Experimental Love Inducing Chocolate (o anche Suki Suki Saisuki pt2-3-4) di arashinosora5927 (/viewuser.php?uid=821446)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volume 2 ***
Capitolo 2: *** Volume 3 ***
Capitolo 3: *** Volume 4 ***
Capitolo 1 *** Volume 2 ***
I primi raggi dell'aurora s'intravedevano nel cielo quando Gokudera si
arrese. Non era nuovo all'insonnia, ma raramente aveva trascorso intere
notti in bianco senza neanche una vaga sensazione di stanchezza.
Quel bacio continuava a ripetersi nella sua mente in un loop infinito
che rendeva sempre più rosse le sue guance e sempre
più ampio il suo sorriso.
Un rumore improvviso attirò il suo orecchio, proveniva dalla
stanza in cui Tsuna aveva trascorso la notte, che tra parentesi era la
sua stanza, il suo letto e Tsuna ci aveva dormito. Non avrebbe mai
più lavato né le lenzuola né le
federe, il suo profumo sarebbe rimasto impresso in eterno.
Un nuovo rumore lo distolse da quell'immaginario.
Il Decimo si sarà già svegliato?
pensò, era decisamente presto.
"Ti sei già addormentato?" risuonò la voce di
Tsuna nella sua testa, questo aveva detto prima di avvicinarsi
così tanto da annullare qualunque spazio tra le loro labbra.
Io e il Decimo ci siamo... il Decimo mi ha... pensò
incoerentemente sentendo le orecchie fischiare e il battito accelerare,
era una scena che neanche aveva visto, ma aveva sentito così
profondamente.
No no no, calmati. Ricorda che questo comportamento è dovuto
solo all'effetto della cioccolata cercò di tenere a mente.
Nonostante i tentativi di razionalità si scoprì
ad abbracciare un cuscino con aria sognante.
"Lo so che è solo un incidente, però un bacio
è sempre un bacio" sussurrò a se stesso per
cercare di convincersi.
"E un bacio dal Decimo è..." mormorò salvo poi
ritrovarsi con il viso premuto contro il cuscino per soffocare un
urletto privo di alcuna traccia di virilità.
Con un colpetto di tosse si impose un contegno, si mise a sedere sul
divano e lasciò andare il cuscino che teneva ora premuto
contro il petto allentando la presa, dovette farlo mentre sentiva i
passi di Tsuna che preannunciavano il suo arrivo.
"Buongiorno Gokudera-kun" lo sentì dire anticipandolo.
"Buongiorno, Juudaime" rispose a sua volta.
"Avete dormito bene?" domandò.
Tsuna annuì con un cenno del capo si strinse nelle spalle
con area sognante portando le mani dietro le scapole come se volesse
abbracciarsi.
"Sì, il letto di Gokudera-kun ha il tuo profumo ancora di
più di quanto lo avesse questo appartenento quando ieri ci
sono entrato per la prima volta" disse.
Gokudera ingoiò a vuoto sentendo un leggero calore
concentrarsi nelle sue guance. L'effetto dell'esperimento non era
ancora svanito e doveva tenerlo ben a mente.
"Facciamo colazione?" domandò Tsuna.
Gokudera riemerse dal dialogo con se stesso e si affrettò ad
allontanarsi verso la cucina.
"Certamente, accomodatevi e aspettate solo qualche istante, vi
preparerò qualcosa di delizioso" disse carico di entusiasmo.
Aveva detto così, ma non aveva idea di come organizzare una
colazione con le sue carenti abilità culinarie, presto
decise di ripiegare su latte e cereali conscio che in quello stato
Tsuna avrebbe accettato con gioia anche del pane bruciato solo
perché lo aveva preparato Gokudera-kun per lui.
Sospirò, era proprio come se i ruoli si fossero invertiti.
Tsuna aveva assunto quello che era il suo atteggiamento quotidiano e
Gokudera si trovava a disagio non sapendo come gestirlo. Doveva essere
così che si sentiva il Decimo ogni giorno a causa sua, di
certo non perché avrebbe voluto cedere e invece gli toccava
resistere, ne prese atto e decise di darsi una regolata.
Fece tesoro di quel bacio che aveva ricevuto, ma promise a se stesso
che non lo avrebbe mai e poi mai tirato fuori. Il Decimo non era in
sé e inoltre pensava che stesse dormendo quindi Hayato non
poteva esserne al corrente.
Gokudera era preso e perso nei suoi pensieri quando due mani sottili
gli cinsero la vita facendolo sussultare.
"D-Decimo!" squittì.
Tsuna appoggiò la testa contro la schiena di Gokudera
percependo il battito accelerare.
"Hai bisogno di una mano a preparare la colazione?" chiese.
Gokudera implorò tutte le divinità conosciute per
trovare una risposta, ma il prolungato silenzio venne preso da Tsuna
come un assenso.
Il giovane boss prese la sua mano e la guidò dalla scatola
di cereali alla tazza e poi di nuovo nella scatola, fece la stessa cosa
per versare il latte e Gokudera si domandò perché
la sua mano non avesse ceduto.
"G-Grazie.." abbozzò incerto mentre l'altra mano di Tsuna
continuava ad abitare sul suo punto vita.
"Figurati, è un piacere esserti utile, Gokudera-kun" rispose
Tsuna la mano che aveva usato per preparare la colazione la fece
risalire lentamente lungo un braccio.
"D-Decimo... i cereali diventeranno immangiabili se aspettiamo ancora
un po'..." disse Gokudera cercando di divincolarsi, stranamente ci
riuscì con facilità, ma nell'istante in cui si
voltò si ritrovò un cucchiaio in bocca.
"Hai ragione, Gokudera-kun" mormorò Tsuna.
Gokudera rischiò di affogarsi perché gli dei
dovevano davvero assisterlo se il suo boss lo aveva appena imboccato.
Con difficoltà riuscì a ingoiare per poi trovarsi
di nuovo il cucchiaio vicino alle labbra.
"Aaaan" disse Tsuna aprendo la bocca quanto più possibile
per invitare Gokudera a fare lo stesso.
Hayato sospirò, quella situazione aveva del surreale. Come
un bambino che si arrende alla mamma che vuole per forza che finisca la
minestra gli fece da specchio e si lasciò imboccare.
Conscio che sarebbero andati avanti fino alla fine se non avesse fatto
qualcosa lo allontanò leggermente stringendolo per le spalle.
"Decimo, anche voi dovete mangiare e non abbiamo tutto il giorno..."
disse.
Tsuna accolse quelle parole con entusiasmo, si mise seduto sul ripiano
della cucina e prese la tazza tra le mani.
"Puoi farlo anche tu, Gokudera-kun? Solo una volta... puoi imboccarmi?"
domandò con un tono dolcissimo di supplica, gli occhi grandi
divennero tutta pupilla e niente iride.
Gokudera si domandò quante altre frecce dovesse tirare
ancora Cupido nel suo cuore e in un angolo della sua mente lo
immaginò con i panni di G, la faretra colma.
"D'accordo!" squittì domandandosi che fine avesse fatto il
suo tono di voce normale, mentre con mano tremante portò il
cucchiaio dalla tazza alla bocca di Tsuna.
Il giovane boss accolse il boccone con un piccolo gemito di
approvazione che fece saltare un battito a Gokudera, masticò
lentamente senza mai togliergli gli occhi di dosso, poi si tolse il
cucchiaio di bocca il cui manico era stato lasciato da un Gokudera in
preda a un attacco di cuore e lo portò sulle labbra del suo
braccio destro.
"Buono, ma scommetto che Gokudera-kun lo è molto di
più" disse accennando un occhiolino.
Gokudera avvampò, si accarezzò in petto giusto
per sincerarsi che fosse ancora vivo e indietreggiò di
qualche passo.
"Perché non finite di mangiare la colazione mentre io
verifico il meteo?" domandò sentendo come se qualcosa
volesse evadere dalla gabbia toracica, non gli diede il tempo di
rispondere semplicemente lasciò la stanza chiudendo la porta
e si appoggiò a quest'ultima respirando profondamente per
cercare di calmarsi.
"Puoi farcela, Hayato. Non durerà ancora a lungo"
sussurrò a se stesso per farsi forza.
Ritrovato uno stato decente che gli permettesse di funzionare come
essere umano verificò davvero il meteo per sapere se portare
o meno un ombrello. Indugiò buoni cinque minuti immaginando
che se fosse venuto a piovere Tsuna in quello stato sicuramente avrebbe
provato a baciarlo e quasi quasi ci sperava.
"Gokudera-kun, non mangi?" domandò Tsuna iniziando a
preoccuparsi, la sua voce superò facilmente la porta che li
divideva.
"No, credo di non avere fame..." rispose deciso ad affrontarlo
nuovamente, rientrò in cucina con un sorriso da ebete sulle
labbra suo malgrado.
"Menomale perché credo che i cereali adesso siano davvero
immangiabili" commentò Tsuna.
"Hai visto il meteo? Spero proprio che piova, Gokudera-kun,
così potremo condividere l'ombrello."
Un altro colpo al cuore, Gokudera non sapeva quanto ancora avrebbe
retto.
"Dunque Decimo che facciamo con la scuola oggi?" domandò
cercando di sviare l'argomento. Reborn aveva detto che Tsuna con questo
atteggiamento avrebbe destato sospetti e che era meglio tenerlo
riguardato finché non fosse passato l'effetto, ma rimanere a
casa tutto il giorno sarebbe davvero significato non arrivare al domani.
"Oh giusto..." mormorò Tsuna come se improvvisamente si
fosse ricordato dell'esistenza della scuola.
"Non volete andare?" domandò Gokudera tremando al pensiero
della risposta.
"Solo perché quando sono in classe devo stare lontano da
Gokudera-kun e odio ogni minuto che ci divide" rispose Tsuna tenendo lo
sguardo basso.
Alzò poi la testa e gli puntò gli occhi dentro ai
suoi come se fossero due pistole e premette il grilletto.
"Voglio stare da solo con te nel tuo appartamento per un giorno intero."
Gokudera si sciolse, sentì le gambe molli e per un istante
di follia pensò che fosse anche una buona idea.
"Allora facciamo così per oggi" disse con grande entusiasmo.
Il Decimo era così carino che era una benedizione ogni
istante che poteva guardarlo, i suoi occhi misti di determinazione e
dolcezza lo stavano uccidendo.
Non ebbe neanche il tempo di darsi dell'idiota da solo ricordando che
aveva firmato la sua condanna quando il suo cellulare
squillò.
Lesse "Reborn-san" sullo schermo del flip-flop e si affrettò
a rispondere, non riuscì a dire una sola parola
perché l'assassino dall'altro lato della cornetta lo prese
alla sprovvista.
"Oi Gokudera, non penserete mica di poter marinare la scuola? Tsuna ci
andrà regolarmente" disse con un tono che non permetteva
repliche di alcun tipo.
Gokudera tremò, si guardò intorno chiedendosi
dove fosse la videocamera e dove le cimici perché il
tempismo era talmente spaventoso che Reborn doveva per forza starli
spiando.
Gli bastò affacciarsi alla finestra per intravederlo
dall'albero fuori al suo appartamento nascosto tra le fronte, il sudore
ci concentrò sulla fronte.
"Ma Reborn-san, il Decimo è in uno stato di coscienza
alterato" cercò di dire guardando verso il tutor avendone
individuato la posizione esatta.
"Che fortuna che ci sia il suo braccio destro a occuparsene, vero? Ti
assicurerai di tenere le cose sotto controllo, vero Gokudera?" disse
Reborn con un tono misto di ironia, sadismo e minaccia.
"Ricevuto" mormorò Gokudera rassegnato, chiuse la chiamata e
posò il cellulare sul tavolo.
"Perdonatemi, Decimo" disse accennando un inchino verso Tsuna.
"Non ti preoccupare, ho sentito" mormorò quest'ultimo
dispiaciuto.
"Vi darei anche la luna, ma non posso oppormi al volere di Reborn-san"
disse Gokudera rammaricato a propria volta perché in qualche
modo sapeva di averlo deluso o comunque non soddisfatto.
Tsuna alzò le spalle, lasciò andare un sospiro.
"Non possiamo farci niente, non voglio andarci, ma non ho altra scelta.
Devo stare lontano da Gokudera, ma farò del mio meglio!"
disse determinato.
Gokudera tremò nuovamente.
Uscirono di casa al limite per arrivare in orario a scuola e il motivo
era che c'era voluto mezzo secolo per convincere Tsuna che non
potessero fare la doccia insieme e neanche il bagno e che non gli
poteva prestare dei vestiti dal momento che avevano portato i suoi da
casa e che la divisa scolastica era d'obbligo se non volevano entrambi
essere morsi a morte da Hibari. Senza contare che il suo cuore chiedeva
pietà e aveva giurato di abbandonare il campo qualora si
fosse imbattuto in Tsuna nudo o in vestiti di una taglia decisamente
più grande.
Andava tutto bene, erano ancora in tempo, la strada era gremita di
persone, ma non tante da non riuscire a camminare speditamente e Tsuna
indossava la propria divisa scolastica, nessun intoppo.
Gokudera sentì la mano di Tsuna ricercare la sua e ancora
una volta supplicò qualsiasi entità superiore
perché intercedesse a suo favore.
"Decimo, svoltato l'angolo ci saranno anche persone della nostra
scuola" disse allontanando la mano.
"Ho capito, scusami..." mormorò Tsuna trattenendo a stento
le lacrime.
"Gokudera-kun non vuole che si sappia che stiamo insieme, si vergogna
di me..."
Gokudera tossì, si batté un pugno in petto per
cercare di non affogarsi con il suo stesso respiro e sospirò.
"Non è così, Decimo, ma le persone non sono
ancora pronte a tutto questo..." disse impacciato perché si
era perso la parte in cui lui e Tsuna erano diventati una coppia a
tutti gli effetti.
"E in tutta onestà nemmeno io..." disse a voce bassissima a
se stesso.
Tsuna sospirò, si strinse nelle spalle mettendo il broncio e
camminò più velocemente come se volesse superarlo.
Gokudera non poté impedirsi di perdersi ancora una volta nei
suoi pensieri perché non gli sarebbe dispiaciuto se fosse
rimasto così per sempre anche se la cosa migliore sarebbe
stata che fosse tutto vero. Una vita dove è Tsuna quello che
guarda, ricerca contatto fisico, soffre quando non riesce a ottenerlo e
si cura di lui come di nessuno non sembrava affatto male.
"Se fosse sé non vorrebbe stare con me mano nella mano..."
sospirò.
Varcato il cancello della Namimori si presentò la solita
scena, una folla di ragazze fece a gara a chi lo salutasse per prima.
"Buongiorno Gokudera-kun!" si sentì un coro dissonante.
Qualcuna disse anche "Buongiorno Sawada-kun."
Tsuna accelerò nuovamente raggiungendo la propria classe il
prima possibile, Gokudera lo seguì preoccupato che potesse
fare danni.
"Che succede? Qualcosa non va?" chiese.
Tsuna strinse i pugni e quasi urlò.
"Le ragazze ti guardano Gokudera-kun e addirittura ti salutano, non mi
piace."
Gokudera sussultò perché santo cielo Tsuna aveva
dato voce a quei pensieri che non si era mai davvero permesso di
esprimere. Anche lui era geloso morboso e chiunque si avvicinasse a
oltre il raggio di un metro doveva bruciare, ma in cuor suo sapeva
quanto fosse sbagliato e ora che si trovava dall'altra parte se ne
rendeva veramente conto.
"Che dovrei fare? Ho paura che non riuscirò a sopportarlo. E
sai cosa odio di più? Che mi salutano per avvicinarsi a te,
ma non hanno capito niente. Tu sei mio, Gokudera-kun. Mio!"
Quelle parole lo lasciarono completamente spiazzato e accelerarono il
battito del suo cuore. Una parte di sé non poteva impedirsi
di goderne di tutto questo, uno Tsuna geloso di lui era oro puro,
qualcosa che neanche nelle sue fantasie più spinte aveva mai
potuto vedere. Gli piaceva l'idea di conoscere nuovi aspetti di Tsuna,
di scoprirlo possessivo, egoista, capace di urlare in quel modo, poi si
ricordò che di Tsuna c'era solo il corpo e quella mente era
tutto fuorché Tsuna.
"Voglio tornare a casa nostra, Gokudera-kun. Lì possiamo
stare soli soletti senza nessuno che cerchi di portarti via da me" lo
sentì piagnucolare.
"Dobbiamo stringere i denti, Decimo" disse parlando più a se
stesso, era una sfida veramente troppo dura per il suo animo. Era tutta
colpa di un esperimento e doveva continuare a ripeterselo, ripetersi
che il Decimo non era in sé, che niente di tutto
ciò che poteva dire e fare era espressione sincera del suo
volere, ma quanto avrebbe voluto poter fraintedere, cedere alla
tentazione e prendersi tutto ciò che desiderava.
Grazie al cielo le lezioni divennero la strada per sfuggire al
problema, perché Tsuna oltre a riservargli continui sorrisi
in classe di più non fece.
Anche l'ora di educazione fisica premetteva bene, Tsuna era stato
scelto per l'allenamento di pallavolo mentre Gokudera era in panchina a
fare il tifo per lui. Era davvero fiero di sé
perché nonostante tutto era riuscito a evitare situazioni
compromettenti, nessuno pensava che ci fosse qualcosa di insolito nel
Decimo.
"Vai Tsuna, sei tutti noi!" la voce di Yamamoto al suo fianco lo fece
sussultare.
Senza molta eleganza gli diede una spallata contro e ringhiò.
"Ci sono già io a fare il tifo per il Decimo, idiota del
baseball" gli ci volle una frazione di secondo per realizzare quanto
fosse stupido quell'atteggiamento, ma quanto comunque anche con la
consapevolezza non potesse fare altrimenti.
"Sosteniamolo insieme, sarà ancora più carico!"
disse Yamamoto con un sorriso ampio.
"Voglio supportarlo da solo!" insistette Gokudera ricordandosi un bimbo
capriccioso che deve opporsi per principio.
"No, credimi. Tsuna è strano oggi, è meglio se lo
facciamo insieme..." ribatté Yamamoto.
Gokudera tremò debolmente abbassando i ponpon arancioni che
aveva trovato per l'occasione, la fascia con su scritto Decimo invece
rimase al suo posto.
"Strano in che modo?" domandò preoccupato che gli fosse
sfuggito qualcosa.
"È difficile da dire" rispose subito Yamamoto.
"Ma non è cosa da tutti i giorni vederlo così
nervoso. Mi domando cosa sia successo..."
Gokudera ingoiò a vuoto di certo non poteva raccontargli la
storia né poteva dire che effettivamente in quel momento
Tsuna avrebbe tranquillamente apprezzato molto di più essere
supportato da lui soltanto e assolutamente non poteva riferirgli in
alcun modo che gli aveva fatto una scenata di gelosia perché
delle ragazze lo avevano salutato.
Mentre si arrovellava in questi pensieri entrò nel suo campo
visivo la palla che andava dritta verso il viso di Sawada, i suoi occhi
erano rivolti verso di lui.
"Tsuna spostati, ti prenderà in pieno!" lo precedette
Yamamoto.
"Sawada, prendila!" urlarono i compagni di squadra.
"Decimo, è pericoloso!" gridò lui stesso a scatto
ritardato.
Troppo tardi la pallonata lo prese in pieno e Sawada cadde a terra
massaggiandosi il naso. Gokudera superò agilmente le
transenne che dividevano la panchina dal campo da gioco e lo soccorse,
Yamamoto al seguito.
Si mise in ginocchio sollevandogli delicatamente la testa per
appoggiarla contro il suo ventre.
"Gokudera-kun" rantolò Tsuna, dal naso scorreva del sangue.
"Sono qui, Decimo. Va tutto bene" disse cercando di rassicurarlo.
L'insegnante fornì fazzoletti e ghiaccio e Gokudera si
preoccupò di tenergli la testa bassa finché il
sangue non si fermò.
"Portalo in infermeria" si sentì dire dall'insegnante mentre
Yamamoto insisteva che voleva essere utile anche lui in qualche modo.
Insieme aiutarono Tsuna a rialzarsi guardandolo barcollare incapace di
tenersi in piedi. Gokudera lo sorresse e lentamente lo aiutò
a riprendersi finché non fu in grado di camminare da solo.
Neanche a dirlo, Shamal non c'era, stava di nuovo battendo la fiacca
inseguendo qualche gonna, per questo Gokudera doveva occuparsene da
solo.
Continuò a premere il panno freddo contro il suo naso
finché non fu sicuro che l'epistassi si fosse del tutto
fermata. Solo allora con un panno umido ripulì il sangue
rappreso all'altezza del naso, sotto di esso, del labbro e del mento.
"E con questo il trattamento è concluso" disse con una certa
soddisfazione, aveva gestito benissimo la situazione.
"Grazie, Gokudera-kun" piagnucolò Tsuna seduto sullo
sgabello di fronte a lui.
"Non è niente, Decimo" disse Gokudera cercando di
rassicurarlo, vide chiaramente i lacrimoni accumularsi in quegli occhi
tanto belli.
"Oh cielo, Decimo, mi dispiace. Avete preso una bella botta, ma vi
garantisco che adesso passa tutto" disse cercando di non impanicarsi.
"Ah no, non è per quello" mormorò Tsuna tirando
su col naso.
Gokudera si agitò notevolmente, si era alzato solo un
istante per buttare l'ultima garza con cui aveva tamponato la ferita e
ora che lo guardava bene forse la situazione era più grave
di quanto pensasse. E se avesse avuto un trauma cranico? E se
l'emorragia in realtà fosse cerebrale?
"Fa male, fa così male" singhiozzo Tsuna.
Gokudera si avvicinò a lui, cercò di mantenere la
calma, lo sentì appoggiare la testa contro il suo ventre e
impulsivamente infilò le dita tra i suoi capelli
accarezzandolo.
"Vi fa male la testa, Decimo? Devo chiamare l'ambulanza?"
domandò.
Tsuna alzò un sopracciglio confuso e si alzò
anche in piedi, appoggiò le mani sulle spalle di Gokudera e
lo guardò dritto negli occhi.
"No, Gokudera-kun, è non riesco proprio sopportarlo. Mi
rende triste anche solo vederti parlare con qualcuno che non sia io, mi
sento soffocare, schiacciato" confessò.
"Questi occhi belli che hai usali per guardare me. Voglio tu abbia
occhi solo per me, voglio che pensi solo a me, amore mio."
Gokudera avvertì la gola secca, il corpo fatto di gelatina e
il cuore a mille, forse era questo il sapore della felicità.
Hayato, non fare l'idiota è solo l'effetto della cioccolata
a parlare. Questo non è quello che prova, non è
sincero... si impose di pensare.
Però sta piangendo davanti a me e io so esattamente cosa fare
per fermare queste lacrime
Con una determinazione di cui già sapeva si sarebbe pentito
lo afferrò per fianchi, lo e lo baciò.
"Ti amo" disse sulle sue labbra guardandolo intensamente negli occhi.
"Ho già occhi solo per te."
"Gokudera-kun..." mormorò Tsuna preso alla sprovvista, stava
ancora piangendo, ma il sentimento nascosto in quelle gocce era
decisamente diverso.
"Sono felice, grazie Gokudera-kun."
Gokudera lo strinse forte tra le sue braccia, nel cuore una sola
speranza che questo dannato esperimento potesse davvero portarlo a
ricambiare i suoi sentimenti.
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Capitolo 2 *** Volume 3 ***
"Andiamocene, usciamo qualche ora prima" disse Gokudera determinato sciogliendo l'abbraccio.
Tsuna indietreggiò appena folgorato dalla luce nei suoi occhi.
"Okay, ma Reborn?" domandò incerto, era solo a causa del tutor che si era trascinato a scuola.
Gokudera sfoderò un sorriso rassicurante.
"Non c'è problema gli riferirò che c'è stato un incidente durante l'ora di educazione fisica. Del resto non è una bugia..." disse.
"Vado in classe a recuperare le nostre cose. Potete attendermi qui?"
Tsuna stento tratteneva la gioia, un sorriso ampio disegnato sulle sue labbra.
"Certo!" esultò.
Gokudera si allontanò, raggiunse la classe dove c'erano le loro cartelle. Si sincerò di aver preso ogni cosa che Tsuna aveva lasciato incustodita sul banco e di averla infilata nello zaino. Mentre le sue mani si muovevano in automatico recuperando gomme, matite, penne e quaderni non poté fare a meno di farsi assorbire dai suoi pensieri.
_Avrei dovuto proteggerlo_
_Reborn me ne dirà di ogni_
_Non sono degno di essere il suo braccio destro_
Perché il Decimo era molto più instabile di quanto pensasse, di quanto sperasse a dirla tutta, con questa tendenza a piangere per qualsiasi motivo, per cose che normalmente non solo avrebbe trovato insignificanti, ma non avrebbe neanche notato.
Sospirò, si sentiva un po' inadeguato, ma al contempo era talmente fiero di sé per come la stava gestendo che non poteva realmente biasimarsi.
_Non importa cosa dirà Reborn-san, io non ce la faccio a vedere quel viso triste_ pensò.
La sua mente tornò a quel bacio, ultimamente sembrava sapersi focalizzare solo su questo. Si domandò perché avesse una capacità così sviluppata di peggiore costantemente le situazioni che già erano difficili e secondo quale principio si era dichiarato di nuovo aumentando il rischio che a effetto finito Tsuna ricordasse ancora.
Perché una volta passi, passino anche due, ma tre, tre non potevano passare.
Rientrò nell'infermeria con tutto l'occorrente, il sapore di Tsuna ancora sulle sue labbra.
"Andiamo, Decimo?"
Sawada rispose con un cenno della testa e si strinse a un braccio.
"Certo, non vedo l'ora di arrivare al tuo appartamento così potremo baciarci senza nessuno che ci disturbi" sussurrò Tsuna con un tono malizioso che non presagiva niente di buono.
Gokudera ingoiò a vuoto e per un istante si domandò se il Dio Cristiano in cui tecnicamente doveva credere dalla nascita perché era stato battezzato lo stesse osservando e fosse pronto a salvarlo da quella situazione.
Non disse niente, si allontanò semplicemente iniziando a camminare per i corridoi, Tsuna lo prese per mano facendo intrecciare le dita e Gokudera non ebbe cuore di opporre resistenza.
Giunti a casa Gokudera dovette lottare con uno Tsuna che gli si era spalmato addosso e lo aveva intrappolato tra se stesso e la porta d'ingresso.
"Ora siamo soli, Gokudera-kun" aveva sussurrato al suo orecchio per poi sfiorarne il contorno con la lingua.
Gokudera aveva sussultato e ricercato disperatamente un modo per sfuggire a tutto questo.
"Decimo, il naso potrebbe sanguinare se fate così..." aveva detto cercando di fermarlo, tuttavia non aveva specificato concretamente a chi si riferisse.
Tsuna aveva continuato a insistere ricercando contatto fisico ancora per qualche istante poi aveva desistito incrociando le braccia offeso perché Gokudera non aveva in alcun modo ricambiato quelle attenzioni.
Sulle punte e con un broncio adorabile gli aveva stampato un bacio sulle labbra.
"Non te lo meriti" aveva detto alzando i tacchi e raggiungendo il divano.
Gokudera era in corto circuito, il cuore batteva forte e il suo corpo era praticamente in fiamme. Si domandò come sarebbe sopravvissuto se Tsuna ci avesse riprovato. Come poteva dire di no a qualcosa che voleva davvero anche se era sbagliato?
Prese posto sul divano accanto a lui, tremando quando Tsuna gli mise una mano ben piazzata sulla coscia e iniziò ad accarezzarlo.
Alla ricerca di pensieri differenti dalle avances del Decimo ricordò di dover chiamare Reborn e suo malgrado nonostante le attenzioni riuscì a comporre il numero.
Proprio per mettere fine a quella tortura si alzò e iniziò a camminare per il soggiorno, Reborn rispose subito, Tsuna gli rivolse uno sguardo di nuovo sull'orlo delle lacrime.
"Gokudera, permettimi solo di dire che non sono soddisfatto e che lo so che per te questa è una dura prova, ma la risoluzione di un braccio destro si vede anche da queste situazioni estreme e compromettenti. Non ne approfittare anche se vorresti o te ne pentirai amaramente. Per il momento limitati a occuparti di Tsuna secondo quello che veramente concerne il tuo ruolo e non spingerti oltre, non mi importa se Tsuna ti si butta addosso e si toglie i vestiti. Ti voglio impassibile."
Le parole di Reborn avevano senso, ma al contempo non ce l'avevano nella testa di Gokudera. La giovane tempesta si aspettava una risposta diversa dopo avergli raccontato quello che era successo a scuola e come aveva reagito e tutto ciò che ne era seguito fino squittire un esasperato "non ce la posso fare."
Come se Reborn ignorasse che fosse un sedicenne con gli ormoni impazziti che doveva resistere all'amore della sua vita che non chiedeva altro che realizzare i suoi desideri proibiti. Come sarebbe potuto rimanere impassibile?
"Gokudera, hai un compito e devi limitarti a quello. Ci siamo capiti?"
Gokudera annuì ripetutamente spaventato, dimentico che Reborn non lo potesse vedere -oppure poteva chissà- dall'altro lato della cornetta.
"Sì sì, ho capito, lasciate fare a me!" esclamò pronto a sfidare se stesso.
"Perdonatemi" disse rientrando in casa, di certo non poteva dire quelle cose davanti a Tsuna per questo passeggiando aveva deciso di portarsi sul balcone.
"Gokudera-kun, va tutto bene?" domandò Tsuna davanti al suo sguardo stravolto.
"Sì, mi stavo sincerando di spiegare a Reborn-san come sono andate le cose. Ha detto che comunicherà alla scuola la vostra assenza di domani per convalescenza" rispose.
"Benissimo!" esultò Tsuna come se avesse appena vinto alla lotteria.
"Io resterò con voi, del resto spesso vado in Italia prendendomi dei giorni liberi e nessuno mi ha mai fatto storie. Poi mia sorella sta sviluppando un antidoto per il vostro problema, Decimo, ha detto che l'effetto della cioccolata non dovrebbe durare più di due o tre giorni, ma l'antidoto dovrebbe essere pronto prima" spiegò.
Davanti a quegli occhi dolci e lucidi si sciolse, prendergli le mani fu solo automatico.
"Fino ad allora restiamo qui insieme, Decimo" mormorò incantato.
"Gokudera-kun, scusami. Ti sto creando un sacco di problemi" sospirò Tsuna tirando su col naso.
Gokudera scosse la testa vigorosamente e inconsciamente ricercò il contatto con la sua nuca, passando le dita possessivo.
"Affatto, sono molto felice di stare insieme, di prendermi cura di voi. Anzi perdonatemi per non avervi protetto a dovere" esalò.
Tsuna sorrise, i suoi occhi brillarono.
"D'accordo allora per farmi perdonare stasera ti preparerò una cenetta coi fiocchi. Prendo in prestito la cucina" disse alzandosi dal divano spedito verso la meta.
"No, Decimo, ci penso io" ribatté immediatamente Gokudera al seguito.
Tsuna ridacchiò appena, fece un verso simile alle fusa di un gatto e gli stampò un bacio sul nasino.
"No, Gokudera-kun, non sei bravo ai fornelli. Lasciati coccolare dal tuo maritino" disse.
Era ufficiale, il suo cuore non avrebbe retto. Il respiro gli mancò per un istante perché a immaginarsi sposato con Tsuna l'emozione fu tale da non saperla reggere. Finì di nuovo spalle al muro cercando di respirare profondamente, chiedendosi cosa ancora avrebbe dovuto sopportare. Avrebbe dato tutto perché un giorno potessero essere novelli sposi, ma erano tutte bugie.
"Non sono niente di che, ma so cucinare cose semplici. Ti va se faccio della pasta, amore? Funziona come con i noodles, no?" le domande di Tsuna rimasero senza risposta perché sentendosi di nuovo chiamare "amore" Gokudera spense il cervello.
"Voglio sdebitarmi con te, Gokudera-kun. Ti prendi sempre tanta cura di me, sembra quasi tu sia l'unico che ci tiene a questa relazione, ma non è così e voglio dimostrartelo e questo è un modo per farlo" disse Tsuna, si avvicinò al frigo aprendo un'anta.
Gokudera boccheggiò, cercò di ignorare il fatto che Tsuna avesse parlato della loro supposta relazione come se fosse qualcosa di consolidato che andava avanti da tempo e riguardo alla quale lui sentiva di non fare abbastanza.
Gli bastò intravedere Tsuna con un coltello in mano per ricomporsi.
"Lasciate che vi aiuti" disse.
"Allora facciamolo insieme" sorrise Tsuna.
Si divisero i compiti e iniziarono a cucinare. Gokudera pesò la pasta, cento grammi a testa, lavò le melanzane e recuperò dal ripiano più alto la passata di pomodo in scatola. Tsuna mise l'acqua a bollire, tagliò a cubetti la melanzana, prese del basilico per insaporire e cosse il sugo in un'altra pentola.
A cottura ultimata Gokudera aggiunse al sugo il formaggio che aveva grattugiato e Tsuna unì tutti gli elementi facendo le porzioni, a Gokudera il compito di mettere i piatti a tavola e apparecchiare.
Sawada guardò ciò che avevano creato con una certa soddisfazione, ma dovette ricredersi quando andò a verificare il gusto.
"Non è un gran che..." disse dispiaciuto.
"Pensavo fosse uscita meglio..."
Gokudera denegò con un cenno del capo, gli accarezzò delicatamente una guancia per un istante.
"Non è vero, Decimo l'avete fatta col cuore e per questo è il piatto più buono che abbia mai mangiato" disse.
"Non esagerare, mia madre cucina molto meglio" ribatté Tsuna.
"Decimo, avete preparato la Siciliana e per essere la prima volta è un ottimo risultato" insistette Gokudera.
"È solo pasta e melanzane alla fine..." convenne Tsuna.
"Ma Decimo, avete bollito l'acqua e valorizzato la melanzana."
"Gokudera-kun, l'acqua bolle da sola e non ci vuole una laurea per tagliare una melanzana..."
Gokudera rimase in silenzio, per un secondo si domandò come avrebbe reagito Tsuna se avesse saputo che era stato capace di non fare neanche bollire l'acqua, incendiare due pentole e tagliarsi solo nel tentativo di tenere ferma una verdura su un tagliere.
"Decimo, questo piatto lo abbiamo fatto insieme e per questo è il più prezioso che esista."
"Diciamo che ho fatto degli errori, ma è stato bello cucinare insieme, Gokudera-kun."
Il silenzio che si creò non era in alcun modo imbarazzante anzi era talmente piacevole che a Tsuna dispiacque mettergli fine. Il sole era ormai tramontato e nella sua mente c'era un solo pensiero, un solo desiderio.
"Gokudera-kun, dormiamo insieme, ti prego ti prego ti prego" supplicò Tsuna.
Gokudera scoprì che il suo cuore poteva saltare addirittura due battiti, la risposta gli uscì come un gemito strozzato.
"Come?!"
"Nel tuo letto, ci entriamo, te lo giuro. Io mi faccio piccolo piccolo e poi se ci stringiamo stiamo anche più al calduccio" rispose Tsuna, una faccia d'angelo che prometteva innocenza e gli occhioni dolci.
Gokudera si scoprì completamente incapace a rifiutare.
Era distrutto, l'adrenalina era ancora in circolo, ma non aveva chiuso occhio ed era andato avanti con due cucchiai di latte e cereali, un panino con bresaola e rucola e cento grammi di pasta alla Siciliana e stava per abbracciare un'altra notte in bianco.
Nel frangente in cui Tsuna fece il bagno rifletté su come agire salvo poi fare il bagno a propria volta e rientrare in camera trovando Tsuna ad aspettarlo nel suo letto, un lembo della coperta sollevato e quella mano che lo invitava a sdraiarsi al suo fianco.
Non aveva neanche cercato di opporre resistenza, tuttavia, agitato, si era messo al bordo del letto su un lato dandogli le spalle e aveva augurato la buonanotte.
"Che c'è Gokudera-kun?" domandò Tsuna deluso.
"Se ti sposti un altro po' cadrai dal letto" incalzò.
"Perdonatemi Decimo, ma non posso starvi più vicino di così..." mormorò Gokudera in risposta.
_Non ce la faccio più_ pensò colpevole.
Ignorando completamente quelle parole Tsuna appoggiò la testa contro la sua schiena e gli mise una mano intorno alla vita e l'altra tra i capelli, il calore che si sprigionava dal contatto era paradisiaco.
"Non ti piace se ti tocco?" domandò Tsuna timidamente.
Gokudera respirò profondamente perché rispondere correttamente a quella domanda in un momento simile richiedeva un meeting ufficiale di tutte le divinità conosciute e non.
_Hayato, calmati o la situazione potrebbe completamente sfuggirti di mano_ pensò.
"Non è questo, è che... non posso..." alla fine optò per essere sincero.
"Perché no?" domandò Tsuna continuando ad accarezzarlo, posò un bacio delicato tra le sue scapole.
"Perché ti desidero" confessò.
_E ho un cazzo di limite..._ lasciò non detto.
Tsuna arrossì, nel buio della stanza non poté rendersi conto di quanto.
"In che senso?" chiese.
"Quanti sensi conosci?!" ribatté Gokudera iniziando a spazientirsi
"Oh allora...anche io, però... siamo piccoli per quelle cose, vero Gokudera-kun?" disse Sawada cogliendo il riferimento e arrossendo ancora di più.
Gokudera cercò di dimenticare la parte in cui il Decimo aveva appena ammesso di voler fare l'amore con lui e si impose un contegno che a questo giro non sapeva più dove potesse trovare.
"Non lo so..." disse in preda all'esasperazione.
Stavolta fu Tsuna a tremare debolmente, Hayato lo sentì contro il suo corpo.
"Lo trovi strano, vero?" domandò Sawada.
"No, certo che no" ribatté prontamente Gokudera.
"Sono cose normali che di solito si fanno per la prima volta con qualcuno che ami..." sottolineò con una nota amara.
Tsuna sorrise, le sue labbra si posarono sul collo di Gokudera.
"Io ricordo perfettamente la prima volta che ti ho visto e anche tutte le altre. Mi sei piaciuto subito, ma per tanto tempo non riuscivo a capirlo, ora so che fa parte della mia natura. Sai, questi sentimenti sono con me da qualche anno ormai" sussurrò dolcemente.
Gokudera sbuffò sonoramente, si voltò verso Tsuna per sottrarlo al suo collo, ma l'impatto visivo fu devastante.
"Decimo, non sapete cosa state dicendo. È la cioccolata a farvi parlare così. Niente di tutto questo è vero perciò non posso credervi" disse sentendo l'amaro in bocca per ogni parola.
"Quindi questi sentimenti svaniranno con l'antidoto secondo te?" domandò Tsuna visibilmente ferito.
"Sì" non esitò neanche un istante Gokudera.
"E se io non volessi? Sono felice con te, Gokudera-kun. Se perdessi questi sentimenti mi sentirei molto vuoto e ti ci sentiresti anche tu" ribatté Tsuna accarezzandogli il viso.
"Io ti amo" mormorò prima di baciarlo.
Per un istante, un folle istante Gokudera pensò di potersi abbandonare, schiuse le labbra e cercò di approfondire il bacio. Riuscì appena a sfiorare la lingua di Tsuna quando la sua testa gli ricordò la realtà dei fatti e prontamente riuscì ad allontanare Tsuna per accoglierlo tra le sue braccia.
_Complimenti al mio autocontrollo_ pensò sollevato.
"Io sarò sempre al vostro fianco" disse posando un bacio tra i suoi capelli.
La cosa successiva che seppe era che Tsuna si era addormentato e ascoltando il suo respiro regolare il sonno ebbe la meglio anche su di lui, finalmente.
Il risveglio quasi lo stese perché no, non aveva previsto che Tsuna gli si avvinghiasse, la testa su petto e una coscia all'altezza dell'inguine, così, tanto per peggiore la situazione.
"Reborn-san" mormorò sentendo il cellulare squillare, era rimasto sul comodino e faceva una luce tale da riflettere sul soffitto il nome di chi stava chiamando.
Rispose tenendo la voce bassa per evitare di svegliare Tsuna.
"Reborn-san?"
"Sono affannato perché mi sono appena svegliato non per altri motivi."
"Ho capito. D'accordo d'accordo."
"Sì, in pochi minuti, tempo di svegliarlo."
"No, non ti preoccupare, non facciamo tar-" Gokudera fu interrotto da un bacio assolutamente inaspettato dritto sulle sue labbra.
"Chi è, amore?" mugolò Tsuna ancora assonnato.
"È Reborn" rispose Gokudera con un tono instabile.
"Dobbiamo subito andare a casa vostra perché mia sorella ha completato l'antidoto, ma dice che va bevuto entro un'ora dalla preparazione" spiegò.
Tsuna parve amareggiato si sollevò per poi scendere dal letto e camminò verso l'armadio dove aveva sistemato quei pochi vestiti presi da casa.
"Mi preparo" disse sottintendendo psicologicamente più ancora che mettendo dei vestiti dopo essersi lavato.
Gokudera annuì con un cenno del capo e tornò a rispondere a Reborn.
"Stavo dicendo che non faremo tardi" sospirò.
"Vi conviene" sottolineò Reborn prima di chiudere la chiamata.
Di nuovo si ripetè il teatrino che vedeva Tsuna cercare di prenderlo per mano, ma stavolta Gokudera la strinse forte conscio che avrebbe dovuto dire addio a tutto questo.
Solo quando giunsero davanti alla casa di Tsuna sciolsero la presa, Bianchi attendeva all'ingresso indossando gli occhiali da aviatore.
"Vi stavo aspettando" disse.
"Tsuna, andiamo nella tua camera potresti avere bisogno di stenderti una volta tornato in te. Hayato, tu aspetta qui" con queste parole Bianchi si congedò, Tsuna la seguì come se stesse andando al patibolo.
Gokudera rimase da solo, o meglio in compagnia dei suoi pensieri. Si chiese ossessivamente se avesse funzionato e cosa ricordasse Tsuna di ciò che avevano vissuto. Camminò avanti e indietro per il giardino di casa Sawada in preda all'ansia, si sentì quasi un padre che aspetta solo di sapere che il suo piccolo è nato.
_Dannazione, l'attesa mi ammazza_ pensò.
_E ho dimenticato di chiedere a Bianchi se dopo aver preso l'antidoto il Decimo ricorderà cosa è successo mentre non era in sé... mi domando come reagirà vedendomi..._
"Abbiamo finito" annunciò Reborn prendendolo alla sprovvista, emerse da dietro una pianta.
"Reborn-san" squittì Gokudera.
"Ha funzionato?" domandò.
"Non lo so, ci servi tu per scoprirlo" rispose Reborn.
Timidamente Gokudera si fece strada per le scale fino a raggiungere la stanza di Tsuna nella quale entrò prima annunciandosi e poi chiedendo il permesso.
"Tsuna, adesso come ti senti quando vedi Hayato?" domandò Bianchi.
Tsuna si massaggiò le tempie dolenti.
"Non lo so" rispose.
"Non riesco a capire cosa provo."
"Ascolta il tuo cuore, Tsuna" consigliò Reborn.
Sawada si mise le mani tra i capelli e piagnucolò esasperato.
"Non ne ho idea!"
"Quando pensi ad Hayato senti il cuore accelerare, il viso accaldato e i pantaloni stretti?" suggerì Bianchi.
"Sorella, ma che cazzo?!" inveì Gokudera sconvolto.
"Che stai dicendo?! Non è così!" squittì Tsuna.
"Direi che l'effetto è stato annullato allora" sentenziò Bianchi.
"Gokudera-kun, sembra che io sia tornato" mormorò Tsuna forzando un sorriso.
"Eh sì.. bentornato Decimo" gli fece da specchio Gokudera.
"Già... scusami... per... insomma...non ricordo tutto bene, ma deve esserti sembrato davvero strano. Dimenticati di questi giorni perché è davvero imbarazzante!" disse Tsuna titubando prima e poi squittendo sull'ultima frase.
Gokudera sentì un colpo al cuore, uno diverso da quelli che aveva sperimentato più volte in quei giorni, come se fosse andato in frantumi, in mille pezzi.
Come poteva chiedergli di rimuovere i ricordi più belli della sua vita?
"Io... allora vado a casa Decimo. Vengo a prendervi domani per andare a scuola insieme" mormorò senza alcuna forma di entusiasmo con un tono spento.
"Tolgo il disturbo."
Non attese neanche un istante per lasciare casa Sawada e non ascoltò le parole di Tsuna che lo invitavano a chiamarlo una volta raggiunta l'abitazione.
Era una cosa positiva che fosse tornato in sé, ma Gokudera non poteva che guardare a quel piccolo miracolo con nostalgia. Aveva vissuto un sogno, ma come in tutti i sogni a un certo punto suona la sveglia e resti solo con le tue emozioni senza i fatti che le hanno scaturite perché non si sono mai verificati.
_Il vero Decimo non mi ama, neanche mi guarda... e domani sarà tutto come sempre_ pensò, una morsa al cuore gli bloccò il respiro e le lacrime abbandonarono i suoi occhi per scorrere lungo le guance.
Il suo primo bacio e tutti quelli a seguire, quegli istanti così romantici in cui aveva assaporato la felicità doveva rimuoverli perché erano mera finzione e la consapevolezza bruciava forte in petto.
_Lo sapevo fin dall'inizio. Allora perché fa così male?_
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Capitolo 3 *** Volume 4 ***
La strada per raggiungere il suo appartamento non gli era mai sembrata
più lunga, interminabile, chilometri di asfalto.
Si mise a piovere, ma per una volta a Gokudera non dispiacque non avere
l'ombrello, anzi, trovò conforto in quelle gocce
perché il cielo si era messo a piangere con lui dandogli la
possibilità di nascondersi qualora avesse incontrato
qualcuno che aveva intenzione di attaccarlo e a Namimori erano in tanti
a voler farlo per colpa della sua attitudine provocatoria.
Poco male, aveva talmente i coglioni girati in quel momento che se un
malcapitato teppistello di seconda categoria lo avesse aggredito
sarebbe stata l'ultima volta.
Nell'istante in cui aveva realizzato che ogni ricordo andava cancellato
perché falso si era sentito vuoto, perso, ma passo dopo
passo, quasi bruciando il terreno, Gokudera si era reso conto in
realtà di essere arrabbiato, anzi incazzato nero, con se
stesso.
Lo sapeva, lo sapeva dall'inizio che era tutta una farsa e anche se
c'erano stati quei dieci secondi in cui era stato all'oscuro e aveva
toccato il cielo con un dito poi Bianchi era giunta con le spiegazioni
inequivocabili.
Si fermò, la pioggia batteva sulla sua felpa ormai zuppa, la
tentazione di dare un pugno al muro era così forte che quasi
sperava di imbattersi in uno dei suoi nemici di quartiere.
Era stato un tale idiota, niente di nuovo insomma. Non sapeva dire se
si pentiva o meno ora che il fantasma delle labbra di Tsuna bruciava
sulle sue, così come ogni momento intimo che avevano
condiviso, lo sentiva bruciare sulla pelle.
La tenerezza che aveva visto sbocciare doveva ora farla a pezzi e
cancellarla prima che divenisse pericolosa anche se non poteva
rimangiarsi le proprie parole e a differenza di Tsuna non aveva nessuna
scusa a cui aggrapparsi.
Scosse la testa, si diede un contegno, problemi o meno non era
più un quattordicenne impaurito e dimenticato dal mondo, lui
era Gokudera Hayato, guardiano della tempesta della Decima generazione
dei Vongola, un giorno lo sarebbe stato a pieno titolo. Era un
quindicenne che viveva da solo in un appartamento che amministrava con
le proprie forze, tirando avanti lavorando part-time al kombini locale
perché allo stipendio da mafioso non aveva ancora avuto
accesso. Non era l'ultimo scemo della situazione insomma ed era giunto
il momento di riconoscerselo.
Era cresciuto, al fianco di Tsuna era maturato così tanto,
una maturità positiva diversa da quella che gli avevano
imposto ripetuti traumi costringendolo a crescere troppo in fretta ad
abbandonare l'innocenza prima ancora di comprendere di essere solo un
bambino. Ora poteva assumersi la responsabilità delle sue
azioni, anzi doveva, perché al diavolo gli esperimenti di
Bianchi i suoi sentimenti erano reali e aveva passato fin troppo tempo
a negarli e nasconderli giustificandoli dietro mera ammirazione.
Con quella consapevolezza riuscì a rimettersi in cammino, la
rabbia era ancora in circolazione, ma si era aggiunto anche un senso di
orgoglio sconosciuto che la stava assorbendo.
Rientrò al suo appartamento lasciando impronte sul
pavimento, sbuffò al pensiero di dover pulire, ma
ricordò a se stesso che la cosa migliore fosse cambiarsi
prima di ammalarsi e non solo perché il Decimo si sarebbe
preoccupato, ma perché la sua fottuta vita ce lo aveva un
valore.
Si avvicinò alla porta del bagno e vide Tsuna, l'asciugamano
tra i capelli bagnati e l'accappatoio a nascondere quel bel corpo, gli
occhi chiusi in attesa di un bacio che Gokudera non gli poteva dare.
Scacciò l'immagine in preda alla frustrazione e non seppe se
ringraziare o meno che non avesse fatto il bagno assieme
perché sarebbe stato un ricordo in più da
rimuovere, ma al contempo avrebbe avuto un sapore di
intimità maggiore che non gli sarebbe dispiaciuto poter
conservare gelosamente nel suo cuore.
Si spogliò e preparò il bagno più
rilassante che avesse mai pensato di fare. Acqua calda, bagnoschiuma
alla lavanda e profumatore d'aria alla vaniglia giusto per aggiungere
un tocco in più.
Si immerse e appoggiò la testa sul marmo, gli
sembrò così scomodo eppure così
accogliente. Non aveva una reggia, né niente di simile a una
casa vera, ma il suo appartamento non gli era mai sembrato
più confortevole.
Chiuse gli occhi, si deterse il viso e usò una spugna per
strofinare il corpo, immaginò di poter rimuovere ogni
traccia di sofferenza da sé con quel gesto gentile.
A metà strada del processo si rese conto che per la prima
volta nella sua vita si stava inconsciamente premiando,
perché Tsuna lo aveva messo a dura prova e lui tranne due o
tre piccoli sgarri aveva resistito.
La prima volta lo aveva baciato perché smettesse di
piangere, certo lo aveva fatto anche perché non desiderava
altro, ma nessuna delle sue azioni aveva rispecchiato l'egoismo o
mancato di rispetto a Tsuna. Anche il bacio che si erano dati a letto
se lo era concesso sempre per tranquillizzarlo.
"Quindi questi sentimenti svaniranno con l'antidoto secondo te?" si
vide gli occhi dolci di Tsuna davanti, così determinati come
lo erano stati quella notte.
"E se io non volessi? Sono felice con te, Gokudera-kun. Se perdessi
questi sentimenti mi sentirei molto vuoto e ti ci sentiresti anche tu"
le parole risuonarono nella sua testa.
"Mi domando se sia vero, Decimo... mi chiedo se adesso vi sentiate
vuoto come pensavate..." sussurrò.
Rimase ancora per qualche minuto a mollo nella vasca poi decise di
immergere anche il viso e fece a gara con se stesso a quanto tempo
riuscisse a rimanere in apnea. Riemerse con un enorme presa di fiato
dopo quelli che gli sembrarono secondi interminabili.
"Buono l'ossigeno..." esalò respirando a pieni polmoni. Non
era stata una cattiva idea, adesso si sentiva più sicuro e
consapevole che il passato era rimasto nel passato.
Uscì dalla vasca e si diresse nella sua stanza, prese i
vestiti per la notte anche se non era neanche ora di pranzo
perché aveva voglia di chiudere la giornata.
Tsuna era ovunque: sul letto ad aspettarlo con il lenzuolo sollevato,
sul ripiano della cucina a bocca aperta aspettando di essere imboccato,
seduto sul divano a sorridergli, accovacciato vicino al divano
baciandolo dolcemente sulle labbra.
Gokudera sospirò, non aveva la più pallida idea
di come fare a sopravvivere a tutte quelle ore in quell'appartamento
che ormai aveva memorizzato il suo profumo e addirittura lo esaltava.
Come aveva detto il Decimo? Che quella casa sapeva di lui? Ora invece
aveva tutto un altro aroma, il più prezioso al mondo.
Il livello di frustrazione non era quantificabile e non importava
quanti libri leggesse, da quanto giochi cercasse di farsi distrarre,
Tsuna era pronto ad apparire in ogni istante chiamandolo "amore" e
rivolgendogli quegli sguardi che avrebbero potuto tranquillamente
ammazzarlo.
Quando scattarono le dieci di sera Gokudera si convinse che era
socialmente accettabile andare a dormire e anche se il pranzo e la cena
erano state una tortura in cui aveva visto Tsuna preparare la Siciliana
e mangiarla insieme a lui, il sonno fu una deliziosa carezza
perché a metà da sogno e realtà si
concesse di immaginare di essere tra le sue braccia e sentì
un bacio dietro la schiena così come il giorno prima vi era
stato davvero.
Al risveglio le sensazioni non furono così gentili con lui,
il freddo del letto vuoto misto al pugno nello stomaco che fu
riemergere da un sogno in cui aveva già parlato con Tsuna e
risolto.
Di prendere un caffè neanche se ne parlava, dato il suo
stato d'animo come minimo avrebbe avuto acidità di stomaco.
Nonostante si fosse svegliato prima che negli ultimi dieci anni della
sua vita e avesse tempo per fare tutte quelle cose a cui sembrava non
riuscire mai a dedicarsi impiegò ogni secondo di
più a pensare a cosa dire a Tsuna. Come avrebbe reagito
quando lo avrebbe visto? E quando il suo boss realmente ricordava?
Questa parte dell'esperimento anche non gli era troppo chiara.
Pensò di scusarsi, ma non sapeva nemmeno di cosa o
perché. Non aveva colpe stavolta né sentiva di
aver fatto qualcosa di sbagliato. Quale era la cosa più
giusta da dire per rimanere fedele al suo boss, ma anche a se stesso
contemporaneamente?
Si rese conto che stava addirittura per fare tarsia furia di vivere
momenti nella sua testa per rimandare quello reale.
Uscì di casa di tutta fretta e si diresse alla casa di
Tsuna, aveva detto che sarebbe passato a prenderlo e di certo non
avrebbe rispettato quella promessa.
Mentre ancora si tormentava per camminando per le strade giunse a una
conclusione.
Decimo, non importa se non siete innamorato di me, io chiedo solo di
rimanere al vostro fianco pensò determinato.
Giunto davanti casa Sawada bussò al campanello, attese la
consueta trentina di secondi che ci voleva prima che Tsuna uscisse di
tutta fretta dalla porta salutando i presenti e annunciando di andare a
scuola, ma stavolta la porta si aprì esattamente cinque
secondi dopo e apparve Nana sull'uscio, un bel sorriso sulle labbra.
"Buongiorno, Gokudera-kun" disse rivolgendogli uno sguardo gentile.
Gokudera accennò un inchino e ricambiò il sorriso.
"Buongiorno, mamma" disse.
Per un istante si fermò a pensare alla prima volta in cui
l'aveva chiamata in quel modo. Le gambe avevano tremato e l'imbarazzo
era salito nel viso. Era stato solo un piccolo lapsus a cui Nana aveva
risposto con una carezza sulla testa.
"Puoi chiamarmi come preferisci, Gokudera-kun" aveva poi detto.
Per quanto gli sembrasse folle lentamente si era abituato a chiamarla
così e doveva ammettere che ogni volta che lo faceva si
immaginava automaticamente sposato con Tsuna e perdeva qualche battito.
"Gli amici di Tsu-kun sono tutti figli miei" aveva aggiunto senza
dettagli, ma Gokudera aveva colto una nota amara nel suo sguardo e
aveva capito che sapeva la sua triste storia o comunque un accenno e
voleva aiutarlo.
"Il Decimo?" domandò gentilmente mantenendo lo stesso
sorriso.
"Il Decimo?" chiese Nana di rimando alzando un sopracciglio confusa.
"Ah Tsuna? Non si sente bene, ha detto che ha un forte mal di testa per
questo oggi resta a casa" spiegò ricordando che quel ragazzo
si riferiva a suo figlio sempre con quello strano soprannome.
"Mi dispiace Gokudera-kun, hai fatto tutta questa strada solo per
andare a scuola insieme..." disse poi con un piccolo sospiro.
Gokudera scosse la testa, agitò nervosamente le mani davanti
al viso di Nana Sawada.
"No no, nessun problema, lo faccio con piacere" disse con un leggero
imbarazzo.
"Allora se possibile riferitegli solo che sono passato e che gli auguro
di rimettersi in fretta.
È meglio che vada a scuola così potrò
prendere appunti anche per lui. Tornerò a fargli visita
subito dopo le lezioni, riferitegli anche questo."
"Grazie Gokudera-kun, sei sempre così premuroso nei
confronti di mio figlio" disse Nana rivolgendogli uno sguardo molto
dolce.
Gokudera si sentì nuovamente a disagio, Nana doveva capire
che ogni gesto non gli pesava affatto.
"Non è niente lo faccio con piacere, lui è molto
importante per me" disse sforzandosi di avere un tono stabile anche
mentre pronunciava quell'ultima frase così carica di
significato.
"Lo so ed è di questo che ti sono grata. Tsuna è
fortunato ad averti nella sua vita."
Gokudera arrossì vistosamente, per un attimo si
domandò se l'intuito di una madre non lo avesse smascherato,
ma poi decise che non se ne sarebbe fatto un problema in ogni caso e
sorrise.
"Sono io quello fortunato, mamma."
Nana lo salutò con una carezza sul viso e gli
augurò una buona giornata, poi si chiuse la porta alle
spalle e sospirò appoggiando la schiena.
"È un così bravo ragazzo" mormorò.
Salì le scale per raggiungere la stanza del figlio e
bussò gentilmente alla porta.
"Tsu-kun, posso?" domandò.
Tsuna sospirò guardò male Reborn che aveva appena
messo il dito nella piaga come suo solito.
"Gokudera è venuto per te" aveva detto.
"Mama, entra pure. Tsuna sta facendo i capricci" rispose il tutor al
suo posto.
Sentendosi autorizzata da Reborn Nana entrò nella stanza di
suo figlio e si sedette a bordo del letto.
Tsuna aveva nascosto la testa sotto al cuscino e non accennava a
muoversi di mezzo millimetro.
"Oh cielo, Tsu-kun. Ma che sarà mai potuto succedere con
Gokudera-kun?" gli domandò sorpresa da quel comportamento
inusuale.
"Te lo dico io cosa è successo, mama" infierì
Reborn.
Tsuna gli rivolse uno sguardo talmente glaciale che persino Reborn
rimase in silenzio e decise di attenersi.
Nana era sconvolta, non era cosa di tutti i giorni che suo figlio la
supplicasse di mentire per liquidare uno dei suoi migliori amici e al
contempo le chiedesse l'autorizzazione per rimanere a casa.
"Guarda Tsu-kun che se vuoi tagliare Gokudera-kun fuori dalla tua vita
devi passare sul mio cadavere" disse.
Tsuna si ricompose, si asciugò le lacrime con la manica del
pigiama e tirò su col naso.
"Che cosa? No, non potrei mai fare una cosa simile, non voglio...
è lui che... ecco potrebbe..." disse affranto.
Nana era visibilmente spaesata perché la persona che poco
prima aveva visto davanti alla porta sembrava tutto fuorché
intenzionata a mettere fine a quel rapporto.
"Tsu-kun, perché dici così? Gokudera-kun ti vuole
bene. Questo lo sai?"
Tsuna sospirò, si strinse nelle spalle avvolgendosi nelle
coperte.
"Mamma, tu non lo conosci come lo conosco io. Gokudera-kun è
troppo gentile, ma non è sincero... ed è questo
il problema... che lui farà finta di niente, dirà
persino che non gli ha dato fastidio..."
Nana sospirò a propria volta.
"Ti faccio una camomilla" disse.
"E se vorrai parlarmene, ti ascolterò" aggiunse prima di
uscire dalla stanza.
Reborn saltò sul davanzale della finestra, gli rivolse
un'occhiataccia.
"Gokudera è venuto qui per te, non per qualcun altro"
sottolineò.
"Non mi parlare di Gokudera" soffiò Tsuna.
Reborn sospirò, si massaggiò appena le tempie.
"Passi oggi e ti faccio passare anche ieri, ma se domani non vai a
scuola ti farò rimpiangere anche il giorno della tua
nascita" disse con un tono via via più minaccioso.
Tsuna nascose nuovamente la testa sotto al cuscino e urlò.
"Lo sto già facendo!"
Svoltato l'angolo di casa Sawada Gokudera divenne spaventosamente serio
perché forse stava sviluppando anche lui qualcosa di simile
al super intuito di Tsuna, ma era certo che Tsuna non avesse mal di
testa, ma lo stesse bensì evitando volutamente. Questa
consapevolezza lo accompagnò per tutto il tempo come un
fastidioso macigno sul petto e rimase anche durante l'intervallo.
Con una sigaretta in bocca, il cuore pesante e la testa affollata
Gokudera si appoggiò alla grata che gli impediva di
precipitare e sospirò. Si concesse di esplorare tutti quei
caotici pensieri.
Si domandò dove fosse finita la sicurezza del giorno prima,
la certezza sulle sue posizioni. Perché adesso sentiva di
averne approfittato? Okay, forse in parte era vero, ma avrebbe potuto
fare molto di più se non si fosse imposto di controllarsi.
"Hey Gokudera, sai che è successo a Tsuna? Ha detto il
bambino che si deve allenare duramente sulle montagne" la voce di
Yamamoto alle sue spalle lo fece sussultare rompendo la bolla in
cioè da finito costringendolo a guardare in faccia la
realtà.
"E infatti non c'è, non vedi?" sbraitò Gokudera,
era prevedibile che si accanisse sul povero Yamamoto che non c'entrava
niente, ma per fortuna sapeva come incassare.
"Il Decimo non si sente bene oggi" aggiunse con un tono molto triste
conscio di star dicendo solo una mezza verità.
"È okay, succede nelle migliori famiglie" cercò
di confortarlo Yamamoto.
"Anche se sono preoccupato per lui, è stata una botta forte"
mormorò perdendo il suo solito sorriso.
Hayato aveva quasi rimosso quella pallonata, il pensiero lo fece
rabbrividire, gli bastò un istante per ritrovarsi in
infermeria e assaporare quel bacio innocente, ma sincero e la
dichiarazione che l'aveva preceduto.
"Ti amo" quante volte lo aveva detto? Una? Due? Tre? Perché
non aveva avuto la decenza di fingere al posto di sputtanarsi ogni
giorno di più?
"Gokudera, stai bene? Hai una faccia orribile..." commentò
Yamamoto vedendolo sbiancare.
Hayato non rispose, ripensò ancora a quei piccoli giorni di
inferno travestiti da paradiso e comprese pienamente perché
Tsuna lo stesse evitando.
"Il Decimo sta male a causa mia" mormorò.
_ Ammesso che lo abbia veramente però il mal di testa
potrebbe essere un effetto collaterale dell'antidoto_ pensò.
C'è Reborn con lui quindi non devo preoccuparmi...
però mi manca, mi domando per quanto tempo
continuerà a non venire a scuola e a ignorarmi
"Gokudera?" lo richiamò Yamamoto alla ricerca di spiegazioni.
"Neanche io mi sento bene, non riesco a guardarmi in faccia"
mormorò Hayato in risposta senza davvero rendersi conto di
cosa avesse detto.
"Lo sento, non ha mal di testa, non mi vuole vedere. E come
biasimarlo... ne ho approfittato. Lui non era in sé non ha
alcuna colpa a differenza mia, però... stavo vivendo un
cazzo di sogno..."
Yamamoto afferrò Gokudera per le spalle, lo scosse
costringendolo a guardarlo negli occhi e riemergere da quello stato di
dissociazione che lo vedeva parlare atono in maniera preoccupante.
"Si può sapere che stai dicendo? Stai delirando!" disse.
Gokudera sbatté le palpebre, riuscì a trattenere
le lacrime solo per miracolo.
"Credo che io e il Decimo dobbiamo parlare" disse con un tono
nuovamente vivo.
Tutti quei sentimenti da parte tua sono falsi, però io ti
amo per davvero... pensò tristemente.
E mi piace amarti perché anche se a volte fa male
è qualcosa che mi fa sentire vivo. Io provo emozioni
così forti solo per una tua parola gentile, il tuo sorriso
mi spedisce in paradiso e sono tutte cose che non renderebbero la mia
giornata così speciale se non ci fossero. Io non voglio
rinunciare ai miei sentimenti, hai ragione quando dici che mi sentirei
vuoto e non voglio neanche che ti faccia il problema di rifiutarmi per
paura di ferirmi. Voglio che le cose tra noi non cambino, voglio essere
tuo amico, sempre, non smetterò mai di volerlo essere anche
se mi piacerebbe essere qualcosa di più... se posso essere
tuo amico io sono già felice, lo sono davvero.
Yamamoto lo guardò perplesso perché gli occhi di
Gokudera erano vacui come se si fosse di nuovo perso nell'iperuranio.
"Dimmi che avete litigato, giustificherebbe questo tuo stato" disse.
Gokudera annuì ritornando pienamente in sé.
"Una cosa del genere" disse spegnendo la sigaretta contro la ringhiera.
"Torniamo in classe" aggiunse prima di sparire dietro la porta del
tetto della scuola lasciando Yamamoto ancora più spaesato.
Quando la campanella suonò per l'ultima volta quel giorno
Gokudera assaporò la libertà, si
fiondò fuori dal cancello in direzione di casa di Tsuna, era
talmente carico di sentimenti e parole che temeva di esplodere de
avesse aspettato un momento di più.
Non aveva seguito una sola lezione era letteralmente andato a scaldare
la sedia e di questo si sarebbe scusato con Nana in in secondo momento,
adesso aveva solo bisogno di vedere Tsuna, ne aveva bisogno come l'aria.
Bussò al campanello stampandosi un sorriso sulle labbra che
non raggiunse gli occhi per dissimulare la paura, non c'era bisogno di
fare preoccupare anche una madre tanto amorevole. Era terrorizzato e
aveva voglia di piangere e scappare, ma davanti a Tsuna doveva farsi
forza perché non poteva dimostrargli di non saperlo
affrontare.
"Gokudera-kun! Di parola come sempre" disse Nana aprendogli la porta.
"Sì, mamma. Il Decimo sta meglio?" chiese Gokudera mentre il
suo tono veniva spezzato dagli ansiti ancora sconvolto per la corsa che
ha fatto.
"Non direi..." mormorò Nana con rassegnazione.
"Se non è troppo di disturbo vorrei vedere come sta..."
insistette Hayato.
"Va pure di sopra, sarà felice di vederti" disse Nana con un
sorriso affettato che fece raggelare il sangue di Gokudera.
"Con permesso allora..." mormorò questo ultimo facendosi
avanti sull'uscio.
Il cuore di Tsuna era esploso una prima volta sentendo il campanello,
ma ora che aveva sentito anche le dita di Gokudera bussare contro il
legno della sua porta era sicuro che fosse esploso di nuovo.
Batteva così forte da fargli venire mal di testa, da dargli
l'impressione di poter perdere i sensi e vederlo davvero scoppiare.
"Decimo, sono Gokudera. Posso entrare? Devo avvertirvi che non
accetterò un "no" come risposta" disse Hayato, si
congratulò con se stesso perché nonostante la
mente caotica che sembrava aver cancellato tutto il discorso che si era
preparato era riuscito a mettere in fila parole per formare una frase
di senso compiuto che rispettasse il suo volere, peccato per il tono
che ribollendo di frustrazione era uscito più aggressivo di
quanto volesse.
Tsuna sentì le mani tremare, quelle parole di certo non lo
stavano aiutando a calmarsi, stavano anzi avendo l'effetto contrario.
Si sentiva quasi paralizzato se non fosse stato per i tremori diffusi
nel corpo, la coperta tirata fin sotto gli occhi.
"E-Entra" disse, non avendo altra scelta.
"N-non era necessario che venissi... potrei contagiarti... non voglio
che ti ammali..." aggiunse cercando accampare scuse.
"Cosa vi sentite di preciso?" domandò Gokudera cercando di
ammorbidire il tono.
"H-Ho dei forti capogiri... un dolore al petto...mi fa male lo
stomaco...ho la nausea..." rispose Tsuna senza guardarlo negli occhi.
"Riuscite ad alzarvi dal letto?" domandò Gokudera prendendo
posto sulla sedia della scrivania.
Tsuna annuì con un cenno impercettibile del capo non
credendo alla sua stessa risposta.
"Sono andato a scuola, Yamamoto era molto preoccupato per voi... crede
che abbiate passato gli ultimi giorni ad allenarvi sulle montagne..."
disse Gokudera cercando di stemperare la tensione affilatissima.
"Scommetto che glielo ha detto Reborn" aggiunse sforzandosi di
sorridere.
"Come va il naso?" domandò non ricevendo risposta dopo
interminabili secondi di silenzio.
"Gokudera?" disse Tsuna cercando di mettersi seduto.
"Sì?"
"Scusami... puoi andartene?" chiese con un tono sicuro che si
spezzò sull'ultima sillaba.
"Mi dispiace, mi dispiace davvero... ma non riesco a guardarti in
faccia..." scoppiò Tsuna incapace anche di piangere dopo
averle versate tutte.
Gokudera sentì il cuore congelarsi tutto quel tono freddo ed
era sicuro che avrebbe smesso di battere se Tsuna non avesse detto
quelle altre parole che lo avevano fatto sentire meglio non tanto per
il contenuto quanto per il calore in esse.
"Ricordate tutto, vero?" chiese amaramente.
Tsuna annuì, trovò la forza di alzare gli occhi
dalle sue gambe nascoste sotto il lenzuolo.
"Sì... perfettamente" disse.
"Non riesco neanche a pensarci...e non riesco a non pensarci... mi
dispiace."
"Decimo, non eravate in voi" sorrise benevolo Gokudera, si
alzò dalla sedia per farsi più vicino solo
ottenere che Tsuna si schiacciò completamente contro la
testiera del letto.
"Volevo esservi di aiuto come braccio destro, ma mi sono spinto troppo
oltre e per questo mi scuso, ma per favore Decimo, permettetemi di
rimanere al vostro fianco... per favore, anche se non avete bisogno di
m-"
Tsuna lo interruppe quasi urlando.
"No, io ho bisogno di te!"
Gokudera rimase fermo per una manciata di secondi aspettando che Tsuna
riprendesse fiato e organizzasse le idee per poi ritorcersi
inconsapevolmente a sorridere.
"Gokudera-kun, perché parli come se fosse colpa tua?"
domandò Tsuna affranto.
"Perché lo è" ammise Gokudera parlando senza
emozioni.
"L'ho mangiata io la cioccolata preparata da Bianchi... solo mia la
colpa" ribatté Tsuna.
"Non è vero" insistette Gokudera.
"Gokudera-kun, tu sei stato gentilissimo e rispettoso mentre io... io
ti ho molestato..." disse Tsuna permettendosi di sentire tutto quello
sconvolgimento che derivava da quella consapevolezza, lo stomaco in
subbuglio, l'acido in gola e la sensazione di essere sul punto di
rimettere anche l'anima.
"E tu me lo hai lasciato fare..." aggiunse sempre più
coinvolto dalle proprie parole con un tono molto triste.
"Gokudera, tu mi fai paura e sai perché? Perché
se io mi fossi spinto oltre tu non avresti opposto la minima resistenza
e questo mi terrorizza. Fino a che punto mi avresti assecondato solo
per compiacermi?! Perché non puoi essere sincero con me e
vedermi come una persona normale e non come una specie di
divinità a cui sacrificarti?!"
Gokudera rimase in silenzio per una manciata di secondi, gli sembrava
tutto surreale. Non aveva idea che Tsuna potesse sentirsi in quel modo
e addirittura concepisse simili pensieri che neanche aveva sfiorato la
mente di Hayato. La fase del braccio destro disposto a tutto senza
riflettere l'avevano abbondantemente superata ed era sicuro di avergli
dimostrato più e più volte che la sua non era
cieca devozione, ma consapevole fiducia verso una persona imperfetta e
fallace piena di difetti che non rendevano questa persona meno degna di
quella fiducia. Lui cercava solo di essere un buon amico e adempiere al
suo ruolo di braccio destro per Tsuna, niente di più, niente
di meno. Le bugie le aveva accantonate molto tempo prima, quasi non era
capace di mentirgli.
"Ma non ho ragioni per biasimarti, vero? Mi sono comportato da egoista
e ti ho forzato a fare cose che non volevi eppure ti sei sempre preso
cura di me senza neanche respingermi... che caro Gokudera-kun. Dovrei
esserti grato, scommetto... mi dispiace, ma ero fuori controllo...
fuori controllo..." proseguì Tsuna con un tono talmente
inquietante che Gokudera si avvicinò al bordo del letto e lo
prese per le spalle costringendolo ad affrontare il suo sguardo.
"La prima notte ti ho baciato mentre dormivi" continuò Tsuna
tenendo gli occhi bassi.
"Non stavo dormendo, Decimo" specificò Gokudera.
"Pensi che non lo sappia?!" inveì Tsuna.
"Mi sento male solo a pensarci...è così
imbarazzante. Non riesco a guardarti in faccia perché mi
tornano a mente tutte quelle cose... quelle cose indecenti che ho fatto
e mi torna in mente come hai retto il gioco al posto di dirmi la
verità. Complimenti, Gokudera-kun, sei un attore nato...
perché lo hai fatto?! Perché me lo hai permesso?!"
Gokudera sospirò profondamente perché mai nella
sua vita aveva pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe
desiderato prendere a pugni Sawada Tsunayoshi.
"Perché volevo!" urlò, si prese qualche istante
per respirare dopo quello scoppio.
"Io stavo vivendo un cazzo di sogno, con la consapevolezza di star
dormendo perché lo sapevo che era tutto finto. Dovrei essere
io a scusarmi perché io non ero sotto l'effetto di un bel
niente se non dei miei fottuti sentimenti e forse avete ragione quando
dite che avrei dovuto respingervi, ma per voi, non per me. Cazzo,
Decimo, questi tre giorni sono stati i ricordi più belli
della mia vita, ma è tutto falso e li ho dovuti rimuovere o
almeno ci ho dovuto provare... non mi avete fatto nessun torto e mi
dispiace se vi fa così schifo ciò che
è success-..."
Tsuna era rimasto in silenzio ascoltando quelle parole sentendosi
improvvisamente stupido e sollevato allo stesso tempo, però
era stato costretto a interromperlo.
"Non ho mai detto questo..." disse con sicurezza.
"Allora perché non riuscite a guardarmi e volete che me ne
vada?" domandò Gokudera sull'orlo delle lacrime.
"Perché non avevo il tuo consenso, si vedeva che non volevi
e mi sento in colpa per quello che ho fatto..." cercò di
rispondere Tsuna ricercando le parole.
"Decimo, io cercavo di oppormi solo perché sapevo che voi
non volevate. Sono io che non avevo il vostro consenso!"
ribatté Gokudera.
"Ma il mio ve lo avrei dato senza battere ciglio se davvero fosse stato
vostro desiderio..."
Tsuna si ammutolì, rimase per qualche istante a bocca
aperta, poi si impose di chiudersela e alzò un dito come se
avesse appena realizzato qualcosa.
"A-Aspetta... quindi mi stai dicendo che tu volevi e non per
compiacermi?" domandò.
Gokudera annuì vigorosamente, a questo punto non aveva
più alcun senso negare.
"Stai dicendo che io... che tu... che noi...?" disse Tsuna
incoerentemente ritrovandosi a sorridere e a ridere per rilasciare la
tensione.
Gokudera lo guardò confuso e si chiese quale fosse la
domanda perché non l'aveva mica capito.
"Oh Dio, Gokudera-kun, ha ragione Reborn quando dice che sono lento.
L'effetto dell'esperimento è svanito, ma io continuavo a
pensarti... non che sia una novità insomma nell'ultimo anno
non ho fatto altro. Mi spezzava il cuore sapere che tu fossi stato al
mio gioco solo perché un giorno forse sarò
Vongola Decimo, ma se provi davvero qualcosa per me allora...allora
sono felice" disse Tsuna, si sentiva improvvisamente leggero come se si
fosse tolto di dosso una corazza di due tonnellate.
Gokudera rimase a propria volta a bocca aperta, ricercò un
ossigeno che forse era scomparso e sorrise come un ebete a propria
volta.
"State dicendo che i sentimenti sono rimasti anche dopo che l'effetto
della cioccolata è passato. Siete sicuro che l'antidoto
abbia funzionato?" domandò.
Tsuna annuì lo accolse in un abbraccio a cui Gokudera non
oppose resistenza e lo strinse forte.
"Penso che... ciò che ho mangiato... abbia solo portato a
galla qualcosa che... qualcosa che c'era già... ma che non
avevo capito... adesso lo vedo così chiaramente,
Gokudera-kun" sussurrò timidamente al suo orecchio.
Gli occhi di Gokudera brillarono e tenere lacrime di gioia scorsero
lungo le guance.
"I vostri sentimenti mi lusingano, Decimo" mormorò a propria
volta.
"E a me lusingano i tuoi" rispose Tsuna.
Rimasero abbracciati per quella che sembrò
un'eternità solo ad ascoltare il respiro e il battito
accelerato dell'altro. Avevano entrambi paura di mettere fine a quel
momento.
"Sono così felice... non sono mai stato così
felice in tutta la mia vita" disse improvvisamente Gokudera rompendo il
silenzio che si era creato, Tsuna lo strise più forte e gli
diede istintivamente un bacio sulla guancia sentendo la lacrima che
l'aveva rigata.
"Neanche io" mormorò.
"Non avrei mai pensato che ti sentissi così, Gokudera-kun.
Se lo avessi saputo non mi sarei fatto così tanti
problemi..."
Gokudera poteva solo concordare perché anche lui non avrebbe
nascosto il suo amore se avesse saputo di poterglielo riversare addosso.
"E adesso?" domandò sentendo l'urgenza di definire le cose..
Tsuna ridacchiò, si allontanò quel tanto che
bastava per guardarlo negli occhi e sorrise.
"E adesso possiamo smetterla di discutere circa di chi sia la colpa
perché non c'è nessuna colpa" disse avvicinando
pericolosamente il suo viso a quello di Gokudera.
Hayato ebbe giusto il tempo di dire "De-" che Tsuna si chiuse le labbra
con le sue.
Quando si sottrasse dal quel semplice contatto Tsuna mise ben in chiaro
il fatto che aveva qualcosa da dire e poi avrebbe ascoltato tutte le
eventuali proteste di Hayato in materia.
"Ti amo...forse è presto per dirlo, ma è
così che mi sento e penso che posso dirlo anche
perché è stata letteralmente la prima cosa che mi
hai risposto quando mi sono dichiarato dopo aver mangiato la
cioccolata..." disse leggermente imbarazzato.
Gokudera scoppiò a piangere, lacrime di gioia dolcissime che
lo faceva sentire incredulo.
"Io non posso credere che mi ricambiate, mi sembra impossibile... che
ho fatto di buono per meritarmi il vostro amore?" domandò.
Tsuna sorrise, lo accolse nuovamente tra le sue braccia accarezzandogli
i capelli.
"È quello che mi chiedo anche io ogni giorno. Che ho fatto
di buono per meritarti, Gokudera-kun?"
Per i successivi cinque minuti i singhiozzi si alternarono a intensi
baci a stampo, poi entrambi si resero conto che in quella stanza non si
respirava per via dell'odore che aveva creato la sofferenza di Tsuna
ammuffendo tra le coperte.
"Vi va una passeggiata?" chiese Gokudera.
Tsuna annuì.
"Puoi darmi qualche minuto? Ho bisogno di una doccia prima di vestirmi.
Farò in fretta, promesso."
Gokudera rispose con un gentile cenno del capo.
"Aspetto giù, allora."
Dopo qualche minuto come promesso, Tsuna scese le scale della sua casa
vestito in maniera comoda, diversa dall'usuale divisa o dagli abiti a
cui Hayato era abituato, aveva infatti scelto dei vestiti nuovi che
aveva pensato di usare per un'occasione importante e che avevano ancora
il cartellino un attimo prima.
Gokudera impulsivamente gli tese una mano e accennò un
inchino, Bianchi si fece testimone di quel momento.
"E così ti sei messo con mio fratello, eh?"
domandò facendoli arrossire entrambi.
Hayato ritirò la mano con se si fosse scottato, Tsuna
distolse lo sguardo, ringraziò che Bianchi avesse preso
l'abitudine di indossare gli occhiali da aviatore di default.
"Sorella, ma che cazz-?" ribatté Hayato prima di ritrovarsi
interrotto.
"Fratellino, credi che io non lo abbia capito? "Prenditi la
responsabilità di aver fatto innamorare Tsuna" te lo avevo
detto, no?" domandò Bianchi.
Gokudera sospirò, distolse lo sguardo davanti
all'espressione maliziosa e furbetta della sorella.
"Che stai dicendo?" chiese.
"Hayato, la mia cioccolata non ti fa innamorare della prima persona che
vedi, ma amplifica ciò che provi per la persona che ami. Se
Tsuna non avesse sentito niente per te nulla di tutto questo sarebbe
mai successo" spiegò Bianchi.
Tsuna rimase in silenzio, sentì il suo istinto tintinnare.
"Stai dicendo che..?!" domandò poi di colpo.
Bianchi lo interruppe con un sorriso sadico e Reborn saltò
sulla sua spalla.
"Esattamente, siamo stati noi ad architettare tutto. Sembrava aveste
bisogno di una spintarella" disse Bianchi con un'espressione dolce e
benevola.
"E ci stavate mettendo un'eternità" interferì
Reborn.
"Ho detto io a Bianchi di lasciare la cioccolata sul tavolo,
così la prossima volta che mangi cose non destinate a te ci
pensi due volte, Dame-Tsuna."
Tsuna sospirò, doveva aspettarselo, era tipico di Bianchi e
Reborn muovere i fili e poi fare gli gnorri.
Hayato era rimasto fermo a qualche frase più indietro.
"Mi prendo volentieri le mie responsabilità" disse carico di
entusiasmo sotto le risate di Bianchi e l'imbarazzo di Tsuna.
"Reborn-san, mi prenderò cura di lui" aggiunse guardando il
tutor come se si stesse rivolgendo al padre del ragazzo.
"Lo credo bene, Gokudera e lasciami farti i complimenti. Hai un
autocontrollo che fa paura."
Gokudera si voltò verso Tsuna che era rimasto fermo con un
piede su uno scalino e l'altro su quello avanti.
"Ti renderò felice per il resto della tua vita"
dichiarò guardandolo negli occhi.
Tsuna avvampò e rischiò di cadere solo per quelle
parole, si aggrappò al corrimano e riuscì ad
atterrare tra le braccia di Hayato senza rompersi niente.
"Piccioncini, siete così dolci che ho bisogno di
un'iniziezione d'insulina" commentò Reborn, rivolse poi lo
sguardo ad Hayato.
"Gokudera guardami bene, se Tsuna salta un solo giorno di scuola, se i
suoi voti calano, se non si allena a dovere io vi faccio lasciare. Sono
stato chiaro?" domandò.
"Chiarissimo..." tremò Gokudera in risposta sapendo che il
killer intendeva ogni singola parola.
Tsuna lo prese per mano e lo trascinò fuori da quella porta
prima che un qualunque altro membro della famiglia potesse metterlo in
imbarazzo.
Varcata la soglia di casa si rese conto che non era ancora pronto a
farsi vedere in giro mano nella mano con Gokudera così si
limitò semplicemente a camminargli molto vicino facendo
appena sfiorare le loro dita.
Gokudera sorrise con la consapevolezza che non ancora in pubblico, ma
in uno spazio reale della loro vita avrebbe potuto stringere forte
quella mano e non lasciarla.
"Ero preoccupato che mi steste lasciando indietro, Decimo. Mi
sembravate sempre più forte sempre più maturo e
al confronto io mi sentivo nulla. Pensavo andasse bene
perché un braccio destro deve stare dietro al suo boss,
parargli le spalle, ma vi vedevo irraggiungibile e tendendo la mano mi
sembrava di non trovarvi. Ora ho capito che non abbiamo smesso neanche
un secondo di camminare fianco a fianco."
Tsuna sorrise, si concesse di accarezzargli appena il braccio esposto a
sé e sussurrò.
"Dietro tutta questa forza ci sei sempre stato tu."
Con il potere a me conferitomi dal sapere usare un po' meglio l'HTML provo a fare un piccolo angolo autore. Dunque questa storia si conclude e spero davvero che vi sia piaciuta. Il terzo capitolo lo dedico al mio fidanzato, al mio Decimo per eccellenza il quale è comunque in buona parte responsabile su tutto ciò che so di come può funzionare veramente bene una relazione sentimentale.
Ti amo tantissimo e ti ammiro così tanto, sei una persona bellissima e a volte ancora non mi pare vero che stiamo insieme da così tanto e che hai scelto me. Ora che ti faccio leggere le mie fanfiction ti posso anche lasciare dediche.
Special mention per Maggie che ruolando con me questo ultimo capitolo mi ha dato moltissimi spunti, questa storia è stata così anche grazie a lei.
E' tutto, Arashinosora5927/G passa e chiude
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