In Assenza di te - Raccolta

di Arwen297
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promesse e Conchiglie ***
Capitolo 2: *** Ultimo Natale ***
Capitolo 3: *** Vai avanti e vivi ***



Capitolo 1
*** Promesse e Conchiglie ***


La promessa e la conchiglia
Idea di Arwen297

Storia partecipante al contest fiume "Acquarelli"
organizzato da Yuriaka sul forum di EFP


Prompt: genere sentimentale | conchiglia
 
Il rumore delle onde che raggiungono la battigia culla i miei pensieri. Avevo bisogno di rimanere da sola, senza nessuno intorno, da quando non ci sei più, il tempo che mi ritaglio in completa solitudine senza avere amici, i nostri amici, intorno è sempre più lungo e frequente.
Tu non volevi che mi isolassi, non avresti voluto che mi chiudessi così verso il mondo esterno.
Me lo avevi fatto promettere uno degli ultimi momenti che ho potuto passare insieme a te, prima che tu perdessi totalmente la lucidità e la vita ti fosse portata via.
 
«Promettimi che continuerai a vivere, che andrai avanti con la tua vita,
anche senza di me…voglio che tu sia felice Alessia, anche per me che non potrò più esserlo»
 
Questo mi hai sussurrato, quando ormai le forze ti stavano abbandonando. E io da vera codarda ho evitato di risponderti per paura di fare promesse che forse non potrò mantenere.
Una risposta che non ho voluto darti ma che, con il senno di poi mi sto rendendo conto che sarebbe stata una valida motivazione per poter uscire fuori da tutto questo.
Dal dolore che spesso mi schiaccia, togliendomi gli stimoli che potrebbero farmi reagire e facendomi desiderare che il cancro prenda anche me, o che ci prendesse insieme.
Sarei venuta via con te e non avrei dovuto cercare, ora, di sopravvivere.
Senza dover trovare spasmodicamente un motivo per andare avanti che mi sembra quasi inesistente, poiché il mio motivo per combattere eri tu Chiara.
In fondo lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe andata così, i medici avevano dato ben poche speranze, ma hai voluto lottare fino all’ultimo.
In fin dei conti tra le due quella più fragile sono sempre stata io, tu sei sempre stata una roccia, un diamante raro e inscalfibile per la tua tenacia, la tua forza e la tua testardaggine. Io sono sempre stata quella più chiusa e tranquilla.
Ma infondo avevamo due caratteri che si completavano e che bilanciavano l’altro quando e se ci fosse stato bisogno.
Il sole cala man mano nel cielo permettendo alla luce di tingersi di arancione, di rosso e di toni vermigli che colorano a loro volta l’oceano davanti a me.
Stringo un pugno nella sabbia, quasi con rabbia. Perché non trovo affatto giusto che la vita ti abbia lasciata così presto, non trovo giusto che chiunque ci sia lassù, un Dio forse? Non abbia potuto scegliere di lasciarti con la tua famiglia, i tuoi amici ma soprattutto abbia deciso che il nostro futuro insieme sarebbe rimasto solo un sogno irrealizzato.
Lasciando me su questa Terra, con un vuoto immenso che tu avevi riempito da ormai qualche anno, rendendomi la ragazza e poi la donna  più felice di questo pianeta e ciò che avevo sempre desiderato essere.
Con te ho scoperto realmente me stessa e ho imparato a combattere per ciò che mi rende serena senza paura di chi mi circonda o del pensiero della gente.
Ma ora che non c’è qualcosa che mi rende felice, per cosa devo combattere? Ora che sono rimasta sola e che a distanza di mesi la tua perdita arde in me come se fosse il primo giorno, come se fossi appena tornata a casa dopo averti dato l’ultimo saluto al cimitero.
Stringo forte il pugno, fino a quasi farmi male con i granelli di sabbia.
Fino a quasi farmi male con le unghie conficcate nella mia stessa carne.
A te piaceva il mare, venivamo spesso qui quando ancora stavi bene. Quando ancora il mostro non aveva palesato la sua presenza.
È passato solo poco più di un anno da quando abbiamo scoperto il mostro, eppure tu non sei già più qui con me.
Mi mordo il labbro inferiore, infilando la mano in tasca per tirarne fuori una catenina in argento a cui è appesa una conchiglia.
Una conchiglia che avevamo trovato proprio l’ultima volta che siamo state qui insieme, avevi ancora i tuoi bellissimi capelli ramati, con il sorriso luminoso e lo sguardo colmo di felicità che non tradiva affatto ciò che da li a poche settimane sarebbe successo.
Tra le due, quella che ha saputo affrontare tutto con la gioia negli occhi nonostante sapesse il suo destino, per non dare un ulteriore dolore a chi ti circondava e alle persone che amavi sei sempre stata tu.
Non io.
Guardo la conchiglia.
La conchiglia di un murice spinoso particolarmente bello, che il mare ti ha consegnato mentre passeggiavamo sulla riva. Hai voluto a tutti i costi prenderla, hai voluto a tutti costi farne un ciondolo e hai fatto in modo di far bagnare le sue punte nell’argento da un orefice, e hai fatto in modo che lui la bucasse per poterle unire gli anelli.
La stringo, mentre le lacrime iniziano a scendere al ricordo che porta con se questo ciondolo. Non me ne sono più separata da quando prima di chiedermi di farti quella promessa a cui mi sto odiando per non averti risposto, mi hai fatto capire di prendere la catenina che avevi al collo e con lei la conchiglia.
Hai voluto che la tenessi con me, per sempre. Quando io in realtà, avrei voluto tenere te accanto, non questa conchiglia.
I miei occhi azzurri scorrono poco lontano sulla spiaggia soffermandosi sul pietrone su cui ci eravamo sedute insieme.
Riportando alla mente altri ricordi, per quanto belli, per me dolorosi.
Volevamo mangiare dei dolci comprati nella Pasticceria del centro, prima di venire sulla spiaggia e alla fine a furia di ridere, scherzare, ascoltarci ed amarci erano rimasti quasi tutti nel vassoio con cui ci erano stati venduti.
Sorrido, mi sembra quasi di vederti, sentirti qui vicino a me mentre viaggio alla ricerca dei ricordi felici dei momenti passati insieme.
Torno a guardare la conchiglia.
Combattuta se tenerla con me, per sempre, o se donarla di nuovo al mare. A te piaceva il mare, ne saresti felice.
Egoisticamente però, è una delle cose che mi tiene legata a te. Una delle ultime, se non ultima, cosa.
Non ho avuto il coraggio necessario per continuare a vivere in quella che sarebbe stata la nostra casa, se la terapia e le cure sarebbero andate contro ogni aspettativa nel modo giusto.
 
Ho provato, giuro!
 
Ho messo tutto il mio impegno, ma vedere quei mobili, quei piatti. Quel letto che avevamo scelto insieme, che tu avevi scelto.
Rivivere i momenti in cui andavamo in giro a prendere tutto ciò che sarebbe servito per la nostra vita insieme mi soffoca.
Mi sembra di annegare dentro me stessa, senza trovare una via d’uscita. Mi sembra di cadere nell’immensità della sofferenza che la tua assenza mi crea.
Cadere in un volo che puntualmente non riesco a fermare fino a quando il mio cuore si schianta rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi.
 
Come se non fosse già rotto, per giunta!
 
E allora schiacciata dalla mia codardia ho deciso di venderla o quanto meno affittarla tornando a vivere con i miei genitori.
Loro non hanno fatto domande, mia sorella ha capito.
D’altronde come possono solo pensare che io abbia la forza di tornare a vivere lì?
Avrei voluto chiederti di sposarti sai, lo avevo già in programma.
Forse, avrei dovuto farlo prima.
Forse, avrei dovuto fare in modo di sposarti prima che il cancro ti portasse via da me.
Forse, avrei dovuto permettere alle nostre anime di legarsi per l’eternità anche se tu saresti volata via dopo qualche settimana.
Forse, però, saresti volata via felice e io non sarei rimasta qui su questa spiaggia oggi.
Con la mente affollata di se e perché a cui non riesco a dare una risposta, una spiegazione che possa tranquillizzare la mia anima.
Forse non avrei avuto così tanti rimpianti.
Forse non avrei sentito un senso di colpa così lancinante all’accorgermi di quanti errori ho commesso, senza potervi più rimediare.
Avevamo tanti progetti insieme, dovevamo fare un viaggio in Giappone, in America e anche nel Nord Europa.
Avevi il desiderio di avere un bambino un giorno, adottato o se con la fecondazione assistita non era per te importante.
Volevi essere madre e poco importava del giudizio altrui. Delle voci che ti avrebbero definito egoista perché, un bambino, con due madri non crescerebbe equilibrato mentalmente.
Secondo loro.
Avresti dovuto fare la biologa marina, perché della passione per il mare avevi fatto un mestiere.
Tanti avresti, avremmo e avrei che non troveranno più una realizzazione pratica.
Anche io avevo tanti progetti, con te, per me e per me con te. Ma adesso sembrano appartenere tutti ad un’altra vita.
Una vita che non sarà mai più mia.
Anche se tu vorresti che la vivessi e che andassi avanti. Lo so.
Me lo ripeto ogni giorno, mi ripeto ogni giorno quanto dovrei cercare di andare avanti e magari trovare un’altra ragazza con cui condividere le mie giornate.
Ma come posso anche solo pensare di sostituire ciò che eri per me? Come posso anche solo dimenticare un amore spezzato troppo prematuramente e per cause di forza maggiore?
No, non lo so.
Non mi è possibile.
Non mi è possibile capirlo, e forse non voglio nemmeno per paura che capendolo il tuo ricordo si cancelli dalla mia mente senza poterlo più recuperare.
D’altronde delle due, quella coraggiosa, sei sempre stata tu. Non io.
Io non sono stata in grado nemmeno di farti una promessa a cui probabilmente tenevi più della tua stessa vita.
Osservo il Sole scendere maggiormente sulla linea dell’orizzonte, stringendomi nelle spalle per l’aria che già è più fresca. Ripensando al Natale appena passato, sembrano secoli fa.
Eppure sono solo nemmeno sette mesi. Ripenso al Natale, al nostro Natale…e in cuor mio ringrazio i medici che ti hanno permesso di passarlo a casa, con la tua famiglia.
Con le persone che ami.  Per cui avevi sempre un sorriso.
Con me. Con il nostro noi.
Ripenso all’ultimo Natale e, improvvisamente mi sembra di essere nuovamente lì, a festeggiare insieme a tutti gli altri. Ma soprattutto insieme a te.

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Capitolo 2
*** Ultimo Natale ***


Ultimo Natale

 
Idea di Arwen297
Storia partecipante al contest Fiume "Acquarelli"
Prompt: Albero di Natale | fem-slash
Canzone “Mantieni il bacio” di Michele Bravi Nota bene: Il contenuto per quanto possa sembrare poco verosimile e impensabile ai più, può essere veritiero. Una mia conoscenza con questo genere di problemi di salute, aveva rapporti sessuali durante la chemio. Quindi i moralisti o le persone che si sentono urtate da questa scelta sono pregati di non leggere. Ogni persona reagisce a modo suo al cancro, non c'è giusto o sbagliato.
 
«Non importa quello che trovi sotto l’albero,
ma importa chi trovi intorno»
 
Il sole fuori sembra quasi rappresentare l’umore che stasera mi pervade all’idea di vederti a casa dopo mesi di terapie in ospedale e una montagna di esami giornalieri.
I medici hanno acconsentito a farti passare la Vigilia e il Natale a casa in compagnia delle persone che ti amano e che ti vogliono bene: le ultime analisi anche se non perfette sono comunque migliori di quelle precedenti e hanno acceso un piccolo barlume di speranza sugli effetti forse positivi che la chemio probabilmente sta avendo sul tumore.
Abbiamo deciso di festeggiarlo in quella che presto sarà la nostra futura casa, perché sono certa che la convivenza tra noi sarà solo rimandata a causa della tua malattia ma riusciremo a uscirne. Andra bene.
Ti guardo mentre ti perdi nelle palline dell’albero di Natale, nelle luci intermittenti e allegre che illuminano il salone quasi totalmente al buio, ma la cui penombra mi permette di ammirarti e osservarti.
I tuoi occhi non smettono mai di sorridere ed essere felici, entusiasti, come se fossi una bambina nel paese dei balocchi, da quando hai varcato la soglia di casa a pranzo con i tuoi genitori poco prima di mia sorella e dei miei, il sorriso ti si è dipinto sul volto e non ti ha più lasciato.
Abbiamo scelto di festeggiarlo tutti insieme, per te e nella casa che sarà nostra, per noi. Nessuno ha avuto dubbio su come passare il Natale quest’anno, grazie a te.
Ti osservo perderti sognante a guardare le palline appese all’albero, quelle stesse palline che abbiamo ordinato tra una terapia e l’altra in questi mesi di ricovero, nella speranza che tu questa sera potessi essere qui con me e passare questi due giorni con la tua famiglia.
Sorrido e mi rendo conto di quanto io sia fiera della forza con cui stai combattendo la tua battaglia e continuo a osservarti in silenzio.
Quasi spaventata all’idea di raggiungerti e rompere l’incantesimo che si è creato nella penombra causata dalle lucine delle decorazioni natalizie sparse per tutta la stanza.
 
«Questo silenzio sa di mille parole
ed io starei qui ad ascoltarti per ore»

 
Sorrido, e continuo a osservarti per un altro po’ prima di decidermi a raggiungerti e abbracciarti da dietro, passando le braccia intorno ai tuoi fianchi per stringerti forte a me. Quasi terrorizzata al pensiero che lasciando la presa tu possa svanire di colpo, senza poterlo evitare. Senza poterti fermare.
«E’ venuto più bello di quanto avrei potuto mai immaginare, Alessia». Commenti in un sussurro, sei sorpresa, davvero. Eppure io non avevo alcun dubbio della buona riuscita di quest’albero.
«Non avevo dubbio alcuno che sarebbe stato bello». Sussurro posandoti un bacio nell’incavo del collo, appena sotto al lobo, facendoti sentire delicatamente i denti. «Tutto ciò che è presente in questa stanza stasera, l’hai scelta tu…non poteva essere altrimenti». Concludo cercando il suo sguardo e sorridendole.
Sono felice.
Nonostante i tuoi capelli ambrati non ci siano più, basta vederti felice per esserlo e questa sera, la magia del Natale, mette del proprio.
Sorridi a tua volta, senza smettere di guardarmi e non riesco a resistere, e non riesco ad allontanarmi dalle tue labbra che sono vicine adesso alle mie.
Ti assaggio, con un breve bacio e un leggero morso.
Ritrovando il tuo sapore, diverso, da quello a cui sono abituata. Forse il Natale lo fa sembrare più dolce. Sai di vaniglia e cannella. Sai di quei biscotti di Pan di Zenzero che ti sei divorata letteralmente alla fine della cena, prima che i nostri ospiti se ne andassero per farci proseguire la serata tra noi.
«L’abbiamo scelta entrambe, abbiamo scelto entrambe tutto ciò che c’è qui in questa stanza». Specifichi, ed è vero: dovevamo andare a convivere se non ti fosse stato diagnosticato il cancro proprio poche settimane prima dell’inizio della nostra convivenza.
La casa è pronta, ma manchi tu. Manca la serenità da parte mia per poterci stare senza di te e allora abbiamo deciso di attendere il giorno che il tumore sarà svanito.
«Non vedo l’ora di poter condividere ogni singolo giorno con te, piccola». Ti bacio di nuovo e, dopo essermi staccata leggermente da te prendo la tua mano e ti faccio spostare fino al divano, invitandoti a sederti sulle mie gambe.
Tu esegui e poco dopo sei seduta a cavalcioni girata verso di me, nel tuo sguardo un velo di incertezza, forse di tristezza per quanto ho appena finito di dire.
«Cosa c’è bimba?». Ti chiedo, mantenendo basso il tono della mia voce, anche se so in parte quali possano essere i pensieri che improvvisamente turbano il tuo animo e me ne dispiaccio poiché, forse inavvertitamente, io stessa li ho causati.
«E’ solo che, penso ai progetti che avevamo e mi sembrano quasi appartenere ad un’altra vita, improvvisamente irraggiungibili, perché io Ale? Perché non cercare qualcun’altra con cui stare, una con la quale puoi essere davvero felice anziché soffrire per un qualcosa che probabilmente è inutile combattere». Mi guardi fissa negli occhi mentre e poi abbassi lo sguardo, quasi schiacciata dal peso e dal senso di colpa di essere proprio tu a stare con me.
«Ehi». Ti tiro verso di me abbracciandoti intorno alle spalle per tenerti stretta, i tuoi dubbi sono leciti. «Perché è con te che ho deciso di condividere il resto della mia vita». Mi allontano nuovamente, per guardarti sul viso un po’ arrossato, i tuoi occhi sono lucidi. «E niente potrà mai farmi cambiare a riguardo, sei quella che voglio al mio fianco, poiché sei tu e solo tu che rendi la mia vita più bella indipendentemente dal tuo stato di salute attuale. Con te io sono felice, mi hai resa felice ed è questo ciò che importa».
Porto le mie mani al tuo viso ad accarezzarti le guance e avvicino il mio viso al tuo per baciarti, un bacio lento con l’intenzione di osare di più questa notte: presa dalla consapevolezza di voler godere di ogni attimo che ci sarà donato, come se fosse l’ultimo.
 
«Non staccare le labbra neanche un solo secondo
E non farti distrarre dal rumore di fondo».
 
Faccio scivolare la mano dietro la tua nuca per tenerti delicatamente ferma e non farti allontanare da me, chiedo accesso alla tua bocca con un leggero morso e mi viene concesso, mentre tu stessa mi sfiori attraverso i vestiti, delicatamente, quasi con timore che io ti blocchi per dirti che non è il momento. E invece si, lo è.
Voglio rendere questa notte di Natale speciale, e voglio farlo insieme a te. Ti sfioro a mia volta attraverso i vestiti mentre continuo a baciarti e intanto faccio in modo di spostarti sul divano, raggiungendoti subito sopra di te.
Non importa tutto il resto, questa sera ci siamo solo io e te, il mondo e i medici sono chiusi fuori e lontani almeno per qualche ora, perché meriti di essere serena e amata come e più che prima.
Ti bacio nuovamente, dolce, lenta, senza fretta. Assaporando nuovamente il tuo sapore e il tuo profumo.
«No non allontanarti». Ti dico a fior di labbra appena sento che interrompi il contatto e sorrido. «Non pensare a niente, solo io e te, niente altro». Ti dico, riprendendo il bacio, un bacio che vorrei essere eterno e senza interruzioni. Perché è questo che meritiamo entrambe, anche se dentro di me in fondo so che probabilmente non sarà possibile voglio crederlo almeno per un po'.
 
«E senti solo il cuore, e il male non esiste più
E non c'è più dolore, soltanto io, soltanto tu»
 
Cerco di nuovo le tue labbra mentre le tue mani accarezzano la mia pelle, ormai nuda ed esposta al tuo tocco, mi accarezzi delicata il seno, stringendolo appena, accendendo il mio corpo e i miei sensi, accendendo quella voglia che ho di te passata in secondo piano da quando sono costretta su quel letto di ospedale.
Ma ciò non vuol dire che io non ti voglia, anzi. Mi spogli, rendendomi nuda contro di te e la tua pelle, libera a sua volta. Ti muovi sopra di me, e sento il tuo calore, il nostro odore.
Mi baci e cerchi di rassicurarmi, come se avessi sentito pensieri e turbamenti mal celati dietro a quella frase uscita timida e sussurrata e il mio cuore perde un battito a sentirti sopra di me, intorno a me, ma soprattutto dentro di me. Tu forse non lo sai, ma sei uno dei pochi motivi che nonostante la chemio e le poche speranze che i medici stessi hanno dato alle cure, mi spingono ad andare avanti.
Quando sono con te, quando siamo insieme, sembra che tutto il malessere dovuto al cancro e alle terapie svaniscano. L’amore, quello vero può davvero fare questo? Non lo so, ma con te sono felice e sembra quasi che la mia salute recuperi quando siamo insieme e questo mi basta.
Per ora.
Cerco le tue labbra, mascherando l’emozione che mi causano i tuoi occhi nei miei, mentre entri in me con le tue dita. Muovendoti lenta sopra di me, dentro di me.
Il mio corpo trema, improvvisamente più vivo di quanto non possa essere stato in queste settimane.
Il mio cuore, batte e posso sentire il tuo battere insieme a lui. Come se fossimo una cosa sola, arrivi in profondità con quelle dita e io ansimo, stringendoti a me.
Puntando le mie unghie sulla tua schiena, mentre lentamente esci per poi rientrare più veloce. Donandomi sensazioni ed emozioni che, a causa della terapia, pensavo quasi di aver totalmente dimenticato o che non sarebbero state più possibili.
 
«Questo silenzio sa di mille parole
Ed io starei qui ad ascoltarti per ore»
 
Sento il tuo respiro nel silenzio della stanza, cambiare seguendo il movimento che imprimo alla mia mano.
E ti guardo.
Guardo i tuoi occhi.
Il tuo seno che si muove al ritmo del tuo respiro, interrompendosi quando spingo di più.
Sentendoti che stai per cedere, che stai per crollare grazie a me.
La tua intimità parla chiaro, il tuo sguardo che mi cerca quasi affamato fa altrettanto. Le tue guance sono ormai rosse per il calore suscitato dai nostri movimenti.
Mi abbasso con il viso, assaggiando velocemente il tuo seno, mentre punto ad altro, senza togliere la mano da te.
Il profumo della tua pelle mi inebria, così come stanno facendo i tuoi sospiri, che appaiono quasi grida in questo silenzio in cui esistiamo solo io e te.
Scendo ancora, insinuando il mio volto tra le tue gambe, dandoti un bacio proprio lì, vicino a dove le dita entrano.
Ti sento gemere, ti sento spingere verso di me in una muta richiesta di continuare ciò che vorrei.
Appoggio le mie labbra nuovamente a te, muovendo la lingua in un idioma parlato che conosciamo solo noi, espresso nei tuoi gemiti che iniziato molto presto a riempire la stanza.
Accompagnando il mio agire e donandomi il tuo sapore.
Un sapore che amo ormai da anni, inconfondibile.
Ti vedo inarcare la schiena in uno spasimo profondo che sento arrivare sulla punta delle dita, segno che stai per venire.
Poco dopo sento il tuo piacere sulla mano mentre con le labbra ti infondo il colpo di grazia necessario a farti finire e cerco con il mio sguardo il tuo corpo e le tue forme, nella mia vista periferica, sbiadite dall’amore che provo nei tuoi confronti le luci intermittenti dell’albero di Natale a fare da sfondo mentre tu mi sorridi e sorrido a mia volta.
Mi sposto per tornare su di te, questa volta tranquilla, calma e ti bacio.
«Beh, non hai niente da dire sulla serata?». Ti guardo divertita mentre il tuo respiro lentamente si normalizza, so benissimo che avresti molto da dire ma che per non darmi soddisfazioni e ammettendo quanto sia brava in questi ambiti non lo farai; fino a qualche mese fa era così per lo meno, prima che entrassi in ospedale e le nostre vite stravolte.
 
«E se tu mi guardi
Me ne rendo conto
Che alla fine ogni volta
È solo l'amore che ci salva
Dalla ferita del mondo»
 
«Non potevo chiedere niente di meglio da questo Natale Alessia». Ti stringo sopra di me, perché è proprio quando smetti di possedermi che inizio ad amarti e voglio vivermi ogni singolo secondo che ci è concesso per stare insieme in vista di un futuro che potrebbe non essere quello che insieme abbiamo sognato.
Non so ancora se le terapie avranno effetto a lungo termine mandando in recessione completa il tumore o se, il mio leggero miglioramento, è solo uno specchietto per le allodole che porterà solo a illudere tutti coloro che mi stanno intorno, compresa te amore mio.
Ma non voglio fare brutti pensieri, non stasera che siamo insieme e che nonostante tutto sono felice di aver passato un Natale così, con tutte le persone a cui voglio più bene.
«Ti amo, Chiara». La tua voce interrompe ancora i miei pensieri, dopo qualche minuto di silenzio e sentirti dire queste parole provoca un battito più forte nel mio cuore, tu non sei una persona che lo dici continuamente, lo dici solo quando non riesci a trattenere più quello che provi e che senti dentro, questo fa sì che queste tue esternazioni siano una nuova sorpresa ogni volta, come se fosse la prima.
«Anche io». Ti stringo ancora più forte, temendo che sia tutto un bellissimo sogno e che in realtà io sia ricoverata in reparto anche questa sera, una parte di me sembra quasi crederci al fatto che sia un sogno e non la realtà questa giornata, ma cerco di non darle retta: in fin dei conti ciò che importa davvero è essere insieme a te.
Solo così riesco ad escludere maggiormente ciò che la vita mi ha riservato e sentirmi felice, cacciando via i sensi di colpa e i pensieri che mi affliggono continuamente: a volte sentendomi egoista per tenerti qui accanto nonostante la mia vita sia appesa a un filo, a volte desiderandoti più di ogni altra, con la consapevolezza che la tua stessa presenza a darmi la forza necessaria a combattere.
«Andrà tutto bene, vero?». Mi chiedi e io non so davvero cosa rispondere…andrà tutto bene? Non lo so, perché le terapie oggi fanno effetto e da domani potrebbero non farlo più e la mia condizione peggiorare rapidamente. Spero che vada tutto bene e che io vinca questa battaglia? Questo sicuramente sì.
«Se andrà tutto bene non dipende da noi, ma ti prometto che finché mi sarà concesso cercherò di passare tutto il tempo possibile con te, nel nostro futuro non ci sono certezze. Ma nel presente sì, noi siamo una certezza, basiamoci su questo, il futuro lo affronteremo quando diventerà presente».
Non so se questa possa essere una risposta accettabile, ma non riesco a darti certezze, sicurezze che nemmeno io avrò mai fino a quando i medici non mi diranno che il tumore non è più un pericolo, inutile illudermi e soprattutto illuderti; l’unica cosa che non ci illude è il tempo che possiamo passare insieme nonostante tutto.
Ed è questo il modo in cui voglio passare il mio tempo, insieme a te. Vivendo un noi.
 
«Mantieni il bacio
Oltre l'errore del tempo».


 
 

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Capitolo 3
*** Vai avanti e vivi ***


Vai avanti e vivi

Idea di Arwen297
Storia partecipante al contest "Fiume - Acquarelli"
Prompt: Fantasma | Sovrannaturale

 
Non so quanto tempo è trascorso da quando mi sono immersa nei ricordi, per quanto belli soprattutto dolorosi. Ritrovare Chiara nella mia mente ripensando ai bei giorni passati insieme mi sostiene il morale da sempre, nei momenti in cui la sua mancanza si fa sentire più forte.
Il tempo sulla spiaggia sembra quasi essersi fermato, è solamente un’impressione? O forse è davvero così?
Apro gli occhi, il tramonto è davanti a me e tinge il cielo di rosso. Ti piacevano i tramonti, li amavi, soprattutto se eravamo insieme a guardarli.
L’aria sembra ferma, una sensazione di attesa mi pervade, come se stessi improvvisamente aspettando qualcuno, il sole cala lentamente.
Mi sento improvvisamente a disagio, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro e io non riuscissi a capire se questo evento possa essere negativo o positivo.
Guardo intorno a me, sulla spiaggia non c’è nessuno.
Eppure fino a quando non ho chiuso gli occhi per poi riaprirli era piena di persone e di bambini che giocavano.
Possibile che siano andati improvvisamente tutti via? Dentro di me ho come il sentore che qualcosa non quadra, che tutto ciò non sia normale. Un incubo forse? Sto forse dormendo? O è la realtà?
Sento l’agitazione salire, man mano che mi rendo conto di quanto il silenzio circostante sia innaturale: nessun uccellino che pigola, nessuna voce che giunge dalla passeggiata poco lontana, nessun grido di qualche bambino che gioca. Sembra che tutto intorno a me sia sparito.
Un lampo verde arriva all’orizzonte: il famoso e raro raggio verde di cui alcuni parlano, visibile al tramonto, non era mai accaduto di vederlo e pensavo quasi fosse una leggenda creata da chissà chi e per quale occasione: probabilmente solo per sfregiarsi di una nuova scoperta astronomica o per inventarsi una storiella da raccontare ai bambini.
Eppure, per quanto sia naturale questo fenomeno, quello a cui sto assistendo è qualcosa di totalmente inusuale: il raggio verde è famoso per essere un lampo di qualche secondo, questo invece sembra durare molto più del dovuto, lo vedo risplendere con intensità sempre maggiore e allungarsi verso la spiaggia dove mi trovo, annullando lo spazio tra me e la linea dell’orizzonte.
Lo vedo fermarsi immobile poco lontano da me, un cerchio verde pallido appena percettibile ad occhio umano a causa della luce ancora diurna il mio sguardo ne è attratto, la mia mente altrettanto e sento il vento alzarsi velocemente come mosso da un’energia sconosciuta. Forse sto sognando?
Una miriade di sfere luminose, minuscole compaiono davanti a me facendomi pensare involontariamente di avere le allucinazioni: sono sempre stata scettica sul sovrannaturale e sul paranormale in generale, specie quando si tratta di eventi che si possono spiegare benissimo anche scientificamente, tra le due quella che era appassionata di tutto ciò era Chiara… non io!
Già Chiara.
Osservo le minuscole sfere di energia lucente che si uniscono e raggruppano formando via via qualcosa di più definito: una figura che io reputo pian piano umana ma soprattutto familiare. Che sia solo uno scherzo della mia mente? Che la mia disperazione sia arrivata talmente tanto in fondo da giocarmi brutti scherzi? Osservo la figura che pian piano nella sua trasparenza acquisisce sempre più nitidezza e più assume una forma compiuta, più la riconosco e il mio cuore perde battiti.
Perde i battiti nel rivedere dopo mesi il tuo corpo minuto, i tuoi capelli lunghi e color rame esattamente come li avevi prima dell’inizio della terapia che ti ha costretta a tagliarli prima, a perderli poi nella speranza di non perdere la tua battaglia contro quel mostro. I capelli, se fosse andato tutto bene, sarebbero ricresciuti tornando quelli che ricordavo e che il mio inconscio sembra mostrarmi, perché tutto ciò è frutto dell’immaginazione, vero? Non saprei che altre spiegazioni potermi dare, non c’è niente di logico e comprensibile in tutto questo.
«Nessun scherzo della tua mente». Sembra che tu mi abbia letto nei pensieri, o forse sei tu che sei direttamente i miei pensieri? «Sono io Alessia».
La tua voce è uguale a quella che ricordavo e diversa allo stesso tempo, rimbomba intorno e dentro di me come se tu stessa fossi fatta di aria, come se tu fossi l’energia stessa che crea questo vento che fino a una decina di minuti fa era totalmente assente.
«Come è possibile?». Faccio fatica a parlare, la bocca è improvvisamente secca e la gola non è messa tanto meglio, le mani sudano e il cuore batte all’impazzata, ma questa volta per paura.
Si sono terrorizzata perché sebbene io abbia sempre visto programmi sul paranormale quando ancora lei era in vita, un conto e vedere eventi di dubbia origine alla televisione e un conto è viverli.
«Finché non lascerai andare il dolore che ti tiene legata a me, finché non  torni a vivere, io non sarò libera di proseguire il mio viaggio…voglio saperti felice…non voglio che tu sia così». La tua voce rimbomba dentro di me rivoltandomi l’anima, andando a toccare proprio lì dove fa più male: il non volerti lasciare andare a distanza di mesi, il non voler lasciare fluire al di fuori di me nemmeno un pizzico del dolore perché ingenuamente penso che sia questa l’unica cosa che mi rimane di te.
«Non posso». Sussurro, quasi impotente nel constatare quanto lei abbia in realtà ragione a dirmi ciò, sto buttando consapevolmente via la mia esistenza tenendo lontano le persone che mi vogliono più bene inseguendo un qualcosa che non posso più rivivere. «Non ho la forza di lasciarti andare, di dirti davvero addio, non posso e non voglio. Fa male Chiara io…avrebbe dovuto prendere me la vita non te, senza di te non sarà più niente».
«Invece no, anche se io non sono più accanto a te, nel tuo cuore ciò che ti ho lasciato vivrà in eterno, ci sarà sempre un posto per il mio ricordo ma devi andare avanti, non voglio saperti così. Voglio saperti felice, voglio che tu divida la tua esistenza con qualcuno che ti possa amare anche solo la metà di quanto ti abbia amata io e soprattutto fare tutte quelle esperienze che non hai avuto tempo di fare con me. Esperienze che vorrei tu faccia anche per me, che non ho potuto fare. Sono stati anni meravigliosi quelli che abbiamo condiviso, ma ora è tempo che tu mi lasci andare, è tempo di dirci addio. Non avrò pace nemmeno dopo la morte».
Le lacrime scorrono, so benissimo che ciò che dici possa essere vero, che tutto questo mio dolore di trattiene qui e ti rende inquieta, dopo aver sofferto tanto negli ultimi mesi per la malattia anche adesso che sei in cielo o ovunque tu voglia, il fatto che tu non possa trovare la pace per colpa mia mi uccide.
Mi uccide una seconda volta, ferendomi ancora più profondamente della prima. Dunque è questo che devo fare? Dirti addio? Lasciarti andare e riuscire ad andare avanti? Trovare la forza di trascinarmi fuori da questa notte senza fine, senza luce perché la Luna che la illuminava eri proprio tu con i tuoi sorrisi e i tuoi occhi?
«Si è proprio questo che devi riuscire a fare, trova il coraggio di dirmi addio». Ti avvicini e mi abbracci, un brivido di freddo, intenso mi avvolge. Non il calore a cui sono abituata, non il profumo che aveva la tua pelle, che avevano i tuoi capelli, solo il freddo che caratterizza la morte e la sofferenza.
E piango. Piango all’improvviso, piango lasciando uscire tutte le lacrime che ho tenuto dentro per nascondermi e non far preoccupare gli altri. Piango perché vorrei poterti stringere ancora le tue membra e ora ho solo il tuo fantasma.
Piango, lasciando uscire tutti i ricordi, felici e meno felici. Soprattutto quelli dolorosi.
Piango, ripensando a quando ci siamo dette un addio non detto, perché dovevi solo riposare e non pensavo che potessi entrare in coma per poi spegnerti poche ore dopo.
Piango.
Piango perché mi rendo solo ora conto che ciò che manca è proprio quell’addio. Il coraggio di salutarti e vederti svanire per sempre.
Piango e non so se è sogno o realtà.
Piango e questo addio lo sento crescere facendosi spazio dentro di me. Fino a salire alle labbra, e mentre lo dico, piango perché sento la tua immagine farsi più chiara, le piccole sfere di energia ricomparire mentre si disintegra.
Piango perché il tempo ricomincia a scorrere nuovamente e improvvisamente intorno a me, ma soprattutto dentro di me dove, quel giorno, si era inesorabilmente fermato.
 
«Vai avanti, vai avanti e vivi».

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