A paripasso con te.

di kioccolat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi Inizi ***
Capitolo 2: *** Compagnia ***
Capitolo 3: *** Soldi ***
Capitolo 4: *** Nuovo lavoro ***
Capitolo 5: *** L'amore fa schifo ***
Capitolo 6: *** Di nuovo Insieme ***
Capitolo 7: *** Trasloco ***
Capitolo 8: *** Approccio ***
Capitolo 9: *** Ospedale ***
Capitolo 10: *** Braccialetti ***
Capitolo 11: *** Richiesta ***
Capitolo 12: *** Riunione dei genitori ***
Capitolo 13: *** Mani intrecciate ***
Capitolo 14: *** Sempre con te ***
Capitolo 15: *** Sentimenti ***
Capitolo 16: *** Possibilità? ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nuovi Inizi ***


Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Accelerator, Esther Rosenthal, Misaka Mikoto, Shirai Kuroko, Shokuhō Misaki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo

1 - Nuovi Inizi

Era una bellissima giornata per Kikyou e Aiho, con esattezza, il secondo giorno di una settimana di ferie.

Mentre passeggiavano per la città, il loro pensiero andò al caro Accelerator…Ah! Finalmente era maturato quel ragazzo!

“E’ da tanto che non lo vediamo, vero Aiho?”

“Beh, è normale… quando uno si sistema, poi, il suo primo pensiero è la ragazza che ama. L’ultima volta che l’abbiamo visto andava d’accordo con Worst vero?”

“Si, sono felice che finalmente abbia trovato una donna per lui. Cominciavo a perdere le speranze, chi mai lo sopporterebbe?”

Appena Aiho finì la frase, si sentì un urlo provenire dall’altra parte della strada.

“DEFICIENTE”

Conoscevano quella voce e, purtroppo, la premessa non era delle migliori. Si girarono vedendo Accelerator e Worst seduti al tavolo esterno di un bar. .

“Come diavolo sarebbe a dire che non vuoi trovare lavoro?! Con cosa pretendi che andiamo avanti eh? Hai voluto abbandonare gli studi? OK! MA ALMENO METTITI A LAVORARE BRUTTO IDIOTA!”

Aiho guardò Kikyou.

“Kikyou, da quant’è che vivono insieme?”

“Due anni… Non sapevo avesse abbandonato gli studi”

Tornarono a guardare lo spettacolo che stavano dando i due.

“Ho fatto le mie scelte. L’università non faceva per me. Per quanto riguarda il lavoro… Beh, basti tu no?”

“Ma quando avevi intenzione di dirmelo? Pensavo fosse solo un periodo passeggero e di depressione il tuo!”

“Tch…si vede che non mi ascolti quando parlo…”

“Hai intenzione di campare di rendita sulle mie spalle? Ma non ti vergogni?!”

“Voi donne pensate solo ai soldi. Sapevo che ti saresti arrabbiata…per questo non volevo dirtelo.”

Kikyou si mise una mano sulla faccia

“Ricordami quanti anni ha quel tizio…”

“25.”

“Intendo mentalmente”

“Comincio a chiedermelo anche io…”

Tornarono a guardare la scena. Un misto di curiosità e delusione stava crescendo in loro.

“Abbiamo fatto un sacco di programmi per il nostro futuro! Pensi di cavartela così? Mettiti in riga e aggiusta la situazione!”

“Abbiamo? Ma se hai fatto tutto tu! Io non volevo nemmeno il cane, né tanto meno l’appartamento in quello schifo di posto. E’ costosissimo! Ti sei data la zappa sui piedi da sola.”

“L’UNICA ZAPPA CHE MI SONO DATA SUI PIEDI E’ QUANDO HO DECISO DI INTRAPRENDERE UNA RELAZIONE CON TE!”

Silenzio. Kikyou e Aiho erano paralizzate. Non poteva star per succedere, insomma avevano appena detto di essere felici che si fosse sistemato. Sicuramente era uno dei soliti litigi banali di coppia. Si doveva essere così, quei due si somigliavano. Erano perfetti per stare insieme! Ne erano sicure!

“Tch…che esagerazione.”

“Sai che ti dico? Il cane me lo porto via. E l’appartamento te lo lascio. Così dovrai alzare il culo e trovarti un lavoro.”

“Cosa?! Non puoi! Mi lasci da solo?!”

Per un momento, Worst si ammorbidì…era panico quello che stava vedendo nell’altro? Forse potevano aggiustare la situazione? Magari Accelerator sarebbe cambiato e-

“Chi pulirà casa? Inoltre ormai abbiamo compilato i moduli! Vuoi sbolognare a me tutta la fatica?”

Una vena iniziò a pulsare sulla fronte di Worst. Non sarebbe mai cambiato. Due lunghissimi anni con quell’idiota. Due anni buttati al vento. Prese un lungo respiro e trattenne la voglia di ammazzarlo.

“Vado a prendere la mia roba. Da questa sera sarai solo Accelerino. Buona vita.”

Detto questo, Worst, se ne andò lasciando Accelerator perplesso….

Chi avrebbe pulito casa? Chi avrebbe pagato l’affitto? Chi cucinato?

Per puro caso si girò vedendo Kikyou e Aiho. Per i soldi aveva appena risolto.


 

Nel mentre, dall’altra parte della città, una bellissima ragazza bionda, trascinava con difficoltà un trolley.

“Davvero Huotou, non era necessario che mi accompagnassi fin qui. So cavarmela da sola!”

“Sono soltanto preoccupata Esther... E’ una nuova città di cui non sai nulla. Volevo almeno accompagnarti al tuo nuovo appartamento”

“Stai tranquilla! Ne ho preso uno economico. Si trova da quella parte”

Sorridendo, Esther, indicò una strada e, con fiducia, si avviò su quella.

“Esther, da quella parte c'è il cimitero…dobbiamo girare l’angolo e fare due metri per arrivare al tuo appartamento…”

Silenzio.

“Certo, lo sapevo ovviamente!”

Sfoggiò un bel sorriso avviandosi nell’altra strada. Huotou ne era sicura…Esther non sarebbe sopravvissuta per più di tre giorni in quella caotica città.

Sospirò per poi seguirla e poco dopo arrivare all’appartamento.

Non era né troppo grande né troppo piccolo ma era…

“Spoglio…”

“Non ho trovato di meglio ok? Non essere sempre pessimista. Me la caverò alla grande vedrai. Ti aggiornerò sui miei progressi, e ti manderò anche le cartoline”

“Adesso si che sono tranquilla…”

Huotou guardò la sua migliore amica alla quale brillavano gli occhi. Ammise a sé stessa che lei non sarebbe stata capace di trasferirsi, e lasciare casa, con così tanta facilità.

“Ti auguro davvero di realizzare il tuo sogno, Esther…”


Angolo Kiocco: non mi dilungo troppo poichè il fandom è deserto e so già che non la leggerà nessuno :,)
E' la mia prima long su To Aru. Sono più storia che si intrecciano. Spero che vi piacerà(?)



 

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Capitolo 2
*** Compagnia ***


2 - Compagnia


 

Dopo circa tre giorni dallo spettacolo che la ex coppia aveva dato, Aiho era andata a fare visita ad Accelerator. Kikyou si era rifiutata categoricamente. Si vergognava, a posto del ragazzo, per la scenata avuta in centro.

La donna dai lunghi capelli, era in piedi davanti la porta dell’appartamento di Accelerator. Nella mano sinistra una scatola di biscotti e, nella destra, una busta contenente delle lattine di caffè freddo. Non sapeva esattamente cosa dirgli. Ma era sicura che il poveretto fosse entrato in depressione…Dopo due anni e una convivenza, non doveva essere facile. In qualche modo riuscì a suonare.

Silenzio.

“Forse non è in casa? Beh tornerò domani”

Stava per andarsene quando la porta si aprì, rivelando un Accelerator spettinato e mezzo addormentato. In pigiama.

“Che vuoi a quest’ora?”

“E’ mezzogiorno…”

“Hm…capisco. Vuoi entrare?”

“Sono venuta per questo.”

Senza dire nulla, Accelerator, rientrò, seguito da Aiho.

“Ma che diamine è successo qui dentro?!”

“Che vuoi dire? Non è cambiato nulla.”

“E’ un totale disastro. Come sei riuscito in tre giorni a fare questo macello?”

Accelerator fece una smorfia. Forse Aiho aveva ragione. Ma, in quella situazione, proprio non se la sentiva di mettersi a pulire casa. Era l’ultimo dei suoi pensieri. Doveva ancora realizzare ciò che era successo e ciò…Che di li a poco stava per succedere.

“Visto che sei qui. Mi serve un passaggio.”

“Vatti a dare una sistemata! Poi forse se ne parla.”

L’albino sparì nella sua camera mugugnando qualcosa. La donna si stava sforzando di capire ciò che Accel stava passando. Si stava sforzando davvero tanto! Ma per l’amor del cielo! Poteva essere più ordinato!

Dopo aver preso atto che di li a poco l’altro non avrebbe fatto nulla, si mise l’anima in pace iniziando a pulire il possibile.

Una mezz’ora dopo, tornò il ragazzo con un’espressione indecifrabile sul volto.

“Ti ho portato dei biscotti e del caffè…”

Aiho ripose la scopa sedendosi poi sul divano. Accel fece lo stesso dopo aver preso una lattina di caffè. Tuttavia non proferì parola.

“Dove dovrei scarrozzarti stavolta?”

“Oggi è quel giorno…Te ne avevo parlato.”

Quel giorno? Mmh compleanno di qualcuno? No…Visite al cimitero? No…cosa poteva essere? OH CAVOLO!

“Non dirmi che non hai annullato niente! Adesso come farai? E le parti compilate da Worst?!”

“Non le aveva ancora compilate. I nostri documenti dovevamo ancora mandarli…E’ stato fatto il controllo alla casa, verificato la situazione economica. Sono stati ritenuti idonei. Inoltre non si poteva annullare nulla ormai.”

Aiho sbiancò. Ora niente era più idoneo. Se fosse passato un altro controllo, sicuramente lo avrebbero fatto secco.

“Dirò che Worst non c'è per impegni di lavoro. Non c'è bisogno che sappiano tutto.”

Si alzò scocciato e…triste?

“Faccio colazione e andiamo”

Aiho, ormai, era troppo shockata per dirgli, di nuovo, che era mezzogiorno.


 


 

Sedute ad un elegante bar, stavano due bellissime fanciulle. Una bionda dal seno prosperoso sorseggiava con grazia una tazza di Tè, mentre l’altra, dai capelli rossicci guardava il suo caffè.

“Kuroko, cos’è quell’aria depressa? Ti stai annoiando?”

“Eh? Scusa Misaki. Ero solamente sovrappensiero.”

“Davvero?”

Misaki, poggiò la tazza sul tavolino e mise i gomiti sul tavolo appoggiando la testa alle mani.

“E cosa pensava la mia poliziotta preferita?”

“Non prendermi in giro per favore…”

“Prenderti in giro? Oh no, sei tu che non capisci i miei sentimenti! Se solo fossi un po’ più attenta a-“

“Mi stavo solo chiedendo come stanno Saten ed Onee-s…Misaka. Uhiharu la vedo ogni giorno al lavoro. Ma di loro due ho perso le tracce. Mi piacerebbe incontrarle di nuovo”

Il sorriso di Misaki per un attimo si spense lasciando spazio ad un’aria innervosita. Sapeva benissimo cosa, in passato, Kuroko provava per Misaka. E non le era mai andata giù la cosa. Per fortuna il tempo era passato e quelle due in qualche modo si erano allontanate fino a non sentirsi più. Grazie a questo, Shokuhou, era riuscita ad avvicinarsi alla poliziotta e intraprendere una serie di uscite con lei. C’èra solo un problema, Kuroko non aveva davvero capito niente dei suoi sentimenti. Ed era tutt’ora ignara di ciò che Misaki provava per lei…

“Che ne dici se andiamo a fare un po’ di compere e poi pensiamo a come risolvere il problema?”

“Si…si mi sembra una buona idea. Grazie Misaki.”


 


 

Accelerator ed Aiho scesero dalla macchina avviandosi verso l’edificio.

“Una chiesa…Sei sicuro che sia qui?”

“Mi hai preso per un cretino? Ancora mi ricordo ciò che ho fatto da qui a due anni.”
“Vorrai mica farti prete?”

Ridacchiò Aiho. Prima che Accel potesse dare un’acida risposta, una suora dall’aria elegante, e una dolce espressione in volto, si avvicinò a loro.

“Buongiorno. Ci siamo già incontrati vero? Se non sbaglio sei Accelerator.”

La suora guardò Aiho.

“Noi due invece non ci conosciamo. Io mi chiamo Orsola. Sono la responsabile. Piacere.”
“Aiho Yomikawa. Piacere mio…”

“Seguitemi.”

Prese la stradina che costeggiava la chiesa e li portò sul retro, dove vi era una grande casa con giardino. Altre suore stavano giocando con dei bambini di varie età.

“Suor Orsola, ho sentimenti contrastanti in me…”

“Ahah…stia tranquilla signora Aiho. Non li mangiamo mica questi bambini. Aspettatemi qui.”

L’aria di Accelerator si era fatta più accigliata che mai. Non aveva la situazione sotto controllo e si poteva percepire la sua frustrazione.

“Accel, perché hai scelto questo orfanotrofio? Ce ne sono di più vicini.”

“IO?! Ha fatto tutto quella pazza. Io nemmeno la volevo una figlia! I bambini sono una scocciatura!”

Non iniziava affatto bene…

“Senti, secondo me dovresti dire la verità e basta. Non ti mangerà nessuno. Inoltre la bambina nemmeno ti ha visto no? Non può di certo-“
“IL MIO NUOVO PAPA’!”

Urlò una voce squillante, appartenente ad una bambina sorridente. In quel momento, ad Aiho, morirono le parole in bocca. Accelerator restò impassibile.

“Last aspetta! Non correre così!”

Orsola aveva preso ad inseguire la bambina, che si era precipitata subito dai due nuovi estranei.

Arrivata davanti Accelerator, iniziò a fare un sacco di domande.

“Hey, hey sei tu il mio nuovo papà? Mi hanno fatto vedere una tua foto! Sei proprio uguale!”

Gli girò intorno.

“Quanti anni hai? Io ne ho 9! Mi chiamo Last Order! Sono felice di fare la tua conoscenza!”

La bambina si attaccò letteralmente alla gamba di Accelerator.

“Ora che siamo una famiglia, staremo sempre insieme…Vero papà?”

Alzò lo sguardo verso Accelerator. Quest’ultimo non si era ancora mosso né tanto meno l’aveva guardata negli occhi.

Orsola arrivò dopo qualche istante con il fiatone.

“Scu- scusatela… Era davvero impaziente di conoscere la sua nuova famiglia. Quindi per farla calmare abbiamo dovuto mostrarle una foto…”

“Papà, tieni ti ho fatto un disegno! Questo sei tu!”

Su un foglio di carta, vi era disegnato un omino stilizzato che sorrideva.

Aiho si trattenne dal ridere, ma poi tornò coi piedi per terra. Ora cèra il problema della mamma.

“Non vedo la madre…dov’è?”

“E’ mor-“

La frase gelida di Accel, venne interrotta da quella della donna accanto a lui.

“Purtroppo, cause maggiori, hanno interrotto la relazione di questi due giovani.”

“Devo preoccuparmi?”

“No! No, assolutamente! SE Accelerator dovesse avere qualche problema, ci sono mille persone pronte ad aiutarlo.”

“Hmn... Beh sembra un ragazzo responsabile.”
Ma dove?

“Secondo le procedure, non è possibile affidare la bambina se non viene fatta una nuova ispezione.”

“Ma-“

Aiho fu di nuovo interrotta ma, questa volta, da un pianto disperato che non accennava a smettere.

“Voglio andare a casa con il mio papà! Non portatemelo via! Non voglio più stare qui, il cibo fa schifo!”

Continuando a piangere, gli altri 3 restarono in silenzio.

“Mi chiedo cosa penseranno i servizi sociali se sapessero che date del cibo scaduto a dei poveri bambini…”

Disse Accel con una risata di soddisfazione stampata in volto.
“Ma! Non diamo del cibo scaduto! Soltanto che ai bambini non piace la verdura, è ov-”

“Chiamerò il telefono azzurro e vi denuncerò per maltrattamento di minore!”

“Last! Dove hai visto queste cose?! Ti avevo proibito di vedere la TV!”

“Visto? È cattiva! Ve lo avevo detto!”

Orsola si morse la lingua. Due sguardi accusatori erano fissi su di lei. Accel ed Aiho la stavano scrutando proprio male. E non andava bene. Non poteva di certo macchiare l’orgoglio e la fama del loro orfanotrofio! Sospirò rassegnata.

“Va bene. Puoi andare…”
La suora guardò Accelerator.

“Spero che troverai una figura femminile, per far crescere bene la bambina."

Angolo Kiocco: Ecco a voi il secondo capitolo. Se qualche fantasma sta leggendo gli mando un bacio e lo ringrazio ;3


 

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Capitolo 3
*** Soldi ***


3 – Soldi…Soldi…


 

“COSA?!”

Urlò Esther a quella che sembrava una bambina dai capelli rosa.

“Mi dispiace signorina, ma se vuole iscriversi, questo è il costo della retta universitaria…”

Tsukuyomi Komoe, non era esattamente il modello di professoressa che ogni persona aveva in mente. Un suo pregio, però, era saper parlare con gli studenti e non metterli a disagio.

“Ma io non ho tutti quei soldi. Dove li trovo? Manca soltanto una settimana per l’inizio delle lezioni!”

“Questo non è un mio problema…hum..”

La prof guardò i dati di Esther.

“Rosenthal?”

E poi guardò Esther.

“Se non erro la famiglia Rosenthal vive molto lontano da qui…ma soprattutto. E’ benestante…”

Beccata.

“Perché una ragazza della famiglia Rosenthal, non dovrebbe avere i soldi per iscriversi all’Università? Tutt’ora i vostri ospedali sono i più rinomati…”

“Hem…vede, il fatto è che…ecco..”

“Rosenthal?!”

Una terza voce si aggiunse alla conversazione.

“Esther? Sei davvero tu! Era da tanto che non ci…”

Le parole di Misaka Mikoto, morirono in bocca non appena abbassò lo sguardo vedendo il seno prosperoso della bionda


“Vedevamo…Sei cresciuta eh?”

“Misaka! Anche tu qui? Questa profes-…dov’è andata?”

La prof era sparita. Dopo un’ora buona che stava discutendo con Esther, aveva preso l’occasione al volo per dileguarsi. Come darle torto? Non era mica una psicologa!

“Uff…mi ha mollata”

“Sei qui per frequentare quest’università?”

“Volevo…ma sembra che il mio portafogli non me lo permetta…”

“Vieni, andiamo in un bar. Mi spiegherai tutto davanti a un bel cappuccino.”

Detto fatto. Misaka condusse Esther alla caffetteria dell’Università. L’atmosfera era leggera e si potevano vedere studenti che leggevano ed altri chiacchierare fra loro. Una cosa fantastica di quella Caffetteria?

Oltre alle prelibatezze, era anche economica! Per questo era sempre piena. Misaka prese una bibita ghiacciata, mentre Esther un cappuccino.

“Quindi…I vostri ospedali sono andati in malora?”

“Ti pare? Mio padre ha creato un impero. Penso che non andrà mai in malora…”

“Allora non capisco. Perché non puoi pagare la retta?”

“Me ne sono andata da casa. Mio padre voleva che lo succedessi nel suo lavoro, o che entrassi come medico in uno degli ospedali ma… senza offesa per i medici, io ho altri progetti per il mio futuro.”

“Questa non me la aspettavo. Non sei mai andata contro di lui.”

“Ed ho sempre sbagliato.”

Misaka rise leggermente. Era felice di aver ritrovato Esther. Da piccole, erano vicine di casa, ma poiché la madre di Mikoto aveva cambiato lavoro e si era trasferita in un’altra città. Purtroppo non si erano più viste…

Mikoto si mise a riflettere. Esther non era la sola che non aveva più visto… Uhiharu, Kuroko, Saten… Il suo gruppo. Chissà che fine aveva fatto?

“Hai capito?”

“Eh? Scusa ero sovrappensiero…”

“Dicevo…mi troverò un lavoro. E forse riproverò il prossimo anno…anche se sono già vecchia…”

“Ah…”

No. No e no. Misaka non si sarebbe lasciata sfuggire di nuovo Esther. Aveva ritrovato lei, e non poteva perderla…la sua vita ormai era diventata monotona. Studio-casa…casa-studio. E poi Esther, in passato, l’aveva sempre aiutata moltissimo. Inoltre sapeva che era una persona onesta

“Te la pago io!”

Silenzio.

“Come?”

“Ti pagherò io la retta universitaria. Mi ridarai i soldi pian piano. “

“Questo sviluppo degli eventi è piuttosto improvviso…”

Disse Esther fra il confuso e il sorpreso.

“Vorrei pensarci un po’…Domani ti darò una risposta.”

“Perfetto. Scambiamoci i numeri di cellulare”
La verità era che Esther avrebbe accettato immediatamente…Ma la somma era davvero alta. Non se la sentiva di sfruttare Misaka in questo modo…


 

Se prima casa di Accelerator era disordinata, adesso era un totale Caos. Last Order, in poco tempo, era riuscita a mandare all’aria tutto.

“Papà, credo ci sia da riordinare un po’.”

“Ah tu CREDI?”

Accel guardò il suo appartamento ormai completamente a soqquadro e poi si massaggiò una tempia.

Nonostante fossero passati dei giorni, la rottura con Worst bruciava ancora. E figuriamoci se aveva la forza mentale di mettersi a pulire.

“Papà?”

L’unico barlume di luce, in quel tunnel di disperazione senza uscita, era la compagnia di Last Order. Sicuramente i suoi danni lo aiutavano a tenere la mente impegnata. Alcune volte anche troppo.

“Andiamo al parco giochi. Ci penseremo dopo…”

“Si!”

Tra un urlo e un gelato, il percorso verso il parco sembrò durare pochissimo e, appena arrivati, Last Order corse dritta sulle altalene iniziando a far conoscenza con gli altri bambini.

Accel abbozzò un sorriso per poi sedersi su una panchina. Era stanco. Annoiato. Sospirò…

“Ma guarda chi c'è! Il mio caro amico Accelerator!”

Oh no. Perché proprio lui fra tutte le persone della terra? Lo ignorò.

“Non ignorarmi. So che non puoi farne a meno.”

Kakine si sedette vicino a lui.

“Da quando te ne sei andato, finalmente sono diventato il più bravo della classe! Tutte le ragazze-”

“Alla tua età, pensi ancora a chi è il più bravo della classe? Sono cose da studenti delle elementari.”

Silenzio.

“Sei soltanto geloso di me.”

“No tranquillo, non ci tengo ad essere un perdente.”

Tutto il sangue di Kakine salì alla testa e si trattenne per non ucciderlo davanti a tutti. Aveva già l’aria cadaverica. Ci avrebbe pensato da solo a morire…..presto.

Dato che l’argomento scolastico non stava funzionando, decise di giocare sporco. E colpire i sentimenti. Sempre che Accel ne avesse. Beh, poteva provare, no?

“Ho sentito che ti sei lasciato con Worst. Era ora che quella ragazza capisse quanto sei idiota. Mi chiedo come abbia fatto a sopportarti per due anni.”

Un leggero grugnito uscì dalla bocca di Accel… BINGO! Kakine aveva trovato l’argomento giusto!

“Beh, cèra da aspettarselo. Ti dirò. Sono rimasto stupito quando ho saputo della vostra convivenza. Ne ero certo sin dall’inizio che non sarebbe durato!”

Quel biondino aveva parlato abbastanza. Ora toccava a lui contrattaccare. Accelerator sfoderò un sorriso angelico voltandosi verso Kakine.

“Sai? E’ buffo che sia tu a dirmelo. Insomma, sono passati 3 anni e la povera Kaibi ti sta ancora aspettando. Deve essere proprio masochista quella ragazza.”

Kakine cadde in silenzio stampa. A quanto pare avevano appena pareggiato.

“Comunque…per il momento non mi interessa andare dietro alle donne. Devo soltanto mettere in ordine un po’ di pensieri…”
Disse leggermente triste guardando Last Order divertirsi.


 


 

Esther si era separata da Misaka e stava tornando al suo appartamento. Era combattuta con se stessa… La sua parte “buona” voleva rifiutare il pagamento di Misaka. Ma quella “cattiva” le diceva di accettare.

E al momento quella cattiva stava vincendo.

“Uff, cosa potrei fare? Anche ridarle i soldi a rate sarebbe impossibile. Dovrei aspettare di laurearmi…”

Si girò specchiandosi nella vetrina. Magari lavorare a ore sarebbe stata una buona idea…ma quale lavoro poteva pagare abbastanza da mantenere affitto e rimborsare la sua amica?

Un cartello attirò la sua attenzione.

“Hm?”

-CERCASI BARISTA PART-TIME-

Beh, per cominciare poteva andare bene…Magari avrebbe trovato anche qualcos’altro! Tendeva ad essere sempre ottimista.

Entrò nel bar con un sorriso luminoso. Sentiva di potercela fare!


Angolo Kiocco: Aggiorno così velocemente perchè la storia, sul mio documento Word è già finita :,)
 


 


 


 


 

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Capitolo 4
*** Nuovo lavoro ***


4 – Nuovo lavoro

“Mi hanno rifiutata…”

Constatò Esther sconsolata

“Che ti aspettavi? Era il tuo primo colloquio, inoltre non hai esperienza.”

Disse ridendo Misaka. Le due stavano passeggiando per le vie del centro concedendosi un po’ di relax

“Pensavo andasse bene, fare la barista sembrava facile…ed è l’unico annuncio che ho trovato.”

“Che ne dici di partire da qualcosa di più fattibile e…hum…semplice?”

“Hai idee? Perché io sinceramente sono a corto.”

“Aspettami qui.”

Misaka corse in un’edicola li vicino per poi tornare, dopo qualche minuto, con un giornale in mano.

“Cos’è?”

“Annunci di lavoro. Dovrebbero essercene no? Sono sicura che troverai quello giusto!”

Oh no. Altri soldi che si aggiungevano al debito non ancora attivo…

“Informatica? Dovrebbero pagare bene.”

“Non mi intendo troppo di pc…”

“Segretaria di un avvocato?”

“Vorrei qualcosa che sono in grado di fare”

Continuarono a cercare finché gli occhi di Esther non caddero su un annuncio scritto in grassetto

“Baby Sitter?”

“Oh, è nella sezione urgenza…leggiamo.”

Misaka si schiarì la voce ed iniziò a leggere

  • Cercasi urgentemente Baby Sitter. Requisiti indispensabili: PAZIENTE, ordinata, amante dei bambini, che sappia cucinare, pulire, lavare, stirare. PAZIENTE. Contattare il numero XXX –


 

“Misaka, ma sei sicura che non sia un giornale di incontri?”

“Sicurissima…Più che altro, mi chiedo perché abbiano scritto, due volte Paziente. In maiuscolo…”

Misaka guardò Esther. Esther le sorrise. La bionda aveva un sorriso genuino, spontaneo e dolce. Sembrava quasi una bambola per quanto era carina. Sicuramente nessun bambino avrebbe resistito alla semplicità della sua amica.

“Secondo me dovresti provare. Al massimo ti rifiutano come hanno fatto al bar.”

“Beh si. Sentire non costa nulla.”

La ragazza tirò fuori dalla borsa il telefono e compose il numero. Squillava.


 

”Pronto?”

Misaki rispose svogliatamente al telefono. Era un giorno come tanti e lei si stava annoiando a morte, i suoi impegni di quella settimana erano ai minimi storici. Soltanto sabato lo aveva impegnato…con l’estetista. Inoltre era da una settimana che non vedeva Kuroko… Non voleva sempre romperle le scatole, né tanto meno sembrare assillante. Eh no! Era lei a dover farsi desiderare! Non gli altri!

“Hey Misaki, sono Kuroko. Sei libera?”

La sua tattica aveva funzionato! Sicuramente Kuroko aveva sentito davvero molto la sua mancanza e, finalmente, dopo una settimana senza di lei, aveva ceduto e l’aveva chiamata

“Beh…in realtà sono abbastanza occupata. Oggi e sabato.”

BUGIA!

“ Tuttavia, se vuoi vedermi, potrei trovare un attimo libero.”

“Bene! Incontriamoci al parco fra mezz’ora, va bene?”

Kuroko riagganciò senza dire altro. Misaki non ci fece troppo caso e andò verso la camera pronta ad indossare uno dei suoi vestiti più belli.

“Questo andrà bene”

Optò per un vestito giallo che le arrivava poco più su del ginocchio, dei begli orecchini color oro e la solita borsetta al seguito. Era pronta. Kuroko sarebbe rimasta senza parole. Ne era sicura.

Il tempo passava e si affrettò ad andare al parco. Vide Shirai seduta su una panchina e si avvicinò sfoggiando il suo sorriso migliore.

“Buongiorno. Eccomi.”

La ragazza dai capelli rossicci alzò lo sguardo.

“Ma come ti sei vestita?”

Bam. L’orgoglio di Misaki finì per un attimo sotto le scarpe. Si riprese subito. Dopotutto l’aveva invitata no? Non c'era motivo di abbattersi solo perché uno stupido vestito non aveva fatto colpo. Si sedette vicino all’altra.

“Cosa volevi dirmi?”

“Ieri sono riuscita a contattare Saten!”

“Ah…fantastico.”
Misaki abbozzò un sorriso forzato.

“Si è trasferita all’Estero per studiare. Ammetto che un po’ mi dispiace. Ma ci siamo messe d’accordo che possiamo chiamarci via Skype. Tu pensa, è stato proprio un caso. Ero sulla mail della polizia ed è arrivata questa richiesta…”

Misaki aveva smesso di ascoltare. Si stava limitando a sorridere e basta. Non le importava nulla delle amicizie passate di Kuroko. Doveva mettersi in testa che il passato era passato e che non sarebbe tornato.

“E ora manca solo Misaka.”

A sentire quel nome, alla bionda, venne la pelle d’oca e un pericoloso tik all’occhio. Tuttavia riuscì a tener su il suo sorriso di plastica.

“Penso sia impossibile rintrac-“

“Come ogni anno, dovremo supervisionare le misure di sicurezza delle Università. Quest’anno, questo compito, è stato affidato a me.”

Kuroko guardò Misaki con un sorriso raggiante.

“In una delle classi ho visto il suo nome. Voglio incontrarla. Di nuovo.”


 


 

“Gah…”

Fu tutto quello che fu in grado di dire Esther appena arrivò al posto dell’appuntamento.

“Perché proprio davanti la stazione di Polizia?”

Mentre i suoi pensieri volavano da una congettura all’altra, dall’edificio uscì una bellissima donna dai capelli lunghi legati in una coda bassa. La bionda spostò lo sguardo su di lei. Aveva delle leggere occhiaie e sembrava davvero affaticata. Forse era la solita casalinga single?

“Buongiorno. Tu devi essere Esther. Piacere io sono Yomikawa Aiho. Scusa l’aspetto…questi giorni sono stati...terribili”

“Oh! Piacere mio.”
Si strinsero la mano e poi Aiho la condusse in una stanza dove erano sole. La ragazza si guardò intorno leggermente confusa e incuriosita.

“Vuole…farmi un interrogatorio? Le assicuro che la mia fedina penale è pulita. Stavo solo cercando lavoro.”

“Dovevo parlarti da sola e il mio ufficio al momento è occupato.”

“Ah, capisco…”

“Hai letto i requisiti giusto? Intendo…tutti.”

“Si certo! Credo di essere adatta per questo ruolo!”

“Oh, hai già fatto la baby sitter prima d’ora?”

Esther arrossì leggermente distogliendo lo sguardo da Yomikawa. Quel gesto la rese ancora più tenera agli occhi della donna. Stava guadagnando punti.

“Io…vorrei diventare una maestra d’asilo. Quindi…credo che sarebbe un buon…tirocinio

“E saprai sicuramente che dovrai anche occuparti di…bambini problematici, ribelli, scortesi e capricciosi?”

“Certo! Io penso che ogni persona abbia il proprio carattere e sia bella come sia! Poi, ovviamente, sta alle maestre educarli e guidarli quando non sono con i genitori. Ognuno di noi ha un passato diverso e ognuno di noi affronta le situazioni diversamente. Quando si è piccoli- scusi sto divagando…”

“Bene.”

Yomikawa appoggiò i gomiti al tavolo ed intrecciò le mani davanti alla bocca. Ora l’ultima domanda. La più importante. Per ora era andato tutto bene.

“Ascolta Esther. Io avrei bisogno immediato di una…baby sitter…quindi…quanto vorresti?”

Esther rimase per un attimo senza parole. Si erano scambiate due frasi e già le chiedeva il salario? Non che fosse un male. Era solo…strano. Doveva essere una madre davvero impegnata.

“Hem…non so, pensavo di deciderlo insieme. Magari dopo aver visto la, o il, bambino…”

“Ah ho saltato un piccolo particolare. Sono due. E uno di loro non sa relazionarsi con la gente. Anzi, direi che odia il genere umano.”

“Di questo non deve preoccuparsi! Ci penserò io a farlo aprire!”

L’entusiasmo di Esther piaceva a Yomikawa. Il fatto era un altro. Sarebbe davvero stata in grado di occuparsi di quei due bambini? Era proprio per questo che Aiho stava pensando a un salario adeguato…

“Seguimi. Ti porto a conoscerli”

La donna fece salire Esther in macchina e iniziò a guidare. Il tragitto sembrava non finire mai ed Esther iniziava a chiedersi come avrebbe fatto ad arrivare li ogni volta. Sperava ardentemente che i mezzi di trasporto erano attivi e ben organizzati in quella città…

“Siamo arrivate, scendi.”

“Eh? Si!”

La biondina si guardò intorno e ci mise poco a rendersi conto che era finita in uno dei posti più costosi della città.

“E’ proprio un bel posto per abitare…”

“Suppongo di si. Seguimi.”

Dopo due rampe di scale, le due arrivarono davanti un appartamento. Yomikawa inserì la chiave ed aprì.

“E’ qui, entra.”

Esther fece capolino nella stanza e venne investita dal forte odore di caffè che aleggiava nell’aria.

“E’ lei?”

Una donna dai capelli corti ed un camice, con in mano una tazza di caffè bollente, si avvicinò alle due arrivate.

“Si. Ha chiamato soltanto lei. Ci ho parlato un po’ e penso vada bene”

Disse Aiho leggermente a disagio.

“Piacere, Esther Rosenthal.”

“Piacere mio. Yoshikawa Kikyou. Non credevo che una ragazza così giovane avrebbe accettato di fare da badante. Sai prenderti cura di casa?”

Calò un silenzio imbarazzante. Kikyou non aveva ben afferrato la situazione e…Non sapeva che Yomikawa aveva leggermente modificato l’annuncio di lavoro.”

“Scusi, credo di non aver capito bene…vorrei delle spiegazioni. A me era stato det-“

“Suppongo che Aiho ti abbia già parlato dei tuoi compiti. Ti occuperai anche della gestione alimentare, controllare le bollette e assicurarti che i due abbiano una dieta equilibrata. Ho fatto un po’ di calcoli e lo stipendio mensile sarà di 1500€.”
Isomma, le due, per sbolognarsi Accelerator, erano disposte a spendere.

“Quando comincio?”



Angolo Kiocco: scrivere questo capitolo mi ha fatto particolarmente ridere, soprattuto l'ultimo pezzetto xD
 

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Capitolo 5
*** L'amore fa schifo ***


5 – L’amore fa schifo

Misaki si stava godendo un bel bagno caldo in una vasca piena di bolle. Nonostante la situazione fosse una delle più rilassanti, la sua mente non poteva fare a meno di pensare a ciò che era successo qualche giorno prima. E questo provocava in lei tensione in tutto il corpo

“Dannazione… Misaka di qui, Misaka di la… sempre Misaka e basta!”

Sospirò facendo aderire la schiena alla superficie della vasca.

“Come può chiedermi una cosa simile!? Sarebbe come aiutarla ad allontanarsi da me…”

Prese l’acqua fra le mani per poi lasciarla cadere. Era combattuta con se stessa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Kuroko e per il suo sorriso… Ma di certo, fare questo, sarebbe stato paragonabile a masochismo puro.

Restò immersa nei suoi pensieri, e nell’acqua, circa altri dieci minuti. Poi decise che era tempo di dare una svolta. Aiutare Kuroko? Lo avrebbe fatto. L’avrebbe aiutata a riavvicinarsi a Misaka e… Avrebbe vinto lealmente contro la sua avversaria. Gli ultimi anni, Mikoto era stata assente. Lei sapeva tutto su Kuroko, lei l’aveva aiutata quando ne aveva bisogno. Lei avrebbe vinto.

Si asciugò con calma e mise un vestito bellissimo. Sapeva già che non sarebbe servito a nulla, ma non avrebbe rinunciato al suo look.

Pettinò per bene i capelli ed uscì. Pronta ad accettare la sfida che la vita le aveva proposto.


 

“Vediamo…chiavi, fazzoletti, acqua…bene! C’è tutto!”

Quel giorno, Esther, avrebbe cominciato il suo lavoro di “Baby Sitter”. Partì da casa sua e quasi non si accorse del tempo che passò in autobus. Era volato. E lei era davvero emozionata ed eccitata all’idea di iniziare questa fase della sua vita. Finalmente sarebbe diventata indipendente…del tutto! Arrivò davanti l’appartamento dove sarebbe cominciato il suo lavoro e tirò fuori dalla tasca delle chiavi.

“Non capisco perché la signora Yoshikawa mi abbia dato una copia della chiave…”

Lo avrebbe capito in futuro. Entrò e poggiò la borsa sul divano. Era pronta a ripulire tutto prima di far trovare la colazione ai bambini.

“Bene iniz-“

“Ah! Sei tu! Yoshi-chan mi aveva parlato di te!”

“Eh?”

Last Order uscì dalla camera, ancora in pigiama, e corse davanti ad Esther e poi le fece un giro intorno.

“Sembri una bambolina!”

“E’ un complimento?”

“Certo! Non vedo l’ora di giocare insieme!”

La bambina tese la mano con un sorriso sgargiante.

“Io mi chiamo Last Order! Fino ad adesso sono stata la donna di casa! Ma ti passo il testimone volentieri!”

Donna di casa? Ma Kikyou e Aiho non erano una coppia? Esther, da quando Aiho l’aveva portata a casa, aveva pensato che la donna avesse una relazione con l’altra. E che i due bambini a cui faceva riferimento fossero stati adottati. Forse si sbagliava…

“Piacere mio, io sono Esther. Dimmi, dov’è la tua mamma? Al lavoro?”

“No! Non ce l’ho. Papà dice che non farà entrare nessun altro nella sua vita. Quindi penso che non la avrò mai!”

Ok, la cosa si stava facendo sempre più sospetta. Non aveva la mamma? Papà? Perché non era stato il padre a chiamarla per il lavoro? Dov'era il fratello di Last Order? Ma soprattutto… Dov'era il padre?! Esther era sempre stata dell’opinione di non giudicare le famiglie altrui. Ma questa cosa era troppo strana e… La incuriosiva. No, no, no. Non era li per farsi gli affari di quella famigla.

“Ti va di giocare con me Esther?”

“Giocare eh? Si perché no.”

La bionda sorrise alla bambina che esultò felice. Con Accelerator non poteva di certo giocare con le bambole e giochi da femmina. Quando andava bene giocavano a carte. Ma gli voleva bene così.

“In camera ho le bambole! Vado a prenderle!”

“Ah…le bambole? Io avevo pensato ad un altro gioco…ma forse sei troppo piccola e non sai giocare…Beh andranno bene le bambole.”

Un gioco a cui non sapeva giocare?! Cosa poteva mai essere? Era sicura di essere bravissima in tutto! Non poteva esistere qualcosa del genere!

“Di che gioco si tratta?!”

“Hm…non so se dirtelo…”

“Ti prego, ti prego! Sono curiosa!”

“Hmm...”

“Dai dai! Ti dimostrerò che ci so giocare!”

“ E va bene. Ma solo perché sembri una brava bambina.”

“Lo sono!”

L’entusiasmo si dipinse sul volto di Last Order. Avere quella ragazza a casa si stava rivelando divertente. E la conosceva da appena 5 minuti. Era convinta che sarebbe stato l’inizio di una grande amicizia.


 

Misaki arrivò da Kuroko. La rossa era li, ad aspettarla appoggiata a un muro.

“Misaki, sei in ritardo… Allora? Ci hai pensato?”

“Non che dobbiamo fare grandi cose…”

Misaki guardò Kuroko. La sua espressione era leggermente smorzata. Da quant’è che non la vedeva sorridere? Da quant’è che la sua allegria se n'era andata? Purtroppo sapeva la risposta. Ma non voleva darsela…. Nononono! Aveva deciso di restare positiva!

“Ti aiuterò ovviamente. Le…..amiche…..servono a questo. No?”

Disse calcando la parola -amiche-. Kuroko nemmeno ci fece caso.

“Davvero?! Sapevo di poter contare su di te! Sei la migliore!”

Piena di entusiasmo, Kuroko corse ad abbracciare Misaki appoggiando la testa sul grande seno della bionda. Per un attimo a quest’ultima mancò il fiato. NON POTEVA FARLE QUESTO! DANNAZIONE ERA TROPPO CARINA!

“Si si…va bene ma ora allontanati. Da dove iniziamo?”

La allontanò e si girò di spalle per non far notare all’altra il leggero rossore che stava imporporando le sue guance.

“Hm? Le lezioni iniziano domani quindi sarà domani che noi controlleremo la scuola. Oggi non faremo nulla riguardante questo.”

“Ah…allora perché mi hai chiamata?”

“Mi sembra ovvio no? Per passare del tempo insieme. Cè una nuova pasticceria che vorrei visitare. Poi mi servirebbero dei vestiti e credo che tu sia più adatta di me in questo…scusa ma devo spiegartelo io poi?”

“Non pensavo che-….benissimo! Andiamo. Prima visiteremo il centro commerciale. Effettivamente hai davvero bisogno di una rivista al tuo guardaroba…sembri sempre così banale!”

Disse Misaki, recuperando subito la sua compostezza, dopo che Kuroko l’aveva “sedotta” con quelle frasi.


 

WUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

Accelerator girò la testa a destra coprendola col cuscino.

WUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

Accelerator girò la testa a sinistra coprendola col cuscino.

WUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

“ AHHHHHHHH! DANNAZIONE BASTA!”

Alzò il busto mettendosi seduto. Il cuscino volò addosso alla porta.

“Cosa diavolo sta facendo Last Order? Vuole distruggere casa?!”

Già arrabbiato appena sveglio, mise le ciabatte e andò verso la sala da pranzo. Se la bambina voleva svegliarsi presto, era libera di farlo. Ma non doveva fare casino! Entrò visibilmente arrabbiato.

“Last Order! Si può sapere cosa stai….Eh?”

Rimase di sasso alla visione di Esther con aspirapolvere acceso e sua figlia con uno straccio in mano, intenta a spolverare attentamente i mobili. Impiegò qualche secondo per realizzare che si trovava davvero a casa sua…no, un attimo. Cosa più importante…chi diavolo era quella?!

“Papà!”

“Hm?”

All’urlo della bambina, la bionda spense l’aspirapolvere e guardò Last Order correre da Accelerator.

“Guarda! Io ed Esther stiamo facendo un nuovo gioco! Si chiama -le donne di casa-! Pensava che io non sapessi giocare e invece sono bravissima. Vedi? Guardati intorno!”

Last Order stava continuando a parlare mentre l’albino fissava accigliato la bionda. Mille domande gli stavano venendo in mente. Cercando di collegare tutto, arrivò alla conclusione che Yomikawa e Yoshikawa lo avevano sbolognato a una sciacquetta qualsiasi. A quelle due non era venuto in mente di sentire la sua opinione?

“Vattene da casa m-“

“Buongiorno…io sono Esther. Sono stata assunta dalla signora Aiho e da adesso mi occuperò di voi.”

“Papà! Esther ha detto che per pranzo preparerà il curry! Non l’ho mai mangiato. Sul menù del Mc Donald non cèra!”

Accel si azzittò improvvisamente e tornò in camera in silenzio. Poteva aspettaree fin dopo pranzo.

“Esther, hai visto? E’ stato felice!”

“Non sono sicura che felice sia il termine adatto…ma almeno non mi ha cacciata urlando.”

Esther si mise un attimo a riflettere. Che fosse stato lui il bambino problematico di cui parlava la signora Yoshikawa? Beh si, probabilmente agli occhi della signora risultava un bambino. Sorrise, pensando che il suo compito si sarebbe semplificato.

Non aveva idea di quanto si stesse sbagliando.


 


 

Kuroko si stiracchiò con un sorriso in volto.

“E’ stata una bella giornata, non credi Misaki?”

“Si, mi sono divertita.”

Aveva passato del tempo con Kuroko e, Misaki, era davvero felice della cosa. Si ripromise di non pensare a come sarebbe andata una volta incontrata Misaka ma…quel tarlo continuava ad insinuarsi nella sua testa non dandole pace. Si fermò all’improvviso e guardò la ragazza più bassa.

“Vorrei che mi facessi una promessa.”

“Eh? Una promessa? Di che tipo?”

“Qualunque cosa accada, non voglio che ti allontani da me.”

Misaki abbassò lo sguardo. Non era da lei dire queste smancerie e farsi tutti questi problemi. Ma voleva una garanzia. Se era vero che in guerra e in amore era tutto concesso, era meglio passare subito in vantaggio. Non avrebbe sprecato un solo minuto.

“Scusa ma non capisco di cosa tu stia parlando. Dove vuoi che vada? Non ho intenzione di trasferirmi sai?”

Perfetto. Kuroko non aveva capito niente. Come al solito. Possibile che fosse così ottusa? Eppure anni prima era una pervertita totale.

“Non intendo questo. Volevo solo dire-“

“Lo so. Ho perfettamente afferrato. Ma la risposta non cambia. Dove vuoi che vada? Sei una persona preziosa per me. Anche se…ultimamente sei strana. Sei sempre triste e sembri giù di morale in mia compagnia. Ti ho fatto qualcosa? Se è così dimmelo.”

“ Cos- No! Non mi hai fatto nulla. Sono solo pensierosa per alcune cose.”

“Per fortuna.”

Shirai sorrise.

“Pensavo fossi arrabbiata con me. Ora scusa ma torno a casa. Domani mattina dovrò svegliarmi presto. Quindi andrò a dormire non troppo tardi.”

Kuroko mise una mano sulla fronte, in modo militare, e rivolse un sorriso a Misaki. Dopo questo corse via.

La bionda si avviò sulla strada di casa piena di pensieri. Si fermò un attimo perplessa.

“Oggi è venerdì…lei di venerdì lavora. Mentre domani, che è sabato, no. perché mi ha invitato oggi?”

Forse, l’ottusa, non era soltanto Kuroko.


Angolo Kiocco: E qui abbiamo avuto l'incontro fra Accel ed Esther. Come vi è sembrato?

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Capitolo 6
*** Di nuovo Insieme ***


6 – Di nuovo insieme


 

Misaka sospirò affranta. Da li a poco sarebbe iniziata la prima lezione, ed era davvero felice che Esther avesse accettato la sua proposta.

Tuttavia, quella mattina, prima di dirigersi a lezione, era successo di nuovo…

“Abbiamo litigato ancora…”

“Hm? Tu e il tuo ragazzo?”

Chiese Esther curiosa, ma triste per l’amica. Ormai, anche se il tempo che avevano passato insieme era poco, si erano raccontate di tutto e di più. E la disastrosa vita sentimentale di Misaka non era un segreto.

“Si… La storia è sempre la stessa. Preferirebbe che mi trovassi un lavoro invece che perdere tempo con gli studi.”

“Ah… E perché?”

“Gli preme il fatto di andare a vivere insieme. Sinceramente non mi sento pronta. Sta correndo troppo, sotto ogni punto di vista.”

“Da quanto tempo state insieme?”

“Otto anni…”

Esther guardò Misaka confusa. Otto anni era poco? Beh lei non aveva un ragazzo, quindi non poteva di certo giudicare.

“Già, sopportare una persona tutto il giorno dev'essere difficile eh? Magari, però, vuole più indipendenza e lasciare i genitori…”

“Non lo so. Fatto sta che non voglio.”

“Non vuoi?”

Misaka si morse la lingua. Aveva detto la frase di getto e non aveva pensato minimamente alle…parole. Ma alla fine era vero. Lei non voleva andare a vivere con Toma.

“Esther, io vado a lezione. Ci vediamo dopo ok?”

“Hey aspetta! ….Andata…”

La facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, aveva subito attirato l’attenzione di Misaka e, dopo essersi informata per bene, aveva deciso di frequentare i corsi ad essa dedicati.

L’idea di lavorare per la gestione e valorizzazione dell'ambiente la attirava non poco e, quel giorno, era davvero euforica per il corso che stava iniziando.

Il tempo stava passando velocemente e, con un bel sorriso, prendeva appunti sulla lezione. Il sorriso svanì appena arrivò un messaggio al suo cellulare.

Dobbiamo parlare - Toma


 

Sul suo volto si dipinse un’espressione preoccupata e…arrabbiata?

Si fermò un attimo a riflettere. Da quand’èra che, la sua reazione, alle interazioni con Toma, era cambiata così drasticamente?

Finito l’orario, Misaka uscì dall’università abbattuta e triste. La lezione era stata stupenda, ma il suo umore era a terra. Guardò l’ora e vide, che all’uscita di Esther, mancavano ancora trenta minuti.

Non aveva voglia di aspettarla da sola. Quindi decise di farsi una passeggiata per schiarirsi le idee.

La sua relazione con Toma era iniziata poco dopo le superiori e, per amore, aveva trascurato una cosa davvero importante.

Le sue amiche…

Adesso ne stava pagando le conseguenze. Saten, Uhiharu e Kuroko… chissà che fine avevano fatto. Chissà cosa pensavano di lei in questo momento. Chissà se la ricordavano ancora. Aveva provato più volte a mettersi in contatto con loro ma… Alla fine, per paura, aveva sempre lasciato perdere.

Orgoglio? Forse.

Le mancava essere cercata ogni giorno da Kuroko e potersi confidare con qualcuno. Certo, ora aveva Esther, ma non poteva basare la sua vita su di lei. Cosa poteva fare?

“Onee…sama…?”

Onee-Sama? Cèra soltanto una persona che la chiamava così.

Si fermò guardando avanti. Kuroko. In piedi a pochi metri da lei.

Entrambe si guardarono incredule. Per qualche secondo nessuna delle due disse nulla. Era passato tanto tempo e, seppur nella stessa città, non si erano mai incontrate in più di 4 anni.

“Kuroko? Sei-“

“ONEE-SAMA!!”

Uscita dalla trance, Kuroko riacquistò tutta la vitalità che in quegli anni era sparita. Lasciò cadere a terra la borsa e corse verso Misaka, investendola con un abbraccio pieno di sentimenti e nostalgia.

Aveva aspettato quel momento da tempo. La sua adorata Misaka, finalmente, era davanti a lei. La strinse più forte come per non farla scappare.

“ Kuroko, mi fai male! Allenta la presa!”

Scherzò, la più grande.

“Dove sei stata? Cos’hai fatto in questi anni? Ti sei trasferita?”

Shirai continuava a fare domande a raffica e Misaka, ormai, nemmeno le sentiva più. Era felice di averla rivista dopo tanto tempo. Non era cambiata affatto. In pochi secondi era riuscita a ridonarle allegria. L’unica cosa che la stupì leggermente, era il fatto che Kuroko avesse i capelli sciolti, le faceva una strana impressione. Era sempre stata abituata alla Kuroko infantile con le codine. Così aveva un’aria più matura.

Provò a rispondere ma, non sapendo da dove iniziare, si limitò a ricambiare l’abbraccio di Kuroko affondando il viso nei suoi capelli profumati.

“Mi sei mancata tanto anche tu, Kuroko…”


 

Accelerator guardò a destra. Poi a sinistra. Poi di nuovo a destra.

“Papà, cerchi qualcosa? Il telecomando è li.”

“No. Mi stavo solo chiedendo da quand’è che casa mia è così…”

Passò un dito su un mobile aspettandosi la solita polvere di minimo un cm. Contro ogni sua aspettativa, il dito era pulito.

“Pulita…”

“Da ieri! Sono stata brava eh?”

“Quella è venuta pure ieri?!”

“Si, alle 7 di mattina. Tu stavi dormendo e non ha voluto svegliarti.”

“Ah…”

Improvvisamente, sul volto di Accel, apparì una strana smorfia. Si chiedeva cosa pensasse quella ragazza di lui. In fondo, le volte in cui era venuta, o lui non cèra o….dormiva. E adesso capiva perché la sua stanza era l’unica impolverata. E capiva anche chi aveva preparato la colazione…ma.. Un attimo!

“Tu cosa ci facevi sveglia alle 7 di mattina?!”

“Mi ha svegliato lei. Glielo avevo chiesto io! Mi diverto a giocare con Esther. Mi diverto sempre!”

“Si certo. Ti fa pulire anche a te.”

“No, ieri abbiamo fatto un altro gioco!”

“Ossia?”

“Nascondino! Io ho vinto e lei mi ha dato una caramella!”

“Non dovresti accettare caramelle dagli sconosciuti.”

“Ma, per me, Esther non è una sconosciuta. Sei tu che non la vedi mai. Per questo non ti lascia le caramelle.”

Touché. Accel aveva una donna delle pulizie/baby sitter/badante che praticamente non conosceva.


 


 

Le preoccupazioni di Misaka riguardo a cosa potessero pensare le altre di lei, o almeno Kuroko, erano sparite. La poliziotta l’aveva trascinata in un parchetto e, dopo aver preso due bibite, aveva iniziato a parlare a raffica. Raccontando a Mikoto di tutto e di più.

Quest’ultima nemmeno stava ascoltando le parole di Kuroko. Si limitava a guardarla in silenzio con un sorriso sulle labbra. Finalmente quella giornata si era rischiarata un po’.

“Vero Onee-sama?”

“Sembra che tu abbia fatto un sacco di strada, Kuroko. Io nemmeno vivo da sola ancora.”

“Ah no? Strano. Pensavo che Vivessi con Toma. Beh…cèra da aspettarselo da uno come lui. Non è mai stato granché sveglio anzi, è tardo e lento. Te l’ho sempre detto io di lasciarlo perdere, ma non hai mai voluto darmi retta…”

Cavolo! TOMA! Ecco cosa stava dimenticando! Vabbè poteva aspettare un po’. Tanto sapeva che avrebbero litigato.

“Onee-sama? Ho detto qualcosa di sbagliato? Ti sei rabbuiata all’improvviso…”

“No, stavo solo pensando. Sul fatto che Toma è lento avrei un po’ da ridire. Diciamo che è lui che sta aspettando.”

“Hmm..?”

Forse non era esattamente il momento adatto per parlare di una cosa del genere. Anche se Misaka aveva sempre rifiutato Kuroko, sapeva benissimo i sentimenti che in passato provava per lei. Ovvio che dopo molti anni, sicuramente, erano svaniti. Allora…

“Mi ha chiesto di sposarlo e di andare a vivere insieme…”

Allora perché le parole le erano uscite di bocca così velocemente? E a Kuroko? Non l’aveva detto nemmeno a sua madre o Esther.

E a Kuroko, che aveva rivisto da cinque minuti, si? Sapeva che lo aveva sempre odiato. Sapeva che si sarebbe inventata qualcosa per dissuaderla, sapeva che-

“E’ una bellissima notizia Onee-sama! Dovresti accettare subito! Che stai aspettando?”

Misaka si sentì gelare interiormente. Cos’aveva appena detto Kuroko?

“Come?”

“Dovresti accettare.”

Kuroko sorrise inclinando leggermente la testa a sinistra.

“E’ sempre stato il tuo sogno. Continuavi a ripetermelo, ricordi?”

“Ah... te lo ripetevo?”

“Certo, ero onorata che, con me, ammettessi i tuoi veri sentimenti. Ma ormai è passato. Ecco ti lascio il mio numero di cellulare. Se hai voglia, qualche volta, chiamami. Ok? Ora si sta facendo tardi. Devo andare. Buona serata Onee-sama!”

Misaka non fu in grado di rispondere. Guardò, in silenzio, Kuroko andare via.

Stava pian piano nascendo, dentro di lei, un senso di delusione e fastidio. Chiuse gli occhi e rifletté un attimo.

Sperava in un no di Kuroko? Sperava che l’avrebbe fermata?

“Impossibile è sempre stato il mio sogno. Io voglio sposare Toma.”

Guardò la direzione che Kuroko aveva preso per andarsene.

“….Giusto?”



Angolo Kiocco: Mi fanno ridere le visite alle recensioni :,)
Grazie anche solo a chi legge

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Capitolo 7
*** Trasloco ***


7 – Trasloco

“Signora Yomikawa, con tutto il rispetto. Non penso sia una buona idea. Io ed il signor Accelerator ci siamo visti soltanto una volta. E quella volta non sembrava affatto felice.”

Esther ed Aiho erano alla stazione di polizia. La bionda era stata convocata per una proposta.

“Ma non ti preoccupare Esther. Se ti odiava, lo avrebbe già dimostrato buttandoti fuori a calci.”

“Non capisco cosa posso aver fatto per essergli simpatica.”

Aiho non rispose. Doveva mantenere almeno un po’ la dignità di Accelerator. Non poteva di certo confessare che la “sopportava” perché i pasti erano buoni… ed Esther aveva ragione. Nemmeno si erano mai parlati.

“ Ma io lo dico per te. Dovresti valutare i PRO ed i CONTRO. Se ti trasferissi a casa sua, avresti l’università più vicina…E non dovresti pagare i mezzi, vivresti in uno dei quartieri più belli della città, avresti un coinquilino che non disturba e un’adorabile bambina che ti tiene allegra!”

“Beh, quello è vero…Tuttavia mi sembra un po’ surreale la situazione. Lavoro per lui soltanto da tre settimane…”

“Quanto zucchero vuole nel caffè?”

“Non gli piacciono le cose troppo dolci. Lo prende freddo, senza zucchero.”

“ Che taglia porta?”

“La M”

“Dove sono i suoi antidepressivi?”

Esther aprì la bocca per rispondere. Poi nella sua mente iniziò il loading…

Forse non avrebbe dovuto dire dove Accelerator teneva gli antidepressivi. E soprattutto Accelerator non avrebbe dovuto sapere che lei sapeva degli antidepressivi… Però quel ragazzo era davvero disordinato! Non poteva lasciarli sempre vicino al microonde. E se Last Order ne avesse preso qualcuno scambiandoli per caramelle?

Chiuse la bocca guardando di lato

“Non ho idea di cosa lei stia parlando…”

“AH-AHN! Sapevo che lo sapevi!”

La bionda non rispose. Si limitò a continuare a guardare di lato.

“Direi, che per non averci mai parlato, ne sai abbastanza..”

“Mi pare ovvio sapere queste sciocchezze. Non ha lo zucchero in casa e tiene del caffè in frigo! In più le lavatrici gliele faccio io!”

“Ah, quindi sei andata a guardare che taglia aveva? Che pervertita…”

“Non ho fatto niente di simile! Ho guardato i gradi a cui dovevano lavarsi i vestiti e cèra la taglia!”

Aiho si pensò a riflettere. Forse era il caso di portare ad Esther anche i suoi vestiti? In effetti a volte il lavaggio le veniva mal-…nonono. Non era li per quello! Doveva inventarsi qualcosa.

“Esther, ti prego. Quel ragazzo è gravemente malato…”

“Ha la depressione. E penso che la sua sia più tristezza…la depressione è molto grave. Chi gli ha prescritto le medicine?”

“Si sente davvero solo!”

“Sta benissimo solo con sua figlia. Cerca di evitare il contatto col mondo esterno…”

“Non sa pagare le bollette…”

“Può pensarci lei signora Aiho…”

“Ti aumento lo stipendio!”

“Vado a fare i bagagli.”


 

Tutto fu molto veloce. Anche troppo, il giorno dopo, Esther, si stava sedendo sopra la valigia per tentare di chiuderla. Se le cose erano entrate una volta, dovevano entrare anche due. Nel mentre del gesto che risultava eroico, era in chiamata con la sua amica Misaka. Attraverso le cuffiette wi-fi.

“Cosa?!”

Urlò Misaka al telefono.

“Che significa che vai a vivere con un ragazzo? Fino a ieri non avevi nemmeno il fidanzato! E io che pensavo che Toma facesse le cose di fretta…”

“E infatti non ce l’ho. Più che vado a vivere, credo che sia lavoro 24/24, escluso il tempo universitario e di studio. Mi hanno praticamente incastrata.”

“E come? Ti hanno ricattata?”

Esther non rispose continuando a preparare i bagagli.

Non ci avrebbe impiegato nemmeno troppo tempo. La maggior parte delle cose erano ancora in valigia…

“Esther?”

“Ah scusa, le cuffiette ogni tanto fanno brutti scherzi.”

Grande bugia. Non poteva dire a Misaka il motivo del trasloco.

“Ammetto di essere un po’ preoccupata. Per ora sono riuscita a mantenere orari decenti nei pasti e pulizie. Ma se si tratta anche di pagare le bollette…Uff, forse dovrei collegarli direttamente alla banca?”

“Eh?”

“Aiho mi ha detto che Accelerator non sa pagare le bollette.”

“Ah…”

“E poi, se devo fare spesa? Come glieli chiedo i soldi? Lui nemmeno lavora. Spero di non dover usare i miei…Che gran problema.”

Esther si fermò a pensare un attimo. Questa proposta di vivere con lui era davvero improvvisa però… Aveva le chiavi di casa e Yoshikawa le aveva accennato qualcosa sulle bollette la prima volta che si erano incontrate… Quindi, questo voleva dire…

“Quelle due maledette mi hanno fregata. Dall’inizio…”

“Non essere così negativa. Magari ti divertirai…”

“Sinceramente cè una cosa che mi spaventa molto…”

“Dici che è un malintenzionato?”

“No, intendo per la bambina. Non vorrei che mi vedesse come una sostituzione della mamma ed iniziasse ad odiarmi. Per ora il rapporto con lei è molto bello… Mi dispiacerebbe rovinarlo.”

“Ma sono divorziati?”

“Non l’ho capito bene.  Credo che la cosa non le farà piacere. Ora ti saluto… Fra poco la signora passa a prendermi.”

Dopo l’ultimo sforzo, riuscì finalmente a chiudere la valigia. Di certo non stava iniziando bene quel nuovo periodo.


 

“Kurokoooo….Ti ho portato uno spuntino. Sei pronta?”

Misaki guardò Kuroko, seduta alla scrivania. Intenta a lavorare al computer. Era circondata da un’aura viola. Trasmetteva odio represso e disperazione…ma soprattutto odio.

“Oddio, cos’è successo? Sembri…giusto un po’ alterata.”

Misaki prese una sedia girevole ed andò a sedersi vicino a Shirai. Cosa caspita l’aveva resa così di malumore?

“Non sei pronta? Oggi dobbiamo andare a controllare l’università giusto?”

“Ho sbolognato il compito ad Uhiharu. Non mi serve più quel mezzuccio da quattro soldi.”

“Oh! Hai lasciato perdere l’idea di rintracciare Misaka?”

“L’ho incontrata ieri.”

Calò un silenzio imbarazzante. Suonò soltanto il telefono ma, Kuroko, sembrava non sentirlo nemmeno.

Misaki, invece, era perplessa. Se era così eccitata all’idea di incontrare Misaka… Perché aveva quel muso lungo? Aspettò qualche istante per far si che l’amica fosse pronta a sfogarsi.

“Onee-sama si sposerà con Toma.”

La bionda sorrise.

“E’ una bellissima notizia, non credi? È sempre stata innamorata di lui. Penso che sarebbero una coppia bellis-“

La tastiera del pc venne aggredita da un gesto di rabbia della giovane poliziotta.

“No che non è una bellissima notizia! Onee-sama merita di più! Non quell’imbecille! Merita qualcuno che la tratti con rispetto e che la ami davvero!”

Con un gesto d’odio, Kuroko batté una mano sulla scrivania alzandosi.

“Ti rendi conto di cosa significa?! Se si sposa sarà intrappolata in questa tremenda voragine! Ed io la perderò di nuovo!”

Misaki fece un’espressione stranita… da quando il matrimonio era una tremenda voragine? Era così che Kuroko vedeva l’unione fra due persone? Oppure semplicemente l’unione di Toma e Misaka?

Fece un respiro profondo e poi si alzò anche lei.

“Se potessimo scegliere chi amare…”

La bionda prese la testa di Kuroko e delicatamente la avvicinò a se abbracciandola.

“Sarebbe tutto più semplice, non credi?”

Shirai non capì esattamente il significato di quella frase…ma almeno, l’abbraccio di Misaki, l’aveva davvero aiutata a calmarsi.


 

“Benvenuta alla tua nuova casa Esther! Ho già detto tutto ad Accel e Last Order. L’hanno presa bene entrambi.”

“Si, me lo immagino proprio…”

Esther guardò la porta un po’ demoralizzata, poi la sua attenzione passò ad Aiho.

“Mi dica, qual è la ragione per cui mi ha gentilmente invitata a vivere qui?”

“Perché Accelerator è una persona molto sola.”

“la VERA ragione…”

Silenzio… Aiho deviò lo sguardo.

“Io e Kikyou abbiamo una vita nostra. Ci siamo stufate di fare da supervisori a lui… Ormai non ha più tre anni. Buona fortuna.”

Detto questo, se ne andò.

“Sbrigativa. Non cè che dire.”

La bionda fissò per un attimo la porta. La sua più grande preoccupazione era la reazione di Last Order. Dopo qualche istante inserì la chiave ed entrò.

“Estheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeer!”

La bambina corse verso Esther saltando leggermente per abbracciarla alla vita.

“Sono così felice che vivrai da noi! Ho già organizzato tutto! Starai nella mia cameretta. Ti lascio il plaid con le rane se ti piace!”

Ripensandoci…forse si era preoccupata troppo. Alzò lo sguardo per cercare quello di Accel.

“Ho provato a oppormi a Yoshi e Yomi. Tuttavia mi hanno minacciato di tagliarmi i fondi. Sono stato costretto ad averti qui. Vedi di non fare casini. Non ci siamo parlati molto, ma al primo sgarro ti butto fuori a dormire nella cuccia del cane del vicino.”

“F-farò il possibile per non…sgarrare.”

“Puoi iniziare pulendo la mia stanza. Le altre volte nemmeno sei entrata. Non ti vergogni?”

“Beh stavi dormendo… Non volevo svegliarti. Posso disfare i bagagli prima?”

“Prima pulisci la stanza. Poi disfai i bagagli.”

Era cominciata decisamente male. Non gli pesava dover pulire, ma odiava l’atteggiamento di superiorità di Accelerator. Avrebbe voluto tirargli la valigia in faccia…

“Papà! Non essere maleducato con Esther o te la vedrai con me!”

Accelerator guardò Last Order confuso. Esther fece lo stesso. Dopo qualche istante, la bionda nascose una leggera risata e superò il padrone di casa.

“Vado a fare il mio dovere allora.”


Angolo Kiocco: Non so esattamente cosa scrivere, spero solo che, se qualcuno la  stia leggendo possa apprezzarla

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Capitolo 8
*** Approccio ***


8 – Approccio

Dopo qualche giorno, anche Accelerator, come Last Order, aveva preso a svegliarsi presto. Non perché lo volesse. Fosse stato per lui avrebbe dormito fino a mezzogiorno. Ma perché quel cavolo di aspirapolvere faceva troppo rumore, ed il suo sonno andava sempre a farsi benedire.

Per la maggior parte del tempo se ne stava, seduto, ad osservare male Esther. Nell’attesa che sbagliasse qualcosa. Ma purtroppo non trovava una scusa decente. Che ragazza noiosa.

“Per stamattina ho finito!”

La bionda si sedette su una delle sedie della cucina per poi stiracchiarsi all’indietro. Un gesto naturale ma che, nella sua situazione, metteva ben in risalto il seno. Che era una delle cose apprezzabili.

“Non hai lezione oggi?”

“No per fortuna. Oggi riposo da scuola. Tu invece?”

“Io cosa?”

“Lavori? Frequenti l’università?”

“Frequentavo l’Università…”

Accel fece una smorfia. Non gli piaceva troppo parlare di quel periodo. Sperava che la biondina cambiasse presto argomento.

“Davvero? Che indirizzo facevi?”

“Medicina.”

“Ah.”

Esther si mise le mani sulla bocca soffocando una risata. Medicina? Lui? Accelerator? Non se lo immaginava proprio con il camice da dottore e occhialetti professionali

“Cosa sarebbe quella risata strozzata?”

“Scusami è che, non ti ci vedo proprio a fare medicina. Sembri così… spensierato. Ora capisco perché hai lasciato perdere.”

“Cosa vorresti dire?”

“Beh, non ti piace svegliarti presto, e sembri sempre evitare le cose impegnative. L’università non è una passeggiata.”

Al padrone di casa, improvvisamente, venne un non troppo velato tik all’occhio.

“Questo tuo atteggiamento mi sta dando i nervi. Non l’ho assolutamente lasciata perché era impegnativa. Per tua informazione, nella mia classe, avevo i voti più alti.”

“Oh, allora ancora peggio. Se l’hai lasciata avendo voti alti…da cosa dipendeva?”

Guardò Accelerator.

“Non socializzavi o non ti piaceva l’ambiente?”

Le parole della ragazza non erano dette con cattiveria, anzi, stava provando ad aiutarlo usando la tecnica più vecchia del mondo. Essendo Accel un tipo orgoglioso, forse avrebbe ceduto sotto quelle frecciatine. Esther sapeva che Yomikawa e Yoshikawa credevano in lui, e sapeva che ad entrambe era dispiaciuto moltissimo quando erano venute a sapere della notizia dell’abbandono dell’Università.

“Non sono affari tuoi. Socializzavo benissimo.”

“Allora mi stai mentendo sui voti. Non ci credo che eri il primo…”

Si alzò dalla sedia andando verso la camera.

“Cambiati, dobbiamo andare a fare spesa.”

“Sono già cambiato…”

“Ah…quel pigiama a strisce grigie e bianco è il tuo abbigliamento migliore?”

Con uno scatto di rabbia, Accel prese un cuscino del divano tirandolo ad Esther. Quest’ultima entrò in camera chiudendo velocemente la porta. Obiettivo mancato.

“Dopotutto…E’ divertente la sua compagnia.”

Sorrise leggermente appoggiandosi alla porta.


 

“Misaka, non sarebbe ora di finirla?”

Domandò Toma, con la solita espressione da ingenuo

“Eh?!”

I due si stavano rilassando, per così dire, in una caffetteria. Per i primi minuti erano restati in silenzio… Ognuno a bere la propria ordinazione. E poi Toma aveva fatto quella domanda…

La ragazza guardò Toma sorpresa e, al tempo spesso, sollevata. Almeno non le aveva urlato.

“Con l’università. Il tuo è un indirizzo stranissimo… Quanti sbocchi credi che avrei appena ti sarai laureata?”

“Ancora con questa storia?”

“Si. Sai che non sono d’accordo… Dovresti almeno considerare la mia opinione...”

“La considero, ma il mio futuro me lo scelgo da sola. Non ho intenzione di abbandonarla… Non capisco il fastidio poi. Mica chiedo i soldi a te per la retta!”

“I soldi non c’entrano, lo sai!”

“Abbiamo affrontato questo discorso un sacco di volte! Sei intelligente. Mettiti a lavorare! Meriti di più di un’università del genere!”

Misaka si sentiva esplodere. Avevano detto soltanto quattro parole ed erano già a quel punto. Se fossero andati avanti, probabilmente, non si sarebbe trattenuta.

Si alzò in piedi con il bicchiere del Tè alla pesca in mano.

“Finalmente hai cap-“

Prima che Toma potesse finire la frase, il Tè alla pesca, gli arrivò dritto in faccia…accompagnato dai ghiaccioli che vi erano rimasti dentro.

“E’ l’ennesima volta che ne parliamo! Ti ho già spiegato come la penso… comunque hai ragione. Merito di più.”

Lo guardò con sguardo gelido e distaccato.

“Con me hai chiuso. Non cercarmi mai più!”

Con questo atto di coraggio, Misaka se ne andò furiosa… E dire che l’oroscopo aveva predetto fortuna in amore…

“Quindi…mi ha lasciato?”

Si chiese Toma a bassa voce. Doveva ancora realizzare ciò che era successo in quei due minuti.


 

Esther ed Accel erano appena entrati nel supermercato e, la situazione, era già particolare.

“Prendi la pancetta a cubetti. Oggi farai la carbonara.”

“No, martedì e venerdì mangiamo pesce. Prenderò le vongole. Poi il pesce contiene vitamina D che fa bene al cervello.”

“Ma cosa me ne frega della vitamina D?!”

“Per uno che non ha finito l’Università è essenziale!”

Sorrise leggermente guardandolo con la coda dell’occhio. Sicuramente quel ragazzo non sapeva controllare la rabbia e, se lo sguardo avesse potuto uccidere, Esther sarebbe morta da un pezzo.

“Hai intenzione di dirmelo fino a quando non ti licenzio?!”

“Oh guarda! C’è il budino in offerta. A Last Order piacerà sicuramente!”

Corse verso lo scaffale lasciando all’altro il carrello da spingere.

“Che significa a Last Order? Io non lo mangio?”

“Ovvio che no. I bambini cattivi non lo mangiano...”

“Potresti smetterla di prendermi in giro?”

“Ci proverò…”

Mise il preparato del budino nel carrello e cancellò dalla lista sia il pesce che il dolce.

“Bene, manca solo l’ammorbidente.”

“Era ora. Il carrello sta straripando.”

E anche stavolta, l’albino seguì Esther alla corsia dei detersivi. Vastissima, un intero scaffale di detersivi si stagliava davanti a loro. Rosa, verdi, blu, viola. Per pavimenti, per abiti e qualche strana bottiglia non ben specificata.

“Ma c’è davvero differenza fra loro? Io di diverso vedo solo il prezzo…”

“Quello per i pavimenti si usa per pulire i pavimenti. Quello per gli abiti per lavare gli abiti.”

“Non mi dire…”

Sospirò appoggiandosi al carrello e aspettando che la bionda scegliesse l’ammorbidente adatto. Guardandola bene era anche carina. Non il suo tipo, ma carina.

Esther si rialzò guardando soddisfatta l’ammorbidente.

“Bene, possiamo and-aia…”

Uno strano commesso, molto di fretta, la urtò sulla spalla facendola sbilanciare e finire addosso allo scaffale.

Il ragazzo appena passato, tirò dritto senza guardarsi indietro.

“Che modi…e dire che è un dipendente…”

“ESTHER!”

“Hmm?”

Esther alzò lo sguardo e vide la scaffalatura di detersivi dondolare. Capì subito la situazione ma non ebbe il tempo di realizzare ciò che stava accadendo. L’unica cosa che riuscì a fare fu portarsi le braccia sopra la testa. E cacciare un urlo di terrore.

Un istante dopo, un frastuono terribile invase il supermercato. Il liquido di decine di bottiglie spase a terra si era mischiato fra loro creando stranissimi colori. Tuttavia…non sentiva nulla, nemmeno il minimo dolore. Aprì gli occhi lucidi per la paura e, a pochi passi da lei, vi era Accelerator.

Aveva piantato i gomiti allo scaffale facendo da scudo alla bionda.

Non era esattamente la situazione adatta per pensare a certe cose ma, per un attimo, Esther, desiderò che quel ragazzo fosse molto più vicino a lei. Non si era mai soffermata a guardarlo e non aveva mai notato lo splendore di quegli occhi rossi come il sangue.

“Stai bene?”

“Eh?! Ah… si. Io sto bene…”

Un rivolo di sangue uscì dalla tempia destra di Accelerator, scivolando giù per il volto e macchiando la guancia di Esther.

Restò imbambolata un attimo e poi tornò alla realtà.

“DOBBIAMO ANDARE IN OSPEDALE!”


Angolo Kiocco: Siamo a metà storia!

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Capitolo 9
*** Ospedale ***


9 – Ospedale

Esther stava aspettando in sala d’attesa preoccupata ed amareggiata. Il suo datore di lavoro si era sacrificato per lei…prendendosi contenitori di detersivo e ammorbidente in testa.

Appoggiò i gomiti alle ginocchia nascondendo il viso fra le mani.

“Calma…calma, andrà tutto bene…”

Continuava a ripeterselo da un bel po’, ma il suo battito cardiaco non accennava a rallentare. Sia per la preoccupazione, sia perché ripensava -troppo spesso- al breve momento in cui erano stati vicini. E’ buffo come, con poco, una persona possa cambiare improvvisamente ai nostri occhi… E, quel poco, Esther, lo aveva trovato in Accelerator quando l’aveva protetta.

“Devo pensare ad altro…”

Alzò lo sguardo vedendo, finalmente, un dottore con il volto che ricordava vagamente quello di una rana. Senza pensarci troppo si precipitò da lui per chiedere informazioni.

“Come sta?!”

Il dottore sospirò. Brutto segno.

“Pare che sia peggiorata molto. Non potrà camminare e gli serve assistenza… puoi occupartene tu?”

“E' COSI' GRAVE?! Verrò licenziata!”

Ci fu un lungo silenzio.

“Non sei la ragazza che accompagna il paziente alla 156?”

“No… stavo aspettando il responso del ragazzo alla 221…”

“Scusa, con tutti questi numeri non ci capisco più niente. Ho una certa età…E’ un nostro cliente abituale. Ti dirò, non lo vedevo da un po’ e mi ero preoccupato.”

“Abituale?”

“Si faceva male spesso in passato. Gli abbiamo messo soltanto una fasciatura. Penso che, chi lo abbia portato qui, abbia ingigantito la cosa.”

Esther fece una risata nervosa e, dopo aver salutato cortesemente il dottore, corse alla stanza di Accelerator per vederlo.

“Acc-“

Lo trovò a parlare con un signore sulla mezz’età. Erano rare le volte in cui lo aveva visto parlare con qualcuno… decise, così, di aspettare “il suo turno”.

“Mi si sta assottigliando la cartilagine del ginocchio…”

Constatò il signore sconsolato.

“Suppongo che lei sia un gran camminatore…”

“Esatto, facevo bellissime passeggiate con mia moglie. Mi dispiace non poterla più accompagnare…”

“Le ossa strisciano fra loro, deve far male… Le consiglierei un ginocchio bionico. Sicuramente è l’alternativa migliore.”

“Me lo hanno detto anche i medici. Ma sono titubante. Il solo pensiero mi mette i brividi…”

Era una visione strana. Accelerator che parlava normalmente con qualcuno. Ma soprattutto…di un ginocchio bionico? Dove era andato a prendere quelle informazioni? Ah giusto… aveva dichiarato di aver frequentato l’Università di medicina.

“Tu ragazzo? Perché sei qui?”

“Perché non mi sono fatto gli affari miei.”

Detto così, suonava davvero molto deludente… Per un attimo il volto della bionda si rabbuiò leggermente. Dopo quel salvataggio eroico, sentire queste parole, non era esattamente il massimo.

“E’ una cosa da niente. Sarei potuto non venire…”

Accel si sdraiò sul letto accavallando le gambe

“Ma chi mi ha portato qui, era davvero angosciata. Non mi dispiaceva vederla preoccupata per me.”

A queste parole, un sorriso apparve sul volto di Esther. In qualche modo sentiva di aver ricevuto un complimento velato… E ne era felice.

“Ah queste ragazze. Anche io con mia moglie ero così felice da giovane…”

Dopo una occhiataccia al signore, Accel si girò velocemente verso la porta. Non c’era nessuno.

“Qualche problema ragazzo?”

“No, mi sembrava di aver visto un’ombra. Mi sarò sbagliato.”

Non aveva sbagliato. Fino a un attimo prima, la ragazza, era in piedi davanti la porta ma, dopo aver sentito le parole di Accel (che per tutti non avrebbero avuto valore e significato), Esther dovette attendere qualche attimo prima di riuscire a levarsi dal volto un sorriso abbastanza sciocco e il leggero rossore che le dipingeva le guance.


 

Se nella stanza 156 la situazione era serena, alla 221 era un po’ diversa.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi stava guardando fuori dalla finestra. Ormai conosceva a memoria quel paesaggio, dopotutto si ritrovava li da un bel po'.

“OTHINUS!!!”

Un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color cielo entrò trafelato.

“Scusa sono arrivato tardi…”

Iniziò ad ansimare e si lasciò cadere sulla sedia lì accanto.

“Tranquillo Thor…”

La ragazza cercò di sorridere per far, in qualche modo, calmare Thor ma, nel viso di Othinus, si percepiva chiaramente l’angoscia e paura che stava provando

“Dai! Sei in gran forma anche stavolta no? Uscirai prestissimo!”

Thor era sempre stato positivo e, da quando Othinus era in ospedale, le faceva sempre visita per tenerla allegra e spensierata. La bionda non aveva parenti su cui fare affidamento e, per questo, Thor aveva dato la sua più completa disponibilità. Non che gli dispiacesse da una parte…

“Ti hanno fatto altri controlli?”

“I soliti…la loro espressione non cambia mai…”

Vedendola rabbuiarsi, pensò che forse da quel momento sarebbe stato meglio chiedere ai medici le condizioni e risultati dei controlli.

“Senti! Sicuramente uscirai a breve anche questa volta! Dimmi un posto che ti piacerebbe visitare! Ci andremo insieme!”

“Dove trovi tutta questa sicurezza?”

“Devi essere la prima a crederci e sicuramente essere più ottimista. Quindi? Dove vorresti andare?”

“Un posto eh…fammi pensare”

Chiuse un attimo gli occhi riflettendo. Una flebile luce entrava dalla finestra illuminando il volto di Othinus… Per Thor, lei, era sempre stata irraggiungibile. E lo era tutt’ora. Dalla prima volta che l’aveva incontrata, era scoppiato quello che chiamano “colpo di fulmine”. Avevano iniziato essendo semplici conoscenti ma, dopo attente ricerche sulle abitudini di Oth, Thor riuscì ad avvicinarsi a lei e diventare un suo stretto amico.

Ma niente di più. Il coraggio che aveva nell’affrontare la vita, spariva completamente al solo pensiero di confessare i suoi sentimenti.

“Mi piacerebbe andare al lago…”

“….al lago?”

“Si, Ne va bene uno qualsiasi. Magari prendere una barchetta e fare un giro. Penso che sarebbe divertente…”

“Beh…lago sia! Avrai il tuo cavaliere che remerà per te!”

“Cavaliere? Io qui vedo solo te.”

“Antipatica!”

Entrambi, dopo poco, scoppiarono a ridere. Anche quel giorno Thor poteva ritenersi soddisfatto. Il sorriso di Othinus, per lui, era la cosa più bella che potesse esistere.


 

Ormai si era fatta sera e, Accelerator, era stato dimesso. La cosa che gli sembrò più strana, era il fatto che, durante la sua permanenza, Esther non si fosse fatta viva.

Pensava che avrebbe passato mezz’ora a scusarsi… E invece nemmeno l’ombra. Stupida ragazzina. Doveva aspettarselo.

Arrivato a casa, entrò con la sana intenzione di buttarsi sul letto e mettersi a dormire….

Tuttavia, appena aperta la porta, un turbine di allegria gli saltò addosso. Aggrappandosi a penzoloni al collo.

“Last Order. Cosa diavolo stai facendo?!”

“Papà! Ti aspettavo! Guarda che bella! Scommetto che sarà tutto buonissimo!”

“Ma di che stai parlando?”

Last Order scese dal collo di Accel con un salto e, dopo avergli preso la mano, lo trascinò nella sala da pranzo.

“Guarda quante cose buone! C’è anche il dolce!”

“ Che festa è oggi?”

Il ragazzo guardò il tavolo, imbandito con i più vari cibi. Ancora fumanti.

“Esther, oggi pomeriggio, è arrivata di corsa ed ha preparato tutto. Ci ha messo un po’, ma l’ho aiutata anche io. Quindi non si è stancata! Se ne è andata poco prima che tornassi tu.”

“Davvero? Cosa hai fatto?”

“Ho apparecchiato!”

“Ah…”

Dopo poco, i due si sedettero ed iniziarono a mangiare. Il cibo era tutto squisito, ma l’espressione di Accelerator era abbastanza corrucciata.

“Non ti piace?”

“Last… Ti piacerebbe andare a scuola?”

“A scuola?! Magari! Ringo me ne parla sempre!”

“Chi è Ringo?”

“E’ una mia amica, la incontro sempre al parco giochi. E’ spesso con quel tuo amico strano…”

In quel momento, alla mente di Accel, tornò il viso di Kakine. Solo lui poteva essere definito strano. Cosa diavolo stava facendo quell’idiota? Si metteva a fare il pedofilo? Aveva ingaggiato una bambina per farla avvicinare a sua figlia e rapirla? No, si stava facendo sicuramente troppi problemi. Non era da lui pensare troppo e fare tutti questi film mentali.

“Mi ha anche invitato a casa sua!”

“Coff, coff, coff….”

“Papà mangia piano o rischi di strozzarti. Fino a che età potrei andare a scuola?”

Accelerator bevve un sorso d’acqua e si riprese da tutto ciò che aveva pensato. Ma le parole di Last Order, gli fecero piombare addosso una realtà che non voleva affrontare di nuovo.

“Beh, dipende. Ci sono più…gradi.”

“Wow… Esther che grado ha?”

Il padre della bimba fece una smorfia.

“Perché chiedi il suo, e non il mio?”

“Dormi sempre. E’ impensabile che tu vada a scuola. Lei sembra più intelligente!”

E di nuovo, in quella stupida giornata, una ragazza lo sminuiva per il solo fatto che non aveva finito l’Università. Ma quanto poteva essere crudele il genere femminile?!

“Ti sbagli. Ho soltanto preso una pausa. Studiavo troppo e quindi gli insegnanti mi hanno concesso delle ferie.”

“Oooh…perciò funziona così? Quindi domani andrai a scuola?”

Silenzio di tomba. Non voleva deludere sua figlia, ma nemmeno tornare in quella galera. Non sarebbero bastate quelle due a smuoverlo dalla sua decisione. Guardò Last Order aprendo bocca per parlare. Gli occhi della bambina brillavano e un sorriso era stampato sul suo volto.

“E’…ovvio che ci andrò.”


 

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Capitolo 10
*** Braccialetti ***


10 – Braccialetti
 

“Allora?”

“Le condizioni della tua amica stanno peggiorando. Abbiamo provato a farle fare riabilitazione con i supporti. Le gambe non riescono a muoversi correttamente quindi è impossibilitata a camminare.”

Il ragazzo sbiancò. Poi abbozzò un sorriso.

“Beh finché la sua vita non è in pericolo, va tutto bene no? Se non potrà più camminare ci penserò io!”

“Il tuo coraggio è ammirevole Thor. Ma il problema non sono soltanto le gambe. Te la faccio breve… C’è possibilità che non arrivi a fine mese.”

Thor si portò una mano alla fronte. Si sentiva spaesato e disorientato. In un attimo tutto il mondo gli era crollato addosso. Non poteva nemmeno lontanamente immaginare una vita senza Othinus. No, non lo avrebbe accettato.

“Ma non c’è niente che si possa fare? Una medicina, un’operazione…qualcosa!”

“L’operazione si. Ma le probabilità che sopravviva sono pochissime.”

“Non importa! Se c’è soltanto, almeno una, probabilità che sopravviva, fate tutto il necessario!”

Il medico girò le spalle a Thor e se ne andò. Sicuramente quel gesto non significava nulla di buono.

Ma lui doveva essere forte. Sia per se stesso che per Othinus. Non l’avrebbe lasciata andare.

Dopo essersi preparato mentalmente, tornò dalla ragazza

“Yahooo! Eccomi anche oggi a romperti le scatole!”

“Eheh… Non capisco da dove prendi tutta questa energia. Vai a batteria solare?”

“Mmmh… Se andassi a batteria solare, ci sarebbero giorni in cui sarei scarico. Mi piacerebbe di più andare ad elettricità.”

“Che sciocchezza…”

Othinus aveva un’aria tranquilla e, la presenza di Thor, pareva averla tirata un po’ su dalla noia e tristezza quotidiana.

“Cosa stai facendo? Nemmeno mi guardi in faccia!”

“Osserva…”

La ragazza alzò le mani mostrando a Thor un braccialetto con perline colorate intrecciate a stoffa rosa.

“E’…per me?”

“No, per la cugina di un tirocinante. Si chiama Ringo. Mi ha portato dei fiori.”

“Ma io ti porto sempre regali! E non mi hai mai fatto nulla. Non ti sembra ingiusta la cosa? Guarda che mi offendo!”

“Pensavo di farlo rosso a te, ma se lo vuoi rosa va bene ugualmente.”

“Nonono! Rosso va benissimo!”

La bionda trattenne una risata. Stare con Thor era come essere in compagnia di un bambino. Un bambino premuroso che si occupava di lei.

 

Dopo aver seguito le lezioni mattutine, Misaka ed Esther, si diressero alla caffetteria della scuola.

“Una birra…”

Disse Misaka sconsolata…

“Una tisana…”

Pronunciò Esther felice.

“Vi faccio due cappuccini.”

Proferì il barista senza guardarle.

“Come mai vuoi darti all’Alcool Misaka?”

“Io e Toma ci siamo lasciati. O meglio, io ho lasciato lui…Dopo una specie di lite.”

“Mi dispiace molto, ma affogare i dispiaceri nell’alcool non è una buona cosa.”

“Dispiaceri? Oh, no. Era per festeggiare.”

“Ah… “

“Quella sera ho pianto a dirotto…Lui era sempre stato il mio sogno. Ma a quanto pare, lo avevo visto come volevo vederlo. E non mi ero accorta della sua vera personalità…”

Esther fece una strana espressione. Misaka, con quelle parole, stava facendo sembrare Toma un mostro.

“Non fraintendere Esther. Lui è una brava persona ed ha un cuore d’oro. Ma io non reggo il passo e siamo incompatibili. Probabilmente sono restata con lui per così tanto, solo perché non avevo nessuno. Mi sento come se lo avessi sfruttato.”

Esther si alzò andando ad abbracciare Misaka. Non le disse nulla. La abbracciò soltanto. Un abbraccio di affetto, consolazione e conforto. Che donò sollievo a Mikoto.

“Ecco i cappuccini.”

Ad interrompere il momento magico, fu il barista. Che servì gli ordini alle due. Entrambe ripresero la loro postazione mettendosi composte.

“Tu invece? Volevi una tisana per calmarti? Effettivamente è da questa mattina che ti vedo su di giri ti hanno aumentato lo stipendio?”

“No! No, no! Non ha a che fare con il lavoro! Più o meno."

“Più o meno? Ora sono curiosa. Si sta facendo interessante. Racconta.”

Esther iniziò a raccontare tutto a Misaka. Partì dal principio…forse un po’ troppo principio. Iniziò il racconto dal suo arrivo in città, continuò dicendole dell’università, di Yoshikawa e Yomikawa e di come aveva incontrato Accelerator e Last Order. Finì dicendole l’accaduto di qualche giorno prima.

“Hm… Quindi, correggimi se sbaglio, ti sei innamorata del tuo datore di lavoro, un ragazzo maleducato, svogliato e arrogante, senza lavoro, che ha smesso l’università, che non sa pagare le bollette con una figlia a carico…Soltanto perché ti ha salvato dai detersivi?”

“Così la fai sembrare una cosa tristissima!”

“Tu come la vedi?”

“Un amore non corrisposto!”

“E poi ero io a farla sembrare triste?”

Esther chiuse gli occhi portandosi una mano al petto. Misaka proprio non capiva le sue intenzioni ed emozioni. Era così immatura.

“L’amore non corrisposto è il migliore. Se anche lui dovesse innamorarsi di me, finiremmo con l’uscire insieme. E non avrei tempo per studiare e concentrarmi!”

L’amica la guardò bevendo un sorso di cappuccino. Non riusciva a capire se fosse seria o stesse scherzando. Il ragionamento era molto contorto e ridicolo.

Decise così di fare una prova, per assicurarsi le condizioni dell’amica.

“Ora riesci a studiare?”

“No.”

“Perché? Come ti distrai?”

“Penso a lui… Ed è anche la sua presenza a distrarmi.”

A quanto pareva, la situazione era grave. Ma la cosa che dispiaceva più a Misaka, era non poterla aiutare nel suo percorso amoroso.

“Accelerator eh? Mi sembra di aver già sentito questo nome. Ma al momento non ricordo proprio dove… Beh, grazie per la chiacchierata Esther. Ora vado, ho un appuntamento con un’amica.”

“Buon divertimento!”

Mikoto, dopo aver salutato Esther, si diresse al parco. Classico posto per incontrarsi con un’amica. Banale, ma efficace.

Kuroko non era ancora arrivata. Quindi si sedette godendosi il venticello che tirava. Dopo tanto tempo, finalmente si sentiva libera e in pace con se stessa.

Il suo relax non durò molto, poiché una stretta l’abbracciò da dietro

“Onee-samaaaaaaaaaa!”

“Kuroko! Quanta energia!”

Con molta fatica, riuscì a staccarsi Kuroko di dosso, quest’ultima andò a sedersi accanto all’amica ritrovata.

“Aspetti da molto, Onee-sama?”

“No, sono appena arrivata. Mi stavo rilassando. Ma poi sei arrivata tu.”

“Detto così suona molto sgarbato sai?”

Misaka rise leggermente poi guardò la più piccola. Doveva ancora abituarsi al suo nuovo look. Non riusciva proprio a vederla con i capelli sciolti. Non che le stessero male, ma le codine con dei fiocchetti erano una cosa che la distingueva dalle altre banali ragazze.

“Ascolta… ma i tuoi capelli? Perché non li tieni più legati?”

Silenzio.

“Beh, si dice che quando una donna vuole ricominciare, inizia dai capelli no?”

“Ah si? E cos’è che avresti ricominciato?”

“La mia vita, senza di te.”

Misaka restò sorpresa e non riuscì a formulare nessuna frase. Anzi, non riuscì proprio a dire nulla. Cosa significavano quelle parole? L’aveva appena ritrovata e… Le diceva questo?

“Dopo aver perso i contatti con te, ho attraversato davvero un brutto periodo. Per me eri un punto di riferimento. Ho intrapreso una strana amicizia con Misaki e, ammetto, che è stata lei a risollevarmi dalla tua mancanza.”

Cosa aveva appena sentito?! Misaki? QUELLA Misaki? In pratica l’aveva sostituita? Ora l’idolo di Kuroko era lei? No, non poteva essere. Shirai l’aveva sempre venerata, rispettata e…amata.

“Misaki…”

“Si. E’ così strano?”

“Lei non fa qualcosa se non ci guadagna.”

“Non la conosci a fondo. Sei un po’ crudele Onee-sama.”

“La stai difendendo?”

“Beh, per me è una cara amica adesso.”

“Addirittura, cara? Ti ha fatto il lavaggio del cervello per caso?”

Kuroko si accigliò lievemente. Non capiva cosa stesse prendendo a Misaka. Cos’era quella reazione? Sapeva che fra la sua Onee-sama e Misaki non scorreva buon sangue… Ma non si era mai comportata in questo modo.

“Non dirmi che sei gelosa di lei...eheh”

“Ma figurati. Di cosa dovrei essere gelosa? Soltanto perché siete amiche? Pff che sciocchezza.”

Misaka si alzò guardando avanti.

“Dimmi solo una cosa… Lei mi ha sostituita?”

“Che intendi?”

Kuroko non ricevette una risposta alla domanda. Vide soltanto la sua Onee-sama darle le spalle leggermente seccata.

“Niente… Lascia perdere. Io vado a casa, devo studiare ed ho molte pulizie da fare. Buona serata…”

“Ah… Aspetta! Ma sono appena arrivata!”

“Ci aggiorniamo.”

Detto questo, molto freddamente, se ne andò arrabbiata… Anche se, a dire il vero, nemmeno lei aveva capito per cosa…


 

Angolo Kiocco: Pian piano siamo arrivati al capitolo 10^^, grazie delle recensioni. Mi fanno davvero piacere

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Capitolo 11
*** Richiesta ***


11 – Richiesta

Nonostante fossero le otto di mattina, a casa di Accelerator, sia lui che la piccola Last Order, erano svegli a fare colazione.

“Sono così emozionata! Finalmente inizierò la scuola! E anche tu! La inizieremo lo stesso giorno!”

“Già…”

Dopo la promessa fatta a Last Order, Accel aveva procrastinato per circa una settimana, rimandando sempre il suo rientro in università. Quel giorno però non aveva scampo.

Prese a raccolta tutto il suo coraggio e, dopo colazione, uscì di casa con sua figlia. Pronto per iniziare una giornata tremenda…

Per fortuna, se gli orari non erano cambiati, la sua lezione sarebbe iniziata alle nove. Quindi con calma andò verso l’edificio scolastico della bimba.

“Ti ricordi che ti ho detto?”

“Si certo! Che devo fare la brava e farmi tanti amici! O finirò come te, che sei sempre solo.”

“Quest’ultima parte non mi sembra di averla aggiunta.”

“Me lo ha detto Esther!”

“Quella dannata ragazzina…. E’ da qualche giorno che non si vede più. Chissà che fine ha fatto.”

“Mi ha detto che non sarebbe venuta per una settimana.”

“E perché non me lo hai detto?”

“Pensavo ti avesse avvisato! Eheh sembra che lei abbia più stima di me!”

A quelle parole, Accel si sentì infastidito. Non per il fatto che non glielo avesse detto… Ma per il fatto della “stima”. Forse aveva cominciato a considerarlo un incapace nel momento in cui si era fissato di non andare all’università? Le donne erano tutte uguali.

“Aia! Papà mi stai stritolando la mano!”

Dopo aver attraversato un lungo corridoio, arrivarono finalmente davanti la porta della preside. Prima di mandare Last Order in classe, doveva firmare un ultimo modulo.

Entrò svogliatamente sperando di fare in fretta.

“La prego! Mi prenda in prova! Va bene anche un mese per fare esperienza!”

Esther si piegò in avanti consegnando, alla preside, il suo curriculum.

La signora dietro la scrivania sospirò mentre, sul viso di Acceelerator, si formò un'espressione furiosa, contrariata e arrabbiata fin troppo. COME OSAVA QUELLA STUPIDA PORTARE CURRICULUM SENZA AVVISARLO?!

“No. Te lo ho già detto.”

“Esther! Ti stai iscrivendo a scuola anche tu?”

Last Order corse felice verso Esther. Era da giorni che non la vedeva e, trovarla davanti a sé all’improvviso, l’aveva resa felice.

“No, era venuta a consegnare di nuovo il suo curriculum.”

Rispose stizzita la preside.

“Quindi non potrai iscriverti?! Speravo che saremmo andate in classe insieme!”

Per non far continuare la conversazione su una linea ancora più (tragi)comica, Esther decise di uscire dopo aver salutato la preside. Appoggiò la schiena al muro chiudendo gli occhi. Forse non era una buona idea presssare così tanto la preside… sospirò rassegnata rilassando leggermente le spalle.

“Voglio un lavoro…”

“Lo hai. E a quanto pare lo stai saltando.”

Aprì gli occhi di scatto ritrovandosi un Accel rabbioso.

“D-dov’è Last??”

“Sta venendo accompagnata in classe dalla bidella.”

“Sei vestito stranamente elegante. Devi incontrarti con qualcuno?”

“Sto andando in Università.”

Alla bionda ci volle qualche attimo prima di realizzare e capire esattamente le parole. Università? Lui? Era caduto un meteorite e non se ne era accorta?
....
Forse, prima, si sarebbe dovuta preoccupare di quello sguardo che la stava opprimendo...
"Posso fare...qualcosa per te?"

“Accompagnami.”

“Ah… Si certo.”
Entrambi si incamminarono. I primi minuti li passano in silenzio, chi per un motivo chi per un altro. Poi la ragazza prese la parola. Voleva conoscere un po’ più Accelerator.
“Come mai hai scelto medicina? “
“Sono sorpreso che te ne ricordi.”
“Antipatico!”
“ Non so bene il motivo. Mi piacerebbe dire che voglio curare e far star bene le persone. Ma sinceramente non la sentirei una motivazione mia… Forse è anche per questo che l'ho lasciata.”
“E perché hai deciso di torna-"
“Non sono affari tuoi. Ci vediamo.”
Arrivati davanti l’edificio,  Accelerator, aveva tagliato la conversazione senza troppe spiegazioni e si era avviato con passo veloce verso la sua meta.
Esther restò a guardarlo mentre si allontanava. Era un atteggiamento strano, non da lui. Che stesse nascondendo qualcosa?
Dopo un  attimo di riflessione le tornò alla mente una cosa importante.
“Stanno per iniziare le mie lezioni !“
Senza accorgersene corse dentro. Per la fretta, nemmeno realizzò che ,il suo, era l’ edificio accanto a quello del proprio datore di lavoro.


 

“Allora?”

Il medico sbuffò all’ennesima domanda del biondo.

“Ragazzo, non è chiedendomelo ogni giorno che le sue condizioni miglioreranno.”

“Beh, uno ci prova...posso vederla?”

“Non è ancora l’orario di visita per i parenti. Figuriamoci se faccio entrare te che sei uno sconosciuto.”

“Sono l’unica persona che ha, praticamente sono un fratello per lei!”

Il medico lo guardò. Nell’ospedale, tutti avevano capito i sentimenti del ragazzo.

“Fratello eh? Ti stai brotherzonando da solo?”

 Thor arrossì vistosamente per poi girarsi verso destra, nel vano tentativo di nascondere il viso.

Il dottore trattenne una risata. Poi sospirò.

“Mi ricordi me da giovane. Mi fai troppa tenerezza, vai pure. Ma cerca di non dare nell’occhio intesi?”

Un sorriso solare apparve sul volto del giovane che, non se lo fece ripetere due volte e corse nella stanza di Othinus.

“Buongiorno mia Dea. Come va quest'oggi?”

“Ah ciao Thor.”

Othinus sorrise, ma il fatto che non avesse risposto alla domanda suonava sospetto.

“Finiti i braccialetti?”

“Si, te lo faccio vedere. Dimmi se ti piace ok?”

Dal cassetto di un comodino accanto al letto, Othinus tirò fuori due braccialetti. Entrambi rossi.

“Due?”

“Esatto. Uno è per me ed uno per te. Ti ho aspettato per metterlo. Forza dammi il polso.”

Il biondo allungò il braccio e, con un'espressione dolce, Othinus legò il braccialetto rosso al polso dell'amico ancora incredulo. Di solito non si sbilanciava mai nelle interazioni. Quindi, anche se lo trovò strano, Thor si sentì felice.

“Tieni. Legamelo tu adesso.”

“Eh? Io? Ma lo abbiamo uguale...Dopo sembreremo...ecco...”

“Avevo finito il filo di altri colori, quindi l'ho fatto rosso anche per me.”

“Ah.”

Questa volta fu Othinus ad allungare il braccio e farsi legare il braccialetto.

“Si, direi che sono venuti bene.”
Constatò la ragazza guardando il suo.

“Potresti mettere su un business!”

“Domani mi piacerebbe uscire. Dici che i medici me la farebbero fare una passeggiata?”

“Non ho guardato il tuo quadro clinico...non saprei. Almeno riesci a camminare?”

“Durate la riabilitazione, ci riesco.”

Thor la guardò con aria seria. Il suo tono era poco convincente.

“Davvero?”

“Con...le stampelle, si.”

“Giusto un piccolo particolare avevi omesso eh?”

“Cattivo.”

“Chiederò al medico...ma fossi in te non ci spererei trop-...”

Gli occhi azzurri di Thor si posarono su Othinus. Espressione delusa e viso leggermente abbassato. Sembrava un cucciolo bastonato.

“Uff... Farò il possibile, va bene?”

La ragazza sorrise.


Angolo Kiocco: Anche questo capitolo è finito. Fatemi sapere cosa ne pensate
 

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Capitolo 12
*** Riunione dei genitori ***


12 Riunione dei genitori

La centrale di polizia, quella mattina, era stranamente silenziosa.

Tutti erano intenti a fissare il pc sul quale stavano lavorando, rileggendo i vari documenti per assicurarsi che non ci fossero errori.

Solo Kuroko, stranamente, stava guardando fuori dalla finestra. Misaka non si era mai comportata in quel modo. Cosa era successo in quegli anni?

Va bene, non si erano sentite, però non pensava che fosse cambiata così tanto. Insomma, non era mai stata una che si arrabbiava per una chiacchierata. Certo, era una tsundere...ma questa volta non centrava.

Sospirò leggermente rassegnata.

……

“Kurokooooo!”

Una testa dai capelli biondi, fece capolino nell’ufficio. Tutti diedero uno sguardaccio alla sopracitata, ma, a Misakai, sembrava non importare.

“Pausa caffè?”

Forse, Kuroko, doveva spiegare alla sua amica che il posto di lavoro era un luogo serio, e non poteva andarla a trovare ogni giorno.

“Arrivo.”

Fuori dalla centrale, le due, iniziarono a parlare e Misaki si accorse subito della tristezza di Kuroko. Nemmeno aveva bisogno di chiederle perché stesse in quel modo.

“Quindi? Che ti ha fatto Misaka?”

“Eh? Perché dici così?”

“Hai una faccia. E sicuramente è successo qualcosa con lei. Vero?”

“Mi hai beccata. L’altro giorno se n’è andata stizzita e quasi schifata. Ma non ho capito perché”

“E’ strana, lasciala perdere.”

Kuroko abbassò istintivamente lo sguardo triste.

Misaki voleva davvero che la SUA Kuroko si allontanasse DEFINITIVAMENTE da Misaka.

Ma purtroppo, da brava amica, doveva consigliarle altro.

“Hem, volevo dire… Perchè non passi un pomeriggio con lei? Magari vi farà avvicinare nuovamente no? Dopotutto vi siete viste pochissimo”

“Non posso prendermi altri giorni liberi.”

“Ah, ma che peccato eh?”

“Potrei invitarla dopo cena a bere qualcosa!

ALLARME ALLARME ALLARME!!!!! Nella testa di Misaki iniziò a suonare una sirena di allarme.

Dopo cena, bere qualcosa = ubriache. Ubriache = succedere di tutto.

“Non credo sia una buona id-”

“Bene, le ho appena inviato il messaggio. Stasera usciremo insieme.”

Kuroko sorrise guardando Misaki

“Grazie mille, sei fantastica.”

Un sorriso tirato apparve sul volto della bionda.


 


 

La stanza era grande, calda e con un sottofondo musicale gradevole.

In un angolo vi era un tavolo con vari stuzzichini e bibite sopra.

Gente di ogni tipo era per l’intera sala a parlare fra loro.

Accelerator era in un angolo a guardare tutti malissimo e a tenere sott’occhio Last Order, che stava correndo in giro con altri bambini.

“Accel, perché son dovuta venire anche io?”

Chiese Esther, vestita in modo elegante….Nettamente in contrasto con la maglia a righe grigie di Accelerator.

“E’ la riunione dei genitori no? Io non sono la madre di Last.”

“Non volevo rimanere solo fra tutta questa gentaglia strana…. In più..”

Lo sguardo di Accel si diresse ad una persona in particolare.

“Quel bastardo si sarebbe solo divertito a prendermi in giro.”

“E’ un tuo ami-”

“No.”

“Però si sta avvicinando…”

“Accelerator, mio caro amico!”

Kakine fece un sorriso soddisfatto guardando il suo…….nemico/conoscente/compagno di scuola.

“Vedo che sei solo alla festa, eh? Beh c’èra da aspettarselo. Non sei mai stato bravo con le donne, contrariamente a me.”

Un’occhiata di compassione arrivò a Kakine, per poi guardare Kaibi poco dietro. Indecisa se essere triste o arrabbiata.

“E per fortuna direi… Comunque che vuoi?”

“Da te nulla, ho visto questa bella ragazza accanto a te. Poverina. Devi esserti smarrita.”

“Io sto accompagnando lui…”

Disse Esther leggermente confusa. Che aveva quel tizio biondo? Forse era uscito da poco da un centro di ricovero? Parlava in modo troppo sicuro e...pacchiano.

“Mi chiamo Esther Rosenthal, e sono la-”

Accel mise un braccio davanti Esther per zittirla.

“Ci stiamo ancora conoscendo. Voglio essere sicuro delle mie scelte. Non finire in una relazione malsana e aperta come la tua.”

Esther sorrideva (ignara di quello che stava succedendo), Accel ghignava, Kakine…. Aveva un’aria sconsolata.

Dopo poco, nella sala, scoppiò una rumorosa risata. E tutti si azzittarono.

“HAHAHAHAHHAHAHAHAHAH! Ti sta bene brutto stronzo! Pensavi davvero in qualche modo di superarlo? Povero tesoro mio. Hai perso su tutti i punti!”

“?! K-Kaibi? Calmati, va tutto bene.”

“Va tutto bene?! VA TUTTO BENE?! Sono anni che non ti decidi a farti serio. Ed ora mi sono stufata! Viviti la vita in completa solitudine…”

Kaibi sfilò un anello dal dito, (ovviamente non di fidanzamento, ma un regalo fatto da Kakine per contentino) e lo tirò, prendendo l’ex in un occhio.

“Addio. Numero 2.”

La ragazza, piena di soddisfazione, uscì con calma dalla sala. A questo punto tutti gli sguardi caddero su Kakine.

Dopo un breve istante, corse dietro Kaibi nella speranza di recuperare ciò che non c’èra mai stato.

“Accel, cos’è appena successo?”

“Non preoccuparti.”

Accelerator versò del Tè al limone in un bicchiere per poi porgerlo ad Esther.

“Sei stata brava.”

La ragazza non si fece troppi problemi e domande. Prese il Tè continuando a pensare alla frase dell’albino “Ci stiamo conoscendo”


 

Alla fine, Misaka e Kuroko, avevano deciso di cenare insieme al sushi e, successivamente, farsi una passeggiata in centro.

“Ed è così che ho lasciato Touma…”

“Oh? Cosa ti ha portato a questa decisione? E’ sempre stato il tuo grande sogno no?”

“Diciamo Che, dopo anni, mi sono accorta di alcune cose che prima ignoravo.”

Misaka sospirò un po’ triste. Kuroko se ne accorse e cercò di consolarla.

“L’importante è che tu l’abbia capito. Ora devi solo rimediare. No? Non credo ti ci vorrà molto.”

“Lo pensavo anche io. Ma poi si è presentato davanti un grande ostacolo.”

“Ti conosco, non sei una che si arrende per così poco.”

La serata continuò tranquillamente fra discorsi seri e non. Era bello, dopo tanto, parlare di nuovo in serenità.

“Non mi ero mai accorta che la città fosse così luminosa di notte. Sono davvero carine queste luci.”

“Credo siano di Natale. Sembra che non le abbiano ancora tolte. Non sei mai uscita di sera con Toma?”

“Pfff...Ma figurati. A quello non importava proprio nulla di uscire.”

Misaka si fermò di scatto.

“Tu non ti senti osservata? E’ da un po’ che ho questa strana sensazione.”

“Dici? A me non sembra. Ho solo un po’ caldo ed un leggero mal di testa.”

“L’alcol sta facendo effetto? Dai è ancora presto. Resisti un po’ ”

Misaka prese la mano di Kuroko e, insieme, continuarono la passeggiata. Inutile dire che la più grande si divertì molto. Tuttavia sentiva ancora quella sensazione di fastidio che la seguiva.

“Onee-sama, per favore fermiamoci un attimo. Gira tutto e mi sento svenire.”

“Se me lo chiedi così va bene. Però pensavo reggessi un po’ di più.”

Si sedettero su una panchina e….immediatamente Kuroko si addormentò

“Ah… Non pensavo fosse così stanca.”

Misaka spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio di Kuroko.

“Tsk…I capelli sciolti ti stanno proprio male. Dovresti tornare ad avere le codine.”

Poco dopo la riflessione di Misaka, un individuo si avvicinò. Era vestito in modo losco (?) un cappello nero e abiti borghesi.

“Sapevo che ci stavi seguendo. Che vuoi?”

Misaka guardò la figura.

“E soprattutto, perché ti sei conciata così?...Misaki.”

“Ara ara, mi hai scoperto Onee-sama”

Misaki levò il cappello rivelando la lunga chioma bionda.

“Semplice. Sapevo che sarebbe finita così. Penserò io a riportarla a casa.”

“Nessuno ti ha chiesto nulla.”

“Tu sai dove abita?”

“Beh no…”

Misaki sorrise divertita.

“Sai, da prima ero dell’opinione di allontanarmi e lasciare che si riavvicinasse a te. Ma sai? Proprio non riesco a sopportarla di vederla con quelle codine infantili. E’ cresciuta ormai. Non è più quella che conoscevi e, se permetti, voglio vincere contro di te.”

Misaki prese Kuroko in braccio. Non pesava molto, quindi fu semplice sollevarla.

“Ti vedrò perdere Misaka. Kuroko resterà con me.”


 

Angolo Kiocco: Anche questo è andato. Cosa ne pensate? Fatemi sapere ^^

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Capitolo 13
*** Mani intrecciate ***


13Mani intrecciate

 

Anche quel giorno, Esther, entrò nell’appartamento con disinvoltura… e con una busta della spesa in mano.

“Sono arriv-”

Le parole le morirono in bocca appena vide il ragazzo dai capelli bianchi sdraiato sul divano. Dormiva.

Aveva qualche ciuffo scomposto sul viso e, la maglia leggermente alzata, lasciava intravedere parte del fisico. Non che fosse marmoreo e palestrato, anzi, il contrario… Ma vedere la persona di cui Esther era innamorata, in quel modo… Le aveva portato il sole in quella giornata uggiosa.

Cosa fare? Svegliarlo? Lasciarlo dormire? Oppure…

….

……

….

Approfittarne?

Indubbiamente non lo avrebbe stuprato o cose simili ma… In cuor suo, Esther, sapeva esattamente che l’albino non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti… Quindi, perché non avere almeno un bel ricordo?

Si avvicinò sedendosi sul bordo del divano.

Aaaah… quanto era carino. Sempre se carino si potesse attribuire ad un uomo… Probabilmente, se Accel l’avesse saputo, Esther, se la sarebbe vista brutta.

Spostò la ciocca di capelli che copriva leggermente il volto di Accelerator e fece poi scivolare la mano sulla guancia dell’albino.

Sorrise, per poi abbassarsi, e poggiare le sue labbra morbide su quelle gelide di Accel.

Restò qualche istante e poi, a malincuore, si allontanò.

Sorrise dolcemente. Quel ricordo sarebbe appartenuto solo a lei.

..

….

..

O forse no.

Accelerator le cinse la vita a la tirò giù facendola sdraiare davanti a lui.

“Ac-Accel?! Eri sveglio?!”

Nessuna risposta. L’albino la strinse solo a se. Stava ancora dormendo, aveva avuto un gesto involontario che, ad Esther, non era affatto dispiaciuto.

“Anche questo me lo ricorderò solo io eh?”

“Non...andare…”

Il viso dell’albino sprofondo fra i capelli di Esther e, in quel momento, il suo respirò sembrò leggermente accelerare. Ma forse era solo un’impressione della bionda...o cercò di convincersene.

“Non vado da nessuna parte...”

Mise la sua mano su quella del proprio datore di lavoro stringendola leggermente. Era freddo. Ma perché era sempre freddo quel ragazzo? Forse era uno zombie?

“Sono io a voler restare sempre con te…”

Esther si godette quel momento, chiuse gli occhi e la sua immaginazione iniziò a volare. Anche fin troppo per gli standard della situazione.

Pian piano la mano di Accel, stretta da quella della ragazza, iniziò a scaldarsi.

Si poteva approfittare ancora no? Non erano considerate molestie. Qualcosa di dolce doveva pur accadere nella sua vita da ragazzaa...anzi, ormai, donna.

Le dita di Esther si intrecciarono beatamente tra quelle di Accel.

Ah che bello. Sembrava una scena tra fidanzati. Sperava che quel momento non sarebbe finito mai.

“Mpft…”

Un secondo dopo averlo pensato, Accel aprì gli occhi. Ci mise qualche attimo a realizzare la situazione.

Successivamente fece una smorfia restando, tuttavia, in silenzio qualche secondo.

Esther raggelò. Le sue dita erano ancora intrecciate e, probabilmente, il suo volto era completamente rosso.

“Levati.”

Pam! Una spinta buttò Esther a terra.

“Ahia! Mi hai fatto male!”

“E tu stavi abusando di me.”

“Non ho fatto nulla di tutto ciò! Ti pare?!”

“E allora perché eri abbracciata a me?”

“Eri tu che mi hai abbracciato all’improvviso!”

Accel si tirò su mettendosi seduto e guardò la stanza, cercando di ricostruire la situazione.

“Quindi io, nel sonno, sarei venuto da te tipo sonnambulo e ti avrei trascinata sul divano abbracciandoti?”

“Non-”

“Prepara il pranzo e non andare oltre. Stai peggiorando la situazione...Tch.”

Ad Esther salì immediatamente un’irritazione enorme. Era stato davvero lui a fare tutto...o quasi. Si calmò ripensando al momento e, in silenzio, andò a preparare il pranzo.

Si impegnò a fare qualcosa di buono. Aveva optato per la carbonara. Sapeva che ad Accel piaceva molto e...si sa, un uomo si conquista anche prendendolo per la gola no?

Il pranzo fu pronto in poco tempo. Last Order si era fermata da una sua amica avvisando che sarebbe tornata nel pomeriggio, quindi, passarono il pasto in due.

Non fu particolarmente...movimentato o pieno di dialogo. Tuttavia, per Esther, vedere l’espressione felice di Accel per il cibo, fu una grandissima soddisfazione.

Si accontentava di piccole cose. Anche perché, dall’altro, non poteva pretendere troppo.

“Bene, qui faccio io. Lavo i piatti.”

Iniziò a sparecchiare e, stranamente, Accel l’aiuto.

“Lava. Io asciugo.”

“Ma posso fare da sola…”

“Muoviti, qua comando io.”

“Che acido…”

La ragazza sorrise dicendo queste parole ed iniziò a lavare i piatti.

“Sono sorpresa di questa tua iniziativa. Come mai ti sei abbassato a tanto?”

“Chi credi facesse questo prima che tu venissi qui?”

“La lavastoviglie”

“Tch…”

“Erano troppo puliti, tu non ci avresti mai perso tempo.”

L’albino si bagnò un dito per poi schizzare delle gocce d’acqua alla bionda.

“Hey! Cosa sei? Un bambino?!”

Sorrise divertita. Forse un bambino no, ma permaloso si.

“Te lo sei meritato.”

“Che crudele! Allora prendi questo!”

Esther fece lo stesso… Ed iniziò una breve battaglia di schizzi d’acqua.


 

“Di nuovo?!”

“Mi dispiace Thor.”

“E’ colpa della passeggiata dell’altro giorno? No vero?”

Il ragazzo biondo era completamente sbiancato. E se Othinus fosse peggiorata a causa sua?

“No, stai tranquillo.”

“C’è almeno una possibilità che migliori?”

Il medico non rispose e poi sospirò

“Noi stiamo facendo il possibile.”

“Io ho fatto un’altra domanda…”

“Non ti resta che sperare…”

Thor si guardò il polso dove era legato il bracciale regalatogli da Othinus. Lui stava sperando dall’inizio...Ma sembrava non bastare…

Angolo Kiocco: finalmente una specie di momento romantico fra Accel ed Esther <3 che carini

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Capitolo 14
*** Sempre con te ***


14Sempre con te
 

Erano passati mesi e stava ormai arrivando l’estate. Fra alti e bassi Othinus se l’era sempre cavata. Operazioni su operazioni, visite su visite.

E, questo, aveva procurato molto stress psicologico alla ragazza.

Thor non si era mai perso d’animo e le era stato accanto. Sorridente e positivo. Come sempre.

“Othinus buongiorno!”

Il ragazzo entrò nella stanza sforzandosi di sorridere. Ogni volta che parlava col medico era una pugnalata al cuore

“Thor ciao. Ma tu non hai mai nulla da fare durante il giorno?”

“Che acida!”

“Dico la verità. Invece di stare qui con una malata come me, dovresti farti una vita.”

E, per la prima volta, Othinus vide un’espressione accigliata sul viso di Thor.

“Una malata come me? E quindi? Credi mi interessi?”

il biondo si sedette sulla solita sedia.

“ Se vengo a trovarti ogni giorno, non è perché mi fai pena o cose simili. E’ soltanto perchè-”

Calò un attimo il silenzio e Thor arrossì vistosamente.

“Perchè?”

“Perchè io ti-”

“Othinus!”

il medico entrò in stanza guardando la ragazza. E dire che finalmente, Thor, stava per confessarsi.

“Mi dica.”

“Oggi pomeriggio avrai quell’intervento di cui ti ho parlato l’altro giorno. Volevo solo avvisarti.”

“La ringrazio.”

Detto questo, il medico uscì. Ormai il discorso di Thor era andato, quindi tanto valeva parlare d’altro.

“Di che intervento parla? Non ne sono stato informato…”

“Tranquillo, uno dei soliti. Questa volta sarà semplice.”

Othinus sollevò le proprie gambe girandole verso il limite del letto.

“Cosa fai?! Non puoi-”

“Vorrei provare a camminare un po’. Mi aiuteresti?”

Sorrise. Come poteva, Thor, dire di no a quel sorriso che tanto amava ma che, soprattutto, era così raro?

“E va bene...Ma se poi cadi non dare la colpa a me.”

Si alzò tendendole le mani. Othinus appoggiò le proprie su quelle del ragazzo. Erano così magre che si potevano sentire le ossa. A quel contatto, Thor, provò un misto di tristezza e tenerezza. Le strinse con delicatezza e la tirò in piedi.

“Aaah…”

Purtroppo, non avendo camminato da tempo, le gambe della bionda, non riuscivano a sorreggerla. Per questo, Thor, la prese per la vita sorreggendola e stringendola a se.

….

Hm, forse poteva essere definita una situazione...romantica? Forse. E solo per lui.

Dopo poco i loro sguardi si incrociarono e calò per un po’ il silenzio. Stranamente, nessuno dei due interruppe il contatto e per la prima volta, il volto della ragazza si tinse di un leggero rossore.

“C-credo che possa bastare….”

“Sicura? Non mi dai fastidio.”

“Allora...solo un altro po’.”

Othinus si appoggiò al petto di Thor sorridendo. Anche se faceva finta di nulla, sapeva benissimo cosa lui provasse per lei e, purtroppo, la cosa era reciproca.

 

Junko era da mezz’ora seduta su una panchina, a sentire gli sfoghi isterici di Misaki.

“Non credi sia ora di finirla? Hai imprecato abbastanza.”

“Tu non capisci! Quella se ne sbuca dal nulla e vuole portarmi via Kuroko! E sai cosa mi fa più incazzare?! Che è ricomparsa dopo anni e anni e pensa di poter aggiustare tutto e conquistare Kuroko con qualche moina.”

“ Solo per curiosità. Ma Kuroko si è mai sbilanciata?”

“Eh? In che senso?”

Junko si stiracchiò un po’ rilassando poi la schiena.

“Ha dimostrato interesse verso il ritorno di Misaka?”

“E’ uscita con lei a cena e dopo cena…”

“Ah… Beh, non credi, allora, che sia meglio lasciar per-”

“NO!”

La ragazza dai capelli viola rise.

“Allora hai due cose da fare...E credo tu sappia già quali sono. Vero?”

“Non so di cosa tu stia parlando…”

“Affrontare Misaka e confessarti a Kuroko.”

Fosse semplice, pensò Misaki.


 

Il giorno dopo l’operazione. Thor si decise a portare Othinus al lago. Fece uno strappo e non disse nulla nemmeno ai dottori.

Era praticamente scappato insieme alla bionda.

“Sei più leggera di quanto credessi. Ieri ero distratto da altro.”

Guardò Othinus fra le sue braccia. I fili d’oro erano intrecciati fra le mani di Thor che impedivano toccassero a terra.

“Si è addormentata? Uff...poteva aspettare che arrivassimo in treno almeno...”

Dopo una decina di minuti, Thor arrivò davanti al treno e, con difficoltà, salì tenendo la ragazza fra le braccia. Prese posto e posò Othinus sul sedile davanti al proprio.

La guardò. L’intervento doveva essere stato davvero intenso se non si era svegliata nemmeno salendo sul treno.

“Biglietti!!!”
“Shh….. La mia amica sta dormendo.”

“Non mi importa. Fammi timbrare i biglietti ragazzo.”

“Ecco a lei.”
Thor porse i due biglietti al controllore che, dopo aver guardato male i due ragazzi, se ne andò.

“Mah...meglio se provo a dormire anche io...manca ancora un po’ al lago.”

Anche lui chiuse gli occhi addormentandosi.

….

…..

….

“AHHHHHH”

Si svegliò all’improvviso mezzo affannato.

-PROSSIMA FERMATA – PARTE MAGGIORE DEL LAGO

Eccoli. Erano arrivati.

Il treno si fermò e, Thor, aiutò Othinus a scendere. Purtroppo la strada era un po’ in salita. Ma, il ragazzo, cavallerescamente, caricò sulle spalle la bionda e iniziò a salire fino alla riva.

“Mi devi un favore, sappilo.”

Dopo che Thor si fu ripreso dal suo affanno, iniziò un bel dialogo romantico.

“Penso che tu l’abbia capito...ma, fin da piccolo, sono sempre stato innamorato di te. Questo tempo che hai passato in ospedale, non mi è stato affatto di peso. Ero felice di stare insieme ogni giorno e, ti dirò, mi sentivo importante.”

Si guardò il polso dove era ancora legato il braccialetto.

“Quando me lo hai regalato, son stato la persona più felice del mondo. Perchè l’hai fatto tu… per me. E noi lo abbiamo uguale. E’ come essere una coppia no?”

La prese di nuovo in braccio.

“Anche ora, che stai per uscire di li… Ho deciso di rimanerti sempre accanto. Rinfreschiamoci un po’ i piedi dai.”

Tolse le scarpe col tallone ed entrò nel lago facendo qualche passo.


---------

Quella mattina…

“DOTTORE! DOTTORE! ANF...ANF….allora? Com’è andato l’intervento?”

“Ah sei arrivato. Pensavo venissi ieri sera.”

“Ho avuto dei turni extra… Non ho potuto fare di meglio purtroppo.”

“Thor….”

Il medico mise una mano sulla testa di Thor.

“Tu hai fatto anche troppo. Ora sei libero…”

“Eh? Cosa significa?”

“La tua amica...non ce l’ha fatta."

----------


Il lago era calmo. Non si sentiva nessun rumore.

Non si vedeva nessuno in giro.

E sarebbero stati sempre insieme. Solo loro due.


Angolo Kiocco:E così, una delle tre storie, si conclude. Cosa ne pensate?

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Capitolo 15
*** Sentimenti ***


15Sentimenti
 

Misaka lo sapeva. Quella sarebbe stata una giornata devastante.

A dirla tutta, non aveva nemmeno voglia di incontrare quella spocchiosa di Misaki e parlarci. Era sicura che non sarebbe stata in grado di intrattenere una conversazione seria per più di… 30 secondi? Forse nemmeno 15…

Però era una mossa che andava fatta.

Non si sarebbe mai aspettata che, per Kuroko, avrebbe fatto questo. Era soltanto un’amica in passato che, a volte, risultava fin troppo appiccicosa. L’amore era davvero strano.

Se questi sentimenti fossero nati prima, lei e Kuroko, sarebbero state felici per molto tempo e, forse, tutt’ora sarebbero state insieme.

Ma la colpa era la sua, ci si accorge di quanto una cosa è importante solo quando la si perde.

Sarebbe stato meglio non pensarci. Fece un sospiro e si preparò mentalmente. Dopo qualche minuto vide avvicinarsi Misaki.

Eccola la, aveva uno sguardo stranamente serio. Forse era la prima volta che la vedeva così.. Non forse, era davvero la prima volta. Quindi anche quella spocchiosa era in grado di affezionarsi a qualcuno che non era il parrucchiere?

“Scusa il ritardo. Sono stata dal parrucchiere.”

Appunto… Probabilmente no, il suo atteggiamento era superficiale come sempre. Ma ora non doveva pensare a quello.

“Figurati, capelli tagliati o meno, resti sempre insopportabile.”

Stranamente la bionda non rispose alla provocazione. Si limitò a sorridere e sorpassarla. Dirigendosi al bar li vicino. Misaka la seguì in silenzio. Pronta a far valere le sue ragioni e dimostrare che la persona adatta a Kuroko era proprio lei.


 

“Perchè siamo qui?”

Chiese Esther curiosa. Non era mai stata, con Accelerator, in un negozio di abbigliamento. Certo, non era dei migliori…

Ma gli abiti che vendevano erano comunque carini.

“Vestiti.”

“Quello lo avevo intuito…”

Forse un regalo? Da Accelerator? Per Esther sarebbe stato un sogno. Non si aspettava una mossa così improvvisa. Non le aveva mai dimostrato nulla e-

“Per Last Order. Non saprei cosa comprarle da solo.”

Ah. Sarebbe stato troppo bello per essere vero.

“Va bene…”

“Poi puoi comprare qualcosa per te. Te lo regalo io, quindi non prendere qualcosa di troppo costoso.”

Detto questo, l’albino, andò a parlare con il commesso. Lasciando Esther mezza imbambolata in mezzo al negozio.

Le ci volle un po’ per riprendersi… Ma una volta fatto si mise subito alla ricerca per dei bei vestitini per Last Order.

La scelta fu facile. La bambina indossava sempre qualcosa di azzurro quindi….Era ora di farle cambiare colore. Al massimo, se Last fosse stata insoddisfatta, sarebbe andata a cambiarlo.

Ma farle indossare sempre lo stesso colore, poteva far confondere i vestiti. E se poi la gente avesse pensato che non si cambiava? Meglio evitare.

Prese un vestitino giallo che, ai suoi occhi, per Last Order, sembrava perfetto.

Ed ora la parte difficile. Qualcosa per lei.

Cosa poteva comprare? Qualcosa che piacesse ad Accel… Ma cosa? Non si era mai esposto troppo...quindi anche i gusti erano un po’ un mistero.

Girò per il negozio dieci minuti buoni.

Alla fine il suo sguardo si posò su un abito viola chiaro, un piccolo fiocco era posizionato sotto al seno e, un bustino del medesimo colore del vestito, stringeva la vita.

Non aveva troppi particolari “Fru fru”. Era perfetto...e non costava nemmeno troppo!


 

“Kuroko è mia. Lasciala andare e allontanati da lei. “

“Quindi, Misaka, è questa la tua conclusione?”

“Hai sempre perso contro di me. Cosa ti fa pensare che questa volta sarà diverso?”

Misaki sorrise.

“Il fatto che Kuroko non è un oggetto. Ha dei sentimenti ed è libera di scegliere.”

Touchè. Misaka non aveva affatto pensato a quell’evenienza. Era convinta che, Kuroko, dipendesse ancora da lei. Non aveva nemmeno messo in conto che, agli occhi di Shirai, poteva essere un’estranea. Improvvisamente il suo sguardo divenne spento.

“Penso che ci sia solo un modo per risolverla.”

Constatò la bionda soddisfatta.

“Cioè?”

“Ti confesserai a lei dicendole ciò che provi. Se lei ricambierà, io mi farò indietro. Per sempre…”

“E suppongo che io dovrò fare lo stesso.”

Misaki si limitò a sorridere. Gesto che irritò profondamente l’altra. Che se ne andò infuriata.

“Quella stupida. Chi si crede di essere?! Odio quel suo dannato modo di agire!!”

Senza ulteriori indugi, ma soprattutto per la rabbia, Misaka contattò Kuroko. Si sarebbero incontrate di li a poco.

Le aveva mandato il messaggio di impulso ma, in verità, non aveva preparato nemmeno un filo di discorso… Ah bene. Ora? Beh, le rimaneva un po’ di tempo per pensa-

“Onee-sama! Eccomi. Ero qui vicino.”

Porca miseria. Era stata più veloce del previsto. Sarebbe andata di improvvisazione.

“Era un messaggio abbastanza strano. Ti serve qualcosa?”

“Hem...ecco…”

Silenzio. Kuroko si limitò a guardarla senza metterle fretta. Se persino la sua Onee-Sama era in difficoltà, doveva trattarsi di un argomento delicato.

“Sai… Misaki, i tuoi capelli…”

Misaki? I capelli? Cosa ci azzeccavano questi due elementi insieme. Ora l’espressione di Kuroko era diventata molto perplessa. Dettaglio che non sfuggì all’altra.

Misaka prese un profondo respiro.

“Ascolta Kuroko… Penso che tutto questo ti sembrerà improvviso, anche perché ci siamo ritrovate da poco...però…”

La ragazza abbassò lo sguardo.

“In questo breve lasso di tempo, ho capito che sei stata, e sei, una persona davvero importante per me. Grazie a te, sono riuscita anche a capire che la mia relazione con Toma era tossica e non mi avrebbe portato da nessuna parte. Io...mi sono innamorata di te.”

Kuroko restò interdetta. Era uno scherzo? No Misaka era seria. Non sapeva nemmeno come reagire o cosa dirle. Era stato tutto improvviso e, pensava, che quello sarebbe stato un semplice incontro per divertimento.

“Sono felice…”

“Eh? Quindi…”

“Tuttavia, i miei sentimenti per te, sono cambiati.”

Crack, il cuore di Misaka si spezzò letteralmente in due.

“Capis-”

“Sei stata ingiusta verso di me. Mi hai abbandonato per quel cretino… Ed ora, pretendi davvero che io ti creda ed accetti questi tuoi sentimenti?”

Misaka si paralizzò letteralmente. Cos’èrano quelle parole fredde e distaccate? Era sicura che Kuroko non le avrebbe mai dette.

“Non sei l’unica ad essere cambiata Onee-sama… Ti voglio ancora bene, ma non come un tempo.”

Ci fu un lungo silenzio abbastanza imbarazzante.

“Scusami Onee-sama. Ora ho da fare…”

Shirai se ne andò, lasciando l’altra ferma immobile e, poco dopo, a piangere silenziosamente. Aveva ragione Kuroko su tutto… Era troppo tempo che non si vedevano. Ed ora doveva rispettare la promessa fatta a Misaki…


 

Kuroko era arrabbiata. Arrabbiata con Misaka che, solo adesso, si era svegliata. Era arrabbiata di averla rifiutata con così tanta freddezza, arrabbiata per il suo egoismo e-

“Cos’è quel faccino corrucciato...Shirai?”

“Ah Misaki...Aspetta, che fai davanti casa mia?”

“Dovevo parlarti.”

“Anche tu?!”

Ok, quella giornata stava diventando decisamente strana. Le due Misa decidevano di “parlarle”. Ed entrambe le discussioni sembravano...come dire...contare molto. Era riuscita a reggerne una, ora cosa voleva Mi-

“Diventa la mia ragazza.”

Silenzio.

“EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHH?! Ma è uno scherzo?! Ho finito adesso di parlare con Onee-Sama!!”

“Lo so, lasciala e resta con me. Sono molto più adatta io. Scusa se te lo dico così francamente… Ma lei non cè mai stata per te, hai passato momenti difficili, e lei non si sa dov’èra. Quindi, rifletti bene, lasciala e-”

“L’ho rifiutata.”

“….Eh?”

“Non sono così idiota. So vedere da sola le cose.”

Kuroko deviò lo sguardo arrossendo leggermente.

“E...sapevo anche dei tuoi sentimenti. Scusa se-”

Le parole della poliziotta vennero interrotte da un bacio che Misaki le diede a tradimento.

Ci fu un attimo di esitazione… Ma Kuroko si rilassò ricambiando.


 

Quella sera, Misaka si era buttata sul letto a faccia in giù. In modo da soffocarsi (?) col cuscino.

“Sono una stupida… Come ho potuto anche solo lontanamente pensare che avrebbe accettato i miei sentimenti?”

Chiuse gli occhi.

“Ora l’ho persa per sempre….”

Driin Drinn – Un messaggio la destò dai suoi pensieri.

 

Credo che ora sia troppo presto. Ma spero che presto potremo fare un’uscita a tre divertendoci insieme… Dopotutto, io non ti ho mai detto di allontanarti. E so che per lei conti molto. - Misaki”


 

In effetti, a pensarci, Misaki non aveva risposto quando Misaka le aveva detto che si sarebbe allontanata. Si era limitata a sorridere.

“Ma tu guarda… Quella maledetta.”

Misaka chiuse gli occhi e, quella sera, si addormentò piangendo e sorridendo.


Angolo Kiocco: e così, Kuroko ha finalmente "scelto". Vi aspettavate questo risvolto? Grazie se lascerete una recensione <3

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Capitolo 16
*** Possibilità? ***


16Possibilità?

Last Order ed Esther erano sole a casa. Stranamente, Accelerator, era uscito un’ora prima dichiarando di andare in biblioteca a studiare. Esther non ne aveva capito bene il motivo. Poteva studiare a casa no? Mah...lei ci credeva poco.

Per un po’ lei aveva fatto schemi in camera ma, quando Last Order aveva iniziato ad annoiarsi, la bionda lasciò perdere per dedicarsi alla bambina.

La piccola aveva deciso che quel giorno si sarebbe disegnato.

“Cosa stai disegnando Esther?”

“Non sono molto brava nel disegno. Quindi ho fatto soltanto una rosa rossa.”

“Perchè non una margherita?”

“Dicono che le rose rosse rappresentino l’amore. E’ una cosa carina, no?”

La bambina si concentrò sul disegno di Esther. Sembrava pensierosa e concentrata. Una banale rosa aveva scatenato questa curiosità in Last?

“CI SONO!”

Prese di scatto il colore rosso e aggiunse qualcosa al suo disegno. Soddisfatta, alzò il foglio mostrandolo ad Esther.

La bionda fece un sorriso tirato.

“W-wow...sono bellissimi quegli anim-”

“Questa sono io, questa sei tu e questo è papà! Vedi questo particolare importantissimo?”

Forse intendeva quella macchia rossa?

“Si…?”

“Papà ti sta regalando una rosa! E quando la accetterai, diventerai la mia mamma!”

Silenzio.

“M-m-m-m-m-m-m-ma cosa dici! Eheheh… due persone devono amarsi per avere una famiglia e io...cioè Accelerator...coff coff.”

“Lo so! Si vede che tu tieni molto a mio papà! Io lo capisco! Non sono tonta come lui! Mi piacerebbe chiamarti mamma!”

“Stai prendendo la cosa troppo seriamente, lui non mi ama, non prova nulla. Ne sono sicura..si purtroppo è così.”

“Secondo me è contento che tu sia con noi.”

La bimba appoggiò il foglio al tavolo per poi guardare Esther.

“Non dico bugie. Oltre a me, non ha mai fatto regali a nessuno. Nemmeno a zia Aiho o zia Kikyo. Poi, con te, riesce a intraprendere una conversazione senza urlare, gli piace la tua cucina e quando esci per fare spesa, ti guarda dalla finestra.”

“Last Order. Io sono molto felice di queste cose. Ma ti assicuro che non bastano per affermare che una persona sia innamorata di un’altra.”

“Allora ho un’idea...lascia tutto in mano mia!”

Esther la guardò. Fidarsi di una bambina di 9 anni che dichiarava un tipo come Accelerator innamorato? Certamente. Cosa poteva mai andare storto?


 

Quella sera, quando Accel rincasò, Esther stava guardando il forno, Last Order guardando i cartoni.

“Quel cavolo di autobus non passava più. E quella scellerata di Yomikawa si è rifiutata di venire a prendermi.”

Le due girarono lo sguardo verso l’albino. Restando sconcertate.

“Papà...quello, è un libro?!”

“Cos’altro ti sembra?”

Disse scocciato andando a sedersi….tirando il libro sul divano, accanto Last Order.

“Allora è vero che sei andato in biblioteca.”

Aggiunse Esther sorpresa.

“Sappiate che mi sto incazzando.”

“Non ti preoccupare, questa sera cè la pizza! Quindi puoi anche arrabbiarti. Sono sicura che ti passerà subito!"

“Non mi pare di aver dato il permesso di spendere i soldi in questo modo.”

Occhiataccia alla bionda.

“Passando sopra al fatto che, prima che arrivassi io, andavate sempre di McDonald, stai tranquillo. L’ho fatta io.”

“Non mi ti ingrazierai soltanto perché hai fatto una pizza.”

“L’ho fatta per Last Order. Non per te.”

“…..Tch.”

L’attesa non durò molto e, poco dopo, erano tutti seduti a mangiare una gustosa pizza. Esther ed Accel stavano intraprendendo uno strano discorso sulle materie universitarie e sulle ultime bollette. Mentre Last Order guardava entrambi di soppiatto. Cosa poteva fare per farli restare da soli? O far capitare quello che la gente chiama appuntamento?

Suo padre, in queste cose, era ottuso e quindi non lo avrebbe capito nemmeno se gli fosse stato spiegato. Ciò semplificava la situazione.

“Papà. Io domani vado a casa di Ringo. Perché voi due non vi prendete una pausa dallo studio ed uscite insieme?”

Esther quasi si strozzò, Accel, che probabilmente aveva sentito solo la parola pausa, decise che quella era una grande idea.


 

Il piano di Last Order era semplice. Lasciarli soli, far confessare Esther e far ricambiare Accel.

Per la prima parte ci era riuscita alla grande, infatti, i due, si incontrarono in centro il giorno dopo.

Per l’occasione, Esther aveva deciso di indossare il bel vestito regalatole da Accel.

Stranamente anche il ragazzo aveva abbandonato il solito pigiama a righe, cioè...maglia a righe, indossando una bellissima giacca in pelle abbinata a dei jeans. Forse anche lui aveva preso la cosa seriamente?!

“Stai… bene vestito così.”

“Ah grazie. Last Order li ha scelti a posto mio.”
….o forse no.

“Da dove vuoi cominciare? Ti va bene il cinema?”

“Si!...cioè...coff coff, per me va benissimo! C’è un film che vorrei assolutamente vedere!”

“Lo so.”

Lo sapeva? Eppure non avevano mai parlato di gusti in fatto di film.

“Sei fan di quella specie di attrice no? Me ne parla spesso Last.”

E se ne era ricordato? Oh mio Dio! Era un passo avanti!

Parlando del più e del meno andarono verso il cinema comprando i biglietti e andando poi in sala.

Accel aveva precedentemente preso una specie di depliant per leggere la trama.

…..

Gli stava salendo il diabete solo a leggere. Perchè tutte le donne amavano i film smielati? E perché aveva accettato? Poteva benissimo vedersi lo splatter nell’altra sala. Era sicuro che si sarebbe annoiato a morte…

Il film iniziò e, poco dopo, Esther era già in lacrime commossa dalla storia d’amore.

“E’ bellissimo… Non credevo di piangere già all’inizio, l’attrice recita in modo fantastico. Vero?”

“…..Già.”

Rispose Accelerator, senza nascondere troppo la sua noia per la situazione. Clichè su clichè su clichè…. Mancava poco che si addormentasse.

Per alleviare il senso di colpa che stava nascendo in lei, la biondina tornò a guardare il film. Aveva accettato no? Bene, quindi se lo sarebbe guardato fino alla fine.

Proseguì per un po’ finché non si arrivò a una scena d’azione.

“Sono sicurissima che questa ti piac-”

Le parole scomparvero appena, girando la testa, vide l’albino crollare addormentato sulla sua spalla.

Ciuffi sparsi sul volto e aria beata. Quando voleva sapeva essere davvero tenero e carino...oddio, in realtà solo quando dormiva.

Quella situazione le ricordò qualcosa… Eggià, quando lo aveva trovato addormentato sul divano.

Bene. Ne avrebbe approfittato nuovamente? Ovvio che no. Era una brava ragazza, e una volta era già stato troppo.

Volse ancora uno sguardo a lui che dormiva.

Ma chi se ne fregava, era buio e non lo avrebbe saputo nessuno!

Prese coraggio e portò la sua mano su quella di Accel stringendola leggermente.

Com’èra possibile che fosse sempre freddo come un cadavere?

Beh se lui stava bene, lei non si preoccupava.

La ragazza sorrise. Anche quel ricordo sarebbe appartenuto solo a lei. Ma andava bene così.

Si rattristò un attimo.

Davvero andava bene così?

Alla fine del film, durante i titoli di coda, iniziò una musica assordante. Che svegliò di colpo il poveretto (naturalmente, Esther, aveva lasciato prontamente la sua mano).

“ MA CHE CAZZO?!”

“E’ finito il film.”

“Me ne sono accorto… Tch, maledetti film d’amore.”

Mentre Esther aveva preso a canzonarlo, uscirono dall’edificio.

“Maledetto film, maledette musiche e maledetto cinema….”

Nel frattempo che Accel continuava a mandare imprecazioni a destra e a manca, il cuore di Esther aveva iniziato ad accelerare. Sarà stato per il film, sarà per il vestiario di Accel o per una serie di cose messe insieme… Ma non ce la faceva più.

Aveva un dannato bisogno di esprimergli i suoi sentimenti e di capire cosa provava quella persona così contorta.

Voleva conoscerlo più a fondo… Ma restando una semplice badante non ci sarebbe mai riuscita.

“Ascolta Accel… In verità, ho accettato di venire oggi anche per un altro motivo.”

“Hmn… Che ti serve?”

“Ormai è da tanto che vivo insieme a te, anzi, a voi. Però mi sono resa conto che , quello che c’è fra noi… non mi basta più. Vorrei diventare qualcosa di più per te. Conoscerti fino in fondo ed essere importante come tu lo sei per me. M-mi piaci. Da tanto..”

L’albino non rispose. Si limitò a fare un’espressione abbastanza accigliata.

“Ti piaccio? E cosa ti piacerebbe di me?”

“Beh… tutto. Sei arrogante ma sai essere gentile. Riesci a trasmettermi un senso di sicurezza e quando sono con te… Mi sento bene.”

Accel sospirò.

“Tch. Speravo sinceramente che non me lo avresti mai detto.”

Si sentì un rumore provenire dal cuore di Esther. Probabilmente si era appena frantumato.

Il ragazzo si girò dandole le spalle.

“Due anni.”

“Eh?”

“Ti do due anni per farmi innamorare di te. Al momento non provo nulla, ma la tua compagnia non mi dispiace. E Last Order ti adora.”

La bionda ci mise un po’ a realizzare tutto. Non aveva accettato i suoi sentimenti. Ma non era nemmeno un rifiuto giusto?

Gli stava dando fiducia? Quindi avrebbe potuto stare ancora con lui e Last, minimo due anni. Fece un raggiante sorriso riprendendosi immediatamente dalla delusione subita.

“Vedrai che non ti deluderò! Riuscirò a farti innamorare di me!”

“Un1ultima cosa.”

“Dimmi!”

“Cerca di non approfittarti troppo di me quando dormo.”

A quanto pare, in quelle due occasioni, non stava dormendo. E quei ricordi, adesso, appartenevano ad entrambi.


Angolo Kioco: questo è stato uno de apitoli che mi è piciuto di più scrivere. Spero vi sia piaciuto. Col prossimo la storia giunge al termine. A presto!
 

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


17Epilogo


 

----6 anni dopo----


 

“Cavolo sono in ritardo! Quelle due mi uccideranno!”

Una bella ragazza dai capelli lunghi fino alle spalle, correva per le vie del centro. Era riuscita a trovare un buco nei suoi impegni per incontrarsi con le sue amiche… Tuttavia aveva dimenticato che il luogo dell’incontro era davvero distante…

“Se passano altri dieci minuti, ce ne andiamo.”

“Dai Shokuhou, non fare così. Vedrai che...Ah eccola! Onee-samaaaaa!!!”

“Volevi farti desiderare?”

Misaka si fermò iniziando ad ansimare.

“Ho fatto...prima che...anf...potevo…”

“Potevi prendere un taxi.”

“Non sono ricca sfondata come te, biondina.”

La terza ragazza rise. Anche se quelle due battibeccavano sempre, avevano imparato a volersi bene e a capirsi… A modo loro.

Pian piano, tutte e tre si erano riavvicinate e si era creata una bellissima atmosfera di gruppo.

Kuroko era persa di Misaki e, quest’ultima, ricambiava. Ma non poteva stare senza la sua Onee-sama. Si, i suoi sentimenti verso Misaka erano cambiati… Ma l’ammirazione ed il bene che le voleva non sarebbero mai spariti.

“Andiamo? C’è un film che ci aspetta!”

Kuroko sorpassò le due incamminandosi felice.

“Che film è? Non ho mai sentito il titolo…”

“Sembra che lo abbiano dato anni fa e sia piaciuto molto. Credo sia un remake. Sbrigati Mikoto-chan o arriveremo tardi.”


 

Intanto, in un’altra parte della città...

“La smetti di starmi appiccicata così!? Mi infastidisce. Ci stanno guardando tutti.”

Constatò Accel abbastanza contrariato. Al suo braccio era praticamente aggrappata la sua attuale compagna, Esther.

“Lasciali guardare. Sono solo invidiosi. Poi non mi sembra che ti dispiaccia, o mi avresti scansato.”

A quella risposta, l’albino si zittì. In effetti Esther aveva ragione. Lui non si faceva mai troppi problemi nel dimostrare ciò che voleva o meno.

Poteva tuttavia accettare… Aveva dato due anni ad Esther ma, alla fine, si era fatto desiderare per ben quattro.

Gli aveva dato da penare e lo sapeva, era praticamente scoraggiato sulle donne e voleva metterla alla prova.

La bionda non si era mai arresa e aveva continuato a stare con lui...finché il ragazzo aveva ceduto.

Da badante si era trasformata in una compagna e, per Last Order, in una mamma.

Finalmente non avevano più bisogno dell’aiuto economico di Yoshikawa e Yomikawa. Anzi, erano riusciti anche a restituire i soldi che gli avevano prestato.

Idem, Esther, con Misaka.

La ragazza aveva coronato il proprio sogno diventando una maestra, mentre Accelerator era riuscito ad entrare a lavorare in un’ospedale come -purtroppo- tirocinante.

Il perché, se lo stava ancora chiedendo… Ma quell’ambiente gli piaceva.

“Hey mi stai ascoltando? Ti ho chiesto di-”

“Sta zitta.”

L’albino si liberò dalla presa e abbassandosi leggermente la baciò. Era sempre il metodo più efficace per zittirla e, sotto sotto, il preferito di Accelerator.


Angolo Kiocco: e con qusto, la mia storia giunge al termie. sono triste ma allo stesso temo soddisfatta, era da anni che non completavo una storia e, Esther ed Accel, mi hanno dato la possibilità di farlo nuovamente...
Un grande saluto e un abbraccio forte
Kioccolat

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