essere rivelati! Cambierebbero il corso della Storia, e quindi anche il futuro!!
Mentre loro discutevano Kyle aveva notato gli sguardi che Pai e Lory si lanciavano, e questo lo infastidiva. Infatti non aveva
spiccicato parola. Fatto che non sfuggì agli occhi attenti della Rossa. Quando poi l'alieno si avvicinò a Lory e le fece il baciamano, il pasticcere non ci vide più e lasciò il laboratorio sbattendo violentemente la porta richiamando su di se l'attenzione dei presenti.

-Santo cielo! Ci penso io! - disse Lory. Ma non ebbe il tempo di fare un passo che una mano la trattenne.
-No zia Lory, lascia fare a me! - disse Minami che scomparve dietro la porta del laboratorio lasciando tutti interdetti...
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Bene, ecco qui il capitolo! =) Come promesso, più lungo dell'altro. Adesso sapete chi è Minami e perché qui. Chi sono i nuovi nemici e abbiamo ritrovati dei vecchi amici!! =) A questo punto lascio la parola a voi. Ditemi cosa ne pensate!! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 13
*** Non è cambiato niente! ***


Ciao a tutte! =) Eccomi tornata con il nuovo capitolo! =) Ho avuto modo di vedere che le novità vi sono piaciute, e sono molto contenta.=) Ma le sorprese non sono finite qui... quindi vi lascio alla lettura! =)

Kyle era uscito nel giardino sul retro nonostante l'aria fosse fredda, poiché il sole era già calato. I lampioni erano già accessi e illuminavano le strade, mentre le prime stelle facevano capolino nel cielo. Di li a poco sarebbe sorta una splendida luna piena.
Minami lo trovò li, appoggiato contro un albero, con le braccia incrociate e lo sguardo basso. Fin da quando era nata non aveva mai visto lo zio arrabbiato... anzi furioso in quel modo. Quando da bambina ne combinava una delle sue, la prima persona da cui correva per trovare rifugio e protezione era sempre lo zio Kyle, che non si scomponeva mai: ne un urlo, ne una sgridata, non alzava la voce, non diceva cose cattive... al massimo ti beccavi una mini ramanzina fatta con il sorriso. La ragazza sorrise ripensando a quante notti aveva passato a casa sua perché i suoi erano furibondi con lei, e non voleva tornare. Ma alla fine, il mattino dopo andavano insieme a prenderla e davanti ad una fetta di torta fatta da Kyle facevano pace e tornavano a casa insieme.
La rossa lo osservò per qualche istante ma poi si avvicinò.
-Prenderai un bel raffreddore se ti ostini a stare qui fuori con questo freddo.
Il ragazzo la guardò e accennò un mezzo sorriso.
-Hai ragione... ma aveva proprio bisogno di un po' d'aria fredda...
-Per raffreddare i bollenti spiriti?
-Più o meno.
-Senti zio Kyle... non devi prendertela per come vanno le cose tra la zia Lory e lo zio Pai. Lei è sempre stata innamorata di lui, e magari detta così suonerà male ma, tu eri solo un modo per provare a dimenticarlo perché era convinta che non lo avrebbe più rivisto. Ma lei non voleva farti soffrire o usarti. Lei ti vuole un bene dell'anima, ma come se ne vuole al tuo migliore amico.
-Dimmi una cosa, nel tuo tempo troverò mai l'amore?
-Certo che si!! E ti dirò di più: tua figlia è nata qualche mese dopo di me.
-Ah si? Quindi sarò sposato e avrò dei figli?
-Eh già.
-E con chi?
-Ah beh, adesso vuoi sapere troppo! Non mi chiamo Cupido!!
-Un indizio??
-Vediamo... la tua anima gemella è molto più vicina di quel pensi: guardati bene attorno. E adesso rientriamo altrimenti ci ammaliamo seriamente!
E così dicendo Kyle le passò un braccio attorno alle spalle e insieme si riavviarono dentro. Scoprirono che il laboratorio era vuoto, così salirono nella sala. Li trovarono intenti a far sparire una delle sue torte al cioccolato ricoperte di panna.
-Hei, brutti golosi, lasciatene una fetta anche a noi!! - esordì la ragazza.
-Infondo l'ho fatta io, me ne merito almeno un pezzetto, no? - continuò il pasticcere.
Strawberry fece loro segno di unirsi al tavolo, e tirando su il coperchio dal vassoio in mezzo al tavolo, rivelò due fette di torta e due cucchiaini.
Decisero che vista l'ora che si era fatta, avrebbero cenato tutti li. Così Kyle e le ragazze si misero in cucine e prepararono tante leccornie da poter sfamare un esercito! Anche Mina si era dilettata in cucina, aiutata molto da Kyle per preparare un piatto speciale che fece mangiare solo a Ghish. Gesto che non scappò a nessuno, dando subito il via ai pettegolezzi tra le altre mew.
Finita la cena passò un'altra ora tra chiacchiere e risate. Ma il primo sbadiglio di Paddy, fece venire in mente all'allegra combriccola che non avevano pensato alla sistemazione degli ospiti.
-Ragazzi, non vorrei rovinare l'atmosfera ma... come ci sistemiamo per la notte? - chiese Minami
-Si, e noi dove dormiamo? - disse Tart
-Eh in effetti questo è un problema... non possiamo tenerli tutti qui. Non abbiamo abbastanza spazio. - fece notare Kyle.
-Non preoccupatevi, Tart può venire da me. Lo spazio non manca! - li informò Paddy, prendendo l'alieno per un braccio. - Sempre che a voi vada bene...
-Per me non ci sono problemi – disse Pai sorridendo. Mentre Ghish faceva un cenno di si con la testa.
-Pai tu puoi restare da me. Ai miei non dispiacerà ospitare un mio “compagno d'università” per qualche settimana. - Disse la mew verde facendo l'occhiolino.
-Se non è un disturbo accetto volentieri. - rispose l'alieno lievemente rosso in volto.
-Ghish, ecco... si, se ti va potrei... no, tu potresti... dormire con me.
-Sarebbe un grande onore dormire a tuo fianco bambolina. - rispose l'alieno con voce soave.
-Ma cos'hai capito!!!! Intendevo dire che ci sono molte stanze a casa mia, e puoi usarne una!!!! - ribatté la ballerina più rossa dei capelli di Minami.
-Ah beh se la metti così. Io preferivo dormire assieme a te!
-Allora dormi in mezzo ad una strada!! - urlò Mina, correndo via, ma l'alieno la fermò per un braccio. Lei si girò rivelando i suoi occhi pieni di lacrime pronte a cadere. Ma lui con un gesto delicato le asciugò, e sorridendole si avvicinò al suo orecchio.
-Sarà un piacere occupare una delle stanze di casa tua, se questo mi permetterà di averti vicina in qualche modo. - le sussurrò. 
A quelle parole lo sguardo della ragazza si illuminò e un dolce rossore colorò le sue gote. Tornarono insieme dal gruppo. Stavano decidendo dove ospitare Minami
-Dai mamma perché non posso venire con te?
-Perché no! Te l'ho già spiegato! I miei si insospettirebbero molto se porto a casa una ragazza che è la mia copia sputata!! Non posso dire loro che sei mia figlia venuta dal futuro!
-Uffa!!
-Puoi restare qui. La camera degli ospiti è molto confortevole. - disse Ryan interrompendo la piccola lite madre-figlia.
-Davvero??? Ohh grazie papà!! - poi ci pensò su un attimo. - Sai, anche nel mio tempo, spesso sei tu che metti fine alle mie litigate con mamma. Non è cambiato niente, anche se siamo indietro nel tempo. - disse sorridendo. - Ah... ci sono però dei piccolissimi problemi di cui non abbiamo tenuto conto.
-Cioè? - chiesero tutti in coro.
-Primo: i nostri amici hanno le orecchie a punta. Come farete a nasconderle?
-Accidenti non ci avevamo pensato! - disse Pai.
-He he he... lo sapevo. Aspettate un secondo. - disse la rossa. Dopo un paio di minuti di ricerca, dalla piccola borsetta che portava a tracolla, tirò fuori una boccetta di vetro. - Adesso venite qui e non vi muovete. - disse rivolta ai tre alieni, che si avvicinarono. Aprì la boccetta e con il contagocce fece cadere una goccia del liquido su ogni orecchio che, dopo un minuto di smorfie da parte dei tre, presero la forma di quelle umane. - Farà effetto per 24 ore circa, quindi dovremo ripete l'operazione tutte le sere a quest'ora. Quando vedete che le vostre orecchie tornano normali, vi teletrasportate qui e io vi do il siero. - La ragazza sentì gli sguardi degli amici su di se. - Lo aveva inventato a scienziata che poi vi ha fatto diventare perennemente umani. Lo abbiamo conservato per le necessità e ho pensato che potesse essere utile. Secondo problema i vestiti. Loro sono vestiti da “alieni” e così darebbero nell'occhio. E io ho bisogno di abiti di ricambio.
-Per Tart non c'è problema, posso dargli qualcosa di mio di qualche anno fa, dovrebbe andare bene, e a Ghish posso prestare una mia tuta... dovrebbe stargli bene. - disse Ryan che si avviò in camera sua.
-Pai, tu ed io dovremmo avere la stessa taglia, vado a prenderti qualcosa. - informò Kyle, seguendo il biondo.
-E per me? - chiese Minami.
-Ne mio armadietto ho una tuta. La tengo sempre di riserva casomai dovesse servire. Puoi usare quella sta notte. Domani ti porterò dei vecchi abiti che non uso più. Dovrebbero essere della taglia giusta – le disse Pam.
-Grazie zia Pam!!
Così le due scesero negli spogliatoi, mentre i due ragazzi tornarono giù con il cambio per gli alieni.
Sistemata la faccenda vestiti, finalmente ognuno tornò a casa sua a riposare. Era stata una giornata molto lunga, piena di eventi ed emozioni.
Dei nemici, per fortuna non c'era stata traccia tutto il giorno, il che aveva agevolato l'andamento della giornata.
Tornata a casa, Strawberry fece un bel bagno caldo, e poi asciugatasi, si affacciò alla finestra. Nuovamente quella stana sensazione di essere osservata la assalì, esattamente come era successo nei giorni precedenti. Percepiva una certa elettricità nell'aria, segno che i nemici erano pronti ad attaccare, e che sarebbe successo a breve.
Troppo stanca per continuare a preoccuparsi oltre, decise di andare a letto. Infondo era quasi l'una di notte. Vero che l'indomani avrebbe iniziato i turno alle 9, ma non era una scusa per stare sveglia fino a tardi. Così si rifugiò sotto il pesante piumone, e si lasciò andare al sonno.
Il giorno seguente, quando Minami aprì gli occhi subito non riconobbe la stanza in cui si trovava. Guardò anche gli abiti che aveva addosso: non era il suo pigiama. Poi ricordò. Era tornata nel passato dietro a quelle creature schifose, con l'obbiettivo di ucciderle e preparare il siero per salvare i suoi genitori e tutto il mondo da quella orrenda malattia. Si trovava nella stanza degli ospiti al Caffè di suo padre.
Gli scuri della finestra erano ancora chiusi, ma non filtrava molta luce, segno che il sole di ieri non si era presentato. Capì che non era notte, perché sentiva, anche se in lontananza, il vociare dei clienti del caffè... -rumore di un piatto che si rompe- e sua zia Lory che rompeva un piatto o una tazza, o solo Dio sa cosa. Si alzò dal letto, e andò ad aprire la finestra. Il cielo era pieno di nuvole nere cariche di pioggia, e l'aria era fredda e pungente: il che equivaleva ad un locale strapieno di gente.
Eh si, le cose non sono cambiate affatto.” si disse la ragazza. Poi guardò sulla scrivania. C'era uno scatolone chiuso, con un biglietto attaccato. Si avvicinò e lo lesse:
Questi sono alcuni vecchi abiti che io ho indossato un paio di volte al massimo. Sono comunque lavati e stirati, e dovrebbero essere della tua taglia. Nell'altra scatola, sotto la scrivania ci sono delle scarpe. Il numero dovrebbe essere lo stesso. Spero che ti piacciano.
Troverai anche un beauty-case preparato dalle altre con tutto il necessario, compresi fermagli per capelli, qualche gioiello e dei trucchi. Non vogliamo che alla nostra nipotina manchi qualcosa. Con affetto, Pam.
P.S. Ti ho comprato anche dell'intimo di ricambio, ho pensato ne avessi bisogno!
Ah zia Pam, cosa farei senza di te!!”
Minami aveva sempre adorato la calligrafia di Pam: delicata, ordinata e molto elegante. Degna di una star come lei. Poggiò il foglietto sulla scrivania e aprì lo scatolone.
Dentro c'erano tre colonne e una fila in fondo: la prima conteneva una pila di jeans di svariati modelli. La seconda una pila di magliette e nella terza colonna c'erano delle gonne e un paio di vestiti. Ai piedi delle tre colonne c'erano svariate paia di mutande, qualche reggiseno e alcune paia si calze. Tutto rigorosamente nuovo! Poggiato sopra i jeans c'era il beauty-case.
Poi volse lo sguardo sotto la scrivania e vi trovò un secondo scatolone. Lo aprì e vide che c'erano parecchi tipi di scarpe: due paia di scarpe da tennis, due paia di decoltè, due stivali, un paio di ciabatte e un paio di scarponcini da neve.
Presa dall'entusiasmo, la ragazza scelse gli abiti, andò in bagno a fare una doccia e si vestì. Vista la giornata aveva scelto un paio di jeans chiari stretti, una maglia a manica lunga azzurra e le scarpe da ginnastica nere. Raccolse i capelli in una coda alta, indossò un paio di orecchini a cerchio e si diede un filo di matita blu sugli occhi.
Quando entrò in cucina guardò l'orologio: le 10.45.
-Ben alzata! - la accolse Kyle con un bel sorriso, intento a guarnire dei bignè alla crema.
-Buon giorno.
-Hai fame?
-Un po'. Ma non voglio appesantirmi vista l'ora...
-Tieni, prendi un bignè. Sono leggeri, e molto buoni. - disse indicandole la teglia su cui stava lavorando.
A ragazza ne prese uno e lo addentò. Era squisito, e l'espressione che fece lo diceva chiaramente, senza bisogno di parole, tant'è che al pasticcere bastò guardarla.
Fino alle 13 fu tutto un via vai di gente che entrava ed usciva dal Caffè, e una corsa continua delle ragazze tra sala e cucina. Quando Kyle girò il cartello dalla parte “chiuso” fuori la porta le 5 cameriere si gettarono distrutte sulle sedie dei tavoli lamentandosi.
Ryan e Kyle intanto stavano già preparando il pranzo.
-Ciao mamma! Ciao ziette!
-Ciao Minami. - rispose un coro poco entusiasta.
-Accidenti siete proprio a terra...
-Puoi dirlo forte! - disse Paddy.
-Sentite... io vorrei darvi una mano oggi pomeriggio... se per voi va bene.
-Ma Minami tu non dovevi fare quel lavoro in laboratorio con papà? - chiese Strawberry senza pensarci molto. Per qualche secondo fu silenzio. Poi la ragazza ripensò a quello che aveva appena detto, e divenne subito rosso pomodoro. - Cioè con Ryan... - si corresse nascondendo la faccia tra e braccia, mentre un Ryan abbastanza divertito dalla cosa, se ne tornava in cucina ridacchiando.
-Mamma, guarda che non devi vergognarti... nel mio tempo è una frase normalissima quella che hai appena detto. Anzi, dovreste iniziare a darvi una mossa voi due, altrimenti rischiate di sconvolgere la Storia. - disse più ad alta voce volutamente per farsi sentire anche dal padre in cucina, e scatenando così i violento imporporarsi del viso di entrambi, mentre il resto dei presenti rideva di gusto.
Quelle risate furono il richiamo per i tre alieni che spuntarono nella stanza all'improvviso.
-Hei, cosa avete da ridere? - chiese Tart, dando un bacio sulla guancia a Paddy, che sorrise.
-Niente... ci divertivamo a prendere in giro mamma e papà. - Disse Minami divertita. - A proposito, ma voi tre da dove venite?Non vi ho visti per niente sta mattina.
-Scusaci piccola, eravamo impegnati a rimettere in sesto la nostra navicella semi distrutta, e cercare di recuperare le nuove armi che abbiamo portato. - le spiegò Ghish.
-Figo!!! Posso darci una occhiata??
-Ma certo, appena le avremo tirate fuori da li! - confermò Pai
-Ragazzi!! A tavola!! - li chiamò Kyle.
Così si avviarono tutti verso il tavolo apparecchiato poco distante e si misero a mangiare. Era bello stare tutti insieme, a ridere e scherzare come una vera famiglia. E la presenza di Minami alimentava molto questo concetto. Arrivati al dolce però Strawberry e Ryan si lanciarono uno sguardo serio, e dopo pochi secondi ci fu una violenta esplosione. Il portone era saltato, e due figure se ne stavano in piedi davanti al buco creatosi, con le braccia conserte, coperte dalla polvere che il botto aveva tirato su.
-Chi siete?? - chiese furibondo Ryan.
-Noi siamo la vostra rovina!
-Ragazze, sono loro! - disse Minami a bassa voce, un po spaventata.
-Presto trasformatevi. - le intimò Ryan.
-Mew Mina...
-Mew Lory...
-Mew Paddy...
-Mew Pam...
-Mew Berry...
-METAMORFOSI!!
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Eh si, lo so, sono cattiva, perché vi lascio così sul più bello... ma non uccidetemi!! =) Ad ogni modo, in questo capitolo non succede molto, se non alla fine. Diciamo che mi piaceva l'idea di farvi vedere l'aspetto umano dei nostri protagonisti che spesso diamo per scontato, come i vestiti, la biancheria ecc. Magari sono dettagli, ma io ci tenevo ad essere precisa ma non pesante. Spero che vi sia piaciuto!! =) Fatemi sapere! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 14
*** Meiko e Mamoru! ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui, con il nuovo capitolo che tanto avete atteso! =) Visto che sono stata un po' cattivella la volta scorsa, questa volta vi lascio ad un capitolo più d'azione!! =) Buona lettura!! =)

Appena pronunciata la formula per la trasformazione ci fu un istante di attesa, dove tutti gli occhi erano puntati sulle 5 ragazze. Ma qualcosa non quadrava. In teoria sarebbe dovuto apparire un fascio di luce ad avvolgere le mew per iniziare la trasformazione... ma ciò non avvenne. Le 5 rimasero esattamente com'erano: con la divisa da cameriere.
Le risate dei due Darsel fecero rinsavire i presenti.
-Ma come niente spettacolo?? E noi che eravamo venuti apposta per vedere i vostri costumini... - disse il maschio falsamente
dispiaciuto.

-Si, noi ci eravamo preparati per una grande battaglia e voi ci date buca? Beh meglio così, ci avete reso più semplice il compito. - disse la femmina
E detto questo, con uno scatto saltarono addosso alle ragazze, che nonostante fossero ancora “umane” riuscirono a sparpagliarsi per evitare l'attacco.
-Ryan perché le spille non vanno?? - chiese Strawberry che si era nascosta sotto un tavolo.
-Non lo so. Avete i segni, quindi le spille dovrebbero reagire con il vostro DNA, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. - le rispose il biondo dal tavolo accanto.
-E adesso che facciamo?? - chiese Mina dal tavolo difronte a quello della mew rosa.
-Non lo so...
-Prendete tempo!! Ho un'idea!! - disse a quel punto Minami, che senza attendere risposta, corse verso il laboratorio.
Le 5 mew si scambiarono una occhiata reciproca, e uscendo dai loro nascondigli si schierarono davanti ai nemici.
-Chi siete? - domandò Pam
-Che maleducati fratellino, non ci siamo presentati. Io mi chiamo Meiko, e lui e mio fratello Mamoru.
-Che cosa volete da noi? - chiese seria Strawberry.
-Oh, è semplice gattina... vogliamo te! - rispose Mamoru.
-Me?
-Si carina. Ci serve il tuo potere. Quindi adesso verrai con noi senza fare storie!
-Non ci penso nemmeno!!
-E dimmi come ti difenderai? Non puoi trasformarti, e non credo che tu abbia un'arma nascosta nella tasca del tuo ridicolo completino. - La schernì Meiko.
-Non sottovalutarmi strega!
-Strega a me?? Ma come ti permetti befana!!!!
-Ehh? Befana io??
-Ma ti sei vista racchia!!!!
-Questo è troppo!! - sbottò la Darsel che si lanciò contro la mew rosa iniziando a dare una serie di pugni che per fortuna la ragazza riuscì a schivare, ma purtroppo un calcio di Meiko arrivò dritto nel suo stomaco e Strawberry si piegò in due dal dolore.
La ragazza, anche se ancora con i fiatone riuscì a rimettersi quasi dritta e tornò a puntare il suo sguardo color cioccolato
negli occhi verdi di Meiko.

Le due si squadrarono per qualche secondo. Nello sguardo della mew, la Darsel lesse rabbia, determinazione, coraggio. Uno sguardo penetrante per a tratti un po' la spaventò. Ma anche lei si mostrò decisa. Avrebbe portato a termine il suo compito. Così intensificò il suo sguardo.
-Hai capito che non puoi nulla contro di me? - le disse sprezzante.
-Non ti illudere. Mi hai colpita una volta. Non mi hai certamente messa a tappeto!
-Allora sei cocciuta!! Eh va bene, se è questo quello che vuoi... sarai accontentata.
Così detto la Darsel le si scagliò contro con tutta la forza che aveva dando pugni e calci, e incassandone altrettanti. Dopo 5 minuti di lotta le due si separarono per prendere fiato.
Ryan le si avvicinò subito.
-Strawberry stai bene? Lascia perdere...
-NO! É me che vogliono, ma io non mi lascerò prendere tanto facilmente. Adesso fatti parte. Questa è la mia battaglia!! - disse seria la mew.
A nulla valsero i tentativi del biondo di farla ragionare. Non capiva che stava facendo esattamente il loro gioco. Volevano sfinirla così che avrebbero potuto portarla via approfittando della sua stanchezza. Ma Strawberry era testarda e impulsiva. Magari aveva capito anche lei le intenzioni dei nemici, ma il suo orgoglio le imponeva di combattere fino allo stremo delle forze, a maggior ragione se era lei stessa il bersaglio e non si sarebbe mai arresa. Ma Ryan era preoccupato anche per un'altra cosa: temeva che Mamoru potesse agire insieme alla sorella contro la mew, quindi attese che le due tornarono a lottare tra loro, e diede segno alle altre di attaccare il Darsel. Seguì l'incontro per un po notando con dispiacere che lui riusciva a tenere testa a tutte e quattro senza problemi. Poi volse lo sguardo sulle due ragazze: erano malconce e tremanti ma entrambe in piedi. Ma dopo qualche istante le gambe di Strawberry cedettero, e la giovane cadde a terra esausta. Con un forte lamento. Udendolo anche le quattro mew cessarono i loro inutili attacchi contro Mamoru, il quale andò a mettersi alle spalle della sorella. Strawberry era davvero stanca e piena di graffi e lividi. Dopo tutto lei era pur sempre umana, mentre la sua avversaria aveva non solo una enorme forza, ma una dose extra di energia.
La Darsel si avvicinò leggermente zoppa alla mew accasciata a terra. Con sorriso maligno si mise una mano in tasca e ne estrasse una specie di torcia che tutto faceva tranne che fare luce. La puntò contro la ragazza. Ma prima che potesse azionarla una forte luce bianca inondò la stanza accecando tutti.
Minami e i tre alieni erano apparsi dal corridoio e puntavano una strana pistola contro i due nemici. Quando la luce si dissolse i due fratelli erano chinati a terra, l'uno abbracciato all'altra, con le braccia sugli occhi per coprire quella luce fastidiosa. Approfittando di quel momento di stallo dei Darsel, Ryan corse a prendere Strawberry, rimasta anche lei a terra, con le mani davanti alla faccia per non farsi accecare. La prese in braccio e fece un fischio alle altre, facendo cenno con il capo di seguirlo.
Minami avanzò in direzione dei fratelli che stavano pian piano rimettendo a fuoco la vista dopo l'attacco luminoso.
-Fate un passo verso di noi, e questa volta i vostri occhi andranno a farsi benedire veramente!!
Non ci fu altra risposta dai due, se non delle occhiate truci. Ma dopo qualche secondo i due fratelli scomparvero, promettendolo solo che sarebbero tornati. Ma questo i nostri amici lo avevano già messo in conto.
Il gruppo tornò ad occuparsi di Strawberry, ancora priva di conoscenza tra le braccia del biondo.
-Quei graffi vanno medicati o faranno infezione. Controlla che non abbia segni di morsi. Ma non credo. Io arriverò tra un attimo. - Disse seria Minami rivolta al padre, che senza dire niente imboccò la strada per la sua camera. Adagiò la ragazza sul suo letto, e prese la cassetta del pronto soccorso. Si sedette accanto a lei e iniziò ad osservare ogni centimetro di pelle visibile in cerca di segni di morsi, ma per fortuna non trovò nulla. Così imbevve un pezzetto di cotone nel disinfettante, è iniziò a pulire il sangue che era colato dai graffi. Vide le piccole smorfie di dolore rigarle il viso, così intuendo che dovesse sentire bruciore, iniziò a soffiare sui graffi appena disinfettati per alleviare il dolore. Si occupò prima del viso, po passò alle braccia e infine le gambe. Poi le prese una caviglia e iniziò a muoverla per vedere se fosse rotta o slogata. Per fortuna le caviglie stavano bene, ma arrivato al polso destro, Strawberry emise un forte gemito di dolore, così il ragazzo notò che era slogato e le fece una fasciatura. Solo dopo aver finito di medicarla, si accorse che i suoi abiti erano stati rotti. Brandelli di stoffa le penzolavano da ogni parte e tratti di pelle si intravedevano all'altezza del petto, della pancia e della schiena.
In quel momento Minami busso un paio di volte alla porta, e senza attendere il permesso entrò.
-Come sta?
-Ha solo un polso slogato per fortuna.
-Poteva andarle molto peggio...
-Lo so, ma per fortuna non è successo.
-Si è svegliata?
-No. Ma sentiva dolore quando la medicavo.
-Ah, comunque lo zio Kyle ha deciso di tenere chiuso questo pomeriggio. Viste anche le condizioni in cui è ridotto il locale... - disse Minami avvicinandosi alla madre e controllando il respiro. -Sai, credo che si sia addormentata.
-Tipico di Strawberry! Ma questa volta se la merita una bella dormita. Le altre giù come stanno?
-Stanche, con qualche graffio, e senza danni seri...
-Ma...?
-Ma sono deluse.
-Deluse?
-Si, per il fatto che non si sono potute trasformare. Deluse dal fatto che non sono riuscite nemmeno ad indebolire Mamoru. Deluse da come è andato il primo approccio con il nemico. Credono di aver dato l'impressione di essere delle deboli e delle perdenti, e questo non riescono a mandarlo giù. Perciò, se fossi in te inizierei a prepararmi una motivazione valida sul perché le spille non hanno funzionato o i ritroverai anche tu gonfio di botte.
-Tu hai una qualche ipotesi?
-Purtroppo no. Queste le hai inventate tu papà, e tu solo puoi risolvere questo pasticcio. Per me è un tipo di tecnologia troppo antica, decisamente obsoleta... non riuscirei a cavarne un ragno dal buco.
-Grazie tante!! - le disse mentre la figlia si dirigeva alla porta.
-Ti aspettiamo giù! - gli rispose lei con un sorriso.
-Ok, arrivo tra un momento.
In effetti anche lui c'era rimasto parecchio male anche lui, per il fatto che le spille non avessero funzionato. Erano rimaste inattive per quattro anni e lui dava per scontato che una volta ricomparso il DNA modificato, tutto sarebbe tornato come prima. Avrebbe dovuto testarle appena consegnate alle ragazze. Se lo avesse fatto, durante l'attacco avrebbero potuto difendersi, e dare una bella lezione a quei due, magari demoralizzandoli un po' e sentendosi più cariche loro. Invece aveva ottenuto l'effetto contrario: 5 mew mew demoralizzate e malconce e due nemici più determinati che mai a rapire la sua Strawberry. Già anche questa storia non gli piaceva: volevano il suo potere... ma che significava? E per farne cosa poi? Troppe domande e nessuna risposta. Guardò nuovamente la ragazza che riposava nel suo letto. Dormiva per riposare il fisico ma la sua espressione era tutt'altro che beata.
Decise di scendere nel salone per accertarsi delle condizioni delle altre. Tuttavia sapeva che Kyle e Minami si erano presi cura di loro e poteva stare tranquillo. Arrivato nel salone tutti gli occhi furono subito su di lui, e una stana fitta al cuore lo invase.
Scrutò le espressioni delle ragazze: deluse, tristi, parecchio giù di corda, e anche un tantino arrabbiate.
La prima a rompere il silenzio fu Mina.
-Credo che come minimo tu ci debba una spiegazione!
-Hai ragione. Ma non so dirvi perché le spille non hanno funzionato...
-Ti rendi conto di che figura abbiamo fatto con i nostri nemici?? Ci credono delle perdenti, delle avversarie facili da controllare e da battere!! Non ci prenderanno sul serio! E adesso che sanno che non possiamo trasformarci ne approfitteranno per attaccarci di sorpresa e rapire Strawberry per chissà quale stramaledetto motivo!! E sarà solo colpa tua Ryan!!!
La mew bird aveva riversato tutta la sua rabbia sul biondino, come nessuno le aveva visto fare prima. Nemmeno nelle liti più scatenate con Strawberry si era mai scaldata tanto.
I biondo dal canto suo, dopo un iniziale istante di stupore, abbassò il capo e le diede ragione. Chiese scusa a tutte loro, e senza aggiungere altro tornò da dove era venuto.
Arrivò in camera e si affacciò alla finestra. La pioggia cadeva copiosa: non aveva la minima intenzione di smettere. Quei nuvoloni neri che incupivano la giornata, avevano lo stesso effetti anche dentro di lui. In quel momento, metabolizzando l'accaduto, sentì di aver fallito, per la prima volta in vita sua.
-MALEDIZIONE!!!! - urlò tirando un pugno sulla scrivania accanto – Sono un fallito!!!! Un fallito... - e così dicendo si accasciò a terra liberando le lacrime. Non aveva senso trattenerle.
-Non sei un fallito Ryan. - La voce premurosa di Strawberry e la mano calda poggiata sulla sua spalla, lo fecero voltare di scatto, mostrando il suo volto ricoperto dalle lacrime.
Alla ragazza le si strinse il cuore. Era la prima volta che vedeva Ryan piangere e le fece male vederlo in quelle condizioni. Così si inginocchiò accanto a lui e lo abbracciò. Un braccio attorno alle sua spalle e l'altra mano poggiata sulla sua nuca. Lo tenne stretto a se finché anche l'ultima lacrima non cadde da quelle pozze di cielo.
Una volta sicura che si fosse calmato, lo scostò da se per guardarlo in volto. Gli sorrise dolcemente.
-Non sei un fallito Ryan. Siamo semplicemente stati superficiali, tutti quanti. Avremmo dovuto immaginare che dopo quattro anni poteva esserci qualche problema, ma nessuno di noi ci ha pensato. Non devi incolparti di nulla. Io ho sempre avuto fiducia in te!
La calma e la dolcezza con cui lei pronunciò quelle parole ebbero il potere di tranquillizzare il cuore e la coscienza di Ryan. Così si asciugò le lacrime con la manica della maglia che indossava, e sorridendole fu lui, questa volta, ad abbracciare lei.
-Grazie Strawberry. - le sussurrò all'orecchio.
Lei sorrise di rimando godendosi quell'abbraccio. Si staccarono qualche secondo dopo. E con un'occhiata d'intesa si alzarono e raggiunsero gli altri.
Le ragazze, quando videro arrivare la loro amica, si precipitarono da lei. Notarono subito il polso fasciato e i mille graffi sulle braccia e sulle gambe, per non parlare del taglio che tagliava in diagonale la punta del sopracciglio sinistro.
-Come stai? - chiese Lory
-Un po' stanca e con una ammaccatura. Ma tutto sommato bene. Voi come state?
-Qualche graffio ma niente di rotto. - la informò Paddy, ricevendo conferma anche dalle altre.
Ma la mew conosceva bene le amiche, e notò che c'era qualcosa che le turbava.
-Ragazze... c'è qualcosa che non mi avete detto. Avanti fuori il rospo!
-Beh, la verità è che siamo deluse e amareggiate! - disse Mina.
-E come mai?
-E me lo chiedi anche?? Non hai visto cos'è successo oggi?? Non ci siamo trasformate, siamo state battute...
-Mina! Calmati! Ascoltate ragazze, è vero non siamo riuscite a trasformarci, ma questa è stata colpa di tutti. Avremmo dovuto controllare le spille da subito ma nessuno di noi ci ha pensato. E comunque non mi risulta una sconfitta, anzi! Mi pare che siano scappati via non appena Minami ha “acceso la luce”.
-Appunto! É stata Minami a sconfiggerli, non noi!
-Mina, Minami fa parte della squadra. É una di noi. Se al suo posto ci fossi stata tu, io non mi sentirei sconfitta, ma sarei fiera di te per averci salvate tutte!
-Forse hai ragione... - poi si girò verso la rossa – Grazie Minami per averci salvate!
-Ma figurati! Sono qui per questo!!
-Resta comunque il fatto che quei due antipatici ci credono delle perdenti!
-Meglio! Se loro ci credono vulnerabili, la prossima volta che attaccheranno avranno la guardia abbassata. Ma noi non ci faremo trovare nuovamente impreparate. La prossima volta che arriveranno noi saremo pronte a riceverli. E gli infliggeremo una batosta che non dimenticheranno! Capite? - disse rivolgendosi a tutte.
Mentre parlava, Strawberry sentiva nascere nel cuore una nuova speranza piena di carica e di energia. E riuscì a infondere questi stessi sentimenti anche alle sue amiche che, radunate intorno a se, la ascoltavano con attenzione.
Ryan rimase estasiato. “Parla come una vera leader. Ecco perché ti ho scelta come capo della squadra. Ecco perché ti amo!” pensò tra se. Ma la voce della ragazza lo richiamò sulla Terra.
-Allora, chi è con me per fargliela pagare? - chiese la ragazza guardando tutti i presenti in sala, mentre tendeva il braccio al centro.
-Io! - disse Mina mettendo il braccio su quello dell'amica.
-Contate su di noi! - si fecero avanti Paddy e Lory aggiungendo le loro braccia
-Sono con voi amiche. - disse Pam, poggiando il suo braccio su quello di Lory.
-Non dimenticatevi di noi! - disse Tart che mise il suo braccio sugli altri, seguito a ruota dai fratelli.
-Ci sto anche io! - disse Minami aggiungendo il suo braccio.
-E voi due? - chiese Strawberry rivolta a Kyle e Ryan.- Non vi unite a noi?
-Come potremmo mancare? - disse Kyle
-Infondo abbiamo dato noi il via a tutto questo no? - aggiunse Ryan poggiando il suo braccio sugli altri, così come fece Kyle.
-E allora mettiamocela tutta!!! - dissero tutti in coro alzando contemporaneamente tutte le braccia verso il soffitto. Scoppiarono tutti in una sana risata liberatoria.
Ne pomeriggio tutti diedero una mano a sistemare i danni che il locale aveva subito a causa dell'attacco.
Anche Mina, per una volta, prese volentieri scopa e palettino, dando una mano a spazzare via le macerie, e i resti di tavoli e sedie distrutte, mentre Strawberry, avendo un polso fasciato, svolgeva compiti poco impegnativi. Finalmente arrivò l'ora di cena. Kyle e Ryan prepararono la cena, che fu gradita da tutti. Dopo la cena le ragazze si trattennero poco o niente. Preferirono tornare a casa a riposare.
Quando Strawberry fu a casa, venne bombardata di domande dai suoi genitori. Ma lei disse semplicemente che si era scontrata con Lory: cadendo aveva messo male il polso e si era graffiata con i cocci delle tazze rotte. Kyle l'aveva medicata. Fine della storia. I suoi dopo un'ultima controllata si tranquillizzarono, e la lasciarono andare a dormire. Sua madre la aiutò a cambiarsi e a mettersi a letto. Finalmente sola si lasciò andare al sonno con la mente sgombra, troppo stanca per pensare a qualsiasi cosa. Intanto al Caffè, Ryan non riusciva a dormire. Continuava a pensare alle parole di Strawberry, agli abbracci che si erano scambiati, alla dolcezza di quel contatto e alla sensazione di completezza che aveva sentito, mentre la stringeva tra le sue braccia.
Ma i suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
-Avanti.
-Papà, disturbo? - chiese Minami infilando la testa nella fessura della porta
-No, vieni pure.
La rossa entrò e si richiuse la porta alle spalle.
-A che pensavi?
-A tante cose...
-E tra queste cose c'è per caso l'abbraccio con la mamma?
-Cosa? E tu come lo sai?
-Ero venuta a chiamarvi e quando ho messo la testa al di la della porta vi ho visti abbracciati... e se non sbaglio qualcuno piangeva.
-Ah. Bella impicciona!
-Guarda che me ne sono andata subito!! Ad ogni modo... credo che questo comporterà qualcosa tra voi. Insomma, oggi vi ho visti molto uniti, molto in sintonia. Perché non le parli?
-Credi che non ci abbia pensato? Sai quante volte in questi anni ho provato a parlarle? Non ci sono mai riuscito...
-Perché non eri sicuro dei suoi sentimenti. Adesso che lo sei puoi andare a colpo sicuro.
-E chi ti dice che lei prova qualcosa per me?
-Papà... se io sono qui, vuol dire che siete fatti per stare insieme. A proposito: rischiate di fare tardi sulla tabella di marcia, e se ritardate a mettervi insieme adesso, i mio futuro potrebbe cambiare.
-Guarda che i sentimenti non nascono così a comando!
-Lo so, ma voi due siete fatti per stare insieme! In che altro modo devo dirtelo!! Parlale, falle capire quello che provi, senza strafare. Segui il tuo cuore. I suoi sentimenti sono assopiti dentro di lei. Devi solo risvegliarli. Ma lo devi fare adesso, o ci saranno delle conseguenze! Riflettici. Beh, buona notte papà! - e così dicendo lo lasciò solo con i suoi pensieri.
In effetti Minami non aveva tutti i torti. Se lei era li, ed era figlia sua e di Strawberry, questo voleva pur dire qualcosa no? Si voltò verso la finestra e sorrise. Adesso sapeva quello che doveva fare...
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Bene, capito bello lungo e bello pieno! =) Che dire, spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate!! =) Ringrazio calorosamente tutte quelle che lasciano un commento, e anche tutte coloro che semplicemente leggono la mia storia. Grazie a tutte =) Alla prossima!!! =)

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Capitolo 15
*** Confessioni d'amore in una fredda notte d'inverno! ***


Ciao a tutte ragazze! =) Sono tornata! Vedo che la mancata trasformazione vi ha lasciate stupite... bene, era proprio quello che volevo: stupirvi! E ora che ci sono riuscita penserete che sia soddisfatta. E invece no! Siccome mi piacciono troppo le vostre reazioni alle mie “sorprese”, ho deciso che ne metterò delle altre, e sempre più grosse (per quanto la mia fantasia me lo permette), quindi senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo. Spero che vi piaccia! =) Buona lettura!! =)

Senza pensarci su due volte si trasformò in Art. Era parecchio tempo che non lo faceva, e inizialmente era un po' titubante, ma a trasformazione avvenuta si tranquillizzò. Balzò agilmente fuori dalla finestra servendosi dell'albero li accanto per arrivare sulla strada e iniziò a contare i minuti. Non aveva bisogno di stare attento alla strada: conosceva quel tragitto molto bene. Lo aveva fatto molte volte, quattro anni prima, quando di nascosto andava a controllare che la ragazza dai buffi codini rossi stesse bene. Gli piaceva osservarla dormire. Era così tranquilla, così serena, che riusciva a trasmettere quella beatitudine anche a lui, calmando il suo cuore spesso mosso da forti sensazioni contrastanti. Arrivò sotto la finestra della ragazza, e senza fatica riuscì a raggiungere il davanzale. Osservò bene la stanza, soffermandosi su quella figura interamente coperta dal pesante piumone color lampone, che ogni tanto si muoveva. La luce era spenta. Solo l'orario digitale della sveglia illuminava lievemente i pochi oggetti accanto. Decise di cercare un buco, uno qualsiasi per entrare in casa. Così iniziò a vagliare le altre finestre, e fortunatamente trovò la finestra del bagno aperta. Entrò furtivo, e fece sbucare il musino grigio fuori dalla porta. Si guardò intorno e riconobbe la porta della camera di Strawberry alla sua sinistra. Tese le orecchie e con uno scatto arrivò alla porta notando che, per fortuna, era socchiusa. Entrò nella stanza appena in tempo per riprendere le sue sembianze umane. Rimessosi su due zampe chiuse delicatamente a porta per non fare rumore. Poi si voltò e posò lo sguardo azzurro sul letto. Si avvicinò a passo lento, controllando dove mettesse i piedi. Non voleva centro inciampare in qualcosa rischiando non solo di svegliare lei, ma anche i suoi e trovarsi così in una situazione parecchio spiacevole. Notò però con suo stupore che la stanza era decisamente ordinata. Evidentemente tutto quello che era successo aveva una piccola nota positiva: l'aveva aiutata molto a crescere e maturare. Arrivato al letto, notò che da sotto l'enorme e pesante coperta, faceva capolino un ciuffo di capelli castano scuro, e tre dita affusolate e bianche, che stringevano il bordo della coperta. Ryan non poté fare a meno di sorridere tra se. Dopo tutto, in fondo al suo cuore, era sempre la solita vecchia Strawberry. Sempre stando attento a non svegliarla, si sedette sul letto accanto a lei, con la schiena poggiata alla testiera. Strawberry si mosse, ma fece semplicemente uscire la testa fino al naso al di fuori dell'involucro che si era creata per prendere aria. Più la osservava, più istintivamente gli veniva voglia di accarezza quei capelli lisci da sembrare seta. E così fece. Passo delicatamente una mano sulla testa della ragazza, e le regalò delle carezze. Poi, con il dorso della mano, scese giù, fino alle gote arrossate. Anche li lasciò alcune carezze. Ma il contatto con la pelle fu più diretto e questo destò dolcemente dal sonno la mew. Aprì lentamente gli occhioni color cioccolato e sbatté le palpebre più volte per mettere a fuoco. Ruotò la testa quel tanto che bastava per immettere il biondo nel suo campo visivo, senza uscire dalle coperte più di quanto non lo fosse già.
Rimase a fissarlo per qualche istante mentre lui ricambiava il suo sguardo con un sorriso, giusto il tempo di realizzare che non stava sognando: Ryan era davvero li con lei, nella sua camera, che la stava accarezzando. Appena si rese conto della realtà Strawberry scattò fuori dalle coperte mettendosi in ginocchio sul letto, lontano dalla presa del biondo.
-Ryan! Che ci fai qui?? - disse sottovoce.
-Perché ti ha dato fastidio? - chiese lui con un filo di voce.
-Si!... cioè, no! Cioè... oh insomma! Mi spieghi che diavolo ci fai in camera mia a quest'ora della notte? Come cavolo sei entrato??
-Punto primo sono solo le 23. Punto secondo sono entrato dalla finestra del bagno che ho trovato aperta... ero Art!
-Non mi hai ancora detto il motivo di questa tua visita!
-Beh, non c'è un motivo preciso! Avevo bisogno di vederti!
-Potevi chiamarmi.
-E rovinare l'atmosfera che c'era prima? Eri così dolce mentre dormivi. - disse lasciando che un sorriso illuminasse il suo viso.
A quelle parole la ragazza arrossì notevolmente. Cosa che non sfuggì al biondo.
-Che fai, adesso arrossisci per un complimento?
-Beh è che è raro riceverne da te. E comunque quello che si è creato prima, era un momento molto intimo, solo nostro...
-E qual'è il problema?
-No, nessun problema... è solo che non sono più abituata ad avere momenti di “dolcezza” così intimi con un ragazzo. Tutto qui.
-Capisco. Beh se questo ti mette in imbarazzo, è meglio che vada. - e così dicendo fece per alzarsi, ma lei non glielo permise.
Appena capite le intenzioni del biondo, Strawberry si stese sul letto, facendo in modo di poggiare la testa sulle gambe di lui, che sgranò gli occhi interdetto da quel gesto.
Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile proprio da lei, e la mew stessa si stupì dell'azione appena compiuta. Ma era stato un movimento istintivo: non voleva che andasse via, e il suo istinto le aveva detto che l'unico modo per bloccargli la via era quello, e lei lo aveva seguito senza pensare. E così si era ritrovata stesa su un lato dando le spalle al biondo, ma con la testa poggiata sulle sue gambe e una mano poggiata sulle sue ginocchia.
Nessuno disse nulla per i primi secondi. Poi lui le poggiò una mano sulla tempia, e iniziò ad accarezzarle i capelli come aveva fatto poco prima. Nemmeno questa volta riuscì a trattenere un sorriso sincero, che però gli morì quando vide sul suo ginocchio il polso fasciato. Prova inequivocabile dello scontro avvenuto qualche ora prima. La voce di Strawberry lo richiamò alla realtà.
-Sai, mi piacciono molto le tue carezze... mi rilassano il corpo, il cuore e l'anima. - disse lei in un mezzo sbadiglio, mentre con l'altra mano si tirava addosso la coperta malamente scalciata via, qualche minuto prima.
-Io ci sarò sempre per te. Per qualsiasi cosa, in ogni momento. - le sussurrò lui all'orecchio.
Lui non poteva vederlo, un po' perché lei gli era di spalle, e un po' perché il suo volto era coperto dal piumone, ma era sicuro che fosse nuovamente arrossita.
Il fatto che lei fosse arrossita così frequentemente nell'arco di pochi minuti lo portò indietro di quattro anni, quando era ancora la buffa ragazzina con i codini rossi che arrossiva per delle sciocchezze. La ragazzina di cui si era innamorato.
Guardandola ora, tante cose erano successe che l'avevano cambiata fuori è un pochino anche dentro. Ma lui riusciva sempre a trovare quel posto remoto, molto infondo alla sua anima, che aveva mantenuto le fattezze di quella buffa ragazzina con i codini rossi.
-Senti Ryan, posso chiederti un favore?
-Certo.
-Resteresti qui così finché non mi riaddormento?
-Come mai questa richiesta?
-Non saprei darti una risposta precisa. Ma con te mi sento bene, al sicuro... ma soprattutto con te mi sento... mi sento... amata.
-E sarà così per sempre se lo vorrai.
A quel punto lei tirò su la testa per poterlo guardare negli occhi.
Ryan sentì che quello era il momento perfetto per confessare i suoi sentimenti. Non avrebbe avuto occasione migliore di quella. Così chiuse gli occhi per un momento, per prendere coraggio, e poi parlò.
-Vedi Strawberry, io sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho vista, a quella mostra sugli animali a rischio. A quell'epoca feci finta di niente visto che tu non avevi occhi che per Mark. - sentir pronunciare quel nome, provocò in lei una serie di brividi, ma scacciò via i brutti pensieri e tornò ad ascoltare il biondo. Infondo quella era una dichiarazione d'amore, e niente popo di meno che di Ryan Shirogane. - Quando sono partito per me è stato come morire, ma non ce la facevo più ad avervi sotto gli occhi ogni giorno. Mi sono detto che se fossimo stati lontani, tu avresti vissuto più tranquilla la tua vita, e io ti avrei dimenticata. Ma ogni notte il tuo ricordo tornava a tormentarmi, segno che non era destino per me dimenticarmi di te. Rassegnato all'idea che saresti stata il mio tormento, decisi di rendere quella tortura meno dolorosa possibile. Così ogni notte mi abbandonavo al tuo ricordo, vivendo una illusione per qualche ora. Ma in quel modo riuscivo a tamponare la ferita al cuore che non si sarebbe mai rimarginata. Quando anni dopo mi hanno mandato in Giappone il mio cuore stava per scoppiare. Ero confuso. Non sapevo se ti avrei rivista e che effetto mi avrebbe fatto, o come avresti reagito tu. Trovarti su quell'aereo è stata la cosa migliore che mi potesse capitare. E da quando i miei occhi si sono fusi con i tuoi sull'aereo, i miei sentimenti sono tornati a battere nel cuore, più vivi di prima. Io ti amo Strawberry, adesso molto più di allora.
La ragazza lo aveva ascoltato in silenzio, arrossendo ad ogni parola, ma sentendo il cuore battere sempre più veloce. Per quanto la sua dichiarazione l'avesse fatta felice, la sua ferita personale ancora troppo presente in lei, era come un freno. Ma questa volta non le permise di rinunciare a prescindere. Si disse che avrebbe dato una possibilità a Ryan. Dopo quello che avevano condiviso durante l'incidente aereo, sentiva che tra loro si era creato un legame speciale.
-Ryan, quello che mi hai appena detto, sono le parole più belle che un ragazzo mi abbia mai detto, e non sai quanto mi riempano di gioia. Ma sai anche che un'ombra nera e cupa aleggia ancora imperterrita sul mio cuore. Nonostante questo voglio darti... darci, una possibilità. Frequentiamoci. Aiutami a riprendere confidenza con l'universo maschile. Io sento che con te può funzionare. Ma dovrai essere paziente. Molto paziente. Dovrai fare piccoli passi, ed attendere che io mi abitui ad uno, prima di andare avanti. Sei disposto a sopportare tutte le mie paure, le mie incertezze, i miei tempi lunghi? Sei disposto a disinfettare le ferite che si riapriranno? Sei disposto ad amarmi nonostante tutto questo?
-Si, Strawberry! Io sono disposto a fare di tutto per te! Ti amo, e tutto ciò che vorrei è stare con te! Non importa quante volte dovrò curare il tuo cuore. Non importa quanto tempo dovrò aspettare. Non importa quante volte dovrai cadere... io ci sarò. Ti terrò per mano e ti aiuterò ad alzarti. Sarò sempre al tuo fianco!
Così si guardarono negli occhi per lunghi istanti. Cielo e terra fusi in un unico sguardo, carico di speranza, di voglia di
provare. Poi Strawberry tornò a stendersi sulle gambe di Ryan, che riprese a coccolarla. Era una sensazione bellissima per entrambi, stare in quella posizione.
Non dissero più nulla. Non c'era più bisogno delle parole. L'atmosfera che si era creata era magica proprio per il silenzio che la dominava.
Alla fine, dopo lunghissimi minuti, o forse era passata un'ora, a nessuno importava, in un sussurro la mew augurò la buona notte al biondo che attese qualche secondo ancora. Controllò che il respiro di lei fosse regolare, poi adagiò piano la testa di Strawberry sui cuscini. Stava per avviarsi alla finestra quando tornò accanto al letto e le posò un delicato bacio sulla guancia. Sorrise ancora osservandola dormire beata. Alla fine aprì la finestra, si sedette sul davanzale e richiuse il vetro senza il minimo rumore. Riprese la sua forma felina e con il cuore traboccante di felicità tornò al caffè.
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Bene, oggi mi sentivo particolarmente romantica, e così è uscito questo capitolo, interamente dedicato ai nostri piccioncini. Spero che non sia troppo smielato. Sappiate che non rispondo di eventuali aumenti di diabete e non intendo pagare i conti dei vostri dentisti per le eventuali carie dovute al troppo zucchero di questo capitolo! XD Ok a parte gli scherzi, fatemi sapere se vi è piaciuto! =) Alla prossima!! 

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Capitolo 16
*** Ultimatum! ***


Ciao a tutte!! =) Come stanno i denti e il livello del diabete? XD I miei stanno lentamente tornando nella media! =) Ad ogni modo dopo un po' di romanticismo ci vuole una svolta no? =) Quindi ecco qui il capitolo! =) Buona lettura!! =)

Tornato al Caffè, Ryan fece piano per non svegliare nessuno. Non immaginava affatto che ad attenderlo, c'era sua figlia. Così quando lei gli diede il ben tornato, nel buio della cucina, il biondo non poté non spaventarsi.
-Ciao papà!
-Maledizione Minami!! Mi hai spaventato a morte!! Che diavolo ci fai ancora sveglia?
-Ti aspettavo! - disse con un sorriso innocente. - Allora, com'è andata con la mamma?
-Meglio di quanto mi aspettassi.
-Tutto qui? - chiese delusa. - Io voglio i dettagli!
-Non se ne parla. Questa è una faccenda privata tra me e tua madre. Tu stanne fuori!
-Ma...
-No Minami! Niente “ma”.
-Oh e va bene. - disse lei avviandosi verso le scale. Ma prima di imboccare la rampa fece spuntare nuovamente la testa dal muro. - tanto domani la mamma mi dirà tutto! - disse facendo la linguaccia a Ryan e scappando su per le scale.
Il biondo si passò una mano tra i capelli sospirando sconfitto. Sapeva che aveva ragione. Strawberry non avrebbe resistito alla tentazione e avrebbe raccontato tutta alla figlia e alle amiche. Così, sconsolato se ne andò nella sua stanza e pensò.
Quello che era appena successo... non riusciva nemmeno a descriverlo. L'atmosfera magica che si era creata tra loro; il parlarsi in modo così diretto senza vergogna. Insomma, era riuscito a dirle che l'amava guardandola negli occhi. Certo si sarebbe aspettato un bacio, anche piccolo. Ma alla fine era andata meglio di ogni sua previsione.
All'inizio credeva di aver fatto una stupidata ad andare da lei. Credeva che lo avrebbe buttato fuori dalla finestra a calci gridando come una pazza. Invece lei gli aveva concesso l'onore di corteggiarla (se così si può dire). Certo sapeva che non sarebbe stato facile, ma per niente al mondo si sarebbe lasciato sfuggire quella occasione. L'avrebbe conquistata e sarebbe riuscito a farla tornare la Strawberry solare di una volta. Si, lui ci sarebbe riuscito.
Così carico di felicità andò a dormire.
Il mattino dopo, quando aprì gli occhi, non era nemmeno l'alba. Guardò la sveglia: le 5.40
Si alzò e andò alla finestra aprendo gli scuri. L'aria era fredda, parecchio fredda. Il cielo era ancora scuro. Le stelle continuavano a brillare nel cielo. Aveva dormito 5 e mezzo, ma non si sentiva per niente stanco. Anzi, avvertiva in se una strana energia e si sentiva stranamente euforico. Fece un sorriso enorme davanti alla finestra e pochi istanti dopo si ritrovò a sghignazzare.
Si lavò e si vestì più in fretta del solito, dedicando maggiore attenzione al suo aspetto. Poi scese in cucina. Prese una tazza di caffè è mangiò un muffin al cioccolato. Era davvero buono, come tutti i dolci preparati da Kyle. A Strawberry sarebbe piaciuto molto. In quell'istante un'idea balenò nella sua testa. Così prese un sacchettino di carte, scelse il muffin più grande che riuscì a trovare nella teglia e lo infilò nel sacchetto che chiuse con cura con la spillatrice. Poi guardò nel cassetto delle confezioni regalo e trovò un fiocco rosa. Decise di applicarlo al sacchetto. Si, adesso era davvero grazioso.
Grazioso?!?! E da quando io uso certe parole??? Ahhh questo è l'effetto Strawberry!!” si disse sorridendo. Salì nuovamente in camera sua. Si avviò direttamente alla scrivania, dove su un Post-it rosa scrisse poche righe e attaccò il biglietto al sacchetto con un pezzetto di scotch per essere sicuro che non si staccasse. Indosso le scarpe, la sciarpa e la giacca, uscì nel giardino sul retro e assunse la sua forma felina. Afferrò il sacchetto con la bocca e corse verso casa di Strawberry. Arrivato li salì su un albero poco distante dalla finestra della camera della ragazza. Li riprese la sua forma umana. Con u salto arrivò sul davanzale, aprì la finestra ed entrò richiudendosela alle spalle. Guardò verso il letto. La trovò più o meno come l'aveva lasciata 6 ore prima. Sorrise e poggiò il sacchetto sul comodino. Le posò un delicato bacio sulla testa e uscì dalla finestra così com'era entrato.
Tornò al caffè passeggiando, in tutta tranquillità. In altre circostanze avrebbe abbreviato il viaggio a causa del freddo, ma in quel caso l'adrenalina nelle sue vene scorreva talmente veloce che non sentiva il freddo. Il suo cuore pompava sangue a mille. E in più la fiamma dell'amore aveva ripreso a bruciare più ardentemente di prima nel suo cuore. Così si godette la passeggiata. Quando arrivò a destinazione, notò la luce della cucina accesa. Si avvicinò e vide Kyle con la faccia pensierosa. Con una mano teneva la sua tazza poggiata sulle labbra, e l'altro braccio era poggiato al tavolo. Lo sguardo fisso sulla teglia dove due buchi spiccavano tra le file ordinate di muffin.
-Buon giorno. - disse Ryan distogliendo il moro dai suoi pensieri.
-Oh, ciao Ryan. Non ti ho sentito arrivare. Mah.. sei uscito?
-Si dovevo fare una cosetta.
-A quest'ora? Con questo freddo? Cosa mi stai nascondendo? - chiese il pasticcere curioso.
-Io? Assolutamente niente! - rispose il biondo facendo lo gnorri.
-Si certo, raccontane un'altra!! - la voce di Minami li fece sobbalzare entrambi.
-Cosa vorresti dire?? - chiese imbarazzato Ryan.
-Oh Buon giorno cara.
-Ciao zio Kyle! Sai benissimo di cosa sto parlando paparino!
-Minami c'è qualcosa che non so?
-In effetti si... - iniziò la rossa.
-Minami no! Non farlo! - le disse il padre con tono serio.
-Dai Minami dimmi tutto, muoio dalla curiosità! - la incalzò lo zio.
-Bene. Devi sapere zietto che il nostro Romeo ieri sera è andato a confessare il suo amore alla sua Giulietta!!
Kyle rimase interdetto per qualche secondo, decifrando la metafora, poi capì che si stava riferendo al Ryan e Strawberry. A quel punto un enorme sorriso si dipinse sul suo volto.
-Ecco dove sei sgattaiolato ieri sera. - Questa volta era il biondo ad essere rimasto sorpreso. - Non credere ce non ti abbia
visto correre via... gattino!

-Beccato! - disse in tono arrendevole il biondo, messo alle strette dalla figlia e dal suo migliore amico.
-Adesso devi raccontarmi tutto!!
-Che vuoi che ti dica?
-Come “che vuoi che ti dica”?? TUTTO!!
-Beh, abbiamo parlato per un po'. Poi lei ha involontariamente aperto l'argomento. Così mi sono fatto coraggio e le ho detto tutto. Lei non mi ha detto propriamente si... però vuole che ci frequentiamo. Dice che di me si fida e che tra noi può funzionare.
-Beh, amico, sono davvero felice per te!
-Grazie Kyle.
-Solo una curiosità papà: ti ho visto rientrare poco fa. Dove sei andato?
-Si, quella cosetta che dovevi sbrigare ha per caso a che fare con Strawberry e i miei muffin?
-Uno l'ho mangiato io per colazione. L'altro... - non finì la frase. Uscì invece dalla cucina scappando più veloce che poteva nella sua stanza prima di essere assalito da altre domande.
I due rimasti in sospeso si scambiarono un sorrisino e poi si diedero da fare in cucina attendendo le ragazze. Una volta arrivate, Minami sarebbe andata con il padre in laboratorio per capire come mai le spille non avessero funzionato.

La sveglia suonò alle 7.45. Strawberry aprì gli occhi, uscendo lentamente dalle coperte. Con una mano spense la sveglia. Ma oltre quella tastò qualcosa che non riconobbe. Così tirò fuori la testa dalle coperte, girandosi verso il comodino. Notò così il sacchetto bianco con il fiocco e il post-it. Un leggero sorriso prese il posto dello stupore.
Afferrò così il post-it. Sopra c'erano scritte poche righe nella calligrafia di Ryan.
Buon giorno piccola.
Spero che questa piccola sorpresa possa in parte sostituire la mia dolcezza, almeno finché non sarai tra le mie braccia.
Ti amo, Ryan.
Strawberry sorrise quasi emozionata, stringendo il foglietto al cuore. Lo poggiò sul comodino e prese il sacchetto. Infilò la mano dentro pescando il muffin. Quando lo vide, il sorriso che aveva sul volto si allargò ancora di più per quanto possibile. Lo osservò per qualche secondo: muffin al cioccolato. Proprio come piacevano a lei. Tolse la carta da un lato e diede un morso. Il sapore del cioccolato le invase la bocca e i sensi, lasciandola in una sensazione di beatitudine che solo il sapore del cacao da sempre le donava. Ma questa volta non era solo quello. C'era dell'altro. Così la giovane fece tornare la mente alla sera precedente, a quello che era successo e a ciò che si erano detti.
In quel momento si chiese come avesse fatto a lasciarle quel sacchetto. Che lo avesse lasciato la sera prima? Impossibile. Il dolcetto era ancora leggermente tiepido. Che fosse venuto quella mattina? Probabile. Ma le finestre erano tutte chiuse. Mah, se lo sarebbe fatto dire da lui appena arrivata al Caffè. Si gustò con calma il suo muffin convinta che l'affetto che Ryan provasse per lei fosse racchiuso in quel dolcetto. Questo la mise di buon umore. Così dopo colazione si preparò e andò al Caffè.
Quando arrivò era leggermente in anticipo rispetto alle altre, così dopo aver salutato Minami e Kyle che la guardarono con uno strano sorriso, e dopo essersi cambiata, andò in camera del ragazzo. Bussò un paio di volte alla porta, prima di ricevere il permesso di entrare.
Così girò la maniglia ed entrò.
Ryan era seduto sul suo letto, dava le spalle alla porta, con un portafoto tra le mani.
Strawberry si avvicinò piano a lui e rimase in piedi alle sue spalle guardando la foto che il ragazzo stava osservando. Notò
che il vetro che copriva la foto era bagnato. Si notavano delle gocce in rilievo. Non ci mise molto a capire che quelle erano lacrime. Così senza dire niente poggiò una mano sulla spalla di lui e la strinse un po', per dirgli che lei c'era per qualsiasi cosa. Per consolarlo. Per invitarlo a condividere con lei il suo dolore, qualsiasi fosse stato.

A quel tocco Ryan girò di scatto la testa e vide Strawberry che accennava un mezzo sorriso per sostenerlo. Aveva ancora gli occhi lucidi. Si vedeva che aveva pianto da poco.
Lui la guardò dritto negli occhi, poi si girò verso di lei e la abbracciò forte restando seduto sul letto scoppiando nuovamente a piangere. Lei gli strinse le spalle e poggiò il mento sulla sua testa. Mentre con una mano gli carezzava i capelli, gli sussurrava all'orecchio di sfogare il suo dolore, che lei era li e non lo avrebbe abbandonato.
Lo lasciò piangere tutto il tempo necessario. Dal piano di sotto si sentivano le voci delle altre che si lamentavano del suo ritardo. Ma poco importava in quel momento. Dopo quello che era successo la sera precedente, prima c'era Ryan, dopo veniva tutto il resto.
Quando finalmente si fu calmato si asciugò gli occhi con la mano e sollevò la testa per guardarla. Lei continuava a sorridergli.
-Ti sei calmato? - gli chiese dolcemente.
-Si... grazie Strawberry.
-Sono qui per questo. Sai ieri tu hai promesso che mi saresti sempre stato vicino e che avresti curato le mie ferite. Io non l'ho specificato, ma anche io farò lo stesso con te. Puoi sempre contare su di me!
Lui allora lasciò che un sorriso di riconoscenza e pieno di dolcezza prendesse possesso delle sue labbra, e che illuminasse il suo viso. Si abbracciarono forte, ringraziandosi tacitamente. Poi sciolsero l'abbraccio.
-Adesso che sei calmo ti va di dirmi perché piangevi? - chiese sempre con dolcezza.
-Oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre. Mi manca in un modo che non puoi nemmeno immaginare. Lei era la dolcezza fatta a persona. Era buona e molto bella ma non se ne vantava. Era una donna semplice e gentile. Una madre e una moglie affettuosa come ne esistono poche. A volte penso che piuttosto che stare attaccato ai miei libri avrei dovuto passare più tempo con lei...
-Hei... non potevi saperlo. Si vede così che era una donna meravigliosa. Ma lei non se n'è andata completamente sai? Lei è sempre qui dentro. - disse lei poggiando una mano sul cuore di lui. - E veglia continuamente su di te insieme a tuo padre. Ricorda che non sei solo. Hai Kyle, le ragazze... hai me!
-Dio Strawberry, nemmeno lo immagini quanto ti amo!! - disse lui poggiando la fronte contro quella di lei. Chiusero entrambi gli occhi beandosi di quel momento, quando la porta della camera si aprì di scatto catapultando a terra le quattro ragazze impiccione e rivelando Pam e Kyle in piedi davanti a tutta la scena rossi in faccia per essere stati beccati ad origliare.
Così Ryan si alzò di scatto.
-Si può sapere che ci facevate dietro la porta? Sapete che origliare è maleducazione?? E poi se siete tutti qui, i clienti chi li sta servendo??
Un coro di “opss” e “accidenti” si levò dai presenti che si dileguarono in pochi secondi. Lasciando i due nuovamente soli. Si scambiarono un rapido sguardo e sorridendo raggiunsero gli altri. A quel punto Ryan fu trascinato in laboratorio dalla figlia e dai tre alieni, mentre Strawberry fu riempita di piatti da portare ai tavoli.
Non erano passati nemmeno 20 minuti da quando avevano iniziato a lavorare che un enorme boato fece tremare l'edificio e fece spaventare tutti quanti. Uscirono tutti fuori per vedere cosa fosse successo, quando la loro attenzione venne catturata da un palazzo poco distante che era appena crollato su se stesso, diventando un cumulo di macerie. Le sirene dei vigili del fuoco, delle ambulanze e della polizia sovrastavano le urla della gente sconvolta e e i primi pianti. Ma dalla polvere che il palazzo aveva sollevato uscirono allo scoperto i due Darsel in forma umana, con sguardo maligno negli occhi e un sorriso omicida sulle labbra. Si stavano dirigendo verso il gruppo delle mew con passo deciso.
Quando furono abbastanza vicini Meiko parlo:
-Avete visto di cosa siamo capaci? Sappiate che non ci fermeremo finché non avremo ottenuto quello che vogliamo!
-Cosa volete allora? - chiese Strawberry
-Te! Ci servi tu! E sappi che finché non verrai con noi, noi continueremo a far crollare palazzi con degli innocenti dentro! Tutte le persone che moriranno le avrai sulla coscienza. Ma la nostra prossima tappa sono i tuoi genitori. Scegli Strawberry: o ti arrendi a noi o guarderai i tuoi genitori morire! Hai un'ora di tempo. Scaduta quella ci incontreremo di nuovo qui, e questa volta non saremo soli. Rifletti bene Mewberry!! - E così dicendo scomparvero.
La mew era rimasta immobile, con lo sguardo vuoto rivolto verso il basso. Nella sua testa mille pensieri orribili si stavano già facendo strada. Le vite dei suoi genitori dipendeva da lei. Ma chi le dava la certezza che una volta che si fosse arresa, i suoi sarebbero stati salvi? Ovviamente nessuno. Non sapeva davvero cosa fare. Arrendersi forse per niente o combattere e rischiare di far morire i suoi? Già, combattere... ma con quali armi? Le spille non andavano, e le armi di Minami non erano state ancora costruite.
Sembrava non esserci una speranza.
Sembrava non esserci una via d'uscita...
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Bene, ancora un po' di dolcezza tra i nostri due piccioncini per la vostra felicità e il colpo di scena finale come piace a voi! =) Spero che il capitolo vi sia piaciuto! =) Fatemi sapere cosa ne pensate!! =) Ovviamente ringrazio tutte voi: sia chi legge e commenta, sia chi legge e basta. =) Alla prossima ragazze! =)

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Capitolo 17
*** Decisioni... ***


Ciao a tutte! =) Eccomi tornata! =) So che è passato più tempo del solito, ma mio fratello aveva gli esami e ho dovuto aiutarlo a prepararsi! =) Adesso che è finita ho riacquistato il mio tempo libero, e posso tornare a dedicarmi alla scrittura! =) Vi ho lasciate con un bel dilemma alla fine dello scorso capitolo, quindi senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo! =) Buona lettura! =)

Sembrava non esserci una speranza.
Sembrava non esserci una via d'uscita...
Una mano poggiata sulla sua spalla la risvegliò dai suoi pensieri.
-Strawberry... - iniziò Ryan.
Quando lei voltò lo sguardo su di lui si rese conto di non riuscire a sostenerlo. Così diede una rapida occhiata agli altri e senza dire nulla corse via tra le grida degli altri che richiamavano.
Ryan stava per correrle dietro quando Minami lo fermò.
-No papà. Lasciala andare. Ha bisogno di stare da sola adesso... - Notò lo sguardo interdetto del padre che non capiva. - Devi darle il tempo di metabolizzare la notizia. Vedrai che appena sarà pronta verrà da noi.
-Ma un'ora passa in fretta. Potrebbe fare qualcosa di avventato!
-Credi che non conosca mia madre? Sicuramente starà pensando si risolvere la cosa da sola. Se cerchiamo di impedirglielo si caccerà sicuramente nei guai.
-Cosa dovremmo fare secondo te?
-Sono sicura che poco prima dello scadere del tempo verrà qui a dirci come agire. Vedrai!
-Forse hai ragione ma non sono tranquillo.
Lei lo prese per mano e lo guidò all'interno del caffè, dove i clienti stavano rientrando. Quando scese in laboratorio notò che la teca dove Mash era stato riposto era vuota, e il vetro era rotto. Così Ryan andò in cucina.
-Ragazze qualcuna di voi ha liberato Mash?
-No perché?
-Il vetro è rotto e la teca è vuota.
-Cosa?? Aspetta un attimo... - Pam era corsa giù negli spogliatoi.
Aprì la porta è notò la divisa dell'amica gettata a terra. L'armadietto ancora aperto e i suoi vestiti soliti spariti, così come la sua borsa. Tornò su dagli altri e riferì il tutto.
-Ragazzi – disse Ryan rivolgendosi ai tre alieni – dobbiamo trovarla! Che ne dite di dividerci e cercarla?
-Io ci sto! - disse Ghish
-Va bene. - si aggregò Pai
-Vengo anche io! - confermò Tart.
-E noi? - chiese Paddy.
-Voi dovete badare al Caffè e ai clienti!
-Papà non è una buona idea andarla a cercare!
-Credi che dovrei stare qui ed aspettare che si faccia uccidere? Andrò a riprenderla prima che faccia qualcosa di stupido!!
-Allora non capisci?? Se andrai a prenderla rovineresti tutto!! Le faresti capire che non hai fiducia in lei e nelle sue capacità, che vuoi sempre difenderla facendola sentire una bambina!
-Minami adesso basta!! Credi di poter venire qui e dirmi come devo trattarla e cosa fare con lei?? Potrai anche conoscere i nostri futuri, ma di come siamo adesso non sai niente!! Lei è sempre stata impulsiva, con un istinto omicida. Pur di salvare gli altri sacrifica se stessa. Ci sono già passato una volta, non ho intenzione di lasciare che si sacrifichi una seconda volta!
Così uscì dalla porta sul retro seguito dai tre alieni.

Intanto Strawberry dopo essersi cambiata era scesa giù e aveva preso Mash. Ma poco distante dalla teca, aveva notato qualcosa che l'aveva incuriosita. Una valigetta. Non sapeva bene perché, ma sentiva che poteva tornarle utile. Così la prese notando lo spesso strato di polvere. Nessuno ne avrebbe notato l'assenza. Andò poi nel parco Inohara. Accese il robottino che risvegliatosi riempì di feste l'amica.
-Anche io sono davvero felice di rivederti amico mio! Senti devo chiederti una cosa molto importante!
-Tutto quello che vuoi Strawberry!! - disse con la sua vocina meccanica.
-Rintraccia i miei genitori e manda le coordinate al caffè. Poi torna qui da me. Hai solo mezz'ora Mash!
-Ok. Ok.
-Bravo piccolino! - Così la ragazza lanciò in aria il robottino che sparì nel cielo qualche attimo dopo.
Strawberry andò a sedersi ai piedi del ciliegio alle sue spalle.
Quattro anni prima lei e le sue amiche avevano scongiurato un contagio mortale proprio da questi ciliegi. All'epoca era tutto diverso. Era talmente presa dal ruolo di mew, da Mark e dalla situazione da aver trascurato troppo i suoi genitori. Dopo quello che era successo poi, decidendo di partire, sentiva di averli abbandonati. Loro non avevano mai espresso giudizi sulla sua scelta di andarsene. Anzi, avevano detto che la capivano. Adesso che loro erano in pericolo però si era resa conto di aver sprecato troppo tempo. Forse sarebbe dovuta tornare a casa per le vacanze.
Avrebbe dovuto invitarli da lei, avrebbe dovuto...
Troppo tardi. Adesso l'unico suo pensiero era quello di salvarli.
Proprio in quel momento Mash fece ritorno andando a posizionarsi sul ventre della ragazza.
-Fatto. Fatto.
-Bravissimo! Adesso rimpicciolisciti, entra nella mia tasca e non parlare finché non te lo dico io, hai capito? É molto importante.
-Va bene.
-Meiko!!!! So che mi senti!! Vieni fuori!!!
Dopo qualche secondo la Darsel venne fuori.
-Hai già preso l tua decisione?
-Si! Verrò con voi. Dov'è tuo fratello?
-Sono qui Strawberry! - il Darsel apparve alle sue spalle.
-Che ci fai qui idiota?? - chiese furiosa la sorella.
-Ha detto che verrà con noi, non c'era più motivo di restare li.

In laboratorio intanto Kyle aveva ricevuto il messaggio di Mash con le coordinate. Non sapeva cosa ci fosse a quell'indirizzo, ma se veniva da Mash centrava sicuramente Strawberry. Così sali nella sala e con i suoi modi da bravo padrone del locale invitò la clientela a lasciare il locale per un problema di sorto nell'edificio, lasciando tutti gli altri allibiti.
Quando i clienti se ne andarono le ragazze gli chiesero spiegazioni. Ma lui senza dire nulla indirizzò di sotto.
-Ragazze, ho ricevuto un messaggio da parte di Mash. Ci ha inviato delle coordinate.
-Davvero? Pensi che Strawberry sia li? - chiese Mina preoccupata.
-Non lo so, ma se le hanno mandate dev'essere importante.
-Hai già chiamato Ryan? - chiese Pam.
-No, e non intendo farlo per ora.
-COSA?? - chiesero in coro.
-Avete capito bene. Se Strawberry non dovesse essere li, Ryan andrebbe su tutte le furie e perderebbe la testa. É meglio mandare voi a controllare. Se doveste avere bisogno d'aiuto chiamate prima me. Penserò io ad avvertire Ryan se necessario.
Ok?

-Va bene. Quali sono le coordinate? - chiese Minami.Kyle digitò le coordinate nella mappa della città e avviò a ricerca. Il risultato era casa di Strawberry.
Così le 5 appurata la destinazione, corsero subito li.

Arrivate davanti alla porta suonarono il campanello, ma nessuno venne ad aprire. Allora tesero l'orecchio, ma nessun suono. Decisero si guardare dalle finestre per scorgere qualsiasi segno, e fu allora che li videro.
I genitori di Strawberry erano legati mani e piedi, seduti a terra in salotto schiena contro schiena, mentre una terza figura, di spalle, stava in piedi accanto a loro. Poi dopo circa un paio di minuti la terza figura scomparve, un po' come facevano gli alieni. Attesero qualche secondo per accertarsi che non sarebbe tornata, e decisero di entrare. Dovevano salvarli e avvertire in tempo la loro amica prima che commettesse qualche sciocchezza. Così Minami diede una calcio alla porta d'entrata per sfondarla e le 5 entrarono. A quella vista i genitori si Strawberry si stupirono.
Le 5 li liberarono dalle funi e li svegliarono dal loro stato di trance. Per poi andarsene prima che potessero vederle, richiudendo la porta.
Girato l'angolo Lory prese il telefonino e chiamò Kyle.
-Ragazze tutto a posto?
-Abbiamo trovato i genitori di Strawberry. Erano legati e svenuti. Quando simo arrivate c'era Mamoru con loro, ma dopo due minuti è sparito, così ne abbiamo approfittato per liberarli.
-Bene, e Strawberry?
-Non c'era traccia di lei. Chissà dov'è finita.
-Aspetta... Ragazze dovete rientrare subito! Sta succedendo qualcosa di strano!
-Ricevuto. Ragazze, ha detti Kyle di tornare subito. Stava succedendo qualcosa...
Così le 5 fecero dietro front e tornarono alla base.
Nel mentre Kyle chiamò Ryan.
-Ryan devi venire subito qui! Sta succedendo qualcosa, riesco a darmi solo una spiegazione e non ti piacerà!
-Si tratta di Strawberry?
-Si.
-Chiama tutti gli altri, sto arrivando!

Al parco Inohara intanto...
-Dovevi restare li fino al mio segnale!! Sei un buono a nulla!!!
-Ma Meiko, l'hai sentita? Ha detto che verrà con noi!! Che motivo avevo di restare li?
-Ahhh, ne riparliamo dopo!
Così i due Darsel si misero ai fianchi della ragazza, la presero per le braccia e tutti e tre sparirono...
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Bene, è un capitolo sconnesso, poiché le due scene si svolgono nello stesso arco di tempo. Spero di non avervi confuso le idee! =) Cosa sarà successo al Caffè? Dove porteranno Strawberry? E nella valigetta cosa c'è? =) A voi la parola! =) Alla prossima belle!! =) Ciao!! =)

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Capitolo 18
*** Trasformazione! ***


Ciao a tutte! =) Come vedete la nostra Strawberry ha deciso di fare di testa sua, come sempre. So che avete parecchie domande in sospeso dallo scorso capitolo, quindi vi lascio alla lettura! =)

Quando furono tutti in laboratorio Kyle spiegò loro cosa stava succedendo.
-Allora ragazzi, la cosa è semplice ma alquanto grave: Strawberry è scomparsa. Dico letteralmente! Non riesco più a rilevare nemmeno i suoi geni da gatto, nel il calore corporeo, ne il suo cellulare... niente. Come se non esistesse. L'unica spiegazione logica che spiega questo fatto è che Strawberry abbia deciso di andare via con i nostri nemici. - Attese qualche secondo per dare il tempo agli altri di assorbire la notizia tra lo stupore e la rabbia. - E c'è anche un'altra cosa. Strawberry oltre a Mash ha portato via anche la valigetta.
-Quella valigetta? - chiese Ryan ancora più stupito.
-Si, proprio quella valigetta.
-Scusate se vi interrompo ma.... POTRESTE DIRLO ANCHE A NOI??? - sbottò Mina all'improvviso attirando su di se l'attenzione dei presenti.
-Calmati Mina... - le disse piano Lory che era accanto a lei.
-In quella valigetta c'erano una boccetta di Acqua Mew, la spilla e le armi di Strawberry. Abbiamo riposto le vostre spille, le vostre armi e una goccia di Acqua Mew in valigette separate, ognuna di voi ha la propria. - rispose Ryan.
-Ma se non siamo riuscite a trasformarci l'altra volta, non ci riuscirà nemmeno adesso... si farà uccidere! - disse Paddy allarmata.
-Forse invece potrebbe funzionare questa volta. - si intromise Minami – vedete, io e papà abbiamo lavorato a lungo sulle spille, ma non c'era nessun problema tecnico. Però era come se mancasse lo stimolo... quel qualcosa che le attivava nei momenti di pericolo... Papà hai detto che dentro ogni valigetta c'è una goccia di Acqua Mew giusto?
-Si perché? Aspetta, pensi che...
-Si, pensavo proprio a quello.
-Di che state parlando? - chiese Kyle a nome di tutti.
-Penso che la presenza dell'Acqua Mew possa riattivare le spille e completare la riattivazione dei vostri geni. Però dovremmo testare questa teoria.
-Ma mettiamo il caso che funzioni, chi lo dirà a Strawberry? - chiese Paddy.
-Già, come facciamo a metterci in contatto con lei? - le diede manforte Pam.
-Secondo me, la mamma arriverà alle nostre stesse conclusioni. Ma adesso dobbiamo verificare la mia ipotesi. Zio Kyle potresti prendere le altre valigette per favore?
-Perdonate la domanda ma... come ha fatto Strawberry a capire che quella era proprio la SUA valigetta? - chiese Mina.
-Semplice mia cara, perché ogni valigetta ha una linea del vostro colore distintivo. - Le rispose Kyle porgendole la sua.
Le valigette erano piccole ma molto spesse. Grige con una linea colorata al centro. Quando le 4 mew le aprirono, dentro c'erano sistemati la spilla, l'arma e la boccetta di Acqua Mew, proprio come aveva detto Ryan.
-Bene adesso cosa dobbiamo fare? - chiese Lory.
-Prendete la boccetta dell'Acqua Mew e versate la goccia sulla spilla. - spiegò Minami.
Le 4 obbedirono. Dopo alcuni secondi la goccia si era assorbita e le spille si illuminarono.
-Bene, adesso provate a trasformarvi. - continuò la rossa.
Quando le ragazze pronunciarono la formula il familiare fascio di luce le avvolse permettendo loro di vestire i panni da Mew.
-Che bello ci siamo riuscite!!!!! -gioì Paddy
-Hei scimmietta non me lo ricordavo così il tuo costume... - le fece notare Tart.
La ragazzina si osservò per un secondo, notando con sua sorpresa che indossava abiti diversi rispetto a anni prima, e come lei
anche le altre.

-E questi? - chiese Mina.
-Beh.. diciamo che l'altra sera non avevo nulla da fare così mi sono permessa di “migliorare” i vostri costumi... - Minami ricevette un'occhiataccia dal padre. - Guarda che sono le stesse che indossate nel futuro. Il tessuto è più resistente, più elastico e riesce a proteggervi dalle ferite superficiali. Ad esempio, se venite colpite da una scarica elettrica molto potente, con indosso questo costume, il voltaggio si abbassa e la corrente, a contatto con la pelle fa meno male. É impermeabile, e ha una resistenza minima al fuoco. - tentò di giustificarsi la rossa.
-Però... Minami sei un genio!! - si complimentò Lory.
-Grazie zia! E poi vi donano parecchio!
-Se avete finito di fare le ragazzine, vi ricordo che la vostra amica è scomparsa! - Ryan aveva rotto quel piccolo attimo di tranquillità, riportando tutti quanti alla cruda realtà.
-Il fatto che siamo riuscite a trasformarci, non significa che siamo in grado di rintracciare Strawberry. Dobbiamo solo aspettare che lei si trasformi per poterla raggiungere con il teletrasporto Mew. - spiegò Pam.
-Spero solo che stia bene, e che capisca come fare. - Ryan si stava rattristando pensando alla sua mew.
-Non vorrei fare il guastafeste ma vi ricordo che quei due probabilmente la tengono prigioniera, e chissà cosa intendono farle. Quindi non credo che avrà il tempo e/o la forza di pensare a come trasformarsi. - Pai aveva toccato un tasto dolente. E purtroppo per loro aveva ragione.
-Ha ragione... che facciamo?
Tutti chinarono la testa cercando di trovare una soluzione.

Quando Strawberry scomparve con i due Darsel, riapparve due secondi più tardi in uno strano laboratorio. La luce filtrava solo dalla porta che sembrava parecchio distante da dove erano loro: segno che il laboratorio era molto grande. Non c'erano finestre. Nel gioco di ombre creatosi dalla poca luce, vide, alzando lo sguardo, dei lampadari al neon attaccati al soffitto, lunghi e stretti.
Meiko lasciò la presa dal suo braccio lasciandola in custodia al fratello, per dirigersi verso un tavolo. Ne raccolse un oggetto che la mew non riuscì a distinguere finché la Darsel non si fu nuovamente avvicinata a lei. A quel punto la vide: era una piccola pistola con un ago all'estremità. Al posto della canna c'era una fialetta di vetro contenente uno strano liquido rosso intenso. A prima vista sembrava sangue. A dopo una seconda occhiata Strawberry notò che era molto più liquido, ma non seppe se gioirne o essere ancora più preoccupata. Una cosa però la sapeva: qualsiasi cosa fosse stato, non le avrebbe fatto bene. Non ebbe però il coraggio di chiedere cosa fosse.
Quando Meiko iniziò ad avvicinare l'ago della pistola al suo collo, il primo istinto fu quello di divincolarsi dalla presa salda che Mamoru aveva sui suoi polsi... ma fu tutto inutile. Più lei cercava di allentare la sua presa, più lui stringeva. Quando l'ago bucò la pelle e la carne del suo collo, per circa tre secondi sentì il liquido scorrere nella vena, poi un forte capogiro la colpì non permettendole più di pensare e agire lucidamente. Sentiva le tempie pulsare. Temeva che le sarebbero scoppiate per il dolore. Avvertiva anche una certa debolezza in tutto il corpo. Le gambe non avrebbero retto ancora per molto il suo peso. E le palpebre iniziavano a farsi pesanti. La vista offuscata. E in breve perse anche la presa sulla valigetta che non aveva mai mollato, e poi tutto diventò buio.
Riaprì gli occhi lentamente cercando di mettere a fuoco. Sentiva ancora la testa girarle leggermente. Provò a muovere i polsi ma non ci riuscì. Allora voltò piano la testa per controllare e vide che erano tenuti vermi da anelli d'acciaio. Stessa cosa per le caviglie. Notò che non aveva più indosso i suoi vestiti ma solamente una sottoveste bianca, semitrasparente, lunga fino alle ginocchia. Una fioca luce gialla proveniva dalla sua destra, ma il pian su cui era poggiata non le consentiva un'ampia visuale. Capì allora di essere stesa. Vide dei carrellini non molto distanti da dov'era, ma non riusciva a distinguere quali oggetti vi erano poggiati. Questo la rendeva irrequieta... per non dire spaventata.
Poi con un rumore metallico la porta si aprì, rivelando in lontananza una luce chiara molto accesa, e una figura nera in mezzo. Si udì anche una strana risata e questo non fece che aumentare il senso di terrore che stava velocemente salendo il lei...
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Capitolo un po' cortino ma di passaggio. Diciamo che vi ho introdotte in quella che poi sarà l'azione vera e propria della situazione. Per quanto riguarda il cambio di look delle nostre guerriere... io avevo provato a caricare l'immagine ma non ci sono riuscita. Quindi per questo capitolo date pure sfogo alla fantasia, mentre io cerco di caricare l'immagine nel prossimo. Se qualcuna di voi sa come si fa e me lo spiega in un messaggio privato mi farebbe un bel favore. =) Per il resto attendo come sempre le vostre recensioni, che mi fa davvero molto piacere ricevere. Una cosa che dico spesso a chi recensisce: recensite secondo il vostro modo di fare. Non vi preoccupate di risultare noiose, troppo espansive o pazzerelle. Siate voi stesse e dite tutto quello che vi sentite di dire, a modo vostro. Questo mi aiuta a capire un pochino di voi, ed è una cosa che adoro!

Bene siccome la nota sta diventando più lunga del capitolo a momenti, vi saluto e alla prossima!! =)

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Capitolo 19
*** La nuova dimensione (parte 1) ***


Ciao ragazze, eccomi tornata! =) Allora, vedo che vi ho leggermente messo in difficoltà lo scorso capitolo! Vi avviso subito che ci sarà una scena un po'... spinta in termini di crudezza... Spero di non perdere punti. Giudicate voi! =)

Quando la figura si avvicinò a lei riuscì a metterla a fuoco, ma in quel volto non riconobbe ne Meiko, ne Mamoru. Era uno strano personaggio. Aveva i capelli piuttosto corti, neri. Un paio di occhiali tondi e un sorriso da squilibrato sempre stampato in faccia. Indossava un lungo camice bianco da medico che copriva il resto. Tutta via la sua voce era calda a in un certo senso, rassicurante.
-Bene ragazzina, vedo che ti sei svegliata...
-Chi sei?
-Credo che questo sia l'ultimo dei tuoi problemi adesso mia cara... Io, se fossi in te, mi preoccuperei di quelli. - disse facendo luce sul carrellino poggiato accanto a lei. A quella vista Strawberry sgranò gli occhi e impallidì all'istante. Su quell'affare c'erano vari strumenti per la tortura, uno più appuntito e inquietante dell'altro. Come se non bastasse, erano tutti coperti di sangue incrostato.
Più li guardava, e più sentiva il proprio sangue gelare nelle vene. Il solo pensiero di entrare in contatto con uno di quei cosi spaventosi, la terrorizzava a morte.
Quella sottospecie di scienziato pazzo inspirò profondamente.
-Ahhh, il dolce profumo della paura. Lo vedo che sei spaventata mia cara, e questo non fa che rendermi ancora più euforico.
-Che cosa vuoi farmi mostro?? - chiese lei cercando di mascherare almeno un po' la paura.
-Beh, per prima cosa devo estrarre tutto il tuo potere e consegnarlo ai miei padroni. Una volta fatto questo il tuo corpicino innocuo sarà perfetto per usare i miei amati giochi... - disse indicando il carrellino.
Un'altra fitta di terrore allo stato puro si impossessò di Strawberry. Istintivamente cercò di sfilare i polsi dagli anelli metallici, senza successo.
-Oh no no no no, mia cara non è così che si fa. Se non stai buona mi costringi a punirti. - e così dicendo premette un pulsante sul lato del piano e tre grossi anelli metallici le avvolsero il collo, il petto e il bacino per immobilizzarla del tutto.
A quel punto la poveretta poté solo seguire la figura con la testa per vedere cosa stesse prendendo dal carrellino degli orrori. 
Lo scienziato pazzo prese una siringa molto lunga, che terminava però con tre aghi spessi e appuntiti. Senza dire niente si avvicinò a lei.
-Questa speciale siringa di mia invenzione, assorbirà tutto il tuo potere – disse facendo una risatina maligna. - Farà molto male, perciò preparati.
E senza preavviso conficcò gli aghi nella tempia di Strawberry che gridò di dolore...

Mentre tutti erano intenti a pensare Ryan sentì molto chiaramente un grido nella sua testa, che lo portò ad inginocchiarsi e tapparsi le orecchie con le mani.
-Papà!! Che ti succede?
-Un grido. Ho sentito un forte grido, e la voce sembrava quella di Strawberry. Era come se la stessero torturando.
-E molto probabile che sia così. - disse Pai.
-Ma se era davvero lei come ho fatto io a sentirla?
-Lo so io: avete entrambi i geni del gatto Iriomote, e questo vi permette di entrare in contatto anche in via telepatica. Se tu adesso provi a parlarle nella tua mente lei dovrebbe riuscire a sentirti e a risponderti. - spiegò Minami.
-Ne sei sicura?
-Sei stato tu a scoprirlo!
-Adesso ci provo.
Ryan si concentrò su Strawberry. “Strawberry, mi senti?”
Ryan?”
Si sono io...” nuovamente un grido straziante. “Strawberry!! Che cosa ti stanno facendo??”
Ryan... stanno assorbendo i miei poteri... fa male... aiutami...” poi Ryan non riuscì più a sentire niente.
-MALEDIZIONE!!!
-Che succede Ryan? - chiese Ghish.
-Le stanno assorbendo i poteri. Sta soffrendo. Non riesco più a mettermi in contatto con lei.
-Non ti ha detto dov'è? - chiese Minami.
-Non ho fatto in tempo a chiederglielo.
-Ragazzi, forse lo so io dov'è! - annunciò Kyle.
-Cosa?? - chiesero tutti avvicinandosi a lui.
-Ho intercettato un altro segnale di Mash. Ma non sono qui. Sono in un'altra dimensione.
-Possiamo arrivarci con il teletrasporto Mew? - chiese Pam.
-Credo di si... ma richiederà parecchio sforzo.
-Voglio venire con voi! - disse Ryan.
-No papà, non puoi!
-Perché no?
-Per andare laggiù le ragazze dovranno sforzarsi e non poco. Per portare anche te dovrebbero fare una maggiore fatica, e per affrontare quelle creature avranno bisogno di tutta la forza possibile. Saresti solo di peso. Per di più sei senza armi. Come pensi di dare una mano?
-Hai ragione...
-Andremo noi con loro. Possiamo trasportarci su qualsiasi dimensione vogliamo. - suggerì Tart.
-Ma non sappiamo quale sia. - disse Paddy.
-Non preoccupatevi. Appena sarete arrivate attivate le spille e noi tre vi raggiungeremo.
-Va bene.
Così le ragazze si misero in cerchio, si presero per mano e concentrarono la loro energia sul teletrasporto. Dopo qualche secondo sparirono.
Riapparirono in un corridoio buio con tutte le pareti nere. Solo dei candelabri appesi alle pareti ogni tanto illuminavano il cammino. Sciolsero il cerchio e attivarono la connessione delle spille.
-Ragazzi, mi sentite? - chiese Pam.
-Si Pam. Ci stiamo connettendo. Tra pochi secondi saremo li. Voi non muovetevi. - Rispose Pai dall'altra parte.
Come promesso, dopo 10 secondi apparvero i tre alieni.
-Pam sono arrivati? - chiese la voce di Kyle.
-Si, sono appena apparsi.
-Bene, adesso andate a cercarla ma rimaniamo sempre in contatto. - disse questa volta Ryan.
-OK! - fu la risposta di tutti.
-Allora io propongo di dividerci per fare prima. - propose Pai.
-Sono d'accordo. - rispose Lory.
-Mina io e te andiamo da questa parte – disse Ghis indicando le scale alle loro spalle, mentre la Mew bird annuiva.
-Lory noi andremo per di qua invece – disse Pai indicando il lungo corridoio davanti a loro.
-Noi tre invece andremo a destra ragazzi. - disse Pam a Paddy e Tart. - Teniamoci in contatto. Se dovesse succedere qualcosa
non esitate a chiamare!

E così il gruppo si divise. Ma più correvano più sembrava arrivare da nessuna parte.
Ghish e Mina salirono le scale, ma dopo la 13 rampa di scale non si era ancora visto il piano d'arrivo. Quando finalmente dopo altre 7 rampe trovarono la fine, si resero conto che quello era il punto da cui erano partiti.
Nel frattempo Lory e Pai stavano percorrendo il corridoio: ad un certo punto dovettero svoltare a sinistra, e dopo pochi metri nuovamente a sinistra, per poi trovarsi difronte un altro lungo corridoio.
Contemporaneamente Pam Paddy e Tart avevano imboccato il corridoio di destra, che era pieno di porte. C'era un pezzo di corridoio, poi una porta, e di nuovo corridoio con un'altra porta.
I due gruppi raggiunsero Mina e Ghish al punto di partenza.
-Ragazzi, che ci fate qui? - chiese Paddy.
-Siamo tornati al punto di partenza. - disse Mina.
-Questo posto sembra un maledetto labirinto!! - sbottò Tart.
-Dev'esserci una via d'uscita. Qualcosa che ci è sfuggito. Sta volta andremo tutti insieme. 7 paia di occhi sono meglio di 2. - disse Pai.
-Bene, da dove partiamo? - chiese Mina.
-Facciamo il corridoio davanti.
Così il gruppo si mise in cammino. Questa volta andarono piano controllando sulle pareti il minimo segno, ma esattamente come prima, fatta la curva si ritrovarono punto e d'accapo.
Senza perdersi d'animo fecero le scale. 20 rampe di scale filate senza interruzioni, per ritrovarsi nuovamente al punto di prima.
La pazienza stava raggiungendo il limite troppo velocemente. Presero quindi il corridoio di destra, e dopo poco aprirono la porta che conduceva al corridoio successivo. Raggiunta la fine del quarto corridoio notarono che c'erano due porte.
-Hei è questa? Non c'era prima quando ci siamo passati. - fece notare Paddy.
-Voi da quale lato siete usciti prima? - chiese Pai.
-Beh, tutte le porte sono sulla destra, e noi abbiamo preso l'unica che c'era, quella a destra. - rispose Pam.
-Quindi adesso prendiamo quella a sinistra. - disse Ghish.
Così il gruppo si addentrò nella porta di sinistra e entrò dentro una piccola stanza. Appena varcata la soglia, la porta alle loro spalle si richiuse automaticamente, e non ci fu modo di riaprirla.
-Adesso possiamo solo andare avanti. - concluse Pam.
Così attraversarono la stanzetta e si ritrovarono davanti ad un portone di legno, con un disegno floreale il acciaio. Le pesanti maniglie di ferro erano sigillate da uno strano lucchetto.
-Ci servirà una chiave per aprirlo. - disse Paddy.
-Si, ma dove la troviamo una chiave? - chiese Mina.
-Aspettate... - disse Pai avvicinandosi al portone. Afferrò le maniglie e provò a tirare, ma in quel momento una voce parlò.
"Chiunque questa soglia vuole attraversare, una prova dovrà affrontare. Un enigma vi sarà proposto la cui risposta avrà un costo: se la risposta esatta darete libero accesso avrete. Ma se la risposta errata sarà, morte certa vi aspetterà."
-Che facciamo? - chiese Mina sottovoce.
-Non abbiamo scelta, dobbiamo accettare la sfida. - disse Pam.
-Accettiamo la prova! - disse Pai ad alta voce.
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi la voce tornò a parlare.
"Ci sono tre fratelli. A volte son brutti, mentre altre volte son belli. Il primo non c'è perché sta uscendo. Il secondo non c'è perché sta venendo. C'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli atri due c'è. Chi sono? Un minuto a voi è dato."
I 7 si allontanarono dalla porta e iniziarono i ragionamenti.
-Ragazzi avete sentito? - chiese Lory alla spilla.
-Si abbiamo sentito. Che razza di indovinello è? - disse Ryan.
-Allora ragioniamo: tre fratelli... -disse Kyle.
-Il primo non c'è perché va via. - Ripeté Pam
-Il secondo non c'è perché deve arrivare – continuò Paddy
-Il terzo c'è. Ma se non c'è lui mancano anche gli altri... -finì Mina.
-Che cosa può essere...
-Ragazzi forse ci sono! - disse Minami dall'altra parte della spilla. - non sono delle persone che stiamo cercando. Il primo fratello non c'è perché sta andando via: il presente che passa. Il secondo non c'è perché sta arrivando: il futuro che deve arrivare. Se il terzo non c'è non ci sono nemmeno gli altri: chi non ha passato non può avere ne presente ne futuro giusto?
-Minami sei un genio! - disse Lory.
-Non sappiamo se sia questa la risposta... - iniziò Pai.
-Non avete più tempo! - disse Kyle.
"Il tempo è finito, a voi la parola. Date la risposta, avete una possibilità sola."
-La risposta è: Presente, Futuro e Passato. - rispose Pai ad alta voce.
Attesero in silenzio per qualche secondo. Poi il terremoto scosse la stanza. Ma il pavimentò non crollò sotto i loro piedi, ne il
tettò cadde loro addosso.

Fu invece il pesante portone ad aprirsi davanti a loro.
I ragazzi si guardarono compiaciuti, e poi senza attendere ancora, oltrepassarono la soglia...



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Bene, ecco a voi la prima parte dell'avventura delle nostre Mew. Sono riuscite a trovare una pista. Ma sarà quella giusta? Lo scoprirete nella prossima puntata! =)
Per quanto riguarda l'immagine, i disegni li ho fatti io, spero che vi piacciano! =) Se così non fosse siete autorizzate a tirare i pomodori (evitate la faccia però, grazie xD). Come vedete manca Strawberry per l'ovvio motivo che lei non si è ancora trasformata! =)
Per il resto a voi la parola! =) Ditemi se vi piace il capitolo. L'indovinello è stata la parte più difficile da scrivere, e mi auguro che sia di vostro gradimento. Alla prossima!! =)

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Capitolo 20
*** La nuova dimensione (parte 2) ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo!! =) Allora, la strada che hanno trovato i nostri eroi sarà quella giusta, oppure sarà solo una trappola? =) Buona lettura! =)

Attraversato il portone, questo si richiuse alle loro spalle con un forte tonfo. Non sapevano bene, dove si trovassero, ma in lontananza vedevano una luce. Decisero così di andare in quella direzione.
-Pam? Mi sentite? - chiese Kyle.
-Si Kyle. La risposta di Minami era giusta. Il portone si è aperto. Siamo in una specie di corridoio nero, ma si vede una luce in lontananza. Ci stiamo dirigendo li.
Senza attendere risposta la ragazza chiuse la comunicazione.
Quel corridoio sembrava non finire mai. Più loro correvano, e più la luce sembrava allontanarsi. Dopo non seppero quanto tempo però la luce si ingrandì, fino ad avvolgerli completamente. Ma non era quello che tutti si aspettavano.
Una strana creatura con il corpo da donna, la testa da gatto e le ali di farfalla li attendeva al varco. Dietro di lei di vedeva solo un enorme muro di siepi.
-Fermi dove siete! - disse la creatura.
-Lasciaci passare! - disse Ghish
-Per star qui non avete il permesso, il passaggio a voi non è concesso.
-Ma perché parlano tutti in rima? - chiese Tart a Paddy sotto voce, provocando la risatina della ragazza.
-Cosa dobbiamo fare per passare? - chiese Lory alla creatura.
-Una gemma dovrete ottenere e la corona completare.
-Come facciamo ad ottenere le gemme? - domandò Mina.
-Una prova ognuno di voi dovrà affrontare. Contro se stesso dovrà lottare. Amore o Ragione questo è il dilemma. La scelta opportuna svelerà la strada per la gemma. Con la verità si risponde, senza paura, sia essa facile o dura. Uno alla volta fatevi avanti, forza e coraggio, se tenete ad attraversare il passaggio.
Così il gruppo si mise in fila davanti alla creatura.
Prima della fila era Mina.
-Giovane Mina, o forte guerriera rinunceresti all'amore per una brillante carriera?
La ragazza ci pensò su un attimo. Pensò a tutte le volte che nessuno dei suoi parenti era venuto per assistere ai suoi saggi di ballo. Da quando aveva sistemato i rapporti con suo fratello lui andava spesso a vederla, e sapere che lui fosse li la rendeva più motivata, ballava meglio ed era più felice.
-No. Che senso ha avere una carriera brillante se non puoi condividere le gioie con chi si ama?
-L'amore hai scelto, il tuo cuore dice il vero. L'aquila ti aprirà il sentiero. - disse la creatura mostrando a Mina un ingrasso al labirinto alla sua sinistra. Sopra l'arco che univa le due siepi c'era intagliata un'aquila reale. La ragazza si posizionò li davanti e attese.
La seconda era Lory.
-Lory, saggia ragazza, con il cuore e il sacrificio o con la logica salveresti la tua razza?
Lory ragionò. Per quanto fosse nobile il sacrificio non c'erano molte probabilità che fosse quella la mossa giusta. La logica offriva metodi più efficaci e sicuri per la salvaguardia del genere umano e quello animale.
-Userei la logica, che mette a disposizione metodi efficaci e sicuri.
-La logica è la tua risposta, e di questo sei convinta. Affronterai quel sentiero. Il delfino ti darà la spinta.
Così Lory andò a posizionarsi davanti all'ingresso del labirinto appena alla destra della creatura. Sull'arco c'era intagliato un delfino.
Il terzo era Pai.
-Pai, dei tre sei il maggiore, moriresti per amore piuttosto che riservare a lei il destino peggiore?
Pai ci pensò. Per lui il sentimento dell'amore era decisamente una cosa nuova. Volse lo sguardo su Lory che lo stava osservando come tutti, e sentì il suo cuore accelerare quando lei sorrise.
-Si, morirei al posto della donna che amo, se questo servisse a salvare la sua vita.
-Hai scelto l'amore, il cuore tuo non mente. La tua strada è segnata da un'arma potente.
Così l'alieno prese posto all'ingresso accanto a quello di Lory. Sopra l'arco c'era incisa una spada.
Il quarto era Ghish.
-Ghish, orgoglioso alieno, per riconquistare l'amore perduto torneresti nel passato o resti nel presente per essere un grande soldato?
Ghish chiuse gli occhi e ripensò a quante battaglie aveva perso, quante ferite aveva sopportato per amore di Strawberry. Amore che lei non aveva mai voluto ne mai avrebbe potuto corrispondere. Adesso era tutto diverso, e si sarebbe diventato un ottimo guerriero, per conquistare il cuore della bella Mina, adesso centro dei suoi desideri.
-Resto per essere un soldato. La mia gloria faranno comunque breccia nel cuore della mia ragazza.
-Dunque è la ragione che scegli, il cuore ha deciso. La tua strada si affianca all'amato sorriso.
E così il ragazzo prese l'ingresso accanto a quello di Mina. Sul suo arco c'era un casco da soldato.
La quinta era Pam.
-Pam, ragazza coscienziosa, porresti tu stessa fine alla vista di un nemico o ti mostreresti misericordiosa?
Pam ci pensò. Ricordò quando durante la guerra con Profondo Blu, avrebbe voluto tagliargli la testa per tutto il male che aveva causato. E lo avrebbe fatto senza scrupoli non fosse stato combinato al corpo del fidanzato di Strawberry. Si, lei lo avrebbe ucciso con le sue mani.
-Giustizierei io stessa il mio nemico per il male che egli ha provocato.
-La ragione sopra ogni cosa, è questa la tua scelta. Raggiungi la spada, svelta.
Così Pam si posizionò davanti all'ingresso dietro la creatura, tra Mina e Lory, dove sull'arco c'era appunto una spada.
Il sesto era Tart.
-Tart, piccolo alieno, per amore della tua amata, rinunceresti al potere di cui sei pieno?
Tart portò alla mente i ricordi delle battaglie passate. Con il suo potere aveva ferito Paddy e le altre molte volte. Specie nell'ultima battaglia. Adesso che era più grande e capiva quale sentimento lo legava alla bella biondina, giurò che non le avrebbe più fatto del male, in nessun modo.
-Si rinuncerei ai miei poteri pur di non farle del male.
-Hai scelto l'amore, il tuo cuore ne è colmo. La tua strada dal soldato dista un palmo.
Così Tart, andò a mettersi all'entrata del labirinto vicina a quella di Ghish.
L'ultima era Paddy.
-Paddy, giovane combattente, rinunceresti al lume della regione per riabbracciare un defunto parente?
Paddy ripensò immediatamente alla sua mamma scomparsa ormai da tempo. A quanto le mancasse. A quanto avrebbe bisogno di lei in questa età particolare che è l'adolescenza... si, farebbe certamente qualsiasi cosa per riaverla.
-Si. Pur di riavere mia madre fare di tutto.
-É il tuo cuore a parlare, ne son sicura. La tua strada è l'ultima apertura.
Così Paddy si posizionò all'ingresso accanto a Pai. Sul suo arco c'era una croce.
-Adesso che ognuno la sua strada ha trovato, percorrerla dovrà. Lungo il cammino molto prove affronterà. Ma chi arrivare in fondo riuscirà, la preziosa gemma in dono riceverà. Vittorioso qui da me ritornerà. E con tutte le gemme il passaggio si aprirà.
La creatura scomparve. I ragazzi facendosi cenno l'un l'altro si diedero l'ok e ognuno si addentrò lungo il sentiero che gli era
stato indicato.

Appena entrati, le pareti di siepe si richiusero alle loro spalle.
Adesso erano in un labirinto enorme.
La sola via d'uscita era trovare quelle gemme...
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Capitolo un po' cortino, ma la sfida del labirinto è complicata e richiede tempo (già scrivere tutte le rime non è stata una passeggiata.... xD). Quindi la posterò tutta intera nel prossimo capitolo. I nostri eroi hanno affrontato la sfida con loro stessi tra cuore e ragione. Le risposte le avete viste da voi... Spero che vi sia piaciuto! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 21
*** Prigionia... ***


Ciao a tutte ragazze! =) Allora durante questa settimana ho lavorato al capitolo del labirinto, ma si è rivelato leggermente più complicato del previsto, per cui ho deciso di raccontarvi di Strawberry. Siccome non ne parlo da un po' è giusto che sappiate che cosa sta passando. Buona lettura! =)

Male.
Sentiva male ovunque.
Non c'era una parte del corpo in cui non sentisse dolore.
Era consapevole di essere piena di tagli, graffi, lividi e ferite, ricoperta di sangue.
Aveva perso completamente la cognizione del tempo.
Non sapeva da quanto tempo fosse li, ma sperava solo di andarsene presto.
Faticava a tenere aperte le palpebre.
Non riusciva a muovere un dito.
Dove sperava di andare?
Ma dentro di se, sapeva che i suoi amici erano già sulle sue tracce.
Già i suoi amici... ripensò alle sue amiche, che probabilmente erano riuscite a trasformarsi, loro che ancora potevano.
Ripensò a Kyle e ai tre alieni. A com'erano cambiate le cose tra loro, dopo tutti quegli anni, dopo tutto quello che avevano passato. Ma era contenta che fossero diventati amici, e per alcuni qualcosa di più.
Ripensò a Minami. Sua figlia. Vedendola adesso, adulta e matura, si sentiva già orgogliosa di lei. Assomigliava molto a lei. Tranne che per gli occhi. Ha gli occhi di suo padre.
Già, suo padre.
Ripensò a Ryan. A quante volte avevano litigato, si erano punzecchiati a vicenda, a quanti bronci aveva messo lei per colpa delle sue battute, a quante volte si erano aiutati... consapevoli che ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altra. Com'era stato difficile farsi una ragione della sua partenza. Affrontare quella situazione senza di lui. Partire da sola, sforzandosi di non pensare a lui. E poi, quando finalmente aveva trovato un briciolo di pace, eccolo li, bello come sempre (anzi più di prima) prendere posto accanto a lei su quell'aereo. Com'era stato piacevole quindi il ritrovarsi. Poter finalmente andare d'accordo senza frecciatine da ragazzini, e scoprirsi per come si è davvero. Raccontarsi le proprie avventure belle e brutte. La sensazione di sicurezza delle sue braccia durante e dopo l'incidente. Tornare a lavorare al Caffè come una volta... l'arrivo di Minami, prova tangibile del loro futuro insieme.
Quella sera a casa sua, la dichiarazione di Ryan, l'atmosfera, la magia...
Sembrava trascorso un secolo da tutto questo.
Provò a girare lentamente la testa provando dolori acuti al collo e alle tempie.
Le avevano tolto i suoi poteri.
Avevano torturato il suo corpo.
Ridotta in fin di vita.
Capace di fare pochi respiri alla volta.
Incapace di muoversi.
Si chiese perché.
Perché proprio lei?
Cosa aveva di speciale che le altre non avevano?
Strawberry non era mai stata cattiva, dispettosa o vendicativa, ma quando ti trovi in certe situazioni non puoi fare a meno di pensare che vorresti ci fosse qualcun altro al posto tuo.
Non puoi fare a meno di pensare che piuttosto che soffrire ancora così ti piegheresti al loro volere.
Non puoi fare a meno di pensare che piuttosto che soffrire... moriresti.
Mettere un fermo alla sofferenza e al dolore.
Sarebbe così semplice porre fine a questa tortura.
Poi però realizzi che non si torna indietro dalla morte.
Capisci che non avresti più la possibilità di realizzare i tuoi progetti.
Ricordi che con la tua morte causeresti dolore a molte persone.
Che ti hanno sempre dato il loro appoggio e il loro affetto.
Così ti fai forza e resisti.
Stringi i denti e sopporti.
Fai in modo che la speranza si impossessi del tuo corpo, del tuo cuore e della tua anima.
Riponi nei tuoi amici la tua vita, sapendo che loro farebbero di tutto per salvarti.
Provi a sorridere della situazione e ti dici che se sei arrivata fin qui, puoi sopportare ancora un po'... basta solo non cedere, non mollare... non morire.
Lasci che l'affetto dei tuoi cari ti infonda forza e coraggio e ti convinci che ce la puoi fare.
Che sei forte abbastanza da superare anche questa.
La porta del laboratorio si apre.
É di nuovo lui.
Questo è il momento giusto per testare il coraggio e la forza.
Strawberry non si preoccupò di sforzarsi a guardare quale strana diavoleria avesse in mano quel demonio.
Non stette a sentire i suoi patetici discorsi di spiegazione su come funzionassero quegli arnesi.
Si preparò mentalmente al dolore che avrebbe provato.
Pensò solo: “Tra poco sarà tutto finito. Stanno venendo a salvarmi”.
Dopo di che andò a rifugiarsi nell'angolo più remoto della sua mente.
Nel suo mondo immaginario dove tutto era perfetto.
Nessun dolore l'avrebbe distratta da quel sogno meraviglioso...
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Lo so, lo so, è molto corto e me ne scuso. Ripeto la stesura della parte del labirinto richiede più tempo del necessario. Spero comunque che vi sia piaciuto lo stesso questo mini capitolo! Fatemi sapere!
Vi chiedo di portare pazienza ancora un pochino!
Alla prossima!! =)

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Capitolo 22
*** Il labiritno ***


Ciao a tutte! Non so davvero da dove cominciare… in questi anni di assenza sono successe alcune cose che per vari motivi hanno tenuto la mia mente bloccata e lontana dalla scrittura. Non so quante di voi sono rimaste ad attendere il continuo, ma per chiunque di voi sia rimasto do il ben tornato. Ho riletto la storia in questi giorni e ho sentito il bisogno impellente di portarla a termine in qualche modo. Anche se molto probabilmente non seguirà esattamente il progetto originale (per ovvi motivi) tenterò di dare un degno finale a questa storia che tutte voi avete sempre seguito e recensito con affetto. Dopo questa lunga introduzione vi lascio al capitolo che spero comunque vi piaccia!!
 
Ognuno dei componenti del gruppo iniziò a camminare per quel labirinto cercando di capire quale, e soprattutto SE ci fosse una direzione giusta da seguire per arrivare alle gemme. Il timore di non sapere contro chi/cosa avrebbero dovuto combattere non aiutava. Ciascuno di loro usava una propria logica per districarsi nel labirinto. L’unico obbiettivo che avevano era arrivare a quelle gemme e aprire la porta che li avrebbe condotti da Strawberry.                                                         

Mina andava un po’ a casaccio, spaventata e nervosa: voleva solo arrivare alla gemma, la strada aveva poca importanza. Prendeva una via a sinistra e una destra in ordine sparso. Ma girato l’ultimo angolo trovò un grosso ramo spezzato messo in obliquo a sbarrarle strada. Dietro questo ramo vedeva una luce blu che arrivava… LA GEMMA! Tento di scavalcare il tronco ma era troppo alto per lei. Allora tentò di passarci sotto dall’altra parte ma si sentiva schiacciare. Incuriosita si rimise davanti al tronco e studiò gli spazi vuoti: a guardarli sembravano agibili. Rifletté per qualche secondo e decise di fare movimenti più lenti stando in guardia. Appena tentò di scavalcare la parte bassa questa si alzò. Allora ritorno dall’altro lato per passarci sotto ma questo si appesantì fino a quasi schiacciarla. Appurato che il tronco aveva qualcosa che non andava… provò a guardarci dentro, ma non vide nulla. Si guardò alle spalle ma anche lì era vuoto. Quando voltò lo sguardo oltre il tronco però vide qualcosa. Un ombra nera che spiccava davanti la luce blu della gemma.
-Chi sei? – chiese la ragazza.
Nessuna risposta provenne dalla figura. Ma si avvicinò a lei con un balzo.
Mina la osservò da vicino e notò che aveva forma umana, ma era completamente nera, nemmeno i tratti del viso erano riconoscibili, tranne gli occhi, che sembravano due topazi color del cielo. Una cosa la notò però: le grandi ali dietro la schiena. La figura fece un gesto che Mina riconobbe all’istante, lo faceva sempre lei quando voleva schernire qualcuno, e in quel momento tutto fu chiaro: quell’ombra… era l’ombra malvagia di se stessa con le ali d’aquila!
Capì all’istante che se voleva arrivare alla gemma doveva sconfiggere la figura. Così si mise in posizione d’attacco, richiamò a se la propria arma e si preparò a scagliare il suo attacco… La lotta fu lunga ed estenuante, ma alla fine la mew bird riuscì a sconfiggere la sua ombra alata. Aveva incassato parecchi colpi ed era semi distrutta, ma aveva vinto. L’ombra svanì e lei, zoppicante protese le mani sulla gemma che era custodita nel nido dell’aquila. Quando la prese tra le mani comparve la strana creatura con il corpo da donna, la testa da gatto e le ali di farfalla:
-Congratulazioni Mina, forte guerriera. Dello scontro devi andar fiera! Ma un altro prezzo devi pagare se la gemma al suo posto vuoi portare!
-Che significa? – chiese la ragazza con le lacrime agli occhi. - Cos’altro vuoi ancora? –
- Non temere, non sarà doloroso. Ciò che ti chiedo è solo una goccia del tuo sangue coraggioso.
E così dicendo le porse un calice d’oro e un ago. Mina prese l’ago e si punse un dito, facendo cadere una goccia di sangue nel calice.
-Ora prendi la gemma e vieni con me. Gioia e riposo ci saranno per te!
La ragazza afferrò la pietra e prese la mano della creatura.
 
Lory andava seguendo le più svariate teorie probabilistiche, convinta che ogni strada avrebbe portato alla gemma. Prima prendeva sempre a destra, ma arrivò in un vicolo ceco. Così iniziò a prenderle tutte a sinistra, ma anche lì la strada era interrotta. Poi girava una a destra e una a sinistra e una volta tirava diritto. Quando finalmente vide il bagliore vede chiaro della gemma, iniziò ad affrettare il passo fino a correre. Era quasi arrivata, quando fu colpita. Cadde a terra con un grande tonfo, parecchi metri più indietro. Si rialzò dolorante e rimise gli occhiali. Appena messo a fuoco, vide una figura completamente nera, mezza umana con la coda da delfino, con occhi verdi come smeraldi, come fosse stata una statua. Solo che si muoveva verso di lei, con fare minaccioso. La ragazza diede una rapida occhiata alla gemma infondo al corridoio e si rialzò. Si mise in posizione e iniziò a studiare il suo nemico pronta a combattere… Nonostante il suo carattere pacifico, loro era una buona combattente e per quanto la battaglia fosse stata faticosa, con forza e costanza riuscì a battere il suo nemico. Era mal concia e molto dolorante e andò dritta alla sua pietra. Appena la toccò, apparve la creatura:
-Complimenti Lory, saggia ragazza, del tuo corpo hai fatto sia arma che corazza. Un ultimo forzo ora ti chiedo, per la gemma ed il suo impiego.
-Cosa devo fare?
-Per pagare così il pegno, una goccia del tuo sangue sarà il segno!
E le porse il calice e l’ago. Lory si punse il dito e lasciò cadere la goccia di sangue nel calice.
-Con la gemma ora ce ne andiamo, dove in pace al successo brindiamo.
La mew afferrò la pietra e seguì la creatura nella luce.
 
Pai passeggiava con fare tranquillo, seguendo l’istinto ad ogni bivio. Probabilmente fu il più rapido ad arrivare alla propria gemma. Quando arrivò vicino all’altare su cui era poggiata la gemma notò due grandi spade di roccia ai lati del tavolino. Subito non ci fece molto caso, e si accosto al tavolo per afferrare la gemma che era poggiata su una coppa d’argento. Ma non fece in tempo ad avvicinarsi che sentì il rumore di roccia sgretolata. Ritrasse subito le braccia e si allontanò. Le spade di pietra ora erano completamente nere, e avevano braccia e gambe, e delle orecchie a punta sull’estremità appuntita. Due piccole fessure rivelarono due occhi blu scuro come la notte. Le spade si fecero avanti verso di lui che aveva già sfoderato i grandi ventagli, pronto ad abbatterle per poter recuperare la sua gemma… Stanco, stremato e pieno di ferite, l’alieno sferrò l’ultimo potente e decisivo attacco contro il suo nemico che finalmente cadde a terra dissolvendosi. Per un attimo Pai cadde n ginocchio per riprendere le forze, poi si alzò e si trascinò contro il tavolo afferrando la pietra. La creatura gli apparve:
-Pai, maggiore dei tre, la tua battaglia era degna di un re! Mi duole perciò dire che una cosa ancora resta da fare se la gemma con te vuoi portare.
-Sentiamo, cosa sarebbe?
-Nulla di complicato, solo una goccia del tuo sangue da noi esasperato.
Gli porse il calice e l’ago. Pai si punse un dito e fece cadere una goccia.
-E ora seguimi mio prode, ti porterò dove della pace la tua anima gode!
Così Pai seguì la creatura.
 
Ghish non aveva alcun senso dell’orientamento, ma sembrava avere un qual certo talento nello scovare i vicoli cechi. Dopo l’ennesimo fallimento, intento nelle maledizioni più complesse, non notando dove stava andando, vide un bagliore marrone provenire dalla sua destra. Così si fermò e fece dietrofront, imboccando il sentiero illuminato. Finalmente era arrivato alla sua gemma. Notò che essa era contenuta in una specie di enorme scodella di acciaio. Stava per prenderla quando si ritrasse… era troppo semplice. Dov’era l’inghippo? Possibile che lui fosse stato così fortunato? Eppure la guardia aveva detto che avrebbero dovuto combattere… o ricordava male?! Fece per avvicinarsi all’altare ma non successe nulla. Protese le braccia verso la gemma, ma ancora niente. Ma appena la fiorò, dal fondo della scodella emersero sue luci marroni e questa si rigirò e si chiuse come una palla, nascondendo al suo interno la gemma. A questa palla d’acciaio spuntarono gambe, braccia e delle orecchie a punta. Gli occhi marroni erano ancora puntati su di lui. Il giovane alieno tirò fuori i suoi pugnali e si preparò al combattimento. Non seppe nemmeno lui quante volte era caduto e quante si era rialzato. I graffi e i lividi non li contava più, e quella maledetta palla non si era nemmeno scalfita. Poi notò una piccola crepa sulla parte sopra. Così, raccolse le ultime forze, e con un balzo conficcò entrambi i pugnali nella crepa e spinse con forza fino ad aprirla completamente. La palla si divise in due metà rivelando la gemma. Ghish rise di gusto e di liberazione e raccolse la pietra. La creatura gli apparve allora.
-Complimenti sinceri nobile soldato, alla tua forza devi essere grato! Ma un ultimo sacrificio ti è richiesto per debellare il destino funesto.
-Cosa?! Non dirmi che devo combattere di nuovo!!
-Nulla di tutto questo servirà, al contrario una goccia del tuo sangue basterà.
Gli porse il calice e l’ago. Ghish li prese, e con poca voglia si punse il dito, facendo cadere la goccia di sangue nel calice.
-Ora il riposo a te e concesso, vieni con me a celebrare il tuo successo.
Così l’alieno seguì la creatura.
 
Pam camminava a passo lento e scansava qualsiasi cosa non la convincesse. Temeva che vi fossero delle trappole nascoste lungo il sentiero. Ci mise meno di quello che si aspettava a giungere nel corridoio illuminato di viola dalla sua gemma. Non abbassò comunque la guardia e si avvicinò con passo felino, nonostante la smania di arrivare. La gemma era posata sulla punta di una katana di ferro. Scrutò bene il tavolo ma non vide nulla di sospetto. Così con movimenti lentissimi provò ad avvicinarsi alla gemma, ma appena fu abbastanza vicina, la gemma i fece più luminosa e prolungò l’ombra della katana per terra. Appena l’ombra prese forma, la gemma tornò alla sua luce fioca, ma l’arma aveva preso spessore e con braccia e gambe si era alzata da terra. L’impugnatura aveva assunto le sue sembianze, con i lunghi capelli che le ricadevano dietro mossi da una leggera brezza, esattamente come i suoi. Pam rimase un attimo inorridita da quella visione, ma poi fece un balzo all’indietro per mettere un po’ di distanza fra lei e quella cosa e si preparò allo scontro… Nonostante il ribrezzo per quella creatura, Pam aveva combattuto consapevole che il destino della sua amica dipendeva anche da lei. Così con la sua frusta scintillante aveva avvolto quel mostro e con l’ultimo sforzo l’aveva disintegrato, facendolo scomparire in mille pezzi. Distrutta cadde a terra, quando accanto a se vide una luce viola. Allora si alzò e andò a raccogliere la gemma. La creatura le apparve.
-Bellissima Pam, resti sola e vittoriosa. Con l’ultima prova gli eventi prenderanno una piega gioiosa.
-Un’alta prova dici? Di che si tratta?
-Un’ultima goccia del tuo sangue versata con coraggio, libererà il corpo dalla tortura e dell’oltraggio!
Così le porse calice e ago. Pam senza pensarci su, si punse e fece cadere la goccia di sangue nel calce.
-Ed ora mia cara, vieni, di pace i prossimi momenti saranno pieni.
E così Pam prese la mano della creatura e sparirono nella luce.
 
Tart svolazzava qui e là, tentando di sbirciare dall’alto dove fosse la gemma, ma più cercava di alzarsi più le pareti di siepe sembravano non finire. Così dovette rinunciare a quella scappatoia e mettersi a cercare via terra. Dopo essere finito in qualche strada chiusa finalmente vide una luce rossa e la seguì, fino a che arrivò in prossimità dell’altare dove la gemma rossa era poggiata tra le mani di una grossa scimmia di pietra. Il giovane alieno preso dall’emozione si tuffò sulla pietra. Una volta afferrata però non riuscì ad estrarla perché la presa della scimmia si era rafforzata. La pietra che costituiva il grosso animale stava prendendo vita, e subito i suoi occhi si illuminarono di un rosso acceso ed intenso. Tart allora prese coraggio e si armò, deciso a sconfiggere il suo nemico… Per quanto fosse grosso e forte quel mostro, lui era piccolo e più veloce. Nonostante i colpi incassati e le ferite subite il piccolo alieno riuscì a metter a tappeto quel bestione. Con fatica andò a recuperare la sua gemma. La creatura allora arrivò.
-Piccolo alieno hai vinto la battaglia, e di questo puoi gioire, ma un’altra prova dovrai affrontare per poter il tuo destino compire.
-Ohh, e i che pensavo di aver finito, mannaggia! – si lamentò il più giovane degli alieni.
-Non adirarti giovane amico, una goccia del tuo sangue mi serve ti dico.
E gli porse ago e calice. Un po’ riluttante Tart si punse il dito e fece scivolare la goccia nel calice.
-Come se non ne avessi già dato abbastanza di sangue. Contenta ora?
-Hai compiuto il tu dovere, ora nel riposo potrai rimanere!
E così i due sparirono nella luce.
 
Paddy scavalcava i muretti tra le siepi, grazie alle sue abilità da circense, e fu proprio tra un salto e l’altro che vide un bagliore giallo. Così seguì la luce finché non arrivo alla sua gemma. Il tavolo aveva incisa una croce in rilievo e la sua gemma era poggiata proprio al centro. La ragazza allungò un braccio per afferrare la pietra, ma un lato della croce si sollevò per schiacciarle la mano, cosa che non successe grazie ai riflessi sempre pronti della giovane. Tentò nuovamente dal lato opposto ma successe la stessa cosa. Come poteva fare ad afferrare la sua gemma se quella croce vivente voleva schiacciarle le dita… Le povere mani di Paddy erano viola e sanguinanti, con qualche osso rotto e parecchio indolenzite. Possibile che non riuscisse a trovare la strategia per prendere la gemma? Poi finalmente le venne l’illuminazione: lei aveva il potere di immobilizzare le cose!! Così con le mani distrutte tentò il suo attacco contro la croce che venne avvolta da una gelatina gialla gigante. La ragazza allora provò ad infilarvi dentro la mano più sana e con non poca fatica riuscì ad afferrare la gemma! Quando riestrasse la mano comparve la creatura.
-Piccola Paddy ci sei riuscita! Ma ahimè manca qualcosa per la via d’uscita.
-E cosa manca ancora?
-Qualcosa da poco, una goccia del tuo sangue di fanciulla di gioco!
E le porse il calice e l’ago. La ragazzina si guardò le mani martoriate e trovò il dito adatto. Lo punse e fece una smorfia di dolore, ma fece scivolare lo stesso la gocciolina nel calice.
-Ora dolce bambina, è giunto il momento di porre fine al tuo tormento.
Così la creatura poggiò le sue mani sulle spalle di Paddy e insieme sparirono nella luce.
 
Ryan, Kyle e Minami ascoltarono tutte le domande che erano state poste ai loro amici, ma quando questi entrarono nel labirinto, il segnale si spense, e loro rimasero completamente isolati. Non erano riusciti ad augurare loro buona fortuna né a fare qualche raccomandazione. Un senso di perdita aleggiava nella stanza.
Non sapevano più nemmeno loro quanto tempo era passato. Ryan era irrequieto e passeggiava avanti e indietro per il laboratorio, pensando sia ai suoi amici, ma soprattutto alla sua Strawberry, vittima di chissà quali atroci torture, pregando e sperando con tutto il cuore che fosse ancora viva… doveva esserlo per forza!! Minami per distrarsi stava continuando a lavorare sui progetti delle armi che servivano. Se fosse riuscita a finirle in tempo, magari avrebbe potuto mandarle alle sue zie, caso mai avessero incontrato quelle creature immonde.
Kyle dopo aver fatto tutte le ricerche possibili ed immaginabili, decise di salire in cucina e preparare qualche dolce… infondo era quello che sapeva fare meglio, e lo aiutava a distendere i nervi, almeno un po’.
Poi ad un tratto sentì le voci di Ryan e Minami che lo chiamavano. Così mollò tutto e scese di corsa. Arrivato nel laboratorio vide sullo schermo che gli stavano indicando, 7 puntini rossi in mezzo al nero. Erano riapparsi! Stavano tutti bene!!

I ragazzi infatti erano stati condotti ad uno ad uno in un grande giardino circolare, dove al centro vi era una enorme fontana.
Quando si rividero i abbracciarono tutti gli uni con gli altri. Le ragazze fecero un abbraccio di gruppo, e tutte (perfino Pam) scoppiarono in un pianto liberatorio e di gioia. Anche i tre fratelli furono felici di rivedersi e notare che, ammaccature a parte, stavano tutti bene.
Finito l’abbraccio di gruppo, Paddy corse da Tart che l’abbracciò forte mentre lei continuava a singhiozzare. Pai si avvicinò a Lory per asciugarle le lacrime rivolgendole un dolce sorriso. Ghish si avvicinò a Mina e Pam e le abbracciò entrambe. Poi si riunirono e si mostrarono a turno le proprie gemme raccontando le loro avventure e quello che avevano dovuto subire per averle.
Quando poi la creatura riapparve tutti le prestarono attenzione.
-Nobili paladine e valorosi guerrieri, avete compiuto gesta meravigliose. Per curare le ferite e i danni seri, immergetevi in queste acque prodigiose!
Paddy non ci pensò e corse ad immergere le sue mani nell’acqua. Una sensazione di ristoro e di pace la invasero, notò che le ferite si stavano rimarginando. Quando tirò fuori le mani dall’acqua erano come nuove. Le mostrò a tutti, che ne rimasero sopresi. Così l’intero gruppo si gettò completamente nella fontana per trovare riposo e cure. Quando ne uscirono erano completamente guariti e pieni di energie!
A quel punto la creatura parlò ancora.
-Ora è il momento per cui avete lottato, riunire le gemme in questo luogo fatato. Ognuno di voi prenda il suo posto, che riconoscerete dal simbolo vostro. – e tutti presero posizione davanti al simbolo che gli era stato assegnato all’inizio. - Dei piccoli fori vi appaiono davanti. Mettete la gemma all’interno e sentirete dei dolci canti. Fate adesso un passo indietro, con cautela, perché il passaggio dinnanzi a voi, ora si svela!
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Bene, capitolo abbastanza lungo ed elaborato. Mi ci è voluto un sacco per arrivare a questo dalla bozza che avevo lasciato anni fa. Spero che comunque sia un risultato decente che possa almeno in parte compensare la (troppo) lunga attesa. Finalmente abbiamo tutte le gemme che servono per aprire il passaggio… ma dove porta questo passaggio? CI saranno altre prove o troveranno la povera Strawberry? E lei come starà? Sarà ancora viva? Lo scoprirete nel prossimo episodio, che giuro arriverà molto presto (mi ci metterò nel weekend per postarlo ad inizio settimana). Spero di ricevere qualche vostro commento, da chi ancora è rimasto! Un bacio e un grazie a chi ci sarà!! 

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Capitolo 23
*** La fine dell'incubo. ***


Ciao a tutte e ben tornate :) Scusatemi se ho tardato un po’ rispetto alla tabella di marcia ma l’inizio dell’università mi ha dato un pochino da fare…. Comunque, ho potuto notare con piacere in questi giorni che le mie “fedelissime” sono subito tornate a lasciare un commento, e le ringrazio davvero di cuore :)  Sono altrettanto felice di vedere che anche le lettrici sono tornate :) Questo non può che riempirmi di gioia e darmi la carica per continuare a scrivere, quindi senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo :) 

Le gemme iniziarono ad illuminarsi una dopo l’altra creando dei fasci di luce dritti fino al cielo. Quando si furono incontrati tutti, da quel punto si sprigionò una forte luca bianca che fece cadere una gemma dello stesso colore. La creatura la raccolse e la pose sulla cima della fontana. Da quel momento non cadde più acqua, ma scie di brillantini colorati che andavano ad estendersi fuori dalla fontana, creando così dei passaggi. La creatura invitò il gruppo a salire sul passaggio davanti a se, e seguirlo stando ben attenti a non urtare quello del vicino. Ognuno doveva seguire il suo sentiero, anche se prendeva direzioni diverse da quello degli altri. Dovevano aver fede che alla fine si sarebbero ricongiunti nel posto che desideravano. La creatura diede loro un ultimo avvertimento prima di lasciarli andare:
-Un ultimo consiglio, o prodi guerrieri, vi voglio dare: fate attenzione, dovete sempre credere e sperare!!
Li per lì nessuno capì bene cosa la creatura intendesse, e prima che qualcuno potesse chiedere spiegazioni questa scomparve. Ad ogni modo tennero a mente quelle parole, si scambiarono una occhiata fra di loro e poi si incamminarono.

                                                                                                                      ***

Buio, silenzio, pace… finalmente!
L’ennesima tortura era finita. Non sapeva bene com’era possibile che fosse ancora viva, ma ringraziò il cielo e chiunque ci fosse a vegliare su di lei.
Strawberry tentò di muoversi, ma i dolori acuti e lancinanti glielo impedirono. Così ci rinunciò.
Era inutile peggiorare la situazione… se era ancora possibile peggiorarla.
Dalla sua posizione non poteva vedere l’effettivo stato del suo corpo, solo macchie di sangue e qualche chiazza violacea qui e là. Non sapeva più ormai da quanto tempo fosse chiusa lì dentro, senza mangiare, senza bere.
Si chiese per quanto ancora avesse dovuto subire questo martirio, sentiva che il suo corpo non avrebbe retto ancora per molto. Sapeva che probabilmente la prossima volta sarebbe morta.
Perché i suoi amici ci stavano mettendo così tanto?
Possibile che si fossero dimenticati di lei?
No questo non poteva essere!!
Che fossero stati catturati anche loro?
Sicuramente, se così fosse stato, quei mostri non avrebbero perso l’occasione di dirglielo per farla stare ancora più male.
Forse non avevano ancora trovato il modo di arrivare fino qui… o forse li stavano tenendo occupati sulla terra facendo danni su danni.
Non sapeva più cosa pensare, e tutto quel riflettere la stava stancando e facendo perdere tempo al riposo.
Così eliminò quei brutti pensieri dalla testa e si concentrò all’unica cosa che la dava ancora un po’ di tranquillità: Ryan.
Pronunciò con un lieve sospiro il suo nome.
La sua voce risuonò nella sua testa qualche istante più tardi.
-Strawberry!! Sei tu?! – sentire quella voce la ridestò subito.
-Ryan? – chiese curiosa
-Si, sono qui! Strawberry come stai? Dove sei?!
-Ryan… sono debole… stanca. Mi hanno tolto i poteri. Mi stanno torturando… non ce la faccio più… - disse stanca nella sua testa.
-NO! No piccola devi resistere!! Gli altri stanno arrivando a salvarti! Non manca molto, tieni duro ancora per poco… ti prego. Non te ne andare… ho bisogno di te! – il suo tono disperato riecheggiava nella sua mente come una supplica.
-Ci provo… ma sono così stanca. Non so quanto ancora potrò resistere… Però voglio dirti una cosa: TI AMO!! – riuscì a dire con tutte le pochissime forze che le erano rimaste.
-Anche io ti amo piccola e voglio che torni da me! Devi combattere ancora un po’, finché gli altri non arrivano. Sono vicini sai?
-Lo spero… è tornato. Devo andare… - disse e chiuse la mente a quella voce che le aveva ridato un po’ di speranza.
Il suo carnefice era tornato più pazzo a crudele di prima. Ridacchiava e blaterava come sempre, ma lei aveva imparato a non sentirlo. Chiuse gli occhi in attesa di sentire dolore… sensazione che le era diventata molto familiare ormai. Non aveva più la forza nemmeno di gridare per sfogare la sofferenza che provava.
Il tempo passava tra le torture più orrende; quel mostro era addirittura riuscito, con i suoi strumenti di morte, a spegnere quel piccolo barlume di speranza che poco tempo prima, grazie a Ryan, si era debolmente acceso in lei.
Stava per abbandonarsi completamente alla morte, quando sentì un grosso boato. Poi delle voci già conosciute.
I suoi amici erano finalmente giunti a salvarla… o era tutto frutto della sua mente in delirio?!
Tentò di aprire gli occhi e vide 7 volti che la guardavano esterrefatti e preoccupati.
Sentiva dei suoni provenire da loro ma non riusciva a distinguere le parole. Si limitò ad osservarli uno per uno con un lieve movimento degli occhi: Lory, Pam, Tart, Paddy, Ghish, Pai e Mina… erano davvero i suoi amici, ed erano lì per lei.
Tentò un lievissimo sorriso, ma la stanchezza e il dolore ebbero la meglio e svenne.

Quando aprì gli occhi era frastornata, confusa e ancora dolorante, ma non come prima. Ma soprattutto era in un luogo diverso da quella cantina dell’orrore buia e fredda. Sotto di se un morbido materasso caldo, con lenzuola delicate. Un grande piumone la avvolgeva tenendola al caldo… che bella sensazione. Mentre metteva a fuoco la vista, iniziò a riconoscere la stanza: era semplice, essenziale, ma le dava un senso di protezione… la camera di Ryan la metteva a suo agio.
Sentì la porta aprirsi piano, e ne vide spuntare una chioma bionda e due pozze azzurre rivolte verso di lei. Ryan, vedendo che era sveglia entrò completamente nella camera e richiuse la porta alle sue spalle. Un bellissimo sorriso dominava il suo volto, e i suoi occhi sembravano brillare. Strawberry si prese tutto il tempo per guardarlo: era bello, alto, magro, affascinante e misterioso… ma soprattutto, era suo!!
Quando il ragazzo si sedette accanto a lei iniziò ad osservarla.
-Ciao piccola, ti sei svegliata finalmente… come ti senti?
-Stordita… stanca e un po’ dolorante… ma sono felice di essere qui – disse la ragazza tentando di sorridergli.
Senza pensarci un attimo Ryan si sporse verso di lei e catturò il suo viso fra le sue mani, poggiando un tenero bacio su quelle labbra rosse e carnose.
Strawberry chiuse gli occhi e si abbandonò al bacio, trovando per qualche istante pace e serenità. Poi un pensiero le attraversò la mente come un flash, e in un attimo ricordò tutto quello che era successo. Allora si staccò bruscamente da lui.
-Ehi… cosa c’è? – chiese lui preoccupato.
-Ryan… cos’è successo?! Da quanto sono qui? E lui… loro, che fine hanno fatto?! È finita?!
Strawberry era entrata nel panico, sparava domande a raffica, era agitata, il suo cuore batteva all’impazzata, ed era posseduta da una sensazione di terrore che l’incubo non fosse davvero finito. Ma Ryan la abbracciò stretta a se, le accarezzò i capelli e vi posò un bacio. Poi le alzò il viso e la guardò dritto negli occhi.
-Sei al sicuro. È finita. Nessuno potrà più farti del male. – disse serio – Quando gli altri ti hanno riportata qui eri più morta che viva, ma grazie a Minami siamo riusciti a salvarti. Sei stata priva di sensi per una settimana, ma le ferite stanno guarendo e le tue condizioni migliorano ogni giorno, anche se lentamente. – Le spiegò con calma… poi si rabbuiò – l’unica cosa che non sono riuscito a sistemare sono i tuoi poteri. È come se li avessero loro… come se te li avessero estratti dal corpo. Nemmeno Minami riesce a spiegarsi questa cosa. La tua voglia sulla gamba è scomparsa.
Strawberry ea incredula.
Le avevano strappato una parte di se.
Le avevano portato via i suoi poteri, e con essi la sua vita da guerriera.
Si sentiva violata, inutile, disperata.
Sentì le lacrime fare capolino ai suoi occhi, e lasciò scivolare lungo le guance.
Pianse come non faceva da tempo.
Pianse per tutto il dolore provato.
Pianse per ciò che le avevano tolto.
Pianse per quella maledetta vita che l’aveva nuovamente punita per essersi concessa un attimo di felicità.
Ryan si sdraiò accanto a lei, la prese fra le braccia, e la lasciò piangere.
Lasciò che si sfogasse fino all’ultima lacrima.
In cuor suo malediva chi le aveva fatto questo, e giurò che avrebbe vendicato la sua Strawberry.
L’avrebbe fatta pagare molto cara a quei mostri… a qualsiasi costo!
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Capitolo 24
*** Le cattive notizie non finisco mai ***


NdA: Allora, chi non muore si rivede si dice... beh è passata una vita, e sinceramente non pesavo ci fosse ancora qualcuno che leggesse questa storia. Ma dato che mi sono arrivate delle richieste pochi giorni fa, ho ripreso in mano la storia e ne ho scritto il finale. Domani arriverà il capitolo finale, quindi a chiunque tornerà fra queste righe, buona lettura! 

Quando il gruppetto di eroi era entrato nella piccola stanzetta la scena che si presentò ai loro occhi fu delle più scioccanti: il corpo martoriato di Strawberry steso su quella lastra metallica, tenuto da enormi catene per impedirle di muoversi, un odore nauseante di sangue marcio, sudore e chissà cos'altro impregnava le pareti e decine di arnesi spaventosi e sporchi stavano poggiati su un carrellino metallico accanto a quell'uomo smunto e curvo.
Allo sbattere della porta che veniva spalancata si voltò e tentò in tutti i modi di liberarsi degli intrusi, ma lui era uno e decisamente instabile, mentre loro erano sette armati fino ai denti e talmente pieni di rabbia da demolire l'itera struttura. Perciò non ci volle molto per mettere K.O quello pseudo scienziato da strapazzo.
Si avvicinarono poi tutti alla povera ragazza che sembrava non essersi accorta di nulla, ma poi aprì debolmente gli occhi e li riconobbe, ma era troppo debole e svenne.
< Dobbiamo liberarla da questa cosa > disse Ghish
< Ma come facciamo? > chiese il fratellino
< Dev'esserci una qualche sorta di pulsante o meccanismo da qualche parte... > disse Lory usando la logica, funzionava sempre in quel modo
Dopo qualche momento Pai, trovò una pulsantiera al lato della branda < Ho trovato dei pulsanti, ma non so quali di questi la liberi... >
< Provane uno > disse Mina
< E se poi attivano delle altre torture? Non so se Strawberry reggerebbe... > intervenne Pam
< Dobbiamo tentare > concluse nuovamente il maggiore dei fratelli, e osservando la pulsantiera con attenzione scelse il bottone di destra, premendolo con gli occhi socchiusi preparandosi a qualunque cosa si fosse attivata, e così fecero anche gli altri. Alla fine, il rumore delle catene che scattavano e si aprivano li tranquillizzò. Pai e Ghish allora presero delicatamente il corpo della giovane dagli estremi per paura di peggiorare le sue condizioni.
< Andate al laboratorio, subito, noi vi raggiungiamo! > ordinò la mew viola con tono autoritario e i due alieni, fatto un cenno di assenso, lasciarono il luogo. < Ryan, mi senti? > chiese poi alla sua spilla
< Si, Pam, l'avete trovata? >
< Si, Pai e Ghish stanno arrivando con lei, noi arriveremo tra poco >
E nemmeno il tempo di finire la frase che i due alieni apparirono nel laboratorio, alle spalle del terzetto. I loro volti attoniti furono la prima reazione a quella vista.
Poi Kyle, riacquistata la lucidità li guidò al piano di sopra seguito da Ryan e Minami.
Decisero di dare alla ragazza la camera del biondo affinché potesse sempre tenerla d'occhio.
Nel frattempo anche il resto del gruppo aveva fatto ritorno con la valigetta rosa in mano e il piccolo Mash in pezzi.
< Ryan, siamo riusciti a recuperare solo questo. Non c'era traccia di qualcosa che potesse indicare i suoi poteri: ne una strana fiala, ne una bolla d'energia... nulla. Ci dispiace tanto... > disse Pam eletta portavoce del gruppo
< Non dispiacerti, l'avete riportata a casa appena in tempo e questa è la vostra grande vittoria! Al resto si troverà una soluzione >
rispose il ragazzo poggiandole una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
A quel punto venne chiesto a tutti di andare a casa a riposare e che li avrebbero aggiornati sulle condizioni della loro amica man a mano che arrivavano i risultati.
Naturalmente c'era anche da avvertire i genitori della ragazza che si erano visti legare e imbavagliare in casa loro, mentre loro figlia era sparita per due giorni, ma a quello avrebbe pensato Kyle.
Venne detto loro che qualcuno era entrato in casa loro per una rapina e che siccome Strawberry era ancora al caffè in quel momento la polizia le aveva consigliato di restarci finché non avessero catturato i malviventi, così tranquilli che la loro bambina era con le sue amiche smisero di preoccuparsi.
Ci volle una settimana intera per la povera Strawberry affinché le gravi ferite iniziassero a rimarginarsi, che i suoi livelli di sangue tornassero normali e le medicine facessero effetto.
Ryan e Minami si davano il cambio ogni 12 ore per vegliare sulla ragazza e prendersi cura di lei, pregando e sperando che si riprendesse al più presto.
Quando poi dovette darle la notizia che non sarebbe più stata in grado di trasformarsi gli si spezzò nuovamente il cuore. Aveva inizialmente pensato di aspettare il momento giusto, che si fosse rimessa meglio, ma lei era partita a raffica con le domande e lui non aveva potuto nasconderle la verità. Questa volta non sapeva veramente cosa fare per aiutarla, ma non si sarebbe arreso.
Per i giorni successivi l'ex paladina non volle più vedere nessuno, rimase chiusa in camera con i suoi pensieri per venire a patti con la nuova situazione che si era creata.
Guardava fuori dalla finestra il tempo scorrere, mentre giorno e notte si alternavano senza smettere mai, passando come se nulla fosse accaduto, mentre a lei sembrava che il tempo si fosse fermato.
Le uniche persone che vedeva erano Minami che passava un paio di volte a salutarla e aiutarla a prepararsi per il giorno, Kyle che si assicurava che mangiasse qualcosa, anche se poco, e Ryan, fra le cui braccia si rifugiava ogni notte per cercare di trovare pace e conforto.
Quando il ragazzo rientrava in camera sua ogni sera dopo cena, si sdraiava accanto a lei, e la giovane gli si accoccolava sul petto. A volte parlavano della giornata, a volte non c'era bisogno di parlare.
Giorno dopo giorno Strawberry diventava lo spettro di se stessa: la sua gioia, la sua allegria, la sua spensieratezza appena ritrovata si erano spente e non sembrava modo di riaccenderle.
Le altre quattro guerriere erano a terra anche loro, talmente mortificate per quello che era successo alla loro compagna. E anche se la loro leader si rifiutava di vederle, loro capivano perfettamente la situazione, per quanto sentissero la sua mancanza: lei era sempre stata il collante del gruppo, colei che le aveva riunite tutte sotto la bandiera dell'amicizia.
Sapevano che ora tutta la responsabilità della difesa della terra era sulle loro spalle, e che lei aveva piena fiducia in loro, per questo cercavano di darsi mano forte l'un l'altra, consapevoli che prima o poi Strawberry sarebbe uscita da quella stanza e avrebbe ripreso il suo posto nel gruppo, poteri o meno.
Dopo una settimana di isolamento, i pensieri malinconici di Strawberry furono interrotti da un forte boato, mentre una colonna di fumo si alzava da un punto poco distante dal caffè.
In quel momento realizzò che delle vite erano in pericolo e una nuova minaccia stava facendo danni, e capì che con o senza poteri lei era sempre una paladina della giustizia e avrebbe fatto tutto quello che era possibile per dare una mano alle sue amiche nel difendere la terra. Se non poteva combattere avrebbe aiutato nelle operazioni di soccorso... aveva sprecato troppo tempo a piangersi addosso! Così aprì la porta della camera e andò di sotto, ma alla base delle scale c'era Ryan che stava salendo.
< Che sta succedendo? > chiese la ragazza
< Non lo sappiamo di preciso, le ragazze stanno evacuando il caffè e Kyle è in laboratorio >
< E tu? >
< Stavo venendo da te... >
< Non c'è tempo, dobbiamo andare di sotto anche noi >
< Noi? Dove pensi di andare tu nelle tue condizioni? > le chiese salendo i gradini che li separavano
< A dare il mio contributo! Sono passate due settimane e sono stanca di stare chiusa a fare niente. Poteri o no sono sempre parte del progetto e voglio aiutare! > il ragazzo vide nuovamente quella fiamma che ardeva nei suoi occhi ogni volta che il suo senso di giustizia prendeva il sopravvento, e in quel momento capì che la sua Strawberry stava tornando finalmente. Le sorrise e prendendola per mano la condusse al laboratorio, dove gli altri erano già in riunione.
Quando le porte si aprirono tutti i presenti si voltarono e rimasero sorpresi nel vedere la loro amica in piedi. Le quattro paladine le corsero incontro avvolgendola in un abbraccio di gruppo, non si vedevano da giorni, ma il loro legame non si era per nulla scalfito.
< Ragazze, volevo scusarmi per essermi chiusa in me stessa... > iniziò la ex leader, ma venne subito interrotta da Mina
< Possiamo solo immaginare quello che stai passando e comprendiamo benissimo come puoi sentirti. Sapevamo che saresti tornata da noi un giorno, e sono così felice che tu stia bene! > disse la mew bird abbracciandola nuovamente, mentre le altre asserivano sorridendo, avvalorando la tesi di Mina. Quando sciolsero l'abbraccio Strawberry fece cenno alla figlia di avvicinarsi e poi prese la sua valigetta.
< Grazie a tutti per la comprensione. Ma prima di riprendere c'è un'ultima cosa: ci ho pensato a lungo in questi giorni e sono giunta alla conclusione che qualcuno può prendere il mio posto, e questa sei tu Minami. >
< Io? > chiese incredula la rossa
< Si, sei nostra figlia, hai ereditato i geni del gatto sia da me che da tuo padre, perciò sei l'unica che può attivare la spilla ora che io non posso più. >
Minami guardò il padre, come fecero tutti gli altri, mentre lui a sua volta volse lo sguardo prima alla sua ragazza e poi a Kyle
< Potrebbe aver ragione sai? > convenne il pasticcere < Se nella sua epoca sia tu che Strawberry avete ancora i vostri poteri ci sono alte probabilità che i vostri figli abbiano ereditato il codice genetico modificato >
< Te la senti di provare Minami? >
< Io... credo di si! >
Così Strawberry aprì la valigetta davanti alla figlia, la quale prese la spilla e la bagnò con la goccia di acqua Mew. La spilla si illuminò e la giovane pronunciò la formula della trasformazione. Un fascio di luce la avvolse, restituendone una Minami trasformata con indosso il costume della madre, con tanto di orecchie e coda da gatto.
Gli occhi di Strawberry luccicavano dalle lacrime di commozione che quella scena le aveva regalato, sentendosi orgogliosa che quella meravigliosa ragazza fosse sua figlia.
< Non ti deluderò mamma! > disse fieramente la nuova guerriera stringendole le mani, come se una stesse passando il testimone all'altra.
< Ottimo! Ora che la squadra è di nuovo al completo possiamo concentrarci sulla missione > intervenne Pai, riportando tutti alla realtà in cui i due alieni avevano iniziato a seminare il panico.
La potenza con cui stavano scatenando gli attacchi era notevolmente aumentata, e se prima erano forti, adesso con il potere Mew erano praticamente inarrestabili.
< Ci dev'essere un punto debole, tutti ne hanno uno! > scatto Ghish
< E poi non abbiamo ancora avuto modo di testare l'arma potenziata della mamma... > gli diede man forte Minami
< Proviamo a mettere insieme un piano d'attacco e vediamo che succede, è l'unico modo per raccogliere dati utili > intervenne Pam < Voi osservate il tutto da qui e ci aggiornate in tempo reale con tutto quello che potete dirci >
< Come piano è molto approssimativo e con poche possibilità di successo... > iniziò Ryan dopo averci pensato qualche momento
< … ma è l'unico che abbiamo. Lascia che vadano > disse Strawberry poggiando una mano sulla sua spalla. Il biondo osservò lo sguardo della sua compagna e ne lesse speranza e fiducia come non ne vedeva da tempo, e si convinse.
Le cinque guerriere allora partirono di corsa verso il luogo in cui erano state avvistate le due creature, che adesso non si preoccupavano minimamente di nascondere la loro vera forma.

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Capitolo 25
*** Lo scontro finale ***


Nel frattempo il terzetto rimasto nel laboratorio stava cercando di capire se dietro gli obiettivi colpiti ci fosse qualche schema, ma fino a quel momento sembravano colpi casuali.
Poi però qualcosa nella testa della ragazza scattò: più fissava quei puntini lampeggianti, più la sua mente li univa in un simbolo strano che all'inizio non sembrò riconoscere.
Poi all'improvviso prese carta e penna senza dire una parola, e con gli occhi fissi sullo schermo tracciò quella forma che aveva in testa.
< Hei, che ti prende? > chiese il biondo stranito dal suo comportamento, ma non ottenne risposta.
Così sia lui che l'amico si portarono alle spalle di lei e guardarono quello che aveva disegnato sulla carta.
< Che cos'è? > chiese ancora, ma di nuovo la sua compagna non disse nulla. Sembrava come in una specie di transe, lo sguardo fisso su quello strano simbolo < Lo conosci? > tentò.
Ma Strawberry al posto di rispondere alla sua domanda iniziò a sussurrare qualcosa fra se e se. All'inizio non si capiva bene cosa stesse dicendo, così i due si chinarono su di lei per cercare di sentire meglio: “Andedion Uediiiumi Diiuion Risun Artiu Artiu Mapon Aruerifatin” *
< Che significa? > chiese Ryan a Kyle mentre la ragazza in mezzo a loro ripeteva sotto voce quella frase.
< Non lo so, ma sembra una lingua antica... > ma mentre i due iniziavano le ricerche per capire cosa stava succedendo, tenendo un occhio anche allo schermo del computer che stava continuando a rilevare dati dallo scontro delle mew, Strawberry era uscita dal laboratorio e si era avviata per le strade della città, incurante dei pericoli e dei disastri.
< Straw, ripeti quella cosa che stavi dicendo... > disse Ryan con gli occhi puntanti dentro un libro, ma quando non ottenne nessuna risposta, alzò lo sguardo notando la sua assenza < Straw, piccola dove sei? > chiese più forte pensando che fosse nell'altra stanza. L'ennesimo silenzio lo insospettì.
< Kyle, Strawberry è sparita >
< Come può essere? Era qui fino ad un secondo fa! Sicuro che non sia di là? > chiese il pasticcere
< Sono sicuro, non c'è... dove può essere? >
< Che centri qualcosa quella cantilena che diceva prima, o questo simbolo.... o entrambi? >
< Dobbiamo capire di che si tratta prima che possa succederle qualcos'altro!! > sbottò il biondo
Intanto la ex mew camminava imperterrita per le strade della città fino a che arrivò al parco dei ciliegi. Con un piccolo sasso appuntito iniziò a disegnare il simbolo che aveva in testa tutto intorno a se affinché fosse abbastanza grande. Compiuto il disegno la ragazza lasciò la pietra al di fuori del suo disegno, e postasi al centro della figura iniziò a ripetere quella formula ad alta voce, puntando le braccia al cielo. Dopo la terza ripetizione nuvole nere iniziarono ad addensarsi nel cielo, mentre tuoni e lampi rompevano i rumori della città. In quel momento un fulmine colpì in pieno Strawberry, la quale dopo qualche secondo cadde in ginocchio, portandosi le mani al petto. Un enorme dolore la invase, che la stava lacerando da dentro, ed in effetti qualcosa c'era: quello scienziato pazzo da legare aveva condotto un esperimento su di lei. Le aveva impiantato il seme di un demone alieno che se invocato avrebbe distrutto la terra, ed essendo lei sprovvista dei suoi poteri e della forza fisica da essi derivante, il rito dell'invocazione l'avrebbe uccisa.
La povera ragazza si contorceva dal dolore che sentiva, come se avesse voluto aprirsi il petto e far uscire quello che c'era dentro di lei.
Mentre il rituale era in atto senza che nessuno ne fosse a conoscenza, Kyle e Ryan disperati avevano chiesto ai tre amici alieni di rientrare dalla battaglia e aiutarli con le ricerche, magari loro potevano saperne qualcosa di più.
I fratelli così diedero un'occhiata al simbolo disegnato da Strawberry, mentre i due americani cercavano di guidare le loro guerriere nello scontro con i due Darsel che
sembravano più agguerriti che mai. Dopo attimi infiniti, finalmente Pai ebbe l'illuminazione
< Forse ho capito! > annunciò agli altri < So cos'è questo, ma quello che significa non vi piacerà per niente... >
< Sputa il rospo > disse solamente Ryan
< Questo è l'antico simbolo del demone della distruzione. Ogni cultura ha la sua versione, ma diciamo che in linea di massima la forma di base è la stessa. Ma la cosa peggiore è che secondo la leggenda questo demone ha bisogno di un corpo ospitante per poter compiere la sua missione di distruzione. In antichità veniva sacrificato qualcuno che venisse posseduto dal demone e poi scagliato contro i nemici che minacciavano di invadere il pianeta. E credo che quello che Strawberry stesse ripetendo fosse la formula di invocazione >
< Quindi quei mostri vogliono usare lei per invocare quel demone e distruggere la terra? >
< In sostanza si >
< Kyle, dobbiamo trovarla!! > esclamò al pasticcere, mentre questo si metteva subito alla ricerca
< Per l'invocazione serve un luogo ampio abbastanza da contenerlo > disse ancora Pai affiancandosi a Kyle al computer. Questo inserì nel computer i dati e avviò la ricerca: i luoghi che corrispondevano ai parametri inseriti erano tre in tutta la città.
< Ragazze, lasciate perdere quei due, stanno cercando di distrarvi! Dividetevi in tre squadre e andate a controllare questi tre luoghi, Strawberry è in uno di questi, ed è in grave pericolo! Appena la trovate avvisateci, ci troveremo tutti li! >
I tre alieni tornarono ad unirsi alle guerriere e divisi in tre gruppi partirono ognuno per un luogo diverso, mentre Ryan e Kyle rimasero in una snervante attesa di notizie.
Fu il gruppo di Mina Ghish e Minami a trovare l'ex paladina. La trovarono in piedi, con le braccia lungo i fianchi, la testa chinata da un lato e i capelli sciolti che le svolazzavano leggermente in aria.
< Strawberry... > provò a chiamarla l'amica.
Quella alzò di scatto la testa e aprì gli occhi: erano rosso fuoco, e non sembrava riconoscere chi avesse davanti. I tre non capivano cosa fosse successo alla loro amica, e decisero che finché rimaneva li ferma era il caso di avvisare gli altri.
< Ragazzi, l'abbiamo trovata, è al parco... ma è strana. Ha gli occhi di fuoco, i capelli le volano per aria e sembra non avere la minima idea di chi siamo noi... > disse
Minami al resto del gruppo.
< Non fate niente finché non ci saremo tutti! > ordinò Ryan.
Quando furono giunti tutti nessuno riusciva a credere a quello che avevano davanti.
< Temo che l'invocazione sia avvenuta > annunciò Pai in tono grave
< Di che state parlando? > chiese Paddy
< Quegli schifosi alieni hanno usato Strawberry come corpo da far possedere al demone della distruzione >
< Che si fa quindi? > chiese Pam
Ma in quel momento apparvero i due fratelli Darsel
< Non si fa proprio niente! > disse Mamoru
< Osservate il vostro modo cadere per mano di quella che una volta era la sua paladina! > continuò la sorella.
< Ti sbagli, noi la salveremo! > intervenne Mina fiera
< Mi spiace carina, ma non c'è niente che possa fermare il demone della distruzione. L'invocazione finirà solamente quando il pianeta sarà esploso e distrutto! >
< Stai mentendo! > urlò Ghish all'aliena
< MA davvero? E perché mai dovrei mentire quando ho la vittoria in mano? >
< Ora va, distruggi tutto!! > ordinò il fratello al demone nel corpo d Strawberry
Quella fece solo un cenno con la testa, poi tese la mano verso i suoi nemici e li scaraventò via, liberandosi il passaggio.
Rimessosi in piedi, il gruppo non sapeva veramente cosa fare per mettere fine alla situazione.
< Ragioniamo, che opzioni abbiamo? > chiese Pai
< Come si ammazza un demone? > chiese Tart
< Non si uccide un demone... ma il suo intervento può non essere più necessario se interviene una causa di distruzione naturale. > rispose il fratello
< Quindi o lasciamo che lei distrugga tutto il pianeta o dovremo farlo noi? > chiese Ryan incredulo
< Ehm... ragazzi. Ci sarebbe una terza opzione in realtà > iniziò Lory, certa che quello che stava per dire non sarebbe piaciuto a nessuno
< Parla Lory, dobbiamo considerare tutte le possibilità > la incitò Kyle
< Ecco... potremmo provare a fermare il demone, distruggendo il corpo che lo ospita... > disse incerta la povera Mew
< Cosa, vorresti uccidere Strawberry?!? > Ryan era furioso all'idea
< Lo so, non piace neanche a me, ma senza un corpo che lo ospita questo demone sarebbe vulnerabile. A quel punto o fugge da solo o potremmo essere in grado di
annientarlo... >
Ma prima che Ryan potesse avventarsi verbalmente contro la ragazza, la mano di Kyle si poggiò sulla sua spalla
< Temo che Lory abbia ragione. Tutti vorremo che ci fosse un'altra via, ma non possiamo lasciare che distrugga l'intero pianeta, ne tantomeno possiamo farlo noi. >
< No, non lascerò che muoia! >
< Ryan, se non la fermiamo moriremo tutti, lei compresa! >
< Hei, anche durante la battaglia con noi la micetta si era sacrificata... ma poi l'avete riportata in vita giusto? > intervenne Ghish
< Si, ma allora avevamo l'acqua Mew. Le uniche gocce che aveva le ho date a loro per le spille... >
< Forse io so dove trovarne altra... ma dovete tenere a bada la vostra amica quanto più potete > disse Pai.
< Davvero lo sai? E dove si trova? >
< Nel nuovo pianeta che abbiamo trovato per il nostro popolo, ho rilevato una debole traccia di acqua Mew. Se è ancora li la prenderò e la porterò qui >
< Dobbiamo solo sperare che sia sufficiente per salvarla... > disse Ryan
< Se una goccia ha attivato le spille, il quantitativo di Pai farà sicuramente il miracolo, abbi fiducia papà > disse Minami prendendo la mano del padre e stringendola forte fra le sue.
Il biondo si guardò intorno notando che tutto il gruppo era convinto della riuscita del piano, così mandò i tre alieni alla ricerca dell'acqua Mew.
< Ragazze, dovete attirare la sua attenzione su di voi, portarla fuori città e cercare di trattenerla finché gli altri non saranno tornati >
< Tranquillo Ryan, lascia fare a noi. Conosciamo la nostra Strawberry e la riporteremo sana e salva a casa! > disse Pam a nome di tutte
< Molto bene, noi andiamo al laboratorio a prendere un paio di cose che potrebbero essere utili e vi raggiungiamo. >
Così il gruppo si divise, e le cinque guerriere andarono in contro alla loro amica, cominciando ad attaccarla con le loro armi. I colpi non sembravano scalfirla più di tanto, ma almeno avevano attirato la sua attenzione, e mentre loro correvano lontano dal centro abitato, quella le inseguiva lanciandogli contro getti di fuoco e oggetti infuocati raccolti qui e la.
Lo scontro si rivelò più duro del previsto: la possessione del demone aveva creato una specie di barriera protettiva attorno alla ragazza che non accusava nessuno dei colpi che le venivano scagliati contro. Più i minuti passavano più la stanchezza iniziava ad indebolire le paladine colorate.
Finalmente arrivarono anche Kyle e Ryan con una lunga valigetta in mano.
< Ragazze state bene? > chiese il primo preoccupato
< Solo qualche graffio > rispose Paddy minimizzando
< È troppo forte per noi... abbiamo continuato a colpirla ripetutamente, ma non le abbiamo fatto niente > spiegò Pam
< Lasciate provare me > disse allora Ryan, e poggiata la valigetta a terra ne estrasse due lance con le punte dalla forma particolare
< E quelle da dove vengono? > chiese Lory
< Le abbiamo rinvenute durante degli scavi in America un anno fa. Sembrano fare parte dell'armamentario delle guardie reali del popolo Maya. Le punte di queste si dice siano state impregnate di un incantesimo molto potente, in grado di sconfiggere qualsiasi nemico di chi la brandisce. > spiegò il ragazzo, passandone una all'amico.
< Recuperate le forze, da qui in poi ci pensiamo noi > annunciò Kyle al gruppo di fanciulle, che si era riunito dietro di loro per osservare le armi.
I due giovani nel frattempo si erano avvicinati al demone, tentando di accerchiarlo uno da un lato e l'altro dall'altra parte, con le lance puntate, pronti ad attaccare.
Ryan fu il primo a lanciarsi nello scontro, e avvicinandosi vide gli occhi della sua ragazza e non la riconobbe. Non era rimasto niente di lei all'esterno, ma era sicuro che l'animo buono di Strawberry fosse da qualche parte dentro di lei.
La tattica che stavano usando i due giovani sembrava funzionare, e le lance avevano davvero qualcosa di magico, dato che i colpi andati a segno l'avevano ferita, ma
anche in quel modo lo scontro si dilungò.
< Ryan, so quello che stai cercando di fare, ma non funzionerà... > disse Kyle all'amico quando si riunirono
< Kyle, io... non ci riesco. E poi quei tre ancora non sono tornati. Se lo facciamo adesso non sappiamo quanto tempo abbiamo per poterla riportare indietro... e se arrivassero tardi? >
< Hai notato che sta succedendo qualcosa in lei? Guarda, le venature rosse sulle braccia si stanno facendo sempre più marcate. Il mio timore è che prima o poi esploderà per rilasciare in pieno il suo potere distruttivo. Dobbiamo agire in fretta o sarà stato tutto inutile! > tentò di spiegare Kyle.
< Lory, Paddy, cercate di mettervi in contatto con Pai e Tart, capite a che punto sono, non abbiamo più molto tempo! >
< Subito! > rispose Lory mentre ognuna di loro tentava di mettersi in contatto con l'amico, intanto che i due ragazzi avevano ripreso lo scontro, aiutati da Pam Mina e Minami.
Finalmente arrivarono notizie, i tre alieni erano appena atterrati al caffè, e presto li avrebbero raggiunti.
< Ora Ryan, adesso o mai più! > disse Kyle al biondo, appena appresa la notizia.
Approfittarono quindi del fatto che le guerriere si erano scaraventate tutte addosso al demone contemporaneamente, per puntare le loro lance verso il cuore della ragazza e con gli occhi pieni di lacrime le fecero entrare più che potevano.
Quando le due lame raggiunsero il cuore, un urlo stridulo e acuto uscì dalla bocca del demone, riuscendo a sbarazzarsi di tutte quelle persone addosso.
Un fascio di luce rosso uscì dal suo petto, mentre il corpo si contorceva dal dolore. In quel momento erano riapparsi i due Darsel, scomparsi all'inizio dello scontro, e i tre alieni buoni con la boccetta di acqua Mew.
< NO! Cosa avete fatto?? > chiese incredula Meiko
< Non è possibile! Nessuno poteva distruggere un demone! > continuò Mamoru
< È finita! Il vostro demone sta morendo, il mondo è salvo! > annunciò Ryan
< Avrete anche sconfitto il demone, ma noi abbiamo vinto comunque... >
< Che vuoi dire? >
< La vostra amica non ha nessuna possibilità di sopravvivere. Niente Strawberry del passato, niente MewBerry del futuro. Il che significa che nemmeno tu verrai mai al mondo ragazzina > spiegò la Darsel indicando Minami.
In quel momento tutti gli sguardi furono puntati su di lei, mentre questa diventava lentamente più trasparente.
< Minami, stai sparendo >
< Significa che il futuro sta cambiando... >
Gli sguardi di padre e figlia si incontrarono per qualche istante, e fu allora che Ryan andò verso il demone a terra che continuava debolmente a contorcersi durante la sua lenta morte, estrasse una delle due lance e la scagliò senza preavviso verso Mamoru, che venne centrato in pieno.
Appena il tempo di scambiarsi una rapida occhiata stranita con la sorella per poi esplodere.
< NOOOOO!! MAMORU!! MALEDETTO!! > urlò la Darsel alla vista della morte del fratellino, e scagliandosi contro il biondo. Ma nello scontro Ryan riuscì a colpire anche lei che non prestava più attenzione al suo modo di combattere, esplodendo come il fratello dopo pochi secondi.
< Non ci credo è tutto finito! > esultò Paddy
< Non penso piccola... > disse in tono grave Lory indicando il corpo esanime di Strawberry immobile a terra, e Minami che spariva secondo dopo secondo
< Come facciamo a salvarle entrambe? >
< Pai, l'acqua Mew! > disse Ryan afferrando al volo la boccetta.
Il ragazzo si chinò sul corpo della compagna, ormai priva di qualsiasi possessione, e versò poche gocce nella bocca socchiusa di lei, sperando che facessero effetto.
Dopo svariati secondi non era ancora successo nulla.
< Perché non funziona! Ce ne vuole di più! > sbottò Ryan
< Io credo invece che stia funzionando > disse Minami attirando la sua attenzione.
Il corpo semi trasparente della ragazza stava riprendendo massa e densità tornando come prima.
E se lei si era ricomposta, voleva dire che Strawberry stava bene.
Infatti dopo un istante anche la ex mew aprì gli occhi con enorme sorpresa e commozione di tutti.
I due innamorati si lanciarono uno fra le braccia dell'altro felici di essersi ritrovati
< Mi hai salvata > disse lei sorridendo
< Non posso perderti ancora! Ma in realtà è stato un lavoro di squadra >
Allora sostenuta dal suo compagno Strawberry si alzò da terra e tutti i presenti si avvicinarono
< Grazie a tutti per avermi salvata, di nuovo! Io non saprei davvero come fare senza tutti voi. Siete una parte fondamentale della mia vita, la mia seconda famiglia e vi
devo tutto! >
Partì allora un mega abbraccio di gruppo attorno alla giovane, e poi finalmente tutte le coppie, dato che erano usciti vivi da quello scontro non persero altro tempo per esternare i loro sentimenti.
Kyle rimase davvero sorpreso quando Pam gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a se, ma ricambiò con sincero affetto l'abbraccio.
Paddy e Tart si scambiarono il loro primo e impacciatissimo bacio da adolescenti
Ghish racchiuse il volto di Mina fra le mani e baciò teneramente quelle labbra, sentendo ricambiato l'amore da parte della ballerina.
Pai afferrò Lory per un braccio e l'attirò a se prima abbracciandola forte e poi catturando la sua bocca in un bacio pieno di passione.
Ryan non aveva perso tempo e aveva baciato la sua bella Strawberry con tutto l'amore che aveva per lei, e lei non era stata da meno, sentendo il suo cuore esplodere
dalla gioia. Ma dopo il loro momento intimo, sciolsero l'abbraccio e allargarono le braccia verso Minami, che era rimasta in disparte. Accolse l'invito e i tre si strinsero in
un abbraccio, come una vera famiglia.
Ma questo riportò alla mente della ragazza che il suo obiettivo primario del suo viaggio nel passato era raccogliere il sangue di Darsel per creare l'antidoto e salvare tutti nel suo tempo. Ma quelle creature erano esplose e non era rimasto niente. Aveva fallito. Il suo sguardo afflitto non passò inosservato ai suoi genitori.
< Che cosa c'è Minami? > chiese Strawberry
< Ho fallito... >
< Che vuoi dire? >
< Non sono riuscita a procurarmi il sangue di Darsel per l'antidoto, e il tempo a mia disposizione è quasi finito. Ormai la mia famiglia e tutti i contagiati sono destinati a morire >
< Non dire così, c'è sicuramente un'opzione alternativa per salvare la tua epoca > disse la ragazza cercando di consolare la figlia.
< In effetti qualcosa ci sarebbe... > disse Ryan < Vieni con me al laboratorio, ho un'idea > e così dicendo prese Minami per mano e iniziarono a correre.
< Dove vanno? > chiese Kyle
< Credo che sia uno di quei momenti padre/figlia > rispose Strawberry sorridendo mentre i due si allontanavano < Io vado a vedere che combinano, voi che fate? > chiese al resto delle coppie.
Ci fù uno scambio di sguardi generale, e poi tutti insieme corsero dietro a quei due che ormai erano metri avanti, tutti diretti al caffè, fra risate e sorrisi, consapevoli che tutto sarebbe andato per il meglio, e che sia il loro mondo che il loro futuro erano salvi.

Io invoco Maponos Arueriiatis che dona soddisfazione per la forza degli dei inferi. 

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