Cara Tu, ti scrivo

di Questx sono Io
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera 1 ***
Capitolo 2: *** Un pezzetto di me ***
Capitolo 3: *** Una promessa rotta ***
Capitolo 4: *** Quei classici giorni ***
Capitolo 5: *** Tre parole per dire Infinito ***
Capitolo 6: *** Tu, Luna ***



Capitolo 1
*** Lettera 1 ***


Casa mia, cameretta, 08/03/2021
 
Cara Tu,
È da un po’ che non ci si sente, eh? Ok, ok, lo so, è colpa mia, non dovrei davvero lamentarmi della situazione quando la causa della situazione sono Io (carino il gioco di parole, no?). Però mi mancavi, e non potendo davvero scriverti ho pensato che potesse essere un’idea interessante scriverti una serie di lettere, metterle in una bottiglia digitale e consegnarle alle onde del mare di internet.
Ci siamo incontrati una volta, chissà che non succeda nuovamente.

La cosa che trovo più divertente della situazione è immaginarmi te che leggi e ti chiedi “ma è davvero l*i?” perché no cara, non te la renderò così facile. E sì, non tirerò fuori nemmeno il mio sesso, in fondo dove sta il divertimento se scopri subito che sono io? No no, non darò via la mia identità con tutta questa facilità, in fondo c’è un motivo se le cose ora stanno come stanno, e non è nemmeno così difficile capirlo: Io.

Nell’ultimo periodo mi sono res* conto di quanta sofferenza io ti abbia caricato sulle spalle in quel tutto sommato breve lasso di tempo che abbiamo passato assieme. Non ho mai riconosciuto i tuoi sentimenti, non ti ho trattata col dovuto rispetto, sono stat* una vera e propria merda. Ecco perché me ne sono andat* senza darti una spiegazione, semplicemente sparendo dalle chat e dai social.
In realtà la situazione è leggermente più complicata di così, ma con le prossime lettere avremo modo di dirimere ogni dubbio, non posso mica darti tutto in una volta sola, altrimenti poi di cosa scrivo? Di come sta il cane? Eh no, eh. Comunque, se te lo stessi chiedendo, sta bene, rompe le palle come al solito e l’altra sera mi ha aggredito una ciabatta senza alcun motivo, quell’infame.

Sai, mi manchi. Mi manca sentire la tua risata buffa, il tuo modo goffo e tenero di parlare, quei tuoi occhi grandi e dolci, come quelli della piccola pesciolina Dory, un po’ svampita ma dolce come il sorriso di un bambino. Mi manchi, ma non posso dirtelo, perché so che tu vorresti riprendere i contatti e lasciarci tutto alle spalle, ma non è così semplice. Non dopo le mie mancanze, le mie bugie. Non posso condannarti ad essere innamorata di una persona del genere, che senza nemmeno rendersene conto si è approfittata di te in un modo così becero.

Nessuno dei due merita l’altr*: io non ti merito perché tu sei troppo per me, mentre tu non mi meriti perché io sono troppo poco per te. Se penso a quanto mi hai donato e a quanto poco io sia stato in grado di carpire mi si riempiono gli occhi di lacrime ancora oggi, mesi dopo il nostro ultimo contatto. Non riesco a rileggere le tue lettere, nemmeno riesco a prenderle in mano… e va bene così.
Al mondo esiste una forma di punizione, il rimorso. Lo stesso rimorso che mi sta facendo pagare ciò che ti ho fatto attraverso il dolore, attraverso la sofferenza, non della carne ma dello spirito. Lo stesso rimorso che la notte mi sussurra all’orecchio, prima di addormentarmi, di farmi del male, di andarmene per sempre, che non sono degn* di questa vita. Mi manchi e va bene così. Va bene così perché quando ci rincontreremo (perché noi ci rincontreremo, io lo so) io saprò darti il giusto valore e saprò ripagarti per tutto ciò che tu hai fatto per me.

Questo sarà un piccolo spaccato del mio Purgatorio personale, un passo alla volta, scontando le mie pene.

Semmai lo leggerai, sappi che, per tutto questo tempo, non te ne sei mai andata dal mio cuore.
Con tutto il mio cuore,
Io

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Capitolo 2
*** Un pezzetto di me ***


Cara Tu,
è passato ormai un anno dall'ultima lettera. Un anno che forse è stato voluto/dovuto? Non saprei dirlo con certezza.
So soltanto che da quella lettera acerba, di un Io confuso, stanco, pieno di rimorsi, le cose non sono andate poi tanto meglio.
Ci ho azzeccato all'epoca, quando identificai nel rimorso la mia personale pena per contrappasso, il pegno per espiare ciò che ho commesso.
È come se quel giorno, quell'ultima volta che ci siamo visti, ignari che sarebbe stata l'ultima, mi fossi strappato un pezzetto di cuore per lasciartelo, come un macabro regalo di addio. Il problema è che il prezzo di quel pezzo di cuore è la pena di una ferita che non accenna a smettere di sanguinare, non abbastanza da uccidermi ma nemmeno da rinchiudersi.
"Che melodrammatico" avresti risposto tu, sbuffando un ciuffo dei tuoi mille capelli arruffati via dal naso, divertita dalla mia perenne aura di esasperata negatività. Purtroppo quella non è andata via, anzi, se possibile è pure peggiorata. Quel pezzetto mancante di cuore è, e resterà per sempre, la lapide delle mie azioni, un monito per l'Io che verrà in futuro a non seguire quella vecchia strada, a non sbagliare, e un perenne ricordo dentro me.

Ma c'è un MA. Perché io potrò soffrire, potrò rimpiangerti ogni giorno, cercare il tuo profumo nel vento di quella via, la tua risata nel cielo terso o le onde dentro al mare blu, MA quel pezzetto di cuore sarà tuo per sempre. E se questo è ciò che dovrò affrontare affinché quel pezzetto continui ad appartenerti, così sia, lo accetto.

Ti voglio bene, letteralmente, con tutto quello che resta del mio cuore.
A presto, Tu
Per sempre tuo
Io

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Capitolo 3
*** Una promessa rotta ***


Cara Tu,
si è rotta una promessa.

Ho appena finito di rileggere le due lettere precedenti, e trovo sorprendente quanto lontano sia l’Io di quelle parole. Un’altra persona, che provava emozioni diverse e le esprimeva in modo totalmente estraneo a come le esprimerebbe l’Io di ora. È strano rileggere quelle parole, rivivere quel dolore che paragonavo ad un lento stillicidio cardiaco; mi riporta a quando, disteso nel letto e con le lacrime ad impedirmi di premere le giuste lettere sulla tastiera, confidavo ad una lettera di averti lasciato un pezzetto del mio cuore.

Si è rotta la promessa che, due anni fa, feci ad una persona, una persona con cui ho passato due anni bellissimi, ma che da ora in avanti non farà più parte della mia vita come finora è stato. Quella promessa è stata l’unica cosa che mi ha tenuto lontano da te, una promessa che, nel momento stesso in cui la stampai a fuoco dentro me, decisi di portare avanti fino alla fine. Sono testardo, lo sai, e quella volta mi ero davvero incarognito, volevo cambiare, essere una persona diversa, in grado di mantenere la parola data, in grado di ammettere un errore, ed in grado di ripararvi, qualsiasi il prezzo da pagare.

Non so che fare ora che quella promessa si è rotta. Scriverti? Spiegarti? Con che coraggio potrei tornare, magari ora tu senza di me sei felice, come potrei piombare di nuovo nella tua vita, rischiare solo di ferirti di nuovo, riaprire un capitolo che sicuramente con un dolore infinito avrai provato a chiudere… Non so che fare, ora che potrei fare tutto ciò che avrei voluto fare da quando, in quella via, una sera, ti affidai al vento.

La stessa via in cui, dopo due anni, continuo a cercare il tuo profumo, la tua risata, e quella zazzera scura ed arruffata.

Termino questa lettera con una citazione tratta da una delle mie canzoni preferite di sempre, che potrebbe certamente darti un indizio su chi io possa essere. Anche se, ormai, penso che tu abbia capito.

“E nulla porta nostalgia più dei luoghi
Di un ricordo che ti parla, ogni fotogramma sembra un deja vù
E nulla porta ipocrisia più della poesia
Che appena dici di farla già non la stai facendo più
Io non vedo che la pista è facile
La guardo, c'è una gara intensa ed una fretta che imperversa
E nella corsa che i pensieri fanno verso il traguardo
Non c'è niente da fare, resti sempre in testa”

Con tutto il mio cuore,
Io

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Capitolo 4
*** Quei classici giorni ***


Cara Tu,
oggi è uno di quei classici giorni in cui mi manchi.

Arrivano, di solito quando il cielo cattura in maniera particolare la mia attenzione con qualche sfumatura bizzarra. Proprio come ora, che le nuvole si rincorrono come volpi bianche e soffici in mezzo alla neve smossa, con le loro codone morbide al seguito.
Arrivano come ondate blu, portandosi dietro una sensazione strana, carezze di delicata malinconia, come quelle carezze che ci scambiavamo fissandoci negli occhi, o magari persi l’uno nel profumo dell’altra.

Il tuo profumo. Non so se esista al mondo un profumo che al mio naso manca così tanto; forse solo quello della casa dei nonni alla domenica, quando facevo la pizza con la nonna; per carità, si tratta di una mancanza differente. Quello specifico profumo ormai si è perso, per sempre, e vivrà come desiderio solo all’interno dei miei ricordi, ma il tuo… quel profumo verde-acqua che, non appena immergevo il volto nella tua zazzera scompigliata, bastava chiudere gli occhi per farmi accompagnare in foreste lontane, fresche, ed umide di rugiada, a camminare scalzo sopra pendii di foglie secche e muschio delicato.

Quel profumo è lì fuori, da qualche parte, portato a zonzo da quei pochi refoli che, come me, hanno avuto la fortuna di potersi perdere in te ed in quel mare mosso e quasi nero.

Oggi mi manchi più del solito, perché di base non è passato giorno, negli ultimi due anni, senza che io ti abbia pensata. Avrei così tante cose da raccontarti, così tanti pensieri e così tante poesie che nessuno ha mai letto, così tante parole che non ti ho mai detto, nemmeno quando forse avrei dovuto farlo.

Per ora aspetteranno. Ti aspetteranno. Potrei andare a raccontarle alla pioggia che sta cadendo sui vetri dell’aula studio; potrei andare a raccontarle la nostra storia, qualche poesia, e alcune di quelle parole che un tempo ti dicevano addio, mentre oggi, due anni dopo, vorrebbero solo ridarti il benvenuto.
E chissà, magari anche qualcos’altro.

Tu, mi manchi.

Con tutto il mio cuore,
Io

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Capitolo 5
*** Tre parole per dire Infinito ***


Cara Tu,
mi sto confrontando con l’Infinito.
 
Proprio quell’Infinito che quattro anni fa guidò la mia mano nello scrivere una frase, una semplice e breve frase costituita da tre parole, cinque sillabe, nove lettere, che quando regalai alla carta sotto forma di inchiostro crearono in me un soqquadro sorprendente.
 
Un po’ come hai fatto Tu. Ricordo distintamente la serata in cui insistentemente ti sei fatta largo nella mia ossessione per il controllo, quando hai preso tutti i piani che mi ero costruito per poi distruggerli dal primo all’ultimo. È come se avessi deciso di lavare i piatti accumulatisi nel lavello utilizzando una testata nucleare, nell’arco di circa nove mesi sei stata in grado di mettermi di fronte alle mie paure, ai miei difetti, alle mie insicurezze, che così minuziosamente ero stato in grado di mimetizzare in mezzo a tutto il resto.
 
Sei riuscita a mandarmi completamente in tilt, proprio come l’Infinito del documentario che ho appena finito (scusa il gioco di parole) di vedere. È semplicemente pazzesco: se tu prendi una mela e la chiudi in una scatola da cui nulla può uscire e in cui nulla può entrare, nel corso di un tempo lunghissimo i suoi atomi si scomporranno, si divideranno in particelle più piccole ancora, e, dando loro abbastanza tempo, esse si ricomporranno e scomporranno all’infinito, assumendo ogni possibile conformazione che possono assumere. Quella mela diventerà tutto ciò a cui essa può dare origine, per sempre, in un ciclo perpetuo.
Noi siamo quella mela nella scatola, e certi giorni, quando la paura di averti persa definitivamente mi assale, penso a questo, penso agli abbracci, ai baci, alle parole che ci siamo scambiati prima di incontrarci e che ci scambieremo ancora dopo esserci salutati per l’ultima volta.
 
Anni fa scrissi tre parole, cinque sillabe, nove lettere, che portano in sé l’Infinito.
Oggi, quella piccola frase, mi regala la speranza di non essere solo Io, mi regala la speranza di essere per sempre
tu, Tutto, io
 
Con tutto il mio cuore,
Io

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Capitolo 6
*** Tu, Luna ***


Cara Tu,
“Luna che guidavi i morti dal palmo di Anubi,
metti anche i pavidi a testa in su come un branco di lupi”

Ho molto tentennato dall’istante in cui decisi che ti avrei voluta ricontattare, ho procrastinato il momento in cui sarei tornato: cosa scrivere, cosa dire? Avresti mai accettato un mio ritorno? Avresti mai nuovamente accettato me, soprattutto dopo quella così amara conclusione di capitolo che due anni prima ci aveva spinti verso due direzioni opposte? Ma più di tutto, sarei Io stato in grado di non mandare nuovamente Tutto all’aria?

“Per sentirla vicina, occorre averne un poco dentro”
Ho così tentennato e dubitato per mesi, riflettuto (forse anche troppo, se già due anni fa ero il re delle seghe mentali, in questo periodo sto facendo faville), ho passato serate insonni a studiare i dettagli delle ombre che venivano proiettate sul soffitto di camera mia dalle sporadiche macchine che attraversavano rapide i campi in mezzo a cui la mia casupola è stata piazzata. Ed effettivamente qualcosa l’ho capito, osservando quel teatrino buio in cui mi immergevo ogni notte: ogni cosa è accompagnata da un’ombra. Ogni essere, ogni oggetto, Tutto getta un’ombra in direzione opposta alla luce che lo illumina, e da questa legge nulla sfugge.
Da qui due possibilità: vivere nelle tenebre, e mescolarvi la propria ombra per non vederla, o accettarne la presenza, e riscaldati dalla luce, imparare a conoscerla ed amarla.

“Luna che inchioda le nubi e ingoia il blu scuro di luglio”
Era la fine del 2020, e questi pensieri furono il tizzone ardente che diede nuova fiamma alla persona che oggi digita queste parole sulla tastiera. In quel 2020 così travagliato ho conosciuto un Io diverso, buio e spaventato, una persona con cui tutt’oggi ancora fatico a relazionarmi, che ha preso decisioni sbagliate e ha causato la sofferenza di molte delle persone a sé più care. La mia ombra, un’ombra che rimarrà per sempre legata a me, ma con la quale, un po’ alla volta, sto trovando il modo di venire a patti.
Forse questa sarà l’ultima lettera che ti scriverò. Me lo auguro, in un certo senso, perché da ora in avanti spero ci siano metodi più rapidi (e meno scenografici, però scusa, lo sai che ho un debole per queste cose, ups) per poterti parlare.

“Non fai differenza tra i tuoi protetti, infatti
con il tuo lume orienti i poeti e i briganti”
Ho paura, non te lo nego, di scostare la tenda; per due anni ho scritto alla Tu di due anni fa, che sicuramente oggi avrà lasciato spazio ad una persona diversa. Ho paura un po’ come gli astronauti dell’Apollo 8, che nel 1968 per primi osservarono il lato oscuro della Luna orbitando attorno ad essa a bordo del loro Saturn V: non sapevano esattamente cosa aspettarsi, certo avevano i loro calcoli e le loro stime da rigorosi scienziati, ma cosa nascondeva ancora la misteriosa Luna? Come avrebbe saputo stupirli ulteriormente lei, che da millenni regolava il passo delle notti e dei mesi, incantando popoli che, pur osservandola dallo stesso pianeta, mai sono venuti a conoscenza gli uni degli altri?
Non successe loro nulla, la sonda danzò qualche tempo con la Luna e poi fece ritorno a casa, riportando a terra gli astronauti sani e salvi; eppure non fu la fine, perché da quel momento in poi quel piccolo e pallido satellite fu raggiunto da nazioni ed astronauti di tutto il mondo.

“Il tuo profilo chiaro è un ricamo a filo di lago
Ogni conflitto umano un fiato su un filo di grano”
La Luna ci incanta da quando abbiamo occhi per guardarla. Ha incantato anche me da quando, una fredda sera di dicembre di tre anni fa, mi strappò un bacio in un bar di una piccola città del nord Italia. Da quando l’ho persa la osservo ogni notte, accoccolata in un drappo blu assieme a stelle, nebulose e galassie, consapevole che anche Tu, da qualche parte, la stai guardando con me, sotto lo stesso cielo.

Nella speranza di non dover più scrivere altre lettere, a presto.
Con tutto il mio cuore,
Io, Pietro

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