Life is Strange: Never Go Back

di Nemesy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi e incertezze ***
Capitolo 2: *** Segreti e gelosie ***
Capitolo 3: *** Perdita di controllo ***
Capitolo 4: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 5: *** Complicazioni ***
Capitolo 6: *** Paure e verità ***
Capitolo 7: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 8: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 9: *** Cambiamenti inaspettati ***
Capitolo 10: *** Basta scappare ***
Capitolo 11: *** Tornare a respirare ***
Capitolo 12: *** Legame indissolubile ***
Capitolo 13: *** Casualità ***
Capitolo 14: *** Strade incrociate ***
Capitolo 15: *** Relazioni ***
Capitolo 16: *** L'inevitabile ***
Capitolo 17: *** Ostilità ***
Capitolo 18: *** Trovare conforto ***
Capitolo 19: *** Svolta decisiva ***
Capitolo 20: *** Consapevolezza ***
Capitolo 21: *** Fiducia spezzata ***
Capitolo 22: *** Circolo vizioso ***
Capitolo 23: *** Resa dei conti ***
Capitolo 24: *** Eventi inattesi ***



Capitolo 1
*** Incubi e incertezze ***


Nota dell’autrice

Per facilitare la comprensione di questa storia, è necessario conoscere gli eventi legati a “Life is Strange” e “Life is Strange: Before The Storm”. Tutti i personaggi, le ambientazioni e gli eventi contenuti all’interno di questa storia, che fanno riferimento ai due videogame in questione, non mi appartengono. Entrambi sono rispettivamente di proprietà della Dontnod Entertainment e DeckNine. Questo racconto non è a scopo di lucro né intende infrangere il copyright e vuole essere un possibile sequel di Life is Strange, che si riallaccia a uno dei finali. Per la precisione al finale in cui Max sacrifica Arcadia Bay. La storia sarà suddivisa in due parti. Alcuni luoghi e personaggi che man mano entreranno in scena, sono frutto di fantasia o di idee raccolte qua e là utili al fine di raccontare questa storia. Saranno presenti anche delle immagini per dare un volto a ognuno dei personaggi. Infine alcune parole evidenziate in azzurro, permetteranno un facile accesso a delle canzoni che spero saranno in grado immergervi di più nella storia. Per eventuali errori grammaticali o altro chiedo umilmente perdono, ma è la mia prima fanfiction. Anzi, la mia prima storia in assoluto. Auguro una buona lettura a tutti e spero vi piaccia.


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“Nessuno può tornare
indietro e ricominciare
da capo, ma chiunque
può andare avanti
e decidere il finale”.

                         (Karl Barth)




Inizio prima parte della storia


Capitolo 1
Incubi e incertezze


 
Venerdì 11 ottobre 2013
 

Non mancava molto per raggiungere la loro destinazione. I genitori di Max erano a conoscenza del loro arrivo a Seattle, la ragazza li aveva contattati a fatica subito dopo aver lasciato Arcadia Bay. Durante il viaggio le due ragazze si scambiarono pochissime parole. Ognuna era immersa nei propri pensieri. Chloe guardava la strada senza vederla per davvero e Max continuava a tenere la testa appoggiata al finestrino del pick-up, in uno stato quasi catatonico. Chloe desiderava da sempre lasciare Arcadia Bay, ma non avrebbe mai immaginato di farlo in quel modo, scappando via da un terribile tornado lasciando indietro tutto ciò che aveva di più caro. Come un orribile scherzo del destino aveva perso tutto ancora una volta. La sua casa, sua madre e perché no, anche David che in un'altra linea temporale aveva salvato la vita della sua migliore amica. Questo suo gesto poteva essere un buon inizio per una riconciliazione, ma a questo punto era del tutto inutile pensarci. Chloe si chiese quando sarebbe uscita da questo circolo vizioso di morte e devastazione. In cuor suo sperava ancora in un miracolo, una telefonata di sua madre che la informava di stare bene. Era solo una vana speranza, ma non riusciva a farne a meno. Guardando nella direzione di Max, che era ancora intenta a fissare fuori dal finestrino, si ritrovò a pensare al motivo della sua scelta.


Perché cazzo non ha ascoltato la mia richiesta di salvare Arcadia Bay? Forse avrei dovuto impormi di più per evitare la distruzione di un'intera città e la morte di tante persone innocenti. Beh, porca puttana non erano tutti innocenti. Chissà come si sente in colpa in questo momento, anche se in realtà non voglio davvero scoprirlo. Sarò anche un'egoista, ma è stata sua la scelta non mia. Allora perché cazzo mi sento così responsabile per tutto quello che è successo? Perché sento di non meritare di essere ancora qui? Si cazzo, dovevo insistere di più, le avrei risparmiato tanto dolore e sensi di colpa. Mi ha salvata a discapito di tutto e tutti. Non riesco proprio a capire i motivi della sua scelta. Capisco che sono la sua migliore amica, ma questo basta per farle prendere una decisione del genere?


Con la testa ancora appoggiata al finestrino Max continuò a pensare a ciò che aveva fatto. Quasi non riusciva a credere di aver compiuto quella fatidica scelta. Quando Chloe le aveva chiesto di sacrificarla al posto di Arcadia Bay, le si era bloccato il respiro in gola. Come poteva sacrificare la vita della sua migliore amica dopo tutto quello che avevano passato insieme? Come poteva abbandonarla a sé stessa dopo averlo già fatto per cinque lunghissimi anni? Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo sapendo che Chloe, sarebbe morta in un bagno con la consapevolezza di non essere amata. I suoi pensieri vagavano tra un ricordo e l'altro, fino a quando si ritrovò a pensare al bacio. La sfida lanciatale da Chloe era appunto solo una sfida, eppure si chiese se dietro la sfacciataggine della sua amica, non ci fosse anche dell'altro. Dopotutto Chloe sembrava essersi innamorata di Rachel e forse c'era stato davvero qualcosa in più tra loro. Quindi c'era qualche possibilità che la richiesta della sua amica era molto più di una semplice e banale sfida.


È mai possibile che Chloe possa provare qualcosa di più per me? Pff, ma che diavolo vado a pensare. Si è tirata indietro e già questo basta a escludere categoricamente il suo interesse nei miei confronti. Almeno non quel tipo d'interesse. E io invece? Quel bacio che le ho dato significa davvero qualcosa per me o sto soltanto giungendo a conclusioni affrettate? Non credo di aver mai provato interesse per qualcuno, per di più ragazze. Trovavo gli skater carini e anche Warren. Perché allora l’ho baciata? Devo smetterla di pensarci, la sfida che mi ha lanciato era solo un gioco. Ma ha continuato a flirtare con me tutto il tempo. Stava solo scherzando? Di certo non mi sorprenderebbe. Lei è fatta così, scherza sempre per mettermi a disagio.


Con queste domande nella mente Max si girò lentamente verso di lei, come se guardandola potesse ottenere le risposte che cercava. In quel momento si accorse che Chloe la stava guardando. Rimasero a fissarsi per un po' senza dire nemmeno una parola, non serviva aggiungere altro. La preoccupazione e la sofferenza erano disegnate sui loro volti sfiniti dalla stanchezza. Ritornarono alle loro posizioni. A un certo punto Chloe tentò di conversare con lei, forse solo per cercare di rimanere sveglia. Era molto stanca, voleva solo dormire e non svegliarsi più.

“Max, hai fame? Possiamo fermarci da qualche parte se vuoi”.

Max si voltò verso di lei con aria stanca e sofferente. “No, non ho fame. Però se vuoi fermarti per me va bene, sembri molto stanca”.

Cercando stiracchiarsi Chloe confermò il sospetto di Max. “Infatti ho bisogno di una pausa e devo assolutamente fumare. Magari potresti scendere dal pick-up per sgranchirti un po' anche tu”.

“Ok, va bene” rispose Max non del tutto intenzionata a farlo. Trovava quasi un certo conforto a rimanere nel veicolo. Sembrava essere per lei una sorta di barriera protettiva verso tutto quello che poteva esserci di minaccioso fuori.


Finalmente parcheggiarono in un'area di servizio. Chloe scese dall'auto aprendo lo sportello dall'altra lato per far scendere la sua amica. Max la seguì un po' riluttante. Dopo essersi sgranchita la schiena dolorante, Chloe si accese una sigaretta appoggiandosi al cofano dell'auto. Max si mise accanto a lei tenendo lo sguardo basso, rimanendo in assoluto silenzio. Gli unici rumori presenti, provenivano dalle urla e risate di due ragazzini. Si rincorrevano attorno l’auto dei loro genitori, mentre erano affaccendati a mettere delle buste nel bagagliaio. Quando ripartirono con l'auto rimasero solo le due ragazze. Era così silenzioso che si sarebbe potuto sentire uno spillo cadere a terra. Per giorni avevano parlato di tutto, cercando nel frattempo di scoprire che fine avesse fatto Rachel. Ora invece, facevano fatica anche a guardarsi in faccia per paura di leggere attraverso i loro occhi, la sofferenza per quello che era successo e di rivivere gli ultimi momenti della distruzione di Arcadia Bay. Chloe fece un tiro dalla sua sigaretta e si rivolse a Max.

“Max, è tutto ok?”

“Sì...io...” rispose lei tenendo ancora la testa bassa.

Chloe la guardò con aria interrogativa. “Cosa?”

“Sto bene” rispose Max annuendo per rafforzare una risposta che non avrebbe convinto nessuno, soprattutto Chloe.

Chloe fece un sospiro e continuò. “Tra un po' arriveremo a casa dei tuoi”.

Max rimase in silenzio.

“Sono un po' nervosa...” aggiunse Chloe.

Max alzò lo sguardo verso di lei. “Perché?”

Chloe si sentiva un po' combattuta nel dover rivedere i genitori della ragazza. Erano cambiate tante cose dal trasferimento di Max a Seattle, lei stessa era cambiata. L’amica continuò a guardarla in attesa di una risposta.

“Allora?” insistette Max vedendo che Chloe non accennava a rispondere. Si leggeva sul volto la preoccupazione di rivedere i suoi genitori. Non poté fare a meno di chiedersi quale potesse essere il motivo. I suoi genitori non avevano mai avuto problemi con lei e nemmeno lei con loro.

“Non li vedo da cinque anni, da quando... beh, lo sai. Volevo rincontrarli in un'occasione diversa. Forse mi riconosceranno a malapena e potrebbero non essere felici di rivedermi…” rispose Chloe.

Max la interruppe. “Chloe, ma cosa dici?! Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?! Per loro sei stata come una seconda figlia! Non devi preoccuparti di questo!”

Chloe guardò Max aprì la bocca per dire qualcosa, ma ci ripensò. Gettò il mozzicone di sigaretta a terra e annuì.  

Max emise un sospiro. “Devo andare in bagno, vieni anche tu?”

Chloe indicò con il pollice all'indietro il suo pick-up. “Meglio di no, non vorrei che perdessimo l'unico mezzo di trasporto qui”.

Max guardò verso il pick-up e poi Chloe. “Sei seria?! Pensi davvero che ci sia questo rischio?!”

Chloe guardò Max fingendosi offesa. “Ehi, cosa vuoi dire con questo?!” disse Chloe seria per poi sorriderle.

Max sorrise di rimando. “Dovevo immaginarlo, sei sempre la solita idiota”.

“Sì, ma sono la tua idiota” rispose Chloe continuando a sorriderle.

Questa era la prima volta che si concedevano un attimo di leggerezza dopo aver lasciato Arcadia Bay. Max si voltò e si diresse verso la stazione di servizio, non appena lo fece, l'espressione di Chloe si rabbuiò. Entrò nel pick-up dal lato del passeggero e aprì il vano portaoggetti. Afferrò la busta con i soldi che aveva rubato dall'ufficio del preside Wells e guardò verso la stazione di servizio, dove era appena entrata Max. Rimise la busta al posto e rimase lì a pensare con una lacrima che iniziava a scendere giù.


Forse è la cosa giusta da fare per entrambe… e se invece non lo fosse? Non posso sopportare di vederla così. Cosa cazzo devo fare?
 

Max si rinfrescò un po' il viso con l'acqua e alzò lo sguardo verso lo specchio del bagno. Aveva evidenti occhiaie, non era riuscita a dormire durante il viaggio. La sua mente sempre in movimento, non le aveva concesso un attimo di tregua. Iniziò lentamente a piangere portandosi le mani sul volto, pensando a quanto avvenuto.
 

Quando ho deciso di salvare Chloe, non avevo idea del grande peso che avrei portato. Cerco in tutti i modi di non piangere davanti a lei, sarebbe ingiusto nei suoi confronti. Non voglio che si senta in colpa per essere sopravvissuta. Sono morte così tante persone a causa mia. Ho scelto lei su tutti, anche su me stessa? Avrò fatto la scelta giusta salvandola? Non potevo perderla, per me sarebbe stato come morire. Non lo avrei mai sopportato, ma adesso dovrò portare con me il senso di colpa. Come si può convivere con una cosa del genere senza impazzire? Perché proprio io dovevo ricevere questo dono, che alla fine si è rivelato essere invece una maledizione?


Max si risciacquò il viso per rimuovere la prova che aveva pianto, non che servisse davvero a qualcosa. Uscendo dalla stazione di servizio tornò verso l’auto con Chloe già al posto di guida. Quando prese posto, l'amica avviò il pick-up.


“Allora, pronta per andare?” chiese Chloe guardandola.

Max annuì cercando di evitare il suo sguardo per non farle capire che aveva pianto. “Si, possiamo andare”.


Chloe rimise l'auto in carreggiata e proseguirono il loro viaggio verso Seattle, cercando di non pensare a nulla. Impresa ardua, una battaglia già persa in partenza.



Il sole era già tramontato da un bel po' quando giunsero finalmente a destinazione. Le uniche luci giungevano dai lampioni della strada e dalle finestre delle case circostanti. Parcheggiarono il pick-up nel cortile di casa Caulfield a fianco a una Chevrolet Cruze. Chloe, dopo aver spento il pick-up rimase in silenzio con le mani ancora saldamente strette al volante. La tensione si poteva avvertire a un miglio di distanza. Max si girò verso di lei non sapendo esattamente cosa fare.
  
“Dovremmo andare, te la senti?” chiese Max.

Rimase in attesa di una risposta che non accennava ad arrivare. Alla fine ci rinunciò e disse: “Ok, possiamo aspettare se...”

“NO!” disse Chloe interrompendola bruscamente. “No… va bene. Possiamo andare”.

Max non ne era per niente convinta. “Sei proprio sicura?”

Chloe sospirò. “Ho qualche altra scelta?”
 
 
Max aprì lo sportello e uscì dall'auto. Soffiava una leggera brezza, tutto sommato sarebbe stata una bella serata in circostanze diverse. Magari senza scappare da una catastrofe e senza tante morti sulla coscienza. Prima di seguire la sua amica, Chloe prese la busta con i soldi infilandola nella parte posteriore dei pantaloni, stando ben attenta a non essere vista dall'amica. Si incamminarono verso casa, a un tratto Max si voltò e vide Chloe che si era fermata. Le si avvicinò e la prese per mano. Continuarono a camminare lentamente. Dopo aver raggiunto i pochi gradini che conducevano alla porta di casa, Max lasciò andare la mano di Chloe. Salirono le scale e un attimo prima di appoggiare la mano sulla maniglia, la porta si aprì di scatto e Max si ritrovò dinanzi ai suoi genitori. Rimasero lì a fissarsi per un po’ come se avessero visto un fantasma. A un certo punto Vanessa iniziò a piangere e strinse forte Max. Si aggiunse all'abbraccio anche Ryan e Max scoppiò in lacrime. Nel frattempo Chloe era rimasta un passo indietro a guardare tutta la scena, non riuscendo a dire o fare nulla. Sembrava essersi paralizzata sul posto.





Gli occhi di Ryan incontrarono quelli di Chloe, si allontanò da sua figlia avvicinandosi alla ragazza con sguardo riconoscente. “Grazie per aver riportato Max a casa sana e salva” disse Ryan stringendola. Mentre era fra le braccia di Ryan, la ragazza guardò verso Max che era ancora in lacrime.


Come può ringraziarmi? Sono la sola responsabile di quello che successo. Sono io la causa del grande dolore di Max. È stata a causa mia se Max ha strappato la vita da Arcadia Bay. Ed è sempre colpa mia se adesso dovrà imparare a convivere con la scelta che ha fatto per tutto il resto della sua vita.


Con questo pensiero nella mente iniziò a piangere cedendo all'abbraccio paterno di Ryan. Vanessa si staccò da sua figlia e raggiunse anche lei Chloe per abbracciarla. “Oh Chloe”.

Max guardò l'amica piangere e le si spezzò il cuore in mille pezzi, se solo le cose fossero andate diversamente. Avvertì il senso di colpa farsi strada dentro di lei. A causa della sua scelta, Chloe non avrebbe più rivisto sua madre. La verità era che anche se avesse sacrificato Chloe, qualcuno avrebbe sofferto. Adesso sarebbe stata Joyce a piangere sulla tomba di sua figlia, dopo aver perso anche William. E certamente non sarebbe stata l’unica a non darsi pace per aver perso Chloe.


Alla fine entrarono tutti in casa raggiungendo il salotto. Le due ragazze presero posto sulle poltrone. Max notò che non era cambiato nulla dalla sua partenza, almeno non nella sua casa, mentre dentro di lei niente era come prima. Di solito sua madre era propensa a cambiare sempre disposizione dei mobili, ma a giudicare da quello che vedeva, quell’abitudine era andata persa. I mobili, il divano, le poltrone, il tavolinetto e il televisore erano ancora nella disposizione che ricordava. Ogni cosa era rimasta al suo posto, anche l’edera a cui sua madre puntualmente aveva dato un nome chiamandola Melody, era ancora nel suo angolino all’entrata che sembrava accogliere i visitatori. Non poté fare a meno di pensare alla povera Lisa, la pianta regalatole da Vanessa, che nemmeno con tutto l’impegno possibile era riuscita a far sopravvivere. C’era anche da dire che Lisa era completamente differente da Melody. Lisa era morta presto perché necessitava di attenzioni che Max, con tutto quello che aveva da fare, tra compiti e poi alla fine anche la ricerca di Rachel, non era riuscita a darle. L’edera invece non necessitava di tutte queste grandi attenzioni. Infatti se per qualche ragione non veniva annaffiata per un periodo di tempo, non succedeva nulla. Non a caso era ancora viva e vegeta. Si chiese se sua madre le avesse regalato Lisa proprio allo scopo di renderla più responsabile, come se ce ne fosse stato davvero bisogno. Si ricordò di una frase di sua madre, qualche tempo prima di partire per Arcadia Bay. ‘Le piante sono come le persone, se non sei capace di prenderti cura di loro, non sarai mai in grado di prenderti cura della tua famiglia un giorno. La stessa cosa vale per le relazioni con gli altri, vanno curate come le piante giorno dopo giorno. Ci vuole costanza in tutto'. Ok, forse aveva anche ragione, ma Max era completamente negata con le piante. Non era lei a possedere il pollice verde. Sarebbe stata in grado di far morire anche delle semplici piante di plastica.
 
La donna visibilmente agitata, aveva la voce ancora piena di commozione. “Vi ho preparato qualcosa da mangiare, sarete sicuramente affamate. Nel frattempo che preparo la tavola potreste andare a fare una doccia. Così vi rilassate o magari, preferite prima mangiare. Finisco subito di preparare la stanza per gli ospiti così...”

Vanessa ormai andava a ruota libera ed era più che comprensibile dopo quanto era successo. La paura di perdere Max era stata terribile. Ormai si erano arresi all'idea di non rivedere più la loro figlia, fino a quando Max li aveva chiamati al telefono per dire loro che stava bene. Intervenne Ryan per cercare di calmarla.

“Vanessa, credo che sia il caso di chiedere a loro di cosa hanno bisogno in questo momento. Forse hanno già fatto qualche sosta per mangiare”.

Le due ragazze erano sedute sul divano a guardarsi intorno con aria stanca, desiderando di poter dormire. Stremate dal lungo viaggio e da una notte priva di sonno, facevano fatica a rimanere attente a ciò che succedeva intorno.

Vanessa le guardò. “Oh... certo, che sbadata. Avete già mangiato?”

Max guardò sua madre. “No, non abbiamo mangiato, ma...”

Vanessa interruppe Max. “Bene, allora preparo la tavola”.

Max voltandosi verso Chloe seduta al suo fianco chiese: “Ti va di mangiare qualcosa?”

Chloe scosse la testa con gli occhi che faticavano a restare aperti.

“Mamma, scusaci ma non abbiamo fame. Siamo sfinite per il viaggio e tutto il resto. Ti dispiace se facciamo una doccia e andiamo direttamente a dormire?” disse Max trattenendo a stento uno sbadiglio.

Vanessa le guardò. “Ma certo che potete, ho già preparato la stanza degli ospiti, devo solo..."

Max non gradì l'idea di sua madre. “Mamma, non ci sarà bisogno della stanza degli ospiti per oggi. Facciamo una doccia veloce e dormiamo nel mio letto, è abbastanza grande e ci stiamo entrambe”.

Vanessa aprì bocca per dire qualcosa, ma intervenne di nuovo Ryan. “Ok Vanessa, per oggi Chloe rimane nella camera di Max e domani sistemiamo l'altra stanza, non c'è tutta questa fretta. Adesso lasciamole andare a rinfrescarsi e riposare. Sempre se per te va bene Chloe”.

Chloe sussultò alzando la testa al sentire pronunciare il suo nome. Sembrava essere stata assente tutto il tempo. “Si certo, va bene Signor Caulfield”.

Ryan sorrise. “Puoi chiamarmi semplicemente Ryan”.

Chloe lo guardò con un po’ d'imbarazzo. “Oh... ok... Ryan”.

Max non potendone più si alzò dal divano e prese Chloe per mano. “Noi andiamo di sopra”.

Vanessa le seguì con sguardo preoccupato. “Preparo qualche indumento per Chloe e dopo metto i vostri vestiti in lavatrice. Così domani se volete, potete andare a comprarne di nuovi”.

Chloe si voltò verso Vanessa. “Grazie signora Caulfield”.

Max e Chloe scomparvero di sopra mentre Ryan si avvicinò a Vanessa abbracciandola per confortarla. “Rilassati ok? Adesso è qui con noi ed è al sicuro”.

Vanessa rispose con preoccupazione: “Non lo so Ryan, sono così preoccupata per loro. Per quello che devono aver passato laggiù. Perché Joyce non è qui con loro? Perché Chloe è così diversa? Oddio, avremmo potuto perdere nostra figlia!”

Vanessa scoppiò in lacrime. Ryan la strinse forte. “Shhh… è tutto ok. Va tutto bene, Max è tornata da noi. Non devi preoccuparti di nulla. Sistemeremo tutto”.

Max aprì la porta della sua stanza facendosi da parte per far entrare Chloe. Si sedettero sul letto in silenzio sospirando. Max ruppe il silenzio. “Se vuoi puoi fare la doccia per prima, io posso anche aspettare”.

Chloe si distese sul letto chiudendo gli occhi. “Vai tu per prima, io ho bisogno di un attimo ancora”.

Max la guardò preoccupata. “Va bene...”

Max aprì l'armadio e riuscì a trovare qualcosa da mettere. Fortunatamente non aveva portato tutto ad Arcadia Bay. Diede un'ultima occhiata a Chloe mentre si dirigeva verso la porta e prima di aprirla qualcuno bussò. Era Vanessa che aveva portato degli abiti per Chloe.

“Sono riuscita a trovare qualcosa, forse non sono proprio gli indumenti adatti per una ragazza, ma per oggi vanno bene. Sono dei vecchi indumenti di Ryan che non usa più, ma ancora in buone condizioni per essere usati”.

Chloe non era molto più bassa di Ryan, quindi andavano bene. “La ringrazio signora Caulfield”.

Vanessa guardandola sorridendo disse: “La regola di Ryan vale anche per me, puoi chiamarmi Vanessa”.

Chloe rispose: “Oh, si certo. Grazie Vanessa”.

Vanessa si voltò per uscire dalla stanza, ma si fermò un attimo. “Se avete bisogno di qualsiasi cosa noi siamo qui, non esitate a chiedere”.
Max rispose: “Si, lo faremo mamma, grazie”.

Vanessa uscì dalla stanza e Chloe tornò a stendersi di nuovo sul letto chiudendo gli occhi.

“Vado a fare la doccia, torno presto” disse Max.

Chloe sperava non così tanto presto. Quando Max chiuse la porta, la ragazza aprì gli occhi mettendosi a sedere sul letto e si girò intorno, non era mai stata nella stanza di Max a Seattle e questo le metteva un po' di tristezza. Quella stanza rappresentava i loro cinque anni di distanza fatta di silenzi. Non era però quello il momento per lasciarsi andare a ricordi tristi, doveva muoversi e trovare un posto adatto dove nascondere i soldi. Si alzò dal letto e iniziò a sbirciare in giro. La parete di destra era occupata da un armadio e accanto al letto a una piazza e mezza, un comodino con sopra una lampada e un orologio sveglia. Sulla sinistra c’era una scrivania con alcune foto di Max in compagnia dei suoi genitori. Non rimase sorpresa nel constatare che non c'era nessuna sua foto che la rappresentasse. Max si era già scusata a sufficienza per non essersi fatta sentir. Inoltre, si era già fatta perdonare alla grande salvandole la vita, anche se c'erano state conseguenze devastanti. Nonostante cercava di non pensarci faceva ancora dannatamente male. Cercò di non distrarsi ritornando alla sua ricerca. Poteva mettere la busta nell'armadio, ma era troppo rischioso, perché il giorno seguente dovevano andare a comprare degli altri indumenti nuovi, quindi era da escludere. La scrivania e il comodino nemmeno la convincevano, Max avrebbe potuto aprire i cassetti. Alla fine guardò il letto, si avvicinò e tirò fuori dai pantaloni la busta con i soldi. La guardò un attimo e poi si chinò a terra per nasconderla tra il materasso e la rete. Forse non era il posto più sicuro dove metterli, ma non aveva altre opzioni. Si alzò a fatica con la schiena completamente a pezzi e dolorante. In attesa dell'arrivo di Max, decise di dare un’altra occhiata in giro per la stanza. Come era facile aspettarsi, la camera di Max era un po' troppo spoglia. Del resto la maggior parte della sua roba era alla Blackwell. Aprì il primo cassetto della scrivania. Non c'era niente di particolare, del nastro adesivo, alcune penne e cianfrusaglie varie. Era un po’ difficile riuscire a percepire la vita di Max a Seattle attraverso oggetti del genere. Aprì il cassetto successivo e trovò una foto. Chloe la prese e la osservò a lungo. Era sorpresa nel vedere una sua foto di quando era più giovane. Ricordava appena il giorno in cui era stata scattata, forse l'anno in cui suo padre morì. Nella foto sorrideva alla macchina fotografica o per meglio dire a Max. Ricordava come cercava sempre d'incoraggiarla dicendole che sarebbe diventata una grandissima fotografa di fama mondiale. Si offriva sempre di posare per lei, per farle fare pratica. Chloe sorrideva guardando la foto pensando ad alcuni momenti passati con Max. Non si accorse di lei che era appena entrata e la stava osservando.

“Beh, a quanto pare non sono l'unica a essere curiosa della roba altrui”. Chloe si voltò di scatto verso di lei.

“Oh... scusa, non volevo ficcanasare in giro. Non sapevo come passare il tempo”.

Max sorrise. “Guarda che non ti devi giustificare con me, possiamo dire che ora siamo pari”.

Chloe la guardò con disaccordo. “Non credo proprio, io dovevo solo far passare il tempo in tua assenza, tu invece sei una ficcanaso di professione”.

Max la guardò indispettita. “Non è vero!”

“Si certo, come no” disse Chloe.

Max le si avvicinò e prese la foto dalle sue mani per guardarla. “Questa foto mi ha tenuto molto compagnia nei cinque anni passati a Seattle”.

Chloe rispose con un po’ di tristezza. “Avresti potuto ottenere molto di più di una semplice foto, se solo mi avessi scritto. Cazzo… scusa, non volevo rivangare ancora questa storia. Mi dispiace”.

Max rimise la foto al suo posto. “No, hai ragione, avrei dovuto farlo. Avrei potuto risparmiarci tanta sofferenza e solitudine”.

Chloe sospirò. “Comunque, credo che adesso tocca a me fare la doccia”.

“Sì, ti faccio strada” disse Max accompagnandola in bagno.


Il bagno era molto più spazioso rispetto a quello a cui era abituata di solito. Appena entrata Chloe si ritrovò sulla parete di destra i sanitari. Un armadietto a specchio che torreggiava su un lavabo attirò la sua attenzione più del dovuto. Si chiese se per caso potesse contenere qualche farmaco utile per riuscire a placare il suo desiderio di staccare dalla terribile realtà che si trovava a vivere di nuovo. Scartò subito l'idea. Era poco probabile pensare che la famiglia Caulfield avesse avuto problemi del genere dopo essersi trasferiti e aver lasciato definitivamente quel buco di Arcadia Bay. Sulla parete di fronte all'entrata c'era una vasca da bagno. Sulla sinistra un box doccia seguito da un mobiletto che sicuramente conteneva asciugamani e prodotti da bagno. Infine una lavatrice con asciugatrice annessa.

“Ok, questo è il bagno, in quel mobiletto accanto all’asciugatrice, ci sono degli asciugamani e c'è anche un accappatoio pulito se ne hai bisogno”.

Chloe alzò i vestiti che aveva in mano. “Non preoccuparti andrà bene un asciugamano e poi mi rivesto direttamente qui”.
Max annuì. “Ok, qui c'è la doccia e…”

Chloe guardò Max e sorrise interrompendola. “Max, so ancora com'è fatto un bagno. Adesso non vorrai mostrarmi anche come si fa una doccia?”

Max spalancò la bocca e diede un leggero pugno sul braccio di Chloe. “Idiota!”

Chloe rispose: “Hippie!”

Max andò verso la porta. “Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure”.


Quando Max uscì, Chloe si spogliò sperando che i soldi non venissero scoperti. Passò molto tempo in bagno, facendo scorrere l'acqua sul suo corpo. Appoggiando la testa e le mani alla cabina della doccia, Chloe pensò a come sarebbe tutto più facile se l'acqua potesse spazzare via il senso di vuoto e di colpa. Si sentiva in colpa non solo per quello che era successo, ma anche per quello che Max doveva affrontare. Al solo pensiero, iniziò a piangere così tanto che non era più in grado di distinguere l'acqua dalle lacrime. Chloe tornò in camera e trovò Max addormentata. Chiuse la porta senza fare rumore per non svegliarla, si distese accanto a lei lentamente. Max si mosse girandosi verso Chloe. Pensando che si fosse svegliata, Chloe chiese sottovoce: “Max, sei sveglia?”

Max non rispose, stava ancora dormendo. Anche Chloe si girò verso di lei per poi trovarsi in posizione frontale a Max. Sembrava serena rispetto a quando erano in viaggio, ma questa serenità non sarebbe durata a lungo purtroppo. Bastava svegliarsi per ripiombare di nuovo nell'oscurità. Chloe allungò una mano verso Max, appoggiandola leggermente sul suo viso accarezzandola con il pollice. Si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. “Mi dispiace per tutto quanto Max”. Detto ciò si addormentò anche lei. Un sonno senza sogni, solo il nulla dovuto alla stanchezza, almeno per ora...


Max faceva fatica a tenere gli occhi aperti, non riusciva a capire dove fosse. Aveva la sensazione di non essere sola. Cercava di muoversi, ma si rese conto ben presto di essere legata a una sedia con del nastro adesivo. Si trovava ancora una volta nella dark room. No, non era possibile. Un dubbio iniziò a farsi strada dentro di lei. Temeva di aver riavvolto il tempo senza accorgersene. L'ambiente era esattamente come se lo ricordava, freddo e statico. Su uno dei tavolini c’erano degli aghi e del nastro adesivo, usati per sedare e trattenere le ragazze, vittime del professor Jefferson e Nathan. Lo stereo alla sua sinistra era spento, lasciando come rumore solo il suo respiro. Il tavolino davanti al divano, era occupato da tanti raccoglitori. Su ognuno di loro vi era scritto il nome della vittima. Riusciva ancora a sentire dentro il terrore che aveva provato nel vedere le foto di Kate e Rachel drogate, inermi e prive di ogni volontà. Un treppiede con tanto di fotocamera, era rivolta verso di lei in attesa di essere riutilizzata.

“Non è vero… non può essere…”

Continuava a dimenarsi per sfuggire da quell'orrore, senza riuscirci. A ogni strattone, il nastro sembrava stringersi ancora di più intorno ai suoi polsi e le caviglie. Il suo respiro si faceva sempre più pesante. Si sentiva ancora sotto effetto delle droghe, pur cercando di rimanere vigile. 
Perdere la lucidità in quel momento, poteva significare vita o morte. Tutto dipendeva da lei, ancora una volta. Si voltò per guardare alla sua sinistra, aspettandosi di trovare Victoria drogata e legata. Non era lì. Quindi sono sola in quest'incubo senza fine, pensò Max. Cominciò a chiamare Chloe piangendo.

“Chloe... Chloe... non può essere vero, è impossibile! Non di nuovo!” disse con disperazione.

A un tratto sentì un rumore di passi in avvicinamento dietro di lei. “Chloe, sei tu?”

Una voce maschile rispose alla sua domanda. “No Max, mi dispiace deluderti, ma non sono la tua cara e complicata compagna di avventure, o forse dovrei dire sventure".

Le si gelò il sangue nel riconoscere quella voce, che sapeva non avrebbe mai più dimenticato. Era il professor Jefferson che le si parò davanti al viso con un sorriso sinistro. Max era terrorizzata alla sua vista.


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“Oh Max, questa è proprio l'espressione che voglio per le mie foto”.

Max parlò lentamente con un filo di voce. “Lasciami andare”.

Jefferson continuava a sostenere il suo sguardo. “Non posso Max, lo sai che ho del lavoro da svolgere con te”.

Alzò la macchina fotografica verso di lei e iniziò a scattarle delle foto. Per ogni scatto, le arrivava un flash di luce dritto negli occhi accecandola. Jefferson rise di lei.

Click!

“Tu sai bene cosa significa essere ciechi vero?

Click!

“Si che lo sai. Ti sono sfuggiti tanti dettagli e non va bene per una persona che ama la fotografia. Sei d'accordo con me?”

Click!

Max lo guardò con aria interrogativa. “Cosa vuoi dire? Di cosa stai parlando?”

Jefferson smise di scattare foto. “Sei una tale delusione!”

Iniziò a camminare avanti e indietro dinanzi a Max fissandola dritta negli occhi. “Come hai potuto non accorgerti di nulla? Come fa una persona a non rendersi conto di ciò che ha davanti agli occhi? Lo sapevo che eri una ragazza con la testa sempre tra le nuvole, lo hai dimostrato in classe non ascoltando la lezione mentre scattavi il tuo bellissimo selfie. Max, se solo avessi prestato un minimo di attenzione alla lezione, forse tutto questo non sarebbe mai successo. Dimmi, Chloe ne valeva davvero la pena? Hai distrutto la vita di molte persone per salvarla. Uomini, donne, bambini… non hai risparmiato proprio nessuno”.

Si fermò un attimo davanti a lei. “Questo come ti fa sentire? Sei in pace con te stessa? Riesci a convivere con quello che hai fatto?”

Max lo guardava sperando che fosse solo un brutto incubo, mentre Jefferson continuava a infierire su di lei.

“Ti ricordi di Kate? Ti ricordi di come sei riuscita a salvarla per poi sacrificarla subito dopo? Kate Marsh salvata e uccisa per mano della stessa persona, che ironia della sorte. Non trovi? Ah, e come dimenticare Warren”.

Jefferson scosse la testa con disapprovazione. “Povero ragazzo, era così innamorato di te e lo sapevi. Lo sapevano tutti. Tu facevi finta di nulla negando l’evidenza, quando avresti potuto prenderti le tue responsabilità dicendogli che non ti importava niente di lui. Hai continuato a tenerlo sul filo del rasoio per tutto il tempo. Era così difficile dirgli che non ti interessava? Temevi di ferirlo, vero? Non volevi sentirti responsabile. La parola responsabilità non esiste nel tuo vocabolario. Quindi hai pensato, 'ehi… lasciamolo crogiolare nel suo brodo si dovrà stancare prima o poi'. Nel frattempo hai approfittato dei suoi servigi. Ti ha difeso da Nathan per ben due volte. La prima volta non gli è andata molto bene, ma cosa non si fa per la ragazza che si ama. Ti ha aiutato a entrare nell'ufficio del preside. Era comodo vero? Avere un cagnolino sempre disposto ad aiutarti. La parte più divertente sai qual è? Quando gli hai svelato il tuo segreto. Ricordi quel giorno? Lui pensava che avresti fatto la cosa giusta e invece... hai sigillato il tuo tradimento con un bacio. Tu porti solo morte, distruzione e sofferenza. Lo fai con tutti. Gli altri non contavano nulla per te. Anche quando cercavi di aiutare qualcuno combinavi guai. Hai avvisato Victoria di stare attenta a Nathan e l’hai mandata direttamente tra le mie braccia. Devo ringraziarti per questo, mi sei stata molto utile. Vogliamo parlare di Joyce?”

Al sentir pronunciare quel nome Max scoppiò in una crisi di pianto. “Oh dai Max, non fingere che te ne importi qualcosa. Lo sappiamo entrambi che non te ne è mai fregato niente di nessuno, nemmeno della povera Rachel. Per te contava solo ed esclusivamente Chloe. Eri gelosa non è vero? Finalmente potevi avere Chloe tutta per te. Ti urtava sentir parlare sempre di lei. Rachel di qui, Rachel di là. Rachel, sempre Rachel. Quando sei andata a Seattle, Chloe era riuscita finalmente a trovare qualcuno con cui curare le sue ferite, che tu le avevi causato. Scoprire il suo cadavere sarà stato un bel sollievo per te”.

Max continuava a piangere senza dire nulla. Come poteva dire qualcosa in sua difesa dopo quello che aveva fatto?

Hai spazzato via Arcadia Bay e tutti coloro che ci vivevano, inclusa la madre di Chloe come se niente fosse. Le era rimasta solo sua madre e tu l'hai uccisa. Come hai potuto non considerare la richiesta di Chloe? Le hai tolto la possibilità di scegliere e di non essere un'egoista almeno una volta nella sua inutile e patetica vita. Come pensi che vivrà con questo, dopo quello che hai fatto? Pensi che ti considererà ancora la sua migliore amica? L'hai abbandonata per cinque anni e quando torni le uccidi la madre?”

Jefferson scoppiò in una risata. “Ahahahah… oh Max, devo ammetterlo, sei più malvagia di me. Come si dice? L'allievo che supera il maestro. Da oggi in poi ogni volta che lei ti guarderà, vedrà l'assassina di sua madre”.

Il professore posò un dito sul mento fingendo di riflettere. “Cosa ha detto Chloe dopo che il tornado si è abbattuto su Arcadia Bay? Ah, giusto! Resterò sempre con te! Avanti Max, non penserai davvero che lei rimarrà con te per sempre? Oddio, potrebbe anche essere, ma davvero vuoi costringerla a guardare in faccia per tutti i giorni della sua vita l'assassina di sua madre? La costringerai a guardarti assieme ai tuoi genitori giocando alla famiglia felice, mentre lei non ha più nessuno? Ah, e se Chloe è destinata comunque a morire? Cosa farai in quel caso? Userai ancora i tuoi poteri per salvarla a discapito di altre persone innocenti?”

L'uomo scosse la testa. “Credevo fosse Chloe l'egoista. Saresti davvero così crudele?”

Jefferson si fermò davanti a lei mentre continuava a piangere. “Per le vittime che hai fatto, qualcuno ne pagherà le conseguenze più di tutti. Sai di chi sto parlando? No? Non lo sai?”

Max si voltò per non guardarlo. Allora Jefferson le afferrò con forza il mento girando il viso verso di sé. “Guardami quando ti parlo. Sei tu Max, sei tu quella persona. Salvando Chloe hai condannato tutti, inclusa te stessa. Vivrai per sempre con il rimorso di quello che hai fatto. Di tutte le vite che hai spezzato per colpa del tuo egoismo. Non ci vorrà molto prima che Chloe si renda finalmente conto di che persona sei davvero e quando lo capirà per te sarà finita. La perderai come lei ha perso te anni fa, solo che lei non tornerà più indietro. Del resto, quale persona sana di mente lo farebbe? Tu pensi di essere così importante per lei che ci passerà sopra? Dimenticherà quello che hai fatto? Ti perdonerà? Non esiste perdono per quelli come noi Max.”

Max sussurrò con un filo di voce. “Ti prego… basta”.

Jefferson si avvicinò di più a lei guardandola dritta negli occhi. “Basta?! Max, abbiamo appena iniziato, non vuoi più giocare con me? Va bene! Allora vuol dire che per ora mi fermo qui, ma credimi Max quando ti dico che questo è solo l'inizio. Lo sai che ci rincontreremo ancora. Saranno sempre più divertenti i nostri incontri. Beh, almeno per me”.

Jefferson si avvicinò a un tavolo per prendere una siringa già pronta per l’uso, stava per drogarla ancora. Max iniziò a urlare. “NO, TI PREGO NON FARLO! TI SCONGIURO NON FARLO, NO! CHLOE TI PREGO AIUTAMI! CHLOE!!!”

Jefferson si avvicinò a Max afferrandola per i capelli e tirandole la testa all'indietro. “Dai Max smettila di frignare. Questo è quello che meriti!”

Max urlò ancora una volta con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre sentiva l'ago infilarsi nel collo provocandole un dolore lancinante. “NOOO! CHLOOOE!!!”.

 
Max si mise seduta sul letto di scatto, ancora con gli occhi chiusi mentre lacrime le scorrevano sul viso urlando il nome di Chloe. La ragazza al suo fianco si svegliò di colpo terrorizzata dall'urlo. Max continuava a urlare e agitarsi. Chloe cercava di fermarla ricevendo pugni e graffi in risposta, ma alla fine riuscì a bloccarla tra le sue braccia.

“Max ferma. Ti prego fermati è solo un brutto sogno, non è reale. Max ti prego”.

La sua voce iniziò a incrinarsi, vedendo la sua amica in quello stato. Max, iniziò lentamente a calmarsi, mentre Chloe continuava a tenerla stretta e a dondolarla in un abbraccio.

“È tutto finito Max, ci sono io con te”.

I genitori, svegliati dalle urla della loro figlia, entrarono nella sua stanza spalancando la porta accendendo la luce. Ryan si avvicinò lentamente a Max per appoggiare una mano sulla sua spalla e tranquillizzarla.Sua figlia lo allontanò con un gesto, continuando a tenersi vicina a Chloe mentre singhiozzava. Chloe non sapeva che dire, mentre Ryan e Vanessa la guardavano in attesa di sapere cosa era successo. Sapeva bene a cosa era dovuto quell'incubo, ma non poteva di certo dirlo a loro.

“Era solo un incubo, va tutto bene non preoccupatevi”.

Vanessa annuì spaventata. “Vado a prenderle un bicchiere d'acqua”.

Ryan continuava a guardare sua figlia che lentamente si stava riprendendo. Poi girò il suo sguardo verso Chloe. “Chloe, che hai fatto alla guancia?”

Solo allora si accorse di sentire un bruciore sulla guancia sinistra. Era stata Max a ferirla con i suoi graffi, mentre cercava di difendersi da chissà chi. “Non è niente, è solo un graffio”.

Ryan la guardò preoccupato per la situazione, non erano i graffi in sé, ma l'aggressività di Max verso la sua migliore amica a spaventarlo.
“Vado a prendere del disinfettante, la tua guancia sta leggermente sanguinando”.

Nel frattempo tornò in stanza Vanessa con il bicchiere d'acqua. Non sapendo se era il caso di avvicinarsi a sua figlia, passò il bicchiere a Chloe. Lei lo prese e cercò di fare bere Max. “Ehi Max, bevi un po' d'acqua”.

Max allentò la presa su di lei, giusto il tempo di bere un goccio d'acqua e poi ritornò alla posizione di prima, senza guardare sua madre, stringendosi a Chloe. Vanessa riprese il bicchiere con le mani tremanti per l’agitazione. Ryan tornò in stanza con un fazzoletto imbevuto con del disinfettante, si avvicinò a Chloe e le pulì la ferita dal sangue. A contatto con il disinfettante sulla ferita, Chloe fece un piccolo sussulto per il bruciore. Poi rimase ferma, guardando Ryan ripensando a suo padre.

“Ecco fatto, la ferita è pulita ora”.

A un certo punto dagli occhi di Vanessa cominciarono a scendere delle lacrime, Ryan se ne accorse le mise un braccio attorno alle spalle e la portò in camera da letto. Chloe abbassò lo sguardo su Max non sapendo cosa fare. “Max, che ne dici di riprovare a dormire un po’?”

Max annuì in silenzio rimanendo al suo posto. Chloe la allontanò lentamente facendola stendere a letto. Ryan tornò nella stanza. “È tutto ok Chloe?”

Chloe si girò verso di lui. “Si, adesso va molto meglio, si è calmata”.

Ryan fece un respiro di sollievo. “Ok, noi siamo nella stanza di fianco, se c'è bisogno chiamaci subito”.

Chloe annuì. “Va bene”.


Ryan uscì dalla stanza spegnendo la luce e chiudendo la porta lentamente. Chloe si distese sul letto affianco a Max, tenendola con un braccio attorno alla vita e appoggiando la testa sull'altro. Non aveva nessuna intenzione di riaddormentarsi per paura che Max potesse avere altri incubi. Voleva rimanere vigile per poter vegliare su di lei. Chloe era stanchissima del viaggio quindi a stento riuscì a tenere gli occhi aperti. Infatti, dopo pochi minuti cedette al sonno e si addormentò.


Chloe era nella sua stanza ad Arcadia Bay, com'era possibile? Non era a Seattle? Si alzò lentamente dal letto confusa e aprì la porta della sua camera. Si affacciò guardando attraverso le scale, iniziando a sentire dei passi e un odore di waffle. Chloe rimase in silenzio con le mani che le tremavano. A un tratto sentì una voce alle sue spalle.

“Chloe, dove sei?”

Si irrigidì al suono di quella voce che ormai non ascoltava più da mesi. Chloe era sul punto di piangere. Si voltò lentamente per tornare nella sua stanza. Guardò in direzione del letto e la vide. Lei era lì mentre si stiracchiava.

“Mmm… buongiorno Chloe”.

Chloe la guardò con la bocca spalancata. “Rachel?!”

“Cosa c'è Chloe, perché fai quella faccia? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma”.

Rachel fece il suo solito sorrisetto malizioso. “Non sarà che ti aspettavi qualcun altro vero? Beh, se non chiudi quella bocca ora, dovrò chiudertela io”.

Chloe si incamminò verso il letto lentamente senza distogliere lo sguardo dalla ragazza di cui si era perdutamente innamorata. L'ultimo ricordo che aveva di lei, era nella discarica, morta. Quella immagine era ancora vivida negli occhi per non parlare di quell'odore nauseabondo. Ora invece era lì, bella come il sole come lo era sempre stata. Si fermò davanti al letto in silenzio. Rachel si mise in posizione seduta sul letto guardando Chloe con aria interrogativa. “Chloe, si può sapere che diavolo hai? Mi stai spaventando così”.

Si mise in ginocchio sul letto e si avvicinò di più a Chloe, l'afferrò per la vita e la strinse a sé guardandola con preoccupazione. “Chloe, di qualcosa ti prego”. 


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Chloe non riusciva a credere ai suoi occhi. “Tu sei qui. Sei reale? Non sei un sogno?”

Rachel ridacchiò. “Certo che sono reale e si, sono il sogno proibito di molti, soprattutto il tuo”.

Chloe accarezzò il viso di Rachel, cercava una prova che quello non era solo un sogno, una fantasia o un terribile scherzo della mente.

“Chloe, ma quanto hai bevuto ieri?”

Chloe era confusa. “Ieri?”

Rachel era incredula. “Non mi dirai che ti sei scordata di ieri?”

Chloe alzò le spalle. “Non lo so, cosa è successo?”

Rachel si allontanò da Chloe. “Non ci posso credere. Hai bevuto così tanto che non ti ricordi più nulla. C'era d'aspettarselo da te. Bere non ti farà bene lo sai”.

Chloe le rispose con sarcasmo. “Pff, senti da che pulpito”.

Rachel si alzò dal letto incrociando le braccia al petto con aria infastidita. “A me non può fare più niente, lo sai questo. È di te che devi preoccuparti ora”.

Chloe la guardò con un brivido lungo la schiena. “Cosa vuoi dire con questo?”

Rachel disse: “Lo sai bene di cosa parlo”.

Si avvicinò a lei e la baciò. Chloe non si mosse dalla sua posizione. Rachel si allontanò leggermente per guardarla negli occhi. “Non ho più nessun effetto su di te?”

Chloe la guardò con rabbia stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche. “Tu mi hai tradita, ti sbattevi Frank alle mie spalle! Non era nemmeno l’unico vero?! Ti sbattevi anche Nathan?! Addirittura il professor Jefferson! Era lui la persona speciale di cui parlavi?! DIMMI, QUANTO È LUNGA LA LISTA DEI TUOI TRADIMENTI?! QUANTE MENZOGNE MI HAI RACCONTATO?! TANTO NON PUOI PIÙ FERIRMI, NON PIÙ DI QUANTO TU ABBIA GIÀ FATTO! DIMMI LA VERITÀ CAZZO! IO MERITO DI SAPERE LA VERITÀ!”

Abbassò la voce iniziando a piangere. “Dovevamo andare via insieme, era questo il piano, ricordi? Saremmo andate a Los Angeles e tu saresti diventata una modella famosa. Ti avrei seguita ovunque. Avrei fatto qualsiasi cosa per te, tutto.
Credevo di essere importante, ma non lo ero abbastanza. Non ero ciò che volevi e non lo sono mai stata. Ti ho amato più della mia stessa vita. Ora non ci sei più e mi hai portato via la possibilità di poter essere arrabbiata con te. Di poterti odiare. Non mi hai lasciato la possibilità di poter voltare pagina e di dimenticarti. Cosa farò senza di te adesso che non ci sei più? Hai salvato la mia vita per poi distruggerla. Perché? Perché farmi questo? Perché?”

Chloe continuò a piangere mentre si sedeva sul letto con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani tra i capelli. Rachel si avvicinò lentamente a lei prese il viso di Chloe tra le mani e la guardò dolcemente.

“Chloe, tu eri importante per me, non immagini quanto. Mi dispiace di non essere stata la persona che desideravi. Mi dispiace di averti mentito. Soprattutto mi dispiace di non averti amato come tu amavi me”.

Baciò Chloe, dapprima dolcemente e poi in modo più passionale. Chloe strinse Rachel trascinandola con sé sul letto. Continuarono a baciarsi, fino a quando una voce al piano di sotto le chiamò.

“Racheeel, Chloeee è pronta la colazione”.

Rachel diede un ultimo bacio a Chloe sorridendo e si alzò dal letto. “Dai, andiamo di sotto che ho una fame da lupi. Ah, e chi arriva per ultima dovrà uscire in strada completamente nuda”.

Scese le scale di corsa ridendo. Chloe la seguì lentamente, sapendo cosa l'aspettava. Quando arrivò al piano di sotto vide sua madre che preparava la tavola per la colazione. Rachel era già seduta in attesa.


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Chloe si avvicinò a sua madre. “Mamma...”

Joyce si voltò verso di lei. Chloe abbracciò sua madre piangendo. Joyce era sorpresa dal suo gesto.

“Ti voglio bene mamma, mi dispiace tanto. Mi dispiace non essermi comportata bene con te e con David. Non sai cosa darei per poter tornare indietro e cambiare tutto”.

Joyce ricambiò l'abbraccio. “Oh tesoro, anche io ti voglio bene e so quanto ti dispiace, ma puoi ancora tornare indietro lo sai. Adesso forza siediti e fai subito colazione, non vorrai fare tardi a scuola”.

Chloe la guardò confusa. Tornare indietro? Cosa voleva dire con questo e poi non era stata espulsa dalla scuola? “Mamma, ma io sono stata espulsa”.

Joyce le sorrise. “Non provarci nemmeno Chloe, adesso sbrigati”.

Chloe si avvicinò al tavolo e mentre si sedeva notò che Rachel era scomparsa. Eppure era lì un attimo fa, che fine aveva fatto? Forse è andata in bagno, pensò Chloe. Prese la forchetta iniziando a fare colazione. Chiuse gli occhi assaporando i famosi waffle di sua madre, nessuno era in grado di farli come lei.

“Mamma, i tuoi waffle sono sempre straordinari”.


Non ottenendo nessuna risposta, Chloe aprì gli occhi guardandosi intorno. Anche Joyce sembrava essere sparita come Rachel.

“Mamma? Mamma dove sei? Ma che caz...”


A un tratto sentì un rumore provenire dal cortile. Si alzò da tavola e uscì fuori per controllare. Quando arrivò fuori rimase a bocca aperta per quello che vide. Sull'altalena a dondolarsi c'era una Max più giovane della sua età, vestita da pirata. 

“Max...” sussurrò Chloe.

Quando Max la vide fermò l'altalena ridendo. “Ti stavo aspettando, è l'ora della caccia al tesoro”.

Max si allontanò di qualche passo e si mise in ginocchio iniziando a scavare con le mani. Chloe le si avvicinò confusa. Max smise di scavare guardandola sorridendo. “Hai intenzione di aiutarmi Chloe? Non vorrai farmi fare tutto da sola?”

Max ricominciò a scavare. Chloe si avvicinò inginocchiandosi accanto a lei per aiutarla, mentre continuava a guardarla. “Ok... ti aiuto...” disse Chloe senza distogliere gli occhi da lei.

Continuarono a scavare per un po' fino a quanto Max si fermò urlando.

“Siiiii... finalmente abbiamo trovato il tesoro, sei contenta Chloe?”

Chloe guardò verso il basso. Terrorizzata da ciò che vide, lanciò un urlo straziante che cessò quando un odore acre raggiunse le sue narici. Nell'apertura che avevano creato, c'erano i resti di Rachel Amber in avanzato stato di decomposizione.

 
Chloe si alzò di scatto dal letto con una sensazione di nausea all'immagine vista in sogno, corse in bagno con una mano sulla bocca. Quando raggiunse il water del bagno emise alcuni conati, ma non vomitò nulla. Lei e Max non avevano mangiato dopo essere arrivate a Seattle. Quando si sentì meglio, rimase lì a piangere silenziosamente con la mano ancora appoggiata sulla bocca. Non voleva svegliare nessuno, soprattutto Max che aveva già ricevuto la sua buona dose d'incubi notturni. Inoltre, non voleva destare altre preoccupazioni ai genitori di Max. Tornò in camera e vide che fortunatamente Max non si era accorta di nulla, finalmente dormiva beatamente. Si rimise di nuovo a letto con gli occhi gonfi di pianto. Guardava il soffitto pensando a Rachel e Joyce. Poco tempo dopo si addormentò di nuovo, questa volta senza incubi ad attenderla.



Sabato 12 ottobre 2013

Max si svegliò mentre le luci del giorno filtravano dalle persiane della finestra. Guardando alla sua sinistra vide Chloe di spalle che stava dormendo. Max rimase nel letto pensando alla notte appena trascorsa. Il suo incubo era stato orribile, ma il risveglio era stato anche peggio. Per sfuggire dalle grinfie di Jefferson, aveva attaccato fisicamente Chloe facendole male. I suoi genitori che la guardavano preoccupati e impotenti senza poter intervenire. Aveva allontanato suo padre che stava solo cercando di aiutarla. Chloe si mosse nel letto girandosi verso Max. Stava ancora dormendo. Max guardò il suo viso, aveva un lungo graffio sulla guancia sinistra ed era stata lei a causarglielo. Forse il sogno non era così lontano dalla verità, le stava facendo del male. Chloe si mosse di nuovo svegliandosi. Aprì leggermente gli occhi e vide Max.

“Mi dispiace Chloe, non volevo farti male” disse Max con rammarico.

Chloe all'inizio non capiva a cosa si riferisse, ma poi si ricordò i pugni e i graffi ricevuti mentre stava cercando di tranquillizzarla. “Non devi scusarti. Non eri in te ed eri spaventata. Abbiamo vissuto una brutta esperienza ed è normale avere degli incubi. Non sentirti in colpa per questo”.

Chloe ricordava i sogni che faceva di continuo subito dopo la morte di suo padre. Poteva definirsi un'esperta del campo ormai. Max si mise a contemplare il soffitto. Chloe continuò a guardarla con l'intenzione di chiederle cosa avesse sognato, ma aveva paura a farlo. Temeva di inferire ancora, però alla fine trovò il coraggio.

“Ti va di raccontarmi cosa hai sognato? Magari parlarne ti sarà di aiuto”.

Max scosse la testa. Chloe non voleva forzarla. “Se non vuoi parlarne ora va bene, ma se cambi idea io ci sono”.

Max si voltò di nuovo verso Chloe avvicinando la mano e appoggiandola sul suo viso dove c'era il graffio. “Da oggi non dormiremo più insieme”.

Chloe prese la mano baciandogliela. “Non ha nessuna importanza, ci sarò se hai bisogno di me”.


Forse la mia, non è una buona idea. Forse lei ha realmente bisogno di me e io devo starle vicino. Quanto vorrei sapere di cosa hai bisogno Max. Vorrei tanto sapere come farti stare meglio, ma non lo so. Io non so cosa fare. Mi sento impotente dinanzi alle tue difficoltà.


Mentre Chloe metteva in dubbio l’utilità del suo piano, qualcuno bussò alla porta, era Vanessa che portava gli indumenti che avevano durante il viaggio. “Buongiorno ragazze, state bene? Poi siete riuscite a dormire?”

Max vide sua madre preoccupata. “Si mamma, abbiamo dormito. Scusami per averti spaventata”.

Vanessa lasciò i vestiti sulla sedia della scrivania. Si avvicinò a Max abbracciandola. “Non scusarti Max. Dio solo sa cosa avete vissuto laggiù. Non è colpa tua”.

Infatti è colpa mia, pensò Chloe. Vanessa si staccò dall'abbraccio e indicò i vestiti sulla sedia. “I vostri vestiti sono puliti, potete indossarli. Quando avrete finito di fare colazione potete andare in giro per negozi, così ne potrete acquistare di nuovi”.

“Si mamma, scendiamo subito”.

Vanessa guardò entrambe. “Fate con calma, non c'è nessuna fretta”.

Dopo che la madre uscì dalla stanza, Max prese i suoi vestiti e andò verso la porta. “Vado in bagno a cambiarmi, torno subito”.

Chloe la fermò. “Aspetta, non c'è bisogno di uscire per cambiarti, puoi farlo tranquillamente qui”.

Max guardò Chloe ripensando a quando si era spogliata in sua presenza in piscina e quando in camera sua aveva indossato i vestiti di Rachel. Anche se in quei momenti di leggerezza lo aveva fatto, non era un problema perché in compagnia di Chloe sentiva di poter fare di tutto senza preoccuparsi di nulla. Effettivamente non c’era alcuna ragione per uscire dalla sua stanza, ma qualcosa la bloccava. Le cose erano decisamente cambiate, lei si sentiva diversa e questo la metteva in difficoltà di fronte a gesti che in passato erano del tutto naturali. Era un po’ confusa al riguardo e con tutto quello che era successo non aveva avuto tempo di riflettere su cosa le stesse realmente accadendo. Chloe vedendo Max in difficoltà cerco di metterla a suo agio, anche se non riusciva davvero a capire il suo problema.

“Mi volto dall'altro lato ok?”

Max la vide voltarsi dall'altro lato. “Va bene Chloe”.

Mentre la ragazza si cambiava, Chloe pensava a come era strana quella situazione.


Da bambine ci siamo sempre cambiate nella stessa stanza. Max è sempre stata timida, ma non ha mai avuto tutte queste difficoltà a cambiarsi in mia presenza. Inoltre, lo ha già fatto indossando gli abiti di Rachel. Quindi ora cosa c’è di diverso? A pensarci bene ha fatto molto di più che cambiarsi davanti a me. Mi ha baciata. Merda, se qualcosa potrebbe metterla davvero in difficoltà, è proprio un bacio. La conosco troppo bene e non avrei mai immaginato che potesse farlo per davvero. Non me lo aspettavo, infatti mi sono tirata indietro. Cazzo, forse è solo che non siamo più delle bambine ormai ognuno sente il bisogno della propria privacy, anche se ci conosciamo da una vita. Sicuramente questi cinque anni di distanza trascorsi, hanno fatto la differenza.


“Ok, ho finito Chloe puoi anche girarti adesso”.

Chloe si voltò verso di lei. “Mi cambio anche io allora, ma non c'è bisogno che tu ti volti”.

Max arrossì leggermente alle parole di Chloe. “Non c'è bisogno, tanto sto andando in bagno”.


Così uscì dalla stanza. Chloe approfittò della situazione per controllare se la busta dei soldi era al suo posto. Temeva quasi che potessero sparire da un momento all'altro. I soldi le servivano nel caso le cose si facessero davvero difficili. Ne aveva bisogno per mettere in pratica ciò che le passava per la mente. Al momento era solo un'idea, non sapeva se farlo per davvero. Forse dopo la notte passata non ne era più tanto sicura. Era troppo confusa al riguardo, non sapeva cosa era giusto per lei e Max. Aveva bisogno di fumare, quindi prese una parte dei soldi per le sigarette. Fumare la rilassava e mai ci avrebbe rinunciato. Non poteva far pesare una spesa del genere sulle spalle dei genitori di Max. Sicuramente non avrebbero approvato. Quando arrivò il suo turno di andare in bagno, Max scese al piano inferiore. Quando arrivò al piano di sotto, trovò suo padre seduto su una poltrona con un giornale chiuso in mano e lo sguardo perso nel vuoto. Molto probabilmente pensava alla notte appena passata.

“Buongiorno papà”.

Ryan si voltò verso di lei sforzandosi di sorridere. “Buongiorno Max, dai siediti a tavola c'è una colazione abbondante che ti sta aspettando”.

Ryan stava cercando di nascondere la sua preoccupazione, ma era del tutto inutile. Max sorridendo andò in cucina con suo padre. Quando entrarono, trovarono Vanessa indaffarata a mettere tutto in tavola.

“Oh Maxine, sei qui finalmente. Siediti a tavola su”.

Max osservò il piatto di pancake, mentre prendeva posto a tavola. I ricordi del Two Wales e di Joyce le tornarono in mente. Rimase lì ferma con la forchetta in mano. Vanessa se ne accorse.

“Maxine, cosa c'è che non va? Non hai fame?”

Max non sapeva cosa rispondere. I suoi genitori non sapevano nulla di Joyce, ma presto ne avrebbero parlato, era inevitabile.
Ryan e Vanessa erano in attesa di una risposta e continuavano a guardarla. Max stava per dire qualcosa, ma Chloe la interruppe.

“Buongiorno”.

Ryan guardò Chloe, con ancora il segno sul viso della notte prima. “Buongiorno a te Chloe. Forza siediti, la colazione è pronta”.

Chloe si avvicinò al tavolo e si sedette vicino a Max. Ryan si accorse del forte disagio del momento e si rivolse a sua moglie. “Vanessa, che ne dici se sistemiamo le ultime cose nella stanza per Chloe, mentre loro fanno colazione?”

Vanessa capì l'intenzione di suo marito e accolse la richiesta. “Oh certo, assolutamente. Scusateci, faremo in fretta”.

I Caulfield uscirono dalla cucina lasciandole sole. Chloe e Max iniziarono a mangiare in silenzio. Quando Chloe finì la colazione dopo averla divorata guardò Max.

“I tuoi genitori non vanno a lavoro oggi?”

Max si era chiesta la stessa cosa, ma era facile indovinare il motivo della loro presenza in casa. “Probabilmente si saranno presi qualche giorno per non lasciarci sole”.

Chloe chiese: “Ci accompagneranno loro a fare compere?”

“Credo di sì” rispose Max.

“Possiamo andarci da sole? Voglio dire, non ho nulla contro i tuoi ma vorrei stare un po’ per conto mio” disse Chloe guardandola speranzosa.

Max comprese la sua necessità. “Lo chiederò a loro”.

Chloe annuì. “Bene. Erano davvero buoni i pancake”.

Max senza rendersi conto rispose bloccandosi all'ultimo momento: “Mai come quelli di Jo... scusami Chloe... io non volevo...”

Chloe la fermò alzando una mano. “Tranquilla Max è tutto ok, davvero. Va bene così. Ora esco fuori a fumare una sigaretta”.

Si alzò mentre Max la guardava confusa. “Hai ancora delle sigarette?! Pensavo le avessi finite!"

Chloe si era bloccata non sapendo cosa rispondere. “Ne ho ancora qualcuna… e comunque ho ancora qualche soldo, quindi posso comprarle”.

“Dovresti smettere di fumare” disse Max, cercando di non mostrarsi preoccupata.

“Max, non è un buon momento con queste assurde richieste. Forse un giorno potrei anche smettere, ma ti prego di non chiedermelo ora. Devo pur avere una valvola di sfogo".

"Scusami, non volevo..."

"Max, smettila di scusarti ok? E comunque non sarà una sigaretta a uccidermi”.

Chloe uscì fuori per accendersi una sigaretta. Subito dopo, Vanessa entrò in cucina. “Ecco fatto, adesso la stanza di Chloe è pronta, ma dov'è lei?”

Max rispose dicendole la prima cosa che le passò per la testa. “È andata un attimo fuori per prendere una boccata d'aria”.

Conosceva sua madre e sicuramente avrebbe detto qualcosa a proposito del brutto vizio di Chloe, quindi preferì mentire. Vanessa la guardò sorridendo.

“Ah, non c'era bisogno, tanto ora usciamo tutti insieme per fare shopping”.

Max si ricordò della richiesta di Chloe al riguardo. Non sapeva come dirlo a sua madre senza che la prendesse male. “Ehm, mamma non è che per caso io e Chloe possiamo andarci da sole? Magari voi avete altro da fare e comunque conosco Seattle, quindi non c'è problema”.

Vanessa con un sorriso rispose: “Ma no Maxine, non abbiamo nessun problema. Possiamo accompagnarvi, tranquilla cara”.
Max tentò di nuovo.

“Mamma, io e Chloe vorremmo andarci da sole se non ti spiace, abbiamo bisogno di...”


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Si bloccò non sapendo come continuare. Dall'espressione di Vanessa si capiva chiaramente che non aveva preso bene quella richiesta, ma non poteva fare altrimenti. In quel preciso istante entrò Ryan che aveva ascoltato la conversazione.

“Con quel catorcio non andrete da nessuna parte Max, capisco che avete affrontato un lungo viaggio in quel coso, ma è meglio non sfidare la sorte. Però, se volete potete prendere la mia auto. Sempre se Chloe è d'accordo”.

Max fece un respiro di sollievo e si rilassò. Per un attimo aveva temuto che il padre non era d'accordo per farle uscire da sole. Alla fine non c'era nulla di cui sorprendersi, Ryan era molto unito a sua figlia. Spesso l'aiutava a ottenere quello che voleva, soprattutto quando la madre le vietava alcune cose. Max non era mai stata una ragazza dalle grandi pretese, quindi spesso Vanessa esagerava nel non cedere alle sue richieste. Vanessa guardava Ryan con un'espressione confusa.

“Ma Ryan, non credo che sia una buona idea”.

“Va tutto bene Vanessa, credo che Chloe abbia dimostrato di essere un'ottima guidatrice, ed è in grado di prendersi cura di Max”.

Vanessa annuì non troppo convinta. “Va bene allora, state attente. Ok?”

“Certo mamma” rispose Max lanciando un’occhiata a suo padre. Lui ricambiò lo sguardo con un occhiolino e un sorriso da furbetto.

Vanessa uscì dalla cucina. Ryan ne approfittò per sedersi vicino a sua figlia. Tirò fuori dei soldi dal portafoglio consegnandoglieli. “Prendete tutto quello di cui avete bisogno, non badate a spese”.


“Grazie papà. Dici che la mamma si è arrabbiata per la mia richiesta?”

“Beh, non ha esultato. Le passerà puoi stare tranquilla. Era solo molto in pensiero per te. Potrebbe sembrare un po' protettiva in questi giorni, ma cerca di capirla. Temeva di averti persa".

“Chloe sente il bisogno di…”

“Non c’è bisogno che spieghi nulla Max, va tutto bene”.

“Se pranzassimo fuori andrebbe bene per voi?”

“Certo Max, se volete una giornata per starvene per conto vostro per tranquillizzarvi, per noi è ok. Vogliamo solo che stiate bene”.

“Grazie…”

Ryan le appoggiò una mano sulla spalla. “Non devi ringraziarmi, sei mia figlia e Chloe è come se lo fosse. Allora Max, ti senti un po’ meglio dopo ieri?”

Max annuì e si scusò per il gesto che aveva avuto nei suoi confronti la notte passata. “Scusa per averti respinto papà”.

Ryan la guardò con comprensione. “Non scusarti, è tutto ok. Ascolta Max, so che è stata dura per voi laggiù, ma io e tua madre avremmo delle domande da porvi. Non vogliamo mettervi fretta, però prima o poi dobbiamo affrontare l'argomento. Lo capisci vero?”

Max annuì guardando suo padre. “Papà lo capisco, il punto è che le risposte non sono piacevoli".

Ryan abbracciò sua figlia dandole un bacio sulla testa. “Lo so Max, ne sono consapevole”.

In effetti Ryan temeva il peggio. Joyce non era con loro e questo lo spaventava da morire. Chloe entrò in cucina proprio in quel momento. Non si erano accorti di lei, quindi si schiarì la voce per segnalare la sua presenza. Ryan si voltò verso Chloe.

“Ah, eccoti qua Chloe, tieni”. Alzandosi le lanciò le chiavi della sua auto, che Chloe afferrò al volo.

Chloe guardò le chiavi poi Max e infine Ryan. “Ehm, cosa dovrei farci con queste?”

Ryan rispose: “Potete andare a fare shopping, avete bisogno di vestiti o sbaglio?”

Chloe spalancò la bocca. “Ma io… veramente pensavo di andarci con la mia auto”.

Ryan la guardò con un sorriso. “Chloe, se vuoi andarci con quella dovremmo per forza venire tutti”.

Chloe guardò Max che le lanciò un'occhiata che diceva tutto. Chloe annuì rassegnandosi. “Certo, andremo con la tua auto”.

Ryan si avvicinò a Chloe, mettendole una mano sulla spalla. “Bene, mi raccomando riportamele indietro incolumi, altrimenti ne pagherò le conseguenze”.

Max rise alla battuta di suo padre. Chloe la guardò mentre rideva e sorrise, pensando a quanto le mancava vederla così. Forse Max aveva bisogno proprio della sua famiglia per riprendersi e questo escludeva la sottoscritta.
 
Chloe era fuori che aspettava Max, guardando le due auto parcheggiate. Il suo pick-up e l'auto dei Caulfield, la Chevrolet Cruze nera. “Cazzo...”

Max la sentì mentre usciva di casa. “Chloe, mi raccomando cerca di evitare commenti così coloriti in presenza di mia madre, sai com'è...”

Chloe rispose sarcasticamente: “Oooh, credimi sto iniziando a farmene un'idea”.

La madre andava facilmente su di giri quando si trattava di sua figlia. Aveva capito che Vanessa non era d'accordo sul lasciarle uscire da sole. Per fortuna il padre sembrava più ragionevole.


 
Seguendo le indicazioni di Max, Chloe riuscì a raggiungere non senza qualche difficoltà il Westlake Center, centro commerciale che era composto da quattro piani e una torre di uffici di venticinque piani, situato proprio al centro di Seattle sulla 400 Pine Street. Entrarono in tutti i negozi di abbigliamento per comprare nuovi indumenti. A causa del tornado avevano perso completamente tutto. Gli unici vestiti a loro disposizione erano quelli che stavano indossando al momento, che grazie alla prontezza di Vanessa che li aveva lavati la sera precedente, permise loro di uscire a comprarne degli altri. Max rimase fedele al suo stile, che per definizione di Chloe era hipster, mentre per lei risultava essere semplicemente comodo. Quindi optò, per l’acquisto di magliette con i soliti loghi stampati sopra, felpe, jeans semplici, scarpe sportive, intimo, un paio di pigiami e giubbotto nero. Chloe le consigliò di cambiare stile per il suo nuovo guardaroba, ma non ottenne nessun risultato. Anzi, l’unica risposta che ricevette fu vedere l’amica storcere il naso. Chloe non poté fare altro che arrendersi al volere di Max, però promettendo che un giorno sarebbe riuscita a farle cambiare idea. Anche Chloe rimase fedele al suo stile punk, comprando un giubbotto, stivaletti con borchie, camicie, felpe, dell’intimo, jeans strappati, tra cui uno con bretelle, magliette con immagini stampate di teschi, serpenti e infine la sua preferita, una maglia con il dito medio alzato con tanto di scritta Fuck You. Giusto nel caso il solo dito non bastasse a rendere l’idea. Max insistette per farle prendere anche un pigiama con pantaloni lungi e le chiese se fosse il caso comprare dei jeans strappati, visto che l’inverno sarebbe giunto molto presto. A questo l’amica rispose che un po' di freddo non le avrebbe fatto per niente male. Al contrario le avrebbe concesso il lusso di rimanere sempre giovane come in una sorta d'ibernazione. A quella risposta Max si arrese scuotendo la testa sospirando. Dopo aver effettuato tutti gli acquisti e portato tutto in macchina, decisero di fare una passeggiata. Così Chloe ne approfittò per acquistare delle sigarette di cui non poteva fare assolutamente a meno. Le due ragazze camminavano una di fianco all'altra e parlavano di qualsiasi cosa che non riguardasse Arcadia Bay. Ormai era diventato un argomento tabù. Attraversando le strade della città Chloe si girò intorno per farsi un'idea di Seattle, tormentando Max con le sue domande.
La città era immersa nel verde e ovunque ti girassi c'erano giardini e parchi ben tenuti. La presenza di vari locali prometteva certamente agli abitanti o semplici visitatori, di non annoiarsi. Di certo Seattle non aveva niente a che vedere con la piccola cittadina di Arcadia Bay. Anche la gente non era male. Tutte le persone che avevano incontrato nei vari negozi, si era dimostrata molto cordiale e ospitale. Stando alle parole di Max, uno dei maggior difetti era il clima. Infatti durante l’inverno, la pioggia non faceva quasi mai sentire la propria assenza. Anche in estate, quando si andava in giro, bisognava sempre portare qualche indumento in più per sicurezza, in caso di un brusco cambio delle temperature. A parte questo la città era davvero spettacolare. Alla fine, Chloe concluse che la città dove aveva vissuto Max per cinque anni, non era niente male.
 
Dopo la lunga passeggiata e chiacchierata tra le strade della città, la loro pancia iniziò a brontolare. Chiaro segno che era giunta l'ora di mettere qualcosa sotto i denti. Così decisero di dirigersi verso un McDonald’s per pranzare. Ordinarono dei cheeseburger con patatine fritte e delle bibite, anche se a Chloe non sarebbe affatto dispiaciuta una bella birra. Mentre stavano sedute l'una di fronte all'altra alle prese con il loro pranzo, Max alzò lo sguardo verso l'amica. La ragazza se ne accorse e smise di masticare.

"Che c'è? Sono sporca di ketchup per caso?"

"Oh no, stavo solo pensando una cosa" rispose Max senza aggiungere altro.

Chloe insistette. "E quindi? Cosa stavi pensando?"

"Come ti sei sentita a vedere i miei genitori?"

Chloe lasciò il suo cheeseburger e bevve un sorso della sua bibita. "Non so esattamente cosa vuoi dire Max".

"Vorrei solo che ti sentissi a tuo agio con loro. Eri molto preoccupata di rincontrarli".

"Infatti, ma non c'è bisogno che ti preoccupi di questo. È solo passato molto tempo e le cose sono un po' cambiate. Ma credo che i tuoi sono apposto, per ora. Ti hanno detto qualcosa per caso?"

"Su cosa?" chiese Max.

"Su di me".

"No, certo che no".

"Ok. Secondo te cosa hanno pensato vedendomi?"

"Niente, cioè... non quello che pensi tu almeno".

"Ah... e secondo te io... cosa penso?"

"Beh, ad esempio pensi che loro non gradiscano la tua presenza e non è così".

"E tu come fai a saperlo, visto che non hanno detto nulla in proposito? Non avrai anche il potere di leggere nella mente, perché altrimenti diventa inquietante e dovrò iniziare seriamente a preoccuparmi.

"Lo so perché li conosco e li conosci bene anche tu. Sono passati degli anni, ma non è cambiato l'affetto che nutrono per te. Esattamente come non è cambiato il mio" disse Max con fermezza. Chloe non seppe che rispondere rimanendo in silenzio e Max proseguì.

"Perché per te sarebbe un problema se io avessi la capacità di leggere nella mente?"

"Cosa?!" chiese Chloe sorpresa dalla domanda.

"Hai detto che sarebbe preoccupante per te se io fossi in grado di leggere nella mente altrui. Mi stavo chiedendo per quale motivo".

"Cazzo Max, l’ho detto così tanto per dire" rispose Chloe in difficoltà.

"Sei stata tu a dirlo non io".

"Ok, allora se la metti così. Ti piacerebbe che qualcuno conoscesse ogni tuo pensiero? Sapendo che non potresti mai nascondergli nulla?"

"Non rigirare la frittata Chloe. Ho chiesto che problemi avresti tu".

"Io non sto rigirando nessuna frittata. Ti sto dicendo esattamente quello che vuoi sapere. Sono sicura che ti darebbe molto fastidio, non è così?"

"Beh...si"

"Eccoti la risposta. Il mio problema sarebbe proprio questo. Mi darebbe molto fastidio che qualcuno conoscesse ogni mio pensiero".

"Ma io non parlavo di una persona qualunque, ma di me".

Chloe messa alle strette cambiò tattica per liberarsi da quella situazione una volta per tutte. Iniziò a ridere.

"E adesso cosa hai da ridere?" chiese Max confusa dalla reazione della ragazza.

Chloe incrociò le braccia appoggiandole sul tavolo e sporgendosi in avanti, guardando Max dritta negli occhi con malizia. "Saresti davvero sicura di voler conoscere i miei pensieri Max? Ci sono cose molto, molto, molto, moooltoo ai limiti del decente".

Max la guardò in imbarazzo immaginando a quali pensieri si riferisse.

"Ad esempio, stavo pensando alla cameriera che si è allontanata poco fa dal nostro tavolo, avrei voluto tanto..."

"Ok, basta così Chloe, non c'è bisogno che tu prosegua".

"Ma come? Perché no? Io trovo che sia un pensierino davvero interessante..."

"Sei sempre la solita, vado in bagno".

"Ma no resta qui, dove scappi?" chiese Chloe ridacchiando. Max si allontanò per raggiungere i bagni. Non c'era metodo migliore di questo per mettere fuori gioco Max, soprattutto quando voleva evitare situazioni poco piacevoli. Come ad esempio, ammettere che le stava nascondendo qualcosa. Quello era un pensiero fisso per lei e Max non doveva venirne a conoscenza. Continuò a mangiare il suo cheeseburger, ma con l'umore decisamente cambiato.

 
Quando finalmente terminarono di mangiare, pagarono il conto e raggiunsero l'auto per tornare a casa.  Arrivarono a destinazione e con l'aiuto dei Caulfield scaricarono l'auto. Vanessa accompagnò Chloe nella sua stanza e mentre l'aiutava a mettere i suoi nuovi vestiti nell'armadio, disse: “Vanessa... "

"Dimmi Chloe".

"Ehm...volevo ringraziarti per tutto quello che state facendo per me... non siete obbligati a farlo”.

Vanessa rispose: “Chloe, per noi è un piacere poterti aiutare lo sai. I tuoi genitori avrebbero fatto lo stesso per Max”.

A questo proposito Vanessa si chiese se era l'occasione giusta per parlare di Joyce. Stava proprio sul punto di chiederglielo, quando Ryan entrò all'improvviso interrompendola.

“Avete finito?”

“Sì” rispose Vanessa con un sospiro.

“Allora Chloe, come trovi la tua stanza? Hai bisogno di altro? Puoi chiedere senza nessun problema”. 

“No Ryan, avete fatto già tanto per me e la stanza è perfetta.”

La camera riservata agli ospiti non era poi così diversa da quella della sua amica. Sulla parete dell'entrata, c'era una scrivania con un vaso vuoto appoggiato sopra e una sedia. Alla parete destra un letto a una piazza e mezza e un comodino con lampada. Per fortuna non c'era nessuna sveglia, visto che Chloe amava svegliarsi con i suoi tempi senza rumori fastidiosi. Sulla parete frontale all'entrata c'era un armadio affiancato dalla presenza di una finestra. L'unica sostanziale differenza con la stanza di Max era l'assenza di quest'ultima. Dormire in stanze separate forse non era una buona idea visto quello che era successo la notte appena trascorsa, ma chi era lei per mettersi a fare storie su questo? In cuor suo sperava che fosse un evento passeggero, causato dallo stress per quello che era successo. Non è una cosa da tutti giorni veder spazzata via una città intera da un tornado.

Ryan appoggiò una mano sulla spalla di Chloe “Bene, mi fa piacere sentirlo”.

“Ok, noi andiamo di sotto se vuoi unirti a noi” disse Vanessa uscendo dalla stanza con Ryan.

Chloe rispose: “Voi andate pure, io mi stendo un attimo, sono ancora stanca”.

“Ma certo Chloe, fai pure” disse Ryan.

In quel momento Max uscì dalla sua stanza e si unì a loro per scendere di sotto. Chloe ne approfittò per ritornare nella camera di Max, per recuperare la busta con i soldi. Uscì in fretta dalla stanza per paura di essere scoperta e portò i soldi nella sua camera. Li nascose dietro la scrivania. Si sentiva male per quello che stava facendo, ma che scelta aveva?
 

Arrivò la sera ed erano tutti seduti a tavola per cenare. C'era un po’ di tensione nell'aria. Ryan cercava di parlare del più e del meno, ma era difficile in una situazione del genere. Aleggiavano nell'aria troppe domande senza risposte e parole non dette.

“Ah, Kristen e Fernando hanno chiamato dopo aver saputo del tornado. Erano molto preoccupati, ma non hai risposto al telefono”, disse Ryan rivolgendosi a Max. 

“Ah, si è scaricata la batteria e si è spento. Tutta la mia roba è rimasta alla Blac...”

Ryan, quasi si pentì di aver aperto l'argomento. “Ok, non c'è nessun problema, puoi sempre chiamarli con il telefono di casa. Anche il tuo è spento Chloe?”

Chloe annuì senza dire nulla.

“Bene, allora domani provvederò subito per comprare dei carica batterie per i vostri telefoni, così potrete riaccenderli”.

“Dovresti chiamarli, sono sicura che sono ansiosi di risentirti” disse Vanessa.

“Magari domani mattina” rispose Max.

Chloe mentre mangiava prestava attenzione alla loro conversazione. A un certo punto si schiarì la voce. “Ehm, chi sono Ferdinando e Kristen?”

“Fernando” disse Ryan correggendola. “Sono due vecchi compagni di scuola di Max qui a Seattle”.

“Ah, capisco” disse Chloe guardando Max che ricambiò lo sguardo per poi tornare a rivolgere la loro attenzione ai piatti che avevano davanti. Ryan guardò entrambe per un attimo un po' stranito.

Vanessa aggiunse: “Magari se vuoi, potremmo invitarli qui uno di questi giorni, così avrete modo di vedervi e stare un po’ insieme”.

“La trovo una buona idea” aggiunse Ryan.

Chloe iniziò a giocare con il cibo nel piatto. Max si accorse del cambio di atteggiamento di Chloe.

“Si, buona idea, ma non ora” disse Max.

“Oh, ma certo Maxine. Quando vuoi tu, non c'è nessuna fretta”.

Ryan rivolgendosi a Chloe disse: “È tutto ok Chloe?”

Chloe non sembrava averlo sentito. Max guardò l'amica.

Ryan ci riprovò: “Chloe?”

Questa volta Chloe alzò la testa guardando Ryan. “Mmh... si? Cosa?”

“Stai bene Chloe? Sembri assente” disse Ryan.

Ehm... Si... sto bene…”

 
Quando la cena terminò, le ragazze salirono al piano di sopra. Chloe si avvicinò alla porta della sua stanza dove avrebbe dormito da oggi in poi, lontana da Max.

“Beh, allora buon riposo Max”.

Stava per aprire la porta, quando Max la bloccò. “Chloe aspetta, ti andrebbe di venire un po’ in camera mia?”

Chloe ci pensò un attimo su e poi rispose: “Ok, se vuoi”.

Entrarono nella stanza stendendosi sul letto. Rimasero in silenzio per un po' guardando il soffitto.

“Chloe?”

“Mmh?”

“Vuoi dirmi qualcosa?”

“Tipo cosa?”

“Non lo so, qualsiasi cosa”.

“Non ho nulla da dire. Anzi... a dire il vero c'è una cosa”.

Si girò su un fianco per guardare l’amica. Max girò la testa nella sua direzione. “Dimmi”.

“Ferdinando e...”

“Fernando” la corresse Max.

Chloe roteo gli occhi sbuffando e disse: “Ok, lui e Kirsten, parlami di loro”.

Max le chiese: “Cosa vuoi sapere?”

“Non lo so, qualsiasi cosa”.

“Ok”.

Max si girò completamente verso Chloe.

“Loro sono dei compagni di scuola, a dire il vero sono gli unici che posso considerare così. Non sono mai stata brava a fare amicizia lo sai, ma loro mi hanno fatta sentire subito a mio agio. Così... sì, siamo diventati amici”.

Chloe rimuginava sulle parole di Max. “Vi frequentavate anche fuori dalla scuola?”

Max rispose: “Si, non sempre ma capitava”.

“Quindi non eri del tutto sola...”

Max iniziava a temere molto quella conversazione. Quando si trattava di Chloe bisognava stare ben attenti a cosa si diceva. Bastava poco, una parola in meno o una di troppo, per trasformare una semplice conversazione in una discussione.

“Beh, non del tutto ma ci si può sentire soli anche in mezzo agli altri”.

“Ti sentivi sola?”

Max ci mise un po’ a rispondere. “Tu non c'eri... e io sentivo la tua mancanza…”

“Ma avevi comunque qualcuno!” rispose Chloe.

“Si, ma loro non sono te”.

“Si certo... me ne sono accorta dal tipo di trattamento!”.

“Chloe…”

“Ok scusa, lasciamo stare! Anzi no, non lasciamo stare un bel niente! Dici che ti mancavo, ma non mi hai più scritto né chiamato! Quando sei tornata ad Arcadia Bay non ti sei nemmeno degnata di avvisarmi! Ora che sei tornata qui, li chiamerai per far sapere che stai bene! Scusami tanto se non riesco proprio a mandarlo giù!”
 

“Chloe, ti prego non cominciamo di nuovo! Ti ho detto che mi dispiace, non so cos’altro fare o dire per farmi perdonare!”

“Lascia perdere Max! Scusami, ma ora voglio andare a dormire, sono troppo stanca per sentire altro!”  disse Chloe alzandosi dal letto.

“Chloe!”

“Buonanotte Max!”

 La ragazza uscì dalla stanza senza nemmeno guardarla.



Domenica 13 ottobre 2013

Il giorno dopo Ryan e Vanessa decisero che era giunto il momento di affrontare l’argomento tanto temuto ed evitato. Avevano seguito poco i notiziari che parlavano della tragedia di Arcadia Bay, proprio per evitare che le due ragazze potessero in qualche modo rivivere quel momento terribile. Per quanto potesse essere difficile e scomoda la situazione, andava affrontata quel mattino stesso, era inutile rimandare ancora. Aspettarono che finissero di fare colazione, prima di agire. Le due ragazze non dissero una parola mentre mangiavano, con le teste chine sul piatto evitavano di guardarsi anche tra di loro. Quando Max e Chloe finirono la loro colazione si incamminarono verso le scale per tornare al piano di sopra. Ryan deciso ad andare fino in fondo e le fermò.

“Max!”

La ragazza si girò verso suo padre sorpresa. Ryan si avvicinò a loro non sapendo bene come iniziare. “Ascoltate, potete sedervi qui in salotto con noi per un momento?”

In quel preciso istante Max capì che era arrivato il momento. Suo padre l'aveva avvisata, ma lei si era dimenticata di riferire le sue intenzioni a Chloe. Temeva la reazione della sua amica, la ferita di aver perso sua madre era troppo fresca. Max andò nel panico. “Papà, possiamo farlo domani per favore?”

Chloe guardò Max non capendo la situazione. Ryan osservò le due ragazze. “No Max, sarà meglio farlo ora!”

Vanessa iniziò a sedersi su una poltrona davanti al divano. Anche Ryan fece lo stesso prendendo posto sull’altra poltrona di fianco a Vanessa. Max andò a sedersi sul divano seguita da Chloe. Ryan lanciò prima un’occhiata in direzione di Vanessa al suo fianco, che aveva le mani incrociate in grembo e un'espressione di ansia indescrivibile, poi rivolse la sua attenzione alle due ragazze in attesa.

“Ascoltate, so bene che quello che sto per chiedervi non vi piacerà, ma devo farlo. Spero non ce l'abbiate con me per questo. Da quando siete arrivate non abbiamo ancora parlato di quello che è successo. Siamo a conoscenza del tornado, ma quello che vorremmo sapere è se qualcun altro oltre a voi, si è messo in salvo”.

Chloe abbassò lo sguardo stringendo i pugni sulle ginocchia. Max si girò verso Chloe accorgendosi del suo stato d'animo. Avrebbe voluto fermare tutto, magari usando il suo potere di riavvolgimento. Ebbene sì, era tentata di farlo, ma dopo tutto quello che era successo non ne avrebbe avuto il coraggio, mai più. Questa faccenda andava affrontata una volta per tutte, scappare non era la soluzione. Si rivolse a suo padre parlando piano.

“Beh... noi eravamo al faro quando è arrivato il tornado. Siamo state fortunate, se non ci fossimo trovate lì credo proprio che non ce l'avremmo fatta”.

A quelle parole Vanessa strinse ancora più forte le sue mani in grembo per la tensione. Ryan continuò rivolgendosi esclusivamente a sua figlia. Chloe continuava a restare in silenzio a testa bassa.

“Eravate solo voi al faro?”

Max diventava sempre più nervosa alle domande di suo padre, perché sapeva a cosa si sarebbe arrivati di quel passo.

“Noi... eravamo sole, non c'era nessun altro”.

Ryan si girò un attimo verso sua moglie, si guardarono leggendosi in viso la disperazione, perché sapevano bene cosa implicava quella affermazione. Poi guardò in direzione di Chloe, ancora nemmeno una parola o un gesto. Assolutamente nulla. Ryan spostò il suo sguardo di nuovo verso sua figlia. “Non sapete se qualcuno è sopravvissuto?”

“Non lo sappiamo papà, ci siamo messi in viaggio subito dopo che il tornado si è abbattuto sulla città”.

Ryan annuì pensando che forse non tutto era perduto. Forse c'era ancora qualche speranza di trovare qualcuno vivo. Fece una pausa per pensare bene a come porre la domanda successiva, la più importante. Quella che avrebbe in qualche modo spiegato l'assenza di Joyce. Tutto girava attorno a quell'unica informazione mancante. Era il punto decisivo di tutta la questione. Non sapeva se porre la domanda a Chloe, che fino a quel momento non aveva proferito parola, oppure a Max che era l'unica a partecipare alla conversazione. Alla fine si decise.

“Max… non so come chiederlo, quindi farò la domanda e basta”.

Max abbassò lo sguardo sapendo che il momento era arrivato.

“Dov'è Joyce?”

Gli occhi di Max si riempirono di lacrime. “Papà... Joyce... lei era al Two Wales dove lavorava... il tornado si abbattuto sulla città e ha spazzato via tutto... lo abbiamo visto mentre distruggeva tutto”.

Vanessa che fino a quel momento era rimasta a tormentarsi le mani, iniziò a piangere. Ryan chiuse gli occhi a quello che aveva detto Max, desiderando che non fosse vero, che fosse solo un terribile incubo dal quale si sarebbe presto svegliato, ma non era un sogno purtroppo, ma la triste realtà. La realtà di una giovane donna di diciannove anni che aveva perso tragicamente tutta la sua famiglia. Prima suo padre e ora sua madre. Quanto poteva essere dura la vita di Chloe da quel momento in poi? Forse c'era qualche speranza, pensò Ryan, ma dare delle false speranze poteva essere controproducente. Bisognava guardare in faccia alla realtà. Aprì gli occhi e guardò Chloe che era in lacrime, sofferente per l'ennesima perdita. Non avrebbe mai voluto vedere tutto ciò. Era felice per sua figlia e dispiaciuto per Chloe.
Vederla in quello stato lo ferì profondamente dentro l'anima. La figlia del suo amico William aveva perso anche sua madre. Un tragico destino le era stato riservato. Troppo per una ragazza di quell'età. Max appoggiò la sua mano su quella di Chloe. Ryan si rivolse a Chloe con tutta la delicatezza possibile.

“Chloe, mi dispiace tanto... davvero tanto per la tua perdita...”

Chloe a un tratto alzò di scatto la testa guardando con sguardo feroce verso Ryan. “Ah, ma davvero?! Quale delle tante?! Esattamente per quale perdita ti senti dispiaciuto?! Per la morte di mio padre?! Di Rachel?! Di mia madre o per avermi portato via Max nel momento più difficile della mia vita?!”

Ryan rimase di sasso davanti alle dure parole della ragazza. Chloe si alzò dal divano. “Sai che c'è?! Lascia stare! Non mi serve che siate dispiaciuti per me, ne ho piene le palle di essere compatita! Tanto niente ha più importanza ormai! Assolutamente niente! Esco a fumare!”

Si incamminò a passo spedito fuori sbattendo la porta dietro di sé. Max si alzò per andare da lei. “Chloe aspetta…”

Ryan intervenne alzandosi a sua volta fermando la figlia. “No Max, resta qui ci penso io”.

“Ma papà io devo andare...”

Ryan prese sua figlia afferrandola per le braccia e costringendola a guardarlo negli occhi. “No Max, questo non è affar tuo, sono io ad averti portato via da lei. Quindi sono io che devo risolvere la situazione. Non preoccuparti ok?”

Diede un bacio sulla fronte di Max e uscì di casa per parlare con Chloe. La ragazza fumava seduta sugli scalini con un'espressione di rabbia mista a tristezza. Ryan fece un sospiro mentre si sedeva accanto a lei. Si aspettava uno sfogo dalla ragazza, ma lei rimase in silenzio. Guardava semplicemente davanti a sé fumando. Dava l'impressione di non essersi nemmeno accorta della sua presenza. Ryan prese un pacchetto di sigarette dalla tasca e ne accese una. Chloe lo guardò sorpresa.

“Non immaginavo che fumassi!”

“Infatti non fumo!” rispose Ryan.

“E allora quella cos'è?!”

“Una sigaretta, ma non sono dipendente e ogni tanto me ne concedo una!”

Chloe fece un ghigno. “Dicono tutti così! Convinto tu! Vanessa lo sa?!”

Ryan la guardò sorridendo, senza aggiungere altro. Chloe sbuffò. “Quindi non lo sa”.

“Spero che non mi ricatterai Chloe”.

“Pff, non faccio la spia!” rispose Chloe un po’ infastidita.

“Ascolta Chloe, so di averti fatto del male portando via Max, soprattutto in un momento tanto delicato per te. Mi dispiace immensamente per questo. So che non posso rimediare, ma devi cercare di capire che quello che ho fatto era anche per il bene di Max. Ho sempre desiderato il meglio per lei e farei di tutto per tenerla al sicuro e farle avere il futuro che merita. Questo lo comprendi vero?”

Chloe continuava a guardare davanti a sé senza dire nulla. Poteva sembrare disinteressata alle sue argomentazioni, ma in realtà stava ascoltando tutto con attenzione. La sigaretta che andava lentamente spegnendosi tra le sue dita ne era la conferma. Quindi Ryan decise di continuare.

“Se ancora fai fatica a comprendere le mie motivazioni non è un problema. Presto lo capirai anche tu. Sei ancora giovane e hai tutta la vita davanti”.


Tutta la vita davanti?! A quest'ora dovrei già essere morta da un pezzo, se non fosse per Max.


“Un giorno ti innamorerai, avrai una famiglia tua e dei figli. Quando questo accadrà capirai le mie motivazioni. Fino ad allora odiami pure se vuoi, sfogati su di me con tutte le volgarità che ti passano per la testa. Solo mi raccomando una cosa, non davanti a Vanessa perché potresti farle venire un infarto”.

Chloe sbuffò al tentativo di Ryan di alleggerire la tensione, poi finalmente si decise a dire qualcosa. “Io non comprenderò mai fino in fondo le tue ragioni, perché non avrò mai una famiglia! Non la voglio nemmeno!"

Ryan la guardò sorpreso. “Perché mai dici questo?”

“Perché non voglio una famiglia, ne figli e soprattutto non voglio innamorarmi. Ho già sofferto abbastanza. Tanto prima o poi tutto finisce e tutti se ne vanno, chi per un motivo chi per un altro”.

Ryan sorrise con tristezza alle parole di Chloe. “Lo dici ora, ma quando incontrerai la persona giusta vedrai che cambierai idea. Le delusioni, le sconfitte e le perdite fanno parte della vita Chloe, non possiamo evitarle. È difficile da accettare, ma sono anche quelle ad aiutarci a crescere e a spronarci per migliorare”.

“Si, sono venuta su proprio bene eh” rispose Chloe sarcastica, asciugandosi una lacrima. Ryan continuò per cercare di farla ragionare.
“William e Joyce non vorrebbero vederti così. Non puoi rinunciare a essere felice e ad avere un futuro”.

“Pff, e chi lo dice?!” disse Chloe beffarda.

“Lo dico io Chloe!"

Lei lo guardò con contrariata. “Non sei mio padre!"

Ryan rispose: “Lo so questo e non lo sarò mai. Non potrei mai sostituirlo nemmeno se lo volessi. Volevo molto bene a William era un vero amico. Porterò sempre con me il suo ricordo. Non posso permetterti di rovinarti la vita, dandogli un ulteriore dispiacere. Mi prenderò cura di te e non per obbligo, ma per amore. Sei come una seconda figlia per noi. Odio l'idea di quello che hai dovuto passare, sei così giovane e non è giusto che tu abbia perso la tua famiglia. Non so se io sarei mai stato capace di sopportarlo. Tu sei una delle persone più forti che io conosca Chloe. Non arrenderti proprio ora. Lo devi a te stessa e se non vuoi farlo per te, fallo almeno per i tuoi genitori. Fallo per Max”.

 

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Nel nominare Max, Chloe si voltò a guardarlo mentre lui continuava. “So che magari ti sembrerò un egoista chiedendoti questo, ma non mi importa. Lei tiene tantissimo a te, glielo leggo negli occhi ogni volta che ti guarda. Il suo sguardo si illumina quando ci sei tu. Non hai idea di quanto le sei mancata nei cinque anni di distanza. Non sai quanto male mi faceva vederla soffrire e non poter fare nulla per aiutarla. Lei farebbe qualsiasi cosa per te”.


Niente di più vero, ha distrutto una città intera per me.

 
“So che vale lo stesso per te Chloe. Lei è importante per te, tanto quanto lo sei tu per lei”.

Darei la mia vita per lei pensò Chloe, accorgendosi solo in quel momento che la sigaretta che aveva tra le dita si era consumata e spenta. Ryan offrì una sigaretta a Chloe e lei l'accettò.
 
Ryan proseguì: “Chloe, posso farti una domanda? Lo capisco se non vuoi rispondere”.

Chloe alzò le spalle. “OK…”

“In casa prima hai fatto un nome. Hai detto Rachel, posso sapere chi è?”

“Lei è… era una mia amica per così dire. Era molto importante per me, è stata la mia ancora di salvezza nella mia schifosa vita. Quando papà è morto tutto è cambiato, io sono cambiata”.

Ryan sorrise guardando i capelli di Chloe e disse: “Decisamente si”.

Chloe proseguì con la sua storia. “Stavo molto male. Ho iniziato a comportarmi da perfetta idiota. Non entrerò in particolari, vorrei evitare certi argomenti con te”.

Ryan continuava ad ascoltare la sua storia senza interrompere annuendo ogni tanto.

“Mia madre ha anche tentato di rifarsi una vita con un altro uomo. Era un vero stronzo paranoico!”

Chloe scosse la testa ricordando i comportamenti di David. “Mi ha dato non pochi problemi. Sembrava voler prendere il posto di mio padre. Farmi da padre e padrone più che altro. Lui era un ex soldato con qualche trauma. Come se non bastassero già i miei. Ho odiato mia madre per questo. Sembrava voler rimuovere il ricordò di papà sostituendolo con un altro uomo. Per la precisione un coglione! Rachel è entrata nella mia vita quando ormai ero sul punto di…” Chloe si interruppe con un nodo in gola.

Ryan la guardò con aria triste. “Cosa le è successo?”

Chloe cercò di proseguire parlando con una certa difficoltà. “Ero così arrabbiata con lei. Era scomparsa… pensavo mi avesse abbandonata e invece lei… lei era… semplicemente morta”.

“Oh Dio Chloe… mi dispiace.” disse Ryan sconvolto da quella rivelazione. Chloe non riusciva a dire più altro, così Ryan le fece un’altra domanda che non riguardasse la povera Rachel.

“Il compagno di tua madre come si chiamava?”

Chloe rispose: “David era il suo nome e no, non era il compagno di mia madre ma suo marito. Alla fine mia madre l'ha sposato”.

Ryan si era accorto che Chloe parlava al passato di David e non capiva se era per via del tornado. “David… è morto anche lui?”

Chloe ci pensò un attimo e poi scosse la testa. “Non ne ho la più pallida idea. Per quel che ne so potrebbe anche essere vivo da qualche parte, non che mi interessi davvero”.

Ryan non sapeva cos’altro aggiungere, anche perché non voleva in nessun modo infierire ulteriormente su di lei. Detto questo Ryan si alzò. “Forse è il caso di rientrare, non vorrei che Vanessa chiami la polizia per venirci a cercare”.

Anche Chloe si alzò. “Ryan... scusa per prima e… grazie per tutto”.

Ryan si avvicinò a Chloe attirandola in un abbraccio. “Di niente Chloe, mi fa piacere parlare con te. Sai che se hai bisogno ancora di quattro chiacchiere io ci sono. Anche perché come potrei fumare di nascosto senza dare nell’occhio”.

Chloe rise, con alcune lacrime che le rigavano le guance. Ryan la allontanò dall'abbraccio e la guardò negli occhi. “Asciugati quelle lacrime. Adesso va da lei, si starà preoccupando molto”.

Chloe annuendo entrò in casa seguita da Ryan con un braccio sulla sua spalla. Quando vide Vanessa si scusò per il suo comportamento. “Vanessa, volevo scusarmi per prima, ho esagerato. Non volevo…”

“Oh Chloe, non scusarti. Ne hai passate così tante ed è comprensibile la tua rabbia e il tuo dolore. Max è nella sua stanza, era molto turbata. Va da lei”.


Chloe salì al piano superiore, bussando piano alla porta della stanza di Max.

“Avanti” rispose Max aspettandosi di vedere sua madre o suo padre.

Chloe aprì la porta. “Posso entrare?”

Max seduta al bordo del suo letto annuì silenziosa. Chloe chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò lentamente a Max.

“Mi dispiace Max, scusa per la sfuriata di prima. I tuoi genitori non meritano di essere trattati così, soprattutto per tutto quello che stanno facendo per me. Nemmeno tu lo meriti. Io non ho ancora superato il fatto che ci hanno separate per anni. Forse non lo supererò mai.
Per questo che mi sono comportata in quel modo ieri sera. Ho paura che possano allontanarti da me e io non voglio perderti di nuovo. Puoi perdonarmi Max?”

Max rispose confusa. “Per cosa Chloe?”

“Per essere un’idiota” disse Chloe inginocchiandosi davanti a Max mettendole le braccia attorno alla vita.

“Non sei un’idiota e non ho nulla da perdonarti Chloe” rispose Max abbracciandola a sua volta.

Chloe la strinse forte. “Ti voglio tanto bene Max, non sai quanto”.

“Lo so Chloe” rispose Max.

Ma la verità era che ancora nessuna delle due sapeva quanto…


Quella mattina Max decise di non chiamare i suoi compagni, era meglio rimandare. Ryan uscì di casa per comprare dei carica batterie necessari per poter riaccendere i telefonini delle ragazze. A pranzo come al solito, Chloe sembrava con la mente distante. Quando salirono in camera di Max, si sdraiarono sul letto in silenzio. Max guardò Chloe che continuava a essere pensierosa.


Vorrei tanto sapere che cosa le sta pensando per la testa in questo momento, anzi voglio saperlo sempre, ma si chiude a riccio e quando finalmente decide di parlare, finiamo per litigare. Non riusciamo nemmeno a parlare di quello che è successo, della mia scelta, di Joyce e di come ci sentiamo. Sembra essere calato un muro tra di noi e questo mi sta facendo impazzire. Forse è arrabbiata con me per non averla ascoltata al faro. Non ho il coraggio di chiedere. Ho troppa paura di cosa potrebbe rispondere.
 
Chloe si sentiva osservata.

Riesco a sentire gli ingranaggi del suo cervello da qui. Le cose stanno cambiando tra di noi e questo mi spaventa. Quello che è successo ci sta mettendo duramente alla prova e non so quanto resisterò ancora. Vorrei poterle chiedere ancora del sogno, ma sicuramente non vuole parlarne. E io? Lo voglio sapere davvero? Se al posto mio ci fosse stata un’altra persona, Max avrebbe salvato la città e ora starebbe bene. Cazzo, ma cosa ci faccio ancora qui? Questo non è il mio posto. Io non appartengo a questo mondo.


“Chloe, che hai?”

Lei alzò gli occhi al cielo e si mise a sedere sul letto. “Max, non puoi continuare a chiedermelo ogni cinque minuti, dopo un po’ diventa snervante. Io sto bene ok? Non c'è niente che non va”.

Max era un po’ stufa dei continui sbalzi d'umore di Chloe e ancor di più del silenzio tra loro. “Va bene, allora non ti chiederò più nulla. Non vorrei davvero disturbare!" disse Max infastidita.

Chloe sospirò guardando Max. “Per favore non essere arrabbiata con me! Sai bene che in certi momenti preferisco essere lasciata sola con me stessa! Non sei tu ok?! Sono io a essere così! Forse sono fatta male, ma non posso certo cambiare modo di essere!"

“Certo che no Chloe, non sia mai diventi più docile con le persone, perderesti la tua reputazione!"

Chloe la fissò sorpresa dalla sua frecciatina. "Non riesco a crederci! Vuoi litigare di nuovo?!”

“No Chloe, non sono io a voler litigare, ma il tuo atteggiamento mi dà sui nervi! Capisco che hai bisogno dei tuoi spazi e sei fatta così! Magari stare qui, vivere sotto lo stesso tetto può essere anche difficile, perché non ti senti a casa! Ti manca la tua privacy e lo capisco, ma potresti fare uno sforzo non credi?! Magari cercare di non scattare ogni volta che ti rivolgo la parola, o quando ti chiedo se stai bene! Lo sai che mi preoccupo per te, soprattutto dopo tutto quello abbiamo passato! Quando non vuoi passare del tempo con me basta dirlo! Preferisco che me lo dici quando vuoi stare da sola! Hai una stanza tutta tua di là! Adesso se vuoi puoi anche andare, sei libera! Anzi, resta pure vado via io! L'aria che si respira qui è davvero pesante!"

Max si stava dirigendo verso la porta e Chloe la bloccò afferrandola per un polso. “Max non andare, parliamone ok?”

“No Chloe, ora non ho più voglia di parlare con te! Non ho voglia di capire cosa ti passa per la testa! Hai avuto la tua occasione! Ti avevo chiesto cosa c'era che non andava e tu di tutta risposta mi hai fatto capire di essere snervante! Quindi sai che c'è Chloe, va bene così continua pure a pensare quello che ti pare! Non voglio saperne niente!"

Max si divincolò dalla presa di Chloe e uscì dalla camera piangendo e sbattendo la porta. Quando andò al piano di sotto, i suoi genitori la guardarono preoccupati. Inevitabilmente avevano sentito i toni scaldarsi. Vanessa guardò sua figlia. “Max, cosa sta succedendo?!”

“Non ora mamma, non sono in vena di parlare!” disse Max uscendo di casa per sedersi sui gradini esterni, con le braccia incrociate appoggiate sulle sue gambe e la testa sopra.



Nel frattempo Chloe era ritornata nella sua stanza buttandosi sul letto. Cercava di comportarsi bene, ma non ci riusciva. Era sempre nervosa e sotto pressione. Pensò che quello che aveva detto Max era vero, non si sentiva a casa. La sua casa era andata distrutta dal tornado come tutto il resto. Aveva voglia di bere e fumare erba. Voleva i suoi spazi e forse, una stanza non sarebbe servita a niente. Forse quello che cercava davvero era la libertà di essere sé stessa nel bene e nel male senza preoccuparsi di ferire qualcuno, soprattutto Max. Non riusciva a parlare con lei delle sue preoccupazioni. Non poteva aggiungere altro carico sulle sue spalle. Avere la morte di tante persone sulla coscienza era già di per sé un fardello troppo grande da sopportare. La situazione le stava sfuggendo di mano. A un tratto si ritrovò a pensare ai soldi. Forse dopotutto era la cosa migliore per entrambe. Stava creando non pochi problemi alla sua amica.

Vanessa guardò sua figlia attraverso la finestra sospirando. “Ryan che diavolo sta succedendo con quelle due? Non riesco a sopportare di vedere Max in questo stato. Capisco che stanno passando un momento terribile, ma non dovrebbero scontrarsi in questo modo”.

“Quello che sta succedendo tra loro è normale dopo quello che hanno passato”, rispose Ryan.

Vanessa si mise le mani alle tempie massaggiandosi. “Hai ragione Ryan, è che sono preoccupata per loro. Insieme hanno condiviso un'esperienza devastante e dovrebbero essere vicine più che mai ora, invece litigano. Questo non porterà a nulla di buono lo sai, se non si sostengono a vicenda loro due, chi lo farà?”

A Ryan gli si gelò il sangue ascoltando le parole di sua moglie, perché sapeva bene che c'era del vero. Vanessa poteva essere estremamente paranoica quando era preoccupata, ma in quel caso non aveva tutti i torti. Si avvicinò alla finestra per guardare Max, così decise di uscire. “Provo a parlarci per capire che succede ok?” disse Ryan rivolgendosi a Vanessa, che annuì mentre guardava uscire suo marito.

“Posso sedermi vicino a te Max?” chiese Ryan avvicinandosi a sua figlia.


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Lei annuì senza alzare la testa. Ryan sospirò. “Due volte in un giorno, potrei essere definito il padre dell'anno se non fosse che non mi piace tanto restare seduto sulle scale”.

Guardò Max sorridendo nella speranza di riuscire ad alleggerire la tensione non riuscendo nell’intento.

“Allora Max, mi dici che sta succedendo tra te e Chloe? Prima che tu dica qualcosa, voglio ricordarti che sono tuo padre e mi preoccupo per te. Non mi arrabbierò con Chloe se è di quello di cui hai paura. Sto sempre dalla tua parte, ma prometto di non prendermela con lei, nemmeno se ha sbagliato. Ora avanti, dimmi cosa succede”.

Max guardò davanti a sé e riflettendo su cosa dire a suo padre. “Non lo so papà. Io non lo so cosa ci sta succedendo. Odio litigare con lei, ma a quanto pare è la cosa che ci riesce meglio”.

“Max avete vissuto una brutta esperienza entrambe, siete stressate e spaventate. Chloe si trova di nuovo a dover affrontare un lutto e tu...ti conosco troppo bene Max, la tua sensibilità supera qualsiasi immaginazione. Hai perso i tuoi compagni di scuola e vedere la tua amica del cuore dopo cinque anni e vederla soffrire ancora così non è facile. Tesoro, dovete cercare di andare d'accordo. Dovete restare unite, perché nessuno meglio di voi due vi potrà sostenere. Certo, ci siamo io e la mamma e potrete sempre contare su di noi, ma non abbiamo vissuto quello che vi è successo. Quindi non potremo mai capire fino in fondo cosa avete provato e come vi sentite. Voi due lo sapete invece. Non permettete che questa tragedia vi separi. Lo so che non è facile, ma dovete provarci in qualche modo”.

Max guardò suo padre con gli occhi lucidi. “E cosa succede se non riuscissimo?”

Spero che Dio vi risparmi almeno questo pensò Ryan. “In quel caso io e la mamma vi saremo comunque vicino e cercheremo di aiutarvi nel miglior modo possibile” disse Ryan avvicinando sua figlia in un abbraccio.

“A proposito Max, voglio avvisarti che domani io e la mamma torniamo a lavoro, quindi mi auguro vivamente che riusciate a sistemare tutto prima di sera. Ok? Ci proverai anche se sei arrabbiata? Lo fai per il tuo formidabile papà?” disse Ryan sorridendo a sua figlia.

Max ricambiò il suo sorriso. “Si, ci proverò”.

“Bene, non vorrei essere a lavoro e pensare continuamente a cosa vi state urlando contro”.

Max rise e poi disse: “Grazie papà”.

“Di nulla cara” rispose Ryan abbracciandola.


 
Era già pomeriggio inoltrato, quando Max che aveva passato tutto il tempo al computer, decise di andare di sotto.
Quando uscì dalla sua stanza vide Chloe seduta sulle scale con la testa appoggiata al muro. Appena Chloe si accorse di lei chinò la testa. Max andò a sedersi accanto a lei. Nello stesso momento Ryan stava per prendere la via delle scale. Quando le vide fece un passo indietro per non interromperle e rimase in ascolto.

 
“Mi dispiace per essere stata dura con te prima”.

Chloe la guardò sorpresa. “Veramente dovrei essere io a scusarmi con te Max”.

“Siamo in due qui... ci siamo dentro insieme. Chloe... cosa ci sta succedendo?”

“Non lo so Max ma se dovessi azzardare un'ipotesi direi che tutta questa merda ci sta distruggendo lentamente. Hai ragione Max... ci siamo dentro insieme”. Chloe prese una mano di Max.

“Chloe, dobbiamo parlare di tutto se vogliamo uscirne. Odio il silenzio che c’è tra noi, è insopportabile” disse Max.

Chloe pensò un attimo alle sue parole e poi disse: “Max… io non voglio riaccendere il telefono”.
 
Max capì subito a cosa si riferiva, anche perché lei stessa temeva quel momento.

“Ho paura Max, temo di ricevere brutte notizie. So che è finita male. Lo so che è stupido, ma ho ancora questa parte di me che spera in qualcosa di impossibile. Non voglio aspettarmi nulla. Quando non hai aspettative è difficile rimanere delusi. Non voglio restare in attesa di una telefonata che non arriverà mai. Non sono pronta per questo. Quando mi renderò conto che non c'è nulla da attendere allora io... realizzerò che è successo per davvero e… mamma è morta Max... non c’è più...”

Chloe scoppiò a piangere. Max l’abbracciò piangendo a sua volta. “Mi dispiace tanto Chloe. Mi dispiace così tanto”.
 
Rimasero li abbracciate piangendo a dirotto. Ryan che era rimasto di sotto ad ascoltare la loro conversazione, comprese che quello che stava succedendo era solo l'inizio e che molto presto le cose si sarebbero complicate ulteriormente. Pensò a William e a cosa avrebbe fatto lui al suo posto con una responsabilità così grande. Doveva occuparsi di sua figlia che stava chiaramente male, senza dimenticare Chloe che aveva perso tutto. Non voleva vedere la sua famiglia cadere a pezzi. Era davvero in grado di riuscire a gestire quella situazione da solo? Vanessa era sempre più agitata e preoccupata. Lui era l’unico che doveva capire come gestire il tutto, ma non sapeva se ce l’avrebbe fatta.



                                                                                                           Continua…

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Capitolo 2
*** Segreti e gelosie ***


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“E se un giorno
me lo chiederanno,
risponderò che la
vita è bellissima
perché nonostante le
lacrime, e i brutti
momenti, i dolori e le
delusioni, ti dà sempre
l'opportunità di
ricominciare!”

                     (Dal web)



Capitolo 2
Segreti e gelosie



Sabato 26 ottobre 2013

Passarono due settimane dal giorno del tornado. La vita delle ragazze a casa Caulfield proseguiva come sempre. Finalmente Max chiamò i suoi amici per rassicurarli di stare bene e che presto si sarebbero rivisti. Vanessa aveva organizzato un pranzo tutti insieme per il giorno seguente. Gli incubi di Max continuavano, era raro che riuscisse a dormire senza brutte sorprese. Chloe aveva anche lei il suo bel da fare con i suoi incubi, ma nessuno ne era a conoscenza, nemmeno Max. Chloe non gliene aveva parlato e inoltre i suoi risvegli erano piuttosto silenziosi, quindi era difficile accorgersene. Quando la notte Max si svegliava di soprassalto dopo un incubo, la prima persona a raggiungere la sua stanza era Chloe. I genitori di Max rimanevano sempre un passo indietro, consapevoli del fatto che Chloe sembrava l'unica a riuscire a calmarla. Le loro giornate trascorrevano all'insegna della solita routine. Passando il tempo dal guardare un film a dormire il pomeriggio a causa delle notti insonni e turbolente. Uscivano ogni tanto nel cortile, ma non andavano mai oltre. A Ryan e Vanessa non andava giù questo loro volersi estraniare dal resto del mondo. Dovevano riprendere in mano le loro vite, perché restare rintanate in casa non era la soluzione. I genitori di Max non erano al lavoro per quel giorno, essendo sabato. Ryan lavorava presso la Fish&Fish. L' azienda si occupava di pesca industriale nel pacifico. A Wallmart, se compravi pesce era grazie a Ryan, che si occupava della distribuzione. Era stata quella la causa del loro trasferimento a Seattle e inevitabilmente, l'allontanamento delle due ragazze. Vanessa invece lavorava come segretaria in un ambulatorio privato, dove le sue capacità di organizzazione e il bisogno irrefrenabile di avere tutto sotto controllo, potevano esprimersi al meglio. Quel mattino Max era in camera sua e stava ascoltando della musica con le cuffie, mentre leggeva il suo diario stando sdraiata sul letto a pancia in giù. In quel momento suo padre bussò alla porta.

“Buongiorno Max. Max... Max mi senti?”

Vedendo che sua figlia non dava segno di averlo ascoltato, si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla spalla. Al tocco Max saltò dallo spavento chiudendo di scatto il diario.

“Papà... sei tu... mi hai fatto prendere un colpo”.

Suo padre rise. “Beh, ho bussato e provato a chiamarti, ma non mi hai sentito”.

“Scusa, avrò la musica troppo alta”.

“Si me ne sono accorto...”

“Allora papà, mi volevi dire qualcosa?”

“Ebbene sì Max, che ne diresti di fare un giro con il tuo vecchio?”

Max ridendo disse: “Non sei vecchio”.

“Ok, allora che ne dici di uscire con il tuo giovane papà?”

“Dove andiamo?”

“Mi dispiace Max, ma non posso dirtelo perché è una sorpresa. Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe?!”

“Una sorpresa?! Non è il mio compleanno”.

“E da quando bisogna fare delle sorprese solo per il giorno del compleanno?”

“Uhm... ok, allora mi preparo e avviso Chloe”.

“A dire il vero pensavo di uscire solo noi due per questa volta”.

Max guardò suo padre sorpresa. “Ma papà, non voglio lasciare sola Chloe”.

“E non lo farai infatti. Tua madre è di sotto non sarà sola e poi non ci metteremo tanto tempo. Inoltre, ho bisogno di qualche dritta per poter fare una sorpresa anche a lei. Non pensare che sia chissà cosa, voglio solo migliorare la vostra permanenza in casa, visto che non vi decidete ancora a uscire. Giusto qualcosa che vi aiuti a distrarvi e rilassarvi. Anche se sono dell'idea che sia il caso che facciate un po' di vita mondana, non potete stare sempre rinchiuse in casa”.

“Si lo so questo” disse Max giocando con le maniche della sua felpa.

“Ok, dai preparati. Io ti aspetto di sotto”.

“Va bene papà, arrivo subito”.

 
Max bussò alla porta della stanza di Chloe, voleva avvisarla che sarebbe uscita per un po', ma che sarebbe tornata presto. Era sollevata di trovare Chloe ancora a dormire, perché così non si sarebbe nemmeno accorta della sua assenza. Finito di fare colazione Max uscì con Ryan. Salirono in macchina per raggiungere la loro destinazione che la ragazza non conosceva. Attraversando le strade di Seattle, Max guardò attraverso il finestrino la città che per anni era stata la sua nuova casa, anche se non l’aveva mai sentita veramente tale. La sua città natale era casa sua. Quella che era andata distrutta da un tornado causato da lei stessa. Ryan si accorse del silenzio di Max.

“Max, sei molto silenziosa, cosa c’è?”

“Niente, stavo solo pensando”.

Ryan si fermò a un semaforo in attesa che scattasse il verde. “Tornando al discorso di prima, tu e Chloe dovreste uscire di casa. Domani Fernando e Kristen verranno a pranzo, quindi potete organizzare qualche serata insieme, fare nuove amicizie. Si possono fare molte cose a Seattle, di certo non ci si annoia”.

Max rimase in silenzio. Quando erano quasi giunti a destinazione, trovarono un parcheggio. Fermarono l’auto e proseguirono a piedi, passeggiando per le strade di Seattle chiacchierando tra loro. A un certo punto Ryan si fermò guardando dall'altra parte della strada e disse: “Eccoci arrivati alla prima tappa”.

Max seguì lo sguardo di suo padre e si ritrovò a guardare un negozio di strumenti musicali, nel quale erano già stati in passato. Si voltò verso suo padre. “Papà, perché un negozio di strumenti?”

“Beh... mi manca sentirti strimpellare la tua chitarra. Sarà anche andata distrutta, ma sicuramente non hai perso la tua capacità di suonarla. Quindi eccoci qua. Adesso entriamo e scegli la tua nuova chitarra”.

Gli occhi di Max iniziarono a riempirsi di lacrime.

“Ehi Max... non piangere ok? Non era questa la mia intenzione” disse Ryan tenendo un braccio sulle spalle di sua figlia.

“Lo so papà...”

“Dai andiamo”.
 
Attraversarono la strada per entrare nel negozio. Dietro al bancone c’era il gran buono vecchio Ben, era un amante della buona musica e adorava suonare la chitarra. Da giovane provò a sfondare come musicista fallendo miseramente, ma nonostante le avversità, non si era dato per vinto e aveva fatto in modo che la sua vita avesse sempre a che fare con la sua grande passione. Aveva iniziato dando lezioni private a giovani ragazzi con il suo stesso interesse e infine decise di aprire un negozio di strumenti musicali. Per lui la musica era tutto. Ben diceva che la musica gli aveva salvato la vita. Certo, lo dicono un po’ tutti, ma nel suo caso era vero, anche se non amava entrare in particolari con nessuno.
 
“Ciao Ben” disse Ryan salutando il proprietario del negozio.

“Ehi Ryan, è un pezzo che non ci si vede, come stai?”

“Bene, tu piuttosto come va?”

“Oh Ryan, avrò anche la mia età, ma nel mio petto batte ancora un cuore da leone”.

“Ahahahah non avevo dubbi e mi fa piacere sentirtelo dire”.

Ben sorridendo spostò lo sguardo verso Max. “Ma tu sei Maxine. Oh... che bello rivederti di nuovo”.

“Ciao Ben” rispose Max con un accenno di sorriso.

“Ho saputo di quello che è successo ad Arcadia Bay, deve essere stato veramente orribile per te”.

“Già...” rispose Max abbassando lo sguardo, mentre suo padre le appoggiava una mano sulla spalla.

Ben notò la sua espressione piena di dolore. Si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla spalla. “Ragazza mia, quello che è successo è stata una vera disgrazia, ma è avvenuto anche un bel miracolo, perché adesso tu sei qui. Per quanto possa essere difficile d'accettare, adesso hai il dovere di vivere appieno la tua vita apprezzandola anche nelle piccole cose. Lo devi fare per tutti quelli che ti amano e per coloro che non hanno avuto il tuo stesso destino. Hai avuto una seconda possibilità, sfruttala fino in fondo. Sei sempre stata una brava ragazza Maxine e te lo meriti. Sono sicuro che farai grandi cose. Ricorda di affrontare la vita sempre con un sorriso e cerca di trovare la felicità, non dimenticando mai da dove sei venuta”.

“Grazie per le belle parole Ben” disse Ryan.

“Ora ditemi, cosa posso fare per voi?” chiese Ben.

“Siamo qui perché a causa di quello che è successo Max ha perso la sua chitarra. Vorremo prenderne un'altra” rispose Ryan.

“Questo è il giusto atteggiamento, tornare a vivere seguendo le proprie passioni” disse Ben facendo segno di seguirlo.

Seguendo Ben si trovarono a guardare vari strumenti. Sembravano essere aumentati dalla loro ultima visita.
C’erano sax, trombe, violini, chitarre elettriche, classiche e c’era addirittura un pianoforte. Alla fine Ben si fermò nella area riservata alle chitarre classiche. “Ecco, questo è il reparto chitarre acustiche, ce ne sono di vario tipo e colori”.

“Tocca a te scegliere Max” disse Ryan.

Max guardò tutte le chitarre mentre camminava. Non ci mise troppo tempo a scegliere. Infatti, a un tratto si fermò fissandone una in particolare. Il proprietario seguì il suo sguardo e sorrise.

“Quella che stai guardando è una eko ranger sei blue sunburst, molto particolare per il suo colore. Difficile non notarla in mezzo alle altre, salta subito all'occhio”.

Ryan si rivolse a Ben guardando sua figlia che sembrava ipnotizzata da quella chitarra. “Ho come l'impressione che abbia già fatto la sua scelta”.

“Aaaah... vero Ryan, gli occhi e il cuore non mentono mai ahahahah”.

“Allora Max, è lei?” chiese Ryan.

Max annuì sorridendo non riuscendo a staccare gli occhi dalla chitarra. “Si papà, è lei”.

“Ok, la prendiamo”.

“Ottima scelta” disse Ben prendendo la nuova chitarra della ragazza.
 
Quando finirono di pagare si salutarono e si diressero verso l'uscita. Il primo a uscire fu Ryan seguita da sua figlia. Non appena la ragazza stava per oltrepassare la soglia, Ben la fermò avvicinandosi e appoggiandole una mano su un braccio. Max si girò verso di lui sorpresa da quel gesto.

“Max, ricorda ciò che ti ho detto. Tu sai di essere una persona speciale. Hai il potere di rendere la tua vita migliore, devi solo desiderarlo per davvero. Non buttarti via”.
 
La ragazza rabbrividì nell'ascoltare quelle parole. Era rimasta paralizzata dalla paura e dalla confusione. Cosa voleva dire il vecchio? Sapeva qualcosa di quello che era davvero successo o stava solo diventando paranoica?
 
Ryan si girò verso di lei e la chiamo: “Max, ti sei incantata ora?”

“No papà, arrivo subito”.

L'anziano signore le lasciò andare il braccio, mentre Max gli dava un'ultima occhiata, prima di uscire definitivamente dal negozio.


Chloe si svegliò, ancora sfinita dopo l'ennesima notte insonne. Si alzò dal letto si vestì e andò in bagno guardandosi allo specchio. “Hai un aspetto di merda Chloe” disse sospirando.
 
Quando scese in cucina trovò la signora Caulfield. “Buongiorno Vanessa”.

“Oh Chloe, ben svegliata. Siediti a tavola così fai colazione”.

La ragazza dopo essersi seduta, si guardò intorno passandosi una mano sul viso. “Dov'è sono Max e Ryan?”

“Sono usciti poco fa per delle commissioni. Torneranno presto”.

“Oh... avrebbero potuto svegliarmi, forse volevano che andassi con loro”.

“Non preoccuparti, non è un dramma. Se la cavano anche da soli e poi si vede che sei ancora assonnata. Non sarebbe stato bello svegliarti e costringerti a uscire”.
 
“No Vanessa, nessuna costrizione. Mi fa piacere se posso essere utile in qualche modo”.

Vanessa si avvicinò sorridendole, appoggiando un piatto di waffle sul tavolo con del succo d'arancia. “Pensa a fare colazione e non sentirti in obbligo verso di noi”.

La ragazza annuì e iniziò a mangiare. Nel frattempo Vanessa andò di sopra nella stanza di Chloe per prendere il vaso vuoto dalla scrivania. Tornando di sotto avvisò la ragazza che andava un po' in garage. Quando Chloe finì la sua colazione tornò nella sua stanza per prendere una sigaretta. Prima di ridiscendere le scale, si tastò le tasche dei pantaloni e si accorse di non avere l'accendino con sé. “Ma dove cazzo ho messo l'accendino?!”

Ritornò nella sua stanza e lo cercò dappertutto ma non lo trovò. “Ma porco cazzo e adesso?!”

Quando uscì dalla sua stanza guardò verso la camera di Max, la porta era socchiusa. “Ma certo, lo avrò lasciato da lei”.

Così entrò nella camera per cercare l'accendino. Appena guardò in direzione della scrivania, vide un vaso con una pianta. Avvicinandosi trovò l'accendino accanto al computer. “Ah, eccoti qua maledetto”.

Quando prese l'accendino si accorse che uno dei cassetti era un po’ aperto. In automatico lo aprì di più e vide un diario, che il primo giorno a casa Caulfield non aveva visto. Aveva trovato solo una sua foto. Rimase lì a guardarlo per un po’. Si diede un'altra occhiata intorno, come per assicurarsi di essere davvero sola nella stanza. Poi prese il diario. Se lo rigirò tra le mani sorridendo. “Piccola hippie” disse riferendosi a Max. Mettendo l'accendino in tasca, andò a sedersi sul letto infilandosi la sigaretta tra le labbra.

“Vediamo un po’ quali segreti perversi ha la mia amica tanto riservata. Cazzo no, non dovrei farlo. Questa è violazione della privacy e io non sono David, quindi non posso”.

Si alzò di nuovo per rimetterlo a posto. Quando si ritrovò davanti alla scrivania, rimase ferma a guardare il diario tra le sue mani. “Che sarà mai, non ci saranno di certo segreti di stato. E poi sono o non sono la sua migliore amica? Non dovrebbe avere segreti con me. Ma si, gli darò una breve occhiata”.

Iniziò a sfogliare le prime pagine. Nel frattempo…


“Allora Max, ora ho bisogno del tuo aiuto qui” disse Ryan.

“Di cosa si tratta papà”?

“Beh, si tratta di Chloe. Tu sei mia figlia e so cosa ti piace e cosa no, o almeno credo di saperlo. Su Chloe invece non so molto di più di quello che le piaceva da piccola. Adesso è cambiata molto e forse anche i suoi interessi lo sono. Quindi chiedo a te che sei sua amica e hai passato del tempo con lei. Cosa potrei prenderle per farla sentire a suo agio a casa? Non lo so, ha qualche hobby? C'è qualcosa che le piace particolarmente?”

 
Pff... sì certo papà. Adora bere birra, fumare, fare uso di droghe per sballarsi, imbrattare i muri delle strade, le piace mettersi perennemente nei guai e imparare nuove parolacce per aggiornare il suo vocabolario. Ah, che sbadata, quasi dimenticavo. Le piace tanto maneggiare delle armi possibilmente cariche. Adesso scegli tu papà.

 
“Max! Max! Maaaax, ma mi stai ascoltando?!”

“Mmh?! Ah... sì certo papà, ti stavo ascoltando. Stavo solo riflettendo su cosa potrebbe piacerle”.


Oh mio Dio e adesso che gli dico? Forse tra tutte le cose che ho pensato, l'unica opzione meno dannosa è imbrattare le strade con i suoi pennarelli. Uhm... forse potrebbe andare. Qualcosa dovrò pur dire, mio padre non tornerà a casa a mani vuote senza avere qualcosa anche per lei.

 
“Allora?!” insistette Ryan.

“Papà, credo che a Chloe piaccia disegnare”. 

Ryan era rimasto sorpreso da quella notizia. “Sul serio? Chloe disegna?”

“Ehm... beh sì… più o meno. Diciamo che per lei vale come scarabocchiare, mentre è al telefono con qualcuno”.

Ryan guardò sua figlia confuso. Dopo un po' scoppiò a ridere. “Ok Max... ahahahah... va bene allora. Vada per album e pennarelli”.


Non voglio nemmeno immaginare la faccia che farà Chloe.

 
Chloe continuava a sfogliare e leggere il diario. Voleva dare solo una sbirciatina, ma da una pagina si ritrovò a leggerne due e poi tre e così via. Ovviamente saltava parecchia roba, ma non poteva leggerlo tutto, Max sarebbe potuta tornare da un momento all’altro.
 

Dal momento che è arrivata alla Blackwell, ha iniziato a scrivere tutto quello che le succedeva. Quindi ci sono anche cose che riguardano me in questo diario.


Martedì 8 ottobre.

Ho incontrato Warren, vorrei tanto potergli parlare del mio potere di riavvolgere lo spazio-tempo, ma non posso e poi vorrebbe sposarmi subito per avere una macchina del tempo tutta per se.

 
Ci credo che avrebbe voluto sposarti, si vedeva lontano un miglio che ti moriva dietro e non mi piaceva affatto. Ma che diavolo vado a pensare... lui ormai non c’è più. Faccio veramente schifo...
...Ho accettato il suo invito al drive-in. Spero che non ci provi con me... non che Io farebbe, calmiamo l’ego. Io e Warren abbiamo molto in comune, ma lo considero come un fratello...


Warren non ha mai avuto nessuna possibilità con lei, quindi mi sono sentita minacciata per niente. Non mi avrebbe portato via la mia miglior amica. Nessuno avrebbe mai potuto visto quello che è successo.


Si è pure incazzata con me perché ho osato rispondere a una chiamata di Kate. Non mi piace il lato stizzoso di Chloe. Ha cercato di farmi sentire in colpa, ma al diavolo. Chloe deve capire che posso avere due amiche...


Si certo, ma ha dimenticato un piccolo dettaglio, ne aveva degli altri a Seattle. Kristen e Ferdinando o come diavolo si chiama lui. Di loro non mi ha mai raccontato un cazzo di niente, perché? Chissà se ne salterà fuori qualcun altro dal cilindro magico. Alla faccia della timida Max Caulfield. Beh... non dovrebbe sorprendersi tanto della mia reazione. Per anni sono stata io la sua unica vera amica e poi tutto a un tratto ritorna e c’è la fila. Cosa cazzo si aspettava, che avrei fatto i salti di gioia? Io avevo la precedenza su tutti dopo che mi ha mollata. Ok... non è stata colpa sua, ma avrebbe dovuto rimanere almeno in contatto. Lo avevi promesso Max...


Dopo la nostra avventura mattutina, Chloe mi ha riportata al campus. È stata dolcissima e mi ha detto che questa è stata la settimana migliore della sua vita... nonostante tutto. Ero STRAFELICE! Chloe pensa davvero che cambieremo il mondo...

Chloe sorrise.

Ed ero sincera. Chi si sarebbe mai aspettato di rivederla ancora? Ormai da tempo non ci contavo più, anche se ancora mi capitava di pensare a lei. Certo, il nostro incontro è stato a dir poco bizzarro, per poco non la investivo con la mia auto. Ma non dimenticherò mai quando i nostri sguardi si sono incrociati dopo cinque lunghissimi anni.

 
Mercoledì 9 ottobre.

Chloe mi ha chiesto di sgattaiolare fuori dopo il coprifuoco e di incontrarla di fronte all'edificio principale nel cuore della notte.
Nonostante pensassi di essere completamente invisibile, Chloe è riuscita a spaventarmi a morte. Mi ha fatta incazzare, considerato quello che avevo passato. A volte è così insensibile.
 

Ma che diavolo... questa è bella. Lei mi ignora per cinque maledettissimi anni e io sarei quella insensibile. Beh cazzo... adesso le ho sentite proprio tutte. E poi cosa c’entro io se lei è una fifona. Si spaventa davvero con poco.

 
Chloe è terribile, voleva prendere cinquemila dollari dal fondo per disabili. Non credo ci sia un modo peggiore per finire all’inferno, ma avrebbe potuto saldare il suo debito con Frank...

 
I soldi, il mio chiodo fisso. Lei non ha idea che li ho qui con me e cosa conto di farci. Li avrà completamente dimenticati. Del resto, come potrebbe ricordarsene con tutto quello che sta passando a causa mia.

 
Salvare una vita è la priorità. Come è mia abitudine con Chloe. Non importa in che modo, ma i nostri destini sembrano legati insieme, nel bene e nel male.

 
Chloe ripensò al faro e alla sua richiesta di tornare indietro nel bagno dove Nathan le aveva sparato. Lasciandola morire, avrebbe potuto evitare il tornado e salvare tutti. Ma non lo aveva fatto. Le sue parole risuonavano nella mente di Chloe, come se fossero state appena pronunciate. “Non se ne parla! Adesso sei la mia priorità assoluta. Sei tutto ciò a cui tengo” aveva risposto Max alla sua richiesta.
 

Alla luce di com’è finita Max, pensi ancora che salvare “una vita” sia la priorità? Dopo la morte di tante persone innocenti, come farai a sopportare il peso di una scelta simile?

 
Anche se mi sentivo come se mi fossi lavata col cloro, è stato troppo bello dormire in camera di Chloe per la prima volta in cinque anni e svegliarsi accanto a lei, come quando eravamo delle ragazzine.

Alla fine mi sono messa i vestiti di Rachel Amber visto che i miei erano in una pozza di cloro. Camicia a quadri e jeans strappati. Non ho ancora trovato il mio stile, quindi perché non provare? A proposito di esperimenti, Chloe mi ha sfidato a baciarla...
E l’ho fatto. Probabilmente pensava che mi sarei tirata indietro. Perché? Non era una gran cosa. Mi ha fatto sorridere il modo in cui si è imbarazzata...
 

Non è stato un grosso problema?! Ma com'è possibile?! Siamo sicuri che questo diario l'ha scritto la stessa Max che conosco?! Tzè... Io vergognata?! Ma non è vero, io non mi sono vergognata. Beh... forse sì... giusto un po’, ma non me lo aspettavo. Chi lo avrebbe mai detto che Max fosse così audace...

 
Spostò la sigaretta dalla bocca, mettendosela sull'orecchio e chiuse bene la porta della camera. Andò a sdraiarsi sul letto e continuò a leggere.


Inoltre, credo che Chloe veda un futuro con Rachel Amber. Quando sono scesa per fare colazione, Joyce mi ha chiamato “Rachel”. Assurdo, lei è così bella io sono così... normale, insipida.


Si sentiva inferiore a Rachel?! Per quale motivo?! Lei è assolutamente fuori dal normale, ha la capacità di viaggiare nel tempo, chi altro potrebbe farlo?! E poi non è affatto insipida. Non a caso è la mia migliore amica. I ricordi più belli che ho, sono inevitabilmente legati a lei. Dovrebbe imparare a essere più sicura di sé stessa.

 
Devo aver innescato la “modalità nostalgia” di Joyce, visto che ha tirato fuori un vecchio album di fotografie. L'immagine più toccante è stata l'ultima foto scattata da William Price: io e Chloe prepariamo i pancake in cucina. A Joyce manca quella ragazza allegra e gioiosa so che è ancora lì... l’ho vista, quando Chloe mi ha sorriso stamattina.


“Mamma...”  bisbigliò Chloe con una lacrima che le scendeva lentamente sul viso.

 
Quanto tempo ho passato a incazzarmi con te, a odiarti e a ritenerti anche un po' responsabile per la morte di papà.
Hai cercato in tutti i modi di aiutarmi e invece io non ho fatto altro che darti un’infinità di problemi. Mi dispiace così tanto mamma. Quanto vorrei che fossi qui con me. Sarebbe tutto più semplice.


Nonostante le prove di David e il braccialetto, Chloe si è rifiutata di credere che Rachel avesse una storia con Frank. Questo è un lato di Chloe che non mi piace, diventa dannatamente irritabile se le cose non vanno a modo suo. O se sente qualcosa che non le piace. Quindi mi sono arresa e ho suggerito di dare un’occhiata al camper di Frank.
Abbiamo cercato dappertutto e abbiamo trovato quello che Chloe non avrebbe voluto trovare...
Mi dispiace che Chloe abbia dovuto vedere le foto che Rachel ha fatto per Frank, anche se ci teneva davvero a lui. Per lei, questo è solo un altro tradimento, solo un'altra persona cara che l’abbandona. In un modo o nell’altro ha perso tutti quelli che amava. Solo io sono tornata dal suo passato... ma per cosa? Per peggiorare le cose?


No Max, mi hai dato un motivo per essere felice, ma il prezzo che stai pagando è troppo alto. Rachel e Frank invece, mi hanno solo deluso. Li consideravo degli amici e hanno tradito la mia fiducia. La cosa più assurda è che non posso nemmeno prendermela con loro.


Giovedì 10 ottobre.

Quando ha scoperto che Rachel aveva una relazione con Frank Bowers, Chloe è letteralmente esplosa. Non posso mai parlarle quando è in quello stato e sono stanca di dover camminare in punta di piedi vicino a lei. Continua ancora a dare la colpa a William per averle incasinato la vita, anche se sa bene che non è giusto.

Tornata nella mia stanza, guardando l’ultima foto scattata da William, mi sono improvvisamente ritrovata a quando avevo 13 anni. Nella cucina di Chloe nel 2008, in compagnia di lei e suo padre William. Ho nascosto le chiavi dell’auto di William finché non ha avuto altra scelta che prendere l’autobus.

Ero così felice di essere riuscita a salvare William. Non pensavo che qualcosa sarebbe potuto andare storto...

Sapevo di essere nella merda quando, dopo il super riavvolgimento, ho visto Victoria Chase... mi trattava come fossi sua AMICA. Ed ero un MEMBRO del Vortex Club. Allucinante.


Allucinante è dir poco... Victoria Chase... o per meglio dire, Bitchtoria. Cosa potrebbe esserci di peggio? La bulletta della Blackwell. Non dimenticherò mai quando ha cercato di mettere Rachel fuori gioco, per prendere il suo posto nella recita scolastica. Per non parlare di quello che ha fatto alla povera Kate. Quella ragazza era sopportabile come una spina infilata su per il culo. Nonostante questo, Max pensa che quello che mostrava, era solo una facciata. Che ci fosse del buono in lei. A quanto pare, non lo sapremo mai per certo. Victoria se ne è andata come tutti gli altri... spazzata via da un tornado.


Sapevo di aver fatto un casino. E sono rabbrividita al pensiero di cosa potesse essere cambiato per Chloe... corsi a casa sua. Così quando William ha aperto la porta, mi sono preparata al peggio...

È in quel momento che Chloe è arrivata su una sedia a rotelle. Paralizzata dal collo in giù.

E poi Chloe mi ha chiesto di aiutarla a morire...

L'incidente le aveva danneggiato gravemente il corpo. I suoi polmoni avevano smesso di funzionare correttamente. Stava morendo lentamente e dolorosamente. Ma non potevo aiutare la mia migliore amica a morire. Ero io la responsabile delle sue condizioni, ma come potevo imbottirla di morfina e vederla andarsene?


Non riesco nemmeno a immaginare come si sia sentita dopo la mia richiesta. Come non riesco nemmeno a immaginare di chiederle una cosa del genere, anche se in un certo senso l’ho già fatto al faro...


Sono ritornata nel futuro...

Non sono mai stata così felice di vedere Chloe in tutta la mia vita. Non appena ho visto i suoi capelli blu e quella bellissima faccia incazzata, volevo baciarla di nuovo.


“Cosa?! Voleva baciarmi di nuovo?!”

Chloe non poteva fare a meno di pensare a quel giorno, quando Max di punto in bianco l’aveva abbracciata. Era rimasta sorpresa da quel gesto, visto che erano state tutta la notte a indagare sugli indizi che avevano a disposizione per trovare Rachel. Ma era ovvio essere confusa. Max a quel tempo non le aveva ancora raccontato nulla del suo tentativo di salvare suo padre. Ricordava cosa le aveva detto, scherzandoci su.

“Wow! Calma Max. Un solo bacio e ora mi salti addosso”.

“Sono solo contentissima che tu sia qui” aveva risposto Max guardandola mentre le sorrideva felice.

Chloe la guardò stranita e disse: “Sembri fatta, ma grazie per la palpatina mattutina”.

Chloe scosse la testa sorridendo a quel ricordo.


Forse il suo desiderio di baciarmi di nuovo, era solo dovuto al senso di colpa per aver tentato invano di aiutarmi, facendomi finire paralizzata in un letto pregandola di mettere fine alla mia vita.

 
Abbiamo trovato un posto fuori città che può condurci dritte da Rachel Amber. Ma non ero pronta per la “Camera Oscura”. Non riuscivo a guardare l’espressione di Chloe mentre sfogliava le foto del suo angelo seviziato.
Alla fine abbiamo finalmente trovato Rachel Amber. Morta e sepolta.

Una fitta di dolore l’avvolse ripensando al ritrovamento del corpo senza vita della sua Rachel. La Rachel che spesso le faceva visita di notte nei suoi sogni a ricordarle che l’aveva persa per sempre.


Venerdì 11 ottobre.

Ho visto morire Chloe un’altra volta. Uccisa dal mio insegnante preferito. Perché?

Siamo ritornate nella discarica e siamo cadute nella sua trappola. Quell’ago... lo sento ancora sulla pelle. Grazie a Dio non ricordo la maggior parte delle pose nelle quali lo psicopatico mi ha fotografata.

Pensa a tutte le altre ragazze che hanno dovuto subire lo stesso orrore... come Rachel e Kate... è questo che mi ha dato la forza di uscire da quella stanza, per fermarlo e salvare Chloe. Ho dovuto mettere a fuoco così tante foto che sono andata nel panico.
 
Chloe pensò all'attacco di Max nei suoi confronti, la prima notte a Seattle.
 

Oddio Max, è su di lui che hai degli incubi. Vorrei avere il potere di viaggiare nel tempo. Tornerei indietro e spaccherei il culo a quel figlio di puttana. Avrei dovuto essere lì con te Max. Avrei dovuto difenderti da quel mostro privo di umanità. Come ho potuto permettere che succedesse tutto questo? Avrei potuto perdere Max esattamente come ho perso Rachel.


Non mi sarei mai immaginata di finire in quello studio fotografico con Jefferson che si comportava in quel modo... era tutto perfettamente ordinato e pulito, ma mi sembrava di essere nel posto più schifoso del mondo.

...Sono riuscita a fuggire. Non dimenticherò mai lo sguardo di Jefferson... così gelido e cattivo... Ha sparato in testa a Chloe. Come se niente fosse. Figlio di puttana.

La tempesta si abbatterà comunque su Arcadia Bay, il che vuol dire che la vita di Chloe è ancora in pericolo. E per me lei conta molto più di un qualsiasi premio e di qualsiasi mostra. Userò la foto per un motivo davvero importante...

Ce l’ho fatta. Rieccomi in camera, pronta a cancellare l’ennesima realtà... o forse quella realtà continuerà ad esistere anche senza di me? Se continuo così, mi esplode la testa. Le perdite di sangue dal naso sono un cattivo segnale.


I continui viaggi nel tempo hanno messo a rischio la tua stessa vita. Hai passato tutto questo per me. E dove ero io quando avevi più bisogno di me? Dove ero io quando Jefferson faceva di te quello che voleva?


Con le cose assurde che sono successe questa settimana, baciare prima Chloe e poi Warren, non mi è sembrato così strano.
Era come se entrambe le volte, stessimo mandando a quel paese l’universo crudele... e se dovevo morire, volevo prima ricevere un bacio da due persone a cui tenevo davvero.

“Ha baciato anche Warren?!”


Allora aveva cambiato idea su di lui. Non lo vedeva più come un semplice fratello. Le piaceva davvero Warren. E adesso lui è morto, ma se è così, perché non ha sacrificato me?


La cosa importante era che avevo la foto di Warren e di conseguenza avrei potuto salvare Chloe un'ultima volta.
L’onestà è la qualità che Chloe apprezza di più, quindi le ho raccontato tutto: dell’incidente che l’ha paralizzata, della camera oscura e di San Francisco.

Chloe strinse forte il diario al pensiero di Max nelle mani di Jefferson. Arrivò a leggere le battute finali del diario.

Chloe è tornata! Non mi fregava nemmeno che fosse veramente la fine del mondo, era fin troppo bello riabbracciarla dopo tutto quello che abbiamo passato. Ho pensato a tutte le realtà che ho vissuto per lei e quanto lei abbia sempre significato molto per me... Le nostre vite sono sempre state intrecciate.

Come poteva tutto questo non essere un qualche destino? Anche se siamo diverse in molte cose, allo stesso tempo siamo molto simili. Nello spirito, saremo sempre piratesse che vogliono conquistare il mondo... sembra stupido dire che è la mia eroina, ma se non lei, chi? A volte io e Chloe sembriamo come lo yin e lo yang. Chissà, forse esistiamo per darci forza l’un l’altra... qualcosa in più forse.

Non c'è niente come il senso di sollievo dopo essersi svegliati da un incubo intenso. Nonostante tutte le cose terribili che sono successe questa settimana, mi sono sentita libera e piena di speranza quando finalmente mi sono finalmente svegliata.
Il mio incubo era così ovvio... tutte le mie paure sull'essere un’artista, potere di riavvolgere il tempo e, ovviamente, la mia partner criminale e temporale, Chloe Price.

Ne abbiamo passate così tante assieme, e potremmo passarne molte altre, a seconda di come andrà a finire… all’inferno o in paradiso…

Chloe è più della mia migliore amica, ma chissà lei cosa prova davvero... mi ha sfidato a baciarla, ma è sembrata sorpresa quando l’ho fatto. Lo ero anch'io, ma non me ne sono pentita neanche per un secondo.

Forse è per questo che ho detestato vedere Chloe essere così crudele nel mio incubo: mi insultava e flirtava con tutte quelle persone... è stato come sentire una fitta al cuore, non me lo aspettavo. È questo il potere dell'amicizia... o dell'amore? Credo che tu stia per scoprirlo, Max Caulfield.

 
“Ma che cosa...”

Rilesse ancora l’ultima parte fino a imprimerla bene nella mente. “Che cazzo significa?! C-cosa voleva dire?! Amore o amicizia?! Ma...”

Iniziò a deglutire con gli occhi spalancati. Si alzò dal letto continuando a fissare il diario. A un tratto la porta della camera si aprì e Chloe mise subito il diario dietro la schiena con le mani e si andò ad appoggiare di spalle alla scrivania. Nel movimento che fece, chiuse senza volerlo il cassetto, così da impedirle di rimettere al posto il diario.

“Cazzo...” bisbigliò Chloe.

Max era entrata in camera e la guardava confusa. Chloe sperava che non si fosse accorta del brusco movimento che aveva fatto per nascondere il diario.

“Chloe... cosa ci fai qui?”

Chloe appoggiò lentamente il diario sul ripiano della scrivania. “Ehm... sono qui perché... ecco... ero entrata per cercare qualcosa... i-il fuoco...”

“Il fuoco?” chiese Max ancora più confusa di prima. Aveva notato subito il nervosismo della sua amica.

“Mmh?! Ah sì... cioè volevo dire l-l'accendino... ehm… l'ho lasciato qui ieri sera... si...”

“Ah...ok”.

Max stava per avvicinarsi alla sua posizione per guardare meglio l’intrusa sulla sua scrivania, cioè la pianta. Chloe terrorizzata dall'idea di essere scoperta, l’abbracciò facendola voltare con le spalle verso la scrivania in modo che non potesse accorgersi del diario.

“Mi sei mancata tanto Max” disse Chloe tenendola stretta mentre guardava il diario.

“Chloe... ma stai bene?” chiese Max guardando preoccupata la sua amica.

“Mmh?! Certo che sto bene, perché? Mai stata meglio. Cosa c'è, non posso più sentire la mancanza della mia amica?" disse Chloe allontanando l’amica dall’abbraccio ma continuando a tenerla per le braccia.

“No, non è questo. Sembra quasi che sia stata via per giorni…” disse Max mentre stava per voltarsi di nuovo verso la scrivania.

Chloe l'attirò di nuovo verso di sé mettendole un braccio sulla spalla e trascinandola fuori dalla stanza. “Andiamo di sotto e raccontami tutto. Dimmi cosa avete fatto e dove siete stati tu e Ryan”.

A Max non rimase altra scelta che seguirla. Si ritrovarono così al piano di sotto in salotto, per la felicità di Chloe.

“Oh, eccoti qua Chloe. Siediti, ho qualcosa per te” disse Ryan.

“Per me?! Ehm... cosa?! Mi devo preoccupare?!”

“Ma no Chloe. Ho pensato a voi due che passate fin troppo tempo in casa e quindi ho deciso di regalarvi qualcosa che vi possa aiutare a distrarvi. Qualcosa che vi aiuti a rilassarvi”.  

Chloe guardò verso Max che era seduta a suo fianco. “Ah... figo...”

Ryan diede una scatola a Chloe che la prese con timore. “Non preoccuparti non morde” disse Ryan sorridendo.

“Ok, allora lo apro... spero solo che non sia una testa di cavallo come nel film del padrino o magari qualche pezzo di orecchio o dita mozzate mandatami da uno psicopatico che chiede il riscatto”.

Ryan rise alla battuta leggermente macabra della ragazza, mentre Vanessa aveva gli occhi spalancati e fece una risatina nervosa. Quando Chloe tolse il coperchio dalla scatola, vide un album e pennarelli, sembravano professionali. Spalancò la bocca dalla sorpresa, non capendo bene il motivo di quel regalo. Alzò lo sguardo verso Ryan e poi guardò Max. “Ah... ehm... wow questa roba è semplicemente... wow...”

“Max mi ha detto che ti piace disegnare e quindi ho optato per album e pennarelli”. 

Chloe cercò di trattenersi dal ridere mentre guardava la ragazza al suo fianco. “Ah... ora capisco. Max, tu si che mi conosci davvero bene, mi leggi dentro. Per te sono come un libro aperto”.

Max roteò gli occhi è disse sibilando: “Smettila, dopo ne parliamo”.

“Ah, non vedo l'ora Max”.

Vanessa intervenne. “E tu Max, qual è il tuo?”

“Per lei c'è la musica” disse Ryan prendendo la custodia della chitarra di Max e aprendola. “Ed ecco qui la nuova chitarra di Max”.

Vanessa e Chloe guardarono lo strumento. “È molto diversa da quella che avevi prima” disse la madre.

“Cazzo se è bella, è davvero figo il colore”. Solo dopo aver parlato, Chloe si accorse del linguaggio colorito. “Ehm... scusate, mi sono lasciata prendere la mano. Uhm... certo che non è da te scegliere un colore del genere Max” disse Chloe sorridendo.

“Ah davvero?! E quale sarebbe il mio tipo di colore?!”

“Uhm... non lo so, uno più classico, diciamo hipster?” disse Chloe ridendo.

Max le lanciò uno sguardo non troppo amichevole che sembrava dire “poi facciamo i conti”.

“Stavo solo scherzando Max. É davvero un bel colore, mi piace molto”. 

“Posso capire che ti possa piacere il colore Chloe, è stravagante esattamente come i tuoi capelli” disse Ryan ridendo.
A quella frase il sorriso dal viso di Chloe svanì dalle sue labbra. Un tarlo si insinuò nella sua mente. Guardò prima la sua amica e poi la chitarra.

 
Possibile che abbia scelto quel colore per qualche attinenza a me?
 

A un tratto si ricordò di una cosa molto importante. Il diario che era rimasto fuori dalla scrivania. “Ehm... scusate devo andare un attimo in bagno”.

“Chloe non dimentichi qualcosa?” disse Ryan indicando il suo regalo.

“Ah giusto, si vero... ehm... grazie tante Ryan, prometto che ne farò buon uso. Soprattutto dei pennarelli” disse facendo un occhiolino alla sua amica.

Max si portò una mano alla fronte pensando alla città di Seattle, che avrebbe conosciuto la sua arte nel peggiore dei modi. Chloe prese il suo regalo e sali le scale di corsa. Entrò in camera di Max e rimise il diario al suo posto nel cassetto dove lo aveva trovato. Uscì dalla stanza portando il regalo “strano” in camera sua. Uscendo dalla sua camera vide Max salire le scale, quindi finse di andare in bagno, anche se non ne aveva nessun bisogno. Dopo essere entrata si appoggiò con le spalle alla porta.

“Cazzo... c’è mancato veramente poco”.

Si avvicinò al lavello sciacquandosi il viso pensando a cosa doveva fare con Max.
 

Ok Chloe stai calma e pensa. Come puoi tirar fuori qualche informazione da Max? Eh… bella domanda, non posso certo chiederle “Ehi Max, hai poi scoperto se per te sono solo un’amica o qualcosa di più? Scoprirebbe che ho letto il suo diario senza il suo permesso. Non voglio farla arrabbiare, il nostro rapporto è già abbastanza complicato così com’è. Devo fare domande personali e farlo sembrare un gioco. Si certo può andare e se non riesco, pazienza. Questa storia è assurda, molto probabilmente ho frainteso. Eppure era così chiara quella frase. Non avrei mai dovuto leggere quel cazzo di diario. Merda...
 

Quando uscì dal bagno vide Ryan uscire dalla camera da letto. “Ah Chloe, possiamo andare un attimo nella tua stanza?”

“Certo…” disse Chloe rientrando nella sua stanza.

Ryan la seguì chiudendo la porta dietro di sé. Tirò fuori dalle sue tasche due pacchi di sigarette.

“Ti dico subito che vorrei che smettessi di fumare, solo perché mi sta a cuore la tua salute, non per altro. So bene che per te può essere difficile riuscire a smettere di fumare in un momento come quello che stai vivendo e non voglio farti pressioni. Quindi per adesso ti vengo incontro, avrai due pacchi di sigarette a settimana, non di più. Dovrai fartele bastare, anzi dovresti cercare anche di diminuire la nicotina che assumi giornalmente. Così che ti sarà semplice smettere più in là. Però tutto questo ad alcune condizioni”.

Chloe guardava Ryan sorpresa.

“Le condizioni sono queste, non si fuma in casa per nessuna ragione. Dovrai uscire fuori per farlo. Dovrai dare una mano in casa e non vale solo per te, ma anche per Max. Dovete cercare di riprendere una vita normale e iniziare a uscire, non potete stare sempre chiuse nelle vostre stanze. A questo proposito come sai, domani gli amici di Max verranno a pranzo, quindi potrebbe essere una buona occasione per iniziare a uscire dal vostro guscio. Potreste organizzare qualcosa da fare tutti insieme. Ne ho parlato prima anche con Max. Ma ho come la vaga sensazione che non ne sia tanto convinta, almeno a vedere la faccia che ha fatto. Allora Chloe, siamo d’accordo?”

“Se non accetto qualcuna delle condizioni cosa succede?”

“Queste sigarette ritorneranno nelle mie tasche”.

 
Ok, quanto può essere difficile uscire con gli amici di Max? Non li conosco nemmeno, magari sono simpatici. Per delle sigarette potrei dare loro qualche possibilità. In questo modo non dovrei nemmeno attingere al mio gruzzoletto e magari potrei permettermi di prendere un po' d'erba. Devo trovare solo qualche buon affare fuori di qui, ma per farlo mi tocca uscire. Bene, quindi esco con loro trovo la fonte della felicità ed è fatta. Chloe, oggi è il tuo giorno fortunato.

 
 “Ehm... ok Ryan, affare fatto”.

“Mi dai la tua parola?”

“Certo Ryan”.

“Bene” disse Ryan passando le sigarette a Chloe.

“Mi raccomando Chloe, non farmene pentire”. Detto questo uscì dalla sua stanza.

“Cazzo è successo per davvero?! Ahahahah...” disse mentre si stendeva sul letto.
 
Nel frattempo Vanessa raggiunse la stanza di sua figlia. "Maxine, che ne dici? Ti piace la pianta che ti ho comprato?"

"Mamma... sei sicura che l'hai comprata per me? Lo sai che io, non ci sono portata per queste cose”.

"Non ha nessuna importanza e comunque si, l'ho presa per te".

"È un aloe?"

"Vedi? Non ci sei portata ma l'hai riconosciuta. Ho pensato di dare un tocco in più alla tua stanza. Ovviamente dovrai prenderti cura di Zoe".

"Zoe?!Mamma devo proprio?!"

"Si devi farlo. Però non preoccuparti. In inverno è sufficiente annaffiarla una volta al mese, in primavera e in autunno due volte al mese, in estate una volta alla settimana. Non mi sembra uno sforzo sovrumano. Se poi non riesci a ricordarti quando annaffiarla, basta semplicemente toccare la terra. Se la senti umida vuol dire che non necessita di acqua, se invece è secca devi annaffiarla. Puoi tenerla anche sul davanzale della finestra, ma non azzardarti a portarla fuori. Non può stare a contatto diretto con la luce".
 
Vanessa vide l'espressione di Max non molto entusiasta e si sedette accanto a lei sul letto. "Non fare quella faccia Maxine. Vuoi sapere perché ho preso quella pianta?" chiese Vanessa con tono triste.

Max alzò le spalle.

"Perché pensavo potesse esserti di aiuto in questo momento".

"Perché utile?"

"L'aloe combatte l'insonnia e migliora la qualità generale del sonno".

Max si girò a guardare sua madre. "Mi dispiace darti tante preoccupazioni mamma".

"Ehi, sono tua madre ed è giusto che mi preoccupi per te. E poi non è colpa tua quello che è successo".

 
Certo che è colpa mia mamma, ma tu non lo saprai mai per tua fortuna.

 
"Grazie mamma" disse Max abbracciando sua madre guardando la pianta.


Se bastasse una pianta per rimuovere gli incubi sarei disposta a far diventare la mia stanza una giungla, con tanto di liane, scimmie e Tarzan.


Vanessa si staccò dall'abbraccio di sua figlia. "Bene, adesso vado da Chloe".

"Per fare cosa?!"

"Beh, ne ho presa una anche per lei".

"Mamma, stai scherzando vero?!"

"No, ho pensato anche a lei”.

Max non osava nemmeno immaginare la reazione di Chloe al regalo di sua madre.
 
Vanessa bussò alla porta della stanza di Chloe.

"Avanti" disse la ragazza mettendosi seduta sul letto.

"Ti ho portato una cosa Chloe".

Chloe vide Vanessa appoggiare sulla scrivania un vaso con una pianta. "Una pianta?!"

"Si, non la trovi stupenda? È una Sansevieria".

"Wow, che bellezza..." disse guardando la pianta.

 
Ma che diamine è quella cosa?! E soprattutto che dovrei farci?!

 
"Sentivo che mancava qualcosa nella tua stanza. Così ho pensato a una pianta".

"Si... davvero una bellissima idea" rispose Chloe anche se pensava tutto il contrario.

"Però ti dovrei occupare tu di Sharon. Devi annaffiarla ogni cinque o sette giorni in estate. In inverno ogni due settimane. Non metterci troppa acqua, devi solo tenere il terreno umido. Ah dimenticavo, ogni tanto devi togliere la polvere dalle foglie. Usa un panno leggermente inumidito. Tutto chiaro?"

Chloe aveva ascoltato le parole della donna con un'espressione confusa e sbalordita. Alla fine trovò la forza per farle una semplice domanda che le passava per la testa in quel momento.  "Chi è Sharon?!"

"Oh, la pianta. Sono solita dare dei nomi alle piante di casa".

L'espressione di Chloe non cambiò di molto. "Oh, grazie per il pensiero Vanessa. È davvero... figo!"

"Bene, mi fa piacere che ti piaccia. Ora ti lascio alle tue cose e vado a preparare il pranzo. A dopo Chloe".

Vanessa uscì dalla stanza mentre Chloe fissava la pianta. "Piacere Sharon, spero proprio che riuscirai a vivere tra le mie mani. Di solito qualsiasi cosa io abbia intorno muore".

Chloe decise di andare da Max con la pianta. La lasciò a terra e bussò alla sua porta.

“Avanti”.

Chloe si affacciò con la testa oltre la porta e le arrivò un cuscino in faccia, che afferrò prima che finisse a terra. “Ehi, è questo per cos’è?!”
“Per le frecciatine che mi hai lanciato prima”.

“Quindi se io ti lancio frecciatine tu mi lanci cuscini, non mi sembra equo. Allora... ehm... posso entrare e venire in pace o devo girare i tacchi e andarmene?”

“Certo che puoi entrare”.

“Ah, bene”. Chloe riconsegnò il cuscino alla ragazza e chiese: "Posso far entrare anche la mia coinquilina?"

"La tua cosa?!"

"La mia coinquilina".

"Ma di che diavolo stai parlando?!"

"Posso sì o no?"

"Si..."

Chloe uscì dalla stanza per prendere la pianta e rientrò chiudendo la porta.

"Ti presento Sharon, la mia coinquilina sexy".

Max iniziò a ridere.

"Ehi, perché ridi?! Non farci caso Sharon, Max non conosce le buone maniere" disse Chloe guardando la pianta.

"Uuuh, guarda un po' chi c'è sulla scrivania. Chi sarà mai? Max chi è quella pollastra?"

"Lei è Zoe".

"Bene, allora facciamo le presentazioni come si deve".

Chloe si avvicinò alla scrivania mentre Max continuava a ridere.

"Ciao Zoe, piacere di conoscerti. Vorrei presentarti Sharon, la mia coinquilina sexy. Adesso vi lascio insieme così potete conoscervi meglio. E mi raccomando, tenete le vostre radici bene in vista e al proprio posto. Vi tengo d'occhio".

Dopo aver concluso il suo siparietto, Chloe raggiunse la sua amica sedendosi sul letto accanto a lei. Si guardarono continuando a ridere.

"Cazzo Max! Ti giuro che facevo fatica a credere che fosse tutto vero. Insomma... tua madre da dei nomi alle sue piante".

"Si lo so è mia madre. Quando sono andata ad Arcadia Bay... mi ha fatto portare una pianta di nome Lisa".

"Oh, non lo sapevo. Non sono mai entrata nella tua stanza del dormitorio. E com’era lei? Affascinante?”

Max le diede un pugno al braccio.

“Quindi anche lei è andata distrutta…”

"No, non ha dovuto assistere al tornado. È morta prima".

"In che modo?"

Max la guardò senza rispondere, ma con uno sguardo che diceva tutto.

"L'hai fatta morire?!"

"Non l'ho fatto di proposito. Io non sono brava a prendermi cura delle piante".

"Beh...se non sei capace tu, allora io non ho alcuna speranza".

"La mia devo annaffiarla poco".

"Anche la mia, solo che non ricordo più cosa ha detto tua madre".

Max ritornò a ridere.

"Non ridere delle disgrazie altrui. Controllo su internet" disse Chloe prendendo posto alla scrivania, ma non prima di aver rimproverato Zoe e Sharon. "Vi ho viste eh! rimettete le radici a posto. Vi lascio senz'acqua".

"Sei completamente fuori di testa".

"No, sono loro a essere delle pervertite. Ok, vediamo un po'.

Chloe iniziò a fare delle ricerche sulla sua pianta… Sharon.

"Non conosco la tua pianta, cos'è?" chiese Max.

"Tua madre l'ha chiamata sanvera, sansfera, una cosa del genere".

"Bene, non ricordi nemmeno il nome".

"Non posso farci niente se tua madre compra piante con nomi tanto complicati. Anzi, ora capisco perché dà dei nomi. Piuttosto, tu che fai tanto la saputella, la tua cos'è?"

"Un aloe e l'ho riconosciuta subito".

"Ah, aloha aloe" disse Chloe salutando la pianta.

Max rise di nuovo "Idiota".

"Eccola qui, trovata. Il suo nome è sansevieria".

"Che nome strano".

"Ora capisci perché non lo ricordavo. Senti qua cosa dice. Nei suoi paesi di origine e nella Guinea la Sanseveria è legata al significato “io ti stringo a me”, soprattutto perché, poco romanticamente, in queste zone si ricavano dalle fibre della pianta i lacci delle scarpe".

"Tutto questo è molto interessante" disse Max sarcastica.

"Ehi, senti anche questa. La sansevieria viene anche comunemente chiamata Sanseveria, lingua di suocera e snake plant".

Chloe si voltò verso Max.

"E allora?!" chiese Max non capendo.

"Lingua, suocera, serpente, lacci, ti stringo a me..." disse Chloe contando le parole con le dita. “...è chiaro, tua madre sta cercando di mandarmi un messaggio ".

"Quale?!"

"Che se mai un giorno noi due ci sposeremo e lei diventerà ufficialmente mia suocera, sputerà veleno contro di me con la sua lingua avvelenata. Infine mi strozzerà nel sonno con i lacci delle scarpe".

Max ricominciò a ridere di nuovo. "Ricordami perché sei diventata mia amica".

"Semplice, perché sono la migliore" disse Chloe ritornando a sedersi accanto a Max.

Chloe si schiarì la voce e disse: “Allora... ehm... il colore della tua chitarra è molto particolare, come mai lo hai scelto?”

Max sospirò dicendo: “Ci deve essere per forza una ragione?”

“Per una hipster come te si”.

Max le lanciò di nuovo il cuscino in faccia. “Ehi... di nuovo?! Allora vuoi la guerra. Bene, ci sto”.

Chloe afferrò il cuscino e iniziò a colpirla. “Così siamo pari”.

“Non direi proprio” disse Max prendendo un altro cuscino e ricambiando l'attacco.
 
Continuarono in questo modo finché non si stancarono. Alla fine si distesero sul letto sfinite.

“Sono contenta che sei qui Chloe”.

Chloe distolse lo sguardo da lei e disse: “Già...”

 
Giusto per non dimenticare che dovrei essere morta e sepolta...
 

“Ehm... che ne dici di suonarmi qualcosa con la tua nuova chitarra?”

“Veramente non ho voglia e poi suono sempre quando sono sola”.

Chloe la guardò confusa. “Cosa vorresti dire?! Non ti piace suonare in presenza di altre persone?!”

“Non mi piace stare al centro dell'attenzione, ecco tutto. E poi non sono così brava”.

“Hai sempre avuto il vizio di sminuirti. Sono sicura che sei bravissima”.

Max rimase in silenzio.

“Allora vorrà dire che ti suonerò io un pezzo. Ti mostro come si fa, ok?” disse Chloe afferrando la chitarra.

“Chloe, tu non sai come si suona una chitarra”.

“Non sfidarmi donna di poca fede”.

Max guardò Chloe mentre cercava inutilmente di posizionare le mani in maniera corretta sulla chitarra e incominciò a ridere.

“Perché ridi, ti stai prendendo gioco di me eh...?”

“Chloe non sai nemmeno come usarle quelle mani sulla chitarra”.

“Ah beh... ma le so usare per fare tante altre cose” disse Chloe guardando in modo malizioso Max.

“Oddio, sei la solita pervertita”.

“Si, ma sono la tua pervertita e poi cosa vai a pensare? Io non mi riferivo a niente del genere. Sei troppo prevenuta nei miei confronti. Mi sorprendono i tuoi pensieri sconci Max”.

La ragazza arrossì violentemente dicendo: “Smettila di prendermi in giro”.

Chloe nel frattempo rideva di gusto. “Aaaah Max, è tutto troppo semplice con te. Allora, parlami dell'album e dei pennarelli”.

Max la guardò e disse: “Pensavo fosse una buona idea. Sicuramente lo era rispetto alle altre possibilità”.

“Oh cazzo, c'erano altre opzioni? Erano peggio o meglio? Non era per davvero una testa di cavallo vero? Anche se a questo punto lo avrei preferito”.

“Chloe ti prego, cosa avrei dovuto dire a mio padre? Gli avrei dovuto consigliare di comprarti dell'erba oppure birra o...”

Chloe la interruppe: “O qualche giornaletto con delle donne nude, magari dei poster da appendere nella mia camera, giusto per personalizzarla un po’. Credi che ai tuoi potrebbe venire un infarto se appendessi poster del genere?”

Max la guardò con bocca spalancata.

Chloe scoppiò a ridere. “Dovresti vedere la tua faccia Max, comunque non preoccuparti. Non appenderò nulla... per ora, ma sai quando si è in crisi di astinenza...”

“Idiota” disse Max.

Chloe mise un braccio attorno alle spalle della ragazza. “Max mi piacciono i pennarelli, ma non immaginavo che tu mi considerassi Picasso. Li userò, ok?

“Si, è spero li userai sull'album”.

“Questo non posso garantirtelo Max”.

“Chloe per favore, cerca di stare lontano dai guai”.

“Va bene, vado a esprimere la mia arte in camera mia, così che potrai farlo anche tu senza occhi indiscreti. Ci rivediamo a pranzo hippie”.

Chloe usci dalla camera e andò nella sua stanza, aprendo l'album e prendendo un colore a caso. Sorrise e disse: “Aaaah... ma chi voglio prendere in giro”.

Mise via il tutto e si distese sul letto in attesa di un qualsiasi suono che provenisse dalla stanza di Max. Infatti, dopo poco tempo la ragazza iniziò a suonare la sua nuova chitarra.

“Tu sei la vera artista Max” disse chiudendo gli occhi godendosi il momento in santa pace, non smettendo di pensare alle battute finali del diario dell'amica.



Quando erano a pranzo Vanessa non perse tempo a ricordare l'impegno per il giorno seguente. “Allora Max, domani Fernando e Kristen verranno a pranzo, hai qualche idea su cosa potrei preparare?

“Ehm... Non saprei mamma”.

“Stavo pensando che potrei preparare una Cobb Salad e anche del salmone con limone al forno. Per dolce invece una torta di lime o una Peach pie”.

“Vanessa, credo che andrà bene qualsiasi cosa, non è la prima volta che vengono a pranzo da noi. Quindi non ti tormentare il cervello su cosa cucinare” disse Ryan.

“Si, hai ragione, solo che sarà un bel giorno per i ragazzi che finalmente si rincontreranno e voglio che sia tutto perfetto. Oh... a proposito questa sera andiamo a comprare tutto l’occorrente, vi serve qualcosa per caso? Potete venire anche voi se volete.

Chloe guardò in direzione di Ryan ricordando il patto tra loro. Ryan rispose al suo sguardo senza fare una piega. Max si era accorta di quello scambio e si chiedeva che cosa significasse. “Vanessa, non è necessario per questa sera, ci saranno molte altre occasioni. Vero ragazze?” chiese Ryan guardando solo Chloe.

“Si... è vero Ryan” rispose Chloe.

Max non riusciva a credere alle sue orecchie. C’era qualcosa sotto. Impossibile che Chloe avesse voglia di uscire.

Arrivò la sera e i genitori uscirono di casa per fare compere. Vanessa urlò dal piano di sotto verso le ragazze che erano ognuna nella propria stanza. “Ragazze, noi usciamo ci vediamo più tardi. Non staremo via a lungo. Ah... se vi viene fame ci sono dei toast in frigo, potete scaldarli e mangiarli”.

“Okay mamma a dopo” rispose Max urlando dalla sua stanza.
 
Chloe che aveva sentito tutto si decise a fare la sua mossa.
 

Forse è arrivato il momento di mettere in pratica il mio piano. Speriamo bene. E se non riesco ad arrivare a nulla? Ok Chloe, fai un respiro, fanne un altro e poi... e poi fanculo...


Uscì dalla sua stanza con l’album e un pennarello nero. Bussò alla porta di Max. “Posso entrare hippie o mi aspetta ancora qualche cuscino al varco?”

“Idiota entra” rispose Max.

“Le tue parole mi feriscono Maxine Caulfield” disse Chloe portandosi una mano al petto.

“Mai Maxine...”

“Va bene... Maxine”.

Max roteò gli occhi sospirando.

“Allora, visto che i tuoi sono andati a svuotare i negozi per l’abbuffata di domani e noi siamo qui senza nulla di meglio da fare. Ho pensato che sarebbe il caso di esprimere la nostra arte”.

Max la guardò senza capire.

“Tu vuoi che uso l’album e i pennarelli, io invece voglio che suoni la chitarra davanti a me. Sono disposta a disegnare qualcosa solo se tu mi suoni qualcosa”.

È un ricatto Chloe”.

“No, è un accordo tra di noi. Allora, ci stai?”

Max ci pensò un po' su e alla fine accettò. “E va bene hai vinto tu”.

“Vinco sempre io” disse Chloe ridendo.

Chloe prese la sedia dalla scrivania e l’avvicinò al letto sedendosi a cavalcioni appoggiando le braccia sulla spalliera.

“Che intenzioni hai? Non vorrai stare lì a guardami mentre suono?” chiese Max.

“E cosa dovrei fare scusa, mettermi a ballare?”

“No, però mentre io suono tu disegni. Era questa il patto”.

“Aaaah... e va bene, come vuoi tu” disse Chloe afferrando di nuovo l’album e il pennarello. Rimanendo seduta sulla sedia. “Sono pronta...”

“Chloe...”

“Che c’è ora?”

“Per disegnare devi togliere il tappo dal pennarello”.


Chloe biascicò qualcosa d'incomprensibile e tolse il tappo dal pennarello.


“Ora posso ascoltare qualcosa suonato da Max Caulfield o devo comprare prima il biglietto?”

“Non sei divertente Chloe”.

“Ah... dimenticavo... voglio sentirti cantare Max”.

“Cosa?! Avevi detto suonare non cantare”.

“Allora non disegno nulla. Tuo padre ci rimarrà male quando vedrà che non sto usando il suo regalo”.

“Sei pessima Chloe”.

“Lo so e mi adori per questo”.

Max sconfitta prese la sua chitarra e si andò a sedere al bordo del letto davanti a Chloe. “Questa te la faccio pagare Chloe”.

“Ah sì? In che modo, in natura?”

“Piantala”.

“E va bene, allora io inizio a disegnare”.

 

Cazzo... che diavolo dovrei disegnare adesso? Devo trovare un soggetto.

 
Guardò Max mentre accordava la chitarra.


Potrei provare a disegnare lei. Certo che se viene fuori un mostro, non sarà colpa mia. In quel caso sembrerà davvero un quadro di Picasso.

 
“Allora che cosa mi canti?”

“Ehm... non so se ti piacerà, ma non mi interessa. Comunque inizia a disegnare”.

“Certo...”

Così Max iniziò a suonare, mentre Chloe iniziava a disegnare. Suonando, la ragazza dava l'impressione di essere lontana da tutto e tutti. Lontana dalla sua stanza, da Chloe e da ciò che la circondava, incluso tutto il dolore e il terrore che l’accompagnavano dopo quello che era successo. Smettendo di disegnare, Chloe guardò la sua amica sorpresa di scoprire che oltre a saper suonare, era anche intonata. Amava la fotografia, era in grado di suonare la chitarra ed era capace anche di cantare. Possibile che l’unica a non accorgersi di quanto talento avesse, era proprio lei? Non si sentiva all’altezza in qualsiasi cosa facesse, mentre in realtà era la persona più in gamba che avesse mai conosciuto. Max Caulfield la sua migliore amica...

“Ho finito, sei contenta ora? Chloe... che hai?” disse Max dopo aver terminato la canzone.

“Merda, ma sei davvero SuperMax. Sai anche cantare, questo non me lo aspettavo”.

“Aaaah... finiscila”.

“Non sto scherzando Max, sei davvero in gamba”.

“Se lo dici tu...”

“Ehm... io non ho ancora finito di disegnare. Si può dire che non ho quasi nemmeno cominciato. Ero troppo distratta da te”.

“Chloe, non provarci nemmeno a cavartela così, voglio vedere il disegno”.

“Ok... magari nel frattempo potremmo chiacchierare un po' mentre ti eserciti con la chitarra”.

“Uhm... sì ci sto” rispose Max.

Chloe la guardò sorpresa. “Davvero, sei d’accordo con me? Wow... dimmi chi sei e cosa hai fatto alla vera Max”.

“Sono sempre io idiota. Inizio io facendoti una semplice domanda. Cosa è successo a pranzo? Ti ho visto mentre guardavi mio padre in modo strano, come se ti aspettassi qualcosa. Forse approvazione?” disse Max.

“Non so di cosa parli”.

“Stai mentendo Chloe”.

Chloe decise di raccontare la conversazione e il patto che aveva fatto con suo padre.

“Mio padre ti compra le sigarette e vuole che contribuisci a farmi uscire di casa?”

“Si, tra le altre cose, tipo dare una mano in casa. Comunque vuole che smetto di fumare”.

“Se lo scopre mamma non sarà d’accordo. A essere del tutto sincera non lo sono nemmeno io”.

“Vanessa non deve saperlo per forza... e tu beh… devi rassegnarti all’idea per ora” disse Chloe mentre continuava a guardare Max.

“Si può sapere cosa stai disegnando?”

“Non avere fretta Max...”

Max continuò a suonare la chitarra mentre Chloe disegnava. Ok Sherlock, è ora di indagare, pensò Chloe.

“Ooook... parliamo di altro ora. Facciamo una domanda ciascuno a turno”.

“Ho già fatto una domanda Chloe. Adesso tocca a te”.

“No, quella non c’entra”.

“E allora, che tipo di domande?”

“Non lo so, la prima cosa che ci viene in mente, è solo un modo per chiacchierare”.

“Ho come la vaga sensazione che me ne pentirò”.

“Max, sei solo una fifona”.

“Non sono fifona, è solo che non mi fido di te”.

“Ok, prima domanda. Hai mai fatto sesso?”

“Ecco, lo sapevo che finiva così. Chloe, è abbastanza evidente che non l'ho fatto. Non ho un ragazzo e forse non hai ben chiaro com’è stata la mia vita qui a Seattle” disse Max non sapendo dove nascondere la faccia.

“Whoa Whoa... rilassati Mad Max, era solo una domanda come tante”.

“Si certo, come no”.

“Per la cronaca, apprezzo che non l’hai fatto ancora. Voglio dire, spero che lo farai, ma con la persona giusta per te. Ora tocca a te”.

“Ok, allora visto che siamo in argomento, con quanti ragazzi sei stata?”

Chloe smise di disegnare. “Ehm... non li ho contati, ma qualcuno”.

“Non è una risposta”.

“Certo che è una risposta, ho avuto alcuni ragazzi”.

“Ma avevi una storia seria con loro o era solo...”

Chloe ridendo disse: “Non riesci nemmeno a pronunciare la parola. Si dice sesso Max. E comunque guarda che mi hai posto due domande e non una. Starai ferma per un turno”.

“Cosa?!”

“Mi hai chiesto prima con quanti ragazzi sono stata. Poi volevi sapere se erano storie serie o solo sesso. Quindi due domande. Comunque, era solo una fase ed era ovviamente solo sesso”.

Max sospirò e continuo a strimpellare la sua chitarra.

“Altra domanda. Uhm... il tuo primo bacio quando è stato?”

“Mi stai prendendo in giro Chloe?”

“No, perché dovrei”.

“Non ho un ragazzo. Quindi non ho baciato nessuno”.

“Ehm, non vorrei contraddirti Max, ma si può baciare qualcuno anche senza avere necessariamente un ragazzo. Capisci? Senza nessun impegno...”

“Giusto, visto che sei stata con dei ragazzi solo per sesso, questo può valere anche per tutto il resto. Che stupida, perché non ci ho pensato prima”.

“Noto un certo sarcasmo nella tua voce o è solo una mia impressione?”

“Che perspicace che sei Chloe”.

“Ah ah... molto divertente. Allora?”


Avanti Max dillo. Hai baciato Warren, perché negarlo. E hai baciato anche me... aspetta un attimo... ha baciato prima me e poi Warren, quindi questo mi posiziona in pole position... no, non può essere... forse c’è anche qualcun altro. Si, deve essere così...
 

“Il tuo primo bacio Max...” insistette Chloe.

“Beh... il mio primo bacio è stato ad Arcadia Bay”.

A Chloe cascò il pennarello dalle mani.
 

Non può essere... ci deve essere qualcun altro, magari in qualche altra linea temporale? Mi accontenterei anche di quello per disperazione.
 

Raccolse il pennarello da terra e continuò a disegnare cercando di non dare segni di agitazione.

“Beh... chi è stato il fortunato?”

Max alzò lo sguardo verso di lei e disse: “Il mio primo bacio l’ho dato alla mia migliore amica”.

Chloe si bloccò del tutto guardando la sua amica. Rimasero ferme lì a guardarsi per un po', senza dire nemmeno una parola.

“Max… mi stai dicendo che il tuo primo bacio lo hai dato a me?”

“Dipende, sei la mia migliore amica?”

“Oh cazzo! Questo non è possibile!” disse Chloe agitandosi.

“Invece è così”.

“Quindi ho rovinato il tuo primo bacio...”

Max guardò Chloe confusa. “Che vorresti dire?”

“Il tuo primo bacio lo hai dato a me perché io ti ho sfidata a farlo. Non era nemmeno un vero bacio”.

“Chloe, non sarò un'esperta del settore ma quello era un bacio”.

“Si, ma non lo era. Cioè, nel senso... io mi sono anche tirata indietro, perché non me lo aspettavo. Non ho nemmeno risposto al bacio Max”.

“Chloe...”

“Magari avresti voluto baciare qualcun altro, tipo Warren. Lui sicuramente avrebbe risposto al bacio. In quel caso si che sarebbe stato davvero un bacio. Insomma, ho fatto un cazzo di casino come sempre”.

“Chloe, non hai fatto nessun casino, sono stata io a decidere di farlo! Non mi hai costretta contro la mia volontà!"

“Sarà stato orribile! Voglio dire, non ti sarebbe mai venuto in mente di farlo se non fosse per la mia stupida sfida che ti ho lanciato! Non doveva andare così! Non è una cosa piacevole!"

“Chloe, ti vuoi fermare un attimo?!”

“Mi dispiace Max, davvero! Sono un’idiota!"

“Chloe per favore smettila…”

“Doveva essere una cosa bella il tuo primo bacio, qualcosa di piacevole e invece io...”

“CHLOE, MA CHI TI DICE CHE NON MI SIA PIACIUTO?!” Max si accorse troppo tardi di quello che aveva appena detto e a Chloe non era sfuggito.
 
Erano così prese dalla conversazione che non si erano accorte dell’arrivo dei genitori di Max. In quel momento Ryan bussò alla porta della stanza ed entrò.

“Ehi... siamo ritornati. Non c’era tanta gente e abbiamo fatto presto a...”

Ryan si fermò dal parlare quando vide le due ragazze che si guardavano mentre erano sedute una davanti all’altra. “Ehm... ho interrotto qualcosa? State bene?”

“Si papà, è tutto ok” disse Max con un filo di voce.

Ryan guardò il disegno sull’album. “Chloe, hai disegnato Max? Beh... le somiglia molto. Forse ci sei davvero portata per il disegno. A quanto pare Max aveva ragione, sei in gamba”.

“Ah... sì certo, grazie Ryan” disse Chloe.

“Io vado di sotto, venite anche voi così ceniamo tutti insieme” disse Ryan uscendo dalla stanza.

Chloe si alzò dalla sedia riportandola davanti alla scrivania, mentre Max continuava a stare seduta sul letto con la testa bassa.

Chloe si schiarì la voce. “Allora, forse è il caso di andare di sotto”.

Si stava dirigendo verso la porta, ma si fermò staccando la pagina del suo disegno dall’album. “Sono una persona di parola, quindi ecco qua”.

Appoggiò il foglio sul letto. “Ci vediamo di sotto” aggiunse prima di uscire dalla stanza.


Max prese il foglio e lo osservò attentamente. Aveva usato lei come soggetto. Non era male il disegno, considerando che non era davvero Picasso. Lasciò il foglio sospirando, stendendosi sul letto e coprendosi il viso con le mani.


Sono la solita stupida, ma come mi è saltato in mente di dire una cosa del genere? Adesso lei cosa penserà? Ha fatto una faccia strana, perché? Complimenti Max, sei davvero un asso a metterti in situazioni del genere. Non dovevo assecondarla in questa specie di terzo grado. Come al solito non riesco mai a dirle di no. Ha detto che era solo una stupida sfida. Mi ha sfidata solo perché sapeva che non l'avrei mai fatto. Si è tirata indietro per una ragione molto semplice, non voleva quel bacio. Cosa diavolo mi ha fatto anche solo pensare che potesse esserci qualcosa di più dietro quella sfida. Con che coraggio la guarderò di nuovo in faccia? Vorrei sprofondare o riavvolgere tutto, ma non posso. Fanculo Max.


Si alzò dal letto trascinandosi verso la porta per andare al piano di sotto per la cena. Nel frattempo Chloe era andata nella sua stanza per lasciare l’album. Si concesse un attimo per sedersi sul letto e per tirare le somme di tutta quella situazione.


Dunque... alla fine posso giungere alla conclusione che come al solito, sono una completa idiota. Per prima cosa non sono riuscita a capire come mi vede lei. Poi, salta fuori che il suo primo bacio lo ha dato a me. Non mi sono mai sentita così ladra come in questo momento. E pensare che ho rubato cinquemila dollari dal fondo per disabili, quindi questo dovrebbe essere niente al confronto. Ho fatto tutto questo casino per nulla. Le ho rovinato il suo primo bacio per una stupida sfida del cazzo. Quanto avrei voluto non leggere quel maledetto diario.
Quasi vorrei che riavvolgesse tutto, però ha ammesso che le è piaciuto baciarmi. Non ha detto nulla su Warren, ma del resto io ho specificato primo bacio. Quindi adesso cosa faccio? Semplice, non fai un cazzo Chloe, hai fatto già abbastanza per un giorno solo. Fai finta di nulla, come se non fosse successo niente.


Quando la cena terminò, le ragazze raggiunsero il piano di sopra, si diedero la buonanotte ed entrarono nelle loro rispettive stanze. Continuarono a rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire, ma alla fine il sonno ebbe la meglio su di loro e si addormentarono. Come quasi ogni notte, il loro appuntamento con l’oscurità non tardò ad arrivare...


Max stava dormendo tranquillamente nel suo letto o almeno era quello che credeva. Sentiva delle strane vibrazioni sotto di sé, come se ci fosse qualcosa in movimento, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Lentamente iniziò ad aprire gli occhi voltando la testa verso sinistra, da dove proveniva la luce del giorno. Possibile che fosse già mattino? Guardò fuori dal finestrino e lesse: “Pac West Airlines”. L'aereo che la portò a San Francisco per la mostra, dopo aver vinto il concorso “Eroi di tutti i giorni”.

“Io non ho più vinto quel premio! Ho strappato la mia foto! Non sono più in quella linea temporale, questo è impossibile!"

A un tratto si ricordò che in quel volo era stata accompagnata dal preside Wells. Si voltò di scatto alla sua destra e vide che le era seduto accanto il professor Jefferson.

“Buongiorno Max, finalmente ti sei svegliata”.

No…”

“Sai, incominciavo a sentirmi davvero solo”.

Max lo guardava spaventata, con il respiro che iniziava a farsi pesante per l’agitazione. Fece per alzarsi, ma si accorse di non poterlo fare. Ancora una volta aveva mani e caviglie legate con del nastro adesivo. Solo che questa volte era sul sedile dell’aereo.

“Ahahahah... Max non agitarti su, siamo solo all’inizio di questa splendida giornata, non fare la guastafeste”.

Max cercò di liberarsi dal nastro adesivo senza riuscirci. A quel punto Jefferson appoggiò con forza una mano sulla sua, guardandola con severità. “Non credo che sia un’ottima idea. Allora Max, sai dove stiamo andando vero? San Francisco, la città più tollerante al mondo. Quella che non ti giudica, ma che ti accoglie e ti invita a scegliere la tua strada. A essere te stessa e seguire le tue passioni, qualunque esse siano. A dire il vero non so se apprezzeranno davvero la tua arte. Comunque lo scopriremo molto presto visto che stiamo andando alla tua mostra. Oh avanti Max, non fare quella faccia, dovresti essere felice di essere qui con me”.

“Questo non è reale. Tu non sei reale. È solo un incubo, Io non ho vinto nessun concorso” disse la ragazza guardando davanti a sé per evitare lo sguardo del professore.

“Come puoi dire una cosa del genere? Dovresti essermi grata per tutto quello che ho fatto per te. Per tutto quello che ti ho insegnato e per quello che dovrai ancora imparare grazie a me” disse Jefferson sibilando a un passo dal viso di Max. “Sei solo un’ingrata Max! Ma stai tranquilla, imparerai molto presto il rispetto, ci puoi giurare!”

“Chloe...” disse Max con un filo di voce.

Jefferson roteo gli occhi e guardò Max con disappunto. “Santo cielo! Hai un’ossessione per quella sfigata lo sai?! Avresti dovuto lasciarla marcire in quel bagno, almeno avrebbe fatto qualcosa di utile diventando cibo per i vermi!”

“Non ti permetto di parlare così di lei” rispose Max con voce tremante.

“Ahahahah... altrimenti cosa farai Max?! Eh?! Ammiro la tua determinazione nel difendere la causa di tutti i tuoi problemi, ma non sei in grado di fare nulla!”

Max abbassò lo sguardo e vide solo in quel momento un giornale del “The Intepented” sull’appoggio del sedile dinanzi a lei.
Jefferson seguì il suo sguardo. “Oh, quasi dimenticavo, sei sulla bocca di tutti ormai. Tutte le testate giornalistiche non fanno altro che parlare di te. Hai raggiunto il successo Max. Vuoi che legga il giornale al posto tuo? Sai, in questo momento hai le mani impegnate...” disse Il professore ridendo.

Jefferson prese il giornale e lesse il titolo in prima pagina.

Giovane ragazza distrugge Arcadia Bay. Troppo monotono come titolo, non descrive a sufficienza quello che è stato. Vuoi sapere cosa dice l’articolo o no? Certo che lo vuoi sapere, te lo leggo negli occhi. Una ragazza di nome Maxine Caulfield uccide volontariamente migliaia di persone creando un tornado di dimensioni bibliche. Wow... questo si che ha un grande effetto, ti fa sembrare quasi Dio”.

Max iniziò a piangere silenziosamente stringendo le mani attorno ai braccioli del sedile.

“Oh Max, ti stai commuovendo dinanzi alla tua opera? Non hai ancora visto nulla. Il meglio deve ancora venire. Beh... il meglio o il peggio, dipende molto dai punti di vista”.

Il professore tornò a leggere ancora l’articolo. La giovane non ha voluto spiegare i motivi che l'hanno spinta a compiere il folle gesto. Ora è accusata di omicidio di massa e...”

Jefferson si bloccò guardando di nuovo verso Max, che iniziava a iperventilare. “Max cerca di non morirmi proprio ora prima dello spettacolo”.

Jefferson continuò a guardare la ragazza con severità. “SMETTILA DI RESPIRARE COSÌ MAX, SEI FASTIDIOSA!” urlò Jefferson sbattendo un pugno su un bracciolo. Max sussultò fermando il suo respiro in gola.

“Con te bisogna usare le maniere forti, altrimenti non capisci. Dicevamo? Ah sì... La giovane non ha voluto spiegare i motivi che l'hanno spinta a compiere il folle gesto...”

Detto questo guardò di nuovo verso la ragazza. “Dai Max, spiegamelo a parole tue. Come mai hai distrutto Arcadia Bay? E non rispondere solo per salvare Chloe. Non mi basta come risposta. Sai bene quanto me che c’è molto di più di questo. Non dici nulla? Pensi che la risposta può farti sentire ancora più egoista di quello che sei?” chiese Jefferson restando in attesa.

Max teneva lo sguardo basso in silenzio. Dall’interfono dell’aereo dopo il classico ‘ding’ giunse una voce. “Inizieremo la discesa tra qualche minuto. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza e riporre i dispositivi elettronici finché l’aereo non sarà atterrato al gate. Grazie”.

L’aereo iniziò a sussultare. “A quanto pare siamo in dirittura d’arrivo. Sei pronta per il grande spettacolo Max?” Detto ciò Jefferson prese il suo telefono e lo accese.

“No! Cosa stai facendo?” chiese Max spaventata.

“Semplice Max, trasgredisco alle regole come sei solita fare con la tua grande amica Chloe. Rendo il tutto più interessante” rispose Il professore ridendo.

A un tratto ci fu come uno schianto e poi solo oscurità. Si svegliò ritrovandosi a faccia in giù sul pavimento della Zeitgeist Gallery. Alzandosi lentamente da terra si accorse che c’erano varie persone intente a osservare le foto appese alle pareti della galleria. Si girò intorno temendo di ritrovarsi di nuovo in compagnia del professore, ma lui non c’era. Iniziò a camminare per dirigersi verso l’uscita, ma non appena attraversava le porte, si ritrovava di nuovo dentro la galleria. Tentò più volte senza riuscire a sfuggire da quella gabbia. Decise così di proseguire all’interno per trovare un’altra via d’uscita. Dopo aver controllato a pianoterra senza alcun risultato, scese alla sala espositiva al piano inferiore. Notò che il piano era completamente isolato. Guardandosi intorno vide che alle pareti c’erano foto completamente scure e prive d'immagini.

“Devo uscire immediatamente di qui prima che Jefferson mi ritrovi...”

Giusto il tempo di dirlo e Max sentì un braccio appoggiarsi sulle sue spalle. Era il professore. “Ti piace farti desiderare vero? Ti ho cercata dappertutto. Ora che siamo di nuovo insieme vorrei mostrarti le tue opere d’arte Max. Vedrai, sarai orgogliosa di te stessa”.

Tenendole ancora un braccio sulle spalle la spinse con sé in direzione delle scale per raggiungere la sala espositiva del terzo e ultimo piano della galleria. Anche quel piano era isolato con foto scure appese ai muri. Si fermarono davanti a una foto.
Max non capendo che cosa dire rimase in silenzio a guardare verso la parete. A un tratto si sentì osservata. Alzò lo gli occhi verso il professore, notando che la fissava con uno sguardo diabolico.

“Sei pronta Max? Sei pronta a vedere la tua arte?”

“Lasciami andare…”

“Lo sai che non posso Max, ma ora basta parlare...”

Jefferson si girò verso la foto e Max fece lo stesso. La foto che prima era solo uno sfondo nero, iniziò a prendere colore lentamente iniziando a mostrare un’immagine. Man mano che la foto prendeva colore, l’immagine diventava sempre più chiara, fino a mostrare il risultato finale. Risultato, che Max non avrebbe mai voluto vedere.


“Noooo!” gridò Max iniziando a piangere.

L’immagine rappresentata nella foto, vedeva una Joyce morta, pallida in viso con un’espressione contorta di dolore e shock. Aveva l’addome completamente sporco di sangue, perforato da una colonna di legno massiccio.

“Avanti Max, non essere tanto melodrammatica. Uhm... devo ammettere che questa foto è molto splatter, non trovi? Se presti ben attenzione, riesci anche a notare qualche parte d'interiora uscire dal corpo di quella povera donna. Devo ammetterlo, non è male come inizio. Anche se sarebbe il caso di guardare questa roba lontano dai pasti. Vogliamo proseguire?” chiese il professore facendole strada.

Arrivarono alla foto seguente e si fermarono di nuovo. “Sei pronta per la prossima Max? Chiedo, ma in realtà non mi importa un fico secco se sei pronta o meno. Voglio dire, hai ammazzato tutti, perché dovrei preoccuparmi dei tuoi sentimenti...”

Max alzò lo sguardo lentamente verso la nuova immagine terrorizzata da quello che avrebbe visto. La nuova immagine non tardò a materializzarsi davanti ai suoi occhi. Questa volta era Warren...

“Noooo... Warren... mi dispiace... non volevo...” disse Max mentre piangeva.

La foto rappresentava Warren o per meglio dire, quello che ne era rimasto di lui, visto che l'unico modo per riconoscerlo era attraverso i suoi vestiti. Il suo viso era completamente schiacciato da lastre di ferro. Si poteva intravedere un occhio fuori dall’orbita e pezzi di cervello sparsi tutti intorno.

“Quanto spreco di materia grigia. Era un ragazzo intelligente. Peccato che la sua intelligenza non lo ha aiutato a capire che lo avresti fottuto così. Oh beh... forse è il termine meno appropriato. Credo che gli sarebbe piaciuto essere fottuto da te. Aaaah Warren... se solo avessi usato il tuo cervello invece di pensare ai tuoi bisogni fisiologici, avresti strappato quella maledetta foto e ora saresti vivo”.

Max lentamente si inginocchiò a terra con le mani che le coprivano il viso mentre singhiozzava.

“Ora lo riesci a sentire Max? Riesci a sentire il peso delle tue azioni?”

“Perché... perché mi fai questo?”

Jefferson si inginocchiò vicino a lei e con voce dolce disse: “Oh Max... faccio questo perché voglio aiutarti”.

Max lo guardò incredula.

“A dire il vero non me ne frega nulla” disse Il professore ridendo.

“Voglio solo farti capire che non è colpa tua se sei un’egoista. Ti sei fatta trasportare dal corso degli eventi e ti sei lasciata condizionare dalla tua amica. Vedi Max, in tutta questa storia ci deve essere un responsabile. Sono morte tante persone e qualcuno ne deve pur rispondere. Se tu non sei colpevole, chi altri potrebbe mai essere? Riflettici attentamente, se al posto di Chloe ci fosse stato qualcun altro, avresti preso la stessa decisione?” chiese Jefferson con malizia.

Max rimase in silenzio.

“AL DIAVOLO MAX, NON CAPISCI PROPRIO NULLA! SEI TROPPO STUPIDA PER CERTI RAGIONAMENTI!” disse Jefferson prendendola di forza e trascinandola verso la foto successiva. Quando si fermarono Max abbassò la testa per evitare di guardare l’ennesimo orrore causato dalla sua scelta. Jefferson se ne accorse e l’afferrò il mento alzandole il viso e trascinandola con la testa davanti alla foto. Allora Max chiuse gli occhi.

“NO MAX, APRI GLI OCCHI! È ORA CHE GUARDI IN FACCIA ALLA REALTÀ! GUARDA COSA HAI FATTO PER SALVARE CHLOE! GUARDA!”

Max aprì gli occhi e vide il corpo in stato di decomposizione di Victoria. Era seppellita nella stessa fossa di Rachel Amber.
“È QUESTO L’AIUTO CHE VOLEVI DARLE?! QUESTO È IL TUO MODO PER SALVAGUARDARE LA VITA DEGLI ALTRI?!”

La trascinò ancora verso la foto successiva. Questa volta era la povera Kate, con in mano il suo inseparabile crocifisso. “Guarda, nemmeno la sua fede l’ha salvata. Tu credi in Dio Max? Se esiste, gli hai rovinato i piani di prendersi Chloe. Non glielo hai permesso. Hai giocato a essere Dio. Con che risultato?”

Jefferson continuò a trascinarla verso tutte le foto, passandole in rassegna una per una. Ogni immagine rappresentava una vittima del tornado. C’era Frank, Dana, Alyssa, Taylor, Samuel...

Alla fine Max cadde a terra priva di forze e con gli occhi pieni di lacrime.

“Tutto questo per una persona sola Max!” disse Jefferson guardandola con aria sorpresa.

“Oh-oh Max... hai del sangue dal naso... non ci starai riprovando vero?”

Max ebbe un brivido lungo la schiena, d’istinto si tocco il naso con una mano e quando l’allontano dal viso vide che era ricoperta di sangue.

“Ritornerai al faro Max? Cambierai di nuovo le cose? Farai la scelta giusta questa volta? La lascerai morire?”

“NO, NON LO FARÒ MAI!”

“Perché no Max... perché non lo farai? Avanti dillo!”

“P-Perché...”

“Dillo Max!”

“Io…”

A un tratto una voce sopraggiunse alle sue spalle. Quella voce l’avrebbe riconosciuta fra mille altre. "Max..."

“Chloe...” disse Max girandosi per guardare la ragazza. Ma proprio in quel momento partì un colpo di pistola. Jefferson aveva sparato Chloe colpendola dritta al cuore facendola morire sul colpo.

“Tempo scaduto Max” disse Jefferson ridendo. Max corse verso la sua amica ormai a terra esanime. Cercò di svegliarla chiamandola ripetutamente, ma come aveva precisato il professore, era ormai troppo tardi.


Max si svegliò di soprassalto gridando ancora una volta il nome di Chloe. La ragazza con i riflessi pronti balzò dal letto precipitandosi verso la stanza della sua amica. Chloe ormai aveva il sonno così leggero che anche la caduta di uno spillo l’avrebbe svegliata. Spalancò la porta della stanza e si avvicinò a Max abbracciandola sussurrandole in un orecchio. “Sono qui Max... sono qui...”

Sopraggiunsero anche Ryan e Vanessa, che come al solito portava con sé dell’acqua. Quella situazione era ormai diventata quasi un rito. Se solo bere dell’acqua avesse potuto spazzare via quegli incubi, come il tornado aveva fatto con Arcadia Bay. Dopo Che Max si fu calmata, i genitori tornarono nella loro camera da letto senza riuscire a chiudere occhio. Chloe rimase ancora un po' nella stanza della sua amica. Quando finalmente Max si addormentò, Chloe decise di tornare in camera sua. Si sdraiò sul letto in attesa di addormentarsi. Ma il sonno non arrivò presto al pensiero di cosa stava passando la sua amica.


Se solo mi avesse lasciata andare a quest’ora non vivrebbe quest’incubo senza fine. Da una parte sono felice che mi abbia salvato, perché dimostra quanto ci tiene davvero a me. Dall’altra parte però mi sento uno schifo, io non dovrei essere qui. Non merito di avere una seconda possibilità. Tutta quella gente non meritava di morire a causa mia. Sicuramente c’è chi lo merita più di me di appartenere a questo mondo. Lei non merita di stare così male.

 
Con questi pensieri nella mente cadde in un sonno profondo. Come di consueto, qualcuno era già in attesa di lei.


Aprì gli occhi ritrovandosi seduta, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate su di un banco... di scuola? Alzando lentamente la testa guardando davanti a sé, vide Rachel che era seduta sulla cattedra con le braccia appoggiate all’indietro e le gambe incrociate.

“Ce ne hai messo di tempo eh…”

Chloe si girò intorno e vide che era davvero in un’aula della scuola, per la precisione alla Blackweel Academy School. Rachel sembrava molto diversa dal loro ultimo incontro nel mondo dei sogni. Indossava la sua solita camicia di flanella a quadri e pantaloni strappati, ma gli indumenti erano sporchi di qualcosa di non ben definito. Considerando l’odore che c’era nell’aria, iniziò a capire a cosa era dovuto quello sporco. Liquame cadaverico? Il suo viso era privo di colore e aveva occhi cerchiati di nero.

“Ancora tu? Cazzo Rachel, non hai un bel aspetto oggi”.


“Disse la donna con gli occhi da panda che si specchia ogni giorno nel bagno” rispose Rachel.

“Almeno io sono viva...”

“Pensi che io non lo sia? Perché?”

“Beh... perché una persona viva non potrebbe mai puzzare fino a questo punto”.

“Wow... che galante che sei, vedo che non hai perso il tuo tocco”.

“Tocco?! Credimi in questo momento non ti toccherei nemmeno fossi l’ultima donna sulla faccia della terra!”

“Si certo, come vuoi tu. Adesso la pensi così, ma fino a qualche tempo fa amavi tutto questo” disse Rachel passandosi le mani sulla sua silhouette. Nel movimento che fece, uno strato di camicia e pelle cedette finendo a terra.

“Merda!”

“Ecco appunto!” rispose Chloe.

“Non sei carina Chloe”.

“Infatti non è mia intenzione esserlo! Cosa ci faccio qui Rachel?!”

Rachel balzò giù dalla scrivania e si avvicinò leggermente a Chloe. “Dimmelo tu cosa ci fai qui, dopotutto il sogno è tuo. A proposito, come prosegue la tua permanenza in casa Caulfield?”

“Non c’è niente da dire...”

“Io non direi...”

Chloe rimase in silenzio fissando la ragazza.

“Ok, allora dimmi come vanno le cose con Max. Finalmente ti sei ricongiunta con lei”.

“Va benissimo...” disse Chloe con un filo di voce abbassando lo sguardo.

“Oh avanti Chloe, non sei brava a mentire e poi lo sai che riconosco le bugie a un miglio di distanza”.

“Pff, certo Rachel. Hai perfettamente ragione, tu sei un’esperta sull’argomento. Voglio dire, sei riuscita a farmela sotto il naso con Frank, Jefferson e con chissà chi altri. Che idiota che sono stata!”

“Ancora con questa storia?! Te la sei legata al dito ormai! Sei così ripetitiva e prevedibile che diventi insopportabile!”

“Cazzo Rachel, dovrei far finta di nulla?! Mi hai tradita, come diavolo pensi che dovrei comportarmi?! Devo esserne felice?! Mi hai tenuto nascosto le tue scappatelle, quando io sono stata sempre sincera con te!”

“Non ti è mai passato per la testa che non ti ho detto nulla per una buona ragione?!”

“Si, non mi hai detto nulla per poter continuare a scoparti chiunque respirasse senza ripercussioni!”

“Per te deve essere sempre tutto bianco o nero. Anzi no, mi correggo! Per te è solo nero!” disse Rachel spazientita.

“Si hai ragione, per me è tutto nero e sai perché?! Perché sono circondata da persone finte che mentono e pensano solo ai cazzi loro! Non è colpa mia se fate tutti schifo!” disse Chloe alzandosi dalla sedia facendola cadere e iniziando a camminare avanti indietro per il nervosismo.

“Ecco vedi?! Sei sempre la solita! Tu sei la vittima e gli altri dei carnefici! Se qualcosa va storto nella tua vita è sempre colpa di qualcun altro! Non ti prendi mai delle responsabilità!”

“Fanculo Rachel!” disse Chloe puntandole un dito contro.

“Ho pensato che se ti avessi detto la verità te la saresti presa esattamente come stai facendo ora! Avremmo litigato e ti avrei persa! Ti avrebbe distrutto e io non volevo farti del male!”

“Cazzo Rachel, ma ti ascolti quando parli?! Non volevi farmi del male?!” disse Chloe mostrandosi scioccata.

“E dimmi, questo l’hai pensato prima o dopo esserti scopato Frank?!”


“Ho commesso un errore e non c’è stato un giorno in cui non mi sono sentita in colpa verso di te! Se potessi tornare indietro cambierei le cose, ma non posso farlo! Posso solo dirti che mi dispiace!”

“Oh, grazie Rachel, ora mi sento decisamente meglio” disse Chloe con sarcasmo.

Rachel la guardò scuotendo la testa e disse sottovoce: “Spero che a Max riserverai un atteggiamento migliore, anche se ne dubito fortemente”.

Chloe che fino a quel momento camminava avanti e indietro, si fermò di colpo alle sue parole e chiese: “Che cosa hai detto?!”

“Hai sentito benissimo!”

Ricominciò a camminare avanti e indietro. “Non osare tirarla in mezzo!” 

“Hai già iniziato a comportarti da stronza! Lei si preoccupa per te e tu scatti come una molla! Sei tesa come una corda di violino e basta niente per farti uscire fuori di testa! Dimmi Chloe, lei lo sa che intenzioni hai?! Gliene hai parlato?!”

Chloe non rispose continuando a camminare senza guardare Rachel.

“Hai idea di cosa cazzo ha fatto per salvarti il culo?! Ha distrutto una città intera! Ha ucciso delle persone solo per te! Tu invece cosa hai fatto per lei?! Cosa cazzo hai mai fatto per gli altri in generale?! Più che lamentarti non ricordo altri eventi degni di nota! Povera Chloe, abbandonata dalla sua migliore amica! Aveva tredici anni, come cazzo credevi sarebbe potuta rimanere con te?! Te la sei presa addirittura con suo padre, per aver agito nell'interesse di sua figlia!”

“Lei è comunque responsabile per non essere rimasta in contatto con me”.

“Ma davvero Chloe?! Lo pensi davvero?! E tu cosa hai fatto per ridurre le distanze tra voi?! Sei andata a trovarla?! Le hai scritto delle lettere?! Ah già, dimenticavo che le hai scritto delle lettere senza mai mandargliele!”

“Lei mi ignorava quando le inviavo dei messaggi, cosa ti fa pensare che avrebbe risposto a delle lettere?!”

“Max ha la sua parte di responsabilità per non averti risposto, di non essere rimasta in contatto con te, ma sai bene che non ha avuto vita facile a Seattle! Non eri l'unica a soffrire! E comunque tu non hai fatto davvero nulla per cambiare le cose. Hai solo assunto un atteggiamento da vittima come fai sempre continuando a lamentarti. Dici che ti ho mentito, che ti ho tenuto nascosta la verità, ma tu non sei da meno. Stai facendo lo stesso con Max. Perché non le dici dei soldi rubati dall'ufficio del preside Wells?! Lo sa cosa hai in mente di farci?! Lo sa che hai letto il suo diario di nascosto?! Hai violato la sua privacy come ha fatto David in casa tua. Quindi fammi capire bene Chloe, finché sei tu a commettere degli errori va tutto bene, ma se sono gli altri a sbagliare sono tutti dei gran bastardi giusto?!”

Chloe di colpo si fermò afferrando una sedia e lanciandola verso una finestra mandando il vetro in frantumi. “SMETTILA!”

“La verità fa male vero Chloe?! È per questo che non vuoi dirle nulla. Non vuoi farle del male come io non volevo farne a te. La tua rabbia e tutto il dolore che provi ora non andrà via tanto facilmente, non riversarlo su di lei”.

A un tratto si sentì un rumore provenire fuori dall’aula. “Cos’è stato?” chiese Chloe.

Rachel si avvicinò alla porta dell’aula, rimanendo in ascolto.

“Che c’è? Per caso Chris Redfield ti sta cercando per farti fuori?” disse Chloe con sarcastica.

Rachel la guardò con aria preoccupata. “Adesso devo andare Chloe, non posso restare oltre”.

“Cosa?! Ma di cosa parli?! Chi c’è lì fuori?!” chiese Chloe confusa.

“Chloe devo andare ed è ora che tu ti svegli!” Rachel uscì di corsa dall’aula senza voltarsi. Chloe cercò di seguirla ma nel pavimento si aprì una voragine e cadde all’interno.

Chloe si svegliò di soprassalto, pensando al sogno assurdo che aveva appena fatto. Si passò le mani sul viso sospirando, quando a un tratto si accorse che la porta della sua camera era per metà aperta. Rimase a fissarla per un po' fino a quando non ebbe il coraggio di alzarsi per controllare. Aprì del tutto la porta lentamente e chiamò con un sussurro Rachel. Non ricevette nessuna risposta, così uscì dalla stanza e si guardò intorno. La porta della camera da letto dei Caulfield e quella della stanza di Max erano chiuse. Era buio pesto, ma notò una luce provenire dal bagno. La porta era semiaperta. Si avvicinò lentamente e spinse la porta con una mano, rimanendo fuori e guardando all’interno. Non c’era nessuno, così entrò dentro e andò al lavello per sciacquarsi la faccia, ma in quel preciso istante la porta si chiuse di colpo. Chloe si voltò di scatto verso la porta e quando vide chi aveva di fronte, cadde a terra trascinandosi all’indietro senza staccare gli occhi da lei. Arrivò fino ad appiattirsi contro la vasca da bagno alle sue spalle.

“No, non è possibile...” disse Chloe.

“Ciao Chloe, cosa non è possibile?”

“Non sei reale!”

“Oh, certo che lo sono. Lo sono quanto te Chloe”.

Chloe restò in silenzio mentre guardava davanti a sé una ragazza, forse di qualche anno più grande di lei che aveva le sue stesse fattezze. Qualcosa di diverso era l'aspetto. Era vestita con pantaloni e giacca in pelle nero. Si riuscivano a intravedere dei tatuaggi lungo il collo. Aveva le orecchie tempestate di orecchini di ogni tipo, piercing al naso, labbro inferiore e su di un sopracciglio. I suoi capelli erano completamente neri e più lunghi, legati dietro con una piccola coda alta. Aveva gli occhi arrossati, puzzava d'alcool e sembrava essere sotto effetto di qualche droga. La sua espressione non faceva presagire nulla di buono.

“Tu... non sei me...”

“È qui che ti sbagli. Mi presento. Sono Chloe Elizabeth Price e non sono altro che il risultato delle tue scelte. Avanti Chloe non essere così sorpresa.

Lo sai bene che le tue scelte di vita non sono mai state... come dire... sagge? Però devo ammetterlo, ce la spassiamo alla grande eh...” disse ridendo.

“Dov’è finita quella puttana di Rachel? Mi è sfuggita ancora ma la troverò. Dovresti smetterla d’incontrarla e soprattutto di ascoltarla, vuole farti solo il lavaggio del cervello. Del resto è brava in queste cose, sa bene quali tasti toccare. Non è vero Chloe?” disse in modo malizioso.

“C-che scelta ho fatto?”

“Lo sai bene cosa hai scelto. Guardati intorno, questa non è la tua vita, non ti appartiene. Insomma Chloe parliamoci chiaro, non dovresti nemmeno essere qui. Sei fuori posto. Tu sei uno spirito libero, hai bisogno di vivere sul filo del rasoio per vivere davvero. Ed è per questo che io esisto”.

“Non capisco...” disse Chloe con un filo di voce.

“Lo capirai molto presto. Stai rimandando l’inevitabile Chloe. Non potrai sottrarti ancora a lungo al tuo destino. Prima che tu te ne possa rendere conto ti ritroverai a percorrere la strada che ti porterà a questo” disse l’altra Chloe indicando sé stessa. “Non male vero?”

Chloe continuava a fissarla spaventata con il cuore che le martellava nel petto. Com’era possibile che la persona che aveva davanti fosse lei? L’altra Chloe si abbassò davanti a lei guardandola dritta negli occhi. “Chloe, quando arriverà quel momento e credimi arriverà, io sarò lì ad attenderti. Non sarai da sola”.

Si rialzò voltandosi per uscire dal bagno aprendo la porta, ma si fermò. “Ah... a proposito, Max non è poi così male. All’inizio ha fatto un po' di storie, ma credimi una volta che le fai capire bene chi è che comanda, diventa un cagnolino. È disposta a fare qualsiasi cosa tu voglia” disse facendo un occhiolino a Chloe.

“C-cosa vuoi dire?! Che le è successo?! Che cosa le hai fatto?! RISPONDI CAZZO?!”

“Cosa le ho fatto?! Cosa le abbiamo fatto vorrai dire... ahahahah... ci si vede Chloe Price... ci vedremo molto presto...” uscì dal bagno chiudendo la porta. Chloe si alzò immediatamente cercando di seguirla per chiedere spiegazioni, ma la porta sembrava bloccata. Iniziò a battere i pugni sulla porta gridando.

“Maledetta stronza cosa le hai fatto? Fanculo... Lasciala stare, non toccarla...”


Chloe continuò a urlare dopo essersi svegliata nel proprio letto. Per quella notte i genitori di Max balzarono dal letto una seconda volta.
Solo che questa volta la destinazione non era la stanza di Max. Ryan entrò nella stanza avvicinandosi alla ragazza. “Chloe, che succede? Chloe guardami? Ti senti male?”

La ragazza faceva fatica a parlare per via del pianto. Vanessa era pietrificata da quella scena. Sua figlia non era più la sola ad avere degli incubi. Arrivò anche Max di corsa entrando nella stanza e trovò Chloe in lacrime. Si avvicinò a lei. “Chloe che succede?”

Chloe alzò lo sguardo su di lei e l'afferrò per le spalle. “Max... stai bene?! Io... io non ti ho fatto del male vero?! Non ti ho ferita?!”

“Chloe, ma che dici?!”

Ryan era confuso. "Max, ma di cosa sta parlando?”

“Non lo so papà. Chloe è tutto ok, va bene? Io sto benissimo”.

Chloe iniziò a calmarsi allentando la presa sull'amica. Tornò a sdraiarsi e in poco tempo si addormentò. Tornarono tutti nelle loro stanze, con una preoccupazione in più. Non riuscendo a dormire, Max scese al piano di sotto per prendere un bicchiere di latte. Rimase nel salotto, seduta al buio a pensare a Chloe e a quello che era successo. Possibile che anche lei soffrisse dei suoi stessi incubi? Cosa aveva sognato? Perché ha chiesto se le aveva fatto del male? A cosa si riferiva?

“Non riesci a dormire neanche tu?” disse Ryan facendo saltare dallo spavento Max che non si era accorta della sua presenza.

“Papà, mi hai spaventata!”

“Scusami, non era mia intenzione” disse Ryan sedendosi sull’altra poltrona. “Vuoi parlarne?”

“Non penso ci sia molto da dire in proposito. Adesso anche Chloe ha degli incubi. Non ne ha mai avuti da quando siamo qui a Seattle. Che sta succedendo?!”

“Beh, anche lei ha vissuto qualcosa di terribile, non ci trovo nulla di strano. Anzi, mi chiedo come mai non ne abbia avuti già prima”.
Max guardò suo padre riflettendo sulle sue parole.


E se ne avesse già avuti? Questo vorrebbe dire che non me ne ha parlato di proposito. Forse non voleva farmi preoccupare, ma avevamo deciso di dirci tutto, perché allora non parlarmene?
Che ipocrita che sono, non le ho nemmeno detto di Jefferson, come posso pretendere che si apra con me quando io sono la prima a non farlo.


“Max! Max, mi senti?”

“Eh?!”

“Dicevo, forse è il caso di andare a dormire. Domani vi aspetta una lunga giornata”.

Max guardò suo padre confusa. “Max, non avrai già dimenticato il pranzo con i tuoi compagni vero?”

“Ah... giusto. Tu vai pure papà, finisco di bere il latte e vado a dormire anche io”.

“Ok”.

Ryan alzandosi diede un bacio sulla fronte di sua figlia augurandole una buonanotte. O almeno, quello che ne rimaneva. Max finì di bere e prima di tornare nella sua stanza si assicurò che Chloe stesse riposando. Non dormì per il resto della notte.



Domenica 27 ottobre 2013

Il mattino seguente Max si alzò presto dal letto visto che non era riuscita più a dormire. Era andata a farsi una doccia, e dopo aver fatto colazione, aveva deciso di dare una mano a sua madre nei preparativi per il pranzo. Chloe invece non accennava ad alzarsi, rimanendo a letto a fissare il soffitto e ripensando alla notte passata.


Quella era davvero io? Davvero potrei finire così? Beh... in passato ho avuto problemi con droghe e alcool. Il tatuaggio ce l’ho per davvero, piercing e orecchini anche. Al diavolo non sono quelle le che cose che mi hanno spaventato. Qualcosa negli occhi dell'altra me, mi ha spaventato. Cazzo, non ho nessuna voglia di alzarmi. Vorrei soltanto fumarmi una sigaretta in stanza e rimettermi a dormire. Tanto per cambiare, oggi verranno gli amici di Max a pranzo. Fanculo, che tempismo del cazzo. Si, sono proprio dell’umore adatto per fare conversazione. Ok Chloe, fatti forza e ricorda il patto con Ryan.


Così decise di alzarsi dal letto e andò in bagno per fare una doccia. Appena fu davanti alla porta del bagno si fermò. Ryan stava salendo le scale e la vide. “Buongiorno Chloe”.

Chloe si girò e rispose al saluto. “Buongiorno Ryan, ti serve il bagno?”

“No Chloe, devo prendere una cosa in camera da letto. Se ti serve il bagno va pure. Dovresti prepararti, gli amici di Max arriveranno prima dell’ora di pranzo”.

 
Wow, ma questo è grandioso, spero che dalla mia espressione si noti quanto sono felice.

 
Continuò a guardare la porta senza fare nemmeno un passo. Quando Ryan uscì dalla sua camera da letto trovò la ragazza ancora davanti alla porta.

“Ehm... Chloe, sei ancora qui?”

“Mmh?! Si... io stavo solo... assicurandomi che... ehm...”

“Assicurarti che la porta si mantenga da sola al suo posto?” chiese Ryan con un sorriso.

“Eheheh... questa era davvero bella Ryan... davvero...” disse Chloe cercando di far finta di nulla.

“Dai sbrigati, non vorrai metterci l’intera giornata spero”.

“Oh no, certo che no... allora vado”.

La ragazza dopo essere entrata nel bagno, si girò intorno quasi aspettandosi di veder comparire l’altra Chloe. Si avvicinò al lavello guardandosi allo specchio.


Aveva ragione Rachel. Sembro proprio un panda, ma almeno non ho gli occhi dell’altra me, non ancora almeno. Ma cosa cazzo vado a pensare?! Era solo un sogno.


Fece una doccia veloce si vestì indossando una maglietta nera con sopra una camicia a quadri grigia e dei jeans strappati come di consueto. Nella loro escursione alla ricerca di vestiti, Chloe aveva cercato rimanere il più possibile vicino al suo solito stile. Quando Vanessa aveva visto gli abiti non disse nulla, ma era chiaro ed evidente che non si aspettasse dei buchi in ogni dove. Entrò in cucina temendo che le chiedessero cosa avesse sognato durante la notte. Con sua grande soddisfazione nessuno le chiese nulla al riguardo, nemmeno Max. Anche se ogni tanto le lanciava un’occhiata che non la faceva sentire a proprio agio.
Nonostante non le chiesero nulla dei suoi sogni, cercarono di capire almeno se stesse bene e se fosse riuscita a riposare. Dal suo aspetto si vedeva chiaramente quanto fosse sfinita per non essere riuscita a dormire bene.

“Buongiorno Chloe. Spero che tu sei riuscita a dormire. Stanotte eri davvero stravolta e spaventata” disse Vanessa.

Chloe guardò Max ricordando che le aveva chiesto se le avesse fatto del male. Distolse lo sguardo cercando un modo per liberarsi da quella situazione insopportabile. Mentre tutti la guardavano lei disse: "Effettivamente ho avuto qualche problema a dormire stanotte. Ero molto preoccupata, perché aveva un po' d'influenza. Sono rimasta accanto a lei a vegliare fino a quando finalmente si è addormentata. Ma poi si è messa a russare per il resto della notte, non dandomi pace".

I Caulfield guardarono verso Max che era molto più confusa di loro. Alla fine Vanessa chiese: "Chloe, chi aveva l'influenza e russava?"
"Oh beh... Sharon. Chi altro poteva essere?!"

Ryan portò una mano a pugno davanti alla bocca cercando di trattenersi dal ridere. Anche Max cercò di nascondere la risata voltandosi da un'altra parte. Vanessa guardò entrambi e poi Chloe "Non siete divertenti".

“Ehm... scusate se ho fatto tardi ad alzarmi” disse Chloe tornando seria.

“Oh, non essere sciocca, non c’è nessun problema. Vuoi fare colazione? Anche se così potresti rovinarti l’appetito per dopo” disse Vanessa.

“Mamma, non credo che Chloe abbia dei problemi in quel senso”.

“Bella battuta Max” disse Chloe.

“Non era una battuta” rispose Max sorridendo.

“Ehi, questo mi ferisce nel profondo della mia fame” disse mettendosi una mano sulla pancia.

Ryan e Vanessa scoppiarono a ridere. “Vedo che certe cose non cambiano con il passare degli anni” disse Ryan.

“Vero Ryan, da piccole hanno sempre avuto dibattiti del genere. Eravate due pesti” disse Vanessa rivolgendosi alle ragazze.
Max e Chloe si guardarono sorridendo, ma distolsero subito lo sguardo.

“Allora Chloe, vuoi qualcosa?”

“Uhm... prenderò solo del caffè, ho intenzione di lasciarvi a bocca asciutta a pranzo”.

“Staremo a vedere” disse Ryan con aria di sfida.

Dopo aver bevuto il suo caffè decise di andare a fumare una sigaretta fuori, ma Ryan la fermò.

“Chloe, dove vai? Non avevi detto di voler aiutare in cucina?”

“Ah! Ehm... giusto, m-ma certo... l’avevo dimentico... che sbadata che sono”.

“Davvero Chloe?! È davvero carino da parte tua. Allora potresti aiutare Max a tagliare le verdure” disse Vanessa.

“Ma certo, consideralo già fatto” disse Chloe guardando Ryan mentre si arrotolava le maniche della camicia tirandole su. Ryan stava ridendo cercando di nasconderlo, ma a Chloe non sfuggì nulla e fece una smorfia di disappunto.

Chloe si posizionò di fianco a Max mentre Vanessa le passava un coltello. “Mi raccomando state attente a non tagliarvi”.

“Grazie per la fiducia Vanessa” disse sottovoce Chloe mentre Vanessa si allontanava.

“Chloe!” disse Max guardandola.

“Ooook, ricevuto il messaggio” rispose Chloe mentre sorridendo guardava il coltello che aveva tra le mani. Si voltò verso la sua amica con sguardo strano. Impugnando il coltello come per sferrare una pugnalata, iniziò a canticchiare la colonna sonora di Psyco avvicinandosi di più a Max.

Max scoppiò a ridere. “Sei la solita idiota”.

“Ehi, non ridere. Dovresti entrare di più nella parte”.

“Piantala!

Mentre Max tagliava le verdure fece una risatina. Chloe si girò verso di lei mentre continuava ad affettare. “Perché stai ridendo?”

“Niente, stavo solo pensando ai nostri esperimenti in cucina, quando eravamo piccole”.

“Da fare invidia a Master Chef o Master Cess".

“Ahahahah... ricordi quella volta che abbiamo cercato di preparare dei biscotti?” chiese Max.

“E come potrei dimenticarlo. Eravamo così imbiancate di farina. Per fortuna nessuno ci ha viste altrimenti avrebbero chiamato la polizia. Saremmo potute finire in manette. Ci avrebbero arrestate per possesso e spaccio di stupefacenti”.

“Sarebbe stata colpa tua in quel caso”.

“Perché?”

“Sei stata tu a lanciarmi la farina per prima”.

“Ma non è vero”.

“Si invece”.

Chloe ci pensò un attimo e sorrise. “Si, ho iniziato io. Si vede che te lo meritavi”.

“Si certo, come no”.

“E quella volta che abbiamo cercato di preparare una semplice insalata per i miei e invece del sale abbiamo messo lo zucchero?” disse Chloe ridendo.

Max scoppiò a ridere. “Ok, lo ammetto. Quella volta è stata colpa mia. Ma a mia discolpa posso dire che il sale e lo zucchero sono praticamente identici. Difficile distinguerli”.

“Max, non dire cazzate! Bastava guardare i barattoli!"

“Chloe, i barattoli erano uguali!"

Chloe fermandosi dal tagliare le verdure, guardò l’amica. “Ma davvero?! No perché sai, io ricordo bene che su un barattolo c’era scritto zucchero e su l’altro sale!”

“Ah…” disse Max non sapendo più come controbattere.

“Deve essere stato davvero difficile per te. Voglio dire, condire un’insalata e leggere nello stesso tempo non è da tutti” disse Chloe ridendo.

“Idiota!" disse Max dando un pugno sul braccio dell’amica.

“Ahia!”


Continuarono a guardarsi ridendo e poi a un tratto le loro risate scomparvero. Perché era così sbagliato divertirsi insieme? Come poteva essere così difficile lasciarsi andare a momenti spensierati come quello? Come poteva il senso di colpa insinuarsi con prepotenza nelle loro menti e nei loro cuori? Dopo qualche minuto di silenzio Chloe riprese a parlare.
 
“Di quel giorno ricordo bene quando sono tornati a casa mamma e papà. Erano felici e preoccupati allo stesso tempo per quell’insalata. E ne avevano tutte le ragioni” disse Chloe con un sorriso triste, perdendosi nel ricordo dei suoi genitori.

“E Joyce che dopo il primo boccone è corsa a sputare tutto nel lavandino” continuò Max con un'espressione triste.

“Già... e papà invece faceva finta di nulla, sforzandosi di mangiare ancora quello schifo. Continuava a dire che era buono solo per farci contente, ma si vedeva che si stava trattenendo dal vomitare”.

A un tratto Chloe sentendo singhiozzare si voltò verso la sua amica. La vide con le mani sul volto che piangeva. Chloe si affrettò ad afferrarla per le spalle, facendola girare verso di lei. “Ehi Max, ti prego non piangere. Scusami, non avrei dovuto dire queste cose”.

“Chloe, non dovresti essere tu a scusarti” disse Max tenendo ancora le mani sul viso.

Chloe le afferrò le mani e gliele abbassò. “Allora smettiamola entrambe di scusarci”.

Max abbassò lo sguardo e Chloe le prese il viso tra le mani asciugandole le lacrime. In quel momento tornò Vanessa in cucina. Guardando sua figlia inizio a preoccuparsi. “Max, perché piangi?”

Intervenne Chloe sforzandosi di ridere: “Maledetta cipolla, riesce sempre a farla commuovere”.

Detto ciò rimase in attesa per vedere se la donna avesse abboccato al suo tentativo di nascondere il perché di quelle lacrime. Vanessa si rilassò ridacchiando. “Ok ragazze, lasciate fare pure a me, finisco io con le verdure”.

“NO!” disse Chloe temendo di essere scoperta dall'aver mentito a Vanessa a proposito delle lacrime di Max. Le cipolle erano ancora intatte sul ripiano della cucina. Vanessa la guardò stranita.

“Cioè, abbiamo deciso di aiutarti. Quindi finiamo noi. Vogliamo fare la nostra parte. Vero Max?”

Max annuì guardando prima Chloe e poi sia madre.

“Ok, va bene. Allora continuate pure”.

Quando Vanessa si allontanò, Chloe torno al suo posto prendendo il coltello e ricominciando a tagliare le verdure. “C'è mancato poco...”

“Già...” rispose Max prendendo anche lei il coltello e rimettendosi a lavoro.

Chloe vide le cipolle. “Sai qual è la parte più divertente di tutto questo?” chiese Chloe.

“Non lo so, ma ho la strana sensazione che me lo dirai”. 

“Le cipolle! Dobbiamo tagliarle davvero cazzo. Hai mai visto un panda che piange Max?”

“No” rispose Max con un sospiro.

“Bene, preparati perché stai per vederne uno” disse Chloe indicando le sue occhiaie.

Max rise. Chloe la osservò mentre rideva e disse: “Vorrei vederti sempre così”.

Max la guardò e Chloe si ritrovò a pensare al diario. Così distolse lo sguardo e disse: “Prima di tagliare le cipolle, ho assolutamente bisogno di fumare. Ti dispiace iniziare da sola?”

“Vai pure, tanto lo so che vuoi evitarle”.

 
No Max, non è questo. Voglio solo evitare il senso di colpa che mi attanaglia il cuore ogni volta che ti guardo. Il senso di colpa per non aver avuto il coraggio di costringerti a sacrificarmi. Il senso di colpa per tutto quello che ti nascondo. Il senso di colpa di essere felice quando sto con te e poi ripensare a mia madre, al fatto che non c'è più e sentire di non meritarmi di essere ancora qui. Si può essere felici e tristi allo stesso tempo? Vorrei tanto poterti dire tutto questo, ma non posso senza rischiare di farti del male.


“Già, mi conosci troppo bene Max. Vado a fumare e torno. Promesso...” rispose Chloe.


Chloe uscì nel cortile a fumare sedendosi sui soliti gradini. Ryan ne approfittò e segui la ragazza per concedersi anche lui una sigaretta.

“Spero che tu abbia finito di tagliare le verdure”.

“Pff... non preoccuparti, dopo questa torno dentro”.

Ryan notò il cambio d'umore della ragazza. Sedendosi vicino a lei si accese una sigaretta. “È successo qualcosa?”

Chloe scosse la testa.

“A giudicare dalla tua espressione non si direbbe. Allora, sei curiosa di conoscere gli amici di Max?”

“Dovrei?”

“Non lo so. Io sarei curioso”.

Chloe fece alzò le spalle. Seguì un lungo momento di silenzio, mentre entrambi fumavano. Ryan spezzo quel momento. “Chloe...”

“Mmh?”

“Da quando fai incubi?”

A quella domanda la ragazza si voltò di scatto verso di lui. Si sentiva come una ladra beccata sul fatto. Abbassò lo sguardo senza dire nulla.

“Dovresti parlarne e non tenere tutto dentro e la stessa cosa vale anche per mia figlia. Non dico che dovete parlarne con me e Vanessa, ma tra di voi. Altrimenti la conversazione che avete avuto tempo fa è del tutto inutile. Insomma, non state facendo un buon lavoro”.

Chloe capì a cosa si stava riferendo. “Ci hai spiato?! Hai origliato la nostra conversazione?!”

“Non lo definirei proprio così e poi comunque viviamo sotto lo stesso tetto”.

Ryan proseguì. “Il telefono prima o poi dovrai riaccenderlo Chloe”.

Chloe spense la sigaretta schiacciandola a terra con il piede e iniziò a torcersi le mani per il nervosismo. Ryan non riuscì a ottenere altro dalla ragazza. “Va bene, ne riparleremo”. Ryan si alzò dirigendosi verso la porta per rientrare in casa.

Chloe lo fermò. “Ryan...”

Mmh?”

“Max... sospetta qualcosa?” chiese Chloe riferendosi agli incubi di cui soffriva.

“Dopo questa notte? Tu cosa ne pensi Chloe? So che stai cercando di proteggerla e lo apprezzo tanto, ma forse questo non è il modo giusto di farlo”.

Ryan rientrò in casa lasciando Chloe ai suoi pensieri.

Ormai era quasi tutto pronto. Chloe era nella sua stanza e si stava per addormentare mentre Max era in bagno. Il campanello di casa Caulfield suonò. Gli amici di Max erano arrivati. Ryan aprì la porta accogliendoli. Nel frattempo Chloe di sopra, si era accorta dai rumori l'arrivo dei due ragazzi. Uscì dalla sua stanza sedendosi sulle scale del pianerottolo e rimanendo in ascolto della loro conversazione.

“Salve Ryan” dissero in coro i ragazzi.

“Ehi ragazzi, ne è passato di tempo, ma prego accomodatevi”.

“Grazie Ryan” dissero entrambi i ragazzi.

Vanessa si precipitò da loro mentre Ryan li salutava. “Oooh ragazzi, quanto tempo che non ci vediamo, non siete cambiati per niente, siete sempre stupendi”.

“Anche tu Vanessa” disse Fernando.

Chloe fece un gesto con due dita nella bocca per come per stimolare il vomito con la lingua di fuori dicendo bleah.

“Aaaah... ho la mia età Fernando e si vede tutta” rispose Vanessa.

“Appunto Ferdinando, potrebbe essere tua madre quindi blocca gli ormoni” disse Chloe tra sé e sé ridendo.

Fernando a un certo punto consegnò qualcosa a Ryan. “Questo è da parte mio padre”.

“Oh, ma non doveva disturbarsi”.

“Ma no Ryan nessun disturbo, anzi”.

“Beh... ringrazia tuo padre da parte mia. Uhm... devo ammettere che tuo padre ha avuto sempre buon gusto per i vini” disse Ryan osservando la bottiglia.

“Vino? Hai capito a Ferdinando, vuole far ubriacare Ryan per approfittare di Vanessa. Ingegnoso il ragazzo” disse Chloe.

Anche Kristen consegnò qualcosa a Vanessa. “Wow Kristen, ma questo dolcetti sembrano davvero deliziosi”.

Questi sono da parte di mia madre, è una sua nuova ricetta”.

“Oooh, ringraziala tanto da parte nostra. Sono sicura che saranno buonissimi, non vedo l'ora di assaggiarli”.

“Whoa whoa, fermi tutti! Una nuova ricetta e vuole farla assaggiare a noi?! Per caso ci vuole usare come cavie per vedere se è commestibile?!”

Max che era uscita dal bagno già da un po’, aveva ascoltato le parole dell'amica. “Vedo che ti stai già divertendo”.

“Max!” disse Chloe sorpresa alzandosi subito. “Stavo aspettando che uscissi dalla tua camera? Ma dov'eri?”

“In bagno, tu invece cosa stavi facendo? Stavi affinando le tue arti?”

“Uhm... potrebbe essere un bel modo di definirlo” disse sorridendo Chloe.

Max sospirò. “Chloe ascolta, potresti cercare di... di...” disse Max cercando di trovare le parole adatte.

“Di...? Di fare cosa? Saltare in un cerchio di fuoco? Lasciarvi qualcosa per pranzo? Di non mangiare con le mani davanti ai tuoi compagni? Di non provarci con nessuno dei due? Oppure...”

“Chloe no! Vorrei solo che per oggi tu fossi meno... meno te ecco”.

“È questo cosa cazzo dovrebbe significare?” chiese riflettendoci un po’ su. Poi sorrise. “Ah, ora ho capito. Aspettami qui torno subito”.

“Ma dove stai andando?” chiese Max vedendola dirigersi in camera sua.

“Vado a prendere l'altra mia personalità”.

“Oddio Chloe” disse Max afferrandola per un braccio e tirandola, per scendere le scale.

“Wow Max, come hai fatto a indovinare cosa mi dicono gli altri quando sono a letto con me?”

Max si fermò di colpo scioccata, arrossendo davanti alla sfacciataggine della sua amica.

“Beh... ti serviva un po’ di colore Max, adesso sei perfetta”.

Max la colpì con una gomitata. “Ehi, oggi sei proprio manesca, mi piace”.

“Chloe, basta ti prego”.

Chloe la guardò tornando seria. “Ok, va bene Max. Tranquilla, non rovinerò la vostra rimpatriata”.

A un tratto dal salotto Ryan chiamò le ragazze. Chloe e Max si guardarono di nuovo. “Prego, vai avanti tu” disse Chloe con un gesto.


Porco cazzo e adesso? Ok Chloe ce la puoi fare, guarda il lato positivo... cioè le sigarette. Finirà questa giornata in men che non si dica... spero.

 
Arrivarono al piano di sotto, Max avanti e Chloe qualche passo indietro. Quando Max e i ragazzi si guardarono, rimasero fermi un po’ troppo a lungo in silenzio. A un tratto i due ragazzi si fiondarono su Max abbracciandola piangendo. Anche Max e Vanessa iniziarono a piangere.

“Max eravamo così preoccupati per te. Non hai idea di quanto abbiamo pregato affinché stessi bene” disse Fernando.


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“Pensavamo che ti fosse successo qualcosa e che non ti avremmo più rivista. È così bello poterti rivedere” disse Kristen.

È bello anche per me rivedervi” rispose Max.

Alla fine si staccarono dall'abbraccio asciugandosi le lacrime. “Ok, è il caso che prenda dei fazzoletti per tutti” disse Vanessa.
“Oh cielo, quelli sono capelli veri?” chiese Kristen guardando Chloe con sguardo riverente.


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Tutti si voltarono verso Chloe. “Ehm... s-si... se sono attaccati alla testa presumo siano veri”.

I genitori di Max sorrisero.

“Fernando, Kristen lei è Chloe” disse Max presentandola.

“Oh, piacere di conoscerti Chloe” dissero i ragazzi.

“Piacere mio” rispose Chloe.

“Bene, ora che le presentazioni sono finite, accomodatevi pure, vi porto subito qualcosa da bare. Nel frattempo fate come se foste casa vostra” disse Ryan allontanandosi.

“Come stanno i vostri genitori?” chiese Vanessa ai ragazzi mentre prendevano posto sul divano.

“Oh, i miei sono come al solito indaffarati con il lavoro, sono un po’ stressati, ma tutto sommato stanno bene”.

“I miei invece stanno cercando di tornare insieme e spero sinceramente che lo facciano. È un po’ stressante continuare a fare da pallina da ping pong tra loro.”

“Oh cara, mi dispiace così tanto, ti auguro davvero con tutto il cuore che tornino insieme. Sono entrambi delle brave persone e meritano di essere felici e lo meriti anche tu”.

“Grazie Vanessa è molto gentile da parte tua”.

“Ok, adesso torno in cucina a finire di preparare”.

“Ha bisogno di una mano Vanessa?”

“Oh no, ma grazie per il pensiero” disse Vanessa tornando in cucina.


Max e Chloe erano sedute sulle poltrone davanti al divano. Fernando stava per aprire bocca, ma venne interrotto dall’arrivo di Ryan che portava con sé un vassoio con dei drink analcolici per i ragazzi. Inutile dire che Chloe pensò a una bella birra ghiacciata, invece di una bevanda alla frutta.

“Ok, eccoci qua. Dissetatevi pure e se avete bisogno di qualcos’altro non esitate a chiedere” disse Ryan appoggiando il vassoio al centro del tavolo.

“Grazie Ryan” dissero i ragazzi.

Ryan si allontanò tornando in cucina da sua moglie. I ragazzi presero i loro drink sorseggiando.

Fernando guardò Max. “Allora, so che è una domanda stupida, ma come stai?”

Chloe guardò l’amica che stringeva un po’ troppo forte il suo bicchiere.

“Ehm... beh... s-sto bene... cioè potrei stare meglio, ma credo che ci vorrà del tempo”.

“Si hai ragione Max. Quello che hai vissuto deve essere stato davvero difficile. Il tempo guarisce tutte le ferite”.


Si, peccato che sono stati proprio i miei viaggi nel “tempo” a causare il tornado.


“Comunque non dovremmo parlare di questo, finalmente siamo di nuovo tutti insieme ed è questo l’importante” disse Kristen con voce tremante forse accorgendosi delle difficoltà di Max.

“Si, hai ragione Kristen” rispose Fernando.

Fernando guardò in direzione di Chloe mentre beveva un altro sorso dal suo drink. “Allora Chloe, parlaci un po' di te, chi sei e come conosci Max”.

Intervenne Max. “Lei è la mia amica d’infanzia, ci conosciamo da quando eravamo piccole. Praticamente siamo cresciute insieme”.

“Ah, siete come sorelle allora” disse Kristen un po’ sorpresa.

“Strano, non mi ricordo di quando ci hai parlato di lei” disse Fernando rivolgendosi a Max.

“È normale che non ricordi, non ce ne ha mai parlato” rispose Kristen.

Chloe si irrigidì riflettendo sull’informazione appena ricevuta.


E così loro non sanno un bel niente di me. Non mi hanno mai sentita nemmeno nominare. Beh... cazzo, per essere considerata la sua mia migliore amica, mi aspettavo qualcosa di diverso. Possibile che non ha mai fatto nemmeno un minimo accenno a me? Eppure io ho parlato di lei a Rachel. Ok... meglio non pensarci. Non è questo il momento di andare fuori di testa e questa è la giornata di Max con i suoi amici, non posso rovinargliela.


“La conosci com’è fatta Max. È chiusa, riservata, timida e così via. Devi sapere che quando è arrivata alla nostra scuola era estremamente silenziosa. Non è stato facile rompere il ghiaccio con lei” disse Kristen a Chloe.

“Vi prego ragazzi, ne dobbiamo parlare per forza?” chiese Max disperatamente in imbarazzo.

“Io ricordo il primo giorno che le ho rivolto la parola. Mi sono praticamente innamorato della sua mitica maglietta di Zelda. Abbiamo scoperto così di avere una passione in comune. Da quel giorno in poi, abbiamo iniziato a stare sempre insieme a mensa e siamo diventati molto amici. Poi le ho presentato Kristen”.

“Si e non puoi immaginare quando fossi contenta di avere finalmente una ragazza come amica” disse Kristen guardando Chloe. “Fernando non ti offendere, sai che ti voglio molto bene. Ma sai anche di quanto ne avevo un assoluto bisogno”.

“Sei solo un’ingrata, non sai quante ragazze farebbero carte false pur di essere mie amiche” rispose Fernando fingendosi offeso.
Alla fine scoppiarono tutti a ridere, inclusa Chloe. “Ok, ma ora stiamo tergiversando. Parlaci un po’ di te Chloe. Ad esempio come mai sei qui?” chiese Kristen.

Max sussultò sul posto. Chloe se ne accorse, ma decise comunque di rispondere in anticipo prima che Max intervenisse. “Sono di Arcadia Bay, la città è andata completamente distrutta dal tornado. Così, siamo scappate venendo qui a Seattle”.

Un silenzio assordante calò nella stanza.

“M-mi dispiace Chloe... io non avevo capito che tu...” disse Fernando.

“No Kristen, va bene. Non potevi sapere”.

Chloe guardò Max che era con il capo chino e si vedeva chiaramente stesse soffrendo.

“Comunque per rispondere alla tua domanda...” disse Chloe guardando Kristen. “Mi chiamo Chloe Elizabeth Price, ho diciannove anni, mi piace la musica punk rock, e anche io adoro i videogame”.

“Aspetta, hai diciannove anni? Sei più grande di noi allora”.

“Si, e vi conviene portarmi rispetto altrimenti vi sculaccio”.

“Wow, questa è musica per le mie orecchie” disse Fernando guardando Chloe con adorazione.

“Ehm... Fernando... cosa è musica per le tue orecchie? Le sculacciate?” chiese Kristen, mentre Max portandosi una mano alla fronte pensando a cosa aveva causato Chloe.

“Ma noooo... mi riferivo al fatto che le piacciono i videogame, questo è super mega galattico”.

“Super cosa?” chiese Chloe ridendo.

“Ah... meno male, iniziavo a pensare che ti fosse andato di volta il cervello. Comunque... Chloe io... io devo chiedertelo. Lo so che ti sembrerà una richiesta strana, ma ti prego, ti scongiuro, fammi toccare i tuoi capelli”.

Chloe spalancò la bocca guardando prima Max che rideva e poi Kristen. “Perché vuoi toccarli?”

“Perché sono fantastici. Ti prego, ti prego, ti prego... posso?”

“E poi io sarei quello fuori di testa” disse Fernando.

“O-ok, se proprio vuoi farlo, va bene?”

Kristen si alzò velocemente dal divano e si avvicinò a lei passando una mano tra i suoi capelli. “Wow... sono proprio veri”.

“Ehm... avevi qualche dubbio?” chiese Chloe un po’ in imbarazzo.

“Chloe, abituati a lei è fatta così. Può sembrare ubriaca ma non lo è credimi”.

“Senti chi parla. Forse dovrei raccontarle di quando siamo andati a vedere il ‘Fremont Troll’. Ti ricordi di quella giornata Max?”

“Certo che me la ricordo” disse Max ridendo.

“E tu Fernando, ti ricordi? Ah no scusa, è impossibile che ricordi visto che eri completamente andato”.

“A dire il vero lo eravate entrambi. Se non fosse stato per me non saremmo più potuti tornare a casa” disse Max continuando a ridere.

“Oh bene, grazie tanto per la solidarietà femminile Max. Comunque io ero solo leggermente brilla. Fernando invece non riusciva nemmeno più a distinguere la mano destra da quella sinistra”.

Mentre tutti ridevano, Chloe guardò Max e le chiese: “E tu Max, non hai bevuto proprio nulla?”

“E meno male” disse Fernando continuando a ridere.

“No, non ho bevuto. Qualcuno doveva essere responsabile” rispose Max sorridendo trionfante, scioccando i suoi amici.

“Noooo, davvero hai detto una cosa del genere Max?” chiese Fernando.

“Max, ci hai appena dato degli irresponsabili, non ci posso credere” disse Kristen.

“Beh... ragazzi non sentitevi inferiori a lei, perché se ci fossi stata io sarebbe finita diversamente. Vero Max?” chiese Chloe in modo malizioso.

“Aspetta, mi stai dicendo che la qui presente Max Caulfield ha qualche scheletro nell’armadio? Ora voglio sapere, sono tutta orecchie” disse incuriosita Kristen.

“Io non ho nulla da nascondere. Non ho mai fatto nulla d’irresponsabile” disse guardando Chloe.

“Tu dici? Allora non ti dispiacerà se racconto la nostra degustazione di vini?”

“Degustazione di vini eh...” disse Fernando ridendo mentre guardava Max.

“Ferdinando, devi sapere che...”

“Aspetta, come mi hai chiamato?”

Chloe si bloccò riflettendo. “Ferdinando?!”

“Sbagliato, il mio nome è Fernando”.

“Ah... ok”.

“Oooh... avanti Fernando, non fare il bambino” disse Kristen.

“Ma ha sbagliato il mio nome”.

“E allora? Anche tu sbagli sempre a trovare la porta del bagno, quando vieni a casa mia, ma non te ne faccio una colpa”.

“Ehm... ok allora dicevo... Dovete sapere che Max qui non è così santa come vuol far credere. Pensate che quando eravamo piccole era già interessata al buon vino”.

Kristen non riusciva a smettere di ridere pensando a Max alle prese con del vino.

“Chloe, sei stata tu a insistere nel provare a berlo”.

“Si hai ragione, ma ricordo bene che non ti sei opposta tanto alla mia idea”.

“Si, perché alla fine bisognava fare sempre quello che dicevi tu”.

“Allora, le ho chiesto di bere per prima, ma lei si è rifiutata. Forse perché pensava che stavo cercando di fregarla”.

“E non sarebbe stata la prima volta” rispose immediatamente Max.

“Così, decido di bere io per prima. Subito dopo aver bevuto lei rivuole indietro la bottiglia, ma io mi rifiuto di dargliela. Dopotutto lei si è rifiutata di bere per prima. A un certo punto prova a strapparmi di mano la bottiglia, ma io non glielo permetto. E mentre continuiamo a contenderci la bottiglia, cade a terra sul pavimento macchiando il tappeto. E non è finita qui, alla fine rientrano a casa i miei genitori e ci beccano sul fatto. Morale della favola, se volete non essere scoperti sulle vostre bravate, non invitate lei a partecipare”.

Max rimase in silenzio aggrottando le sopracciglia. “Ma alla fine io non ho bevuto” disse Max soddisfatta.

“Certo, perché non te l’ho permesso, altrimenti ti saresti scolata tutta la bottiglia”.

“A giudicare da come hai cercato di riprenderti la bottiglia da Chloe, si vede che avevi molta sete Max” disse Fernando.

 I ragazzi scoppiarono a ridere.

“Ok Chloe, prima ci hanno interrotto. Voglio assolutamente sapere a quali videogame hai giocato” disse Fernando.

“Uhm... vediamo... Resident Evil, Silent Hill, ma anche Megamen, Super Mario e beh... non posso elencarteli tutti”.

“Questo è super figo, piacciono un casino anche a me Megamen e Super Mario”.

“Allora ti piaceranno anche i giochi da tavola” disse Kristen.

“Ehm... preferisco i videogame, ma mi è capitato di giocare anche con quelli da tavola”.

“Ad esempio?” chiese Kristen.

Intervenne Fernando. “Conosci Dungeons and Dragons?”

“Si, a dire il vero è stato l’unico gioco del genere a cui ho partecipato”.

“Straordinario, io sono un esperto di quel gioco. Tu te la cavi?”

“Diciamo di sì, anche se Mikey e Steph erano sicuramente più in gamba di me”.

Al sentir pronunciare quei nomi Max si voltò verso di lei. “Chi sono Mikey e Steph?”

“Erano due compagni di scuola”.

“Non me ne hai parlato”.

“Come tu non mi hai parlato dei tuoi”.

Rimasero a guardarsi in silenzio.

“Io credo che dovremmo organizzare qualche partita tutti insieme, che ne dite?” disse Fernando.

“Io dico solo che ho una fame da lupi. Se Vanessa non ci chiama subito per il pranzo sento che potrei iniziare a mangiare i piedi del tavolo” rispose Kristen.

Ricominciarono a ridere di nuovo tutti insieme. Ryan che si trovava a passare di lì, li guardò sorridendo. Quella sembrava una giornata completamente diversa dalle altre. Certo, l’inizio non è stato uno dei più piacevoli, ma poi si è aggiustato tutto. Addirittura Chloe sembrava serena, o forse era solo una sua impressione? Tornò in cucina da sua moglie, che aveva sentito le risate dei ragazzi.

“Ryan, cosa sta succedendo di là, non avrai messo dell’alcool nei loro bicchieri vero?”

Ryan ridendo si avvicinò a sua moglie abbracciandola e baciandola.

“Wow... questo per cosa?”

“Ti ho mai detto quanto ti amo?”

“Si, credo di ricordare vagamente i tempi in cui lo dicevi più spesso. Comunque fa sempre piacere sentirselo dire” rispose Vanessa ricambiando l’abbraccio.

“La tua idea di invitare gli amici di Max a pranzo sta funzionando. Si stanno divertendo, sembrano spensierate. Non ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che ho visto Max ridere così”.

“È vero, spero solo che ci siano più momenti così e che riescano a superare tutto quello che ho successo”.

“Speriamo bene, ma dopotutto sono Max e Chloe. Finché resteranno insieme andrà tutto per il meglio”.

Si staccarono dall’abbraccio. “Per la cronaca, lo so che le mie idee sono sempre migliori delle tue, non capisco perché ne sembri tanto sorpreso” disse Vanessa.

Ryan rise scuotendo la testa. “Cerca di rimanere con i piedi per terra”.

 
Finalmente era tutto pronto in tavola e Ryan chiamò i ragazzi. Li fece accomodare in sala da pranzo. Chloe prese posto accanto a Max, Kristen affianco a Fernando dinanzi alle due ragazze e i genitori ai due lati della tavola. Il pranzo proseguì in maniera molto serena chiacchierando del più e del meno.

“Oooh... credo di stare per scoppiare” disse Fernando poggiandosi una mano sulla pancia piena.

Kristen si aggregò. “Complimenti Vanessa, era tutto davvero molto buono come sempre. Era tutto talmente buono che voglio assolutamente il bis della tua torta al lime”.

“Ma certamente Kristen” rispose Vanessa servendo un altro pezzo di torta. Poi guardando Chloe chiese: “Ne vuoi un altro pezzo anche tu Chloe?”

“Non devi nemmeno chiederlo Vanessa e poi qualcuno deve tener compagnia a Kristen”.

“Sei un pozzo senza fondo Kristen, dovresti pensare di più alla tua linea altrimenti non troverai mai il tuo principe azzurro” disse Fernando prendendola in giro.

“Pensa alla tua di pancia che alla mia ci penso io. E poi sono molto fiera del mio fisico. Semmai un giorno troverò il principe azzurro, dovrà essere un cuoco, altrimenti non se ne fa niente” rispose Kristen suscitando le risate di tutti.

Vanessa rispose: “Oooh dai, siete ancora così giovani, avete tempo per trovare la persona adatta a voi e comunque siete dei bellissimi ragazzi”.

“A proposito, come proseguono gli studi al college?” chiese Ryan ai ragazzi.

“Beh, non è proprio una passeggiata. Però penso che tutto sommato va bene” rispose Fernando.

“Non lamentarti, dovresti sentirti fortunato che frequentiamo lo stesso college, posso aiutarti io se hai bisogno di aiuto”.

Non ho bisogno del tuo aiuto, sono molto in gamba sai?” rispose Fernando. Poi rivolgendosi a Max. “Tu, cosa farai adesso che la scuola è andata distr...”

Intervenne Ryan. “Non c’è problema, ho intenzione di andare a parlare con il preside della vecchia scuola di Max qui a Seattle. Tecnicamente Max ha completato gli anni di liceo. Stava facendo solo un anno in più per poter frequentare il corso di fotografia del professor Jefferson. Penso che una volta spiegata la situazione di quello che è successo, Max non avrà problemi ad accedere a un college”.
 
Quando Ryan pronunciò il nome di Jefferson, Max quasi si sentì mancare torturandosi le mani in grembo. Chloe al suo fianco se ne accorse e le prese una mano senza voltarsi verso di lei, per non dare nell’occhio.

“Chloe, suppongo che tu abbia già finito il liceo, giusto?” chiese Fernando.

“Ehm... non proprio... ho avuto un po’ di problemi a scuola”.

“Sei stata rimandata, bocciata o cosa?”

“Diciamo che più che rimandata, mi hanno rimandata proprio a casa in modo permanente”.

Ryan e Vanessa rimasero sorpresi da quella notizia, la stessa cosa Fernando e Kristen che aveva lasciato la forchetta con l’ultimo pezzo della sua torta a mezz’aria.

Ryan si schiarì la voce. “Oh! Beh, puoi riprendere gli studi. E se proprio non vuoi frequentare la scuola, puoi sempre ottenere il GED superando il test. Potresti studiare direttamente da casa, inoltre ci sono anche dei corsi online che possono fare al caso tuo”.

Chloe guardava Ryan come se lo vedesse per la prima volta in vita sua. Non riusciva a credere alle sue parole. Davvero le stava dicendo di riprendere gli studi? La ragazza non si aspettava niente del genere.

“Ehm... i-io dovrei riprendere gli studi?!”

“Credo di si Chloe, è importante che tu sia diplomata, ti serve per il futuro. Se non vuoi andare al college va bene, ma ti devi almeno diplomare”.

“Io andare al college?!”

“Se vuoi si, potrai andare al college”.

Chloe lasciò andare la mano di Max, la quale iniziò a preoccuparsi per la sua reazione. Anche Vanessa si era accorta della situazione e cercò di riportare l’attenzione su altro.

“Allora, qualcun altro vuole un pezzo di torta?”
 
Tutto tornò alla normalità, almeno così sembrava. La giornata volgeva ormai al termine. Era sera e per i due ospiti era giunto il momento di tornare a casa.

“Ryan e Vanessa, vi ringraziamo per l’ospitalità, siamo stati davvero molto bene e il pranzo è stato divino” disse Kristen.

“Ragazzi, il piacere è stato tutto nostro ad avervi ospiti, è stata davvero una giornata piacevole. Dobbiamo ripeterlo al più presto” rispose Vanessa.

“Sono completamente d’accordo. Quando volete vedere Max ricordate che la porta è sempre aperta per voi. Tornate ogni volta che volete” disse Ryan”.

“Lo faremo Ryan, contaci” disse Fernando.

I ragazzi vennero accompagnati alla porta da Max e Chloe. “Vieni qua fatti abbracciare” disse Kristen avvicinandosi a Max.

“Mi ha fatto tanto piacere rivedervi” rispose Max ricambiando l’abbraccio.

Fu il turno di Fernando di salutarla, mentre Kristen si avvicinò a Chloe abbracciandola un po' troppo stretta. “Mi ha fatto davvero tanto piacere conoscerti Chloe”.

“Ah... ehm... o-ok” rispose Chloe in imbarazzo, dandole un paio di semplici pacche sulle spalle, mentre Kristen la stritolava nel suo abbraccio.

Fu il turno di Fernando di salutarla. Si avvicinò a lei alzando una mano aperta aspettandosi un cinque. Chloe all’inizio non capì cosa voleva che facesse. Poi ci arrivò.

“Oh certo” disse Chloe dandogli il cinque.

“Sei in gamba Chloe” disse Fernando unendosi a Kristen per dirigersi verso l’auto.

“Anche tu Ferdy”.

“Come mi hai chiamato?!”

“Oh santo cielo” disse Kristen afferrando il suo amico per un braccio e trascinandolo verso la sua auto. Mentre si allontanava disse: “Max ti chiamo in settimana, così magari andiamo da qualche parte”.

“Va bene Kristen, ciao” disse Max

“Hai sentito come mi ha chiamato?”  

“Oddio Fernando, ma quando cresci?”

Quando si allontanarono con l’auto Max e Chloe si guardarono ridendo e poi entrarono in casa.

“Non so tu, ma io sono stanca. Credo che me ne andrò in camera a dormire” disse Chloe.

“Si, credo che farò anche io lo stesso” rispose Max.

Augurarono la buonanotte a Ryan e Vanessa prima di andare di sopra. Mentre stavano per entrare nelle loro stanze, Max chiamò l’amica. “Chloe...”

“Mmh?”

“Come ti sembrano Kristen e Fernando?”

“Non sono così male. Li trovo simpatici”.

“Mi fa piacere”.

“Beh... buonanotte Max”.

“Buonanotte Chloe”.

La notte trascorse tranquilla senza incubi.

 
Lunedì 28 ottobre 2013

Il mattino seguente Ryan insistette affinché uscissero per fare due passi. Entrambe le ragazze non ne erano molto felici, ma conoscendo le intenzioni di Ryan e Vanessa di farle uscire dal loro guscio, accettarono senza fare tante storie. Raggiunsero con l’auto il Kerry Park, un piccolo parco pubblico situato a sud della Queen Anne Hill, uno dei quartieri ricchi di Seattle.  Quando arrivarono giusto al centro del parco, trovarono una scultura in acciaio alta circa quattro metri. Era praticamente vuota con dei buchi enormi che coprivano tutta la grandezza della struttura.

“E questo che diavolo è?! Voglio dire, cosa dovrebbe rappresentare?” chiese Chloe girando intorno alla scultura. “Cazzo, sembra che non avessero a disposizione altro materiale, e meno male che siamo in uno dei quartieri più ricchi”.

Passò dall’altra parte della struttura guardando Max attraverso il buco enorme. “Credo che qui la vera opera d’arte si possa vedere solo attraverso la scultura” disse Chloe sorridendo.

“Piantala” rispose Max arrossendo. “Questa scultura viene usata spesso dai bambini per giocarci. Ma viene usata anche come inquadratura per i fotografi”.

Chloe la guardò sorpresa. “Davvero?! Hai mai scattato qualche foto qui?!”

“Qualcuna si”.

“Hai la macchina fotografica con te?”

“No” disse Max mentendo.

“Allora sarà per la prossima volta. Sai... stavo pensando che non hai più scattato foto dopo...”

“Ci sediamo su una panchina?” interrompendola di proposito per evitare il discorso.

“Oh... ok” rispose Chloe sospettosa.

Dopo aver preso posto sulla panchina Chloe tirò fuori una sigaretta e l’accendino. Max la osservò infastidita. “Devi proprio?”

“Si Max, devo proprio”.

“Non so come fai a fumare quella roba” disse Max infastidita.

Chloe si alzò di nuovo dalla panchina. “Ok Max, mi allontano un po’ per fumare e poi torno. Così va meglio?”

“Non metterci troppo”.

“Si... tranquilla” rispose Chloe accendendosi la sigaretta cominciando a camminare per il parco.
 

Qualcosa non va in Max. Prima ha cercato di cambiare discorso. Non scatta più foto da quando siamo qui a Seattle, eppure lei ama la fotografia. La rende felice. Dov’è finito il suo sogno di diventare una grande fotografa?
 

Max la vide allontanarsi mentre toccava la sua borsa alzandosi dalla panchina. Andò a sedersi sotto un albero poco più in là. Aprendo la borsa prese la sua macchina fotografica. La rigirò tra le mani guardandola con timore.

Mentre Chloe camminava presa dai suoi pensieri, qualcosa attirò la sua attenzione. Un cane stava correndo verso di lei. Si voltò un attimo per vedere se stava puntando altro, ma no... era proprio lei il suo obbiettivo. Il cane le balzò addosso atterrandola, mentre iniziava a leccarle la faccia.

“Oh mio Dio. Elvis! Elvis torna qui immediatamente”.

“Whoa... bello calmati...” disse ridendo Chloe mentre cercava di alzarsi da terra.

“Maledizione, sei sempre il solito! Mi dispiace, scusami tanto. Cerco continuamente di insegnarli a stare al suo posto, ma non ne vuole proprio sapere. Salta sempre addosso a tutti. Prima o poi finirà per mettersi nei guai e io con lui. Fermo, sta buono” disse la ragazza che stava cercando di tenere fermo il suo cane.

 
Chloe ha ragione, non scatto più foto ormai. Non ci ho mai nemmeno provato. Ogni volta che mi passa per la mente di farlo, ho una sensazione strana. Ho paura, ma di cosa esattamente? Forse è semplicemente il ricordo di quel figlio di puttana di Jefferson. Chloe non deve sapere la verità, si preoccuperebbe.


Max rimise la macchina fotografica al suo posto in borsa. Sospirando si appoggiò con le spalle all’albero.
Voltandosi in direzione della sua amica vide che era in compagnia di una ragazza, che stava cercando di tener fermo un cane. Guardò l’animale con più attenzione. No, non poteva essere lui. Era morto insieme a Frank, Warren, Joyce e tutti gli altri.

“Non preoccuparti e tutto ok, mi piacciono gli animali” disse Chloe alla ragazza, mentre si alzava da terra. Non immaginava nemmeno che Max le stesse osservando.

“Ne hai anche tu?” chiese la ragazza.

“Ehm... no ma una volta avevo un gatto”.

“Ah, sei più tipa da gatti eh”.

“Si, direi di sì, ma mi piacciono molto anche i cani”.

“Cosa è successo al tuo gatto?”

“È finito sotto un'auto”.

“Oh... mi dispiace tanto. Come si chiamava?”

“Bongo”.

“Bongo?! Beh... carino come nome per un gatto” disse sorridendo la ragazza.

“E il tuo cane come lo hai chiamato? Mi sembra di averti sentito dire Elvis”.

“Si, il suo nome è Elvis”.

“Perché lo hai chiamato così?”


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“Ora te lo spiego. Un giorno io e mio padre eravamo in giro in macchina, a un tratto è saltato fuori questo cucciolo e ci è mancato davvero poco che lo investissimo. Fortunatamente mio padre ha frenato in tempo. Non volevamo lasciarlo lì perché niente gli avrebbe impedito di finire sotto un'altra auto, quindi lo abbiamo portato a casa e da quel momento è stato difficile separarcene”.
 
“Capito, ma non mi hai ancora spiegato perché lo hai chiamato Elvis”.

“Ah vero, scusami, chissà dove ho la testa. Mio padre è un amante di Elvis Presley e ogni volta che sale in macchina ascolta le sue canzoni cantando a squarciagola. Il punto è che anche al nostro cane sembra piacere Elvis. Non appena mio padre accende lo stereo il cane inizia a ululare neanche fosse un lupo. Ora, non so se lo fa per lamentarsi della musica o perché l'adora. Però una cosa è certa, è molto più intonato di mio padre. Dovresti ascoltarlo”.

“Chi, tuo padre?” chiese Chloe ironica.

Scoppiarono a ridere entrambe. Quando Max le vide ridere insieme provò una sorta di fastidio.

“No per carità non ti farei mai una cosa del genere, mi riferisco a Elvis. Vero Elvis?”

Il cane abbaiò nella sua direzione. Chloe guardò Elvis e un ricordo triste si fece strada dentro di lei.

“Ok, ho parlato anche troppo. Comunque io mi chiamo Jennifer e tu sei...”?

“Io mi chiamo Chloe”.

“Piacere di conoscerti Chloe” disse la ragazza stringendole la mano.

Il fastidio di Max finì per aumentare ulteriormente.

“Piacere mio”.

“Seattle è grande come città, ma non posso fare a meno di pensare che non hai una faccia familiare. Non credo di averti mai vista da queste parti. Sei di qui?”

“Ehm... no, infatti non lo sono. Vengo da... da un'altra città e mi sono trasferita qui da poco”.
“Ah... cambiato aria?”

“Già...”

“Sei qui da sola?”

“Oh no, sono qui con la mia amica, lei è... ma dove diavolo è finita?” disse Chloe voltandosi nella direzione della panchina dove aveva lasciato Max. Si girò intorno fino a quando non la vide seduta appoggiata contro un albero.
“Ah... eccola lì”.

Il telefono di Jennifer emise un suono. “Oh cavoli è Lucas, me ne ero completamente dimenticata. Se non mi sbrigo mi ammazzerà. Chloe, adesso devo proprio andare. Mi ha fatto davvero molto piacere conoscerti e spero che ci rincontreremo ancora”.

“Si, certo... magari senza essere stesa a terra” disse Chloe ironica.

“Ahahahah... beh, allora ci vediamo in giro. Forza Elvis andiamo e smettila di trascinarmi”.

“Ciao Jennifer...”

Max le tenne d’occhio fino alla fine e quando vide che Chloe tornava indietro, si appoggiò di nuovo all’albero.

Chloe tornò da Max, sedendosi accanto a lei incrociando le braccia dietro la testa e appoggiandosi all'albero. “Per caso la panchina era troppo scomoda?”

“Vedo che hai fatto amicizia. Chi era quella?”

“Mmh?!”

Chloe guardò in direzione della ragazza che si allontanava con il suo cane. “Ehm... vediamo... a giudicare dal fatto che ha due gambe e due braccia, direi che è un essere umano come te e me. Le coincidenze della vita...” disse appoggiandosi all'albero chiudendo gli occhi.

“Ah ah, molto divertente Chloe”.

“Si me lo dicono tutti”.

“E allora?! Che voleva?!”

“Oh cazzo Max... niente. Si è semplicemente scusata perché il suo cane che mi è saltato addosso”.

“Ha usato delle scuse piuttosto lunghe, ci hai messo tanto a tornare”.

Chloe aprì leggermente gli occhi dando un'occhiata sorridendo alla sua amica di fianco.

“Accidenti Max, se non ti conoscessi penserei che sei gelosa”.

“Pff... sì certo... nei tuoi sogni”.

“Veramente nei miei sogni siamo a letto insieme a fare ses...”

Chloe non finì la frase, ma ormai era troppo tardi.

Max si voltò di scatto verso di lei. “Che cosa vuoi dire con...”

“Aaaah... lascia perdere Max, era solo una battuta”.

 
Complimenti Chloe per l’ennesima battuta del cazzo. Dovrei tenere a freno la mia lingua ogni tanto.
 

“Con te sono sempre scherzi o sfide...”

Chloe guardò l’amica sorpresa da quello che aveva appena detto e soprattutto dal tono che usato. C’era forse una punta di rammarico?
In quel momento Max si alzò da terra. “Andiamo a casa, sono stanca”.

“Ok...” rispose Chloe.


Durante il tragitto in macchina, nessuna delle due proferì parola. Ogni tanto Chloe le lanciava un’occhiata. Riusciva a leggere la tristezza nel suo volto. Alla fine decise di chiedere spiegazioni.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato Max? Perché a un tratto sei così giù?”

Max rimase in silenzio per un po’, ma poi rispose. “Il cane... sembrava... Pompidou. Non era lui vero?”

Chloe si voltò verso la sua amica confusa e spaventata. Vide che erano in prossimità di un parcheggio e si diresse lì per fermare l’auto.
“Perché ti sei fermata qui?” chiese Max.

Chloe ignorò la domanda della ragazza. “Ho notato anche io la somiglianza di quel cane con Pompidou, ma non è lui. Come ti è venuto in mente di chiedermi se era lui? Sai che non è possibile”.

“È solo che... sembrava davvero lui... e poi Ben ha detto cose strane...”

“Ben?! Chi cazzo è Ben?! Max, ma che stai dicendo?!”

“...e poi il sangue dal naso...”

Chloe si sentì mancare il respiro ascoltando le ultime parole dell’amica. “Max... quale sangue?! Hai perso altro sangue dal naso?! Ti prego, dimmi che non hai riavvolto. Max...?!”

Max si ricordò che si, aveva perso del sangue dal naso, ma era successo nel suo incubo. Stava facendo confusione. “No, mi sono solo confusa. Non ho riavvolto. Non ho perso sangue dal naso”.

“Sei sicura?”

“Si, scusami... non volevo spaventarti”.

“Chi è Ben?”

Max racconto del suo incontro con Ben, il proprietario del negozio di strumenti dove aveva acquistato la sua nuova chitarra.

“Max, non c’è nulla di strano in quello che ha detto il vecchio. Hai semplicemente frainteso. Ok?”

“Si, hai ragione. Scusa”.

“Non scusarti. Vieni qui” disse Chloe avvicinandosi a Max abbracciandola.


Merda cosa cazzo sta succedendo? Sta andando fuori testa? Porca puttana no, questo non deve succedere, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Oddio Max, cosa ti ho fatto?
 

Nel frattempo Ryan stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro. Prima di prendere la strada per il vialetto di casa si sentì chiamare. Si voltò vedendo il suo vicino di casa, Charlie Rogers.

“Ehi Ryan”.

“Ehi Charlie, come va? Tutto ok?”

“Alti e bassi come sempre ma non mi lamento, altrimenti chi la sente mia moglie”.

Risero entrambi, ma a un certo punto il sorriso scomparì dal volto di Charlie.

“Tu piuttosto, non oso immaginare quanto sia difficile per te. Prima il tornado e poi anche la faccenda del professore. Giuro che mi viene una gran voglia di andare a prenderlo a calci nel culo fino a vederlo stramazzare a terra! Gran figlio di puttana! Santo cielo... povere ragazze”.
 
Ryan ascoltava senza capire di cosa stesse parlando. Aveva perso l'abitudine di leggere il giornale e ascoltare i notiziari per via della presenza delle ragazze in casa. Era abbonato a ricevere il giornale, così ogni mattino lo prendeva dal cassetto della posta e senza dargli nemmeno un'occhiata lo andava ad accantonare insieme agli altri nel suo studio. Quindi non era aggiornato sugli eventi di Arcadia Bay. Tutti conoscevano le vicende del tornado e del professore, ma in pochi sapevano che Max frequentava la Blackwell Accademy School. Quelli che ne erano a conoscenza, non erano stati così sfacciati da chiedergli qualcosa, forse capendo la difficile situazione in cui si trovava. Questo però non valeva per Charlie. Ryan fece finta di niente, con l'intenzione di andare a recuperare i giornali nel suo studio.

“Già, lo farei anche io se potessi. Adesso scusami ma devo entrare in casa, aspetto una telefonata importante” tagliò corto Ryan.

“Oh... ma certo Ryan, stammi bene”.

“Anche tu Charlie”.

Entrò in casa e dopo aver salutato sua moglie, si riempì un bicchiere di vino e andò nel suo ufficio. Tra i vari giornali ne trovò uno che parlava di Mark Jefferson, così iniziò a leggere l'articolo in prima pagina. Vanessa trafficava ancora in cucina. A un tratto sentì un rumore di vetro andare in pezzi. Spaventata dal rumore, corse nello studio di suo marito. Lo trovò in piedi con il giornale in mano e il bicchiere di vino in frantumi sul pavimento. Vanessa preoccupata si avvicinò a suo marito.

“Ryan, cosa c’è?! Stai bene?!”

Lui non rispose, continuando a fissare l’articolo in prima pagina. Vanessa prese il giornale dalle sue mani e gli diede un’occhiata. Alla lettura del titolo della notizia sbiancò all’istante. Lesse l’articolo.


Arrestato Mark Jefferson professore di fotografia dell’Accademy Blackwell School.

Grazie alle indagini di David Madsen (capo della sicurezza dell'Accademia Blackwell).
Gli agenti della polizia hanno scoperto una camera sotterranea sospetta, che secondo quanto riportato, sarebbe stata usata dal professore Mark Jefferson e da un suo studente, Nathan Prescott, per drogare, rapire e fotografare una serie di ragazze. Nonostante non ci siano prove di violenza fisica o sessuale sulle vittime, la sconvolgente scoperta ha lasciato tutti sotto shock. Anche Sean Prescott, l'uomo d'affari più potente della città, è sotto inchiesta, in quanto proprietario del fienile all'interno del quale è stata scoperta la “camera oscura” super tecnologica.

Vanessa si portò una mano sulla bocca dallo shock. Si guardarono entrambi negli occhi, con il dubbio che iniziava a serpeggiare nelle loro menti.


                                                                                                                                                          Continua…

                                                   

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Capitolo 3
*** Perdita di controllo ***


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“A volte la cosa più
difficile non è
dimenticare,ma
imparare a
ricominciare
da capo”.

                        Nicole Sobon




Capitolo 3
Perdita di controllo


Dopo aver scoperto dell’arresto del professore Mark Jefferson, Ryan e Vanessa erano molto preoccupati per Max. La ragazza non aveva mai nemmeno accennato al professore, quindi questo dimostrava che non ne sapeva nulla e che forse, non era finita sotto le grinfie di quell’essere spregevole. Ma ormai il dubbio si era insinuato nelle loro menti, soprattutto alla luce degli eventi a cui assistevano di giorno in giorno. I continui incubi, gli sbalzi d’umore, il rintanarsi in camera e la consapevolezza che Max potrebbe aver deciso di tener nascosta la questione solo per non farli preoccupare ulteriormente, stava mettendo a dura prova i loro nervi. Gli incubi potevano essere ricollegati semplicemente al tornado, ma se non fosse così? Quindi Ryan decise di parlarne con Max, ma ogni volta che era sul punto di farlo ci rinunciava per via della presenza di Chloe. Voleva affrontare le questioni separatamente. Si perché, non poteva dimenticare che l’articolo parlava anche di David, il patrigno di Chloe. Questo dimostrava che si era salvato dal tornado. Probabilmente aveva anche tentato di contattarla inutilmente, visto che la ragazza non si decideva a riaccendere il telefono. Questa sembrava la motivazione per cui non parlava ancora con sua figlia. In realtà aveva solo paura di cosa gli avrebbe detto Max. Fernando e Kristen dal giorno del pranzo avevano iniziato a essere più presenti nella vita delle due ragazze. All’inizio non fu facile coinvolgerle in attività che le costringessero a uscire di casa. I ragazzi avevano anche tentato di convincerle a partecipare a una festa in maschera per il giorno di Halloween. Le ragazze gentilmente rifiutarono l'invito restando a casa, non essendo dello spirito giusto per festeggiare. Nonostante tutto, gradualmente Max e Chloe si abituarono al cambiamento e riuscirono addirittura a iniziare una campagna di D&D. Quando non passavano in rassegna i vari videogame di Fernando, erano da Kristen per guardare film mangiando popcorn o lanciandoseli contro l’un l’altro. Spesso andavano in giro per centri commerciali, oppure al cinema. Chloe si stava abituando sempre di più alla loro presenza. Il fatto che li trovasse simpatici era un buon segno. Soprattutto considerando la sua estrema gelosia, che aveva sempre mostrato nei confronti dell’amica. Forse si stava solo trattenendo? Non si sa. Anche Max aveva iniziato a soffrire dello stesso fastidio di Chloe, ma era stata una cosa momentanea. Dunque le cose procedevano bene, per ora...

 
Sabato 9 Novembre 2013

Per la serata avevano in programma di andare in pizzeria. Le ragazze si stavano preparando per la serata, Max stava finendo di truccarsi in camera, applicando un po' di eyeliner e ombretto agli occhi, come sempre. Indossava una semplice maglietta bianca con camicia beige aperta leggermente davanti, jeans neri, scarpe sportive e una giacca scura, la stessa che aveva il giorno del tornado. Chloe invece aveva appena finito di fare la doccia.
Ryan e Vanessa erano di sotto in salotto che leggevano dei libri, anche se non riuscivano a concentrarsi. Facevano fatica a smettere di pensare al professore.

“Pensi che dovremmo aspettare ancora per chiedere Ryan? Non mi piace stare sulle spine”.

“Credi che a me piaccia? Si stanno preparando per uscire in questo momento e non mi va di rovinarle la serata con questi discorsi”.

“Escono con la tua auto o devono passare i ragazzi a prenderle?”

“Non lo so, ma se vogliono possono prenderla”.

“Per quanto riguarda il pick-up cosa dobbiamo fare? Non sarebbe il caso di liberarcene, visto che dopodomani finalmente il meccanico mi riconsegnerà l'auto? Penso che due auto siano più che sufficienti. Non mi sembra il caso d'ingombrare il cortile con un terzo mezzo inutilizzato e che spero rimanga tale”.

“Non so quanto a Chloe possa piacere l'idea che vogliamo far sparire la sua auto. Comunque vedremo il da farsi. Ho altro per la testa al momento”.

“Ryan... credi che il professore... le abbia fatto qualcosa?”

“Mi auguro di no. Altrimenti non mi fermerà nessuno dall’andare a spaccargli la faccia”.

“Spaccare la faccia a chi papà?” chiese Max che era appena arrivata in salotto.

“Ehi Max, non ti ho sentita arrivare”.

“E allora, a chi devi spaccare la faccia?” chiese sorridendo sua figlia.

Vanessa vide suo marito in difficoltà e intervenne. “Ahahahah... Maxine, stava solo imitando un suo collega di lavoro. Si incavola sempre con tutti per cose di poco conto. Inizia così a dare di matto e minaccia di spaccare la faccia a tutti”.

“Già... si è così...” disse Ryan forzando una risata.

“Ah... ok” rispose Max.

“Allora, dove andate di bello stasera?” chiese Vanessa.

“Kristen ieri ha detto di voler andare in pizzeria”.

“Avete bisogno dell’auto?” chiese Ryan.

“Si, anche perché di solito passano loro a prenderci, quindi pensavo che era il caso di passare a prenderli noi per questa volta. Ovviamente se per voi non è un problema”.

“No, non c'è nessun problema, potete prenderla tranquillamente” disse Ryan alzandosi per dare dei soldi a Max per la loro serata.
“Grazie papà” disse Max.

Ryan abbracciandola disse: “Tutto per mia figlia. Solo mi raccomando, non fate troppo tardi, niente alcolici e non fate nulla che io non farei”.

“Tipo spaccare la faccia a qualcuno?” disse Max ridendo.

Ryan si sforzo di ridere alla battuta della figlia. La stessa cosa Vanessa.

“Ok, vado a vedere se Chloe ha finito di prepararsi”.

“Vai pure cara” disse Vanessa. Quando Max uscì dalla stanza guardò Ryan e aggiunse: “Dobbiamo sapere Ryan. Domani dovremmo parlarci”.

“Ci penso io, tranquilla”.

 
Chloe era nella sua stanza in mutande e reggiseno. Stava ancora decidendo cosa mettere. A un tratto mentre sentiva bussare alla porta, sorrise. Ormai aveva imparato a capire quando si trattava della sua amica. Max aveva l'abitudine di dare due leggeri colpi alla porta, quasi come per dire in anticipo “scusa se disturbo”. Continuando a sorridere scuotendo la testa rispose: “Avanti”.

Quando la ragazza entrò nella stanza, rendendosi conto che Chloe era mezza nuda, fece per andarsene. “Oh... scusami... pensavo avessi già finito... io non volevo...”

Chloe alzando gli occhi al cielo e andò verso di lei, tirandola nella stanza e chiudendo la porta. “Max, davvero non capisco qual è il tuo problema”.

“Quale problema?”

“Quello...” disse Chloe indicando il suo viso ormai arrossato. “Non è la prima volta che mi vedi in mutande. Ogni volta che mi becchi così temo per la tua salute” disse Chloe ridendo.

“Ah ah, come sei divertente oggi” rispose sarcasticamente Max sedendosi sul bordo del letto di spalle a Chloe per non guardarla.

“Lo sono sempre Max. Uhm... forse indosserò questa” disse Chloe tenendo tra le mani una delle maglie comprate quando era andata con Max al centro commerciale, il giorno dopo l’arrivo a Seattle. La maglia era bianca e aveva sopra l’immagine di un corvo nero appoggiato su un teschio. Insomma, il classico stile di Chloe. Mentre la ragazza osservava la maglia, Max non poté fare a meno di voltarsi per vedere quale aveva scelto. Ma dal vedere la maglia si ritrovò a fissare la schiena di Chloe, non riuscendo a distogliere gli occhi. Chloe non se ne accorse.

 
Certo che Chloe è sempre stata molto bella. Ha un fisico perfetto. Adoro la sua schiena. Merda... ma che diavolo mi viene in mente? Sto impazzendo? Al diavolo...

 
Max distolse lo sguardo arrossendo per i suoi pensieri, che Chloe avrebbe definito sconci.

“Che ne dici, mi sta bene questa maglia?” chiese Chloe guardando la sua amica che rispose senza girarsi.

“S-si... ti sta benissimo”.

“Ma se non me l’hai nemmeno vista addosso?”

“Ehm... beh... mi ricordo la maglia com’è”.

“Oppure mentre ero girata hai dato una sbirciatina eh?” disse Chloe scherzando.

Chloe indossò una camicia a quadri grigio scuro e jeans strappati con bretelle.  Mentre si stava abbottonando i pantaloni si spostò davanti a Max, con un sorriso malizioso.

“Lo stai facendo apposta?” chiese Max.

“Cosa?” chiese Chloe ridendo. “Non sto facendo proprio nulla e poi non vedi che sono vestita? Quindi nulla di cui preoccuparsi, a meno che non hai anche il potere della vista a raggi x. Il che sarebbe fantastico. Cioè, per me sarebbe fantastico se avessi quel potere”.

Max continuava a guardarla con ancora un po’ il volto arrossato. Chloe si abbassò davanti a lei al livello dei suoi occhi e le diede un colpetto con il dito sul naso. “Da oggi ti chiamerò Bambi. Era la renna a cui gli si accendeva sempre il naso di rosso”.

"Quello è un film della Disney, forse volevi dire Rudolf!" disse Max correggendola.

"Ma si è uguale, sempre carina come te!"

Max arrossì ulteriormente. “Non osare chiamarmi così”.

“Perché? Io penso che ti doni. E poi cosa farai per impedirmelo?

Ok dai, ti prometto che cercherò di non chiamarti così davanti agli altri, tranne nei nostri momenti d’intimità” disse ridendo Chloe mentre si sedeva accanto a lei per indossare gli stivali. Mentre si abbassava per infilare uno stivale, Max guardò ancora una volta la sua schiena, ormai coperta. Questa volta Chloe se ne accorse.

“Cosa c’è? Ho qualcosa sulla schiena? Cos’è?” disse mentre si portava una mano dietro la schiena.

“Non hai nulla... che non va”.

Chloe rimase a guardarla in silenzio. A un certo punto Max non potendone più si alzò di scatto dal letto e andò verso la porta.

“Vado in bagno” disse uscendo dalla stanza.
 
Chiuse la porta del bagno appoggiandosi contro e sbattendoci leggermente la testa contro.

 
Cosa mi prende ora? Che diavolo mi sta succedendo?

 
Nel frattempo, Chloe indossava la sua affezionatissima giacca in pelle e l’immancabile berretto blu scuro. Poi rimase in attesa aspettando Max, riflettendo sul suo comportamento verso l'amica.

 
Che idiota che sono. La devo smettere con queste provocazioni del cazzo. Anche se devo ammettere che sono davvero divertenti. Uhm... uscirà mai da quel bagno? Rischiamo di fare tardi.


Così uscì dalla sua stanza per andare a bussare alla porta del bagno. “Max sei ancora lì? Sai che rischiamo di fare tardi?”

“Si lo so” rispose Max uscendo dal bagno.

“È tutto ok?” chiese Chloe.

“Certo, se sei pronta andiamo così, non faremo tardi”.

Chloe la guardò allargando le braccia. “Ah, ora sarei io quella che rischia di farci fare tardi”.

Dopo le ultime raccomandazioni dei Caulfield uscirono di casa. Mentre Chloe avviava l'auto guardò in direzione di Max.

“Mi indichi tu la strada verso la casa di Kristen?”

“Non dirmelo, ti sei già scordata dov'è” disse Max soddisfatta.

“No no, io me lo ricordo eccome”.

“Bene, allora non avrai problemi a trovarla”.

Chloe sospirò. “Questa è la punizione per prima?”

“Non ricordo, è successo qualcosa prima?” disse Max fingendo di non ricordare.

“Beh... in effetti non è successo nulla ma forse avresti voluto”.

“Idiota” rispose Max incrociando le braccia al petto.

Chloe scosse la testa sorridendo in imbarazzo. “Max, ora non è che non ricordo dove si trova la casa di Kristen, però forse con il buio che c'è, potrei confondermi e rischieremmo di fare tardi. E tu non vuoi questo, vero?”

“Pff, si certo... il buio” disse ridendo Max.

“Ehi! Io vivo qui da poco tempo, tu ci stai da cinque anni”.

“Va bene Chloe ho capito. Ti faccio da navigatore”.

“Bene”.

Arrivarono a casa di Kristen dove già trovarono Fernando, visto che non abitavano molto lontano l'uno dall'altro. Salirono in macchina salutando. 

“Ce ne avete messo di tempo ad arrivare” disse Fernando.

Chloe guardò attraverso lo specchietto retrovisore mentre ritornava in strada. “Beh, dillo alla tua amica qui, che si è infilata in bagno per farsi bella”.

“Non è assolutamente vero. È stata lei a metterci tanto per vestirsi".

“Max, era la tua presenza a mettermi in soggezione. Lo sai che non mi piace essere osservata mentre mi cambio” disse sorridendo Chloe senza voltarsi per vedere la sua reazione continuando a guidare.

“Non so perché, ma stento a crederlo che tu ti senta in soggezione” disse Kristen divertita.

“Ehi, ma voi due lì dietro per chi mi avete presa?” disse Chloe fingendosi offesa.

Fernando e Kristen iniziarono a ridere. “Comunque Max, non immaginavo che fossi una guardona” disse Fernando.

“Io invece trovo sorprendente il vostro rapporto, sembrate come una coppia di quelle collaudate nel tempo, che ormai passano il tempo a punzecchiarsi conoscendo ogni punto debole dell'altro” disse Kristen ancora ridendo.

“È vero Kristen, hai perfettamente ragione” disse Fernando continuando a ridere.

Max e Chloe si guardarono un po’ stupefatte da quello che aveva appena detto Kristen. Ma davvero viste dal di fuori venivano percepite in questo modo?

“Ok ragazzi... ehm... dove si trova la pizzeria?”

“Ma te lo abbiamo fatto vedere ieri Chloe” disse Fernando.

“Ehi Ferdy, ti vorrei ricordare che non sono di qui e quindi dovete avere un po’ di pazienza con me”.

Fernando la guardò con una faccia strana. “Quando diavolo imparerai il mio nome?”

Gli altri risposero in coro “Fernando smettilaaaaa”.

 
Le strade di Seattle la sera erano completamente illuminate dalle luci dei lampioni e dalla grande quantità di locali aperti, che ormai iniziavano a riempirsi di gente. Era sabato e il traffico era decisamente intenso per i gusti di Chloe, che era abituata a strade molto meno trafficate. Tipo quelle della sua Arcadia Bay ormai scomparsa. Durante il tragitto verso la pizzeria continuarono a chiacchierare tra loro, mentre Fernando forniva indicazioni a Chloe per raggiungere la loro destinazione. Quando giunsero nella 316 Virginia Street, svoltarono in un vicolo dove c'era una zona di parcheggio. Inutile dire che ci misero un po’ di tempo a trovare un posto libero. Quando scesero dall'auto i ragazzi si guardarono mentre rabbrividivano un po’.

“Ragazzi, sbaglio o la temperatura si è abbassata di colpo” disse Chloe.

“Siamo a novembre, cosa ti aspettavi? Se inizi a lamentarti ora figuriamoci dopo, quando le piogge faranno da sottofondo a tutte le tue giornate” rispose Kristen.

“Ragazze, se non ci sono più posti per sederci, vi riterrò responsabili” disse Fernando.

“Pensa a muoverti invece di lamentarti” rispose Kristen.

“Se restiamo in piedi è colpa della tua amica Max” disse Chloe rivolgendosi a Fernando.

“Chloe, sei pessima” rispose Max.

Max la guardò scuotendo la testa mentre si avviavano verso l'entrata della pizzeria. Chloe le si avvicinò mettendole un braccio attorno alle spalle e un brivido le percorse lungo la schiena.

“Dai Max, non fare quella faccia, stavo solo scherzando lo sai”.

Nel frattempo Kristen e Fernando camminavano davanti a loro. A un tratto una voce li raggiunse.

“Ehi, sfigato” disse un ragazzo rivolgendosi a Fernando.

Si voltarono tutti verso la voce. “Ehi Lucas, chi non muore si rivede eh” disse Fernando.

“Cosa posso dire, sono come Highlander” disse Lucas divertito.


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“Non ti sei fatto più vedere dall'ultima scazzottata a tekken. Ti ricordi come le hai prese di santa ragione con i miei colpi micidiali?”

“Ah beh, lo sai che venivo fuori da un infortunio a un polso”.

In quel preciso istante un'altra voce femminile sopraggiunge. La ragazza appoggiò un braccio sulle spalle di Lucas e per prenderlo in giro disse: “Si, confermo tutto per l'infortunio, dovuto alle grandi attività motorie delle sue mani”.

“Jenny, la vuoi piantare di dire cazzate?” disse Lucas sbuffando.

“Oh mio Dio, ma sei Chloe!” disse Jennifer guardando verso la ragazza.

“Jennifer?!” chiese sorpresa Chloe.

Max si sentì mancare il suolo da sotto i piedi alla vista della ragazza.

“Ma scusa, voi due già vi conoscete?” chiese Lucas a Jennifer.

Si, ci siamo conosciute circa due settimane fa credo, Elvis le è praticamente saltato addosso atterrandola”.

“Già, mi sento ancora le sue zampe addosso” disse Chloe suscitando le risate dei due ragazzi.

“Beh, considerati fortunata. A me invece non è andata così bene. Una volta stava facendo delle avance alla mia gamba, mentre ero addormentato sulla poltrona di casa sua” disse Lucas.

“Oddio che schifo” disse Ferdinando con una smorfia.

“Si, è vero non posso negarlo. Però non è colpa mia se Elvis ti trova così sexy” continuò Jennifer ridendo.

“Il problema qui non è il cane ma la padrona, che invece di togliermelo subito di dosso ha pensato bene di scattare prima una foto ricordo con il suo telefono”.

“Dai su, non prendertela per così poco, sai bene che avrei potuto fare di peggio”.

“Ah, ma davvero? Tipo cosa?” chiese il ragazzo curioso, non pensando che ci potesse essere qualcosa di peggio.

“Beh, avrei potuto lasciarvi lì a continuare con le vostre cosacce, dopo aver riempito la stanza di candele profumate accese e magari petali di rose rosse sparse tutte intorno”.

“Ok, ora sto per vomitare davvero” disse Fernando.

“Jenny, sai essere davvero disgustosa quando vuoi” disse Lucas.

“Che vuoi farci, ho imparato dal migliore” rispose Jennifer dando una pacca sulla spalla del ragazzo.

“Fernando, anche voi state andando in pizzeria?” chiese Lucas.

“Si”.

“Allora che ne dite se passiamo la serata tutti insieme?”

“Non credi che sia il caso di fare prima le presentazioni? Devo dirti sempre tutto” disse Jennifer dando una pacca sulla spalla di Lucas.

“Si, giusto. Grazie mamma, non saprei davvero come fare senza di te” rispose il ragazzo.

“Non preoccuparti figliolo, con il tempo imparerai”.

“Ha ragione” disse Fernando. “Allora ragazze, lui è Lucas mio cugino, anche se non si comporta come tale”.

Lucas roteò gli occhi.

“È quello di cui ti avevo parlato. Che si è trasferito qui da Tillamook” continuò Fernando rivolgendosi a Kristen.

“Ragazzi, lei è Kristen, Max e come già sapete lei è Chloe”.

Lucas strinse la mano a tutte. “Bene, io invece vi presento Jennifer. Ah, una raccomandazione, prendetela a piccole dosi e non vi succederà niente di male”.

“Ehi, ma che modi sono?” disse la ragazza dando un pugno sul braccio a Lucas, mentre lui rideva.
La ragazza strinse la mano a tutti.

“Bene, ora che abbiamo finito con le presentazioni, io direi di andare. Anzi, direi di volare o rischiamo davvero di rimanere in piedi e a pancia vuota” si lamentò Ferdinando, che dopotutto non aveva tutti i torti.
Guardando le vetrate della pizzeria notarono subito come fosse affollata. Le possibilità di trovare un posto senza nessuna prenotazione, sembrava impossibile.

“Ragazzi, non vorrei fare l'uccello del male augurio, ma...” disse Fernando.

“Ecco bravo, non farlo” disse Lucas interrompendolo.

I muri a mattoncini esterni della pizzeria lasciavano chiaramente intendere che il locale non era nulla di pretenzioso. Chloe rimpianse di non aver portato con sé uno dei suoi pennarelli. Avrebbe potuto dare un tocco più figo ai muri. Entrarono nella speranza di trovare posto. Gli interni del locale erano tutti in legno e nonostante l'aspetto semplice, sembrava essere confortevole e accogliente.
Inoltre, a sentir parlare Fernando e Kristen, la pizza era davvero deliziosa. Si fermarono guardandosi intorno preoccupati, i tavoli sembravano quasi tutti occupati. Un ragazzo aveva appena servito dei clienti a un tavolo vicino a loro. Lucas appena lo vide, lo chiamò.

“Jimmy, ma sei proprio tu?”

“Ehi Lucas, ciao. Come stai?”

“Bene e tu?”

Si strinsero la mano. “Un po’ indaffarato al momento, ma sto bene”.

“Lavori qui da molto?”

“Un paio di mesi, il vecchio locale dove lavoravo ha chiuso i battenti”.

“Ah, capisco”.

“Ehi, per caso avete prenotato un tavolo?”

“A dire il vero no, è stata una cosa improvvisata. Ma credo che non ci sono più posti liberi”.

“Scherzi? Venite con me, si è liberato un tavolo giusto poco fa”.

Seguirono il ragazzo che li portò diretti all’unico tavolo disponibile infondo al locale. “Ecco qua, prendete pure posto”.

“Di niente, dopotutto è il mio lavoro, sono pagato per questo. Vi porto subito i menù”.

I ragazzi presero posto al tavolo. Da un lato Jennifer, Lucas e Fernando e di fronte a loro, Kristen, Max e Chloe. Per quella disposizione qualcuno ne fu davvero felice. Chi? Ovviamente Max, che stranamente non aveva molta simpatia per la ragazza. Chissà perché...

“Allora Lucas, Fernando mi ha detto che ti sei trasferito qui a Seattle da circa otto mesi, posso chiedere come mai?” chiese Kristen.

“Beh, la sorella di mia madre vive sola qui a Seattle, non si è mai sposata e non ha avuto figli. Ha dei problemi di salute non indifferenti e quindi mia madre per aiutarla, è venuta a stare da lei. Il genio di mio padre, cioè il fratello del papà del mio cugino scemo qui presente...”

“Ehi!" disse Fernando.

“...ha deciso di trasferirsi qui, per poter stare tutti insieme. Evitando così di costringerci dal fare viaggi avanti e indietro per vederci”.

“Non sembri molto contento dell’idea di tuo padre” notò Kristen.

“Si, infatti non lo sono. Per venire qui ho dovuto lasciare tutti i miei amici e la mia ragazza”.

“Che ora puoi felicemente chiamare ex” disse Jennifer.

“Ma piantala!”

“Oh avanti, sei stato tu a dirmi che era una che se la faceva con tutti”.

“Beh, ma era pur sempre la mia ragazza e credo che stesse iniziando lentamente a cambiare”.

“Si certo, cambiare posizione o magari ragazzo”.

Alla battuta Chloe iniziò a ridere e Max si girò verso di lei con uno sguardo strano.

“Che c’è?” disse Chloe a Max bisbigliando, ma non ottenne nessuna risposta.

Jimmy, tornò al tavolo per portare i menù. “Ed ecco a voi i menù, torno dopo per darvi il tempo di decidere”.

“Grazie Jimmy” disse Lucas.

Jimmy si allontanò di nuovo per dirigersi a un altro tavolo.

“Oddio, ho una fame da lupi” disse Kristen aprendo il menù.

“E qual è la novità? Piuttosto, occhio a non mangiare il menù stesso” disse Fernando suscitando le risate di tutti.

“Se non stai attento a ciò che dici, potrei ordinare te come dessert” rispose Kristen.

Max scelse una pizza con vongole, pancetta tesa, timo e limone. Giusto per non far dimenticare a tutti la sua predilezione per il pesce e per qualsiasi cosa avesse a che fare con l'oceano. Lucas ordinò una pizza con mozzarella, salsa di pomodoro e basilico fresco. Il ragazzo amava la semplicità in tutto, anche a tavola. Non gli piaceva avere tanta roba sulla pizza, che gli impediva di gustare i sapori di ogni ingrediente. Per lui, il detto meglio pochi ma buoni, valeva sia a tavola, sia nella vita. Chloe si aggregò alla scelta di Kristen, che consisteva in una pizza con salsiccia di finocchio dolce, peperoni arrostiti e provolone. A quanto pare, le due ragazze sembravano avere molto in comune a tavola.

Quando Kristen sentì Chloe ordinare la stessa cosa, si gasò così tanto da allungare un braccio verso la ragazza e stringerla, dicendo: "Wow, abbiamo gli stessi gusti che figata".

A Chloe risultava molto simpatica la ragazza, anche se a volte la trovava davvero strana. Fernando ne scelse una con uova morbide, prosciutto affumicato, formaggio e rucola. Sapori molto più decisi rispetto a suo cugino. Infine Jennifer optò per una pizza con funghi arrosto di stagione e formaggi. La sua scelta non era una novità per Lucas, visto che puntualmente prendeva sempre la stessa. Forse, per paura di provarne altre rimanendo delusa o semplicemente per abitudine.

“È assurdo che dobbiamo bere delle semplici bibite” disse Lucas.

“Si, come se non sapessi cosa hai in macchina” rispose Jennifer.

“Si hai ragione, ma è in macchina e non posso berla di certo qui”.

“Chloe, quando assaggerai la pizza di questo posto, non vorrai più andare via” disse Fernando.

Chloe non lo ascoltò nemmeno, era troppo concentrata su quello che aveva detto Lucas. “Un momento, hai degli alcolici in macchina?!” chiese speranzosa.

“Ebbene sì, non fatevi ingannare dal suo bel faccino. Vi posso assicurare che è un gran cattivone” disse Jennifer.

“Ma la vuoi finire Jenny? Comunque si, ho della birra in macchina”.

“Me ne offrirai una, vero?” chiese Chloe, mentre Max sperava che il ragazzo le rispondesse di no.

“Ma certo che te la offro Chloe”.

Ecco, come non detto pensò Max.

“Lucas, sei diventato il mio nuovo miglior amico” disse al ragazzo. Poi girandosi verso la sua amica aggiunse: “Tu non ti offendi se ti tradisco con lui, vero?”

I ragazzi iniziarono a ridere, tutti tranne Max che iniziava seriamente a preoccuparsi per la faccenda degli alcolici.

“Quindi sei tu l’amica che era con Chloe la mattina che ci siamo incontrate?” chiese Jennifer a Max mentre appoggiava un gomito sul tavolo e il mento sulla mano.

“Si, sono proprio io”.

Max voleva trovarsi ovunque in quel momento, ma non lì a quel tavolo in compagnia di estranei. Soprattutto alla presenza della persona che le aveva scatenato una forte gelosia nei confronti dell’amica.

“Non so voi, ma io vado a farmi un giro fuori, ho bisogno di fumare” disse Chloe.

“Non puoi andarci dopo aver mangiato la pizza?” chiese Max.

“Ci vuole troppo tempo per la pizza e io voglio fumare, quindi se non vuoi farmi compagnia, io vado e torno subito”.

“No, vai sola. Non amo l’odore di fumo”.

“Beh, vuol dire che dovrò farti compagnia io” disse Jennifer alzandosi anche lei da tavola.

Max si pentì subito di aver rifiutato di uscire con Chloe. Ormai era troppo tardi per cambiare idea, a meno che...
Non è difficile immaginare cosa le passò per la testa. Anche se si era imposta di non utilizzare mai più i suoi poteri, ogni tanto la tentazione si faceva sentire. Diciamoci la verità, chi non lo sarebbe?


No, non posso farlo. Ho deciso di non usarli mai più, è troppo pericoloso. Però in fondo non è una grande cosa, si tratta solo di riavvolgere e seguire Chloe fuori. Non è come salvare una vita, quindi le conseguenze sarebbero minime. Aaaah... al diavolo Max, non lo farai punto e basta. E se le succedesse qualcosa quando non ci sono?

 
Mentre lei ancora rimuginava sulla questione, le due ragazze si allontanarono per uscire a fumare.


Dannazione...


“Allora cuginetto caro, quando pensi che potrò darti un’altra ripassatina di pugni e calci nel sedere?” chiese Fernando.

“Ahahahah, vedo che ti manca il mio sedere...”

“Non immagini quanto. Allora?”

“Beh, se ti va domani potremmo fare un bel torneo di mazzate nei denti. A una sola condizione però”.

“Quale?”

“A casa mia”.

“Ah beh, se è solo questo ci sto”.

“Venite anche voi ragazze?” chiese Lucas.

“Si, dovete venire assolutamente. Voglio mostrarvi come lo metto k.o.” disse Fernando entusiasta.

“Te lo puoi scordare, le mie mani ora sono in gran forma” disse Lucas.

“Per me va benissimo, tanto domani è domenica. Tu che ne dici Max?” chiese Kristen.

“Non lo so, chiedo dopo a Chloe”.

“Sono sicuro che Chloe sarà d’accordo. Se non lo è, la corrompo con una birra” disse Lucas sorridendo mentre si appoggiava con le braccia incrociate sul tavolo, strizzando un occhio verso di lei.

“Max, io devo andare un po’ in bagno vieni anche tu?” chiese Kristen.

“Ok” disse Max alzandosi seguendo l’amica.

Mentre si allontanavano Ferdinando scosse la testa. “Io non riesco proprio a capire perché le donne vanno in bagno sempre in due”.
Lucas si girò verso di lui e chiese: “Ma come, non lo sai?”

“No, certo che non lo so”.

“Strano, pensavo che lo sapessi. Insomma, stai sempre con Kristen. Credevo che saresti stato l’unico uomo sulla faccia della terra a saperlo” disse ridendo.

“Fanculo Lucas, potrei dire lo stesso di te e Jennifer”.

Nel frattempo Chloe e Jennifer erano nel vicolo a fumare.

“Chi lo avrebbe detto che ci saremmo rincontrate così presto” disse Jennifer.

“Si, soprattutto senza cane” rispose Chloe sorridendo.

“Beh, se ci tieni la prossima volta porto anche lui” sorrise di rimando, mentre faceva un altro tiro alla sua sigaretta.

“No grazie, non mi piace mangiare la pizza dal pavimento”.

La ragazza cominciò a ridere. “Sei davvero molto simpatica Chloe”.

“Grazie, anche tu lo sei Jennifer”.

“Chiamami pure Jenny”.

“Ooook... Jenny”.

“Il giorno che ci siamo incontrate non te l’ho detto, ma i tuoi capelli sono davvero una figata”.

“Ah... ehm... grazie”.

“Da quando non bevi?”

“Eh?”

“Beh, quando hai sentito parlare di alcolici ti si sono illuminati gli occhi” disse ridendo Jennifer.

“Ehm... da un bel po’ direi”.
 

Esattamente dal giorno che ho portato Max in discarica. Dopo tutto quello che è successo, mi ci butterei dentro una vasca di birra.
 

“Di dove sei Chloe?”

La domanda di Jennifer la riportò al presente. Chloe abbassò lo sguardo e non rispose.

“Scusami, non dovevo chiedere? Mi dispiace”.

“Jenny va bene, è solo che... cazzo...”

“Non sei obbligata a rispondere Chloe”.

“Devo farlo invece. Mi ci devo abituare all’idea che mi faranno sempre questa domanda. Io... io sono di Arcadia Bay...”

Jennifer che stava per fare un altro tiro dalla sua sigaretta si fermò di colpo. “Oh mio Dio. Mi prendi in giro vero? Se è una delle tue solite battute, sappi che non fa ridere?”

Chloe abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio e in quel momento Jennifer capì, che non era solo uno scherzo di cattivo gusto. “Santo cielo... i-io non so cosa dire...”

“Si lo so...”

“Non riesco nemmeno a immaginare quanto possa essere stato orribile”.

“Già... nessuno può immaginare quanto”.

“Quindi tu e la tua famiglia vi siete trasferiti qui a Seattle a causa del tornado”.

“Non esattamente...”

“Cioè? Cosa vuoi dire?”

“Mia madre... non ce l’ha fatta e il mio patrigno sicuramente ha fatto la stessa e identica fine”.

Jennifer era sconvolta dalla rivelazione della ragazza. Chloe tentò invano di trattenersi, ma una lacrima scese sul suo viso con prepotenza, pensando a Joyce. Jennifer si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla guancia, per asciugarle quell’unica lacrima solitaria. “Mi dispiace tanto Chloe”.

A quel gesto un ricordo la travolse. Il giorno in cui aveva marinato la scuola insieme a Rachel e avevano trovato la discarica. Il luogo che rappresentava l’inizio e la fine della sua storia con lei.
 

“Ti avevo chiesto di lasciarmi in pace”.

“Mi stai prendendo per il culo? So che sei la reginetta della scuola con il papino procuratore distrettuale, voti alti e “Miss Perfettina” Victoria Chase che ti lecca il tuo morbido culetto, però... vaffanculo!”

“Capito, me ne vado. Ci si vede Chloe”.

“Non puoi andartene così!”

“Ah no?”

“Aspetta Rachel, non andare”.

“Perché no?”

“Perché... perché per una volta non voglio rovinare tutto come di solito faccio nella mia vita”.

“E cosa sarebbe questo “tutto?”

“Cazzo... vuoi proprio farmelo dire?”

“Che cosa?”

“Lo sai. È... come un’amicizia. Ma... di più”.

“Ah...”

“Lo so. È strano eh? È solo che non passo una giornata così bella da quando... da quando è morto papà.
E quando poco fa stavo per rovinare tutto, come faccio sempre, ho capito che... che tra noi c’è qualcosa di... speciale. Dì qualcosa, per favore”.

“Chloe, io...”

“Senti, non importa. Sono stata stupida. Cioè... tu sei Rachel Amber e io sono Chloe Price”.

“Non è quello. È solo che adesso è complicato... e non posso dirti altro”.

“Perché no?”

“Perché non posso. So che non è giusto, ma è così.

Chloe iniziò a piangere silenziosamente mentre le lacrime iniziavano a scendere giù lentamente. Rachel si avvicinò appoggiando una mano sul viso di Chloe. Le asciugò una lacrima dal viso e poi salutandola andò via. “Ciao Chloe”.
 

Perché non posso vivere la mia vita senza ricordare ciò che ho perso? Perché deve essere tutto così doloroso? Rachel... quanto vorrei che fossi ancora qui con me.


In quel preciso istante Chloe desirò che la serata finisse presto. Voleva tornare a casa e infilarsi nel letto. Restando in attesa della ragazza che ancora riempiva i suoi pensieri e i suoi sogni. La ragazza che nonostante i suoi segreti, amava ancora.
Max era appoggiata al lavello del bagno pensierosa, quando Kristen uscì da una cabina. Mentre la ragazza si lavava le mani, guardò Max.

“Max... è tutto ok?”

“Eh?”

“Stai bene?”

“Si certo...”

“Sembri da qualche altra parte con la testa. Ormai ti conosco”.

Max sospirando e chiese: “Cosa ne pensi di Jennifer e Lucas?”

“Uhm... credo che siano simpatici e poi Lucas è davvero carino, non trovi?”

“Lucas? Si, non è male”.

“Non è male? È davvero un bel ragazzo. Hai visto come ti ha strizzato l’occhio prima?” chiese Kristen con malizia.

“C-cosa?!”

“Oh avanti, non dirmi che non l’hai notato, perché non ti credo”.

Effettivamente aveva notato il gesto, ma era così presa dalla situazione con Chloe, Jennifer e i suoi poteri, che non gli aveva dato peso.
“Si che l’ho notato, ma non credo lo abbia fatto perché gli piaccio”.

“Perché no? Secondo me è interessato. Se è così non fartelo scappare. È un figo pazzesco e poi è cugino di Fernando, quindi dovrebbe essere un bravo ragazzo”.

“Ah... quindi secondo il tuo ragionamento, solo perché è cugino di Fernando deve essere per forza un bravo ragazzo”.

“Beh... non proprio così, ma magari ci penserà due volte prima di fare qualche sciocchezza con te, visto che sei amica di Fernando”.

“Ah davvero? Perché altrimenti cosa gli farà Fernando? Lo picchierà attraverso una partita di tekken?” chiese Max con tono sarcastico.

“Ma noooo” rispose Kristen ridendo.

“Comunque, non penso di piacergli, hai capito male”.

“Tu ti sminuisci troppo. Sei una bella ragazza Max. Sono sicura che quando eri ad Arcad...” Kristen si fermò di colpo.

“Scusami Max, non volevo...”

“Non scusarti...” disse Max ripensando a Warren.

“C’era un ragazzo.”

“Davvero? E lui...”

“Non c’è più...”

“Mi dispiace Max.”

“Si, anche a me...”

Per cambiare discorso Kristen punto di nuovo sull’argomento Lucas. “Se scopro che si è preso una cotta per te, farò il tifo per lui”.

“Se ti piace così tanto, perché non diventi tu la sua ragazza”.

“Io? Ma lui guardava te, non me”.

“Cambiamo argomento per favore?”

“Ok. Comunque, perché mi hai chiesto di loro? Per caso non ti piacciono?”

“Non lo so...”

“Sembrano dei bravi ragazzi, quindi diamogli una possibilità. Soprattutto tu a Lucas” disse ridendo Kristen.

Max roteò gli occhi sospirando. Uscirono dal bagno e tornarono al tavolo. Chloe e Jennifer non erano ancora tornate e Max iniziò a preoccuparsi.

 
Perché non sono ancora tornate? Sarebbero dovute essere già qui. È se le fosse successo qualcosa? Se la vita di Chloe fosse ancora in pericolo?

 
“Ce ne avete messe di tempo a uscire dal bagno” disse Fernando mentre le ragazze si sedevano.

“Se c’è qualcuno che ci sta mettendo un po’ troppo qui, è il pizzaiolo a preparare le nostre pizze” disse Kristen.

“Ahahahah... hai una fame terribile Kristen” disse Lucas.

“Perché, tu no?” rispose la ragazza.

“Scusate, ma perché Jennifer e Chloe non sono ancora qui? Vado a dare un’occhiata” disse Max iniziando ad alzarsi dalla sua sedia.

“Ehi, tranquilla. Che cosa potrebbe mai succedere a quelle due? Anzi, io temo di più per l’incolumità di chi ha a che fare con loro” disse ridendo Lucas, accompagnato da Fernando.

“Wow, sei davvero un bell’amico Lucas. Non vorrei mai essere nei panni di Jennifer” disse Max infastidita dalla battuta del ragazzo.

Lucas sorpreso dalla reazione della ragazza, smise di ridere. Fernando e Kristen si guardarono, anche loro sorpresi. Mentre Max stava per dirigersi verso l’uscita del locale, entrarono Jennifer e Chloe. Fece un respiro di sollievo nel vedere che la sua compagna stava bene e ritornò a sedersi. Anche le ragazze ripresero i loro posti.

“Eccoci qua, spero che la tavola ancora vuota non significhi che avete già mangiato la pizza, incluse le nostre” disse Jennifer scherzando.

Chloe la guardò forzando un sorriso. Gli altri invece erano rimasti impassibili. Qualcosa non tornava. Nessuno proferì parola. Lucas cercava di non guardare Max e Fernando e Kristen continuavano a lanciarsi occhiate incomprensibili. Max aveva lo sguardo basso.

“Ehm... è tutto ok ragazzi? Avete delle facce...” chiese Jennifer con curiosità.

Chloe si rese conto solo in quel momento che a quel tavolo si respirava un’aria un po’ pesante. Si girò verso la sua amica. “È tutto ok Max?”

“Si Chloe... adesso sì”.

Chloe fece una faccia strana alla risposta della ragazza. Cosa voleva dire “adesso si?” Era per caso successo qualcosa in sua assenza? Decise di non chiedere nulla per ora.

“Ma quali facce strane, è tutto ok Jenny. Visto che la pizza ancora non arriva, vado a farmi una pisciata anche io” disse Lucas alzandosi dalla sedia.

“Wow... linguaggio davvero educato” disse Jennifer prendendo in giro Lucas.

Il ragazzo rispose con il dito medio mentre si allontanava per dirigersi verso i bagni. In quel momento passò Jimmy dal tavolo.

“Ragazzi, tra cinque minuti sono qui da voi con le pizze. Ok?”

“Oddio, era ora” disse Fernando sfregandosi le mani.

Chloe iniziò a giocherellare con le posate pensierosa e a Max non sfuggì. “Stai bene Chloe?”

“Certo Max, sto bene” disse mentre alzando lo sguardo incrociò gli occhi di Jennifer. Max guardò verso la ragazza che appena se ne accorse, girò il suo sguardo altrove. In quel momento Max capì che era successo qualcosa là fuori, ma cosa? Iniziò a farsi film mentali da oscar che volendo, un giorno sarebbe potuta diventare una grande regista.

Lucas ritornò al tavolo e mentre si sedeva, Jimmy e un altro ragazzo portarono le loro pizze e bevande. “Se per fare arrivare le pizze al tavolo c’era bisogno che andassi al bagno, lo avrei fatto prima” disse Lucas.

“Ahahahah, scusate per l’attesa ragazzi, comunque vi auguro buon appetito e se avete bisogno di altro, fate un fischio” rispose Jimmy che poi si allontanò insieme al ragazzo.

“Ci puoi contare” disse Lucas.

“Ragazzi io da questo momento in poi, non vi rivolgo più la parola. Quindi non mi scocciate, ok?” disse Fernando azzannando il primo pezzo di pizza.

“E le buone maniere dove sono finite cuginetto?” disse ridendo Lucas.

“Al diavolo le buone maniere, ho fame e basta”.

“Bene, allora buon appetito.” disse Jennifer e tutti gli altri.

A un tratto Lucas guardò davanti a sé verso Max e disse: “Buon appetito Max”.

“Buon appetito...” rispose Max senza guardarlo.

Chloe dopo il loro scambio, si fermò con il pezzo di pizza in mano. Guardò entrambi i ragazzi e iniziò a chiedersi cosa stesse succedendo. Guardò verso Jennifer che alzò le spalle. Poi cercò di non pensarci e iniziò a mangiare.

“Allora Chloe, trovi la pizza di tuo gradimento?” chiese Fernando.

“Cazzo sì, è davvero strepitosa”.

“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta”.

“I tuoi capelli sono davvero strepitosi Chloe. Una volta li volevo fare anche io, però verdi. Ma quando l’ho detto ai miei, lo sono diventati loro per primi” disse Lucas facendo un altro morso alla pizza.

“Diventati cosa?” chiese Fernando confuso, mentre masticava.

“Verdi” rispose Lucas.

Fernando iniziò a ridere rischiando di strozzarsi.

“Ehi, piano” disse Lucas, dandogli qualche colpo dietro la schiena ridendo.

“Allora Chloe, parlaci un po’ di te” chiese Lucas.

Jennifer che stava per addentare un altro pezzo di pizza si fermò guardando con gli occhi spalancati verso Chloe. Max lo notò e guardò Chloe.

“Ehm... cosa vuoi sapere?” rispose Chloe.

“Chloe, non devi...” disse Jennifer guardandola preoccupata.

“Lei lo sa?” chiese Max alla sua amica.

Kristen e Fernando rimasero in silenzio, guardando la scena.

Lucas guardò un po’ tutti e smise di mangiare. “Ragazzi si può sapere che cazzo sta succedendo qui?” Poi si voltò verso Jennifer. “Jenny?”

La ragazza decise di parlare al posto di Chloe, per non doverle far ripetere tutto per l’ennesima volta. “Chloe... è di Arcadia Bay... e a causa di quello che è successo... ha perso sua madre”.

Max guardò stupita la ragazza.


Ora si spiega perché ci hanno messo tanto a rientrare. Quello che non riesco a spiegarmi, è come mai ha detto tutto a Jennifer. Sono entrate già così tanto in confidenza? Parlare di quello che è successo e soprattutto di sua madre, le risulta difficile. Il giorno che papà ha chiesto di Joyce, è rimasta in silenzio. Fernando e Kristen sono stati informati a parte dell’accaduto dai miei genitori, che li hanno anche pregati di non toccare l’argomento con Chloe. Con me... ne ha parlato solo una volta sulle scale del pianerottolo di casa. Com’è possibile che per lei è più semplice parlarne con un'estranea anziché con me. Non mi parla nemmeno dei suoi incubi. Certo, non lo faccio anche io, però...

 
Lucas guardò Chloe. “Cazzo... m-mi dispiace... i-io non sapevo... volevo solo fare conversazione...”

“Tranquillo Lucas... non potevi saperlo...” disse Chloe un po’ sfinita dalla situazione.

Calò il silenzio assoluto. “Scusate, ho bisogno di andare in bagno” disse Chloe alzandosi. Max si alzò a sua volta seguendo l’amica.

“Avresti dovuto dirmelo Jenny” disse Lucas girandosi verso Jennifer.

“Come avrei potuto? L’ho saputo solo poco fa”.

“Fernando, tu lo sapevi?” chiese Lucas.

“Ehm… sì lo sapevo...” rispose Fernando sentendosi un po’ in colpa.

“Bene, grazie dell’avvertimento”.

“Ehi, non ci ho pensato ok? Mi è passato di mente”.

“Ok ragazzi frenate un po’. La situazione è già abbastanza pesante così com’è. Cercate di essere comprensivi con loro, ne hanno passate tante. Per loro, non è una situazione semplice” disse Kristen.

“È per questo che Max ha reagito in quel modo per la mia battuta?”

“Quale battuta?” chiese Jennifer.

“Una battuta su te e Chloe che eravate fuori. Max gli ha risposto un po’ male” disse Fernando.

“Ah, ecco perché quando siamo rientrate si respirava un’aria strana. Si può sapere che diavolo di battuta hai fatto su di noi?”

“Non è quello il punto. Non è stata tanto la battuta che ha fatto. Il punto è che Max si preoccupa molto per Chloe. Diamine ragazzi, è morta sua madre. Non ha più nessuno...” disse Kristen.

“Max era preoccupata per Chloe e io pensavo di stargli sulle palle” disse Lucas.

“Non è così Lucas” disse Fernando.

Jennifer sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia. “Non so voi, ma a me è passata la fame”.

“Anche a me” si aggregò Lucas.
 
Nel frattempo Max era appoggiata al lavello del bagno per la seconda volta, mentre aspettava Chloe. Quando uscì, Max la guardo attraverso lo specchio sul lavello. Chloe fece lo stesso mentre si lavava le mani. Max stava per aprire bocca, ma Chloe la fermò subito.

“No Max, ti prego non chiedermelo. Lo sai bene come sto ora, quindi non farlo”.

“Andiamo via Chloe”.

“Cosa?!”

La porta si aprì e una ragazza entrò, dirigendosi verso una cabina del bagno.

“Cosa vuoi dire?”

“Non voglio stare ancora qui, andiamo a casa”.

“No, perché dovremmo andare? Non ci siamo solo noi due qui. C’è anche Kristen e Ferdy, li dobbiamo riaccompagnare e non voglio fare la guastafeste”.

“Sicuramente Lucas e Jennifer sono venuti in macchina, quindi li riaccompagneranno loro”.

Chloe si girò verso l’amica. “Dici sul serio Max?! Stiamo parlando dei tuoi amici qui! Dovrei essere io a voler andare via, non tu! Ma che caz…”

La ragazza uscì dal bagno dirigendosi verso il lavello. Si lavò le mani mentre Chloe e Max continuavano a guardarsi in silenzio. La ragazza finalmente uscì dal bagno.

“Max, noi restiamo finché la serata non è finita ok?! Non voglio essere compatita! Non voglio essere quella che crea problemi! E non voglio essere io quella manda a puttane l'intera serata! Ora noi due andiamo di là, ci sediamo e cazzeggiamo come abbiamo sempre fatto con i tuoi amici! Ok Max?!”

Detto questo si diresse verso la porta del bagno, per uscire.

“No Chloe!” disse Max risoluta.

La ragazza si fermò di colpo a quella reazione e lasciò andare la porta. “Cosa?!”

“Non puoi darmi ordini! Non sono una marionetta nelle tue mani! Sono stanca di fare sempre tutto quello che dici! Ti vorrei ricordare che so guidare, quindi se non vuoi venire via con me, resta pure! Ma io andrò via che ti piaccia oppure no!”

“È questo che pensi?! Che ti considero una marionetta?! Che voglio darti ordini?! Cazzo Max... ma come diavolo ti viene in mente?! Lo sto facendo perché loro sono i tuoi amici, ok?! Lo sto facendo per te! Nonostante ogni volta mi devo subire il solito interrogatorio del cazzo, su chi sono, cosa faccio e da dove vengo! E poi sentirmi dire da loro che sono dispiaciuti, ma loro non sanno un cazzo del dispiacere! Non sanno cosa vuol dire perdere la propria famiglia!”

Chloe iniziò a camminare facendo avanti e indietro.

“Vieni via con me?” disse Max con un filo di voce.

Chloe si fermò guardandola stupefatta.

“Cazzo, tu non hai ascoltato mezza parola di quello che ho detto!”

“Ho capito, preferisci restare qui, così potrai bere birra e passare il tempo con la tua nuova amica! Buona serata Chloe, ci vediamo a casa!”
“Max, le chiavi le ho io!”

Max si girò verso di lei porgendo il palmo della mano in attesa delle chiavi.

“Tu pensi che voglio restare per bere e per passare del tempo con Jennifer?! Beh... grazie per la fiducia Max! Davvero!”

“Non è così?” chiese Max con una lacrima che iniziava a scendere giù.

La rabbia e la delusione di Chloe svanirono in un istante. Chloe si avvicinò a lei. “Max... non è così”.

“È solo che ti sei confidata con lei e la conosci appena! Invece con me continui a non farlo! Mi conosci da una vita! Sento come se in me tu non trovassi nessun conforto! Lo so che sono una frana nell’aiutare gli altri! Insomma, se non fosse stato per i miei poteri non avrei potuto nemmeno aiutare Kate o te!” continuò Max.

“Lei me lo ha chiesto. Mi ha chiesto da dove vengo, cosa avrei dovuto fare? Mentirle? Non risponderle? E poi Max, tu non sei una frana. Mi hai salvato in altri modi che nemmeno riesci a immaginare. Prima che tu ritornassi ad Arcadia Bay, io ero distrutta. Tu sei tutto ciò che mi è rimasto. Sei la mia migliore amica” disse Chloe abbracciandola. “Se vuoi andiamo a casa, ok? Facciamo come vuoi tu”.

“No, hai ragione. Non possiamo rovinare la serata a tutti”.

“Sei sicura?”

“Si” rispose Max tenendosi stretta ancora a Chloe. Passarono alcuni minuti.

“Ok Max, ora però dobbiamo proprio andare, mi lasci o devo denunciarti per molestie?” disse Chloe per sdrammatizzare la situazione.
Max si stacco da lei ridendo.

“Dai, andiamo” disse Chloe.


Uscirono dal bagno e andarono a prendere i loro posti a tavola. Restarono altri quindici minuti, solo per far finta che tutto andasse bene. Poi finalmente qualcuno decise di mettere fine a quel calvario.

“Ragazzi, che ne dite se andiamo via?” chiese Lucas.

Tutti furono d’accordo, quindi pagarono e uscirono dal locale per raggiungere le loro auto. Si fermarono a un punto del parcheggio e Lucas disse: “Allora, per domani siamo d’accordo?”

Chloe e Jennifer non sapevano dell’appuntamento per l’indomani. Si guardarono confuse.

“Un momento. Cosa c’è domani?” chiese Jennifer.

“Domani i miei non saranno a casa eeeee... udite udite, la casa è tutta mia. Quindi domani siete tutti invitati a casa mia per una bella scazzottata a tekken o a qualsiasi altra cosa vogliate. Poi mangeremo schifezze fino a scoppiare, guarderemo film, non porno come quelli che piacciono tanto a te...” disse rivolgendosi a Jennifer.

“Ah ah, sei uno spasso quando spacci i tuoi vizi per quelli degli altri” rispose Jennifer.

“Poi non so voi, ma ho intenzione di bere come se non ci fosse più un domani e non solo bere. Duncan domani passerà da casa per portarmi qualcosa di speciale”.

“Duncan?! Oh cazzo, è ritornato?!”

“Già, l’ho chiamato stamattina e mi ha detto che arrivava oggi, quindi domani si farà vivo”.

“Ah... stupendo!” disse Jennifer senza entusiasmo.

“Allora ragazzi, voi ci state?”

“Io si cuginetto infernale” disse Fernando.

“E voi?” chiese Lucas guardando Kristen, Max e Chloe.

“Per me va bene. Però non pensate nemmeno di farmi bere” disse Kristen.

“Nessuno ti costringerà a fare nulla credimi” disse Lucas.

Chloe guardò Max, sembrava voler lasciare decidere a lei. A questo punto la guardavano tutti.

“O-ok...” disse Max non troppo convinta, mentre Chloe la guardava sorpresa.

“Bene, allora è deciso, domani tutti a casa mia”.

“Scusa la domanda, ma perché a me non lo chiedi se voglio venire? Sembra quasi che tu dia per scontato che ci sarò” disse Jennifer.

“Ma tu non sei invitata” rispose Lucas mettendole un braccio sulle spalle.

“Ah, ma davvero?”

“Dai, stavo scherzando, la tua presenza è sottintesa”.

“Beh, meno male che mi consideri”.

Si salutarono tutti dandosi la buonanotte. Kristen guardò i due ragazzi che si allontanavano. Lucas teneva ancora il braccio sulle spalle di Jennifer.

Quando salirono in macchina si voltò verso Fernando. “Chissà tuo cugino e Jennifer stanno insieme”.

“Non saprei, ho rivisto ora Lucas, dopo tanto tempo e non mi ricordo di Jennifer. Comunque non l’ha presentata come sua fidanzata. Perché vorresti saperlo?”

“Pensavo avesse un debole per Max”.

“Cosa?!” chiese Fernando sorpreso.

Chloe che stava per accendere l’auto, si fermò guardando Max. “È così?! Ha una cotta per te?!”

“No, è solo una fissazione di Kristen!” rispose Max.

“Ehi, non è una fissazione! Questo si chiama intuito! E poi ti ha strizzato l’occhio!”

“Cosa ha fatto?” chiese Chloe voltandosi per guardare Kristen.

Così la ragazza raccontò per filo e per segno quello che era successo a tavola in sua assenza. Dopo il racconto Chloe rimase in silenzio rimuginandoci sopra.

“Chloe, non vorrei metterti fretta, ma se non ti sbrighi a riaccompagnarci subito, finiremo per dover andare direttamente a casa di Lucas” disse Fernando.

Kristen scoppiò a ridere. “Si, infatti. Ehi Chloe, sembri sconvolta dalla notizia”.

“I-io? Pff... ma figurati”.

Max la guardò in cerca di un possibile segno di fastidio. Di solito la gelosia dell’amica la infastidiva, invece questa volta quasi ci sperava, che lo fosse. Alla fine Chloe mise in moto l’auto e riaccompagnò i ragazzi a casa, mettendosi d’accordo per il giorno dopo. Mentre erano ancora in macchina per tornare a casa, Chloe si girò verso la sua amica, pensando a quello che le aveva raccontato Kristen.

“Allora... eri così preoccupata per me, che stavi per staccare la testa di Lucas a morsi? Per quale motivo? Cosa ti aspettavi che succedesse?”

“Non stavo per staccargli la testa e comunque, non lo so. È solo che quando non ti ho intorno, temo che ti possa succedere qualcosa. Che la tua vita possa essere ancora in pericolo”.

“Ah... e cosa faresti... se fosse così?”

“Lo sai cosa farei...” rispose con un filo di voce.

Chloe la guardò sospirando. “Max... io non credo che dovresti usare i tuoi poteri”.

“Infatti non li userò più... se non sarò costretta”.

“Nessuno ti costringerà a usarli, non io. Anzi, se dovesse succedermi qualcosa di nuovo...”

“No Chloe! Non dirlo nemmeno...” disse Max interrompendola, intuendo cosa stava per dire.

Chloe non disse più nulla, non era il momento adatto per affrontare quell’argomento. Max era già abbastanza provata dalla serata. Quindi cambiò discorso.

“E così Lucas ti ha messo gli occhi addosso eh?”

“No! Kristen si è messa in testa questa idea".

“Ma potrebbe anche essere”.

“E allora?” chiese Max stando ben attenta a qualsiasi espressione di Chloe.

“E allora niente. È un bel ragazzo… ti piace?”

“Si... è un bel ragazzo”.

“Quindi... se dovesse provarci tu... insomma... ci farai un pensierino?”

“Tu cosa ne pensi?”

“Io?! Non lo so, per questo lo sto chiedendo a te”.

“Ha importanza?”

“Cosa?”

“Sapere se accetterei di stare con lui”.

Chloe girandosi verso Max si ricordò di quello che aveva letto sul diario. Distolse subito lo sguardo e disse: “No... non ha importanza”.
Max continuava a guardarla, nonostante l’argomento sembrava ormai concluso.

“Cosa c’è? Perché continui a guardarmi, ho qualcosa in faccia?” chiese Chloe sorridendo.

“Niente, pensavo solo che ti dona l’auto di mio padre”.

“Cosa hai detto? Che cazzo dovrebbe significare questo? disse Chloe ridendo.

La ragazza non rispose. Poi sorrise avvicinandosi, appoggiando la testa sulla spalla dell’amica. Chloe dapprima sorpresa, le diede un bacio sulla testa. A un tratto Max appoggiò una mano sulla gamba di Chloe. In quel preciso istante un altro ricordo di Rachel entrò nella sua mente. Quante volte lo aveva fatto Rachel? Tante, per poterle ricordare tutte.


Mentre erano a una festa sulla spiaggia di Arcadia Bay, furono tutti sorpresi da un forte acquazzone. Ci fu un fuggi fuggi generale. Tutti i ragazzi che correvano come matti per raggiungere le loro auto parcheggiate. Chloe e Rachel si infilarono nel pick-up ridendo, già leggermente bagnate dalla pioggia.

“Che cazzo di tempismo, ma nulla mi fermerà. Ti fumerò maledetta” disse Chloe guardando lo spinello che aveva in mano.

“Spero che lo condividerai con me, per il bene della tua salute”.

“Certo Rachel, ma in cambio cosa mi darai?”

“Ti vorrei ricordare che hai dimenticato di nuovo l’accendino, quindi ti offrirò quello. Altrimenti col cazzo che fumerai” rispose Rachel ridendo.

“Questo è un ricatto bello e buono, lo sai?”

“Certo che lo so”.

“Dammi quel cazzo di accendino” disse Chloe.

“Vienilo a prendere” disse con un sorrisetto malizioso Rachel facendo oscillare l’accendino davanti agli occhi della ragazza, per poi ritrarre subito la mano dietro la schiena quando Chloe tentò di afferrarlo.

“Ah, è così che la metti eh... per me va bene”.

Chloe iniziò ad avvicinarsi alla ragazza cercando di afferrare l’accendino. Non riuscì a strapparglielo via quindi cambiò tattica. Strinse forte Rachel avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra. In quel preciso istante Rachel scosse la testa appoggiando un dito sulle labbra della ragazza fermandola.

“Ah ah... non ora Chloe”.

“E quando?”

“Dipende tutto da te. Condividerai con me il tuo bottino?”

Chloe guardandola in modo strano disse seria: “Certo”.

Si allontanò dalla ragazza tornando al suo posto. 

“Wow, che è successo Chloe? Mi è sfuggito qualcosa?”

“No, non è niente”.

“Chloe!”

“Hai usato una parola che mi ha ricordato una cosa. Niente di che. Allora, fumiamo o no?”

“Cosa ti ho ricordato?”

“Oh andiamo Rachel, ho voglia di fumare”.

“Non avrai questo accendino, finché non mi dirai a cosa pensavi”.

“Ok, te lo dico, ma dammi quel cazzo di accendino ora”.

Rachel la guardò studiandola e disse: “Stai mentendo”.

Aprì il finestrino del pick-up, minacciando di buttare fuori l’accendino. Rischiando anche di far allagare l’auto a causa della pioggia battente.

Chloe spalancò la bocca. “No, non lo farai”.

“Davvero Chloe? Pensi che non ne sia capace? Mettimi alla prova allora”.

“Ok ok, hai vinto tu. Mi hai ricordato Max, a quando giocavamo ai pirati in cerca di bottini. Ora posso avere l’accendino?”

Rachel cambiò espressione diventando seria a sentir nominare Max. Consegnò l’accendino all’amica.  Chloe accese la canna facendo un lungo tiro. “Cazzo... era ora” disse sbuffando una nuvola di fumo.

Poi la passò a Rachel. Quando terminarono rimasero ancora lì in macchina. Rachel si appoggiò con la testa sulla spalla della ragazza. Chloe strinse la ragazza a sé con un braccio sulle spalle.

A un tratto Chloe chiese: “Vuoi stare da me stanotte?”

“Ma come, non ti è bastato avere l’accendino?”

“Ma finiscila”.

“Hai paura del buio per caso?” disse Rachel continuando a scherzare.

“Ok, come non detto”.

Rachel appoggiò una mano sulla sua gamba. Al tocco un brivido salì lungo la schiena della ragazza.

“Di cosa hai bisogno Chloe?” chiese sottovoce Rachel

“Io? Ehm... n-niente...”

“Davvero?”

La mano della ragazza iniziò a salire ancora di più lungo la gamba di Chloe, fino ad arrivare all’interno coscia. Chloe emise un leggero gemito. Rachel avvicinò il viso al suo e la baciò dolcemente. “Andiamo da te Chloe”.


“Chloe! Chloe mi stai ascoltando?!”

La voce di Max la riportò alla realtà. Aveva continuato a guidare pensando a Rachel, senza rendersi conto di aver passato casa Caulfield.

“Chloe, ma che hai?”

“S-scusa Max, ero persa nei miei pensieri”.

“Abbiamo già passato casa, torna indietro”.

“O-ok” disse la ragazza facendo inversione per raggiungere la loro destinazione. I Caulfield erano andati a letto da po’, quindi quando entrarono non trovarono nessuno ad attenderli. Salirono le scale cercando di non far nessun rumore, per non svegliarli.

Quando raggiunsero le porte delle loro rispettive stanze, Max chiese sottovoce: “Chloe, ti va di dormire con me?”

Chloe non sapeva cosa rispondere. Voleva stare da lei? Sicuramente sì, ma c’era un piccolo problema.


Se faccio uno dei miei incubi in sua presenza e se ne accorge, mi farà delle domande. Anche se è successo solo una volta che mi sono svegliata di soprassalto gridando. Le possibilità che possa succedere di nuovo sono molto basse. Quindi che faccio?


“Chloe, allora?”

“Ok, arrivo”.

Chloe prese la sua solita canotta e pantaloncini con i quali dormiva e andò nella stanza di Max. Dopo essersi cambiate per la notte nel buio della stanza, del quale Max fu eternamente grata, si misero a letto sotto le coperte.

“A cosa stavi pensando in macchina prima?” chiese Max guardando Chloe.

“Oh... ehm... niente di importante” rispose Chloe sperando che finissero le domande scomode.

 
Come al solito non me ne parla, nemmeno se glielo chiedo direttamente. E io stupida che tento ancora. Cosa devo fare per farti parlare Chloe? Devo forse costringerti? Se iniziassi a dire come mi sento io? Tu faresti altrettanto?

 
Max si avvicinò a lei appoggiando la testa sul suo petto e stringendola con un braccio attorno alla sua vita. Chloe quasi smise di respirare, al gesto. Ancora una volta il ricordo di Rachel riaffiorò nella sua mente. E questo faceva sempre dannatamente male. Nonostante tutto, Chloe rispose al suo abbraccio tenendola vicina.

“Il tuo cuore batte così forte!”

Chloe sorpresa dall'affermazione di Max restò in silenzio, cosa avrebbe potuto dire? Dopo qualche minuto si accorse dal respiro, che Max si era addormentata. Una lacrima scese sulla sua guancia lentamente. Si addormentò anche lei, con un solo volto presente nella sua mente, quello di Rachel.


Chloe si svegliò con il braccio destro intorpidito, non riusciva a muoverlo. Girò la testa per vedere cosa lo bloccava e vide Rachel. Spalancò gli occhi, guardandosi intorno. Era nella sua stanza da letto nella sua vecchia casa.

“Ma che cosa...” disse sottovoce per non svegliare Rachel. Cercò di spostare il braccio lentamente da sotto la testa della ragazza. Solo in quel momento si accorse di essere completamente nuda e non era l’unica.

“Sto sognando, questo è impossibile! Lei non c’è più!” disse Chloe strizzando gli occhi per poi riaprirli nella speranza di far cessare quello che era ormai iniziato. Non era cambiato assolutamente nulla. “Merda!”

“Mmm... Chloe che stai dicendo?” chiese Rachel. La ragazza parlava tenendo gli occhi chiusi e la voce ancora impastata dal sonno.

“Rachel...”

“Potresti tornare a dormire? Lo sai che oggi non abbiamo scuola”.

Chloe guardando Rachel chiese: “Non dovresti vestirti? Mamma potrebbe entrare da un momento all’altro, per non parlare di David il coglionello”.

“E allora?” chiese Rachel.

“E allora?! Vuoi che ci vedano così?!”

“Così come?”

“Nude come vermi Rachel!”

Rachel aprì gli occhi leggermente guardandola e poi iniziò a ridere. “DAVID, JOYCE POTETE VENIRE UN ATTIMO IN CAMERA DI CHLOE?” gridò la ragazza mentre Chloe cercò di tapparle invano la bocca con una mano. La ragazza continuò a ridere mentre Chloe guardava paralizzata verso la porta, aspettandosi da un momento all’altro di veder spuntare David o sua madre. Ma non successe nulla. Nessun rumore proveniva dal piano inferiore e nemmeno dalla camera da letto di Joyce. Si girò a guardare la ragazza che sorrideva divertita.

Chloe si alzò a sedere sul letto tenendosi il lenzuolo addosso. “Che cazzo significa?!”

“Chloe, se ogni volta che ti svegli, non ricordi un cazzo non è colpa mia. I tuoi sono andati a festeggiare il loro anniversario di matrimonio a Londra”.

“Che cosa?!”

“Oddio Chloe, sei irrecuperabile” disse lanciandole un cuscino in faccia.

“Siamo sole in casa...”

“Si Chloe, ti dispiace per caso?”

“Questo... questo è tutto finto…”

“Cosa è finto?”

“Questo, non è mai successo. Non succederà mai”.

“Ci puoi giurare che è successo. Ed è successo anche molte volte” disse in modo malizioso Rachel.

“Non intendevo quello. Cazzo, dov’è Max...”

“Che cosa?!” chiese irritata Rachel.

Chloe si girò verso la ragazza notando il cambio del suo tono.

“Vaffanculo Chloe! Sei davvero incredibile! Cosa te ne fotte di dov’è quella stronza che ti ha mollato?! Sai che ti dico?! Non voglio nemmeno saperlo! Fottiti!”

“Rachel... ma che cazzo... che ti prende?”

“Se non lo capisci da te, allora vuol dire che sei proprio stupida!”

La ragazza si vestì di corsa recuperando i suoi vestiti sparsi per la stanza, mentre Chloe la guardava confusa.

“R-Rachel, che stai facendo?”

“Vado via, non lo vedi?! Non era questo quello che volevi?!”

“Io... no Rachel...”

“Io ero solo un ripiego vero?!”

“Ma di che cazzo stai parlando?” chiese Chloe ancora più confusa.

Rachel la guardò infuriata e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

“NO, RACHEL ASPETTA...” gridò Chloe seguendo la ragazza. Non appena attraversò la porta si ritrovò nella discarica, ed era completamente vestita. Dopo qualche passo si ritrovò davanti all’auto di suo padre. L’auto con cui aveva avuto l’incidente. Ormai un ferro vecchio arrugginito e ammaccato. Si avvicinò fino a toccare il cofano dell’auto.

“Papà...” sussurrò Chloe.

Una voce sopraggiunse al suo fianco, quella di Joyce. "Lui sta bene... e ora che ci sono io con lui starà anche meglio" disse la donna con le braccia incrociate a guardare verso la macchina.

"Mamma... quanto vorrei che foste qui..." disse Chloe con voce sofferente guardando la madre al suo fianco.

Joyce ignorò il suo commento e chiese: "E tu invece? Come stai Chloe?"

"Uno schifo. Mi mancate così tanto. Tu, papà... Rachel. Odio la mia vita, vorrei tanto... sparire per sempre... e tornare con voi".

"Una volta volevi che Max tornasse da te. Ti sarebbe bastato, nonostante tutto il dolore che provavi per la perdita di William. Poi è arrivata Rachel e ti ha dato tanto. Eri tornata a vivere anche se eri diversa. Per quanto David non approvasse, ero felice per te. Per aver trovato qualcun altro con cui condividere le tue giornate e il tuo dolore. Adesso che hai Max, vuoi Rachel, me e tuo padre. Perché continui a farti del male desiderando quello che non puoi più avere, invece di afferrare e tenerti stretto ciò che già? Perché ti rifiuti di vedere quello che hai desiderato così a lungo e che per giunta, è stato sempre tuo?" chiese Joyce voltandosi finalmente verso sua figlia.

Chloe rimase in silenzio tornando a guardare di nuovo l'auto. Joyce con un sorriso triste continuò a guardarla. "Non cercare la felicità altrove figlia mia, perché tu hai già tutto quello di cui hai bisogno. Non voltarti mai indietro, ma guarda avanti. E non perdere mai di vista ciò che conta per davvero, altrimenti un giorno potresti accorgerti di aver perso una grande occasione e ti ritroverai di nuovo sola e persa".

Chloe si voltò verso di lei, ma la madre era sparita. Si girò intorno per cercarla, ma non c'era da nessuna parte, si era dissolta nel nulla. Tornò di nuovo a guardare l'auto ripensando alle parole della madre. A un tratto una scia di vento le passò accanto dandole un brivido di freddo. Si girò guardandosi alle spalle e vide di nuovo la ragazza, anche lei vestita.

“Rachel, perché sei scappata via?”

“Scappata? Quella che scappa sei tu Chloe”.

“Non capisco, da cosa starei scappando?”

“Dalla verità Chloe, che hai sempre avuto davanti agli occhi”.

“Quale verità?”

La ragazza non rispose camminando con le braccia incrociate al petto, Chloe iniziò a perdere la pazienza.

“Cazzo Rachel, vedo che nemmeno da morta perdi il vizio di avere segreti!”

Rachel si fermò di scatto guardandola con sguardo feroce. “Cosa?! Io sarei quella con dei segreti?! Pff, è completamente assurdo che tu lo stia dicendo per davvero”.

“Beh, non ero io quella che teneva nascoste le sue scappatelle!”

“Ancora con questa storia?!”

“Si, ancora con questa storia, perché non ho voglia di continuare ad ascoltare le tue stronzate! Mi vieni a fare la morale ogni volta, per farmi sentire una merda! Ma no mia cara, questa volta non ci riuscirai! Non puoi giudicarmi, quando tu sei la prima ad aver sbagliato!"

Si sentì una risata in lontananza. Chloe si girò di scatto da dove proveniva il suono, ma non vide nessuno. Tornò a guardare verso Rachel e continuò.

“Sei solo una traditrice Rachel! Mi pento di averti detto la verità su tuo padre! Mi pento di averti aiutata e maledico il giorno che ti ho incontrata!"

“Se non mi avessi incontrata ora dove saresti Chloe?!”

“Sempre meglio che restare in vita e subirmi i tuoi tradimenti!"

“MALEDIZIONE, IO NON TI HO TRADITA CAZZO!!!”

“Vai a raccontarlo a qualcun altro questo! A chi si lascia incantare dalla tua capacità di recitare! Perché per te è stata tutta una fottutissima recita!"

Si sentì di nuovo quella risata stranamente familiare, ma non riusciva a vedere nessuno lì intorno.

“Chloe, io non ero la tua ragazza, vuoi capirlo sì o no?! Non avevi l’esclusiva! Anche tu ti sei sbattuta parecchie persone, ma io non ti ho mai rotto il cazzo in questo modo!"

“Non è vero questo! Dopo che ti ho conosciuta non sono andata a letto più con nessun altro! E tu lo sai questo!"

“Tu non eri la mia ragazza Chloe!"

“Perché cazzo venivi a letto con me allora?!”

“Venivo a letto con te, ma questo non faceva di me la tua ragazza”.

Chloe iniziò a camminare avanti e indietro innervosendosi sempre di più.

“Non vorrai farmi credere che quando ti scopavi qualcuno lo consideravi il tuo ragazzo?! Per te era solo sesso! Perché per me non poteva essere solo questo?! Mi spieghi perché ogni cosa che fanno gli altri non va bene, mentre se la fai tu è tutto ok?!” chiese Rachel.

Chloe si portò le mani alla testa, stringendo i capelli tra le dita.

“Mi punti il dito contro come se fossi stata sempre l’unica a sbagliare! A non tener conto dei tuoi sentimenti, ma tu facevi lo stesso con me!" continuò Rachel.

Chloe la guardò confusa. “Di che cazzo parli ora?!”

“Lo sai bene di cosa parlo! Tu mi sfinivi di continuo con la tua stramaledetta gelosia! Come cazzo avrei mai potuto parlarti, sapendo come avresti reagito?! Io volevo parlartene, ma tu me lo impedivi! Finivamo sempre per litigare, cosa cazzo avrei dovuto fare?! Puoi spiegarmelo?! E poi non smettevi mai di parlare di lei. C’era sempre lei. In ogni gesto, parola o qualsiasi altra cosa ti ricordavi di lei”.

“Ma di parli?!” chiese Chloe non capendo.

“Di Max, la tua migliore amica. Hai mai pensato a quanto questo potesse ferirmi? Ti sei mai chiesta che cosa provassi a sentirti parlare sempre di lei? Non mi sentivo mai all’altezza delle tue aspettative. Perché io non ero Max e non lo sarei mai stata. Ero sempre un passo indietro a lei. C’era sempre la sua ombra tra di noi”.

“Rachel, come puoi pensare una cosa del genere?”

“La verità è che io sono stata solo un ripiego per te”.

“Non è vero Rachel”.

“La verità, è che noi eravamo destinate a incontrarci. Dovevamo incontrarci per sostenerci in uno dei nostri momenti più difficili. Ma tra noi non avrebbe mai funzionato. Ci siamo salvate a vicenda, fino a quando... beh... fino a quando sono morta”.

“Non è così. Maledizione Rachel, perché non mi hai detto nulla di quello che stava succedendo? Se lo avessi saputo, ti avrei impedito di finire in quel modo. Io avrei potuto aiutarti e adesso saresti qui con me” disse Chloe non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“No Chloe, non avresti potuto salvarmi. Saresti finita come me. Guarda a cosa sarebbe potuto succedere se Max non fosse stata in quel bagno. Io non ci sono più Chloe, rassegnati e vai avanti con la tua vita. Fallo per te, per lei, per i tuoi genitori e anche per me”.

“No Rachel. Non posso farlo”.

“Perché Chloe?”

“Perché ti ho sempre amata e ti amo ancora”.

Rachel si avvicinò a lei abbracciandola. “Dovrai lasciarmi andare prima o poi Chloe. Lasciami andare via ti prego”.

“No... non voglio”.

“Devi svegliarti ora Chloe”.

“No, non ancora ti prego”.

La ragazza tra le sue braccia si allontanò da lei guardando a terra davanti ai suoi piedi. Chloe seguendo il suo sguardo vide l’orecchino di piuma blu. Si abbassò per prenderlo e non appena lo toccò, una luce le colpì violentemente gli occhi. Aprì gli occhi e si ritrovò distesa nel letto di Max a guardare il soffitto. Girò la testa lentamente a destra dove doveva esserci Max, ma lei non c'era. Al suo posto c'era il suo alter ego, sdraiata con le gambe incrociate e le mani, appoggiate sull'addome che la guardava.

“Ciao Chloe”.

Chloe balzò dal letto finendo a terra spaventata.

“Ma che cazzo Chloe, vuoi smetterla di spaventarti così ogni volta che mi vedi?”

“C-cosa ci fai qui?”

“Io? Niente di che? Mi sono trovata a passare di qui e non ho potuto fare a meno di ascoltare la tua conversazione con quella puttana di Rachel. Devo dire che mi sei piaciuta davvero tanto, solo che dopo un po’ ti sei rammollita di nuovo. È incredibile quanto controllo riesce ancora ad avere su di te, anche da morta”.

“Allora... era tua quella risata”.

“E di chi altri poteva essere? Sono stata orgogliosa di te, per un po’. Poi mi hai fatto cascare letteralmente le palle”.

“Cosa vuoi da me?”

“Il problema qui non è cosa voglio io, ma cosa vuoi tu. Ad esempio, cosa cazzo vuoi da Rachel? Lei è morta ormai. Te ne dovrai rendere conto prima o poi. Hai sentito cosa ha detto? Lei non ti considerava la sua ragazza. Tu per lei eri importante come un vibratore a batterie. Beh... cazzo, è stato divertente farci un giro sopra, ma ora basta Chloe. Cambia giostra”.

“Vaffanculo!” disse Chloe con rabbia.

“Sbaglio o ti sei appena mandata a fare in culo da sola...” disse l’alter ego ridendo. “Insomma Chloe, ti vuoi rilassare un attimo? Ti vorrei ricordare che io qui non sono la nemica”.

Detto ciò, si alzò dal letto andando verso Chloe. “Io sono qui per aiutarti Chloe. Lo sai bene che sono l’unica persona su cui puoi davvero contare. Gli altri ti hanno solo abbandonato e ferito. Ma io no, sono sempre stata con te. Non sei stanca di tutto questo? La vita ti ha riservato solo il peggio che poteva, è ora che tu ti dia una mossa per cambiare le cose”.

“In che modo?” chiese Chloe.

“Dannazione Chloe, ma vuoi svegliarti? Hai una vita da vivere. Tu rimani sempre troppo legata al passato. Quello non ti serve per andare avanti. Devi guardare al futuro. Per farlo devi dimenticarti di Rachel, i tuoi genitori, Max e tutti coloro che ti hanno fatto solo del male. Sai come si fa, lo hai già fatto. Cosa ti aiutava a dimenticare tutto? Cosa riusciva a darti pace?”

“No... io non posso farlo...”

“Ah no? Chi te lo vieta? Ryan? Vanessa? O magari Max? Quella ragazza ti tiene in riga eh? Esattamente come faceva Rachel, quella manipolatrice del cazzo, che riusciva a ottenere tutto da te. A Max dà fastidio che fumi, non vuole che bevi. Ryan vuole mandarti al college. Vanessa vuole... aspetta, non so esattamente cosa vuole quella. Ma sicuramente qualcosa verrà fuori vedrai. Tutti pretendono qualcosa da te. E tu esegui gli ordini, come se fossi un cagnolino. Hai diciannove anni Chloe, sei maggiorenne. Sei in grado di decidere per te stessa. Nessuno deve mettere bocca sulla tua vita”.

Chloe si alzò da terra e andò a sedersi sul letto, riflettendo su quello che era appena stato detto da... sé stessa?

“Ecco... sì Chloe, questo voglio vedere. Che inizi a riflettere su quello che sta succedendo qui. La giornata di domani, potrebbe essere una buona occasione per andare nella giusta direzione. Non avrai tra i piedi i Caulfield, sarai libera di fare quello che vuoi. Per quanto riguarda Max, che vada al diavolo”.

Chloe alzò lo sguardo verso l’altra. “Lei non...”

“Oh cazzo Chloe, ma quando imparerai? Non ti starai rammollendo pure per lei vero? Sei davvero incredibile”. L’alter ego andò alla scrivania e tirò fuori il diario di Max, lanciandoglielo contro. Chloe lo afferrò al volo.

“È quello che c’è scritto lì dentro che ti blocca? Perché se è così, sei una povera idiota”.

“Di che cazzo stai parlando?”

“Oh per piacere, non prendermi per il culo. Ti sei fatta condizionare da quello che c’è scritto nell’ultima pagina. La timida e riservata Max Caulfield che scrive al suo caro diario segreto, che sta finalmente per capire cosa prova per la sua amica del cuore Chloe Price” disse ridendo l’altra Chloe.

“Non crederai davvero a quello che ha scritto? Te lo chiedo perché, da quello che vedo, lei non sta facendo o dicendo nulla in proposito. Chissà, forse dopo aver fottuto Arcadia Bay le è passata. Se non fosse stato per te Warren sarebbe vivo e ora quei due se la spasserebbero alla grande come conigli. Ha baciato prima te e poi Warren. Non ti ricorda una persona questo? Non so... magari una persona di nome... ehm... Rachel? A lei non frega un cazzo di te. Vuole solo comandarti a bacchetta come fanno tutti. Ma hai la possibilità di dimostrarle che non deve romperti i coglioni”.

Chloe alzandosi di scatto disse: “ADESSO BASTA!”

Si lanciò contro l'altra per attaccarla, ma l'avversaria si spostò di lato velocemente spingendola con un braccio verso la scrivania.

“Che cazzo stai cercando di fare Chloe?! Reagisci troppo male quando si tratta di Max! Non ti sentirai in debito con lei per averti salvato il culo spero! Perché se è così ci sono altri modi per ripagarla lo sai” disse sedendosi sul letto.

Poi continuando disse: “Le hai rubato il primo bacio, perché non rubarle anche il resto...”

Chloe che era rimasta con le mani appoggiate alla scrivania, cercando di trattenere la calma che rischiava di sopraffarla fino a farla impazzire, si girò verso di lei a quella frase. L'altra Chloe stava appoggiando una mano su una gamba della sua amica, che fino a quel momento non era lì.

“Cosa cazzo stai facendo?!” chiese Chloe stringendo i pugni con rabbia.

“Sto facendo quello va fatto. Insomma, vuoi sapere o no se su quel diario diceva la verità? Forse, questo è il modo migliore per capire cosa passa per la testa di questa dolce ragazza. Farai un piacere a entrambe. Se non ci sta vuol dire che avevo ragione io, che non le frega un cazzo di te. Se invece ci sta, vuol dire che diceva il vero. E pensa, ci avrai guadagnato anche una scopata” disse l’altra Chloe alzandosi dal letto ridendo.

“Ma che cazzo... tu sei completamente fuori di testa... levale le mani di dosso” disse Chloe afferrandola per il collo.

L’alter ego la spinse via tenendole un avambraccio contro il collo. La sbatté con forza alla parete vicino la porta della stanza. 
“Altrimenti cosa farai?! Eh?! Credi di farmi paura?! Io non sono la giovane Chloe, non più! Io sono la parte migliore di te! Quella che ancora tieni sepolta dentro, per paura di vivere davvero la tua miserabile vita! Non puoi liberarti di me in nessun modo, non sono una debole come te! Io ho il coraggio di viverla la mia vita e di fare quello che va fatto! Tu sei solo una patetica ragazza che vive legata a un passato che non ha fatto altro che deluderti! Sei inutile Chloe, come è in inutile il mio tentativo di aiutarti!”

L’avversaria continuava a tenerla ferma con l’avambraccio premuto sul suo collo soffocandola. “Ora fammi la cortesia di non rompere il cazzo! Resta pure a guardare mentre ti insegno qualcosa!” disse l’altra Chloe estraendo un coltello con l’altro braccio e pugnalandola nell’addome, premendo in profondità e poi estraendolo con uno strattone. Chloe cadde a terra premendo una mano sulla ferita dalla quale fuoriuscivano fiotti di sangue, mentre con l’altra mano si teneva la gola, cercando di respirare.

“Non metterti mai più contro di me Chloe! Ci siamo solo io e te! Solo una prevarrà sull'altra, e quella non sei tu! Il mio tempo si sta avvicinando e il tuo sta scadendo! Sto cercando di spianarti la strada per semplificarti il tutto, ma tu non me lo rendi per niente facile!”

Pulì il coltello dal sangue di Chloe sui suoi pantaloni di pelle. Si girò verso Max sul letto. “E ora tocca a te!” disse avvicinandosi alla ragazza con un sorriso malvagio.

Chloe si trascinò a terra cercando di raggiungerla per fermarla dalla sua intenzione di accoltellare la sua amica. “LASCIALA STARE, VA VIA!” urlò Chloe piangendo.

L’alter ego si voltò verso di lei guardandola con soddisfazione. “Era ora Chloe! Lo hai finalmente capito, devi andare via cazzo!”

Detto questo la pestò in faccia con un piede.


Chloe si svegliò di soprassalto urlando, non riuscendo a muoversi a causa del peso della sua amica che le si era addormentata addosso. Per il movimento Max si svegliò cercando di calmare Chloe. “Chloe, che succede?! Chloe calmati ti prego!” disse Max stringendo la ragazza che stava piangendo. I Caulfield si fiondarono nella stanza confusi nel vedere Chloe. Ma la scena più strana fu vedere Max che cercava di calmare Chloe. Sembravano essersi invertiti i ruoli.

A un tratto Ryan notò Chloe che si teneva una mano sull’addome. Si avvicinò alla ragazza preoccupato. “Chloe, è tutto ok? Senti dolore?”

La ragazza scosse la testa continuando a tenere la mano sull’addome.

“Papà è stato solo un incubo, ci penso io”.


“Ok...” Ryan uscì dalla stanza con Vanessa e tornarono nella loro camera. Mentre Vanessa si rinfilava sotto le coperte, Ryan rimase seduto sul bordo del letto.

“Non pensarci nemmeno a cambiare idea. Domani dobbiamo chiedere a Max del professore e bisogna avvisare Chloe di David. Non mi importa se non hanno un buon rapporto, lui ha il diritto di sapere. Poi bisogna prendere anche in considerazione l’idea che David voglia prendersi cura di lei. Non farti problemi sul parlare di queste cose solo perché ha avuto l’ennesimo incubo. Se aspetti il momento opportuno, alla fine non lo farai mai. E se domani non lo fai tu, lo farò io!” disse infastidita Vanessa.

Ryan non disse nulla. Infilandosi sotto le coperte continuò a pensarci su, non dormì per il resto della notte.


Max era girata verso la sua amica, tenendo la testa appoggiata su un braccio. Quando finalmente Chloe si calmò chiese: “Chloe, cosa hai sognato?”

 
Alla fine il mio peggior incubo si è avverato. Stupidamente pensavo di scamparla. Invece, mi trovo esattamente nella situazione che più di tutti avrei voluto evitare. Cosa posso dirle adesso? Non posso negarle niente ora. Ok, non deve sapere proprio tutto...

 
“Io... ho sognato... Rachel”.

“Cosa è successo per farti urlare così?”

“Spesso la sogno, morta” mentì Chloe per giustificare la sua reazione al risveglio.

“Spesso?!”


Brava Chloe, hai appena ammesso che fai spesso questi sogni, complimenti idiota. Ma potrei mai essere così stupida?


“Da quando fai incubi?”

Chloe si girò verso di lei, ormai era giunto il momento di vuotare il sacco. Beh... almeno in parte. “Da quando siamo a Seattle”.

“Hai avuto un incubo anche la prima notte?”

Chloe annuì.

“Perché non mi hai detto nulla?”

“Non volevo farti preoccupare. Avevi già i tuoi incubi a cui dover badare”.

“Avresti dovuto dirmelo Chloe. Avevamo deciso di parlarci ricordi?”

“Certo che lo ricordo, ma tu non l’hai fatto per prima”.

“Sogni solo Rachel?”

“No... anche mamma...”

Max non sapeva cosa dire.

“Ora tocca a te. Cosa sogni?” chiese Chloe.

“Io... sogno Jefferson e tutte le persone che... sono morte a causa del tornado”.

“La prima notte hai sognato quel bastardo di Jefferson?”

“S-si”.

“Non te l’ho mai chiesto... ma cosa ti ha fatto di preciso nella camera oscura?”

“Non ricordo proprio tutto perché ero drogata e forse questo è stato un bene. Mi sono svegliata legata con i polsi e le caviglie a una sedia. Un’altra volta ero legata solo ai polsi ed ero stesa a terra, mentre lui continuava a scattarmi delle foto. Mi urlava contro...”

A Chloe le si spezzò il cuore sentendo quello che aveva dovuto passare per poterla salvare. Entrambe stavano piangendo. “E i tuoi sogni sono così?” chiese Chloe.


Mi dispiace mentirti Chloe, ma non ho altra scelta. Non posso dirti cosa succede nei miei sogni. Non posso dirti quanto Jefferson riesca a farmi sentire in colpa per averti salvata. Perché so che questo ti farebbe troppo male. Ti sentiresti in colpa per me e per essere sopravvissuta. Non posso permetterlo.


“Si, i miei sogni sono così”.

“Max... non ti ha fatto altro, vero? Cioè... voglio dire… oltre a scattarti delle foto...”

Max capì cosa voleva dire la sua amica. “No Chloe, non ha fatto ciò che pensi...”

“È tutta colpa mia, mi sono ficcata io in quel casino e ti ho trascinata con me. Ti ho fatta quasi uccidere”.

“No Chloe, non dirlo nemmeno. Non è stata colpa tua, ma di quello psicopatico”.

Max abbracciò Chloe e rimasero così piangendo, finché non si addormentarono.


Domenica 10 Novembre 2013

Il mattino seguente si svegliarono esattamente come si erano addormentate. La prima ad aprire gli occhi fu Chloe. Max era ancora stretta a lei. “Ehi, dormigliona” disse bisbigliando Chloe cercando di divincolarsi dalla sua presa. Ma così facendo non fece altro che ricevere l’effetto contrario. Max aumentò la presa.

“Ma dove cazzo la prendi tutta questa forza? Sei peggio di una cozza attaccata a uno scoglio” disse sorridendo Chloe. Max non accennava a svegliarsi. Chloe rinunciò ad alzarsi, rimanendo nel letto abbracciando Max a sua volta. Mentre la guardava, Max farfugliò qualcosa.

“Mmh?!” disse Chloe pensando che si era svegliata. In realtà stava parlando nel sonno.


Chissà che diavolo sta sognando. Spero non sia uno dei suoi incubi. Forse dovrei svegliarla, ma non voglio disturbarla.


Chloe avvicinò l’orecchio alle labbra di Max in attesa che dicesse altro, ma niente. Il suo respiro sul suo orecchio le diede una strana sensazione. Si allontanò subito. Si ricordò delle parole dell’altra Chloe nel suo incubo. 


“...Le hai rubato il primo bacio, perché non rubarle anche il resto... Insomma, vuoi sapere o no se su quel diario diceva la verità? Forse, questo è il modo migliore per capire cosa le passa per la testa... Se non ci sta vuol dire che avevo ragione io... Se invece ci sta, vuol dire che diceva il vero...”


Ma che cazzo vado a pensare? Davvero sto prendendo in considerazione una cosa del genere? Che grande stronzata. Preferirei piuttosto chiederglielo, ricevendo un bel calcio nei denti. Aaaah... fanculo, non mi interessa saperlo, ma se fosse vero?

 
Max in quel momento iniziò a svegliarsi aprendo gli occhi.

“Sarebbe ora che ti svegliassi bella addormentata”.

“Chloe...” disse Max spostandosi lontana da lei mentre si stiracchiava. Quando allungò le braccia diede un colpo in faccia alla sua amica.

“Ahia... cazzo... beh grazie per il buongiorno Max”.

Max si avvicinò a lei per capire la gravità del danno che aveva causato. “Oddio, Chloe scusami, ti ho fatto male?”

“Scherzi? No, niente di grave, mi hai solo rotto il naso. Ho passato di peggio” disse Chloe tenendo entrambe le mani appoggiate sul naso.

Max la guardò preoccupata sentendosi terribilmente in colpa.

“Cazzo Max, riesco sempre a fartela eh” disse Chloe sorridendo mentre toglieva le mani dalla faccia, mostrandole che in realtà non le aveva fatto nulla.

“Oooh... sei un’idiota Chloe” rispose schiaffeggiandola mentre Chloe ridendo si copriva con le braccia per difendersi.

“È troppo facile con te Max, dovresti iniziare a fare un corso di furbizia. Se vuoi ti insegno io”.

Anche Max iniziò a ridere. “Un giorno te la farò pagare”.

“Uuuh, che paura, non vedo l’ora”.

“Si ridi finché puoi Chloe, perché quando sarò io a fregarti allora rimpiangerai i continui scherzi che mi fai”.

“Scusa ma è più forte di me, sei la migliore vittima che ho mai avuto in vita mia. In questo non sei cambiata affatto Max”.
 
Si rotolarono nel letto continuando a prendersi in giro finché Max non si ritrovò sopra Chloe mentre le teneva le braccia ferme. Erano faccia a faccia. All'improvviso smisero di ridere, rimanendo a fissarsi in silenzio. Sentendo bussare alla porta Max ritornò di scatto al suo posto, quasi come per paura di essere scoperta. Chloe non si mosse di mezzo millimetro, chiedendosi che cazzo era successo. Vanessa entrò in camera con un mezzo sorriso.

“Ah, siete sveglie, ecco perché sentivo baccano. Comunque, la colazione è pronta se volete. Vi aspetto di sotto”.

“Si, arriviamo mamma”.

Vanessa uscì dalla stanza e Max alzandosi dal letto, prese i suoi vestiti dirigendosi verso la porta. In tutto questo Chloe era rimasta a osservarla appoggiandosi sugli avambracci sul letto.

“Vado in bagno” disse Max aprendo la porta.

“Max, aspet...”

Era già uscita. Chloe si distese di nuovo sul letto portandosi le mani tra i capelli. “Cazzo...”


 Dopo essere ritornata in cucina la donna si rivolse a suo marito.

“Le ragazze sono sveglie, scenderanno a momenti” disse Vanessa.

“Ok...”

“Se vuoi, posso parlare io con Max, mentre tu metti Chloe al corrente di David”.

“No Vanessa, lo faccio io”.

“Va bene” disse preparando la tavola per la colazione delle ragazze.

La prima a scendere fu Max, che prese posto a tavola dando il buongiorno ai suoi genitori. Mentre la ragazza iniziava a mangiare la sua colazione, anche suo padre prese posto a tavola.

“Allora, com’è andata la serata ieri sera?”

“Ehm... bene papà”.

“Siete rientrate tardi?”

“Non tardissimo”.

“Come mai Chloe era nella tua stanza questa notte?” chiese Vanessa interrompendo la loro conversazione.

“Le ho chiesto io di rimanere con me mamma”.

“Beh, spero non diventi un’abitudine. Non è giusto costringerla a dormire in un letto in due.

“Mamma, non l’ho costretta”.

“Buongiorno a tutti” disse Chloe entrando nella stanza prendendo posto affianco alla sua amica.

“Buongiorno a te Chloe” disse Ryan.

Max si sentì stranamente in imbarazzo in presenza della sua amica. Forse era dovuto a quello che era successo in camera sua, o per meglio dire, a ciò che non era successo.

“Allora com’era la pizza ieri sera” chiese Vanessa a Chloe.

“Oh, era davvero ottima. Ferdinando e Kristen avevano ragione”.

Ryan iniziò a ridere.

“Cosa? Che cosa ho detto di così divertente?” chiese Chloe confusa, mentre si accorse che anche Max sorrideva senza guardarla.

“Niente Chloe, è solo che continui imperterrita a chiamarlo Ferdinando. Immagino lo stress del ragazzo”.

“Ah... per quello, non avevo capito. Beh... non è colpa mia se ha un nome strano e complicato da ricordare”.

“Non è strano quel nome” disse Max continuando a mangiare.

“Dipende dai punti di vista” rispose Chloe.

“A proposito di Fernando. Siamo state invitate a passare una giornata insieme a casa di Lucas, quindi non torneremo a pranzo” disse Max rivolgendosi ai suoi genitori.

“Lucas? E chi è?” chiese Ryan.

“È il cugino di Fernando, lo abbiamo conosciuto ieri, insieme a una sua amica”.

“Bene, mi fa piacere che facciate altre conoscenze” disse Ryan.

“Allora, possiamo andarci?” chiese Max ai suoi genitori.

“Ci sarà anche Fernando spero. Mi piacerebbe che fossi circondata da persone che conosci bene e di cui ti puoi fidare. Con i tempi che corrono bisogna essere sempre previdenti” disse Vanessa.

“Mamma, ci sarà anche Fernando e Kristen. E comunque Lucas e la sua amica sembrano dei bravi ragazzi”.

“Non lo metto in dubbio che lo possano essere, ma preferisco stare tranquilla, sapendoti in compagnia di qualcuno che conosco. Non li conosci abbastanza per poter stare del tutto tranquilla. Soprattutto con Lucas”.

“Perché?” chiese Max confusa.

“Perché è un ragazzo Max”.

“Vanessa...” si intromise Ryan.

“Ah ah, non provarci nemmeno a contraddirmi Ryan. Mi ricordo bene di te da giovane, quindi chiudiamo il discorso” disse Vanessa puntando l’indice verso suo marito.

“Bleah, mamma ti prego sto mangiando” disse Max con una smorfia.

“Lucas è pur sempre un ragazzo e potrebbe avere certe idee”.

Chloe borbottò qualcosa d'incomprensibile. Tutti si voltarono a guardarla mentre stava mandando giù un altro boccone. Si fermò quando vide che tutti la guardavano. “Ehm... stavo dicendo... che sono davvero ottimi questi pancake. Complimenti Vanessa, ogni giorno che passa diventano sempre più buoni”.

In realtà le sue esatte parole erano state: “Si, deve solo provarci e lo stendo”.

“Ah... grazie Chloe, mi fa piacere sapere che ti piacciano così tanto”.

Max terminò la sua colazione e disse: “Vado di sopra a prepararmi”.

“Vi vengono a prendere Fernando e Kristen?”

“Si, mamma”.

“Ehm... Max, potresti venire un attimo nel mio studio? Vorrei mostrarti una cosa”.

“Certo papà”.

Max seguì suo padre, mentre Chloe finiva la sua colazione. Quando arrivarono nello studio, Ryan chiuse la porta. “Sediamoci sul divano”.

Max guardò suo padre con preoccupazione. “Papà, ho fatto qualcosa di sbagliato? Sono in punizione per qualcosa? Non sarà per la presenza di Chloe nella mi stanza vero?”

Ryan la guardò sorpreso. “Ma no Max, non sei in punizione e non hai fatto nulla di male. Volevo solo parlarti di una cosa importante. Siediti”.

Si sedettero sul divano. “Di cosa si tratta?”

Ryan si schiarì la voce. “Da quando siete arrivate tu e Chloe a casa dopo il... tornado... io e la mamma abbiamo evitato di leggere giornali e seguire i notiziari in tv. Volevamo evitare di mettervi nella situazione di pensarci di continuo”.

Max lo guardava in silenzio senza capire dove stava andando a parare.

“Solo che un giorno sono venuto a conoscenza di un fatto molto grave. Così, non ho potuto fare a meno di andare a controllare tutti i giornali che avevo ricevuto da quando siete qui”.

Ryan si alzò per prendere il giornale dalla scrivania. Dopo avergli dato un’altra occhiata andò a sedersi di nuovo accanto alla figlia.

“Papà... cosa c’è?”

“Se qualcuno ti facesse del male, me lo diresti vero?”

“Papà, che succede?”

Ryan era terrorizzato a dover affrontare l’argomento con sua figlia. Conosceva molto bene sua figlia. Sapeva che sarebbe stata capace di omettere delle informazioni solo per proteggerli e non farli preoccupare. Non riusciva a chiederglielo, quindi decise di passarle il giornale per permetterle di leggere. Così, avrebbe potuto tenere d’occhio la sua reazione. La ragazza prese il giornale e le bastò leggere il titolo dell’articolo, per sentirsi morire dentro. Nel frattempo Ryan continuava a fissarla e Max accorgendosene, cercò di non dare segno d’instabilità, continuando a leggere. Poi iniziò a leggere l’articolo sorpresa.

“Oh mio Dio, David è vivo!”

“Si Max, il patrigno di Chloe è vivo. Ma non è quello il punto, continua a leggere”.

Max riprese la lettura, ma già riusciva a immaginare cosa ci potesse essere scritto. Quando finì di leggere l’articolo chiuse il giornale porgendolo a suo padre senza guardarlo. In quel momento le veniva una gran voglia di piangere e urlare. Nonostante Mark Jefferson stava per pagare il prezzo delle sue azioni malvagie, era ancora vivo e vegeto. Tante altre persone innocenti invece, erano morte a causa della sua scelta di salvare Chloe. Stava cercando di trattenersi il più possibile, ma era davvero difficile.

“Max? Era il tuo professore, frequentavi le sue lezioni. Tu non hai mai avuto... problemi con lui... vero?”

I ricordi di Jefferson le tornarono alla mente. Tutte le parole, i suoi tocchi, i gesti, le urla e gli scatti di quell’uomo, che ancora oggi la tormentavano in sogno come era successo in un’altra sequenza temporale che in quella realtà non era mai esistita. A fatica si sforzò di guardare suo padre. Le servì tutta la forza di volontà possibile per guardarlo dritto negli occhi e mentirgli.

“No papà... sono scioccata nel sapere che razza di persona è...” rimase a guardare suo padre. Anche lui la fissava, nel tentativo di riuscire a capire se c’era qualcosa di non detto.

“Sei sicura Max? Sai che puoi dirmi tutto. Io sono tuo padre, devo sapere se lui...”

“No papà, non è successo nulla”. Il padre annuì senza convinzione. Nonostante avesse una brutta sensazione, decise di credere a sua figlia.

“Ok, va bene. Vieni qui” disse Ryan abbracciando sua figlia.

Quando si staccarono Ryan disse: “Ora va a prepararti, non voglio farti fare tardi”.


Max voleva dire a suo padre che avrebbe avvertito Chloe di David, ma non lo fece. In quel momento voleva solo uscire immediatamente da quella stanza e andare a rifugiarsi nella sua camera, prima che le lacrime potessero iniziare a fare la loro comparsa.
Chloe, dopo la colazione era uscita fuori per fumare una sigaretta e quando rientrò, Max stava salendo le scale di corsa. Mentre stava per salire anche lei Ryan la fermò con l’intenzione di parlare con lei.

“Chloe, potresti seguirmi un attimo?”

“Certo...”

Andarono nello studio e Ryan passò dietro la scrivania per aprire un cassetto. Nel frattempo Chloe si girò intorno. Di tutte le stanze della casa, quella era l’unica in cui non ci aveva ancora messo piede, oltre alla camera da letto dei Caulfield. La stanza non era grandissima, ma c’era tutto quello che ti aspetteresti di trovare in uno studio. C’erano scaffali pieni di libri il cui contenuto era del tutto sconosciuto alla ragazza, che certamente non era nemmeno interessata a conoscere. Alla parete di destra c’era un divanetto in pelle. In fondo una scrivania in legno di mogano sul quale erano appoggiati un computer, un giornale, un telefono, dei libri e una foto di famiglia. Davanti alla scrivania c’era una poltrona sulla quale, Ryan le chiese di sedersi. Chloe lo fece, ma qualcosa le diceva che questo, non era un buon segno e presto lo avrebbe scoperto. Ryan mise un pacco di sigarette davanti alla ragazza.

“Oh... allora è per questo che mi hai chiesto di venire qui. Per passarmi le sigarette di nascosto. Vanessa ancora non lo sa eh...” disse Chloe ridendo.

“Si Chloe, adesso lo sa. Comunque non è per le sigarette che sei qui. In realtà volevo parlarti di una cosa molto importante”.

Chloe temeva si trattasse della scuola e al solo pensiero le si rivoltò lo stomaco. Ryan si alzò per prendere il giornale e tornando alla sua scrivania si sedette.

“Vedi Chloe, da quando siete arrivate qui io e Vanessa abbiamo evitato di aggiornarci sulle vicende di Arcadia Bay. Lo abbiamo fatto per non mettervi sotto pressione. Ma qualche giorno fa ho letto uno di quei giornali che avevo seppellito qui nel mio studio e ho trovato qualcosa di interessante. Non so quanto ti possa far piacere saperlo, ma devo per forza informarti”.

Il cuore della ragazza iniziò a martellare così forte, che sembrava sul punto di schizzare fuori dal petto. Aveva iniziato a muovere nervosamente la gamba, per paura di quello che avrebbe ascoltato. Ryan se ne accorse.

“Chloe... rilassati”.

“Io s-sono rilassata”.

“Ok, allora... credo che dovresti leggere questo...”

Ryan consegnò il giornale alla ragazza che iniziò a leggere. Alla vista del nome dell'uomo che aveva fatto del male a Max, la ragazza strinse così forte il giornale che iniziò a stropicciarsi ai lati.

“Chloe...?”

“Mmh?”

“È tutto ok?”

“S-si... certo”.

Continuò a leggere fino a quando riconobbe il nome del suo patrigno. La sua espressione cambiò all’improvviso e alzando la testa guardò Ryan.

“È vivo Chloe”.

La ragazza rimase in silenzio tornando a guardare il giornale. Ryan si schiarì la voce per poi lanciare la bomba.

“Lui molto probabilmente avrà provato a contattarti. Il tuo telefono è ancora spento, quindi non sa che tu stai bene. So che tra voi non scorre buon sangue, ma sono sicuro che è molto preoccupato. Sono convinto che non ha perso ancora la speranza di ritrovarti”.

Chloe continuava a stare in silenzio.

Ryan riprese a parlare. “È passato un mese ormai, credo che sia arrivato il momento di riaccendere quel telefono e metterti in contatto con lui. Chloe... di qualcosa”.

“Io non posso farlo... non ancora”.

Ryan la guardò sorpreso. “Chloe, il tuo patrigno è vivo, deve sapere che sei viva e che stai bene. Non puoi continuare a rimandare”.

“Mi vuoi mandare via?” chiese la ragazza a Ryan.

“Chloe, come puoi pensare una cosa del genere? Assolutamente no. Trovo solo che sia giusto informare David che stai bene. Inoltre... bisogna prendere in considerazione che forse... e dico forse... tua ma...”

“NON DIRLO!” urlò Chloe stringendo sbattendo il giornale sulla scrivania.

“Ascoltami Chloe, so bene cosa provi in questo momento, ma...”

“Tu non sai niente di come mi sento, nessuno di voi lo sa. Quindi risparmiami le belle frasi di comprensione. Non accenderò il telefono. Non ora”.

Chloe si alzò di scatto dalla poltrona e si stava dirigendo verso la porta, ma Ryan la bloccò prima che uscisse dalla stanza.

“Chloe, non voglio darti ordini, ma devi informare David. Se ti rifiuti di farlo, mi troverò costretto a farlo al posto tuo. Riuscirò a rintracciarlo”.

Chloe rimase ferma alla porta mentre guardava stupefatta Ryan.

“E quello che voglio io non conta niente?”

“Certo Chloe, quello che vuoi tu conta molto, ma spesso la tua opinione non si trova in linea con ciò che è giusto fare. Ci sono cose che vanno fatte Chloe e questa è una di quelle”.

A quelle parole Chloe ripensò a quello che aveva detto il suo alter ego.


“...Sto facendo quello va fatto... Io ho il coraggio di viverla la mia vita e di fare quello che va fatto...”

 
Non può essere... è soltanto un caso.

 
Uscì dalla stanza per tornare in camera sua. Quando era sul punto di salire i primi scalini per andare al piano di sopra, Vanessa la fermò chiamandola.

“Chloe, aspetta. Finalmente mi hanno sistemato l’auto che aveva seri problemi e andrò a riprenderla domani mattina. Quindi direi che è il caso di fare spazio in cortile rimuovendo il pick-up. Tanto non lo usate più, anche perché non mi sembra sicuro andarci in giro. Che ne dici? Per te va bene?”

Chloe la guardò frastornata ripensando di nuovo al suo incubo.


“...A Max dà fastidio che fumi, non vuole che bevi. Ryan vuole mandarti al college. Vanessa vuole... aspetta, non so esattamente cosa vuole quella. Ma sicuramente qualcosa verrà fuori vedrai. Tutti pretendono qualcosa da te... E tu esegui gli ordini, come se fossi un cagnolino. Hai diciannove anni Chloe, sei maggiorenne. Sei in grado di decidere per te stessa. Nessuno deve mettere bocca sulla tua vita...”


In quel momento entrò Ryan. Arrivò troppo tardi e non riuscì a fermare sua moglie dal rivelare a Chloe, la loro intenzione di togliere di mezzo il suo pick-up. Questo finì per aggiungere altra benzina sul fuoco. Vanessa la guardava in attesa di una sua parola, ma la ragazza non disse nulla. Guardò Ryan, con disprezzo e sali le scale di corsa per poi chiudersi in camera sbattendo la porta.
 
Nel frattempo Max era in camera sua piangendo lacrime amare a causa di Jefferson.

 
Com'è possibile che lui, che più di tutti merita di finire all'inferno è vivo? Dopo tutto quello che ha fatto, il male che ha causato, come può essere ancora vivo? E io che ho cercato di salvare una sola vita ne ho spezzate tante altre. Non doveva finire così, non è giusto...

 
Mentre era ancora intenda a combattere contro il suo senso di colpa, sentì una porta sbattere. “Chloe...”

Uscì immediatamente dalla sua camera per andare da Chloe. Nel frattempo dal piano inferiore giungevano le voci dei suoi genitori. Max si fermò ad ascoltare.

“Non avresti dovuto dirle del suo pick-up!”

“Perché no Ryan?!”

“Non era il momento adatto. Chloe non ha preso bene l’idea di chiamare David, per informarlo di stare bene”.

“Beh, avresti dovuto essere più convincente!"

“Cosa?! Vanessa, quella ragazza è devastata dal dolore per aver perso l’unico componente della famiglia ancora in vita! Sta soffrendo e ha paura! Quindi non dobbiamo forzarla in nessun modo!"

"Quindi cosa faremo adesso?! Aspetteremo che si decida da sola?!"

"No, nonostante tutto, ho deciso che se non sarà lei a parlare con David, lo farò io! Almeno per avvisarlo e dare un po’ di pace a quell’uomo. Ma voglio concederle del tempo se ne ha bisogno".

“E noi, quando avremo un po’ di pace in questa casa?! Max continua ad avere incubi quasi tutte le notti! Chloe a volte diventa ingestibile! Non ne posso più! A proposito, cosa ha detto Max del professore?!”

“Sembra che non ne sapesse nulla. Ha confermato di non aver avuto problemi con lui”.

“E tu pensi che stesse dicendo la verità?”

“Si... credo di sì” disse Ryan poco convinto.

“Scusami papà per averti mentito” bisbigliò Max bussando alla porta della camera della sua amica. Non arrivò nessun invito a entrare, ma Max decise di aprire lo stesso la porta. Non appena entrò in stanza un odore di fumo di sigarette la travolse. Chloe era seduta sul davanzale della finestra con una sigaretta tra le mani.

“Chloe, ma che stai facendo?! Sai che non dovresti fumare in camera!"

“Ah no?! Che importanza ha?! Cosa potrebbe mai succedere?! Che i tuoi mi mettano in punizione?! Pff... per quel che me ne importa...”

Dal tono della sua voce e dal modo di fare, si capiva che Chloe non stava affatto bene in quel momento. Forse la cosa più intelligente da fare, era farsi da parte. Ma Max non poteva farlo, non dopo la notte appena passata. Quindi tentò lo stesso.

“Chloe?”

“Non è il momento Max, per favore”.

Max si avvicinò a lei e l’abbracciò da dietro appoggiando il mento sulla sua spalla.

“Non voglio chiederti nulla. Quando te la sentirai di parlarne io sarò qui”.


Quel sogno che ho fatto sembrava quasi un avvertimento per la giornata di merda che avrei avuto oggi. Era solo un sogno ma l’altra Chloe aveva ragione su tutto.
E David... lui è vivo. Mia madre invece?


Rimasero così tutto il tempo della sigaretta. “Chloe, se vuoi chiamo Fernando per dirgli che non andiamo più da Lucas. Possiamo restare qui, oppure potremmo andare da qualche parte solo noi due”.


Chloe era sul punto di dire a Max che forse aveva ragione. Ma ancora una volta una voce risuonò nella sua mente, quella dell’altra Chloe.


“La giornata di domani, potrebbe essere una buona occasione per andare nella giusta direzione. Non avrai tra i piedi i Caulfield, sarai libera di fare quello che vuoi. Per quanto riguarda Max, che vada al diavolo”.


“No Max, va bene se usciamo. Non voglio restare qui oggi”.

A Max sembrò strana la decisione della sua amica. Considerando il suo stato d'animo, credeva che avrebbe preferito stare lontano dagli altri. Però, se era quello che voleva, per lei andava bene. Tra l’altro, nemmeno lei voleva restare a casa. Quindi Max tornò in camera sua per prepararsi e Chloe fece lo stesso. Prima di uscire dalla sua stanza Chloe, prese dall’armadio il suo telefono e lo collegò alla presa elettrica. Non era quello che voleva, ma c’era una buona ragione per accendere quel maledetto telefono, che andava ben oltre la faccenda di David. E come aveva detto l’alter ego nel suo sogno, era qualcosa che andava fatto. Mentre guardava il telefono appoggiato sul comodino, vide uno dei suoi pennarelli. Lo prese infilandolo in tasca.

Aspettarono in salotto l’arrivo dei loro amici. Ryan entrò in stanza per sedersi su una poltrona davanti al divano e Chloe abbassò la testa per non incontrare il suo sguardo.

“Allora Max, hai con te il tuo telefono?”

“Si”.

“Bene, se per caso volete rientrare prima degli altri, basta fare una chiamata e vi vengo a prendere. Non dimenticate le chiavi di casa, nel caso rientrate tardi. Spero non troppo tardi”.

“Va bene papà”.

A un tratto da fuori arrivò il suono di un clacson, segno che Fernando e Kristen erano arrivati. Chloe non perse tempo per alzarsi. Uscendo di casa non salutò nemmeno i genitori di Max.

“Papà, lei...”

“Va bene Max, ne riparleremo. Adesso vai, non fare aspettare gli amici”.

 
Nel frattempo Chloe entrò in macchina. “Ehi, buongiorno Chloe” dissero i ragazzi all’unisono.

“Buongiorno a voi” disse senza entusiasmo.

I ragazzi si lanciarono uno sguardo d’intesa. Forse, quello che era successo la sera prima la turbava ancora. Dopotutto, non è bello che qualcuno ti ricordi continuamente la morte di tua madre. Arrivò Max entrando in auto salutando i suoi amici e dando un’occhiata a Chloe che guardava fuori dal finestrino con lo sguardo perso nel vuoto.

“Allora, pronti per le scazzottate?”

“Accidenti Fernando, non pensi ad altro tu” disse Kristen.

“Oggi vi mostrerò cosa significa prenderle dal sottoscritto. Dopo oggi avrete paura di me” disse Fernando avviando l’auto.

“Si certo Fernando, sto già tremando tutta” rispose Kristen con sarcasmo.

Max guardò ancora una volta verso l'amica. Sembrava essere del tutto assente, così le prese una mano. Ma Chloe non diede segno di essersene nemmeno accorta. Continuò a guardare fuori dal finestrino pensando a qualcuno, una persona in particolare. Chissà, se avrebbe potuto davvero aiutarla.


 
Anche quel mattino c’era traffico. Essendo domenica tutti partivano in quarta per poter passare un fine settimana all’insegna del relax, e del divertimento. Chloe era felice di non dover guidare in quel tremendo via vai di macchine. Quando giunsero a casa di Lucas, il ragazzo era già fuori con Jennifer intendo a fare una partita di pallacanestro. Il canestro era appeso al di sopra della saracinesca del garage. Dopo aver fatto un altro centro nel canestro, alzò le braccia e lanciando un urlo in segno di vittoria. Se il ragazzo, aveva in comune qualcosa con suo cugino Fernando, era proprio quello di esultare per ogni cosa. Il ragazzo prese la palla tenendola appoggiata al suo fianco con un braccio, mentre con l’altro teneva Jennifer per le spalle cercando di consolarla. Nel frattempo Fernando parcheggiò l’auto dietro a quella di suo cugino.

“Dai non fare quella faccia, prima o poi ti permetterò di battermi. Forse...” disse Lucas verso la ragazza prendendola in giro.

“Sei un vero stronzo Lucas!”

“Ehi ragazzi, finalmente siete arrivati”.

“Finalmente? Vedo che non stai più nella pelle all’idea di prenderle” disse Fernando.

“Mi dispiace doverti deludere, ma oggi ti farò raccogliere da terra i denti uno per uno”.

“Staremo a vedere”.

“Ok ragazzi seguitemi”.

Il ragazzo fece strada. Aprì la porta entrando in casa allargando le braccia. “Ed eccoci qua, benvenuti nella mia umile dimora”.

“Questa frase quando l’hai studiata?”

“Ma vaffanculo Jenny” disse ridendo il ragazzo. “Comunque mettetevi pure comodi e fate come se fosse casa vostra”.

“Oppure a casa dei miei zii” aggiunse Fernando.

La casa di Lucas era tenuta molto in ordine, sarebbe stato difficile trovare anche uno spillo fuori posto. Ovunque ti girassi, trovavi vasi di fiori. Qualcuno sembrava avere il pollice verde in casa, esattamente come Vanessa. A ornamentare i vari ripiani dei mobili presenti, c’erano foto di famiglia. In una sembrava esserci la famiglia al completo. A quanto pareva Lucas non era figlio unico, ma aveva un fratello e una sorella. Andarono tutti in soggiorno a sedersi.

“Allora ragazzi, non so voi come volete iniziare la giornata. Quindi io vi dirò qual è la mia idea, se volete proporre altro sarò lieto di ascoltarvi”.

“Bene, siamo tutt'orecchi, illuminaci” disse Jennifer.

“Ok, io avevo pensato d'iniziare facendo un giro al Lower Woodland Skatepark”.

“Adesso?! Di mattina?!” chiese Jennifer.

“Lo sai bene che il pomeriggio è pieno zeppo di gente. La mattina è molto più tranquillo”.

“Aspetta, uno skate park?” chiese Chloe sorpresa.

“Si, perché?”

“Cazzo, mi sembra una vita che non lo uso più”.

“Davvero sai andare sullo skate?”

“Ci puoi giurare” disse Chloe elettrizzata all’idea di poter ritornare a farci un giro.

Iniziava a prospettarsi una giornata interessante per Chloe. Max vedendo l’entusiasmo dell’amica, fu felice di trovarsi lì, invece di stare a casa a piangersi addosso. Certo, non si aspettava la piega che avrebbe preso quella giornata e ancor meno come si sarebbe conclusa. Se solo avesse saputo…

“Beh Chloe, questa è musica per le mie orecchie. È deciso, andiamo al Lower Woodland Skatepark!”

“Cazzo sì, sono curiosa di vederlo” disse Chloe.

“Un momento voi due, non potete decidere per tutti. Mentre voi fate i ragazzini su delle tavole con le ruote attaccate, cercando di spezzarvi l’osso del collo, noi cosa dovremmo fare?! Stare a guardare?!”

“Beh, se volete potete fare delle belle passeggiate respirando aria pura. Oppure potrei prestarvi qualcosa per partecipare attivamente alla nostra avventura. In garage ho di tutto”.

“Credi per caso che ho una voglia irrefrenabile di morire così giovane?!” chiese Jennifer scioccata.

“E dai Jenny, sai che non ci vado più da un bel po', ne ho bisogno. Ok, facciamo così, se ci permettete di fare un giro sullo skate, dopo lascio a voi la scelta di cosa mangiare a pranzo”.

“Uhm, paghi tu?” chiese Jennifer riflettendoci su.

“Siete miei ospiti, quindi pago io per tutti. L’importante e che siano schifezze di prima scelta”.

“Ok, ragazzi voi che ne pensate? Kristen?”

“Per me va più che bene. L'importante è che dopo mangerò un bel cheeseburger, con una montagna di patatine fritte e ketchup a volontà".

“Tu Fernando?”

“Avrei preferito prima le scazzottate, ma posso chiudere un occhio. Anche perché dopo te li chiuderò tutti e due io a forza di pugni” disse Fernando.

“Max, tu sei d’accordo?” chiese Jennifer.

“Si, per me va bene” rispose la ragazza facendo un sorriso a Chloe.

“Siii!” esultò Lucas battendo un pugno con quello di Chloe.

Uscirono tutti di casa mentre Lucas apriva la saracinesca del garage. “Allora Chloe, serviti pure. A te la scelta”.

Chloe entrando nel garage vide che era pieno di skate, rollerblade e altra roba. “Porca puttana quanta roba! Sono tutti tuoi?!”

“No, c’è anche roba dei miei fratelli, ma ormai non li usa più nessuno, a parte me ogni tanto. Mamma voleva dare via tutto, ma io mi sono imposto”.

“E l’hai spuntata?!” chiese Fernando sorpreso. Sapeva quanto potesse essere difficile far cambiare idea alla zia.

“Certo!”

“E come cazzo hai fatto?!”

“Semplice, le ho detto che mi sarei davvero tinto i capelli di verde”.

Tutti i ragazzi iniziarono a ridere.

Chloe si avvicinò a un tavolo dove era appoggiato uno skate nero con un disegno di fiamme sulla parte anteriore e posteriore. Lo girò per controllarlo meglio, notando che le ruote erano troppo allentate.

“Hai la chiave a T?” chiese Chloe.

“Certo, guarda nella scatola di fianco a te sullo scaffale”.

Chloe sbirciò nella scatola. Dopo aver trovato quello che cercava, iniziò a smanettare sullo skateboard.

“Portala con te quella” disse il ragazzo indicando l’attrezzo. "Potrebbe servirti dopo".

Chloe iniziò a stringere le ruote dello skateboard, mentre gli altri ragazzi li guardavano annoiati. Tutti tranne Max, che osservava la ragazza contenta di poterla vedere finalmente rilassata. Sembrava essere a suo agio, nel proprio ambiente.
Era la prima occasione di poter vedere quel lato di Chloe. Si sentì un po' triste di non aver far fatto parte di quel periodo di Chloe, a causa del suo trasferimento a Seattle. Il punto è che Max, non si era persa solo quella parte del periodo in cui era stata lontana dalla sua amica. C’era molto di più e lo avrebbe scoperto presto. Dopo aver preso tutto l’occorrente e stavano per uscire dal garage, Lucas si fermò di colpo.

“Ah cazzo, dimenticavo” disse il ragazzo aprendo uno scatolone appoggiato sotto il tavolo da lavoro frontale. Tirò fuori caschi, gomitiere, ginocchiere e guanti a mezze dita. Chloe guardò il ragazzo a bocca spalancata, mentre le lanciava un casco.

“Whoa whoa, frena amico! Che cazzo dovrei farci con questi?!” disse Chloe afferrando al volo il casco.

“Beh... è per evitare di farci male!”

“Dici sul serio?” chiese ridendo.

“Si, non so come di solito fai skate tu, ma io uso tutte le protezioni del caso”.

“Si, tranne quando va a letto con certe tipe” disse maliziosa Jennifer.

“La vuoi smettere?” disse ridendo Lucas mentre le lanciava un guanto in faccia.

“Ehi!” disse Jennifer.

“Ok, fai come credi Lucas, ma io non mi metterò tutta quella roba addosso! Saranno soltanto un impedimento per i movimenti”.

“Ok, come vuoi” rispose il ragazzo alzando le braccia in segno di resa.

In quel momento si intromise Max. “Chloe, forse dovresti usarli invece”.

“Oh avanti Max, non voglio usarli. Non sto andando in guerra!”

Max si avvicinò a Lucas mentre Chloe e gli altri uscivano dal garage. “Lucas, potresti portare lo stesso tutte le protezioni anche per lei? Giusto per sicurezza”.

“Certo Max, non c’è nessun problema”. Poi guardando Max allontanarsi aggiunse: “Ehi Max...”

La ragazza si girò guardando verso di lui. “Mi fa piacere che siate venute anche voi”.

“Grazie a te per averci invitate. Credo che Chloe ne abbia davvero bisogno”.

“Di nulla Max”.

La ragazza uscì tornando dagli altri, mentre lui prendeva tutto l’occorrente anche per Chloe, come aveva chiesto Max. Fernando non sapeva dove si trovava lo Skatepark. Così Lucas si offrì di precederlo con la sua auto per indicargli la strada. Raggiunsero un’area di parcheggio vicino a dei campi da tennis. Poi si incamminarono per raggiungere le vasche. Quella zona era adatta per chi amava fare sport. C’erano campi da calcio, softball, tennis e baseball. Quindi non era l’ideale per Kristen, Max, Fernando e Jennifer. Inoltre erano presenti anche delle aree destinate a chi voleva fare picnic. Finalmente arrivarono a destinazione.

“Bene, mentre voi cercate di farvi del male io vado a fare un giro, anche per vedere dove sono i bagni e qualche oasi per prendere da bere. Qualcuno viene con me?” chiese Jennifer.

“Io” disse Kristen alzando la mano.

“Perché non mi sorprende?” disse Fernando.

“Colpa tua e dei tuoi maledetti succhi di frutta, se mi scappa di continuo” rispose Kristen.

“Beh, io non ho nessuna voglia di camminare quindi terrò compagnia a Max, mentre quei due si spaccano i denti nelle vasche. Sarà un bellissimo spettacolo” disse Fernando.

Lucas e Chloe alzarono il dito medio verso di lui.

“Ok, ci vediamo dopo” disse Jennifer allontanandosi con Kristen.

Max e Fernando presero posto su una panchina lì vicino. Max sembrava un po’ nervosa e il ragazzo se ne accorse. “È tutto ok Max?”

“Ehm... si...” rispose la ragazza guardando Lucas che indossava le protezioni, mentre Chloe lo guardava prendendolo in giro.

Fernando seguì il suo sguardo. “Sembra molto temeraria”.

“Un po’ troppo, al limite dell’incoscienza”.

“Io credo che lei sia una persona davvero forte sai? Voglio dire guardala. Nonostante la morte di sua madre, riesce ancora ad avere voglia di fare skate”.

“Si, ma lei sta male dentro, anche se non lo dà a vedere in questo momento”.

“Sei preoccupata per lei?”

“Lo sono sempre”.

“Devi cercare di rilassarti un po’ Max. Se continui a essere così iperprotettiva, non le concederai la possibilità di alleggerirsi un po’ da tutte le tensioni, lo stress e il dolore accumulati sino a ora”.

“È più facile a dirsi che a farsi”.

“Si vede che ci tieni davvero tanto. Non capisco perché non ci hai mai parlato di lei”.

“Mi sentivo in colpa per averla lasciata sola subito dopo la morte di suo padre. Mi sentivo un mostro, quindi non mi faceva piacere parlarne. E poi non volevo che vi sentiste, come una ruota di scorta. Perché davvero tengo a te e Kristen”.

“Prima di tutto, non sei un mostro anzi, sei la persona più buona che io conosca. Secondo, il trasferimento non era dipeso da te. Terzo, non ci saremmo mai sentiti delle ruote di scorta e quarto beh... anche noi ci teniamo tantissimo a te. Non sai quanto siamo stati felici di poterti riabbracciare dopo quello che è successo”.

“Mi sei mancato Fernando”.

“Anche tu Max” disse il ragazzo abbracciandola.

“Allora Chloe, sei proprio sicura di non volere mettere almeno il casco e le ginocchiere?” chiese Lucas.

“Cazzo, sei proprio un fifone! Perché hai portato quella roba pure per me, se ti aveva detto di no?!”

“La ragione è seduta su quella panchina con mio cugino” disse Lucas mentre continuava a prepararsi.

Chloe guardò verso la panchina. “È stata lei a chiedertelo?!”

“Ebbene sì. È bello sapere che qualcuno si preoccupa per te in questo modo”.

“Si lo è, ma a volte...”

“Diventa opprimente?”

“Si... se vogliamo dirla così”.

“Beh... non lo fa con quello scopo”.

“Già...”

“Allora, sei pronta a mostrarmi cosa sei capace di fare?”

“Puoi giurarci” disse Chloe sorridendo.

“Ragazzi, noi cominciamo se volete fare il tifo, fatelo per me” disse Lucas rivolgendosi ai compagni seduti in panchina.

“Puoi scordartelo Lucas” disse Fernando.

“Che cazzo di cugino di merda che ho” disse ridendo, dando una pacca sulla spalla di Chloe. “Allora, che ne dici di iniziare dalle cose più semplici?”

“Ok, come ti pare”.

“Cominciamo con un Cavaman?”

“Cosa?! Ma dici sul serio?!”

“Si, perché?”

“Tanto vale che mi chiedevi di fare una giravolta su me stessa come le ballerine di danza classica”.

“Mai dai non lagnarti. Ti ho detto di cominciare da cosa semplici”.

“Pff... ok, come vuoi”.

“Allora, sto aspettando” disse Lucas incrociando le braccia sul petto guardando Chloe con uno sguardo di sfida.

Chloe eseguì l’entrata in vasca eseguendo quello che le era stato chiesto. Tenendo con la mano lo skateboard si porto avanti saltandoci e atterrandoci sopra.

“È patetico quello che mi hai chiesto di fare”.

“Si lo so” disse ridendo Lucas mentre seguiva anche lui la stessa manovra. Poi ritornarono di nuovo su.

“Adesso tocca a me chiedere”.

“Prego mia signora”.

“Non provare a prendermi per il culo. Allora, fai un Casper”.

“Pensavi di spaventarmi con così poco? O non credi nelle mie capacità? Adesso sta a guardare”.

Il ragazzo si posizionò sullo skateboard con entrambe i piedi. Fece pressione sulla parte posteriore facendo girare lo skate al contrario, finendoci con il piede anteriore sotto. Concluse il trick, saltando per riportare lo skate nella posizione iniziale atterrandoci con i piedi sopra.

“Si, sei bravino” disse Chloe eseguendo lo stesso trick.

“Cosa?! Solo bravino?! Pff...” disse Lucas.

Nel frattempo Max e Fernando li guardavano sorridendo alle punzecchiate che si lanciavano tra di loro.

“Tocca di nuovo a me. Passiamo ai flip. Iniziamo con il più semplice, il Pop Shove-it”.

Chloe iniziò a prendere un po’ di rincorsa strisciando il piede posteriore all'indietro, e alzando quello anteriore in corsa, fece girare lo skateboard di 180°. Poi per chiudere il trick agganciando lo skateboard in aria, con il piede anteriore.
Chloe lo guardò facendo il gesto del dito medio. Lucas rise scuotendo la testa.

“Sei una dura eh?"

Anche il ragazzo eseguì la stessa manovra. In quel momento arrivarono Jennifer e Kristen con delle bibite per tutti.

“Uh, guarda Kristen. Non vedo vittime, questo vuol dire che siamo ancora in tempo per i spargimenti di sangue”.

Alle parole della ragazza Max sbiancò guardando Chloe. Se si fosse fatta male, avrebbe riavvolto?

“Che cosa stanno facendo?” chiese Kristen confusa mentre guardava i due ragazzi alle prese con le loro manovre.

“A giudicare da quello che vedo, stanno facendo una gara a chi ce l’ha più lungo” disse Jennifer ironica.

Fernando scoppiò a ridere, mentre prendeva due bibite, per sé e per Max. La ragazza era ancora concentrata su Chloe.

“Si, ma c’è solo un problema, Chloe è una ragazza” disse Kristen.

“Si... hai ragione... ma cazzo se è brava...” disse Jennifer un po’ sorpresa dalle capacità della ragazza.

“Che ne dici se facciamo un po’ di vasche, mi sto annoiando” disse Chloe.

“Assolutamente d’accordo, vuoi almeno il casco?” chiese Lucas ridendo.

“Oooh, fanculo Lucas!” rispose Chloe lanciandosi nella prima vasca.

Cominciarono a fare avanti e indietro con i loro skateboard saltando ogni volta che arrivavano al bordo della vasca e ritornando all’interno prendendo velocità. Mentre i ragazzi facevano battute sui loro compagni che si stavano gasando sempre di più con i loro skateboard, Max era con i nervi a fior di pelle.

 
Perché non mi ascolta mai? Non prende mai in considerazione ciò che le dico. Cosa le costava indossare le protezioni? Almeno il casco doveva metterlo. Se sbattesse la testa? Anche lei non vuole che uso i miei poteri, ma non fa nulla per rendere alcune situazioni il meno possibile pericolose. Sembra quasi che non le importi nulla. Forse è anche dovuto a quello che è successo stamattina, di cui non abbiamo ancora parlato. E che molto probabilmente non faremo, almeno per oggi. Posso capire che sia arrabbiata, ma questo non giustifica che deve infischiarsene di tutto, anche di sé stessa.

 
Mentre i pensieri si affollavano nella sua mente, Max diventava sempre più nervosa. La preoccupazione e la paura che Chloe potesse farsi male, aumentavano a ogni salto. Infatti, all’ennesimo salto Chloe cadde a terra rotolando.

“Oh cazzo...” disse Fernando.

“Chloe!” disse Max lasciando la bibita e correndo da lei.

Chloe si alzò lentamente da terra, rimettendosi in piedi.

“Chloe, stai bene?”

“Eh? Si Max, tutto ok. Non ci sono morti in vista”.

“Fammi controllare” disse Max.

Il ginocchio destro era graffiato e leggermente sanguinante. Forse, anche a causa dei pantaloni già strappati all’acquisto.

“Non è niente di grave”.

“Va comunque disinfettata, e comunque ti avevo detto di mettere le protezioni”.

“Max, per favore smettila! Cazzo, sembri mia madre! Mi fai salire l’ansia a starmi così addosso!”

Detto questo Chloe prese lo skate e andò verso la panchina. In quel momento dopo l’ultimo salto arrivò Lucas. “Ehi Max, si è fatta male?”

“Un po’, ma non è niente di grave per fortuna”.

“Tu stai bene?” chiese Lucas vedendo la ragazza un po’ triste.

“Si Lucas, è tutto ok”.

Quando si avvicinarono al gruppo Lucas disse: “Complimenti Chloe, sei davvero in gamba, non me lo aspettavo. Ma si dà il caso che io sono stato più in gamba di te”.

“Ehi, e chi lo dice questo? Una caduta può sempre capitare”.

“Si, ma non al sottoscritto”.

“Non puoi essere tu a decidere. Lasciamolo fare alla giuria” disse Chloe indicando i loro compagni.

“Assolutamente no, sono di parte. Voterebbero tutti per te”.

“Io voterei per te” disse Kristen a Lucas.

“Grazie, ma non basta”.

“Beh, allora vuol dire che c’è solo un modo per scoprire chi è il migliore” disse Jennifer attirando l’attenzione di tutti.

“E quale sarebbe?” chiese Chloe.

Una corsa sullo skate. Iniziando da queste vasche, girando attorno al campo di calcio, ma passando per il parcheggio, girargli intorno e ritornare qui da noi. Passando di nuovo per le vasche ovviamente, che al ritorno saranno solo due. Il primo che arriva qui, ha vinto”.

Chloe e Lucas si guardarono sorridendo. “Ci sto” dissero entrambi.

Questa volta Chloe indossò tutte le protezioni per evitare altri danni. Più che altro, non voleva tornare in mutante a casa, a furia di strappare i pantaloni che erano già a buon punto. Lucas si risistemò di nuovo lo skate usando l’attrezzo a disposizione, anche Chloe fece lo stesso. Ora, è facile immaginare la faccia di Max, che quasi iniziava a rimpiangere quella giornata. E pensare che il peggio doveva ancora arrivare.

“Allora ragazzi, siete pronti?” chiese Jennifer.

“Io sono nato pronto” disse Lucas guardando Chloe con uno sguardo di sfida.

“Lo sono anche io, preparati a perdere” disse Chloe agganciandosi bene il casco.

“Staremo a vedere” rispose il ragazzo.

Max, aveva il cuore in gola. Si avvicinò alla sua amica. “Chloe...” disse guardandola con preoccupazione.

Chloe si girò verso di lei dicendo con sarcasmo: “Cosa?! Vuoi per caso dirmi di non correre in una corsa?!”

Scuotendo la testa andò a posizionarsi vicino a Lucas.

“Ok ragazzi, al mio tre partite”.

“Ci puoi giurare Jenny” disse Lucas.

“Ti farò mangiare la polvere Lucas” disse Chloe.

Si intromise Jennifer scherzando: “Ragazzi piantatela o mi farete eccitare così”.

“Allora... uno...”

Lucas e Chloe posizionarono un piede sui loro skateboard.

“due...”

Max quasi perse il respiro e cominciò a guardare la sua mano.

“tre!”

I ragazzi partirono dirigendosi verso le vasche.

“FORZA CHLOE!” urlò Fernando.

“DAI LUCAS!” urlò Kristen.

Max guardò un po’ male Jennifer, dopotutto l’idea era stata sua. La ragazza se ne accorse.

I due ragazzi arrivarono tutti interi, senza cadute al di là delle vasche e iniziarono la loro corsa a un lato del campo di calcio, per raggiungere la zona parcheggio. In quel momento nel campo era in corso una partita tra amici. Non appena i ragazzi videro quello che stava succedendo, si fermarono ad assistere alla gara. Qualcuno iniziava addirittura a fare il tifo urlando. Al momento Lucas era in testa. Chloe però non è una che si dà per vinta nelle sfide. Stavano prendendo velocità e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Chloe si stava lentamente avvicinando a Lucas.

“Resta dove sei Chloe, non puoi battermi!”

“Preparati alla sconfitta Lucas!”

Arrivarono alla zona parcheggio svoltando a destra e proseguendo la loro corsa. I due ragazzi iniziarono a sentire molto la stanchezza. Lucas iniziava a essere nervoso, perché Chloe stava recuperando terreno.

“Credo che Lucas stia vincendo” disse Kristen.

“Aspetta a dirlo” disse Jennifer vedendo che Chloe stava recuperando.


Quando videro la stradina che li avrebbe portato all’altro lato del campo di calcio, la imboccarono girando a destra lasciando il parcheggio. Per Max, la gara sembrava non voler terminare mai. Non riusciva a stare tranquilla. Se solo potesse mandare il tempo avanti invece che indietro. Gli sfidanti arrivarono all’ultima svolta a destra che finalmente li avrebbe portati al traguardo. Ormai Chloe e Lucas erano a pari merito. Erano decisamente sfiniti, ma non mollarono. L’adrenalina degli sfidanti era a mille. I ragazzi dal campo di calcio si stavano avvicinando di più alle vasche per vedere meglio il finale. Ormai mancavano pochi metri alle vasche, dove avrebbero preso velocità grazie alle discese, che li avrebbe poi portati al traguardo, con il rischio di farsi male durante i salti.

“VAI CHLOE, FAGLI MANGIARE LA POLVERE!” gridò Fernando divertendosi come un matto, all’idea che suo cugino potesse essere battuto da Chloe.

“FORZA LUCAS, DIMOSTRALE DI CHE PASTA SEI FATTO!” gridò Kristen.

“WHOOO!” gridò Jennifer agitando un pugno in aria.

Max era terrorizzata per il finale, pronta a riavvolgere se fosse il caso. Nel ritorno, le vasche da affrontare erano solo due. Raggiunsero la prima vasca. Discendendo all’interno presero velocità e fecero il primo salto. Chloe passò in testa giusto alla seconda vasca. Giunti all’ultimo salto, sia Chloe che Lucas usarono le loro ultime forze rimaste per aggiudicarsi la vittoria. L’atterraggio, come era prevedibile che fosse, non fu così morbido. Entrambi i ragazzi caddero a terra, e se non fosse stato per la presenza delle protezioni che avevano addosso, si sarebbero fatti male. La prima a toccare terra fu Chloe. Delle voci raggiunsero il gruppo, erano i ragazzi del campo di calcio. C’era chi esultava per la vittoria di Chloe e chi storceva il naso. Nel frattempo Kristen, Jennifer, Fernando e Max accerchiarono preoccupati i loro due amici a terra sfiniti. Con le gambe e le braccia aperte, che ansimavano cercando di far recuperare aria ai polmoni. Si guardarono e iniziarono a ridere come matti, lanciandosi sguardi d’intesa. Si diedero un cinque con la mano.

“Cazzo se è stato figo Chloe!"

“Puoi dirlo forte!"

“Mi hai battuto! A te la vittoria, te lo sei meritata!"

“Beh... considerando quanto filo da torcere mi hai dato, vincere è stato il minimo!"

“Stronza!”

Continuarono a ridere mentre si alzavano da terra.

“Lucas il mitico ha perso, che figata” disse Fernando ridendo.

“Complimenti per la vittoria Chloe” disse Jennifer.

“Ora, passatemi una bibita e fatemi sedere sulla panchina. Sono mezzo ammaccato” disse Lucas, mentre Kristen gli passava una lattina.

“Tieni Chloe, te la sei guadagnata” disse Jennifer passandole una bibita.

“Grazie”.

Lucas prese posto sulla panchina. Chloe invece andò a sedersi sul bordo della prima vasca, distendendo la gamba destra e lasciando penzoloni l’altra. Max, non pensò nemmeno di avvicinarsi a lei, e andò a sedersi sulla panchina insieme a Lucas. Fernando si stava azzardando a salire su uno skate, mentre Kristen lo sosteneva ridendo. Jennifer andò a sedersi vicino a Chloe.

“Allora come ci si sente a essere la vincitrice?” chiese Jennifer sorridendo.

“Bene, anche se la mia più grande vittoria è stata salire di nuovo su uno skateboard”.

“Non lo usavi da molto?”

“Si” disse Chloe facendo un altro sorso dalla sua bibita.

“Come mai? Se posso chiedere...”

“Diciamo... che ero presa da altre cose...” Poi guardando verso Fernando che cercava di non cadere dallo skate, aggiunse: “Quando sono su uno di quelli, mi sento libera”.

“Libera da cosa?”

“Da tutto. Mi sento libera da ogni costrizione, riesco a essere me stessa senza dover tener conto degli altri. Riesco a spegnere la mente. Smetto di pensare alle preoccupazioni, ai problemi e a tutto quello che mi tormenta”.

“Per questo ti dà fastidio quando Max si preoccupa?”

Chloe la guardò roteando gli occhi. “A quanto pare, è l’argomento del giorno. Anche con Lucas abbiamo parlato di questo”.

“Beh... è solo che si nota tanto che lei si preoccupa per te e tu ti infastidisci”.

“Mi fa dubitare anche nelle cose in cui sono sicura di me. Io sono brava con lo skateboard, ma lei con le sue raccomandazioni mi fa salire l’ansia. È in quel preciso istante, che inizio a pensare che qualcosa può andare storto”.

“Ansia da prestazione Chloe?” chiese ridendo Jennifer per alleggerire la conversazione. Chloe rise della battuta, sapendo cosa intendeva.
“Non devi prendertela così. Non deve essere facile neanche per lei. Secondo me va in ansia proprio come te, soprattutto dopo quello che...”

“Si, lo so”.

Seguì un momento di silenzio. Poi guardò in direzione della panchina. Jennifer seguì il suo sguardo e disse: “Penso di non piacerle”.

“Parli di Max?”

“Si, forse ho finito per alimentare la sua preoccupazione verso di te”.

“Non capisco...” rispose Chloe.

“Quando è iniziata la gara mi ha lanciato un’occhiataccia. L'idea è stata mia”.

“Non sentirti in colpa per questo. Mi sono divertita e ho scaricato un po’ di tensione. E comunque, non credo che non le piaci. Ti conosce appena, dalle tempo”.

“Tempo per decidere come uccidermi facendolo sembrare un incidente?”

Chloe rise dandole una spinta sulla spalla. “Ma finiscila...”

Chloe guardò di nuovo in direzione della panchina. A quel punto Jennifer chiese: “Che stai guardando di così interessante?”

“Lucas è il tuo ragazzo?”

“Lucas il mio ragazzo?! Oh no no no, certo che no. Siamo soltanto amici, buoni amici. A dire il vero è il mio migliore amico. C'è stato un tempo in cui volevamo approfondire il nostro rapporto. Portarlo a un livello superiore, ma alla fine ci abbiamo ragionato su e siamo rimasti solo amici".

"Come mai?"

"Beh, ci siamo detti, perché rovinare un bel rapporto d'amicizia con del buon sesso ristoratore, quando potremmo starcene tranquillamente ognuno a casa propria a trastullarci davanti a film porno?"

Scoppiarono a ridere entrambe.

"Jennifer devo ammetterlo, le tue battute sono pessime tanto quanto le mie anzi, forse mi hai anche battuta".

"E chi ti dice che siano battute?"

Continuarono a ridere. Ritornarono serie e Jennifer guardando Chloe disse: "Sai... è complicato l'amore, soprattutto se lo provi per il tuo migliore amico. Rischi d'incasinare tutto".

"Io non credo che sia così. Voglio dire, alla fine chi meglio di lui può conoscere tutto di te? Sa cosa ti piace e cosa no. Conosce il tuo colore preferito, i tuoi segreti più imbarazzanti, che sai non rivelerà mai a nessuno nemmeno sotto tortura...”

"Chloe Price hai ragione, ma credo che tu abbia una visione un po' troppo romantica della situazione. Ci sono vantaggi e svantaggi”.

"Quali?” chiese Chloe confusa.

Jennifer la guardò un attimo e poi si voltò completamente verso di lei incrociando le gambe. "Ok, allora vediamo se riesco a fartelo capire in breve. Ammettiamo che hai una storia con un ragazzo. Poi hai anche la tua migliore amica, che suppongo sia Max. A un certo punto litighi ferocemente con il tuo ragazzo e ci stai male da morire. Cosa fai?"

Chloe ci pensò un attimo su e poi rispose: "Uhm... non lo so. Lo uccido? Gli graffio la macchina? O Gli scrivo sul parabrezza dell’auto che è un coglione e che ce l'ha piccolo?

Jennifer scoppiò a ridere. “Ti prego Chloe, vuoi cercare di essere seria per un attimo? Sto cercando di farti capire un concetto".

"Ehi, ma io sono seria, gli farei davvero quelle cose” disse Chloe scherzando, o forse no?

“Ok, va bene, provo a essere seria. Non lo so che cosa faccio. Faresti prima a dirmelo tu Jenny”.

"Ok, allora dimmi, cosa fai se sei giù di morale e hai bisogno di sfogarti con qualcuno?"

Chloe guardò in direzione di Max. "Aaaah, ora ho capito cosa vuoi dire. Confidarmi con la mia migliore amica".

"Esatto e cosa succede se il tuo migliore amico e il tuo ragazzo sono la stessa persona e ci litighi? E credimi, succederà che tu lo voglia o meno”.

Chloe continuava a riflettere seguendo il discorso della ragazza.

“Da chi andrai a cercare conforto, se il tuo migliore amico è in realtà il tuo ragazzo, ed è lui la causa del motivo per cui stai male? La linea che separa l'amicizia dall'amore è davvero sottile, ma se si oltrepassa non si torna più indietro. Non si può avere tutto. Non si può essere entrambe le cose, amico e fidanzato nello stesso tempo. Quindi devi decidere cosa vuoi. E devi chiederti cosa saresti disposto a perdere, pur di ottenere il suo amore”.

Jennifer guardò verso Lucas. "Così è come la vedo io. Non posso perdere Lucas. Voglio che lui resti per sempre il mio migliore amico. Non è facile trovarne di veri e sinceri come lui”.

“Capisco... e se ti vengono voglie strane guardandolo, allora passi ai film porno?”

Jennifer le diede un pugno sul braccio ridendo.

Chloe tornando seria chiese: “Parli per esperienza o solo per sentito dire?”

Jennifer con un sorriso sofferente disse: “Si, mi è già successo”.

“Hai perso il tuo miglior amico per questa ragione?”

“Si, da quando ci siamo lasciati, tutto è cambiato. La verità è che quando chiudi una storia con qualcuno, è difficile riuscire a rimanere in buoni rapporti. Cioè... succede, ma di rado. Non voglio perdere anche lui".

Chloe guardò in direzione di Max in silenzio.

"Che hai ora?” chiese Jennifer.

"Niente... stavo solo pensando". Il discorso di Jenny non faceva una grinza, da qualsiasi punto lo si voleva guardare. Il suo ragionamento aveva senso.

"Comunque spero di non averti rattristato Chloe".

"No no, non l'hai fatto. Sto bene, davvero. Però adesso sono curiosa di sapere una cosa".

"Cosa?” chiese Jennifer.

“Che film porno hai visto?"

"Non te lo dico nemmeno sotto tortura".

"Oh avanti, non lasciarmi sulle spine. Devi dirmelo".

"Ne hai davvero bisogno Chloe?"

"Io?! No non credo, ho altro per la testa in questo momento. Credimi è l'ultimo dei miei pensieri".

“Quando è stata l'ultima volta Price?”
chiese Jennifer in modo malizioso.

Un ricordo passò nella mente di Chloe come un flash. Rachel che le teneva ferme le braccia al di sopra della testa mentre era a cavalcioni su di lei, sul letto della sua stanza ad Arcadia Bay.

"Chloooooe! Terra chiama Chloe! Cavoli, deve essere passato davvero tanto tempo” disse Jennifer ridendo.

"Infatti...” rispose Chloe seria in volto.

"Ti ho ricordato qualcosa che non dovevo, vero?"

"No, non è colpa tua, è solo che... Aaaah lascia stare, non è importante. Non voglio conoscere il film che hai visto, perché tanto sono sicura di averne visti migliori del tuo".

"Ah, ma allora sto parlando con un'esperta qui eh"

"Non hai la minima idea".

Risero ancora, attirando l'attenzione di Lucas e Max. Lucas guardò verso di loro sorridendo. "Quelle due vanno proprio d'accordo. Sarà perché hanno tutte e due le rotelle fuori posto".

"Già...” rispose Max.

“Ho come l’impressione che non ti stia divertendo oggi Max e questo mi dispiace molto”.

“Ho altro per la testa oggi”.

“Si tratta di Chloe?”

“Tra le altre cose...”

“Quello che ha vissuto è davvero terribile. Cioè, non che quello che hai vissuto tu sia da meno. Solo che lei ha perso sua madre. Ci vuole una grande forza d’animo a non crollare definitivamente, ma lei ci sta provando a suo modo. Dovresti starle vicino, assecondandola ogni tanto. Lasciarle i suoi spazi. Farle fare quello che le passa per la testa. Prima si è divertita come una matta e anche io con lei. Forse è di questo che ha bisogno. Un po’ di spensieratezza quando si presenta l’occasione. Non è facile riuscire a distogliere il pensiero dai dispiaceri della vita, quindi quando succede, bisogna lasciarla un po’ andare”.

“Tu hai ragione, ma non sai cosa vuol dire lasciare Chloe a piede libero. Non la conosci come la conosco io. Sarebbe capace di ficcarsi nei guai in qualsiasi momento”.

“Infatti, non la conosco. Però credo che è proprio per questo motivo che dovresti ascoltare il mio consiglio. Io vedo tutto dal di fuori, tu invece sei coinvolta personalmente. Le prospettive sono completamente differenti. E il tuo punto di vista vale quanto il mio e quello degli altri”.

“Tutti lo hanno capito” disse Max esasperata.

“Ahahahah, è evidente Max. Dovevi vedere la tua faccia quando Chloe è caduta. Lei è una tipa tosta, se le dici cosa fare non lo farà. Devi cercare il modo di farle fare quello che vuoi tu, ma farla sembrare come se fosse una sua idea”.

“Oh cielo... come si fa?”

“Non ne ho la più pallida idea, lo avrò sentito da qualche parte in tv” disse Lucas bevendo un sorso dalla sua bevanda.

“Ah beh, grazie per il consiglio inutile allora” disse Max in modo sarcastico ridendo.

Anche Lucas iniziò a ridere. “Mia sorella minore è una testa calda, un po’ come la tua amica. Una ribelle. Ogni giorno se ne usciva con una nuova idea per far esasperare i miei. Quando mamma e papà le dicevano di non fare qualcosa, lei puntualmente la faceva. Poi un bel giorno i miei hanno smesso di badarci. Lei arrivava e diceva, voglio fare un piercing e loro rimanevano impassibili. Quando ha capito che non riusciva più a far alzare la pressione a nessuno, si è semplicemente calmata”.

“Ora capisco perché volevi fare i capelli verdi. Eri sotto l’influsso di tua sorella. Ma non doveva essere lei a prendere esempio da te, visto che sei il fratello maggiore?”

“Che vuoi farci, si vede che sono un tipo poco influente. Non sono un ribelle, anche se mi capita di fare stronzate. Sono un tipo con la testa sulle spalle. Almeno così dice mia madre".

“Non conta quello che dicono le madri. Quindi non barare”.

“Vedo che sei spiritosa. E tu Max? Come sei?”

“Beh, non sono una persona che parla molto, faccio fatica a instaurare qualsiasi tipo di relazione con chiunque. Sono molto riservata, non mi piace parlare di me. Anche perché non c’è molto da dire. Sono timida e insicura. Non sono una che si butta nelle cose”.


Davvero ho detto queste cose di me a un completo estraneo? Ma sono impazzita?


Lucas la guardava con attenzione riflettendo. Max se ne accorse. “Che c’è?”

“Hai dimenticato una cosa però”.

“C-cosa?”

“Che non bisogna mai farti arrabbiare” disse sorridendo.

Max capì a cosa si riferiva e arrossì. “Mi dispiace per ieri Lucas, non volevo...”

“Azzannarmi?”

“Non ti avrei azzannato...”

“Sto scherzando Max, non devi prendere tutto sul serio. E poi dovrei essere io a scusarmi per la battuta poco piacevole”.
“Tu non potevi sapere”.

“Bene, allora diciamo che tu accetti le mie scuse e io accetto le tue. Siamo di nuovo amici?” chiese Lucas allungando la mano per stringerle la sua.

“Si” disse sorridendo, mentre si diedero una stretta di mano.

Dopo un po’ Lucas si alzò. “Credo che sia arrivato il momento di fare scorta di schifezze. Avviso gli altri”.

Iniziò ad allontanarsi, ma poi si fermò un attimo. “Ah Max, un’ultima cosa. È solo un consiglio e puoi decidere di ascoltarlo o meno. Non prenderlo come una critica nei tuoi confronti”.

“Ok, dimmi”.

“Cerca di essere sua amica, non sua madre. Purtroppo lei l’ha già persa. Non ricordargliela di continuo con le tue raccomandazioni”.
Il ragazzo si girò per ritornare sui suoi passi verso gli altri.


Sua madre? Mi percepisce così Chloe? Anche se mi preoccupo di continuo per lei, non mi sento come se mi comportassi da madre nei suoi confronti. Ma se non mi sto comportando da madre e da amica? Allora che ruolo assumo nella sua vita?


Tornarono tutti alle loro auto e raggiunsero il McDonald più vicino, per comprare vari tipi di hamburger, patatine fritte e altre bibite.
Lucas fu di parola e pagò per tutti. Dopo aver fatto scorte di schifezze, come avrebbe detto il ragazzo, tornarono a casa.

“Ok ragazzi, spero che non abbiate già fame, perché vorrei fare un altro paio di tiri a canestro”.

“Lucas, ti volevo bene fino a poco fa, ora ho cambiato idea” disse Kristen delusa nel dover aspettare ancora per poter mettere qualcosa sotto ai denti.  

“Per me invece non cambia molto, lo odiavo anche prima” disse Fernando.

“Non avevo dubbi in proposito sfigato”.

“Anche per me va bene, ho una voglia matta di fumare” disse Chloe.

“Non credo Chloe. Dovresti disinfettare e pulire quella” disse Jennifer indicando il ginocchio ancora sporco di sangue.

“Non è niente”.

“Ha ragione Jenny. Chloe vieni con in camera mia di sopra, così potrai disinfettarti lì”.

“Ehm... non posso farlo qui?”

“Se per te toglierti i pantaloni davanti a tutti non è un problema, allora non lo è nemmeno per me”.

“Togliermi i pantaloni?!”

“Chloe, come diavolo pensi di disinfettare la ferita sul ginocchio?!” chiese Jennifer.

“Attraverso il buco, i pantaloni sono già strappati sulle ginocchia” rispose Chloe.

“Non lo sono abbastanza e rischi di bagnarti i pantaloni” disse Jennifer.

“Allora allargo un po’ lo strappo” rispose Chloe.

Lucas non riuscì più a trattenersi dal ridere e nemmeno Fernando. In tutto questo Max era rimasta in silenzio, senza dire nulla. Ed era strano. Lucas se ne accorse.

“Chloe sali di sopra nella mia stanza immediatamente, altrimenti niente birra”.

“Cazzo, me lo potevi dire prima, dov’è la tua stanza?” disse Chloe seguendo Lucas che le faceva strada.

Entrarono nella sua stanza, e Chloe si girò intorno. La camera era molto in ordine rispetto a com’era sempre stata la sua. Anche il letto era in ordine e pensare che i suoi genitori non c’erano, quindi poteva permettersi di fare come voleva. Invece no. Le possibilità potevano essere due. O i genitori erano dei coglionelli come David, oppure il ragazzo ci teneva davvero all’ordine.
Sulla parete di fronte al letto c’era attaccato un piccolo canestro da basket. Su un’altra parete c’era un poster di un pallone da basket ed era circondato per metà dal fuoco e per metà dall’acqua.

“Che c’è?” chiese Lucas.

“Mmh? Niente. Sembra che il basket ti piace proprio tanto”.

“Si, mi piace. Anche se è solo un modo per tenermi in allenamento. Mi piace fare attività fisica. Sto infatti entrando a far parte della squadra del college. Siediti pure, vado a prendere del disinfettante e del cotone”.

Il ragazzo uscì chiudendo la porta. Chloe prese posto sulla sedia della scrivania in attesa del ritorno del ragazzo. Mentre si girava intorno vide qualcosa sporgere da sotto al letto.

“Ah ecco, c’è qualcosa in disordine”.

Si alzò dalla sedia e andò a sedersi di nuovo sul letto allungando una mano sotto. Quando vide cosa aveva tra le mani disse: “Whoa ahahahah... e così Jenny aveva ragione sul suo amico con i problemi alle mani”.

Aveva tra le mani una rivista di donne nude. Chloe ci pensò un attimo e decise di ispezionare meglio sotto al letto. Era come pensava, non era l’unica rivista quella che aveva in mano.

“Ci sarà da divertirsi con questi. Ho trovato il modo per ricattarlo. Si può essere così fortunati?”

Riprese la rivista. “Beh, già che ci sono potrei dargli anche un’occhiata, non penso che mi chiederà di pagare”.

Si sdraiò sul letto tenendo la rivista in alto con le mani, davanti agli occhi. “Voglio proprio vedere la faccia che farà quando mi vedrà con questa in mano” disse iniziando a ridere di gusto.

Dopo aver preso l’occorrente, Lucas andò di sotto, dove tutti gli altri erano seduti a chiacchierare in salotto.

“Ehi Max, puoi venire un attimo?” chiese Lucas fermandosi davanti alle scale.

“Cosa c’è Lucas?” chiese Max avvicinandosi a lui.

Il ragazzo consegnò a lei il disinfettante e il cotone. “Non servono a me queste cose, ma a Chloe”.

“No, servono a te. La mia stanza è quella in fondo, subito dopo aver salito le scale”.

“Ma cosa…”

“Non posso mica aiutarla io? Forse non te ne sarai accorta, ma sono un ragazzo. E direi anche molto figo” disse sorridendo.

In quel momento Max capì quali erano le sue intenzioni. Dopo le parole un po' dure di Chloe, le due ragazze non si erano scambiate più nemmeno mezza parola. Sorridendo salì le scale. Quando arrivò davanti alla porta alzò la mano per bussare. poi ripensandoci non lo fece. Non era necessario, visto che la stanza apparteneva a Lucas. Quando aprì la porta della camera, Chloe iniziò a ridere, pronta per prendersi gioco del ragazzo.

“Caro Lucas, ora capisco perché hai avuto problemi al polso, chi non li avrebbe con queste...” disse Chloe mentre si metteva a sedere sul letto. Quando vide chi c’era sulla porta si morse la lingua, nascondendo subito la rivista dietro la schiena, mentre si appoggiava all’indietro con le braccia.

“Max...”

“Stavi dicendo?” chiese Max.

“Io? Ah sì... ehm ho capito perché Lucas aveva problemi al polso...”

“Ah... perché?”

“Ehm...” la ragazza si girò intorno e gli si fermarono sul piccolo canestro appeso alla parete. “Il canestro... lo usa troppo...”

“Ah...Ooook” disse Max non del tutto convinta di cosa stesse dicendo l’amica.

“Comunque, ti ho portato il disinf...”

“Ma dov’è Lucas?” chiese Chloe interrompendola.

“È di sotto”.

“Ok...”

Max appoggiò tutto sul letto.

“Ehm... Max... scusa per prima... n-non volevo essere stronza...”

“Tranquilla, non sono arrabbiata”.

“Davvero?!”

“Si... davvero”.

Max stava uscendo dalla stanza, ma prima di farlo chiese: “Hai bisogno di una mano per quello?”

“C-cosa?!” chiese scioccata Chloe, pensando che Max si fosse accorta della rivista e la stava indicando. In realtà si riferiva al disinfettante.

“Pulire la ferita...” disse Max confusa dalla reazione dell’amica.

Chloe capendo di aver frainteso l’amica non riuscì a trattenersi dal ridere. Max aggrottò le sopracciglia ancora più confusa. Chloe si alzò dal letto ridendo, avvicinandosi all’amica per appoggiarle un braccio attorno alle spalle trascinandola fuori dalla stanza.

“Grazie tante Max, ma credo che farò da sola...” ridendo ancora di più.

“C-ci vediamo...” disse Max mentre la porta le si chiudeva davanti prima di finire.

“...di sotto.” Max cominciò scendere le scale chiedendosi che diavolo avesse così tanto da ridere.

Quando Chloe tornò di sotto, Lucas era fuori che lanciava la palla nel canestro, Kristen e Fernando erano seduti sui gradini dell’entrata di casa che parlavano tra loro. Jennifer e Max invece... non si vedevano in giro. A un tratto sentì delle voci provenire dalla cucina. Chloe iniziò ad avvicinarsi lentamente senza far rumore. Appoggiandosi alla parete e dando una sbirciata veloce alle due ragazze, vide che stavano preparando la tavola per il loro pranzo, mentre chiacchieravano. Chloe rimanendo nascosta, senza segnalare la sua presenza rimase appoggiata alla parete con le braccia incrociate ad ascoltare.

“Forse, non sono partita con il piede giusto prima. Mi dispiace per la faccenda della gara. Non avrei dovuto farmi venire quella idea”.

“L’importante è che Chloe non si sia fatta nulla... beh, nulla di grave almeno”.

“Capisco perché sei così preoccupata per lei”.

“Ma?” chiese Max voltandosi verso di lei scuotendo la testa.

“Ma niente. Cosa ti aspettavi?”

“Beh, sembra che oggi tutto vogliano darmi delle lezioni su come comportarmi con Chloe”.

“Non io. Aspetta, chi ti ha dato lezioni?”

“Fernando, Lucas...”

“Lucas?! Davvero?!”

“Si, perché? Ti sembra strano?”

“No! Lui è sempre così. Gli piace spargere la sua saggezza” disse ridendo.

“Ci sa fare, se non fosse che a volte dà consigli inutili. Ad esempio, prima mi ha detto: “Devi cercare il modo di farle fare quello che vuoi tu, ma farla…”

“...ma farla sembrare come se fosse una sua idea” disse Jennifer completando la frase al posto suo.

“Ah, vedo che ricicla anche i consigli” disse Max ridendo.

“Si, anche se non ho ancora capito in quale trasmissione televisiva l’ha sentita” disse Jennifer ridendo.

Mentre continuavano a preparare, Jennifer riprese a parlare. “Mi dispiace tanto per Chloe, per la sua perdita...”

“Già...”

“Però in questa disgrazia bisogna comunque vedere il lato positivo”.

“E quale sarebbe?”

“Ha te”.

“Non lo so. A volte ho come la sensazione di essere di troppo. Di non esserle di aiuto. Ma del resto, di cosa mi sorprendo”.

“Cosa vuoi dire?”

“Lei ha perso anche suo padre quando aveva quattordici anni”.

“Ha perso anche suo padre? Io pensavo che fosse un farabutto e che quindi lei stava da te per questo”.

“No. Lui era davvero un grande. Lei lo adorava e anche io”.

“Cosa è successo?”

“Ha avuto un incidente stradale. Poi dopo il funerale sono andata via con i miei per trasferirci qui a Seattle. Le avevo fatto una promessa. Di restare in contatto con lei e non l’ho fatto. Non sapevo cosa dirle. Cosa puoi dire a qualcuno, che ha perso la persona più importante della sua vita? Non sono stata capace di aiutarla in nessun modo”.

“Max, tu eri qui a Seattle, non avresti potuto fare più di tanto. La distanza non aiuta e poi eri ancora giovanissima”.

“Ma ho rotto una promessa e le vere amiche non lo fanno”.

“Ok, su questo hai ragione. Però, eri in difficoltà anche tu”.

“E lo sono ancora”.

“Adesso siete insieme e puoi rimediare a quel torto aiutandola ora”.

“È questo il punto, non sono stata in grado di farlo prima e non ci sto riuscendo nemmeno adesso”.

Chloe appoggiata alla parete continuava tristemente ad ascoltare le due ragazze.

“Forse devi solo cercare di capire di cosa ha realmente bisogno adesso”.

“Fosse facile. Di certo non posso andare a chiederglielo. Sicuramente mi direbbe non ora, non è il momento e non lo so di cosa ho bisogno”.

Jennifer rise. “La conosci fin troppo bene, prima o poi lo scoprirai da sola di cosa ha bisogno”.

“E se non lo capisco?”

“Beh, in quel caso... preparati ai non ora, non è il momento e non lo so”.

“Non mi ci abituerò mai a quelli. È esasperante!”

“Non è così male dai”.

“Ah no?! È testarda come un mulo... è permalosa... è un’irresponsabile... è...”

Chloe aggrottò le sopracciglia infastidita da cosa stava dicendo Max. “Ehi, ma che cazzo…” disse Chloe bisbigliando.

“È tua amica. Puoi anche continuare a elencare tutti i suoi difetti, ma alla fine la consideri sempre la tua migliore amica”.

“Come potrei fare altrimenti”.

In quel momento Lucas entrò in casa e vide Chloe appoggiata alla parete a origliare. Si avvicinò di qualche passo a lei bisbigliando: “Ah-Aaaah ti ho beccata sul fatto. Ora le avviso che...”

Il ragazzo non finì la frase che Chloe lo interruppe. “Non provarci nemmeno o dirò a tutti cosa nascondi sotto al tuo letto della perdizione”.

Il ragazzo spalancò la bocca dalla sorpresa. Afferrò Chloe per un braccio e la portò di sopra in camera sua chiudendo la porta.

“Dunque, fammi capire bene. Ti ho beccata che stavi origliando una conversazione alla quale non eri stata invitata. Poi, quando sei in camera mia ti metti a sbirciare sotto il mio letto. Che altro dovrò aspettarmi ora? Che ti troveranno in bagno, mentre qualcuno sta pisciando?”

“Ma non dire stronzate! Non sono quel tipo di persona! Sono sicuro che anche tu saresti rimasto a origliare sentendo pronunciare il tuo nome! E non dire che non lo faresti!”

“Parlavano di te?”

“Si. Per quanto riguarda le tue belle riviste, non sapevo nemmeno che ci fossero. Ne spuntava una da sotto al letto. Piuttosto dovresti ringraziarmi. Se finiva tra le mani di tua madre sai che spasso”.

“Ok, ti perdono”.

“Cosa?! Tu mi perdoni?! Ma vaffanculo!”

“Potresti uscire un attimo dalla mia stanza, dovrei cambiarmi la maglia che sono appiccicoso con questa”.

“Ahahahah...”

“Che c’è? Che hai da ridere”.

“Sembri la versione maschile di Max. Cos’è, temi per caso che potrei saltarti addosso o pensi che non ho mai visto un ragazzo nudo?”

“Sai che ti dico? Fai come ti pare”.

Chloe continuava a ridere mentre si sedeva sul letto, recuperando la rivista. Mentre sfogliava le pagine, il ragazzo si cambiava la maglia.

“Però, non è male questa. Me la regali questa rivista?”

Lucas si girò verso di lei roteando gli occhi. “Ti serve come prova per dimostrare i miei misfatti in caso ti smaschero con le ragazze? Pff, non preoccuparti. Non ho nessuna intenzione farlo”.

“Non la voglio usare come prova o per ricattarti. Poi lo so che non lo diresti mai che stavo ascoltando cosa dicevano”.

“Bene, meglio così” disse il ragazzo che si fermò un attimo a riflettere. “Aspetta, ma se non è per ricattarmi, allora a che cazzo ti serve?”

Chloe alzò lo sguardo dalla rivista osservando il ragazzo. “Secondo te cosa dovrei farci? Pulirmici il culo in mancanza di carta igienica? O magari costruirmici una barchetta o un aereoplanino”.

Lucas andò a sedersi vicino a lei guardandola. “A Chloe Price, piacciono le donne?”  

“Wow, non sei solo bello, ma anche intelligente”.

Lucas le diede una spinta ridendo. “Beh, non lo avevo capito. Aspetta, ma hai detto che sono bello, quindi ti piaccio”.

“Si, ma non montarti la testa”.

“Ah... allora sei bis...”

“Oh cazzo! Davvero mi vuoi mettere un’etichetta, nemmeno fossi una maglia in vendita?”

“No. Stavo solo specificando che ti piacciono entrambi”.

“Cavoli, se non fosse stato per te ancora sarei confusa” disse sarcasticamente Chloe. “Sai che non mi sono mai posta il problema? Perché dovresti farlo tu?”

“Non mi faccio nessun problema, ti sbagli. Anzi, sai che faccio? Ti presento mia sorella. Anche perché le sue scelte in fatto di ragazze sono davvero discutibili”.

“Un momento, a tua sorella piacciono le ragazze?”

“Si, in assoluto le ragazze” disse Lucas alzandosi dal letto e dirigendosi verso la sua scrivania aprendo un cassetto, per prendere una foto per poi mostrarla a Chloe.

“Ed eccola qui mia sorella”.

Nella foto Lucas era in compagnia di sua sorella e un altro ragazzo, e stavano sorridendo. La ragazza aveva capelli lunghi e castani che le arrivano alle spalle. Aveva un’espressione da furba.

“Chi è il ragazzo?”

“È Joe, mio fratello. Non vive più con noi. Si è trasferito altrove per lavoro. Convive con la sua fidanzata”.

“Deve essere bello avere dei fratelli”.

“Ci sono i pro e contro, come in tutte le cose”.

“Beh, sempre meglio che essere figlia unica”.

“Forse...”

“Allora, che ne pensi di mia sorella?” chiese Lucas mentre rimetteva la foto al suo posto.

“Carina...”

“Soltanto?”

Chloe alzò le spalle.

“Comunque se ti può interessare, compirà diciotto anni a breve. Vi inviterò alla sua festa, così potrai conoscerla personalmente. Magari potresti essere il mio regalo per lei” disse ridendo Lucas.

“Ma vaffanculo, te lo puoi scordare!”

“Oh avanti, non è il tuo tipo?”

“Io non credo di avere un tipo”.

“Ok, prendi pure la rivista se la vuoi, ma non dirlo in giro”.

“Per ora la lascio qui, la prenderò prima di andare via”.

“Ora andiamo di sotto, inizio ad avere davvero fame” disse Lucas mettendosi una mano sulla pancia.
 

I ragazzi tornarono di sotto entrando in cucina dove era tutti gli altri. Finalmente si sedettero tutti a tavola a mangiare, mentre chiacchieravano tra loro. Ogni tanto si vedevano volare delle patatine. A un certo punto Lucas si alzò da tavola e disse: “Cazzo, mi sto dimenticando qualcosa”.

Andò in garage per prendere quello di cui si era dimenticato. Rientrò in casa con alcune bottiglie di birra. “Non so voi, ma io sono stufo di annaffiare quello che mangio con delle semplici bibite con le bollicine”.

“Woooooooah era ora Lucas” disse Jennifer.

“Cazzo Lu, continui a diventarmi sempre più simpatico” disse Chloe.

“Occhio Lucas, Chloe non ha molta dimestichezza con i nomi” disse Fernando in tono di avvertimento.

“Non è vero Luke, non credere a tuo cugino” disse Chloe.

“Vedi? Ti ha chiamato già in due modi diversi nel giro di pochi secondi”.

“Dai Fefè non prendertela, lo so che sei solo invidioso” disse Chloe ridendo.

“C-come mi hai chiamato adesso?!”

Max e Kristen iniziarono a ridere mentre guardavano l’espressione del ragazzo, praticamente scandalizzato dal nuovo nomignolo appena affibbiatogli da Chloe.

“Fefè? Ma questo è mitico. Cuginetto mio, mi dispiace ma da oggi ti chiamerò così”.

“Non provarci nemmeno! Sembra il nome di un cane!” disse Fernando puntandogli un dito contro.

“Visto Fefè, tuo cugino Lucky Luke approva” disse Chloe.
 
Lucas che beveva, a sentire il suo nuovo nomignolo sputò un po' di birra iniziando a tossire. Gli altri iniziarono a ridere, tranne Jennifer che le era seduta accanto. Temeva che le arrivasse qualcosa addosso.
 
“Chloe, vacci piano con loro, non sono abituati alla tua voglia di trasformare i loro nomi” disse Max ridendo.

“Giusto, non sono dei veterani come te” rispose Chloe ridacchiando.

“Quindi anche Max ha dei nomignoli. Adesso voglio sentirli. Non è giusto che venga preso di mira solo io” disse Fernando indignato.

“Ok Fefè, te li dirò. Per te va bene, vero Max?” chiese alla sua amica di fianco.

“Chloe!”

“Allora, i nomi di Max sono: Bat-Max, Maximus, Moral Max, Max the Quiet Wallflower..."

Si fermò un attimo a riflettere mentre portava il conto dei nomignoli con le dita. “Uhm... The Amazing SpiderMax, King Max...”

Gli altri continuarono a ridere mentre ogni tanto lanciavano un'occhiata a Max.

“Poi Hippie, ma guai a voi se vi sento chiamarla così. Gli altri ve li presto se volete, ma non Hippie. Così posso chiamarla solo io”.

“Oddio, inizio a preoccuparmi seriamente per la salute del mio nome” disse Jennifer preoccupata.

“E fai bene” rispose Kristen ridendo.

“Per finire, ci sono anche Mass Max, Time Warrior, Queen of the World.

“Ma quanti sono? Rischiamo di arrivare a sera così” disse Fernando scandalizzato.

“Beh, sono amiche da tanto, questo è il “Price” da pagare” rispose Lucas guardando Chloe.

“Non sei divertente Lucky Luke” rispose Chloe.

“Ok ragazzi, qualcuno di voi mi terrà compagnia o devo bere solo io?” chiese Lucas, mentre indicava le birre sul tavolo.

“Scordatelo amico, ti aiuto io” disse Jennifer.

“E io” disse Chloe.

“Io mi dissocio, non posso pensarci a quanto sono stata male dopo aver bevuto” disse Kristen.

“Tu almeno te lo ricordi, Io invece no” rispose Fernando.

“Tu Max?” chiese Lucas.

“Ah, io non bevo”.

“Lei preferisce il vino” disse Fernando bisbigliando mentre fingeva dei colpi di tosse. Gli altri iniziarono a ridere, chiedendo spiegazioni. Così Chloe raccontò di nuovo della loro degustazione di vini.
 
Dopo il racconto Chloe prese la sua tanto agognata birra. Ne fece un lungo sorso. In tutto quello che era successo negli ultimi tempi, la sua vita era cambiata definitivamente, tanto da non sentirla più sua. Era come vivere la vita di qualcun’altro. Quel mondo non le apparteneva, e neanche la casa in cui viveva e le persone che ci vivevano. Non era stata una sua decisione, ma era l’unico posto dove andare. La convivenza con i genitori di Max la sentiva come una forzatura. Per non parlare del loro iniziare a imporre ciò che volevano. Anche in quella stessa giornata, in cui era in compagnia di altri ragazzi, non si sentiva molto a suo agio. Quelli erano gli amici di Max, non suoi. Le uniche cose che erano riuscite a farla sentire come a casa, erano lo skate e quella birra, che aveva il gusto della familiare della libertà.

“Ok, ora voglio la scazzottata” disse Fernando.

“Se la metti così, per me va più che bene. Vado a prendere la console, così la colleghiamo al televisore che c’è in soggiorno. Avremo più spazio per far saltare i tuoi denti” rispose Lucas.

“Ti sbagli, non saranno i miei a saltare” rispose Fernando.
 
Passarono il tempo giocando a Tekken dandosene di santa ragione a turno. Questa volta Lucas riuscì a stendere Fernando, il quale non gradì la sconfitta. Durante i vari round Jennifer, Lucas e Chloe continuarono a bere. Quando terminarono le birre, il ragazzo tornò in garage per prenderne delle altre. La preoccupazione bussò di nuovo alla porta di Max. Non poteva permettere che Chloe si ubriacasse, perché sarebbe stato complicato poi spiegarlo ai suoi genitori.

“Io vado a fumare una sigaretta” disse Chloe andandosi a sedere fuori. Max la seguì e andò a sedersi accanto a lei.

“Chloe, potresti evitare di bere ancora? Non vorrei doverlo spiegare ai miei quando torniamo a casa. Meglio evitare problemi”.

“Max, non sono ubriaca e poi sono abituata a bere”.

In realtà non lo era più da un po’, quindi il rischio era alto. “Non preoccuparti ok? Non farò stronzate, te lo prometto”.
 
Non è una bella idea fare promesse quando c’è l’alcool di mezzo. Come poteva anche solo immaginare dove l’avrebbe condotta la sua irresponsabilità? Nonostante la sua promessa, quando rientrò in casa prese un’altra bottiglia. Decisero di guardare un film. Dopo il film, la fame iniziò a farsi sentire di nuovo e Lucas decise di ordinare delle pizze. Fece anche un’altra telefonata e non fu felice di sapere che il suo amico Dunkan, non sarebbe passato quella sera. Fuori iniziava a fare buio. Quando arrivarono le loro pizze, puntualmente Lucas uscì ancora una volta a prendere altre birre. Dopo mangiato, quando l’alcool era ormai ben entrato in circolo, Chloe si alzò da tavola sbandando leggermente. La testa stava iniziando a girarle un po’. Max se ne accorse e le si avvicinò preoccupata.

“Tranquilla Max, tutto apposto mi sono solo alzata di scatto. Ora vado in bagno, torno subito”.

Andò in bagno per rinfrescarsi il viso con un po’ d’acqua. A un tratto sentì della musica in casa. Qualcuno aveva acceso lo stereo.
Si guardò allo specchio e per un attimo vide l’altra Chloe del sogno che la guardava un sorriso sinistro. La ragazza saltò dallo spavento girandosi. Il movimento le provocò un altro giramento di testa. Quando riportò lo sguardo verso lo specchio, vide sé stessa. L’altra Chloe era sparita. Cominciò a ridere di stessa mettendosi una mano in faccia.

“Cazzo... quella birra deve essere davvero buona se fa questo effetto” disse continuando a ridere.

Uscì dal bagno tornando dai suoi amici e vide Jennifer che era in piedi sul tavolino in soggiorno mentre ballava e cantava a ritmo di “Wake Me Up” con una bottiglia in mano come un microfono. Per fortuna i genitori di Lucas sarebbero entrati molto tardi quella sera e non avrebbero visto quello scempio. Nonostante Kristen e Fernando non avessero toccato un goccio d’alcool, si stavano divertendo lo stesso saltellando intorno a Jennifer. Ogni tanto si fermavano per guardarsi in faccia ridendo mentre si meravigliavano di quanto fosse stonata Jennifer. Lucas era accanto a Max e parlavano ridendo mentre guardavano anche loro verso Jennifer.

“Cazzo Jennifer, mi avevi detto che era tuo padre a stonare” disse Chloe ridendo mentre prendeva l’ennesima birra.

“Beh, ha un talento innato nello stonare, esattamente come il padre. Almeno ora sappiamo da chi ha preso” disse Lucas mentre gli andava di traverso un po’ di birra. Anche Chloe per ridere sputò un po’ di birra.

“Idiota, non prendermi in giro e porta il tuo culo qui immediatamente”.

“Non ci penso nemmeno” rispose il ragazzo alzando le mani.

“Vedi? Non hai le palle”.

“Vuoi ballare con me Max?” chiese sorridendo Lucas altrettanto brillo.

“No no. Non ne sono capace”.

“Oh avanti, solo un ballo. Ti insegno io”.

“Non credo che sia una buona idea” rispose Max.

Chloe stava iniziando a fare fatica a stare in piedi, quindi si sedette sul divano. Jennifer scendendo dal tavolo prese posto vicino a lei. A un tratto iniziò una nuova canzone, ‘Ho Hey The Lumineers’.

“Bellaaaa, adoro questa canzone, balla con me” disse Kristen afferrando Fernando che iniziava a fare storie.

Lucas afferrò di forza Max trascinandola più al centro vicino agli altri due ragazzi. “Dai questa è semplice, non devi nemmeno tanto sculettare”.

Il ragazzo appoggiò una mano su un fianco di Max e con l’altra prese la sua mano portandola all’altezza delle spalle. Così iniziarono a ballare.

“La tua amica fa decisamente fatica a lasciarsi andare” disse Jennifer a Chloe.

“Beh... a quanto pare non con lui” disse Chloe continuando a bere mentre osservava i due ragazzi ballare e ridere tra loro.

“Con me non ha voluto ballare. Ma quanto è stronzo” disse la ragazza ridendo.

“Non ti dà fastidio che stia ballando con Max?”

“Uhm... no. Ricordi cosa ti ho detto? Siamo solo amici e non voglio altro.

“Secondo me menti. Non sei sincera”.

“Invece lo sono. Per me potrebbe anche iniziare una storia con lei. Anzi, sarei favorevole. Max è decisamente una brava ragazza”.

Quando la ragazza si girò verso di Chloe la trovò a osservarla in modo strano.

“Che c’è? Non sei d’accordo?”

“Non credo che sia un’ottima idea”.

“Perché no? Io credo che formerebbero una bella coppia”.

“Si certo, se lo dici tu...”

Chloe si alzò dal divano e uscì a fumare. Quando si sedette sui gradini sentì una voce.

“E tu chi diavolo sei?!”

“Io?! Chi sei tu piuttosto!”

“Io qui ci abito!”

Chloe la osservò meglio, anche se con qualche difficoltà. La vista annebbiata dall’alcool non era d’aiuto. Dopo averla messa a fuoco capì chi era.

“Sei la sorella di Lucas”.

“E tu chi cazzo saresti?!”

“Un’amica di tuo fratello”.

“Ah... la festa non è ancora finita allora. Ma che palle!”

“Ma hai le tue cose o cosa?”

Lucas uscì di casa. “Ehi Samantha, sei già tornata?”

“Beh, fratellone sai com’è, domani devo andare a scuola come tutti e anche tu”.

“Allora vai a dormire, chi te lo vieta?”

La ragazza scosse la testa entrando in casa e raggiungendo la sua stanza.

“Cazzo, sei sicuro che sia tua sorella? Sembra una vipera che sputa veleno”.

Si guardarono cominciando a ridere.

“Dai entriamo dentro fa freddo qui fuori”.

“Arrivo subito, finisco di fumare e rientro”.
 
Il ragazzo rientrò in casa. Chloe infilò una mano nella tasca interna della giacca prendendo il suo pennarello. Si avvicinò alla saracinesca barcollando mentre rideva. Rimosse il tappo dal pennarello e iniziò a scrivere ridendo. ‘Qui vendesi veleno a buon mercato. Si prega di non acquistarne direttamente dalla proprietaria. Può anche essere una Belladonna, ma è estremamente pericolosa’. Rimise a posto il pennarello e rientrò in casa ridendo.

Quando entrò in casa, Jennifer prese una bottiglia vuota dicendo: “Chiudiamo la serata in bellezza con Obbligo o Verità. Però facciamo decidere alla bottiglia a chi tocca”.

“Io ci sto. Avanti sediamoci a terra in cerchio” disse Lucas.

“Dobbiamo proprio? Secondo me già è tardi e dovremmo rientrare”.

“Max, non rovinare tutto e siediti” disse Fernando ansioso di giocare.

La disposizione era Jennifer, Max alla sua sinistra, poi Chloe, Kristen, Fernando e infine Lucas. Prima di sedersi Chloe prese l’ennesima bottiglia di birra. Questa volta Max non riuscì a tacere.

“Chloe, non ti sembra di aver bevuto già abbastanza per oggi? Sei ubriaca!”

“Ti ho detto che non sono ubriaca” disse mentre cercò di sedersi a terra, finendo invece addosso a Kristen.

Gli altri risero mentre Max non trovava per niente divertente quella situazione. Dopo che furono seduti tutti in cerchio Jennifer posizionò la bottiglia di birra vuota al centro.

“Penso che tutti quanti sappiate come si gioca, vero? Adesso giro la bottiglia e chi verrà indicato, sarà la vittima che dovrà scegliere obbligo oppure verità. Poi girerò una seconda volta per capire chi porrà la domanda alla vittima”.

“Ok” disse Lucas ruttando. Chloe non riuscì a trattenersi dal ridere e sputò un po’ di birra.

“Ma che schifo Chloe” disse Kristen. Jennifer finì distesa a terra dal ridere. Chloe si alzò a fatica dirigendosi verso il tavolo in cucina.

“Scusate ma ho sputato gran parte della birra, devo recuperare”.

“Ma non dire stronzate Chloe, ne avrai sputato solo un sorso”.

“Tu stai zitto Fefè” disse la ragazza cercando di indicare il ragazzo senza riuscirci. Andò a sedersi di nuovo. Max continuava a guardarla infastidita dal suo atteggiamento.

 
Avrei dovuto saperlo che andava a finire così. Che idiota che sono stata a fidarmi di lei.

 
“Ok ragazzi, ora basta” disse Jennifer facendo girare la bottiglia. La bottiglia si fermò in direzione di Fernando.

“Oh merda!” disse il ragazzo, mentre Chloe e Lucas ridevano.

Il secondo giro della bottiglia indicò Jennifer. “Bene, a quanto pare tocca a me. Allora Ferdy, cosa scegli? Obbligo o verità?”

“Obbligo”.

Lucas rise più forte e si avvicinò all’orecchio di Jennifer per suggerirgli un obbligo.

“Ehi, non è giusto così. Deve essere lei a scegliere non tu”.

“Tranquillo Fernando, è una cosa del tutto innocente e semplice da svolgere. Allora, ti obbligo a infilare un dito nel naso di Kristen e tenerlo in posizione per dieci secondi”.

“Cosa?! Ma sei impazzita?! Questo è colpa tua Lucas!”

“Io non c’entro proprio nulla” disse Lucas fingendosi offeso mentre cercava di non ridere.

“Ragazzi, ma perché l’obbligo è suo e devo pagarlo io? È del mio naso che stiamo parlando”.

“È pur sempre un obbligo Kristen”.

“Io mi rifiuto!” disse Fernando.

“Ah ah, non puoi tirarti indietro, ma se lo fai devi bere un po’ di birra. La quantità di birra da ingurgitare sarà pari alla mia bontà o cattiveria”.

“Ma non è giusto! Aaaah al diavolo” disse il ragazzo avvicinandosi a Kristen infilandogli l’indice nel naso.

“Ferdinando, ma non lo sai che bisogna usare le protezioni per quel tipo di cose?” disse Chloe, mentre Jennifer rideva con le lacrime agli occhi.

“Si, ha ragione Chloe, servono delle protezioni. Se mi aspetti vado a prendere casco e ginocchiere” disse Lucas fingendo di alzarsi per poi cadere rovinosamente a terra.

“Andate al diavolo! Vado a lavarmi il dito!” disse Fernando scatenando le risate di tutti.

Quando tornò le risate erano cessate, pronti per un altro giro.

“Giro di nuovo la bottiglia” disse Jennifer.

“No, perché devi farlo sempre tu?! Lo faccio io visto che sono stato la vittima!”

“Ok, ma stai calmo” disse Jennifer cedendogli la bottiglia.

Il ragazzo fece girare la bottiglia. Questa volta puntò verso Chloe, che a malapena se ne accorse.

“Quando si dice che la ruota gira” disse ridendo il ragazzo.

Poi ci fu l’altro giro e si fermò indicando Lucas.

“Wow, tocca a me. Mi fa molto piacere. Chloe, obbligo o verità?"

Tutti guardavano nella sua direzione. Soprattutto Lucas, che con quel suo sorrisetto da furbetto non prometteva nulla di buono. Alla fine scelse quello che meno l’avrebbe messo in difficoltà. Una domanda personale non faceva al caso di Chloe. Quindi optò per l’obbligo.

“Ok, allora vediamo. Devi dare un bacio a Kristen... sulla bocca” disse Lucas divertito.

“Cosa?!” dissero Kristen, Max e Chloe.

“Chloe, non credo che per te ci siano problemi nel farlo” disse Lucas ammiccando verso la ragazza.

Jennifer guardò Lucas chiedendo: “Che cazzo vuoi dire?!”

“Lei lo sa. Allora Chloe?”

Max iniziò a diventare nervosa, in attesa che Chloe decidesse cosa fare. Chloe guardò Kristen.

“Noooo, non ci pensare nemmeno Chloe!”

Lucas si stava divertendo come un matto.

“Sei il solito pervertito Lucas” disse Jennifer ridendo.

“Beh, hai sentito Kristen, non...” disse Chloe.

Chloe si interruppe un momento, la testa iniziò a girarle di più.

“Cazzo Chloe, oggi ci hai dato proprio dentro. E va bene, visto che Kristen non vuole devi baciare Fernando. Così lo sfigato potrà dire di aver ricevuto il suo primo bacio”.

“Ehi, chi ti dice che non ci sia già stato?”

“Davvero? Bene, raccontaci tutto allora. Com’è stato?”

“Bello... è solo che a quel tempo portavo l’apparecchio. Anche lei portava il suo e quindi siamo rimasti incagliati” disse il ragazzo scatenando le risate di tutti.

“Oddio... ahahahah... ti prego, dimmi che hai fatto un video o una foto dell’evento” disse Lucas che ormai non riusciva più a smettere di ridere.

“Cavoli, quanto avrei voluto esserci” disse Chloe.

“Mi sta venendo il mal di pancia Fefè, sei il massimo. Mi fa piacere che sei mio cugino. Però ora torniamo al gioco. Allora Chloe, bacia Fefè”.

“No!”
disse Fernando.

“Ma come cazzo fai a rifiutare un bacio da Chloe!? Ma dico, l’hai vista bene?! Quando cazzo ti ricapiterà un’occasione del genere?”

“Prima di tutto, io ci vedo benissimo! Piuttosto, è Chloe che non vede più un cazzo dal troppo bere. E poi non voglio baciare una che non riesce nemmeno a chiamarmi per nome”.

“E va bene. Allora vorrà dire che dovrai baciare Max” disse Lucas guardando Chloe.

“C-cosa?! Ma non...” chiese Max allarmata.

“Non vorrai dire di no anche tu Max” chiese stupefatto il ragazzo. “Ok, allora mi sacrifico io. Dovrai baciare me Chloe”.

Il ragazzo si avvicinò a Chloe passando davanti a Max. Il ragazzo si posizionò davanti a Chloe in attesa.

“Allora Chloe, sono tutto tuo” disse ridendo.

“Se proprio devo” rispose Chloe avvinandosi al ragazzo.

A Max le si gelò il sangue. Non voleva che succedesse e soprattutto davanti ai suoi occhi.


No, questo non succederà, non lo permetterò...


Istintivamente alzò la mano per riavvolgere. Successe tutto in un attimo. La scena iniziò a muoversi al contrario. Lucas tornò al suo posto e anche Chloe.

“E va bene. Allora vorrà dire che dovrai baciare Max” disse Lucas guardando Chloe.

Max guardò verso Chloe, la sua espressione era indecifrabile sotto effetto dell’alcool.

“Allora?” insistette il ragazzo.

“I-io non credo...” disse Chloe.

In quel momento Max comprese cosa stava per succedere. L'amica stava per tirarsi indietro. Se lo avesse fatto, Lucas si sarebbe proposto di nuovo e non voleva che succedesse. Quindi avvicinandosi all'amica, la baciò. Durò solo un attimo, ma per lei fu più che sufficiente, per sentire riaffiorare i forti sentimenti che provava verso la ragazza. Continuava a ripetersi che era solo un sentimento di profonda amicizia. Ma la verità era un’altra e in fondo al cuore lo sapeva benissimo. Quando si allontanò tornando al suo posto, tutti gli altri erano rimasti silenziosi. Dopo un po’ Lucas ruppe il silenzio.

“Porca vacca, Max non me lo aspettavo davvero questo da te! Sei stata formidabile, ma purtroppo non è valido”.

“Cosa vuoi dire?!” chiese Max allarmata.

“Beh, ammiro davvero il tuo coraggio. Ma doveva essere lei a baciare te e non il contrario”.

 
Merda, come diavolo ho fatto a non pensarci. E ora cosa devo fare? Se riavvolgo di nuovo, Chloe si rifiuterà di farlo e allora dovrà baciare Lucas.

 
“Ok, allora mi sacrifico io. Dovrai baciare me Chloe” disse Lucas avvicinandosi di nuovo a Chloe, che dopo il bacio, continuava a guardare Max in modo strano.

Max riavvolse di nuovo ancora una volta. “E va bene. Allora vorrà dire che dovrai baciare Max” disse Lucas guardando Chloe.

Max finse di sentirsi poco bene. “Ragazzi, non credo di sentirmi molto bene”.

“Si certo, bella scusa Max” disse Lucas.

“Non sto scherzando” disse la ragazza appoggiandosi una mano alla testa.

“Ragazzi, credo che si è fatto tardi, dovremmo chiudere qui la serata. Soprattutto se Max non sta bene” disse Kristen.

“Ha ragione. È ora di tornare a casa”.

“E va bene. Vado di sopra un attimo, aspettate ad andare via”.
 
Salì in camera sua ridendo. Prese la rivista che aveva promesso a Chloe e tornò di sotto. Nel frattempo Kristen era andata già al posto di guida. Jennifer si assicurava che Max stesse bene e Fernando stava aiutando Chloe a raggiungere la macchina con non poche difficoltà. Lucas si avvicinò a Chloe.

“Ci penso io a lei Fernando, vai ad aprire lo sportello”.

“Sei sicuro? Non credo che tu stai meglio di lei”.

“Finiscila, io sto bene. Vai”.

“Ok” disse il ragazzo dirigendosi verso la macchina.

Lucas ridacchiando le infilò la rivista nella tasca interna della giacca. “Ehi Chloe, non stai dimenticando qualcosa?”

Chloe si girò verso di lui sbandando.

“Whoa whoa, piano...”

Il ragazzo l’aiutò a entrare nell'auto e in quel momento sopraggiunse anche Max che prese posto vicino a Chloe. Si salutarono e partirono diretti a casa Caulfield. Kristen preoccupata guardava la sua amica attraverso lo specchietto retrovisore. “Max stai bene?”

“Certo che sto bene. Prima ho mentito”.

Fernando si girò verso di lei. “Perché hai mentito?”

“E me lo chiedi?” chiese Max mentre Chloe scivolò con la testa sulla sua spalla.

“Oh merda, è proprio andata”.

“Spero solo che i miei stiano già dormendo. Se vedono Chloe in questo stato è la fine”.

“Beh... è mezzanotte, con un po’ di fortuna staranno già dormendo”.

“Lo spero tanto”.

Chloe cominciò a ridere.


Non avrei dovuto lasciarla bere. Se mi trovo in questa situazione è anche per colpa mia. Se i miei la vedono così succederà un casino.


Max appoggiò una mano sulla spalla di Chloe tenendola ferma per impedirle di scivolare giù. Non aveva mai visto Chloe in quello stato. Ora finalmente poteva dire di aver visto il peggio della sua amica. O forse no...


Quando raggiunsero a casa Caulfield, Fernando aiutò Max a portare Chloe almeno fino alla porta. Da fuori si notava che le luci della casa erano spente. Un punto a loro favore, ma a volte niente è come sembra.

“Sei sicura che non devo aiutarti a portarla fino in camera?” chiese Fernando bisbigliando.

“No Fernando, meglio che vai. Ti ringrazio ma ci penso io. Se i miei dovessero svegliarsi e ti vedessero, potreste finire nei guai anche voi”.

“Ok Max, allora buonanotte e facci sapere domani”.

“Certo, se non mi metteranno in punizione”.


La macchina si allontanò mentre le due ragazze entrarono in casa. Max reggeva Chloe con un braccio intorno alla vita. Con l’altro teneva stretto un braccio della ragazza sulla sua spalla. Max cercò di essere il più cauta possibile, soprattutto sulle scale. Chloe ogni tanto rideva e Max cercava di zittirla temendo che avrebbe svegliato i suoi.

“Ahahahah”

“Shhh... Chloe ti prego resta in silenzio”.

Finalmente raggiunsero la porta della camera di Chloe. Di colpo Max si fermò, le sembrava di aver sentito un rumore. Ma la porta della camera dei suoi genitori restò chiusa. Entrarono nella stanza. Max era sfinita nello sforzo di reggere Chloe. Si avvicinò al letto girandosi di spalle sedendosi e liberandosi dal pesodella ragazza. Prese un po' di fiato iniziò a sfilarle gli stivali. Nel frattempo Chloe era sdraiata sul letto con le braccia e gambe divaricate. Max appoggiò un ginocchio sul letto tra le gambe di Chloe e le afferrò le braccia tirandola verso di sé per farla sedere.

“Per favore Chloe, cerca di reggerti”.

Le tolse la giacca mentre la testa di Chloe cadde in avanti finendo per appoggiarsi a lei. Iniziò a sbottonarle la camicia, e quando finì con l’ultimo bottone, Chloe cadde di nuovo all’indietro sul letto. Nel movimento che fece la camicia si aprì sul davanti, mettendo in mostra il suo addome, il piercing all’ombelico e il suo reggiseno nero. Max smise quasi di respirare. Senza nemmeno rendersene conto avvicinò una mano, appoggiandola sull’addome della ragazza scendendo lentamente verso il basso, quasi come per accarezzarla. Di colpo si rese conto di quello che stava facendo e ritirò la mano velocemente come dopo una scottatura. Ma in quel preciso istante Chloe che sembrava dormire fino a quel momento, l’afferrò per il polso e l’attirò verso di sé mettendosi seduta. A un tratto Max sentì le labbra di Chloe sul suo collo mentre la baciava.

“Chloe ma che stai...” non finì la frase e si lasciò trascinare del tutto sul letto, finendo sdraiata su Chloe. Max non riuscì più a lottare contro quello che stava succedendo. Appoggiò una mano sul letto stringendo la coperta, mentre si lasciò andare alle sensazioni che quel momento le suscitava. I baci di Chloe si fecero più intensi e iniziò a salire verso l’orecchio della ragazza. In quel momento, un semplice nome sussurrato nell’orecchio di Max, mise fine a tutto.

“Rachel...” disse Chloe.

Max spalancò gli occhi a sentire pronunciare quel nome. Si tirò indietro respingendo Chloe che rimase inerme sul letto, ormai addormentata. Max sconvolta si alzò subito dal letto e uscì in fretta dalla stanza. Entrò nella sua camera e dopo aver chiuso la porta vi si appoggiò contro scivolando fino ad arrivare a sedersi a terra. Strinse le braccia attorno alle sue gambe appoggiandosi con la testa sopra e pianse silenziosamente.

Chloe nella sua stanza era addormentata. Sul comodino il telefono indicava la batteria completamente carica.


                                                                                                                                                          Continua…

 

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Capitolo 4
*** Sensi di colpa ***


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Quando la tempesta
sarà finita, probabilmente
non saprai neanche tu
come hai fatto ad
attraversarla e a
uscirne vivo. Anzi,
non sarai neanche
sicuro se sia finita per
davvero. Ma su un punto
non c'è dubbio. Ed è che tu,
uscito da quel vento,
non sarai lo stesso
che vi è entrato.
 


                                                         (Haruki Murakami)


Capitolo 4
Sensi di colpa

 
Dopo aver terminato tutte le lacrime, Max si rimise in piedi raggiungendo il letto e senza nemmeno spogliarsi ci si buttò sopra. Le si era aperto nel cuore una ferita troppo grande da poter sopportare. Si addormentò con ancora la voce di Chloe nell’orecchio che sussurrava il nome di Rachel.

Era appoggiata con le braccia incrociate sul bordo piscina della Blackwell insieme a Chloe e stavano chiacchierando tra loro.

“Smettila di essere così fottutamente umile Max. Sei la persona più intelligente e talentuosa che io abbia mai conosciuto”.

“Più di Rachel Amber?” chiese Max.

“Bella, non sono la sua groupie, ok? E sono sicura che ti vengono dietro tutti i ragazzi della Blackwell, come ad esempio Warren”.

“Warren è simpatico...”

“Simpatico? Ahia. Questo significa “Friend zone” disse Chloe.

“No, è davvero figo. È stato così dolce quando mi ha difesa con Nathan...

ma non gli ho parlato del mio potere...”


“Non preoccuparti. Quando sarai padrona di te stessa, farai inginocchiare il mondo”.

“Finché rimani al mio fianco...”

“Non essere così triste. Non ti lascerò mai...” disse Chloe.

Max si appoggiò con il mento sulle braccia guardando Chloe.

“Che c’è?” chiese Chloe sentendosi il suo sguardo addosso.

"E se Rachel fosse viva?"

"Cosa?!” chiese Chloe sorpresa dalla domanda.

"Se Rachel fosse viva? Andresti via con lei? Volevate lasciare Arcadia Bay per andare a Los Angeles”.

“Potresti venire con noi. Anzi, tu devi esserci”.

“E se io non volessi?”

“Perché non dovresti volerlo?”

“Quanto conto per te Chloe?”

“Che razza di domande fai? Dovresti saperlo quanto conti per me".

“No Chloe, non credo di saperlo”.

“Non puoi dire sul serio”.

“Si invece. Io non lo so più ormai...”

Chloe si voltò verso di lei avvicinandosi.

“Tu sei la mia migliore amica Max. Sei una delle persone più importanti della mia vita. Eravamo lontane, ma adesso sei qui. Passeremo il resto della nostra vita insieme, come dicevamo sempre da piccole”.

“Chloe, non siamo più delle ragazzine. Io non sono più la stessa di allora e nemmeno tu. Le cose sono cambiate tra noi”.

“Questo non è vero. Il mio affetto per te non è cambiato”.

“Per me si invece”.

“Cosa vuoi dire? Non mi vuoi più bene?”

“No Chloe, non è questo. Non me lo sarei mai aspettato, ma il mio affetto per te si è trasformato in qualcos’altro”.

“In che cosa? Max, mi stai confondendo”.

“E a me lo dici? Pensi che per me sia tutto chiaro? Non so nemmeno io che diavolo mi sta succedendo. Non so cosa voglio. Io non so se...”

“Cosa Max?” chiese Chloe afferrando la sua amica per le spalle.

“Io... non lo so” rispose Max piangendo mentre avvolgeva le sue braccia attorno alla vita della ragazza abbracciandola. Chloe ricambiò il suo abbraccio.

Poi si allontanarono leggermente, appoggiando le loro fronti l’una contro l’altra tenendo gli occhi chiusi. Rimasero così per un po’. Poi Max alzò lo sguardo verso la sua amica allontanandosi leggermente. Chloe appoggiandole una mano sul viso l’attirò verso di sé fino a far scontrare le loro labbra in un profondo e dolce bacio. Quando il baciò terminò, Max si accorse che lo sguardo della sua amica era cambiato. Si poteva leggere preoccupazione sul suo volto.


“Chloe, cosa c’è?”

“Max,  lo sai che gli squali mangiano le lontre. Mi dispiace...”

“Cosa? Che stai dic...”

Non riuscì a finire di parlare. Successe tutto in un attimo. All’improvviso venne risucchiata nell’acqua finendo velocemente sul fondo della piscina. Continuava a dimenarsi cercando di risalire in superficie, senza riuscirci. Non c’era nulla che la bloccasse lì sotto. Era come una forza invisibile che non voleva lasciarla andare. Le forze iniziarono a mancarle, come anche l’ossigeno nei suoi polmoni. Stava soffocando e l’unica cosa che riusciva a pensare era Chloe. Non l’avrebbe rivista mai più. La loro storia finiva lì, ancor prima d'iniziare. Bolle d’aria cominciarono a uscire dalla sua bocca. In un attimo i suoi polmoni si riempirono d’acqua e smise di lottare. I suoi occhi si chiusero e finì nel buio più totale perdendo i sensi, ma sentì una voce chiamarla.

“Max!”

Non riusciva a decifrare da dove provenisse quella voce, né a chi appartenesse. Non sembrava quella di Chloe. A dire il vero non sembrava appartenere a nessuno che conoscesse. Oppure non la riconosceva perché il suono era attutito dalla presenza dell’acqua. A un tratto riuscì ad aprire gli occhi ancora una volta. Con uno sforzo sovrumano iniziò a nuotare per raggiungere la superficie. Non sentiva più quella forza minacciosa tenerla giù. Ma prima di poter finalmente mettere la testa fuori dall’acqua, sentì di nuovo qualcosa trascinarla sul fondo. In quel momento un braccio si allungò verso di lei e riconobbe la camicia rossa a quadri, quella appartenuta a Rachel e che aveva indossato anche lei.

“Non ora Max, non è ancora il momento!” disse la voce mentre il braccio la tirò fuori dall’acqua con una forza sorprendente.

Quando finalmente riemerse, emise dei profondi respiri tossendo, mentre espelleva l’acqua che aveva accumulato nei polmoni. Si arrampicò al bordo della piscina uscendone e mettendosi in salvo. Si guardò intorno mentre cercava di far tornare il respiro regolare. In giro non c’era nessuno. Né Chloe e né... Rachel?! Possibile che fosse lei? Che fosse intervenuta per salvarla? E cosa intendeva dire con le sue parole? Era distesa a pancia all’aria, stremata dalla lunga lotta contro l’ignoto. C’era silenzio assoluto intorno a lei. A un tratto, giunse alle sue orecchie il rumore di un applauso. Si girò in quella direzione e lo vide di nuovo, sempre lui. Dall’altro lato della piscina, c’era la persona che continuava a tormentarla giorno e notte, il professor Mark Jefferson.

“Max, non hai idea di quanto sono orgoglioso di te. Sei stata formidabile” disse Jefferson mentre faceva il giro della piscina avvicinandosi a lei mentre continuava a parlare. “Credo che finalmente siamo giunti al nocciolo della questione. Sull’argomento che hai fatto un’enorme cazzata sacrificando Arcadia Bay siamo tutti d’accordo. Ora però, il quesito è un altro. Ti farò di nuovo la stessa domanda dell’altra volta. E stavolta volta pretendo che tu risponda. Non a caso, io sono il professore e tu l’allieva. Io pongo le domande e tu rispondi, possibilmente in modo corretto”.

“E se decido di non rispondere, oppure do la risposta errata? Cosa succede in quel caso?”

“Avrai una brutta valutazione e credimi, non sarà piacevole”.

“Perché?”

“Le cose potrebbero diventare molto difficili per te mia cara Max. Le mie visite saranno decisamente più dolorose e spaventose. Vuoi questo?”

“E se rispondo in modo corretto? Mi lascerai in pace?”

“Max...” disse il professore portandosi una mano al petto, quando si fermò davanti alla ragazza ancora a terra. “Come puoi pensare che lo farei? Non ti abbandonerei per nessuna ragione al mondo, lo sai questo”.

“Allora sai che ti dico? Fottiti, vai al diavolo psicopatico!”

“Ah-ah... Max, non provocarmi, te ne pentiresti amaramente. Dunque, la domanda è molto semplice. Perché hai salvato Chloe?” chiese guardando la ragazza dritto negli occhi con sguardo divertito. La ragazza non rispose.

“Avanti Max, non mi dirai che ancora non l’hai capito? Non ci posso credere che sei così stupida. Ti stai solo rifiutando di rispondere. Ti stai ribellando al tuo professore. Ok, ti do un piccolo aiutino, perché sei la mia studentessa preferita. Anzi no, ma che dico? Sei la mia unica studentessa”.

“Vai all’inferno!” disse Max con rabbia.

“L’indizio che ti offro è questo. Una ragazza accompagna la sua “migliore amica” in camera sua, perché è totalmente ubriaca. A proposito Max, che gesto ammirevole il tuo. Dicevo? Ah sì... l’aiuta a spogliarsi...”

“Smettila!” disse Max abbassando lo sguardo.

“Vuoi che mi fermo? Allora vuol dire che hai la risposta per me, giusto?”

La ragazza continuò a non rispondere.

“Come immaginavo” disse Jefferson con un’espressione soddisfatta sul volto.

“Vuol dire che dovrò continuare. La ragazza aiuta la sua amica a spogliarsi e a un tratto succede...”

“BASTA!” disse con rabbia la ragazza.

“La risposta Max... perché hai salvato Chloe? Potrai non dirlo ad alta voce, ma lo sai. Non è vero Max?”

“Io... credo...”

“Cosa Max. Dai, non è così difficile”.

“Credo... di provare qualcosa... per lei...” disse con un filo di voce.

“Come scusa? Non ho capito bene. Puoi ripetere per favore?” chiese Jefferson portandosi una mano all’orecchio fingendo di non aver udito le parole della ragazza. Ma la ragazza non riuscì a dire più nulla, iniziando a piangere.

“Scusami, sono stato scortese a chiedertelo di nuovo, anche se ho ascoltato benissimo. Volevo solo sottolineare l’importanza delle tue parole”.

“Ora... lasciami in pace...” disse Max.

“Oh Max, lo vorrei tanto credimi, ma non avere così tanta fretta. Forse non te ne rendi conto, ma la risposta che mi hai appena dato è la prova tangibile di un altro fatto molto importante che va approfondito”.

Max lo guardò confusa.

“Esatto Max, c’è dell’altro. Non pensavi davvero di potertela cavare così a buon mercato, vero?”

“Io ho risposto alla tua stupida domanda, quindi ora mi lascerai in pace”.

“Lascia che ti spieghi la situazione più nel dettaglio. Hai sacrificato tante persone per salvarne soltanto una. Una persona che definisci essere la tua migliore amica, ma che in realtà non è solo questo per te. Quella decisione che hai preso al faro, non era dettata dalla voglia di fare qualcosa per lei. Non l’hai fatto perché pensavi che Chloe non meritasse quella fine orribile. O perché dopo tutto quello che aveva passato meritava un'altra occasione per essere felice. No Max, tu l’hai salvata per te stessa. Sei doppiamente egoista Max. E la cosa più divertente di tutte sai qual è?”

Max lo osservava senza emettere neanche un fiato.

“Che lo hai fatto per niente. Lei non ti vede in quel modo. Come potrebbe mai farlo? Sei stata la causa della morte di sua madre.
Tu hai pensato che salvandola avresti avuto la possibilità di diventare qualcosa di più per lei. Ma questo non succederà mai. Chloe non ti guarderà mai come guardava lei. Rachel era una forza della natura. Era una vera artista ed era brava in tutto quello che faceva. Una persona carismatica che riusciva a ottenere tutto ciò che voleva. Si prodigava sempre ad aiutare il prossimo, era benvoluta da tutti. E poi era bellissima, stupenda. Lo sai che era la ragazza più bella e popolare di tutta la scuola? Lei c’era quando Chloe ne aveva più bisogno. Tu invece dov’eri? Non la chiamavi mai, non rispondevi ai suoi continui messaggi. Le hai semplicemente voltato le spalle come hanno fatto sempre tutti. Come puoi competere con tutto questo? Tu non sarai mai lei”.

Max ricordò la conversazione avuta con la sua amica, quando le aveva parlato di Rachel.

“Era il mio angelo. Dopo che mio padre è morto e tu ti sei trasferita, mi sono sentita abbandonata. Rachel mi ha salvato la vita”.

“Non ne avevo assolutamente idea”.

“Beh, non ti sei sforzata più di tanto per scoprirlo. Avevo quattordici anni, eravamo migliori amiche”.

La voce di Jefferson la distolse dai suoi ricordi.

“La sogna ancora, è costantemente presente nei suoi pensieri. Lei ama ancora Rachel. Non smetterà mai di farlo. Alla fine dei giochi, cosa ti è rimasto Max? Te lo dico io. Ti è rimasto solo il senso di colpa per aver fatto una strage inutilmente. Il tuo grande potere usato per futili motivi. Che spreco. Noi due avremmo potuto formare una bellissima squadra. Avrei potuto scattare tutte le foto che volevo a quelle stupide ragazze. E con il tuo potere, avremmo rimosso qualsiasi loro ricordo. Puff, come se niente fosse successo. Invece, hai pensato bene di usarlo per evitare che Chloe baciasse qualcun altro. Hai idea di cosa comporterebbe utilizzare i tuoi poteri? Cosa succederà ora? Quali catastrofi imminenti provocherai? Metteresti a rischio la vita dei tuoi genitori, i tuoi amici e della stessa persona che hai deciso di salvare. Tutto questo per un misero e inutile bacio. Cosa farai quando si scoperà qualcuno? Con il tuo grande potere non sei riuscita nemmeno a fermarmi. Certo, sono rinchiuso in una cella, ma sono ancora vivo. Non come le persone che hai deciso di mandare all'altro mondo. Chissà, forse un giorno potrei riuscire a sgattaiolare fuori da quel letamaio di prigione e raggiungervi. Così potrò finire quello che ho cominciato con voi”.

Le lacrime le inondarono ancora gli occhi. Jefferson le si avvicinò tendendole una mano con un’espressione comprensiva. Max si lasciò aiutare per alzarsi. Quando si rimise in piedi Jefferson la teneva ancora per mano.

“Max, potevi davvero far inginocchiare il mondo ai tuoi piedi, ma i tuoi inutili sentimenti per una nullità come Chloe, ti hanno offuscato la mente togliendoti ogni capacità di giudizio. Adesso sei... COMPLETAMENTE INUTILE!”

Detto ciò la lanciò di nuovo in piscina. Ancora una volta si ritrovò ad affondare lentamente nell’acqua, vedendo il professor Jefferson che la guardava con durezza mentre andava giù. Tentò di lottare inutilmente, ma non riuscendo a scampare al pericolo, si lasciò andare. Questa volta nessuno intervenne per aiutarla. Chiuse gli occhi e sprofondò nell’oscurità.

Si svegliò di soprassalto nel suo letto tossendo, avendo ancora addosso la sensazione di soffocamento. Quando capì di aver avuto soltanto l’ennesimo incubo, le lacrime e lo sconforto tornarono ad abbattersi su di lei.


Chloe era nella sua stanza profondamente addormentata, mentre un ricordo di quella lunghissima giornata, andò a confondersi con i suoi sogni.

“Sarebbe ora che ti svegliassi bella addormentata”.

“Chloe...” disse Max spostandosi lontana da lei mentre si stiracchiava. Quando allungò le braccia diede un colpo in faccia alla sua amica.

“Ahia... cazzo... beh grazie tante Max”.

Max si avvicinò a lei per capire la gravità del danno che aveva causato.

“Oddio, Chloe scusami, ti ho fatto male?”

“Scherzi? No, niente di grave, mi hai solo rotto il naso. Ho passato di peggio” disse Chloe tenendo entrambe le mani appoggiate sul naso.

Max la guardò preoccupata sentendosi terribilmente in colpa.

“Cazzo Max, riesco sempre a fartela eh?!” disse Chloe sorridendo mentre toglieva le mani dalla faccia, mostrandole che in realtà non le aveva fatto nulla.

“Sei la solita idiota Chloe” rispose schiaffeggiandola mentre Chloe ridendo si copriva con le braccia per difendersi.

“È troppo facile con te Max, dovresti iniziare a fare un corso di furbizia. Se vuoi ti insegno io”.

Anche Max iniziò a ridere. “Un giorno te la farò pagare”.

“Uuuh… che paura, non vedo l’ora”.

“Si, ridi finché puoi Chloe, perché quando sarò io a fregarti allora rimpiangerai i continui scherzi che mi fai”.

“Scusa ma è più forte di me, sei la migliore vittima che ho mai avuto in vita mia. In questo non sei cambiata affatto Max”.

Si rotolarono nel letto continuando a prendersi in giro finché Max non si ritrovò sopra Chloe, mentre le teneva le braccia ferme. Erano faccia a faccia. All'improvviso smisero di ridere, rimanendo a fissarsi in silenzio.

Max si allontanò dal suo viso rimanendo a cavalcioni su di lei. In quel momento nessuno bussò alla porta per interromperle. Riflessi di luce giungevano dai lampioni esterni alla casa che si proiettavano su di loro attraverso la finestra della camera di Max. In tutta la casa regnava il silenzio assoluto. Segno, che stava a indicare potesse essere ancora notte fonda. O forse no, quell’oscurità proveniva da qualcos’altro o per meglio dire... da qualcun altro. Mentre Max continuava a restare a cavalcioni su di lei, Chloe iniziò a spostare le braccia. Max allentò la presa permettendole di muoversi, restando comunque nella sua posizione, appoggiando le sue mani sull’addome dell’amica. Chloe spostò le sue mani sulle gambe di Max risalendo lentamente verso i fianchi. Si alzò a sedere, mentre con le mani iniziò a tirarle su la maglietta. Max alzò le braccia in alto per facilitarne la rimozione. Fu il turno di Max per aiutarla a rimuovere la sua maglietta, lanciandola da qualche parte nella stanza, appoggiando la fronte su quella dell’amica. Le loro bocche erano così vicine da riuscire ormai a sentire l’una il respiro dell’altra. Chloe passò le sue mani sulla schiena di Max fermandole per sganciare il reggiseno. Max lo fece scivolare via attraverso le braccia, aiutando anche Chloe a rimuovere il suo. Ormai gli unici indumenti rimasti, erano gli abituali pantaloncini che usavano per la notte. Rimasero così ferme a guardarsi per un po’, mentre il desiderio di Chloe continuava a crescere. Max strinse le mani tra i capelli di Chloe tirandole la testa all’indietro iniziando a baciarla lentamente. Chloe iniziò a stringerle un seno con una mano, mentre con l’altra afferrava il suo fondoschiena attirandola di più vicino a sé. Il bacio diventò più profondo, e ne approfittò per far scivolare la sua lingua nella bocca di Max. Mentre le loro lingue si esploravano tra loro, Max emise un gemito di piacere, che mandò in estasi la ragazza. Chloe invertì le posizioni, girandosi di colpo facendo finire Max con le spalle sul letto. Chloe sopra di lei posizionata tra le sue gambe, iniziò a baciarle il collo scendendo lentamente fino ad arrivare sul petto. Max strinse ancora una volta le mani tra i capelli di Chloe, mentre le stringeva le gambe attorno alla vita. Chloe appoggiò le mani sul letto ai lati della testa di Max, alzandosi facendo leva sulle sue braccia. Baciò ancora Max in modo passionale. Mentre il suo bacino spingeva contro quello di Max e i loro respiri si facevano pesanti, Chloe disse: “Ti voglio Max...”

“Ma bene, bene, bene...”

Il momento fu interrotto da una voce alle sue spalle. La ragazza si girò di scatto ritrovandosi ancora una volta davanti il suo alter ego. Era in piedi appoggiata con le spalle alla porta della stanza, a braccia conserte e con le gambe incrociate. Le osservava con soddisfazione.

“Oh… scusatemi, non volevo interrompervi” disse cambiando posizione, portando le mani in avanti in segno di resa.

“Continuate, fate pure finta che io non ci sia. Non vi disturberò più, promesso. Cazzo, non trovate che in questa stanza inizi a fare davvero caldo?” disse tirando con le dita un po’ la sua maglietta, come per scollarsela di dosso. In tutto questo, le due ragazze restarono sul letto a guardare nella direzione dell’altra Chloe con occhi sbarrati e in silenzio.


“Cosa c’è? Per caso volete che mi unisca a voi? Se proprio volete, posso anche sacrificarmi eh!”

Le due ragazze si misero sedute restando vicine coprendosi con il lenzuolo.

“Chloe non c’è bisogno di coprirsi, conosco ogni parte di te. Cioè di me, o per meglio dire, di noi”.

Un’altra voce sopraggiunse. “Che diavolo ci fai qui?!”

“Oh cazzo! Eccola che arriva Santa Amber dei miei coglioni. Iniziamo a stare un po’ stretti qui dentro”.

“Vaffanculo!” disse Rachel.

“Mi piacerebbe tanto darti un'altra bella ripassatina, ma sai dopo un po’ diventi noiosa a letto”.

Rachel la guardava con rabbia stringendo i pugni.

“Piuttosto, dimmi tu cosa ci fai qui? Sei per caso venuta a dare i tuoi inutili consigli alla ragazza che non hai mai amato? O sei... diciamo... semplicemente venuta? Oooh... dai su, non offenderti. Queste due a letto sono una novità e ho come la sensazione, che sarebbero in grado di mandare a fuoco l'intera stanza, oltre alle tue parti intime Rachel”.

“Beh... vedo che con te ci sono già riuscite”.

Chloe era stupefatta dalla capacità della sua versione più vecchia, di tenere testa a Rachel.

“Non so cosa sei venuta a fare qui Rachel, ma per quanto mi riguarda puoi pure smammare e levarti dai coglioni. Il tuo aiuto qui non serve, basto io”.

“Sei così presuntuosa e piena di te da fare schifo. E comunque non sei qui per aiutare, ma per demolire. Far diventare Chloe a tua immagine, ma non ci riuscirai perché te lo impedirò”.

“Yuhuuu, c'è nessuno in casa? Forse non te ne sei accorta ma lei è già me e io sono lei. Solo che io qui sono la furba, quella in gamba...” poi girandosi verso Chloe aggiunse: “...senza offesa Chloe”.

“E la più stronza” aggiunse Rachel.

“Whoa... ahahahah ma sentila miss perfettina!”

“Chloe, non ascoltare qualsiasi cosa dica, vuole solo confonderti le idee. Farti fare ciò che desidera” disse Rachel guardando Chloe.

Chloe non riusciva a dire mezza parola guardando quel dibattito surreale.

“Io?! Spero tu stia scherzando! Guardale bene, questo è merito mio” disse la vecchia Chloe indicando le due ragazze sul letto.

“Pff, ma fammi il piacere, tu questo lo chiami un risultato soddisfacente?” chiese Rachel incrociando le braccia al petto.

L'altra Chloe la guardò per un attimo seria iniziando poi a sorridere. “Aaaah... ora capisco, sei gelosa. Ti è stato soffiato il trono da sotto al culo da Max e ora ti rode”.

“Questo non è assolutamente vero!” rispose Rachel.

“Dimmi Rachel, come ci si sente a essere il terzo incomodo? Così adesso imparerai la lezione una volta per tutte, anche se a pensarci bene non serve più a un cazzo visto che sei morta”.

“Vai all’inferno!”

“Vedi Chloe, ti ha appena mandato all’inferno. La verità è che non vuole che ti limoni Max”.

“Chloe, guardami bene” disse Rachel cercando di attirare la sua attenzione.

Chloe si girò verso di lei mentre l’ascoltava.

“Non è come dice lei. Se fosse così, l'altra volta non ti avrei mai detto di lasciarmi andare.

“Vuoi andare?! Bene, se vuoi ti accompagno io alla porta!” disse la vecchia Chloe interrompendola.

Rachel la ignorò completamente. “Questa è la tua vita Chloe, hai diritto di viverla come vuoi, ma devi farlo nel modo giusto”.

“Disse colei che si sbatteva tutti di nascosto...” aggiunse l’alter ego con una certa teatralità. Poi con un ghigno disse: “Si Rachel, forse hai ragione tu, non sei affatto gelosa. Chloe, hai notato che non le frega niente che ti vuoi sbattere Max?”

Chloe guardò verso Rachel con aria interrogativa. La ragazza non disse nulla in sua difesa, mentre il suo sguardo diventava triste.

“Visto? Lo sapevo io...” disse l’alter ego.

Rachel si rivolse a Chloe sul letto. “Cosa vuoi che ti dica Chloe?! Che non lo sopporto?! Lo sai già questo! Ti ho già detto quanto mi dava fastidio che pensassi sempre a lei! Vuoi che te lo rinfacci anche io, come hai fatto tu con me?! Me ne hai dette così tante, che non riesco nemmeno a ricordarle tutte! Mi hai puntato il dito contro e adesso... e adesso lei...” disse indicando nella direzione di Max.

Chloe guardò a suo fianco ma Max non c’era più. Era completamente sparita.

“Max...” disse Chloe sorpresa di non trovarla lì.

“Pff, è un classico sparire sul più bello!” disse l’altra Chloe, appoggiandosi con le spalle all’armadio con braccia conserte, fissando Rachel.

“Chloe, lei non c’è perché questo non è mai successo. Non nella realtà almeno. Quella realtà che tu rifiuti di vivere. Devi andare avanti, non puoi tenermi qui con te per sempre” disse Rachel.

“Bene, vedo che ti è tornato il lume della ragione miss Amber. Su alcune cose la pensiamo allo stesso modo”. Poi rivolgendosi a Chloe disse: “Evitando queste cose da sveglia, ti ritroverai a viverle qui. Non posso negare che ci sia il mio zampino. Tutto questo è merito mio dopotutto. Cioè tuo...”

Gli occhi di Chloe iniziarono a riempirsi di lacrime.

“Oh cazzo!” disse l’alter ego sbattendo la testa all’indietro contro l’armadio.

Rachel si avvicinò a Chloe abbracciandola.

“Santa merda! Che cazzo stai facendo?! Così cerchi di aiutarla?! Guardala porca puttana! I tuoi modi del cazzo non servono a nulla! Stai usando la tecnica del bastone e della carota, allo scopo di tenerla ancora inchiodata a te, vero?! Cazzo, sei sempre stata una grande manipolatrice!”

Rachel si allontanò da Chloe avvicinandosi alla sua avversaria, mentre questa continuava a infierirle contro.

“Sei solo una grande approfittatrice! Sei subdola...”

Chloe smise di piangere abbassando lo suo sguardo mentre ascoltava la raffica di parole dei suoi demoni. 

“Sono l’unica che può aiutarla! Tu stai solo cercando di portarla fuoristrada con le tue false promesse di una vita migliore!” rispose Rachel al suo attacco.

“Già, proprio come te quando dicevi di voler andare via da Arcadia Bay con lei!”

“Tu vuoi svuotarla, privarle di qualsiasi sentimento d’affetto. Vuoi renderla fredda e insensibile a qualsiasi cosa e a qualunque persona!”

“Oh certo, dovrebbe prendere a cuore persone come i Caulfield che vogliono privarle della sua libertà e di ciò che le appartiene! Chloe ne ha già avuto una bella dimostrazione!” rispose l’alter ego.

Chloe strinse forte il lenzuolo tra le sue mani.

Rachel spezzò una lancia in favore dei Caulfield. “Loro non sono i genitori più in gamba del mondo, ma ci tengono a lei e vogliono solo aiutarla!”

“In che modo?! Costringendola a rinunciare a ciò che le appartiene?! Oppure vogliono aiutarla costringendola ad avere a che fare con quello stronzo di David, che le ha tolto le attenzioni di sua madre per tutto il tempo, fino ad arrivare alla sua morte, mentre lui è ancora vivo?!” ribatté l’alter ego.

“Non è colpa di David se Joyce è morta...” disse Rachel.

“Giusto, quello è colpa di Max!” disse l’alter ego interrompendola e rigirando le parole della ragazza a suo favore.

Chloe spalancò gli occhi a quella affermazione e una rabbia incontrollabile iniziò a impossessarsi di lei. Rabbia, che minacciava di farla esplodere da un momento all’altro, promettendo la distruzione totale. Rachel rimase di sasso a quella affermazione, e non ebbe il coraggio di guardare verso Chloe.

“Ahahahah... ci ho preso eh?! Beh, questa è un’altra bella realtà con cui dover fare i conti” disse l’altra Chloe soddisfatta di aver colto nel segno.

“Basta così…” disse sottovoce Chloe dal letto.

“MALEDETTA, COME OSI DIRE UNA COSA DEL GENERE?! COME PUOI PENSARE DI AIUTARLA IN QUESTO MODO?! TRASCINANDOLA IN QUESTO TUO GIOCO PERVERSO! METTENDOLA CONTRO TUTTI! CHE RISULTATO SPERI DI OTTENERE IN QUESTO MODO?! E POI IO SAREI LA MANIPOLATRICE EH?!” urlò Rachel.

“Basta ora...” continuò a dire Chloe, mentre gli altri continuavano con la loro diatriba.

“IL RISULTATO CHE VOGLIO OTTENERE È RENDERLA PIÙ FORTE, PERCHÉ PER TUTTA LA SUA VITA È STATA UNA DEBOLE! LO SAI CHE HA SOLTANTO SUBITO! ORMAI SEMBRA AVER IMPARATO SOLO A INCASSARE COLPI! CHE RAZZA DI PERSONA LA LASCEREBBE IN QUESTO STATO?! NON SARÀ UNA PERDENTE, NON PIÙ! QUANDO LE MANCA PRIMA DI FARE UN BEL SALTO NEL VUOTO EH?! QUALE SARÀ LA GOCCIA CHE FARÀ TRABOCCARE IL VASO?!” rispose l’altra Chloe.

“Basta!” disse ancora Chloe con un tono di voce più normale.

“NON LO FARÀ MAI SE AVRÀ VICINO DELLE PERSONE CHE LA AMANO!” proseguì Rachel.

“AH SI?! QUALI?! SUO PADRE E SUA MADRE CHE SONO MORTI?! MAGARI TU! AH GIÀ SCUSA, DIMENTICAVO CHE SEI MORTA ANCHE TU! O MAGARI TI RIFERISCI ALLA SUA GRANDE AMICA MAX, CHE LE HA VOLTATO LE SPALLE ALLA PRIMA OCCASIONE?!” ribatté l’altra Chloe.

“ADESSO BASTAAAAAAAAAAAA! ANDATE VIA FUORI DALLE PALLE TUTTI E DUE! ORA!” grido Chloe con tutto il fiato che aveva in corpo. Le due ragazze smisero di fronteggiarsi guardandola, mentre Chloe si alzava dal letto e iniziava a buttare all’aria qualsiasi cosa si trovasse sottomano. Prese il computer posato sulla scrivania e lo lanciò a terra. Aprì i cassetti tirando fuori il diario di Max, lo guardò un attimo e poi iniziò a strapparne tutte le pagine. Prese la sedia dalla scrivania lanciandola verso le due uniche presenze nella stanza. Andò verso la finestra con rabbia, tirando un forte pugno contro il vetro rompendolo e provocandosi un profondo taglio. Cadde in ginocchio a terra, tenendosi la mano ferita piangendo e urlando.

“AL DIAVOLO TUTTI, LASCIATEMI IN PACE! VI ODIO! Lasciatemi morire in pace...”

 

Lunedì 11 novembre 2013

E con queste ultime parole si svegliò nel suo letto alzando la testa di scatto. Il movimento le provocò una fitta di dolore alla testa. Sentiva la bocca impastata con ancora il sapore della birra bevuta la sera prima. La luce che entrava dalla finestra le dava fastidio, quindi coprì gli occhi con una mano.

"Porca puttana, devo aver bevuto proprio tanto ieri sera. Etciù!"

Il dolore alla testa aumentò a causa della pressione dello starnuto.

"Oh merda!”

Si guardò addosso notando che era vestita, ma la camicia era completamente sbottonata. "Fantastico, spero di non beccarmi un raffreddore!”

Cercò di alzarsi ma la testa continuava a pulsare dal dolore, quindi si distese di nuovo sul letto. Rimanendo a fissare il soffitto pensando al sogno. Per la prima volta aveva sognato l'altra Chloe e Rachel insieme. Ma non era quella la parte più strana. La cosa che più di tutto la sorprendeva, era la presenza di Max nel letto come era successo la mattina precedente. Solo che gli eventi avevano preso una piega del tutto differente. Si chiese qual era il motivo di sognare Max in un contesto del genere. Ma soprattutto si chiese perché la sensazione di avere Max tra le sue braccia in quel modo, non le dispiacesse affatto. Scosse la testa, come per poter cancellare dalla sua mente il ricordo di quel momento. Niente di più sbagliato. Un’altra fitta di dolore trafisse la sua testa. “Aaaah… fanculo!”


Vorrei poter non sognare tutte queste stronzate, ne ho già piene le palle di quelle reali. Oggi Vanessa andrà a prendere la sua auto e quindi posso dire addio al mio pick-up. Ryan invece, mi costringerà a mettermi in contatto con David. Max, mi rimprovererà per aver alzato il gomito ieri. Che altro? Non penso di aver dimenticato nulla. Aspetta, ma oggi è lunedì. I genitori andranno a lavoro, non avranno molto tempo a disposizione per rompere i coglioni. Però, mi devo alzare dal letto, ho assolutamente bisogno di qualcosa per questo terribile mal di testa. Mi toccherà sedermi a tavola con loro per fare colazione. Al solo pensiero di mettere qualcosa sotto ai denti mi viene da vomitare.


Rimase ancora un altro po’ sdraiata a letto. Guardò sul comodino il telefono ancora collegato alla presa elettrica. Lo prese rigirandoselo tra le mani riflettendo.

 
Max si svegliò guardandosi intorno, sperando di aver immaginato quello che era successo con Chloe. Indossava ancora i vestiti del giorno precedente, segno che non era solo frutto della sua immaginazione. Era successo per davvero.


E adesso cosa devo fare? Come chi mi devo comportare con lei? Ieri era ubriaca, forse non ricorderà nemmeno cosa è successo. E se invece si ricorda? Come ci sono finita in questa situazione e cosa mi è saltato in mente di riutilizzare i miei poteri? Per cosa poi, un semplice bacio? Non era un’emergenza, che diavolo sto combinando? Se lo scopre andrà su tutte le furie. Lei non ne deve sapere nulla, ma se iniziano a succedere cose strane in giro, potrebbe arrivarci da sola. Oddio, ma cosa ho fatto? Se succede qualcosa di orribile a qualcuno sarà colpa mia.


Si alzò dal letto per andare in bagno temendo di incrociare Chloe. Quindi cercò di fare il più in fretta possibile, per poi andare di sotto. In quello stesso momento Chloe finalmente decise di alzarsi dal letto, dirigendosi lentamente verso il bagno, tenendosi una mano appoggiata sulla fronte. Mentre Max, non riusciva a smettere di pensare agli eventi della sera prima, Chloe continuava a essere tormentata dal sogno che coinvolgeva la sua amica.
 
Max diede il buongiorno ai suoi genitori e poi andò a sedersi a tavola per la colazione.

“Buongiorno Max” risposero i genitori.

I genitori sembravano un po’ tesi, forse a causa di quello che era successo il giorno precedente. La faccenda del professor Jefferson, il pick-up e David. Chloe era arrabbiata con loro. Max non era nemmeno riuscita a parlarne con lei. E ora, oltre a tutto il resto, andava ad aggiungersi altro carico grazie agli eventi della sera prima. Si sedettero tutti e tre a tavola. Dopo un po’ arrivò anche Chloe, che a vederla non aveva un bel aspetto. Mentre si stava avvicinando al tavolo, gli occhi delle due ragazze si incrociarono. Entrambe distolsero subito lo sguardo l’una dall’altra. Questo gesto non sfuggì a Max che iniziò temere il peggio.


Perché ha distolto subito lo sguardo? Forse... ricorda tutto? Oddio, voglio sparire.


Nel frattempo anche Chloe aveva i suoi dilemmi.


Ok, non è successo niente. Era solo uno stramaledettissimo sogno senza senso. Perché agitarsi tanto?


“Buongiorno Chloe” dissero i Caulfield ricevendo in risposta un semplice grugnito da parte della ragazza.

Le ragazze non si erano date il buongiorno e i Caulfield se ne erano accorti. Si guardarono un attimo e poi iniziarono la loro colazione. A tavola la tensione si poteva tagliare con il coltello. Chloe guardava sulla tavola i pancake e una leggera nausea la colpì, impedendole di mangiare. Cercava di non darlo a vedere, ma era impossibile. I Caulfield la guardavano, mentre Max si sforzava di non farlo.

“Ehm... Chloe, va tutto bene?!” chiese Vanessa alla ragazza.

“Si, ho solo mal di testa!” rispose la ragazza con un tono non del tutto amichevole senza nemmeno alzare lo sguardo.

“Ti prendo subito qualcosa” disse Vanessa alzandosi da tavola, per poi ritornare velocemente con una pastiglia e un bicchiere d’acqua porgendoli alla ragazza. Chloe non ringraziò nemmeno. Anche mandare giù quell’acqua le era stato difficile. Continuò a non mangiare rimanendo a testa bassa. A quel punto Ryan intervenne.

“Dovresti provare a mandare giù qualcosa”.

Chloe continuava a stare in silenzio mentre fissava quei pancake. Per lei in quel momento, mandare giù quei pancake era come dover addentare delle interiora crude di qualche specie di animale. Non ottenendo nessuna risposta Ryan decise di rivolgere la parola a sua figlia, per cercare di avviare una conversazione senza monologhi o grugniti.

“Allora Max”.

Max quasi saltò sul posto, presa troppo dai sui pensieri.

“Va tutto bene?!” chiese suo padre.

“S-si, ero solo... non è niente”.

“Vi siete divertite ieri da Lucas?”

“Si”.

“Beh... accidenti che entusiasmo”.

“Ci siamo divertite papà”.

Chloe iniziò a prendere la posata, cercando di trovare la forza di mangiare.

“Siete rientrate tardi?”

Max rimase in silenzio ricordando ancora quello che era successo.

“Max?”

“N-no, cioè sì... un po’. Era mezzanotte. Quando ci si diverte si perde la cognizione del tempo”.

Perdere la cognizione del tempo, per lei che lo governa è davvero strano. Se Chloe non era in piena crisi, ora avrebbe fatto una delle sue battute. Ma purtroppo, il senso di nausea continuava a non darle pace.

“Non dovreste fare troppo tardi la sera, anche perché gli altri il lunedì ritornano a scuola” disse Vanessa.

“Tua madre ha ragione Max”.

Chloe infilzò con la forchetta un pezzo di pancake. In quel momento Max stava bevendo del succo d’arancia e sua madre la guardava attentamente. Mentre la ragazza stava appoggiando il bicchiere sul tavolo la madre le domandò qualcosa che all’inizio non capì.

“Maxine, cos’hai sul collo?!”

“Cosa?!” rispose la ragazza.

Anche Ryan e Chloe si voltarono verso di lei. La ragazza si appoggiò una mano sul collo, dal lato sbagliato.

“Su lato destro Maxine” precisò sua madre.

Max spostò la mano sul lato destro del collo e disse: “Non ho nul...”

A un tratto si interruppe, ricordando i baci di Chloe e si paralizzò all’istante.


Oddio, non può essere. Ditemi che non è vero. Chloe mi ha lasciato un segno...


La ragazza voleva riavvolgere il tempo, ma non poteva farlo. Non poteva usare il suo potere per cose di questo genere. Doveva imparare a cavarsela da sola, per quanto possibile. Chloe la stava guardando, in attesa anche lei di una risposta da parte della ragazza.
Il silenzio imbarazzante che calò nella stanza faceva più rumore di qualsiasi altra cosa al mondo. I Caulfield si guardarono tra loro. Max non riusciva a dire nulla.

Così Ryan, provò a chiedere a Chloe. “Chloe, che cos'è successo ieri?”

“Perché dovrei saperlo?!” rispose la ragazza voltandosi verso di lui.

“Beh, se non ricordo male eri con lei o sbaglio?”

“E allora?! Non sono la sua balia! Certamente non le sto con il fiato sul collo come fate voi con me!”

“Che cosa vorresti dire con questo?!”

“Quello che ho detto, ecco cosa!”

“Quello che stai dicendo è ingiusto Chloe!” disse Vanessa. Chloe si alzò dalla sedia rivolgendosi a lei. Gli animi iniziarono a surriscaldarsi.

“MA PIANTALA, PROPRIO TU PARLI DI INGIUSTIZIA?! VUOI FAR SPARIRE IL MIO PICK-UP COME SE NULLA FOSSE! VORREI RICORDARTI CHE QUEL PEZZO DI ROTTAME, MI HA PERMESSO DI RIPORTARE VOSTRA FIGLIA QUI SANA E SALVA! CI HA PRATICAMENTE SALVATO IL CULO! E QUESTO È IL VOSTRO RINGRAZIAMENTO?! FARLO SPARIRE?! PER FARE SPAZIO ALLA BATFIELDMOBILE DEI MIEI COGLIONI!”

Max iniziò a preoccuparsi per l'atteggiamento dell'amica. Certamente quella situazione non si sarebbe concluse bene.

“MODERA I TONI CHLOE, NON È QUESTO IL MODO DI CONVERSARE CIVILMENTE!” disse Ryan.

“AH, MA DAVVERO?! COSA VUOI FARE?! ME LO VUOI INSEGNARE TU PER CASO?! RYAN, IL GRANDE UOMO CHE SEMBRA TANTO COMPRENSIVO, MA CHE ALLA FINE APPENA PUÒ, TI METTE ALL’ANGOLO COSTRINGENDOTI A FARE CIÒ CHE NON VUOI! E SE DECICI DI NON ESEGUIRE UN SUO COMANDO, LO FARÀ LUI PER TE! PENSA A QUANTO È PREMUROSO!” disse con sarcasmo.

“CHLOE, IL TUO ATTEGGIAMENTO NON È ACCETTABILE!” disse Vanessa infervorandosi di più.

“QUINDI COSA FARETE ADESSO, MI METTERETE IN PUNIZIONE COME DEI BRAVI GENITORI?! VI VORREI RICORDARE CHE NON LO SIETE E NON LO SARETE MAI!”

“CHLOE ADESSO BASTA! È ORA DI FINIRLA! DEVI DARTI UNA CALMATA, OK?!” disse Ryan.

“E SE NON MI VOGLIO CALMARE, COSA FARAI?! CHIAMERAI DAVID?!”

“SI, HO INTENZIONE DI FARLO! HO GIÀ IL SUO NUMERO!”

“CAZZO, SEI STATO DAVVERO VEL...” Chloe si interruppe riflettendo. Poi riprese. “Hai... tu hai preso il numero dalla rubrica... del mio telefono. È COSÌ VERO?! ECCO PERCHÈ SEI RIUSCITO A OTTENERLO COSÌ IN FRETTA!”

Max guardò scioccata prima Chloe e poi suo padre. La ragazza non riusciva a credere che suo padre potesse arrivare a fare una cosa del genere.

“Papà... non l’hai fatto davvero. Giusto?!”

Ryan abbassò lo sguardo colpevole. Non rispose, per non dover mentire a sua figlia. Max rimase delusa dal comportamento di suo padre.

“ECCO CHI È TUO PAD...” Chloe si interruppe portandosi una mano sulla bocca.

“Chloe, che hai?” chiese Max preoccupata.

La ragazza corse al piano di sopra andando in bagno, giusto in tempo per vomitare. La seguirono tutti. Vanessa iniziò a pensare che Chloe fosse incinta. Ryan invece capì subito a cosa era dovuto quel vomito. Si girò verso sua figlia con sguardo inquisitore. Adesso sì che erano guai. I genitori imposero alle ragazze di non uscire di casa, e che ne avrebbero riparlato dopo quando sarebbero tornati dal lavoro. Chloe andò a farsi una doccia e tornò in camera sua per vestirsi, mentre Max era nella sua stanza con uno specchietto in mano a guardare il segno che aveva sul collo, sfiorandolo con le dita.


Che gran casino si è venuto a creare solo per questo. Come lo spiegherò ai miei? E il vomito di Chloe? Ormai avranno capito che ha bevuto. Ci metteranno in punizione. Come posso rimediare a tutto questo?


Dopo essersi rivestita, Chloe guardò in direzione del telefono. Si avvicinò prendendolo, indecisa su cosa fare.


Maledetto Ryan, è colpa sua tutto questo e anche di quella maniaca del controllo di sua moglie. Non ho altra scelta, devo farlo. Devo assicurarmi una via d’uscita da questo inferno, senza finirne in un altro. Sperando di avere un po’ di fortuna, non avrà cambiato numero.


Chloe riaccese il telefono. Il nervosismo cresceva sempre di più mentre il display prese vita. Dopo un attimo, vide il numero dei messaggi arrivati. Il telefono non emise nessun suono, a conferma che era stato accesso e non da lei, ma da Ryan. I messaggi presenti erano perlopiù di David. Quasi le si fermò il cuore. Scosse la testa, costringendosi a portare l’attenzione a quello che doveva fare. Aprì WhatsApp, iniziando a scorrere verso il basso sui nomi dei contatti. Alla fine trovò quello che cercava. Premette sulla chat di suo interesse digitando una sola parola.

Chloe: Ciao

Restò a guardare il display del telefono per un po’ perdendo le speranze. Forse la persona in questione aveva cambiato numero. Spense il telefono con l’intenzione di riaccenderlo più tardi solo per controllare se il suo contatto avrebbe risposto. Non aveva nessuna intenzione di leggere i messaggi di David. Era pure negazione la sua, ma in quel momento desiderava solo altro.

Max voleva parlare con Chloe, ma si sentiva terribilmente in imbarazzo e aveva paura. Chloe era sicuramente arrabbiata, quindi se la sarebbe presa anche con lei. Nonostante tutto, si fece forza andando da lei. Bussò alla sua porta. Chloe, dopo aver nascosto il telefono nel comodino, andò ad aprire.

“Posso entrare?” chiese Max con timore.

L' amica non rispose nulla facendosi da parte per farla passare, lasciando la porta aperta, visto che erano sole in casa. Si appoggiò con le spalle alla parete vicino alla porta con le braccia incrociate. Max si sedette sul letto con la testa bassa. Nessuna delle due parlò per un bel po’. Alla fine Chloe trovò il coraggio di dire qualcosa.

“Cosa fai qui?! Mi volevi dire qualcosa o dobbiamo continuare a starcene in silenzio?!”

Max alzò lo sguardo su di lei e Chloe non poté far a meno di vedere il segno del bacio in bella vista. Distolse subito gli occhi e Max fece lo stesso.

“Siamo nei guai Chloe...”

“Pff… e dov’è la novità?! Almeno per me! Per te invece sarà la prima volta in assoluto! Certo, che come inizio per mettersi nei guai, non è male!” disse Chloe indicando il segno sul collo dell’amica.

“Beh, non è stata colpa mia!”

“Si certo, è stata mia allora” rispose sarcastica.


Non immagini quanto Chloe. Forse non ricordi proprio nulla, ma io non penso ad altro ormai.


“Ieri eri ubriaca Chloe, parte della responsabilità di quello che è successo stamattina è anche tua!”

“Per fortuna ero io quella ubriaca Max! Se lo fossi stata tu, non ti saresti fermata a quello!” indicando ancora una volta il segno sul collo.

“Maledizione Chloe, è l’unica cosa a cui riesci a pensare in questo momento?!”

“Beh, se non fosse per quello, tutto questo casino non sarebbe mai successo!”

“Sei tu quella che ha bevuto ieri e si è messa a vomitare nel cesso, non io! E sei stata ancora tu a esagerare con i miei, mettendoti a urlare!”

“Non riesco a crederci, li stai difendendo?!”

“No Chloe!”

“Ah no?! Strano, a me sembrava proprio il contrario invece!”

“Anche loro hanno sbagliato con te! Ti hanno imposto qualcosa che non volevi e poi...”

“Già, e poi tuo padre ha violato la mia privacy, come David!”

“Le sue intenzioni erano...”

“E no Max, non dire che lo ha fatto a fin di bene! Doveva chiedermi il permesso!”

“Lo so e odio il suo gesto, ma credo che in questo periodo siamo tutti un po’ nervosi e finiamo per fare cose che non dovremmo!”

“Cazzo, adesso sembri lui!”

“Chloe, ti prego!”

Chloe scosse la testa e poi la guardò. “È stato lui vero?!”

“Cosa?! Di che parli?!”

“Lucas, è stato lui a farti quello?” indicando per l’ennesima volta il segno.

“Fin dove ricordi Chloe?!”

“Cosa?! Ieri dici?! Beh... fino all’arrivo della sorella di Lucas, quella iena. Ma ho comunque ricordi confusi, perché me lo chiedi?!”


E ora cosa le dico? Non posso dirle che è stata lei, altrimenti peggioro la situazione.


“S-si... è stato lui”.

Chloe se lo aspettava già, ma per strane ragioni a lei ancora ignote, sentirlo confermare direttamente dalla ragazza, la ferì. Annuì con la testa.

“Bene. Tu e lui... state insieme ora... o era solo...”
Max la guardò sorpresa. “No Chloe, è solo successo! Anche lui era ubriaco! Ti giuro che non c’è nulla tra noi!”


Dannazione, devo mettermi in contatto con Lucas per dirgli tutto. Mi dispiace metterlo in questa situazione, ma non ho altra scelta. Gli devo una spiegazione, soprattutto se Chloe gli chiederà qualcosa. Oppure potrei non dirgli nulla, dopotutto poteva succedere per davvero, visto che era ubriaco anche lui. No, non posso mentirgli, devo dirgli tutto.


A un tratto un po’ infastidita chiese a Chloe: “E poi perché dovrei giustificarmi con te?!”

Quelle parole dette da qualcun altro l’avrebbero fatta incazzare, ma non se a pronunciarle era Max. “Si, hai ragione... scusami… non sono affari miei questi”.

Max si sentì in colpa e alzandosi dal letto si avvicinò a lei, ma in quel momento Chloe si spostò per evitare la vicinanza di Max. Il ricordo del sogno che aveva fatto era ancora troppo presente.

“Ascolta Max, ti dispiace uscire dalla mia stanza?! Ho bisogno di stare un po’ da sola, se non ti dispiace!” disse Chloe senza nemmeno guardarla.

“Ok, Chloe!” rispose dirigendosi verso l'uscita, mentre Chloe la seguiva per chiudere la porta. Poi si fermò di colpo voltandosi verso di lei abbracciandola attorno alla vita. “Mi dispiace per i miei genitori”.

Chloe stava per ricambiare l’abbraccio, ma si fermò. Le ripassavano nella mente le immagini del sogno che continuavano a tormentarla, nonostante non voleva dargli peso. Quindi rimase immobile. Max, capendo cosa stava succedendo si allontanò lentamente, ricordando la sua amica pronunciare il nome di Rachel. Rimasero a guardarsi per un po’. Poi Max tornò nella sua stanza. Chloe chiuse la porta restando in ascolto. Appena sentì Max chiudere la porta della sua stanza, agì in fretta. Prese i soldi nascosti nel comodino insieme al telefono. Prese anche le chiavi del pick-up e uscì dalla stanza facendo attenzione a non far nessun rumore. Scese lentamente le scale aprendo la porta di casa. Si infilò nel pick-up e lo mise in moto. Al rumore di accensione del mezzo, Max guardò attraverso la finestra della sua camera. Di corsa uscì dalla sua stanza per raggiungerla. Quando uscì di casa, fece in tempo solo per vedere il retro del pick-up.

“CHLOE FERMATI!”

Chloe la vide attraverso lo specchio del retrovisore, farsi sempre più piccola mentre si allontanava.

“Mi dispiace Max, ma devo fare una cosa che tu non approveresti! Ne ho assolutamente bisogno!”

Max guardò l'amica allontanarsi. Di seguirla non se ne parlava, in mancanza dell’auto di suo padre e non poteva nemmeno riavvolgere, per non creare ulteriori casini.
 
Chloe raggiunse la casa di Lucas, parcheggiando nei dintorni e aspettando il rientro del ragazzo. Continuò a fumare per tutto il tempo di attesa, ripensando a quello che era successo.

Nel frattempo Max stava andando fuori di testa a casa. Temeva che Chloe se ne fosse andata via per sempre. Aveva una paura terribile che potesse succederle qualcosa. Riusciva a stare tranquilla solo se era nei paraggi, perché così poteva assicurarsi con i suoi stessi occhi che stesse bene. Un altro problema le venne in mente, i suoi genitori. Cosa avrebbe detto al loro ritorno se Chloe non si fosse ripresentata in tempo? Forse era il caso di chiamare suo padre, ma non lo fece. Considerava l’idea che Chloe potesse tornare da un momento all’altro prima dell’arrivo dei suoi. O almeno, così sperava.

Quando Chloe vide Lucas che stava tornando a casa, riaccese l’auto e si diresse verso di lui. Il ragazzo scese dall’auto e vide il pick-up fermarsi davanti casa sua. Chloe uscì dall’auto.

“Ehi Lucas!”

“Chloe, brutta stronza!”

Chloe rimase sbalordita dalla reazione del ragazzo. “Che hai detto?!”

“Oh avanti, non fare la finta tonda! Sai bene a cosa mi riferisco!”

“Mi dispiace deluderti, ma non lo so davvero!”

“Davvero?! Vieni con me allora, ti rinfresco io la memoria!”

Il ragazzo si fermò davanti alla saracinesca del garage, mostrando alla ragazza la scritta con il pennarello. “E adesso non dirmi che non è roba tua! Stamattina i miei mi hanno rimproverato fino a quando non sono uscito di casa! Ora mi tocca prima pulire questo schifo! Poi forse potrò ritornare dentro! Inoltre, posso uscire solo per andare a scuola!”

Chloe continuava a guardare la scritta con il pennarello. Un sorriso le comparve sul viso.

“Oh, ma bene! Certo, adesso ridici pure su! Tanto sono io a pagarne le conseguenze! Mi fa piacere sapere che lo trovi divertente!”

“Giuro che questa parte, non la ricordo! Però, sembra decisamente roba mia!”

“Certo che è roba tua!”

“Tua sorella ha capito che mi riferivo a lei?!”

“Sei incredibile! È questo ti preoccupa?!”

“Beh, se proprio devi essere punito, almeno spero ne sia valsa la pena!”

Lucas la guardò con la bocca aperta. “Vaffanculo Chloe!”

Il ragazzo si voltò per andare in casa.

“Aspetta Lucas, mi dispiace davvero! Se vuoi ti aiuto io a rimuoverlo, ok?!”

Il ragazzo la guardò stranito. “Lascia stare! Comunque, che cosa ci fai tu qui?! Sei venuta ad ammirare la tua opera d’arte, o a prenderti gioco di me?!”

“Ho bisogno del tuo aiuto”.

“Cosa?! Questo è davvero troppo!”

“No, davvero! Ieri sera doveva passare un tuo amico! Non ricordo come hai detto che si chiama!”

“Duncan! Il suo nome è Duncan! Perché ti interessa tanto?!”

“Ho capito da quello che avevi detto su di lui, che ha qualcosa di...”

Lucas la guardò con aria interrogativa. “Cosa vuoi dire?”

“Oh avanti Lucas, sai bene di cosa sto parlando. Mi serve un po’ di quella roba. Ti prego. Lo so che sei incazzato con me, ma ti prego aiutami. Ti prometto che se lo fai, sarò in debito con te”.

“Senti, dammi del tempo per organizzarmi. Lo chiamo e vedo se è disposto a incontrarti. Lui è molto cauto in queste cose. Non vuole finire nei guai”.

“Lucas, ti prego, mi serve ora! Non posso aspettare ancora! Potresti dirmi in che zona si trova, dove lo posso trovare! Farò finta di non sapere nulla di lui! Non gli dirò che mi hai mandato tu! Sembrerà una cosa casuale! Te lo giuro Lucas!”

Il ragazzo la guardò riflettendoci un po’ su. “Max lo sa che sei qui?”

“No, e non lo deve sapere!”

“Chloe...”

“Ti prego!”

“Aaaah e va bene, l'importante e che sparisci dalla mia vista!”

Le diede l’indirizzo e le indicazioni per trovare la strada, dove il ragazzo trafficava. Per fortuna la zona non era così distante dalla casa di Lucas.

“Grazie amico, a buon rendere”.

“Ci puoi contare che mi devi un favore”.

“Tutto quello che vuoi”.

Stava per risalire sul pick-up, ma si fermò e guardando il ragazzo. “Ti piace davvero?”

“Cosa?!” rispose il ragazzo confuso.

“Ascolta, non so che intenzioni hai, ma spero tu sia sincero. Trattala bene. Ti giuro che se scopro che le fai del male, ti cambierò i connotati”.

Lucas era ancora più confuso, mentre guardava Chloe allontanarsi. “Ma di che cazzo stava parlando?! Era già strafatta?!”

Alzò le spalle e tornò a pulire il disastro causato da Chloe.


I genitori di Max tornarono dal lavoro. La ragazza era seduta in salotto in attesa che la sua compagna tornasse. Appena i suoi genitori entrarono in casa, dopo aver parcheggiato entrambe le auto in cortile, Max scattò in piedi.

“Max, dove diavolo è il pick-up di Chloe?!” chiese suo padre.

“Papà, lei lo ha preso andando via. Non so dov’è. Sono preoccupata”.

“Non stai mentendo, vero Max?” chiese Vanessa, mentre Ryan era preoccupato per la ragazza.

“No mamma. Come puoi pensare che mentirei su una cosa del genere?”

“E tu dov’eri quando lei è andata via?” insistette la madre.

“Ero in camera mia. È uscita di nascosto”.

Ryan si passò una mano tra i capelli. “Ok, hai idea di dove possa essere andata?” chiese suo padre.

“No”.

“Ok, vado a fare un giro per vedere se riesco a trovarla”.

“Papà vengo anche io”.

“Te lo puoi scordare Maxine, sei in punizione” disse Vanessa.

“Mamma, non è una gita di piacere. Dobbiamo trovare Chloe”.

Poi rivolgendosi a suo padre. “Papà, possiamo passare da tutti i posti dove siamo state. Forse così la troveremo”.

Ryan, continuò a guardare sua figlia che era preoccupata. “Ok, sali in macchina”.

Così, partirono alla ricerca di Chloe.

 
Chloe scese dal pick-up dopo aver raggiunto la zona, dove abitualmente si trovava il ragazzo. Lucas le aveva fornito anche delle informazioni sull’aspetto di Duncan. All’ora di punta, c’era molta gente in giro. Passeggiava per la zona nella speranza di imbattersi in lui. Dopo quindici minuti di ricerca le speranze iniziarono ad affievolirsi. A un tratto sentì delle voci. Si girò per vedere da dove provenissero le voci. Vide tre ragazzi uscire da un negozio per tatuaggi. A quanto pareva uno di loro si era appena marchiato qualcosa. Chloe si diresse verso di loro davanti al negozio, fingendo di trovarsi a passare di lì per caso. Avvicinandosi si accorse che uno di loro poteva essere proprio il ragazzo che cercava. La descrizione fattagli da Lucas sembrava corrispondere. I ragazzi si stavano dirigendo verso il vicolo, vicino al negozio da cui erano usciti. Quando si infilarono nel vicolo, la ragazza passò davanti e vide uno di loro estrarre qualcosa da un marsupio, che dall’aspetto sembrava essere una busta trasparente con dell’erba. Chloe esultò dentro di sé. Bingo!

“Ehi!” disse la ragazza.

I tre ragazzi si voltarono verso di lei sorpresi.

“Salve!” continuò Chloe.

“Che cazzo vuoi tu?!” chiese con tono ostile uno di loro, che dall’aspetto non poteva essere Duncan.

Chloe era rimasta in silenzio e il ragazzo iniziò ad avvicinarsi minaccioso. “Per caso sei sorda o cosa?!”

Un altro ragazzo lo fermò bloccandolo mettendogli un braccio davanti, mentre guardava verso la ragazza.

“Duncan, questa ci metterà nei guai. Meglio risolvere la faccenda a modo nostro”.


Ed ecco Duncan. Finalmente ti ho trovato, sei difficile da rintracciare.


“E cosa vorresti fare?! Metterti contro una ragazza?! Non ti ho insegnato proprio niente allora! Vuoi ficcarti nei guai per caso?! Accomodati pure, ma lo sai che odio queste cazzate!”

Il ragazzo si ritirò avvicinandosi all’altro amico, che era rimasto indietro a osservare tutta la scena. Anche Duncan si voltò verso i suoi amici per andarsene.

“Ehi, aspetta!” disse Chloe.

Si fermarono tutti di nuovo a guardare Chloe. Duncan si avvicinò di un paio di passi. “Forse non hai ben capito la situazione. Ti sto dando la possibilità di andartene via sulle tue gambe. Non riuscirò a trattenerlo per sempre. Ora smamma!”

“No!” disse Chloe con fermezza mentre guardava dritto negli occhi il ragazzo.

Duncan era sorpreso dalla determinazione della ragazza. Si mise uno stecchino tra i denti e sorridendo guardò verso i suoi due amici che ridevano. Poi si girò di nuovo verso di lei. “Sei per caso in incognito? Sei qui per fare la spia per Rod?

Rod era un altro ragazzo che faceva da concorrenza a Duncan e che spesso aveva cercato in maniera del tutto inutile, di soffiargli i clienti e appropriarsi del quartiere dove Duncan era solito svolgere i suoi affari.

“Rod?! Non so chi sia. Non so nemmeno di cosa parli”.

“Secondo me è stata mandata dagli sbirri!” disse uno degli amici.

Chloe guardò verso Duncan. “Oh avanti, ti sembro una che lavora per gli sbirri?!”

“No, appunto! Puzzi di fregatura!” rispose l’altro amico.

“Ho bisogno un po’ di quello che hai nel marsupio. Posso pagarti in contanti e subito”.

“Ma sentila!” disse ridendo uno dei due amici.

Dopo averla osservata a lungo Duncan prese una decisione. “Ok ragazzi. Voi andate pure, ci vediamo in giro”.

Duncan iniziò ad avvicinarsi alla ragazza diffidente.


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“Beh, ci vediamo Duncan. Mi raccomando, almeno spassatela e poi ci racconti tutto” disse uno dei due ragazzi mentre ridendo si allontanò con l’amico.

“Si certo, come no. Complimenti per i capelli. Non passi di certo inosservata”.

“Ti assicuro che non è mia intenzione stare al centro dell’attenzione” rispose Chloe.

“Cosa vuoi da me? E come mai conosci il mio nome?”

“Stai scherzando vero?! Uno dei tuoi scagnozzi ti ha chiamato così!”

“Seguimi!” disse Duncan.

“Aspetta, dove andiamo?”

“Sbaglio o avevi detto che volevi qualcosa da me?”

“Si, quello che hai nel marsupio”.

“Questa non posso dartela”.

“Perché no?”

“Il perché sono affari miei. Sono io che faccio le regole qui, se non ti sta bene gira i tacchi e tornatene da dove sei venuta”.

“È solo che... ho lasciato la mia auto più in fondo. Io sono nuova da queste parti. Faccio un po’ fatica a orientarmi. Se vengo con te dopo non riuscirò a ritrovare l’auto”.

“Ok, allora fai strada, andremo con la tua auto. Mi auguro che sia vero, altrimenti mi incazzerò tantissimo”.

Chloe fece strada al ragazzo verso il suo pick-up. Quando arrivarono il ragazzo la sorpassò mentre lei si fermava.

“Ehi, siamo arrivati”.

Il ragazzo si voltò verso di lei guardando il pick-up. Poi guardando Chloe chiese: “Sul serio?! Questa è la tua auto?!”

“Beh... si. Qualcosa in contrario?”

“No, solo non riesco davvero a capire come possa mettersi in movimento questa bagnarola”.

“Si muove eccome. Monta su, se non vuoi fartela a piedi”.

Chloe guidava seguendo le indicazioni del ragazzo. Parcheggiarono davanti a una casa. Quando scesero dall’auto il ragazzo prese delle chiavi dalle tasche e si diresse verso la porta.

“Ehi, dove cazzo stai andando?”

“A casa”.

“E la mia roba?”

“È in casa, se ti aspetti che te la darò qui, sei fuori strada. A te la scelta”.

Chloe lo seguì rassegnandosi. “I tuoi non sono in casa?”

“Pff… non preoccuparti”.

Quando entrarono in casa il ragazzo iniziò a salire le scale per andare al piano di sopra. Chloe lo stava seguendo, ma lui la fermò. “No, tu aspetta qui!”

Chloe allora ne approfittò per prendere la busta contenente i soldi dalla parte posteriore dei pantaloni. Prese qualche dollaro infilandosi nelle tasche. Poi rimise al suo posto la busta. Visto che il ragazzo ancora non scendeva Chloe diede un’occhiata in giro. La casa era molto semplice e aveva urgente bisogno di pulizie. Su un tavolinetto c'era un cerchio perfetto che stava a indicare che vi era appoggiato un bicchiere una volta. Tutto intorno polvere. Ce n’era così tanta, che si poteva scrivere passandoci un dito sopra. Sembrava mancare proprio il tocco femminile in quella casa. Sui mobili non c’era traccia di nessuna foto o altro. Il ragazzo scese proprio in quel momento.

“Ecco qua” disse il ragazzo porgendole una busta.

“Quant’è?” chiese Chloe non fidandosi.

“Dieci grammi. Cosa c’è, non ti fidi per caso?” chiese sorridendo il ragazzo che le prese il sacchetto dalle mani.

“Vieni con me ragazza”.

“Mi chiamo Chloe”.

“Ah, bene”.

Andarono in cucina dove c’era una piccola bilancia. Pesò davanti a lei l'erba. Risultavano essere davvero dieci grammi.

“Ora ti fidi?”

“Si!”

“Se ne vuoi di più dovrai attendere. Il resto è tutto prenotato. Se invece ne vuoi di meno, posso rimediare”.

“No, va bene così, quanto ti devo?” chiese Chloe impaziente di poterne fumare un po’.

“Duecento dollari”.

Chloe tirò fuori dalla tasca i soldi. Aveva messo in tasca trecento dollari. Diede i soldi al ragazzo, mentre lui la guardava sorridendo.

“Cos’è, hai rapinato una banca per caso?”

“Più o meno. Hai anche delle cartine?”

“Si, ma anche quelle hanno un prezzo. Comunque… facciamo così. Visto che sei una mia nuova cliente. Ti faccio un buon prezzo per tutto. Ti restituisco cinquanta dollari e ti do anche delle cartine”.

Il ragazzo non stava scherzando. Le consegnò le cartine e le restituì cinquanta dollari.

“Sei fortunata oggi”.

“Beh, grazie Duncan. Senti conosci qualche posto tranquillo per poter fumarne un po’ senza essere scocciata?”

Il ragazzo allargò le braccia. “Ci sei già!”

“Qui, in casa tua?” chiese sorpresa la ragazza.

“Mi casa es tu casa. Però andiamo in camera mia a fumare”.

“E se rientrano i tuoi?”

“Mio padre torna tardi la sera”.

“E tua madre?”

“Allora, sali o no?” chiese il ragazzo iniziando a salire le scale. Chloe si decise a seguirlo nella sua stanza. Dopo essere entrati, Chloe si sedette a terra per iniziare a prepararsi una canna, ma il ragazzo la fermò prendendo un’altra busta d’erba e altre cartine.

“Usa la mia”.

“Sei troppo gentile, non è che ti aspetti qualcosa in cambio vero?”

Il ragazzo cominciò a ridere. “Mi piaci Chloe, davvero. Sei uno spasso e sei molto determinata. Mi piacciono le persone così. E no, non mi aspetto nulla, a meno che tu…”

“Puoi scordartelo!

“Posso farti una domanda?” chiese il ragazzo.

“Spara”.

“Da quando non fumi?”

“Un bel po’, ora ne avevo un estremo bisogno”.

“Giornata di merda?”

“Fosse solo una!”

A un tratto si sentì lo stomaco di Chloe brontolare. Non aveva fatto colazione e iniziava ad avere un po’ di fame. “Cazzo!”

“Ehi, non vorrai fumare quella a stomaco vuoto? Aspetta”.

Il ragazzo andò di sotto, tornando con un paio di coca cola e due buste di patatine. Le passò a Chloe.

“Continuo a pensare che vuoi fregarmi” disse Chloe al ragazzo.

Duncan rise. “Ancora con questa storia? Rilassati, se avevo questa intenzione lo avrei già fatto”.

“Non mi fido della gente”.

“Beh, allora sappi che non sei l’unica. Dovrei essere preoccupato più io che tu. Insomma, ti ho portato a casa mia e ti ho venduto dell’erba. Potresti fregarmi in qualunque momento”.

“Io non frego la gente. Sono gli altri a fregare me”.

Si guardarono un attimo e poi iniziarono a divorare le patatine e bere le loro bibite.


Nel frattempo Ryan e sua figlia andavano in giro per le strade di Seattle. Passarono per tutti i luoghi che Max aveva visitato in compagnia di Chloe e degli amici. Non riuscivano a trovarla da nessuna parte. La ragazza tirando fuori il suo telefono chiamò Kristen e Fernando. Nessuno dei due aveva visto la sua amica. Si fece dare il numero di telefono di Lucas da Fernando. Chiamò anche lui. Il ragazzo era ancora indaffarato a cercare di rimuovere l’inchiostro di pennarello dalla saracinesca del garage. La sorella ogni tanto trovava qualche scusa per uscire fuori di casa, per prendere in giro suo fratello.

“Fratellone, quando finisci puoi passare anche dalla mia stanza? Ha bisogno di una ripulita” disse la sorella mentre rientrava ridendo in casa.

“Fanculo!”

Suonò il suo telefono e rispose subito. “Pronto?”

“Lucas?”

“Chi parla?”

“Sono Max”.

Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo.

“Lucas?”

“Eh? Oh, Max scusami. Come hai avuto il mio numero?”

“Fernando”.

“Ah, capisco. Dimmi tutto Max”.

“Ascolta Lucas, non è che per caso hai visto Chloe da qualche parte?”

“Chloe?”

“Si”.

Il ragazzo mentì ricordando cosa le aveva detto Chloe. Max non doveva saperne nulla. Tra l’altro non poteva dirle che le aveva indicato il posto dove recuperare dell’erba.

“No, non l’ho vista”.

Max emise un sospiro. “Ok Lucas, scusami se ti ho disturbato”.

“No, figurati”.

“Ci sentiamo, a presto”.

“A presto Max”.

Riattaccò odiandosi per aver mentito a Max. “Fanculo Chloe”.


Max e suo padre tornarono a casa decidendo di aspettare lì. Parcheggiarono l’auto in garage, per lasciare dello spazio per il pick-up di Chloe, in caso tornasse da sola a casa. Se non lo avesse fatto, avrebbero chiamato David e la polizia.


Chloe e Duncan avevano cominciato a fumare, ridendo alle continue cazzate che sparavano. “Cazzo, avevo dimenticato questa sensazione” disse Chloe sdraiandosi a terra.

Anche Duncan era disteso a terra.

“Senti, se vengono i tuoi li facciamo unire a noi” proseguì Chloe.

Duncan scoppiò a ridere. “Non sarebbe una cattiva idea, ma non è possibile”.

“Perché no?” disse ridendo Chloe.

“Te l’ho detto. Mio padre torna sempre tardi dal lavoro”.

“E tua madre?”

Ci mise un po’ a rispondere. “E mia madre non tornerà mai più”.

Chloe si alzò sugli avambracci e guardò davanti a sé in direzione del ragazzo passandogli lo spinello. Lui si alzò a sedere incrociando le gambe prendendolo e facendo un altro tiro.

“Come mai?”

“È morta... qualche anno fa…”

“Cazzo! Mi dispiace davvero tanto Duncan. So bene come ci si sente” disse Chloe ripensando a sua madre.

“Si certo” disse il ragazzo non immaginando che lei avesse subito la stessa perdita e anche molto di più.

“Siamo rimasti solo io e mio padre. Lui per la maggior parte del tempo è assente. Non che la cosa mi dispiaccia. Con lui non vado molto d’accordo e ultimamente le cose stanno peggiorando. Da quando lei se ne andata lui si butta nel lavoro per non pensarci e quando passiamo del tempo insieme o litighiamo o ci ignoriamo totalmente. Per lui sono soltanto una delusione, un fallito buono a nulla. Mamma aveva dei grandi progetti per me. Voleva diventassi avvocato e lo volevo anche io. Invece eccomi qui a spacciare”.

“Hai mollato gli studi?”

“Si! Per me non aveva più alcun senso continuare. La stessa cosa vale per mio padre. Quando ho mollato tutto non ha fatto una piega. Non ha detto nemmeno mezza parola, assolutamente niente” disse il ragazzo scuotendo la testa al ricordo.

“Io li ho persi entrambi e non passa un solo giorno in cui non pensi a loro”.

Duncan la guardò sorpreso. “Mi dispiace, non immaginavo che anche tu ti trovassi nella mia stessa situazione. Adesso che ci stai?”
“Vivo con la famiglia di una mia amica”.

“Non hai altri parenti?”

“Si, ma non li ho cercati e loro nemmeno quindi mi sta bene così. Forse perché pensano che sia morta stecchita da qualche parte o perché ho un patrigno che può occuparsi di me. Non saprei”.

“Un patrigno?!”

“Dopo la morte di papà, mia madre ha trovato qualcun altro e si è risposata”.

“Ah, capisco”.

Si erano appena conosciuti ma nonostante questo sembrava che si conoscessero da sempre. Forse era dovuto alle loro esperienze molto simili. Infatti, i due ragazzi avevano in comune molte più cose di quanto si potesse immaginare. Quindi trovarono estremamente facile confidarsi e sfogare la loro rabbia e la frustrazione per una vita che li avevi messi a dura prova fin troppo presto. Continuarono a parlare delle loro vicende famigliari ancora per un po' condividendo il loro dolore. Quando arrivò il momento di ritornare a casa, il ragazzo accompagnò Chloe al suo pick-up. La ragazza saltò al posto di guida lasciando lo sportello aperto. Il ragazzo si appoggiò sullo sportello con le braccia appoggiandosi con il mento sopra.

“Duncan, grazie di tutto. Credevo fossi un coglione e invece...”

“Oh, ma io lo sono eccome. Me lo dicono tutti quindi penso ci sia un fondo di verità”.

“E tu lasciali parlare”.

Duncan le sorrise dandole un saluto con il pungo. Chloe ricambiò il gesto. Il ragazzo chiuse lo sportello e si allontanò un po’ dall’auto.

“Alla prossima Chloe”.

“Ci puoi contare Duncan”.

Duncan sorrise mentre vedeva il pick-up allontanarsi. Non gli era mai successo di aprirsi così facilmente con nessuno. La morte della madre era un argomento che evitava a tutti i costi per il profondo dolore che provava dopo, ma con Chloe era stato diverso. Si sentiva più leggero, come se si fosse liberato un po' dal peso che aveva sul cuore. Forse perché lei più di tutti poteva comprendere il significato di perdere qualcuno di caro. Anche per Chloe fu la stessa cosa. Dopo la giornata pessima che aveva avuto, parlare con qualcuno che la capisse la faceva star meglio. A volte era più semplice parlare con un estraneo piuttosto che con qualcuno che si conoscesse. In questo modo poteva parlare liberamente senza rischiare di ferire l’altro, addossandogli il proprio dolore.


Chloe tornò a casa Caulfield sapendo già cosa l’aspettava, ma non le importava nulla. Dopo aver fumato si sentiva meglio. Parcheggiò nel cortile recuperando la sua roba, infilandola nella tasca interna della giacca. Entrando in casa si accorse che erano tutti in attesa che tornasse. Non le interessava di cosa potessero pensare o dire i Caulfield. Ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di Max fu tutta un’altra storia. Lo sguardo di Max era di preoccupazione all’inizio e di rabbia e delusione poco dopo. Si alzò dal divano salendo in camera sua sbattendo la porta. Chloe si sentì in colpa, avanzò verso le scale senza guardarsi indietro. La voce di Ryan la raggiunse alle spalle.

“Domani ne parleremo Chloe. Adesso hai davvero esagerato”.

“Accetterò qualunque punizione” disse Chloe senza voltarsi proseguendo per la sua strada, lasciando sorpresi i due genitori.

Quando arrivò sul pianerottolo, si fermò guardando la porta della stanza della sua amica. Poi andò nella sua camera nascondendo l’erba e i soldi dietro la scrivania. Si sedette sul letto al buio. Prese il suo telefono e lo accese per controllare se aveva ricevuto risposta al messaggio inviato. Ma non c’era nulla. Lo spense e si mise a letto nella speranza di riuscire a dormire senza visite poco gradite.
 
Max nella sua stanza era seduta sul letto tenendosi le ginocchia strette al petto. Era triste, ma nello stesso tempo molto arrabbiata con Chloe.


Come ha potuto farmi una cosa del genere? Non ha la benché minima idea di quanto sono stata in pensiero per lei. È la solita egoista di sempre, non cambia mai. Non porta rispetto per i sentimenti altrui, se ne infischia totalmente. Beh... questa volta non gliela faccio passare liscia.
 


Giovedì 21 Novembre 2013

Erano passati ormai dieci giorni dalla fuga di Chloe. Le due ragazze, come era prevedibile, finirono in punizione. Chloe, per essersi ubriacata, per l’atteggiamento avuto nei loro confronti e per essere uscita senza permesso, non rivelando dove andava facendo preoccupare tutti. Max invece, per non aver avvisato i genitori subito dopo la fuga di Chloe, e per il dubbio assurdo che avesse bevuto degli alcolici a casa di Lucas. Secondo i Caulfield, era la risposta più sensata al segno sul collo. Niente di più errato. Se solo avessero saputo a chi apparteneva veramente quel bacio, molto probabilmente avrebbero messo delle sbarre di acciaio davanti alle porte delle loro camere. Alle ragazze venne imposto di pulire e tenere in ordine tutta la casa in loro assenza, quando erano a lavoro. Inoltre, era stato vietato loro di uscire con gli amici. Però, per un’ora al giorno, avevano la possibilità di utilizzare i loro telefoni per chiacchierare con loro. Max era in disaccordo con le punizioni ricevute insieme all'amica. Lo trovava troppo assurdo considerando che non erano più delle bambine. A questo Vanessa rispose che avrebbero dovuto dimostrarlo con i fatti e che anche se erano delle adulte, c'erano regole da seguire per il quieto vivere di tutti. Anche Chloe aveva cominciato a tenere il telefono acceso per richiesta degli amici. Max dal giorno della fuga, smise di rivolgere la parola all’amica. Questo succedeva anche tramite telefono. I ragazzi avevano creato una chat di gruppo dal nome “Gli Esiliati di Seattle”. Il nome era stato appositamente scelto da Chloe, con grande approvazione di Lucas e Kristen. Infatti, Lucas era stato messo in punizione a causa dell’opera d’arte sulla saracinesca del garage, lasciata da Chloe. Kristen invece, a causa delle ore piccole dovute alla serata, non si era svegliata in tempo per andare in orario a scuola. Gli unici a non finire in qualche tipo di punizione, erano stati Jennifer e Fernando. Chloe tentava tutti i giorni di riavvicinarsi a Max, non ottenendo nessun risultato. Max non ne voleva sapere di perdonarla. A Chloe pesava molto di più il silenzio dell'amica, anziché la punizione dei Caulfield. Ryan alla fine aveva deciso di non liberarsi del pick-up della ragazza, parcheggiandolo in garage. Le due auto dei Caulfield, la Chevrolet Cruze nera e la Volkswagen golf bianca di Vanessa, erano entrambe in cortile. Per quanto riguardava la faccenda di David, Ryan aveva deciso di concedere più tempo a Chloe di mettersi in contatto con il patrigno. In caso non lo avesse fatto entro un certo periodo, avrebbe provveduto personalmente. Chloe, aveva letto anche tutti i messaggi che le erano stati inviati da David, ma non aveva risposto. David invece, rassegnandosi all’idea che Chloe non ce l’avesse fatta, non si rese nemmeno conto che i suoi messaggi risultavano visualizzati. Quella sera le ragazze erano nelle loro stanze alle prese con i loro telefoni. Max sdraiata sul letto stava ascoltando della musica. Chloe invece, fissava il messaggio mandato giorni fa al suo misterioso contatto. Risultava ancora non visualizzato. A un tratto arrivò il segnale di un messaggio nella chat degli Esiliati. Era Lucas che chiedeva attenzioni.

Lucas: Ehi ragazzi
  • Ci siete?
Jennifer: Per te sempre
  • Ah... ma sei Lucas
  • Allora scusami ma ho molto da fare
Lucas: Esattamente cosa?

Jennifer: Vedere quel film porno che mi hai consigliato l’altro giorno 😂

Lucas: Non ti ho consigliato nessun film
  • Sei sempre la solita 😠
Jennifer: 😂

Chloe: Ci sono e ci faccio anche

Jennifer: Non ne dubito Chloe 😂

Kristen: Ehilà

Max: Ciao

Jennifer: Ciao ragazze, come prosegue il vostro esilio?

Kristen: Il mio è finito finalmente

Chloe: Il nostro ancora no
  • E di questo passo non credo finirà mai.
Jennifer: Come stai Max?

Max: Bene

Jennifer: Diretta e concisa 😅

Chloe: Beata te Kristen
  • Io sto scontando due punizioni
Kristen: Non dirmelo…
  • Ancora non vi parlate?
Chloe: È lei che mi ignora
  • Pensa che ormai parlo con il mio cuscino fingendo che sia lei.
Jennifer: 😂

Kristen: Max, non essere così dura con lei

Lucas: Secondo me se lo merita.

Max: Allora c’è qualcuno dalla mia parte.

Chloe: Non c’è da sorprendersi che prendi le sue parti Lucas…
  • Considerando gli eventi...
Jennifer: Quali eventi?🤔

Kristen: Non ho capito.

Lucas: Nemmeno io 😕

In quel momento Max mandò un messaggio in privato a Lucas.

Max: Lucas, te lo spiego non appena avremo la possibilità di vederci. Per adesso sorvola.

Lucas: Va bene, ma è successo qualcos’altro?

Max: Si, ma ne parleremo a quattrocchi.

Lucas: Ok

Poi ritornarono nella chat di gruppo.

Jennifer: Ma dove siete finiti tutti?

Kristen: Io sono qui

Chloe: Io sto parlando con il cuscino

Kristen: LoL

Jennifer: 😂

Chloe: Jenny, la pianti con quelle emoji?

Jennifer: A me piacciono.

Chloe: JennysCan che abbaia non morde, smettila con quelle emoji.
  • È da sfigati usarle.
Fernando: Ehi ragazzi, eccomi qui.
  • Scusate il ritardo.
Lucas: Parli di sfigati e chi compare? Lui... 😂

Jennifer: Chloe, non mi piace il nome che mi hai affibbiato.

Fernando: Lucas, parla per te.

Kristen: Fernando, ma dov’eri?

Chloe: Ne troverò di meglio Jenny
  • Puoi contarci
Lucas: 😂

Fernando: Ero al bagno.

Jennifer: Potrei chiederti cosa stavi facendo, ma non lo farò.
  • Visto che sei cugino di Lucas, penso di saperlo già. 😂
Lucas: 😑

Fernando: (-_-)

Chloe: Max...

Lucas: Sei una causa persa JennysCan che abbaia non morde. 😂

Fernando: 😂

Kristen: Ragazzi la finite?

Chloe: Max, non puoi continuare a fare l’asociale solo perché ci sono io.

Jennifer: Lucas, a proposito di cani che abbaiano.
  • Elvis mi ha detto di salutarti e non vede l’ora di rivederti per un incontro ravvicinato. 😂
Fernando: Che schifo 😂

Kristen: Darle dell’asociale non ti farà guadagnare punti Chloe.

Lucas: Infatti…
  • Al massimo te li farà mettere i punti. 😂
Jennifer: Ragazze, capisco che avete i vostri problemi, ma sono passati già diversi giorni.
  • Non credete che sia ora di riappacificarvi?
Fernando: Quindi se un giorno organizziamo qualcosa tutti insieme, voi venite separate? O non venite affatto?

Chloe: Fefè, chiedilo alla tua amica.

Fernando: QUANDO IMPARERAI IL MIO NOME?!😠

Jennifer: 😂

Chloe: Max Max Max Max Max Max...

Kristen: Nemmeno prenderla a sfinimento ti aiuterà Chloe.

Chloe: Allora che faccio, la prendo a sberle?

Jennifer: Mi viene una battuta spontanea, ma non la dico. 😂

Lucas: Già la immagino, sei squallida.

Kristen: Ragazzi, non state aiutando.

Lucas: Io ho la soluzione ed è il motivo per cui vi ho contattato.

Jennifer: E sarebbe? Una chat erotica di gruppo? 😂

Lucas: ...

Kristen: Sei incredibile Jenny...

Fernando: 😂

Chloe: Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaax

Lucas: Dopo domani è il compleanno di mia sorella e i miei mi hanno ordinato di fare da vedetta mentre loro sono via. Mi è stato concesso di invitare qualcuno dei miei amici e ho pensato a voi. Che ne dite?

Jennifer: Tua sorella? Quella ragazza così dolce che mi verrebbe voglia di investirla con la mia auto?

Lucas: Mettiti in fila e aspetta il tuo turno Jenny.

Kristen: La mia punizione è finita quindi credo di poter venire.

Fernando: Per me va bene.

Max: Io sono ancora in punizione, non so se potrò venire.

Chloe: Forse vorrai dire che “siamo in punizione”.

Jennifer: Per me va bene, anche se siete pessimi mi mancate. 😭

Lucas: Max, chiedi ai tuoi se potete venire.

Max: Ci provo, ma non prometto nulla.

Chloe: Ok ragazzi, voi continuate pure senza di me. Qui dentro sono di troppo.

Jennifer: Chloe, ma che dici?

Fernando: Ma si può sapere che avete voi due?

Kristen: Max...

Max: Cosa?

Lucas: Mi auguro che non farete così anche alla festa di compleanno.

Jennifer: Chloe…

Kristen: Vi prenderei entrambe a testate.

Fernando: Le uccideresti così.

Lucas: 😂

Jennifer: Ragazzi io vado a guardare un film vi saluto.

Kristen: Anche io vi auguro buona serata.

Fernando: Io vado a stendere Jin Kazama.
  • A presto
Lucas: Allora vado pure io. Mi raccomando Max, fammi sapere se siete dei nostri.

Max: Ok

Lucas: Ciao a tutti

Max: Ciao

Dopo che tutti uscirono dalla chat, Max ricevette dei messaggi in privato. La ragazza li visualizzò, ma non rispose.

Chloe: Max...
  • Se i tuoi decidono di lasciarci libere, non vengo alla festa.
  • É questo che vuoi?
  • Lo so che ho sbagliato, ok? Non avrei dovuto darmi alla fuga.
  • Mi dispiace…
  • Che devo fare per farmi perdonare?
  • Ora basta. Conto fino a tre, se a due non rispondi a uno sono dietro la porta della tua stanza.
Max iniziò a preoccuparsi. Chloe era capace di andare nella sua stanza e se i genitori se ne fossero accorti, la punizione non sarebbe mai finita.

Max: Non farlo

Chloe: Ok, ora posso finalmente darmi pace, buonanotte.

Max: ...
  • Tu sei completamente matta.
Chloe: Volevo solo che mi rispondessi.
  • Ora so di avere qualche possibilità di essere perdonata e mi basta.
Max: Continuo a pensare che sei fuori di testa.

Chloe: E io continuo a pensare di volerti un bene dell’anima.

Chloe riuscì a strapparle un sorriso.

Chloe: Sei ancora lì?

Max: Si.

Chloe: Non ti sembra strano dover comunicare tramite chat, quando potremmo tranquillamente parlare a tu per tu?

Max: È colpa tua

Chloe: Ma se io ora venissi di nascosto in camera tua senza fare nessun rumore, sarebbe un problema?

Max: Non provarci nemmeno.

Chloe: Per poco tempo...

Max: No

Chloe: Mi manchi...

Max avrebbe voluto rispondere che mancava anche a lei, ma non poteva. Questo avrebbe offerto un incentivo a fiondarsi nella sua camera.

Max: Meglio che ci mettiamo a dormire.

Chloe: Ok... a domani Max...

Max: A domani

Questa volta fu Chloe a sorridere.

 
Venerdì 22 Novembre 2013

Il mattino seguente le ragazze scesero per la colazione. Max stava trovando il coraggio di chiedere il permesso ai suoi di andare alla festa. Si aspettava un no come risposta.

“Mamma, Papà...”

I genitori la guardarono in attesa.

“Ehm... ieri sera gli altri ci hanno chiesto di partecipare a una festa di compleanno. Volevo sapere se per caso potevamo andarci”.

“Uhm... siete ancora in punizione voi due” disse Vanessa.

“Io vorrei soltanto dire che Max non ha bevuto alla festa di Lucas. Non meritava quella punizione” disse Chloe.

“Chloe, Max è stata punita anche per altre ragioni”.

“Ok, però sempre per colpa mia. Per ciò che ho fatto io. Non voglio che lei paghi anche per me. Quindi se volete tenermi in castigo, va bene. Ma lei no, non è giusto”.

I Caulfield si guardarono.

“Beh... è già passata più di una settimana. Hanno rispettato tutte le regole, non dando problemi. Credo che hanno imparato la lezione. Giusto?” disse Ryan.

“Si...” disse Max.

“Ok, dichiariamo ufficialmente scontata la vostra punizione. Questo però non significa che potete fare quello che vi pare” disse Ryan.

“E per la festa?” chiese Max.

“Di che festa si tratta?” chiese Vanessa.

“Il compleanno della sorella di Lucas”.

A sentir pronunciare quel nome Vanessa fece una faccia strana. Forse per via del bacio.

“Saranno presenti anche i loro genitori?” chiese Ryan.

“A dire il vero no, ci sarà Lucas per tenere d’occhio la festa”.

“Oh cielo!” disse Vanessa portandosi una mano alla testa.

“Mamma, anche Lucas è stato messo in punizione dai suoi genitori. Non sono degli sprovveduti”.

“Ok. Facciamo così. Usiamo questa festa per mettervi alla prova. Per controllare se avete recepito bene il messaggio. Vi daremo fiducia, ma non fatecene pentire” disse Vanessa.

Così Max contattò i suoi amici per avvisarli della loro presenza alla festa. Decisero di fare un regalo di gruppo. Ci avrebbe pensato personalmente Lucas. Giorni addietro la sorella aveva messo gli occhi su un completo attraverso la vetrina di un negozio di abiti firmati. Il completo era provvisto di maglietta, pantaloni, giacca e cintura.


I genitori erano andati a lavoro e alle ragazze era rimasto il compito di mettere a posto la cucina. Quando Max scese di sotto, l’amica stava lavando i piatti e posate della loro colazione. Chloe la guardò non sapendo se poteva rivolgerle la parola o meno. Poi fece un tentativo.

“Ehm... allora, hai avvisato Lucas?”

“Si, ha detto anche che provvederà lui per il regalo a cui contribuiremo tutti”.

“Bene...”

Max prese la bottiglia di succo d’arancia e il latte conservandole in frigo. Poi guardò verso la ragazza. “Ti do una mano”.

“No, faccio io Max. Tu rilassati pure”.

“Ok!”

Max andò a sedersi sul divano accendendo il televisore sintonizzandosi su un programma musicale. Quando Chloe finì di pulire tutto. Si avvicinò lentamente al divano senza sapere cosa fare. Se sedersi vicino alla sua amica o meno. Poi si decise e prese posto accanto a lei. Poi si voltò verso Max.

“Max...”

“Mmh?”

“Mi dispiace tanto per essere scappata via. Non avrei dovuto farlo. Sei stata messa in punizione a causa mia. Sembra che qualsiasi cosa faccia, finisca per coinvolgerti e metterti nei casini. Non ho pensato alle conseguenze del mio gesto”.

“Non mi importa niente della punizione Chloe! Possibile che tu non lo capisca?! Ero preoccupata per te!”

"Si Max, lo so che..."

"No Chloe, non lo sai invece! Se tu fossi realmente consapevole di come mi sento ogni volta che non ti vedo in giro, non ti comporteresti così! Io ero terribilmente preoccupata! Temevo che potesse succederti qualcosa! Ti ho già vista morire e non voglio riviverlo mai più un momento del genere! Dopo aver fatto la mia scelta al faro, non posso più permettere che ti succeda qualcos’altro! Altrimenti quel sacrificio sarà stato del tutto inutile!”

"A proposito di questo. Volevo dirti che non dovresti più riavvolgere il tempo, neanche se dovesse succedermi qualcosa…”

"Chloe…"

"No Max, ascoltami bene! Quella scelta che hai fatto, ha avuto delle forti ripercussioni su di te! Non voglio che ti ritrovi a dover scegliere di nuovo tra me e qualcun altro! Stai portando un peso troppo grande...”

“Chloe, se tornassi indietro farei di nuovo la stessa scelta!”

“Senza sensi di colpa Max?! Riusciresti a farlo senza problemi?! Come se niente fosse?!"

Max, rimase in silenzio tenendo lo sguardo basso.

“Max, io non voglio che tu stia male a causa mia. Non posso permetterlo. E non voglio nemmeno vedere un’altra catastrofe che metta fine a migliaia di vite solo per salvare me”.

"Tu sei la mia priorità! Lo sarai sempre, soprattutto dopo quello che è successo! Non voglio più parlarne!”

“Max, non puoi...”

"Chloe, ti prego!” disse Max con voce tremante che minacciava una crisi di pianto da un momento all'altro.

"Max!"

Chloe si avvicinò abbracciandola, accantonando ancora una volta quell'argomento. Inoltre, le era mancata troppo per crearsi problemi anche in merito al sogno che aveva fatto su di lei. Max ricambiò l’abbraccio, spazzando via in un attimo il ricordo di quello che era successo tra loro. Ricordo, che apparteneva soltanto a lei. Erano riuscite così, dopo diversi giorni fatti di silenzi, ad abbattere il muro che si era venuto a creare tra loro. Quella sera, dopo aver terminato la loro cena, erano rimaste in camera di Max a guardare un film. Beh, più che altro Max, visto che la sua amica aveva sempre avuto il vizio di addormentarsi. Ogni tanto Max le dava una gomitata e lei sussultava un po’. Alla fine Max mise via il computer e tornò a letto. Chloe si svegliò per l’ennesima volta.

“È già finito il film?” disse Chloe con voce impastata dal sonno.

“Tu che dici?”

“Dico di sì. Comunque non male”.

“Ma se hai dormito per quasi tutto il tempo”.

“Appunto. Un bel film che concilia il sonno”.

Max diede un’altra gomitata all’amica.

“Ahia!”

“Vuoi restare qui a dormire?” chiese Max senza pensarci, pentendosi un attimo dopo.

“Non mi dispiacerebbe affatto. Al pensiero di dover alzarmi e camminare fino alla mia stanza mi sento male” disse Chloe sbadigliando.

“Esagerata come sempre. Non è così distante la tua stanza”.

“Certo, perché non sei tu a doverci arrivare”.

“Ok, resta. Però non russare”.

“Cosa?! Io non russo!”

“Si certo, come no. Vorrà dire che la prossima volta ti registrerò e lo farò ascoltare a tutti”.

“Malvagia!”

Max rise. “Allora... buonanotte Chloe”.

Max si voltò alla sua destra dando le spalle alla sua amica.

“Buonanotte Max” disse Chloe guardando verso di lei.


Chloe mi è mancata così tanto che non ho nemmeno pensato a cosa le stavo chiedendo. Speravo che non accettasse di rimanere a dormire qui per paura. Ma di cosa poi? Forse mi sto facendo troppi problemi, non mi devo far condizionare da quello che è successo nella sua stanza.


 
Temevo che Max non mi avrebbe mai perdonato. Era davvero molto arrabbiata e delusa. Glielo letto negli occhi quando sono tornata dalla mia fuga. Quello sguardo, insieme alla sua indifferenza di questi giorni, sono stati in assoluto la punizione peggiore che potessi mai avere. Ma ora sono qui, ancora una volta. Quanto vorrei essere una persona migliore per lei. Sono un tale disastro.


Mentre Max stava chiudendo gli occhi, sentì un movimento alle sue spalle. A un tratto il braccio di Chloe l'avvolse stringendola da dietro, avvicinandola a sé. Chloe le diede un bacio sulla guancia e appoggiò il suo viso a quello di Max, rimanendo così. Max smise quasi di respirare, temendo che potesse ripetersi ciò che era successo quella famosa notte. Con suo enorme sollievo non successe niente. Così tornò a rilassarsi appoggiando il suo braccio su quello che l’avvolgeva, e incrociando le dita della sua mano con quella di Chloe, la strinse forte portandola più vicino al petto.

“Ti voglio bene” sussurrò Chloe.

“Anche io Chloe”.

Si addormentarono così, senza visite notturne a turbare il loro sonno. Come se fossero protette da qualche forza misteriosa, che si presentava per proteggerle nei loro momenti di pace come quello. Momenti, che un giorno sarebbero diventati solo frammenti di un ricordo lontano.

 
Sabato 23 Novembre 2013

I piani per la serata seguente erano che Kristen e Fernando passassero a prendere Jennifer. Chloe e Max invece avrebbero raggiunto la festa da sole. Questa volta le ragazze presero l'auto di Vanessa. Dopo le loro solite raccomandazioni le due ragazze partirono alla volta della casa del loro amico.

"Allora Max, dimmi una cosa. Come mi sta la macchina di tua madre? Mi dona anche questa?” chiese Chloe prendendola in giro.

"Ti stai prendendo gioco di me?"

"Non mi permetterei mai Max, lo sai. Comunque, al ritorno porti tu l'auto".

"Come mai? Non avrai mica intenzione di bere?"

"No Max, ma che dici e poi è una festa di una diciottenne. Ti pare che ci possa essere dell'alcool? Sono solo stanca di farti da autista".

"Chloe, è una festa a casa di Lucas, c'è sicuramente dell'alcool!”

"Beh, grazie per la fiducia Max".

"Quando mi assicuri che non farai stupidaggini, puntualmente le fai. Guarda che cosa è successo l'ultima volta".

"Ok Max, ho capito. Ti prometto che anche se ci fossero degli alcolici nascosti, non berrò nulla. E spero tanto che non lo farà nemmeno Lucas. Così magari terrà le mani a posto".

"Chloe!"

"Non è così? Ti è saltato addosso. Ha anche marchiato il territorio, come fanno i cani".

"Chloe, non mi è saltato addosso".

"Beh, il segno sul tuo collo, non è uscito come per magia".

Max abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio, senza dire più nemmeno mezza parola. Le risultava difficile smettere di pensare a ciò che era successo quella sera, soprattutto perché Chloe non perdeva mai occasione di ricordargliela. Chloe si accorse del silenzio.

"Ehi... scusa. Non volevo esagerare. Adesso andiamo a questa festa del cavolo e ci rilassiamo un po’, ok?”

Quando giunsero a casa di Lucas c'erano già tante altre macchine parcheggiate, tra cui quella di Kristen.

"Devono essere già arrivati, meglio così. Scendiamo?"

"Dobbiamo per forza!” rispose Max non molto entusiasta.

Chloe la guardò sorridendo. "Tu non volevi venirci vero?"

"Non tanto".

"Lo immaginavo. Per la cronaca, nemmeno io volevo venirci".

Si guardarono sorridendo. "Beh, sacrifichiamoci per oggi” disse Chloe.

Scesero dall'auto diretti verso la casa. Già si potevano sentire schiamazzi ovunque. Ragazzi che si rincorrevano, altri che si erano impossessati della palla e il canestro di Lucas. Anche dal retro della casa giungevano delle voci. A quanto pareva quel lato della casa era sfuggito alla loro attenzione l’ultima volta. Entrarono in casa in cerca degli altri e anche della festeggiata per poterle fare gli auguri. Lucas era in compagnia di Jennifer Kristen e Fernando. Appena le vide si avvicinò con gli altri.

"Wow... udite udite, Max e Chloe sono giunte insieme alla festa e per di più, con tutti gli arti al proprio posto".

"Lucky Luke, non fare l’idiota, altrimenti ce ne andiamo” disse Chloe.

Kristen abbracciò Max stringendola forte. "Quanto mi sei mancata".

"Anche tu Kristen".

Dopo essersi staccata da Max si lanciò in picchiata al collo di Chloe stritolandola. "Mi sei mancata anche tu Chloe".

Nonostante questi ripetuti contatti fisici di Kristen, Chloe non si era ancora del tutto abituata. Quando anche Jennifer salutò Chloe si avvicinò a un orecchio bisbigliando.

"Dopo mi devi spiegare come hai fatto”.

“A fare cosa?!”

“A farti perdonare”.

"Non lo so sinceramente".

"Bugiarda” rispose Jennifer.

Lucas salutò Max e disse sottovoce: "Noi due abbiamo qualcosa di cui parlare".

"Si, infatti” rispose la ragazza.

Fernando salutò le ragazze solo con un cenno, visto che era così impegnato a riempirsi la bocca di stuzzichini di vario genere. Quando finirono con i saluti, Lucas accompagnò le ragazze dalla festeggiata per poterle fare gli auguri. Quando la raggiunsero, la ragazza guardò Chloe e il suo sorriso scomparve.

"Samantha ecco i pezzi mancanti. Chloe e Max, sono qui per rendere omaggio a te".

Fu Max a parlare per prima. "Tantissimi auguri per i tuoi diciotto anni Samantha".

"Grazie Max".

Chloe ancora non si decideva a parlare, concentrata com'era a guardare la tavola. Max le diede una leggera gomitata, per farla ritornare nel mondo dei vivi.

"Ahi... oh...ah... certo sì... tanti auguri di buon compleanno Sam".

La ragazza si infastidì sentendosi chiamare in quel modo da una perfetta estranea. Infatti, potevano permettersi di chiamarla così solo gli amici stretti e Chloe non era tra questi.

"Sono Samantha per te!” disse la ragazza.

"Ah benissimo, allora auguri Samantha per te".

Chloe si allontanò per dirigersi al tavolo dove Fernando continuava a ingozzarsi. La ragazza rimase a bocca aperta, mentre alcuni amici le ridevano intorno.

"Beh, complimenti per gli amici fratellone, non potevi sceglierne di migliori".

"Sai com'è Sam, le mie scelte nelle amicizie sono come le tue in fatto di ragazze, sono pessime. Comunque, visto che adesso sono tutti qui e non manca nessuno, puoi aprire il nostro regalo per te".

"Uuuh, non vedo l'ora. Guarda, non sto più nella pelle. Chissà cosa sarà, forse una boccetta di veleno?!” disse Samantha con sarcasmo.

"Ci avevamo pensato infatti, poi abbiamo optato per metodi più macabri".

"Come sei divertente” rispose Samantha. Andò a prendere il regalo e lo scartò, rimanendo sorpresa da quello che vide. Il completo che aveva adocchiato giorni prima.

"Wow… cazzo... vi siete guadagnati davvero la presenza alla mia festa. Grazie tante, fate pure come se foste a casa vostra. Ma per favore, tenete lontana Chloe da me".

Così si allontanò con i suoi amici al seguito.

Max guardò Lucas. "Si può sapere cos'ha tua sorella contro Chloe?"

A Jennifer scappò una risatina. "Si Lucas racconta, mentre io e Kristen andiamo a recuperare almeno gli avanzi di quei due".

Le ragazze si allontanarono lasciando Max confusa.

"Te lo spiego. La sera che siete state a casa mia, Chloe ha scritto qualcosa sulla saracinesca del garage con un pennarello. Quello che ha scritto era diretto a Samantha. E quindi adesso è incazzata con lei".

Max si mise una mano sulla fronte. "Lo sapevo che prima o poi lo avrebbe fatto. Aspetta, ma allora è per questo che sei finito in punizione?"

"Beh... si".

"Io pensavo che era perché avessi bevuto. Perché non me l'hai detto subito?"

"Perché già non vi parlavate più, non volevo peggiorare la situazione tra voi".

Max guardò in direzione di Chloe. "Sempre la solita".

“Sarà meglio raggiungere gli altri, altrimenti rimarremo a bocca asciutta” disse Lucas.

Dopo aver messo qualcosa sotto i denti e mentre gli altri invitati iniziavano a scatenarsi a suon di musica, decisero di uscire fuori. Chloe e Jennifer si accesero una sigaretta e Max iniziò a prendere le distanze, così intervenne Lucas.

“Max, che ne dici se facciamo un giro, per dare tempo a loro di intossicarsi per bene?”

“Come se tu non fumassi” disse Jennifer.

“Hai ragione, ma non lo sto facendo adesso. Allora Max?”

“Si, ci sto”.

I ragazzi si allontanarono dal gruppo uscendo in strada iniziando a passeggiare, mentre Chloe li osservava attentamente.

“Non avevo dubbi che ci stava!”

Chloe si accorse solo dopo aver parlato, che gli altri la fissavano. “Che c’è?!” chiese Chloe.

“Beh, dovremmo essere noi a farti questa domanda” disse Fernando.

“In chat hai parlato di eventi, di cui noi non conosciamo nulla. Vuoi illuminarci?” chiese Kristen.

“Si dai, racconta” disse Jennifer ansiosa di sapere.

“Nessuno si è accorto di niente quella sera? Posso capire che Jenny era brilla, ma tu Kristen? E anche tu Fefè. Non avete notato movimenti sospetti?”

“Che cosa avremmo dovuto notare?” chiese Fernando.

“Allora si saranno appartati, è l’unica spiegazione” continuò Chloe.

“Chloe, non lasciarci sulle spine e dicci cosa diavolo è successo” insistette Jennifer.

“Lucas ha baciato Max sul collo lasciandole un bel segno in bella vista”.

“Che cosa?!” chiesero tutti insieme.

“Già!”
“Lo dicevo io. Sapevo che a Lucas piaceva Max” disse Kristen.

“Lucas e Max?!” chiese sorpreso Fernando.

“Wow, non immaginavo che Lucas avesse una cotta per Max. Insomma, siamo molto amici, credo che me ne avrebbe parlato” disse Jennifer riflettendo.

“Comunque, non parliamo di questa cosa davanti a loro” disse Chloe scocciata.

Jennifer la guardava confusa. “Non ti piace proprio l’idea di Max e Lucas insieme eh?!”

“No, non è questo. È solo che…al diavolo, non lo so ok?!”

Jennifer rimase confusa.


 
Nel frattempo Max e Lucas passeggiando e chiacchierando, non si accorsero di essersi allontanati troppo. Quindi si voltarono per tornare indietro.

"Allora, mi puoi dire che altro è successo? In chat Chloe sembrava insinuare qualcosa, anche se non so bene cosa” disse Lucas.


Oddio, adesso devo dirgli tutto. Questo sarà imbarazzante, ma non posso tirarmi indietro. Lucas deve aiutarmi, altrimenti Chloe potrebbe capire qualcosa.


"Terra chiama Max. Allora?"

"Si tratta del giorno che siamo stati da te. Chloe era totalmente ubriaca e quando siamo tornate a casa l'ho accompagnata nella sua stanza".

"Uhm...Ooook” disse Lucas confuso, non capendo perché gli stesse raccontando questo. Max saltò alcuni particolari e giunse subito al dunque. "La stavo aiutando a mettersi a letto e..."

Lucas la guardava in attesa, incuriosito. "Eeeee?"

"E lei mi ha tirata verso di sé baciandomi sul collo lasciandomi un segno. Mia madre l'ho ha notato. Chloe ha pensato che fossi stato tu e io senza nemmeno pensarci ho confermato".

Lucas la guardava a bocca spalancata ripensando alle parole strane di Chloe, quando era andata a casa sua per chiedergli informazioni su Duncan. Poi scoppiò a ridere in una fragorosa risata. Max arrossì, con il desiderio di sprofondare. Mentre il ragazzo rideva, di colpo di fermò tornando serio riflettendo.

"Aspetta, questo vuol dire che i tuoi ora pensano che sono stato io?"

"Beh, ho confermato questa cosa a Chloe non ai miei. Però, loro sapevano chi doveva essere presente a casa tua. Sanno anche che Fernando non farebbe mai una cosa del genere. Lo conoscono da molto tempo. Quindi, pensano sicuramente che sei stato tu. Soprattutto pensano che io abbia bevuto per arrivare a tanto".

"Cazzo, che situazione di merda! Ma porca... è davvero incredibile! La tua amica porta guai Max!”

"È stata mia l'idea di far pensare che fossi stato tu. Lei non c'entra nulla, almeno non in questo. Senti Lucas, mi dispiace averti messo in mezzo, ma non sapevo davvero cosa fare. Se vuoi posso dire che non sei stato tu".

"No, lascia tutto così. Insomma i tuoi genitori potrebbero pensare che menti, se dici il contrario ora. Altri guai non ce ne vogliono. Ma poi, perché non hai detto la verità a Chloe? Voglio dire, è tua amica. Sicuramente l’avrebbe presa a ridere”.

"Non posso Lucas".

"Perché no?!"

"Si sentirebbe in colpa ancora di più per la punizione che ho ricevuto” rispose Max, giusto per dire qualcosa. “E poi è imbarazzante. Non so nemmeno come ho fatto a raccontarti tutto”.

“E dimmi Max, almeno bacio bene?” chiese il ragazzo per prenderla in giro.

“Oh, ti prego Lucas!”

Lucas ricominciò a ridere.

"Lucas!"

"Scusami, è che trovo tutto questo molto divertente. Tranne la parte dei tuoi, è ovvio. Allora cosa dovrei fare adesso?"

"Beh, se ti chiede qualcosa in proposito, confermi tutto. Le dici che lo hai fatto solo perché eri ubriaco".

"Ok, sarà fatto. E gli altri?”

“Gli altri non sanno nulla per ora. Se lo scoprono dai la stessa versione anche a loro. Lucas, gli altri non devono sapere la verità. Se a loro dovesse sfuggire qualcosa in presenza di Chloe, sarebbe un casino”.

“Stai tranquilla”.

Quando giunsero davanti la casa, Lucas guardò Max. “Aspetta, ma quando Chloe ti ha baciata tu cosa hai fatto?”

“L’ho respinta, cosa avrei dovuto fare?”

“E allora come diavolo ha fatto ad avere il tempo di lasciarti un segno?” chiese Lucas sorridendo confuso.

Max rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere. Per fortuna in quel momento furono interrotti da un'auto che si andò a parcheggiare proprio davanti la casa del ragazzo. Un ragazzo saltò fuori dall’auto.

“Ehi Duncan, cosa ci fai qui?!” chiese Lucas sorpreso di vederlo.

“Passavo di qui per caso. Ho notato che sembra esserci una festa a casa tua. Forse hai bisogno di qualcosa per rallegrare un po’ di più gli animi” disse con un sorriso ben poco rassicurante.

“No Duncan, è il compleanno di mia sorella. Non se ne parla di quella roba oggi”.

“Beh, magari possiamo chiedere agli invitati cosa ne pensano al riguardo”.

“Non credo sia un’ottima idea”.

“Ok!” disse Duncan appoggiandosi alla sua auto guardando con un sorriso Max.

“Lucas, non mi presenti la tua amichetta?”

“Ah… si certo. Lei è Max, un’amica. Max, lui è Duncan un amico, più o meno”.

“Ma come più o meno? Così ferisci la mia sensibilità” disse Duncan con il suo solito sorriso, mentre si portava una mano al petto. Poi si avvicinò a Max, porgendogli la mano. Quando la ragazza strinse la mano del ragazzo, lui le fece il baciamano.

“Sono onorato di conoscerti Max”.

Mentre Max arrossì sorpresa del gesto, Lucas roteò gli occhi. Conosceva molto bene Duncan, anche se non erano proprio amici. Succedeva che ogni tanto si frequentassero, ma non era una cosa assidua. Sapeva quali erano i suoi modi con le ragazze, gli era capitato di assistere ad alcuni suoi approcci, che erano decisamente strani, soprattutto per un tipo come lui.

“Beh, se non è la tua ragazza, posso propormi io allora”.

In quel preciso istante arrivò Jennifer con Chloe al seguito.

“Toh, ma guarda chi c’è qui oggi. Pensavo che avessero già disinfestato le strade e invece...” disse Jennifer sarcastica.

“Ciao anche a te Jenny, non vieni qui a darmi un bacetto?”

“E beccarmi la sifilide? No grazie, sono ancora troppo giovane per morire”.

“Ahahahah… vedo che la tua acidità è rimasta la stessa di un tempo”.

Il ragazzo guardò oltre Jenny e vide Chloe riconoscendola. “Ciao Chloe, ma guarda com’è piccolo il mondo. Che strane coincidenze…” disse guardando in direzione di Lucas, che stava iniziando ad agitarsi.

Tutti quanti si girarono verso Chloe non aspettandosi che i due si conoscessero, tranne Lucas ovviamente.

“Ehm… ciao Duncan”.

“Tu conosci Duncan?! Quando è successo?!” chiese Jennifer.

“Ehm… il giorno che sono fuggita. Ci siamo incontrati per caso e abbiamo scambiato due chiacchiere”.

“Per caso eh?!” ribatté Duncan mentre lanciava di nuovo un’occhiata verso Lucas. Poi si avvicinò al ragazzo. “Scusate, vorrei scambiare due chiacchiere con il mio caro amico Lucas. Ve lo riporto subito”.

Gli mise un braccio sulla spalla di Lucas allontanandolo dagli altri. Quando furono abbastanza distanti da orecchie indiscrete, Duncan lo guardò dritto negli occhi.

“Lucas, sai che non mi piace essere preso per il culo. Non ho mai creduto per un attimo che Chloe fosse arrivata da me per caso. Qualcuno deve avergli indicato la strada per trovarmi. Puoi immaginare la mia grande sorpresa nel vedere che lei è qui in tua compagnia. Mi dirai la verità? O vuoi vedere fino a che punto posso diventare cattivo?”

Lucas lo guardò intimorito. “O-ok Duncan, le ho indicato io dove trovarti. Lo so che non avrei dovuto farlo, ma lei continuava a insistere. Diceva di averne bisogno e non voleva aspettare. Mi dispiace Duncan, ti giuro che non si ripeterà più”.

“Ci puoi giurare che non succederà più. Sei fortunato che quella ragazza mi stia a genio, altrimenti non te la saresti cavata così facilmente”.

Mentre i due ragazzi stavano tornando dagli altri, Jennifer mise in guardia Chloe. “Chloe, ti do un consiglio. Stai lontano da quel tipo, è un vero stronzo”.

“Come mai?” chiese Chloe curiosa.

“Beh, ho avuto una storia con lui, durata per breve tempo per fortuna. È un coglione di prima categoria, uno stronzo patentato. Fa il cascamorto con tutte, sembra un santo ma non lo è credimi”.

“Non ho certamente intenzione di mettermi con lui. Questo consiglio non mi serve”.

“Bene, come vedete ve l’ho riportato sano e salvo. Ora penso proprio di dover andare, mi è venuta voglia di scaricare un po’ la tensione” disse Duncan.

“Grazie a Dio!” disse Jenny guardandolo.

“Chloe, vuoi unirti a me?” chiese il ragazzo mentre guardava Jennifer, quasi come fargli un dispetto.

Tutti la guardarono aspettando la risposta come Duncan.

“Beh… la festa in effetti è noiosa e non mi dispiacerebbe fare un giro prima di tornare a casa”.

“Ottimo allora!” disse Duncan.

“Chloe!” disse Max guardandola.

Chloe la prese da parte. “Oh avanti Max. Questa festa è terribilmente noiosa, non volevamo nemmeno venirci. Non voglio rimanere ancora qui. Possiamo andare a farci un giro. Non pensare a quello che ha detto Jenny. Lei parla così solo perché la loro storia non ha funzionato. Chi se ne frega di questo. Andiamo a farci solo un giro con lui, non dobbiamo mica andare sull’altare. Ti prego Max. Ti prego, ti prego, ti prego…”

“E va bene Chloe, ma non faremo tardi e ricorda la promessa”.

“Beh, si ne riparleremo!”

“Cosa vuoi dire?! Chloe?!”

Chloe l’abbracciò interrompendola. “Così mi piaci. Su andiamo”.

Così le due ragazze seguirono l’auto di Duncan che era davanti a loro.

“È davvero incredibile!” disse Jennifer guardando le ragazze allontanarsi con Duncan.

“Cosa è incredibile?”

“Trovo assurdo che Chloe ha voluto seguire quel gran pezzo di merda! Lo sai che porta guai!”

“Perché Chloe no eh?!”

Di colpo Jennifer divenne maliziosa. “Allora caro Lucas, non hai nulla da dire alla tua migliore amica?”

Lucas la guardò confuso. “Non che io sappia”.

“Allora… tu e Max eh?!”

“Oh merda! È stata Chloe a dirtelo?!”

“Oddio, allora è vero! Sei un marpione Lucas!”

“Non è come pensi!”

“Si, dicono tutti così!”

“No davvero, tra me e Max non è successo nulla!”

“Non credo di capire”.

“Nemmeno io fino a poco fa”.

“Ok, racconta”.

“Non dovrei dirti nulla, ma sei la mia migliore amica e voglio fidarmi. Quello che sto per dirti deve rimanere tra noi, ok? Se ti fai scappare qualcosa con Chloe o gli altri, non ti parlerò più!”

“Lucas, mi conosci troppo bene per farti queste paranoie. Avanti sputa il rospo, non lo dirò a nessuno. Puoi fidarti”.

“Ok, spero di non pentirmene”.

Così il ragazzo raccontò su come si erano svolti realmente i fatti.

“Questa non me lo aspettavo proprio” disse Jennifer al termine del racconto.

“Non c’è molto da sorprendersi. Chloe era ubriaca e considerando che le piacciono anche le ragazze…”

“Cosa?!”

“Già!”

“Non lo sapevo. Comunque Max avrebbe dovuto chiederti il permesso, prima di ficcarti in questa situazione. Adesso i genitori, pensano che sei stato tu”.

“Non dire nulla a Kristen e Fernando, se dici qualcosa mi metti nei guai”.

“Tranquillo, non dirò nulla”.
 
Parcheggiarono entrambe le auto in prossimità di una sala giochi. Scesero dalle auto e si diressero nel vicolo. Il ragazzo si avvicinò a una porta e bussò con tre colpi distanziati tra loro. Max e Chloe si guardarono confuse, mentre il ragazzo ammiccava verso di loro.

“Speriamo che ci sia qualcuno in corridoio” disse tra sé e sé il ragazzo. Bussò di nuovo.

A un tratto un ragazzo con un tatuaggio sul viso, aprì la porta guardandoli cercando di capire chi fossero.

“Hola Colin, come va?” disse Duncan.

“Chi sei?!” chiese il ragazzo a Duncan.

“Ahahahah, oh cazzo Colin, sei più strafatto del solito oggi. Sono io, Duncan. Il tuo amico”.

A un tratto il ragazzo spalancò gli occhi, quasi come per aver ricevuto l’illuminazione. “Oooh… Duncan. Cazzo amico, non ti avevo riconosciuto. Ehi aspetta, chi sono queste?”

“Rilassati Colin, sono due mie amiche. E i miei amici sono anche i tuoi”.

“Oh giusto, entrate ragazze”.

Entrando si ritrovarono a percorrere un corridoio. Alla fine del corridoio c’erano due porte. Quella sulla destra conduceva alla sala giochi, che avevano appena visto parcheggiando le auto. Il ragazzo oltrepassò la porta a destra raggiungendo l’ultima in fondo. Aprì la porta e si ritrovarono in una stanza, dove l’odore lasciava ben intendere per cosa venisse utilizzata. La stanza era già occupata da altri tre ragazzi. Due ragazzi erano seduti a terra attorno a un tavolinetto, dove c’erano delle bottiglie di birra e varie confezioni di patatine. L’altro ragazzo invece era seduto su una poltroncina che stava fumando erba. C’era anche un divano logoro, dove Colin andò a sedersi invitando le ragazze a fare lo stesso. Chloe e Max si sedettero.

“Ehi ragazzi, vedo che avete iniziato senza di me oggi” disse Duncan.

“Beh, problema tuo se ci metti troppo ad arrivare. Anche se credo di capire il motivo del ritardo” disse uno dei ragazzi guardando Max e Chloe.

“Henry, non essere scortese e poi non è come pensi. Sono solo delle amiche”.

“Oh, adesso è così si chiamano” disse ridendo l’altro ragazzo.

“Oliver, tu non sai nemmeno quale sia la differenza tra delle amiche e delle amanti, quindi chiudi il becco!”

Duncan si voltò verso le ragazze e fece le presentazioni. “Allora Max e Chloe, vi presento questa banda di cazzoni. Quello che ci è venuto ad aprire la porta è Colin, non fateci caso se oggi è troppo fuori. Di solito è più lucido. I due indiani seduti a terra, sono Henry e Oliver. Infine quello seduto sulla poltrona è Caleb. Ragazzi, loro sono Max e Chloe, conosciute da poco, ma tranquilli sono tipe apposto”.

Staremo a vedere” disse Caleb guardando le due ragazze, soprattutto Max.

Anche Duncan prese posto sul divano sedendosi accanto a Chloe. A seguire c’era Max e poi Colin, che ogni tanto si avvicinava alla ragazza per guardarla meglio. Max si pentì amaramente per essersi lasciata convincere dalla sua amica a seguire il ragazzo. Duncan iniziò a prepararsi una canna, lanciando un’occhiata a Chloe.

“Allora Chloe, tu non hai con te la tua roba?”

“Ehm, non era in progetto per oggi”.

“Che cosa vuoi dire con questo?! Hai dell’erba?! Come te la sei procurata?!” chiese Max.

Chloe iniziò a sudare freddo. Quando comprò l’erba non aveva minimamente riflettuto su Max. Come avrebbe potuto fumare in sua presenza, senza essere messa alla gogna?


Porca puttana e adesso? Non posso dirle che ho comprato dell’erba. Prima di tutto mi ammazzerebbe e secondo, mi chiederebbe con quali soldi. Non posso dirle dei cinquemila dollari. Cazzo!


“Ehm, vedi Max, quando sono scappata ho incontrato Duncan e lui me ne ha offerto un po’. Vero Duncan?” chiese Chloe girandosi verso il ragazzo facendogli l’occhiolino, sperando che il lui non fraintendesse il suo gesto.

Duncan la guardò sorridendole divertito. “Si, è assolutamente vero. L’ho presa così tanto in simpatia che ho voluto farle un regalo. Un regalo decisamente grande. Vero Chloe?”

“Certo! Anzi, non ti ringrazierò mai abbastanza”.

“Te ne sto per fare un altro Chloe” disse il ragazzo accendendo la sua canna facendo un tiro e passandogliela.

Chloe si girò alla sua sinistra guardando Max. “Ti dispiace se faccio qualche tiro?”

“Chloe!”

“Giusto qualcuno!” insistette Chloe.

“Max, sei dei nostri?” chiese Duncan.

“No! Grazie lo stesso, ma io non fumo!”

“Oh avanti, tienici compagnia”.

“Si dai Max. Vuoi provare?” chiese Chloe sorridendo.

“Chloe, assolutamente no e non dovresti neanche tu! Avevi promesso!”

“Avevo promesso di non bere, non di fumare!”

“Ma chi sei, sua madre?!” chiese Oliver sorridendo. Duncan lo fulminò con gli occhi e il ragazzo abbassò lo sguardo.

“Max, se non vuoi va bene, ma secondo me dovresti provare. Ti assicuro che dopo ti rilasserai” disse Duncan.

Max si girò verso Colin al suo fianco.

“No, non come lui” disse Duncan suscitando le risate di tutti. Tutti, tranne il ragazzo che continuava a non staccarle gli occhi di dosso.

"Ok, mi arrendo, ma se cambi idea sei ben accetta” disse il ragazzo passando la canna a Chloe. Questa volta la prese.

Chloe fece un tiro, poi guardando verso Max disse: “Abbiamo passato delle settimane di merda!”

“Ah sì?! Ricordami per colpa di chi!” rispose Max.

“Ok, è stata colpa mia! Comunque ci meritiamo un attimo di serenità! Quindi cazzo Max, provaci! Solo un tiro, non ti farà male! Poi è presto per tornare a casa!”

Chloe le porse la canna e Max la fissò per qualche secondo. A un tratto i ragazzi iniziarono a incitarla tutti insieme, tranne il ragazzo che la fissava. "Forza Max! Dai Max! Fuma! Max! Max! Max!"

Max la prese avvicinandola lentamente alle sue labbra facendo un tiro, forse un po’ troppo lungo, soprattutto per una che non aveva mai fumato nemmeno una semplice sigaretta.

“Whoaaaaaaaaaaaaa!“ gridarono guardando Max soddisfatti. A un tratto Max iniziò a tossire, per lo spasso di tutti. Chloe le appoggiò un braccio sulle spalle ridendo.

“Dai tranquilla, è solo un po’ di tosse perché non ci sei abituata. Hai fatto un tiro troppo lungo secondo me. Però cazzo Max, mi hai sorpresa. Non mi aspettavo che lo avresti fatto. Sono orgogliosa di te”.

Si, Max la sorprese tanto, soprattutto quando chiese di fare un altro tiro. Visto che iniziava a sentirsi davvero rilassata. E Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno, dopo tutto quello che era successo. Passarono così il tempo a fumare, ridere e scherzare, rifocillandosi di patatine e bibite. Chloe mantenne la sua promessa di non bere almeno alcolici, per fortuna. L'abbinamento sarebbe stato micidiale. Dopo un po’ Max si alzò, chiedendo di uscire a prendere aria. Così Colin l'accompagnò fuori. Mentre attraversavano il corridoio, Max si fermò davanti alla porta sbagliata, quella della sala giochi.

“Non quella Max, ma quella in fondo”.

Insomma, Max non era proprio in sé, aveva decisamente bisogno di prendere aria. Quando arrivarono fuori il ragazzo si accese una sigaretta, restando in sua compagnia per non lasciarla sola. Vennero raggiunti da Caleb, anche lui con una sigaretta tra le labbra. Portava con sé un drink energetico.

“Ehi Colin, porta il tuo culo dentro, resto io con lei”.

“Sicuro?!” chiese Colin.

“Si, vai pure”.

Così il ragazzo tornò dagli altri. Max era appoggiata con la schiena e la testa al muro con gli occhi chiusi. Caleb si avvicinò offrendole il drink.

“Tieni, prendi questa. Ti sentirai decisamente meglio dopo”.

Max guardò prima la lattina e poi il ragazzo. Non si fidava molto di lui. Aveva passato tutto il tempo a osservarla insistentemente. Quasi come per studiarla. La sua presenza la metteva in soggezione, nonostante questo accettò la bibita.

“Grazie, spero che funzioni”.

“Certo che funziona”.

“Sei di Seattle?”

“Si”.

“Non mi sembra di averti mai vista”.

“Nemmeno io ho visto te”.

“Beh, c’è sempre una prima volta”.
 
Nel frattempo, mentre Caleb la riempiva di domande, i ragazzi nella stanza continuavano a ridere e scherzare.

“E così, un giorno mi avvicino a lui per scusarmi, offrendogli un caffè” diceva Henry non riuscendo a trattenersi dal ridere. “Lui accetta quel fottuto caffè, con una soddisfazione in volto. Come se tutto gli fosse dovuto. Io mi allontano da lui mentre beve”.

“E poi?” chiese Chloe ridendo.

“Beh, dopo qualche sorso inizia ad agitarsi sulla sedia, scattando in piedi e correndo verso il bagno. Purtroppo per lui il bagno era guasto. Quindi non ce l’ha fatta poverino”.

“Beh, io direi che in realtà ce l’ha fatta. Addosso, ma ce l’ha fatta” disse Duncan.

“Gli hai messo del lassativo nel caffè?!” chiese Oliver.

“Si, e anche tanto” disse Henry.

Scoppiarono tutti a ridere.

“Oh cazzo ragazzi, non lo dimenticherò mai quel giorno” disse Henry.

Colin si alzò di nuovo dal divano e disse: “Vado un attimo al cesso, devo assolutamente pisciare”.

Il ragazzo era il fratello minore del padrone della sala giochi, quindi aveva la possibilità di entrare dalla porta dal retro per usare il bagno. Chloe lo guardò confusa.

“Ehi, ma dov’è Max?!”

“È fuori a prendere aria”.

“E l’hai lasciata da sola?!”

“No, è con Caleb”.

“Ah, meno male!” disse Chloe mentre gli altri la guardavano cominciando a ridere.

“Che cazzo avete da ridere?!”

“Non sarà un male, ma neanche un bene. Dipende dai punti di vista” disse Duncan ridendo.

“Che cazzo significa?!”

“Il nostro Colin ha messo gli occhi addosso alla tua amica. Non so se mi spiego” disse ridendo Henry.

“Ha continuato a guardarla sin dal momento che è entrata qui. Immagino già i suoi pensieri malsani” disse Oliver.

Chloe era rimasta come imbalsamata.

“Chloe, ancora non hai capito?! Molto probabilmente Colin ci sta provando con Max!” disse Duncan ridendo scivolando dal divano per finire a terra. Chloe si alzò di scatto dalla stanza per raggiungere la sua amica.

“Corri, prima che sia troppo tardi” disse ridendo Oliver.

Max aveva finito la sua bibita e si staccò dal muro al quale era appoggiata. “Credo che sia il caso di rientrare, qui fa freddo” disse Max dirigendosi verso la porta.

“Aspetta, volevo chiederti una cosa” disse Colin.

“Cosa?”

In quel momento sopraggiunse Chloe. “Ah, eccoti qua. Iniziavo a preoccuparmi, pensavo ti avessero rapita” disse Chloe sorridendo mentre appoggiava un braccio sulle spalle di Max.

Caleb fece dietrofront e tornò nella stanza con i ragazzi.

“Cazzo, stai bene?! È tutto ok?!” chiese Chloe guardandola come per assicurarsi che fosse tutta intera.

“Si, perché non dovrei stare bene?!”

“Non lo so, i ragazzi di là hanno detto che Caleb… aaah lascia stare! Ti va di andarcene da qui?!”

“E me lo chiedi?! Non vedevo l’ora!”

Così tornarono dentro. Giusto il tempo di salutare e si fiondarono nell’auto dirigendosi verso casa Caulfield.

“Scusa se faccio guidare di nuovo te Chloe, ma non credo di essere in grado di farlo ora”.

Chloe diede un’occhiata verso l’amica. “Sei stata sorprendente stasera Max. Ti è piaciuto vero?”

Max mugugnò qualcosa di incomprensibile.

“Oh avanti Max, ammettilo”.

“Un po’…”

“Un po’ tanto direi”.

“Non esagerare... non è così. Infatti, non farti passare per la testa che diventerà un’abitudine”.

“Per me è stata una figata oggi”.

Max guardò l’amica che sembrava davvero come una bambina. Come se avesse ricevuto uno dei più bei regali in assoluto. La verità era che quando condividevano qualcosa si sentivano unite più del solito. Quando rientrarono in casa, trovarono Ryan seduto sul divano a guardare la tv. Forse l’uomo voleva assicurarsi di trovarle sobrie al loro ritorno.

Papà, sei ancora in piedi?”

“Si, volevo finire di guardare un film. Allora, com’è andata la festa?”

“Bene, ci siamo divertite” disse Max guardando Chloe.

“Oh sì. Ci siamo divertite”.

“Max, stai bene? Ti vedo un po’…”

“Sono solo stanca papà, non vedo l’ora di andare a dormire”.

“Ok, allora buonanotte ragazze”.

“Notte papà”.

“Buonanotte Ryan”.

Salirono le scale guardandosi ridacchiando tra loro. Quando furono sul pianerottolo, Max trascinò Chloe verso la sua stanza.

“Dormi con me?”

“E me lo chiedi?!” disse Chloe sorridendo.

Mentre erano a letto Chloe rise.

“Perché ridi?”

“Non posso fare a meno di pensare a te che fumi”.

“Oddio, adesso non la finirai più vero?”

“Scherzi? Questo è un evento storico”.

“Non ho fumato tanto”.

“Beh, non te lo avrei permesso. Non volevo altre punizioni”.

“Chloe?”

“Mmh?”

“Hai usato il pennarello a casa di Lucas?”

“Ehm… si Max. Mi è partito un attacco d’arte dopo essere stata ispirata da SamSaw”.

Max, non poté fare a meno di ridere al soprannome appena affibbiato alla sorella di Lucas.

“Non farlo mai più”.

“Ero ubriaca Max. Non lo avrei mai fatto da sobria. Almeno non lì”.

 
Già, non lo avresti mai fatto da sobria...

 
“Sai una cosa?” chiese Max.

“Cosa?”

“Duncan è strano”.

“Perché strano?”

“Mi ha fatto il baciamano oggi”.

“Ma cosa cazzo è questa storia?! Quando?!”

“Quando Lucas ci ha presentati, mentre gli stringevo la mano”.

Chloe guardò verso Max anche se erano al buio. Max lo capì dal movimento al suo fianco.

“Chloe, mi sento i tuoi occhi addosso”.

“Si può sapere perché tutti ci stanno provando con te?!”

“Tutti?! Ma di chi parli?!”

“Lucas, Duncan, Caleb…”

“Caleb?! Che diavolo c’entra lui?!”

“Quando eri fuori con lui i ragazzi mi hanno detto che ti ha messo gli occhi addosso! Secondo loro voleva provarci con te!

“Ah, ecco perché mi fissava!”

“Si!”

Fu il turno di Max di ridere.

“Perché ridi?!”

“Caleb non ci ha provato con me. Nemmeno Lucas, visto che era solo alticcio. Duncan ha solo modi strani di fare”.

“Come fai a essere così ingenua?! Colin non ci ha provato solo perché sono uscita io! I modi di fare di Duncan sono da cascamorto!”

“Ah, allora adesso dai importanza a quello che dice Jennifer su di lui”.

“Si! E per finire, Lucas ti ha ciucciato il collo come fosse un vampiro!”

“Chloe, stai esagerando”.

“Lui da ubriaco ha fatto esattamente quello che da sobrio non riuscirebbe a trovare il coraggio di fare!”

“Cosa vuoi dire?”

“C’è un proverbio che lo dice, anche se non ricordo esattamente qual è!”

Max dopo aver riflettuto disse: “Per caso è in Vino Veritas?”

“Si, proprio quello!”

“Capito”.


Può essere anche vero, ma tanto lei ha fatto il nome di Rachel quindi questo mi esclude completamente. Spero che Lucas non lo racconti a nessuno.


“Comunque adesso sono un po’ confusa” disse Max dopo qualche minuto passato a riflettere.

“Su cosa?”

“Prima hai detto che se tu non fossi stata ubriaca, non avresti mai utilizzato il pennarello. Giusto?”

“Giusto!”

“Ma so per certo che i tuoi attacchi d’arte non arrivano quando bevi”.

“Ok, quindi?”

“Quindi anche se non fossi stata ubriaca avresti potuto scrivere sulla saracinesca. Avresti fatto la stessa cosa, con o senza l’effetto dell’alcool”.

“E allora?!”

“Ora invece dici che Lucas essendo ubriaco ha fatto quello che da sobrio non farebbe mai. Per te il proverbio ‘In Vino Veritas’ ha senso?”

“Si! Però continuo a non seguirti. Dove vuoi arrivare?”

“Scusa se te lo dico, ma è un controsenso!”

“Perché?”

“Chloe deciditi! Per te una persona ubriaca fa davvero quello che non avrebbe mai il coraggio di fare da sobria, oppure lo farebbe in ogni caso?”

Chloe ci mise un po’ a rispondere. “Max, credo che ora sono più confusa di te. Potresti farmi questa domanda quando sono nelle mie piene facoltà mentali?”

Max iniziò a ridere. Passarono alcuni minuti in silenzio.

“Max?”

“Mmh?”

“Pensavo ti fossi addormentata”.

“No, stavo solo pensando”.

“A cosa?”

“Niente di importante”.

“La prossima volta che usciamo con qualcuno ti resterò incollata per tutto il tempo, così ci penseranno due volte prima di fare cazzate!”

“E se uno di loro mi dovesse piacere?”

“È così? Ti piace qualcuno di loro?”

“No, ma se fosse così?”

“Beh, in quel caso dovrò fargli un discorsetto!”

“Neanche fossi mio padre”.

“Ehi, io ho avuto a che fare con i ragazzi, quindi so bene di cosa sono capaci!”

“Ora sembri mia madre”.

“Certo, perché in quel caso aveva perfettamente ragione!”

“Tu che dai ragione a mia madre?! Sei sicura di stare bene?!”

“Si, sto benissimo!”

“Chloe, posso farti una domanda?”

“Certo che puoi”.

“Rachel era la tua ragazza?”

“È complicato anche per me capire cosa eravamo Max. Dopo quello che è saltato fuori, io non so davvero cosa risponderti”.

“Però era più di una semplice amicizia, vero?”

“Per me si… lei invece… non lo so. Perché mi chiedi queste cose?”

“Era solo semplice curiosità”.

Max continuò a rivedere le immagini di Chloe che l’attirava a sé per poi baciarla. Si ritrovò a chiedere qualcosa senza rendersene conto e quando se ne accorse si fermò, ma ormai era troppo tardi.

“Voi due avete mai fatto…”

“Cosa?”

“No, niente”.

“Dai Max. Ormai hai iniziato, quindi finisci”.

“Non era niente Chloe”.

“Vuoi vedere che indovino qual era la domanda che stavi per fare?” disse Chloe ridendo.

Max non rispose.

“Se abbiamo mai fatto sesso? Hai fumato poco, ma cazzo se si vedono gli affetti. La prossima volta ti faccio anche bere, così scoprirò cosa passa per la testa di Max Caulfield”.

“Smettila Chloe”.

“Comunque, la risposta alla tua domanda è sì”.

“Oh!”

“Vuoi i dettagli?”

“No grazie, preferisco dormire” disse Max girandosi di lato voltandole le spalle.

“Buonanotte Chloe”.

“Notte Max” rispose Chloe ridendo.

“Idiota!” disse Max.

“Si, ma sono sempre la tua idiota”.



Martedì 26 Novembre 2013

Era il martedì dell’ultima settimana di novembre e il giorno del Ringraziamento era ormai prossimo. I Caulfield avevano invitato i nonni paterni e gli zii materni di Max, che vivevano tutti a Hillsboro. Sarebbero arrivati il giorno prima della festa. Ryan aveva già prenotato l’albergo per loro. Aveva anche avvisato tutti della situazione delle ragazze, al fine di evitare di parlare del tornado e tutto il resto. Sembrava aver pensato a tutto, ma non era così. C’era ancora un’altra cosa da fare. Prese ancora il telefono dalla sua scrivania nello studio e scorrendo tra i suoi contatti in rubrica, si fermò sul nome di David. Era tentato di chiamarlo, ma decise di parlare un’ultima volta con Chloe. Era pomeriggio e Chloe stava distesa di schiena sopra al suo letto, controllando il messaggio mandato al suo contatto. Ancora nessuna risposta. Inserì le cuffie al telefono, iniziando ad ascoltare musica. Poi prese la rivista che le aveva regalato Lucas iniziando a sfogliarla. Con il volume della musica troppo alto, non sentì bussare alla porta della sua camera. Nemmeno quando Max entrò nella stanza si accorse della sua presenza, a causa della rivista davanti agli occhi. Max la stava chiamando, ma non ottenendo risposta si sedette sul letto. Chloe accorgendosi del movimento sul letto, fece uno scatto mettendosi seduta, lanciando un urlo mentre si portava una mano al petto facendo volare la rivista a terra.

“Cazzo Max, non si usa bussare?! Mi stavi per far venire un infarto!”

“Ma guarda che io ho bussato e anche tanto! Sei tu che hai problemi di udito!”

“Stavo ascoltando della musica!”

“Hai fatto cadere qualcosa a terra”.

“Ah sì… quella…” disse Chloe guardandola senza recuperare la rivista.

“Non la riprendi?”

“Ehm… no, non è necessario”.

“Te la prendo io, scansafatiche”.

“No Max!” disse Chloe afferrandola per le braccia mentre stava per alzarsi dal letto.

“Chloe, ma si può sapere che ti prende?!”

“Ehm… niente. Lascia stare la prendo io” disse agitata Chloe.

“Uhm… mi nascondi qualcosa per caso?”

“Io?! M-ma no, figurati”.

Max continuava a fissarla.

“Bugiarda” disse prima di lanciarsi dall’altra parte del letto, allungando una mano afferrando ciò che le era caduto a terra.

“No Max, fermati!”

Max, dopo essersi accorta di avere una rivista di donne nude tra le mani, guardò con imbarazzo la sua amica.

“Ti avevo detto fermati, non mi hai voluto ascoltare!”

“Chloe, ma che diavolo! Sarebbe potuta entrare mia madre, oppure papà! Hai idea di quanto sarebbe stato imbarazzante per tutti?!” disse Max con disappunto.

“Beh, per fortuna sei entrata solo tu, quindi siamo tutti salvi”.

“Da dov’è saltata fuori?”

Chloe riprese la rivista dalle mani dall’amica. “Dal tuo spasimante”.

“Il mio cosa?!”

“Lucas, ok?”

“Lu-Lucas?!”

“Si, come ti dicevo l’altra volta, so come sono i ragazzi. Odio ammetterlo, ma tua madre aveva ragione!” disse Chloe mentre ricominciava a sfogliare le pagine della rivista.

Max la guardava a bocca aperta. “Ah… ma davvero?! I ragazzi eh?! E a quanto pare anche le ragazze!”

“Ehi, non paragonarmi a loro!”

“Ma lo stai facendo anche tu!”

“Si, ma è diverso!”

“In cosa è diverso?! Sei solo un’ipocrita Chloe, perché anche tu guardi quelle…” si fermò in mancanza di termini adatti.

“Quelle?” chiese Chloe.

“Quelle cose…”

“Quelle cose come le chiami tu Max, sono donne!”

“Si… e sono letteralmente svestite!”

“Il nudo è arte Max. Vuoi darci un’occhiata, per assicurartene?”

“Ma neanche per sogno” disse la ragazza completamente in imbarazzo.

“Ok, come vuoi tu” disse Chloe con noncuranza, tornando a guardare la rivista.

“Dovresti smetterla di guardare quella rivista!”

Chloe chiuse di scatto la rivista. “Perché non posso guardarla? Temi che divento cieca per caso?”

“No, ma potresti abituartici troppo a guardare quelle… cose… e prima o poi i miei ti prenderanno in flagrante”!

“Beh, non preoccuparti. Ci starò attenta, ok?”

“Chloe!”

“Oh santo cielo Max!”

“Se non la metti via subito, lo farò io!”

Chloe spalancò la bocca dalla sorpresa. “Devi solo provarci!”

“Guarda che lo faccio!”

“Fai vedere!”

“Lo hai voluto tu!”

“Certo!”

“Bene!”

Si guardarono per qualche secondo e poi Max le saltò addosso per strapparle via la rivista dalle mani. Lottarono tra loro. Chloe cercava di tenere la rivista il più lontano possibile dalla sua amica. Max iniziò a farle il solletico per farla cedere.

“No… ehi… Max così non vale!” disse Chloe ridendo.

“Lascia quella rivista!”

“Assolutamente no!”

“Peggio per te allora!”

Max era sul punto di afferrare la rivista, ma Chloe con ultimo sforzo la lanciò verso il soffitto pur di non fargliela prendere. Nel momento in cui la rivista andò a sbattere contro il soffitto, Ryan entrò in stanza dopo aver bussato. Ovviamente non se ne erano accorte.

“Si può sapere che state combinando voi due?”

La rivista finì sul letto e Max la spinse per farla finire a terra dall'altro lato del letto, per nasconderla agli occhi del padre.

“Stavamo solo scherzando tra noi papà”.

Chloe cercò di trattenere a stento una risata.

“Ooook. Chloe senti, potresti raggiungermi nel mio studio un attimo?”

Il sorriso svanì dalle labbra della ragazza. “Perché? Ho fatto qualcosa che non va?”

“No Chloe, vorrei soltanto parlare con te di una cosa. Ti ruberò solo un attimo, dopodiché potrete tornare alle vostre cose”.

“Oh… va bene” disse la ragazza alzandosi dal letto. Prima di uscire dalla stanza si girò verso la sua amica parlando sottovoce per non farsi sentire da Ryan. “Mi raccomando divertiti con quella, ma non troppo eh!”

"Idiota!” rispose Max.

Quando raggiunsero lo studio, Ryan fece cenno a Chloe di sedersi sulla poltrona davanti alla scrivania. Per la ragazza quel momento le ricordava tanto il suo passato alla Blackwell School, quando la maggior parte del suo tempo lo passava in compagnia del preside Wells. Lui seduto dietro la sua scrivania a puzzare d’alcool e lei seduta davanti per subirsi le sue ramanzine a base di whisky. La ragazza iniziò a muovere nervosamente la gamba.

“Allora Chloe, innanzitutto volevo scusarmi con te per aver acceso il telefono senza il tuo consenso. È stato un brutto gesto da parte mia. Spero che potrai perdonarmi”.

La gamba della ragazza si fermò. Era sorpresa dalle parole di Ryan, di certo non si aspettava delle scuse.

“Ehm… ma certo Ryan, nessun problema. Tranquillo”.

“Bene, mi fa piacere sentirlo. Ora, volevo sapere una cosa. Volevo chiederti se hai riflettuto sulla possibilità di avvisare David. Non vorrei assillarti, ma credo che…”

“Lo farò!” disse Chloe.

Questa volta fu Ryan a rimanere sorpreso dalla ragazza. “Oh… bene. Quando hai intenzione di farlo?”

“Non lo so!”

“Chloe, visto che dopo domani sarà il giorno del Ringraziamento, speravo che lo potessi chiamare oggi. Magari, potresti chiedergli di raggiungerci qui domani. Potrebbe rimanere con noi, giusto per non restare da solo. Così avreste del tempo per parlare tra voi. Potrebbe stare nella tua stanza e tu con Max. Sicuramente avrete delle cose di cui parlare e anche io. Vorrei conoscerlo e sapere qualcosa di più sulla faccenda del professore”.


Oddio, io e Max non abbiamo mai parlato di questa faccenda. Quel figlio di puttana è vivo. Chissà come l’ha presa Max. Troppo presa dai miei casini non ho pensato a lei.


“Chloe!”

“O-ok!”

“Bene, se vuoi posso aiutarti io a convincerlo a raggiungerci”.

“No, lo faccio io. Ora posso andare?”

“Certo Chloe!”

La ragazza si alzò lentamente tornando nella sua stanza. Quando aprì la porta, Max era ancora lì ad attenderla con la rivista arrotolata in mano. Max notò che Chloe aveva cambiato umore.

“Chloe, che succede?”

Chloe andò a sedersi sul letto accanto a lei, appoggiandosi in avanti con le braccia sulle gambe e chinando il capo.

“Chloe!”

“Devo chiamare David. Tuo padre vuole che gli chieda di raggiungerci qui”.

Max appoggiò una mano sulla schiena della ragazza strofinandola su e giù. “Posso stare con te quando lo chiami. Vuoi?”

“No Max, è una cosa che devo fare da sola”.

“Ok! Ti lascio sola allora” disse Max alzandosi dal letto.

“Max?”

“Dimmi”.

“Jefferson… lui è…”

“Lo so Chloe!”

“Vorrei tanto che fosse morto!”

Max si avvicinò a Chloe abbracciandola. “Lo so Chloe, ma finirà dietro le sbarre per tutto il resto della sua vita, pagando per ciò che ha fatto”.

“Come fai a non essere arrabbiata e ferita da questo?!”

“Lo sono invece e molto anche, ma non possiamo farci nulla. Possiamo solo sperare che la giustizia faccia il suo corso e che paghi per ciò che ha fatto”.

“A me non basta Max… lo voglio morto!”

“Questo non la riporterà da te…” disse Max dirigendosi verso la porta. “Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi”.

Chloe annuì. Quando Max uscì dalla stanza, si allungò sul letto raggiungendo il comodino per prendere il telefono. Cercò il numero di David in rubrica. Stava per mettere via il telefono, ma dopo essersi fatta coraggio, fece partire la chiamata. Dopo alcuni squilli l’uomo rispose.

“Chloe?! Sei tu?!” chiese l’uomo incredulo dall’altra parte del telefono.

Chloe non riusciva a emettere nemmeno un fiato. La ragazza sapeva di non essere pronta per quel momento e il suo silenzio lo dimostrava.

“Chloe, di qualcosa ti prego”.

Alla fine la ragazza trovò la forza per parlare. “Si… sono io”.

“Oh mio Dio! Chloe, non hai idea di quanto ero preoccupato per te! Ho provato a contattarti tante di quelle volte! Ormai avevo perso tutte le speranze di poterti ritrovare!

“Mi si era spento il telefono… e non l’ho più riacceso”.

David dall’altro lato del telefono rimase in silenzio per qualche secondo, poi riprese a parlare cercando di non farsi prendere dall’emozione di sapere Chloe ancora viva.

“Stai bene?! Non hai riportato ferite o altro?!”

“No David… s-sto bene”.

“Dove sei Chloe?”

“Io… sono a Seattle, a casa dei genitori di Max”.

“Da quando?”

“Siamo partite subito dopo l’arrivo del tornado”.

“Max sta bene?”

“Si, anche lei sta bene”.

Dopo quello scambio di parole, tra i due calò il silenzio. Quello era il chiaro segno della mancanza di coraggio che avevano, nel parlare di quello che era successo a Joyce. Ma alla fine qualcuno doveva pur dirlo, altrimenti non si sarebbe mai usciti da quell’inferno. Fu David a cominciare con voce tremante dal dolore.

“Chloe…”

La ragazza non aveva sentito altro che pronunciare il suo nome. Eppure, quello bastò per farla iniziare a piangere, consapevole di cosa stesse per dire l’uomo.

“Chloe, mi dispiace così tanto. Non hai idea di quanto mi dispiace…”

“David… lei è…”

“Si Chloe!”

Continuarono a piangere al telefono per un po'. Quando riuscirono finalmente a calmarsi, Chloe si ricordò di cosa le aveva chiesto Ryan.

“David, il padre di Max vorrebbe che tu venissi qui domani. Vorrebbe conoscerti e farti alcune domande”.

“Capisco”.

“Solo se vuoi David, non devi sentirti obbligato”.

“Nessun obbligo, voglio vederti e assicurarmi che tu stia bene con i miei occhi. Per te va bene se vengo lì”.

Chloe annuì rendendosi conto solo dopo, che lui non poteva vederla. “S-si David, per me va bene”.

La ragazza diede l’indirizzo di casa dei Caulfield.

“Allora preparo alcune cose. Ci vediamo domani”.

“Ok, a domani”.

“Ciao Chloe”.

“Ciao”.

Chiuse la chiamata e iniziò a piangere di nuovo, buttandosi sul letto a pancia in giù, stringendo il cuscino sul viso per non farsi sentire da nessuno. Non uscì dalla sua stanza nemmeno quando giunse la sera e la cena era pronta in tavola. Max non provò nemmeno a convincerla ad andare di sotto con lei. La conosceva fin troppo bene e quello, era uno di quei momenti in cui bisognava starle lontano. Nonostante questo, Max dopo cena fece un tentativo per starle vicino. Bussò alla porta della usa stanza non ricevendo nessuna risposta. Aprì la porta lentamente per non svegliarla nel caso stesse dormendo. La ragazza era distesa su un fianco con le spalle rivolte alla porta. Era rannicchiata su sé stessa, molto probabilmente aveva freddo. Non voleva svegliarla, quindi la coprì con un’altra coperta. Si girò per andarsene, ma la ragazza si mosse nel letto.

“Scusa Chloe, non volevo svegliarti” disse Max sottovoce.

Stava per uscire dalla stanza, ma la compagna la fermò. “Max?”

“Dimmi Chloe”.

“Puoi rimanere qui a dormire?”

“Certo” rispose Max chiudendo la porta e mettendosi a letto accanto a lei.

Chloe si voltò verso di lei abbracciandola. Max ricambiò l’abbraccio e dopo qualche minuto si addormentarono.



Mercoledì 27 Novembre 2013

Il giorno seguente quando Max si svegliò, Chloe la stava già osservando da un bel po’ di tempo.

“Ehi!”

“Ehi a te!”

“Da quando sei sveglia?” chiese Max.

“Non dà molto”.

“Lo sai che non è bene fissare le persone? Soprattutto quando dormono, è macabro”.

“Tipo come?”

“Uhm, tipo come il film Paranormal Activity”.

“Ahahahah… bene, allora lo farò più spesso”.

“Vuol dire che la prossima volta dormirai da sola”.

“Grazie!” disse Chloe tornando seria.

“Di cosa?!”

“Per non aver fatto domande e per essere rimasta con me”.

“Vorrei poter fare di più per farti stare meglio”.

“Lo fai già”.


Dopo aver fatto colazione decisero di uscire un po’ per fare una passeggiata, visto che Chloe iniziava a essere nervosa per via dell’arrivo di David. I parenti di Max, sarebbero arrivati in tarda serata e avrebbero alloggiato all’albergo prenotato da Ryan. Mentre le ragazze erano via, arrivò David a casa Caulfield.

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Così, Ryan ebbe l’occasione di conoscere il patrigno tanto odiato da Chloe e soprattutto colui che aveva smascherato il professor Jefferson. Erano in salotto e stavano già conversando da un po’. David mise al corrente i Caulfield dell’andamento del processo a Mark Jefferson. Confermò che le cose si stavano mettendo davvero male per lui. C’erano molte prove a suo carico e anche due vittime, le uniche a non essere scomparse, che avrebbero testimoniato contro di lui in tribunale.

“Oddio, come può esistere gente tanto malvagia al mondo?” disse Vanessa sconvolta.

“L’importante è che ora pagherà per i suoi crimini. E tutto questo grazie a te David” disse Ryan.

“S-sì, certo” rispose poco convinto David. Non era solo suo il merito per l’arresto di Jefferson, ma anche delle due ragazze che avevano indagato per conto loro dandogli una dritta per arrivare a lui. In quel momento arrivò una telefonata e Vanessa scusandosi si alzò per andare a rispondere. I due uomini rimasero soli.

“David, volevo farti una domanda. Ho un dubbio su mia figlia e forse tu puoi aiutarmi”.

“Che dubbio?”

“Hai visto le foto delle vittime di quel mostro?”

“Si purtroppo”.

“Mi puoi dire se per caso, c’erano foto di Max?” chiese agitato Ryan.

“No Ryan, non c’erano foto di Max”.

Ryan emise un respiro di sollievo alla notizia. “Grazie a Dio”.

David pensò alle foto che ritraevano Chloe nella stanza di Nathan Prescott.

“Sono davvero felice che non abbia dovuto subire le angherie di quella bestia. Quante vittime ci sono state?”

“A giudicare dal materiale trovato nella camera oscura direi tante. Inoltre si suppone che abbia fatto vittime, anche prima di arrivare ad Arcadia Bay”.

“È incredibile che abbia agito così indisturbato per anni”.

“Beh, adesso per lui è finita, mi assicurerò personalmente che marcisca per sempre dietro le sbarre!”

“Chi sono le due vittime che testimonieranno contro di lui?”

“Due studentesse della Blackwell, Kate Beverly Marsh e Victoria Maribeth Chase. Frequentavano entrambe le stesse lezioni di fotografia del professore, come vostra figlia”.

“Chase?! Questo nome non mi è nuovo”.

“Forse perché sono di Seattle”.

Ryan ci rifletté un po’ su e poi si ricordò dove lo aveva visto quel nome. Nel frattempo, Vanessa tornò al suo posto scusandosi per l’assenza.

“Ma certo, i Chase sono i proprietari del Chase Space, una galleria d'arte specializzata in foto. Ricordo di averci portato Max una volta anni fa”.

“Si, sono loro”.

“Nessuna delle ragazze scomparse è stata ritrovata?”

“Ehm… una soltanto”.

“Lei è viva?”

“No, purtroppo è stata trovata morta. Era la figlia del procuratore distrettuale, si chiamava Rachel Amber”.

Ryan sbiancò all’istante. “Cosa?! R-Rachel hai detto?!”

“Si!”

Un ricordo tornò alla mente di Ryan. Il giorno in cui Chloe era andata su tutte le furie, prendendosela con lui per averle portato via Max.

“Chloe, mi dispiace tanto... davvero tanto per la tua perdita...”

“Ah, ma davvero?! Quale delle tante?! Esattamente per quale perdita ti senti dispiaciuto?! Per la morte di mio padre?! Di Rachel? Di mia madre o per avermi portato via Max nel momento più difficile della mia vita?!”

E poi quando erano seduti fuori.

“In casa prima, hai fatto un nome. Hai detto Rachel, posso sapere chi è?”

“Lei… era una mia amica per così dire. Ero così arrabbiata con lei. Era scomparsa, pensavo mi avesse abbandonata e invece era semplicemente morta”.

“Ryan, che hai?” chiese sua moglie vedendo lo sguardo strano di suo marito.

“Oh, n-niente. David, quando è stato scoperto il corpo di Rachel?”

Prima del tornado sono giunto al bunker. Li c’erano le foto delle vittime e tra queste anche quella di Rachel. Il corpo è stato ritrovato nella discarica alcuni giorni dopo il tornado. Prima non è stato possibile per via dei soccorsi ai superstiti”.


Come diavolo faceva Chloe a sapere che Rachel era morta ancor prima che la verità saltasse fuori. Questo non è possibile.


“Chloe e questa Rachel si conoscevano? Erano amiche?”

David cominciava a essere sospettoso nei confronti dell’uomo. Non riusciva davvero a capire a che scopo fargli delle domande del genere.
“Si, erano amiche e frequentavano entrambe la Blackwell”.

“Qualcun altro era al corrente delle tue indagini?”

David stava per rispondere, ma venne interrotto dal rumore della porta di casa. Erano appena rientrate le ragazze. Chloe aveva già riconosciuto l’auto del suo patrigno parcheggiata davanti casa Caulfield. Appena giunsero in salotto, David si alzò dalla poltrona guardando Chloe. Rimasero a fissarsi con gli occhi che minacciavano di riempirsi di lacrime da un momento all’altro.

“Chloe…” disse David, trattenendo a stento le lacrime che iniziarono a rigarli le guance.

Chloe si avvicinò lentamente a lui e quando erano ormai a un passo l’uno dall’altro l’uomo la strinse in un forte abbraccio. Anche se con un po' di fatica, Chloe rispose al suo abbraccio iniziando a piangere. Vanessa si portò una mano sulla bocca commossa dalla scena. Ryan continuava a pensare a Chloe, alla possibilità che potesse sapere molto di più sulla morte di Rachel. Che potesse essere addirittura coinvolta nella sua morte? Cercò di rimuovere dalla mente quell’idea assurda, ma non poté fare a meno di pensarci. Sperava tanto che ci fosse una spiegazione logica a quella stranezza. Chloe e David vennero lasciati soli nel salotto per concedere loro un po’ di tempo per parlare.

“Ho provato tanto a mettermi in contatto con te. Non sapevo davvero più cosa fare. Credevo ti fosse successo qualcosa di terribile” disse l’uomo alla ragazza.

“Forse avrei dovuto contattarti, ma non ce la facevo”.

“Lo capisco Chloe e non te ne faccio una colpa. So quanto deve essere difficile per te. Per me l’importante è saperti al sicuro. Il resto non ha alcuna importanza”.

“Si, per quanto possibile, sto bene”.

“Chloe, come avete fatto a scoprire di Rachel?” chiese David sottovoce.

La ragazza era in enorme difficoltà e non sapeva cosa rispondere. “Beh, lei era mia amica e sapevo che non si sarebbe mai andata via senza dirmi nulla. Non era da lei e poi…”

David rimase in attesa che continuasse.

“Io e lei avevamo deciso di andarcene da Arcadia Bay, insieme”.

“Oh! Perché? Lei ancora non aveva ancora nemmeno terminato gli studi”.

“Volevamo andarcene e basta! Lasciare tutto!” disse Chloe abbassando lo sguardo e rigirandosi gli anelli alle dita.

“Volevate scappare via?”

Chloe annuì con la testa senza guardarlo. David sembrava molto dispiaciuto a quella notizia, perché sentiva di essere stato lui la causa del suo desiderio di andarsene.

“Sono stato davvero uno stronzo, lo so. Mi dispiace tanto di essere arrivato al punto di farti desiderare questo Chloe”.

“No, non era per te. Cioè si lo era… in parte. C’erano tante cose che non andavano. Io odiavo Arcadia Bay. Lo so che è brutto dirlo adesso che è stata spazzata via, ma è così. Mi ha portato via tutto, fino all’ultimo” disse Chloe con voce tremante.

“Vorrei tanto che lei non fosse…” disse David interrompendosi per cercare di trattenere il pianto. Poi il momento passò e chiese: “Quindi sentivi che le era successo qualcosa?”

“Si e quando è arrivata Max, abbiamo cercato di capirci qualcosa”.

“In che modo ci siete riuscite?”

“David, non mi sembra importante! Inoltre non ne voglio parlare, ormai è finita!”

“Si, hai ragione. Scusami, non volevo essere insistente”.

“Comunque… grazie” disse Chloe sorprendendo il patrigno.

“Di cosa Chloe?”

“Suppongo che se nessuno è venuto a cercarci qui, vuol dire che non hai fatto i nostri nomi”.

“No infatti. Non sapevo ancora se vi fosse successo qualcosa. Ho preferito tenervi fuori da questa storia. Non meritavi di subirti anche un processo e neanche Max. Non sarei stato nemmeno in grado di dare una spiegazione logica di come due semplici ragazze siano giunte alla verità. A dire il vero faccio ancora un po’ fatica capirlo io. Ma del resto, tu è Max siete in gamba, quindi non mi sorprende. Ti giuro che non era mia intenzione prendermi il merito di aver fatto arrestare Jefferson”.

“Ma che dici?! Io non ho mai pensato a una cosa del genere!”

“Mi fa piacere sentirtelo dire. Sono orgoglioso di te Chloe e di quello che siete riuscite a fare”.

Fu il torno di Chloe a essere sorpresa dalle parole dell’uomo. Non aveva mai sentito uscire dalla sua bocca frasi del genere, soprattutto rivolte a lei. Sentendosi a disagio in quella situazione, cercò di cambiare discorso.

“La casa è andata distrutta?”

Si purtroppo”.

“Dove alloggi al momento?”

“Per seguire da vicino il processo a quel bastardo sto a Tillamook. Anche perché potrei essere chiamato a deporre ancora su ciò che so sul caso. Mi sta ospitando un amico”.

“Bene”.

“Oh, quasi dimenticavo. Ti ho portato qualcosa che sono riuscito a recuperare dai resti della casa”.

David si alzò dal divano sui cui si erano seduti, e prese una scatola di cartone. Appoggiandola davanti al divano, l'aprì per tirare fuori la bandiera degli Stati Uniti. Chloe la teneva appesa alla finestra della sua cameretta, per proteggersi dalla luce del mattino.

“L’ho trovata tra le macerie della casa. Pensavo che forse l’avresti voluta con te, anche se è un po' sporca. Comunque lavandola tornerà come nuova. Poi ho trovato anche questo”.

Tirò fuori un album fotografico di famiglia, in cui c’erano le foto di William, Joyce e Chloe. La ragazza lo prese passando una mano sulla copertina.

“Ho trovato anche questo diario” disse l’uomo porgendolo alla ragazza.

Chloe lo prese guardandolo sorpresa. Poi si girò in direzione di David.

“Se ti stai chiedendo se l’ho letto, ti posso assicurare che non è così. Infine ho trovato anche questa”.

Diede a Chloe la foto in cui era in compagnia di Rachel.

“Grazie David” disse Chloe con un filo di voce.

“Mi sono permesso di tenere con me la fede nuziale di Joyce e alcune sue foto”.

Chloe annuì.

“Chloe, come vanno le cose qui? Ti trattano bene?”

“Si David, mi trattano bene”.

“Anche se tua madre non c’è più, questo non vuol dire che io non possa prendermi cura di te. Lo so di non essere stato un granché come patrigno, ma posso rimediare se me lo permetti. Io tengo molto a te Chloe. Non sono stato in grado di dimostrartelo a tempo debito, ma posso farlo ora. Dammi solo il tempo di vedere la fine di Jefferson dietro le sbarre e rimettermi in sesto. Non voglio perderti Chloe, permettimi di far parte ancora della tua vita. Sono sicuro che Joyce lo vorrebbe. Pensaci su. Ok?”

In quel momento entrò Vanessa. “Scusate se vi interrompo”.

“Oh, non preoccuparti Vanessa. Abbiamo finito”.

“David, spero che resterai con noi per qualche giorno. Abbiamo posto per ospitarti”.

“Siete davvero molto gentili a volermi ospitare, ma credo che dovrò declinare l’invito. Devo sbrigare alcune cose urgenti”.

“Non vorrai rimetterti subito in viaggio spero? Sarai già molto stanco”.

“In questo caso, potrei approfittare della vostra gentilezza e passare la notte qui e ripartire domani mattina. Se per voi non è un disturbo”.

“Assolutamente no David, nessun disturbo. Anzi, ci farebbe davvero molto piacere se rimanessi un po' con noi. Ti mostro la stanza dove potrai stare per questa notte”.

“Grazie Vanessa” disse David seguendo Vanessa.

Prima dell’ora di pranzo Chloe era in cortile a fumare. Max invece stava uscendo dalla sua stanza trovandosi dinanzi a David.

“Oh, David, se stavi cercando Chloe è di sotto a fumare”.

“No no, cercavo te Max. Posso parlarti un attimo?”

“Certo” disse la ragazza rientrando in stanza facendo accomodare David.

Max si sedette sul letto e l’uomo sulla sedia della scrivania.

“Volevo solo ringraziarti per Chloe. Sapere che ci sei tu con lei mi tranquillizza. I tuoi sembrano delle persone in gamba”.

“Si, lo sono. Non devi preoccuparti di nulla”.

“Bene. Poi volevo anche… io ti devo delle scuse Max. Mi dispiace davvero tanto per averti trattata male quando sei tornata da Chloe. Non lo meritavi. Sei una brava persona Max e sono felice che Chloe sia qui con te”.

“Non scusarti, capisco bene come eri preoccupato per lei e per tutte le cose che stavano succedendo a causa di Jefferson”.

“Si è vero. Mi preoccupavo molto e volevo prendermi cura di lei, ma lo facevo nel modo sbagliato. Spero di riuscire a recuperare il mio rapporto con lei. Anche se so bene che adesso le cose sono cambiate. Sua madre ormai…”

Max rimase in silenzio. Cosa avrebbe potuto dirgli? Di certo non poteva scusarsi di avergli causato un dolore così grande, non salvando la donna che amava.

“David, sono sicura che le cose con Chloe andranno bene. Dalle solo un po’ di tempo. Vedrai che tutto si aggiusterà. Tu sei un uomo buono e questo lei lo sa”.

David sorrise alle parole di Max con una luce nuova negli occhi. Per la prima volta sentiva di poter sistemare le cose con Chloe. Se era Max a dirlo, la sua migliore amica, allora voleva dire che era possibile per davvero.

“Grazie Max”.

 
Si ritrovarono tutti a tavola per pranzare. Sembravano tutti sereni. Beh, quasi tutti. Ryan continuava a pensare continuamente alla faccenda di Rachel. Si tormentava alla ricerca di una risposta ovvia alla sua domanda. Come faceva Chloe a sapere della morte della ragazza ancor prima che venisse ritrovato il corpo? Durante il pranzo di punto in bianco, Ryan finì per parlare ancora una volta della vicenda del professore. Cercava così di ottenere più informazioni e capire cosa sapesse Chloe.

“Per te sarà difficile da accettare di non essere riuscito a fermarlo prima che facesse del male a quella povera ragazza” disse Ryan parlando a David.

David non gradì il suo commento, perché sapeva che Chloe ne avrebbe sofferto. Nonostante tutto cercò di restare calmo. “Già!”

“Dopotutto non era una ragazza qualunque. La conoscevi bene essendo amica di Chloe”.

“Si, certo!” rispose David.

“Per non parlare di quel ragazzo, il figlio dei Prescott. A volte si rimane coinvolti in certe situazioni senza volerlo. Sicuramente aveva dei problemi ma non era un assassino”.

Max guardò Chloe al suo fianco, sapendo quanto ritenesse Nathan responsabile della morte di Rachel. Le prese una mano sotto al tavolo e Chloe si girò a guardarla. Nel frattempo Ryan proseguì questa volta guardando Chloe. “Però resta il fatto che era conoscenza di cosa facesse il professore. Soprattutto sapeva di cosa era successo davvero a Rachel”.

Chloe non disse nulla abbassando lo sguardo, mentre Vanessa e Max guardarono Ryan sorprese. Non riuscendo ad arrivare a nulla decise di cambiare tattica andando dritto al sodo. Era stato David a scoprire le malefatte del professore e sicuramente avrebbe trovato strano che Chloe ne fosse in qualche modo già a conoscenza. Far saltar fuori il fatto che Chloe fosse già a conoscenza della morte dell’amica era l’unico modo. Però prima che potesse dire qualcosa Vanessa intervenne.

“Credo che sia ora di smetterla con questi discorsi. Non sono cose piacevoli per nessuno. Quindi cambiamo discorso. Piuttosto, volete un pezzo di dolce? David?”

“Oh, sono già pieno. Ma credo che lo accetterò molto volentieri”.

“Benissimo”.

Quando finirono il dolce, tutti rimasero ancora in sala da pranzo a chiacchierare. Chloe si alzò da tavole dicendo che andava in bagno, ma si fermò in salotto a fissare la foto di Rachel. A un tratto sopraggiunse una voce alle sue spalle. “È Rachel?”

La ragazza annuì mentre Ryan prese posto accanto a lei sul divano.

“È davvero molto bella”.

“Lo era…”

“David ha fatto un ottimo lavoro per smascherare Jefferson. Ti aveva messo al corrente delle sue indagini?”

“No!”

“Non ti ha mai parlato di nulla al riguardo”.

Chloe alzò lo sguardo dalla foto girandosi verso Ryan. Il suo atteggiamento durante il pranzo era strano. Per non parlare delle sue domande. “No, perché?!”

“Chloe, ricordi di averla nominata quando vi abbiamo chiesto di Joyce?” chiese Ryan indicando la foto con Rachel.

“L’ho fatto?!”

“Si! Eri molto arrabbiata quella mattina quindi forse non lo ricordi. Hai detto che credevi che ti avesse abbandonata e che invece era morta. Mi stavo chiedendo una cosa al riguardo. Come facevi a sapere di Rachel, se il suo corpo è stato ritrovato giorni dopo il tornado?!"

Chloe lo guardò con occhi sbarrati. Solo allora si rese conto del passo falso che aveva fatto quel giorno. Lei non avrebbe dovuto avere quella informazione. 

“Ehm… io non… cioè credo…”

“Chloe, come facevi a saperlo?!”

“Che importanza ha?!”

“Ne ha molta Chloe! Cosa è successo?! Stai tenendo nascosto qualcosa?!”

“Cosa?! No, certo che no!”

“Perché allora non rispondi alla mia domanda?! Non sarai mica coinvolta in qualche modo con la sua morte?!”

“Cosa?!” chiese Chloe scioccata.

“Posso rispondere io a quella domanda” disse David intervenendo.

Si voltarono e videro David, Max e Vanessa entrare in salotto. L’uomo si avvicinò a loro. “Mi dispiace ragazze, ma credo che ora sia il caso di dire i fatti come stanno realmente. Almeno a loro”.

David guardò Ryan. La verità è che Chloe e Max mi hanno aiutato a smascherare Jefferson”.

Ryan e Vanessa rimasero sorpresi dalle parole dell’uomo. “Che cosa vuoi dire? Le hai coinvolte nelle indagini rischiando di metterle in pericolo?” disse Ryan alzando un po’ la voce.

“No! Avevano fatto delle indagini per conto loro. Non ne sapevo nulla, almeno fino a quando non mi hanno fatto trovare tutti gli indizi”.

Ryan si girò a guardare sua figlia. “È vero quello che sta dicendo?”

Max annuì.

“Mi sono preso il merito di tutto solo per tenerle al sicuro. Non volevo che venissero coinvolte più del dovuto. Non so nemmeno io come hanno fatto, ma sono riuscite a fermare un mostro. E per quel che mi riguarda questo è l’importante. Quello psicopatico non riuscirà più a fare del male a nessuno. Ora voglio solo assicurarmi che finisca il resto dei suoi giorni in prigione, dopo quello che ha fatto a lei e a tutte le altre ragazze”.

“Rachel?!” chiese Ryan.

“No, non solo lei!” disse David.

Chloe guardò verso David, capendo di cosa stava parlando.

“Quello psicopatico ha manipolato un ragazzo problematico con seri problemi, portandolo a fare cose orribili. Nathan Prescott aveva foto di Chloe nella sua stanza.”

Max ricordò una foto di Chloe che aveva trovato nella stanza del ragazzo. Chloe le aveva raccontato vagamente ciò che ricordava. Era riuscita a scappare da lui, al contrario della povera Kate.

“Non mi darò pace, finché questa storia non sarà finita. Spero che per voi, non sia un problema tenere Chloe fino a quando tutto si sarà concluso e lei avrà deciso se stare con me o meno”.

Max guardò verso Chloe, non credendo alle proprie orecchie. Davvero c’era la possibilità che Chloe sarebbe tornata a vivere con David?

“David, non c’è alcun problema. Chloe può restare tutto il tempo che vuole” disse Vanessa.

Ryan era sconvolto. Non sapeva più cosa dire e soprattutto si sentiva male per come aveva trattato Chloe e David. Quindi cercò di scusarsi come meglio poteva. “Io… non… mi dispiace davvero… non so come scusarmi”.

“Va bene Ryan, non c’è alcun problema. Non potevi saperlo. Spero solo che teniate questa cosa per voi. Non voglio che Chloe e anche vostra figlia siano coinvolte nel processo”.

Ryan si voltò verso la ragazza. “Mi dispiace per aver dubitato di te”.

Chloe annuì accettando le scuse di Ryan.

Dopo che le verità venne a galla, David andò a riposarsi nella stanza di Chloe. I Caulfield ancora sconvolti, restarono in salotto ripensando alle due ragazze e al loro enorme contributo per catturare Jefferson. Chloe aveva portato la scatola con gli oggetti portati dal suo patrigno, nella stanza di Max. La ragazza tirò fuori il suo diario guardandolo. Per esorcizzare il suo grande senso di colpa per aver letto il diario della sua amica senza il suo consenso, stava considerando di permettere a Max di leggere il suo. Ovviamente l’amica non avrebbe mai saputo la verità sul perché le permettesse tanto. In quel momento Max entrò nella stanza sdraiandosi sul letto portandosi un braccio sugli occhi sospirando, stanca della tensione accumulata. Chloe andò a sedersi sul letto.

“Max?”

La ragazza spostando il braccio dagli occhi, vide il diario che Chloe le stava porgendo.

“Cos’è quello?”

“È il mio diario che ho scritto quando eri qui a Seattle. Voglio che tu lo legga”.

“Perché?”

“Non lo so, voglio semplicemente che tu lo faccia. Sei la mia migliore amica no? Non ci dovrebbero essere segreti tra noi. Prendilo ti prego”.

Max lo prese. Chloe si alzò dal letto.

“Dove vai ora?”

“Ho bisogno di una boccata d’aria e di qualche sigaretta. Tu ne avrai per un po’, quindi ci vediamo dopo”.

Uscì dalla stanza lasciandola sola con il diario tra le mani. La ragazza non sapeva davvero cosa aspettarsi e non riusciva nemmeno a capire la necessità di Chloe di farglielo leggere. Aprendo il diario trovò una lettera attaccata con una graffetta. Sembrava essere destinata a lei, solo che non l’aveva mai ricevuta.
 
5/3/10

Cara Max, papà mi aveva comprato questa carta da lettere quando internet era in sciopero e mi lamentavo perché non riuscivo a mandare e-mail. E oggi mi sono detta "Ehi, forse è ora di scrivere a Max! Però non so cosa dirti, sinceramente. Perché è da tre mesi ormai che non parliamo. Nonostante tutte le chiamate, tutti i messaggi che ti ho mandato e.… ma non sono arrabbiata con te, davvero. Cazzo. Col cazzo che ti mando sta roba.

Chloe, l'ex amica

Era solo l’inizio e Max stava già per mettersi a piangere. Arrivare alla fine del diario le sembrava un’impresa ardua. Però, la seconda pagina che lesse le lanciò un’ancora di salvezza. Un sorriso comparve sulle sue labbra. Uscì di corsa dalla sua stanza e scese le scale raggiungendo l’uscita. Trovò Chloe seduta sui gradini che stava fumando.

“Chloe, vieni con me”.

“Cosa?! Dove?!”

“Non fare domande e vieni con me”.

Chloe spense il mozzicone a terra. Max l’afferrò per una mano e la trascinò in casa.

“Max, ma quanta fretta!”

Rientrarono nella stanza di Max.

“Max, si può sapere che ti prende?!”

“Ti prego, vieni qui vicino a me” disse Max appoggiandosi alla spalliera del letto in attesa della sua amica.

Chloe si trascinò a forza sul letto vicino alla sua amica. “Max, cosa ci faccio qui?”

“Leggi qui” disse la ragazza passandole il diario indicando la seconda pagina.

Chloe diede un’occhiata alla pagina senza capire. “Cosa devo leggere?”

Max sospirò riprendendo il diario leggendo al posto suo la parte che le aveva indicato.

“Magari un giorno, quando sarai tornata, ti sarai scusata per esserti dimenticata di me e avremo fatto pace, leggeremo insieme questo diario e ci faremo una bella risata!”

Chloe capì le intenzioni dell’amica. “Max, non vorrai leggere il diario in mia presenza?!”

“Si Chloe! Quello che ho letto ora l’hai scritto tu, non io!”

“Oh merda! Ma dai Max, non vorrai davvero…”

“Ti prego Chloe! Non riesco a farlo da sola!”


Beh, credo che mi tocca accettare, visto che voglio redimermi per aver letto il suo.


“E va bene” disse Chloe mettendosi comoda.

Max le passò il diario appoggiando la testa sulla sua spalla e un braccio attorno alla vita.

“Ehm… Max?!”

“Si?”

“Che stai facendo?”

“Ti do fastidio?”

“No! Voglio solo sapere perché mi hai passato il diario! Non vorrai che te lo legga io spero?!”

“Chloe, faccio fatica a leggere. Soprattutto se si tratta di cose tristi, come la lettera”.

“Oh cazzo! E va bene, hai vinto tu! Comunque Max, sono tutte lettere che non ti ho mai spedito”.

“Perché pensavi, che non avrei risposto?”

“Già! Almeno sul diario potevo scriverti senza dovermi aspettare nulla. Lo sai come la penso, se non hai aspettative non rimani delusa”.
“Mi dispiace Chloe”.

“No Max, ne abbiamo già parlato troppe volte. Basta scusarsi, fa parte del passato”.


La verità è che fa ancora troppo male, ma non posso farla sentire una merda. Ha già troppi sensi di colpa da sopportare. Forse farle leggere il mio diario, non è una buona idea…


“Allora?” chiese Max.

“Ok… iniziamo”.

Chloe iniziò a leggere il suo diario. Max prestava attenzione, immaginando le situazioni vissute dalla sua amica.


4/4/10

“Lo sai, che ho smesso di andare tutti i giorni a scuola? Un po’ come tu hai smesso di parlarmi tutti i giorni, ecco”

Max strinse la mano che teneva appoggiata alla vita di Chloe, ma non disse nulla.

“Una volta non sapevo che scusa inventarmi e così... non l'ho fatto. Non mi sono presentata...e l'ho spuntata. Nessuno ha detto niente. Forse è il vantaggio di essere quella con il padre morto, nessuno sa come comportarsi con me, quasi tutti tirano un sospiro di sollievo quando resto a casa.

“Nemmeno io sapevo cosa dirti come loro. La mia vita non è stata semplice qui a Seattle, ma non volevo assillarti con le mie stupidaggini. I miei problemi non erano niente rispetto ai tuoi”.

“Max, non sminuire quello che hai vissuto qui e che ti ha creato problemi. Io ti conosco bene. A scuola non sarà stata una passeggiata nemmeno per te. So quanta fatica fai per fare amicizia e ambientarti. Sono contenta che ci fossero Kristen e Fefè con te. Oh… questa è davvero interessante, ascolta bene…” disse Chloe ridendo mentre riprendeva a leggere.

“P.S. L'ultima volta che mi sono fatta un ditalino mi è venuta in mente Pris di Blade Runner…”

“Oddio Chloe, sei sempre la solita! Per l’amor del cielo salta quella parte!” disse Max tappandosi le orecchie inutilmente.

“Ehi, sei stata tu a volere che leggessi il diario, quindi adesso mi lasci finire. Potevi pensarci prima”.

“Infatti comincio seriamente a pentirmene”.

“A proposito, sai cos’è un dit…”

“Chloe!”

“Ma quindi sai cos’è, buono a sapersi”.

“Chloe, se non la smetti subito…”

“Ok ok, stai calma e lasciami finire. Dove ero rimasta? Ah sì, ecco…”

“…O meglio, all'inizio stavo pensando a quel figo di Deckard, ma poi Pris ha decisamente rubato la scena, nulla di che, credo di volere la sua frangia”.

Chloe si fermò a riflettere un po’. “Beh, con il senno di poi credo che volessi anche un’altra cosa oltre alla sua frangia”.

“Ho capito cosa volevi! Possiamo andare oltre, per favore?!” chiese Max arrossendo.

Chloe lesse anche il primo incontro con Rachel al concerto dei Firewalk e di come la ragazza l’avesse salvata da due malintenzionati.

7/5/10

“Ho fatto ancora il solito sogno su papà. Quello in cui ero con lui, durate l'incidente. È sempre più difficile capire cos'è vero e cos'è solo frutto della mia immaginazione. Tutto quello che ricordo quando mi sveglio è quanto mi manca. Spero di non dimenticarlo mai”.

Entrambe rimasero in silenzio riflettendo sui loro rispettivi sogni, o per meglio dire incubi.

“…Ho anche parlato con Eliot. È stato molto carino, come al solito. E mi ha chiesto di uscire, come al solito. E io ho rifiutato, come al solito. Poverino, lui continua a insistere... Perché si impegna così tanto per uscire con una come me?”

“Chi è Eliot?”

“Diciamo un amico”.

“Diciamo?”

“Sei la solita ficcanaso”.

“Non avrebbe senso tenerti qui a leggere, se poi non posso informarmi sulla tua vita quando non c’ero”.

“Ok. Cosa vuoi sapere, se ci sono andata a letto?”

“No, non voglio sapere questo. Ci sei stata?”

“Beh… meno male che non lo volevi sapere eh?! Lui ha cercato di starmi vicino dopo che papà è morto. Ma il suo interesse andava ben oltre la semplice amicizia. Soprattutto dopo che ci sono andata a letto. Però è successo una volta sola quando ero ubriaca. Quindi non era importante. A quanto pare lui non era della stessa idea. Era diventando morboso e credo che fosse molto geloso di Rachel”.


Questo è più che chiaro ormai. Niente di quello che succede mentre sei ubriaca è davvero importante. Chissà cosa diresti nel sapere cosa è successo quella sera.


“Parlando di impegnarsi, ho fatto una partita con Steph e Mikey stamattina. Non è stato terribile come pensavo, ma non ho l'energia per impegnarmi in modo costante in... qualsiasi cosa. Forse dovrei impegnarmi a pensare a quanto sono menefreghista ultimamente. Ma poi vorrebbe dire che mi sto impegnando a fare qualcosa, no?”

Max diede un pizzicotto sulla pancia di Chloe.

“Ahia!”

“Sei la solita idiota Chloe. Ma Steph e Mikey sono gli amici che avevi nominato il giorno del pranzo con Fernando e Kristen?”

“Si, più o meno amici”.

“Dunque, fammi capire bene. Eliot era un ‘diciamo amico’. Steph e Mikey erano dei ‘più o meno amici’. Chloe, sono solo due le possibilità. O erano tuoi amici o non lo erano.”

“Max, devi capire che in quel periodo io ero disinteressata a tutto e a tutti. Quindi erano degli amici, ma senza impegno. Non uscivamo insieme la sera. I miei rapporti erano molto superficiali. Come con Justin e Trevor”.

“E ora chi sono loro? Due altri ‘non amici’?”

“Si, esatto. Vedi che hai capito il mio discorso? Comunque, con loro passavo il tempo a fumare e a fare skate”.

“Beh, sei brava con lo skate, quindi ci hai passato molto tempo con loro. Quindi erano amici”.

“Si, più o meno”.

“Sei esasperante.”

“Per me erano tutti sullo stesso piano”.

“Tranne Rachel?”

“Già! Con lei era diverso. Ci siamo, è il suo turno ora” disse Chloe dopo aver voltato pagina.

“So a cosa stai pensando. Ti stai chiedendo quando ti parlerò finalmente di Rachel Amber. Ok, stronzetta ficcanaso, ecco qui”.

“La pianti di pizzicarmi Max?”

“Si Chloe, quando la smetterai di darmi della ficcanaso”.

“Ma sto solo leggendo quello che c’è scritto… e poi è vero! Ahia! Ok, la smetto!”

Chloe proseguì con la sua lettura.

“Rachel Amber, la ragazza più popolare della scuola, all'improvviso ha deciso che vuole passare del tempo con me. Stamattina, ad esempio, mi ha trascinata al laboratorio teatrale e ha iniziato a farmi domande sul vero amore davanti a tutti. Io sì che sono un'esperta in materia eh? Le ho risposto che il vero amore è una stronzata, ovviamente. Il prof Keaton, l'insegnante di teatro, sembrava essere d'accordo. Poi Rachel mi ha portata nel suo camerino. L'ho appena conosciuta e già mi chiede di aiutarla a cambiarsi. Strano, non credi? Rachel è fatta così. Non gliene frega di niente, si lascia andare completamente”.

“Cosa vuol dire che ti ha portata nel suo camerino e ti ha chiesto di aiutarla a cambiarsi?”

“Non è andata proprio così. Le ho passato solo la cintura. Era solo per farti capire quanto era strafottente di tutto. Ad esempio, tu al suo posto vedendomi nel tuo camerino, mi avresti lanciato dietro di tutto”.

“Non sei divertente”.

“Non era mia intenzione esserlo infatti”.

“Davvero pensi che il vero amore sia solo una stronzata?”

Chloe rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere. Max alzò la testa dalla sua spalla per guardarla.

“Io… non lo so. All’inizio pensavo davvero che fosse una stronzata. Vedere mia madre che si risposa con un altro uomo non ha di certo aiutato. Poi ho incontrato Rachel e mi sono innamorata per la prima volta. In quel momento forse ci ho creduto, ma adesso…”

Max tornò ad appoggiare la testa sulla spalla della sua amica e Chloe a leggere.

"Abbiamo mai giocato a "Due verità e una bugia, noi due? Saresti stata terribile a quel gioco, credimi. L'avremmo dovuto chiamare: "Due verità e oddio, ritiro tutto, non dovevo mentire, il senso di colpa mi sta uccidendo!”

Max la pizzicò di nuovo. “Praticamente hai continuato a prendermi in giro per tutto il tempo anche sul tuo diario”.

“Si, credo proprio di sì Max” rispose Chloe ridendo di gusto.

“Ti odio”.

“Non stai dicendo sul serio, vero?”

“Secondo te?”

“Dimmelo tu”.

Max fece un sorriso soddisfatto. “Non lo so, ci devo pensare”.

“Non pensavo fossi così crudele”.

Max diede un bacio sulla spalla di Chloe, prima di tornare ad appoggiarsi di nuovo. “Non potrei mai odiarti”.

“Nemmeno io Max” disse Chloe ricambiando il bacio sulla testa dell’amica.


"Te l'ho detto che eravamo su un treno? Non male stare sedute a guardare il mondo passarci davanti. Siamo letteralmente saltate giù dal treno all'entrata di un parco enorme a nord della città. Sei gelosa?"

Chloe fece una pausa.

“Perché non leggi più?” chiese Max.

“Non sei gelosa?”

“Di cosa?”

“Del mio tempo passato con lei”.

“Chloe, tra noi due quella gelosa sei tu”.

“Ah, davvero?!”

“Vuoi che ti faccio la lista dei nomi delle persone di cui sei gelosa da quando siamo a Seattle? Kristen, Fernando, Lucas, Duncan e Colin”.

“Ho capito, allora sono l’unica a essere gelosa. Quindi non te ne frega proprio niente di me. Buono a sapersi” disse Chloe sfogliando il diario. La sua era solo una tattica per spingere l’amica a sbilanciarsi di più.

“Cosa?! Non era quello che intendevo! A me importa di te!”

“Beh, non abbastanza a quanto pare”.

Max si arrese. “Si che lo sono, ma la sento una cosa sbagliata. Perché lei…”

“Lei non c’è più?” disse Chloe terminando la frase per l’amica.

“Già!”

“Non puoi continuare a sentirti in colpa per tutto Max”.

“È più facile a dirsi che a farsi”.

“Bene, dunque sei gelosa. Per la cronaca lo avevo capito”.

“Da cosa?”

“Dal primo incontro che ho avuto con Jennifer”.

“Adesso sei soddisfatta?”

“Puoi giurarci”.

Continuò a leggere.

“Non ci posso credere davvero. Per caso avevi scommesso che avrei rovinato tutto e sarei tornata a essere la tipa stramba senza amici? Spero per te di sì. Come ho fatto a rovinare tutto? Stavo passando una giornata perfetta... Ma poi le ho goffamente confessato i miei sentimenti, neanche fossi uno sfigato qualsiasi che invita una cheerleader al ballo di fine anno. E lei mi ha rifiutata, ovviamente”.

“Le hai detto di esserti innamorata di lei?” chiese Max.

“Non ho usato esattamente queste parole, ma si, l’ho fatto”.

“Com’è ricevere…”

“Un due di picche? Un vero schifo!”

“Mi dispiace Chloe”.

“Prima mi ha rifiutato, ma poi le cose sono cambiate”.

"Come hai capito di esserti innamorata di lei?"

"Non so dirti di preciso come l’ho capito. Voglio dire, non c'è qualcosa di specifico. Credo che sia più un insieme di cose. Credo che all’inizio, quando le ho confessato ciò che provavo, ero semplicemente stufa di stare da sola. La giornata che ho passato con lei è stata fantastica. Per me che mi estraniavo da tutto e tutti è stata un grande passo avanti. Forse presa dal momento mi sono lasciata un po’ troppo andare. Ma con il tempo è diventato tutto molto più chiaro”.

“In che modo?”

“La parte migliore di ogni mia giornata era quando stavo in sua compagnia. Con lei riuscivo a essere me stessa fino in fondo. Potevo aprirmi con lei, confidandole qualsiasi cosa mi passasse per la testa senza il timore di essere giudicata. Non mi guardava come tutti. Per gli altri ero soltanto la ragazza problematica senza padre. Temevano anche a rivolgermi la parola, non sapevano come prendermi. Per lei invece ero semplicemente Chloe Price. Rachel è l’unica che si sia davvero interessata a me, mi comprendeva. Se passavo una giornata di merda a causa di David, lei riusciva a farmi stare meglio. Ero libera insieme a lei e sentivo di poter fare qualunque cosa. Con lei sembrava tutto possibile, a volte anche troppo”.

“Era davvero speciale per te”.

“Si! Era una persona solare, divertente, comprensiva, altruista ed era anche di una sensualità disarmante! Mi dispiace che tu non abbia avuto l’opportunità di conoscerla. indipendentemente dalla nostra situazione, da quello che ha fatto, per me è stata la salvezza”.

“Eri attratta da lei anche fisicamente?”

“Si certo, chi non lo era?!”

“Quando stavi con lei cosa sentivi esattamente?”

Chloe abbassò lo sguardo su di lei. Max se ne accorse ma non si mosse dalla sua posizione continuando a guardare il diario.

“Max, sai che la tua domanda è molto specifica? E che potrei risponderti con una risposta altrettanto specifica?”

“Cioè?”

“Max, come mai mi fai tutte queste domande? Non che mi dia fastidio anzi, al contrario”.

“Semplice curiosità Chloe. Tu hai detto di esserti innamorata di lei. Volevo solo capire cosa provavi per essere arrivata a queste conclusioni. Tutto qua”.

Le sue domande erano mirate a scoprire cosa voleva dire essere innamorati di qualcuno. Non essendo mai stata innamorata e non avendo avuto nessuna storia, cercava di capirci qualcosa attraverso l’esperienza della sua amica. Stava cercando di mettere a confronto le sensazioni della ragazza con le sue. Spesso quando era in sua compagnia o quando aveva un contatto con Chloe, provava sensazioni contrastanti. Se da una parte erano piacevoli, dall’altra la turbavano non poco. Poi non riusciva a togliersi dalla testa ciò che era successo tra loro.

Chloe ci pensò un attimo e poi rispose. “Quando stavo con lei era tutto molto… ok… non so cosa rispondere senza beccarmi qualche pizzicotto o prendermi dell’idiota”.

“Non preoccuparti di questo, sei un idiota indipendentemente da quello che risponderai”.

“Cosa?!” chiese Chloe ridendo. Anche Max cominciò a ridere.

“E va bene, te la sei cercata. Quando stavo in sua compagnia in atteggiamenti alquanto inequivocabili, ero completamente eccitata”.

“Ok, basta così!” disse Max sperando che non continuasse.

“Hai presente quando…”

Max le piazzò una mano sulla bocca per non farla parlare. “Smettila Chloe! Dimentica quello che ti ho chiesto! Non lo voglio più sapere!”

Rimosse la mano dalla bocca dell’amica.

“Ok, come vuoi”.

Max tornò ad appoggiarsi sulla sua spalla.

“Proseguiamo?” chiese Max.

“Certo! Per la cronaca, dovevo cambiarmi le mutande spesso quando ero con lei” disse Chloe ridendo.

“Chloe!!!”

“Scusa, ma è colpa tua. Non puoi farmi delle domande e poi rinunciare ad ascoltare le risposte. Comunque, continuo con la lettura”.

8/5/10

“Quand'è che hai deciso che ti eri stancata di me? Quand'è che hai capito che era il momento giusto per voltare pagina? Te lo chiedo perché io e Rachel abbiamo chiuso con questa merda di città. Ce ne andiamo…”

Chloe si interruppe mentre Max iniziava a piangere.

“Ehi Max, ti prego non fare così. Non piangere. Non è stata una buona idea leggere questo cazzo di diario!”

“No Chloe, vai avanti”.

“No, questo diario ti sta facendo male e anche a me”.

“Voglio che finisci di leggere Chloe”.

“Per caso pensi che è quello che ti meriti per non avermi più risposto? Se la pensi così giuro che lo brucio”.

“No Chloe, finisci di leggerlo per favore”.

“Sei mai stata in terapia? Non è per niente male. Non sto parlando di quella merda dove scrivi i tuoi pensieri, ti abbracciano e piangi come uno sfigato. Sto parlando di aprirsi per davvero e tirare tutto fuori. Rachel è brava anche in questo, ovviamente. Abbiamo parlato... e sono felice di averlo fatto. Alla fine, sembrava tutto un po' meno incasinato”.


Chloe con lei parlava tranquillamente. Invece con me no, mi allontana. Forse sono io il problema…


“Indovina chi ha cercato di drogare Rachel per fregarsi la sua parte? Non preoccuparti, io e Rachel abbiamo rigirato la frittata e abbiamo dato a Victoria un assaggio della sua medicina. Letteralmente”.

“Victoria ha tentato di drogare Rachel?”

“Si, ha sciolto delle pillole nel suo tè gentilmente offerto da Victoria. Tutto per soffiarle il suo posto nella recita. Ma io ho scoperto tutto e ho semplicemente invertito le tazze del tè. Quella destinata a Rachel l’ha bevuta lei. Quindi dopo un po’ bey bey Victoria e sogni d’oro. Pensi ancora che fosse una brava persona?”

“Ho avuto modo di vedere un altro lato di Victoria e ti posso assicurare che c’è del buono in lei”.

“Scusami se faccio fatica a crederlo Max”.

“Purtroppo le tragedie non sono finite. Quella cretina di Juliet è rimasta bloccata nel traffico a causa dell'incendio e quindi... Diciamo che c'è solo una persona al mondo capace di farmi entrare in un costume ridicolo e di convincermi a recitare Shakespeare di fronte a un pubblico pieno di gente che odio. Sono sopravvissuta, se per caso eri preoccupata per me (scommetto di no). Ma non è stato facile. Mi sono dovuta ricordare cosa dire, dove andare e di cercare di non mandare a fanculo il pubblico”.

Max rise immaginando la sua amica sul palco mentre mandava a fanculo tutti. “Avresti fatto davvero di tutto per lei!”

“E anche oltre. Penserai che non ero più capace di intendere e di volere, vero?”

“No, non lo penso affatto, eri innamorata”.

Chloe cominciò a ridere.

"Cosa c'è?"

"A proposito del fatto che ero disposta a fare qualsiasi cosa per lei. Mi sono ricordata di qualcosa che abbiamo fatto".

"Cosa?"

"Spesso capitava che andassimo al faro per starcene per conto nostro e fumare in santa pace".

"E la discarica?"

"Beh, non andavamo sempre lì. Di solito non c'era mai nessuno ma quel giorno quando siamo arrivate, la panchina dove abitualmente ci sedevamo per fumare, era già occupata.

"Chi c'era?"

"Una coppietta che a giudicare da come si stavano divorando le facce, non avevano nessuna intenzione di schiodarsi da lì. Così ho detto a Rachel che era il caso di tornarcene indietro e trovare un altro posto. Ma lei ha insistito perché rimanessimo. Così escogita il piano diabolico".

"Che sarebbe?"

"Spacciarsi per le fidanzate dei due ragazzi".

"Santo cielo! E tu eri d'accordo?"

"Non proprio, ma lei ha insistito tanto che alla fine non ho potuto dire no".

"Cosa avete fatto?"

"Il piano era che a turno ci avvicinassimo ai due ragazzi facendo una scenata di gelosia. Come se avessimo beccato il nostro fidanzato e fidanzata tra le braccia di un qualcun altro" disse Chloie ridendo.

"E poi?"

"Rachel è stata la prima ad avvicinarsi a loro, iniziando a urlare e sbraitare contro di lui".

"E tu dov'eri?"

"Nascosta in attesa del mio turno. Rachel avrebbe fatto un movimento con le braccia per segnalare la mia entrata in scena. A meno che i due ragazzi non se ne fossero andati prima".

"Sono andati via?"

"Secondo te?"

"No".

"Ecco appunto. Avresti dovuto vederla. Lei era nata per fare l'attrice, aveva un talento naturale. Per poco non ci credevo anche io che lui fosse il suo ragazzo. Lui cercava disperatamente di spiegare alla sua fidanzata che non conoscesse nemmeno Rachel. E lei ha iniziato a urlargli contro di essere un traditore. Visto che ancora non si allontanavano, Rachel mi ha dato il segnale. Quindi sono arrivata anche io rivolgendomi alla ragazza. Io non sono brava a recitare, ma ci ho provato lo stesso. Le ho detto, chi sono queste persone e perché le porti qui giusto il giorno del nostro appuntamento? Dovevi vedere la faccia del tipo, gli era caduta la mascella a terra. Abbiamo davvero rischiato di essere scoperte perché io ero pessima e Rachel ha fatto una fatica assurda per non ridere".

"Com'è finita?"

"Che abbiamo capito chi era il più geloso tra i due, cioè lui. Si è arrabbiato tantissimo e ha iniziato ad allontanarsi con la ragazza al seguito. Quando se ne sono andati abbiamo iniziato a ridere come matte. Poi finalmente ci siamo sedute sulla panchina a fumare". 

"Non è stata una bella cosa da fare" disse Max ridendo.

"Si lo so, ma è stato davvero divertente".

Il sorriso di Chloe si spense, sentiva una profonda nostalgia delle cazzate fatte con lei.

“Meglio che torno alla lettura, altrimenti non finiamo più”.

“Non mentirò, ho spaccato di brutto. Una volta superato il trauma del trucco e delle luci accecanti mi sono lasciata andare. Immagino che recitare voglia dire dimenticarsi del resto del mondo e cogliere l'attimo.
Non so perché ma sembra tutto più semplice quando sono con Rachel. Alla fine ci siamo inventate una storia sul palco. Una molto più bella, perché finisce con noi che ce ne andiamo dall'isola e navighiamo verso il tramonto. Tiè Shakespeare”.

“Mi sarebbe piaciuto vederti recitare” disse Max.

“Anche a me sarebbe piaciuto che tu ci fossi”.

“Diciamo solo che... ha cancellato ogni mio dubbio. Come dici? Devo farti uno schema? Abbiamo limonato. Se pensi che limonare con Rachel Amber sia una figata, credimi... è un quadrilione di volte meglio”.

“È stato il vostro primo bacio?”

“Si, cazzo! Ed è stato davvero straordinario! Baciava da Dio!”


Sicuramente niente a che vedere con il bacio che le ho dato io con quella sfida. E se lei non si fosse tirata indietro? Cosa sarebbe successo?


Chloe lesse dei problemi di Rachel con il padre durante la cena, dell'ipocrisia di dell'uomo e della verità sulla sua vera madre. Quella biologica. E di come Chloe le era stata vicina.

9/5/10

“C'è una cosa che non hai mai…”

“Continua Chloe”.

“Questa parte la salto…”

“Leggi!”

“Non è importante questa parte!”

“Chloe!”

Chloe proseguì contrariata con la lettura.

“C'è una cosa che non hai mai imparato a fare, Max... Quando vedi che una persona a cui tieni sta soffrendo, fai tutto il possibile per starle vicino. Anche se significa portare le stelle in camera sua. È esattamente quello che ho fatto con Rachel, così si è rilassata e mi ha chiesto di trovare sua madre.

“Max?”

“S-sto bene Chloe”.

“Non è vero!”

“Continua!”

Chloe continuò, leggendo dell'incontro con Frank e Damon per ottenere informazioni sulla madre biologica di Rachel. Di come erano degenerate le cose e di come per difenderla, Rachel avesse ricevuto una coltellata finendo dritta in ospedale.

“Ha messo a rischio la sua vita per difenderti”.

“Già, come hai fatto tu Max.” disse Chloe spostando un braccio sulle sue spalle per tenerla stretta.

“Non penso che si possa sapere cosa si prova per una persona finché non la stai per perdere. Finché non sei seduta nella sala d'attesa di un ospedale, ferma in un posto ma con la sensazione di cadere, pregando disperatamente in silenzio di sentire la sua voce, di toccare la sua mano, di farla ridere... È lì che lo capisci”. 

“Sai quella linea sottile che c'è tra la vita reale e un sogno? Credo che non esista. Ho visto di nuovo papà, ma stavolta ero sveglia. O almeno credo...Se i sogni possono fondersi con la realtà, allora immagino che anche gli incubi possano farlo”.

Ogni volta che Chloe leggeva dei sogni che faceva, le due ragazze si sentivano estremamente coinvolte. Era impressionate come parti di un passato, di cui Max non aveva fatto nemmeno parte, combaciassero con la realtà che stavano vivendo. Chloe lesse di come aveva scoperto la verità sul casino fatto dal padre di Rachel alle sue spalle. Di come la madre biologica, le chiedeva espressamente di non svelare tutta la verità alla ragazza su quello che aveva fatto il padre. E sulla sua indecisione, il bivio in cui si trovava. Arrivò all'ultima pagina del diario.

"E ora... devo decidere cosa dire a Rachel. Tu cosa faresti Max? Non puoi rispondere, lo so. Tu non esisti, Sei una bugia che ho usato per fuggire dalla realtà. Per continuare a vivere nel passato. È così strano? Ma adesso non credo di voler più vivere nel passato. Voglio vivere nel presente insieme a Rachel. Succeda quel che succeda. Addio Max…”

Iniziarono entrambe a piangere silenziosamente tenendosi abbracciate. Chloe aveva sempre vissuto legata al suo passato. Quando finalmente aveva deciso di voltare pagina, il presente le era stato strappato via con forza riportandola di nuovo al punto di partenza. Portandole di nuovo una parte importante del suo passato, la sua migliore amica. In un attimo Rachel faceva parte del suo passato. Max invece era tornata nel suo presente. Forse è proprio giusto dire che la vita è strana…
Chloe aveva deciso di far leggere il suo diario solo per il senso di colpa nei confronti della sua amica. Alla fine della lettura però, si era resa conto che nulla era cambiato. Il senso di colpa era ancora lì. Pensava di fare la cosa giusta, ma forse era la cosa più sbagliata da fare. Aveva soltanto causato altro dolore a Max. Dopo circa dieci minuti, nei quali erano rimaste abbracciate in silenzio, con Max ancora appoggiata ancora con la testa sulla sua spalla, Chloe prese una decisione. Voleva dire la verità a Max. Forse solo questo le avrebbe dato un po’ di pace.

“Max… io ho fatto qualcosa che… non avrei dovuto fare. Mi sento uno schifo, credimi. Volevo farti leggere il mio diario solo perché io ho letto il tuo di nascosto”.

Max non rispose.

“Max… non sei arrabbiata?! Max?!”

Solo dopo si accorse che Max si era addormentata e che non aveva ascoltato nemmeno mezza parola di quello che aveva detto.
Chloe iniziò a ridere, pensando che non avrebbe più avuto il coraggio di svelarle la verità. Ormai il momento era passato.


 
Giovedì 28 Novembre 2013

Il mattino seguente si svegliarono tutti presto. In giornata sarebbero arrivati i nonni e gli zii di Max. David era ormai pronto alla partenza. Erano tutti fuori in cortile.

“David, sei davvero sicuro di non voler rimanere qui con noi oggi? È la festa del Ringraziamento, non dovresti rimanere solo” disse Vanessa nella speranza di far cambiare idea all’uomo.

“Ti ringrazio davvero tanto per l’ospitalità Vanessa, ma sarà per un’altra volta”.

David prese Chloe da parte per poterle parlare da sola. “Ascolta Chloe, io adesso devo andare, ma voglio che tu mi chiami nel caso avessi bisogno di qualcosa. Ok? Non so se sei sincera quando dici che qui va tutto bene, ma se non dovesse essere così, basta che mi chiami e io vengo a prenderti”.

“Ok David”.

Si abbracciarono e quando si staccarono David disse un’ultima cosa. “Ricorda cosa ti ho detto. Io posso prendermi cura di te Chloe”.
La ragazza annuì. “David, fammi sapere quando sbattono definitivamente quel bastardo dentro”.

“Lo farò Chloe”.

L’uomo si avvicinò abbracciando anche a Max. “Tienila al sicuro mentre sono via”.

“Lo farò David”.

L’uomo si staccò dall’abbraccio e stava per allontanarsi, ma si fermò voltandosi di nuovo verso la ragazza. “Toglimi una curiosità. Come diavolo avete fatto a scoprire la verità?”

“David, non credo di potertelo spiegare, ma l’importante è che venga fatta giustizia”.

L’uomo annuì sorridendo e tornò sui suoi passi. “A presto Max”.

“Ciao David”.

Mentre David si avvicinò alla sua macchina, Ryan lo raggiunse. “Ascolta David, so che al momento hai delle cose da sistemare, ma ricordati che qui hai qualcuno su cui poter contare.So che tra te e Chloe non è andato tutto bene in passato, ma credo che lei abbia bisogno di te e tu di lei. Quando tutto sarà finito torna qui a Seattle, ti possiamo ospitare e darti il tempo di sistemarti. Ho molte conoscenze qui, posso aiutarti a ottenere un lavoro e trovare casa. Così potrai stare con Chloe senza doverla allontanare da Max. Credimi, non te lo perdonerebbe mai”.

David sorrise a quell’affermazione. “Conosco molto bene Chloe. Grazie di tutto Ryan, ti ripagherò per quello che stai facendo per lei”.

“Non pensarci neanche, lo faccio molto volentieri. È la figlia di un mio caro amico. So che William al mio posto avrebbe fatto lo stesso con Max”.

“Ok, grazie ancora Ryan”.

I due si abbracciarono dandosi delle pacche sulle spalle. David salì sull’auto e si mise in viaggio lasciando temporaneamente Seattle. Poco dopo arrivarono gli ospiti.


 
Come da tradizione familiare, Vanessa preparò il classico tacchino ripieno con l’aiuto di sua sorella, di sua suocera e Max. Il menù includeva anche purè di patate come contorno e per dolce la torta di zucca. Il nonno e lo zio di Max erano intendi a guardare la tv tra una chiacchiera e l’altra. Nel frattempo Ryan addobbò l’albero di Natale con l’aiuto di Chloe. La ragazza fu ben felice di unirsi a lui pur di evitare di passare il tempo in cucina per preparare il pranzo. La giornata proseguì in modo molto tranquillo. Come da richiesta di Ryan, nessuno accennò agli eventi di Arcadia Bay. Nonostante questo, ogni tanto le due ragazze durante il pranzo, continuavano a ripensare a tutto quello che le tormentava. Riuscirono comunque a cavarsela, facendo buon viso a cattivo gioco, mentre dentro si sentivano morire. Quando giunse la sera e gli ospiti tornarono all’albergo, le due ragazze diedero una mano a Vanessa per ripulire la cucina. Quando finirono restarono un po’ con i Caulfield a guardare la tv.

La prima a salire in camera fu Chloe. Entrò nella stanza di Max e aprendo la scatola dei suoi oggetti personali prese la foto di Rachel. Toccò con le dita la superficie della foto dove era impresso il volto della ragazza. Iniziò a piangere ripensando ai loro piani mandati in fumo da due psicopatici, che le avevano rubato un futuro con la ragazza. Un dubbio la travolse in quel momento. Forse Rachel poteva essere salvata.


Rachel sarebbe ancora viva se me ne avesse parlato, ma non l’ha fatto. Perché no? Forse è solo colpa mia. Lei temeva la mia reazione. Per non litigare con me, ha preferito non dirmi nulla. Né di Frank, né di Nathan e né di Jefferson. L’unico accenno l’ho avuto tramite una lettera trovata per caso in discarica. Che tra l'altro non ha mai avuto il coraggio di consegnarmi. E se sono stata proprio io a spingerla tra le braccia di Frank? E se fosse morta a causa mia? Non si è sentita libera di potermene parlare e adesso non c’è più.


Continuò a piangere portandosi una mano sulla bocca per non farsi sentire. Cadde a terra in ginocchio. In quel momento entrò Max.

“Ehi Chloe, ti va di…Chloe, che succede?!”

Max le si inginocchiò accanto a lei stringendola.

“È stata colpa mia! È stata solo colpa mia…”

Max non capiva di cosa stesse parlando, ma quando vide la foto di Rachel capì a cosa si riferiva.

“No Chloe… non è colpa tua”.

Max l’aiutò a coricarsi a letto. Dopo mezz’ora, Max si addormentò mentre teneva un braccio attorno alla vita della ragazza che non riusciva a dormire. Chloe la guardò.


E se le facessi del male? Sembra che sono destinata a causare del male a tutti. Perché con lei dovrebbe essere diverso? Non posso sopportare di farne anche a te Max. Non me lo perdonerei mai.


Una lacrima scese lentamente sul suo viso. A un tratto sentì un singolo suono provenire dal suo telefono. Allungò un braccio prendendo il telefono e vide che aveva un messaggio. Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Era il contatto a cui aveva mandato un messaggio.

BigMaster: Chi sei?


Chloe non riusciva ancora a crederci che avesse ottenuto risposta. Ormai non ci sperava più. Per non rischiare di svegliare Max decise di uscire dalla stanza. Si divincolò dalla ragazza spostando lentamente il suo braccio. Si alzò dal letto uscendo dalla stanza. Raggiunse il salotto restando al buio, sedendosi sul divano. Rispose al messaggio.

Chloe: Sono Chloe

BigMaster: Chloe?!
  • Stai bene?
Chloe: Si

BigMaster: Dopo aver saputo la notizia pensavo che non ce l’avessi fatta.

Chloe: Sono stata fortunata.

BigMaster: Dove sei?

Chloe: Seattle, a casa di un’amica.

BigMaster: Tua madre e David?

Chloe: Mamma non ce l’ha fatta.

BigMaster: Mi dispiace tanto Chloe, ti faccio le mie più sentite condoglianze.

Chloe: Grazie.
  • Pensavo avessi cambiato numero.
  • Come mai ci hai messo così tanto a rispondere?
BigMaster: Impegni di lavoro.

Chloe: Perché mi hai chiesto chi fossi?

BigMaster: Non ho più il tuo numero in rubrica.

Chloe: Dove sei?

BigMaster: A Portland
  • Scusami, ma adesso ti devo lasciare. Sono ancora a lavoro e oggi la giornata sembra non voler finire mai. Ogni giorno del Ringraziamento è sempre così.
Chloe: Ok
  • Possiamo scriverci ancora?
BigMaster: Certo

Chloe: Allora ciao

BigMaster: Ciao

Chloe alzò lo sguardo dal telefono riflettendo. L’idea che aveva sempre avuto sin dall’iniziò era ancora lì. Tornò nella stanza sdraiandosi accanto a Max e rimanendo lì a fissarla senza riuscire a chiudere occhio.


Forse è la cosa giusta da fare per tutti. Ma allora, se è la cosa giusta perché ho così tanta paura? Perché non lo faccio e basta? Cosa mi sta trattenendo? Dovrò fare una scelta prima o poi. Perché deve essere sempre tutto così difficile?


                                                                                                                                                                                          Continua…

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Capitolo 5
*** Complicazioni ***


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Ci vuole un coraggio
immenso per ricominciare…
Ci vuole una forza immensa
per lasciare andare…
Ci vuole un amore immenso
per restare… Ci vuole dignità
per non dimenticarsi mai
chi siamo…

                    (
Silvia Nelli)



 
Capitolo 5
Complicazioni

 
Mancavano pochissimi giorni a Natale e i Caulfield erano stati invitati a stare a Hillsboro dagli zii per le festività. Max e Chloe non furono entusiaste della notizia. L’idea di festeggiare dopo tutto quello che era successo non era il massimo. Festeggiare in un momento del genere, voleva dire aumentare i sensi di colpa per tutte le vittime del tornado, inclusa Joyce. I genitori avevano percepito la difficoltà delle ragazze e a tal proposito, decisero di declinare l’invito restando a casa, ma Max si impose. Cercò di convincerli a partire, per non farli rinunciare a stare con gli zii, perché questo le avrebbe fatte sentire ulteriormente responsabili. D’altro canto, anche ai genitori non piaceva l’idea di lasciare le ragazze sole a casa per tre giorni, per di più a Natale. Erano restii ad accettare, ma alla fine si convinsero, perché trattare le due ragazze ormai adulte come se non fossero in grado di badare a loro stesse era controproducente. Max e Chloe si erano riguadagnati la fiducia dei due genitori dopo la bravata a casa del loro amico Lucas. Inoltre, ai Caulfield questa piccola vacanza avrebbe fatto solo bene, considerando tutto lo stress che avevano accumulato alla luce di quello che era successo alle due ragazze. Soprattutto sapere che Max e Chloe, si erano calate nei panni d'investigatori privati mettendo a rischio la loro stessa vita per fermare lo psicopatico di Jefferson. Anche i loro amici avevano tentato di invitarle a stare da loro per Natale, ma non ci fu verso di convincerle. Nonostante le due ragazze non erano dell’umore per i festeggiamenti, avevano comunque provveduto di nascosto all’acquisto di un regalo l’una per l’altra. Ne avevano approfittato un giorno che erano in giro per il centro commerciale in compagnia degli amici. Quando i ragazzi si erano separati in due gruppi, anche Max e Chloe si divisero per poter agire di nascosto senza essere scoperte. Chloe, dopo aver acquistato parte del suo regalo, lo consegnò a Kristen dicendole di portarlo immediatamente nella sua macchina. Poi lo avrebbe dovuto portare a casa Caulfield non appena l’avesse avvisata. Perché? Beh, era un po’ troppo grande per passare inosservato agli occhi di Max e quindi lo avrebbe subito scoperto. Quindi il dono venne consegnato nelle mani dei Caulfield, che avevano il compito di completare e incartare il regalo per lei, lasciandolo in garage. Tutto questo, mentre le due ragazze non erano in casa. Il regalo di Max invece, essendo più piccolo era stato infilato in borsa. Quindi non c’era rischio che Chloe lo scoprisse.

 
Martedì 24 dicembre 2013

Arrivò il giorno della vigilia di Natale e i Caulfield ormai erano quasi pronti per la partenza. 

“Ragazze, siete proprio sicure di non voler venire con noi?” chiese Ryan con ancora con un barlume di speranza negli occhi.

“Papà, siamo sicure. Non dovete preoccuparvi per noi staremo benissimo”.

“Beh, non possiamo costringervi a partire con noi. Comunque, vi ho preparato del cibo precotto, così non dovrete nemmeno cucinare. Quando volete, basta tirarli fuori dal freezer li fate riscaldare ed è fatta. Vi lasciamo dei soldi per ogni evenienza. Se per qualche ragione avete bisogno di noi, basta una semplice chiamata e noi torniamo a casa”.

“Non ce ne sarà bisogno mamma”.

Mentre Vanessa elencava tutte le varie raccomandazioni, Ryan era in attesa a braccia conserte con un’espressione di esasperazione. Chloe lo guardava trattenendosi dal ridere.

“Un’ultima cosa, se dovete muovervi per la città non usate il pick-up per favore. Vi lascio le chiavi della mia auto, se ne avete bisogno prendetela pure, ma siate prudenti alla guida mi raccomando. Non c’è bisogno di dirvi che potete invitare i vostri amici se volete, a patto che non facciate baccano, non voglio tornare e sentire lamentele dai vicini. Soprattutto niente alcool, non voglio che facciate cose che non dovreste. Non so se mi sono spiegata”.

“Mamma, ma che dici?” disse Max in imbarazzo, sapendo bene a cosa si riferisse sua madre. Ormai il segno del bacio sul collo era rimasto anche nelle loro menti.

In quel momento Chloe non riuscì più a trattenere una risata, ricevendo una gomitata dalla sua amica.

“Lo so bene di cosa sto parlando. Non ci crederai, ma anche io un tempo avevo la tua età”.

“Vanessa, penso che sia ora di metterci in viaggio, altrimenti rischiamo di diventare nonni qui”.

Chloe continuò a ridere allontanandosi dall’amica per non ricevere altre gomitate, ma non le occhiatacce.

“Vieni qui tu” disse Ryan avvicinandosi a sua figlia per abbracciarla. Mentre la teneva abbracciata le disse sottovoce: “Mi raccomando non litigate in nostra assenza. Non voglio stare in pensiero. Se hai bisogno di parlare, non chiamare la mamma, ma chiama me”.

Max rise della sulla precisazione di chiamare lui. “Si papà, lo farò se dovesse servire, ma non succederà. Quindi non preoccuparti”.

Le diede un bacio sulla fronte e si allontanò, voltandosi verso Chloe. Abbracciando anche lei disse sottovoce: “Mi raccomando Chloe, te l’affido. Non litigarci, non farla arrabbiare, piangere o altro. Ma soprattutto, se dovesse venire Lucas qui in casa, tienilo d’occhio”.

“Non devi nemmeno chiedere Ryan, perché se dovesse provarci gli stacco la testa a morsi”.

Ryan si allontanò guardandola con serietà e poi si mise a ridere. “Non credo che sia necessario arrivare a tanto. Ah, ti ho lasciato dei pacchetti di sigarette sulla scrivania del mio studio, prendili pure ma non esagerare. Ok, andiamo Vanessa”.


Esagerare? Mi dispiace deluderti Ryan, ma non ho intenzione di fumare delle semplici sigarette in tua assenza. Sperando che Max non mi uccida prima.


I Caulfield uscirono di casa seguite dalle ragazze. Mentre la macchina si allontanava li salutarono con la mano. Poi si guardarono e rientrarono in casa. Dopo aver chiuso la porta Chloe abbracciò Max sollevandola da terra. “Siiiiiiiii, tre giorni senza i tuoi genitori! Questo sì che è un bel regalo di Natale!”

“Chloe, mettimi giù”.

La ragazza la lasciò andare ridendo. “Hai idea delle cose che potremmo fare senza i tuoi in giro per casa?”

“Chloe, non sono nemmeno usciti dalla porta che già stai progettando la mia fine?”

“Ma quale fine se siamo solo all’inizio. Allora, vuoi ascoltare i miei piani?”

“Ho paura ad ascoltarli”.

“Prima di tutto, ci facciamo un giro da qualche parte con il mio pick-up”.

“Hai sentito cosa ha detto mamma?”

“E allora?! Chi se ne importa! Lei non c’è, non può sapere che lo stiamo usando”.

“Chloe!”

“Possiamo fumare un po’ d’erba in casa, quella che mi ha regalato Duncan”.

“No grazie! Non voglio più fumare quella roba!”

“Oh avanti, l’altra volta ti è piaciuto non puoi negarlo”.

“Non lo nego, ma se poi mi sento male?”

“Perché dovresti sentirti male? E poi ci sono io con te”.

“Infatti è quello il problema”.

“E ho ancora il mio documento falso. Posso prendere anche da bere”.

“Chloe, non se ne parla”.

“Ma perché devi essere sempre la solita guastafeste?”

“Non sono una guastafeste, ma semplicemente responsabile”.

“Uuuh, scusami tanto miss responsabilità! Ho capito, saranno i tre giorni più noiosi di sempre!”

“Quindi io sarei noiosa?”

“Non sto dicendo questo. Dovresti soltanto lasciarti andare un po’ di più”.

Max rimase in silenzio riflettendo. “E va bene Chloe, facciamo quello che vuoi tu ma entro i limiti”.

“Certamente, non devi preoccuparti assolutamente di nulla”.

“Sarà difficile non farlo”.

Così si prepararono per uscire di casa tirando fuori il pick-up. Andarono in giro per le strade di Seattle in cerca di qualcosa da fare. Chloe riuscì a comprare una confezione di birra grazie al suo documento falso. Andando in giro per negozi, finirono per ritrovarsi davanti alla sala giochi del fratello di Colin. Decisero di entrare per un saluto veloce. Fortunatamente trovarono il ragazzo e si guadagnarono la possibilità di giocare gratis alle varie macchinette da gioco della sala. Andarono anche nel retro per qualche tiro in compagnia. Questa volta Max declinò l’invito a fumare. Terminata la loro sosta da Colin, si fermarono a prendere un hamburger visto che Chloe iniziava ad avere attacchi di fame. Dopo aver divorato l’hamburger a Max venne l’idea di visitare un posto insieme alla sua amica. Indicandole la strada si ritrovarono nel quartiere Fremont, che si trovava a nord di Capitol Hill. Arrivarono sotto un cavalcavia e finalmente raggiunsero la loro destinazione. Le ragazze si trovarono di fronte al Fremont Troll, un gigante che sembrava emergere dalle profondità della terra per divorare un’automobile.

“Whoooooa, questo sì che è figo!” disse Chloe ridendo.

“Qui è dove sono venuta con Kristen e Fernando”.

“Ti riferisci a quando si sono ubriacati?”

“Si”.

“Ma guarda che presa mortale sull’auto. La sta stritolando come Kristen fa con me. Ora capisco da dove ha imparato le sue strette micidiali. Cazzo, Max tira fuori la tua macchina fotografica. Voglio una foto con il mostro”.

“Ehm, non ho la macchina fotografica con me”.

Infatti la ragazza aveva smesso di portare con sé, temendo che Chloe le avrebbe chiesto prima o poi di farle qualche foto. Dal suo arrivo a Seattle, non aveva scattato nemmeno una foto. Ogni volta che guardava la sua macchina fotografica, un senso di ansia incontrollabile l’assaliva.

Chloe la guardò un attimo pensando. “No problem, hai il telefono con te. Puoi scattarla con quello. Dai su, mi metto in posa”.

Chloe si avvicinò alla statua per decidere in che punto mettersi. Nel frattempo Max tirò fuori il telefono. Iniziò a sentirsi stranamente preoccupata. Aveva i battiti accelerati e iniziarono a sudarle le mani dalla tensione. Chloe finalmente andò a posizionarsi sulla mano sinistra del troll, con la quale teneva stretta l’auto.

“Ok Max, sono pronta”.

“O-ok Chloe, dammi solo un attimo”.

Max deglutì mentre alzava il telefono per inquadrare l’amica seduta in attesa dello scatto. Le sue mani iniziarono a tremare. Le due ragazze erano abbastanza distanti tra loro. Chloe non si accorse dello stato della sua amica.

“Maaaax, non possiamo stare qui tutto il giorno. Vuoi scattare questa benedetta foto, oppure no?”

Max dopo averla inquadrata a fatica, a causa del tremore alle mani, scattò la foto. Successe tutto in quell’istante. Iniziarono a risuonarle nelle orecchie le parole di Mark Jefferson. Cadde a terra in ginocchio con la testa china in avanti, gli occhi chiusi e le mani tra i capelli. In quel preciso istante Max, era di nuovo nella camera oscura.

“Questa prospettiva mette in risalto la tua presenza, vedi?”

“Dio, guarda che viso perfetto... NON SPOSTARE LO SGUARDO! STAI FERMA! OH MAX, MI HAI MANDATO A PUTTANE LO SCATTO! Ma non preoccuparti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Per adesso. Ho capito che eri speciale dal momento in cui ho visto il tuo "selfie". Si, odio ancora quella parola. Ma amo la tua purezza...non sei come Rachel, che guardava sempre dove non doveva".

“Povera Rachel... Aspetta, fammi provare da questa prospettiva...NON TI MUOVERE! Oh, molto meglio. Grazie, Max”.

“...Bene... ottimo... oh, quegli occhi... è un vero peccato che TU SIA UNA MALEDETTTA FICCANASO, MAX!”

“…Ti prometto che... quando stasera morirai tu, Max, sarà diverso. Ero serio quando dicevo che hai un "dono". Ok, questa mi piace... facciamo ancora un paio di scatti... Max, non muoverti così tanto. Devi stare in posa e inquadrata come dico io! Forse un'altra dose ti calmerà un po'...”

“Ora stai ferma, altrimenti... ti farai male... molto male. STUPIDA STRONZA! Non mi ascolti proprio, eh?”

“Sto facendo delle foto meravigliose, Max”.

“…Non si rende conto della... sintonia che c'è tra me e te. Sei tu... la vincitrice, Max Scelgo te... la tua foto”.

Chloe era inginocchiata davanti alla ragazza mentre la scuoteva, tenendola per le spalle. “Max! Max ti prego guardami! Max rispondimi! Che ti succede?! Max?!”

Max alzò la testa di scatto aprendo gli occhi mentre lanciava un urlo. “NOOOOO!”

Alcune persone che era erano lì come loro per ammirare Il Troll, rimasero paralizzate dalla scena. Qualcuno si era anche avvicinato per chiedere se stavano bene e avessero bisogno di aiuto.

Chloe abbracciò l'amica che stava piangendo. “Max, è tutto ok! È tutto finito! Andiamo via di qui!”

Aiutò Max a rialzarsi, prese il suo telefono che era caduto a terra fortunatamente senza danni e si diressero verso l’auto. La giornata si era ormai conclusa. Durante il tragitto per il ritorno a casa nessuna delle due osò aprire bocca sull’accaduto. Chloe era spaventata da quell’evento. Quell'attacco di panico, rappresentava l’ennesimo problema ai danni dell’amica. Max non riusciva a smettere di pensare alle parole di Jefferson. Soprattutto, continuava a sentire addosso la paura provata nel momento in cui era sola con il suo carnefice.

Arrivarono a casa parcheggiando il pick-up in garage. Misero a riscaldare qualcosa in forno e pranzarono. Subito dopo Chloe si occupò di sparecchiare mandando Max a riposare in camera sua. Quando finì di pulire tutto andò a sedersi sul divano in salotto ripensando a quello che era successo. A un tratto le arrivò un messaggio sul telefono da parte di BigMaster. Afferrò il telefono appoggiato sul tavolinetto proprio davanti al divano, per poterlo leggere. Dal loro ultimo contatto non c'erano stati più messaggi tra loro. Chloe aveva l’impressione che BigMaster non avesse così tanta voglia di avere a che fare con lei. Infatti, aveva ammesso di non avere più il suo numero in rubrica. Quindi evitò di inviare messaggi, nella speranza di riceverne lei per prima e così avvenne.

BigMaster: Ciao Chloe

Chloe: Ciao

BigMaster: Come va?

Chloe: Vorrei poter dire che va tutto bene, ma purtroppo non è così.

BigMaster: Mi dispiace tantissimo.

Chloe: Posso farti una domanda? E spero nella tua onestà nel rispondermi.

BigMaster: Ok

Chloe: Ce l’hai con me?

BigMaster: No

Chloe: Se è così, allora perché non avevi più il mio numero in rubrica?

BigMaster: Forse perché sei sempre stata un po’ troppo sulle tue in passato.
  • Passavi la maggior parte del tempo soltanto con Rachel, ma non te ne faccio una colpa.
  • Capisco il tuo estremo interesse per lei, ma così facendo hai escluso un po’ tutti dalla tua vita.
Chloe: Lo so e mi dispiace tanto.
  • Scusami per non essere stata una buona amica.
BigMaster: Non scusarti, lo so bene cosa provavi per lei.

Chloe: Hai saputo cosa le è successo?

BigMaster: Si, non è stato facile per me apprendere la notizia.
  • Non oso immaginare il tuo dolore.
Chloe: Non riesco ancora ad accettare la sua morte.

BigMaster: Quel maledetto di Jefferson la pagherà cara per quello che ha fatto.
  • Grazie anche alle testimonianze di Victoria e Kate.
Chloe: Cosa?!

Chloe non riusciva a credere ai suoi occhi. La sua acerrima nemica Victoria e Kate, l’amica di Max, erano ancora vive. Quando parlò con David, lui non ne aveva fatto parola. Nemmeno Ryan aveva messo al corrente le due ragazze sulla loro sopravvivenza al tornado.

BigMaster: Non lo sapevi?

Chloe: No, io e Max ci siamo tenute ben lontane da ogni tipo di informazione al riguardo.

BigMaster: Max? L’amica di cui mi avevi parlato una volta?

Chloe: Si, proprio lei.
  • Era tornata ad Arcadia Bay per frequentare le lezioni di quel bastardo di Jefferson.
BigMaster: Lei come sta?

Chloe: Non bene come vorrei.

BigMaster: Ci vorrà del tempo, ma vedrai che andrà meglio e anche per te.

Chloe: Ma ti sei trasferita a Portland con la tua famiglia?

BigMaster: No, condivido un appartamento con una ragazza.

Chloe: Non dirmelo, qualcuno ti ha accalappiato.

BigMaster: Non è la mia ragazza.

Chloe: E i tuoi?
  • Avevi lasciato la scuola per occuparti di tua madre che non stava bene.
BigMaster: Infatti è così.
  • Mia madre è guarita fortunatamente.
  • Mi sono presa cura di lei per un bel po’ di tempo.
  • Mi sono diplomata studiando da casa passando i test per il Ged.
  • Poi ho deciso di cambiare aria e mi sono trasferita qui.
  • Tu invece? Sei riuscita a farti riammettere a scuola?
Chloe: Assolutamente no.
  • A dire il vero non ci ho nemmeno provato a farmi riammettere.
  • Dopo l’espulsione non mi è importato più nulla.
BigMaster: Puoi sempre diplomarti facendo come me.
Chloe: Questa è l’intenzione del padre di Max.
  • Devo essere sincera, non voglio tornare a studiare.
BigMaster: A proposito di padri.
  • David merita tutta la mia stima per aver smascherato Jefferson.
  • Mi stavo chiedendo una cosa.
  • Come mai stai dalla tua amica e non con lui?
Chloe: È complicato. Inoltre al momento è totalmente preso dal processo dello psicopatico.
  • Vuole che torni a stare con lui, o che comunque faccia parte della sua vita.
  • Ma non so se è una buona idea.
BigMaster: Chloe, so che il vostro rapporto non era idilliaco, ma potresti dargli una possibilità.
  • Non credo che sia una persona malvagia.
  • Ha i suoi problemi certo, ma non puoi fargliene una colpa.

Infatti non sembra esserci tutta questa differenza tra David e Max. Credo che entrambi soffrono dello stesso problema.


Chloe: Forse non hai tutti i torti.
  • Dov’è che lavori?
BigMaster: In un locale, il Paradise.
  • Mi occupo un po’ di tutto.
  • Il proprietario pretende che tutti i suoi dipendenti abbiano le capacità di stare a qualsiasi postazione.
  • Anche servire al bar.
Chloe: Wow, sarebbe il ruolo adatto a me.

BigMaster: Si,così ti scoleresti tutte le bottiglie.

Chloe: Ehi, non esagerare.
  • Come sono i colleghi?
BigMaster: Sono ok, anche se c’è sempre il coglione di turno.

Chloe: Qualche ragazza?

BigMaster: Chloe, sono affetta da singlezza acuta, non so se mi spiego.

Chloe: Non dirmi che da quando hai lasciato la scuola, non c'è mai stato nessuno.

BigMaster: Si, ho avuto qualche storia, ma niente di serio.

Chloe: Guardati intorno non si sa mai.

BigMaster: Anche volendo non potrei lo stesso.

Chloe: Che vuol dire che non puoi?

BigMaster: Nuova regola del proprietario.
  • Nessuna storia fra colleghi, rischi il licenziamento.
Chloe: Che cazzo di storia è questa?

BigMaster: L’anno scorso si sono formate due coppiette.
  • All'inizio era tutto ok, poi è successo il finimondo.
  • Sai come si dice, mai mischiare il lavoro con la vita privata.
  • Litigavano davanti a tutti clienti.
  • Il servizio era iniziato a diventare una vera merda.
  • I clienti hanno iniziato a lamentarsi e a scarseggiare a causa dei loro atteggiamenti poco professionali.
  • Così il proprietario ha introdotto questa nuova regola.
  • Chi viene anche solo sorpreso in atteggiamenti ambigui con un collega, può considerarsi licenziato.
Chloe: Che fine hanno fatto le due coppiette?

BigMaster: Ovviamente licenziati.

Chloe: Cazzo

BigMaster: Già
  • A proposito di lavoro, la mia pausa è finita. Ti devo lasciare.
Chloe: Sei a lavoro adesso?

BigMaster: Sono quasi sempre a lavoro. Sarà anche per questo che sono single.

Chloe: Va bene torna a lavoro, non vorrei che il proprietario pensasse che batti la fiacca.

BigMaster: Figurati, a parte le regole che impone è uno in gamba. Ed è anche un gran figo.

Chloe: Non riesco a credere che tu lo abbia scritto per davvero.
  • Non è che per caso tu…
BigMaster: Neanche per idea Chloe, mi conosci.
  • Dai ti lascio, ci leggiamo alla prossima.
Chloe: Ok
  • Grazie per avermi contattata, mi ha fatto davvero molto piacere.
BigMaster: Anche a me
  • Ciao
Chloe: Ciao

Chloe rimase a guardare il telefono per un po’, poi sospirando raggiunse la sua amica in camera. Aprì la porta lentamente e andò sdraiarsi accanto a lei. La ragazza era voltata di spalle. Chloe si girò verso di lei e Max fece lo stesso.

“Pensavo stessi dormendo” disse Chloe.

“No, non ci riesco”.

Alla fine Chloe trovò il coraggio di chiederle spiegazioni, temendo il peggio. “Max, cosa è successo?”

“Non lo so Chloe. È stato tutto così assurdo. Un attimo ero lì con te e quello dopo mi sembrava di essere ancora nella camera oscura con lui. Ho sentito di nuovo le sue parole, le sue urla nella mia testa. Ho provato la stessa paura di allora. Tutto per aver scattato una foto… per di più con un telefono”.

“Vieni qui” disse Chloe avvicinando l’amica e tenendola stretta in un abbraccio.


Non avrei mai dovuto coinvolgerla nella ricerca di Rachel. Se adesso si trova in questo stato è per colpa mia. Ha messo a rischio la sua vita e la sanità mentale per salvarmi e scoprire cosa è successo a Rachel. Sta pagando le conseguenze per ogni sua azione. Prima erano solo i sensi di colpa e gli incubi di notte a tormentarla. Adesso invece la situazione si è aggravata ancora di più, finendo per rovinare anche la sua vita. Mark Jefferson non solo mi ha rubato un futuro con Rachel, ma anche quello di Max. Cosa ne sarà adesso del suo grande sogno di diventare una fotografa, se non riesce più a fare nemmeno uno scatto?


Non posso continuare così, non ce la faccio più. Ormai vivo nel terrore di quello che è successo. Jefferson tiene la mia mente occupata giorno e notte. Penso continuamente a lui che è vivo e vegeto. Lo sogno di notte e ora sta distruggendo anche la mia passione per la fotografia. Come farò a riprendermi da tutto questo? Quando finirà questo inferno? Sta distruggendo la mia vita pezzo dopo pezzo. Anche il mio rapporto con Chloe non è più lo stesso e tutto a causa di quello che è successo. Se non faccio qualcosa le cose andranno sempre peggio. Non voglio rinunciare a lei e nemmeno a ciò che amo. Non posso permettergli di strapparmi via le cose più importanti della mia vita.


“Max?”

“Si?”

“Ehm, devo dirti una cosa”.

“Cosa?”

“Ho saputo una cosa molto importante. Si tratta di alcune delle persone sopravvissute al tornado”.

Max alzò la testa dal petto di Chloe e la guardò con uno sguardo indecifrabile.

“Ci sono due studentesse della Blackwell sopravvissute al tornado. Testimonieranno contro Jefferson”.

“C-Chi sono?”

“Victoria e Kate”.

Max era sconvolta da quella rivelazione. Non fu in grado di dire nulla. Rimase così in silenzio a guardare Chloe pensando.

“Max…”

“Da chi lo hai saputo?”

“Da David” disse Chloe mentendo.

“Allora lo sapevi già da un po’, perché non me lo hai detto?”

“Ehm, mi è passato di mente. Scusami”.

“Sono vive…” disse Max cominciando a piangere.

“Ehi, è una cosa buona, non piangere” disse Chloe riabbracciandola.


Per Max quelle lacrime erano di liberazione. Sapere che le due persone che aveva cercato di aiutare, non erano morte a causa del tornado causato da lei stessa, era davvero una bella notizia. Soprattutto dopo quella terribile giornata, in cui aveva capito che non sarebbe stata più in grado di realizzare il suo grande sogno. Aveva vinto una borsa di studio, tornando ad Arcadia Bay per poter studiare con il grande e famoso fotografo Mark Jefferson. Alla fine, per ironia della sorte, era stato proprio lui a distruggere il suo futuro da fotografa. In serata, dopo aver cenato guardarono un po’ di tv. Chloe decise di fumare un po’. “Max, vuoi fumare un po’ con me? Magari potrebbe aiutarti a rilassarti un po’, visto che oggi è stata una giornata… di merda?”

“Va bene Chloe”.

“Davvero vuoi?!” chiese Chloe sorpresa.

“Si”.

Andarono di sopra in camera di Chloe. Max si sdraiò sul letto mentre Chloe preparava uno spinello. Poi si alzò per aprire la finestra. “Vieni qui Max”.

La ragazza si alzò raggiungendola alla finestra, mentre Chloe le passava la canna dopo averla accesa. L’amica iniziò a inalare il fumo, questa volta senza tossire. Proseguirono così preparandone un’altra. Max si rilassò smettendo di pensare a Jefferson e a quello che era successo quella mattina. Presero posto sul letto mentre continuando a fumare.

“Credo che non mi ci abituerò mai a vederti così” disse sorridendo Chloe mentre la guardava.

“Infatti non dovresti abituartici perché non sarà un’abitudine” disse Max soffiandole il fumo in faccia.

“Ehi! dicono tutti così all’inizio” rispose Chloe prendendole la seconda canna dalle mani.

“Tu eri una di quelle che diceva così?”

“Io? Assolutamente no. La mia intenzione era quella di continuare. E così è stato”.

Max rise riprendendo la canna dalla mano dell'amica. “Anche Rachel fumava?”

“Oh sì, eccome se fumava”.

“Dove fumavate?”

“Di solito alla discarica. Quello era il nostro rifugio. Li potevamo stare sicure che nessuno ci avrebbe disturbato. Potevamo fare quello che volevamo”.

“Anche bere?”

“Beh, certo che si”. Poi girò la testa verso di lei. “Vuoi una birra?” chiese Chloe con uno sguardo malizioso.

“Non credo di farcela”.

“Oooh avanti! Ne apro una sola e la beviamo in due”.

“A dire il vero ho fame”.

Chloe iniziò a ridere. “Quella si chiama fame chimica e credo che sia arrivato il momento di andare di sotto a svuotare il frigo. Ce la fai ad alzarti?”

“Con quali gambe?”

“Dai, ti aiuto io ad alzarti”.

“E a te chi ti aiuta?”

“La forza di volontà. Quella che mi manca un po’ in tutto” disse Chloe ridendo coinvolgendo anche Max.

Così Chloe l’aiutò ad alzarsi e andarono di sotto per attaccare il frigo. Max si sedette in cucina appoggiando la testa sul tavolo guardando la sua amica trafficare in frigo.

“Non so tu, ma a me è venuta voglia di uova strapazzate. Che ne dici? Ci stai?”

“Si, a patto che le prepari tu”.

“Certo, perché altrimenti tu finiresti in padella insieme alle uova”.

“Scema” disse Max ridendo.

Chloe mise un po' di musica accendendo lo stereo. Poi andò ai fornelli per cucinare le uova. Nel frattempo Max la guardava con ancora la testa appoggiata sul tavolo, ogni tanto chiudeva gli occhi con il rischio di addormentarsi. Chloe fece tostare anche due fette di pane mentre iniziava a scolarsi una birra. Quando portò tutto in tavola Max stava sonnecchiando.

“Ehi dormigliona, datti una svegliata. Colazione in anticipo oggi” disse Chloe scuotendo una spalla della ragazza.

Max si svegliò iniziando a mangiare. Poi sorridendo guardò verso l’amica. “Non immaginavo che sapessi cucinare”.

“Donna di poca fede, non hai idea di quante cose so fare con queste mani”.

“C’è un doppio senso nella tua frase, vero?”

“Cazzo Max, mi conosci troppo bene per chiedere”.

Iniziarono a ridere con il rischio di strozzarsi mentre mangiavano.

“Sei la solita pervertita Chloe”.

“Max, ma davvero ti piacciono le uova?”

“Si, non sto mentendo. Mi piacciono davvero”.

“Secondo me manca qualcosa qui dentro”.

“Tipo cosa?”

“Non lo so, ma vado a controllare in frigo”.

Si alzò da tavola dirigendosi verso il frigo e tornò con dello sciroppo d’acero, ketchup, maionese, uno spray di panna e un barattolo di burro di arachidi. Max la guardò sgranando gli occhi.

“Non stai per fare quello che penso che tu stia per fare, vero?”

“Non lo so, dipende da cosa stai pensando che io stia per fare”.

“Non vorrai mettere tutta quella roba nelle uova spero?”

“Perché no? Diventeranno sicuramente più buone dopo”.

Così cosparse le uova con del ketchup e maionese. Fece un assaggio. “Uhm, è buono ma c’è ancora qualcosa che non va”.

Anche Max fece lo stesso con le sue uova. “Hai ragione, non è male”.

“Si, ma ancora manca qualcosa”.

Chloe aggiunse alle sue uova anche del burro di arachidi, sciroppo d’acero e un po’ di panna. Nel frattempo Max guardava disgustata la scena a bocca spalancata.

“Ma che diavolo stai facendo a quelle uova?!”

“Non ne ho la minima idea. Comunque, lo scopriremo presto”.

Quando finì di maltrattare le sue uova, provò ad assaggiarle masticando lentamente.

“Beh? Come sono?”

“Cazzo Max, sono davvero buone”.

“Bugiarda!”

“Cosa?! Io bugiarda?! Allora spiegami come riesco a fare questo” disse mangiando un altro boccone. “E per di più senza vomitare” aggiunse Chloe parlando con la bocca piena.

“Ok, fammi assaggiare”.

“Ah-ah, queste sono mie! Se vuoi assaggiarle, anche tu dovrai aggiungere gli altri ingredienti alle tue uova” disse Chloe spostando il piatto.

“Tirchia!”

Così anche Max aggiunse il resto della roba sulle uova. Finalmente le assaggiò, mentre Chloe la osservava attentamente in attesa di una valutazione. Max masticava lentamente e dopo un po’ cambiò la sua espressione di curiosità in disgusto totale.

“Allora? Non è la cosa più disgustosa che tu abbia mai mangiato? Per me sì! È incredibile lo schifo che sono riuscita a creare!” disse Chloe ridendo.

“Maledetta!” disse Max mentre si alzava per andare a sputare tutto nel lavabo.

“Dai su non esagerare. Secondo me sei troppo dai gusti difficili Max”.

Max ritornò al suo posto mentre beveva un bicchiere d’acqua.

“Vuoi il bis Max?”

“Idiota! Ho rovinato le mie uova a causa tua! Questo sapore disgustoso non vuole lasciare la mia bocca! Ma che schifo!”

“Prendi un sorso dalla mia birra”.

Max bevve il restante della birra che era rimasta nella bottiglia di Chloe tutta d’un fiato.

“Wow Max! Ho detto solo un sorso non tutta. Cazzo, quando ti comporti così mi fai davvero eccitare” disse Chloe ridendo.

Max le tirò un calcio sotto al tavolo. “Così impari!” disse Max ridendo.

“Ahia! Ma perché devi essere sempre così violenta con me?!”

“Adesso ci tocca mangiare solo il pane tostato!"

“Perché?! Le uova non ti piacciono?!” chiese Chloe prendendola in giro mentre rideva.

Mentre lei rideva, Max improvvisò una catapulta con la forchetta mettendoci un po’ di uova. Quando effettuò il lancio riuscì a colpirla dritta in bocca. Chloe sputò nel piatto mentre Max rideva di lei.

“Come ti sei permessa! Oddio che schifo! Non potrebbero fare più schifo di così”.

“Ma come Chloe, non ti piacciono le uova?!” disse Max facendole il verso.

“Ah, è così che la mettiamo eh?! Bene” disse Chloe mentre si alzava. Max diventò subito seria, consapevole che era in atto la sua vendetta. Chloe afferrò a mani nude una manciata di uova spalmandole sulla faccia dell'amica. Max in tutta risposta fece lo stesso e così iniziarono una battaglia di uova mentre ridevano. Quando le uova furono ben spalmate su di loro e sul pavimento, iniziarono a rincorrersi per casa.

“Non mi sfuggirai Max” disse Chloe afferrandola. Ma proprio in quel momento Max mise un piede su una poltiglia sul pavimento e scivolò a terra con Chloe al seguito, sbattendo la testa tra loro.

“Porca puttana che dolore! Max stai bene?” disse Chloe mantenendosi la fronte.

“Ahia, ma che ho pestato?”

“Quelle maledette uova, ecco cosa”.

“Credo che stia comparendo un bernoccolo sulla mia fronte” disse Max sfiorandosi con le mani.

“Fai vedere? Ma no, non è niente”.

“Domani sembrerò un unicorno”.

In quel momento si guardarono tornando a ridere, mentre erano a terra. A un tratto dalla radio, arrivò il suono di una canzone nota a Chloe.
La ragazza si alzò di scatto da terra, aiutando anche la sua amica a rimettersi in piedi. Corse in salotto per alzare il volume.

“Oh cazzo, adoro questo pezzo. Vieni a muovere il tuo culo con me hippie”.

“Chloe, ti prego non ce la faccio più. Sono letteralmente sfinita”.

“Dopo questo pezzo, ti giuro che andiamo dritte a letto”.

Chloe iniziò a scatenarsi cantando a squarciagola il pezzo dal titolo “Kryptonite” dei 3 Doors Down” tenendo in mano il telecomando del televisore come fosse un microfono.

“Well, I took a walk around the world to ease my troubled mind
Ho fatto una passeggiata per lenire la mia mente incasinata

I left my body lying somewhere in the sands of time
Ho lasciato il mio corpo steso da qualche parte nelle sabbia del tempo

But I watched the world float to the dark side of the moon
Ma ho visto il mondo fluttuare nel lato oscuro della luna

I feel there's nothing I can do, yeah”
Sento che non c’è niente che io possa fare, si

Max rimase a guardare la sua amica mentre si avvicinava a lei cantando e ballando. Se c'era una persona al mondo, in grado di farle dimenticare cosa era successo quel mattino, quella era Chloe. Tra loro due, lei era sempre stata la forza trainante.

“I watched the world float to the dark side of the moon
Ho visto il mondo fluttuare nel lato oscuro della luna

After all I knew, it had to be something to do with you
Dopo tutto, sapevo che doveva aver qualcosa a che fare con te

I really don't mind what happens now and then
Davvero non mi interessa cosa succederà prima e dopo

As long as you'll be my friend at the end
Basta che tu sarai la mia amica alla fine

If I go crazy, then will you still call me Superman?
Se diventerò pazzo allora mi chiamerai ancora Superman?

If I'm alive and well, will you be there and holding my hand?
Se sarò vivo e vegeto, sarai comunque lì a tenermi la mano?

I'll keep you by my side with my superhuman might Kryptonite”
Ti terrò al mio fianco con la mia forza soprannaturale, la Kryptonite”

Dopo essersi avvicinata del tutto, prese per mano Max costringendola a muoversi. Così Max si lasciò andare. Forse solo a causa del fumo e della birra, o semplicemente per via di Chloe. Mentre ballavano ridendo, Chloe fece fare una giravolta alla sua amica, causandole un giramento di testa. Chloe l’afferrò tempestivamente. Max l’abbracciò stretta avvolgendole le braccia attorno al collo. Chloe smise di scatenarsi e ricambiò l’abbraccio. Rimasero così per un po’. Poi allontanandosi leggermente da lei guardandola disse: “Strano da dire Max, ma credo che sia la vigilia di Natale migliore della mia vita, dopo tanto di tempo”.

Tornò ad abbracciarla di nuovo, mentre la musica continuava. Stavolta fu Max ad allontanarsi leggermente da lei. “Chloe…”

“Mmh?”

“Io vorrei dirti una cosa, ma non so come farlo…”

“Max, sai che puoi dirmi tutto”.

“Si, ma non è una cosa tanto semplice”.

“Beh, provaci lo stesso”.

“Vorrei tanto farlo, ma credo che mi manchi il coraggio”.

“Troveresti più semplice dirlo a qualcun altro invece che a me?”

“Non lo so. Il fatto è che non so come la prenderesti”.

“C’è solo un modo per scoprirlo”.

“E sarebbe?”

“Dimmelo e basta!”

“E se poi non la prendi per il verso il giusto?”

“Cavoli Max, ma che diavolo sarà mai…”

“Il fatto è che io…”

“Tu?”

“Io…”

Di colpo si spensero le luci e la musica, era saltata la corrente.

“Ma che cazzo…” disse Chloe. La corrente ritornò subito. “Allora, stavi dicendo?”

“Che per quanto questa serata sia divertente, sono molto stanca. Credo che sia ora di andare a dormire”.

“Ah, va bene!” disse Chloe delusa e poco convinta. Non credeva affatto che fosse quello che voleva dire Max.

Andarono di sopra nella stanza di Max e si misero a letto. Chloe continuò a pensare a ciò che Max, non aveva avuto il coraggio di dirle.


Ed ecco che la storia si ripete ancora. Rachel non è mai riuscita a dirmi cosa stesse facendo. Max sta facendo lo stesso adesso. L’unica spiegazione logica è che sono io il vero problema. Sembra proprio che ho la capacità di mettere in crisi chiunque. Non sono capace ad ascoltare gli altri restando calma. Se solo avessi un minimo del suo carattere, molto probabilmente le cose sarebbero diverse ora.


Nel frattempo anche Max aveva i suoi pensieri per la testa.


Ma cosa diavolo stavo tentando di fare? Stavo per commettere il più grande errore della mia vita. Se le dico ciò che provo potrei rovinare il nostro rapporto. Lei ama ancora Rachel, quindi è davvero inutile continuare a pensarci. Di sicuro non prova niente per me e devo rassegnarmi. Siamo solo amiche e nient’altro. Ma quando sto con lei non riesco a smettere di pensarci.


Si addormentarono poco dopo abbracciate e nonostante la serata spensierata, arrivarono i soliti sogni.

Chloe era seduta su una sedia con la testa all’indietro dormendo. Si svegliò di soprassalto e guardandosi intorno capì che si trovava nell’ufficio del preside Wells. Alla sua destra c’era un’altra sedia vuota e davanti a lei la scrivania. L’ufficio era esattamente come se lo ricordava. Sulla scrivania c’era un telefono, il pc e una statua di un’aquila che la guardava minacciosamente. Oltre la scrivania c’era il trono di Wells, quella comodissima sedia imbottita girevole della quale voleva appropriarsi quando si era intrufolata con Max durante le loro indagini. Sembrava esserci seduto qualcuno sulla poltrona.

“Preside Wells?!” chiese Chloe confusa.

La poltrona si girò di colpo, rivelando la vera identità della persona che la occupava. Il suo alter ego.

“Ciao Chloe, ti stavo aspettando”.

“Oh cazzo, non di nuovo. Vaffanculo!” disse Chloe alzandosi dalla sedia raggiungendo la porta socchiusa per uscire.

“Ah-ah… no Chloe, non puoi andare via” disse l’alter ego schioccando le dita.

La porta dell’ufficio si chiuse all’istante. Chloe cercò di aprirla senza riuscirci. Allora provò a sfondarla ma non ottenne alcun risultato.

“Apri questa cazzo di porta!”

“Non posso Chloe. Mi dispiace, ma non posso proprio aiutarti. Beh, almeno non in questo”.

“Aprila immediatamente, non voglio restare qui un minuto di più!”

“Ti ho detto che non posso!”

“Perché no?!”

“Perché puoi scappare da tutto e tutti ma non da te stessa. Non da quello che sei. Avanti Chloe vieni a sederti” disse l’alter ego facendo un cenno verso una delle due sedie dinanzi alla scrivania.

Chloe tornò a sedersi sulla stessa sedia di prima. “Cosa vuoi dire che non posso scappare da me stessa?”

“Significa esattamente quello che ho detto. Sei una testa calda che porta guai. Ma non te ne faccio una colpa sai? Il punto è che sei fatta così e non puoi farci niente”.

L'altra Chloe incrociò le gambe appoggiandole sulla scrivania.

“Ad esempio, pensa alla giornata che avete appena passato. Hai causato un bel casino con Max. Lo so che non l’hai fatto di proposito, ma è successo. Come succede sempre. È più forte di te. Com’è successo anche in passato. Hai coinvolto Max per salvare una persona che non poteva essere salvata. Rachel era già morta e per di più ti aveva anche tradito. Ti ricordi la lettera nella discarica, vero? Non ha avuto nemmeno il fegato di dirtelo in faccia. Il classico atteggiamento da codardi, senza nessuna spina dorsale. Sai una cosa? Non sbagliavi a pensare che il vero amore è solo una stronzata. Rachel ne è stata la dimostrazione.
Ricorda Chloe, tutti ti abbandonano prima o poi e soprattutto, tutti mentono senza nessuna eccezione. Anche Max lo ha fatto in passato, come oggi del resto. Chissà cosa voleva dirti davvero prima che andasse via la luce. Sai, c’è solo un modo per non essere abbandonati, ed è farlo per primi”.

“Cosa vuoi da me?!”

“Ascolta, lo so che ogni tanto mi comporto male con te, ma il problema è che a volte tu non vuoi proprio capire. E così mi costringi a usare le maniere forti. Ma io sono davvero qui per aiutarti. Sono dalla tua parte”.

“Voglio uscire di qui e non rivedere mai più la tua faccia!”

L’alter ego iniziò a ridere. “Richiesta un po’ difficile da soddisfare. Dovresti eliminare tutti gli specchi di casa Caulfield. Dimmi una cosa Chloe, hai riflettuto sul tuo grande piano?”

Chloe non rispose abbassando lo sguardo.

“Finalmente qualcuno ha risposto al tuo grido di aiuto, non era quello che volevi? Adesso hai tutto quello che ti serve per portare a termine il tuo piano. Lei sarà il tuo biglietto verso la libertà. Credimi, è la cosa giusta da fare per te e per tutti gli altri. Dopotutto non hai altra scelta. Max con il tempo te ne sarà molto grata, vedrai”.

“Non posso. Lei non…”

“Lei, lei, sempre lei! Cazzo, ma a te ci pensi ogni tanto?! Comunque, è proprio per lei che devi farlo. Per darle una vita migliore. L’hai ficcata tu in tutta questa merda e ora tocca a te tirarla fuori. Prenditi le tue responsabilità una volta tanto”.

Chloe guardò verso l’altra sedia vuota alla sua destra. L’alter ego seguì il suo sguardo. “No Chloe, oggi Rachel non ci sarà”.

“Perché?”

“Perché te la devi levare dalla testa una volta per tutte” disse l’altra Chloe mentre si accendeva una sigaretta. “Lo so che sei ancora innamorata di lei, ma è morta quindi fattene una ragione. Non esiste più, è solo nella tua fottutissima testa. So cosa provi, ma devi andare avanti”.

“Pff, tu non sai un cazzo!” disse Chloe.

“Si che lo so invece, non dimenticarti che sono te! Le tue perdite sono anche le mie! Gli altri, come i tuoi genitori e Rachel, sono solo frutto della tua fantasia e del tuo desiderio di rivederli ancora vivi! Questo è un brutto scherzo della tua mente! Loro non appartengono più a questo mondo. Prima lo capisci e meglio sarà per tutti, soprattutto per te! Io sono reale per questo ti puoi fidare! Sono viva perché tu lo sei!”

“Ho bisogno di tempo… per riflettere. A volte penso che è la cosa giusta da fare… e un attimo dopo… non ne sono più tanto sicura”.

“Capisco la tua confusione, ma devi fare una scelta. Una che vada bene per tutti. Non puoi permetterti di sbagliare. Il tuo tempo sta per finire Chloe e il mio per cominciare. Meglio che avvenga lontano da qui”.

“Se non lo faccio, cosa succederà?”

“Davvero vuoi saperlo?”

“Io… non voglio fare del male a nessuno”.

“E non lo farai Chloe. Ne agli altri e ne a te stessa. Ora vai e deciditi”. L’alter ego le sorrise mentre la porta dell’ufficio si apriva.

Chloe si diresse verso la porta per uscire, ma una voce la fece fermare. Si voltò per guardare verso la scrivania e vide William. Non sognava più suo padre da tantissimo tempo.

“Papà…”

“Chloe, non stai andando via, vero?”

“No, resto qui con te” rispose Chloe riprendendo il suo posto sulla sedia.

“Come vanno le cose?”

“Mi manchi papà e mi manca mamma”.

“Lo so Chloe, ma non sei sola. Puoi sempre contare su Max. Lei è tornata da te”.

“Non è la stessa cosa”.

“Perché hai paura di lei?”

“Cosa?! Io non ho paura di lei. Io ho paura per lei. Per quello che ha dovuto passare a causa mia”.

“Chloe, è stata una sua scelta, non tua”.

“Avrebbe dovuto lasciarmi andare. Perché lo ha fatto?”

“Lo stai chiedendo alla persona sbagliata Chloe”.

“Cosa devo fare papà?”

“Prima di prendere una qualsiasi decisione, valuta bene le conseguenze. E chiediti per il bene di quale persona lo stai facendo”.

“Per Max!”

“Le hai chiesto cosa ne pensa in proposito?”

“No, non credo capirebbe”.

“Questo non puoi saperlo”.

“La conosco bene…”

“Anche lei ti conosce molto bene Chloe. Prima o poi capirà tutto, anche se non le dici la verità. Anche se le nascondi le tue conversazioni con BigMaster. È sempre stata molto intuitiva, anche se in questo momento non sta al meglio”.

“Non so come aiutarla papà…”

“Non fare scelte avventate Chloe, potresti pentirtene amaramente. Non hai il potere di riavvolgere il tempo come Max. Qualsiasi cosa deciderai di fare, lascerà un segno indelebile che sarà difficile da rimuovere. Adesso devi svegliarti, lei ha bisogno di te ora”.

Si svegliò con Max ancora abbracciata a lei. Chloe sospirò passandosi una mano fra i capelli. Di colpo sentì una mano della sua amica stringerle la maglietta mentre bisbigliava qualcosa di incomprensibile.

“Max…”

Max era nella sua stanza del dormitorio della Blackwell che stava dormendo profondamente nel letto. A un tratto si svegliò sentendo dei colpi alla porta. Prese il telefono per controllare l’ora. Notò che il display aveva delle lunghe crepe per la caduta subita.

“Ma non è possibile, era intatto”.

I colpi alla porta della sua stanza si facevano più insistenti. Così si alzò e andò ad aprire la porta con timore, aspettando di ritrovarsi davanti il professor Jefferson. Ma quando l’aprì non c’era nessuno, il posto era completamente deserto. Ritornò dentro la sua stanza chiudendo la porta e rimettendosi a letto.

“Eppure non credo di averlo sognato, ho sentito davvero qualcuno bussare alla porta”.

“E avevi ragione”.

Max scattò di colpo mettendosi seduta sul letto. Era lì davanti a lei, seduta alla sua scrivania dove il computer era rimasto ancora acceso. Rachel Amber.

“Ciao Max”.

“R-Rachel…”

“Non essere così sorpresa di vedermi. Ci siamo già incontrate più volte, anche se io non ero proprio in me”.

“Non capisco, cosa stai dicendo?!”

“La cerva Max…”

“Perché sei qui?!”

“Sei tu che mi stai sognando Max, non posso sapere il perché della mia presenza qui. Ma suppongo che se sono qui, è perché hai bisogno di qualche dritta per tirarti fuori dai guai”.

“Quali guai?”

“C’è l’imbarazzo della scelta Max. Il primo fra tutti, è Chloe. Sai meglio di me quanto può essere complicato avere a che fare con lei. Ma infondo ci piace proprio così, non è vero Max?” chiese Rachel con malizia.

Max abbassò lo sguardo per non guardarla rivelando il suo disagio per la domanda. Rachel roteò gli occhi sorridendo.

“Max, nascondersi non servirà a nulla. Lo so bene cosa provi per lei. Non sentirti in colpa per questo. Tanto sarebbe del tutto inutile prendermela con te, io sono morta. Non posso certo rubartela. Se proprio devo cederla a qualcuno, preferisco che sia tu. Nessuno riuscirà mai a darle amore come la sua migliore amica. Certo che ce ne hai messo di tempo a capirlo”.

“Io non so davvero cosa provo. Sono solo confusa”.

Rachel rise alle parole di Max. “È questa la spiegazione che ti sei data? Non sei riuscita a trovare di meglio pur di negare i tuoi sentimenti per lei? Toglimi una curiosità, lei ne è consapevole?”

“No…”

“E cosa diavolo aspetti a dirglielo? Pensi per caso che non lo accetterebbe?”

“Lei ama te…”

“Questo è vero, mi ama. Molto probabilmente lo farà sempre. Ma devi metterti bene in testa una cosa Max, io sono morta. Non mi vedrai davvero come un ostacolo spero? Datti una svegliata Max. Chloe non sarà disponibile per sempre”.

“C-Che cosa vuoi dire?”

“Sai com’è il fascino della bella e dannata. Pensi che prima o poi qualcuno non si farà avanti con lei, offrendo il suo aiuto per i suoi problemi esistenziali? Come ha fatto Eliot ad esempio. Se uno sguardo potesse uccidere sarei già morta da parecchio”.

“Lei è inarrivabile per tutti”.

“Davvero?! Allora perché quando l’hai vista con Jennifer la prima volta ti sei ingelosita? Se sei così certa di quello che dici, saresti dovuta rimanere impassibile. Devi stare molto attenta Max, lei in questo momento è instabile. Le cazzate di Chloe sono sempre dietro l’angolo, dovresti saperlo meglio di me”.

“Le cose tra me e lei non vanno sempre bene. A volte la sento distante, ho l’impressione che la sto perdendo”.

“È per questo che devi fare qualcosa ora, prima che sia troppo tardi”.

“Cosa?!”

“Già parlare tra voi può essere d’aiuto, ma non lo fate. Tu ad esempio, tieni tutto per te per non farla preoccupare, ma stai sbagliando. Magari anche lei fa lo stesso con te. Tutto questo non porterà a nulla di buono”.

“Come facevi a farla parlare quando stavate insieme?”

“Oddio, è davvero così grave la situazione da chiedermi addirittura questo? Sei cresciuta con lei Max, dovresti essere tu l’esperta”.

“Prima era tutto più semplice, ma adesso le cose sono cambiate. Sono successe troppe cose terribili. Inoltre, ho la testa incasinata e non sono nemmeno in grado di aiutare me stessa. Quindi no, non sono un’esperta”.

“E forse è quello di cui avete realmente bisogno. Di un aiuto esperto, che vi aiuti a risolvere i vostri traumi. Così con la mente un po’ più libera, potreste risolvere le cose tra voi”.

“Parli di terapia? Come quella tra voi due?”

“No Max, parlo di un aiuto professionale. Tra voi manca il dialogo, mentre tra noi c'era a quel tempo. Prima che le cose cambiassero…”

“E se non dovesse accettare?”

“Bisogna convincerla e c’è solo una persona che può fare questo?”

“Chi?”

“Che domande assurde Max. Tu sei il lume della ragione. Lei agisce d’impulso, non riflette mai prima di agire. Si lascia facilmente offuscare la mente dalle varie circostanze. Se non riesci a farla ragionare tu, nessun altro riuscirà”.

“Perché mi stai aiutando?”

“Non lo sto facendo. Sei tu che stai cercando una soluzione. Mi volevi qui e io ci sono. Vado dove la mia presenza è richiesta. Quello che dovrei rappresentare per te, puoi saperlo solo tu non io. Forse, volevi solo la mia approvazione per via di Chloe? Ora devo andare, anche se ho la sensazione che ci rivedremo. Nel frattempo, in bocca al lupo Max”.

Max si svegliò e vide che Chloe non era con lei. Si alzò di scatto dal letto raggiungendo la porta.

“Chloe dove sei?! Chloe rispondi!” disse Max agitata mentre si dirigeva alle scale per andare di sotto.

“Max!"

La ragazza si voltò vedendo Chloe davanti la porta della sua stanza. Corse verso di lei abbracciandola. “Dov’eri?!”

“Ehi non agitarti, ero nella mia stanza. Non riuscivo a dormire così sono andata a fumare una sigaretta. Non volevo svegliarti. Dai torniamo a letto”.

 
Mercoledì 25 Dicembre 2013

Il mattino seguente la prima a svegliarsi fu Chloe, che decise di pulire il porcile che avevano creato di sotto. Poi preparò la colazione di uova strapazzate e pancetta, pane tostato e succo d’arancia. Dopo aver messo tutto su di un vassoio, raggiunse la camera dell'amica. Max dormiva profondamente, con le coperte fin sopra la testa per proteggersi dalla luce del giorno. Appoggiò il vassoio sulla scrivania e andò sul letto per svegliare la ragazza.

“Ehi dormigliona, svegliati. La colazione è pronta”.

La ragazza non si mosse di un millimetro. Chloe si avvicinò di più per rimuovere la coperta dalla testa. Appena lo fece Max si lamentò.

“Mmmh, lasciami dormire” disse Max cercando di rannicchiarsi di nuovo con la testa sotto alla coperta. Chloe glielo impedì e Max aprì gli occhi infastidita. “Perché Chloe?!”

“Perché è tardi e sicuramente hai fame. Ti ho portato la colazione” disse Chloe andando alla scrivania.

Max si mise a sedere sorpresa. “Che hai fatto?!”

“Ti ho portato la colazione a letto, così non dovrei nemmeno alzarti” disse Chloe appoggiando il vassoio davanti a Max.

“Wow, sei sicura di stare bene Chloe?” chiese sorridendo.

“Ehi, che vorresti dire con questo?”

“Beh, Chloe Price che è già sveglia, prepara la colazione e me la porta anche a letto. Non ti sembra strano? Non è che per caso vuoi farti perdonare per qualcosa che hai fatto o che stai per fare?”

“Perché ogni volta che cerco di essere carina con te devi sempre cercare di trovare il marcio?”

“Uhm… hai ragione, scusami”.

“Ti perdono e comunque non hai visto di sotto. Ho pulito tutto lo schifo di ieri sera”.

“Davvero?!”

“Giuro! Dai mangia!”

“Ma è solo per me?”

“Si, io ho già mangiato. Se aspettavo che ti svegliassi, sarei morta di fame”.

“Idiota!” disse Max guardando le uova. “Non avrai messo qualcosa nelle uova, vero?!” chiese diffidente.

Chloe sgranò gli occhi incredula alle parole dell’amica. “Ma come ti salta in mente?!”

“Non sono abituata a tutto questo. Quindi scusami, ma ti chiederò di provare le uova”.

“Tzè, sei davvero incredibile Maxine Caulfield! Non ci penso nemmeno a provarle. Dovrai fidarti di me se hai fame” disse Chloe infastidita.

“Non chiamarmi così è insopportabile!” disse Max.

Chloe decise di accontentare la sua amica dopo essersi ricordata di qualcosa del loro passato. Prese la forchetta prendendo un po’ di uova per assaggiarle.

“Ma non avevi detto che non volevi provarle?!” chiese Max sospettosa.

“Ho cambiato idea” disse Chloe sorridendo maliziosa mentre assaggiava le uova, per poi passarle la forchetta. “Visto? Non sono avvelenate. Ora mangia”.

“Ok, voglio fidarmi” disse Max mentre prendeva un boccone di uova.

Chloe la guardava sorridendo in attesa di qualcosa, ma non appena vide Max mandare giù il primo boccone rimase sorpresa.

“Cosa?! Ma… ma come… che diavolo?!”

Max smise di masticare iniziando a preoccuparsi. “Chloe, sei stata tu a dirmi di mangiare!”

“Si, ma non pensavo lo avresti fatto!”

“Chloe, cosa diavolo hai messo nelle uova?!”

“Nulla, non è quello il punto! Hai appena usato la forchetta che ti ho passato”.

Max guardò la forchetta che aveva in mano e poi Chloe senza capire. “E allora?! Sai Chloe, non sono abituata a mangiare con le mani” rispose Max con sarcasmo.

“Max, quando eravamo piccole e dormivo a casa tua, al mattino usavo il tuo spazzolino da denti e andavi su tutte le furie. Ti dava fastidio. Adesso hai messo in bocca la forchetta che ho usato io per prima. E io che speravo mi pregassi in ginocchio di andarti a prendere un’altra forchetta di sotto”.

Max guardò Chloe sorridendo non sapendo che rispondere. “Beh… io non… posso fare colazione sì o no?!”

Chloe continuava a guardarla confusa. “Certo, mangia pure”.

“Devo ammettere che le tue uova senza tutte le schifezze di ieri, sono molto buone. Grazie Chloe, sei stata molto carina”.

Chloe arrossì leggermente voltandosi fingendo di guardare qualcosa sul telefono. “Si certo ma non abituartici”.

Max si accorse dell’imbarazzo di Chloe e sorrise. Mentre la sua amica gustava la sua colazione Chloe ricevette un messaggio. Era BigMaster.

“Chi è?” chiese Max.

Cazzo! E adesso che dico?

“Devo correre in bagno, mi scappa!” disse Chloe alzandosi velocemente dal letto uscendo dalla stanza.

Max guardò il suo telefono che non aveva emesso nessun suono. Quindi non poteva essere un messaggio dal gruppo. Scosse la testa continuando a mangiare, pensando che forse era un messaggio di David. Nel frattempo Chloe nel bagno leggeva il messaggio.

BigMaster: Non sapevo se farti o no gli auguri. Alla fine ho pensato che al massimo mi avresti mandato al diavolo e che avrei potuto sopportarlo, quindi tanti auguri di Buon Natale Chloe.

Chloe: Grazie, lo apprezzo tanto. Tantissimi auguri di Buon Natale anche a te.

Chloe sorrise pensando al regalo per Max. Andò di sotto in garage a prenderlo. Max finì la sua colazione appoggiando il vassoio sulla sua scrivania e tirò fuori il suo regalo per Chloe da un cassetto. Tornò nel suo letto nascondendo il suo regalo sotto le coperte. Dopo aver appoggiato il suo regalo alla parete del corridoio, Chloe rientrò in camera.

“Ce ne hai messo di tempo per uscire dal bagno”.

“A dire il vero non ho passato tutto il tempo in bagno” disse Chloe sedendosi sul letto. “Max, stiamo dimenticando una cosa molto importante. Oggi è Natale”.

“Non l’ho dimenticato”.

Chloe si avvicinò alla sua amica abbracciandola mentre le davo un bacio sulla guancia. “Buon Natale Max”.

Max abbracciò a sua volta Chloe restituendole il bacio. “Buon Natale Chloe”.

“Ho una cosa per te” disse Max staccandosi dall’abbraccio per prendere il regalo da sotto le coperte.

“Non avresti dovuto Max, non c’era bisogno”.

“Si invece. Spero che ti piaccia. Aprilo”.

“Cavoli, non è abbastanza grande per essere una testa di cavallo mozzata. E io che ci speravo”.

“Idiota!” disse Max ridendo mentre le dava un pugno sul braccio. Poi restò a guardare la ragazza mentre scartava il suo regalo.

Quando Chloe finì di scartare il suo regalo, si ritrovò tra le mani un diario in pelle. La copertina era lavorata mostrando un simbolo. Il simbolo non era nuovo alla ragazza. L’ Occhio che vede tutto, lo aveva disegnato anni fa nel suo pick-up. Chloe rimase a fissare il diario.

“Appena l’ho visto ho pensato a te”.

Chloe guardò la sua amica sorridendo. “Ho come l’impressione che vuoi dirmi qualcosa con questo”.

“Beh, il tuo vecchio diario rappresenta il passato di cui io non ho fatto parte. Volevo che ne avessi uno nuovo per scrivere il tuo futuro e questa volta con la mia presenza. Dovrebbe rappresentare un nuovo inizio”.

Max notando che Chloe guardava il nuovo diario in silenzio, si preoccupò che non le piacesse. “Chloe, non ti piace? Se vuoi puoi cambiarlo”.

“No Max, mi piace. Stavo solo pensando. Grazie Max” disse Chloe abbracciandola ancora una volta. “Comunque, l’occhio che vede tutto significa che ci darai un’occhiata ogni tanto?”

“Sei sempre la solita. Certo che no, a meno che tu voglia che io lo legga”.

“Vedremo. Ora tocca a te”.

“Per cosa?”

“Ricevere il regalo”.

“Mi hai fatto un regalo anche tu?”

“Certo che sì. Ohohohoh, sono o non sono Santa Chloe?” Uscì dalla stanza per poi ritornare con il regalo dalla sua amica sul letto.

“Ma cos’è?!”

“Aprilo e scoprilo da te”.

“Non sarà un diario extra large vero?

“Ahahahah, ma piantala. Aprilo”.

La ragazza scartò il suo regalo mentre Chloe guardava la sua espressione. Il regalo, era un ritratto fatto a matita di Max, ed era stato anche incorniciato pronto per essere appeso.

“Come hai fatto a farmelo e soprattutto quando?!”

“Durante la nostra punizione. Visto che non mi parlavi più, ho trovato un altro modo per passare il tempo. I tuoi genitori mi hanno concesso di avere alcune tue foto e inoltre ti ho osservato molto. Era l’unica cosa che potevo fare”.

Una lacrima iniziò a scendere sulla guancia di Max.

“Ehi Max, non piangere”.

“Chloe, è bellissimo. Sei davvero brava a disegnare”.

“Cazzo, allora potrei diventare una tatuatrice un giorno, oppure…”

Max la interruppe fiondandosi su di lei abbracciandola stretta. Chloe sorrise. “Mi fa piacere che ti piaccia. In tua assenza ho anche fatto mettere un chiodo alla parete sulla scrivania”.

Si alzò dal letto prendendo il quadro appendendolo alla parete. “Spero che me lo presterai nel caso non mi dovessi parlare di nuovo. Il cuscino non mi è di nessuna utilità”.

Chloe rimase ad ammirare la sua opera dando le spalle a Max.

“Chloe…”

“Mmh?”

“Chloe guardami”.

Chloe si girò verso di lei iniziando a preoccuparsi. “Cosa c’è?!”

“Noi due dobbiamo parlare”.

“Di cosa?”

“Della nostra situazione”.

“Non capisco. A cosa ti riferisci?” disse Chloe prima di sedersi sul letto.

“Mi riferisco a tutto quello che ci sta succedendo. Gli incubi, le tensioni con i miei, tra di noi e ora, anche il problema che ho con la fotografia. Sono stanca Chloe, non voglio continuare a vivere la mia vita in questo modo”.

Chloe rimase in silenzio non sapendo cosa dire.

“All’inizio pensavo che parlando tra noi, saremmo riuscite a risolvere tutto. Ma non è stato così, anche perché facciamo fatica entrambe a comunicare. E lo credo bene, dopo tutto quello che abbiamo passato. Il punto è che sono passati ormai due mesi e mezzo da quel giorno e nulla è cambiato.

Anzi, le cose sono anche peggiorate in un certo senso. Anche il nostro rapporto ne risente, continuiamo ad avere alti e bassi. A volte penso che ci stiamo allontanando e io non voglio perderti”.

“Max, tu non mi perd…”

“Ho pensato che forse, c’è qualcosa che possiamo fare per cercare di riprenderci le nostre vite”.

“Oh… ok. E sarebbe?”

“Credo che abbiamo troppo da elaborare. Da sole non ci riusciremo mai, quindi potremmo farci aiutare da qualcuno. Sto parlando di un aiuto professionale”.

Chloe finalmente capì cosa voleva dire Max. “Cosa?! Non starai prendendo in considerazione di andare da uno psicologo, vero?! Ti prego Max, dimmi che ho capito male!”

“Chloe, da sole non ce la facciamo”.

Chloe si alzò dal letto agitata, iniziando a fare avanti e indietro mentre rifletteva.

“Questo non è possibile Max! Non ci aiuterà a risolvere un bel niente!”

“Chloe…”

“No Max, ascoltami attentamente! Ci sono già passata! So bene di cosa sto parlando! Ho già avuto a che fare con degli strizzacervelli e anche molti! Nessuno di loro è stato in grado di aiutarmi! Sono solo dei ciarlatani che ti spillano soldi, facendosi i cazzi tuoi per qualche ora a giorni prestabiliti! Dopodiché, saluti e baci e ognuno per la sua strada. Loro se ne ritornano nella loro bella villa, comprata con i soldi guadagnati grazie ai tuoi problemi esistenziali e tu te ne ritorni a casa esattamente come stavi prima di uscire! Non ne vale la pena pagare per farsi torturare, per quello basta già la merda che abbiamo vissuto e pensa Max, è del tutto gratuito!”

Max guardava la sua amica iniziando a perdere le speranze di convincerla. Le tornano in mente le parole dette da Rachel nel suo sogno.

“Se non riesci a farla ragionare tu, nessun altro riuscirà”.

“Chloe, ti prego di ascoltarmi, non ci sono altre soluzioni!”

“No Max! Troveremo un modo insieme, ma non questo! Non chiedermi di tornare a farmi psicanalizzare! Di cosa hai bisogno, eh?! Vuoi che ti parli dei miei sogni?!

Vuoi che ti parli di come mi sento?! Bene, lo farò! Ma ti prego Max, rinuncia a questa stronzata della terapia!”

“Non posso Chloe!”

“Cosa?!” disse la ragazza agitandosi ulteriormente. “Max, cosa farai quando lo strizzacervelli ti chiederà del tornado?! Cosa gli dirai?! Che lo hai causato tu?! Gli parlerai dei tuoi poteri?! Così magari finirà per prenderti per pazza! Gli parlerai anche di Jefferson che ti ha drogata e scattato delle foto?! Eh?! Sai che questa cosa, non è mai avvenuta in questa realtà”.

“Non è successa in questa linea temporale, ma è successa Chloe! Ci sono finita per davvero tra le sue mani! Hai visto cosa è successo ieri mattina?! Pensi che a me piaccia l’idea di andare da uno psicologo, con tutte le difficoltà che comporta?! Dovrò stare sempre attenta a cosa dico! Ma credimi Chloe, preferisco subire le domande di qualcuno che può in qualche modo aiutarmi a superare tutto questo, piuttosto che vedere le nostre vite e il nostro rapporto sgretolarsi e andare in pezzi! Sarebbe in ogni caso molto più doloroso questo, almeno per me!”

Chloe restò a guardarla senza dire una parola.

“Chloe…ne ho bisogno”.

Chloe la guardò annuendo senza nessuna convinzione. “E va bene! Se pensi che è questo, di cui hai…”

“Abbiamo... bisogno!” la corresse Max.

“Di cui abbiamo... bisogno, allora va bene!”

Max tese una mano verso di lei. Chloe all'inizio rimase dove era, poi lentamente si avvicinò abbracciando la sua amica. Decisero di comune accordo di parlarne all’arrivo dei Caulfield e che avrebbero iniziato la terapia dopo le festività natalizie. Ricevettero gli auguri dagli amici e da David, anche se ognuno di loro era combattuto nel farlo. Con tutto quello che era successo poteva risultare inappropriato fare gli auguri di buon Natale. Anche i Caulfield le chiamarono, soprattutto per assicurarsi che stessero davvero bene. Passarono il resto della giornata in casa guardando film, ascoltando musica, sgranocchiando di tanto in tanto. Per il giorno successivo gli amici organizzarono un’uscita tutti insieme, ma le due ragazze rifiutarono preferendo rimanere in casa. Era l’ultimo giorno per poter stare da sole in assoluto relax senza la presenza dei genitori di Max. L’indomani sarebbero ritornati. Durante la serata, quando Chloe raggiunse l'amica nella sua stanza dopo aver fumato l’ennesima sigaretta, la vide alle prese con il suo computer portatile. Max era appoggiata alla spalliera del letto con il pc appoggiato sulle gambe, ed era così concentrata che non diede nemmeno un’occhiata alla ragazza. Chloe la raggiunse infilandosi sotto le coperte appoggiando la testa sul cuscino guardando la sua amica. Appoggiò un braccio intorno alla vita della ragazza. Ancora nessun segno di vita.

“Si può sapere che cosa stai facendo?” chiese Chloe infastidita dalla sua indifferenza.

“Sto prendendo informazioni sui vari psicologi”.

“Ah, ma allora sei viva”.

“Vuoi darmi una mano a scegliere?”

“Uno vale l’altro Max, tanto sono tutti uguali”.

“Beh, grazie. Vuol dire che farò da sola”.

“Ok, buonanotte” disse Chloe dandole un bacio sulla guancia, per poi girarsi dall’altra parte per mettersi a dormire.

“Puzzi!”

“Di cosa?!”

“Di posacenere!”

“Quindi?”

“Quindi non ti avvicinare, mi dà fastidio”.

Chloe si voltò di nuovo nella sua direzione guardandola. “Che ti prende ora? Ti sono venute le tue cose per caso?”

“Non ti rispondo nemmeno!”

“Meglio così, non sono in vena di litigare!”

“Tranquilla, non ho voglia nemmeno io!”

“Bene!”

“Bene!” rispose Max infastidita.

Chloe si girò dandole le spalle. Max cercò di concentrarsi sulla sua ricerca non riuscendoci. Poi disse guardando Chloe: “No, non va bene per niente invece!”

“Oddio, ancora?! Ma si può sapere che hai?!” chiese Chloe voltandosi per l’ennesima volta verso la sua amica.

“Hai accettato di fare terapia solo per me! Non hai nessun interesse per tutta la faccenda! Non mi stai nemmeno aiutando a scegliere qualcuno! Quindi non te ne frega proprio niente!”

“Max, sei tu che hai deciso di andare in terapia e io ti seguirò! Farò come desideri, ma non puoi pensare che io sia entusiasta di questa decisione! Non farò i salti di gioia!”

“Non pretendo questo, vorrei soltanto vedere da parte tua un minimo di partecipazione! Faremo questa cosa insieme!”

Chloe stava per dire qualcosa ma poi ci ripensò. Si appoggiò anche lei con la schiena alla spalliera avvicinandosi all’amica. “Ecco fatto, hai tutta la mia attenzione ora!”

“Non sentirti obbligata a farlo, se non vuoi!”

Chloe roteò gli occhi ridendo. “Oddio, sarà davvero fortunato chi ti sposerà!” disse sarcastica a bassa voce.

“Cosa hai detto?!”

“Niente! Allora su, diamo un’occhiata insieme”.

“Ok…”

Iniziarono a passare in rassegna tutte le informazioni e foto degli psicologi nella zona.

“Questo come ti sembra?” chiese Max indicandone uno.

“Beh, penso che la sua barba ha bisogno di una ripassata con il mio pennarello”.

“Chloe, vuoi essere seria?”

“Che ne pensi di questo invece? È un gran figo” disse Chloe.

“Chloe, non vorrai scegliere lo psicologo in base al suo aspetto fisico?!”

“Che c’è di male. Già sarà una tortura, almeno potrò rifarmi gli occhi”.

“Ma perché ti ho chiesto di aiutarmi? E comunque, credo che forse mi sentirei molto più a mio agio con una donna. Le donne sono più sensibili”.

“Allora questa! Cazzo è giovane, si sarà appena laureata. Bella anche lei!”

“Chloe, non stai andando a rimorchiare, ok?”

“Parla per te”.

Max le lanciò un’occhiataccia poco piacevole.

“Stavo scherzando Max, non guardarmi così”.

“Non ho nessuna intenzione di sceglierne una così giovane. Voglio qualcuno con un po’ più di esperienza alle spalle”.

“Qualcuno con un più esperienza eh? In pratica vuoi una mummia. Un vecchietto con il bastone che quando parla gli scappa la dentiera dalla bocca”.

“Smettila Chloe” disse Max non riuscendo a trattenere una risata.

“Sai, voglio proprio vedere quando la sua dentiera ti rincorrerà per tutto lo studio, mentre gridi aiutami Chloe, sta per divorarmi!”

Max cominciò a ridere senza sosta. Chloe si avvicinò mordendole piano una spalla. “Questa paziente non è collaborativa” disse Chloe ridendo. Iniziarono a rotolarsi con il rischio di far cadere il pc dal letto. Max fece in tempo ad afferrarlo.

“Per favore Chloe, torniamo serie”.

“Ok, continuiamo questa inutile ricerca”.

“Non è inutile”.

Continuarono con la loro ricerca per altri quindici minuti. “Che ne dici di questa?” chiese Max.

“Chi?”

“Dottoressa Abigail Tyler. Le sue credenziali sembrano buone. Innanzitutto è una donna. Poi non è troppo giovane da permetterti di provarci e nemmeno tanto vecchia per avere problemi con la sua dentiera. Cosa ne dici?”

“Dico che sono così stanca che mi andrebbe bene tutto, anche il Dottor Jekyll".

“Ok, allora scelgo lei, mi ispira fiducia”.

“Si certo. Ora per favore, puoi mettere via quel computer così possiamo dormire?”

Max spense il pc portandolo sulla scrivania. Poi tornò a letto infilandosi sotto le coperte rannicchiandosi contro la sua amica. “Mi dai il bacio della buonanotte?” chiese Max.

“Cosa?! E dov’è finita tutta la puzza di posacenere?!”

“Mi tappo il naso”.

Chloe rimase in silenzio un po’, poi iniziò a ridere. Si girò verso di lei abbracciandola mentre la riempiva di baci.

“Chloe, adesso è troppo” disse Max ridendo.

Continuarono a cazzeggiare ancora finché per la stanchezza si addormentarono.

 
Venerdì 27 Dicembre 2013

Il mattino seguente tornarono i genitori di Max, che erano stati inevitabilmente invitati a stare a Hillsboro anche per capodanno. Chiesero alle ragazze se volevano unirsi a loro almeno per quel giorno. Ancora una volta si rifiutarono, preferendo rimanere da sole a Seattle. Quando arrivò il pomeriggio, Max decise che era giunto il momento di rendere partecipi i suoi genitori della loro decisione di fare terapia. Ryan stava leggendo il giornale su una poltrona in salotto. Vanessa era in cucina a preparare del tè. Max e Chloe entrarono in salotto. Ryan alzò lo sguardo dal giornale guardandole.

“Ehi, state andando da qualche parte?”

“Ehm, veramente no papà. Io e Chloe vorremmo parlare di qualcosa con te e la mamma”.

“Ma certo Max”.

In quel momento entrò in salotto anche Vanessa con due tazze di tè. “Ragazze, volete del tè anche voi?”

“No mamma, io no”.

“Grazie lo stesso Vanessa, ma sto bene così” disse Chloe.

Vanessa appoggiò le due tazze sul tavolino e prese posto sull’altra poltrona.

“Vanessa, le ragazze vogliono parlarci di qualcosa”.

“Oh, va bene”.

“Papà, Mamma, io e Chloe abbiamo avuto modo di riflettere sulla nostra situazione. Parlo degli incubi e tutto il resto. Quello che è successo ci sta condizionando molto, non permettendoci di vivere serenamente. Così abbiamo pensato che forse è il caso di farci dare una mano. Un aiuto professionale intendo”.

I Caulfield si guardarono con un certo sollievo. Per la verità avevano già ponderato l’idea di farle andare in terapia. Solo che non erano riusciti ancora a parlarne con loro.
Ryan annuì. “Ragazze, se volete vedere qualcuno per noi va più che bene. Io e la mamma siamo consapevoli che l’esperienza che avete vissuto è stata traumatica. Devo essere del tutto sincero, mi fa piacere che avete preso questa decisione. Avrete tutto l’aiuto che occorre per ritornare a essere serene”.

Vanessa guardò Chloe con un’espressione comprensiva. “Chloe, ci hai già detto di essere stata in terapia e che non è stato facile. Sono piacevolmente sorpresa che tu sia d’accordo con questa decisione. Sono sicura che vi sarà di grande aiuto”.

Le due ragazze si guardarono sapendo bene qual era la verità. Chloe non ne voleva proprio sapere niente, ma non poteva rifiutare questo alla sua migliore amica. Dopotutto le aveva salvato la vita.

“Abbiamo anche preso informazioni sui vari psicologi qui a Seattle. Infine abbiamo scelto la dottoressa Abigail Tyler”.

“Bene, mi fa piacere che avete provveduto anche a questo. Visto che tra un po’ devo uscire per una commissione, andrò a farci due chiacchiere. Così magari potrà dirmi quando potete iniziare".

“Ok papà”.

Dopo aver parlato con la dottoressa, Ryan comunicò alle ragazze che la terapia sarebbe iniziata subito dopo le feste. Le ragazze erano un po’ nervose per la situazione. Max, perché non sapeva cosa aspettarsi e Chloe invece, perché lo sapeva fin troppo bene. Non era dato sapere se un aiuto psicologico sarebbe stata la soluzione giusta ai loro problemi, ma bisognava tentare.

La settimana successiva i Caulfield si rimisero di nuovo in viaggio per raggiungere Hillsboro. Le ragazze invece, accettarono di partecipare insieme ai loro amici a una festa aperta a tutti in un locale, per aspettare l’arrivo del nuovo anno. Mancava ancora un’ora a mezzanotte. Le due ragazze non erano molto partecipi alla festa come i loro amici. Jennifer e Lucas ballavano in pista in mezzo alla folla. Kristen e Fernando erano seduti al tavolo insieme a loro e stavano chiacchierando e ridendo con alcuni ragazzi di loro conoscenza. Nel frattempo Max e Chloe continuavano a pensare ai fatti loro. Chloe beveva una birra sperando che arrivasse presto la mezzanotte. Max guardava l’ora sul telefono, con la testa appoggiata su un braccio. Anche se avevano accettato di uscire con i loro amici, non erano così entusiaste e si vedeva lontano un miglio. I loro compagni avevano cercato di coinvolgerli ma non c’era stato verso.

“Chloe, non dovresti bere. Devi guidare”.

“Lo so Max, ma sto cercando di mandare giù la mia decisione di venire a questa festa di merda”.

“Forse non avremmo dovuto accettare. Ma ormai è troppo tardi” disse Max.

Chloe che stava per fare un altro sorso di birra si fermò all’istante guardando la sua amica con aria maliziosa.

“Oh-Oh, perché mi guardi così?” chiese Max preoccupandosi.

“Lo scoprirai presto!” disse Chloe con un sorriso mentre afferrava per mano Max portandola fuori dal locale senza avvisare nessuno.

“Chloe, dove stiamo andando?!”

Chloe salì sul suo pick-up seguita dall’amica. “Chloe, non vorrai andare via così, senza nemmeno avvisare gli altri?”

“Beh, poi mandi loro un messaggio. Ora dimmi dove possiamo goderci lo spettacolo dei fuochi d’artificio”.

Max sorrise e le indicò la strada per arrivare al Seattle Center dove ogni anno, migliaia di persone si radunavano per assistere ai fuochi pirotecnici che venivano sparati dallo Space Needle a mezzanotte. Raggiunsero la loro destinazione e parcheggiarono l’auto evitando di addentrarsi troppo. Fuori faceva davvero freddo, quindi rimasero in attesa in macchina. Arrivò un messaggio da parte di Kristen, che chiedeva dove fossero finite. Le ragazze la rassicurarono dicendole di non preoccuparsi.

“Diamine oggi fa proprio freddo!” disse Max nonostante era rimasta con il giubbino addosso.

“Vieni qua” disse Chloe avvolgendola con un braccio sulle spalle tirandola verso di sé. “Avresti dovuto bere una birra, così ti saresti riscaldata”.

“I tuoi metodi sono sempre al limite della legalità”.

“Beh, non è sempre così. Per scaldarsi conosco altri metodi, non illegali. Ma non credo che apprezzeresti”.

“Quali?”

L’amica la guardò sorridendo senza dire nulla. Max ci mise un po’ a capire. “Cavoli Chloe, sei sempre la solita pervertita” disse Max in imbarazzo ridendo.

“Guarda che è scientificamente provato che il sesso riscalda. A cosa pensi sia dovuto il surriscaldamento globale?”

Max iniziò ad allontanarsi da lei mentre Chloe rideva. “Ehi, stavo scherzando, vieni qui” disse Chloe avvicinandola di nuovo con un abbraccio.

“Ti odio quando fai così”.

“La parola odio nel tuo vocabolario non esiste Max. Non è vero che mi odi”.

Max abbracciò Chloe. “Sei troppo sicura di te”.

“No, non lo sono invece”.

Rimasero per qualche minuto in silenzio mentre guardavano davanti a loro.

“Sei preoccupata?” chiese Max.

“Di cosa?”

“Per la terapia”.

“Cerco di non pensarci”.

“Io invece non riesco a smettere di pensarci. Ho paura di fare qualche cazzata”.

“Max, devi stare ben attenta a cosa dirai. Non potrai dire tutto quello che è successo. Io non potrò essere lì con te”.

“Lo so. Forse avevi ragione tu, non è una buona idea”.

“Innanzitutto è un po’ troppo tardi per ripensarci. E poi, non voglio vederti star male Max. Se c’è qualche possibilità che questa terapia del cazzo possa aiutarti, allora dobbiamo farlo”.

“Potrebbe aiutare anche te, non solo me”.

“Forse, anche se non ci conto” disse appoggiando la guancia sulla testa di Max mentre erano abbracciate.

“Spero che aiuti anche il nostro rapporto. Così potremo parlare finalmente di tutto, anche delle cose che non riusciamo a dire”.

Chloe alzò la testa guardandola. “C’è qualcosa che non riesci a dirmi?”

“E tu?” disse alzando il suo sguardo verso Chloe.

“Non rispondere a una domanda con un’altra domanda. Allora?”

“Si…”

“Provaci?”

“A fare cosa?”

“A dirmi qualcosa?”

“Adesso?”

“Si”.

“Non credo di poterlo fare”.

“Tenta”.

“Non è facile”.

“Niente è facile Max”.

Chloe continuò a guardarla in attesa, mentre Max rifletteva. “Ok, lascia stare per ora. Non è il momento adatto” disse Chloe tornando a guardare davanti a sé.
“Chloe…”

“Mmh?” disse Chloe tornando a guardarla.

“Io…”

Max venne interrotta dai primi colpi di fuoco pirotecnici. Si voltarono guardando davanti a loro. “Auguri di buon anno nuovo Max”.

“Auguri anche a te Chloe” disse Max dandole un bacio fin troppo vicino alle sue labbra.

Chloe ricambiò il bacio e quando si allontanarono leggermente continuarono a guardarsi. Un messaggio di auguri di buon anno da parte dei loro amici, interruppe quel momento. Riportarono la loro attenzione ai fuochi pirotecnici godendosi lo spettacolo. Quando terminò tornarono a casa, nella speranza che il nuovo anno avrebbe offerto loro un po’ di serenità. Non potevano immaginare cosa il futuro aveva in serbo per loro.

 
Venerdì 10 Gennaio 2014

Arrivò il giorno della prima seduta. Avevano appuntamento alle dieci e le loro sedute sarebbero durate circa quaranta minuti. Le ragazze presero l’auto di Vanessa e si diressero allo studio della Dottoressa. Erano molto agitate e quando arrivarono, rimasero fuori il tempo necessario per fumare una sigaretta. Beh, almeno Chloe. Quando la ragazza finì di fumare si rivolse all’ amica.

“Allora Max, sei pronta per andare?

“No, ma dobbiamo entrare”.

Così entrarono nello studio e una ragazza si alzò dalla sedia dietro una scrivania che era situata a destra e si avvicinò a loro. “Buongiorno, posso esservi utile?”

“Ehm, abbiamo appuntamento con la dottoressa” disse Max.

“Bene, potete dirmi i vostri nomi?”

“Maxine Caulfield e lei è Chloe Elizabeth Price”.

La ragazza diede un’occhiata a un’agenda che aveva in mano. “Benissimo, prego accomodatevi pure in sala d’attesa. La dottoressa è ancora con un paziente, ma sta per concludere”.

“Ok, grazie”.

Le ragazze si sedettero in sala d’attesa il più lontano possibile dalla porta dello studio. Quasi come se avessero intenzione di scappare da un momento all’altro. Rimasero in attesa del loro turno, innervosendosi di più man mano che il tempo passava. Max iniziò a torturare le maniche del suo giubbino e Chloe iniziava a muovere nervosamente la gamba mentre continuava a giocherellare con gli anelli che aveva alle dita. Quando si accorse del nervosismo di Max, le prese una mano cercando di rassicurarla. In quel momento uscì un uomo dallo studio. Max lo osservò attentamente quasi come per cercare di capire l’effetto che una seduta di terapia, potesse avere sui pazienti. Ma l’uomo non faceva trasparire nessuna emozione dalla sua espressione. La ragazza che le aveva accolte passò davanti a loro andando a bussare alla porta dello studio. Una voce le disse di entrare e la ragazza si affacciò oltre la porta. “Dottoressa Tyler, ci sono le ragazze dell’appuntamento delle dieci e delle undici”.

“Mi puoi ricordare i loro nomi?”

“Maxine Caulfield e Chloe Elizabeth Price”.

“Ah, giusto. Arrivo tra un attimo”.

“Va bene” disse la ragazza chiudendo la porta e tornando alla sua scrivania, ma non prima di aver assicurato le due ragazze con un sorriso. “La dottoressa sarà subito da voi”.

“Chloe, voglio andare via”.

“Ehi, non dire così ok? Siamo qui ora. Non preoccuparti, andrà tutto bene.”

“Non ce la faccio Chloe”.

“Certo che ce la fai. Max, guardami. Fai un respiro e rilassati”.

Max fece come aveva detto Chloe, ma non fu di alcun aiuto. La porta dello studio si aprì e comparve la dottoressa, doveva avere all’incirca sui trentacinque anni ed era davvero bella. Chloe avrebbe potuto davvero rifarsi gli occhi come aveva detto. La donna si avvicinò a loro. Le ragazze si tenevano ancora per mano, gesto che non sfuggì agli occhi della Dottoressa.

“Buongiorno”.

“B-Buongiorno” disse Max.

“Salve” disse Chloe.

“Allora ragazze, anche se siete arrivate insieme, sapete bene che dovrò parlare con voi separatamente”.

“Si, lo sappiamo” disse Chloe mentre Max le stritolava la mano.

“Chi di voi due e Maxine Caulfield?”

Max non rispose e Chloe lo fece al suo posto indicandola. “Lei è Max”.

“Bene, allora Maxine, puoi seguirmi in studio?”

“S-Si… certo”.

Max si alzò dalla sedia rimanendo ferma dov’era. La dottoressa si stava dirigendo al suo studio, ma si fermò quando vide che la ragazza non la seguiva. Chloe si alzò afferrando la sua amica per le spalle.

“Guardami, andrà tutto bene, ok? Ricorda che io sono qui fuori. Stai tranquilla” disse Chloe. Max annuì senza esserne troppo convinta. Chloe l’abbracciò giusto il tempo di dirle qualche altra cosa all’orecchio. “Se non ce la fai, basta che le dici che non te la senti più di continuare”.

Poi si allontanò lasciandola andare. La dottoressa fece un sorriso a Max che finalmente si decise a entrare nello studio. Chloe per ammazzare il tempo iniziò a fare avanti indietro. La sala d’attesa era molto spoglia. C’era giusto un appendiabiti, una pianta e un quadro di un’alba appeso alla parete su cui riportava una frase. ‘I migliori anni della tua vita arrivano quando decidi di assumerti la responsabilità dei tuoi problemi. Non incolpi nessuno per questi. Ti rendi conto che controlli il tuo destino. - Albert Ellis’

“Fanculo!” disse Chloe dopo aver letto la frase. La ragazza alla scrivania alzò lo sguardo su di lei quando la sentì sbraitare.

“Prego Maxine, accomodati pure sul divano” disse la dottoressa Tyler.  

La ragazza si sedette intimorita. La dottoressa andò alla sua scrivania prendendo il necessario per prepararsi. Max si guardò intorno. Lo studio era composto da scaffali pieni di libri sulla psicologia. Il divano e una poltrona erano posizionate davanti alla scrivania. L’attestato di laurea in psicologia della dottoressa era appeso sulla parete alle spalle della scrivania. C’era anche un quadro con una frase scritta: ‘Ricordare è il modo migliore per dimenticare. – Sigmund Freud’. La donna prese posto sulla poltrona frontalmente al divano dove era seduta Max. In mano aveva un taccuino nero e una penna stilografica.

“Eccoci qua. Allora Maxine, ho avuto modo di parlare con tuo padre giorni fa. Mi ha raccontato a grandi linee cosa è successo a te e la tua amica”.


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“S-Si…”

La dottoressa vide che la ragazza era agitata e continuava a torturare le maniche del giubbino. “Se vuoi, puoi toglierti il giubbino Maxine”.

“No, sto bene così”.

“Vuoi un po' d’acqua?”

“No, grazie lo stesso”.

“Maxine…”

“Max”.

“Come scusa?”

“Mi chiami Max... per favore”.

“Come mai Max?”

“Non sopporto essere chiamata Maxine”.

“Non ti piace il tuo nome? Va bene, allora ti chiamerò Max. So che la scelta di venire in terapia è stata tua e di Chloe. È un gesto che indica grande maturità. Il primo passo per la guarigione è ammettere di avere un problema”.

“Già…”

“Non ne sei convinta?”

“Non lo so, è la prima volta che sono in terapia”.

“È la prima volta, ed è normale avere un po’ paura. Ci spaventa tutto quello che non conosciamo, ma credimi se ti dico che non c’è nulla di cui aver timore. Io sono qui per aiutarti. E poi non è così male come alcuni lasciano intendere”.


Ah, ma davvero? Prova a dirlo a Chloe…


“C’è qualcosa di cui vuoi iniziare a parlami Max?”

“Non lo so”.

“Ok, facciamo così. Io ti faccio qualche domanda e tu provi a rispondermi. Ti va?”

“Si”.

“Bene. Cosa ti sta succedendo da quando sei qui a Seattle? Tuo padre mi ha detto che fai degli incubi tutte le notti”.

“Si, non tutte le notti, ma quasi”.

“Sicuramente i tuoi sogni hanno a che vedere con quello che è successo ad Arcadia Bay. Vuoi parlarmene?”

La ragazza rimase in silenzio.

“Ok Max. Raccontami di te. Dimmi chi è Max Caulfield. Cosa ti piace? Hai delle passioni?”

“Si, ce l’avevo…”

“E adesso, non più?”

“Credo di no”.

“Qual era la tua passione?”

“La fotografia”.

“Non ti piace più?”

“Mi piace ancora, ma non riesco più a fare foto”.

“Perché no?”

Abigail guardò Max in attesa capendo che non sarebbe stato tanto facile riuscire a farla parlare. La ragazza rimase in silenzio ancora una volta. Ryan aveva riferito alla dottoressa che erano state le due ragazze a decidere di andare in terapia, ma nonostante questo, Max aveva enormi difficoltà ad aprirsi. Doveva trovare il modo per riuscire a farla parlare. Ma in che modo? Cosa avrebbe potuto mettere a proprio agio la ragazza? Come poteva rompere il ghiaccio?

“Come hai passato le feste natalizie?”

“Ho passato le feste con Chloe. I miei sono andati Hillsboro da parenti”.

“Siete rimaste sole a Seattle?”

“Si, non eravamo in vena di festeggiamenti. Però siamo state bene dopotutto e non abbiamo rinunciato a farci un regalo” disse Max con un accenno di sorriso.

“Cosa hai ricevuto per regalo?”

“Un mio ritratto”.

“A Chloe piace disegnare?”

“Si, lo faceva sin da quando eravamo piccole”.

“Siete amiche da tanto allora”.

“Si, siamo cresciute insieme. Lei è la mia migliore amica”.

“E tu cosa le hai regalato?”

Il suo sorriso scomparve e la dottoressa capì che lì c’era qualcosa di più su cui indagare. Forse il trampolino di lancio per farla parlare era proprio la ragazza seduta in sala d’attesa.

“Un diario”.

“Particolare come regalo. Ha un significato per te?”

“Lei ha un altro diario, in cui ha scritto la sua vita quando io non c’ero. Ed è molto triste. Voglio che scriva una vita diversa ora, una migliore di cui ne faccio parte anche io”.

“Quando dici che non c’eri, a cosa ti riferisci?”

“Anni fa, mi sono trasferita con la mia famiglia qui a Seattle. I miei avevano perso il lavoro. Così, quando mio padre ne ha ottenuto uno qui, siamo partiti. Pochi giorni dopo la morte di William, il padre di Chloe”.

“Quindi siete state lontane. Per quando tempo?”

“Cinque anni”.

“Sul diario parla di questi cinque anni?”

“No, solo per un po’ di tempo. Poi ha smesso perché aveva Rachel”.

“Chi è Rachel?”

“Era una sua amica. Molto probabilmente lo è stata più lei di me”.

“Perché dici questo?”

“Prima di andare via da Arcadia Bay le ho detto che saremmo rimaste in contatto. Che sarebbe stato come se non fossi mai andata via. Le avevo fatto una promessa. Ma non sono stata in grado di mantenerla” disse Max trattenendo a stendo le lacrime.

“Come mai?”

“Perché non sapevo cosa dirle. Quando mi sono trasferita qui, ho avuto dei grossi problemi ad ambientarmi. Non solo alla città, ma anche a scuola. Anzi, soprattutto a scuola. Ho sempre fatto fatica a relazionarmi con gli altri. Non sono una che si butta nella mischia. Preferisco osservare che partecipare. Forse è per questo che mi piace la fotografia”.

“Continua Max”.

“Ci siamo scritte per qualche tempo, ma poi ho smesso di rispondere ai suoi messaggi. Non volevo raccontarle dei miei problemi. Non volevo farle sapere quanto mi mancasse e che stavo male. E poi, i miei problemi non erano nulla rispetto alla sua perdita. Cosa avrei potuto dirle per farla stare meglio? A un certo punto ha smesso di scrivermi anche lei”.

“Ti senti in colpa per non aver mantenuto la promessa?”

Max annuì abbassando lo sguardo. La dottoressa scrisse qualcosa sul suo taccuino.

“Hai detto che la vita descritta nel suo diario è molto triste. Pensi di esserne responsabile?”

“Si, l’ho abbandonata andando via”.

“Max, quanti anni avevi quando ti sei trasferita?”

“Tredici anni”.

“A tredici anni si vive ancora con i propri genitori. Non potevi sottrarti, nemmeno volendo. Non sei responsabile del tuo trasferimento. E lo so cosa stai pensando adesso, ma nemmeno i tuoi genitori sono responsabili. Hanno agito per il tuo bene, per darti un futuro”.

“Ma ho smesso di scriverle”.

“Si, è vero, ma non perché non volevi farlo. Avevi dei problemi come ne ha avuti anche Chloe. Inoltre, non mettere i vostri problemi sull’ago della bilancia. Non è una gara a chi ha sofferto di più. I problemi grandi o piccoli che siano, restano pur sempre tali. Per di più eravate molto giovani. Lei sa queste cose? Ne avete parlato? Avete affrontato l’argomento?”

“Si, lo abbiamo fatto”.

“E ha compreso quello che è successo?”

“Quando ci siamo riviste ad Arcadia Bay era molto arrabbiata. Poi però ha smesso di esserlo, anche se quando siamo venute a Seattle, mi ha detto che forse non supererà mai quella separazione forzata”.

“Però ti ha perdonata, vero?”

“Si”.

“E perché tu non riesci a perdonare te stessa?”

Max guardò la dottoressa. “Non lo so”.

“Non pensi di esserti punita abbastanza? Va bene ricordare il passato e ciò che abbiamo fatto. Ci deve essere da monito per evitare di commettere gli stessi errori. Però l’importante è non lasciarci condizionare vivendo continuamente nel passato”.

“Avrei potuto comportarmi diversamente”.

“Vero, ma non l’ho hai fatto e non puoi cambiare quello che è successo. Non chiederti cosa avresti potuto fare in passato. Chiediti invece cosa puoi fare ora, nel presente. Ti torturerai ancora nel senso di colpa, o aiuterai Chloe a scrivere sul suo diario una vita migliore? Non è per questo che glielo hai regalato?”

“Si…” disse Max riflettendo sulle parole della dottoressa.

“Dunque, la passione di Chloe è disegnare e la tua, è fare foto”.

“Non so se disegnare è proprio la sua passione, ma è davvero molto brava nel farlo”.

“Come tu sei brava a fare foto?”

“Non so se posso essere definita brava nella fotografia”.

“Perché no?”

Max alzò le spalle in risposta.

“Qualcuno pensa che tu non sia brava con la fotografia?”

“No, nessuno”.

“Allora perché pensi di non essere brava? Hai partecipato a qualche concorso e non è andata bene?”

“No”.

“Max, c’è qualcosa che hai fatto, di cui sei realmente fiera?”

Max rifletteva in silenzio e alla fine non diede nessuna risposta, mentre la dottoressa aggiungeva qualcos’altro al suo taccuino.

“Sei molto insicura di te stessa, hai una bassa autostima e non ti fidi delle tue capacità. Dovresti imparare a essere meno severa con te stessa. Il continuare a fare i conti con il tuo passato, di non reputarti abbastanza brava in quel che fai, è un danno enorme che stai arrecando a te stessa. Per ben tre volte, da quando abbiamo iniziato a parlare, ti sei sminuita. Lo hai fatto con i tuoi problemi a Seattle, mettendoli a paragone con la perdita che ha subito Chloe. Hai anche specificato che Rachel è stata molto meglio di te come amica. Ora sminuisci anche le tue capacità di fare fotografie. I tuoi sensi di colpa e la tua mancanza di sicurezza ti portano a diventare il peggior giudice di te stessa”.

“In pratica sono un totale disastro”.

“Ecco vedi? Lo hai fatto ancora. Hai appena dimostrato ciò che intendevo. È un atteggiamento così radicato in te, che viene fuori nel modo più naturale possibile. Smettila di giudicarti in modo negativo. I tuoi genitori ti giudicano una buona figlia?”

“Si”.

“E tu, pensi di essere una brava figlia?”

“Al momento sto dando solo preoccupazioni per quello che succede”.

“E per questo ti senti responsabile? Max, ti stai addossando un sacco di responsabilità che non ti appartengono. Non sei responsabile di ciò che stai vivendo. Non sei stata tu a volerlo. Nemmeno dare preoccupazioni ai tuoi genitori è stata una tua idea. E poi tutti i genitori si preoccupano sempre per i propri figli, è del tutto naturale. Lo faccio anche io. Indipendentemente da quello che è successo in passato con Chloe, ti senti una buona amica?”

“Io… non…”

“Ok, non rispondere. La tua risposta sarà sicuramente negativa. Il tuo giudizio è distruttivo. Ti propongo di chiederlo dopo alla tua amica”.

“Ma…”

“Ora ti assegnerò un compito da fare, fino alla prossima seduta. Per una volta al giorno, dovrai fare qualcosa di cui hai timore. Nella quale ti senti inadeguata, dove non sei sicura delle tue capacità. La prossima volta che ci vedremo, mi racconterai com’è andata. Siamo d’accordo?”

“O-Ok…”

“Bene, per oggi terminiamo qui. Di solito le mie sedute durano di più, ma credo che sia il caso di fermarci qui per adesso. Hai tanto da elaborare, pensa attentamente a tutto quello che ti ho detto. Max, se ti impegni riuscirai a venirne fuori. Già essere qui è un traguardo”.

Chloe era seduta con la testa appoggiata alla parete, le braccia conserte e le gambe incrociate allungate in avanti. Quando la porta si aprì, si alzò di scatto. Max le si avvicinò abbracciandola. Chloe ricambiò l’abbraccio mentre guardava la dottoressa dirigersi verso la sua segretaria.

“Max, è tutto ok? Stai bene?”

“Si Chloe”.

“Sei sicura?”

“Va tutto bene”.

La dottoressa ritornò indietro fermandosi vicino a loro. “Allora Chloe, tocca a te” disse Abigail indicandole la porta dello studio. Chloe si staccò dalla sua amica iniziando a dirigersi verso lo studio. Quando chiuse la porta Chloe era in piedi e si guardava intorno.

“Prego Chloe, accomodati sul divano”.

“Non posso sedermi sulla poltrona invece?”

Abigail la guardò con aria interrogativa. “Perché vorresti sederti sulla poltrona?”

“Perché così potrò evitare di addormentarmi”.

“Non abbiamo nemmeno iniziato e ti stai già annoiando?”

“No, semplicemente trovo il divano un posto migliore per riposare. La poltrona invece mi terrà sveglia".

“Bella battuta Chloe”.

“Non era una battuta”.

“Mi dispiace Chloe, ma dovrai accontentarti del divano”.

“Sissignora, agli ordini” disse Chloe facendo il saluto militare mentre si sedeva sul divano. La dottoressa la guardava sorpresa. Poi andò a prendere di nuovo il suo taccuino degli appunti e la penna. Mentre si avvicinava alla scrivania, Chloe fece cadere l’occhio sulle sue gambe.

Beh complimenti per l’ottima scelta Max...

Quando la dottoressa si girò per andare a sedersi sulla poltrona, Chloe guardò altrove. “Complimenti per lo studio, davvero bello”.

“Ah… beh, grazie. Allora Chloe…”

“Aspetti un attimo, devo dirle qualcosa, così ci risparmiamo un bel po’ di domande inutili, del tipo, perché sono qui, oppure chi siamo, da dove veniamo e se siamo soli a questo mondo! Ok?!”

La dottoressa non disse una parola mentre guardava sbigottita la ragazza.

“Le dico sin da subito che sono qui per volere di Max! L’idea di venire in terapia è stata completamente sua, io ho accettato per non farla sentire sola in questo calvario senza fine! Altra cosa importante, quello che ho appena detto non giungerà in alcun modo alle orecchie della mia amica! Quello che viene rivelato tra queste quattro mura è protetto dal segreto professionale! Se non rispetta questa regola potrei denunciarla e farle passare un mare di guai! Ah, e se per caso si sta chiedendo come so tutte queste cose, è perché sono già finita tra le mani di strizzacervelli come lei. In poche parole, non c’è bisogno che finga di lavorare con me, può anche decidere di mettersi a fare una telefonata! Oppure potrebbe massaggiarsi i piedi, sono sicura che stare tutti i giorni su quei tacchi, le provocano molto dolore! Insomma, faccia quello che le pare. Io invece mi stendo sul divano e mi faccio mezz’oretta!”

La dottoressa capì con che tipo di soggetto aveva a che fare. La sua espressione cambiò dallo sbalordito a un sorriso che non prometteva bene. Si alzò dirigendosi alla sua scrivania sedendosi.

“Bene. Quindi mi stai dicendo che non hai nessuna intenzione di parlare con me”.

“Ehm, mi faccia pensare un attimo…no! Vedo che è anche intelligente oltre a essere bella. Complimenti”.

“Dimmi solo una cosa Chloe. Visto che sei stata già in terapia, mi puoi dire quando è durata?”

“Non ricordo, anche perché ne ho cambiati abbastanza”.

“E come si interrompevano le tue terapie? Gli psicologi chiamavano i tuoi genitori, per dire che il loro lavoro non funzionava con te?”

“Si, ma anche che non collaboravo” disse Chloe pensando a sua madre.

“Ok. Quindi credo che seguirò il tuo consiglio, facendo quella telefonata di cui parlavi prima”.

“Per me va bene”.

La dottoressa prese un’agendina mentre cercava il numero. “Ah, eccolo qui il numero di Ryan Caulfield”.

“Che cosa?!” disse Chloe agitandosi. “No, non può rivelare nulla di quello detto qui dentro!”

“Oh, ma io non voglio farlo. Dirò semplicemente che il mio lavoro su di te non funziona. Credo di essere la persona meno indicata per aiutarti.

Non sono abituata a prendere soldi dai miei pazienti, per poi rigirarmi i pollici facendo passare il tempo senza poter essere effettivamente di aiuto. Non sono un’imbrogliona Chloe. Sono una dottoressa e amo il mio lavoro. In questo modo stai togliendo del tempo prezioso a qualcuno che ne ha realmente bisogno, oltre a farmi perdere il mio di tempo” disse Abigail con estrema calma.

“Non può dire che il suo lavoro non funziona con me, è soltanto la prima seduta! Ryan non le crederà!”

“Non è un mio problema che mi creda o meno. Gli dirò che ho intenzione di proseguire la terapia con Max, perché credo di poterla aiutare, ma per te dovrà trovare qualcun altro”.

“Non può farlo!” disse Chloe arrabbiandosi.

“È esattamente quello che farò Chloe. Non mi hai lasciato molta scelta. Sei stata chiara”.

La dottoressa iniziò a digitare lentamente il numero di telefono, lasciando del tempo alla ragazza di riflettere sul da farsi.


Se lo dice a Ryan, Max verrà comunque a saperlo e la deluderò. Per non parlare del fatto che suo padre potrebbe cercarmi un altro psicologo, allontanandomi da Max.


“E va bene! Non lo chiami! Ha vinto lei ok?! Metta giù quel cazzo di telefono!”

“In che senso ho vinto io? Questa non è una gara Chloe. Questo è il mio lavoro che cerco svolgere al meglio. Hai intenzione di parlare con me?”

“Va bene” disse lei sibilando con disappunto.

Abigail lasciò il telefono e andò a sedersi di nuovo sulla poltrona. Chloe incrociò le braccia evitando di guardarla.

“Sei arrabbiata Chloe? Posso sapere come mai?”

“Pff, me lo dica lei, visto che quelli della sua professione pensano di sapere sempre tutto! Non sta bene che glielo dica io, così è troppo facile! Si guadagni i suoi soldi!”

“Non riuscirai a provocarmi Chloe”.

“Vuoi fare la dura con me per caso?!”

“Ce n’è bisogno?”

“Non me ne frega un cazzo di cosa vuole fare con me!”

“Sei una che si arrabbia facilmente, fai fatica a dominarti. Di solito le persone che non hanno la capacità di dominare le proprie paure, lacune e frustrazioni, tendono a cercare di controllare gli altri. Come hai cercato di fare tu con me poco fa. Questo modo di fare con il tempo tende a trasformarsi in un desiderio di comandare il prossimo. Cerchi di tenere tutto e tutti sotto controllo, ma se qualcosa va in modo diverso dalle tue aspettative, ti infuri.”

Chloe iniziò a muovere la gamba nervosamente. La dottoressa se ne accorse.

“Continui ad avere le braccia conserte, è un chiaro segno di chiusura verso il dialogo. In questo caso verso di me. Il tempo scorre Chloe, dovrai pur dir qualcosa” disse scrivendo qualcosa sul taccuino.

“Cosa sta scrivendo?!”

“Non sono tenuta a dirti cosa sto scrivendo. Questo è il mio studio, ed è il mio lavoro. Allora Chloe…”

“Ok! Non mi va di ripetere le stesse cose di sempre!”

“Quali cose? Io non le ho mai sentite”.

“Che la mia vita è diventata uno schifo e non cambia mai niente! Quando penso di aver già visto tutta la merda passarmi sotto al naso, ecco che succede qualcos’altro che mi fa capire che non c’è nessun limite al peggio! Ormai ci sono abituata a prenderlo sempre in quel posto! Adesso è soddisfatta?!”

“Quando ha iniziato a fare schifo?”

“Quando è morto mio padre… forse l’unico a cui interessava qualcosa di me”.

“Perché dici così? Non c’era solo lui nella tua vita. C’era tua madre e Max”.

La gamba della ragazza si fermò mentre guardava la dottoressa. “Cosa ne sa lei?! Ha indagato tramite Max?! Molto furbo da parte sua!”

“No Chloe, non ho indagato sulla tua vita, ma su quella di Max. Tu hai fatto parte della sua vita, ed è normale che possa saltare fuori il tuo nome. Credo che succederà lo stesso anche con te. Max fa parte della tua vita, no?”

“Ti ha parlato di me?”

“Non posso rivelarti nulla Chloe, segreto professionale”.

“Pff, roba da non credere!”

“Cosa è successo dopo la morte di tuo padre?”

“Ho perso semplicemente tutto. Papà non era solo un buon padre, ma anche un amico. Ero molto legata a lui, ma se n’è andato e anche Max”.

“Max è ancora qui”.

“Ora sì, ma prima no”.

“Cosa è successo?”

“Oh avanti! Se le ha parlato di me, sicuramente sa già tutto quanto!”

“So quello che mi ha detto Max, è vero. So anche cosa ha provato. Adesso mi interessa sapere quello che hai provato tu. Le situazioni possono variare da prospettive diverse. Ora sono interessata a sapere, che cosa è successo a te”.

“Dopo il funerale di mio padre, Max è andata via. Mi ha lasciata promettendomi che saremmo rimaste in contatto. E così è stato per un po’, ma poi ha smesso di scrivermi. Mi sono sentita abbandonata”.

“Il trasferimento non era…”

“Lo so, non era dipeso da lei, ma avevo perso mio padre e non pensavo altro che a questo! Poi mi ha abbandonata di nuovo, quando ha deciso d'ignorarmi completamente!”

“So che ne avete parlato e che l’hai perdonata”.

“Si… come si fa a non perdonarla? Lei è… la mia migliore amica” disse Chloe perdendo la sua ostilità verso la dottoressa.

“Però soffri ancora per quello che è successo”.

“Si, perché dopo la morte di mio padre, se ci fosse stata almeno lei nella mia vita, sarebbe stato tutto molto diverso”.

“Sarebbe stato più sopportabile?”

“In un certo senso sì. Inoltre non sarebbero successe le altre cose?”

“Cosa?”

“Tante cose”.

“Ho tempo per ascoltare”.

“Ho smesso di avere interesse per tutto quanto. La scuola, la mamma, le amicizie, me stessa…”

Abigail rimase in silenzio aspettando che continuasse.

“Poi quando, mia madre ha iniziato a frequentare un altro uomo, mi è crollato il mondo addosso. Ho iniziato a bere… a fare uso di droghe e… andare a letto con chiunque mi capitasse a tiro”.

Abigail scrisse qualcos’altro sul taccuino. “Non deve essere stato facile per te”.

“No… infatti” disse Chloe mentre una lacrima iniziava a scenderle sul viso.

“Pensi che se Max fosse rimasta in contatto con te, tutto questo non sarebbe successo? Riflettici attentamente. Anche se Max fosse rimasta in contatto con te, avresti comunque sentito la mancanza di tuo padre. E niente avrebbe impedito a tua madre di incontrare un altro uomo. Tu avresti potuto comunque fare tutte le cose che hai fatto. Forse, se Max fosse stata ad Arcadia Bay, allora in quel caso le cose potevano andare diversamente. Ma lei non c’era e non per sua scelta. Ti saresti sentita meno sola con i suoi messaggi?”

“No, avrei voluto che fosse lì con me”.

“Se avevi così tanto bisogno di lei, perché non hai fatto nulla in questi cinque anni? Magari venire a trovarla a Seattle".

“Perché pensavo che non le importasse più nulla di me. E poi ero cambiata così tanto che sicuramente non le sarei piaciuta più. Mi ero rassegnata ormai e poi c’era Rachel”.

“Chloe, non puoi credere di sapere cosa pensano gli altri te. Non sei in grado di leggere la mente altrui. Non ci hai nemmeno provato a riavvicinarti a lei”.

“Sta dicendo che è colpa mia?!”

“Sto dicendo che lei non ti ha abbandonata. Siete state solo vittime delle circostanze. Non avreste potuto evitare in nessun modo il distacco che c’è stato tra voi. Ma avreste potuto entrambe fare qualcosa per riavvicinarvi. Eravate troppo giovani Chloe e in una situazione difficile. È più che normale che non siete riuscite a venirne a capo, ma adesso potete. Lei è qui e tu anche. Non tutto è perduto Chloe”.

Chloe non disse nulla.

“So che hai fatto un ritratto per Max”.

“Si, le è piaciuto molto” disse Chloe sorridendo al ricordo dell’espressione di Max.

“Beh, anche il regalo che lei ti ha fatto è molto bello”.

“È completamente assurdo. Io ero in sala d’attesa e lei sa già tutto senza che io dica nulla”.

“Te lo ripeto Chloe, voi due siete amiche e fate parte l’una della vita dell’altra. Vivete sotto lo stesso tetto e avete condiviso una brutta esperienza. Non c’è nulla di cui sorprendersi, se parlando con te salta fuori il tuo nome e viceversa. Ora dimmi, hai iniziato a scrivere qualcosa sul diario?”

“No, non so cosa scrivere”.

“Ti posso aiutare in questo?”

“In che modo?”

“Ti do un compito da fare, dovrai scrivere il diario tutte le sere e alla prossima seduta, voglio che lo porti con te”.

“E cosa dovrei scrivere?”

“Qualunque cosa ti venga in mente. Il diario è tuo, puoi scegliere qualsiasi cosa”.

“Ma Max voleva che scrivessi qualcosa di nuovo della mia vita. Ora che c'è anche lei”.

“E questa non è la tua nuova vita? E Max non ne fa parte? È di là in sala d’attesa, se non sbaglio”.

Chloe roteò gli occhi. “E va bene, ma non prometto nulla”.

“Bene, stiamo facendo passi avanti”.

“Già, peccato che li veda solo lei”.

“Per oggi va bene così Chloe, ci rivedremo la prossima settimana”.

La dottoressa si alzò insieme a Chloe accompagnandola alla porta. Max si alzò dalla sedia vedendo l’amica uscire dallo studio. Chloe le si avvicinò mentre Abigail continuava a osservarle.

“È tutto ok Chloe?”

“Si… certo. Solo che ho una voglia matta di fumare ora”.

“Stranamente anche io”.

Chloe la guardò sorpresa poi iniziò a ridere. “Dimmi chi sei e cosa ne hai fatto di Max”.

Anche Max cominciò a ridere mentre uscivano per tornare a casa. La dottoressa restò seduta dietro la sua scrivania riflettendo su di loro. Aveva intuito di cosa potessero soffrire le due ragazze. Max poteva essere affetta dal classico senso di colpa del sopravvissuto, mentre Chloe era devastata dall’ennesimo lutto. Non riuscendo a cavare un ragno dal buco, aveva iniziato ad aggirare il problema per trovare un appiglio e farle aprire. Ci era riuscita solo puntando su Chloe, mentre parlava con Max. Con Chloe, aveva fatto lo stesso puntando su Max. Abigail pensò che i problemi delle due ragazze, andavano ben oltre la loro brutta esperienza che avevano vissuto. I loro guai avevano radici più profonde legate al loro passato. Le due ragazze erano molto diverse tra loro ma nonostante questo, avevano instaurato un rapporto d’amicizia solido dalla quale dipendevano entrambe. Nel momento in cui erano state separate si era spezzato qualcosa. Molto probabilmente quello che era successo in passato non le stava aiutando a superare le problematiche presenti. Mentre continuava a riflettere la sua segretaria bussò alla porta.

“Avanti”.

“Dottoressa Taylor, c’è l’ultimo appuntamento della giornata”.

Questa volta, non era necessario farsi ricordare il nome. Sapeva bene chi fosse. “Ok, falla entrare”.

La segretaria fece accomodare la ragazza in studio. “Buongiorno dottoressa Tyler”.

“Buongiorno a te, accomodati”.

Le ragazze non parlarono delle loro sedute almeno fino a sera, quando erano in camera di Max sotto le coperte a guardare un film.

“Max?”

“Mmh?”

“Com’è andata la tua seduta?”

“Bene… almeno credo. Non so da cosa si capisce se una seduta è andata bene o male”.

Max guardò l’amica in attesa di qualche indicazione.

“Non guardare me, le mie sedute hanno fatto sempre schifo”.

“Cosa ha detto su di te?”

“Che sono una che si arrabbia facilmente e faccio fatica a dominarmi. Che tento a cercare di controllare tutto e tutti. E se le cose non vanno come dico io, mi infurio”.

“Oh…”

“Cosa vuoi dire con oh?”

“Che non lo trovo così lontano dalla realtà”.

“Beh, grazie Max. Piuttosto, a te cosa ha detto?”

“Che sono molto insicura di me stessa, ho una bassa autostima e non mi fido delle mie capacità. Che continuo a fare i conti con il mio passato e i sensi di colpa”.

“Ah, avrei potuto dirtele io queste cose. Non ci vuole una laurea per questo”.

“Si, ma tu mi conosci da sempre, lei no. Sembra già aver capito tutto di me. Mi ha dato un compito da fare” disse Max tornando a guardare il film.

“Anche a te? Ma allora è recidiva”.

“Ahahahah, smettila. A te cosa ha chiesto di fare?”

“Mi ha chiesto di scrivere tutte le sere il diario che mi hai regalato”.

“Vuoi dire che da quando te l’ho regalato, non hai mai scritto nulla?”

“Ehm… no Max”.

“Lo sapevo, ho sbagliato regalo”.

“No Max, non hai sbagliato regalo. Forse sono semplicemente io a essere sbagliata”.

“Chloe!”

“Ok, è soltanto il momento sbagliato. Sono successe troppe cose spiacevoli. Non riesco a pensare a una sola cosa da scrivere, senza aver voglia di urlare e mandare tutto a fanculo”.

“Non mi avevi detto che ti ero di aiuto?”

“Max, tu sei l’unica cosa davvero positiva in tutto questo schifo, quindi non pensare nemmeno per un attimo di non essermi di aiuto”.

“E allora come farai a scrivere?”

“Che diavolo ne so, molto probabilmente non lo farò”.

“Non credo che sarà contenta”.

“Il mio compito di paziente, non è quello di renderla felice Max. Non mi sento in dovere di soddisfare ogni sua richiesta. A meno che la sua richiesta non ha a che fare con qualcos’altro”.

“Cosa?!”

“Beh…voglio dire, l’hai vista?”

“Chi?”

“La dottoressa” disse Chloe sorridendo.

“Chloe, sei irrecuperabile. Possibile che non pensi ad altro?”

“Max, rilassati. Stavo soltanto scherzando, ok? Però cazzo se è un bel pezzo…”

“Chloe!”

“Ok. A te invece che ha chiesto di fare?”

“Di fare ogni giorno qualcosa che temo. Qualcosa in cui mi sento insicura e inadeguata”.

“Oh, praticamente tutto”.

Max le diede un pugno sul braccio. “Smettila di prendermi in giro”.

“Non ho capito se è più difficile il mio compito o il tuo. Vedi? Lo sapevo che saremmo finite in queste cazzate!” disse Chloe.

“Domani cosa dovrei fare secondo te?” chiese Max.

“Non lo so. Uhm... fammi pensare. Ci sono! Potresti preparare il pranzo”.

Max la guardò aggrottando le sopracciglia.

“Senza mandare a fuoco la cucina” aggiunse Chloe.

Max diede un altro pugno al braccio di Chloe.

“Ahia! Stai diventando troppo violenta con me. Lo riferirò alla dottoressa”.

“Ok, domani cucino io”.

“Spero di poter magiare a pranzo, altrimenti dovrò scriverlo sul diario”.

“La vuoi smettere? Tu piuttosto, cosa scriverai?”

“Non lo so”.

“Potresti scrivere quello che è successo da quando sei qui a Seattle. Anche se sono cose già passate, puoi riportare tutto nero su bianco. Infondo Abigail non ha precisato nulla”.

“Sai che hai ragione? Grazie Max, cosa farei senza di te…”

“Te la caveresti lo stesso”.

“Non credo proprio. Ci mettiamo a nanna?”

“Certo, ormai ti sei impadronita del mio letto”.

“Vuoi che vado a dormire nella mia stanza?”

“Non pensarci nemmeno”.

Max mise via il pc e si fiondò nel letto. “Buonanotte Chloe”.

“Buonanotte Max”.

Dopo un minuto Chloe parlò di nuovo. “Max?”

“Si?”

“E se scrivessi sul diario di come le ho sbirciato le gambe, credi che si offenderebbe?” disse ridendo Chloe.

“Chloe, davvero non ti sopporto più. Se non la smetti ti mando a dormire nella tua stanza”.
 
Durante la settimana le ragazze si dedicarono ai compiti che la dottoressa aveva assegnato loro. Chloe aveva scritto tutto quello che era successo nel periodo trascorso a Seattle. Non solo degli alti e bassi con Max e i suoi genitori, ma anche dei suoi incubi. Max invece, se pur con qualche difficoltà, si era spinta a svolgere delle attività sulle quali non si sentiva di certo a suo agio. Alcune erano state sue idee, ma per la maggior parte c'ero lo zampino di Chloe. Aveva preparato il pranzo per tutti. A quanto pare, non era andata poi così male. Anche se puntualmente a ogni boccone dei genitori, si assicurava che fosse di loro gradimento. Temeva che fingessero di apprezzare solo per non darle nessun dispiacere. Tentò anche di suonare con la chitarra dei brani un po’ al di sopra della sua portata. Sempre sotto consiglio della sua amica, ballò sulle note di una canzone che non rientrava di certo nel suo genere. Tutto questo davanti agli occhi divertiti di Chloe, che più volte era stata sul punto di mettersi a ridere. Per fortuna era riuscita a trattenersi. Inoltre erano andate in un negozio di abbigliamento e Max aveva acquistato dei capi di abbigliamento molto diversi dal suo solito stile. Insomma, si era data un bel po’ da fare. Di certo nessuno avrebbe potuto rimproverarla di non averci provato.


Giovedì 16 Gennaio 2014

Le due ragazze stavano passando la serata a mangiare in un McDonalds in compagnia dei loro amici. Quella sera i ragazzi che erano a conoscenza dei loro problemi dovuti agli incubi e ai loro alti e bassi, furono anche messi al corrente dell’inizio della loro terapia. Stavano seduti al tavolo a chiacchierare.

“E così, ora fate terapia eh?” chiese Jennifer alle due ragazze.

“Già” rispose Max.

“Sai Chloe, non ti facevo tipa da terapia” disse Lucas.

“Infatti l’idea non è stata mia, ma di Max”.

“Perché continui a precisarlo?” chiese Max.

“Non lo so Max, forse perché è la verità?” rispose Chloe rubandole una patatina dal piatto.

“Ehi, sono mie”.

Kristen guardò le due ragazze. “Io credo che stiate facendo la cosa giusta. Avete bisogno di elaborare quello che è successo. Mia madre voleva mandarmici, ma poi non se né fatto più nulla. Non so come funziona la terapia, ma spero davvero che vi aiuti”.

“Perché tua madre voleva farti fare terapia?” chiese Fernando.

“Per via della loro separazione”.

“A proposito, ci sono sviluppi?” chiese Fernando.

“Se per sviluppi intendi, che continuano a litigare facendomi innervosire, allora sì. Altro che sviluppi…”

“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui. Ragazzi, come va?” disse Duncan avvicinandosi al loro tavolo, rubando una patatina dal piatto di Lucas. Chloe notò che era in compagnia dei due ragazzi con cui lo aveva visto la prima volta.

“Bene, fino a quando non ti sei fermato qui al nostro tavolo infilando le tue luride mani nel piatto di Lucas!” disse Jennifer con sarcasmo.

“Ohhh, ma davvero?! Eppure mi ricordo che un tempo ti piacevano queste luride mani!” disse Duncan con il suo solito sorriso da stronzo, scatenando le risate dei suoi due compagni.

Jennifer si alzò dal tavolo. “Vai a farti fottere! Vado a fumare una sigaretta, avvisatemi quando lo stronzo va all’inferno!”

“Lucas, come diavolo fai a sopportarla?” chiese Duncan ridendo.

“A dire il vero a me non da nessun problema. Sei stato tu ad andarci a letto per poi tradirla una volta al giorno con la prima ragazza che ti passasse sotto al naso”.

“Ohhh! Dici che è stato questo che l’ha resa così acida?! Non mi presenti il resto della ciurma?!”

“Ma certo, lui è mio cugino Fernando e lei Kristen”.

“Piacere di conoscervi Fernando e Kristen”.

“Piacere” risposero.

“Ciao Max e Chloe” disse Duncan guardandole sorridendo.

All’improvviso uno dei due amici di Duncan indicò Chloe. “Duncan, ma lei non è la tizia dell’altra volta?”

Lucas cambiò espressione preoccupandosi che Max potesse venire a sapere la verità. Infatti, aveva contribuito all'acquisto dell'erba dell'amica oltre ad averle mentito, affermando di non aver visto Chloe.

Max si voltò di scatto verso Chloe che era alla sua destra. “Di cosa sta parlando?”

Chloe non sapeva cosa rispondere. “Ehm… non lo so”.

Duncan continuava a sorridere senza dire nulla. Trovava tutto molto divertente, soprattutto l’espressione terrorizzata di Chloe.

L’amico di Duncan continuò indicando Chloe. “Non dire stronzate, sei proprio tu. Ti riconoscerei tra mille, con quei cap…”

“Non è lei ti stai sbagliando! Fai confusione come al solito!” intervenne Duncan continuando a guardare tra Max e Chloe.

“Ma Duncan, lei è…”

“Ti sto dicendo che non è lei! Vorresti contraddirmi per caso?!” disse Duncan voltandosi verso il suo amico alle spalle.

“N-No, certo che no…”

Per l’ennesima volta il ragazzo era intervenuto per togliere Chloe dai casini e non solo lei. Infatti, Lucas si rilassò appoggiandosi allo schienale della sedia. C’era mancato davvero poco. Max invece continuava a non essere tanto sicura di tutta quella vicenda.

“Chloe, potresti darmi il tuo numero di telefono. Sai, ci vediamo raramente. Magari potremmo rimanere in contatto e qualche volta vederci per bere una birra insieme” disse Duncan.

“Ehm… ma certo Duncan”.

Max si voltò di nuovo verso la sua amica. Non era molto d’accordo sulla decisione di Chloe di accontentare Duncan. La ragazza diede così il suo numero al ragazzo.

“Bene, devo proprio andare adesso. Spero ci rivedremo presto. Buon proseguimento di serata ragazzi”.

“Aspetta Duncan, non è che hai un po’ di roba” chiese Lucas sottovoce.

“Non qui con me. Ma passa domani per la sala giochi e vedrò cosa posso fare”.

“Ok, grazie Duncan”.

“De nada amigos” disse il ragazzo allontanandosi con i suoi amici, mentre lanciava un’occhiata a Chloe.

“Non so voi, ma a me quel tizio mette i brividi” disse Kristen.

“Non piace nemmeno a me” si aggregò Fernando.

“Ohhh avanti ragazzi, non è cattivo. È solo il suo modo di fare” disse Lucas.

“Vuoi dire che non è pericoloso? A me sembra di sì. Lo hai visto il suo amico com’è diventato un cagnolino quando si è girato verso di lui?” chiese Fernando.

“Si, ma non è un violento. Cioè, se non gli si dà motivo…”

Kristen e Fernando lo guardarono sgranando gli occhi.

“Nemmeno a me piace, manda vibrazioni strane” disse Max. Poi girandosi verso la sua amica aggiunse: “Tu non credi?”

“I-Io? Non lo so. Non lo conosco così bene”.

“Però gli hai dato il tuo numero di telefono”.

“Come dice Lucas è il suo modo di fare. Mi fido di quello che dice Lucky Luke. Non credo sia cattivo, fino a prova contraria almeno”.

Dopo essere rientrate a casa, Chloe andò nella sua stanza per terminare il compito assegnatole dalla dottoressa. Dopo aver completato tutto, chiuse il diario e raggiunse Max nella sua stanza, che era a letto a guardare il soffitto pensando.

“Mi stavi aspettando per caso?” chiese Chloe.

“No”.

“Ah… wow, grazie Max” disse Chloe infilandosi sotto le coperte. “A cosa pensi? Sei preoccupata per domani?”

“Si. Comunque non è quello a cui sto pensando ora”.

“Ah no? Allora a cosa?”

“Chloe, non mi stai nascondendo qualcosa, vero?” chiese girandosi verso l’amica.

Chloe la guardò temendo il peggio. “N-No, certo che no. Perché me lo chiedi?”

“Stavo pensando a quello che è successo oggi al McDonald. Quel ragazzo sembrava davvero conoscerti”.

“Oh andiamo Max, lo hai sentito anche tu cosa ha detto Duncan”.

“Non è che mi fidi tanto di lui. Non mi piace nemmeno che gli hai dato il tuo numero”.

“Max, non diventare paranoica” disse Chloe distogliendo lo sguardo dall’amica. Ma Max continuava a guardarla.

“Cosa c’è ancora?” chiese Chloe.

“Dovrei fare un’ultima cosa per quanto riguarda il mio compito”.

“Cosa?! Non ti sembra tardi?!”

“Beh, non è una cosa che richiede tanto tempo. Forse solo tanto coraggio”.

“Ah, e sarebbe?”

“Ti ricordi quando mi hai sfidato a baciarti?”

“Cosa c’entra questo ora?!”

“Mi lasci finire?”

“Ok!”

“Tu mi hai sfidato e sinceramente all’inizio non avevo il coraggio di farlo, ma dopotutto sei stata tu a chiedermelo. Quindi alla fine l’ho fatto senza problemi”.

“Quindi?”

“Beh, vorrei provare a farlo senza nessuna sfida. Deve essere una mia iniziativa, sempre se sei d’accordo. Volevo dirtelo così, che non ti facessi idee sbagliate o ti arrabbiassi”.

Chloe guardava Max come fosse un’aliena. “Cazzo Max, cos’è uno scherzo?! Dove sono le telecamere nascoste?!”

“Non sto scherzando! Ok, lascia stare!” disse Max tornando a guardare il soffitto.


Ma che cazzo le salta in mente? Vuole farlo davvero? Sta prendendo i compiti della psicologa un po' troppo seriamente. E adesso che faccio? Si sarà offesa? Merda…


“Max?”

“Mmh?”

“Perché hai pensato a questa cosa?”

“Perché è una di quelle cose che non farei mai, non di mia iniziativa almeno”.

“Quindi se tu riuscissi a farlo, per te sarebbe come un raggiungere un traguardo?”

“No, il traguardo è ancora lontano, ma almeno è un passo in più in quella direzione”.

“Oh... capisco”.

Chloe ci penso ancora un po’ su. Poi guardò Max. “Ok”.

“Cosa?!” chiese Max sorpresa.

“Ti do il permesso di farlo, ma non aspettarti nessun aiuto da parte mia”.

“Dici sul serio?!”

“Si! Che sarà mai. È solo un bacio innocente. Tutto a favore della tua causa” disse incrociando le braccia dietro la testa, mostrandosi spensierata mentre in realtà era nervosa.

“Ok” disse Max voltandosi completamente verso di lei.

“Io non mi muoverò da questa posizione Max, dovrai fare tutto tu. Non aspettare che ti convinca a farlo o che ti sfidi di nuovo”.

“Va bene…” disse Max mentre si avvicinava lentamente con il suo viso a quello di Chloe. Si fermò a pochi centimetri dalle labbra di Chloe, per poi allontanarsi di nuovo. “Non ce la faccio”.

“Immaginavo che non ci saresti riuscita. Beh, un passo alla volta Max, non puoi pretendere di superare le tue insicurezze tutte in un colpo solo”.

“Posso riprovarci?”

“Come?! Max, non devi farlo per forza...”

Max si avvicinò di nuovo a lei, appoggiando le sue labbra a quelle della ragazza. Il bacio durò per qualche secondo e Chloe si ritrovò a premere leggermente le sue labbra con quelle di Max. Quando Max si staccò da lei rimase sorpresa non solo da sé stessa, per aver avuto il coraggio di farlo, ma anche da Chloe che sembrava avesse risposto al bacio.

“Perché?!” chiese Max.

“Perché cosa?!”

“Hai risposto al bacio…”

“Io?!”

“Si…”

“Davvero l’ho fatto?”

“Credo proprio di sì Chloe!”

“Oh… non mi sono resa conto di averlo fatto…” disse Chloe con una risatina nervosa.

“No?”

“No! Anzi, forse te lo sei soltanto immaginata. Comunque, visto che adesso hai fatto quello che dovevi, possiamo metterci a dormire. Buonanotte Max”.

Chloe si voltò dandole le spalle, per nascondere l’imbarazzo che provava in quel momento. Non si era resa davvero conto di averlo fatto. Almeno, fino a quando Max non glielo aveva fatto notare.

“Buonanotte Chloe” rispose Max imbarazzata anche lei, mentre spegneva le luci con un sorriso.

 
Venerdì 17 gennaio 2014

Il giorno seguente andarono allo studio della dottoressa per la seconda seduta della terapia. Mentre erano in sala d'attesa, Max vide che Chloe sembrava agitata. Continuava a guardare verso il diario appoggiato sull'altra sedia al suo fianco.

“Va tutto bene Chloe?”

“Eh? Si certo. Va bene”.

“Sembri nervosa”.

“Ma no sta tranquilla” disse Chloe appoggiando la testa alla parete.

Max appoggiò la testa sulla spalla dell'amica stringendole una mano. “Hai intenzione di farle leggere il diario?”

“Non credo proprio. L'ho portato solo per mostrare che ho svolto il suo stupido e inutile compito!”

La dottoressa uscì in quel momento scambiando qualche altra parola con il suo paziente. Quando il ragazzo si allontanò Abigail guardò le due ragazze avvicinandosi.
“Buongiorno ragazze”.

“Buongiorno dottoressa Tyler” disse Max.

Chloe salutò solo con un cenno del capo, a dimostrazione che non aveva gradito molto l'atteggiamento della dottoressa al loro primo incontro. Forse perché era riuscita a tenerle testa.

“Allora Max, sei pronta?”

“Si”.

“Andiamo”.

Max lasciò andare la mano di Chloe e seguì la dottoressa.

“Allora Max, come hai trascorso la settimana?”

“Direi bene. Solo un po’ complicata per il compito che mi avete assegnato”.

“Non ho mai detto che sarebbe stato facile. La bassa autostima è un punto dolente per te e ho cercato di spingerti ad affrontarlo. Se sei riuscita a eseguire il compito che ti ho assegnato è un buon segno. A volte la volontà è tutto Max. Ognuno di noi ha la forza per affrontare tutto, basta solo tirarla fuori”.

“Già!”

“Cosa hai fatto per portare a termine il compito che ti ho assegnato?”

“Non avevo molte idee in proposito, quindi ho seguito alcuni consigli di Chloe”.

“Chloe eh?!”

“Non dovevo?”

“Va bene, se è riuscita a indicarti le cose giuste”.

“Si, lo ha fatto. Lei mi conosce molto bene”.

“Bene. Allora dimmi”.

“Ho preparato il pranzo per tutti. Di solito non lo faccio mai”.

“Com’è andata?”

“Considerando che non ho mandato a fuoco la cucina e avvelenato nessuno, direi bene”.

La dottoressa sorrise alla serietà della ragazza nel confermare ancora una volta la sua grande insicurezza.

“Hanno apprezzato quello che hai preparato?”

“Loro hanno detto di sì”.

“Ma tu hai qualche dubbio in proposito, vero?”

“Beh io…”

“A te è piaciuto?”

“Non era male, ma non sono brava ai fornelli come mia madre”.

“Pensi che ti abbiano mentito?”

“Potrebbero averlo fatto per non farmici rimanere male. È sbagliato pensarla così, vero?”

“Secondo te?”

“Si…”

“Vedi? Così non fai altro che alimentare le tue incertezze, più di quando potrebbe mai fare la tua famiglia”.

“Sono un dis…”

“Ah-ah, non farlo. Non voglio più sentire giudizi negativi e gratuiti su te stessa”.

“Ok”.

“E vorrei che ti fidassi un po’ di più del giudizio altrui, perché ho la vaga sensazione che l’unica persona a sminuirti sei tu. Che altro hai fatto?”

“Ho cercato di suonare alcuni brani decisamente complicati con la mia chitarra”.

“E com’è andata?”

“Uno sono riuscita a suonarlo bene direi”.

“Diresti? Max, cerca di essere più decisa nelle risposte che dai. O lo hai suonato bene oppure no”.

“L’ho suonato bene ma soltanto quello. Gli altri due ancora non riesco”.

“Bene. Il tuo prossimo compito, sarà concentrarti sugli altri”.

“Non so se riuscirò a farcela”.

“Non lo sai perché non ci hai nemmeno provato”.

“Io ho provato”.

“Non abbastanza Max, sono sicura che hai gettato subito la spugna alla prima difficoltà, concentrandoti su quello che ti veniva meglio”.

“Si…”

“Max, io non voglio che tu suoni in modo perfetto. Voglio solo che ti impegni a raggiungere il tuo obbiettivo, senza pensare a se ti riesce bene, o se può piacere agli altri. Voglio solo che credi in te stessa e che diventi più determinata. E se nel caso non ti riesce bene, chi se ne importa Max. Non è quella la cosa importante e ricordati che la perfezione non esiste”.

“Ok, va bene”.

“Che altro hai fatto?”

“Ho comprato e indossato dei vestiti che non sono proprio nel mio stile. Poi ho anche ballato... sono proprio una fra…”

“Max!”

“Non sono capace a ballare”.

“Oppure semplicemente non riesci a lasciarti andare. Sei timida Max e questo può contribuire ad accentuare le tue paure. Tipo fare una brutta figura, temendo il giudizio altrui. Però chissà perché, non riesci mai sfuggire al tuo di giudizio”.

“È più forte di me”.

“No Max, sei tu che lo rendi più forte di te. Non c’è nulla che non puoi superare, ma devi volerlo davvero. C’è altro?”

“Si, ma non credo di poterlo dire”.

“Non credi? Una risposta più decisa Max”.

“Non lo dirò perché è una cosa molto personale. Comunque sono riuscita a farlo” disse Max sorridendo al ricordo di aver baciato la sua amica.

“Questi compiti che hai svolto ti sono stati consigliati tutti da Chloe?”

“Non tutti, solo alcuni. Beh, la maggior parte…”

“Pensi che non saresti mai riuscita a portare a termine nulla, se Chloe non ti avesse dato dei consigli?”

“Non lo so. Però quando mi ha detto le sue idee, ho pensato che fossero adatti per lo scopo. Ha indicato tutte cose che non riesco a fare facilmente. Come ho già detto, mi conosce molto bene”.

La dottoressa guardò il suo taccuino chiedendosi se fosse il caso di spingersi oltre, per arrivare finalmente a parlare di quello che era successo ad Arcadia Bay. L’unico modo per poterci arrivare era usare ancora una volta la sua amicizia con Chloe.

“Max, ti andrebbe di raccontarmi del tuo ricongiungimento con Chloe?”

“Ok. Sono tornata ad Arcadia Bay dopo aver vinto una borsa di studio ed essere stata ammessa alla Blackwell Academy School. Però, non ho avvisato Chloe del mio arrivo”.

“Perché no?”

“Non sapevo come l’avrebbe presa. Temevo che dopo aver smesso di scriverle per cinque anni, non volesse più saperne niente di me e avrebbe fatto bene”.

“Però così non è stato, vero?”

“Ci siamo incontrate per caso, dopo un mese dal mio arrivo alla Blackwell. Lei all’inizio è stata un po’ dura con me, come era prevedibile aspettarsi. Però poi le cose sono migliorate”.

“Quando tempo avete passato insieme prima del tornado?”

“Cinque giorni”.

La dottoressa che stava scribacchiando sul suo taccuino si bloccò alzando lo sguardo sulla ragazza. “Avete recuperato un rapporto perso per cinque anni, in soli cinque giorni?”

Max ci pensò su. “Si, lo trova strano?”

“No assolutamente”.

Abigail era sorpresa dalla velocità con cui le due ragazze erano riuscite a ritrovarsi. Le due ragazze erano cresciute insieme certo, ma questo poteva non bastare a recuperare così in fretta la loro amicizia. Dopotutto, erano state lontane per cinque lunghissimi anni. Nella loro prima seduta, le due ragazze avevano mostrato segni di sofferenza parlando di quel distacco. Quindi cosa poteva aver reso così semplice il loro riavvicinamento?

“Siete molto unite se avete recuperato il vostro rapporto in così breve tempo”.

“Si, lo siamo”.

“È una buona cosa questa, considerando quello che avete vissuto. Potete sostenervi a vicenda e parlare di tutto quello che vi tormenta da quando siete a Seattle”.

Max non disse nulla distogliendo il suo sguardo dalla donna.

“Max!”

“Si, ci aiutiamo, ma non come vorremmo o dovremmo”.

“Spiegati meglio”.

“Noi non parliamo proprio di tutto”.

“Cosa non vi dite?”

“Non parliamo dei nostri sogni. Cioè, lo abbiamo fatto solo una volta e comunque non siamo entrate nello specifico”.

“Come mai?”

Max iniziò a torturarsi le mani.

“Max, parlarne ti aiuterà”.

“Perché potrebbe farci più male che bene”.

“Mi puoi dire di solito cosa sogni?”

“Sogno le vittime del tornado”.

“Come li sogni?”

“Loro… sono morti e c’è sangue…”

“Cos’altro sogni?”

“Sogno il professor Jefferson”.

“Chi è Jefferson?” chiese pur sapendo chi fosse. Decise comunque di chiedere, per permettere alla ragazza di parlarne apertamente. Ormai chiunque era a conoscenza di chi fosse Mark Jefferson. Inoltre, si era volutamente informata proprio per poter aiutare le due ragazze e non solo loro. Abigail comprendeva il motivo di sognare le vittime del tornado, perché poteva essere un chiaro segno di senso di colpa del sopravvissuto, come aveva pensato sin dall’inizio. Quello che non riusciva a comprendere, era come mai sognasse quello psicopatico del professore. Cosa poteva determinare la presenza dell’uomo nei sogni della ragazza?

“È il mio... era il mio professore di fotografia".

“Secondo te come mai il professore è presente nei tuoi sogni?”

“Perché lui… ci ha rapite e drogate per scattarci delle foto…”

“Max, sei stata rapita dal professore?!” chiese la dottoressa sorpresa.

Max si rese conto del grave errore commesso. Si era lasciata prendere dal ricordo di ciò che aveva subito, rispondendo senza riflettere. C’era solo un modo per cancellare il suo passo falso, ed era quello che Chloe le aveva pregato di non fare mai più.

“Mi dispiace Chloe…” disse Max alzando la sua mano.

“Max, cosa stai…”

Riavvolse il tempo di pochi secondi.

“Cos’altro sogni?”


Devo trovare un modo di raccontarle i miei sogni e ciò che è successo davvero, senza rischiare di farle capire dei miei poteri e di essere stata vittima di Jefferson. Come posso riuscirci?


“Max, c’è altro?

A un tratto le venne un’idea. “Sogno di avere il potere di riavvolgere il tempo”.

“Ok, ti va di raccontarmi uno di questi sogni in cui riavvolgi il tempo?”

“Ho sognato di aver salvato la vita di Chloe, dopo il mio arrivo ad Arcadia Bay. Mi trovavo nel bagno della scuola. Ho visto una farfalla volare e le sono andata dietro per scattarle una foto. In quel momento è entrato Nathan Prescott che ovviamente non mi ha vista, perché mi trovavo dietro le cabine del bagno”.

“Nathan Prescott?!”

“Si, era uno studente della Blackwell”.

“Ok, vai avanti”.

“Lui era molto teso e parlava al suo riflesso nello specchio. Poi è entrata Chloe e hanno iniziato a discutere animatamente tra loro. A un certo punto lui ha tirato fuori una pistola sparando alla mia amica. Io sono balzata fuori in quel momento. Ho allungando una mano verso di loro e sono riuscita a riavvolgere il tempo fino a prima del momento dello sparo. Ho fatto scattare l’allarme e così Chloe è riuscita a scappare”.

La dottoressa prendeva qualche appunto. “Continua Max”.

“Ho usato il mio potere per tornare al periodo della morte di William, il padre di Chloe. Sono riuscita a salvare anche lui, ma facendolo ho distrutto la vita della mia amica. È finita paralizzata a letto dopo un incidente d’auto. Stava morendo lentamente e soffriva tanto, ed era tutta colpa mia. Mi ha chiesto di mettere fine alla sua vita, ma non potevo farlo. Così sono tornata indietro ancora e ho permesso che suo padre morisse, per salvarla”.

Max durante il racconto non guardava mai la dottoressa. Aveva lo sguardo perso nel ricordo dei momenti che raccontava. Cercò di trattenersi dal piangere, senza riuscirci.

“Chloe ha rischiato di morire tante volte, ma io non ho mai permesso che accadesse. Ho abusato del mio potere causando il tornado. Avrei potuto fermarlo, ma solo a una condizione. Dovevo lasciar morire Chloe nel bagno per mano di Nathan. Lei mi ha chiesto di lasciarla morire, ma io non potevo farlo. Non dopo averla ritrovata. Così ho salvato Chloe. Ho permesso al tornado di abbattersi sulla città e uccidere tutti. Non potevo perderla di nuovo”.

“Max, vuoi fare una pausa?”

La ragazza scosse la testa. “Sogno anche il mio professore di fotografia Mark Jefferson”.

“Secondo te come mai il professore è presente nei tuoi sogni?”

“Lui è il motivo per cui sono tornata ad Arcadia Bay. Volevo seguire le sue lezioni per imparare da uno dei migliori fotografi al mondo. Ma a quanto pare si è rivelato soltanto uno psicopatico. A causa sua è morta Rachel, una persona importante per Chloe. Ha fatto del male alla mia amica Kate, Victoria e tante altre ragazze. Kate ha addirittura tentato il suicidio a causa sua. Io sono riuscita a impedirlo e ancora oggi non so come ho fatto. Lui è una persona malvagia e ha distrutto il mio sogno di diventare una fotografa. Non riesco a scattare più foto perché vado nel panico totale”.

“Pensi a lui e a tutto quello che ha causato, quando fai foto?”

“Si”.

“Il nemico non è la fotografia Max. Quella è la tua passione, il sogno che vuoi realizzare al quale non devi rinunciare. Non pensare che diventare una fotografa possa trasformarti in un mostro, perché non lo sei Max. Hai solo bisogno di tempo per elaborare tutto. Vedrai che riuscirai di nuovo a scattare foto”.

“Non lo so. Credo di essere destinata a questo. Forse è la punizione per quello che ho fatto. Ho abbandonato Chloe quando aveva più bisogno di me. Ho ignorato la sua richiesta di aiuto. Ero ad Arcadia Bay già da un mese e lei non lo sapeva. Non mi sono nemmeno degnata di avvisarla”.

“Max, tu sei sopraffatta dal senso di colpa. Te ne devi liberare altrimenti ti distruggerà. Non sei destinata a questo e non è una punizione che stai ricevendo. Alcune cose succedono e basta, perché è così che va la vita. Non possiamo evitarle perché non abbiamo il controllo su tutto. Non dipende tutto da noi, ma abbiamo il controllo su noi stessi”.

“Le scelte e le azioni della mia vita sono state tutte sbagliate…”

"Max non esistono scelte giuste o sbagliate".

"Come no?"

"Prendiamo il tuo sogno ad esempio, la scelta di lasciar morire Chloe per salvare Arcadia Bay. Hai scelto di salvare Chloe. L'hai fatto perché lo ritenevi giusto?"
Dopo un lungo silenzio Max sussurrò rispose: "No..."

"Perché allora?"

"Perché... non potevo lasciarla morire. Non ci saremmo mai più riviste, sarebbe morta sola, credendo che nessuno la amasse. Che a nessuno importasse di lei”.

"Quindi l'hai fatto per lei?"

"No... io... non volevo perderla".

"E pensi che fosse sbagliato?"

"È stato egoista... io ho lasciato morire tante persone... nel sogno..."

"E se avessi scelto diversamente? Sarebbe stato più giusto?"

"Io... non..."

Abigail rimase in silenzio osservando Max schiacciarsi contro lo schienale del divano, gli occhi che roteavano ovunque come se cercasse da qualche parte il gobbo con la risposta giusta... infine: "No..."

"No?"

"No, non è giusto scambiare una vita con altre. Nessuno dovrebbe prendere decisioni del genere... non è giusto!"

Max era in lacrime.

"Bene. Quindi se non ci sono scelte giuste, come facciamo a prendere delle decisioni?" domandò Abigail con un sorriso gentile.

Max sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi per un istante. Abbracciandosi da sola si strinse ancora di più: "Immagino... bisogna solo conviverci?" chiese con rassegnazione.

"Facciamo le scelte con cui possiamo convivere. Questo sogno è una sorta di elaborazione simbolica di un evento molto grave che hai vissuto. Hai dovuto certamente prendere una decisione che ti ha scossa nel profondo. Quando ti sentirai pronta a dirmelo io sarò qui, ma qualunque cosa sia Max, perdonati. Perdonati per il male che puoi aver causato e accetta ciò che hai. Lasciati il passato alle spalle Max".

Max annuì asciugandosi gli occhi.

“Abbiamo fatto un gran passo in avanti oggi. So che non è stato facile per te, ma hai fatto la cosa giusta ad aprirti. Spero che lo farai ancora. Ti assegno un altro compito, scriverai tutti i sogni che fai da adesso in poi. Inoltre, mi racconterai di quelli fatti precedentemente. Sei d’accordo?”

“Va bene”.

La seduta terminò e quando Max raggiunse la sala d’attesa, Chloe si accorse dei suoi occhi gonfi. “Max…”

Max l’abbracciò e Chloe ricambiò, mentre guardava con ostilità in direzione della dottoressa.

“Ehi, che è successo?” chiese Chloe all’amica.

“Niente, è tutto ok Chloe”.

“A me non sembra tutto ok”.

“Davvero Chloe, sto bene. Ora vai” disse Max staccandosi dal suo abbraccio.

Chloe iniziò a dirigersi all’entrata dello studio con in mano il suo diario, mentre lanciava occhiate dietro di lei verso Max. Quando Chloe prese posto sul divano era già sull’ascia di guerra.

“Che diavolo le ha fatto?!”

“Buongiorno anche a te Chloe”.

“Risponda alla mia domanda!”

“Sei già stata in terapia, quindi sai cosa succede tra queste mura quando si affrontano i problemi. Il pianto come anche aprirsi parlando, può essere liberatorio per esorcizzare i propri demoni. Dovresti provarci anche tu ogni tanto. Ti aiuterebbe”.

“Pff… certo, come no!”

“Allora Chloe, com’è andata la settimana?”

“Come vuole che sia andata?! Come al solito, tranne per una cosa! Questo!” disse Chloe alzando il suo diario.

“Hai eseguito il compito che ti ho assegnato. Bene, mi fa molto piacere. Sono curiosa di sapere cosa hai scritto”.

“Ho scritto tutto quello che è successo da quando sono qui a Seattle, oltre a tutti i sogni stupidi e inutili che faccio”.

“È qui che ti sbagli Chloe, i sogni rivelano le nostre verità più profonde. Tramite l'interpretazione dei sogni noi psicologi possiamo aiutare i pazienti a vedere sé stessi e i propri desideri”.

“Pff… e io che pensavo che usaste la sfera di cristallo” disse Chloe con sarcasmo.

“Il sarcasmo è l’unico metodo che riesci a usare per evitare di affrontare i tuoi problemi?”

“Uhm… quello che ha detto mi ricorda vagamente qualcosa, ma non so cosa. Mi lasci pensare… ah, ci sono. Un mio “ex” psicologo diceva questo” disse Chloe sorridendo mentre accentuava la parola ex.

Abigail proseguì ignorando il commento della ragazza, non cedendo alla sua provocazione. “Tornando a parlare di sogni, per Jung il sogno è un sistema simbolico che attraverso le sue forme ci parla dell'inconscio. Mentre per Freud, è l'appagamento mascherato di un desiderio represso o rimosso”.

Chloe smise di sorridere ripensando ai suoi sogni e iniziò a pensare che forse non era stata una buona idea scriverli sul diario. “Sono tutte stronzate!”

“Se li consideri così allora non ti dispiacerà, se utilizziamo uno dei tuoi sogni per vedere il risultato che ne viene fuori. Mal che vada ti farai un sacco di risate”.

Chloe rimase in silenzio.

“Ma prima di parlare di sogni, vorrei che tu mi raccontassi un evento a tua scelta, che hai scritto sul diario”.

“Devo proprio?”

“Io non obbligo nessuno Chloe. Sei libera di fare ciò che vuoi. Ricorda soltanto che se penso di non poterti aiutare, dovrò fare quella telefonata a Ryan”.

“No, per carità! Mi risparmi l’ennesimo casino con i Caulfield. La vita è già abbastanza dura così com’è, non voglio altri problemi”.

“Hai dei problemi con i Caulfield?”

“Beh, chi non li avrebbe? Tentano di imporre il loro volere, diventano invadenti e sono capaci di essere dei gran stronzi quando vogliono”.

“È normale che tu abbia qualche problema con loro. Trovarsi a vivere sotto lo stesso tetto con persone che non hai scelto, non deve essere facile. La tua è una convivenza forzata”.

“Lo può dire forte”.

“Ryan mi ha detto che hai perso tua madre, ma il tuo patrigno è ancora vivo”.

“Si, ma non ne voglio parlare!” disse Chloe incrociando le braccia.

“Ok, allora parlami di questi casini con i Caulfield, dimmi cosa ti infastidisce di loro”.

“Tanto per cominciare hanno preso decisioni per me senza nemmeno interpellarmi”.

“Fammi un esempio”.
 
“Il mio pick-up, volevano sbarazzarsene come se niente fosse. Senza prendere nemmeno in considerazione che è stato grazie a quella, che loro definiscono una carretta, se sono riuscita a riportare Max da loro. E poi ha un valore per me, che nessuno di loro può capire”.

“Ha un valore affettivo?”

“Si! Mi ricorda dei momenti vissuti con Rachel”.

“Rachel è la tua amica che è stata vittima di...”

“Di quel figlio di puttana di Nathan Prescott!”

“Il tuo pick-up è nuovo?”

“Non ci posso credere! Sta dando ragione ai Caulfield, non è così?! Lei non dovrebbe prendere delle posizioni!”

“No Chloe, sto cercando soltanto altri punti vista”.

“Si, è un rottame vecchio e malandato, ma nonostante questo sono riuscita a farlo ripartire! Solo che loro volevano sbarazzarsene per non farmelo utilizzare!”

“Forse perché sono preoccupati per la tua incolumità. Andare in giro su un’auto vecchia, potrebbe risultare pericoloso. Potrebbe essere questa la motivazione che li ha spinti a prendere quella decisione”.

“Si, però non mi hanno chiesto il permesso! Era come se lo avessero già deciso!”

“Quindi se ne sono sbarazzati?”

“No”.

“Come sarebbe a dire no?”

“Alla fine lo hanno parcheggiato in garage”.

“Allora non sono poi così male come credi”.

“Non è finita qui! Quando sono arrivata a Seattle il mio telefono era completamente scarico e non ho voluto riaccenderlo! Non ero pronta a farlo! Ma Ryan ha insistito affinché lo facessi, per avvisare il mio patrigno di essere ancora viva!”

“Non ci trovo nulla di sbagliato in questo. Molto probabilmente il tuo patrigno era preoccupato per te. Ti avrà creduta morta. Sai bene cosa significa perdere qualcuno”.

“Si, ma non è questo il punto! Voleva che lo facessi subito! Non ha voluto aspettare i miei tempi! Mi ha messo dinanzi a una scelta, o lo chiamavo io o lo avrebbe fatto lui! Ma lui non avendo il suo numero, ha pensato bene di approfittare della mia assenza da casa per accendere il mio telefono e recuperarlo!”

“Si, su questo devo darti ragione, è stato un brutto gesto”.

“È molto più di un brutto gesto, questa è violazione della privacy!”

“Quindi alla fine Ryan ha chiamato il tuo patrigno?”

“No. Ha aspettato ancora che mi decidessi a farlo da sola”.

“Ah… fammi capire bene Chloe, c’è qualcosa in cui i Caulfield sono andati fino in fondo con le loro decisioni?”

“Avrebbe chiamato David. Non lo ha fatto soltanto perché mi sono decisa io”.

“Ok, c’è altro?”

“Si, ha deciso che io mi diplomi! E pensi un po’, mi manderà anche al college se ne ho voglia! Io voglia…pff!”

“Non sei diplomata Chloe?”

“No, sono stata espulsa definitivamente dalla scuola”.

“Scusami se te lo dico Chloe, ma non la trovo una decisione pessima”.

“Non voglio tornare a scuola!”

“Beh, ci sono altri modi per potersi diplomare. Potresti studiare da casa…”

“Si, lo so, è quella la sua brillante idea! Resta il fatto che non voglio ritornare a studiare! E questo è quanto, tanto non serve a un cazzo!”

“Ti devo contraddire ancora Chloe”.

“Sai che novità! C’era da aspettarselo!” disse Chloe con sarcasmo.

“Chloe, è del tuo futuro che stiamo parlando…”

“Ma quale futuro?! Per l’esattezza io non dovrei nemmeno essere qui!”

Abigail la guardò confusa. “In che senso? Cosa vorresti dire con questo?”

“Esattamente quello che ho detto! Dovrei già essere morta da un pezzo!”

“Hai per caso… tentato il suicidio?”

“Cosa?! No, certo che no! Cioè… ci ho pensato… molto spesso, ma non sono mai andata oltre. Forse mi mancavano le palle per farlo! Poi ho smesso di pensarci dopo aver conosciuto Rachel…”

“E allora quando dici che saresti dovuta essere già morta, a cosa ti riferisci?”

“A quando ho rincontrato Max”.

La dottoressa divenne ancora più confusa. “Puoi raccontarmi cosa è successo?”

“È successo tutto alla Blackwell. Un mattino avevo appuntamento con quello squilibrato e pervertito di Nathan Prescott. Eravamo nel bagno delle ragazze..."

“Non avevi detto di essere stata sospesa?”

“Infatti, sono entrata di nascosto”.

“Come mai avevi un appuntamento con lui? Eravate amici?”

“Neanche per sogno. Ci siamo incontrati per caso la sera prima, io stavo una merda per via della scomparsa di Rachel. Lui mi ha offerto da bere e io ho accettato. Ma quello stronzo deve averci messo qualcosa dentro. Mi ha drogata. Da quel momento in poi non ricordo molto. L’unica cosa che ricordo è di essermi svegliata nella sua stanza del dormitorio, mentre mi scattava delle foto. Non so come, ma sono riuscita a scappare”.

“Sei andata alla polizia?”

“Sta scherzando?! Con tutti i casini che già avevo mi sarei soltanto complicata la vita! Lei non conosce i Prescott, avevano in pugno l’intera città, forse anche la polizia! Non ho detto nulla a nessuno! E poi, avevo un debito di soldi con il mio pusher! Così ho deciso di sfruttare la situazione per guadagnare quello che mi serviva per saldare il debito!”

“Lo hai ricattato?”

“Si, gli ho fatto capire che se non mi avesse pagato, avrei raccontato tutta la verità ai suoi genitori!”

“E cosa è successo dopo?”

“Quello che non mi sarei aspettata. Ha tirato fuori una pistola e me l’ha puntata contro. Avrebbe sparato quello stronzo. Pensavamo di essere soli nel bagno, ma non era così. Max era lì con noi nascosta. Ha fatto scattare l’allarme antincendio e Nathan si è spaventato. Così io ne ho approfittato per scappare”.

“Quindi mi stai dicendo che Max ti ha salvato la vita”.

La dottoressa era sbalordita dal racconto di Chloe, perché combaciava esattamente con quello di Max, solo che lei lo aveva raccontato sotto forma di sogno. Chloe invece, come un evento accaduto per davvero. Non sembrava esserci una spiegazione logica. A meno che, una delle due stava mentendo o aveva completamente perso il contatto con la realtà, raccontando tutto a modo suo.

“È esattamente quello che sto dicendo. Non è stata nemmeno l’unica volta. Stavamo passeggiando su dei binari ferroviari. Poi ci siamo fermate mettendoci comode”.
“Un po’ pericoloso, non credi?”

“Con il senno di poi, direi di sì. Dopo un po’ Max si è allontanata per scattare delle foto. Ho sentito il rumore di un treno in avvicinamento, così mi sono alzata. Anzi, ho cercato di alzarmi. Sono rimasta bloccata con un piede nei binari. Il treno continuava la sua corsa verso di me. Ancora una volta, Max è giunta in mio soccorso. Se non fosse stato per lei sarei già morta”.

La dottoressa si alzò prendendo un bicchiere d’acqua per bere. “Hai sete Chloe?”

“No”.

Abigail tornò a sedersi pensando al rapporto delle due ragazze. Se davvero Max aveva salvato la vita di Chloe, si sarebbe potuto spiegare il recupero istantaneo del loro rapporto. “Chloe, non credi che proprio perché sei stata salvata, dovresti vivere la tua vita iniziando anche a pensare al futuro?”

“Io avevo un progetto per il futuro, ma è stato distrutto da due psicopatici”.

Abigail la guardò confusa. “Mi riferisco a Nathan e Jefferson, è stato a causa loro che Rachel è morta”.

“Che progetti avevate?”

“Lasciare Arcadia Bay e andare a Los Angeles. Rachel voleva diventare una modella. Ed era così bella che lo sarebbe diventata” disse Chloe con tristezza.

La dottoressa scribacchiò qualcosa sul taccuino. “E tu cosa saresti diventata?”

“Non lo so. A dire il vero non ci ho mai pensato. Per me bastava stare con lei, l’avrei seguita in capo al mondo”.

“Avere il diploma ti avrebbe aiutato a trovare un lavoro. Puoi ancora farlo Chloe. Sei ancora giovane e se non vuoi frequentare la scuola ci sono altri metodi. Posso capire che ora non è il momento adatto, ma quando avrai superato tutto quello che è successo, potrai riprendere in mano la tua vita”.

Chloe annuì scettica. Mentre la seduta della ragazza proseguiva, Max era in bagno per darsi una rinfrescata. Nel frattempo in sala d’attesa qualcosa di inaspettato stava per accadere. Una ragazza raggiunse lo studio mettendosi seduta in sala d’attesa. La segretaria le si avvicinò. “Buongiorno”.

“Buongiorno Nelly” rispose la ragazza salutando la segretaria.

“Sei un po’ in anticipo oggi”.

“Si, non avevo nulla da fare e avrei fatto di tutto per scappare dalle grinfie di mia madre”.

“Dai, non può essere così terribile” disse Nelly ridendo.

“Invece lo è credimi”.

Il quel momento arrivò una telefonata al telefono sulla scrivania della segretaria. La ragazza si allontanò per rispondere. “Scusami, rispondo al telefono”.

“Fai pure Nelly, non preoccuparti” disse la ragazza appoggiandosi con i gomiti sulle gambe, massaggiandosi le tempie per il terribile mal di testa che aveva sin da quando si era svegliata.

In quel momento Max uscì dal bagno e mentre alzava lo sguardo raggiungendo la sedia su cui era seduta, vide la ragazza. Max si bloccò a fissarla mentre anche la ragazza voltava il suo sguardo verso di lei, sgranando gli occhi. Rimasero a fissarsi in silenzio incredule per un buon minuto. Poi la ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi lentamente a Max.

“Max!” disse la ragazza abbracciandola.

Max rimase ferma non aspettandosi un gesto del genere da parte sua. “Grazie di tutto, se non fosse stato per te e Chloe io… io sarei…” non riuscì a terminare la frase.

Max ricambiò l’abbraccio confusa dalle parole della ragazza.

Nel frattempo la dottoressa continuava a parlare con Chloe. “Che ne dici di dirmi chi o cosa sogni?”

“Mi capita di sognare mia madre e ultimamente anche papà. Di rado anche Max. Ma per la maggior parte delle volte, sogno Rachel e me stessa”.

“È normale che tu ci sia nei tuoi sogni”.

“No, non ha capito. Io sogno davvero me stessa. Ci sono io, ma anche un’altra me”.

“Oh… questo sì che è interessante. Mi puoi dire com’è quest’altra te?”

“È diversa. Cioè, sono sempre io, ma in qualche modo è diversa. Rispecchia i miei modi di fare e di essere, ma è tutto più accentuato”.

“Fammi un esempio”.

“Beh, so di essere sarcastica e anche stronza a volte, ma lei lo è molto più di me”.

“Ti dice qualcosa?”

“Si, fa discorsi strani. Cerca di convincermi a vedere le cose dal suo punto di vista”.

“Quali cose?”

“Qualsiasi cosa, su Max, Rachel, i Caulfield, su me stessa…”

“E tu pensi che abbia ragione?”

“Io… no, cioè… non lo so. Forse su alcune cose”.

“Che aspetto ha?”

“È vestita tutta di nero, capelli scuri, ha dei tatuaggi e piercing. Ma la cosa che più mi sorprende non è il suo aspetto. È lo sguardo che ha, sembra vuoto. Sembra molto incazzata, superficiale e poi, è capace di essere davvero crudele e pericolosa”.

“In che modo?”

“Mi ha accoltellata, mentre cercavo di proteggere Max”.

“Perché Max doveva essere protetta?”

“Perché lei voleva farle del male”.

La dottoressa prestava attenzione e prendeva appunti. “Rachel invece?”

“Anche lei cerca di convincermi a vedere le cose dal suo punto di vista. Una volta le ho sognate entrambe. Sembrava quasi che facessero a gara tra loro per vedere chi la spuntava. A volte penso che ha ragione il mio alter ego, ma poi credo a Rachel e poi… mi mandano in confusione. Non so di chi fidarmi. Ha senso quello che dico?” chiese Chloe confusa.

“È molto ingarbugliato, ma sicuramente l’inconscio sta cercando di comunicarti qualcosa”.

“Si, sta cercando di comunicarmi che sto impazzendo”.

“No Chloe, non stai impazzendo. Tanto per iniziare, tu non stai sognando per davvero Rachel o il tuo alter ego”.

“E questo che cazzo dovrebbe significare?! Certo che sono loro!”

“No Chloe, non è esattamente così. Prova a vederle sotto un altro aspetto. Immaginale come una sorta di metafora. Entrambe rappresentano una parte di te, del tuo inconscio. Il fatto che una dica cose diverse dall’altra e che tentano di convincerti a vederla dal loro punto di vista, dimostra che sei combattuta in qualche modo. Mostra che sei indecisa su qualcosa”.

“Su cosa?” disse Chloe sapendo bene a cosa si riferiva, anche se la dottoressa non ne poteva essere a conoscenza.

“Non lo so Chloe. Questo dovresti saperlo e capirlo tu. Io ti posso aiutare ad analizzare e dare un’interpretazione del sogno, ma la risposta dovrai trovarla tu. Magari la risposta è già dentro di te, da qualche parte della mente e sta cercando di venir fuori. Altra cosa importante, è il colore degli abiti indossati dal tuo alter ego. Il colore nero può avere un’infinità di significati a livello psicologico”.

“Tipo?”

“Può indicare un blocco, negazione, opposizione, protesta. Inoltre è associato al potere e al controllo. Sappiamo bene entrambe, quanto cerchi di tenere tutto sotto controllo”.

“Già!”

“Il colore nero indica autorità e sicurezza ma a volte anche inaccessibilità, che potrebbe indicare problemi nei tuoi rapporti con gli altri. È legato alla paura e all’ignoto. Inoltre può ricondurre agli aspetti interiori, al lato nascosto di noi, inesplorato, sconosciuto e potenzialmente pericoloso della nostra personalità. Diciamo che rappresenta la parte inespressa di noi”.

“Ok, devo iniziare a preoccuparmi?”

“No Chloe, qualsiasi aspetto negativo c’è in tutto quello che sogni, è pur sempre un sogno. Non devi lasciarti condizionare da loro. Devi solo capire qual è il messaggio che il tuo inconscio sta cercando di mandarti. Analizzeremo ogni aspetto dei tuoi sogni e arriveremo alla soluzione. Nel frattempo, continua ad annotarli tutti sul tuo diario”.

“Ok!”

 “C’è ancora un po’ di tempo a disposizione, potresti parlarmi un po’ di Rachel?”

“Cosa vuole sapere?”

“Da come ne parli e la nomini spesso, ho la sensazione che fosse molto importante per te. Inoltre, per cercare di capire la sua presenza nei tuoi sogni, devo avere più informazioni su di lei, ma soprattutto voglio sapere che ruolo aveva nella tua vita”.

“Ma non ha detto che Rachel e il mio alter ego, rappresentano solo me?!”

“Si, è così, ma ci deve essere anche una motivazione per cui c’è proprio lei, invece di Max, i Caulfield, David, o chiunque altro. Ci deve essere qualche collegamento con lei. Potresti anche sognarla, perché sei semplicemente in uno stato di lutto per averla persa”.

“Allora posso iniziare dicendole che Rachel mi ha salvato la vita”.

“Anche lei ha salvato la tua vita come Max?”

“Si, l’ho incontrata in un momento davvero schifoso della mia vita. Mi stavo già buttando via, tra droghe e alcool. Quando ho incontrato lei, tutto è cambiato. Non sentivo più così tanto il peso della mia vita. Della perdita di mio padre, di Max e dei miei casini con mamma e David. Sognavo sempre mio padre. Ma dopo che è entrata a far parte della mia vita, sono diventati sempre più rari, fino a quando sono spariti del tutto. Una volta mi ha difeso da un tizio pericoloso finendo in ospedale. Ho avuto così tanta paura che potesse morire. Mi sentivo terribilmente in colpa. Avrei potuto evitare tutto e invece non l’ho fatto. Sono rimasta ferma paralizzata dalla scena mentre veniva accoltellata”.

“Eravate unite come lo sei con Max?”

 “Si, ma c’era anche altro”.

“In che senso?”

“Grazie a lei ho scoperto lati di me che non conoscevo. Che ignoravo completamente”.

“Cosa esattamente?”

“Sono stata con parecchi ragazzi, ma non ho mai provato sentimenti per qualcuno di loro”.

“La perdita di tuo padre e contemporaneamente di Max, ti hanno profondamente segnata. Il sesso, l’alcool e le droghe, erano soltanto un mezzo per poter evadere anche solo per un momento dalla realtà”.

“Comunque, alla fine sono riuscita a provare cose che non credevo possibili, soprattutto per come ero incasinata. Mi sono innamorata per la prima volta”.

“Di chi?”

“Di lei… Rachel”.

“Quindi tu non la vedevi solo come un’amica”.

“Si, la consideravo un’amica. Le cose però poi sono cambiate”.

“Lei provava le stesse cose per te?”

Chloe scosse la testa lentamente dicendo: “Non lo so”.

“Le hai detto cosa provavi?”

“Si, mi sono dichiarata. All’inizio mi ha rifiutata, dicendomi che non era il momento giusto”.

“E poi è arrivato il momento giusto?”

“Si, più o meno”.

“Avevate una storia?”

“Non lo so…”

“Cosa vuol dire non lo so?”

“Il punto è che con lei, non si poteva mai essere davvero sicuri di nulla. Diciamo che eravamo più che amiche. Si, più che amiche, ma meno di... fidanzate?”

“Lo stai chiedendo a me?”

“Io e lei eravamo amiche, passavamo molto tempo insieme e spesso veniva a dormire a casa mia”.

“Era di casa allora?”

“Si, tranne per David. Lui pensava che chiunque considerassi amico fosse soltanto feccia. Insinuava continuamente che mi avrebbero portato sulla cattiva strada. Rompeva spesso i coglioni”.

“Continua”.

“Eravamo amiche, ma avevamo dei momenti molto intimi”.

“Intendi rapporti sessuali?”

“Si”.

La dottoressa scrisse qualcosa sul taccuino. “Avevate una sorta di amicizia con benefici allora”.

“Io amavo Rachel, non era solo sesso!”

“E lei? Aveva altre storie di sesso o altro?”

Chloe iniziò a far saltellare la gamba come faceva di solito quando era nervosa e si agitava.

“Lei era benvoluta da tutti, ed era sempre molto ricercata da chiunque. Rachel era sempre disponibile con tutti. Se qualcuno le chiedeva un favore, di farsi scattare foto, ritrarre o altro, lei c’era sempre. Non credo ci fosse qualcun altro, almeno fino a quando non è saltata fuori la verità. Quando partecipavamo a delle feste, i ragazzi le giravano spesso intorno e lei concedeva loro del tempo. Ma anche se non aveva storie con altri ragazzi, io non avevo certo l’esclusiva”.

“Ti dava fastidio questa situazione?”

“Certo che mi dava fastidio. Io odiavo quelle feste. Partecipavo solo perché lei voleva andarci. Non sopportavo quando le giravano intorno per provarci. Tutti volevano passare del tempo con lei, anche gli amici, perché lei era Rachel Amber la ragazza più popolare della scuola, la figlia del procuratore distrettuale. All’inizio le cose tra di noi andavano bene, poi però il nostro rapporto è cambiato".

“Dava attenzioni agli altri trascurandoti?”

“Si”.

“Eri gelosa?”

“Si”.

“Le hai mai spiegato come ti sentivi?”

“Litigavamo spesso a questo proposito, ma poi si risolveva tutto. Almeno fino alla prossima occasione”.

“Prima hai detto che non credevi avesse qualcun altro, fino a quando non è saltato fuori la verità. Puoi spiegarti meglio?”

“Ho scoperto che mi tradiva. Mi ha nascosto la sua storia con Frank”.

“Lo spacciatore?”

“Si, ma non era solo questo. Lui era anche mio amico, o almeno così credevo”.

“Le hai chiesto spiegazioni?”

“Non ho potuto farlo, ormai era troppo tardi. Quando l’ho scoperto, lei era già morta”.

“Hai detto che non eravate proprio fidanzate. Quindi perché ti sei sentita tradita?”

“Perché io l’amavo e lei me lo ha tenuto nascosto, chissà quante volte mi avrà mentito”.

“Eravate anche amiche, perché non si aperta con te?”

“Forse, perché non ricambiava i miei sentimenti. Semplicemente non le importava un cazzo!”

“Oppure?”

“Oppure è colpa mia. Com’è colpa mia anche la sua morte…”

“Ti senti responsabile della sua morte?”

“Se lei… mi avesse detto cosa stava succedendo, adesso sarebbe ancora viva. L’avrei aiutata” disse Chloe iniziando a piangere.

“Perché pensi che sia colpa tua?”

“Perché lei non si è sentita libera di parlare con me. Di Frank, di Nathan e di Jefferson. Non mi ha detto nulla, perché io sono stata sempre pessima ad ascoltare senza incazzarmi. Ci credo che non mi amasse. Magari sono io la causa dei sui tradimenti. Per questo litigavamo sempre, per il mio carattere di merda. Come ho sempre litigato con mia madre. Non sono mai stata un’esemplare di figlia per lei. Non sono mai riuscita a renderla fiera e orgogliosa di me. Sono stata solo in grado di odiarla e ritenerla responsabile della morte di papà. Ho pensato che se quella mattina non l’avesse chiamato, sarebbe ancora vivo. Le ho sempre dato dispiaceri e ora, non posso fare più nulla per rimediare. Non saprà mai quanto in realtà le volessi bene. Io sono un disastro su tutta la linea” disse Chloe continuando a piangere.

Abigail si rese conto in quel momento, che il senso di colpa non apparteneva soltanto a Max, ma anche a Chloe. “Chloe, tua madre ti ha messa al mondo e ti ha cresciuta. Nessuno ti conoscerà meglio di quanto ha fatto lei. Stai pur certa che nonostante le problematiche, lei lo sapeva che le volevi bene. Tutte le madri lo sanno”.

“Si, ma io non glielo dimostrato, causandole un sacco di problemi”.

“Lei conosceva la tua sofferenza e la rabbia per aver perso tuo padre. Perché anche lei ha subito la stessa perdita. Nonostante tutto ti ha amata lo stesso”.

“Questo non cambia il fatto che sono stata una pessima figlia e amica. O in qualsiasi altro modo Rachel mi vedesse”.

“Prima di tutto voglio dirti che non sei responsabile della morte di Rachel. Lei è morta per una dose eccessiva di droga, ho sentito i notiziari. Il vero responsabile di tutto questo è sotto processo. Seconda cosa, nessuno è perfetto. Ognuno di noi ha i propri difetti caratteriali, ma questo non vuol dire essere pessimi o cattivi. Siamo semplicemente umani e possiamo migliorarci sempre. Secondo me, tu contavi molto per Rachel e ti considerava una buona amica”.

“Come fa a dirlo?”

“Hai detto che non ti ha detto nulla, perché altrimenti avreste litigato come succedeva di solito. Sapeva cosa provavi per lei e temeva la tua reazione. I tradimenti non sono facili da perdonare. Forse temendo di perderti, ha preferito non dirti niente. Questo può dimostrare che teneva a te. Non voleva causarti altro dolore, proteggendoti dalla verità. Non sto dicendo che abbia fatto la cosa giusta, secondo me avrebbe dovuto affrontare l’argomento con te. Ma capisco cosa potrebbe aver pensato in quel momento”.

“In realtà lei aveva provato a dirmelo. Avevamo un posto segreto. Lo usavamo solo noi due quando volevamo allontanarci da tutto e tutti. C’era una lettera, dove mi diceva di aver incontrato qualcuno che le aveva cambiato la vita. La lettera era incompleta. In parte anche cancellata, come se a un certo punto avesse cambiato idea, sul mettermi al corrente dei fatti. Forse non avendo il coraggio di consegnarmela l'ha lasciata semplicemente lì. Io l’ho trovata e letta. Magari sperava che io la leggessi in sua assenza, perché così non ne avremmo dovuto parlarne. Non voleva che io la odiassi. Sapeva che mi sarei arrabbiata. Ed è esattamente quello che avrei fatto”.
“Hai detto che forse non ti amava. Ma forse, anche questo è sbagliato”.

“Perché?”

“Rachel era la ragazza più popolare della scuola, ed era la figlia del procuratore distrettuale. Avevate rapporti sessuali, nonostante foste soltanto amiche. Può essere che Rachel era spaventata dai sentimenti che provava per te?”

“In che senso?”

“Magari aveva delle difficoltà nell’accettare la sua sessualità. Forse temeva il giudizio degli altri, essendo la ragazza più popolare della scuola, poteva essere troppo al centro dell’attenzione. Forse era spaventata che i suoi genitori potessero scoprirlo. Quindi magari si è buttata fra le braccia di Frank, per dimostrare a sé stessa di non essere innamorata di te. Le mie sono solo ipotesi Chloe. Quello che sto cercando di fare, è farti vedere le cose da un altro punto di vista. Devi capire che le ragioni del suo gesto potevano essere anche altre”.

“A lei non importava di cosa pensassero gli altri. E comunque questo non ha nessuna importanza, lei sarebbe ancora viva se non fosse stato per me”.

“Perché non le hai parlato dopo aver letto la lettera?”

“Era già scomparsa…”

“Chloe, anche se ne avreste parlato, forse le cose non sarebbero andate diversamente. Forse non saresti riuscita ad aiutarla lo stesso”.

“Si invece, lo avrei fatto”.

“Non puoi saperlo con certezza. Ti vorrei ricordare che aveva a che fare con due persone, che drogavano e rapivano le ragazze. Non puoi essere sicura, che non sarebbe stata rapita. Jefferson e Nathan ne avrebbero avuto la possibilità in qualunque momento, visto che frequentavano la Blackwell. Non potevi avere sotto controllo quella situazione. So che è difficile accettare la sua morte. Quando muore qualcuno di importante, si tende a dare un volto al responsabile. Credimi Chloe, quel volto non appartiene a te”.

“Allora perché mi sento così male?” disse Chloe continuando a piangere.

“Perché hai perso due persone care a cui volevi molto bene. Stai affrontando due lutti, non è una passeggiata. Inoltre, credo che non hai ancora superato la perdita di tuo padre e di Max. Ci sono troppe cose in ballo. Ma ti prometto, che se ti lascerai aiutare, ne verrai fuori più forte di prima”.

La dottoressa porse alla ragazza una scatola di fazzoletti. Chloe si asciugò gli occhi prendendo un fazzoletto.

“Vuoi un po’ d’acqua?” chiese Abigail.

“No, grazie lo stesso”.

“Ok, per oggi abbiamo finito. Ricordati di annotare sul diario qualsiasi altro sogno” disse Abigail alzandosi dalla poltrona, accompagnando la ragazza alla porta.

Quando Chloe uscì dallo studio con al seguito Abigail, si fermò di colpo. La dottoressa le sbatté contro. “Chloe, perché ti sei fermata?”

La ragazza non riusciva a credere alla scena che aveva davanti ai suoi occhi. Max era in compagnia di Victoria Chase, la stronza della Blackwell. Erano sedute vicine e stavano parlando tra loro. Quando Max si accorse di Chloe, si alzò lentamente dalla sedia. Victoria si girò verso di lei. Chloe iniziò ad avvicinarsi, mentre anche Victoria si alzava dalla sedia. Quando ormai erano tutte tre vicine, Victoria si avvicinò a Chloe titubante e l’abbracciò, mormorandole nell’orecchio.


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“Non farti idee strane, volevo solo ringraziarti per quello che avete fatto tu e Max. Se non fosse stato per voi, io non sarei qui adesso”.
Chloe rimase di sasso a quel gesto e soprattutto alle sue parole.


Cosa? È a conoscenza delle nostre indagini? L’unico a sapere la verità è David. Ha tenuto nascosta la verità a tutti per proteggerci e per tenerci fuori da tutta la vicenda e poi cosa fa? Lo dice a Victoria? La persona più stronza sulla faccia del pianeta? Per quale motivo ha fatto una stupidaggine del genere?


Victoria si staccò da lei a disagio, poi guardando verso Max disse: “Adesso devo andare Max, ma spero di poterti vedere stasera”.

“Certo Victoria, ci saremo”.

Chloe guardò entrambe senza capire. Si sarebbero riviste e per di più era stata tirata in mezzo. Nel frattempo, Abigail aveva guardato tutta la scena, soffermandosi molto sulla reazione di Chloe. Non capiva cosa era successo.

Victoria si diresse verso lo studio della dottoressa. “Buongiorno dottoressa Tyler”.

“Buongiorno a te Victoria, prego accomodati. Noi ci vediamo la settimana prossima ragazze” disse Abigail dirigendosi verso il suo studio.

“Arrivederci dottoressa Tyler” rispose Max mentre Chloe sembrava su un altro pianeta.

Quando salirono in macchina Chloe rimase ferma a pensare.

“Chloe…”

“Cosa è successo? Victoria che diavolo ci faceva lì?”

“Sta facendo anche lei terapia. Ha rischiato di morire per mano di Jefferson. Se non fosse stato per gli indizi che abbiamo lasciato a David, sarebbe morta. David è riuscito ad arrivare alla camera oscura con la polizia, prima che il professore la uccidesse”.

“Cazzo!” disse Chloe continuando a riflettere. “Perché cazzo David le ha raccontato la verità? Ma che stronzo! Prima tace per tenerci fuori da tutto il casino e poi decide di rivelare la verità, all’unica persona a cui non avrebbe dovuto dire un cazzo! È assurdo, ma questa volta mi sente!”

“Chloe, Victoria non dirà nulla”.

“Ah certo, dimenticavo che tu ti fidi ciecamente di Bitchtoria!”

“Chloe, smettila! Lei non è una persona malvagia. Ti posso assicurare che non dirà nulla. Si sente addirittura in debito con noi, quindi non farebbe mai una cosa del genere. E poi ha ben altro a cui pensare ora. È traumatizzata anche lei come me”.

Chloe annuì senza nessuna convinzione avviando l’auto. “Bene, staremo a vedere. Ma ti giuro che se la polizia, viene a bussare a casa tua per cercarci, io l’ammazzo!”

“Chloe, per favore smettila!”

Dopo essere tornate a casa e aver pranzato, le ragazze andarono di sopra nella stanza di Max.

“Max, per questa sera hai un appuntamento con Victoria?” chiese Chloe che si era buttata sul letto con l’intento di dormire un po’. Per lei, la seconda seduta era stata davvero estenuante.

“Si, vorrebbe passare una serata con noi, per parlare”.

“Le ho sentito dire che sperava di vederti e non di vederci. Questo mi esclude” precisò Chloe.

“Se lo ha fatto si è semplicemente confusa”.

“Non credo proprio. Comunque, cosa c’è che non va, per caso non le basta più la dottoressa?”

“Chloe, si può sapere perché reagisci in questo modo?!”

“Te lo spiego subito! Non riesco a capire cosa ti è saltato in mente di accettare questo incontro includendo anche me! Sai benissimo che non la sopporto, eppure non hai perso un tempo a mettermi in mezzo! Ti rendi conto?!”

“Chloe, ti pesa cercare di essere pacifica ogni tanto?! Lo so che sono successe cose non piacevoli con lei! Ma potresti chiudere un occhio una volta tanto! Considera tutto quello che è successo e che abbiamo passato tutte!”

“Max, il punto non è questo! Tu hai deciso anche per me, senza nemmeno chiedermi cosa ne pensavo! Non penso di averti mai costretta a fare qualcosa contro la tua volontà!”

Max si girò verso di lei infastidita, mentre era seduta alla scrivania. “Davvero Chloe?! Sei proprio sicura di non averlo mai fatto?! Hai ragione, non costringi nessuno a fare quello che vuoi, o almeno non lo dici apertamente! Ma tanto ci pensa il tuo modo di comportarti a far capire cosa vuoi!”

“Cosa vorresti dire?!”

“Beh, ti arrabbi quando qualcosa non è di tuo gradimento, in modo che l’altra persona, in questo caso io, ritorno sui miei passi e faccio quello che vuoi tu per farti stare tranquilla!”

"Quindi tu pensi che utilizzo questa tecnica per manipolarti e ottenere ciò che voglio?!"

"Non sto dicendo questo! Non lo fai apposta, ma ti viene semplicemente naturale! O magari è colpa mia che non so dirti no!”

“Beh, cazzo Max, mi fa piacere che ogni tanto ti sbilanci e dici quello che pensi realmente, come nel tuo di…”

Max la guardò aggrottando le sopracciglia. “Come nel mio cosa?!”

“N-Niente, lascia stare, non so neppure io cosa volevo dire”.

“Chloe, cosa stavi...”

“Anzi, lo so bene cosa volevo dire! Visto che ci tieni così tanto a uscire con lei, fai pure! Io non vengo Max, ho avuto già una pessima giornata con la dottoressa del cazzo! Quindi preferisco stare a casa e non fare assolutamente nulla! E se ho proprio voglia di uscire, chiamo qualcuno!”

“Chi?!”

“Non lo so Lucas magari, o Jenny”.

“Oppure Duncan vero?! Così potrai bere e fumare a tuo piacimento senza che nessuno ti dica nulla!”

“Max, scusa se te lo dico, ma non sei mia madre! Anzi, forse non te ne sarai accorta, ma io non ho più una madre!”

Chloe si alzò di corsa dal letto dirigendosi verso la porta.

“Chloe, mi dispiace scusami, ti prego non andare”.

“Devo andare invece, ho un compito che mi è stato assegnato dalla dottoressa, ricordi?!”

Uscì dalla stanza sbattendo la porta per raggiungere la sua camera. Si sdraiò sul letto pendendosi per quello che aveva detto.


Ecco, ho fatto l’ennesima cazzata. Non avrei dovuto dire quelle cose, perché mia madre è morta proprio a causa della sua scelta di salvarmi. Finirà per sentirsi in colpa. Ma non posso farci nulla, a volte diventa troppo assillante. Sono adulta ormai e voglio essere trattata come tale. E poi ha deciso di uscire con Victoria e come se non bastasse, mi ha incluso come se non vedessi l’ora di passare del tempo con quella stronza. Victoria Chase… cosa cazzo vuoi da Max? Merda stava anche per sfuggirmi la faccenda del diario. Cazzo!


Max nella sua stanza ripensava alle parole di Chloe.


Non mi sorprenderebbe se mi ritenesse responsabile della morte di Joyce. Dopotutto sono stata io a mettere fine alla sua vita, pur di salvarla. Ha ragione su Victoria, avrei dovuto chiedere il suo parere prima e non l’ho fatto. Sono troppo abituata a stare insieme a lei in qualsiasi momento. In compagnia o da sole non fa alcuna differenza. Per me la sua presenza è indispensabile per poter stare tranquilla.
Se lei non c'è, mi preoccupo che le possa succedere qualcosa. Ma non è l'unica ragione. Voglio passare ogni singolo minuto con lei. Voglio recuperare il tempo perso nei cinque anni di distanza.


Arrivò la sera. Dopo essersi preparata, Max bussò alla porta della stanza di Chloe.

“Avanti”.

“Chloe, io sto per uscire, sei proprio sicura di non voler venire?”

“Non voglio passare del tempo con lei, ma se tu vuoi puoi farlo. Non preoccuparti vai pure. Non te l’ho farò pesare. Divertiti”.

“Non è un’uscita per divertirsi. Abbiamo bisogno entrambe di parlare di quello che è successo”.

“Bene. Visto che già so cosa è successo e non c’è modo che io smetta di pensarci continuamente, anche grazie alla nostra cara dottoressa, posso fare altro”.

“Chloe…”

“Ascolta Max, io ti voglio bene, ma credo che forse non c’è bisogno che passiamo ogni singolo momento insieme. Dobbiamo avere i nostri spazi”.

“Stai cercando di sbarazzarti di me?”

“Perché devi prendere tutto sul personale Max? Ti sto semplicemente dicendo che stare un po’ di tempo per conto nostro, potrebbe farci anche bene. Così tu potrai vedere chi ti pare e io farò lo stesso”.

“Quindi non ti dà fastidio che passo del tempo con Victoria?”

“E a te non dà fastidio se vedo Duncan? Stavo proprio pensando di scrivergli per incontrarci”.

“Perché non esci con Lucas o Jenny?!”

“Perché non Duncan?!”

“Non lo so, ho una strana sensazione. Non mi piace”.

“Wow, esattamente come a me non piace Victoria! Beh, che coincidenza, non trovi?!”

“Sai cosa c’è Chloe, esci pure con lui e divertiti!”

“Lo farò Max e divertiti anche tu!”

“Puoi giurarci!”

“Fantastico!”

“Bene!”

“Bene!” rispose Max uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Chloe mandò un messaggio a Duncan.

Chloe: Duncan, ci sei?

Duncan: Per te sempre Chloe.

Chloe: Dove sei?

Duncan: Sto scorrazzando con i due soliti rammolliti, tu?

Chloe: Io sono a casa ad annoiarmi e sto anche cercando di non impazzire.

Duncan: Se vuoi posso passare a prendervi?
  • Dimmi solo dove e quando.
Chloe: A dire il vero Max sta per uscire per conto suo.

Duncan: Wow, che è successo, la colla non ha tenuto bene per caso?

Chloe: Storia lunga.
  • Comunque ho avuto una giornata di merda e non mi dispiacerebbe svagarmi un po’.
  • Sempre se sei d’accordo.
Duncan: Sai che ti dico?
  • Butto fuori dalla macchina i due rammolliti e passo a prenderti.
Chloe: Non c’è bisogno che li cacci.
  • Possiamo stare tutti insieme.
Duncan: Li caccio via, preferisco stare solo con te, ma non pensare male.
  • Lo sai che sono un angelo…
Chloe: Non ci credo nemmeno se vedo le ali.
  • Duncan: Così mi ferisci…
Chloe: Ma stai scrivendo mentre guidi?

Duncan: No, sono fermo.
  • Gli altri sono andati a comprare qualcosa da bere.
Chloe: Non mi dispiacerebbe…

Duncan: Chloe, per te questo e altro.
  • Prendo da bere, caccio gli stronzi e vengo a prenderti.
  • Oggi sono tutto tuo.
Chloe rise ai messaggi del ragazzo. Gli diede l’indirizzo e iniziò a prepararsi. Per la prima volta da quando erano a Seattle, le due ragazze uscirono separatamente. Questa poteva essere una buona idea, ma lo sarebbe stata per davvero? Solo il tempo avrebbe potuto dare una risposta a questa domanda. Dieci minuti dopo, Duncan parcheggiò davanti a casa Caulfield scrivendo un messaggio alla ragazza per avvisarla di essere arrivato. Chloe scese le scale e stava per uscire, quando Ryan la fermò.

“Chloe stai uscendo?”

“Si, perché?”

“Pensavo che non volessi uscire. Max è andata via da sola”.

“Ah…”

“Ha detto che non avevi voglia”.

“Beh, è vero, solo che ho cambiato idea”.

“Allora la raggiungerai”.

“Ehm… no. Sto uscendo con Duncan”.

“Chi è Duncan?”

“Un amico. Senti Ryan, mi piacerebbe stare qui a conversare con te, ma non voglio farlo aspettare. È già fuori”.

“Ok, vai pure Chloe”.

“Allora vado, ciao”.

“Non rientrare troppo…” disse Ryan mentre Chloe chiudeva la porta senza ascoltarlo.

“È come avere una seconda figlia, con l’unica differenza che lei è quella ribelle” disse Vanessa raggiungendo suo marito.

“Già. A volte mi chiedo come sarebbe stato avere un altro figlio. Poi guardo Chloe e capisco che è stato un bene fermarci a uno”.

Vanessa non riuscì a trattenere una risata che contagiò anche Ryan. 

“Questo Duncan, non sarà mica il suo ragazzo?” chiese Vanessa.

“Non lo so. Certo che è strano vedere le ragazze che frequentano persone diverse e che escono ognuna per conto proprio”.

“Mi auguro che non sia un brutto segno” disse guardando suo marito.

Chloe entrò nella macchina tirando un sospiro di sollievo.

“Finalmente libera” disse la ragazza.

“Beh, ciao anche a te Chloe”.

“Scusami Duncan, non ti avevo visto” disse Chloe ridendo.

“Oh cazzo, sono diventato trasparente adesso. Aspetta, ma questo può essere un bene. Potrei infilarmi in camera tua e darti una sbirciatina senza rischiare di essere scoperto”.

“Si certo, ti piacerebbe”.
 
Max era già arrivata sul posto dove Victoria le aveva dato appuntamento. Aveva fermato la macchina nella zona parcheggio davanti a un bistrot, ed era in attesa della ragazza, appoggiata alla sua auto. A un tratto una BMW Serie 4 Gran Coupé grigio scuro metallizzata, andò a parcheggiarsi affianco alla sua auto. Lo sportello si aprì e sbucò fuori Victoria.

“Ciao Max, scusa il ritardo ma mi hanno trattenuto un po’ più del dovuto al Chase Gallery. Ci sarà una mostra e ho avuto un po’ di cose da sistemare”.

“Oh, non preoccuparti Victoria, sono arrivata da poco”.

“Bene, ma dov’è Chloe, pensavo venisse anche lei”.

“Ehm, non si è sentita molto bene. Non ha avuto una buona giornata. Sai, con la terapia…”

“Certo, capisco molto bene. Beh, ho prenotato per tre, ma non credo ci saranno problemi”.

“Prenotato?”

“Si, per quale motivo pensi che ti ho dato appuntamento proprio qui?” chiese la ragazza indicando il locale davanti a loro.

“Oh…”

“Spero che tu abbia fame Max. Andiamo?”

“O-Ok…” rispose Max seguendo Victoria verso il locale.

Le Pichet si trovava in una delle zone più gettonate di Seattle, a pochi isolati a nord di Benaroya Hall. Era un locale piccolo, grazioso e molto affascinante. La prenotazione era d'obbligo e senza quella, era difficile trovare un posto libero. L’ambiente all’interno era molto intimo e accogliente, ma soprattutto era al riparo dallo sciamare dei turisti. Posto ideale per poter conversare in santa pace, senza essere disturbati. Le Pichet non era un locale affatto economico, a dimostrazione dello stato sociale di Victoria Chase, ma era più che normale visto che la qualità dei cibi era molto alta. Infatti, il menù offriva davvero il meglio della cucina Francese.
Victoria trovava il cibo delizioso e quindi lo frequentava molto spesso, non a caso era il suo locale preferito, per mangiare.

Quando entrarono nel locale un cameriere si avvicinò subito a loro. “Oh, buonasera e bentornata da noi signorina Chase”.

“Grazie Austin, sai bene che vi sono sempre molto fedele. In tutta Seattle, non c’è posto migliore dove mangiare. I vostri piatti sono deliziosi”.

“Oh, grazie signorina Chase, sempre molto gentile da parte sua. Riferirò le vostre parole ad Arthur”.

“Assolutamente sì e portagli i miei saluti”.

“Sarà fatto. Posso accompagnarvi al vostro tavolo?”

“A dire il vero c’è stato un piccolo cambio di programma. Una delle invitate ha avuto un imprevisto dell’ultimo minuto, quindi saremo solo noi due. Spero che non vi abbia arrecato nessun disturbo per questo contrattempo”.

“Oh no signorina Chase, nessun disturbo. Vi conduco al vostro tavolo per due, seguitemi”.

Il cameriere le accompagnò al loro tavolo e le ragazze presero posto. Austin tornò al tavolo porgendo loro i menu. “Ecco a voi, vi lascio del tempo per decidere cosa ordinare. A tra poco”.

“Grazie Austin” disse Victoria iniziando ad aprire il menu.

Max si sentiva un pesce fuor d’acqua, quello non era di certo il suo ambiente naturale. Quando diede un’occhiata al menù, sgranò gli occhi dall’incredulità. Aveva vissuto per ben cinque anni a Seattle e non era mai stata in quel locale. Per la verità, non era mai stata in un qualsiasi locale, dove per poter mangiare, bisognava vendersi un rene o un braccio.


Diamine e adesso cosa dovrei ordinare? Accidenti che prezzi, io potrei soltanto sognare di magiare dei piatti così costosi. Ma poi, chi li ha mai provati. E se ordino qualcosa e non mi piace? Dovrò mangiarlo per forza, altrimenti Victoria potrebbe offendersi. Costano così tanto che devono essere per forza buoni. Potrei ordinare qualcosa di semplice come un’insalata. Che ovviamente parte dagli otto fino ai dodici dollari. Con un’insalata a questo prezzo, dovrei pretendere pure che mi imbocchino.


“Allora Max, hai deciso cosa prendere?”

“Ehm… a dire il vero ho qualche difficoltà a scegliere”.

“Sono tutti piatti della cucina francese. Se vuoi posso consigliarti io su cosa prendere. Ormai ho provato di tutto qui dentro”.

“Ci vieni spesso?”

“Si, mi piace molto la loro cucina. Allora, che ne dici se prendiamo una Raclette savoyarde ou végétarienne”.

“E cosa sarebbe per la precisione?”

“Beh, in una Raclette vegetariana, c’è formaggio alla griglia con patate gialle, mele, pere e noci. Nella Raclette savoiarda, invece delle mele, pere e noci, ci sono salumi tradizionali e sottaceti”.

“Oh, è tanta roba”.

“Si, ma ti assicuro che è buonissimo”.

“Tu cosa prendi?”

“Una Raclette savoiarda, e per dolce, del Caramels au beurre salé”.

Max la guardò con aria interrogativa.

“Oh, scusami, è caramello al burro salato. Lo hai mai assaggiato?”

“No”.

“Beh, ti assicuro che è davvero buonissimo”.

“Bene, allora mi fido delle tue scelte”.

Victoria la guardò un attimo in silenzio. “Ok, e da bere?”

“Semplice acqua andrà più che bene”.

“Beh, non possiamo bere alcolici, quindi ci rassegneremo. Acqua frizzante va bene per te?”

“Certo Victoria”.

“Ok” disse la ragazza chiudendo il menù. Victoria guardò semplicemente Austin che era nei paraggi e si fiondò al tavolo. A quanto pare Victoria, non aveva bisogno di chiamare o fare un cenno a nessuno.

“Allora signorina Victoria, siete pronte per ordinare?”

“Si Austin, vorremo entrambe la Raclette savoyarde, da bere dell’acqua frizzante e per dolce il Caramels au beurre salé”.

“Ottima scelta signorina Victoria” disse il cameriere rimuovendo i menù dalla tavola e allontanandosi verso la cucina sorridendo a Victoria.

Il silenziò che calò tra di loro fu snervante per entrambe. Avevano difficoltà ad aprire bocca. Quando si erano incontrate nella sala d’attesa dello studio della psicologa, non avevano detto molto. Finalmente decisero di sbloccare quella situazione di stallo e lo fecero nello stesso momento.

“Allora…” dissero entrambe all’unisono. Poi si bloccarono con un sorriso imbarazzato.

“Inizia tu” disse Max.

“No, stavi cominciando tu” disse Victoria mentre iniziava a giocherellare con la collana che portava al collo. Sembrava molto nervosa.

“Inizia tu Victoria…”

“Oh… Ok”.

In quel momento Austin portò l’acqua al loro tavolo. “Ecco a voi l’acqua, nel frattempo che aspettate le vostre ordinazioni, se avete bisogno di altro fatemi sapere”.

“Grazie Austin” disse Victoria mentre riempiva i loro bicchieri d’acqua.

“Grazie Victoria” disse Max.

“Figurati”.

Dopo aver bevuto entrambe un po’ d’acqua, Victoria cercò di fare conversazione. “Allora Max… ehm… da quando fai terapia?”

“Da pochissimo. Tu?”

“Io da quando sono tornata a Seattle. Cosa ti ha spinto a fare terapia, se posso chiedere. Cioè, voglio dire… cosa succede?”

“Faccio continuamente degli incubi”.

“Oh, come me allora. Cosa sogni di preciso?”

Molto probabilmente quello che sogni tu Victoria, ma non posso dirtelo.

“Il tornado che spazza via tutto. Vedo tutte le vittime…”

“Io non ho visto il tornado, ma deve essere stato terribile”.

“Più di quanto pensi”.

Victoria la guardò mentre prendeva un altro sorso d’acqua.

“Tu invece?” chiese Max.

“Io sogno continuamente lui… Jefferson. Mi trovo sempre in quella maledetta camera oscura, legata mani e piedi. E lui che continua a girarmi intorno con la sua macchina fotografica” disse Victoria allungando una mano per rigirare il bicchiere tra le dita.

“Mi dispiace tanto Victoria, è stata colpa mia se ti sei trovata in quella situazione. Non avrei mai immaginato che potesse essere lui. Ti ho messo in guardia da Nathan e invece…”

Victoria la guardò con aria interrogativa. “Max, ma di che stai parlando? Mi hai messo in guardia da Nathan? Quando?
“Quando ci siamo viste al Vortex Party”.

“Max, non ci siamo mai viste lì…”

Solo in quel momento Max comprese di aver fatto confusione tra le varie realtà che aveva vissuto. In quella attuale, la ragazza non aveva mai parlato con Victoria di Nathan.

“Max, sono un tantino confusa in questo momento. Potresti spiegarmi di cosa stai parlando?”

Max la guardò sospirando. “Scusami tanto Victoria” disse alzando la mano e riavvolgendo, per sistemare il disastro appena creato.

“Io sogno continuamente lui… Jefferson. Mi trovo sempre in quella maledetta camera oscura, legata mani e piedi. E lui che continua a girarmi intorno con la sua macchina fotografica” disse Victoria allungando una mano per rigirare il bicchiere tra le dita.

“Mi dispiace tanto Victoria, per quello che hai passato”.

“Grazie Max. Sei sempre stata l’unica in tutta la scuola a trattarmi come una persona, invece della stronza che sono”.

Rimasero in silenzio per un po’ mentre Victoria rifletteva. Sembrava fosse combattuta sul dire qualcosa. “Una cosa non capisco. Come avete fatto a capire che cosa stesse succedendo?”

“Io e Chloe stavamo cercando di capire che fine avesse fatto Rachel. Abbiamo indagato un po’ e collegato tutti gli indizi, che hanno condotto David a Rachel… e a te”.

Victoria sembrava ancora confusa, ma non diede più importanza alla cosa. L’importante era che qualsiasi cosa avessero fatto le due ragazze, le avevano salvato la vita.
“Victoria, oltre agli incubi succede qualcos’altro?”

Gli occhi di Victoria divennero lucidi. “Si, non riesco più… a fare foto”.

“Anche tu?” disse Max senza riflettere.

Victoria alzò di scatto lo sguardo verso la ragazza. “Cosa vuol dire, anche tu?”

“Io non…”

“Max, non vorrai dirmi che anche tu…”

Max alzò di nuovo la mano invertendo il tempo di poco, per rimediare al suo ennesimo errore.

Victoria alzò di scatto lo sguardo verso la ragazza. “Cosa vuol dire, anche tu?

“Ho solo vissuto una brutta esperienza, che mi ha bloccata completamente. Ero venuta alla Blackwell per lui, per imparare dal migliore. Diventare una fotografa è il sogno di una vita, ma ora non riesco più a fare nulla”.

Victoria la guardò comprensiva. “Mi dispiace Max, tu non meriti tutto questo. Forse io, ma tu…”

“Victoria, nessuno merita una cosa del genere”.

“Beh, dopo quello che ho fatto a Kate e aver trattato Rachel come se fosse…” disse Victoria con voce tremante.

“Victoria, nemmeno tu meriti quello che hai passato e che stai ancora passando. È vero, hai sbagliato ma non sei una persona crudele. Altrimenti, non ti saresti mai scusata con Kate”.

“Si, sono andata a trovarla in ospedale. Non posso rimediare a quello che ho fatto Max. L’ho messa io su quel tetto e se non fosse stato per te, lei sarebbe…” disse Victoria con le lacrime che iniziavano a scenderle sul viso.

“Non l’hai messa tu su quel tetto, ma Jefferson e Nathan…”

“Nathan?! Cosa c’entra lui?! Non è stata colpa sua quello che è successo! Lui è stata una vittima esattamente come tutti gli altri! Jefferson l’ha manipolato come fosse una marionetta!” disse Victoria con tono aggressivo.

“Lo so questo, ma è stato comunque lui a fare del male a Kate e forse anche a Rachel!”

“Gli unici responsabili della morte di Rachel, sono solo Jefferson e il padre di Nathan! Lui non stava bene, aveva dei problemi! Il padre non ha fatto assolutamente niente per aiutarlo! Jefferson ha approfittato della situazione, sfruttandolo per i suoi giochi perversi!”

“E quello che è successo a Kate?! Ah, dimenticavo che l’hai messa tu su quel tetto!” disse Max sfidandola.

“Si, quello è stato colpa mia! Sono stata io a divulgare il video!”

“Victoria, non puoi parlare sul serio! Ciò che ha portato Kate su quel tetto è stato l’insieme di tante cose! Non c’entra solo il video! Anche Nathan ha la sua parte di responsabilità! Lo so che per te era un amico e stai soffrendo…”

“Ah, davvero?! Tu lo sai?! Sai cosa vuol dire perdere il tuo migliore amico?!”

A quelle parole Max non disse più nulla. Lei non aveva subito la perdita di Chloe. Però poteva farsi un’idea di quello che avrebbe potuto passare non salvandola.

“Nathan era il mio miglior amico. Sapevo che non stava benissimo, ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a tanto. Avrei dovuto capire che stava succedendo qualcosa”.

“Nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Non continuare a tormentarti così”.

“È troppo da sopportare. Gli errori che ho commesso, le cose che avrei dovuto fare e invece non ho fatto. Nathan è morto, Rachel è morta. E sono morte così tante persone in quel maledettissimo tornado. Taylor, Courtney…”

Il senso di colpa trovò ancora una volta spazio dentro Max al sentir parlare del tornado causato da lei. Abbassò lo sguardo torturandosi le mani in grembo. Victoria notò il suo disagio.

“Scusami Max, parlo come se fossi l’unica a soffrire qui, ma anche tu hai i tuoi problemi”.

“Non scusarti”.

“Ho saputo di Joyce…”

“Si…”

“Non deve essere facile per Chloe. Prima perde suo padre, poi Rachel e ora sua madre. È per questo che fa terapia?”

“Tra le altre cose, si”.

“Non ho mai capito come voi due siate diventate amiche. Sembrate così diverse”.

“Lei non è stata sempre così. La vita ti cambia. Io e lei siamo amiche d’infanzia. Ci siamo perse di vista quando mi sono trasferita qui a Seattle. Poi quando sono arrivata alla Blackwell ci siamo ritrovate”.

“Oh, capisco. Non avrei mai pensato di poterlo dire, ma devo molto anche a lei. Non è voluta venire per me, vero? Di certo non mi sorprende. Sono stata una stronza con lei e Rachel”.

“Scusa se ti ho mentito”.

“Non ha importanza, la capisco perfettamente”.

“Victoria, puoi dirmi come sta Kate?”

“Oh, lei sta bene. Beh, si fa per dire bene. Infondo siamo tutte sulla stessa barca”.

“Come ha fatto a salvarsi?”

“E tu e Chloe, come avete fatto?”

“Ci siamo trovate per caso al faro quando è arrivato il tornado. Siamo state solo molto fortunate…”

“Già, di certo non come tutti gli altri…” disse Victoria senza riflettere. "Oh Max, scusami, non voleva essere qualcosa contro di voi. Anzi, sono contenta che almeno qualcuno sia sopravvissuto a quell'inferno. Mi fa piacere, che non sono l'unica a essere devastata da questo, mi sento meno sola così. Cioè, non voglio dire che mi fa piacere che stiate passando l'inferno anche voi..."

"Victoria, capisco cosa vuoi dire, non preoccuparti".

"Diamine, non faccio che dire stronzate. Max scusa, mi dispiace tanto” disse Victoria portandosi le dita alle tempie.

"È tutto ok Victoria, tranquilla".

“Comunque, Kate era in ospedale con la sua famiglia. Erano appena andati a prenderla. Quando hanno visto l’arrivo del tornado sono scappati, andando a Bay City. Poi successivamente hanno raggiunto Tillamook. Sono stati ospitati da alcuni amici di famiglia. Ora vivono lì, in attesa di sistemarsi definitivamente”.

Max ascoltava Victoria con le lacrime agli occhi. “Sono felice che stia bene”.

“So che siete buone amiche. Sarà felice si sapere che ti ho vista”.

“Siete rimaste in contatto?”

“Si, anche perché dovremo ancora testimoniare contro quel bastardo. Ti posso dare il suo numero di telefono”.

“Ho già il suo numero”.

“Non credo proprio. Durante la fuga dall’ospedale, ha lasciato alcune cose dietro di sé. Ha un altro numero adesso”.

Victoria le diede il nuovo numero di telefono di Kate.

“Avrei dovuto chiamarla per sapere se stesse bene, ma non l’ho fatto”.

“Senza il suo telefono non avrebbe potuto ricevere la tua telefonata”.

“Si, ma non l’ho cercata lo stesso”.

“Max, con tutto quello che è successo, non c’è da sorprendersi, se agiamo in maniera diversa dal solito. Anche lei voleva chiamarti, ma non aveva il telefono. Quando ci siamo incontrate un mese fa lei, non stava proprio bene. Stava ancora cercando di superare il suo… tentato suicidio. Poi ha visto il tornado e infine è venuta a conoscenza del coinvolgimento di Jefferson. Era un po’ incasinata in quel momento. Lo siamo un po’ tutte”.

"Come sta andando il processo?"

"Direi che va bene. Quel bastardo pagherà per tutto quello che ha fatto a quelle ragazze, Rachel e Nathan. La lista è terribilmente lunga. Con la mia testimonianza e quella di Kate, chiuderemo i conti una volta per tutte. Deve marcire all'inferno”.

"Non potrà fare più del male a nessuno".

“Sai, stavo pensando che sarebbe bello, se voi due potreste vedervi. Magari potrei invitare Kate a stare da me per qualche giorno”.

“Davvero? Lo faresti per noi?”

“S-si, certo Max. So che piacerebbe tantissimo anche a lei rivederti. In queste situazioni vedere un volto amico è sempre utile".

Max guardò Victoria stupefatta dall’altruismo di Victoria.

“Che c’è? Perché mi guardi così?”

“No, niente. Solo, non mi aspettavo una cosa del genere da te. Non sei mai stata…”

“Beh, c’è sempre una prima volta. Almeno ci sto provando. Dopo tutto quello che è successo, sto cercando di essere una persona migliore. Cercando di abbassare il livello di stronzaggine che ho nel sangue, non vorrei davvero finire come mia madre” disse Victoria in imbarazzo, evitando lo sguardo di Max.

Max le sorrise. “Mi piacerebbe tanto rivedere Kate”.

“Allora la chiamo domani, per avvisarla”.

Austin portò le loro ordinazioni e così finalmente poterono rilassarsi un momento. Iniziarono la loro cena, cercando di mettere da parte tutto quello che era successo.
Quando la cena terminò, Victoria pagò per entrambe e si avviarono verso le loro macchine.

“Grazie per la cena Victoria”.

“Oh, per così poco”.

“Mi ha fatto molto piacere vederti e parlare con te”.

“Anche a me Max. Ascolta, ti faccio sapere per quanto riguarda Kate, ok?”

“Si, va bene. Arrivederci Victoria”.

“Ciao Max” disse Victoria guardandola dirigersi verso la sua macchina. Poi la fermò. “Aspetta Max”.

“Dimmi”.

“Lo so che può sembrare strano, o forse no, ma mi piacerebbe se ci vedessimo ancora. Ovviamente solo se… sei d’accordo” disse Victoria facendo uno sforzo sovrumano, trattenendo il respiro.

Max era sorpresa dalla richiesta di Victoria. “Oh, ma certo Victoria, mi piacerebbe”.

Victoria tornò a respirare normalmente. “Bene, allora ci vediamo Max” disse con un sorriso, che Max ricambiò. Quando Max tornò a casa i Caulfield erano in salotto a guardare un film. La ragazza non chiese nulla di Chloe, salendo direttamente al piano di sopra dando la buonanotte ai suoi genitori. Prima di entrare nella sua camera, aprì la porta della stanza della sua amica, per controllare se ci fosse. Trovò il suo letto vuoto. Questo le fece venire un tuffo al cuore, al pensiero di lei con Duncan. Il ragazzo non le piaceva per niente. Ogni volta che c’era lui in giro, aveva una brutta sensazione. Andò nella sua stanza per mettersi a letto, sperando che Chloe tornasse presto.

Duncan e Chloe erano nella stanza sul retro della sala giochi, in compagnia di Colin che fumava uno spinello. Avevano passato tutto il tempo a ridere e scherzare, fumando e bevendo, sgranocchiando interi sacchetti di patatine. A un tratto Colin ricevette una telefonata. Era suo fratello che gli chiedeva di andare a dargli una mano per qualcosa. Dopo che Colin uscì chiudendo la porta della stanza, i due ragazzi rimasero soli seduti sul divano a fumare e bere una birra.

“Allora, che tipo di giornata di merda hai avuto per spingerti a cercarmi?” chiese Duncan guardando verso Chloe.

“C’è l’imbarazzo della scelta. Non so cos’è peggio, tra incontrare una persona che odio e Max che cerca di costringermi a uscirci insieme! Ah, e non dimentichiamo la psicologa Tyler che si sta dando tanto da fare per farmi impazzire!”

Duncan che stava per fare l’ennesimo sorso alla sua birra, si fermò di colpo. “Aspetta un attimo, cosa hai detto?! Psicologa?!”

“Esatto amico, ho detto proprio psicologa!”

“Non vorrai dirmi che stai facendo delle sedute di terapia?!”

“Ebbene sì!”

Duncan scoppiò a ridere. “Cazzo Chloe, hai tutta la mia comprensione e anche la mia erba se vuoi!”

La finisci di prendermi per il culo?! C’è poco da ridere, sono nella merda più totale!”

“Di chi cazzo è stata l’idea di andare da uno strizzacervelli?”

“Di Max! Secondo lei ne abbiamo bisogno, dopo tutto quello che è successo con mia madre e tante altre cose che di cui non voglio ritornare a parlare”.

“Ed è così? Ne hai bisogno Chloe?”

“Che cazzo ne so io! Tanto anche se faccio sedute, mia madre resta sempre morta e la mia vita rimane il solito schifo”.

“Infatti la terapia non serve a un cazzo, è solo un modo per rigirare il coltello nella piaga”.

“Sono stanca di questa situazione! Mi sento sopraffatta da tutto e tutti! Sembra che tutti vogliono decidere cosa è meglio per me! Non ho voce in capitolo nella mia stracazzo di vita di merda!” disse Chloe prendendo un altro sorso dalla sua birra.

“Il punto è che vivi a casa loro e se vuoi rimanerci, devi accettare le loro stronzate. Per quanto riguarda Max, che si fotta, non può decidere chi devi frequentare o se fare terapia o meno”.

“Già, la fai facile tu”.

“Max ti sta troppo addosso. L’altra volta che siete state qui, ho visto come cercava di controllarti. Insomma, le stavi chiedendo il permesso di fare qualche tiro” disse Duncan ridendo.

“Tanto avrei fumato lo stesso, anche senza la sua approvazione”.

“E quali sarebbero state le conseguenze?”

“Casini… come sempre”.

“Vedi? Ha troppo potere su di te, perché tu glielo concedi. Ed è troppo appiccicosa, tanto che mi meraviglia che sei qui da sola”.

“Potresti smetterla di parlare così di Max? È la mia migliore amica e non sai quanto ha fatto per me!”

“Non so cosa ha fatto per te, ma questo non la giustifica a darti degli ordini. Sembri il suo cagnolino".

“Cazzo, ma non dire stronzate!” disse Chloe infastidita.

Duncan alzò le mani in segno di resa. “Ok, stai calma. Ascolta, io credo di avere la soluzione al tuo problema”.

“Cioè?”

“Sei adulta ormai, potresti vivere per conto tuo”.

“Dove? Sotto i ponti?”

“Potresti stare da me. Non sarebbe la prima volta che ospito qualcuno a casa”.

Chloe si voltò a guardarlo sorpresa. “Ma stai dicendo sul serio o mi prendi per il culo?”

Duncan sorrise mentre beveva dalla sua bottiglia. “Ti sembra che stia scherzando? Dico sul serio, potresti stare da me tutto il tempo che vuoi”.

“E tuo padre sarebbe d’accordo?”

“Non c’è quasi mai in casa e anche se ci fosse non cambierebbe nulla”.

“E come dovrei campare?”

“Se hai bisogno di un lavoro ti aiuto a cercarlo. Oppure potresti darmi una mano nel mio lavoro”.

“E quale sarebbe?”

Duncan si voltò verso di lei a guardarla con malizia.

“Oooh… no no, non mi metterò a spacciare”.

“Si fanno soldi facili così. Potremmo ampliare il giro, avere più clienti e guadagnare molto”.

Chloe parve riflettere sulla sua proposta per alcuni secondi. “Aaaah no, non se ne parla”.

“Allora ti aiuto a trovare qualche altro lavoro?”

“Tipo cosa? Sai, dalla prima proposta che mi hai fatto, ho come l’impressione che potrei finire a battere sui marciapiedi” disse Chloe sarcastica.

Duncan scoppiò a ridere spuntando un po’ di birra che stava bevendo. “Cazzo, hai davvero una scarsa opinione di me. Non sono così stronzo”.

Chloe si girò totalmente verso di lui appoggiando un gomito sulla spalliera del divano e una mano tra i capelli. “Ok allora, spiegami di preciso come mai Jenny ce l’ha così tanto con te”.

“Perché lo vuoi sapere?” chiese girandosi anche Duncan verso di lei allungando un braccio sulla spalliera del divano.

“Per curiosità e anche perché prima o poi le farai venire un infarto”.

Duncan rise alle parole della ragazza. “Ok, te lo dico, ma questa è la mia versione. Sicuramente la sua sarà diversa. Ci ho provato con lei tante volte e alla fine ha ceduto. Il punto è che io non sono tipo da storie serie. Lei invece sì. Quindi siamo stati insieme per poco tempo, perché mi ha beccato con qualcun’altra. Più volte!”

“L’hai cornificata eh?!”

“Si, dal suo punto di vista. Io avevo messo le cose in chiaro con lei sin dall’inizio”.


“Prima che iniziasse la vostra storia?”

“Non così presto. Dopo che mi ha scoperto la prima volta con un’altra”.

“Allora ha ragione, sei uno stronzo!”

“Non ho mai affermato di essere un santo. Ma credimi, lei lo sapeva benissimo com’ero. Lucas già mi conosceva da un po', quindi sicuramente l'aveva messa al corrente.

“Non è bello essere traditi” disse Chloe pensando a Rachel.

“Parli per esperienza?”

“In un certo senso”.

“Beh, diciamo che forse non ho incontrato la persona giusta che ha scatenato la mia eterna fedeltà” disse con teatralità.

“Ma vaffanculo, che enorme stronzata hai detto” disse Chloe ridendo.

“Hai perfettamente ragione” disse il ragazzo ridendo. Poi tornò serio continuando a guardare Chloe. “Tu sei libera Chloe? Voglio dire, a parte la gabbia dei Caulfield in cui vivi e la tua cara amica dalle lentiggini”.

Chloe scosse la testa. “Non ho nessuna storia e nemmeno voglio averla. La vita fa già abbastanza schifo così”.

“E chi ti dice che deve essere proprio una storia?” disse Duncan in modo malizioso.

Chloe lo guardò con aria interrogativa. “Per caso ci stai provando con me Duncan?”

Il ragazzo rispose in piena contraddizione con le sue reali intenzioni. “Io?! Ma no figurati”.

Chloe annuì sorridendo. “Eh sì, ci stai proprio provando”.

“E anche se fosse? Cosa ci sarebbe di così sbagliato?”

“Niente credo”.

“Ma?”

“Ma non credo sia una buona idea”.

“Non sono il tuo tipo?”

“Non lo so nemmeno se ho un tipo”.

“Se non provi non lo scoprirai mai” disse Duncan avvicinandosi lentamente a lei. Chloe fermò la sua avanzata appoggiandogli una mano sul petto.

“Non credo che succederà mai Duncan”.

Il ragazzo si bloccò con un’espressione un po’ delusa e Chloe stranamente si sentì in colpa per averlo respinto.

“Beh, almeno posso dire di averci provato” disse il ragazzo finendo la birra rimasta nella sua bottiglia.

“Mi dispiace Duncan”.

“Cosa?! Perché ti scusi?! Chi ti dice che mi sono arreso?! Il tuo rifiuto per me, è solo un modo per spingermi a tentare ancora. Sai, mi piacciono le sfide” disse con il suo solito sorriso poco raccomandabile.

Chloe non poté fare a meno di ridere alle sue parole. “Ritiro le mie scuse allora”.

Continuarono a guardarsi ancora per un po’ in un silenzio imbarazzante. Chloe decise che la serata era conclusa lì.

“Beh, meglio che vado, non vorrei che i Caulfield chiamassero la polizia per cercarmi” disse la ragazza appoggiando la sua bottiglia ormai vuota sul tavolinetto davanti al divano.

Si alzò dirigendosi verso la porta, mentre Duncan la seguiva per accompagnarla a casa. “Ti accompagno”.

“No, andrò a piedi”.

“Ma non hai problemi a orientarti? Non voglio che ti perdi e poi la strada è abbastanza lunga”.

“Non più, mi sono ambientata ormai. Mal che vada ho qualche soldo in tasca, posso prendere un taxi. E poi ho bisogno di camminare un po’ per chiarirmi le idee”.

“Ah, stai cercando di starmi lontano eh?”

“No Duncan” disse Chloe iniziando ad aprire la porta. Duncan in quel momento appoggiò la mano destra sulla porta richiudendola, mentre con la sinistra afferrò il braccio di Chloe facendola girare. Non appena Chloe si fu voltata del tutto, Duncan la baciò spingendola verso la parete. La ragazza all’inizio cercò di divincolarsi da lui, ma poi rispose al bacio. Furono interrotti da Colin che stava per ritornare nella stanza. Duncan che aveva ancora la mano destra sulla porta, sentendola aprirsi la bloccò ulteriormente con il piede.

“Ehi, mi fate entrare sì o no?” chiese Colin al di là della porta.

“Fammi uscire Duncan” disse Chloe mentre continuavano a guardarsi.

Il ragazzo si allontanò da lei aprendo la porta. Colin li guardò confuso. “Ma che cazzo state combinando voi due?!” chiese Colin mentre entrava.

“Beh, io devo andare, ci vediamo Colin”.

“Vai già via Chloe?”

“Si”.

“Ok, torna quando vuoi, la porta è sempre aperta per te e per la tua amica”.

“Grazie Colin. Ok, allora vado”.

“Arrivederci Chloe, ti chiamo” disse Duncan che era rimasto a fissarla tutto il tempo.

Chloe lo guardò annuendo in imbarazzo senza dire nulla. Tornò a casa a piedi. Quando arrivò a destinazione, ormai erano già tutti a letto. Dopo aver salito le scale al piano di sopra, si avvicinò alla porta della stanza dell’amica. Non sentì alcun rumore provenire dalla camera. Ormai dormivano sempre insieme, ma quel giorno avevano discusso. Quindi rimase con una mano appoggiata sulla maniglia della porta, nell’indecisione di entrare o meno. Poi alla fine entrò e vide Max sdraiata di spalle. Si svestì lentamente cercando di non fare rumore. Sedendosi sul letto guardò verso la sua amica sussurrando: “Max, sei sveglia?”

L’amica rimase immobile senza rispondere. Sembrava proprio che stesse dormendo e Chloe ne fu sollevata. Si sdraiò voltandosi dall’altra parte, pensando a quello che era successo con Duncan. Dall’altra parte del letto, nell’oscurità della stanza, Max aprì gli occhi mentre fingeva di dormire. Era rimasta sveglia in attesa del suo arrivo, chiedendosi che cosa stesse facendo e soprattutto con chi. Nonostante era rientrata a casa, continuava ad avere quel peso sul cuore.


                                                                                                           Continua…

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Capitolo 6
*** Paure e verità ***


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Ogni parola ha
conseguenze.
Ogni silenzio anche.

                (
Jean-Paul Sartre)




Capitolo 6
Paure e verità


La settimana successiva ai loro appuntamenti con Duncan e Victoria, trascorse inesorabilmente lenta. Rimasero chiuse in casa a causa del cattivo tempo, la pioggia non voleva saperne di fermarsi. Continuarono a dormire nella stessa stanza, ma qualcosa era evidentemente cambiato tra loro. Le due ragazze non parlarono mai della sera in cui erano uscite separatamente. Per la verità i loro dialoghi si erano ridotti quasi all’osso. Parlavano lo stretto necessario, giusto per cercare di vivere in quiete e non dare nell’occhio con i genitori di Max.
Anche se in realtà i Caulfield notarono subito il cambiamento. Preferirono non intromettersi per paura di scatenare ancora più dissapori tra loro. Soprattutto a causa della bomba a orologeria chiamata Chloe. Speravano che le due ragazze con il tempo, avrebbero superato quel momento ritornando a essere le solite Max e Chloe. Le due ragazze continuarono con i loro compiti assegnati dalla dottoressa Tyler. Max si concentrò a suonare con la sua chitarra i brani con i quali aveva difficoltà e a trascrivere i suoi sogni su un nuovo diario, acquistato appositamente per quello scopo. Chloe fece lo stesso con il suo diario regalatole dalla sua amica.
 
Venerdì 24 gennaio 2014

Arrivò il venerdì e per le due ragazze era giornata di seduta con la dottoressa Tyler. Presero posto in sala d’attesa per aspettare il loro turno. Dopo aver concluso la seduta in corso, la dottoressa Tyler accompagnò alla porta il suo paziente salutandolo. Guardò in direzione delle due ragazze e rimase sorpresa da ciò che vide. Se nelle precedenti sedute, Max e Chloe aspettavano in sala d’attesa, stando vicine o tenendosi per mano, questa volta era distanziate l’una dall’altra. Chloe era seduta su una sedia dalla parete opposta a quella della sua amica. Aveva le braccia e gambe incrociate con la testa appoggiata alla parete. Guardava altrove, non incrociando mai gli occhi con quelli dell’amica. Max era seduta dall’altra parte a testa bassa, guardando il diario che aveva fra le mani. Le loro espressioni non promettevano nulla di buono. Abigail si chiese se le sedute che stava per iniziare con le due ragazze, sarebbero state problematiche, visto la tensione che si respirava in quel momento. Si avvicinò lentamente a loro.

“Buongiorno ragazze”.

“Buongiorno dottoressa Tyler” rispose Max alzando lo sguardo verso di lei.

“Buongiorno” rispose Chloe continuando a guardare un punto non ben definito nella sala d’attesa.

“Allora Max, possiamo andare?”

“Si” rispose Max alzandosi dalla sedia. Anche lei senza rivolgere un minimo sguardo in direzione dell’amica.

La dottoressa fece accomodare Max nel suo studio e prima di chiudere la porta lanciò un’occhiata a Chloe. La ragazza stava guardando nella sua direzione, ma quando notò la dottoressa guardarla, si girò di scatto da un’altra parte. Dopo aver chiuso la porta prese il suo solito taccuino e andò a sedersi sulla poltrona davanti alla ragazza. Abigail guardò Max con un sorriso.

“Allora Max, com’è andata la settimana?”

“È andata bene…”

“Sei sicura? A guardarti non si direbbe”.

Max sospirò abbassando lo sguardo sul diario.

“Come sono andati i compiti che ti ho assegnato?”

“Ci sto lavorando”.

“Quel diario che hai tra le mani?”

“Ci scrivo i sogni che ho iniziato ad avere da quando sono tornata a casa”.

“Bene. Hai avuto altri incubi in questa settimana?”

“Un paio di notti”.

“Vuoi parlarmene?”

“Non sono molto differenti dai soliti”.

“Che ne dici se proviamo ad analizzarne qualcuno insieme?”

Max sembrava non propensa a parlare. La dottoressa iniziò a battere la penna sul taccuino mentre la guardava aspettando.

“Max, che sta succedendo? Si vede chiaramente che c’è qualcosa che non va. Tenersi tutto dentro non aiuta e io sono qui apposta per ascoltare. L’ultima volta che ci siamo viste abbiamo fatto dei passi in avanti, non chiuderti di nuovo”.

Max si risistemò nervosamente sul divano non guardando Abigail.

“Ok, facciamo così. Io adesso provo a ipotizzare il motivo per cui sei così abbattuta. E tu puoi dirmi se ho indovinato o meno”.

La ragazza continuò restare in silenzio.

“Da quando tu e Chloe avete iniziato a fare terapia, vi ho sempre viste sedute vicine in sala d’attesa. Tenervi per mano, abbracciarvi, incoraggiarvi e sostenervi a vicenda. Oggi è tutto diverso. Sembra esserci della distanza tra voi e non parlo solo a livello fisico. La scorsa settimana ho notato la reazione di Chloe alla vista di Victoria Chase. Non sembrava molto entusiasta di vederla. Avete discusso a causa sua?”

“Si, Victoria non è certo una persona che riesce facilmente a farsi voler bene. Loro non vanno d’accordo per cose successe in passato. Quando ci siamo incontrate l’altra volta, mi ha chiesto di vederci in serata e io ho accettato. Victoria voleva passare del tempo con noi per parlare di quanto successo. Sicuramente lei saprà cosa le è successo”.

“Si Max, lo so cosa è successo a Victoria. Cosa è andato storto? Vi siete incontrate e hanno litigato?”

“No. Chloe non è voluta venire con me. Si è arrabbiata perché volevo che venisse con me, pur sapendo che a lei Victoria non piace”.

“Quindi avete litigato”.

“Abbiamo avuto una discussione”.

“Questo è successo venerdì scorso. Non vi siete ancora chiarite?”

“No. Parliamo pochissimo in questi giorni”.

“È per questo motivo che oggi sembri così abbattuta?”

“Si”.

“Un modo per risolvere tutto è parlarne affrontando il problema. Non puoi semplicemente far finta che vada tutto bene. In questo modo le cose rimarranno irrisolte e potrebbero soltanto aggravare la vostra situazione”.

“Lo so”.

“Max, perché non parlate tra voi? Siete amiche da tanto. Il vostro legame è molto forte, avete recuperato il vostro rapporto dopo tanti anni. Avete condiviso una brutta esperienza e questo dovrebbe tenervi ancora più unite e invece sembra tutto l'opposto. Mi hai detto in un’altra seduta, che non parlate dei vostri sogni perché potrebbe farvi più male che bene. Ma adesso non si tratta di sogni, ma di realtà. Avete dei problemi di incomunicabilità. Questo potrebbe ostacolarvi nel vostro percorso terapeutico”.

Max rimase in silenzio iniziando a guardarsi intorno.

“Parlami del tuo rapporto con Chloe”.

“Perché?”

“Perché è utile scavare a fondo, per risalire al vero problema e trovare una soluzione”.

“Le cose tra me e lei non vanno sempre bene. Continuiamo ad avere alti e bassi. Mi sembra di stare su un’altalena con lei. Ci sono giorni in cui stiamo benissimo e altri che sarebbe proprio il caso di starci lontano”.

“Di solito per cosa litigate?”

Max ci pensò un attimo. “Per i miei genitori, gli amici e i guai che di solito combina”.

La dottoressa ripensò a cosa le aveva detto Chloe per quanto riguardava i Caulfield, quindi si concentrò sulle altre possibili cause. “Come mai litigate per gli amici?”

“Perché spesso lei è gelosa di me. A dire la verità lo è sempre stata sin da quando sono tornata ad Arcadia Bay”.

“Secondo te perché è gelosa?”

Max sospirò. “Forse perché sin da quando eravamo piccole, siamo sempre state solo io e lei. Non avevamo bisogno di nient’altro per stare bene. Poi ci siamo perse per anni a causa del mio trasferimento. Quando sono tornata, non eravamo più solo noi due. Avevo altri amici come Kate e Warren. Forse temeva che preferissi gli altri a lei”.

“Temeva di perderti ancora?”

“Forse sì”.

“Le hai mai dato motivo di dubitare della tua amicizia?”

“Assolutamente no, non credo. Il fatto è che lei vuole avere tutte le attenzioni su di sé. Ma questo non è possibile perché ci sono gli altri, anche se lei per me conta più di chiunque altro. Nessuno potrebbe mai prendere il suo posto”.

“Hai detto che litigate anche perché combina guai”.

“Si, è come avere a che fare con una bambina a volte. Se le si dice di non fare una cosa, lei puntualmente la fa. La sua capacità di mettersi nei guai è ineguagliabile. Il punto è che quando ne combina una delle sue, non ci va di mezzo solo lei, ma anche io. Come quando abbiamo passato una giornata intera con gli amici e si è ubriacata. Il giorno dopo siamo state messe in punizione, per il suo atteggiamento e per aver bevuto”.

“Cosa è successo?”

“Ha alzato la voce con i miei”.

“Perché?”

“Perché mio padre le ha chiesto spiegazioni su una cosa che riguardava me".

“Cosa le ha chiesto tuo padre?”

“Le ha chiesto cosa è successo la sera prima”.

“Per caso ha capito che aveva bevuto?”

“No, quello lo ha capito dopo che Chloe è corsa in bagno a vomitare”.

“E allora cosa voleva sapere tuo padre, per farla infuriare tanto?”

Max arrossì. "Questo è imbarazzante".

"Cosa può essere successo di così imbarazzante da non poterlo rivelare?"

Max fece un sospiro continuando il suo racconto. "Quella mattina mentre eravamo tutti a tavola per fare colazione, mamma ha notato un livido sul mio collo. E quando sono rimasta in silenzio senza dare nessuna spiegazione, mio padre si è rivolta a lei per sapere cosa fosse successo".

"Che tipo di livido?"

"Un segno... di un bacio".

"Ah, sei finita in punizione per quello?”

"Il punto è che loro pensano che abbia bevuto anche io, ma non è vero. Io non ho bevuto!”

"Allora perché non hai detto ai tuoi cosa era successo? Magari sarebbero stati più comprensivi. Infondo siete ancora ragazzi, è più che naturale..."

"Non potevo dire la verità!”

"Perché no?"

"Perché... quel livido non me lo ha fatto né Lucas né Fernando, che sono gli unici ragazzi del gruppo".

"Oh, capisco. Allora suppongo sia stata una delle tue amiche".

"Oddio!” disse Max appoggiando i gomiti sulle ginocchia coprendosi il viso con le mani.

"Max non devi preoccuparti di questo. Non sono qui per giudicare, ma per ascoltare e aiutare".

Max guardò Abigail. "Non è stata un'amica qualunque… ma Chloe".

"Chloe ti ha lasciato il livido?!" chiese Abigail sorpresa.

"Si, quando siamo rientrate lei era completamente ubriaca. Quindi l'ho accompagnata nella sua stanza. Ho cercato di toglierle i vestiti per metterla a letto, ma lei mi ha afferrata e… lo ha fatto".

"E Chloe cosa ha detto dell'accaduto?"

"Niente... lei non sa cosa è successo. Era ubriaca quindi non si ricorda nulla".

"Max, mi stai dicendo che Chloe non sa di essere la causa di quel livido?"

"Si, lei non ne sa niente perché non gliel’ho detto".

"Perché no?"

"Perché non potevo! Era una situazione imbarazzante e avrei dovuto raccontarle tutto! Mi faceva male pensare all’accaduto".

"Ti ha infastidito così tanto il suo gesto?"

"No, non il suo gesto ma... quello che ha detto".

Abigail parve confusa. "Cosa ha detto?"

"Quando mi ha baciata… mi ha chiamata Rachel".

"Ah... e questo ti ha infastidito?"

"Si... cioè, non mi ha dato fastidio…ci sono rimasta male. Non mi andava di raccontarle questo".

Abigail prese qualche appunto. "Max quando lei ti ha chiamata Rachel cosa è successo?"

"L'ho respinta e sono andata nella mia stanza".

La dottoressa rimase in silenzio per un po’ a riflettere. "E se non ti avesse chiamata in quel modo, le avresti detto cosa era successo?"

Fu il turno di Max di rimanere in silenzio. "Credo...no...non lo avrei fatto lo stesso".

"Perché no?"

"Perché si sarebbe sentita in colpa per tutto il casino che aveva creato bevendo. E poi..."

"E poi?"

"Non lo so… io... non so cosa mi è successo, ok?!"

"Cosa vuoi dire?"

"Sono responsabile anche io di quello che è successo!”

"Perché? È stata Chloe a bere non tu. Ed è stata sempre lei a lasciarti quel livido, quindi..."

"Io gliel’ho permesso! L'ho lasciata fare!” disse Max interrompendo la dottoressa.

"Quando ti ha baciata qual è stata la tua reazione?"

"Non l'ho respinta subito. Io… ho lasciato che accadesse".

Abigail annuì lentamente. "Perché l'hai lasciata fare?”

Max abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio.

“Sul diario che stai scrivendo, c’è qualche sogno riguardante la tua amica?”

“Si”.

“Che ne dici di raccontarmene uno?”

“Perché?”

“Da qualche parte dobbiamo pur iniziare. Però prima vorrei chiederti una cosa”.

“Cosa?”

“Vorrei parlare di quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo viste. Hai detto di aver sognato di salvare Chloe”.

“Si”.

“E che era un sogno, giusto?”

“Si”.

“Allora sono un po’ confusa al riguardo. Vedi Max, subito dopo la nostra seduta è arrivato il turno di Chloe. E lei mi ha detto che le hai salvato la vita nel bagno della Blackwell. Solo che per lei, questo è successo per davvero. Ovviamente senza poteri del tempo. Puoi darmi una spiegazione?”


Merda! E adesso? Lo sapevo che prima o poi potesse succedere una cosa del genere. Io non so cosa dice Chloe alla dottoressa e lei non sa cosa dico io. Ok… devo uscire da questa situazione.


“Io… ho salvato… davvero Chloe”.

“Ma tu avevi detto che era un sogno. Poco fa lo hai riconfermato”.

“Io mi trovavo nel bagno. Prima che Nathan sparasse ho fatto scattare l’allarme, così lei è fuggita mettendosi in salvo. Ho sognato qualcosa che è successo per davvero. Ma nel sogno io sono riuscita a salvarla soltanto con l’aiuto dei miei poteri”.

“Oh… quindi hai sognato un evento realmente accaduto. Forse il tuo forte senso di colpa verso Chloe, ti ha portato a sognare di avere dei poteri di riavvolgere il tempo”.

“Credo di sì. Ho un po’ di confusione nella testa… non c’è da sorprendersi” disse Max con una risatina nervosa.

La dottoressa annuì non molto convinta. “Ok. Ora torniamo ai sogni dove c’è anche Chloe”.

"Una volta ho sognato che veniva sparata da Jefferson".

"Perché le ha sparato?"

"Perché il tempo era scaduto".

"Scaduto per cosa?"

"Per dare una risposta alla sua domanda".

"Jefferson ti ha fatto una domanda?"

"Si".

"Cosa ti ha chiesto?"

"Mi ha chiesto il motivo per cui ho salvato Chloe invece di Arcadia Bay".

"Questo sogno ha a che fare ancora con il tuo senso di colpa verso Chloe".

“Già…”

"Cosa hai risposto alla domanda?”

"Non ho risposto. Cioè, stavo per farlo ma poi lui le ha sparato".

"Quindi avevi una risposta da dargli".

"Si."

"Quale?”

Max non rispose.

“Perché non vuoi rispondere alla domanda Max?”

“Perché… non serve”.

“Non lo puoi sapere questo. Max, il fatto che tu stia evitando di rispondere a questa precisa domanda, dimostra che c’è qualcosa di importante sotto. Se vuoi che io ti aiuti in questo percorso, devi cercare di affrontare determinati argomenti, anche se non ti piacciono. Altrimenti rimani bloccata e non faremo passi avanti. Ma non ho nessuna intenzione di obbligarti a parlarmene. Sei tu a decidere se farlo e quando. Ci sono altri sogni in cui era presente Chloe?”

“Si, ho sognato una serata che abbiamo realmente passato insieme. Quindi c’è qualcosa di vero. Questo è successo quando eravamo ad Arcadia Bay. Solo che alla fine sono successe altre cose. Inoltre c'erano anche Jefferson e Rachel”.

“Cosa è successo di diverso dalla realtà?” chiese Abigail mentre prendeva appunti sul suo taccuino.

“Noi… ci siamo… baciate” disse con un filo di voce Max.

La dottoressa alzò lo sguardo verso la ragazza. “Che altro è successo?”

“Sono stata trascinata sul fondo della piscina come da una forza invisibile. Stavo soffocando. Ho perso i sensi ed è intervenuta Rachel che mi ha aiutata a venire fuori dall’acqua. Quando finalmente ero in salvo è arrivato Jefferson. Chloe e Rachel invece erano svanite nel nulla”.

“Cosa è successo con Jefferson?”

“Mi ha fatto di nuovo la stessa e identica domanda di sempre”.

“E tu hai risposto?”

“Si”.

“Questo sogno non l’hai raccontato alla tua amica?”

“No”.

“Ci sono altre cose di cui non parli a Chloe oltre ai tuoi sogni?”

La ragazza annuì.

“Non lo fai per paura di ferirla?”

“Non solo per quello”.

“E per quale altra ragione?”

“Mi manca il coraggio di farlo”.

“Non ti fa male tenere tutte queste cose per te?”

“Si”.

“Vuoi provare a dirle almeno a me? Può essere liberatorio e magari potresti trovare la forza di dirle anche a lei”.

“Io… le ho mentito”.

“A che riguardo?”

“Su quel bacio. Chloe ha pensato che fosse stato un nostro amico e io glielo lasciato credere”.

“Perché non le hai detto la verità?”

“Perché era imbarazzante e anche perché si sarebbe fatta problemi come l’altra volta”.

“L’altra volta?! È successo ancora?!”

“No… cioè sì… ma era una cosa diversa”.

“Puoi spiegarti meglio?”

“Quando eravamo ad Arcadia Bay, lei… mi ha sfidata… a baciarla”.

“Perché?”

“Perché non ero tanto sicura di voler indossare alcuni vestiti che aveva della sua amica Rachel. Non erano certo nel mio stile. A quel punto lei ha insistito dicendomi che potevo correre il rischio. Sa che io ho difficoltà a fare qualsiasi cosa senza crearmi dei problemi. Così, mi ha sfidato a baciarla”.

“E tu cosa hai fatto?”

“Io… l’ho fatto. Poi quando siamo venute qui a Seattle, mi ha fatto alcune domande. Ha capito che era stata la prima volta che baciavo qualcuno. Così ha completamente perso la testa, dicendo di avermi rovinato il primo bacio con quella sfida”.

“Quindi secondo te, potrebbe perdere la testa di nuovo sapendo quello che è successo quando si è ubriacata?”

“Si, anche perché quella mattina è successo di tutto con i miei e siamo state messe in punizione entrambe. Potrebbe sentirsi responsabile per quello che è successo”.

“E il ragazzo che è stato messo in mezzo in tutto questo, conosce la verità?”

“Si, ho dovuto dirglielo”.

“Quindi il vostro amico sa cosa è successo quel giorno, ma Chloe che è la diretta interessata, ne è completamente all’oscuro. È esatto?”

“Detta così… sembra peggio di quello che è…”

“Davvero Max?!”

Max rimase in silenzio pensando alla gravità della situazione. La sua migliore amica non era a conoscenza della verità su una vicenda che la riguarda personalmente. Invece Lucas, un ragazzo che conoscevano da poco, era al corrente di tutto. Si erano messi d’accordo su cosa dire nel caso Chloe avesse fatto delle domande. Tutto alle spalle della ragazza. “Oddio, se lo scopre si arrabbierà tantissimo!”

Abigail la guardò sorridendo. “Forse hai ragione, se tu le avessi detto cosa era realmente successo, lei si sarebbe sentita in colpa. Ma poi le sarebbe passato, perché tu avresti fatto in modo di non farla sentire colpevole. Del resto, aveva bevuto. Invece mentendo, non hai fatto altro che peggiorare la situazione. Se la verità saltasse fuori, diventerà un bel problema Max. Lei è la tua migliore amica, ma nonostante questo le hai mentito”.

“Quindi ora non posso più dirle nulla… nemmeno volendo!”

“Oppure, potresti prendere il toro per le corna. Rivelando tutto quello che non le dici, con la premessa di smetterla una volta per tutte”.

“Oh no, non posso farlo! Mi odierà e se la prenderà anche con Lucas! Questa situazione si è creata a causa mia! L’ho creata io mentendo!” disse Max spaventata.

“C’è altro che non le dici?”


Certo che sì. Sto usando il mio potere di riavvolgere il tempo a sua insaputa. Mi aveva chiesto di non farlo, ma non l’ho ascoltata. Non sa che Jefferson nei miei sogni, riesce a farmi sentire in colpa di averla salvata. E non sa quanto tengo a lei.


“Si, c’è altro”.

"Cosa pensi di dover fare per rimediare?"

"Non lo so".

"Max, il problema di incomunicabilità non è solo tuo. Ti ricordo che siete in due. Credi che lei ti dica sempre tutto?"

"No, non lo credo".

"Quindi?"

“Siamo nella stessa situazione".

“Se voi due la smetteste di nascondervi tutto e cercaste di essere più sincere l’una verso l’altra, le cose potrebbero andare molto meglio”.

“Non so se ce la faccio a dirle queste cose”.

“Allora la situazione non cambierà mai”.

Abigail rimase in silenzio per un po’ per permettere a Max di riflettere sulle sue ultime parole.

"Vorrei portare la tua attenzione su alcune cose che hai detto prima".

"Quali?"

"La sera in cui Chloe ti ha baciata. Hai precisato di averle permesso di farlo e di esserti ritirata nella tua stanza solo quando ti ha chiamata Rachel".

"Si..."

"Cosa avresti fatto se lei non ti avesse chiamata così e non si fosse fermata?"

"Io… non lo so..."

"Non ti ha creato nessun problema il suo gesto, ma ti ha ferito che ti abbia chiamato con un altro nome. Per di più ha usato il nome di Rachel, che come molto probabilmente saprai avevano una sorta di relazione. Inoltre hai accettato la sfida di Chloe baciandola. Hai fatto un sogno di voi due insieme. Con tutte queste informazioni non posso fare a meno di chiedermi, se oltre alle bugie e le varie omissioni, non ci sia anche dell'altro".

Max si appoggiò allo schienale del divano abbassando lo sguardo.

"È così Max?"

"È complicato".

"So che lo è Max. È un argomento delicato e se non te la senti di parlane ora va bene. Ma non accantonare anche questo tra le altre cose, perché non è un bene".

"Io... non so nemmeno com'è successo. Quando ci siamo riunite e abbiamo passato quei cinque giorni insieme, è cambiato tutto” disse Max mentre alcune lacrime iniziarono a scivolare via sul suo viso. La risposta alla domanda di Jefferson nel sogno, riguardava proprio questo. Ho ammesso di provare qualcosa per lei. Cioè, credo di provare qualcosa... non lo so. Sono confusa".

"È normale che tu sia confusa. Dopotutto lei è tua migliore amica e sicuramente le hai voluto sempre molto bene".

"Forse è questo… soltanto affetto. Magari mi sento così perché sono stata troppo tempo lontana da lei. O forse è a causa del senso di colpa” disse Max spostandosi in avanti sul divano. "Giusto?! Potrebbe essere questo?!” chiese Max guardando speranzosa la dottoressa.

Abigail la guardò con mezzo sorriso. Le faceva tenerezza vedere Max che cercava di trovare una spiegazione logica ai suoi sentimenti, pur di non ammetterli. "È realmente questo quello che pensi?"

Max si accasciò di nuovo contro lo schienale del divano dicendo: "Ma chi voglio prendendo in giro..."

“Chloe non sospetta nulla di quali siano i tuoi reali sentimenti per lei?”

“No, come potrebbe? Non gliel’ho detto”.

“Ti spaventerebbe parlare con lei di questo?”

“Molto. Lei ama ancora Rachel anche se non c’è più. Non credo di poter competere con lei. Dannazione, non dovrei nemmeno dirle queste cose. Lei è morta e io mi preoccupo di non riuscire a prendere il suo posto. Sono una persona crudele”.

“Non lo sei Max. Le persone crudeli non hanno una coscienza. Non si creano complessi come stai facendo tu adesso. Quello che provi è comprensibile. Nutri dei sentimenti per lei che vanno ben aldilà della semplice amicizia. Sei innamorata e in questo caso è possibile che Chloe, non sia l’unica a essere gelosa”.

“Sono innamorata di Chloe..." disse Max con un sussurro.

“Non è così?”

“Sembra tutto così irreale. È strano pensare a lei in questo modo. Per fortuna non lo sa”.

“Già, se non glielo dici non lo saprà mai. Comunque, non credo sia il momento adatto per rivelarle anche questo. Meglio fare un passo alla volta verso la giusta direzione e per farlo, dovrai iniziare a dirle la verità su quello che è successo”.

“Non posso!”

“Non puoi o non vuoi?”

“Ho paura di come potrebbe reagire. Si arrabbierà con me e anche con Lucas. La conosco ormai. Non credo di potercela fare”.

“Dovrai provarci Max. All’inizio sarà difficile, ma vedrai che le cose si sistemeranno”.

Nel frattempo Chloe era in sala d’attesa, con il desiderio di essere da un’altra parte. Qualcuno si avvicinò alla scrivania della segretaria. Chloe raddrizzò la testa che fino a quel momento era appoggiata alla parete dietro di sé. Guardò in direzione della scrivania e vide lei, la regina di tutte le stronze. Roteò gli occhi rimpiangendo ancora di più la sua presenza lì.

“Buongiorno Nelly”.

“Buongiorno Victoria, oggi sei decisamente molto in anticipo”.

“Si, spero che non sia un problema”.

“Non c’è problema, solo che dovrai aspettare un bel po’”.

“Lo so, ma non avevo nulla da fare e non mi andava di rimanere in galleria più del dovuto”.

“Come stanno proseguendo i preparativi per la mostra”.

“Un po’ a rilento ma proseguono. Non vedo l’ora che finisca tutto”.

“Passerà anche questa. Prego Victoria accomodati pure”.

“Si, grazie”.

Quando Victoria si voltò per andare a sedersi, vide Chloe. Senza dire nulla prese posto dall’altra parte della sala d’attesa di fronte a lei. Chloe iniziò a giocherellare con i suoi anelli, cercando di non incrociare lo sguardo dell’altra ragazza. Victoria iniziò a lisciare la sua minigonna e ogni tanto lanciava uno sguardo a Chloe. Dopo qualche minuto Victoria si decise a rivolgere la parola alla ragazza. “Comunque, vorrei precisare che l’invito era rivolto anche a te”.

Chloe alzò di scatto lo sguardo incazzato verso di lei. “Sinceramente non me ne frega un cazzo del tuo invito! Non ci sarei venuta per nessuna ragione al mondo!”

“A quanto pare sei rimasta la solita stronza di sempre!”

“Si vede che ho imparato dalla migliore!”

“Faccio davvero fatica a capire cosa diavolo ci trova in te Max per essere tua amica!”

“La sua migliore amica vorrai dire! Lo so che non puoi capire! Le uniche persone che potresti considerare amiche, erano due complete nullità! Erano prive di spina dorsale, senza carattere! L’unica cosa che riuscivano a fare bene, era leccarti il culo tutto il tempo! Ma non credere che lo facessero perché tenevano a te! Loro erano dalla tua parte perché era più semplice così! Meglio stare dalla parte della stronza che ha potere, invece che dall’altra parte della barricata, con il rischio di essere prese di mira da te!”

Victoria la guardò a bocca spalancata, non si aspettava così tanta cattiveria nelle sue parole. Considerano anche cosa era successo alle sue amiche. Si sentì ferita, ma non lo diede a vedere contrattaccando. Nelly nel frattempo le osservava con una penna tra le labbra ascoltando il loro battibecco, non sapendo bene cosa stesse succedendo. Non sapeva nemmeno se intervenire.

“Beh, non possiamo di certo dire che tu sia stata da meno Chloe! Anche tu ti sei attaccata alla gonnella di una delle ragazze più popolari della scuola o sbaglio?! Io almeno ho avuto la decenza di non infilarmi tra le gambe di nessuna! Le amiche mi avranno leccato anche il culo, ma tu hai leccato ben altro!”

Chloe strinse i pugni dalla rabbia mentre a Nelly cadeva la penna dalla bocca, scioccata dalle parole di Victoria riversate sulla ragazza.

“Si, forse hai ragione, ma almeno io non sono stata amica di uno psicopatico, pervertito e assassino! Mi dispiace un casino che sia già morto, me ne sarei occupata volentieri io di mandarlo all’altro mondo!”

“Non parlare di lui in questo modo! Lui non ha nessuna colpa per quello che è successo! Tu non hai idea di quello che ha passato Nathan! Non conosci com’era la sua vita famigliare! Lui è stato semplicemente manipolato da Jefferson!”

“Oh piantala Vicky! Vuoi davvero impietosirmi con tutte queste puttanate su di lui?! Credo che tra noi due chi non lo conoscesse per davvero sei tu, non io! O magari eri ben consapevole di quanto fosse pervertito e ti andava benissimo così!”

“Lui aveva dei problemi, ma non era un pervertito! Suo padre è un gran figlio di puttana e non ha fatto nulla per aiutarlo! Spero davvero che tutto quello che è successo gli si ritorca contro! Perché il primo responsabile è proprio lui! Se avesse offerto delle cure adeguate per suo figlio, non sarebbe mai stato manipolato da Jefferson! Non sarebbe successo nulla di tutto questo!”

“Pff… questo sarebbe quello che continui a dirti per rifiutarti di accettare la verità?! Ti serve per dormire bene la notte Vicky?! Era solo un pervertito e lo sai!”

“Allora, se proprio vogliamo parlare di perversione, possiamo aggiungere nella lista la cara Rachel! Lo sanno tutti che si faceva sbattere da Jefferson!”

“Quelle sono soltanto stronzate inventate da te, perché eri invidiosa di lei! Ti era stato strappato lo scettro da regina dalle mani e non lo sopportavi!

E poi non dovresti nemmeno puntare il dito contro Rachel, visto che sei stata tu a provarci con Jefferson! Hai pensato bene di offrirgliela su un piatto d’argento pur di vincere il concorso, non è vero?! Io e Max ti abbiamo vista con lui ascoltando tutto quello che hai detto!”

“Cosa hai detto?” chiese Victoria sorpresa.

“Si Vicky, hai capito benissimo! Io e Max eravamo lì. Quindi non fare tanto la santarellina con me! Ci saresti andata a letto pur di vincere il concorso! Temevi che Max ti avrebbe soffiato la vittoria, non è vero?!”

“Tu non sai nemmeno di che diavolo stai parlando!”

“Lo so benissimo invece e ti consiglio di badare bene a ciò che dici su di lei! Io amavo Rachel ed è morta a causa del tuo amico psicopatico! Tu non hai la più pallida idea di cosa significa perdere una persona che ami!”

“Invece lo so eccome Price, non pensare che solo perché hai perso i tuoi genitori e Rachel, sei l’unica persona a soffrire a questo mondo! Anche io ho perso una persona cara! Per te Nathan era solo uno psicopatico, ma per me era un amico! Gli volevo molto bene e adesso non lo rivedrò più e non saprà mai che…” disse Victoria interrompendosi mentre la sua voce si incrinava.

“Che cazzo vuoi dire?! Oooh… ora capisco! Ti eri presa una cotta per il pazzoide! Si, ho sempre pensato che eravate fatti l’uno per l’altra!” disse Chloe con un sorriso crudele.

“Sei solo una grande stronza Price! Soprattutto sei sempre stata una nullità, ecco perché Rachel se la faceva con Jefferson! Non sei mai stata alla sua altezza! Anzi, non sei mai stata all’altezza di nessuno! Sei solo una perdente che passa il suo tempo a fare la vittima! Credo che a questo punto Rachel meritasse molto più di te di essere ancora viva”.

“Si, forse hai ragione! Il tuo amico Nathan avrebbe dovuto spararmi in quel bagno!”

“Ma cosa… di che stai parlando?”

“È davvero assurdo! Eravate così amici ma non ti ha detto di avermi puntato una pistola contro?!”

Victoria era scioccata da quella rivelazione. “Non è vero… stai mentendo!”

“Prova a chiederlo a Max, ascolta cosa ha da dire in proposito! È stato grazie a lei che sono ancora viva! Sono proprio curiosa di sapere cosa penserà del tuo desiderio di vedermi morta!”

“Perché ti ha puntato una pistola?”

“Perché temeva che avrei rivelato a tutti cosa mi aveva fatto! Mi ha drogata e scattato delle foto! Esattamente com’è successo a te con Jefferson!”

Victoria abbassò lo sguardo sulle sue mani che si contorcevano in grembo, non riuscendo a credere alle sue orecchie.

“Io non so cosa diavolo vuoi da Max! Non so perché tutto a un tratto vuoi uscirci insieme, ma ti assicuro di una cosa! Se provi a crearle problemi te la vedrai con me e ti assicuro che non sarà per niente piacevole!”

“Mi stai minacciando Price?! Io non voglio crearle nessun problema, puoi starne certa! Sto cercando di rimediare agli errori fatti in passato! E poi non puoi impedirmi di frequentarla, come non puoi impedirlo neanche a lei! Non sei nessuno per dare ordini! Possiamo fare quello che ci pare! Ora è fin troppo evidente cosa non abbia funzionato tra te e Rachel!”

Victoria guardò la ragazza con un sorriso soddisfatto, consapevole di aver colto nel segno. Chloe si alzò dalla sedia avvicinandosi alla ragazza. Victoria si appiattì allo schienale della sedia appoggiando la testa al muro, prendendo le distanze. Chloe appoggiò una mano alla parete avvicinando il suo viso a quello di Victoria.

“Non provocarmi Victoria e non osare nominare Rachel! Ricorda bene le mie parole Vicky, stai - lontana - da – Max!”

Mentre Nelly era paralizzata dallo sconcerto a quella scena a cui stava assistendo, la porta dello studio si aprì. La dottoressa e Max rimasero ferme davanti alla porta guardando confuse nella loro direzione.

“Chloe, è il tuo turno!” disse Abigail per fermare qualsiasi cosa stesse succedendo.

Chloe fissava ancora la ragazza negli occhi. “Certo, arrivo subito!”

Si allontanò dalla ragazza e si diresse verso lo studio non incrociando lo sguardo con quello di Max. Le passò vicino come se niente fosse, senza dire nulla. Quando la dottoressa chiuse la porta, Max si avvicinò a Victoria.

“Che è successo Victoria?”

“Io non so davvero quale sia il suo problema! Ma soprattutto, non so come diavolo possa essere tua amica!”

Max prese posto sulla sedia accanto a lei e iniziarono a parlare di ciò che era appena successo. Chloe seduta sul divano si guardava intorno facendo finta di nulla, mentre Abigail la osservava con attenzione.

“Chloe, cos’era quello?”

“Cosa?! Non so di cosa sta parlando!”

“Di quello che ho appena visto lì fuori. Che stavi cercando di fare o dimostrare?”

“Assolutamente niente! Volevo solo farle capire di stare al suo posto!”

“Fino a prova contraria eri tu a invadere il suo spazio”.

Chloe guardò la dottoressa scuotendo la testa sbuffando con un sorriso.

“Perché ce l’hai così tanto con Victoria Chase?”

“Non sono qui per parlare di lei!”

“Infatti non ti sto chiedendo di parlarmi di lei, ma di cosa hai tu contro di lei”.

“C’è poco da dire! È solo una puttana viziata, abituata a ottenere tutto ciò che vuole senza un minimo di sforzo! E se per qualche ragione non ottiene ciò che vuole è disposta a scendere davvero in basso! È capace di fare qualsiasi cosa! Ha tentato di mettere fuori gioco Rachel drogandola, tutto per una stupida recita del cazzo! Perché voleva avere il suo ruolo! Se lo merita quello che ha passato in quel cazzo di bunker! Pensa che era disposta anche a farsi sbattere dal professor pur di vincere quel concorso di merda della scuola! E la cosa che più mi fa incazzare è non sapere che cazzo vuole da Max! Deve stare lontana da lei! Giuro che se lei…” disse Chloe interrompendosi cercando di mantenersi calma.

“Cosa pensi che possa fare a Max?”

“Non lo so, voglio solo che stia lontano da lei!”

“Sarà un po’ difficile questo, visto che si sono già incontrate. Max potrebbe voler instaurare un rapporto di amicizia con lei”.

“Te lo ha detto Max questo?!”

“Non posso rivelare nulla di ciò che viene detto qui dentro, ricordi?”

“Certo, quando vi fa comodo!”

“Potresti chiedere direttamente a Max, quali sono le sue intenzioni”.

“Non credo proprio sia possibile questo”.

“Cosa sta succedendo con Max? Non ho potuto fare a meno di notare che il vostro atteggiamento è cambiato. È bastato solo la comparsa di Victoria e non vi guardate più in faccia, non vi rivolgete la parola, c’è un muro tra di voi. Se volete salvare il vostro rapporto dovete abbatterlo in qualche modo”.

“Ammazzando Victoria?!” chiese Chloe sarcastica.

“No, parlando tra di voi. Non è restando in silenzio che si possono risolvere i problemi. Vedo che non hai portato il tuo diario, come mai?”

“Non serve, ho tutto qui dentro” disse Chloe indicando la testa.

“Parlami del tuo rapporto con Max”.

“Che cosa?! E perché dovrei farlo?!”

“Perché non dovresti? Max è un argomento tabù per caso?”

Chloe la guardò riflettendo senza capire. “Ok, allora parliamone!”

“Non devo parlare io, ma tu Chloe”.

“Ok, va bene. Cosa vuole sapere?”

“Perché non vi parlate ad esempio”.

“Perché abbiamo discusso a causa della stronza seduta in questo momento in sala d’attesa”.

“Perché avete discusso?”

“Perché Max pur sapendo che non sopporto Victoria, voleva che uscissi con loro! Ha dato per scontato che sarei andata con lei! Sembrava aver già deciso per me! Insomma… voglio dire… possibile che ciò che voglio io non conta mai un cazzo?! Posso capire se questa stronzata la fanno i suoi genitori, ma porco cazzo, da lei questo non l’accetto!”

“Sei molto arrabbiata”.

“Certo che lo sono! Sono stufa di essere trattata come se non fossi in grado di decidere per me stessa! Sono una persona adulta ormai e devono farsene una ragione, soprattutto Max!”

“Lei hai detto tutto questo?”

“Si, le ho fatto capire chiaramente che in questo modo, sembra costringermi a fare ciò che non voglio! E che io non l’ho mai costretta a fare nulla!”

“E lei cosa ti ha risposto?”

“Mi ha risposto che in realtà ho un modo tutto mio per far fare agli altri ciò che voglio! Neanche fossi una manipolatrice!”

“Secondo lei, in che modo riesci a ottenere ciò che vuoi?”

“Beh, dice che mi incazzo se non ottengo ciò che voglio e per calmare le acque lei mi accontenta!”

“E non è così?”

“No… io… si mi incazzo, ma non sfrutto questa cosa per ottenere ciò che voglio! Mi incazzo perché qualcosa mi dà fastidio davvero! Sono impulsiva, non ragiono!”

“Quindi?”

“Quindi il problema è suo, non mio! È lei che non sa dirmi di no! È stata lei che lei a precisarlo, sono sua testuali parole”.

“Secondo te perché non riesce a dirti di no?”

Chloe alzò le spalle. “Non lo so, forse è ancora il suo senso di colpa per avermi abbandonata”.

La dottoressa la guardò con un mezzo sorriso.

“Che c’è?”

“Max non ti ha…”

“Si, lo so! Mi sono sbagliata ok?! Non mi ha abbandonata, si è semplicemente trasferita”.

“Avete discusso e il risultato è che dopo una settimana, ancora non vi parlate. Non ti sembra un periodo troppo lungo per restare arrabbiata?”

“Non posso farci nulla se sono ancora arrabbiata”.

“Veramente c’è una cosa che puoi fare. Parlare con lei, ma mantenendo la calma. Se ti lasci trasportare dalla rabbia del momento non farai altro che peggiorare le cose”.

“Si certo…”

“Chloe, io temo che tu e Max avete delle grosse difficoltà a comunicare tra voi”.

“Non è così, noi parliamo”.

“Le parli mai dei tuoi incubi? Di come ti senti dopo aver perso Rachel e tua madre?”

“Mi è capitato. Credo solo una volta, ma non sono cose di cui amo parlare con lei”.

“Perché?”

“Perché non sono cose piacevoli e lei ha già i suoi fardelli da sopportare. Non voglio darle altri problemi”.

“Se non ricordo male, mi avevi accennato di aver sognato Max a volte”.

“Si… e allora?”

“Ti andrebbe di raccontarmi quei sogni?”

“Non… ricordo molto”.

“Chloe, poco fa hai detto di avere tutto nella mente”.

“Si, ma non proprio tutto…”

“Una volta mi hai detto che il tuo alter ego ti ha accoltellata perché hai cercato di difendere Max. Che voleva farle del male. Ora ricordi?”

Chloe iniziò a far sobbalzare la gamba. Abigail ormai aveva imparato a leggere i segnali che le due ragazze mandavano senza rendersene conto. La ragazza era già molto arrabbiata per via di Victoria e adesso si stava innervosendo alle sue domande. Doveva stare ben attenta nel proseguire, perché bastava poco a raggiungere il limite. In quel caso Chloe non avrebbe dato più nessuna informazione.

“Vagamente…” disse Chloe incrociando le braccia distogliendo lo sguardo dalla dottoressa.

“So che non è facile, ma sto solo cercando di aiutare Chloe. Tutto quello che avete vissuto vi sta causando dei grossi problemi. Vi sta dividendo. Avete subito un brutto colpo e non meritate di perdervi. Dopo anni in cui siete state lontane, avete l’opportunità di stare di nuovo insieme. Di recuperare il tempo perduto. Non dovete permettere che la vostra brutta esperienza distrugga le vostre vite e la vostra amicizia. Parla con me Chloe. Niente di quello che dirai uscirà di qui, lo sai questo”.

“Ok…” disse Chloe strofinando le sue mani sudate sui jeans.

“Ti ascolto”.

“In quel sogno il mio alter ego continuava a dire che a Max non importava niente di me. Voleva spingermi… a fare qualcosa. Perché secondo lei, mi avrebbe aiutata a capire… cosa provava Max. Lei era convinta che quello che aveva scritto su quel diario… non era vero. Mi ha detto… visto che le hai rubato il primo bacio potresti… rubarle anche il resto. Lei la stava toccando… e io ho reagito”.

Abigail già conosceva la storia del bacio di cui parlava Chloe, ma decise comunque di approfondire l’argomento. Ma non poteva dire di conoscere quella storia, perché altrimenti avrebbe capito che Max gliene aveva parlato. “Chloe, fa tutto parte di un sogno, non devi avere difficoltà a parlarne”.

 “Lo so… ma il… bacio c’è stato per davvero”.

“Hai baciato Max?”

“No, non io, lei ha baciato me”.

“Era la sua prima esperienza in quel senso?”

“Si”.

“Com’è successo?”

“L’ho sfidata a farlo. Max è sempre stata insicura e questo lo sa meglio di me”.

Abigail annuì.

“Così quando ci siamo ritrovate, ho notato che non era cambiata per niente sotto quell’ aspetto. Lei non era tanto sicura di indossare alcuni vestiti e io l’ho spronata a farlo. Le ho fatto capire di buttarsi e basta senza pensarci. E non so come… mi sono ritrovata a sfidarla a baciarmi. La cosa assurda in tutto questo, è che lei lo ha fatto per davvero” disse Chloe ridendo nervosamente mentre scuoteva la testa. “Se qualcuno mi avesse detto che Max Caulfield fosse capace di tanto, io non gli avrei mai creduto. Ma l’ho visto con i miei occhi, quindi…”

“Come hai reagito a questo suo gesto?”

“Mi sono tirata indietro. Insomma… io non me lo aspettavo. Ero sorpresa”.

“Quindi tu l’hai sfidata consapevole che non lo avrebbe mai fatto. Non ti aspettavi niente da lei”.

“Beh… sì”.

“Perché l’hai sfidata proprio in quel modo? Voglio dire, non potevi sfidarla su qualcos’altro?”

“L’ho sfidata in quel modo perché sapevo che non ne sarebbe mai stata capace”.

“So che sei stata tu a consigliare a Max cosa fare con il compito che le avevo assegnato. Hai trovato altri modi per farle affrontare e superare le sue insicurezze. Le hai consigliato di cucinare, di comprare alcuni vestiti, di ballare. Anche queste cose la mettono in seria difficoltà”.

“Si, è vero. Però non sono state tutte mie idee. Alcune erano sue, come il bacio”.

“Il bacio?!” chiese sorpresa Abigail.

“Si, lei ha pensato di farlo e questa volta senza che io la sfidassi”.

“Lo ha fatto?”

“Si”.

Ora Abigail finalmente capiva quale fosse stato il compito portato a termine, di cui Max non voleva parlare considerandolo troppo personale.

“E tu le hai permesso di farlo?”

“Si, cosa avrei dovuto fare? Le serviva per il suo compito, quindi ho accettato lasciandoglielo fare”.

“Va bene. Resta il fatto che tu hai avuto molte idee per lei. Quindi perché nella sfida hai deciso proprio il bacio?”

Chloe rimase in silenzio riflettendo. “Io… non lo so. Perché si, non c’è una ragione”.

“Questo evento della sfida, ha destabilizzato in qualche modo il vostro rapporto?”

“Quando siamo arrivate qui a Seattle abbiamo parlato e ho scoperto che quello, era il suo primo bacio”.

“E questo come ti ha fatta sentire?”

“Una merda! Mi sembra davvero di averle rubato qualcosa. Se qualcuno un giorno le chiederà com’è stato il suo primo bacio, lei cosa risponderà? Lo ricorderà per sempre”.

“Quindi ti senti in colpa per questo?”

“Si, è colpa mia quello che è successo”.

“Max cosa ne pensa al riguardo?”

“Dice che non le è dispiaciuto, ma credo che lo dica solo per non farmi sentire una merda”.

“Quindi nel sogno il tuo alter ego voleva che facessi altro con lei, giusto?”

“Si, ma non è successo. Quando ho reagito lei mi ha colpito con un coltello. Dopo che ha finito con me, si è diretta verso Max”.

“Voleva colpire anche lei?”

“Si”.

“Chloe, hai paura di fare del male a Max?”

Chloe annuì.

“Perché?”

“Perché di solito succede così. Faccio male a chiunque mi sia intorno. Non voglio farne anche a lei”.

“Come pensi di potergliene fare?”

“Basta semplicemente la mia presenza nella sua vita”.

“Lei non conosce questa tua preoccupazione?”

“No. Preferisco che non lo sappia”.

“Ci sono altri sogni che la riguardano?”

“Si” rispose Chloe dopo un sospiro.

“Me ne parli?”

“Ho sognato di…” disse Chloe interrompendosi con una risata per nascondere il suo disagio.

“Prenditi tutto il tempo che vuoi Chloe” disse la dottoressa cercando di non forzarla troppo.

“Di fare… sesso con lei. Cioè, non lo abbiamo fatto… siamo state interrotte…”

“Da chi?”

 “Il mio alter ego”.

“Nel sogno, stando con lei cosa hai provato?”

“Che cazzo significa?!”

“Beh, non lo so, magari hai provato fastidio o altro”.

“Non ho provato fastidio”.

“Hai provato una sensazione piacevole in quel momento?”

“Cazzo, io non…” disse Chloe togliendosi il berretto dalla testa, passandosi una mano tra i capelli. “Possiamo evitare di parlarne per favore?”

“Lo prendo come un sì?”

“Faccia come le pare!” disse Chloe distogliendo lo sguardo dalla dottoressa.

“Suppongo che Max non sappia nulla nemmeno di questo, giusto?”

“Certo che no”.

“Avete questa abitudine di proteggervi da verità, per così dire… scomode. E senza che ve ne accorgiate state alzando un muro invalicabile tra di voi. Lo dimostra il fatto che se litigate non riuscite più a parlarvi. Anzi, non riuscite nemmeno a guardarvi. C’è altro di cui non parli con Max, oltre ai tuoi sogni su di lei e alla tua paura di farle del male?”

“Si”.

“Cosa?”

“Ho fatto qualcosa, che non avrei dovuto fare, anzi più di una. Una mattina lei non era in casa. Era uscita con suo padre e io dopo aver fatto colazione sentivo il bisogno di fumare, ma non trovavo l’accendino. Così sono entrata nella sua stanza e l’ho trovato appoggiato sulla sua scrivania. Ho visto che c’era un cassetto leggermente aperto e ci ho guardato dentro. C'era il suo diario e gli ho dato un’occhiata. Sapevo che fosse sbagliato quello che stavo facendo. Quindi stavo per rimetterlo a posto, ma poi…” si interruppe ricordando le parole scritte dalla sua amica.

Aveva cercato di rimuovere definitivamente quel ricordo dalla sua memoria. E adesso, si ritrovava a doverne parlare.

“Chloe…”

“Ho pensato che siamo amiche e non ci dovrebbero esserci segreti tra di noi. Giusto?”

“Nel momento in cui affermi questo, ti contraddici Chloe. Hai ragione che non dovreste avere dei segreti tra di voi, ma tu le stai nascondendo molte cose”.

“Lo so…”

“Cosa hai fatto dopo?”

“Ho iniziato a leggerlo. E sono venuta a conoscenza di cose che non sapevo”.

“Non ti ricorda niente questo?”

“Si, ho violato la sua privacy come ha fatto Ryan con me. La parte più divertente, è che sono stata io la prima a commettere questo errore. E poi me la sono presa con Ryan”.

“Cos’altro non avresti dovuto fare?”

“Ho comprato dell’erba di nascosto”.

“Fai uso di erba?”

“Ho iniziato quando mio padre è morto. E ogni tanto sento il bisogno di farlo, ma l’ho comprata solo una volta. Ho smesso con quella roba” mentì Chloe per non mettersi nei guai.

“Ok, continua”.

“Max non lo sa, pensa che l’abbia ricevuta come regalo da un amico. Un amico che tra l’altro a lei non piace. Stava per scoprire la verità a causa di un'altra persona. Quando poi mi ha chiesto spiegazioni, io le ho mentito”.

“C’è altro?”

“Ho dei soldi di cui lei non sa nulla. Cioè, non immagina che li ho con me”.

“Quindi lei sa dell’esistenza dei soldi, ma non sa che li hai tu?”

“Si”.

“Perché glieli tieni nascosti se lei ne conosce già l’esistenza? Li hai ottenuti in maniera illegale?”

“No, li ho trovati, ma non è questo il punto” mentì ancora Chloe.

“E allora qual è il punto?

Chloe non rispose.

“Come usi quei soldi?” insistette Abigail.

Ancora silenzio.

“Hai detto di aver comprato dell’erba a sua insaputa. Usi i soldi per questo?”

“Si… voglio dire… li ho usati solo una volta per l’erba”.

“Li hai usati anche per comprare altro?”

“La cornice per il suo ritratto”.

“Max non sa dei soldi, però le hai comprato una cornice. Non ti ha chiesto come hai fatto ad acquistarla?”

“No, non ci avrà pensato. E poi ogni tanto i Caulfield ci danno dei soldi per comprare vestiti o altro”.

“Ok. Cos’altro ci fai con quei soldi?”

“Al momento nulla… almeno per ora…” disse Chloe con un filo di voce.

“Non ora? Li stai conservando per qualche occasione particolare?”

“Io… non lo so ancora”.

“È per questo che glieli tieni nascosti? Per non rivelarle cosa hai intenzione di farci?”

“Si”.

“Questa cosa che potresti voler fare, può arrecare qualche danno alla tua amica?”

“No, non credo. Penso che potrebbe aiutarla”.

“Aiutarla per cosa?”

“Per farle avere una vita migliore”.

“Ok, ti va di dirmi…”

“No, se lo può scordare!”

“Va bene. Torniamo al diario. Tra le cose che hai scoperto leggendo il diario, c’è qualcosa che ti ha turbata?”

“Si… c’è qualcosa”.

Abigail temeva di sapere già cosa potesse essere. La seduta con Max, aveva reso tutto molto più chiaro. Ormai era evidente quali erano i suoi sentimenti verso la sua amica. Sentimenti che andavano ben oltre la semplice amicizia. E quale modo migliore per sfogarsi, se non scrivere tutto su un diario segreto? Al tempo stesso, si chiedeva quali potessero essere i sentimenti di Chloe verso Max. C'erano segnali che potevano indicare che forse, anche lei potesse aver sviluppato dei sentimenti nei confronti di Max, tipo: i suoi sogni, i baci che occasionalmente erano avvenuti tra loro e infine la sua estrema gelosia. Il problema a quel punto, era come riuscire a capire se effettivamente fosse così, senza scatenare l’ira di Chloe. Fino a quel momento la ragazza era stata abbastanza disponibile a parlare, forse anche perché sentiva la necessità di sfogarsi. Però era meglio non sfidare la sorte, cercando di non essere troppo diretta con lei.

“Posso sapere cosa?”

“Ehm… non lo so. Non è violazione anche questa? Insomma, se adesso le dico questo è come aver rivelato qualcosa di personale di Max”.

“Giusta osservazione, ma tecnicamente la mia domanda riguarda te. Voglio sapere cosa ti ha turbato, non cosa c’era scritto”.

“È la stessa cosa. Anche se mi pone la domanda in un altro modo, io finirei comunque per rivelarle qualcosa di segreto che riguarda Max”.

“Quello che ti ha turbata, riguarda te Chloe. Con me puoi parlare liberamente senza correre nessun rischio. Credo che hai rischiato molto di più a leggendo il suo diario di nascosto, piuttosto che dirmi cosa hai scoperto”.

“Si, infatti stava per scoprirmi. Per fortuna sono riuscita a cavarmela. A pensarci bene, forse sarebbe stato meglio che mi scoprisse”.

Abigail incrociò le mani in grembo, mentre aspettava che Chloe si decidesse a parlare. Chloe fece un sospiro appoggiandosi allo schienale del divano, guardando nella sua direzione.

“Solo se vuoi dirmelo Chloe, non sei obbligata”.

“In quel diario c’era tutto quello che riguardava i cinque giorni che abbiamo passato insieme ad Arcadia Bay. Nell’ultima pagina del diario… lei ha scritto che… sono più della sua migliore amica. E si chiedeva… cosa provassi davvero per lei. Non si è pentita di avermi baciato, quando l’ho sfidata. Pensava di essere sul punto di scoprire cosa provasse per me, se era amicizia o… amore. E questo è tutto”.

“Come ti sei sentita leggendo quelle parole?”

“Sorpresa, non riuscivo a credere a quello che avevo appena letto. Ho continuato a rileggere quella pagina. Volevo essere sicura di averne capito bene il senso”.
“Lo hai capito il senso?”

“Beh… se non sono diventata completamente stupida, credo di sì. Lei cosa ha capito?”

“Secondo te?”

“Quello che ho capito io e che capirebbe qualsiasi persona con un po’ di sale in zucca”.

Abigail sorrise alle parole di Chloe. “Come ti senti adesso al riguardo?”

“Non lo so, forse lei è soltanto confusa. Ne abbiamo passate tante in quei cinque fottuti giorni, quindi potrebbe aver fatto un po’ di confusione. Oppure non era esattamente quello che intendeva sul diario.

Forse mi considera più di un'amica, perché mi vede come una sorella. Può essere così, vero? Voglio dire, dopotutto siamo cresciute insieme”.

“È una giusta osservazione questa, se non fosse per il fatto che ha specificato bene che stava per capire se era amicizia o amore. Ha fatto una netta distinzione”.
“Si, ma anche il rapporto tra due sorelle può essere d’amore. Cioè, sono comunque sentimenti di affetto”.

“Certo, ogni forma di affetto è comunque amore, ma non credo che Max intendesse quello. Tu la consideri come una sorella?”

“No, certo che no. Io la considero la mia migliore amica”.

“Ok, allora ti faccio un esempio banale. Ammettiamo che i Caulfield ti adottassero, per te andrebbe bene? In questo modo Max diventerebbe come tua sorella”.

Chloe spalancò la bocca. “Che cazzo… questo è un esempio di merda, lo sa?! No, non mi andrebbe bene per niente!”

“Perché no? Hai detto che forse Max intendeva quello visto che siete cresciute insieme. Pensavo che potesse andare bene per te”.

“Assolutamente no!”

“Ti dà fastidio pensare che lei possa provare questi sentimenti per te?”

“No, ma mi mette un po’ a disagio”.

“È a causa del tuo disagio che stai cercando di trovare una spiegazione logica a quello che Max ha scritto sul suo diario? Te lo chiedo perché sembra che stai cercando di trovare un’altra ragione, per poter scartare l’idea che lei possa provare dei sentimenti per te”.

“Non sto cercando proprio nulla!” disse Chloe iniziando a scaldarsi.

Abigail capì che il suo tempo a disposizione, come la pazienza della ragazza, stava per terminare. Così decise di tirare di più la corda.

“Anche lei si chiedeva cosa tu provassi per davvero nei suoi confronti. Secondo te perché?”

“Non ne ho la più pallida idea…”

“A parte la sfida un po’ particolare che le hai lanciato, c’è qualcos’altro che hai fatto o detto, che potrebbe averle messo il dubbio?”

“Io non ho fatto proprio nulla che…” disse Chloe prima di interrompersi bruscamente per riflettere.

“Allora?” chiese insistendo Abigail.

“Beh… si, c’è qualcosa, ma non credo che possa averle fatto credere alla possibilità che io potessi provare qualcosa per lei”.

“E cos’è?”

“Ho flirtato con lei tutto il tempo, ma era solo per gioco, ok?!”

“Hai flirtato con lei?”

“Era solo per scherzare!”

“Quindi l’hai sfidata a baciarti e hai flirtato con lei tutto il tempo solo per scherzo?”

“Si!”

“Non pensi che queste cose possano bastare per averle dato anche un minimo di dubbio sui tuoi sentimenti?”

“Non lo so, io non sono Max! E poi cosa c’entrano i miei sentimenti, se stiamo parlando dei suoi?!”

“Ci sono mai stati momenti affettuosi tra di voi?”

“Si, ci sono stati! E allora?!”

“Hai mai pensato a Max in determinati contesti? Oppure ti sei mai sentita attratta da lei?”

“In quale cazzo di modo avrei dovuto pensare a lei?! Ma che sta insinuando?!”

“Cerca di calmarti Chloe, non sto insinuando nulla. Sto solo cercando di capire se Max in te ha visto più di quello che c’è realmente”.

“Non c’è assolutamente nulla di più in me! Le voglio bene e questo è quanto! È inutile continuare a parlarne!”

“Perché ti scaldi tanto?”

“Non ne voglio più parlare!” disse Chloe incrociando le braccia.

“Di solito quando una persona evita di parlare di un determinato argomento, è perché lo teme. Se per ipotesi tu dovessi provare qualcosa per Max…”

“Io non provo nulla per lei!” disse Chloe arrabbiata, ma con la voce che iniziava a incrinarsi.

Abigail la guardò annuendo tranquillamente chiese: “Stai cercando di convincere me o te?”

Chloe rimase in silenzio mentre la guardava trattenendo le lacrime.

“Perché neghi la possibilità che lei provi questi sentimenti per te? E perché ti arrabbi così tanto se si parla dei tuoi di sentimenti? Di cosa hai paura?”

Chloe si alzò dal divano. “Questa merda di seduta finisce qua!”

Mentre Chloe si dirigeva verso la porta per uscire la dottoressa chiese: “Da cosa stai scappando Chloe? Perché ti spaventano i suoi sentimenti e soprattutto perché temi tanto i tuoi?”

Chloe si girò verso di lei prima di arrivare alla porta.

“Va pure Chloe, la seduta è terminata”.

La ragazza uscì velocemente dallo studio con una lacrima che le scendeva sul viso. Passò davanti a Max e Victoria dirigendosi verso l'uscita. Quando le due ragazze la videro, Max si alzò salutando di fretta Victoria per seguire la sua amica fuori. Chloe, mise in moto l'auto evitando di guardare nella direzione dell'amica. Quando Max salì in macchina chiudendo lo sportello, Chloe accelerò di colpo immettendosi nel traffico. Ogni tanto durante il tragitto, Max le lanciava un’occhiata di sbieco. Chloe invece, guardava la strada davanti a sé. Continuava a prendere velocità e Max iniziò a preoccuparsi seriamente per la loro incolumità.

"Chloe, potresti rallentare per favore?"

Chloe continuava a sfrecciare per le strade di Seattle, non tenendo conto delle parole dell'amica.

"Chloe, mi stai ascoltando?! Ti ho chiesto di rallentare!"

Chloe non rispose mentre Max la guardava preoccupata.

"La smetti di fissarmi?!” chiede Chloe con rabbia.

"Si Chloe, la smetto, ma solo quando inizierai a rallentare! Per caso stai cercando di ammazzarci entrambe?! Non ti ho salvato e sacrificato tante gente, solo per vederci schiantare da qualche parte con l'auto!” disse Max rispondendole a tono.

Solo in quel momento Chloe si girò a guardare Max iniziando a rallentare. Tornarono a casa in assoluto silenzio, esattamente come era proseguita l’intera settimana. In serata gli amici li contattarono attraverso la chat di gruppo per chiedere loro di uscire per stare un po’ insieme, ma entrambe si rifiutarono. Max stava seduta alla sua scrivania passando il tempo al pc. Chloe invece era sdraiata sul letto a guardare il soffitto a riflettere sulle parole della dottoressa. A un tratto ricevette un messaggio, era Duncan.

Duncan: "Hola chica, como estas?”

Chloe: Unas veras merdas grazies.

Duncan: Ma che razza di spagnolo è il tuo?

Chloe: Pensavo che per parlare e scrivere in spagnolo, bastasse aggiungere una esse finale a ogni parola.

Duncan: Mi stai prendendo per il culo vero?

Chloe: No, ma scommetto che ti piacerebbe.

Duncan: No, non credo mi piacerebbe.

A Chloe scappò una risatina e Max si voltò verso di lei. Quando Chloe se ne accorse, tornò seria.

Chloe: Come mai mi hai scritto?

Duncan: Non posso farlo?

Chloe: Non ho detto questo.

Duncan: Mi mancava la mia compagna di giochi.

Chloe: Che tipo di giochi?

Duncan: Ehi, ma cosa vai a pensare?
  • Sei davvero una ragazza sfacciata, mi stai facendo arrossire dalla vergogna.
  • A parte gli scherzi, mi stavo riferendo all’erba.
Chloe: Ora si ragiona.
  • Non vorrei che ti fossi fatto idee sbagliate dopo quello che è successo l’ultima volta.
Duncan: Quando?
  • Cosa è successo?
  • Credo di soffrire di amnesia, mi potresti rinfrescare la memoria?
Chloe: Guarda che non ci casco.

Duncan: È per questo che mi piaci.

Chloe: Dico sul serio, quello che è successo è stato solo un momento.
  • Non succederà mai più.
Duncan: Sbaglio o mi hai baciato anche tu?

Chloe: Ti ho detto che è stato solo un momento.

Duncan: Si, uno dei momenti migliori della mia vita.

Chloe: Quello è stato solo un errore, non si ripeterà.

Duncan: Ok, ma spero che questo non significhi, che non ci rivedremo mai più.
  • Anzi, visto che hai avuto sicuramente l’ennesima giornata di merda, potremmo farci un giro.
  • Che ne dici?
Chloe: Grazie per l’interessamento, ma oggi non voglio uscire.
  • Sarà per un’altra volta.
Duncan: Si può sapere che è successo questa volta?

Chloe: Preferisco non parlarne.
  • Voglio solo dimenticare questa giornata il più presto possibile.
Duncan: Ok, come vuoi.
  • Allora ti lascio al tuo tormento, ma fatti vedere.
Chloe: Ok, ciao Danky Kong.

Duncan: E cos’è questo? LoL

Chloe: Il tuo nuovo nome, non ti piace?
  • Vuoi che ne scelgo un altro peggiore?
Duncan: No grazie, mi accontenterò di questo.

Chloe: Buon per te.

Duncan: Sogni d’oro Chloe.

Chloe: E questo invece cos’era?

Duncan: La buonanotte.

Chloe: Mi sta salendo su la cena.

Duncan: Non posso nemmeno essere romantico…

Chloe: Non sei il mio ragazzo, quindi risparmiati queste cazzate.
  • Funzioneranno con le altre, ma non con me.
Duncan: Ora mi sto eccitando. LoL

Chloe: Fai una bella doccia fredda e vai a dormire.

Duncan: Ok mamma, buonanotte.

Chloe: Notte anche a te.

Quando terminò di chattare con Duncan, arrivò un altro messaggio suscitando la paranoia di Max, che stava facendo di tutto per non chiederle chi fosse.

BigMaster: Chloe, ci sei?

Chloe: Si, ciao.

BigMaster: Ciao, come va?

Chloe: Oggi sembra che vi siete messi d’accordo tutti sul farmi la stessa domanda.

BigMaster: Tutti chi?
  • Io non sono tutti.
Chloe: Ho avuto una brutta giornata.

BigMaster: Oh, mi dispiace tanto.

Chloe: A te come va?

BigMaster: Come al solito.
  • Oggi ho la serata libera e sono spaparanzata sul divano a mangiare popcorn, mentre la mia coinquilina guarda la tv.
Chloe: Hai la serata libera e la passi in casa?
  • Perché non vai a rimorchiare?
BigMaster: Perché faccio dei turni massacranti e sono sfinita.
  • Anche se riuscissi a rimorchiare qualcuno, alla fine mi dovrebbero rianimare per farmi tornare in vita.
Chloe rise di nuovo, così Max spense il pc e andò in bagno per non essere tentata di chiederle chi fosse.

Chloe: Com’è la vita a Portland?

BigMaster: Quale vita?
  • Aspetta che chiedo alla mia coinquilina, sicuramente ne saprà più di me.
Chloe: Cazzo, ma sei un disastro.
  • Fammi capire, la coinquilina non lavora?
BigMaster: Non più, si è fidanzata e molto presto si sposa.
  • Così io sarò nella merda fino al collo, perché dovrò trovare qualcun altro per dividere le spese dell’appartamento.
Chloe: Ok, ora spiegami come farai a trovare un'altra coinquilina, visto che sei un eremita.

BigMaster: Molto semplice, mi legherò al collo un cartellino con una frase scritta sopra.
  • Cercasi ragazza per condividere appartamento con un fantasma.
  • Perché tanto io non sono quasi mai in casa.
Chloe: A questo punto faresti prima a dormire nel locale, ti risparmieresti pure i soldi dell’affitto.

BigMaster: Già, comunque il nostro grande capo ha deciso di aumentare il personale, visto che gli affari vanno a gonfie vele e noi sembriamo tutti degli zombie.

Chloe: Chissà, magari è la volta buona che torni a vivere.

BigMaster: Non ci conterei troppo.
  • A te come va li a Seattle?
  • Hai una vita sociale o anche tu parli da sola?
Chloe: Parli anche da sola adesso?

BigMaster: Manca poco ormai.

Chloe: Beh, si ho una vita sociale, anche se non è che mi renda tanto euforica.

BigMaster: Chloe, non estraniarti ancora…

Chloe: Vuoi sapere la novità?
  • Ho rivisto Victoria.
BigMaster: Oh cazzo, non oso immaginare cosa sia successo.

Chloe: È sempre la solita stronza, non è cambiata di una virgola.
  • Anche se dice che sta cercando di migliorarsi, chi cazzo le crede?
  • Di certo non io, ma forse Max si…
BigMaster: Max e Victoria sono amiche?

Chloe: No, non lo erano.
  • Però ora credo che le cose stiano cambiando.
BigMaster: Beh, dopo tutto quello che è successo, potrebbe davvero provare a cambiare.
  • Concedile il beneficio del dubbio.
Chloe: L’unica cosa che posso concederle è un bel calcio dritto nel culo.
  • Posso sopportare tutto, ma non lei.
BigMaster: Non combinare guai Chloe, c’è anche Max da considerare.

Chloe: Già…
  • BigMaster: Ok Chloe, adesso ti lascio, mi si stanno chiudendo gli occhi dal sonno.
  • Domani si torna a lavoro.
Chloe: Ok, ti auguro una buonanotte e buon lavoro per domani.

BigMaster: Grazie, anche a te.
  • Mi raccomando Chloe…
Quando Chloe lasciò il telefono, Max ritornò nella stanza infilandosi sotto le coperte voltando le spalle all’amica. Anche Chloe fece lo stesso rimanendo a guardare in direzione della ragazza.

“Max, mi dispiace per stamattina”.

Max si girò verso di lei. “Mi hai spaventata lo sai?”

“Si, lo so. Scusami, non era mia intenzione”.

“Posso sapere cosa è successo con la dottoressa Tyler?”

“Diciamo che abbiamo toccato argomenti non molto piacevoli”.

“E con Victoria?”

“Oh no, Max ti prego, non nominarla nemmeno”.

“Mi ha raccontato cosa vi siete dette”.

“Si certo, come no. Sicuramente ti avrà detto che dalla sua bocca sono usciti fiori, mentre dalla mia solo merda. Giusto?”

“No, mi ha detto che avete esagerato entrambe”.

“Questa te la stai inventando”.

“No, lo ha detto per davvero. Non sono una bugiarda” non appena disse l’ultima parola distolse lo sguardo da Chloe.

“Non volevo insinuare questo Max. Lo so che non sei una che mente”.

Le parole di Chloe finirono per peggiorare la situazione.


Non sono una bugiarda? Pff, certo che lo sono, ma tu non lo sai ancora. Non so se riuscirò mai a dirti la verità. Ho troppa paura di come potresti reagire. Ti conosco fin troppo bene, sicuramente ti arrabbierai. Quando perdi il controllo è difficile tenerti a bada. Ma la dottoressa Tyler ha ragione, devo provarci. Avrei dovuto essere sincera con te sin dall’inizio. A quest’ora non mi troverei in questa situazione. L’unica responsabile sono io. Devo rimediare, non posso perderti Chloe.


Si Max, non sei tu a mentire, ma io. Sei una persona migliore di me, lo sei sempre stata. Mi hai salvato la vita e io cosa faccio in cambio? Eppure, io per prima ci sono passata con Rachel e adesso mi sto comportando esattamente come lei. So quanto può far male una bugia e nonostante tutto ti sto riservando lo stesso trattamento. Tutti mentono senza nessuna eccezione, inclusa me. Come posso riuscire a dirti cosa ho fatto? E se poi mi odiassi? Non credo che riuscirei a sopportarlo.


 
“Chi era al telefono?” chiese Max.

“Duncan”.

“Ah, com’è andata la vostra serata?”

“Bene”.

“Cosa avete fatto?”

“Siamo andati alla sala giochi di Colin, abbiamo chiacchierato, fumato, mangiato porcherie. Il solito” disse Chloe ripensando al bacio con Duncan. “Ehm… e tu, con Victoria?”

“È andata bene… più o meno. Sai com’è lei”.

“Eccome se lo so”.

“Ma credo che ci stia provando per davvero a cambiare”.

“Ah beh, ci vuole un premio per lo sforzo allora, perché i risultati non si vedono ancora”.

“Chloe, anche tu sei stata dura con lei”.

“E non mi scuserò per questo”.

“Non ti sto chiedendo di farlo, però mi farebbe piacere se provaste entrambe a cercare di andare d'accordo. Sai, Victoria ha deciso di ospitare Kate a casa sua per qualche giorno, così io e lei potremo rivederci. Lo sta facendo per noi”.

“Kate qui a Seattle?!” chiese Chloe girandosi di scatto verso di lei.

“Si, mi piacerebbe tanto che venissi anche tu quando ci incontreremo”.

“Max, sai che non…”

“Lo so Chloe, ma avrò bisogno di te. Non sarà facile”.

Chloe sospirò. “E va bene Max, sarò lì con te se vuoi. Ma non posso prometterti nulla per quanto riguarda Victoria”.

“Chloe…”

“Ci proverò, ok? È il massimo che posso fare”.

“Grazie!”

“Ora mettiamoci a dormire che ho davvero sonno oggi” disse Chloe voltando le spalle alla sua amica.

“Si, anche io” rispose Max.

Pochi minuti dopo entrambe le ragazze si addormentarono.

Chloe si ritrovò nello studio della dottoressa Tyler, seduta sulla stessa poltrona che di solito occupava Abigail. Davanti a lei c’era il divano sul quale sedevano Rachel, Joyce e William. La guardavano restando completamente immobili. Chloe rimase in attesa, come se si aspettasse che potessero dire qualcosa da un momento all’altro, ma ciò non avvenne. La porta dello studio si aprì e comparve il suo alter ego.

“Ed eccomi qui, scommetto che ti stessi chiedendo quando sarei arrivata, non è vero?

"Perché loro sono qui? E per quale motivo restano in silenzio?

"Chi? Loro? chiese l'altra Chloe indicandoli. "Loro restano in silenzio perché sono morti Chloe. E se guardi bene, il divano è abbastanza grande per ospitare un'altra persona. Resta a te decidere se far occupare o meno quel posto".

"Che cosa vuoi dire?"

"Cazzo Chloe, ti facevo più intelligente di così. Sai benissimo a cosa mi riferisco. Guarda!” disse l'alter ego indicando la poltrona girevole dietro la scrivania. Chloe rivolse lo sguardo in quella direzione e vide Max. Era legata e imbavagliata alla sedia dimenandosi mentre cercava di dire qualcosa.

"No!" disse Chloe alzandosi. Ma il suo alter ego la spinse con un braccio di nuovo a sedere. "Non provarci nemmeno Chloe".

Nel momento che Chloe finì di nuovo seduta sulla poltrona, non riuscì più a rialzarsi. Sembrava che fosse legata alla poltrona, ma non c'erano corde. "Che cazzo stai facendo?! Perché non riesco a muovermi?!"

"È una brutta sensazione vero? Sentirsi inermi, legati, senza potersi liberare. Questo è quello che succede con Max. Sei costretta a fare qualsiasi cosa per lei. Lei ti chiede di fare terapia e tu accetti. Ti chiede di uscire con lei per incontrare Kate e tu accetti. È bastato che dicesse le parole magiche. Ho bisogno di te” disse l'altra Chloe facendo il verso a Max ridendo.

“Lasciala andare, ti prego”.

L’alter ego la guardò seria. “Chloe, è esattamente quello che dovresti fare, lasciarla andare. Ma tu non lo vuoi capire. Ci ho provato in tutti i modi possibili, ma tu hai la testa dura come un mulo”.

L’alter ego si spostò dietro al divano allargando le braccia verso i tre occupanti. “Questo è di solito quello che succede ad aver a che fare con te. Sai che non puoi evitarlo. Voglio dire, guardali. Tuo padre…” disse appoggiando una mano sulla spalla di William. Poi proseguì appoggiando una mano su Joyce. “…tua madre e in fine lei… Rachel” disse appoggiando entrambe le mani sulle spalle della ragazza immobile. Si chinò su Rachel dandole un bacio sulla testa. “La mia preferita”.

“Cosa vuoi da me?” disse sibilando con rabbia Chloe.

L’alter ego andò a posizionarsi dietro Max tirando fuori un coltello.

“Che cazzo stai facendo?! Non farle del male!”

L’altra Chloe passò la lama del coltello sul viso di Max. “Beh, questo dipende tutto da te. Sai Chloe, stavo pensando, cosa faresti se fossero tutti vivi e tu potessi salvare soltanto uno di loro?”

“Che cosa?!”

“Si, ammettiamo che tuo padre, tua madre e Rachel fossero ancora vivi e si trovassero in una situazione di pericolo, rischiando la loro vita. Però, tu potessi aiutare soltanto uno di loro, lasciando gli altri al loro triste destino. Chi salveresti?”

“Vai a farti fottere!”

“Avanti su, non farti pregare. Facciamo così, aggiungiamoci pure Max nel pacchetto. Salva qualcuno o muoiono tutti”.

“Io non posso scegliere!”

“Non puoi o non vuoi?”

“Non posso farlo!”

“Perché no?!" chiese l’alter ego mentre si posizionava davanti a William fermandosi.

“Perché non riesco a scegliere…” disse Chloe mentre la voce le si incrinava.

L’altra Chloe la guardò comprensiva. “Lo so Chloe che non è facile. Ma devi fare una scelta o succede questo” disse accoltellando William colpendolo all’addome. Il corpo dell’uomo cadde all’indietro sullo schienale del divano.

“NOOOOOOOOO!” urlò Chloe iniziando a piangere.

“Beh, vedi cosa succede a non decidersi? Poco male, fuori uno. Sono rimaste in tre, a te la scelta”.

“Perché fai questo?!”

“Chloe, sono veramente stufa di dovertelo ripetere continuamente! Cosa cazzo hai che non va?! Possibile che non ci arrivi da sola?! Ok, non mi lasci altra scelta!”

Si avvicinò a Joyce da dietro afferrandole la testa e accoltellandola al petto.

“NOOOOOO! MAMMA!” gridò Chloe dimenandosi sulla poltrona senza riuscire a liberarsi.

“Dunque ora sono in due. Rachel e la tua cara amica Max. Vediamo di rendere la cosa ancora più interessante”.

Il quel preciso istante Rachel si mosse guardandosi intorno. L’alter ego si avvicinò a Max togliendole il bavaglio. “Finalmente potete parlare. Ora convincete la vostra cara Chloe a salvarvi”.

La prima a parlare fu Rachel. “Chloe, ti prego aiutami. Io non voglio morire. Salvami come io ho salvato te”.

“Ma tu sei già morta Rachel” disse Chloe piangendo.

“No, non lo sono. Sono qui con te ora. Se mi salvi, finalmente potremo avere un futuro insieme. Andremo a Los Angeles, soltanto noi due”.

“Non è vero. Non c’è futuro per noi e non c’è mai stato, nemmeno quando eri in vita”.

“No Chloe, non è così. Noi possiamo avere ancora un futuro”.

“E in che modo?”

Rachel lanciò uno sguardo verso Max. Chloe fece lo stesso mentre Max cominciava a piangere.

“Chloe ti prego, non puoi farlo. Non puoi permettere che mi venga fatto del male” disse Max.

“Max…”

“Anche io ti ho salvata, non puoi voltarmi le spalle così”.

“Tu le hai salvato la vita?! Ma di che diavolo parli Max?! Tu l’hai abbandonata quando aveva più bisogno di te! Perché lei non dovrebbe fare lo stesso con te ora?!” disse Rachel.

“Tu invece c’eri e nonostante questo la tradivi! Io invece sono tornata per lei!”

“No Max, tu sei tornata per Jefferson!” rispose Rachel.

“E tu volevi andare via a Los Angeles con lui, non con Chloe!”

Mentre la diatriba fra le due ragazze continuava, Chloe spostava lo sguardo dall’una all’altra senza sapere cosa fare. L’alter ego invece guardava nella sua direzione in attesa della sua scelta. “Avanti Chloe, non possiamo stare qui per sempre. Devi fare una scelta e subito, altrimenti moriranno entrambe”.

“Non posso… loro mi hanno salvato…”

“E solo a una di loro puoi ricambiare il favore” ribatté l’alter ego.

“Ti prego, non farmi scegliere…” disse Chloe piangendo.

Nel frattempo Max e Rachel si rivolsero ancora a lei.

“Chloe, non ti ho tradito, io ti ho amato. Salva me”.

“Chloe, tu sei la mia migliore amica, siamo cresciute insieme. Non abbandonarmi, darei la mia vita per te”.

“Smettetela, vi prego…”

“Chloe, il nostro futuro ci attende” disse Rachel.

“Sei tutto ciò che conta per me” disse Max.

“Avanti Chloe è ora di prendere una decisione. Farai morire entrambe?”

“No, basta così…” disse Chloe accorgendosi di avere la possibilità di muoversi.

L’altra Chloe la guardò sorridendo. “Avanti Chloe, ora sei libera di scegliere cosa fare”.

“Chloe salvami, io ti amo” disse Rachel.

“Chloe, non lasciarmi qui…” disse Max.

“NON POSSO SCEGLIERE!” gridò Chloe affondando la testa tra le mani. Mentre continuava a piangere calò il silenzio. Le voci di Max e Rachel erano cessate. Quando rialzò la testa, vide che erano sparite e con loro anche i corpi dei suoi genitori e al loro posto sedeva il suo alter ego che la fissava.

“Dove… sono finiti tutti?!”

“Oddio Chloe, sei un caso disperato! Senza alcuna speranza! Ti prego dimmi che hai compreso lo scopo di quello che hai visto”.

“Dove sono Rachel e Max?!”

“Rachel è sotto terra e Max sta dormendo al tuo fianco. Quello che hai visto qui non è reale. Però, tutto ha un senso. La tua cara dottoressa direbbe così, vero?” disse l’alter ego sporgendosi in avanti per guardare Chloe più da vicino. “Allora Chloe, perché non sei stata in grado di scegliere tra loro?”

“Loro… mi hanno salvato la vita”.

“Hai ragione, ma solo a una di loro puoi ricambiare il gesto. Sai cosa significa?”

“Rachel è morta…”

“Benissimo, vedi che se ti impegni ci arrivi? Quindi chi rimane?”

“Max…”

“Già. Vedi Chloe, se non fosse stato per te lei non avrebbe sacrificato nessuno. Ora hai sentito, ciò che ha provato lei al faro. Hai capito il suo dilemma e sai quanto è stato devastante per lei. Ma non sarebbe avvenuto nulla di tutto ciò, se al tuo posto ci fosse stato qualcun altro”.

“Ma io le ho detto di sacrificarmi…”

“Ma la scelta non spettava a te. Ora dimmi Chloe, chi… puoi salvare?”

“Max… posso salvare lei”.

“Chiunque ti stia vicino soffre Chloe. Soffrirà anche lei a causa tua. Quindi sai bene cosa devi fare. Non aggiungere anche Max alla tua lunga scia di morte”.
“Non voglio che lei soffra a causa mia”.

“Ma succederà se non ti decidi a farlo”.

“Lo devo fare…”

“Si Chloe, devi farlo”.

“E se lei non volesse?”

L’altra Chloe si alzò dal divano avvicinandosi a lei. “Allora in quel caso morirai tu. Quella che stai vivendo non è vita. Se non puoi essere te stessa, allora non sei più nessuno”.

“Ma io non…” si interruppe mentre la lama del coltello del suo doppio, le trapassò il petto.

Chloe si svegliò di colpo non riuscendo a muoversi perché Max teneva ancora il braccio su di lei, cingendole la vita. Rimosse lentamente il braccio dell’amica per alzarsi dal letto e andare in bagno. Si buttò un po’ d’acqua in faccia guardandosi allo specchio, rimuginando sul sogno che aveva fatto. Tutto riconduceva all’unica cosa che sentiva di dover fare, ma di cui aveva paura. Uscì dal bagno e andò di sotto per bere un bicchiere d’acqua. Mentre Chloe stava bevendo sentì una voce alle sue spalle.

“Non riesci a dormire?”

“Cazzo!” disse Chloe portandosi una mano al petto mentre si girava per vedere Ryan.

“Scusami, non volevo spaventarti. Credevo che mi avessi sentito”.

“No, non ti ho sentito arrivare. Mi farete morire d’infarto prima o poi”.

Ryan rise alle parole della ragazza. “Spero di no. Adesso che Max ti ha ritrovata non sarebbe un bene se ti perdesse ancora”.

Chloe si sentì a disagio alle parole dell’uomo. “Già…”

“Va tutto bene?”

“Si… certo”.

“Vuoi un pezzo di torta?”

“Se lo scopre Vanessa ci ammazza”.

“E tu non dirglielo” disse Ryan facendole un occhiolino.

Dopo aver preso un pezzo di torta ciascuno, si sedettero al tavolo in cucina.

“Come sta andando la vostra terapia?”

“Prosegue”.

"Ci sono dei miglioramenti?"

“A essere sincera, non lo so Ryan”.

“Fate ancora brutti sogni?”

“Si”.

“Avete bisogno di tempo. Vedrai che andrà meglio”.

“Lo spero”.

Dopo aver preso un altro boccone del dolce Ryan guardò Chloe con aria interrogativa.

“Cosa c’è?” chiese Chloe sentendosi gli occhi puntati addosso.

“Le cose con Max come vanno? Non abbiamo potuto fare a meno di notare che ultimamente siete molto silenziose".

"Abbiamo avuto una discussione, ma niente di grave. Passerà".

"Lo spero. Siete sempre state buone amiche e in questo momento più che mai, avete bisogno l'una dell'appoggio dell'altra".

“Ryan, posso chiederti una cosa?”

“Certo”.

“Hai già provveduto per il diploma di Max?”

“Si, sono andato a parlare con il preside della scuola che Max frequentava qui a Seattle. Otterrà il suo diploma a breve. E quando si sentirà pronta potrà iscriversi al college”.

Chloe rimase in silenzio a giocherellare con la forchetta sul pezzo di torta.

“Hai riflettuto sulla mia proposta di andarci anche tu?” chiese Ryan approfittando di quel momento per capire quali fossero le intenzioni della ragazza.

“Io… no, non ci ho pensato”.

“Secondo me dovresti andarci. Dovresti pensare al tuo futuro ora”.

Chloe non apprezzò le sue ultime parole, perché si riferì esclusivamente al suo di futuro. Come se non fosse in alcun modo collegato a quello di Max. Tornò a mangiare velocemente il suo pezzo di torta per poter ritornare subito in camera. Quando si infilò sotto le coperte guardò la sua amica che dormiva serenamente, ripensando al sogno che aveva fatto.


Max si svegliò ritrovandosi sul divano del rifugio di Chloe e Rachel, all’American Rust. Si mise a sedere guardandosi intorno, chiedendosi per quale ragione fosse lì.

“Ma cosa…”

“Perché ti sorprendi tanto Max?” chiese il professor Jefferson entrando all’interno del rifugio.

Max si appiattì contro lo schienale del divano spaventata.

“Oh, non spaventarti Max, non ho intenzione di farti del male, anche perché basti già tu per questo”.

Max si guardò i polsi e le caviglie aspettando di ritrovarsi legata come al solito, ma stranamente non lo era. Il professore si accorse della sua sorpresa. “Si Max, oggi sei finalmente libera di scorrazzare in giro. Abbiamo fatto passi da giganti. Finalmente hai compreso il tuo gesto egoistico nei confronti di Arcadia Bay. Stai anche per pagare il prezzo per la tua scelta, quindi io non dovrò fare altro che guardare mentre di autodistruggi”.

“Cosa vuoi dire?!”

“Max, non penserai davvero che Chloe ricambi i tuoi sentimenti? Sei una povera illusa a credere una cosa del genere. Ma come tutto il resto, lo capirai presto a tue spese. Seguirai il consiglio della dottoressa, giusto? Le dirai di tutte le menzogne che le hai raccontato. Questo non farà altro che peggiorare la situazione”.

“Se non lo faccio peggiorerò la situazione”.

“Max la situazione è già peggiorata nel momento stesso in cui le hai mentito la prima volta. Se le riveli tutto adesso, non andrà affatto bene. Conosci Chloe meglio di chiunque altro. Sai bene cosa succederà”.

“Devo essere sincera con lei”.

“No Max, avresti dovuto esserlo, ma hai scelto di non farlo”.

“Io non posso perderla!”

“È per questo che non dovresti dirle nulla. Un modo per nascondere una menzogna è coprirla con un’altra e così via. Fino a quando non diventa un circolo vizioso dal quale è difficile sottrarsi. Una volta che ci sei finita dentro non è facile tirarsene fuori. Però tu sei speciale Max. Non sei una ragazza come tutte le altre. Hai delle capacità che altri non hanno e saresti solo una stupida a non utilizzarle a tuo favore”.

“Il mio… potere…”

“Si Max è proprio quello di cui sto parlando. Puoi piegare Chloe al tuo volere. Lo hai usato parecchio a scuola per rimediare ai tuoi errori relazionali con gli altri. Ti è sempre andata bene. Sei molto capace quando vuoi. Adesso la posta in gioco è molto alta Max, non puoi rimanere ferma aspettando una catastrofe. Devi fare qualcosa e subito”.

“Non posso utilizzare il mio potere, le ho promesso di non farlo”.

“Ma lo hai già usato Max e per futili motivi. La tua promessa è già stata infranta”.

“Non posso…”

“Ma devi farlo. Hai mai provato a saltare attraverso una foto fatta dal telefono?”

La ragazza si ricordò della foto che aveva scattato a Chloe, prima di avere il suo attacco al Fremont Troll. “No, non ho mai provato e non voglio farlo”.

“Se torni indietro al momento dello scatto, potresti eliminare come per magia alcune menzogne. In questo modo la furia di Chloe diminuirà di parecchio. Hai la possibilità di rimediare ai tuoi errori. Del resto, a cosa serve un grande potere se non puoi utilizzarlo a tuo piacimento, per non finire nei guai?”

“Fare questo… vuol dire manipolarla”.

Il professor Jefferson scoppiò a ridere. “E allora Max? Non è la prima volta che lo fai. Inoltre, sarà a fin di bene che utilizzerai il tuo potere. Ricorda per chi lo stai facendo. Non c’è altro modo Max, tu le hai mentito. Niente potrà mai cambiare questo, ma se tu utilizzi il tuo potere sarà tutto svanito. Come se non fosse mai successo nulla”.

“Lei non si arrabbierà…”

“Esatto Max. Però, per quanto il tuo potere sia speciale, ricorda che non potrai mai manipolare i suoi sentimenti. Non puoi costringerla ad amarti. Non dimenticare che è ancora innamorata di Rachel. Ma anche se non ti amerà, almeno potrai evitare che ti odi a causa del tuo comportamento sconsiderato”.
“E se incasino tutto di nuovo? Non posso permettere che Seattle venga distrutta come Arcadia Bay”.

“Oh Max, non preoccuparti di questo. Non farai grossi cambiamenti. Dovrai semplicemente evitare di mentirle. E se anche dovesse succedere qualcosa, non sarà nulla di così drastico, al massimo qualche uccello morto, cosa vuoi che sia. Infondo, non stai tornando indietro per salvare una vita, come è successo con Chloe. Non stai strappando nessuno dalle braccia della morte”.

Max ci pensò su e poi guardò il professore dritto negli occhi. “Non mi fido di te Jefferson”.

“E di te… ti fidi Max? Guarda cosa hai combinato con Arcadia Bay, Joyce e anche con Chloe. Pensi di essere migliore di me ma non lo sei. Ma non mi interessa cosa farai. Io assisterò alla tua distruzione Max, perché ancora una volta non sai qual è la cosa giusta da fare”.

Detto ciò, il professore uscì dal rifugio lasciando da sola la ragazza.

Max si risvegliò tranquillamente nel suo letto. Vide Chloe al suo fianco rivolta con il viso verso di lei. Sembrava stesse dormendo. Prese il suo telefono dal comodino e in quel momento Chloe aprì gli occhi osservandola in silenzio. Max guardò la foto di Chloe.

“Che cosa fai?” chiese di colpo Chloe facendola spaventare.

“Oddio Chloe, pensavo stessi dormendo”.

“No, come vedi sono sveglia”.

“Lo vedo” mentre continuavano a guardarsi.

“E allora? Che stai facendo con il telefono?”

“Io… niente… volevo vedere l’ora”.

“Per caso hai un appuntamento alle quattro del mattino?” chiese Chloe sorridendole.

Max fece una risata nervosa. “No, certo che no” disse rimettendo a posto il telefono. “Tu come mai sei sveglia?”

“Non riesco a dormire”.

“Brutti sogni?”

“No, nessun sogno. Tu?”

“Nessuno”.

“Ok, provo a dormire di nuovo” disse Chloe girandosi dall’altra parte.

Max rimase a guardare il suo telefono prima di riaddormentarsi di nuovo.

 
Sabato 25 gennaio 2014

Il giorno dopo Max ricevette una telefonata da parte di Victoria che le comunicava l’arrivo di Kate in giornata. La ragazza entrò in camera mentre Chloe stava passando il tempo al telefono.

Max chiuse la porta appoggiando le spalle contro di essa. Chloe si alzò sugli avambracci dal letto guardandola confusa. “Che succede Max?”

“Mi ha chiamata Victoria”.

“Si, capisco il tuo stato d’animo” rispose Chloe sarcastica tornando a sdraiarsi.

“Kate sta arrivando!”

Chloe si rialzò di nuovo mettendosi seduta. “Oggi?”

Max annuì.

“Beh, è una cosa positiva, no?”

“Si, sono solo molto nervosa. Sto per rivederla dopo…”

Chloe fece un sospiro. “Max devi stare tranquilla, andrà tutto bene”.

“Tu… verrai con me, vero?”

Chloe la fissò per qualche secondo in silenzio e poi allargò le braccia in segno di resa. “Ho altra scelta?”

“Grazie Chloe!”

L’appuntamento era nel pomeriggio al Kerry Park. Quando le due ragazze arrivarono sul posto, non c’era ancora nessuna traccia di Victoria e Kate. Quindi presero posto su una panchina attendendo il loro arrivo. Max sembrava visibilmente agitata e Chloe cercò di tranquillizzarla, anche se la prima a essere nervosa era proprio lei. Non aveva nessuna intenzione di esserci, ma non poteva fare altrimenti. Non voleva lasciare l’amica alle sue difficoltà. Inoltre, voleva conoscere Kate, che rispetto a Victoria poteva essere davvero considerata amica di Max. Mentre chiacchieravano tra di loro sedute sulla panchina, sentirono avvicinarsi dei passi dietro di loro. Si voltarono continuando a restare sedute e videro Kate e Victoria una accanto all’altra che stavano dirigendosi verso di loro. Max si alzò lentamente dalla panchina mentre alcune lacrime iniziarono a scenderle sul viso. Kate si fermò sui suoi passi e restarono a guardarsi per alcuni secondi, prima di correre l’una verso l’altra abbracciandosi. Chloe si alzò dalla panchina senza avvicinarsi e anche Victoria rimase in disparte a braccia conserte a osservare la scena.

“Max… tu… stai bene…” disse Kate piangendo.

“Avevo così tanta paura che ti fosse successo qualcosa Kate…” disse Max continuando a tenerla stretta fra le sue braccia.

Victoria e Chloe si diedero uno sguardo sentendosi a disagio. Il loro ultimo incontro non era stato uno dei migliori. Nonostante questo, sapevano bene che l'unica cosa importante in quel momento, fosse il ricongiungimento delle due ragazze. Avrebbero dovuto mettere da parte il loro astio. Le due ragazze sciolsero il loro abbraccio asciugandosi le lacrime.

Max si voltò verso Chloe che era rimasta indietro facendole cenno di avvicinarsi. Lei si avvicinò con passo lento e si fermò di fianco a Max. “Kate, lei è Chloe... Chloe, lei è Kate”.


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Kate allungò una mano verso Chloe. Si strinsero la mano mentre Kate le rivolgeva un sorriso. “Piacere di conoscerti Chloe”.

“Piacere mio… Kate”.

“Complimenti per i capelli”.

“Oh… grazie” disse Chloe a disagio.

Victoria si schiarì la voce. “Ehm… allora ragazze, che ne dite se andiamo da qualche parte. Conosco un Caffe non molto distante da qui. Potremmo prenderci un tè o qualsiasi altra cosa vogliate. Offro io naturalmente. Che ne dite?”

“Mi sembra una buona idea” disse Kate rivolgendole un sorriso.

Chloe aprì la bocca per protestare, ma Max le lanciò uno sguardo che sembrava dire ti prego non farlo, così decise di rimanere in silenzio. Le ragazze raggiunsero un Caffe in zona e quando entrarono, Chloe si guardò intorno notando che il posto non era granché, il che era molto strano. Trattandosi di Victoria, si aspettava un castello con la servitù che l’accoglieva all’entrata stendendo un tappeto rosso, mentre le leccavano il sedere. Invece niente. Occuparono uno dei tavoli liberi sedendosi in modo che Max fosse di fronte a Kate e Victoria dinanzi a Chloe. Forse era un bene che le due acerrime nemiche non fossero sedute vicine, il fatto di trovarsi comunque l’una di fronte all’altra non poteva impedire ai loro occhi di incrociarsi ogni tanto con astio. Qualcuno si avvicinò al loro tavolo per prendere le loro ordinazioni. Optarono tutte per una bella tazza di tè, tranne Chloe che preferì un caffè. La ragazza non riusciva nemmeno a immaginarsi di bere del tè anzi, si chiedeva cosa diavolo ci trovassero gli altri di così strepitoso in quella brodaglia colorata. Inoltre Victoria decise anche di prendere della cheesecake alla vaniglia e su quella, e almeno su quella, furono tutte d’accordo. In attesa dell’arrivo delle loro ordinazioni ci fu un momento di silenzio. La prima a rompere il ghiaccio fu Kate.

“Come stai Max?”

“Adesso che ti ho rivista, molto meglio. Mi dispiace tanto non averti chiamata dopo il tornado, ma ero distrutta e avevo paura di scoprire che ti fosse successo qualcosa”.

“Oh Max, non devi sentirti in colpa, dopotutto anche io non ti ho chiamato”.

“Ma tu non avevi la possibilità di farlo in mancanza del telefono”.

“Si, ma tu non devi sentirti in colpa. Credo che a questo tavolo, nessuna di noi può dire di non aver passato l’inferno”.

A quella frase Victoria abbassò lo sguardo rattristandosi.

“Victoria mi ha detto che siete scappati dall’ospedale” disse Max.

“Si, la mia famiglia era appena venuta a prendermi quando è apparso il tornado. C’è stato un fuggi fuggi generale. Persone che piangevano, urlavano e correvano ovunque. Ho lasciato molti dei miei effetti personali e sono scappata via con la mia famiglia. Ci siamo diretti prima a Bay City e poi a Tillamook, lì vive un caro amico di mio padre. Ci ha ospitati per un po’ e ora abbiamo trovato un appartamento”.

“Quindi resterete a Tillamook?”

“Si”.

“La tua famiglia sta bene?”

“Si, grazie a Dio stanno tutti bene. Le mie sorelle il giorno del tornado hanno deciso di venire con mamma e papà a prendermi. Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se non lo avessero fatto” disse stringendo una mano a pungo sul tavolo.

Max allungò una mano sul tavolo per posarla su quella di Kate. Il gesto non rimase inosservato agli occhi delle altre due ragazze che si lanciarono un’occhiata. Kate si girò verso Chloe. “Chloe, Victoria mi ha detto che hai perso tua madre, volevo farti le mie più sentite condoglianze. Non posso nemmeno immaginare il dolore che stai provando adesso. Sappi che se hai bisogno di qualcosa, io ci sono”.

Chloe provò un misto di emozioni contrastanti mentre guardava la ragazza. Era arrabbiata con Victoria che aveva osato parlarle della sua situazione. Triste, perché per l’ennesima volta era costretta a pensare a sua madre. Era anche sorpresa dalle parole di Kate, che si stava offrendo spontaneamente di sostenerla se ne avesse avuto bisogno. E tutto ciò senza conoscerla nemmeno. Infine, si sentì in colpa per come aveva tentato di allontanarla da Max, quando la ragazza cercò di mettersi in contatto con lei. Non poté fare a meno di immaginare Kate sul tetto della Blackwell, con l’intento di mettere fine alla sua vita mentre Max cercava di aiutarla. Max capì cosa le passasse per la testa in quel momento e allungò una mano sotto al tavolo per afferrare la sua.
 
“Grazie… Kate”.

Finalmente arrivarono le loro ordinazioni mentre continuavano a chiacchierare.

“Avete già testimoniato contro il professor Jefferson?” chiese Chloe sulle spine.

“No, non ancora” rispose Kate.

“Non vedo l’ora di farlo. Voglio che marcisca all’inferno quel gran figlio di puttana!” disse Victoria con rabbia rendendosi conto solo dopo, del suo linguaggio colorito. “Oh, scusami Kate…”

“No tranquilla, capisco la tua rabbia perché appartiene anche a me. Non riesco ancora a ricordare molto di quello che è successo nella camera oscura”.

“Credo che sia un bene Kate. Io ricordo molto bene invece… e non è facile” rispose Victoria scossa.

Kate prese una mano di Victoria stringendogliela. “Non preoccuparti Victoria, con l’aiuto di Dio supereremo tutto questo insieme”.

Chloe e Max si lanciarono un’occhiata leggermente sorprese.

“Ho saputo che anche voi state facendo terapia” disse Kate rivolgendosi alle due ragazze.

“Si, è davvero troppo per noi riuscire a gestire tutto quello che è successo” rispose Max.

“Anche io sto seguendo uno psicologo a Tillamook. Mi sta aiutando davvero tanto. Spero che anche per voi sia lo stesso”.

“Beh, la dottoressa Abigail Tyler è davvero in gamba. Ho scelto lei perché è una delle migliori a Seattle” disse Victoria.

“Si, è molto brava” disse Max.

Chloe rimase in silenzio ripensando alla sua ultima seduta. Il telefono di Victoria iniziò a suonare. La ragazza prese il telefono guardando il display esasperata.
“Scusate è mia madre, ci metto un attimo”.

Si alzò allontanandosi un po’ dalla loro tavola. “Mamma, che c’è ora?!” disse Victoria con tono brusco. Kate e Max si guardarono chiedendosi come mai Victoria sembrasse tanto arrabbiata. Chloe non diede importanza alla cosa alzandosi anche lei dal suo posto.

“Chloe, dove stai andando?” chiese Max.

“Ehm… ho bisogno di andare un po’ fuori. È l’ora della mia dose giornaliera di nicotina” rispose Chloe dirigendosi fuori. Max la guardò uscire con uno sguardo triste. Kate non poté fare a meno di notarlo.

“Va tutto bene Max?”

“Oh sì… certo. È tutto ok”.

“Non si direbbe dalla tua espressione. Ci sono problemi con Chloe?”

“No davvero, va tutto bene”.

“Max, penso di aver imparato a conoscerti ormai. Se hai bisogno di parlare io sono qui”.

“Lo so Kate” disse Max con un sorriso. “Ho bisogno di andare un attimo in bagno”.

“Ok Max, vai pure”.

Max si allontanò e Kate uscì dal locale per raggiungere Chloe. La vide appoggiata alla macchina di Victoria, dall’altro lato della strada dove c’era il parcheggio. Chloe la vide. “Ehi Kate, hai bisogno di qualcosa?”

“No, ho pensato di farti compagnia. Max è in bagno e Victoria è ancora al telefono con sua madre”.

“Oh… vuoi una sigaretta?” chiese Chloe sorridendo.

Kate appoggiandosi alla macchina accanto a lei, la guardò ridendo. “No Chloe, io non fumo”.

“Beh, se nel caso cambi idea fammi sapere”.

“Come sta Max?”

Chloe la guardò con aria interrogativa. “Beh… esattamente come la vedi”.

“Te lo chiedo perché ho come l’impressione che sta peggio di quello che vuole far sembrare. Glielo leggo negli occhi. Sono preoccupata per lei”.


È davvero incredibile di come si preoccupa per gli altri anziché di se stessa. Eppure anche lei ne ha passate tante. Ha addirittura cercato di suicidarsi. Faccio davvero fatica a capire come faccia a prendersi il disturbo di pensare agli altri. Su una cosa però sono certa. Capisco perfettamente perché Max ci tiene così tanto a lei. Sono stata una gran stronza con questa ragazza e lei non lo sa nemmeno.


“Max… ne ha passate tante. Ha degli incubi e come Victoria non riesce più a scattare foto…”

“Cosa?! Non vorrai dire che anche lei…” disse Kate sconcertata.

“No… non è come pensi” disse Chloe mentendo. “Lei ammirava molto Jefferson. Lui era la ragione per cui è ritornata alla Blackwell. Dopo quello che ha saputo… lei non…”

“Oh… capisco” disse Kate stringendo il suo crocefisso dal quale non si separava mai.

“Ma non devi preoccuparti per lei. Presto starà meglio…” disse l’ultima frase con tristezza.

Kate alzò lo sguardo verso di lei. “Riuscirete a superare tutto vedrai…”

Rimasero a guardarsi per un po’ e poi quando Kate fece per andarsene, Chloe la fermò. “Kate!”

Kate si voltò verso di lei. “Dimmi Chloe”.

“Mi dispiace tanto per quello che è successo. Spero che tu e Max rimarrete sempre buone amiche”.

“Certo, lo saremo tutte. Giusto Chloe?”

“Giusto…”

La ragazza si stava dirigendo verso il locale, ma Chloe la fermò di nuovo. “Kate, un’ultima cosa. Come fai a essere amica di Victoria? Voglio dire, lei è una delle cause per cui tu hai tentato di… insomma… hai capito…”

Kate ci pensò un po’ su. “Lo so che Victoria non si è comportata bene con me e anche con Max. Ha sbagliato, ma sta cercando davvero di rimediare ai suoi errori”.

“Si, ma non si può rimediare a quello che ti ha fatto in passato. Se non fosse stato per Max, tu ora non…”

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra. È vero, quello che è successo in passato non può essere cambiato. Ma lei come persona, può farlo. Lei cerca di essere una persona migliore e ammiro i suoi sforzi, perché ci sta provando davvero anche se le risulta difficile. Mentre ero in ospedale mi ha scritto. È stata molto carina e sono sicura che fosse sincera. Quando ci siamo incontrate per la prima volta dopo il tornado, abbiamo parlato. Lei si è scusata con me, si sente terribilmente in colpa per quello che è successo”.

“Quindi l’hai perdonata?”

“Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato. Si Chloe, l’ho perdonata e se tornassi indietro lo rifarei ancora. Non avete un buon rapporto, vero?”

“Per niente, non riesco a perdonarla dopo tutte le cattiverie che ha continuato a fare sin da quando l’ho conosciuta. Anche io frequentavo la Blackweel anni fa. È così che l’ho conosciuta. Lei era invidiosa di Rachel e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di prendere il suo posto in tutto. Ha messo in giro voci sul suo conto, facendola passare per una… poco di buono. E adesso lei è morta e…”

Chloe si ammutolì non riuscendo più a proseguire.

“Eravate molto amiche, mi dispiace tanto per quello che è successo”.

Chloe annuì gettando il mozzicone a terra pestandolo con un piede.

“Forse è il caso di rientrare”.

“Lo so che non è facile Chloe, ma devi perdonala perché se non lo fai, farai del male solo a te stessa. Il rancore non porta a nulla di buono”.

Chloe la guardò sorridendo. “Ma tu sei vera?”

Kate si diede un pizzicotto. “Credo di si Chloe”.

Le due ragazze risero e tornarono nel locale dove Max e Victoria erano ritornate al loro tavolo.

“Ma dove siete state voi due?” chiese Victoria con aria sospettosa.

“Siamo andate a fumare, vero Kate?” chiese Chloe facendole un occhiolino.

Kate rise portandosi una mano davanti alla bocca. Victoria la guardò scioccata.

“Non preoccuparti Victoria, non ho fumato” disse Kate continuando a ridere.

“Oh grazie al cielo, non è divertente Price” disse Victoria lanciandole uno sguardo omicida.

“Beh, io invece lo trovo molto divertente” rispose facendo sorridendo a Kate.

Victoria roteò gli occhi mentre scuoteva la testa. Max nel frattempo rideva insieme a Kate. Decisero di ritornare al parco per passare un altro po’ di tempo insieme. Max e Kate presero posto su una panchina. Chloe si allontanò camminando per fumare una sigaretta e Victoria era alle prese con l'ennesima telefonata di sua madre.

“Ho come l’impressione che Victoria abbia dei problemi in famiglia” disse Max mentre guardava la ragazza.

“Lo penso anche io, ho conosciuto sua madre. Ho avuto come l’impressione che la sua gentilezza nei miei confronti fosse forzata”.

“Davvero?!”

“Credo di sì. Ma penso che ci siano più che altro dei problemi tra loro. Un giorno Victoria mi ha detto che sua madre non riesce davvero a comprendere cosa stia passando. Insiste nel farla lavorare al Chase Gallery, perché pensa che sia il miglior modo per affrontare le sue paure”.

“Oh, non lo sapevo. Mi dispiace tanto per lei”.

“E io che pensavo di essere l’unica ad avere una madre così”.

“Come vanno le cose con lei?”

“Si sente in colpa ovviamente, mi ricopre di attenzioni e a me fa piacere. Solo che avrei preferito che avesse preso le mie difese, invece di venirmi contro. Lo so che sbaglio a pensarla così e infondo al mio cuore so di averla perdonata. Ma fa ancora male, perché lei non è una persona qualunque. È mia madre…”

“Non c’è nulla di sbagliato. Sei un essere umano anche tu Kate. Al tuo posto mi sarei sentita allo stesso modo. Spero davvero che tua madre capisca che ha una figlia meravigliosa e che impari a fidarsi di te e apprezzarti di più”.

“Grazie Max”.

“Non devi ringraziarmi, è la verità” disse Max abbracciandola.

Quando Kate si separò dall’abbraccio diede un’occhiata a Chloe che continuava a fumare camminando. “Scusami Max, ma prima ho chiesto a Chloe di te. So che hai degli incubi anche tu”.

“Oh, non scusarti. Anzi, a me dispiace non avertene parlato, ma so che anche tu hai problemi. Non volevo addossarti anche il peso dei miei”.

Kate afferrò le sue mani saldamente. “Max, noi due siamo amiche. Promettimi che anche se saremo lontane resteremo in contatto. E che parleremo di tutto”.

Max non poté fare a meno di pensare alla strana situazione che le si presentava. Cinque anni prima, aveva fatto quella promessa a Chloe di sua spontanea volontà. Ma non era riuscita a mantenere la parola data. Ora, Kate le chiedeva di farle quella stessa promessa. Si, la vita è davvero strana a volte. È come se le venisse concessa una seconda chance di rimediare a quell’errore che aveva commesso in passato. Lacrime iniziarono a scorrerle sul viso. Abbracciò di nuovo Kate stringendola forte.

“Te lo prometto Kate, rimarremo sempre in contatto. Ti racconterò tutto, fosse anche l’ultima cosa che faccio. Poi verrò a trovarti e anche tu. Ok?"
“Si Max…”

Dopo aver interrotto il loro abbraccio Kate guardò di nuovo in direzione di Chloe, che si era appoggiata alla ringhiera che affacciava su un vasto panorama. “Chloe non sembra serena”.

Max si girò nella sua direzione. “Già”.

“Deve essere difficile per lei. Ha perso entrambe i genitori e la sua amica. Però adesso ha te, quindi andrà tutto bene”.

“Non lo so Kate. A dire la verità le cose tra noi non vanno molto bene”.

“Perché no?”

“Siamo state distanti per molti anni. E quando finalmente ci ritroviamo succede tutto questo. Non è facile per nessuna delle due. Il punto è che le cose sono decisamente cambiate. Ho paura di perderla”.

“Non credo che questo possa succedere. Voi siete amiche e quello che avete vissuto, non farà altro che unirvi ancora di più. Sono successe molte cose brutte, questo lo so. Ma vedrai che con il tempo tutto si risolverà".

Max tornò a guardare Kate sorridendo. “Lo spero tanto”.

“Scusate di nuovo per la mia assenza” disse Victoria mentre si avvicinava alla panchina.

“Non preoccuparti Victoria” rispose Kate.

“Credo che sia ora di rientrare, se per te va bene Kate” disse Victoria.

“Si, tanto possiamo vederci ancora” rispose Kate.

“Ma certo Kate. Ok, vado a chiamare Chloe. Credo che si sia dimenticata di noi” disse Max dirigendosi verso l’amica.

Chloe guardava davanti a sé mentre con la testa vagava chissà dove. Quando Max la raggiunse si mise al suo fianco guardando nella sua stessa direzione. “Va tutto bene Chloe?”

“Si…” disse Chloe continuando a guardare davanti a sé.

“Grazie Chloe”.

Chloe si girò verso di lei. “Per cosa?”

“Per avermi accompagnata all’incontro”.

“Oh, non devi ringraziarmi, l’ho fatto volentieri”.

Max la guardò scettica e Chloe rispose: “Ok… va bene, non volevo affatto venirci per via di Victoria. Ma ora dopo aver conosciuto Kate, mi rendo conto che è stato un bene che ci fossi anche io. Sai, credo di capire perché ci tieni così tanto a Kate”.

Max la guardò ascoltando con attenzione le sue parole.

“È davvero una persona buona, esattamente come te. Mi dispiace davvero aver cercato di allontanarti da lei”.

“Chloe, ti sei già scusata abbastanza per quello”.

“Lo so, ma non riesco a smettere di pensarci. Comunque, credo abbiate molte cose in comune tu e Kate. Come ad esempio la vostra opinione su Victoria. Vedete in lei cose che io non riesco a vedere. Insomma, siete sulla stessa lunghezza d’onda. Mi fa piacere che hai lei, perché io spesso sono un disastro”.

“Chloe, non sei un disastro. E per quanto io possa avere tante amicizie, nessuna sarà mai in grado di sostituirti”.

Chloe si girò a guardarla e non lesse altro che sincerità nei suoi occhi. Max le si avvicinò abbracciandola e Chloe ricambiò, con qualche titubanza. Le parole della dottoressa Tyler tornarono a farsi prepotenti nella sua mente. Victoria e Kate guardarono il loro abbraccio.

“Spero che riescano a risolvere i loro problemi. Sarebbe davvero un peccato vedere spezzarsi un’amicizia così” disse Kate.

“Hanno dei problemi?” chiese Victoria sorpresa.

“Sembrerebbe di sì. Non so di preciso di cosa si tratti, ma credo che tutto quello che hanno vissuto stia mettendo a dura prova il loro rapporto”.

Victoria guardò verso le due ragazze. “Sono così diverse, non riesco proprio a capire come facciano a essere amiche”.

“Beh, anche noi due siamo diverse, ciò non toglie che lo stiamo diventando” disse Kate con sorriso.

“Si certo, io non… volevo dire… che… insomma io…” disse Victoria in imbarazzo.

Kate rise nel vedere la difficoltà della ragazza. “È tutto ok Victoria”.

Nel frattempo Max e Chloe si separarono dal loro abbraccio. “Credo che sia arrivato il momento di andare” disse Max.

“Ok, andiamo”.

Raggiunsero le loro rispettive automobili e dopo essersi salutate ognuno si diresse alla propria destinazione. Quando tornarono a casa le ragazze si sedettero con i Caulfield per cenare. Subito dopo decisero di guardare un film. Prima Max andò in bagno e nell'uscire, notò la porta della stanza di Chloe aperta. Entrò nella camera e vide sua madre Vanessa che stava rimuovendo le lenzuola dal letto.

“Mamma, cosa stai facendo?”

“Beh, a te cosa sembra? Devo cambiare le lenzuola, anche se mi sembra alquanto inutile visto che Chloe ormai dorme nella tua stanza”.

“È un problema per te mamma?”

“No Maxine. Se a voi sta bene così, non c’è nessun problema”.

Mentre Vanessa continuava a rimuovere le lenzuola, notò qualcosa sbucare da sotto al materasso del letto. “È questo cos’è?” chiese mentre si abbassava per afferrare l’oggetto.

Max era ancora all’entrata della stanza, quindi non riuscì a vedere subito cosa fosse. Capì di cosa si trattava solo quando Vanessa si rialzò con uno sguardo sorpreso e scioccato. Aveva tra le mani la rivista di Chloe, regalatole da Lucas.

“Ma cosa diavolo…” disse Vanessa girandosi verso sua figlia. “Maxine… come me la spieghi questa?”

“Io non…”

“Maxine, fai venire Chloe qui immediatamente!”

Max sospirò rassegnata, sapendo che l’unico modo per rimediare era riavvolgere. Alzando la mano disse: “Scusa mamma, ci rivediamo tra un attimo”.

Riavvolse fino al momento in cui era uscita dalla sua stanza per raggiungere il bagno e quindi prima che Vanessa entrasse in camera di Chloe. Aprì la porta della stanza di Chloe di corsa e prese la rivista che sbucava da sotto al letto. La infilò nella parte posteriore dei pantaloni senza pensarci. In quel momento entrò Vanessa.

“Max!”

“Ehi… mamma…”

“Che ci fai qui?”

“Ehm, pensavo di aver lasciato qui una cosa. Mi sono appena ricordata che è in camera mia”.

“Oh, va bene”.

“Tu cosa fai qui mamma?”

“Sono venuta a cambiare le lenzuola del letto di Chloe, anche se è alquanto inutile visto che Chloe dorme sempre in camera tua”.

“È un problema per te mamma?”

“No Maxine. Se a voi sta bene così, non c’è nessun problema”.

Vanessa iniziò a rimuovere le lenzuola mentre Max ritornava nella sua stanza, chiudendo la porta e appoggiandosi con la schiena contro. Fece un sospiro liberatorio per essere riuscita a evitare l’ennesimo problema, dimenticandosi di essere in presenza di Chloe che la guardava con aria interrogativa.

“Che succede Max?”

“Eh? Oh, niente”.

Raggiunse il letto stendendosi mentre guardava Chloe. “Non hai ancora preso il computer?”

“No… ma scusa, non potevi prenderlo tu visto che eri già in piedi?” chiese Chloe.

“Non ci ho pensato. Potresti prenderlo tu visto che la scrivania è dalla tua parte?”

“Sfaticata!” disse Chloe alzandosi dal letto per raggiungere la scrivania.

Max ne approfittò per sfilare la rivista dal retro dei pantaloni e nascondendola sotto al letto. Chloe tornò indietro con il pc e in quel momento una fitta di dolore attraversò la testa di Max. Chinò il capo portandosi le mani alla testa.

“Max, che hai?” chiese Chloe preoccupata afferrando l’amica per le spalle. Cercò di farle sollevare la testa e quando la vide in volto, Chloe era terrorizzata.
“Ho solo un po’ di mal di testa”.

Chloe le appoggiò una mano su una guancia rimuovendo un po' di sangue dal naso con il pollice. “E questo?”  le chiese mostrando il sangue a Max.

“Io… non lo so” disse Max alzandosi di corsa dal letto prendendo un fazzoletto per pulirsi.

“Max… perché perdi sangue?”

“Chloe, non è niente”.

“No Max! Non è esattamente niente!”

Max si asciugava il naso dando le spalle all’amica per evitare il suo sguardo. “Non esagerare Chloe, sembra quasi che tu non abbia mai visto del sangue”.

“No Max, è proprio il contrario invece. È proprio perché l’ho già visto che mi preoccupa. Lo sappiamo bene in che occasione è successa una cosa del genere”.

“Non è quello che pensi…”

“Allora perché diavolo non me lo dici guardandomi in faccia?!”

Max chiuse gli occhi un attimo per trovare la forza di voltarsi verso l'amica. Si girò lentamente verso di lei rimuovendo il fazzoletto mentendo ancora una volta.  “Non ho usato i miei poteri, se è quello che stai pensando. Capita a tutti di perdere sangue dal naso, non c’è nulla di anomalo”.

Chloe rimase a guardarla negli occhi aspettandosi di leggere la verità, ma non fu così. Per la prima volta stava mettendo davvero in dubbio le parole della sua amica. Decise di fidarsi di Max lo stesso, anche se una parte di lei era combattuta. Aveva una brutta sensazione al riguardo, che scacciò via all’istante considerando che tra tutte le persone al mondo, Max era l’unica che non le avrebbe mai mentito.

“Ok…va bene”.

“Allora che film guardiamo?” chiese Max con finta indifferenza mentre tornava a letto.

“Non lo so… scegli tu”.

Così Max scelse un film da guardare, ma entrambe le ragazze non erano tranquille. Ogni tanto Chloe lanciava uno sguardo furtivo alla sua amica, che nonostante ne era consapevole fingeva di non accorgersene. Passarono una notte turbolenta, senza riuscire a chiudere occhio. Le loro menti affollate da vari pensieri non concesse loro nessun riposo. Ormai mentire e omettere erano diventate per loro un vizio dal quale facevano fatica a staccarsi. Le troppe parole non dette e le bugie accumulate nel tempo, avrebbero portato molto presto alla resa dei conti. A ogni azione corrisponde una conseguenza…

 
Domenica 26 gennaio 2014

Il mattino seguente dopo essersi svegliate e aver fatto colazione, Max ricevette un messaggio da parte di Kate mentre Chloe era fuori a fumare.

Kate: Buongiorno Max

Max: Buongiorno Kate

Kate: Ti va di vederci stamattina? Domani devo tornare a Tillamook.

Max: Vai via così presto?

Kate: Purtroppo devo.
  • L’avvocato vuole vedermi per quanto riguarda la testimonianza che devo fare in tribunale.
Max: Capisco

Kate: Ma non devi preoccuparti, ci rivedremo ancora.
  • Non avrai già dimenticato la promessa, vero? 😑
Max: Neanche per sogno. 😜

Kate: Victoria non può passare la mattina con noi.

Max: Come mai?

Kate: Deve dare una mano in galleria.

Max: Non vorrei essere al suo posto.

Kate: Nemmeno io.

Max: Allora passo a prenderti io.

Kate: Va bene.
  • Viene anche Chloe?
Max: Visto che domani parti voglio godermi la mattinata sola con te.

Kate: Ok

Max: Allora ci vediamo tra poco.

Kate: A dopo

Max si stava cambiando quando Chloe entrò in camera rimanendo bloccata sulla soglia. Max era mezza svestita. Si voltò mentre tentava di coprirsi come poteva con le braccia.

“Chloe, non si usa bussare?! Esci immediatamente da qui!”

“Ok ok, stai tranquilla, esco subito” disse la ragazza alzando le mani in segno di resa. "Ma posso prendere almeno il mio telefono?”

“No, lo prenderai dopo! Ora esci di qui!”

“E va bene calmati!” disse Chloe mentre stava per chiudere la porta. Poi sbucò di nuovo con la testa all’interno della stanza e aggiunse: “Poi avvisami quando hai finito il tuo streeptese”.

Max lanciò una maglia verso di lei, ma non la colpì perché Chloe chiuse subito la porta. Si appoggiò alla parete in attesa che Max finisse di cambiarsi. In quel momento Ryan stava salendo le scale per andare in bagno. La guardò ridendo.

“Cosa hai combinato questa volta Chloe?”

“Ah ah, molto divertente Ryan. Sto solo aspettando che Max finisca di vestirsi”.

Ryan continuò a ridere mentre proseguiva per andare in bagno. Chloe lo guardò mormorando. “È incredibile, oltre il danno anche la beffa!”

Max aprì la porta dicendo: “Ora puoi entrare”.

“Oh, ma davvero Max?! Non è che ti sei dimenticata di indossare il burqa per caso?!”

“Smettila di prendermi in giro”.

“Non ti sto prendendo in giro. Dico sul serio” disse Chloe rientrando nella camera per prendere il suo telefono. Poi si girò verso Max e dopo averla guardata finse di essere scioccata. “Oddio Max! Hai dimenticato una tetta di fuori!”

Max d’istinto si coprì guardandosi, pur sapendo che non era possibile. Poi guardò male Chloe che scoppiò a ridere sedendosi sul letto.

“Ahahahah… Max, è troppo facile con te”.

“Sei un’idiota!”

Chloe cercò di smettere di ridere e poi guardò Max. “Come mai ti sei cambiata? Stai andando da qualche parte?”

Max sospirò sedendosi accanto all’amica. “Mi ha scritto Kate dicendomi che domani torna a casa. E vuole vedermi stamattina. È un problema per te se usciamo senza te e Victoria?”

Chloe la guardò sorpresa. “Wow… davvero non mi stai chiedendo di venire con te?”

“Si… sembra brutto eh?”

“Brutto?! Questo è un sogno che diventa realtà!” disse Chloe con eccessivo entusiasmo per prenderla in giro. Max le diede un pugno sul braccio.

“Tranquilla Max, non ho problemi al riguardo. È giusto che passiate del tempo tra di voi senza intrusioni. E poi domani parte, quindi vai e divertitevi”.

Max la guardò leggermente sorpresa. Non sembrava esserci nessuna punta di gelosia da parte di Chloe. Si avvicinò a lei dandole un bacio sulla guancia.

“E questo per cos’è?”

“Non lo so, volevo farlo e basta. Ora meglio che vado altrimenti farò tardi. Ci vediamo dopo Chloe”.

“Certo e salutami Kate”.

“Lo farò” disse Max uscendo dalla stanza.

Chloe cambiò espressione mentre si stendeva sul letto ripensando a quello che era successo la sera prima. Per distrarsi decise di scrivere alla sua amica.

Chloe: Ciao Master

BigMaster: Ciao Chloe

Chloe: Cazzo, non mi aspettavo una risposta. Pensavo fossi al lavoro come al solito.

BigMaster: Indovina perché sono a casa.

Chloe: Licenziamento?

BigMaster: Chloe, non portare sfiga per favore.

Chloe: Giorno libero?

BigMaster: No, niente giorno libero.

Chloe: E allora cosa?

BigMaster: Ho l’influenza.

Chloe: Ah, è un buon modo per non andare a lavoro.

BigMaster: Si certo
  • Sono giorni che tento di ammalarmi per restare a casa. 😑
Chloe: Dai, stavo solo scherzando.

BigMaster: Tu come stai?

Chloe: Mai stata meglio.

BigMaster: Non mi riferivo alla salute.

Chloe: Per il resto tutto come al solito.

BigMaster: E non è una cosa buona, vero?

Chloe: Non credo.

BigMaster: Sai, stavo pensando che se vi va, tu e Max potreste venire a trovarmi a Portland.
  • C’è spazio nel mio appartamento.
  • Inoltre il divano si apre diventando un letto.
  • Non so se è proprio comodo, però che sarà mai una molla infilzata in un rene?😂
A Chloe le si gelò il sangue nelle vene a leggere il messaggio dell’amica.

Chloe: Ma quanto sei idiota.
  • E piantala con quelle emoji.
BigMaster: Dai venite per qualche giorno, così staccate un po’ da tutto e vi rilassate.
  • Potete vedere Portland e io finalmente posso conoscere di persona Max.
  •  
  • Sono sicura che lei sarà d’accordo se glielo chiedi.
BigMaster: Chloe, perché non rispondi?

Chloe: Non posso chiederle questo.

BigMaster: Non capisco, perché no?

Chloe: Il fatto è che lei non sa di te.

BigMaster: E questo cosa diavolo dovrebbe significare?

Chloe: Non le ho detto che sono in contatto con te.

BigMaster: Per quale motivo?
  • Lo sai che non ha senso quello che dici?
Chloe: Non puoi capire…

BigMaster: E allora spiegamelo, perché non ci sto a capire nulla.

Chloe: Le sto tenendo nascoste alcune cose.
  • E prima che tu lo dica, lo so che sto sbagliando, ma non posso farci nulla.
  • Ho dei soldi con me e lei non lo sa.
BigMaster: Perché?
  • Che soldi?
  • E che hai intenzione di fare?
  • Chloe, che diavolo stai combinando?
Chloe a quel punto decise che era giunto il momento di rivelare a BigMaster tutta la verità. Del motivo per cui nascondeva i soldi a Max.

Chloe: Ok, ti dirò tutto.
  • Dammi il tempo di uscire di casa.
BigMaster: Max è lì con te?

Chloe: No, però preferisco chiamarti invece di inviarti messaggi.
  • Non voglio che il padre di Max mi senta.
  • Ogni tanto lavora da casa.
BigMaster: Ok, aspetto la tua telefonata.

Uscì di casa e mentre passeggiava spiegò tutta la situazione BigMaster. L'unica persona che prima o poi avrebbe dovuto sapere la verità.


Max passò a prendere Kate a casa di Victoria. Poi si diressero di nuovo al Caffe del giorno precedente e ordinarono un tè.

“Mi dispiace che domani parti”.

“Anche a me, ma ci saranno altre occasioni”.

“Assolutamente sì. Anzi, la prossima volta voglio farti conoscere i miei genitori e gli amici. Inoltre anche se casa mia non è una reggia come quella di Victoria, posso ospitarti lo stesso. Tanto Chloe non usa più la sua stanza”.

“E dove dorme?!”

“Fuori casa legata a un albero” disse seria Max.

Kate la guardò con un’espressione scioccata.

“Stavo scherzando Kate” disse Max cominciando a ridere. “Dovevi vedere la tua espressione”.

Anche Kate iniziò a ridere senza riuscire a fermarsi. “Non riesco a smettere di immaginare Chloe legata a un albero”.

Continuarono a ridere e si fermarono solo quando venne servito loro il tè.

“A parte gli scherzi, dove dorme?”

“In camera mia”.

“Dormite insieme?!”

“Si, lo abbiamo sempre fatto sin da piccole”.

“Le vecchie abitudini sono dure a morire”.

“Già…” disse Max mentre le si leggeva un po’ di tristezza negli occhi.

“Max, che sta succedendo con Chloe?” chiese Kate aver preso un altro sorso dal suo tè.

Max si prese un attimo per riflettere e poi disse: “Le ho mentito spesso da quando siamo qui a Seattle”.

“Su cosa le hai mentito Max? E soprattutto perché lo hai fatto?”

“Quando sono tornata a casa ho iniziato ad avere degli incubi. Mi svegliavo spesso nel cuore della notte terrorizzata. Ho sempre evitato di raccontarglieli nei particolari, anche quando me lo ha chiesto. Il fatto è che non volevo farla preoccupare ulteriormente. Lei ha già perso troppo nella sua vita. Anche lei ha degli incubi. Non volevo peggiorare la situazione addossandole anche questa preoccupazione”.

“Max, capisco che vuoi proteggerla, ma mentirle non è la soluzione. Ti piacerebbe sapere che una tua amica ti racconta menzogne, anche se lo fa a fin di bene?”
“No, certo che no”.

“Beh, lo stesso vale anche per Chloe. Devi essere sincera con lei se davvero non vuoi rischiare di perderla”.

“Ho combinato davvero un gran bel casino con le mie bugie coinvolgendo anche altre persone” disse appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani tra i capelli.

“Chi?!”

“Un amico. Io non so davvero cosa fare”.

“Io credo che tu sappia già cosa devi fare”.

Max alzò lo sguardo verso Kate. “Se le dico tutto adesso la perderò per davvero”.

“Questo non puoi saperlo per certo. Prendi in considerazione che se non le dici nulla e alla fine per qualche ragione dovesse scoprire la verità…”

“Si arrabbierà molto” disse completando la frase di Kate.

“Hai parlato di questo con la tua psicologa?”

“Si”.

“E cosa ti ha detto?”

“Che dovrei essere sincera e dirle tutto. Cioè, non proprio tutto”.

“Max, le bugie hanno le gambe corte. In un modo o in un altro Chloe lo scoprirà e quando succederà sarà…”

“Un disastro completo”.

“Perché la psicologa ti ha consigliato di non dirle tutto?” chiese confusa Kate.

“Beh… perché… c’è una cosa un po’ particolare che…”

“Che?”

“È complicato”.

“Ok, ma sai che puoi dirmi tutto. Siamo amiche”.

“Lo so Kate e credimi lo apprezzo tanto…”

“Ma non me lo dirai” disse Kate sorridendo.

“Per ora no. Il fatto è che sono ancora confusa al riguardo e voglio prima capire bene come gestire questa… cosa”.

“Va bene” disse Kate confusa chiedendosi di cosa potesse trattarsi.

“Oh… quasi dimenticavo, Chloe ti manda i suoi saluti” disse Max.

“Ricambia i saluti quando torni”.

“Credo che tu le piaccia molto”.

“Anche a me piace Chloe. È molto simpatica”.

“Come vanno le cose con Victoria?”

“Bene. È stato molto carino da parte sua ospitarmi da lei per permettere di rivederci”.

“Si, è stato un bel gesto. Sta cercando davvero di cambiare. Abbiamo discusso un po’ per tutto quello che è successo, ma nonostante questo sembra volermi rivedere ancora”.

“È davvero strano eh?”

“Non immagini quanto. Tu credi che dovrei frequentarla? Voglio dire, si abbiamo delle cose in comune, ma siamo diverse”.

“E allora? Anche tu e Chloe siete diverse, ma questo non ti impedisce di esserle amica. Anche Victoria ha dei dubbi su te e Chloe”.

“In che senso?”

“Si chiede come facciate a essere amiche visto che siete così diverse. Vedi? Avete un altro punto in comune tu e Victoria, i vostri dubbi” disse Kate ridendo.

“Mi piacerebbe conoscerla meglio, ma tra lei e Chloe non corre buon sangue”.

“Cosa è successo per la precisione tra loro due?”

“Beh, conosci Victoria. In passato ha preso di mira Rachel e Chloe, combinandone qualcuna delle sue. Chloe la odia nel profondo e non crede che lei possa cambiare”.

“Si sbaglia di grosso se lo pensa. Certo, non è facile cambiare, ma non è impossibile. Ognuno di noi può migliorarsi se vuole. Ci vuole solo molta pazienza, determinazione e volontà. E io credo che Victoria nonostante sia solo all’inizio del suo percorso, stia dimostrando di potercela fare”.

“Lo spero tanto”.

“Max, tu che progetti hai per il futuro?”

“Io non lo so proprio. Al momento non mi sento pronta a tornare a studiare. Ho troppi casini per la testa. E poi per quanto riguarda la fotografia… beh… se non supero tutto quello che è successo, sarà difficile avere qualche speranza”.

“Max, ma tu ami la fotografia, non puoi rinunciarci”.

“Non riesco più a scattare foto”.

“Si, Chloe me lo ha detto. Hai lo stesso problema di Victoria, anche se è stato scatenato in maniera diversa. Max non dovete rinunciare a ciò che amate di più. Non potete permettere che quel mostro vi porti via tutto”.

“Spero di poter tornare a scattare foto un giorno, ma al momento non è proprio possibile”.

“Ce la farai. Anzi, ce la farete entrambe” disse Kate stringendole una mano.

“E tu Kate? Riprenderai la scuola?”

“Si, voglio assolutamente farlo. Dopo tutto quello che mi è successo ho riflettuto molto. Ho deciso di voler diventare una psicologa Max”.

“Davvero Kate?!” chiese sorpresa Max.

“Si, voglio aiutare il prossimo. Sento che è questo il mio scopo nella vita. Voglio che nessun altro arrivi a commettere l’errore che stavo per fare io. Tu mi hai salvata Max, se non fosse stato per te non sarei qui. Devo fare lo stesso anche io. C’è tanta gente li fuori che non sa come affrontare i propri problemi. E sentendosi braccati, trovano la soluzione scappando o peggio. Grazie Max, se un giorno riuscirò ad aiutare qualcuno sarà anche per merito tuo. Perché sono qui solo grazie a te”.
Max rimase a guardarla senza parole mentre le lacrime scendevano sul suo viso.

“Non piangere Max, altrimenti comincio anche io. Finiremo per annegare tutti qui dentro”.

“Ok Kate, hai ragione” disse Max asciugandosi gli occhi cercando di sorridere.

Chiacchierarono ancora per un’altra ora. Dopo aver terminato il loro tè, fecero una passeggiata e prima che Max riaccompagnasse Kate da Victoria, passarono a casa Caulfield. Chloe era seduta sui gradini del cortile a fumare una sigaretta. Quando scesero dall’auto Chloe si alzò guardandole confusa.

“Cosa ci fate qui?” chiese Chloe sorpresa di vedere anche Kate.

“Stavo per riaccompagnare Kate a casa di Victoria, ma voleva prima passare a salutarti. Domani mattina parte presto”.

“Oh, capisco. Mi dispiace che vai già via. Pensavo ti saresti fermata più a lungo”.

“Ci saranno altre occasioni Chloe”.

“Si, lo spero”.

“Allora, come avete passato il vostro tempo? Spero bene”.

“Benissimo, credo che ne avevamo bisogno entrambe” disse Kate guardando Max.

“È vero” disse Max sorridendole.

“Mi ha fatto davvero tanto piacere conoscerti Chloe e spero di rivederti presto”.

“Si… ha fatto tanto piacere anche a me… conoscerti” disse Chloe stringendo la mano che Kate le stava porgendo. Mentre si salutavano Kate guardò Chloe negli occhi e una strana sensazione si impossessò di lei. Quando risalì in auto con Max, Kate continuò a guardare Chloe con un sorriso mentre la ragazza la salutava con la mano. Raggiunsero casa Chase rimanendo in macchina.

“Mi mancherai Kate”.

“Mi mancherai anche tu Max, ma tanto ti chiamerò spesso”.

“Si, lo farò anche io”.

“Ti voglio bene Max”.

“Ti voglio bene anche io Kate”.

Le due ragazze si abbracciarono e prima di uscire dall’auto, Kate guardò Max. “Max, stai vicino a Chloe e cerca di risolvere le cose tra di voi al più presto possibile”.

“Si certo, lo farò. Ma come mai questa raccomandazione?”

“Niente Max, solo sistema le cose con lei”.

“Oh… ok”.

“Alla prossima Max. Ciao”.

“Ciao Kate, fai buon viaggio”.

Kate si allontanò dall’auto mentre la salutava con la mano. Quando entrò in casa, Max si appoggiò al sedile dell’auto pensando alle parole dell’amica. Sembrava strano. Poi scosse la testa mettendo in moto l’auto e tornando a casa. Quando arrivò la sera, mentre erano a letto guardando un film, Chloe sembrava strana. Troppo silenziosa e pensierosa.

“Come ti sembra il film? Bello?” chiese Max.

“Mmh?”

“Il film, ti piace?”

“Oh…si certo”.

“Ho messo il tuo spazzolino nel cesso. Per te va bene?” disse Max per capire se la stesse ascoltando per davvero.

“Si, bene” rispose Chloe.

Max smise di guardare il film concentrando la sua attenzione su di lei “Davvero Chloe?!”

“Cosa?!” chiese Chloe girandosi verso di lei.

“Hai capito cosa ti ho detto? Mi hai almeno ascoltata?”

“Io… puoi ripetere?”

“Che succede Chloe?”

“Cosa dovrebbe succedere? Hai le allucinazioni per caso?”

“Sei strana”.

“Io sarei quella strana eh? Max, ma cosa c’è?”

“Sembri con la testa da un’altra parte”.

“Ti sbagli!”

“Non credo!”

“Max, ti prego! Possiamo guardare questo film in santa pace per favore?!”

“È per Kate?”

“Cosa?! Ma di che diavolo stai parlando?! Non mi ha dato nessun fastidio che sei uscita con lei!”

Max rimase in silenzio continuando a guardarla.

“Ascolta Max, io non ho nulla che non va. Ti prego di non insistere come al solito, non voglio litigare!”

Max si rassegnò tornando a guardare il film, ma ormai nemmeno lei riusciva più a seguirlo per davvero.

 
Venerdì 31 Gennaio 2014

Trascorsero quattro giorni dall’ultimo incontro di Max e Kate. Le due ragazze mantennero la loro promessa chiamandosi e scrivendosi ogni giorno. Max riuscì a trovare conforto in Kate nonostante la distanza. Ancora una volta, le cose tra lei Chloe avevano cominciato a non andare per il verso giusto. Max non riusciva a trovare nessuna spiegazione plausibile per l’atteggiamento della sua amica. Però era certa solo di una cosa e cioè, che tutto fosse cominciato il giorno dell'uscita con Kate. Ma Chloe sembrava del tutto sincera nell’affermare di non avere nessun problema a tal proposito. Quindi iniziò a credere che la motivazione potesse essere il suo riavvolgere il tempo, che le aveva causato una perdita di sangue dal naso. Forse Chloe, aveva dei sospetti su di lei. Doveva aver intuito la sua menzogna. Max e Chloe raggiunsero lo studio della dottoressa Tyler. Le due ragazze erano sedute una di fronte all'altra in sala d'attesa aspettando il loro turno. Quando la porta si aprì la dottoressa le salutò prima di dirigersi verso la sua segretaria.

"Buongiorno ragazze, sarò subito da voi. Nelly fammi la cortesia di chiamare i Tunner e di loro che voglio vederli questo pomeriggio. Joe non si è presentato nemmeno oggi".

"Subito dottoressa Tyler".

Abigail si voltò verso le due ragazze e vide che sedevano di nuovo separate, l’una di fronte all’altra senza guardarsi. Fece un sospiro e si avvicinò a loro. “Allora ragazze siete pronte?”

“Si” rispose Max.

Chloe rimase in silenzio a testa bassa. Si aspettava che la prima ad andare fosse Max come al solito.

“Bene, allora seguitemi in studio”.

Max spalancò la bocca pensando che la dottoressa si fosse semplicemente sbagliata. Chloe alzò di scatto la testa guardando Abigail.

“Che significa? Non tocca a Max?” chiese Chloe stranita.

“No Chloe, oggi faremo qualcosa di diverso. Da quello che sto vedendo, posso dedurre che l’ultima seduta non vi ha portato da nessuna parte. Forse avete bisogno di una spinta in più, ed è quello che voglio fare oggi. Seguitemi tutte e due”.

Max e Chloe si guardarono prima di alzarsi lentamente intimorite dal quel cambio di programma. Entrarono in studio sedendosi sul divano mettendo una certa distanza tra loro. Abigail chiuse la porta dello studio e si tolse la giacca, appoggiandola sulla sedia alla scrivania. Prese la penna e il suo taccuino e andò a sedersi sulla poltrona davanti al divano. Mentre la dottoressa si prendeva del tempo leggendo il suo taccuino, Max e Chloe si lanciavano furtivamente degli sguardi, temendo quello che stava per accadere.

“Ok, cominciamo a…”

“Aspetti!” disse Chloe interrompendola.

“Cosa c’è Chloe?”

“Io non capisco cosa ci faccio qui. Non è la mia seduta”.

Abigail incrociò le mani guardandola con un sorriso.

“In effetti hai ragione. Questa non è la tua seduta, ma la vostra. Di entrambe”.

“Non ne vedo l’utilità”.

“Chloe, ricordi la nostra ultima seduta?”

“Certo che la ricordo”.

“E tu Max? La ricordi?” chiese Abigail guardando la ragazza.

“Si… la ricordo…” rispose Max agitata.

“Ho cercato di spronarvi a venirvi incontro a vicenda. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso dalla scena a cui ho assistito oggi in sala di attesa. Avete creato questa barriera tra di voi e questa cosa non gioca a vostro favore. Dovete allontanare da voi tutto il malessere che avete dentro. Non dovete allontanarvi l’una dall’altra. Non siete voi il nemico da combattere”.

La dottoressa si accorse del loro stato d’animo. “Ok ragazze, ascoltatemi attentamente. Voi siete qui a causa di quello che avete vissuto. Io sto cercando di aiutarvi a metabolizzare quello che è successo e a farvi riuscire a superare il vostro trauma. In questo modo potrete finalmente tornare a vivere le vostre vite serenamente. Ma il percorso che state facendo qui con me, si sta rivelando più difficile di quello che immaginavo. Voi due siete amiche da sempre e avete condiviso una brutta esperienza. Questo dovrebbe unirvi e invece sta succedendo il contrario. Quello che è successo vi sta dividendo e vorrei cercare di evitarlo. Perché come già vi ho detto, avete dei seri problemi di comunicazione che non facilitano il mio lavoro e nemmeno il vostro percorso. Una cosa che non riuscite a vedere con i vostri occhi è che state commettendo gli stessi errori. Sicuramente lo fate a fin di bene, per proteggervi a vicenda da verità che possono risultare deludenti e scomode. Ma tutto questo con il passar del tempo sta aggravando la vostra situazione. Lasciate che vi aiuti a fare qualche passo l’una verso l’altra, perché mi sembra chiaro che nessuna delle due ci stia riuscendo. Non vi costringerò a dire nulla che non vogliate. Ogni cosa a suo tempo, nessuna forzatura”.

Abigail rimase in silenzio per un minuto dando a loro il tempo di assimilare le sue parole. Chloe si accasciò contro lo schienale con un sospiro tenendo lo sguardo basso. Max guardava la dottoressa pensando e temendo quello che sarebbe potuto venire fuori da quella seduta. L’atteggiamento di Chloe ormai indicava che non aveva più voglia di ribellarsi a quella stupida idea di Abigail. Per la prima volta Max desiderò ardentemente che Chloe mandasse tutto all’aria come sempre. Ma non lo fece, lasciando tutto nelle mani della dottoressa.

“Allora, siete pronte?”

“Faccia quello che le pare” rispose Chloe senza guardarla.

“Max, sei d’accordo?”

Max annuì poco convinta.

“Bene” disse Abigail annuendo.

Chloe incrociò le braccia tenendo lo sguardo basso.

“Come già dicevo, voi due state commettendo un gravissimo errore. State cercando di evitare il problema per non doverlo affrontare. Avete paura delle conseguenze di quello che potrebbe succedere ad aprirvi, rivelando ciò che custodite dentro di voi. Per quanto possa capire il motivo per cui lo fate, è del tutto sbagliato. Per proteggervi a vicenda non fate altro che aggiungere benzina sul fuoco. Prima o poi tutto salterà fuori in un modo o nell’altro, che lo vogliate o meno. Quando questo succederà spazzerà via tutto, anche la vostra amicizia. E io credo che non vogliate questo, perché avete già perso troppo. Quindi per cominciare, voglio cercare di capire più a fondo il vostro rapporto. Vedere quali sono gli ostacoli che vi impediscono di parlavi tranquillamente, oltre alle motivazioni di cui sono già a conoscenza. E che ovviamente non dirò per nessuna ragione al mondo” aggiunse Abigail per tranquillizzarle.

“Iniziamo da te Chloe. Quando parli con Max di un tuo problema o altro che ti riguarda, come ti senti?”

Chloe alzò lo sguardo verso la dottoressa. “Che cosa dovrei sentire?!”

“Non lo so Chloe, per questo te lo sto chiedendo. Ad esempio, ti senti compresa da lei?”

“Io… non lo so… penso di sì, altrimenti non le parlerei…” Chloe si interruppe da sola comprendendo ciò che aveva appena ammesso. Max si voltò verso di lei guardandola tristemente.

“È esattamente quello che stai facendo Chloe. Non parli con Max” disse Abigail.

“Pensi che io non sono in grado di capirti?” chiese Max.

Chloe si girò verso di lei mentre si appoggiava con le braccia in avanti sulle gambe. “Beh… a volte… non mi capisci… o forse semplicemente non vuoi capire. Anzi, non dovrei nemmeno essere io a dirti certe cose. Ci dovresti arrivare da sola!”

Max spalancò la bocca alle parole dell’amica. “Sai Chloe, io non ho la capacità di leggere il pensiero!”

“Non c’è bisogno di nessuna capacità straordinaria Max! Devi solo ascoltarmi quando ti parlo! In questo modo non dovrai sforzarti tanto per capirmi!”
“Ma di che diavolo stai parlando?!”

Abigail non aveva nessuna intenzione di interromperle, perché forse questo era la maniera più semplice per capire il problema. Ma non poteva nemmeno permettere che le cose sfuggissero di mano. Avevano appena iniziato ma i toni delle ragazze stavano già iniziando ad alzarsi.

“Ok, ferme un attimo” disse Abigail alzando le mani facendo segno di calmarsi. “Va bene il confronto ma senza prevaricare l’altra!”

“Beh, questo è quello che di solito succede con Chloe, visto che svalvola di continuo!”

Queste volta fu Chloe a girarsi di scatto verso di lei. “Ah certo, come al solito sono sempre io il problema!”

“Sei tu che perdi di continuo le staffe ogni volta che parliamo!”

“Ragazze!” le interruppe Abigail alzando anche lei un po' il tono. “Cercate di mantenere la calma. Facciamo un passo alla volta. Ho deciso di iniziare con Chloe, quindi Max devi attendere e non interromperla. Arriverà anche il tuo turno”.

“Va bene” rispose Max.

“Ok Chloe, fai un esempio di qualche vostra conversazione in cui ti sei sentita incompresa”.

“Beh, è molto semplice. Max era a conoscenza…”

“Fermati Chloe! Non puoi parlare come se Max non fosse presente. Non è a me che ti devi rivolgere, a lei. Puoi farmi la cortesia di voltarti verso di lei quando parli?”
Chloe fece un sospiro e si voltò verso Max.

“Bene, vai avanti” disse Abigail.

“Sai bene che Victoria non mi piace, ma nonostante questo hai deciso di includermi nella vostra rimpatriata. Senza chiedere nemmeno il mio parere. Praticamente hai deciso per me, come se io non fossi nel pieno delle mie facoltà mentali. Questo può voler dire solo un paio di cose. La prima, è che anche se consapevole che non sopporto Victoria, te ne sei infischiata sottovalutando il mio problema. Forse perché effettivamente non capisci quanto fastidio provo quando c’è lei. La seconda possibilità invece, è che quando ti ho parlato di Victoria, non mi hai proprio ascoltata. Non riesco nemmeno a decidere cosa è peggio".

Calò il silenzio e dopo qualche secondo Abigail guardò verso Max. “Max, vuoi dire qualcosa? Cosa vuoi rispondere a questo?”

“Io l’ho ascoltata quan…”

“Ah-ah, non parlare con me Max”.

Max si voltò verso Chloe. “Io ti ho ascoltata quando mi hai parlato di Victoria e di quello che ha fatto”.

“Davvero?! A me non sembra proprio”.

“Chloe, ora è il momento di Max, non interromperla. Max continua”.

“Mi dispiace se ti ho dato questa impressione, ma ti sbagli. Io ti ascolto davvero quando dici qualcosa”.

“E allora perché poi fai come ti pare senza nemmeno interpellarmi? Come se la mia opinione contasse meno di zero. Non sono una ragazzina, sono in grado di decidere per me stessa. Cazzo Max, è una cosa che mi riguardava. Non puoi decidere tu cosa è meglio per me”.

“Volevo solo che ci fossi anche tu. Sono abituata ad averti attorno. Abbiamo passato troppo tempo separate, penso che cinque anni possano bastare. E poi Victoria sta cercando di cambiare e rimediare ai suoi errori. Mi piacerebbe che anche tu le dia una chance”.

“Cosa?! Oh merda Max! Questa motivazione è davvero troppo da accettare!” disse Chloe arrabbiata.

“Chloe, perché invece di attaccare Max non provi a esprimere le tue ragioni in maniera più civile? Magari senza parolacce e un tono più adeguato. Infondo stai parlando con la tua migliore amica, giusto?”

“Ok, va bene. Max, io non sono te e non sono Kate. Io sono Chloe, ho il mio modo di agire e di pensare. Tu vuoi che io veda le cose dal tuo punto di vista e credimi vorrei tanto provarci, ma me lo rendi davvero difficile. Perché tu per prima non riesci a vedere le cose dal mio punto di vista. Victoria ha cercato di mettere fuori gioco Rachel per ottenere ciò che voleva. E se Rachel avesse bevuto quel dannato tè e si fosse sentita male? Se per caso fosse stata allergica a quella roba? Hai idea di quello che sarebbe potuto succedere? E le voci che ha messo in giro su Rachel che era la put… una poco di buono. E le voci su di me. Io non so cosa vedi in Victoria. Forse hai anche ragione su di lei, che sta provando a rimediare. Ma devi permettermi di capirlo da me. A mio tempo senza costringermi a fare ciò che vuoi tu. A volte con te mi sento sopraffatta. Non mi sento libera di essere me stessa e questo fa male. Perché tu mi conosci da sempre, sai come sono e cosa ho passato. Sei la mia migliore amica e tu più di tutti dovresti capirmi. E lo so che siamo state lontane per anni e che vuoi recuperare il tempo perso, ma ogni tanto ho bisogno dei miei spazi. E credo di poter avere degli amici, anche se non ti piacciono”.

Abigail guardò Chloe leggendole il senso di colpa per ciò che aveva detto. Era chiaro che la verità avesse ferito Max, lo si leggeva sul viso.

“Mi dispiace Chloe. Ti giuro che non era mia intenzione farti sentire così. Cercherò di starti meno addosso, di comprenderti e ascoltarti di più. Scusami tanto, spero che riuscirai a perdonarmi”.

“Beh, non dovrai aspettare molto. Consideralo già fatto” disse Chloe guardandola con occhi lucidi.

“Chloe, va meglio ora che hai espresso in parole il tuo disagio?” chiese Abigail.

“Meglio… sicuramente più leggera”.

“Quindi non è un male parlare, giusto?”

“No”.

“Sicuramente quello che hai detto non è stato facile per te. Ed è stata dura anche per Max ascoltare. Soprattutto perché ha riconosciuto del vero in ciò che hai detto. Ma nonostante questo possa aver fatto male entrambe, ora avete comunicato. Avete affrontato il problema invece di fingere che vada tutto bene. Non dovete accettare gli atteggiamenti che non gradite dell'altra solo per il quieto vivere. Dovete parlarne insieme e trovare un punto di incontro. Ora andiamo avanti. Max, prima hai detto che Chloe perde facilmente le staffe, giusto?”

Max guardò verso Chloe, quasi come per assicurarsi di poter parlare o chiedere il permesso di dire ciò che voleva. Abigail incrociò le braccia guardandola.

“No Max, non funziona così. Non cercare l’approvazione di Chloe per quello che vuoi dire. Esiste la libertà di parola e come Chloe ha potuto dire la sua, anche tu potrai esprimere la tua. È un confronto a due non a senso unico. Quindi esprimi il tuo pensiero anche se può risultare spiacevole per lei. E soprattutto rivolgiti a Chloe, non a me”.
“A volte… no… a dire il vero spesso, quando parliamo ti arrabbi. Sei troppo permalosa. Quando non ti piace la piega che sta prendendo una conversazione ti alteri, perdi subito la calma. Le nostre conversazioni finiscono con me che rinuncio a parlarti per evitare ulteriori discussioni. E se invece continuo a parlare, la conversazione finisce con una porta sbattuta in faccia e tu che vai via, facendomi sentire una mer… in colpa”.

Abigail guardò la reazione di Chloe. Bastava la sua espressione per confermare le parole di Max. La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa, ma la dottoressa intervenne. “Chloe, non è ancora il tuo turno. Continua Max”.

“Non sopporto il tuo atteggiamento. Perché mi impedisci di dire qualsiasi cosa. Mi blocco ogni volta, perché ho paura di come potresti reagire. Con te è sempre un terno al lotto. Non so mai quando è il momento giusto per dirti qualcosa. Il punto è che poi non cambia mai nulla, perché la tua reazione è sempre la stessa. Allora a questo punto mi chiedo che senso ha provarci a parlare con te. E per quanto io possa avere ragione su alcune cose, con il tuo atteggiamento riesci solo a farmi sentire in colpa. Capisci? Ci sto male per qualcosa che magari non ho nemmeno iniziato a dire, perché tu blocchi tutto sul nascere. Sembra che a volte ti dà fastidio persino il suono della mia voce. Io vorrei davvero avere la possibilità di aprirmi con te senza dover pensare a cosa succederà subito dopo aver aperto bocca. Vorrei sentirmi libera di poterti dire qualsiasi cosa mi passi per la testa, ma non posso perché non me lo permetti. Poi quando finalmente vedo da parte tua un minimo di interesse nel sapere cosa penso o voglio, ormai è troppo tardi perché sono io a tirarmi indietro. Perdo il coraggio e la voglia di aprirmi con te. Non so cosa fare e allora nel dubbio preferisco restare in silenzio, per evitare le urla e i tuoi sbalzi di umore”.

“Bene, Chloe vuoi dire qualcosa al riguardo? Pensi che Max abbia detto qualcosa che non corrisponde al vero?” chiese Abigail.

Chloe voleva controbattere a quello che aveva detto Max, ma ripensò a tutte le volte che si era arrabbiata con lei scappando via dalla sua stanza e a quando spesso aveva perso le staffe alzando la voce. Ma soprattutto, pensò al periodo di festività che avevano passato tra loro senza i Caulfield. Giusto un paio di volte Max era stata sul punto di dirle qualcosa, ma poi si era ammutolita o aveva cambiato discorso.

“Chloe, sei tra noi? A cosa stai pensando?” chiese Abigail.

Chloe si girò verso Max. “È tutto vero, mi arrabbio facilmente mettendoti in difficoltà. Mi dispiace davvero tanto di non riuscire a farti sentire a tuo agio con me. Mi rendo conto che spesso esagero, il fatto è che sono fatta così. Io non riesco a essere diversa. Credimi vorrei tanto essere meglio di così, ma non ci riesco. Mi dispiace di essere una continua delusione per te”.

“Max prima ha detto che cercherà di ascoltarti e comprenderti di più. C’è un impegno da parte sua. Da parte tua invece sembra esserci solo rassegnazione. Per quale motivo Chloe?” chiese Abigail.

“Perché sono stata sempre un casino. Ho sempre mandato tutto a puttane. Perché non riesco a non essere la stronza che sono”.

“Quindi non andrai incontro a Max per cercare di far funzionare il vostro rapporto?”

“Certo che lo farò… solo… non posso promettere nulla”. Chloe si girò alla sua destra guardando Max. “Cercherò di far funzionare le cose, ok? Almeno questo posso promettertelo. Ci proverò”.

“Bene, è già un inizio. Come potete vedere non è poi così difficile parlare se non perdete di vista la cosa più importante. Quando parlate tra voi, non dovete rendere tutto come fosse una battaglia. Non mettetevi l’una contro l’altra, ma rimanere unite. Siete dalla stessa parte. Avete un obbiettivo comune, ed è quello di salvare la vostra amicizia e superare ciò che vi affligge. Perché potete essere in disaccordo quanto volete, ma è chiaro che l’unica cosa che vi sta a cuore è non perdervi. E questo non succederà se comunicherete tra di voi. Vi ho mostrato come poter comunicare. Ma da oggi in poi dovete farlo tra di voi, io non sarò sempre presente. Non voglio che usciate di qui credendo che abbiate risolto tutto. Sapete bene quante cose sono rimaste in sospeso. Ritagliatevi del tempo solo per voi, in cui potete cercare di dirvi tutto quello che ancora custodite dentro per paura di ferire l’altra. Un passo alla volta tirate fuori tutto e non dimenticate di non interrompervi mai e di ascoltarvi. Ok? Ora andiamo avanti. Chloe, prima hai fatto capire chiaramente che non sopporti quando Max decide per te. Puoi approfondire questo argomento?”

“Molto semplice, ho diciannove anni e sono un'adulta! Eppure molto spesso mi fa sentire come se non fossi in grado di decidere per me stessa! E non lo fa solo lei, ma anche Ryan e Vanessa! Mi trattano neanche fossi una bambina! È questo mi dà molto fastidio! Per non parlare del fatto che non posso fare nulla senza il loro consenso”. Chloe iniziò a contare sulle dita. “Non posso fumare, bere alcolici, guidare il mio pick-up, devo rientrare in orario, faccio terapia contro la mia volontà e per concludere, sembra che io non possa frequentare chi mi pare! Penso che sia tutto per ora! Ma sono più che sicura che con il tempo la lista si allungherà!”

“Non sei una bambina, ma a volte ti comporti in maniera sprovveduta e senza riflettere prima di agire!” Anche Max iniziò a contare sulle dita mentre Chloe le sorrideva in modo beffardo. “Non voglio che fumi erba perché mi preoccupo per la tua salute! Non puoi bere alcolici perché non hai l'età per farlo! Il tuo pick-up è vecchio e potrebbe essere rischioso guidarlo! Devi rientrare in orario, perché saresti capace di restare fuori tutta la notte! E la terapia ci serve Chloe, ne abbiamo bisogno entrambe!”
“Ecco visto?!” disse Chloe rivolgendosi alla dottoressa. “Max qui è la persona adulta, matura e responsabile, io invece sono sua figlia! È come dicevo, non ho più la libertà di fare nulla! Non ho più il controllo della mia vita! Quando inizierai a trattarmi come tua amica Max?! E poi per quanto riguarda le mie amicizie?! Quelle per te vanno bene?! O posso frequentare solo chi riuscirà a entrare nelle tue grazie?!”

“Duncan non mi piace e sai bene perché!”

“No Max non lo so! Spiegamelo come fossi una bambina di otto anni”.

“Lui ha delle cattive abitudini e lo frequenti solo per questo! Non credo che tu possa considerarlo un amico!”

“Bene, adesso sei anche in grado di leggermi nel pensiero e capire come considero una persona!”

“Inoltre vi conoscete da poco!E non mi sembra un tipo di cui ci si può fidare!” proseguì Max.

“Quindi Duncan non ti piace, Jenny nemmeno…”

“Non ho mai detto che Jenny non mi piace!”

“Ricordo che all’inizio non ti piacesse!”

“Non è così!”

“Ah è vero, scusami tanto! Dimentico sempre che la tua era soltanto gelosia!”

“Pff, senti da che pulpito arriva la predica!”

“Duncan non ti piace, ma non deve essere un tuo problema! Non devi essere tu a uscirci insieme! E poi anche a me non piace Victoria, eppure non ti vieto di vederla!”

“Nemmeno io ti ho mai vietato di vederlo!”

“Non direttamente! Ma mi hai fatto capire chiaramente che non vuoi che io lo frequenti!”

“Beh, nemmeno tu vuoi che frequento Victoria, anche se non lo dici!”

“Hai ragione, preferirei che tu non la frequentassi! È solo una snob, egocentrica, altezzosa e una grande stronza! Non hai niente a che vedere con lei!”

“Ok, fermatevi un attimo!” intervenne Abigail. “Max, non puoi decidere chi deve frequentare Chloe. E lo stesso vale per te Chloe. Non avete nessun diritto d'imporre il vostro volere. Potete frequentare persone diverse anche senza l’approvazione dell’altra. Se avete problemi con le vostre relative compagnie, la soluzione potrebbe essere di non uscire tutti insieme”.

Abigail si rivolse a Max. “Quando Chloe vuole stare con Duncan, devi lasciarglielo fare”. Poi si girò verso Chloe. “E quando Max vuole vedere Victoria, tu dovrai accettarlo”.
“Capisco che cinque anni lontane non sono stati una passeggiata per voi. Volete recuperare il tempo perduto, ma non è necessario stare sempre insieme. Dovete imparare a gestire il vostro tempo in maniera equilibrata. Avete bisogno dei vostri spazi. Dovete avere tempo di stare con i vostri rispettivi amici. Del tempo da condividere insieme. E anche del tempo per stare sole con voi stesse. Tutto questo è possibile farlo solo accettando e riconoscendo i bisogni dell’altro. Altra cosa importante per entrambe è smettere di essere gelose l’una dell’altra”.

Max guardò Chloe e poi Abigail. “Chloe non è gelosa, ma possessiva!”

“Cosa hai detto?!” chiese Chloe infastidita.

“Hai capito bene cosa ho detto!”

“Ragazze calmatevi, ok?! Non pensate alla gelosia come una forma di cattiveria voluta nei vostri confronti. È qualcosa di difficile da controllare. Questo sentimento è molto doloroso e frustrante non solo per chi lo subisce ma anche per chi lo prova, perché nasce dalla paura di perdere l’altro. E questa frustrazione ben presto si trasforma in rabbia che sfocia in litigi del tutto dannosi per qualsiasi tipo di rapporto. Quindi c’è un problema di fondo tra voi. Sicuramente è dovuto molto alla vostra separazione”.

Abigail guardò Max. “Di questo ne abbiamo parlato nella scorsa seduta. Ricordi cosa hai risposto quando ti ho chiesto per quale ragione secondo te Chloe prova gelosia nei tuoi confronti?”

“Wow, fantastico! Sono stata l’argomento del giorno allora! Dimmi Max hai spiegato anche i motivi della tua di gelosia?!” chiese sarcastica Chloe.

“Chloe, vorresti negare di provare gelosia nei confronti di Max?” chiese la dottoressa.

“Servirebbe a qualcosa?!” chiese Chloe.

“Sei gelosa di Max?” chiese Abigail ignorando la domanda della ragazza.

Chloe rimase in silenzio pensando a tutte le volte che aveva provato gelosia nei confronti di Max. Era successo sempre a causa della presenza di altre persone, come Kate, Warren, Kristen, Fernando e anche Lucas. La lista era decisamente lunga. Decise di restare in silenzio mentre si appoggiava allo schienale del divano.

“Lo prenderò come un sì. Allora Max, ricordi la tua risposta?”

“Si”.

“Potresti ripeterla per rendere partecipe anche Chloe?”

“Sin da quando eravamo bambine siamo sempre state solo noi due. Non abbiamo mai cercato di fare nuove amicizie. Poi dopo il mio trasferimento ci siamo perse per anni. E quando sono tornata… semplicemente non eravamo più sole. C’era Kate e Warren. Penso che temeva preferissi gli altri a lei. Forse temeva di perdermi ancora, che mi avrebbero allontanata da lei”.

“Ed era così Max? Preferivi gli altri?”

“No! Non ho mai preferito nessun altro a lei! Ma lei voleva tutte le mie attenzioni per sé! Quindi non appena qualcuno richiedeva la mia presenza lei si infastidiva!”

Abigail guardò attentamente Chloe chiedendosi cosa avrebbe detto a tal proposito. Era abbastanza convinta che Chloe, esattamente come Max, provava dei sentimenti che andavano aldilà della semplice amicizia. Ma li negava fortemente forse più a sé stessa che agli altri. Il motivo poteva essere che lo trovava sbagliato trattandosi della sua migliore amica o semplicemente il vuoto lasciato dalle perdite che aveva subito, non le facilitavano il compito di guardare in faccia alla realtà.

“Lo sono è vero, ma ho tutte le ragioni per esserlo. Ti ho persa una volta e non voglio che succeda ancora. Temo che qualcuno possa facilmente prendere il mio posto. Perché tanto sostituirmi è semplice, visto che tu non riesci nemmeno a parlarmi. Grazie al mio carattere di merda è facile che tu possa preferire qualcun altro. Tipo Kate, lei è davvero una persona buona… io invece…”

“Chloe, hai così poca fiducia in me che pensi davvero che ti sostituirei? Tu sei la mia migliore amica ora e per sempre. Potrei avere altri mille amici, ma nessuno sarà mai te. Nessuno ti sostituirà mai. Pensi che abbia deciso di fare terapia solo per il nostro stramaledetto trauma? Se sono qui è anche per te. Ora che ci siamo ritrovate non posso e non voglio perderti per nessuna ragione”.

Alle sue ultime parole Chloe ripensò alla conversazione avuta con BigMaster, sentendosi terribilmente in colpa. Abigail iniziò a scarabocchiare sul suo taccuino pensando alla possibilità di osare di più.

“Allora, che ne dite se magari proviamo insieme a parlare di un qualche tipo di argomento affrontato nelle nostre ultime sedute? Ovviamente solo se volete. Come già vi ho detto, nessuna forzatura. Se volete provare a parlare di qualcosa in mia presenza, anche per prenderci la mano, fate pure. A voi la scelta”.

Max e Chloe rimasero in silenzio per un po’ aspettandosi qualcosa l’una dall’altra.

“So che per voi non è facile. Quello che vi portate dentro è molto. Ma pensate a quanto vi sentirete meglio una volta che vi sarete liberate dal peso. Non dovete parlare per forza di tutto ora. Però se iniziate con qualcosa, questo vi aiuterà in seguito”.

“Io non… so se è una buona idea” disse Chloe.

“E tu che ne pensi Max?”

Max si girò a guardare Chloe riflettendo. Abigail la fissava sperando che almeno lei trovasse la forza di dire qualcosa. Max aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse di nuovo rimanendo in assoluto silenzio.

“Chloe, perché pensi che non sia una buona idea parlarne? Poco fa lo avete fatto e hai confermato di esserti sentita meglio, o sbaglio?”

“Ed è così, solo che non mi sento pronta anche per questo. Ho fatto cose che non avrei dovuto fare…”

“Cosa hai fatto?” chiese Max confusa.

“Ti ho mentito…” disse Chloe con un filo di voce senza guardarla.

“Tu… su cosa?”

Chloe guardò Abigail che annuì, incoraggiandola a parlare.

“Per quanto riguarda l’erba. Il giorno che sono scappata da casa sono andata da Lucas. Gli ho chiesto del suo amico che avrebbe dovuto raggiungerci la sera prima a casa sua. Avevo capito tramite la conversazione di Lucas e Jenny che il tizio era in grado di procurare dell’erba. Così mi sono fatta dire dove trovarlo”.
Max continuava a guardarla incredula ascoltando la storia senza interrompere.

“Sono andata a cercarlo e con un colpo di fortuna sono riuscita a trovarlo. Avevo dei soldi con me. Quindi ho comprato dell’erba e quando sono tornata a casa l’ho nascosta senza dirti nulla. Quando eravamo da Colin, Duncan mi ha coperto. Ecco perché ti ha detto che era un suo regalo. E non è finita.
I ragazzi che erano con lui il giorno che stavamo al McDonald... loro... beh, erano gli stessi che stavano con lui quando ho comprato la roba. Ecco perché mi hanno riconosciuta”.

Chloe guardò Max solo dopo aver terminato il racconto.

“Quindi mi hai mentito più volte, anche con l’appoggio di altri. Duncan e... Lucas. Dio che idiota che sono stata. Avrei dovuto immaginarlo. L'amico di Duncan era così sicuro di averti riconosciuta. Avevo percepito che c'era qualcosa di strano. E quando te l’ho chiesto hai negato”.

“Non potevo dirtelo. Sapevo bene che ti saresti arrabbiata”.

“Ne avrei avuto tutte le ragioni”.

“Lo so, ma ti vorrei ricordare che quella mattina è successo di tutto. Ero arrabbiata, ok? Avevo bisogno di stare sola e sfogarmi. E c'era solo una cosa che mi avrebbe potuto calmare. Quindi sono andata a cercarlo”.

“Aspetta, ma come hai fatto a comprare l’erba?”

“Te l’ho detto, avevo dei soldi”.

“Quali soldi?”

Chloe rimase in silenzio.

“Chloe, quali soldi?”

“I soldi che avevo trovato… ricordi?” disse Chloe sperando che capisse. Max capì che dietro al modo di parlare di Chloe, c’era la necessità di non essere del tutto onesti sulla faccenda dell’erba e dei soldi. Dopotutto stavano parlando davanti a un’altra persona che avrebbe potuto metterle nei guai. Non potevano permettersi di avere dei problemi con la polizia a causa del furto e altro.

“Non credevo li avessi con te”.

“Invece si, li avevo in macchina. Te li ho tenuti nascosti”.

“Dove li tieni adesso?”

“Nella mia stanza”.

“Hai idea del casino che potrebbe succedere se i miei trovassero dei soldi nascosti? A cosa potrebbero pensare? E poi perché tenermeli nascosti? Che senso ha?”

“Io non… ok, ho sbagliato a non dirtelo. E comunque non ho più erba. Ho smesso con quello schifo” disse Chloe più a favore di Abigail anziché di Max.

“Puoi giurarci che hai sbagliato”.

Max non aveva preso per niente bene quella rivelazione. Si sentiva anche presa in giro, perché non si trattava solo di Chloe. C’erano altre persone coinvolte. E se di Duncan non c’era poi nulla da meravigliarsi, con Lucas era diverso. Lo considerava un amico, eppure aveva deciso di mentirle.

“Perché non rifletti mai prima di fare qualcosa? E poi ti lamenti se qualcuno decide per te?”

“Grazie, per fortuna ci sei tu mamma! Io non volevo mentirti! Stavo male e sentivo il bisogno di fumare! Se te lo avessi detto non me lo avresti mai permesso! Avresti fatto di tutto pur di fermarmi e avremmo litigato ancora!”

“Sei un incosciente! Non c’è stata una sola volta in cui prima di fare qualcosa hai riflettuto sulle conseguenze delle tue azioni! Ma del resto di cosa mi devo meravigliare, tanto è sempre così! Agisci, sbagli, chiedi scusa e poi ricominci tutto di nuovo! Sono stanca di questo!”

“Vorrai dire che sei stanca di me forse!”

“Non ho detto questo! Non mettermi in bocca parole che non ho detto!”

“Non lo dici ma lo pensi…”

“Non è così! E poi ti vorrei ricordare che tutto quello che fai non si ripercuote solo sugli altri, ma anche su di te! Come quando Jefferson ci ha teso una trappola e per colpa della tua impulsività ci siamo cascate! Io sono finita nella camera oscura e tu con un colpo di pistola alla testa!”

Abigail sgranò gli occhi alle parole della ragazza. Altrettanto fece Chloe.

“Max, ma di cosa stai parlando? La trappola di Jefferson, la camera oscura, un colpo di pistola? Io non credo di capire…” disse Abigail confusa.

“Max, ma cosa cazzo combini Max?!” disse Chloe.

Poi entrambe le ragazze guardarono Abigail.

“Adesso lo sai cosa devo fare” disse Max.

“Non sarò di certo io a impedirtelo. Ti avevo detto di stare molto attenta durante le sedute” rispose Max.

“Ragazze… vi sentite bene?” chiese Abigail che le guardava in maniera strana.

“Staremo bene subito dopo che Max avrà utilizzato i suoi poteri, quando le avevo chiesto esplicitamente di non farlo!” disse Chloe sarcastica guardando la dottoressa.

“Non ho altra scelta Chloe! Ci farà rinchiudere da qualche parte!”

“Ragazze, credo sia il caso che facciamo tutti una pausa”.

“Cazzo! Ok fallo Max”.

Max alzò la mano, ma Chloe la bloccò afferrandogliela. “Aspetta! Mi prometti di non tornare troppo indietro? Cancella solo il danno con la dottoressa. Voglio ricordare tutto quello che ci siamo dette, anche se sei arrabbiata con me. E un’altra cosa… scusami davvero tanto per averti mentito. Davvero non volevo”.

Max la guardò sorridendo. “Te lo prometto. E accetto le tue scuse, ma dovrai dirlo di nuovo perché questo non è mai avvenuto”.

“Giusto… ti ho chiesto scusa per niente”.

“No Chloe, non per niente. Io mi ricorderò di questo”.

Si sorrisero abbracciandosi mentre Abigail le guardava come fossero due matte. Max alzò di nuovo la mano e riavvolse il tempo.

“Non lo dici ma lo pensi” disse Chloe.

Max la guardò con un’espressione del tutto serena rispetto a prima. “No Chloe, non lo penso affatto. Io non sono mai stanca di te, nonostante tutto”.

Chloe e Abigail sembravano sorprese dal suo repentino cambio di umore.

“Ok, credo che per oggi è il caso di fermarci qui. Spero davvero che siate riuscite a comprendere quanto è importante comunicare tra voi. La comunicazione è il primo passo per recuperare un rapporto. E mi auguro che in questa settimana in cui non ci vedremo, riusciate a dirvi tutte le altre cose che custodite dentro di voi. Cercate di tirare fuori tutto. Questo deve essere un nuovo inizio per voi. Ci vediamo alla prossima seduta” disse la dottoressa Tyler.

Le ragazze dopo essere uscite dallo studio, salirono in macchina per tornare a casa. Chloe rimase con una mano sul volante guardando Max.

“Max, stai… bene?”

“Si”.

“Sicura? Perché eri un po’ strana prima. Eri arrabbiata e poi… non lo so…”

“Tranquilla, sto bene”.

“Ok” disse Chloe riposizionandosi per avviare l’auto ma si fermò.

“Non sei arrabbiata con me?”

“Si che lo sono Chloe, ma voglio che le cose si sistemino tra di noi”.

“Lo so che hai detto che chiedo continuamente scusa solo dopo aver fatto casino però… si insomma… scusami, non volevo mentirti. Mi sento uno schifo”.

“Scuse accettate. E scusami anche tu se mi sono tanto arrabbiata”.

“Ne avevi tutto il diritto”.

“Chloe, noi due dovremmo trovare il modo di dirci anche tutto il resto. Lo so che c’è molto di più di quello che abbiamo detto oggi”.

“Si, lo so questo”.

“Anche io ho delle cose da dirti”.

“So anche questo Max”.

“Forse dobbiamo decidere solo quando farlo” disse Max.

“Già. Oggi no di certo. Magari un altro giorno”.

“Si, forse è meglio”.

“La giornata è stata già abbastanza dura così”.

“Forse potremmo provarci dopodomani”.

“Perché?”

“Mamma e papà vanno a pranzo da alcuni loro amici”.

“Quindi saremo solo tu e io?” chiese Chloe.

“Si”.

“Beh, c’è un motivo per cui non ci dovrebbero essere i tuoi? Mi devo preoccupare?”

“No, però forse è il caso di stare da sole Chloe. Così se le cose non dovessero andare proprio bene, non li coinvolgeremo”.

“Ecco, adesso mi sale l’ansia”.

“Non sei l’unica con l’ansia qui”.

“Ok, allora proviamo dopodomani. Se per qualche ragione non ci riusciamo, cambiamo giorno” disse Chloe.

“Certo”.

“Bene, ora torniamo a casa”.

Quando arrivò la sera e si misero a letto, non riuscirono ad addormentarsi. E dopo un’ora a girarsi e rigirarsi...

“Chloe, stai dormendo?”

“Si sto dormendo come un ghiro”.

“Allora perché mi hai risposto?”

“Ero sarcastica Max. Comunque perché mi hai chiesto se sono sveglia se sto continuando a rigirarmi come in una centrifuga?”

“Per essere sicura di poterti parlare senza scatenare l’orco che c’è in te”.

Chloe ripensò alla seduta e iniziò a ridere mentre si girava verso di lei. “Oooh non sapevo che era uno di quei momenti. Allora hai bisogno di dirmi qualcosa?”

“No, volevo solo sapere perché non riesci a dormire”.

“Troppi pensieri”.

“A causa della nostra situazione?”

“Direi di sì. E tu perché non riesci a dormire?”

“Per la stessa motivazione”.

“Che ne dici se andiamo di sotto, apriamo il frigo e prendiamo un bel pezzo di torta? Di solito aiuta a dormire”.

“Di solito?” chiese girandosi verso Chloe. “Allora sei tu che mangi di nascosto la torta”.

“Io? Ehi, è tuo padre che mi invita a mangiarne un pezzo ogni volta che ci incontriamo di sotto”.

“Ogni volta? Ecco svelato il mistero della torta scomparsa. Lo dirò alla mamma”.

“Sei una traditrice”.

“Ho paura Chloe.”

“Di cosa?”

“Di quello che succederà dopo che noi avremo…”

“Lo so, anche io. Vorrei tanto non aver fatto le solite stronzate”.

“Beh, non sei l’unica questa volta”.

“Questa volta eh?! Ti ho contagiata con le mie stronzate allora” disse Chloe suscitando una risata di Max.

“Si, è colpa tua”.

“Lo sapevo io, nessuno resiste alle stronzate di Chloe Price” disse Chloe ridendo.

“Già…” disse Max ripensando al bacio avvenuto la sera in cui Chloe era ubriaca.

 
Domenica 2 Febbraio 2014

Finalmente arrivò domenica e i Caulfield uscirono per raggiungere i loro amici. Max era già di sotto e stava facendo colazione. Chloe invece era ancora a letto a dormire. Le ultime due notti non avevano riposato granché al pensiero di ciò che le attendeva. Forse prefissare una giornata per parlare di tutte le cose rimaste in sospeso tra loro, non era stata proprio un’ottima idea. Nonostante fosse la cosa giusta da fare, sembravano due condannate al patibolo. Dopo aver terminato la sua colazione, Max raggiunse la sua amica di sopra in camera. Aprì la porta silenziosamente per non rischiare di svegliarla nel caso dormisse ancora. Si sdraiò sul letto guardando la ragazza che era a pancia in giù, stringendo il cuscino con un braccio. A un tratto il telefono di Chloe iniziò a emettere dei suoni. Qualcuno le stava inviando dei messaggi e la tentazione si scoprire chi fosse era decisamente troppa da gestire. Il telefono era appoggiato sul pavimento dal lato di Chloe. Era decisamente arrivato il momento di aggiungere in camera l’altro comodino, che al momento era nella stanza di Chloe, visto che ormai dormivano tutte le notti insieme. All’ennesimo suono che arrivo dal telefono, Max si allungò al di sopra dell’amica per raggiungere il dispositivo. Mentre afferrava il telefono Chloe si mosse sentendo il peso di Max addosso. Girandosi verso di lei, la guardò confusa con occhi ancora assonnati.

“Max, ma cosa stai facendo?” chiese con voce ancora impastata.

Max si ritrovò faccia a faccia con Chloe senza sapere cosa dire. “Oh… io stavo… solo… buongiorno Chloe…”

“Buongiorno anche a te Max. Ehi?!”

“Eh?!”

“Potresti spostarti un po’, mi stai distruggendo il ginocchio”.

Max arrossì tornando dall’altro lato del letto con il telefono dell’amica ancora in mano. “Oh… scusami”.

“Cosa ci fai con il mio telefono?”

“Eh? Oh… questo…” disse Max sorridendo nervosamente.

“Si, quello…”

“Stava suonando e ho pensato di spegnerlo. Non volevo che ti svegliasse”.

“Oooh, che premurosa” disse sarcastica Chloe porgendo una mano per farsi restituire il telefono. Max glielo consegnò un po’ riluttante, anche se cercò di non darlo a vedere. “Sei sveglia da tanto?”

“Si, mamma e papà sono già usciti”.

“Ma che ore sono?”

“Sono le dieci passate”.

“Così tardi?” chiese Chloe chiudendo gli occhi e portandosi una mano tra i capelli.

“Già, non è che abbiamo dormito molto in queste notti” disse Max.

“Hai fatto già colazione?” chiese Chloe.

“Si, vuoi farla anche tu?”

“Prenderò solo un caffè per svegliarmi”.

“Chloe… sai che giorno è oggi?”

“Si, certo che lo so” disse Chloe girandosi verso di lei.

“Vado a prepararti un caffè” disse Max alzandosi dal letto.

“Grazie Max, ti raggiungo subito”.

Dopo che Max uscì dalla stanza, Chloe guardò il telefono. C’erano due messaggi da parte di BigMaster. “Oh cazzo, ci è mancato poco”.

BigMaster: Chloe, in questi giorni non sono riuscita a fare altro che pensare a quello che mi hai detto.
  • Penso che per me va bene, ma non posso fare a meno di chiedermi se è davvero quello che vuoi.
  • Hai riflettuto attentamente su tutto?
  • Non vorrei che tu stessi facendo scelte troppo affrettate, potresti pentirti.
  • Ti consiglio di pensarci ancora un po’ e se alla fine sarai comunque decisa ad andare avanti, puoi contare su di me.
  • Riflettici e fammi sapere…
Chloe rilesse di nuovo i messaggi e con un sospiro si coprì gli occhi con un braccio. Poi mettendosi a sedere sul letto cancellò tutti i messaggi che si era scambiata con il suo contatto. Si appoggiò con le braccia sulle gambe chinando la testa tra le mani, rimase a pensare alla conversazione avuta con BigMaster. Dopo un po’ alzò la testa osservando il ritratto di Max attaccato alla parete sopra la scrivania. Sembrava fissarla in attesa della sua decisione. Lentamente iniziò a rivestirsi per raggiungere la sua amica di sotto. Forse un caffè le avrebbe riattivato meglio i neuroni per pensare.
Quando arrivò di sotto trovò Max seduta al tavolo con il mento appoggiato sul palmo di una mano, sembrava stesse pensando a qualcosa. Cosa, non le era dato sapere e nemmeno aveva voglia di scoprirlo. Rimase a osservarla per un po’ e poi fece rumore scendendo l’ultimo scalino rimasto per distoglierla dai suoi pensieri. Max si voltò verso di lei.

“Ah, sei arrivata, prendo il caffè”.

“Ok, grazie Max” disse prendendo posto al tavolo.

Max tornò con due tazze di caffè, porgendone una a Chloe.

“Grazie ancora”.

“Di niente Chloe. Sei sicura di non voler qualcosa da mangiare? Posso prepararti…”

“No Max! Va bene così, non ho fame”.

“Ok…” disse Max sedendosi anche lei.

Bevvero il loro caffè in silenzio lanciandosi ogni tanto qualche sguardo fugace. L’aria iniziava a farsi pesante all’idea di cosa le attendeva. Alla fine fu Max a rompere il silenzio.

“Stavo pensando che il comodino che è in camera tua, potremmo spostarlo da me. Così potrai evitare di mettere il tuo telefono a terra. Sul mio comodino non vuoi appoggiarlo, quindi… pensavo…”

“Si certo, per me va bene”.

“Ok allora, magari dopo…”

“Si…”

Dopo aver preso un altro sorso di caffè, Max appoggiò la tazza sul tavolo focalizzando il suo sguardo su di essa. Chloe la guardò cercando di riordinare i pensieri che le affollavano la mente. Poi prese la parola.

“Allora… che programmi abbiamo per la giornata?”

“Beh… lo sai cosa dovremmo fare…”

"Ok, bene… ehm... come procediamo?" chiese Chloe.

“Vorrei vedere dove nascondi i soldi…”

“Dietro la scrivania della mia stanza”.

Max sembrava riflettere. “Quando siamo arrivate a Seattle…”

“Sotto il tuo letto. Li ho nascosti lì all’inizio” rispose Chloe intuendo cosa voleva sapere Max.

“Puoi… si insomma… mostrarmeli?”

“Certo, devo farlo” rispose Chloe alzandosi facendo cenno a Max di seguirla di sopra.

Entrarono nella sua stanza ormai rimasta inutilizzata, se non fosse per la presenza delle cose che le appartenevano. Spostò leggermente la scrivania dalla parete e staccò una busta di carta, che Max riconobbe subito come quella dei soldi rubati dall’ufficio di Wells.

“Ho pensato di metterli lì per evitare che tua madre potesse scoprirli altrove”.

“Ok”.

“Come puoi vedere non sono poi così sempre sprovveduta” disse Chloe porgendole la busta con i soldi. Max l’afferrò tra le mani e si accorse che fino a quel momento aveva sinceramente sperato che fosse tutto un brutto sogno. Che la sua amica non le avesse nascosto nulla e che non le avesse mentito. Ma ora tra le mani aveva la prova tangibile delle sue menzogne. Aprì la busta e vide i soldi all’interno.
“Manca qualcosa perché ho comprato dell’erba da Duncan” disse Chloe staccando un’altra busta trasparente molto più piccola, contenente ciò che aveva acquistato.

“C’è altro lì dietro?” chiese Max, con una punta di delusione.

“Non che io sappia” disse con una risata nervosa.

Max le restituì le buste e Chloe le rimise al suo posto. Spostò di nuovo la scrivania alla parete e guardò Max che aveva un’espressione strana in volto. “Max, di qualcosa per favore”.

Max incrociò le braccia al petto e guardandola disse: “Io non… non ti capisco. Perché non dirmelo? Ci siamo sempre detto tutto e ora questo… fa male Chloe”.

“Lo so e mi dispiace” disse Chloe iniziando seriamente a preoccuparsi per tutto il resto che avrebbe dovuto dire. “Forse è meglio lasciare qui il comodino per adesso. Nel caso entro questa sera non mi vorrai in stanza con te”.

“Chloe…”

“Beh, può succedere Max”.

“Non voglio questo”.

“Non ancora Max, ma forse dopo si”.

“Che cosa vuoi dire?”

“Andiamo di sotto?”chiese Chloe.

“Va bene, andiamo di sotto se preferisci”.

Andarono in salotto. Max si sedette sul divano ma Chloe preferì mettersi un po’ distante prendendo posto su una delle due poltrone davanti a lei.

“Dunque, come proseguiamo adesso?” chiese Chloe.

"Non lo so, forse dovremmo semplicemente dire le cose e basta".

"Certo... si".

"C'è solo un piccolo problema" disse Max.

"Ah sì? Quale?"

"Chi comincia?"

"Non ci avevo pensato. Allora… vuoi cominciare tu?"

"Se vuoi puoi farlo tu".

"Ma no, ti lascio l'onore di iniziare".

"Oh... che gentile” disse con sarcasmo Max.

“Ehi, sono stata io a iniziare dalla dottoressa Tyler. E poi ti ho mostrato la roba di sopra. Quindi ora tocca a te”.

“E va bene comincio io".

"Bene… spara. No, aspetta” disse Chloe prendendosi un attimo per calmarsi. “Ok… ora vai".

"Non ti ho detto tutto sui miei sogni. Sai della presenza di Jefferson. Quello che non sai e che ho evitato di dirti… è che tenta di farmi sentire in colpa per averti salvata. E la parte più brutta di tutto questo… è che ci riesce molto bene”.

Chloe rimase in silenzio riflettendo sulle parole di Max. Si appoggiò allo schienale della poltrona iniziando a far sobbalzare una gamba dal nervosismo.

"Tu lo sai che… non è realmente Jefferson, vero? Questa è una cosa della tua mente o del tuo inconscio come dice la strizzacervelli".

"Si, lo so".

"Oh cazzo! Tu... ti senti in colpa per... avermi salvato?"

“Chloe io…”

“Rispondi alla mia domanda Max!” disse Chloe cambiando tono.

"Io... so solo che se tornassi indietro farei la stessa identica scelta".

“Questo non risponde alla mia domanda”.

“Io continuerei a salvarti all’infinito Chloe, anche se questo vorrebbe dire convivere con le conseguenze delle mie azioni”.

“Continui a non voler rispondere alla mia domanda, se abbiamo deciso di essere del tutto oneste allora devi dirmelo, altrimenti possiamo chiuderla subito qui”.

Gli occhi di Max iniziarono a riempirsi di lacrime.

“Mi dispiace per tutta quella gente e ancor di più per Joyce… dannazione… era tua madre Chloe. Ma anche se questo fa tanto male, io non rinuncerei a te per niente al mondo. Ti salverei ancora, perché aprire gli occhi al mattino e trovarti al mio fianco vale molto di più del senso di responsabilità verso quello che ho dovuto fare”.

"Allora perché non me l'hai detto?"

"Perché temevo ti saresti sentita in colpa di essere qui con me. Di sentirti responsabile del mio senso di colpa".

"E non è così? Non sono responsabile?”

"No Chloe, la scelta è stata mia e tu non c'entri nulla. La decisione è stata soltanto mia. Tu non mi hai neppure chiesto di salvarti".

"Si, ma hai salvato me ed è per questo che vivi tutto questo e sono direttamente o indirettamente la causa del tuo senso di colpa".

"Ecco vedi? Ora sai perché non ho voluto dirtelo. Perché avresti detto esattamente queste parole addossandoti responsabilità che non ti appartengono".

Chloe ripensò ai suoi sogni che la perseguitavano. Inconscio o no, stavano cercando di indicarle la strada da percorrere. Era come non voler affrontare la realtà. Conosceva già il senso di colpa dell’amica. Però, sentirselo dire da lei rendeva tutto troppo reale. La consapevolezza che non poteva evitare in nessun modo ciò che secondo lei andava fatto, la colpì in pieno come acqua gelata.

"Ok… va bene… che altro?"

"Credo che ora tocchi a te” disse Max.

"Oh... ok. Allora io... anche io sogno alcune cose che non ti ho detto e che mi spaventano... molto. Non sogno solo Rachel e i miei genitori, ma anche me stessa. Per la precisione un'altra me, anche se diversa. Nei miei incubi lei… vuole farti del male. E se Jefferson nei tuoi sogni rappresenta il tuo senso di colpa, beh… allora questo vuol dire che il mio alter ego rappresenta qualche lato di me e quindi…”

“Non capisco… tu vuoi… farmi del male…”

“No! Non è questo. Forse è semplicemente qualcosa che non posso evitare. È c’è poco da sorprendersi se si tratta di me. Io sono un tale casino per chiunque e tu…”

“Chloe, tu non mi fai del male…”

“Ah davvero? E tutto quello che sta succedendo tra noi per te va bene? Non stai male? Non volevi andare in terapia anche per noi? Sei stata tu a dirlo non io. Se non soffrissi e se le cose tra noi funzionassero come dovrebbero, a quest’ora non staremmo qui a parlare di queste cose”.

“È complicato Chloe…”

“Puoi dirlo forte questo!”

“Ti prego Chloe…”

“Ok, va bene. Andiamo avanti. Tocca a te”.

“Ti ho mentito anche io” disse tutto d’un fiato Max.

Chloe ripensò a quello in cui aveva sempre creduto, tutti mentono senza nessuna eccezione. Dopotutto Max le aveva già mentito una volta dopo averle promesso di rimanere in contatto con lei, cosa che non fece. E ora davanti alla sua ammissione non sapeva come sentirsi. Lo aveva già sospettato quando l’amica perse del sangue dal naso. Lei aveva prontamente negato, ma guardandola negli occhi le si leggeva la menzogna. Aveva deciso di crederle, perché dopotutto era Max, la sua migliore amica.

"Su cosa… mi hai mentito?"

"Su alcune cose".

"Alcune?"

Max annuì rimanendo in silenzio non sapendo nemmeno come iniziare.

"Max... su cosa hai mentito?"

"Avevi detto di non volere che utilizzassi più i miei poteri. E io davvero non volevo farlo. Ma ho dovuto".

"Quante volte?" chiese Chloe cercando di rimanere calma. La menzogna poteva far male, ma anche usare il suo potere. Considerando cosa era successo a causa loro.

"Più volte..."

"Quando?"

"Quando ero in seduta dalla dottoressa Tyler".

"Lo sapevo io! Ti avevo detto che non sarebbe stata una buona idea. Che saresti dovuta stare attenta..."

"Lo so, ma è successo. Ho detto cose che non avrei dovuto. Dovevo rimediare e quello era l'unico modo".

"Aspetta, li hai usati anche nell'ultima seduta che..."

"Si, ho dovuto".

"Ecco perché sembravi strana. Un attimo sembravi arrabbiata e poi…cazzo! E in quale altra situazione hai dovuto usarli?”

"Quella sera che perdevo sangue dal naso..."

"Lo sapevo! Cazzo io lo sapevo! Era ovvio che stavi mentendo! Io ho voluto crederti!”

"Mi dispiace Chloe. Mamma ha trovato la tua rivista e non volevo altri casini”.

"Ti dispiace?! Beh cazzo, hai fatto tante storie per le mie bugie e ora tu stai ammettendo di fare lo stesso! Bene, siamo pari allora! Con l'unica differenza che a me hanno mentito per tutta la vita! E tu lo hai fatto più di tutti!”

“Ti ho mentito anche il giorno che siamo state a casa di Lucas” disse Max.

Chloe alzò di scatto la testa verso di lei.

“Cosa?!”

“Tu... hai bevuto troppo... ti sei ubriacata e quando siamo tornate a casa... ti ho aiutato a raggiungere la tua stanza”.

“E allora?”

“Ho cercato di toglierti i vestiti per metterti a letto ma...”

“Ma?”

“Ma tu mi hai attirata verso di te e... mi hai baciata lasciandomi quel livido...”

Chloe era scioccata da quella rivelazione. Aveva sempre creduto che fosse stato Lucas e invece lui non c’entrava assolutamente nulla. “Stai mentendo” disse Chloe rifiutandosi di credere non tanto alla bugia di Max, ma a quello che lei aveva fatto.

“No, non sto mentendo. Mi hai baciato chiamandomi Rachel”.

Chloe si ricordò del suo risveglio, distesa sul letto con la camicia sbottonata.

“Cosa è successo dopo?”

“Sono andata via nella mia stanza”.

“Ma tu avevi detto che era stato Lucas”.

“No Chloe lo hai detto tu, io te l'ho lasciato solo credere. Perché sembrava più convincente che fosse stato lui. Quando hai fatto il suo nome ho pensato che era un buon modo per evitare di dirti cosa fosse successo per davvero”.

“Perché mentirmi?”

“Perché siamo state messe in punizione anche a causa di quello. Papà voleva sapere che cosa fosse successo e io non potevo dirgli la verità. È per questo che ha chiesto spiegazioni a te, scatenando l'inferno. Ti saresti sentita in colpa per questo”.

“Lucas è a conoscenza di tutto questo?”

“Si, ho dovuto dirglielo nel caso gli avresti chiesto spiegazioni”.

“Oh cazzo! Cos’altro è successo quella sera?! Ho fatto altro?! Ti prego voglio la verità!”

“Chloe, non hai fatto altro. Mi hai solo tirata verso di te ed è successo. Quando mi hai chiamata Rachel ti ho respinto e sono andata via”.

Chloe continuava a riflettere cercando di ricordare qualcosa di quella sera. Ma non ricordava nemmeno il rientro a casa. Poi la guardò confusa.

“Avevi già usato i tuoi poteri prima di quel momento?”

“Si”.

“Allora perché non hai riavvolto?! Se lo avessi fatto avremmo potuto evitare una serie di casini!”

“Non potevo…”

“Perché se lo avevi già fatto?! E poi a quel tempo noi non avevamo nemmeno iniziato terapia. Quindi in quale altra occasione li hai utilizzati?!”

“Chloe ti prego non…”

“Quando li hai usati la prima volta?!”

“Io non…”

“Quando Max?!”

“Sempre Il giorno che abbiamo passato a casa di Lucas".

“Quello stesso giorno?”

“Si”.

"Perché, cosa è successo?! Sono morta di nuovo per caso?!”

“No Chloe, non è successo niente del genere”.

“Allora cosa Max?!”

"Stavamo giocando a obbligo o verità e Lucas stava per..."

"Per...?"

"Baciarti".

Chloe la guardò ancora più confusa. "Che cosa?! Tu hai… usato il potere solo per evitare che lui..."

Max chinò la testa restando zitta. Non c'era molto da dire in proposito. C'era solo da capire e forse, Chloe aveva capito. Il ricordo del diario riaffiorò nella sua mente. Chloe non chiese nulla evitando di guardarla.

“Ho sbagliato Chloe, ma tutto questo non sarebbe mai successo se tu non avessi bevuto! Se per una maledetta volta mi avessi dato retta invece di ignorarmi!
Ti avevo chiesto esplicitamente più di una volta di non bere! Ma tu come al solito hai fatto ciò che volevi!”

Chloe si alzò dalla poltrona per tornare di sopra. “Cazzo, fermiamoci qui Max, non voglio sapere nient’altro per oggi!”

“No Chloe, tocca a te ora! Non concluderemo così! Non andrai via di nuovo come fai sempre!”

Chloe si fermò proprio mentre stava per uscire dal salotto. Chiuse gli occhi temendo il peggio. Ma sapeva che Max avrebbe insistito e allora si voltò lentamente verso di lei.

“Tocca a te…” disse Max.

“Io… ho letto il tuo… diario” disse Chloe a bassa voce.

“Cosa hai detto? Non ti ho sentito”.

“Dannazione Max, io… ho letto il tuo diario”.

Max sgranò gli occhi alle parole di Chloe, non riuscendo a credere alle proprie orecchie. “Tu… hai fatto cosa?!”

“È successo la mattina che sei andata con tuo padre per comprare la tua nuova chitarra. Volevo fumare una sigaretta. Ma quando sono andata in camera mia non ho trovato l’accendino e così sono entrata nella tua stanza. L’accendino stava sulla scrivania. Mi sono avvicinata per prenderlo e abbassando lo sguardo ho notato un cassetto leggermente aperto e ho visto il diario”.

Max continuava a guardarla scioccata non riuscendo a dire nemmeno una parola. C’era da dubitare anche che respirasse in quel momento.

“Avevo intenzione di leggerlo, ma sapevo di stare sbagliando. Non era giusto nei tuoi confronti e stavo per rimetterlo a posto. Però poi non l’ho fatto. Siamo amiche quindi non ci dovrebbero essere segreti tra noi. È questo che ho pensato. Così ho iniziato a sfogliarlo e quando ho visto che scrivevi anche di me, ho continuato a leggere”.

Max iniziò a collegare i vari puntini e lo schema che si delineava non le piaceva affatto. Riviveva nella sua mente quella mattina che era rientrata a casa, trovando Chloe in camera sua.

“Non ho letto proprio tutto… molte cose le ho saltate” disse Chloe come se questo potesse in qualche modo ridurre la gravità del suo gesto.

“Quella mattina eri in camera mia e sembravi strana. Ti stavo per scoprire vero?”

“Si, avevo il tuo diario in mano. Ho cercato di non farti capire nulla, portandoti di sotto”.

“Per questo volevi farmi leggere il tuo diario?! Per pulirti la coscienza?! È questo che volevi fare?!”

“Max, lo so di…”

“Hai avuto anche il coraggio di prendertela con mio padre per aver acceso il tuo telefono! Quando tu per prima hai violato la mia privacy! Come David ha fatto con te! Tu non sei da meno! Punti il dito contro gli altri ma tu sei come loro!”

“Max, ora sei arrabbiata e hai tutto il diritto di esserlo, ma…”

“Fin dove hai letto?!”

“Cosa?! Che importanza ha questo…”

“Per me ne ha, fin dove hai letto Chloe?!”

“Non ho letto tutto…”

“FIN DOVE HAI LETTO?!” urlò Max.

“Fino… all’ultima pagina…”

Max la guardò dritta negli occhi. “A quanto pare avevi ragione per la faccenda del comodino! Può restare lì dov’è! Ti voglio fuori dalla mia stanza!”

Detto questo le passò accanto per uscire dal salotto, ma Chloe l’afferrò per fermarla. “Max, aspetta ti prego…”

Max la spinse via. “Lasciami in pace Chloe! Non voglio sapere che cosa hai da dire! Perché tanto niente potrà mai cancellare quello che hai fatto, NIENTE!”

Uscì dal salotto di corsa raggiungendo la sua stanza. Dopo aver rimosso tutto ciò che apparteneva a Chloe riportandole nella sua stanza, ritornò nella sua camera chiudendo a chiave. Iniziò a piangere silenziosamente. Chloe ritornò nella sua stanza, dove avrebbe dormito di nuovo a partire da quello stesso giorno. Ammesso che sarebbe riuscita a dormire. Si sedette sul letto afferrando il telefono per scrivere al suo contatto di cui Max non sapeva ancora nulla.

Chloe: Ci ho pensato e credo di non avere altra scelta ormai.
  • Spero che per te vada davvero bene.
La risposta non tardò ad arrivare.

BigMaster: Ok, se sei sicura di questo, per me va bene.

Chloe: Grazie

Lasciò il telefono mentre le lacrime scorrevano sul suo viso. Quello era l’incubo che stava per trasformarsi in realtà.


                                                                                                           Continua…

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Capitolo 7
*** L'inizio della fine ***


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Solo chi ha la forza di
scrivere la parola fine
può scrivere la parola
inizio.


                   (Lau Tzo)




Capitolo 7
L’inizio della fine



Lunedi 3 Febbraio 2014

Passarono l’ennesima notte priva di sonno, chiuse nelle loro rispettive stanze a ripensare a quanto successo. I Caulfield dopo essere tornati dal loro pranzo con gli amici, non ebbero modo di vederle visto che entrambe si rifiutarono di cenare. Intuirono subito che fosse successo qualcosa tra loro, ma non intervennero in nessun modo. Ormai erano abituati ai loro sbalzi d’umore e sapevano che era soltanto questione di tempo prima che si riavvicinassero l'una all'altra. Non che apprezzassero questi continui alti e bassi, ma non avevano intenzione di peggiorare la situazione intromettendosi. Erano adulte e come tali dovevano risolvere le loro faccende da sole. Se poi in casi estremi necessitavano di un aiuto esterno, c’era la dottoressa Tyler su cui poter contare. Dopotutto era il suo mestiere e chi meglio di lei poteva comprendere la loro situazione. Inoltre veniva anche pagata per questo. I Caulfield erano stati sottoposti a troppo stress a causa di ciò che era successo alle due ragazze. Prendere un po' le distanze dai loro affari personali restava l’unica soluzione per non farsi coinvolgere ulteriormente, finendo per essere travolti anche loro dalle loro problematiche. Se solo avessero saputo in anticipo cosa stesse per succedere, forse avrebbero deciso di metterci lo zampino, anche se questo sicuramente non avrebbe aiutato in nessun modo. Quel mattino a tavola durante la colazione, dopo aver dato il buongiorno calò un silenzio assordante. Erano sedute al solito posto una accanto all’altra, ma non si degnarono di uno sguardo continuando a mangiare i loro cereali. Vanessa le guardò schiarendosi la voce.

“Allora ragazze, come avete passato la mattinata di ieri?”

“In casa” rispose Max con tono serio senza alzare nemmeno la testa.

“Avete programmi per oggi mentre siamo a lavoro?”

“Stasera esco con Victoria” disse Max.

Chloe si voltò verso di lei.

“E tu Chloe, esci con loro?”

La ragazza si fiondò di nuovo sulla sua colazione. “No! Esco per conto mio!” disse con la bocca piena.

I Caulfield si guardarono prima di riportare l’attenzione alla loro colazione. Max finì in fretta la sua colazione e si alzò da tavola. “Vado a fare una doccia, lasciate pure tutto sul tavolo. Metterò in ordine dopo”. Raggiunse le scale senza aggiungere altro.

Anche Chloe finì la sua colazione. “Vado a stendermi un attimo sul letto. Oggi non sto molto bene”.

“Che hai Chloe?”

“Niente di che, sono soltanto un po’ stanca. Non ho dormito granché questa notte. Non preoccupatevi”.

Detto ciò si alzò da tavola e raggiunse le scale per tornare in camera sua.

“Ci avevamo visto giusto allora, c’è stato un altro battibecco. Tutto nella norma” disse Ryan finendo la sua colazione.

“Io non capisco cosa c’è che non va in loro. Capisco che si possa litigare, ma non in questo modo. Questa cosa va avanti da troppo tempo, per l’esattezza da quando sono arrivate a Seattle. Passano dall’essere appiccicate tutto il santo giorno a ignorarsi completamente” disse Vanessa.

“Si calmeranno come hanno sempre fatto, non devi preoccuparti”.

“Si, fino a quando litigheranno di nuovo”.

“Finché riescono a trovare un punto di incontro va bene”.

Max sotto la doccia continuava a ripensare al gesto di Chloe. Aveva violato volutamente la sua privacy. La cosa più difficile da accettare, era la consapevolezza che Chloe fosse ormai a conoscenza dei dubbi sui suoi sentimenti verso di lei.


Come ha potuto farmi una cosa del genere? Nessuno le dà il diritto di frugare tra le mie cose. È sempre pronta a giudicare gli altri per le loro azioni e alla fine lei si comporta anche peggio. È solo un'ipocrita. Ora lei sa della confusione che ho sui miei sentimenti verso di lei. Non doveva finire così. Tra tutte le cose che ha fatto questa è indubbiamente la peggiore. Perché non c'è mai un attimo di pace? Perché va sempre tutto storto? Forse questo è solo quello che merito per aver sacrificato la vita di tante persone innocenti.

 
“Dannazione Chloe, perché rendi tutto così difficile?” disse Max battendo un pugno sul parere della box doccia iniziando a piangere. Nel frattempo che la ragazza scaricava altra tensione e lacrime sotto lo scroscio d’acqua della doccia, Chloe era a letto guardando il soffitto.


Dunque è questa la fine di tutto? Ho cercato di ignorare i segnali di quello che sarebbe avvenuto prima o poi. I miei incubi non sono mai stati lontani dalla realtà. Le sto causando solo problemi e dispiaceri. Mi hai salvata Max, ma la tua migliore amica è morta con papà e poi con Rachel e infine con mamma. Hai salvato un fantasma. No Max, non ne valeva la pena. Io non ne valevo la pena.


Mentre lacrime minacciavano di rifare la loro comparsa, qualcuno le inviò un messaggio. Era BigMaster.

BigMaster: Ehi Chloe, come va?

Chloe: Non bene...

BigMaster: Mi dispiace davvero tanto.
  • Vorrei poter far qualcosa per aiutarti.
Chloe: In realtà stai già facendo molto.
  • Non so nemmeno come ringraziarti.
BigMaster: Non c'è bisogno di ringraziarmi.
  • Sei mia amica, no?
Chloe: Si, spero di meritarmi quel titolo.

BigMaster: Non essere così dura con te stessa.
  • E poi l'aiuto che ti sto dando sarà ricambiato.
  • Lo sai bene in che situazione sarò molto presto.
Chloe: Già

BigMaster: Ci stiamo aiutando a vicenda.
  • Di solito è questo che fanno gli amici.
Chloe: Grazie ancora.

BigMaster: Smettila di ringraziarmi.

Fammi sapere quando arriverà il momento.

Chloe: Si, lo farò.

BigMaster: Ora torno a lavoro.

Chloe: Ok

BigMaster: Ciao

Chloe: Ciao

Chloe cancellò i messaggi e andò anche lei a farsi una doccia. Max nella sua stanza inviò dei messaggi a Victoria per chiederle di incontrarsi in serata.

Max: Victoria ci sei?

Victoria: Ehi Max, ciao.

Max: Ciao

Victoria: Come stai?

Max: Potrei stare meglio.

Victoria: A chi lo dici...

Max: A quanto pare non stiamo passando un buon momento.

Victoria: Già

Max: Mi stavo chiedendo se per caso ti andasse di vederci stasera.


Per un po' non arrivò nessuna risposta e Max iniziò a dubitare che Victoria volesse davvero avere a che fare con lei. Non poteva immaginare cosa stesse succedendo a casa Chase in quel momento. Victoria era nella sua stanza a consultare qualcosa sul suo laptop. Quando ricevette i messaggi di Max, venne interrotta da sua madre che entrò in camera senza bussare, guardandola con disapprovazione.


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"Victoria potresti smetterla di stare a quel maledetto telefono e fare qualcosa di costruttivo?" disse Amanda.

"Tipo cosa mamma?" chiese Victoria con ostilità.

"Raggiungere tuo padre in galleria ad esempio. Sai bene che siamo un po’ indietro per la preparazione della mostra. Sarebbe bello se contribuissi anche tu".

"È quello che faccio quasi tutti i giorni mamma".

"È per il tuo futuro Victoria quindi non lamentarti. Tutto ciò che fai oggi, ti aiuterà a ottenere il posto che meriti nel mondo domani. Hai bisogno di concentrare le tue energie sulle cose che contano davvero".

"Cosa mamma?! La galleria?! Io voglio diventare una fotografa e non prendere il vostro posto".

"È esattamente quello che volevo per te Victoria, ma date le circostanze..." disse Amanda portandosi una mano sulla fronte.

"Quali circostanze?! Che ho subito un trauma dopo essere stata rapita da uno squilibrato?! Che ho rischiato di morire?! Che non riesco più a scattare foto?! Che il mio sogno si è rivelato essere il mio peggior incubo?! Mi dispiace mamma se non sono così forte e strafottente come te! Ho rovinato i tuoi piani!" disse Victoria infervorandosi ulteriormente.

"Non parlarmi in questo modo signorina! Tutto quello che faccio è per te! Anche mandarti da quella strizzacervelli che secondo il tuo punto di vista è di aiuto, cosa di cui dubito fortemente!”

“La dottoressa Tyler mi è di aiuto e mi capisce molto più di quanto potresti mai fare tu mamma!”

“Non dire idiozie Victoria! Se ti sta davvero aiutando mi spieghi come mai non stai ancora scattando foto?! E perché non sei già al college?!”

"Pff, sei davvero incredibile! Tu non hai la minima idea di cosa ho passato!”

"Invece lo so e sto cercando di aiutarti, spronandoti a lavorare con noi in galleria! Questo è un buon modo per affrontare il tutto! Non è scappando dalle difficoltà che si risolvono i problemi!”

"Mamma! Quello per me è il luogo meno indicato per superare le mie paure! Il mio problema ha a che fare con la fotografia e a ciò che mi ricorda continuamente! E il fatto che tu non lo capisca non fa che peggiorare le cose!”

Amanda la guardò in silenzio per un attimo e poi come se nulla fosse riprese a parlare incurante delle parole della figlia. “Comunque sia, grazie all'impegno nello studio alla Blackwell e a quello che ti è successo, otterrai il tuo diploma in men che non si dica. Quindi è ora che ti dia da fare per superare questa fase, in modo che potrai iscriverti finalmente al collage".

"Davvero mamma?! Grazie a quello che mi è successo otterrò il diploma?! Fantastico, allora posso considerarmi fortunata per quello che mi è successo” disse scioccata Victoria.

“Non è quello che ho detto Victoria e lo sai bene! Ricordati che per diventare qualcuno e avere una vita agiata, bisogna rimboccarsi le maniche e non piangersi addosso! Io e tuo padre abbiamo faticato tanto per ottenere il nostro posto nella società, non siamo stati con le mani in mano! Ora è meglio che vada, qualcuno dovrà pur aiutare tuo padre in galleria!” disse Amanda uscendo dalla sua stanza.

Victoria sbuffò esasperata dall’atteggiamento di sua madre. Sembrava non comprendesse affatto il suo stato d’animo. Non riusciva a vedere quanto facesse fatica a stare in galleria. Quel luogo le ricordava continuamente il professor Jefferson e il suo stato di semi coscienza e impotenza nelle mani del suo carnefice. Si potrebbe effettivamente pensare che Amanda Chase non amasse affatto sua figlia e che fosse soltanto interessata a metterla in mostra come un trofeo e poter dire con orgoglio ‘questa è mia figlia’. Il vero problema con sua madre è che nonostante le volesse bene, non era mai stata in grado di dimostrarglielo. Di certo non perché non avesse un cuore nel petto, ma semplicemente perché lei in primis non aveva ricevuto affetto da sua madre. Anche lei era sottoposta ai desideri incontrollabili della madre di vederla realizzata. Maribeth, la nonna materna di Victoria, non era mai stata amorevole nei confronti di sua figlia. Le sue attenzioni verso di lei, erano dovute soltanto a renderla una persona adulta, indipendente e responsabile. Che diventasse una persona importante, rispettata e temuta da tutti. Tutto questo era stato un peso per lei da giovane. Adesso senza rendersene conto stava riversando a sua figlia lo stesso trattamento, incrinando così il loro rapporto giorno dopo giorno. La sua incapacità di avere un rapporto sano e pacifico con Victoria stava aumentando le incomprensioni tra loro. Amanda odiava vedere lo stato in cui versava Victoria e cercava di spronarla a reagire in tutti i modi affrontando di petto la situazione. Desiderava ardentemente rivedere sua figlia di nuovo alle prese con la sua amata macchina fotografica. Del resto era quello che voleva per lei, farla diventare una famosa fotografa. Magari un giorno poter esporre le sue foto in galleria e mostrare al mondo intero le capacità e l’arte di sua figlia. Tanto da poter esserne orgogliosa e suscitare invidia negli altri. Invece a causa del trauma subito, Victoria si era spenta. La cosa che più le arrecava fastidio, era di non poter far nulla per farla uscire da quella situazione. Si sentiva impotente dinanzi alle forti difficoltà di sua figlia. L’aveva mandata in terapia non essendo del tutto convinta che potesse esserle di aiuto. Secondo il suo punto di vista non stava aiutando affatto, perché non le vedeva afferrare tra le mani una macchina fotografica.

Victoria guardò il telefono e rispose al messaggio di Max.

Victoria: Per me andrebbe bene vederci anche adesso.
  • Posso passare a prenderti e facciamo un giro da qualche parte.
  • Che ne dici?
Max ormai rassegnata a non ricevere nessuna risposta era rimasta distesa a letto. Stava per addormentarsi vista la notte insonne. Ma in quel momento arrivò la risposta che aspettando e che non accennava ad arrivare. Riprese il telefono e dopo aver letto rispose al messaggio.

Max: Per me va bene.
  • Mi preparo e ti aspetto.
Victoria: Ok, a dopo.

Quando Max uscì dalla sua camera vide Chloe che stava raggiungendo la sua stanza. Prese subito la via per le scale. Chloe stava per chiederle dove stesse andando, ma sapeva che non era una buona idea e rimase in silenzio rientrando nella sua camera. Poco dopo sentì il rumore della porta di sotto chiudersi, segno che Max era uscita di casa. Decise di non voler rimanere sola a tormentarsi. Stava per scrivere a Duncan, l’unico che non andava al college e che quindi disponibile anche al mattino. Ma un ricordo le passò per la testa. L’ultimo incontro avuto con il ragazzo era andato un po’ troppo oltre. Non voleva che il ragazzo si facesse delle idee sbagliate. Certo era un bel ragazzo e avevano anche delle cose in comune, ma oltre a questo non c'era altro. Inoltre non era nella condizione di creare altri problemi a cui pensare. In quel preciso istante le arrivò un messaggio decisamente inaspettato. Era come se qualcuno da lassù avesse compreso la sua grande difficoltà e il bisogno di parlare con qualcuno. Prese il telefono per dargli un’occhiata e con grande sorpresa vide che era Jennifer.

Jennifer: Chloeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

Chloe: Che succede?
  • Ti si è incagliato il dito per caso?
Jennifer: No 😂

Chloe: Allora cosa?

Jennifer: Stavo pensando di venire a rapirvi?

Chloe: Rapirci?

Jennifer: Oggi niente college.
  • Ho dovuto sbrigare una faccenda con i miei genitori ed era necessaria la mia presenza.
  • Ora mi sto annoiando e quindi ho pensato a voi.
  • Magari andiamo da qualche parte a prenderci qualcosa da bere.
Chloe: Hai un tempismo davvero infallibile.
  • Io ci sto, ma sappi che siamo solo noi due.
  • Max è già uscita di casa.
Jennifer: Ok, non è necessaria la presenza di Max per uscire insieme.
  • O devo chiederle il permesso prima? 😂
Chloe: Non fare la cretina, ti aspetto.

Jennifer: Sarò lì in men che non si dica.

Poco dopo Jennifer passò a prenderla e si diressero al primo McDonald che trovarono per strada. Nel frattempo Max e Victoria erano a un Caffe davanti a un pezzo di torta e una tazza di caffè fumante.

“Sono felice che mi hai contattata Max. Avevo decisamente bisogno di uscire di casa”.

“Non sei la sola”.

“Mi fa piacere che hai pensato a me” disse Victoria prendendo un sorso dalla sua tazza di caffè.

“Victoria, posso chiederti cosa non va in famiglia? Non che siano affari miei, ma ho notato un certo nervosismo, nel periodo in cui c’era Kate”.

Victoria fece un respiro appoggiando la tazza di caffè. “È mia madre… non capisce cosa sto passando. Non so nemmeno se ci stia provando a capirmi. Il fatto è che insiste a cercare di aiutarmi a modo suo. Praticamente mi costringe a occuparmi della Galleria. Cosa che non voglio fare. Una volta mi piaceva passare del tempo con i miei in Galleria, ma adesso… dopo tutto quello che è successo. Come posso stare in un luogo dove ci sono foto e che mi ricordano lui? È completamente assurdo!”

“Hai provato a esporre le tue ragioni?”

“Pff, si vede che non conosci mia madre. Parlare con lei è come sparare sulla croce rossa, è del tutto inutile”.

“E tuo padre?”

“Mio padre è diverso da lei. Sai…  a volte mi chiedo come abbia fatto a sposare mia madre”.

“È così male?”

“Lo so che in fondo mi vuole bene, ma ha un modo davvero strano di dimostrarlo. Mi sento incompresa. Mio padre capisce i miei problemi a causa di quello che ho vissuto e cerca sempre di allentare un po' la presa di mia madre su di me. Ma molto spesso fallisce. Poi è così preso dal lavoro in galleria per via della mostra, che quando torna a casa è talmente stanco che non voglio dargli altri grattacapi. Mi sono sempre mostrata forte in tutto. Me la sono sempre cavata. Esattamente come hanno sempre voluto. Adesso le cose sono cambiate e non voglio deludere le sue… le loro aspettative”.

“Victoria, non conosco tuo padre, ma se è davvero più comprensivo di tua madre, forse dovresti provare a parlarci. Io non credo che tu possa deluderlo per qualcosa della quale non sei responsabile”.

“Non lo so. Sono così stanca di tutto”.

Mentre Victoria continuava a mangiare la torta, guardò in direzione di Max che sembrava con la mente assorta. Così Victoria la destò dai suoi pensieri.

“E tu invece? Cosa hai oggi?”

Max la guardò chiedendosi se fosse davvero il caso di confidarsi con lei.

“Oh… io… niente di che. Solite cose” rispose Max bevendo il caffè.

“Almeno io ho provato a pararti di cosa sta succedendo nella mia vita incasinata”.

“Scusa Victoria”.

“Non scusarti, posso capire che può risultare strano parlare con me”.

“No, non è questo credimi. È solo che la situazione… è complicata”.

“Anche la mia lo è, eppure te ne ho parlato” disse con un tono un po’ ostile.

Calò il silenzio per un minuto e poi Victoria cercò di riavviare la conversazione. “Si tratta per caso di… Chloe?”

“Si…”

“Cosa ha combinato questa volta? Non capisco davvero come fai a esserle amica”.

“Non è male”.

“Oh, quindi è per questo che stai così? Perché non è male?”

“Abbiamo discusso su una cosa”.

“Su cosa?”

“Come la prenderesti se qualcuno violasse la tua privacy e venisse a conoscenza di cose di te che avresti voluto tenere nascoste?”

Victoria sgranò gli occhi e appoggiò di nuovo la tazza di caffè. “Perché questo non mi sorprende? È sempre stata una peste. E così, ha violato la tua privacy eh?”

“Già…”

“Tecnicamente visto che siete amiche sin dall’infanzia, dovreste sapere tutto l’una dell’altra. Se non è così allora mi chiedo che tipo di rapporto di amicizia sia il vostro. Diavolo, vivete addirittura sotto lo stesso tetto ora”.

Max ascoltò Victoria senza dire nulla.

“Non sono affari miei, ma cosa ha scoperto su di te che non sapesse già? Oh… scusami, non posso chiederti quello che non vuoi far sapere a nessuno”.

“Beh… in effetti… è molto personale”.

“Questa cosa che ha scoperto su di te compromette il vostro rapporto? È una cosa che riguarda lei e non ha gradito?”

Max non sapeva cosa rispondere alle insistenti domande della ragazza.

“Oh avanti Max, non avrai mica ucciso qualcuno?” chiese ironicamente Victoria.

E se le altre domande l’avevano messa in difficoltà, con quella Victoria si era davvero superata. Non poteva immaginare nemmeno lontanamente che la ragazza seduta dinanzi a lei, con un gesto aveva condannato gli abitanti di Arcadia Bay. Tutto per salvare la sua amica. Victoria guardò l’espressione di Max rabbuiarsi alla sua ultima domanda.

“Max, stavo solo scherzando”.

“Si lo so Victoria. È solo che mi è venuto in mente un’altra cosa”.

“Oh… scusami non volevo. Comunque se non te la senti di parlarmi di questa cosa, va bene. Non voglio essere insistente, ma se dovessi aver bisogno di parlare per sfogarti o per qualche consiglio… io sono disponibile. Insomma possiamo davvero provare a essere…”

Victoria si interruppe iniziando a giocherellare con la sua collana per l’agitazione. Max se ne accorse.

“Grazie Victoria, lo apprezzo tanto e mi fa piacere essere uscita con te”.

Victoria si sentì in imbarazzo per le parole della ragazza. “Beh… si certo… anche a me fa piacere. Senti usciamo di qua, andiamo a farci un giro da qualche altra parte. Così smettiamo di pensare alle nostre vite incasinate e ci distraiamo un po’. Ti va?”

“Si Victoria”.

Nel frattempo in un McDonald non lontano dalla posizione delle due ragazze, Chloe e Jennifer bevevano il loro frullato. Erano sedute l’una di fronte all’altra. Jennifer stava raccontando qualcosa sulla commissione di quel mattino e di come un tizio aveva tagliato loro la strada rischiando un incidente. Almeno questo era quello che sembrava stesse raccontando, perché Chloe era con la testa da tutt’altra parte. Jennifer se ne accorse.

“Chloe sei pregata di tornare nel mondo dei vivi”.

Chloe la guardò mentre sorseggiava il suo frullato dalla cannuccia. “Cosa?”

“Dannazione Chloe, ma dove sei? Te ne vai in giro e non mi inviti, ma che razza di amica sei?” disse Jennifer sorridendo.

Chloe si raddrizzò guardandola. “Scusa… pessima giornata”.

Jennifer la guardò annuendo lentamente mentre incrociava le braccia. E con tono serio disse: “Ti va di parlarne?”

“La terapia ha avuto l’effetto contrario su di me e Max”.

“Avete litigato ancora?”

“Già…”

“Non capisco cosa c’entra la terapia”.

“Beh, la dottoressa Tyler ci ha messe nella condizione di parlare apertamente di ciò che abbiamo sempre evitato di affrontare. Sai per aiutare il nostro rapporto. Cosi io e Max abbiamo deciso di parlare tra noi e sono venute fuori delle cose che…”

“Oh… capisco. Sono davvero così brutte le cose di cui avete parlato?”

“Dio mio!” disse Chloe appoggiandosi al tavolo mentre muoveva la cannuccia nel suo frullato. “Ho fatto una gran cazzata! Anzi, ne ho fatte troppe! Le ho tenuto nascosto delle cose e lei ha fatto lo stesso con me! Per paura di cosa avrebbe causato la verità, abbiamo mentito!”

“Beh, è un bene. Cioè, non dico che sia stato un bene mentirvi, ma adesso che avete vuotato il sacco le cose dovrebbero tornare alla normalità. No?”

“Non è così semplice Jenny”.

“Sarà difficile solo se voi lo renderete tale”.

“Ho violato la sua privacy leggendo il suo diario! Secondo te questo è un atteggiamento di un’amica?! Un gesto di una persona di cui ci si può fidare?! Come la prenderesti se Lucas di punto in bianco mettesse le mani tra le tue cianfrusaglie e scoprisse qualcosa di te che non vorresti far sapere a nessuno, nemmeno a lui?!”

“Sicuramente non è stato un bel gesto e no, non la prenderei affatto bene. Ma sei la sua migliore amica e non credo che ti terrà il muso per sempre. E poi cosa diavolo avrai mai scoperto di così terrificante su Max? Per caso ha una coda? Ha tre tette?”

“No, niente del genere” disse Chloe tornando a sorseggiare il suo frullato.

“Chloe, noi due siamo amiche. Lo sai che puoi dirmi qualunque cosa. Avanti su sputa il rospo”.

“Il punto non è cosa ho scoperto, ma il mio gesto. E comunque non è stata l’unica cosa”.

Jenny ritornò al suo frullato esasperata dalla riluttanza di Chloe nel parlare. Poi a un tratto Chloe disse qualcosa.

“Ho baciato Max”.

Per poco Jenny non si strozzò iniziando a tossire.

“Ehi! Ma che cazzo, metti una mano davanti!” disse Chloe spostandosi dalla sua traiettoria.

“Scusami Chloe. È solo che non riesco a crederci. Max ti ha detto la verità su quel bacio… io… non pensavo lo avrebbe mai fatto”.

“Sì… lo ha fatto” disse Chloe confusa. Poi a un tratto le arrivò l’illuminazione. “Aspetta, ma tu come fai a sapere del bacio?”

“Ehm…io…”

“Oh… ma bene… a quanto pare ero l’unica idiota a non saperlo. Da quando lo sai? Dalla festa di compleanno di Jessica, quando ho parlato del bacio 'inesistente' tra Lucas e Max?”

“Si, cioè no. Nel senso che quando ne hai parlato a me e gli altri, io non sapevo ancora nulla. Ma poi quando tu e Max siete andate via con Duncan, ho cercato di capirci qualcosa di più con Lucas. E lui mi ha rivelato tutto, pregandomi di non dire nemmeno una parola agli altri, inclusa Max”.

“Aspetta, mi stai dicendo che Max non voleva che Lucas parlasse di questa cosa con nessuno e invece lo ha fatto lo stesso?”

“Si, ma non prendertela. Io non ho detto a nessuno la verità di quello che è successo. Max non sa che sono a conoscenza di come si sono svolti i fatti. Anche perché sono una persona di parola. Se prometto di non svelare nulla, puoi stare tranquilla che non lo faccio”.

“Si certo… non si può dire lo stesso di Lucas”.

“Chloe, non essere arrabbiata con lui. Se vuoi prenditela con qualcuno allora fallo con me, sono stata io a insistere per sapere la verità. Lui è il migliore amico, sa tutto di me e io di lui”.

“Che cazzo di casino!”

“Lucas, mi ha detto anche che tu… si insomma… ti piacciono anche le ragazze e quindi ora mi chiedo se…”

“Oh merda! Avanti Jenny dimmi pure di che altro avete parlato alle mie spalle! Lucas ha dei seri problemi a tenere la bocca chiusa a quanto pare!”

“Non parliamo di te alle spalle! Poi non mi sembri il tipo di persona che prende in considerazione le opinioni degli altri sui tuoi gusti sessuali!”

“Infatti non me ne frega proprio un cazzo di cosa pensano gli altri! Ma sapere che Lucas non sa tenere la bocca chiusa e non mantiene le promesse fatte mi fa infuriare!”

“Si tratta di Max, ecco perché te la prendi così tanto. E comunque… mi chiedevo se per caso tu… non provassi qualcosa per Max”.
Chloe la fulminò con lo sguardo.

“Non guardarmi così Chloe! Guarda che anche se fosse non ci sarebbe niente male! Vi conoscete da tutta la vita e avete condiviso un casino di cose!”

“Non provo nulla per lei! Cioè… non in quel senso…”

“Ok, va bene. Eri talmente ubriaca che avresti baciato anche un palo della luce”.

“Ah ah, molto divertente Jenny”.

Jenny rise e poi iniziò a riflettere mentre beveva il suo frullato guardando la ragazza. Chloe se ne accorse.

“Che c’è? Ho del frullato sulla faccia per caso?”

“No. Stavo solo pensando a una cosa. Ed è la stessa cosa che ha pensato Lucas”.

“Cioè…cosa?”

“Per lasciare un livido, vuol dire che hai avuto tutto il tempo di farlo. Se Max ti ha respinto come mi ha raccontato Lucas, come diavolo hai fatto a lasciarle quel segno?”

Jenny sorrise mentre finiva il suo frullato facendo un occhiolino alla ragazza. Chloe presa dalla rivelazione di Max, non aveva riflettuto su quel particolare.

“Chloe… a che stai pensando?”

“Io non…”

“Secondo me non è venuto fuori proprio tutto quanto dal vaso di pandora. Forse non avete fatto chiarezza a dovere”.

“Non c’è niente da chiarire e poi sto per…”

Si interruppe rendendosi conto di quello che stava per dire.

“Stai per…?” chiese Jenny confusa.

“Niente, non so nemmeno io cosa volevo dire. Senti forse è il caso di andare”.

“Ok, come vuoi Chloe”.

Così anche il loro incontro giunse al termine. Quando Jennifer parcheggiò davanti casa Caulfield per accompagnare Chloe, sopraggiunse anche un’altra macchina con a bordo Victoria e Max. Quando le due ragazze scesero dalle auto si guardano solo per un attimo. Dopo aver salutato le loro amiche si diressero verso la porta. Max entrò per prima salutando i genitori che erano già a casa. Chloe era qualche passo indietro a lei e guardò la macchina di Victoria allontanarsi. Chloe entrò in casa fece solo un cenno con la testa verso i Caulfield. Dopo pranzo, sia Chloe che Max si offrirono di aiutare Vanessa a sparecchiare e lavare i piatti, ma lei di tutta risposta disse che non c’era alcun bisogno. Così entrambe le ragazze salirono di sopra per raggiungere le loro stanze senza rivolgersi nemmeno una parola. Chloe rimase davanti alla sua porta guardando Max entrare nella sua stanza. Si voltò verso di essa e prese coraggio per bussare.

“Avanti” disse Max non aspettandosi di veder entrare Chloe.

“Chloe ti prego, non è il momento” disse lei seduta alla sua scrivania davanti al pc.

“So che sei arrabbiata, ma pensi per caso che io non lo sia con te?! Ok, ho fatto una gran cazzata lo ammetto! Ma non puoi continuare a tenermi il muso in eterno! Ti vorrei ricordare che anche tu hai una buona parte di colpe! Anche tu mi hai mentito! Hai fatto cose che non avresti dovuto fare!”

“Non ho voglia di discuterne ancora! Sono stanca e ho bisogno di tempo per calmarmi!”

Chloe annuì spazientita mentre la guardava. “Per la precisione Max, di cosa sei davvero arrabbiata con me?! Per aver letto il tuo diario o di essere venuta a conoscenza di quello che ti passava per la testa quando eravamo ad Arcadia Bay?! Perché sai, inizio a essere davvero confusa!”

Max abbassò lo sguardo a quelle parole.

“Come ho fatto ha lasciarti quel livido Max? Hai detto che dopo quello che è successo sei andata nella tua stanza. Ma non era un semplice bacio quello. Non mi hai fermata… giusto?”

Max continuava a stare in silenzio.

“È questo il problema vero? Perché tutto rimanda a quello che hai scritto sul tuo diario? A quello che ho letto. Ora dimmi Max…” disse Chloe facendo una pausa per trovare la forza per chiedere quello che le passava per la testa.

“Cosa hai capito? Hai compreso come stanno davvero le cose? Come… cazzo… come mi vedi?”

“Vattene via Chloe…” disse Max con un filo di voce.

“No! Non me ne vado! Devi prima rispondermi!”.

“Tu non capisci!”

“Davvero?! Bene… allora cazzo spiegamelo! Dimmelo Max! Abbiamo detto di tutto ormai!”

“Non è come pensi… ora ti prego di lasciarmi sola”.

Chloe la guardò dicendo: “Non importa… forse me lo dirai prima della fine”.

Detto questo uscì dalla stanza sbattendo la porta. Max rimase confusa dalle parole dell’amica. Chloe dopo essere uscita dalla sua stanza andò di sotto.

“Ryan, posso usare un po’ il tuo ufficio? Mi servirebbe un foglio e una penna”.

Ryan sembrava confuso dalla sua richiesta, ma acconsentì. Infondo cosa ci poteva essere di sbagliato? Nulla. Se solo avesse saputo cosa stava architettando Chloe, l’avrebbe fermata a tutti i costi. Ma non poteva sapere cosa stesse per succedere. Nessuno poteva saperlo. Chloe raggiunse lo studio chiudendo la porta. Dopo aver trovato tutto l’occorrente si mise all’opera. Quando aver concluso, piegò il foglio infilandoselo in una tasca dei pantaloni. Ritornò nella sua stanza e nascose il foglio nella busta dei soldi, dietro alla scrivania. Nella sua stanza Max rifletteva sulla domanda di Chloe. Forse era il caso di rivelarle cosa provasse davvero? Ma era davvero sicura dei suoi sentimenti? E se si sbagliasse? E poi che speranze poteva mai avere? Dopotutto il suo cuore apparteneva ancora a Rachel. No, non era la cosa giusta da fare. Un rifiuto l’avrebbe ferita troppo. Non poteva sopportarlo, né tanto meno accettarlo e conviverci. Inoltre, dove avrebbe trovato il coraggio di guardarla in faccia e dirle cosa sentiva? Si odiava per essere così codarda. Ha avuto il coraggio di sacrificare tante vite per salvarne una. Avrebbe potuto qualsiasi cosa. Ma davanti a Chloe ogni sua piccola barlume di speranza svaniva. Ogni certezza andava a farsi benedire. E non perché Chloe non la facesse sentire sicura, ma solo perché temeva i suoi stessi sentimenti. Come ci si può innamorare della propria migliore amica? Si chiedeva perché mai le stesse succedendo una cosa del genere. Ma soprattutto perché qualcosa di così bello come l’amore che provava verso la sua amica, poteva fare così tanto male. Arrivò la sera e nessuna delle due cenò, rimanendo chiuse nelle loro rispettive stanze. Vanessa iniziandosi a preoccupare per la situazione decise di parlare con sua figlia. Dopo aver bussato entrò nella stanza trovando Max sdraiata di lato sul letto voltandole le spalle. Chiuse la porta sedendosi sul bordo del letto nella parte in cui sua figlia era rivolta.

“Maxine, sei sicura di non avere fame?”

“Si mamma, non ho fame”.

Vanessa sospirò mentre accarezzava la testa di Max. “Che succede piccola?”

Max non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere.

“Ehi Maxine, che succede? Perché piangi? Parla con me Max, dimmi cosa ti tormenta”.

“Vorrei potertelo dire mamma, ma non so se capiresti. Soprattutto se lo accetteresti”.

Vanessa rimase in silenzio riflettendo sulle parole di sua figlia. Non riusciva a capire cosa volesse dire Max. Di una cosa però era certa, sua figlia non si sentiva libera di parlare liberamente di qualcosa che la tormentava. Ci rimase un po’ male della sfiducia di sua figlia nei suoi confronti. Continuò ad accarezzarla.

“Maxine, tu sei mia figlia, la mia unica figlia. Tu e tuo padre siete le cose più preziose nella mia vita. Io vi amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. Voglio che tu sappia che di qualsiasi cosa tu senta il bisogno, io ci sarò sempre per te. Farei qualsiasi cosa per te. Non voglio vederti così triste. Sentiti libera di dirmi qualsiasi cosa, perché nulla di ciò che mi dirai cambierà il mio profondo amore per te”.
Max smise di piangere giusto il tempo di ascoltare le parole di sua madre. Poi si alzò a sedere e abbracciò forte Vanessa.

“Grazie mamma… ti voglio bene”.

“Anche io piccola mia” disse Vanessa ricambiando l’abbraccio.

Dopo essersi staccate dall’abbraccio Vanessa provò di nuovo a capire cosa la tormentava. “Allora Maxine, vuoi raccontarmi cosa c’è che non va?”

“Io… oggi no… magari un’altra volta”.

Vanessa sospirò e diede un bacio sulla fronte di Max alzandosi dal letto. “E va bene Maxine, ma ricorda quello che ti ho detto”.
“Si mamma…”

Dopo che sua madre uscì dalla stanza, Max tornò a sdraiarsi sul letto e si addormentò sfinita dalle lacrime versate. Nel frattempo Chloe nella sua stanza smanettava con il suo telefono chattando con BigMaster.

BigMaster: Come stai oggi?

Chloe: Non bene.

BigMaster: Posso chiamarti?

Chloe: No, adesso non è il momento adatto.

BigMaster: Capisco.
  • Vorrei poter far qualcosa per risollevarti il morale, ma non so come.
Chloe: Stai facendo già tanto.

BigMaster: Forse dovresti riflettere meglio su cosa vuoi fare.

Chloe: Non starai cambiando idea, vero?

BigMaster: No, figurati se cambio idea.
  • È solo che ho l’impressione che in questo momento sei nel pieno di una situazione complicata e la tua impulsività ti può portare a fare scelte sbagliate.
  • Voglio solo assicurarmi che dopo non ti pentirai.
Chloe: Non ho scelta.

BigMaster: Ti sbagli, c’è sempre una scelta.

Chloe: Si, ed è quella che ho già scelto.

BigMaster: Forse con la mente hai già preso una decisione, ma con il cuore?

Chloe: Non sono nella condizione di prendere in considerazione i miei sentimenti.
  • Anche perché in questo momento l’unica cosa che provo è disperazione.
BigMaster: Qualunque cosa farai io ti sosterrò.

Chloe: Lo apprezzo tantissimo.

BigMaster: Vado a letto che domani c’è un evento importante dove lavoro.

Chloe: Ok, buonanotte.

BigMaster: Buonanotte Chloe.

Chloe mise via il telefono fiondandosi sotto le coperte rigirandosi nel letto a lungo fino ad addormentarsi.


Chloe era seduta sulla solita panchina al Kerry Park guardando il panorama davanti a se. Un tramonto spettacolare che però le metteva un senso di malinconia terribile. A un tratto qualcuno prese posto accanto a lei. Chloe senza voltarsi verso la nuova arrivata disse: “È davvero stupendo”.

“Si, è bellissimo”.

“Non riesco a smettere di guardarlo”.

L’ospite accanto a lei tirò fuori una sigaretta accendendola e poi rivolse il pacchetto nella direzione di Chloe. La ragazza rifiutò scuotendo la testa senza smettere di guardare l’arancio del tramonto davanti a sé.

“Stai ammirando l’ultimo spettacolo?”

“Si… è quello che sto facendo. Oggi è stranamente più bello. Anzi, forse è la prima volta che lo noto davvero”.

“È sempre così sai? Ti accorgi di cosa stai perdendo solo quando è troppo tardi”.

“Già. Sono abituata a perdere tutto, ma questo…” disse indicando il tramonto alzando un braccio. “Questo è troppo…”

“Lo so, non credere che io non lo capisca. Ricordi? Io sono te” disse il suo alter ego guardandola.

“Come… come sono giunta a tutto questo? Voglio dire a parte la mia eterna sfiga. Cosa ho fatto per giungere a questo punto?”

“E chi lo sa, forse è solo destino. Tutto questo doveva succedere, era già scritto” disse alter ego aspirando fumo dalla sua sigaretta.

Chloe si girò per la prima volta verso il suo alter ego che per la maggior parte delle volte era insopportabile. Ma non oggi, questa era una giornata diversa. “Dov’è scritto?”

L’alter ego si girò verso di lei. “Cazzo vuoi che ne sappia io?”

Chloe tornò a guardare davanti a sé.

“Stai per fare il gran passo. Ti senti pronta Chloe?”

“Non si è mai pronti per questo”.

“Lo so, non è facile rinunciare a qualcosa di importante. Vedrai che lei le starà vicino. Avrà bisogno di qualcuno. Hai scelto la persona giusta. Sai? Non avrei mai creduto che prima o poi avresti accettato il tuo destino per un bene superiore. Il tuo egoismo è andato a farsi fottere quel giorno al faro. Te lo ricordi?”

“Si, ho preso quella decisione quando le ho letto negli occhi il dolore di quello che avevo causato. È per me che ha fatto quella scelta. Ho capito che stavo distruggendo delle vite semplicemente esistendo. Mamma e tutti gli altri… e Max. Le devo una vita migliore”.

“E questo ti fa onore. Sai non sei così male come pensavo”.

“Beh, neanche tu”.

“Aspetterei a dirlo se fossi in te. Il mio tempo sarà difficile. Quello che hai passato fino a d’ora non è niente al confronto”.

“A cosa sto andando davvero incontro?” chiese di nuovo Chloe guardando il suo alter ego.

“Vorrei potertelo dire, ma non credo sia possibile. In cuor tuo sai bene cosa ti aspetta. Il tuo sacrificio servirà a qualcosa non dimenticarlo mai”.

“Dimmi solo se questo è l’ultimo tramonto che guardo”.

L’alter ego si girò a guardarla. “Chi lo sa, non ho la sfera di cristallo”.

“Come subconscio non vali un cazzo, fattelo dire” disse Chloe ridendo tornando a guardare davanti a sé.

Anche il suo alter ego rise per poi tornare seria. “Non puoi sapere cosa succederà. Potresti rivederlo un giorno o forse no, ma poi chi se ne importa”. L’alter ego sbuffo una nuvola di fumo e guardando verso il tramonto. “Sei ancora in tempo per fermare tutto”.

Chloe si girò di scatto verso di lei. “Cosa vuoi dire?”

“Chloe, di tutte le cose che ho cercato di farti capire sin dal nostro primo incontro, ce n’è una che non riesci proprio a considerare”.

“Cosa?” chiese Chloe confusa.

“Non posso dirtelo, devi arrivarci da sola. Una cosa però posso dirtela. Se non ci arrivi adesso, lo farai più avanti”.

“Quando?”

“Tra un’ora, un giorno, un mese o un anno. Che differenza vuoi che faccia?”

“E cosa succederà quando avrò capito?”

“Questo lo dovrai decidere tu Chloe” rispose il suo alter ego offrendole una penna. “Hai il potere di riscrivere la tua storia se vorrai. Magari potresti addirittura rinunciare a fare quello che ti passa per la testa”.

Chloe prese la penna e disse: “Non mi costringeresti più ad ascoltare le tue stronzate?”

“Cazzo Chloe! Quando mai mi hai ascoltata?”

“Potrei continuare a guardare il tramonto?”

“Se è quello che vuoi si, non te lo potrà impedire nessuno”.

Chloe guardò la penna tra le mani. “Non posso riscrivere la mia vita. Quello che è successo non posso cambiarlo”.

“No, il passato non si cambia, ma il presente e il futuro si”.

Chloe tornò a guardare il tramonto. “Mi bruciano gli occhi a guardarlo”.

“Non è il tramonto Chloe, sono i tuoi occhi. Stai semplicemente piangendo” disse l’alter ego alzandosi della panchina.

Solo in quel momento Chloe si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime.

“Qualsiasi decisione prenderai avrà delle conseguenze Chloe. Non ci è dato sapere quale delle due strade possibili porterà a un lieto fine”.

Chloe annuì asciugandosi gli occhi e guardando la penna.

“Ora devo andare” disse l’alter ego allontanandosi lentamente.

“Non ti rivedrò più?” chiese Chloe.

“Cosa c’è, per caso senti già la mia mancanza? Ti do un consiglio, non sentire mai la mia mancanza. Non farlo mai. Io sono l’orlo del baratro, non attraversarlo mai Chloe. E comunque… ci rivedremo purtroppo, perché so già che decisione hai preso. A presto Chloe”.

Chloe non disse nulla mentre il suo alter ego tornò a camminare per seguire la sua strada, che molto presto sarebbe stata anche la sua.


Chloe si svegliò nel suo letto con il viso bagnato di lacrime. Si asciugò raggomitolandosi di più sotto le coperte. Un senso di rassegnazione l’avvolse, ma forse aveva ragione il suo alter ego, non era troppo tardi.


Max era a terra a faccia in giù completamente bagnata fradicia. Era in corso una terribile tempesta. L’acqua continuava a battere su di lei ininterrottamente. Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò di nuovo al faro di Arcadia Bay.

“No, non è possibile. Non di nuovo. Questo è assurdo”.

Si alzò da terra e guardo in direzione del tornado che lentamente e inesorabilmente si stava avvicinando alla città. Ma non era la piccola cittadina di Arcadia Bay. Al suo posto c’era Seattle.

“Questo è impossibile. Non può essere vero”.

“Perché no Max?”

La ragazza vide poco distante da lei un volto conosciuto che ormai non vedeva più dal giorno della sua morte.
“William?!”

“Certe cose non cambiano mai Max, restano sempre le stesse. Possono cambiare i tempi, ma tutto resta uguale. Tutto succede ancora e ancora. L’unico modo è mettere fine a tutto una volta per tutte”.

“Questo non sta succedendo davvero! Non c’è nessun tornado in arrivo su Seattle e questo faro si trova ad Arcadia Bay!”

“Possono cambiare i luoghi Max, ma non le persone. Non i sentimenti”.

“William… ti prego aiutami…”

“Max, non hai bisogno del mio aiuto per capire cosa devi fare. Hai preso una decisione qui e io sono contento che tu lo abbia fatto. Hai salvato mia figlia. L’hai messa al primo posto davanti a tutti. Persino davanti a te stessa. Le conseguenze delle tue azioni ti stanno facendo pagare un prezzo molto alto. Saresti disposta a tutto pur di proteggerla. Nessuno sarà mai in grado di amare mia figlia come fai tu. Lei ha bisogno di te più di quanto pensi. Ora che non ha più nemmeno sua madre, le resti soltanto tu. Ha bisogno di aiuto Max. Ha bisogno di te”.

“La sto perdendo?”

“Se quel giorno tu avessi saputo in anticipo cosa sarebbe successo dopo averla salvata, prenderesti ancora quella decisione?”
“Io non posso e non voglio rinunciare a lei!”

“Ma se per caso sei destinata a perderla in entrambi i casi, la salveresti ancora?”

Max non rispose guardando di nuovo il tornado che non accennava a placarsi e che continuava il suo cammino verso la distruzione di Seattle. William seguì il suo sguardo.

“Max, lì c’è la tua famiglia, i tuoi amici, la tua casa, la tua vita. Cosa saresti disposta a perdere ancora per lei? A cos’altro rinunceresti?”

“Io non…” si interruppe mentre un lampo accecante cadde colpendo il faro emettendo un suono assordante e spaventoso facendole chiudere gli occhi. Quando li riaprì vide Chloe di qualche passo davanti a lei. William era scomparso. Chloe si avvicinò ulteriormente a lei per consegnandole la foto. Quella scattata nel bagno della Blackwell, con la farfalla blu. Max la prese guardando l’amica. Dallo suo sguardo capì cosa stesse per chiederle ancora una volta.

“Chloe... oddio no... non di nuovo...non chiedermelo ancora... ti prego...” disse Max piangendo.

In quel preciso istante qualcun altro sopraggiunse. Era Mark Jefferson.

“Ed eccoci arrivati alla resa dei conti Max! Dimostrami che non sei così stupida da commettere lo stesso errore due volte!” disse Jefferson andando a fermarsi di spalle al dirupo mentre guardava di sotto le onde infrangersi. Estrasse una pistola. “Non mi spingerai di nuovo a fare la cosa giusta al posto tuo spero! Il tempo prima o poi si esaurisce Max e siamo costretti tutti a fare delle scelte. Prendere delle decisioni che potrebbero cambiare per sempre la nostra vita in meglio o in peggio. Alcune volte le opzioni che abbiamo a nostra disposizione sono piacevoli, altre volte invece sono semplicemente giuste per il bene di tutti! Devi darti una mossa Max!”

“Max… fallo” disse Chloe guardandola.

“No!”

“Ma è la cosa giusta da fare Max, io non posso sentirmi colpevole anche della morte dei tuoi genitori e dei tuoi amici. Non posso essere sempre al di sopra di tutto e tutti... non questa volta... non quando c'è in gioco la vita della tua stessa famiglia e... di tutta Seattle”.

“Io non posso…”

“Perché no Max? Dovrai lasciarmi andare prima o poi, lo sai questo”.

“Io non voglio lasciarti andare”.

“Invece devi…”

Jefferson camminò avanti e indietro tenendole d’occhio.

“Non lo farò Chloe…”

“Invece lo farai Max! Non importa cosa vuoi tu! Devi fare la cosa giusta e lasciarla andare! Non essere la solita egoista! Guarda laggiù!” disse indicando la città. “Sacrificheresti davvero la tua famiglia per un sogno irraggiungibile?! Hai idea di quanta gente morirebbe se quel tornado si abbattesse su tutta Seattle?! Possibile che tu non riesca a capire che salvarla ancora e ancora, non servirà a farti entrare nelle sue grazie?!”

Max guardò Jefferson, poi la foto e di nuovo Chloe. “Chloe…”

“Devi lasciarmi andare Max…” disse Chloe mentre Jefferson si avvicinò al bordo del precipizio. Max si voltò e iniziò ad avvicinarsi a lui. “Hai ragione Jefferson, devo fare la cosa giusta. Non posso pensare solo a me stessa, ma anche al bene di Chloe e di tutti gli altri. Ti ringrazio per avermi fatto capire cosa voglio davvero”.

Jefferson la guardò con sospetto. “Bene Max, era ora che ti svegliassi”.

“Si mi sono svegliata!” disse Max fermandosi a un passo da lui. “Finalmente ho capito cosa devo fare! Lo avrei dovuto fare già da tempo ormai!”

“Che cosa Max?”

“CHE AVREI DOVUTO MANDARTI AL DIAVOLO GIÀ DA UN PEZZO, BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!” urlò Max lanciandosi verso di lui e spingendolo oltre il bordo del precipizio.

L’uomo perse l’equilibrio tentando di trovare un appiglio. Riuscì ad afferrare il bordo con le mani, perdendo la pistola che cadde di sotto scomparendo tra le onde. Ma non sarebbe durata a lungo visto il terreno ormai fangoso a causa dell’acqua. “Max, aiutami ti prego, non puoi farmi cadere giù”.

“Ah no?! Beh, mi dispiace tanto deluderti, ma è proprio quello che sto facendo!”

“Non sei un’assassina Max!”

“È qui che ti sbagli. Mi hai già dato dell’assassina, non vorrai mica rimangiarti le parole professore?! Come hai già detto una volta, non c’è perdono per quelli come noi. Quindi niente redenzione per me… e nemmeno per te!” disse con un sorriso malvagio prima di colpire una mano di Jefferson con il piede. Jefferson perse la presa e cadde di sotto lanciando un urlo.

“Addio stronzo!” disse Max. Guardò di sotto assicurandosi della fine del suo carnefice. Voltandosi si ritrovò dinanzi a Chloe, che nel frattempo si era avvicinata con uno sguardo dispiaciuto.

“Chloe, cosa c’è?”

“Mi dispiace Max…” disse Chloe prima di spingerla giù oltre il bordo facendola cadere di sotto.

Max si svegliò di colpo sudata e tremante. Nonostante fosse soltanto un sogno era fin troppo reale, ma soprattutto sembrava assurdo. Chloe non avrebbe mai potuto farle del male volutamente. Non le rimase altro da fare per quella notte, se non chiedersi cosa diavolo volesse significare quel sogno.



Martedì 4 Febbraio 2014

Il giorno dopo si ripeté lo stesso scenario del giorno precedente e già visto fin troppe volte. Sguardi bassi sulla loro colazione ignorandosi nel miglior modo possibile. Chloe divorava la sua colazione velocemente come se avesse un impegno importante. I Caulfield la osservavano incuriositi.

“Ehm Chloe, guarda che nessuno ha intenzione di rubarti la colazione” disse Ryan sorridendo.
Chloe alzò lo sguardo rendendosi conto che la stavano osservando, inclusa Max che cercava di non darlo a vedere. “Scusate, è solo che avrei un impegno per oggi”.

“Oh, che impegno? Sempre se posso chiedere” disse Ryan.

“Ehm… ho un appuntamento. A questo proposito vorrei sapere se posso prendere una delle vostre auto”.

“Ma certo che puoi Chloe. Puoi prendere la mia auto” disse Ryan. “Tanto oggi lavoro dal mio studio. Ovviamente… se Max deve uscire…”
“No, non esco papà”.

“Ok, va bene allora. Solo non fare tardi Chloe, prima dell’ora di pranzo devi essere già a casa”.

“Certo signor Caulfield”.

I Caulfield si guardarono di nuovo. Rimasero sorpresi dalla formalità della ragazza rivolta a loro. Non succedeva più da tempo ormai quindi sembrava davvero strano. Dopo aver finito la colazione Chloe portò tutto nel lavello e salì di corsa dicendo di andare in bagno. I Caulfield finirono la colazione e mentre Vanessa usciva di casa per andare a lavoro, Ryan andò nel suo studio. Mentre Max iniziava a sparecchiare assorta nei suoi pensieri sentì il telefono dell’amica vibrare. Chloe nella fretta aveva lasciato il suo telefono sul tavolo. Max lo guardò un attimo per poi ritornare a occuparsi dei piatti. Il telefono vibrò ancora. La tentazione era forte e così prese il telefono e vedendo che aveva un messaggio da un certo BigMaster. Non aveva la più pallida idea di chi fosse e non ricordava nemmeno che Chloe lo avesse mai menzionato. Non poteva leggere il messaggio senza rischiare che Chloe lo scoprisse. Ma poi pensò al suo formidabile potere. Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in giro. Chloe forse era ancora in bagno. Aprì la chat e lesse i messaggi.

BigMaster: Buongiorno Chloe, come va oggi?

BigMaster: Ho un’ora libera, posso chiamarti?


Ma chi diavolo è questo tizio? E cosa vuole da Chloe? A quanto pare sembrano conoscersi. Che possa trattarsi di Duncan? Ma Chloe ha già il suo numero perché usarne un altro? Magari è soltanto un modo per non far capire che si tratta di lui. Forse potrei chiamare e capire di chi si tratta. Se è lui lo riconoscerò dalla voce.


“Che diavolo stai facendo?!” chiese Chloe sorpresa e infastidita.

Max alzò di scatto la testa verso Chloe. “Scusami Chloe” disse alzando la mano per riavvolgere.

Appena Max alzò la mano l’amica tentò di fermarla sapendo cosa stesse per fare. “No Max…”

Riavvolse fino al momento in cui era rimasta da sola in cucina. Vanessa uscì di casa e Ryan andò nel suo studio. Prese il telefono di Chloe e aspettò che i messaggi arrivassero per poi chiamare lo sconosciuto.

BigMaster: Buongiorno Chloe, come va oggi?

BigMaster: Ho un’ora libera, posso chiamarti?

Max chiamò BigMaster. Dopo due squilli senti la voce dall’altro lato del telefono. “Ciao Chloe, presumo che puoi parlare se mi hai chiamata”.

Max rimase senza parole. Aveva dato per scontato che si trattasse di un uomo anche per via del nome. E aveva anche dato per scontato che si trattasse di Duncan, ma la voce al telefono era femminile. E cosa ancora più strana è che non era riconducibile a nessuno di sua conoscenza. Non era di Kristen e nemmeno di Jennifer. Chi diavolo è BigMaster?

“Chloe?! Ci sei? Mi stai ascoltando? Pronto…”

“Chi sei tu?”

Dall’altro lato del telefono BigMaster rimase in silenzio, anche lei non riconoscendo la voce di Max. Però, poteva chiaramente immaginare chi fosse. “Sei… Max?”

Max sgranò gli occhi. Non sapeva nulla di quella persona. Per lei BigMaster era del tutto un'estranea, eppure conosceva il suo nome. “Si… sono io…tu…”

“Che diavolo stai facendo?!” chiese Chloe sorpresa e infastidita.

Max si voltò verso di lei. Alzò di nuovo la mano per riavvolgere disse: “Non ora Chloe!”

Ancora una volta arrivarono i messaggi e richiamo l’estranea. Questa volta non le diede nemmeno il tempo di parlare. “Sono Max, tu chi sei?”

Dall’altro lato del telefono BigMaster rimase in silenzio.

“Ti ho chiesto chi sei?!” insistette Max.

“Io… sono un’amica di Chloe. Come mai non ha risposto lei? È successo qualcosa?”

“No, lei sta bene. Come ti chiami?”

“Lei sa che stai parlando con me al telefono?”

“Rispondi alla mia domanda! Qual è il tuo nome?!”

“Max, io non credo che…”

“Come conosci il mio nome?! Io ti conosco?!”

La ragazza dall’altro lato del telefono sospirò. “No Max, non ci conosciamo”.

“Però sai il mio nome!”

“Perché Chloe mi ha parlato di te in passato!”

“Passato…” disse Max riflettendo.

“Che cazzo stai facendo?!” disse Chloe infastidita strappandole il telefono dalle mani.

Max abusò ancora del suo potere, però questa volta non senza conseguenze. Un'improvvisa fitta di dolore la colpì. Iniziò a perdere anche del sangue dal naso, che le ricordò di non forzare la mano. Quindi decise di non richiamare la ragazza, però prese il suo numero di telefono segnandolo su un tovagliolo di carta con una penna. Corse al lavello per pulirsi dal sangue che sembrava non volesse fermarsi. Chloe arrivò di sotto prese le chiavi dell'auto di Ryan tastandosi le tasche del giubbotto e dei pantaloni accorgendosi di non avere il telefono con sé. Si girò intorno e lo vide sulla tavola. Dopo esserselo infilato in tasca, guardò verso la sua amica davanti al lavello. Essendo di spalle Chloe non si accorse di nulla, almeno fino a quando non l'avvisò che stava uscendo.

"Io esco".

“O-ok” rispose la ragazza con voce un po’ nasale, come se fosse raffreddata.

"Max... stai bene?" chiese Chloe avvicinandosi a lei. Max non rispose continuando a darle le spalle. Chloe si mise di fianco a lei e la vide tenersi il naso stringendo le narici con le dita per fermare la fuoriuscita di sangue. Chloe sbarrò gli occhi.

"Max... Che cazzo hai fatto?! Non ci posso credere, lo stai facendo ancora?! Ma che diavolo hai in testa, eh?!"

Max rimase in silenzio e Chloe l'afferrò per le braccia facendola voltare verso di sé. "Devi smetterla Max, è ora di finirla con questa storia! Che diavolo combini?! Hai idea di quello che stai rischiando?! Che cosa è successo per arrivare a questo?! Perché hai riavvolto?!"

Max si liberò dalla stretta di Chloe. “Chi è BigMaster?!”

“Cosa?! Ma che diavolo…” In quel momento Chloe comprese cosa aveva fatto la sua amica. “Hai spiato il mio telefono?! Beh… cazzo Max, cos’è questa?! Una vendetta per aver letto il tuo diario?!”

“Rispondi alla mia domanda se non hai nulla da nascondere!”

Chloe prese il suo telefono e lesse e rispose ai messaggi inviati dal suo contatto misterioso.

BigMaster: Buongiorno Chloe, come va oggi?

BigMaster: Ho un’ora libera, posso chiamarti?

Chloe: Non ora, magari ti chiamo io dopo.

Rimise il suo telefono in tasca e guardò Max rivolgendosi a lei con ironia amara. “Adesso ti sentirai meglio dopo aver violato la mia privacy come ho fatto io. Complimenti per essere caduta così in basso come me, apprezzo tanto la tua solidarietà!”

Si allontanò da Max raggiungendo l’uscita di casa sbattendo la porta, lasciando la ragazza senza alcuna risposta. Chloe sfrecciò con l’auto di Ryan lungo le strade di Seattle per raggiungere la sua destinazione. Anche se per qualche breve istante aveva iniziato a dubitare della sua scelta, alla fine si convinse che era la cosa giusta da fare. Max stava decisamente cambiando, diventando qualcun altro. Finiva per commettere i suoi stessi errori assorbendo il peggio di lei. Max era sempre stata una persona migliore di lei. Il tempo trascorso insieme, quello che avevano vissuto e i problemi che le stava causando la stavano cambiando radicalmente. Lei non poteva permettere che accadesse.


Non mi sentirò responsabile anche di questo, non posso. Hai salvato me Max e ora io salverò te, non importa a che prezzo. Certamente non sarà mai grande quanto il prezzo che stai pagando tu.


Raggiunse il centro commerciale per effettuare degli acquisti utili alla sua causa, usando il denaro rubato dall’ufficio del preside Wells. Comprò una piccola tanica per poterla riempire di carburante prima del ritorno a casa Caulfield, sperando che nessuno se ne sarebbe accorto. Doveva essere prudente per non farsi scoprire. Poi cercò un paio di borsoni da viaggio, ma mentre una commessa gliene stava mostrando alcuni, qualcuno alle sue spalle la chiamò.

“Chloe?!”

Chloe si voltò di scatto non aspettandosi di trovarsi davanti proprio lui, Duncan. Il ragazzo le si avvicinò togliendosi gli occhiali da sole.

“Oh… ciao Duncan… come va?!”

“Bene, non mi aspettavo di trovarti qui. Le coincidenze della vita”.

“Già…” rispose Chloe un po’ nervosa. La commessa le rivolse la parola. “Allora che fa? Le prende?”

Chloe era un po’ indecisa a causa della presenza del ragazzo. Non poteva permettere a Duncan di capire cosa avesse in progetto. “Ehm… io…”

“Se vuole pensarci…”

“No! Le prendo”.

Duncan vide i suoi acquisti, due borsoni da viaggio e una tanica di benzina. Chloe prese la sua roba e iniziò a dirigersi verso la cassa per pagare senza aspettare Duncan, che ormai le stava alle calcagna.

“Chloe aspetta…”

“Cosa?!”

“Sei arrabbiata con me per caso?”

“No figurati”.

“Sono molto strani i tuoi acquisti. Stai per caso progettando un viaggio ai confini della realtà”.

Chloe si fermò di colpo fulminandolo con lo sguardo. “Duncan per favore, non è il momento!” riprese a camminare velocemente.

Duncan cercò di starle dietro. “Se stai andando da qualche parte potresti aver bisogno di compagnia”.

“Ho già compagnia!”

“Ah… davvero? E chi è il fortunato o fortunata?”

“Io e Max ci faremo un piccolo viaggetto per staccare un po’ la spina”.

“Tu e Max?!” chiese il ragazzo sorpreso.

“Si, qualcosa in contrario?!”

“No, è solo che pensavo che Max fosse un po’ troppo soffocante e quindi cercavi un altro posto dove stare. Non hai riflettuto sulla proposta che ti ho fatto tempo fa? Potresti venire a stare da me”.

Chloe si fermò di nuovo affrontandolo. “Duncan…” stava per mandarlo al diavolo ma si trattenne. “Grazie per il pensiero ma ho altri piani, non posso accettare”.

“Beh, mi dispiace di questo. Però la mia proposta è sempre valida se cambi idea. Magari dopo che tu e Max sarete tornate dal vostro viaggio, se vorrai startene un po’ per conto tuo. Potresti stare da me”.

“Si… certo…” disse Chloe senza convinzione nella sua voce.

Arrivarono davanti alla cassa. Chloe aspettava il suo turno con il desiderio di scappare via in quel preciso istante.

“Allora Chloe, quando partite e soprattutto dov’è che andate? Ma poi perché prendere una tanica per metterci del carburante? Non ha molto senso visto che i Caulfield non sono sprovvisti di auto. Non credo che vi lasceranno andare con il tuo catorcio. Potete fare benzina ai distributori come tutti. E poi…”

“Cazzo Duncan piantala!” sibilò Chloe per non farsi ascoltare dalle persone in fila alla cassa davanti a lei. Ma non servì a nulla visto che tutti si voltarono nella loro direzione. Duncan la guardò alzando le mani in segno di resa.

“Ok Chloe, calmati. Volevo fare solo conversazione” disse sottovoce il ragazzo.

“No! Tu mi stavi interrogando nemmeno fossi una criminale!” rispose bisbigliando Chloe.

Finalmente arrivò il suo turno, pagò il conto e riprese la sua camminata veloce per raggiungere l’uscita. Duncan non smetteva di seguirla. Quando arrivò all’auto aprì lo sportello e lanciò dentro i suoi acquisti sul sedile del passeggero. Poi guardò il ragazzo.

“Beh, mi ha fatto piacere vederti Duncan, ma adesso devo proprio andare”.

“Non mi dirai nemmeno dove andrete?”

“Non posso dirlo, perché sarà una sorpresa per Max. Se te lo dico, potresti fartelo scappare con qualcuno”.

Duncan le sorrise. “E con chi dovrei farmelo scappare? Va bene allora, come vuoi. Avvisami quando torni da questo viaggio di piacere”.

“Certo, lo farò. Puoi contarci”.

“Ok, ci vediamo alla prossima Chloe” disse il ragazzo voltandosi per raggiungere la sua auto che era parcheggiata poco più in là rispetto alla sua. Mentre il ragazzo si allontanava per raggiungere la sua auto Chloe lo guardava con uno sguardo triste. Poi scosse la testa e salì nell’auto diretta al primo benzinaio più vicino. Duncan seduto nella sua auto tirò fuori il telefono e mandò un messaggio a Jennifer. Anche dopo la fine della loro pseudo storia, aveva conservato il suo numero. Per quale motivo non si sa, visto che lei lo odiava a morte. Fatto sta che ora quel numero conservato adesso gli tornava utile. Sempre ammesso che gli parlasse.

Duncan: Jenny ci sei?

Il ragazzo rimase in attesa di una risposta. Passarono circa cinque minuti e diede un’occhiata al telefono. I messaggi erano appena stati visualizzati e stava per rispondergli. In questo modo avrebbe capito se Jenny avesse ancora il suo numero o meno.

Jennifer: Chi sei?

Duncan scosse la testa ridendo.

Duncan: Buongiorno Jenny, qui è il tuo amico ed ex stronzo Duncan che parla.
  • Avrei bisogno di parlarti di una cosa.
  • È urgente.
Il ragazzo rimase di nuovo in attesa guardando lo schermo del suo telefono. La ragazza stava per rispondergli.

Jennifer: Ah ciao, testa di cazzo!
  • Qui è la tua ex amica ed ex “tutto” che ti parla, per dirti semplicemente vaffanculo!
  • Non scrivermi più stronzo!
Duncan sorrise aspettandosi una reazione del genere. Così provò a chiamarla. Lei rispose al terzo squillo.

“Posso sapere cosa cazzo non hai capito di quello che ti ho scritto?!” disse in modo ostile la ragazza.

“Ok Jennifer time out. Ho bisogno di farti solo una domanda, perché sono appena venuto a conoscenza di una cosa alquanto strana”.

“Cosa?! Hai capito per caso di non avere un cervello funzionante?!”

“Voglio soltanto sapere una cosa. Poi ti lascerò in pace, lo giuro”.

“Ahahahah cosa hai detto? Giuri? Come quando mi hai giurato di non tradirmi mai più? Vai a farti fottere Duncan!”

La chiamata fu interrotta dalla ragazza e lui ritentò di nuovo. Appena la ragazza aprì la chiamata lui disse velocemente: “Si tratta di Chloe!”

“Cosa?! Che vuoi portartela a letto?! Si era già capito da tempo ormai!”

“Non è questo. Ho come l’impressione che Chloe nasconda qualcosa e…”

La chiamata fu interrotta di nuovo. “Cazzo!” disse il ragazzo appoggiando la testa all’indietro sul sedile. Jennifer sembrava la persona più vicina a Chloe tra tutti i componenti del gruppo che lui reputava degli sfigati. Ovviamente Max era da escludere, non poteva contattare lei.  Tra l’altro non aveva nemmeno il suo numero. Dunque decise di chiamare Lucas. Il ragazzo rispose subito.

“Duncan, come mai mi chiami a quest’ora? Lo sai che sono al…”

“Si lo so. Non vorrei disturbarti ma ho una questione urgente e tu sei la mia unica speranza”.

“Oh, di cosa si tratta?” disse masticando qualcosa.

“Ma ti ho beccato a mensa?”

“Esatto, ti offrirei molto volentieri la mia insalata, ma non sei qui”.

“Insalata?! Pff, tu è quella cazzo di paranoia di restare in forma”.

“Hai visto che fisico che ho?” chiese Lucas.

“E tu hai visto il mio? Di certo non me lo sono creato soffrendo la fame come fai tu”.

“Perché tu hai una tecnica migliore della mia?”

“Certo, sesso!”

“Sei così prevedibile. Allora, di cosa si tratta?”

“Ho provato a parlare poco fa con Jennifer ma…”

“Ahahahah cosa hai fatto?! Oh santo cielo, com’è andata?”

“Non prendermi per il culo”.

“Ahahahah ok… scusa…”

“Poco fa ho incontrato Chloe, era da sola al centro commerciale. Stava facendo degli acquisti a dir poco strani. Inoltre sembrava molto nervosa per avermi incontrato. Ho come l’impressione che stia nascondendo qualcosa. Credo che ci siano problemi qualcosa a casa Caulfield e non tutto funzioni come dovrebbe”.

“E io che c’entro scusa?”

“Dovresti farmi la cortesia di chiederlo tu a Jennifer, visto che è molto vicina a Chloe”.

“Ok, ci proverò. Però non ti posso promettere nulla. Scusa la domanda, ma che acquisti ha fatto?”

“Due borsoni da viaggio e una tanica che sicuramente riempirà di benzina”.

“Sta andando da qualche parte allora”.

“Molto probabile”.

“Ma non l’hai chiesto direttamente a lei?”

“Ci ho provato. L’unica informazione che sono riuscito a ottenere, è che ha intenzione di fare un viaggio con Max per staccare un po’ la spina. A quanto pare Chloe vuole farle una sorpresa, credo che Max non ne sappia nulla”.

“Beh, allora non c’è niente di losco”.

“Certo che c’è. Ti pare che i Caulfield le lasceranno andare via con il pick-up di Chloe, con le macchine che hanno? E hanno addirittura bisogno di taniche di benzina per fare un viaggio? Non possono fermarsi a una stazione di servizio come fanno tutti?”

“Uhm…”

“Non ti sembra strano una cosa del genere? E poi i due borsoni… insomma… c’è qualcosa che non va, lo sento”.

“E anche se fosse a te cosa interessa?”

Duncan rimase in silenzio riflettendo. Lucas allora intervenne. “Ti sei preso una cotta per Chloe, vero?”

“E anche se fosse? Ma dico, l’hai vista? È decisamente il mio tipo”.

“Non hai nessuna speranza, te lo dico io”.

“Io non ho bisogno di sperare per ottenere qualcosa”.

“Mh-mh ooook come dici tu. Senti ora ti devo lasciare per finire questa cazzo di insalata e tornare a… oh mio Dio!”

“Cosa c’è?”

“C’è una mosca morta nel mio piatto!”

“Beh cazzo Lucas, finalmente userai l’insalata per contorno” disse Duncan prendendosi gioco di lui.

“Vaffanculo Duncan!”

“Anche tu Lucas. Mi raccomando fammi sapere”.

“E va bene, ci sentiamo… cazzo una mosca…ma che schifo!”

Duncan rise alle parole di Lucas e poi chiuse la chiamata mettendo in moto l’auto uscendo dal parcheggio. Nel frattempo Lucas riportò indietro la sua insalata.

“Mi scusi…” disse Lucas alla donna dietro al banco della mensa. Era una donna robusta e lo sguardo che gli lanciò non fu per niente rassicurante.

“Ho preso questa insalata, ma ci ho trovato dentro un ospite indesiderato. Non sono vegetariano, ma ho come l’impressione che il menù della mensa non comprenda anche la presenza di mosche. Ora, capisco che sono cose che possono succedere, ma gradirei un occhio di riguardo in più per quello che ci passate da mangiare. Questo è il vostro lavoro e venite pagati per darci da mangiare, possibilmente roba commestibile”.

La donna per tutto il tempo era rimasta ad ascoltarlo con l’espressione immutata. Sembrava impassibile alle sue parole. L’unica che apprezzò molto lo spettacolo fu Jennifer che vedendolo, si era avvicinata rimanendo ad ascoltare trattenendo una risata. La donna massiccia di nome Cindy, com’era possibile leggere sulla sua targhetta appuntata al petto, si appoggiò al bancone e guardò dritto negli occhi Lucas.

“Senti giovanotto, innanzitutto non sono io a preparare il vostro cibo del cazzo, sono qui solo per servire voi ragazzini viziati! Come hai fatto giustamente notare tu poco fa, sono cose che possono succedere! Non mi sono messa d’accordo con la mosca mandandola a suicidarsi nel tuo piatto di insalata! Inoltre non mi pagano abbastanza per stare qui ad ascoltare le vostre stronzate! Siete solo dei ragazzini che nella vita non hanno fatto altro che starsene seduti su una cazzo di sedia a non far nulla tutto il giorno, mentre la mamma vi preparava da mangiare! Molto probabilmente vi avrà imboccato fino a qualche giorno fa! Quindi non venire qui a fare il grande uomo per una cazzo di mosca finita accidentalmente nella tua foresta tropicale dentro al tuo piatto! Ora, se hai finito con le tue lamentele inutili, posso tornare al mio lavoro! Vuoi un’altra insalata senza bistecca di mosca per caso?!”

Jennifer non riuscì a trattenersi dal ridere e finalmente il ragazzo si accorse di lei che era dietro di lui a godersi la scena. Lucas si voltò di nuovo verso la donna e non disse nulla allargando le braccia allontanandosi. Jennifer seguì Lucas sorridendogli. Lucas roteò gli occhi.
“Prima che tu dica qualcosa, sappi che sono stato già abbastanza preso per il culo oggi”.

“Oooh, qualcuno mi ha preceduto. Comunque mi dispiace davvero per quello che è successo” disse Jennifer comprensiva.

Lucas si fermò guardandola sorpreso e disse: “Grazie”.

“Non per te, ma per quello che è successo alla mosca”.

“Oh cazzo, lo sapevo io che finiva così”.

“Hai idea di cosa avrà passato quella mosca?! Si sarà sentita completamente sola e persa. Credi che sia morta prima o dopo essere finita nel tuo piatto? Cioè, potrebbe essersi suicidata lanciandosi come un kamikaze nella tua insalata”.

“Jenny, vaffanculo anche tu!” disse colpendola con un pugno sul braccio mentre lei rideva.

“Ahia! Ok dai, la finisco. Vuoi una barretta di cioccolata? Ne porto sempre qualcuna di scorta in casi di emergenza”.

“Mangio troppe porcherie in questo periodo. Devo darmi una calmata o il mio fisico ne risentirà”.

“Aspetta! Hai detto davvero che mangi troppe schifezze?! E allora quella mosca?! Veramente vuoi mettere a paragone la mosca con la mia barretta di cioccolato?! È incredibile sono scioccata!” disse Jennifer portandosi una mano al petto.

Lucas rise e allungò una mano verso di lei. “Mi hai convinto, dammi quella barretta di cioccolato ipercalorica”.

“Così si ragiona” disse la ragazza dandogli la sua barretta. “E poi che diavolo sono questi discorsi sul tuo fisico. Sei un bel manzo e dovresti ascoltare i commenti che fanno le mie amiche quando ti vedono passare”.

“Davvero?! Cosa dicono su di me?”

“Vuoi davvero che ripeta quelle oscenità? Mi vergogno anche solo a pensarci”.

“Si certo, tu che ti vergogni è una cosa che devo ancora vedere”.

“Hai ragione, non mi vergogno affatto” disse Jennifer tastandogli il sedere con una mano.

“Ehi!” disse Lucas voltandosi.

“Sei ben messo davvero. Devo avvisare le mie amiche. Mi hanno esplicitamente chiesto di controllare la mercanzia” disse ridendo.

“Sei la solita idiota. Andiamo a sederci su una panchina fuori”.

“Ok”.

Quando raggiunsero una panchina si sedettero e non molto distanti da loro c’era un gruppo di tre ragazze che li stavano osservando.

“Visto? Ti hanno appena puntato” disse la ragazza indicandole.

“Le tue amiche di classe sono assatanate”.

“Credo proprio di sì. Allora, chi altro ti ha preso per il sedere oggi, oltre me e Cindy?”

“Duncan”.

“Oh merda! Mi ha chiamato prima!”

“Che gli hai detto?”

“Di andare a farsi fottere!”

“Per lui è sempre un piacere quello”.

“Già. Cosa voleva da te?”

“Quello che non è riuscito a ottenere da te”.

“Cioè?! Una scopata?!”

Lucas scoppiò a ridere. “No! Ha detto che stamane ha incontrato Chloe al centro commerciale che ha fatto degli acquisti bizzarri. E adesso è sul chi va là”.

“Cosa ha comprato? Dei sex toys e lui ha svalvolato?”

“La vuoi smettere? Chloe ha comprato una tanica per metterci della benzina e due borse da viaggio. Lui voleva sapere se tu sapevi qualcosa al riguardo. Sai visto che tu e Chloe siete più vicine”.

“Vicine?! La persona più vicina a Chloe è Max, non io”.

“Si, ma ti pare che vada a chiedere a Max? Non sono in confidenza” disse mordendo la barra di cioccolato.

“Perché con me si eh?!”

“Lo sai cosa voglio dire. Vi conoscete da tanto”.

“Perché non ha chiesto direttamente a lei?”

“Lo ha fatto. La risposta è stata che deve fare un viaggio a sorpresa con Max”.

“Un viaggio?! Ma se l’ho vista ieri mattina e credimi con i casini che ha hanno, non penso che quelle due si mettono a fare viaggi!”

“Non so cosa dire. Chloe ha detto questo, un viaggio per staccare da tutto”.

“E Max non lo sa…”

“Già” disse addentando ancora la barra di cioccolato. “Cosa è successo tra loro ancora?”

“Non ne hai idea. In poche parole la loro dottoressa ha consigliato di essere più aperte l’una con l’altra. Risultato? Hanno litigato dopo aver rivelato cose che forse era meglio tenere sepolte”.

“Tipo?” chiese confuso Lucas.

“Max le ha detto che è stata lei a lasciarle quel livido sul collo”.

“Oh merda! Cazzo! Come l’ha presa?!”

“Secondo te?”

“Non sarà incazzata anche con me vero?! Cioè, io sapevo tutto e…”

“Credimi se ti dico che al momento tu sei l’ultimo delle sue preoccupazioni”.

“Che altro?”

“Chloe ha letto il diario di Max”.

“Diario?! Max ha un diario?! Di quelli segreti?!”

“Già. Il punto è che lei lo ha fatto senza permesso. E ho come l’impressione che in quel diario ci sia scritto qualcosa che ha turbato parecchio entrambe”.

“Non ti ha detto cosa?”

“No, non credo me lo dirà mai”.

“Quindi questo come si ricollega ai borsoni da viaggio?”

“Non lo so, ma non suona bene”.

“O forse sì. Hanno dei problemi e Chloe decide di fare un viaggio con lei per sistemare tutto”.

“Se è così, considerando che si tollerano a malapena, non credi che Max doveva esserne almeno al corrente? Insomma, prima di fare acquisti ti assicuri che lei sia d’accordo. E poi la tanica di benzina a cosa serve?”

“È la stessa cosa che ha pensato Duncan. Potrebbero fare un viaggio con l’auto dei genitori di Max. Esistono le stazioni di servizio per rifornirsi durante il viaggio. Comunque buona questa barretta” disse il ragazzo accartocciando la carta mentre guardava Jennifer. “A cosa stai pensando?”

“Non lo so, ma forse Duncan ha ragione. C’è qualcosa di strano”.

Chloe arrivò a casa Caulfield, tirò fuori dall’auto la roba dalla macchina. Aprì il garage e mise la tanica di benzina nel suo pick-up. Richiuse il garage aprì lentamente la porta di casa. Sembrava non esserci nessuno in giro. Così salì di fretta le scale per raggiungere la sua stanza e nascose sotto al letto i due borsoni. Andò nello studio di Ryan, la porta era chiusa e bussò.

“Avanti”.

Chloe entrò nello studio. “Oh, ciao Chloe”.

“Ciao, volevo ringraziarti per avermi prestato l’auto!”

“Non devi ringraziarmi Chloe”.

“Hai ancora molto da lavorare?” chiese Chloe.

Ryan trovò la domanda un po’ strana. “Un’altra mezz'oretta. Perché? Hai bisogno di qualcosa?”

“Oh no. Ho chiesto così, tanto per sapere. Ok… ehm… ti lascio lavorare”.

Chloe lasciò lo studio chiudendo la porta, lasciando Ryan totalmente confuso. Approfittò dell'assenza di Max e Vanessa per tornare in garage. Versò la benzina nel suo pick-up e dopo nascose la tanica di benzina sotto un tavolo da lavoro, in mezzo ad altre cianfrusaglie coperte da un telo. Guardò il suo pick-up passando una mano sul cofano. “Non mi abbandonare almeno tu”.

Richiuse il garage e tornò in casa. In quel momento arrivò una telefonata da parte di Jennifer. Chloe rispose subito.

“Ehi Jenny”.

“Ciao Chloe. Senti, volevo sapere se ti andava di vederci questa sera”.

“Stasera? Per fare cosa?”

“Non lo so. Facciamo un giro”.

“Non lo so Jenny, a essere del tutto sincera non è che ne ho tanta voglia”.

“Avrei bisogno di parlarti di una cosa”.

“Oh… cosa?”

“Ne parliamo stasera”.

“Possiamo vederci un’altra volta?”

“Se proprio non ti va di andare da nessuna parte, possiamo semplicemente rimanere in macchina e chiacchierare”.

“Sei strana Jenny…”

“Allora ci vediamo stasera?”

“Ok, va bene. Facciamo per le nove?”

“Ok, passo a prenderti alle nove”.

“Ciao Jenny”.

“Ciao Chloe”.

Conclusa la chiamata Chloe si chiese cosa c’era di così importante da non poter rimandare a un’altra volta. Aveva uno strano presentimento, ma cercò di non penarci troppo. Nel frattempo Max nella sua stanza a parlare al telefono con Kate.

“Che hai Max?”

“Le cose non vanno per niente bene”.

“Si tratta di Chloe?”

“Si, pensavo davvero che la terapia avrebbe aiutato. Ma visti i risultati inizio a pensare che Chloe avesse ragione e che non servisse a nulla”.

“Invece non ha ragione. Quello che abbiamo vissuto non è così facile da gestire. Un aiuto esperto può fare solo comodo. La vostra situazione va ben al di là di quello che è successo. Il punto è che il vostro rapporto ha qualcosa che non va, anche se non capisco esattamente cosa. Dovreste parlare di più”.

“Lo abbiamo fatto Kate, ed è proprio questo il motivo dell'ennesimo litigio. È bastato essere sincere l’una con l’altra ed ecco cosa è successo”.

“Max, ti rendi conto che il vostro litigio è dovuto alle vostre menzogne, vero? Non puoi credere davvero che il vostro problema è la terapia”.
Max sospirò rendendosi conto che Kate avesse ragione.

“Hai ragione, non è la terapia che dà problemi, ma le menzogne che ci siamo raccontate per non affrontare la verità”.

“Beh, sai cosa si dice delle bugie. Prima o poi avreste affrontato l’argomento e in nessun caso poteva andare bene. Non avreste dovuto mentirvi sin dall’inizio. Però guarda il lato positivo, adesso che vi siete dette tutto potete voltare pagina, lasciandovi questo casino alle spalle”.

“Non lo so Kate. Ho scoperto che ha un’amica con la quale è in contatto e non me lo ha mai detto. Questo vuol dire che mi nasconde ancora molte cose. Non credo che mi dirà mai chi è questa ragazza. Ho preso il suo numero di telefono e vorrei chiamarla per capirci qualcosa, ma se lo faccio peggioro la situazione”.

“Infatti non devi farlo. Max, deve essere lei a decidere di parlartene. Non devi forzarla in nessun modo”.

“Troppo tardi, ho sbirciato sul suo telefono pretendendo che mi dicesse chi era”.

“Non è stata una bella mossa Max”.

Max seduta sul bordo del letto alzò una gamba poggiando la fronte sul ginocchio. “Io non so più cosa fare. Sembra che non ne sto facendo una giusta. Ho una brutta sensazione Kate”.

“Uhm… a dire il vero anche io ho avuto una strana sensazione l’ultima volta che l’ho vista, quando ci siamo salutate”.

“Per questo mi hai detto di risolvere subito le cose con lei?”

“Si, non ti ho detto molto quel giorno, ma del resto come avrei potuto farlo se è solo una sensazione. Non saprei nemmeno come spiegartelo”.

“Penso di capire bene cosa stai dicendo, perché anche io ho questo tarlo per la testa. Non so come fermare tutto questo”.

“Potresti chiedere alla dottoressa un consiglio, visto che andate in terapia e ormai conosce sia voi che il vostro rapporto”.

“Dovrò aspettare fino a venerdì”.

“Non manca molto, ma tu nel frattempo cerca di non provocare altri danni”.

“Fosse così semplice”.

“Beh, devi provarci Max. Se ci tieni a lei devi cercare di non peggiorare le cose”.

Mentre la loro conversazione continuava, Chloe era di sotto a fare zapping con il telecomando senza guardare per davvero la tv. Vanessa rientrò a casa.

“Ehi Chloe”.

“Ciao Vanessa”.

“Che fai?”

“Niente di che” disse Chloe spegnendo la tv. “Ti aiuto a preparare la tavola”.

“Grazie Chloe”.

Chloe iniziò a preparare la tavola mentre con la testa era altrove. Vanessa trafficava ai fornelli e si accorse dello stato della ragazza.

“Va tutto bene Chloe?”

“Mmh? Si certo, tutto ok”.

“Non pensare che non si noti che tra te e Max si è abbassato di nuovo il sipario”.

“Mi dispiace signora Caulfield. Ti giuro che le cose andranno meglio, questa è una promessa” disse con fermezza Chloe lasciando Vanessa senza parole.

Il telefono di Chloe suonò di nuovo, lo tirò fuori e vide con sorpresa che si trattasse di David. Di solito per tenersi in contatto si mandavano qualche breve messaggio, sotto espressa richiesta della ragazza. David accettò con riluttanza, ma alla fine era meglio di niente. Il fatto che la stesse chiamando sembrava strano.

“Ehm…”

“Rispondi pure Chloe, finisco io qui”.

“Ok…” disse Chloe allontanandosi. “Pronto?”

“Ciao Chloe”.

“Ciao”.

“Come stai?”

“Bene, tu?”
 
“Bene anche io. Lo so che eravamo d'accordo di scriverci e basta, ma vorrei chiederti una cosa. È da un po’ che non ci vediamo. Quindi mi stavo chiedendo se per caso potessi venire a trovarti. Infatti volevo chiamare anche Ryan per sentire se per loro va bene”.

“Oh… ehm… io non… aspetta…” disse Chloe uscendo davanti la porta di casa.

“Chloe, ci sei?”

“Si, sono qui. Ascolta David io non credo che questo sia il momento più opportuno per venire qui”.

“Oh, è successo qualcosa?! Ti trattano bene spero!”

“Si David i Caulfield sono apposto. Dico soltanto che non è un buon momento”.

“Per loro o per te?”

Chloe rimase in silenzio. Ormai David aveva intuito che era lei il problema. I Caulfield si erano mostrati fin troppo disponibili e cordiali con lui per poter pensare che non lo volessero lì.

“Non è un buon momento per me David. Ascolta, ho bisogno di un po’ di tempo per capire bene la situazione”.

“Quale situazione?”

“Non sono affari che ti riguardano! Sono cose mie personali” disse Chloe iniziando a perdere la pazienza.

“Pensavo che fossi disposta a provare a far funzionare le cose”.

“Si certo, ma non adesso. Ho delle cose da fare e adesso non è il momento adatto per incontrarci”.

“Chloe…”

“Cazzo! Non voglio vederti David, ok?! Solo perché mia madre è morta, questo non vuol dire che devi cercare in tutti i modi di entrare a far parte della mia vita! Non sei riuscito a trattarmi come meritavo quando era ancora viva, quindi non sforzarti ora! Non ho bisogno di un padre! Io non ho più una famiglia, non sentirti in dovere di addossarti questo fardello, perché io non ne ho assolutamente bisogno! So cavarmela benissimo anche da sola! L’ho sempre fatto! Ora scusami ma stiamo per metterci a tavola!”

“Posso parlare con Ryan…”

“No! Non voglio che parli con Ryan o Vanessa! Non chiamare più, ti avviso io se cambio idea! Adesso devo proprio andare!”

Chiuse la telefonata senza nemmeno salutare. Quando rientrò in casa erano già tutti in cucina per pranzare. Chloe si sedette a tavola. “Scusate per l’attesa”.

“È tutto ok Chloe?” chiese Vanessa.

“Si, certo” rispose Chloe con un finto sorriso stampato in faccia.

Chloe era molto preoccupata per David perché se avesse chiamato i Caulfield sicuramente lo avrebbero invitato a stare da loro per qualche giorno. Questo avrebbe complicato tutto mettendo a repentaglio il suo piano. Non poteva scegliere momento peggiore per farle visita. Un po’ le dispiaceva per lui, per quello che gli aveva detto e come lo aveva trattato, ma non c'era altro da fare. Se David avesse scoperto qual era il suo intento avrebbe tentato di farle cambiare idea in tutti i modi. O ancora peggio, le avrebbe chiesto di andare a vivere con lui. Non poteva permettere niente del genere.

Arrivò la sera. Alle nove precise Jennifer era già in macchina di fronte casa Caulfield. Mandò un messaggio a Chloe per dirle che era arrivata e rimase in attesa. Chloe uscì dalla sua camera indossando il giubbotto e nello stesso momento Max aprì la porta della sua stanza. Si guardarono per un momento senza dire nulla e poi Chloe prese la via per le scale.

“Chloe”.

La ragazza si fermò sulle scale in attesa che Max continuasse.

“Stai andando da qualche parte?”

“Non saprei! Oh, ci sono! Magari potresti seguirmi di nascosto e scoprirlo da te senza dover chiedere!” disse Chloe con sarcasmo.

Max rimase in silenzio subendo la sua frecciatina. Chloe avrebbe preferito di gran lunga che Max reagisse arrabbiandosi, piuttosto che vederla lì inerme.

Chloe sospirò. “Mi dispiace Max, non volevo…”

“No, va bene. Tu hai ragione… me lo merito”.

Chloe salì di nuovo sul pianerottolo avvicinandosi a lei. “No Max! Tu non lo meriti! Tu non meriti nulla di tutto questo!”

“Adesso sono un po’ confusa” disse Max.

“Si, lo so e non sei l’unica. Comunque sto uscendo con Jennifer, mi ha chiesto di vederci. Non farò tardi. Molto probabilmente resteremo in macchina. Vuole parlarmi di qualcosa”.

“Ok, quando torni, ti va di parlare un po’ con me?”

“Max io non so se è buona idea”.

“Ti prego Chloe”.

“Va bene” disse lasciandosi convincere facilmente.

“Allora ci vediamo dopo”.

“Ok”.

Max ritornò nella sua stanza e Chloe uscì di casa mentre Jennifer aspettava in auto battendo le dita sul volante. Chloe salì in macchina sotto lo sguardo attento della ragazza.

“Ciao Jenny. Cosa c’è? Perché mi guardi così?”

“Ce ne hai messo di tempo, pensavo avessi cambiato idea”.

“No, mi ha trattenuta Max”.

“Con la forza bruta?” chiese sorridendo Jennifer.

“Ti stancherai mai di fare battute idiote?”

“Non credo di riuscirci, mi dispiace tanto. Ti dovrai accontentare. Allora hai qualche preferenza su dove fermarci con l’auto visto che non vuoi andare da nessuna parte?”

“Non lo so, scegli tu”.

“Va bene” disse Jennifer mettendo in moto l’auto. Raggiunse l’isolato poco più avanti e svoltò a destra entrando in un vicolo spegnendo l’auto.

Chloe si girò verso di lei.“Davvero?! Ci fermiamo qui?!”

“Beh, sei stata tu a dire di non voler andare da nessuna parte”.

“Si, hai ragione. Allora spara, di cosa mi vuoi parlare?”

Jennifer si voltò completamente nella sua direzione. “Noi due siamo amiche Chloe?”

Chloe la guardò senza capire dove volesse arrivare. “Ehm…si?!”

“Te lo chiedo perché tu e Max siete amiche da una vita e nonostante questo vi nascondete delle cose litigando peggio di due fidanzate. Noi due invece ci conosciamo da poco, quindi è inevitabile che mi consideri molto meno rispetto a Max”.

Chloe la guardava confusa senza capire. Anche lei si voltò completamente verso Jennifer. “Jenny…  io non credo di capire esattamente di cosa tu stia parlando”.

“Non mi nascondi nulla?”

“Cosa?!” disse Chloe sorpresa dalla domanda.

“Si insomma, non c’è nulla che vorresti dirmi? Se ti chiedessi qualcosa di personale, mi risponderesti?”

“Anche se ci conosciamo da poco, credo di poterti considerare un’amica. Non credo di nasconderti nulla e si, risponderei alle tue domande personali. Ma dipende molto dalle domande. Non ci conosciamo da tanto, quindi…”

“Bene, mi fa piacere che mi consideri un’amica. Anche per me è lo stesso. Mi piacerebbe davvero che tu ti confidassi con me, per qualsiasi tipo di problema. So che ci conosciamo da pochi mesi, ma io tengo davvero tanto a te”.

“Oh….ooook” disse Chloe sorridendo nervosamente. “Ascolta Jenny… ehm… non è che per caso ci stai provando con me?”

Jennifer scoppiò a ridere. “Oh santo cielo Chloe, ma di solito ci provano con te in questo modo?”

“No, sarebbe una novità per me” rispose Chloe ridendo.

“Non ci sto provando con te, voglio solo sapere se va tutto bene Chloe”.

“Beh, ci siamo viste ieri, sai bene com’è la mia situazione al momento con Max. Pensavo di avertene già parlato”.

“Non hai trovato ancora il modo di migliorare la situazione tra di voi?”

“Da ieri a oggi? Certo che no. Jenny, lo sai che stasera sei davvero strana?”

“Non ti è venuta nessuna idea per sistemare le cose con Max?!”

“No Jenny! Non lo so, hai per caso qualche consiglio da darmi?!” disse Chloe con sarcasmo.

“Quindi questo vuol dire che anche se mi consideri un’amica, non mi dirai mai cosa stai architettando”.

Chloe la guardò iniziando a sospettare il peggio.

“Duncan oggi mi ha chiamata al telefono. Voleva sapere qualcosa su di te, ma l’ho mandato al diavolo. Poi ha contattato anche Lucas. Voleva sapere se io fossi a conoscenza del motivo per cui eri al centro commerciale. Hai comprato delle borse da viaggio e una tanica per metterci della benzina?”

“Dannazione!” disse Chloe risistemandosi sul sedile appoggiandosi all’indietro con la testa. “Farò un viaggio con Max, per…”

“Non provarci Chloe, non tentare di prendermi per il culo! Hai appena detto che con Max non stia riuscendo a sistemare nulla! Se siamo amiche come dici, mi avresti detto del viaggio con la tua amica! Ma la verità è che non c’è nessun viaggio, almeno non con lei! È così vero?!”

“Jenny, tu non capisci…”

“Non capisco perché non me ne parli! Siamo amiche quindi dimmi cosa ti passa per la testa e per quale motivo! Cosa hai intenzione di fare?! Stai per lasciare Seattle?!”

“Non ho… altra scelta” disse sottovoce Chloe.

“Chloe, non puoi lasciare tutto e tutti andandotene via così! Cosa cazzo speri di risolvere?!”

“Jenny, tu non sai nemmeno di cosa stai parlando! Non sai com’è stata la mia vita! È come se portassi dentro di me una cazzo di maledizione! Chiunque mi stia vicino prima o poi finisce per soffrire o anche peggio…”

“Che razza di discorsi stai facendo?! Pensi davvero che andando via, sistemerai tutto?! Se non vuoi farle del male allora dovrai restare Chloe! Se vai via lei soffrirà!”

“No, forse all’inizio, ma mi dimenticherà con il tempo”.

“Sono solo puttanate che stai dicendo! Non ci credi nemmeno tu! Le cose tra voi si possono risolvere Chloe! Non puoi andartene!”

“E chi me lo vieta, tu?!”

“Si io… e anche Max!”

“Lei non lo sa”.

“Non ancora…”

“Cosa vuoi dire?” disse Chloe girandosi di scatto verso di lei. “Non avrai intenzione dirglielo?! Se sei davvero mia amica, non lo farai”.

“Se sei davvero mia amica, ascolterai quello che ti dico” rispose Jennifer.

“Perché dovrei?”

“Perché non voglio che vai via. Ci tengo a te Chloe”.

“Io non posso restare Jenny, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno”.

“Ti aiuto io, ok? Non sei sola in questo casino”.

“No Jenny, io sono sola in questo casino, perché non voglio coinvolgere nessuno. Non puoi fare nulla per aiutarmi. Credimi apprezzo il tuo interessamento, ma non posso più restare. La mia vita sta prendendo una brutta piega e non voglio trascinare nessuno giù con me. Soprattutto Max, lei non merita questo. Io voglio che lei sia felice. Ne ha tutto il diritto dopo quello che ha passato. Non voglio rovinarle la vita”.

Jennifer ascoltò le sue parole non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“Non piangere Jennifer… ti prego”.

“Le farai del male così. Ti prego Chloe ripensaci”.

“Non c’è altro a cui pensare”.

“È già tutto pronto, vero?”

“Si, ho tutto quello che mi serve. Potrei partire anche in questo preciso istante se lo volessi”.

“E allora perché non lo fai?! disse amaramente Jennifer.

Chloe non rispose distogliendo lo sguardo da lei.

“Lo vedi Chloe? Nemmeno tu sei convinta di quello che vuoi fare!”

“Si invece… è quello che voglio. Il punto è che…”

“Non vuoi lasciarla Chloe! Quindi devi restare”.

“No! Non posso restare!”

“E dove vorresti andare?”

“Da una mia vecchia amica, che è disposta ospitarmi. La sua coinquilina sta per andare via. Lei avrà bisogno di qualcuno con cui condividere le spese dell’appartamento”.

“E che cosa farai?”

“Non lo so, troverò un lavoro. Farò qualcosa”.

“Chloe, anche qui puoi trovare un lavoro e magari potresti andare a vivere da sola per conto tuo. Non è necessario andare via da Seattle”.

“Non posso rimanere qui. Max vive qui e la mia sola presenza le complica la vita. Non può funzionare”.

“È chiaro che hai già preso la tua decisione. Io da amica ti chiedo solo di pensarci un altro po’. Valutare bene tutte le alternative i pro e i contro della tua scelta. Ti prego Chloe… dimmi che lo farai”.

“Non voglio darti false speranze Jenny”.

“Chloe, ti prego”.

“Va bene… ci penserò”.

“Se nel caso rimani ferma sulla tua decisione, ricorda che voglio salutarti prima che tu vada via”.

 “Certo” disse Chloe evitando di guardarla per non mostrare i suoi occhi che stavano diventando lucidi.

“Ti riaccompagno a casa”.

“No, non siamo molto distanti. Voglio camminare un po’ se non ti spiace”.

“Va bene”.

“Ok, allora… buonanotte Jenny”.

La ragazza le si avvicinò abbracciandola e lei ricambiò l'abbraccio. Poi uscì in fretta dalla macchina senza voltarsi. Jennifer prese il telefono combattuta se tradire la fiducia di Chloe o meno. Alla fine cercò di avvisare Max senza entrare nello specifico.

Jennifer: Ciao Max
  • Chloe sta tornando a casa, non so di preciso cosa succede tra voi, ma fa qualcosa.
  • Qualsiasi cosa… non posso dirti altro.
Max: Ciao Jennifer, che succede?
  • Che cosa vuoi dire?
Jennifer spense il telefono. Max nella sua stanza aspettava una risposta che non arrivò mai. Nel frattempo Chloe camminava lentamente per tornare a casa. Una leggera pioggia iniziò a scendere accompagnando le lacrime della ragazza. Si sentiva sconfitta e combattuta nel dover abbandonare Max. È per il suo bene, continuava a ripetersi per scacciare via dalla sua testa quella piccola vocina che le diceva di restare. Il dubbio che quello che stava per fare forse l'avrebbe distrutto Max, era più forte che mai. Ma per lei restare significava condannare Max a una vita piena di sofferenza e non solo. L'unica cosa certa era che Max dal suo ritorno ad Arcadia Bay, aveva sofferto a causa sua. Più si avvicinava quel momento e più andava in crisi. Tutte le sue perdite, iniziando da suo padre, l’avevano portata inevitabilmente a credere che fosse lei il vero problema. Max l’aveva strappata dalle braccia della morte. Ma chi poteva dire con assoluta certezza che tutto era finito con il sacrificio di Arcadia Bay? Forse il destino bramava ancora la sua vita. Raggiunse casa trovando i Caulfield in salotto a guardare un film. Diede loro la buonanotte e raggiunse la sua stanza dimenticandosi completamente della richiesta di Max di volerle parlare. Stava per entrare in camera quando la porta della stanza di Max si aprì.

“Chloe...”

La ragazza si fermò guardando Max. “Ehi…”

“Sei tornata presto”.

“Già”.

“Ma hai i vestiti bagnati per caso?”

“Si, mentre tornavo ha iniziato a piovere. Ma sono solo due gocce”.

“Eravate a piedi?”

“No, però volevo fare una passeggiata”.

“Aspetta prendo un asciugamano”.

“Ma no Max, non è necessario”.

Max entrò nel bagno per prendere un asciugamano e dopo averglielo consegnato rimase a guardarla pensando allo strano messaggio di Jennifer.

“Beh, grazie per l’asciugamano. Senti Max, lo so che avresti voluto parlarmi, ma potremmo rimandare per adesso? Non mi sento molto bene in questo momento e ho bisogno di andare a dormire, se per te non è un problema”.

“No, non è un problema. Ne riparleremo”.

“Bene, allora… buonanotte”.

“Buonanotte” disse Max dopo essersi avvicinata a lei dandole un bacio sulla guancia.

Chloe la guardò in modo strano non aspettandosi quel gesto. Max tornò nella sua stanza lasciando la ragazza ai suoi dubbi. Altra notte insonne per entrambe. Chloe rifletteva sulla sua scelta di lasciare Seattle. Forse Jennifer aveva ragione, stava sbagliando tutto. Max invece rimase nel suo letto ripensando al messaggio inviatole da Jennifer. Come avrebbe potuto fermare qualcosa che stava per accadere, se non sapeva nemmeno di cosa si trattava?



Mercoledì 5 Febbraio 2014

Il giorno seguente le due ragazze sembravano due zombie che si aggiravano per casa senza nessuna meta. La stanchezza si leggeva nei loro volti. I Caulfield uscirono di casa per andare a lavoro cercando di non mostrare la loro preoccupazione. La speranza che le ragazze potessero risolvere le loro faccende come avevano sempre fatto, iniziò a scemare. Max provò a contattare Jennifer mandandole alcuni messaggi per avere dei chiarimenti, ma l’unica cosa che riuscì a ottenere fu un semplice ‘Non posso spiegarti nulla senza litigare con Chloe’. Questo la preoccupò ulteriormente. Non poté fare a meno di chiedersi cosa ci potesse essere di così grave da arrivare al punto di litigare con Chloe. Di chiedere direttamente a lei era da escludere. In questo modo Chloe avrebbe scoperto il coinvolgimento di Jennifer portando le due a litigare. Per via della loro ennesima notte insonne, le due ragazze tornarono di sopra per rintanarsi fra le coperte per recuperare qualche ora di sonno. Si svegliarono solo quando i Caulfield tornarono dal lavoro. Dopo pranzo ritornarono di nuovo nelle loro stanze crollando dal sonno. Nel pomeriggio Chloe si svegliò e decise di prepararsi per uscire a fare quattro passi. Non perché le andasse di andare a passeggio, ma semplicemente per evitare che Max le parlasse, mettendola nella condizione di mandare all’aria il suo piano. Max era ancora arrabbiata con lei per la faccenda del diario, eppure la sera prima si era comportata in modo strano. Le aveva espressamente chiesto di poterle parlare non appena fosse tornata dalla serata passata con Jennifer. Di cosa voleva parlarle? Quando Chloe andò di sotto non trovò i Caulfield che ovviamente erano ritornati a lavoro. Sentiva il bisogno di allontanarsi al più presto da lì. Andò in salotto, prese le chiavi dell'auto di Vanessa appoggiate sul tavolo e proprio in quel momento sentì la voce di Max dietro di lei, facendola sussultare dallo spavento.

“Chloe, stai uscendo?”

“Cazzo! Oddio Max!”

“Scusa, non volevo spaventarti”.

“Pensavo fossi ancora in camera tua a dormire”

“No, sono sveglia già da un po’” disse Max guardando le chiavi dell’auto di Vanessa tra le sue mani. “Vai da qualche parte?”

“Eh?!”

“Hai preso le chiavi dell’auto”

“Oh queste… ehm… sì”.

“Dove?”

"Cosa?!"

"Dove stai andando?"

“Ah, volevo fare un giro”.

“Capisco” disse Max annuendo.

Rimasero ferme in quella posizione a guardarsi.  Si stavano studiando, sembravano attendere l’una la mossa dell’altra. Alla fine Chloe non ne poté più. “Bene... io vado, ci vediamo dopo” disse allontanandosi velocemente per uscire di casa. Pensava di averla fatta franca e invece...

“Chloe?!”

Chloe si fermò di colpo. “Si?!”

“Prima di uscire…”


No cazzo! Max non dirlo ti prego, ti prego, ti prego…


“…potremmo parlare un attimo?”


Cazzo!


“Oh…ma si… certo” disse Chloe agitandosi.

“Sediamoci sul divano”.

“Perché?!”

“Se preferisci stare in piedi… va bene” disse Max andando a sedersi.

“Ci vorrà così tanto?” chiese Chloe senza riflettere.

“Hai davvero così tanta fretta di andare?”

“No… certo che no. Non volevo dire… ok… mi siedo”.

Prese posto sul divano però rimanendo distante. “Allora, di cosa volevi parlarmi?”

“Vorrei chiarire la situazione tra di noi”.

“Non c’è molto da chiarire Max. Io ho sbagliato, non avrei dovuto leggere il tuo diario”.

“Si, hai sbagliato, ma anche io ho combinato un casino”.

“Si, ma non è la stessa cosa”.

“Che vuoi dire?”

“Quello che hai fatto, non era dipeso da te. Hai mentito su quello che è successo quella sera, ma sono stata io a combinare il disastro. Sono stata io a bere e tu ci sei andata di mezzo. Hai usato i tuoi poteri sempre a causa mia. Qualsiasi cosa fai di sbagliato, è solo una conseguenza delle mie cazzate”.

“Chloe, non è così. Ho commesso degli errori e non sono dovuti a te”.

“Ah davvero?!” chiese Chloe guardandola dritta negli occhi. “Come fai a prenderti sempre le responsabilità di tutto?!”

“Chloe, io non sono perfetta. Commetto anche io degli errori”.

“Max, sei sempre stata una persona tranquilla. Io sono quella che crea casini, non tu. È sempre stato così, sin da quando eravamo piccole”.

“Ho utilizzato i miei poteri perché non volevo che Lucas…”

“Oh no, ti prego Max!” disse Chloe alzandosi dal divano facendole segno di fermarsi.

“Cosa Chloe?!”

“Non voglio parlare di questo”.

“Perché no? Sono io che dovrei avere difficoltà a parlare di questo. Tu non hai fatto nulla”.

“Invece sì! Ho fatto qualcosa che non mi perdonerò mai”.

“A cosa ti riferisci di preciso?”

“A quella sera” disse Chloe dandole le spalle.

“Chloe…”

“Max ti prego, ho bisogno di prendere una boccata d’aria. Non ce la faccio ancora a parlare di questo”.

“No Chloe, dobbiamo parlarne invece!”

Chloe si voltò di colpo verso di lei. “Max, dici sempre le stesse cose! Che dobbiamo parlare e risolvere le cose tra noi! Ma alla fine di cosa parliamo per davvero?! Di niente! La verità è che le cose di cui dovremmo effettivamente parlare, non le vogliamo affrontare! Sorvoliamo su tutto, come abbiamo sempre fatto! Ecco perché mentiamo continuamente! Perché la verità sarebbe più difficile da gestire!”

“Di cosa stai parlando?!”

“Lo sai bene di cosa sto parlando Max! Non capisco nemmeno se stai fingendo di non capire, oppure sei davvero ignara di tutto! Non hai idea di quanto questo possa far male!”

“Chloe, vuoi spiegarmi di cosa stai parlando?! Vuoi aiutarmi a capire?!”

“Lascia perdere Max!” disse Chloe incamminandosi per raggiungere l’uscita.

“No Chloe! Non puoi andartene come fai sempre!” disse Max alzandosi dal divano raggiungendola.

Chloe si girò verso di lei. “Esatto Max, è quello che faccio sempre e non capisco ancora perché tu non ti sia stancata! Ora lasciami andare!”

“Non puoi prendere l’auto senza permesso!” disse Max per cercare di fermarla.

Chloe la guardò sbuffando. Appoggiò le chiavi sul tavolo. “Vuol dire che andrò a piedi”. Raggiunse la porta uscendo di casa. Max a quel punto non fece più nulla per fermarla, perché sarebbe stato tutto inutile.

Nel frattempo Jennifer era andata a casa di Lucas per metterlo al corrente di quello che stava succedendo. Erano in camera del ragazzo. Jennifer era appoggiata di spalle alla scrivania con le braccia incrociate mentre raccontava cosa aveva detto Chloe la sera prima. Lucas era disteso sul letto con le braccia incrociate dietro la testa ascoltando il suo racconto.

“E così alla fine ho mandato un messaggio a Max”.

“Tu cosa?! Ma sei impazzita per caso?!” chiese Lucas allarmato mettendosi a sedere.

“Cosa avrei dovuto fare?!”

“Tutto quello che ti pare, ma non quello! Che diavolo le hai scritto?!”

Jennifer le lanciò il suo telefono per permettergli di leggere i messaggi. Lucas li lesse.

“Oh sì, certo… ora Max avrà capito proprio tutto eh?!” disse Lucas sarcastico. “Le hai mandato dei messaggi inutili! Adesso l’hai semplicemente allarmata!”

“No, aspetta un attimo! Mi hai appena detto che non avrei dovuto mandarle dei messaggi e ora mi rimproveri per non essere stata chiara con lei?!”

“Si, è esattamente quello che sto facendo! Se avevi deciso di intervenire rischiando di litigare con Chloe, allora avresti dovuto essere chiara con lei! Così le avresti permesso di capire cosa fare e soprattutto di cosa diavolo stessi parlando! Ora invece Max sarà soltanto confusa!”

Jennifer rimase tristemente in silenzio e Lucas notò il suo cambio di umore. “Ci tieni tanto a Chloe eh?!”

“Si, non voglio che se ne vada”.

“Io non ti basto più?!”

“Sei un idiota Lucas!”

“Dai stavo solo scherzando. Comunque, non possiamo fare nulla in questo momento. Dobbiamo solo sperare che Max abbia intuito qualcosa. Quella ragazza è intelligente, ci arriverà. O almeno spero”.

“Questo la distruggerà”.

“Chi?”

“Max. Se Chloe va via lei non la prenderà affatto bene. È evidente quanto tengano l’una all’altra”.

“Già. Se dovesse succedere, ci saremo noi”.

“Non è la stessa cosa. Tu mi sostituiresti con qualcun altro?”

“Uhm… fammici pensare?” disse Lucas prendendosi gioco di lei.

“Sei uno stronzo Lucas!”

“Ma dai, vieni qui. Avanti…” disse tendendole una mano. Lei si avvicinò sorridendo e si sedette accanto a lui. Lucas la cinse le spalle con un braccio. “Vedrai che andrà tutto bene”.

“Ho una brutta sensazione Lucas” disse Jennifer appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo. Lui le diede un bacio sulla testa. “Non succederà niente” disse. La verità era che nemmeno lui credeva che le cose sarebbero andate per il verso giusto. Chloe era una testa calda e impulsiva. Era capace di tutto. Il problema più grande era che Max ne sarebbe uscita a pezzi da quella situazione.

Chloe camminava per le strade di Seattle per raggiungere in fretta la sua meta. Aveva con sé dei soldi e il suo immancabile documento falso, per poter acquistare qualcosa da bere. In tutto quel casino l’unica cosa che desiderava, era semplicemente dimenticare. E quale modo migliore se non bere per annebbiare la mente? L’erba che aveva acquistato da Duncan era ormai terminata da tempo. Mentre continuava a camminare sentì il suono di un clacson. Si voltò e vide Colin parcheggiare l’auto vicino al marciapiede.

“Ehi Chloe, ciao”.

“Ciao Colin”.

“Dove te ne vai di bello?”

“Ehm, stavo facendo due passi”.

“Ah capito. Vuoi un passaggio da qualche parte?”

“No, cioè si”.

“Sembri indecisa” disse ridendo Colin.

Chloe si avvicinò allo sportello dal lato del guidatore che aveva il finestrino abbassato. “Hai per caso qualcosa da bere?”

“Aaaah, ora ho capito. Avanti salta su, ci penso io a te”.

Chloe sorrise a sua volta salendo in auto accettando l’aiuto del ragazzo per procurarsi da bere.

Max era nella sua stanza seduta sul suo letto a riflettere sulle parole di Chloe. Non aveva ben capito a cosa si stesse riferendo. Le sue parole le risuonavano ancora nella mente. A un tratto sentì suonare il campanello e corse di sotto ad aprire la porta pensando si trattasse di Chloe, che forse aveva dimenticato di portare le chiavi di casa con sé. Aprì di scatto la porta. “Chloe…” si interruppe trovandosi davanti Victoria”.

Victoria la guardò con una espressione un po’ disgustata dopo essere stata chiamata con quel nome. “Oh mio Dio, no di certo!”
“Oh…Victoria, sei tu”.

“Si, mi dispiace deluderti”.

“No Victoria, mi fa piacere che tu sia qui. Solo che non mi aspettavo di vederti. Ci siamo per caso date appuntamento e me ne sono dimenticata?”

“Cosa?! Oh no, passavo di qui per caso e quindi...eccomi. Ho pensato di fermarmi per un saluto. Ma se hai da fare, posso andare via…”

“No! Assolutamente no, vieni entra pure” disse Max lasciandole spazio per entrare in casa.

Victoria entrò in casa girandosi intorno. “Ci sono i tuoi?”

“No, sono a lavoro in questo momento”.

“Ah, quindi considerando che ti aspettavi che fossi Chloe, suppongo che tu sia sola in casa”.

“Si, sono sola. Vieni, accomodiamoci in salotto”.

Si spostarono in salotto. Mentre Victoria prendeva posto sul divano Max le chiese: “Ti va qualcosa da bere? Un caffè o un…”

“Una birra magari”.

Max rimase sorpresa dalle parole della ragazza.

“Max, stavo scherzando” disse Victoria guardandola cercando di sorridere.

“Oh, si certo… che stupida che sono”.

“No, forse non sono molto brava con le battute. Comunque un caffè andrà più che bene, lo accetto volentieri”.

Così Max andò a preparare un caffè per entrambe, chiedendosi il perché di quella visita inaspettata. Non che le dispiacesse che Victoria fosse andata a trovarla. Semplicemente trovava molto strana la situazione. Ancora non si abituava alla presenza nella sua vita, della sua ex rivale. Max non poteva neanche immaginare quanto la presenza di quella ragazza, molto presto sarebbe stata importante per lei. Victoria sarebbe diventata la sua ancora di salvezza e l’avrebbe accompagnata nel suo lungo e tortuoso percorso, fino al raggiungimento dell'unica cosa davvero importante per lei. Ma prima di quel momento un’altra tempesta si sarebbe abbattuta e non sulla città, ma esclusivamente su di lei. Max tornò in salotto appoggiando un vassoio dove c’erano i loro caffè dello zucchero e dei biscotti che di solito Vanessa comprava proprio in caso di visite.

“Molto gentile Max, grazie”.

“Prego”.

Dopo aver zuccherato i loro caffè iniziarono a sorseggiare in silenzio. Victoria appoggiò la sua tazza sul tavolo. “Ti starai chiedendo perché sono qui!”

“Oh no Victoria, non me lo sto chiedendo affatto”.

“Beh, te lo dirò lo stesso. Non volevo stare a casa”.

“Tua madre?!”

“Già… sono davvero stufa di lei e di tutta la situazione. Odio quello che è successo, ma ancor di più quello a cui sono sottoposta ora. Chiederò più sedute settimanali alla dottoressa Tyler. Farei qualsiasi cosa pur di stare lontana da quella casa”.

“Hai parlato con tuo padre?”

“No, non ancora”.

“Dovresti farlo”.

“Lo so. Mi sento soffocare ogni volta che ho a che fare con lei, cioè sempre. Viviamo nella stessa casa”.

“Purtroppo non siamo noi a sceglierci i genitori”.

“Già e alcuni non dovrebbero proprio diventarlo”.

“Non dire così Victoria. Non saresti mai nata”.

“E chi lo può sapere. Con i tuoi come vanno le cose?”

"Non lo so. Credo bene, ma ci sono stati momenti non facili da quando siamo arrivate. Anche se non hanno vissuto nulla di quello che è successo, assistono impotenti alle conseguenze. Non è facile nemmeno per loro. A volte sono molto preoccupati anche se cercano di non darlo a vedere. E sono sotto stress proprio come noi”.

“Beh, ma almeno i tuoi non ti spingono a fare qualcosa che non vuoi. Non forzano la mano. Ti lasciano i tuoi tempi. O sbaglio?”

“Si, di questo non mi posso lamentare, ma vorrebbero che proseguissi gli studi”.

“Già, anche i miei”.

“Io non mi sento pronta per questo. Non adesso almeno, ma prima o poi dovrò fare qualcosa”.

“Beh, io a giorni dovrei ottenere il mio bel diploma senza dover ricominciare l’ultimo anno. Mi sono fatta il culo per arrivare dove sono ora. I miei voti mi sono stati di aiuto. Quindi dovrò scegliere solo in che college iscrivermi”.

“Anche per me è lo stesso. Mio padre è andato a parlare con il preside della mia vecchia scuola qui a Seattle. Però dovrò attendere ancora un po’. Comunque a quanto pare non ci saranno problemi. Almeno per me, per Chloe invece…”

“Chloe?! Ma lei ha mollato la scuola!”

“Appunto, mio padre vorrebbe che almeno si diplomasse”.

“Beh… buona fortuna allora!”

“Cosa?!”

“Max, stiamo parlando di Chloe Price, pensi davvero che accetterà di ritornare a scuola e rimettersi a studiare?!”

“Infatti lei sembra che non ne abbia nessuna intenzione, però potrebbe prepararsi da casa per poi fare l’esame per il Ged”.

“Questo è più fattibile, sempre se riuscite a convincerla” disse Victoria bevendo un altro sorso del suo caffè. “Allora… come mai Chloe non è a casa? Non che mi interessi di lei ma…”

“Ennesima discussione”.

“Di nuovo?”

“Già”.

“Non la capisco quella ragazza. Ok, ha perso tutto ed è complicato. Ma adesso ha te e la tua famiglia che le sta offrendo la possibilità di crearsi un futuro. Ha un tetto sulla testa. Inoltre c’è anche David, dovrebbe stare con lui”.

“Con David le cose non andavano proprio bene. Poi è successo tutto il resto e… ci vuole del tempo”.

“Posso chiederti perché avete discusso?”

“Non lo so neppure io Victoria. Non so più che diavolo sta succedendo. So soltanto che non voglio perderla. Ma non c’è modo di far andare le cose per il verso giusto”.

“Scusami se te lo dico Max, ma forse dovresti cambiare atteggiamento”.

“Cosa vorresti dire?!” chiese Max confusa.

“Devi avere il pugno di ferro. È chiaro che tra le due chi ha più palle è Chloe. È ora che tiri fuori le tue e la metti al suo posto. Tu giochi in casa ricorda”.

“Victoria, non è una partita di calcio”.

“No vero, però è ora che alzi la voce e fai valere le tue ragioni. Le persone come Chloe devono essere affrontate di petto. Tu sei una persona molto tranquilla e per affetto verso di lei, finisci per essere quella che si sottomette. Dovresti invertire i ruoli, perché credimi trovarsi dall’altra parte è molto meglio che stare dalla tua. Fatti sotto e affrontala, detta tu le regole per una buona volta. Vedrai che quando lo farai, lei si cagherà addosso e inizierà a calmarsi un po’”.

“Non so se con Chloe questa tattica funzionerebbe, ma apprezzo tanto il tuo desiderio di aiutarmi” disse Max con mezzo sorriso.

“Beh, non so di preciso cosa è successo tra voi. Quindi non posso consigliarti la soluzione adatta per la tua situazione. Prova a spiattellarle in faccia tutto quello che non le hai mai detto per paura della sua reazione, o per non ferirla. Apriti e fai uscire la valanga di merda che ti porti dentro, perché lo so che ne hai fin sopra i capelli. Non è giusto che ogni volta tu ne soffri e lei se ne va in giro come se nulla fosse. È ora che scarichi un po’ di peso su di lei”.

Max rifletteva sulle parole dalla ragazza. A un tratto pensò di aver capito a cosa si riferisse Chloe. Sorrise a Victoria. “Sai una cosa Victoria?”

“Cosa?!”

“Credo che forse hai centrato il vero problema. Seguirò il tuo consiglio. Non sarà facile dirle tutto, ma devo almeno provarci”.

Victoria la guardò sorpresa. Non pensava che avrebbe preso in considerazione il suo consiglio, tanto meno credeva che la stesse davvero ascoltando. “Oh… bene allora… spero che… funzioni… non vorrei essere responsabile di qualche catastrofe imminente. Sai con Chloe non si può mai sapere”.

“Victoria, per caso stai ritirando tutto quello che hai detto?” chiese ridendo Max.

“Io?! No… è solo che…” si interruppe in difficoltà. Poi guardò Max ridacchiare e si lasciò contagiare anche lei dalle sue risate.

Colin portò Chloe nel bar di un amico di suo fratello. Anche Colin era provvisto di un documento falso, in caso di necessità. Nemmeno lui aveva l'età per bere, ma non fu necessario il suo utilizzo. Infatti, approfittando del fatto che il proprietario dovesse dei favori a suo fratello, prese da bere per entrambe. Il proprietario si era lamentato che se fosse entrato qualche agente per effettuare dei controlli, sarebbe finito nei guai costringendolo alla chiusura del locale. Colin gli rispose mostrando i loro documenti falsi, dicendogli che se nel caso qualcuno non ci fosse cascato, poteva semplicemente dire di non aver capito che fossero falsi. Alla fine il barista si lasciò convincere iniziando a servirli delle birre, che si scolarono molto velocemente. Così ne ordinarono un’altra e un’altra ancora. Erano già a tre birre e non avevano nessuna intenzione di fermarsi lì.

“Cazzo Colin, mi hai appena salvato la vita portandomi qui”.

“Aspetta a dirlo, dobbiamo ancora tornare sani e salvi a casa nostra”.

Si guardarono e poi scoppiarono a ridere. “Beh, la serata è ancora lunga per tornare a casa” disse Chloe.

“Allora ordiniamone un’altra. Ehi Donald, portacene un’altra!” gridò Colin dal tavolo dove erano seduti.

“È già la quarta che vi servo, non pensate di aver bevuto abbastanza?”

Chloe si girò a guardare verso di lui al bancone. “Cosa c’è?! Per caso i nostri soldi ti fanno schifo?!”

Donald scosse la testa e prese altre due birre.

Chloe si voltò tornando a guardare Colin. “Visto?! Appena parli di soldi tornano a ragionare. Tutti hanno un prezzo” disse bevendo il suo ultimo sorso dalla terza bottiglia mentre Colin rideva.

Donald si avvicinò al tavolo servendo altre due birre. “Eccovi serviti” disse con tono infastidito. Quando si allontanò i due ragazzi scoppiarono a ridere prendendo le loro bottiglie.

“Qui ci vuole un brindisi” disse Colin alzando la bottiglia.

“Colin, ti sembro il tipo di persona che si mette a fare brindisi?”

“No Chloe, ma forse non sai che c’è una buona ragione per festeggiare”.

“Ah sì, e quale?”

“Voglio brindare a quello che ho in macchina”.

Chloe tornò a guardare verso di lui un po’ confusa sia dall’alcol, sia dalle parole del ragazzo. “Di che cazzo stai parlando?!”
Il ragazzo si avvicinò a lei parlando sottovoce. “Ho dell’erba che ci aspetta in macchina”.

Chloe spalancò gli occhi guardando il ragazzo. “Colin, io credo di amarti”.

“Anche io”.

“Cosa?! Anche tu ti ami?! Non c’è nulla di male ad andare a letto con sé stessi sai?!” disse la ragazza ridendo prendendosi gioco di lui.

“Si, no… non volevo dire…” rispose il ragazzo iniziando a ridere. “Mi stai prendendo per i fondelli solo perché sono brillo”.

“Beh, allora questo brindisi?!”

“Giusto!” disse Colin sbattendo una mano sul tavolo.

Alzarono le loro birre facendo tintinnare le bottiglie. “Al nostro incontro…” disse il ragazzo.

Chloe finì il suo brindisi. "...e a quello che ci aspetta nella tua auto”.

Iniziarono a ridere di nuovo bevendo ancora un’altra birra, fortunatamente l’ultima. Dopo aver pagato il conto ritornarono in auto per chiudere in bellezza.


Nel frattempo Victoria decise di ritornare a casa. Si salutarono e subito dopo Max salì in camera. Guardò la scrivania e si avvicinò aprendo un cassetto. Tirò fuori il suo diario e lesse l’ultima pagina. All’inizio non aveva compreso di cosa stesse parlando Chloe, ma forse adesso sì. Parlare con Victoria le era servito. Le aveva dato la carica giusta di affrontare quella situazione una volta per tutte. Doveva rivelare tutta la verità fino in fondo. La dottoressa Tyler l'aveva spronata ad aprirsi del tutto con lei, tralasciando per adesso la parte più difficile, quella dei suoi sentimenti, ma forse era giunto il momento. La stessa Kate era dell’opinione di essere sincera e adesso, anche Victoria. Inoltre, non poteva dimenticare i messaggi di Jennifer. Ripensò alle parole di Chloe prima di uscire di casa.

“La verità è che le cose di cui dovremmo effettivamente parlare, non le vogliamo affrontare! Sorvoliamo su tutto, come abbiamo sempre fatto! Ecco perché mentiamo continuamente! Perché la verità sarebbe più difficile da gestire!”

Forse si riferiva a questo. Dovrei dirle cosa provo per lei. Ho paura di come potrebbe reagire, ma non credo che mi restino altre alternative. Dovrò prendere il toro per le corna. Forse Victoria ha ragione. Infondo come potrebbe andare peggio di così?!

È ora di affrontare la verità, non posso tirarmi indietro.

Max era convinta davvero di aver capito cosa si aspettasse Chloe da lei. Che fosse proprio quello l’argomento che più di tutti non volevano affrontare. Mise il diario al suo posto e prese il telefono provando a contattare Chloe, che ovviamente non rispose.


Colin e Chloe erano in macchina parcheggiati in vicolo. I due ragazzi erano decisamente alticci. Come se non bastasse l’erba aveva fatto anche la sua parte. Stavano fumando uno spinello ciascuno.

“Cazzo, vorrei che questo momento non finisse mai” disse Chloe facendo un altro tiro.

“Beh, se finisce basta comprarne dell’altra” disse il ragazzo guardando davanti a sé confuso. “Hai visto Chloe?!”

“Cosa?!” chiese la ragazza seguendo il suo sguardo.

“Cazzo! Tu credi ai fantasmi Chloe?!”

“I fantasmi?! Ti chiederei che cosa hai fumato, ma lo so già quindi lasciamo perdere”.

“Ti giuro che l’ho visto, era là vicino al bidone della spazzatura”.

Chloe si sforzò di guardare meglio in quella direzione, ma non vide nulla. “Colin, là non c’è un cazzo!”

“Ti dico che c’era, non me lo sto inventando! L’ho visto volare proprio sopra al bidone! Ma non hai paura?!”

Chloe scoppiò a ridere. “Io paura?! Io che sono scampata alla morte non so più quante volte. Sopravvissuta a un tornado. Io che ho perso ogni persona che abbia mai amato! Merda Colin, ormai non ho più paura di un cazzo niente!  E poi dovresti aver più paura dei vivi, quelli sì che possono ancora far male! Come me!”

“Wow Chloe, che discorso profondo” disse il ragazzo prima che qualcosa di bianco volò davanti a loro, piazzandosi sul parabrezza facendoli saltare dalla paura.

“AAAH, IL FANTASMA CHLOE! È LUI!”

“CAZZO! ODDIO! MA FINISCILA!” urlò Chloe, spaventata più dal suo urlo che dall’ipotetico fantasma.

Chloe uscì dall’abitacolo leggermente instabile. Si avvicinò al parabrezza prese la busta scuotendo la testa e rientrò in auto. Chiuse lo sportello mentre il ragazzo la guardava.

“Eccoti il tuo cazzo di fantasma Colin!” disse la ragazza sbattendogli su una mano la busta fantasma.

“Ma è una busta!”

“Si Colin! È una stracazzo di busta!”

“Eppure sembrava un fantasma!”

“Si, come se tu ne avessi mai visto uno!”

Il ragazzo aprì il finestrino e gettò via la busta fantasma. Poi guardò verso Chloe che stava facendo gli ultimi tiri del suo spinello. “Dicevi sul serio prima? Che non hai paura di nulla?”

“Certo Colin, tranne che delle buste fantasma…” disse con sarcasmo. Poi sentì suonare il suo telefono e lo prese guardando il display.

“…e questa!” aggiunse mostrando il telefono al ragazzo.

Colin strinse gli occhi per mettere a fuoco per leggere. “Max?! Chi è il tuo ragazzo?”

“Certo che diventi proprio un imbecille quando fumi. È la mia amica Max, ricordi? Abbiamo passato una serata con te, Duncan e gli altri”.

Il ragazzo ci pensò su un po’ sforzandosi di ricordare. Poi schioccò le dita. “Aaaah, ora ricordo. Si, la ragazza carina che non voleva tu fumassi”.

“Già, proprio lei”.

“Perché non rispondi?”

“Non ho voglia” rispose Chloe rimettendosi di nuovo il telefono in tasca. Il telefono smise di suonare.

“Senti, ma perché non ci incontriamo più tutti insieme? Da quel giorno che stavamo con Duncan, non sei più tornata”.

“Lascia perdere. E poi Duncan e gran figlio di puttana!”

“Sua madre è morta”.

“Fa lo stesso”.

“Sei arrabbiata con lui?”

“Si, ha detto qualcosa di troppo a una persona, mettendomi in una situazione di merda!”.

“Oh, allora ti capisco. Ma dovresti parlargliene sai, per risolvere la situazione. Così potremmo organizzare qualche serata tutti insieme.

“Non credo proprio sia il caso di parlargli. Finirei per prenderlo a calci in culo!”

“Cazzo! Questo no, non è necessario!”

“Comunque non ho voglia di andare a casa sua!”

“Non è a casa sua, ma alla sala giochi. Ogni tanto smercia lì”.

“Nella sala giochi?!”

“Ma no, nella stanza sul retro. Ma solo fino a una certa ora”.

“Tu stai andando lì?”

“A dire il vero voglio solo tornare a casa. Però se vuoi parlargli ti ci posso accompagnare”.

“Sai che ti dico? A ripensarci bene adesso gliene dico quattro! Molto probabilmente non ci saranno più altre occasioni!”

“Ok, però non creare problemi, altrimenti mio fratello mi fa il culo a stelle e strisce”.

“Sta tranquillo, non rovinerò la tua quiete famigliare!”

Il ragazzo mise in moto l’auto e si diresse verso la sala giochi del fratello. Chloe nel frattempo pensava a tutto quello che gli avrebbe detto. Si era comportato da stronzo, mettendo a rischio il suo dannato piano.


Max provò a chiamare di nuovo la sua amica, ma senza ricevere alcuna risposta. C’erano solo due motivazioni per cui non potesse rispondere. La prima, era che fosse arrabbiata e quindi voleva soltanto essere lasciata in pace. La seconda, era che forse le potesse essere successo qualcosa e non poteva risponderle. Nonostante la situazione che si era venuta a creare tra loro, Max pensò più alla seconda ipotesi, iniziando inevitabilmente a preoccuparsi. Sapeva che se Chloe non voleva essere trovata, non c’era nessuna possibilità di scovarla. Magari per allontanarsi, si era ficcata in qualche guaio. Non sapeva da dove cominciare a cercare, così decise di chiedere prima ai suoi compagni se avessero sue notizie. In caso contrario avrebbe chiesto il loro aiuto per cercarla.
Chloe era a piedi e quindi non sarebbe andata molto lontano. Inoltre, con più persone era più facile trovarla subito. O almeno, quella era la sua speranza. Chiamò Fernando che in quel momento stava a casa di Kristen. Entrambi i ragazzi non l’avevano vista. Allora si diedero appuntamento a casa di Kristen per cominciare le ricerche. Max non perse tempo infilandosi il giubbino uscendo di casa. Era stato un bene che Chloe avesse rinunciato all’auto perché così poteva utilizzarla lei per cercarla.


Colin parcheggiò l’auto accanto al marciapiede, davanti alla sala giochi del fratello. Chloe scese dalla macchina con qualche difficoltà, a causa dell’alcol che le faceva girare un po’ la testa. Prima di chiudere lo sportello Colin le consegnò una chiave.

“Prendi questa”.

“Cosa dovrei farci?!”

“È la chiave della porta che si trova nel vicolo. Di solito è chiusa quindi ti servirà”.

“E dopo aver aperto te la devo riconsegnare?”

“No, lasciala a Duncan, ci penserà lui a consegnarla a mio fratello”.

“Ok, ho capito. C’è altro?”

“No, a parte chiederti se devo aspettarti. Non sembri molto stabile”.

“Pff, senti chi parla!”

“Posso aspettare che parli con lui e poi ti riaccompagno a casa. Giusto per non andare a piedi. Andare in giro ubriachi non è proprio l’ideale, soprattutto per una ragazza”.

“Aaaah, lasciami in pace Colin, non sono così ubriaca! E poi pensi che andare in macchina con te ubriaco sia più sicuro?! Potresti portarci a schiantarci da qualche parte!”

“E va bene, come vuoi tu. Ci vediamo alla prossima e non combinare casini. Ah, e salutami Max quando la vedi”.

“Si certo, come no” disse Chloe sottovoce chiudendo lo sportello. Vide la macchina di Colin allontanarsi e poi entrò nel vicolo per raggiungere la porta. Non ci arrivò facilmente. Guardò la porta che dall’ultima volta era arrugginita il doppio. Provò ad aprire la porta ma era chiusa. Quindi tentò con qualche difficoltà a inserire la chiave nella fessura.

“Avanti cazzo!”

Le cadde la chiave a terra. “Vaffanculo! Tutta colpa di quel bastardo! Ma adesso mi sente! Gran figlio di puttana! Crede di poter fare quello che cazzo gli pare! Beh, sto per fargli capire che con me non si scherza!” disse mentre recuperava le chiavi da terra.

Aprì la porta incamminandosi lungo il corridoio poco illuminato dalle luci al neon. Quando giunse davanti alla porta bussò con forza. Tentò di aprirla ma anche quella era chiusa a chiave dall’interno e lei non aveva altre chiavi a disposizione. Iniziò a battere di continuo un pugno con forza sulla porta.

"Ehi, ho sentito! Un attimo sto arrivando! Per caso vuoi buttare giù la porta?!"

Duncan spalancò di colpo la porta. "Si può sapere che cazzo..." si interruppe non appena vide la ragazza... "Chloe?! Cosa ci fai tu qui?!" Il ragazzo guardò oltre la ragazza. "Sei da sola?! Aspetta, ma come cazzo sei entrata?!"

Chloe restò in silenzio mentre guardava il ragazzo a petto nudo, mettendo in risalto un fisico tonico e asciutto che avrebbe mandato su di giri qualsiasi ragazza. Entrò dentro la stanza oltrepassando Duncan andandosi a posizionare davanti al divano e girandosi verso di lui che era rimasto all'entrata. "Ho la chiave coglione!"

"Wow, vedo che siamo di buon umore oggi" disse Duncan richiudendo la porta. "Allora, a cosa devo l'onore della tua visita? chiese il ragazzo infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

"Non è una visita di cortesia la mia! Sono solo venuta a dirti che devi imparare a farti i cazzi tuoi!” disse Chloe con tono ostile mentre cercava di guardare il ragazzo in faccia.

"Chloe, non so davvero di cosa diavolo stai parlando!”

“Ah davvero?! Vuoi che ti rinfreschi un po' la memoria?! Il nome Jennifer non ti dice proprio nulla!”

A quel punto il ragazzo comprese la rabbia della ragazza. Abbassò lo sguardo con aria colpevole. Alzò le mani cercando di giustificarsi dicendo: "Ok, beccato! Ho parlato con lei del nostro incontro, perché ero preoccupato per te".

"Non hai nessun diritto d'intrometterti nella mia vita così, né tu né nessun altro! Sembra che fate tutti a gara per cercare di prendere il controllo della mia stramaledetta vita! Non avresti dovuto dire nulla a Jenny, perché in questo modo mi hai causato solo altri problemi di cui non ho affatto bisogno.

Quindi la prossima volta che ti viene in mente di fare qualche altra cazzata, ripensaci immediatamente all'istante, altrimenti ti prendo a calci in culo!"

"Chloe, volevo solo aiutare..."

"Nessuno ha chiesto il tuo aiuto! Non ho bisogno di te e poi che cazzo di aiuto mi avresti dato, sentiamo?!" disse sbattendo la chiave della porta sul tavolino davanti al divano logoro.

"Temevo che stessi per andartene da Seattle!" rispose con calma il ragazzo.

"E anche se fosse?! Quale cazzo sarebbe il tuo problema?! Non ti è passato per la testa l'idea che è esattamente ciò che voglio?!"
"Si, ma non quello che voglio io!”

Chloe non disse nulla sapendo cosa significavano quelle parole.

"Ti stai preparando per partire vero?! Se hai problemi a casa della tua amica puoi stare da me quando vuoi! Anche per sempre, per me non ci sono problemi lo sai! Non è necessario andare via da Seattle!"

"MA COSA CAZZO VUOI DA ME DUNCAN! EH?!"

"VOGLIO CHE NON TE NE VAI, ECCO COSA VOGLIO!"

Chloe annuì iniziando a camminare per raggiungere l'uscita, Il ragazzo si piazzò davanti alla porta per impedirle di andarsene. Solo in quel momento Duncan si accorse dello stato della ragazza da come camminava, dagli occhi arrossati e soprattutto dall’odore che aveva addosso. "Ma tu sei ubriaca! Hai anche fumato vero?!"

"Non sono cazzi tuoi e adesso lasciami andare!"

"Non puoi uscire in questo stato!"

"Chi sei?! Mio padre per caso?!" disse Chloe mentre afferrava la maniglia della porta. Proprio mentre la stava aprendo le venne un capogiro e appoggiò l'altro braccio contro il muro per reggersi. Il ragazzo l'afferrò tempestivamente per non farla cadere. Chloe si voltò appoggiando le spalle e la testa alla parete.

"Non credo che sia il caso che tu esca in questo stato! Potrebbe essere pericoloso, nelle tue condizioni!”

"Non ho nessuna intenzione di restare qui!”

Si guardarono negli occhi e la tensione che si era creata la prima volta che si erano baciati, tornò a farsi prepotente fra loro. Duncan tentò di baciarla, ma lei lo fermò appoggiandogli una mano sul petto. Il ragazzo si bloccò, ma non si tirò indietro. Chloe rimase con la mano in posizione, ma poi la fece scendere lentamente fermandosi sul ventre di Duncan. I due si scambiarono uno sguardo pieno di desiderio e questa volta, non ci fu niente e nessuno per fermare ciò che stava per accadere. Non c'era Colin a interromperli e nemmeno la lucidità della ragazza. Chloe aveva accumulato fin troppe tensioni negli ultimi giorni e il sesso, come l'alcool e l'erba, erano state da sempre la sua valvola di sfogo. Oltre a essere stati anche i suoi punti di riferimento per spegnere completamente i suoi pensieri che le davano il tormento. Almeno fino all’arrivo di Rachel, che ormai era morta. Peccato che per lei, spegnere la mente in alcuni frangenti, volesse dire semplicemente commettere l’ennesimo errore di cui si sarebbe poi pentita successivamente. In quanto a lui, non si sarebbe mai fermato, nemmeno davanti all'evidente stato di ebbrezza della ragazza. Perché sapeva, che anche lei era attratta da lui. Lo aveva sempre saputo. L'aveva desiderata sin dal loro primo incontro e in nessun modo avrebbe rinunciato a quel momento tanto atteso. Duncan si chinò lentamente a baciarle il collo. Le sfilò il giubbotto lasciandolo scivolare a terra. Si staccò dal bacio guardandola con un sorriso iniziando a sbottonarle la camicia. Tornò a baciarle il collo, mentre con una mano raggiungeva il suo seno. In quel momento una scarica di adrenalina ed eccitazione attraversò il corpo di Chloe, che in un attimo si avventò su di lui baciandolo con foga. Chloe avvolse le sue braccia attorno alle spalle del ragazzo attirandolo più vicino. Duncan cinse la vita di Chloe che con un balzò avvinghiò le gambe attorno a lui. Il ragazzo si girò cercando di non perdere l'equilibrio per raggiungere il divano, mentre continuavano a baciarsi intensamente. Caddero sul divano iniziando a spogliarsi a vicenda.

"Ho aspettato questo momento da sempre!" disse Duncan con affanno.

"Vuoi continuare a parlare o vuoi darti da fare?!" ribatté Chloe che ormai aveva perso del tutto il controllo.

Continuarono a baciarsi senza un attimo di tregua. Così Chloe cedette definitivamente ai suoi impulsi facendo sesso con lui. Che fosse a causa dell'alcol, del fumo o semplicemente del suo stato d'animo, poco importava. Quello che non sapeva è che quel momento, avrebbe scatenato molto presto un altro problema.

 
Max, Fernando e Kristen avevano setacciato tutti i luoghi abitualmente frequentati da loro e Chloe, ma non la trovarono. Dopo aver girato in lungo e in largo, decisero di passare a casa di Jennifer nel caso fosse in sua compagnia, ma la ragazza non era in casa. Allora provarono a casa di Lucas. Fernando suonò al campanello e poco dopo la porta si aprì.

“Ciao Lucas”.

“Ehi sfigato, ciao. Cosa ci fai qui?”

“Hai visto Chloe, oppure hai sue notizie?”

“No, perché?” Il ragazzo guardando oltre suo cugino, notò la presenza di Max in auto e Kristen in un’altra. “Che cazzo è successo adesso?!” chiese allarmato.

“Niente, solo che… Chloe è sparita di nuovo e stiamo cercando di trovarla”.

In quel momento Jennifer comparve al fianco di Lucas.

“Oh, ciao Jenny”.

“Cosa vuol dire che Chloe è sparita di nuovo?!” chiese Jennifer spaventata.

“Ehm, è uscita di casa e non si trova da nessuna parte. L’abbiamo cercata dappertutto, ma niente. Non riusciamo a trovarla”.

“Cazzo! Merda, merda, merda!” disse Jennifer pensando che fosse già partita.

“Mi sono perso qualcosa per caso?” chiese Fernando confuso.

“No, niente Fernando. Comunque non l’abbiamo vista, ma se volete vi aiutiamo a cercarla”.

“Si, magari potreste essere di aiuto”.

I ragazzi rientrarono per prendere i loro giubbini e le chiavi dell’auto e si avvicinarono agli altri per organizzare le ricerche.

“Allora, ci sono posti che non avete controllato?” chiese Lucas.

“Li abbiamo controllati tutti senza alcun risultato. Pensavo che essendo a piedi non si sarebbe allontanata più di tanto” disse Max.

Lucas e Jennifer si lanciarono un’occhiata d’intesa. “Beh, il fatto che sia a piedi non vuol dire che renderà facile le ricerche. Potrebbe essere in qualche locale che non abbiamo mai frequentato ad esempio. In questo modo sarà più complicato trovarla”.

Max guardò in direzione di Jennifer e chiese: “Tu e lei ieri sera vi siete incontrate. Per caso ha detto qualcosa su dove sarebbe andata oggi?”

Gli altri guardarono Jennifer in attesa che dicesse qualcosa e lei in quel momento voleva solo sprofondare. Intervenne Lucas per aiutarla. “Ragazzi non perdiamoci in chiacchiere e cerchiamo di trovarla piuttosto. Chloe non racconta mai a nessuno le sue intenzioni".

"Già, tranne con te quando ti ha chiesto di Duncan, per comprare dell'erba!" disse Max lanciandogli una frecciatina.

"Max, mi dispiace tanto per quello!”

"Mi avevi detto di non averla vista. Mi hai mentito!”

"Si e mi dispiace. Non volevo mentirti, ma lei sembrava bisognosa..."

"Bisognosa?! Di fumare erba?! Pff, che bel gesto per aiutarla!".

"Ragazzi, non mi sembra il caso di mettersi a bisticciare ora! Cerchiamo di ritrovare Chloe e basta!" disse Fernando un po' confuso dall'ostilità di Max.

Così ripartirono alla ricerca della ragazza che ormai mancava da ore. La sera calò e le speranze di trovarla in fretta scarseggiavano. Max era sempre più preoccupata, pensando che le fosse successo qualcosa. Provò a telefonarla, ma Chloe non rispose.

Duncan teneva abbracciata Chloe da dietro, mentre lei era rannicchiata contro lo schienale del divano. Il ragazzo aveva preso una coperta trovata tra le cianfrusaglie nella stanza. Avevo coperto entrambe ma nonostante tutto, il freddo iniziava a farsi sentire. Chloe si svegliò e cercò di divincolarsi dall’abbraccio del ragazzo che continuava a tenerla stretta. Duncan si svegliò a causa del movimento della ragazza.
“Mmm… Chloe, cosa fai?”

“Sto cercando di alzarmi. Se cortesemente potessi liberami dalla tua morsa, mi faresti un enorme piacere”.

“Oh scusa, ma dove vuoi andare? Restiamo un altro po’ dai”.

“Per finire di congelarmi il culo?! No grazie!"

Chloe riuscì a liberarsi dalla presa del ragazzo. Si alzò cercando la sua biancheria intima. Mentre lei si rivestiva, il ragazzo la guardava ancora con desiderio dal divano.

“Sei uno spettacolo Chloe!”

“Si certo…” disse la ragazza infilandosi gli slip e reggiseno.

“Devi proprio rimetterla quella roba?!”

“No certo, che cretina che sono! Posso semplicemente uscire di qui nuda! Tanto chi vuoi che se ne accorga?!” disse Chloe con sarcasmo.
Il ragazzo cominciò a ridere mentre si sedeva di scatto sul divano afferrando la ragazza per un polso e tirandola verso di sé. “Vieni qua!”

Chloe finì seduta sulle gambe del ragazzo. “Duncan, ora devo proprio andare!”

Dimmi un po’, dove hai fatto questo?” chiese il ragazzo passando una mano sul braccio destro di Chloe.

“Un tizio che conoscevo mi ha mandato da un suo amico a Bay City”.

“Come mai proprio questo tatuaggio?”

“Ci deve essere per forza una ragione? Mi piaceva e l’ho fatto”.

“Il teschio è davvero figo!”

“Molto probabilmente rappresenta la morte che mi circonda” disse Chloe pensando a Rachel con la quale aveva fatto il tatuaggio lo stesso giorno.

“Vieni a stare da me”.

“Non posso Duncan”.

“Perché? Chi o cosa te lo impedisce?”

“Niente è nessuno. Sono io che non voglio ok?”

Il telefono iniziò a suonare e Chloe fece per alzarsi a recuperarlo, ma Duncan non glielo permise stringendola di più.

“Lascialo suonare”.

“Devo rispondere, potrebbe essere di nuovo Max”.

“Max, Max, Max! C’è sempre di mezzo lei. Devi sempre eseguire i suoi ordini?!”

“Non prendo ordini da nessuno io!”

“Bene, allora dimostralo” disse il ragazzo attirandola per un bacio.

 
I ragazzi si fermarono in un parcheggio scendendo dalle loro auto. Max ormai era spaventata. “Ragazzi è tutto in utile! A questo punto chiamerò i miei genitori e forse anche la polizia!”

“No Max, tanto anche se chiamassi la polizia non farebbero nulla! Non è sparita nemmeno da ventiquattro ore! Per non parlare del fatto che è maggiorenne!" disse Lucas.

“E poi non credo le sia successo qualcosa” aggiunse Jennifer.

Max a quel punto si voltò rabbiosa verso di lei. “Davvero?! E tu come diavolo fai a esserne così sicura?!”

Fernando intervenne. “Ok ragazze, time-out! Vediamo di calmarci un po’ tutti qui! Stiamo perdendo di vista l’obbiettivo principale e cioè ritrovare Chloe!”

“Si e non è attaccandoci tra di noi che riusciremo a ritrovarla!” aggiunse Kristen.

“Il punto è che non sappiamo più dove diavolo cercarla!” disse Lucas.

Rimasero tutti in silenzio riflettendo sul da farsi.

“Comunque mi è venuta voglia di fumare e la mia roba è finita. Andiamo da Duncan così compro dell’erba e…”

“Oh certo, ma che idea geniale! Perché non fumarci su per risolvere il problema?!” disse Fernando sarcastico.

“Non hai capito nulla sfigato! Potremmo chiedere anche a lui se l’ha vista! Lui stravede per Chloe!”

“Giusto, non ci avevo pensato!” disse Max preoccupandosi ulteriormente. In realtà le era già passato per la testa che potesse essere in sua compagnia. Ma per negazione verso questa possibilità, aveva accantonato questo pensiero. Duncan non le piaceva affatto.
“Io a casa di quel tizio non ci vengo!” disse Fernando alzando le mani.

“Guarda che non vende erba a casa sua! Di solito bazzica nello stesso quartiere e al massimo sul retro della sala giochi di un suo amico!”

“Io so dov’è la sala giochi!” disse Max.

“Beh, lo so anche io!” disse Lucas.

“Ok, è deciso! Andiamo alla sala giochi!” disse Kristen.

“Io preferirei di no grazie!” disse Fernando non gradendo l’idea.

“Voi non dovete entrare! Aspetterete fuori altrimenti se Duncan vede tanta gente si innervosisce! E comunque non è detto che lui sappia dove sia Chloe!”

“Ok, io e Lucas entriamo e voi aspettate fuori. Ci sono già stata un paio di volte con Chloe, non credo ci saranno problemi” disse Max.

Risalirono sulle loro auto per raggiungere la sala giochi poco distante dalla posizione in cui si trovavano. Nel medesimo tempo Duncan stava cercando di trattenere ancora Chloe. La ragazza si liberò dalle braccia del ragazzo.

“Dai restiamo ancora un po' qui almeno” disse Duncan mettendo il broncio.

“Scordatelo! Non sei ancora soddisfatto per caso?!” chiese Chloe.

“Assolutamente sì, ma non sono mai stanco di te”.

“Devo rivestirmi ed è ora che lo facessi anche tu”.

“Cosa c’è, non ti piace lo spettacolo?” chiese il ragazzo rimuovendo la coperta dal suo corpo.

Chloe si girò dall’altra parte scuotendo la testa. “Dove cazzo sono i miei pantaloni?!”

“Credo che siano dietro al divano”.

“Puoi passarmeli?”

“No, vieni a prenderli tu” disse il ragazzo in tono malizioso.


I ragazzi arrivarono alla sala giochi parcheggiando accanto al marciapiede. Scesero dalle loro auto Max, Lucas e Jennifer. Prima d'incamminarsi il ragazzo guardò Jennifer. “Non vorrai mica venire anche tu?!”

“Si, ho intenzione di dirgliene quattro a quel bastardo! Soprattutto deve dimenticarsi del mio numero di telefono!”

“Ok Jenny, capisco che lo odi a morte, ma non voglio avere problemi lì dentro! Quindi forse è il caso che tu rimanga qui ad aspettare insieme a Ferdy e Kris! La tua presenza non è necessaria! Possiamo andare solo io e Max!”

La ragazza incrociò le braccia al petto guardandolo con un'espressione di sfida. Come per dire ‘Prova a fermarmi se ci riesci’ disse Jennifer.

Il ragazzo sospirò alzando le braccia per poi abbassarle per lo sfinimento. “E va bene, vieni anche tu, ma non creare problemi! Ho bisogno di fumare oggi!”

I tre ragazzi si avviarono nel vicolo che portava sul retro della sala giochi. Dopo essere arrivati davanti alla porta, il ragazzo bussò con un pugno. Bussò ancora una volta, ma niente. Appoggiò la mano sulla maniglia e con grande sorpresa del ragazzo, era aperta.
“Wow, questo sì che si chiama culo”.

Duncan e Chloe si stavano rimettendo i pantaloni, non immaginando la presenza degli ospiti in arrivo. I tre ragazzi camminavano lungo il corridoio. Lucas era avanti mentre le due ragazze camminavano fianco a fianco.

“Cosa volevi dire con quel messaggio?” chiese Max cercando di utilizzare un tono meno aggressivo.

“Max, non posso dirtelo, ma ti giuro che voglio solo aiutare”.

Mentre le due ragazze si fermarono per parlare a metà strada del corridoio, Lucas arrivò davanti alla porta bussando. Al di là della porta Duncan e Chloe si diedero un’occhiata sorpresi.

“Stavi aspettando qualcuno?!” chiese Chloe sottovoce al ragazzo.

“No, non aspetto nessuno. Molto probabilmente è Colin” rispose Duncan anche lui sottovoce.

“No, non può essere lui! Era cotto a puntino e voleva solo tornare a casa sua!”

Duncan alzò le spalle non sapendo chi potesse essere. Lucas bussò ancora una volta. Chloe stava iniziando ad abbottonarsi velocemente la camicia. Lui invece era ancora a petto nudo. Duncan iniziò ad avvicinarsi alla porta per aprirla.

“Ehi! Ma cazzo stai facendo?!” chiese Chloe sottovoce bloccandolo.

“Sto aprendo la porta”.

“No! Cazzo fammi almeno nascondere!”

Duncan ridacchio. “E dove vorresti nasconderti in questo buco?”

“Dammi almeno il tempo di rivestirmi!” disse Chloe continuando ad abbottonarsi la camicia. Il ragazzo la guardò con il suo solito sorrisetto da stronzo patentato e come se nulla fosse, aprì la porta. La ragazza si bloccò, non riuscendo a credere che lo avesse fatto per davvero. Duncan si ritrovò davanti Lucas.

“Lucas, cosa ci fai tu qui?”

“Ciao Duncan, volevo chiederti sei hai del…” si interruppe mentre guardava al di là del ragazzo. Chloe era lì in piedi impietrita con le mani ancora sui bottoni della camicia. “Chloe?!”

Quando le ragazze nel corridoio sentirono pronunciare il suo nome si girarono a guardare verso la porta iniziando ad avvicinarsi. La prima a guardare oltre la porta fu Jennifer. Alla visione della ragazza non del tutto vestita, rimase scioccata. Max che era un passo indietro a lei si avvicinò ulteriormente. “Lei è qui?”

Chloe la guardò sorpresa e soprattutto spaventata. Poteva aspettarsi di vedere entrare chiunque nella stanza. Tutti, ma non lei. “Max?!”

Max sulla soglia della porta vide Chloe. Era visibilmente scossa e ferita dalla scena che le si parava davanti. Capì subito cosa era successo tra i due. Iniziò a indietreggiare continuando a guardare l’amica. Poi si voltò scappando via da quella scena che non avrebbe mai più dimenticato. Chloe dapprima rimase immobile, mentre Duncan avendo assistito alla reazione della ragazza, ridacchio.

“Cazzo! Cos’era quello?!”

Chloe lo guardò furibonda, si infilò il giubbino e senza abbottonarsi la camicia e corse dietro a Max. “MAX ASPETTA!”

Duncan con il suo solito sorrisetto si appoggiò con una spalla allo stipite della porta con le braccia incrociate. Guardò Lucas ancora sotto shock per l’avvenuto.

Jennifer lo stava fulminando con gli occhi. “Volete sapere una cosa ragazzi? Da quando ho iniziato ad avervi intorno, mi state regalando delle forti emozioni. Davvero. State riempiendo la mia vita di suspense e colpi di scena. Non so se il mio cuore ce la fa” disse Duncan con ironia.

“Tua madre si starà rivoltando nella tomba a vedere che razza di bastardo sei diventato!” disse la ragazza con disprezzo.

“Oh avanti Jennifer, non dirmi che sei gelosa ora”. Poi si avvicinò a lei lentamente e aggiunse: “Comunque, non azzardarti mai più a parlare di mia madre!”

Mentre continuava ad avvicinarsi Lucas lo spintonò per allontanarlo dalla sua amica.

“Wow, il cavaliere dall’armatura scintillante che difende la sua bella! Dimmi Lucas sei riuscito a scopartela o ci speri ancora?!”

Lucas sollevò un pungo per colpire il ragazzo. Jennifer intervenne afferrandogli il braccio. “Lascialo stare Lucas, non ne vale la pena!”

La ragazza trascinò Lucas con sé mentre Duncan continuava a infierire su di lui. “Ehi Lucas, non eri venuto qui per comprare dell’erba?! Cosa farai quando ne sentirai il bisogno?! A chi ti rivolgerai se non a me?!”

“Vai a farti fottere!” rispose Lucas allontanandosi con Jennifer.

“Beh, per quello ci ha già pensato Chloe! Cazzo se è brava! Anzi se la vedete ditele che le do un bel dieci!”

Max dopo essere uscita dal vicolo, raggiunse velocemente la sua auto. Kristen e Fernando la videro chiedendole cosa fosse successo, ma Max era troppo sconvolta per rispondere. Quando salì in auto tentò invano d'inserire le chiavi nell’accensione, ma non ci riuscì. Le sue mani tremavano e non certo per il freddo. In quel momento Chloe uscì dal vicolo correndo verso di lei. Max la vide e chiuse bloccando automaticamente gli sportelli.

“MAX! ASPETTA MAX NON ANDARE!” disse Chloe disperata mentre si appoggiava con le mani sull’auto quasi come per fermarla.
Max riuscì a mettere in moto l’auto e iniziò ad allontanarsi, mentre Chloe la rincorreva a piedi. “MAX ASPETTA!”

Quando vide che era completamente inutile cercare di fermarla, si portò le mani tra i capelli.

“Cazzo! No, questo non doveva succedere!” disse Chloe agitata. Si girò verso Fernando e Kristen. I due ragazzi nel frattempo erano usciti dall’auto guardando la scena confusi. Chloe si avvicinò a loro. “Ragazzi accompagnatemi da Max!”

Fernando e Kristen si guardarono rimanendo immobili e in silenzio. “E allora?!” li spronò Chloe.

Arrivarono in quel momento anche Jennifer e Lucas e si fermarono accanto all’auto di Fernando. Jennifer evitava di guardare Chloe e lei se ne accorse. “Jenny, mi dispiace… davvero… io”.

Jennifer si allontanò avvicinandosi all’auto di Lucas.

Chloe guardò Lucas. “Amico dai, accompagnami da Max”.

Lui stava per risponderle ma intervenne Jennifer. “Se lei sale in macchina io andrò a piedi”.

Lucas non poteva permettersi di perdere l’amicizia di Jennifer per una stronzata commessa da Chloe. Così voltò le spalle a Chloe dispiaciuto e raggiunse Jennifer.

“Oh avanti ragazzi! Non potete fare sul serio! Che cazzo vi prende?!”

Lucas e Jennifer andarono via lasciando Chloe, Fernando e Kristen. La ragazza li guardò con aria supplichevole. “Ragazzi, almeno voi aiutatemi. Vi chiedo solo di portarmi a casa. Vi scongiuro!”

“Ma cosa è successo?!” chiese Fernando.

“Fernando credo che non sia il caso di chiedere! Se Max è andata via in quel modo ci sarà di sicuro una motivazione!” disse Kristen.
Salirono entrambe in auto e si allontanarono lentamente, mentre Chloe iniziò a camminare velocemente per tornare a casa. Fernando la vide attraverso lo specchietto retrovisore e frenò di colpo ingranando la retromarcia.

“Che diavolo stai facendo Fernando?!”

“Sono stanco di queste stronzate! Non so cosa è successo e sinceramente non me ne frega un cazzo! Non prenderò le parti di nessuna delle due se non conosco i fatti! E cosa più importante, non lascerò Chloe a piedi! Se non ti sta bene scendi dall’auto!”

Kristen non rispose nulla e accettò la decisione del suo amico. La macchina si fermò accanto a Chloe e Fernando le fece segno di salire a bordo. La ragazza non se lo fece ripetere due volte.

Max raggiunse velocemente casa sua. Fortunatamente i genitori non erano ancora tornati dal lavoro. Vedendo il suo stato d’animo avrebbero chiesto spiegazioni e lei non era in grado di farlo. Salì in camera sua chiudendosi a chiave sapendo che quando Chloe fosse tornata a casa, avrebbe tentato di parlare con lei. Chloe arrivò cinque minuti dopo. Scese dall’auto senza ringraziare Fernando, che stranamente era stato l’unico ad aiutarla. Entrò in casa salendo le scale due alla volta. Come se questo potesse farle recuperare del tempo prezioso per chiarirsi con la sua amica. Afferrò la maniglia della porta, ma era chiusa a chiave.

“Max, ti prego apri la porta! Dobbiamo parlare di quello che è successo!”

Max era appoggiata di spalle alla porta della sua stanza rimanendo in completo silenzio.

“Max, lo so che sei lì dentro! Apri la porta dai!”

Ancora nulla. In uno scatto d’ira Chloe diede un pugno alla porta, facendo sobbalzare dallo spavento la ragazza dall’altro lato. “Apri questa cazzo di porta!” Chloe si rese conto di aver esagerato e cercò di calmarsi. “Scusami Max…”

Lacrime cominciarono a rigare le guance di Max.

“Max, ascoltami… lo so che sei arrabbiata con me e mi dispiace. Mi dispiace per quanto successo, ma ti giuro che non è come pensi!"


Non è come penso? Ma cosa sta dicendo? Come può negare quello che è successo? Io lo so cosa ho visto.


“Lo so cosa può sembrare… ma ti giuro che non è… non c’è nulla tra me e Duncan!”


Allora perché ci sei andata a letto ? Come può essere così semplice buttarsi via per qualcuno che nemmeno ami? Ma forse sei solo fatta così Chloe. Per te niente e nessuno ha importanza. O forse no, sono soltanto io a non essere importante per te.


"Max ti prego apri" disse Chloe sbattendo leggermente la fronte contro la porta. “Non possiamo parlare attraverso una porta. Ti prego Max” disse con voce sofferente e colpevole.

“Ok, ho capito. Vuol dire che mi siederò qui sul pavimento. Non importa quanto tempo ci vorrà. Sono disposta ad aspettare anche tutta la notte se sarà necessario. E non mi importa se rientrano i tuoi e ci trovano così. Prima o poi aprirai questa porta”.

Chloe appoggiò la schiena alla porta scivolando contro di essa fino a raggiungere il pavimento. Max dall’altra parte fece lo stesso, avvolgendo le gambe con le braccia e appoggiandosi con la testa sulle ginocchia. Dopo circa un paio di minuti in silenzio mentre Max piangeva silenziosamente, Chloe cercò di spiegare le sue azioni come meglio poteva. “Ci ho fatto sesso, ma non significa niente per me. Avevo solo bisogno di… di non pensare. Lo so che ti può sembrare stupido, ma… del resto io sono stupita. Non sono innamorata di lui e… non lo sono mai stata”.

Max alzò la testa appoggiandola alla porta prestando attenzione alle sue parole. “Sono sempre stata un disastro Max. E mi dispiace se sono la causa di ogni tua sofferenza. Chiederti scusa non basta più ormai”.

“Tu…” disse Max.

Chloe sentendo la prima parola di Max si girò frontalmente alla porta, pensando che l’avrebbe aperta.

“Io cosa…?” chiese Chloe speranzosa di poter finalmente parlare con lei.

“Sai, io ti stavo cercando per dirti qualcosa di importante. Non volevo più aspettare”.

“Cosa mi volevi dire?”

“Ormai non ha più importanza, perché oggi finalmente ho capito”.

“Cosa hai capito?!”

“Posso fare e dire qualsiasi cosa, ma niente cambierà la situazione. Ho capito che non ha importanza quanto mi impegni per arrivare a te. Niente farà la differenza. Nulla cambierà mai, perché io verrò sempre dopo tutti gli altri. Dopo Rachel, Jennifer, Duncan e… chissà chi altri. Io non sarò mai abbastanza per te, ci sarà sempre qualcuno un passo avanti a me”.

C’era amarezza nelle parole della ragazza che aveva ormai smesso di piangere. Nei suoi occhi comparve uno sguardo diverso. C’era rassegnazione ma nello stesso tempo anche rabbia. Tanta rabbia, anche se parlava in tono pacato.

"Max... di cosa stai..."

“Ho distrutto una città per te, spezzato delle vite per amor tuo. Ma per chi l'ho fatto per davvero? Per te o per me? Non credo di saperlo più ormai. Nonostante tutto lo rifarei ancora, perché sei sempre stata la persona più importante della mia vita. Ma non è lo stesso per te”.
“Max, non è così! Tu sei importante per me e mi dispiace se non sono in grado di dimostrartelo!”

“No Chloe! Tu sei in grado di dimostrarlo, ma lo fai solo con le persone che ti stanno davvero a cuore!”

“Non è vero Max, tu mi stai a cuore più di chiunque altro!”

Max fece una risata amara. “Ci rinuncio!”

“Cosa?!” chiese Chloe confusa.

“Ho smesso di rincorrerti e di cercare le tue attenzioni!”

“Che cosa stai dicendo Max?!”

Max tornò a non rispondere.

“Max apri la porta per favore. Lascia che ti spieghi una cosa. Max…”

A un tratto Chloe sentì la chiave girare nella toppa della porta. La porta si aprì e Chloe non perse tempo ad alzarsi avvicinandosi alla ragazza che era sulla soglia. “Grazie al cielo! Max ascoltami, ti giuro che non c 'è nulla tra me e Duncan! E mai ci sarà! Ti prometto che non succederà mai più! Era solo sesso, io non... "

Non finì la frase sentendo la mano di Max abbattersi sulla sua guancia con tutta la forza che aveva in corpo. Si appoggiò una mano sulla guancia su cui Max le aveva dato lo schiaffo. La guardò incredula. Dallo sguardo della sua amica, capì che le cose non sarebbero più tornate come prima. Con quel gesto aveva messo in chiaro definitivamente le cose. Max fece un passo indietro richiudendole la porta in faccia. Chloe sentì un forte dolore avvolgerla, ma non era la guancia a farle male, ma il cuore che le si era spezzato in mille pezzi per quel gesto. Chloe si sentì completamente distrutta. Non si era accorta della presenza dietro di lei che aveva assistito alla scena.
“Chloe?!”

Chloe quasi saltò dallo spavento. Si girò e vide l’espressione sorpresa dell’uomo. Ryan era fermo sulle scale guardando nella sua direzione. Adesso come avrebbe spiegato quello che era successo?! Scesero entrambe al piano di sotto. Vanessa vide Chloe con un’espressione strana. “Ciao Chloe, ti senti bene cara?! Hai una c’era…!”

“Io…”

“Dov’è Max?!”

“Lei… è di sopra”.

Vanessa guardò tra lei e Ryan confusa. “Io e Ryan siamo usciti prima dal lavoro e abbiamo già mangiucchiato qualcosa con degli amici. Tu e Max avete cenato? Vi posso preparare qualcosa se…”

“No Vanessa, grazie lo stesso. Non abbiamo fame” disse Chloe rispondendo anche per Max. Lo stato in cui si trovava la ragazza le avrebbe fatto perdere sicuramente l'appetito. Inoltre voleva evitare che Vanessa vedesse Max in quello stato. Avrebbe fatto sicuramente molte domande.

“Va bene” disse Vanessa poco convinta. “Allora vado di sopra a mettermi comoda, oggi sono proprio sfinita. Vieni anche tu Ryan?”

“Ti raggiungo subito, ho bisogno di parlare un attimo con Chloe!” disse Ryan non perdendo di vista Chloe. Vanessa si insospettì.

“Va tutto bene qui?! È successo qualcosa per caso?!”

Chloe rimase a testa bassa senza dire nulla.

“Ma no cara, sono solo due chiacchiere, niente di cui preoccuparsi”.

“Ok, oggi siete tutti molto strani” disse Vanessa avviandosi di sopra.

Ryan fece cenno alla ragazza di seguirlo in cucina. L’uomo aprì il frigo in cerca di una birra che non trovò. Si appoggiò di spalle con le mani al ripiano della cucina guardando la ragazza. “Siediti Chloe, non mordo sai?!”

La ragazza che era rimasta davanti all’entrata della cucina, si avvicinò trascinandosi e sedendosi su una sedia del tavolo. Appoggiò le braccia sul tavolo iniziando a giocherellare con i suoi anelli a sguardo basso evitando di incrociare gli occhi dell’uomo che non cessavano di fissarla.

“Chloe, ti ho mai raccontato del giorno in cui io e Vanessa abbiamo saputo del tornado ad Arcadia Bay?”

Chloe scosse la testa senza alzare lo sguardo su di lui. “No, ma credo che me lo dirai adesso”.

“Eravamo in salotto seduti sul divano. Vanessa come al solito stava leggendo un libro e io ero intendo a guardare un film. A un tratto il film viene sospeso per un’edizione speciale del notiziario”.

Ryan rimase in silenzio per ripensando a quell’evento, tanto che Chloe si chiese se avrebbe mai continuato la sua storia o l’avrebbe tirata per le lunghe. Non le piaceva ricordare quello che era successo. L’uomo riprese il suo racconto.

“Quando hanno usato la parola tornado eravamo scioccati… ma non come quanto abbiamo sentito nominare Arcadia Bay. Il luogo dove Max è voluta ritornare a tutti i costi, per studiare con il grande Mark Jefferson e sicuramente anche per tornare da te”.

Chloe alzò lo sguardo verso l’uomo. “Non è tornata per me, ma per il corso di fotografia e Jefferson. Voleva solo realizzare il suo sogno di diventare una fotografa, come era giusto che fosse”.

“Forse Max non lo ammetterà mai, ma tu e io sappiamo la verità”.

“Come ti pare” disse Chloe tornando con l’attenzione sui suoi anelli.

“Eravamo spaventati da morire all’idea di aver perso la nostra unica figlia. Abbiamo iniziato a chiamarla al telefono, ma sembrava non esserci segnale. Più il tempo scorreva e più il terrore cresceva. Vanessa ha iniziato a piangere disperatamente. Ho continuato a provare e riprovare senza nessun risultato. Non so quanto tempo abbiamo passato a tormentarci. Ormai eravamo decisi a raggiungere Arcadia Bay per ritrovarla”.

Chloe ascoltava, chiedendosi perché Ryan le stesse raccontando quella storia e soprattutto dove volesse arrivare.

“Ci siamo preparati velocemente ed eravamo sul punto di uscire di casa quando il telefono di Vanessa ha iniziato a suonare. Era Max che ci chiamava per dire che stava bene e che tornava a casa. Non hai idea del sollievo che abbiamo provato in quel momento. Ero più sereno dopo aver ascoltato la sua voce, sapendo che era ancora viva. Ma nonostante tutto avevo ancora un peso qui” disse l’uomo portandosi una mano sul petto.

“Volevo partire lo stesso per raggiungerla e portarla a casa. Perché l’idea di lei che era ancora la fuori per strada, non mi faceva stare del tutto tranquillo. Volevo assicurarmi con i miei occhi che stesse davvero bene. Riportarla a casa il più presto possibile, perché solo così sarei stato davvero tranquillo”.

A quel punto Ryan si azzittì di nuovo e la ragazza lo incitò a continuare. “Perché non l’hai fatto?”

“Perché durante la telefonata ha detto qualcos’altro”.

“Cosa?! Non capisco!” disse Chloe cercando di ricordare le parole di Max durante la telefonata.

“Ha detto semplicemente… sono con Chloe”.

Chloe guardò l’uomo senza capire cosa volesse dire.

“Quando ha detto che c’eri tu con lei mi sono finalmente tranquillizzato. Perché ti conosco e so che avresti fatto qualsiasi cosa pur di proteggerla. Niente e nessuno ti avrebbe mai potuto impedire di riportare Max a casa, riportarla al sicuro. Come quando eravate più giovani e qualche ragazzino la prendeva in giro. Sei sempre intervenuta, a volte esagerando. Subendo anche dei rimproveri da parte di Joyce. Ma a te non importava niente. L’unica cosa che contava era che Max stesse bene. Non mi sono messo in viaggio perché c’eri tu con lei e non avrei sperato di meglio”.

Chloe non disse nulla rimanendo in silenzio. Come poteva controbattere alle parole dell’uomo? Dopotutto era la verità. Ma dal loro arrivo a Seattle erano cambiate molte cose. Se prima Chloe aveva fatto sempre di tutto per proteggerla, ora le stava facendo solo del male. Doveva mettere fine a tutto. Non avrebbe permesso che Max soffrisse ancora a causa sua.

“Oggi non so più cosa pensare” proseguì Ryan. “Da quando siete arrivate a Seattle le cose non sono più come prima. È vero, siete cresciute, le vostre vite sono cambiate e avete vissuto una terribile esperienza. Ma pensavo davvero che niente avrebbe spezzato la vostra amicizia. Conosco mia figlia sin dalla nascita Chloe e non l’ho mai vista davvero arrabbiata, violenta e aggressiva come lo è stata con te poco fa. La sua migliore amica. Cosa è successo per farla arrivare a tanto? Perché io non la riconosco più quando assume questi atteggiamenti. È sempre stata pacifica e adesso lei…” l’uomo si interruppe sospirando. “Cos’era quel gesto? Resteremo qui finché non mi darai una spiegazione sensata per quello che ho visto”.

Chloe non sapeva come uscire da quella situazione senza rivelargli la verità. Poi disse la prima cosa che le passò per la testa. Tra l’altro, non era nemmeno così tanto lontano dalla verità.

“Ho tradito la sua fiducia” disse la ragazza sperando che bastasse a concludere quel martirio.

“In che modo?”

Chloe roteò gli occhi esasperata. “Nel classico modo come fanno tutte le amiche”.

Ryan parve confuso. “Ci hai provato con un ragazzo che le piace?”

Chloe si voltò a guardarlo sgranando gli occhi “Cosa?!”

“Beh, tu hai detto…”

“No! Non farei mai una cosa del genere!”

“E allora cosa?! Ok, sono affari vostri lo comprendo”.

“Infatti!” disse Chloe.

“Risolvi le cose con lei, perché non voglio vederla più così. Cerco di rimanere fuori dalle vostre faccende private, ma resto pur sempre suo padre. Viviamo sotto lo stesso tetto ed è inevitabile essere al corrente di ogni vostro stato d’animo. Non mi fa piacere vedervi soffrire e litigare. Ne avete già passate troppe insieme, non aggiungeteci altro carico”.

“Non preoccuparti Ryan, risolverò tutto. Questa è una promessa. Ora posso andare in camera mia a dormire? Sono molto stanca”.

“Ok Chloe, vai pure”.

“Grazie” disse Chloe alzandosi dalla sedia per raggiungere la sua stanza.


Dopo aver raggiunto la sua stanza si fiondò sul letto piangendo silenziosamente per non rischiare di essere sentita da qualcuno. Nel frattempo anche Max faceva lo stesso rivivendo nella sua mente, la scena vista con Chloe e Duncan. Altre lacrime, altra notte insonne per entrambe. Fino a quando le cose sarebbero potute andare avanti in quel modo? Ryan se lo stava chiedendo, mentre inventava una storia qualunque a Vanessa, per evitare di raccontarle quello che aveva visto. Ma Vanessa non aveva bisogno di conferme da parte Ryan. Aveva già capito da tempo che Max stesse passando un periodo difficile. C'era qualcosa che la tormentava, ma la ragazza non era riuscita ad aprirsi con lei. Il che rese quella situazione molto più difficile da accettare. Se Max non era in grado di parlare dei suoi problemi con lei, forse voleva dire semplicemente che aveva fallito come madre. Sperava in cuor suo che presto la ragazza decidesse di confidarsi con lei, così da poterle permettere di aiutarla come meglio poteva.


 
Giovedì 6 Febbraio 2014

Il giorno seguente Max si buttò giù dal letto presto per evitare Chloe. Dopo aver fatto colazione, prese l’auto di sua madre dicendo che aveva una commissione da sbrigare, ma non specificò cosa. La verità è che voleva evitare la sua amica a tutti i costi, allontanandosi da casa per stare per conto suo. Aveva bisogno di restare sola con i suoi pensieri e capire cosa fare adesso.

Jennifer era in classe con Lucas a fingere di ascoltare la lezione. Lo sguardo perso nel vuoto ripensando agli eventi della sera prima. Lucas la chiamò a bassa voce per non farsi sentire dal professore mentre parlava. “Ehi Jenny”.

La ragazza continuava a scarabocchiare con la penna su un foglio non ascoltandolo.

“Jenny!” chiamò di nuovo Lucas. Lei alzò di scatto la testa. Guardò prima il professore che scriveva alla lavagna e poi verso di lui. “Che c’è?!” chiese sottovoce la ragazza.

Lucas rispose indicando il suo telefono e iniziò a scriverle un messaggio. Jenny prese il suo telefono poggiandolo sulle sue gambe per non essere scoperta.

Lucas: Stai bene?

Jennifer: Che razza di domande fai?
  • Certo che non sto bene.
Lucas: Perché te la sei presa così tanto con Chloe per quello che è successo?
Jennifer: E me lo chiedi?!
  • Pensavo fosse mia amica.
  • Non riesco a capire come ha potuto andare a letto con quell’elemento.
  • L’avevo messa in guardia, ricordi?
Lucas: Si me lo ricordo, ma non puoi prendertela con lei per questo.
  • Lei è adulta e può fare quello che vuole senza chiedere il permesso.
A quel messaggio Jennifer sollevò la testa dal telefono guardando il suo amico scioccata. Scosse la testa e lasciò il telefono. Lui la chiamò di nuovo e il professore si voltò verso di lui riprendendolo.

“Lucas, vedo che oggi la lezione non è di tuo gradimento!”

“Oh no professor Carter, la stavo ascoltando!”

“Ah davvero?!”

“S-si…”

“Bene, allora cosa stavo spiegando?!”

“Ehm… credo…”

“Tu credi?!”

“Mi scusi professor Carter, ero distratto”.

Bene, viva la sincerità! Ora fammi la cortesia di continuare a essere distratto fuori dall’aula!” disse il professore mentre gli altri ragazzi ridacchiavano.

“Professor Carter, la prego…”

“Fuori!”

Il ragazzo si alzò dalla sedia trascinandosi fuori dall’aula, dopo aver lanciato uno sguardo verso Jennifer. Jennifer scosse la testa tornando ai suoi pensieri.

 
Fernando e Kristen trovarono un po’ di tempo per parlare della sera precedente grazie all’assenza improvvisa del professore che si era dato malato. Uscirono all’aperto per sedersi su una panchina. La prima a parlare fu Kristen. “Sei arrabbiato con me?!”

“Pff, arrabbiato è un eufemismo!”

“Perché ce l’hai con me?!”

“Per il tuo atteggiamento di ieri sera!”.

“Perché, che cosa avrei fatto?!”

“Lo sai bene cosa hai fatto?! Volevi che lasciassi Chloe per strada!”

“E da quando ti importa più di Chloe anziché di Max?!”

“Cosa?! Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Non eri tu quella che stravedeva per Chloe?!”

“E Non eri tu a lamentarti di continuo per gli stravolgimenti del tuo nome?!”

“Si, ma non è una buona ragione per girarsi dall’altra parte! E comunque io la considerò un’amica! Io non volto le spalle a un’amica! Tu volevi che prendessi delle parti e senza sapere nemmeno cosa cazzo fosse successo tra loro! Hai deciso tutto sulla base di cosa?! Sul fatto che Max era sconvolta?! Non è nemmeno la prima volta che quelle due litigano o hanno dei problemi! Sono entrambe nostre amiche!”

Kristen rimase in silenzio, non sapendo come controbattere perché in fondo sapeva che il ragazzo aveva ragione. Incrociò le braccia al petto guardando altrove. Fernando la guardò pendendosi di essere stato un po’ duro con lei.

“Mi dispiace Kristen, ma davvero il tuo atteggiamento non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto vedere Chloe in difficoltà in quel modo. I veri amici non ti voltano le spalle. Tu lo avresti fatto? Te ne saresti andata lasciandomi lì?”

Kristen si girò a guardarlo e rispose: “No, non ti avrei lasciato lì in nessun caso”.

“E perché?”

“Perché sei mio amico!”

“Ecco vedi? È esattamente quello che sto dicendo. Certo c’è una bella differenza tra me e Chloe. Lei è completamente fuori di testa e chissà cosa cazzo ha combinato stavolta, ma non merita di essere abbandonata così. Lo sai già cosa ha passato quella ragazza e io non voglio darle altre motivazioni per credere che questo è quello merita, perché non è così. Nessuno lo merita”.

“Hai ragione, scusami Fernando. Mi perdoni?”

“Non dovresti chiedere scusa a me, ma a lei. E comunque si, ti perdono. Però non pensare nemmeno per un minuto di cavartela così facilmente. La prossima volta che usciamo, cioè stasera, paghi anche per me”.

Kristen rise alle parole del ragazzo. “Soltanto questo? Vuoi anche che ti porti in braccio fino a casa per accompagnarti?”

“Naaaaa, quella opzione me la tengo per la prossima volta” disse ridendo. Poi si avvicinò a lei abbracciandola. “Ti voglio bene Kristen!”
“Anche io Ferdy!”

“Non mettertici pure tu a stravolgermi il nome” disse il ragazzo facendo ridere Kristen.


Max aveva lasciato l’auto in un parcheggio vicino a un Caffe decidendo di proseguire a piedi per fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Si fermò a guardare una vetrina dove c’erano degli strumenti e non poté fare a meno di pensare al giorno in cui aveva comprato la sua nuova chitarra in compagnia di suo padre. Questo riuscì a strapparle un sorriso, ma quel giorno le ricordò ciò che aveva fatto Chloe in sua assenza. Il suo sorriso si spezzò sulle labbra e rimase a guardare sé stessa attraverso il riflesso nella vetrina. Proprio in quel momento il riflesso di un volto conosciuto si aggiunse al suo.

“Max?!”

La ragazza si voltò verso la donna. “Dottoressa Tyler, salve!”

“Ciao Max. Sei in procinto di fare nuovi acquisti? Nuova chitarra?!”

“Ehm… no, stavo solo… facendo una passeggiata. E lei?”

“Un mio paziente mi ha dato buca. Anche se credo che il danno non sia realmente mio, ma di chi si rifiuta di farsi aiutare. Ma dimmi, Chloe non è con te?”

Max non rispose immediatamente e Abigail capì subito che doveva essere successo qualcosa. “No, lei non… è a casa”.

“Capisco”.

La dottoressa cercava sempre di rimanere distaccata da suoi pazienti e di non farsi coinvolgere più di tanto. La sua professione richiedeva il giusto dosaggio di empatia e di interesse verso i pazienti, senza esagerare. Era sempre stata attenta a non passare mai il limite. Con Max però, le risultava assai difficile. Aveva preso a cuore la sua situazione e voleva aiutarla in tutti i modi. Per quanto potesse essere strano, aveva preso a cuore anche la situazione di Chloe. Nonostante il suo sarcasmo e le prese di posizione per dettare legge nel suo studio, era chiaro ed evidente che la ragazza fosse molto di più di quello che mostrava agli altri.

“Si sta avvicinando l’ora di pranzo. Stavo andando a mangiare un boccone, vuoi unirti a me? Offro io che sia chiaro”.

“Io non credo che…” disse interrompendosi pensando che se tornava a casa per pranzo si sarebbe trovata davanti Chloe. “Ok… accetto”.

“Bene” rispose la dottoressa invitandola a seguirla. Quando arrivarono in un piccolo ristorantino lì vicino, presero posto a un tavolo ordinando una bistecca alla griglia con salsa barbecue, pure di patate e verdure come contorno. Da bere vino rosso per la dottoressa e acqua per Max. La ragazza avvisò i suoi genitori che era stata invitata altrove e che non sarebbe ritornata per pranzo. Mentre erano in attesa delle loro ordinazioni Abigail decise di far parlare la ragazza che a vederla, non stava proprio in grandissima forma fisicamente. Almeno a giudicare dalle occhiaie che aveva cercato di coprire velocemente senza troppo impegno. E se fisicamente non stava granché bene, moralmente era anche peggio, lo si leggeva negli occhi.

“Allora Max, come vanno le cose a casa?”

“A casa? Direi bene…”

“E con Chloe?”

Max si versò dell’acqua nel bicchiere per prendere tempo.

“È successo qualcosa, vero?”

“Tanto lo saprà sicuramente domani nella seduta”.

“Beh, potresti anticiparmi qualcosa. Solo se ti va ovviamente”.

Max bevve un sorso d’acqua e si appoggiò allo schienale della sedia senza lasciare il bicchiere. “Questo è fuori dall’orario lavorativo”.

La dottoressa incrociò le braccia spostandosi in avanti appoggiandosi al tavolo. “Ragione in più per approfittare della mia disponibilità. Sono stata a corto di pazienti oggi. La mia dose giornaliera non è stata soddisfatta” disse Abigail sorridendo suscitando un sorriso anche nella ragazza.

“Io e Chloe abbiamo deciso di aprirci l’una con l’altra sulle varie cose che ci tenevamo nascoste”.

“Beh, è una cosa buona, no?!”

“Si, ma non abbiamo preso molto bene il tutto”.

“Come era prevedibile che succedesse. È normale che non potesse essere così semplice”.

Max guardò Abigail. “Lei era al corrente che Chloe avesse letto il mio diario?”

“Si, ne ero già a conoscenza”.

“E Chloe cosa pensa di quello che ha letto?”

“Tu cosa credi che possa pensare?”

“Non lo so, ma è molto probabile che adesso pensa che io sia innamorata di lei”.

“Non esattamente Max. Vedi, ciò che l’ha colpita più di tutto è sicuramente la parte finale del tuo diario. Se ricordi cosa hai scritto, sai bene di non aver esplicitamente ammesso di provare qualcosa per lei. Hai semplicemente detto che eri sul punto di scoprirlo. Hai mostrato di essere confusa sui tuoi sentimenti verso di lei, ma non hai mai scritto ‘amo Chloe’. Quindi tecnicamente, lo sospetta come farebbe qualsiasi altra persona, ma non lo sa per certo”.

“Per questo dovrei dirglielo io!”

“Si, ma ti ho detto di non affrettare subito l’argomento e di non fare il passo più lungo della gamba. Hai appena affermato che non avete molto gradito tutto quello che vi siete rivelate. Quindi credo sia il caso di aspettare per quello”.

Max abbasso lo sguardo e alla dottoressa venne il dubbio. “Aspetta, non le avrai già detto anche questo, vero?”

“No, ma ero sul punto di farlo. Ero molto arrabbiata per la faccenda del diario. Ho preso le distanze da lei, ma poi ho cercato di riavvicinarmi. Insomma, non sapevo più che diavolo stessi facendo. Inoltre sono davvero stufa di questa situazione e di litigare sempre. Alla fine ho pensato che forse se le avessi detto cosa provavo per lei, le cose si sarebbero sistemate. Perché Chloe ha detto che parlo continuamente, ma alla fine non dico mai nulla di ciò che dovremmo affrontare. Pensavo si riferisse a quello, che volesse la verità. Così ieri l’ho cercata perché era andata via di cosa, di nuovo. E quando finalmente sono riuscita a trovarla, lei era...”

“Lei era?”

“Con un ragazzo e…”

“Era in compagnia di un ragazzo?”

“Si, ma non uno qualunque. Stava con il ragazzo per il quale non nutro molta simpatia”.

“E tu ti sei arrabbiata?”

“Si, ma non perché era in sua compagnia...cioè anche per quello ma… soprattutto per quello che è successo tra loro”.

“Cosa hanno…” disse la dottoressa interrompendosi, intuendo cosa potesse essere successo. “Oh… e tu come… hai reagito?”

“Sono tornata a casa chiudendomi nella mia camera. Quando è tornata non le ho permesso di entrare nella mia stanza. Ha cercato di spiegarmi che per lei non contava nulla quello che era successo con lui. Come se questo bastasse a risolvere tutto. Le ho detto di aver capito che ogni maledetto sforzo che compio per lei, non serve a nulla. Tanto per lei io non conto nulla”.

“Questo non è vero Max e lo sai bene”.

“Beh, ma io non conto per lei, quanto lei per me”.

“Ma questo lei non lo sa, perché non glielo hai mai detto”.

“Ma ha letto il diario. Lei prima ha affermato che Chloe lo sospetta”.

“Avere dei sospetti è un conto, saperlo per certo è tutt’altra cosa Max. Non hai mai rivelato cosa provi per lei”.

“E allora ho aspettato troppo per dirglielo”.

“Beh, diciamo che tutti i segreti che vi siete tenuti ripetutamente nascosti, non hanno facilitato le cose. Hanno rallentato il tutto”.

“E non è finita” aggiunse Max.

“C’è altro?”

“Le ho dato uno schiaffo”.

“Cosa?!”

“Ecco a voi le vostre ordinazioni” disse il cameriere servendo le loro bistecche. “Se avete bisogno di altro fatemi sapere e buon appetito”.

“Ok, grazie” disse Abigail tornando a guardare la ragazza. Mentre il cameriere si allontanava da loro disse: “Oh Max, questo non è…”

“So di aver sbagliato... ero arrabbiata e delusa. Mi sentivo tradita e…” disse Max interrompendosi sull’orlo delle lacrime.

“Ok, non disperare adesso” disse Abigail appoggiando una mano su quella della ragazza. “Ascoltami attentamente Max, a questo punto aspettare non ha più alcun senso. Le cose stanno prendendo una brutta piega e quindi mi sembra il caso di affrontare la faccenda una volta per tutte. Domani faremo un’altra seduta insieme”.

“Non credo che sia un’ottima idea…” disse intimorita Max.

“Non c’è altra scelta Max, le cose tra voi stanno degenerando. Vi siete già spinte troppo oltre, per evitare di affrontare l’argomento aspettando il momento più opportuno. Io sarò con voi, quindi non ti devi preoccupare di nulla”.


Jennifer era a mensa alle prese con il suo pranzo che faticava a mandare giù, nonostante fosse una semplice insalata. A un tratto arrivò Lucas sedendosi davanti a lei. La ragazza roteò gli occhi sapendo già cosa sarebbe successo. Quindi prima che il ragazzo iniziasse ad aprire la bocca lei lo anticipò: “Non ne voglio parlare!”

“No, invece adesso ne parliamo! Grazie al tuo atteggiamento del cavolo sono stato sbattuto fuori dall’aula!”

“Non sei stato messo fuori per via del mio atteggiamento, ma a causa del tuo. Potevi aspettare invece di chiamarmi e inviarmi messaggi durante la lezione!”

“Ok, ma ora spiegami che cazzo ti succede! Perché sembra quasi che tu ce l’abbia con me e fino a prova contraria, io non ho fatto un cazzo! Non sono andata a letto con il tuo ex!”

“Bleah, che visione orribile!” rispose Jenny disgustata.

“Già, ma mai come quella a cui hai assistito ieri, giusto?”

“Ti prego Lucas, non ne voglio parlare!”

“Sei ancora innamorato di lui?”

“Ma non dire stronzate!”

“Allora ti interessa Chloe!”

“Cosa?! Mi dispiace deludere le tue fantasie da pervertito, ma Chloe non mi interessa in quel modo”.

“Allora spiegami perché te la sei presa così tanto!”

“Perché pensavo fosse mia amica. Un’amica non va a letto con il tuo ex bastardo dal quale hai cercato di metterla in guardia. Io non sopporto Duncan e non capisco lei come faccia a stare con lui! Chiunque ha a che fare con Duncan ne paga le conseguenze. Guarda come l’ha presa Max ad esempio. Io non voglio più avere niente a che fare con lui e nemmeno con chi lo frequenta. Questo include anche te!” disse Jennifer al ragazzo con aria minacciosa, puntandogli un dito contro.

“Non ti devi preoccupare di questo. Non voglio avere più niente a che fare con lui, anche se questo vorrà dire fumarmi i rami degli alberi”.
“Buon per te, altrimenti dovrai trovarti un’altra migliore amica”.

“No cazzo, ti prego! E chi la sopporta un’altra come te!” disse ironicamente il ragazzo, che come risposta ricevette un calcio negli stinchi sotto al tavolo. “Ahia!”

“Così impari a prenderti gioco di me!”

“Allora, che intenzioni che hai con Chloe? Le parlerai?”

“Per dirle cosa?! Che Duncan le dà un dieci per le sue performance a letto?!”

Il ragazzo disse ridendo: “No scema! Ok, sei arrabbiata con lei e lo capisco, ma devi tener conto che forse non è il momento adatto per avercela con lei. Non trovi?”

“Che vuoi dire?!”

“Beh, alla luce degli ultimi eventi e considerando quali sono i suoi progetti…” disse con un’alzata di spalle. “Forse lascerà Seattle e se non le parli, potrebbe decidere di andare via senza nemmeno salutarti. È questo quello che vuoi?”

La ragazza incrociò le braccia guardando altrove pensando alle parole del ragazzo. Aveva ragione, ma era troppo arrabbiata con lei al momento per poterle parlare.

“Ti consiglio di pensarci attentamente, non vorrei che avessi dei rimpianti”.

La ragazza annuì senza dire nulla. Lucas cercò di distoglierla dai suoi pensieri. “Che ne dici se andiamo un po’ fuori, tanto è chiaro che non hai fame. Oppure hai semplicemente paura di trovarci delle mosche lì dentro”.

“Idiota!”

“Dai andiamo fuori in cerca di un albero”.

“Cosa?!”

“Un albero. Dovrò pur fumare qualcosa, non credi?”

La ragazza rise dandogli un pugno a un braccio.

 
Quando la dottoressa Tyler e Max terminarono il loro pranzo si salutarono tornando ognuna alla loro auto. Durante il tragitto per raggiungere la sua auto, Max sentì una voce dietro di sé che riconobbe all’istante. Penso che era frutto della sua fantasia o semplicemente un brutto scherzo del destino. Poteva forse sopportare tutto, ma non lui.

“Ehi lentiggini” disse Duncan seguendola visto che Max non aveva intenzione di fermarsi.

“Oh avanti Max, non fare l’offesa. Sai, credo che noi due abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Cerchiamo di rimediare. Sono stato uno stronzo lo so e mi dispiace. Ti chiedo scusa”.

La ragazza continuava a camminare senza fermarsi per cercare di raggiungere la sua auto. Non poteva sopportare nemmeno la vista di quel ragazzo, che continuava a seguirla stando un passo dietro di lei.

“Come mai sei da sola? Dov’è la tua amica? Non dirmi che ce l’hai con lei per ieri sera? La tua espressione mi sembrava palesemente scioccata e delusa. Anche se non so esattamente cosa ti aspettassi da lei”.

Max fingeva disinteresse, ma in realtà ascoltava tutto. Aveva una gran voglia di fermarsi e dargli un pugno in faccia.

“Dai Max, perché te la prendi così tanto?” chiese il ragazzo ridacchiando. “Se vuoi fare una cosa a tre per me va più che bene. Non sarò di certo io a tirami indietro. Non potrei mai negarmi a due ragazze come voi”.

La rabbia di Max cresceva a ogni sua parola. La ragazza si tratteneva a stento.

“Devo dire che Chloe a letto è decisamente in gamba, ma tu non puoi saperlo questo. Però se vuoi ti faccio partecipare a uno dei nostri incontri. È un’offerta di pace Max, quando ti capiterà un’occasione del genere?”

Max continuava ad andare per la sua strada senza voltarsi. Così il ragazzo le lanciò l’ennesima frecciatina per attirare la sua attenzione. Non gli piaceva essere ignorato. “Forse sarà l’unico modo che avrai per avere Chloe”.

Max fece un’enorme fatica a non fermarsi e dargli una testata. La cosa sorprendente era che forse, il ragazzo avesse intuito il suo interesse per Chloe.

“Allora Max, cosa decidi? Sai è strano che tu non accetti, visto il tuo evidente interesse per lei. Toglimi solo una curiosità, da quando tempo vuoi scoparti Chloe?!”

Max si bloccò di colpo avvicinandosi a lui. “Cosa hai detto?!”

“Whoa, rilassati Max! disse il ragazzo alzando le mani in segno di resa mentre se la rideva. "Lo so che non è piacevole essere scoperti, soprattutto quando hai tentato in tutti i modi di non far saltare fuori la verità!”

“Ti consiglio di stare bene attento a quello che dici o potresti farmi arrabbiare sul serio”.

“Credi di spaventarmi? Non mi fai nessuna paura Max!”

“Ed è qui che sbagli, perché dovresti averne e tanta! Non sai con chi hai a che fare e di cosa sono capace! Non metterti contro di me Duncan o la pagherai amaramente!” disse Max voltandosi ritornando a camminare per raggiungere la sua auto.

“Mi stai minacciando?!” disse Duncan sorpreso dalle parole e atteggiamento della ragazza.

“Prendilo come un consiglio da parte di un’amica!”

“Wow, è sorprendente vedere come sei davvero, non me lo sarei mai aspettato. Beh, forse mi sbagliavo, ce l’hai qualche possibilità con Chloe” disse il ragazzo ridendo mentre continuava a seguirla. “Sono curioso di sapere cosa dirà la tua amica quando le dirò quali sono le tue intenzioni verso di lei”.

Max si fermò bruscamente di nuovo voltandosi verso di lui con uno sguardo che poteva uccidere. “Tu non dirai un bel niente!”

“E chi me lo impedirà, tu?” disse ridacchiando Duncan.

L’espressione della ragazza cambiò quando di sfuggita vide che il ragazzo aveva un marsupio legato in vita. Molto probabilmente conteneva la sua maledetta erba. A un tratto la ragazza chiese con sguardo malizioso: “Hai dell’erba con te?”

Duncan parve confuso non aspettandosi una domanda del genere di punto in bianco. “Perché me lo chiedi?”

“Beh, perché ho dei soldi con me e se la finisci di perseguitarmi potrei comprarne un po’”.

Il ragazzo scoppiò a ridere di gusto. “Non ci credo, Max che vuole fumare dell’erba. O magari forse la vuoi comprare per darla a Chloe. Per metterla a suo agio prima del grande momento”.

“Già, è proprio così. Allora, ce l’hai sì o no?”

Duncan diventò serio. “La vuoi comprare davvero?!”

“Si, a patto che mi lasci in pace!”

“Beh, visto che ci tieni tanto. Però non qui, andiamo in quel vicolo” disse il ragazzo indicandolo.

Dopo essersi infilati nel vicolo il ragazzo si guardò intorno, assicurandosi di essere del tutto soli. Aprì il marsupio ed estrasse la busta trasparente che conteneva l’erba. Dovevano esserci circa trenta grammi. Considerando quel che costava, per il ragazzo sarebbe stato un dramma perderla. Duncan a un tratto si fermò riponendo l’erba al suo posto, non convinto della richiesta della ragazza. “Sai una cosa?Secondo me stai cercando di fregarmi?”

“E in che modo potrei mai fregarti?”

“Non lo so, sto ancora cercando di capirlo”.

“Bene, quindi vuoi una dimostrazione che faccio sul serio? Eccoti accontentato” disse la ragazza tirando fuori il portafoglio. Il ragazzo non era ancora convinto.

“Apri il portafoglio, voglio vedere quanto hai”.

Max non poteva aprire il portafoglio, perché in quel caso il ragazzo avrebbe capito che qualcosa non andava. Infatti poteva avere giusto qualche dollaro, non utile a comprare dell’erba. “Mi dispiace, ma non posso. Sai, non sei l’unico a non fidarsi. Potresti prendermi i soldi e scappare via, oppure farmi pagare l’erba molto di più, svuotandomi comunque il portafoglio”.

“Non mi freghi Max!”

“Di cosa hai paura Duncan? Temi per caso che io possa prenderti a calci nel sedere e rubarti la roba. Pensi che io possa in qualche modo sopraffarti?”

Duncan ci pensò su sorridendo. “Va bene, quanta te ne serve?”

“Non lo so. Chloe quanta ne ha presa l’ultima volta?”

“Dieci grammi e mi doveva duecento dollari. Ovviamente a lei ho fatto uno sconto, che per te non farò”.

“Allora dieci grammi andranno più che bene”.

Duncan tirò fuori un piccolo sacchettino vuoto consegnandolo alla ragazza. “Reggi qua”.

Max prese il sacchettino mentre guardava tutti i movimenti di Duncan, aspettando il momento opportuno per fare la sua mossa. Il ragazzo aprì la busta e mentre con una mano la reggeva, con l’altra stava per afferrare dell’erba. In quel preciso istante Max intervenne strappandogli la busta di mano e infilandosela velocemente nella borsa. Il ragazzo era rimasto per un attimo impalato e sconvolto. Non si aspettava un gesto del genere da parte della ragazza. Poi tornò in sé iniziando a scaldarsi, afferrando la ragazza per un braccio. Max alzò la mano e riavvolse fino al punto in cui il ragazzo aprì il marsupio per tirare fuori la busta dell’erba, ma non c’era più”.

“Ma che cazzo…!” disse il ragazzo confuso. Si girò controllando per strada sull’asfalto. “Porca puttana! Cazzo! Ho perso la mia roba! Dannazione!”

Mentre il ragazzo andava fuori di testa per aver perso l’erba, Max sorrideva. Il ragazzo se ne accorse. “Si può sapere cosa cazzo hai da ridere?! Lo trovi così divertente?!”

“Beh, cosa dovrei fare, piangere? La roba è tua non mia. Vorrà dire che spenderò i miei soldi altrove. E comunque invece di stare a lamentarti, dovresti ripercorrere la strada che hai fatto a ritroso. Chissà, forse con un colpo di fortuna riuscirai a ritrovarla".

Il ragazzo non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a perdere la busta. “Cazzo! Ho perso seicento dollari! Fanculo, giornata del cazzo!” disse il ragazzo furibondo mentre si allontanava. Non appena il ragazzo si fu allontanato abbastanza, la ragazza si avvicino al bidone di spazzatura nel vicolo, prese la busta contenente l’erba e la buttò. “Ringrazia il cielo che non ti ho denunciato alla polizia, coglione!” disse Max tra sé e sé soddisfatta di essersi liberata di Duncan.

Raggiunse finalmente l'auto e dopo essere salita a bordo, decise di fare un giro al parco, non volendo tornare a casa per affrontare Chloe. Nel frattempo Chloe dopo aver pranzato con i Caulfield in assenza di Max, senza chiedere nemmeno dove fosse, salì in camera sua. Si sedette sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Poi chinandosi tirò fuori da sotto il letto le due borse da viaggio. Restò a fissarle a lungo. La decisione era ormai presa, stava solo aspettando che i Caulfield tornassero a lavoro e poi quando avrebbe iniziato a calare la sera, si sarebbe messa in viaggio. Sperava anche che Max non rientrasse prima della sua partenza, così avrebbe evitato ulteriori complicazioni e ripensamenti. Si chiese cosa avrebbe dovuto fare con Jennifer. La ragazza le aveva detto che se avesse deciso di partire, voleva avere almeno l’occasione di salutarla. Ma dopo quello che era successo la sera precedente, Jennifer sarebbe rimasta di quella idea? Era difficile da credere, così decise che le avrebbe mandato un semplice messaggio per avvisarla. Però essendo arrabbiata, molto probabilmente non avrebbe nemmeno letto il messaggio. Così optò di inviare il messaggio a Lucas. In questo modo avrebbe avuto la certezza che il messaggio sarebbe arrivato a destinazione. La scelta sarebbe rimasta esclusivamente a Jennifer. Chloe tirò fuori dal comodino la lettera che aveva scritto. Aprì la busta e la rilesse più volte. Richiudendo la busta si accorse di non aver scritto il nome del destinatario. E se per qualche ragione fosse finita nelle mani sbagliate? Di certo non c’era bisogno di indirizzo o altro, visto che non l’avrebbe spedita, ma consegnata direttamente. Beh, quasi direttamente. Uscì dalla camera per andare a prendere una penna di sotto, ma si bloccò guardando la porta della stanza di Max. Forse non era necessario andare di sotto. Aprì la porta e avvicinandosi alla scrivania trovò una penna. Alzò lo sguardo sul ritratto che le aveva regalato. Andando via non avrebbe più rivisto né Max, né il suo ritratto. Non aveva più restituito la foto dalla quale era riuscita a trarne il ritratto della ragazza. Così pensò di portarla con sé, tanto nessuno se ne sarebbe mai accorto. Ma poi che differenza avrebbe fatto? Tornò nella sua stanza e scrisse il nome del destinatario sul retro della busta. Cosa si aspettasse di ottenere da quella lettera non lo sapeva di certo, ma era una delle cose che sentiva di dover fare.

Mentre Max era al parco seduta su una panchina pensando a cosa sarebbe successo il giorno seguente dalla dottoressa Tyler, i Caulfield tornarono a lavoro. Chloe rimasta sola in casa si sentì libera di tirare fuori il suo pick-up. Poi tornò di sopra in camera sua e iniziò lentamente a preparare i bagagli con la morte nel cuore. Cercava di concentrarsi sulla motivazione per cui lo stava facendo, sperando che questo le avrebbe alleviato il dolore che provava in quel momento. Non servì a nulla perché di lì a poco avrebbe lasciato definitivamente Seattle, ma soprattutto Max. Erano le sette di sera quando in lontananza si sentì il rumore di un tuono, un temporale era in avvicinamento. Iniziava a fare davvero freddo e Max non poté più rimandare il suo rientro a casa.

Chloe guardò la foto di Max un'ultima volta prima di metterla nella tasca interna del giubbino. Poi prese anche i soldi che aveva tenuto con sé sin dall’inizio. Ne aveva spesi pochi visto l'uso a cui erano destinati. Ricominciare una nuova vita altrove, ammesso che si potesse chiamare vita. Aveva perso la sua famiglia e la ragazza che amava più di sé stessa. Per chiudere il cerchio definitivamente, stava lasciando tutto ciò che le era rimasto. Una delle persone più importanti della sua vita. Per ironia della sorte, ancora una volta si sarebbero perse. Solo che questa sarebbe stato per sempre. Non che desiderasse questo, ma per una volta nella sua vita voleva fare qualcosa di buono per qualcun altro. Mettere da parte i suoi bisogni e le sue necessità per un bene superiore, la vita di Max.

Max parcheggiò l’auto dietro il pick-up di Chloe, chiedendosi come mai fosse lì fuori. Non aveva una bella sensazione, ma qualunque fosse la motivazione per cui era lì, lo avrebbe scoperto molto presto. Mentre entrava in casa silenziosamente salendo le scale, Chloe stava chiudendo l’ultimo borsone. Era tutto pronto ormai, le restava da inviare il messaggio a Lucas. Proprio mentre stava per scrivergli una voce dietro di lei la sorprese, facendola bloccare all’istante.

“Chloe!”

Chloe riconobbe la voce maledicendosi di averci messo troppo per prepararsi. Si voltò lentamente verso la sua amica a fatica, perché sapeva che cosa avrebbe dovuto affrontare.

“Che stai facendo?” chiese Max confusa.

Chloe ci mise un po’ a rispondere. “Ho fatto i bagagli!” disse senza guardarla in faccia.

“Bagagli? Perché? Cosa vuoi fare?”

“Lascio Seattle”.

Max non riusciva a credere alle proprie orecchie. Quello che stava succedendo non poteva essere vero. Tentò di convincersi che fosse soltanto un brutto sogno. Chloe non se ne sarebbe mai andata. Non era possibile che la lasciasse così.

“Mi stai prendendo in giro?”

Chloe scosse la testa. “No Max, non sto scherzando”.

“Vuoi lasciare Seattle per andare dove? E soprattutto perché?”

“Forse non è il caso che tu sappia dove sto andando, per il tuo bene”.

“Non puoi andartene!”

“Ti prego Max, non rendere le cose più difficili! Non pensare nemmeno per un minuto che per me sia facile questa situazione, ma non ho altra scelta!”

“Stai andando via per quello che è successo?! Per come mi sono comportata nei tuoi confronti?! Perché se è così possiamo risolvere tutto! Non c’è bisogno che tu vada via!”

“Max ti prego…”

“Io non ti lascerò andare via così! Possiamo affrontare tutto assieme, come abbiamo sempre fatto! Non possiamo scappare dalle situazioni! Parliamone Chloe…”

“Dannazione Max, tu non vuoi proprio capire!” disse Chloe zittendola. “Non servirà a niente parlarne, perché tu non ascolti! Non vedi cosa sta succedendo, ma io si Max! Vedo cosa succede ogni stramaledetto giorno! E poi non posso permettere che accada qualcosa a te o alla tua famiglia…”

“Ma di che cosa stai parlando?!”

“Lo vuoi davvero sapere?! Ne vuoi davvero parlare Max?! Vogliamo finalmente affrontare il vero problema?! Bene, ti accontento subito! Iniziamo a parlare del fatto che io non dovrei nemmeno essere qui! Questa non è la mia vita! La vita che sto vivendo appartiene a qualcun altro che non c’è più! Sono sopravvissuta a tutti, persino a mia madre! L’unico straccio di famiglia che mi era rimasto! Quanta gente è morta a causa mia Max?! E quanta altra gente dovrà ancora morire prima che tu capisca una volta per tutte, che non puoi salvarmi per sempre a discapito degli altri?!”

Max si sentì ferita dalle sue parole. “Mi stai forse incolpando della morte di Joyce?!”

Chloe scosse la testa. “Non ti sto incolpando…”

“Si invece, lo stai facendo!”

“No Max! Però quel giorno al faro, non hai nemmeno preso in considerazione la mia richiesta! È vero, mia madre non c'è più perché tu hai scelto di salvarmi! Però il problema non sei tu che hai fatto quella scelta, ma io che sono ancora viva! Hai tentato più volte di salvarmi mettendo a rischio la tua stessa vita! E per cosa poi?! Guardami, non ne valgo la pena! Tutto ciò che tocco diventa merda! Qualunque persona mi sia vicina, muore Max! Papà, Rachel… mamma! Non permetterò che succeda lo stesso anche a te!”

“Ma Chloe… io sto bene, non sto rischiando nulla!”

“Davvero?! Tu stai bene?! Per colpa della mia impulsività siamo finite nella trappola di Jefferson! Io sono morta e tu per salvarmi sei finita nelle sue mani! Ti è stata strappata via la possibilità di realizzare il tuo più grande sogno! Non riesci più nemmeno a scattare una foto del cazzo! È questo per cosa Max?! Per salvare la mia inutile e patetica vita!”

“La tua vita non è inutile! Smettila di parlare in questo modo di te stessa! A maggior ragione, per tutte le persone che sono morte in quel tornado, dovresti apprezzare la vita che hai! E non mi importa quello che dici, non mi farai mai pentire della scelta che ho fatto! Se tornassi indietro farei la stessa scelta!”

“Ed è esattamente una delle mie preoccupazioni più grandi! Hai spezzato la vita di tanta gente, di mia madre e dei tuoi amici di scuola per salvarmi! E se un giorno dovesse succedermi qualcosa?! Se finissi sotto un’auto?! Cosa farai in quel caso?! Hai sacrificato già troppo salvandomi, ma lo so che nonostante questo non ti fermeresti davanti a nulla pur di salvarmi ancora! Non voglio che Seattle e la tua famiglia siano destinate a questo! Non lo meritano loro e soprattutto tu! Quanti sensi di colpa sei in grado di sopportare ancora?!”

“E tu che diavolo ne sai di cosa si prova a dover fare una scelta del genere?! Ti ci sei mai trovata?! Hai mai dovuto decidere tra salvare qualcuno a cui tieni più della tua stessa vita e qualcun altro?! È facile per te parlare non essendo stata coinvolta in prima persona. Cosa cazzo avresti fatto al mio posto?! Te lo sei mai chiesta Chloe?! Allora adesso te lo chiedo io! Mi avresti sacrificato Chloe?! Mi avresti fatta morire in quel bagno?! Mi avresti lasciata lì da sola a pensare che a nessuno importasse niente di me?!”

Chloe la guardò sorpresa dalla domanda. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Lei davvero non lo sapeva, perché non ci si era trovata nella sua situazione.

“Avanti Chloe, rispondimi! Cosa avresti fatto tu al mio posto?!

“Io non…”

“DIMMI COSA CAZZO AVRESTI FATTO TU AL MIO POSTO?!”

“CAZZO MAX, TI AVREI SALVATO!”

“Ecco… adesso lo sai, anche se un conto è dirlo e un altro… viverlo sulla tua pelle.”

“Max, tu mi hai salvata tante volte, è ora che io faccia lo stesso per te! Non posso permettermi di farti del male!”

“Tu mi stai facendo male proprio adesso decidendo di andartene!”

“No Max, io ti ho fatto del male da quando sei tornata ad Arcadia Bay! Ti ho coinvolta nella mia vita e nel ritrovamento di Rachel! E il risultato è che tu hai subito più di un trauma, i sensi di colpa ti stanno uccidendo e tutto questo per aver salvato me! Lo capisci che il problema principale sono io?! Litighiamo di continuo perché non riesco a farne una giusta con te! Continuo a deluderti e farti del male! Non voglio che tu soffra a causa mia! Perché sono io la causa di tutto!”

“Non mi importa cosa dici e pensi! Non ti lascerò andare via!” disse Max chiudendo la porta della stanza appoggiandosi contro. “Se tu vai via io verrò con te!” disse Max con voce incrinata.

“Non puoi Max!” disse Chloe soffrendo ancor di più alla vista della disperazione dell’amica che tentava di fermarla.

“Si che posso… non puoi impedirmelo!”

“Io devo stare per conto mio! Devo capire cosa voglio farne del resto della mia vita e non posso farlo con te al mio fianco! Non riesco a fare altro che preoccuparmi di cosa potrebbe succederti stando con me! Devo ricominciare altrove!”

“Non puoi farlo, non hai nemmeno i sol…” si interruppe rendendosi conto che era tutto il contrario. Se c’era qualcosa che poteva mancare a Chloe, non erano affatto i soldi. Li aveva con sé sin dal loro arrivo a Seattle. Guardò Chloe delusa. “È per questo che mi hai sempre tenuto nascosti i soldi rubati a scuola?! Da quando tempo avevi queste intenzioni?! Te ne sei sempre voluta andare, non è vero?! RISPONDI!”

“Ho odiato leggere nei tuoi occhi il senso di colpa! Non hai idea di quanto soffrissi vedendoti in quello stato, sapendo che ero io la responsabile. Per avermi salvata”.

“Te ne saresti andata via di nascosto senza dire nulla!” disse Max iniziando a piangere. Chloe non riuscì più a trattenersi e pianse con lei.

“Max, la tua vita è qui a Seattle! Qui c’è la tua famiglia, i tuoi amici e la tua casa! Molto presto ti iscriverai al collage e con l’aiuto della dottoressa Tyler, riuscirai un giorno a scattare di nuovo foto! Diventerai una bravissima fotografa, ti innamorerai, ti sposerai, avrai una famiglia tutta tua e sarai finalmente felice! Avrai quella felicità che in nessun modo potrò mai darti! Io porto solo morte, distruzione e sofferenza! Non voglio infliggerti nessuna di queste cose! Ti voglio troppo bene per permettere che ti accada questo, non riuscirei a sopportarlo! Preferisco perderti così, anziché mettendo la tua vita a rischio per salvarmi! Per me la tua vita e la tua felicità contano più di qualsiasi altra cosa al mondo!”

“Allora perché mi stia abbandonando?! Perché mi stai facendo questo?!” disse Max singhiozzando.

Chloe si avvicinò alla ragazza e si abbracciarono forte restando così a lungo. Mentre fuori iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia, le due ragazze piangevano nel calore del loro ultimo abbraccio, che faticavano a interrompere. Sembrava che anche il cielo piangesse insieme a loro attendendo l’inevitabile epilogo.

Max disse fra le lacrime: “Non ti ho salvato per vederti andare via da me!”

Chloe abbracciò più forte Max sussurrandole a un orecchio. “Starai bene Max! Ti prometto che andrà tutto bene! Non sarai mai sola! Hai la tua famiglia che ti ama tantissimo e dei veri amici!”

“Ma non avrò più te!” disse Max realizzando che quello era un addio definitivo. Una rabbia incontrollabile mista a delusione e disperazione le salì su dal petto. Respinse via con forza la sua amica. Chloe rimase sorpresa dal gesto.

“Max…”

“Vattene via… ti odio…”

“Max... non dire così…”

“IO TI ODIO CHLOE! VA VIA E NON TORNARE! NON VOGLIO RIVEDERTI MAI PIÙ! HAI CAPITO?! NON VOGLIO RIVEDERTI MAI PIÙ!”  

Detto questo uscì di corsa dalla stanza chiudendosi nella sua camera, lasciando Chloe distrutta dalle sue parole, che mai avrebbe pensato di sentire uscire dalla bocca di Max. Continuando a piangere prese le due borse da viaggio e andò di sotto. Dopo aver spalancato la porta, vide i Caulfield che stavano imbambolati a guardare il pick-up parcheggiato. Si voltarono verso di lei confusi. Chloe si avvicinò aprendo lo sportello dal lato del passeggero per lasciare le borse da viaggio.

“Chloe, che diavolo stai facendo?!” disse Ryan preoccupandosi.

“Me ne sto andando!”

“Cosa?! Dove?!”

“Vado via da Seattle, non è importante sapere dove!”

“Chloe, dov’è Max?!” chiese in ansia Vanessa.

“Lei… lei è in camera sua!”

Vanessa guardò Chloe che piangeva. Così corse in casa per raggiungere sua figlia, temendo il peggio. Ryan continuava a guardare la ragazza, iniziando a capire cosa avesse intenzione di fare.

“Grazie di tutto Ryan, sarò sempre in debito con voi” disse la ragazza girando intorno all’auto per salire a bordo. Ma in quel preciso istante Ryan l’afferrò per il polso fermandola.

“Cosa credi di fare?!”

“Lasciami stare!” disse Chloe divincolandosi dalla presa dell’uomo.

“Come puoi farle una cosa del genere?! Come puoi abbandonarla così in questo modo?! Come puoi fare questo a noi! Ti abbiamo accolto a braccia aperte! Non ti abbiamo mai fatto mancare nulla occupandoci di te”.

“Nessuno vi ha chiesto di farlo!” disse Chloe con rabbia.

“Non eravamo tenuti a farlo, soprattutto perché hai un patrigno! Ma lo abbiamo fatto comunque, perché tu e i tuoi genitori eravate come parte della nostra famiglia! E adesso te ne vai così spezzando il cuore di nostra figlia andandotene chissà dove! Hai idea della situazione in cui ci stai mettendo?! Non pensi a Max?! A quello che ha passato e non sta ancora superando! E a quello che passerà dopo che te ne sarai andata?!”

 “Max… starà meglio senza di me… ma tu non lo puoi capire, perché non sai…”

“Di che diavolo stai parlando?!”

“Se sapessi anche solo la metà di quello che so io, ora saresti d’accordo con me!”

“Non so di cosa cazzo parli, ma non posso permetterti di farle questo!"

“NON SEI MIO PADRE! NON PUOI IMPEDIRMI DI ANDARMENE!”

“Entra immediatamente in casa!”

“Puoi scordartelo!” disse Chloe raggiungendo lo sportello e aprendolo. Prima di salire a bordo Ryan le urlò contro.

“SE VAI VIA ADESSO NON TORNARE PIÙ INDIETRO! LA NOSTRA PORTA PER TE SARÀ CHIUSA PER SEMPRE! E NON SOGNARTI NEMMENO DI AVERE ANCORA A CHE FARE CON NOSTRA FIGLIA! NON NE VOGLIAMO PIÙ SAPERE NULLA DI TE! NON AVVICINARTI MAI PIÙ A LEI! MI HAI CAPITO BENE?!”

Il cuore di Chloe si spezzò ancora una volta alle parole dell’uomo che le ricordarono quelle pronunciate da Max. Salì sul suo pick-up e inviò il messaggio a Lucas.

Chloe: Fammi la cortesia di dire a Jennifer che me ne sto andando e che se vuole ancora salutarmi, possiamo incontrarci al Kerry Park.
  • Se quando arrivo lei non ci sarà, aspetterò per qualche minuto.
  • Dille anche che se non viene la capisco perfettamente e non la odierò per questo.
  • Grazie Lucas.

Lucas e Jennifer erano a casa del ragazzo. Jennifer stava sfogando la sua rabbia con Tekken, seduta sul bordo del letto davanti al televisore. Lucas invece era alla sua scrivania alle prese con il suo computer e ogni tanto lanciava un’occhiata alla ragazza ridendo per come si scaldava quando le prendeva dal suo avversario. Gli arrivò il messaggio sul telefono che era appoggiato sulla sua scrivania. Lo recuperò e lesse il messaggio. Il sorriso sparì dalle sue labbra. Si alzò avvicinandosi lentamente all’amica.

“Ti rendi conto che non c’è modo di batterlo?! Sono stufa di perdere in continuazione! Mi fanno male le mani a furia di…” disse Jennifer girandosi verso Lucas. Si interruppe quando vide l’espressione disegnata sul suo volto. “Che ti succede Lucas?!”

“È Chloe…” rispose il ragazzo girando il telefono in modo che la ragazza potesse leggere il messaggio. Rimasero a guardarsi per un po’ senza dire nulla.

“Sta a te decidere cosa fare, ma se vuoi il mio consiglio, devi andarci. Il rimpianto di non aver fatto qualcosa a suo tempo è davvero brutto”.
Jennifer non disse nulla.


Vanessa teneva stretta Max in un abbraccio che continuava a piangere. Ryan era davanti alla porta sentendosi impotente dinanzi alla sofferenza di sua figlia. In nessun modo avrebbe potuto fermare le sue lacrime. L’unica che poteva farlo, era appena andata via per non tornare. Soprattutto non dopo le dure parole riversate su di lei. Uscì dalla stanza e tornò di sotto entrando nel suo ufficio. Si sedette alla sua scrivania tenendosi la testa con entrambe le mani. Prese il telefono e chiamò David per avvisarlo di quello che era appena successo.
David stava cenando davanti al televisore accesso, quando sentì suonare il telefono. Aprì la telefonata ascoltando le parole dell’uomo da cui non si aspettava notizie. Almeno, non brutte come quella che stava ricevendo. Quando terminò la chiamata guardò il telefono con uno sguardo perso. Poi in uno scatto di rabbia lo lanciò contro una parete. Così capì la vera motivazione che si celava dietro al comportamento ostile della ragazza nei suoi confronti l’ultima volta che si era parlati al telefono. Non voleva che lui andasse a Seattle rovinando i suoi piani. Ora era davvero rimasto solo. Aveva perso Joyce e adesso anche la ragazza, che dopo essersi visti a Seattle, sembrava disposta ad andargli incontro. Cadde in ginocchio piangendo, sapendo che per una come Chloe, andare via poteva significare mettersi nei guai e soprattutto non vederla mai più.

La pioggia era già cessata. Chloe raggiunse il Kerry Park parcheggiando davanti all’auto di Lucas. I due ragazzi erano già in attesa da qualche minuto. Chloe ci aveva messo un po’ troppo ad arrivare, essendosi fermata a piangere cercando di calmarsi. Dopo essere scesa dal mezzo si avvicinò ai due ragazzi. Rimasero a guardarsi in silenzio e poi a un tratto Jennifer scoppiò in lacrime abbracciandola.

“Mi dispiace tanto per quello che è successo con Duncan. Perdonami se puoi” disse Chloe abbracciando a sua volta la ragazza.

“Lascia perdere, non è importante!”

“Lo è invece, mi sono comportata male con te… con tutti…” disse Chloe con rimorso.

Jennifer si allontanò dal suo abbracciò. “Non è necessario che tu vada via Chloe. Ti ospito a casa mia se vuoi. Troveremo una soluzione”.

Chloe le sorrise in modo triste. “Non posso Jenny, ma lo apprezzo tanto”.

“Ci rivedremo ancora, vero?” chiese Jennifer con le lacrime agli occhi.

Chloe rimase a guardarla senza dire nulla, per non doverle rispondere di no. Seattle sarebbe stata ancora una volta la sua meta e in una situazione del tutto inaspettata. Certo, non poteva immaginare cosa le avrebbe riservato il futuro. L’ho avrebbe scoperto a suo tempo. Jennifer comprese il suo silenzio e ricominciò a piangere di nuovo. Chloe l’abbracciò di nuovo mentre guardava Lucas. Non era per niente felice di veder piangere la sua amica. Poi si staccò dal suo abbracciò e si avvicino al ragazzo.

“Stammi bene Lucas!” disse la ragazza abbracciandolo.

“Anche tu Chloe e non fare cazzate!” disse Lucas ricambiando l’abbraccio.

“Ci proverò” disse guardando di nuovo Jennifer. “Adesso dovrei proprio andare. Mi aspetta qualche ora di viaggio”.

“Dove sei diretta?” chiese Lucas.

“Vorrei potervelo dire, ma non posso. È una cosa che devo tenere per me per il bene di qualcuno”.

Lucas annuì capendo a chi si riferisse.

“Addio ragazzi” disse Chloe ritornando al suo mezzo. Dopo essere salita a bordo guardò attraverso lo specchietto retrovisore Jennifer che cercava conforto tra le braccia del suo miglior amico. Non poté fare a meno di pensare a Max e mentre si allontanava piangendo di nuovo, prese da una borsa la lettera che aveva scritto. Mancava un’ultima cosa da fare.

Jennifer scrisse un messaggio a Fernando che era in compagnia di Kristen. Stavano mangiando un hamburger al McDonald. Fernando prese il telefono e lesse il messaggio.

“Chi è?” chiese Kristen con la bocca piena.

“È Jennifer”.

“Cosa dice?”

“Oddio!”

“Cosa c’è?!” disse Kristen smettendo di mangiare.

Fernando alzò lo sguardo dal telefono sconvolto, guardando l'amica. “Chloe se n’è andata da Seattle!”

“Cosa?!” chiese Kristen incredula.

Persero completamente l’appetito alla notizia, ma soprattutto al pensiero di come l’avrebbe presa Max.

Chloe parcheggiò l’auto davanti la casa della ragazza dall’altra parte del marciapiede. Le inviò un messaggio e rimase in attesa nella speranza che le rispondesse. Il suo numero lo aveva recuperato dal telefono di Max giorni addietro.

Chloe: Victoria ci sei?

Victoria: Chi sei?

Chloe: Sono Chloe

Victoria: Come mai hai il mio numero?
  • E soprattutto perché mi scrivi?
Chloe: Ho bisogno che tu mi faccia un favore.

Victoria: Io un favore a te?
  • Ma in che mondo vivi?
  • Lasciami in pace!
Chloe: Ti prego Victoria.
  • Ti chiedo solo di uscire un attimo di casa, devo consegnarti una cosa.
Victoria: Si certo, magari mi lancerai uova marce.
  • Te lo puoi scordare.
Chloe: Non è per me, ma per Max.
  • Ti scongiuro.
Victoria: Ti giuro che se mi prendi per i fondelli te la farò pagare cara.

Chloe: Sono sincera.

Victoria: Sto arrivando.

Chloe: Ok

La ragazza scese immediatamente dal mezzo per raggiungere l’entrata di casa Chase che era enorme. Dopo aver effettuato gli acquisti per il viaggio, era riuscita a scovare il suo indirizzo chiedendo informazioni in giro. Arrivò davanti all’entrata e fece scivolare la lettera oltre il cancello chiuso. Vide la ragazza uscire di casa e si allontanò in fretta raggiungendo l'auto. Dopo essersi allontanata poco più avanti frenò, guardando dietro per assicurarsi che la ragazza prendesse la lettera. Victoria guardò la busta da lettere a terra. Di Chloe non c'era nemmeno l’ombra. Prese la busta e l’aprì iniziando a leggere la lettera. A ogni parola che leggeva il suo volto si oscurava. “No! Non è possibile, ma cosa cazzo…” disse la ragazza aprendo il cancello sperando di trovare Chloe, ma l’unica cosa che vide era il pick-up che si stava allontanando. “Max…”

Chloe dopo essersi allontanata abbastanza da casa Chase fermò l’auto e mandò l’ultimo messaggio destinato a BigMaster. Poi si rimise in viaggio per raggiungere la sua destinazione finale.

A circa 278 chilometri da Seattle, una ragazza prese la sua ultima valigia lasciandola davanti all’ingresso dell’appartamento. Si voltò verso l’altra ragazza che per lei era stata la sua coinquilina per anni e corse ad abbracciarla.

“Mi mancherai tanto”.

L’altra ragazza ricambiò l’abbraccio. “Mi mancherai anche tu… signora Potter” disse ridacchiando.

“Ehi, occhio a quello che dici, non sono ancora sposata. A proposito, prepara l’abito adatto perché ti voglio al mio matrimonio. Voglio presentarti un paio di ragazze che sicuramente faranno al caso tuo!”

“Oddio, non vedo l’ora” disse con finto entusiasmo. Mentre si salutarono arrivò un messaggio sul suo telefono appoggiato sul tavolinetto davanti al divano.

“Allora a presto”.

“A presto”.

La ragazza andò via lasciando BigMaster da sola nel suo appartamento. Prese il telefono e lesse il messaggio.

Chloe: Sto arrivando.

Non si aspettava proprio quel giorno l'arrivo di Chloe. A quanto pare non avrebbe avuto il tempo di soffrire la solitudine nel suo appartamento. Uscì fuori al balcone con una sigaretta guardando le luci delle auto in movimento per strada. Si sentiva stranamente ansiosa per l’arrivo di Chloe. Non che le dispiacesse l’idea di condividere l’appartamento con lei, però non sapeva bene cosa aspettarsi da quella convivenza. Stephanie Gingrich accese la sigaretta facendo un lungo tiro e mentre sbuffava una nuvola di fumo sorrise dei suoi inutili dubbi scuotendo la testa.



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Fine prima parte della storia
                                                                            

                                                              Continua…

 



 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice

Ed eccoci giunti alla fine della prima parte di questa fanfiction. Come già vi avevo avvisati nel primo capitolo, ci sarà anche una seconda parte. Per come ho immaginato questa storia c'è ancora tanto da raccontare. La citazione di quest'ultimo capitolo indica esattamente la fine e l'inizio di una nuova fase. Nella seconda parte ci saranno nuove dinamiche, personaggi, vicende, relazioni e tanto altro ancora. Questi capitoli erano già scritti da un po' di tempo, quindi un passo alla volta sono riuscita a pubblicarli tutti. Molto probabilmente ci sarà qualche altra revisione, che però non andrà a intaccare in nessun modo la trama. La seconda parte è ancora tutta da scrivere, quindi forse ci vorrà un po’ più tempo per la pubblicazione. Detto questo, vorrei rassicurarvi che non ho intenzione di pubblicarla soltanto quando tutta la seconda parte sarà completa. Per questa volta, ho deciso di pubblicare man mano che un capitolo sarà pronto. Sono consapevole che la maggior parte dei lettori, non avranno gradito molto questo finale, con il quale ho avuto anche io qualche problema a scrivere. A un certo punto stavo anche ponderando l'idea di modificarlo. Poi mi sono resa conto che facendo questo, avrei compresso tutta la storia. Rovinando anche il percorso che avevo in mente per le due protagoniste principali. Dunque non preoccupatevi, perché vi assicuro che non è assolutamente finita qui. Spero ti poter aggiornare quanto prima possibile. Vi lascio un saluto e mi raccomando, tenete d’occhio il sito. A presto!

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Capitolo 8
*** Un nuovo inizio ***


Nota dell’autrice

Per questa nuova parte della storia ci saranno alcuni cambiamenti. Infatti mancheranno i sogni o incubi. Quella è una fase ormai superata, anche se non è escluso che ce ne possano essere alcuni più in là. Ci saranno invece dei salti dal passato al presente attraverso dei flashback, utili per mostrarvi cosa è successo dopo la partenza di Chloe. Un flashback del passato verrà indicato dalla sottolineatura del periodo approssimativo in cui avviene l'evento e la scrittura in grassetto. Poi capirete meglio leggendo. Colgo l'occasione per informare tutti i lettori che la mia fanfiction subirà dei forti rallentamenti. Mi dispiace darvi questa notizia, ma per questioni di lavoro, il tempo che ho a mia disposizione per scrivere è limitato. Questa era la brutta notizia, quella bella la devo ancora trovare.😂
A parte gli scherzi, cercherò comunque di portare a termine questa storia. Ci tengo davvero tanto a completarla e non mi piace lasciare le cose a metà. Inoltre adesso arriva il meglio della storia, ed è quello che forse tutti si aspettano di leggere. Poi comunque detto tra noi, la prima parte è finita in maniera davvero drastica. Non posso lasciare una storia finire in quel modo, ma neanche nel peggiore dei casi. Quindi in poche parole voglio dire che i tempi di attesa saranno più lunghi del previsto, molto lunghi. Prima di concludere voglio avvisare tutti i lettori della mia fanfiction, che continuerò a pubblicare su EFP anche se ho un problema con le immagini. Purtroppo dopo un certo lasso di tempo spariscono e non posso rimetterle ogni volta. Ho tentato di trovare qualche altra soluzione senza riuscirci. Reinserirò le immagini solo una volta per la pubblicazione dei nuovi capitoli. Per tutti coloro che non riusciranno a leggere i nuovi capitoli prima della scomparsa delle immagini, potranno tranquillamente trovare la mia storia anche su Wattpad. Il mio nickname è Nemesy399. A presto e buona lettura per questo nuovo capitolo.🙂


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Più volte sei morto e
sei rinato. Due cose
sono sicure in questa
vita: una è che si muore.
L'altra è che si rinasce
finché nel corpo avrai fiato.

                                                               
                                        (Cit.)


 
Inizio seconda parte della storia


 
Capitolo 8
Un nuovo inizio


Martedì 7 Febbraio 2017  
Portland

Portland è la città più grande, accogliente e tollerante dello Stato dell'Oregon. È anche una città portuale per via delle sue posizione, che parte dalla Willamette Valley nel Pacifico nord-occidentale, fino alla confluenza dei fiumi Willamette e Columbia nel nord-ovest dell'Oregon. All'apparenza assomiglia a tante altre città degli Stati Uniti, un centro d'affari con torri di vetro e periferie costituite da piccole case ben tenute. Le strade sono circondate da numerosi locali che favoriscono un'eclettica vita notturna, ristoranti di slow food, distillerie, food truck e micro-birrerie. La preferenza degli abitanti di utilizzare le bici piuttosto che le auto per sportarsi e lo sviluppo sostenibile, rendono la città particolarmente piacevole per viverci. Il verde della natura che la circonda si insinua fin dentro la città, dove è possibile notare come i parchi siano ben curati. Il clima è mite e caldo soprattutto nel periodo estivo, ma non manca certamente il freddo e la pioggia durante i mesi tra novembre e febbraio. Anche se non ha nulla a che vedere con le piogge insistenti di Seattle che ti accompagnano durante tutto l'anno. Andando in giro è impossibile non notare le sue imponenti ville decorate e lo stupendo paesaggio oceanico. Per i visitatori è praticamente impossibile non rimanerne affascinati. Per un turista ci sono tantissimi posti da visitare, ad esempio i musei come il Portland Museum of Art, dove è possibile ammirare opere di autori impressionisti. Oppure ammirare il Portland Head Light, il faro più antico degli Stati Uniti, risalente al 1791. E se per caso ci si stancasse ad andare in giro per le strade della città è sempre possibile salire a bordo di una delle navi che offrono tour panoramici ed escursioni alla ricerca di balene. Oppure prendere un traghetto e andare alle isole di Casco Bay. Per quanto fosse febbraio, la giornata era soleggiata. La ragazza avendo la mattinata libera, aveva approfittato per fare un po' di spesa in un supermercato dove era solita andare almeno una volta a settimana, per comprare tutto ciò di cui necessitava. Riempito il carrello decise che era arrivato il momento di tornare a casa. Nonostante fosse arrivata in macchina, si chiese come avrebbe fatto a raggiungerla con tutta quella roba. Non le sarebbe dispiaciuto ricevere un po' di aiuto dalla sua amica, che ovviamente era rimasta a casa a dormire. Di solito cercavano di fare la spesa insieme, ma non sempre era possibile. Aveva preferito non svegliarla, perché la sera prima era rientrata molto tardi a causa del lavoro. Così aveva deciso di lasciarla dormire, sperando comunque che si svegliasse in orario, visto che le aspettava anche il turno di mattina. Facendo l’equilibrista e senza fare alcun danno, riuscì a portare tutto nella sua auto, una Buick Encore rossa. L’auto che era riuscita a comprare, grazie al lavoro di anni in un locale, il Paradise. Appena si era trasferita in città utilizzava la sua affidabile mountain bike nera. Non usandola più, la bici era diventata di proprietà della sua amica. Alla quale piaceva un casino scorrazzare in giro per le strade e raggiungere il posto di lavoro. A lei stava più che bene che la utilizzasse. Però alla guida era un po' troppo spericolata per i suoi gusti. Molto spesso non si fermava al rosso dei semafori, sgommava ovunque infilandosi tra le auto come se nulla fosse. A sentir parlare lei era solo un modo per non fare tardi a lavoro. Certo, come se le piacesse davvero svegliarsi per andarci. Raggiunse il suo appartamento situato in una zona dove era circondata da condomini così alti che al solo guardarli ti veniva voglia di vivere in auto, pur di non salire le numerose scale. Per fortuna era provvisto di un ascensore, che però puntualmente aveva dei guasti costringendo tutti a farsi scalinate infinite. Fortunato era chi viveva al primo piano. Dopo aver parcheggiato l'auto nello spazioso parcheggio situato davanti al condominio, tirò fuori dall'auto i sacchetti della spesa e raggiunse l'entrata salutando qualcuno che usciva proprio in quel momento. Prese l’ascensore e raggiunse il settimo piano. Arrivò davanti alla porta con una targhetta attaccata a indicare l’appartamento numero ventisette. Aprì la porta e dopo essere entrata, la chiuse dandole un colpo con la pianta del piede. Appoggiò i sacchetti della spesa sul tavolo e togliendosi il berretto lo lanciò sul divano. “Casa dolce casa” disse Steph con un sospiro mentre cominciava a tirar fuori la roba dai sacchetti della spesa. Era molto legata all’appartamento in cui viveva da anni. Lo aveva condiviso con Katy con la quale si erano conosciute per caso proprio nel locale dove poi aveva finito per lavorare. La ragazza aveva proposto a Stephanie di andare a vivere da lei perché la sua coinquilina era andata via. Lei aveva accettato senza alcuna esitazione, vista la necessità di trovare un posto in cui vivere. L’appartamento era abbastanza grande e spazioso e volendo poteva starci anche una terza persona. Ma forse era meglio di no, visto che erano già in tre ad occuparlo. Appena entrati sulla sinistra c’era la cucina separata dal soggiorno da una penisola. Frontalmente all’entrata c’era il tavolo da pranzo che al momento era occupato dai sacchetti della spesa. Sulla destra il nuovo divano, non apribile come quello precedente. Ebbene sì, il vecchio divano sul quale avrebbero dovuto dormire Max E Chloe se quest’ultima avesse accettato, era stato sostituto. Katy aveva ospitato per qualche tempo una sua amica e il divano gli aveva causato un mal di schiena tremendo. Dunque la faccenda delle molle che si infilzavano nei reni non era solo una leggenda raccontata da Steph. Davanti al divano un tavolinetto dalla forma ovale con al centro un vaso di fiori finti, il telecomando del televisore del quale usufruivano poco, che era situato a destra dell’entrata dell’appartamento su un mobile, insieme a uno stereo. Qualche rivista di informatica appartenenti a Steph e infine il maledetto posacenere, molto spesso pieno di mozziconi di sigarette a causa della ragazza che era ancora a letto a dormire. Infine a destra c’era una porta che dava nel bagno e che separava le sue stanze da letto delle due ragazze. Dopo aver messo in frigo alcune confezioni di uova tornò al tavolo e guardando l’orologio da parete attaccato al di sopra del televisore, lanciò un urlo.

“Chloeeeeeee, alza il culo dal letto se non vuoi fare tardi a lavoro!”

Non sentendo nessun lamento provenire dalla stanza della sua amica, decise di usare le maniere forti. “Non ci posso credere! È come se fossi una sveglia umana!”

Aprendo la porta della stanza dell’amica che si trovava alla sinistra di quella del bagno, si ritrovò ad assistere a una scena abbastanza abituale. La ragazza era pancia in giù sotto le coperte, tenendo con le braccia il cuscino piazzato sulla testa. Più di una volta Steph si era chiesta se quel modo di dormire, servisse più che altro per non ascoltare lei chiamarla. Oppure magari coprirsi dalla luce o tentare si soffocarsi nel sonno. Sulla sua schiena era sdraiato Flerk, che non appena sentì la porta aprirsi si mise seduto a guardarla emettendo il suo solito soffio.

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“Cazzo, ci mancava solo lui adesso!”

Flerk è il gatto rosso che Chloe aveva trovato quando era ancora un piccolo cucciolo. Ricordava ancora come lo aveva trovato adorabile all’inizio, fino a quando di punto in bianco non gli si era rivoltato contro. La ragazza nel letto rimase immobile continuando a dormire.

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Steph cercò lentamente di avvicinare una mano alla ragazza per farla svegliare sotto gli occhi vigili di Flerk, che continuava a soffiare nella sua direzione. Non appena la mano della ragazza fu abbastanza vicino a Chloe, il gatto l’attacco con una zampata che lei riuscì a schivare giusto in tempo.

“Brutta palla di pelo stammi lontano, non te la rubo mica! Ricorda che lei deve alzarsi e andare a lavorare per poterti comprare i crocchi. Quelli che tanto ti piacciono e con i quali spero un giorno ti ci strozzerai!”

Flerk soffiò ancora una volta verso di lei mentre Chloe con tutto quel baccano iniziò a muoversi nel letto.

“Mmmmh… che succede?” disse Chloe mentre si toglieva il cuscino dalla testa.

“Te lo dico io cosa succede! Sei ancora a letto quando dovresti essere già in piedi da un pezzo! Che diavolo hai messo a fare la sveglia se puntualmente quando suona la spegni e ti volti dall’altra parte?! Se non venissi io a chiamarti, avresti già perso il lavoro da un pezzo! E non solo ti faccio la cortesia di venirti sempre a svegliare, ma devo anche subirmi la tua guardia del corpo che tenta di uccidermi ogni tre per due!”

“Ok” disse Chloe che la guardava con aria assonnata.

“Ok?! Ok?! È questa l’unica cosa che riesci a dire?!”

“Steph, sai a che ora sono rientrata questa notte?” chiese con calma mentre sbadigliava.

“Certo che lo so! Pensi che non ti senta quando rientri silenziosamente e per raggiungere la tua stanza travolgi il tavolinetto, il televisore, fai cadere l’attaccapanni e Dio solo sa cos’altro?!”

“Va bene Steph ora mi alzo” disse la ragazza facendo spostare il gatto dalla sua schiena.

Stephanie scosse la testa e uscì dalla stanza. “Preparo la colazione, muoviti!”

Chloe rimase ancora stesa a letto prendendo il gatto e poggiandolo sulla pancia iniziando a fargli dei grattini. “Allora Flerkie, pensi che dovrei dirglielo che oggi non vado a lavoro, eh? O la facciamo crogiolare ancora nel suo brodo?” chiese ridendo. Il gatto miagolò in risposta. “Hai fame? Vuoi la pappa?”

Il gatto iniziò a fare la pasta sul petto della ragazza. “Eh no, non ricominciare, lasciami stare le tette! Non sono mica tua madre che ti deve allattare?! Chissà se ti eri perso o ti avrà abbandonato” disse Chloe ricordando il giorno in cui lo aveva trovato.


Un anno dopo la sua partenza da Seattle

Chloe camminava per strada per raggiungere la sua macchina poco distante dal bar da cui era uscita. Il tempo quella sera non era ben messo. Sembrava che stesse per arrivare un forte temporale da un momento all’altro. Stava pensando a tutto quello che era successo negli ultimi tempi, di cosa aveva combinato. Non poteva dimenticare l’espressione di delusione e rabbia di Steph nei suo confronti, ma soprattutto l’ultimatum che le aveva dato. Proprio nel momento in cui stava per raggiungere l’auto parcheggiata di fianco al marciapiede, sentì un suono provenire dal vicolo vicino. Si voltò in quella direzione ma non sentendo nulla, pensò di esserselo immaginato. Mentre tornava sui passi lo sentì di nuovo. Così entrò nel vicolo seguendo il suono che si faceva più forte, fino ad arrivare vicino a un bidone della spazzatura. Lì al buio, c’era un piccolo gattino che miagolava. Era sporco e sembrava molto spaventato e infreddolito. La ragazza si chinò lentamente verso di lui. “Ehi piccolo, cosa ci fai tu qui tutto solo?”

Chloe si guardò intorno per vedere se ci fosse la mamma in giro, ma sembrava di no. Nel vicolo non c’era nessun altro a parte lei e il piccolo gattino. Lo guardò ancora non sapendo cosa fare. Cercò di avvicinare la mano ma il gatto iniziò a miagolare più forte e così indietreggiò. Non sapeva se poteva tenerlo nel suo appartamento. Se il padrone sarebbe stato d'accordo o se Steph non avrebbe acconsentito. Si alzò per ritornare sui suoi passi, ma mentre camminava iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia. In nessun modo avrebbe abbandonato il gattino in quelle condizioni. Chi più di lei poteva sapere cosa significasse essere abbandonati? Nessuno. Tornò indietro determinata e si avvicino al gattino afferrandolo con una mano. Se lo portò vicino al petto per coprirlo dalla pioggia che iniziava a farsi più consistente. Entrò in macchina appoggiandolo sul sedile del passeggero. Guardò nella parte posteriore dell’auto trovando una felpa di cui si era dimenticata. Avvolse il gattino infreddolito con la felpa e disse: “Ti porto a casa con me!”

Steph non era ancora rientrata quando tornò al suo appartamento con il gattino in braccio. Gli fece un bagnetto caldo nel lavandino del bagno e lo asciugò per benino. Poi dopo aver creato una ciotolina alla bell'e meglio con il fondo di una bottiglia di plastica, la riempì di latte per dargli da mangiare. La ragazza si sedette accanto a lui restando a guardarlo che lappava il latte. Dopo aver finito lo portò nella sua stanza creandogli una sorta di cuccia con una coperta e un cuscinetto. “Ecco fatto! Per oggi sarà questa la tua sistemazione, almeno finché non vedrò il da farsi” disse Chloe appoggiandolo sulla coperta. “Stai comodo vero?”

Il gattino restò immobile a guardala, forse ancora diffidente. Ma nonostante la sua diffidenza aveva smesso di miagolare. “Ok, ora io torno di là e ti lascio la porta aperta. Se vuoi venire fai pure? Beh, fantastico! Sto parlando con un gatto!” disse Chloe scuotendo la testa ridendo.

Mentre Chloe era seduta al tavolo mangiando dei toast e bevendo birra, sentì una chiave inserirsi nella toppa della serratura. Spaventata si alzò di scatto buttando nel lavello della cucina la birra restante. Poi gettò nella spazzatura la bottiglia vuota. La porta si aprì e Steph comparve sulla soglia.

“Ehi, sei tornata Steph”.

“Si grazie a Dio! Ti prego Chloe, uccidimi!”

“E poi a me chi ci pensa?!”

“Ah giusto, benissimo! Non posso neanche morire in pace adesso!”

“Giornata di merda?”

“Si, decisamente. E non sai cosa ti sei persa oggi”.

“Cosa?”

“Hai presente l’ultimo arrivato?”

“Si”.

“Ebbene, è stato licenziato!”

“Cosa?! Davvero?!”

“Si, ha praticamente versato un vassoio pieno di patatine fritte salse e quant’altro, su dei clienti al tavolo!”

“Oh santo cielo! Dimmi che qualcuno lo ha ripreso con il telefono, ti prego!” disse Chloe ridendo.

“Uhm… no, nessuno!”

“Peccato!”

“Tu? Com’è andata la giornata?”

“Sono stata al bar…”

Steph si stava dirigendo verso il bagno e quando ascoltò le sue parole si bloccò di colpo voltandosi a guardarla.

“…e prima che tu lo chieda no, non sono andata per bere. Sono soltanto andata a… pagare alcune cose…”

“Gli dovevi dei soldi?!”

“Si, ma non preoccuparti! Ho pagato e ora è tutto ok! Lo giuro!”

Steph andò in bagno lasciando la porta aperta.

“Ho preparato dei toast anche per te”.

“Oh sì, ho una fame da lupi”.

“Te li riscaldo io ok?”

“Grazie Chloe”.

Steph uscì dal bagno entrando nella sua camera da letto. Poi ritorno fuori guardando Chloe. “Sai mica dove ho messo la mia coperta arcobaleno?”

La coperta che la ragazza stava cercando, era proprio quella utilizzata da Chloe per creare la cuccia per il gatto. Di solito Steph se la portava dietro tutto il tempo coprendosi mentre era sdraiata sul divano e mentre si spostava da una stanza all’altra dell’appartamento. Era un po’ come la coperta di Linus.

“Ehm, vedi io…”

“A-ha! Scommetto che l’hai presa tu eh? Dov’è, in camera tua?”

“Aspetta Steph, ti spiego…”

Non fece in tempo a dire nulla che la ragazza era già entrata nella sua stanza e dopo pochi secondi lanciò un urlo, ritornando fuori guardando Chloe. “Chloe, abbiamo un gatto in casa!”

“Ehm… era quello che stavo per dirti”.

“Aspetta, mi stai dicendo che hai portato tu quel gatto?!”

“E chi altro poteva farlo se non io?!”

Rimasero in silenzio a guardarsi mentre Chloe sentiva che stava per avvicinarsi la sfuriata. In quel momento il gattino sbucò dalla stanza e Steph lo guardò. “Oooh, ma che carino!”

Si abbassò per prenderlo e accarezzarlo mentre lui iniziava a miagolare. Chloe era un po’ sorpresa dalla ragazza. “Ti piace davvero l’idea di avere un gatto in casa?!”

Steph la guardò esasperata. “Chloe mi piacciono gli animali. Solo che non so se l’amministratore e padrone dello stabilimento sarà d’accordo. Non credo di aver mai visto animali in giro nel condominio. Se ipoteticamente non vuole animali e venisse a sapere che teniamo un gatto, ci butterebbe fuori all’istante. Soprattutto visti i precedenti!”

Chloe abbassò lo sguardo sentendosi terribilmente in colpa. Steph se ne accorse. Sapeva bene cosa l’aveva spinta a prendere quel gattino. Visto tutto quello che era successo, prendersi cura di lui sarebbe stato un buon modo per rimettere la testa a posto e diventare più responsabile. “Dove lo hai trovato?”

“Era da solo in un vicolo. Stava per venire a piovere e non potevo lasciarlo lì. Probabilmente la mamma lo ha abbandonato o peggio… è morta…”

Steph continuava ad accarezzare il gatto guardando l’amica. “Ascolta, se vuoi possiamo tenerlo. Per me va bene, però dovrai chiedere personalmente al padrone del condominio”.

“Davvero?! Voglio dire… dopo tutto… quello che ho combinato…”

“Si, davvero! Quello che è successo lasciamocelo alle spalle e andiamo avanti. Inoltre, non era solamente colpa tua ma anche sua…”

“Ma lei non ha…”

Steph alzò una mano per interromperla e proseguì. “Se ci tieni così tanto lo possiamo tenere. Però se per Roger va bene che teniamo un gatto, la mia coperta non si tocca, ok?”

“Si certo, affare fatto!” disse Chloe gasata mentre abbracciava e baciava una guancia di Steph dimenticandosi di aver bevuto della birra. Fortunatamente per lei la ragazza non si accorse di nulla. Così il primo ostacolo fu superato e dopo aver parlato anche con Roger, il gatto diventò a tutti gli effetti il nuovo coinquilino dell’appartamento numero ventisette.


“Ma adesso non ha più alcuna importanza perché adesso hai una nuova mamma. Tranne le tette, quelle sono mie”.
Guardò la finestra della sua stanza. “Credo che dovrò metterci la mia bandiera”.

La stanza che aveva occupato per ben tre anni dopo la partenza da Seattle, era appartenuta in precedenza a Katy. Non aveva subito molti cambiamenti da com’era a quel tempo. L'unica differenza stava nella sostituzione del letto da uno singolo a quello matrimoniale e l’aggiunta di un altro comodino. La sostituzione era stata effettuata a causa dei problemi con il divano. Così da poter permettere all’amica di Katy di rimanere con loro. Stessa cosa toccò al letto di Steph che per qualche tempo aveva ospitato una sua cugina. Il letto con rispettivi comodini poggiavano alla parete destra subito l'entrata. All’angolo a sinistra della stanza c'era la cuccetta di Flerk, che il più delle volte preferiva dormire nella camera della padroncina. Sulla parete frontale in corrispondenza della finestra c'era una scrivania con tanto di computer. Di fianco un armadio a due ante provvisto di cassetti. La stanza di Steph era simile alla sua, ma con un paio di differenze. Il letto era poggiato alla parete di sinistra e a quella di destra due scaffali pieni di libri. A Steph piaceva molto leggere.

“Forse è arrivato il momento di uscire dalla tana” disse Chloe alzandosi dal letto e mettendo giù Flerk.

Raggiunse il bagno per fare una doccia mentre la sua amica era alle prese con la preparazione della colazione. All’entrata, sulla parete di destra erano presenti un cassettone della biancheria, una lavatrice, una asciugatrice e in fondo all’angolo un box doccia. Sulla parete frontale all’entrata, c’erano un lavandino con annesso armadietto dei medicinali, il water e una finestra. Infine, sulla parete di sinistra c'era il Santo Graal. Una vasca da bagno della quale Steph e Chloe usufruivano spesso per rilassarsi quando il lavoro le stremava a dovere. Dopo aver fatto la doccia si piazzò davanti al lavandino per lavarsi i denti. Si guardò allo specchio ricordando il suo alter ego che per lei era divento ormai un lontano ricordo. I suoi capelli se pur avendo lo stesso e identico taglio di prima aveva perso il suo blu punk. Il suo biondo fragola era ritornato al suo posto come quando aveva incontrato Rachel la prima volta. Non sapeva bene perché non avesse rifatto il colore, ma forse la motivazione poteva essere semplicemente che voleva chiudere con tutto quello che potesse ricordarle la piega che aveva preso la sua vita. Soprattutto il primo anno vissuto a Portland. Dopo l’ultimatum di Steph tutto era cambiato e per quanto facesse male ammetterlo, era cambiato in meglio, anche se con qualche difficoltà. Ridestandosi dai suoi pensieri uscì dal bagno per dare da mangiare finalmente a Flerk. Nel frattempo Steph stava mettendo la colazione in tavola. 

“Chloe, datti una mossa altrimenti farai tardo a lavoro!”

“Arrivo subito” disse Chloe dando un’ultima grattatina a Flerk.

Si sedettero entrambe a tavola e mangiarono i pancake preparati dalla ragazza.

“Hai il turno stasera?” chiese Chloe guardando l’amica.

“Si, perché me lo chiedi?”

“Così”.

“Chloe non chiede mai le cose così senza nessuna ragione. Cosa bolle in pentola?”

“Assolutamente nulla”.

“Ok, se lo dici tu. Vuoi che ti prepari qualcosa per pranzo?”

“No, non sarà necessario”.

Finirono di fare colazione e portarono tutto nella lavastoviglie. “Devo ammettere che è stata una buona idea quella di comprarla”.
“Le mie sono sempre delle buone idee Steph”.

“Si, ma diciamo che eri molto motivata sul suo acquisto, non volendo lavare i piatti” disse Steph dandole una gomitata.
“Se è per questo nemmeno tu hai tanta voglia di lavarli”.

“Si, ma non stiamo parlando di me adesso. Comunque è ora che tu vada, prima di farti licenziare da Asher”.

Chloe in tutta risposta si appoggiò alla lavastoviglie di spalle. Steph sbiancò. “Non dirmelo, sei stata già licenziata?!”

Chloe scoppiò a ridere. “No Steph, non sono stata licenziata. Ieri sera ero uno straccio e Asher ha deciso di lasciarmi la giornata libera oggi”.

“Oddio!” disse Steph portandosi una mano al petto. “Per un attimo ho pensato al peggio”.

“Ehi, io sono brava a lavoro e sono anche sempre puntuale. Non solo, faccio pure gli straordinari”.

“Si lo so questo. Solo che a volte…”

Chloe l’afferrò per le spalle e la guardò negli occhi. “Non pensare più al passato. Ti ho fatto una promessa e ho tutte le intenzioni di continuare a mantenerla”.

Steph annuì e poi sgranò gli occhi. “Ti ho svegliata maledizione! Era la tua giornata libera e adesso sei già in piedi per colpa mia! Perché non mi hai avvisata?! Avrei potuto lasciarti dormire”.

Chloe le sorrise. “Non c’è alcun problema. Anzi, visto che hai mezza giornata libera io e te adesso ce ne andiamo da qualche parte e poi pranziamo. Offro io”.

“Perché ti comporti sempre come se mi dovessi qualcosa?!”

“Non è questo. E comunque io davvero ti devo tanto. Se non fosse stato per te, adesso io sarei ancora nelle stesse e identiche condizioni di due anni fa. Sono stata ingiusta con te. Tu mi hai offerto il tuo aiuto, mi hai dato un posto in cui vivere. Mi hai dato la possibilità di ricominciare e io invece ho mandato tutto a puttane. Non te lo meritavi”.

“Chloe, tu hai sbagliato è vero. Però adesso ti prego, non sentirti in obbligo con me. Non mi piace”.

“Ti giuro che non ti invito a pranzo per questo. Voglio passare un po’ di tempo con te, quando ne abbiamo la possibilità. Ok?”
Steph sospirò sorridendo. “E va bene”.

“Quindi è un sì?” chiese Chloe abbracciandola.

“Sì, ma sappi che voglio per pranzo un’aragosta gigante”.

Chloe ruppe l’abbraccio ridendo e disse: “Vado a mettermi qualcosa di decente addosso.

“Ok, ti aspetto”.

Chloe tornò nella sua stanza e mentre si preparava le capitò tra le mani la camicia che indossava quella notte, quando Steph le aveva dato l’ultimatum.


Due anni prima

Steph dopo aver sbattuto con forza la porta dell’appartamento, si voltò a guardare la sua amica con delusione e rabbia. Nel frattempo Chloe se ne stava seduta sul divano in modo scomposto, con la testa annebbiata dall’alcool e Dio solo sa cos’altro.

“Sai una cosa?! Quando mi avevi chiesto se potessi stare da me io ero felice! Poterti rivedere ancora dopo tanti anni e vivere con te in questo appartamento lo trovavo quasi incredibile! Ho pensato, ma che bella botta di culo! Però quando mi hai avvisata che stavi per arrivare, in quel preciso istante ho esitato! Ho iniziato ad avere dei dubbi! Non riuscivo a capire per quale motivo! Era come una sensazione che avevo qui alla bocca dello stomaco! Ma non è durata a lungo perché mi sono imposta di non pensare a queste stronzate e che sarebbe andato tutto bene! Fino a questo” disse Steph indicandola.

“Alla fine tutti i miei timori erano più che giustificati! Cazzo Chloe, guarda come ti sei ridotta! È questo il motivo per cui sei venuta qui?! Per sperperare i tuoi soldi per bere e drogarti come se non ci fosse più un domani?! Hai deciso dove morire per caso?! Beh, mi dispiace deluderti ma non puoi farlo, non qui! Ti sei lasciata trascinare da lei come un burattino!”

“No Steph, lei è mia amica e sai bene cosa ha fatto per me!”

“No Chloe! Una vera amica ti toglie la bottiglia di mano, non ti regge la testa sul cesso per farti vomitare! Non riesci più a distinguere un cazzo ormai! Ti ho ospitato in casa mia, ti ho offerto la mia amicizia incondizionata! Ho condiviso tutto con te! E tu caso cazzo hai fatto in cambio?! Sai cosa vuol dire per me incontrare gli altri condomini che mi guardano come se fossi una mezza svitata a tenerti qui con me?! Sai cosa significa ricevere telefonate durante la notte mentre sono a letto o sul posto di lavoro e sentirmi dire che sei distesa sul pianerottolo davanti alla porta, in mezzo al tuo stesso vomito?! Ero stata già avvisata che se ci fossero stati altri problemi, sarei stata costretta ad abbandonare l’appartamento! E tu cosa fai?! Una festa con i tuoi pseudo amici, con quelle troiette, tra alcool e droghe?! Sul serio Chloe?! È il massimo che riesci a fare?!”

Chloe rimase in silenzio a subire la sfuriata di Steph mentre le girava la testa. Altre volte aveva discusso con lei, ma mai come quella notte. “Ora basta Chloe! Non ne posso più! Se è così che vuoi vivere la tua vita fa pure! Autodistruggiti, non me ne frega più un cazzo! Fai ciò che vuoi, ma non mi lascerò trascinare nella tua merda! Non mi lasci altra scelta che cacciarti fuori dal mio appartamento!”

“Cosa?!” chiese Chloe scioccata. Solo in quel momento riacquisto un barlume di lucidità. “Non stai dicendo sul serio!”

“Si invece, non potrei essere più seria di così! Ho cercato di venirti incontro, di prenderti con le buone, di farti ragionare! Ma è stato tutto inutile! Io non ce la faccio a continuare così! Mi stai rovinando la vita! Dio solo sa quanto mi dispiaccia dirti questo, ma non posso fare altro. Non posso aiutare chi non vuole essere aiutato! L’aiuto che ti posso offrire io è quello di un’amica! Ma tu hai bisogno di ben altro Chloe e quello non è compito mio! Se non vuoi cambiare allora quella è la porta!”

“Questa è anche casa mia adesso! Non puoi cacciarmi così!”

“No Chloe, era casa tua prima che decidessi di mandare tutto a puttane! Ora basta!”

“Ascolta Steph, ora tu sei arrabbiata e lo capisco! Hai ragione ok? Dammi un po’ di tempo e ti giuro che le cose cambieranno!”

“Non hai più tempo! Chloe, non ci casco più ormai! Pensi davvero che io sia così stupida?! Domani, tra una settimana o un mese non farà alcuna differenza! Ricadrai nelle vecchie abitudini come hai sempre fatto! Farai tutto come hai sempre fatto! Troppe volte mi hai assicurato che avresti messo la testa al posto, ma non lo hai mai fatto. È un anno Chloe che dici sempre le stesse cose! Ora basta! Non mi bevo più le tue stronzate! Per stanotte resti, ma domani ti voglio fuori di qui prima che Roger venga a cacciarci entrambe!”

Steph si stava dirigendo verso la sua stanza per andare a dormire, anche perché aveva lasciato il locale prima dell’orario di chiusura, proprio a causa sua. Non era nemmeno la prima volta che accadeva e Asher, il padrone del Paradise, stava iniziando a spazientirsi. Steph non rischiava soltanto di perdere l’appartamento, ma anche il suo lavoro.

“Andrò da un terapista!”

Steph si bloccò sulla porta della sua stanza voltandosi a guardarla.

“Studierò per prendere il Ged come avevo detto! Troverò un altro lavoro e non mi farò licenziare come al solito! Contribuirò alle spese dell’appartamento! Ti giuro che lo faccio Steph, ma ti prego… non mandarmi via! Non saprei dove altro andare!”

“Allora fatti aiutare dalla tua grande amica!” disse Steph con sarcasmo.

“Ti scongiuro… non farlo! Farò tutto quello che vuoi, ma fammi restare! Parlerò io con Roger domani!”

Chloe si avvicinò con passo lento e instabile a lei. “Ti prego Steph, dammi un’ultima possibilità”.

Steph stava per dire di no ma vedendo Chloe in quello stato, non ci riuscì. “Chloe, questa è davvero l’ultima occasione, non ce ne saranno altre”.

“Si… ok… grazie Steph… io…”

Steph non la lasciò finire entrando nella sua stanza chiudendo la porta.


Su quella stessa camicia ci aveva vomitato così tante volte, da perdere il conto ormai. Scelse una felpa da indossare iniziò a vestirsi.


Seattle

A casa Caulfield quella sera, mentre Ryan era in garage a mettere al posto della roba, Vanessa era in intenta a sfogliare un libro di ricette.

“Ciao Ryan”.

Ryan appoggiò uno scatolone a terra e voltandosi salutò. “Ciao Victoria, sei qui per tirare Max fuori dalla sua stanza?” chiese l’uomo con un sorriso.

“Non dirmi che è ancora non è pronta ti prego!”

“A dire il vero non ne ho la più pallida idea. Ma c’è un solo modo per scoprirlo” disse ridendo mentre accompagnava la ragazza in casa.
Quando entrarono Vanessa alzò lo sguardo dal libro. “Oh, ciao Victoria”.

“Ciao Vanessa. Sta per preparare qualcosa di buono?”

“Non lo so ancora a dire il vero. Che ne dici di rimanere per pranzo da noi domani?”

“Oh, non vorrei approfittare della vostra ospitalità, ma assolutamente si ti prego!”

Ryan e Vanessa cominciarono a ridere. Victoria era diventata un ospite abituale in casa Caulfield, grazie al suo rapporto di amicizia con Max.

“Vedo che Max non è qui, quindi suppongo che sia ancora di sopra a perdere tempo”.

“Ho sentito la porta della sua stanza aprirsi, quindi forse si sta già preparando” disse Vanessa.

“Bene, vorrà dire che adesso salirò di sopra a metterle fretta come sempre”.

“Vai pure Victoria è tutta tua”.

“Ok, vado” disse Victoria salendo le scale.

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La ragazza bussò alla porta della stanza dell’amica ed entrò senza nemmeno aspettare che Max la invitasse a entrare. “Max, sei ancora a letto?”

“Victoria mi sto vestendo!” disse Max coprendosi con un’anta dell’armadio.

“Santo cielo Max, lo vedo! Guarda che non hai niente di più di quello che ho io eh!”

Max sospirò continuando a vestirsi velocemente.

“Che poi, se fossi un po’ più veloce di così, molto probabilmente saremmo già uscite da un pezzo. E cosa più importante, non sarei qui a metterti fretta”.

“Sei sempre la solita!”

“Si, lo sono. Accidenti, riesci a crederci? Ora siamo delle fotografe. Alla faccia di chi dovrà ancora sgobbare anni per raggiungere il nostro risultato" disse Victoria sedendosi al bordo del letto.

Max si voltò verso Victoria sorridendo. La ragazza stava fissando il suo attestato di qualifica professionale come fotografa. Si avvicinò a lei e si sedette anche lei. "Già... sembra ieri" disse Max mentre continuavano a fissare l'attestato.


Ventidue giorni dopo la partenza di Chloe

“Max, devo mostrarti una cosa, vieni qui!” disse Victoria sedendosi alla scrivania di Max, mentre faceva una ricerca.
Max si alzò svogliatamente dal letto per raggiungerla e sedersi al suo fianco. “Cosa stai cercando?”

“Guarda qua!” disse con un sorriso indicando lo schermo del pc.

Max lesse. “Un corso di fotografia?!”

“Un corso privato biennale di fotografia! L’ho trovato per caso ieri e mi sono detta, perché non iscriversi?”

“Parli sul serio?!”

“Ti sembra che stia scherzando?!”

“No!”

“Ecco appunto. Ascolta Max, noi stiamo proseguendo con la nostra terapia e per quanto mi riguarda mi sta aiutando molto. So che è lo stesso anche per te, non puoi negarlo. Il nostro sogno è quello di diventare delle fotografe professioniste e per farlo dovremmo laurearci. Questo vuol dire che dovremmo andare al college e studiare per anni. Con questo corso invece, in due anni non ci prendiamo il titolo senza marcire sui libri su materie di cui non ce ne importa un cavolo. Potremmo dedicarci totalmente alla nostra passione. Inoltre non siamo alle prime armi. Certo, avremo anche perso il nostro portfolio, ma ne rifaremo un altro che sarà molto meglio del primo”.

“Non lo so Victoria”.

“Cosa vuoi dire che non lo sai?!”

“Non so se voglio ancora diventare una fotografa. Inoltre se è un corso privato, chissà quando dovranno sborsare i miei per l'iscrizione”.

“Dannazione Max, guarda che anche il college dovranno pagarlo! E sono molti più anni! Sicuramente è costoso, però cazzo Max! Due anni e saremo delle fotografe! E non è finita qui, conosco uno degli insegnanti che terrà le lezioni! È un amico di mio padre! Se le spese del corso sono troppo alte da sostenere per i tuoi, posso chiedere a mio padre di parlare con lui!”

“Cosa?! No, non se ne parla! Non voglio dei favoritismi!” disse Max quasi offesa all’idea di Victoria.

“Max, non sto dicendo che non dovrai pagare il corso! Forse potrebbero permetterti di pagarlo tranquillamente a rate! Avanti Max, è un’occasione unica! Ti prego, dimmi che ci penserai almeno! E poi se tu non vuoi, allora non ci andrò neppure io!”

“Cosa?! Non puoi mettermi nella situazione di dover accettare per forza! Non è giusto!”

“Non ti sto obbligando a fare nulla Max, ma non voglio andarci sola! Se tu andrai al college vorrà dire che ci andremo insieme! Stesso college e Kate si unirà a noi!”

“Non è detto che Kate venga a studiare proprio qui a Seattle!”

Victoria la guardò con un sorriso.

“Verrà qui a Seattle?!” chiese Max sorpresa.

“A-ha, esattamente! Frequenterà un college qui a Seattle, me lo ha detto proprio ieri!”

Max si alzò dalla sedia e si andò a sedere sul letto. Victoria la raggiunse. “Max, lo so che hai paura e credimi sono spaventata anche io. Ma non possiamo lasciarci sopraffare dalla paura per quello che è successo. Fanculo Jefferson! Io voglio essere una fotografa e lo vuoi anche tu! Anche la dottoressa Tyler ci ha consigliato di trovare qualcosa che ci tenga occupate con la mente, no?! Allora?! Ti sto chiedendo solo di provarci insieme a me! Ci aiuteremo a vicenda!”

Max la guardò sorridendo. “E va bene, ne parlerò ai miei domani”.

“Si! Così si fa!” disse Victoria. “Però c’è solo un piccolo problema!”

“Di già?! Non abbiamo neanche cominciato!”

“Il corso è già iniziato lo scorso ottobre e finisce a maggio. Questo vuol dire che dovremo aspettare il prossimo ottobre per poterci iscrivere. Il punto è che io non voglio aspettare. Quindi, visto che non siamo delle mezze calzette in materia, potremmo informarci se possiamo iscriverci anche adesso senza attendere l’inizio del nuovo anno”.

“Hai idea di quanto dovremmo recuperare anche se dovessero accettare?! Siamo a inizio marzo! Dovremmo recuperare cinque mesi!”

“Per questo ti sto dicendo che noi non siamo inesperte. E poi studieremo insieme, sarà molto più semplice!”

“Ma perché tutta questa fretta?”

Victoria si alzò dal letto appoggiandosi alla porta della stanza con le spalle. “Non voglio passare il mio tempo in galleria Max. Mia madre pensa di spronarmi in questo modo. E se sono costretta a stare lì… beh… preferisco di gran lunga rimettermi a studiare!”

Max rimase a guardarla pensando a quanto era stata presente per lei, dopo che la sua migliore amica l’aveva abbandonata. Victoria aveva fatto di tutto per spingerla a rimettersi in piedi. Forse glielo doveva, anche se questo voleva dire faticare il doppio per recuperare le lezioni perse. “E va bene Victoria!”

“Davvero?!” chiese Victoria sorpresa.

“Si, davvero”.

“Grazie Max”.

Il giorno dopo Max avvisò i suoi genitori del suo intento di iscriversi al corso di fotografia insieme a Victoria. I Caulfield furono felici di sapere che la ragazza volesse riprendere immediatamente gli studi. E no, per loro non era un problema il costo dell’iscrizione e tutto il resto. Però, non erano del tutto convinti di farla iscrivere a un corso già iniziato. Pensavano che non fosse la scelta giusta. Nonostante questo Max sembrava del tutto convinta della sua scelta e suoi genitori pur se con qualche titubanza, accettarono. Lo stesso giorno Robert Chase parlò con Jeremy, amico e insegnante del corso di fotografia. All’inizio Jeremy gli disse che non era possibile. Robert però, riuscì a fargli cambiare idea.

“Ascoltami Jeremy, io so che ammetterle adesso potrebbe essere un problema per te…”

“No Robert, potrebbe essere soprattutto per loro un problema, non solo per me. Dovranno recuperare tutte le lezioni perse per mettersi in pari con gli altri. Perché non si iscrivono il prossimo anno? Sarebbe tutto molto più semplice”.

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“Vedi Jeremy, lo so che può sembrare una mossa azzardata da parte loro. Ma credimi, sono convinto che riusciranno nel loro intento. Sono determinate in questo, te lo posso assicurare. Sai cosa è successo a mia figlia e anche alla sua amica. Ne hanno un estremo bisogno. Vogliono tornare alla normalità il più presto possibile. E questo è il miglior modo per farlo. Sai quanto Victoria ami la fotografia e questo potrebbe farle superare quello ha passato. Lo so che non dovrei nemmeno dirtelo, ma lo farò lo stesso. Te lo chiedo da amico, ammettile al tuo corso adesso”.

Jeremy si appoggiò allo schienale della poltrona del suo ufficio riflettendo. “E va bene Robert, le ammetterò al mio corso. Ma solo ad alcune condizioni”.

“Tutto quello che vuoi!”

“Le metterò in prova per un mese, se dimostreranno di essere in grado di riuscire a recuperare, potranno continuare. Inoltre dovranno seguire le lezioni del corso serale”.

“Dovranno venire a lezione due volte al giorno?!”

“Si Robert, queste sono le condizioni. Altrimenti non se ne fa niente. Vorrei poter fare di più ma non posso essere rallentato in alcun modo da loro. Ci sono altri ragazzi iscritti e non posso danneggiarli!”

“No, hai assolutamente ragione! Sono d’accordo con te!” disse Robert sperando che le due ragazze facessero sul serio e che la sua, non fosse solo una totale perdita di tempo.

“Bene, presentati domani mattina qui con Victoria e anche l’altra ragazza con uno dei suoi genitori”.

“Sarà fatto!” disse Robert stringendogli la mano. “Ti ringrazio tanto Jeremy!”

“Lascia stare, te lo devo. Io non dimentico mai i favori ricevuti da un amico”.

Le due ragazze si iscrissero al corso dimostrando di riuscire a portarsi avanti con lo studio fino a mettersi in pari con gli altri. Victoria era a casa Caulfield tutti i giorni per studiare con Max. La loro vita era diventata un ciclo di impegni, tra studio e terapia con la dottoressa Abigail Tyler. Si concedevano qualche breve pausa soltanto nel fine settimana per prendere un po’ d’aria, ma senza uscire con gli amici. Così il 31 maggio del 2015, le due ragazze terminarono il loro secondo anno di corso con gran orgoglio dei loro rispettivi genitori.



“Ok, basta lasciarsi andare ai ricordi. Cerca di sbrigarti bradipo, altrimenti faremo tardi” disse Victoria spingendo Max ad alzarsi dal letto.

“Devo solo pettinare i capelli e mettermi un filo di trucco e sono pronta”.

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“Ma davvero?! E su chi devi fare colpo?!” chiese Victoria fingendo di essere sorpresa. “Ah no che scema, tu non ne hai più alcun bisogno” disse Victoria prendendola in giro.

“La smetti?!”

“Comunque i capelli lunghi ti stanno di incanto. Hai fatto bene ad ascoltare il mio consiglio. Non puoi di certo dire che non sia servito” disse Victoria ammiccando verso di lei.

“Oooh, smettila!” disse Max prendendo un cuscino e lanciandoglielo mentre l’altra rideva.

Per quella sera avevano appuntamento con Kate e gli altri per andare in pizzeria.


Portland

Dopo aver terminato il loro pranzo e aver fatto un giro per la città, Chloe accompagnò Steph a lavoro. Non volendo tornare a casa decise di passare dal luogo che per lei negli ultimi tre anni, era stato un punto di riferimento. Si trovava in una zona della città poco trafficata e che veniva utilizzata spesso dalle coppiette per appartarsi, ragazzi per sballarsi, skater e graffitari. Di questi ultimi ne aveva conosciuto uno tramite una sua amica. Il tizio era stato molto gentile con lei e l’aveva aiutata con il murale che voleva. Ci misero un mese per completarlo, visti gli impegni del ragazzo. La ragazza scese dalla sua auto di seconda mano, una Chevrolet Cruze nera, acquistata un anno prima da un cliente fisso del Paradise in cui lavorava. Il pick-up l’aveva abbandonata il giorno stesso che aveva raggiunto Portland. Salì sul muretto del cavalcavia per poi sedersi, guardando di sotto verso il punto di suo interesse. Di solito si fermava lì a osservarlo per ore, perdendo la cognizione del tempo pensando ai fatti suoi, ma soprattutto a lei. L’immagine era stata copiata dalla foto che aveva deciso di portare con sé e dalla quale riuscì a trarne il ritratto di Max. Il murale rappresentava proprio il suo viso. Tirò fuori il pacchetto di sigarette e ne accese una.


Chissà che stai facendo adesso. Se mi penserai ogni tanto. Non ti biasimerei se non lo facessi. Infondo ti ho voltato le spalle. Me ne sono andata via, ma non passa un solo giorno in cui non pensi a te. Volevo solo andarmene via per non rischiare di farti del male e adesso che non ci sei invece, farei di tutto per poterti rivedere. Per poterti stringere ancora una volta e farti capire quanto mi dispiace. Avrei tanto voluto che le cose fossero andate diversamente. Spero soltanto che tu sia felice in questo momento. Per quanto possa far male, spero davvero che tu sia riuscita a dimenticarmi e andare avanti con la tua vita. Meriti di essere felice.


“Dio quanto mi manchi Max” disse Chloe iniziando a piangere.

A distanza di anni il suo dolore era diminuito, ma non era sparito. La mancanza di Max le aveva lasciato dentro un vuoto incolmabile. Spesso era stata sul punto di chiamare Jennifer per avere sue notizie ma poi ci aveva rinunciato. Aveva chiuso con lei per il suo bene e non poteva permettersi di avere dei ripensamenti. Cosi aveva deciso di cancellare tutti i numeri di telefono dalla sua rubrica per non cadere in tentazione, incluso quello di Max. Alla fine decise di cambiare anche il suo numero per non essere contattata da nessuno. Magari fosse così facile far svanire l’affetto e il ricordo di una persona cara con un semplice gesto. Chissà, forse per alcuni poteva essere anche possibile, ma non per Chloe.


Seattle

Dopo essere passate a prendere Kate con l’auto di Victoria, si diressero alla pizzeria, la stessa in cui anni addietro Max era stata con Chloe e gli altri.

“Allora Kate, com’è andata la tua giornata?” chiese Victoria mentre guidava fermandosi a un semaforo.

“Bene, però sono stufa di studiare”.

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Max e Victoria si voltarono per guardare incredule Kate seduta sul sedile posteriore.

“Cosa c’è… cosa ho detto?!”

Le ragazze cominciarono a ridere.

“Scusaci tanto Kate, ma quella frase dalla tua bocca risuona molto strana” disse Max ridendo.

“Non fraintendetemi, mi piace molto studiare. Soprattutto perché adesso so cosa voglio fare nella vita, però a volte è davvero massacrante”.

“Per questo ci siamo noi Kate. Adesso ti rilassi e al diavolo il college” disse Victoria.

“Parlate facile voi due. Avete già raggiunto il vostro obbiettivo. Io sono ancora al terzo anno di college. La strada è ancora lunga”.

“Non direi che abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo” disse Victoria.

“Beh, siete delle fotografe adesso o sbaglio?”

“Si ma ancora siamo in alto mare. Non credo che fare fotografie ai matrimoni sia la mia più grande aspirazione” disse Victoria.

“Ma non avevi detto di voler entrare nel settore di giornalismo o di moda?” chiese Kate.

“Preferibilmente di giornalismo, ma farlo qui a Seattle vuol dire trovarsi sempre al cospetto di mia madre”.

“Che vuoi dire?” chiese Max confusa.

“Non c’è uno straccio di evento a cui mia madre non venga invitata! Io non posso sopportare l’idea di ritrovarmela sempre davanti! Così avrebbe l’ennesima occasione di mettermi in mostra e soprattutto in imbarazzo! Non voglio mica dipendere da lei! Cazzo, dovrebbe essere il mio lavoro! Una settimana fa è stata invitata a un evento di beneficenza e indovinate cosa mi ha detto! Victoria, che ne dici di venire con me così potrai fare qualche scatto interessante da poter vendere facilmente alle testate giornalistiche?! Così tutti potranno rendersi conto di quanto talento tu abbia!” disse la ragazza imitando la voce della madre.

Max e Kate cominciarono a ridere. “Non so perché ma riesco a visualizzare la scena” disse Kate.

“Voi ridete, ma vi assicuro che non è per niente facile! Pensavo che una volta diventata una fotografa avrebbe allentato un po’ la presa su di me! Invece le cose sono soltanto peggiorate! Mi sta appiccicata addosso più di prima!”

“Per questo ti sei data ai matrimoni?!” chiese Max.

“Max, sono stati solo due i matrimoni, dei quali uno era di una mia parente! Ho accettato solo perché voglio scattare foto! Insomma, a cosa è servito quel fottuto corso se alla fine non riesco a fare ciò che voglio?!”

“E tu Max?!” chiese Kate guardando la ragazza.

“Ah, beh io… non…”

Victoria si girò a guardarla fermandosi all’ennesimo semaforo. “Max, adesso riesci a scattare foto e non hai nessuno che ti alita sul collo come mia madre! Quindi per favore, deciditi una buona volta!”

“In che senso?!” chiese Kate confusa.

“Io ho ben chiaro nella mente in che settore specializzarmi. Max invece non ne ha la minima idea, ma solo perché non ci pensa minimamente!”

“Oh! Max, dovresti prenderti del tempo per capire cosa fare. Dopotutto si tratta del tuo futuro. Hai studiato e ti sei impegnata tanto, soprattutto il primo anno. È giusto che ora tu raccolga i frutti del tuo duro lavoro. Non penserai ancora di essere una fotografa mediocre?!” disse Kate.

“No, è solo che… non lo so ok? Non ci ho ancora pensato”.

“Beh, vedi di pensarci in fretta, anche perché vi devo dire una cosa molto importante”.

Le ragazze la guardarono incuriosite. “Di cosa si tratta?” chiesero all’unisono.

“Scordatevi che ve lo dica adesso. Stiamo per incontrare gli altri, quindi lasciamo perdere questi discorsi e rilassiamoci un attimo, ok?”
Max e Kate si guardarono tra loro.

“E va bene, ci arrendiamo… per ora” disse Kate sorridendo a Max.

Nel frattempo Victoria pensava a quale sarebbe stata la loro reazione alla sua idea. Non c’era modo di saperlo in anticipo, quindi non restava altro che lanciare la bomba. Quello però non era il momento adatto. Raggiunsero la pizzeria e dopo aver parcheggiato, si diressero verso il gruppo di amici che li attendevano vicino all’auto di Fernando. Il ragazzo le vide arrivare mentre si avvicinavano.

“Oooh, era ora! Non riesco proprio a capire perché le donne ci mettano sempre così tanto tempo per prepararsi!”

“Non dire baggianate Fernando!” disse Kristen.

“È la verità, non siete mai puntuali e io ho una fame da lupi!”

“Forse è questo il vero problema Ferdy, hai sempre troppa fame e sei impaziente!” disse Lucas.

“O forse la verità e che voi uomini non avete gli stessi nostri problemi nel decidere cosa mettervi addosso per uscire. Magari prendete la prima cosa che vi capiti a tiro, gli date un’annusata e se non puzza la mettete!” disse Jennifer scatenando le risate degli altri.

Le tre ragazze si avvicinarono a loro. “Ma è mai possibile che riusciate a fare polemica sempre su tutto?” chiese Kate con ironia mentre dava un abbraccio veloce a Fernando.

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio. “Non sono polemiche ma perle di saggezza”.

Iniziarono i vari saluti tra loro, tranne Jennifer e Victoria. Per loro bastava un semplice cenno con la testa per salutarsi. Questo succedeva nei momenti di calma mentre in altre occasioni, si salutavano lanciandosi una raffica di frecciatine di ogni tipo. Dal momento in cui si erano conosciute non era mai corso buon sangue tra loro. Tutti gli altri all’inizio erano molto preoccupati per quella situazione. Pensavano che la mancanza di feeling tra le due ragazze avrebbe in qualche modo compromesso la sintonia del gruppo stesso. Per quanto quella situazione a volte risultasse pesante, non si era mai rivelato essere un vero e proprio problema. Anzi, a volte i loro continui battibecchi diventavano quasi un passatempo per loro. Mentre continuavano a salutarsi perdendosi in chiacchiere, Lucas si avvicinò a Max avvolgendola in un abbraccio e un bacio a stampo sulle braccia.

“Scusami, ma non potevo resistere. Occhio che se mi becca la mia ragazza in atteggiamenti del genere con te diventerà molto gelosa” disse Lucas scherzando.

“Oh beh, allora forse è il caso che ti allontani. Non vorrei dover assistere alla tua fine, visto che devo ancora cenare”.

“Ah bene, è solo questo che ti preoccupa eh?! Mangiare la pizza! Ma come puoi ferirmi in questo modo!” disse il ragazzo fingendosi ferito.

“Oddio, siete così disgustosamente dolci da far accapponare la pelle!” disse Victoria strofinandosi le braccia con le mani mentre rideva.

“Victoria!” disse Max guardandola in imbarazzo.

“Bene, vedo che siete disinteressati alla mia fame. Allora facciamo così, voi continuate pure a cazzeggiare e amoreggiare qui fuori. Per quanto mi riguarda io mi fiondo in pizzeria. Addio traditori!”

“Oh avanti Fernando, guarda che abbiamo prenotato” disse Lucas appoggiando un braccio sulle spalle di Max e dirigendosi in pizzeria.

Così entrarono per prendere posto e ordinare le loro pizze. La serata trascorse serena per tutti, tranne per Max. Era seduta allo stesso posto occupato anni fa quando c’era ancora Chloe. Ora voltandosi alla sua destra non c’era più il blu dei suoi capelli, ma Lucas. Il ragazzo stava ridendo a una battuta di Fernando e si voltò verso di lei sentendosi osservato.

“Ehi, è tutto ok?”

Max annuì. “Si, certo”.

“Ho voglia di fumare, vieni con me fuori?”

“Ok”.

“Oh sì, vengo anche io” disse Jennifer intromettendosi.

E Victoria non perse ovviamente occasione di dire la sua. “Sai Jennifer, a volte mi chiedo se ci sei o ci fai! Poi mi rendo conto che non serve a nulla pensarci, perché tanto fa lo stesso! Non riuscirai mai a capire quella linea sottile che separa il senso della frase di Lucas dal suo reale intento!”

“Forse hai perfettamente ragione Victoria, non riuscirò mai a capire una mente così perversa come la tua! Solo tra simili ci si può capire!”

“Io depravata?! Pff, ma senti da che pulpito arriva la predica! La regina dei doppi sensi!”

“Oh mio Dio Victoria!” rispose Jennifer portandosi una mano davanti alla bocca.
“Sono così felice per te! Non avevo idea che un giorno avresti potuto capire i miei doppi sensi! Finalmente anche tu hai un cervello!” disse la ragazza fingendosi commossa mentre si asciugava gli occhi. Lucas rideva mentre Max roteava gli occhi al cielo. Kate sospirava mentre beveva un sorso dalla sua bibita.

“Vi posso riprendere con il mio telefono e pubblicare il video su facebook?” chiese Fernando.

“No!” risposero entrambe le due ragazze guardandolo male.

“Cavoli Fernando non pensavo volessi morire così presto” disse Kristen ridendo.

“Ok, adesso basta. Nel frattempo che voi continuate con le vostre diatribe io e Max andiamo fuori. Arriviamo subito, giusto il tempo di una sigaretta” disse il ragazzo alzandosi, porgendo una a Max invitandola a seguirlo.

Quando i due ragazzi uscirono dalla pizzeria, Lucas continuava a tenere Max per mano. Si allontanarono raggiungendo il parcheggio. Si appoggiarono all’auto di Victoria stando vicini e Lucas tirò fuori un pacchetto di sigarette. “Ne vuoi una?” chiese alla sua ragazza.

Max non aveva il vizio del fumo, ma ogni tanto se ne concedeva qualcuna quando stava in compagnia degli amici, soprattutto di Lucas. Il ragazzo aveva smesso di fumare erba dopo quello che era successo con Duncan. Così si era dato solo ed esclusivamente alle sigarette, anche se fumava poco. Lucas si voltò verso di lei dopo aver acceso una sigaretta.

“Stai bene Max?” chiese dolcemente il ragazzo.

“Si, sto bene perché continui a chiedermelo?”

“Non lo so, sembra che hai la testa da un’altra parte”.

“No, sono qui” disse Max sorridendogli.

“Sai cos’è tra una settimana?” chiese Lucas guardandola.

Max finse di pensarci. “Uhm… credo che tra una settimana sia di nuovo martedì”.

Lucas iniziò a ridere. “Ti stai prendendo gioco di me vero?” chiese mentre continuava a fumare.

“No, davvero tra sette giorni è martedì” rispose cercando di sembrare seria.

“È tutto qui?”

“No, è martedì quattordici febbraio duemiladiciassette. Ecco, adesso sì che è proprio tutto”.

Lucas continuava a guardarla con uno strano sorriso.

“È il nostro primo anno insieme oltre a essere anche San Valentino” disse Max mettendo fine alla tortura di Lucas.

“Lo sapevo io che non potevi essertene dimenticata. Non sei il tipo” disse scuotendo la testa. Gettò via la sigaretta lasciata quasi a metà e si mise dinanzi a lei prendendole le mani. “Un anno, riesci a crederci?”

“Già, chi lo avrebbe mai detto” rispose Max.

Durante i due anni trascorsi a studiare, Victoria e Max avevano avuto poco tempo disponibile per stare con i loro amici, almeno fino a quando non completarono il corso di fotografia. Da quel momento in poi iniziarono frequentarsi abitualmente, avendo tanto tempo a loro disposizione. Ed è proprio in quel momento che Lucas aveva iniziato a interessarsi a lei. Il ragazzo però, nonostante avesse compreso di essersi preso una cotta per Max, non aveva avuto mai il coraggio di dichiararsi. Lucas si confidò con Jennifer che da quel momento in poi, cercò in tutti i modi di facilitargli il compito. Organizzava continuamente serate per stare tutti insieme e poi cercava di separare il gruppo nei modi più assurdi, per far rimanere Lucas da solo con Max, affinché lui trovasse modo di fare la sua mossa, ma non ci fu verso. Kristen, che già dal primo incontro con Lucas aveva avuto il sospetto di un suo interesse per la sua amica, comprese tutto. Parlò con Max che ovviamente le diede della visionaria, ma si dovette ricredere successivamente, perché il ragazzo stanco di quella situazione, trovò finalmente il coraggio di farsi avanti con grande sorpresa di Max. Ma prima che questo succedesse, Max ne parlò con Kate e Victoria.


Due giorni prima della dichiarazione di Lucas

Era un pomeriggio come tanti e le ragazze erano rintanate nella stanza di Max a chiacchierare. Victoria era seduta alla scrivania con il telefono a chattare con chissà chi. Kate invece era seduta sul letto insieme a Max. A un certo punto Max lanciò la bomba. “Ragazze devo dirvi una cosa anzi, chiedervi una cosa”.

Victoria mollò il telefono prestandole attenzione.

“Cosa?” chiese Kate.

“Ehm… secondo voi… cioè, non è che avete notato qualcosa… quando siamo con gli altri?”

Le due ragazze la guardarono confuse non capendo a cosa di riferisse.

“Gli altri chi?” chiese Kate.

“Gli amici”.

“Ah, cosa avremmo dovuto notare?” chiese Kate.

“Non lo so… qualcosa”.

“Oh santo cielo Max. Potresti arrivare al punto senza girarci intorno?” chiese Victoria spazientita.

Max fece un respiro esasperato. “Kristen mi ha detto di aver notato Lucas non staccarmi gli occhi di dosso per un attimo. È questa cosa va avanti già da un bel pezzo. Lei pensa che sia interessato a me ma io non credo. Questa è una storia vecchia ormai. Lo aveva già detto quando lo abbiamo conosciuto, ma non era assolutamente interessato”.

“Quindi è innamorato di te?!” chiese Kate che sembrava già toccare il cielo con un dito.

“Ma no! Questo lo pensa Kristen!”

“Kristen ha fiuto per queste cose. In gamba la ragazza” disse Victoria.

Max e Kate la guardarono sorprese. “Tu già lo avevi capito?” chiesero entrambe.

“Certo, che lo avevo capito” disse con noncuranza.

“E perché non mi hai detto nulla?”

“Beh, non lo so. Ho pensato che prima o poi lo avresti capito da te. Oppure che magari avevi già capito ma non ti interessava nulla. Non lo so perché, ok? Noi non abbiamo mai parlato di queste cose... e ora capisco perché” disse Victoria guardandole arrossire. “Avete mai avuto un ragazzo voi due?!”

“Io no, già mi sale l’ansia al pensiero” disse Kate piazzandosi le mani sul viso.

“Beh… io nemmeno” disse Max.

“E non pensate che sia ora di cominciare? Ad esempio, ammettiamo che Kristen e io ci abbiamo azzeccato. Tu saresti interessata ad avere una storia con lui?”

“Io mettermi con lui?!”

“Si, che c’è di male? Sembra un tipo apposto. Ed è anche un gran figo. Insomma io al tuo posto gli sarei già salt…” si interruppe di colpo. “No, questo argomento è meglio lasciarlo per un'altra volta”.

“Allora Max, Lucas ti piace?” chiese Kate.

“Non lo so. Cioè, non l’ho mai visto in quel modo. Lo considero un amico. È carino…”

“Carino?!” chiese Victoria incredula.

“Io direi un po’ più di carino” affermò Kate.

“A-haaaa beccata! Hai messo gli occhi su Lucas eh?!”

“Io?! Ma no!” disse Kate girandosi verso Max al suo fianco prendendole una mano. “Ti giuro che non ho mai fatto pensieri strani su di lui!”

“O-ok Kate, ti credo. Ma cosa mi fai dire?! Lui non è mica il mio ragazzo?! Anche se tu fossi interessato a lui non mi importerebbe!”

“Quindi se le cose stanno così, non ti importerebbe se Kate ci provasse con lui!” disse Victoria.

“Cosa?! Io provarci con lui?! Oddio, non lo farei mai!” disse Kate riportandosi le mani in faccia arrossendo.

Victoria roteo gli occhi al cielo. “Ok, allora se ci provassi io con Lucas?! Ti darebbe fastidio?!”

“Mi sembra una terapia d’urto questa!” disse Kate.

“Si, infatti mi sta urtando parecchio!” disse Max.

“Ok ok, datevi una calmata tutte e due! Stavo cercando solo di capire qualcosa!”

“Esattamente cosa?” chiese Kate.

“A che punto disperato siete!”

Le ragazze la fulminarono con lo sguardo. 

“Ok, ora che abbiamo appurato che Kate non ha il benché minimo interesse per Lucas e che non ci proverebbe mai. Dobbiamo capire te Max. Ammettiamo che lui si fa avanti con te, tu cosa gli risponderesti?”

“Io… non lo so”.

“Ti piace sì o no Max?!” chiese Victoria spazientita.

“Beh, è carino…”

Kate e Victoria la guardavano in modo strano.

“Ok, va bene. È un bel ragazzo ed è soprattutto una brava persona”.

Kate e Victoria sorrisero alle parole di Max.

“Bene. Ora ammettiamo che lui viene da te per provarci, tu cosa gli risponderai? Ti posso assicurare che per quello che hai detto di lui, ci sono già le basi per iniziare una relazione”.

“Secondo voi dovrei dirgli di sì?”

“Per me si!” disse Kate elettrizzata.

“Beh, non posso dirti io cosa devi fare Max, ma si… dovresti saltargli addosso e strappargli tutti i vestiti di dosso” disse Victoria ridendo vedendo le facce paonazze delle sue amiche.

“Scusate, ma non ho potuto farne a meno. Ora torno seria” disse smettendo di ridere. “Vi dico solo questo! La vita è una soltanto e dobbiamo viverla fino in fondo! Non possiamo perdere occasioni solo per degli stupidi timori! Abbiamo fatto un bel viaggio all’inferno e ritorno. Nessuno più di noi sa cosa significa avere davvero paura! E grazie a Dio siamo ancora qui per poterlo raccontare! Quindi al diavolo tutto e tutti cazzo! Viviamola la nostra vita! Abbiamo un’altra occasione! Per noi è un nuovo inizio! E adesso smettetela entrambe… che fate piangere anche me!” disse Victoria vedendo le due amiche in lacrime. Quel discorso a Max bastò, per farle prendere quella decisione…


14 Febbraio 2016  

Era domenica e la sera precedente i ragazzi avevano deciso di trascorrere l’intera giornata insieme. Passarono una splendida giornata. Iniziarono visitando il Museum of Pop Culture dedicato alla storia grunge (rock alternativo, punk e heavy metal), che si trovava a due passi dallo Space Needle. All’interno del museo era possibile scoprire frammenti di storia di gruppi come i Perl Jam, Jimi Hendrix fino ad arrivare ai Nirvana, una delle più importanti band artefice del genere grunge e dell'alternative rock. Max non poté fare a meno di pensare che quel luogo sarebbe stato molto apprezzato dalla sua migliore amica, o forse per meglio dire ex migliore amica. Proseguirono il loro giro visitando il Chihuly Garden and Glass situato sempre vicino al Seattle Needle. Il museo ospita alcune delle opere dello scultore del vetro Dale Chihuly. Si tratta di una delle collezioni d’arte vetraria più belle al mondo. A metà giornata si fermarono per pranzare in uno dei locali presenti in zona. Subito dopo proseguirono le loro visite andando al Seattle Art Museum, dove era possibile ammirare alcune opere di grandi pittori come Mark Tobey, Paul Jackson Pollock, Andy Wahrol, ma anche artisti nati nel XIX secolo come Monet e Matisse. Infine conclusero il giro visitando Seattle Aquarium dove era possibile vedere animali come: squali, polpi giganti, coralli, anemoni, meduse, stelle marine, lontre e un’infinità di uccelli. Decisero di andare in pizzeria e poi fiondarsi al cinema per guardare un film, dove sia Jennifer che Victoria si impegnarono per far in modo che Lucas e Max sedessero vicini. A partire da sinistra era seduto Fernando, a seguire Kristen, poi Jennifer, Lucas, Max, Victoria e Kate per ultima. Ogni tanto Jennifer si avvicinava all’orecchio di Lucas per incitarlo a farsi avanti prima che la serata avesse termine, mettendo in agitazione il ragazzo. Victoria invece se la rideva per l’agitazione di Max che cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, inutilmente. All’uscita dal cinema mentre parlavano del film appena visto, Lucas si avvicinò a Max e Victoria finse di parlare con Kate prendendo le distanze.

“Senti Max, ti posso accompagnare io a casa?”

Max lo guardò sorpresa. “Non lo so, sono venuta con Victoria…”

“Lo so che sembra una richiesta strana, ma avrei bisogno di parlare con te di una cosa”.

“Oh… ehm…”

“Ma certo!” disse Jennifer intromettendosi. “Puoi accompagnare prima me e poi Max”.

“Kristen e Fernando li posso accompagnare io” disse Victoria aggiungendosi anche lei alla conversazione.

Lucas e Max rimasero in silenzio un po’ in imbarazzo.

“Wow, certo che siete davvero efficienti oggi” disse Lucas guardando soprattutto Jennifer.


Così, quando finalmente Lucas accompagnò Max a casa parcheggiando l’auto accanto al marciapiede, spense l’auto e guardò la ragazza. Si schiarì la voce.

“Allora… di cosa… volevi parlarmi?” chiese Max anche se ormai era più che evidente cosa volesse dirle il ragazzo.

“Max, noi ormai ci conosciamo da un bel pezzo e io ti trovo davvero una brava persona. Sei una ragazza molto dolce, interessante e bella. Insomma… quello che sto cercando di dire… è che mi sono reso conto da un po’ di tempo che tu…” disse il ragazzo interrompendosi quando vide l’espressione di Max che sembrava quasi incredula alle sue parole.

Anche se grazie all'intuito delle sue amiche era già consapevole dell'interesse del ragazzo verso di lei, non poté fare a meno di avere dei dubbi al tal proposito. Come se non credesse davvero alla possibilità che un ragazzo, addirittura uno come Lucas, potesse essere interessato a lei. In quel momento era combattuta tra il desiderio di concedere a loro due una possibilità o scappare via dall’auto sbattendogli lo sportello in faccia. Il cuore sembrava volesse schizzarle via dal petto. Temeva le potesse venire un infarto.

“Max, stai bene?!”

“Eh?! Si…certo”.

“Allora… dicevo… merda!”

“Cosa c’è?!”

Lucas iniziò a ridere nervosamente. “Ti giuro che mi sono trovato altre volte in questa situazione, ma non sono mai stato così agitato come adesso!”

“Scusa” disse Max.

“Cosa?! No, non è colpa tua. Cioè… si… ma in senso buono. Quello che voglio dire è che mi piaci molto Max. E mi piacerebbe molto se tu diventassi la mia ragazza”.

Max iniziò ad arrossire non sapendo cosa dire. Sembrava essersi seccata la gola. Vedendo che la ragazza non spiccicava parola, il ragazzo continuò. “Non devi rispondere nulla adesso. Magari pensaci su e se per te è lo stesso… insomma… noi potremmo provarci…”

Le parole pronunciate da Victoria due giorni prima le risuonarono nella mente. Senza pensarci disse semplicemente: “Si!”

Il ragazzo sorpreso chiese per assicurarsi bene della sua risposta. “Si… cosa?”

“Mi piaci anche tu…Lucas”.

Sul viso di Lucas comparve un sorriso mentre rimasero a guardarsi come se il tempo si fosse fermato. A un certo punto il ragazzo iniziò ad avvicinarsi lentamente a lei. Così Max ricevette il suo primo vero bacio se si escludeva quello con Chloe.


Il ragazzo continuava a tenerle le mani. “Voglio portarti fuori da qualche parte. Questa volta niente marmaglia al seguito. Soltanto noi due”.

“E dove vorresti andare?”

“Ci sto ancora pensando. Ho un paio di idee”.

“Quindi non me lo dirai?”

“Uhm… no. Te lo puoi scordare”.

“Riuscirò a scoprirlo prima di quel giorno. Stanne pur certo”.

“Ok, se pensi di poterci riuscire fa pure, ma non hai alcuna speranza”.

“Ci riuscirò. Puoi scommetterci tutto quello che vuoi”.

“Bene, se la metti così allora facciamo una scommessa. Se riesci a scoprire dove voglio portarti, sarò al tuo servizio per una settimana facendo tutto quello che vuoi. Offrirò sempre io quando usciremo la sera e…”

“Ehi, quello lo fai già con mio grande disappunto!”

“Allora vorrà dire che ti concederò di offrirmi qualche cena”.

“Uhm… ok ci sto. Aspetta e se per caso vincessi tu?”

“Beh, dovrai essere tu a fare qualsiasi cosa per me” disse Lucas con tono malizioso.

Max tornò seria distogliendo lo sguardo da lui. Al ragazzo fece molto male la sua reazione. Aveva pronunciato quelle parole solo per scherzo, non era sua intenzione portare l’attenzione su quell’argomento, ma ormai era fatta. Quello era stato un punto dolente della loro relazione, soprattutto per Lucas.


Cinque mesi prima

Negli ultimi tempi le effusioni tra loro erano diventate molto più calorose ed espansive. Una sera erano appartati in macchina tra chiacchiere e coccole. Il ragazzo si lasciò trasportare un po’ troppo dalla situazione e facendo scivolare una mano sul fianco di Max, iniziò ad alzarle leggermente la maglietta toccando la sua pelle nuda. Max gli bloccò la mano con la sua. “No!”

Il ragazzo si fermò all’istante tirandosi indietro. “Scusa Max!”

“No, non scusarti”.

“Se per te questo è un problema io…”

“No, non è un problema. È solo che tu… sei il mio primo ragazzo e non ho mai…” disse Max in difficoltà arrossendo.

“Ehi! Non c’è nessun problema Max! Davvero! Capisco che per te è la prima volta! Ci arriveremo con calma! Non voglio che tu faccia nulla in cui non ti senta a tuo agio! Non abbiamo nessuna fretta, possiamo aspettare! Lo faremo solo quando ti sentirai pronta! Ok?”

La ragazza annuì e mentre si guardavano saltò fuori una frase dal ragazzo che la travolse come un treno ad alta velocità.

“Ti amo Max!”

Lei non sapendo cosa rispondere si avvicinò a lui abbracciandolo, nascondendo la sua espressione sorpresa e confusa dagli occhi del ragazzo. Che però, non poté fare a meno di notare il suo silenzio. Da quel momento il dubbio si era insinuato tra i pensieri di Lucas. Si chiedeva se i suoi sentimenti verso la ragazza fossero ricambiati.


Quel dubbio persisteva ancora oggi.

“Ascolta Max, so che la nostra storia non è stata perfetta e che abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Però non vorrei davvero che tu ti fossi fatta un’idea sbagliata di me. Io non sono quel genere di ragazzo che pensa solo ed esclusivamente a quello. Adoro stare con te e vorrei soltanto che noi approfondissimo il nostro rapporto. Io credo che non ci sia nulla di sbagliato nel desiderare una cosa del genere. È una cosa del tutto naturale e…”

“Ti prego Lucas, basta così!” disse Max incrociando le braccia al petto continuando a rimanere appoggiata all’auto, guardando altrove.

“No! Sono un po’ stufo di questa storia Max! Perché non ne parliamo come dovrebbe fare una coppia!”

“Perché non c’è niente di cui parlare. Lo sai che non sono pronta per questo!”

“Lo so Max, non c’è bisogno che me lo ricordi. Me ne rendo conto ogni volta che cerco di starti un po’ più vicino!”

“Beh, meno male che avevi detto che non fosse un problema!”

“Eh no! Questo non te lo concedo! Io sono stato sempre rispettoso nei tuoi confronti! Cazzo Max, io non ti ho mai forzato a fare nulla!”

“Allora qual è il tuo vero problema, se non il sesso?!”

“Davvero me lo stai chiedendo?! Vuoi davvero parlarne?!”

“Si! Parliamone visto che non ho altra scelta!”

“Bene! Il punto non è il sesso! Il vero problema è che non capisco cosa provi per me!”

“Che cosa significa questo?!”

“Oooh avanti Max! Sai bene di cosa sto parlando! Quante volte ti ho detto di amarti?! E quante volte lo hai detto tu?!”

Max rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere. Cosa poteva dire? Dopotutto ciò che il ragazzo diceva era vero. Lui era molto affettuoso e spesso aprendosi completamente a lei, aveva affermato di amarla. La ragazza invece non lo aveva mai fatto. Il tutto si concludeva con un abbraccio, un bacio e niente di più. Il ragazzo non le aveva mai rinfacciato nulla, ma era chiaro ed evidente quanto sperasse in qualcosa che non arrivò mai. Ed ora, che stavano per festeggiare il loro primo anno di relazione, giunsero al nocciolo della questione.

“Sono… soltanto parole…!”

Il ragazzo sgranò gli occhi non aspettandosi una risposta del genere? “Davvero Max?! Oh ma questo è fantastico! Quindi quando ti parlo dei miei sentimenti per te, tu le consideri soltanto delle parole vuote! Sono inutili come sono inutili i miei sentimenti per te giusto?! Eh?! Pensi che siano delle frasi fatte per portarti a letto, vero?! Che Idiota che sono stato!”

Max era rimasta in silenzio a sentire il suo sfogo. Era chiaro che quei pensieri li aveva trattenuti dentro di sé per molto tempo, per evitare di litigare. O forse, per evitare la semplice verità e cioè, che la ragazza non provasse gli stessi sentimenti per lui.

“Lucas… non volevo dire…”

“Ah davvero?! E cosa volevi dire allora?! Sai cosa penso Max?! Che tu non hai mai avuto nessun interesse nei miei confronti! Forse ti piaceva solo l’idea di poter dire che avessi un ragazzo!”

“No Lucas! Non è così, te lo giuro! Io ti voglio bene davvero, non potrei mai non volertene!”

La guardò negli occhi deluso. “Volere bene non è la stessa cosa di amare” disse Lucas con voce triste.

Max cercò di afferrargli una mano mentre si stava allontanando da lei, ma lui si divincolò e disse: “Io non credo di poter continuare così… non più Max”.

“Cosa?! Vuoi dire che… è finita?!”

“Non lo so Max… ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci. Per adesso sentiti libera di fare ciò che vuoi”.

Dopo queste ultime parole raggiunsero gli altri che non dissero nulla, anche se dalle loro espressioni capirono subito che fosse successo qualcosa. Quella sera Max raggiunse la sua stanza e dopo aver chiuso la porta, rimase con le spalle appoggiate contro di essa chiudendo gli occhi. Quando lì aprì, di istinto girò la testa alla sua destra. Guardò il suo ritratto sopra la scrivania e mai come in quel momento sentì la mancanza di Chloe. Scivolò contro la porta fino a sedersi a terra piangendo.


Perché sei andata via? Avevi promesso che saresti stata con me per sempre. Molto probabilmente adesso starai da qualche parte a divertirti. Ti sarai dimenticata di me ormai. Non una telefonata, non un messaggio. Assolutamente nulla. Come se non fossi niente per te. Ora che hai riconquistato la tua libertà finalmente potrai fare quello vuoi, senza doverti preoccupare più di me. Perché dopo tutto quello mi hai fatto non riesco a odiarti? Perché? Vorrei poterti dimenticare per sempre. Se solo tornando indietro riuscissi a cancellare il mio ricordo di te. Di averti incontrata, conosciuta, di averti voluto bene più di qualsiasi altra persona al mondo.


Si asciugò gli occhi alzandosi da terra e in un attimo i suo pensieri cambiarono.


No, non meriti nemmeno i miei pensieri…



Mercoledì 8 Febbraio 2017
Portland

Erano le sei del mattino e la sveglia iniziò a suonare insistentemente finché Chloe non la spense con un colpo secco della mano. Si voltò dall’altra parte ma si rese conto che non fosse una buona idea. Steph era rientrata tardi e non poteva contare su di lei che la svegliasse. Quindi senza nessuna voglia, si alzò dal letto vedendo il gatto beatamente appallottolato nella sua cuccetta.

“Beato te che non fai un cazzo a parte mangiare bere e dormire!”

Si vestì ancora mezza addormentata raggiunse il bagno per darsi una sistemata. Poi dopo aver riempito la ciotola di crocchette per Flerk andò in camera per finire di prepararsi. In quel preciso istante Steph aprì la porta della sua stanza con i capelli scompigliati e con gli occhi chiusi si diresse al tavolo da pranzo.

“Wow Steph, sembri uno zombie stamattina”.

La ragazza rispose con un grugnito mentre si sedeva sbattendo la testa sul tavolo.

“Perché ti sei svegliata così presto? Hai il turno anche tu stamattina?”

“No, ho appuntamento con Katy. Ieri sera è passata al locale e mi ha chiesto di vederci oggi. Ha bisogno di non so cosa”.

“Alle sei di mattina?!”

“No, sono io che ho deciso di alzarmi adesso, perché se resto a letto non mi alzo più”.

Chloe preparò il caffè per entrambe mentre Steph continuava a tenere la fronte appoggiata sul tavolo. Alzò la testa solo quando l’amica le piazzò la tazza del caffè davanti.

“Grazie Chloe”.

“Vado al bar qui vicino per prenderti qualcosa”.

“No Chloe, lascia stare tanto Katy vuole che facciamo colazione insieme, quindi non tocco nulla per il momento”.

“E va bene, come vuoi”.

Chloe si chinò avvicinandosi a Flerk facendogli una carezza mentre lui stava divorando le crocchette. “Ciao palla di pelo, mi raccomando fai il bravo in mia assenza”.

Chloe indossò il giubbino e avvicinandosi a Steph dandole un bacio sulla guancia. “A dopo”.

“Stai lontana dai guai” disse Steph.

“E tu da Flerk” rispose Chloe ridendo mentre apriva la porta per uscire.

Quando uscì dal palazzo prese una chiave e si diresse destra. Nello spazioso parcheggio c’era a disposizione una rastrelliera portabici coperta da una tettoia chiusa sui tre lati per poter permettere agli inquilini di parcheggiare le proprie bici in assoluta sicurezza, senza lasciarle alle intemperie. Dopo aver indossato il casco, saltò in sella alla sua bici per raggiungere il Paradise.
Chloe era stata assunta due anni prima nel locale grazie all’insistenza di Steph.


Due anni prima

Steph bussò alla porta del piccolo ufficio di Asher Thompson, il proprietario del Paradise. L’ufficio si trovava al primo piano superiore dell’edificio.

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“Avanti”.

La ragazza entrò chiudendosi la porta alle sue spalle. “Buongiorno Asher”.

“Prego Steph siediti pure” disse Asher indicandole le poltroncine davanti alla scrivania.

“Grazie” disse la ragazza sedendosi.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?”

“La mia amica con la quale vivo è in cerca di un lavoro. Visto che sei in cerca di un’altra persona, per via dell’ultimo licenziamento, ho pensato che magari potresti darle la possibilità di lavorare qui”.

Asher si appoggiò allo schienale della sua poltrona girevole prendendo la pallina da baseball rigirandosela tra le mani. “La tua amica eh?”

“Già”.

“L’amica per la quale staccavi prima dal lavoro per correre a sistemare i suoi casini?”

La ragazza deglutì. “Si… lei”.

"Ah, fammi capire bene Steph. Mi stai chiedendo di assumere la tua amica che non ha fatto altro che causarti problemi sul lavoro?!"

"Si, cioè no. Voglio dire sì mi ha dato dei problemi, ma ora le cose sono cambiate!"

"Ma davvero?!" chiese Asher scettico.

"E va bene Asher. Sarò del tutto sincera con te. Sono nella merda fino al collo e la motivazione per cui mi trovo in questa situazione è a causa della mia amica. Portare avanti le spese dell'appartamento da sola mi riesce difficile. Chloe ha avuto un po' di problemi e..."

"Steph, chi non ha problemi?"

Steph rimase in silenzio valutando la situazione. Forse era il caso di spiegargli che passato aveva alle spalle Chloe, in questo modo sarebbe riuscito a convincerlo ad assumerla. Dio solo sapeva quando avesse bisogno di qualcuno che contribuisse alle spese dell'appartamento. Inoltre quel lavoro avrebbe permesso a Chloe di rimettersi in sesto. No, non poteva perdere l'occasione di aiutare la sua amica e anche sé stessa.

"Chloe ha perso la sua famiglia, è completamente sola. Io sono tutto ciò che ha al momento. Ha bisogno di un lavoro, ma molto probabilmente nessuno la assumerebbe al momento vista la sua reputazione".

"Si, ho sentito qualcosa in proposito. Ha perso qualsiasi tipo di lavoro grazie al suo atteggiamento indisponente e aggressivo verso i clienti. So che è arrivata addirittura alle mani con una sua ex collega".

"Beh... vedo che sei molto ben informato".

"Lo so perché me la ha detto un amico. Il proprietario del locale dov'è avvenuta la rissa".

"Oh andiamo! Non era proprio una rissa..."

"Steph, davvero mi stai chiedendo di assumerla qui?"

"Si Asher, ho bisogno di questo... lei ne ha bisogno. So che è una testa calda e che ne combina una più del diavolo, ma non è una cattiva persona. Ha solo bisogno di aiuto e io sto cercando di darglielo. Non voglio lasciarla a sé stessa. Non posso!”

"Ti rendi conto della richiesta che mi stai facendo?!"

"Si, me ne rendo conto. Non te lo chiederei se non fosse davvero importante. Sono così dannatamente disperata da chiederti di assumerla. Mi assumerò io tutte... le responsabilità del caso".

Asher si sporse in avanti appoggiando le braccia sulla sua scrivania guardando la pallina tra le mani pensando. "Devi tenere davvero molto a lei se sei disposta a mettere a rischio il tuo lavoro assumendoti una responsabilità così grande".

"Si, tengo molto a lei. Nonostante sia una testa calda le voglio bene. È mia amica".

"È solo questo o c'è altro di cui dovrei essere a conoscenza?"

"Non capisco..."

"Avete una storia?"

"Cosa?! No! Assolutamente no, non abbiamo nessuna storia. Siamo soltanto amiche. Niente di più e niente di meno".

"Sai come la penso a questo proposito".

"Ne sono cosciente, si. Ma ti dico che non è la mia ragazza".

"Di te mi fido Steph, ma di lei non molto. Vedi, sempre da alcune mie conoscenze, sono venuto a sapere anche di comportamenti un po'... come dire… sulle righe. Diciamo che il suo modo di porsi è un po' troppo libertino. Ora, a me non interessa un fico secco delle sue abitudini sessuali o altro, purché questo avvenga fuori dal contesto lavorativo. So che non si poneva limiti e che le piaceva molto divertirsi, se capisci cosa intendo Steph".

"Si, so anche questo".

"Quindi alla luce di ciò non posso fare altro che chiedermi, cosa le impedirà di ricadere nelle vecchie abitudini e provarci con i miei dipendenti".

"Sarò io a impedirglielo. Le ho dato un ultimatum, se non metterà la testa a posto la sbatterò fuori dal mio appartamento. Sa bene cosa sta rischiando. Altre volte ha promesso di darsi una calmata, ma non è stata mai di parola".

"E adesso cosa c'è di diverso dalle altre volte".

"Una cosa fondamentale. Io questa volta le credo davvero. So che ha buone intenzioni. Ha deciso di farsi seguire da un terapista. Ha intenzione di prendere il Ged e vuole lavorare".

"Se vuole tanto darsi da fare, perché io sta parlando con te invece che con lei?"

"Lei non sa che sto parlando con te per farla assumere. Volevo parlarne con te prima di darle la notizia. Sai, nel caso mi dicessi di no".

Asher tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona girevole voltandosi verso la parete alla sua destra. Cominciò a lanciare la pallina verso il muro facendola rimbalzare, afferrandola di nuovo e ricominciando da capo. Steph pensava di aver fatto un buco nell'acqua rivolgendosi a lui, ma di una cosa era sicura. Asher stava riflettendo sulla sua richiesta, questo voleva dire che c'era un barlume di speranza. Questo lo aveva capito proprio attraverso la pallina che lanciava. Di solito lo faceva quando doveva prendere delle decisioni importanti per il suo locale. Quando qualcosa andava storto al Paradise e lui si chiudeva nel suo ufficio, tutti i dipendenti iniziavano a preoccuparsi e quando sentivano il rimbalzo della pallina contro il muro, allora sapevano che stava per cadere qualche testa. Spesso qualcuno veniva licenziato. Dopo l'ennesimo rimbalzo, Asher afferrò la pallina voltandosi di nuovo verso di lei. Lasciò la pallina appoggiandosi con le braccia incrociate sulla scrivania. La decisione sembrava presa.

"Che tipo di esperienze ha oltre a servire i clienti direttamente sui loro abiti?"

"Beh, non molta a dire il vero, ma so che ce l'ha può fare. Ti prego Asher dalle una possibilità!" chiese la ragazza quasi supplicando.

"Sarà tua responsabilità fare in modo che questa cosa funzioni".

"Certo!"

"Le mostrerai come si lavora qui. Le insegnerai come stare a ogni postazione, ma non la voglio dietro il bar. Inizierà servendo ai tavoli e dovrà occuparsi di ripulire prima della chiusura".

"Sarà fatto!"

"La metterò in prova per un solo mese. Se dimostrerà di saperci fare e soprattutto di tenere al posto di lavoro. Allora in quel caso, diventerà a tutti gli effetti una dipendente del Paradise".

"Certo! Mi assicurerò che tutta vada come deve andare".

"Me lo auguro Steph, soprattutto per te. Se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, ti riterrò personalmente responsabile. Ti è ben chiaro questo?!"

"Si Asher".

 “Però fammi una cortesia".

"Domani mattina mandami Chloe nel mio ufficio. Deve comunque mostrare di essere venuta qui per chiedere lavoro. Se qualcuno dei tuoi colleghi dovesse capire che c'è il tuo zampino dietro, finiranno per prenderti di mira. Penseranno che assumo Chloe solo perché me lo hai chiesto tu e che faccio dei favoritismi. Non voglio problemi che si ripercuotano sull'andamento del locale. Ok?"

"Si Asher, farò venire Chloe domani. Non ci saranno problemi".

“È quello che mi auguro Steph. Ora torna a lavoro”.

“Si” disse la ragazza alzandosi e raggiungendo la porta. Si fermò e voltandosi verso di lui disse: “Grazie Asher, non so davvero come ringraziarti”.

Lui la guardò annuendo, sperando di non aver commesso un gravissimo errore.



Chloe arrivò al Paradise svoltando a sinistra in un ampio parcheggio. Si diresse verso il vicolo a destra del locale per raggiungere il retro dal quale entravano i dipendenti. Scese dalla bici bloccandola in una rastrelliera portabici. In quel preciso istante le giunse alle spalle la voce di un suo collega, un vero coglione.

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“Ma guarda chi è arrivata! Cazzo Chloe la tua puntualità è impressionante! Non dirmelo, ti sei messa in astinenza forzata per lavorare qui dentro!

Stai cercando di fare colpo sul capo, eh! Deve essere difficile per una con la tua reputazione tenersi i vestiti addosso!” disse il ragazzo suscitando una risata da parte del suo cagnolino Cooper.

Chloe si voltò avvicinandosi a lui mentre slacciava il caso. Si fermò davanti al ragazzo a un passo dal suo viso. “Sai Ian, hai perfettamente ragione, ho qualche difficoltà a tenermi i vestiti addosso, perché di solito preferiscono vedermi senza. Sono una tentazione. Lo stesso non possiamo dire di te. Sono sicura che le uniche mani che ti arrivano addosso per spogliarti, sono le tue. E nonostante questo fai anche fatica a rimuoverli, perché ti si sono attaccati così tanto, che sono diventati un tutt’uno con la tua pelle” disse Chloe con un sorriso da stronza mentre si allontanava. Il suo amico e collega Cooper non poté fare a meno di trattenere una risata a stento.

Ian lo fulminò con lo sguardo. Quando Chloe finalmente entrò nel locale Cooper si rivolse al suo amico. “Ma chi cazzo crede di essere quella?! Dovresti fargliela pagare!”

“È esattamente quello che voglio fare!” rispose Ian tirando fuori da una tasca un piccolo coltellino pieghevole.

“Che cosa vuoi fare?!” chiese Cooper.

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“Ora lo vedrai!” rispose il ragazzo abbassandosi vicino alla bici di Chloe. Appoggiò la punta del coltellino sulla ruota posteriore con la mano sinistra. Con l'altra diede un colpo secco bucando la ruota.

“Oh cazzo! Non oso immaginare quando vedrà la ruota a terra” disse il deficiente di Cooper ridendo.

“Non ho finito!” disse Ian bucando anche la ruota anteriore.

“Lo sai che capirà che sei stato tu vero?”

“E allora? Non ha prove che sia stato io. Inoltre, non vedo testimoni qui” rispose Ian sorridendogli.

Ian non aveva preso in simpatia la ragazza dal primo giorno in cui aveva messo piede nel locale. Essendo l’ultima arrivata, toccavano a lei tutte le attenzioni di colui che pensava di essere il migliore lì dentro. Nulla da dire sul suo lavoro, ci sapeva fare ed era più che ed efficiente. Ma a parte questo, era un grande stronzo ed era meglio stargli alla larga il più possibile. Da un anno circa, un ragazzo aveva lasciato il suo posto di lavoro al Paradise. Il suo ruolo era quello di tutti gli altri, ma con una mansione in più, quella di vice capo. Era lui a gestire gli ordini delle bevande e tutto il resto, utili a non far mancare mai nulla al locale. Doveva anche occuparsi di problemi inerenti alla gestione del locale in alcune serate specifiche. Molto spesso si organizzavano serate interessanti di vario tipo e lui doveva assicurarsi che tutto filasse liscio. Inoltre doveva tenere d’occhio i colleghi affinché svolgessero il loro lavoro nel miglior modo possibile. Evitando che creassero problemi tra loro o ancora peggio, con i clienti. Tutte queste responsabilità gravavano sul ragazzo che però si ero dimostrato all’altezza del suo ruolo, non a caso il proprietario aveva scelto proprio lui. Per quanto quel ruolo fosse stressante, non mancavano certamente dei privilegi. Primo fra tutti, un cospicuo aumento dello stipendio. Inoltre gli venivano concessi dei giorni liberi in più rispetto agli altri. Ovviamente solo quando Asher era presente nel locale. Questo faceva gola a tutti, ma soprattutto a Ian. Cercava continuamente di distinguersi dagli altri mettendo in mostra le sue indubbie capacità. Ne era passato di tempo da quando il ragazzo aveva lasciato il locale per fare fortuna altrove, con enorme dispiacere di Asher. Adesso erano tutti sulle spine con gli occhi di Asher puntati addosso. La consapevolezza che il proprietario fosse in cerca di un nuovo degno sostituto, era motivo di agitazione e speranza di essere scelti. Chloe dopo essere entrata dal retro si ritrovò nel corridoio. Alla sua destra c’erano delle scale che portavano al piano superiore all’ufficio di Asher. Sulla parete dinanzi all’entrata c’erano altre cinque porte. A partire dalla sua destra, c’era la porta degli spogliatoi maschili, di seguito quelli femminili, le due porte dei bagni degli uomini e donne destinati al personale del locale e infine la cucina. A sinistra l’ultima porta conduceva al locale. Chloe entrò negli spogliatoi avvicinandosi al suo armadietto. Iniziò a spogliarsi per cambiarsi. La divisa da lavoro era uguale per tutti, uomini e donne. Camicia bianca aderente con gilet corto nero e pantaloni e scarpe dello stesso colore. Si controllò allo specchio che fosse in ordine e ripensò al suo primo giorno di lavoro.

 
Due anni prima

Steph le aveva consegnato la divisa e Chloe guardandola disse: “Cosa cazzo dovrei farci con questi?!”

“Prova a indovinare!”

“Oh no, te lo puoi scordare! Non posso indossare questa roba!”

“Cosa c’è che non va in questi vestiti?!”

“Beh, semplicemente… tutto!”

“Chloe, questa è la divisa da lavoro che indossano tutti. Non ti puoi rifiutare. Se vuoi lavorare qui dovrai indossarli senza fare troppe storie!”

“Ah, ma allora c’è la soluzione! Ok, ciao!” disse Chloe dirigendosi verso la porta per uscire dagli spogliatoi.

Steph sospirò sconfitta sedendosi su una delle panche davanti agli armadietti. Chloe che aveva già raggiunto la porta si voltò a guardarla. Scosse la testa e tornando indietro prese i vestiti con l’intenzione di indossarli. Aveva dato la sua parola all' amica che le cose sarebbero cambiate. Non poteva tirarsi indietro ancora. Avrebbe mantenuto quella promessa a tutti i costi. Non aveva potuto farlo con Max, ma con Steph era tutt’altra cosa. Si cambiò sotto gli occhi della ragazza e poi rimase ferma, a guardarsi allo specchio dell’armadietto. “Ecco, ora sembro un pinguino!”

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“No, non lo sei! Aspetta, mi stai dando del pinguino?!” chiese Steph.

“Certo, a dire il vero lo siete tutti! Perché non cambiate il nome del locale in igloo?! Ed ecco a voi i pinguini del Madagascar!” disse Chloe lamentandosi mentre continuava a guardarsi allo specchio.

“Non dire stupidaggini” disse l’amica piazzandosi dietro di lei.

Chloe vide il riflesso di Steph allo specchio che la guardava sorridendo.

“Che diavolo hai da sorridere tanto?”

“Niente, trovo solo che la divisa ti doni tanto. Sembri… sexy.”

“Ehi, innanzitutto io lo sono sempre! E poi, non ci starai mica provando con me?!” disse Chloe ammiccando verso di lei sorridendo.

“Cosa?! Te lo puoi scordare! Sei una bella ragazza ma non sei il mio tipo! Ok, è ora di mettersi al lavoro! Stammi attaccata al culo e seguimi che devo mostrarti tutto!”

“Beh, se me lo dici così!” disse Chloe con tono malizioso abbracciandola da dietro.

“Chloe, la smetti di fare la deficiente?!”

In quel momento entrò Emily, una loro collega che appena le vide in quella situazione si agitò. “Oh, s-scusate… n-non volevo… interrompervi…”

“Ehm, Emily ti posso assicurare che non è quello che può sembrare” disse Steph allontanando Chloe.

“Tranquilla Steph non farò la spia”.

“No Emily, non potresti fare la spia nemmeno volendo. Ci conosciamo da anni e siamo soltanto amiche”.

“Ah ok, allora… va bene”.

“Anzi colgo l’occasione per presentartela. Lei si chiama Chloe e lavorerà qui da oggi in poi”.

“Si spera!” disse Chloe.

“Piacere di conoscerti. Io sono Emily e se hai bisogno di qualcosa fammi sapere” disse la collega porgendo la mano sorridendole.

“Beh, grazie Emily” rispose Chloe ricambiando la stretta di mano.

“Adesso torno a lavoro” disse Emily uscendo dallo spogliatoio dopo aver preso qualcosa dal suo armadietto.

Steph guardò la sua amica. “Stai tentando di farmi licenziare il tuo primo giorno?!”

“Ma dai Steph, stavo solo scherzando!”

“Questo lo sai tu e lo so io, ma gli altri no! Potrebbero farsi delle idee sbagliate!”

“Ok, va bene. Scusami non succederà più. Lascerò le palpatine fuori dal Paradise”.

“Idiota! Ah, a proposito di palpatine, non iniziare nessuna storia con nessuno qui dentro! Te lo dico per il tuo bene… e anche il mio!”

“Agli ordini capo!”

Dopo averla presentata al resto dei colleghi, Steph le indicò quali fossero i suoi compiti e soprattutto come svolgerli. Nonostante Chloe desiderasse starsene a letto a dormire, assimilò tutto ciò che le serviva sapere per svolgere il suo lavoro.


Chiuse l’armadietto e girandosi saltò dallo spavento ritrovandosi Emily davanti.

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“Cazzo!”

“Accidenti Chloe, non pensavo di essere così orrenda” disse la ragazza ridendo.

“Cosa?! Ma no, semplicemente non ti ho sentita entrare”.

“Non credevo che stamattina fossi di turno”.

“Si, lo sono fino a stasera alle otto, poi mi volatizzo”.

“Anche io stacco a quell’ora”.

“Oh, va bene. Allora sarà meglio darsi da fare!” disse Chloe a disagio superandola per raggiungere l’uscita.

Nel frattempo la ragazza la guardò mentre usciva dallo spogliatoio. Dopo aver lasciato lo spogliatoio Chloe si appoggiò alla parete del muro sospirando.

“BUH!”

“Cazzo Eddie!” disse la ragazza saltando di nuovo all’ennesimo spavento.

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“Ahahahah… scusami tanto Chloe”.

“Per caso vi siete messi d’accordo per farmi morire oggi?!”

“Non mi dire! Qualcun altro ha attentato alla tua vita?! Ora sono geloso!”

“Idiota!” disse Chloe mentre anche Emily usciva dallo spogliatoio.

“Oh, ci sei anche tu Emily” disse il ragazzo.

“Si, fino a stasera” rispose la ragazza passando davanti a Chloe. “A lavoro sfaticati”.

“Ehi, io sono un gran lavoratore!” disse Eddie mentre la ragazza si allontanava ridendo. Poi girandosi verso Chloe aggiunse sottovoce: “E tu sei nella merda fino al collo!”

“Non ho fatto nulla ok?!”

“Lo so questo ma lei è evidentemente stracotta di te. E questo può causarti dei seri problemi. Per non parlare di quell’idiota di Ian. Sai bene che vuole farti le scarpe e questo sarebbe il modo ideale per farlo. Perché credimi Chloe, anche se tu stai al tuo posto lei ti mangia con gli occhi e questo è sotto gli occhi di tutti. Potrebbero inventare storie e danneggiarvi entrambe”.

“Lei sa bene com’è il regolamento qui dentro e ti posso assicurare che non ci ha mai provato!”

“E nonostante questo non ha nessun ritegno nel sbavarti dietro!”

“Cosa cazzo dovrei fare?! Mandarla al diavolo?! Non ha fatto niente di male e non vedo perché dovrebbe essere un problema se lei stravede per me!”

“Non c’è nessun problema infatti, ma non tra queste mura!”

“Sembri Steph!”

“Perché lei è intelligente!”

“E io no invece?!”

“Uhm…”

Chloe gli diede un pugno su un braccio di Eddie ridendo. “Ehi!”

“Davvero Chloe è per te che lo dico. Metti le cose in chiaro con lei”.

“E cosa le dico?! Scusami ma non puoi provare interesse per me, quindi smettila?! Perché ripeto, non ha mai fatto nessuna mossa con me. Zero!”

“Questo però non esclude che lo vorrebbe. Comunque andiamo a lavoro prima che qualcuno ci riprenda”.

Erano passati due anni da quando Chloe aveva iniziato a lavorare al Paradise. Si era impegnata tanto nel mese di prova che Asher le aveva concesso. Quindi era stata assunta in piena regola. In questo arco di tempo non erano mancati alti e bassi. Il lavoro era abbastanza pesante a causa dei turni e degli orari massacranti. Cosa che succedeva tutt’ora. Nel rapporto con gli altri colleghi tutto sommato si era sempre trovata bene. L’unico con cui aveva avuto problemi e continuava ad averne era Ian e ovviamente il suo tirapiedi e leccaculo di Cooper. Eddie ed Emily erano i colleghi con cui aveva legato di più. Soprattutto erano quelli che non l’avevano mai giudicata per il primo anno burrascoso vissuto a Portland. Tutto andava bene fino a qualche mese fa, quando Emily aveva iniziato a comportarsi in maniera strana nei suoi confronti. Non che Chloe se ne fosse accorta. Infatti a notare il cambiamento nell’atteggiamento della ragazza era stata Steph e successivamente Eddie. Entrambi la misero in guardia, ma lei non prese in considerazione le loro parole dicendo che erano fuori strada. Fino a quando aveva cominciato a notare anche lei delle attenzioni un po’ particolari verso di lei. A volte aveva scambiato i turni con altri colleghi per poter lavorare quando c’era lei. Quando era impegnata a servire ai tavoli o al bar, spesso si sentiva i suoi occhi addosso. Aveva iniziato a chiederle di uscire insieme qualche volta, ma Chloe rifiutò sempre trovando delle scuse. La causa del suo rifiuto era proprio il suo possibile interesse nei suoi confronti. Nonostante questo, Emily non sembrava volersi arrendere. Chloe non sapeva come comportarsi. Ci teneva a lei anche se il loro rapporto si era limitato all’ambiente lavorativo. Era una bella e brava ragazza e avevano la sua stessa età, ma Chloe non poteva permettere che succedesse qualcosa tra loro. Questo avrebbe compromesso il suo lavoro e Dio solo sapeva quanto impegno e dedizione ci aveva messo per arrivare a quel punto. Non poteva mandare tutto a monte per una storia che molto probabilmente non sarebbe durato più di un gatto in tangenziale. Dopo il suo primo anno passato a fare baldoria tra alcool, droghe e sesso con chiunque, ora aveva trovato una stabilità alla quale non voleva rinunciare. Inoltre non voleva impegnarsi in nessuna relazione, perché la sua vita troppo spesso le aveva mostrato di non poter essere felice. Mai più.


Seattle

Ryan aprì la porta di casa trovandosi davanti Victoria. “Buongiorno Victoria”.

“Buongiorno Ryan”.

“Prego, accomodati pure”.

“Grazie”.

“Max dovrebbe essere di sopra, stamattina non ha una bella cera”.

“Oh, capisco! Beh, provvedo subito allora!” disse dirigendosi verso le scale.

“Ok, se avete bisogno io sono nel mio studio”.

“Va bene Ryan”.

Victoria bussò alla porta della camera di Max.

“Avanti” disse Max.

La ragazza entrò e vide Max a letto. “Oh santo cielo! Sei ancora a letto?!”

“Si e voglio continuare a rimanerci”.

“No, non lo farai! Non di nuovo Max!” disse Victoria determinata mentre Max la guardava.


Il giorno dopo la partenza di Chloe

Quella mattina Victoria raggiunse casa Caulfield e piazzandosi dinanzi alla porta prese un lungo respiro e bussò rimanendo in attesa. 
Rimase in attesa e mentre stava per bussare di nuovo la porta si aprì. Comparve sulla soglia Vanessa con un'espressione confusa in volto.

"Buongiorno, sono un'amica di Max. Lei è in casa?"

"Oh, tu dovresti essere..."

"Victoria, Victoria Chase" disse la ragazza porgendo la mano verso la donna e ricambiò il suo gesto.

"Ma certo… Victoria. Io sono Vanessa, la madre di Max”.


"Allora Max... è in casa?"

"Si, lei è in casa ma non sta molto bene oggi".

"Oh, capisco. Allora ripasserò un'altra volta magari".

"Si, forse è il caso".

"A rivederla signora Caulfield".

"Arrivederci".

Mentre la ragazza si allontanava di colpo si fermò voltandosi verso la donna.  "Potrebbe dirle che sono passata?"

Vanessa annuì. "Certo".

"E che ripasserò domani".

"Sarà fatto Victoria".

Le intenzioni della ragazza erano quelle di far capire a Max che potesse contare su di lei, anche se il loro rapporto di amicizia era soltanto agli inizi. Però nonostante questo, per altri tre giorni andò a casa Caulfield inutilmente. Aveva provato a scriverle dei messaggi, ma risultavano non visualizzati. Allora aveva provato a chiamarla direttamente, ma ottenne lo stesso risultato. Il quarto giorno tornò a bussare alla porta dei Caulfield. Questa volta aprì la porta Ryan. "Buongiorno".

"Buongiorno a te. Tu devi essere Victoria, giusto?"

"Si, sono io".

"So che passi ogni giorno per poter vedere Max. Mi dispiace tanto che ritorni a casa sempre senza nulla di fatto".

"Oh, lei non sta ancora bene?"

Ryan fece un sospiro "No, non ancora".

Victoria aveva un'espressione frustrata in volto. "Allora, passerò domani. A presto" disse la ragazza allontanandosi, ma Ryan la fermò.

"Aspetta Victoria. Visto che sei qui, potresti entrare per qualche minuto".

"Ehm... Ok".

Ryan fece accomodare Victoria in salotto. "Posso offrirti qualcosa da bere?"

"Oh no, sto bene così signor Caulfield. Grazie lo stesso".

"Puoi chiamarmi Ryan".

"Va bene".

"Volevo dirti che mi dispiace tanto per quello che ti è successo".

"La ringrazio Ryan".

"So che anche tu fai terapia come Max".

"Si".

"Spero che riuscirai al più presto a superare tutto".

"Lo supereremo!" disse Victoria includendo anche Max.

Ryan dapprima sorpreso e poi triste scosse la testa. "Lo vorrei tanto, ma non credo che sarà possibile".

"Invece sì! Max è una persona forte! Riuscirà a superarlo!"

Vanessa entrò in salotto in quel momento dopo essere stata in camera da sua figlia. "Oh, buongiorno Victoria, non sapevo fossi qui".

"Buongiorno Vanessa".

"Le ho chiesto di rimanere un po' visti i continui via vai".

"Bene" disse Vanessa sedendosi accanto a suo marito sul divano. Seguì un minuto di silenzio in cui nessuno sapeva cosa dire. Poi Vanessa ruppe il silenzio. "Mi dispiace che tu non possa vederla".

"Signori Caulfield posso sapere cos'ha Max che non va?" chiese pur sapendo la verità. Non voleva che loro sapessero che fosse già a conoscenza dei fatti a causa della lettera di Chloe.

I due genitori si guardarono tra loro e poi Vanessa prese parola. "Vedi Victoria, Max non sta bene, ma non fisicamente. Qualche giorno fa Chloe... la sua migliore amica è andata via... e lei non l'ha presa bene. Sono giorni che resta chiusa in camera. Esce solo per lo stretto necessario e non vuole vedere nessuno. Non sei l'unica a essere passata per vederla. L'hanno cercata anche gli altri amici, ma non c'è stato verso di farla uscire dalla sua stanza. Non vuole più andare in terapia... non vuole fare più nulla..."

Alle parole della donna Victoria sentì una rabbia assalirla fin dentro le viscere. Come poteva una ragazza come Chloe creare quel gran casino? Come poteva qualcuno in gamba come Max, lasciarsi sopraffare da un gesto così ignobile da parte di una persona che si definiva essere la sua migliore amica. Come poteva Max rinunciare a tutto solo per una ragazza che non aveva fatto altro che crearle problemi? Chloe non meritava la sua amicizia e Max non meritava di essere trattata in quel modo. In quel preciso istante capì cosa fare. Non aveva importanza quante volte ancora sarebbe dovuta tornare dai Caulfield per poi sentirsi dire che non voleva vederla. Non si sarebbe fermata davanti a nulla. Non ci sarebbe stato nessun ostacolo che le avrebbe impedito di raggiungere il suo scopo.

"Posso vederla?!" chiese con determinazione.

I genitori la guardarono sorpresi. "Victoria... lei non vuole vedere nessuno..." disse Ryan.

"Non ha importanza! Mi permettete di poterci parlare per qualche minuto?!"

"Non credo che sia una buo..." disse Ryan interrotto dalla mano della moglie che gli afferrò di colpo il braccio mentre non staccava gli occhi dalla ragazza.

"Si Victoria... puoi vederla" disse Vanessa guardandola come se avesse capito quali fossero le sue intenzioni. In un momento così difficile per Max qualsiasi aiuto era ben accetto. Soprattutto se a offrirlo era un'amica che non si era scoraggiata dalla negazione di Max di vederla.

"Ok, dove..."

"Appena sali le scale... la porta a sinistra" disse Vanessa.

"Bene... allora vado" disse la ragazza iniziando a salire le scale. Appena arrivò sul pianerottolo si avvicinò alla porta bussando."Max, sono Victoria".

Max dall'altra parte della stanza non rispose.

"Ascolta, io sto per entrare" disse appoggiando la mano sulla maniglia della porta.

Aprendo la porta vide che la ragazza era a letto sotto le coperte girata su un fianco. “So che sei sveglia quindi non fingere di dormire. L’ho fatto troppo spesso anche io ed è una tattica che non funziona”.

Max aprì gli occhi rimanendo ferma mentre Victoria si scervellava cercando di trovare le parole giuste. Non si era mai trovata in una situazione del genere, o forse sì? Con Nathan? No, non erano paragonabili in nessun modo.

“So che ne non è un buon momento per te. So anche che ci vorrà del tempo affinché le cose si sistemino, ma non puoi continuare in questo modo. È possibile leggere la preoccupazione nei volti dei tuoi genitori. Ogni giorno che passa li vedo sempre più afflitti da questa situazione. Hai smesso di andare in terapia e non ne vedo il motivo. Non trovo giusto il fatto che tu ti annulli per lei. Che rinunci alla tua vita e ai tuoi sogni per qualcuno che ti ha voltato le spalle. Se pensi che lei adesso si stia struggendo per averti lasciata qui, beh… ti sbagli di grosso. Sono sicura che adesso è da qualche parte a sballarsi e divertirsi. Lei va avanti con la sua vita e tu te ne resti qui. Chiusa in camera a piangere per cosa? Per chi? Guardati intorno Max? Lei non c’è più, ha deciso così. Non ha preso nemmeno in considerazione quanto avresti sofferto. Che razza di amica fa una cosa del genere? Anche se lei non c’è più tu non sei sola. C’è la tua famiglia che ti ama. Degli amici che ti cercano, come Kate. Ha provato a contattarti ma tu non le hai risposto. Mi ha detto che le hai fatto una promessa… lei ci conta ancora”.

Max ripensò alla promessa fatta a Kate che sarebbero rimaste in contatto e che avrebbero parlato di tutto. Per la seconda volta in vita sua non stava mantenendo la parola data.

“Lei ha bisogno di te… e anche io. Non è giusto che a causa sua, dobbiamo pagarne noi le conseguenze. Adesso che noi due stavamo iniziando a conoscerci meglio…”

Victoria sospirò non sapendo più come continuare e poi disse: “Io non mi arrendo! Tornerò tutti i giorni finché non ti deciderai a lasciare queste quattro mura!"

Stava per uscire dalla sua stanza quando finalmente Max pronunciò le prime parole. “Come sai di Chloe?” chiese con un filo di voce.

Victoria ripensò alla lettera ricevuta da Chloe e poi mentì. “Che domande! Sono stati i tuoi genitori a dirmelo!”

Si voltò di nuovo per uscire dalla stanza salutandola, ma senza ricevere nessuna risposta. “A domani Max!”

Uscì dalla stanza sentendosi male all’idea di averle mentito. Ma cos’altro poteva fare? Non avrebbero aiutato in nessun modo le parole scritte su quella dannata lettera. Max avrebbe frainteso le sue intenzioni. Non poteva permetterlo. Nei giorni successivi Victoria continuò ad andare da lei. Saliva in camera sua parlando con lei per ore. Aveva smesso però di dare contro a Chloe o dirle cosa fare per uscire da quella situazione. Cercava di coinvolgerla in altro genere di conversazioni. Le parlava della sua terapia con la dottoressa Tyler e dei suoi immancabili problemi con i suoi genitori. Per lo più con sua madre. In questo modo Max si sentì meno oppressa dall'insistenza della ragazza. Iniziò a partecipare alle conversazioni esprimendo la sua opinione in merito ad alcune vicende dell’amica. Quella era la tattica di Victoria, voleva che Max percepisse che qualcuno avesse bisogno di lei. Max poteva rifiutare qualsiasi cosa, ma non aiutare, ascoltare ed essere di conforto a un amico. Si, era tutta una tattica la sua, ma c’era molto di più di questo. Victoria si sentiva davvero a suo agio quando era in sua compagnia. Soprattutto si sentiva sollevata quando si apriva con lei. E mentre il loro legame diventava più forte, Max tornò a seguire la terapia a parlare con Kate e gli altri. Non rimaneva più rintanata in camera sua con grande felicità dei genitori. Per loro Victoria era stata una benedizione. Infine si iscrissero al corso di fotografia e fu così che Max ritornò dopo giorni di totale assenza.


“Adesso mi spieghi cosa diavolo è successo ieri! E voglio sapere proprio tutto!” disse Victoria sedendosi sul letto e tirando le coperte di Max.

“Ehi!”

“Max, dico sul serio! Ieri si vedeva lontano un miglio che tu e Lucas eravate sull’ascia di guerra!”

Max si alzò a sedere stringendo la coperta attorno a sé in un abbraccio.

“Guarda che non me ne vado di qui finché non sputi il rospo!”

“Credo… che sia finita”.

“Cosa è finita?!”

“Con Lucas… non ho ben capito se mi ha lasciato o no!”

“COSA!?”

“Shhh, non urlare! Vuoi farti sentire da tutto il vicinato?!”

“Perché avrebbe dovuto farlo?!”

“Abbiamo avuto dei problemi e quindi…”

“Max, non ci sono relazioni privi di problemi! Cosa ha fatto sentiamo?!”

“Lui niente… e nemmeno io. E forse è proprio questo il problema”.

Victoria era confusa. “Max, sai che non ho ancora capito di che diavolo stai parlando!? Cosa avreste dovuto fare?!”

Max guardò Victoria a disagio e la ragazza intuì a cosa si stesse riferendo. “Oooh… ora credo di capire!”

Max abbassò la testa sospirando coprendosi il viso con le mani.

“Ok! Allora… voi due non avete mai…”

“No!”

“Posso sapere il motivo… per cui non sia già successo?”

“Io non voglio”.

“Perché?”

“Perché non l’ho mai fatto e sono terrorizzata all’idea! O almeno credo!”

“Beh… è normale essere spaventate la prima volta. Ci sono passata anche io, quindi lo so. Quindi avete litigato perché lui vorrebbe andare oltre e tu invece no”.

“Veramente lui non mi ha imposto nulla. Anzi, lui è disposto ad aspettare perché capisce le mie ragioni. Però visto che ancora non succede pensa che forse il vero problema non è il sesso. Pensa che io non lo ami”.

“Ma che stupidaggini! Spero proprio che non dica una cosa del genere solo per farti sentire responsabile e portarti a letto ottenendo ciò che vuole, altrimenti se la dovrà vedere con me!”

“No! Non lo farebbe mai. Penso di aver imparato a conoscerlo ormai. Se fosse stato così mi avrebbe messo fretta già da tempo”.

“Com’è finita?!”

“Che lui non sa più se voler continuare questa storia e che deve pensarci. Nel frattempo posso considerarmi libera di fare ciò che voglio. Secondo te mi ha lasciata?!”

“Beh, sembrerebbe di sì, ma ha lasciato comunque uno spiraglio aperto. Può essere che adesso stia aspettando di vedere una tua reazione. Se ha dei dubbi sui tuoi sentimenti attenderà una tua mossa. Vuole capire cosa provi per lui. A meno che non sia tutta una tattica per portarti a letto, in quel caso gli spacco la faccia. Ma che gran stronzata, la tua è soltanto paura perché è la prima volta, non c’entrano nulla i tuoi sentimenti per lui!” disse Victoria guardandola.

Max arrossì distogliendo lo sguardo da lei.

“Perché tu sei innamorata di lui! È così… giusto?” chiese Victoria sgranando gli occhi.

“Io non…”

“Oh mio Dio!” disse Victoria capendo in quel momento che forse Lucas non era poi così tanto lontano dalla realtà.

“Vedi lui… spesso ha detto di amarmi… e io invece…”

“Tu cosa?!”

“Non gliel’ho mai detto”.

“Perché fai fatica a esprime i tuoi sentimenti o perché…”

“Non lo so! Cioè, io gli voglio molto bene…”

“Eh no Max! Non puoi venirtene fuori così. Si può voler bene ai genitori, fratelli, amici, ma non al tuo ragazzo. Quello è un affetto completamente diverso. È così?! Pensi di volergli soltanto bene?!”

“Non lo so, però quando mi ha fatto notare questa mia mancanza, ho iniziato ad aver dei dubbi anche io”.

Victoria sospirò. “Che schifo di situazione!”

“Già! Secondo te cosa devo fare adesso?! Perché io non lo so di certo!”

“Niente!”

“Come niente?!”

“Se veramente sta aspettando che tu faccia qualcosa in proposito, attenderà abbastanza da darti l’opportunità di pensarci su. Ed è esattamente quello che farai Max. Indipendentemente dal sesso o meno, devi capire cosa provi per lui. Se non lo ami allora forse è il caso di mettere fine a questa storia. Se invece sei innamorata di lui dovrai dirglielo, perché è di questo che ha bisogno adesso”.

“E se sono innamorata di lui si aspetterà che io faccia… sesso con lui!”

“Se ti ama davvero aspetterà senza metterti fretta. Ascolta Max, qualunque siano i sentimenti che ti legano a lui, dovrai essere del tutto sincera. Anche se questo vorrà dire farlo soffrire. Come si dice, tolto il dente tolto il dolore. Inutile trascinare una storia priva di fondamento, finireste solo per soffrire e litigare. In queste modo potreste finire anche per disintegrare il gruppo!”.

“No! Non voglio che succeda questo!”

“Allora devi capire come stanno davvero le cose!”

“E va bene, lo farò! A proposito, ieri volevi dirci qualcosa se non ricordo male”.

“Ah sì, vero! Ma credo che lo farò più in là, quando ti sarai schiarita bene le idee”.

“C’entra la mia storia con Lucas per caso?”

“No Max! Comunque ora alzati dal letto e usciamo a farci un giro!”

“Ok, grazie Victoria!”

Victoria la guardò con un sorriso. “A cosa servono gli amici se non a questo?”

Max ricambiò il sorriso e si alzò dal letto per prepararsi a uscire.


Portland

Erano le otto di sera e il turno di Chloe era ormai terminato come anche quello di Emily ed Eddie. Dopo essersi cambiata, Chloe uscì dal retro raggiungendo la bici e dopo averla sbloccata ed esserci salita su, si accorse di avere entrambe le ruote bucate.

“Ian! Brutto figlio di puttana! Cazzo!” disse sibilando la ragazza.

Restò a guardare la bici non sapendo cosa fare. Di chiamare Steph non era il caso. Tra un po’ avrebbe iniziato il suo turno e poi molto probabilmente era ancora in compagnia della sua amica. Decise di tornare a casa a piedi mentre iniziava a tirarsi dietro la bici. Quando arrivò al parcheggio un pick-up Welly Ford Usa F-150 Regular Cab rosso si fermò di fianco a lei, che camminava a passo lento. A bordo c’era Emily con il finestrino dalla parte del passeggero abbassato.

“Ehi Chloe, c’è qualche problema?!”

“Oh Emily… ehm no! È tutto ok!”

Emily continuava a guardarla poco convinta e Chloe si arrese.

“Ho le ruote della bici a terra!”

“Oh, mi dispiace!”


Ora me lo chiederà di sicuro, questa volta non ho scampo. Pochi secondi e la sfiga si abbatterà su di me. Impatto imminente fra, tre, due, uno…


“Se vuoi posso darti un passaggio!”


Merda!


“Ehm, no va bene così Emily. Mi farà bene camminare un po’ ma grazie lo stesso”.

“Non dire cazzate e monta su! Puoi mettere la bici dietro!”

“Non voglio arrecare nessun disturbo!”

La ragazza iniziò a ridere. “Chloe, non dovrò mica portarti in spalla?! Insisto!”


Ian questa me la paga.


“E va bene…” disse Chloe mettendo la bici dietro al pick-up e poi salendo a bordo girandosi verso la ragazza. “Grazie Emily!”

“Di niente Chloe!” rispose immettendosi nel traffico.

A Chloe era sempre piaciuto il suo pick-up perché gli ricordava tanto il suo, che purtroppo l’aveva abbandonata. Una volta aveva anche chiesto alla ragazza di venderglielo, ma lei rifiutò dicendo che non era suo. Infatti apparteneva a suo fratello che molto spesso l’andava a prendere all’uscita dal lavoro. A volte glielo lasciava utilizzare quando non gli serviva.

“Allora, com’è successo?!” chiese Emily guardando la strada.

“Cosa?!”

“Le ruote della bici!”

“Ah! Beh, ci sono soltanto due modi in cui può essere successo! Uno può essere la mia perenne sfiga. Il secondo invece è quel coglione di Ian! Io opto per la seconda possibilità! Dio, ma che cazzo di problemi ha quel tizio?!”

Emily sorrise. “È sempre stato un gran coglione! Ma da quando ci sei tu è peggiorato!”

“Perché?”

“Non lo so, forse perché ti teme!”

“Mi teme?! Non credo di capire!”

“Che rimanga tra noi ma l’ho visto fin troppo spesso tenerti d’occhio mentre lavori. Quando vede qualche cliente ridere e scherzare con te cambia espressione!

Non gli piace molto vedere quanto vieni apprezzata dagli altri, che siano clienti o colleghi. Si sente come depredato dal suo ruolo. Prima o poi Asher sceglierà qualcuno per consegnargli lo scettro, che significa potere!”

“No, significa solo altre responsabilità! E poi cosa c’entro io con questo! Non ha mica scelto me!”

“No, però potrebbe. Tiene d’occhio tutti in questo periodo” disse la ragazza fermandosi a un semaforo.

“Non sceglierà mai me! Io sono l’ultima arrivata! Voi lavorate al Paradise da più tempo di me! Non lo troverei nemmeno giusto nei vostri confronti!”

“Vuoi dire che se ti scegliesse rifiuteresti?!”

“Non mi sceglierà! È impossibile!”

“Perché sei sempre così pessimista?!”

Chloe rispose con un’alzata di spalle senza aggiungere altro guardando fuori dal finestrino. Non era certo il momento di spiegarle la storia di tutta la sua vita. Poi si girò verso di lei. “Allora Ian mi tiene d’occhio spesso?!”

“Oh sì!” disse Emily annuendo con decisione mentre guardava davanti a sé in attesa che scattasse il verde.

“E tu come te ne sei accorta?!” chiese Chloe di punto in bianco senza riflettere, mordendosi la lingua subito dopo.

Emily si voltò di scatto verso di lei con lo sguardo di qualcuno che era stato colto sul fatto. Si, perché affermare con sicurezza che qualcuno la guardasse continuamente, voleva dire ammettere di fare la stessa identica cosa. A meno che non guardasse Ian, cosa poco probabile. Mentre restavano a guardarsi in silenzio scattò il verde e qualcuno dietro di loro diede un colpo di clacson. Cosi la domanda rimase sospesa in aria senza alcuna risposta. Calò il silenzio per un po’ e poi si decise a dire qualcosa.

“Senti, visto che non ho nulla da fare in questo momento a parte accompagnarti a casa, che ne dici se andassimo a prenderci qualcosa da bere? Oppure senti questa, che ne dici se ti offrissi la cena? Solo se non hai altri impegni è ovvio… e se vuoi” disse Emily dando un’occhiata a lei e una alla strada.

Chloe rimase a pensarci un attimo, ma sapeva bene che in quel momento non avrebbe potuto rifiutarsi. Emily era stata gentile con lei anzi, lo era sempre stata. Con che coraggio avrebbe rifiutato ancora una volta? Per di più era già in auto con lei. Certo, la sua gentilezza era anche dovuta al suo interesse, ma cosa poteva fare?

“Per me va bene però a una condizione!” disse Chloe mentre Emily sgranava gli occhi dalla sorpresa. Non si aspettava che accettasse ormai.

“Certo!”

“Offro io! Scegli tu il posto e cosa preferisci mangiare! Per me va bene tutto!” disse Chloe sperando che la ragazza non interpretasse male le sue parole. Con Chloe era sempre così, prima parlava e poi pensava alle conseguenze. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

“Posso rifiutare sulla parte che offri tu?!”

“No, non puoi! Sei stata tu a offrirmi il tuo aiuto per accompagnarmi a casa, il minino che possa fare io è offrirti la cena!”

“Oh beh, come posso rifiutarmi a queste condizioni?!”

“Non puoi rifiutarti!”

Emily si voltò verso di lei ridendo. “E va bene affare fatto!”

“Abbiamo raggiunto un accordo?!”

“Si!” disse Emily soddisfatta.

Per quanto fosse complicata tutta quella situazione Chloe iniziò a rilassarsi. Dopotutto cosa poteva succedere? Emily non si era mai permessa di passare i limiti con lei e non si era mai dichiarata. Era impensabile che lo facesse visti i rischi che correvano lavorando insieme. Forse potevano tenere nascosta la loro relazione, ma quando sarebbe potuta durare così? Non molto di certo. Chloe non voleva rinunciare alla sua amicizia perché si era sempre trovata a suo agio con lei. Quindi iniziare una relazione senza futuro, visto che Chloe non voleva impegnarsi, era da pazzi. Considerando la possibilità di poter perdere anche il lavoro ottenuto con grande fatica.

“Hanno aperto un nuovo ristorante bar nelle vicinanze del Paradise. Fanno delle strepitose alette di pollo in salsa super piccante, che per mandarle giù ci vogliono litri e litri di birra! Però dovremmo tornare indietro!”

“Se non torniamo indietro a piedi per me va più che bene!”

“Ok, allora preparati a mandare a fuoco il tuo palato!”

“Oh, non vedo l’ora!”

Così tornarono indietro per raggiungere il locale. Era un posto non molto grande ma accogliente, con musica di sottofondo.
C’era già il pieno ma riuscirono a trovare comunque un tavolo libero. Ordinarono due porzioni di alette di pollo con salsa piccante e due cestini di patatine fritte. Infine da bere un paio di birre ghiacciate in vista di quello che sarebbe successo di lì a poco alle loro povere lingue.

“Spero che per te non sia un problema mangiare a mani nude! Per quello che stiamo per mangiare non servono le posate!”

“E me lo dici così?! Io adoro da sempre sguazzare nel cibo!” disse Chloe suscitando una risata dalla ragazza.

Chloe si girò intorno guardando dentro al locale mentre Emily cercava invano di staccarle gli occhi di dosso.

“Sembra un posto carino. Da quando è aperto?”

“Da circa cinque mesi”.

“Oh, non lo avevo mica notato”.

“Forse sarà perché hai sempre la testa tra le nuvole e non riesci a vedere nulla. Come se avessi dei paraocchi”.

Chloe la guardò cercando il vero significato di quelle parole e lo trovò senza alcuna difficoltà. No, forse non era stata una buona idea uscire con lei.

“Non sono sempre con la testa altrove!” disse Chloe cercando di non dare troppo peso a ciò che aveva detto la ragazza. Arrivò al tavolo un ragazzo portando le loro birre e tovaglioli. Emily non poté fare a meno di guardare l’espressione di Chloe che aveva un mezzo sorrisetto.

“Tra cinque minuti sarò da voi”.

“Grazie” disse Emily che rimase in attesa.

“A cosa serviranno questi?!” disse Chloe prendendo i tovaglioli.

“Per pulirsi Chloe!”

“Che invenzione bizzarra! E pensare che io di solito mi pulisco sul braccio!”

Emily scoppiò a ridere. “C'era da aspettarselo che avresti detto qualcosa del genere!”

“Mi conosci così bene?!”

“Beh, è inevitabile… se lavoriamo insieme”.

“Già, in effetti” disse Chloe leggermente nervosa. Forse era soltanto una sua impressione, ma sembrava davvero che ogni cosa che Emily dicesse era voluta, per farle recepire un messaggio.

Chloe prese la sua birra. “Facciamo un brindisi?”

“Si, certo!”

“Ok, brindiamo a cosa?!”

“A questa serata che sembrava non volesse arrivare mai!” disse Emily lasciando Chloe mezza imbambolata.


Ok Chloe, fai un respiro e riprenditi. Qui rischio di lasciarci le penne. Non a caso mangeremo alette di pollo. Cazzo, io non dovrei essere qui. Oh avanti, che sarà mai? Devo solo arrivare a fine serata. Ce la posso fare. Almeno spero. Oddio se Steph scopre che sono uscita con lei mi ammazza.


“Allora il brindisi?!” chiese Emily in attesa.

“Oh, sì certo!” rispose mentre facevano incontrare le loro bottiglie. Dopo aver fatto un sorso decisamente un po’ troppo lungo a causa dell’agitazione, le arrivò un messaggio sul telefono.

“Scusami un attimo” disse Chloe prendendo il telefono sul tavolo per leggere il messaggio.

Steph: Non ci siamo incrociate e ho pensato di lasciarti un messaggio per avvisarti. Ti ho preso qualcosa per cena. Falla scaldare in forno per una quindicina di minuti e buon appetito. A dopo 😘

Chloe: ok

“È tutto ok?!” chiese Emily.

“Si, certo. È soltanto Steph” disse appoggiando di nuovo il telefono sul tavolo.

“Faresti bene a toglierlo da lì. Il rischio che possa sporcarsi di salsa è molto alto” disse sorridendo.

“Ok” rispose Chloe togliendo il telefono dal tavolo e mettendolo nel giubbino che era appoggiato sul divanetto.

“Beh, questi cinque minuti si stanno allungando un po’ troppo per i miei gusti! Ho fame!” disse Chloe prendendo un altro sorso dalla sua birra. “Credo che ne dovrò ordinare un’altra! Ne vuoi un’altra anche tu?”

“No e comunque devo guidare”.

“Oh ma come siamo responsabili!” disse Chloe scherzando.

“Lo sono sempre. Qualcuno dovrà pure esserlo no? E poi la prudenza non è mai troppa”.


Merda! Eccola di nuovo quella sensazione. Ma a che gioco sta giocando? Cazzo! Non riesco più a capire se parla per enigmi o no.


Chloe approfittò del passaggio di un cameriere vicino al loro tavolo. “Mi scusi!”

“Mi dica!”

“Potrebbe portarmi un’altra birra?!”

“Certo, subito!” rispose il ragazzo allontanandosi.

Si voltò a guardare Emily che la stava fissando. “Che c’è?!”

“Niente… è solo che sembri un po’… nervosa?!”

“Nervosa?! Io?! No figurati, perché dovrei esserlo?!” disse sorridendo.

“Se lo dici tu!”

“Ecco qui la vostra cena!” disse il cameriere accompagnato dall’altro ragazzo con la sua birra.

Dopo averle servite si allontanarono augurando loro una buona cena.

“Wow, era ora! Se non avrebbero portato subito da mangiare mi saresti saltata addosso dalla fame!” disse Emily senza alcuna malizia. Non la stava nemmeno guardando in quel momento concentrata com’era sulle sue alette di pollo. Chloe iniziò a dubitare che ci fossero dei doppi sensi o enigmi nelle sue parole. Così si rilassò pensando che fosse solo frutto della sua immaginazione. Iniziarono a mangiare.

“Beh, come ti sembrano le alette?” chiese Emily mentre ne mordeva un’altra.

“Cazzo sì! Sono davvero buone! Sono soltanto un po’ troppo piccanti!” rispose Chloe parlando con la bocca piena.

“Guarda che te lo avevo detto! Vuoi che chiami i vigili del fuoco?”

“Non ancora, almeno finiamo di mandare a fuoco tutto!”

Emily cominciò a ridere. E così trascorsero la serata mangiando, parlando e ridendo. Le due ragazze nonostante un inizio un po’ ambiguo, passarono una bella serata. Chloe trovò molto piacevole il tempo passato con lei, tanto che non badò all'ora. A un certo punto il telefono di Chloe iniziò a squillare.

“Scusa di nuovo. Pronto?!” disse Chloe senza aver guardato prima il display del telefono.

“Chloe, hai ricevuto il messaggio che ti ho mandato?”

“Ehi Steph, che messaggio? Della cena?”

“Si quello!”

“Certo che l’ho ricevuto!”

“Allora perché non rispondi?”

Chloe era un po’ confusa. “Ma tu quanti messaggi mi hai inviato?”

“Due!”

“Ah, allora il secondo non l’ho letto”.

“Vedendo che non rispondevi mi sono iniziata a preoccupare. Pensavo di averti avvelenata. È stato di tuo gradimento o no?” chiese Steph cercando di sembrare rilassata.

La verità era che nonostante fossero passati già due anni dalla fase autodistruttiva di Chloe, lei continuava a essere preoccupata che potesse ricascarci. Di solito in quel periodo buio, Chloe non rispondeva solo quando era troppo ubriaca per poterlo fare. O magari era in compagni di chissà chi e chissà dove.

“Ehm… beh… io…”

In quel momento Steph sentì dei rumori, voci e musica, provenire dal telefono. “Ma dove sei Chloe?!”

“Sono… non sono a casa!”

“Ah, sei uscita? Sei con Eddie?”

“No!”

“E con chi sei? Chloe?!”

“Scusami un attimo, arrivo subito” disse Chloe rivolgendosi a Emily alzandosi da tavola per raggiungere l’uscita.

“Ma certo, fai pure Chloe”.

Steph riuscì a riconoscere la voce di Emily. Quando raggiunse l’uscita e parlò al telefono Steph la investì con rabbia.
“Quella era la voce di Emily, vero?! Ti prego Chloe dimmi che mi sbaglio!”

“Ti vuoi dare una calmata?!”

“Oh, santo cielo! È lei vero?!”

Chloe fece un sospirò. “Si, ma non è come pensi!”

“Ah no?! Bene, allora spiegami com’è!”

“Credo che quel bastardo di Ian mi abbia bucato entrambe le ruote della bici. Emily ha visto che ero in difficoltà e si è offerta di accompagnarmi. Ecco tutto!”

“No, non è tutto! Continua pure Chloe, ti ascolto!”

“Ma tu non dovresti essere a lavoro?!”

“Pausa sigaretta!”

“Ma se avevi smesso!”

“Non fa alcuna differenza!”

“Emily ha insistito sul volermi offrire la cena e io…”

“E tu da completa idiota che sei, hai accettato!”

“Si! Cosa avrei dovuto fare?! Lei è stata sempre disponibile e gentile con me!”

“Si, indovina perché!” rispose sarcasticamente Steph.

“Ok, ora sono stufa Steph! Sono due anni ormai, quando imparerai a fidarti di me?! Quanti mi concederai il beneficio del dubbio?!”

Dall’altra parte del telefono arrivò soltanto silenzio e dopo un po’ la chiamata fu interrotta.

“Steph?! Fanculo!” disse Chloe rientrando e sedendosi al suo posto.

Emily si accorse dalla sua espressione che qualcosa non andava. “Va tutto bene Chloe?”

“Si certo! Senti, ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa?!”

“No, certo che no! Tanto abbiamo finito!" rispose Emily anche se in realtà non voleva che quella serata finisse così presto.

Così dopo aver pagato tornarono in auto. Durante il tragitto per farsi accompagnare Chloe guardava dal finestrino mentre Emily le lanciava un’occhiata ogni tanto. A un certo punto la ragazza disse: “Ti ringrazio per aver accettato di cenare con me”.

“Veramente dovrei essere io a ringraziarti per l’aiuto!”

“E allora io dovrei ringraziarti per avermi offerto la cena!”

“E le mie papille gustative ringraziano per avermi fatto scoprire quelle alette strepitose”.

Incominciarono a ridere per poi tornare serie. Si fermarono a un semaforo ed Emily si voltò verso di lei. “Chloe!”

“Dimmi”.

“Dovrei dirti una cosa…”

“Oh no, ti prego Emily!”

“Ma se non sai nemmeno di cosa voglio parlarti!”

“Tu dici?!”

Emily si morse il labbro inferiore e scosse la testa. “Va bene, come vuoi”.

In quel momento Chloe si sentì una completa merda. Forse era giusto farla parlare perché così si sarebbe affrontato l’argomento una volta per tutte mettendo in chiaro le cose. Ma avevano passato una piacevole serata insieme e non voleva rovinare tutto rifiutando Emily, anche perché questo avrebbe compromesso il loro rapporto. Forse anche sul lavoro. Però anche quel silenzio pesava su entrambe, soprattutto su Emily che aveva continuato a guidare senza più guardarla e ne dire una parola. Quando Emily accostò l’auto per farla scendere Chloe si voltò verso di lei. “Grazie di tutto Emily”.

“Grazie a te Chloe” disse guardandola per poi girarsi dall’altra parte.

Chloe scese dall’auto e tirò giù dal retro la sua bici. Si avvicinò di nuovo allo sportello del passeggero bussando al finestrino mentre teneva la sua bici. Emily abbassò il finestrino.

“Tra noi è tutto ok Emily?!”

“Perché non dovrebbe?! Adesso devo andare Chloe! A domani!”

Chloe fece un passo indietro ed Emily partì con l’auto per tornare a casa. Dopo aver posizionato e bloccato la bici sulla rastrelliera portabici salì nel suo appartamento. Non appena varcò la soglia Flerk le andò incontro strusciandosi alle sue gambe.

“Ehi Flerkie. Com’è andata la tua giornata?” chiese la ragazza prendendolo in braccio. “Non sai quanto vorrei essere te!”

Il gatto miagolò in risposta. Chloe guardò sul tavolo la cena lasciatela dalla sua amica, ormai fredda da un pezzo. “Ce ne andiamo a nanna? Eh? Si?”

Il gatto miagolò di nuovo e Chloe si diresse in camera sua.

 
Giovedì 9 Febbraio 2017
Portland

Il mattino seguente Chloe si alzò al solito orario e andò a fare una doccia. Quando uscì dal bagno Steph stava preparando del caffè. Quando i loro occhi si incrociarono nessuna delle due disse nulla. Chloe andò a prepararsi nella sua stanza e dopo aver dato da mangiare al gatto prese una tazza di caffè e una brioche. Rimase a fare colazione in piedi appoggiata al bancone della cucina, mentre Steph era seduta al tavolo da pranzo a leggere un libro e bere il suo caffè. Il silenziò tra loro pesava come un macigno, ma nessuna delle due aprì bocca. Forse per orgoglio o semplicemente volevano evitare l’ennesima discussione. Steph diede un’occhiata all’ora sul suo telefono e alzandosi prese il suo giubbotto appoggiato e sul divano e le chiavi della sua auto. Uscì di casa senza salutare. Chloe sapeva che quella non sarebbe stata una buona giornata, quasi voleva darsi malata. Non poteva resistere nemmeno mezza giornata con Steph che la fulminava da una parte ed Emily…
Già, ed Emily? Di che umore l’avrebbe trovata quella mattina, considerando come le aveva impedito di dire ciò che le passava per la testa? Lasciò la tazza nel lavandino e dopo aver indossato anche lei il giubbino prese le chiavi dell’auto. Oggi niente bici.


Seattle

Lucas era seduto a un tavolo della mensa con la sua solita insalata, questa volta senza mosche. Di colpo si fiondò davanti a lui Jennifer con il suo vassoio. “Ah eccoti qua! Sai, avevo iniziato a pensare che fossi morto! Ma posso vedere che sei vivo e vegeto, peccato che tu non abbia risposto ai miei trecentomila messaggi ieri!”

“Scusa, non ero in vena di parlare!”
 
“Volevo sapere cosa è successo l’altro ieri sera con Max. So che deve essere successo per forza qualcosa, te lo si legge in faccia!”

“L’ho mollata! Per ora!” disse il ragazzo giocherellando con la forchetta nella sua insalata.

“Cosa hai fatto?!”

“Hai capito bene!”

“Non capisco! Per quale motivo?!”

“Perché credo che lei non sia innamorata di me!”

“Te lo ha detto lei questo?!”

“No! L’ho dedotto io!”

“Ah, lo hai dedotto?! Da cosa?!”

“Lascia stare! Non mi va di parlarne ancora!”

“Sono la tua migliore amica! Quindi ora mi spieghi tutto!”

“E va bene! Ricordi quando ti ho detto che lei non si sentiva pronta per…”

“Per fare le cosacce con te? Si, me lo ricordo. Aspetta, non lo avete ancora fatto?”

“No, ma non è questo il punto! Il fatto è che quasi un anno che stiamo insieme e tutte le volte che le ho detto di amarla lei…”

“Lei?!”

“Lei non ha mai risposto! Nemmeno una volta!” disse il ragazzo frustrato.

“E quindi, hai dedotto che…”

“Non ha mai detto di essere innamorata di me e nemmeno si sente pronta a fare l’amore con me. Questo può voler dire solo una cosa, che lei non mi ama. È semplice no?! Uno più uno fa sempre due!”

“Ma tu le hai spiegato la situazione?”

“Certo che sì!”

“E lei che ti ha risposto?”

“Che mi sono fatto un'idea sbagliata! Ah... e che mi vuole bene!” disse Lucas sbattendo la forchetta nel piatto.

“Ehi dai, non fare così!” disse Jennifer comprensiva.

“Sai, avevo in mente di portarla in qualche posto carino per il nostro anniversario”.

“Lucas, non è detto che tu non possa ancora farlo!”

“No, l’ho mollata!”

Jennifer lo guardò confusa. “Aspetta, ma non avevi detto di averla lasciata per ora?!”

“Si!”

“Ma allora è finita sì o no?!”

“Io non…”

“Ascolta Lucas, adesso sei arrabbiato e deluso, ma è chiaro ed evidente che lei ti interessa ancora! Prenditi del tempo per capire cosa vuoi davvero! Perché mi sembra che tu sia molto confuso al momento!”

“Tu cosa faresti al mio posto?”

“Lo sai bene cosa farei! Prendi ad esempio la mia storia con Duncan! Era chiaro che non mi amasse! La nostra storia ha durato anche troppo! Volevo credere che sarebbe cambiato, ma non lo ha mai fatto! Ma c’è anche da dire che Max non è Duncan!”

“Io sono davvero innamorato di lei e non voglio perderla, ma se non ricambia i miei sentimenti allora…”

Jennifer appoggiò una mano sul braccio del ragazzo per confortarlo. “Concediti del tempo, vedrai che capirai cosa fare”.

“Lo spero!”


Victoria era in camera sua che parlava al telefono con suo cugino Timothy. Il ragazzo era figlio del fratello del papà della ragazza. Lui aveva qualche anno più di lei ed erano stati sempre molto uniti. Victoria lo considerava come un fratello. Purtroppo non avevano avuto più modo di vedersi visto che il ragazzo aveva lasciato Seattle per trasferirsi altrove. Nonostante questo erano rimasti in contatto chiamandosi spesso.

“Allora Vic come va la vita?”

“Potrei risponderti solo in un modo!”

“Oddio, adesso ho paura di ascoltare la tua risposta” disse ridendo il ragazzo.

“Si certo, ridi pure! A me viene voglia solo di piangere!”

“Ma non sei felice? Adesso finalmente sei una fotografa…”

“Si, una fotografa senza un lavoro!”

“Ma com’è possibile?! Tu, la figlia della grande Amanda Chase che è senza lavoro. Chi osa rifiutarti?!”

“Non sono gli altri a non volermi, sono io a non volere loro!”

“Scusa ma non ti seguo”.

“Credimi ho tantissime opportunità per partecipare a eventi di ogni tipo, con i personaggi più illustri di Seattle, ma non posso. Perché mia madre è sempre presente. Ogni volta che viene invitata a qualcuno di questi eventi, mi chiede di seguirla per poter svolgere il mio lavoro!”

“E non è un bene questo?!”

“Stai scherzando vero?! Io voglio poter dimostrare a me stessa di potercela fare da sola! Mi sono fatta il culo per arrivare dove sono, restando in casa a studiare come una matta! Pensavo che una volta raggiunto il mio obbiettivo, avrebbe smesso di tormentarmi. Che sarei stata in grado di gestire il mio lavoro da sola! Ma indovina, sono ancora sotto le sue grinfie! È di un’invadenza assurda, al limite del ridicolo! Adesso sono davvero stufa di questa storia! Apre bocca su tutto! Mi dice a che eventi partecipare, ovviamente tutti quelli a cui partecipa lei, così da tenermi a portata di mano! Manca soltanto che mi dica a chi o cosa scattare foto e credimi ci siamo quasi!”

“Cazzo! È grave allora!”

“Lo puoi dire forte!”

“Mi dispiace davvero per la tua situazione. Vorrei poter essere lì e darti un forte abbraccio. Anche se questo non cambierebbe la situazione”.

“Non mi dispiacerebbe rivederti”.

“Anche a me piacerebbe molto. Hai parlato con i tuoi della possibilità di trasferirti qui?”

“Non ancora”.

“E cosa stai aspettando? Guarda che puoi contare su di me. Poi chissà, magari sapendo che ci sono io sarebbero più tranquilli anche loro”.
“Si, credo che sia arrivato il momento di parlarne con loro”.

“Ma tu sei davvero convinta di volerlo fare?”

“Si! L’unica cosa che mi blocca è la loro opinione a tal proposito. E poi qui ho delle amiche che non voglio perdere”.

“Per prima cosa parlane con i tuoi e vedi che succede”.

“Si, lo farò!”

“Adesso ti devo lasciare. Mi raccomando, fammi sapere cosa dicono”.

“Ok, ciao Tim”.

“Ciao Vic”.

Victoria da un po’ di tempo aveva preso in considerazione l’idea di andare via da Seattle. Non potendo più sopportare l’invadenza di sua madre, aveva chiesto a suo cugino Timothy se potesse raggiungerlo. Il ragazzo si era dimostrato subito disponibile per aiutarla, felice di poter rivedere sua cugina. Purtroppo lei di questa faccenda non aveva accennato ancora nulla ai suoi genitori, temendo che sua madre le avrebbe messo di nuovo i bastoni tra le ruote. E i suoi genitori, non erano gli unici a non sapere cosa avesse in mente. Anche Max e Kate ne erano all'oscuro. La sera in cui erano usciti con gli amici, aveva accennato alle due ragazze di avere qualcosa da dire loro, ma alla fine non se ne era fatto più niente. Quando poi Max si era sfogata con lei per quanto riguardava i suoi problemi con Lucas, aveva preferito rimandare. Si era chiesta spesso che reazione avrebbero avuto a quella notizia. Era necessario metterle al corrente di tutto ma prima di parlarne con loro, doveva affrontare l'argomento con i suoi. Uscì dalla sua stanza e andò di sotto dove trovò suo padre comodamente seduto sul divano a leggere il giornale in salotto.

“Papà, dove la mamma?!”

“Oh, è appena uscita per andare in galleria!”

Victoria emise un sospiro frustrato. Al che suo padre distolse la tua attenzione dal giornale per guardare sua figlia. “Cosa c’è Victoria?”

“Volevo parlarvi di una cosa. Visto che lei non c'è dovrò rimandare ancora!”

“Rimandare ancora?! Beh, se è da tanto che ne dobbiamo parlare allora siediti, ti ascolto".

“Senza mamma?!”

“Sono in grado di valutare tutto anche senza di lei”.

“No, lascia stare, ne parliamo quando sarà presente anche lei. Non vorrei ripetere le stesse cose due volte. Perché sono più che sicura che quando saprà quello che voglio dire, verrà a chiedermi spiegazioni. E allora tanto vale aspettare”.

“Ok, se è questo che vuoi. Però adesso sono io che voglio parlare con te di una cosa, quindi siediti Vicky”.

“Devo proprio?”

“Si, devi proprio”.

La ragazza si sedette sul divano accanto a suo padre.

“E da tempo che volevo parlarti di una cosa molto importante. Hai finito il corso di fotografia da un bel po’ di tempo ormai. So bene quanto ci tenessi e soprattutto quanta fretta avessi di diventare una fotografa. E adesso che lo sei a tutti gli effetti, continui a rifiutare di prendere parte a qualsiasi evento tua madre ti proponga. Se non erro volevi entrare nel settore di moda o di giornalismo. Hai l’opportunità grazie alle nostre conoscenze di avere la strada decisamente spianata. Come mai questo rifiuto? Pensavo amassi davvero la fotografia”.

“Ed è così papà, io amo la fotografia”.

“E allora cosa ti impedisce di rifiutare queste grandi occasioni”.

“Se adesso ti rispondo finirò anche per parlarti della cosa che mi tengo dentro da un po’ di tempo”.

“Bene, ragione in più per dirmi tutto allora”.

“Sembra che il mio lavoro dipenda dalle scelte di mamma! È la mia vita e il mio lavoro! Voglio la libertà di poter decidere, scegliere e partecipare agli eventi senza il bisogno che lei mi chieda di seguirla! Mia madre è quasi presente a ogni evento di beneficenza, di inaugurazione e quant’altro! C’è sempre lei di mezzo!”

“Victoria, so che tua madre può risultare invadente a volte…”

“A volte?! Praticamente sempre!”

“Ma lo fa a fin di bene!”

“Si, ma io non sto bene! Non così! Io voglio fare la fotografa alle mie condizioni! Voglio essere io a decidere, ad avere l’ultima parola! Lei non me lo permette e io non le dico mai nulla, perché so bene che potrei ferirla!”

“Era questo che volevi dire in sua presenza?”

“Si, ma non solo questo”.

“Che altro?”

“Voglio lasciare Seattle per… trasferirmi da Tim”.

“Da Timothy?!”

“Si, gli ho già chiesto se è possibile! Lui mi ha risposto che non c’è nessun problema e sarebbe felicissimo di aiutarmi”.

Il padre rimase in silenzio a riflettere.

“Papà, cosa pensi?”

“Questo ti aiuterebbe a svolgere la tua professione alle tue condizioni?”

“Si!”

“Praticamente vorresti andare via solo a causa di tua madre! È lei il vero problema!”

“Si! Ma più passa il tempo e più mi rendo conto che voglio seguire la mia strada da sola! Quindi indipendentemente dal mio lavoro io voglio lasciare Seattle!”

“Tua madre non la prenderà affatto bene, lo sai questo? E poi qui hai delle agevolazioni che altrove non avrai. Te la dovrai cavare completamente da sola. Tim potrà aiutarti a cercare un appartamento e ad ambientarti. Ma per tutto il resto sarai sola. Se dovessi trovare delle difficoltà nel lavoro, finirai per doverti adattare a qualunque altra cosa pur di riuscire a pagare le spese e bollette”.

“Me la caverò papà è quello che ho sempre fatto!”

“No Victoria! Cavarsela completamente da soli, lontani da casa e senza qualcuno che ti copra le spalle, è molto diverso da quello che hai fatto tu fino a ora. La vita può sembrare facile, ma non lo è credimi. La fuori è tutta un’altra cosa”.

“Bene, vorrà dire che lo capirò a mie spese! Io ho bisogno di questo! Non voglio rimanere qui e farmi condizionare da mamma! Finirò per diventare come lei un giorno! Non voglio questo!”

“Victoria, non so se sia davvero una buona idea…”

“NO!” urlò Victoria alzandosi dal divano lasciando sorpreso l’uomo.

“Se non volete appoggiare la mia scelta di trasferirmi altrove, per me va bene! Ma io seguirò la mia strada che lo vogliate o meno! Andrò via da Seattle senza il vostro benestare! È la mia vita e voglio essere io a gestirmela! Non ho bisogno che mi copriate le spalle! Ce la posso fare benissimo anche da sola! Ho fatto già la mia scelta e non potete costringermi a rimanere contro la mia volontà! Per quanto mi riguarda potete anche diseredarmi!”

“Non dire idiozie Vic…”

“Ho finito!” disse la ragazza allontanandosi prendendo la chiave dell’auto uscendo di casa.


Portland

Quando Chloe raggiunse lo spogliatoio per cambiarsi e iniziare una nuova giornata di lavoro, Steph ed Emily erano lì.

“Buongiorno!” disse Chloe a nessuno in particolare.

“Buongiorno!” rispose Emily senza guardarla mentre Steph rimase in silenzio continuando a cambiarsi.

Gli armadietti di Emily e Chloe erano uno di fianco all’altro, quello di Steph era più in fondo. Chloe si sentiva osservata ma non lo diede a vedere. La cosa strana è che a guardarla non era la collega, ma Steph. Ogni tanto lanciava un’occhiata nella loro direzione, in attesa di un qualsiasi segnale che potesse indicare cosa stesse succedendo tra loro. Le due ragazze nonostante fossero così vicine a causa dei loro armadietti non si degnarono di uno sguardo. Ma Steph sapeva che Emily stava semplicemente evitando di guardare Chloe solo perché erano in sua presenza. Quando terminò di prepararsi, Steph sbatté con forza la porta del suo armadietto guardandole per far notare comunque il suo disappunto, a qualsiasi cosa ci fosse tra loro. Le superò uscendo dallo spogliatoio lasciando sole le due ragazze. Finalmente i loro sguardi si incrociarono.

“Si può sapere cosa le prende?!” chiese Emily confusa.

“Oh, niente di che. Non ha avuto una buona giornata”.

“Chloe, vorrei farti notare che la giornata è appena iniziata!”

“Si, infatti… mi riferivo… alla giornata di ieri!”.

“Ieri sera era lei al telefono?!”

“Oh… no, non era lei!”

Emily chiuse la porta del suo armadietto e si appoggiò con una spalla contro guardandola. “Non prendermi per il culo Chloe! Non sono una stupida!”

Chloe si voltò a guardarla arrendendosi. “Si, era lei…”

“C’entro io per il suo cattivo umore?!”

“Ascolta Emily, non devi preoccuparti di niente! Tu non c’entri nulla è una cosa tra me e lei! Ha a che fare con il mio passato! Va bene?”

“Spero proprio che sia così come dici tu! Ma sappi che io non ti credo!” disse allontanandosi anche lei uscendo dallo spogliatoio.

Stava per fermarla ma sapeva che doveva lasciarla andare per non creare altri problemi. Dopo aver terminato di vestirsi andò dietro al bancone del bar. Oggi toccava a lei. I turni non erano mai definitivi e cambiavano continuamente. Il posto da barista era quello che preferiva di più, ma non per via dell'alcool, fortunatamente. La cosa positiva di fare da barista, era restare ferma alla sua postazione senza dover andare in giro per i tavoli a prendere le ordinazioni dei clienti e poi servirli. Al mattino si serviva la colazione ed era il turno più tranquillo. Tutt’altra cosa era la sera, soprattutto quando venivano organizzate serate particolari. Il Paradise era uno dei locali più gettonati di Portland. Spesso si organizzavano serate al limite del divertimento. C’era la possibilità di ascoltare musica dal vivo, partecipare a gare di karaoke, di ballo, o di altro genere. Asher spesso ingaggiava animatori che grazie al loro contributo facevano passare una serata diversa dal solito. Aveva addirittura invitato dei barzellettieri. Il locale era provvisto di una pista da ballo, che veniva utilizzata quando il proprietario ingaggiava un dj per far scatenare e divertire i clienti. Inoltre il locale poteva anche essere prenotato per l’organizzazione di feste private, come compleanni, anniversari e tanto altro ancora. Il Paradise offriva il meglio del divertimento e per questo diventava spesso la meta preferita anche dai turisti. Ma nonostante gli affari andassero alla grande, il locale aveva passato anche i suoi momenti bui. Quella mattina i tavoli era quasi tutti occupati. Una ragazza era leggermente in ritardo per l'appuntamento con i suoi amici, che avevano già preso posto a uno dei tavoli del Paradise e ordinato dei caffè. La ragazza arrivò trafelata al locale.

"Oooh ma guarda chi ci degna della sua presenza" disse Chris sarcastico.
 
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"Era ora che arrivassi, ormai avevamo perso le speranze" disse Allison sorridendole.

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"Vi chiedo umilmente perdono" disse Lauren con affanno prendendo posto sul divanetto accanto ad Allison.

"Allora, cosa ti ha trattenuta così tanto da obbligarci a ordinare l'ennesimo caffè per tenerti compagnia?" disse Jonathan.

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 La ragazza lo guardò con disappunto. "Siete i peggiori amici che potessi mai avere".

"Ti vorrei ricordare che gli amici si scelgono, quindi è colpa tua" rispose il ragazzo ridendo.

"Sono stata trattenuta a lavoro. Cosa credete, che passo tutto il giorno a poltrire come voi scansafatiche?!"

I ragazzi si guardarono tutti iniziando a ridere.

"Comunque potevate almeno aspettarmi prima di ordinare il caffè".

"Ormai è troppo tardi per lamentarsi" disse Chris.

"Se ne ordinate un altro ve lo offro io".

"Sai che ti voglio bene Lauren, ma non credo che bere un altro caffè possa in qualche modo aiutare la mia psiche. Sono già abbastanza nevrotica" disse Allison.

"Hai le tue cose?" chiese Jonathan provocatorio.

A quel punto si intromise Lauren. "Sai Jonathan, ho sempre pensato che tu fossi un deficiente, ma con il tempo ho capito di avere ragione" disse la ragazza con un tono scherzoso, ma con un fondo di verità.

Ormai era risaputo che tra i due non scorreva buon sangue, pur volendosi bene. Si punzecchiavano sempre e spesso avevano litigato anche per cose futili, non parlandosi per giorni. E se gli amici si scelgono, quello di certo non era il loro caso. Si erano conosciuti tramite i loro rispettivi amici. Jonathan era amico di Chris che a sua volta era amico di Allison che era amica di Lauren. Quindi avevano iniziato a frequentarsi e a far buon viso a cattivo gioco per necessità di cose. Dopotutto, non si può sempre essere affini con tutti.

"La volete piantare voi due? Non cominciate come al solito" disse Chris.

Jonathan fece un'alzata di spalle e restò in silenzio a sorseggiare l'ultimo goccio di caffè dalla sua tazza.

"Allora se non volete tenermi compagnia prenderò un caffè soltanto per me" disse Lauren girandosi intorno alla ricerca di un cameriere. Al momento le uniche persone presenti, erano dei clienti seduti ai vari tavoli e qualcuno al bar. Quando i suoi occhi si posarono su Chloe intenta a pulire il bancone, rimase imbambolata.

"Oddio, chi è quella?!"

Gli amici guardarono nella sua stessa direzione. "Uhm, credo che se sta dietro al bancone, vuol dire che lavora qui" disse Jonathan mentre tutti si voltavano a guardarlo. Tutti tranne Lauren che non riusciva a staccare gli occhi da Chloe.

"Che c'è?!" chiese Jonathan.

"Sei così perspicace che fai quasi paura" disse Chris ridendo.

Allison guardò al suo fianco l'amica ridendo. "Santo cielo Lauren, stai sbavando!”

"Io voglio sapere assolutamente chi è quella ragazza! Non me ne andrò di qui finché non conoscerò almeno il suo nome!"

In quel momento Eddie stava passando vicino a loro e Lauren lo fermò. "Mi scusi!"

"Prego, volete ordinare?”

"Potrei sapere chi è la ragazza dietro al bancone del bar?!" chiese Lauren senza troppo giri di parole.

Il ragazzo guardò in direzione del bar. "Oh, lei è Chloe".

"Chloe eh?! E dimmi ehm..." continuò la ragazza leggendo prima il nome del cameriere appuntato sulla targhetta del gilet. "... Eddie, lavora qui da tanto?"

Il ragazzo la guardò in maniera un po' strana. "Questo è il secondo anno che lavora qui. Ma come mai tutte queste domande?"

Gli amici di Lauren cominciarono a ridere cercando invano di nasconderlo. Eddie se ne accorse e cercò di liberarsi da quella situazione assurda. "Ok ragazzi, se non dovete ordinare nulla io tornerei a lavoro se non vi spiace".

"Oh certo Eddie, va pure. Ho come l'impressione che ciò che vuole la nostra amica, non faccia parte del menù" disse Allison facendo ridere gli altri due. Eddie finalmente si allontanò dal tavolo ringraziando il cielo.

"Ok, visto che voi avete già preso il caffè, credo che andrò direttamente al bar a prendere il mio! Auguratemi buona fortuna!”

"Buona fortuna Lauren e spero che non sia così evidente anche per lei che ci stai provando!” disse Jonathan.

Lauren si alzò dal suo posto e si diresse verso il bar. In quel momento Chloe aveva lasciato per un attimo incustodita la sua postazione per poi tornare con una cassa. Lauren si fermò un attimo prima di arrivare al bancone voltandosi verso il tavolo dei suoi amici. Allison le faceva il pollice in alto, Chris la incitava a proseguire e Jonathan... beh, Jonathan scuoteva semplicemente la testa nella sua direzione. La ragazza finalmente raggiunse il bancone. Chloe non la vide perché era di spalle che riforniva il bar di bottiglie.
 
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"Salve!" disse Lauren. Chloe si voltò mentre appoggiava una bottiglia.

"Buongiorno, le servo qualcosa?"

"Si, cosa mi consigli?"

"Eh?! Ehm... io di solito non consiglio nulla. Chi viene per ordinare sa già cosa vuole".

"E chi ti dice che io non sappia già cosa voglio?" disse Lauren sorridendo.

Chloe parve confusa. "Ah... ok... allora cosa posso servirle?"

"Oh ti prego, dammi pure del tu altrimenti mi sentirò più vecchia del dovuto".

"Va bene... tu" disse Chloe suscitando una risata della ragazza.

"Puoi chiamarmi Lauren o anche Lory se proprio hai fretta".

Chloe rise e disse: "Comunque io non dò del lei in base all'età del cliente e poi non mi sembri vecchia".

"Oh beh, sono punti di vista. Per la cronaca ne ho ventisei".

Chloe la guardò stranita. "Non pensavo che a ventisei anni si fosse già vecchi. Vorrà dire che dovrò iniziare a farmi controllare le cataratte per prevenzione, prima che cali l'oscurità".

Lauren rise all'ennesima battuta, ma soprattutto per l'occasione che era riuscita a crearsi. La scusa del suo sentirsi vecchia era solo un modo per parlare di età e arrivare a capire quanti anni avesse Chloe senza chiederglielo direttamente.

"Dunque mi sembra di capire che sei meno vecchia di me" disse Lauren.

"Si, il mese prossimo ne compirò ventidue".

"Ventidue?" disse Lauren sorpresa. Si aspettava qualche anno in più.

"Non mi credi?" chiese Chloe.

"No, è solo che non mi aspettavo di essere così vecchia".

"Ok" disse sorridendo Chloe.

Lauren si perse nel suo sorriso, sembrava essersi presa una cotta bestiale per lei. I suoi amici nel frattempo la guardavano commentando e facendosi qualche risata.

"Allora devo servirti qualcosa o..."

"Un caffè macchiato andrà più che bene...ehm..."

Lauren si avvicinò appoggiando i gomiti sul bancone e stringendo gli occhi fingendo di non riuscire a leggere il suo nome sulla targhetta. Chloe se ne accorse.

“C'è scritto Chloe e dovresti farti controllare la vista... sai a questa età..."

"Ok" disse Lauren alzando le mani ridendo. "Direi che questa me la sono cercata".

Chloe si voltò dandole le spalle. Poi abbassandosi prese l'ultima bottiglia dalla cassa. Lauren si sedette su uno sgabello e non perse tempo ad allungarsi sul bancone per dare una sbirciatina al fondo schiena della ragazza. Appena Chloe si voltò, Lauren tornò velocemente al suo posto appoggiando il mento sul palmo di una mano. Mentre Chloe le preparava il caffè, Lauren si girò verso gli amici che ridevano avendo capito cosa aveva appena fatto. Loro non erano gli unici ad aver assistito alla scena, ma anche Steph ed Emily che stavano servendo alcuni clienti. Chloe servì il caffè alla ragazza e si accorse che Steph ed Emily la guardavano.

“Grazie!” disse Lauren prendendo la tazza facendo un sorso. “Davvero ottimo, credo di aver trovato finalmente il caffè migliore di tutta Portland!”

“Se lo dici tu!” disse Chloe.

“Ehi, dovresti parlare a favore del posto in cui lavori e non il contrario”.

Mentre Lauren continuava a conversare con Chloe, Emily teneva d’occhio la situazione e ciò che vedeva non le piaceva affatto. Era chiaro ed evidente che la ragazza ci stesse provando. Ora il dubbio era se Chloe se ne fosse accorta oppure no. Nel peggiore dei casi Chloe aveva capito e le stava più che bene. Questo l’avrebbe messa in una situazione difficile, perché chiunque in quel bar aveva più possibilità di stare con lei. Nel migliore dei casi invece, Chloe era all’oscuro delle avance della ragazza e si comportava in modo cordiale e simpatico come faceva con tutti gli altri clienti, senza nessun interesse apparente. A un tratto Asher fece capolino nel locale e si avvicinò al bancone del bar.

“Chloe mi potresti dare un caffè?”

“Subito capo” disse con ironia.

“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?”

“Scusa è la mia memoria che sta facendo cilecca. Sai, qualcuno mi ha detto che dai venti anni in poi si è già sulla buona strada per diventare dei vecchi decrepiti” disse Chloe servendo il caffè ad Asher. L’uomo iniziò a ridere mentre prendeva la tazza dopo essersi seduto su di un sgabello accanto a Lauren. “Non so chi ti abbia detto una cosa del genere, ma a questo punto dovrei sentirmi offeso con i miei trentotto anni suonati”.

Lauren imbarazzata guardò Chloe. “Ma non è vero! Non ho mai detto una cosa del genere! Hai travisato le mie parole!”

“Ah, quindi sei stata tu eh?!” disse Asher guardando la ragazza.

“Si, mi scusi ma non era quello che avevo detto!” disse Lauren all’uomo e poi si girò verso Chloe. “Pensavo fossi una brava barista ma a quanto pare mi sbagliavo!”

“Ah! Davvero?!” chiese Asher curioso.

“Oh no! Stavo solo scherzando! Anzi, è tutto il contrario! Trovo che sia molto brava nel suo lavoro!”

“Che altro?!” chiese l’uomo bevendo un altro sorso del suo caffè.

A questo punto Chloe e Lauren si guardarono confuse.

“Beh, è molto efficiente e simpatica. Sa intrattenere i clienti. Cioè, almeno ha saputo intrattenere me e poi è molto…”

Chloe e Asher la fissarono in attesa. Gli amici guardavano verso la loro amica che sembrava in difficoltà. Erano curiosi di sapere cosa stesse succedendo, ma la distanza non permetteva loro di capire di cosa stessero parlando.

“Lei è… molto… di bella presenza?! È così che si dice?!” rispose nervosamente sorridendo.

Asher portò la sua attenzione al suo caffè e dopo aver terminato di berlo, lasciò la tazza sul bancone. “Eccoti la tazza Chloe, buon proseguimento. In quanto a te, ti ringrazio per la conversazione illuminante” disse con un sorriso allontanandosi per tornare nel suo ufficio di sopra.

Lauren guardò Chloe. “Certo che è un tipo strano il tuo datore di lavoro!”

“Si, in effetti è stato molto strano” disse Chloe riflettendo.

Lauren terminò il caffè con suo enorme dispiacere. “Ok, credo che sia ora per me di alzare i tacchi”.

 “Ok, le auguro un buon proseguimento di giornata signora” disse Chloe prendendosi gioco di lei.

“Saresti da strozzare lo sai?” disse Lauren. Poi avvicinandosi ulteriormente a lei da sopra il bancone aggiunse qualcos'altro abbassando il tono della voce. “Ma poi chi mi preparerà il caffè tutte le mattine da ora in avanti?”

Chloe rimase sorpresa comprendendo le sue parole “Ah, quindi sarai una tortura giornaliera?!”

“Puoi scommetterci tutto quello che vuoi mia cara! A domani Chloe!”

Chloe scosse la testa sorridendo. La ragazza raggiunse i suoi amici e dopo aver pagato tutto andarono via. Quando Chloe finì il turno di mattina andò a cambiarsi nello spogliatoio. In quel momento la raggiunse Emily. Si cambiarono in silenzio, fino a quando Emily decise di rivolgerle la parola. “Ti va di venire a pranzo con me?”

“No Emily, oggi sono stanca. Voglio solo tornarmene a casa e dormire!”

“Strano, prima non sembravi così stanca!”

“Prima quando scusa?!”

“Quando servivi quella ragazza!”

“Lauren?!”

“Oh bene! Sai anche il suo nome! Hai fatto in fretta eh?! Scommetto che con lei ci andresti a pranzo! Sembravate così tanto in sintonia!”

Chloe la guardò sorpresa dalla sua reazione.

“Meglio che vado!” disse Emily prendendo la via della porta.

“No aspetta!” la bloccò Chloe afferrandola per un braccio.

“Cosa vuoi?!”

“Ascolta Emily noi due dobbiamo parlare! Questa cosa tra noi…”

“Quale cosa tra noi?!”

“Forse è il caso di parlarne fuori, vieni con me!”

La trascinò fuori uscendo dal retro. Quando uscirono fuori Chloe si assicurò che non ci fosse nessun altro. “Emily lo so che sei arrabbiata per ieri sera! Volevi dirmi qualcosa che io credo di sapere già! Le cose non possono funzionare! C’è una regola molto semplice che dobbiamo rispettare, altrimenti addio lavoro!”

“Non so di cosa stai parlando!” disse Emily fingendo di non capire forse per orgoglio o per chissà quale altra ragione.

“Lo sai bene invece di cosa sto parlando!”

“Qualsiasi idea tu ti sia fatta è sbagliata! E adesso se non ti spiace, devo finire di prendere la mia roba!”

“No! Non ci vai, finché non avremo chiarito questa storia una volta per tutte! Perché sono stufa di questa situazione! Tu mi rendi tutto difficile! Io qui ci dentro ci lavoro esattamente come te, non dimenticartelo! Abbiamo gli occhi addosso! Non posso permettermi di fare un passo falso o sono fuori! Lo capisci questo?!”

“Ah davvero?! E sarei io il problema!? E dimmi, cosa faccio per complicarti così tanto la vita?!”

“Lo sai bene a cosa mi sto riferendo!”

“No! Non lo so a cosa tu ti stia riferendo! Dovresti spiegarmelo perché io non…”

In quel momento Chloe un po’ per rendere le cose più chiare, un po’ perché stava perdendo completamente le staffe e la ragione, baciò Emily. Successe tutto in un attimo. Ian in compagnia di Cooper che era a qualche passo più indietro, stavano per entrare nel vicolo. Tra poco sarebbe iniziato il loro turno, ma appena il ragazzo vide ciò che stava succedendo fermò l’amico tirandosi indietro. Chloe si staccò dalla ragazza sconvolta dal suo stesso gesto, ed Emily che era molto più sorpresa di lei tornò di corsa dentro al locale a recuperare la sua roba. Ian che era rimasto nascosto, quando vide Chloe dirigersi nella sua direzione per uscire dal vicolo, trascinò il suo amico nella macchina con cui erano arrivati. Chloe uscì dal vicolo e si diresse alla sua auto per poi mettere in moto e andare via. Uscirono dall’auto con un sorriso soddisfatto sul volto di Ian.

“Si può sapere che cazzo è successo?!” chiese Cooper che non aveva visto la scena.

“Niente, è solo il giorno più fortunato della mia vita! Preparati a vedere la fine di Chloe!”

In quel momento anche Emily raggiunse l’auto per tornare a casa. Dalla sua espressione si intuiva ben il suo stato d’animo.

“Quasi mi dispiace per Emily, ma infondo chi se ne frega! Mi sta bene tutto pur di mettere fuori gioco Chloe!” disse Ian guardando la ragazza andare via.


Seattle

Dopo essere uscita di casa Victoria andò in giro per le strade della città in macchina, senza nessuna meta.
Si sentiva sopraffatta da sua madre e suo padre sembrava non voler capire le sue ragioni. La sua voglia di lasciare Seattle stava diventando sempre più forte e alla fine decise che era il caso di parlarne con Max e Kate. Non c’era più motivo di aspettare, perché sarebbe andata via in ogni caso. Doveva liberarsi dalla presa che sua madre aveva su di lei. Raggiunse casa Caulfield perché la prima a sapere della sua decisione doveva essere lei essendo libera. Kate era al college. Quando la invitarono a entrare in casa rimase a chiacchierare un po’ con i genitori di Max. Poi raggiunse la stanza della ragazza al piano di sopra. Bussò alla porta.

“Avanti”.

“Ciao Max”.

“Ciao Victoria”.

“Non ti stai ancora piangendo addosso vero?”

“No, sto facendo una pausa, riprenderò a breve” disse Max scherzando.

“Ah vedo che siamo in vena di scherzare oggi, è un buon segno”.

“Non ti aspettavo oggi”.

“Nemmeno io mi aspettavo di essere qui. Credo che sia arrivato il momento di mettere in chiaro le cose”.

“Che succede Victoria?!”

Max era seduta davanti alla sua scrivania e Victoria prese posto sul letto. “Devo dirti una cosa. Anzi, per la verità dovrei dirlo anche a Kate, ma lo farò in seguito!”

“Ok, dimmi” disse confusa Max.

“Ricordi che c’era quella cosa di cui volevo parlarvi e che rimandavo continuamente?”

“Si”.

“Ebbene si tratta proprio di quello”.

“Ti ascolto”.

“Sai cosa sto passando con mia madre che mi alita sul collo a ogni mia mossa! Questa situazione sta diventando ingestibile per me! Questo suo atteggiamento non mi permette di seguire un mio percorso nel lavoro! Così ho parlato con mio cugino che non vive più qui a Seattle. Si è trasferito altrove anni fa. Gli ho chiesto se per caso potesse aiutarmi e lui ha accettato senza problemi, anzi ne è felice!”

Max non riusciva ancora a capire cosa stesse cercando di dirle l’amica. “Ok, aiutarti per cosa?! Non capisco cosa…”

“Voglio lasciare Seattle!” disse la ragazza tutta d’un fiato lasciando Max sorpresa.

“Ho parlato questa mattina con papà. Lui non sembra essere molto d’accordo con la mia scelta, ma non ha nessuna importanza. Io partirò anche senza il suo consenso!"

Max rimase in silenzio fissando la ragazza. Victoria non riusciva a capire la reazione dell’amica alla notizia. Non aveva idea di cosa stesse pensando in quel momento, ma il suo sguardo era strano.

“Max… non dici nulla?”

Max abbassò lo sguardo riflettendo su ciò che aveva detto. Dopo un minuto rialzò la testa incrociando il suo sguardo. Sembrava sul punto di piangere. “Te ne vai da Seattle? Mi lasci anche tu?” disse con un filo di voce.

Victoria sgranò gli occhi sorpresa dalle sue parole. “Cosa?! No Max!”

La ragazza si alzò dal letto avvicinandosi a Max prendendole le mani con un sorriso. “Per nessuna ragiona ti mollerei qui! Non ti lascio Max, perché tu verrai via con me!”

“Cosa?!”

“Voglio che tu parta con me e con Kate!”

“Ma Kate va ancora al college! Non può lasciare mica gli studi così!”

“Non dovrà mica lasciare gli studi! Max i college non ci sono soltanto a Seattle!”

“Ma siamo ancora a febbraio!”

“Lo so, vorrà dire che appena terminerà quest’anno partiremo!”

“E se i suoi genitori non fossero d’accordo?!”

“Beh, in quel caso ci raggiungerà quando si sarà laureata!”

“E Lucas?!”

“Max, per questo ho preferito aspettare di dirtelo. Volevo capire prima quali fossero i tuoi reali sentimenti per lui. Se davvero sei innamorata sono sicura che ti rifiuteresti di partire con me. Però io non ce la faccio più, non voglio più aspettare!”

“Io non…”

“Max, Lucas è stato il tuo primo ragazzo. È stata la tua prima esperienza e va bene così. Però non credo che sia l’uomo della tua vita. Insomma, ti ci vedi sposata con lui tra qualche anno?”

“Cosa?! No! Perché?!

“Perché di solito e così che finiscono le storie se non ci si lascia. Cioè, almeno quello è il traguardo finale di una storia. Il matrimonio, i figli e…”

“Victoria, stai correndo un po’ troppo!”

“Non fraintendermi, sto cercando solo di farti capire che molto probabilmente Lucas sarà anche il tuo primo ragazzo, ma non l’ultimo! Se non ti senti nemmeno pronta a stare con lui e se dici di volergli soltanto bene, vuol dire che lui non è la persona giusta per te! Davvero rinunceresti a tutto pur di stare con lui?!”

Max sospirò alzandosi dalla sedia per sedersi sul letto seguita da Victoria. “Mi sento un po’… non lo so. Non me lo aspettavo. Sono un po’ stordita in questo momento”.

“Lo so, ma credimi ci ho pensato bene e credo che questa sia la scelta migliore per me! Però non voglio perdere te e Kate!”

“Dov’è tuo cugino?”

“A Portland! È a quasi tre ore da qui! Potremmo venire a trovare i nostri genitori senza problemi quando sarà possibile ovviamente!”
Max alzò lo sguardo verso il suo ritratto fatto da Chloe. Victoria seguì il suo sguardo. “Non puoi restare in attesa che lei possa tornare da un momento all’altro Max! Sono passati tre anni e non hai ricevuto nulla da lei! Non un messaggio o una telefonata!”

“E se tornasse e io non ci fossi?!”

“Vorrà dire che ti raggiungerà ovunque ti trovi, se lo vuole davvero! Ma non lo farà e questo in cuor tuo lo sai! Devi andare avanti con la tua vita Max!”

“Io sono molto arrabbiata con lei, ma mi manca! In certi momenti quando sono sola, mi capita di pensarci! Mi chiedo dove sia, se sta bene, ma soprattutto perché mi ha lasciata così! Come ha potuto farlo?! A volte penso che volesse solo liberarsi di me!”

Victoria non poté fare a meno di ricordare la lettera di Chloe. “E allora se la pensi così, cosa ti impedisce di lasciare Seattle?!”

“Hai ragione! Chloe non c’è e molto probabilmente non le importa nulla! Con Lucas è finita ormai. E poi non voglio perdere anche te! Parlerò con i miei genitori oggi stesso!”

“Dici sul serio?!” chiese Victoria sorpresa dalla determinazione dell’amica.

“Si! Ora però dovremo dirlo a Kate!”

“L’avviso che passiamo a prenderla nel pomeriggio!” disse Victoria inviando un messaggio a Kate. “Fatto! Riesci a crederci? Noi tre insieme a Portland?!”

“Non ancora. Ci crederò quando saremo là”.

Le due ragazze si salutarono restando d’accordo per passare a prendere Kate e darle la notizia. Victoria tornò a casa sua e quanto si mise a tavola per pranzare con i suoi si accorse dall’espressione di Amanda, che suo marito l’aveva già messa al corrente delle sue intenzioni. Mangiarono in silenzio per un po’, ma Amanda voleva affrontare l’argomento.

“Avresti potuto aspettare che ci fossi anche io per parlare delle tue intenzioni Victoria!” disse Amanda continuando a mangiare come nulla fosse.

“Papà ha insistito affinché glielo dicessi!”

“Beh, fa nulla!” disse con noncuranza Amanda.

“Si mamma, non fa niente perché tanto non sarebbe cambiato nulla. Il risultato che ho ottenuto da papà è lo stesso che avrei ricevuto da te! Sarete contenti di aver vinto questa battaglia, ma non la guerra. La decisione finale spetta a me e voi non potete impedirmelo in alcun modo!” disse Victoria spazientita.

“Victoria, fino a ora hai vissuto nell’agio! La fuori non è così semplice come può sembrare! Qui hai l’opportunità di ottenere tutto con più facilità! Come hai sempre ottenuto tutto in modo semplice!”

“Certo, grazie al nome Chase!” disse la ragazza con sarcasmo.

“Tu non hai idea di cosa significa farsi le ossa nel mondo!”

“Ah, ma davvero?! E indovina di chi è la colpa?!”

“Non osare rivolgerti così a me Victoria! Tutto quello che hai ottenuto da noi, non mi sembrava ti pesasse così tanto! Hai la tua bella auto, le tue bellissime macchine fotografiche, e ogni ben di Dio!”

“Si, hai ragione mamma! Mi avete offerto tutto questo, tranne l’unica cosa davvero importante! La libertà di poter decidere io della mia vita! Di gestire il mio lavoro come voglio! Perché tutto deve essere come Amanda Chase comanda! Giusto?!”

Durante quel trambusto tra le due donne Robert era rimasto in silenzio lasciandole sfogare. Tanto in nessun modo sarebbe riuscita a frenarle. Dopotutto madre e figlia erano molto simili sotto certi aspetti.

“Bene! Questo è tutto il riconoscimento per quello che abbiamo sempre fatto per te! Mai mi sarei sognata di sentirmi dire queste cose da mia figlia!” disse Amanda alzandosi da tavola allontanandosi.

Anche la ragazza scattò in piedi per raggiungere la sua stanza. Prima però guardò suo padre che era ancora seduto a tavola in silenzio.

“E tu papà non dici nulla?! Ma certo! Tanto tu la pensi come lei! Chi tace acconsente, giusto!?” disse con rabbia la ragazza allontanandosi.

L’uomo rimase seduto a tavola riflettendo su tutta la situazione. Era preoccupato all’idea di lasciare sua figlia partire. Ma era decisamente più preoccupato del suo rapporto con sua madre che stava peggiorando di giorno in giorno. E soprattutto era preoccupato che Victoria rinunciasse a essere una fotografa. Non poteva permettere che questo avvenisse dopo il grande impegno della ragazza.
 
Nel frattempo anche i Caulfield stavano pranzando. Così Max decise di parlarne subito con loro.

“Mamma, papà vorrei parlarvi di una cosa”.

“Dicci pure Maxine” disse Vanessa mentre continuava a mangiare.

“Stamattina Victoria mi ha detto di voler lasciare Seattle per raggiungere suo cugino a Portland, che si è offerto di aiutarla”.

I Caulfield si guardarono smettendo di mangiare. Ryan prese il bicchiere e dopo aver fatto un sorso guardò la ragazza confuso. “Aiutarla per cosa?”

“Trovare un appartamento o magari ospitarla per darle il tempo di sistemarsi”.

“Come mai Victoria vuole andare via da Seattle?!” chiese Vanessa.

“Ha un po’ di problemi con sua madre per la faccenda del suo lavoro”.

“Che tipo di problemi?!”

“Mamma non ha importanza questo. La cosa importante è che Victoria vuole rifarsi una vita lontano da Seattle”.

I Caulfield si diedero un’altra occhiata.

“Non posso dire che mi faccia piacere sapere che Victoria vada via. Voi due siete diventate ottime amiche in questi ultimi tre anni. Mi dispiace che si senta costretta a lasciare la famiglia per i suoi possibili problemi con la madre. Potrebbero parlarne e risolvere le cose tra loro”.

“Se Victoria ha preso questa decisione vuol dire che non c’è altro modo al momento. E poi vuole davvero ricominciare da un’altra parte. Non vuole restate a Seattle”.

“Beh, prima o poi tutti i figli lasciano il loro nido quando sono pronti a spiccare il volo” disse Vanessa.

“Victoria ha ventuno anni è una persona adulta ormai” aggiunse Ryan.

Ritornarono al loro pranzo ma Max non continuò. “Non è ancora finita”.

I genitori la guardarono di nuovo.

“C’è dell’altro?” chiese Ryan.

“Si, sempre per la questione di lasciare Seattle”.

“Scusami Maxine, ma questo cos’ha a vedere con te?” chiese la madre.

“Vedete, Victoria mi ha chiesto di andare con lei”.

Ryan smise di masticare.

“Lo chiederà anche a Kate questo pomeriggio”.

“Kate?!” disse Vanessa sorpresa.

“Si”.

“Ma Kate sta andando al college!”

“Si, però potrebbe completare quest’anno e poi terminare gli studi in un altro college a Portland”.

“Max, ci stai dicendo che vorresti andare via con Victoria?” chiese Ryan.

“Si, come hai detto tu mamma, io e Victoria abbiamo legato tanto. Non piace neanche a me l’idea che lei vada via. Quindi potrebbe essere una buona opportunità per entrambe per rifarci una vita, trovare un lavoro e…”

“E qui non potete farlo?” chiese suo padre. “Seattle è una grande città è offre tantissime opportunità di lavoro”.

“Papà sono adulta anche io, penso di poter decidere cosa fare della mia vita. Anche io come Victoria voglio trovare la mia strada”.

Vanessa vide la determinazione nel volto di sua figlia e non poté fare altro che esserne orgogliosa. Anche se le faceva male l’idea che Max andasse via da Seattle. Tutt’altra cosa invece era per Ryan che sembrava un po’ troppo titubante al riguardo, con grande sorpresa di Max. Di solito era stata sempre la madre a frenarla un po’, adesso invece sembrava tutto il contrario.

“Cosa vorresti fare Max? La fotografa? Te lo chiedo perché da quando hai completato il corso, non ti sei messa in cerca di un lavoro. Sembrava non ti importasse più di tanto. Invece adesso che la tua amica decide di partire, ti è tornata la voglia di andare incontro al tuo futuro?”

“Ryan!” disse Vanessa guardandolo.

“Papà hai perfettamente ragione non mi interessava più di tanto. Adesso però le cose sono cambiate. Voglio cercare anche io il mio posto nel mondo. Ho passato l’inferno anni fa e nonostante questo mi sono impegnata nello studio. Non ho cercato un lavoro perché… non lo so perché. Forse non sono più così convinta di voler essere una fotografa. Se dovessi decidere che la fotografia non sia la strada per me, troverò un altro lavoro”.

“Non lo so Max, non sono per niente convinto della tua scelta!”

“Io non voglio perdere più nessuno papà! Partirò con Victoria!”

“È per questo che lo fai? Perché hai paura di venire abbandonata da Victoria com’è successo con Chloe?! Perché se sono questi i tuoi presupposti allora…”

“Ryan!” disse Vanessa guardandolo male. Poi si voltò verso sua figlia. “Max, puoi lasciarci un po’ da soli?”

“Si, tanto non ho più fame!” disse Max delusa tornando in camera sua.

“Si può sapere che ti sta succedendo?!” chiese Vanessa a suo marito.

“Non mi dirai che sei d’accordo con la sua scelta di andare a Portland?!”

“Si Ryan! Non mi piace l’idea di non vederla come e quando voglio, ma è una sua scelta! Ne ha passate tante e lo so molto bene che qualcosa in lei si è spento dopo che Chloe è andata via. Ma oggi per la prima volta dopo tanto tempo ho visto Max fare una scelta per il suo futuro. Prima non ci pensava nemmeno! Dopo aver concluso il corso non si è mai messa in cerca di un lavoro!”

“Si, e adesso vuole farlo! Non ti sembra strano?! Vuole andare via per le ragioni sbagliate! Per non perdere la sua amica!”

“Maledizione Ryan, abbiamo avuto la fortuna che Victoria ci fosse per Max! Senza di lei avremmo perso nostra figlia! È vero che non si sia ancora ripresa del tutto per ciò che ha fatto Chloe, ma le cose stanno cambiando! Non è più una bambina! Nostra figlia è sempre stata una ragazza matura e responsabile, dobbiamo sostenerla nelle sue scelte e non sabotarla. Questo glielo dobbiamo dopo averla portata via da Arcadia Bay!” disse Vanessa arrabbiata allontanandosi dall’uomo.

Ryan si alzò da tavola, prese le chiavi dell’auto e uscì di casa per schiarirsi le idee.


Portland

Era pomeriggio quando Chloe si svegliò nel suo letto con Flerk al suo fianco. Si alzò per andare in cucina a bere. Quando uscì dalla sua stanza vide Steph seduta sul divano a leggere una delle sue solite riviste. Chloe le passò davanti a piedi scalzi prese un bicchiere d’acqua e si andò a sedere anche lei sul divano, ma a distanza di sicurezza.

“Chi era quella moretta che ti faceva il filo stamane?” chiese Steph senza distogliere lo sguardo dalla sua rivista.

Chloe si girò a guardarla. “Oh, vedo che ti è tornato l’uso della parola!” disse sarcastica.

“Allora?” insistette Steph ignorando il suo commento.

“Pff, non sono affari tuoi!”

“Secondo me ci stava provando!”

“Non è così e anche se fosse non sono affari che ti riguardano!”

“Ti dico che ci provava! Mentre mettevi una bottiglia al suo posto ti ha guardato il sedere!”

“Ma smetti… cosa?!”

“A-ha ha proprio guardato la mercanzia!” disse la ragazza sfogliando la sua rivista.

Così Chloe comprese la gelosia di Emily nei suoi confronti. “Cazzo!”

“Che intenzioni hai con lei?!”

“Con chi?!”

“Con la moretta!”

“Non ho nessuna intenzione, né con lei né con nessun altro!”

“Io credo invece che dovresti!”

“Cosa?! Come mai tutto questo interesse per la mia vita privata?”

“Beh, innanzitutto non hai una vita privata! E poi la trovo adatta a te! Insomma, è sempre meglio della tua collega che ti porterà a perdere il lavoro!”

“Era questo a cui volevi arrivare vero?! A parlare di Emily!”

“Non lo so Chloe! Dimmelo tu se c’è qualcosa di cui parlare!”

“Tra me ed Emily non c’è niente! Siamo solo colleghe!”

“È successo qualcosa tra voi ieri sera?!”


Non ieri sera, ma oggi si. Se lo scopre mi ammazza davvero. Ma cosa cazzo mi è saltato in mente. Odio essere sottopressione, finisco per fare sempre stronzate.


“Allora?” chiese Steph stavolta osservandola.

“Non è successo niente ieri sera! Sei soddisfatta?!”

“Tu pensi che io non voglia lasciarti vivere la tua vita, ma ti assicuro che non è così! Io mi preoccupo per te Chloe! Voglio solo sapere che non manderai tutto a puttane come fai sempre!”

“Ecco, è questo il punto! Tu mi metti sotto pressione, mi stai con il fiato sul collo continuamente! Così non fai altro che spingermi a fare cazzate!”

“No Chloe, non sono io a farti fare delle cazzate! Sei tu la sola responsabile! Ti sto addosso?! E secondo te dopo tutto quello che hai fatto, non dovrei farlo!?”

“Non sono più così e lo sai! Quello fa parte del passato! La verità è che tu non mi dai nemmeno il beneficio del dubbio! Parti prevenuta nei miei confronti! Non ti fidi di me, nonostante ho dimostrato di essere capace di rimettermi in piedi! Grazie tante per la tua fiducia!”

Steph lasciò la rivista cercando di parlare con calma. “Ascolta Chloe…”

“No! Ne ho già sentite abbastanza!”

“Ascoltami, mi dispiace ok? Ho esagerato. Ma ti assicuro che io mi fido di te, altrimenti non ti avrei mai dato un’altra possibilità. Il fatto è che ho paura e mi preoccupo per te. Io tengo molto alla tua amicizia e non voglio che ti succeda nulla di male. Hai già rischiato una volta e non voglio che una cosa del genere si ripeta ancora”.

Chloe era rimasta ad ascoltare le sue parole senza guardarla. Se solo avesse saputo cosa era successo dopo il turno, le avrebbe staccato la testa a morsi. I loro occhi si incrociarono e dopo un po’ si abbracciarono.

“Scusa Steph, non volevo prendermela con te ma tu rompi i coglioni” disse Chloe.

Steph cominciò a ridere e poi si staccarono dal loro abbraccio.

“Ok, allora vuol dire che per farmi perdonare, ti porto a cena io. Ci stai?!” disse Steph.

“E me lo chiedi? Io ho sempre fame!”

Così le due amiche si riappacificarono mentre una nuova burrasca era in avvicinamento.


Seattle

Victoria e Max erano passate a recuperare Kate e dopo aver deciso di andare a prendere un te, si diressero al solito locale. Erano al tavolo con una tazza di tè fumante e un pezzo di torta.

“Allora, adesso posso sapere di cosa volete parlarmi?! Non mi piace stare sulle spine!”

Max e Victoria si guardarono non tanto convinte. Durante il loro tragitto per raggiungere l’amica avevano parlato di ciò che era successo con i loro rispettivi genitori. Temevano di mettere Kate nella stessa situazione e non sarebbe stato giusto. Soprattutto dopo quello che aveva dovuto passare per la sfiducia della madre nei suoi confronti, a causa del video di cui non era per nulla responsabile. Ma del resto, non avevano altra scelta visto che sarebbero partite lo stesso anche senza la benedizione dei loro genitori.

Iniziò a parlare Victoria. “Vedi Kate io sono stufa di mia madre. Conosci già la mia situazione quindi questa parte la salto. Ora il punto è che a causa della situazione con mia madre e con il desiderio che ho di mettermi a lavoro senza la sua intrusione io… si insomma… ho deciso di lasciare Seattle”.

“Cosa?! È uno scherzo?!”

Le due ragazze la guardarono serie.

“No, non lo è Kate!” disse Max.

“Stai andando via?!” chiese dispiaciuta Kate a Victoria.

“No, cioè non ancora!”

“E quando?!”

“Kate, non partirò adesso! Comunque quello che voglio dirti è altro!”

“Cosa?!”

“Vorrei che tu e Max veniste con me!”

“Dove?!”

“Portland!” disse Max non immaginando nemmeno chi ci fosse lì.

“Mi state dicendo che volete che ci trasferissimo tutte e tre lì?!”

“Si!” risposero le ragazze insieme.

“Oh! Ma io non so se posso! Non ho nemmeno finito il college!”

“Potresti terminare gli studi a Portland! Ci sono degli ottimi college anche lì! Saresti anche più vicina alla tua famiglia! Puoi andare a trovarli ogni volta che vuoi! In un’ora di viaggio sei a casa! Noi due ci metteremo più tempo, ma chi se ne importa! I tuoi non dovrebbero fare storie! Giusto?!”

“Victoria, forse dovremmo prima chiedere se lei vuole venire con noi!”

“Ah, giusto! Tu vuoi venire con noi, vero?! Non diresti mai di no!”

Max roteò gli occhi al cielo.

“Che c’è?!” chiese Victoria.

“Il tuo modo di chiedere è molto strano!” disse Max.

Kate cominciò a ridere. Poi tornò seria. “Ragazze a me piacerebbe molto, ma prima di tutto non ho ancora nemmeno finito l’anno!”
“Non fa niente aspetteremo questa estate per partire!” rispose Victoria tempestivamente.

“I miei non dovrebbero fare obbiezioni, visto che sarei più vicina a loro!”

“Ecco vedi, lo dicevo io!” disse Victoria.

“Ma non so se mia madre gradirà l’idea che io viva con due amiche. Mia madre è molto… non saprei come definirla”.

“All’antica?! Cosa potrebbe pensare?! Che andiamo a prostituirci?!” chiese Victoria.

“È di mia madre che stiamo parlando! Tutto può essere!”

“Oh, ti prego Kate! Voglio che vieni con noi! Lo so che ti sto chiedendo tanto e che molto probabilmente finirai per litigare con tua madre! Ma ti assicuro che nemmeno i nostri sono tanto felici della nostra scelta!”

“Davvero?! Anche i tuoi Max?!”

“Si purtroppo! Mio padre mi ha sempre spalleggiato in tutto, ma ora… non so!”

“E anche il mio! Tua madre almeno sembra più favorevole!” disse Victoria rivolta a Max al suo fianco.

“Ma scusate, se i vostri genitori non vogliono, voi come pensate di riusc… oh!” disse Kate capendo che niente e nessuno le avrebbe fermate.

“Si! Partiremo lo stesso!”

“Già!”

“Anche tu Max?!” chiese Kate sorpresa.

“Beh, sì. Anche se sono un po’ combattuta perché tu sei qui e se Victoria va via…”

“Oh avanti ragazze! Nessuno può dividerci! Andremo a vivere insieme lontano dai nostri genitori! Finalmente saremo libere! Riuscite a immaginare noi tre insieme nella stessa casa?!” disse Victoria su di giri.

La altre due ragazze ci pensarono un po’ su e risposero all’unisono: “No!”

“Siete incredibili! Io già lo immagino! Ci divertiremo un casino!”

“I miei dovrebbero pagare anche le spese dell’appartamento!” disse Kate pensando a voce alta.

“Beh, potresti trovare qualche lavoretto part-time! Così avrai tempo per studiare!”

“Lavorare?! Ragazze io non credo proprio di poterlo fare! Io voglio passare il mio tempo a studiare! Lavorerò quando mi sarò laureata! Voi siete già a buon punto! Siete delle fotografe sicuramente lavorerete nel vostro campo!”

“Beh, questo vale per Victoria!” disse Max.

“Ma che dici?!” chiese Victoria.

“Non so ancora se è la fotografa che voglio fare. Ma comunque posso sempre trovare qualcos’altro da fare”.

Victoria sospirò. “Secondo me siamo al punto di partenza! Ho parlato con voi e il mio sogno diventa più irrealizzabile che mai!”

“Ok! Parlerò con i miei Victoria! Non so se mamma mi metterà i bastoni tra le ruote, però ci provo lo stesso! Anche perché non posso perdere voi due! Siete le mie migliori amiche!”

Victoria le sorrise e si girò verso Max aspettando qualcosa. Max alzò gli occhi al cielo. “Tanto ormai la mia mossa l’ho fatta con i miei, quindi andrò avanti con la mia scelta! E nel frattempo spero che mio padre capisca le mie ragioni! Io voglio che mi sostenga in questo!”

“Bene, allora è deciso! Andiamo avanti per raggiungere il nostro obbiettivo!”

“E che Dio ce la mandi buona!” aggiunse Kate.
 
Al suo rientro a casa, Victoria vide sua madre non degnarle nemmeno di uno sguardo. Raggiunse la sua stanza con un sospiro e dopo essersi seduta sul letto restò a pensare alla discussione con sua madre. Nonostante fosse molto arrabbiata con lei si sentiva altrettanto triste. Aveva sempre desiderato che sua madre l’appoggiasse nelle sue decisioni senza imporre le sue idee e che ci fosse complicità tra loro, ma questo sembrava essere un sogno irraggiungibile. Mentre continuava ad arrovellarsi il cervello con quei pensieri qualcuno bussò alla porta della sua stanza. La ragazza non volendo più affrontare l’argomento disse semplicemente: “Va via!”

Chiunque fosse non aveva nessuna intenzione di farsi dare degli ordini ed entrò comunque. Era suo padre.

“Ciao Victoria!”

La ragazza non rispose e si alzò dal letto fingendo di mettere in ordine i vestiti nel suo armadio. Suo padre chiuse la porta e si sedette sulla sedia della sua scrivania.

“Victoria possiamo parlare un attimo?”

“Per dire cosa?! Che non siete d’accordo con la mia decisione e che volete tenere sotto controllo la mia vita?! Per favore papà risparmiami la predica! Tanto me ne andrò comunque!”

“Ed è per questo che sono qui” disse Robert con estrema calma.

La ragazza si voltò verso di lui sorpresa e confusa.

“Adesso potresti fermarti un attimo e ascoltare cosa ho da dirti?”

Victoria si sedette sul bordo del letto diffidente e abbassò lo sguardo sulla maglietta che aveva tra le mani.

“Ho riflettuto molto sulla tua decisione di lasciare Seattle. Devo essere del tutto sincero, non sono convinto molto della tua scelta!”

“Ma va?!” disse la ragazza con sarcasmo senza guardare suo padre.

“Mi lasci finire?!” rispose Robert cercando di mantenere la calma.

Dopo aver fatto un lungo sospirò l’uomo continuò.

“Anche se non sono del tutto convinto, credo che tu abbia bisogno di seguire la tua strada e imparare a cavartela da sola. Fare le tue esperienze. Non voglio assolutamente che tu perda la voglia di essere una fotografa. Sicuramente noi come genitori ti abbiamo sempre offerto il meglio non badando a spese. Grazie al nostro sostegno hai avuto sempre il meglio. Ma tu hai fatto decisamente la tua parte, impegnandoti e non deludendoci mai”.

Mentre Victoria ascoltava le parole di suo padre, lacrime incessanti iniziarono a scorrerle sul viso.

“Hai ragione quando dici che forse è colpa nostra se non conosci com’è il mondo là fuori. Perché ti abbiamo sempre spianato la strada, non facendoti mancare mai nulla, com’è giusto che sia per dei genitori che si prendono cura della loro unica figlia. Forse abbiamo esagerato tenendoti in una campana di vetro. Ma ti assicuro che tutto quello che abbiamo fatto, era per renderti felice. In modo che non ti mancasse mai nulla”.

La ragazza alzò lo sguardo lentamente verso Robert che la guardava con dolcezza, quella dolcezza che sua madre non era mai stata in grado di dimostrarle.

“Hai la mia approvazione e il mio sostegno incondizionato! Va là fuori e mostra a tutti chi è Victoria Chase!”

La ragazza si alzò di corsa dal letto andando incontro a suo padre abbracciandolo continuando a piangere. Robert si alzò ricambiando l’abbraccio. La ragazza si staccò dall’abbraccio di suo padre guardandolo con aria interrogativa. “E mamma?! Ho la tua approvazione, ma la sua?!”

“Victoria, conosci tua madre. Lei è sempre… lei. Ma dalle tempo e lo accetterà!

Victoria accettò quella mezza sconfitta, anche perché comunque il padre la stava appoggiando e quello era già un inizio.



Max era sul letto a guardare un film con il suo computer. Qualcuno bussò alla porta interrompendola. Mise in pausa il film e disse: “Avanti”.

Ryan entrò nella sua stanza. “Hai un minuto per me?”

“Si…” rispose Max mettendo da parte il pc.

Suo padre si sedette sul bordo del letto e la guardò. “Mi dispiace per oggi. Sono stato un po’ pesante e tu non meriti questo!”

“Non fa nulla papà!”

“Invece sì! Mi dispiace essere quello che ti mette i bastoni tra le ruote, ma cerca di capire le mie ragioni! Io ti ho vista nascere, crescere! Ti ho vista nei tuoi momenti migliori e in quelli peggiori! Io sono soltanto preoccupato per te! So per certo che porti dentro ancora tanto dolore, anche se cerchi di non darlo a vedere per non farci preoccupare! Ti conosco fin troppo bene! L’idea di non vederti, sapendoti lontana da casa e non sapere se stai bene senza poterlo constatare con i miei occhi, è devastante!”

Max cercò di trattenere le lacrime senza riuscirci.

“Ma ho riflettuto molto e ho capito che mi sbaglio a essere preoccupato, perché tu hai passato l’inferno e ne sei uscita lo stesso! Non sei più una bambina, ormai sei diventata una donna forte ed giusto che tu segua la tua strada, perché qualsiasi cosa succeda tu riuscirai sempre a cavartela! Ma io sono tuo padre e mi preoccuperò sempre per te e chiunque tenterà di farti del male dovrà prima vedersela con me!”

Max si fiondò tra le braccia di suo padre in un abbracciò.

“Promettimi che mi chiamerai sempre per farmi sapere che va tutto bene!” disse Ryan.

“Si papà, lo farò!”

 
Portland

Chloe e Steph come programmato erano a cena. Alla fine avevano scelto proprio il nuovo locale in cui la sera prima Chloe aveva gustato le alette di pollo. Steph incuriosita dagli apprezzamenti dell’amica, aveva deciso di assaggiarle.

“Beh, almeno questo devo concederglielo. Emily ha buon gusto nel cibo!” disse la ragazza con la bocca piena e le mani impiastricciate.

“Anche sulle ragazze?!” chiese Chloe provocandola.

“No!” disse puntandole un dito contro mentre Chloe le sorrideva, ripensando però a cosa aveva combinato con Emily.

“Sei come una sorella per me e ti voglio bene. Voglio soltanto che tu stia lontano dai guai” disse Steph con sincerità lasciando Chloe senza parole.

In quel momento le arrivò un messaggio e lo lesse.

Emily: Dobbiamo parlare di quello che è successo.

Chloe: Non posso ora.

“Chi è?” chiese Steph mentre Chloe metteva via il telefono dopo averlo spento.

“Oh, i soliti messaggi dei gestori telefonici” rispose con indifferenza.



Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio. Asher alzò gli occhi dalle cartacce per calcolare gli introiti del locale. “Avanti!”

Il ragazzo entrò rimanendo sulla soglia.

“Ian! Come mai sei ancora qui?! Il tuo turno è finito!”

“Avrei bisogno di parlare con te di una cosa molto importante!”

“Non puoi aspettare a domani?!”

“No Asher! Sono sicuro che quando ascolterai cosa ho da dire, mi ringrazierai per avertelo detto!”

“Di cosa si tratta?!”

“Vorrei informarti su qualcosa che riguarda una delle tue dipendenti!”

Asher si sporse in avanti appoggiando i gomiti sulla sua scrivania, intrecciando le mani. Un sorriso comparve sulle labbra del ragazzo vedendo che adesso aveva tutte le sue attenzioni.

“Accomodati pure allora!”

Il ragazzo chiuse la porta alle sue spalle.

                                                                                                                       
                                                                                                                         Continua…                                                                                        

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Capitolo 9
*** Cambiamenti inaspettati ***


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"Chi entra nel deserto non può
tornare indietro. Quando non si
può tornare indietro, bisogna
soltanto preoccuparsi del modo
migliore per avanzare".

                                              
                             (Paulo Coelho)


 
Capitolo 9
Cambiamenti inaspettati


Venerdì 10 Febbraio 2017
Portland


Chloe era di turno al Paradise e le toccava servire ai tavoli con suo grande dispiacere. Dopo essere arrivata al locale raggiunse il suo armadietto negli spogliatoi per cambiarsi. Circa un minuto dopo arrivò anche Emily che appena la vide distolse subito lo sguardo da lei.
Chloe continuando a guardarla disse: "Buongiorno Emily".

La ragazza non rispose ignorandola del tutto. Proprio come se nulla fosse.

"Emily, sto parlando con te!"

"Già, come me ieri sera! Quando ho cercato invano di mettermi in contatto con te inviandoti quell'inutile messaggio! Com'è stata la tua risposta?! Ah sì, ora ricordo bene! Hai risposto semplicemente non posso! Tanto non è importante quello che è successo, giusto?! Dimmi, come ci si sente a essere completamente ignorata?!"

"Io non ti ho ignorata!"

"Si certo, come no!"

La ragazza finì di prepararsi velocemente e poi raggiunse la porta. In quel momento entrò un'altra collega in compagnia di Steph. Ci mancò poco che Emily le travolse uscendo.

"Ehi, attenta!" disse Steph scontrosa. Poi guardò l'amica per ricevere qualche spiegazione.

"È tutto ok!" disse Chloe uscendo.

Steph la seguì e la bloccò appena fuori dallo spogliatoio. "Ehi! Che cazzo sta succedendo?!"

"Non è il momento, ok?!" disse Chloe.

In quel momento sopraggiunse Asher entrando dalla porta sul retro. "Buongiorno ragazze".

"Buongiorno Asher” dissero all'unisono.

"Allora, cosa state aspettando a mettervi a lavoro?"

"Oh sì, subito" disse Steph nervosamente prima di ritornare negli spogliatoi per cambiarsi, mentre Chloe si allontanava. Asher restò a guardarla ripensando a quanto aveva saputo la sera precedente.



La sera prima

Ian prese posto su una delle poltroncine davanti alla scrivania di Asher. L'uomo mise via le carte che stava studiando e guardò il ragazzo in attesa, chiedendosi cosa ci fosse da dire di così importante per non poter aspettare domani.

"Allora Ian, di cosa si tratta?"

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere ma cercò prima di fare un po' di sceneggiata. Giusto per far comprendere al suo capo quanto quella notizia che stava per dargli, turbasse. Anche se dentro stava urlando dalla gioia per quell’occasione d’oro.
"Non so davvero come dirti questa cosa Asher! So quanto tieni al Paradise e vuoi che vada tutto per il verso giusto!" disse Ian appoggiando un braccio sul bracciolo della poltroncina e la mano sulla fronte.

"Ian, non so tu ma io voglio tornare a casa dalla mia famiglia!"

"Oh, sì certo! Scusami tanto Asher! È solo che non riesco davvero a capire come una persona che lavora per te e a cui hai dato fiducia, possa fare una cosa del genere!”

Asher iniziò a preoccuparsi delle parole del ragazzo. "Di cosa cosa stai parlando?!"

"Ieri mentre venivo a lavoro, subito dopo essere entrato nel vicolo ho visto qualcuno trasgredire a una delle tue regole!"

Asher rimase sorpreso perché nessuno trasgrediva alle sue regole da tempo ormai. "Quale regola?!"

"Quella di non instaurare relazioni con i propri colleghi!"

Asher rimase di sasso a quelle parole. Chi pensava di poter fare questo senza preoccuparsi di venire scoperto?

"Chi sono le persone coinvolte?! Perché è chiaro che devono essere stati in due a trasgredire!"

"Beh, sì certo!" disse Ian pensando di aver esposto i fatti in maniera errata. Parlando al singolare metteva bene in evidenza la sua ostilità verso una sola persona, cioè Chloe. Che ci fosse ostilità tra loro non era una novità, ormai lo sapevano anche i sassi. Figurarsi se il capo non ne fosse a conoscenza. Sperò di non aver arrecato nessun danno al suo piano diabolico di mettere fuori gioco la ragazza.

"Allora, chi sono?!"

"Chloe ed Emily!"

Asher spalancò la bocca incredulo. Ora che era sul punto di annunciare la sua decisione a tutti, succedeva questo. Ripensamenti, valutazioni e attenzioni verso ogni dipendente mandati in fumo in un singolo momento. Si appoggiò allo schienale della poltrona stravolto da quella notizia. Guardò la pallina appoggiata sulla scrivania e poi il ragazzo. "Cosa hai visto per l’esattezza?!"

"Si stavano baciando!"

"Tu sei proprio sicuro di quello che hai visto?!"

Ian lo guardò confuso. "Certo che ne sono sicuro! Si stavano baciando!"

"Erano fuori dal locale?!"

"Si, nel vicolo!"

"Ti hanno visto?!"

"No! Mi sono tirato indietro quando ho visto cosa stava succedendo!"

"Perché?!"

"Come perché?! Non volevo che pensassero che le stessi spiando!"

"Ed è così?!"

"No! Stavo per iniziare il mio turno! Non capisco, sembra quasi che sia io quello sotto accusa qui!"

"Non sto accusando nessuno Ian, non ancora almeno! È solo che questa situazione non ci voleva proprio adesso! Voglio essere sicuro di avere tutti dettagli prima di agire! Ormai è risaputo che tra te e Chloe non scorra buon sangue!"

"Cosa?!"

"Vorresti negarlo?!"

"Non lo nego ma questo non c’entra assolutamente nulla! Il punto è che due persone che lavorano per te hanno trasgredito a una regola!"

"Quindi sei qui a informarmi per il bene del locale e non per una questione personale?!"

"Esatto, non ci sono altre ragioni! Se a causa loro il locale ne risentisse ci rimetteremo tutti, anche io! È già successo in passato!"

"Hai detto a qualcun altro quello che è successo oltre a me?!"

Ian rimase in silenzio riflettendo su cosa rispondere. Se avesse ammesso di aver spifferato tutto a qualcun altro invece di parlarne prima con lui, si sarebbe messo in cattiva luce. Avrebbe potuto confermare i sospetti di Asher sulle motivazioni che lo spingevano a fare la spia. Il punto è che a qualcuno lo aveva detto, il suo amico e collega Cooper. Il ragazzo era in sua compagnia ma non aveva visto nulla e quindi era stato informato successivamente dell'accaduto. Avrebbe potuto mentire dicendo che Cooper sapeva tutto, perché aveva assistito anche lui a tutta la scena. Ma se Asher in quel preciso momento avesse chiamato Cooper, senza dargli il tempo di avvertirlo, avrebbe capito che non era vero. Quindi decise di mentire. Infondo cos'era una piccola innocente bugia per un bene superiore? Il locale? No, certo che no. Il suo unico vero obbiettivo era far perdere il posto di lavoro a Chloe e quella che si era presentata era l'occasione perfetta. Quello che stava per succedere alle due colleghe non era colpa sua per aver parlato. La responsabilità apparteneva soltanto a loro per aver trasgredito alle regole. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

"No, non ho detto a nessuno di quello che ho visto! Sono l'unico a sapere quello che è successo! Ho deciso di aspettare di finire il turno e informarti dell'accaduto! Mi premeva solo fartelo sapere perché sei il proprietario del Paradise! È giusto che tu sappia la verità!”

"Ok, hai fatto bene a venire direttamente da me e di non dirlo a nessuno! Ti chiedo di tenere il riserbo su questa faccenda ancora, finché non mi occuperò personalmente della situazione e decidere cosa fare!"

"Certo, non lo dirò a nessuno!" disse il ragazzo pensando che Cooper andava avvisato subito di tenere la bocca chiusa.

"Adesso puoi andare Ian!"

"Ok".

Il ragazzo si alzò dalla poltrona uscendo dall’ufficio nella speranza di riuscire a raggiungere il suo obbiettivo.
Sbarazzandosi di Chloe, avrebbe avuto più possibilità di essere scelto da Asher per il ruolo di suo braccio destro. Asher afferrò la pallina si voltò con la poltrona girevole verso la parete a destra e iniziò a lanciarla con rabbia.


 
Asher tornò di sopra pensando a cosa avrebbe dovuto fare. L'importante era agire per il bene del locale, ma licenziando le due ragazze che tra l'altro erano brave nello svolgimento delle loro mansioni, avrebbe messo in difficoltà tutti. Inoltre una decisione del genere annullava la scelta che aveva fatto e che era sul punto di annunciare a tutti. Pensò a Ian che aveva fatto la spia. Il gesto se pur riprovevole, gli aveva aperto gli occhi su una vicenda da non sottovalutare. Se il ragazzo non lo avesse avvertito, lui sarebbe rimasto all’oscuro di tutto e avrebbe annunciato la sua decisione mettendo a rischio la sua stessa attività. Era già successo in passato e non doveva più ripetersi. C’era anche da considerare che Ian non aveva gradito sin dall’inizio l’assunzione di Chloe al Paradise. Era risaputo che tra loro due non scorresse buon sangue. Che ci fosse solo l’intenzione del ragazzo di sabotarla? Doveva assicurarsi di cosa era realmente successo tra le due ragazze. Così decise di parlare subito con loro. Tornò di sotto giusto in tempo per vedere Eddie uscire dalla cucina.

"Ehi Eddie!"

Il ragazzo si voltò mentre aveva tra le mani due piatti. "Dimmi Asher!"

L' uomo si avvicinò a lui e disse sottovoce: "Potresti mandarmi Emily nel mio ufficio? Possibilmente senza dare nell'occhio!"

Eddie lo guardò confuso ma rispose prontamente: "Certo, dammi soltanto il tempo di portare questi a un tavolo".

"Bene, grazie Eddie!"

"Figurati!" rispose il ragazzo allontanandosi. Nel frattempo Asher tornò nel suo ufficio di sopra restando in attesa dell'arrivo della ragazza.

Dopo aver servito i clienti con il loro dolce, Eddie si guardò intorno e vide Emily che stava sparecchiando un tavolo. Le si avvicinò per avvisarla. "Emily!"

"Si?"

"Asher vorrebbe che lo raggiungessi nel suo ufficio".

Emily si voltò a guardare il collega. "Come mai?"

"Non lo so".

"Ok, vado subito. Finisci tu qui?"

"Certo, ci penso io".

Emily si sentiva stranamente agitata quando raggiunse la porta dell’ufficio. Prese un lungo respiro per farsi coraggio. Bussò alla porta.

"Avanti".

La ragazza entrò nell'ufficio.

"Chiudi la porta e accomodati".

La ragazza prese posto davanti alla scrivania. "Come mai volevi vedermi?"

"Avrei bisogno di parlare con te di una cosa".

"Ok, dimmi tutto".

Asher la guardò dritta negli occhi. “Tu lavori per me da tanti anni ormai. Sei brava nel tuo lavoro e sono contento di averti nel mio locale. Sei sempre stata puntuale e sei stata molto disponibile quando le cose andavano male. Hai fatto straordinari lavorando il doppio pur di far rimanere in piedi il locale. Io ti stimo come mia dipendente, ma ancora di più come persona. Ormai per me siete quasi tutti come una famiglia”.

Emily ascoltava le parole di Asher senza capire bene dove volesse arrivare. Non poteva fare a meno di pensare che dietro tutti quegli apprezzamenti e quelle belle parole, si celasse qualcosa di negativo. Di solito si inizia così prima di licenziare qualcuno per indorare la pillola? Iniziò a sudare temendo il peggio.

“Io mi fido ciecamente di te. Sei una persona affidabile e so che in nessun modo faresti qualcosa che potrebbe danneggiare me o il Paradise”.

“Asher, ti ringrazio per quello che stai dicendo. Mi fa piacere sapere che pensi questo di me. Però non capisco ancora perché mi hai fatta chiamare. Insomma… voglio dire… non mi stai per licenziare vero?!”

“Per caso c’è un motivo per cui dovrei farlo?” chiese l’uomo in tutta tranquillità.

“No! Io non…” disse la ragazza interrompendosi pensando a quello che era successo con Chloe il giorno prima. Emily quasi non respirava al pensiero della possibilità che l’uomo fosse a conoscenza di cosa era successo.

“Cosa? Non hai mai fatto nulla di male e non ci sono o non ci dovrebbero essere motivi per cui io dovrei licenziarti. O sbaglio? Insomma, me lo diresti se per caso tu avessi fatto qualcosa di sbagliato…magari senza volerlo. Siamo esseri umani è normale commettere degli errori ogni tanto. L’importante è prenderne atto e rimediare, cercando di essere il più onesti possibili. Giusto? Se si mette in chiaro qualcosa di propria volontà, esponendo i fatti… ci si può ragionare su. Non trovi?”

La ragazza non poteva averne la certezza che lui fosse al corrente di cosa era successo con Chloe. Eppure, ascoltando le sue parole sembrava proprio di sì.

“Emily, c’è per caso qualcosa che vorresti dirmi?” chiese con calma Asher sperando di scoprire la verità.

“Io non ho fatto nulla!”

“Ma qualcun altro si? È questo che vorresti dire?”

“Io parlo per me… non per gli altri!”

Asher si appoggiò allo schienale della poltrona incrociando le mani in grembo riflettendo. Poi disse: “Se adesso chiamassi Chloe qui nel mio ufficio per te ci sarebbero problemi?”

In quel momento Emily ebbe la conferma che l'uomo sapeva tutto. Qualcuno doveva averle viste. Si accasciò allo schienale della poltrona con un sospiro. Abbassò il capo evitando lo sguardo di Asher.

“Cosa c’è Emily?”

Gli occhi della ragazza cominciarono a diventare lucidi e bastò quello per far capire ad Asher che le parole di Ian non erano per nulla campate in aria. "Ascolta Emily, se c'è qualcosa che devi dirmi, questo è il momento. Non fartelo tirare fuori con le pinze perché così è peggio".

"Ok, va bene! Ieri dopo il turno io e Chloe abbiamo avuto una discussione e..." disse la ragazza bloccandosi.
"Emily!" incitò Asher.

La ragazza lo guardò e scosse la testa. "Non so come sia successo! Insomma... se avessi saputo cosa stava per succedere io..."

"Spiegami cosa è successo Emily!”

"Chloe... lei... mi ha baciata! Ti giuro Asher che non volevo che succedesse!”

"Ma è successo!"

"Non me lo aspettavo, non ho nemmeno risposto al bacio! È stato solo un momento! Ti giuro che non c'è mai stato altro tra di noi, niente!"

"Emily, conosci le regole che ho stabilito!"

"Si, lo so Asher e ti prometto che non succederà mai più nulla, non lo permetterò!"

"Vorrei tanto poterti credere Emily ma so bene come vanno queste cose! Io non volevo imporvi questa stupida regola, ma sai cosa è successo in passato! Io ho bisogno che le cose vadano per il meglio al Paradise, per me e per voi! Non posso permettere che l'andamento del locale vada a rotoli per le vostre vicende personali! Ma so anche che non posso nemmeno impedirvi di relazionarvi con i vostri colleghi!”

"Io e lei non stiamo insieme!”

"Emily, sono in grado di valutare da me questa situazione! Speravo che le cose proseguissero per il meglio e che tra voi non succedesse mai nulla! Lo sanno tutti qui dentro come stanno le cose e lo sai anche tu! Potrai non avere una storia con lei, ma non ti è indifferente! Negarlo non faciliterà le cose né a te né a me!”

La ragazza chiuse gli occhi e dopo un respiro disse: "Io ho bisogno di questo lavoro! Non licenziarmi Asher! Noi abbiamo sbagliato, ma non possiamo essere licenziate così!”

"Per il momento torna a lavoro Emily e non dire nulla di questa faccenda a nessuno, nemmeno a Chloe! Dovrò parlare anche con lei e poi deciderò il da farsi!”

"Va bene Asher" disse la ragazza asciugandosi una lacrima e dirigendosi all'uscita. Quando aprì la porta si voltò verso di lui. "Non meritiamo il licenziamento per questo motivo! Non abbiamo danneggiato in nessun modo il locale! Abbiamo bisogno di questo lavoro! Se hai davvero stima di me e ci consideri come una famiglia, allora ti prego di valutare bene la situazione prima di fare qualsiasi cosa".

"Emily, avvisa Eddie di mandarmi qui Chloe".

"Ok..." disse la ragazza uscendo dall'ufficio lasciando Asher solo ai suoi pensieri.

Emily si avvicinò a Eddie che stava sparecchiando l'ennesimo tavolo, mentre Chloe serviva dei clienti a un altro.

"Eddie..."

"Dimmi Emily... ehi, che succede?!" chiese il ragazzo allarmato vedendo la sua espressione.

"Dovresti avvisare Chloe che Asher la vuole nel suo ufficio".

Detto questo si voltò per tornare a lavoro. Il ragazzo la fermò piazzandosi davanti a lei. "Emily, che sta succedendo?! Perché hai quella faccia?!”

"Non posso parlarne! Ora se non ti dispiace torno a lavoro!”

Il ragazzo si avvicinò a Chloe che aveva appena preso le ordinazioni di altri clienti.

"Ehi Chloe…”

"Si?"

"Il grande capo vuole vederti ora nel suo ufficio”.

“Come mai?”

“Non lo so Chloe ma stai in campana, ok?"

Chloe lo guardò confusa. "Non capisco, per quale motivo dovrei?"

"Vorrei saperne di più ma non è così! È solo una brutta sensazione! Adesso vai e dammi retta!”

"Ok, va bene. Ah tieni" disse Chloe staccando il foglio dal suo taccuino per gli ordini.

"Pensaci tu a questo".

"Ok" rispose Eddie prendendo il foglietto mentre guardava preoccupato Chloe.

Chloe raggiunse l'ufficio e dopo aver bussato entrò. "Grande capo, volevi vedermi?"

Asher guardava fuori dalla finestra che si trovava alle spalle della scrivania. "Si, siediti" rispose l'uomo serio prendendo posto di nuovo sulla poltrona.

Chloe si sedette davanti alla scrivania guardando Asher. "Dimmi Asher".

"Sono due anni che lavori qui e ti giuro che faccio ancora fatica a crederci. Inutile dire che ho accettato di darti una possibilità solo per richiesta di Steph. Ti ho dato un solo mese di prova e mai mi sarei aspettato che andassi così bene. Sai, visti i precedenti ero molto dubbioso. Alla fine ti ho assunta e non mi sono mai pentito della mia scelta. Te lo sei meritata".

"Grazie Asher".

"Sei uno dei miei dipendenti migliori. Sei brava e piaci ai clienti, ti apprezzano molto. Ed è per questo che adesso sono in seria difficoltà".
Chloe parve riflettere e poi chiese: "Che difficoltà?”

"C'è qualcosa che vorresti dirmi prima che io vada avanti?"

"No, non mi pare! E poi sei tu che volevi vedermi?"

"Ok Chloe, adesso rispondi semplicemente alla mia domanda. C'è qualcosa... una qualsiasi cosa che vorresti dirmi?"

Chloe fece una risata strana. "No! Che cosa dovrei dirti?!

"Sei proprio sicura Chloe?!"



Ma che gli prende? Cosa cazzo si aspetta che gli dica? Se proprio insiste gli chiederei un aumento.



"No Asher, non ho nulla da dirti. Sei strano lo sai?"

Asher prese la pallina da baseball e appoggiandosi con i gomiti sulla scrivania, se la rigirò tra le mani guardando la ragazza. Chloe lo osservava confusa e un po' spazientita.

"Ok Chloe, sarò diretto con te! Dimmi cosa è successo tra te ed Emily!”

Chloe spalancò la bocca sorpresa dalle sue parole. Rimase in silenzio a guardarlo.


 
Merda, lo sa. Cosa cazzo è successo. Come diavolo fa a saperlo. Eravamo sole nessuno può averci viste. A meno che Emily... no, non può essere. Non può avermi fatto questo. Però lei è arrabbiata con me, quindi potrebbe essersi vendicata. No cazzo, non è da lei.


 
"Allora Chloe, dimmi come stanno le cose!"

"Io non... non è succes..."

"Ohhh ti prego Chloe, risparmiami le stronzate! Ho già avuto delle conferme quindi evita di raccontarmi balle! Già non sopporto l'idea che tu non me la abbia detto! Ti ho chiesto se avevi qualcosa da dirmi per vedere che cosa avresti fatto!"

"Io non immaginavo che..."

"Cosa Chloe?! Che sapessi la verità?! Così te la saresti cavata senza problemi?! Se avessi saputo che ne ero al corrente allora in quel caso mi avresti detto tutto giusto?! Beh, mi dispiace deluderti ma so tutto!"

"Non era questa la mia intenzione..."

"Si certo, come no! Ora dimmi cosa è successo!" disse l'uomo lasciando la pallina.

Chloe era in seria difficoltà e non sapeva cosa dire.



Se racconto cosa è successo rischio di perdere il posto di lavoro, ma tanto ormai già conosce la verità. Se Steph lo scopre è la volta buona che mi sbatte fuori di casa. Spero solo che lui non mi consideri ancora sotto la sua responsabilità, altrimenti anche lei rischia grosso. Ed Emily? Possibile che abbia raccontato tutto ad Asher? Ma rischia anche lei così, a meno che non ha raccontato chissà che versione dei fatti.



"Allora Chloe, sto aspettando!"



Comunque sia andata non ha nessuna importanza. Sono stata io a trasgredire alle regole, Emily non ha nessuna responsabilità. Non posso permettere che perda il lavoro a causa mia.



"E va bene… ieri ho baciato Emily! Non so cosa mi abbia preso ma l'ho fatto! Non era mia intenzione trasgredire alle regole! È stato soltanto un momento di debolezza! Ero arrabbiata e... ho sbagliato! Ti chiedo scusa, anche se so che non servirà a nulla!”

"Infatti non serve a nulla chiedere scusa, il danno ormai è fatto! Hai idea della situazione difficile in cui hai messo me e il Paradise?! Qualsiasi cosa io decida di fare adesso potrebbe arrecare dei danni al locale!"

"Si, me ne rendo conto ma ripeto che non è stata una cosa voluta! Prima di rendermi conto di quello che stessi facendo era troppo tardi!”

"La tua impulsività ti darà sempre dei grossi problemi lo sai?!"

Chloe non rispose abbassando lo sguardo. Asher sospirò stropicciandosi gli occhi con l'arrivo di un grande mal di testa. "Sai che adesso dovrò decidere cosa fare!"

"Lo so Asher, ma prima che tu prenda una decisione voglio essere chiara su un punto! Emily non c'entra nulla con quello che è successo! È soltanto colpa mia, nemmeno lei si aspettava una cosa del genere! Odio l'idea che lei possa rimetterci il posto di lavoro a causa mia! Non merita questo! Ti prego Asher, se proprio devi licenziare qualcuno, licenzia me! Sono io la responsabile!”

"Io vorrei non dover arrivare a tanto, ma sai bene quanto me che se adesso lascio correre, creerò un precedente al quale tutti si aggrapperanno per fare ciò che vogliono! Se oggi perdono voi, domani dovrò farlo anche con gli altri!”

Chloe annuì abbattuta. "Licenziami Asher, ma ti prego lascia che Emily continui a lavorare qui!”

"Non sei nella posizione di poter avanzare richieste Chloe! Questa è una decisione che spetta solo a me!”

"Lo so, ti chiedo semplicemente di tenere ben presente chi è la responsabile qui! Soltanto questo!”

"Lo farò, puoi contarci su questo! Torna a lavoro adesso!”

"Un'ultima cosa! Come hai saputo cosa è successo?!"

"Chloe..."

"Voglio saperlo! Molto probabilmente non lavorerò più qui!”

"Ti basti sapere che qualcuno vi ha viste!”

Chloe annuì e uscì dall'ufficio raggiungendo il piano di sotto sedendosi sull’ultimo gradino delle scale. Appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani tra i capelli a testa bassa, rimase a riflettere sulla situazione che si era creata. In quel momento Steph uscì dal bagno e si accorse di lei. Si avvicinò preoccupata pensando che si sentisse male. “Chloe, che hai?! Ti senti male?! Sono i tuoi soliti attacchi?!”
Chloe alzò la testa incrociando i suoi occhi con sguardo triste. “No, nessun attacco… non ne soffro più ormai!”

“Allora cos’hai?!”

“Io non so cosa… devo fumare…” disse raggiungendo il suo armadietto nello spogliatoio e poi uscì nel vicolo. Steph la seguì fuori. Chloe si sedette su alcune casse vuote accendendosi una sigaretta. Nel frattempo Steph si piazzò davanti a lei guardandola in attesa che si decidesse a parlare. Vedendo che continuava a fumare standosene in silenzio la incitò a parlare. “Mi dici che ti sta succedendo?!”

Chloe la guardò e disse: “Ho fatto una cazzata!”

Bastò questo per mandare la sua amica nel panico. “Che vuoi dire?! Chloe, cosa hai fatto?!”

“Mi hai chiesto se fosse successo qualcosa tra me ed Emily la sera che siamo uscite insieme e…”

“Cazzo! No ti prego non dirlo!”

“Sono stata sincera con te, quella sera non è successo nulla!”

“E allora perché…”

“Ieri dopo il turno… stavamo parlando e…”

“Cosa?!”

“L’ho baciata!”

“NO! CAZZO NO!” urlò Steph iniziando ad agitarsi. “Hai idea di cosa succederebbe se qualcuno lo venisse a scoprire?! Lo sai cosa risch…” si bloccò intuendo il motivo dello stato d’animo dell’amica. “Qualcuno lo sa già, vero?! Chloe, rispondimi cazzo!”

Chloe annuì evitando lo sguardo sconcertato di Steph.  “Qualcuno deve averci viste e ha riferito tutto ad Asher!”

“Hai già parlato con lui?!”

“Si!”

“E cosa ha detto?!”

“Le cose non si mettono bene per me e nemmeno per Emily! Comunque ho cercato di farlo ragionare! Gli ho chiesto esplicitamente di licenziare me e non lei!”

“Cosa?!” chiese Steph frastornata. “Ma sei impazzita del tutto?!”

Chloe alzò lo sguardo verso di lei. “Che cosa avrei dovuto fare secondo te?! Ormai sono stata scoperta!”

“Ti stai dando la zappa sui piedi! Così perderai sicuramente il lavoro e per cosa poi?! Prenderti la responsabilità di qualcosa di cui è responsabile anche lei!”

“Ma non è vero, lei non ha mai fatto niente!”

“Oooh, ma per piacere Chloe! Lo sanno tutti qui dentro che ha sempre avuto un interesse nei tuoi confronti e non ha mai fatto nulla per nasconderlo! Basta guardarla per rendersi conto che ti salterebbe addosso se potesse!”

“Sono stata io a baciarla!”

Steph fece una risata sarcastica e poi la guardò dritta negli occhi. “Ascoltami bene Chloe, è ora che cambi atteggiamento perché altrimenti ci rimetterai soltanto tu!”

“Ma sono io la responsabile di quello che è successo!”

“No Chloe, non lo sei! Sappiamo bene come ti comporti se sei sotto pressione! Lei ti è sempre stata con il fiato sul collo e non puoi negarlo! Anche se ha cercato di essere discreta ti è sempre stata intorno! Hai costantemente i suoi occhi addosso tutto il tempo! Ha sempre fatto in modo che i vostri turni combaciassero! Quindi Chloe non è solo colpa tua!”

Chloe continuava a guardarla confusa. “Che cosa mi stai dicendo per l’esattezza Steph?!”

“Che dovresti lottare per tenerti il lavoro! Anche se Asher si sente in dovere di prendere dei provvedimenti, non può licenziare entrambe! Metterebbe il Paradise in una situazione difficile! Dovrebbe sbattersi per trovare qualcun altro per sostituirvi! E anche se trovasse qualcuno, non è detto che abbiano già esperienza del mestiere!”

“Steph, mi stai per caso chiedendo di fare in modo che venga licenziata Emily?!”

“Se non fai subito qualcosa sarai licenziata!”

“E allora?! Cazzo Steph, sono stata io! Come puoi chiedermi di fare una cosa del genere a Emily?! Perché la odi così tanto?! Cosa ti ha fatto?!”

“A me non ha fatto un cazzo, ma a quanto pare a te si! Se non fosse stato per lei adesso non ti troveresti in questo casino! Cosa farai dopo aver perso il lavoro?!”

“Ne cercherò un altro come fanno tutti gli altri! Non lascerò che Emily paghi per un mio errore! E tu non permetterti mai più di chiedermi di fare una cosa del genere! Non riesco a credere alle mie orecchie! Ma per chi mi hai presa?! Io non so più chi cazzo sei Steph!” disse Chloe guardandola con disprezzo, gettando la sigaretta a terra e tornando a lavoro.

Steph rimase ferma a guardarla mentre rientrava nel locale. Non poteva permettere che Chloe perdesse il lavoro. Il pensiero che tutto potesse tornare a com’era due anni prima la terrorizzava. Non lo avrebbe permesso, quindi decise di parlare direttamente con Asher.

 

Seattle

Max e Victoria erano davanti a una bella tazza di caffè fumante nel loro locale abituale.

“Davvero?!” chiese Max. L’amica le aveva raccontato della conversazione avuta con suo padre la sera precedente.

“A-ha! Non so cosa sia successo ma lui ha cambiato idea! Credo che siano state le mie parole a farlo riflettere!”

“Ma questo è fantastico!”

“Ah non dirmelo, non sto più nella pelle!”

“E tua madre invece?”

“Beh, mia madre non si smentisce mai come al solito! Però credimi, sapere che papà mi sostiene è già una grande cosa!”

“Ah!”

“E tuo padre invece? Ci sono novità?”

Max sorrise. “Si, anche papà ieri ha parlato con me! Non è entusiasta che io di lasci Seattle ma accetta la mia decisione! A patto che lo chiami ogni giorno per dirgli che sto bene! Credo che lui sia ancora molto preoccupato per quello che mi è capitato, il tornado e poi…”

“Chloe?”

“Già…”

“Capisco” disse Victoria un con uno sguardo scuro in volto che subito si illuminò a un pensiero.

“Aspetta, ma questo vuol dire che abbiamo via libera! Non ci resta che chiedere a Kate se ha parlato con i suoi! Le invio subito un messaggio!”

“Non credo proprio che ne abbia già parlato con i suoi”.

Victoria inviò lo stesso un messaggio a Kate e dopo un minuto ricevette risposta. Di colpo la ragazza si alzò dalla sedia mettendo dei soldi sul tavolo.

“Ma che succede Victoria?!” disse Max sorpresa.

“Kate ha un’ora libera, un professore è assente. Ha chiesto se la raggiungiamo!”

“Adesso?!”

“Si, subito!”

Uscirono dal locale di tutta fretta e saltarono in auto per raggiungere Kate che già le aspettava su una panchina del campus del collage frequentato dalla ragazza. Quando arrivarono a destinazione Kate alzò una mano nella loro direzione per indicare la sua posizione. Si salutarono e presero posto sulla panchina.

“Allora Kate, dicci tutto!” disse Victoria impaziente.

“Dritta al punto eh?!” disse Kate con uno sguardo di sconfitta.

“Hai… parlato con… i tuoi?” chiese Victoria titubante.

“Stamattina prima delle lezioni! Non avrei mai dovuto ascoltarvi! Mia madre è andata su tutte le furie! Mi ha negato la possibilità di lasciare Seattle per venire con voi! Pensa che voi due abbiate su di me una cattiva influenza e la cosa assurda è che lo pensa anche mio padre! Mi hanno praticamente minacciato! Se lascio Seattle per me è la fine! Non avrò più il loro sostegno economico e non sarò più ben accetta a casa! Sono arrabbiati a morte con me!”

Max e Victoria si guardarono scioccate dalle parole della ragazza. Avevano già messo in conto che la madre avrebbe opposto resistenza alla decisione di Kate di lasciare Seattle, ma non fino a questo punto. La parte più terribile di tutta quella vicenda era la reazione di Kate che sembrava avercela con loro.

“M-mi dispiace tanto Kate, noi non volevamo metterti in questa situazione!” disse Max guardandola mentre la ragazza incrociava le braccia al petto.

“Ma lo avete fatto lo stesso! Siete delle pessime amiche, forse mia madre ha ragione su di voi!”

Victoria non riusciva a credere alle proprie orecchie. “Kate, ma cosa stai farneticando?! Non puoi pensare davvero queste cose! Noi siamo tue amiche! Ti abbiamo fatto questa proposta solo perché vorremmo che venissi con noi! Non vogliamo lasciarti qui!”

“Lascia perdere Victoria, Kate ha ragione! Sapevamo bene cosa rischiasse a chiedere una cosa del genere ai suoi genitori! Nonostante tutto non abbiamo desistito!”

Kate si voltò alla sua destra guardando Max con un’espressione sorpresa.

“Si beh, se la metti in questo modo allora vuol dire che la colpa è soltanto mia! È partita da me l’idea di andarcene da qui! E sono stata sempre io a proporvelo! A quanto pare per l’ennesima volta non ho fatto altro che pensare a me stessa!” disse Victoria abbassando la voce.

Kate si voltò ancora più sorpresa verso sinistra per guardare Victoria. Iniziò a pensare che forse era meglio piantarla subito prima di fare ulteriori danni. “Ragazze io…”

Max la interruppe. “No Victoria, tu non lo hai fatto per egoismo, ma per amicizia verso di noi! Se fossi stata un altro tipo di persona, molto probabilmente saresti partita senza nemmeno avvisarci!”

“Ragazze non…”

“Max, mi fa piacere che tenti di farmi sentire meno una merda, ma lo sono sempre stata! Non c’è da meravigliarsi!”

“Victoria, Max…”

“Invece non lo sei Victoria! È vero che in passato sei stata una vera stronza, ma adesso non più!”

“Ragazze vi fermate un momento?!”

“Questo è quello che credi tu Max, ma sappiamo bene qual è la verità!”

“Posso dire una cosa anche io?” chiese Kate sfinita mentre le due ragazze continuavano a parlare tra loro ignorandola completamente, facendo a gara per vedere chi era la più stronza fra le due.

“Victoria, non hai idea di quanto hai fatto per me negli ultimi anni!”

“Pff, si certo! Ne saresti venuta fuori lo stesso anche senza il mio aiuto!”

Kate era a dir poco scioccata. “Ragazze posso avere un attimo della vostra attenzione?!” chiese la ragazza spazientita.

“Non è vero questo! Non uscivo nemmeno dalla mia stanza!”

“ORA BASTA!!!” urlò Kate con tutto il fiato che aveva in corpo, mettendo a tacere le due ragazze. Alcuni ragazzi che si trovavano a passare di lì in quel momento si voltarono verso di loro. Max e Victoria la guardarono a bocca aperta.

Kate fece un sorriso e un cenno di saluto ai ragazzi davanti a loro che ridacchiavano allontanandosi. La ragazza si schiarì la voce e guardò le sue amiche. “Ragazze, stavo scherzando!”

Max e Victoria si guardarono tra loro confuse. Poi riportando l’attenzione alla loro amica. “Tu cosa?!” dissero all’unisono.

“Accidenti a voi, non si può nemmeno scherzare! Beh, me lo ricorderò per la prossima volta!”

“Ci hai preso per il culo Kate?!” chiese Victoria sconvolta.

“O magari potresti usare un linguaggio più consono e dire che vi ho preso in giro” disse con un sorriso.

“Come ti è saltato in mente?!” continuò Victoria.

Max cominciò a ridere.

“E tu che hai da ridere?! Guarda che ha preso in giro anche te!”

“Si lo so questo, ma stavo pensando al fatto che forse Kate dovrebbe fare l’attrice invece della psicologa”.

Anche Kate cominciò a ridere. “Ok, ci farò un pensierino”.

Victoria le guardava entrambe incredula. “Voi siete matte! Dovrei smetterla di frequentarvi!”

“Beh, però stavano venendo fuori cose carine” fece notare Kate.

Max guardò Victoria e lei scosse la testa. “Vi prego, non cominciate con le solite sviolinate per favore!”

Max e Kate continuarono a ridere.

“Piuttosto, ora parlaci di cosa è successo realmente con i tuoi!” disse Victoria.

“Beh, mio padre era contento perché così ci potremo vedere più spesso. Mia madre all'inizio ha opposto una leggera resistenza, però poi ha cambiato idea. Credo che abbia compreso quanto ci tenessi a stare con voi. Dopo quello che ha fatto si sente ancora responsabile per il mio gesto disperato. Quindi è più accondiscendente”.

Victoria si alzò di scatto dalla panchina guardando Kate. “Mi stai dicendo che è un sì?! Non abbiamo più ostacoli allora?! È fatta?!”

“Direi di sì, ma non so i vostri che hanno detto” disse Kate.

“Mio padre alla fine ha acconsentito” rispose Max.

“Anche mio padre! Mia madre invece fa ancora storie ma chi se ne importa!” disse Victoria.

“Ah, allora direi che è deciso!” disse Kate.

Rimasero per un buon minuto a guardarsi tra loro senza dire nulla. Poi Victoria mise fine al silenzio. “Stasera chiamo Tim! Lo metterò al corrente degli ultimi sviluppi! A giugno si parte ragazze! Ce ne andiamo da Seattle insieme!”

Sorrisero tutte all’idea che tra qualche mese sarebbero partite insieme andando incontro al loro futuro. Erano già emozionate, ma allo stesso tempo nervose non sapendo cosa aspettarsi. Vivere in un’altra città senza conoscere nessuno a parte Tim, non era il massimo. Allontanarsi dal nido famigliare, mettersi alla ricerca di un lavoro, sapendo che alla fine potevano contare solo su loro stesse e sulla loro amicizia. Già, la loro amicizia. Forse questo poteva essere anche un modo per mettere alla prova il loro rapporto. Dopotutto la loro amicizia era nata in condizioni avverse e non in piena tranquillità. Ciò che non si aspettavano era che molte cose sarebbero cambiate dal loro arrivo nella nuova città. Ogni loro convinzione, certezza, sicurezza, opinione, sarebbe stata messa in discussione. Portland, avrebbe capovolto per sempre il loro mondo aprendo loro gli occhi su una nuova realtà.



Portland

Steph bussò alla porta dell’ufficio di Asher.

“Avanti!”

Steph sbucò con la testa oltre la porta. “Asher, posso rubare qualche minuto del tuo tempo!”

“Dipende, è importante?”

“Si!”

“Ok, entra e siediti”.

L'uomo stava digitando qualcosa sul suo computer. Dopo un po’ aggiunse senza guardarla. “Allora, dimmi di cosa si tratta”.

“Si tratta di Chloe”.

L’uomo smise di battere sulla tastiera e guardò la ragazza. Bastava aver pronunciato il suo nome per ricevere attenzione.

“Sei arrivata un po’ tardi Steph non credi? Per tua informazione so già tutto quello che mi occorre sapere” disse Asher riportando di nuovo l’attenzione a ciò che stava facendo. Poi si bloccò guardandola di nuovo. “Aspetta un momento, sei venuta qui per avvisarmi dell’incoscienza della tua amica per caso?”

“Io ho saputo soltanto ora cosa è successo”.

“Chi te lo ha detto?”

“Chloe”.

“Dovrebbe cercare di tenere la bocca chiusa invece di spifferare ai quattro venti cosa ha combinato! Comunque, cosa vuoi Steph?! Vuoi sapere se sei nei guai anche tu per lei?! Se è così puoi stare del tutto serena, a te non succederà nulla! È passato il tempo in cui avrei potuto ritenerti responsabile delle sue azioni!”

“Lo so già questo. Sono qui perché voglio cercare di convincerti a non licenziarla”.
 
L’uomo smise di nuovo di digitare e chiuse il suo portatile guardando la ragazza. “Sei qui per conto della tua amica?! Vuoi che io non la licenzi?! Vuoi anche che ti massaggi i piedi Steph?! Una volta mi chiedi di assumerla e ora di non licenziarla?! Sei una ragazza piena di pretese lo sai?!”

“Ascolta Asher, so bene che adesso sei arrabbiato…”

“Sono molto più deluso che arrabbiato credimi! Avevo imparato a fidarmi di lei! Ma adesso ha mandato tutto a puttane ancora una volta! Non è questo in cui è così tanto brava?!”

“Non è colpa sua quello che è successo!”

“Scusa?! Non ho capito bene puoi ripetere?! Ma ti ascolti quando parli?! Poco fa la tua amica era seduta esattamente dove sei tu in questo momento e ha affermato di essere responsabile di quello che è successo! Ha trasgredito a una mia regola! Adesso tu in tutta tranquillità vieni da me a dire il contrario! Mi scuserai se non ti credo Steph!”

“Lo so cosa ha detto ma non è stata chiara del tutto! C’è altro che non sai o che fingi di non sapere!”

“E sarebbe?!”

“Puoi chiamare ogni singolo dipendente e chiedere com’era il comportamento di Emily nei confronti di Chloe! Tutti ti diranno la stessa e identica cosa! Emily stravede per lei e ha sempre fatto di tutto pur di starle vicino durante il lavoro!”

“Fermati Steph! Questo non è il mio modo di fare! Non amo fare il processo alle intenzioni! Fino a prova contraria i fatti sono che Chloe ha baciato Emily e non il contrario! Ergo, Chloe ha trasgredito alle regole e sai bene che chi trasgredisce, paga!”

“Ma non è giusto questo! Io ti ho sempre detto che Chloe è una mina vagante, che non deve mai essere messa alle strette, perché reagisce d'istinto senza riflettere! Ed Emily non ha fatto altro che starle con il fiato sul collo tutto il tempo!”

“Se Chloe ha dei problemi nel tenere a bada i suoi istinti quando è sotto pressione non è colpa di nessuno a parte lei! Non è un mio problema!”

“Ma Asher…”

“Basta Steph! Capisco che lei è tua amica e che vuoi solo il meglio per lei, ma io devo pensare alla mia attività!

Se le cose vanno male per il Paradise, non sarò l’unico a rimetterci, ma anche tutti voi che lavorate per me! Se alla fine dovrà pagare una sola persona per il bene di tutti, allora che così sia!”

“Questo non mi sembra giusto!”

“Invece lo è Steph! Il locale è mio e la responsabilità di quello che è successo appartiene soltanto alla tua amica! Guarda il lato positivo, imparerà una lezione che le servirà per il resto della sua vita! Troverà un nuovo lavoro ed è in gamba nonostante la sua testa di cazzo!”

“Asher, se la licenzi avrai un dipendente in meno e dovrai cercarne un altro! Dovremo insegnargli tutto! Partire da zero di nuovo! Anche questo va a danno del Paradise!”

“E cosa mi consigli di fare Steph?! Lasciare tutto così com’è?! Fingere che non sia mai successo nulla?! Se qualcun altro venisse a conoscenza dei fatti la voce inizierebbe a spargersi e sai cosa succederà?! La mia credibilità andrà a farsi fottere! Vi ho dato delle semplici regole da rispettare per poter continuare a lavorare qui dentro! Sono stato chiaro quel giorno! Chiunque trasgredirà a questa regola può considerarsi licenziato! Ora, cosa succederebbe se non prendessi dei provvedimenti?! Non lo sai?!”

Steph rimase in silenzio.

“Bene, te lo dico io cosa succederà! Tutti coloro che lavorano per me mi si rivolteranno contro! Creerò dei precedenti e quando qualcuno trasgredirà a una regola, non potrò prendere provvedimenti! Perché mi ricorderanno della mia clemenza verso la povera Chloe! Alla fine saranno loro a comandare qui dentro! Se dovessero fare comunella e decidere di licenziarsi tutti insieme io sarei fottuto! Potrei chiudere il Paradise anche adesso!”

“Io non credo che…”

“Ti prego Steph esci dal mio ufficio adesso, altrimenti la prima a essere licenziata sarai tu!”

“Ma…”

“Io non capisco Steph! Ti ho sempre considerato una ragazza intelligente, con la testa sulle spalle! Ma quando si tratta di Chloe io non so più chi ho di fronte! La tua amica deve imparare a stare al mondo e se sbaglia deve pagare! E così che si impara, sbagliando!
Tu invece cerchi di proteggerla facendogliela passare sempre liscia. Così non fai i suoi interessi! Ora torna a lavoro Steph, non voglio ripetertelo!”

La ragazza si alzò lentamente dalla poltrona dirigendosi alla porta. Dopo aver appoggiato la mano sulla maniglia si voltò verso di lui. “Stai sbagliando Asher…” disse dopo aver scosso la testa.



Quando Asher tornò a casa per pranzo era visibilmente pensieroso. Sua moglie Evelyn stava preparando la tavola, mentre il figlio Jeremy correva incontro a suo padre appena entrato. “Ehi, grande ometto” disse l’uomo dandogli un bacio sulla fronte.


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“Papà, mi porti con te questa sera?”

“Dove vuoi andare?”

“Al Paradise, voglio far vedere a Chloe il mio nuovo gioco!”

“Ah sì? Quale nuovo gioco?”

“Te lo faccio vedere subito!”

“Jeremy, non adesso! Stiamo per metterci a tavola, non farmi pentire di avertelo comprato!”

Il bambino corse subito nella sua stanza per prendere il suo nuovo tesoro, ignorando la madre. Asher si voltò confuso verso sua moglie che metteva in tavola il pranzo.

“Cosa gli hai comprato?”

“Cosa voleva da circa due mesi?”

“La PS vita?”

“Si!”

“Ma non avevamo deciso di aspettare per comprargliela?”

“Infatti, ma prova ad andare in giro per negozi in sua compagnia e poi mi dici!”

“Ah, capisco”.

“Eccolo che arriva!” disse Evelyn sospirando, mentre il bambino correva con la sua consolle portatile verso suo padre.

“Papà, guarda che bella!” disse il bambino passandogliela.

“Wow, ma è bellissima!” disse L’uomo con enfasi e ammirazione.

“Aspetta, adesso ti faccio vedere come funziona!”

“No, non se ne parla neanche, metti via immediatamente quell’affare. Dobbiamo metterci a tavola!”

“Ma mamma, voglio solo fargli vedere come funzionaaaa!”

“Portalo subito in camera tua e vieni a tavola! Non fartelo ripetere!”

“Uffaaaaaaaa!”

“Jeremy, ascolta la mamma, dopo mi mostri come funziona ma adesso vieni a mangiare!”

“E va bene!” disse il bambino sconsolato.

Iniziarono a pranzare parlando del più e del meno. Quando terminarono Jeremy chiese di nuovo: “Papà, posso venire con te oggi?”

“Jeremy, tuo padre non può prestarti attenzioni a lavoro!”

“Ma voglio vedere Chloe!”

“Anche lei lavora!”

L’espressione di Asher cambiò alle parole della moglie e lei se ne accorse.

“Jeremy ora vai a fare i compiti su!”

“Uffa!” disse il bambino alzandosi dalla sedia.

Evelyn guardò suo marito. “Com’è andata oggi?"

“Bene” rispose Asher.

“Bene? È da ieri sera che sembri preoccupato. Puoi continuare a dire che va bene, ma la tua espressione dice tutto il contrario. Cosa è successo?”

“Ieri sera Ian mi ha dato una pessima notizia. Chloe ed Emily hanno trasgredito a una regola del locale. E la cosa più triste di tutta questa faccenda è che avevo preso finalmente una decisione”.

“Qualcuno che faccia le tue veci in tua assenza?”

“Si”.

“Mi stai per caso dicendo che la tua scelta ricadeva su loro due?”

“Una di loro due”.

“Oh, questa non ci voleva”.

“Infatti”.

“E adesso?”

“Devo decidere cosa fare e prendere dei provvedimenti”.

“Non avrai davvero intenzione di licenziarle? Cosa avranno mai fatto di così grave?”

“Evelyn, non mettertici pure tu! Si sono baciate, anzi è stata Chloe! Devo fare quello che va fatto! Hanno trasgredito a una regola semplice e chiara!”

“Ma se lo fai questo sì che danneggerà il locale!”

“E cosa dovrei fare?! Voltarmi dall’altra parte?! Cosa penseranno tutti gli altri dipendenti?!”

“Lo sanno già tutti?!”

“No! Da quello che so, ne sono a conoscenza solo le dirette interessate, chi le ha viste e Steph!”

“Beh, allora approfittane!”

“Cosa?!”

“Se sono soltanto loro a sapere la verità, imponigli di non farne parola più con nessuno. Così gli altri non verranno mai a saperlo. Così il locale non avrà nessuna perdita e tu potrai fare la tua scelta. Se proprio non vuoi assegnare a nessuna delle due quel ruolo, potresti scegliere qualcun altro”.

“Dimentichi che Ian conosce la verità. Se non prendo provvedimenti lui ne risentirà parecchio!”

“Beh, se vuole tenersi il lavoro dovrà tenere la bocca chiusa!”

“E io dovrei licenziare uno dei migliori dipendenti per farla passare liscia alle due responsabili di tutto questo casino?! Dovrei addirittura premiare una delle due affidandole il compito più importante del Paradise?!”

“Non sto dicendo questo, ma devi pensare al bene del locale. Se hai scelto una delle due vuole dire che sono adatte a quel ruolo. Sei il proprietario del locale e puoi decidere di fare ciò che vuoi. Se a qualcuno non sta bene possono andarsene quando vogliono. Il Paradise va alla grande e non credo che vogliano lasciare il posto solo per un capriccio. Saranno costretti a ripartire da zero altrove. Sempre ammesso che riescano a trovare un altro lavoro. In poche parole avrebbero solo da perderci. Approfitta del fatto che non tutti sono a conoscenza di ciò che è avvenuto tra le ragazze!”

“Non lo so!” disse Asher poco convinto.

“L’ultima volta che è successo una cosa simile, hai licenziato tutte le persone coinvolte. Se licenzi Chloe dovrai licenziare anche Emily. Una volta mi hai detto che lei ha un debole per Chloe. Faccio un po’ fatica a credere che Emily abbia fatto storie per quel bacio. Il fatto che non ti abbia avvisato di cosa sia successo tra loro la dice lunga”.

“Non mi avrà detto nulla per paura di essere licenziata!”

“Asher, se licenzi solo una delle due avrai comunque dei problemi con gli altri. Tutti sanno come stanno le cose tra loro due. Quindi sarai costretto a licenziarle entrambe. Nessuno crederà che l’unica responsabile sia Chloe. Perderai due dipendenti”.

“Già…”

“Papà, allora stasera mi porti con te da Chloe?!” urlò il bambino dalla sua stanza.

La donna si girò a guardare suo marito con un sorriso stampato in faccia. “E poi se licenzi Chloe, Jeremy non la prenderà tanto bene” disse a bassa voce.

Asher rise annuendo. “Ok… ci penserò”.

“Allora papa?!”

"Mi dispiace Jeremy ma non è possibile, stasera Chloe non ha il turno".

“Noooo!”

Evelyn lo guardò con curiosità e lui se ne accorse. “Che c’è?”

“Adesso sono davvero curiosa”.

“Di cosa?”

“Di sapere chi avresti scelto”.


 
Seattle

Era pomeriggio e Max era in camera sua in compagnia di Kate, in attesa che arrivasse anche Victoria. La ragazza non si fece attendere molto. Mentre Max strimpellava la sua chitarra e Kate canticchiava, sentirono bussare alla porta.

“Avanti”.

Victoria entrò con entusiasmo. “Ragazze, non avete idea! Poco fa ho parlato con Tim e ha detto che per lui va bene se ci siete anche voi! Cioè, se non troviamo subito un posto dove stare, lui e il suo amico ci possono ospitare! Certo, potremmo stare un po’ stretti, ma chi se ne importa!”

Le due ragazze si guardarono sorridendo tra loro e poi dissero: “Ciao anche a te Victoria”.

“Ah sì, ciao! Vi rendete conto che tutto questo è reale?!”

Max e Kate scossero la testa ridendo.

“È un caso senza speranze” disse Kate.

“Ragazze, mi state ascoltando?!” chiese Victoria indispettita.

“Certo che ti stiamo ascoltando Victoria, anche troppo bene” disse Max.

“Devi ammettere che però ha bussato alla porta. E non solo, ha anche aspettato che la invitassi a entrare prima di fiondarsi in stanza” disse Kate.

Max mise via la chitarra ridendo.

“Ah ah, come siete divertenti” disse Victoria con sarcasmo. Prese posto sulla sedia mentre le due ragazze erano sul letto.

“Sembra che ci tengo solo io ad andare via da qui!”

“Non è così Victoria. È solo che tu non pensi ad altro”.

“E ci credo! Tu Max hai i genitori più tranquilli del mondo! E tu Kate vivi qui lontano dai tuoi! Scusate se non vedo l’ora di mettermi in fuga! E comunque Tim ha detto che farà un giro per vedere qualche appartamento!”

Kate scosse la testa mentre le arrivava un messaggio sul suo telefono. “Ragazze, Fernando chiede se vogliamo fare qualcosa per stasera”.

“Tipo cosa?” chiese Max.

“Io un’idea ce l’avrei, fare le valige!” rispose Victoria.

“Victoria, ti vorrei ricordare che mancano ancora dei mesi” disse Max.

“Che palle! Vorrei tanto avere la macchina del tempo per andare nel futuro”.

“Non hai idea di quello che potrebbe succedere” disse Max con un velo di tristezza senza pensarci.

Victoria la guardò in maniera strana incrociando le braccia. “Cosa?!”

“Ehm… niente” disse Max con un finto sorriso.

“Allora, Fernando vorrebbe andare al nuovo locale che ha aperto questa settimana”.

“Che locale?” chiese Victoria.

“Non lo so, dice che è un bar discoteca” disse Kate guardando il display del telefono.

“Ora si che si ragiona!” disse Victoria.

“Vuoi andarci?” chiese Max.

“Perché no, divertiamoci! Visto che siamo ancora bloccate qui per qualche mese, facciamo in modo che non siano di una noia mortale!”

“Se stai cercando di farmi pesare il fatto di aspettare me per la partenza, ti avviso che ci sei riuscita” disse Kate.

“Cosa?!” chiese Victoria sorpresa. “Non volevo dire questo!”

“Però davvero, perché non partite prima? Vi posso raggiungere anche dopo”.

“Non se ne parla neanche, partiremo insieme!”

“Mi dispiace Kate, ma questa volta sono d’accordo con Victoria. Nemmeno io voglio andare via se tu sei ancora qui. Se dobbiamo fare questa cosa, la faremo insieme com’è giusto che sia”.

“E va bene avete vinto voi” disse Kate alzando le mani in segno di resa.

“Allora cosa facciamo? Andiamo a ballare?” chiese Victoria.

“Ehm… io non ballo”.

“Max, non essere sempre così…così…”

“Così?”

“Così… Max!”

“Non amo ballare”.

“Non preoccuparti Max ti terrò compagnia io” disse Kate correndo in suo soccorso.

“Ecco, voi eravate destinate a trovarvi!” disse Victoria indicandole.

"C'è un problema per me" disse Max.

"Quale?" chiese Kate.

"Ci saranno tutti stasera?"

"Stai pensando a Lucas?" chiese Victoria.

"Si…”

"Non ti devi mica nascondere da lui! Tu non hai fatto nulla di male! Anche se non provi i suoi stessi sentimenti non vuol dire che sei una brutta persona! Non hai alcuna responsabilità, al cuore non si comanda! Se poi lui preferisce stare con qualcuno che non ricambia, sono affari suoi!”

"Max, ma tu hai riflettuto attentamente sulla vostra situazione e su cosa provi per lui?" chiese Kate.

"Si e credo che non sia una buona idea continuare a stare insieme. Tra l'altro lasceremo Seattle tra qualche mese. Una relazione a distanza non credo rientri nei suoi piani e neanche nei miei".

"Devo ammettere che un po' mi dispiace per Lucas, ma credo che non ci siano altre soluzioni".

"Oh avanti Kate, nessuno è mai morto per una storia finita! Se ne farà una ragione! Piuttosto tornando al programma di stasera, cosa facciamo?" chiese Victoria.

"Decidi tu Max ma secondo me Victoria ha ragione. Non ti devi nascondere".

"Ok, rispondi a Fernando che accettiamo".

"Allora si dia il via alle danze!" disse Victoria su di giri.


Dovrò trovare il modo di dire a Lucas che presto lascerò Seattle. Sono sicura che non la prenderà molto bene. Forse è il caso di aspettare per informarlo. Ma poi, non stiamo neanche più insieme, fino a prova contraria mi ha lasciata. Non dovrei nemmeno sentirmi obbligata a dirgli nulla. Però gli voglio bene davvero e spero che rimarremo amici. Gli dirò tutto, almeno questo glielo devo ma non stasera, c'è ancora tempo per avvisarlo.


Victoria e Kate lasciarono casa Caulfield dandosi appuntamento per le nove.



Portland

Chloe era uscita dalla sua stanza di cattivo umore piazzandosi davanti al televisore facendo zapping. Steph la guardava dal tavolo dove era seduta con il suo portatile.

“Si può sapere cosa hai da guardare tanto?!” chiese Chloe con astio.

“Io odio litigare con te, lo sai?”

“Invece io ci provo gusto eh?!” disse Chloe con sarcasmo.

“Ho parlato con Asher!” disse Steph lanciando l’ennesima bomba.

“Che hai fatto?!” rispose Chloe alzando la voce. “Ma dico, ma sei completamente scema?! Cosa gli hai detto?!”

“Ho cercato di convincerlo a non licenziarti!”

“Ah sì?! E in che modo?!”

Steph rimase in silenzio a guardarla e Chloe capì subito cosa aveva fatto.

“Hai cercato di scaricare tutta la responsabilità su Emily, non è vero?! Merda!!!”

“Non scaldarti, tanto Asher sembra non avermi dato retta! Detto questo, credo che dovresti iniziare a cercarti un nuovo lavoro! Sappiamo fin troppo bene come finirà questa storia!”

“Non intrometterti mai più in cose che non ti riguardano!” disse Chloe tornando a guardare la tv ma senza vederla davvero.

Steph sospirò. “Scusami, non avrei dovuto farlo. Vorrei soltanto che tu non perdessi il posto lavoro”. Rimase in silenzio per qualche minuto riportando l’attenzione al suo pc e poi la guardò di nuovo.  “Posso chiederti una cosa?”

Chloe si voltò a guardarla con aria annoiata. “Mi posso rifiutare in qualche modo?”

“No!”

“Che me lo chiedi a fare allora, tanto fai sempre come vuoi!”

“Se verrai licenziata hai intenzione di metterti con lei?”

Chloe la guardò sgranando gli occhi.

“Insomma… voglio dire… se l’hai baciata suppongo che ti piaccia almeno un po’. Sei interessata davvero a lei o vuoi solo portartela a letto?”

Chloe si alzò dal divano spegnendo il televisore lanciando il telecomando sul tavolinetto e raggiunse la sua stanza senza rispondere sbattendo la porta. Si sdraiò sul letto portandosi un braccio davanti agli occhi. Flerk saltò sul letto piazzandosi sulla pancia della ragazza. Steph bussò alla porta.

“Non c’è nessuno!” disse Chloe.

L’amica entrò in stanza appoggiandosi alla parete restando distante visto che Flerk aveva già raddrizzato le antenne fissandola.

“Ok Chloe, sono stata un’idiota. Non avrei dovuto parlare con lui, ma ho cercato solo di agire per il tuo bene. Non ho nulla contro Emily, però tu sei la mia amica e non voglio che perdi il lavoro. Soprattutto per una cosa che in fondo sappiamo entrambe non porterà a niente. Tu non sei innamorata di lei e non vuoi relazionarti con nessuno. L’hai baciata perché sei la solita testa di cazzo!”

“Grazie per la valutazione!” rispose Chloe togliendo il braccio dagli occhi.

“Potresti mettere giù quella bomba a orologeria?” disse Steph indicando il gatto.

“Perché?!”

“Perché vorrei avvicinarmi!”

“Davvero?! Oh cazzo! Flerk rimani dove sei!” disse Chloe mentre il gatto iniziava a soffiare verso Steph.

“Ah bene, adesso fai comunella con lui contro di me! È fantastico!”

“Steph, cosa vuoi ancora da me?!”

“Voglio che le cose tra di noi vadano bene! Io voglio poter contare su di te e vorrei che lo stesso facessi tu con me! Forse ho sbagliato tutto, sono diventata troppo apprensiva con te a causa di ciò che è successo in passato! Nemmeno io sono così brava nelle relazioni con gli altri a quanto pare! Almeno noi due dobbiamo restare dalla stessa parte e cercare di rimanere unite! Abbiamo perso già troppo!”
Chloe girò la testa verso di lei mentre accarezzava Flerk. Il gatto era ancora sull’attenti senza staccare gli occhi da Steph.

“Lo so che le nostre vicende non sono paragonabili però, siamo io e te! Non allontaniamoci anche noi! Non voglio perdere anche te!”

“Flerk vai giù”.

Il gatto scese dal letto fissando ancora Steph. Chloe si mise a sedere guardando la sua amica. “Nemmeno io voglio perdere te”.
Steph si sedette accanto a lei. “Allora cerchiamo di far funzionare tutto come si deve. Io credo che noi due abbiamo realmente bisogno di cambiare modo di vivere”.

“Cioè?”

“Dobbiamo staccare dalla solita routine. Fare qualcosa che ci distragga un po’. Abbiamo la serata libera quindi usciamo. Niente auto però, facciamo un bel giro a piedi. Poi ci fermiamo al primo locale che attira la nostra attenzione, entriamo e beviamo fino a quando non siamo costrette a prendere un taxi per tornare a casa”.

“Vuoi ubriacarti?! E soprattutto vuoi far ubriacare me?! Ma sei certa di stare bene?!"

“Beh, hai messo la testa apposto. Devo darti fiducia perché la Chloe di oggi non è la stessa di anni fa! Mi dispiace dubitare sempre di te, anche se devi ammettere che questa volta hai fatto davvero una gran bella stronzata!”

“Steph!”

“Ok ok, va bene! Devo cercare di concederti il beneficio del dubbio e tu magari meno stronzate!”

Chloe la guardò male.

“Allora usciamo?”

“Va bene”.

“Bene”.

Mentre si guardavano Steph lanciò un urlo di dolore. Senza essersene accorta, il gatto era balzato di nuovo sul letto piazzandosi dietro le spalle della ragazza. Si era aggrappato con le unghie alla sua schiena costringendola ad alzarsi di colpo e scappare via dalla stanza. Flerk iniziò a seguirla per casa mentre la ragazza continuava a urlare.

“Chloe, ti prego fermalo! Mi vuole uccidere!” disse la ragazza salendo sul tavolo.

Chloe si avvicinò al gatto ridendo, lo prese in braccio dandogli un bacio sulla testa. “Sei una macchina da guerra Flerk!”

“Ma che cazzo fai?! Gli vuoi dare anche un premio per aver attentato alla mia vita?!”

“Ma su Steph è un gatto, non ti ucciderà!”

“Vuoi vedere le mie vecchie ferite di guerra per caso?!”

“E va bene Steph” disse Chloe chiudendo il gatto in camera sua. “Ecco fatto, adesso vado a fare una doccia. Così stasera ci diamo alla pazza gioia!”

“Ok, io nel frattempo controllo la mia schiena”.



Seattle

Dopo essere passata a prendere Max e Kate con la sua auto, Victoria si diresse verso il nuovo locale dove avrebbero passato la serata insieme agli altri.

“Max, ti stai stritolando le mani! Vuoi rilassarti un attimo?! Mi stai mettendo ansia!”

“Scusa Victoria ma ci sto ripensando! Forse dovremmo cambiare programma!”

“Non puoi dire sul serio!”

“Max, non possiamo cambiare idea adesso!” intervenne Kate.

“Ok, ma non sono per niente tranquilla!”

Quando arrivarono, parcheggiarono l’auto e raggiunsero l’entrata del locale dove i loro compagni già le attendevano. Mentre si avvicinavano agli altri, Victoria prese sotto braccio Max per evitare che fuggisse da un momento all’altro.

“Ehm, ragazze?” disse Kate sottovoce alle altre due. “Evitiamo i soliti saluti, baci e abbracci. Giusto per non rendere il tutto ancora più imbarazzante. Credo che un semplice ciao a tutti possa bastare”.

“Cara Kate, vorrei ricordarti che siete voi quelle che amano le smancerie. Quindi la tua raccomandazione a me non serve!”

“Ah vero, dimenticavo. Queste cose ti mettono così tanto a disagio che fingi di non apprezzarle” disse Kate con un sorriso mentre Max rideva.

“Non è assolutamente vero questo!” disse Victoria.

“Colpita e affondata” disse Max continuando a ridere.

Oh ma certo, prendetevi pure gioco di me adesso! Che razza di amiche!”

Quando finalmente raggiunsero i ragazzi ci fu un ciao generale, segno che anche gli altri avevano optato per il saluto a distanza di sicurezza. Questo non fece altro che generare proprio l’imbarazzo che avevano cercato di evitare.
“Allora entriamo?” chiese Kristen per sbloccare la situazione.

“Si certo” rispose Kate.

Non appena varcarono la soglia il frastuono della musica li invase. Il locale era strapieno di gente seduta sui divanetti a ridere senza ritegno, segno che erano già su di giri. Ragazzi al bar che sorseggiavano i loro drink e altri a scatenarsi ballando in pista.

“Ok ragazzi, credo che sia meglio trovare un posto per sederci!” disse Ferdinando urlando per sovrastare la musica.

“Fernando, cerca di evitare di urlarmi nell’orecchio, rischio di diventare sorda molto presto così!” disse Kristen.

“Oh, va bene! Scusami tanto Kristen, starò più attento la prossima volta!” rispose Fernando urlandole di nuovo nell’orecchio.

Tutti risero mentre Kristen lo guardava male. Quando finalmente trovarono un posto libero e si sedettero. I divanetti erano in pelle rossa con un tavolinetto al centro. Victoria e Max erano sedute a un lato, Kate era seduta centralmente accanto a Kristen e Jennifer e dal lato opposto a quello di Victoria e Max, c’erano Fernando e Lucas. In questa posizione era inevitabile che ogni tanto i due ex si guardassero.

“Allora, io prima di andare a scatenarmi avrei bisogno di mandare giù qualcosa. Voi che ne dite?”

“Dico solo che è il caso che tu non beva molto, devi guidare!” disse Kristen.

“Ehi, non sono venuto qui per rimanere a bocca asciutta!”

Un cameriere si fermò al loro tavolo. “Buonasera, volete ordinare?”

“Si, Io vorrei una birra” disse Fernando.

“Anche io una birra” si aggregò Lucas.

Il cameriere iniziò a prendere le loro ordinazioni segnandole sul suo taccuino.

“Io voglio un martini” disse Victoria.

“Io un mojito” Jennifer.

“Anche io un mojito” disse Kristen.

“Per me anche una birra” disse Max.

“Ok, quindi tre birre un martini e due mojito, nient’altro?”

“Vorremmo anche qualcosa da sgranocchiare” disse Fernando.

“Certo, abbiamo stuzzichini, patatine, pizzette, arachidi...” disse il cameriere.

“Ok, allora prendiamo degli stuzzichini misti e patatine. Per voi va bene ragazzi?” disse Fernando.

“Si” risposero gli altri.

“Ok, sarò subito da voi” disse il cameriere allontanandosi.

Dopo qualche difficoltà iniziale la serata iniziò a trascorrere tranquillamente. Chiacchierarono un po’ di tutto, mangiando e bevendo riuscendo in fine a rilassarsi. Anzi, alcuni di loro si rilassarono anche un po’ troppo ordinando da bere un altro paio di drink. Max e Lucas nel frattempo, continuarono a lanciarsi delle occhiate sfuggenti. Non si rivolsero mai direttamente la parola. Jennifer notando la situazione decise di parlarne con il suo amico.

“Ok, credo che ci siamo scaldati abbastanza qui! Io vado a ballare, Lucas tu vieni con me vero?” disse Jennifer.

“Certo, andiamo” disse Lucas alzandosi.

“Si dai andiamo tutti a buttarci nella mischia” disse Fernando.

“Io non ci tengo tanto a ballare quindi resto qui” disse Kate.

“Anche io resto qui con Kate, ma voi andate pure”.

“Oh avanti Max, venite anche voi” disse Kristen mettendo il broncio.

“No voi andate, non preoccupatevi per noi. Staremo bene, anzi ci andiamo a prendere qualcos’altro da bere al bar?”

“Si, però questa volta qualcosa di analcolico” rispose Kate.

“Bene, allora voi restate pure qui. Io invece seguo gli altri, ho assolutamente bisogno di sfogarmi” disse Victoria.

“È per via di tua madre?” chiese Fernando.

“Certo, chi altri potrebbe essere”.

“Secondo me sei esagerata” rispose Jennifer.

“Ah davvero?! Facciamo così, te la presto per la prossima settimana! Vediamo quanto tempo riesci a resistere! Vedrai che in me che non si dica perderai quella tua lingua da saputella, da persona che sa tutto lei!”

“A-ha certo, come no”.

“Ok, voi continuate a perdere tempo io vado a ballare” disse Fernando iniziando ad allontanarsi.

“Oh no ti prego, non lasciarmi qui Fernando!” disse Victoria seguendolo di corsa.

Così tutti andarono in pista a ballare mentre Kate e Max rimasero sedute al loro tavolo. Max guardò Lucas allontanarsi e Kate seguì il suo sguardo.

“Deve pesarti molto questa situazione”.

“Si, mi pesa molto. Mi piacerebbe che le cose tornassero come prima che ci mettessimo insieme, ma è chiaro che questo non avverrà mai. Due persone che hanno una storia e poi si lasciano non possono rimanere amici. È praticamente impossibile”.

“Io non credo che sia del tutto impossibile. Guarda noi, siamo diventate amiche di Victoria. Cosa ci potrebbe essere di più impensabile?”

Max cominciò a ridere mentre guardava Victoria ballare con gli altri. “Già, ma lei è un caso eccezionale” disse tornando seria.

“Max, tu sei davvero sicura di non amarlo?”

Max si voltò a guardarla. “Io non lo so Kate. Quando si tratta dei miei sentimenti io non sono mai sicura di niente. Però lui ha ragione, non gli ho mai detto di amarlo. Insomma, se ami qualcuno prima o poi glielo dici, giusto?”

“Forse non sono la persona giusta a cui fare questa domanda, ma penso di sì. Il punto è che deve essere una cosa che avviene in modo naturale, senza forzature. Se tu non ti sei mai aperta con lui in questo modo, forse i tuoi sentimenti sono davvero diversi dai suoi. Riesci a dire con tanta facilità che gli vuoi bene e credo sarebbe lo stesso se tu lo amassi davvero”.

“Questo è vero. Il punto è che adesso non so come risolvere le cose con lui. Hai visto che non mi ha rivolto la parola. Come posso anche solo pensare di parlargli se lui in primis ha messo un muro tra noi?”

“Beh, le cose vanno affrontate di petto. Quindi se non si decide lui a smuovere la situazione, allora dovrai pensarci tu”.

“Ecco, bella rogna”.

“Hai intenzione di dirgli che lascerai Seattle?”

“Si, ma visto che non ci parliamo, al momento non saprei come fare e poi c’è tempo. Mancano ancora dei mesi alla nostra partenza. Prima o poi dovremmo avvisare tutti”.

“Già. Ok, andiamo a prenderci qualcosa da bere al bar”.

“Si andiamo” disse Max alzandosi insieme all’amica per raggiungere il bar.

Mentre i ragazzi ballavano in pista Jennifer si avvicinò ulteriormente a Lucas parlandogli in un orecchio per farsi sentire esclusivamente da lui. “Dovresti parlare con lei!”

“Per dirle cosa?!”

“Che vuoi stare con lei!”

“Non ho mai detto di voler tornare con lei!”

“Non ce n’è bisogno, ti conosco fin troppo bene Lucas! Tu sei ancora innamorato di lei e non vedo come questo possa cambiare dall’oggi al domani!”

“Dovrei accettare di stare con una persona che non mi vuole?!”

“Lucas, io ti voglio bene e lo sai che non mi piace vederti star male! Se dovessi consigliarti, ti direi di non tornarci insieme ma noi due siamo diversi! E poi sei tu quello innamorato, non io! Tu sei coinvolto ed è normale che per te sia così difficile capire cosa fare! Inoltre qualsiasi cosa io ti consigli di fare, tu farai sempre quello che vuoi, com’è giusto che sia! Sappi solo una cosa, che qualsiasi cosa tu decida di fare io ci sarò sempre per te! Anche se non dovessi condividere le tue scelte del cazzo!”

Il ragazzo le sorrise avvicinandosi e stringendola in un abbraccio. “Però adesso basta parlare, siamo venuti qui per divertirci ed è quello che faremo!” disse Lucas.

Max e Kate erano sedute al bancone del bar a bere i loro drink analcolici.

“Max, vado un attimo in bagno, arrivo subito”.

“Vuoi che venga con te?”

“No, non c’è bisogno non ci metterò molto”.

“Ok, ti aspetto qui”.

Kate si allontanò mentre Max continuava a bere il suo drink. A un tratto un ragazzo che doveva avere all’incirca la sua età, prese posto su uno sgabello accanto a lei, proprio quello dove poco prima era seduta Kate.

“Ciao” disse il ragazzo guardandola sorridendo.

Max si voltò a guardarlo stranita. “Ciao”.

“Come va?"

"Bene".

"È una bella serata".

“Si… scusa, ma ci conosciamo per caso?” chiese confusa Max.

“Oh no, non credo proprio. Credo che mi ricorderei di te se ti conoscessi”.

"Oh..."



Fantastico, ci mancava solo questa adesso. Forse era meglio quando una volta nessuno si interessava a me. Adesso come faccio a dirgli di sloggiare senza essere maleducata?



“Si sta davvero bene in questo locale. Da quando ha aperto ci vengo continuamente tutte le sere”.

“Si, è un posto carino”.

"Io mi chiamo Jack” disse lui porgendole la mano.

“Ah… piacere” rispose Max ricambiando a stento la sua stretta di mano.

“E tu?"

“Cosa?”

“Il tuo nome qual è?

"Ah, è Max".

"Ah, un bel nome... è l'abbreviazione di Maxine giusto?"

"Già".


Deve sentirsi davvero intelligente adesso. Che palle…


"Lo so perché ho una cugina che ha il tuo stesso nome".

"Ah" disse Max annuendo con finto sorriso mentre beveva un altro sorso della sua bevanda.


Ok mi sono sbagliata, non può sentirsi intelligente in questo caso.


"Sei sola?"

"No, sono in compagnia".

"Ah, che cretino che sono. È chiaro che una bella ragazza come te sia già..."

"Smamma sfigato!" disse un ragazzo che aveva appena preso posto accanto al tizio che ci provava con lei.

"E tu chi cazzo saresti?" disse Jack voltandosi a guardarlo.

"Lei sta con me, quindi se non vuoi avere dei seri problemi ti consiglio di sparire all'istante!”

Il ragazzo guardò Max e poi lui prima di allontanarsi con la coda tra le gambe.

"Salvata per un pelo” disse il ragazzo avvicinandosi.

Max gli rispose con ostilità. "Si può dire di aver salvato qualcuno solo in caso di pericolo imminente! Non credo fosse questo il caso!"

"Potresti dire semplicemente grazie, sai? Sono venuto in pace!"

Max si voltò verso di lui spazientita. "Cosa vuoi Duncan?!"

"Niente di che. Ti ho vista sola soletta qui con quel tizio che ti gironzolava intorno e ho pensato di darti una mano. Beh, magari anche per farti un saluto" disse lui con un sorriso.

"Bene, allora se è per un saluto, ciao e buon proseguimento di serata!”

"Wow, ma come siamo suscettibili oggi!”

"E cosa cazzo ti aspettavi?! Che facessi i salti di gioia nel vederti?!"

"Sei ancora incazzata con me per l’altra volta eh?!”

Max ripensò a quanto accadde giorni dopo la partenza di Chloe, quando finalmente grazie all’aiuto di Victoria, era riuscita a uscire dalla sua stanza diventata per lei una sorta di gabbia e rifugio. In quel periodo non uscivano granché e soprattutto quasi mai in compagnia degli altri amici. Però a volte il destino gioca brutti scherzi e bisogna essere sempre preparati a ogni evenienza. E lei, quel giorno non era affatto preparata…



Tre anni prima

Stavano tutti al Kerry Park dove si erano incontrati per caso. Lucas, Jennifer, Kristen e Fernando si accertarono che Max stesse bene dopo la partenza di Chloe. Si mostrarono tutti sinceramente preoccupati e dispiaciuti per lei. Max dal suo canto, si scusò per non aver accettato di vedere nessuno quando andavano a trovarla a casa. In quell’occasione visto che era in compagnia di Victoria, la presentò agli altri. Cambiarono presto argomento cercando di focalizzarsi su qualcos’altro, per distogliere l’attenzione di Max da quello che era successo. E ci riuscirono solo in parte, perché di lì a poco si presentò Duncan con i suoi due soliti amici alle calcagna.

“Uh la la, ed ecco la congrega degli sfigati. Come butta ragazzi?” disse Duncan guardandoli.

Lucas iniziò a stringere un pugno mentre Jennifer gli afferrò un polso temendo la sua reazione. Duncan era solo una testa calda e cercava soltanto un buon pretesto per far scoppiare una guerra. Tutti gli altri reagirono restando in silenzio cercando di ignorarlo, ma non ci fu verso per Max. Lo guardò ripensando al loro ultimo incontro quando il ragazzo aveva insinuato delle cose su di lei, minacciando di rivelare tutto alla sua amica.

“Beh, vedo che qualcuno manca all’appello, anche se ne capisco bene il motivo. Credo che Chloe sia l’unica a valere veramente qualcosa in mezzo a un branco di rammolliti come voi. Ho provato a contattarla ma non risponde al telefono. Potete dirmi dov’è? Così vi lascio alle vostre cose da sfigati”.

Tutti si guardarono tra loro senza aprire bocca. Duncan si accorse dalla loro espressione che c’era qualcosa sotto che sicuramente non gli sarebbe piaciuto sapere. “E allora?! Nessuno di voi lo sa?!”

Tutti tacquero e lui guardò esclusivamente Max. “Beh, tu vivi con lei quindi sicuramente saprai come mai non risponde alle mie chiamate e soprattutto dov’è ora! Giusto?!”

Max abbassò lo sguardo rimanendo a tacere e Duncan le si avvicinò di più. In quel momento Victoria perse la pazienza per gli atteggiamenti presuntuosi del ragazzo. Così intervenne per difendere la sua amica piazzandosi tra loro.

“Basta così! Non so chi cazzo ti credi di essere a pensare di poterti rivolgere a lei in questo modo, ma sappi che perdo facilmente la pazienza con pezzi di merda come te!”

Gli altri ragazzi rimasero a bocca aperta dinanzi alla scena, temendo che sarebbe successo un casino. Duncan la guardò dapprima sorpreso e poi iniziò a ridere guardando i suoi amici. “Oh cazzo! E chi è questa adesso! Sembra essere uscita da una rivista di moda di scarsa qualità! Ti giuro che non ti avevo nemmeno vista, sai in mezzo a tutti questi sfigati non mi aspettavo di vedere un elemento come te!” disse il ragazzo con ironia portandosi una mano al petto in segno di pentimento.

“Prima di tutto questa…” disse Victoria indicandosi. “Si chiama Victoria Chase e per essere chiari, l’unico sfigato che riesco a vedere qui tra noi, sei soltanto tu”.

“Oh mio Dio, hai fegato da vendere Victoria Chase! Uhm… Chase eh? Ma certo, ora ricordo dove ho già sentito questo nome!Tutti conoscono i Chase, però c’è un piccolo problema”.

“E sarebbe?!”

“Tu non sai con chi stai parlando signorina, quindi ti consiglio di restare ferma al tuo posto se non vuoi rovinarti quei due straccetti firmati che hai addosso! Nel tuo mondo sei qualcuno Chase, ma nel mio non sei nessuno! Fuori dal tuo ambiente finisci direttamente nel mio! E io odio quando qualcuno invade i miei spazi, quindi se fossi in te farei un bel passo indietro!”

“E io odio quando qualcuno se la prende con i miei amici! Sei soltanto un pallone gonfiato! E non fai paura a nessuno! Di certo non a me!” disse Victoria avvicinandosi a lui. 

Victoria si sentì afferrare per un braccio da Max che la trascinava indietro. “Lascia stare Victoria!”

“Neanche per sogno! Non può trattarti così! E poi per cosa?! Per una stronza che se ne andata voltandoti le spalle lasciandoti nella merda?!”

“Cosa?!” chiese Duncan scioccato dalle parole della ragazza. “State parlando di… Chloe?!”

“Si e di chi altro secondo te?!” rispose Victoria con tono aggressivo.

Duncan guardò a terra riflettendo e poi con sguardo determinato e arrabbiato fissò Max. “Dov’è andata?!”

Rispose Victoria al suo posto. “Non l’ha detto! Ha semplicemente lasciato Seattle per non tornare più! Io non so cosa hai a che fare con lei, ma dai tuoi modi capisco cosa avete in comune. Siete fatti della stessa pasta! Se hai bisogno di lei vai a cercartela da solo!”

Duncan ascoltò le parole della ragazza pur rimanendo con gli occhi fissi su Max. “Alla fine sei riuscita a farla andare via eh?! Complimenti, spero che tu sia contenta del risultato ottenuto!”

Mentre il ragazzo riversava su Max tutta la sua rabbia per aver perso una persona a cui teneva per davvero, gli altri guardavano la scena confusi.

“Era questo che volevi?! Ah no certo, sappiamo bene cosa volevi tu, giusto?! Tu volevi ben altro, ma lei non era disposta a scendere a patti con te! Così l’hai sfinita così tanto che ha deciso di andarsene! Non sei riuscita a mandare giù il fatto che me la fossi scopata vero?!”

Max guardò il ragazzo sbarrando gli occhi, temendo cosa sarebbe potuto saltar fuori dalla sua rabbia incontrollabile.

“Avrai pensato che se ne potevi averla tu, non avrebbe dovuta averla nessun altro, vero?! Sei stata disposta anche a perderla pur di non vederla tra le braccia di qualcun altro eh?! Neanche fosse di tua proprietà!”

Tutti rimanevano ancora in silenzio guardando Duncan. Lui se ne accorse e si voltò a guardarli e poi sorrise iniziando a ridacchiare. Poi guardò di nuovo Max. “Non l’hai detto ai tuoi amichetti, vero?! Beh, non deve essere tanto facile da dire a loro…” disse indicandoli. “Sono una massa di sfigati privi di cervello, troppo impegnati a farsi seghe mentali per accorgersi di cosa hanno sotto al naso! Che ne dici Max, li rendiamo partecipi della rivelazione?! Se per te è così difficile posso pensarci io!” 
Victoria che era ancora vicino a lei chiese: “Max, di cosa diavolo sta parlando?!”

Tutti la guardarono e lei semplicemente si voltò allontanandosi di corsa.

“CERTO MAX SCAPPA! FUGGI PURE DALLA VERITÀ! MA RICORDATI CHE PRIMA O POI DOVRAI FARCI I CONTI! NON PENSARE DI CAVARTELA COSÌ! SE NE ANDATA PER COLPA TUA! SEI SOLO TU LA RESPONSABILE DI QUELLO CHE È SUCCESSO!” disse Duncan urlando alle spalle della ragazza che si allontanava.

Kristen, Fernando e Kate le corsero dietro per raggiungerla. Victoria si parò di nuovo dinanzi al ragazzo. “Tu sei un gran figlio di puttana! Ti consiglio di starle lontano! Se ci provi di nuovo a infastidire la mia amica ti giuro su ciò che ho di più caro al mondo, che la pagherai amaramente! Posso metterti nei guai come e quando voglio pezzo di merda!”

“Ah sì?! E questo solo perché sei una Chase?! Pff, ma non farmi ridere!”

“Si, hai capito bene, perché io sono una Chase e tu sei soltanto un parassita buono a nulla, un peso per la società! Sono sicura che se tu finissi dietro alle sbarre tutti ne sarebbero riconoscenti!”

Detto questo si allontanò da lui per raggiungere la sua amica. Duncan era sul punto di afferrarla, ma intervenne Lucas. “Giù le mani stronzo! Prenditela con me se ci tieni tanto!”

“Lucas, lascia perdere andiamo via!” disse Jennifer tirando Lucas verso di sé.

“Ti conviene seguire il consiglio della tua cara amica e andartene, perché mi sto incazzando davvero tanto! E se arrivo a metterti le mani addosso, alla fine nemmeno i tuoi genitori ti riconosceranno più!”

“E a te invece conviene seguire il mio di consiglio! Sta lontano da noi e soprattutto da Max! Se la infastidisci di nuovo, ti giuro che niente e nessuno riuscirà a fermarmi dallo spaccarti la faccia! Magari se sarai abbastanza fortunato riuscirai a rincontrare tua madre all’altro mondo! Anche se dubito fortemente che lì ci sia posto per elementi come te! Ah, e al contrario dei miei, tua madre ti riconoscerà molto bene! Saprà che razza di bastardo sei!”

Jennifer lo trascinò di nuovo verso di sé per evitare il peggio. Questa volta Lucas si girò verso di lei seguendola. Per fortuna Duncan era riuscito a trattenersi, altrimenti quella serata, sarebbe potuta finire davvero male per qualcuno. Duncan non era nuovo a situazioni del genere. Da quel momento in poi ciò che era successo venne volutamente ignorato da tutti. Nessuno chiese più spiegazioni a Max per le parole del ragazzo. Anche perché secondo loro, le parole di Duncan erano una reazione più che normale. Un semplice sfogo per aver perso la sua compagna di giochi, così definita da lui. Nessuno era realmente riuscito a intuire cosa ci fosse dietro le parole pronunciate dal ragazzo verso Max.


 
"Tu non sai un bel niente!" rispose Max.

"Invece so molte cose!"

"Vaffanculo!"

"Non ti va giù la verità eh?! A distanza di tempo penso ancora tu sia l'unica responsabile dell'allontanamento di Chloe! Se ne andata a causa tua!"

"Ma non dire stronzate! È stata una sua decisione, lei voleva andare via da sempre! Da prima che arrivassimo a Seattle".

"Questo è quello che pensi tu! La verità è che lei era sotto pressione a causa tua! Ed è per questo che alla fine ha deciso di andarsene!"

"Sono solo stronzate!"

"È qui che ti sbagli! Lei mi aveva parlato della sua situazione! Con te e con i tuoi! Non ne poteva più di voi!”

"Cosa?! Te ne aveva parlato?!" chiese Max sorpresa.

"Si, lo ha fatto! Le stavi sempre con il fiato sul collo e lei non lo sopportava più! E sappiamo entrambi molto bene il motivo per cui le stavi tanto intorno!"


 Si è sfogata con lui? Allora forse ha davvero ragione. È colpa mia se è andata via.


"Puoi immaginare la mia grande sorpresa nel vedere mentre ti strusciavi su quello sfigato di Lucas! Insomma, va bene che ti volevi consolare, ma con lui?! Un ragazzo?! Devi essere davvero confusa al riguardo!" disse sorridendo soddisfatto di riuscire ad avere il coltello dalla parte del manico.

"Allora Max, la tua ex amica ti ha contattato?! No?! Nemmeno una volta?! Che ne so, almeno per dirti che si sta scopando qualcuno per dimenticare la merda che le hai fatto passare!"

Mentre Duncan vessava Max, Kate era ancora in bagno. Victoria invece continuava a ballare insieme agli altri, ma quando si accorse della situazione, si avviò infuriata nella loro direzione.

"Non riesco a credere che nessuno dei tuoi amici lo sappia! Sono tutti troppo stupidi da non accorgersi di nulla, eppure è così evidente! È anche vero che ci vuole fiuto per certe cose e io modestamente ne ho da vendere!"

"Che cazzo ci fai tu qui gran pezzo di merda! Quale parte della frase "sta lontano da lei" non hai capito?! Vuoi davvero farmi perdere la pazienza?!" disse Victoria appena li raggiunse al bancone.

"Uuuh, la mitica Victoria Chase che solo perché ha il papino e la mammina pieni di soldi, si sente grande come un Dio! Credi davvero di farmi paura?!"

"Cazzone che non sei altro! Pensi di poter venire qui a infastidirci con la tua presenza?!"

"Ehi, questo è un posto pubblico!"

"Lascia perdere Victoria, andiamo via!" disse Max.

"No Max, non saremo noi ad andare via facendoci guastare la serata da lui!"

"Che sta succedendo qui?!" chiese Kate avvicinandosi a loro dopo essere uscita dal bagno.

"Oh ciao Kate, sapevi di avere delle amiche maleducate?!" disse Duncan provocando Victoria che iniziò ad avvicinarsi minacciosamente a lui.

Kate intervenne piazzandosi davanti all'amica. "Victoria calmati!"

"Calmarmi?! Come diavolo credi dovrei riuscirci con questa faccia da culo!" disse indicando il ragazzo.

"Ragazze ora basta, andiamo via! Non ho più voglia di restare qui!" disse Max.

"Cosa c'è Max, la verità è troppo dura da accettare?!" disse Duncan sfidandola. In quel preciso istante si avvicinò alle spalle del ragazzo Lucas, che da lontano aveva assistito alla scena mentre ballava con Jennifer. Indeciso sul da farsi, alla fine intervenne dandogli un colpetto sulla spalla. Nel momento in cui Duncan si voltò verso di lui, gli arrivò un gancio dritto in faccia. Il ragazzo barcollando finì a terra.

"Lucas no!" disse Max cercando di fermare il ragazzo. Lucas nel frattempo era ancora intento a continuare.

"Ti avevo avvisato che se non le stavi lontano non l'avresti passata liscia".

Il gesto attirò l'attenzione degli altri clienti del locale e anche del proprietario. Duncan si alzò ridendo toccandosi il naso che perdeva un po' di sangue.

"Finalmente hai tirato fuori le palle Lucas, anche se questo vecchio mio, non ti servirà molto con la tua bella! Non è vero Max?!" disse il ragazzo voltandosi a guardarla facendole un occhiolino.

"Che cazzo vorresti dire?!" disse Lucas furibondo.

"Questo!" disse Duncan voltandosi di scatto ricambiando il pugno. Lucas si portò una mano sulla bocca e si accorse di avere un taglio sul labbro inferiore.

"Ma io ti ammazzo stronzo!" disse lanciandosi su di lui.

Sopraggiunsero il proprietario con due uomini al seguito. Dalla stazza sembravano essere dei buttafuori. "La festa per voi è finita! Buttateli fuori di qui immediatamente, sia loro che i loro amici!" disse il proprietario ai due uomini.

Poi aggiunse guardando i due ragazzi della rissa: "In quanto a voi due, non voglio vedervi più mettere piede nel mio locale, altrimenti chiamerò la polizia! Ci siamo intesi?! Ora fuori di qui?!"

Così vennero scortati tutti verso l'uscita dai due uomini. Quando furono tutti fuori, Duncan con i suoi amici al seguito si rivolse a Lucas. "Ehi Lucas, non è finita qui! Ci rivedremo molto presto!”

Lucas e gli altri si allontanarono raggiungendo il parcheggio. Il ragazzo si appoggiò al cofano dell'auto asciugandosi il labbro dal sangue con il dorso della mano.

Max tirò fuori dalla sua borsa un fazzoletto e si avvicinò a lui per pulirlo. "Leva quelle mani, potrebbe infettarsi!”

"Lascia stare è solo un taglietto!"

"Vuoi stare fermo?!"

"Ahia!" si lamentò il ragazzo quando Max gli appoggiò il fazzoletto sulla ferita.

"Ma cosa diavolo ti è saltato in mente di prenderlo a pugni?!" chiese Max.

"Ho visto che vi stava infastidendo, cosa avrei dovuto fare?! Restare a guardare?!"

"Scusa se lo dico Lucas ma ha ragione Max! Non avresti dovuto reagire in quel modo! Anche perché lo hai sentito cosa ha detto! Prima o poi te lo ritroverai davanti!"

"Lo aspetto, non vedo l'ora di dargli una bella lezione!"

"Cazzo, spero che succeda quando ce ne saremo andate via da Seattle!" disse Victoria senza riflettere.

Tutti si voltarono a guardarla. "Andare via da Seattle? Chi?" chiese Kristen.

Victoria non rispose e guardò Kate anche lei rimasta in silenzio. Lucas guardò Max davanti a sé bloccando la mano che tamponava la sua ferita sul labbro. "Di cosa sta parlando?!"

Max abbassò la mano. "Vedi... Victoria lascia Seattle e... così..."

Jennifer chiuse gli occhi capendo cosa la ragazza non aveva il coraggio di dire. Qualcosa che avrebbe inferto l'ennesimo colpo basso al suo amico Lucas. Non c'era niente che avrebbe potuto fermare quel momento.

"Stai... andando via anche tu?"

"Io..."

"È incredibile cazzo!" Lucas la superò camminando senza sapere bene dove fosse diretto.

Max lo seguì. "Lucas aspetta!"

"No!"

"Lascia che ti spieghi!"

"Cosa vorresti spiegarmi?! Sentiamo!" disse fermandosi.

"È stata una cosa improvvisa! Victoria ci ha proposto di andare via con lei! Sai bene quanto io tenga alla loro amicizia! Loro c'erano per me quando ho passato l'inferno!"

"C'ero anche io Max! Lo ricordi o no?! Il tuo ragazzo! Aspetta, allora non stiamo più insieme perché c'era questo in programma?!"

"Cosa?! Ma di che cazzo stai parlando?! Ti vorrei ricordare che sei stato tu a voler chiudere con me! Io non sono più la tua ragazza, mi hai mollata!"

"Si, però non ti sei fatta più né vedere né sentire, a dimostrazione che non te ne fregava nulla che la nostra storia fosse finita! Magari perché preferisci fare compagnia alla tua amica!"

"Lucas..."

"Dimmi Max, me lo avresti mai detto?! Mi avresti mai informato che stavi per andartene?! O magari saresti partita senza dire nulla?!"

"Certo che ti avrei avvertito, nonostante tu non sia più il mio ragazzo! Perché penso che indipendentemente da come è finita la nostra storia, noi due siamo ancora amici! Almeno spero..."

"Quando?!"

"A giugno, aspettiamo Kate per via del college! Quindi c'era tempo per avvisarti!”

"Avresti potuto farlo stasera!"

"Non era questo il momento! Ma ti giuro che te lo avrei detto!"

"Quindi è davvero finita?! Sai, ho riflettuto sulla nostra situazione! Anche se so bene che non provi i miei stessi sentimenti, volevo provare ad andare avanti! Riprovarci di nuovo, anche se non hai fatto nulla per cambiare le cose!"

"Mi hai lasciato tu Lucas! Cosa avrei dovuto fare?! Pregarti in ginocchio?!"

"Avresti almeno dovuto fare un tentativo, per dimostrare un minimo di interesse! Ma adesso non ha più importanza, tanto tra pochi mesi te ne andrai! A proposito, dove andrete?! O anche questo è un segreto?!"

"Per la miseria non è un segreto, ne avremmo parlato con tutti voi! E comunque andremo a Portland!"

“Bene, fate un buon viaggio!” disse prima di avviarsi alla sua auto.

“Lucas!”

In quel momento sopraggiunse Jennifer. “Lascia stare Max, adesso non ti ascolterà!”

“Jennifer io…”

“Non devi giustificarti con me Max! La vostra situazione è complicata!”

“Sei arrabbiata con me?”

“No Max, non con te ma con tutta la situazione. È solo che odio vederlo così, ma tu non hai colpe. Non penso che per tutto questo tempo che siete stati insieme, tu lo abbia preso in giro. Non sei quel genere di persona. Adesso è meglio che lo raggiunga”.

“Ok…”

“Ciao Max”.

“Ciao Jenny”.

La ragazza raggiunse Lucas che era appena entrato in auto. Max tornò dai suoi amici e guardò Kristen e Fernando che nel frattempo erano stati messi al corrente da Kate e Victoria sulla loro partenza. Sembravano molto dispiaciuti dalla notizia.

“Ragazzi, sapete bene che ve ne avrei parlato”.

“Si, lo sappiamo Max però… diamine andate via anche voi tre adesso?!” disse Fernando.

“Mi dispiace tanto”.

“Beh, cerchiamo di vedere le cose dal lato positivo. Avete bisogno di questo quindi va bene. Poi comunque rimarremo in contatto e Portland non è poi così lontano da qua. Potremmo venirvi a trovare oppure potrete venire voi. Ci possiamo vedere durante le vacanze di Natale e…” disse Kristen interrompendosi mentre cercava di trattenere le lacrime.

“Ehi, non piangere” disse Kate abbracciandola. “Hai perfettamente ragione sai? Questo non è un addio. Ci rivedremo ancora”.

Restarono ancora un po’ a chiacchierare fino a quando i loro animi si furono stabilizzati. Dopo raggiunsero le loro auto per tornare a casa. Durante il tragitto in macchina Victoria aveva lo sguardo perso nel vuoto. Max se ne accorse e guardò Kate seduta dietro con aria interrogativa. La ragazza le rispose mimando con la bocca senza emettere alcun fiato. “Si sente in colpa”.

Max tornò a guardare la ragazza al suo fianco. “Victoria?”

“Si?”

“Che hai?”

“Niente…”

“Victoria…”

La ragazza si voltò verso di lei e poi tornò a guardare la strada. “È colpa mia se è successo tutto questo casino”.

“Victoria, sarebbe successo lo stesso anche tra una settimana o un mese. Sapevo che era una cosa che non avrebbero accettato facilmente, soprattutto Lucas. Quindi non farti dei problemi”.

“Si, ma non era così che doveva venir fuori la notizia. Gliene avresti parlato quando saresti stata pronta. Con i tuoi tempi e invece io ho mandato tutte a puttane”.

“Si, non avrei di certo voluto che lo sapessero così, ma ormai è fatta. E comunque non è la fine del mondo”.

“Sei arrabbiata con me? Capirei se lo fossi. Cioè, io lo sarei se fossi in te”.

"Allora per fortuna non sono te Victoria, perché non sono arrabbiata”.

“Ok, va bene. Ti devo comunque delle scuse Max”.

“E io accetto le tue scuse”.

“Ok, grazie. Ti prometto che cercherò di non fare altri disastri”.

Proseguirono per la loro strada in silenzio per circa due minuti.

“E poi mettiamola così, non dovrò più preoccuparmi di cosa dire perché ormai lo sanno già. È un pensiero in meno” disse Max.
Victoria le lanciò uno sguardo serio e anche Kate da dietro. Max si voltò a guardarle e infine scoppiarono tutte a ridere.



Portland

Chloe e Steph dopo aver passato la serata a bere e mangiare in un locale, decisero di fare un altro giro prima di rientrare. Ovviamente non avevano bevuto così tanto da dover chiamare un taxi. Mentre passeggiavano raggiunsero un parco dove c’erano giostre e varie bancarelle di tiro a segno. A una di esse si erano raggruppate un mucchio di persone che stavano guardando le imprese di qualcuno alle prese con un finto fucile sparare a dei bersagli. Non molto lontano dalla loro posizione c'erano Allison e Lauren. Quest'ultima si girò intorno dopo aver gettato un mozzicone di sigaretta. Quando vide Chloe alzò una mano per salutarla sorridendo. La ragazza ricambiò il saluto con un cenno della testa nella sua direzione. Lauren dopo aver detto qualcosa alla sua amica, l’afferrò per un polso dirigendosi verso di loro. Mentre continuava a camminare anche Steph si accorse delle due ragazze.

"Uh, guarda chi c'è là Chloe".

"Si, le ho viste".

"Stanno venendo da noi o sbaglio?"

"Credo proprio di sì purtroppo".

"Oh avanti Chloe, non fare l'asociale".

"Non sono asociale, voglio solo essere lasciata in pace".

Steph la guardò con disappunto. Le ragazze si fermarono davanti a loro.

"Ciao Chloe" disse Lauren.

Chloe rispose al suo saluto non sentendosi proprio a suo agio. “Ciao”.

"Se non sbaglio anche tu lavori al Paradise, giusto?" chiese Lauren a Steph.

"Ebbene sì".

"Piacere di conoscerti, io sono Lauren".

"Oooh, lo so bene chi sei" disse Steph sorridendo.

"Ah, qualcuno ha parlato di me allora" disse Lauren lanciando un’occhiata a Chloe.

Chloe voleva sprofondare in quel preciso istante.

"E tu saresti?" chiese Steph rivolgendosi all'altra ragazza.

"Io sono Allison" disse la ragazza porgendo la mano prima a lei e poi a Chloe.

"Siete da sole?" chiese Lauren.

“Si… e siamo anche troppe direi” disse Chloe con sarcasmo guardando male la sua amica.

"Si" rispose Steph ricambiando il suo sguardo.

"Beh, allora che ne dite se passiamo il resto della serata insieme?"

Chloe sperò nel buon senso di Steph, ma non servì a niente. "Certo, è una buona idea" disse Steph entusiasta.

Chloe rimase in silenzio. "Sempre se va bene per tutti ovviamente” aggiunse Lauren.

"Oh ma certo che va bene" disse Steph dando una gomitata alla sua amica. "Vero Chloe?"

"Ehm... S-si certo".

"Bene, allora proseguiamo".

Si voltarono di nuovo per prendere il passo e Steph ne approfittò per avvicinarsi ad Allison cercando di avviare una conversazione con lei, per poter lasciare campo libero a Lauren. Chloe la vide allontanarsi e mettersi tra Allison e Lauren. Sorpresa da quella mossa Lauren ne approfittò facendo un passo indietro e si mise accanto a Chloe. Dopo un po' si ritrovano a camminare Steph e Allison davanti e Chloe e Lauren dietro a causa del grande via vai di gente.

"Sei molto silenziosa oggi. È la prima volta che ti vedo fuori dal Paradise, anche se tecnicamente ti ho vista solo una volta a lavoro. Sembri molto diversa dal solito".

Chloe che camminava con le mani infilate nelle tasche del cappotto si voltò a guardarla non sapendo cosa dire.
"Adesso non so più chi è Chloe. È quella del Paradise o questa?" chiese con un sorriso.

"Sono sempre io" rispose Chloe quasi annoiata.

Si rese conto di aver risposto in modo sbagliato e cercò di rimediare. Infondo la ragazza stava solo cercando di fare conversazione con lei. "O magari non sono la vera Chloe, ma un'aliena con le sue fattezze che cerca di conquistare il mondo".

Lauren rise. "Ecco, ora sì che ti riconosco".

"Bene, devo inserirlo nella mia carta di identità".

"Cosa?!"

"Segni particolari, clown".

Lauren continuò a ridere. "Io non ti considero un clown. Essere simpatici è un pregio e non un difetto".

Chloe fece spallucce. Mentre passeggiavano, Allison diede un'occhiata veloce alle sue spalle per vedere come proseguisse dietro. Steph se ne accorse. "Alla tua amica piace Chloe, vero?"

Allison sorrise. "Sai tenere un segreto?"

"Dai, ma quale segreto. È più che evidente che le piace".

"Allora se lo sai perché hai chiesto conferma?"

Steph alzò le spalle. "Non lo so, forse volevo soltanto sondare il terreno. Insomma io sono sua amica e vorrei solo essere certa che Lauren non faccia cazzate con lei. Non voglio che soffra ancora".

Allison spalancò la bocca sorpresa. "Aspetta, mi stai per caso dicendo che Lauren potrebbe avere qualche possibilità con lei?! Chloe non è etero?!"

Steph rise senza rispondere.

"Oh avanti Steph, dimmelo. Ne vale della salute della mia amica che non ci ha ancora capito nulla".

"Credo che lascerò che lo scopra Lauren, però dille di non cedere".

Allison capì l'antifona. "Ooook, glielo dirò".

"Uh guarda, c'è il tiro a segno" disse Lauren indicandolo.

Chloe si voltò nella direzione in cui guardava lei. C'era un tizio che stava sparando a dei bersagli con un fucile. Stava dando davvero spettacolo visto che riusciva a colpirne tanti con facilità.

"È davvero bravo" disse Lauren.

"Si" disse Chloe con aria di sufficienza.

Lauren la guardò incrociando le braccia al petto con un sorriso. "Non lo pensi affatto che sia bravo" disse fermandosi.

"Diciamo non più di qualsiasi altra persona".

"Ah, davvero? Pensi di riuscire a fare di meglio?"

"Cosa?! Io?! Ma no, è una cosa da ragazzini".

"Bella scusa questa. Hai paura di fare brutta figura?"

"Ehi, io se voglio riesco a buttare giù tutti i bersagli" disse Chloe più per non mostrarsi insicura.

"Bene, allora se la metti così, dimostralo!"

"Se insisti tanto lo faccio! Inizia a scegliere il pupazzetto che vuoi come premio!”

"Bene".

Chloe si avvicinò alla bancarella per provare. Steph scosse la testa ridendo divertita, stessa cosa Allison. Lauren invece continuava a guardarla con sguardo di sfida. Il proprietario del tiro a segno le chiese di scegliere l'arma tra il fucile e la pistola. Istintivamente prese la pistola uguale e identica a quella che aveva preso a David. Puntò l'arma verso i suoi obbiettivi, delle bottiglie di plastica colorate. Restò in posizione con il braccio alzato guardando le bottiglie quando un ricordo riaffiorò nella sua mente. Il giorno in cui era andata all'American Rust, quando aveva sparato alle bottiglie sotto indicazione della sua amica Max. Iniziò lentamente ad abbassare la pistola quasi come se quel ricordo l'avesse bloccata. Steph capì subito che qualcosa non andava e non fu l'unica. Lo sguardo di sfida era sparito dal viso di Lauren, ed era stata sostituito dalla confusione più totale. Steph si allontanò da Allison avvicinandosi all'amica. Le mise una mano sulla spalla e disse sottovoce: "Avanti Chloe, non vorrai arrenderti così senza nemmeno provarci?!”

Chloe si voltò verso di lei guardandola con uno sguardo perso. Steph non era a conoscenza di molte cose che riguardassero lei e Max, ma una cosa la sapeva per certo. Quando Chloe di colpo in alcuni momenti sembrava totalmente assente, era perché ricordava qualcosa del suo passato. "Avanti, dimostra a Lauren di cosa sei capace, anche se in realtà non sapevo che tu sapessi sparare".

Chloe guardò la pistola per poi rialzarla verso la prima bottiglia, mentre Lauren si chiedeva che diavolo fosse successo. Con sua grande sorpresa, Chloe riuscì ad abbattere tutti i bersagli. Lauren e Allison la guardarono sorprese.

"Beh, cazzo Chloe, li hai stesi tutti" disse Steph stupefatta.

Chloe era sorpresa tanto quanto loro. Poi tornò in sé e si voltò a guardare Lauren con aria di superiorità e un sorriso compiaciuto. "Allora, scegli il tuo pupazzo!”

"Se proprio insisti" disse la ragazza avvicinandosi e puntando il dito verso il premio che aveva scelto. Un’emoticon rosso a forma di cuore con la scritta I Love You. Il proprietario lo prese e lo consegnandolo a Chloe che disse: “Dio, quanto sei sdolcinata”.

Ripresero a camminare di nuovo e Chloe consegnò il cuore a Lauren. "Ed ecco a te, donna di poca fede".
 
Lauren prese il premio e con un sorriso disse: "Ohhh, ma che carina che sei Chloe... e poi io sarei quella sdolcinata".

"Ehi, il premio è tuo perché io non saprei che farmene! E poi ti servirà a ricordare questo giorno! Il giorno in cui mi hai sfidato e hai perso!”

"Ah, un promemoria..."

"Della tua sconfitta" aggiunse Chloe.

Lauren le diede un pugno al braccio, mentre Chloe infilava di nuovo le mani in tasca ridendo.

"Ehi, che ne dite se ci fermiamo a prendere qualcos’altro da bere?" chiese Allison.

Steph disse che per lei andava bene. Lauren invece guardò Chloe in attesa della sua decisione.

"Oh no, non mi va. Voi andate pure, vi aspetto qui. Voglio stare all'aria aperta".

"Bene, allora voi andate pure, io sto con Chloe".

"No Lauren, vai anche tu con loro. Non devi per forza restare qui con me".

"Guarda che ci resto volentieri e poi non va neanche a me di bere".

"Ok, noi andiamo allora. Ci vediamo tra poco" Steph afferrando Allison e dirigendosi verso un locale lì vicino.

Chloe e Lauren rimasero a guardarsi. "Ci sediamo da qualche parte per fumare una sigaretta?" chiese Lauren.

"Si, quella mi va" rispose Chloe.

Si sedettero su una panchina a fumare. "Posso farti una domanda Chloe?"

"Certo".

"Si tratta di Steph".

"Cosa vuoi sapere?"

"Ho visto che si è appiccicata ad Allison molto volentieri. Ora mi stavo chiedendo se per caso c'è una buona ragione".

Chloe rifletté su cosa dire. Conosceva bene le intenzioni di Steph, ma non poteva certamente rivelarle alla ragazza.

"Beh... non capisco... cosa intendi?"

"Ok, sarò diretta. A Steph piace Allison?"

Chloe si voltò a guardarla quasi compiaciuta che pensasse quello. Insomma, sempre meglio della verità.

"Oh... beh... può essere, chi lo sa".

E così Lauren ebbe la conferma che almeno a una delle due piacessero le ragazze.

"Wow, direi che questo è interessante".

"Perché lo sarebbe?"

"Chloe, avvisa la tua amica che Allison è completamente etero" disse con un sorriso.

"Oh, capisco. Beh... non è detto che Steph sia interessata a lei. Ma se per caso lo è le dirò che non ha speranze" disse ridendo.

Lauren continuava a guardarla mentre fumava e di colpo decise di dare qualche informazione in più su di lei, nella speranza che Chloe facesse lo stesso.

"Avrebbe più speranze con me".

Chloe si voltò a guardarla mentre faceva l'ennesimo tiro dalla sua sigaretta. Poi disse: “Non credo che lei sia interessata".

"E tu cosa ne sai?"

"Altrimenti si sarebbe appiccicata a te".

"Ah, quindi ha un interesse per Allison".

"No, cioè non credo però..."

Lauren scoppiò a ridere.

"Che hai da ridere?"

"È solo che trovo divertente vederti in difficoltà".

"Non sono in difficoltà!"

"Oh sì, certo che lo sei".

"No..." disse Chloe poco convinta. Poi scosse la testa sorridendo.

"E con te?" chiese Lauren appoggiandosi con un gomito sulla spalliera della panchina e la testa sul palmo della mano.

"Con me cosa?" chiese confusa Chloe.

"Steph ha qualche possibilità?"

In quel momento Chloe capì che la persona che aveva davanti a sé era molto furba e scaltra, più di quanto dava a vedere. Era in grado di fare il giro largo in qualsiasi argomento, pur riuscendo sempre a ottenere ciò che voleva.

"Io e lei siamo solo buone amiche".

"Beh, questo non esclude la possibilità".

"Lei non è interessata a me e nemmeno io a lei".

"Perché sei già impegnata o hai gusti diversi dai suoi?"

Chloe rise. "Oh cazzo!"

"Che c'è?"

"Perché non me lo chiedi direttamente?" chiese guardandola.

"Cosa?" chiese fingendo di non aver capito.

Chloe si girò verso di lei appoggiandosi alla spalliera della panchina. "Sono stata con uomini e donne, ma tendenzialmente preferisco la seconda categoria".

Lauren sorrise trattenendosi dall'esultare, magari saltando sulla panchina come una bambina felice di aver ottenuto il suo regalo tanto agognato.

"Ok... capito".

"Non avevo dubbi in proposito".

"Che vorresti dire?"

Chloe continuò a guardarla e poi scosse la testa voltandosi dall'altra parte. "Nulla, niente di che".

"Senti Chloe, ti andrebbe di uscire insieme qualche volta?"

"Ecco..."

"Cosa?! Prima hai detto perché non me lo chiedi direttamente e adesso ti lamenti?"

"Lauren io non... tu non mi conosci, io sono... tutto il contrario di quello che pensi e..."

"Prima di tutto non sai cosa penso di te. Secondo, ti ho chiesto solo di uscire insieme, come questa sera. Dove trovi difficoltà? Sei una eremita per caso? Sei allergica alla gente o..."

Chloe rise. "No, certo che no. Voglio solo che non ti aspetti alcune cose".

"Quali cose?"

Chloe la osservò attentamente e sorridendo disse: "Tu porti guai Lauren".

"O magari porto qualcos'altro" disse con un filo di voce.

Restarono a guardarsi per un po' e Chloe mise fine a quella situazione. "Forse è il caso che raggiungiamo le altre".

"Non hai ancora risposto alla mia domanda".

"Non molli eh? E va bene questa te la concedo. Solo non farmene pentire".

"Ok, allora forse è il caso di scambiarci i numeri di telefono".

Si diedero i rispettivi numeri e vennero raggiunte dalle loro amiche. La serata giunse al termine e Lauren era al settimo cielo per essere riuscita a ottenere qualcosa da quell'occasione inaspettata. Forse è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci. Mentre Lauren guardava la foto del profilo di WhatsApp di Chloe con un sorriso stampato sulla faccia, Chloe era sdraiata sul suo letto guardando il soffitto a pensare. A un tratto non era più tanto sicura di quello che stava facendo, anche se non era poi successo granché. Ormai tutto la spaventava. Non sapeva più cosa volesse per davvero. La vita non le aveva dato mai la possibilità di essere davvero felice e quando lo era stata, tutto le era stato strappato via. Si chiese cosa potesse esserci di diverso adesso.



Sabato 11 Febbraio 2017

Il mattino seguente Chloe e Steph erano di turno al Paradise. Lo stato d’animo di Chloe non era dei migliori sapendo che da un momento all’altro, avrebbe perso il lavoro con grande soddisfazione di colui che aveva spifferato tutto. Se avesse dovuto tirare a indovinare, avrebbe puntato sui due più probabili imbecilli cioè, Ian o Cooper. Non gli andava di dare loro questa soddisfazione ma non poteva farci nulla. La decisione spettava soltanto ad Asher che era di sopra nel suo ufficio a riflettere. Steph era dietro al bancone del bar a servire i clienti, mentre Chloe pensava al servizio ai tavoli insieme agli altri colleghi. A un tratto mentre sparecchiava un tavolo, delle voci riconoscibili la distolsero dai suoi pensieri. Erano entrati nel locale Evelyn con suo figlio Jeremy, che appena la vide le corse incontro.


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“Chloooooo!”

“Ehi tu, cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?”

“L'ho portato dal dottore ed è uscito prima da scuola" disse Evelyn sorridendo a Chloe.

“Beh, ora capisco il suo entusiasmo” rispose la ragazza mentre il bambino le chiedeva di salire sulle sue spalle. Gli era sempre piaciuto farlo per via dell’altezza di Chloe.

“Ok, va bene cowboy!” disse Chloe chinandosi per permettere a Jeremy di salirle sulle spalle. “Ehi! Ti sembra il caso di pesare così tanto?! Dovrò iniziare ad andare in palestra per mettere su un po’ di muscoli a causa tua!”

Jeremy cominciò a ridere. “Non sono pesante!”

“Oh sì che lo sei e anche tanto”.

“E voi due cosa ci fate qui?” chiese Asher appena li vide.

“Che strano modo di salutare la tua famiglia” disse la donna prendendolo in giro. “È possibile che stanotte dormirai sul divano, sai?”

“E io mamma?” disse il bambino guardandola dall’alto.

“Oh no, tu dormirai nel tuo letto. Comunque, l’ho portato dal dottore per un controllo. La sua gola è ancora un po’ infiammata” disse la donna rivolgendosi a suo marito.

“È stato male?” chiese Chloe rimettendolo giù.

“Si, aveva preso una bella influenza ma era passata. Ieri sera ha iniziato a pizzicargli di nuovo un po' la gola”.

“Mamma, posso far vedere a Chloe il mio regalo?!”

“Jeremy non cominciare, Chloe deve lavorare!”

“Ma adesso siamo qui! Dai mammaaaaa!”

“Non fare capricci!”

Asher vide suo figlio mettere il broncio e disse. “Ok, va bene. Chloe, prenditi una pausa, ti faccio sostituire da qualcun altro”.

“Siiiiii!” disse Jeremy.

“Ehm, Asher sei sicuro?”

“Si certo, anzi facciamo così. Andate a fare una passeggiata nei dintorni. Hai un’ora di tempo. Io nel frattempo devo parlare con Evelyn”.

Chloe rimase a guardarlo confusa. Non sapeva se quello poteva essere considerato un inizio di licenziamento.

“O-ok, va bene”.

“Possiamo prendere un gelato?!”

“No Jeremy, niente gelato!”

“Perché no?!”

“Perché hai la gola che ti fa ancora male!”

“Ok, allora prenderemo una cioccolata calda. Ci stai?” chiese Chloe al bambino.

“Si, ci sto!”

“Bene, allora è deciso! Batti cinque!” disse Chloe alzando una mano verso di lui. Jeremy ricambiò il cinque.

Asher ed Evelyn sorrisero guardandoli. Jeremy era molto legato a Chloe. Forse questo dovuto al fatto che in passato le era capitato di tenere d’occhio il bambino di tanto in tanto, quando la madre lo mollava ad Asher, che occupandosi del locale non poteva stargli dietro. Così il compito arduo finiva sulle spalle di Chloe, l’ultima arrivata.



Due anni prima

Chloe aveva appena finito di pulire un tavolo quando entrò di fretta Evelyn con il bambino in braccio. Rivolse la parola a uno dei dipendenti del locale chiedendo di Asher. Il ragazzo andò a chiamarlo di sopra. Quando Asher arrivò di sotto vide sua moglie con uno sguardo perplesso.

“Cosa è successo?”

“Mi hanno chiamato a lavoro e devo scappare, credo che abbiano combinato un disastro in mia assenza!”

"E vorresti lasciarlo qui?!"

"Beh, dove altro potrei lasciarlo?!"

"Ma non posso stargli dietro, qui ho da fare!”

"E io no?! Cosa dovrei fare, rinunciare al lavoro?! O magari potrei vendere nostro figlio?!"

Asher guardò la donna sconfitto. Poi vide Chloe che stava pulendo l'ennesimo tavolo. "Ehi Chloe!"

Lei si girò verso di lui e poi si guardò intorno. Alla fine indicò sé stessa. "Io?"

"Si, proprio tu. Conosci qualcun altro con quel nome?"

Lei si avvicinò e Asher la presentò a sua moglie. "Chloe, lei è mia moglie Evelyn, Evelyn lei è Chloe, l'ultima arrivata".

Si strinsero la mano. "Piacere di conoscerla Evelyn".

"Bene, lui invece è Jeremy nostro figlio. Al momento siamo un po' incasinati con il lavoro, quindi qualcuno dovrebbe dare un’occhiata a lui. Potresti occupartene tu?"

Chloe sbarrò gli occhi a quella richiesta e lo stesso fece la donna. "Ma cosa stai dicendo?! Chloe, con tutto il rispetto nei tuoi confronti…” disse la donna guardandola per poi portare l’attenzione su suo marito. “… ma non credo che lasciare nostro figlio a una dipendente sia una buona idea".

Chloe annuiva ed esultava dentro, ascoltando le parole della donna.

"Beh, al momento sono molto occupato anche io e non posso tenerlo a bada! Ho prima delle cose da sbrigare! Qualcuno ha fatto un macello con gli ordini! Chloe starà qui, non andrà certamente in giro! Se avrà bisogno di qualcosa io sarò in ufficio!”

Chloe smise di esultare.

"Che ne dici Chloe?! Per te va bene?!"

"Ehm... insomma io... non so... non mi sono mai occupata di bambini e... poi... non sono mica una babysit…" si interruppe vedendo l'espressione corrucciata di Asher. "O-ok... certo... non c'è assolutamente nessun problema. Che sarà mai" disse Chloe sorridendo nervosamente.

Un'ora dopo era seduta a un tavolo con Jeremy che la fissava ininterrottamente.

"Oh merda! Ok Jeremy, cosa ti va di fare?"

Il bambino era imperturbabile.  Eddie passò vicino al loro tavolo e si fermò ridendo.

"Che diamine hai da ridere?!"

"Scusa Chloe è solo che state qui da un'ora a guardarvi".

"Eddie, ti vorrei ricordare che io non ci capisco un cazzo di bambini!”

"Ti consiglio di moderare il linguaggio in sua presenza. I bambini sono come spugne. Imparano molto in fretta sai?"

"Vedi?! Questa è la dimostrazione di quello che dicevo, non ci capisco un ca..." disse interrompendosi a guardare il bambino.

Eddie tornò a ridere di nuovo. "Ok, guarda qui Jeremy. Vedi questo?" disse inginocchiandosi di fianco al bambino dopo essersi sfilato un anello dal dito.

Finalmente Jeremy staccò gli occhi da Chloe.


"Adesso lo nascondo in una mano e tu dovrai indovinare dov'è".

Chiuse le mani a pugno, spostandole dietro la schiena. Poi le riportò davanti a sé. "Allora, dimmi dov'è l'anello Jeremy".

Il bambino diede uno schiaffo urlando alla mano dove aveva visto l'anello all'inizio. "Qui!"

Eddie aprì la mano e comparve l'anello. "Wow, ma hai indovinato! Sei stato bravissimo, ma come hai fatto?" chiese Eddie fingendosi sorpreso.

Il bambino iniziò a ridere. "Perché sono bravo".

"Per un attimo ho pensato che non avesse nemmeno i denti e invece sa anche parlare" disse Chloe facendo ridere Eddie.

"Ascolta Eddie, è chiaro che sei più bravo di me in queste cose! Che ne dici se io ti sostituisco e tu ti occupi di lui?!"

"Oh no Chloe, non posso farlo. Se Asher ti ha lasciato questo compito, chi sono io per intromettermi?"

"Oooh avanti Eddie!”

"Mi dispiace Chloe ma non posso aiutarti. Ah, comunque vedo che anche tu hai degli anelli, quindi usali".

Detto questo si allontanò da loro tornando al suo lavoro. Chloe osservò le sue mani e poi il bambino che era tornato a guardarla.
"Ok... a noi due Jeremy! Ora io nascondo un anello e tu devi dirmi in quale mano si trova! Come hai fatto con Eddie!”


Chloe si tolse uno dei suoi anelli nascondendolo in una mano dopo aver portato le mani dietro la schiena. Dopo appoggiò i pugni sul tavolo. "Allora marmocchio, indovina dov’è l'anello!”

Il bambino non si mosse di un millimetro.

"Avanti Jeremy, indovina!”

Il bambino continuò a guardarla senza muovere un muscolo. Chloe esasperata restò con i pugni sul tavolo, mentre sbatteva la testa su di esso.

"Devo dire che in tutta la mia vita, non ho mai visto nessuno più negato di te con i bambini" disse ironicamente Emily.


"Oh grazie Emily, ora mi sento davvero molto meglio!”

"Stavo solo scherzando Chloe!”

"Emily, mi fai un favore?!"

"Dipende dal favore".

"Ti occupi tu di lui?!"

"Cosa?! No, non ci penso nemmeno! Asher ha assegnato a te il compito!”

"Siete davvero di aiuto oggi! Porca miseria, non sono venuta a lavorare qui per fare da babysitter a un moccioso! Preferisco di gran lunga spalare merda di cavallo!”

"Lo dici solo perché non hai mai spalato merda di cavallo!” disse Emily ridendo.

Chloe sospirò. "Non so come devo fare con lui! Mi guarda e basta!”

"Forse restare seduti a un tavolo non è il massimo del divertimento?!” chiese sarcastica Emily.

“E cosa dovrei fare?!”

“Portarlo fuori magari”.

“Non posso! Asher ha detto che dobbiamo stare qui!”

“Beh, chiedigli di poter uscire! Poco distante da qui c’è un parco per bambini!”

“Uhm… ok!” disse Chloe.

Dieci minuti dopo si ritrovò al porco con Jeremy che si guardava intorno. Nel parco c’erano varie giostre ed era pieno di bambini che giocavano e si rincorrevano tra loro, mentre alcuni genitori erano attaccati al telefono o parlavano con qualcuno.

“Bene, eccoci qui!” disse Chloe allargando le braccia. “Sono sicura che adesso non ti annoierai! Guarda lì, c’è un’altalena, poi uno scivolo… c’è tutto quello che vuoi! Adesso tu vai a giocare con gli altri bambini e io mi siedo su quella panchina a fumarmi una sigaretta! Ok, allora io mi vado a sedere” disse prendendo posto sulla panchina poco distante.

Jeremy si avvicinò allo scivolo dove una fila di ragazzini anche più piccoli di lui, aspettavano il loro turno. Nel frattempo Chloe si accese una sigaretta e diede un’occhiata al telefono. Era così distratta che non aveva notato Jeremy fermo a osservare gli altri giocare senza avvicinarsi ulteriormente a loro. Chloe iniziò a guardarlo dalla panchina mettendo via il telefono mentre fumava. Ogni tanto il bambino sembrava sul punto di fare un passo verso lo scivolo, ma poi arrivava qualcun altro e lui si tirava indietro. Chloe si alzò dalla panchina gettando via la sigaretta avvicinandosi lentamente per osservare meglio. Per qualche strana ragione che all’inizio non comprese, quella scena non le piaceva affatto. Si avvicinò ancora fermandosi accanto al bambino. “Ehi Jeremy”.

Il bambino alzò la testa a guardarla in silenzio.

“Non ti piace lo scivolo?”

“Si, mi piace”.

“E allora perché non lo usi?”

Il bambino guardava gli altri divertirsi senza rispondere. In quel momento Chloe capì che il bambino doveva essere molto timido e aveva difficoltà ad avvicinarsi agli altri. Forse al locale era questo che lo spingeva a guardarla in silenzio. Senza rendersene nemmeno conto si ritrovò a pensare a Max e al loro primo incontro. La timidezza del ragazzino gli ricordava molto la sua amica. Chloe si inginocchio per stare all’altezza del bambino. “Che ne dici se vengo anche io?”

“Ma tu sei grande” disse lui ridendo.

“Beh, ti accompagno soltanto, altrimenti lo distruggo e finiscono tutti con il culo per terra”.

Il bambino continuò a ridere.

“Allora, ci stai? Sei d’accordo? Posso venire con te?”

Il bambino annuì sorridendo.

“Bene, andiamo” disse avviandosi ma si fermò subito dopo notando che lui era rimasto fermo. Così si avvicinò di nuovo e gli porse la mano. “Andiamo?”

Lui guardò la mano e poi lei la ragazza. Le diede la mano e si avvicinarono allo scivolo. In questo modo Chloe riuscì a farlo divertire passando da una giostra all’altra, riuscendo anche a fargli fare conoscenza con un altro bambino. Mentre lui si divertiva in compagnia del suo nuovo amichetto, Chloe lo guardava sorridendo senza riuscire a distogliere il pensiero da Max.



Chloe e Jeremy uscirono dal locale raggiungendo un altro bar vicino al parco. Presero una cioccolata calda e andarono a sedersi sulla stessa panchina di anni prima.

“Allora, come va la scuola?” chiese Chloe.

“Bene, ho preso un bel voto al tema di italiano prima di prendere la febbre”.

“Non mi dire, hai preso la febbre perché non sei abituato ai voti alti?”

“Ma noooo” disse Jeremy ridendo.

“Ah ok”.

“Io sono sempre bravo a scuola”.

“Fai bene a studiare”.

“Si, ma è noioso”.

“Le cose importanti spesso lo sono”.

“Tu eri brava quando andavi a scuola?” chiese il bambino curioso.

“Ehm… si, per un certo periodo” rispose la ragazza bevendo un sorso della sua cioccolata calda.

“E poi non lo eri più?”

“Diciamo che è successo qualcosa che non mi ha permesso più di concentrarmi sullo studio”.

“I videogiochi?”

Chloe lo guardò scoppiando a ridere. “Si certo, i videogiochi” rispose ridendo ancora.

“Vuoi vedere la mia PS vita?”

“Certo”.

Jeremy tirò fuori dal suo marsupio la consolle che la madre gli aveva permesso di portare con sé. “Eccola”.

“Wow, è davvero bella”.

“Si, per adesso ho solo un gioco”.

“Quale?”

“Lego Star Wars: Il risveglio della Forza”.

“È bello?”

“Si, mi piace tanto”.

Dopo aver mostrato come funzionava la sua consolle la mise di nuovo nel marsupio.

“Quale altro gioco ti piacerebbe avere?” chiese Chloe.

“Uhmm, non lo so. Ah sì, vorrei il gioco del calcio”.

“Bene, allora al tuo prossimo compleanno te lo regalo io”.

“Davvero?!”

“Si è una promessa, ma tu in cambio devi fare una cosa per me”.

“Cosa?”

“Ti impegnerai a scuola”.

“Si, tanto sono già bravo”.

“Anche io lo ero un tempo. Le cose possono cambiare da un momento all’altro in modo inaspettato”.

“Uhm… e va bene. Mi impegnerò”.

“Bravo, così si fa” disse Chloe sorridendo scompigliandogli i capelli con una mano.

“Noooo, mi spettini così” disse ridendo Jeremy.

“Allora, con i tuoi compagni di scuola va tutto bene?”

“Si, più o meno”.

“Perché più o meno?”

“C’è qualcuno che fa i dispetti a tutti e anche a me. Un giorno mi ha chiamato idiota solo perché sono inciampato finendo a terra” disse il bambino amareggiato.

“E tu cosa hai fatto?”

“Nulla perché c’era la maestra che lo ha rimproverato”.

“Ok. Ricordati una cosa Jeremy, non permettere mai a nessuno di darti dell’idiota, perché non lo sei. Quando lo dicono pensa che sono degli sfigati patentati che farebbero di tutto pur di avere un po’ di attenzioni. Anche prendere di mira gli altri”.

“Posso chiamarlo sfigato?”

“Si, devi farlo ma solo se sarà lui a iniziare”.

“Ok, lo chiamerò sfigato la prossima volta. Dici che mamma sarà d’accordo?”

“E chi ha detto che tua madre deve saperlo?”

Rimasero a guardarsi ridendo. Il quel momento una voce sopraggiunse a loro.

“Chloe?!”

La ragazza si voltò trovandosi davanti Lauren. "Lauren... ciao".

"Ciao, cosa ci fai qui?"

"Sono venuta a fare un giro".

"Niente lavoro oggi?"

"Sono in pausa".

"Ah ok".

"E tu come mai da queste parti?”

"Anche io in pausa. Sono andata a prendere un caffè al bar qui vicino" disse dondolando il bicchiere da asporto.

"Allora sei una traditrice" disse Chloe sorridendo.

Lauren all'inizio assunse un'espressione confusa e poi capì a cosa si riferisse la ragazza. "Mi pento amaramente di aver tradito il tuo caffè, ma il mio studio è proprio qui vicino e ho la macchina dal meccanico. Non mi sembrava il caso di fare tanta strada per un caffè, visto che ho i piedi doloranti. E per la cronaca, questo caffè fa veramente schifo e non ha niente a che vedere con quello che prepari tu. Purtroppo ho dovuto accontentarmi, ma ti giuro che non si ripeterà mai più".

"Il caffè lo prepara la macchinetta, non io".

"Si ma ci vuole una certa esperienza per utilizzarla".

"Certo, come no".

Lauren guardò il bambino al suo fianco e Chloe si girò verso di lui. "Ah, scusami. Lui è Jeremy, Jeremy lei è Lauren".

"Piacere di conoscerti Jeremy" disse Lauren porgendogli la mano.

Il bambino strinse la sua mano dicendo: "Piacere signora".

Questo scatenò l'ilarità di Chloe che cercò di trattenersi dal ridere senza riuscirci.

"Ah, vedo che lo trovi divertente" rispose Lauren incrociando le braccia fingendosi offesa.

"Perché? Che ho detto?" chiese Jeremy confuso.

"Oh no, niente di che Jeremy. È una cosa tra me e la "signora" qui presente”.

"Ah..." rispose il ragazzino con un'alzata di spalle ancora confuso.

"Posso sedermi con voi?" chiese Lauren.

"Si certo" rispose Chloe spostandosi più vicina al ragazzino per lasciare spazio a Lauren. In quel preciso istante Jeremy chiese: "Sei un'amica di Chloe?"

Le due ragazze risposero all’unisono. "No, lei è..." rispose Chloe.

"Si" rispose Lauren.

Si guardarono entrambe a disagio. Poi Lauren aggiunse mentre beveva un altro sorso del suo caffè schifoso: "Beh, almeno lo spero..."

Jeremy divenne ancora più confuso. In quel momento un suo amico di scuola che era nel parco, lo riconobbe e lo chiamò. Lui si voltò a guardarlo e disse: "Ciao Johnny!"

Il suo amichetto gli chiese di raggiungerlo con un gesto della mano. Jeremy si voltò verso Chloe. "Posso andare da lui?"

"E va bene, ma non allontanarti troppo che tra un po' si torna a casa".

"E va bene. Ora gli mostrerò la mia PS vita".

"Occhio a non perderla, altrimenti niente nuovo gioco".

"Ooook" disse allontanandosi correndo da Johnny.

Lauren guardò attonita prima il bambino e poi lei. Chloe sentendosi osservata chiese spiegazioni. "Cosa c'è?"

"Ehm, stavo pensando una cosa".

"Ok… cosa?"

Lauren rise nervosamente. "Lui è... sì insomma..."

"Cosa?" chiese Chloe non capendo.

"Lui è tuo?"

Chloe corrugò la fronte e poi guardò Jeremy ridere con il suo amico di scuola. Poi si voltò verso Lauren e comprese il suo pensiero. "Oh, tu... pensavi che lui fosse...no, no lui è il figlio di Asher, il proprietario del Paradise. Non è mio figlio".

"Ah, meno male" disse la ragazza sospirando di sollievo.

Chloe la guardò con aria interrogativa. "Perché meno male?"

"Beh, non lo so... è solo che... insomma... ok... adesso sono seriamente in difficoltà" disse ridendo mentre scuoteva la testa.

"Ok, allora ritiro la domanda" disse Chloe ridendo.

"Oh grazie per la sua clemenza avvocato!" scherzò Lauren.

Entrambe guardarono i ragazzini ridere e scherzare.

"Beati loro, vivono ancora nel mondo della spensieratezza" disse Lauren.

"Già! Comunque, mi stavo chiedendo dove lavorassi. Hai detto di avere uno studio qui vicino".

"Si, infatti. Non è molto distante da qui".

"Che lavoro fai per avere uno studio? Sei una strizzacervelli?"

"No, niente del genere. Sono una fisioterapista".

"Ah, quindi hai il titolo di dottoressa. Davvero un peccato".

"Perché?"

"Sono allergica alla loro presenza. Ora capisco perché mi sento l'orticaria addosso".

Lauren rise dandogli un pugno al braccio.

"Cos'è questo? Un nuovo modo per acquisire pazienti?" chiese Chloe ironicamente.

"Non era questa la mia intenzione, però non è male come idea. Mi hai dato una bella dritta".

"Allora voglio una percentuale per ogni nuovo paziente che avrai da oggi in poi".

Risero entrambe per poi tornare serie.

"Allora hai uno studio tutto tuo eh? È una buona cosa. Non hai nessuno a cui dare conto".

"Già, anche se lavoro di tanto in tanto per il Daisy Emergency Hospital”.

"Ah, doppio lavoro".

"Beh, non proprio doppio. La maggior parte del tempo lo passo al mio studio. In ospedale vado occasionalmente quando mi chiamano. Conosco la direttrice dell'ospedale, è una vecchia amica di famiglia".

"Tu sei di Portland?"

"No, sono di Sacramento. Mi sono trasferita qui un bel po' di anni fa".

"Per via del lavoro?"

Lauren tacque guardandola con un sorriso forzato. "Si...anche per il lavoro".

Dalla reazione e dal tono usato della ragazza Chloe intuì che ci fosse dell'altro, ma decise di non indagare oltre, dopotutto non erano affari suoi. Dopo qualche minuto di silenzio a fissare i ragazzi giocare tra di loro Lauren chiese: "Senti Chloe, per stasera hai da fare?"

"Perché me lo chiedi?"

"Stavo pensando che se non hai altri impegni, potremmo andare da qualche parte a mangiare qualcosa insieme".

"Ah... beh io... non ho altri impegni e stasera stacco alle otto dal lavoro".

"Bene, allora ti va?"

"Va bene".

"Però c'è un piccolo problema".

"Di già? Non siamo nemmeno uscite. Pensavo che il peggio dovesse ancora arrivare".

Lauren rise guardandola. "Riesci mai a essere seria?"

"Certo, praticamente scherzo seriamente di continuo".

"Ok, mi arrendo. Comunque ho la macchina dal meccanico, quindi se non ti dispiace potresti passare tu a prendermi?”

"Ah, sai che come primo appuntamento suona male tutto questo, vero? Non ci fai una gran bella figura".

Lauren non riuscì a far finta di nulla, avendo sentito la parola pronunciata da Chloe. "Ah, è un appuntamento il nostro?" chiese sorridendo con un filo di voce.

Chloe deglutì a vuoto rendendosi conto solo in quel momento della parola che aveva utilizzato. "Ehm... no io... volevo dire... beh, tutti gli incontri sono appuntamenti, no? Che ne so, come ad esempio un appuntamento dal dottore".

Lauren scoppiò a ridere.

"Oh cazzo! E va bene... ho usato l'esempio meno adatto di tutti, perché tu sei un dottore".

"Ok, va bene. Facciamo così, questa volta ti salvo io e ritiro la domanda".

"Oh grazie al cielo".

"No, grazie a me".

"Allora siamo pari adesso".

"Direi che per adesso lo siamo".

"Già".

"Quindi mi passi a prendere tu?"

"Certo, appena stacco dal lavoro vado a casa per prepararmi e poi passo a prenderti. Per le nove va bene?"

"Ok, vada per le nove”.

"Bene, allora siamo d'accordo".

Lauren diede il suo indirizzo a Chloe e poi guardò l'orologio. "Whoa, il tempo è volato. Adesso devo proprio andare, tra dieci minuti ho appuntamento con un altro paziente".

"Ok, va bene, tanto anche io devo andare adesso. Devo portare Jeremy a sua madre. Quella genetica sai!"

"Ah-Ah, molto divertente".

"Lo sono sempre".

"Mi ha fatto davvero piacere incontrarti" disse Lauren. Rimase a guardarla aspettandosi che anche Chloe dicesse qualcosa, ma lei annuì con la testa senza aggiungere altro.

"Allora a stasera" disse Lauren iniziando ad allontanarsi. "Ah e salutami Jeremy".

"Lo farò, ciao".

Chloe rimase seduta sulla panchina guardando la ragazza farsi sempre più piccola man mano che si allontanava. A un tratto Jeremy le urlò buttandosi addosso.

"Buuuu!”

Chloe, concentrata a guardare Lauren saltò dallo spavento. "Maledetto, rischi di farmi prendere un infarto" disse mentre il ragazzino se la rideva di gusto.

"Stai ridendo di me eh! Bene, visto che ti piace tanto ridere..." disse Chloe afferrandolo e iniziando a fargli il solletico.

"No Chloe, ti prego basta. Giuro che non ti faccio spaventare più".

"Così impari per la prossima volta. Adesso andiamo, tua madre ti starà già aspettando" disse alzandosi dalla panchina arruffandogli di nuovo i capelli.

"No uffa, lasciami i capelli".

“A proposito, ti saluta Lauren”.

“Ma è una tua amica sì o no?”

“Ah Jeremy, non lo so proprio”.

“Come fai a non saperlo?”

“Non so nemmeno questo”.

“Ok, però mi compri almeno il gelato?”

“Assolutamente no, scordatelo”.

Chloe gli mise una mano sulla spalla mentre rideva e si avviarono per tornare al Paradise. Quando raggiunsero il locale Asher e sua moglie erano già in attesa del loro arrivo. L’uomo sembrava leggermente ansioso. Quando sua moglie lo salutò prima di andare via, gli raccomandò di fare la cosa che era meglio per tutti. Poi voltandosi per dirigersi verso l’uscita fece un occhiolino rivolto a Chloe, che lei non riuscì a interpretare. La ragazza tornò a servire ai tavoli mentre Asher fece chiamare Ian nel suo ufficio. Steph e Chloe si scambiarono un’occhiata d’intesa, intuendo che molto probabilmente stava per succedere qualcosa di grosso. E cosa c’era di più grosso se non un bel licenziamento per lei ed Emily? Anche se a dirla tutta non sarebbe stato possibile licenziare Emily che non era nemmeno di turno quel mattino. La cosa più strana era che il proprietario volesse parlare con Ian. Questo non fece che accrescere il dubbio in Chloe, che forse era stato proprio lui a spifferare tutto. Motivo in più per bucargli tutte e quattro le ruote della sua auto, se fosse stata licenziata. Uscire dal Paradise per sempre sì, ma con stile. Ian raggiunse l’ufficio di Asher bussando alla porta. Si sentiva stranamente confuso al riguardo, perché non riusciva a capire il motivo per cui volesse parlare con lui. Forse sarebbe stato più ovvio chiamare Chloe per metterla alla porta una volta per tutte. Cosa c’entrava lui con tutto questo? A un tratto un’idea gli passò per la testa. La possibilità di essere scelto come suo braccio destro. Quasi non stava più nella pelle al pensiero, quando entrò nell’ufficio e si sedette sulla poltrona davanti alla scrivania.

“Volevi vedermi Asher?”

“Si, ho bisogno di parlare con te di una cosa”.

“Certo, tutto quello che vuoi” disse con un sorriso il ragazzo.

L’uomo si schiarì la gola incrociando le mani sulla scrivania. “Ho avuto conferma di ciò che è successo tra Chloe ed Emily. Ho parlato con entrambe e loro hanno ammesso tutto”.

Il ragazzo lo guardava in attesa che proseguisse.

“Ho riflettuto su tutta la situazione, sulle modalità in cui è avvenuto il tutto. So per certo che non c'è in corso una storia loro due. Devi ammettere che sarebbe troppo difficile da poter nascondere una relazione qui. Poi hanno garantito che non succederà mai più una cosa del genere”.

Di colpo il ragazzo iniziò a preoccuparsi delle parole dell’uomo. La sua idea di essere scelto come suo vice sparì nel nulla. La cosa più assurda che potesse succedere si stava materializzando davanti ai suoi occhi. Le due ragazze forse l’avrebbero passata liscia.

“La cosa che più mi preme è sapere che il Paradise non abbia delle perdite di nessun genere. Tutti i dipendenti che lavorano qui al momento sono di vitale importanza per l’andamento del locale. Non posso permettere di mandare a monte tutto, solo per evento passeggero e di poca importanza come quella di un bacio. In passato come sai ci sono stati altri casi che non sono in alcun modo paragonabili a ciò che è successo tra Chloe ed Emily. Ho licenziato quattro ragazzi che avevano portato il Paradise sull’orlo del fallimento a causa delle loro vicissitudini personali. Trattavano male i clienti e inscenavano cosa assurde davanti a loro. Litigi, urla e chi ne ha più ne metta. Nel caso di adesso invece, non c’è stato nessun danno collaterale e nessuna perdita. Considerando che è stato solo un evento passeggero mi sembra eccessivo danneggiare il locale licenziando due dipendenti che tra l’altro, non hanno mai dato problemi di nessun genere e si sono sempre dimostrate disponibili. Inoltre loro come te, sono i dipendenti migliori del Paradise. Sostituirle adesso sarebbe una mossa azzardata, perché anche se trovassi qualcun altro, potrebbe volerci molto tempo per metterli al pari con tutti voi. Nel frattempo voi e il Paradise ne risentirete parecchio. Doppio lavoro e dovrete assicurarvi che i nuovi arrivati imparino presto e bene il mestiere. Siamo già a febbraio e il tempo passa velocemente. Si sta avvicinando il periodo in cui si lavora di più. Non credo che sarebbero in grado di gestire il ritmo”.

Ian continuava a guardarlo stupefatto, non riusciva a credere alle proprie orecchie. Sperava che fosse soltanto un sogno, un terribile sogno. "Asher, mi stai dicendo che non hai intenzioni di prendere nessun provvedimento nei loro confronti per ciò che hanno fatto?" chiese il ragazzo incredulo.

"Si, è esattamente ciò che sto dicendo Ian".

"Ma... e le regole?! Le regole vanno seguite! Non si può semplicemente ignorarle e fare come ti pare e piace! Le regole vanno rispettate da tutti!”

"Si Ian, le regole vanno sempre rispettate. Per quanto non mi piaccia l'idea di dover chiudere un occhio a una trasgressione di una regola, che io stesso ho impartito, dovrò passare oltre per questa volta. Devo agire per il bene del Paradise e per voi. Mandarle via ci metterebbe in una situazione non facile".

"Quindi è come se non fosse mai successo nulla?!"

Asher restò in silenzio facendo una pausa per raccogliere le idee e prepararsi a dirgli il resto, che certamente sarebbe stato più difficile da accettare per lui. "A questo proposito devo chiederti di non farne mai parola con nessuno. Come hai detto poco fa, non è mai successo nulla. Sai bene che se gli altri venissero a conoscenza dei fatti, avrebbero da ridire in merito alla questione. Questo creerebbe un certo scontento tra i tuoi colleghi e inevitabilmente metterebbe in una situazione spiacevole anche il Paradise. Se così fosse finireste tutti in mezzo alla strada e io potrei dover chiudere l'attività. Oppure forse io riuscirei comunque a trovare una soluzione per me, ma voi..."

Il ragazzo fu sopraffatto dalla rabbia. Il pensiero che le due ragazze l'avrebbero passata completamente liscia non gli andava giù. Inoltre gli veniva anche chiesto espressamente di tenere la bocca chiusa sull'accaduto. Strinse un pugno cercando di contenersi. Tutto per salvaguardare la sua attività e per certi versi, sembrava anche puntualizzare che potesse lui stesso perdere il lavoro.

"Capisci cosa voglio dire Ian? Se lo scoprono molto probabilmente qualcuno perderà il lavoro. Tu sei uno dei dipendenti più promettenti del locale, non mi piace l'idea di vederti finire a gambe all'aria. Purtroppo ci rimetteremmo tutti e anche tu".

Il ragazzo non sapeva più cosa dire, abbassò lo sguardo fissando le sue scarpe sconfitto. Sembrava a un passo dal riuscire a ottenere ciò che voleva e invece si ritrovava adesso con un pugno di mosche in mano. Iniziò a pensare che forse avrebbe dovuto mettere in giro la voce in modo anonimo facendolo sapere a tutti i colleghi. Forse se avesse agito così, le cose sarebbero andate diversamente, ma ormai era troppo tardi. Aveva addirittura negato che qualcun altro sapeva tutto. Forse anche quello era stato un grave errore da parte sua. Se avesse ammesso che anche Cooper era al corrente di tutto, chissà...

Asher diede del tempo al ragazzo per metabolizzare il tutto, per vedere se era riuscito a convincerlo a tenere il segreto. Ma purtroppo, anche se avesse accettato a malincuore la sua decisione di insabbiare tutto, c'era ancora un'altra brutta notizia da dargli. "Ian, capisci che faccio tutto questo per il bene del Paradise, vero?"

"S-si... certo... terrò la bocca chiusa" disse Ian. Sapeva che non accettare la richiesta del suo capo, lo avrebbe portato inevitabilmente a perdere il lavoro. La giornata si era rivelata essere peggiore di quello che pensasse e non poteva permettere di perdere anche il posto di lavoro, per colpa di Chloe.

"Bene, mi fa piacere sapere che nonostante tutto tu sia d'accordo con me".

"La verità è che non sono per niente d'accordo, ma non credo di avere altra scelta, giusto?!"

Asher lo guardò senza dire nulla. Poi disse: "Ian, c'è un'altra cosa che devo dirti".

Ian lo guardò chiedendosi cos'altro avesse in serbo per lui. A giudicare dall'espressione di Asher, non era niente di buono.



Lauren dopo aver staccato dal lavoro, andò al salone da parrucchiera di Allison. Quando entrò la sua amica aveva appena terminato di tagliare i capelli a una cliente. Allison lasciò il compito di asciugarle i capelli alla sua aiutante. La sera prima Lauren le aveva raccontato del suo tempo trascorso con Chloe e delle informazioni che era riuscita a ottenere oltre al suo numero di telefono. Quindi anche se Allison aveva tentato di estrapolare qualche informazione da Steph, alla fine non fu di alcuna utilità.

"Come mai da queste parti?" chiese Allison sorridendo.

"Per caso deve esserci per forza una ragione specifica per passare a trovare la mia amica? Non potrei essere venuta solo per un saluto?"

"Uhm, fammici pensare su..." disse Allison appoggiando un indice sul mento fingendo di riflettere. "No, non se l'amica sei tu".

"Infatti hai proprio ragione" ammise Lauren iniziando a ridere con la sua amica.

"Andiamo in bagno che è ora della pausa sigaretta" disse Allison indicando all'amica di seguirla.

Quando entrarono nel bagno si accesero una sigaretta.

"Allora, qual buon vento ti porta qui da me?"

"Indovina chi ha un appuntamento stasera alle nove in punto?"

Allison la guardò dapprima con aria interrogativa e poi iniziò a esultare. "Oh mio Dio, hai appuntamento con Chloe?!"

"Per quanto possa sembrare incredibile sì, ho appuntamento con lei! Anche se per la verità lei non lo considera un appuntamento! Lo paragona più a un incontro con il dottore!” disse Lauren confusa.

“Si certo, ha perfettamente ragione! Se ad esempio questa sera finirete per slinguazzarvi a vicenda, sarà semplicemente una visita odontoiatrica e niente di più”.

“Smettila di dire stronzate!” disse Lauren dandole una spinta mentre rideva.

"Accidenti, non perdi tempo tu eh?! Dimmi come diavolo hai fatto. L'hai chiamata al telefono? Scommetto che l'hai riempita di messaggi e sei riuscita a ottenere un appuntamento per sfinimento!"

"Ehi, non ho fatto assolutamente una cosa del genere! Stamattina l'ho incontrata al parco che era in compagnia di un ragazzino. Ci siamo messe a chiacchierare e poi una parola tira l'altra le ho chiesto se le andasse di andare a mangiare qualcosa insieme stasera! E lei ha accettato!"

"Whoa, frena un attimo! Un bambino?!"

"Lo so cosa stai pensando in questo momento e no, non è suo figlio!"

"Ah ecco, per un attimo ho temuto il peggio!"

"L'unico problema, che alla fine non si è rivelato essere un vero problema, è che sono senza macchina perché è dal meccanico. Quindi le ho chiesto se poteva passare a prendermi lei!"

"No dai, suona male! Proponi un'uscita con persona e poi le chiedi di passarti a prendere? Non si fa, non siete ancora così intime!" disse Allison prendendola in giro.

"Beh, non ci avevo pensato alla macchina, ma il punto è che non è un problema! Infatti con la scusa della macchina, lei non solo mi verrà a prendere a casa, ma mi ci dovrà anche riaccompagnare! In questo modo lei saprà per certo dove abito e..."

"Ah sì certo, così nelle giornate in cui si sentirà sola e infreddolita, verrà a scaldarsi da te! Per la precisione, tra le lenzuola!" disse Allison interrompendola.

Iniziarono a ridere tanto da tossire a causa del fumo.

"E comunque, non appena mi riaccompagnerà a casa, le chiederò di salire per il bicchiere della staffa! E poi chissà, se sarò fortunata come credo, resterà da me... tutta la notte!"

Cominciarono a ridere di nuovo.

"Certo che deve piacerti proprio tanto eh! Non ti vedevo così elettrizzata dai tempi di Elizabeth!"

"Si, credo di essere stata completamente fulminata da lei appena l'ho vista!"

"Chissà, forse questa sarà la volta buona!" disse Allison dandole una gomitata.

"Ah, lo spero proprio!"
 


Chloe e Steph avevano una breve pausa, così si sedettero a un tavolo. Steph beveva l'ennesimo caffè.

"Cazzo, oggi non riesco a tenere gli occhi aperti. Sarà a causa dell'uscita di ieri sera. Non ci sarò più abituata ormai. Uhm, a proposito di ieri sera, non abbiamo parlato di..."

"Di cosa?!" la interruppe Chloe. "Di come sei riuscita a incastrarmi con Lauren?! O di come hai tentato di farci rimanere completamente sole, nella speranza che succedesse chissà cosa?!

"Oh avanti, qual è il problema?! Lei è stracotta di te! È davvero molto, molto e ripeto, molto sexy! E poi tu non scopi da troppo!"

"Ma senti chi parla!"

"Che ci vuoi fare? Io sono così! Mi innamoro sempre delle persone sbagliate!”

"O magari etero?!" chiese sarcastica.

"Quelle sono le peggiori!"

"C'è chi non ha problemi con le etero! Tipo Shonei!"

"Non nominarla nemmeno quella!"

"Beh, devi ammettere che ci sapeva fare!"

"A essere troia dici?! Beh, non ho alcun dubbio su questo!"

"Sei ancora incazzata con lei così tanto?!"

"E me lo chiedi?! Io sarò sempre incazzata con lei!"

"Ma se non fosse stato per lei, forse io adesso..."

"Lo so questo! Ho apprezzato ciò che ha fatto per te! Ma solo quell’evento non può annullare cosa ha combinato dopo!"

"Ciò che ho fatto in quel periodo non è stato per colpa sua! Io ero distrutta, ok?!"

"Si, lo eri e lei non ha fatto altro che farti andare più a fondo! Mettendo a rischio non solo la nostra amicizia, ma anche la tua stessa vita! Che senso ha salvarti una volta per poi affossarti, me lo spieghi?!"

"Lei aveva dei problemi come me..."

"Oh no no, non provarci nemmeno a..."

"Chloe, Asher ti vuole nel suo studio" disse un loro collega.

"Ok, vado subito".

"Oh cazzo! Chloe, questa è la fine lo sai?!" disse Steph in pensiero.

"Già! Beh, me la sono cercata!" disse Chloe alzandosi per raggiungere l'ufficio di Asher. Quando si trovò in prossimità delle scale, vide Ian nel corridoio guardarla con sguardo torvo. Proseguì per la sua strada dandole una spallata di proposito.

"Stai attento a dove cazzo metti i piedi stronzo!" disse Chloe con tono minaccioso.

Lui non si voltò nemmeno tornando a lavoro. Chloe salì le scale e dopo aver bussato si sedette sulla poltrona e rimase lì in attesa dell'unico verdetto possibile in quel caso, il licenziamento.

"Allora Chloe, io..."

"Sono licenziata! Risparmiamoci le parole del tipo, mi dispiace, o non volevo che andasse così..."

"Chloe, non ti ho chiamato per lasciar parlare te! Visto che hai combinato un casino, il minimo che puoi fare è ascoltare cosa ho da dire!"

"Ok, sentiamo!" disse mettendosi comoda sulla poltrona.

"Allora, dicevo..." disse interrompendosi riflettendo. Forse non era più così tanto sicuro della sua decisione.

"Cosa?!" chiese Chloe disinteressata.

"Ho preso una decisione che ovviamente comunicherò appena possibile anche a Emily. Ho riflettuto attentamente su tutta la situazione e sono giunto a una conclusione. Non posso permettere che niente interferisca con l'andamento della mia attività. Licenziarti sarebbe molto semplice, ma non posso perché gli affari ne risentirebbero".

A un tratto Asher iniziò a ricevere l'attenzione di Chloe, che dall'espressione sembrava confusa e incredula.

"Aspetta, mi stai dicendo che non intendi licenziarmi?! Ho capito bene?!"

"Si Chloe, hai capito benissimo".

"E quindi anche Emily non verrà licenziata?”

"Esatto, ma a una sola condizione!"

"Ah ecco, dicevo io che era troppo bello!"

"Non si deve mai più ripetere una cosa del genere. Ti giuro che se scopro che ve la intendete vi licenzierò all'istante senza ripensamenti. Niente più seconde occasioni".

"Ti giuro che tra me è lei non c'è..."

"Chloe!"

"E va bene, va bene" disse lei alzando le mani. "C'è... una certa... come dire... simpatia".

"Allora ti dò un consiglio che vale anche per Emily ovviamente. Non appena iniziate a desiderare di approfondire questa simpatia, deciderete chi dei due darà le dimissioni! Così potrete vivere la vostra storia senza arrecare nessun danno al locale e soprattutto senza prendermi per il culo!"

"Non succederà, ho bisogno di questo lavoro e anche Emily!"

"Lo spero per voi Chloe!"

"Grazie Asher!"

"Non ringraziarmi, non lo faccio per te ma per me! Che sia ben chiaro!"

"Ok, bene. Allora tornò di sot..." disse Chloe iniziando ad alzarsi dalla poltrona.

"Non ho ancora finito!"

"Come non detto!" disse la ragazza risedendosi.

"Quando è successo tutto questo casino avevo già fatto una scelta per quanto riguarda chi dovesse fare le mie veci in mia assenza. Ho già scelto da circa due settimane, ma ho preso tempo per esserne certo. Visto che non ho intenzione di licenziarvi proverò andare avanti con la mia scelta. Ovviamente mi lascio il diritto di cambiare idea in qualunque momento se qualcosa non dovesse funzionare. Del resto tutti possono sbagliare, magari anche io scegliendo male. Ricordo il tuo primo giorno, quando hai iniziato a fare storie per la divisa e già in quel momento mi sono pentito di aver dato retta a Steph mettendoti in prova. Però nel giro di poco tempo hai dimostrato di tenerci davvero al tuo lavoro. Sei stata sempre puntuale e non hai mai fatto storie quando ti sono toccati gli straordinari, anche se so benissimo quanto ti pesava. Hai imparato a gestire il bar e imparare come preparare qualsiasi cocktail senza attaccarti alla bottiglia, cosa che temevo e di cui mi preoccupavo terribilmente. Hai sempre trattato i clienti con rispetto anche quando avrebbero meritato un bel calcio nel sedere. Inoltre nonostante un inizio non molto felice dato i tuoi precedenti, sei riuscita ad andare d’accordo con tutti i tuoi colleghi. Beh, quasi tutti. Una delle cose che ricordo in modo particolare è quando il tuo collega Donald si è messo a discutere con un cliente che si era lamentato del suo caffè. Stava per venir fuori un macello ma tu sei intervenuta facendo calmare le acque, scusandoti per il servizio del tuo collega, offrendo un altro caffè preparato da te con tanto di croissant in omaggio. Inoltre hai fatto capire una regola molto importante al ragazzo. La regola che il cliente ha sempre ragione anche quando ha torto”.

“Donald aveva ragione! Quel tizio era un cazzone!”

“Si, lo era e anche tanto. Però grazie a te lui è rimasto nostro cliente e non ha sputtanato il locale per il pessimo servizio. La reputazione è tutto per un posto come questo”.

“Ok, ma tutto questo discorso, cosa c’entra con me?!” chiese Chloe confusa.

“Pensavo si fosse già capito! Il posto è tuo Chloe! Avevo scelto te!”

Chloe rimase paralizzata con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata dalla sorpresa. “Cosa?! È… uno scherzo?!”

“No, non lo è affatto! Il posto è tuo se lo vuoi! Chiaramente avrai molte più responsabilità di tutti gli altri, ma nello stesso tempo un netto aumento dello stipendio! Inoltre avrai molti più giorni liberi rispetto agli altri, quando sarà possibile. Ti consiglio di pensarci un po' su prima di dare una risposta. Se accetti, il posto è tuo e domani lo annuncerò a tutti gli altri”.

Chloe era ancora sotto shock. Fino a poco prima temeva il licenziamento e adesso aveva… una promozione? In quel momento capì il comportamento di Ian nei suoi confronti.

“È stato Ian ad averci scoperte vero?”

“Si è stato lui a rivelarmi quello che è successo tra voi. Comunque gli ho già parlato. Non dirà nulla a nessuno perché se lo facesse, metterebbe a rischio il Paradise e anche il suo stesso lavoro. Solo spero che non approfitterai del tuo ruolo per metterlo in croce. So che tra voi non scorre buon sangue e spero che non gli darai del filo da torcere”.

“Non credo di meritare questo ruolo, a maggior ragione per quello che ho fatto. E poi ci sono altri che lavorano qui da molto più tempo di me. Sono sicura che lo meritano più loro che io”.

“Sono in grado di valutare chi è adatto per questo ruolo. I tuoi colleghi ti rispettano e non ti vedono più come l’ultima arrivata. E poi io non scelgo in base al tempo trascorso a lavorare qui. Ho fatto la mia scelta in base ad altri fattori. Ti consiglio di pensarci bene Chloe, non capita tutti i giorni di avere possibilità del genere”.

“Si, ok. Forse potrei aver bisogno di pensarci per qualche giorno. In questo momento sono un po’ frastornata e non riesco nemmeno a pensare. Credevo di essere licenziata e adesso…”

“Capisco. Prenditi tutto il tempo che ti serve per decidere, ma non troppo altrimenti dovrò rivalutare la mia decisione”.

“Ok, lo terrò presente”.

“Ah, un’ultima cosa. La stessa cosa che ho detto a Ian la dirò anche a te. Non rivelare a nessuno cosa è successo tra te ed Emily. È meglio che non si sappia in giro e che la voce non giunga alle orecchie di qualche collega”.

“Ok, va bene”.

“Ora vai pure”.

“Si… vado” disse la ragazza alzandosi lentamente dalla poltrona. Prima di uscire dall’ufficio si voltò verso Asher. “Qualsiasi cosa deciderò di fare… volevo… si insomma… ti ringrazio di aver pensato a me”.

Asher annuì sorridendo. Chloe uscì dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle. Discese le scale e invece di tornare a lavoro, andò fuori a fumarsi una sigaretta. Quella rivelazione l’aveva sconvolta. Sentiva di non meritare quel posto. Non più di una Emily o di Steph che era riuscita a farla assumere. Si chiese come l’avrebbero presa gli altri. Dopo essere rientrata nel locale Steph le andò incontro.

“Allora?! Cosa è successo?! Ti ha licenziata?!”

“No, lui non… non mi ha licenziata!”

“Davvero?!”

“Già!”

“Ma questo è fantastico!” disse Steph abbracciandola. Poi allontanandosi guardò Chloe confusa. “Non sei felice?!”

“Ehm… sì lo sono”.

“A me non sembra!”

“È solo che non me lo aspettavo!”

“Beh, nemmeno io! Ma chi se ne importa! La cosa importante adesso è che hai ancora un lavoro!”

“Si…”

“Dai torniamo a lavoro, non diamo un’altra motivazione per farci sbattere fuori” disse Steph mentre Chloe la osservava allontanarsi.



Alle otto di sera Chloe e Steph staccarono dal lavoro tornando a casa. Chloe aveva evitato di aggiornare la sua amica sui nuovi sviluppi.
Non le aveva detto che la sera precedente lei e Lauren si erano scambiate i numeri di telefono. Non le aveva nemmeno detto del loro incontro al parco e tanto meno del loro appuntamento. Chiaramente stava solo prendendo tempo, ma prima o poi avrebbe dovuto renderla partecipe, anche perché di lì a poco sarebbe uscita di casa. Anzi, l’occasione si presentò subito.

“Vado a fare una doccia” disse Steph uscendo dalla sua stanza con un accappatoio in mano.

“Steph, ti dispiacerebbe permettermi di andare per prima?”

“Si, mi dispiacerebbe. Non vedo loro di cenare e andare a dormire. Oggi sono terribilmente stanca”.

“Dai, solo per questa volta” insistette Chloe.

“Perché ci tieni così tanto?”

“Tra poco devo uscire”.

“Ah, quindi rischi di fare tardi suppongo”.

“Si”.

“Ok, allora vai prima tu”.

“Grazie” disse Chloe dirigendosi verso il bagno.

“Non così in fretta” disse Steph bloccandola.

“Ecco fatto, lo sapevo che finiva così”.

“Beh, mi devi almeno qualche dettaglio in più, visto che ti permetto di fare la doccia per prima”.

“Ne possiamo parlare dopo?”

“No o me lo dici adesso o niente doccia” disse Steph sorridendo.

“E va bene. Devo… uscire con… Lauren” disse pronunciando il nome della ragazza a bassa voce. Tanto che Steph non capì.

“Devi uscire con…?”

Chloe sospirò roteando gli occhi in alto. “Con… Lauren”.

Steph dapprima sorpresa finì a ridere compiaciuta. “Ohhh, adesso voglio sapere come diavolo è successo! Scommetto che è stato grazie alla serata di ieri!”

“No, cioè ieri sera ci siamo soltanto scambiate i numeri di telefono”.

“E ti ha chiesto di uscire!”

“Si, ma non ieri sera. Stamattina ci siamo incontrate per caso al parco e mi ha chiesto se mi andava di andare a mangiare qualcosa insieme a lei stasera”.

“E tu hai accettato!”

“Beh… si…” disse Chloe riflettendo. Poi scosse la testa e andò a sedersi sul divano appoggiando i gomiti sulle gambe e piazzandosi le mani in faccia. Sembrava essersi resa conto solo in quel momento di aver accettato per davvero. “Ma che cazzo sto facendo?!”

“E no eh! Non pensarci nemmeno a tirarti indietro” disse Steph sedendosi sul tavolinetto davanti al divano afferrando i polsi dell’amica per costringerla a scoprire il viso. “Tu uscirai con lei stasera e ti divertirai!”

"Non lo so nemmeno perché diavolo ho accettato!"

"Te lo dico io perché hai accettato! Perché hai bisogno di tornare alla normalità! Non puoi pensare solo ed esclusivamente al lavoro! Anzi, dovresti proprio festeggiare per averne ancora uno! E cosa c'è di meglio per festeggiare se non..."

"Non dovrei uscire con lei!"

"Perché no?! Cosa te lo impedisce?!"

"Io non conosco le sue intenzioni! Se lei volesse iniziare una storia io non sarei d'accordo!"

"E questo va bene, non vuoi impegnarti seriamente!"

"E se lei invece volesse proprio questo?!"

"Beh, le spiegherai che al momento non ti senti pronta per iniziare una relazione a lungo termine! Però una cosa te la devo proprio dire!"

"Ah sì, cosa?"

"Devi voltare pagina Chloe! Lasciarti indietro il passato e guardare al tuo futuro con positività! Lo so che la tua vita è stata uno schifo! So anche che ti senti come se meritassi tutto quello che ti è successo, ma non è così! La tua vita non è più quella di un tempo! Tu stessa non sei più quella di anni fa! All'inizio è stato difficile, ma sei riuscita ad andare avanti e rimetterti in sesto! Hai una casa, un lavoro e con mia grande sorpresa aggiungerei".

Chloe rise alle sue ultime parole.

"Sei autonoma e più responsabile, tranne quando ragioni con le parti basse! Però a parte questo, la tua vita è decisamente cambiata! Hai tutto ciò di cui hai bisogno!"

"Beh, non proprio tutto!"

"Ti senti insoddisfatta solo perché manca un'ultima cosa fondamentale nella tua vita, forse la più importante di tutte! Ti manca avere qualcuno al tuo fianco che colori le tue giornate! Che ti dia l'amore di cui hai bisogno e che ti è sempre mancato! Io non so se Lauren può essere quella persona e se lei vuole questo! Non so nemmeno se riuscirebbe mai a darti ciò che ti serve per essere felice! Ma se non ti lasci andare, se non dai agli altri la possibilità di entrare a fare parte della tua vita tenendo tutti a distanza di sicurezza, non lo scoprirai mai! Chloe, te la meriti un po' di serenità dopo tutto quello che hai passato! È normale che tu sia spaventata, ma devi provarci!”

Chloe annuì poco convinta. Nonostante le sue parole fossero confortanti, non riusciva a farsi assalire dall'ansia al pensiero di lasciarsi andare davvero. La paura era diventata una costante nella sua vita.

"Credo che adesso dovresti andare a fare una doccia. Rischi davvero di fare tardi. Non vorrai mica farti attendere?"

"Certo che no".

Steph le diede una pacca sul ginocchio e si alzò dal tavolinetto. "Muoviti su!"

 
Dopo essersi preparata prese le chiavi dell’auto e salutando Steph uscì di casa. Ci mise un po’ a trovare il plesso condominiale dove viveva Lauren. Quando arrivò a destinazione le inviò un messaggio avvisandola di essere arrivata. In attesa del suo arrivo iniziò a tamburellare le dita sul volante dal nervosismo. Abbassò il finestrino dell’auto per accendersi una sigaretta sperando che almeno questo riuscisse a distenderle i nervi. Quando arrivò a circa metà sigaretta, vide la ragazza uscire dal portone e dirigersi verso di lei.
Gettò via il mozzicone di sigaretta e continuò a guardarla mentre si avvicinava, desiderando ardentemente di trovarsi da un’altra parte. Qualsiasi altro posto sarebbe andato più che bene ma non lì, in balia di una ragazza che molto probabilmente prima o poi l’avrebbe messa in una situazione difficile che voleva evitare.


“Ok Chloe, fai un respiro e calmati. È soltanto un’amica e niente di più”.

Lauren aprì lo sportello entrando in macchina. “Ciao Chloe, scusami per averti fatta aspettare ma ho fatto più tardi del previsto a lavoro".
"Figurati, non c'è nessun problema. Non ho tutta questa fretta".

"Ok, allora prendiamocela comoda" disse Lauren sorridendole.

Chloe avviò l'auto dirette per chissà dove.

"Allora, il tuo ultimo paziente ti ha messa alle strette eh?!" chiese Chloe per far conversazione.

"Oh sì, diciamo pure che è messo molto male. Ha avuto un incidente stradale. Un tizio gli è finito addosso con la sua auto. Ha riportato una grave frattura alla gamba e una contusione piuttosto importante ai tendini. Si sta rimettendo ma molto lentamente".

"Beh, tutto sommato gli è andata bene. Poteva finire anche peggio di così. Poteva perdere la vita ad esempio" disse Chloe pensando a suo padre.

"Questo è vero. La tua giornata invece, com'è andata?"

"A lavoro?"

"Anche, ma diciamo che parlo in linea generale".

"Oh, beh diciamo che è stata una giornata ai limiti del surreale!"

"Addirittura? Per caso hai visto degli zombi mangiare degli esseri umani, oppure alieni in cerca di qualcuno da rapire?" disse Lauren scherzando.

"Devo essere del tutto sincera. Credo che non troverei tanto strane le tue ipotesi" rispose Chloe voltandosi ogni tanto verso di lei.

"Caspita, adesso hai suscitato la mia insana curiosità!"

"Praticamente sei un'impicciona eh? Non riesci a farti gli affari tuoi?"

"Che modo terribile di descrivermi. Diciamo che mi interessano solo le cose che riguardano chi mi interessa".

Chloe diede un'occhiata alla ragazza che evitava di guardarla tenendo lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

"Senti Lauren, sto continuando a girare a vuoto. Mi dici dove avevi intenzione di andare stasera?"

"Sai che non ci ho pensato? Non ne ho la più pallida idea. Quindi facciamo così, portami dove vuoi tu".

"Sembra quasi che ti abbia invitata io così".

"Si infatti, ma non preoccuparti pago io".

"E va bene se proprio insisti. Ti piace mangiare piccante?"

"Si, mi piace molto per la verità".

"Bene, allora ti porto dove ho mangiato alette di pollo così piccanti, che riesci ad accenderti una sigaretta semplicemente soffiandoci sopra".

Lauren scoppiò a ridere. "Stai cercando di spaventarmi per caso?"

"Non saprei, ci sto riuscendo?”

"Mi dispiace deluderti ma no, non mi stai spaventando. Sono abituata a mangiare piccante, quindi ti è andata male".

"Allora forse è meglio optare per altro. Se sono cose abituali che mangi..."

"No no, adesso voglio provare. Voglio proprio vedere quanto sono piccanti. Così posso anche capire il tuo limite di sopportazione da peperoncino".

"È così importante saperlo?”

"Penso proprio di sì".

"Ok, allora che alette siano".

Raggiunsero il locale e dopo aver preso posto e ordinato, iniziarono a chiacchierare.

"Allora, non mi hai ancora detto cosa è successo oggi per rendere la tua giornata così assurda".

Il cameriere porto le loro birre e si allontanò di nuovo.

"Ma prima facciamo un brindisi a questa giornata che non è ancora terminata. Chissà, potrebbe diventare più strana da un momento all'altro" disse Lauren alzando la sua bottiglia in attesa che Chloe prendesse la sua.

"Mi auguro non sia una velata minaccia la tua" disse Chloe prendendo la sua birra.

"No, non lo è. Però sai com'è, non si sa mai".

Fecero tintinnare le loro bottiglie di birra e dopo aver fatto un sorso, Lauren tornò all'attacco.

"Dunque, la tua giornata".

"Non pensi ad altro ormai, vero?"

"Rischio di non chiudere occhio questa notte".

"E va bene. Allora, diciamo che in questi giorni a lavoro ho commesso un grave errore. Ho trasgredito a una regola imposta dal proprietario".

"Ah, sei una testa calda allora. Ti piace il rischio!" disse Lauren prendendo un altro sorso della sua birra.

"No, non l'ho fatto per il brivido del rischio. Il punto è che più che essere una testa calda, a volte sono una testa di cazzo e me le vado a cercare!"

Lauren cominciò a ridere. "Che dire, viva la sincerità allora".

"Già e quindi io ho rischiato di perdere il lavoro!"

"Merda, devi averla fatta proprio grossa per rischiare questo!"

"Diciamo che dipende molto dai punti di vista. È vero che ho trasgredito a una regola, ma il gesto in sé non è poi così grave. E poi non ha arrecato problemi a niente e nessuno!"

"Però hai rischiato lo stesso!"

"Si, ed ero proprio convinta che per me fosse finita ormai. E che non avrei avuto altra scelta se non quella di prendere la mia roba e andarmene".

"Ma?"

"Ma così non è stato. Ti ricordi del proprietario? Quando ci siamo incontrate al locale la prima volta?"

"Si e come potrei dimenticare la figuraccia di merda che mi hai fatto fare?"

"Oh avanti è stato divertente!" disse Chloe ridendo.

"Certo, per te sicuramente, per me invece un po' meno!"

"Ebbene manda qualcuno a chiamarmi e io vado nel suo ufficio. Ero come condannata al patibolo. Ero rassegnata ormai. Ma quando mi siedo, lui mi dice che non mi licenzierà perché questo potrebbe mettere il locale in una situazione di merda. E io resto lì non riuscendo a credere alle mie orecchie. Già mi immaginavo in cerca di un altro lavoro. Difficilmente riuscirei a trovarne visti i precedenti e invece non ho perso nulla".

Lauren ascoltava la storia di Chloe con interesse segnando mentalmente i dettagli su cui voleva dei chiarimenti.

"Quindi era questa la stranezza di oggi?"

"Magari adesso pensi che è cosa da poco, ma solo perché non hai ascoltato il resto".

"Cioè?" chiese Lauren bevendo ancora.

"Non so come si possa passare dal licenziamento assicurato a una promozione!"

"Cosa vuoi dire?"

"Asher in questo periodo ci stava tenendo tutti d'occhio. Stava scegliendo a chi dare il ruolo di suo braccio destro. In passato aveva un ragazzo di cui si occupava di tutto in sua assenza. Era molto in gamba. Però poi ha lasciato il Paradise per aprire un'attività tutta sua e così Asher ha perso il suo pupillo".

"E quindi era alla ricerca di un sostituto".

"Esatto".

"E ha scelto te?! La trasgreditrice?!" chiese Lauren incredula.

"Si, ha scelto me già da prima che commettessi il fattaccio. Solo che non aveva ancora avuto modo di fare l'annuncio!"

"Wow, perdonata e premiata in un giorno! Se non è culo questo!"

"Già!"

"Beh, congratulazioni allora. Dirigerai il locale in sua assenza!"

"Grazie, ma non ho intenzione di accettare!"

"Cosa?! Per quale motivo?!"

"Beh, innanzitutto non mi sembra bello che dopo quello che ho combinato io venga addirittura premiata! E poi ci sono colleghi che lo meritano molto più di me quel posto!"

"Mi dispiace contraddirti, ma non credo che Asher ha scelto così a casaccio. Penso che sia stata una scelta ponderata, come quella di non licenziarti per non danneggiare il locale. Lui sa cosa è meglio per la sua attività e non penso che avrebbe scelto una persona non adatta a quel ruolo".

Chloe la guardò riflettendo e poi dopo aver preso un sorso dalla sua birra scosse la testa.

"Non accetterò lo stesso!"

"Per quale motivo?!"



Già, per quale motivo non voglio accettare? Dopo quello che il bastardo di Ian ha fatto, dovrei gongolare. E dovrei essere felice che qualcuno mi ritenga all'altezza di un compito così importante. Eppure non riesco a gioirne. Forse ho paura anche di questo. Di mandare tutto a puttane o di perdere di nuovo qualcosa.



A un tratto si ritrovò a pensare a Steph e capì quale era il motivo che più di tutti le impediva di accettare serenamente la proposta di Asher.

"Chloe?!"

"Sono riuscita a ottenere il lavoro al Paradise grazie a Steph! Lei è riuscita ad aiutarmi quando sembravo senza speranze! Lavora da più tempo di me al locale è apprezzata da tutti ed è molto più in gamba di me in tutto quello che fa. Lei indubbiamente lo merita più di me. Mi sembra sbagliato accettare, perché è come toglierle la possibilità di essere scelta. Non ho avuto nemmeno il coraggio di dirle tutto oggi. Le ho semplicemente detto di non essere stata licenziata. Penso che domani riferirò la mia decisione ad Asher. Gli chiederò anche di non farne parola con nessuno del mio rifiuto".

"Rinunceresti a tutto per lei?"

"Si, rinuncerei a tutto. Lei ha fatto molto per me".

"Siete molto unite".

"Si lo siamo, anche se abbiamo avuto alti e bassi. Anzi, più bassi che alti a causa mia".

"Capisco le tue ragioni, ma credo che se voi due siete davvero così unite come dici. Allora molto probabilmente lei sarebbe felice per te. Non credo che rosicherebbe se la sua amica diventasse una sorta di suo superiore. Dovresti parlargliene così capiresti di aver preso un abbaglio su di lei".

Il clima che si respirava in quel momento sembrava solennemente triste e Lauren cercò di alleggerire il tutto.

"Ci sono un paio di cose che non mi sono del tutto chiare" disse la ragazza con un sorriso incrociando le braccia sul tavolo sporgendosi in avanti.

"E quali sarebbero?"

"Dunque vediamo, cosa diavolo hai combinato per rischiare di perdere il posto? Che regola hai trasgredito?"

Chloe non riuscì a trattenerne una risata. "Passiamo alla seconda domanda, cosa volevi sapere?"

"Oh no, non pensarci nemmeno a evitare di rispondere. Hai iniziato a raccontarmi questa storia e adesso andremo fino in fondo".

"E va bene hai vinto" disse Chloe alzando le mani in segno di resa.

"Ok, sono tutta orecchie. Sentiamo cosa hai combinato".

"Ci sono stati dei problemi in passato a causa di alcuni dipendenti. Avevano instaurato delle relazioni tra loro, danneggiando la reputazione del Paradise. Così Asher ha imposto questa regola ferrea, quindi non possono esserci storie fra colleghi".

Lauren sbiancò all'istante alle parole di Chloe.

"Cosa?! Cioè fammi capire, tu sei... impegnata? Hai qualcuno nella tua vita?"

"Cosa?! No no, non ho nessuna storia con nessuno!"

Lauren tirò un respiro di sollievo mentalmente, ma quello che uscì dopo dalla bocca di Chloe la fece ripiombare nell'ansia.

"E allora perché rischiavi di essere licenziata?"

"Perché ho baciato una collega, qualcuno avendoci viste ha spifferato tutto ad Asher!"

"Hai... baciato qualcuno? disse Lauren ridendo nervosamente grattandosi con un dito la nuca in segno di agitazione.

"Si".

"Suppongo che questa persona che hai baciato sia in qualche modo importante per te. Voglio dire, hai un interesse nei suoi confronti".

"Non esattamente. Lei è davvero bella ed è una brava persona come ce ne sono poche. Credo che ci piacciamo in un certo senso. Però a causa di questa regola noi non possiamo... sai... frequentarci. Cioè potremmo ma solo come amiche, niente di più".

"Ah, ok. Quindi tu l'hai baciata..."

"Perché sono una testa di cazzo!" disse Chloe ridendo annuendo.

Anche Lauren rise. "Non volevo dire questo. Volevo dire che l'hai baciata perché ti piace davvero?" fece la domanda in modo serio guardandola.

"Diciamo che se non ci fosse stata questa regola, molto probabilmente io e lei... non dico che staremmo insieme però forse... chissà" disse bevendo dalla sua bottiglia.

"Ok, altra cosa da chiarire".

"Ti giuro che questo sembra un vero interrogatorio, proprio come nei film polizieschi" disse Chloe.

"Stai esagerando, non è assolutamente un interrogatorio. Voglio soltanto capire chi ho di fronte, tutto qui".

"Ok, ma dopo tocca a me".

"Certo, tutto quello vuoi".

"Bene, spara".

"Prima hai detto che non saresti stata in grado di trovare un altro lavoro a causa di alcuni precedenti. Mi stavo chiedendo se per caso avessi commesso qualche delitto" disse Lauren con ironia.

Chloe la guardò seriamente e poi abbassò lo sguardo colpevole di una persona colta in flagrante. "Ho fatto qualcosa di davvero brutto tempo fa. Ho già scontato la mia pena, ma continuo a farne i conti con la mia coscienza. Lo capisco se per caso non vorrai più avere niente a che fare con me".

Lauren era scioccata da quella rivelazione. Tutto si sarebbe potuto aspettare, ma non che Chloe avesse la fedina penale sporca. Temeva di chiedere cosa avesse fatto, per paura che quello che le avrebbe detto, mettesse fine per sempre al suo desiderio di stare con lei. Continuò a guardarla restando in silenzio in attesa che continuasse.

"Tempo fa sono entrata in un centro commerciale e ho rubato qualcosa. Però mi hanno scoperta subito e così un tizio ha cercato di fermarmi e riprendere la refurtiva. Quel giorno avevo una pistola con me. Volevo soltanto spaventarlo, però non so come è partito un colpo e lui non ce l'ha fatta. È morto lasciando moglie e due figli, più un altro in arrivo".

"Oddio!" disse Lauren bevendo un lungo sorso dalla sua bottiglia. "Santo cielo, ma cosa... per cosa hai fatto tutto questo... insomma un uomo ha perso la vita e per cosa?!"

Lauren la guardava seriamente sconvolta in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

"Un lecca-lecca!" disse semplicemente Chloe con serietà mentre prendeva un altro sorso dalla sua bottiglia.

"Cosa?!" chiese Lauren corrugando la fronte scioccata.

Chloe scoppiò a ridere rischiando di sputare la birra. "Cazzo, dovresti vedere la tua faccia" disse continuando a ridere. "Ma come diavolo ti viene in mente una cosa del genere?!"

"È incredibile, ti sei presa gioco di me?!"

"E cosa avrei dovuto fare? Mi hai offerto l'occasione su un piatto d'argento!"

"Sei un'idiota! Stavo cercando di conoscerti e di avere più quante informazioni possibili sul tuo conto. É una domanda più che legittima, sai?!"

Chloe non riusciva a smettere di ridere.

"Per questa volta me l'hai fatta. Non succederà ancora, quindi goditi il momento".

"Si certo" disse Chloe. "Staremo a vedere".

Per quanto Lauren fosse un po' infastidita dalla fregatura ricevuta, non poté fare a meno di ridere anche lei. Era la prima volta che vedeva Chloe ridere in quel modo. Inoltre era contenta di vederla serena e spensierata, considerando quali pensieri le passassero per la testa in quel momento per la vicenda del lavoro.  

"Sei una povera imbecille" disse Lauren ridendo mentre le lanciava il tovagliolo in faccia. "E ora a parte gli scherzi, dimmi quali sono i tuoi precedenti, escluso il furto di lecca-lecca".

"Ok, torniamo serie. Vivo a Portland da tre anni ormai. Quando sono arrivata qui ero uno straccio. Ho avuto dei problemi e... ho cominciato a fare tante stronzate l'una dopo l'altra. Ho lavorato in alcuni locali, negozi e... mi sono sempre fatta cacciare ovunque. I miei modi non erano quelli di una persona adatta a lavorare in mezzo alla gente. Sono stata molto problematica in quel periodo".

"Perché?"

"Perché... la vita a volte non va come dovrebbe. Alla fine ti lasci andare... te ne sbatti di tutto e tutti e poi... più nulla".

Lauren si accontentò della risposta anche se non era stata per niente esaustiva. Non voleva calcare la mano con lei, visto che era riuscita a farla aprire un po'. Ogni cosa a suo tempo pensò Lauren.  Arrivò il cameriere con le loro ordinazioni. Senza indugiare iniziarono a mangiare.

"Allora?" chiese Chloe in attesa di un responso sulle alette di pollo.

"Uhm... non sono poi così tanto piccanti" disse Lauren con nonchalance, addentandone un'altra.

"Ma non dire cazzate! Stai mentendo!"

"No, lo giuro! Credimi, ho mangiato cose anche più piccanti di queste alette! Non sono niente di straordinario!"

"Si certo, lo dici solo per burlarti di me, facendomi sembrare una pappa molle per due alette di pollo piccanti".

"Ma tu non sembri una pappa molle... tu lo sei per certo!" disse Lauren con la bocca piena.

Dopo aver ordinato una terza birra per entrambe, fu il turno di Chloe con le domande.

"Allora, dimmi qualcosa di te adesso".

"E se non voglio rispondere?" disse Lauren provocandola.

"Ti vorrei ricordare che prima mi hai fatto il terzo grado, quindi ora tocca a te" disse indispettita Chloe mandando giù un'altra patatina.

"E va bene, se proprio insisti" disse Lauren pulendosi le mani con il tovagliolo per bere un altro po' di birra.

Chloe pensando alla domanda da porre, si ricordò della sensazione che aveva avuto quella mattina in sua compagnia. Le aveva chiesto di dov’era e la sua espressione sembrava essersi rabbuiata, il suo sorriso forzato. Non voleva metterla in difficoltà però la curiosità era tanta.

"Stamattina quando mi hai detto di essere di Sacramento avevi un'espressione strana. Mi è sembrato come se ci fosse qualcosa che non volevi dire. Chissà, forse sei stata tu a uccidere qualcuno e di certo non per un lecca-lecca" disse Chloe cercando di prendere tutto un po' alla leggera.

"Beh, mi dispiace deluderti ma non ho fatto niente del genere, anche se forse avrei dovuto".

"In che senso?"

"Diciamo che ho vissuto una situazione complicata a causa di una persona e forse avrei dovuto assoldare un sicario".

"Se cerchi di farmi lo stesso scherzo che ti ho fatto io prima, vorrei avvisarti che non funziona granché bene".

"Lo so che non funziona come scherzo e sai perché?"

"No".

"Perché purtroppo non è uno scherzo".

Chloe smise di masticare guardandola con attenzione, cercando di capire dov'era la fregatura, convinta che volesse davvero vendicarsi. Non trovò nel suo volto nessun segnale che indicasse fosse solo uno scherzo.

"Senti se non ti va di parlarne non devi farlo. Posso tranquillamente cambiare domanda".

"No, va bene. Davvero non c'è problema".

"Non devi sentirti obbligata a..."

"Non mi sento obbligata Chloe. Ci stiamo conoscendo ed è più che normale saltino fuori argomenti spinosi. Tu hai fatto la tua parte e ora tocca a me".

Prese un altro sorso di birra prima di cominciare a raccontare. Quell' evento della sua vita era molto doloroso per lei e non riusciva a dimenticarlo nemmeno volendo.

"Sono nata e cresciuta a Sacramento. Anni fa ho conosciuto un ragazzo, Steven. Mi sono innamorata di lui sin da subito. Siamo stati insieme per un anno e la nostra storia andava a gonfie vele. Dopo un anno ci siamo fidanzati ufficialmente e abbiamo conosciuto le nostre rispettive famiglie. Avevamo deciso di sposarci con l'arrivo del nuovo anno anche se non c'era ancora una data per il matrimonio. Di punto in bianco le cose sono letteralmente cambiate. All'inizio lui era sempre molto gentile, generoso e premuroso. Mi sentivo amata e protetta. Stavo davvero bene con lui. Però poi si è rivelato essere una persona del tutto diversa da quella che avevo conosciuto. Era diventato geloso, quasi possessivo. Avevo difficoltà anche a uscire con le mie amiche. Voleva sempre sapere dov'ero e con chi ero. Ero arrivata al punto che dovevo sempre avvisarlo prima di fare una qualsiasi cosa. Nonostante questo io continuavo a stare con lui, perché lo amavo davvero. I miei amici avevano capito la situazione e cercavano di mettermi in guardia. Con il passare del tempo ho iniziato a capire che non era quello che volevo. Così ho deciso di rompere con lui, ma è stato più facile a dirsi che a farsi. Anche se avevo messo fine alla nostra storia lui ha continuato a tempestarmi di telefonate. Mi pregava continuamente di ritornare insieme a lui e devo ammettere che per un attimo ho pensato seriamente di farlo. Ma poi una mia cara amica ha cercato di farmi ragionare e non l'ho più fatto. Ho cercato di andare avanti con la mia vita. A un certo punto con questa mia amica è nato qualcosa di più e lui lo ha scoperto andando su tutte le furie.
La riteneva responsabile della nostra rottura. Credeva che in realtà lo avessi lasciato per lei. Non ha minimamente pensato che l'unico responsabile fosse lui e questo la dice lunga su che razza di bastardo fosse".

Chloe ormai aveva smesso di bere e mangiare prestando attenzione a tutto ciò che Lauren diceva.

"Ho cambiato numero di telefono e allora lui ha iniziato a cercarmi di persona. Quando mi incontrava per strada inveiva contro di me e su chiunque fosse in mia compagnia in quel momento. Era diventato un tormento ormai, ovunque andassi lui c'era".

"Perché non lo hai denunciato? C'erano buone motivazioni per farlo".

"È quello che volevano tutti, anche i miei. Però io ero spaventata perché ero consapevole di cosa fosse capace".

"Lui... è mai stato... violento con te?" chiese intimorita dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

"Si, ed è anche per questa ragione che ho evitato di denunciarlo. Non volevo farlo arrabbiare più del dovuto. Temevo per la mia famiglia. I miei genitori, fratelli e anche la mia ragazza. Soprattutto la mia ragazza. Temevo che le facesse ciò che ha fatto a me".

"Vuoi dire che lui... ha abusato di te?"

Lauren annuì mente evitava lo sguardo di Chloe.

"Cazzo! Lauren, mi dispiace tanto! Soprattutto mi dispiace averti fatto ricordare una cosa così orribile!" disse Chloe sentendosi colpevole.

"Non sei responsabile di nulla Chloe. Queste cose non si dimenticano mai purtroppo. Fanno parte della nostra vita per sempre. Puoi solo imparare a conviverci".

"So bene cosa intendi. Cosa è successo dopo?"

"Volevo che la mia famiglia fosse al sicuro eliminando alla radice ciò da cui scaturiva il tutto. Me ne sono andata per fare in modo che le acque si calmassero".

"Hai lasciato anche la tua ragazza?"

"Ho dovuto farlo per il suo bene. Ho fatto in modo che lui sapesse che ero andata via. In questo modo dopo poco tempo ha smesso di dare il tormento a lei e alla mia famiglia".

"Ma così... ci hai rimesso soltanto tu!"

"Ma per una buona ragione. Ci sono sempre i pro e i contro in ogni cosa che facciamo".

Lauren si interruppe per un po' e poi aggiunse ironica cercando di smorzare la tensione: "Un po' come te che hai trasgredito a una regola e hai avuto una promozione".

Chloe sorrise scuotendo la testa.

"Scusa se ho demolito la serata rattristandoti con il mio racconto".

"No, non scusarti. Non hai demolito un bel niente. Mi fa piacere che tu me ne abbia parlato, anche perché so quanto ti sia costato farlo".

"Hai reso facile parlarne. Mi trovo a mio agio a parlare con te. Sento che potrei dirti tutto”.

Restarono a fissarsi fino a quando il cameriere di prima passò dal loro tavolo. "Volete ordinare qualcos'altro?"

"Oh no, sono più che apposto" disse Chloe.

"Anche io sto bene così" disse Lauren.

Il ragazzo si allontanò. Le due ragazze restarono ancora un po' a chiacchierare di argomenti più leggeri, fino a quando decisero che era giunto il momento di rientrare.

"Beh, credo che sia arrivato il momento di andare. Domani ho il turno".

"Non ti invidio sai?" disse Lauren.

"Nemmeno io mi invidio".

Cominciarono ad alzarsi da tavola per andare via.

"Comunque se tu accettassi la proposta di Asher, potresti avere dei privilegi in questo senso. Potresti restare a casa".

"La finirai mai con questa storia?" disse Chloe sorridendo.

"Avresti dovuto evitare di dirmelo. Ormai è troppo tardi".

"Sono rovinata".

"Puoi dirlo forte. Io vado a pagare il conto".

"Permettimi di essere io a pagare".

"Neanche per sogno, te lo puoi scordare. Sono stata io a chiederti di uscire".

"Che importanza ha..."

"No, no è ancora no. Non ammetto discussioni. Se ci tieni così tanto a pagare, allora dovremmo uscire ancora insieme" disse allontanandosi.

Dopo aver pagato salirono in macchina per rientrare. Chloe parcheggio di fianco al marciapiede davanti al plesso condominiale dove viveva Lauren e spense l'auto.

"Ti ringrazio per aver accettato di uscire con me. Ho passato una bella serata Chloe. Sono stata davvero bene".

"Anche io sono stata bene e mi fa piacere che sia lo stesso per te. Vuol dire che non sono così tanto male anche se ho ucciso per un lecca-lecca" disse Chloe ironica.

Lauren ridendo disse: "Mi dovrò ricordare di non portare con me dei lecca-lecca quando sono con te, potrei rischiare la vita".

"Puoi dirlo forte" rispose Chloe.

"Beh, allora... buonanotte..."

"Aspetta ti accompagno almeno fino all'entrata" disse Chloe uscendo dall'auto.

Anche Lauren uscì dall'auto. "Non ce né alcun bisogno".

"Si è fatto molto tardi e voglio solo assicurarmi che sei al sicuro a casa".

Si fermarono davanti al portone mentre Lauren lo apriva.

"Ecco fatto. Ti va di salire per qualche minuto? Magari ultimo bicchiere prima di concludere definitamente la serata?"

"Mi dispiace ma devo rifiutare. Abbiamo fatto un po' tardi e domani devo lavorare. E poi ho bevuto già troppo per oggi. Magari facciamo un'altra volta".

"Si, va bene. Allora alla prossima... e buonanotte".

"Si, buonanotte".

Lauren si avvicinò appoggiando una mano sul suo viso dandole un leggero bacio su una guancia. Chloe rimase imbambolata non sapendo bene cosa fare. Iniziò a indietreggiare leggermente in imbarazzo.

"Allora... ciao..." disse voltandosi per raggiungere l'auto.

"Chloe!" chiamò Lauren.

"Si?" chiese Chloe voltandosi di nuovo verso di lei.

"Fammi la cortesia di parlare con la tua amica così non avrò la sensazione di aver parlato a vuoto" disse sorridendo.

Chloe ricambiò il sorriso annuendo e poi tornò sui suoi passi, mentre Lauren restò a guardarla fin quando non scomparve con la sua auto. Chloe entrò nel suo appartamento e mentre stava per raggiungere la sua stanza si fermò a guardare la porta della camera di Steph. Entrò nella stanza sedendosi sul letto dell'amica che dormiva profondamente.

"Steph" disse sottovoce Chloe un paio di volte finché lei non si svegliò.

"Mmm... Chloe che succede?" disse lei con voce impastata dal sonno.

"Ho urgenza di parlare con te di una cosa".

Steph alzò la testa dal cuscino guardando la sveglia sul comodino. "Cazzo, ma è l'una di notte Chloe! Cosa c'è di così urgente da disturbare il mio sonno?!"

"Oggi non sono stata del tutto schietta con te. Non ti ho detto una cosa".

Steph la guardò nel buio della stanza. "Cosa?"

"Asher ha fatto la sua scelta".

Steph si mise a sedere continuando a guardarla. "Davvero?"

"Si".

"Ok, chi ha scelto?" disse mentre sbadigliava.

"Ha scelto me!"

"Cosa?!" chiese Steph incredula.

"Si, aveva già scelto me prima di tutto il casino. Solo che ancora non lo annunciava. Visto che non mi ha più licenziato il posto è rimasto mio".

"Wow... cazzo... questo sì che è uno scoop" disse Steph ancora assonnata. Poi aggiunse: "Ma perché non me lo hai detto?"
"Perché volevo rifiutare".

"Che cosa?! E per quale merda di motivo faresti una cosa così stupida?!"

"Credo di non meritare quel ruolo. Volevo tirarmi indietro per permettere di avere qualche possibilità anche a te. Io ho ottenuto questo lavoro solo grazie a te e..."

"Razza di deficiente che non sei altro!" disse Steph dandole uno schiaffetto in testa.

"Ahia!"

"Ma la smetti di fare stronzate una dopo l'altra?!"

"Non ti dà fastidio che..."

"Ti giuro che se provi a rifiutare il posto, ti sbatto fuori dall'appartamento all'istante!"

"Vuoi che io accetti?!"

"Si e guai a te se non lo fai! Hai idea dell'occasione che ti si è presentata davanti?! E non provare nemmeno a dire di nuovo che è grazie me, perché non è così! Asher è in grado di valutare cosa sia meglio per il suo locale! Chi sei tu per contraddirlo?! E poi, anche se tu non accettassi non è detto che sceglierebbe me! Pensa se a causa di un tuo rifiuto, scegliesse Ian al tuo posto! Sai che palle! Devi assolutamente accettare, anche solo per vedere la faccia che faranno quei coglioni di Ian e Cooper!"

"Oh credimi, ne ho già avuto un assaggio di quella di Ian!"

"Lui lo sa già?!"

"Si, Asher ha dovuto farlo, perché è stato Ian a spifferargli tutto di me ed Emily. Gli ha detto che non ci avrebbe licenziate. E poi doveva assicurarsi che alla notizia di me che vengo scelta, non faccia saltare fuori la verità".

"Praticamente lo ha già preparato al colpo finale!”

"Si".

"È davvero un peccato, volevo gustarmi il momento esatto in cui si accorge di aver fallito miseramente!"

"Già!"

Steph sospirò. "Chloe, dimmi che accetterai ti prego! Ho bisogno che tu lo faccia! Sapere che ti rifiuti solo per me sarebbe insopportabile, oltre che una grande stronzata! E poi porca puttana guadagnerai anche di più! Potremmo permetterci una vasca jacuzzi!"

Chloe scoppiò a ridere. “Bene, allora questo vuol dire che tieni più ai miei soldi anziché alla mia amicizia” disse Chloe ironica.

“E lo hai capito soltanto adesso?!” chiese Steph prendendola in giro. Poi tornò seria. "Dimmi che accetterai!"

Chloe ci pensò un attimo. "Ok, accetterò!"

"Oh grazie a Dio!" disse Steph stendendosi di nuovo. “A proposito, com'è andata con Lauren?"

"È andata..."

"Uhm... se sei qui suppongo che non ci hai fatto nulla, a meno che non fosse una semplice sveltina!"

"Ma piantala!" disse Chloe provando ad alzarsi.

"Ehi, mi hai svegliata e adesso mi racconti per filo e per segno com'è andata!"

"Ma ho sonno e domani si lavora!"

“Anche io ho sonno e domani vado a lavoro, ma questo non ti ha fermato e mi hai svegliata lo stesso!”
“E va bene, ma non pensare che è successo chissà cosa!”

Chloe si sistemò meglio sul letto con lei e le raccontò tutto, tralasciando alcune informazioni personali di Lauren, tipo la violenza subita. Non si sarebbe mai permessa di rivelare qualcosa di così personale a nessuno. Quando terminarono di parlare si addormentarono entrambe nel letto di Steph, in compagnia di Flerk che le raggiunse subito dopo piazzandosi tra loro.

 
                                                                                                                         Continua…

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Capitolo 10
*** Basta scappare ***


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“L’indecisione è il modo
apparentemente meno
colpevole di rinunciare
alle occasioni che nasconde
la vita dietro le tue paure”.


                                                       (Marco Menale)



 
Capitolo 10
Basta scappare


Passò un mese e mezzo dall’assunzione di Chloe come braccio destro di Asher. La ragazza ci mise un po’ ad abituarsi al nuovo ruolo a causa delle grosse responsabilità. Doveva occuparsi di tutti gli ordini necessari per non far mancare mai nulla al locale, di alternare i vari turni dei suoi colleghi e assicurarsi che svolgessero il loro lavoro al meglio. A complicare il tutto ci fu l’inizio delle prenotazioni per le feste private. Nel giro di un paio di settimane c’erano già stati due compleanni e un anniversario di matrimonio. Essendo la sua prima volta Asher non mancò di aiutarla per assicurarsi che Chloe non andasse nel panico. Lavorarono a stretto contatto per tutto il tempo, cosa che infastidì molto Ian e Cooper che non mancavano di lanciare alla ragazza delle occhiatacce poco gradevoli. Occhiatacce che iniziarono il giorno stesso dell’annuncio della scelta di Asher.


 
Domenica 12 Febbraio 2017

Asher e Chloe erano nell’ufficio al primo piano dell’edificio.

“Allora Chloe, hai preso una decisione o…”

“Si, ho deciso. Ci ho pensato attentamente e credo che… forse potrei provarci… insomma… non so se sono la persona più indicata, però...” disse Chloe nervosa.

Asher le sorrise. “Chloe, ti posso assicurare che hai la stoffa per questo ruolo! È la prima volta che ti viene assegnato un compito così arduo, ma so che ce la puoi fare altrimenti non ti avrei mai scelto! Comunque non temere, ti seguirò io per i primi tempi! Ti dirò quali saranno i tuoi compiti e come svolgerli. Non ti devi preoccupare di nulla, andrà tutto bene!”

“Già… q-quindi adesso dovrai riferirlo agli altri?!”

“Si, devo per forza! Da oggi in poi quando io sarò assente loro dovranno rivolgersi a te!”

“O-ok…”

“Chloe, rilassati!”

“Si… ok… ce la posso fare!”

“Si che ce la fai! Sei pronta?!”

Chloe lo guardò confusa. “Per cosa?!”

Asher scoppiò a ridere. “Santo cielo Chloe, dobbiamo andare di sotto per comunicarlo agli altri!”

“Ah, giusto!” disse Chloe ridacchiando nervosamente.

Andarono di sotto mentre Chloe camminava neanche stesse andando al patibolo. Non temeva di certo la reazione di Ian e Cooper, ma quella di tutti gli altri. Lei era l'ultima arrivata al Paradise, eppure stava per assumere il ruolo più importante surclassando tutti. Asher radunò i suoi dipendenti piazzandosi davanti al bancone del bar. Quel mattino erano presenti tutti, sia quelli del turno serale che quello di mattina.

“Ragazzi un attimo di attenzione, venite tutti qui! Vai anche tu Chloe!” disse a Chloe invitandola a mettersi di fianco agli altri.

Chloe si mise accanto a Steph che aveva già un sorriso a trentadue denti. Emily era separata da lei da un altro paio di colleghi. Si lanciarono un’occhiata per poi distogliere subito lo sguardo l’una dall’altra. Quando tutti si fermarono davanti all’uomo, lui li guardò uno per uno per poi fermarsi a guardare Ian che era scuro in volto. Lui era l’unico a sapere cosa stava per comunicare. Asher gliene aveva parlato il giorno prima per prepararlo al grande colpo che avrebbe ricevuto. Era chiaro che Ian non l’avrebbe presa bene visto cosa aveva combinato Chloe. Quindi per non coglierlo di sorpresa, aveva deciso di metterlo al corrente della sua scelta. Tutto per evitare chissà quale reazione da parte sua in presenza degli altri. Ma nonostante ne fosse già a conoscenza si vedeva lontano un miglio quanto fosse infastidito. Il rischio che potesse saltare fuori la verità era molto alto.

“Sapete tutti che in questo periodo vi stavo tenendo d’occhio per scegliere chi di voi sarebbe diventato il mio braccio destro! Ebbene, voglio comunicarvi che dopo attente valutazioni ho preso una decisione! Ma prima di dirvi chi ho scelto, vorrei innanzitutto ringraziare tutti voi per l’ottimo lavoro svolto fino ad ora! Ci sono stati tempi difficili per il Paradise ma unendo le nostre forza siamo riusciti a rimetterci in sesto! Questo è dovuto soprattutto al vostro duro lavoro ragazzi! Sto per scegliere una sola persona ma questo non vuol dire che gli altri siano da meno! Anzi, siete quanto di meglio potesse capitarmi, perché siete tutti molto in gamba! Sono orgoglioso di voi e contento di avervi scelti! Siete come una grande famiglia per me! Però vi chiedo di non dirlo a mia moglie altrimenti vi ritroverete sotto a un ponte e io con voi” disse l’uomo sorridendo scatenando le risate di tutti… quasi tutti.

“Dunque non mi rimane che dirvi il nome…” disse Asher.

Tutti quanti erano sulle spine. C’era chi sperava di essere scelto e chi no. Non tutti erano disposti ad assumersi altre responsabilità nonostante ci fosse un aumento di stipendio ad attenderli. La stessa Chloe era in ansia al solo pensiero di essere la responsabile di qualsiasi cosa sarebbe successo da quel momento in poi all’interno del locale. Ian che si trovava alla sinistra molto distante da Chloe, la guardò giusto un attimo stringendo i denti cercando di darsi un contegno. Poi riportò lo sguardo sull’uomo.

“Ho scelto Chloe!” disse l’uomo indicando alla ragazza di avvicinarsi a lui.

Alcuni si congratularono con lei sorridendo, ma per la maggior parte erano tutti coloro che non volevano quel ruolo. Altri rimasero un po’ storditi dalla notizia, ma nonostante questo fecero un applauso alla ragazza. Ian rimase impassibile mentre Cooper al suo fianco spalancò la bocca scioccato dalla notizia. Si voltò a guardare il suo amico che continuava a fissare davanti a sé. Ian aveva preferito non avvisarlo per fare in modo che avesse una reazione del genere davanti ad Asher, giusto per dimostrare che lui non era uno che spifferava nulla in giro. Emily all’inizio sembrava sorpresa ma subito dopo sorrise felice per la ragazza. Steph non stava più nella pelle mentre dava un’occhiata soddisfatta a Ian e Cooper.

“Da oggi in poi per qualsiasi cosa dovrete rivolgervi a lei in mia assenza, ma per i primi tempi lo farete anche se ci sono io! Voglio assicurami che Chloe prenda dimestichezza con questo ruolo e darle qualche dritta! Mi raccomando non rendetele le cose più difficili del dovuto!” 

Disse l'ultima frase soffermandosi a guardare Ian qualche secondo in più rispetto agli altri. Poi guardò la ragazza al suo fianco. “Allora Chloe, togliti pure il gilet adesso!”

Chloe lo guardò sorpresa. “Cosa?! Perché?! Posso davvero?!”

“Beh, dovrai distinguerti dagli altri in qualche modo! E poi so bene quanto non sopporti indossarlo! Quindi ti concedo il lusso di toglierlo!” disse Asher sorridendo.

“Cazzo! Era ora!” disse Chloe togliendosi il gilet mentre alcuni ridevano.

“Ti sentirai più leggera adesso… a parte le responsabilità che ti aspettano ovviamente” disse ridendo Eddie provocandola.
Chloe gli lanciò il gilet in faccia.

“Ok ragazzi, basta cazzeggiare! Mettiamoci subito tutti a lavoro!” disse Asher.

Si sparpagliarono tutti per tornare alle loro faccende. Ian si avvicinò a Chloe, ancora in compagnia di Steph. Li raggiunse anche Cooper.

“Congratulazioni Chloe!” disse il ragazzo porgendole una mano mentre Asher li osservava. E forse è solo per questo che il ragazzo si mostrava cortese con lei. Chloe ricambiò il gesto. Continuarono a fissarsi dritti negli occhi per un po' finché Asher tornò di sopra. Appena scomparve dalla loro vista, Ian la tirò verso di sé grazie alla stretta di mano. Si avvicinò all’orecchio della ragazza abbassando la voce. “Ricorda che hai vinto solo una battaglia e non la guerra! Goditela finché puoi, ma stai ben attenta perché la ruota gira sempre! Prima di quanto tu creda ti ritroverai con la merda fino al collo! E io sarò lì a gustarmi quel momento che segnerà la tua inevitabile fine!”

Si allontanò leggermente da lei lasciando la presa della sua mano con un finto sorriso.

“Mi stai forse minacciando Ian?!” chiese Chloe infastidita.

Il ragazzo si avvicinò a un passo del suo viso. “No Chloe, questa non è una minaccia ma una promessa!”

Poi si allontanò con il suo fedele amico per mettersi a lavoro.

“Che cazzone! Giuro che lo prenderei a calci nel culo!” disse Steph guardandolo male mentre si allontanava. Chloe pensò che le sue fossero solo minacce a vuoto, ma col tempo avrebbe capito che il ragazzo non scherzava affatto.

 
Negli ultimi tempi, non era solo quello il cambiamento avvenuto nella vita di Chloe. Infatti anche la sua vita privata aveva preso una svolta. Nonostante i suoi impegni di lavoro al locale, non perdeva occasione di uscire in compagnia di Lauren. La ragazza stava diventando sempre più presente. Appena poteva si presentava al Paradise mattino per prendere il caffè, molto spesso anche in compagnia dei suoi amici. Ogni scusa era un buon pretesto per presentarsi al locale pur di vederla. L’interesse di Lauren nei confronti della ragazza aumentava di giorno in giorno, anche se Chloe non sembrava essere soddisfatta di questo. Almeno era questo ciò che sembrava. Anche se avevano iniziato a conoscersi, Chloe rimaneva sempre e comunque un mistero per Lauren. Infatti aveva notato una certa evasione da parte della ragazza a parlare del suo passato. Lei non cercò mai di forzarle la mano anche se la situazione risultava essere molto frustrante. Nonostante questo, Lauren non perse le speranze cercando di suscitare un minimo di interesse nei suoi confronti. E mentre la sua presenza al Paradise era ormai diventata una costante, Emily iniziò a esserne gelosa. Infatti un mattino, mentre era in compagnia dei suoi amici e di Chloe, Lauren notò che la ragazza la fissava e distoglieva lo sguardo ogni volta che per caso i loro occhi si incrociavano.



"Allora Lauren, puoi dirci a che punto sei con la tua pseudo fiamma?" chiese Jonathan sarcastico.

"Non ne ho la più pallida idea" rispose la ragazza bevendo un sorso del suo caffè. Caffè che sfortunatamente non aveva preso direttamente al bar a causa dell'assenza di Chloe.

"Dai su, avrai fatto qualche passo in avanti!" disse Chris.

"Insomma... lei è.… non lo so... c'è qualcosa che non va…”

"Cosa?!" chiese Allison curiosa.

"Quando stiamo chiacchierando e le faccio qualche domanda personale sulla sua vita cambia puntualmente discorso! È come se non volesse parlarmi del suo passato! O magari non si apre con me semplicemente perché non le interesso!”

"Credo che sia da escludere il fatto che tu non le possa interessare! Cioè, potrebbe anche essere ma vi frequentate da più di un mese e se non le andassi bene nemmeno come amica ti avrebbe già dato buca, non credi?! E poi tu con lei ti apri e a lei sta bene così, quindi dalle solo un po' di tempo!"

"Dipende da come si apre…" disse Jonathan sarcastico.

"Sei il solito imbecille John!" disse Allison.

"Sei davvero disgustoso!" aggiunse Lauren.

"Datevi una calmata era soltanto una battuta!" rispose il ragazzo.

"E comunque io non voglio la sua amicizia!" disse la ragazza con disappunto.

"Beh, mia cara se lei non vuole ti dovrai accontentare!" rispose Allison. Poi si voltò alle sue spalle riconoscendo una voce.

"Lauren eccola che è arrivata!" disse Allison dando una gomitata alla sua amica.


Lauren si voltò dando un'occhiata alle sue spalle. Chloe stava parlando con un collega e poi si voltò guardando i tavoli. I loro sguardi si incrociarono e si sorrisero salutandosi da lontano con un cenno della testa.

"Lauren, quando hai intenzione di presentarcela?" chiese Chris.

"Devo proprio?"

"Ti vergogni di noi per caso?" chiese Chris fingendosi offeso.

"No, non è questo. È solo che non mi fido di voi, soprattutto di Jonathan. Chissà cosa potrebbe dire in sua presenza!"
Jonathan alzò il dito medio in risposta mentre gli altri ridevano.

"Ok, se proprio insistete. Ma occhio a voi se dite qualcosa di sconveniente. Già la situazione tra me e lei non è delle migliori".
Si voltò di nuovo verso la ragazza che si stava dirigendo a un tavolo per parlare con un cliente. Le fece cenno con la mano di raggiungerla. Chloe se ne accorse e mentre continuava a guardare il cliente con cui stava parlando, alzò un dito verso di lei indicandole di attendere un momento.

"Ecco, adesso si fa anche desiderare!" disse Jonathan mentre Lauren lo fulminava con gli occhi.

Chloe finì di parlare con il cliente e lentamente si avvicinò al loro tavolo.

"Ciao Chloe" salutarono Lauren e Allison.

"Lauren, Allison” rispose Chloe sorridendo.

"Hai da fare adesso ho posso offrirti un caffè?" chiese Lauren.

"Ehm... veramente l'ho già preso" rispose Chloe. Poi vedendo l'espressione speranzosa della ragazza cambiò idea. "Però un altro non mi farà di certo male".

"Bene, siediti qui" disse Lauren facendo scalare di posto la sua amica per farle spazio.

Eddie si trovò a passare in quel momento provocando la sua collega. "Vedo che si batte la fiacca qui!"

Chloe lo guardò sorridendo. "Occhio a quello che dici o ti farò fare doppio turno per una settimana intera!"

"Questo è abuso di potere Chloe!"

"Eddie, potresti portarci un paio di caffè?" chiese Lauren.

"Certo, due caffè subito in arrivo" rispose il ragazzo allontanandosi.

"Chloe, vorrei presentarti Jonathan e Chris. Ragazzi, lei è Chloe".

"Piacere di conoscervi" disse Chloe.

"Il piacere è tutto nostro" disse Chris.

"Abbiamo sentito molto parlare di te" disse Jonathan.

Lauren lo fulminò con gli occhi mentre Chloe si voltava a guardarla. Ci mancava poco che riuscisse a intravedere il fumo uscirle dalle orecchie.

"Ah... beh, spero bene almeno".

“Di questo non ti devi preoccupare, parla davvero moooolto bene di te” continuò Jonathan.

Si stava prendendo gioco della sua amica divertendosi un mondo come al solito.

“Allora Chloe, come prosegue il tuo ruolo di vice dirigente del locale?” chiese Lauren cercando di scambiare discorso guardando male Jonathan.

“Ah, sei diventata un pezzo grosso allora” disse Chris.

“Si, ma non mi definirei proprio così”.

“E come prosegue?” chiese Allison.

“Bene direi. Ci sono un po’ troppe cose a cui pensare ma mi ci sto abituando”.

"Ed ecco a voi i vostri caffè” disse Eddie ritornando al tavolo.

“Accidenti sei stato un fulmine” disse Allison.

“Beh, io non sono come alcune persone di mia conoscenza” disse punzecchiando Chloe che nel frattempo scuoteva la testa sorridendo.

“Oppure magari stai facendo di tutto per avere dei giorni liberi che io ovviamente non ti concederò” disse Chloe.

“Questo è scorretto da parte tua. Forse non ricordi ma noi due siamo amici” disse Eddie.

“Bene, allora colgo l’occasione di presentarti i miei amici, visto che tu sei un amico di Chloe” disse Lauren presentandogli Chris e Jonathan.

“Ok, ma chi sono i destinatari?" chiese con i caffè ancora in mano.

"Uno per me e l'altro per Chloe" disse Lauren.

"Ma guarda, adesso mi tocca anche servirti!" disse Eddie ridendo rivolgendosi alla sua amica.

"Come minimo Eddie!” rispose Chloe.

Eddie strinse la mano ai due ragazzi. Poi guardò la sua amica con un'espressione maliziosa. Lui aveva già intuito da tempo quali fossero le intenzioni di Lauren verso di lei. “Vedo che siamo arrivati già alle presentazioni, la cosa si fa decisamente interessante”.

Chloe gli lanciò un’occhiataccia e lui non perse tempo di darsela a gambe. “E credo che adesso sia arrivato il momento per me di tornare a servire agli altri tavoli”.

“Si, lo penso anche io” disse Chloe guardando il ragazzo allontanarsi con uno sguardo da furbo.

Così Chloe passò un po' di tempo con Lauren e i suoi compagni. Mentre chiacchieravano tra loro, Lauren si sentì stranamente osservata e dando un'occhiata in direzione del bar, vide Emily che la squadrava da capo a piedi con uno sguardo indecifrabile, ma che non ispirava nulla di buono. A un tratto disse sottovoce: "Accidenti che roba!”

Chloe che le era seduta accanto non poté fare a meno di sentire il suo commento. Si voltò dalla sua parte guardandola confusa. "Che hai detto?"

"Oh, nulla di che. C'è solo qualcuno che mi sta fissando e non ho ben capito se è perché le piaccio o vuole uccidermi".

"Chi?" chiese Chloe stava per girarsi intorno, ma Lauren la bloccò afferrandole un braccio con la mano.

"Non girarti, altrimenti capirà che parliamo di lei. Comunque è una tua collega".


"Ah! E dov’è in questo momento?"

"Adesso è al bar".

Chloe afferrò il polso della ragazza guardando l'orologio che indossava. "Oh, ora capisco" disse Chloe preoccupata.

Anche senza voltarsi sapeva bene chi c'era in quel momento a servire al bancone del bar. Dopotutto era stata lei ad assegnare i turni.


Lauren la guardò con aria interrogativa. "Posso capire anche io?"

"Beh, hai presente la faccenda che ha rischiato di farmi licenziare?"

"Si?"

Chloe la guardò senza voler aggiungere altro. Lauren capì così chi era la ragazza al bar. "Oh, non dirmelo. È stata lei che tu... insomma hai capito cosa voglio dire..."

"Si è proprio lei".

“Bene, adesso ho la conferma che vuole uccidermi”.

“No, non esagerare”.

"Quindi lei è ancora... cioè..." disse Lauren non sapendo come chiederglielo.

Chloe annuì. "È complicato ma non c'è nulla tra noi. Non potrebbe esserci in nessun caso, nemmeno volendo”.

"Oh, bene! Cioè non volevo dire bene! Si volevo dirlo, ma per te! Insomma è una cosa buona per te... così non rischierai di nuovo il posto..."

Chloe la guardò ridacchiando. "Si certo, è meglio per me eh?!"

"Si, ti giuro che mi riferivo a questo!" rispose arrossendo capendo di non riuscì a darla a bere a Chloe.

Chloe finì il suo caffè. "Adesso devo proprio tornare a lavoro Lauren, ma grazie per il caffè".

"Di niente. A proposito stasera ci vediamo?"

"Mi dispiace ma oggi non è possibile. Stasera resterò fino alla chiusura".

"Beh, quando il dovere chiama… non si può fare altrimenti".

"Già!"

"Magari facciamo un'altra volta".

"Si certo".

"Allora magari ti chiamo".

"Ok, mi ha fatto piacere conoscervi ragazzi ma adesso devo proprio andare".

"Grazie per la tua compagnia Chloe e spero che ci rivedremo ancora. Magari una di queste sere ci organizziamo e facciamo qualcosa tutti insieme" disse Chris.

Chloe rimase un po' imbalsamata alle parole del ragazzo. "Oh sì, ma certo... perché no... è davvero una buona idea". Poi si allontanò lanciando un altro sguardo a Lauren.

"Sbaglio o non mi sembrava molto entusiasta della proposta?" chiese Jonathan.

Lauren si appoggiò allo schienale sospirando.



Era davvero sfinita da quella situazione. Chloe le piaceva davvero ma con lei era un continuo sali e scendi. Il loro rapporto era un alternarsi di momenti favorevoli ad altri molto meno. Delle volte Chloe sembrava avvicinarsi un po’ di più a lei e altre volte prendeva le distanze. Lauren era molto confusa al riguardo non sapendo cosa passasse per la testa della ragazza. Su una cosa però aveva le idee chiarissime, non si sarebbe fermata davanti a nulla pur di arrivare a lei. Ma la sua determinazione purtroppo non bastò. Infatti dopo alcune serate passate in sua compagnia in gruppo con i suoi amici, di Eddie e Steph, le cose cambiarono. Chloe iniziò a prendere le distanze, trovando ogni volta una scusa per evitare di uscire con lei. Anche il rapporto tra Chloe ed Emily aveva subito dei cambiamenti. Se prima avevano un atteggiamento più amichevole tra loro, adesso era diventato tutto molto freddo e distaccato. Questo era stato il volere di Emily con grande disappunto di Chloe. Prima della sua decisione, Emily aveva provato un ultimo tentativo.



Lunedì 13 febbraio 2017

Il giorno dopo l’annuncio di Asher durante una breve pausa sigaretta, Chloe uscì fuori dalla porta sul retro. Si ritrovò davanti Emily anche lei in pausa. Era seduta su delle casse vuote con una sigaretta tra le dita. Chloe si appoggiò di spalle alla parete di fianco alla porta, tenendo le distanze da lei. Si creò una certa tensione tra le due che venne interrotta da Emily.

“Congratulazioni Chloe”.

Chloe si voltò alla sua destra guardandola. “Grazie Emily”.

“Te lo meriti”.

“Non più di voi altri”.

“Per una buona volta potresti essere fiera di te stessa e goderti quello che sei riuscita a guadagnarti”.

Chloe alzò le spalle mentre continuava a fumare.

“Stai bene?” chiese Emily.

“Noi… non dovremmo essere qui fuori entrambe”.

Emily la guardò per qualche istante e poi sorridendo disse: “Perché potresti saltarmi di nuovo addosso?”

“Mi dispiace per quello che è successo! Non avrei dovuto fare quello ho fatto! Ho rischiato di mettere a rischio non solo il mio lavoro, ma anche il tuo! Se tu fossi stata licenziata non me lo sarei mai perdonata!”

“Lo so Chloe! Adesso… cosa faremo?!”

Chloe la guardò scuotendo la testa. “Niente Emily, continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto!”

“A quanto pare non ha funzionato granché bene!” disse con una risata nervosa.

“Beh, dovrà funzionare questa volta!”

“E a te sta bene così?” chiese Emily con un filo di voce distogliendo lo sguardo da lei. “Sai Chloe, io tengo davvero al mio lavoro ma anche a te! E se per te è lo stesso forse ne dovremmo parlare! Parlarne per davvero!”

“Cosa vuoi dire?!” chiese Chloe guardandola confusa.

Emily getto la sigaretta a terra pestandola con un piede e si voltò a guardarla. “Ci ho riflettuto e credo che c’è una soluzione! Potrei trovare lavoro altrove e tu potresti continuare a lavorare qui senza problemi visto il ruolo che hai assunto!”

“Cosa?! Stai scherzando?!”

“No Chloe!”

“Vuoi rinunciare al tuo lavoro per cosa?!” chiese Chloe anche se aveva capito dove volesse arrivare la ragazza.

“Per dare a noi due una possibilità! Tu mi piaci Chloe e so che anche io non ti sono indifferente!”

“No Emily! Non ti permetterò di fare una cosa del genere! Abbiamo avuto fortuna a non essere state licenziate e ora tu vuoi rinunciarci?! Non puoi farlo!”

“Certo che posso è una mia decisione!”

“No, non puoi!”

“Perché no?!”

“Perché lo stai facendo per la motivazione sbagliata!”

Emily annuì guardandola. “Mi stai per caso dicendo che ho frainteso tutto?! Che non sei interessata a me e che sono solo mie fantasie?!”

“Già!”

“Tu menti Chloe e lo fai anche molto male!”
“Emily, non puoi rinunciare al lavoro solo per poter stare con me! Primo perché non sappiamo nemmeno se funzionerebbe tra di noi e poi io non mi sento pronta ad avere una relazione!”

“Non con me ma con una Lauren forse sì?!”

“No, non mi sento pronta ad avere una relazione con chiunque!”

“Quindi quello bacio è stato solo…”

“Emily, non rendere tutto più difficile ti prego! Se ti avessi conosciuta in un altro momento della mia vita forse sarebbe stato tutto diverso, ma non è così purtroppo! Siamo colleghe e ci sono delle regole da rispettare! Per di più adesso ho un ruolo con grandi responsabilità e non posso deludere di nuovo Asher! Ho bisogno di questo lavoro come ne hai bisogno anche tu! Non puoi mollare tutto così! Ti prego di non farlo!”

Emily annuì delusa. “E va bene Chloe!”

“Mi dispiace tanto Emily, tu meriti molto di meglio di una come me!”

“Si certo, perché tu sai meglio di me di cosa ho bisogno!” disse sarcastica Emily.

“Bene, adesso che abbiamo chiarito la situazione una volta per tutte, non abbiamo più nulla da dirci!” disse Emily alzandosi. “Da oggi siamo solo colleghe! Trattami come tutti gli altri, non voglio favoritismi di nessun genere per quanto riguarda i turni o altro! Sarai professionale come lo sarò io!”

“Emily, noi siamo amiche non soltanto colleghe!”

“Tu riusciresti a rimanere amica di una persona di cui sei innamorata?!” chiese la ragazza aspettando una risposta che non arrivò. “Ecco, come immaginavo!” disse con un sorriso triste allontanandosi da lei tornando a lavoro.

Chloe gettò via la sigaretta che ormai si era spenta del tutto tra le sue dita. Si sentiva morire dentro all’idea di perdere la sua amicizia con la ragazza. Emily si era sempre comportata bene con lei, offrendole il suo aiuto quando ne aveva più bisogno. Soprattutto all'inizio della sua occupazione al Paradise. Adesso invece sarebbero state come delle estranee e tutto per non essere stata mai in grado di mettere fine alla situazione che si era creata fra loro. Se avesse chiarito sin dall’inizio di non volere nessuna relazione con nessuno, Emily avrebbe potuto rassegnarsi con il tempo, trovando il modo lavorare insieme senza compromettere il loro rapporto e il loro lavoro. Invece restando in silenzio, dinanzi all’evidente interesse della ragazza nei suoi confronti, aveva peggiorato la situazione. Emily, nonostante avesse messo in chiaro quale che fosse il loro rapporto, non aveva mai perso occasione di esternare il suo disappunto per la presenza di Lauren, lanciandole occhiate poco gradevoli della quale la ragazza iniziava a stufarsi.



Nel frattempo a Seattle le cose procedevano come sempre. Kate con la testa tra i libri a studiare e Victoria a cercare di stare il più lontano possibile da sua madre, che ancora non riusciva a mandare giù la sua decisione di lasciare Seattle. Infine Max continuava a rimuginare su tutto quello che era successo con Lucas. Le cose tra loro erano rimaste invariate. Dall’ultima volta che si erano visti non avevano avuto più modo di incontrarsi e parlare. Ormai non uscivano più tutti insieme perché il ragazzo non voleva vederla. Questo mise in serie difficoltà Kristen e Fernando che per non perdere l’amicizia di nessuno, si dividevano fra loro alternandosi. Una volta uscivano con Max, Kate e Victoria e una volta con Lucas e Jennifer. Anche quest’ultima ne risentiva della situazione che si era creata. Per cui cercò di convincere il suo amico a posare l’ascia di guerra, ma senza ottenere risultati. Il ragazzo soffriva ancora troppo per aver rotto con Max e ancor di più per la sua partenza. Nonostante Jennifer non era d’accordo con il suo modo di agire, gli restò comunque accanto. Gli aveva fatto una promessa ed essendo la sua miglior amica, non avrebbe permesso niente e nessuno di dividerli. Dopo che Ryan aveva accettato suo malgrado la decisione di sua figlia di andare incontro alla sua vita lontana da Seattle, il loro rapporto era decisamente migliorato. Ryan cercò di passare più tempo possibile con lei a causa della sua inevitabile partenza. Le sue sedute di terapia con la dottoressa Tyler erano diminuite, passando da una a settimana a una ogni quindici giorni. Stessa cosa toccò a Victoria e Kate. Quest’ultima causa del suo trasferimento a Seattle per frequentare il collage, aveva dovuto terminare la terapia con il suo psicologo a Tillamook. Quando arrivò a Seattle decise anche lei di fare terapia con la dottoressa Tyler visto che le sue amiche ne parlavano benissimo. La dottoressa Tyler si era dovuta assentare dal lavoro per tutto il mese di febbraio a causa di problemi di salute del padre. Quindi non era aggiornata sugli ultimi eventi capitati nella vita di Max.


Seattle

Lunedì 13 marzo 2017

La dottoressa Tyler prese posto sulla sua solita poltrona davanti a Max. 

“Buongiorno Max”.

“Buongiorno dottoressa Tyler”.

“Mi scuso ancora per la mia lunga assenza. Spero tanto che voi ragazze non abbiate sentito molto la mia mancanza, perché altrimenti questo vorrà dire che non sono poi così brava nel mio mestiere”.

“Si dottoressa Tyler, credo proprio ci sia mancata tanto ma ce la siamo cavata bene lo stesso grazie a lei”.

“Bene, mi fa piacere sentirtelo dire”.

“Spero che vostro padre stia bene adesso”.

“Grazie per l’interessamento Max e si, fortunatamente si è rimesso completamente. Allora, è da molto che non ci vediamo, come sono andate le cose in mia assenza?”

“Purtroppo non molto bene. Ci sono stati alti e bassi. Alcune cose si sono sistemate e altre no”.

“Oh, mi dispiace saperlo. Si tratta di Lucas per caso?”

“Si, soprattutto di lui”.

“Ok, come prosegue la vostra storia?”

“È finita”.

“Cosa?!” chiese sorpresa.

“Già!”

“Mi dispiace, come mai è finita?!”

“Abbiamo avuto una discussione e mi ha lasciata! Pensa che io non lo ami visto che a distanza di un anno non voglio ancora avere rapporti con lui! Inoltre non gli ho mai detto di amarlo… e questo purtroppo è vero! Ogni volta che lui diceva di amarmi io sono sempre rimasta in silenzio!”

“Capisco! Quindi mi stai dicendo che non provi nulla per lui?”

“Io non lo so! Gli voglio molto bene, ma non sono in grado di dire se lo amo o no! È come se non fossi in grado di determinare con certezza quali siano i miei reali sentimenti verso di lui!”

“In linea generale cosa pensi di lui?”

“Cosa posso dire?! È un bravo ragazzo, gentile, generoso e premuroso! Non ha mai forzato la mano per ottenere qualcosa da me! Mi ha sempre rispettato e preso in considerazione i miei punti di vista!”

“Lo sai che da come ne parli sembra il ragazzo perfetto?”

“Lui è fatto così! In quest'anno abbiamo avuto i nostri momenti difficili ma niente di irreparabile!”

“Stavi bene con lui?”

“Si, ci stavo bene!”

“Hai mai provato veramente attrazione per lui?”

La ragazza rimase sorpresa dalla domanda. La dottoressa era a conoscenza della sua difficoltà a lasciarsi andare in tal senso con il ragazzo. All’inizio aveva attribuito la sua difficoltà, alla semplice paura della sua prima volta. Del resto ognuno ha i suoi tempi le aveva detto e lo avrebbe fatto solo quando si sarebbe sentita davvero pronta. “Beh... è un bel ragazzo! Penso che chiunque sarebbe attratto da lui!”

“Ma io non lo sto chiedendo ad altri Max, ma a te!”

Max rimase in silenzio a riflettere non sapendo cosa rispondere. Abigail notando la sua difficoltà proseguì.

"Mi avevi detto che le tue amiche facevano il tifo per voi due!”

“Si, speravano che iniziassimo una storia” disse Max ricordando quel giorno con Kate e Victoria.

“È possibile che tu non avessi nessuna intenzione di iniziare una storia con lui?”

“In che senso?!” chiese sorpresa la ragazza.

“È possibile che l'intervento delle tue amiche ti abbia spinta a diventare la sua ragazza? Loro speravano che voi diventaste una coppia. Forse ti sei sentita in dovere di farlo? Magari l'hai vista come una sorta di incitamento da parte loro e per non deludere le loro aspettative, hai deciso di iniziare una storia con lui”.

Max la guardava continuando a riflettere. “Secondo lei io ho accettato di stare con lui per le ragioni sbagliate?!”

“Non posso rispondere a questa domanda! Sei tu la persona coinvolta e devi essere sempre tu a capire cosa ti ha spinto a stare con lui! Tra l'altro ancora non mi hai detto se sei mai stata attratta da lui! Non metto in dubbio che sia un bel ragazzo come dici tu, ma non è assolutamente detto che piaccia a tutte! Penso che sia una cosa soggettiva! Per quanto possa essere bello, affascinante o altro, non tutte si sentirebbero attratte da lui! Ed è per questo che ti chiedo se ha suscitato qualcosa in te in tal senso! Questo potrebbe spiegare il motivo per cui non hai compiuto il gran passo con lui!”

“Santo cielo, mi sono lasciata influenzare dalle mie amiche!” disse Max realizzando solo in quel momento che forse si era lasciata trasportare semplicemente dalla situazione.

Abigail sorrise. “Non credo che le tue amiche lo abbiano fatto volutamente. Credo che quando si è giovani ci si lascia trasportare molto spesso dall'entusiasmo. A volte ci si butta nelle situazioni senza riflettere attentamente su quello che si sta facendo. Ma queste sono esperienze che si fanno a una certa età e non c’è nulla di anomalo”.

“Lei già sapeva che stavo con lui per le ragioni sbagliate?! È così?! Però non mi ha detto nulla!”

“Non è questo il mio compito Max! Non posso dirti se stai sbagliando o meno prima ancora che tu compia una qualsiasi azione! E nemmeno posso farti cambiare idea su una scelta che hai già compiuto per la tua vita! Non posso dirti cosa devi o non devi fare e non posso sapere in anticipo se stai sbagliando o no, perché la vita è imprevedibile! Non sai quante volte ho fatto scelte che credevo sbagliate! Poi con il passar del tempo si sono rivelate essere quelle più giuste di tutta la mia vita! Io ho soltanto intuito quale potesse essere una delle motivazioni per cui hai iniziato una storia con lui. Non potevo averne la certezza! Quella riesce a dartela solo il tempo e ti aiuta a capire se stai facendo la cosa giusta o meno! E poi Max, credo tu avessi bisogno di Lucas in quel momento! Tutto ciò che viviamo, bello o brutto che sia, ci insegna qualcosa sulla vita e su noi stessi! Quindi alla luce di tutto ciò, come avrei mai potuto impedirti semplicemente di... vivere?!”

“Quindi non ho mai amato Lucas...” disse Max con lo sguardo perso nel vuoto.

“Forse anche tutto quello che hai vissuto in passato, ha contribuito a farti compiere quella scelta! Magari sentivi il bisogno e la necessità di portare qualcosa di nuovo nella tua vita! Cercare di lasciare il tuo passato alle spalle e guardare avanti! Non c'è nulla di sbagliato in questo, indipendentemente da come può finire una storia!”

“Ma così facendo gli ho fatto del male!”

“È stato un male il vostro tempo passato insieme?!”

“No, siamo stati bene!”

“La vostra storia è stata solo finzione?!”

“Assolutamente no!”

“E allora cosa c'è di sbagliato in questo?!”

"Forse niente ma adesso lui è arrabbiato, perché non ho fatto nulla per risolvere le cose tra noi e tornare insieme!”

“Avresti preferito così?! Risolvere tutto e ritornarci insieme?! Sapendo che i tuoi sentimenti non sono gli stessi che prova lui?! Cosa succederebbe se agiresti in questo modo?!”

Max si appoggiò allo schienale del divano sospirando.

“Farei del male a entrambi! Continueremmo ad avere discussioni per le solite cose! E se non lo amo non credo che il tempo potrebbe cambiare i miei sentimenti per lui! Al contrario il mio affetto diventerebbe odio e poi...”

“E poi?!”

“E poi anche la nostra amicizia finirebbe lo stesso!”

“Max, tu e Lucas siete ancora molto giovani! Avete tutta la vita davanti a voi! Se una storia finisce, per quanto male possa fare, non sarà mai la fine! Non si può pretendere di trovare la persona giusta al primo colpo! E tutte le storie che abbiamo prima di riuscire a trovare qualcuno con cui condividere il resto della nostra vita, sono importanti in egual modo! Sono esperienze che aiutano a crescere! Prima che conoscessi mio marito ho avuto anche io le mie storie! Alcune sono finite davvero male e mi hanno fatta soffrire terribilmente! Ma ognuna a suo modo mi ha insegnato qualcosa! Tutto questo mi è servito a capire cosa volevo davvero dalla mia vita! Chi volevo nella mia vita! E ognuno dei miei ex mi ha lasciato comunque qualcosa!”

“Mi dispiace solo che sia arrabbiato con me!”

“Gli passerà Max e se così non fosse non puoi farci nulla! Che lui stia male o meno, non dipende da te! È lui che deve trovare la forza dentro di sé per rimettersi in sesto!”

“Il punto è che oltre a non aver fatto nulla per tornare con lui, non gli ho detto qualcosa di importante! Aspettavo il momento giusto per farlo!”

“Di cosa si tratta?!”

“Victoria vuole lasciare Seattle e ha chiesto a me e Kate di andare con lei e abbiamo accettato!”

“Ah, questa sì che è una novità! Non ha preso bene l’idea che te ne vada da Seattle?!”

“Per niente!”

“In questo momento lui sta soffrendo per la fine della vostra storia e qualsiasi altra cosa influisce ancora di più sul suo stato d’animo!”

“Cosa devo fare?!”

“Assolutamente nulla! Devi aspettare che gli passi e poi magari provare a parlarci! Fargli capire come ti senti e quanto tieni alla sua amicizia! Poi sarà lui a decidere cosa fare! Ma se dovesse decidere che tra voi non potrà esserci nemmeno quella, non dovrai sentirti in nessun modo in colpa Max! Ora parlami un po’ di questa decisione di lasciare Seattle!”

“Victoria aveva questa idea da tempo! Quando me ne ha parlato ho temuto di perderla! Però le sue intenzioni erano quelle di andare via insieme a me e Kate! Quando ho informato i miei genitori pensavo che mia madre avrebbe fatto storie e invece non è stato così! Con mia grande sorpresa è stato mio padre a non essere d’accordo! Poi però ha cambiato idea e ne abbiamo parlato! Non posso dire che adesso ne sia entusiasta, ma ho il suo appoggio e capisce le mie ragioni! Inoltre credo che questo ci abbia unito ancora di più! Ultimamente stiamo passando molto tempo insieme! Forse vuole passare più tempo possibile con me, perché sa che inevitabilmente arriverà il giorno in cui partirò!”

“Ti dispiace lasciare Seattle?!”

“Più che altro lasciare gli amici e i miei genitori! Non è il luogo in sé a mancarmi, ma loro e poi…”

“E poi?”

“Ho pensato alla possibilità assurda che lei… possa ritornare! Lo so che è stupido pensare questo!”

“No, non lo è affatto! Pensi ancora a lei?!”

“Ogni tanto… spesso a dire il vero! Dopo la proposta di Victoria io… ho iniziato a pensarci continuamente!”

“Non sei nuova a questo tipo di situazione! Lasciare la tua città lasciando indietro qualcuno a cui tieni! È inevitabile che tu possa accomunare le due situazioni e pensare a lei!”

“Già!” disse Max pensando ad Arcadia Bay e Chloe.

“Cosa provi quando pensi a lei?!”

“Rabbia… tanta rabbia e… delusione...” disse interrompendosi mentre gli occhi le diventarono divennero lucidi.

“Non è una cosa che si supera facilmente! Tu e lei eravate molto unite e il suo gesto è stato davvero un brutto colpo per te!”

Max ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di fare la loro comparsa da un momento all'altro. “Ma adesso le cose sono diverse e non posso pensare a lei! Non sono più una ragazzina e devo cominciare a pensare al mio futuro!”

“Di solito i cambiamenti spaventano! Sei preoccupata?!”

“Da una parte sono felice di poter vivere questa nuova esperienza, ma dall’altra sono spaventata! Mi chiedo se riuscirò mai a trovare un lavoro! Se voglio essere davvero una fotografa! E se per caso non fosse questa la mia strada?! Allora cosa farò?! Non ne ho la più pallida idea! Poi è nuova città lontana da casa! Non conosco nessuno a parte Kate e Victoria!”

“Beh, è già un buon inizio perché non sarai mai sola! Avrai sempre qualcuno su cui poter contare! Siete amiche e ti sosterranno sempre! Per quanto riguarda il lavoro, lo capirai a tempo debito! Riuscirai a trovare tutte le risposte che cerchi, devi solo avere pazienza e restare calma! L’agitazione non porta buoni risultati! Anche se sarai lontana hai i tuoi genitori! Se capisci che la tua vita non è lì, puoi ritornare sempre indietro! Cambiare vita potrebbe essere la cosa migliore, ma non lo saprai mai fin quando non ci provi!”

“Si, voglio provarci!” disse Max determinata.

“Questo è lo spirito giusto!” rispose Abigail sorridendole. “E posso darti un consiglio?!”

“Certamente!”

“Capisco il problema che ti poni sul fatto di non conoscere nessuno! Hai difficoltà a relazionarti con gli altri, ma non lasciare che questo ti ponga dei limiti! Soprattutto non lasciare che ciò che è successo con Lucas o con Chloe ti blocchi e ti impedisca di conoscere gente nuova! Lascia la porta aperta e permetti agli altri di conoscerti per davvero! Perché tu Max, sei una delle persone più buone che io conosca e hai tanto da offrire! Non tenerti tutto dentro e non tenere le persone a distanza temendo di poter sbagliare qualcosa con loro! Solo così un giorno troverai qualcuno che meriti davvero di stare con te! E soprattutto qualcuno ti dia tutto l’amore e tutto ciò di cui hai bisogno per essere felice!”

Il discorso della donna colpì profondamente la ragazza. Max non sapeva se sarebbe mai stata in grado di seguire il suo consiglio, ma di una cosa era certa. Non avrebbe mai dimenticato le sue parole. Abigail era stato un sostegno importante nella sua vita. L’aveva aiutata tantissimo facendole superare la sua paura di scattare foto. Gli incubi erano diminuiti fino a quasi sparire del tutto. Anche se il ricordo e il dolore della sua scelta al faro ancora le bruciava tantissimo dentro. Forse anche a causa della decisione di Chloe di andarsene via per non tornare mai più. Dopo tutto quello che la donna aveva fatto per lei, il minimo che potesse fare era tenersi stretta i suoi consigli. Consigli che sicuramente un giorno o l’altro le sarebbero serviti per essere felice.

“Ve lo prometto dottoressa Tyler, cercherò di seguire il vostro consiglio” disse Max sorridendole.



Medford

La ragazza aprì gli occhi voltandosi alla sua destra per assicurarsi che la compagna al suo fianco dormisse ancora. Era stanca da morire per non aver chiuso occhio. Aveva fatto una fatica enorme ad aspettare che la ragazza si addormentasse. E alla fine la sua pazienza fu premiata, così da poter mettere in atto la sua fuga. Dopo essersi assicurata che stesse dormendo si alzò lentamente dal letto per evitare di svegliarla. La sera prima avevano fatto le ore piccole come di consueto ed era abituale per loro svegliarsi tardissimo al mattino. Iniziò a prendere tutta la sua roba cercando di fare meno rumore possibile. Si vestì velocemente e poi affacciandosi a una delle finestre del primo piano, vide la stupenda auto parcheggiata sul vialetto. Sorrise e tornò a riempire uno zainetto e una borsa da viaggio. Prese anche qualche banconota dal portafoglio della ragazza che stava ancora dormendo beatamente, ignara di cosa stesse succedendo in quel momento in casa sua. Dopo aver finito di preparare tutto, aprì il frigo e si rifocillò mangiando della pizza avanzata il giorno prima. Guardò l'orologio da parete che segnava le nove e decise che era giunto il momento di darsela a gambe, prima che la ragazza si svegliasse. Anche se molto probabilmente si sarebbe svegliata verso mezzogiorno, ma era meglio non sfidare la sorte. Portò i suoi bagagli di sotto davanti alla porta di entrata. Dopo qualche attimo di indecisione salì di nuovo di sopra entrando in camera da letto rimanendo davanti alla porta. La ragazza si mosse nel letto ma senza svegliarsi. Rimase a guardarla per un po’ ripensando a tutto il tempo che aveva passato con lei. Si sentì stranamente un peso addosso. Era forse il rimorso per averle fatto credere in qualcosa di inesistente? O era il senso di colpa per quello che stava per fare? Qualunque cosa provasse in quel preciso istante andava accantonato come tutto il resto. Come aveva sempre fatto. Non c’era spazio per i ripensamenti, non per lei. Fece un passo indietro continuando a guardarla. "Addio Maggie e grazie di tutto, ma questo non fa per me!”

Tornò di sotto in tutta fretta prendendo le chiavi dell'auto. Uscì di casa infilandosi in macchina mettendo in moto. Diede un ultimo sguardo all'abitazione che per molto era stata anche la sua casa. Almeno lo era stata fino a quando una certa persona non aveva deciso di trasformarla in una gabbia. Ingranò la retromarcia immettendosi in strada. Le aspettava un lungo viaggio e sperò di non avere nessuna sorpresa durante il tragitto.



Portland

Chloe raggiunse il locale alle dieci dirigendosi agli spogliatoi e mentre si preparava arrivò Steph. Si appoggiò con una spalla agli armadietti a braccia conserte guardando la sua amica. “Finalmente sei arrivata!” disse con sarcasmo Steph.

“Hai bisogno di qualcosa per caso?!” chiese Chloe mentre si sfilava i jeans.

“No, non direi! Anzi, una cosa di cui ho bisogno c’è!”

“Bene, spara!”

“C’è una buona ragione per cui vieni sempre così tardi a lavoro?!”

“Assolutamente no! Visto il ruolo che ho adesso me lo posso permettere! E poi di certo non passo il tempo a grattarmi il sedere qui dentro!”

“Si, infatti ho notato quanto lavori in questo periodo! Ti stai dando proprio da fare, direi quasi al limite del ragionevole!”

Chloe sbuffò cominciando ad abbottonarsi i pantaloni. “Vuoi arrivare al punto?!”

“Certo, ti accontento subito! Per caso la motivazione del tuo impegno e degli orari di lavoro è dovuto a una certa Lauren?!”

Chloe non rispose guardandosi allo specchio.

“Lo prendo per un sì il tuo silenzio?!”

“Non lo so, fai come credi!”

“Si può sapere cos’hai che non va?!”

“Io non ho assolutamente nulla che non va!” disse Chloe iniziando a togliersi la maglietta.

“Non prendermi per il culo! Mi ha detto che ti invia messaggi di tanto in tanto e che tu puntualmente rispondi che non hai tempo, oppure non le rispondi affatto! Non credo che Asher ti abbia chiesto di fare gli straordinari! La stai evitando di proposito non è vero?!”

“Si e allora?!”

“Cosa ha fatto?!”

“Niente, lei non ha fatto niente!”

“E allora mi spieghi il motivo per cui la stai evitando?!”

“Perché io e lei non possiamo frequentarci!”

“Perché no?!”

“Perché non posso!” disse Chloe iniziando ad abbottonarsi la camicia.

“Non è una risposta questa!”

Chloe chiuse con forza il suo armadietto sbattendo la portiera. Si girò voltandosi appoggiando le spalle contro mentre Steph attendeva.

“So bene cosa vuole da me! Ed io non posso darle ciò che vuole Steph! Non riesco a pensare di avere una storia con qualcuno! Non ce la faccio!”

“Di cosa hai paura?!”

“Io non ho paura!”

“Cosa ti spaventa così tanto?! Lauren è una brava ragazza con la testa sulle spalle! Inoltre sembra che abbia davvero delle buone intenzioni con te! Tu stai soltanto scappando!”

“Io non sto scappando!”

“Si invece! È per questo che vieni così tardi a lavoro, per poi fare gli straordinari dopo, restando sempre fino alla chiusura tutti i giorni. È per evitare di incontrarla quando viene per il caffè! Lavori così tanto per tenerti impegnata e non avere tempo per te stessa e soprattutto per lei! Questo io lo chiamo scappare Chloe!”

“Non mi interessa cosa pensi!” disse Chloe allontanandosi per uscire dagli spogliatoi.

“Ebbene che tu sappia una cosa! Sia io che Eddie continueremo a frequentare Lauren e gli altri! Per quanto mi riguarda non rinuncerò alla loro amicizia solo perché tu vuoi tenerti alla larga dalla società! Se vuoi continuare a estraniarti da tutto e tutti continuando a vivere la tua vita da eremita sono affari tuoi! Ma stai sbagliando tutto! Ti stai precludendo la possibilità di essere felice! È come se tu pensassi di non meritare nulla! Prima era il lavoro e adesso questo! Stai perdendo una grande occasione Chloe! Ricordati che lei non resterà ad attenderti per sempre!”

Detto questo Steph la superò uscendo per prima dagli spogliatoi lasciandola sola con i suoi pensieri.



Per strada

Mancavano ancora un paio d’ore di viaggio al suo arrivo a destinazione. La ragazza si fermò in un autogrill per fare benzina, inoltre aveva un estremo bisogno di andare in bagno e bere un caffè. Scese dall'auto guardando un uomo che si dirigeva verso di lei.

"Serve benzina?"

"Si, fammi il pieno! Nel frattempo vado dentro! Mi raccomando, stai attento alla mia auto! Non voglio assolutamente che qualcuno si avvicini!”

"Ok, tranquilla!" disse l'uomo lanciando un fischio mentre guardava beato l'auto, una Porsche 911 Cabriolet nera. "Cazzo, non so che darei per poterci fare almeno un giro!”

La ragazza si abbassò gli occhiali da sole per guardare l'uomo. "Guarda che quando dico che non voglio che nessuno si avvicini mi riferisco anche a te!"

"Ho capito!" disse lui scocciato.

"Bene, vado dentro!" disse lei. Poi allontanandosi aggiunse: "Coglione!"

Entrò in autogrill e parlò a una tizia dietro al bancone. "Vorrei un caffè da asporto, un pacchetto di sigarette e dovrei pagare anche un pieno di benzina" disse la ragazza prendendo il suo portafoglio. Dopo aver pagato si rivolse di nuovo alla donna. "Nel frattempo uso il bagno".
"Certo".

Nel mentre che si avvicinava alla porta del bagno vide che una coppia. Dovevano essere fidanzati o sposati a giudicare da quello che dicevano e come si comportavano. Lei sembrava essere molto arrabbiata. "Chi è lei?! Perché ti riempie il telefono di messaggi in continuazione".

"Tesoro, lei è soltanto un'amica!"

"Io conosco tutte le tue amiche e nessuna di loro si chiama Frances!"

"Perché siamo amici da poco e non ho avuto modo di presentartela! L’ho conosciuta tramite un amico che abbiamo in comune!"

"Sono soltanto stronzate! Avevo il sentore che mi prendessi per il culo!"

"Ti dico che è solo un'amica!"

"Ci vediamo stasera al solito posto ho qualcosa di sexy da mostrarti, ti sembra un messaggio di un'amica?!"

La ragazza sorrise scuotendo la testa dopo aver visto la scenetta. Un'altra ragazza entrò in bagno prima di lei infilandosi in una delle cabine, mentre lei occupò una di fianco. Nel frattempo anche la donna che stava litigando era entrata nel bagno piangendo. Stava cercando di darsi una sistemata con un fazzoletto davanti allo specchio. Poco dopo la ragazza uscì dal bagno avvicinandosi ai lavelli. Iniziò a lavarsi le mani mentre guardava la donna tramite lo specchio asciugarsi le lacrime.

"Gli uomini sono tutti uguali!"

La donna guardò la ragazza senza dire una parola e lei si prese la libertà di continuare. "Non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione! Sono sicura che tu meriti di meglio e che lui è solo uno stronzo patetico!”

La donna annuì continuando a restare in silenzio.

"Dovresti fargliela pagare! Ripagarlo con la stessa moneta!"

La donna si voltò di scatto verso di lei. "Cioè, dovrei tradirlo?!"

La ragazza fece spallucce. "Si, perché no! Se c'è un modo per far capire a una persona che ha sbagliato, è metterla nella stessa e identica situazione!”

"Io non sono una persona vendicativa! Non sarei mai capace di tradire qualcuno!"

"Ma lui lo ha fatto!"

"E con chi dovrei tradirlo?!" chiese più per curiosità che per altro.

"Non lo so! Questo dovresti saperlo tu! Un suo amico ad esempio! Magari Il suo migliore amico!" disse la ragazza voltandosi di spalle appoggiandosi al lavello guardando la donna. “Può andar bene chiunque! Anche una persona sconosciuta!" disse in tono strano mentre la guardava sorridendo.

La donna ci mise un po' a capire cosa intendesse ma quando finalmente capì l'antifona, uscì di corsa dal bagno sconvolta.

"Ooook!" disse la ragazza sorridendo avvicinandosi all’asciugamani elettrico situato su una parete.

In quel momento l’altra ragazza che era entrata in bagno prima di lei uscì dalla cabina e andò a lavarsi le mani. La guardò asciugarsi le mani attraverso lo specchio. "A quanto pare la tua strategia non ha funzionato!"

Lei ricambiò il suo sguardo attraverso lo specchio capendo a cosa si stesse riferendo. "Beh, semplicemente non mi ci sono messa di impegno! Può succedere!"

"Oppure magari non è un problema di tattica ma di persona!" disse la ragazza in tono malizioso continuando a guardarla.

Anche lei ricambiò lo sguardo questa volta guardandola dritta negli occhi. Si avvicinò a un passo dalla ragazza appoggiandosi con una mano sul lavabo. "Sai, credo che la tua ipotesi vada testata sul campo prima di poter essere definita valida!"

"Lo penso anche io!" disse la ragazza girandosi del tutto verso di lei. Rimasero a guardarsi pochi secondi prima di avvinghiarsi l’una all’altra baciandosi con foga. La ragazza la trascinò in una cabina chiudendo la porta e sbattendola contro. Continuò a baciarla con passione travolgente per poi fare scendere lentamente una mano verso i suoi pantaloni per sbottonarglieli.

"Sei pronta?!" disse lei con voce suadente vicino a un orecchio.

Lei rise rispondendo: "Io sono nata pronta! Anzi, pronta è il mio secondo nome!"

Fecero sesso e per fortuna nessuno entrò nel bagno in quel momento. Quando terminarono l’amplesso la ragazza uscì dal bagno. Vedendo che i due fidanzati erano ancora intenti a bisticciare tra loro dando spettacolo, decise di intervenire. Mentre lei si sistemava ancora i vestiti stropicciati addosso infilandosi la camicia nei pantaloni, si avvicinò ai due.

"Wow, accidenti!" disse appoggiando una mano sulla spalla dell'uomo. "Cazzo amico! Devo dire che tu sei davvero un uomo fortunato! Insomma, lei è una bomba!" Guardò la donna mentre strabuzzava gli occhi. "Ci sa davvero fare!" disse all'uomo. "Adesso mi devo riprendere anche se non sarà facile scordarmi di te" disse guardando di nuovo la donna.

Si avvicinò al bancone per prendere le sigarette e il caffè.

"Ma quella chi cazzo è?! Che cazzo significa?! chiese l'uomo furibondo alla sua donna. "Che diavolo hai fatto in bagno con lei?! Di che cazzo parlava?!"

Lei nel frattempo stava per bere un sorso del suo caffè quando guardò fuori dalla porta a vetri dell'autogrill. Bloccò il bicchiere davanti la bocca sgranando gli occhi. "Ma che cazzo...!"

Si diresse velocemente fuori urlando allargando le braccia "Ehi, ma che cazzo state facendo?! Giù le mani della mia auto!"

Attorno alla macchina si era radunata molta gente ad ammirarla, fare foto come se fosse di loro proprietà. Ormai era diventata l'attrazione del giorno.

"Levatevi subito dal cazzo!"

"Ehi! Ma che modi, volevamo solo guardarla da vicino!" disse un tizio che era già pronto a scattare una foto di lui con l’auto.

"Anche tua madre è stata vista molto da vicino e guarda cosa cazzo è successo! " disse la ragazza indicandolo. "Sei nato tu, pensa la sfiga!"

Scansò via tutti salendo in macchina. "Che gran teste di cazzo!"

Appoggiò il caffè e le sigarette sul cruscotto dell'auto. In quel preciso istante giunse un urlò. "Ehi, stronza!"

Si girò a guardare l'entrata dell'autogrill e vide che chi stava urlando, era proprio l'uomo che aveva preso per il culo poco prima.

“Vieni qui, ti darò una bella lezione che non dimenticherai mai!"

"Oh merda santa!" disse la ragazza inserendo la chiave nell’accensione per mettere in moto l'auto ma non partiva. "Oh andiamo bella! Dai su! Non puoi mollarmi così, ti prego!"

Dopo un paio di tentativi l'auto si mise in moto e accelerò di colpo proprio mentre l'uomo era sul punto di aprire lo sportello. Mentre l'auto slittava via a grande velocità l'uomo continuava sbraitare. La ragazza alzò il dito medio ridendo senza voltarsi mentre scappava dal pericolo scampato per un pelo.


 
Portland

Era mezzogiorno quando Chloe decise di staccare dal lavoro. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Steph e nemmeno il pensiero di quanto potesse rimanerci male Lauren per il suo comportamento. Aveva cominciato a sbagliare gli ordini dei clienti e per non combinare ulteriori disastri, decise che era meglio tornarsene a casa. Considerando che si era buttata a capofitto nel lavoro, il capo non avrebbe avuto da ridire. Bussò alla porta dell’ufficio di Asher.

“Avanti!”

Chloe entrò nell’ufficio senza chiudere la porta, non ci avrebbe messo molto.

“Ehi Chloe, dimmi!”

“Ehm, mi stavo chiedendo se per caso potessi tornare a casa un po’ prima oggi!”

“Non ti senti bene?!” chiese Asher preoccupato. L’uomo si era reso conto del suo impegno nel lavoro ma soprattutto della sua stanchezza.

“No, è tutto ok. Ho solo bisogno di uscire prima se per te va bene! Se però stai andando via, rimango io! Non c’è nessun problema, davvero!”

“No Chloe, puoi andare! Puoi stare tranquilla resto io qui! Ho ancora qualche scartoffia da controllare!”

“OK, allora io vado! Grazie Asher!”

La ragazza stava per uscire ma prima che potesse farlo Asher la richiamò. “Chloe?!”

“Si?!” chiese Chloe voltandosi.

“Chiudi un attimo la porta e siediti”.

La ragazza fece come aveva detto.

“Scusa se te lo chiedo, so che non sono affari miei ma non ho potuto fare a meno di notare quanto impegno ci metti nel lavoro! Per quanto mi faccia piacere, non era quello che volevo! Sembri sfinita e non credo di essere l’unico a essersene accorto! Ti voglio come responsabile del locale e non come paziente in un ospedale ricoverata per esaurimento! Te la stai cavando benissimo e non voglio doverti sostituire”.

“No Asher, io sto bene! Ho solo bisogno di…”

“Chloe, c’è qualcosa che ti turba?! Sai che con me puoi parlarne! Hai bisogno di un periodo di riposo?! Posso concedertelo dopo tutto quello che stai facendo! Hai problemi di salute?!”

“Io, non ho problemi di salute! Sto bene!”

“Ok, va bene Chloe, mi voglio fidare di te! Sappi però che se non abbassi il ritmo dovrò costringerti a rimanere a casa! Tu mi servi Chloe e se ti esaurisci in questo modo non puoi essermi di aiuto! Lo capisci questo, vero?!”

Chloe annuì. “Si Asher… lo capisco!”

“Bene, adesso puoi andare! Prenditi la serata libera oggi!”

“Asher non…”

“Ho detto, prenditi la serata libera e non ammetto discussioni!”

“E va bene!”

Tornò a casa sfinita. Chiuse la porta lanciando le chiavi dell’auto sul tavolo. Andò in bagno per farsi una doccia cercando di non pensare a nulla, senza riuscirci. Poteva spegnere tutto ma non i suoi pensieri che continuavano a tormentarla. Dopo la doccia raggiunse la sua stanza da letto e mentre rovistava fra la sua roba in un tiretto, per trovare qualcosa di comodo da mettere, si ritrovò davanti la foto di Max. La prese sedendosi sul letto rimanendo a osservarla per alcuni minuti. Flerk si avvicinò a lei strusciandosi contro le sue gambe distraendola.

“Ehi tu, ma dov’eri finito?!”

Ogni tanto il gatto aveva l’abitudine di sparire per ore e nonostante l’appartamento non fosse immenso, avevano difficoltà a capire dove si cacciasse. Quando poi rinunciavano a cercarlo lui spuntava dal nulla. Steph riteneva che Flerk doveva per forza provenire da un’altra dimensione.

Chloe mise al posto la foto di Max e prese il gatto in braccio. “Vuoi mangiare?”

Lui in risposta miagolò. Entrò in cucina rimettendolo a terra. Gli riempì le ciotole di acqua e crocchette che tanto adorava e si sdraiò sul divano a guardarlo mentre mangiava. A un tratto sentì bussare alla porta. Si chiese chi poteva essere a quell’ora. Steph era ancora a lavoro e non sarebbe rientrata molto presto. Pensò che forse era qualche inquilino o magari Roger, l’amministratore e padrone dello stabilimento. Si alzò dal divano senza nessuna voglia per andare ad aprire la porta senza guardare nemmeno dallo spioncino. Aprì la porta spalancando la bocca dalla sorpresa.

“Ta daaan, sorpresaaaa!” disse la ragazza allargando le braccia.


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Chloe rimase quasi paralizzata alla vista della ragazza. Non si aspettava affatto di poterla rivedere ancora.

“Ehi, ma che cazzo Chloe! Vuoi salutare la tua amica?! Puoi farmi entrare o per caso vuoi restare lì a guardami sul pianerottolo come un’imbecille?!” disse la ragazza con aria divertita.

Chloe si riprese fiondandosi ad abbracciare la sua amica sollevandola da terra senza riuscirci a dovere visto che avevano la stessa altezza. “Cazzo Shonei, mi sei mancata un casino!”

La ragazza rise. “Whoa whoa, piano ragazza! Ho capito che sei contenta di vedermi, ma un po’ di contegno!”

“Fanculo idiota!” disse Chloe staccandosi da lei divertita. “Avanti entra dentro!”

“Entra dentro?! Sei fortunata che sia tu a dirlo! Fosse stata un’altra adesso non puoi immaginare cosa sarebbe successo!”

Chloe sorrise scuotendo la testa prima di chiudere la porta mentre. Shonei nel frattempo si guardava intorno.

“Vuoi una birra?”

“Certo che la voglio! Cosa credi che sia venuta a fare qui?!”

Chloe ridendo tirò fuori dal frigo due birre e dopo averle stappate ne offrì una a Shonei sedendosi sul divano. L’amica si sedette accanto a lei. Fecero scontrare le loro bottiglie bevendo un sorso.

“Cazzo, non riesco a crederci che tu sia qui!”

“Ah beh, io faccio più fatica a credere che questo appartamento non è cambiato di una virgola da quando me ne sono andata!” disse continuando a guardandosi intorno.

Cosa ti aspettavi di trovare?!”

“Non lo so, qualcosa! Tipo quello! Cosa cazzo è quella palla di pelo?!” chiese indicando Flerk.

“Quella palla di pelo è un gatto!”

“Ah, davvero?! E c’è l’ha un nome?!”

“Si chiama Flerk!”

“Cosa?! Che cazzo di nome è Flerk?!”

“Una volta Steph lo ha chiamato Flerken ma io l’ho abbreviato in Flerk!”

“Wow, adesso sì che mi è tutto chiaro” disse Shonei con sarcasmo. “Ma cosa dovrebbe significare?” chiese la ragazza cercando di attirare l’attenzione del gatto fischiando. Flerk si allontanò dalle sue ciotole e si sedette a guardarla rimanendo distante.

“Hai presente i fumetti della Marvel?!”

“No, dovrei?!”

“Si, dovresti! Capitan Marvel ha un Flerken, che non sono altro che delle creature aliene che assomigliano in tutto e per tutto a dei gatti!”

“Parli una lingua a me sconosciuta Chloe!”

“L’unica differenza sta nel fatto che loro sono muniti di tentacoli che sbucano dalla loro bocca per attaccare e difendersi. Possono anche divorare i pianeti, sai?!”

Shonei bloccò la bottiglia a mezz’aria mentre stava per prendere un altro sorso. La guardò con un’espressione seria in volto. “Ok, se prima avevo qualche dubbio adesso ne ho la certezza assoluta! Sei completamente fuori di testa e grazie a Dio non capisco un accidente di quello che stai dicendo!”

Chloe rise dandole una spinta. “Allora, quando sei arrivata?!”

“Proprio adesso!”

“Ah, bene! E dimmi Maggie dov’è?!”

“Ehm… a Medford!”

“Non è venuta con te?!”

La ragazza scosse la testa mentre beveva la sua birra.

Chloe sembrava confusa. “Come mai?!”

“Beh, sai come vanno le cose, soprattutto per me!”

“Vi siete mollate?!”

“Si e no! Nel senso che l’ho mollata a sorpresa!”

“Cosa?!”

“Tanto non era necessario dirglielo! Le cose tra di noi si erano complicate un po’ e quindi…”

“Si sono complicate per voi o soltanto per te?!”

“Ok” disse la ragazza voltandosi completamente verso Chloe appoggiando un braccio sullo schienale del divano. “Le cose all’inizio andavano più che bene tra di noi! Poi però a un certo punto è cambiato tutto! Un giorno torno a casa e ci trovo i suoi genitori! Così abbiamo passato una giornata tutti insieme come una bella famiglia felice! Il punto che li ha invitati lei per farci conoscere, cosa che io non volevo! Le avevo espressamente chiesto di lasciare fuori la sua famiglia! Lei ovviamente non mi ha ascoltato! Non mi piacciono queste cose lo sai! Lei si stava allargando un po’ troppo come fanno sempre tutte con me e così… eccomi qua!”

“Oh, capisco! Beh, mi dispiace davvero tanto! Insomma lei è una brava ragazza! Credo che avresti dovuto dirglielo almeno! Non capisco come hai…”

“Chloe, ho fatto i bagagli e me ne sono semplicemente andata! Molto probabilmente si sarà svegliata ora!”

“Te ne sei andata mentre dormiva?!”

“Si, cosa avrei dovuto fare?! Se si svegliava in mia presenza adesso non ero qui! A proposito, devo mostrarti una cosa! Vieni a vedere!” disse alzandosi dal divano raggiungendo la finestra per guardare di sotto.

Chloe la seguì e guardò fuori. “Cosa dovrei vedere?!” chiese confusa.

“Oh, avanti! Guarda attentamente! La vedi quella bella macchina?!”

“Quella Porsche nera?!”

“A-ha!” rispose la ragazza con entusiasmo. “Non è fantastica?!”

“Beh, cazzo sì! Ma è tua?!”

“Si, insomma… io e lei condividevamo tutto!” disse la ragazza con poca convinzione.

“Quindi è sua la macchina!?”

“Ma sì, ne ha tante di macchine! Potrebbe cambiarne una al giorno come le mutande!”

Chloe si voltò a guardarla riflettendo. “Ok, fammi vedere se ho capito bene! Tu sei scappata via mentre lei dormiva! Te ne sei andata senza avvisarla e per di più hai una delle sue macchine?!”

La ragazza alzò le spalle. “Si!”

“Shonei, hai rubato la macchina alla tua ragazza?! Perché non credo che lei sarebbe stata d’accordo con te, lasciandoti la macchina”.

“Precisiamo, ex ragazza! E poi che termine inappropriato rubare! Non ho rubato proprio nulla!”

“Shon, questo si chiama furto!”

“Ma no, io lo definirei più che altro un prestito!”

“Un prestito?!” chiese Chloe sgranando gli occhi.

“Si e poi anche lei ha ricevuto tanto da me! Diciamo che è uno scambio equo!”

“Davvero?! E tu cosa le avresti dato?!” chiese Chloe scettica.

“Le ho dato me se capisci cosa intendo! Lei era instancabile! Non hai idea di quanto mi sfinisse ogni notte!”

“Oh sì, capisco il tuo grande sacrificio! Deve essere molto stancante per te scoparti una ragazza tutte le sere! Insomma, sicuramente non lo facevi per te, ma per lei!” disse Chloe annuendo sarcastica con mezzo sorriso.

“Eh sì, non puoi nemmeno immaginare!” disse la ragazza sorridendo.

Shonei si allontanò dalla finestra lasciando la bottiglia di birra sul tavolino davanti al divano. Si abbassò chiamando il gatto. “Fler, vieni qui!”

“Flerk!” corresse Chloe.

“Fa lo stesso!”

Il gatto la guardò e poi iniziò a leccarsi le sue parti intime.

“Buongustaia!” disse la ragazza.

“Guarda che Flerk è maschio!”

“Ah… beh… allora… bleah!”

Chloe rise alle parole della ragazza mentre la osservava. Aveva sentito davvero tanto la sua mancanza. Ci era rimasta molto male quando di punto in bianco se ne andò via. Non aveva ancora ben chiaro la motivazione per cui decise così. Sicuramente non lo aveva fatto per via di Maggie. La conosceva fin troppo bene e non era da lei andare via con una delle sue conquiste, figuriamoci viverci insieme. Forse la motivazione era l’astio di Steph nei suoi confronti, visto che la riteneva responsabile dello stato in cui versava lei in quel periodo dopo il suo arrivo a Portland.


 
Due anni prima

Il mattino seguente, dopo la serata brava che venne interrotta dall’arrivo di Steph, Shonei andò a bussare all’appartamento. Chloe aprì la porta ritrovandosi la ragazza davanti.

“Ehi, entra” disse Chloe frastornata ancora dalla notte brava precedente.

“C’è Steph?” chiese la ragazza.

“No, tranquilla, puoi entrare”.

La ragazza entrò chiudendo la porta. Rimasero in piedi a guardarsi.

“Com’è andata ieri con Steph?”

“Beh, era molto arrabbiata con me, però l’ho convinta a farmi rimanere qui”.

Shonei strabuzzò gli occhi incredula. “Voleva sbatterti fuori dall’appartamento?!”

“Già… però adesso è ok… non preoccuparti”.

Poi Chloe la invitò a sedersi. “Siediti, ti offro…”

“No, non posso rimanere molto”.

“Perché? Cosa hai da fare?”

“Io… sto per partire”.

“Partire?!”

“Si!”

“Per andare dove?!”

“Vado via con Maggie! Mi ha chiesto di partire con lei!”

“Non pensavo che la vostra relazione fosse seria! Insomma, tu non l’hai mai considerata la tua ragazza! Continuavi a stare con tut...”

“Si, ma vuole ricominciare e a me sta bene!”

“Dici sul serio?!” chiese Chloe sorpresa e incredula.

“Si!”

“Quando partite?!”

“Adesso è di sotto che mi sta aspettando! Sono passata solo per avvisarti e salutarti! Beh, più che avvisarti che per salutarti. Sai che non mi piacciono gli addii!”

“Ma ci rivedremo ancora, giusto?!”

“Certo…” disse Shonei poco convinta. Sapeva bene che tornare a Portland sarebbe stato per lei un rischio troppo grande. “Ah, queste sono le chiavi del mio appartamento e i soldi dell’affitto! Puoi consegnarli tu a Roger? Sai, non voglio far aspettare ancora Maggie e poi lui magari, avrà qualcosa da dire a proposito di ieri…”

“Tranquilla, lo faccio io!”

La ragazza consegnò tutto a Chloe che li appoggiò sul tavolo. Poi voltandosi di nuovo verso di lei, rimasero a guardarsi ancora per un altro minuto. Non dissero nulla perché in quello sguardo reciproco c'era già tutto. Non c'era bisogno di parole. Shonei prese la via per la porta.“Bene, sarà meglio che io vada!”. Poi si bloccò di colpo voltandosi velocemente verso l’amica. “Oooh al diavolo, vieni qui!” disse abbracciando Chloe che ricambiò il suo gesto.

“Mi mancherai Chloe! Dico sul serio!”

“Anche tu Shon!”

Sciolsero il loro abbraccio scambiandosi un saluto con un pugno contro pugno. “Stai lontana dai guai Chloe!” disse allontanandosi indicandola.

“Anche tu Shon! A presto!”

Shonei uscì dall’appartamento e Chloe rimase in attesa della sua partenza guardando dalla finestra con un nodo in gola. L’amica arrivò di sotto avvicinandosi all’auto di Maggie. Prima di salire si voltò a guardare in direzione della finestra in corrispondenza dell’appartamento di Chloe. “Mi dispiace tanto…” disse sottovoce per poi salire in macchina andando via.
 
“Certo che questo gatto è davvero un asociale!”

“Di solito i gatti sono molto schivi, soprattutto con chi non conoscono. Non si fidano molto degli estranei anzi, della gente in generale! Il mio un po’ di più degli altri. Se ne rimane sulle sue e non si avvicina a nessuno a parte me”.

“E a Steph, giusto?”

“Si, ma non per le ragioni che pensi. Con lei ha un rapporto stranamente conflittuale. In poche parole non vanno per niente d’accordo. Se potesse Flerk se la mangerebbe in un boccone”.

La ragazza si voltò verso l’amica sorpresa dalle sue parole. “Davvero?! Ma questo… è fantastico!” disse Shonei voltandosi di nuovo verso il gatto mentre Chloe se la rideva. “Dammi la zampa gatto mannaro!” disse alzando la mano per battere un cinque con l’animale che la guardava con indifferenza.

“Chissà, forse un giorno ti concederà una zampa”.

“A me basta che mi conceda il lusso di vedere Steph sfregiata!”

Chloe ridendo ricordò una delle solite situazioni dei suoi due coinquilini.



Un anno prima

Chloe era sul divano davanti alla tv a guardare un film con una ciotola di popcorn. Steph invece era appena uscita dal bagno dopo aver fatto una doccia. Dopo essersi rivestiva si era accomodata sul divano con Chloe, ma sentendo un po’ freddo decise di andare a prendere nella sua stanza la sua inseparabile copertina arcobaleno. Sembrava tutto tranquillo quando all’improvviso la ragazza lanciò un urlo disperato dalla sua camera, facendo saltare Chloe dallo spavento. Steph uscì dalla sua stanza furibonda con la sua affezionatissima copertina in mano, o con quello che ne rimaneva. Da quando Chloe gli aveva creato quella sorta di cuccia con la coperta della sua amica, Flerk non la mollò più. Sembrava essersi affezionato tanto quanto Steph, o forse era solo per dispetto. La utilizzava per dormirci sopra, per vomitarci palle di pelo, per fare i suoi bisogni e infine anche farsi le unghie, mandando sempre Steph su tutte le furie. E nonostante la ragazza nascondesse, alla fine Flerk riusciva sempre a trovarla e farne ciò che voleva. Dopo tanto tempo sotto le grinfie di Flerk la copertina ne aveva risentito tantissimo fino ad arrivare a quella fatidica sera. Steph fulminò Chloe con uno sguardo. Lei rimase sconvolta nel vedere la coperta in mano alla sua amica. Era completamente a strisce. Più che una coperta, ormai sembrava uno di quelle gonnelline colorate in stile hawaiano.


“Guarda cosa cazzo ha combinato il tuo gatto!” disse Steph furibonda.

“Oh cazzo! Mi dispiace tanto Steph, non avevo idea di…”

“Di cosa?! Che il tuo gatto fosse un indemoniato?!”

“Oh avanti Steph, te la ricompro ok?!”

“Mi ricompri la coperta?! E dove cazzo la trovi una uguale?!”

“Non lo so, magari posso dare uno sguardo in giro o su internet! Facciamo così, se non dovessi trovarne una uguale e identica te la faccio fare da qualcuno appositamente per te! Che ne dici?!” chiese la ragazza speranzosa.

“Oppure senti cosa facciamo” disse Steph fingendosi calma e sorridente. Cosa che fece preoccupare Chloe. “Potremmo prendere Flerk e sbatterlo fuori dal nostro appartamento! Magari potremmo venderlo e ricavarci qualcosa per ricomprare la coperta! O semplicemente potrei strozzarlo con le mie stesse mani, così avrò un buon ricordo di lui e con la soddisfazione di essermene sbarazzata per sempre!”

“Prima di tutto è il mio gatto!” disse Chloe. “Secondo di tutto per strozzarlo dovresti prima riuscire a prenderlo e terzo, ma sei completamente impazzita?!”

Proprio in quel momento il gatto uscì fuori dalla stanza della ragazza guardandole con aria indifferente e disinteressata.

“Guardalo!” disse Steph indicandolo. “Scommetto che adesso sarà soddisfatto, tanto era quello il suo scopo! Vero?! Brutta palla di pelo che non sei altro!”

Il gatto soffiò verso di lei minaccioso.

“Ok, diamoci tutti una calmata! Oggi qui non morirà nessuno!” disse Chloe alzando le mani.

“Chloe, il tuo gatto ce l’ha con me da sempre! Prima o poi sarò io a rimetterci la vita! Dobbiamo liberarcene immediatamente!”

“Steph, ma che cazzo dici?! È solo del pelo appallottolato con qualche unghia e un paio d’occhi appoggiati sopra!”

“Ah bene, allora se è così che la pensi, non ti darà nessun fastidio se lo getto nel pattume dell’indifferenziata, giusto?!”

Flerk continuava a soffiare questa volta verso Chloe.

“Lo voglio fuori di qui!”

“Oh avanti Steph, non posso liberarmi di lui così! Mi ci sono affezionata ormai! Se non lo volevi avresti dovuto dirlo sin dall’inizio!”

“Chloe, ma non ti rendi conto?!”

“Di cosa?!”

“Il tuo gatto mi odia! Non smetterà mai! Lui è omofobo maschilista e patriarcale! Se potesse voterebbe per Tramp quel gatto infame!”

Chloe sgranò gli occhi scioccata cercando di trattenersi dal ridere. “Cosa?! Ma sei seria Steph?!”

“Ho le prove di quello che dico!”

“E quali sarebbero?!”

“La prima è che io sono gay! La seconda è che la mia coperta rappresentava un arcobaleno nel caso non te ne fossi accorta! Guarda caso l’ha distrutta!”

“Ma Steph, non sei l’unica gay qui dentro!”

“Tu non conti! Sei bisessuale e lui spera ancora nella tua redenzione! Vuole portarti sulla retta via!”

Chloe non riuscì più a trattenere una risata. “E come dovrebbe farlo, sentiamo?!”

“Tu ridi, ma quello non è un gatto come tutti gli altri! Ti ricordi quando due settimane fa eravamo sul divano a guardare Star Wars?! E poi lui è venuto ad accoccolarsi vicino a te sedendosi sul telecomando?!”

Chloe si ricordò di quella volta. “E allora?!”

“Ti ricordi che sedendosi sul telecomando ha cambiato canale?!”

“Si… e quindi?!”

“Ricordi che è finito su un canale dove stavano mandando in onda un film d’amore?!”

“Più o meno!”

“Ricordi la scena che abbiamo visto?!”

“Ero mezza addormentata…”

“Te lo dico io! Era una scena in cui c’erano un uomo e una donna che stavano scopando!”

Chloe la guardò prima seriamente e poi cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi. “Oddio Steph, è soltanto un gatto!”

“Si certo, dillo alle mie povere gambe sfregiate!”
 
“Ok, mi arrendo! Il tuo gatto non è abituato alla vita sociale! Oppure semplicemente non gli piace la gente!”

“Io gli piaccio!”

“Certo, perché sei la sua padrona!”

“Steph, pensa sia tutto il contrario!”

“Quindi è lui che porta i pantaloni in questa casa!”

“Già” disse Chloe ridendo.

“Allora tu e Steph vivete ancora insieme, eh?!”

“Si, perché non dovremmo? Andiamo d’accordo”.

“Bene, mi fa piacere saperlo. Hai da fare adesso?”

“No, ho staccato da lavoro poco fa”.

“Lavori ancora in quel cazzo di locale?!”

“Si, ci lavoro ancora grazie a Dio!”

“Beh, finalmente sei riuscita a tenertene uno!” disse con ironia dandole un pugno sul braccio. “Visto che non lavori facciamoci un giro, così ti offro un caffè e provi l’ebrezza di stare nella mia stupenda auto!”

“Vuoi dire l’auto di Maggie!” precisò Chloe provocandola.

“Ok, come vuoi tu!”

Chloe uscì di casa in compagnia della sua amica. Si fermarono in un bar, lo stesso in cui Lauren aveva preso un caffè prima di incontrare Chloe al parco. Erano sedute a un tavolo in attesa che qualcuno arrivasse a prendere le loro ordinazioni mentre chiacchieravano.

“Allora, lavoravi a Medford?”

“No, perché avrei dovuto?! C’era Maggie che si occupava di tutto, o meglio i soldi del suo paparino! Cazzo, quelli sono ricchi sfondati!”

“Quindi Maggie ti stava viziando e tu l’hai mollata! Non riesco a collegare le due cose!”

“Chloe, mi conosci! Io devo essere libera di fare ciò che voglio nella mia vita! Il matrimonio, il fidanzamento, famiglia, figli, brrrr… queste cose non fanno per me!”

“Non sei cambiata di una virgola a quanto pare!” disse Chloe.

“Beh, io non sono cambiata ma alcune cose della mia vita si!”

“Davvero?!”

“Si!”

“E quali?!”

“Lo sai che io porto una maledizione addosso! Qualsiasi ragazza sta con me una volta sola, mi si attacca come una cozza a uno scoglio! Mi vogliono praticamente incastrare! E con Maggie è successo lo stesso! All’inizio sembrava diversa dalle altre! Poi però ha cominciato a parlare dei suoi genitori e di fidanzamento! Quindi puoi capire cosa ho provato quando mi sono trovata davanti sua madre e suo padre Paperon de Paperoni!”

“Si, non so perché ma riesco a immaginare la situazione” disse Chloe ridendo.

“Ho riflettuto a lungo sulla mia situazione! All’inizio ho pensato che l’unica soluzione fosse stare lontano dalle donne! Ma io ho dei bisogni che non posso mica reprimere?! Così ho studiato un piano! L'ho anche testato a Medford!”

“E quale sarebbe il tuo piano?!” chiese curiosa Chloe.

“Semplice! Mai andare a letto con donne libere che si tratti di etero o meno!”

Chloe sembrava confusa. “Ma… non ho ben capito! Così rischi la castità! E poi cosa intendi dire con libere?!”

“Donne non sposate”.

“Ma che caz…”

“Ascoltami attentamente Chloe!” disse Shonei appoggiandole una mano su un braccio avvicinandosi a lei da sopra al tavolo abbassando la voce. “L’unico modo per non avere problemi è quello di andare a letto solo con donne sposate, soprattutto se etero, e magari mai con la stessa se è possibile! E sai perché?!”

Chloe rimase in silenzio in attesa del resto.

“Perché quelle sposate stanno benissimo! Hanno un marito che lavora e porta a casa i soldi, però magari nello stesso tempo vengono trascurate! Magari perché i loro mariti lavorano troppo o semplicemente hanno un amante! Così loro per compensare la loro assenza le accontentano con dei soldi per fare shopping! Ma i bisogni di una donna non si fermano a quelli di fare shopping! Così quando si sentono trascurate potrebbero cedere alle attenzioni di qualcun altro! Devi anche considerare che i tempi sono cambiati e le donne adesso hanno una certa curiosità di sperimentare cose nuove! Ed è qui che entro in gioco io!” disse indicandosi con la mano. “Loro sono la soluzione a tutti i miei problemi e io ai loro! È uno scambio equo questo! Posso andare a letto con loro senza problemi! Non c’è più il rischio che mi si attacchino come delle sanguisughe! Nessuna di loro rinuncerebbe alla loro vita agiata! Insomma, hanno un marito fuori dalle palle, una casa, i soldi per fare la bella vita e sesso a volontà senza nessun impegno! Come si fa a rinunciare a tutto questo?! Te lo dico io, non si può! Io non ci rinuncerei!”

Chloe a questo punto era scioccata dalle sue parole. “Shon, stai scherzando vero?!”

“No, perché dovrei?!”

“Vai a letto con donne sposate?!” chiese incredula con tono leggermente alto.

“Shhh, ma che cazzo!” disse Shonei stringendole di più il polso. “Vuoi per caso mettere un annuncio per farlo sapere a tutti?! In questi casi l’anonimato è fondamentale!”

“Tu sei completamente fuori di testa!”

“No, ti dico che funziona!”

“Ah già, dimenticavo che l’hai sperimentato a Medford! Il che vuol dire che tradivi Maggie!” disse Chloe con sarcasmo.

“Tradire… pff… non eravamo mica sposate!”

“Io credo che nella tua equazione hai lasciato fuori un dettaglio importante!”

“Quale?!”

“I mariti! Hai idea del rischio che corri se ti beccano?!”

“Non c’è nessun rischio, devo solo essere prudente! Per il resto non c’è nessun problema!”

“E se una di loro raccontasse tutto al proprio marito, con l’intenzione di farlo ingelosire? Magari perché si sente trascurata! Oppure semplicemente perché sa di essere stata tradita e vuole vendicarsi di lui!”

Shonei stava per aprire bocca ma poi si fermò a riflettere sulle parole della sua amica.

“Il tuo piano è una vera merda Shon!”

“No, invece è geniale! Basta solo avere un pizzico di fortuna e tanta, tanta, tanta prudenza!”

“Credo che Medford ti abbia scombussolato un po’ il cervello!”

Scoppiarono a ridere mentre una ragazza del bar si avvicinava al loro tavolo. “Buongiorno, volete ordinare?!”

Shonei incrociò le braccia appoggiandole sul divano, iniziando a squadrarla da capo a piedi per poi soffermarsi a guardare sulle sue mani. Notò che portava le fede al dito e sorrise. Nel frattempo la sua amica ordinava il suo caffè. “Io prendo un caffè e ciambella”.

La ragazza segnò sul suo taccuino la sua ordinazione e poi si voltò verso Shonei che continuava a guardarla sorridendo. “E lei cosa prende?”

“Anche io prenderò un caffè possibilmente senza zucchero, una ciambella e il suo numero di telefono!”

Chloe si appoggiò al tavolo portandosi una mano alla fronte come per nascondersi da quello spettacolo assurdo. La ragazza smise di scrivere sul suo taccuino guardando Shonei.

“Perché dovrei darti il mio numero di telefono?! Non ci conosciamo nemmeno!”

“A questo serve il numero di telefono, a conoscerci meglio!” disse maliziosa Shonei.

La ragazza la guardò in modo strano capendo a cosa mirava. “Beh, non posso perché mio marito non approverebbe!”

“Beh, se lui soffre di gelosia è un problema suo! Io non lo sono!”

Chloe alzò la testa fulminandola con gli occhi.

La ragazza cominciò ad allontanarsi infastidita dal suo comportamento. “Porto subito le vostre ordinazioni!”

Shonei continuava a guardare la cameriera sorridendo mentre Chloe la fissava. “Certo che è ben messa! Che c’è?!”

“Potresti evitare di provarci con tutte almeno quando sei con me?!”

“Perché, per caso ti imbarazza?! Neanche fosse la prima volta che lo faccio! Insieme ce la siamo spassate alla grande, ricordi?!”

“Shonei, non ricordo nemmeno il cinquanta per cento di quello che abbiamo combinato anni fa! Per la maggior parte del tempo ero sbronza!”

“Ah, vero! Beh, però ti posso assicurare che approvavi molto il mio modo di fare!”

Chloe sospirò arrendendosi a lei. Shonei era un caso senza speranze, molto più di lei.

“Allora, adesso parlami un po’ di te! Cosa hai combinato in mia assenza?”

“Cosa vuoi sapere?”

“Non lo so, tutto!”

“Ti ho già detto di lavorare ancora al Paradise”.

“Si e dov’è la novità?!”

“Sono diventata il braccio destro di Asher da un po’ di tempo”.

“Davvero?! E dimmi, quali sono i vantaggi?!”

“Guadagno più di tutti! Ho più giorni liberi a mia disposizione, ovviamente quando è possibile”.

“Praticamente sei un pezzo grosso adesso!”

“Già, se vogliamo metterla così!”

“Quindi puoi licenziare quel coglione di Ian?! Ammesso che lavori ancora lì”.

“Purtroppo lavora ancora lì e no, licenziare non è il mio compito!”

“E allora non serve a niente essere un pezzo grosso!”

Arrivarono le loro ordinazioni al tavolo ma a portarle era un ragazzo. Chloe guardò Shonei sorridendo, notando la sua espressione.
“Ecco a voi i vostri caffè e ciambelle. Di chi è il caffè senza zucchero?”

“È mio” disse Shonei guardandosi intorno. “Scusa, ma dov’è finita la ragazza di prima?”

“È dovuta andare via per una emergenza” disse il ragazzo soddisfatto.

“Un’emergenza eh?” disse Shonei annuendo capendo che il ragazzo stava mentendo.

“Si” rispose il ragazzo sorridendo mentre si allontanava.

Chloe nel frattempo rideva.

“Si certo, ridi pure”.

“Vedo che il tuo piano diabolico ha qualche falla di troppo”.

“Si vede che è sposata da poco e ancora non si annoia di suo marito!”

“Oppure magari è felicemente sposata da qualche anno! Non puoi saperlo!”

“A-ha!” disse annuendo Shonei.

“Per quanto tu non abbia mai avuto problemi con le etero, devi considerare che non tutte sono curiose di finire a letto con te!” disse Chloe provocandola.

“Si certo, continua a prendermi per il culo!” disse Shonei addentando la sua ciambella.

La verità era che Shonei non aveva assolutamente nessun tipo di problema. La sua bellezza androgina riusciva ad accaparrarsi sempre le attenzioni e l'interesse di tutti, sia uomini che donne. Anche se la prima categoria non le interessava minimamente se non in amicizia.
Infatti era completamente dell'altra sponda e non era mai stata con nessun uomo. Nonostante i suoi modi fin troppo sopra alle righe, riusciva sempre a conquistare chiunque.

“Ora smettiamola di parlare della mia vita sessuale e parliamo della tua!” disse Shonei.

Chloe iniziò a mangiare la sua ciambella scuotendo la testa. “Non c’è molto da dire! Sono felicemente single!”

“Si certo, e io sono la Gioconda piacere di conoscerti! Dimmi chi è lei!”

Chloe prese la sua tazza di caffè per berne un sorso. “Non sto scherzando! Non sono stata più con nessuna!”

Shonei lasciò la sua ciambella nel piattino guardandola come per studiarla. “Ora capisco, non è una lei ma un lui! Ci ho azzeccato vero?!”

“No, io non sto più con nessuno da ben due anni!”

Il sorriso da sapientona di Shonei scomparve dal suo viso. “Sono due anni che non scopi?! L’hai appesa al chiodo?! Per quale cazzo di motivo?!”

“Perché non voglio relazioni serie con nessuno!”

“Cosa?! E questa tu la chiami una buona giustificazione?!”

“No, non mi sto mica giustificando!”

“Chloe, esiste anche il sesso impegno! Non è assolutamente detto che devi portarti all’altare la prima o il primo che ti porti a letto!”

“Già, forse dovrei iniziare a utilizzare il tuo piano diabolico!” disse Chloe con sarcasmo.

“Puoi dirlo forte! Sono ben lieta di condividere il risultato della mia materia grigia con te! Sono sempre al tuo servizio Chloe!”

Cominciarono a ridere. Poi Shonei rimase a guardarla riflettendo. “Che c’è?”

“Se vuoi utilizzare il mio piano infallibile vuol dire che c’è qualcuno che vuole qualcosa di più da te! Solo che tu non vuoi! Se volesse solo sesso non ti faresti nessun problema, perché hai appena detto che non vuoi relazioni serie con nessuno!”

“No… non è così… io…”

“Non prendermi per il culo Chloe! Sai che prima o poi scoprirò chi è lei o lui!”

“Ti dico che non c’è nessuno!”

“Tu non me la racconti giusta!” disse riducendo gli occhi a due fessure puntandole l’indice contro.

Mentre continuavano a chiacchierare tra un morso alla ciambella e un sorso di caffè, l’attenzione di Shonei venne catturata da qualcuno che era appena entrato. “Wow, ma ciao tesoro!”

“Cosa c’è adesso?!
È ricomparsa la cameriera di prima?!”
chiese Chloe divertita.

“Oooh no, questa è decisamente molto meglio! È appena entrata una bomba sexy!” disse guardando oltre Chloe che scuoteva la testa.

Shonei continuava a guardare la ragazza che era in compagnia con degli amici.

“La smetti di fissare?!” chiese Chloe.

“Come posso non guardarla! Ha un fisico da urlo! Girati e guarda con i tuoi occhi!”

“Non ci penso nemmeno!”

A un tratto i ragazzi presero i loro caffè dal bancone del bar per sedersi a un tavolo, ma la ragazza si voltò nella loro direzione bloccandosi.
“Oh cazzo! Credo di aver fatto colpo Chloe!”

“Si certo, come no!”

“No davvero! Cazzo sta venendo qui! Sta venendo proprio qui!” disse Shonei sorrise maliziosa mentre si appoggiava con le braccia sul tavolo attendendo l’arrivo della ragazza. “Spero che sia sposata!”

Chloe la guardò rendendosi conto che non stava affatto scherzando. A un tratto una voce che riconobbe la chiamò per nome.

“Chloe?!”

Il cuore iniziò a pompare più velocemente dal terrore. Si voltò e vide Lauren guardarla con un sorriso, mentre quello di Shonei si spegneva sul suo volto per essere sostituito da un’espressione sorpresa e allo stesso tempo confusa.

“Oh… c-ciao” disse Chloe nervosamente.

“Ciao, non ero… sicura che fossi tu così… mi sono voluta assicurare” disse annuendo nervosa anche lei.

“Certo… si…”

“Salve!” disse Shonei richiamando la loro attenzione.

Lauren si voltò a guardarla. “Salve!”

“Visto che Chloe non vuole presentarci, ci penso io! Mi chiamo Shonei e sono un’amica della qui presente!” disse porgendole la mano.

“Ah, piacere di conoscerti Shonei, io sono Lauren!” rispose stringendole la mano.

Credimi, il piacere è tutto mio!”

La stretta di mano terminò e Shonei guardò Chloe. “Non mi avevi detto di avere una così bella ragaz…”

Chloe le diede un calcio sotto al tavolo.

“Ahia!” disse Shonei guardando l’amica e poi voltandosi verso l’altra ragazza. “Eh, sai com’è… i tavoli dei locali non sono più quelli di una volta! Se non ordini qualcosa ogni dieci minuti iniziano a prenderti a calci!” disse nervosamente Shonei con un sorriso.

La scena suscitò una risata di Lauren che aveva intuito cosa fosse successo. “Comunque… sono un’amica di Chloe” rispose la ragazza un po’ in imbarazzo.

“Ah, un’amica eh?!”

Lauren si voltò di nuovo verso Chloe. “È da un po’ che non ci si vede! Pensavo ti fossi trasferita altrove! E tutto ok?!”

“S-si certo, è tutto ok!”

Nel frattempo Shonei le studiava entrambi concentrando le sue attenzioni sui loro sguardi, movimenti e su cosa dicevano.

“Credevo che mi avresti richiamata!”

“Ehm… si, infatti volevo farlo! Però sai con il ruolo che ho adesso al locale… il lavoro è diventato più…”

“Si, lo avevo pensato! Però stranamente ogni volta che venivo al Paradise, tu non c’eri mai!”

“Si, è per via dei turni… faccio turni diversi dal solito. Sai…”

“Beh, pensavo… che fossi tu ad assegnare i turni!” disse Lauren sorridendo sapendo che Chloe si stava arrampicando sugli specchi.

“Ehm… sì è vero, ma ci sono stati dei problemi e…”

“Che tipo di problemi?!”

“Eh?!” disse Chloe sorpresa non aspettandosi ulteriori domande. Ormai era chiaro che stavano giocando al gatto col topo. Shonei trovò tutto molto divertente, infatti ogni tanto sorrideva scuotendo la testa.

“Che problemi?!” ribadì Lauren.

Anche Shonei intervenne rincarando la dose sorridendo alla sua amica. “Si Chloe, che tipo di problemi ci sono stati al locale?!”

Chloe la fulminò con lo sguardo. “Ehm… le tubature!”

“Le tubature?!” chiese Lauren.

“Si! C’è stato un problema alle tubature del piano superiore del locale! Stava per arrecare problemi anche al piano di sotto allagando tutto, quindi sono cominciati dei lavori! Asher non poteva essere presente perché aveva da fare! Quindi ci sono stata io con gli operai… di sopra! Sai, per assicurarmi che facessero un buon lavoro! Ho dovuto modificare i miei turni per… stare con gli operai!”

“Sono stati decisamente molto lunghi questi lavori!” disse Lauren incrociando le braccia cercando di mantenere la calma mentre la fissava intensamente.

Nel frattempo Shonei guardava la sua amica quasi schifata dalla sua scusa inventata sul momento.

“Si, ci è voluto molto tempo!” rispose Chloe.

“Ok, ma adesso le tubature sono apposto?!” chiese Lauren.

“Si, adesso sono state aggiustate!”

“Quindi tornerò a rivederti a lavoro?! O sta per scoppiare una guerra nucleare?!”

“Certo che sarò a lavoro!”

“Bene, spero che avremo un po’ di tempo da passare insieme!”

“Certamente!”

“Magari potremmo organizzare qualcosa per il tuo compleanno!” intervenne Shonei.

“Arrivi tardi Shon, il mio compleanno è stato l’altro ieri!” disse Chloe infastidita.

“È stato il tuo compleanno?!” chiese Lauren quasi scioccata dalla notizia. La prima volta che si erano viste al locale Lauren era riuscita a capire solo che il suo compleanno arrivasse nel mese di marzo. In quel momento si maledisse mentalmente per non aver pensato di chiederle il giorno, nel periodo in cui si frequentavano.

“Scusa, la mia memoria fa un po’ schifo Chloe” disse Shonei con un’alzata di spalle. “Quindi hai ventitré anni adesso. Giusto?! Accidenti come passa il tempo! Tu quanti anni hai Lauren?!”

“Ne ho ventisei!” rispose confusa dalla domanda.

“Wow, abbiamo la stessa età!” disse Shonei guardando Chloe.

“Ok, io adesso devo andare, gli altri mi stanno aspettando! Mi ha fatto piacere conoscerti Shonei!”

“Anche a me Lauren!”

“Mi raccomando, non sparire di nuovo Chloe!” 

Detto questo si allontanò tornando dai suoi amici.

Shonei guardò Chloe. “Tubature?! Davvero?!”

“Che vuoi dire?!”

“Chloe, ti rendi conto che un bambino di sette anni avrebbe trovato una scusa migliore?!”

“Senti lascia stare, ok?! E poi perché ti sei ficcata in mezzo?! E perché hai fatto saltare fuori la faccenda del mio compleanno?!”

“Perché sembrava che lei cercasse un appiglio per poterti vedere! Comunque davvero non immaginavo che fosse già passato!”

Chloe sospirò sfinita da quella giornata che sembrava andare di male in peggio.

“E così è lei eh?!”

“Lei cosa?!”

“La persona che dicevo prima! Quella che vuole qualcosa da te! Che ti fa il filo!”

“Lei non vuole niente da me!”

“Si certo, come no! Ho visto come vi guardavate! Però se lei davvero non ti interessa posso provarci io! Che ne dici, sei d’accordo?! Non ti darebbe fastidio vero?!”

“Prenditela! È tutta tua se la vuoi!” disse scaldandosi ancora di più.

“Sei arrabbiata?!”

“Sono stufa! Possiamo non parlarne più per favore?!”

“Ok, va bene… per ora!”

Chloe roteò gli occhi.

“Comunque, vorrei chiederti un favore se posso!”

“Di cosa si tratta?!”

“Come sai sono appena arrivata e ancora devo trovare una sistemazione e un lavoro! Quindi mi stavo chiedendo se per cosa potessi ospitarmi per qualche giorno!”

Chloe sgranò gli occhi. “Che cosa?! Oh no, no, no! Non se ne parla nemmeno! Hai idea di cosa succederebbe con Steph?! L’appartamento non è solo mio! Dovresti avere l’approvazione di entrambe e sappiamo bene che non avrai mai la sua. Steph fa già fatica con Flerk, figuriamoci con te!”

“Ma l’appartamento è anche tuo! Contribuisci alle spese e tutto il resto! Non può impedirtelo perché io sono tua amica!”

“A lei non importa questo!”

“Allora nemmeno lei dovrebbe poter ospitare qualcuno senza la tua approvazione! Immagina se un giorno dovesse arrivare sua madre e tu le dicessi di no!”

“Non vedo perché dovrei dirle di no!”

“Che ne so! Magari soffre di flatulenza!”

“Oooh, andiamo Shon!”

“Guardami, io sono tua amica! Dovresti ospitarmi solo per una settimana al massimo due!”

“Ehi, non ti allargare!”

“Ok, una settimana! Chloe non so dove stare! Ti prego!” disse mettendo il broncio.

“E va bene! Ne parlerò con lei! Però se dice di no è no!”

“Ok!” disse Shonei alzandosi dalla sedia lasciando dei soldi sul tavolo.

“Dove stai andando adesso?!” chiese Chloe confusa.

“Dove andiamo vorrai dire!”

“Cosa?!”

“Andiamo al Paradise!”

“Non vorrai che le chieda adesso se puoi restare?!”

“Ogni lasciata e persa!” disse Shonei trascinando la sua amica fuori dal bar. “E questo vale anche per lei Chloe!” aggiunse la ragazza quando passarono davanti al tavolo in cui c’erano Lauren e i suoi amici.

Chloe e Lauren si guardarono giusto un istante prima che uscissero dal bar. Così salirono in auto per raggiungere il locale dove una Steph ignara, lavorava tranquillamente senza aspettarsi di rivedere colei che forse le aveva fatto saltare più i nervi oltre a Flerk.



Seattle

Max, dopo la seduta con la dottoressa Tyler, passò il resto della mattina in compagnia di Victoria, mentre Kate era al collage. I giorni di terapia delle ragazze non combaciavano più come prima e questo era un bene per loro. Così potevano passare più tempo insieme. Dopo essere stata accompagnata da Victoria, e si dirigeva verso la porta di casa, vide un’auto che non conosceva parcheggiata nel vialetto. Entrò in casa raggiungendo il salotto dal quale provenivano le voci dei suoi genitori e qualcun altro, che in un primo momento non riconobbe. La ragazza entrò in salotto e finalmente capì a chi apparteneva l’auto parcheggiata fuori e soprattutto la voce che le sembrava familiare.

“Ciao Max!”

La ragazza sorpresa dalla sua presenza ricambiò il saluto. “Ciao…”



Portland

Le ragazze raggiunsero il locale e presero posto a uno dei tavoli. Steph non sembrava essere in giro in quel momento. Forse stava facendo una pausa.

“Beh, finalmente vedo qualche cambiamento qui dentro!” disse Shonei guardandosi intorno. L’arredamento aveva subito dei cambiamenti in sua assenza. Il suo sguardo poi si posò su Ian e Cooper che stavano servendo a dei tavoli. “Ah no, mi sbagliavo! C’è sempre la solita merda!”

Chloe rise cercando di evitare di guardare i due ragazzi. A un tratto li raggiunse Asher. “Chloe, che diavolo ci fai qui?! Pensavo fossi andata a casa!” disse l’uomo con tono di rimprovero.

“Cazzo, anche io voglio un datore di lavoro che si arrabbi con me se mi trova a lavorare, invece di starmene a casa a poltrire!” disse Shonei.

L’uomo che in un primo momento non l’aveva riconosciuta si voltò a guardarla. “Ma guarda un po’ chi si rivede! Ciao Shon, quando sei arrivata?!” disse lui dandogli una pacca sulla spalla. Aveva sempre avuto una certa simpatia per lei.

“Sono arrivata proprio oggi!”

“Sei qui in visita?”

“No, sono venuta per restarci!”

“Bene, ho riacquistato una delle mie clienti migliori allora! Mi fa davvero molto piacere!”

“Lo sapevo che puntavi soltanto ai miei soldi!” disse la ragazza ironica.

“Che vuoi farci! Non riesco proprio a farne a meno!”

Risero entrambi mentre Chloe cercava con lo sguardo Steph.

“Beh, adesso torno di sopra! Devo finire di completare degli ordini! Fatti vedere spesso Shon e in quanto a te” disse voltandosi verso Chloe. “Ricordati che oggi sei libera per il resto della giornata! Guai a te se ti rivedo qui stasera! Mi farai davvero incazzare! Tienila d’occhio tu Shon e se fa qualche cazzata sai dove trovarmi!”

“Agli ordini!”

L’uomo si allontanò tornando di sopra.

“Credo che lui sia davvero l’unico uomo sulla faccia della terra che riesca a eccitarmi! Forse se fossi completamente ubriaca ci farei un pensierino!”

Shonei guardò Chloe che strabuzzava gli occhi. “Chi è che parla in questo momento?!” chiese Chloe.

“La mia parte etero! Cioè l’un per cento!”

Iniziarono a ridere mentre Steph stava portando alcune bottiglie al bar. Le consegnò a un suo collega guardando verso il tavolo dove erano sedute le due ragazze. Alla vista della ragazza, sentì la rabbia e l’inquietudine salire dentro di lei. Rimase bloccata a osservarla senza che le due ragazze se ne accorgessero.

“Tornando a Lauren, che problema hai con lei?!”

“Di nuovo Shon?! Non ho problemi con lei!”

“E allora le tubature come si spiegano?! Guarda che era più evidente che stavi raccontando balle! E credo che se ne sia accorta anche lei!”

E va bene! Lo so per certo che ha un interesse nei miei confronti ma come già ho detto, non voglio impegnarmi seriamente con nessuno!”

“Beh, almeno divertiti un po’ con lei e poi se proprio non ti garba puoi sempre scaricarla!”

“Lei non credo sia interessata a divertirsi! Ci siamo frequentate per un po’ solo come amiche e me sta bene così! Però è chiaro che lei punta a qualcosa di più serio e io non voglio! Non mi piace l’idea di illuderla quindi mantengo le distanze!”

“Quindi fammi capire bene! Hai intenzione di mettere la cintura di castità adesso?! Andiamo Chloe, davvero vuoi continuare a vivere così?! La tua vita è fatta solo di lavoro! Anzi nemmeno quello considerando che Asher ci manca poco che ti cacci via a calci nel sedere dal locale! Dovresti cercare di divertirti ogni tanto, non avrai ventitré anni per sempre! Credo che Steph in tutta questo tempo ti abbia rammollito! Ti giuro che sembri lei! Ti ha contagiato!”

“Si Chloe, lei ha perfettamente ragione! Ti ho trasmesso un po’ di cautela nelle tue avventure sconsiderate con degli estranei! Ho anche eliminato la minaccia di malattie veneree!” disse Steph guardando Chloe intromettendosi dopo aver ascoltato le ultime parole della ragazza. Si voltò a guardare Shonei. “Magari tu potresti dirle come fare per ritornare a toccare il fondo un’altra volta! Potresti farla impasticcare di nuovo ad esempio!” disse con sarcasmo.

“Steph…” intervenne Chloe per cercare di fermarla.

Ma non riuscì nel suo intento perché la ragazza alzò una mano verso di lei come per zittirla. Poi continuò con la sua sfuriata. “Dimmi Shon, hai ancora la tua agendina con tutti i numeri delle tue prostitute di Portland?!”

Shonei non riuscì più a trattenersi dal rispondere. “Ciao anche a te Steph vedo che non hai perso la tua acidità! E per la cronaca non sono mai stata con delle prostitute! Non ne ho mai avuto bisogno!” disse sibilando.

“E come le chiameresti quelle che molto spesso mi sono trovata a dover buttare fuori dal mio appartamento senza vestiti addosso?!”

“Ok, adesso basta voi due! Datevi una calmata! Qui dentro c’è altra gente, vediamo di non dare spettacolo!” disse sottovoce Chloe perdendo la pazienza.

“Perché non torni a servire ai tavoli Steph?!” disse Shonei provocandola. “Anzi, visto che ci sei, portami un caffè senza zucchero!”

Steph la fulminò con gli occhi prima di voltarsi, allontanandosi da loro.

Shonei guardò Chloe con aria interrogativa. “Non me lo porterà vero?!”

“Tu che ne dici Shon?!”

“Dico di no!”

“Cazzo, come sei intelligente!” disse Chloe sarcastica. “E comunque non mi stai facilitando il compito di parlare con lei! Come pensi che possa accettare di ospitarti nel nostro appartamento se fai la stronza?!”

“Ehi, non sono stata io a cominciare!”

“Si, però hai finito!”

Passò Eddie e si fermò al tavolo riconoscendo Shonei. “Ehi, ciao Shon! Non pensavo fossi qui a Portland!”

“Ciao Eddie, vedo che ti tieni in forma!”

“Sempre, lo sai! Ma dimmi sei qui di passaggio o cosa?”

“Ho intenzione di rimanerci, ma sembra più difficile del previsto!” disse guardando Chloe.

“Vado a parlare con lei!” disse Chloe alzandosi.

Mentre Eddie e Shonei parlavano Chloe raggiunse Steph che in quel momento era in bagno. Appena aprì la porta vide la ragazza che si stava lavando le mani. Steph la guardò partendo in quarta. “Non voglio ascoltare nulla Chloe!”

Chloe si appoggiò di spalle al lavello di fianco a lei guardandola. Steph le diede un’occhiata e capì subito che qualcosa non andava. “Oh no, ti prego! Conosco quella faccia! Stai per chiedermi qualcosa di terribile, non è vero?!”

Chloe abbassò lo sguardo con aria colpevole.

“Cazzo Chloe! Non posso crederci! Ora cosa diavolo vuole?!”

“È appena arrivata a Portland per restare! Al momento non ha un posto dove stare e poi deve trovare un lavoro! Quindi mi chiedevo se per caso potevamo ospitarla da noi per almeno un paio di settimane!”

Steph la guardò a occhi sbarrati. “Mi stai prendendo per il culo, vero?! Dimmi che stai scherzando Chloe! E poi scommetto che non è stata una tua idea, ma sicuramente te lo ha chiesto lei, giusto?!”

Chloe non rispose e lei continuò. “È da non credere! Dopo tutto quello che ha combinato ha anche il coraggio di chiedere di essere ospitata!

Per di più non dipende solo da noi! Chi lo dirà a Roger che ospitiamo una persona che due anni fa, dava feste al limite del decente nel nostro appartamento?!”

Steph iniziò a camminare velocemente avanti e indietro riflettendo mentre Chloe la osservava. “No, non se ne parla! Non la voglio tra i piedi! Che chieda a qualcun altro!” disse con fermezza fermandosi di colpo scuotendo la testa.

“Steph, ti prego! Sarà soltanto per pochi giorni! Non ti darà nessun fastidio!”

“Si che me ne darà! Già il fatto stesso di alzarmi al mattino e trovarmela davanti mi darà molto fastidio!”

“Steph, lei è una mia amica e non posso negarle il mio aiuto! Come non lo negherei mai a te! Cosa sarebbe successo se quel giorno lei non si fosse fermata?! Sai bene cosa ho rischiato!”

“Non puoi tirare in ballo sempre questa storia per ottenere ciò che vuoi Chloe! Come non può contarci nemmeno lei! Capisco bene cosa ha fatto per te e le sono riconoscente per averti aiutata! Ma adesso basta così! Non puoi sentirti in debito con lei per tutto il resto della tua vita!
Mi piace pensare che il suo gesto nei tuoi confronti, lo abbia fatto senza aspettarsi nulla in cambio! Non rovinare anche questo minimo di rispetto che ho per lei!”

“Ti prego Steph!” chiese Chloe quasi supplicandola.

Steph si portò le mani tra i capelli. Si appoggiò anche lei al lavello accanto alla sua amica. Incrociò le braccia e guardò Chloe. “E va bene! Una settimana, non di più se tieni alla mia amicizia!”

“Potrebbe non riuscire a trovare lavoro…”

“Non mi interessa Chloe! Ho detto una settima solamente! Dopodiché dovrà lasciare l’appartamento!”

“Una settimana e mezza!”

“No Chloe! Non è una gara al ribasso!”

“Una settimana e mezza, ti prego! Pensa che non lo fai per lei ma per me!”

“E va bene, ma non un giorno di più! Inoltre parlerai tu con Roger e se lui non sarà d’accordo, non metterà piede nel nostro appartamento!”

“Ok, ci penso io!”

“Non voglio che dorma sul divano! Voglio vederla il meno possibile!”

“Certo, dormirà con me!”

“Non voglio nessuno in giro per casa oltre a noi tre, se capisci cosa intendo!”

“Sarà fatto!”

“E deve starmi fuori dai piedi! Non mi deve provocare o altro, altrimenti la sbatto fuori all’istante!”

“Grazie Steph!” disse Chloe abbracciandola. “Ti devo un enorme favore!”

“Mi basta solo che non ti ficchi nei guai di nuovo!” rispose lei staccandosi.

La ragazza diede un bacio sulla guancia e poi uscì dal bagno, lasciando Steph a maledirsi per aver accettato. Era terribilmente preoccupata per il ritorno di Shonei.

Chloe arrivò al tavolo dove Shonei era intenta a bere il suo ennesimo caffè, molto probabilmente servito da Eddie.

“Ehi, allora?!” chiese vedendola arrivare.

“Una settimana e mezzo, non un giorno in più! Non dovrai starle intorno e niente provocazioni, altrimenti ti sbatterà fuori! Dormirai in camera mia!”

“Oh no, non posso farti dormire sul divano!”

“Ho il letto matrimoniale idiota!”

“Ah, quindi allora qualche cambiamento c’è stato in quella casa!”

“Comunque Steph non vuole assolutamente che dormi sul divano!”

“Davvero?! Che carina!”

“Carina!? È solo perché non vuole vederti!”

“Ah… dicevo io che sembrava strano!”

“Altra cosa importante Shon, non portare nessuno a casa! Niente donne! Niente baldoria!”

“Ok!”

“Shon, devi rigare dritto se vuoi rimanere altrimenti sarò io cacciarti, ok?! Non voglio avere problemi con Steph!”

“Tranquilla Chloe! Ti prometto che farò la brava! Grazie Chloe!”

“Lascia stare!”

“Oooh, ma guarda chi abbiamo qui! Ora sì che questo locale sta diventando un puttanaio!” disse Ian fermandosi al tavolo in compagnia di Cooper.

“Ian! Dimmi sei ancora single?!” chiese Shonei.

Lui la guardò senza rispondere.

“Presumo di sì! Beh, scusami ma non capisco! Sono davvero scioccata! Non riesco proprio a capire come un bel ragazzo come te possa rimanere single a lungo! Uno con i soldi, un lavoro, una bella macchina, un fisico praticamente perfetto e… non dimentico nulla giusto?! Ah no, che sbadata!” disse dandosi un colpo con la mano alla fronte. “Sei un completo coglione! Ecco svelato il mistero della tua perenne solitudine!” disse Shon guardandolo con un sorriso soddisfatto.

Chloe cominciò a ridere mentre Ian la fulminava con lo sguardo. “Sarai felice di aver ritrovato la tua compagna di scopate! Chissà che la tua reputazione non ne risenta abbastanza da poterti mandare fuori di qui a calci in culo!”

“Sai Ian, non dovresti parlarmi così! Sei fortunato che io ti reputi una persona inutile e insulsa e quindi non cedo alle tue provocazioni di basso livello! Ma ricordati sempre chi sono qui dentro e fuori di qui! La mia pazienza ha un limite! Quindi occhio a cosa dici, a come lo dici e a chi lo dici! Ora torna immediatamente al tuo stracazzo di lavoro o parlo direttamente con Asher! Magari potrei raccontargli come tratti la clientela per la quale non nutri molta simpatia!” disse indicando Shonei.

Ian le sorrise forzatamente e si allontanò con il suo fedele amico.

“Gesù, ma che problemi ha quello?!” disse Shonei.

“Ne ha molti e spero che non ne voglia altri, perché potrei benissimo accontentarlo!”

“Comunque ti trovo un po’ diversa dal solito! Sembri più paziente e tranquilla! Io già ti immaginavo ad alzarti e dargli un pugno in faccia!”

“Beh, non posso perché questo lavoro mi serve! Ma ci sono altri modi più puliti per ottenere ciò che si vuole!”

“E come?!”

“Tempo fa mi ha bucato le ruote della bici con cui ero venuta a lavoro! Credo che sia giunto il momento di rendergli il favore!” disse Chloe guardando la ragazza, amica e complice di tante avventure illegali.

“Cazzo, ora ti riconosco! Qualsiasi cosa tu voglia fare, io ci sto!” disse Shonei entusiasta.

Si alzarono uscendo dal locale raggiungendo l’auto di Ian. Rimasero a guardarla per un po’ e poi si scambiarono un’occhiata sorridendo.



Seattle

Dopo pranzo i Caulfield restarono a chiacchierare a lungo con il loro ospite. Quando nel pomeriggio andarono a lavoro, lo lasciarono in compagnia di Max, così ebbero il tempo di parlare da soli senza la presenza di Ryan e Vanessa. Erano sul divano in salotto a bere un tè.

“David, hai intenzione di trasferirti qui a Seattle? Il processo a Jefferson è terminato da più di un anno ormai, ma nonostante questo sei rimasto a Tillamook. Pensavo che avresti preso in considerazione la proposta di mio padre”.

“All’inizio non desideravo altro! Vedere quel bastardo finire dietro le sbarre e trasferirmi subito qui per stare con Chloe! Volevo cercare di rimediare ai miei errori e starle vicino! Prendermi cura di lei e cercare di essere un buon padre! So che Joyce avrebbe approvato!”

Max sentì il cuore spezzarsi in due a sentire pronunciare quel nome.

“Quando ho ricevuto la chiamata di tuo padre per avvisarmi che Chloe era andata via, mi è crollato letteralmente il mondo addosso! Volevo mettermi in viaggio per andare a cercarla immediatamente! Però avevo prima un compito da portare a termine!”

“Jefferson!” disse Max.

Lui annuì. “Finalmente quello stronzo ha quello che si merita! Comunque, dopo il processo ho avuto come una specie di esaurimento nervoso! Ho deciso di farmi ricoverare in una clinica specializzata per rimettermi in sesto per non peggiorare la situazione!”

Max era scioccata e preoccupata di sapere che era stato così male di arrivare a tanto. David se ne accorse e sorrise. “Ma sta tranquilla ora sto bene! Però non dirlo ai tuoi, so che si preoccuperebbero anche loro! E cercherebbero di farmi restare qui!”

Max annuì poco convinta.

“La mela non cade mai molto lontana dall’albero!” disse l’uomo sorridendole.

La ragazza sorrise di rimando. “Questo è vero, ma se per caso hai bisogno di qualcosa sai che puoi sempre contare su di noi. Anche se ti va semplicemente di parlare”.

“Visto? Che ti dicevo?” disse David ridacchiando. Poi smise di ridere guardandola serio. “E tu come stai Max?”

“Bene, molto meglio! La terapia con la dottoressa mi ha aiutato tantissimo! Sono riuscita a diventare una fotografa alla fine, anche se ancora non so bene cosa fare della mia vita!”

“I tuoi mi hanno detto che stai per trasferirti a Portland!”

“Si, a giugno!”

“Emozionata?!”

“Si, ma anche molto spaventata perché non so davvero cosa aspettarmi!”

“Vedrai che andrà bene! Sei una persona intelligente e con la testa sulle spalle! Ti auguro di essere felice e di realizzare i tuoi sogni, qualunque essi siano! Te lo meriti!”

“Grazie David! Tu cosa farai invece?”

“Non mi è rimasto più nulla Max! Adesso che sto molto meglio voglio girare un po’ per il mondo!” disse l’uomo con lo sguardo determinato.

“Ti metterai a cercarla non è vero?” chiese Max osservandolo attentamente.

Lui si voltò di scatto verso di lei. “Sono preoccupato per lei! Non sapere dov’è non mi dà pace! Devo vederla anche solo per una volta! Solo per assicurarmi che stia bene. Voglio soltanto sapere se lei è ancora…”

“Viva?!” chiese la ragazza sottovoce con un velo di tristezza.

“Mi manca tanto Max! Lo so che lei è lì fuori da qualche parte e la troverò!”

“E se non riuscissi a trovarla?!”

“Andrò avanti con la mia vita nel bene e nel male! Ma non mi darò per vinto tanto facilmente! Mi basta vederla solo una volta, anche da lontano!”

Max annuì abbassando lo sguardo sulla sua tazza di tè.

“Manca anche a te, vero?!”

“Si, ma… io non…” disse prima di scoppiare a piangere.

“Ehi! Non piangere!” disse David abbracciandola.

Max si lasciò andare in un pianto liberatorio. Forse per troppo tempo aveva trattenuto il suo dolore nel petto come in una gabbia senza via di uscita.Tutto per non far preoccupare i suoi genitori, gli amici e persino la dottoressa Tyler. Del resto, chi di loro avrebbe mai capito realmente cosa le avesse procurato la partenza della sua migliore amica? Chi poteva comprendere il vuoto che le aveva lasciato dentro? Nessuno! Tanto meno le sue amiche più strette come Kate e soprattutto Victoria. Nemmeno davanti a loro era riuscita a far cadere la maschera che portava addosso per non mostrare il suo dolore. L’unica persona che poteva capire cosa significasse perdere Chloe era David. L’uomo che aveva deciso di mettersi a cercarla non arrendendosi all’idea di non poterla rivedere più. Un po’ com’era successo a lei al faro. Non si era arresa all’idea di lasciarla andare via per poi perderla.

“Io la troverò Max! Ti chiamerò non appena la vedo! Anzi, farò molto di più! Scatterò una foto e te la invierò!”

La ragazza rise tra le lacrime. “Temi che io non mi fidi di te David?!”

“No, voglio semplicemente che la veda anche tu! Però non aspettarti una foto come le tue, io non sono un fotografo!”

Scoppiarono a ridere sciogliendo il loro abbraccio.

“Saresti un bravo padre David!”

“Grazie Max! Chissà… forse un giorno lo sarò!”



Portland

Le ragazze dopo aver bucato due ruote alla macchina di Ian erano ritornate all’appartamento. Sistemarono la roba della ragazza nella stanza di Chloe. Fecero una doccia, mangiarono qualcosa e si piazzarono davanti al televisore con Flerk che le osservava a distanza. Poco dopo Steph rientrò trovandole sul divano addormentate. Shonei era sfinita per il viaggio e per non aver chiuso occhio la notte per attendere che Maggie si addormentasse. Chloe invece era esausta dallo stress del lavoro ma soprattutto dalla sua vita privata che non le dava pace. Steph scosse la testa spegnendo la tv per poi dirigendosi verso la sua stanza ma si bloccò prima di aprire la porta.

“Grazie Steph!” disse Shonei sottovoce per non svegliare Chloe.

Steph si girò a guardarla. “Non lo sto facendo per te!”

“Lo so! Scusami per prima! Ti giuro che non farò cazzate!”

“Buon per te!” disse prima di ritornare sui suoi passi.

“Steph?”

La ragazza si voltò di nuovo infastidita.

“Ti stanno davvero bene i capelli lunghi! Non sembri quasi più tu! Forse è per questo che mi piacciono!” disse sorridendo.

“Vaffanculo Shon!” disse entrando in camera sua.

Il sorriso di Shonei scomparve dal suo viso dispiaciuta per tutto quello che aveva causato in passato. Chiuse di nuovo gli occhi ma li aprì subito sentendo la voce di Chloe farfugliare qualcosa. Si avvicinò di più a lei ma la ragazza non disse altro. Restò a guardarla mentre ricordava il loro primo incontro.



Due settimane dopo l’arrivo a Portland

Chloe era ubriaca fradicia. Camminava rasente al muro per reggersi. Stava cercando inutilmente di tornare a casa. Purtroppo per lei, non era in grado di tenersi in piedi da sola, figurarsi tornare all’appartamento. Quando arrivò allo sbocco di un vicolo, non trovando l’appoggiò del muro cadde rovinosamente a terra. Un paio di uomini che erano proprio lì, la videro e si avvicinarono a lei ridendo. La trascinarono per le braccia più all’interno del vicolo. 

Shonei era appena uscita da un locale che frequentava abitualmente. Era molto tardi e in giro non c’era quasi più nessuno. Stava raggiungendo la sua auto parcheggiata dall’altro lato della strada. Quando all’improvviso mentre stava per aprire lo sportello dell’auto, sentì alcune voci provenire dal vicolo vicino. Si avvicinò per darci un'occhiata e vide due figure distanti in piedi che tenevano qualcuno appoggiato al muro. La ragazza rimase paralizzata dalla scena non sapendo cosa fare. Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno a cui chiedere aiuto. Purtroppo non c’era un’anima viva in giro. Chiamare la polizia non sarebbe stata di nessuna utilità, ci avrebbero messo troppo ad arrivare. Inoltre essendo un po’ distante dalla scena non riusciva a valutare attentamente cosa stesse succedendo, soprattutto a causa del buio.

“Controlla se ha dei soldi!” disse l’uomo più alto al suo amico.

“Ha solo dieci dollari nel portafoglio!” disse l’altro estraendo i soldi.

“Meglio di niente! Controlla se ha un telefono!”

“Si, preso!”

Chloe si dimenò cercando di liberarsi ma le arrivò uno schiaffo dall’uomo più alto, che poi tirò fuori un coltello a serramanico. “Sta ferma stronza!”

La ragazza batté con forza la testa al muro per poi scivolare a terra.

“Ehi, amico non esageriamo! Tanto abbiamo preso tutto! Non ha altro, andiamocene da qui!”

“Non ancora!” disse l’uomo più alto chinandosi. Afferrò il viso di Chloe con una mano. “Ma sai che sei un bel bocconcino?!”

“Che cosa vuoi fare?!” disse l’altro già intuendo le sue intenzioni.

“Guardala, è ubriaca fradicia! Domani nemmeno si ricorderà di noi! Ci possiamo divertire un po’ con lei prima di andare!”

Nel frattempo Shonei si era avvicinata abbastanza da capire cosa stesse effettivamente succedendo. Stava per ritornare indietro a chiedere aiuto, ma si fermò quando capì che non c’era tempo da perdere. Con la paura addosso e l’adrenalina in circolo si fece coraggio per trovare il modo di fermarli. Pensò che se qualcosa fosse andato storto, ci avrebbe rimesso anche lei le penne. Ma almeno ne avrebbe fatto una giusta nella sua vita. I due uomini erano chini vicino alla loro preda.

“Ehi!”

Quando sentirono la sua voce si voltarono a guardarla. “E tu da dove cazzo salti fuori?!” disse quello più alto.

“Che cosa state facendo?!”

“Non sono affari tuoi! E adesso sparisci se non vuoi guai anche tu!”

L’uomo si voltò di nuovo verso Chloe con l’intento di toglierle i pantaloni. Shonei fece un respiro guardandosi intorno. “Avanti Shonei, ce la puoi fare!” disse sottovoce a sé stessa per trovare la forza di reagire.

Si infilò una mano all’interno del cappotto, tirando fuori una sigaretta e l’accendino. 
Accorgendosi della ragazza che si stava accendendo una sigaretta, l’uomo più basso diede un colpo al braccio del suo amico. L’altro si girò a guardare la ragazza. Shonei trovò una cassa di legno vicino a un bidone della spazzatura. La prese sedendosi sopra mentre fumava guardando nella loro direzione.

“Ehi! Cosa cazzo stai facendo?! Allora vuoi metterti nei guai seriamente?!”

“A dire il vero no! Se c’è qualcuno che vuole mettersi nei guai, quelli siete voi! Forse non lo sapete ma questa zona è piena di telecamere nascoste! Il mio amico del locale qui vicino le ha fatto installare in tutto l’isolato, soprattutto nei vicoli! Spesso è stato derubato e quindi per riuscire a rintracciare i malintenzionati ha escogitato questo piano! Quindi scusatemi se resto qui a guardare! Voglio soltanto vedere la polizia in azione, perché tanto è ovvio che vi stanno già guardando! Come stanno guardando anche me del resto! Saranno qui tra poco, quindi non dovremo attendere a lungo! Sicuramente avranno già inviato una pattuglia!”

Shonei disse tutto in estrema tranquillità senza far trasparire la paura che aveva dentro. Paura non solo per la ragazza a terra ma anche per sé stessa.

“Stai bluffando!” disse l’uomo più alto.

“Beh, se è così che la pensi continuate pure! Tanto molto presto scopriremo la verità!”

Chloe riuscì ad aprire gli occhi e guardare verso la ragazza. I loro occhi si incrociarono per un momento. Shonei cercò di rassicurarla attraverso il suo sguardo. In nessun modo l’avrebbe abbandonata lì nelle mani di quei delinquenti.
A un tratto quello più basso fermò l’altro con un braccio.

“Ascolta, è solo un mese che siamo stati messi in libertà! Io non voglio finire di nuovo dentro ok?!”


“Sei una gran testa di cazzo! Credi davvero alle stronzate che ha detto?!”

“Non lo so se sta dicendo la verità o no! Però non voglio scoprirlo sulla mia pelle!” disse rimettendo i soldi e il telefono al suo posto. “Se tu vuoi rischiare fa pure! Io me ne torno a casa!”

Quello più alto guardò prima il suo amico, poi Chloe a terra e infine Shonei che continuava tranquillamente a fumare la sua sigaretta. Si alzò di colpo indicandola. “Mi ricorderò di te! Stanne pur certa!”

Shonei rimase in silenzio mentre cominciava a rilassarsi, vedendo i due uomini allontanarsi. Quando furono abbastanza lontani si avvicinò lentamente a la ragazza a terra. Si chinò su di lei. “Ehi, ce la fai ad alzarti?”

Chloe non rispose continuando a tenere gli occhi puntati su di lei.

“Ok, ti do una mano ad alzarti” disse Shonei prendendo un braccio della ragazza per poggiarlo attorno alle sue spalle mentre con l’altra l’avvolgeva nella vita. “Andiamo, ti riaccompagno a casa!”

La mise a sedere nella sua auto allacciandole la cintura di sicurezza. “Non vomitarmi in macchina!”

Poi salì in auto guardando la ragazza. “Qual è il tuo nome?!”

Nessuna risposta.

“Mi puoi dire dove abiti?!”

Niente.

Si avvicinò a lei per cercare i suoi documenti e Chloe reagì dimenandosi. “Ehi ferma! Ma che fai?! Sta ferma!” disse afferrandola per i polsi. “Ferma, non voglio farti del male, ok?! Con me sei al sicuro! Adesso ti lascio andare! Ma basta agitarsi!”

Shonei lasciò lentamente i polsi di Chloe. “Bene! Vorrà dire che per oggi starai da me! Domani mattina ti accompagno a casa tua!”

Arrivarono al suo appartamento che le sarebbe appartenuto ancora per poco. Doveva trovare al più presto un’altra sistemazione prima di finire in mezzo a una strada. Fece stendere Chloe sul divano. Prese un cuscino per metterlo sotto alla testa della ragazza e una coperta per coprirla. “Ecco fatto! Spero tu stia comoda!”

Si sedette sul divano. “Vuoi un po’ d’acqua?”

Nessuna risposta anche stavolta, sembrava essersi addormentata o forse no. La guardò ancora un po’ spostandole una ciocca di capelli tinti dal viso rendendosi conto di quanto fosse bella anche nel suo stato. “Buonanotte chiunque tu sia!” disse prima di alzarsi. Mentre si stava allontanando sentì un lamento provenire dalla ragazza e si avvicinò di nuovo a lei. “Ehi, ti senti mal…?!” disse bloccandosi, Vide alcune lacrime scendere sul suo viso mentre pronunciava una sola parola.

“Max!”

“Chi diavolo è Max? È per un ragazzo che ti sei ridotta così?” chiese sottovoce con un sorriso triste. “L’amore è sopravvalutato! Non è niente di speciale! Svanisce sempre come tutto il resto! Non ne vale la pena! Domani andrà meglio vedrai!”

Si alzò di nuovo e raggiunse la sua stanza lasciando la porta aperta nel caso la ragazza avesse bisogno di qualcosa.



“Sei l’unica certezza che ho fatto qualcosa di buono nella mia vita!” disse Shonei alzandosi dal divano per raggiungere la camera di Chloe, dove avrebbe dormito per il tempo prestabilito.


Arrivò la sera e le tre ragazze si misero a tavola per cenare in assoluto silenzio. La situazione non era certamente una delle migliori vista la presenza di Steph.

Chloe sentì Flerk strusciarsi contro le sue gambe. La ragazza lo guardò con disappunto. "Eh no, la tua pappa è nella ciotola! Questo non è per te!"

"Riuscirò mai a toccare quel gatto?!" disse Shonei guardandolo.

"Dipende cosa intendi per toccare!" rispose Steph con mezzo sorriso provocandola.

Shonei non abboccò rimanendo in silenzio, perché era chiaro cosa stesse cercando di fare la ragazza. Voleva provocare una sua reazione per avere la scusa di sbatterla fuori dall'appartamento. Chloe sospirò rassegnandosi continuando a mangiare. Era prevedibile che avrebbe assistito continuamente a scene di quel tipo fin quando la ragazza sarebbe rimasta nell'appartamento. Il telefono di Chloe cominciò a suonare e lei andò a rispondere. Non appena prese il telefono, rimase immobile a leggere il nome del contatto sul display. Le due ragazze la guardarono confuse.

"Che fai, non rispondi?!" chiese Shonei con la bocca piena.

"No, non è importante!" rispose Chloe appoggiando il telefono sul tavolinetto davanti al divano.

Nel frattempo Steph che le era seduta davanti, la osservava quasi studiandone i movimenti. Non appena tornò a tavola, Steph si alzò. "Vado un attimo in bagno!”

Superando le due ragazze, afferrò il telefono dell'amica che stava ancora suonando. Lesse il nome sul display mentre Chloe cercava di strapparle via il telefono dalle mani. Purtroppo non fece in tempo perché Steph aprì la chiamata.

"Pronto… oh ciao Lauren!”

Shonei guardò verso Chloe guardandola in modo malizioso mentre ammiccava.

"Ho risposto io perché Chloe è in bagno! Cosa?! Oh no, oggi ha la serata libera, non lavora!”

Chloe la guardava sbalordita non capacitandosi di ciò che aveva appena fatto. Shonei nel frattempo guardava tutta la scena divertita.
"Oh guarda è appena uscita dal bagno, te la passo subito!" disse Steph porgendo il telefono alla sua amica che non perse tempo a strapparglielo via dalle mani con veemenza.

Steph tornò al suo posto ricominciando a mangiare la sua cena. Shonei la guardava quasi con ammirazione. "Devo dirlo, mi hai colpito! Sei stata veramente geniale!"

Steph finse di ignorare il suo commento mentre Chloe fece un respiro per poi rispondere al telefono. "Ciao Lauren! Scusami se non ho risposto! Si infatti… oggi non lavoro!" disse Chloe fulminando Steph mentre Shonei si godeva la scena.

"Cosa?! Stasera?! Ehm... non lo so! Sai sono molto stanca! Pensavo di riposarmi... cosa?! Oh no, no, non c'entrano le... tubature!” Pronunciò l’ultima parola a stento.

Shonei scoppiò in una fragorosa risata tanto che la ragazza la sentì attraverso il telefono. Steph invece era confusa.

"Si... veramente era Shonei... sì la ragazza che era con me stamattina! Sta guardando un film comico in TV!”

"Ciao Lauren!" disse Shonei urlando per farsi sentire.

"Si... Lauren ricambia il saluto!”

"Hai conosciuto Lauren?!" chiese Steph sorpresa e nello stesso tempo preoccupata.

"Si, stamattina, perché me lo chiedi?!"

"Shon, spero che ti terrai ben lontana da lei!”

"Ehi, per chi mi hai presa?!"

"Per quella che sei, è questo il punto!”

"Se credi che ci proverò con lei ti sbagli di grosso! Ammetto che quando l'ho vista già mi immagino distesa su di lei a farci le peggiori cose! Insomma, l'hai vista?! Farebbe ritornare la vista a un cieco?!"

"Oppure ad alcuni la farebbe perdere!" disse Steph punzecchiandola.

"Questa devo ammettere che mi è piaciuta Steph! Mi piace il tuo stile, ma devo deluderti! Le mie mani non le uso mai su me stessa!" disse la ragazza facendole un occhiolino.

Steph rispose con una smorfia disgustata tornando alla sua cena.

Nel frattempo Chloe continuava a parlare con la ragazza. Lauren le aveva chiesto di uscire insieme e Chloe stava rifiutandosi, ma poi penso che fosse una buona idea. Infatti era meglio passare la serata con lei anziché con le due coinquiline. Ma cosa più importante, era arrivato il momento di chiarire una volta per tutte le cose con Lauren, che non ci sarebbe mai stato nulla tra loro. Così accettò il suo invito.

"Ok, sai che ti dico?! Va bene, però passo a prenderti io!”

Uscendo con la sua auto aveva tutta la libertà di andarsene in qualsiasi momento se le cose si fossero messe male. O comunque avrebbe potuto mettere fine alla serata come e quando voleva.

"Per le nove va bene?! Ok, perfetto, allora ci vediamo dopo! Ciao!”

Steph era preoccupata. "Hai detto di sì con troppo entusiasmo! Cosa hai in mente Chloe?!" chiese allarmata Steph.

"Scusami Steph, ma non era quello che volevi?! Ci tenevi che uscissi con lei e lo sto per fare!" disse sedendosi a tavola per finire la sua cena.

Shonei la guardò ridacchiando. "Le tue parti basse ringrazieranno Chloe!”

"Lei non ha intenzione di andarci a letto!" disse Steph non staccandole gli occhi di dosso.

"Ma certo che sì! Ci andrà a letto eccome! Vero Chloe?! Seguirai i miei consigli?!"

Chloe guardò tutte e due con indifferenza senza dire nulla, continuando a mangiare.

"Non fare cazzate Chloe!" disse Steph.

"Ma tu da che parte stai?" chiese Shonei a Steph. "Non ho ancora capito cosa ti aspetti da lei!”

"Che accetti le avances di Lauren!"

"Uhm, allora siamo dalla stessa parte noi due!”

"Potrebbe nascere qualcosa di bello tra loro!”

"Whoa, whoa frena! Che tipo di cosa?! Non intendi storia vero?!"

"Storia, relazione o come diavolo la vuoi chiamare tu".

"Ma quale relazione! Non c'è bisogno di complicarsi la vita così!”

"C'era da aspettarselo da te! Per te conta solo il sesso!”

"E ti sembra poco?!"

Chloe stufa dei loro commenti si alzò da tavola. "Mi vado a preparare!”

Alle nove in punto Chloe era già sotto casa di Lauren. Mentre attendeva che la ragazza la raggiungesse, faceva delle prove in auto.

"Lauren, noi due dobbiamo parlare! No così non va! Lauren devo dirti una cosa! No nemmeno così! Come cazzo deve cominciare?!"

"Ciao Chloe!" disse Lauren aprendo la portiera dell'auto. Chloe non si era nemmeno accorta che stava per arrivare, presa com'era dalla sua preparazione al discorso che le avrebbe dovuto fare.

"Ciao Lauren, allora dove vuoi andare?!"

"Beh, visto che abbiamo già cenato entrambe, possiamo raggiungere gli altri al cinema! Ci staranno già aspettando!”

"C-come?!"

"Cosa?!"

"Pensavo che saremmo state sole noi due!”


 
Cazzo, detta così suona nel modo sbagliato. È facilmente fraintendibile. Chissà cosa le passerà per la testa adesso. Merda, non ne combino una giusta.


 
Lauren era un po' confusa dalle parole di Chloe. Davvero voleva restare sola con lei? Era indecisa se esultare o iniziare a preoccuparsi. Però ormai aveva già programmato l'uscita con gli altri. Non le andava di dare buca agli amici.

"Scusami Chloe, ho dimenticato di dirti che ci sarebbero stati anche gli altri! Spero non ti dispiaccia!”

"Ma certo che no! Nessun problema!  Solo che non mi avevi avvisata!”


 
E adesso quando cazzo glielo dico? Questa serata sta diventando più difficile di quello che pensavo.


 
"Hai ragione, scusami tanto Chloe! Avrei dovuto avvisarti!”

"Ma no, non scusarti!”

"Ti prometto che passeremo un po' di tempo da sole stasera!”

"Ah, bene...!"


 
Bene? Ma sono completamente rincretinita? Adesso penserà che non aspetto altro. Forse è arrivato il momento di restarmene zitta, prima di peggiorare la situazione.



"Ok, andiamo?" chiese Lauren mentre la guardava.

Chloe notò che aveva una strana luce negli occhi. La serata si prospettava decisamente lunga.

"Certo, andiamo".

Così si avviarono raggiungendo gli altri. Entrarono sedendosi tutti e cinque ai posti più in alto per vedere meglio lo schermo. Davano un nuovo film a cui Chloe non era decisamente interessata. L'unica cosa a cui riusciva a pensare, era di mettere fine a quella situazione con Lauren prima che le cose si facessero più difficili. Durante la visione ogni tanto Lauren si avvicinava a lei sussurrandole nell'orecchio qualche commento sul film. Commenti che non riusciva a capire a causa dei suoi pensieri e anche alla vicinanza della ragazza a lei. Più di una volta le loro mani appoggiate sui braccioli delle sedie, si erano sfiorate provocandole un brivido che all'inizio pensava fosse di solo terrore. Poi scoprì in seguito essere un brivido di tutt'altra natura. Anche il suo avvicinarsi parlando al suo orecchio non era di gran aiuto.
Tanto che Chloe iniziò a chiedersi se non fosse tutta una tattica programmata a tavolino dalla ragazza. Dopo il cinema decisero di raggiungere un locale per bere qualcosa e Chloe ne fu davvero molto felice. Forse un po' d'alcool e sigarette, l’avrebbero aiutata a scaricare un po' di tensione accumulata al pensiero di quando avrebbe parlato con la ragazza a quattr'occhi. Un po' si sentiva male per lei. Era chiaro avesse un interesse nei suoi confronti e mettendo in chiaro le cose con lei, avrebbe spezzato ogni sua piccola briciola di speranza. Non voleva soffrisse come era successo con Emily. Però non aveva altra scelta, doveva troncate tutto sul nascere prima che fosse troppo tardi. Quando arrivarono al locale, prima di prendere posto al tavolo, Lauren si tolse il lungo cappotto che aveva addosso, scoprendo così cosa indossasse. Portava una gonna nera e corta che terminava ben al di sopra delle ginocchia che le stringeva i fianchi mettendo in bella mostra le sue curve. Chloe non poté fare a meno di notare le sue gambe. La maglietta nera a maniche lunghe, aveva le spalline cadenti che le lasciavano scoperte le spalle mentre la vistosa scollatura sul davanti metteva in risalto un décolleté da capogiro. Gli indumenti che indossava erano così attillati che lasciavano ben poco spazio all'immaginazione. Indubbiamente Lauren era una bella ragazza e riusciva ad attirare sempre l’attenzione su di sé, indipendentemente da cosa indossava. Poteva mettersi addosso anche quattro straccetti, ma sarebbe comunque risultata bella. Chloe si voltò dall'altra parte attaccandosi alle calcagna di Jonathan che si accingeva ad andare a prendere da bere per tutti. Allison accorgendosi della scena lo raccontò alla sua amica, che si maledisse di non essere riuscita a vedere l'espressione della ragazza. Ma poco male, l'importante era che il suo vestito avesse sortito l'effetto desiderato. Quando Chloe tornò al tavolo sembrava leggermente tesa. Infatti dopo circa quindici minuti, Lauren che era seduta al suo fianco le chiese spiegazioni.

"Stai bene Chloe?! Sembri strana!”

"Cosa?!"

"Ho chiesto se stai bene!" disse la ragazza alzando un po' la voce a causa del volume della musica un po' troppo alto.

"Si certo, sto bene!”

"Mi sembri un po' tesa stasera!" disse Lauren avvicinandosi di più per parlarle all'orecchio.

"No, sto bene davvero! Tranquilla!”

"Ok!”

"Ti va di ballare?!"

"Cosa?! Oh no, non mi va!”

"Dai su, non farti pregare!"

"No, vai tu!”

"Ok, se proprio non vuoi… Allison tu vieni?"

"No, ho un dolore atroce ai piedi! Grazie lo stesso ma per questa volta passo!”

"Non preoccuparti tesoro! Ci pensa il tuo Chris a farti compagnia!" disse Chris alzandosi dal divanetto afferrando per mano Lauren trascinandola in pista.

Si allontanarono ridendo. Chloe non riusciva a staccare gli occhi dai due. Si erano buttati nella mischia a ballare scatenandosi come matti. Troppo concentrata a guardare la scena non si accorse di stare bevendo un po' più del necessario. Allison e Jonathan si lanciarono uno sguardo d'intesa sorridendo. Dopo un paio di canzoni i due ragazzi tornarono a sedersi.

“Allora Chloe, dove sei finita in questi giorni?! Sei completamente sparita!” disse Jonathan curioso.

“Ehm, ho avuto molto da fare a lavoro!”

“Ma non dovresti avere dei vantaggi a dirigere il locale?!” chiese Chris.

“Beh, non lo dirigo io infatti, cioè solo quando manca il proprietario! E poi comunque si sa, da grandi poteri derivano grandi responsabilità!” disse scherzando suscitando le risate di tutti gli altri.

“Ragazzi avete notato la cameriera che continua a passare di qui lanciando occhiate al nostro tavolo?” chiese Allison.

“Quale cameriera?” chiese Jonathan.

“Ecco, a dimostrazione che potrebbero sfilarti la sedia da sotto al sedere e non te ne accorgeresti nemmeno!”

“Ma quanto sei divertente Chris, hai preso per caso lezioni da Lauren?” chiese Jonathan sarcastico.

“A dire il vero Chris, anche io mi sono resa conto della cameriera e non ci crederai ma ha puntato proprio te!” disse Lauren sorridendo.

“Me?! Davvero?! Non è che ti sbagli?!” chiese Chris incredulo.

“Non si sbaglia affatto! Ti ha puntato!” disse Allison.

“Chloe, tu te ne sei accorta?!” chiese Jonathan.

“Cosa?! Oh, io no! Ho la vista un po’ annebbiata al momento!”

“Si certo, dà la colpa all’alcool!” disse Chris ridendo.

“Non prendermi per il culo! Nemmeno tu lo hai capito e sei l’obbiettivo della cameriera!” rispose Chloe.

“Non capisco come facciate a non capire quando qualcuno sbava per voi! È completamente assurdo!” disse Allison bevendo.

“Io lo capisco quando qualcuno ha un debole per me, se sono lucida!” disse Chloe lasciando tutti in estremo silenzio.

“Che c’è?! Che ho detto?!” chiese Chloe confusa.

“Davvero?!” le chiese Jonathan scettico mentre lanciava un’occhiata a Lauren al fianco della ragazza.

Chris si grattò sorridendo. “Beh, allora immagino che la maggior parte del tempo tu sia completamente sbronza Chloe!” disse scoppiando a ridere.

“Cosa vorresti dire?!” chiese Chloe.

Lauren fulminò con lo sguardo Chris dandogli un calcio sotto al tavolo.

“Ahia!”

“Ok ragazzi! Ora la cosa più importante è capire cosa vuole fare Chris con la cameriera!” disse Allison salvando la situazione a favore dell’amica.

“Io?! Noooo, non voglio altre storie al momento! L’ultima storia che ho avuto mi ha devastato!”

“Come mai? Ha spezzato il tuo tenero cuoricino?!” chiese Allison.

“Non solo e poi era una pazza schizofrenica!”

“E tu Jonathan?” chiese sempre Allison.

“La mia ultima storia è stata una gran perdita di tempo!”

“In che senso?” chiese Chloe.

“Beh, diciamo mi piaceva molto però non me la voleva dare!”

“Chissà perché!” disse Allison sarcastica.

“Della mia non c’è bisogno che vi dica nulla! Tanto sapete già tutto! È stato davvero difficile per me!” disse Lauren.

“Oh, la mia piccolina!” disse Allison abbracciandola.

“Difficile… Pff! L’importante è che sia finita, no?!” disse Jonathan con sufficienza.

“La tua storia quando è durata?” chiese Lauren sfidandolo.

“Tre mesi!”

“Ecco, allora non paragonare le nostre esperienze! La mia storia è durata un anno! Era qualcosa di importante per me! C’è stato un legame che non si può stabilire in soli tre mesi!”

“Per non parlare del fatto che scopava alla grande, al contrario di te!” disse Allison.

“Allison!” disse Lauren scioccata.

Chris scoppiò a ridere sputando un po’ di vodka sul tavolo.

“Oddio, che schifo Chris!” disse Jonathan.

“Che c’è Lauren, è la verità! Eri tu a raccontarmi tutto! A volte anche i particolari più bollenti!” disse la ragazza sottovoce guardando Chloe.

“Sei un’idiota!” disse Lauren dandole un colpo sul braccio mentre gli altri ridevano.

A un certo Chris guardò Chloe. “E tu Chloe?!”

“Cosa?!”

“La tua ultima storia!”

Chloe ci penso su rendendosi conto che storie serie non ne aveva mai avute. C’era stata Rachel, la sua prima cotta. Anche se chiamarla cotta era fin troppo riduttivo. Lei si era perdutamente innamorata di lei. Ma lei ricambiava i suoi sentimenti? Sicuramente no. Come poteva ricambiare i suoi sentimenti se stava con Frank a sua insaputa? E poi tutti coloro che erano arrivati dopo di lei non contavano nulla. Duncan era solo un modo per distrarsi. E tutti gli altri e altre con cui aveva avuto a che fare da quando era giunta a Portland, non li ricordava nemmeno. Persino ricordare ricordarne i loro volti o i loro nomi era difficile.
I ragazzi la osservavano in attesa di una risposta.

“Io… sono stata davvero innamorata una volta! Ma… non ho mai avuto storie… come dire… serie!”

Gli altri rimasero ammutoliti non sapendo cosa dire. Per loro risultò difficile da credere. Possibile che non avesse mai avuto una storia importante? Essendo una bella ragazza avrebbe dovuto avere una fila di pretendenti. Tra questi, con qualcuno avrebbe potuto avere una storia importante. Invece lei stava dicendo tutto il contrario. Allison diede un’occhiata a Lauren alla sua destra. La ragazza non sapeva come prendere quella notizia. Tra l’altro quella era la prova concreta di quanto sapesse ancora poco di lei a causa della sua riservatezza. Alla fine fu Jonathan a interrompere quel momento.

“Non so loro Chloe, ma io ti ammiro e ti stimo per avere la forza di non cadere in nessuna trappola!” disse il ragazzo allungando il suo braccio verso di lei per far scontrare i loro bicchieri. La ragazza allungò il suo braccio e fecero tintinnare i loro bicchieri.


Shonei era seduta sul divano con la testa appoggiata all'indietro sullo schienale con un po' di bava alla bocca leggermente aperta. Nella mano destra teneva il telecomando della tv ben saldo nonostante dormisse. Nel frattempo Flerk stava rincorrendo qualcosa di invisibile muoversi nell'aria. Steph uscì dalla sua stanza dopo aver finito di leggere un libro. Si diresse al frigo prendendo un bicchiere di latte e solo allora si accorse della ragazza che stava dormendo. Scosse la testa e dopo aver finito di bere il suo latte si avvicinò a lei con l'intenzione di prendere il telecomando. Però non riuscì a tirarlo via dalla mano della ragazza che lo teneva saldamente stretto, come se da questo dipendesse la sua vita. Steph alzò il telecomando più in alto possibile alzando così in contemporanea anche il braccio della ragazza. Poi lasciando la presa, il braccio crollò assieme al telecomando sul divano sbattendo con forza, tanto che la ragazza si svegliò di soprassalto dallo spavento.

"Cosa è stato?!" disse allarmata mettendosi seduta mentre con una mano si asciugava un po' di bava dalla bocca.

"Era ora!” disse Steph sfilandole il telecomando di mano.

"Ehi! Stavo guardando la TV!"

"Davvero?! O era lei a guardare te sbavare come fai di solito?! Stavi dormendo idiota”.

"Tu non dormi quando sei stanca?!"

"E di cosa saresti stanca?!"

"Del viaggio!"

"Da Medford a Portland sono circa quattro ore! Se questo lo chiami viaggio!"

"Non ho dormito durante la notte!"

"Uh poverina chissà cosa hai fatto di così faticoso per non riuscire a dormire!" disse con sarcasmo Steph.

"Quello che di solito non fai tu, fottere!"

"Possibile che tu non riesca a pensare ad altro?!"

"Saranno affari miei cosa penso!" disse alzandosi dal divano per raggiungere il frigo. Prese il latte con l'intento di attaccarsi direttamente alla bottiglia ma Steph la bloccò.

"Non provarci nemmeno! Se vuoi bere devi prendere un bicchiere come fanno tutte le persone con un minimo di buona educazione e civiltà! So che non sei abituata né a una né all'altra! Però ricordati che finché resterai qui dovrai adattarti, altrimenti quella è la porta!" disse Steph indicandola.

Shonei in tutto questo era rimasta con la bottiglia in mano a guardarla incredula. Appoggiò la bottiglia sul banco da cucina per poi prendere un bicchiere riempiendolo di latte. Sempre senza staccare gli occhi dalla ragazza che la teneva d'occhio dal divano. Dopo aver bevuto il latte, rimise la bottiglia in frigo e si andò a risedere sul divano leggermente incazzata. Si vedeva che lontano un miglio che faticava a trattenersi e Steph ne gioiva dentro. Prima o poi avrebbe reagito e non vedeva l'ora. In questo modo avrebbe avuto la scusa per cacciarla mettendo così fine alla sua permanenza nell'appartamento.

"Mi ritieni responsabile di tutto, ma non è così! Chloe aveva già dei seri problemi prima di arrivare a Portland!" disse Shonei senza voltarsi verso di lei, continuando a guardare la tv senza seguire per davvero il film.

"Problemi che hai ingigantito con la tua sola presenza!" rispose Steph.

"Nemmeno io stavo passando un buon momento, cosa credi?!"

"E pensi che tu sia l'unica a non avere dei buoni momenti?! Lo capisci che Chloe aveva bisogno di altro e non di feste, alcool, droghe e sesso?! Lei non è te! Tu forse riesci ad andare avanti con la tua vita in questo modo, perché non hai mai provato niente di diverso, ma Chloe si! Aveva una vita diversa ed era felice! È quello di cui aveva bisogno! E niente di tutto quello che tu le offrivi l'avrebbe resa tale! Magari a te queste stronzate ti mandano al settimo cielo, ma con lei è diverso! Per lei tutto quello schifo era solo per buttarsi via! Ma tu eri troppo presa da te stessa per poterlo capire!"

Steph si alzò di nuovo dal divano per raggiungere il frigorifero e stavolta per prendere una birra. Mentre stava per stappare la bottiglia. Shonei la guardava seria in volto. Sembrava stesse per contrattaccare ma poi disse solo una parola. "Scusa!"

Steph la guardò confusa non aspettandosi quella reazione. Ma non si impietosì perché aveva ancora molto altro da dire. È quello era il momento giusto per farlo, grazie all’assenza di Chloe in casa.

"Quello di cui Chloe aveva bisogno un tempo, ne ha bisogno tutt'ora! Quindi smettila di indicarle il sesso come l'unica soluzione a tutti i suoi problemi! Non è quello che cerca, non più! Non sta più con nessuno da quando te ne sei andata! E questo la dice lunga sull'influenza che hai avuto su di lei! Lo so che aveva preso una brutta piega già prima di conoscerti, ma tu non hai fatto nulla per impedirle di toccare il fondo! Ed è questo che mi fa rabbia! Perché avresti potuto fare qualcosa ma non lo hai fatto! A parte quell'unica volta! Sei rimasta a guardare lo spettacolo! Anzi, ne hai fatto anche parte! Lauren è davvero interessata a Chloe. È una persona seria, responsabile e con la testa sulle spalle! Potrebbe davvero cambiare la sua vita! Chloe potrebbe essere felice con lei ricevendo l'amore di cui ha un disperato bisogno! Quindi non portarglielo via con le tue puttanate!"

Steph prese di nuovo posto sul divano e Shonei si alzò. "È meglio che vada a dormire!"

"Pff, certo...vai pure!" disse con una certa delusione. Si aspettava che dicesse qualcosa ma invece pensava ad andarsene a dormire.
Shonei arrivò davanti alla porta della stanza di Chloe bloccandosi. Si voltò verso di lei e i loro occhi si incrociarono.

"Mi dispiace immensamente per ciò che ho causato! Ma il fatto stesso che io l'abbia tirata fuori dai guai quella volta, dimostra che non avevo cattive intenzioni! Ti giuro sulla mia stessa vita che non era mia intenzione fare del male a nessuno, tanto meno a lei! So che ormai ciò che è stato non può essere cambiato! Ma ti giuro che troverò il modo di aiutare questa volta! Di farlo per davvero! E spero che riuscirai a perdonarmi, perché ti assicuro che non passa giorno in cui non pensi a cosa è successo e a cosa avrei potuto fare!”

“Non so se riuscirò mai a perdonarti!” rispose Steph nonostante era rimasta sorpresa dalle parole della ragazza. Di solito non era questo il suo modo di fare.

Shonei annuì. “Però… io ci proverò lo stesso!”

Detto questo si chiuse in camera per andare a dormire ammesso che ci sarebbe riuscita. Steph invece rimase a fare zapping sul divano pensando a Chloe. Aveva una strana sensazione a causa della sua voglia di uscire con Lauren. Che avesse qualcosa in mente?


 
Alla fine tra una chiacchiera e l'altra accompagnate da qualche risata Chloe riuscì a rilassarsi del tutto e godersi la serata. Tutto questo grazie anche all'aiuto del signor alcool. Riuscì a rilassarsi così tanto che i bicchieri di alcolici cominciarono a moltiplicarsi a dismisura diventando due, poi tre e così via fino a perderne il conto. E non fu l'unica ad alzare troppo il gomito ma anche tutti gli altri, inclusa Lauren. Era passata la mezzanotte e così decisero di mettere fine alla serata.

Quando salirono sull'auto Lauren si mise alla ricerca di qualcosa nella sua borsa. Chloe la guardò incuriosita. "Cosa stai cercando lì dentro?! Un nuovo mondo?!"

Lauren rise. "No, sto cercando di entrare in un'altra dimensione ultraterrena!”

Chloe rise rinunciando a mettere in moto l'auto. Voleva prima vedere cosa combinava la ragazza.

"Ma dove diavolo l'ho messo?!" disse Lauren seria. Iniziò a estrarre quello che conteneva la borsa appoggiando tutto sul cruscotto dell'auto. Chloe nel frattempo la osservava in attesa.

Man mano che la borsa si svuotava il cruscotto si riempiva di oggetti. Da quelli più utili a quelli più impensabili. Ormai c'era di tutto sul cruscotto. Accendini, pacchetti di sigarette, fazzoletti, assorbenti, trucchi, salviettine disinfettanti, bottiglietta d'acqua, specchietto, una pinza per capelli, pillole per il mal di testa e così via. Nel frattempo l'espressione di Chloe aveva subito delle variazioni. All'inizio era sorpresa anzi, quasi sconcertata. Poi cominciò a spuntarle un sorriso che diventò presto una risata.

"Perché stai ridendo?!" chiese Lauren divertita dall'espressione della ragazza.

Chloe cercò di calmare la sua risata per risponderle. "Beh, perché temo che da un momento all'altro possa uscire un Tyrannosaurus Rex da quella borsa!”

Lauren prima spalancò la bocca scioccata dalla battuta ma poi scoppiò a ridere dandole un pugno sul braccio. "Idiota, smettila di prendermi in giro!”

"Ma alla fine hai trovato quello che cercavi, sì o no?!"

"Si!" disse tenendo ancora una mano infilata nella borsa.

"Cosa hai lì, una pistola?!"

"No, chiudi gli occhi!”

"No, scordatelo!”

"Perché rifiuti ogni mia richiesta?!"

"Perché non mi fido!"

"Dai per favoreeee!" disse la ragazza mettendo il broncio.

Chloe sospirò. "E va bene, ma guai a te se fai scherzi!”

"Ok, chiudi gli occhi!”

Chloe chiuse gli occhi rimanendo in attesa. Lauren era quasi tentata di baciarla in quel preciso istante. Ma poi pensandoci bene scartò subito l'idea con sua grande frustrazione.

Chloe si ritrovò a sbirciare con un occhio sentendo dei strani rumori. La ragazza se ne accorse. "Ehi, ti ho vista sai?! Ti ho detto di tenere gli occhi chiusi, non fare la furba!”

"E va bene! Che palle però! Ti dai una mossa?!"

"Ok, quasi finito! Adesso apri la bocca!”

"Cosa?!" disse Chloe sbarrando gli occhi.

“Ti ho detto di chiudere gli occhi!”

“Non mi farò infilare niente in bocca se non so prima cos’è!”

“Di cosa hai paura?! Cosa potrei mai infilarti in bocca?! Nel caso non te ne fossi accorta sono una donna!” disse sorridendo maliziosa.

Chloe la guardò spalancando la bocca. “Davvero hai fatto una battuta del genere?! Perché questa è stata davvero pessima!” disse cominciando a ridere.

“Che posso farci?! Sono le conseguenze di frequentare te! È colpa tua se sto diventando così!”

“Oh certo, adesso è la colpa mia!”

“Chiudi gli occhi e apri la bocca! Muoviti!”

“Ok, ma stai ben attenta a quello che fai!”

Chloe chiuse gli occhi e aprì la bocca timorosa. Sbirciò di nuovo da un occhio e Lauren non potendone più le mise una mano sugli occhi. A quel punto con l’altra mano tirò fuori il tanto agognato oggetto misterioso che si era perso nei meandri della sua borsa. Infilò il bastoncino nella bocca della ragazza. Chloe in un primo momento stava per tirarsi indietro ma quando senti il sapore nella sua bocca si rilassò.

“È…fragola?!”

“Si!” rispose Lauren rimuovendo la mano dagli occhi della ragazza.

Chloe finalmente libera di poter aprire gli occhi, tirò fuori dalla bocca un lecca-lecca. “Davvero?! Un lecca-lecca alla fragola?!”

“Non so quale sia il tuo frutto preferito e quindi ho optato per la fragola!”

Chloe si rimise in bocca il lecca-lecca mentre la guardava. “Scommetto che la fragola è il tuo gusto preferito!”

“Ebbene sì, lo ammetto!”

“Non è male! Però non capisco per quale motivo tu mi abbia dato un lecca-lecca! Per caso ha un significato preciso?! Stai cercando di dirmi qualcosa?!”

“No, anche perché altrimenti ne verrebbe fuori una di quelle battute pessime, come quella di poco fa!” rispose Lauren ridendo.

Chloe cercò di trattenere una risata alle parole della ragazza. “Ok, allora dimmi perché!”

“Ti ho preso quel lecca-lecca così eviterai di uccidermi quando ti darò quello che voglio davvero!”

“C’è un doppio senso?!”

“Ma la smetti?!” disse la ragazza sorridendo, tirando fuori dalla borsa un pacchetto confezionato con carta da regalo e nastro. “Allora…”
Chloe sgranò gli occhi alla vista dell’oggetto.



No, non può essere. Non mi sta facendo un regalo è impossibile. Dio fa che non sia così.



La ragazza prosegui nella sua spiegazione per il regalo. “Io sapevo che il tuo compleanno fosse a marzo ma non conoscevo il giorno! Anche perché la prima volta che ci siamo incontrate al Paradise non me lo hai detto! Così poi mi è passato completamente di mente e inoltre abbiamo smesso di vederci per un po’ di tempo! Questa mattina mi sono ricordata grazie a ciò che ha detto Shonei e così ti ho fatto un piccolo pensierino! Non è niente di che, anche perché non so esattamente cosa ti piacerebbe ricevere! Adesso so che il tuo compleanno è stato l’altro ieri e quindi sono un po’ in ritardo, ma va bene lo stesso! Auguri di buon compleanno Chloe!” disse la ragazza chiaramente a disagio.

Le porse il pacchetto in attesa che lo prendesse. Chloe era completamente sbalordita e senza parole mentre la fissava. Non si aspettava davvero un gesto del genere da parte sua. Era terribilmente preoccupata e non sapeva come comportarsi. Il suo piano di mettere fine a qualsiasi cosa la ragazza volesse che nascesse tra loro, in quel momento andò a farsi benedire. Come poteva guardarla negli occhi e dirle che era consapevole del suo interesse e che non voleva saperne niente dopo aver ricevuto un regalo da lei? Si vedeva lontano un miglio quanto la ragazza ci tenesse davvero a darle quel regalo.

“Chloe, va tutto bene?!”

Chloe si tolse il lecca-lecca dalla bocca. “Si… è solo che… non avresti dovuto! Non era necessario!”

“Lo so, ma volevo farlo!”

Chloe fece un sospiro di rassegnazione prendendo il pacchetto dalle sue mani. Consegnò il lecca-lecca alla ragazza per farglielo tenere, ma lei se lo infilò in bocca. Chloe cercò di nascondere la sua sorpresa come poteva e iniziò a scartare il regalo. Quando rimosse la carta si ritrovò tra le mani una scatola blu leggermente larga e bassa. Prima di aprirla guardò di nuovo la ragazza. Lauren era in trepidante attesa per vedere la sua reazione, anche per capire se il regalo le sarebbe piaciuto. Quando Chloe aprì la scatola si trovò davanti a una collana in caucciù con un ciondolo triangolare in argento.



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Alzò lo sguardo verso Lauren. “Visto che indossi spesso la collana con i proiettili, ho pensato che ti sarebbe piaciuta averne una diversa!” disse la ragazza in imbarazzo.

Chloe tornò a guardare la collana prendendo il ciondolo fra le dita.

“Se per caso non ti piace possiamo anche…”

“No…” disse sottovoce Chloe mentre guardava la collana. “È davvero bella… mi piace molto!”

“Bene… meno male!” disse Lauren sollevata temendo che non le piacesse.

“Non avresti dovuto ma grazie davvero!” disse Chloe guardandola.

“La prossima volta che usciamo insieme voglio vedertela addosso! Anzi, togliti la giacca!”

“Cosa?! Adesso?!”

“Oh sì, adesso!” disse la ragazza infilandole il lecca-lecca in bocca e aiutandola a rimuovere la giacca.

Chloe si sfilò la sua inseparabile collana di proiettili indossando quella che le era stata appena regalata. Il ciondolo era in bella vista sulla maglia di Chloe.

“Wow! Ho scelto davvero bene!” disse la ragazza con gli occhi illuminati ma non tando dalla bellezza del ciondolo.

“Grazie ancora!” disse Chloe mettendo la sua vecchia collana nella scatola e rinfilandosi la giacca.

“Di nulla! Adesso sarà il caso che mi riaccompagni!”

“Certo!”

“Anzi no, aspetta! Stasera volevi restare sola con me per qualche ragione! Posso sapere quale?!”

Chloe guardò davanti a sé scuotendo la testa dopo aver finalmente masticato a dovere il lecca-lecca. “No, non era niente! Ero solo convinta che saremmo state sole!”

“Sei proprio sicura?”

Chloe si girò a guardarla prima di mettere in moto l’auto. “Si… ne sono sicura!”



Mi dispiace mentirti Lauren ma non posso proprio farti questo… non oggi… non così…



Giunsero davanti al condominio della ragazza e Chloe spense l’auto.

“È stata davvero una bella serata!” disse Lauren girandosi verso di lei.

“Si!”

"Ti va di salire un po' da me?!" chiese Lauren.

"Ehm... non lo so... io..."

"Oh avanti Chloe, mi dici continuamente di no! Solo un ultimo drink!”

"E va bene! Ma solo uno perché sono già fuori!”

"Ok, andiamo!”

Salirono al terzo piano raggiungendo l'appartamento della ragazza. Lauren aprì la porta facendosi da parte per farla entrare. Lauren si tolse il cappotto mentre Chloe si guardava intorno. L'appartamento sembrava decisamente più ampio rispetto a quello con cui condivideva con la sua amica. Aveva molte più stanze, ma del resto cosa ci si poteva aspettare da qualcuno che faceva il suo tipo di mestiere. Per di più prestava servizio anche in ospedale. Chloe non aveva mai chiesto quanto guadagnasse effettivamente, ma a giudicare dall'appartamento sicuramente non erano due soldi. Era tenuto tutto molto pulito e in ordine, tanto che Chloe si chiese se non avesse assunto anche una domestica. Tra la grandezza della casa e i suoi tanti impegni di lavoro allo studio e in ospedale, dove trovava il tempo per fare le pulizie?

"È carino qui!" disse Chloe.

"Forse un po' troppo grande per una persona sola, però ormai questa la sento casa mia!" disse Lauren prendendo due bicchieri avvicinandosi al mobiletto dei liquori.

"Ci hai vissuto sempre da sola?"

"No, non sempre. Quando sono arrivata a Portland, Allison mi ha ospitato da lei per qualche mese. Nel frattempo ho conosciuto una ragazza della quale mi sono innamorata. Anche lei stava cercando una sistemazione essendosi trasferita a Portland da poco. Così dopo qualche tempo che ci frequentavamo abbiamo deciso di andare a vivere insieme. Cosa ti va di bere? Ho del gin, martini, vodka..."

"Quello che prendi tu per andrà più che bene".

"Ok!" disse Lauren versando del gin nei bicchieri riempiendoli un po' troppo.

"Devo dedurre che se adesso vivi sola, le cose tra voi non siano andate proprio bene!" disse Chloe continuando a scorrazzare in giro per casa.

"Già, ci siamo lasciate dopo un anno di convivenza…" disse Lauren avvicinandosi a lei porgendole il bicchiere.

Chloe prese il bicchiere. "Grazie!”

"Prego!" disse Lauren sorridendole.

"Posso sapere cosa è andato storto tra voi? Sempre se non sono indiscreta!”

"No, non lo sei affatto! Semplicemente Elizabeth non amava fare progetti a lungo termine!”

"Elizabeth?!”

"Si è questo il suo nome!”

"Oh!" disse Chloe sorridendo.

"Che c'è?!"

"Niente, è solo che… quello è anche il mio secondo nome!”

"Davvero?!"

"Già!" disse Chloe prendendo un sorso dal suo bicchiere.

"Non sapevo nemmeno che avessi un secondo nome! Beh, in questo caso... non è che hai bisogno di un appartamento in cui vivere?!" disse Lauren scherzando suscitando una risata da parte di Chloe.

"Apprezzo il pensiero ma ho già una casa!”

"Ok, ma nel caso finissi per strada ricorda che la mia proposta è sempre valida!”

"Certo, me ne ricorderò!" disse Chloe iniziando a camminare guardando su un mobile dove vi erano delle foto.

"Quella è la mia famiglia! Mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella!" disse la ragazza avvicinandosi a lei indicandoli uno per uno.
"Sembrate molto uniti!" disse Chloe guardando la foto della famiglia al completo.

"Si, lo siamo…" disse Lauren con velo di tristezza che a Chloe non sfuggì.

"È da molto che non li vedi?!"

"Si, sono anni ormai! Da quando sono arrivata a Portland! Facciamo delle video chiamate ogni tanto, ma non è la stessa cosa!”

"Non vai a trovarli a causa del tuo ex, Steven?!"

"Si, so che vive ancora lì quindi evito occasioni di riportare scompiglio nella mia famiglia!”

"Beh, sono passati anni! Magari ha superato l'ossessione di te!”

"Non lo so questo e non voglio rischiare!”

"Dovresti andare a trovarli! La vita è troppo breve e imprevedibile! Un giorno ci sei e l'altro..." disse Chloe interrompendosi pensando ai suoi genitori.

Lauren era sul punto di farle qualche domanda ma ci ripensò, quando vide che Chloe continuava a guardare le altre foto.

"Questa è sempre tua sorella?!" chiese Chloe afferrando un portafotografie in cui c'era una ragazza.

"Si è lei!”

"Ti somiglia tanto! Deve essere bello avere dei fratelli!”

"Si lo è anche se a volte vorresti prenderli a testate nei denti!”

Chloe ridacchiò alle parole della ragazza.

"Deduco che tu non ne abbia!"

Chloe scosse la testa. "No, sono figlia unica!" disse mandando giù il resto del gin nel suo bicchiere tutto ad un fiato.

"Ne vuoi dell'altro?!"

"Oh no, basta così! Ho bevuto già troppo per oggi!”

"Ma no dai, vieni" disse Lauren prendendo la bottiglia e andando a sedersi sul divano. Chloe prese posto accanto a lei mentre riempiva di nuovo i loro bicchieri.

"Se non ti conoscessi potrei benissimo pensare che stai cercando di farmi ubriacare!" disse Chloe ridacchiando prendendo il bicchiere.

"Non credo visto che l'alcool sembri reggerlo molto bene!”

"Cosa posso dire?! Sono anni di esperienza! Sono una veterana nel campo!" disse ridendo insieme a Lauren.

Si guardarono a lungo mentre bevevano un altro sorso del loro drink.

"Credo che adesso… dovrei proprio andare..."

"No, non andare! Che fretta c'è?! Resta ancora un po'!" disse Lauren con filo di voce.

Chloe sorrise abbassando lo sguardo sul suo bicchiere per evitare di guardarla. Non voleva che lei si accorgesse della poca lucidità causatale dall'alcool, ma anche da qualcos'altro che era ben peggio dell'alcool. Cercava di ignorare le sensazioni che la vicinanza della ragazza le suscitava. Che fosse per il disagio evidente di Chloe, l'alcool che anche lei aveva in circolo, o semplicemente il suo desiderio nei confronti della ragazza, Lauren azzardò una mossa. Lasciò il suo bicchiere sul tavolinetto davanti al divano. Prese anche quello dalle mani di Chloe e appoggiò anch'esso. Si voltò fissandola negli occhi e quando Chloe cercò di distogliere lo sguardo da lei, Lauren le appoggiò una mano sulla guancia facendola voltare nella sua direzione. Chloe aveva il cuore a mille e stava facendo un'enorme fatica a non cedere. Sotto effetto dell'alcool e dinanzi alla determinazione della stupenda ragazza che aveva davanti era completamente impotente. Lauren si avvicinò di più appoggiando la sua fronte alla sua.

Afferrò con una mano la nuova collana che sporgeva sulla maglietta della ragazza. “Ti sta benissimo questa collana!” disse con voce suadente.

"Lauren... ti prego non…" disse Chloe a fatica.

"Perché no?!" chiese Lauren sussurrando.

Stringendo ancora la collana nella sua mano e senza aspettare nemmeno una risposta, Lauren l'attirò a sé fiondandosi sulle sue labbra, approfittando del momento di debolezza della ragazza. Se da una parte Lauren si sentiva colpevole di forzare la ragazza, dall'altra era convinta che per sbloccare quella situazione di stallo ci volesse una spintarella e grazie anche al suo stato evidente di ebbrezza, fu tutto molto più semplice. Il bacio si trasformò presto in qualcosa di più profondo quando Lauren afferrò il viso della ragazza facendo scontrare la sua lingua sulle sue labbra per chiederne l'accesso. Chloe all'inizio non cedette grazie a quel minimo di lucidità rimasta. Ma presto il suo corpo reagì alle attenzioni di Lauren e di lì a poco si ritrovò ad aprire la bocca rispondendo con passione al bacio. Mentre le loro lingue e le loro mani si esploravano a vicenda, Lauren sfilò la giacca di Chloe che iniziò a spingersi su di lei avvicinando ancora di più i loro corpi. Fece scivolare una mano sotto la gonna risalendo lungo la gamba.

Lauren le appoggiò una mano al petto per fermarla. "Aspetta!" disse alzandosi dal divano prendendola per mano conducendola nella sua stanza da letto.

Appena entrarono Chloe si fiondò di nuovo sulle sue labbra. Continuarono a baciarsi camminando verso il letto. Lauren prese il bordo della maglietta della ragazza e gliela sfilò velocemente. Chloe fece lo stesso con lei, sganciando anche il reggiseno iniziando a scendere con la bocca sul collo, provocando dei gemiti dalla ragazza. Anche Lauren sfilò il reggiseno di Chloe e poi seguendo i suoi lineamenti con le mani, raggiunse i suoi pantaloni per sbottonarglieli e sfilarglieli. Chloe la spinse sul letto rimuovendo la gonna sdraiandosi su di lei posizionando una gamba tra le sue facendo pressione con il ginocchio sulla sua intimità. Questo fece impazzire completamente la ragazza che infilò le mani tra i capelli di Chloe stringendola a sé mentre ansimava. Chloe la baciò scendendo dalla bocca al collo mordendola e succhiando tra i suoi denti un lembo di pelle, lasciando dei segni del suo passaggio. Proseguì scendendo sulla clavicola e su un seno, mentre con una mano si occupava dell'altro. Lauren spostò le sue mani alle spalle della ragazza stringendola e graffiandola. Poi lentamente arrivò sui fianchi di Chloe e infine sulle natiche spingendola sempre più verso di sé, mentre cominciava a sfilarle gli slip. Chloe non perse tempo ad aiutarla nel suo intento, sfilando anche quelli della ragazza. Si sdraiò di nuovo su di lei e lentamente fece scivolare la sua mano sulle parti intime di Lauren facendola eccitare di più. Lauren cominciò ad ansimare più forte ricambiando le sue attenzioni. Travolte dalla passione fecero sesso per la prima volta. Alla fine crollarono esauste addormentandosi avvinghiate ancora l'una all'altra.


Mezz’ora dopo Chloe aprì gli occhi lentamente mettendoci un po' a capire dove si trovasse. Si guardò intorno confusa, credendo di stare ancora dormendo. Poi appoggiando una mano sul suo ventre, si rese conto di essere completamente nuda e il ricordo di ciò che era successo la travolse in un istante. Girando di scatto la testa alla sua destra vide il volto addormentato di Lauren.

"Cazzo!" disse sottovoce Chloe portandosi una mano tra i capelli.
Si mosse lentamente nel letto con l'intenzione di rivestirsi e andare via, prima che la ragazza al suo fianco si svegliasse ma non fu così. Lauren si mosse di fianco a lei aprendo leggermente gli occhi guardandola con un sorriso.

"Mmm... ehi!" disse Lauren con un sussurro sorridendo.

Chloe rimase immobile a guardarla senza sapere cosa dirle.

"È tutto ok?!" chiese Lauren che non le staccava gli occhi di dosso.

"Si... certo!" rispose Chloe.

Lauren si sollevò leggermente per appoggiare la testa su una mano girandosi completamente verso di lei. "Hai una faccia che dice tutto il contrario!”

Chloe la guardò in silenzio ammutolita.

"Ok, allora senti... io di solito non faccio questo! Ci frequentiamo da soltanto un mese circa e forse abbiamo bruciato un po' le tappe, ma per quanto mi riguarda non mi pento di ciò che successo tra noi! Tu mi piaci Chloe e credo che questo si sia capito abbastanza bene! Spero che tu non ti sia fatta idee sbagliate su di me! Se credi che stiamo correndo troppo possiamo rallentare ok?! Ci conosciamo ancora da poco, ma possiamo sempre rimediare! Tu sai molte cose di me io invece ancora molto poco! Non sapevo nemmeno che avessi questo" disse sorridendo sfiorando con un dito il suo tatuaggio lungo il suo braccio.

"È molto bello, rappresenta qualcosa di importante per te?!"

Chloe continuò a guardarla silenziosa. Non era in grado di dire nulla di sensato che la togliesse dall'imbarazzo della situazione che più di tutti aveva cercato di evitare.

"Non vuoi dirmelo?! Da qualche parte dovremo pur iniziare, non credi?!" disse Lauren sorridendole un po' in ansia per l'atteggiamento della ragazza.

"Scusa, adesso devo proprio andare! Domani ho molto da lavorare!" disse Chloe rimuovendo la coperta dal suo corpo iniziando a cercare i suoi indumenti sparsi qua e là per rivestirsi.

Lauren la guardò stranita. "Chloe, puoi anche rimanere qui a dormire! Ti giuro che non ti farò pagare il posteggio!" disse cercando di alleggerire la tensione senza riuscirci.

Chloe continuava a rivestirsi davanti a una Lauren completamente confusa.

"Ok Chloe!" disse mettendosi seduta sul letto mentre con una mano reggeva la coperta avvolta attorno al suo corpo. "Posso sapere che sta succedendo?! Perché adesso sono leggermente confusa! È stato così orribile che preferisci andartene o cosa?!"

Chloe si voltò verso di lei mentre si abbottonava i jeans. "Lauren, ti giuro che non è colpa tua, ok?! Non sei tu il problema, ma io! So che ti risulta difficile da capire, ma credimi è molto meglio così!”

Lauren la guardò con un'espressione corrucciata. Si passò una mano tra i suoi capelli lunghi spostandoli da un lato. "Aspetta un attimo, mi stai per caso dicendo che quello che abbiamo fatto è sbagliato?!"

"Sono davvero dispiaciuta per tutto Lauren! È tutta colpa mia quello che è successo!"

"No! Non si può parlare di colpe e non sei stata l'unica a volerlo! Lo volevo anche io!"

"Quello che è successo tra noi è avvenuto solo perché abbiamo bevuto troppo!”

"Forse per te Chloe, ma non per me! Hai capito cosa ho detto prima?! Ti ho detto che mi piaci! Quello che è successo non era dovuto all'alcool!"

"Per me si, se fossi stata in me non sarebbe successo! Ho esagerato nel bere e non sarei dovuta entrare nel tuo appartamento! Io non volevo che succedesse!"

"Ma è successo! E non dirmi che non era quello che volevi perché non ti credo! Cosa c'è?! Per caso non sono stata all'altezza delle tue aspettative?! Vuoi per caso che ti rimborsi a causa della tua insoddisfazione o cosa?!" disse Lauren ormai furibonda alzando la voce.

"Non dire stronzate Lauren!"

"Scusami tanto per averti rubato del tempo prezioso! Però devo dirtelo Chloe, mi stai trattando come se ti avessi costretta a fare qualcosa con la forza e non è affatto così! Ti ho offerto ancora da bere con l'intento di farti rilassare! Ho notato quanto eri tesa questa sera! Non volevo approfittare di te! E poi non sei stata tu a dire di reggere l'alcool?!"

"Non ti sto addossando la colpa di nulla! Ti sto dicendo che è colpa mia, perché per quanto tu potessi provarci io non sarei dovuta cadere nella tua trappola!"

Lauren sconvolta dalle sue parole rimase in silenzio. Chloe si rese conto dalla sua espressione che aveva detto qualcosa di troppo. "Non volevo dire... mi sono espressa male, ok?!"

"No Chloe! Ti sei espressa benissimo invece! Io sono una poco di buono che puntava solo a portarti a letto! E che ha deciso di farti bere pur di raggiungere il suo obbiettivo, giusto?!"

Chloe sentendosi attaccata, rincarò la dose. "Oh avanti Lauren! È questo a cui puntavi da sempre, non di certo alla mia amicizia! Perché era chiaro come il sole cosa volessi da me!"

"Quindi quello che è successo tra noi era solo una botta e via! Fantastico! A saperlo prima mi cercavo quale altra cliente! Magari una che ci sappia fare di più a letto. Almeno una delle due poteva considerarsi soddisfatta!" disse Lauren furibonda provocando Chloe.

Chloe la guardò incassando il colpo della ragazza. Annuendo con la testa si rimise addosso la giacca. Poi estrasse il portafoglio da una delle tasche interne e tirò fuori una banconota da venti dollari lanciandola sul letto in direzione della ragazza. "Ecco qua, così non avrai speso la tua cazzo di serata inutilmente!"

"Sai cosa ti dico Chloe?! Vaffanculo! Sei una grande stronza! Non voglio vederti mai più!” disse Lauren alzandosi dal letto trascinandosi dietro la coperta ancora avvolta attorno al suo corpo.

Chloe nel frattempo si diresse alla porta per uscire dalla stanza. "Resta pure dove sei, conosco già la strada!"

Lasciò l'appuntamento sbattendo la porta. Raggiunse l'auto non riuscendo a metterla in moto. Colpì il volante con i palmi delle mani con rabbia lanciando un urlo, per svuotarsi dalla tensione accumulata. Guardò un attimo verso il portone dalla quale era uscita. Poi finalmente riuscì a mettere in moto l'auto, accelerando di colpo facendo stridere le ruote sull'asfalto. Lauren nel frattempo aveva ricominciato a bere per cercare di calmarsi, senza riuscirci. Dopo essersi scolata altri due bicchieri, scaraventò il terzo verso il pavimento. Si portò una mano sulla bocca iniziando a piangere raggomitolandosi a terra. Chloe tornò al suo appartamento cercando di non fare rumore per non svegliare Steph che stranamente si era addormentata sul divano, forse in attesa che rientrasse. Spense il televisore prendendo il telecomando appoggiato sul tavolinetto e si diresse in bagno. Si sciacquò il viso. Poi appoggiò le mani al bordo del lavello guardandosi allo specchio, notando i segni evidenti che Lauren le aveva lasciato sul collo. Infine vide il ciondolo che la ragazza le aveva regalato. Si maledisse mentalmente per ciò che le aveva fatto. A un tratto abbassò lo sguardo verso le sue mani. Le alzò davanti a sé notando che stava tremando. Strinse le mani a pugno per cercare di fermarle. "No.… non di nuovo!”

Attese di riuscire a calmarsi e poi raggiunse la sua stanza mentre Flerk la seguiva. Entrò in camera iniziando a spogliarsi mentre Shonei era sul lato destro del letto. Pensava che stesse dormendo ma si sbagliava di grosso. Infatti dopo essersi sfilata la maglia si sedette sul letto e la ragazza si voltò verso di lei.

“Notte brava?!”

“Ehi, pensavo stessi dormendo!” disse Chloe girandosi a guardarla.

“No, non riesco a dormire! Allora, com’è andata?! Le parti basse possono ringraziare?!” disse sorridendo.

Chloe in tutta risposta rimase in silenzio. Si voltò di nuovo dandole le spalle iniziando a togliersi le scarpe. Shonei capì subito che qualcosa non andava.

“Ehi, è tutto ok?!”

“Shon, ti dispiace se non ne parliamo?!”

“Si, mi dispiace! Cosa è successo?!”

Chloe si fermò dal togliersi le scarpe.

“Chloe?!”

“Io non so più che sto facendo!” disse cominciando a piangere.

“Ehi! Che è successo?!” disse Shonei tirandosi via la coperta di dosso, accendendo la luce e avvicinandosi a lei. Si sedette accanto a lei abbracciandola.

“Shhh, non piangere e raccontami cosa è successo dai!” disse Shonei sciogliendo il loro abbraccio guardandola negli occhi.

“Non sarei dovuta uscire con lei stasera! Volevo solo farle capire di non avere nessuna speranza con me! Ma poi niente è andato come avrei voluto! Non sono riuscita a dirle nulla e poi ho bevuto tanto e… cazzo!”

“Si vede e si sente lontano un miglio che hai bevuto! Quindi parla a bassa voce perché se ti becca Steph in questo stato sono casini! Perché non sei riuscita a dirglielo se era quello che volevi?!”

Chloe abbassò lo sguardo sulla sua collana e Shonei prese il ciondolo tra le sue mani. “È per questo che non le hai detto nulla?! Te lo ha dato lei?!”

Chloe annuì. “Ha pensato bene di farmi un regalo per il mio compleanno!”

“Oh cazzo! Merda! Sono stata io a tirare fuori questa faccenda stamattina!”

“No, Shon non è colpa tua! Sarebbe successo lo stesso questo casino!”

Shonei guardò di nuovo il ciondolo e sorrise. “Sai cosa simboleggia il Nodo Celtico di Tyrone?!”

“Cosa sarebbe?!” chiese Chloe confusa.

“Quello che hai tra le tette scema!”

“Ah, questo!” disse afferrando il ciondolo. “Infatti mi chiedevo cosa diavolo fosse!”

“Avresti dovuto chiederglielo cos’era e soprattutto cosa rappresentasse! Avresti capito qualcosa in più!”

Chloe alzò lo sguardo dal ciondolo per guardare la ragazza. “Cosa significa?!”

“Anticamente i nodi Celtici avevano il potere di sconfiggere il male quindi assumevano un significato di protezione!”

“E ora cosa significa?!” disse Chloe tirando su col naso.

“Il nodo di Tyrone raffigura una vita unita a quella di un’altra persona! Non una persona qualunque, ma qualcuno a cui si è legati da un profondo sentimento! Che sia un amico, o un fidanzato! Dà un senso di continuità e di unità al rapporto! Deve tenerci davvero tanto a te!”

“Merda!” disse Chloe pensando a come era finita la serata. Poi guardò la sua amica confusa. “Come cazzo sai queste cose?!”

Shonei rise. “Può non sembrare ma io so molte cose…” Poi tornò seria. “… come so che lei ti piace tanto!”

“No, non…”

“Piantala di dire cazzate! Ho visto come la guardi! Puoi mentire quanto vuoi ma io so come stanno le cose! Lo sai che ho fiuto! Non capirò tante altre cose ma le persone si!”

“Comunque sia, adesso è finita!”

“Che hai combinato?!”

“Ci ho fatto sesso!”

“E dov’è il problema?!”

“Io non volevo che succedesse nulla! Però io... non sono riuscita a…”

“Perché era quello che volevi! Non c’è nulla di sbagliato in questo!”

“Ma io volevo mettere fine a tutto!”

“Qualcosa mi dice che sei comunque riuscita a raggiungere il tuo scopo!”

“Abbiamo discusso!”

“Wow, che record! Tutto in una sera! Nemmeno io sono capace di tanto!” disse Shonei cercando di smorzare la tensione del momento.

“Le ho fatto capire che quanto successo è stato un errore e che fosse tutta colpa mia! Che non volevo che succedesse! Che ho bevuto troppo! Però lei non era della mia stessa idea!”

“Che altro?!”

“Non ricordo le parole esatte ma praticamente le ho detto che sono caduta nella sua trappola! Come se l’unico suo intento fosse di portarmi a letto approfittando della situazione! Ma non volevo dire questo!”

“E cosa volevi dire?!”

“Non lo so! Ci siamo alterate e ha detto qualcosa che mi ha mandato letteralmente in bestia cazzo! In risposta ho tirato fuori il portafoglio lanciandole dei soldi sul letto!”

“Tu cosa?! Ma che cazzo Chloe! Devi assolutamente bere di meno cazzo! Cosa ti ha detto di così grave per spingerti a un gesto del genere?!”

“Ha detto che se avesse saputo prima si sarebbe cercata qualcun altro! Una che ci sapesse fare di più di me a letto! Così che almeno lei potesse considerarsi soddisfatta!”

“Uhhh! Cazzo! Sai, me ne hanno dette veramente tante in vita mia, ma questa mai! Scusa se te lo dico ma lei sa davvero il fatto suo! Sa come lanciare colpi bassi e stenderti! È una persona intelligente!”

“Non vuole vedermi più e fa bene! Volevo chiudere con lei per non farle del male e invece... gliene ho fatto lo stesso!”

Chloe si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia chinandosi in avanti e portandosi le mani tra i capelli. Shonei la guardò attentamente mentre cercava di trattenersi dal piangere di nuovo.

“Ascoltami Chloe!” disse Shonei appoggiandole una mano sulla schiena. “Devi capire… anzi, devi convincerti di quello che vuoi davvero dalla vita! Perché temo che tu già sappia cosa vuoi, ma hai paura e questo lo capisco! Nella tua vita hai perso davvero tanto, ma fa parte del passato! Adesso per una buona volta hai la possibilità di essere felice! Lo so che credi che possa finire tutto da un momento all’altro come sempre ma non è detto che succeda! Guarda la tua vita Chloe e mettila a confronto con quella di prima! Hai un lavoro e per di più hai ricevuto una promozione! Una casa dove vivere e degli amici che ti vogliono bene! Tutto questo è importante per te, eppure non hai perso nulla! Quella ragazza non vuole altro che stare con te! E lei non è Rachel… non morirà solo perché tu decidi di amarla!”

Chloe si voltò a guardarla.

“La gente non muore a causa tua Chloe!”

“E se qualcosa dovesse andare storto?! Se per qualche ragione lei dovesse soffrire a causa mia?! Io non riuscirei mai a perdonarmelo! Lei ha già sofferto tanto nella sua vita e non merita di soffrire ancora!”

“E tu lo meriti Chloe?! Meriti ancora di soffrire rinunciando a tutto quello che potrebbe renderti felice?!”

Chloe non rispose.

“Non possiamo sapere in anticipo cosa succederà tra un giorno, un mese o un anno! E se proprio lo vuoi sapere non ci dovrebbe nemmeno interessare! Quello che conta davvero è oggi! Non il passato, non il futuro ma oggi! E non puoi impedire di farla soffrire, perché l’amore è così! L’amore è sofferenza! Nessun rapporto è perfetto! Perché diavolo credi che io non abbia mai nessuna relazione?! E se non sarai tu ad arrecarle dolore sarà qualcun altro!”

“Se l’amore è sofferenza allora perché mi stai consigliando di provarci?!”

“Perché stai soffrendo lo stesso!”

“Tu cosa faresti al mio posto?!”

“Non posso dirtelo io cosa devi fare! Questa è una decisione che devi prendere soltanto tu! E comunque io non farei nulla lo sai! Ma noi due siamo diverse! Tu al contrario di me hai la capacità di amare e ti ammiro per questo! Perché nonostante tutto quello che hai vissuto, possiedi ancora la capacità di piangere, di preoccuparti per gli altri, di temere di fare del male e di prenderti anche delle responsabilità che non ti appartengono! Non buttare via ciò che sei soltanto per paura! Chloe… basta scappare!”

Chloe la guardò annuendo ma un pensiero le passò per la testa. “Anche tu scappi!”

Shonei rimase sorpresa dalla sua affermazione. “Si, è vero! Sono scappata sempre da tutto! Ma adesso sono qui e non vado più da nessuna parte!”

“Mi sei mancata davvero tanto Shon!”

“Anche tu mi sei mancata Chloe!” disse dandole un pugno su un braccio sorridendo. “Vieni qui!”

L’attirò a sé abbracciandola tenendola stretta a lungo. Mentre erano ancora in quella posizione Shonei pensò a qualcosa. “Posso sapere quanti soldi le hai dato?!”

Chloe si stacco sbuffando. “Dai Shon, per favore!”

“No davvero, voglio saperlo! Quanto?!”

Dopo qualche esitazione la ragazza rispose a disagio grattandosi la nuca. “Venti dollari!”

Shonei la guardò seria in volto strabuzzando gli occhi! Poi un sorriso cominciò a dilatarsi sul suo viso fino a scoppiare a ridere contagiando anche Chloe. “Cazzo! Ti odierà per sempre! È questo che vale a letto?! Venti dollari?! Sono due le possibilità, o sei tirchia o non capisci un cazzo di donne!”

“Avevo solo quelli perché ho pagato da bere a tutti stasera, per farmi perdonare di essere sparita nel nulla!”

Shonei continuava a ridere e poi smise quando vide lo sguardo di Chloe cambiare.

“Lei non ne vuole sapere più niente di me!”

“Dalle tempo, vedrai che le passerà!”

“Anche se fosse io non so ancora cosa fare!”

“Rifletti su quello che ti ho detto Chloe! E adesso mettiamoci a dormire che ho sonno!”

Si infilarono sotto le coperte dopo aver spento la luce e rimasero in silenzio immerse nell’oscurità della stanza a guardare il soffitto. A un certo punto Shonei chiese: “A parte i venti dollari spesi, ti è piaciuto?!”

“Si, sono stati i migliori venti dollari ben spesi in tutto il resto della mia cazzo di vita!”

Cominciarono a ridere di nuovo come matte continuando a dire le solite cavolate fino a quanto, stremate dalla stanchezza si addormentarono. Nel frattempo Steph dormiva beatamente sul divano in compagnia di Flerk che torreggiava sulla sua pancia.


 
Martedì 14 marzo 2017

Seattle

Il mattino seguente David decise di partire per poter finalmente mettersi alla ricerca di Chloe. I Caulfield non erano a conoscenza dei suoi piani. L’unica a saperlo era Max che in nessun modo avrebbe tradito la fiducia dell’uomo.

“Ci dispiace che tu vada via così presto David. Pensavano ti saresti fermato più a lungo” disse Vanessa.

“Ti ringrazio tanto per la vostra ospitalità Vanessa, ma era mia intenzione passare di qui solo per un breve saluto”.

“Quindi tornerai a Tillamook adesso?”

“Non al momento. Ho un impegno urgente che non posso davvero più rimandare”.

“Sai che sarai sempre il benvenuto qui da noi. Inoltre spero tanto che terrai in considerazione la proposta dell’altra volta”.

“Ti ringrazio Ryan, prometto di farci un pensierino. Chissà, prima o poi anche io mi dovrò fermare” disse con un sorriso.

Vanessa si avvicino all’uomo abbracciandolo. “Stammi bene David e facci sapere tue notizie ogni tanto”.

“Lo farò Vanessa non preoccuparti” disse ricambiando l’abbraccio della donna.

Ryan si avvicinò ad abbracciarlo con una pacca sulla spalla. “Arrivederci David”.

Poi abbassò la voce per non farsi ascoltare dalle due donne. “Mi dispiace di non essere stato in grado di fermarla”.

“Non avresti potuto fare nulla per impedirglielo quindi non preoccuparti”.

Infine l’uomo si avvicinò a Max che era rimasta più indietro. Si lanciarono uno sguardo di intesa e poi si abbracciarono. “Teniamoci in contatto Max e ricorda che se hai bisogno di qualcosa basta una telefonata! Sarò subito da te! Va bene?”

“Si David” disse Max guardandolo con occhi lucidi.

“In bocca a lupo per quando andrai a Portland e salutami tanto Kate e Victoria. Prometto che la prossima volta mi fermerò più a lungo così potremo passare un po’ di tempo insieme”.

“Sarà fatto!”

L’uomo si allontanò per raggiungere la sua nuova auto ma si fermò a guardare di nuovo Max. La ragazza si avvicinò di nuovo lui abbastanza da non essere ascoltata dai suoi genitori. “Se trovi quello che stai cercando, ti prego di farmelo sapere”.

“Te l’ho promesso Max ed è quello che farò. Fidati di me”.

La ragazza annuì con un sorriso triste. David salì in auto dando un colpo di clacson prima di allontanarsi per il suo lungo viaggio alla ricerca di Chloe.

“Cosa gli hai detto?” chiese Ryan avvicinandosi a sua figlia.

“Di fare buon viaggio e di avvisarci quando arriva”.

L’uomo annuì appoggiandole un braccio attorno alle spalle le diede un bacio sulla fronte mentre rientravano in casa in compagnia di Vanessa.


 
Portland

Steph si svegliò sentendo un peso sulla pancia e quando aprì gli occhi si ritrovò con la faccia di Flerk a un passo dal suo viso mentre soffiava. Lanciò un urlo spaventoso facendo saltare dal letto le due ragazze che dormivano.

“Santiddio, ma cos’è stato?!” chiese Shonei mettendosi a sedere nel letto con i capelli scompigliati.

“Porca puttana Flerk!” disse Chloe catapultandosi fuori dal letto uscendo dalla stanza. La prima cosa che vide fu Steph in piedi sul tavolo e Flerk che continuava a soffiare nella sua direzione mentre saltava sulle sedie per raggiungerla.

“Chloe, prendi quel maledetto gatto e chiudilo in camera a chiave!”

“Si, va bene… a chiave?!”

“Si! Credi che non è capace di aprire le porte?!”

“A dire il vero non ricordo di non averglielo mai visto fare!”

“Tu no, perché è me che vuole uccidere!”

Shonei comparve sulla soglia della porta della stanza di Chloe mentre sbadigliava.

“Oh buongiorno Shon, vedo che per te gli indumenti sono un optional!” disse Steph con sarcasmo.

La ragazza la guardò confusa e poi si diede un'occhiata addosso. Aveva dormito con reggiseno e slip. “Ma non sono nuda!” disse guardando tra Steph e Chloe.

“Non guardare me!” disse Chloe che aveva addosso una canotta e pantalone di pigiama lungo.

“Fa bene Flerk a darti una lezione Steph!” disse Shonei rientrando in camera con Flerk alle calcagna.

“Occhio Shon, sappi che Flerk odia le lesbiche!” disse Chloe prendendosi gioco di Steph.

La ragazza fece una smorfia. “Idiota! Mi aiuti a scendere dal tavolo?!”

“Si, mia padrona!” disse Chloe aiutandola ascendere. Non appena Steph rimise i piedi a terra, la guardò in modo strano.

“Che c’è?! Vuoi per caso baciarmi?!” disse Chloe scherzando.

“Credo che già ci abbia pensato qualcun altro a questo!” rispose l’amica ammiccante.

Chloe all’inizio non capiva di cosa stesse parlando, ma poi si ricordo dei segni che aveva al collo. Istintivamente si portò le mani al collo.

“Ah ah, ormai è troppo tardi! Ora voglio sapere cosa è successo! Avanti racconta!” disse Steph entusiasta.

“No!” rispose Chloe allontanandosi.

“Non puoi lasciarmi così sulle spine! Dimmi almeno se cupido ha fatto il suo dovere!”

“No!”

Shonei uscì di nuovo dalla sua stanza rivolgendosi a Steph distraendola. “Adesso sono presentabile?! Vado bene così?! Ti piaccio?!” chiese con sarcasmo la ragazza dopo aver indossato una maglietta senza maniche e dei pantaloncini.

Steph la guardò prima seriamente e poi iniziò a ridere. “Oh Shon, tu non mi piaci a prescindere!”

Chloe non potendone più di loro si diresse in bagno per fare una doccia.

“Ehi tu! Con te non ho ancora finito! Voglio sapere cosa è successo!” disse Steph a Chloe che la ignorò.

Shonei nel frattempo meditava vendetta guardandola. E quale miglior vendetta se non…

Rientrò velocemente in stanza prese Flerk e tornò da Steph rincorrendola per casa con l’intenzione di lanciarle il gatto addosso.


 
 
Lauren incontrò gli amici nel locale dove facevano colazione di solito, quando non andavano al Paradise. Erano tutti e quattro davanti a una tazza di caffè fumante e ciambelle. Facevano colazione ancora un po’ stonati dalla serata precedente a causa dell’alcool.

“Mi potete dire che diavolo ci facciamo qui?!” chiese Jonathan confuso.

“Stiamo facendo colazione” disse Chris addentando una ciambella.

“Si, ma pensavo saremmo andati al Paradise!”

Chris fece alzata di spalle.

Allison dopo un attimo di indecisione decise di dire l’unica cosa che sapeva per certo. “Ehm, stamattina la qui presente Lauren mi ha detto che avremmo fatto colazione qui! Non so altro!” disse prendendo un sorso dal suo caffè.

I ragazzi guardarono Lauren in attesa di una qualche spiegazione, che non arrivò. La ragazza era troppo concentrata a pensare alla sera precedente.

“Wow! Vedo che siamo molto socievoli stamane!” disse Jonathan con sarcasmo.

“Lauren, è successo qualcosa per caso? Sembri troppo assorta oggi” disse Chris preoccupato.

“Ehi!” disse Allison dandole una piccola gomitata al braccio per portarla al presente. “Cosa è successo? Si tratta di Chloe?”

“Già…”

“Ieri sera abbiamo discusso!”

“Per cosa?” chiese Chris.

“È complicato da spiegare!”

“Beh, provaci, noi siamo tuoi amici!”

Lauren sorrise al ragazzo. “Pensavo di essere riuscita ad arrivare a lei in qualche modo. Invece mi sono resa conto di essere sempre al punto di partenza! Non ha importanza quanti risultati io riesca a ottenere! Non serve a nulla! Con lei riesco fare solo un passo avanti e cento indietro e questo è snervante!”

“Non è che magari ti stai illudendo di vedere cose che non ci sono?!” chiese Jonathan.

“No! Lo so che lei prova qualcosa per me, non mi immagino nulla! Lo vedo come mi guarda! E lo sento quando anche solo per un attimo, mi lascia avvicinare quel tanto che basta per scorgere qualcos’altro di lei”.

Allison appoggiò una mano sulla sua per confortarla.

“Forse semplicemente non è interessata a te, accettalo!” disse Jonathan con tono burbero.

“Invece lo è!” rispose Lauren a tono.

“Ma forse non lo è abbastanza!”

“Ma cosa ne vuoi sapere tu?!” chiese la ragazza iniziando a scaldarsi.

“Sai Lauren è da tempo che penso a una cosa e ho sempre evitato di dirla!”

“Bene, allora tira fuori quello che hai da dire! Non vorrei che ti esplodesse in faccia un giorno!”

“Ti accontento subito! Il motivo del fallimento delle tue relazioni sei soltanto tu! Sei tu il vero problema!”

“Cosa?!” chiese Lauren sconcertata.

“Ok ragazzi! Adesso diamoci una calmata! Non è né il momento né il luogo per mettersi a bisticciare!” disse Chris cercando di calmare gli animi.

“Ragazzi per favore!” disse Allison agitandosi.

“Il tuo errore più grande è quello di relazionarti con persone problematiche! Che hanno problemi esistenziali!
Scegli dei casi umani per poi cercare di salvarli quando invece quella che dovrebbe essere salvata sei tu, dalle tue stesse cazzate! È stato così con quello psicopatico di Steven. È stato così con quello psicopatico di Steven. Stessa cosa con Elizabeth che veniva da una situazione famigliare complicata! Con due genitori che non erano capaci di stare nella stessa stanza per più di due minuti senza mandarsi al diavolo! E tu stavi già programmando una vita felice con lei, senza chiederti nemmeno se era proprio quello che lei volesse! E per fortuna non conosco le tue altre storie, ma sono più che sicuro che sono finite tutte allo stesso modo visto che ora vai dietro a Chloe! Non sei capace di fermarti quando è ora di farlo Lauren! Ti lamenti di situazioni che sei tu stessa a creare! A volte le persone dovresti lasciarle libere di decidere cosa fare! E smettila di fare la crocerossina una buona volta e pensa a te stessa! Non tutti sentono il bisogno di essere salvati!” disse Jonathan alzandosi da tavola uscendo dal locale furibondo.

Le sue parole lasciarono Lauren sgomenta. Chris si alzò dal tavolo scusandosi con le ragazze. “È meglio che…”

“Si, vai Chris!” disse Allison al ragazzo che si allontanò subito dopo.

“Ehi, Lauren!”

“Bene… è colpa mia adesso!”

“No, non era quello che voleva dire!”

“Allora cosa Allison?!”

“Io credo che lui ha solo esagerato e abbia esposto le cose in modo errato!”

“Aspetta… gli stai dando ragione per caso?!”

Allison non rispose e Lauren lasciò dei soldi sul tavolo uscendo di corsa dal locale. La ragazza arrivò al parco sedendosi su una panchina per fumare. La sua amica la raggiunse sedendosi al suo fianco. Senza guardarla cominciò a parlare.

“Non credo che Jonathan abbia ragione quando dice è colpa tua! Niente di ciò che hai vissuto è colpa tua! Credo solo che tu non abbia molta fortuna in amore e che oltre a questo hai davvero la capacità di scegliere persone che hanno dei conti in sospeso con la loro vita! Non lo fai di proposito, ti viene naturale! Ti innamori di persone che purtroppo non sono in grado di darti ciò di cui hai bisogno! Ti ho vista combattere per persone che non facevano altro che pensare ai loro bisogni! Hai cercato di aiutare persone che non volevano essere aiutate! E tutto questo lo fai perché tu sei così! Ed è una delle cose che più ho apprezzato di te conoscendoti! Siamo diventate amiche perché tu sei una di quelle che si dona agli incondizionatamente! E ti giuro che se dovessi avere dei casini non vorrei nessun altro al mio fianco!”

Lauren continuava a fumare mentre alcune lacrime iniziarono a scenderle sul viso.

“Odio vederti in questo stato e ti giuro che vorrei poter far qualcosa per aiutarti! Tu meriti di più Lauren! Meriti qualcuno che non abbia bisogno di aiuto ma qualcuno che ti aiuti! Non qualcuno che ha bisogno di ricevere amore ma che senta la necessità di donarlo! Hai sempre pensato agli altri mettendo te al secondo posto e non è giusto! È ora che siano gli altri a metterti al primo posto! E se così non può essere allora non sono le persone giuste per te! Non potranno mai renderti felice! E in quel caso dovrai fare la cosa più difficile di tutte! Lasciarle andare! Lo so che fa male ma non hai altra scelta! Non puoi combattere battaglie contro i loro demoni, se non c’è chi le combatta insieme a te!”

Ormai anche gli occhi di Allison si erano riempiti di lacrime. Si guardarono per poi abbracciarsi stringendosi forte.
“Andrà meglio vedrai! Te lo prometto!” disse Allison accarezzandole la schiena.



 
Shonei si fermò a un distributore di sigarette e dopo aver ritirato il resto attraversato la strada per raggiungere la sua auto. Poco distante dalla sua posizione due ragazzi erano in una macchina in attesa di un loro amico che si era fermato a parlare con qualcuno per strada.
Il ragazzo seduto dal lato del passeggero la guardò attraversare dando un colpo al braccio al suo amico di fianco. L’altro si voltò verso di lui alzando gli occhi dal telefono. Vide il suo amico fare un cenno con la testa nella direzione della ragazza. Quando i suoi occhi si posarono sulla ragazza abbassò gli occhiali da sole incredulo.

“Ma quella è… Shonei?!”

“Si cazzo, è proprio lei!”

“È di nuovo a Portland!”

“Ne ha di coraggio!”

“Credi che dovremmo dirlo al capo?!”

“Non lo so ma tanto prima o poi verrà comunque a saperlo! Quindi forse è il caso che siamo noi a farlo! Giusto per entrare nelle sue grazie!”

“Va bene, lo avviseremo”.

Shonei mise in moto la sua auto allontanandosi ignara di essere stata già avvistata.



 
Chloe era dietro al bancone del bar per servire i clienti. Guardò l’orologio da parete per vedere l’ora. Poi il suo sguardo cadde sul tavolo dove Lauren era solita sedersi. Un magone le si fermò in gola al pensiero di quanto male le avesse fatto. Pensò che in nessun modo Lauren l’avrebbe mai perdonata.



 
Seattle

I Caulfield erano a lavoro mentre Max stava preparando il pranzo per quando sarebbero rientrati. La giornata cominciata con un sole accecante si era annuvolata subito dopo la partenza di David. Stava per andare a prendere il suo telefono di sopra per chiamare Victoria quando sentì suonare alla porta. Si bloccò sulle scale chiedendosi chi potesse essere a quell’ora e soprattutto con quel tempaccio. Non potevano essere i suoi genitori. Andò ad aprire la porta e rimase sorpresa di vedere chi fosse. Era completamente bagnato da capo a piedi, nonostante fosse arrivato con la sua auto che rimasta parcheggiata in modo casuale accanto al marciapiede.

“Cosa ci fai tu qui?! Non dovresti essere al college?!” chiese la ragazza confusa.

“Sono uscito prima di proposito perché avevo bisogno di vederti adesso!”

“Perché?! Cosa c’è così urgente da saltare le lezioni e arrivare qui con questo tempaccio!”

Lucas la guardò cercando il coraggio di parlare. “Io ti amo Max e sono venuto qui per chiederti di non andartene! Resta qui a Seattle!” disse con determinazione il ragazzo.

Max rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Il ragazzo le si avvicinò di colpo afferrando il suo viso tra le mani baciandola mentre la pioggia incessante iniziò a battere più forte su Seattle.

                                                                                                                             

                                                                          Continua…

 

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Capitolo 11
*** Tornare a respirare ***


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Scelgo di vivere e non
di sopravvivere. Scelgo di
essere semplice, perché
per me è un valore. Scelgo
di ascoltare il cuore e non
la ragione, perché non amo
i rimpianti. Scelgo di
guardare avanti, perché il
passato l'ho già vissuto.


 
                       (Luna Del Grande)



 
Capitolo 11

Tornare a respirare



Martedì 21 marzo 2017

Seattle

Era passata una settimana da quando aveva parlato con il suo ex ragazzo. Max, non aveva avuto modo di aggiornare le sue amiche sugli ultimi eventi a causa di impegni con i suoi genitori e visite ad alcuni famigliari. Ma finalmente quel mattino era giunto il momento. I suoi genitori erano appena usciti per andare a lavoro e Kate aveva deciso di prendersi una giornata lontana dal college. Le ragazze erano nella stanza di Max.

“Che cosa?!” disse Victoria incredula alle parole di Max.

“Pensavo che non ti rivolgesse più la parola” disse Kate.

“A quanto pare ha deciso di mettere fine al suo silenzio” disse Max.

Victoria si sentiva molto minacciata da quella situazione. Temeva che in qualche modo il ragazzo sarebbe riuscito a trattenere Max a Seattle. “Santo cielo! È uno che non si arrende!”

“Penso che sia molto determinato” disse Kate.

“Determinato?! Io preferirei definirlo ottuso! Quando capirà che è finita?! Forse dovresti essere un tantino più convincente Max!”

“Victoria questo non spetta a te dirlo! Deve essere Max a decidere cosa fare!”

Max seduta sulla sua scrivania guardò le due ragazze sedute sul letto e disse qualcosa che spiazzò entrambe. “Il suo gesto mi è servito molto per capire cosa provo davvero per lui”.

Le ragazze si guardarono tra loro e poi di nuovo Max.

“Max, se non ti decidi a essere più chiara e a dirci tutto finirò per impazzire! E per la cronaca, se decidi di rimanere qui a Seattle io…”

“Victoria smettila!” disse Kate afferrandole un braccio per farla zittire.

“Dopo avermi chiesto di rimanere a Seattle mi ha baciata!”

“Cosa?! Ma si certo, giusto per approfittare della situazione e convincerti a rimanere!” disse Victoria infastidita.

“Lo trovo un gesto romantico e nello stesso tempo disperato! Credo che abbia davvero paura di perderti!” disse Kate.

“È solo il suo modo di tenere tutto sotto controllo anzi, di tenere sotto controllo lei!” disse Victoria indicando Max.

“Non credo sia così ma anche se fosse non è servito a molto” rispose Max.

“Che vuoi dire?” chiese Kate curiosa.

“Quando mi ha baciata, per la prima volta non ho provato davvero nulla, come se non fosse successo niente! Mi ha lasciata completamente impassibile! Il punto è che io non credo… di averlo mai amato…”

“Oh! Beh, in questo caso fiuuu!” disse Victoria passandosi una mano sulla fronte come per asciugarsi il sudore.

“Victoria!” disse Kate con tono di rimprovero.

“Che c’è?! È la verità! Questo per me è motivo di sollievo e dovrebbe esserlo anche per te! Perché questo vuol dire che Max verrà con noi a Portland!”

“Si, io verrò con voi perché non ho nessun motivo per rimanere”.

“Ma lui come l’ha presa? E soprattutto tu cosa gli hai detto?” chiese Kate.


 
Martedì 14 marzo 2017

Lucas la guardò cercando il coraggio di parlare. “Io ti amo Max e sono venuto qui per chiederti di non andartene! Resta qui a Seattle!” disse con determinazione il ragazzo.

Max rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Il ragazzo le si avvicinò di colpo afferrando il suo viso tra le mani baciandola.
Poi si staccò da lei continuando a tenere entrambe le mani sul suo viso guardandola negli occhi. “Di qualcosa ti prego?!”

“Lucas… mi dispiace… ma io non posso!”

“Cosa?! Perché no?!” chiese Lucas rimuovendo le mani dal viso della ragazza.

“Perché io voglio partire con Victoria e Kate! Perché è arrivato il momento di pensare al mio futuro e nel mio futuro tu non ci sei! Almeno non come vorresti!”

“Ma io… noi due…”

“Non esiste nessun noi e non sai quanto mi dispiaccia ammettere che tu avevi ragione!”

“C-cosa vuoi dire?!”

“Tu per me sei stato davvero importante ma non più di chiunque altro! Mi siete stati tutti molto vicini nel periodo più buio della mia vita! Senza te, Kristen, Kate e gli altri non ne sarei mai uscita! La vostra vicinanza mi ha permesso di rimettermi in piedi! Era quello di cui avevo bisogno in quel momento e voi c’eravate! Mi avete dato tanto, tu mi hai dato tanto e te ne sono eternamente grata! Ma quello che provo per te è soltanto affetto, non amore!”

Lucas la guardava in piedi fermo sulla soglia della porta con i capelli gocciolanti. La pioggia non voleva saperne di fermarsi come il dolore del ragazzo alle parole di Max.

“Ti giuro che non volevo andasse così la nostra storia! Mi sento male per questo ma non è colpa mia! Io non sono come tutte le altre ragazze! Perché non tutte sono sopravvissute a una tragedia come quella che ho vissuto io! Non tutte si sono svegliate di notte con l’orrore negli occhi sentendosi morire dentro! Non tutte si sono sentite non meritevoli di vivere! E nessuno porta dentro di sé i sensi di colpa che so, non mi lasceranno mai definitivamente! Sono sopravvissuta a tutto questo anche grazie a voi, ma adesso devo vivere per davvero! Per farlo devo seguire la mia strada qualunque essa sia! Devo capire cosa voglio dalla mia vita, perché io non lo so ancora! Ma una cosa la so per certo! Non posso rimanere qui e soprattutto non posso stare con te! Non meriti questo! Tu hai bisogno di qualcuno che ti ami davvero Lucas e quella purtroppo non sono io! E mi dispiace perché tu sei un bravo ragazzo, un buon amico e mi hai aiutato tanto! Ma io non potrò mai ricambiare… non nel modo in cui tu vorresti!”
Lucas abbassò lo sguardo sulle sue scarpe. Alcune gocce di pioggia gli cadevano dalla fronte. Frastornato dalle sue parole disse soltanto: “Sono bagnato fradicio!”

“Lucas, hai compreso cosa ho detto?!”

Il ragazzo rialzò la testa guardandola. “Si, certo! Non mi ami e non l’hai mai fatto!” disse con amarezza. Poi cambiò tono vedendo che Max era dispiaciuta per la sua reazione. “Va bene così Max! Davvero! Insomma, non posso costringerti ad amarmi!”

“Come io non posso costringermi a non volerti bene!” disse Max con gli occhi lucidi.

Lucas annuì. “Lo so Max! Credo di averlo sempre saputo ma mai accettato! Adesso che ne sei consapevole anche tu non mi resta altro da fare che arrendermi all’idea!”

“Mi dispiace tanto Lucas!” disse Max mentre una lacrima le scendeva sul viso.

“Anche a me Max… anche a me!” disse il ragazzo appoggiandole una mano sul viso. Poi iniziò ad avvicinarsi per abbracciarla ma si bloccò per non rischiare di bagnarla.

Quando lui si fermò di colpo fu Max che infischiandosene di bagnarsi, si fiondò tra le sue braccia. Le avvolse le braccia attorno al collo stringendolo vicino a sé chiudendo gli occhi cercando di ricacciare indietro le lacrime inutilmente.

“Max, ti bagnerai tutta così!”

“Si… lo so!” disse ridendo fra le lacrime.

“Mi mancherai terribilmente Max!”

“Anche tu Lucas, ma ti prometto che ci rivedremo ancora! Non è un addio… a meno che tu non voglia…”

“Dammi solo un po’ di tempo Max!” disse lui staccandosi dall’abbraccio. Si avvicinò di nuovo dandole un bacio a stampo.

“Adesso devo andare!”


Mentre lui si allontanava Max disse: “Ci rivedremo ancora prima della mia partenza?!”

Lui si voltò sorridendo fermandosi in mezzo alla pioggia allargando le braccia. “Siamo o non siamo amici?!”

Lei corse fuori verso di lui abbracciandolo di nuovo. “Ti voglio bene Lucas!”


 
“Quindi tu non lo hai mai amato?! Neanche un po’?!” chiese Kate sorpresa.

“Credo di aver frainteso i miei sentimenti per lui!”

“Ma io pensavo ti piacesse sul serio!” disse Victoria.

“Anche io lo pensavo!” rispose Max.

“Beh, checché se ne dica Lucas si è dimostrato molto maturo ad accettare la fine della vostra storia pur rimanendoti amico! Non capita spesso!”

“Si, è vero! Mi dispiace davvero tanto fargli del male così! Ma se fossimo rimasti insieme saremmo stati in due a soffrire!”

“Hai preso la decisione giusta!” disse Kate.

“Si, hai fatto la cosa giusta Max e finalmente ora non c’è davvero più nessun ostacolo alla nostra partenza!”

Kate alzò agli occhi al cielo sospirando alle parole di Victoria e Max non poté fare a meno di ridere.

“Che c’è adesso?! Che ho detto di male?!” chiese Victoria.

“Niente è solo che dici sempre le parole giuste al momento giusto!” rispose Kate con sarcasmo.


 
Portland

Dopo aver acquistato un giornale per controllare gli annunci di lavoro, Shonei decise di prendere un caffè al locale dove aveva conosciuto Lauren. La sua speranza era di trovarla lì visto che aveva smesso di presentarsi al Paradise con grande dispiacere di Chloe, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Il suo intento era quello di trovare il modo di farle riappacificare, ma il suo compito sarebbe stato tutt’altro che semplice, visto che entrambe le ragazze erano molto testarde e orgogliose. Raggiunse il locale sedendosi a un tavolo e ordinando un caffè che arrivò poco dopo. Iniziò a sorseggiare la sua bevanda fumante lanciando un’occhiata verso la porta di entrata e una sul giornale. Doveva iniziare a cercare un lavoro prima di essere sbattuta fuori dall’appartamento da Steph. Tirò fuori dalla sua giacca un pennarello cerchiando di rosso gli annunci di lavoro più interessanti, ma senza dargli molta importanza. Alzò gli occhi dal giornale per guardare l’entrata e in quel momento notò qualcuno seduto al bancone del bar che la osservava. Si voltò alle sue spalle per rendersi conto se l’obbiettivo fosse qualcun altro ma non c’era nessuno dietro di lei. Tornò a guardare davanti a sé e in quel preciso istante vide Lauren entrare nel locale, ma la ragazza non si accorse della sua presenza. Lauren si avvicinò al bancone del bar ordinando un caffè e dopo essere stata servita si diresse verso un tavolo per sedersi. Shonei a quel punto si alzò prendendo il giornale e il suo caffè fingendo di stare per andarsene e poi finse di accorgersi di lei mentre passava accanto al suo tavolo.

“Ehi!”

La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto guardando fuori attraverso la finestra del locale. Quando sentì pronunciare il suo nome quasi saltò dallo spavento.

“Ciao Lauren!”

“Oddio!” disse la ragazza portandosi una mano al petto.

“Scusami, non volevo spaventarti! Di solito ho questa faccia al mattino ma ti giuro che posso migliorare!” disse Shonei sorridendo cercando di farla rilassare riuscendo nel suo intento.

Lauren sorrise. “Stavolta ti perdono ma la prossima volta, avvisami della tua presenza in maniera un po’ meno irruente!”

“Ok, mea culpa. Ti posso offrire un caffè per farmi perdonare?”

“Arrivi tardi” disse Lauren alzando la sua tazza di caffè.

“Beh, io ci ho provato. Posso farti compagnia?” chiese Shonei sedendosi senza nemmeno aspettare la risposta.

Lauren aprì la bocca per risponderle, ma non fece in tempo visto che ormai la ragazza si era già seduta dinanzi a lei. “Ma prego…” disse facendo buon viso a cattivo gioco.

“Allora, come va? È da un po’ che non ci si vede” disse Shonei bevendo il suo caffè.

“Già”.

“Sai, credo che il caffè del Paradise sia molto meglio di questo”.

“Allora perché sei qui?”

“Sto aspettando una persona che ho come l’impressione mi abbia dato buca. Ma non è come pensi perché nessuna mi dà buca. È un amico che sto aspettando. È stato lui a scegliere questo posto”.

“Ah” disse Lauren sorridendo disinteressata bevendo il suo caffè.

“E tu?”

“Io cosa?”

“Cosa ci fai qui?”

“Volevo semplicemente un caffè”.

“Ah… e non preferisci quello del Paradise?”

“Non più”.

“Allora deduco che prima ti piacesse e ora non più, giusto?”

Lauren prese un altro sorso del suo caffè corrugando la fronte. “Stiamo parlando ancora del caffè, vero?!”

“Ma certo, di che altro dovremmo parlare?!”

“Infatti!”

“Chloe non esce più dal suo appartamento dopo il lavoro! Non vi vedete più, giusto?! Non si saranno rotte altre tubature, vero?!”

Lauren appoggiò la tazza sul tavolo e la guardò dritta negli occhi. “Per quale motivo sei qui Shonei?!”

“Te l’ho già detto! Per vedere un amic…”

“No, dico sul serio Shonei! La vera ragione per cui sei qui!”

“Io non…” disse Shonei sospirando arrendendosi.

“Lo sapevo!” disse Lauren iniziando ad alzarsi dalla sedia per andare via.

Shonei si alzò di scattò afferrandole un braccio. “Aspetta Lauren!”

“Lasciami andare Shonei, non vorrei doverti rovinare quel bel faccino che ti ritrovi!”

“Ok, io ti lascio ma solo se mi permetti di parlare con te un attimo!”

“Non vedo di cosa dovremmo parlare, inoltre ti conosco appena! Non parlo dei fatti miei a degli estranei! E poi sono sicura che sei stata già aggiornata dalla tua amica su cosa è successo! Quindi smettila di prendermi per il culo e lasciami il braccio!”

“Si è vero! So cosa è successo!"

“Pff, c'era da aspettarselo! Ti ha mandata lei per caso?! Vuole sapere se è riuscita nel suo intento di farmi sentire una merda?! Bene, dille pure che ha raggiunto il suo scopo! Falle i complimenti da parte mia!”

“Non è stata lei a mandarmi, ti ho cercata io! So che sei arrabbiata in questo momento e credimi lo sarei anche io al posto tuo! Ma concedimi il tempo di spiegarti cosa è successo...”

“Lo so bene cosa è successo! C'ero anche io!”

“No, tu non c'eri quando è rientrata a casa!” disse Shonei lasciandole il polso.

Lauren rimase ferma dov'era per decidere cosa fare.

“A te la scelta Lauren! Ma credimi se ti dico che se vai via senza ascoltare cosa ho da dire, commetti un gravissimo errore! Puoi sentire cosa ho da dire e andartene lo stesso!”

Lauren si sedette lentamente di nuovo sulla sedia e subito dopo Shonei fece lo stesso.

“Dunque ti ha raccontato tutto! Spero non una versione diversa dalla verità!”

“No, non aveva motivo di farlo! Lei quando è rientrata era a pezzi!”

“Oh povera Chloe!” disse la ragazza sarcastica. “Ero io quella a pezzi Shon, non lei!”

“Si vede che non la conosci bene!”

Lauren scoppiò in una risata mentre la persona al bancone del bar continuava a guardare Shonei. “Sai, hai perfettamente ragione non la conosco affatto! Non so niente di lei, perché non mi hai mai parlato di sé della sua vita o della sua famiglia! Assolutamente nulla! E credimi ci ho provato tanto a farla parlare ma senza nessun risultato! Però poi lasciavo perdere perché tanto lei cambiava discorso e io non volevo essere insistente”.

“E non ti sei mai chiesta perché non parlasse con te di queste cose?!”

“Certo!”

“E che risposta ti sei data?!”

“Che non le interessassi e vedendo com'è finita suppongo che avevo pienamente ragione!”

“No, sei fuori strada Lauren! Vedi lei...” disse Shonei cercando di trovare le parole giuste per farle capire la situazione della sua amica senza rivelarle nulla.

Chloe non avuto una vita facile e so cosa stai per dire! Che la vita non è facile per nessuno e bla, bla, bla, però devi capire che lei ha sofferto in modo davvero terribile perdendo ogni suo punto di riferimento! Ha vissuto delle tragedie enormi e..."

“Che tragedie?! Sei stai cercando di impietosirmi con stronzate inventate sul momento per farmi provare pietà per lei, ti dico subito che con me non funzionano!”

“Lauren, io non posso parlartene! Sono cose davvero troppo personali e non posso dirti niente senza il suo consenso! Tradirei la sua fiducia così!”

“Allora perché sei qui?!”

“Perché voglio farti capire che Chloe soffre nel non vederti più e per come si è comportata con te! Sa di aver sbagliato!”

“Allora perché non c'è qui lei, invece di te?!”

“Perché teme tu non voglia più avere niente a che fare con lei!”

“E a buon ragione direi! Cosa si aspettava dopo essersi comportata in quel modo?!”

“Lei è molto orgogliosa e quindi trova un po' difficile fare il primo passo per scusarsi con te visto che hai alzato un muro!”

“E dovrei essere io a fare il primo passo al posto suo?!”

“No, però dovresti facilitarle un po' il compito! Magari potresti ritornare a frequentare il Paradise! Così lei vedendoti troverà la forza di farsi avanti!”

“Bene! Lei sbaglia e io devo facilitarle il compito! Fantastico! Perché non ci ho pensato prima?! Era così semplice! Bastava solo strisciare da lei calpestando la mia dignità! Non hai nemmeno la più pallida idea di quello che mi stai chiedendo Shonei!”

“Invece lo so bene! Perché si vede che sei una persona orgogliosa e lo sono anche io! Quindi so bene come ci si possa sentire! Ma non ti chiederei niente del genere se non fossi del tutto certa di quello che dico! Sta soffrendo per tutta la situazione anche se non vuole darlo a vedere!”

Lauren incrociò le braccia al petto riflettendo su quello che Shonei le stava dicendo. “Non capisco! A cosa serve tutto questo?! Solo per pulirsi la coscienza?! Tanto non ci sarà mai nulla tra di noi!”

“Questo non è detto!”

“Cosa vuoi dire?!”

“Io la conosco da meno tempo rispetto a Steph, ma so com’è fatta! Forse perché siamo molto simili sotto certi aspetti! E molto dipende dal fatto che abbiamo vissuto delle situazioni nella nostra vita che ci hanno segnate profondamente e che...”

“Cosa Shonei?!”

Shonei rimase un attimo in silenzio pensando alla sua di vita. “È difficile parlare di certe cose! Ed è per questo che non si apre facilmente! Ti posso dire che ho visto come ti guarda! Tu non le sei indifferente anche se lei non lo ammetterà mai...”

“Ma perché?!” chiese Lauren interrompendola.

“Perché ammetterlo vorrebbe dire che sente il bisogno di qualcosa che teme! Lauren, lei ha una paura fottuta di legarsi a qualcuno!”

Lauren chiese: “Ha perso qualcuno?!”

Shonei la guardò sospirando e poi annuì. “Molto più di qualcuno direi, ma non posso dirti nulla cerca di capire! Deve essere lei a parlartene! Credimi il giorno che lo farà capirai chi è Chloe! Soprattutto capirai perché non ti ha detto nulla fino a ora! Ma se tu adesso la tieni a distanza non lo scoprirai mai! Io ti dico che lei vorrebbe venire da te ma non ci riesce! Tu puoi darle la spinta di cui ha bisogno! E per quello che vale io credo che lei ha bisogno di te!”

“Sai che quello che stai dicendo mi sembra assurdo?!”

“Lo so, ma fidati di me! Dalle la possibilità di dimostrarlo! Cazzo Lauren, ti sto spingendo tra le sue braccia nonostante io ti abbia messo gli occhi appena ti ho vista! Sto rinunciando a provarci con te lasciandoti a lei! Questo dovrà pur significare qualcosa?!” disse sorridendo.

Lauren sorrise alle sue ultime parole. “Lo avevo capito!”

“Certo, è così stramaledettamene evidente quando mi piace qualcuno!” disse Shonei ridendo.

“Quindi cosa devo fare visto che sei tu l'esperta?!”

“Torna a prendere il caffè al Paradise!”

“Soltanto questo?!”

“Si, a meno che tu non voglia sbilanciarti un po' e rivolgerle la parola! Il che non sarebbe affatto male!”

“Scordatelo!”

“Come non detto, allora solo il caffè!”

“Ok, ma non so ancora se farlo!”

“Bene, tu riflettici quanto vuoi perché tanto quando ti deciderai, lei sarà ancora lì a mangiarsi il fegato!”

“Secondo me esageri!”

“No, per niente! Lei ci sta male davvero e secondo me non passa un solo giorno in cui non pensa a come si è comportata! Sa di aver sbagliato con te e si sente in colpa! Ma come al solito pensa che sia questo che adesso merita! La tua completa indifferenza e assenza! Non ha il coraggio al momento di presentarsi davanti a te sapendo che non accetteresti le sue scuse!”

“Non lo so! I miei amici mi hanno fatto notare che faccio sempre scelte azzardate! Mi relaziono continuamente con persone incasinate e poi devo farmi sempre in quattro a causa dei loro problemi esistenziali! Alla fine penso di più alla felicità altrui che alla mia! E loro hanno ragione, devo pensare a me stessa!”

“Però con lei potresti essere felice! C'è solo un ostacolo da superare, il suo passato! Non c'è altro contro cui combattere! Ma lo capisco se non te la senti! Io ti chiedo solo di pensarci attentamente!”

“Lo farò! Posso sapere cosa ti ha raccontato?!”

“Mi ha detto del ciondolo! Io so cos'è quel simbolo e le ho spiegato il suo significato, ma avresti dovuto essere tu a farlo!”

“Ti ha detto cosa è successo dopo che noi... sì insomma...”

“Si! Avete litigato e ti ha lanciato dei soldi! Gesto orrendo lo so, ma...”

“Oh andiamo Shonei, non la difendere!”

“Era molto infastidita dal tuo commento! Praticamente le hai detto che avresti preferito scoparti qualcun'altra visto che lei non è stata granché! Sia chiaro, non voglio difendere Chloe a tutti i costi, perché anche per me lei ha toppato alla grande! Però devi ammettere che ci sei andata giù pesante anche tu! Lei si è soltanto adattata alla situazione con l'intento di ferirti come hai fatto tu con lei! E ci è riuscita! In questo lei è molto brava ma anche tu lo sei!”

"Non lo pensavo davvero!" disse Lauren abbassando lo sguardo sulla sua tazza di caffè ormai freddo.

“Nemmeno lei!”

Lauren rialzò lo sguardo verso di lei.

“Voleva soltanto ferirti! Lei è stata davvero bene con te! E sono più che sicura che non vali soltanto venti dollari!”

Lauren le lanciò un’occhiataccia.

“Per la cronaca quella sera lei aveva solo quelli nel portafoglio!”

Lauren scosse la testa incredula alle parole della ragazza.

“Ok, questa suonava davvero male, scusa! Però mi ha detto che per pagarvi da bere è rimasta a secco! Ecco il motivo dei venti dollari!”

“Se non la smetti ti ammazzo!”

“Ok, ok! Basta così!” disse Shonei alzando le mani in segno di resa.

A un tratto Lauren guardò l'orologio. “Merda, il tempo è volato! Scusami Shon ma adesso devo proprio andare!”

“Tranquilla va pure! E mi raccomando rifletti su ciò che ti ho detto!”

“Va bene ma non prometto nulla! Adesso devo correre a lavoro!”

“A proposito, Chloe mi ha detto che sei fisioterapista! Quindi se ho qualche problemino me lo curi tu?!”

“Shonei, se per caso oggi ti sei presa gioco di me! Se qualcosa dovesse andare storto per la faccenda di Chloe, avrai davvero bisogno di un bravo fisioterapista! Ma purtroppo per te non sarò io e sai perché?! Perché sarò io a farti del male!”

“Oh cazzo! Così mi ecciti Lauren!”

La ragazza rise scuotendo la testa mentre si allontanava. “Ciao Shon!”

“Ciao Lauren!” disse Shonei alzandosi sperando di riuscire a ottenere il risultato desiderato. Poi si voltò verso il bancone notando che la persona che la fissava era ancora lì. Prese il suo giornale e si avvicinò al bancone sedendosi su uno sgabello affianco alla persona misteriosa.

“Posso avere un altro caffè?” chiese Shonei all'uomo dietro al bancone.

“Certo, subito!”

Shonei si voltò a guardare alla sua sinistra incrociando lo sguardo della ragazza che le sorrideva. “Salve!”

“Salve!”

“Ci conosciamo per caso?”

“No, non credo” rispose la ragazza.

“Beh, in questo caso...” disse Shonei allungando una mano per presentarsi. “...io sono Shonei, ma puoi chiamarmi anche Shon”.

“Piacere di conoscerti Shon, io sono Audrey” rispose la ragazza stringendole la mano.

“Hai un bel nome”.

“Grazie”.

“Sei di queste parti?"

“Si, tu?”

“Adesso sì!” rispose Shonei sorridendo.
 
Chloe avendo la mattinata libera decise di mettere un po' di ordine in casa e fare pulizie. Doveva pur tenersi impegnata per non pensare a Lauren. Si sentiva terribilmente in colpa ma nonostante questo non si decideva a chiamarla o cercarla. Sapeva di avere torto marcio ma non si decideva a scusarsi con la ragazza. L'idea di ricevere un bel vaffanculo diretto non rientrava tra le sue priorità. Dopo aver terminato le faccende domestiche decise di preparare qualcosa per pranzo, ma prima diede da mangiare al gatto. Mentre riempiva le ciotole di acqua e crocchette, entrò Steph in appartamento come una furia. La ragazza dopo tanta insistenza, era riuscita a scoprire la sera prima da Shonei, cosa fosse realmente successo il giorno del suo appuntamento con Lauren. Non aveva avuto modo di chiederle spiegazioni a causa dei turni diversi per cui non si erano nemmeno incrociate. Ma adesso che aveva appena staccato dal lavoro e Chloe era in casa poteva finalmente parlargliene.

“Davvero Chloe?!”

Chloe era ancora in ginocchio a riempire le ciotole. “Cosa?!” chiese confusa.

“Le hai dato venti dollari per aver fatto sesso con te?!”

“Oh cazzo, io Shon l'ammazzo!”

“Se vuoi ti do una mano, ma prima di tutto mi devi spiegare alcune cose! Primo, come cazzo hai potuto fare un gesto così riprovevole?! L'hai trattata come una puttana! Secondo, perché diavolo devo venire a sapere queste cose da qualcun altro invece che da te che sei mia amica?! Per di più ho saputo tutto da Shon dopo averla pregata per una settimana, ti rendi conto dell'assurdità?! Ecco perché Lauren non si fa più né vedere né sentire! Per averne la certezza che Shon non mi prendesse per i fondelli ho chiamato Allison e indovina un po'?! Ha confermato tutto!”

Chloe si alzò guardandola. “Cosa vuoi fare adesso?! Vuoi prendertela con me?! Farmi sentire in colpa?! Sai che c'è, mettiti pure in fila perché al momento basto io per quello!”

“Perché fai questo?! Perché allontani le persone?! Perché allontani me?!”

“Io non ti sto allontanando!”

“Ah no?! Allora spiegami perché non sei venuta a dirmi cosa era successo?!”

“Perché volevo tenermi tutto per me e non parlarne con nessuno!”

“Ma con Shon ne hai parlato!”

“Era sveglia quando sono rientrata quella sera!”

“E quindi hai pensato bene di parlarne con lei ma non con me!”

“Steph, non fare la gelosa adesso!”

“Cosa?! Io gelosa?! Oh no, no, io non sono affatto gelosa ma delusa! È molto diverso il concetto! Sono anni che viviamo insieme e tu a volte mi tratti come un’estranea! Come adesso ad esempio! Ma sì, tanto ora che è ritornata la tua migliore amica…”

“LEI NON È LA MIA MIGLIORE AMICA! IO NON HO PIÙ UNA MIGLIORE AMICA TE LO SEI FORSE SCORDATA?! NON HO PIÙ UN CAZZO DI NIENTE!” disse Chloe alzando la voce.

Steph rimase a guardarla per un po’ poi annuì. “Grazie della considerazione Chloe! Non siamo niente, me ne ricorderò la prossima volta!” disse dirigendosi verso la sua stanza.

“Cazzo! Non volevo dire…”

“Ma lo hai detto Chloe! Lo hai detto! Come sei abituata a fare di solito! Perché sei capace di tenerti le tue faccende tutte per te! Però poi quando ti scaldi e apri quella fottuta bocca del cazzo, viene fuori solo una valanga di merda!”

“Io non ho pens…!”

“Esatto Chloe, tu non pensi mai prima di parlare e sparare a zero su chiunque! Questo è quello che ti viene meglio! Lo so che a volte potrei risultare assillante, ma io voglio solo che tu mi parli se ne hai bisogno! Se sei nella merda per qualche ragione vorrei che tu me ne parlassi, così potrei aiutarti come dovrebbero fare gli amici! Lasciati aiutare cazzo! Ah già, dimenticavo di non rientrare in quella categoria!” disse Steph entrando nella sua stanza sbattendo la porta.

Chloe si preparò in fretta uscendo di casa per fare un giro aspettando l’orario del suo turno al Paradise.
 
Shonei in compagnia della sua nuova conquista, accantonò ancora una volta la ricerca di un lavoro. Le due ragazze avevano pranzato insieme in un locale a spese di Audrey. Erano sedute al tavolo parlando tra loro.

“Stasera hai da fare?” chiese Shonei.

“Non lo so, forse. Dipende molto dagli impegni che hai tu” rispose maliziosa Audrey.

“Beh, allora ho buone notizie per te! Non ho un cazzo da fare stasera!”

Audrey rise per la risposta. “Allora dovremmo fare qualcosa insieme”.

“Wow, mi hai appena letto nel pensiero. Adesso dovrò stare attenta a cosa penso per non essere scoperta”.

“Perché, a cosa stai pensando?”

“Credo che te lo lascerò scoprire da sola. Che gusto c’è a svelare tutto subito?”

“Allora ce la prendiamo comoda”.

“Oppure possiamo bruciare le tappe e scoprire subito il Vaso di Pandora”.

“Volete ordinare qualcos’altro?” chiese un cameriere avvicinandosi al loro tavolo.

“Vuoi qualcos’altro Shon?” chiese Audrey.

“Oh no, sto bene così grazie. Penso che il dolce lo prenderemo altrove”.

Il cameriere la guardò confuso. “Per caso avete mangiato male?”

“Oh no, assolutamente! È stato tutto veramente squisito!”

“Ah, allora posso consigliarvi dei dolci davvero molto…”

“No, non credo!”

“Abbiamo una torta al…”

“Ti dico che il dolce che vogliamo non è sul menù” disse Shonei continuando a guardare Audrey.

Il cameriere le guardò ancora più confuso. Cercò di dire altro ma non servì a molto visto che sembrava essere trasparente. Così si allontanò stranito.

“Credo che adesso andrò un attimo in bagno. Poi pagherò il conto, così potremo andare via”.

“Si, sono d’accordo. Magari nel frattempo ti aspetto fuori così fumo una sigaretta.

“Ok” disse Audrey alzandosi per raggiungere il bagno.

Shonei si alzò per andare fuori a fumare. Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto appoggiandosi al muro di spalle nel vicolo lì vicino. Con la mente già assaporava il momento in cui la ragazza l’avrebbe portata a casa sua, perché era ovvio cosa volessero entrambe. Mentre fumava pensando ai fatti suoi qualcuno sbucò dal vicolo. Due uomini la presero sotto braccio chi da un lato e chi dall’altro trascinandola in direzione di una macchina parcheggiata di fianco al marciapiede. Qualcuno aprì la porta posteriore per farla salire.

“Ehi! Ma chi cazzo siete?! Cosa volete da me! Lasciatemi andare!”

“Sta zitta e fai come ti diciamo, non complicare la situazione!”

“Io non vado da nessuna parte con voi!”

Alcune persone che si trovavano a passare di lì in quel momento videro la scena dubbiosi. I due uomini allora cercarono di sviare i loro sospetti. “Cazzo, quando ci sei mancata, era ora che arrivassi!” disse uno dei due ridendo mostrandosi allegro.

“Ci avresti dovuto avvisare, ti saremmo venuti a prendere noi all’aeroporto!” disse l’altro dando una pacca sulla spalla di Shonei.

Arrivarono a l’auto e uno dei due le fece abbassare la testa per farla entrare. Non appena fu a bordo vide che c’erano altre due tizi. Uno affianco a lei e l’altro alla guida. Gli altri due salirono a bordo, uno davanti e l'altro di fianco a lei chiudendola come in un sandwich. Non volevano lasciarle nessuna via di fuga.

“Ok ragazzi! Io credo che qui ci sia stato un gravissimo errore! Io non vi conosco, non so chi cazzo siete, ma posso chiudere un occhio! Del resto chiunque può commettere errori! Molto probabilmente mi avete confusa con qualcun altro!”

“Chiudi il becco…” disse il tizio alla guida che si voltò a guardarla. “…Shonei!”

“Come cazzo sai il mio nome?!” chiese sbalordita la ragazza. Non conosceva nessuno di loro.

“Lo scoprirai molto presto non preoccuparti!”

Shonei iniziò a preoccuparsi mentre il tizio mise in moto l’auto avviandosi verso la meta di destinazione. Nel frattempo Audrey era uscita dal locale. Si guardò intorno in cerca della ragazza non trovandola da nessuna parte. “Ma dove diavolo è finita?! Non posso crederci! Ha mangiato ed è sparita ma che grande stronza!”


 
Seattle

Victoria era appena rientrata a casa dopo aver passato la giornata con suo padre alla galleria. Ormai quel luogo era diventato una spina nel fianco e lo odiava più di qualsiasi altra cosa. Forse perché le ricordava i suoi dissapori con la madre. Ma tutto sommato non poteva lamentarsi se passava del tempo con suo padre invece che con lei.

“Sono a casa!” urlò la ragazza dopo essere entrata nell’atrio.

Rimase sorpresa di non sentire sua madre andarle incontro per chiederle come fosse andato in galleria. Del resto sembrava interessarle solo questo. A un tratto sopraggiunse una voce ma non era quella che si aspettava. “Allora Vicky, hai preparato le valige sì o no?”


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 Victoria si voltò guardando sulle scale che portavano al piano superiore. Fermo sul pianerottolo c'era la sua ancora di salvezza.

“Tim!” disse la ragazza correndo verso di lui salendo le scale in un battibaleno. Si fiondò tra le braccia del ragazzo che rideva.

“Caspita, devo esserti mancato proprio tanto cuginetta”.

Lei si staccò dall'abbraccio dandogli uno schiaffo su un braccio.

“Ahio! Ma che modi di salutare sono questi?!”

“Potevi almeno avvisare che saresti venuto!”

“Ma ti volevo fare una sorpresa!” Poi aggiunse sottovoce: “E a proposito di sorprese, tua madre era entusiasta di vedermi”.

“Davvero?”

“Già, non lo trovi un po' strano? Credevo mi sarebbe saltata al collo al pensiero che andrai via da Seattle anche grazie anche alla mia disponibilità”.

“Beh, non rilassarti troppo allora, perché ha ancora tutto il tempo di cambiarti i connotati!”

“Oooh avanti, non esagerare”.

“Vedrai!”

In quel momento rientrò a casa anche il signor Chase. “Timothy, ma che sorpresa!”

“Ciao zio Robert!”

“Vieni giù e fatti salutare!”

Il ragazzo scese al piano inferiore salutando lo zio con un abbraccio. “Come va zio?!”

“Uhm, non c'è male! Sai com'è la vita, lavoro, lavoro e infine lavoro!”

“Si vede che è un difetto genetico di famiglia che si tramanda di generazione in generazione!”

“Già, può essere! Ma dimmi tu come te la cavi a Portland?”

“Benissimo zio, lavoro, lavoro e tanto altro lavoro!”

Scoppiarono a ridere entrambi mente Victoria li raggiungeva. Arrivò nello stesso momento anche Amanda Chase. “Bene, visto che ora ci siamo tutti possiamo metterci a tavola. Resti a pranzo con noi, vero Timothy?”

“Se proprio insisti non posso rifiutarmi zia, ma devo avvisare i miei di non aspettarmi”.

“Forse è il caso che tu stia con tua madre e tuo padre per oggi, infondo sei appena arrivato. Avremo tempo di stare insieme. Perché ti fermerai per qualche giorno, giusto?” chiese Robert.

“A dire il vero partirò dopodomani mattina”.

“Vai via così presto?” chiese Victoria delusa.

“Si purtroppo, ho un mucchio di cose da fare a lavoro”.

“Beh, allora potrai pranzare con i tuoi domani. Oggi resta qui con noi. Non capita spesso di vederti” disse la signora Chase.

Victoria lanciò uno sguardo eloquente a Timothy del tipo che sembrava voler dire: “Visto, che ti ho detto?”

“Non posso assolutamente rifiutarmi allora, avviso subito i miei” disse il ragazzo.

“Bene! Stacyyy, aggiungi subito un posto a tavola!” disse Amanda alla domestica che si occupava di cucinare e servire in tavola.

“Subito signora Chase!”

Mentre erano seduti a tavola tra una chiacchiera e l'altra, Victoria restò in attesa che sua madre facesse una mossa che non tardò ad arrivare.

“Allora Timothy, a parte il lavoro che suppongo ti terrà molto impegnato, c'è qualche fidanzata all'orizzonte?” chiese Robert.

“Ehm, no zio. Come ho detto prima sono molto impegnato a lavoro e poi perché complicarsi la vita così”.

La signora Chase alzò la testa dal suo piatto guardando il ragazzo con un sorriso un po' forzato. "Non vedo cosa ci sia di male a condividere la propria vita con qualcuno di corrisposto. Di regola l'unione tra due persone non dovrebbe fare altro che rendere la vita più semplice e agevole”.

“Ah! Beh, vedi zia ho avuto qualche storia, ma le ragazze con cui sono stato non erano diciamo ehm… corrisposte”.

“Prima o poi arriverà quella giusta!”

Victoria roteò gli occhi al cielo senza dare nell’occhio.

“Non credi anche tu Victoria?” chiese la donna a sua figlia.

“Si, certo mamma!” rispose Victoria annoiata.

“Non credo di essere pronto per una relazione del genere. Sono ancora giovane e ho tutto il tempo che voglio. Perché affrettare le cose?” disse il ragazzo guardando prima la signora Chase e poi sua cugina davanti a sé.

“Alla tua età ero già sposata con tuo zio sai? Poi dopo qualche anno è nata tua cugina Victoria”.

“Credo che Timothy abbia ragione non c'è tutta questa fretta. E poi il matrimonio è un passo importante, non bisogna prenderla troppo alla leggera. Bisogna aspettare l'arrivo della persona giusta” disse il signor Chase bevendo un sorso di vino.

Sua moglie guardò davanti sé lanciandogli un’occhiata. “Stai forse dicendo che la scelta di sposarci è stata una decisione presa a cuor leggero, caro?”

Timothy guardò sua cugina strabuzzando gli occhi mentre beveva un sorso d’acqua. L'ultima cosa che voleva era trovarsi al centro di una faida famigliare.

“Ma no cara, sto solo dicendo che bisogna trovare la persona giusta per fare il passo decisivo! Dopotutto il matrimonio è per sempre!”

Ci mancava poco che Victoria iniziasse a vomitare ciò che aveva mangiato fino a quel momento. Suo cugino la guardò divertito dalla sua espressione.

“Allora Timothy, ho saputo che sei disposto a ospitare Victoria nel caso non trovasse subito un appartamento!”

“Si certo, ho la possibilità di farlo quindi non c’è nessun problema”.

“E dimmi vivi solo nel tuo appartamento?” chiese Amanda intromettendosi.

“No, siamo in due. Vivo con Aaron un mio grande amico”.

“E per lui va bene ospitare Victoria?”

“Assolutamente sì zia, non c'è nulla di cui preoccuparsi”.

“Scommetto che organizzi feste in casa con i tuoi amici”.

Il ragazzo e Victoria la guardarono confusi.

“Beh… sì… ogni tanto”.

“Solo ragazzi?”

“Il più delle volte si..." disse il ragazzo mentendo. Si sentiva terribilmente a disagio a parlare di un argomento del genere con sua zia. Non poteva dirle che alle sue feste non mancassero le ragazze.

Victoria diede un calcio a una gamba del ragazzo.

“...ma anche ragazze!” aggiunse il ragazzo guardando lo sguardo omicida di Victoria.

Victoria guardò sua madre avendo capito la sua mossa. Si schiarì la gola giocando con la sua collana. “Non ci sarà nessun problema a ospitare anche le mie due amiche, vero Tim?”

“Certo che no! Ti avevo già detto che l’appartamento è abbastanza grande per tutti! Posso ospitare più persone e poi sarà per poco, giusto il tempo di sistemarvi!”

“Quindi alla prossima festa che organizzerai ci saranno molte più ragazze, giusto?!” continuò Victoria.

Il ragazzo annuì silenzioso. Si trovava tra due fuochi e avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e non accettare l'invito di sua zia. Nel frattempo il signor Chase aveva già capito cosa stessero facendo le due donne e sospirò bevendo un altro sorso di vino.
“Come si vive a Portland?” chiese la donna.

“Oh, molto bene zia. Non penso che sia poi così diversa da Portland”.

“È quello che penso anche io ma Victoria a quanto pare non è della stessa idea”.

“Mamma!”

“Cosa c'è Victoria, non è per caso vero?! Pensi di riuscire a trovare lavoro lì e non qui!”

“Non ho mai nemmeno pensato una cosa del genere! Ho semplicemente detto di voler trovare la mia strada lontano da Seattle! Non mi sembra sia un sacrilegio e poi se Portland e Seattle sono così simili, riuscirei tranquillamente a trovare lavoro anche lì!”

“Me lo auguro tanto Victoria! Così non farai un viaggio a vuoto!”

“In nessun caso non sarà mai un viaggio a vuoto!”

Ormai Timothy non mangiava quasi più, troppo preso dalla scena che gli presentava davanti. Victoria gli aveva accennato più volte dell'atteggiamento della madre, ma pensava che stesse esagerando. Ora invece capì che non esagerava affatto. Dopo aver pranzato tra chiacchiere e frecciatine ben assestate tra le due donne, finalmente i due ragazzi raggiunsero la stanza di Victoria.

Timothy si fiondò sul letto della ragazza sfinito. “Ma che diavolo! Non pensavo fosse così, me la ricordavo un po’ diversa! Con l'età starà peggiorando!”

“Te l'avevo detto!” disse la ragazza sedendosi davanti alla sua scrivania.

“Beh, anche tu non scherzi Vic!”

“Occhio a quello che dici!” disse puntandogli l’indice contro.

“E va bene! Ma poi, cosa voleva dire con quella storia delle feste?!”

“Voleva sottolineare come io sarei stata l'unica ragazza in mezzo a tanti ragazzi! Per questo ho messo in mezzo le mie amiche!”

“Santo cielo, è più grave di quello che pensassi!”

“Non me né parlare!”

“Ora credo di comprendere a fondo le ragioni del tuo trasferimento!”

“Già! A proposito che ne dici se stasera usciamo insieme?! Così potrò finalmente presentarti Max e Kate!”

“Per me non c'è problema, l'importante è che non mangiamo ancora altrimenti finirò per scoppiare davvero!”

“Mia madre fa cucinare sempre per un esercito nonostante siamo solo noi! Comunque le avviso che ci vediamo stasera per prenderci qualcosa da bere! Sei d’accordo?!”

“Ecco, sul bere acconsento!”

La ragazza mandò un messaggio alle amiche che accettarono senza nessuna esitazione, curiose di conoscere Timothy di cui avevano sentito parlare solo bene da Victoria.


 
Portland

Durante le sedute di fisioterapia con i suoi pazienti Lauren non poté fare a meno di riflettere sulle parole di Shonei. Era molto combattuta su cosa fare. Da una parte c'era la voce della ragione che le diceva di lasciar perdere, ma dall'altra, quella del cuore le indicava tutt'altro. Voleva chiamare Allison per chiederle un consiglio, ma sapeva già cosa le avrebbe detto. Soprattutto alla luce dell'ultima conversazione avuta con lei al parco. Dopo aver salutato il suo ultimo paziente guardò l'orologio e decise di pranzare mangiando qualcosa al volo. Quando terminò il suo pranzo, iniziò a girovagare con la macchina nei dintorni del Paradise per vedere se c'era l'auto di Chloe. Bastò solo avvistare la sua auto per andare nel panico. Decise comunque di farsi forza ed entrare nel locale. Fermò la sua auto nel parcheggio apposito del Paradise. Scese dall'auto con l'agitazione che non le lasciava tregua e iniziò ad avviarsi verso l'entrata. Prima di arrivare e appoggiare la mano sulla porta, si voltò tornando indietro.

“Ma che diavolo sto facendo?!” chiese a sé stessa.

Arrivò di nuovo alla sua auto ma prima di aprire lo sportello ci ripensò ancora una volta. Prese un lungo respiro e ritornò sui suoi passi dirigendosi verso il locale. Quando entrò, vide la ragazza dietro al bancone del bar che essendo di spalle non si accorse di lei. Rimase ferma a guardarla senza sapere bene cosa fare o dire. Alla fine si avviò lentamente verso il bancone. Chloe stava sistemando alcune bottiglie. Quando finalmente arrivò davanti al bancone si bloccò di nuovo. Chloe si girò in quel momento e quando la vide per poco non le cadde una bottiglia di mano. Era evidentemente sorpresa di vederla lì esattamente come lo era Lauren ad aver ascoltato il consiglio di una completa estranea. Mentre continuavano a fissarsi in silenzio Lauren istintivamente infilò una mano nella sua borsa tirando fuori il portafoglio, davanti a una Chloe confusa. Estrasse un biglietto da venti dollari. Sopraffatta dalla rabbia li sbatté con forza sul bancone davanti alla ragazza. Alcuni clienti e dipendenti del Paradise si voltarono verso di loro.

"Riprenditi indietro i tuoi sporchi soldi!" disse con rabbia per poi voltarsi per andarsene, lasciando Chloe imbambolata dal gesto inaspettato.
Chloe tornò in sé e la seguì la ragazza fuori dal locale che era diretta alla sua auto. Lauren camminava a passo svelto per raggiungere l'auto con Chloe al seguito che la chiamava.

“Lauren!”

La ragazza non si voltò.

“Lauren aspetta! Fermati un attimo!”

Ancora niente.

“Ti prego fermati Lauren!”

Visto che la ragazza non voleva saperne di fermarsi, Chloe aumentò il passo fino a raggiungerla alla sua auto. L'afferrò per un polso prima che potesse aprire lo sportello.

Lauren si voltò di colpo guardandola con ira. "Cosa vuoi da me Chloe!"

“Io... non volevo...” disse Chloe bloccandosi non sapendo bene nemmeno il motivo per cui l'avesse seguita per poi fare la figura dell'imbecille.

Lauren la guardò scuotendo la testa. “Era come immaginavo! Tornatene a lavoro Chloe!” disse la ragazza con disprezzo risalendo sulla sua auto allontanandosi ad alta velocità mentre gli occhi le si riempirono di lacrime. “Perché cazzo sto piangendo!” disse urlando a sé stessa sbattendo le mani sul volante. Parcheggiò velocemente in un vicolo sfogandosi, fino a quando non c'erano più lacrime da versare.

Quando Chloe rientrò nel locale si avvicinò a Eddie senza nemmeno guardarlo. “Sostituiscimi al bar!”

“Ok Chloe, ma stai bene?!” chiese il ragazzo preoccupato avendo assistito a tutta la scena.

Chloe non rispose e andò di sopra nell'ufficio di Asher. Si sedette sulla poltrona girevole appoggiando la testa all'indietro chiudendo gli occhi, cercando di scacciare via l'immagine di Lauren senza riuscirci. In quel momento entrò Asher portando con sé una bottiglia e due bicchieri. Li appoggiò sulla scrivania mentre Chloe lo osservava.

“Eri qui?!” chiese Chloe all'uomo.

“Si, ho visto cosa è successo!” rispose l'uomo sedendosi sulla sedia di fronte.

Chloe fece per alzarsi per cedere la poltrona ad Asher ma lui alzò una mano per fermarla. “No, resta pure dove sei!” disse mentre versava un po’ di scotch nei bicchieri. Poi spinse un bicchiere nella direzione della ragazza che lo guardava confusa.

“Mi stai mettendo alla prova per caso?!”

“No Chloe, nessuna prova! Prendilo!”

“E dov'è finito il tuo timore che io possa scolarmi tutto il bar?!”

“È svanito tanto tempo fa!” disse l'uomo bevendo un sorso dal suo bicchiere.

Chloe fece lo stesso ma cominciò a tossire scatenando una risata di Asher. “Non è questo che bevi di solito, vero?!”

“Già!”

“Ti va di parlarne?!”

Chloe scosse la testa. “Non c'è nulla di cui parlare! Ho fatto un casino come al solito! Quindi tutto nella norma!” disse bevendo un altro sorso.

“Oh, ne so qualcosa! Anche io alla tua età ne ho fatte di cazzate! E ti svelo un segreto...” disse l'ultima frase a bassa appoggiando le braccia sulla scrivania e sporgendosi verso di lei. “...ne faccio ancora!”

Questo suscitò una breve risata da parte di Chloe.

“È più facile combinare guai che farsi perdonare! Però farsi perdonare non è mai impossibile! A volte basta veramente poco!”

“L'ho fatta grossa Asher!”

“E allora?! Non ha importanza quando grave sia quello che hai fatto! Se sei davvero pentita, se sai di aver sbagliato e ti senti in colpa, puoi fare solo una cosa, scusarti! Può sembrare banale ma non lo è credimi!”

Chloe rimase in silenzio a guardare il suo bicchiere rigirandoselo tra le mani.

“A volte siamo noi a complicarci tutto Chloe!”

“Io non riesco a... lasciarmi andare! Potrei afferrare al volo quello che la vita ha da offrirmi ma io semplicemente lo rifiuto! Ma sento dentro che vorrei davvero...”

“Chloe, l'unico ostacolo che ti impedisce di ottenere ciò che vuoi sei soltanto tu!”

“E se...”

“Non esiste nessun se Chloe! E sai perché?! Perché non ci stai nemmeno provando, quindi non possono esistere né se e né ma! Vuoi sapere cosa succederebbe?! Allora devi buttarti! Non so cosa hai fatto di male a quella ragazza! Però so per certo quanto male sta facendo a te! Deve essere importante per te altrimenti non staresti così!” disse l'uomo mandando giù il resto del suo scotch e appoggiando il bicchiere sulla scrivania.

“I tuoi non sarebbero contenti di vedere come ti rifiuti di vivere la tua vita!”

“Lo sai che non ho più la possibilità di deluderli!”

“E invece si Chloe!” disse l’uomo determinato guardandola negli occhi. Oltre a Steph e Shonei, gli unici a sapere della sua situazione era Asher e inevitabilmente sua moglie.

“Ora va a casa Chloe!”

“No, io...”

“È un ordine Chloe! Vai a casa e dormici su! Chissà che tu non riesca a trovare una soluzione al tuo problema!” disse l'uomo alzandosi e aprendo la porta.

Chloe uscì dall'ufficio per poi raggiungere la sua auto non sapendo bene dove andare. Non voleva tornare a casa per ritrovarsi Steph davanti a chiederle spiegazioni della sua presenza lì, sapendo che doveva essere a lavoro. Sempre ammesso che le avrebbe rivolto ancora la parola. Provò allora a chiamare Shonei al telefono ma lei non rispose. Pensò che forse era impegnata a spassarsela con qualcuna come al solito.



Scesero tutti dall'auto tenendo d'occhio Shonei. Si avviarono verso un edificio non messo troppo bene a giudicare dall'aspetto. Aprirono la porta invitandola a entrare. Lei rimase ferma sulla soglia, allora uno degli uomini dietro le diede una spunta in avanti facendola quasi cadere.

“Ehi, ma che cazzo volete da me?! Chi siete?!”

“Sta zitta e cammina!”

La condussero attraverso un lungo corridoio dove c’erano varie porte. Salirono delle scale per raggiungere il piano superiore. Continuarono a camminare fino a giungere la fine di un secondo corridoio, dove c’era una porta con un tizio appoggiato alla parete. Appena il tizio la vide, bussò alla porta per poi aprirla, lasciando spazio alla ragazza per farla passare. I due uomini al suo fianco le intimarono di entrare dicendole di mettersi davanti alla sedia di fronte al tavolo. La ragazza fece ciò che dicevano, anche perché non aveva altra scelta. Chiusero la porta rimanendo di fianco a lei. Dinanzi alla ragazza c’era un lungo tavolo in legno grezzo con un computer, un posacenere pieno zeppo di mozziconi di sigarette, alcune bottiglie di birra completamente vuote e una scatola di cartone con dentro Dio solo sapeva cosa. Una poltroncina logora strappata in più punti era dietro al tavolo pronto ad accogliere le chiappe di qualcuno. Nella stanza c’era aria viziata non causata solo dalla puzza di fumo di sigarette e l’unica finestra presente era ben chiusa. Alla sua destra c’era una porta che conduceva a qualche altra stanza che subito dopo si rivelò essere un bagno. Infatti proprio da lì arrivò il rumore di uno sciacquone e poco dopo la porta si aprì mostrando il suo occupante. Un uomo con capelli corti e neri uscì fuori guardando la ragazza sorridendo. Solo in quel momento Shonei realizzò di essere finita davvero nella merda. Infatti l’uomo non era altro che Steven Evans, uno dei spacciatori più pericolosi di Portland, nonché suo capo, o sarebbe meglio dire, ex capo. Si, perché i loro contatti erano cessati il giorno in cui la ragazza aveva lasciato la città per partire con Maggie.


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“Esse esse, chi non muore si rivede!” disse l’uomo. Quello era il soprannome che le aveva affibbiato tempo addietro quando la ragazza lavorava per lui. Si sedette sulla poltrona continuando a tenere gli occhi puntati su Shonei.

“Già… è proprio vero!” disse la ragazza ridacchiando nervosamente.

“Ma prego Shon, siediti pure!” disse l’uomo indicandole la sedia dietro di lei.

“Oh no, preferisco rimanere in piedi ma grazie lo stesso Steven!”

Il capo lanciò un’occhiata ai suoi due scagnozzi che erano ancora di fianco ai lati della ragazza. I due tizi appoggiarono una mano sulle sue spalle, spingendola verso il basso costringendola a sedersi.

“Ok, credo che mi siederò per stare più comoda!” disse Shonei cercando di rimanere con i nervi saldi.

“Vuoi che ti offra qualcosa da bere?!”

“No?! Si?! Adesso sono indecisa su cosa rispondere!” disse ridacchiando.

Anche Steven rise guardandola per poi tornare serio. Tirò fuori dal taschino della camicia un pacco di sigarette sgualcito ed estrasse una sigaretta accendendola. Come se la stanza non puzzasse già abbastanza.

"Vediamo..." disse sbuffando del fumo nella sua direzione. "Quando tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti?!"

“Due anni!”

L'uomo fece un fischio di sorpresa. “Accidenti, due anni! Il tempo passa proprio in fretta!”

“Eh già!” disse nervosamente Shonei.

In quel momento qualcuno bussò alla porta. Un ragazzo che doveva all’Incirca la sua età o qualche anno in più, entrò avvicinandosi di fianco a Steven porgendogli una busta di carta. Dal rigonfio della busta sembrava esserci del denaro dentro. Steven guardò al suo interno e poi il ragazzo. “Ci sono tutti?!”

“Si Steven, li ho contati personalmente!” disse il ragazzo con una punta di orgoglio mentre lanciava un'occhiata a lei seduta.
“Ben fatto Matthew!”


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Il ragazzo fece un cenno veloce a Steven e si voltò per andarsene.

“Aspetta Matt! Resta pure qui!”

“Certo, come vuoi Steven!”

L'uomo guardò di nuovo Shonei. “Allora Shon, devo dire che mi è dispiaciuto molto sapere che eri sparita da Portland senza nemmeno un saluto! È da maleducati andarsene così! Lo trovo irrispettoso, soprattutto verso qualcuno che ti ha dato tanto!”

“Già! Credo che tu abbia ragione Steven!”

“Uh, lo pensi davvero?!”

“Assolutamente Steven e mi dispiace davvero tanto, ma è stata una cosa improvvisa! Non avevo in programma di andarmene via!”

“Capisco! E dimmi, dov'è che sei stata?!”

“In un'altra città… con una ragazza!”

Steven cominciò a ridere coinvolgendo anche gli altri, inclusa Shon, ma tranne Matthew. Il ragazzo la fissava con sguardo impassibile, imperturbabile, senza lasciare trasparire niente.

“Quindi sei andata via con una ragazza eh?! E dimmi da quand'è che tu ti lasci abbindolare da una troietta qualsiasi?! Non mi sembri il tipo di persona che si fa accalappiare facendosi mettere il collare al collo!”

“Si infatti, ed è per questo che sono di nuovo qui!”

Steven la osservò attentamente quasi come per capire se stava mentendo o meno.

“Sai una cosa?!” disse appoggiando le braccia sul tavolo gesticolando con la mano con cui teneva la sigaretta. “Sento che dovrei ricordare qualcosa ma non so cosa! Se non erro noi avevamo qualcosa in sospeso! Una faccenda che a causa della tua partenza improvvisa, non siamo riusciti più a sistemare! Ma cazzo, non ricordo di cosa si trattasse! Tu lo ricordi?!”

A quel punto Shonei capì che aveva fatto un grosso errore a ritornare a Portland. In men che non si dica era stata già avvistata e mandata dinanzi al gran giurì in attesa della sentenza che di lì a poco le sarebbe cascata addosso come una ghigliottina affilata sul collo. In quel momento quasi sentì la mancanza del tepore del letto di Maggie, al sicuro e lontano dalla sua vita incasinata e dai problemi causati che le sarebbero scoppiati in faccia da un momento all’altro.

“Non ricordi Shon?!”

Chiaramente l'uomo non aveva dimenticato nulla di quanto successo in passato. La sua sceneggiata era soltanto un modo per giocare con la sua preda, prima di saltarle addosso e dilaniarne la carne. In quella situazione Shonei era completamente impotente e abbandonata a sé stessa, nelle mani del suo carnefice che avrebbe deciso per la sua vita o per la sua morte. Dipendeva molto dal caso o più per la precisione dall'umore di Steven.

“Oh, cazzo! Tutto a un tratto mi è ritornata la memoria! Che macchina sorprendente è la mente umana! Non trovi?!”

“Steven, io non...!”

"Ah, ah, ah!" disse l'uomo interrompendola alzando un dito. “Tocca a me parlare! Hai avuto la tua occasione preferendo di restartene in silenzio! Ora aspetterai il tuo turno! Beh, sempre se ce ne sarà uno intendiamoci!”

Un sorriso compiaciuto comparve sulle sue labbra di Matthew, che fino a quel momento era rimasto al fianco dell'uomo senza muovere un muscolo.

“Dunque, vediamo di ricordare passo dopo passo cosa è successo due anni fa! Ti avevo dato un compito da svolgere! Una consegna molto importante per i miei affari! Quel giorno tu non stavi molto bene e per quanto volessi affidare a te il compito, ho optato per Frederick, pace all’anima sua! Ma poi ti sei imposta perché volevi essere tu a fare la consegna!”

L'uomo fece una breve pausa per spegnere la sigaretta nel posacenere ormai stracolmo.

“Così mi sono detto, perché non affidare a lei questo compito?! Infondo eri la mia collaboratrice migliore! Non hai mai fatto fiasco! Ti ho lasciato effettuare la consegna! Ma dopo un’ora circa, sei ritornata da me con la coda tra le gambe. Non hai effettuato la consegna e per di più, senza la merce che ammontava a...?!" chiese schioccando le dita per ricevere aiuto da Matthew al suo fianco.

Il ragazzo non era nemmeno presente al tempo in cui si svolsero i fatti. Questo dimostrava che Steven lo aveva messo al corrente.

"Tremila dollari!"

“Giusto!” disse Steven con un altro schiocco di dita. “Tremila dollari! Sai come ho preso quella notizia! Non ero per niente felice e soddisfatto del tuo operato! La cosa che non ho mai capito è che fine abbia fatto la mia merce! Abbiamo avuto una grande perdita e ci ho rimesso di tasca mia perdendo uno dei miei migliori clienti! In quel preciso istante ho dubitato di te per una serie di ragioni! Non hai mai sbagliato un colpo conquistando la mia fiducia! Difficile pensare che tu potessi fare qualcosa del genere al tuo mentore! Mi fidavo ciecamente di te! Hai insistito tanto per effettuare quella consegna! Chissà perché! Quello che poi hai raccontato per giustificare il tuo fallimento, che assurdità! Perché diciamoci la verità Shon, la storiella che mi hai rifilato faceva acqua da tutte le parti! Tu messa fuorigioco da qualcuno per essere derubata?! Pff, non stava in piedi! Tutti sapevano che lavoravi per me! Nessuno avrebbe fatto una cosa del genere verso di te o qualcun altro dei miei ragazzi! Perché andare contro di voi equivaleva a mettersi contro di me!  Ma la cosa che più di tutti mi ha convinto di essere stato fregato è stata la tua fuga!”

“Io non sono scappata Steven! E se non vuoi crederci fa pure! Però poi devi spiegarmi per quale cazzo di motivo sarei dovuta ritornare qui! Rischiando di trovarmi nella situazione in cui sono adesso!”

“Infatti devo ammettere che mi ha stupito non poco saperti di nuovo qui a Portland! Quasi non riuscivo a crederci quando me lo hanno riferito! Ma poi ho pensato che tu non sei nuova a situazioni del genere! Ti piace troppo complicarti la vita!”

“Steven, ti giuro che sono stata sincera e leale nei tuoi confronti! Quella sera mi hanno teso un'imboscata! Mi hanno bloccato la strada e rubato la merce! Loro dovevano essere almeno in tre. Cazzo Steven io ero da sola! Come avrei potuto fare qualcosa?! Inoltre quelli non hanno detto nemmeno mezza parola, forse per non rischiare di essere riconosciuti! Io continuo a pensare che era qualcuno dall'interno, uno dei tuoi uomini!”

“Tipo te Shon!”

"No, io non avrei mai fatto una cosa del genere, non a te! Tu mi hai dato la possibilità di lavorare e un posto dove vivere! Quando sono arrivata qui io non ero nessuno! Sono stata sempre leale nei tuoi confronti Steven!”

“Allora perché sei andata via?! Se non ricordo male il patto era che mi avresti restituito i tremila dollari! Ma hai preferito dartela a gambe!”

Shonei rimase in silenzio senza controbattere. Infondo cosa poteva dire? Era la pura e semplice verità. Ma come poteva spiegare le motivazioni personali che la spingevano ad andare via? E come poteva dirgli che aveva trovato in Maggie la fonte a cui attingere per potergli restituire i suoi maledettissimi soldi? Come poteva ammettere di aver scelto alla fine di restare leale a una ragazza invece che a lui con il quale aveva un debito? E poi anche solo nominando la ragazza, avrebbe potuto metterla in serio pericolo.

“Visto che sono una persona ragionevole, eviterò di farti sparire definitivamente dalla faccia della terra, ma hai un debito con me! In qualche modo dovrai saldarlo! Dovrai restituirmi i soldi che ho perso a causa tua!”

“Cosa?! E dove li trovo tremila dollari?!”

“Questo non è un mio problema Shon!”

“Ascolta, al momento non ho un lavoro e sono ospite da alcuni amici! Se vuoi che io ti restituisca i soldi devi darmi il tempo di sistemarmi e...”

“Hai avuto due anni!”

“Ma io non ero qui!”

“E avresti dovuto esserci!”

“Non so nemmeno se riuscirò a trovarlo un lavoro!”

“Altro problema che dovrai risolvere!”

“Ti prego Steven, in nome della nostra amicizia e collaborazione passata...”

“Amicizia?! Collaborazione?!” disse l'uomo estraendo un coltello a serramanico dalla giacca fingendo di pulirsi le unghie. “Pensi che questo coltello sia abbastanza affilato Shon?!”

La ragazza non disse nulla deglutendo a vuoto.

“Io credo dovremmo controllare!” disse l'uomo guardandola dritta negli occhi mentre afferrò il coltello con la punta verso il basso. Abbassò di colpo il braccio infilzando con forza il coltello nel tavolo facendo saltare la ragazza.

“Mi devi dei soldi Shon! Non so come riuscirai a procurarteli e non mi interessa! So soltanto che hai un mese di tempo per restituirmeli e se non lo fai, beh...” disse l'uomo allargando le braccia come per indicare che fosse ovvio cosa le sarebbe successo. “Adesso puoi andare! E torna solo quando avrai con te i soldi!”

“Steven, ti prego! Dammi la possibilità di...”

“Portatela fuori di qui!” ordinò ai due uomini di fianco a lei. L'afferrarono trascinandola con forza mentre lei si dibatteva per liberarsi dalla loro presa.

“Levatemi le mani di dosso gran figli di puttana!”

La scortarono di sotto e quando furono davanti la porta di entrata dell'edificio la spinsero scaraventandola a terra.

“E adesso smamma, prima di farti male sul serio!” disse uno dei due uomini.

“Siete soltanto dei gran stronzi teste di cazzo!”

La ragazza si allontanò a piedi. Le aspettava una lunga passeggiata per tornare a casa. Nel frattempo nella stanza di sopra dell'edificio, Steven impartì un ordine a Matthew.

“Matthew, da oggi in poi tienila d'occhio! Voglio sapere ogni sua mossa ancora prima che la faccia! Non voglio che lasci di nuovo la città, non in vita almeno!”

“Consideralo già fatto Steven!”

E questo segnò l'inizio di un susseguirsi di eventi a catena, che avrebbe coinvolto molte più persone di quante ci si potesse aspettare.


 
Seattle

Victoria in compagnia di suo cugino, raggiunse in auto il luogo dell’appuntamento con le amiche, il locale dove erano stati sbattuti fuori una volta a causa di Duncan. Per fortuna il proprietario non aveva nulla da ridire sulle tre ragazze che non erano state coinvolte direttamente nella scazzottata che c’era stata tra Duncan e Lucas e quindi potevano entrare nel locale tutte le volte che volevano. Fermò l’auto nello spazio adibito al parcheggio attendendo l’arrivo delle ragazze che ancora non erano arrivate. Si appoggiarono all’auto mentre Timothy approfittava dell’attesa per fumare una sigaretta.

“Vuoi una sigaretta Vic?”

“Cosa?! Ma neanche per sogno! Rischio di rovinare la mia pelle lucente, puzzare di posacenere e ingiallire i miei denti!”

“Cazzo Vic! Tu devi andare assolutamente via di casa! Tua madre sta avendo una brutta influenza su di te!” disse il ragazzo tra lo scherzando.

“Oddio, hai ragione! Sto diventando lei!” rispose la ragazza seriamente preoccupata.

“Allora, parlami un po’ delle tue amiche nell’attesa”.

“Perché dovrei? Tanto tra un po’ avrai modo di vederle e parlarci di persona”.

“Si lo so questo, ma volevo essere preparato per quanto arriveranno. Insomma, non so che tipe sono. Ad esempio, sono alla mano? Antipatiche? Devo stare attento a cosa dico?”

La ragazza la guardò confusa. “Non capisco dove tu voglia andare a parare, ma ti posso assicurare che non troverai persone più tranquille e alla mano in tutta Seattle”.

“Ho capito, loro sono quelle tranquille e tu quella scalmanata, tutto chiaro! Quindi l’unica da cui mi devo guardare sei tu!” disse il ragazzo prendendola in giro.

“Sei un cretino Tim, se non la smetti subito ti rispedisco direttamente a Portland e senza salutare nessuno!”

Timothy rise alle parole di Victoria. “Devo ammettere che mi sono mancate tanto le tue sviolinate” disse sarcastico. Poi aggiunse: "Da come descrivi le tue amiche, sembrano essere molto diverse da te. Cosa avete in comune?"

Victoria incrociò le braccia al petto riflettendoci. “Non ne sono sicura ma credo sia la sfiga”.

“Cioè?” chiese Timothy ridendo.

“Loro come me, sono sopravvissute alla tragedia di Arcadia Bay e quello psicopatico di Jefferson”.

“Oh, capisco” disse il ragazzo tornando serio. “Non mi hai mai detto nulla in proposito. Non pensavo si trattasse di loro due”.

“Non è un argomento di cui mi piace parlare. Anzi, a questo proposito preferirei che non tirassi fuori in nessun caso ciò che è successo. Lo abbiamo in parte superato, ma non è che vediamo l’ora di parlarne. Vogliamo pensare solo al presente”.

“Ma certo Vicky stai tranquilla. Sono felice che te la sei cavata. Non so cosa avrei fatto senza le tue solite strigliate” disse il ragazzo abbracciandola.

“Anche io sono felice di poter essere qui a strigliarti a dovere” rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio.

Proprio in quel momento si avvicinarono le due ragazze che erano appena scese dall’auto assistendo alla scena.

“Certo che non mi ci abituerò mai a vedere Victoria affettuosa!” disse Kate a Max ridendo.

Victoria ruppe l’abbraccio con suo cugino e guardò le due ragazze. “Nemmeno io riuscirò mai ad abituarmi di non essere ripresa ogni volta che faccio qualcosa!”

“Vuoi dire quando sembri più un essere umano?!” chiese Max fingendosi dubbiosa.

Victoria guardò suo cugino indicando le due amiche. “Ecco fatto, adesso potrai farti un’idea personale di loro due senza che io ti dica nulla! Tanto fanno tutto loro!” disse scatenando le risa delle ragazze.

“Onorato di fare la vostra conoscenza ragazze, Victoria mi ha parlato bene di voi anche se molto poco”.

“Piacere Timothy, io sono Max e Victoria ha parlato anche a noi bene di te” disse porgendogli la mano.

“Piacere mio Max” disse il ragazzo stringendole la mano per poi guardare l’altra ragazza. “E tu sei Kate giusto?”

“Si, piacere di conoscerti Timothy” disse la ragazza porgendogli anche lei la mano.

Il ragazzo ricambiò il gesto rimanendo in quella posizione un po’ troppo.

“Ehm, prima o poi dovrai restituirmela sai? Mi serve” disse Kate ridacchiando. Max e Victoria si scambiavano uno sguardo interrogativo.
Il ragazzo di scattò le lasciò la mano in imbarazzo non essendosi reso conto di aver prolungato un po’ troppo la stretta. “Oh, scusami tanto”.

“Figurati, non è successo nulla”.

“Già, nulla di che!” aggiunse Victoria poco convinta guardando il ragazzo che evitava il suo sguardo.

Entrarono nel locale prendendo posto a un tavolo ordinando da bere. Timothy si offrì di pagare per tutti, a quanto pare aveva buoni motivi per fare la parte del galantuomo. Particolare che non sfuggì a Victoria. Parlarono per ore per conoscersi meglio, ma l’argomento più gettonato senz’altro fu il trasferimento a Portland.

“Sapete? Anche Aaron non vede l’ora di conoscervi".

“Perché non lo hai portato con te?” chiese Victoria.

“Era intenzionato a venire infatti, ma impegni dell'ultimo minuto gli hanno impedito di partire”.

“Beh, tanto non manca molto alla partenza” disse Max.

“Questo lo dici tu” disse Victoria che era la più ansiosa di trasferirsi a Portland. “Mancano ancora mesi e io sono stufa di stare qui”.

“Resisti cuginetta, vedrai che questo inferno che stai vivendo rimarrà solo un brutto e lontano ricordo”.

“Sottolinea la parola brutto!” disse Victoria.

“Comunque se volete posso iniziare a dare un'occhiata in giro per qualche appartamento a Portland. Così, giusto per vedere cosa c'è disponibile”.

“Non sarebbe una cattiva idea” disse Victoria.

“Invece io credo non sia il caso di cercare sin da ora. Anche perché se ci fosse qualcosa di interessante, noi non ci potremo trasferire prima di giugno, quindi sarebbe una ricerca inutile”.

“Anche io sono d'accordo con Max e poi penso che dovremmo dare un'occhiata noi agli appartamenti. Infondo saremo noi ad andarci a vivere”.

“Non fraintendetemi ragazze. Il mio intento è solo quello di indicarvi quali possibilità avrete a disposizione. Alla fine la scelta spetterà a voi. Più che altro volevo dare un'occhiata agli appartamenti a beneficio di Victoria. Conosco i suoi gusti in fatto di comodità e comfort e poi siete in tre quindi ce ne vuole uno abbastanza grande”.

Le ragazze guardavano Timothy sbalordite.

“Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?”

“Non vogliamo andare a vivere in un castello Tim” disse Max ironica.

“Tim, mi stai facendo sembrare una abituata a vivere nel lusso!” disse Victoria al ragazzo.

Max e Kate la guardarono alzando le sopracciglia.

“E voi due non guardatemi così, farei di tutto pur di stare lontana da mia madre! E poi sono capace di vivere anche in una tenda se fosse necessario!”

I ragazzi continuarono a guardarla un po' scettici mentre lei proseguiva. “Ma visto che non è necessario, voglio vivere in un appartamento come tutti gli esseri umani! Non dico che debba essere lussuoso, però che abbia tutte le caratteristiche di un posto vivibile! Deve avere almeno tre camere da letto, perché ognuno ha diritto alla propria privacy!”

“Tre camere da letto?!” chiese Max.

“Si, siamo in tre!” rispose Victoria.

“E solo due non vanno bene? Magari due di noi potrebbero condividere una stanza. Infondo non avete ancora un lavoro e non credo che i miei vogliano pagare più del dovuto” disse Kate.

“Io non condividerò la mia stanza con nessuno a parte qualcuno che ovviamente non sarete voi!”

“Allora potremmo condividerla io e Kate”.

“Ma non sentite il bisogno di avere un po’ di privacy?! Eppure a casa avete una stanza vostra!” chiese Victoria incredula.

“A dire il vero al momento sto condividendo la mia stanza del dormitorio del college con una ragazza. Invece a casa dei miei, sono sempre stata abituata ad avere le mie sorelle più piccole intorno. Venivano a chiacchierare con me e il più delle volte rimanevano a dormire in camera mia, nonostante ne avessero una tutta loro!”

Victoria la guardava con occhi sgranati. Poi guardò Max in attesa che dicesse anche lei la sua.

“Ehm, io qui non ho mai dormito in un dormitorio. Vivendo a Seattle non ne ho mai avuto alcun bisogno. Ad Arca...” si bloccò di colpo al ricordo della città che veniva spazzata via. “...e quando ho dormito in un dormitorio ero da sola. Inoltre essendo figlia unica nessuno si intrufolava nel mio letto. Ho sempre dormito sola a parte quando Chloe..." disse interrompendosi di nuovo.


 
È davvero incredibile come qualsiasi cosa io dica riconduca a lei. Come faccio ad andare avanti se ogni volta non posso fare a meno di pensarla, pronunciare il suo nome e ricordare alcuni momenti passati con lei?


 
“Max?!” disse Kate di fianco a lei appoggiandole una mano sul braccio.

Max si ridestò dai sui pensieri mentre Victoria la guardava preoccupata.

“Chi è Chloe?” chiese Timothy.

“Un'amica di Max” rispose Kate.

“Scusate, vado un attimo in bagno” disse Victoria allontanandosi.

Le ragazze si lanciarono uno sguardo di intesa e poi Max si alzò per seguire Victoria. “Scusate, arrivo subito”.

“Oh, certo...” disse Timothy confuso dall'atteggiamento improvviso delle ragazze. “Oookey, ho detto o fatto qualcosa di sbagliato forse? Perché è sembrato tutto decisamente strano”.

“No, non hai fatto nulla che non va. Non devi sentirti responsabile di niente”.

“Ok, ma posso sapere di cosa si tratta? Non ho visto Victoria per niente serena”.

“Sono cose personali, mi dispiace ma non posso parlartene”.

“Spero solo non sia nulla di grave”.

“No credimi, abbiamo passato di peggio”.

“Sembri una ragazza con la quale si può parlare tranquillamente”.

“Quando mi sarò laureata e avrò iniziato a lavorare, potrò rispondere a un'affermazione del genere con la frase: deformazione professionale!” disse Kate sorridendo.

“Davvero? Cosa farai?”

“Sto studiando psicologia”.

“Wow, sarai una strizzacervelli allora”.

“Già”.

“Spero di non averti offesa con quel termine”.

“No figurati, so stare allo scherzo”.

“Bene. Il motivo per cui ho detto che sembri una persona con la quale si può parlare è perché vorrei farti una domanda”.

“Certo, dimmi pure”.

“Victoria mi ha detto che avete superato quello che è successo ma che evitate di parlarne. Praticamente mi ha chiesto di non toccare l'argomento con voi. Però vedendo la reazione di Victoria poco fa, non ho potuto fare a meno di pensare che c'entrasse qualcosa con quello che avete vissuto”.

“Sei preoccupato per lei e lo posso capire ma credimi, la reazione di poco fa non è dipeso da ciò che le è successo”.

“Oh bene, mi fa piacere saperlo. Anche tu hai vissuto la sua stessa… esperienza?”

“Purtroppo sì, ma adesso sto decisamente meglio anche se non è stato per niente facile, soprattutto all'inizio”.

“Mi dispiace tanto Kate, non meritavi quello che è successo. Sono felice che lo abbiano sbattuto dentro e gettato via la chiave per sempre”.

“Ognuno ha quel che si merita prima o poi, in questa vita o nell'altra. Tu di cosa ti occupi?”

“Io e il mio amico Aaron abbiamo sempre avuto una grande passione per le auto. Così un giorno abbiamo deciso di aprire un'auto concessionaria”.

“E come prosegue?”

“Diciamo che a Portland hanno troppo la fissazione del rispetto dell'ambiente e preferiscono usare molto di più le bici e camminare a piedi”.

“Non la trovo una cosa brutta ed è molto salutare”.

“Si, infatti amo salutare da lontano i miei sogni di gloria senza un becco di un quattrino”.

“Oh, quindi i vostri affari non vanno bene? Mi dispiace tanto Timothy” disse la ragazza seriamente dispiaciuta.

“Per prima cosa chiamami Tim e seconda cosa, stavo solo scherzando. Il lavoro va benissimo”.

“Vedo che ti piace scherzare”.

“Si infatti”.

 
Max era appoggiata a un lavandino in attesa che Victoria uscisse dalla cabina per avere la possibilità di parlarle.
Victoria aprì la porta del cabinato sorpresa di vedere Max.

“Ehi!” Si avvicinò al lavello facendo scorrere l'acqua del rubinetto lavandosi le mani.

“Sono qui per chiederti una cosa!”

“Ok, spara!” disse la ragazza senza guardarla.

“Perché ogni volta che la nomino reagisci così?!”

“Come reagisco?!”

“Come se ti desse fastidio!”

“No, ti sbagli!”

“Invece non mi sbaglio affatto! Victoria guardami!”

Victoria si voltò a guardarla dopo aver chiuso il rubinetto. “È che... sì, mi dà fastidio, ok?!”

“Per quale motivo?!”

“Perché sono passati due anni e nonostante tutto questo tempo tu ci pensi ancora! E non comprendo il perché?!”

“Victoria, io e lei siamo praticamente cresciute insieme!”

“Si, però non ha perso tempo a darsela a gambe lasciandoti indietro!”

Max abbassò lo sguardo senza controbattere.

Mi dispiace l'idea che anche adesso che ci siamo io e Kate, tu non riesca a dimenticarti di lei! So che ti fa ancora male e vorrei che non fosse così! Vorrei che riuscissi a lasciarti alle spalle tutta questa storia! Insomma, non ti fa bene! Lei fa parte del passato ormai e devi fartene una ragione! Lei come vedi è andata avanti con la sua vita! Non si fa né vedere né sentire!”

“Lo so che a lei non importa nulla di me! Non vedeva l'ora di andare via! Ma io non riesco a essere così menefreghista e lasciarmi scivolare tutto addosso, come se lei non avesse mai contato nulla per me!”

Victoria rimase in silenzio ascoltando le parole di Max che non potevano essere più lontano di così dalla verità. Non poté fare a meno di pensare alla lettera di Chloe che era ancora ben conservata nella sua stanza. Avrebbe dovuto strapparla e gettarla via, ma qualcosa dentro le aveva impedito di farlo. E poi anche strappandola non avrebbe mai potuto rimuovere dalla memoria il terribile gesto di avergliela tenuta nascosta. La verità era che ogni volta che Max nominava Chloe, il senso di colpa della ragazza cresceva. Aveva deciso di tenerle nascosta quella lettera credendo di fare la cosa giusta per il suo bene. Ma l'amica dopo tutto quel tempo pensava ancora a lei.

“Max, io e Kate ci saremo sempre per te, lo sai!”disse la ragazza afferrando per le braccia Max facendola voltare verso di lei.

Max le sorrise. “Lo so Victoria!”

Poco dopo tornarono al tavolo con gli altri cercando di mettere da parte i loro pensieri.


 
Portland

Dopo aver camminato a lungo Shonei decise di fermarsi in un bar per bere qualcosa e riflettere su cosa fare per uscire dalla sua situazione. Non sospettava minimamente che fuori c'era qualcuno appostato in auto a sorvegliarla. Tornò all'appartamento dopo aver bevuto un paio di bicchieri di troppo. Quando entrò Flerk la guardò indifferente come al solito. Si sedette sul divano allungando le gambe incrociate appoggiando i piedi sul tavolinetto davanti. Appoggiò la testa all'indietro sullo schienale mettendosi un braccio sugli occhi. Pensando ai fatti suoi stava per addormentarsi quando Steph le afferrò le gambe spostandole da sopra al tavolo. Di scatto Shonei si mise seduta guardandola.

“Il tavolo non è fatto per reggere le tue scarpe con le quali hai camminato per strada pestando Dio solo sa cosa!”

“Dimentichi una cosa però!”

“Cosa?!”

“Anche tu sei saltata in piedi sul tavolo dove pranziamo per scappare da Flerk!”

“Quella era una situazione di emergenza!”

“Si certo, come no!”

“Stavo scappando da quell’indemoniato! E poi anche tu dimentichi una cosa molto importante! Questo è il mio appartamento, qui ci vivo!”

Shonei scosse la testa accendendo la tv solo per sentire qualcosa di diverso dalla voce della ragazza e dal rumore dei sui pensieri che minacciavano di farle passare una notte insonne. Steph si sedette sul divano guardando anche lei la tv e per un attimo Shonei si tranquillizzò pensando che la ragazza, distratta dal televisore avesse finito di tormentarla. Niente di più sbagliato.

“Allora, come prosegue la tua ricerca di un lavoro?! Mancano pochi giorni e dovrai lasciare l'appartamento! Lo sai che non ti permetterò mai di vivere con noi!”

“Certo che lo so! E comunque non ho avuto tempo per cercare un lavoro!”

“Ah! Beh, c'era da aspettarselo da te! Sicuramente sarai stata molto impegnata a tenere le mani fra le gambe di qualcuna!” disse Steph con sarcasmo.

“A dire il vero no ma lo avrei preferito!” disse Shonei con un velo di tristezza.

Steph si girò a guardarla in modo strano. “Se stai cercando di impietosirmi ti avviso che non ci riuscirai!”

“Non preoccuparti, non ci contavo infatti” disse Shonei alzandosi dal divano raggiungendo la stanza di Chloe, lasciando la porta aperta.
Passarono due minuti quando all'improvviso Steph sentì alcuni rumori provenienti dalla stanza. Si alzò andando a dare una controllata, curiosa di sapere cosa diavolo stesse facendo la ragazza. Quando arrivò sulla soglia vide Shonei che stava facendo i bagagli. Steph rimase sorpresa anche perché mancavano ancora alcuni giorni per lasciare l'appartamento.

“Che diavolo stai facendo?!”

Shonei che fino a quel momento non si era accorta della sua presenza, si voltò verso di lei. “A te cosa sembra?!”

“Mancano ancora alcuni giorni, perché preparare i bagagli in anticipo?!”

“Perché lascerò l'appartamento domani!”

Steph finse indifferenza cercando di trattenersi dal chiedere spiegazioni. “Ah, vai via prima! Ok, va bene! Allora ti lascio... ai tuoi... bagagli!” disse prima di uscire dalla stanza.

Shonei sospirò tornando a sistemare la sua roba ma Steph ritornò in stanza. “Ma Chloe lo sa che domani vai via?!”

“No! L'avviso appena rientra!”

“Ok, non per farmi gli affari tuoi ma visto che non l'hai nemmeno cercato, suppongo tu non abbia un lavoro e forse neanche un posto dove stare! Quindi dov'è che andrai?!”

Shonei che era inginocchiata per terra davanti a un borsone, si alzò lanciando una maglia sul pavimento con forza. Si sedette sul letto appoggiando le i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani al volto. Steph iniziò a preoccuparsi della situazione.

“Shon, che succede?!”

“Non lo so, forse non è stata una buona idea tornare a Portland!”

“Perché no?!” chiese Steph. Si rese conto solo dopo che la domanda potesse essere facilmente mal interpretata. Infatti Shon rimosse le mani dal viso e la guardò confusa.

“Cioè, volevo dire... che è ovvio sarebbe stato meglio... almeno per me! Quello che non capisco è perché anche per te sarebbe stato meglio!” disse Steph per rimediare.

Shonei si alzò di nuovo dal letto rimettendosi a fare i bagagli in silenzio. Quando Steph si rese conto che non avrebbe detto altro disse qualcosa senza volerlo davvero.

“Sentì, non so cosa ti stia succedendo ma non sei costretta ad andare via dall'appartamento domani! Puoi rimanere finché non... troverai un'altra sistemazione!”

Shonei si fermò di nuovo a guardarla. “Mi stai dicendo che posso restare anche oltre il tempo prestabilito?!”

“Beh, tanto ormai il danno è fatto! Sei già qui! E poi non voglio che Chloe si preoccupi anche per te! Al momento ha già altri casini!”

“Quindi devo smettere di fare le valige?!”

“Si, credo di sì! Non so che intenzioni hai ma non voglio sentirmi responsabile se ti succedesse qualcosa, perché sei costretta ad andare via da qui a causa mia! Poi Chloe non me lo perdonerebbe a vita! E già abbiamo discusso, quindi..."

“Avete discusso?! Di cosa?!”

“Della cazzata che ha fatto con Lauren e per non avermene parlato, lasciandomi all'oscuro di tutto! Come se io non fossi niente per lei! Gli amici dovrebbero dirsi tutto!”

“Si, ma non con la pretesa!”

“Io non ho preteso nulla!”

“Conosci Chloe, ha i suoi tempi per fare tutto! E se le imponi qualcosa non otterrai mai nulla!”

“Guarda che la conosco meglio di te!”

“E nonostante tutto commenti continuamente gli stessi errori!”

“Se stai cercando di farmi cambiare idea sulla proposta di farti rimanere più a lungo qui, ti assicuro che sei sulla buona strada!”

Shonei cominciò a ridere sedendosi di nuovo sul letto. Poi tornò seria. “Grazie Steph, anche se molto probabilmente me ne andrò lo stesso in settimana!”

Steph annuì. “Io ho fatto la mia parte!”

“E ti ringrazio! A proposito, dove diavolo è Chloe?!”

“A lavoro!”

“Ok, ti va di mangiare qualcosa?” chiese Shonei.

“Veramente ho già cenato ma ammetto che mi è ritornata la fame di nuovo! Sarà per il nervoso!”

“Allora fiondiamoci in cucina!” disse Shonei sorridendole mettendo da parte i suoi pensieri per un po’. Tanto avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per tormentarsi senza trovare una soluzione ai suoi problemi.


 
Seattle

I ragazzi lasciarono il locale per raggiungere le loro auto nel parcheggio.

“Mi dispiace che la serata sia giunta al termine! Non mi va di ritornare a casa!” disse Victoria.

“Vieni a stare a casa dai miei per oggi” propose Timothy.

“E poi sentire mia madre lamentarsi?! No grazie, non peggioriamo la situazione!”

“Anche a me dispiace che la serata sia finita però ho un sonno terribile" disse Kate.

“Anche io” disse Max.

“Vedo che siete tutte delle gran dormiglione. Spero tanto che quando vi trasferirete a Portland sarete più in forza per fare le ore piccole” disse Timothy guardando le ragazze.

“Oh, non ti devi preoccupare Tim, le costringerò con la forza a fare baldoria!”

“Io non sono una tipa da baldoria e credo nemmeno Max! Avete già perso in partenza!”

“Staremo a vedere!” disse Victoria con sguardo di sfida.

“Beh, adesso sarà il caso di andare” disse Max rivolta a Kate per poi rivolgersi al ragazzo. “Ci ha fatto molto piacere conoscerti e passare la serata in tua compagnia Timothy”.

“Si, ha fatto piacere tanto anche a me. Non vedo l’ora che arrivi giugno” disse il ragazzo soffermandosi a guardare per qualche secondo in più Kate.

“Magari ci possiamo vedere anche domani, che ne dite?” disse Victoria.

“Oh, io non lo so. Per poter uscire stasera ho messo da parte i libri. Domani devo assolutamente recuperare” disse Kate dispiaciuta.

“A dire il vero non so nemmeno io se posso. Vorrei passare un po’ di tempo con la mia famiglia e andare a trovare un amico prima della partenza” disse Timothy.

“Quando parti?” chiese Max.

“Dopodomani mattina presto” rispose il ragazzo.

“Allora credo che dovremmo salutarci proprio adesso. Arrivederci Timothy” disse Max porgendogli la mano.

“A presto Max” rispose il ragazzo stringendole la mano. Poi quando fu il turno di salutare Kate disse sorridendo: “Arrivederci futura psicologa”.

“A presto Tim e manda un messaggio quando sei arrivato!” disse Kate ricambiando la stretta di mano.

“Certo, lo farò Kate”.

Victoria fulminò suo cugino con lo sguardo mentre lui desiderava sprofondare.

“Noi ci sentiamo in questi giorni” disse Kate rivolta a Victoria.

“Certo, vi chiamo io” disse Victoria.

Quando Victoria salì sull’auto rimase ferma a guardare suo cugino senza mettere in moto. Il ragazzo sentendosi osservato si girò verso di lei. “Che c’è?!” chiese il ragazzo annoiato.

“Cos’era quello che visto?!”

“In che senso?!”

“Lo sai in che senso!”

Il ragazzo rimase in silenzio e Victoria proseguì. “Ti piace Kate?!”

“Mi piace Kate?! Ma che… no, certo che no… ok sì, forse un po’!”

“Wow, questa è bella!” disse Victoria ridendo.

“E adesso perché ridi?!” chiese il ragazzo confuso.

“Ascoltami attentamente! Lei non fa per te e te lo dico per il tuo bene, il suo e il mio!”

“Cosa?! Non capisco!”

“Se sei in cerca di un’avventura lei non è il tipo! Sono abbastanza sicura che non te la darà nemmeno fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra! È molto religiosa sai?! Probabilmente aspetterà il matrimonio prima di darla via!”

Il ragazzo guardava davanti a sé riflettendo. “È una persona religiosa?! Cioè, è sposata con Dio e quella roba lì?!”

“Si, quella roba lì!”

“Oh, beh non è detto che…”

“Quindi se non hai intenzioni serie e non vuoi appendere i tuoi gingilli al chiodo fino a quando non vi sposate, stai lontana da lei! Tu sei mio cugino e lei è una delle mie migliori amiche! Non voglio rimanere coinvolta nei vostri casini! So come vanno queste cose!”

“Quindi mi stai dicendo che è off-limits?!”

“Esattamente!”

“E se dovessi piacergli anche io?!”

Victoria avviò l’auto senza rispondergli e mentre si allontanavano il ragazzo continuava a incitarla per avere una risposta. “Oh avanti Vic, rispondimi!”


 
Nel frattempo Max guidava l’auto lanciando di soppiatto un’occhiata alla sua amica di fianco che guardava fuori dal finestrino.

“Sembra simpatico Timothy, non trovi?” chiese Max.

“Si, sembra un bravo ragazzo”.

Max non sapeva se chiederle spiegazioni o meno ma alla fine vinse la sua innata curiosità. “Cos’è quella storia del messaggio?”

Kate la guardò. “Mi ha chiesto il numero di telefono per potermi inviare delle foto di qualche appartamento, nel caso va a dare un’occhiata in giro”.

“Ah!” disse Max sorridendo.

“Che c’è?”

“Niente e solo che a me non l’ha chiesto”.

“Perché eri in bagno con Victoria e poi gli sarà passato di mente”.

“Si certo, diamo la colpa alla mancanza di memoria” disse Max divertita.

“Che vorresti dire?”

“Niente, è solo che credo che tu gli piaccia”.

“Io… cosa?! No, ma che dici?!” disse Kate arrossendo.

Max si girò verso di lei ridendo. “Sembri me quando ho saputo di Lucas!”

“Oh mio Dio!” disse Kate piazzandosi le mani sul viso che ormai era di un colore rosso acceso.

 
 
Portland

Dopo aver staccato dal lavoro prima del solito, Chloe aveva deciso di fare un giro in auto per schiarirsi le idee. Si fermò a un semaforo con lo sguardo perso tra le luci dei fari delle auto che le passavano davanti. Ormai da ore che girovagava in macchina per le strade della città senza alcuna meta. Aveva preso in considerazione di fermarsi a bere qualcosa al bar dove andava di solito a sbronzarsi due anni prima. Giusto per mettere a tacere i pensieri che le affollavano la mente. Ma per quanto l'alcool l'avrebbe aiutata a dimenticarsi dei suoi problemi non sarebbe mai durata a lungo, quindi aveva scartato pazientemente l'idea. Così aveva scartato pazientemente l'idea. Così avrebbe almeno evitato i rimproveri dall' amica se fosse rientrata a casa ubriaca. Il senso di colpa che portava dentro di sé pesava come un macigno sul cuore e la spingeva a fare qualcosa per risolvere la situazione, ma aveva troppa paura di cosa potesse succedere alla ragazza. Però, non poteva nemmeno permettere che le cose rimanessero in quel modo, restando a guardare mentre la vita le scorreva davanti in balia del fato. Non era mai stata una codarda. Non si era mai tirata indietro davanti a una sfida e non l’avrebbe fatto neanche adesso. Non era più la ragazza sconsiderata di un tempo. Doveva prendersi le responsabilità delle sue azioni una volta per tutte, anche se questo voleva dire ricevere un bel calcio nel sedere. In lotta tra mente e cuore non si accorse che il verde era scattato da un bel po'. Infatti alcuni automobilisti dietro la sua auto suonavano il clacson furiosi con lei. Avviò l’auto guidando per un altro paio di isolati guardando il suo riflesso nello specchietto retrovisore davanti a sé. Stufa del suo dilemma, fermò l’auto di fianco al marciapiede guardando alla sua destra verso il plesso condominiale indecisa sul da farsi. Forse quello era il posto giusto per capire cosa fosse meglio fare per il bene di tutti o forse no, ma chi poteva saperlo? Infondo chi lo avrebbe mai detto che Max un giorno sarebbe tornata da lei dopo cinque anni? Chi poteva sapere che la piccola città in cui era nata sarebbe stata spazzata via da un tornado? Chi avrebbe mai potuto sapere che sua madre sarebbe morta? E chi avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe stata capace di lasciare per sempre Max? La vita era imprevedibile e per capire come sarebbe potuta andare, poteva esserci soltanto un modo.

Lauren era nel suo appartamento e stava parlando al telefono con Allison per raccontarle quanto successo.

"Fammi capire! Hai seguito il consiglio di questa ragazza, questa…”

“Shonei!”

“Shonei, una che conosci appena e che è amica di Chloe?! Per quale motivo?!"

“Vorrei ricordarti che anche Steph è sua amica!”

“Si, ma lei non ha cercato di fare gli interessi di Chloe! È super partes in questo caso!”

“Non ho parlato con Steph di quello che è successo! Non so nemmeno se ne sia al corrente!”

“Questo te lo posso dire io, lei lo sa! Mi ha chiamata per sapere se quello che è successo tra voi fosse vero! Quindi suppongo che non sia stata nemmeno Chloe a informarla dei fatti! Magari è stata la rana dalla bocca larga… quella…”

“Shonei!” disse Lauren ricordandole per l’ennesima volta il nome della ragazza.

“Si, proprio lei! Perché non mi hai chiamata subito?! Ti avrei risparmiato la fatica di andare a fare sceneggiate al Paradise davanti a tutti!”

“Non volevo disturbarti a lavoro!”

“Lauren, non prendermi per il culo!”

“Ok, non ti ho chiamata perché… sapevo mi avresti detto di non andarci!”

“Quindi volevi andare da lei!”

“Si, il fatto è che nonostante si sia comportata malissimo io non faccio altro che pensare a lei e mi manca un casino!” disse Lauren sedendosi sul divano.

“Lauren, sai già come la penso in proposito! Hai bisogno di qualcuno che non ti dia più problemi di quanti tu ne abbia già!”

“Lo so questo ma…”

 In quel momento qualcuno bussò alla porta.

“Che succede?!” chiese Allison.

“Niente, qualcuno alla porta! Senti ti devo lasciare adesso, magari ti richiamo più tardi!”

“Allora a dopo e non fare altre cazzate nel frattempo!”

“Si, te lo prometto!” disse sorridendo mentre sentiva di nuovo bussare. “Adesso vado ad aprire prima che mi butti giù la porta! A quanto pare è insistente!”

“Ok, ti voglio bene Lauren!”

“Anche io Allison, a dopo!”

“Ciao!”

La chiamata fu interrotta e sentì bussare per l’ennesima volta. Infastidita dall’insistenza alzò la voce. “Arrivo! Un attimo!”

Poi quando era in prossimità della porta aggiunse sottovoce: “Chi diavolo ha così tanta fretta di morire?!”

Aprì la porta ritrovandosi davanti l’unica persona che non si sarebbe mai immaginata di vedere. Per di più a quell'ora della sera. “Chloe?!”

“Ciao Lauren!”

Lauren dapprima sorpresa per la sua presenza, incrociò le braccia al petto cambiando espressione. Sembrava infastidita, almeno quello era il messaggio che voleva mandare alla ragazza. "Cosa ci fai qui?!"

“Io ero in macchina per strada e... non lo so come… mi sono ritrovata nei paraggi e...” disse Chloe con le mani nelle tasche della giacca. Il suo nervosismo era ben evidente e non sfuggì a Lauren che cercava di rimanere impassibile.

“A dire il vero speravo di scoprirlo una volta qui!”

Lauren non poté fare a meno di essere confusa.

“Credo, di doverti delle scuse per averti trattata...”

“Da puttana?!” disse Lauren con tono aggressivo.

“Non era questo che stavo per dire! Ma suppongo che se tu lo dica, vuol dire che ti sei sentita così! Mi dispiace per come ti ho trattata! Ho sbagliato e lo so di aver esagerato! Ti chiedo scusa! Non volevo che andassero così le cose! So che sei arrabbiata e hai tutte le ragioni per esserlo! Lo so che è una vana speranza, ma mi auguro davvero che tu mi perdoni un giorno, così che io possa perdonare me stessa per quello che ti ho fatto!”

Lauren rimase in silenzio senza dire nulla sorpresa dalle sue parole. Non si aspettava di vederla e di ricevere le sue scuse. Ancor di più, non si aspettava l'ammissione di non riuscire a perdonare sé stessa per averla ferita. Il silenzio di Lauren si protrasse a lungo, così Chloe annuì lentamente capendo che non sarebbe stata perdonata, almeno non in quel momento.

“Adesso è meglio che io vada, non voglio disturbare ancora! Nel caso... sì insomma... se ti va vieni pure al Paradise! O se ti va di parlare con me, chiamami! Anche solo per mandarmi affanculo!”

Chloe fece un passo indietro voltandosi per andare via.  Si allontanò di poco quando sentì dietro di lei la voce della ragazza.

“Tu mi farai diventare matta!” disse Lauren abbassando le sue difese.

Chloe tornò indietro fermandosi di nuovo davanti a lei. “Si, beh... me lo dicono in molti!” disse sorridendo nervosamente.

“Cosa devo fare con te?!” disse Lauren appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.

Erano a un passo l'una dall'altra.

“Cazzo Lauren, scusami tanto! Le parole non possono nemmeno lontanamente farti comprendere quanto mi dispiaccia per come mi sono comportata!”

“E allora non dire nulla!" disse Lauren agguantando con una mano la giaccia della ragazza attirandola nell'appartamento chiudendo la porta.

Si fiondò sulle labbra di Chloe la quale ricambiò il bacio afferrandola per i fianchi e attirandola verso di sé. Continuarono a baciarsi fino a quando non sentirono mancare l'aria. Si staccarono giusto per riprendere fiato e si diressero ancora una volta verso la stanza da letto, ma prima di attraversare la porta Lauren interruppe il bacio. "Hai per caso bevuto?!"

“Si, dello scotch che tra l'altro faceva anche schifo! Non è stata nemmeno una mia idea quella di bere, ma di Asher!”

La ragazza sembrava delusa e Chloe capendone il motivo la rassicurò. “Ma sono sobria, non potrei esserlo più di così!”

Lauren distolse lo sguardo da lei, ma Chloe le appoggiò dolcemente una mano sul viso facendola voltare di nuovo verso di sé. “Lauren, so quello che sto facendo!”

“È davvero questo che vuoi?! Perché la tua amicizia non mi basta più Chloe, non so che farmene!”

“Pensavo di non volerlo ma mi sbagliavo!”

Ancora una volta finirono per andare a letto insieme. Con l'unica differenza che questa volta Chloe non sarebbe scappata.


 
Mercoledì 22 marzo 2017

Portland

Steph nella sua stanza stava ancora dormendo profondamente quando un rumore persistente la svegliò. Alzò la testa dal cuscino guardando verso la porta chiusa della sua camera. Non riusciva a decifrare che tipo di rumore fosse ma era comunque qualcosa di metallico. Si rigirò dall’altra parte portandosi le coperte fin sopra la testa per attutire il rumore insistente, ma non ci fu verso. Sfinita si alzò dal letto malvolentieri per vedere la causa del suo risveglio anticipato. Già meditava vendetta nei confronti Shonei pensando che fosse lei. Aprì la porta e abbassò subito lo sguardo sul pavimento. Davanti a lei c’era Flerk alle prese con la sua ciotola della pappa completamente vuota. Facendo pressione con una zampa sulla ciotola in metallo faceva impennare e scontrare continuamente l'oggetto contro il pavimento, causando il rumore che l'aveva svegliata.

“La vuoi piantare di fare tutto questo baccano?! Cosa c’è, hai fame e vieni a rompere me?!”

Flerk si fermò prestando attenzione alle parole della ragazza

“Perché non vai a svegliare la tua padrona?! Ti vorrei ricordare che se non fosse per lei saresti già morto di fame! Da me non meriti proprio nulla dopo tutto quello che mi fai passare!”

Flerk continuando a guardarla, appoggiò di nuovo la sua zampina sulla ciotola per fare rumore. Steph sospirò dirigendosi come una furia verso la stanza di Chloe. Aprì la porta di scattò alzando la voce. “Chloe, il demonio ha fame che ne dici di occupartene tu visto che il gatto è tuo?!”

Shonei si svegliò di soprassalto. “Che cazzo succede?!” disse con gli occhi ancora chiusi e la voce impastata dal sonno.

“Dove diavolo è Chloe?!” chiese Steph allarmata notando la sua assenza.

“Che vuoi che ne sappia io?! Nel caso non lo avessi notato stavo dormendo!” rispose la ragazza grattandosi la testa.

“Ma non ti sei accorta se è tornata stanotte?!”

“Non mi sono svegliata per niente durante la notte yaaaaaaaawn!” rispose la ragazza sbadigliando.

Nel frattempo Flerk aveva spinto la ciotola davanti all’entrata della stanza di Chloe e cominciò a far scontrare di nuovo l'oggetto contro il pavimento.

“Ma che brava che sei! Scommetto che potrebbero venire a rubarti anche in casa senza essere scoperti! Tanto tu non te ne accorgeresti minimamente!”

“Ma si può sapere che ti prende stamattina?!”

“C’è che il gatto ha fame ed è venuto a svegliare me!”

“Beh, dagli da mangiare allora senza fare tutto questo casino!”

“Cosa?! Guarda che il casino lo sta facendo lui! Guardalo!” disse indicando il gatto che continuava a fare baccano.

“Ok, cazzo!” disse Shonei alzandosi dal letto come al solito sempre in mutande e reggiseno.

“Sei proprio allergica agli indumenti eh?!”

Shonei la guardò male. “Guarda che se non la pianti mi sfilo anche le mutande!”

“Oh no, ti prego! Finiresti per guastarmi l’appetito e devo ancora fare colazione!”

Shonei uscì dalla stanza prendendo la ciotola del gatto e riempiendola di croccantini. L’appoggiò a terra e si diresse di nuovo in stanza buttandosi sul letto rimettendosi a dormire a pancia in giù. Steph la seguì incrociando le braccia al petto. “Questo è tutto?!”

La ragazza la guardò confusa. “Cosa vuoi che faccia ancora?! Devo anche imboccarlo per caso?! Fargli l’aeroplanino o il trenino?! Per caso devo fargli fare anche il ruttino?!”

“Smettila di pensare al gatto per un momento! Ti vorrei ricordare che Chloe non c’è e non sappiamo dove sia! Non sappiamo nemmeno se è tornata stanotte grazie al tuo rigor mortis!”

“Ok ok, va bene! Ora provo a chiamarla!” disse la ragazza prendendo il telefono e avviando la chiamata. Dopo aver effettuato la chiamata rimase in ascolto per poi chiudere subito.“Cazzo! Risulta irraggiungibile!”

“Questa storia non mi piace per niente, io vado a cercarla!” disse Steph.

“Ehi, fermati un attimo, non allarmarti così! Vedrai che sta bene! Magari stanotte è rientrata e semplicemente non l’abbiamo sentita!”

“Se fosse così adesso dov’è?!”

“Non lo so! Forse è uscita prima che ci svegliassimo!”

Steph uscì dalla stanza per raggiungere la finestra che affacciava nel parcheggio. “La sua auto non c’è!”

Shonei la seguì alla finestra. “Magari è uscita con l’auto! Forse è andata a lavoro!”

“È presto Shon!” disse Steph visibilmente preoccupata.

Shonei annuì sospirando “Ok, Steph calmati!”

“Abbiamo anche discusso ieri!”

Shonei appoggiò le mani sulle spalle della ragazza agitata. “Steph, ci penso io ok?! Adesso vado a cercarla ma tu devi rilassarti un attimo!”

“Forse dovremmo chiamare la polizia!”

“No, non chiameremo nessuno per adesso! Ci penso io!”

“O-ok, ma avvisami subito se la trovi!”

“Vedrai che non le è successo nulla!” disse Shonei sperando davvero che fosse così mentre si preparava per uscire.

 

Chloe ancora mezza addormentata si rigirò dall’altra parte nel letto allungando un braccio sull’altro lato. Si rese conto in quel momento che mancava qualcosa o meglio qualcuno. Spostò la mano quasi per cercare conferma che non fosse stato solo un sogno o frutto della sua immaginazione. Aprì gli occhi vedendo che la ragazza non era accanto a lei. La porta della camera era chiusa, quindi pensò che fosse uscita di casa per andare a lavoro e aveva preferito lasciarla dormire. Si distese supina contemplando il soffitto appoggiando un braccio sulla fronte. Ripensò a cosa era successo e alla decisione che aveva preso. Così, si rese conto di essere ancora a metà dell’opera. Mancava ancora un passo da fare, quello decisivo. Il più importante di tutti ma al tempo stesso anche il più difficile. Se era questa la scelta che aveva fatto, doveva andare fino in fondo anche se faceva male. Si alzò lentamente dal letto rivestendosi. Aprì la porta attraversandola e non appena uscì dalla stanza un odore di caffè la raggiunse, segno che la ragazza era ancora in casa. Si diresse alla sua destra da dove provenivano alcuni rumori. Arrivò all’entrata di quella che doveva essere la cucina. Lauren era indaffarata davanti ai fornelli a piedi scalzi, con una maglia a maniche corte e abbastanza lunga da coprirle il sedere. Facendo qualche passo in avanti, si sedette di traverso sul piano del tavolo della cucina con una gamba penzoloni mentre guardava Lauren. Iniziò a rigirarsi gli anelli che aveva alle dita per l’agitazione. In quel momento Lauren si accorse della sua presenza e si girò a guardarla solo per un attimo voltandosi di nuovo verso i fornelli.

"Buongiorno Chloe, finalmente ti sei svegliata! Mettiti pure comoda, oggi ti vizierò con i miei famosi pancakes che non faccio praticamente più! Spero di esserne ancora capace! Da quando vivo sola preferisco mangiare sempre fuori, anche per colazione!”

“Buongiorno Lauren!” disse Chloe prima di fare un profondo sospiro per iniziare. “Avevo quattordici anni quando tutto è iniziato...”

Lauren girò la testa nella sua direzione guardandola confusa.

“Ero a casa con la mia migliore amica e mio padre! Stavamo passando una bellissima giornata insieme! Mia madre era a lavoro ma poi è andata a fare compere ritrovandosi con troppe borse della spesa! Avendo bisogno di aiuto ha telefonato a casa chiedendo a mio padre di andarla a prendere!”

Chloe fece una pausa con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva le immagini di quella giornata ancora vivide nella sua mente. Come se riuscisse a vedere tutto com'era allora, ricordando ogni minimo dettaglio o profumo di quel giorno. Lauren abbassò la fiamma del fornello e si voltò del tutto verso la ragazza. Si appoggiò con le braccia al ripiano della cucina con uno sguardo preoccupato.

“Lui ha preso le chiavi dell'auto… è uscito di casa e... e non è più tornato!”

“Oh mio Dio!” disse Lauren con occhi che iniziavano a inumidirsi.

“Incidente stradale a un incrocio! Non c'è stato più nulla da fare per lui, non ce l'ha fatta!”

Durante il racconto Chloe evitava di incrociare lo sguardo della ragazza. Sapeva fin troppo bene cosa avrebbe letto nei suoi occhi. Odiava quando gli altri provassero pena per lei ascoltando la sua storia.

“Come se ciò non bastasse, dopo il funerale la mia migliore amica si è trasferita in un'altra città! L'ho persa nel periodo peggiore della mia vita! Prima di ritrovarci sono passati cinque lunghissimi anni! Quando eravamo divise non ci siamo tenute in contatto! Non perché non volessimo ma solo perché era complicato! Cosa avrebbe potuto fare per aiutarmi da quella distanza?! E poi anche lei aveva i suoi problemi! Dopo pochi mesi la morte di papà, mia madre ha conosciuto un tizio, un vero coglione! Ho odiato così tanto quel pezzo di merda! Ma ho odiato tantissimo anche mia madre, per aver preso solo in considerazione l'idea di portare a casa un altro uomo! Uno con tanto di disturbi di stress post traumatico! Pff, tra tutti gli uomini che poteva avere ha scelto il peggiore! Un soldato maniaco del controllo, era davvero paranoico! Subito dopo essersi trasferito a casa la mia vita è diventata un vero inferno!”

“Lui non ha approfittato di te, vero?! Ti picchiava?!”

Chloe rispose con un sorriso amaro. “No, non ha approfittato di me! Però ci scontravano spesso e capitava di tanto in tanto che perdesse la pazienza e alzasse le mani! La mia vita era diventata un vero schifo e così ho iniziato a lasciarmi andare! Frequentavo persone poco raccomandabili! Ero sempre strafatta di erba, scopavo con chiunque mi andasse e bevevo tanto! Spesso non tornavo nemmeno a casa e se lo facevo, rientravo tardissimo cercando di evitare di incontrare mia madre e il bastardo! Facevo di tutto per evadere dalla mia vita di merda e non pensare più a niente! La mattina mi trascinavo come uno zombie a scuola, almeno fino a quando non mi hanno sospesa definitivamente!”

Chloe sorrise ricordandosi del periodo in cui a scuola le cose erano completamente diverse. “Una volta ero brava a scuola! La mia materia preferita era scienze, ma dopo la morte di mio padre ho perso qualsiasi tipo di interesse! Non me ne fregava più un cazzo di niente e di nessuno, nemmeno di me stessa!”

Lauren continuava ad ascoltare mentre alcune lacrime le solcavano il viso.

Non ho mai superato la perdita di mio padre! Mamma ha fatto quello che ha potuto per aiutarmi, ma non è riuscita nell’intento! Dopotutto anche lei aveva il suo di dolore! Poi a causa del lavoro non c’era quasi mai in casa! Quindi a un certo punto ha deciso che avevo bisogno di un supporto psicologico! Puoi immaginare benissimo da sola com'è andata! Però in tutto questo schifo, qualcosa di buono è successo! È entrata nella mia vita la ragazza più bella che avessi mai visto! Frequentavamo la stessa scuola! Lei mi ha salvato la vita! Se non l'avessi conosciuta, molto probabilmente ora non sarei qui a parlartene!”

Lauren capì le implicazioni di quell'ultima frase e non poté fare a meno di chiedere. “Chloe… hai tentato… il suicidio?!”

Chloe la guardò negli occhi per la prima volta per poi abbassare subito lo sguardo quando una lacrima iniziò scenderle giù. Odiava quella situazione, non voleva mostrare la sua vulnerabilità. “Volevo farlo, ci ho pensato spesso ma mi è mancato il coraggio! Non volevo più continuare a vivere perché per me quella non era vita! Poi è arrivata lei che ha cambiato tutto! Mi ero innamorata di lei! Ma purtroppo non poteva durare perché tutto nella mia vita è destinato a finire prima o poi! È così che finisce sempre!”

Lauren chiese: “Cosa è successo?!”

Chloe ci mise un po' a rispondere. “È scomparsa e io credevo che fosse partita senza di me! Volevamo andarcene a Los Angeles, lei voleva diventare una modella! È sparita per mesi senza che nessuno riuscisse a trovarla! Così alla fine le ricerche si sono concluse! Suo padre che era procuratore distrettuale pensava che fosse semplicemente scappata di casa, ma io non potevo accettarlo! Non potevo perché questo avrebbe significato che davvero era andata via senza di me per inseguire i suoi sogni lasciandomi indietro! Alla fine però è stata ritrovata!”

Lauren chiese: “Dov'era?!”

Chloe non riuscì a trattenere le lacrime. “Lei... non era mai andata via... lei... era semplicemente morta!”

A quella rivelazione Lauren rimase sconvolta. Com'era possibile che la vita di Chloe fosse stata così orribile? Non desiderava altro che andarle incontro, abbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma non voleva interromperla per nessuna ragione al mondo, perché quello era il momento per Chloe di sfogarsi ed esorcizzare tutto il dolore che portava dentro. Per mesi aveva tentato di scoprire qualcosa più su di lei senza mai riuscirci. Chloe aveva alzato un muro invalicabile che la ragazza non era stata in grado di abbattere. Adesso invece aveva l’opportunità di conoscere tutto della ragazza che occupava sempre i suoi pensieri.

Chloe si calmò e riprese la storia. “Pensavo davvero di aver perso tutto, ma mi sbagliavo! Adesso chiedimi di dove sono Lauren!”

“Mi avevi detto di Seattle!” disse Lauren confusa.

“Ti ho mentito! Adesso richiedimelo!”

Lauren era terrorizzata da cosa potesse risponderle. “Chloe… io…”

“Chiedimelo, ti prego!”

“Di dove sei Chloe?!”

“Io sono... di Arcadia Bay!”

“Cosa?!” chiese Lauren incredula. Chiunque era conoscenza della tragedia avvenuta anni prima. Una storia che era stata sulla bocca di tutti per molto tempo. Ogni testata giornalistica e notiziario ne aveva parlato.

“La donna che mi ha messa al mondo… che mi ha cresciuta e… ha cercato inutilmente di aiutarmi è morta a causa del tornado!” disse Chloe.

Gli occhi di Lauren erano ormai pieni di lacrime.

“Io e la mia amica Max eravamo lì quando è successo! Siamo scappate per metterci in salvo andando a Seattle! Sono rimasta a vivere da lei e la sua famiglia per qualche tempo. Poi alla fine me ne sono andata e adesso lei mi odia! Ma io non volevo arrecare altro dolore né a lei né ai suoi genitori! Anche perché sembra proprio che io non riesca a fare altro! Non a caso ho fatto del male anche a te Lauren!”

Chloe si asciugò le lacrime con il braccio e poi guardò la ragazza. “E questa è la mia storia Lauren! Ora capisci perché facevo fatica ad aprirmi con te! Sai che difficoltà ho ad avere una relazione con qualcuno! Il fatto è che io non posso perdere più nessun altro Lauren! Non credo che riuscirei a sopportarlo!”

Lauren corse verso di lei abbracciandola e stringendola forte mentre continuava a piangere. Lauren prese il viso di Chloe tra le mani guardandola negli occhi.

“Chloe, tu non mi perderai! Hai capito?! Non mi perderai mai!”

Chloe fece sorriso triste. “Non puoi fare una promessa del genere, nessuno può! Neppure io, perché potrei uscire adesso dal tuo appartamento e magari finire sotto un’auto! Allora a questo punto, a cosa serve fare una promessa che non hai il potere di mantenere?! Non tutto dipende da noi Lauren!”

Lauren si asciugò le lacrime e prese di nuovo il viso della ragazza tra le sue mani. “Ok, hai ragione! Non tutto dipende da noi, ma una promessa posso comunque fartela! Non so come andrà la nostra storia! Non so se staremo insieme per sempre! Non so se un giorno ti stancherai di me o io di te, anche se lo trovo poco probabile! Ma io oggi ti prometto che se avrai bisogno di me io ci sarò sempre per tutto il tempo che ci sarà concesso! Se invece vorrai i tuoi spazi io mi farò da parte in silenzio senza pretese! Rispetterò i tuoi tempi sempre e farò qualsiasi cosa per farti stare bene! Perché io ti amo Chloe! Ti ho amata sin dal primo giorno che ti ho vista! Quando ti ho chiesto il primo caffè! Quando cercavo di istaurare un dialogo e tu tergiversavi sempre! Quando a volte mi guardavi con indifferenza mentre io morivo per te! Ti ho amata sin da subito! Io amo ogni parte di te!”

Lauren appoggiò la sua fronte a quella di Chloe tenendo ancora il suo viso tra le mani. “Ti amo Chloe Elizabeth Price!”

“Lauren… io non...”

Lauren la interruppe appoggiandole un dito sulle labbra. “Shhh, non pretendo che tu dica niente adesso! Non ho detto che ti amo perché mi aspetto che tu faccia lo stesso con me! Come già ho detto rispetterò i tuoi tempi! Non posso forzare i tuoi sentimenti! Me lo dirai quando lo sentirai per davvero!”

Si baciarono di nuovo ma a un certo punto si staccarono, guardandosi in modo strano mentre annusavano nell’aria. Di colpo Lauren corse verso i fornelli spegnendoli, per non rischiare di mandare a fuoco l'intero appartamento.

“Oddio, la nostra colazione!” disse Lauren portandosi una mano alla fronte. Chloe rise e Lauren si girò verso di lei con un sorriso. “Ok, devo farti un'altra promessa! Prometto di non bruciarti più la colazione! O almeno ci proverò!”

Chloe le si avvicinò abbracciandola sorridendo. “Vuol dire che per oggi la colazione la offro io! Colazione fuori?!”

“E io che pensavo volessi cucinare per me!”

“Io?! Puoi scordartelo!”

Scoppiarono a ridere entrambe. Lauren la guardò in modo dolce. “Va meglio?!”

Chloe annuì dandole un bacio a stampo. “Si, va meglio! Grazie!”

“Grazie a te, per aver condiviso la tua storia con me!”

Chloe sorrise. “Ok, però ora ho fame, quindi vestiti che andiamo!”

"Si capitano! Faccio in fretta!" disse Lauren portandosi una mano alla fronte imitando il saluto militare per poi dirigersi verso la camera da letto e prepararsi a uscire. Senza volerlo le parole della ragazza le ricordò Max e i loro giochi di pirati. Si avvicinò alla finestra perdendo lo sguardo nel vuoto ripensando a quando erano piccole. All'inizio sorrise al ricordo ma presto quello stesso sorriso si spense, ricordando a come si erano lasciate l'ultima volta. Le dure parole della sua amica le rimbombarono ancora nelle orecchie. Chiudendo gli occhi ripercorse con la mente quel momento, ricordando le parole di rabbia rivolte nei suoi confronti.



“Io ti odio Chloe! Va via e non tornare! Non voglio rivederti mai più! Hai capito?! Non voglio rivederti mai più!” 



Lauren uscì dalla camera da letto pronta per uscire. “Sono pronta Chloe, possiamo andare!”

Dopo aver preso la sua borsa guardò la ragazza fissare ancora fuori dalla finestra. “Chloe, non avevi fame?!”disse sorridendo ma Chloe non rispose.

"Chloe! Chloe!”

Chloe si ridestò dai suoi pensieri voltandosi verso la ragazza. Lauren le si avvicinò mettendole una mano sulla guancia. “Chloe, ti senti bene?!”

“Scusa Lauren, sono solo un po’ stanca!” rispose Chloe con un sorriso di circostanza.

“Dove sei ora?!” chiese dolcemente Lauren convinta che non fosse la stanchezza.

Chloe prese la mano della ragazza che era appoggiata sulla sua guancia e la baciò. “Sono qui con te!”

Così uscirono dall'appartamento per fare colazione evitando per adesso il Paradise.

 

Steph era andata a lavoro restando in attesa di ricevere notizie da parte di Shonei. Guardava continuamente l’ora. Ogni tanto tentava di mettersi in contatto con Chloe, ma il telefono continuava a risultare irraggiungibile. Malgrado l’impegno, Shonei non era riuscita a trovarla da nessuna parte. Era andata a cercarla in tutti i posti che erano solite frequentare insieme, senza arrivare a nulla di fatto. Era ormai giunto il momento di avvisare Steph di non aver concluso niente, ma decise di fare un ultimo tentativo. C’era soltanto un posto che non aveva ancora controllato. Sperava di avere fortuna perché non le andava di dire a Steph che l’amica era sparita nel nulla. Non voleva causarle altri dispiaceri oltre a quelli causati in passato.


 
Nel frattempo Lauren e Chloe erano sedute a un tavolo una di fronte all’altra con una tazza di caffè fumante e ciambelle. Ogni tanto si lanciavano uno sguardo sorridendo. Nonostante il grande passo in avanti di quella mattina, c’era ancora dell’imbarazzo fra loro. Così Chloe tentò di avviare una conversazione.

“Sono buone queste ciambelle, non trovi?”

“Si, sono sicuramente migliori dei miei pancakes”.

Chloe rise al pensiero del suo vano tentativo di preparare la colazione. “Beh, sono stata io a distrarti. Se fossi rimasta a letto non sarebbe successo nulla”.

“Grazie a Dio lo hai fatto!” disse Lauren seria. Poi dopo un po’ iniziò a sorridere pensando a qualcosa.

“Che c’è?” chiese Chloe curiosa.

Lauren si appoggiò a braccia incrociate sporgendosi sul tavolo. “Mi stavo chiedendo… cosa ti ha spinta a venire da me?”

“Perché avevo sbagliato e ti dovevo delle scuse e poi…”

“Si, ma perché non l’hai fatto subito? Perché hai lasciato passare del tempo?”

“Perché pensavo non volessi più saperne niente di me e mi avresti mandata affanculo!”

“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Tu non ti sei più presentata più al Paradise e ho preso questo come un chiaro segnale! Mi sono convinta che stare lontane fosse la cosa giusta per entrambe! Mi sono rassegnata all’idea! Infondo era quello che meritavo dopo come ti avevo trattata! Ho cercato di non pensarci e basta, ma poi quando ti ho rivista…”

Lauren abbassò la testa cominciando a ridacchiare.

“Cosa c’è di così tanto divertente? Perché ridi?”

Lauren rialzò la testa guardandola divertita. “Perché adesso sono in debito con Shonei”.

“Shonei? Non capisco di che parli. Perché dovresti essere in debito con lei?”

“E la tua espressione di sorpresa mi ha appena dato la conferma che non l’hai mandata tu” disse Lauren.

“Potresti spiegarti meglio?”

“È a causa sua se mi sono presentata al Paradise. Ci siamo incontrate qui ieri mattina e non per caso secondo me. Abbiamo parlato di quello che è successo e ha cercato di convincermi a non prendere le distanze da te. Così sono tornata al Paradise, ma poi quando ti ho vista mi è risalita la rabbia e il resto lo sai”.

Chloe guardò la ragazza sorpresa. “Allora non eri venuta al Paradise per restituirmi i soldi?”

“No!”

Chloe si appoggiò allo schienale guardando la ragazza. “Quindi è stata Shonei a spingerti a venire da me?”

“Non fraintendermi Chloe. Io volevo già farlo ma ero troppo arrabbiata per fare qualsiasi cosa. Shonei mi ha soltanto incoraggiata a fare quello che desideravo davvero. Non hai idea di quanto tu mi sia mancata”.

Chloe sorrise al pensiero di Shonei che aveva cercato di aiutarla in qualche modo. “Cosa ti ha detto di preciso?”

“Mi dispiace ma non te lo dirò. Posso soltanto dirti che aveva ragione su tutto”.

Detto questo si avvicinò a lei da sopra al tavolo dandole un bacio che Chloe ricambiò.


 
Shonei si fermò sul cavalcavia dove era solita andare Chloe quando voleva restarsene da sola con i suoi pensieri. O quando era giù di morale o aveva passato una brutta giornataccia. Scese dall’auto girandosi intorno e guardando di sotto. Ma a parte alcuni ragazzi fermi a fumare erba, non c’era nessun altro.

Non è nemmeno qui con te Max?” disse sottovoce Shonei guardando il murales mentre un ricordo le passo per la mente.


 
Due mesi dopo aver tolto Chloe dai guai

Chloe era seduta sul muretto a guardare il murales. Sopraggiunse Shonei sedendosi al suo fianco con due birre, offrendone una alla ragazza che accettò.

“Beh, il mio amico è davvero bravo. È venuto bene, non trovi?” chiese Shonei riferendosi al murales.

“Si, è identica alla foto”.

La ragazza fece un sorso dalla sua bottiglia e guardò Chloe. “Non puoi continuare a rimanere legata al passato. Non puoi venire qui a guardare la sua immagine su un muro. Non ti fa bene”.

Shonei era a conoscenza della storia di Chloe, inclusa la vicenda di Max anche se aveva omesso alcuni dettagli. Come ad esempio i possibili sentimenti che l’amica provasse per lei. Del resto come poteva esserne certa. Non aveva mai ricevuto nessuna conferma da parte sua.

“Non ce la faccio. Io non riesco a dimenticare”.

“Non si può dimenticare Chloe, ma devi cercare il modo di andare avanti. Cosa credi, che la mia vita sia stata più facile della tua? Anche la mia vita è stata uno schifo”.

“Lo so, ma come fai ad andare avanti?” chiese Chloe guardandola.

“Vivo alla giornata Chloe. Faccio ciò che mi rende felice. Mi diverto e penso a me stessa, ai miei bisogni. Perché se non lo faccio io, chi lo farà?”

Shonei indicò il murales guardando Chloe. “Se ne hai bisogno per davvero, va da lei. Non ti accontentare di un’immagine che non fa altro che ricordarti cosa hai passato e quello che hai perso. E adesso alzati e vieni via con me”.

Shonei ritornò in strada mentre Chloe la seguiva confusa. “Dove andiamo?”

“E me lo chiedi?! A divertirci, ecco dove andiamo! Ho conosciuto una tizia ieri sera che ha un’amica davvero niente male! Stasera danno una festa e mi hanno invitata dicendomi di portare chi voglio! E indovina chi è la fortunata?! Rullo di tamburi eeeee… la vincitrice è Chloe Price!”

Chloe rise scuotendo la testa.

“Cosa faresti senza di me Chloe?!” disse la ragazza indicandosi.

“Sarei sicuramente meno stanca e soprattutto riceverei meno rimproveri da parte di Steph!”

“Ohhh, che brutta cosa da dire Chloe!” disse Shonei fingendosi ferita.


 
La presenza della ragazza nella vita di Chloe era stata un'arma a doppio taglio. Da una parte era stata un incentivo a continuare a vivere la sua vita in modo sregolato, sconsiderato e molto pericoloso. Dall'altra invece era stata un supporto fondamentale per lei. Non solo per averla tolta dai guai, ma anche per essere stata capace di farla sentire meno sola. Al tempo stesso anche Chloe era stata una presenza importante per Shonei. Perché nessuno più di lei poteva comprendere il peso che portava dentro. Le esperienze simili che avevano vissuto e le loro similitudini caratteriali permisero alle due ragazze di legare in breve tempo con grande disappunto di Steph.

“Dannazione! Dove sei Chloe?!” chiese Shonei tornando in macchina arrendendosi all’idea di dover dare la brutta notizia a Steph.


 
Dopo aver terminato la colazione Chloe si offrì di accompagnare Lauren a lavoro anche se il suo studio era poco distante. Salirono in auto e prima di mettere in moto Chloe guardò Lauren. “Se vuoi posso anche venirti a prendere dopo il lavoro per accompagnarti a casa, visto che sei senza auto”.

Lauren la guardò sorridendo. “Grazie ma non voglio assolutamente che Asher incominci a pensare che sia stato un errore premiarti. Posso prendere un taxi”.

“Non devi preoccuparti di Asher. E poi se mi sono offerta è perché so di poterlo fare”.

“Grazie ancora, ma per quanto mi piaccia l’idea devo rifiutare”.

“E va bene, non insisto. Però se cambi idea fammi uno squillo”.

“Puoi giurarci”.

In quel momento arrivò un messaggio sul telefono di Lauren. Il messaggio era da parte di Allison che le chiedeva dove fosse finita. Solo in quel momento la ragazza realizzò di essersi completamente dimenticata di richiamarla di nuovo dopo l’arrivo di Chloe. “Ehm… Chloe, potresti accompagnarmi al salone di Allison?”

“Ok, dimmi solo dov’è e ti ci porto, spero solo che così non farai tardi a lavoro”.

“No, non preoccuparti è ancora presto”.

“E va bene, come vuoi”.

Qualche minuto dopo Chloe parcheggiò l’auto davanti al salone per far scendere Lauren. “Eccoci arrivate. Se vuoi ti aspetto, ammesso che non ci metti un’eternità”.

“Adesso tu te ne vai direttamente a lavoro”.

“Ok, allora… ciao”.

“Ciao” disse Lauren avvicinandosi per darle un bacio che ben presto si trasformò in qualcosa di più intenso e duraturo. Chloe rispose al bacio stringendola a sé. A quel punto Lauren interruppe il bacio ridacchiando. “Ok, ora sarà il caso che io scenda da quest’auto altrimenti saremo in due a fare tardi a lavoro”.

“Stasera ti va se ci vediamo? Cioè, sempre se non hai da fare” chiese Chloe un po’ nervosa.

“Ti chiamo e ti faccio sapere” rispose Lauren. Poi scese dall’auto mentre Chloe continuava a tenere gli occhi fissi sulla ragazza, mentre raggiungeva l’entrata del salone. Quasi non riusciva a credere di averlo davvero fatto. Per la prima volta dopo tanto tempo stava effettuando un cambiamento radicale alla sua vita sentimentale.


Poco dopo Chloe entrò nel locale dalla porta sul retro raggiungendo gli spogliatoi per cambiarsi. Quando finalmente comparve dalla porta del corridoio per raggiungere il bar, Steph la vide correndole incontro abbracciandola, lasciando la ragazza completamente confusa dal gesto. Nello stesso momento entrò Shonei nel locale guardando la scena con un sospiro di sollievo, mentre si avvicinava.

“Ehm... Steph, vuoi mollarmi? Sai non voglio dare spettacolo per due giorni di seguito. Di questo passo la gente non verrà qui per bere, ma per sapere i fatti miei”.

Steph si allontanò e poi le diede una sberla su un braccio.

“Ahia! Ma che ti prende?!”

“Che mi prende?! Dove diavolo sei stata fino a ora?! Hai idea di quanto io sia stata in pensiero per te?! Pensavo che eri arrabbiata così tanto con me da non voler più ritornare a casa! Dove sei stata tutta la notte?!”

Shonei si sedette su uno dei sgabelli del bar appoggiando un gomito sul bancone e il mento su una mano. “Avvisatemi quando avete finito, così che io possa ordinare una cisterna di caffè!”

“E allora?!” insistette Steph.

“Io... ero in giro!”

“Tutta la notte?!” chiese Steph incredula.

“Beh... non tutta la notte!”

“Non dirmi che hai dormito in macchina!”

“No, non ho dormito in auto!”

“E allora dove diavolo sei stata?!”

“A-Ahhhh, ora ho capito!” disse Shonei sorridendo maliziosa. “Chi è lei?!”

“Oh santo cielo! Adesso con chi sei stata?!” disse Steph esasperata.

“Io... sono andata da...”

“Da?!” chiese Steph sulle spine.

“Da Lauren per parlarle... e scusarmi per quello che è successo!”

Steph e Shonei la guardarono a bocca aperta. Nessuna delle due si aspettava un gesto del genere, visto che aveva cercato di tenere le distanze dalla ragazza, fermamente convinta che fosse la cosa giusta da fare per entrambe.

“E poi... sono rimasta a dormire... da lei!”

“Oh merda! Non mi stai prendendo per il culo, vero?!” chiese Steph.

Chloe sorrise scuotendo la testa. “No, è davvero questo che ho fatto!”

“Quindi adesso è tutto apposto tra di voi?!”

“Ne dobbiamo parlare proprio adesso?!”

“Oh sì!” rispose determinata Steph.

“Ho deciso... cioè, abbiamo deciso… veramente non ne abbiamo neanche parlato è solo successo! Insomma adesso noi due…”

“Aspetta, mi stai per caso dicendo che state insieme adesso?!”

“Si!”

Shonei la guardò sorridendo ammirando il suo coraggio di essere riuscita dove lei aveva sempre rinunciato. “Beh, congratulazioni Chloe!”

“Era ora!” disse Steph abbracciandola di nuovo entusiasta. “Sono così felice per te!”

“Ok, però adesso basta con questi abbracci, mi stai mettendo in imbarazzo!”

“Dobbiamo assolutamente festeggiare stasera!” disse Steph.

“Sono completamente d'accordo con te! Ma prima di tutto ho bisogno di un caffè che chiaramente voi due non mi preparerete! Oh, Eddie!” disse la ragazza vedendo arrivare Eddie dietro al bancone.

“Mi prepareresti un caffè?! Sai queste due non vogliono lavorare oggi!” disse Shonei scalando di qualche altro sgabello per farsi servire dal ragazzo.

“Hai fatto la cosa giusta Chloe!” disse Steph.

“Aspetta a dirlo!”

“Non essere così pessimista! Certo che non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da te! Eri così determinata a lasciare perdere tutto, che non lo credevo possibile! Cosa ti ha fatto cambiare idea?!” chiese Steph.

“Infatti non volevo fare assolutamente niente. Poi però Shonei si è intromessa e mi sono trovata Lauren davanti e…”

“Un momento!” disse Steph alzando una mano per bloccarla. “Cosa c’entra Shonei?!”

“Ieri mattina ha parlato con Lauren e lei si è presentata nel locale e in quel momento ho iniziato rimuginarci sopra. Così alla fine mi sono decisa ad andare da lei!”

Steph guardò più in là verso Shonei che ridacchiava chiacchierando con Eddie che gli aveva servito il caffè. La ragazza non si era nemmeno accorta che parlassero di lei. Era sorpresa da ciò che aveva fatto, non che fosse una cosa così assurda. Shonei poteva essere una grande stronza e menefreghista con chiunque, ma non con coloro che considerava suoi amici. Sarebbe stata disposta a rinunciare anche a qualche serata di baldoria pur di aiutare qualcuno a cui teneva. Fortunatamente Chloe apparteneva a quella categoria. Quel gesto aveva appena confermato le reali intenzioni della ragazza di voler aiutare. Dunque non erano state soltanto parole a vuoto quelle della ragazza.

“Steph! Steph, mi stai ascoltando?!” chiese Chloe.

“Eh?! Si certo!”

“Ah davvero?! E cosa ho detto?!”

“Non lo so!”

Chloe scosse la testa. “Resti tu al bancone e io vado ai tavoli?!”

“Si certo, resto io qui!”

“Ok” disse Chloe allontanandosi passando alle spalle di Eddie. “Torna a lavoro Eddie!”

“Ehi, è quello che sto facendo non vedi?! Sto intrattenendo una cliente!” disse indicando Shonei.

“Mi dispiace deluderti Eddie ma adesso devo proprio andare!” disse la ragazza ridendo mentre si alzava.

“Oh, avanti resta ancora un po’ Shonei! Che cosa hai da fare a quest’ora?!”

“Eddie ormai mi conosci, dovresti saperlo!”

“Inizi a rimorchiare dal mattino?!”

“Ogni momento è quello giusto per…”

“Ah ah! Non dirlo Shon!” disse minacciosa Steph puntandogli il dito contro.

“Ok, tanto avete capito lo stesso!” disse la ragazza mentre si allontanava per uscire dal locale. Poi si fermò ricordandosi di una cosa. “Ah, mi raccomando stasera voglio bere e festeggiare!”

“Festeggiare cosa?! Voglio esserci anche io che sia ben chiaro questo!” disse il ragazzo.

“No, è una cosa tra donne!” disse Steph.

“Se volete mi metto una gonnellina e faccio le treccine ai capelli!”

“Non se ne parla!” rispose Steph.

“Ma perché dovete fare baldoria?” chiese il ragazzo curioso.

“Perché Chloe finalmente si è decisa a farsi accalappiare!”

“Cosa?! Davvero?!”

“Ragazzi, tornate immediatamente a lavoro altrimenti giuro che vi assegno turni massacranti per tutto il mese! E soprattutto smettetela di parlare della mia vita privata cazzo!” disse Chloe avvicinandosi ai ragazzi.

“Ok, va bene!” disse Eddie. Poi abbassando la voce rivolse una domanda a Steph. “Chi è lei?”

“Lauren!” rispose Steph abbassando la voce.

“Ragazzi!” disse Chloe riprendendoli una seconda volta.

Così i ragazzi tornarono a lavoro ridendo.


 
Nel frattempo Lauren era al salone della sua amica Allison a cui aveva intenzione di raccontare tutto. Ma per farlo dovette aspettare che finisse di sistemare i capelli a una cliente. Allison disse alla sua aiutante di fare una pausa visto che al momento non c’erano altre persone. Quando finalmente restarono sole Allison partì all’attacco.

“Si può sapere che fine hai fatto ieri sera? Pensavo mi avresti richiamata”.

“Infatti avrei dovuto farlo solo che sono stata un po’ impegnata”.

“A fare che?”

“Ti ricordi che c’era qualcuno a bussare alla porta del mio appartamento?”

“Ah, per questo non hai richiamato?! E chi ti ha rapita per ore? Un venditore porta a porta?”

“Non puoi nemmeno immaginare chi fosse”.

Allison la guardò con aria interrogativa. “Jonathan?”

“No, ma che dici?”

“Ah, ok”.

“Aspetta, ma perché hai detto Jonathan? Ti ricordo che da quel giorno che abbiamo discusso non ci siamo più né parlati né visti quindi…”

“Appunto, per questo poteva essere lui”.

Lauren incrociò le braccia al petto indispettita. “Che cosa stai cercando di dirmi Alli?”

“Assolutamente niente… solo che forse… qualcuno potrebbe avergli parlato per farlo ragionare e… gli abbia anche consigliato di chiedere scusa” disse la ragazza evitando di guardare l’amica.

“Qualcuno, eh?! Scommetto che questo qualcuno ha il tuo stesso nome, vero?!”

“Wow, come hai fatto a indovinare?!” chiese ironica.

“Maledizione Alli, io non voglio vederlo!”

“Oh andiamo Lauren! Non potete mica continuare a ignorarvi per sempre?! Ci deve essere un limite a tutto, anche ai vostri bronci!”

“Forse se lui cominciasse ad avere un po’ più di rispetto nei miei confronti, molto probabilmente non avrei sempre il broncio! Vuoi che ti ricordi cosa ha detto di me per caso?!”

“No Lauren, me lo ricordo bene cosa ha detto! C’ero anche io! Comunque ora non parliamo di questo!”

“Si infatti, perché già mi girano le scatole dopo aver sentito pronunciare il suo nome e poi devo andare a lavoro tra poco. Sono passata solo per spiegarti il motivo per cui non ti ho richiamata!"

“Ok, sono tutta orecchi!”

“Bene, però siediti!”

“Cosa?!” chiese Allison ridendo.

“Si devi farlo perché non so esattamente come potresti prendere la notizia!”

Allison smise di ridere. “Devo iniziare a preoccuparmi per caso?!”

“No, non devi! Io ti sembro preoccupata?!”

“No, non direi!”

“Ecco, quindi non devi esserlo neanche tu!”

“E va bene” disse la ragazza seguendo il consiglio della sua amica, sedendosi su una sedia girevole davanti a uno specchio. Si voltò nella sua direzione mentre anche lei prendeva posto sulla sedia di fianco.

“Ok, sono pronta, spara!” disse Allison con un sorriso.

Lauren fece un sospiro profondo per trovare il coraggio di lanciare la bomba. “Ieri sera ha bussato Chloe alla porta!”

Il sorriso dal volto della sua amica scomparve del tutto. “E..? chiese la ragazza incitandola a continuare temendo il peggio.

“Lei è venuta per scusarsi!”

“Oh… ok! Quindi tu l’hai perdonata?!”

“Si! È successo tutto così all’improvviso! Io non mi aspettavo le sue scuse! Si vedeva lontano un miglio quanto fosse dispiaciuta per tutta la situazione! Credo proprio che quando ieri mattina mi ha vista al Paradise le sia scattato qualcosa dentro!”

Allison continuava ad ascoltare le parole della sua amica con un’espressione seria, preoccupata e confusa. “Quindi vi siete chiarite?!”

“Direi di sì! Poi abbiamo anche parlato stamattina!”

E in quel momento Allison capì che avevano passato la notte insieme, ma voleva sentirlo dire da lei. “Lauren, mi stai dicendo che…”

“Si, ha passato la notte da me!”

Allison si alzò dalla sedia per accendersi una sigaretta mentre rifletteva senza parlare.

“Allison?! È tutto ok?!”

“Se è tutto ok mi chiedi?! Beh, vediamo un po’! Ti avevo fatto un discorso sensato al parco! Discorso sul quale sembravi essere d’accordo! Ma nonostante questo, è bastato che un’estranea si avvicinasse a te per fare gli interessi della sua amica! Ti sei presentata al Paradise e lei ha preso la palla al balzo presentandoti al tuo appartamento! Nonostante tu fossi terribilmente arrabbiata con lei, è bastato che ti chiedesse scusa per finirci di nuovo a letto! Quindi l’hai perdonata in men che non si dica, senza troppe cerimonie! È stato facile per lei! Peccato che non sia stato così facile anche per te avere a che fare con lei!”

“Allison, ma che diavolo…”

“Scusami Lauren, ma come Shonei ha fatto gli interessi della sua amica, io devo fare i tuoi! Ti vorrei ricordare che la persona che ti sei portata a letto stanotte è la stessa che ti ha dato venti dollari la prima volta! E sono sicura che tu abbia fatto la tua parte quel giorno per spingerla a tanto, perché ti conosco e lo so come sei quando ti arrabbi! Ma cazzo Lauren, sei davvero cosciente di quello che stai facendo?!”

“La odi?!”

“Cosa?! No, io non la odio ma nemmeno posso fare i salti di gioia sapendo che lei faccia parte ancora della tua vita! Io sono soltanto preoccupata per te Lauren! Non voglio vederti soffrire ancora!”

“Nemmeno io voglio soffrire Allison ma sono davvero innamorata di lei!”

“Va bene, allora dimmi! Cosa siete adesso?! State insieme?!”

“Credo di sì, anche se non ce l’ho siamo dette direttamente!”

“Cosa?! Credi?! Ecco, fantastico! Vedi cosa intento Lauren?! Come fai ad avere delle certezze con una come lei?!”

“Mi ha dato una certezza invece! Mi ha parlato della sua vita! Credimi se ti dico che ciò che ha vissuto è stato davvero terribile! Ha perso tutto Allison, anche la sua famiglia! Non ha più nessuno! Lo credo bene che abbia dei problemi a relazionarsi con gli altri! So che c’è sicuramente dell'altro, ma col tempo avrò modo di scoprirlo, standoci insieme però! Se la tengo a distanza non concludo nulla e la sua amicizia non mi basta più!”

Allison sospirò spegnendo la sigaretta in un posacenere. Si passò le mani tra i capelli prendendo di nuovo posto sulla sedia.
Lauren si avvicinò alla sua amica inginocchiandosi e guardandola negli occhi. “Ehi, so che sei preoccupata che le cose possano andare male e che io possa soffrire! E io sono strafelice di avere qualcuno che si preoccupi per me come fai tu! Ma io sento che Chloe è quella giusta e mi ha dato prova di volersi impegnare sul serio questa volta! Mi hai detto che devo pensare a me stessa una volta tanto nella vita, ed è quello che voglio fare! Io ho bisogno di lei per me stessa!”

Allison annuì con un sorriso triste. Non era per niente convinta della scelta dell'amica. Purtroppo non c’era nulla che potesse fare. Niente le avrebbe fatto cambiare idea, perché era troppo presa da lei. L’unica cosa che poteva fare, era accettare la situazione offrendo il suo sostegno all’amica sperando per il meglio. E se nel caso qualcosa fosse andato storto come purtroppo temeva, restarle accanto per evitare che crollasse ancora una volta in modo definitivo. Chloe poteva aver avuto tutti i problemi di questo mondo, ma anche Lauren aveva il suo bel bagaglio e avrebbe cercato in tutti i modi di proteggerla. Perché per quanto Lauren si mostrasse una persona forte, era molto sensibile.


 
Shonei non andò a rimorchiare come aveva lasciato intendere nel locale. L’unica sua intenzione era quella di tornarsene all’appartamento, avendo dormito poco bene durante la notte. Poi si era anche dovuta buttare giù dal letto presto per andare a cercare Chloe. Durante il tragitto per tornare a casa pensò a dove sarebbe potuta andare per togliersi da quella situazione. Non trovava altra soluzione al suo problema, se non quella di darsela a gambe levate ancora una volta. La verità però, è che non voleva andare via. E poi con che coraggio aveva consigliato a Chloe di smetterla di scappare per poi essere la prima a farlo di nuovo? Fermò l’auto nel parcheggio restando ancora nell’abitacolo fumando una sigaretta. Poi a un tratto le venne un’illuminazione, non era nulla di che ma poteva almeno fare un tentativo. Scese dall’auto entrando nell’edificio per raggiungere l'appartamento. Avvicinandosi all'ascensore incrociò Roger che da quando era ritornata non si erano ancora visti. Lei decise che era arrivato il momento di scusarsi con lui e forse così riuscire a ottenere anche qualche piccolo favore.

“Buongiorno Roger!”

L’uomo che continuava a camminare tranquillamente per la sua strada si fermò di colpo voltandosi verso di lei. “Buongiorno Shonei!”

“Senta Roger, lo so che è passato molto tempo e che magari adesso è troppo tardi! Però io le devo delle scuse per essermi comportata male verso di lei e gli altri condomini! So di aver esagerato e non merito nemmeno di essere qui in questo momento! Grazie per aver dato la possibilità alle ragazze di ospitarmi nel loro appartamento per qualche giorno! Le sono infinitamente grata!”

L’uomo fece un sospiro guardandola poco convinto. “Steph e Chloe sono delle brave ragazze e mi fido del loro buon giudizio! Anche se Chloe per un certo periodo è stata molto più simile a te! Ha rischiato anche lei di essere buttata fuori, ma poi ha dimostrato di sapersi comportare in modo civile rimettendo la testa a posto! Quindi le ho dato un’ultima possibilità perché mi dispiaceva vederla in quello stato!”

“Comunque sia la ringrazio di tutto!”

“Non ringraziare me ma le tue amiche! Ricordati di non combinare altri guai durante la tua permanenza!”

“Certo, può stare tranquillo!”

“Bene, adesso scusami ma ho un po’ da fare!”

“Senta, vorrei chiederle un’ultima cosa! So che non sono nella posizione di avanzare nessuna richiesta dopo quello che è successo! Però vede io ho bisogno di un posto in cui stare! Non voglio approfittare dell’ospitalità delle ragazze! Poi so che lei è una persona molto ragionevole! Crede nelle seconde possibilità!”

“Cosa mi stai chiedendo Shonei?!”

“Ho notato che il mio ex appartamento affianco a quello delle ragazze è ancora libero! Stavo pensando che magari se per lei va bene, vorrei riaffittarlo io! Lo so, non le sto chiedendo un favore ma un miracolo! Però le giuro che se mi permette di affittarlo io mi comporterò bene! La prego Roger, mi aiuti!”

“Non puoi cercare altrove?!”

“Roger, la scongiuro mi faccia restare!” disse Shonei quasi pregando.

“Ce l’hai un lavoro per pagare?!”

“Lei mi conosce, sa bene che le ho sempre dato ciò che l’aspettava di diritto! Sono stata sempre puntuale nei pagamenti!”

“Questo è vero, anche se non ho mai capito bene che lavoro facessi!”

Il lavoro della ragazza era sempre stato un mistero non solo per lui, ma anche per Chloe e Steph. Era stata sempre discreta a tal proposito. “Un lavoro come tanti!” disse lei. “Allora?!”

“Se hai la certezza di un lavoro ti permetterò di ritornare a vivere nel tuo vecchio appartamento altrimenti dovrai cercare altrove!”

“Per il lavoro avrò la risposta più tardi!”

“Bene, allora vieni da me solo in caso di risposta positiva! E un’ultima cosa! Se verrai a vivere qui di nuovo, alla prima cavolata sei fuori! Ci siamo capiti?!”

“Oh cazzo! Cioè volevo dire grazie infinite Roger!” disse la ragazza entusiasta. “Adesso vado subito a chiedere conferma!”

Detto questo tornò nel parcheggio infilandosi in macchina per raggiungere la sua destinazione. Con il rischio che potesse essere anche l’ultima.


Shonei bussò forte alla porta dell'edificio in cui Steven l'aveva fatta trascinare il giorno prima. Uno degli uomini che era andata a prenderla in auto aprì la porta.

“Che cazzo ci fai tu qui?!”

“Devo parlare con Steven!”

“Non riceve visite in questo modo! Devi prima prenotarti e non presentarti qui come se facessi visita a tuo fratello! E poi non credo che voglia avere niente a che fare con te, quindi smamma!”

“Prima di tutto non ho fratelli! Secondo di tutto, per prenotarmi devo per forza presentarmi qui visto che non ho nessun contatto di Steven! E terzo di tutto, non puoi nemmeno pretendere di sapere cosa voglia lui! Non puoi prendere decisioni al posto suo! Sono sicura gli farebbe saltare i nervi sapere che uno qualsiasi si sostituisca a lui che è il capo!”

L'uomo soppesò le sue parole e poi infastidito ci ripensò. “Aspetta qui!” disse sbattendole la porta in faccia.

“Che gran cazzone di merda!” disse Shonei.

L'uomo bussò alla porta della stanza in cui c’era Steven.

“Avanti!” disse l'uomo che era intento a contare dei soldi.

“Capo, c'è Shonei che vorrebbe parlare con te! Cosa devo fare?!”

“Shonei?!” disse Steven che aveva appena finito di contare i soldi. "Cosa vuole da me?!”

“Non lo so, non le ho chiesto nulla!”

“Non avrebbe dovuto presentarsi qui senza nessun invito! Inoltre se non ha con sé i soldi che mi deve può ritornarsene dal buco da cui è uscita! E sappiamo tutti bene che tipo di buco sia!” disse Steven scatenando una risata da parte dell’uomo.

“Quindi le dico di smammare?!”

“Si, se non ha i soldi! Dille che solo allora la riceverò! In caso contrario invece, dovrebbe sapere molto bene come andrà a finire!”

“Bene, vado ad avvertirla!”

Shonei si staccò dal muro a cui era appoggiata in attesa che la facessero entrare quando sentì la porta aprirsi.

“Allora?!” chiese la ragazza impaziente.

“Ha detto di smammare a meno che tu non abbia i suoi soldi! Li hai?!”

“A dire il vero non li ho i suoi soldi! Non ancora almeno!”

“Allora sparisci e non farci perdere tempo inutilmente!” disse l'uomo che stava per chiudere la porta.

Ma la ragazza mise un piede tra la porta e lo stipite bloccandola.

“Cosa cazzo stai facendo?! Togli immediatamente il piede da lì se non vuoi che te lo faccia ingoiare!”

“Ascoltami gran testa di cazzo! Vai da Steven e digli che non ho i soldi, ma che sono venuta qui per cercare di rimediare! Se vuole i suoi soldi deve almeno ascoltare cosa ho dire!”

L'uomo la guardò male. “Vaffanculo stronza! Togli quel cazzo di piede!”

In quel modo momento sopraggiunsero con una macchina due ragazzi.  Quando scesero dall'auto guardarono Shonei riconoscendola.

“Ehi, Shon!”

La ragazza si voltò verso di loro. “Nick, Alec! Come va ragazzi?!”

“Direi bene!” rispose Nick guardando la scena.

“Diciamo che stiamo messi meglio di te!” rispose l’altro ragazzo.

I due ragazzi avevano la stessa età di Shonei e si conoscevano da tanto. Esattamente da quando anni prima, avevano iniziato a lavorare per Steven. Il rapporto tra loro era abbastanza buono e si rispettavano a vicenda. Molto spesso passavano del tempo insieme e se la spassavano alla grande. Tutto però cambiò quando a causa del furto della merce, Steven aveva iniziato a diffidare di lei. Questo aveva messo i due ragazzi in una difficile situazione. Da una parte credevano nella buona fede della ragazza. Però Steven non avrebbe mai gradito delle contraddizioni da parte di nessuno. Infondo non sapevano cosa fosse successo realmente. Però quando la ragazza aveva fatto perdere le sue tracce, anche loro avevano iniziato a dubitare di lei.

“Bene, mi fa piacere! Sentite ragazzi, mi fareste la cortesia di andare a dire a Steven che ho bisogno urgentemente di parlargli?!” disse Shonei togliendo il piede dalla porta.

Ma l'uomo non chiuse la porta e restò ad ascoltare la conversazione. I due ragazzi si guardarono indecisi sul da farsi.

“Oh, avanti ragazzi! Noi siamo amici, ve lo siete dimenticati?!”

“Cosa vuoi da Steven?!” chiese Nick.

“Gli devo dei soldi e penso di avere una soluzione che vada bene per entrambi! Così che lui potrà riprendersi i suoi soldi e io togliermi questo debito per sempre! Ho bisogno di parlare con lui per pochi minuti!”

I due ragazzi si guardarono di nuovo e alla fine concessero il loro aiuto. “Ok, vado a chiederglielo ma se non vuole parlare, te ne vai di qui immediatamente senza tante storie! Tu invece aspetta qui!" disse poi il ragazzo rivolgendosi ad Alec.

“Nick, grazie! Ti devo un favore!” disse Shonei mentre il ragazzo si allontanava.

Il ragazzo spiegò la situazione a Steven, mentre fuori Shonei faceva conversazione con Alec. L'uomo alla porta continuava a tenerla d'occhio. In quel momento sopraggiunse l'ennesima auto dalla quale venne fuori Matthew. Appena il ragazzo smontò dall'auto si avvicinò per entrare nell'edificio senza staccare gli occhi di dosso da Shonei. Poi diede un'occhiata anche ad Alec e oltrepassò la porta per raggiungere il capo. In quel momento Nick tornò fuori per chiamare Shonei e informarle che Steven era disposto ad ascoltarla.
Mentre si dirigevano nella stanza di Steven, Nick la guardò preoccupato. “Non saresti dovuta venire!”

“Cosa?! Ehi!” disse la ragazza bloccando Nick per un braccio. “Sei stato tu a dirmi che lui è disposto ad ascoltare cosa ho da dire!”

“Non mi stavo riferendo a questo! Non saresti dovuta tornare qui a Portland! Quando te ne sei andata e lui lo ha scoperto è andato fuori di matto!” rispose il ragazzo abbassando la voce.

“Nick, tu credi che io abbia rubato la merce?! Che abbia derubato Steven?!”

“Io questo non lo so Shon! Io non ero con te! Però scappare via non è stata certamente una bella mossa! In questo modo non hai fatto altro che aumentare i sospetti su di te! E non solo da parte di Steven!”

“Quindi mi stai dicendo che credi a questa stronzata del furto da parte mia?!” chiese incredula la ragazza.

“Non importa cosa penso io Shon, ma cosa pensa lui! Adesso muoviti e non facciamolo aspettare!”

Così raggiunsero la porta e Nick bussò per poi fare entrare la ragazza. Nella stanza Steven era seduto alla sua solita poltrona dietro la scrivania e di fianco a lui c'era Matthew appoggiato alla parete che si puliva le unghie con un coltello.

“Ciao Steven, ti ringrazio per avermi dato la possibilità di poter parlare con te!”

“Aspetta a ringraziare Shon! Siediti! Tu Nick esci fuori e chiudi la porta!”

Così rimasero solo in tre.

“Allora, Shon sei venuta qui per parlarmi dei miei soldi, giusto?! Sentiamo!” disse l'uomo appoggiandosi comodamente alla spalliera della poltrona girevole e con le mani incrociate in grembo. “Hai tutte le mie attenzioni!”

“Ok... ehm... voglio innanzitutto dirti che giuro su ciò che ho di più caro al mondo...”

“Tu non hai niente e nessuno di più caro al mondo Shon, quindi evita le frasi a effetto con me, perché tanto non servono a nulla!” disse l'uomo tranquillo.

“Innanzitutto giuro di non averti derubato, ma so che andando via ho insinuato il dubbio dentro di te! Ti avrei dovuto dare i soldi prima di andarmene e non l'ho fatto! Ho sbagliato ma adesso sono qui! Ti restituirò i soldi lo stesso, anche se non sono responsabile di quanto successo!”

“Bene! Eeeee dove sono i miei soldi?!”

“Vedi, a questo proposito ho un piccolissimo problema...”

“Oooh Shon, Shon, Shon non ci siamo così!” disse l’uomo scuotendo la testa.

“…ma risolvibile! Tu vuoi i soldi indietro e io per farlo devo trovare un lavoro! Purtroppo non è detto che io riesca a trovarlo! Poi anche se lo trovassi non riuscirei comunque a darti tutti i soldi in un mese di tempo! Dovrò anche campare in qualche modo, non trovi?! Devo avere un tetto sulla testa! Ci sono delle spese da affrontare! Quindi ho pensato a una soluzione che potrebbe andare bene per entrambi!”

“Uhm... e quale sarebbe?!”

“Per avere la certezza di un lavoro potresti riassumermi! Su quello che mi pagherai potrai rilevare una percentuale fino al raggiungimento della somma che ti devo! Molto probabilmente però dovrai attendere più di un mese per riavere tutti i tuoi soldi!”

Matthew aveva smesso di pulirsi le unghie e Steven guardava la ragazza in silenzio. A un tratto l'uomo iniziò a ridere coinvolgendo Matthew e infine anche Shonei.

“È divertente eh?!” disse la ragazza ridendo.

“Sai Shon...” disse Steven cercando di smettere di ridere. “...ho sempre adorato la tua ironia!”

Shonei rimase sorridente ma confusa. “Ma io non ero ironica!”

L'uomo tornò serio incrociando le mani sulla scrivania sporgendosi in avanti. “Quindi tu vorresti ritornare a lavorare per me per poterti sdebitare, dandomi dei soldi già miei?! È come se io ti invitassi a cena e a fine serata ti chiedessi dei soldi per pagare il conto! Ti sembro forse un imbecille per caso?! Credi di essere così furba da poter venire qui a prendermi per il culo come se niente fosse e aspettarti che io accetti questa proposta del cazzo dove ci guadagni soltanto tu?!”

“No, ti giuro che non è mia intenzione...”

“La tua idea è una gran stronzata!”

Matthew sorrise soddisfatto per la piega che stava prendendo quella vicenda.

“Può sembrare che sia soltanto io a guadagnarci ma ti sbagli, non è così! Tu mi conosci e sai bene come lavoro! Gli introiti della tua attività erano aumentati quando sono venuta a lavorare per te grazie alla mia conoscenze! Non puoi negarlo!"

“Grazie anche a tutte quelle che ti sbattevi! Certo, come potrei dimenticare!”

“Non ha importanza questo! Il punto è che grazie a me puoi guadagnare più soldi! Infondo è questo che conta no?!”

“Shon la mia attività va a gonfie vele anche senza di te!”

“Forse, ma un tempo non era così e lo sai bene anche tu! Di tutte le persone che lavoravano per te io sono stata sempre la migliore! Sei stato tu a dirmi che ero essenziale!”

Matthew fissò il suo sguardo sulla ragazza in modo strano sentendo le sue parole.

“Ma io al momento dispongo del numero di persone per coprire tutta la zona di mio interesse!”

“Ma con me potresti ampliare il giro e questo vuol dire più soldi!”

“Non mi interessa questo!”

Steven si accese una sigaretta riflettendo. Matthew al suo fianco, lo guardò sperando che non stesse davvero prendendo in considerazione la proposta della ragazza. L’uomo diede un’occhiata a Matthew per un momento e poi si voltò a guardare Shonei che aveva l'espressione di chi finalmente capiva di essere nella merda fino al collo. “OK, facciamo così Shon! Ho una contro proposta da farti! Vediamo cosa ne pensi! Io ti riassumo ma senza pagarti un centesimo! Lavorerai per me in modo completamente gratuito per la durata del tempo che occorre per sdebitarti con me!”

“E come potrei campare in questo modo?!”

“Beh, dovrai trovarti un lavoro!”

“Ma se lavoro per te, dove lo trovo il tempo per lavorare altrove?!”

“Potresti trovare qualcosa part-time?!”

“Non credo di potercela fare! Con un lavoro part-time non riuscirò mai ad affrontare le spese di un affitto e tutto il resto!”

“E in questo momento come fai a pagarlo?!”

“Sono ospite da amici! Ma non sarà così per sempre! Devo lasciare l'appartamento a giorni!”

“Eh sì, la vedo dura per te!”

“Ti prego Steven, accetta la mia richiesta! Lo so che ho fatto una gran cazzata andando via, ma ti giuro che voglio rimediare! Però devi darmi i mezzi per poterlo fare!”

Steven ci pensò su ancora un attimo e poi annuì. Sembrava essere giunto a una decisione. “Ok, va bene, accetto la tua richiesta! Ovviamente non avrai la stessa paga di un tempo perché rileverò una piccola percentuale ogni mese! Non sarà molto alta giusto per permetterti di vivere dignitosamente! Però in cambio dovrai offrire la tua disponibilità per il tempo che mi serve e in qualsiasi momento! Inoltre non ti voglio sempre qui tra i piedi! A questo proposito ti affido a Matthew! Lui mi farà da referente tenendo sotto controllo tutto, incluso il tuo operato! E sarà sempre lui ad avvisarti dei lavori da svolgere, quindi sarete a stretto contatto!”

“Ma che caz... è uno scherzo vero?!” chiese Shonei incredula.

“Queste sono le condizioni!”

“Io non ho bisogno di una balia!”

Matthew la fulminò con uno sguardo.

“Ti vorrei ricordare che la mia fiducia in te è pari a quella che ho nei confronti della polizia! Non puoi lamentarti con me! Prenditela con te stessa piuttosto! Se ti fossi comportata in maniera diversa adesso non saremmo a questo punto! Vuoi la mia fiducia?! Guadagnatela!” disse Steven.

Shonei guardò Matthew quasi schifata all’idea di averlo intorno! Purtroppo per lei non aveva altra scelta, se non quella di accettare le sue condizioni. L'unica altra alternativa era quella di finire sotto terra!

“E va bene, accetto!”

“Bene, allora siamo d’accordo! Ora scambiatevi i numeri di telefono in modo che possiate rimanere in contatto in qualsiasi momento!”

Così i due ragazzi si scambiarono i numeri di telefono con grande disapprovazione di Shonei.

“Ecco fatto! Adesso che abbiamo raggiunto un accordo puoi andare! Matthew ti chiamerà appena ci sarà qualche lavoretto per te!”

“Ehm, un’ultima cosa!” disse la ragazza sfidando la pazienza dell’uomo.

“Che c’è ancora?!”

“Io… beh… diciamo che ho trovato un appartamento in cui stare, ma sono un po’ a corto di denaro al momento! Cioè, non sono proprio a secco però, se tu potessi darmi un piccolo aiuto adesso, pagandomi qualcosina in anticipo te ne sarei infinitamente grata!”
Matthew sgranò gli occhi all’ennesima richiesta della ragazza.

“Shon, della tua gratitudine non me ne faccio un cazzo!” disse Steven.

“Steven, sarà solo per questa volta! Vorrei poter pagare almeno il primo mese di affitto giusto per stare tranquilla!”

L’uomo estrasse il portafoglio dalla tasca interna della giacca sotto l’espressione stupefatta di Matthew. Steven diede alla ragazza trecento dollari. “Adesso sparisci dalla mia vista prima che cambi idea!”

“Certo, grazie Steven! Ti assicuro che non te ne pentirai!” disse la ragazza alzandosi dalla sedia per raggiungere la porta, soddisfatta di essere riuscita a trovare un accordo. Ma soprattutto era soddisfatta di essere uscita viva dall’edificio viva. Con Steven non si sapeva mai come poteva andare a finire.

Appena Shonei uscì dalla stanza, Matthew chiese spiegazioni all’uomo. “Non capisco Steven, perché fai tutto questo per lei?!”

“Non devo dare delle spiegazioni a nessuno per le mie decisioni! E comunque rimane il fatto che Shonei è sempre stata una risorsa per me!”

“Ma ti ha anche derubato!”

“Non ho nessuna prova in merito! Però forse tenendola a lavorare per me giungerò alla verità! Se dovessi scoprire che non ha niente a che fare con il furto va bene! Ma se scopro che c’entra qualcosa si pentirà amaramente di essere ritornata a Portland! Per fare questo ho bisogno di qualcuno di cui potermi fidare! Quindi ho scelto te, che ti sei sempre mostrato all’altezza delle aspettative! Chissà, forse se farai un buon lavoro potresti diventare il mio braccio destro!”

“Puoi contare su di me!” disse il ragazzo entusiasta all’idea di essere stato scelto per quel lavoro.

“Ovviamente mi affido alla tua discrezione, se capisci cosa intendo!”

“Assolutamente Steven, questo rimarrà un segreto tra di noi! Cosa devo fare per l’esattezza?!”

“Voglio ottenere quante più informazioni possibili su di lei! Dove vive, chi sono i suoi amici, con chi va a letto, che posti frequenta… praticamente tutto! Se ha pianificato con qualcuno il furto, sicuramente lo ha fatto qui a Portland! Magari le persone coinvolte sono ancora in giro! Chissà!”

“Sarà fatto Steven!”

“Se vuoi portare qualcuno dei ragazzi con te, fai pure! Ma ricordati, nemmeno una parola al riguardo con loro!”

“Certo! Allora comincio subito!” disse il ragazzo uscendo dalla stanza.

Nel frattempo Steven si appoggiò allo schienale della poltrona sorridendo. Shonei chiedendogli di lavorare ancora per lui, gli aveva dato l’occasione giusta per poter mettere in atto il suo piano. Anche rilevare una piccola percentuale del guadagno della ragazza era calcolato. Così ci sarebbe voluto più tempo per la ragazza di saldare il debito e nel frattempo risalire alla verità. In questo modo avrebbe potuto punire chiunque fosse coinvolto nel furto, perché nessuno doveva permettersi di sfidarlo. Per poter arrivare allo scopo, aveva bisogno di qualcuno che non lavorasse per lui in quel periodo e Matthew faceva al caso suo. Il ragazzo lavorava per lui soltanto da un anno e quindi non poteva avere niente a che fare con quanto successo due anni prima. Si era mostrato sempre volenteroso pur di mettersi in mostra nella speranza di diventare un pezzo grosso. Così aveva fatto leva sul suo desiderio per raggiungere il suo scopo. Però la verità era che forse non sarebbe mai diventato il suo braccio destro per una serie di ragioni. La prima fra tutti è che aveva una testa calda. Perdeva facilmente la pazienza e non sapeva gestire la sua rabbia. Era una bomba a orologeria e più di una volta Steven si era chiesto se non avesse anche problemi di salute mentale. Quindi visto che il ragazzo non era adatto allo smercio di droga, lo utilizzava contro coloro che volevano fare i furbi. Ad esempio clienti che non volevano pagare. Il ragazzo sembrava proprio adatto allo scopo perché era un violento per natura e sapeva incutere timore. Inoltre, in questo modo poteva tenerlo impegnato abbastanza da capire se era davvero così fedele come voleva far credere. E magari, capire anche se potesse effettivamente lavorare ancora per lui senza problemi a causa del suo pessimo carattere. In caso contrario poteva benissimo liberarsene una volta per tutte.


 
Shonei andò da Roger assicurandogli di aver ottenuto il lavoro. A dimostrazione delle sue buone intenzioni, pagò il primo mese di affitto in anticipo. Così Roger le permise di riprendere il suo vecchio appartamento. Decise di portare tutta la sua roba nel suo appartamento ma ricevette una telefona. Rispose al telefono non conoscendo il numero.

“Pronto”.

“Shonei?”

“Si, chi parla?”

“Sono Lauren”.

“Lauren?! Non pensavo di averti dato il mio numero”.

“Infatti non lo hai fatto. Non volevo chiedere il tuo numero a Chloe per evitare che facesse altre domande. Quindi l’ho chiesto a Steph, che a sua volta non avendo il tuo numero ha domandato a Chloe. Insomma, è stato un casino”.

“Che ci posso fare? Sono difficile da reperire” disse Shonei con ironia.

“Dovresti avere una segretaria allora!”

“Oh no, meglio di no. Avrei difficoltà a tenere le mani a posto, quindi niente segreteria” disse Shonei facendo ridere la ragazza. “Mi spieghi che domande ti avrebbe fatto Chloe se avresti chiesto a lei il mio numero?”

“Le ho detto che abbiamo parlato ieri mattina e voleva sapere che cosa mi avessi raccontato. Quindi se avesse scoperto che ti cercavo molto probabilmente sarebbe diventata sospettosa e mi avrebbe fatto altre domande. Spero che non ti dispiaccia che io le abbia detto che abbiamo parlato”.

“No, figurati, non c’è alcun problema. Allora, come mai mi stavi cercando?"

“Volevo solo ringraziarti per avermi cercata ed essere riuscita a convincermi ad andare da lei. Non so se lo sai, ma io e lei ci siamo chiarite”.

“Si lo so e comunque non c'è bisogno ringraziarmi. Avete fatto tutto voi. Infondo era quello che volevate ma avevate bisogno di una piccola spinta”.

“Beh, allora grazie della spinta, perché è stata quella a fare la differenza. È stata lei stessa a dirmelo. Quando mi ha rivista deve esserle scattato qualcosa dentro. Così ha iniziato a fare i conti con quello che aveva combinato. Se non fosse stato per te, io non mi sarei mai presentata al locale e lei non sarebbe venuta a casa. Sai, avevi ragione su di lei. Alla fine si è finalmente aperta con me. Stamattina mi ha parlato di cosa le è successo. Questo mi ha fatta sentire all'inizio molto stupida per aver pensato che non si aprisse con me solo perché non le interessassi. Dopo invece mi sono sentita al settimo cielo, perché finalmente lei mi ha lasciata entrare nella sua vita per davvero”.

“Sono davvero felice per voi due. Siete delle brave ragazze e vi meritate a vicenda. Vi auguro davvero il meglio”.

“Grazie ancora Shon”.

“Smettila di ringraziarmi, non ho fatto nulla”.

“Invece sì. Ah, segnati il mio numero perché presto ti inviterò a bere qualcosa insieme”.

“Scommetto che lo fai solo per ringraziarmi”.

“Sei davvero troppo avanti per me” disse Lauren ridendo.

“Beh, in questo caso accetto sin da ora l'invito! Non sia mai che Shonei Sanders rifiuti da bere!” disse facendo ridere Lauren dall'altra parte del telefono.

“Adesso devo lasciarti perché ho un'altra chiamata da fare e poi mi aspetta l'ultimo paziente della giornata”.

“Ok, allora ci vediamo”.

“Ciao Shon”.

“Ciao Lauren”.

Dopo aver chiuso la chiamata Shonei restò a fissare il telefono con un sorriso. “Ok, meglio portare la mia roba di là, ma prima una bella doccia”.


Successivamente alla chiamata con Shonei, Lauren telefonò Chloe che rispose subito al secondo squillo visto che era in pausa sigaretta.

“Ehi, ciao Lauren”.

“Ciao Chloe, disturbo?”

“Assolutamente no, sono in pausa in questo momento”.

“Bene, senti per stasera ti va se ci vediamo? Non lo so magari andiamo da qualche parte”.

“Ehm, lo vorrei tanto credimi è solo che...”

“Ti prego, non dirmi che stai facendo marcia indietro!” disse Lauren preoccupata.

“Cosa?! No no, sei fuori strada! Non ho cambiato idea! È solo che ho detto a Steph e Shonei di noi e adesso vogliono che gli paghi da bere! Per loro ogni scusa è buona e visto che ho la serata libera ne volevo approfittare per togliermele dalle palle!”

“Oh avanti, non essere così scorbutica. È una cosa carina”.

“Si lo so, soprattutto per loro perché pago io. Senti, ma davvero pensavi mi stessi tirando indietro?” chiese sorridendo.

“Sai com'è, con te non si può mai sapere”.

“Cosa? Oh bene, grazie per la fiducia. Comunque dopo aver fatto questo passo in avanti, che mi ho costato tanto, non dovrai temere niente del genere”.

“Mi fa piacere sentirtelo dire. Sai, anche io ho informato Allison di noi due. Molto probabilmente a quest'ora lo avrà già detto a Chris e Jonathan. Comunque resta pure con le tue amiche. Magari esco anche io con i miei amici e noi due ci vediamo domani”.

“Ok, se è questo che vuoi” disse Chloe un po' delusa.

“Certo che non lo voglio! Io vorrei vederti, però non voglio costringerti a stare con me quando hai altri impegni con le tue amiche!”

“Il fatto è che volevo stare anche io con te!”

Lauren sorrise alle sue parole rimanendo in silenzio a lungo, tanto che Chloe cominciò a credere che avesse riattaccato. “Lauren, ci sei?!”

“Si, sono qui! Senti, se vuoi potremmo fare una cosa!”

“Tramite telefono è impossibile farlo!”

“Ma cosa...”

All'inizio Lauren non capì a cosa si stesse riferendo, ma poi comprese che si trattava di una delle solite frasi da idiota della ragazza. “Non è quello che intendevo, sei un'idiota!” disse Lauren ridendo.

“Ah, ho capito male allora!” disse Chloe ridendo.

“Volevo soltanto dire che magari potremmo stare tutti insieme! Così magari avrò la possibilità di presentare agli altri Shon!”

“Non credi che sarà tutto un po' imbarazzante?!”

“Forse un po', ma ora stiamo insieme e quindi…”

Restarono in silenzio per qualche secondo.

“Chloe, lo so che è stupido ma noi due stiamo insieme adesso, vero?! Cioè, abbiamo una relazione?! Perché non è che c'è lo siamo proprio dette...”

Chloe cominciò a ridere. “Si, hai perfettamente ragione! Però non credo fosse necessario! Pensavo che fosse sottinteso! Insomma dopo quello che ci siamo dette e tutto il resto! Non è così?!”

“Ok, era solo per averne la certezza!”

“Ti ci abituerai mai all'idea di stare con me?!” chiese Chloe.

“Oh credimi, lo farò molto presto!”

“Allora, per stasera?!”

“Voi starete al Paradise?!”

“Si!”

“Bene, allora ci vediamo stasera lì!”

“Ok, va bene!”

“Però solo se Steph e Shon sono d'accordo!”

“Credo che ci sarà anche Eddie! Però tranquilla, per loro non ci saranno problemi te lo posso assicurare! Spero solo che evitino di fare battutine!”

“Allora hai dei pessimi amici come me!”

“E io che pensavo non avessimo niente in comune!” disse Chloe.

“Davvero lo pensi?!”

“Cosa?!”

“Che non abbiamo nulla in comune!”

"Lauren, era una battuta! Stavo solo scherzando!”

“Scusami, è solo che non vedendoti non riesco a capire sei seria o meno!”

“Allora rimando le mie geniali battute a stasera!”

“Si, forse è meglio! Non vedo l'ora di vederti!”

“Anche io!” disse Chloe quasi incredula per le parole che aveva appena pronunciato.

“A stasera Chloe, ciao!”

“Ciao Lauren!”

Conclusero la chiamata restando entrambe con la testa tra le nuvole per un po'. Poi Chloe entrò di nuovo nel locale e in quel momento vide Emily entrare nel bagno. Rimase lì a riflettere su cosa fare. Alla ragazza aveva detto che non si sentiva pronta ad avere relazione con nessuno, eppure adesso stava con Lauren. Prima o poi lo avrebbe scoperto e forse sarebbe stato meglio che lo sapesse da lei invece che da altri. Era un po' combattuta perché ormai il loro rapporto sembrava essersi raffreddato parecchio. Però sentiva di doverle almeno questo, quindi entrò nel bagno e la trovò davanti al rubinetto per lavarsi le mani.

“Ciao Emily!”

“Ciao!”

“Posso parlarti un attimo?!”

“Dimmi!”

“Ehm... io volevo metterti al corrente di una cosa! Lo so che tra di noi le cose sono cambiate, ma io sento il dovere di essere del tutto trasparente con te!”

“E allora come mai riesco ancora a vederti?!” disse la ragazza spiazzando Chloe.

“Noi due eravamo amiche... cioè siamo amiche ancora... anche se...” disse Chloe non riuscendo a trovare il modo di continuare.

“Chloe, vuoi arrivare al punto?!”

“Ti avevo detto che non volevo avere nessuna relazione, ma è successo qualcosa che ha cambiato le cose! Diciamo che...”

“Lauren!”

Chloe la guardò sorpresa. “Lo sai già?!”

“Mi hanno raccontato cosa è successo ieri mattina e non ci vuole un genio a capire come stanno le cose! C'era da aspettarselo Chloe! Lo avevo già intuito che ti piacesse! Anzi mi meraviglio che tu te ne sia accorta soltanto ora! A volte sei proprio tonda!”

“Sei arrabbiata?!”

“Perché dovrei?! Non mi hai mica tradita! Non stiamo nemmeno insieme!”

“Ok senti, lo so che sono una testa di cazzo e che ho fatto un casino enorme! Avrei dovuto essere più chiara con te sin dall’inizio e mi dispiace! Però mi manca la tua amicizia! Mi manca davvero e mi piacerebbe che…”

“Mi vedo con qualcuno Chloe!”

Chloe rimase basita alle parole della ragazza.

“Oh, wow… bene! Cavoli, questo non me lo aspettavo!”

“Per caso ti aspettavi che sarei rimasta lì in un angolo a struggermi per te?!”

“Ok, c’è una certa scontrosità nella tua frase o sbaglio?!”

Emily sorrise. “Ok scusami, è solo che sembri quasi dispiaciuta di questo! Come se ti dia fastidio sapere che qualcun altro ha preso il tuo posto!”

“Cosa?! No, ti sbagli! Sono felice per te se tu lo sei! Chi è lei?! La conosco?! Non lavora qui spero!”

“Fanculo Chloe, ho già dato!” disse Emily ridendo.

“Si, anche io!” disse Chloe sorridendo.

“Adesso è meglio che torni a lavoro altrimenti qualcuno potrebbe aumentarmi i turni!” disse sarcastica Emily mentre prendeva la strada per la porta.

“Me la presenterai un giorno?!”

“La frequento da tre giorni quindi no, non te la presento!”

“Chiunque sia è una ragazza fortunata!” disse Chloe.

Emily uscì dal bagno scuotendo la testa con un sorriso scettico.


 
Seattle

Lucas era stato a casa di Jennifer dove i genitori della ragazza lo avevano invitato a restare per cena. Il ragazzo cortesemente aveva accettato. Dopo aver cenato i due ragazzi decisero di fare una passeggiata a piedi.

“Allora, sei sazio?” chiese la ragazza divertita.

“Scherzi? Per digerire tutto quello che ho mangiato stasera ci vorranno delle settimane. Tua madre sa cucinare molto bene ma con le porzioni non ci siamo proprio”.

“Strano che adesso ti lamenti visto che fino a poco fa ti saresti mangiato anche il piatto”.

Scoppiarono a ridere entrambi mentre passeggiavano su un marciapiede l'uno accanto all'altro. A un certo punto Lucas sentendosi osservato disse: “Avanti, chiedimelo”.

“Cosa?” chiese Jennifer.

“Lo so che muori dalla voglia di chiedermelo, lo fai sempre! Ormai ci sono abituato e ti conosco fin troppo bene”.

“E va bene, come stai?”

Lucas ricomincio a ridere.

“E non ridere di me, lo sai che mi preoccupo sempre”.

“Eccome se lo so! Io sto bene”.

“No, dico sul serio! Come stai davvero”.

Il ragazzo si voltò a guardarla continuando a camminare. “Lo sto accettando. Mi sto rassegnando all'idea. Insomma, cos’altro potrei fare? Per quanto volessi non poteva funzionare. Non posso costringerla ad amarmi e rimanere a Seattle”.

“Mi dispiace davvero per come è finita”.

“Anche a me” disse Lucas con un velo di tristezza sul viso.

“Beh, guarda il lato positivo” disse Jennifer mettendogli un braccio sulle spalle strattonandolo. “La ragazza giusta per te è ancora lì fuori da qualche parte”.

“O magari deve ancora nascere, chissà”.

“Oh no, spero di no altrimenti la incontrerai quando sarai un vecchio decrepito!”

Lui rise. “Beh, però un lato positivo c’è sempre”.

“Davvero?”.

“Si, anche se non riuscissi a trovare la mia anima gemella, ci sarai sempre tu”.

“Certo che sì, su questo non c'è alcun dubbio”.

Continuarono a camminare per un po' in silenzio mentre Jennifer toglieva il braccio dalle spalle del ragazzo. A un certo punto Lucas sorrise.

“Cosa hai da sorridere tanto?” chiese Jennifer.

“Niente, stavo solo pensando a una cosa”.

“Cioè cosa?”

“Ti ricordi quando volevamo provarci?”

“Oh santo cielo, sì che lo ricordo”.

“Non posso fare a meno di pensare che l'unica ragazza con cui sono andato sempre d'accordo e con cui non ho mai avuto problemi di nessun genere, sei tu”.

Il ragazzo la guardava sorridendo mentre camminavano.

“Beh, modestamente sono una persona poco impegnativa. Un po' come lo potrebbero essere quei cagnolini di peluche che non mangiano, non bevono e non cagano in giro per casa. Chi non vorrebbe avere un animale domestico del genere in casa?”

“Sei un'idiota. Non ci posso credere che tu ti sia appena paragonata a un peluche” disse Lucas ridendo.

“Oh avanti, era solo per farti un esempio”.

“Però parlo sul serio. Tu per me ci sei sempre stata e il nostro rapporto è davvero molto simile a quello di una coppia. Infondo che differenza c'è tra un rapporto di amicizia e uno di amore?”

“Una differenza sostanziale c'è e si chiama sesso, quello complica decisamente le cose”.

“Beh, io sono disposto a fare questo sacrificio” disse ridendo Lucas mentre Jennifer gli diede un pugno al braccio.

“Vaffanculo idiota” disse Jennifer ridendo.

“Ehi, se proprio insisti”.

Mentre lei sorrideva divertita spalancò la bocca dallo sconcerto. “Sei davvero un pervertito”.

“Mai quanto te tesoro”.

“Dai cretino, torniamo indietro che si sta facendo tardi, così ti riaccompagno a casa in macchina”.

“Si mamma”.

“Deficiente” disse la ragazza scuotendo la testa. Il ragazzo le mise un braccio sulle spalle avvicinandola a sé dandole un bacio sulla fronte.

“Andiamo mia principessa”.

 
Quando finalmente giunsero davanti casa, la ragazza disse di andare a prendere le chiavi dell'auto.

“No Jennifer, vado a piedi”.

“Cosa? Perché? Guarda che non mi pesa accompagnarti”.

“Lo so, ma ho voglia di camminare ancora un po' ”.

“Sei proprio sicuro?”

“Assolutamente sì, vieni qui!” disse Lucas.

La ragazza si avvicinò e si abbracciarono.

“Cosa farei senza di te!” disse Lucas.

“Me lo chiedo pure io che diavolo faresti senza di me!” disse Jennifer scatenando la risata del ragazzo.

“Ringrazia ancora tua madre per la cena”.

“Lo farò”.

“Ci vediamo domani Jenny”.

“Ok, ti chiamo io”.

“Va bene, buonanotte”.

“Buonanotte”.

Il ragazzo si allontanò incamminandosi verso casa pensando ai fatti suoi. Non fece molta strada quando qualcuno di sua conoscenza lo spinse a terra uscendo da un vicolo.

“Ehi Lucas, dovresti stare attento a dove metti i piedi!” disse Duncan in compagnia dei suoi due fedeli cagnolini che se la ridevano in attesa di potersi divertire.

Lucas si alzò da terra guardando male il ragazzo. “Cosa cazzo vuoi Duncan?!”

“Ma come, è così che si salutano gli amici?!”

“Noi due non siamo amici! Non lo siamo mai stati!”

“Ah! Beh, questo rende tutto molto più semplice allora!”

“Cosa vuoi?! Non ho tempo da perdere con te!”

“Se non ricordo male noi due avevamo un conto in sospeso!”

“Cosa c'è, il mio pugno ti ha ferito nell'orgoglio?!”

Duncan rise. “Non è questo! Vedi, il punto è che per colpa tua adesso non posso più mettere piede in quel locale!”

“Neppure io posso farlo!”

“Lo so, ma di te non mi importa nulla!”

“Io me ne vado!” disse Lucas riprendendo a camminare.


Duncan guardò i due ragazzi che erano con lui facendo loro un cenno con la testa verso Lucas. Così i due si piazzarono di corsa davanti al ragazzo per bloccargli la strada.

“E adesso cosa cazzo volete voi due?! Richiama i tuoi tirapiedi Duncan prima che faccia saltare i loro denti!”

“Beh, il punto è che non devi far saltare i loro denti, ma provare a far saltare i miei!”

Lucas si girò verso il ragazzo con sguardo torvo. Allargò le braccia stufo di quella situazione. “Se è questo che vuoi sono tutto tuo! Risolviamo questa cosa una volta per tutte!”

“Wow, vedo che ti piace tirate fuori le palle ogni tanto! A quanto pare Max ti sta facendo davvero un gran bene!”

“Non ti prenderò a calci nel culo per lei!”

“Eppure al locale lo hai fatto! E stavo soltanto salvando Max da un parassita che le girava intorno! Non che lui potesse avere qualche possibilità, visto che la tua ragazza...”

“Lei non è la mia ragazza! Non stavamo neanche più insieme quando ti ho steso!”

Duncan rimase in silenzio sorpreso dalle parole del ragazzo. “La vostra storia si è conclusa?! Beh, non posso certamente dire che la cosa mi sorprenda più di tanto! Per quanto mi riguarda siete stati insieme anche troppo tempo!”

“Allora, la vuoi risolvere la faccenda sì o no?!”

“Oh avanti, non avere tanta fretta di farti male!”

I due amici di Duncan si avvicinarono al ragazzo con l'intento di attaccarlo.

“Fermatevi!” disse Duncan.

“Ma Duncan, non ci dovevamo divertire?! Ti diamo una mano a pestarlo!” disse uno dei due deluso dall'ordine impartito dal loro amico.
“Io non ho bisogno di aiuto per prenderlo a calci in culo! Vieni nel vicolo Lucas!”

Lucas non si tirò indietro e seguì i ragazzi nel vicolo. I due ragazzi delusi si appoggiarono al muro mentre Duncan e Lucas si fronteggiavano.

Lucas si scagliò immediatamente contro Duncan che si spostò di colpo schivandolo e dandogli un pugno nella schiena. “Cazzo, Lucas i tuoi riflessi fanno davvero schifo lo sai?!”

Lucas si voltò verso di lui scagliandosi ancora una volta. Duncan lo schivò colpendolo di nuovo, però questa volta in pieno volto. Del sangue iniziò a scendere giù dal naso. “Quella ragazza ti ha proprio rammollito e poi per cosa?! Per niente! Sai, ti facevo più sveglio di così Lucas!”

Lucas continuava a scagliarsi verso il ragazzo, perdendo sempre di più la pazienza a ogni sua parola. Ma dopotutto l'intento di Duncan era di provocarlo e ci riusciva benissimo.

“È incredibile come quella ragazza sia stata in grado di prendervi tutti per il culo! L'unica che ha capito cosa stesse davvero succedendo era Chloe!”

“Vaffanculo Duncan!” gridò Lucas scagliandosi ancora verso Duncan che lo spinse a terra.

“Ti ha preso per il culo Lucas! Tu sei stato solo un passatempo per lei!”

“Bastardo!” gridò Lucas riuscendo finalmente a colpire Duncan al mento rompendogli un po' il labbro inferiore. Il ragazzo si portò una mano alla bocca sporcandosi di sangue.

In quel momento Lucas ne approfittò per colpirlo ancora con una raffica di pugni. I due ragazzi appoggiati al muro stavano iniziando ad avvicinarsi per bloccarlo ma Duncan lo impedì. “State fermi cazzo!”

“Sei uno stronzo! Tu non sai un cazzo niente di me e di lei!” disse Lucas tirando dei calci a Duncan che era ormai a terra cercando di coprirsi dai colpi ricevuti dal ragazzo. Lucas si inginocchiò su di lui per colpirlo ancora al volto.

“Sei tu a non sapere un cazzo! Lei non ti ha mai voluto e lo sai perché?! Perché voleva lei non te!” gridò Duncan.

Lucas sentendo quelle parole si fermò con un pugno a mezz'aria con uno sguardo sorpreso e confuso. Duncan ne approfittò per toglierselo di dosso scaraventandolo a terra. Si rialzò in fretta con l'intento di colpirlo ma vide il ragazzo in ginocchio inerme e si fermò. Ne approfittò per sedersi a terra e riprendere fiato, appoggiandosi al muro tenendo d'occhio Lucas. “Sei stato così cieco! Tutti lo siete stati!” disse Duncan pulendosi il labbro dal sangue con la manica della giacca.

Lucas si voltò a guardarlo. “Chi è lei?!”

“Indovina!” disse Duncan.

Lucas si spostò trascinandosi alla parete di fronte al suo avversario reggendosi un fianco dove Duncan lo aveva colpito. Si guardarono stanchi per la scazzottata.

“Chloe?!” chiese Lucas.

“Si, lei!”

Rimasero in silenzio per un po' e poi ripresero a parlare mentre gli altri due ragazzi restavano a guardarli annoiati.

“Come fai ad averne la certezza?! Te lo ha detto Chloe?!”

“Non ce n'era bisogno! Ti ricordi quando siete venuti da me e ci avete trovato insieme?!"

Lucas annuì.

“Ti ricordi la reazione di Max?! Quella non era una reazione di una semplice amica! Il modo in cui la guardava poi! No, quello era lo sguardo di una persona tradita! Lo conosco fin troppo bene!”

“Se è così, allora adesso si spiegano tante cose!”

“Quali cose?!”

“La nostra storia che è finita e altre cose!”

Duncan rise. “Scommetto che non te l'ha data, vero?!”

“Chloe, lo sapeva?!”

“Credevo di no! Poi però dopo aver scoperto che se n'era andata allora ho capito che lo sapeva! Forse non ricambiando i suoi sentimenti, ha preferito andarsene! Insomma, la tua migliore amica prova qualcosa per te ma tu non ricambi! Non puoi certamente vivere sotto lo stesso tetto con lei e per di più con i suoi genitori?! Le avevo proposto di stare da me ma lei non ha accettato!” disse Duncan guardando Lucas.

“Il giorno in cui è andata via, Jennifer le ha fatto la stessa proposta ottenendo lo stesso risultato! Tra di voi c'era qualcosa?!”

“Me lo sto chiedendo anche io! L’unica cosa che posso dire è che da parte mia si, c'era qualcosa!”

“Credi che anche Chloe provasse qualcosa per lei?!” chiese Lucas.

“Non lo so! Certo che se fosse realmente così, vuol dire che siamo stati solo una distrazione dalle loro reali intenzioni!”

“Siamo stati insieme a due ragazze che desideravano stare l'una con l'altra!” disse Lucas.

“Cazzo! Siamo messi proprio male amico!” disse Duncan iniziando a ridere.

La sua risata contagiò anche Lucas e di lì a poco non riuscirono più a smetterla di ridere. I due amici di Duncan rimasero a guardarli confusi. Se fino a poco prima se ne stavano dando di santa ragione, adesso sembravano dei vecchi amici che si erano ritrovati. Quando finalmente si riuscirono a calmare, Duncan si alzò dando una mano a Lucas per rimettersi in piedi. Il ragazzo accettò il suo aiuto alzandosi anche lui.

“Direi che con questa scazzottata non ha vinto nessuno dei due!” disse Duncan.

“No, direi che abbiamo perso tutti e due!” rispose Lucas non riferendosi alla scazzottata.

“Già! Comunque hai un bel gancio destro, il mio labbro può testimoniare!”

“Beh, anche il mio naso la pensa allo stesso modo!”

“Cosa dirai ai tuoi?!” chiese Duncan.

“Che ho sbattuto contro qualcosa! Tu invece?!”

“Mi prendi per il culo?! Mio padre non c'è mai e anche se ci fosse non chiederebbe un cazzo!”

“Allora il problema è solo mio!” disse Lucas.

“Ti va una birra?! Offro io!”

“Si, adesso mi andrebbe proprio una birra!”

“Dici che se ritorniamo in quel locale ci faranno entrare?!”

“Secondo me no!”

“E se entriamo abbracciati?!” chiese Duncan ironico.

“Ci sbatteranno fuori in un solo colpo, ovvio! Due in uno!”

“Vuoi una canna?!”

“No, ho smesso con quella roba!”

Mentre continuavano a chiacchierare uscendo dal vicolo i due compagni di Duncan li guardarono sbalorditi. A un certo punto Duncan si voltò verso di loro. “Ehi, ma che cazzo fate ancora lì voi due?! Venite con noi o no?!”

I due ragazzi si guardarono tra loro e poi con una alzata di spalle si avviarono per raggiungerli mentre loro continuavano a chiacchierare.


 
Portland

Quando arrivò l'ora di staccare dal lavoro Chloe si diresse agli spogliatoi insieme a Steph.

“Allora, sei pronta a pagare da bere per tutti?”

“Oh, non vedo l’ora guarda! Senti, Lauren e i suoi amici arriveranno tra poco per unirsi a noi! Spero che per te non sia un problema che ci siano anche loro”.

“No, perché dovrebbe essere un problema?”

“Non lo so ho soltanto chiesto”.

“Per caso ti devo ricordare che loro sono anche nostri amici?”

“Non è proprio la stessa cosa”.

“Non è la stessa cosa per te, visto che sei sparita non facendoti più né vedere e né sentire! Poi sei ricomparsa e dopo aver combinato un altro dei tuoi soliti casini, sei scomparsadi nuovo!”

“Grazie per avermelo ricordato!”

“Prego, se vuoi te lo posso ricordare ogni giorno, così magari eviterai di fare altre stronzate nel prossimo futuro!”

Chloe sospirò alzando gli occhi al cielo. Steph si avvicinò a lei piazzandosi giusto davanti. Le afferrò il viso con le mani guardandola. “Chloe, non mandare tutto a puttane come sempre! Lauren è davvero una brava ragazza! Cerca di meritartela!”

Chloe annuì. “Non farò stronzate! Lei mi piace davvero!”

“È un miracolo sentirtelo dire! E adesso andiamo di là! Credo che stasera ci sarà da divertirsi!”

“Ti prego, niente provocazioni, battutine e occhiate maliziose!”

“Ma sì, non preoccuparti!” disse Steph ridendo mentre la trascinava fuori dallo spogliatoio.



Lauren aveva appena finito di prepararsi e stava uscendo di casa. Aprendo la porta si ritrovò davanti Jonathan con pugno alzando a mezz'aria pronto a bussare.

“Jonathan, cosa fai tu qui?!”

Il ragazzo abbassò il braccio un po' a disagio. “Ehm, sono passato a prenderti!”

“Ma io ho la mia macchina non era necessario!”

“Si, beh... lo so questo... è che... insomma...”

“Io giuro che Allison l'ammazzo!”

Il ragazzo fece una risata nervosa. “Si, è stata lei a dirmi di venirti a prendere!”

“Ci avrei scommesso la testa!” disse la ragazza incrociando le braccia al petto.

“Mi ha chiesto di farlo perché voleva che noi due ci chiarissimo!”

“Quindi sei qui solo perché te lo ha chiesto lei!”

“Non mentirò e ti dirò di sì! Però sai come sono fatto! Io odio queste cose e dovresti quanto meno apprezzare il gesto!”

“Non stai partendo con il piede giusto!”

“Si, perché non sono fatto per queste cose! Non sono fatto per chiedere scusa! Non fa per me!”

“Allora perché sei qui?!”

“Perché nonostante non sono fatto per queste cose, so di aver esagerato con te! Quelle cose che ho detto le penso davvero!”

“Ah bene, viva la sincerità!”

“Ma il modo in cui le ho esposte e il tono usato, era del tutto fuori luogo e ingiusto nei tuoi confronti! Quindi per quanto trovi difficile tutto questo, io ti chiedo di metterci una pietra sopra!”

Lauren lo guardava impassibile.

“Di dimenticare quello che ho detto!” disse il ragazzo sperando che riuscisse a utilizzare le parole giuste.

L'espressione della ragazza nel frattempo era sempre la stessa.

“Fare finta che non sia mai successo nulla?!” disse il ragazzo ponendo la frase come una domanda.

Lauren non rispose continuando a fissarlo. Alla fine il ragazzo sospirò arrendendosi e disse l'unica cosa che poteva fare terminare quel lungo e inesorabile calvario. “Ti chiedo scusa per quello che è successo! Non avrei dovuto comportarmi in quel modo!”

Lauren sorrise soddisfatta. “Bene, ti perdono e spero che una cosa del genere non si ripeta mai più!” Uscì dal suo appartamento chiedendo a chiave. “E adesso diamoci una mossa perché ho voglia di vedere Chloe!”

Si incamminarono mentre il ragazzo sorrideva. “Così alla fine ce l'hai fatta eh?!”

“Puoi scommetterci!”


 
Shonei raggiunse Chloe, Steph ed Eddie al Paradise. I ragazzi erano già seduti sul divanetto a chiacchierare. Sul tavolinetto non c'era ancora traccia di alcolici. La ragazza prese posto accanto a Eddie.

“Allora, quando si beve?!” chiese Shonei impaziente.

“Ma dove sei stata?!” le chiese Chloe.

“Ho avuto un po' da fare! Ah e per la cronaca ho una notizia sensazionale per voi!”

“Sentiamo!” disse Eddie curioso.

“Mi dispiace ma è un segreto! Almeno fino a quando non torneremo a casa!” rispose la ragazza guardando Chloe e Steph.

“Oh, non vedo l'ora!” disse sarcastica Steph.

“Ma qui non si beve oggi! Non abbiamo qualcosa da festeggiare?!” chiese Shonei.

“Ok, ordinate quello che volete!” disse Chloe.

Eddie chiamò Emily che era ancora di turno. La ragazza si avvicinò al tavolo prendendo le loro ordinazioni nel frattempo Shonei la guardava.

“Emily, diventi ogni giorno più bella o è solo una mia impressione?!”

“Ed eccola che riparte!” disse Steph.

“Shon, certo che si vede proprio che sei ritornata!” disse Eddie ridendo.

“Ma che ho detto di male?! Le ho fatto solo un complimento! Dopotutto è la verità, non trovi anche tu Chloe?!”

Il silenzio calò al loro tavolo.

“Vado a prendervi da bere!” disse Emily allontanandosi un po’ a disagio.

Shonei guardò tutti confusa. “Ragazzi, ma che cazzo significa?! Si può sapere cosa c'è che non va?! Che avete tutti?!”

Vedendo che nessuno apriva bocca Eddie rispose. “Diciamo che hai fatto la domanda alla persona sbagliata!”

“Perché?!” chiese Shonei.

Steph guardò Eddie incuriosita, ma soprattutto preoccupata che potesse sapere cosa fosse successo tra Chloe ed Emily. “Che vorresti dire?!”

“Oh avanti è risaputo che Emily ha una cotta per Chloe!”

“Cosa?!” chiese Shonei ridendo divertita. “Oh cazzo, questo non me lo hai detto Chloe! E da quando va avanti questa cosa?!”

“Ragazzi, la volete smettere?! È una cosa passata adesso!” disse Chloe.

“Ma quindi c'è stato qualcosa tra voi?! Te la sei portata a letto?!” continuò Shonei.

“No, ma sono sicuro che a Emily non sarebbe dispiaciuto affatto!” disse Eddie con ironia.

“Ragazzi, se non la finite in questo preciso istante vi giuro che me mi alzo e me ne vado! Vi ripeto che non ha più nessuna importanza questa cosa e poi si vede con qualcuno!”

“Cosa?!” dissero Steph ed Eddie all'unisono guardandola sorpresi.

“La faccenda si fa intrigante!” disse Shonei.

“Ma a me non ha detto nulla!” disse Eddie.

“Tu che ne sai di questa cosa?!” chiese Steph.

“Me lo ha detto lei prima!”

“E come mai ti è venuta a dire questa cosa?! Voleva farti ingelosire per caso?!”

“Non è venuta lei da me! Sono andata io da lei per dirle di me e Lauren e così mi ha aggiornato!”

“Fiuuuu, ahia! guai all'orizzonte!” disse Eddie.

“Tu cosa?! Perché le hai detto di te e Lauren?! Non eri mica tenuta a farlo!” disse Steph.

“No infatti, ma volevo farlo! Prima o poi si saprà di noi e volevo che lo sapesse da me!”

“E come l'ha presa?!” chiese Eddie.

“Direi piuttosto bene!”

“E chi è questa nuova fiamma?!” chiese Steph.

“Non me lo ha voluto dire anche perché sono appena tre giorni che si frequentano!”

“Aspetta! Questo vuol dire che è impegnata?!” disse Shonei.

“Sei arrivata tardi Shonei!” disse il ragazzo ridendo.

“No affatto! Sono arrivata al momento giusto invece!”

Steph ed Eddie la guardavano senza capire mentre Chloe sospirava.

“Shon ha cambiato le sue regole del cazzo per poter fare i porci comodi suoi senza avere problemi! Ma non sa che in questo modo ne avrà molti di più!” disse Chloe guardandola.

“E quali regole sarebbero?!” chiese Eddie curioso.

Così Shonei spiegò ancora una volta la sua tattica. Dopo aver esposto le sue idee, Steph ed Eddie la guardarono sgranando gli occhi.
“Tu sei completamente andata Shon!” disse il ragazzo sorridendo.

“Sai Shon, per un breve attimo ho pensato che fossi migliorata! Ora invece mi accorgo di essermi sbagliata!”

“Vedi?! Lo pensano tutti che sia una cazzata!” disse Chloe seria.

“Pensate che sia una cazzata perché non avete mai provato! Io vi dico che funziona!”

Si avvicinò Emily con le loro ordinazioni servendo tutti.

“Grazie Emily!” disse Shonei non staccando gli occhi da lei.

“Prego Shon! Se volete altro chiamatemi pure!”

“Ci puoi contare Emily!” continuò Shonei mettendo in leggero imbarazzo la ragazza che si allontanò.

“Sei un caso senza speranza!” disse Steph.


 
Allison e Chris erano fuori nel parcheggio in attesa dei loro amici. A breve si presentarono anche Lauren e Jonathan. Si salutarono tutti pronti a entrare nel locale. Mentre si avvicinavano, Allison e Lauren camminavano l'una accanto all'altra stando qualche passo dietro ai ragazzi.

“Hai mandato Jonathan a casa mia!” disse Lauren sottovoce.

“Si, lo so che adesso mi vorresti mettere le mani addosso, ma non puoi farlo altrimenti Chloe potrebbe ingelosirsi!” disse Allison ridendo.

“Ma cosa ti è saltato in mente?!”

“Ascolta, io odio quando litigate, perché mettete in difficoltà anche me e Chris! E poi non potete tenervi il muso per sempre! E lui ti doveva delle scuse per essersi comportamento da stronzo! A proposito, si è scusato?!”

Lauren in quel momento sorrise soddisfatta ricordando la scena. “Si, e gli è costato tanto!”

“Bene, questo è il minimo che potesse fare!” disse Allison prima di entrare nel locale ormai affollato.


 
“Ok, è arrivato il momento di fare un brindisi a Chloe!” disse Eddie.

“Si, sono d'accordo!” si aggregò Steph.

“Potete bere senza dire nulla per piacere?!” chiese Chloe esasperata.

“Allora inizio io!” disse Eddie. “Brindo alla mia cara amica Chloe che finalmente si è decisa di darla a qualcuno! Perché ti giuro che credevo saresti diventata una suora!”

“Ma vaffanculo Eddie!” disse Chloe ridendo.

“Ora tocca a me!” disse Shonei. “Brindo a te Chloe che ti sei appena ficcata in un vicolo senza nessuna via di uscita!”
Steph la guardò male.

“Che c'è?! Lo sapete come la penso su queste cose! Io sono contro la vita di coppia! Viva la libertà dei single!”

“Non dovresti disprezzare le coppie, infondo sono loro che ti permetteranno di mettere in pratica le tue regole per una buona attività sessuale!” disse Eddie con sarcasmo.

Shonei lo guardò pensierosa. “Lo sai che hai ragione?! Non ci avevo pensato! Comunque la tua scelta Chloe, ti permetterà di avere sempre qualcuno da scoparti tutte le volte che vuoi!”

“Sei incorreggibile!” disse Eddie mentre Steph scuoteva la testa e Chloe rideva.

“Ok, adesso tocca a me!” disse Steph. “Faccio un brindisi a te ma soprattutto a me stessa, perché finalmente qualcun altro cercherà di metterti con la testa a posto! Così finalmente potrò riposarmi! Ah e un'altra cosa! Se per caso passi la notte da lei potresti portare il gatto con te?! Non mi piace dovermi svegliare all'alba per dargli quelle cazzo di crocchette!”

Chloe annuì guardando tutti. “Ok, anche io voglio fare un brindisi! Brindo ai vostri brindisi del cazzo che sono i peggiori che io abbia mai ascoltato in vita mia! Giuro, fanno veramente schifo!” disse facendo ridere tutti.

Finalmente brindarono facendo scontrare i loro bicchieri. E mentre continuavano a ridere, Lauren e gli altri si dirigevano nella loro direzione. Appena Chloe la vide, smise di ridere! Shonei se ne accorse si voltò alle sue spalle per capire il motivo del suo repentino cambio di espressione.

“Ah, ma guardate chi c'è, che coincidenza! Forse dovremmo ripetere i nostri brindisi!”

“Ok ragazzi, adesso vi prego di non fare le solite battute del cazzo e niente brindisi! È già abbastanza imbarazzante! Quindi mi raccomando!”

Eddie già cominciava a ridere e Chloe iniziò a preoccuparsi per davvero.

“Ciao ragazzi!” disse Lauren dopo essere giunta al loro tavolo.

“Ciao Lauren!” dissero rispondendo al saluto.

Shonei si alzò subito. “Ma che bella sorpresa!” Poi si avvicinò a lei abbassando la voce. “Cosa c'è, per caso non vedevi l'ora di offrirmi da bere?!”

“A dire il vero no, quindi aspettati ancora un mio invito!” rispose sottovoce.

“Bene! Loro sono con te?!” disse Shonei indicando gli altri ragazzi.

“Si, anzi te li presento! Lui è Jonathan, poi Chris e lei è Allison! Ragazzi, lei è Shonei”.

La ragazza strinse la mano a tutti e quando arrivò ad Allison si soffermò un po' più del dovuto. La ragazza ricambiò la stretta di mano facendo buon viso a cattivo gioco. Questo perché la riteneva responsabile dell'inizio della relazione tra le due ragazze.

“Beh, credo sia il momento di scalare un po' di posto! Sedetevi con noi su!” disse Shonei.

“Lauren, prendi il mio posto!” disse Steph alzandosi.

“Oh no, resta pure dove sei Steph! Non c'è bisogno...”

“Oh avanti, non fare tante storie!” disse Shonei spingendo Lauren facendola sedere accanto a Chloe.

Si ritrovarono seduti tutti sullo stesso divanetto. Lauren, Chloe, Eddie, Steph, Shonei, Chris, Jonathan e Allison.
Chloe e Lauren si guardarono sorridendosi un po' in imbarazzo. Ricominciarono con le ordinazioni e tutti dopo un'oretta erano già un po' alticci. Le uniche persone davvero sobrie erano Lauren e Chloe. Le due ragazze ogni tanto parlottavano tra loro ma non si scambiarono nemmeno un bacio. Si sentivano poco a loro agio con gli altri. Soprattutto dopo che i ragazzi avevano iniziato a dire stronzate sotto effetto dell'alcool, raccontandosi aneddoti imbarazzanti. Ed era proprio quello che più di tutto temevano le due ragazze.

“Ok, adesso ve ne racconto una io di situazioni davvero imbarazzanti! È successo circa quattro o cinque anni fa, non ricordo per l'esattezza! Sarà perché ho la testa annebbiata in questo momento! Oppure perché il mio inconscio cerca di rimuovere il ricordo di quello che è successo!” disse Chris.

Lauren approfittò del momento di distrazione di tutti appoggiando una mano su quella di Chloe incrociando le dita con le sue.

“Ero in un bar con degli amici tra cui Jonathan!” disse Chris indicando l’amico che annuiva già sorridendo al ricordo.

“Stavamo festeggiando il compleanno di un nostro compagno! A un certo punto mi mandano a prendere da bere al bar e mentre mi sto avvicinando vedo una ragazza seduta su uno sgabello del bancone. Già a vederla da dietro con quel suo fisico santuario vado su di giri!”

Lauren si voltò verso Chloe avvinandosi al suo orecchio per non farsi sentire dagli altri. “Avrei preferito stare sola con te oggi!”

“Credo che la tua non sia stata una buona idea! Guardali, sono completamente fuori!” rispose Chloe sottovoce.

Lauren sorrise dandole un bacio sulla spalla per poi appoggiarsi con la testa.

“Era da sola a bere qualcosa! Io rimango lì imbambolato come un imbecille! I miei amici che mi hanno visto, capiscono la situazione e mi incitano ad andare da lei! Così mi faccio avanti avvicinandomi al bancone! Ragazzi quando si è voltata verso di me…”

“Aveva tre occhi?!” chiese Steph.

“No!”

“Allora aveva i baffi!” disse Allison.

“Nemmeno!”

“Aveva...” disse Jonathan.

“No, tu non parlare perché sai già com'è andata!”

“Ma allora si può sapere cosa cazzo aveva?!” chiese Shonei.

“Dici bene Shonei!” disse Jonathan ridendo.

“Jonathan smettila! Lasciatemi finire la storia! Dunque, quando l'ho vista lei era bellissima! Eravamo in estate e lei indossava un vestito davvero sexy! La gonna svolazzante si fermava all’altezza delle ginocchia, lasciandole scoperte delle gambe mozza fiato! Ragazzi, vi sareste innamorati tutti! Comunque inizio ad attaccare bottone con lei, chiacchieriamo un po' e poi le offro da bere! Stava andando tutto alla grande! Passo il resto della serata con lei e poi mi offro di riaccompagnarla a casa!  Mi invita a salire da lei e io accetto! Insomma, quando ti ricapita una cosa del genere nella vita?!”

“Sono sicuro che speri non ti ricapiti mai più considerando com'è finita!” disse Jonathan ridendo.

Lauren alzò di nuovo la testa riavvicinandosi all’orecchio di Chloe dicendo: “Andiamocene via ti prego! È una tortura!”

Chloe sorrise alle parole della ragazza ma senza dire nulla.

“Mi offre da bere e subito dopo iniziamo a... insomma avete capito no?! Si mette a cavalcioni su di me mentre ha ancora il bicchiere in mano. Continuiamo a baciarci e toccarci! Poi io lascio il mio bicchiere stringendola a me! A un tratto mentre continuo a baciarla sento qualcosa di duro qui sul mio ventre! Pensavo fosse il suo di bicchiere!”

“Oh merda santa!” disse Shonei intuendo cosa stava per dire.

“E così mentre la baciavo cerco di toglierle il bicchiere dalle mani! Ma è in quel momento che capisco che non era ciò che pensavo!”

“Ok, non so se è per via dell'alcool ma non ho capito!” disse Allison.

“Oh avanti Allison! Non era un bicchiere ma la bottiglia!” disse Jonathan facendo ridere tutti.

“Quando mi rendo conto della situazione mi alzo di colpo facendola...”

“Facendolo vorrai dire!” disse Eddie ridendo.

“Si giusto, facendolo cadere a terra! Me ne torno a casa praticamente sconvolto! Il mattino seguente mi sveglio ricordando cosa è successo e spero che sia stato solo un brutto sogno! Ma quando incontro Jonathan che si complimenta per la mia conquista, capisco che non era solo un sogno ma un incubo!”

Scoppiarono di nuovo tutti a ridere.

“Poi il qui presente Jonathan dopo aver ascoltato la mia storia, ha deciso di raccontarlo a tutti gli altri ragazzi! Mi hanno preso per il culo per mesi!”

“Dai, era troppo divertente questa storia per non condividerla con il resto del mondo!” disse Jonathan.

“Ascoltate la mia adesso!” disse Shonei.

Tutti si voltarono a guardarla in attesa tranne una. “Oh no, ti prego risparmiaci!” disse Steph.

“Allora, inizio col dirvi che è davvero difficile mettermi in imbarazzo o in difficoltà!”

“Non avevo dubbi!” disse Steph sarcastica mentre beveva un sorso del suo ennesimo drink.

“E vorrei aggiungere che in questa storia è coinvolta un’altra persona seduta a questo tavolo!”

“Chi?!” chiese Eddie curioso.

“Chloe!” rispose la ragazza.

Lauren raddrizzò le antenne alle parole della ragazza.

“No cazzo, ma che c’entro io?! Non puoi raccontare qualcosa che riguarda solo te?!” chiese Chloe.

“No, perché questa storia è stata davvero imbarazzante per me e purtroppo sei coinvolta!”

“Non so cosa stai per raccontare ma non voglio sentirla!” disse Chloe decisa.

“Nemmeno io!” si aggregò Steph.

“Io invece sì!” disse Allison.

“Anche io!” disse Jonathan.

“Si, voglio sapere anche io!” disse Lauren ricevendo uno sguardo di sorpresa dalla ragazza al suo fianco.

“Lauren!” disse Chloe.

“Non prendertela! Voglio solo sapere cosa è successo visto che coinvolge anche te!”

“Ok, la maggioranza vince quindi la racconto! Allora, forse non tutti sanno che io e Chloe siamo state compagne di avventura per un certo periodo! Passavamo molto tempo insieme dopo esserci conosciute! Ne abbiamo combinate tante! Uscivamo tipo, tutte le sere e rimorchiavamo alla grande!”

“Ed ecco che saltano fuori gli altarini!” disse Jonathan guardando Chloe ridendo.

Steph al fianco di Shonei sentiva il desiderio di alzarsi e andarsene. Odiava sentire parlare di quel periodo.

“Una sera eravamo in un pub che di solito frequentavamo! Incontriamo due ragazze che appena ci avvistano attaccano bottone con noi! Così ci sediamo tutte e quattro allo stesso tavolo e cominciamo a bere! Quando ormai eravamo abbastanza su di giri, la ragazza al mio fianco ha iniziato ad allungare le mani verso di me!”

“E l’altra?!” chiese Lauren curiosa.

“Beh, l’altra nel frattempo si occupava di Chloe! Non chiedetemi come!” disse ridendo.

Lauren si voltò verso Chloe sorridendo mentre lei voleva soltanto sprofondare. Steph non era l’unica a non volere sentire parlare di quel periodo.

“La ragazza mi chiede di andare in bagno con lei e capisco che cosa avesse intenzione di fare! Quindi ci dirigiamo verso il bagno entrando in un cabinato e iniziando a darci da fare!”


 
La ragazza chiuse la tavoletta del water facendoci sedere Shonei sopra con una spinta. Si mise a cavalcioni su di lei baciandola mentre faceva scorrere le sue mani al di sotto della sua camicia. Shonei l’afferrò dalle natiche attirandola più vicino a sé. In quel momento entrò qualcun altro nel bagno dirigendosi nel cabinato di fianco al loro. Le due ragazze si fermarono guardandosi sorridendo divertite dalla situazione. Ricominciarono a baciarsi con un po’ troppa veemenza tanto che la ragazza iniziò a gemere e Shonei per zittirla le mise una mano sulla bocca. In risposta al suo gesto ricevette un morso alla mano.

“Ahio!” disse Shonei.

La porta del cabinato affiancò si aprì e la ragazza che vi era dentro bussò alla loro. “Ma prendetevi una stanza da qualche parte! Santo cielo, siamo in un bagno! Portate un po’ di rispetto alle persone, cazzo!”

Detto questo uscì dal bagno sbattendo la porta infuriata. Le due ragazze cominciarono a ridere mentre si baciavano. Mentre Shonei fece scivolare le mani sotto la gonna della ragazza, lei la fermò.

“Fermati!”

“Cosa c’è?!”

“Penso che quella ragazza non abbia tutti i torti! Forse è il caso di spostarci altrove, se non altro staremo più comode!”

“Dici sul serio?!”

“Si, magari per rendere tutto più divertente potremmo fare una cosa a tre!” disse la ragazza afferrando i capelli di Shonei e tirandole la testa all’indietro mentre e si fiondava sul suo collo.

Shonei sembrava confusa. “Potresti spiegarti meglio?! Chi sarebbe l’altra?!”

“Chloe naturalmente! Devo dire che è davvero molto sexy” disse ridendo la ragazza.

Shonei sgranò gli occhi incredula. “Stai scherzando vero?!”

“No, non sto scherzando! Non dirmi che non hai mai fatto una cosa del genere?!” chiese la ragazza sorpresa.

“Io sono aperta a tutto credimi ma non a questo!”

“Beh, c’è sempre una prima volta!” disse la ragazza fiondandosi di nuovo sul suo collo.

“No cazzo, non posso farlo! Con lei no!” disse Shonei spingendola indietro.

“Perché no?!” chiese confusa la ragazza.

“Perché lei è una mia amica!”

“E allora?!”

“Non capisci lei è come una sorella per me! Insomma sarebbe davvero come scoparmi mia sorella cazzo!”

“Si, ma non lo è per davvero!” disse la ragazza maliziosa.


Un attimo dopo Shonei uscì dal bagno di fretta e ritornò al tavolo dove l’altra ragazza si stava letteralmente strusciando su Chloe.

“Ehi, andiamo via!” disse Shonei risoluta afferrando Chloe per un braccio trascinandola via dal pub sotto le proteste della ragazza rimasta seduta. Raggiunsero l’auto un po’ a fatica visto l’instabilità di Chloe a causa dell'alcool. Shonei l’aiutò a entrare in auto e poi salì a bordo mettendo in moto.

Mentre guidava Chloe si voltò a guardarla confusa. “Posso sapere che cazzo ti è preso?! Ero sul punto di…”

“Si, lo so a che punto eri! Però per questa sera ti accontenterai di una bella doccia fredda!”

Shonei non riusciva a rimuovere le immagini che le passavano per la mente. Immagini causate dalle parole della ragazza che ci provava con lei.

“Shonei?!”

“Che c’è?!” chiese continuando a guardare la strada stringendo il volante con forza.

“Mi guardi un attimo?!”

Shonei si girò lentamente verso di lei distogliendo subito lo sguardo.

“Ma che cazzo è successo?!”

“Nulla!”

“No, adesso tu mi spieghi che cazzo ti prende!” disse Chloe con insistenza.

Shonei girò bruscamente il volante a destra inchiodando l’auto accanto al marciapiede.

“OK, vuoi sapere cosa è successo?! Te lo dico! Quella pervertita, perché ti giuro che non saprei nemmeno come definirla, mi ha fatto una proposta assurda! Direi indecente!”

“Cioè?!”

“Voleva fare una cosa a tre!” disse Shonei senza guardarla.

“Non pensavo ti creassero problemi questo genere di cose! Da quando ti tiri indietro?!”

“Da quando la cosa a tre include te!” disse Shonei stavolta guardandola.

“Oh! Quindi ti senti sminuita dalla mia presenza?! Pensi che lei avrebbe preferito me a te o…”

“Cristo, ma quanto hai bevuto per non capire?!”

“Mi spieghi?!”

“Io avrei dovuto andare a letto con lei e con te Chloe! Noi due… a letto insieme… capisci?! Oddio, mi sento male solo a pensarci!” disse Shonei stringendo le dita di una mano sugli occhi quasi come per rimuovere le immagini che le passavano per la mente.

“Aaaah, ora ho capito!” disse Chloe annuendo seria. Poi dopo un po’ cominciò a ridere.

“Che cazzo hai da ridere?!” disse Shonei guardandola.

“Beh, il fatto che tu adesso stia immaginando una cosa a tre con me!”

“No, non è per niente divertente!”

“Cosa le hai detto?!”

“Che per me sarebbe stato come andare a letto con mia sorella! Ma questo non l’ha mica fermata!”

“Beh, effettivamente non lo siamo!”

“Chloe, non ha importanza questo! È come ti considero il vero problema!”

“Ok, non ti scaldare… sorella!”

“Ohhh piantala!” disse Shonei in imbarazzo.

“Non è che adesso quando mi guardi mi vedi nuda?!”

“Adesso ti ci metti anche tu?!”

“Dai scherzo!” disse Chloe mentre Shonei riavviò l’auto.

Appena tornarono in carreggiata Chloe si voltò a guardarla seria. Shonei ricambiò lo sguardo.

“Che c’è?!”

“Non sono il tuo tipo Shon?!” disse scoppiando a ridere.

“Vaffanculo Chloe!”


 
“E giustamente Chloe ha riservato a me lo stesso trattamento che hai avuto tu Chris! Mi ha preso per il culo per giorni!”

Mentre gli altri ridevano Steph guardò Chloe. “Come mai io non ne sapevo nulla di questa cosa?!”

“Perché le avresti dato il tormento, quindi ho preferito non raccontarti nulla! Però adesso che lo sai puoi fare quello che vuoi con il mio consenso!”

“Ehi, questo è scorretto!” disse Shonei.

“Scusate, ma vorrei porvi una domanda che forse vi risulterà un po' stupida! Tra voi donne esiste la funzione tromba amica o no?!” chiese Jonathan.

“Hai perfettamente ragione è una domanda molto stupida! Non fate caso lui, le sue domande sono sempre prive di qualsiasi senso logico!” disse Allison.

“Invece ce l'ha un senso eccome! Hai sentito il racconto di Shonei! Non toccherebbe Chloe nemmeno con dito! Giusto Shon?!”

“Assolutamente!”

“E tu Allison hai un'amica dell'altra sponda! Siete entrambe delle belle ragazze però non esiste che voi due ve la spassiate insieme!”

“Forse ti sfugge un piccolo ma importante particolare, io sono etero!” disse Allison.

“Sei etero?! Per caso sei anche impegnata sentimentalmente?!” chiese Shonei.

“No!” disse confusa Allison guardandola.

“Oh Gesù!” disse Eddie ridendo.

Chloe si coprì gli occhi consapevole di cosa passasse per la testa della sua amica.

“Ci stai provando con lei?!” chiese Steph guardando Shonei al suo fianco.

“Stavo facendo soltanto conversazione ragazzi! E comunque vorrei farvi notare che a questo tavolo ci sono altre due ragazze legate da un rapporto di amicizia, che potrebbero usarsi nei momenti di bisogno!” disse Shonei divertita.

“Chi?!” chiese Jonathan.

“Steph e Chloe, vivono addirittura insieme!”

“Cosa?!” dissero le due ragazze prese di mira.

“Ah, quindi anche tu Steph prediligi le donne!” disse Jonathan.

“No, lei non preferisce le donne! Lei vuole solo donne!”

“Sai Shon, sono ancora in grado di poter conversare con le persone! Non sono ancora impedita!”

“Quindi ditemi, voi due avete mai optato per la soluzione tromba amica?!” chiese Jonathan.

Chloe e Steph rimasero in silenzio completamente a disagio mentre Shon rideva. A un certo punto smise di ridere tonando seria quando vide le sue amiche in completo silenzio. “Oh cazzo! Non ditemi che voi due...” disse la ragazza scioccata.

Lauren strabuzzò gli occhi temendo che potesse esserci stato davvero qualcosa tra loro. Il che non le sarebbe piaciuto affatto visto che le due ragazze vivevano sotto lo stesso tetto.

“E allora?!” chiese Shonei.

“Non c'è stato nulla tra noi!” disse Steph.

Shonei si voltò verso Chloe. “E tu che mi dici?!”

“Che ti devo dire?! Non è successo niente di quello che pensi!”

“Però qualcosa è successo! Oh avanti, ti conosco Chloe! Racconta!”

Chloe stufa di quella serata che andava di male in peggio, decise di raccontare come erano andate le cose per mettere fine a quella situazione fastidiosa.

“E va bene!”

“Chloe, no!” disse Steph.

“È successo qualcosa e adesso voglio sapere tutto!” disse Shonei insistendo.

Anche gli altri si unirono al desiderio di sapere cosa fosse successo. Steph sospirò arrendendosi.

“Io e Steph una sera eravamo uscite per bere qualcosa! Abbiamo incontrato alcune ragazze con cui siamo state quasi tutta la serata! Loro bevevano tanto e a un certo punto abbiamo pensato che quella serata sarebbe potuta finire solo in un modo! Eravamo convinte, finché non entra nel bar un tizio che per l'esattezza era il padrone! Davvero un bel tipo! Le ragazze in quel preciso istante hanno perso l'interesse per noi! Erano tutte etero!”

Eddie scoppiò a ridere. “Perché non mi risulta nuova questa storia?! Ah già, Steph prende sempre delle sbandate con le etero!”

“Ah ah, come sei simpatico Eddie!” disse Steph.

“Comunque torniamo entrambe a casa con la coda tra le gambe e una bella doccia fredda ad attenderci!”

“Qui si fa interessante!” disse Jonathan.

“Eravamo nella mia stanza a chiacchierare della serata e di altre cose e a un certo punto...”


 
“Deve essere fastidioso innamorarsi di una etero!” disse Chloe sdraiata sul letto con la sua amica al fianco.

“Già! Immagina quanto posso essere pulita!”

“Questa non l'ho capita!” disse Chloe girandosi verso di lei.

“Sto sempre sotto la doccia!”

Scoppiarono a ridere guardando il soffitto.

“Allora al diavolo i sentimenti! Può andar bene anche solo il sesso!”

“Chloe, ti vorrei ricordare che siamo tornate a casa senza aver concluso un cazzo stasera!”

“Giusto, che serata di merda!” disse ridendo.

“Mi sa tanto che ci dobbiamo accontentare della nostra compagnia!” disse Steph.

Chloe si voltò a guardarla. “Compagnia nel senso platonico della cosa o...”

“Ehi! Certo che mi riferivo a una cosa platonica!”

Cominciarono a ridere come matte poi tornarono serie guardandosi.

“E se invece provassimo a...” disse Chloe interrompendosi.

“Mi stai prendendo in giro?!”

“No! Tanto è solo...!”

“Sesso?!”

“Si!”

“E se poi ci scappa altro?!”

“Vorrà dire che ci sarà altro!”

“Secondo me avevamo troppe aspettative per questa sera!” disse Steph ridendo.

“Lo penso anche io e la delusione è stata tanta!”

“Proveresti davvero?!”

“Tu vuoi?!”

“Solo se lo vuoi tu!” rispose Steph.

“Ok, allora proviamo!” disse Chloe.

Si girarono completamente l'una verso l'altra e si avvicinarono lentamente finché si baciarono. Ma il loro bacio non era altro che un gesto fine a sé stesso. Non c'era nessun trasporto, nessun desiderio. Si staccarono riaprendo gli occhi guardandosi in modo strano.

“Beh, buonanotte Steph, è stato davvero interessante!”

“Si infatti, buonanotte Chloe!”

Si girarono ognuno verso il proprio lato voltandosi le spalle a vicenda per mettersi a dormire.


 
Shonei e Jonathan scoppiarono a ridere. Steph e Chloe erano in imbarazzo mentre Lauren tirava un sospiro di sollievo.

“E comunque questo dimostra la mia teoria di come due amiche non potranno mai finire a letto insieme solo per il piacere di farlo! Almeno io non ne ho mai viste con i miei occhi, quindi di regola non esistono!”

“Anche le stronzate che escono dalla tua bocca non si possono vedere eppure esistono!” rispose Allison lanciando una frecciatina al suo amico.

“E ti ha dato il ben servito!” disse Chris a Jonathan ridendo.

“Beh, voi continuate pure con le vostre stronzate! Io mi vado a fumare una sigaretta fuori!” disse Shonei.

“Io invece vado un attimo in bagno!” disse Chloe lanciando un’occhiata strana a Lauren ma lei non colse il significato.


Quando Chloe arrivò in bagno si appoggiò a un lavello in attesa che Lauren la raggiungesse. Vedendo che la ragazza non si decideva ad arrivare, prese il telefono per inviarle un messaggio. Appena iniziò a digitare entrò Allison.

“Credo che Lauren non abbia capito cosa intendevi con “andare in bagno” disse Allison sorridendo.

“Ah, infatti sembrava strano che ancora non arrivasse!”

“Scusa se ho approfittato della situazione ma vorrei parlarti!”

“Ok, va bene! Dimmi pure!”

“Chloe, io credo che tu sia una brava persona! Sei simpatica e quant’altro, però non sono molto entusiasta che tu sia diventata la ragazza di Lauren!”

Chloe rimase sconcertata dalle parole della ragazza. Tutto si sarebbe potuta aspettare ma non quello.

“Non prenderla sul personale! Non ho assolutamente nulla contro di te, ma io sono preoccupata per la mia amica! Non voglio che soffra ancora! Sono sicura che ti abbia raccontato un po' la sua storia e...”

“Si, lo ha fatto! So cosa ha passato! E adesso anche lei sa di me!”

“Io non sono molto convinta che la vostra relazione possa funzionare! La conosco e so che è una che si sacrifica per gli altri, mettendo sempre i suoi bisogni al secondo posto pur di fare star bene la persona che ama! Anche a costo di rimetterci lei personalmente! E tu sei una persona un po' problematica e non sei partita proprio bene, perché già l'hai fatta soffrire ancora prima di iniziare la vostra storia! Ti giuro che quando ho sentito la faccenda dei venti dollari, volevo venire a spaccarti la faccia ma lei ovviamente me lo ha impedito!”

“Allison, lo so di aver sbagliato e mi dispiace! Mi sono già scusata con lei e mi ha perdonata! Noi siamo del tutto consapevoli che la nostra storia può andare in qualsiasi modo! Non abbiamo la sfera di cristallo per poter sapere in anticipo cosa succederà! E aggiungo che lo trovo al quanto presuntuoso da parte tua dire di sapere che non può funzionare! Io capisco che sei preoccupata per lei e apprezzo che abbia un’amica come te, ma non puoi intrometterti così! Non puoi decidere per lei! Lauren è una persona adulta e responsabile, sa prendere le sue decisioni da sola!”

“Non metto in dubbio che lei lo sia, ma tu lo sei Chloe?!”

“Si, lo sono! Per me non è solo un gioco! Lauren mi interessa davvero e che tu ci creda o no ho buone intenzioni!”

Allison annuì con le braccia incrociate poco convinta. “Ok, va bene! Ma se un giorno tu dovessi finire in qualche baratro, ti chiedo solo di non trascinarla giù con te!”

Si avviò verso la porta e prima di uscire le disse: “Te la chiamo io!”

 
La conversazione con Allison non le era piaciuta affatto, perché per quanto sapesse di non essere più la persona irresponsabile di un tempo, non aveva la certezza di cosa la vita le potesse riservare. In quel momento l’insicurezza prese il sopravvento su di lei. Appoggiata di spalle al lavello e presa dai suoi pensieri, non si accorse nemmeno quando Lauren entrò nel bagno avvicinandosi a lei.

“Chloe, scusami tanto sono davvero un’idiota! Non avevo mica capito che volevi che ti seguissi qui!”

La ragazza le si piazzò davanti avvolgendo le sue braccia attorno ai fianchi di Chloe. “Ehi, va tutto bene?!” chiese preoccupata notando lo sguardo perso della ragazza.

“Si, è tutto ok!”

“Non è vero!”

“Infatti, non è vero! A partire da domani noi usciamo da sole ok?! Non li voglio più tra i piedi quelli!” disse Chloe riferendosi ai loro amici.

Lauren cominciò a ridere. “Dai non fanno così schifo!”

“Ma la tua idea di passare la serata tutti insieme sì!”

“Oh avanti, non possiamo mica evitarli! Non sarà di certo la prima e ultima volta che staremo tutti insieme!”

“Li possiamo vendere, anche se tecnicamente sono di seconda mano!”

“Non parlare così… chi cavolo se li prenderebbe?!” disse Lauren stando allo scherzo.

Cominciarono a ridere entrambe mentre Chloe ricambiava l’abbraccio di Lauren.

“Vieni a dormire da me?” chiese Lauren.

“Non posso!”

“Perché no?!”

“Prima che voi arrivaste Shonei ha detto di doverci dare una notizia! Però lo farà solo quando torneremo a casa!”

“E va bene, non insisto!” disse Lauren sospirando.

“Wow, ti sei già arresa?!”

“Si, se si tratta di Shonei si!”

“Mi devo iniziare a preoccupare?!”

“Cosa?! Ma sei matta?! Non ho nessun interesse nei suoi confronti ma le devo molto!”

“Perché adesso stai con me?!”

“Si!”

“Non ci credo che lei non ti piaccia per niente!”

“Non ho detto questo infatti! È davvero molto bella ma sono perdutamente innamorata di un’altra persona”.

Quando si staccarono Chloe disse seria: “Sei sicura di questo?!”

“Di cosa?!” chiese confusa Lauren.

“Di voler stare con me!”

“Si e non dubitarne mai!”

“E se le cose non…”

“Chloe, non voglio sapere niente di quello che succederà dopo! A me interessa solo stare con te, adesso!”

“Ok, ti posso almeno riaccompagnare a casa?!”

“No, tu non puoi, tu devi!” disse Lauren ridendo.


 
Così tornarono dagli altri per avvisarli che sarebbero andate via sotto lo sguardo malizioso di tutti, tranne quello di Shonei che era ancora fuori a fumare. Quando le ragazze uscirono fuori dal locale videro Shonei appoggiata alla sua macchina nel parcheggio a fumare mentre avevo lo sguardo fisso sul telefono.

“Noi andiamo via Shon!” disse Lauren mentre continuava a seguire Chloe verso la sua auto.

“Di già?!” disse Shonei alzando gli occhi dal telefono.

“Si!”

“State andando a fare quello che penso?!”

“No, Chloe mi riaccompagna solo a casa!”

“Si, state andando a fare quello che penso!”

“Shon piantala!” disse Chloe aprendo lo sportello dell’auto. “Ci vediamo tra un po’!”

“Sei troppo veloce Chloe! Sai che questo non va bene in una relazione?!”

Chloe roteò gli occhi al cielo entrando in macchina mentre Lauren rideva.

“A presto Shon!” disse Lauren chiudendo lo sportello.

Poi guardò Chloe divertita. “Ma lei è sempre così?”

“Oh credimi, è anche peggio di così!”


Si allontanarono con l’auto mentre Shonei ritornava al suo telefono. Fra le varie auto parcheggiate, ce n’era una un po’ distante con un ragazzo a bordo che la teneva d’occhio mentre fumava una sigaretta. Con la mano appoggiata al volante continuava a guardare la ragazza con un sorriso poco rassicurante. “Con chi sarà al telefono?” chiese a sé stesso visto che era solo nell’abitacolo.
 


“Arrivate!” disse Chloe fermando l’auto davanti al palazzo in cui abitava la sua ragazza.

“Non posso chiederti di salire vero?”

“Non ti eri arresa?”

“Me ne sono già dimenticata”.

“Oggi non posso proprio”.

“Ok, però prima di andare vorrei chiederti una cosa”.

“Spara”.

“Quando Shon stava raccontando di quella cosa che le è successo, ho notato che non eri proprio a tuo agio. Puoi spiegarmi perché?”

“Perché in quel periodo non ero completamente in me! Sono ricaduta nei soliti vizi di merda! Io non vado fiera di cosa facevo! Chi mi ha conosciuta in quel periodo può pensare soltanto le peggiori cose di me! Vorrei tanto poter cancellare tutto ma non posso farlo, quindi tento almeno di non pensarci e soprattutto parlarne! Ma questo non cambia le cose quindi…”

“Chloe…” disse Lauren avvicinandosi a lei facendola voltare verso di sé. “Non mi importa cosa hai fatto in passato e mi importa ancora meno sapere cosa pensano gli altri di te! Io ti sto conoscendo adesso e mi piaci così come sei! Non cambierei niente di te!”
“Ma il passato farà sempre parte di me, di ciò che sono adesso!”

“Per me puoi aver fatto qualsiasi cosa ma niente cambierà quello che sento per te!”

Si avvicinarono baciandosi e quando si staccarono Lauren aggiunse ironica: “Tranne se hai ucciso qualcuno per un lecca-lecca, in quel caso ci sarebbero dei seri problemi!”

“Oh cazzo, allora la nostra relazione non può funzionare!”

Risero entrambe baciandosi di nuovo con trasporto e quando la situazione stava sfuggendo loro di mano, Chloe si staccò immediatamente. “Ok, scusami ma adesso devo proprio andare o non mi vedranno rientrare neppure oggi!”

“E va bene, allora a domani! Buonanotte” disse Lauren dandole un ultimo bacio a stampo.

“Buonanotte Lauren!”

 
 
Nel frattempo Shonei e Steph erano rientrate nell’appartamento. Entrambe avevano notato un particolare ma decisero di ignorare. Steph si tolse le scarpe sedendosi sul divano appoggiando i piedi sul tavolinetto davanti. “Cazzo, che sonno!”

“Ehi, non provare ad addormentarti! Devi aspettare che torni Chloe!” disse Shonei.

“Ma tanto secondo me non torna nemmeno stasera!”

“In effetti c’è quel rischio! Io non tornerei a casa!”

“Tu sei un caso a parte Shon!”

“Si è vero!” disse Shonei sedendosi accanto a lei.

Dopo qualche minuto di silenzio Steph di togliersi la curiosità. Ci aveva pensato tutto il giorno.

“Perché non me lo hai detto?”

Shonei si voltò a guardarla confusa. “Detto cosa?”

“Che hai parlato con Lauren per cercare di convincerla a tornare al locale”.

“Non lo so, avrei dovuto?”

“Si”.

“Perché? Non ho fatto niente di che e poi è stata Chloe a risolvere la situazione con Lauren andandosi a scusare con lei”.

“Si, ma tu hai permesso che questo avvenisse facendo ritornare Lauren al Paradise. Non ci veniva più. È stato un gesto carino da parte tua cercare di farle riappacificare e non me lo aspettavo”.

“Perché di solito sono una stronza egoista?”

“Non volevo dire questo ma si, lo sei”.

Risero entrambe.

“Ok, se questo voleva essere un ringraziamento da parte tua allora…”

“Lo è infatti ma non farci l’abitudine”.

“Non mi permetterei mai Steph”.

“Bene, adesso vado al bagno altrimenti scoppio”.

“Ok” disse Shonei alzandosi per raggiungere la stanza di Chloe e prendere la sua roba che non aveva più portato nell’altro appartamento di fianco.


Dopo poco tempo sopraggiunse Chloe che entrò concentrata a leggere un messaggio di Asher. Poi alzò la testa non trovando nessuno. “Sono a casa! Dove cazzo siete?!”

“Io sono in camera e Steph è al cesso!” disse Shonei urlando dalla stanza.

“Qui manca qualcuno però, dov’è Flerk?! Flerk! Fleeeerk!”

Chloe iniziò a cercarlo un po’ ovunque senza trovarlo. Bussò alla porta del bagno. “Steph, non è che per caso c’è Flerk lì dentro?!”

“No, credimi me ne sarei accorta dal mio sangue versato sulle piastrelle!”

“Ok, Shon hai visto Flerk?!”

“Si, credo che fosse nel porta ombrelli all’entrata!” rispose la ragazza dalla camera.

“Ah ok… cosa?! Ma come nel porta ombrelli?!” disse Chloe avvicinandosi di fretta alla porta dopo aver realizzato cosa avesse detto effettivamente Shonei. La ragazza sgranò gli occhi preoccupata guardando in che posizione fosse Flerk. Il sedere e le zampe posteriori sporgevano fuori dal porta ombrelli, mentre tutto il resto del corpo era al suo interno. “Ma porca miseria Flerk, cosa cazzo ci fai lì dentro e soprattutto come ci sei arrivato?!”

In quel momento uscì Steph dal bagno guardando la scena. “Aww, povero piccolo è ancora lì dentro?! Ha cercato di suicidarsi ma è così indemoniato che nemmeno la morte lo vuole!” disse la ragazza con sarcasmo.

Chloe lo tirò fuori portandoselo in braccio mentre lui miagolava. “Flerk, ma che cosa volevi fare, eh?! Certo che se avete visto, avreste potuto tirarlo fuori da lì!”

“Scusami, non ci avevo pensato! Credevo fosse il suo modo di tenersi informa” disse la ragazza uscendo dalla stanza con i bagagli.

“Ma che cazzo fai?!” le chiese Chloe mentre accarezzava il gatto.

“Io?! Ho preso la mia roba!”

“Questo lo vedo ma perché?!”

“Perché vado via!”

“Cosa?! Ma hai ancora qualche giorno!” disse Chloe guardando poi Steph pensando che fosse lei la causa.

“Non guardarmi così, sono più sorpresa io di te! Le ho detto che poteva fermarsi anche più a lungo rispetto al tempo prestabilito!”

“Davvero?!” chiese Chloe sbalordita.

“Si!”

“Ragazze, non litigate per me è tutto ok! Vi ringrazio per avermi ospitato, soprattutto te Steph, perché so quanto ti è costato! Però adesso è arrivato il momento di andare altrove! Sappiamo tutte che la mia sistemazione qui era temporanea!”

“Si, lo sappiamo questo ma hai un posto dove stare?!”

“Certo Chloe, altrimenti approfitterei ancora della vostra ospitalità!”

“Ok, allora va bene! Ma non puoi andare via domani?! Adesso è un po’ tardi!”

“Non preoccuparti ci metterò un attimo ad arrivare!”

“Va bene, ti dò una mano a portare la tua roba di sotto allora!” disse Chloe lasciando il gatto e prendendo qualche borsone.

“Ok, se proprio insisti!” disse Shonei dirigendosi verso la porta e uscendo dall’appartamento sotto gli occhi di Steph che non riusciva a credere a ciò che stesse succedendo. Trovava tutto molto strano.

Shonei svoltò a destra e Chloe si fermò di colpo nel corridoio guardandola. “Ma dove cazzo vai Shon?!”

“A casa!” rispose la ragazza aprendo la porta dell’appartamento successivo. “Et voilà, sono arrivata! Ti avevo detto che non ci avrei messo molto!”

Chloe la guardò allibita mentre il borsone le sfuggiva dalla mano finendo a terra. Uscì anche Steph dall’appartamento quando vide la reazione di Chloe, non sapendo che diavolo stesse succedendo. Quando vide Shon dinanzi alla porta del suo vecchio appartamento quasi si sentì mancare. Provava sentimenti contrastanti in quel momento. Da una parte si sentiva responsabile dell’allontanamento della ragazza dall'appartamento a causa del loro rapporto non proprio idilliaco. Dall'altra invece era in ansia al solo pensiero che la ragazza vivesse a un passo da loro.

“Accidenti che facce ragazze! Pensavo che avreste preso la notizia decisamente in modo diverso!”

“Si… è solo che non me lo aspettavo!” disse Chloe. “Mi fa piacere che tu torni a vivere qui, ma mi chiedo come diavolo hai fatto!”

“Ho parlato con Roger e lui ha accettato!”

“Davvero?!” chiese Chloe sorpresa.

“Un momento!” intervenne Steph. “Come farai a pagare l’affitto se non hai neanche un lavoro?!”

“Ti sbagli Steph, io ce l’ho un lavoro!”

“Allora ieri mi hai mentito?! Hai detto di non aver avuto nemmeno il tempo di cercarlo!”

“Infatti, ma poi mi si è presentata un’ottima occasione e l’ho colta al volo!”

Chloe restò a guardare tra loro non sapendo di cosa parlassero. Era mancata soltanto un giorno eppure erano successe delle cose nella sua breve assenza. Steph aveva concesso più giorni a Shon. E fino a qui tutto ok, se non fosse per un unico dettaglio, non la sopportava affatto. Poi Shon in tutto il tempo che era stata ospitata da loro non aveva cercato un lavoro per chissà quale ragione. E ora inaspettatamente aveva trovato un’occupazione come se le fosse cascato tra le braccia per magia o per un colpo di fortuna. Per di più era riuscita ad ottenere lo stesso appartamento dal quale anni prima era stata sbattuta fuori! Come era riuscita a convincere Roger rimaneva un mistero per lei. Chloe le guardò confusa poi sorrise.

“Cazzo, questa sì che è una notizia!” disse Chloe avvicinandosi per abbracciarla.

Chloe e Shonei si staccarono dall’abbraccio mentre Steph continuava a guardarla impassibile. “Che tipo di lavoro è Shon?!”

Shonei la guardò in silenzio mentre il sorriso si spegnava sulle labbra. “È un lavoro come tanti Steph! Cosa c’è, per caso non ti fidi?!”

“È solo che la storia sembra ripetersi! Non abbiamo mai saputo che lavoro facessi anni fa! A quanto pare non lo sapremo neppure adesso!”

Non dissero più nulla continuando a guardarsi a distanza.

“Avanti ragazze, lasciamo perdere per adesso! È tardi e domani dobbiamo andare tutte a lavoro no?! Ne riparleremo, non c’è tutta questa fretta!” disse Chloe.

Steph continuò a guardarla e poi scuotendo la testa rientrò nel suo appartamento.

“Per quanto mi riguarda sono felice di riaverti qui!” disse Chloe appoggiandole la mano su una spalla per risollevarle il morale.

“Grazie Chloe!” disse Shonei sforzandosi di sorridere.


 
Seattle

Kate, sfinita dopo una giornata passata sui libri decise di andare a dormire. Subito dopo essersi infilata sotto le coperte le arrivò un messaggio sul telefono.

Timothy: Ciao Kate.

Kate: Ciao Tim.

Timothy: Volevo farti solo un saluto.
-          Domani mattina parto molto presto.
-          Mi dispiace tantissimo di non aver avuto l'opportunità di passare con voi anche questa sera. 😢

Kate: Non disperare, avremo ancora modo di vederci.

Timothy: Giusto, non manca poi tanto alla vostra partenza.
-          Non vedo l'ora che vi trasferiate a Portland anche voi, così potremo passare più tempo insieme e divertirci.
-          Soprattutto conoscerci meglio. 😀

Kate: Avvisaci quando arrivi a Portland così sapremo che stai bene.

“Ma che diavolo sto scrivendo?! Adesso chissà cosa penserà!”

Il ragazzo ci mise un po' a rispondere.

Timothy: Ti preoccuperesti per me? 🙂

“Ecco, lo sapevo che finiva così!” disse arrossendo, grata che lui non potesse vedere quanto fosse in imbarazzo.

Kate: È normale, sei il cugino della mia amica e se ti succedesse qualcosa lei ne soffrirebbe.

Timothy: Ah, quindi se mi succedesse qualcosa saresti preoccupata per Victoria. 🙁

“Di male in peggio!” disse Kate.

Kate: Ma no, che dici? Certo che sarei preoccupata anche per te.

Timothy: Questo mi consola.
-          Adesso posso partire con il cuore in pace. 😛

Kate: Sei tutto matto. 🙂

Timothy: Adesso ti lascio la buonanotte.
-          A presto Kate.

Kate: Buonanotte anche a te e buon viaggio per domani.

Timothy: Grazie 😉

Kate appoggiò il telefono sul suo comodino e chiuse gli occhi sorridendo.

 

Victoria aprì il cassetto della sua scrivania prendendo la lettera e rimanendo a fissarla per qualche istante. Stava per strapparla ma si bloccò sbuffando. Riaprì la busta rileggendo la lettera ancora una volta pensando a Max.

 

Portland

Chloe era a letto quando le arrivò un messaggio di Lauren.

Lauren: Allora, la notizia di Shon è bella?

Chloe: Credo di sì.

Lauren: Bene, mi fa piacere saperlo.
  • Magari me ne parlerai domani davanti a una buona tazza di caffè.
  • Ora ti lascio non voglio tenerti ancora sveglia.
  • Buonanotte Chloe. 💋💋💋
Chloe: Buonanotte Lau e per carità niente emoji.

Lauren: Ok, va bene. Ti amo Chloe. ♡♡♡

Chloe sorrise scuotendo la testa, rileggendo più volte le sue ultime parole.


Steph continuava a rigirarsi nel suo letto senza riuscire a chiudere occhio. Uno strano malessere si era impossessata di lei dal momento che aveva saputo che Shonei sarebbe restata a vivere a un passo da loro.


Nemmeno Shonei riusciva a chiudere occhio, così si alzò dal letto del suo vecchio appartamento per andare a fumare ripensando alla sua situazione e sperando per il meglio.

 

Il ragazzo in macchina, osservava il plesso condominiale nel quale la ragazza era entrata. La teneva d’occhio da poco eppure era già riuscito a ottenere qualche informazione importante. Aveva notato altre ragazze parlare con lei, presumibilmente delle sue amiche, una delle quali era entrata nello stesso condominio di Shon. Inoltre il Paradise poteva essere uno dei posti frequentati abitualmente dalla ragazza. Inviò un messaggio al suo capo per aggiornarlo sui primi risultati ottenuti dalla sua sorveglianza. Matthew vide la ragazza uscire fuori al balcone e accendersi una sigaretta.
“Ti ho in pugno Shonei!” disse il ragazzo con un sorriso tutt'altro che rassicurante.
Subito dopo avviò l’auto allontanandosi dal parcheggio per tornarsene a casa.



Steven lesse il messaggio ricevuto da Matthew.

Matthew: Credo di sapere dove vive Shon, chi siano alcune delle sue conoscenze e anche dove bazzica. Questo è soltanto l'inizio...

Steven: Ben fatto Matthew.

Finalmente avrebbe scoperto chi si nascondeva dietro al furto causato ai suoi danni. Non gli importava nulla della merce persa o dei soldi. Voleva solo scoprire l'autore di tale gesto e quando lo avrebbe scoperto, non ci sarebbe stato niente e nessuno a fermarlo dal suo intento di eliminare il colpevole e chiunque altro fosse implicato nella faccenda. Nessuno doveva osare intromettersi nella sua vita danneggiando l’attività. L'uomo sorrise soddisfatto dell'operato del ragazzo.

 
                                                                                                                                              Continua…
 

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Capitolo 12
*** Legame indissolubile ***


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Il passato a volte ritorna...
è come un lampo improvviso
e... si sa che illumina ma non
fa rumore... almeno così si spera!


 
                                          (Sabrina De Donno)

 
 
Capitolo 12

Legame indissolubile


Erano passati quasi tre mesi e la relazione tra Chloe e Lauren andava a gonfie vele, tanto che la stessa Allison, che nutriva forti dubbi al riguardo, dovette ricredersi. Anche Steph nel primo mese in cui le due ragazze si frequentavano come coppia aveva vissuto nell'ansia e il timore che Chloe potesse combinarne un'altra delle sue mettendo così fine alla loro relazione, ma ciò non avvenne. L'unica a essere del tutto serena della situazione era Shonei. Ma dopotutto era troppo indaffarata a cercare di saldare il debito con Steven e tirarsi fuori da quella situazione una volta per tutte. Solo così avrebbe potuto mollare definitivamente quella vita del mondo della droga che temeva tanto, ma di cui un tempo, non riusciva farne a meno. Steven era stato un mentore per lei e le aveva dato un futuro quando nella sua vita non c'era più nulla per cui valeva vivere e soprattutto nessun altro che potesse aiutarla. L' uomo le aveva offerto un posto dove stare e un lavoro per guadagnarsi da vivere. Grazie al suo aiuto era riuscita a rimettersi in piedi. Shonei si era adattata molto velocemente alla sua nuova vita, anche perché guadagnava abbastanza bene. Era un modo facile di fare soldi anche se si correvano dei rischi ma del resto, tutta la sua vita era stata un rischio. A distanza di mesi, Chloe e Steph non erano ancora riusciti a capire che lavoro facesse e a causa di questo il rapporto tra Steph e Shonei si era ulteriormente incrinato. Quest'ultima pensava che ci fosse stato una sorta di tregua da quando era ritornata a Portland, ma dal momento in cui aveva ripreso a lavorare per Steven tutto era tornato come un tempo, come anche la sua vita, quando spacciava tenendo all'oscuro tutti gli altri, andava a letto con chi voleva senza crearsi problemi e senza porsi nessun limite. Molto spesso faceva anche uso di droghe in compagnia delle sue tante amanti o quando partecipava ad alcuni festini, per allargare il giro e accaparrarsi più clienti e incrementando così le vendite e i guadagni. L'unica differenza sostanziale nella sua vita era la presenza di Matthew, che la seguiva come un'ombra senza che lei se ne rendesse conto.
 
A Seattle invece le ragazze era ormai giunte agli ultimi preparativi prima della partenza. Victoria non stava più nella pelle ormai e al contrario dei mesi addietro era particolarmente felice, tanto che riusciva a ignorare senza difficoltà i vari commenti di sua madre per la sua testardaggine nel voler partire a tutti i costi. Kate aveva superato l’ennesimo anno di college a pieni voti. Dopo essere stata un po’ dalla sua famiglia a Tillamook, stava per ritornare a Seattle e per i due giorni precedenti alla partenza, sarebbe stata ospite a casa di Max. Con le tre ragazze sarebbe partito anche un amico di Robert Chase, un certo Mitchell che lavorava in una ditta di consegne e trasporti.
Visto che sarebbe dovuto passare per Portland per questioni di lavoro, avrebbe portato lui alcuni effetti personali un po’ ingombranti delle ragazze, tra cui il ritratto di Max che Chloe le aveva regalato. Le cose tra Max e Lucas si erano stabilizzate definitivamente dopo circa un mese dopo il loro ultimo incontro. In un certo senso le cose erano ritornare più o meno come prima, infatti erano ritornati a uscire tutti insieme senza alcun problema. Anche se a volte si creava un leggero disagio tra i due ma nulla di così preoccupante da creare problemi.

 
Lunedì 19 giugno 2017

Portland

Chloe si svegliò sentendosi solleticare da qualcosa sotto al mento. Erano i capelli di Lauren che era appoggiata con la testa sul suo petto e le teneva un braccio attorno ai suoi fianchi. Le diede un bacio sulla testa accarezzandole i lunghi capelli. La ragazza iniziò a destarsi dal sonno con un sorriso stampato sulle labbra per il gesto della sua compagna.

“Adoro essere svegliata così” disse Lauren ricambiando le sue attenzioni con un bacio sul suo petto ancora nudo dopo la notte trascorsa a fare l’amore. Ormai per Chloe, dormire nell’appartamento della sua ragazza stava diventando sempre più un’abitudine. Questo non le dispiaceva affatto ma odiava sentire il bisogno di stare sempre in sua compagnia. Non voleva dipendere sentimentalmente così tanto da qualcuno.

“Io invece non sopporto di essere svegliata dai tuoi capelli” disse prendendola in giro.

“Sei proprio una stronza” rispose ridendo Lauren.

Chloe la strinse in un forte abbraccio. “Allora vuol dire che ti piacciono le stronze. Cos’hai da fare oggi?”

“Lavorare come sempre ma devo andare in ospedale. Tu invece?” chiese Lauren alzando la testa appoggiando il mento sul petto della ragazza guardandola.

“Oggi ho il turno di mattina al Paradise ma stasera sono libera”.

“Ah, beata te. Io lavoro anche stasera ma ci vediamo lo stesso, vero?”

“Certo”.

Dopo un minuto di silenzio a guardarsi in silenzio Lauren disse: “Sai, in questi giorni pensavo a qualcosa”.

“Tipo cosa?”

“Lo so che è soltanto poco tempo che stiamo insieme ma…” disse Lauren prima di essere interrotta da Chloe.

“Poco tempo? Sono quasi tre mesi che stiamo insieme e questa è decisamente la relazione più lunga che io abbia mai avuto in tutta la mia vita”.

“E Rachel allora?” chiese Lauren pendendosi immediatamente. “Oddio Chloe scusami”.

“No tranquilla”.

“Che stupida che sono”.

“Ehi, ti ho detto di stare tranquilla. Puoi anche nominarla tanto ormai non succede nulla e poi non è più un segreto”.

“Si però, non dovrei ricordarti continuamente quello che è successo”.

Chloe le accarezzò una guancia. “Lauren, non devi sentirti come in un campo minato ogni volta che parli con me. Se ti passa per la testa di dire qualcosa, dilla e basta. Dico sul serio Lauren, voglio che tu ti senta libera di dirmi qualunque cosa. Non voglio commettere gli stessi errori del passato”.

“Quali errori?”

“Io faccio fatica a mantenere la calma quando qualcosa non mi piace e non mi sta bene. È un grande difetto che ho e credo che a causa di questo, Rachel non si sia sentita libera di dirmi cosa stesse succedendo. Così io non ho potuto aiutarla. Quello che voglio dire è che quello che le è successo poteva essere evitato. Io avrei potuto evitarlo. Se lei si fosse sentita libera di dirmi tutto, magari avrei potuto aiutarla in qualche modo”.

“Non sentirti in colpa per quello che le è successo. Non sei responsabile di ciò che le è successo”.

“Lo so questo però forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Tornando al discorso di prima, io e lei non avevamo proprio una relazione. Non saprei nemmeno io come definire in modo semplice cosa eravamo. Si, io ero innamorata di lei e di tanto in tanto capitava che facessimo sesso. Però credo che Rachel non mi amasse realmente, Non quanto me almeno se alla fine se la faceva con Frank”.

“Aspetta, questo non me lo avevi detto. Chi è Frank?”
 
“Chi era vorrai dire, anche lui avrà perso la vita nel tornado! Lui mi procurava l’erba e credevo anche fosse un amico. Ma poi ho scoperto che tra lui e Rachel c’era stato qualcosa”.

“Ti ha tradito?” chiese Lauren confusa.

“È un modo come un altro di vedere le cose”.

“Per questo quella sera che siamo finite a letto insieme per la prima volta, hai detto agli altri di non aver mai avuto una storia seria?”

“Si, Rachel è stata l'unica persona con la quale ci sono andata molto vicino. Ma non era una relazione a tutti gli effetti. Tutti coloro con cui mi sono relazionata nella mia vita prima e dopo Rachel, non contavano niente per me. Erano soltanto un mezzo per evadere dalle mie situazioni di merda. Ci facevo sesso e basta. Sai... quella cosa del chiodo schiaccia chiodo?"

“Veramente è scaccia non schiaccia” disse Lauren ridacchiando.

“Vabbè è lo stesso”.

“Beh, per fortuna non rientro in quella categoria”.

“No, non appartieni a quella categoria” disse Chloe ricominciando ad accarezzarle di nuovo i capelli. “A cosa stavi pensando prima?”

“Ah vero, ho perso il filo. Volevo dire che anche se stiamo insieme da poc… quasi tre mesi...” disse la ragazza correggendosi.

In quel momento suonò la sveglia finendo per essere interrotta una seconda volta.

Chloe cominciò a ridere. “A quanto pare quello che devi dirmi dovrà aspettare a ancora”.

“Si, forse è meglio. Vado a fare una doccia” disse Lauren dandole un bacio a stampo prima di alzarsi dal letto.

Chloe la guardò allontanandosi e si alzò lentamente seguendola senza farsi sentire. Lauren raggiunse il bagno infilandosi sotto il getto di acqua della doccia iniziando a insaponarsi. Quando diede le spalle alla porta del box, Chloe entrò in bagno. Si avvicinò entrando silenziosamente nella doccia. La ragazza non si accorse di nulla a causa del rumore dell'acqua che scorreva. Così Chloe l'afferrò di colpo abbracciandola da dietro. “Buh!”

Lauren lanciò un urlo dallo spavento. “Oddio, mi farai morire di infarto Chloe!”

Chloe cominciò a ridere avvolgendole ancora più strette le braccia attorno alla vita e baciandole una spalla.

“Non ridere! È già la seconda volta che lo fai, alla terza ti giuro che...”

Chloe la fece voltare di colpo per guardandola in viso. “Che fai se succede di nuovo?” chiese Chloe con tono malizioso.

Lauren sorrise avvolgendo le sue braccia attorno al collo della ragazza. “Non lo so, ci devo pensare” rispose a tono.

“Se vuoi ti do un consiglio su come potresti punirmi”.

“Ok, allora dimmi Chloe, come posso punirti severamente?”

Chloe si avvicinò di più a lei sussurrandole qualcosa a un orecchio. Lauren scoppiò a ridere alle parole della ragazza.

“Sei la solita pervertita”.

“Beh, sei stata tu a chiedermi consiglio” rispose Chloe ridendo.

“Mi dispiace ma devo fare la doccia e con te è praticamente impossibile. Non posso adesso perché devo andare a lavoro. Rimandiamo la punizione a un altro momento”.

“Anche io devo andare a lavoro cosa credi?”

“Non c’è tempo per questo”.

“E allora fai in fretta” disse Chloe lasciando la sua ragazza senza parole.

“Sei incorreggibile” disse Lauren dandole un pizzicotto sul sedere. “Ma sei anche irresistibile quindi...” disse iniziando a baciarla con intensità mentre Chloe rideva tra le sue labbra.

“Ma non dovevi andare a lavoro?” chiese Chloe divertita.

“Sta zitta!” disse Lauren continuando a baciarla.


 Seattle

Max era ormai giunta quasi alla fine della sua ultima seduta terapeutica con la donna che era riuscita ad aiutarla nella sua difficile lotta contro il suo trauma subito da tutto quello che le era successo.

“Dunque, considerando che questa è la nostra ultima seduta pensi di essere in grado di poter fare a meno della terapia?” chiese Abigail.

“Mi fa strano sapere che questa è l’ultima volta che la vedo. Devo ammettere che mi dispiace un po' per questo. Comunque sento che gli anni di terapia con lei mi sono stati più che utili. Adesso non mi sento più in balia degli eventi della mia vita passata e presente. Ho il pieno controllo della mia vita. Credo di essere in grado di interrompere qui la terapia, anche se non posso esserne certa fino in fondo. Penso che a questa domanda risponderà il tempo”.

“Io sono più che sicura che ce l’hai puoi fare benissimo da sola Max. Hai dimostrato di poter superare qualsiasi cosa. Non devi essere dispiaciuta che siamo giunte alla fine, al contrario dovresti esserne felice. Abbiamo fatto un lungo percorso insieme e sei riuscita a riprendere in mano la tua vita superando numerose difficoltà”.

“Questo è merito vostro dottoressa Tyler”.

“È qui che ti sbagli. Io non sarei mai riuscita ad aiutarti se tu non avessi collaborato. Non puoi aiutare una persona che non vuole il tuo aiuto”.

“Già, come è successo con Chloe” disse Max senza pensarci.

“Penso che la situazione con Chloe fosse ben più complicata di così”.

Rimasero in silenzio per un po' mentre Max cercava di non pensare alla sua amica.

“Max, vorrei farti una domanda se posso”.

“Mi dica pure dottoressa".

“Sentiti pure libera di non rispondere se non vuoi. Allora, so bene che da quando lei se ne andata hai sempre voluto evitare di parlarne.
Sono state davvero poche le occasioni in cui l’hai nominata. Però credo che adesso che ti stai lasciando finalmente alle spalle tutto quanto e dopo aver rotto definitivamente con Lucas, sia giusto chiarire alcuni aspetti dei tuoi sentimenti verso di lei”.


“L’unico sentimento che riesco a provare per lei in questo momento è l’odio. La odio per avermi abbandonata”.

“Non mi sto riferendo a quello che ha fatto. Mi sto riferendo a ciò che provavi per lei prima che succedesse tutto. Questa cosa non riguarda lei ma te”.

“Si riferisce a ciò che ho scritto sul mio diario?”

Abigail annuì.

“Non lo so, forse ho semplicemente frainteso i miei sentimenti come è capitato con Lucas. Stavo passando un momento difficile con tutto quello che stava succedendo. Il mio senso di colpa nei suoi confronti mi ha spinta a credere di vedere in lei qualcosa di totalmente diverso da quello era in realtà. Lei è... era… la mia migliore amica e basta. Non mi sono mai piaciute le ragazze, non in quel senso almeno. Non ho mai avuto attrazione verso nessuna quindi suppongo che se è successo nei confronti di Chloe è soltanto perché provavo un profondo affetto. Niente di più”.

La dottoressa non era molto convinta di ciò che asseriva la ragazza. Pensava che molto probabilmente le sue parole fossero legate semplicemente alla rabbia, alla delusione e all’odio che provava verso Chloe per averla abbandonata. Nonostante questo, Abigail decise di non forzare ulteriormente la mano visto che ormai non sarebbe stata più una sua paziente. A questo proposito lei stessa era dispiaciuta di non poterla rivedere ancora. Max era stato per lei uno dei casi più complicati con cui aveva avuto a che fare, ma nello stesso tempo era stato anche motivo di orgoglio per la sua professione. Era felicissima di averla potuta aiutare e sperava davvero che la vita le riservasse il meglio. Meritava la felicità, non solo per quello che aveva dovuto passare ma anche perché era una persona buona e di una grande sensibilità. Forse le esperienze che aveva vissuto l'avevano un po' cambiata, ma in fondo rimaneva sempre una dolcissima ragazza.

“Quindi in ben due occasioni hai frainteso ciò che sentivi. Secondo te perché ti riesce così difficile riuscire a comprendere i tuoi sentimenti?”

“Non lo so. Forse perché ho creduto di amare qualcuno sempre in momenti complicati della mia vita. Era sempre il momento sbagliato. Tutto è nato sempre in circostanze avverse. Questo molto probabilmente mi ha impedito di vedere le cose per quello che erano in realtà”.
“E adesso come ti senti? Pensi di avere la serenità e la tranquillità di poter vedere le cose sotto la giusta ottica se si presentasse di nuovo l'occasione?”

“Quando dice un'altra occasione intende una relazione? Perché non credo che sia il momento opportuno adesso. Ora voglio concentrarmi solo su me stessa e la mia vita. Quando arriverò a Portland la mia attenzione sarà rivolta esclusivamente alla ricerca di un lavoro”.
“Spero che tu non stia dimenticando il consiglio che ti ho dato tempo fa”.
Max ricordò le parole di Abigail.

 
“Capisco il problema che ti poni sul fatto di non conoscere nessuno! Hai difficoltà a relazionarti con gli altri, ma non lasciare che questo ti ponga dei limiti!
Soprattutto non lasciare che ciò che è successo con Lucas o con Chloe ti blocchi e ti impedisca di conoscere gente nuova! Lascia la porta aperta e permetti agli altri di conoscerti per davvero! Perché tu Max, sei una delle persone più buone che io conosca e hai tanto da offrire! Non tenerti tutto dentro e non tenere le persone a distanza temendo di poter sbagliare qualcosa con loro! Solo così un giorno troverai qualcuno che meriti davvero di stare con te! E soprattutto qualcuno ti dia tutto l’amore e tutto ciò di cui hai bisogno per essere felice!”

 
“No, non le ho dimenticate ma per adesso le mie priorità sono altre. Voglio capire cosa fare nella mia vita. Il resto non mi interessa al momento. Ho appena chiuso una storia durata un anno e non me la sento di iniziarne un'altra adesso. Se mai arriverà quel giorno spero di essere pronta”.

“A proposito, hai le idee chiare su che settore della fotografia vuoi specializzarti?”

“A dire il vero non lo so ancora. Io non... sono molto confusa al riguardo” rispose Max in difficoltà.

"Cosa succede Max? Pensavo che fossimo riuscite a superare quella fase. Cosa ti spaventa ancora?”

“Non sono affatto spaventata. Io amo la fotografia ma qualcosa è cambiato. Quando prendo in mano la mia macchina fotografica, non sento più l'entusiasmo di una volta. Quando cerco un obbiettivo per fare uno scatto, intorno a me non vedo altro che il vuoto assoluto. La verità è che non trovo più nulla che attiri la mia attenzione e questo è frustrante, perché ho sempre voluto essere una fotografa”.

Abigail la guardò un attimo riflettendo sull'ennesima situazione in cui si trovava la ragazza. Però questa volta non aveva la possibilità di aiutarla vista la sua imminente partenza. “Questo è un problema Max, avresti dovuto parlarmi subito di questa difficoltà, così l'avremmo superata insieme”.

“Lo so, ma non pensavo che fosse importante. Cioè, credevo che fosse una cosa temporanea e che mi sarebbe passata prima o poi e invece si è rivelato essere più duraturo di quello che pensassi".

“Ascolta Max, adesso io non sono più in grado di aiutarti ma posso consigliarti qualcuno che potrebbe fare al caso tuo se ne avessi un estremissimo bisogno. Conosco un buon psichiatra a Portland ed è davvero in gamba. Il suo nome è Tom Davis ha molta esperienza e per certi versi posso dire che ha aiutato molto anche me. Mi ha spronato a diventare psicologa quando non ero più certa di esserne all’altezza. Stavo abbandonando tutto ma lui è riuscito a farmi passare la paura e il mio senso di inadeguatezza”.

Max la guardò sorpresa. “Ah, non lo sapevo”.

“Cosa? Che anche noi futuri psicologhi abbiamo avuto problemi e che siamo esseri umani?” disse Abigail ridendo.

“No, non è questo o forse sì, non saprei” disse sorridendo imbarazzata. “Sono sempre stata abituata a vederla come una persona forte, risoluta e professionale, che non avrei mai immaginato questo”.

“Infatti sono così nel mio lavoro, ma fuori di qui sono una persona comune come tante altre. Alle prese con i problemi che la vita purtroppo ci pone davanti. Comunque è grazie a lui se ho potuto aiutarti. Forse, anzi ne sono più che sicura potrebbe aiutarti ad affrontare la tua difficoltà. Sarebbe davvero un peccato dover rinunciare al sogno di una vita, dopo tutti gli sforzi che hai fatto per superare il tuo trauma. Ti dò il suo numero nel caso dovesse servirti” disse Abigail scrivendo su un foglietto di carta consegnandoglielo.

Max osservò il foglio e poi guardò verso Abigail. “La ringrazio, ma spero davvero di non averne più bisogno”.

“Comunque sia, hai il mio numero se ti va di chiacchierare un po’. Non sarà come stare una di fronte all’altra ma sempre meglio di niente”.

“Non vorrei affatto disturbarla ancora dottoressa Tyler”.

La dottoressa guardò l’ora sul orologio da polso. “Nessun disturbo e tecnicamente la nostra ultima seduta si è appena conclusa da un paio di minuti. Puoi smettere di chiamarmi dottoressa Tyler e chiamarmi semplicemente Abigail. Le nostre non saranno sedute ma solo due chiacchiere”.

“Beh, in questo caso non posso fare a meno di accettare”.

Si alzarono raggiungendo la porta e si salutarono abbracciandosi.

“Grazie ancora di tutto dot… Abigail” disse Max correggendosi.

“Non devi ringraziarmi. Ti auguro ogni bene Max”.

“La ringrazio infinitamente”.

Si sorrisero guardandosi prima che la ragazza uscisse. Abigail chiuse la porta e si diresse alla sua scrivania riflettendo. Poi prese il telefono chiamando il suo collega a Portland. Lui rispose dopo tre squilli.

“Pronto!”

“Tom, sono Abigail Tyler!”

“Oooh Abigail ciao, come stai? È da un pezzo che non ci sentiamo”.

“In effetti è passato molto tempo dall’ultima volta. Non c’è bisogno che ti spieghi come funziona il nostro lavoro”.

“Oh no, non c’è alcun bisogno credimi, ne so qualcosa. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda. Come stai?”

“Io bene grazie, non c’è male anche se avrei bisogno di un anno interminabile di vacanza”.

L’uomo rise alle parole della donna. “Anche io ne avrei assolutamente bisogno”.

“Tu come stai?” chiese la donna.

“Bene, non mi posso lamentare”.

“Come sta Grace?”

“Mia moglie sta benissimo, soprattutto quando non ci sono io nei suoi paraggi” rispose l’uomo con ironia facendo ridere Abigail. “E la tua famiglia?”

“Stanno bene anche loro”.

“Bene, mi fa piacere saperlo. Ora lasciamo perdere i convenevoli e dimmi come mai mi hai chiamato”.

“Quindi pensi che io ti abbia chiamato solo perché mi serve qualcosa?”

“Beh, no assolutamente. Ma ti conosco abbastanza bene da capire che c’è una motivazione più forte per spingerti a chiamarmi dopo un anno di silenzio. Non avrai qualche problema, vero?” chiese l’uomo in tono serio.

“Oh no, non c’è nulla che non va. Però è vero, c’è una motivazione per cui ti ho chiamato, mi hai scoperta”.

“Ecco vedi? Il mio solito fiuto infallibile. Di cosa si tratta?”

“Si tratta di una mia paziente anche se adesso dovrei chiamarla ex paziente”.

“Perché ex?”

“Oggi è stato il suo ultimo giorno di terapia con me, ma ho scoperto solo ora che ha un altro problema e che io non posso più aiutarla”.

“Non starai mollando il tuo lavoro spero”.

“No, è solo che lei va via da Seattle per trasferirsi a Portland”.

“Oh, si trasferisce qui” disse l’uomo ridendo. “Fammi indovinare! Lei hai raccomandato di venire da me per risolvere il suo problema”.

“Ebbene sì, l’ho fatto. Lo so che non dovrei farmi coinvolgere emotivamente dai pazienti, ma con lei non ho potuto farne a meno. Ne ha passate tante e per me è davvero importante che riesca a non perdere la stabilità che è riuscita a raggiungere e conquistarsi con tanta fatica”.

“Aww, sei la solita sentimentale Abi” disse l’uomo sospirando mentre sorrideva.

“Non so se verrà da te ma se nel caso lo facesse, vorrei che avessi un occhio in più di riguardo per lei. Ci tengo particolarmente. È una persona estremamente sensibile ed emotiva, credo anche più della sottoscritta”.

“Ok Abigail, stai tranquilla. Se nel caso verrà da me ne prenderò cura io per te. Ma adesso devo farti una domanda”.

“Del tipo?”

“Se dovesse presentarsi, come faccio a riconoscerla se non mi dici il suo nome?”

“Ah vero, il suo nome è Maxine Caulfield”.

“Maxine Caulfield eh?” chiese Tom pensieroso.

“Si, perché?”

“Non lo so ma è come se questo nome non giunga nuovo alle mie orecchie”.

“Beh, è molto probabile visto che il suo nome, come quello di altre persone è comparso sulla lista dei pochi sopravvissuti alla tragedia del tornado di un paio di anni fa”.

“Aspetta, ti stai riferendo al tornado che si è abbattuto su Arcadia Bay?”

“Esattamente Tom”.

“Dici sul serio?”

“Si, ma comunque quella parte credo l’abbia superata ormai”.

“Suppongo grazie alla dottoressa Abigail Tyler, colei che colpita dal suo senso di inadeguatezza, stava per mandare a l’aria anni di studio per diventare una grande psicologa” disse l’uomo con teatralità.

“Smettila di ricordarmelo altrimenti dovrò ringraziarti ancora” disse la donna divertita.

“Sai come sono fatto. Sono sempre stata una persona molto egocentrica e narcisista. Mi piace che la gente strisci davanti a me dicendomi, grazie mio salvatore”.

Cominciarono a ridere entrambi.

“Comunque anche io ho avuto in cura una persona sopravvissuta al tornado”.

“Che coincidenza” disse Abigail pensierosa senza sapere bene perché.

L’uomo dall’altro capo del telefono attivò il viva voce alzandosi dalla sua poltroncina girevole della sua scrivania, per dirigersi verso una parete dove c’era un enorme schedario in cui c’erano tutte le cartelle cliniche dei pazienti avuti in cura presso di lui.
“Tom, sei ancora lì?”

“Oh sì, certo. Sto solo cercando di ricordare una cosa”.

“Cosa?” chiese Abigail confusa.

“Sento che il nome Max, mi dica molto più di quello che hai affermato tu. Credo che non si tratti di una qualsiasi sopravvissuta”.

“Non capisco cosa vuoi dire?” chiese Abigail curiosa.

“Non preoccuparti, non credo sia una cosa importante. Anche sa sai bene che non credo alle coincidenze”.

“Cosa?”

Qualcuno bussò alla porta dello studio di Abigail, era la segretaria.

“Dottoressa Tyler è appena arrivato il prossimo paziente”.

“Ok, lo faccia entrare tra un minuto”.

“Bene dottoressa” disse la segretaria uscendo subito dopo.

“Adesso ti devo proprio lasciare Tom perché sto per ricevere un altro paziente”.

“Va bene Abigail, mi ha fatto piacere risentirti”.

“Anche a me”.

“Mi raccomando, non facciamo passare un altro anno prima di poterci risentire di nuovo”.

“Promesso”.

“E non preoccuparti della ragazza, ci penserò io a lei. Sempre ammesso che decida di continuare a fare terapia e che scelga di venire proprio da me”.

“Ti ringrazio Tom”.

“Figurati, faccio soltanto il mio lavoro” disse l’uomo che da quando si era alzato dalla sedia, aveva continuato a cercare qualcosa. Dopo aver terminato la chiamata aprì un cassetto da dove estrasse una cartella. L’apri leggendo il nome della paziente. “Chloe Elizabeth Price, trovata!”

Continuò a sfogliare le pagine leggendo fino a trovare quello che cercava, per l’esattezza una data. Lasciò la cartella sulla scrivania sedendosi di nuovo. Smanettò un po’ sul suo laptop cercando tra una serie di audio. Selezionò quello che riportava la data letta sulla cartella e lo avviò. In quel momento risuonò nella stanza la voce incrinata di Chloe. Mandò avanti l’audio fino ad arrivare alla parte di suo interesse.

“… io sentivo di doverlo fare, non per me ma per lei! Me ne sono andata da Seattle perché non potevo permettere che soffrisse ancora a causa mia! Sono stata sempre un totale disastro e ho dato problemi a tutti! Forse più di tutti a Max…”
L’uomo fermò l’audio riavviandolo di nuovo per riascoltare le parole della ragazza. Bloccò di nuovo l’audio allo stesso punto, riflettendo sulle parole della sua collega. Aveva detto che la sua paziente si chiamasse Maxine Caulfield, dunque una ragazza. La dottoressa viveva a Seattle e quindi anche la sua paziente. Inoltre la ragazza era sopravvissuta al tornado che aveva distrutto Arcadia Bay. Due ragazze, sopravvissute alla tragedia e che erano andate a Seattle. Tutte le informazioni che aveva a sua disposizione conducevano a un’unica conclusione. La paziente della dottoressa Tyler, altri non è che l’amica di Chloe Elizabeth Price. Non potevano essere soltanto coincidenze.
Tom si appoggiò pensieroso allo schienale della poltroncina. “Potresti ricevere una sorpresa inaspettata Chloe, spero tanto che tu sia pronta per questo!”

 
Portland

Qualcuno bussò alla porta dell’appartamento di Chloe e Steph. Quest’ultima andò ad aprire, stando molto attenta alla presenza costante davanti alla porta. Quando aprì la porta si trovò dinanzi Shonei.

“Buongiorno” disse Shonei euforica mentre dondolava davanti al viso della ragazza un sacchetto di ciambelle.

“Oddio, davvero devo vederti tutte le mattine?!” disse esausta Steph.

“Oh avanti, c’è chi pagherebbe per vedere il mio bel viso tutte le mattine!” disse Shonei.

“Su questo non ho assolutamente alcun dubbio!” rispose Steph soddisfatta.

“Mi stai dando della poco di buono Steph?!”

Steph sorrise senza risponderle.

“Nessuno mi paga, io ci vado a letto di mia spontanea volontà! Questo è il mio enorme contributo verso l’umanità!”

“Si certo, adesso si chiama contributo andare a letto con donne sposate! Dio, ma come fai a essere così…” disse Steph non trovando una parola adatta per descriverla.

“Così sexy?!” chiese Shonei suggerendole.

“Così…”

“Bella?!”

“No, così…”

“Brava a letto?!”

“Così incurante di te stessa e delle donne con cui vai a letto?! Potresti metterti in guai seri e anche loro a causa tua! Ma e te non interessa un cazzo delle conseguenze!”

“Forse ti sfugge un piccolo ma importante particolare!” disse Shonei aprendo il sacchetto per prendere una ciambella dandole un morso.

“Quale?! Che sei sexy?!” disse Steph sarcastica facendole il verso.

“Mh, sì lo sono ma non è questo che stavo per dire!” rispose Shonei parlando con la bocca piena. “Voglio dire che sono donne adulte e vaccinate. Sono consenzienti e sanno bene cosa stanno facendo! Quindi non criticare soltanto me, come se io fossi il diavolo in persona e loro le povere vittime sedotte e abbandonate!”

“Sai che c’è Shon?!”

“Sono bella?!”

“Potrai essere bella quanto vuoi ma lasci poco a desiderare con il tuo modo di fare!”

Shonei smise di masticare guardandola sgranando gli occhi. “Mi hai appena fatto un complimento o sbaglio?!”

Steph la guardò confusa riflettendo sulle parole che aveva pronunciato. Poi scosse la testa infastidita. “No, io non ti ho fatto nessun complimento! Al contrario invece!”

Shonei la guardò riflettendo poi alzò le spalle e continuò indifferente a mangiare la sua ciambella.

“Sei incredibile! Ascolti solo quello che ti fa comodo, il resto non conta!”

“Se lo dici tu! Non prendi una ciambella?! Ci sono al cioccolato, alla crema e poi anche quelle alla marmellata!”

Steph non le rispose mentre metteva un po' d'ordine in casa.

“Cosa c'è, non ti piacciono i gusti?! Sai, volevo prendere le tue preferite ma le avevano finite!” disse Shonei prendendo un'altra ciambella dal sacchetto.

Steph si girò a guardarla confusa. “Non ne ho una preferita!”

“Invece sì!”

“E quale sarebbe sentiamo!”

“Quelle al veleno!” rispose Shonei ridendo.

“Ah ah, sei divertente da morire!”

“Ma dov'è Chloe?!”

“Lo puoi immaginare da te!”

“Non è tornata nemmeno stanotte?!”

“No!”

“Wow, allora Lauren la starà spompando alla grande! È anche vero che Chloe è in assistenza da un paio d'anni e deve recuperare il tempo perso!” disse Shonei guardando in direzione della porta di entrata mentre Steph borbottava qualcosa.

“Ehi Flerk! Micio, micio, micio!”

Flerk era seduto poco distante dalla porta con lo sguardo fisso davanti a sé.

“Ma che diavolo sta facendo?!” chiese Shonei perplessa.

“Quando Chloe non rincasa la sera, si piazza davanti alla porta e resta in attesa che la sua padroncina rientri!”

“Ah, ma se lei non rientra a casa perché si sta dando da fare con Lauren, lui cosa fa?!”

“Resta lì!”

“Tutta la notte?!” chiese Shonei impressionata.

“Si!”

“Senza dormire?!”

“Non me ne sono assicurata!”

“Cavoli, mi dispiace! Ehi, piccolo vieni qui dai, ti faccio un po’ di coccole ma non fraintendere!” disse la ragazza avvicinandosi al gatto prendendolo in braccio. Flerk si lasciò prendere senza fare storie e accettò anche le attenzioni della ragazza. “Ehi Steph, hai visto?! Non è così indemoniato come può sembrare! Vuoi provare a prenderlo un po' tu?!”

“Cosa?! Ma neanche per sogno!”

“Avanti su non morde! Chissà, sarà troppo depresso per l'assenza di Chloe! Vero piccolo?!” disse Shonei al gatto che iniziava a fare le fusa in risposta alle carezze della ragazza.

“Senti, devi restare ancora a lungo qui, avrei un po' di cose da fare prima di andare a lavoro!”

“Accidenti Steph, ti costa così tanto essere un po’ civile con me?!”

“Vuoi davvero una risposta?! Si, mi costa tanto!” disse Steph.

Shonei mise giù il gatto mentre la guardava. “Sai, io non ti capisco!”

“Wow, che sorpresa! Quando mai hai capito qualcosa!”

“Tre mesi fa pensavo che tra di noi le acque si fossero calmate! Ma da quando mi sono trasferita nel vecchio appartamento, sei diventata la solita stronza di sempre e non capisco perché! Cosa cazzo ti ho fatto per essere trattata cosi?!”

“E me lo chiedi?!”

“Pensavo che avessimo superato la faccenda di Chloe!”

“Vuoi davvero che le cose tra me e te funzionino?!” chiese Steph con uno sguardo di sfida incrociando le braccia al petto.

“Si, cosa dovrei fare?!”

“È semplice, devi dirmi che lavori fai!”

“Oooh, cazzo Steph! Non la finirai mai con questa storia?!”

“No Shon, non la finirò mai perché è chiaro che tu stia nascondendo qualcosa! Non credo che esista persona al mondo che abbia tutte queste difficoltà a parlare del proprio lavoro come fai tu! Ti rifiutavi di parlarne due anni fa e anche adesso! Non capisco che problemi hai a dirlo!”

Shonei rimase in silenzio guardandola.

“A meno che...” disse Steph avvicinandosi a lei con ancora le braccia incrociate. “...non è qualcosa di cui ti vergogni talmente tanto da non riuscire nemmeno a dirlo! Oppure no, forse è qualcosa di illegale! Trattandosi di te non mi sorprenderebbe niente!”

“Se te lo dicessi, davvero smetteresti di fare la stronza con me?!”

“Si, certo!”

“Non ti credo! Non mi fido per niente!”

“Ed è esattamente questo il problema Shon! La mancanza di fiducia! Non mi interessa un fico secco del tuo cazzo di lavoro! Ma il fatto che tu non ne parli apertamente mi fa capire che c'è qualcosa di marcio sotto! Tu potrai continuare a nasconderci tutto quanto ti pare, ma sappi che scoprirò la verità anche da sola! Che tu voglia o meno! Io non sono Chloe che ti concede sempre il beneficio del dubbio, che ti giustifica in ogni cosa che fai e che sia accondiscendente con te solo perché una volta l'hai tolta dai casini! Lei si sentirà in debito con te ma io no! Tu per me non hai fatto nulla!”

Shonei rimase in silenzio dopo lo sfogo della ragazza.

“Non hai nulla da dire Shon?!” chiese la ragazza sfidandola.

Shonei aprì la bocca per dire qualcosa ma venne interrotta. Le era appena arrivato un messaggio da parte di Matthew. Lesse il messaggio e poi guardò Steph. “Adesso devo proprio andare!”

“Ma si certo, come no! Ogni scusa è buona per evitare il discorso! Come sempre del resto!”

“Non è una scusa! Devo andare a lavoro!”

“Ma davvero?!”

“Si, davvero! Lascio qui le ciambelle, tanto le ho prese per voi! Salutami Chloe se la vedi! Ciao!”

Detto questo uscì dall'appartamento mentre Flerk rimaneva a guardare la porta. Steph sospirò esasperata da tutta quella situazione. Shonei nel frattempo salì nella sua auto mettendo in moto per raggiungere il luogo di incontro con Matthew, la sua palla al piede. Avrebbe voluto tanto dire la verità alle ragazze, ma non poteva. Doveva trovare assolutamente una soluzione, inventarsi qualcosa pur di non destare sospetti. Giusto il tempo di saldare il debito e trovarsi un vero lavoro. Doveva uscire da quel giro al più presto possibile prima che si scoprisse la verità o peggio finisse dietro le sbarre.


 
Matthew dopo aver inviato il messaggio alzò il suo sguardo verso Steven seduto comodamente sulla sua poltrona.

“In questi mesi sono riuscito a ottenere molte informazioni a proposito di Shonei. Vive nell’appartamento di fianco a quello di alcune sue amiche, nello stesso edificio condominiale”.

“Chi sono le due amiche?” chiese l’uomo con noncuranza.

“Chloe Elizabeth Price e Stephanie Gingrich. Entrambe lavorano in quel locale che ti dicevo, il Paradise”.

“A chi appartiene il locale?”

“A un certo Asher Thompson che è sposato e ha un figlio”.

“Che tipo di gente frequenta il Paradise?”

“Per quello che ne so, chiunque”.

“C’è altro?”

“Chloe Price ha una ragazza, si chiama Lauren Parker ed è una fisioterapista lavora presso l’ospedale Daisy Emergency Hospital, ma ha anche uno studio tutto suo”.

“Qualcun altro?”

“Si, ci sono dipendenti del locale con cui interagisce abitualmente, ma ogni tanto ci sono altri ragazzi che vedo in sua compagnia! Senza dimenticare tutte le donne con cui va a letto”.

“Mi sembra che il comune denominatore sia il Paradise. Come fai a sapere tutto di tutti?”

“Questo è un segreto” rispose il ragazzo sorridendo.

“Mh! Tra tutta questa gente hai individuato qualcuno di sospetto che secondo te potrebbe avere a che fare con il furto? Ti sei fatto qualche idea in merito?”

“Non sono ancora in grado di stabilirlo, ma la tengo d’occhio quindi potrei arrivare finalmente a una svolta prima o poi”.
Steven sembrava po’ deluso perché dopo tutto non aveva nulla in mano.

“Però qualcosa di importante c’è. L’altro ieri ero in un bar per bere qualcosa. Per caso ho visto entrare altri due dipendenti del Paradise impegnati in una conversazione davvero interessante su di una loro collega, che a quanto pare ha un ruolo molto importante nel locale”.

“Chi?”

“Chloe Price”.

“Raccontami”.


 
Matthew al bancone del bar stava bevendo una birra quando vide entrare due ragazzi che conosceva. Erano dipendenti del locale che stava tenendo d’occhio già da un pezzo, visto che era la meta abituale di Shonei. Li vide prendere posto a un tavolo e ordinare qualcosa da bere. Cominciarono a parlare animatamente tra di loro, quindi decise di avvicinarsi per ascoltare cosa stessero dicendo. Prese posto a l’altro tavolo accanto al loro sedendosi di spalle. Ordinò un’altra birra e rimase in ascolto.

“Questa situazione è davvero insopportabile! Avresti dovuto essere tu a prendere il posto di quella stronza! Non riesco proprio a capire Asher! In base a quale criterio ha scelto lei invece che te?!”

“Non ne ho la più pallida idea Cooper!”

“C’è qualcosa sotto, te lo dico io! Secondo me Chloe è stata scelta in cambio di favori sessuali!”

“Purtroppo non lo credo! E anche se fosse non abbiamo prove in merito!”

“Oh avanti, sai bene cosa faceva Chloe prima di venire a lavorare al Paradise! Non sono solo voci infondate quelle che giravano sul suo conto! Non era in grado di lavorare da nessuna parte a causa del suo carattere di merda! Ce ne vuole di coraggio per fare uscire una rissa sul proprio posto di lavoro davanti a una marea di gente! Era sempre strafatta, beveva come se non ci fosse più un domani, si scopava qualsiasi cosa respirasse e si faceva di non so quale sostanza! Quella è solo una drogata e dovrebbe stare in un centro riabilitativo per i tossici come lei!”

A quelle parole Matthew prestò molta più attenzione. Poteva essere quella la strada giusta da seguire per arrivare a scoprire chi fosse l’autore del furto?

“Hai ragione Cooper, ma sono due anni che lavora al Paradise e sono sempre due anni che non fa più parlare di sé! Poi adesso sta anche con quella Lauren che non fa altro che far credere a tutti di aver messo definitivamente la testa a posto!”

“Resta il fatto che non è adatta a dirigere il locale in assenza di Asher! E poi che cazzo, passava tutto il suo tempo con Shonei altro elemento discutibile! Sono ancora molto amiche! Ma del resto una come Chloe non poteva fare altro che frequentare gente del genere! Anche Shonei faceva uso di droghe e si ubriacava! Anzi, ti dirò di più! Non mi sorprenderebbe affatto se quelle due avessero un giro di spaccio!”


 
“Uhm, quindi Chloe Price non è stata sempre una brava ragazza!” disse Steven rimuginandoci sopra.

“Esattamente Steven! Se entrambe si impasticcavano è possibile che Shonei abbia approfittato della tua fiducia nei suoi confronti per derubarti! Ha insistito per effettuare la consegna! Poi si è messa d’accordo con Chloe e si sono impossessate della merce per venderla o per farne uso personale! O magari entrambe le cose!”

“Venderla qui a Portland sarebbe stato un rischio troppo alto! Avrei potuto scoprirlo in brevissimo tempo!”

“E questo spiegherebbe il motivo della partenza improvvisa di Shonei! Non ti ha nemmeno detto dov’è stata e neanche il nome della ragazza in sua compagnia! Per quanto ne sappiamo potrebbe essersi inventata la storia della ragazza! Lo hai detto tu stesso che ti sembra assurdo che lei si sia fatta mettere al guinzaglio da qualcuna! Non è da lei una cosa del genere considerando la sua vita sentimentale o forse dovrei dire, sessuale!”

“Forse Chloe potrebbe essere partita con lei!”

“Questo è impossibile! Ian ha detto che sono due anni che lavora al locale, mentre Shonei sono due anni che è via!”

“Quindi questo esclude il coinvolgimento di Chloe!”

“No, non lo esclude! Può essere che Chloe abbia comunque ricevuto la sua parte anche senza partire con lei! Cooper ha precisato che sono amiche e io posso confermare questo! Vivono nello stesso edificio e le vedo spesso insieme, anche se la maggior parte del tempo lo passa con la sua attuale ragazza, la fisioterapista!”

“Capito! Continua a tenere d’occhio la situazione! E un’altra cosa, come svolge il suo lavoro?!”

“Il lavoro lo svolge alla grande come sempre ma è più che normale che sia così! Ti deve dei soldi e sa che se fa qualche passo falso è la sua fine! Mi stavo chiedendo se per caso gli introiti siano aumentati con la presenza di Shonei!”

L’uomo sorrise. “Assolutamente no, ma non è quello che mi interessa!”

“E invece dovrebbe! Gli stai rendendo la vita troppo facile!”

“Ogni cosa a suo tempo Matt! Tu continua a tenerla d’occhio con discrezione!”

“Come sempre Steven!”

Così il ragazzo andò all’incontro con Shonei per assegnarle il suo nuovo compito da svolgere per Steven.

 
Seattle

Max, dopo aver terminato la sua ultima seduta con la dottoressa Tyler, era passata al centro commerciale per acquistare le ultime cose che le servivano prima di partire. Quando raggiunse il parcheggio caricando l’auto dei suoi acquisti, qualcuno si avvicinò a lei.

“Ehi, lentiggini!”

Max si voltò verso di lui guardandolo con irritazione. “Che diavolo vuoi ancora?! Ti consiglio di sparire! La mia pazienza ha un limite!”
“Accidenti, oggi siamo più agguerrite che mai!” disse il ragazzo con ironia.

Max stava per salire in auto.

“Ok, va bene! Scusami, non volevo infastidirti! Però mi andrebbe di parlare un po’ con te! Ti giuro che non voglio litigare!”

“Nemmeno io ed per questo che adesso me ne andrò senza stare ad ascoltarti!”

“Ho parlato con Lucas mesi fa!”

“Cosa?! Vi parlate ancora?!”

“Diciamo che abbiamo mollato l’ascia di guerra!”

“Lui non ci ha detto nulla!”

“Capisco il motivo per cui non lo ha fatto!”

“Fammi indovinare, Jennifer?!”

“Sei una tipa sveglia Max!”

“Me ne vado!”

“Solo due chiacchiere davanti a una tazza di caffè! Niente di più promesso!”

Max rimase ferma a riflettendo sul da farsi. Poi decise di sentire cosa avesse da dirle. Dopotutto molto presto avrebbe avuto la fortuna di non ritrovarselo ancora tra i piedi. “E va bene! Spero solo che farai in fretta!”

“Certo!” disse il ragazzo con un sorriso soddisfatto.

Così Max scese dall’auto seguendo il ragazzo a un bar in zona. Presero posto a un tavolo e ordinarono un caffè.

“Te lo offro io il caffè!” disse il ragazzo.

“Oooh davvero?! È il minimo che tu possa fare visto che stai sprecando il mio tempo!”

“Non essere così acida Max non ti si addice!”

“Occhio a quello che dici Duncan! Ora non perdere tempo e dimmi di cosa volevi parlare!”

“Lucas ed io siamo in contatto ogni tanto! Mi ha detto che stai per partire!”

“Ah bene, adesso hai un confidente che ti avvisa anche dei miei spostamenti! Per caso ti dice anche quante volte vado in bagno?!”

Il ragazzo rise. “No, credo che nemmeno lui sia così aggiornato!”

“E allora?!” chiese Max incitando il ragazzo a parlare.

“Per la verità non c’è qualcosa di preciso da dire. Visto che le cose tra me e Lucas sono sistemate, ho pensato di fare lo stesso anche con te. So di essermi comportato da stronzo. Quindi volevo scusarmi per come ti ho trattata”.

Max lo guardava sorpresa. In quel momento il cameriere portò i loro caffè.

“Grazie!” disse Duncan al ragazzo. Poi guardò la ragazza davanti a lei. “Non farlo sembrare più strano di quello che è Max!”

“Scusa tanto per la mia sorpresa ma non credevo che uno come te potesse arrivare a un grado così alto di civiltà e umanità! A meno che tu non voglia qualcosa da me! Il che è molto probabile!”

“No, non potrei volere niente da te! Infondo l’unica informazione che mi interesserebbe avere tu non ce l’hai!”

“Cioè cosa?!”

“Dove si trova Chloe!”

“Allora è per questo che volevi parlare con me!”

“Ti dico di no! Tu non sai dov’è e molto probabilmente non me lo diresti lo stesso anche se lo sapessi!”

Max prese la tazza di caffè prendendone un sorso mentre Duncan faceva lo stesso.

“Tu mi sei sempre stata simpatica Max ma poi le cose sono cambiate quando ho intuito quale fosse il tuo reale interesse per Chloe!”

“Di nuovo con questa storia?!”

“Vorresti dire che i tuoi sentimenti per lei, non sono mai stati neanche lontanamente diversi da quelli di una semplice amicizia?”

Max rimase in silenzio.

“Avanti Max, siamo tra amici adesso puoi dirlo!”

“Non credo proprio! Anche se accetto le tue scuse questo non ci identifica come amici. Non lo siamo mai stati! Forse con Chloe ma non con me!”

“A dire il vero non siamo mai stati amici io e Chloe!” disse il ragazzo con un sorriso.

Max lo guardò con il desiderio di prenderlo a calci perché sapeva cosa intendesse con quella affermazione, che tra loro ci fosse molto di più.

“Lei si trovava a suo agio con me. Perché poteva sfogarsi senza essere giudicata. Ha scelto me perché anche la mia vita non è stata segnata da eventi orribili! La verità è che io e lei avevamo molto in comune a causa delle nostre esperienze! In me ha trovato la sua valvola di sfogo, come io l’ho trovata in altre persone in passato! Aveva soltanto bisogno di qualcuno che comprendesse davvero la sua situazione. Che comprendesse ciò che ha vissuto e tu non potevi farlo!”

“Io la conosco e la capisco meglio di chiunque altro!”

“Può essere, ma non puoi capire cosa significa perdere qualcuno di caro! Senza offesa Max, ma tu hai ancora la tua bella famigliola al completo! A Chloe non è rimasto più nessuno e io ho solo mio padre, ma è come se non ci fosse! Per quanto tu o chiunque altro ci provi o dica di comprendere la situazione, non potrà mai capire realmente cosa significhi perdere i propri genitori così presto! Queste cose può capirle solo chi le ha vissute sulla propria pelle! Ed è una cosa che non auguro a nessuno!” disse Duncan bevendo il suo caffè.

Max abbassò lo sguardo sul suo caffè con un’espressione triste, rimanendo in assoluto silenzio. Cosa avrebbe potuto dire? Infondo quello che stava dicendo il ragazzo era del tutto vero. Lei non aveva perso sua madre e suo padre. Non poteva nemmeno immaginare il dolore che avrebbe provato perdendoli. Però era consapevole di quanto male le avrebbe causato perderla per sempre.

“Ma nonostante tutto sei sempre stata importante per lei! Lo dimostra il fatto che quando esprimevo un giudizio negativo nei tuoi confronti quando non c'eri, lei ti difendeva sempre. C'è una citazione che dice: Le persone che difendono il tuo nome quando non sei presente, sono gli amici più leali che tu possa avere!”

“Così parlavi male di me!”

“Non è questa la cosa più importante che ho detto adesso Max!”

“Lo so, ma ormai non ha più nessuna importanza!”

“Lei lo sapeva, vero?! Sapeva cosa provavi per lei!”

Max ripensò al suo diario.

“Comunque rimane un mistero su dove sia scappata! Devo dire che mi dispiace che sia andata via senza nemmeno salutarmi! Ma del resto, io non ero così importante! Non quanto te almeno!”

“Non sminuirti tanto Duncan! Lei aveva in progetto di andare via sin dall’inizio! Stava andando via senza dirmi nulla! L’ho scoperta all’ultimo momento! Come puoi vedere ho ricevuto lo stesso trattamento!”

“Devo dire che questo mi sorprende tantissimo! Tutto questo è molto strano, ma del resto io non so come sono sempre andate le cose tra di voi e come era il vostro rapporto!”

“Infatti non lo sai!”

“Dov’è che andrai?!”

“Ma come non lo sai?! Pensavo che Lucas ti dicesse tutto!” rispose Max sarcastica suscitando una risata dal ragazzo.

“No, non me lo ha detto! Quel ragazzo riesce a esserti fedele anche dopo la vostra rottura!”

“È davvero un buon amico!” disse Max con un velo di tristezza.

“Sai, credo di aver provato dei veri sentimenti per Chloe ed è una cosa che non mi succede spesso anzi, quasi mai! Però me ne sono reso conto solo quando è andata via!”

Max rimase sorpresa dalle sue parole.

“Del resto è così che succede! Ti rendi conto di quanto sia importante qualcuno solo dopo che lo hai perso! Ma tu non l’hai persa! Lei è solo andata via ma è lì fuori da qualche parte! E se mai un giorno le vostre strade dovessero incrociarsi di nuovo non lasciartela sfuggire! È chiaro che hai più possibilità tu di quante ne possa avere io! Quindi ricordati di me quando vorrai mandarla al diavolo! E se proprio non la vorrai con te beh… chiamami!” disse ridendo.

Max che era rimasta ancora sbalordita dalle sue parole sorridendo. “Ma io non ho il tuo numero di telefono!”

“Oh beh, rimediamo subito allora!” disse il ragazzo chiamando il cameriere per farsi prestare la sua penna. Scrisse il suo numero di telefono su un tovagliolo di carta estratto dal contenitore sul tavolo e lo consegnandolo alla ragazza.

“Ma non facevi prima a dirmelo a voce così lo segnavo direttamente sul telefono?” chiese Max ridendo.

“No, perché magari avresti fatto finta di segnarlo! Così invece è sicuro che hai il mio numero, anche se la scelta rimane comunque a te! Ad esempio, potrai gettarlo via appena ci saremo divisi!”

Max prese il telefono memorizzando il suo numero in rubrica. Poi voltò il telefonò in direzione del ragazzo per mostrargli di averlo fatto per davvero.

“Wow, questo sì che mi sorprende! Però anche se lo hai memorizzato tra in tuoi contatti non è detto che se un giorno tu dovessi incontrarla per davvero, mi chiameresti!”

“Tanto non ho nessuna possibilità di incontrarla!”

“Mai dire mai! Anche io credevo che non avresti preso un caffè in mia compagnia, accettato le mie scuse e memorizzato il mio. Eppure eccoci qua!”

Max alzò le spalle scettica.

“Quando parti?”

“Mercoledì!”

“Cavoli è arrivato ormai!”

“Già!”

Arrivò un messaggio sul telefono di Duncan. “Beh, il dovere mi chiama a quanto pare!” disse il ragazzo lasciando dei soldi sul tavolo per pagare i caffè.

“Devo andare anche io adesso!”

“Ok, ti accompagno al parcheggio!”

“No, non c’è alcun bisogno!”

“Ok, allora arrivederci Max e fai buon viaggio!” disse il ragazzo porgendogli la mano.

Max ricambiò la stretta di mano. “Arrivederci Duncan! E stai lontano dai guai!”

“Scherzi?! I guai sono il mio forte lo sai!” disse il ragazzo ironico mentre le faceva un occhiolino allontanandosi. Poi prima di uscire dal bar si voltò di nuovo verso di lei. “Mi raccomando, se un giorno si rifà viva, dille che gradirei vederla ancora!”

“Lo farò!”

Il ragazzo sorrise uscendo dal bar lasciando Max ai suoi pensieri.


 
È impossibile che le nostre strade si possano incrociare ancora. Forse David avrà qualche possibilità ma non io. E poi, davvero vorrei rivederla? Forse no, non dopo che mi ha volutamente abbandonata. È ora di chiudere definitivamente con il passato e con lei. Voglio andare incontro al mio futuro e alla mia nuova vita senza pensieri inutili.


 
Nel frattempo a casa Caulfield, Ryan era nel suo studio. Era rimasto a lavorare da casa visto che da un momento all'altro sarebbe giunta Kate. Infatti di lì a poco sentì suonare il campanello di casa. Si alzò per andare ad aprire e si ritrovò la ragazza davanti.

“Ciao Ryan”.

“Ciao Kate, sei arrivata finalmente. Lascia che ti aiuti con i bagagli”.

“Grazie è molto gentile da parte sua”.

“Figurati per così poco”.

L'uomo aiutò la ragazza con le valige invitandola a entrare. Solo in quel momento si accorse che Kate aveva con sé un trasportino coperto con un piccolo telo bianco. La ragazza si accorse dello sguardo curioso dell'uomo e sorrise.

“In realtà dovrete ospitare anche qualcun altro”.

Rimosse il telo dalla gabbia e si ritrovarono presto in compagnia di un coniglio bianco con le orecchie lunghe e basse.

“Ma è un coniglio” disse Ryan sorridendo.

“Si, è un coniglio ariete”.

“Sembra un batuffolo di cotone”.

“Si infatti! Lui si chiama Donnie”.



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“Beh, ciao anche a te Donnie” disse Ryan avvicinando la mano alla gabbia. Il coniglio si avvicinò anche lui annusando la mano dell'uomo. “Sembra molto socievole”.

“Già, me lo hanno dato le mie sorelle come regalo porta fortuna per la mia partenza”.

“Un gesto molto carino da parte loro”.

“Si, siamo sempre state molto unite, ma dopo quello che è successo lo siamo ancora di più”.

“È una cosa buona questa, perché sai che potrai sempre contare su di loro. Non tutti possono avere questa fortuna. Di solito le situazioni più spiacevoli uniscono le persone ed è un peccato che bisogna arrivare a tanto affinché questo avvenga. Ma la cosa più triste è quando non serve neppure questo a tenere unite le persone” disse l'uomo pensieroso.

“Si sta riferendo a Chloe?”

 
L'uomo si voltò di scatto verso di lei sorpreso da quando fosse facile per Kate giungere a quelle conclusioni.

“Vieni, ti mostro la tua stanza”.

L'uomo aiuto la ragazza a portare di sopra al primo piano le valige. Aprì la porta della stanza che un tempo aveva ospitato Chloe.

“Vanessa ha già preparato il letto e l'armadio è libero. Puoi metterci tutta la tua roba”.

“Spero che per voi non sia un problema la presenza di Donnie!”

“Assolutamente no anzi, quando Vanessa lo vedrà sono sicuro che se ne innamorerà all'istante. E se non fosse così risolveremo in un'altra maniera”.

“In che modo Ryan?”

“Semplice, la chiuderemo in gabbia al posto di Donnie”.

“Non oso immaginare che direbbe Vanessa sentendole dire una cosa del genere” disse la ragazza ridendo.

“Bene, adesso ti lascio alle tue cose. Nel frattempo vado a preparare un caffè, che ne dici?”

“La trovo un'ottima idea, scendo subito”.

“Fai con comodo Kate”.

Kate rimase sola nella camera in compagnia di Donnie, girandosi intorno immaginando che quella fosse stata in passato la stanza di Chloe. Anche se a sentir parlare Max aveva dormito più tempo in camera sua. Aprì i cassetti della scrivania, aspettandosi di trovare chissà cosa. Forse qualche traccia lasciata dalla sua precedente occupante della stanza. Ma sembrava che le uniche cose che aveva lasciato in casa Caulfield, fossero Max e il suo ritratto. Aprì l'armadio che era completamente vuoto. Lo stesso vuoto che aveva lasciato dentro Max andando via. Si sedette sul letto ripensando alla sensazione che aveva provato salutando Chloe prima di andare via da Seattle, dopo essere stata ospitata da Victoria. A come aveva raccomandato a Max di risolvere le cose in fretta con lei. Ma nonostante questo il peggio era successo lo stesso. Si chiese se avrebbe potuto fare qualcosa di più per evitare che Max soffrisse tanto. La usa amica le aveva salvato la vita e lei non era riuscita a ricambiare il gesto nemmeno in quella situazione.

“Forse avrei potuto evitare che succedesse in qualche modo” disse la ragazza guardando Donnie che la fissava incuriosito. Kate sorrise alzandosi dal letto per raggiungere Ryan.

Poco dopo erano in salotto a bere il loro caffè.

“Vanessa è a lavoro?”

“Si, io ho preferito lavorare da casa visto il tuo arrivo”.

“Spero di non averti messo in difficoltà”.

“Oh no, assolutamente e poi non è la prima volta che lavoro da casa”.

“Max?”

“Oggi è lunedì, aveva la sua ultima seduta di terapia con la dottoressa Tyler”.

“Già è vero, lo avevo dimenticato”.

“Però che strano, dovrebbe essere uscita già da un pezzo. Anche se effettivamente doveva passare per il centro commerciale per gli ultimi acquisti prima della partenza”.

“Già, ormai manca davvero poco”.

Ryan con uno sguardo comprensivo e triste. “I tuoi come stanno?”

“In ansia. Prima Seattle ora Portland. Non so, credo che sperassero che rimanessi a studiare a Tillamook così da poter avere la possibilità di vedermi più spesso. Però tutto sommato erano anche felici perché non saremo così distanti. Potrò andare a trovarli ogni volta che voglio, quando potrò ovviamente”.

“Capisco come si possano sentire al riguardo. Sono genitore anche io e l'idea di alzarmi al mattino e non vederla più in giro per casa mi infonde una certa tristezza. Lo sai che all'inizio non ero d'accordo con la sua idea di lasciare Seattle?”

“Si, però alla fine hai cambiato idea”.

“Ho dovuto farlo. Perché per quanto non fossi d'accordo con lei, l'unica cosa che voglio dal profondo del mio cuore è che lei sia felice. Ha sofferto troppo e merita il mio sostegno”.

“Capisco la tua preoccupazione Ryan ma non devi preoccuparti per lei. Anche se lontana da casa, lei non sarà mai sola. Io e Victoria non permetteremo che soffra ancora per nessuna ragione”.
 
“Sono davvero che felice che Max abbia due amiche leali e sincere come voi. Non è facile trovarne di questi tempi”.

“Ryan, ho come la vaga sensazione che in ogni cosa che dici pensi a Chloe, sbaglio?”

“No Kate, non sbagli. Conosco Max e so che pensa ancora lei, anche se si mostra sempre tranquilla e serena. Se qualcuno mi avesse detto che un giorno sarebbe successa una cosa del genere, io gli avrei dato del pazzo! Invece il pazzo sono stato io a credere che sarebbero state unite per sempre! Il suo gesto è imperdonabile!” disse l’uomo stringendo una mano a pugno.

“Ryan, non portare rancore verso Chloe. Lei sicuramente ha commesso un errore ma credimi, in alcune situazioni è davvero difficile distinguere cosa è giusto da quello che è sbagliato. Quando tutto diventa buio e ti senti messo all'angolo, finisci per cercare la strada più semplice per mettere fine al tuo dolore e alle tue paure. E chissà perché, quella strada risulta essere sempre quella sbagliata” disse Kate perdendosi nel ricordo di lei sul tetto intenzionata a lanciarsi di sotto per mettere fine alla sua sofferenza.

“Diventerai una brava psicologa Kate” disse Ryan sorridendole.

“Questo lo devo a Max. È grazie a lei se oggi sono ancora qui. Non ti devi preoccupare per lei perché anche se ciò che ha vissuto è stato terribile, l’ha resa più forte. E poi potrà sempre contare su di noi”.

“Grazie tante Kate. Saperla con voi mi fa sentire più tranquillo”.

In quel momento arrivò Max a casa. Entrò in salotto trovandoli seduti sul divano. “Kate, sei arrivata finalmente!”

“Temevi per caso che vi avrei dato buca?!”

“Non avresti mai potuto, perché Victoria ti sarebbe venuta a prendere anche a piedi a Tillamook!”

“A piedi?!” chiese Kate divertita. Si guardarono con aria interrogativa e poi all'unisono dissero ridendo: “Naaaa impossibile!”

Si salutarono abbracciandosi.

“Bene, vi lascio. Se avete bisogno di qualcosa sapete dove trovarmi!”

“Ok papà!”

Ryan diede un abbraccio a sua figlia allontanandosi dopo aver scambiato uno sguardo di intesa con Kate.

Max non poté fare a meno di notarlo. “È tutto ok?”

“Certo Max, andiamo di sopra che voglio mostrarti qualcosa! Per la verità voglio presentarti qualcuno?!”

“Cosa?! Come qualcuno?!” chiese Max perplessa.

Quando entrarono nella stanza ci mise un po' a notarlo. “Oh mio Dio! Ma che carino!” disse Max inginocchiandosi vicino alla gabbia.

“Ti piace?!”

“E me lo chiedi?! Posso prenderlo?!”

“Certo che puoi!”

Max lo tirò fuori dalla gabbia. “Ma che tenero!” disse la ragazza accarezzando il coniglio. “Come si chiama?!”

“Indovina!”

“Uhm, coniglio?!”

“Certo che ne hai di fantasia!” disse ironicamente Kate.

“Non saprei! Dai dimmelo!”

“Donnie!”

“Donnie?! È quello che penso?!” chiese Max divertita.

“Si, gli ho dato quel nome per via del film Donnie Darko che abbiamo visto insieme!”

“Sembra esserti piaciuto proprio tanto se sei arrivata a mettergli quel nome!”

“Non lo avevo mai visto! È stato un bel film e poi quella cosa dei viaggi nel tempo è affascinante! Immagina se fosse davvero possibile tornare indietro nel tempo! Quante cose cambieremmo!”

“Già!” disse Max con un tono po' triste.

Kate pensò che non fosse la cosa giusta da dire in quel momento, in quella stanza e con tutto quello che era successo. Molto probabilmente la sua amica sarebbe tornata indietro per impedire a Chloe di andare via. Non poteva immaginare che Max fosse in possesso di quel potere e che lo avesse già usato in occasioni ben peggiori di quella.

“Però non cambierei nulla della mia vita, perché tutto quello che ho vissuto nel bene e nel male, mi ha trasformato nella persona forte che sono oggi! Ho una famiglia e delle amiche che mi vogliono bene e so che farebbero di tutto per me. Sto diventando una psicologa per aiutare il prossimo, affinché anche gli altri non si lascino condizionare dal loro passato. Voglio che tutti vedano il passato come un modo per migliorarsi. Che lo considerino l'inizio di un cambiamento e di una nuova vita. Una chance per ricominciare! Non ci serve tornare indietro, ma andare avanti!”

Max annuì e poi cercò di portare il discorso su altri argomenti meno tristi. “Lo porteremo con noi Donnie?!”

“Si certamente, perché?”

“Niente pensavo solo… pensi che Victoria sarà d’accordo?!”

“Beh, credo di sì! Per l’amor del cielo è solo un coniglio!”

“È lei è solo Victoria!”

“Adesso mi stai facendo preoccupare Max!”

“Non era affatto mia intenzione! Solo che a un tratto mi sono chiesta se per lei non ci saranno problemi ad avere animali in casa!”

“Santo cielo! E se lei non fosse d’accordo?!”

“Beh, abbiamo solo un modo per scoprirlo!” disse Max prendendo il telefono. “Le invio un messaggio per dirle che sei arrivata e di venire qui immediatamente! Così avremo modo di vedere la sua reazione!”

“Già tremo al solo pensiero!” disse Kate.

 
Portland

Dopo aver concluso la sua giornata di lavoro in ospedale, Lauren passò a casa della sua amica Allison che per quel giorno non lavorava. Bussò alla porta del suo appartamento in attesa che andasse ad aprire. Appena la porta venne spalancata si ritrovò davanti Allison con una crema bianca spalmata su tutta la faccia, lasciando liberi solo gli occhi e la bocca. Su un occhio aveva ancora una fettina di cetriolo.

“Oddio!” disse Lauren cominciando a ridere. “Ti prego, non dirmi che di solito apri la porta in queste condizioni?!”

“Si, lo faccio perché di solito nel mio giorno libero arrivano sempre i soliti guastafeste a rovinarmi la giornata! In questo modo non li faccio mettere al loro agio e se ne vanno!”

“Certo che sei proprio strana!” disse Lauren entrando in casa.

“Peccato che questo piano non funzioni anche con gli amici!” disse Allison lanciandole una frecciatina.

“Non sarà la tua faccia da fantasma e delle fettine di cetriolo a spaventarmi Allison!” disse Lauren mangiando l’unica fettina di cetriolo rimasta sul viso dell’amica.

“Ehi, non mangiare la mia maschera di bellezza!”

“Ma come?! Non era solo un modo per tenere lontano la gente!”

“Diciamo che ha due funzioni in una! Avanti siediti, ti offro qualcosa da bere?”

“Un bicchiere d’acqua andrà più che bene”.

“Acqua?”

“Si, non voglio di certo bere alcolici di mattina come qualcuno che conosco” disse Lauren restituendole la frecciatina.

“Ehi, è la mia giornata libera non rovinarmela!”

“Non ci penso nemmeno”.

“Allora, sei uscita dallo studio?”

“A dire il vero oggi sono stata in ospedale e sì, sono appena uscita. Ho pensato di venire a farti un saluto prima di tornare a casa”.

Allison prese due bicchieri con tè freddo al limone sedendosi accanto alla sua amica sul divano.

“Vedo che come al solito non mi ascolti!” disse Lauren prendendo il bicchiere con il tè.

“Non è alcolico, quindi non lamentarti e bevi! Allora, come prosegue la tua love story con Chloe?!”

“Beh, non posso lamentarmi! Sto davvero bene con lei!” disse Lauren pensierosa.

“Ma?!”

“Cosa?!”

“Sento che c’è un ma in arrivo!”

“Si c’è, ma non è niente di che!”

“Sentiamo!”

“Secondo me lavora troppo! Si divide tra me, il Paradise e i suoi doveri nel suo appartamento! Insomma credo sia sfinita!”

“Forse se tu la lasciassi dormire ogni tanto!” disse Allison ironica.

“Ehi!” disse Lauren dandole una spinta. “Non lo facciamo sempre!”

“Si certo!” disse la ragazza sarcastica.

“Si, lo facciamo spesso ma non è per questo che è stanca!”

“Sento che vuoi arrivare da qualche parte ma non riesco ancora a capire dove!”

“È un po’ di tempo che sto pensando a questa cosa! Vorrei proporre qualcosa a Chloe ma non so come reagirebbe! Non voglio che si spaventi o altro!”

“Cosa vuoi proporle?!” chiese Allison allarmata.

“Sono tre mesi che stiamo insieme e anche se per me sono pochi e per lei invece risultano tanti… beh… volevo chiederle di venire a stare da me!”

“Cosa?! Vorresti chiederle di trasferirsi da te?!”

“Dici che è troppo presto?!”

“Beh, cazzo Lauren! Lo hai detto tu che sono appena tre mesi!”

“Si ma stiamo davvero bene insieme e non voglio che si strapazzi per stare con me! Lo so che al Paradise ha delle responsabilità e anche con l’appartamento che divide con Steph! Però vorrei davvero tornare a casa e trovarla già lì, oppure che la sera rientri a qualsiasi ora ma che stia con me!”

“Lauren, stai bruciando le tappe secondo me! Non fare lo stesso errore che hai fatto con Elizabeth!”

“Ecco, hai appena distrutto i miei sogni!” disse Lauren appoggiandosi allo schienale del divano con il bicchiere tra le mani.

“Ascolta Lauren, non dico che sia una cattiva idea! Dico solo che è troppo presto e lo so che le cose tra di voi al momento vanno benissimo, ma siete ancora agli inizi! Tutte le storie all’inizio sono come favole! È il dopo che ti frega!”

“Quindi ci devo rinunciare secondo te!”

“Non sto dicendo questo! La vita è tua e puoi decidere per conto tuo! Io ti sto dando solo il consiglio di attendere ancora un po’ e di non avere fretta! Non fare il passo più lungo della gamba! E comunque qualsiasi cosa tu decida di fare io ti sosterrò sempre!”

“Ma secondo te lei come prenderebbe questa proposta?! Non la sentirebbe come un obbligo, vero?! La spaventerebbe?!”

“Beh, considerando quello che mi hai detto di lei, potrebbe esserne spaventata eccome! È passata dal sentirsi abbandonata da tutti, ad avere una relazione con qualcuno che potrebbe perdere da un momento all’altro o che potrebbe lasciarla!”

“Io non la lascerei mai!”

“Sto parlando per ipotesi Lauren! Tu cosa se ne sai di cosa potrebbe succedere un giorno?! Non hai mica la sferza di cristallo!”


 
 
Shonei dopo essersi incontrata con Matthew e aver svolto l’ennesimo lavoro per Steven, andò al Paradise dove Chloe era indaffarata a pulire il bancone.

“Eccoti finalmente” disse Shonei avvicinandosi al bancone. “Cosa bisogna fare per vederti? Mandare un telegramma a casa di Lauren per prendere appuntamento?”

“Mi cercavi?”

“No, però ti si vede così di rado. Allora ti stai dando proprio da fare, eh?”

“Shonei!”

“Che c’è, siamo tra adulte qui”.

“Adulte?! Ho qualche dubbio in proposito!” disse Steph alle spalle di Shonei.

“Oh ma guarda chi c’è! Dobbiamo smetterla di incontrarci così spesso, qualcuno potrebbe farsi delle idee sbagliate su di noi!” disse Shonei ammiccando per provocarla.

Steph la guardò con un’espressione disgustata allontanandosi.

“Vi prego di non ricominciare!” disse Chloe.

“Hai finito il turno?” chiese Shonei.

“Si, grazie a Dio! Ho voglia di tornare a casa e sprofondare nel letto!”

“E quando passeremo un po’ di tempo insieme senza che tu dorma in piedi o che stia lavorando?”

“Quando avrò recuperato le forze, cioè mai!”

“Lauren deve essere proprio insaziabile, eh?”

“Mi riferisco al lavoro idiota!”

“Chiedi ad Asher qualche giorno libero”.

“A questo ci avevo già pensato! Però vorrei fare anche un’altra cosa” disse la ragazza abbassando la voce.

“Cosa?” chiese Shonei curiosa.

Chloe si guardò intorno e poi disse: “Sediamoci a un tavolo”.

“Ok”.

Dopo aver preso posto a un tavolo lontano da orecchie indiscrete Chloe disse: “Vorrei fare qualcosa di… come dire… insomma…”

“Santo cielo, rilassati! Ricordati con chi stai parlando!”

“Si lo so! È solo che è tutto così strano!”

“Cosa, parlare con me?!” chiese confusa Shonei.

“No! Fino a qualche mese fa pensavo ero sola e…”

“Di cosa stai parlando?!”

“Sono tre mesi ormai che sto con Lauren e vorrei portarla da qualche parte! Insomma vorrei fare qualcosa di carino per lei… per noi! Ma non so nemmeno da dove cominciare!”

Shonei la guardò dapprima sorpresa e poi cominciò a ridere di gusto. Chloe alzò gli occhi al cielo.

Poi la ragazza smise di ridere. “Ok, scusami! Quindi non sai dove portarla perché…”

“Perché non ho mai fatto niente del genere con nessuno! Non ho mai frequentato posti carini qui a Portland e comunque tutta questa faccenda mi mette agitazione!”

“Ehi, rilassati! Capisco cosa vuoi dire!”

“Davvero?!” chiese speranzosa Chloe.

“A dire il vero no! Io non ho mai avuto relazioni che durassero per più di una serata o al massimo una settimana! Ma poi le mie non erano mica vere relazioni! Però ho fatto cose carine per portarmi a letto quelle un po’ più difficili! Questo sì!”

“È sempre illuminante parlare con te Shon!” disse Chloe con sarcasmo.

“Davvero?! Allora sei l’unica a pensarlo!” disse Steph sedendosi accanto a Chloe.

“Ma non dovresti lavorare?” chiese Chloe.

“Si, ma visto che tu mi hai chiamata io sono corsa da te! Nessuno qui dentro può permettersi di ignorare un tuo ordine!”

“Ma io non ti ho chiamata!” disse Chloe capendo che non serviva a nulla contraddirla. Sospirò scuotendo la testa.

“Allora, cosa stavate confabulando voi due?”

“Te lo dico io” disse Shonei. “La qui presente Chloe vorrebbe fare qualcosa di carino con il suo grande amore!”

“Però non ho la più pallida idea di cosa fare!”

“Wow, siete arrivate già a quel punto?! Non me lo sarei mai aspettata da parte tua Chloe!” chiese Steph sorridendo.

“Quale punto?!” chiese Chloe.

“Il punto di non ritorno!” disse Shonei intromettendosi.

Steph la guardò male. “Il punto in cui fate le piccioncine al chiaro di luna intendevo!”

“Ma che… quali piccioncine?! Volevo solo fare qualcosa di diverso dal solito con lei!” disse Chloe in imbarazzo.

“Quanto sei dolce Chloe!” disse Steph facendo ridere Shonei.

“Oooh, va bene! Se non volete aiutarmi farò da sola!”

“Mi dispiace Chloe, ma le uniche cose veramente carine che ho fatto si possono contare sulle dita di una mano! Quando mi capitava di stare con una che aveva qualche difficoltà a lasciarsi andare, io la portavo in un ristorante qualunque. Ordinavo piatti completamente afrodisiaci e tanto, tanto, tanto alcool”.

“Woooow, che romantica Shon!” disse Steph con sarcasmo.

“Ehi, funzionava sempre! Chloe, ci sono molti ristoranti a Portland! Scegline uno a caso e basta!”

“Oh merda, Chloe non ascoltarla! Secondo me deve essere qualcosa di speciale. Devi evitare assolutamente un ristorante qualunque! Deve essere un bel posto! Deve essere tutto perfetto!”

Shonei alzò le spalle sconfitta. “Si certo e magari anche costoso!” disse sarcastica.

Steph guardò Chloe al suo fianco. “Quando saresti disposta a spendere per fare qualcosa di carino per la tua ragazza?!”

“Beh, non è che voglia spendere un patrimonio, ma non voglio limitarmi! Voglio che lei ne abbia un buon ricordo!”

“Allora fammi dare un’occhiata!” disse Steph prendendo il telefono per dare un’occhiata.

“Wow, vedo che anche tu hai avuto molte esperienze in serate romantiche, tanto da essere costretta a fare una ricerca su internet! Bella mossa Steph!”

“Shon, almeno le mie erano relazioni serie! Le tue invece sono sempre state una botta e via!”

“Giuro che quando fate così mi viene voglia di prendervi a calci in culo!” disse Chloe.

“Eccolo qui, trovato!” disse Steph sbirciando sul telefono. “Ti ricordi la mia amica ed ex inquilina?!”

“Ti riferisci a Katy?”

“Esatto! Il suo fidanzato le ha chiesto di sposarlo in un posto davvero molto romantico!”

“Woah woah, frena l’entusiasmo Steph! Non voglio mica chiederle di sposarmi!”

“Solo perché qualcuno ha deciso di fare la proposta in quel ristorante, non vuol dire che lo devono farlo tutti! Non è che ti fanno entrare lì solo se vuoi sposarti!”

“Oh capito, però non voglio che magari Lauren si faccia delle idee sbagliate!”

“Ma non succederà, stai tranquilla!”

“E quale sarebbe questo posto?!” chiese Shonei.

“Il Desire Hotel Restaurant! Si mangia benissimo e hanno una grande varietà nel menù. C’è anche il servizio in camera nel caso volete passare una serata tête-à-tête. Hanno musica dal vivo con tanto di pista da ballo, un bar, una piscina scoperta da favola e se vuoi puoi soggiornare lì affittando una camera. E anche permesso portare i propri animali domestici. Sai, nel caso tu mi voglia togliere dalle scatole Flerk!”

“Non ci penso nemmeno a portare Flerk!” disse Chloe.

“Quindi è un hotel ristorante?!” chiese Shonei.

“Si, esattamente e ha tutti comfort possibili e immaginabili!”

“Beh, cazzo! Ho come la vaga sensazione che rimarrai presto in mutande quando arriverete lì. E non per la ragione che pensi tu Chloe!”

“Fai vedere” disse Chloe prendendo il telefono dalle mani di Steph, controllando le varie informazioni dell’hotel. “Quattrocento novantanove dollari a notte?!”

“E devi considerare che la camera non ti servirà nemmeno per dormirci!” disse Shonei mentre Steph la fulminava con lo sguardo. Poi si rivolse a Chloe.

“Ascolta Chloe, devi essere più specifica su cosa vuoi davvero fare con lei!”

“Voglio farle una sorpresa! Voglio che sia un momento speciale per lei e vorrei farle anche un regalo! Lei me lo ha fatto il giorno del mio compleanno e non era tenuta a farlo!”

“Un regalo?! Altro problema allora!” disse Shonei.

“Veramente già l’ho acquistato!”

“E cos’è?!” chiese Steph.

“Visto che le piacciono tanto e li usa, ho optato per un bellissimo orologio da polso! Per la precisione è un orologio bracciale!” disse sorridendo soddisfatta di averci pensato tutto da sola.

“Così ogni volta che guarderà l’ora penserà a te! Sei un genio Chloe anzi, un genio romantico!” disse Steph ridacchiando.

“Oooh, ti prego Steph smettila!” disse Chloe in imbarazzo.

“E allora per quel ristorante?! Che cosa vuoi fare?!” chiese Shonei.

“Sapete cosa vi dico?! Credo che prenoterò lì! Si, prenderò anche la camera per passarci la notte! Voglio che sia tutto perfetto!”
Shonei e Steph la guardarono sorridendo.

“Ottima scelta Chloe, così si fa!” disse Steph.

“Grazie per la dritta ragazze, adesso voglio prima capire se per lei è possibile stare lontana dal lavoro! Spero solo che non abbia il turno in ospedale, altrimenti dovrò rimandare!” disse Chloe iniziando ad alzarsi.

Anche Steph iniziò ad alzarsi dal suo posto per tornare a lavoro. In quel momento Shonei le fermò. “Ragazze, aspettate un attimo! Anche io avrei bisogno di dirvi una cosa!”

Chloe e Steph che erano già per metà alzate, si guardarono un po’ sorprese e tornarono a sedersi.

“Dicci tutto Shonei!” disse Chloe.

Shonei guardò le sue amiche cercando di trovare il coraggio di dire quello che aveva escogitato per mettere fine al loro sospetto. Aveva preso spunto da quello che aveva detto Steph quel mattino.

“Allora, mi dispiace non avervi detto sin da subito qualcosa sul mio lavoro. Il punto è che non sapevo come dirvelo! Insomma, temevo e un vostro giudizio! Per la verità lo temo ancora! Lo so che sono una che se ne sbatte di cosa pensano gli altri, ma voi non siete gli altri!”

Steph rimase sorpresa dalle sue parole. Davvero non considerava anche lei una degli altri di cui sbattersene?

“Non devi preoccuparti di questo! Noi non giudicheremo, vero Steph?!” chiese Chloe cercando il suo appoggio.

“Oh! Ehm… sì certo!”

“Bene! Il motivo per cui non vi ho detto nulla del mio lavoro è che… io… sì insomma… faccio… l’accompagnatrice!”

Chloe e Steph rimasero impalate a fissarla come se stessero cercando di assimilare bene l'informazione ricevuta.

“Ehm… ragazze?! Sapete cos’è un’accompagnatrice, vero?”

Chloe si appoggiò allo schienale del divano guardando Shonei confusa. La prima a dire qualcosa fu Steph.

“Ci stai dicendo che fai la prostituta?!”

“Shhh! No, non è esattamente la stessa cosa!”

“Ah no?! Cazzo Shon, è esattamente la stessa cosa invece!” disse Steph abbassando la voce.

“Al contrario di quello che si possa pensare, le accompagnatrici non devono per forza offrire prestazioni sessuali! Insomma, dipende dalla richiesta del cliente e dipendente anche da cosa si è disposta a fare! Insomma, accetto solo se per me va bene!”

“Fai l’accompagnatrice solo per donne?” chiese Chloe.

“Si, assolutamente! Ma non ci vado per forza a letto! Vi assicuro che alcune clienti vogliono solo parlare o magari passare una serata in compagnia!”

“Praticamente ti stai vendendo?!” chiese Steph sgranando gli occhi.

“Oh avanti Steph, non è poi così diverso da quello che faccio di solito! Mi diverto con chi mi va! E la stessa cosa faccio anche nel lavoro! L’unica vera differenza è che mi pagano e anche molto bene! È un servizio che non si offre a chiunque, ma solo a chi ha soldi da spendere!”

Steph la guardava ancora sorpresa dalla facilità con la quale la ragazza parlasse del suo lavoro come se fosse soltanto una normale routine. “Cazzo! Non ci posso credere! Anche anni fa facevi l’accompagnatrice?!” disse scuotendo la testa.
“Si, lo faccio da anni!”

“Ma che diavolo Shon…”

“Oh avanti Steph, potresti almeno per una volta apprezzare i miei sforzi per essere stata sincera con voi?! Volevi sapere che cazzo di lavoro facessi e te l’ho detto! Cos’altro vuoi da me?!”

Steph si alzò dal suo posto allontanandosi scuotendo la testa. Shonei allargò le braccia arrendendosi. “Benissimo! Dimmi Chloe, anche tu vuoi dire la tua?! Puoi farlo sai?! Non che cambi qualcosa visto che sono sempre stata la pecora nera in tutta la mia stracazzo di vita! Hai dei problemi con il mio lavoro?! Sono una pessima persona?!”

Chloe si sporse in avanti guardando la sua amica con sincerità. “No, non sei una pessima persona e no, non ho problemi con il tuo lavoro! È solo che non ci aspettavamo niente del genere! Ci ha soltanto sorprese ecco tutto! Le passerà vedrai!”

Shonei annuì scettica. “Certo, come no!”

“Le parlerò, ok?!”

“No, non farlo! Tanto non servirebbe a niente! Per lei sono sempre stata spazzatura! Ma infondo cosa cazzo me ne importa della sua opinione!”

“Ascolta Shonei, potrei chiedere ad Asher di assumerti…”

“Cosa?! Beh cazzo, meno male che avevi detto di non avere problemi con il mio lavoro!” disse Shonei sarcastica.

“Non fraintendermi Shon! Dico questo nel caso tu volessi lasciare il tuo lavoro e trovare un’altra occupazione! Nel caso ti fossi stufata di…”
“Di darla in giro?!”

“Ok, scusami sono un’idiota! Se a te piace il lavoro che fai per me va bene! Non cambierò la mia opinione su di te! Tu sei mia amica e non mi interessa un cazzo se vieni pagata per fare quello che di solito fai gratis! Ti ho conosciuta per quella che sei e se per me fossi stata un problema, ti avrei già mandato affanculo da anni!”

Shonei sorrise alle parole di Chloe.

“Adesso però devo andare, devo organizzare la cosa con Lauren!” disse ironica Chloe dandole un colpo sulla spalla allontanandosi.
Quando rimase sola il suo sorriso sparì dalle sue labbra. Era questa l’idea che aveva avuto per mettere fine al sospetto delle sue amiche, soprattutto quello di Steph. Doveva essere felice di essere riuscita a darla a bere a entrambe, ma chissà perché non lo era affatto. Non avrebbe voluto mentire loro ma non aveva altra scelta. Meno sapevano meglio era per tutti. Si alzò anche lei uscendo dal locale.
 
 

Chloe arrivò all'appartamento della sua ragazza, bussando alla porta un paio di volte. Lauren andò ad aprire e rimase sorpresa di vederla.

“Ci dovevamo vedere a quest'ora o non ce la facevi a stare lontana da me?” chiese Lauren ironica.

“Uhm, fammici pensare un po’” rispose Chloe entrando nell'appartamento, chiudendo la porta e fiondandosi su di lei baciandola, stringendola per i fianchi mentre Lauren rideva. Poi interruppe il bacio guardandola sorridendo. “Allora, hai avuto la tua risposta?”

“Si, ma credo che dovremmo approfondire di più l'argomento” rispose Lauren maliziosa avvolgendole le braccia attorno al collo.

“Non ora, sono qui per chiederti una cosa”.

“Veramente anche io dovrei chiederti una cosa”.

“Ah vero, quella cosa che non sei riuscita a dirmi stamattina?”

“Si, proprio quella”.

“Ok, allora sediamoci” disse Chloe prendendo Lauren per mano sedendosi sul divano. “Inizia tu”.

“No, comincia tu”.

“No, tu hai la precedenza perché è da stamattina che mi volevi parlare, quindi sentiamo. Sputa il rospo”.

“E va bene! So che non è da molto tempo che stiamo insieme, però vorrei farti una proposta! Però devi promettermi di non sentirti in dovere di accettare! È solo una cosa che ho pensato così, per agevolare la nostra relazione! Per permetterci di passare più tempo insieme senza doversi sbattere ogni volta a destra e sinistra! Sai, tra il locale, casa tua, mia!”

“Ooook, non ho capito esattamente cosa vuoi dire ma arriva al punto!”

“Non fraintendere le mie intenzioni, non voglio che pensi che sto cercando di incatenarti a me o altro...”

“Cazzo Lauren, dillo e basta!”

“Ti andrebbe di restare da me?!”

“Stasera?!”

“Si, cioè no!”

“Adesso sono confusa!” disse Chloe.

“Certo che voglio che resti qui stasera, ma voglio anche... se tu vuoi ovviamente... che resti anche tutte le altre sere!”

“Oh! Ehm, cioè tu vuoi che... viviamo insieme?! Mi stai chiedendo di convivere?!” chiese Chloe sorpresa.

“No, non voglio che tu pensi questo! Voglio solo che noi avessimo la possibilità di vederci senza troppi problemi! Ti vedo stanca e so che è per il lavoro ma sono anche io la causa! Ti dividi tra il lavoro, il tuo appartamento e me! Quindi pensavo che se noi due...” disse Lauren nervosa interrompendosi di colpo. “Sai una cosa?! Lascia stare è una pessima idea!”

Chloe stava per aprire bocca ma la ragazza la interruppe. “È inevitabile che possa sembrare ti stia chiedendo di vivere insieme!”

“Si, però...”

“Fai finta che non ti abbia chiesto nulla, ok?!”

“Lauren!”

“No davvero, non pensarci!”
 
“Fermati un attimo e lascia che ti dica cosa ne penso almeno! Santo cielo, mi fai salire l'ansia così!”

“Ok, scusami!”

Chloe prese di nuovo la sua mano guardandola cercando di trovare le parole giuste. “Allora, devo dire che la tua proposta non me l'aspettavo! Insomma la nostra storia è appena iniziata, ma...”

“Si infatti, lascia perdere è troppo presto per noi fare un passo del genere!”

“Mi lasci finire Lauren?!” chiese Chloe esasperata.

Lauren si azzittì abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate. Iniziò a giocare con gli anelli della sua ragazza.

“La nostra storia dura da poco ma... è una cosa seria per me! Non è un gioco e nemmeno un passatempo! Ci tengo davvero tanto a te e spero che le cose tra noi funzionino!”

“Ma?!” chiese Lauren.

“Non mi dispiacerebbe stare qui da te, ma non me la sento di lasciare Steph da sola nell'appartamento e per di più con Flerk”.

“Per me non c'è problema, Flerk può stare qui!”

“Ma lascerei comunque Steph da sola! Tutte le spese dell'appartamento graveranno su di lei!”

“Potremmo darle una mano noi finché non troverà qualcun altro con cui condividere l'appartamento!”

“Non permetterebbe a nessuno di pagare una parte dell'affitto dell'appartamento senza che ci viva! Inoltre non so davvero se voglia altri coinquilini!”

“Avete fatto un patto per caso?! Cioè vivrete insieme in eterno?! Perché si sa che le vostre strade un giorno si divideranno! Un giorno magari si innamorerà di qualcuno e tu sarai di troppo! E lo stesso vale per te!”

“Lo sappiamo questo ma...”

Lauren la guardò annuendo con un sorriso forzato. Era chiaro che ci sperasse che la ragazza accettasse la sua proposta.

“Lauren...” disse Chloe appoggiandole una mano sul viso. “Non è un no definitivo, ma per adesso è meglio così! Aspettiamo ancora un po' per questa cosa, ok?!”

“Vuoi dire, aspettiamo per vedere se la nostra storia continua?!”

“Lauren, non prenderla così! Lo hai detto anche tu, sono tre mesi e per quanto sia tutto fantastico adesso non sappiamo se vivere insieme cambierebbe le cose?!”

“Perché dovrebbe cambiarle?!”

“Non lo so! Non ho mai vissuto con qualcuno! Cioè, con qualcuno con cui avessi una storia!”

Lauren sospirò alzandosi dal divano per andare in cucina mentre Chloe la seguiva. Si avvicinò al frigo per prendere da bere. “Vuoi una birra?!” chiese senza voltarsi. Chloe la tirò indietro avvolgendole il braccio sinistro attorno alla sua vita, mentre con l'altro chiuse il frigo. Poi la fece voltare verso di sé.

“Perché reagisci così?!”

“Non lo so!” rispose Lauren distogliendo lo sguardo dalla sua ragazza. Chloe le afferrò il viso con le mani costringendola a guardarla.

“Lauren, parlami! Dimmi cosa c'è che non va?! Per caso non ti faccio sentire sicura di ciò che abbiamo?! Ti senti trascurata?! Io non...”

“No Chloe! Tu non mi trascuri affatto e sono sicura di ciò che abbiamo, di cosa stiamo costruendo insieme! È solo che ogni volta che mi lego così tanto a qualcuno, mi viene automatico volere di più! È come se ho paura che tutto questo possa finire male da un momento all'altro, come già successo in passato! Come il mio ex si è rivelato essere uno fottuto stronzo morboso proprio prima che ci sposassimo! Elizabeth se n'è andata, la prima ragazza di cui mi sono innamorata ho dovuto lasciarla e adesso tu! Cerco di tenermi strette le persone e alla fine è proprio così che finisco per allontanarle, o meglio farle scappare!”

“Lauren, io non vado da nessuna parte anche se come secondo nome ho quello della tua ex! Non sono la tua prima ragazza di cui ti sei innamorata e anche se così fosse e tu mi mollassi, io ti verrei a cercare! Infine non sono stronza e morbosa come il tuo ex... almeno credo!” disse Chloe sorridendo facendo ridere Lauren.

“Guardami Lauren! Io sto davvero molto bene con te! Ti chiedo solo di aspettare un altro po' prima di fare questo passo! Magari comincio a fare abituare Steph all'idea che io me ne possa andare un giorno! Non chiedermi di lasciarla così di punto in bianco!”

“Ok, hai ragione! Scusami Chloe!”

“Non scusarti Lauren!” disse Chloe abbracciandola.

Quando si staccarono Lauren chiese: “Allora, cosa volevi dirmi?!”

“Vorrei portarti a cena fuori da qualche parte domani sera!”

“Ok, non c'è problema!”

“Invece sì!”

“Non capisco!”

“Ti vorrei portare in un posto un po’ lontano! Diciamo che dovremmo fare un piccolissimo viaggetto! Ma in circa quaranta minuti saremo sul posto! Inoltre dovremmo passare la notte fuori! Quindi dovresti portare con te al massimo qualcosa per la notte!” Poi aggiunse: “A pensarci bene non serve portare proprio nulla, visto che rimarremo senza vestiti addosso entro fine serata!” disse Chloe ridendo.

Lauren la guardò sospettosa stringendo gli occhi a due fessure. “Cosa hai in mente?!”

“Ti prego, non fare domande! Ti fidi di me?!”

“Certo che mi fido!”

“Bene, allora fai come ti dico! Passerò a prenderti domani alle otto di sera!”

“Ok” disse Lauren avvicinandosi a lei abbracciandola mentre la guardava negli occhi. “Visto che non sono impegnata in ospedale, farò spostare i miei appuntamenti per il pomeriggio dalla mia segretaria!”

“Fantastico!”

“Devo fare altro?!”

“No, credo di no!”

“Resti con me stanotte?” chiese Lauren stringendola di più.

“Si, ma prima devo tornare un po' al mio appartamento anche per vedere come sta Flerk! Poi devo avvisare Asher e poooooi...” disse Chloe ricambiando l'abbraccio.

“E poi?!” sussurrò Lauren in modo sensuale.

“Te lo mostro subito!” rispose Chloe fiondandosi sulle sue labbra spingendola verso il frigo.

“Non dovevi fare prima delle cose?” chiese Lauren ridendo tra le sue labbra.

“Credo che dovranno attendere ancora un po’ perché mi è appena venuta fame!”

“Ti preparo qualcosa?!”

“Non parlavo del cibo, però in effetti non ho ancora pranzato!” disse Chloe allontanandosi leggermente.

“E va bene scroccona!” disse Lauren.

Risero entrambe ricominciando a baciarsi.

 
Seattle

Non potendo andare subito dalle ragazze dopo aver letto il messaggio inviatole dalla sua amica, Victoria le raggiunse nel pomeriggio. Bussò alla porta di casa Caulfield trovandosi davanti Max.

“Ciao Victoria, entra ti stavamo aspettando”.

“Ciao, quindi Kate è arrivata?”

“È di là in salotto”.

“Siete solo voi due in casa?”

“Siamo soltanto noi, i miei sono andati a lavoro. Poi hanno una cena e tornano tardi!”

“Come mai? Hanno deciso di affittare una stanza da qualche parte per darci dentro?” scherzò Victoria ridendo.

“Victoria ti prego ma che schifo! Non posso pensarci!”

“Guarda che non c'è niente di così scandaloso. Come pensi di essere venuta al mondo? Con una cicogna?”

“Oh mio Dio! Davvero?! E io che le avevo dato anche un nome!” rispose Max con sarcasmo portandosi le mani sul viso fingendo di essere scioccata.

“A cosa?!” chiese Victoria confusa.

“Alla cicogna!” rispose Max.

“Idiota! Che ne dici se lo chiediamo a Kate come sei venuta al mondo?! Te lo immagini cosa direbbe?! Però solo dopo che il suo viso è passato da tutte le tonalità del rosso!” disse Victoria ridendo.

“Dai andiamo e finiscila con queste cazzate!”

Le ragazze entrarono nella stanza e Kate si alzò dal divano per andare a salutare Victoria con un abbraccio.

“Mi sei mancata tanto Victoria!”

“Anche tu, però adesso staccati che la mia nuova camicia si stropiccia!” disse Victoria mettendo fine al loro abbraccio.

“Santo cielo Victoria, ti regalerò un bel ferro da stiro visto che quando vivremo da sole non ci saranno domestiche in casa!” disse Max.

“Oh mio Dio! È vero, dovrò stirarmi la roba da sola!” disse Victoria scioccata mentre le ragazze ridevano.

“Smettetela di prendervi gioco di me!” disse Victoria guardandole male.

“Ragazze, che ne dite se per domani sera organizziamo qualcosa con gli altri? Sarà il nostro ultimo giorno a Seattle, quindi sarebbe carino se uscissimo tutti insieme per l’ultima volta!” disse Kate.

“Lo fai sembrare quasi un addio! Li rivedremo ancora, non stiamo partendo per la guerra! Avremo modo di tornare a Seattle, magari a Natale per esempio!” rispose Victoria.

“Si è vero ma sono d’accordo con Kate, dovremo comunque salutarli!” disse Max.

“Ok, fate come volete!” A un certo punto Victoria notò qualcosa muoversi dietro Kate e spostandosi vide Donnie. “Oddio ragazze, vi è entrata una pantegana in casa!” disse urlando salendo sul divano.

Kate si girò prendendo in braccio Donnie.

“Oh santo cielo, che schifo Kate! Lascia immediatamente quel coso, porta malattie!”

Max e Kate si guardarono stupite.

“Ehm, non vorrei contraddirti ma quello che vedi è un coniglio!” disse Max.

“Una cosa?”

“Coniglio!”

“Ah! Ok, certo!” disse scendendo dal divano cercando di darsi un contegno. “Lo avevo capito sapete?! Pff, cosa credete che non me ne fossi accorta?! Stavo… solo cercando di… farvi uno scherzo!”

“Oh sì, certo Victoria! Un bello scherzo, ti è venuto proprio bene!” rispose Kate sarcastica.

“E allora?! Cosa ci fa un coniglio in casa Max?! Non dirmi che i tuoi quando restano fuori casa concepiscono conigli!”

“Victoria!” disse Max in tono di rimprovero.

“Questo coniglio è mio Victoria!” disse Kate.

“Oh, va bene allora!” disse Victoria appoggiando le mani sui fianchi guardando il coniglio.

Max e Kate continuarono a guardarla in attesa dell’illuminazione della loro amica che ricambiava i loro sguardi. Poi finalmente capì.
“Aspettate un attimo! Cosa vuol dire che è tuo Kate?! Non vorrete mica dirmi che quella pantegana la porteremo con noi a Portland?!”

“Beh, appartiene a Kate quindi direi di sì Vic!” rispose Max.

“Oh mio Dio, mi sento leggermente male! Ma si possono tenere i conigli in casa?!”

“Certo che sì!”

“Ragazze, un animale in casa vi rendete conto?!”

“Lo sapevo io che finiva così!” disse Max.

“Victoria, questo è il mio animale domestico, si chiama Donnie e viene con noi!”

“Ma ragazze, io non so se possiamo prenderci cura di lui!”

“Infatti non dovrai farlo tu, ma io!” disse Kate.

“Santo cielo! Ragazze non so se può funzionare questa cosa! Non ho mai avuto un animale in giro per casa a parte mia madre. Per di più le uniche volte che in cui ho visto un coniglio, era nel mio piatto, brasato e con senape e finocchio!”

Max e Kate la guardarono sgranando gli occhi. Kate abbracciava più stretto il coniglio temendo per la sua incolumità.

“Victoria, qui abbiamo un serio problema!” disse Max. “Quello è un regalo delle sue sorelle, non può certamente riportarlo a Tillamook!”

“No! Io non lo porterò mai a casa dei miei! Se per te è un problema, allora dovrò rivedere la mia scelta di venire via con voi a Portland!” disse Kate determinata.

“Cosa?! Ma no, ormai ti sei già iscritta a uno dei college di Portland!”

“Posso sempre disdire!” disse Kate.

Victoria guardò Max che fece spallucce.

La ragazza sospirò sconfitta. “Oooh e va bene Kate! La pantegana verrà con noi!”

“Si chiama Donnie ed è un coniglio!” disse Max correggendola inutilmente.

“Lo sapevo che avresti capito Victoria!”

Kate si avvicinò alla ragazza per abbracciandola tenendo ancora in braccio il coniglio.

“Ehi, sta lontana da me con quel coso, non voglio riempirmi di pelo!”

“Ma dai Victoria, prendilo in braccio e salutalo!”

“Neanche per sogno!”

“Ok, ma accarezzalo almeno!” insistette Kate.

“E va bene!” disse Victoria stufa, appoggiando una mano sull’animaletto. Iniziò ad accarezzarlo fino a prenderlo in braccio sorridendo.
“Wow, com’è morbido! Non sarebbe male come pelliccia! Un po’ come quella che ho già a casa!”

Kate la guardò male incrociando le braccia al petto mentre Max prese il coniglio dalle sue mani. “Questo è meglio che lo tenga io, giusto per sicurezza!”

“Ragazze, riuscite a crederci?! Dopo domani noi saremo a Portland!” disse Victoria con entusiasmo.

“Già! Stamane ho avuto l’ultima seduta con la dottoressa Tyler! È tutto così strano adesso!” disse Max.

“Manca davvero poco!” disse Kate.

“Oh avanti ragazze che sono quelle facce?!” chiese Victoria.

“Niente è solo che sembrava tutto una specie di miraggio tempo fa e adesso sto realizzando davvero che stiamo per lasciare Seattle! Sono solo un po’ nervosa, tutto qui!”

“Anche per me è lo stesso!” disse Kate.

“Ragazze, noi ce la caveremo alla grande e ci divertiremo un mondo, senza genitori tra i piedi!”

“Si, soprattutto Kate si divertirà!” disse Max ironica.

“Max!” disse Kate in tono di rimprovero.

“Che vuoi dire?!” chiese Victoria confusa.

“Niente, non voleva dire niente!” disse Kate in imbarazzo.

“Oh avanti, che mi state nascondendo?!” chiese Victoria.

“Non è niente davvero! È solo che Max continua a dire che piaccio a tuo cugino Tim, perché mi scrive spesso!”

“Cosa?!” chiese Victoria allarmata.

“Non dirmi che non lo sapevi Vic?!” chiese Max.

“Non lo sapevo infatti. Io e Tim ci siamo sentiti ogni tanto per telefono, ma non mi ha detto nulla al riguardo!” disse Victoria che poi si voltò verso Kate. “Davvero ti scrive?!”

“Si, ma non c’è nulla di male!”

“Cosa vi scrivete?!”

“Ma niente!”

“Posso leggere i messaggi?!”

“Cosa?!” chiese Max sorpresa. “Ma non puoi chiederle una cosa del genere?!”

“Perché no?! Siamo amiche e non ci dovrebbero essere segreti tra noi! E poi se non ha nulla da nascondere, non c’è problema se leggo i messaggi!”

“Neanche per sogno! Non se ne parla! Questa è violazione della privacy!” disse Kate.

“Pff, si certo! E da quando voi tenete alla vostra privacy visto che volete condividere la stanza?!” disse Victoria con scetticismo.

“E da quando tu ci dici sempre tutto?!” chiese Max a Victoria che si voltò di colpo verso di lei come se fosse stata appena scoperta.
“Che cosa?! C-che vuoi dire?!”

Max rise. “Io penso che per quanto possiamo essere amiche, ci sono sicuramente cose di cui non parliamo tra di noi!”

Kate si voltò verso Max. “Tipo cosa? Cosa non ci dici?!”

“Io?! Niente, non mi riferivo a nulla in particolare! Dicevo così per dire! Non posso credere che noi abbiamo parlato sempre di tutto!”

Victoria continuava ad ascoltarle ripensando alla lettera. Come poteva affermare che tra amiche non ci dovrebbero essere segreti se lei in primis stava nascondendo qualcosa a Max. “Ragazze, finiamola con questi discorsi! Adesso devo andare!”

“Victoria, ma dove vai?!” chiese Kate.

“Devo solo sbrigare una commissione con mio padre! Ci sentiamo domani per la serata di chiusura di questa tortura a Seattle!”

“Ti accompagno!” disse Max.

“No, conosco la strada! Allora a domani!”

“Ciao Victoria!” dissero le sue amiche mentre la ragazza andava via.

“Max, non hai come l’impressione che Victoria si comporti in modo strano a volte?!”

“Si è vero, ma non riesco davvero a capire per quale motivo!”

“Forse è vero infondo!”

“Cosa?!” chiese Max.

“Che non ci diciamo tutto!”

Rimasero a guardarsi riflettendo.

“Quando resteremo sole noi tre faremmo bene a dirci sempre tutto, perché potremmo contare solo l’una sull’altra!” disse Kate.

 
Portland

Chloe dopo aver passato un po’ di tempo con Lauren, aveva avvisato Asher della sua assenza dal lavoro per il giorno successivo. L'uomo non aveva avuto nulla da obbiettare. Così aveva effettuato la prenotazione al Desire per il giorno dopo. Tornò al suo appartamento per stare un po’ con il suo gatto, ma come al solito non riuscì a trovarlo. Qualcuno bussò alla porta del suo appartamento. Andò ad aprire trovandosi davanti Shonei con Flerk in braccio.

“Cazzo, era da te?!” chiese Chloe sorpresa mentre lo prendeva in braccio.

“Che vuoi farci, sono irresistibile per chiunque! Comunque no, non era da me! Sono appena rientrata e l’ho trovato sul pianerottolo al piano di sotto!” disse la ragazza entrando.

“Dove eri Flerk?! E soprattutto come diavolo hai fatto a uscire dall’appartamento?!” disse Chloe guardando in faccia il gatto che miagolava.

“Beh, molto probabilmente Steph non è così sveglia come vuole far credere a tutti” disse Shonei aprendo il frigo. “Posso prendere una birra vero?”

“Prendila pure” disse Chloe sedendosi sul divano lasciando il gatto a terra.

“Allora, cosa ha detto Lauren?” chiese Shonei sedendosi accanto alla sua amica dopo aver stappato la birra e averne bevuto un sorso.

“Ha accettato ovviamente” rispose sospirando.

“Wow, che entusiasmo. Che succede, hai cambiato idea?”

“No, non ho cambiato idea. È solo che Lauren vorrebbe che andassi a stare da lei”.

“E qual è il problema, non lo fai già?”

“No, lei vuole proprio che mi trasferisca da lei”.

“Cosa?! Oh no no no no! Questo non va affatto bene Chloe!”

“Dici?!”

“Certo! È troppo presto!”

“Per te sarebbe presto anche dopo dieci anni!”

“Esatto, per me lo sarebbe sempre! Si vuole proprio accasare allora!”

“Oddio no! Questo no, non sono pronta per questo!”

“Posso chiederti una cosa?!”

“Certo!”

“Cosa ti aspetti da questa relazione?!”

“Non capisco, cosa intendi?!”

“Ok, vediamo di esporlo in maniera più semplice! Dove ti vedi tra qualche anno con lei?! Che ne so, diciamo tra tre anni?!”

“Ora capisco dove vuoi arrivare, ma non riesco a guardare le cose in questo modo! Non sono proiettata verso i progetti a lungo termine, soprattutto nella mia vita sentimentale e sai benissimo per quale motivo!”

“Lo so questo ma tu e lei state molto bene insieme! Quindi prova a immaginarti con lei tra qualche anno! Ad esempio, avrete un cane oltre un gatto?! Vivrete nello stesso appartamento?! Sarete sposate?!”

“Cazzo Shon, riesci a vedere queste cose molto più di me! E pensare tu che non vuoi nemmeno avere una relazione!”

La ragazza sorrise. “Perché tu sei ancora spaventata da quello che potrebbe succedere! Da quello che potrebbe andare male e anche se non lo ammetterai mai, da quello che potrebbe andare fin troppo bene! È la tua prima vera relazione seria con qualcuno ed è normale che tu non riesca a vedere aldilà del tuo naso a causa di tutto quello che hai vissuto in passato!”

“Anche tu sei spaventata?!”

“Oh piantala, non stiamo parlando di me!”

“Non lo so Shon! Io so soltanto che non è il momento di fare una cosa del genere!”

“Però organizzare qualcosa di romantico si eh?!” chiese la ragazza sorridendo mentre beveva un altro sorso di birra.

Chloe appoggiò la testa all’indietro sullo schienale guardando il soffitto. Flerk le saltò addosso strusciandosi con la testa su di lei. Chloe iniziò ad accarezzarlo. “Secondo te sto sbagliando Shon?!”

“La domanda giusta da fare è un’altra e soprattutto dovresti farla a te stessa, non a me!”

“Quale?!” chiese la ragazza guardandola.

“Com’è cambiata la tua vita da quando stai con lei?! Come ti fa sentire?! Cosa provi per lei?!”

“Questa non è una sola domanda!”

Shonei rise. “Si lo so ma servono tutte allo scopo!”

Chloe rimase a riflettere mentre coccolava Flerk che faceva le fusa. “La mia vita è cambiata in meglio! Prima sopravvivevo e basta! Casa, lavoro, impegni del genere! Tutto si riduceva a questo! Ho avuto soddisfazioni nel lavoro con la promozione, ho degli amici fantastici, ma non ti illudere!” disse la ragazza a Shonei che cominciò a ridere.

“Ma adesso che c’è lei è tutto diverso! Ora dopo il lavoro, so che c’è qualcuno che mi aspetta e che non vede l’ora di vedermi! Ed è una sensazione stupenda, perché anche se ho avuto una pessima giornata, so che si concluderà tra le braccia dell’unica persona che è capace di farmi dimenticare i casini della vita! Mi fa bene stare con lei, mi trasmette una tranquillità e una pace che non ho più da non so quando tempo!”

Shonei continuava a guardarla mentre Chloe parlava pensando alla sua ragazza.

“Non fraintendere Shon, tu e Steph siete le persone più care che ho nella mia vita! Però adesso non mi sento più sola!”

“Come è successo quanto è entrata Rachel nella tua vita?” chiese Shonei.

“Si, in un certo senso! Ma con Lauren è diverso perché lei ci tiene davvero a me! Credo che non siano solo parole quando dice di amarmi, perché riesco a sentirlo quando stiamo insieme! Riesce a trasmettermelo! Lei c’è davvero per me!”

“E tu ci sei per lei?”

“Credo di sì!”

“Sei innamorata di lei?!”

“Ci vado con i piedi di piombo adesso! Con Rachel sono stata troppo frettolosa! Mi sono solo lasciata prendere dal bisogno impellente di avere qualcuno al mio fianco perché ormai ero allo stremo! Ero stanca di aver perso tutto ed essere sola!”

“Cerca di capire chi è Lauren per te e fallo in fretta! Il tuo bisogno di lei non deve fermarsi alla necessità di non rimanere sola! Non è questo che dovrebbe tenere unite due persone! Lei è innamorata di te! Se dovesse scoprire che i suoi sentimenti non sono ricambiati soffrirà tantissimo! Quindi prima lo capisci meglio è per tutti!”

“Se non la amo dovrò chiudere con lei?!”

“Si, per il suo bene!”

“Io non voglio lasciarla! Non voglio perdere anche lei!”

Rimasero in silenzio per un po’ e poi Chloe si voltò verso l’amica.

“Credo di averti fatto questa domanda un paio di volte e non mi hai mai risposto! Sei mai stata innamorata?!”

Shonei sorrise mentre beveva un altro sorso di birra e poi scosse la testa. “Non stiamo parlando di me!”

“Infatti la mia domanda riguarda te!”

“Io…”

In quel momento entrò Steph sbattendo la porta. “Giuro che un giorno o l’altro ammazzo qualcuno!”

“Chi?” chiese Chloe.

“Quella testa di cazzo di Ian! Dio quanto odio lui e il suo tirapiedi!”

“Perché? Cosa ha combinato adesso!”

“Non ha molta importanza se ha fatto qualcosa o meno! Non lo sopporto e basta! Comunque si è messo a flirtare con una ragazza, perdendo tempo al suo tavolo mettendosi in mostra! E alla fine noi altri abbiamo fatto anche la sua parte di lavoro!”

Steph sospirò sedendosi sul tavolinetto davanti a loro.

“Non puoi sederti qui con noi?” chiese Chloe.

“Sul divano non posso! Se mi siedo accanto a te rischio la vita e se mi siedo vicino a Shonei rischio… la sifilide!”

Chloe rise alle parole dell’amica mentre Shonei scosse la testa sospirando.

“Allora, voi cosa fate?!”

“Stavamo parlando! Ho appena chiesto a Shonei se è mai stata innamorata!”

“Lei innamorata? Figurati!”

“Stava per rispondere ma tu ci hai interrotte!”

“Ah, quindi allora non lo sapremo mai! E adesso come faremo a dormire la notte!”

“E tu Steph, sei mai stata innamorata?! Dico, innamorata per davvero!” disse Shonei.

“Non sono affari tuoi!”

“Anche lei era innamorata di Rachel!” disse Chloe.

“Chloe!” disse Steph con tono di rimprovero.

“Che cosa?!” chiese Shonei sorpresa. “Eri innamorata di Rachel?! Cazzo, questa non me l’aspettavo proprio! Quindi questa faccenda di innamorarti sempre delle etero è un vizio vero e proprio!”

“Rachel non era proprio etero!” disse Steph.

“Oh avanti, ve lo dico io che lo era eccome!”

“Come fai a saperlo?! Non l’hai mai nemmeno conosciuta! Con Chloe ci andava a letto!”

“Non è quello che determina se una persona e gay o meno! Ricordate sempre che c’è la sperimentazione! La si usa per curiosità, per trasgredire o semplicemente per il gusto di fare sesso! È quando entrano in gioco i sentimenti che si capisce da che parte stai!”

“Se il tuo ragionamento è giusto, questo fa di te una persona etero!”

“Perché?!”

“Perché tu non sei mai coinvolta sentimentalmente, quindi sei etero! Sei stata tu a dire che sono i sentimenti che determinano da che parte stai!”

“Non sono mai stata etero!”

“Secondo me dici solo una marea di stronzate!”

“Sei mai stata con una etero?! No?! Allora non puoi saperlo! Io sono stata con tante etero, molte delle quali passavano una notte con me e sparivano nel nulla! Alla fine si sono sposate o fidanzate con degli uomini! Quindi ripeto, non è l’andare a letto con qualcuno che determina chi sei!”

“Continuo a pensare che dici stronzate!” ribadì Steph.

“Ma allora sei stata innamorata di qualcuna per poter affermare che è come dici tu!” disse Chloe con soddisfazione. “Ora voglio sapere chi è! La conosco?! È di Portland?!”

Shon si alzò appoggiando la bottiglia sul tavolinetto. “E con questo chiudiamo la serata, me ne vado a letto! Vi lascio alle vostre legende!”
“Oh avanti, non è giusto!” disse Chloe.

“Mi dispiace ma devo andare a dormire che domani devo scopare presto!”

Chloe cominciò a ridere mentre Steph la guardava quasi schifata.

“Buonanotte Shon!” disse Chloe.

“Buonanotte Chloe e ricorda quello che ti ho detto! Buonanotte anche a te Crudelia Demon!”

“Fottiti!” rispose Steph.

“Mi dispiace ma non ho bisogno di farlo da sola come te!”

“Cazzo, voi siete proprio incompatibili!” disse Chloe.

Shonei uscì dall’appartamento.

“Potresti cercare di fare meno la stronza con lei?! Ci sta provando ad andare d’accordo con te, ma non le rendi il compito per niente facile!”

“Non mi interessa!”

“Sei insopportabile quando fai così! Comunque, anche io adesso devo andare! Resto a dormire da Lauren!”

“Di nuovo?! Sembra quasi che tu non abbia più una casa!”

“Non preoccuparti, tornerò a dormire più spesso qui! Però stasera vuole che resti con lei! Torno domani mattina, ok?”

“Va bene, fai pure!” disse Steph alzandosi dal tavolinetto per raggiungere la sua stanza. Poi si fermò girandosi verso la sua amica. “Per la cronaca, Flerk ne risente quando non ci sei! Se ne resta davanti alla porta tutta la notte ad aspettarti! Finirà per odiare anche te oltre me!”

Chloe guardò il gatto che era accoccolato tra le sue braccia.

“Buonanotte Chloe!” disse la ragazza entrando nella sua stanza.

“Scusa tanto Flerk! Ti prometto che passerò più tempo a casa, ok?!” disse facendogli una grattatina dietro le orecchie.

Subito dopo aver coccolato un altro po’ Flerk, uscì dal suo appartamento per raggiungere la sua ragazza. Nel frattempo Flerk si era posizionato davanti alla porta in attesa che Chloe rientrasse. Qualche ora dopo Steph si alzò per bere un po' d'acqua. Quando uscì dalla sua stanza accese la luce vide gatto davanti alla porta in attesa di Chloe. Dopo aver bevuto si diresse alla sua stanza voltandosi per guardare Flerk. Lui le si avvicinò miagolando.

“Non tornerà a casa nemmeno stasera è inutile che l'aspetti!”

Flerk si sedette rimanendo a guardarla miagolando.

“Cosa vuoi?! Vattene a dormire su!” disse la ragazza voltandosi per tornare in camera sua mentre il gatto la seguiva. Poi si voltò e vide Flerk intento a entrare insieme a lei.

“Eh no, questo te lo puoi scordare! Vai a dormire nella tua cuccetta!”

Il gatto continuava a guardarla miagolando. Poi iniziò a strusciarsi contro le sue gambe con grande sorpresa della ragazza che non riusciva a credere ai suoi occhi.

“Sei un ruffiano! Stai cercando di comprarmi con due moine?! Sei davvero incredibile!”

Poi sospirò arrendendosi. “Ok, ti faccio dormire nella mia stanza ma stammi lontano!”

Il gatto cominciò a miagolare continuamente toccandola con una zampa la gamba.

“Cosa vuoi ancora?! Entra no?! Non vorrai mica che ti prenda anche in braccio?!”

Flerk a quel punto smise di miagolare mettendosi seduto a guardarla.

“Cazzo! Non ci posso credere! Se è una trappola ti giuro che ti sbatto fuori!”

Steph si chinò allungando le braccia per prendere il gatto, ma tenendolo a distanza di sicurezza “Ok, non fare scherzi eh!”

Poi lentamente lo avvicinò di più a sé e lui la lasciò fare. “Non ci posso credere che stia succedendo davvero!”

Cominciò ad accarezzarlo un po' timorosa, ma non successe nulla. Entrò in stanza sedendosi sul letto lasciando il gatto a terra che rimase a fissarla.

“Non tenterai di uccidermi durante la notte mentre sto dormendo, vero?!”

Steph si distese sul letto appoggiando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi. Dopo un po' si sentì toccare da qualcosa sul ventre. Aprì gli occhi e vide Flerk mettersi comodo sopra di lei. Steph ricominciò ad accarezzarlo senza più timore di essere graffiata e azzannata. Si chiese quanto sarebbe durata quella tregua, perché era chiaro ed evidente che il gatto si stava accontentando della sua presenza visto la mancanza della sua padrona. Poi smise di pensarci coccolando il gatto. “Vedi, non sei così male quanto vuoi!” disse Steph sorridendo.

Così finirono per farsi compagnia per quella notte dormendo vicini come se nulla fosse.

 
Martedì 20 giugno 2017

Il giorno successivo alle otto di sera Chloe passò a prendere Lauren al suo appartamento. Mentre era ferma nella sua auto in attesa dell’arrivo della ragazza, infilò una mano nella tasca della giacca ed estrasse il pacchetto regalo. Sorrise al pensiero dell’espressione che avrebbe assunto la sua ragazza vedendolo. Lo rimise al suo posto e uscì dall’auto fumandosi una sigaretta nell’attesa. Faceva piuttosto caldo quella sera e stava lottando con tutte le sue forze per non togliersi la giacca di dosso e anche tutto il resto per rimettersi i soliti abiti. Quel pomeriggio Shonei e Steph l’avevano aiutata con l’outifit adatto per la serata.

 

Nel pomeriggio Chloe, Steph e Shonei erano nell’appartamento.

“Quindi stasera baldoria, eh?!” disse Shonei mentre giocava con Flerk che tentava di graffiarla.

“Si, ma non vedo l’ora che questa serata passi al più presto! Mi sento terribilmente agitata!”

Steph che era seduta sul divano a leggere uno dei suoi libri la guardò sorpresa. “Per quale motivo?! Non è mica la prima volta che andate a cena fuori!”

“Si, ma questa volta è diverso!”

“Considerando che è una serata romantica, in un posto romantico è più che normale che ti viene l’ansia da prestazione! Potevi ascoltare il mio semplice consiglio e prenotare in uno dei soliti ristoranti qui intorno!” disse Shonei.

“Per fortuna non l’hai ascoltata, altrimenti questa serata non avrebbe avuto nulla di diverso e speciale! Il che l’avrebbe resa una serata come tante!” disse Steph tornando al suo libro. Poi a un tratto chiuse il libro di scatto e la guardò Chloe con aria interrogativa. “Cosa metterai stasera?!”

“In che senso?!”

“Cosa indosserai stasera?!”

“Il solito!” rispose tranquillamente Chloe.

“Per solito intendi jeans strappati che sembrano essere appena stati rosicchiati dai roditori?! Maglie del tipo horror con teschi e parole del tipo fuck you e ecc?!”

“Ma scusa, cosa ha che non va il mio abbigliamento?! A Lauren piace il mio modo di vestire! Cioè, non si è mai lamentata!”

Shonei cominciò a ridere. “Dalle tempo!”

“Che vorresti dire Shon?!” chiese Chloe infastidita.

“Certo che le piace Chloe, ma oggi passerete una giornata romantica!” disse Steph.

“E allora?!”

“Santo cielo è più grave di quello che pensassi!”

“Steph, cosa diavolo dovrei indossare scusa?!”

“Se vuoi posso aiutarti io” disse Shonei smettendo di giocare con il gatto.

“Non dirmi che sei d’accordo con lei Shon, ti prego!”

“Beh, sai quanto odio ammetterlo ma quando ha ragione, ha ragione!” disse la ragazza con un’alzata di spalle.

“Cosa dovrei mettere?!”

“Ci penso io! Ho della roba che nemmeno uso più, per quanto mi riguarda te la posso anche regalare! Tanto abbiamo la stessa altezza e taglia non ci sono problemi!”

“Shon, senza offesa ma stai dicendo che Chloe dovrebbe vestirsi come te?!” chiese Steph.

“Beh, è ovvio se indossa i miei vestiti! Vado a prenderli!”

Poco dopo la ragazza entrò con una montagna di roba. Li scaraventò tutti sul divano. “Cominciamo! Inizia a spogliarti Chloe!”

“Oh cazzo!” rispose Chloe contrariata.

Dopo circa un’ora di tempo fu deciso cosa avrebbe indossato per la serata. Chloe era davanti allo specchio del suo armadio. Uscì dalla sua stanza con una faccia disperata.

“Ragazze, sono stufa di provare tutto e tra l’altro non c’è niente che mi attiri!”

Le ragazze si voltarono verso di lei guardandola da capo a piedi. Chloe indossava dei pantaloni neri dritti a vita alta, una camicia bianca classica super aderente e una giacca nera da donna anch’essa aderente che seguiva i lineamenti del suo corpo.

“Mh!” disse Steph dubbiosa.

“Per me sei da scopare!” disse Shonei sorridendo soddisfatta.

“Ragazze, questo non è il mio stile!”

“Beh, abituatici all’idea! In alcune occasioni non puoi vestirti come ti pare!” disse Shonei.

Poi dopo essersi alzata dal divano avvicinandosi alla ragazza, si voltò verso Steph. “Allora?! Che ne pensi?!”

Steph si alzò e la guardò annuendo. “Si… adesso è decisamente te!” disse indicando Shonei.

“Ed è una cosa positiva, giusto?” chiese Shon.

“Beh, sempre meglio che uscire vestita da stracciona!”

“Ehi, i miei vestiti non sono da stracciona!” disse Chloe.

“A proposito, ma Lauren è a conoscenza che deve vestirsi in un certo modo?! Sai, lei non è abituata a uscire con te per andare in posti così raffinati!”

“Ehm… io non lo so! Non ricordo nemmeno cosa le ho detto! Non ho detto molto per paura di svelare tutta la mia sorpresa!”

“Cazzo! Sei incredibile Chloe! Ci penso io!”

Così Steph inviò un messaggio a Lauren chiedendole espressamente di vestirsi in modo elegante. E questo in un certo senso salvò la situazione oltre a svelare le intenzioni di Chloe.


 
Lauren comparve dall’ingresso dell’edificio avvicinandosi. Chloe si voltò verso di lei gettando via la sigaretta e si avvicinò dall’altro lato dell’auto per aprirle lo sportello, ma rimase imbambolata a guardarla avvicinarsi. Era vestita con un abito corto svasato nero aderente con zip dietro alla schiena leggermente scoperta, sul davanti la scollatura era moderata e le spalline strette lasciavano scoperte le spalle. I tacchi vertiginosi delle sue scarpe nere la rendevano un più alta del solito. Portava con sé una borsetta nera.

“Ciao Chloe!” disse Lauren sorridendole un po' in imbarazzo a causa dello sguardo di Chloe.

“Ciao Lauren, prego!” rispose Chloe aprendole lo sportello. Poi si sfilò la giacca che non sopportava più avere addosso e la mise dietro i sedili posteriori. Dopo aver visto Lauren il caldo non aveva fatto altro che aumentare. Salì in auto e restò a guardare la sua ragazza.

“Chloe, c'è qualcosa che non va?!”

“No, assolutamente! È solo che stasera sei davvero bellissima! Cioè... non che gli altri giorni tu non lo sia, però oggi... lo sei particolarmente!”

“Grazie Chloe!” rispose la ragazza arrossendo. “Anche tu sei non sei per niente male!”

“Oh, lo pensi davvero?!” chiese Chloe sorpresa.

“Beh sì, sei decisamente sexy! È la prima volta che ti vedo vestita così!”

“Devo essere sincera, questa roba che ho addosso non è mia ma di Shon!”

“Si, lo avevo capito perché conosco il tuo stile! Ma devo dire che anche così sei bellissima! Credo che ti starebbe bene addosso qualsiasi cosa! Anche una muta da sub!”

Chloe rise. “Non esagerare!”

“Non sto esagerando! Ti trovò davvero affascinante!”

“Cazzo, allora è per questo che Shon fa sempre conquiste! Sono i vestiti non lei! E io che pensavo che ci sapesse fare!” disse Chloe con ironia facendo ridere la ragazza.

“Dio, se ti sentisse!”

“Beh, per fortuna non c'è!” disse Chloe avvicinandosi a lei inserendole la cintura di sicurezza.

“Come sei premurosa oggi!”

“La prudenza non è mai troppa! E comunque, non ci siamo ancora salutate come si deve!” disse Chloe baciandola con dolcezza. Poi si staccò sorridendo. “Adesso andiamo via altrimenti finirò per portarti di sopra e addio serata!”

Mise anche lei la cintura e avviò l'auto.

 
Seattle

Nel frattempo a Seattle le ragazze dopo essersi preparate per uscire, raggiunsero gli altri in pizzeria per passare un'ultima serata insieme ai loro amici prima della loro partenza. I ragazzi erano seduti a un tavolo ridendo e scherzando davanti alle loro pizze. Questa sarebbe stata la loro ultima occasione di passare del tempo insieme, perché il giorno seguente Max, Victoria e Kate sarebbero partite dirette a Portland. La serata trascorse serenamente ma era evidente che i loro amici non erano di certo felici per la loro partenza. Quelli che più ne risentirono furono Fernando e Kristen, anche perché non era la prima volta in cui dovevano salutare Max.

“Mi dispiace davvero tanto che domani dovete partire” disse Kristen.

“Credimi anche a noi dispiace tanto che sia giunto questo momento” disse Max.

“Si, questo è vero. Ci mancherete tanto anche voi ragazzi” disse Kate.

Victoria, che era seduta al centro tra le due ragazze rimase in silenzio continuando a mangiare il suo ultimo pezzo di pizza. Accorgendosi del silenzio generale alzò lo sguardo dal piatto e vide Max e Kate che la guardavano. Anche gli altri ragazzi seduti davanti a loro la fissavano. Così, Victoria smise di masticare cercando di ricordare di cosa stessero parlando. Poi cercò di rimediare.

“Si, ci mancherete anche voi”.

Lucas e gli altri sorrisero alle parole della ragazza, tranne Max, Kate e Jennifer che scossero la testa.

“Che c’è?! Ho detto che sentiremo la loro mancanza!”

“Io vado a fumare una sigaretta fuori!” disse Jennifer.

“Vengo anche io” disse Victoria.

“Oh no, ti prego!” rispose Jennifer.

“Forse è meglio che vada anche io con loro” disse proponendosi Fernando. “A meno che non devi fumare anche tu Lucas!”

“No, non ne ho voglia adesso!”

“Allora vado io così non rischiamo di dovere chiamare i soccorsi!”

“Se dovessi decidere di farle del male credimi, i soccorsi non potrebbero aiutare in nessun caso!” disse Jennifer.

“Uuuh, quanto sono spaventata adesso!” rispose Victoria sarcastica.

“Beh, io devo andare un attimo in bagno” disse Kate.

“Anche io” si aggiunse Kristen che si alzò per seguirla.

Così al tavolo rimasero Lucas e Max.

“E così è finalmente giunto il grande momento” disse Lucas.

“Già, sembrava non volesse arrivare mai questo giorno. Adesso invece è fin troppo vicino”.

“Sei in ansia?”

“Un po’ sì… diciamo un po’ tanto” disse Max in imbarazzo.

“Non devi essere preoccupata. Vedrai che ti adatterai presto e poi non sarai sola”.

“Si, lo so”.

Lucas prese il bicchiere per bere un sorso della sua birra mentre Max lo osservava lottando contro il suo desiderio di sapere qualcosa.
“Lucas…”

“Si?”

“Ieri ho incontrato per caso Duncan al centro commerciale”.

“Ah…e quindi?”

“Ci siamo intrattenuti un po’ per prendere un caffè e fare due chiacchiere”.

“Due chiacchiere con Duncan?” chiese il ragazzo sorpreso.

“Sembra strano lo so ma è andata così”.

“Di cosa avete parlato?”

“Tu e lui vi vedete?”

“No, cioè è capitato qualche volta per caso”.

“So che vi siete riappacificati”.

“Si infatti”.

“E Jennifer lo sa questo?”

Lucas ci mise un po’ a rispondere. “No, ho preferito non dirglielo perché so che non lo sopporta”.

“Hai ripreso a comprare la sua roba?”

“Perché tutte queste domande?”

“Sono solo un po’ preoccupata. Tu e Jennifer siete sempre stati molto uniti e so per certo che lei odia Duncan. Se le tieni nascosta una cosa del genere e poi lei lo dovesse scoprire potreste finire per litigare”.

Lucas prese un altro sorso dalla sua birra. “Io e lui non ci frequentiamo Max. Ogni tanto ci capita di vederci e trascorrere del tempo insieme a parlare. Ma ti posso assicurare che non ci frequentiamo e non compro più erba da lui. Ora fumo solo sigarette”.

“Resta il fatto che dovresti dirle che vi siete riappacificati. Se non la informi e scopre la verità da sola potrebbe sentirsi tradita”.

“Come mi sono sentito io con te?”

“Che cosa? Di che parli? Io non ti ho nascosto nulla e non ti ho mai tradito!"

“Sai, il giorno in cui io e Duncan ci siamo riappacificati abbiamo parlato di Chloe”.

“Perché?!”

“È saltato fuori che i tuoi sentimenti verso di lei fossero un po’ diversi da quelli di una semplice amica” disse il ragazzo fissandola, in attesa di scorgere qualcosa nel volto della ragazza che confermasse o smentisse l’idea che Duncan si era fatto su di lei.

“È stato Duncan a metterti in testa questa storia?!”

“Lui ne è convinto di questo. Dopo avermi informato mi sono ricordato di quel giorno in cui Duncan ha scoperto che Chloe era andata via da Seattle. Il modo in cui si è infuriato con te. Non riuscivo a comprendere tutte le accuse nei tuoi confronti. Ero molto confuso al riguardo, ma adesso sembra tutto così chiaro. Lui ti riteneva responsabile della sua partenza. Pensava che tu non fossi stata in grado di mandare giù il fatto che fossero andati a letto insieme”.

Max rimase in silenzio mentre guardava il ragazzo.

“Lo so, molto probabilmente ti stai chiedendo a cosa serve parlare di questo ora, visto che non stiamo nemmeno più insieme. Però sai, non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra storia che si è conclusa così. Forse la motivazione è Chloe. Ma infondo questi sono affari tuoi e non sei dovuta a dirmi nulla, anche se credo di meritarmela una risposta”.

“Lucas, io non provavo niente del genere per lei!” disse Max cercando di dimostrarsi determinata. In quel momento non aveva davvero nessuna importanza quali potessero essere all’epoca i suoi reali sentimenti verso l’amica. La cosa importante era rimuovere dalla mente del ragazzo l’idea di essere stato usato come sostituto per dimenticare Chloe.

Lucas annuì poco convinto delle parole della ragazza. “Se fosse come dice Duncan, non vedo perché dovresti negarti di essere felice con qualcuno di più adatto a te. Così eviteresti di far soffrire altra gente. Ti assicuro che questo non vuole essere un rimprovero Max, ma un consiglio da amico”.

“Rieccoci qua. Gli altri sono ancora a fumare fuori?” disse Kristen tornando al suo posto.

“Si, sono ancora fuori” rispose Lucas continuando a guardare Max davanti a sé.

“Non capisco che gusto ci trovate a fumare” disse Kate prendendo posto accanto a Max. Subito si accorse dalla sua espressione che qualcosa non andava. “Max, è tutto ok?”

Max si voltò verso l’amica sforzandosi di sorridere e cercando di cambiare discorso. “Si, certo! Che ne dite se quando arrivano gli altri ordiniamo anche il dolce?!”

 
Portland

Le ragazze raggiunsero il Desire per le nove di sera. Dopo aver parcheggiato, Chloe scese dall'auto indossando di nuovo la giacca. Poi si avvicinò di fretta ad aprire lo sportello dal lato del passeggero porgendo una mano alla sua ragazza.

“Grazie Chloe!”

“Prego!”

Quando chiuse lo sportello si voltarono entrambe a guardare l’imponente edificio a tre piani, circondato da un immenso giardino pieno di fiori come azalee, evergreen e alberi di quercia.  Era possibile ammirare il giardino fiorito percorrendo una stradina che girava tutto intorno al Desire. Disseminate qua e là c’erano delle panchine. Il tutto illuminato da lanterne alte di luce calda che davano un’atmosfera molto intima.

Dopo essersi guardate intorno Chloe la prese per mano. “Andiamo?”

“Si” rispose Lauren sorridendole.

Si diressero verso l'entrata circondata da un arco ricoperto di edera, salendo alcuni gradini. Appena entrate nell’ampio atrio videro la reception davanti a loro con un uomo che parlava al telefono. Alle spalle del tizio c’era una porta aperta che conduceva in un’altra stanza dove un ragazzo era affaccendato a fare chissà cosa. Molto probabilmente lavorava lì, visto com’era vestito. Sul lato destro della hall, c'era un’entrata che conduceva alla zona ristorante e sulla sinistra quella che portava ai piani superiori, dove c'erano le stanze dell’hotel per coloro che decidevano di pernottare. Anche la hall era sommerso di piante e fiori di tutti i tipi.

“Certo che se qualcuno fosse allergico ai fiori, qui dentro sarebbe già morto stecchito!” disse Chloe sottovoce facendo ridere Lauren che per nasconderlo si mise una mano davanti.

Poi si avvicinò di più a Chloe bisbigliando. “Non cominciare, cerca di essere seria!” disse sorridendo.

“Ma io sono seria!” rispose Chloe sottovoce.

“Buonasera, posso esservi utile?” chiese l'uomo alla reception dopo aver messo giù il telefono.

“Si!” rispose Chloe avvicinandosi continuando a tenere Lauren per mano. “Ho una prenotazione di un tavolo e una stanza a nome Chloe Price!”

“Un momento prego!” disse l'uomo dando un’occhiata al suo laptop. Ci mise poco a trovare quello che cercava. “Oh, eccola qui! La vostra stanza è pronta! Se volete vi faccio subito accompagnare di sopra, nel caso vogliate lasciare i vostri effetti personali!”

“Veramente resteremo solo per una notte, non abbiamo bagagli con noi ma vorremmo comunque vedere la stanza se è possibile!”

“Ma certamente!” disse l’uomo prendendo la chiave della stanza e chiamando il ragazzo nello stanzino alle sue spalle. “Franklin, vieni qui un attimo!”

“Eccomi!” disse un ragazzo che si avvicinò squadrando un po' più del dovuto Lauren.

“Potresti accompagnare le nostre ospiti al piano di sopra?! La loro stanza e quella in fondo, la numero sei!” disse l'uomo consegnandogli la chiave.

“Subito, avete dei bagagli con voi?” chiese il ragazzo guardando Lauren sorridente, nonostante fosse evidente non avessero niente con loro.

“No!” rispose Chloe in tono secco.

“Bene!” disse il ragazzo guardando per la prima volta Chloe. “Seguitemi prego!”

Lo seguirono al piano di sopra arrivando all'ultima stanza in fondo. “Eccoci arrivati!” disse il ragazzo aprendo la porta chiusa a chiave. Spalancò la porta facendo segno loro di entrare, ma guardando solo ed esclusivamente Lauren. “Questa è la vostra stanza per la notte!” disse il ragazzo iniziando a mostrare loro la camera.

Appena entrate le ragazze notarono un mobiletto sulla parete dell'entrata con un telefono e un vaso di fiori freschi. Chloe diede un'occhiata a Lauren al suo fianco che evitò il suo sguardo per evitare di ridere ripensando alla faccenda dei fiori. Sulla parete di sinistra c'era il letto a due piazze con una coperta in seta beige. Ai lati del letto dei comodini con delle lampade che irradiavano luce soffusa. Dinanzi c'erano due finestre che affacciavano sul retro dell'edificio dove c'era il giardino ma anche una piscina ben illuminata. Davanti alla seconda finestra c'era un tavolo con due sedie. Sul tavolo era posizionata una tovaglia elegante abbinata ai colori della stanza, un centrotavola rigorosamente composto da altri fiori e due candelabri in argento. Era ben attrezzato per chi preferisse l’assoluta privacy optando per il servizio in camera. Sulla parete in alto alla loro destra era fissato un televisore. Poi seguiva la porta che conduceva al bagno. Appena entrate, sulla parete di sinistra c’era un armadietto con tutto l’occorrente da toilette. Sulla parete di sinistra c’erano i sanitari e frontalmente all’entrata c’era una doccia e una vasca idromassaggi.
 
“Nell’armadietto troverete degli accappatoi, asciugamani e tutto ciò che vi può servire! Se nel caso dovesse servirvi dell’altro potete chiamare e provvederemo subito!”

Il ragazzo continuava a parlare guardando esclusivamente Lauren la quale annuiva cortesemente, mentre Chloe lottava con tutte le sue forze per non prenderlo a pugni.

“Ora se volete posso mostrarvi come funziona la vasca idromassaggi!”

“Grazie, ma non ce ne sarà alcun bisogno non siamo così impedite!” disse Chloe con freddezza, togliendosi la giacca e lasciandola sul letto mentre Lauren sgranava gli occhi sorpresa dalla sua risposta scontrosa.

Il ragazzo preso alla sprovvista rimase un po’ in silenzio e poi si ridestò. “Bene, allora questa è la chiave!” disse il ragazzo porgendo la chiave a Lauren la quale l'afferrò immediatamente prima che si intromettesse di nuovo Chloe staccandogli il braccio.

“La ringrazio!” disse Lauren con un sorriso mostrandosi cortese.

“Si figuri è il mio lavoro! A proposito, se volete potete già prenotare la colazione per domani mattina! Sempre se volete il servizio in camera e questo vale anche per la cena di stasera!”

“Si, domani vorremmo la colazione servita in camera!” disse Lauren mentre Chloe si guardava ancora intorno per la stanza.

“Bene allora, a che ora vol...”

“Non lo sappiamo ancora, lo saprete domani!” rispose Chloe risoluta fissando il ragazzo.

“Benissimo, allora vi auguro una buona serata!”

“La ringraziamo” disse Lauren.

Quando il ragazzo uscì dalla camera si voltò verso di loro con l'intento di aggiungere qualcos'altro, ma non ci riuscì perché Chloe afferrò la porta chiudendola con un colpo secco. Poi tornò a guardarsi intorno ispezionando la stanza.

Lauren la guardava sbalordita. “Chloe, non ti sembra di essere stata un po’ scortese con il ragazzo?! Ha cercato solo di essere gentile e svolgere il suo lavoro al meglio!”

“Si certo, come no! Il suo lavoro, pff! Ti ha messo gli occhi addosso non appena ti ha vista! Non credo che il suo lavoro consista nello sbavarti addosso!”

Lauren si sedette sul letto guardandola. “Me ne sono accorta Chloe, ma non gli ho dato peso!”

“Si, ho notato!” disse Chloe continuando a girare per la stanza controllando com'era arredata. Entrò anche nel bagno approfittando dell’occasione per nascondere il regalo di Lauren nell’armadietto.

“Cosa avrei dovuto fare secondo te?! Prenderlo a sberle?!”

“Non sarebbe stato male!” rispose Chloe andando alla finestra e guardando di sotto per scorgere il giardino fiorito e la piscina.

Lauren le si avvicinò da dietro avvolgendole le braccia attorno alla vita stringendola. Appoggiò la testa sulla sua spalla dandole un bacio sulla guancia. Chloe avvolse le braccia di Lauren con le sue.

“Non hai motivo di essere gelosa” disse Lauren in un sussurro.

“Io non sono gelosa! Mi dà solo fastidio che faccia il cascamorto con te!”

Lauren cominciò a ridere. “Ergo, sei gelosa!”

“No, io non... sì… forse giusto un pochetto...” disse Chloe voltandosi verso di lei.

“Non ci trovo nulla di male ad ammettere di essere gelosa!” disse Lauren avvicinandosi per baciare Chloe la quale rispose al bacio.

Poi si staccarono e Chloe disse: “Forse dovremmo farci portare la cena in camera, che ne dici? Così resteremo completamente da sole senza nessuno intorno”.

“Senza il ragazzo intorno, vorrai dire!”

“Anche!”

“Chloe, hai organizzato una serata in un certo modo e non vedo perché tu debba cambiare il programma solo perché qualcuno mi ha messo gli occhi addosso! Devi fidarti di me quando ti dico che per me non esiste nessun altro all'infuori di te!” disse la ragazza accarezzandole una guancia.

Chloe sospirò arrendendosi. “E va bene come vuoi! Ceneremo di sotto!”

“Bene!” disse Lauren baciandola di nuovo mentre Chloe la spingeva verso il letto ridendo.

Caddero sul letto continuando a baciarsi.

“Chloe… non credo… che sia il momento giusto… per questo!” disse Lauren tra un bacio e l’altro.

“Giusto” disse Chloe staccandosi da lei rimettendosi in piedi. “Andiamo?”

“Si, però prima...” disse Lauren alzandosi prendendo la giacca. “...rimettiti questa”.

“Deve piacerti proprio tanto eh?” disse Chloe rimettendosi la giacca. “Sai, inizia a piacere anche a me”.

“Ah davvero? E come mai?”

“Si, perché non vedo l'ora che arrivi il momento che me la strapperai di dosso” rispose Chloe facendo ridere la ragazza che già si aspettava una risposta del genere.

“Puoi starne certa che te la strapperò di dosso” disse Lauren in tono malizioso afferrandola per la giacca e tirandola verso di sé dandole un bacio a stampo. “Adesso andiamo”.

Quando arrivarono di sotto entrarono nell’ampia sala ristorante, illuminata da luci soffuse per l’atmosfera. La sala sembrava essere già al completo.

“Spero non si siano dimenticati di noi” disse Lauren un po’ preoccupata.

“No, è impossibile e poi mal che vada ce ne ritorniamo diritte in camera, così potremo avere la nostra privacy” rispose Chloe ammiccando maliziosa.

“Sei sempre la solita” disse Lauren mettendosi sotto braccio alla sua ragazza.

Davanti all’entrata in fondo c’era il bar con una coppia seduta sui sgabelli a bere un drink. Alla sinistra dell’entrata c’era un palco dove un gruppo di musicisti suonava musica dal vivo. Davanti al palchetto c’era un ampio spazio utilizzato come pista da ballo. Alla destra invece erano presenti tutti i tavoli con le varie coppiette che cenavano a lume di candela. C’era anche abbastanza spazio tra un tavolo e un altro per permettere di avere una certa privacy.

In quel momento un ragazzo si avvicinò a loro. “Buonasera e benvenute al Desire!”

“Grazie!” rispose Lauren.

“Avete prenotato un tavolo?”

“Si, a nome Price”.

“Oh certo, Price. Prego, seguitemi da questa parte” disse il ragazzo facendo strada alle due ragazze, accompagnandole al loro tavolo. Chloe si tolse la giacca appendendola allo schienale della poltroncina imbottita, mentre Lauren appoggiò la sua borsa sulla tavola. Quando si furono sedute il ragazzo disse prima di allontanarsi: “Vi faccio subito portare i vostri menù”.

“Grazie!” disse Chloe. Poi si voltò verso Lauren. “Che ne dici, che ti sembra?! Ti piace il posto?!” chiese un po’ nervosa.

“È stupendo Chloe!”

“Bene, mi fa piacere che ti piaccia! Ora incrociamo le dita per il cibo!”

“Sono sicura che sarà tutto squisito!”

Un cameriere si avvicinò al loro tavolo porgendo loro il menù.

“Grazie!” dissero entrambe.

Quando il cameriere si allontanò aprirono il menù dandogli un'occhiata.

“Wow, quanta roba! Sbrighiamoci a scegliere o non faremo in tempo a mangiare nulla a parte la colazione domani mattina!” disse Chloe mentre Lauren rideva.

Il menù comprendeva davvero una vasta scelta di piatti. Lauren no poté fare a meno di guardare i prezzi. Si schiarì la voce per attirare l’attenzione della sua compagna che alzò subito lo sguardo dal suo menù per guardarla.

“Che c’è?!” chiese Chloe.

“Beh, questo ristorante è un po’ costoso o sbaglio?! Non che io mi stia lamentando intendiamoci! Ma vorrei ricordarti che non siamo più nella fase di corteggiamento e non devi fare colpo su di me, perché già pendo dalle tue labbra!” disse Lauren con ironia.

Chloe la guardò in modo strano. “Credi che io mi stia mettendo in mostra per provarci con te?! Allora, innanzitutto mettiamo ben in chiaro una cosa. Sei stata tu a provarci con me e non il contrario! E poi ormai ti ho già in pugno da tempo! Figurati se ho bisogno di farmi in quattro per fare colpo su di te!” disse la ragazza seria lasciando Lauren sbalordita dalla sua arroganza.

Poi Chloe si rese conto che la sua ragazza ci era cascata in pieno e cercò di rimediare. Sorrise allungando una mano sul tavolo per afferrare la sua. “Lauren, stavo scherzando, ok?! Accidenti che faccia!”

“Che idiota! Per un attimo ho pensato che parlassi sul serio!”

Chloe continuava a ridere divertita, poi tornò seria. “Ascolta Lauren, non farti problemi di nessun genere! Se non volevo portarti qui avrei scelto un altro posto. Quindi ordina tutto quello che vuoi come farò io! Oggi non bado a spese!” disse dando un bacio alla sua mano per poi tornare a guardare il menù mentre Lauren la osservava.

“Ok!” disse Lauren riportando l’attenzione al menù.

Uhm, mini involtino di astice… di caviale?! Sarebbero le uova giusto?!” chiese Chloe disgustata.

Lauren la guardò comprensiva. “Si!”

“Ok, sicuramente non lo prendo! Posso capire l’astice ma le uova anche no grazie! Oh ecco, tagliatelle all'aragosta del Maine! Questo può andare!”

“Invece io come primo piatto io prenderò gli agnolotti di barbabietola!” disse Lauren.

“Bene! Torchon di foie gras della valle dell’Hudson!” disse Chloe guardando Lauren. “Cos’è il foie gras?!”

“Fegato di anatra!”

“Uova di astice, fegato… inizio a pensare di non aver prenotato in un ristorante, ma nella casa di Hannibal Lecter!” disse Chloe facendo ridere Lauren.

“Ah guarda, c’è anche la zuppa di aragosta, ma non vorrei puzzare di pesce per tutto il resto della serata!”

“Chloe, ti prego smettila!” disse Lauren continuando a ridere.

“E va bene, comunque prenderò una zuppa fredda di piselli! Tu?!”

“Io prenderò ostriche della Damariscotta!”

“Ma le ostriche non sono quelle cose viscide?!”

“Si, ma sono davvero ottime!”

“Cioè, non prenderesti mai il caviale ma le ostriche sì?!” chiese Chloe perplessa.

“Si, ma dovresti assaggiarle prima di dare un giudizio!”

“Non ci penso nemmeno!”

“Sai, dicono che le ostriche siano afrodisiache!” disse Lauren con un sorriso malizioso.

Chloe ci pensò un attimo prima di rispondere. “Ok, ne prenderò quattro piatti!”

Lauren ricominciò a ridere.

“Stavo scherzando Lauren, non mangerò mai quella roba perché è come se mangiassi non so, del muco! La prossima volta che mi ammalo e mi si infiamma la gola, te ne preparerò un bel piatto!”

“Dio Chloe, sei disgustosa!”

“Sono loro a essere disgustose!”

“E comunque il composto delle ostriche mi ricorda altro!” disse Lauren con nonchalance.

“Cosa?!”

Lauren non rispose portando di nuovo la sua attenzione al menù, mentre Chloe rifletteva. Poi l’illuminazione.

“Aaaah! E poi io sarei la pervertita!”

“Io non ho detto nulla, sei tu che pensi sempre male!”

“Si certo, come no!” disse Chloe ridendo. “Se è quello che vuoi, non c’è bisogno di ordinarle, visto che…”

“Chloe, non continuare ti prego! Ho capito!” disse Lauren alzando una mano terrorizzata da cosa potesse dire. “Passiamo al dolce?!”

“Non così presto Lauren non abbiamo nemmeno mangiato!” rispose Chloe ammiccando.

Lauren roteò gli occhi al cielo. “Non intendevo quello!”

“Guarda ci sono altri piatti, come la ribeye alla griglia!” disse Chloe.

“Cosa c’è dentro?!”

“Sicuramente non uova di astice! Arancini, cipolla grigliata, funghi porcini, fresno in salamoia! Può andare! Prendo anche questo!”

“Sembra buono, ma c’è anche il tonno a pinne gialle del Maine con melange di verdure estive, capperi croccanti, verjus beurre rouge! Credo che prenderò questo! Chloe, ma riusciremo a mangiare tutto?!”

“Oh sì, ho una fame da lupi!”

“Ah già, dimentico sempre che sei un pozzo senza fondo!” disse Lauren prendendola in giro.

“Ora possiamo passare anche al dolce!” disse Chloe.

“Oh, grazie al cielo!” disse Lauren.

“No, grazie al menù che sta finendo! Come dolce io scelgo la cheesecake di mirtilli!”

“E io senza ombra di dubbio prenderò il soufflé al cioccolato con crema inglese alla vaniglia!”

“Bene, direi che abbiamo finito!”

“E da bere?!” chiese Lauren.

“Vino rosso o bianco?!”

“Vuoi anche farmi ubriacare?!”

“Totalmente!”

“Rosso!”

“E vino rosso sia!”

Si sorrisero lasciando i loro menù in attesa che qualcuno andasse a prendere le loro ordinazioni. La tavola era coperta da una tovaglia elegante bordeaux con tovaglioli di abbinati. Calici da vino e acqua, posate così brillanti da potercisi specchiare. Un centro tavola piccolo composto inevitabilmente da fiori che fece storcere il naso a Chloe. E infine due candele al centro. Le poltroncine bordeaux imbottite con braccioli in legno pregiato.

“Cazzo, io credo che dovremmo portarcele vie queste poltroncine! Sono troppo comode!”

“Non siamo in un centro commerciale, non sono in vendita!”

“Ma io non voglio comprarle!” disse Chloe seria.

“Ma che diavolo…”

“Dici che se ne accorgerebbero?!” chiese sorridendo Chloe.

“Sei un caso disperato!”

“Bene, nel frattempo cosa facciamo?!” chiese Chloe.

“Non lo so, ma so cosa vorrei tanto fare adesso!” disse Lauren non riuscendo a staccare gli occhi da Chloe. Si sporse in avanti sulla tavola, spingendo Chloe a fare lo stesso e si baciarono.

La prima a staccarsi fu Chloe. “Fai la brava Lauren!”

“Cosa?!”

“Non possiamo cominciare così la serata e poi non siamo sole!”

“E da quando ti importa che ci sia qualcuno a guardarci?!”

“Non sono loro il problema ma io! Se mi mandi su di giri a inizio serata la cena durerà meno di un gatto in tangenziale!”

Lauren rise escogitando un modo per provocarla. Appoggiò una mano su quella di Chloe che accarezzandola mentre la guardava sorridendo. Chloe ricambiò le sue attenzioni fino a quando non si accorse che ci fosse qualcosa fuori posto.

“La smetti?!” disse Chloe sottovoce sorridendo.

Lauren continuò con la sua provocazione sotto al tavolo lontano dagli sguardi indiscreti di tutte le persone presenti. Con un piede dal quale si era sfilata la scarpa, sfiorava intenzionalmente un piede di Chloe.

“Sei una cattiva ragazza Lauren! Te lo hanno mai detto?!”

“No, tu sei la prima!” rispose Lauren risalendo con il piede lungo la gamba di Chloe.  “Non ti piacciono le mie attenzioni?!”

“Oh sì, solo che come ti ho già detto prima, non è il momen…” rispose la ragazza interrompendosi quando sentì il piede salire un po’ troppo. Si scostò leggermente con la poltroncina dal tavolo per impedire la sua avanzata.

Lauren cominciò a ridere di gusto divertita dalla sua reazione.

“Sei incorreggibile Lauren! Chi ti ha insegnato a essere così sfacciata?!”

“E me lo chiedi?! Tu ovviamente!”

“Non è vero!”

“Invece sì!”

“Ok, è vero!” rispose Chloe ridendo avvicinandosi di nuovo al tavolo con la poltroncina. In quel momento un cameriere arrivò al loro tavolo per portare via i menù, prendere le loro ordinazioni e accendere le candele.

 
Seattle

Dopo aver terminato la loro serata i ragazzi si avviarono tutti alle loro auto nel parcheggio. Mentre camminavano nessuno disse nulla, consapevoli che era giunto il momento di salutarsi. Si fermarono davanti all’auto di Victoria guardandosi tutti. L’espressione di Kristen e Fernando esprimevano chiaramente il loro dispiacere di dover salutare ancora una volta la loro amica Max. Nessuno si decideva a mettere fine a quel silenzio che pesava molto più di un addio. Alla fine fu Jennifer che disse qualcosa.

“Bene, non male come serata. Ci siamo divertiti, giusto?” chiese a nessuno in particolare.

“Si, assolutamente” rispose Lucas.

“Sono d’accordo anche io, considerando che è l’ultima volta che usciamo insieme” disse Victoria senza riflettere. Tutti la guardarono e solo allora si rese conto di aver fatto una gaffe e cercò di rimediare. “L’ultima volta per ora. Tanto torneremo sicuramente durante le vacanze natalizie. Dopotutto vivono qui le nostre famiglie”.

“Oh andiamo! Fingiamo che tutto vada bene ma non è così! Mi dispiace che andiate via!” disse Fernando. “Soprattutto tu Max! L’ultima volta che ci siamo salutati, abbiamo rischiato di non rivederti mai più!”

“Fernando, dispiace tanto anche a me andare via, ma ci rivedremo ancora te lo prometto. Questo non è un addio. E poi non puoi paragonare questa situazione a quella passata” disse Max.

“Infatti, quante possibilità ci sono che possa abbattersi un tornado anche su Portland” disse Victoria.

Questo causò il gelo dentro Max. Nessuno di loro poteva sapere che il tornando non era avvenuto in modo del tutto naturale, ma era stato causato da lei e dai suoi continui viaggi nel tempo. La ragazza si chiese se veramente non ci fosse nessun rischio in proposito, visto che lei sarebbe stata in grado di causare qualsiasi altra calamità naturale se avesse utilizzato il suo potere. Sentiva di essere lei un rischio per tutta l’umanità. Ovunque sarebbe andata, se avesse utilizzato il suo potere in modo sconsiderato, avrebbe messo a rischio la vita di tutti.

“Ragazzi, non facciamo questi discorsi. Max ha ragione, questo non è un addio. Ci rivedremo sicuramente” disse Lucas.

“Si e magari potrete venire anche voi a trovarci” aggiunse Kate sorridendo.

“Sarebbe fantastico” disse Kristen.

“Domani a che ora partite?” chiese Lucas.

“Forse nel primo pomeriggio” rispose Kate.

“Bene, ora non vorrei fare la guastafeste ma forse è il caso che andassimo” disse Victoria.

Così le tre ragazze salutarono i loro amici uno per uno. Quando Max si ritrovò a salutare Lucas lo abbracciò parlandogli a bassa voce. “Salutami Duncan e informa Jennifer”.

“Lo farò” rispose il ragazzo allontanandosi. “In bocca al lupo per tutto Max”.

“Grazie Lucas”.

Dopo aver terminato con i saluti, ognuno raggiunse la propria auto per tornare a casa. Durante il tragitto Kate e Max erano un po’ sovrappensiero mentre Victoria aveva un sorriso stampato sulla faccia. Quando si accorse che le sue amiche sembravano assenti sospirò. Le due ragazze si voltarono a guardarla.

“Cosa c’è Vic?” chiese Max.

“A me lo chiedi?! Sembra che stiamo andando a un funerale ragazze! Cercate di essere positive! Capisco che vi mancheranno! A essere del tutto sincera mancheranno un po’ anche a me, soprattutto Jennifer!” disse lasciando sorprese le due amiche.

“Non fatevi strane idee! Mi ero solo abituata ad avere qualcuno da colpire con le mie frecciatine! Ma sono più che sicura che troverò una degna sostituta arrivando a Portland!”

“E quindi secondo il tuo ragionamento troverai qualcun altro da torturare!” disse Kate scuotendo la testa.

“Certo, è inevitabile! Non si può andare d’accordo con tutti!” rispose la ragazza.

“Non so perché, ma già provo un’enorme compassione verso la persona che diventerà la tua prossima vittima!” disse Max ridendo.

“Anche io, pregherò per lei o lui!” disse Kate divertita.

“Mi dispiace dirtelo Kate ma non c’è preghiera che tenga!”

Dopo aver accompagnato le amiche a casa Caulfield, Victoria diede appuntamento loro per il giorno successivo. Max e Kate entrarono in casa e dopo aver dato la buonanotte ai Caulfield, si diressero ognuna nella propria stanza. Era passata ormai un'ora da quando si erano messe a letto. Max non riuscendo a dormire, inviò un messaggio a Kate per capire se stesse dormendo. La ragazza rispose subito confermando di essere sveglia. Così Max la raggiunse nella sua stanza.

“Bene, vedo che l’unico a dormire sonni tranquilli e Donnie” disse Max ridacchiando.

“Si è addormentato nell’istante in cui mi vista” disse Kate seduta a gambe incrociate sul letto.

“Beato lui”.

“Vieni qui” disse Kate battendo una mano sul letto indicandole di sedersi. Max si sedette davanti all’amica incrociando le gambe.

“Tu perché no riesci a dormire?” chiese Max.

“Io non lo so, credo sia solo ansia per la partenza di domani. Tu?”

“Credo sia lo stesso, anzi no. Non è il viaggio in sé ma quello che rappresenta. La dottoressa lo dice sempre che i cambiamenti spaventano”.

“Quindi sei spaventata?” chiese Kate.

“Il fatto è che non so cosa succederà una volta lì. Non so cosa aspettarmi”.

“Forse dovremmo smetterla di crearci problemi prima ancora che si presentino. Però capisco la tua situazione. Insomma, io so già cosa farò una volta arrivata. Dovrò andare al college per continuare gli studi. Tu e Victoria invece dovrete trovare un lavoro”.

“Già, ma la parte più complicata per me è capire cosa fare”.

“Sarai una fotografa Max, devi solo capire in che settore specializzarti”.

“Kate, non è così purtroppo”.

“Non capisco, cosa vuoi dire?”

“Il fatto è che… avevi ragione. C’è una cosa che non vi ho detto”.

“Cosa?!” chiese Kate sorpresa.

“Ho superato il terrore di scattare foto ma il problema adesso è un altro! Non riesco a ritrovare l’entusiasmo e l’ispirazione per fare foto! Questo è un grosso problema per una fotografa!”

“Oh, ma non ne hai parlato con…”

“No, non ne ho parlato con la dottoressa e avrei dovuto! Solo che pensavo che non fosse necessario!”

“Questa non ci voleva proprio!”

“No, non ci voleva!”

“Forse potrebbe aiutarti Victoria!”

“Non credo che possa farlo e anche se fosse, non voglio crearle problemi. Lei deve concentrarsi su sé stessa com’è giusto che sia”.
 
“Abigail mi ha dato il recapito telefonico di uno psicoterapeuta che conosce a Portland! Però non credo che ci andrò, sono stanca di dover avere sempre un sostegno psicologico! Questa volta voglio farcela da sola!”

“E se dovessi riscontrare delle difficoltà?!”

“Beh, in quel caso cercherò qualcos’altro da fare! Non si vive facendo solo la fotografa! Ci sono altri mestieri!”

Kate annuì. “Però tu vuoi essere una fotografa e sarebbe un peccato doverci rinunciare!”

“Già!”

“Promettimi che non ti arrenderai subito! Dovrai provarci fino in fondo prima di gettare la spugna!”

Max le sorrise. “Te lo prometto!”

Rimasero a parlare per un altro po’ e quando il sonno iniziò ad arrivare, si diedero la buonanotte e Max tornò in camera sua.

 
Portland

La serata delle due ragazze era passata tra chiacchiere, risate e le varie portate. Continuarono a scambiarsi forchettate di cibo per permettersi di assaggiare anche i piatti dell’altra. Tranne che per le ostriche, Chloe non riusciva nemmeno a guardare la sua ragazza mangiarle. Ormai erano giunte al dolce.

“Ed eccoci giunte al dolce!” disse Chloe.

“Devo dire che sono abbastanza piena, ma rinuncerei al dolce neanche morta!”

“Beh, se ci rinunci ci penserò io!”

“Non te lo permetterò! Dovrai passare prima sul mio corpo!”

“E dove è il problema?! Tanto avevo già in progetto di farlo!”

“Pervertita!”

“Ok, però me lo lasci assaggiare?!”

“Tanto non abbiamo fatto altro tutta la sera! Anche se mi ha deluso non poco il tuo rifiuto verso le ostriche!”

“Oooh ti prego, non ricordarmele! Così non mi gusterò il dolce! Hai notato che non ti ho dato più nemmeno un bacio dopo quelle?!”

Lauren parve rifletterci. “Hai ragione, non ci avevo fatto caso! Beh, se la metti così vorrà dire che dovrai prenotare un’altra stanza singola per te! Sai nella nostra stanza non posso mandarti a dormire sul divano!” disse Lauren iniziando a mangiare il suo dolce.

“Sai che sei soltanto un’ingrata?! Dopo tutto questo che ho fatto per te e tu mi cacceresti dal letto! Vergognati!”

“È davvero un peccato non poter dormire insieme sai?! Le ostriche che ho mangiato hanno aumentato il mio desiderio!” disse Lauren maliziosa.

“Bene, allora vorrà dire che prenoterò un’altra stanza e non singola! Così magari ci provo con qualche cameriere che mi terrà al caldo per la notte!” disse Chloe indifferente mentre assaggiava la sua cheesecake ai mirtilli.

“Ok, e io vado a letto con Franklin!”

Chloe la fulminò con gli occhi. “Se fai una cosa del genere chiedo il divorzio!” disse Chloe scherzando puntandole la forchetta contro.

“Non puoi perché non siamo sposate! Non ora almeno ma forse un giorno…”

Questo commento della ragazza scatenò un colpo di tosse di Chloe a causa di un pezzetto di dolce che le stava finendo di traverso. Di fretta prese il flute di champagne che avevano appena stappato. Lauren nel frattempo si allarmò preoccupandosi. Stava per alzarsi dalla sedia ma Chloe la fermò facendole alt con una mano mentre si scolava il bicchiere.

“Stai bene Chloe?!”

“Io, ma certamente! Ho solo rivisto tutta la mia vita scorrermi davanti e sai cosa ho capito?!”

“No, cosa?!” chiese Lauren perplessa.

“Che strozzarsi con un pezzo di cheesecake ai mirtilli è la cosa meno brutta che possa capitarmi dopo tutto quello che ho passato!”

Lauren la guardò seria allungando una mano verso la sua sul tavolo. Chloe la guardò confusa. “Lauren, la mia era una battuta! Non stavo parlando seriamente!”

“Ah ok, pensavo parlassi sul serio!”

“Beh, in un certo senso sì ma l’ho detto per scherzo!”

“Scusami, è solo che non ti ho mai sentito scherzarci sopra e quindi…”

“È vero, forse è l’effetto del vino”.

Cominciarono a ridere.

Poi Lauren prese un pezzo del suo soufflé al cioccolato e appoggiò il braccio con il gomito sul tavolo. “Allora, vuoi assaggiare?!”

“Stai cercando di farmi ripetere l’esperienza del soffocamento?!” chiese Chloe ironica.

“No scema!” rispose Lauren ridendo.

Chloe si sporse in avanti lasciandosi imboccare dalla ragazza.

“Com’è?!” chiese Lauren.

“Mh, non male, ma preferisco il mio!” rispose Chloe prendendo un pezzo della sua cheesecake per poi imboccare Lauren. Ma quando la ragazza aprì la bocca avvicinandosi, Chloe cambiò la direzione della forchetta. Questo durò un po’ troppo a lungo per i gusti di Lauren. Alla fine la ragazza stanca di essere presa in giro, tornò al suo dolce.

“Ok dai, vieni qui e assaggia!”

“Scordatelo!”

“Ti giuro che faccio sul serio adesso!”

Lauren cominciò ad avvicinarsi di nuovo anche se con diffidenza. Chloe avvicinò la forchetta imboccando Lauren. “E adesso devi dire che questo dolce è più buono del tuo!”

“No, non credo!” rispose Lauren continuando a mangiare il suo soufflé.

Dopo aver terminando di mangiare il dolce, Lauren si alzò da tavola per raggiungere il bagno e Chloe ne approfittò per tornare nella sua stanza per prendere il regalo. Quando tornò di sotto Lauren era già seduta al tavolo che la guardava in modo strano. Chloe prese posto sulla sua poltroncina.

“Ma dove sei stata?!”

“Ero di là!”

“Dove?!”

“A provarci con uno dei camerieri e lui si è mostrato subito molto disponibile! E prima che tu me lo chieda, ti dico che sto scherzando! Non vorrei che mi facessi dormire sul pavimento stanotte!”

“Mi hai dato una buona idea visto che non abbiamo il divano in stanza!”

“Ascolta, io… ho una cosa per te… ed è per questo che non c’ero!”

“Cosa vuoi dire?!” chiese Lauren confusa.

“Sono andata nella nostra camera per prendere questo!” disse Chloe appoggiando il pacchetto regalo sul tavolo davanti alla ragazza. “È per te!”

“Mi hai fatto anche un regalo?!”

“Si, ma non è chissà cosa!”

“Chloe, ma non c’era bisogno! Penso che questa serata basti come regalo!” disse Lauren sorpresa ed emozionata.

“Oh avanti! Mi andava di farlo! Adesso aprilo ti prego!”

“Va bene!” disse Lauren scartando il regalo mentre Chloe era in ansia per paura che non le piacesse.

Quando la ragazza aprì la scatola si ritrovò davanti a un bellissimo orologio. Lauren rimase a fissarlo senza parole.


 
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Chloe continuava a guardarla in attesa che dicesse qualcosa. Lauren alzò lo sguardo verso la sua ragazza. “Chloe… è bellissimo!”
“Sul serio?! Non è che lo dici solo per farmi piacere?! O per tutto quello che ho fatto stasera?!”

“No, è davvero bello! Grazie Chloe” disse Lauren commossa alzandosi dalla sua poltroncina sporgendosi in avanti per abbracciare Chloe, la quale ricambiò felice di aver scelto bene il regalo. Sciolsero il loro abbraccio rimettendosi a sedere e in quel preciso istante i musicisti smisero di suonare. Un ragazzo salì sul palco parlando con loro. Poi si avvicinò all’asta del microfono prendendo la chitarra.

“Buonasera, spero che stiate passando tutti una bellissima serata! Per rendere la vostra serata ancora più romantica e magica, inizierò il mio repertorio dedicando a voi tutti innamorati la prima canzone! È ora di aprire le danze!"

Tutti quanti applaudirono il ragazzo che iniziò a suonare e cantare la prima canzone.

“Adoro questa canzone!” disse Lauren mentre alcune coppie iniziarono ad alzarsi per raggiungere la pista.

Chloe guardò Lauren sorridendo. “Ti andrebbe di ballare?!”

“Si, mi piacerebbe molto!” rispose Lauren.

“Ok!”

Così Chloe si alzò dalla tavola porgendo una mano alla ragazza, per poi guidarla verso la pista da ballo dove c'erano tutte le altre coppie. Quando raggiunsero il centro della pista si fermarono girandosi l'una verso l'altra. A quel punto Chloe appoggiò una mano sul fianco di Lauren mentre con l'altra strinse delicatamente quella della ragazza, posizionandola all'altezza della spalla piegando il braccio verso l'alto. Lauren appoggiò la sua mano libera sulla spalla di Chloe cominciando a ballare, dondolandosi lentamente mentre si sorridevano senza perdere il contatto visivo. Le luci si abbassarono ulteriormente per creare un’atmosfera più intima.

“Giuro che questa serata è davvero magnifica Chloe! Non mi aspettavo una cosa del genere!”

“Ok, adesso non so come interpretare le tue parole! Non te lo aspettavi perché non sembro il tipo di persona che organizza questo genere di cose?! O semplicemente perché sai che non ne sono capace?!”

“Nessuna delle due! Io penso che tu sia proprio il tipo di persona che fa queste cose! Ti devo anche contraddire sul fatto che tu sia un’incapace, perché oggi hai dimostrato tutto il contrario! È tutto perfetto! La verità è che dopo la mia proposta, non pensavo che oggi avrei passato una serata così!”

“Pensi di non meritartela a causa di quello che mi hai chiesto ieri?!”

“Non lo so più a cosa penso! Ad esempio, non è che ti è venuta questa idea per farti perdonare per il rifiuto alla mia proposta?! Perché se è così sappi che non hai assolutamente nulla da farti perdonare!”

“Lauren, avevo questa idea da più di una settimana ormai! Il fatto che l'abbia organizzata per oggi è soltanto una pura coincidenza! Io ancora non conoscevo nemmeno le tue intenzioni! Volevo semplicemente passare con te una serata diversa dal solito! Fare qualcosa di carino!”

“Davvero?!” chiese Lauren.

“Si, davvero! E poi per farmi perdonare avrei scelto una modalità più... come dire... alla mano!” disse Chloe ammiccando con un sorriso malizioso.

“Ma come fai a essere così romantica e pervertita allo stesso tempo?!” chiese Lauren ridacchiando.

“Vorrei poter dire anni di esperienza ma non è così per entrambe le cose!”

“Ti stai riferendo all'essere romantica?!”
 
“Si, insomma questa è la mia prima cena romantica a lume di candela di tutta la mia vita! Non ho mai organizzato cose di questo tipo! E se devo essere del tutto sincera, il merito non è soltanto mio! Ho avuto qualche dritta da Steph per il posto e Shon mi ha prestato alcuni vestiti! Non riesco ancora a vedere la mia parte in tutto questo!”

“Organizzare qualcosa di carino per me è stata una tua idea, come anche il regalo che mi hai fatto!”

“Questo è vero!”

“E poi adesso sono qui con te! E non serve per forza un ristorante di lusso, con cibi raffinati e la prenotazione di una stanza per rendere tutto romantico! Per quello servi soltanto tu! Se fossi stata qui con qualcun altro non sarebbe stata la stessa cosa! E per quanto ti imbarazzi sentirtelo dire, tu sei una persona molto dolce e romantica quando vuoi!”

“Ok, però adesso basta!” disse Chloe arrossendo mentre Lauren se la rideva per aver messo in difficoltà la sua compagna.

“Ti giuro che la prossima volta andremo a cena in un fast food! Ti ci porterò anche a piedi, in un giorno di pioggia e senza ombrello! Magari già che ci sono ti lascio anche pagare! Che ne dici?!”

“Dico che trovo molto divertente e carino il modo in cui cerchi di toglierti dall'imbarazzo del momento facendo delle battute!”

Chloe sorrise distogliendo lo sguardo da lei sentendosi fortemente a disagio. Trovava assurdo come una persona che conosceva da poco tempo, potesse conoscerla così bene. Lauren aveva imparato in breve tempo a conoscerla a fondo. Si sentiva completamente nuda davanti a lei. Era ormai capace di leggerla dentro come se fosse un libro aperto. Pensava che esistesse una sola persona al mondo in grado di poter fare questo, ed era la sua migliore amica Max. Questo la faceva sentire a disagio e la spaventava un po’.

“E per la cronaca...” continuò Lauren. “... per me va più che bene che la prossima cena sia in un fast food! Perché in nessun caso potrai mai rimuovere dalla mia mente, il ricordo che avrò di questa splendida serata passata con te, che descrive esattamente chi sei Chloe!” disse Lauren dolcemente lasciando la ragazza senza parole.

Lauren rimosse le sue mani dalla loro posizione per portarle attorno al collo di Chloe appoggiando la testa su una spalla stringendosi forte a lei. Chloe porto le sue mani dietro la schiena della sua ragazza, sfiorandole lentamente la sua pelle morbida, appoggiando le labbra sulla testa e lasciandole un dolce bacio per poi stringerla a sé. Chiusero entrambe gli occhi lasciandosi trasportare dal momento e dalle note della canzone che Lauren tanto adorava. Stringendosi nel loro abbraccio sentirono il battito del loro cuore accelerare dalle emozioni che provavano in quel momento. Si allontanarono leggermente l'una dall'altra guardandosi intensamente negli occhi, appoggiarono le loro fronti l’una all’altra, continuando a ballare. In quel momento i ricordi di Chloe si spostarono alle parole che le aveva detto Shonei il giorno prima.


 
“Cerca di capire chi è Lauren per te e fallo in fretta! Il tuo bisogno di lei non deve fermarsi alla necessità di non rimanere sola! Non è questo che dovrebbe tenere unite due persone! Lei è innamorata di te! Se dovesse scoprire che i suoi sentimenti non sono ricambiati soffrirà tantissimo! Quindi prima lo capisci meglio è per tutti!”


 
Chloe era molto confusa su ciò che provava per la sua ragazza, però di una cosa era più certa. I sentimenti di Lauren nei suoi confronti erano, reali e sinceri. In nessun modo avrebbe mai potuto mettere in dubbio ciò che la ragazza provasse per lei, perché il suo amore era presente in ogni suo gesto, sguardo, parola, abbraccio e bacio. Persino in quel momento mentre la stringeva ballando con lei in mezzo ad altre persone, riusciva a sentire tutto l’affetto sprigionato dalla ragazza. Tenerla stretta tra le sue braccia dopo aver fatto l’amore, o in quel momento mentre ballavano, era una sensazione bellissima. Dopo tutto quello che era successo nella sua vita, sentiva finalmente di appartenere a quel mondo che le aveva inflitto soltanto dolore. Ma cosa più importante, apparteneva a qualcuno e Lauren era soltanto sua. Per la prima volta, dopo l’esperienza avuta con Rachel la quale aveva avuto una storia con Frank a sua insaputa, si sentiva davvero amata e in modo incondizionato. Si chiese quale fosse la ragione per cui non riuscisse a esprimere ciò che Lauren rappresentasse per lei. Ma forse la sua era soltanto paura che qualcosa distruggesse ancora una volta la sua vita, strappandole via ciò che aveva di più caro. Temeva di esprimere i suoi sentimenti ad alta voce perché questo avrebbe permesso all’universo di agire contro di lei a causa del conto rimasto in sospeso. Ma nonostante i dubbi, la paura e l’incertezza, sapeva di provare qualcosa per lei. Perché adesso era felice per davvero e sentiva di avere tutto ciò che la vita aveva da offrire dopo aver perso troppo. Non poteva permettere a niente e nessuno di intromettersi, perché quello che c’era tra loro era speciale. E a un tratto nella mente di Chloe prese forma un’immagine di loro due insieme tra qualche anno. Lentamente avvicinarono le loro labbra fino a scontrarsi in un lungo e tenero bacio pieno di sentimento. Quando la canzone stava per terminare interruppero il loro bacio e Lauren si avvicinò a un orecchio di Chloe per bisbigliarle qualcosa. Lei si allontanò guardandola con un sorriso annuendo. Tornarono al loro tavolo per recuperare i loro effetti personali e poi salirono al piano superiore per raggiungere la loro stanza. Si guardavano sorridendo tenendosi per mano. Quando arrivarono davanti alla loro camera, le loro mani si separarono mentre Chloe inseriva la chiave per aprire la porta. Lauren nel frattempo si appoggiò con le spalle alla parete guardandola intensamente mentre Chloe sorrideva. Una volta dentro Lauren accese la luce abbassandone la luminosità. Chloe si sfilò le scarpe e la giacca appoggiandola su una sedia. Lauren lasciò la borsetta sul mobiletto vicino all’entrata e poi si sfilò anche lei le scarpe. Poi si avvicinò alla sua ragazza afferrando le sue mani tirandola verso il bordo del letto. Si baciarono dolcemente mentre Lauren spostava le sue mani sul petto della ragazza cominciando a sbottonarle la camicia. Quando arrivò all'ultimo bottone si staccarono leggermente mentre Lauren fece aprire l’indumento sul davanti accarezzandole il ventre fino a scendere sul bordo dei pantaloni sbottonandoli. Chloe cominciò a baciarle il collo mentre con le mani scendeva dai suoi fianchi fino ad arrivare al di sotto del vestito. Poi si fermò sussurrando: “Girati!” Lauren si voltò dandole le spalle e Chloe le abbassò la zip del vestito facendolo scivolare ai suoi piedi. Chloe cominciò a lasciarle una scia di baci partendo dalla schiena nuda, risalendo su una spalla fino a raggiungerle il collo. Lauren inclinò la testa di lato appoggiandosi a Chloe, per facilitarne l'accesso. Poi Lauren si girò di nuovo verso di lei sfilandole i pantaloni. Si liberarono degli ultimi indumenti rimasti e si distesero sul letto infilandosi sotto le lenzuola di seta. Lauren si mise a cavalcioni su Chloe incrociando le sue mani con le sue. Le bloccò al di sopra della testa guardandola dritta negli occhi.

“Ti amo Chloe!”

Cominciarono a baciarsi travolte dalla passione facendo l’amore e alla fine si addormentarono strette in un abbraccio. Un'ora dopo Chloe si svegliò. Si girò dall'altro lato trovandosi davanti al volto della sua ragazza serenamente addormentata. Si appoggiò con la testa su una mano alzandosi su un gomito. Con l'altro braccio stretto al fianco della ragazza accarezzandola piano con la mano. Rimase a guardarla dormire per circa mezz'ora, quando la ragazza iniziò a muoversi destandosi dal sonno. Lauren aprì leggermente gli occhi vedendo Chloe osservarla.

“Ehi!” disse Lauren.

“Ehi!”

“Non riesci a dormire?”

Chloe fece un'alzata di spalle. “Mi sono svegliata subito e non riesco più a dormire!”

“E che cosa fai?”

“Passo il tempo”.

“In che modo?”

“Ti guardo”.

“Non è noioso?” chiese Lauren sorridendo.

“No, è un buon modo di passare il tempo. Mi piace guardarti dormire”.

“Qualcosa mi dice che non è la prima volta che lo fai”.

“Ops, beccata!” disse Chloe facendo ridere la ragazza. Chloe spostò la mano dal fianco per accarezzarle una guancia. “Sei così bella!”

“Mi fai desiderare di non tornare più a casa! Voglio stare qui con te per sempre!” disse Lauren.

“Ti è piaciuta la serata?!”

“Si! È stato tutto stupendo come te!”

Chloe spostò la mano dalla guancia sul petto della sua ragazza, appoggiandosi con il mento sopra guardandola con un sorriso. Lauren fece scorrere le dita di una mano tra i capelli di Chloe accarezzandola, mentre l’altra si godeva il momento chiudendo gli occhi. Dopo un po' di tempo Lauren chiese a bassa voce: “Ti stai addormentando?”

Chloe rispose senza aprire gli occhi. “No, sono sveglia!”

Lauren fermò la mano e Chloe aprì gli occhi di scatto. “Non smettere!”

“No?”

“No, mi piace quando lo fai!”

Allora Lauren ricominciò ad accarezzarla di nuovo. “Finirò per viziarti così!” disse la ragazza sorridendo.

“Non male come idea!” Chloe chiuse di nuovo gli occhi godendosi il momento. "La prossima volta che veniamo qui, sarà per una settimana o due!”

“Ma spenderesti un casino di soldi così!”

“Sarei disposta a spendere fino all'ultimo centesimo che ho in tasca pur di passare altre giornate come questa con te!”

“Vieni qui!” disse Lauren facendole alzare la testa dalla sua posizione. Chloe le si avvicinò e cominciarono a baciarsi teneramente.
Poi Chloe iniziò a scendere lasciandole una scia di baci passando sul collo, segnandone il passaggio che le sarebbe rimasto per giorni e giorni. Proseguì scendendo ancora sulla clavicola fino a giungere il suo seno dove si soffermò più a lungo. Poi ricominciò a scendere lentamente sempre più in basso raggiungendo l'ombelico fino ad arrivare fermandosi al ventre della ragazza. Si fermò ancora una volta alzando lo sguardo verso Lauren che la guardava sorridendo mordendosi il labbro inferiore.

“Stai pensando alle ostriche?!” chiese Lauren ridacchiando facendo ridere anche Chloe che si buttò sopra di lei facendole il solletico. Dopo qualche minuto a giocare tra loro, ritornarono ognuna nella sua parte di letto.

Chloe guardava il soffitto pensierosa e Lauren se ne accorse. “A cosa stai pensando?!”

Chloe si voltò verso la sua ragazza avvicinando il viso al suo. “Lauren... io credo… anzi ne sono certa…”

“Cosa?!” chiese la ragazza preoccupandosi. Però la sua preoccupazione durò pochissimo, perché le parole che sentì pronunciare dalla ragazza la resero felice più di qualsiasi altra cosa al mondo.

“Chloe...”

“Io… ti amo Lauren!”

Lauren rimase in silenzio senza sapere cosa dire sorpresa dalle parole della ragazza al suo fianco. Non si sarebbe mai aspettata di sentirselo dire e per di più quella sera che era già stata fin troppo perfetta. Appoggiò una mano sulla guancia di Chloe accarezzandola.
“Anche io ti amo tanto Chloe!” disse Lauren fiondandosi tra le sue braccia. Tornarono a baciarsi ancora una volta stringendosi forte come se qualcosa potesse in qualche modo strapparle l’una lontana dall’altra. Finirono a fare l'amore ancora una volta. Si riaddormentarono abbracciandosi strette. Però questa volta Chloe non si svegliò dormendo fra le braccia della sua amata Lauren.

 
Seattle

Mercoledì 21 giugno 2017

Per quella mattina i Caulfield avevano deciso di prendersi la giornata lontana dal lavoro per potere dare una mano alle ragazze. Max e Kate si svegliarono dopo essere riuscite a riposare un po’ durante la notte trascorsa. Subito dopo la colazione cominciarono a preparare i bagagli con l’aiuto di Vanessa mentre Ryan imballava alcuni effetti personali fragili delle ragazze, tra cui il ritratto di Max. Anche Victoria era alle prese con la preparazione delle valige però con l’aiuto della domestica. La signora Chase nel frattempo si aggirava per casa un po’ agitata per via del trasferimento di sua figlia che non aveva mai approvato. Robert invece era uscito presto di casa per andare in banca e intestare una carta di credito a Victoria, la quale non ne era a conoscenza. L’uomo voleva che sua figlia avesse a disposizione tutto l’aiuto economico di cui aveva bisogno, soprattutto per i primi tempi. Victoria aprì i cassetti della sua scrivania per prendere alcuni oggetti da portare con sé, tra questi si ritrovò tra le mani la lettera di Chloe. La prese guardandola chiedendosi cosa farne. Era ancora combattuta sul da farsi quando suo padre tornò a casa. La raggiunse in camera.

La porta era aperta e lui si affacciò all’interno bussando. “Victoria?”

La ragazza saltò dallo spavento non avendolo sentito entrare. “Oh papà, sei tu!”

“Si, sono proprio io! Pensavo che reazioni del genere potessi averle solo con tua madre” disse l’uomo ridendo.

“Scusa, ero solo sovrappensiero!” disse la ragazza appoggiando la lettera sulla scrivania. “Volevi qualcosa?!”

“Volevo darti questa!” disse Ryan porgendole la carta di credito. “È tutta tua e puoi spendere tutto come credi! Però spero che la utilizzerai con giudizio! Ma mi fido di te!”

La ragazza prese la carta di credito sorridendo a suo padre. Poi si alzò per abbracciarlo. “Grazie papà!”

“Di niente Victoria” disse Ryan guardando la lettera sulla scrivania.

Quando si staccarono l’uomo guardò la figlia che tornava ai suoi preparativi. L’uomo prese la lettera girandola sul retro leggendo la scritta: ‘Per Victoria’.

“Hai uno spasimante per caso?” chiese Ryan con ironia.

La ragazza si voltò verso di lui e sgranò gli occhi vedendo la lettera tra le sue mani. Gliel’ha strappò di mano con gesto fulmineo che sorprese suo padre.

“Non è come credi papà!”

“Ok, tranquilla Victoria! Anche se fosse un ragazzo non ci sarebbero problemi per me. Sei una bella ragazza e...”

“Non è un ragazzo!” disse la ragazza abbassando lo sguardo sulla lettera che aveva tra le mani.

“Oh, questo vuol dire che è una ragazza?” chiese Ryan con mezzo sorriso.

“Si” rispose Victoria, poi però si rese conto di quanto potesse essere mal interpretato il tutto. Alzò lo sguardo verso suo padre. “No, cioè non volevo dire questo! Cioè è una ragazza ma non è una lettera d’amore! Ci mancherebbe!”

Ryan rise. “Però deve essere comunque qualcosa di importante se me l’hai strappata dalle mani!”

La ragazza sospirò sedendosi sul letto e l’uomo fece lo stesso.

“Che succede Victoria?!”

“Devo dirlo a qualcuno o questa cosa mi ucciderà! Lo sai tenere uno segreto papà?!”

“Si, credo di poterlo fare, soprattutto se a chiedermelo è mia figlia!”

“È una lettera di Chloe, l’amica di Max che ha lasciato Seattle! Ricordi?! Te ne avevo parlato!”

“Si mi ricordo!” L’uomo parve confuso. “La lettera non mi sembra sia stata spedita, manca l’indirizzo e tutto quanto! Mi stai forse dicendo che quella ragazza si nasconde qui a Seattle?!”

“No! Non è a Seattle!”

“Allora non capisco!”

“Me l’ha data la sera in cui se n’è andata! L’ha lasciata oltre il cancello di casa!”

“Perché avrebbe dovuto darti una lettera?!”

La ragazza non rispose.

“Victoria, tu sai dov’è Chloe?!”

“No! Questa lettera è per me, ma parla di Max! Lei non ne sa nulla che ho questa lettera! E questo non mi fa sentire una gran bella persona!”

“Capisco! Forse dovresti porti una domanda!”

“Quale?!”

“Quello che c’è scritto lì sopra potrebbe portare più danni che benefici alla tua amica?!”

“Non lo so, però potrebbe cambiare un po’ la visione che ha di Chloe!”

“E questo potrebbe essere un bene per Max?!”

“Dio, sono così confusa!”

“Sono passati anni ormai! Se mostrare quella lettera a Max potrebbe arrecare un qualsiasi danno a te e al vostro rapporto, allora forse è il caso che te ne sbarazzi!  So che tieni tanto a lei! Non sei una cattiva ragazza Victoria e credo che voi siate ottime amiche adesso! La lettera è per te e non per Max! Agisci per il bene del vostro rapporto!”

“Ma nasconderle la verità sarebbe come mentirle!”

“Victoria, alcune cose è meglio tenerle nascoste per il bene di tutti! Dicono che la verità renda liberi, ma spesso c’è un prezzo da pagare! Puoi liberarti del peso dicendo la verità, ma poi dovrai affrontarne le conseguenze, qualunque esse siano! Sei pronta per questo?! Proprio adesso che state per partire?! Tienila con te e decidi con calma cosa farne! Usala se senti di doverlo fare, ma se non credi che possa essere d’aiuto in alcun modo, allora liberatene!”

L’uomo si alzò dal letto dando un bacio sulla fronte della figlia. “Vado di sotto a controllare che tua madre non stia dando di matto! Stamattina è davvero nervosa!”

“Perché la cosa non mi sorprende?!”

Ryan rise dirigendosi fuori dalla stanza.

“Papà?!”

“Si?!”

“Grazie!”

“Di niente Victoria!”


 
A casa Caulfield i preparativi continuavano. Max era nella sua stanza piegando i suoi vestiti mettendoli in valigia. Bussò qualcuno alla porta della stanza.

“Avanti!”

“A che punto sei Max?” chiese Kate.

“Non ho ancora finito”.

“Tua madre?”

“Si è fiondata in cucina a preparare da mangiare. Vuole che il nostro ultimo pranzo sia indimenticabile”.

“Gnam, non vedo l’ora”.

“Tu a che punto sei?”

“Ho perso un po’ di tempo a giocare con Donnie, ma ho finito” disse la ragazza sedendosi alla scrivania. “Posso darti una mano?”

“No, ce la faccio da sola”.

“Posso svuotare la tua scrivania per vedere se c’è qualcosa da portare con te” disse la ragazza iniziando ad aprire i cassetti.

“Ok fai pure” rispose Max senza riflettere.

Kate trovò il diario porgendolo all' amica senza aprirlo. “Max, hai un diario segreto, lo porti con te?”

Max si voltò di scatto verso di lei. Si era completamente dimenticata di avere il diario in cui si parlava dei suoi viaggi del tempo. Per fortuna Kate non era il tipo di persona da sbirciare tra la roba degli altri. Prese il diario appoggiandolo sul letto. “Questo è un vecchio diario che usavo ai tempi di Arcadia Bay”.

“Ok” disse Kate ritornando a tirare fuori dalla scrivania altra roba. “C’è una tua foto”.

“Fai vedere”.

Kate le passò la foto e Max si ricordò quando era stata scattata.

“Oh, questa è una foto che mi ha scattato Chloe, i primi tempi quando siamo arrivate a Seattle. Le ho fatto fare un giro per la città”.

“Oh, la porti con te?”

“Non lo so, forse” rispose la ragazza infilando la foto nel diario sul letto.

Kate ispezionò il cassetto successivo trovandosi tra le mani qualcos’altro che non si aspettava.

“Oh mio Dio!” disse la ragazza facendo voltare Max preoccupata.

“Cosa c’è Kate?!”

“C-cosa è q-quella?!” chiese Kate a disagio lasciando cadere l’oggetto sulla scrivania.

Max ci mise un secondo a realizzare cosa fosse. Kate aveva appena scoperto la rivista di donne nude appartenente a Chloe. Anni prima aveva riavvolto il tempo per evitare che Vanessa la scoprisse. L’aveva portata nella sua stanza e non se ne era più liberata.
“Max?”

“Ehm, Kate non pensare male ok? Quella rivista non è mia!”

“E allora cosa ci fa nella tua scrivania?!”

“Quella era di Chloe!” disse Max prendendo la rivista. “La butterò via il prima possibile! Non vorrei che la trovasse mia madre!”

“Perché l’hai tenuta?!”

“Me ne sono completamente dimenticata di averla!”

“Quindi a Chloe piacciono le donne!”

“Anche!”

“Oh, quindi erano vere le voci che c’erano in giro sul suo conto!”

“Che voci?!”

“Beh, lei andava appendendo in giro i volantini di Rachel e si diceva che tra loro ci fosse qualcosa!”

Max mise la rivista in un sacchetto della spazzatura che era già pieno di roba da buttare.

“È vero?!”

“Cosa?!”

“Che loro due avevano una storia?!”

“È complicato da spiegare! Però si, c’era qualcosa tra loro!”

Max non poté fare a meno di chiedersi cosa ne pensasse la sua amica della sessualità di Chloe, considerando che era una ragazza molto religiosa. Era quasi tentata di chiederglielo ma poi ci ripensò, infondo non erano affari suoi e Chloe non c’era più. Quindi non ci sarebbero stati conflitti tra loro. Non avrebbe nemmeno riavvolto il tempo per evitare che Kate scoprisse la rivista. Non aveva più nessuna importanza per lei, anche se un po’ temeva il suo giudizio.

 
Portland

Chloe e Lauren dopo aver fatto una doccia fecero colazione e si rimisero in viaggio per tornare a casa. Entrambe sarebbero tornate al lavoro nel pomeriggio, quindi avevano la mattinata libera. Dopo essere giunte davanti al condominio di Lauren, Chloe spense l’auto.

“È terribile che siamo già ritornate” disse Lauren ridendo.

“Già, dopo ieri è davvero una bella merda tornare alla vita di sempre”.

“Si è terribile, ma se ci sei tu diventa tutto molto più sopportabile”.

Lauren si avvicinò dandole un bacio e poi chiese “Adesso cosa farai?”

“Credo che torno al mio appartamento e mi libero di questi vestiti girando nuda per casa!”

“Si, ma stai attenta, potresti traumatizzare Shonei se ti vedesse”.

Chloe rise divertita immaginando la scena. “Beh, non è detto che la trovo a casa, anche perché Steph dovrebbe essere a lavoro in questo momento”.

“Ci vediamo stasera?”

“Non lo so, Forse. Però non resterò a dormire da te Lauren”.

“Lo so”.

“Scusami Lauren, io non…”

“Non scusarti, va bene. Prendiamocela con calma, non dobbiamo avere fretta. Al momento mi basta avere la certezza di cosa provi per me”.

Chloe ricominciò a baciarla. Poi si staccò appoggiando la fronte su quella della sua ragazza sorridendo. “Però adesso è meglio che io vada altrimenti riprenderemo tutto di nuovo”.

Lauren ridendo disse: “Per me va bene”.

“Non avevo dubbi”.

Si scambiarono un ultimo bacio prima che Lauren scendesse dall’auto. Chloe rimise in moto l’auto per raggiungere il suo appartamento. Dopo essersi cambiata, aveva passato un po’ di tempo con Flerk. Poi era andata a bussare alla porta dell’appartamento di Shonei. Quando la porta si aprì, Chloe ritrovò davanti una ragazza mezza svestita e con i capelli spettinati.

“Si?”

“Ehm, c’è Shonei in casa?”

La ragazza la guardò da capo a piedi e poi rientrò nell’appartamento per raggiungere la camera da letto lasciando la porta d’entrata aperta. Chloe entrò chiudendola in attesa. Dopo un minuto Shonei uscì dal bagno in canotta e slip.

“Chloe?!”

“Buongiorno sciupa femmine! Vedo che ti sei portata del lavoro a casa!” disse Chloe ironica.

Shonei la guardò confusa ma poi comprese a cosa si riferisse. “Ah, giusto! Dammi un attimo, adesso la mando via!”

“No, non c’è alcun bisogno!”

“Invece sì! Credevo se ne fosse già andata e invece è ancora nel mio letto! Cazzo, ma perché devono essere così appiccicose?!” disse Shonei entrando in stanza.

Chloe sentì parlottare tra loro e dopo pochi minuti la ragazza uscì dalla stanza questa volta vestita. La guardò male uscendo dall’appartamento sbattendo la porta. Shonei uscì dalla stanza prendendo il pacchetto di sigarette dal tavolo e accendendosene una.
“Vuoi?” chiese all’amica che rifiutò scuotendo la testa. Poi andò a sedersi sul divano seguita da Chloe.

“Posso sapere che diavolo le hai detto di me?”

“Che vuoi dire?”

“Mi ha fulminato con lo sguardo prima di andarsene”.

“Le ho detto che sei la mia fidanzata”.

“Che cosa?!”

“Oh avanti, dovevo liberamene! Piuttosto, parliamo di cose importanti! Com’è andata la tua serata con Lauren?!”

Chloe sorrise scuotendo la testa. “Come sei brava a cambiare discorso!”

“E tu sei brava a evitare di rispondere! Avanti sputa il rospo e dimmi tutto!”

“È stato tutto fantastico! A proposito, il tuo stile le piace tanto quindi credo che accetterò i vestiti che non indossi più”.

Shonei scoppiò a ridere. “Beh, mi fa piacere saperlo! Questo dimostra che non fosse per te io mi sarei già infilata nel suo letto!”

“Ehi, occhio a come parli della mia ragazza!” disse Chloe ironica. Poi tornò seria “Sai, la serata di ieri mi ha aperto gli occhi! Credo di aver capito cosa rappresenta lei per me!”

“Davvero?!”

“Si, lei è tutto quello che ho sempre voluto! Una storia sincera! Qualcuno che ricambiasse i miei sentimenti e che mi amasse davvero e senza riserve! Io sono innamorata di lei!”

“Mi fa davvero piacere saperlo, altrimenti ci avrei provato!”

“Vaffanculo!” disse Chloe ridendo. “Shon, lei mi fa stare bene come non stavo da tempo! Le ho detto di amarla!”

“Ti sei dichiarata?!” chiese Shonei sorpresa.

Chloe annuì. “Dici che è troppo presto?! Mi innamoro troppo facilmente?!”

“Non c’è un tempo definito per queste cose Chloe! Se è questo che provi va bene! E va bene anche che tu lo abbia esternato!”

“Mi sono anche immaginata con lei tra qualche anno?” disse Chloe sorridendo.

“Oh cazzo, addirittura?!”

“Si!”

“E dimmi, com’era?! C’erano marmocchi in giro?! Una bella casa in un quartiere altolocato?!”

“Credo che non te lo dirò!”

“Ecco, lo sapevo io! Sei solo un’ingrata!”

“Io aspetto ancora che tu mi dica chi ti ha fatto innamorare!”

“Ah, è un ricatto! Allora credo di non doverti insegnare più niente!” disse Shon ridendo.

“Ma smettila!” disse Chloe ridendo dandole un pugno sul braccio.

 
Seattle
 
Dopo aver pranzato le ragazze salirono nelle loro stanze a prendere i bagagli per portarli di sotto in attesa della loro amica. Sarebbero partite con la sua auto. Si erano sentite per telefono poco prima discutendo sulla presenza di Donnie in macchina. Victoria pretendeva che viaggiasse nel furgone dell’amico di suo padre. Ma le ragazze insistettero così tanto che alla fine dovette cedere alla loro richiesta.

“Allora avete tutto pronto? Non dimenticate proprio nulla?” chiese Vanessa.

“No, abbiamo già preso tutto quello che porteremo con noi”.

“Dio quanto mi mancherai Maxine!” disse la donna abbracciando sua figlia.

“Mi mancherete tanto anche voi mamma, ma ci rivedremo presto. Non siamo poi così distanti”.

Kate guardò Ryan che sembrava fin troppo silenzioso. “Magari una volta sistemate, potrete anche venirci a trovare”.

“Non sarebbe una cattiva idea Kate” disse Vanessa entusiasta. “Non credi anche tu Ryan?”

Ryan si ridestò dai suoi pensieri. “Oh sì, certamente! Scusatemi un attimo, devo controllare una cosa nel mio studio”.

Si allontanò da loro per raggiungere il suo studio mentre Max e Vanessa si guardavano intuendo quale fosse lo stato d’animo dell’uomo.

 
 
A casa Chase, l’amico di Robert aveva appena finito di caricare il furgone con tutta della roba della ragazza. Erano fuori nel cortile ed era arrivato il momento dei saluti.

“Allora Mitchell, siamo d’accordo su tutto?” chiese Robert.

“Sta tranquillo Robert. Resterò con le ragazze tutto il tempo necessario”.

“Mitchell, sarà la centesima volta che te lo ripete, giusto?” chiese Victoria.

“Sai com’è fatto tuo padre” disse l’uomo ridendo.

“Ehi, sono solo preoccupata per mia figlia”.

“Papà è tutto sotto controllo, sarà un viaggio di poche ore! E comunque Tim ci ha già preso appuntamento nel pomeriggio con un agente immobiliare! Se siamo fortunate, non dovremo nemmeno aspettare a domani per affittare un appartamento. In quel caso Mitchell non dovrà neppure dormire in un hotel, perché lo potremo ospitare da noi!”

“Molto gentile da parte tua Victoria, ma se siete così fortunate a primo colpo, io non mi fermerò. Scarico subito la vostra roba e mi rimetto in viaggio. Devo effettuare altre consegne”.

“Ok, ci ho provato”.

“Grazie tante per l’aiuto Mitchell, intervenne Amanda Chase”.

“Di nulla Amanda. Dopotutto questo è il mio mestiere” disse l’uomo per poi voltarsi verso Victoria. “Allora, sei pronta?”

“Si, lo sono”.

“Benissimo allora. Metto in moto il furgone. Ciao Robert, ciao Amanda”.

“Buon viaggio Mitchell e occhio alla strada”.

“Cose sempre amico mio”.

Ryan e Amanda si voltarono a guardare la loro figlia.

“Bene, è arrivato il momento di salutarsi!” disse Ryan avvicinandosi alla ragazza abbracciandola forte. “Mi raccomando Victoria, per qualsiasi cosa sai che puoi chiamare in qualsiasi momento!”

“Si, lo so papà! Grazie di tutto!”

L’uomo si staccò dall’abbraccio dandole un bacio sulla fronte appoggiando le mani sulle sue spalle. “Rendici ancora più orgogliosi di te!”
“Come sempre papà!”

Lui si allontanò e fu il turno ci Amanda. Le due donne si avvicinarono tra loro un po’ riluttanti.

“Buon viaggio Victoria! Ricorda cosa ha detto tuo padre e se qualcosa dovesse andare storto sai che puoi sempre tornare a casa! Non c’è modo alcuno che una Chase non venga presa in degna considerazione! Se a Portland non riconosceranno il tuo talento, vuol dire che non hanno idea di cosa significhi la vera arte!”

“Mamma…” disse Victoria già sul punto di lamentarsi delle sue parole, ma poi ci ripensò. Dopotutto stava per andare via e non era un bene salutarsi litigando. “Grazie mamma!”
 
Si abbracciarono velocemente in modo un po’ freddo. Poi la ragazza si voltò verso la sua auto per raggiungerla mentre il furgone iniziava lentamente ad allontanarsi per oltrepassare il cancello dei Chase. La ragazza si fermò di colpo voltandosi verso di loro iniziando velocemente a tornare indietro.

“Ho dimenticato una cosa!” disse entrando di corsa in casa.

“Ma Victoria…” disse Amanda confusa.

Ryan si avvicinò al cancello per avvisare Mitchell del piccolo contrattempo. Nel frattempo Victoria raggiunse di corsa la sua stanza aprendo uno dei cassetti della sua scrivania. Prese tra le mani la lettera. “Dannazione a te Chloe, ovunque tu sia! Vaffanculo!”

Scese di corsa le scale ritornando fuori per raggiungere l’auto e si ritrovò davanti Amanda, mentre più in là Ryan parlava con il suo amico che aveva parcheggiato il furgone in strada.

“Hai preso ciò che cercavi?!”

“Si mamma! Adesso devo andare!” superò la donna ma la fermò.

“Victoria, in bocca al lupo per tutto!” disse la donna con occhi lucidi.

La ragazza si fermò guardandola sorpresa. In un attimo e senza rendersene conto si ritrovò ad abbracciare di nuovo sua madre. E questo era un abbraccio del tutto diverso dal primo. Si staccarono distogliendo lo sguardo l’una dall’altra.

“Arrivederci mamma!” disse la ragazza infilandosi in auto e avviandosi verso il cancello. Passò davanti al furgone che si piazzò dietro di lei seguendola, per raggiungere casa Caulfield.

 
 
Nel frattempo a casa Caulfield attendevano il suo arrivo. Ryan ancora non si decideva a uscire dal suo studio. Max iniziava a preoccuparsi quindi decise di andare da lui.

“Arrivo subito” disse Max raggiungendo suo padre mentre le altre due rimanevano nel salotto.

Quando Max fu davanti allo studio di suo padre bussando alla porta già aperta. Ryan era davanti alla sua scrivania appoggiato con le mani su di essa. Sentendo la voce di sua figlia, si voltò asciugandosi velocemente una lacrima dal viso.

“Papà?!”

“Oh… ehi Max! Hai bisogno di qualcosa?!” chiese facendo finta di nulla.

“Non voglio che tu soffra così tanto per la mia partenza! So che sei preoccupato per me dopo tutto quello che è successo in passato! Ma io sto bene adesso! Io starò bene!”

“È solo che non voglio più provare quella paura di non poterti rivedere più, com’è successo quando eri ad Arcadia Bay! Sei la mia unica figlia e non sopporterei di perderti, perché nessun genitore dovrebbe sopravvivere a un figlio! Un padre morirebbe dentro comunque e questo è molto peggio della morte stessa!”

Max si avvicinò a lui abbracciandolo mentre una lacrima scendeva sul suo viso. “Non mi succederà nulla papà! Starò bene!”

“Promettimi di chiamarmi subito se una qualsiasi cosa dovesse andare storta!”

“Lo farò, te lo prometto!”

Continuarono a rimanere abbracciati per un po’ fino a quando Vanessa li raggiunse e affacciandosi nella stanza disse: “Victoria è arrivata Max!”

“Si mamma, arriviamo!”

Si avviarono tutti verso il salotto prendendo dei bagagli e uscendo di casa. Victoria uscì dall’auto mentre Mitchell riapriva di nuovo le ante posteriori del furgone. “Ciao a tutti!” disse la ragazza.

“Dunque è arrivato il grande momento” disse Vanessa guardando Victoria.

“Eh già, ci siamo ormai! Ah, lui è Mitchell, un vecchio amico di mio padre! Verrà con noi fino a Portland per portare tutta la nostra roba!” disse la ragazza indicando l’uomo che si era avvicinato a loro.

“Piacere di conoscerti Mitchell, io sono Ryan e lei è mia moglie Vanessa! Siamo i genitori di Max!” disse Ryan stringendogli la mano.

“Piacere mio!”

Poi Victoria presentò all'uomo anche Max e Kate.

“Piacere di conoscervi ragazze! Ok, allora io penso ai bagagli da caricare!” disse l’uomo.

“Si, le do una mano io Mitchell” disse Ryan aiutandolo a prendere i bagagli.

“Dunque Donnie verrà con noi! Nella mia bella auto, pulita, profumata e…”

“Victoria!” disse Kate guardandola male.

“Si, verrà con noi!” disse Victoria arrendendosi mentre le altre ridevano.

Dopo aver caricato tutto, Mitchell salutò i genitori di Max e salì a bordo del furgone. Victoria si avvicinò a loro per salutarli con un abbraccio. “Arrivederci Ryan, arrivederci Vanessa”.

“Mi raccomando Victoria!”

“Tranquilli, le terrò d’occhio entrambe!” disse Victoria allontanandosi.

“Forse è proprio questa la loro preoccupazione!” disse Kate facendo ridere tutti.

“Ti ho sentita Kate!” disse Victoria senza voltarsi.

“Arrivederci signori Caulfield e grazie tante per aver ospitato me e Donnie!” disse la ragazza salutandoli.

“Figurati Kate, per così poco! E poi ricorda, gli amici di nostra figlia sono sempre i benvenuti a casa nostra!” disse Ryan.

La ragazza prese il trasportino con Donnie dentro e si avviò verso l’auto. Fu il turno di Max di salutare i suoi genitori. Si voltò verso di loro e si unirono tutti in un unico abbraccio.

“Buon viaggio Maxine e in bocca al lupo per tutto! E ricorda che anche se saremo un po’ lontani, noi saremo sempre con te!” disse Vanessa.

“Per qualsiasi problema chiamaci e noi verremo da te!” disse Ryan.

“Mamma, Papà, mi mancherete tanto!” disse Max con voce tremante e alcune lacrime che le scendevano sul viso.

“Oh tesoro mio! Ci mancherai tanto anche tu!” disse Vanessa stringendola più forte.

Rimasero in quel posizione per un po’ e quando si staccarono, Ryan le asciugò le lacrime dagli occhi. Le diede un bacio sulla fronte e disse: “Chiamaci non appena arrivate!”

“Lo farò!” disse Max raggiungendo l’auto mentre Ryan mise una mano sulla spalla di Vanessa stringendola a sé.

Victoria mise in moto l’auto mentre Max si sedeva al suo fianco. Kate era seduta dietro in compagnia di Donnie. Le tre ragazze si voltarono guardando in direzione dei Caulfield salutando con la mano iniziando ad allontanarsi. Così all’una e mezza partirono dirette verso la loro nuova vita.


Portland

Steph tornò a casa trovando Chloe che aveva preparato qualcosa per pranzo.

“Chlooooeeee, raccontami tutto!” disse Steph appena entrata senza nemmeno salutare.

“Ciao anche a te Steph!”

“Raccontami su! Com’è il posto?! Romantico come ha detto la mia amica?! Come si mangia?! E la camera com’era?!”

“Dio Steph, una domanda alla volta ti prego!” rispose Chloe ridendo mettendo in tavola il loro pranzo.

“Wow, mi hai preparato il pranzo! Io credo che Lauren ti stia facendo davvero bene!”

“Guarda che ti preparavo qualcosa anche prima! Comunque per tornare alle tue mille domande! Il posto è fantastico davvero! L’atmosfera è molto romantica! Mi dispiace solo che non abbiamo potuto approfittare della piscina e della vasca a idromassaggi!”

“Perché no?!”

“Perché quando siamo tornate in camera avevamo altro da fare!”

“Aaaah, pervertite!” disse Steph maliziosa.

“Puoi dirlo forte! Si mangia molto bene e il servizio è impeccabile!”

“Il regalo le è piaciuto?!”

“Si, le è piaciuto davvero tanto! È stato tutto perfetto e devo ringraziare te e Shon per questo!”

“Shon?! Perché, cosa ha fatto lei?!”

“A Lauren piace molto lo stile di Shon e addosso a me ha avuto l’effetto desiderato!”

“Oh Dio! Spero che a Lauren piaccia solo l’abbigliamento di Shon!”

“Ma cosa vai a pensare?! Sono solo amiche!”

“Ogni tanto mi è capitato di vedere Shon guardare la tua ragazza. Credimi, sono sguardi lascivi!”

“Ma la vuoi smettere?!”

“Sai che mi fido poco di lei!”

“Davvero?! Chi lo avrebbe mai detto!” disse Chloe con sarcasmo fingendosi sorpresa. “Comunque Lauren non mi tradirebbe mai e nemmeno Shon lo farebbe! Anzi, lei è proprio a favore della nostra storia! Mi ha anche consigliato di capire cos’è Lauren per me e nella serata che abbiamo passato insieme, finalmente l’ho capito!”

“Cosa?!”

Chloe alzò lo sguardo dal piatto guardando la sua amica. “Io sono innamorata di lei!”

Steph le sorrise. “Lei lo sa?!”

“Ora sì!” rispose Chloe sorridendo.

“Wow, Lauren è riuscita ad abbattere la corazza di Chloe Price! Era ora che succedesse! Te lo meriti Chloe!”

“Mi sento diversa oggi! È come se finalmente la mia vita avesse un senso! Ed è strano perché ho sempre pensato di non meritare nulla dopo tutto quello che ho combinato!”

“Ti sbagli Chloe! Tu meriti di essere felice! Sono davvero contenta per voi due! Adesso mangiamo prima che si freddi!”

Stavano per riprendere a mangiare quando sentirono bussare alla porta. Chloe si alzò per aprire la porta trovandosi di nuovo Shon con il gatto tra le braccia.

“Ma che cazzo…” disse Chloe guardando il gatto.

“Già, è quello che ho detto anche io dopo averlo rivisto sul pianerottolo!” disse Shon entrando.

“Non capisco quando sia potuto uscire! Quando sono venuta da te lui era qui!" disse Chloe rivolta a Shon.

“Beh, forse non te ne sei accorta ed è uscito insieme a te! Oppure quando sei ritornata nel tuo appartamento è sgattaiolato fuori! Anche se non credo, perché poi sono uscita di casa e lui non c’era sul pianerottolo!”

“Steph, ne sai qualcosa?!” chiese Chloe.

“Non ne ho la più pallida idea! Ma per caso state dicendo che succede spesso?!”

“Si, questa è già la seconda volta che lo trovo fuori!” rispose Shon.

“Dove sei stato eh?!” disse Chloe guardando il gatto che si strusciava contro le sue gambe. “E non fare il ruffiano!”

“Lo dicevo io che era un ruffiano!” disse Steph mentre il gatto le soffiava contro in risposta.

“Beh, io vado!” disse Shon.

“Vuoi mangiare un boccone con noi?!”

“No, grazie lo stesso! Ho del lavoro da sbrigare!”

“Sarà una nuova cliente!” disse Steph.

“Si Steph è una nuova cliente! Per caso sei gelosa?!”

“Pff, gelosa io?! E di cosa?! Non ho alcun motivo per esserlo!”

“Eccole che ricominciano!” disse Chloe sedendosi di nuovo a tavola.

“Ci vediamo! Asta la vista baby!” disse Shon uscendo dall’appartamento.

“Che c’è?!” chiese Steph accorgendosi che Chloe la fissava esasperata.

“Niente!” rispose Chloe scuotendo la testa.


 
Lauren prima di andare a lavoro era andata a trovare Allison al salone per farle un saluto e raccontarle tutto su come si era svolta la serata organizzata da Chloe. Le mostrò anche il regalo ricevuto e le raccontò anche della dichiarazione aperta e toccante della sua ragazza, sui sentimenti che provava verso di lei. Questa notizia l'aveva lasciata di stucco, perché è vero che si era un po’ ricreduta sulla loro relazione, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa dal genere da Chloe. Considerando quello che Lauren le aveva raccontato della ragazza, pensava che non sarebbe stato facile per lei ammettere una cosa del genere. Eppure, dinanzi alla reazione felice della sua amica, Allison non poteva far altro che credere a ciò che fosse successo. Lauren era ormai a un passo dal poter toccare il cielo con un dito. Aveva una luce diversa negli occhi e questo era avvenuto solo grazie alla presenza di Chloe nella sua vita.

 
Per strada

Victoria guardò verso lo specchietto retrovisore per assicurarsi che Mitchell fosse ancora dietro di loro. Erano divisi soltanto da un’auto. La ragazza guardò l’orologio che aveva al polso e sorrise vedendo che ormai mancava poco al loro arrivo nella città che sarebbe diventata molto presto la loro nuova casa. Max di fianco a lei guardava fuori dal finestrino mentre Kate dietro in compagnia di Donnie, si era addormenta con la testa appoggiata al finestrino dell’auto.

 
Appartamento 27

Chloe nel suo appartamento era sdraiata e addormentata a pancia in su sul divano, con il telecomando stretto in una mano scivolata a terra e con Flerk comodamente sdraiato sulla sua pancia. Steph uscì dalla sua stanza vedendo la scena e lanciando un’occhiata a l’orologio da parete al di sopra del televisore. Chloe doveva andare a lavoro e stava ancora dormendo. Lanciò un urlo per svegliarla.
“CHLOOOOOOO!”

Flerk schizzò via alla velocità della luce nella stanza di Chloe, mentre la ragazza si svegliò di soprassalto, finendo con il sedere a terra.
“Ma che cazzo Steph!” disse Chloe alzandosi lentamente da terra tenendosi una mano sul sedere.

“Scusami se per l’ennesima volta ho dovuto svegliarti per ricordarti i tuoi impegni!”

“Ma di che parli?!”

“Guarda con i tuoi occhi!” disse Steph indicando l’orologio a muro.

“E allora?!” chiese Chloe.

Steph non disse nulla guardandola mentre l’altra realizzava che doveva andare a lavoro.

“Oh porca puttana!” disse Chloe correndo in bagno per fare una doccia veloce.

“Beh, grazie per avermi avvisata Steph! Ma figurati Chloe, per così poco!” disse Steph parlando per entrambe scuotendo la testa.

Dopo la doccia Chloe uscì immediatamente dal bagno per dirigersi nella sua stanza per vestirsi infilandosi una delle sue solite magliette a maniche corte, sopra una camicia a quadri lasciata aperta sul davanti e jeans rigorosamente strappati. Nel mentre Flerk gli passava continuamente tra i piedi rischiando di farla cadere più volte.

 
Per strada

Erano ormai quasi giunte a Portland. “RAGAAAAAZZEEEEE!” urlò Victoria facendo voltare di scatto Max verso di lei e svegliando Kate che ancora dormiva.

“Ma sei impazzita?!” disse Max con disappunto.

“Oh Signore, siamo arrivati alla fine dei nostri giorni?!” chiese Kate ancora mezza addormentata.

“No! Siamo semplicemente arrivate a Portland, guardate!” disse la ragazza con un sorriso a trentadue denti mentre indicava il cartello che era ancora leggermente distante da loro. “E treee, duue, uuuno eee benvenute a noi!” disse Victoria entusiasta dopo aver raggiunto e sorpassato il cartello.

“Il mio coniglio ha rischiato di diventare bianco dalla paura!” disse Kate assicurandosi che Donnie stesse bene.

“Ora non dobbiamo fare altro che arrivare a casa di Tim! Non sto più nella pelle ragazze!” disse Victoria.

“Se urli ancora in quel modo anche Donnie non sarà più nel suo pelo!” disse Kate.

 
Appartamento 27

Dopo essersi vestita, Chloe prese il casco i guanti sportivi senza dita e gli occhiali da sole dirigendosi verso la porta.

“Chloe, ma cosa fai?!”

“Ormai sono iniziate le belle giornate e quindi è ora di fare un po’ di movimento con la bici!”

“Ma scusa, non ti basta il movimento che fai con Lauren?!”

Chloe la guardò male scuotendo la testa. “Tranquilla mamma, sarò prudente!”

Uscì dall’appartamento raggiungendo la sua bici che non prendeva più da un bel po' di tempo. Si infilò i guanti, il casco e infine gli occhiali. Estrasse la bici dalla rastrelliera situata nel parcheggio e si avviò per andare a lavoro.

 
Victoria guidava la sua auto felice di essere arrivata finalmente a Portland. Dietro di loro Mitchell le seguiva con il suo furgone. Non mancava molto per raggiungere la loro destinazione, cioè l'appartamento di Timothy che stava già attendendo l'arrivo delle ragazze. Ansioso di rivederle ma soprattutto di rivedere Kate.


Chloe iniziò a pedalare più veloce addentrandosi nel traffico. Passò tra le varie auto serpeggiando con la bici e passando anche sui marciapiedi, subendo i rimproveri dei passanti infischiandosene.

 
Max guardava fuori dal finestrino con una strana sensazione, ma se qualcuno le avesse chiesto di cosa si trattasse non sarebbe stata in grado di rispondere. Kate dietro teneva appoggiato sulle gambe il trasportino con Donnie che si guardava intorno curioso.

 
Chloe sfrecciò più velocemente ricevendo occhiatacce dagli automobilisti, mentre lei se la rideva. A un incrocio scattò il rosso ma lei non si fermò andando avanti infilandosi anche negli spazi più stretti fermandosi proprio in prossimità del semaforo. Era di fianco a un'auto in attesa che scattasse il verde. Un ragazzino si appiccicò al finestrino guardandola imbronciato. I due continuarono a guardarsi e a un certo punto il ragazzino fece una linguaccia, gesto che Chloe ricambiò. Scattò il verde e ripartì ritrovandosi poco dopo dietro a un pick-up. Afferrò con la mano la parte posteriore del mezzo facendosi trasportare senza che l'automobilista se ne accorgesse, prendendo velocità. Chloe adorava andare in bici, soprattutto d'estate con le belle giornate. La bici per lei era una valida alternativa allo skate. La faceva sentire libera di arrivare dove altri si sarebbero fermati. Ma cosa più importante, amava la velocità ed era arrivata al punto di considerare di acquistare una moto, ma chissà se Lauren e Steph sarebbero state d'accordo.

 
Victoria arrivò in prossimità di un incrocio fermandosi all’ennesimo semaforo. “Troverò mai un semaforo verde quando arrivo a un incrocio?!” chiese infastidita.

“Victoria, se tu smettessi di agitarti così tanto, molto probabilmente troveresti il verde! Il problema sparisce quando smetti di pensarci!” disse Kate.

Le due ragazze sedute davanti si voltarono verso di lei guardandola in modo strano.

“Mi stai forse psicanalizzando Kate?!” chiese Victoria perplessa.

“Sta facendo pratica con te!” rispose Max ridendo.

 
Nel frattempo il pick-up a cui era attaccata Chloe stava andando molto veloce ma si stavano avvicinando a un ennesimo incrocio e di lì a poco sarebbe scattato il rosso. Doveva decidere in fretta cosa fare. Fermarsi con lui o lasciare la presa dal mezzo per continuare a tenere la sua velocità e proseguire prima che scattasse il rosso.

 
Victoria batteva le dita sul volante impaziente di ripartire maledicendo quel semaforo. 

 
Inutile dire che Chloe scelse di proseguire e prima che il pick-up iniziasse a rallentare perdendo velocità, lei si staccò cominciando a pedalare velocemente per passare l'incrocio prima che fosse troppo tardi.

 
Il rosso del semaforo davanti a Victoria iniziò a lampeggiare segno che stava per scattare il verde.

 
Il verde del semaforo davanti a Chloe iniziò a lampeggiare nello stesso momento. Ma lei invece di rallentare pedalò più velocemente.

 
Scattò il verde per Victoria che iniziò ad accelerare. Il rosso scattò dalla parte di Chloe che invece di fermarsi, proseguì con la sua corsa infrangendo le regole della strada. Attraversò velocemente l'incrocio trovandosi davanti all'auto di Victoria che frenò bruscamente sull’asfalto, suonando il clacson.

“EHI!” urlò Victoria.

Chloe era così vicina che schivò l’auto finendo per mettere addirittura la mano destra sul cofano per reggersi cercando di non perdere l'equilibrio mentre schivava il pericolo.

“Gran pezzo di stronzo! Vaffanculo!” urlò Victoria pensando si trattasse di un ragazzo.

Chloe dopo aver scampato il pericolo alzò il dito medio senza voltarsi sorridendo. “Cazzo, ci è mancato un pelo!” disse un po' spaventata.

“Cosa?!” disse Victoria furiosa vedendo il gesto. “Ma che cazzo, niente male come primo giorno!”

Proseguì per la sua strada agitata. “Ad alcune persone non dovrebbero lasciar guidare nemmeno le bici! Quel tizio è un pericolo ambulante! Voi state bene?!” Chiese guardando dallo specchietto retrovisore Kate che era un po' spaventata. Poi guardò al suo fianco confusa. “Max, cosa fai con quella mano?”

Max era rimasta quasi paralizzata da quello che stava per succedere. Istintivamente aveva alzato la mano in avanti per riavvolgere, ma per fortuna non ce ne era stato bisogno. Nonostante questo era rimasta con la mano ancora alzata, spaventata da morire.


 
Se avessimo investito quel ciclista che magari era destinato a morire, io avrei riavvolto di nuovo salvandolo. Questo porterebbe alla distruzione di Portland. Mio Dio, ma che sto facendo?


 
“Max, non preoccuparti non è successo nulla E poi hai la cintura di sicurezza che è molto più utile della tua mano credimi!” disse divertita Victoria.

“Si!” disse Max guardando la sua mano mentre l'abbassava.

“Stai bene Max?!” chiese Kate preoccupata.

“Si certo, sto bene! Ho solo preso un grande spavento!”

“Si, anche io ma grazie a Dio non è successo nulla!” disse Kate.

“Grazie a Dio?! Vorrai dire grazie a me e ai miei riflessi pronti!” disse Victoria.

“E secondo te chi te li ha dati i riflessi?!” chiese Kate.

Victoria la guardava ancora dallo specchietto retrovisore incredula. “Com’è che quando si tratta di peccati è sempre colpa nostra ma quando le cose vanno bene è merito suo?!” chiese Victoria guardando l’amica attraverso lo specchietto retrovisore.

Max si voltò verso di lei ridendo e Kate si unì a lei.

“Adesso che vivremo insieme ti metterò in riga Victoria!” disse Kate.

“Pff, oppure potrei essere io a metterti in riga!” disse Victoria con sguardo di sfida.

 
Poco dopo raggiunsero un plesso condominiale in mattoncini rossi a otto piani, situato nel Northwest Portland, una delle zone più ricche della città. Victoria parcheggiò l’auto accanto al marciapiede, con al seguito Mitchell con il suo furgone. Uscirono tutti dai loro mezzi per sgranchirsi le gambe.

“Ed eccoci giunte a destinazione!” disse Victoria prendendo il telefono per avvisare suo cugino che rispose al secondo squillo.

“Victoria!”

“Allora idiota, hai intenzione di aiutarci o devo venire a tirarti fuori di casa con la forza?!” chiese Victoria divertita.

“Cazzo! Siete qui?!”

“Si, siamo di sotto, sbrigati!”

“Scendo subito!” disse la ragazza chiudendo la chiamata. Stava per dirigersi fuori dal suo appartamento quando si fermò di colpo guardando verso Aaron. “Come sto?!”

L’amico stava guardando una rivista seduto sul divano. Si voltò verso di lui guardandolo. “Come uno in procinto di scopare oggi stesso!” rispose il ragazzo ridendo, riportando lo sguardo sulla rivista.



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“Sei un’imbecille!” disse Timothy raggiungendo le ragazze di sotto.

Quando arrivò di sotto si diede una sistemata ai capelli e i vestiti prima di uscire dal portone.

“Victoria!” disse il ragazzo avvicinandosi per salutarla.

“Ehi, era ora!” rispose la ragazza.

Si salutarono abbracciandosi ridendo. “Sono così felice che tu sia qui!” disse il ragazzo.

“Non parlarmene!” rispose la ragazza entusiasta.

Poi Timothy si voltò verso le altre due ragazze salutandole con una stretta di mano. Victoria gli presentò Mitchell che era in attesa sul da farsi.

“Allora Timothy, a che ora abbiamo l’appuntamento con l’agente immobiliare?!”

Il ragazzo guardò oltre loro e vide un uomo brizzolato con una borsa nera in pelle che si dirigeva verso di loro attraversando la strada.

“A quanto pare proprio ora!” rispose il ragazzo lasciando confusa sua cugina.

“Non capisco! Che significa?!” chiese la ragazza.
 
“Beh, si è liberato un appartamento circa un mese fa ed è ancora libero! Quindi ieri ho chiamato per prendere appuntamento per oggi! Ti trovi nel posto giusto Victoria, questa zona è proprio adatta a quelli come noi!” rispose il ragazzo ridendo facendole un occhiolino.

“Buon pomeriggio” disse l’agente immobiliare avvinandosi a loro. “Qualcuno di voi ieri ha chiamato per vedere l’appartamento?!”

“Si, ho chiamato io ma l’appartamento dovrebbero vederlo le ragazze!” disse Timothy.

“Bene, allora vi faccio strada, seguitemi!” disse l’uomo.

Poco dopo l’uomo aprì la porta. “Prego, accomodatevi!”

Appena entrate si ritrovarono in un'ampia sala destinata alla cucina. Sulla parete di destra c'era la lavastoviglie, seguita da un piano cottura, da un lavello e dalla penisola posizionata verticalmente con alcuni sgabelli che separava la cucina dal salotto. A vederli gli elettrodomestici dovevano essere abbastanza nuovi o comunque utilizzati poco. Sulla sinistra un tavolo da cucina con sei sedie. Il salotto era arredato con un divano affiancato da due poltrone in pelle con un tavolinetto davanti. Il tutto posizionato dinanzi a un enorme televisore che poggiava su di un mobile in legno di mogano, affiancato da uno stereo e due casse che poggiavano lateralmente. Sulla sinistra c'era un mobiletto adibito a portavivande affiancato da una porta che conduceva a una delle tre stanze da letto. Le altre due porte delle stanze da letto si trovavano ai lati del televisore. A destra del salotto vi erano due grandi finestre e due porte che conducevano nei bagni, dei quali uno di servizio. Il bagno principale era costituito da un water e da un lavello con armadietto annesso con uno specchio abbinato. Sulla parete di fronte una vasca e un box doccia. Sulla sinistra un armadietto per asciugamani, seguito da una lavatrice e asciugatrice con tanto di finestra posizionata sopra. Le camere da letto erano pressoché uguali, tranne che per la disposizione dell'arredamento. Erano composte da un letto matrimoniale accompagnato da due comodini laterali e finestre. Su una parete un armadio e di fronte al letto una scrivania con sedia e in un angolo della stanza una poltrona in pelle imbottita. Mentre l’agente ammobiliare mostrava loro tutte le stanze, Max e Kate si lanciavano sguardi inequivocabili. Temevano entrambe per la decisione di Victoria, perché era l’unica a girarsi intorno con entusiasmo. Loro invece erano sul chi va là, pensando che l’affitto potesse essere troppo alto. Erano appena giunte a Portland e senza un lavoro, quindi non era il caso di partire in quarta con l’appartamento.

Quando l’uomo finì di mostrare loro tutto l’appartamento disse: “Ora sicuramente vorrete sapere quant’è l’affitto…!”

“La prendiamo!” disse Victoria determinata mentre continuava a guardarsi intorno, lasciando spiazzate le sue amiche e anche un po’ l’uomo.

“Ma… Victoria…” disse Kate.

Max intervenne rivolgendosi all’agente. “Ci scusi un attimo, vorremmo parlarne tra di noi prima di prendere una decisione!”

“Ma certamente! Io vi aspetto fuori sul pianerottolo in attesa che decidiate cosa fare! Vi lascio sole!”

“Grazie!” disse Max che non perse tempo ad avvicinarsi a Victoria in compagnia di Kate.

“Vic, non hai nemmeno sentito il prezzo stabilito per l’affitto!”

“Perché non ha nessuna importanza! Voglio dire, avete visto questo appartamento?! Qualsiasi sia il prezzo dell’affitto, credo che li valga tutti fino all’ultimo centesimo! La cucina è praticamente nuova! C’è il bagno di servizio! E tre camere da letto, così che ognuna di noi potrà avere la sua privacy e inoltre possiamo ospitare qualcuno un giorno! Non eravate voi a proporre a Fernando e gli altri di venirci a trovare?!”
“Beh, questo è vero ma siamo appena arrivate e non abbiamo ancora un lavoro!” disse Max.

“No fa niente, io ho i soldi per pagare! Mio padre mi ha intestato una carta di credito con una somma mooooolto generosa! Mi posso permettere anche di pagare l’affitto per qualche mese, così da poterci concedere tutto il tempo necessario per trovare un lavoro! Non vi dovete preoccupare di nulla!”

Le ragazze la guardarono poco convinte.

“Victoria, dovremmo essere in tre a prendere questa decisione di comune accordo!” disse Kate.

“Ragazze, vivremo nello stesso condominio di Timothy! Se nel caso avessimo bisogno di aiuto lui è qui! Questo è un vantaggio che va considerato! La casa è abbastanza grande da ospitarci qualcuno! Possiamo avere la nostra privacy! Abbiamo due bagni e poi la casa è ben messa! Non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione! Bisogna valutare i pro e i contro!”

“Tu hai valutato solo i pro Victoria!” disse Max.

“E dove sarebbero i contro?! Il prezzo?! Solo quello?! Datemi una buona ragione per cui non dovremmo accettare! E poi dall’altra parte della strada avete visto cosa ci sono?!”

“Cosa?!” chiese Max.

“Bar, negozi e chissà quant’altro! A due passi ragazze!”

Alla fine le due ragazze si guardarono rassegnate. “E va bene Victoria, hai vinto!” dissero all’unisono.

“Brave, sapete che vi voglio bene?!” disse la ragazza entusiasta con un abbraccio veloce collettivo. Poi andò dall’uomo in cortile per avvisarlo della loro scelta.

 Così Mitchell, Timothy e Aaron che venne presentato alle ragazze, cominciarono a scaricare il furgone. Quando terminarono le ragazze ringraziarono Mitchell dell’aiuto e offrendogli di rimanere da loro per riposarsi, ma l’uomo declinò l’offerta decidendo di rimettersi subito in viaggio.


 
In tarda serata le ragazze erano nelle loro stanze da letto per disfare le valige. Donnie nel frattempo era a scorrazzare per casa.
 
Lauren era con i suoi amici visto che per quella sera, la sua ragazza era troppo impegnata a lavoro. Così passò la serata in loro compagnia, parlando con entusiasmo dell’evoluzione della sua storia con Chloe.

 
Steph era nel suo appartamento davanti alla tv seduta sul divano e a un tratto si rese conto che non vedeva Flerk da un po'. Ripensò alle parole di Shonei di averlo trovato sul pianerottolo. Dopo aver dato un'occhiata in casa e non riuscendo a trovarlo da nessuna parte, uscì dall'appartamento scendendo al piano inferiore. Quando arrivò all'ultimo scalino della gradinata, guardò nel corridoio e lo vide fermo davanti a una porta di un appartamento. Steph si avvicinò a lui di soppiatto afferrandolo da dietro tenendolo il più lontano possibile dal suo corpo per sicurezza, mentre le lui le soffiava contro.

"È ora di tornare a casa fuggitivo!"

Quando la ragazza svoltò l'angolo del corridoio salendo le scale, la porta dell'appartamento si aprì e qualcuno si affacciò credendo di aver sentito qualcosa. Non trovando nessuno fece un'alzata di spalle e tornò dentro.

 
Chloe stava servendo dei clienti al bar mentre chiacchierava con Asher. Nel frattempo Ian la guardava frustrato da quella situazione. Non sopportava di vederla in quel ruolo che sentiva suo da tempo. Si sentiva depredato da qualcosa che gli apparteneva. Ma aveva giurato a sé stesso che avrebbe trovato il modo di metterla fuori gioco con ogni mezzo pur di prendersi il posto che gli spettava di diritto.

 
Shonei stava guidando la sua macchina in compagnia di una delle sue solite conquiste, quando si accorse di un'auto che sembrava seguirle. Essendo buio non riusciva a distinguere il conducente alla guida. Continuava a guardare lo specchietto retrovisore mentre parlava con la ragazza al suo fianco. A un tratto Shonei decise che era meglio non andare ulteriormente in giro, nel caso fossero davvero inseguite.

"Che ne dici di andare a casa tua?" chiese Shonei alla donna.

"Penso che sia un'ottima idea! Tanto mio marito non tornerà a casa prima di domani sera. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo!" rispose la donna avvicinandosi pericolosamente a lei.

"Ok, ferma con quelle mani, sto guidando! Indicami la strada!"

 
Lauren tornò al suo appartamento mandando un messaggio della buonanotte a Chloe. La ragazza rispose scusandosi per non poter passare un po' di tempo con lei a causa del lavoro. Subito dopo la ragazza ricevette una chiamata da Daisy, la direttrice dell'ospedale in cui le capitava di lavorare.

"Daisy, ciao. Cosa succede? Non mi aspettavo una chiamata da te a quest'ora".

Rimase in ascolto del suo interlocutore. Poi disse: "Oh, beh è fantastico! Cosa?! Io?!"

Continuò ad ascoltare le parole della donna cambiando espressione. "Oh...  wow... ma quando?! Si, capisco!"

Lauren iniziò a passarsi una mano tra i capelli rimuginando su ciò che le era stato detto. "Si, forse è il caso che ne parliamo nei prossimi giorni! No, no, è solo che mi hai presa un po' alla sprovvista! Non mi aspettavo niente del genere! Comunque ne riparleremo presto! Grazie! Ok, buonanotte Daisy! Ciao!"

La ragazza chiuse la chiamata sedendosi sul divano passandosi le mani sul viso confusa. Non sapeva se era felice o meno della notizia che aveva appena ricevuto.

 
Shonei dopo aver parcheggiato si diresse in compagnia della donna verso l'entrata della casa di quest’ultima. Mentre camminavano Shonei si voltò a guardare verso la strada, rivedendo la stessa auto che sembrava aver smesso di seguirle. Invece era parcheggiata più indietro dalla loro posizione e con i fari che venivano spenti proprio in quel momento.

"Ma che cazzo! Aspettami un attimo qui!" disse alla donna dirigendosi a passo spedito verso l'auto.

A un tratto le luci dell'auto si riaccesero e cominciò a muoversi in retromarcia. Poi svoltò velocemente in una strada a destra scomparendo dalla sua vista. La ragazza si fermò con il gelo nel sangue. Aveva appena avuto la conferma che qualcuno le stesse seguendo. Ma chi era e cosa voleva, rimaneva un mistero. Pensò che forse era un investigatore privato assoldato per seguire gli spostamenti della donna e capire se tradisse suo marito. Infatti chiacchierando con la donna, Shonei aveva capito che tradiva spesso suo marito. Poteva essere questa la spiegazione più ovvia, ma di certo questo non la rassicurava affatto.
 
 
Timothy e Aaron bussarono all'appartamento delle ragazze. Kate aprì trovandoseli davanti con pizza e birra. "Vi offriamo la cena e da bere per festeggiare il vostro colpo di fortuna nell'aver trovato un appartamento in così breve tempo!" disse Timothy con entusiasmo.

"Entrare pure, perché ho fame da lupi e non ho voglia di preparare nulla" disse Kate sorridendo.

I ragazzi appoggiarono tutto sul tavolo. "Dove sono Max e Victoria?"

"Sono ancora nelle loro stanze a disfare le valige, me credo che avranno finito ormai. Ora le chiamo".

"Noi prepariamo la tavola nel frattempo" disse Aaron sorridendo, divertito dalla sguardo del suo amico verso la ragazza.

"Ok" rispose Kate dirigendosi prima nella stanza di Victoria. La porta era appena appannata. L'aprì facendo rumore e Victoria che aveva tra le mani la lettera si voltò di scatto nascondendola dietro alle sue spalle.

"Cosa c'è Kate?" chiese Victoria con un finto sorriso.

"Sono arrivati i ragazzi con pizza e birra per festeggiare".

"Oh, vi raggiungo subito".

"Va bene… è tutto ok Victoria?" chiese Kate perplessa.

"Ma certo".

"Ti aspettiamo" disse Kate uscendo dalla stanza.

Max era nella sua camera scartando l'imballaggio del suo ritratto fatto da Chloe. Lo osservò per un po' per poi appoggiarlo sulla scrivania. Pensò a David da cui non riceve più notizie da tre settimane. Si chiese a che punto fossero le sue ricerche.

"Max".

Max si voltò vedendo Kate sulla porta. "Kate".

"Ci sono i ragazzi di là, ci hanno portato la cena".

"Non male, ho una fame".

"Vieni?"

"Subito".

Kate annuì uscendo dalla stanza mentre Max si voltava a guardare ancora il suo ritratto. Poi si voltò dirigendosi fuori dalla stanza per raggiungere gli altri. Quando furono tutti insieme, Timothy fece un brindisi in onore delle ragazze.

"Ora prima di rimpinzarci alziamo in alto i bicchieri e facciamo un brindisi! Brindiamo al vostro arrivo a Portland e alla vostra nuova vita, affinché possiate realizzarvi e ottenere tutto ciò che desiderate! Ma soprattutto brindiamo ai momenti di spasso che avremo da questo momento in poi! Alla nostra!"

Tutti quanti fecero scontrare i loro bicchieri ridendo. E da quel momento in poi, niente sarebbe stato più lo stesso...

 

                                                                                                                                                   Continua…
 

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Capitolo 13
*** Casualità ***


Nota dell'autrice

 

Rieccomi di nuovo qui. Come sapete la mia storia su questo sito si interrotta al capitolo 12, ma anche se non avete letto il resto, sappiate che ho continuato a pubblicare i capitoli su Wattpad. Il problema resta sempre lo stesso e cioè, l'inserimento delle immagini in ogni capitolo che pubblico qui su EFP. Le immagini dopo un qualche tempo scompaiono e non c'è ancora una soluzione. Nonostante tutto avevo promesso di continuare la pubblicazione anche su questo sito, visto che è proprio qui che ho iniziato. Chiaramente non inserirò nessuna immagine, però la storia la potrete leggere tranquillamente. Per chi invece preferisce anche le immagini, dovrà andare su Wattpad. Vorrei aggiungere un'altra cosa sulle immagini, che molto probabilmente le cambierò, perché ho altri progetti in testa, sperando che io riesca nell'intento. Ora non vi resta che leggere questi altri dodici capitoli che ho pubblicato solo su Wattpad. Come certamente già saprete i miei capitoli girano intorno alle cento e passa pagine, ma vi annuncio che il capitolo a cui sono giunta, cioè il numero 24, sono arrivata a duecento pagine. Sappiate anche che la mia storia non è ancora terminata e che quindi ci saranno altre pubblicazioni in seguito. Cercherò di aggiornare anche qui, man mano che scrivo i capitoli. Vi ricordo anche che potrebbero essere degli errori, ma l'ultima revisione me la lascio alla conclusione dell'intera fanfiction. Detto questo non mi resta che augurarvi una buona lettura. A presto!

 


Ci saranno sempre pietre sulla strada davanti a noi. Saranno ostacoli o trampolini di lancio; tutto dipende da come le usiamo.

                                                                         (Friedrich Nietzsche)

 

Era passate ormai due settimane dall'arrivo delle ragazze a Portland e le avevano trascorse tra la ricerca di un posto di lavoro al mattino e la sera uscendo in compagnia di Timothy e Aaron per iniziare ad ambientarsi un po' nella città. Kate poteva contare sul sostegno economico della sua famiglia, quindi non era per lei necessario trovare un lavoro. Poteva tranquillamente concentrarsi sullo studio ma essendo estate, aveva deciso di dedicarsi al suo vecchio progetto di un libro per bambini sul bullismo. Come aveva precedentemente chiesto a Max, quando la ragazza era andata a trovarla in ospedale prima dell’arrivo del tornado che distrusse Arcadia Bay, avrebbe inserito delle sue foto nel libro e anche quelle di Victoria. La ragazza era abbastanza serena non avendo nessuna preoccupazione, tutt'altra storia invece era per le sue amiche. Victoria con l’aiuto di Aaron, si era data da fare creando un sito web per farsi pubblicità inserendo una raccolta delle sue fotografie migliori. Tra queste c’erano anche delle foto scattate a degli eventi a cui aveva partecipato insieme a sua madre a Seattle. Mostrando i suoi lavori e le sue capacità come fotografa, sarebbe stato più semplice farsi conoscere e così acquisire clienti. Il suo intento era quello di lavorare come free lance vendendo foto ai giornali della città, a meno che non fosse riuscita a farsi assumere in modo permanente da qualche giornale o rivista locale. Anche se il suo desiderio più grande rimaneva quello di entrare nel settore della moda, ma sapeva quanto potesse essere difficile intraprendere quella strada senza qualche aiuto esterno e agganci giusti. I suoi genitori si erano offerti di parlare con una loro vecchia conoscenza a Portland, che poteva in qualche modo darle una mano, ma lei si era categoricamente rifiutata perché voleva dimostrare a sé stessa, ma soprattutto a sua madre, che poteva cavarsela benissimo da sola. Nell'ultima settimana aveva partecipato a un evento importante, grazie a un conoscente di un amico di Timothy, ma non era ancora riuscita a vendere le sue foto e questo stava lentamente iniziando a innervosirla. Max invece aveva optato di lavorare come free lance tramite un’agenzia, che tratteneva in deposito tutte le sue foto che consegnava, per poi successivamente proporle a potenziali clienti editoriali o commerciali. Anche lei non era riuscita a vendere ancora nulla, ma dopotutto erano passate soltanto due settimane. Questo però aveva iniziato comunque a demoralizzarla un po’, perché sapeva di avere un problema. Si sentiva troppo demotivata e con poco entusiasmo verso la sua professione di fotografa. Temeva che questo si riflettesse nei suoi scatti e per questa ragione nessuno si interessasse ad acquistare le sue foto. Victoria che alla fine era venuta a conoscenza del suo problema non sapeva come aiutarla. Così aveva insistito affinché la ragazza prendesse in seria considerazione di andare dallo psichiatra consigliatole dalla dottoressa Tyler. Max si era ovviamente rifiutata facendo infuriare Victoria, che nonostante fosse contrariata dal suo diniego, comprendeva il suo bisogno di cavarsela da sola. Dopotutto anche lei era andata via da Seattle per vivere per conto proprio e realizzarsi senza l’aiuto di nessuno, soprattutto della sua famiglia.

 

Giovedì 6 luglio 2017

Quel mattino Kate si era svegliata ben presto per fare colazione e mettersi subito a lavoro sul suo progetto disegnando tante illustrazioni. Erano le nove quando anche Victoria e Max si alzarono dal letto uscendo dalle loro stanze.

“Buongiorno ragazze!” disse Kate guardandole.

“Buongiorno Kate!” rispose Max mentre Victoria emise solo un grugnito.

“Beh, è già qualcosa considerando che ieri mattina non mi hai nemmeno risposto!”

“Lo sapete che ho bisogno di un po’ di tempo per iniziare la giornata!” disse Victoria.

“C’è del caffè pronto per voi se lo volete!” disse Kate.

“Cosa faremmo senza di te!” rispose Max sorridendo.

Si misero a tavola per fare colazione e Kate smise di disegnare. “Cosa fate oggi?”

“Io il solito! Andrò in giro per i giornali nella speranza che si decidano a comprare le mie foto!” disse Victoria un po’ irritata.

“Vedrai che andrà meglio Victoria! Sono sicura che riuscirai a vendere le tue foto e anche tu Max!”

“Ammiro la tua positività Kate, ma non è credendoci che si vendono le foto! Devono essere gli altri a credere in me e nel mio lavoro!” disse Victoria.

“Victoria, non lasciarti abbattere…” aggiunse Kate.

“Non sono abbattuta, sono semplicemente stufa!” disse alzandosi tornando nella sua stanza per prepararsi a uscire senza finire il suo caffè.

“Non ce l’ha con te Kate!” disse Max.

“Lo so questo! È estremamente stressata da tutta la situazione, ma deve comunque cercare di mantenere la calma! Non è alterandosi che sistemerà le cose! E anche tu Max, non sarai arrabbiata ma ti vedo spenta! È come se tu fossi già arrivata al punto di gettare la spugna! Mi avevi promesso che non ti saresti arresa subito!”

“Non mi sto arrendendo è solo che sono un po’ delusa da me stessa!”

“Non devi esserlo! Tu sei una fotografa molto brava Max e devi solo ritrovare la passione che avevi un tempo!”

“Ci proverò Kate, anche se è più facile a dirsi che a farsi! Mi concederò del tempo e se le cose non dovessero proprio andare, potrei cercare un altro lavoro! Non si vive solo con la fotografia!”

“Questo è vero ma tu ami la fotografia! Non credo che ameresti un altro lavoro nello stesso modo!”

“Non sarebbe la prima volta che mi trovo a dover rinunciare a qualcosa, ragion per cui va bene così! La vita va avanti lo stesso! Si trovano comunque delle alternative!”

Kate stava per dire qualcosa ma venne interrotta da Victoria che uscì dalla sua stanza dopo essersi preparata. “Io esco, ci vediamo dopo!”

“Buona giornata Victoria!” dissero Kate e Max.

“Anche a voi!” rispose la ragazza con freddezza uscendo dall’appartamento.

In quel momento fece capolino Donnie con un rotolo di carta igienica.

“Oh santo cielo, per fortuna Victoria è già uscita e non lo ha visto!” disse Kate preoccupata mentre Max rideva.

 

 

Erano già due ore che andava in giro senza concludere nulla. Mentre era in macchina con l'intento di tornarsene a casa, dopo aver passato un’altra mattinata a vedersi chiudere la porta in faccia, si ritrovò dinanzi all’ennesima redazione di un giornale. Decise di fare un ultimo tentativo e dopo aver parcheggiato l’auto, entro in redazione. All’interno, c'era un via vai di gente indaffarata e nessuno sembrava essersi accorta di lei. Un ragazzo troppo preso dal guardare alcuni fogli che aveva tra le mani, le andò a sbattere contro facendo cadere a terra tutto il materiale.

“Oh merda! Scusami non ti avevo proprio vista! disse guardando la ragazza. Poi abbassò lo sguardo a terra vedendo il macello che aveva combinato. “Oh cazzo, avevo quasi finito di riordinarli!”

Si chinò velocemente per raccogliere tutti i fogli sparsi sul pavimento e Victoria con lui per dargli una mano.

“Mi dispiace tanto per questo! Lascia che ti dia una mano!” disse la ragazza.

“Grazie, sei molto gentile!”

Quando finalmente riuscirono a raccogliere tutto da terra si alzarono.

“Ecco fatto!” disse Victoria consegnandogli i fogli.

“Beh, grazie per il tuo aiuto... ehm...”

“Oh, io sono Victoria Chase!”

“Piacere di conoscerti Victoria, ma sei una nuova dipendente del giornale o...”

“No, io a dire il vero sono una fotografa e a questo proposito, vorrei sapere chi è il direttore responsabile qui! Vorrei potergli mostrare alcune foto nel caso fosse interessato!”

“Oh, allora guarda” disse il ragazzo indicandogli una porta aperta nel quale c'era un uomo brizzolato seduto alla sua scrivania che parlava con qualcuno davanti a sé. “Lui è il direttore, si chiama Harry Brogart! E se vuoi un consiglio, stai bene attenta a cosa dici! Basta veramente poco a fargli perdere le staffe! Se per qualche ragione non gli interessa nulla di ciò che hai da offrire, non insistere perché sa essere davvero un grande stronzo!”

“Ma tu lavori qui?!”

“Hai intenzione di farmi licenziare per caso?!”

“Oh no, figurati! Non mi permetterei mai! Anzi, ti ringrazio per avermelo indicato e per il consiglio!”

“Bene, adesso scusami ma ho molto da fare!” disse il ragazzo allontanandosi. Poi si girò di nuovo per un attimo verso di lei e disse: “In bocca al lupo Victoria!”

“Grazie!”

La ragazza si voltò a guardare il direttore facendo un profondo respiro, mentre l'uomo che era con lui usciva dall'ufficio chiudendo la porta. Si avvicinò bussando più volte finché non sentì la voce dell'uomo invitarla a entrare.

“Avanti!”

“Buongiorno!”

L'uomo la guardò smarrito. Sembrava stesse cercando di ricordare chi fosse senza alcun risultato.

“Buongiorno!”

“Posso rubarle qualche minuto del suo tempo?!”

“Certo accomodati!” rispose l'uomo poco convinto.

La ragazza entrò del tutto nel suo ufficio senza chiudere la porta alle sue spalle. Si avvicinò alla scrivania presentandosi porgendogli la mano.

“Io sono Victoria Chase e sono una fotografa freelance! Sono qui per mostrarle delle foto dell'evento di beneficenza di alcuni giorni fa a cui hanno partecipato numerosi ospiti illustri! Così se trova qualcosa che le interessa potremmo metterci d'accordo e magari potremmo collaborare anche in futuro se le piace come lavoro!”

L'uomo aveva ricambiato la sua stretta di mano guardandola in maniera disinteressata. “Oh, di nuovo!”

“Di nuovo?! Questa è la prima volta che mi presento qui!”

“Sembra davvero che oggi abbiate tutto lo stesso obbiettivo, cioè vendermi le vostre dannate foto! Mi ascolti bene signorina non ho tempo per questo adesso! Sto aspettando una persona e non posso guardare le tue foto!”

“Ma deve soltanto dargli un’occhiata! Sono sicura che…”

“Senta, facciamo così, mi lasci le foto qui sulla scrivania e gli darò un’occhiata più tardi!”

“Non posso lasciare qui le mie foto!”

“E allora vada via o aspetti fuori! Se vuole che guardi le sue foto deve attendere!”

Mentre i due discutevano qualcuno si stava avvicinando a loro.

“Ma ci vorranno soltanto pochi minuti!” disse Victoria cercando di mantenere la calma.

Il direttore stava per risponderle ma proprio in quel momento l’uomo vide la persona tanto attesa fermarsi davanti alla porta aperta del suo ufficio. Gli si illuminarono gli occhi e comparve sul suo viso un largo sorriso. “Oh eccoti qua! Ti stavo aspettando, entra pure!”

Victoria si voltò per vedere a chi si stesse rivolgendo e si ritrovò davanti una ragazza, sicuramente più grande di lei. La tizia portava con sé una borsa fotografica sulla spalla.

“Posso attendere qui fuori Harry…”

“Non se ne parla nemmeno, entra immediatamente!”

Victoria guardò l’uomo. “E le mie foto?!”

L’uomo non le rispose nemmeno continuando a rivolgersi alla sua ospite. “Sapevo di poter contare su di te!”

“Aspetta a dirlo!” rispose la ragazza entrando nell’ufficio affiancandosi a Victoria dandogli un’occhiata di sfuggita.

“Oh avanti, abbiamo sempre fatto grandi affari insieme non puoi negarlo!”

“Le mie foto?!” chiese ancora una volta Victoria spazientita.

“Oh, sei ancora qui!” disse l’uomo che sembrava essersi completamente dimenticata di lei. “Lascia qui le tue foto e gli darò un’occhiata dopo aver concluso con la mia ospite! Per il momento accomodati fuori!”

Victoria stava per mandarlo al diavolo ma si trattenne estraendo dalla sua borsa una busta contenente le sue fotografie. L’appoggiò sulla scrivania voltandosi e uscendo dalla stanza per appoggiarsi a una parete, in attesa che l’uomo si decidesse a dare un’occhiata alle sue foto. La porta era ancora aperta e quindi rimase a guardare i due che parlavano tra loro, sperando che quell’incontro terminasse al più presto.

“Ascolta, lo so che abbiamo avuto qualche piccolo screzio in passato, ma io ho ancora molta stima di te!”

“Ma davvero?! Comunque vorrei precisare che sono passata di qui solo perché mi ci sono trovata per puro caso! Non avevo nessuna intenzione di venirti a fare visita! Soprattutto perché non amo molto quando qualcuno mi disturba mentre sto lavorando! Le tue telefonate le trovo alquanto moleste! Direi che sembri quasi uno stalker!”

“Su non esagerare!”

“Cosa vuoi da me?!”

“Un uccellino mi ha detto che hai per le mani alcune foto scattate ieri sera al bar e club Mississippi Studios! C’era una band davvero interessante. Quei ragazzi si stanno facendo un nome qui a Portland!”

“Si e allora?!”

“Quindi è vero!”

“Certamente, ero lì con alcuni amici! Ho anche scattato qualche foto! E tu cosa ne sai?! Hai per caso delle spie?! Come si chiama l’uccellino?!”

“Ho saputo che vuoi vendere le foto a un altro giornale! A questo punto voglio cercare di farti cambiare idea! Possiamo metterci d’accordo sul prezzo e…”

“Wow, dritto al sodo come al solito! Mi dispiace Harry ma non sono interessata a vendere le mie foto!”

“Lo so che mi sono comportato a volte da vero stronzo, ma sappi che il passato è passato e…”

“E adesso sei un uomo nuovo, vero?!” disse la ragazza sarcastica.

“Ascoltami, posso pagarti quanto vuoi…”

“No no, non hai capito! Non so chi ti abbia messo in testa questa cosa, ma non ho nessuna intenzione di vendere le mie fotografie a nessun giornale! Non stavo lavorando in quel momento perché ero con i miei amici! Sono foto ricordo che ho scattato in loro compagnia e insieme ai membri della band!”

“Beh, ma io te le pagherei davvero tanto!”

“Non credo che i miei amici sarebbero d’accordo!”

“Ma se te le pago bene potrebbero guadagnarci anche loro!”

“Cosa?!” chiese la ragazza incredula. Poi di sfuggita guardò sulla scrivania la busta con le foto di Victoria e chiese a l’uomo: “Posso dargli un’occhiata?!”

Harry la guardò prima confuso. “Ma si guardale pure!” disse con disinteresse.

Mentre l’uomo continuava a blaterale per cercare di convincerla, lei guardava le foto di Victoria. Pensò che non erano assolutamente male. Sembravano essere state scattate alla serata di beneficenza di qualche giorno prima. Anche lei avrebbe dovuto partecipare ma a causa della presenza di una persona poco gradita aveva cambiato idea. “Secondo me dovresti guardare queste!” disse la ragazza con il suo sguardo ancora basso su di loro.

“Cosa?!” chiese l’uomo confuso non sapendo a cosa si riferisse.

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui. “Queste dico, dovresti guardarle!” disse la ragazza alzando la busta con le foto tenendole in una mano.

“Aaah lascia perdere quelle foto, sono soltanto una perdita di tempo! Ora tutti si credono di essere dei fotografi esperti! Io voglio solo il meglio per il mio giornale e quindi i tuoi scatti!”

La ragazza cambiò la sua espressione guardandolo duramente. “Ti vorrei ricordare che anche io ho cominciato così!”

“Si ma tu sei una vera artista! Non devi sminuirti paragonandoti alla solita plebaglia che tenta il successo con foto scadenti!”

“Queste non sono foto scadenti!” disse la ragazza sventolandogli davanti alla faccia la busta con le foto dentro.

Victoria che si era distratta un attimo, riportò il suo sguardo su di loro notando il gesto della ragazza. Sentì crescere la sua rabbia al pensiero che quel pallone gonfiato avesse permesso a una completa estranea di vedere le sue foto senza il suo consenso. Si precipitò nell’ufficio dell’uomo sfilando con rabbia e uno sguardo omicida, la busta delle sue foto dalle mani della ragazza che rimase sorpresa dal gesto. Poi Victoria si voltò verso Harry che era seduto alla sua scrivania. “Sai una cosa, non voglio più che guardi le mie foto, perché anche se ti piacessero non le venderei mai a un uomo così arrogante, spocchioso e testa di cazzo come te! Vaffanculo Harry, le mie foto te le sogni gran pezzo di merda!”

Nel mentre che Victoria gli vomitava addosso tutto il suo disprezzo ad alta voce, i dipendenti del giornale guardarono tutti nella loro direzione attirati dalle urla. Nel frattempo la ragazza al suo fianco la guardava sorridendo con ammirazione. Harry era rimasto senza parole dalla reazione della ragazza che usciva come una furia mentre tutti la guardavano. Ellis la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dalla porta di uscita dalla redazione. Si voltò verso l’uomo sorridendo divertita dalla scena. “Non prendertela tanto Harry! Dovresti essere felice di sapere che al mondo esistano ancora persone intelligenti come quella ragazza!”

Stava per lasciare anche lei l’ufficio quando all’improvviso l’uomo la chiamò facendola voltare.

“E le foto?!” chiese l’uomo terrorizzato dalla possibile risposta.

La ragazza lo guardò cominciando a ridere allontanandosi da lui. Quando giunse fuori trovò Victoria che stava parlando al telefono con qualcuno. Indecisa sul da farsi attese qualche minuto e quando la vide chiudere la chiamata le si avvicinò.

“Harry non capisce un cazzo!”

Victoria si voltò di scatto verso di lei con uno sguardo poco amichevole.

“Mi dispiace se mi sono permessa di vedere le tue foto! Però devo dirlo, sono bellissime e hai davvero molto talento!”

Lo sguardo di Victoria si addolcì un po' alle sue parole. “Però a quanto pare non basta!”

“No, non è questo! Lui non ha proprio visto le fotografie, quindi non sa a cosa sta rinunciando! Se solo si fosse degnato di darci un’occhiata lo avrebbe capito! Non è interessato a conoscere cosa può offrire un nuovo fotografo! Preferisce la strada più facile che gli dà certezze e non vuole correre rischi!”

“Beh, che vada al diavolo!” disse Victoria irritata.

“Mi è piaciuto come sei riuscita a tenergli testa! Gli hai fatto fare una bella figura di merda davanti a tutti!” disse la ragazza sorridendole.

“Tu lavori per lui?!”

“No, non più! Però un tempo si, collaboravo con lui vendendogli le mie foto!”

“Quindi anche tu sei una fotografa!”

“Si!”

“A guardarti non si direbbe!”

“Davvero?!” chiese la ragazza ridendo. “Come dovrebbe essere una fotografa?!”

“Non lo so… diversa forse!”

“L’abito non sempre fa il monaco!”

“Comunque a quanto pare gli piaci anche tanto!”

“Già, peccato che lui non piaccia a me!”

“In che settore di fotografia sei specializzata?!”

“Beh, questa è davvero una bella domanda! Diciamo che la mia professione mi ha portato a spaziare un po’ in quasi tutti i settori! Ho fatto un po’ di tutto! Per farla breve ho cominciando scattando foto dai generi più disparati, come paesaggi, luoghi, persone e tanto altro ancora! Poi le depositavo presso un'agenzia che si occupava della vendita, proponendole a potenziali clienti che le utilizzavano a loro piacimento! Ho perso il conto di quante ne ho scattate in quel periodo, anche perché avevo molto tempo a mia disposizione! La mia percentuale di guadagno per ogni scatto oscillava tra il quaranta e il settanta per cento della cifra che pagava il cliente. Poi sono giunta a vendere foto alle varie redazioni di giornale, soprattutto quella di Harry! Successivamente sono passata a scattare foto a ricevimenti privati, matrimoni, lauree, cose così!”

“Praticamente hai esperienza in tutto!”

“Diciamo di sì ma questo non fa di me la migliore in assoluto, anche se molti lo pensano! Credo che sia meglio eccellere in un solo settore!”

“C’è altro?!” chiese Victoria suscitando una risata dalla ragazza.

“Sono giunta fino alle foto di ritratto, anche se non può essere considerato un vero e proprio settore, ma semplicemente un genere che a sua volta rientra in altri diversi settori, che ovviamente comprendono quelli che ti ho già elencato! E in fine foto artistiche e di moda!”

“Foto di moda?!”

“Si, l'ho detto! Fotografo modelle o aspiranti! Una volta realizzavo anche immagini commerciali per cataloghi di abbigliamento ed editoriali del settore della cosmesi!”

“Mi prendi in giro vero?!”

“No, perché dovrei!”

“Ma con tutta l’esperienza che hai quanti puoi avere?!”

“Ventisette!”

“Ah!”

“Sei interessata al settore di moda?!”

“Ero indecisa tra il settore del giornalismo e quello di moda! Alla fine ho optato per il primo visto che entrare nel settore di moda non è così facile come speravo!”

“Se qualcuno ti ha fatto credere che fosse facile, ti ha dato false speranze! Non lo è affatto credimi! E te lo dice una che ci è già passata anche se con qualche agevolazione forse!” disse la ragazza con poco entusiasmo.

“Sapevo che fosse difficile ma credevo anche che il nome Chase, avrebbe inevitabilmente fatto un po' la differenza!”

“Chase?! Aspetta, Chase come la galleria che si trova a Seattle?!”

“Si, proprio quella!” disse Victoria felicemente sorpresa. “A quanto pare qualcuno è informato qui, per un attimo ho pensato di essere finita nel terzo mondo!”

La ragazza rise alle parole di Victoria. “Credimi, il nome Chase è conosciuto anche qui, anche se non tanto quanto vorresti! Ci sono stata a Seattle per un paio di settimane anni fa! E ho anche visto una mostra organizzata da Robert e Amanda che suppongo siano i tuoi genitori? Zii?!”

“Si, sono i miei genitori!”

“E tu sei?!”

“Victoria, Victoria Chase!”

“Piacere di conoscerti Victoria!” disse la ragazza porgendole la mano.

“Piacere... ehm...” disse Victoria stringendole la mano.

“Ellis, il mio nome è Ellis!”

“Ellis e basta?!”

“Magari ci siamo anche incontrate e non lo sappiamo!” disse Ellis ignorando la domanda di Victoria. “Ma i tuoi non hanno delle conoscenze qui a Portland per darti una mano?!”

“A dire il vero sì, ma ho rifiutato di ricevere il loro aiuto! Voglio cavarmela da sola! E poi pensavo che il mio nome, mi avrebbe comunque dato dei vantaggi anche senza volerlo!”

La ragazza la guardò comprensiva. “Sai, ti capisco perfettamente! Però credo che se hai tanto a cuore la fotografia dovresti approfittarne! Lo so che sembra brutto da dire, ma se hai la possibilità di arrivare allo scopo grazie a qualche aiuto dovresti accettarlo, fossero anche i tuoi genitori! Pensa a tutti quelli che hanno talento ma che nonostante tutto non riescono a realizzarsi!”

“Si e magari non si realizzano grazie a persone come me che hanno la precedenza su tutto e tutti, solo perché hanno la possibilità di avere la strada spianata da qualcuno!”

“Non siamo noi a volerlo! Non è colpa nostra perché è così che va il mondo Victoria! Se ci tieni tanto a essere una grande fotografa, devi lottare con le unghie e con i denti per affermarti! Non devi guardare in faccia a nessuno e questo non vale solo nel mondo della fotografia, ma in generale! Non devi avere scrupoli verso nessuno perché gli altri non se ne avranno per te! Credi che qualcuno non venderebbe l'anima al diavolo o che non ti metterebbero lo sgambetto per poterti soffiare il posto?! Così è la vita Victoria! Meglio che ti adatti subito o altrimenti ti schiacceranno in men che non si dica!”

Victoria rimase a guardarla ripensando alla discussione avuta con sua madre quando aveva saputo della sua decisione di trasferirsi a Portland.

 

 

“Victoria, fino a ora hai vissuto nell’agio! Là fuori non è così semplice come può sembrare! Qui hai l’opportunità di ottenere tutto con più facilità! Come hai sempre ottenuto tutto in modo semplice!”

“Certo, grazie al nome Chase!” disse la ragazza con sarcasmo.

“Tu non hai idea di cosa significa farsi le ossa nel mondo!”

“Ah, ma davvero?! E indovina di chi è la colpa?!”

“Non osare rivolgerti così a me Victoria! Tutto quello che hai ottenuto da noi, non mi sembrava ti pesasse così tanto! Hai la tua bella auto, le tue bellissime macchine fotografiche, e ogni ben di Dio!”

“Si, hai ragione mamma! Mi avete offerto tutto questo, tranne l’unica cosa davvero importante! La libertà di poter decidere io della mia vita! Di gestire il mio lavoro come voglio! Perché tutto deve essere come Amanda Chase comanda! Giusto?!”

 

 

Forse tutto sommato sua madre non era poi così tanto lontana dalla realtà, perché adesso a dirle le sue stesse cose in maniera più nuda e cruda, era una ragazza sconosciuta che faceva la fotografa e che ne aveva viste tante, sicuramente più di lei.

“Ascolta Victoria, le tue foto sono davvero belle! E sarebbe davvero un peccato se il tuo talento non dovesse essere riconosciuto!”

La ragazza aprì la sua borsa fotografica tirando fuori un block notes e una penna per annotandoci sopra qualcosa. Dopo staccò il foglietto consegnandolo alla ragazza.

Victoria prese il foglietto leggendo un indirizzo e un recapito telefonico. “Cos'è questo?!”

La ragazza richiuse la sua borsa fotografica. “È l'indirizzo di una redazione di una rivista di moda! Penso che potresti provarci! Prova a prendere appuntamento con la direttrice della rivista! Se dovessero esserci dei problemi fai il mio nome! Di loro che ti manda Ellis!”

“Solo Ellis? Senza un cognome?!” ritentò Victoria.

“Non è il cognome che rivela chi sei Victoria! E comunque per quella rivista c'è stata solo una Ellis a lavorarci, cioè io!”

“Lavori ancora lì?!”

“Ha importanza?!”

“Beh... io...”

“A te la scelta Victoria! Ti sto dando soltanto una piccola spinta per far conoscere chi sei davvero, il resto dovrai farlo tu! Puoi anche decidere di non accettare il mio aiuto! In quel caso prenderanno qualcun altro e sarebbe davvero un peccato!”

“Aspetta, sono in cerca di un fotografo?!”

Ellis la guardò con un sorriso. “Sbrigati Victoria, quel posto non resterà libero a lungo!”

Detto questo cominciò ad allontanarsi lentamente mentre Victoria guardava il foglietto tra le sue mani.

“Ellis!” la chiamò Victoria facendola voltare.

“Cosa c'è?!”

“Ma tu chi sei?!”

“Una fotografa come tante Victoria!” disse la ragazza rimettendosi in cammino senza più voltarsi.

“Dimmi qual è il tuo cognome?!” chiese Victoria mentre Ellis si allontanava.

“Ripeto, non è quello che determina chi sei!” rispose la ragazza continuando per la sua strada.

Victoria rimase ferma lì imbambolata senza comprendere l'atteggiamento strano della ragazza.

 

 

Nel frattempo Max e Kate avevano deciso di fare una passeggiata e decisero di passare dall’auto concessionaria di Timothy e Aaron. Appena arrivarono si ritrovarono dinanzi a un edificio immenso con grandi vetrate da cui si potevano ammirare le varie auto in vendita. Sull’edificio torreggiava l’insegna blu con la scritta Road Engines. Quando entrarono Aaron era impegnato in una telefonata dietro al bancone e Timothy stava mostrando l’interno di un’auto a un cliente. Le ragazze cominciarono a camminare per l’edificio guardando le auto.

“Max, non credi che dovremmo comprare un’auto?!”

“Un’auto al momento è fuori discussione, visto che le cose a livello lavorativo non vanno affatto bene!”

“Infatti non dico adesso! Magari più in là quando finalmente lavorerai fino allo sfinimento, perché so che succederà!”

“Perché hai pensato a un’auto?!”

“Perché non possiamo sempre contare sulla disponibilità di Victoria di lasciarci la sua!”

“Questo è vero!”

Aaron che aveva terminato la sua chiamata si avvicinò alle due ragazze. “Ehi voi due, state progettando di rubare un’auto?!” chiese il ragazzo con ironia.

“Lo sapevo, ci hanno scoperte subito Max!” disse Kate scherzando.

“Non preoccuparti Kate! Vorrà dire che verremo a notte fonda mentre tutti dormono e non ci sono i proprietari!”

“Mi dispiace per te Max, ma siamo circondati da telecamere di sorveglianza dentro e fuori! Inoltre abbiamo fatto istallare il miglior sistema di allarme quindi non avreste nessuna possibilità di compiere il furto!” rispose Aaron divertito.

“Credimi, saprei come fartela sotto al naso!” rispose Max sapendo che c’era un fondo di verità nelle sue parole.

“Spiegami come!” disse il ragazzo confuso.

“Oh no, mi dispiace ma non posso svelarti i miei trucchi!”

“Max, adesso cominci a spaventarmi!” disse Kate ridendo.

“Allora ragazze, come mai da queste parti?!”

“Niente, eravamo qui di passaggio e abbiamo pensato di fare una capatina qui da voi!” disse Kate.

“Mi fa piacere e sicuramente farà piacere anche a qualcuno di là!” disse il ragazzo indicando Timothy che aveva appena concluso di mostrare l’auto al potenziale cliente. Il ragazzo salutò cordialmente l’uomo e si girò verso di loro avvicinandosi sorridendo. “Ma chi abbiamo qui?!”

“Qualcuno che vuole sgraffignarci le auto socio!”

“Davvero?! Allora chiamo la polizia!”

“Io sono innocente!” disse Kate alzando le mani in segno di resa.

“Ah, che bell’amica che sei!” rispose Max dandole una spintarella.

“Ragazze vi posso offrire un caffè?! Qui vicino c’è un bar!” disse Aaron.

“Si, io lo gradirei!” rispose Kate.

“Tu Max?!”

“Si, non dispiacerebbe anche a me!”

“Anche io vorrei un caffè!” disse Timothy.

“Ma io ho solo due mani!” rispose Aaron.

“Troverai il modo di portarlo anche a me!” disse Timothy.

“Uhm, va bene! Max ti andrebbe di accompagnarmi al bar così mi dai una mano?!”

“Certo, non c’è nessun problema!”

“Visto?! Hai trovato subito la soluzione al problema!” disse Timothy entusiasta sapendo che questo gli avrebbe dato l’occasione di restare solo con Kate per un po’. Quello che però ignorava, era il vero intendo che si celava dietro al semplice gesto di offrire un caffè alle ragazze da parte dell’amico. “Mi raccomando non correte, non vorrei che si rovesciasse il caffè!”

“Certo, come sua maestà desidera!” disse Aaron con un inchino. Poi si allontanò con Max uscendo dalla concessionaria d’auto.

“Allora Max, cosa ne pensi della faccenda tra quei due?! Si decideranno mai a fare la loro mossa?!” chiese il ragazzo a Max mentre si dirigevano al bar.

“Quindi stai ammettendo che Tim è interessato a Kate?!” chiese la ragazza sorridendo.

“Non dovrei parlare alle spalle del mio amico, però è così! Ti giuro che non ce la faccio più a sentire parlare di Kate tutto il santo giorno!” rispose il ragazzo ridendo.

“Lo avevo capito subito che fosse interessato a lei!”

“E Kate invece?!”

“Quando cerco di parlare di Tim finisce sempre per interrompermi o trova scusa!”

“E questo vuol dire che non è interessata?!”

“Non lo so, ma credo che sia più una questione di timidezza! Se Tim si aspetta che faccia lei la prima mossa sta aspettando invano! E poi per lei sarebbe una cosa nuova!”

“Mi stai dicendo che non ha mai avuto un ragazzo?!”

“Infatti, diciamo che è troppo presa dai suoi studi e da suoi altri interessi!”

“Quindi non prenderebbe mai in considerazione di iniziare una storia con qualcuno?!”

Max si fermò incrociando le braccia al petto e guardandolo con sospetto.

“Che c’è?!” chiese il ragazzo fermandosi e guardandola confuso.

“Non è che Tim ti ha chiesto di sondare il terreno con me vero?! Perché non ho intenzione di fare il vostro gioco! Kate è mia amica!”

“Oh no, ti sbagli Max! Credimi, non sto facendo niente del genere! È vero, sto cercando di capire se Tim ha qualche possibilità con Kate, ma non lo faccio perché me lo ha chiesto lui! È una mia idea perché credo che lui si sia preso davvero una bella cotta per la tua amica!”

“Ok, ti credo!” disse la ragazza ricominciando a camminare seguita da Aaron.

“Sono una persona sincera Max!”

“Bene, buon per te!”

“Questa suona come una minaccia! Insomma sei una ladra ora minacci pure! Chi diavolo sei Max?!” chiese il ragazzo ridendo.

“Una ragazza normale come tante!” disse Max senza crederci davvero.

 

 

Io sono tutto tranne che normale. Non è normale possedere un potere così grande come il mio che può decidere vita e morte per l’umanità.

 

 

“No, dico davvero! Chi sei Max?!”

“Non capisco, cosa vuoi dire?!”

“Di te so soltanto che sei una fotografa e che sei amica di Victoria e…”

“Cosa vuoi sapere?!”

“Cosa fai quando non sei impegnata a escogitare piani diabolici per effettuare furti di notte e minacciare la gente?!” chiese divertito il ragazzo.

“Ah-ah, come sei spiritoso!”

“Hai un ragazzo?! Sei single?! Hai altri interessi oltre alla fotografia?!”

“Il mio interesse è solo la fotografia, sono single e non ho intenzione di iniziare una relazione con nessuno al momento! Soprattutto perché vengo fuori già da una storia e non credo di voler ricominciare di nuovo!” rispose la ragazza per essere chiara. Aveva come l’impressione che il ragazzo avesse posto quelle domande per uno scopo ben preciso. Non poteva esserne certa ma rispondendo in quel modo aveva almeno chiarito che se si fosse fatto avanti, avrebbe ricevuto un no come risposta.

“Wow, chiara e concisa! Sembra quasi che tu abbia posto un limite come Victoria! Siete proprio amiche!” disse il ragazzo ridendo.

Max parve confusa e si fermò di nuovo. “Victoria?!”

Il ragazzo si fermò voltandosi verso di lei con un sorriso sul volto.

“Di che limite parli?!”

“Quello di Victoria per suo cugino Tim! Non vuole che quei due abbiamo una relazione!”

“Che cosa?!” chiese Max stupefatta.

“Non lo sapevi?! Credevo di sì, visto che siete amiche!” disse il ragazzo riprendendo a camminare. La ragazza lo raggiunse affiancandosi a lui e poco dopo entrarono nel bar. Mentre Aaron aspettava il suo turno, Max rifletteva sulle parole del ragazzo.

 

 

Possibile che Victoria abbia fatto una cosa del genere? E poi perché lo avrebbe fatto? Ricordo come avesse intenzione di leggere i messaggi che si erano scambiati Kate e Tim. Non capisco per quale motivo dovrebbe intromettersi così nella vita sentimentale degli altri. Adesso che ci penso non vedeva l’ora che chiudessi definitivamente con Lucas. Adesso invece non vuole che nasca qualcosa tra Kate e suo cugino. Credo di aver imparato a conoscerla ma non fino a questo punto.

 

 

Nel frattempo in concessionaria Timothy e Kate stavano chiacchierando tra loro. “Come prosegue il tuo progetto del libro per bambini?”

“Bene direi, anche se un po’ a rilento. Ma tanto ho tutta l’estate a mia disposizione, quindi conto di arrivare a buon punto”.

“Spero che me lo mostrerai quando lo avrai finito”.

“Si certo che lo farò”.

“Spero tanto non passerai tutta l’estate sul libro”.

“No, certo che no”.

“Bene, perché dopo domani fanno ci sarà musica dal vivo in un locale dove io e Aaron andiamo ogni tanto”.

“Certo, per me va bene. Vengono anche gli altri vero?”

“Si, come sempre. Temi di rimanere sola con me per caso?” chiese lui ridacchiando.

“Io? No no… io… non volevo dire questo…” rispose la ragazza a disagio arrossendo.

“Lo so, stavo scherzando Kate”.

Dopo un minuto di silenzio Timothy trovò il coraggio per dire quello che gli passava per la testa. “Kate...”

“Si?”

Ma il suo coraggio non durò a lungo perché ripensò alle parole di Victoria. “Niente, mi è passato di mente all’istante” disse lui sorridendo nervosamente.

“Ti tornerà in mente se è davvero importante” disse distogliendo lo sguardo da lui. “Mi mostreresti qualche auto? Credo che prima o poi dovremmo comprarne una”.

“Ah bene, sono lieto di questo. Vieni che te le mostro” disse il ragazzo facendole strada.

 

 

Chloe e Steph durante la loro pausa al lavoro, avevano preso posto a un tavolo in compagnia di Shonei che era alle prese con un cruciverba sul giornale.

“Tre orizzontale, contraccettivo per evitare gravidanze indesiderate! Questa è davvero troppo semplice, l'omosessualità!”

“Sei incredibile!” disse Steph scuotendo la testa mentre Chloe se la rideva.

“Sai, me lo hanno detto spesso ma mai fuori dalle lenzuola! Adesso sono un po' confusa al riguardo! Non so davvero come interpretarlo!”

Chloe continuava a ridere e Steph si voltò a guardarla con sguardo di disapprovazione.

“Che c'è?! Devi ammettere che era bella questa!” disse Chloe continuando a ridere.

“Basta, mi arrendo!” disse Steph.

“Oh avanti, lo sai che è così! L'omosessualità è il contraccettivo migliore in assoluto e soprattutto non ha controindicazioni!” aggiunse Shon.

In quel momento si avvicinò Eddie al loro tavolo. “Ciao Shon, vuoi ordinare qualcosa?!”

“A dire il vero sì ma non voglio nulla da te!”

Tutti la guardarono confusi.

“In che senso scusa?!” chiese il ragazzo.

“Ok, te lo spiego in modo semplice! Sto aspettando che sia Emily a venire al tavolo per prendere la mia ordinazione!”

“E perché?!” chiesero tutti e tre all'unisono.

“Ho notato che continua a lanciarmi delle occhiate sorridendomi! Credo che stia cercando di lanciarmi un forte segnale!”

“Oh santi cielo!” disse Steph.

“Che segnale?!” chiese Chloe.

“Guarda e sorride anche agli altri quindi non iniziare a fantasticare su di lei!” disse Eddie divertito.

“Vi dico che lei è interessata a me! Vuole che io ci provi con lei! Io le capisco al volo queste cose!”

“Ma piantala!” disse Eddie ridendo mentre si sedeva accanto a lei.

“Vedo che ti sei messo comodo!” disse Chloe rivolta a Eddie.

“Ehi, non ci sono altri clienti che devono ordinare a parte Shon e l'hai ascoltata, non vuole essere servita da me!”

“Ragazzi, vi ricordate il Lux?” chiese Shonei riportando la sua attenzione al giornale.

“No, cos'è?” chiese Chloe.

“È uno dei locali più gettonati di Portland! Una volta ti ci ho anche portato!”

“Uhm, non ricordo” rispose Chloe.

“E ci credo, quando stavi con lei eri sempre ubriaca!” disse Steph mentre Chloe la guardava sospirando.

“Ebbene a quanto pare sta per chiudere i battenti...” continuò Shonei.

“Aspetta, fa vedere!” disse Eddie prendendole il giornale. “Ma si certo, ora mi ricordo di quel locale! Ci sono stato qualche volta, posto abbastanza carino anche se preferisco il Paradise!”

“Solo perché ci lavori” disse Shonei dandogli un colpo al braccio.

Il ragazzo lesse l'articolo. “Cazzo, allora è proprio vero!”

“Che cosa?!” chiese Chloe.

“Che sta chiudendo, ma semplicemente per rinnovo del locale!”

“Ah, quindi avete ancora la concorrenza!” disse Shonei.

“Beh, non so se si può parlare di concorrenza in questo caso! Mi sono giunte delle voci in proposito! A quanto pare quel locale sta per diventare un vero porcaio e quindi non avrà più nulla in comune con il Paradise!”

“Anche io ho sentito qualcosa del genere!” aggiunse Steph.

“Ma in che senso porcaio?!” chiese Chloe.

“Diciamo che faranno degli spettacolini di un certo livello, non so se mi spiego!” disse Eddie.

“Ohhh, sì che ti sei spiegato! È il posto che fa per me! Gli andrò a dare un'occhiata quando riapre!” disse Shonei entusiasta.

In quel momento sopraggiunse Emily al tavolo. “Ciao!”

“Ma ciao Emily!” disse Shonei incrociando le braccia sul tavolo, lanciandole uno sguardo inequivocabile. “Vorrei ordinare il solito caffè se non ti spiace!”

Steph roteò gli in alto.

“Ma certo, vuoi dell'altro?!” chiese Emily.

“Veramente ci sarebbe qualcos'altro ma aspetterò un'occasione migliore di questa! Magari ne potremmo parlare un giorno di questi!”

Emily sorrise un po' confusa. “Ok, ti porto subito il caffè!”

“Grazie, sei davvero molto gentile e carina e professionale e...” disse la ragazza a Emily che si stava già allontanando.

“E piantala!” disse Steph mentre Eddie e Chloe ridevano.

Eddie continuava a leggere il giornale. “Ehi ragazzi, sentite questa! Alcuni grandi uomini di scienza hanno affermato attraverso degli studi, che fare sesso tre volte a settimana prolunghi l'aspettativa di vita di ben dieci anni! Inoltre sembra che renda anche più intelligenti!”

Tutti guardarono Shonei che nonostante avesse ascoltato le parole del ragazzo, continuava a fissare Emily. Poi accorgendosi di avere tutti gli occhi puntati addosso chiese: “Che diavolo avete da guardare?!”

“Di cosa stavamo parlando?! Di intelligenza?! Deve esserci un errore, non può essere!” disse Steph.

“Bene, quindi la scienza afferma che moriremo tutti soli e stupidi! Tranne Shon ovviamente!” disse Eddie.

“Sono solo stronzate, io sono intelligente anche senza sesso e poi anche Chloe scopa alla grande!” disse Shon indicandola.

“Io non lo faccio tre volte a settimana, non più almeno!” rispose Chloe.

“Oh-oh, guai in paradiso!” disse Eddie divertito.

“Houston, abbiamo un problema!” disse Shonei.

Mentre Eddie rideva Shonei continuava con le sue battute poco apprezzate da Chloe e Steph. “May day may day crrr... abbiamo perso i contatti con la libido di Chloe crrr... richiediamo subito un intervento di ricerca passo crrr” disse Shonei mentre emulava delle interferenze radio facendo ridere Eddie.

“Oppure senti questa, AAA cercasi cause e rimedi per il calo del desiderio di Chloe Price!” disse Eddie spalleggiando Shonei con le battute.

“Idiota!” disse Chloe.

Mentre i due si davano il cinque con la mano ridendo, ritornò Emily al loro tavolo servendo la tazza di caffè fumante a Shonei che smise di prendere in giro Chloe.

“Ecco il tuo caffè!” disse Emily.

“Grazie infinite Emily! Il caffè servito da te ha tutto un altro sapore sai?!”

Steph la guardò quasi disgustata fingendo di mettersi due dita alla gola.

“Se serve altro...” disse Emily.

“Te lo farò sapere subito!” rispose Shonei.

Mentre la ragazza iniziava ad allontanarsi di nuovo Eddie guardò Shonei al suo fianco. “Ma davvero queste stronzate ti bastano per portarti a letto qualcuno?!”

Shonei indicando la ragazza che si allontanava. “Aspetta e guarda tu stesso, uno, due, tre eeee...”

Emily si voltò a guardare verso il loro tavolo sorridendo e poi proseguì.

“Visto?!”

“Visto cosa?!” chiese Eddie confuso.

“Sapevo che si sarebbe voltata e sai perché?!”

“No, perché?”

“Perché le piace che flirto con lei e si aspetta che io mi faccia avanti e tutto questo perché le piaccio!”

“Convinta tu...” disse Eddie alzandosi. “Meglio che torni al lavoro!”

“Già che ci sei analizza la situazione da vicino con Emily!”

“Cioè?!”

“Indaga!”

“Ma neanche per sogno! Anche se non sembra, ci tengo alla mia vita!”

Detto questo si allontanò. Steph si voltò verso Chloe. “Come vanno le cose con Lauren?!”

“Non lo so, pensavo bene dopo la nostra cena al lume di candela ma a quanto pare mi sbagliavo!”

“Che vorresti dire?!” chiese Shonei bevendo il suo caffè.

“Che cosa hai combinato stavolta Chloe?!” chiese Steph.

“Ehi, io non ho fatto un bel niente! È solo che lei si comporta in modo strano in questi giorni! Sembra sempre nervosa, distratta e non so cosa pensare!”

“Beh, scusa ma perché non le chiedi cosa c'è che non va?!” chiese Steph.

“L'ho fatto ma lei ha risposto che va tutto bene e che è solo un po' stanca per il lavoro! E lo dice in modo tranquillo quindi non posso controbattere! Insomma se mi dice che è tutto ok, io che diavolo dovrei fare?! Dirle che non è così?! Contraddirla?! Io non voglio litigare!”

“Tu che non dai di matto in una situazione del genere è una novità!” disse Shonei.

“Ragazze, io ci tengo a lei e voglio che le cose vadano bene! Il punto è che temo di forzare le cose e litigarci! Questa relazione mi sta dando molto! Sto davvero bene e non voglio fare cazzate per poi rovinare tutto come al solito! Forse ho paura che si sia già stancata di me! Forse mi sono data troppo da fare con quella cena, ho esagerato!”

“Ma se hai detto che era felicissima!” disse Steph.

“E lo era però poi... non lo so ok?!”

“Dovresti affrontare la situazione Chloe, che ti spaventi o meno quello che ha da dire! E poi, io non credo che tu non le interessi più! Tra l'altro così di colpo e senza nessuna ragione apparente!”

“Parla con lei Chloe, dico davvero!” disse Steph.

“Lo farò...”

 

 

Lauren e Allison erano sedute sulla panchina di un parco mente sorseggiavano un caffè da asporto.

“Allora, cosa hai deciso di fare per quella faccenda?!”

“Non lo so ancora! Ti giuro che non faccio altro che pensarci tutti i giorni, continuamente!”

“Secondo me stai perdendo soltanto tempo ad arrovellarti il cervello! Dannazione Lauren è della tua professione che stiamo parlando!”

“Forse... sì insomma io... sto pensando di non accettare...”

“Che cosa?! Ma sei impazzita per caso?! Non puoi fare una cosa del genere! Da quando hai iniziato a lavorare non hai mai rinunciato a nessuna occasione per tenerti aggiornata e ora ti tiri indietro?! E per cosa poi?! Per Chloe?!”

“Allison, lei non mi sta impedendo nulla!”

“Certo che no, non lo sa nemmeno che diavolo sta succedendo! Quando ti deciderai a parlargliene?!”

“Sto evitando di dirglielo, anche perché se non ho intenzione di accettare non ha senso metterla al corrente!”

“Quindi anche se ci pensi continuamente in realtà una scelta l'hai già fatta! Secondo me stai sbagliando tutto!”

“Allison, tu non puoi capire!” disse Lauren esasperata.

“No, hai ragione! Non posso capire come una persona che ama così tanto la professione che svolge, rinunci facilmente a un'occasione del genere! Sei stata sempre in prima fila quando si trattava del tuo lavoro! E poi la tua famiglia... davvero non vuoi rivederli?!”

“Ma certo che voglio rivederli! È solo che sono preoccupata che quel bastardo possa scoprire che mi trovo in città e inizi a dare di nuovo fastidio a me e soprattutto a loro!”

“Lauren, sono passati anni! Non pensi che quello squilibrato possa aver trovato qualcun altro da tormentare?!”

“Questa non è una cosa carina da dire!  Quello che ho vissuto io non lo auguro a nessun altro!”

“Non sto augurando del male a nessuno Lauren! Però è chiaro che la sua vita sia andata avanti anche senza di te! E che tu lo voglia o meno, lui resterà quello che è sempre stato, cioè un bastardo! Ed è inevitabile che tu non sia l'unica ad averci avuto a che fare!”

“E comunque ho i miei pazienti di cui occuparmi, non posso di certo mollarli così!”

“Sono più che sicura che Daisy ti possa aiutare in questo! E poi non sei l'unica fisioterapista in città! Potresti passare temporaneamente i tuoi pazienti a qualche tuo collega!”

“Daisy ha pensato anche a questo!”

“Visto?! Allora dov’è il problema?! Tu stai cercando solo delle scuse per non andarci! È tutto a causa di Chloe anche se non vuoi ammetterlo! È solo questo che ti impedisce di accettare!”

“Allison, le cose tra me e Chloe stanno andando alla grande! Temo che andando via le cose possano complicarsi! Ho paura e non voglio stare lontana da lei!”

“Sarà per un breve periodo di tempo e lo stai facendo per una buona ragione! Per favore, non continuare ad annullarti per l'amore degli altri!”

“Non lo sto facendo per lei ma per me! Io non me la sento di allontanarmi!”

“Così ricadi soltanto nelle vecchie abitudini come al solito! E poi resterei via per breve tempo! Non è così tanto un mese!”

“Per me che la vedo quasi tutti i giorni da quando stiamo insieme è davvero troppo! Anche solo a pensarci mi sento male!”

“E va bene se è questo che vuoi! Però ti chiedo di fare una cosa! Parlane con lei almeno!”

“Se non accetto non c'è alcun bisogno di dirglielo!”

“Non vuoi dirglielo perché sai bene quanto me che sarebbe contraria alla tua decisione! Ma sappi questo! Un giorno senza volerlo, potresti finire per rinfacciarle qualcosa di cui lei non sa assolutamente niente! Mi hai detto che lei vuole trasparenza nel vostro rapporto! Che vi diciate sempre tutto senza riserve! Ebbene, questo è il momento giusto per farlo! Se un giorno dovesse scoprire che non le hai detto nulla, si sentirà tradita sapendo di non aver avuto nessuna voce in capitolo! E si sentirà anche in colpa perché la tua rinuncia è dovuta a lei! Siete una coppia Lauren, non devi dimenticarlo!”

Lauren continuò a rimuginarci sopra. La sua amica non aveva tutti i torti, anzi aveva perfettamente ragione. Ma nonostante questo non riusciva a immaginarsi lontana dalla sua ragazza. Sapere di non poterla vedere e di non poterle stare accanto per un certo periodo, la faceva star male. Era troppo abituata ad averla intorno. Per quanto fosse sicura dei sentimenti che la ragazza provasse nei suoi confronti, sentiva che allontanandosi avrebbe cambiato le cose tra loro. Per non parlare del senso di abbandono che Chloe avrebbe potuto provare se lei avesse accettato la proposta di Daisy. Non voleva che si sentisse abbandonata per l'ennesima volta a causa sua.

“Lauren! Lauren!”

La ragazza si ridestò dai suoi pensieri quando si sentì chiamare da Allison.

“Dimmi!”

“Non mi hai ascoltata?!”

“No!”

“Ti ho chiesto se lo farai!” disse Allison guardandola con preoccupazione.

“Fare cosa?!”

“Parlarne con Chloe!”

“E va bene, proverò a parlargliene!” disse sospirando.

“Non devi solo provarci ma farlo e basta!”

Lauren annuì.

“Non aspettare ancora Lauren!”

 

 

All’uscita dal lavoro, Chloe riaccompagnò Steph a casa affinché preparasse qualcosa al volo per il pranzo. Lei invece si occupò di andare a fare un po’ di spesa. Nel frattempo Lauren che si era decisa a parlare con Chloe, si presentò al Paradise non trovandola. Chiese a Eddie che proprio in quel momento stava per andarsene, avendo terminato anche lui il suo turno. Il ragazzo la informò che Chloe era andata via già da un po’, così Lauren decise di raggiungerla al suo appartamento. Arrivò al parcheggio condominiale non notando che l’auto della sua ragazza non era lì. Entrò nel palazzo per prendere l’ascensore ma dopo aver schiacciato più volte il pulsante, si rese conto che era fuori uso. Chloe le aveva accennato qualcosa su quell’ascensore che puntualmente si guastava costringendole a salire scalinate per raggiungere l’appartamento. La ragazza sospirò pensando che in qualche modo, quello era il chiaro segno che non doveva parlarne con lei. Ma poi dopo qualche esitazione cominciò a salire le scale. Era appena giunta al sesto piano, ormai mancava l’ultimo che la separava dall’appartamento ventisette. Mentre si accingeva a raggiungere l’ultima scalinata che la separava dall’appartamento della sua ragazza, vide sul pianerottolo Flerk, seduto e fermo davanti a una porta. La ragazza dapprima confusa si avvicinò lentamente al gatto.

“Ehi Flerk, che ci fai tu qui?”

Il gatto la guardò miagolando e tornò a fissare la porta.

“Ok, come vuoi” disse la ragazza prendendo il gatto per portarlo di sopra, ma appena lo avvicinò a sé, Flerk le graffiò una mano con le sue unghie affilate. Di istinto la ragazza lo lasciò andare e in quel momento comparve Chloe che era appena arrivata allo stesso piano con le buste della spesa.

“Lauren?!” disse Chloe sorpresa di vederla lì ma soprattutto preoccupata perché si stava tenendo una mano. Vide anche Flerk piazzarsi dinanzi a una porta. Si avvicinò velocemente alla sua ragazza per capire cosa fosse successo. “Ehi Lauren, che hai alla mano?!”

“Beh, a quanto pare il tuo gatto non ha gradito molto la mia iniziativa di riportarlo di sopra!”

“Fa vedere!” disse Chloe lasciando le buste a terra e rimuovendo la mano della ragazza per controllare. “Ti ha graffiato! E sta uscendo del sangue!”

“Non è niente! È soltanto un graffio!”

Chloe si voltò verso Flerk lanciandogli uno sguardo minaccioso prendendo le buste della spesa con una mano. Con l’altra afferrò con forza il gatto. “Andiamo di sopra Lauren, ti disinfetto la mano!”

Dal tono che aveva usato sembrava furibonda per quello che era successo. Preferì non discutere con lei e quindi la seguì di sopra in silenzio. Con la mente cercava di inventare qualche buona scusa per spiegare la sua presenza lì. Non era solita andare a trovarla, anche perché di solito stavano al suo di appartamento potendo rimanere completamente sole. Dopo essere entrate nell’appartamento Chloe lasciò le buste della spesa sulla penisola e portò il gatto in camera sua.

“Con te facciamo i conti dopo, oggi resterai senza cibo!” disse alzando la voce e chiudendo la porta sbattendola.

Nel frattempo Lauren si era seduta sul divano maledicendosi di essersi presentata. Troppi erano stati i segnali a indicarle che non doveva essere lì e che parlare con Chloe non fosse una buona idea.

“Aspetta, prendo del disinfettante!” disse Chloe entrando in bagno. Dopo essersi lavata le mani e aver preso l’occorrente tornò da lei sedendosi sul divano. Appoggiò tutto sul tavolinetto davanti a lei. Verso del disinfettante sul cotone e prese la mano di Lauren tamponando sulla ferita facendo sussultare la ragazza. “Scusa Lauren!”

“No, va bene! Non è colpa tua!”

“Gli insegnerò le buone maniere una volta per tutte!”

“Non avrei dovuto prenderlo! Infondo lo sapevo di non piacergli tanto!”

“A lui non piace nessuno, ma non deve permettersi di graffiare le persone! Ok, ecco fatto!”

“Grazie” disse Lauren dopo che la ragazza aveva finito di disinfettarle la ferita.

Chloe si alzò gettando via nel pattume il cotone usato e diede un’occhiata al forno a microonde acceso. “Uhm, credo che ci sia uno sformato di non so cosa! Ti andrebbe di restare a pranzo?!”

“Oh no, ero passata un attimo solo per… per un saluto!”

“Ok, ma già che sei qui potresti fermarti con noi!”

“Io non…” disse Lauren interrotta dall’uscita di Steph dalla sua camera che si era rivestita dopo aver fatto una doccia.

“Ehi, ciao Lauren!” disse Steph vedendola.

“Ciao Steph!”

“Steph, potresti farmi la cortesia di stare più attenta la prossima volta che apri la porta quando rientri o esci di casa?! Flerk era di nuovo di sotto!” disse Chloe infastidita.

“Oh, è uscito di nuovo?!”

“Si, perché non stai attenta!”

“Ehi, vorrei ricordarti che il gatto è tuo! Dovresti starci tu più attenta!”

“Si, ma io non c’ero! E Lauren lo ha preso per riportarlo qui ed è stata graffiata!”

“Si ma non è che adesso devi trovare qualcuno a cui dare la colpa! E soprattutto non puoi darla a me! Io lo volevo fuori di qui da molto tempo!”

“Ragazze è tutto ok! È soltanto un graffietto! Non è niente di grave! Non è colpa vostra!” disse Lauren per far cessare quel diverbio.

“Brava Lauren, diglielo ancora così forse recepisce il messaggio!” disse Steph.

Chloe stava per dire qualcosa ma qualcuno bussò alla porta interrompendola. Quando aprì la porta si ritrovò davanti Shonei. Poi si voltò dirigendosi verso il forno per preparare i piatti.

“Ahia, che faccia!” disse Shonei vedendo l’espressione di Chloe. “È un brutto momento per caso?!”

“Perché?! In quel caso cambierebbe qualcosa per te?!” disse Steph lanciandole una frecciatina.

“Devo esserti mancata tanto Steph se non mi dai nemmeno il tempo di mettermi comoda per accogliermi in questo modo! Oh ciao Lauren!”

“Ciao Shonei!” disse Lauren sorridendole trovando in lei la sua ancora di salvezza. Forse grazie a lei se ne sarebbe potuta andare subito.

“Allora?! Che è successo?!”

“Resti a mangiare con noi?!” chiese Chloe mentre Lauren sbiancava e Steph sospirava.

“Se insisti!” rispose Shonei.

“Veramente non sta insistendo!” disse Steph.

“Allora ragazze?! Che diavolo è successo?! È morto il gatto per caso?!” chiese Shonei ignorando l’ennesimo commento della ragazza.

“Non ancora!” rispose Chloe ritornando a preparare i piatti.

“Mh, interessante! Spero che non ci sia Flerk in quella teglia, altrimenti dovrò declinare l’invito!”

Poco dopo si misero tutti a tavola, Chloe e Lauren da un lato e Steph e Shonei dall’altro. Mangiarono chiacchierando tra loro. Alla fine si ritrovarono a parlare di quello che era accaduto con il gatto.

“Sta diventando violento quel gatto!” disse Shonei.

“Ma io non capisco cosa diavolo va a fare davanti a quella porta!” disse Chloe.

“Forse ci vive qualcuno che gli dà del cibo!” azzardò Lauren.

“Si certo, come se con noi patisse la fame!” rispose Steph.

“Qualsiasi sia la ragione che lo spinga ad andarci, dobbiamo prestare molta attenzione! Non deve uscire di qui!” disse Chloe guardando Steph.

“Si certo, padrona!” rispose la ragazza con sarcasmo.

Continuarono a parlare tra loro, ma a un certo punto Lauren sembrava del tutto assente e Chloe lo notò. “Lauren, è tutto ok?”

“Eh? Si certo!” disse Lauren con un sorriso forzato voltandosi verso di lei.

“Sei sicura?”

“Si Chloe, ho solo un leggero mal di testa!”

“Ti prendo qualcosa!” disse Chloe iniziando ad alzarsi.

Lauren le afferrò un polso bloccandola per non farla alzare da tavola. Aveva semplicemente mentito per giustificare la sua stranezza che non era sfuggita a Chloe. Non avendo nessun mal di testa non voleva prendere un farmaco senza nessuna ragione. “È molto leggero, mi passerà!”

“Ma se prendi qualcosa ti passa subito!” insistette Chloe.

Non mi piace tanto abusare dei farmaci! Soprattutto per un semplice mal di testa!”

“Ma se non ti ho mai vista prenderne qualcuno!” disse Chloe.

“Appunto, perché non amo abusarne!” disse Lauren un po’ alterata davanti all’insistenza della ragazza.

Steph e Shonei si guardarono tra loro un po’ a disagio davanti a quella situazione che stava prendendo una brutta piega.

“Ok, allora tieniti il mal di testa! Per quello che mi importa!” rispose Chloe.

“Sei incredibile! Perché devi prendere tutto sul personale?! Se non si fa come dici tu diventa sempre un putiferio!”

“Cosa?! Ti posso assicurare che tu non hai mai visto un mio putiferio!”

“Beh, a me non sembra proprio, lo stai mostrando adesso!”

“Ero solo preoccupata per te Lauren!”

Steph prese il bicchiere per bere un po’ d’acqua mentre Shonei la guardava grattandosi la testa, non sapendo cosa fare.

“Per cosa?! Un mal di testa?! Un graffio?!”

“Si e non solo! In questo periodo hai la testa tra le nuvole! Ti comporti in modo strano!”

“Oooh, scusami tanto Chloe se mi capita di avere dei momenti no come tutti i comuni mortali!”

“Eeehm… ragazze…” disse Shonei mentre le due ragazze la ignoravano. Steph le appoggiò una mano sul braccio scuotendo la testa e lei non disse più altro.

“Non ti sto negando nulla Lauren, puoi avere tutti i tuoi momenti di merda che vuoi! Però visto che stiamo insieme gradirei almeno che tu ti aprissi con me!”

“Certo, devo sempre dirti tutto per non farti pensare a come eri intrattabile in passato con gli altri! Per evitare che poi tu ti senta in colpa nel caso mi succedesse qualcosa di spiacevole!”

In quel momento calò il silenzio. Chloe rimasse di sasso a quelle parole non riuscendo più a controbattere. Si alzò dalla tavola guardando Lauren. “Sai cosa ti dico?! Vaffanculo Lauren!”

Si alzò anche Lauren di scatto. “Bene! Me ne vado, così tolgo il disturbo con i miei stati d’animo! Tanto non volevo nemmeno rimanere per pranzo!”

“Bene! Vattene cazzo! Quella è la porta!” disse Chloe gridando indicandogliela.

Lauren uscì dall'appartamento sbattendo la porta e Chloe si chiuse in camera sua senza accorgersi che Flerk era sgattaiolato fuori dalla stanza. Shonei e Steph rimasero a guardarsi.

“Wow, non è stato solo un sogno vero?” chiese Shonei.

“No cazzo, non lo era! Piuttosto era un incubo!”

“Bene, credo che adesso ci sono due opzioni! O fingiamo che non sia successo niente e io non riesco a far finta di nulla! Oppure ci occupiamo di loro per sistemare la situazione! Non so tu, ma non voglio trovarmi più in una situazione del genere!”

“Nemmeno io! Scelgo la seconda opzione!”

“Si anche io! Ok, allora io mi occupo di Lauren e tu di Chloe!” disse Shonei iniziando ad alzarsi.

Ma Steph la fermò afferrandola per un braccio. “Ehi, non essere troppo frettolosa!”

“Ma devo raggiungerla!”

“Perché non posso essere io a parlare con lei?!”

“Perché questo è il tuo appartamento e vivi con Chloe! Credevo fosse più semplice così!”

“Oppure pensavi di risolvere le cose in maniera poco appropriata con Lauren!”

“Cosa?! Non capisco cos…” disse Shonei intuendo cosa stesse insinuando la ragazza.

“Beh, ammettilo che Lauren ti piace!”

“Non l’ho mai negato infatti! Certo che mi piace ma riesco a pormi dei limiti! Non sono una maniaca sessuale Steph!”

“Ah, quindi sei attratta da lei!” disse la ragazza sorpresa dalla sua ammissione.

“Si e allora?!”

“E va bene… va da lei! Io mi occupo di Chloe!”

“Oh, ok! Allora io vado!” disse Shonei stranita da quella situazione. Si alzò dalla sedia e raggiunse la porta aprendola per uscire. Flerk ne approfittò sgattaiolando fuori ancora una volta prima che la porta si richiudesse. Steph se ne accorse e lo seguì riaprendo la porta. Poi si fermò guardando il gatto dirigersi al piano di sotto. Lo lasciò andare riflettendo. Era intenzionata a capire cosa si celasse dietro le attenzioni di Flerk verso quell’appartamento. Lo seguì lentamente al piano di sotto rimanendo in attesa dietro a una parete sbirciando ogni tanto. Rimase lì per quindici minuti e l’unico movimento che vide, fu Flerk che graffiò un po’ la porta dell’appartamento. Dopo di che non successe più nulla. Stanca di aspettare, decise di prendere Flerk e riportarlo su prima che Chloe si accorgesse della sua assenza. Si avvicinò al gatto chinandosi per afferrarlo da dietro. “È ora di finirla maledetto! Porti solo problemi! Se non fosse stato per te molto probabilmente quelle due non avrebbero nemmeno litigato! Ti faremo patire la fame gattaccio indemonia…”

Non terminò di inveire contro il gatto interrotta dall'aprirsi della porta dell'appartamento. Dinanzi a lei c’era una ragazza forse della sua stessa età che la guardava sorridendo. “Salve!”

“C-ciao… cioè salve!” disse Steph nervosamente.

La ragazza rise avvicinandosi a lei accarezzando Flerk che era tra le sue braccia. Steph non riusciva a spiccicare mezza parola dinanzi alla ragazza.

“E così Il gatto è tuo eh?!”

“Il gatto… ehm… si… lui è il nostro gatto!”

La ragazza la guardò perplessa.

“Cioè non volevo dire nostro ma mio e della mia amica!”

“Ah, capisco!”

“Siamo al piano di sopra. È solo un’amica… non stiamo insieme!”

La ragazza continuò a guardarla confusa. “Come si chiama?”

“Chloe!”

“Ah, bel nome! Ciao Chloe!” disse la ragazza continuando ad accarezzare il gatto lasciando Steph perplessa. “Davvero particolare la scelta di un nome femminile per un gatto maschio!”

“Cosa?! Oh no, credo che ci sia stato un malinteso! Credevo stessi chiedendo il nome della mia amica! Per questo ho detto Chloe!”

“Aaaah, ora è chiaro! Lo trovavo un po’ strano il nome Chloe per il gatto!”

“Si scusami! Non avevo capito! Lui si chiama Flerk!”

“Finalmente conosco il tuo nome!” disse la ragazza che ancora non staccava la mano da Flerk. Steph si ritrovò a essere gelosa delle carezze che la ragazza stava riservando al gatto. Le avrebbe volute per sé. Nel frattempo non riusciva a staccare gli occhi da lei. Nell’esatto momento in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli della sconosciuta, il suo cuore aveva iniziato a battere velocemente. Il respiro le si era mozzato di colpo non riuscendo più a dire niente di sensato. Le sue mani erano diventate gelide e stavano iniziando a tremare. Temeva che a causa della forte vicinanza della ragazza, lei potesse accorgersi del tremolio. Era bellissima e stranamente le ricordava tanto qualcuno che ormai non c’era più. A un tratto la ragazza smise di accarezzare il gatto e guardò Steph. “Comunque io sono Jessie!” disse la ragazza porgendole la mano presentandosi.       

“Oh, piacere di conoscerti, i-io mi chiamo Stephanie ma puoi chiamarmi Steph!” disse stringendole la mano.

“Piacere mio Steph!”

“Non ricordavo che questo appartamento fosse occupato!” disse Steph.

“L’ho occupato da poco tempo!”

“Ah, ora capisco! Mi dispiace tantissimo se Flerk ti sta causando dei disagi…”

“Oh no, nessun disagio! Amo i gatti e poi ne ho uno anche io! La mia è femminuccia e si chiama Kira!”

“Ah! Ora si spiega tutto!” disse Steph.

“Eh sì, a quanto pare il vostro gatto si è innamorato della mia!” disse la ragazza ridendo.

“Mi dispiace io…”

“Non devi dispiacerti! Non mi dà alcun fastidio!”

“Si ma non devi preoccuparti, lo farò smettere!”

“No, non c’è problema davvero!”

“Da oggi ti terrò d’occhio Romeo!” disse Steph guardando il gatto che le soffiò contro.

“Wow, ha un bel caratterino eh!”

“Già, ma non è come sembra sai! Abbiamo un modo tutto nostro di volerci bene! Vero Flerk?!”

Il gatto soffiò di nuovo accanto al suo viso.

“Si, decisamente molto strano!” disse Jessie.

A un tratto si avvicinò alla porta un gatto bianco con occhi azzurri, sicuramente Kira. “Oooh eccola la mia Giulietta! Guarda chi è venuto a trovarti?! Il tuo spasimante!” disse Jessie prendendola in braccio sorridendo e avvicinandola a Flerk che iniziò ad annusarla.

Steph rimaneva incantata ogni volta che la vedeva sorridere. A un tratto suonò un telefono all’interno dell’appartamento della ragazza. “Oh cavolo! Scusami tanto, stavo aspettando una telefonata di lavoro!”

“Ma si certo, fai pure! Scusa per il disturbo!”

“Nessun disturbo Steph!”

“Ok” disse Steph allontanandosi di più dalla porta.

“Adesso devo proprio rispondere ma ci vediamo in giro ok? Ciao Steph!”

“C-certo, eccome! Ciao Jessie!”

La ragazza chiuse la porta e Steph lentamente risalì le scale tornando al suo appartamento. Lasciò il gatto a terra per bere un bicchiere d’acqua tutto d’un fiato. Poi si diresse nella sua stanza chiudendo la porta per stendersi sul letto e pensare a quell’incontro chiedendosi se fosse avvenuto per davvero o era solo frutto della sua immaginazione. Era così stordita da quell'incontro che si dimenticò di dover parlare con Chloe addormentandosi beata con un sorriso, pensando a Jessie.

 

 

Quando Victoria era rientrata non aveva trovato nessuno in casa. Così si era sdraiata sul divano sdraiandosi ripensando alla sua giornata. A come era stata trattata con sufficienza da Harry e alla ragazza che si era offerta di aiutarla. L'incontro con Ellis poteva rivelarsi il più grande colpo di fortuna o la più grande presa per i fondelli da parte di una completa estranea. Le sue amiche tornarono a casa trovandola sul divano.

“Ciao Victoria!” salutarono le due ragazze.

“Dove siete state?!”

“Oh, abbiamo fatto un giro e siamo passate anche a fare un saluto ad Aaron e Timothy” disse Kate.

“Non vi basta vederli tutte le sere?!” disse Victoria alzandosi dal divano.

“Non fare polemica Victoria!” disse Max ripensando a ciò che gli aveva detto Aaron.

“Non sto facendo polemica!” rispose Victoria avvicinandosi alla penisola della cucina per prendere una mela dal cesto della frutta. Le diede un morso mentre guardava Kate che si sedeva sul divano.

“Non mi dispiace camminare però sono sfinita Max, abbiamo bisogno di un’auto anche noi!”

“Come un’auto?!” chiese Victoria.

“Beh, andare a piedi non va bene se c’è molta strada da fare!”

“Potevate aspettare me! Vi avrei accompagnate io, anche se non vedo l’utilità di andare da loro quando viviamo nello stesso condominio! Il loro appartamento è al piano di sopra!”

Max si sedette su una delle due poltrone osservandola. Ormai dopo le parole del ragazzo, non faceva altro che ricondurre ogni sua frase al modo in cui cercava di tenere tutto sotto controllo. O per meglio dire, controllare le loro vite. Non le piaceva pensare questo della sua amica, però non sopportava un comportamento simile soprattutto da parte sua. Non voleva che qualcuno si intromettesse così tanto nella loro vita privata. Pensò che forse era il caso di parlarne direttamente con lei. Decise di aspettare il momento più opportuno per farlo. Voleva evitare che Kate ascoltasse la loro conversazione, non sapendo come l’avrebbe presa. Non voleva assolutamente portare scompiglio tra loro, soprattutto adesso che vivevano tutti insieme.

“Come è andata la tua giornata Victoria?!” chiese Kate girandosi alle sue spalle per guardarla.

Victoria che stava addentando di nuovo la mela si fermò un momento in difficoltà, non sapendo cosa rispondere.

“Bene” disse la ragazza con indifferenza continuando a mangiare la sua mela mentre evitava lo sguardo delle ragazze. Ma ormai la conoscevano fin troppo bene e non persero tempo a chiedere spiegazioni.

“Victoria!” disse Kate.

“Che c’è?!”

“Non sei brava a far finta di nulla!” disse Max.

La ragazza sospirò finendo la sua mela per poi sedersi sull’altra poltrona. Decise di raccontare tutto alle sue ragazze di come era stata trattata dal direttore del giornale e del suo incontro con la ragazza che le aveva offerto il suo aiuto.

“E cosa farai al riguardo?! Ci andrai a quella redazione della rivista?!” chiese Max.

“Io non lo so! Insomma, quella tizia magari mi ha preso solo per il culo! Si è comportata in modo strano! E poi sembrava non voler dire il suo cognome, come per nasconderlo! Non è un atteggiamento normale questo!”

“Si ma se non ci vai non saprai mai se diceva il vero o no!” disse Kate.

“E quindi cosa mi consigliate di fare?! Di andarci?!”

“Victoria, questa potrebbe essere la tua grande occasione! Non gettarla via al vento in questo modo!” disse Kate.

“Ma io volevo farcela con le mie sole forze!”

“Ed è quello che farai Victoria! Non penserai che una semplice raccomandazione ti possa sistemare a vita?! Dovrai darti da fare ogni giorno per mostrare di meritare quel posto!” disse Max.

“Quello che è successo oggi consideralo un dono da qualcuno che sa bene cosa stai passando e vuole solo aiutarti! Se lo hai ricevuto è perché te lo meriti!”

“Chi sarebbe questo qualcuno?! Ellis?!”

“No, colui che vede tutto!”

“L’occhio di Sauron?!” chiese Victoria seria.

“Oddio!” disse Max cominciando a ridere.

“Esatto Max, lui!” disse Kate.

“Giuro che quando fate così mi viene voglia di andare a vivere da sola!”

“E poi chi ti preparerà da mangiare?!” chiese Kate.

“Il tuo amico lì sopra potrebbe provvedere anche a questo! Non vede che non sono capace a cucinare?!”

“Su questo sono d’accordo con te Victoria, non sai cucinare!” disse Max divertita.

“Nemmeno tu cara!”

“E invece si Victoria, Max se la cava bene!”

“Voi fate troppa comunella! Di questo passo dovrò iniziare a fare squadra con Donnie!”

“Allora cosa farai Victoria?!” insistette Kate.

“E va bene proverò ad andarci!”

“Bene!” disse Kate.

“Stai facendo la cosa giusta!” disse Max alzandosi dalla poltrona. “Vado un attimo in bagno!”

“Ok” disse Victoria guardandola. Poi si voltò verso Kate. “Non credi che sia brutto per me accettare questo aiuto?! Metti che va bene! Io avrò un lavoro stabile e Max invece è ancora in alto mare!”

“Invece sarebbe brutto proprio se tu non accettassi questa occasione che ti è stata offerta su un piatto d’argento! Max ne risentirebbe se capisse che non ne approfitti per via della sua situazione o solo perché te la vuoi cavare da sola! È un colpo di fortuna che hai avuto e non devi rinunciarci! A lei non è capitato niente del genere quindi almeno tu che puoi, accetta!”

“Pensi che lei lo farebbe se fosse al mio posto?!”

“Credo di sì Victoria quindi devi farlo anche tu!”

Max in bagno si guardò allo specchio non riconoscendosi quasi più. Aveva sempre desiderato diventare una fotografa e adesso che lo era, niente sembrava andare per il verso giusto. Aveva perso sé stessa non riuscendo a ritrovare più la voglia di raggiungere il suo obbiettivo. Di mantenersi facendo quello che più amava fare, scattare foto. Si sentiva persa, demoralizzata e poco motivata a continuare a coltivare quel sogno che aveva bramato a lungo. Ciò che non sapeva, è che come era successo per Victoria, anche lei avrebbe avuto la sua occasione per riscattarsi da una vita di impegno e sacrificio per far diventare il suo sogno una realtà. E tutto questo sarebbe successo grazie a una sola persona.

 

 

Nel frattempo Shonei non riuscendo a trovare Lauren da nessuna parte, la chiamò al telefono chiedendole di offrirle da bere come aveva promesso molto tempo addietro. Così dopo averla convinta si diedero appuntamento per la serata in un bar nella zona in cui viveva la ragazza. Quando Shonei raggiunse il luogo dell’incontro, la trovò seduta a un tavolo con aria afflitta e una birra davanti. Andò a sedersi davanti a lei guardandola si rese conto che aveva gli occhi un po’ arrossati, segno che avesse pianto.

“Ne è dovuto passare di tempo per ricevere ciò che mi spetta di diritto eh?!” disse Shonei per scherzare e alleggerire un po’ la tensione.

“Si hai ragione, scusami tanto! Ti avevo promesso di offrirti da bere per quello che avevi fatto per me e invece…”

“Ehi, è tutto ok! Forse non si è notato ma stavo solo scherzando! Tu non mi devi niente!”

“Già, per come stanno andando le cose adesso forse hai perfettamente ragione!”

“Non dire così Lauren! Avete solo discusso e questo succede in tutte le coppie! È una cosa del tutto naturale! E poi comunque non c’è nulla di irreparabile! Voi due vi amate tanto e non c’è niente che possa tenervi separate a lungo!”

“In realtà c’è qualcosa che può tenerci separate!” disse Lauren lasciando spiazzata Shonei dalle sue parole. “Prendi qualcosa da bere, offro io!”

“Certo!” disse Shonei alzando una mano verso un tizio che stava servendo a un tavolo. Quando il ragazzo arrivò al loro tavolo ordinarono due birre, una per Shonei e un’altra per Lauren. Dopo un paio di minuti arrivarono le loro birre e quando il ragazzo si allontanò Shonei cercò di capire il motivo per cui la ragazza avesse detto quelle parole. “Come mai dici che c’è qualcosa che può tenervi separate?!”

Lauren non rispose abbassando lo sguardo sulla sua birra.

“C’è per caso… qualcun altro?!” chiese Shonei cercando di essere delicata ponendole la domanda.

Al che la ragazza alzò la testa di scatto guardandola con sgomento. “No! Io non farei mai una cosa del genere!”

“Ok, tranquilla! Era solo per chiedere! Queste cose possono succedere anche se non si vuole! Basta un attimo di smarrimento e...”

“Non ho tradito Chloe!” disse la ragazza con determinazione.

“Va bene! Non volevo offenderti! E poi un tradimento non ti dipingerebbe come un mostro! Ma ora dimmi cosa c’è sotto!”

Lauren si passò una mano tra i capelli appoggiandosi allo schienale. “La sera dopo la cena al Desire ho ricevuto una telefonata! Era Daisy, la direttrice dell’ospedale dove lavoro!”

“Ok, continua!”

“Mi ha detto che presto partirà per New York per partecipare ad alcuni convegni di cardiochirurgia che è il suo campo e quello di fisioterapia che il mio!”

“Quindi riguarda il tuo lavoro!”

“Esattamente! Questi convegni dureranno per qualche giorno perché saranno suddivise in varie sessioni! Inoltre ci sarà un corso di aggiornamento per fisioterapisti!”

“Aggiornamento?!”

“Si! La mia professione prevede sempre dei costanti aggiornamenti su tecniche, metodiche, disturbi e tipologie di cure! Io ho l’esigenza di aggiornare le mie competenze teoriche e pratiche! Devo farli per forza! Questi corsi prevedono dei costi spesso abbastanza elevati! In questo caso Daisy si offerta di accollarsi le spese!”

“Questa sì che è generosità! Cosa vuole in cambio?! Che tu gliel’ha dia?!”

“Shon!”

“Ok scusa!”

“Si offre di pagarmi il corso perché lavoro anche nel suo ospedale e inoltre è un’amica di famiglia!”

“Ah ecco, ora si spiega tutto!”

“In passato ho partecipato ad altri corsi, però online! C’è stato uno anche qui a Portland! Quindi per me non è stato un problema, perché non ho dovuto lasciare i miei pazienti! I corsi di aggiornamento rappresentano quasi un vero lavoro, parallelo a quello di ogni giorno! Ma questo corso è a New York il che mi mette in una situazione scomoda! Per risolvere il problema Daisy ha chiesto a un suo amico fisioterapista di occuparsi dei miei pazienti durante la mia assenza!”

“Beh, ha pensato proprio a tutto a quanto pare!”

“Si, lo ha fatto e non è finita qua! Daisy vorrebbe anche passare a trovare la mia famiglia a Sacramento! Di certo non mi posso rifiutare! Starò via da Portland per un bel po’!”

“Ah, di quanto tempo stiamo parlando per l’esattezza?!”

“Non lo so di preciso, ma sicuramente un mese e anche qualcosa in più!”

“Chloe di questo non ci ha detto assolutamente nulla!”

Lauren non rispose e Shonei capì cosa significasse quel silenzio.

“Oh merda santa! Chloe non ne sa nulla di questa faccenda vero?!”

“No, non le ho detto nulla perché ci stavo ancora riflettendo! Penso di rifiutare l’offerta di Daisy così da non dover partire! Dunque non è necessario che Chloe lo sappia!”

“Era questo che ti preoccupava in questo periodo?!”

“Che vuoi dire?!”

“Chloe si è accorta subito che c’era qualcosa che non andava! Ha iniziato a credere che tu ti fossi stancata di lei! E il litigio di stamane può soltanto aver peggiorato la situazione!”

“Cosa?! Io non mi sono affatto stancata di lei! Anzi io non voglio partire proprio perché non sopporto l’idea di stare lontana da lei!”

“Ma hai detto che ti serve il corso di aggiornamento!”

“Ed è così infatti, ma posso sempre cercarne un altro! Magari uno online in modo da non dover sospendere il mio lavoro!”

“Lauren, io penso di conoscere abbastanza Chloe e ti dico che se scoprisse che stai rinunciando a qualcosa di così importante per te a causa sua, non lo accetterà!”

“Non ha importanza perché non gliel’ho dirò!”

“Invece devi farlo! Non le lascerai credere che ti sei davvero stancata di lei?!”

“No! Dirò che ho avuto dei problemi sul lavoro in ospedale con un collega e stop! Le dirò che ero nervosa per questo motivo! E che non le ho detto nulla per non farla preoccupare!”

“Lauren, guarda io sono una maestra nelle stronzate da raccontare! Se fossi al tuo posto farei esattamente così! Ma adesso si tratta di Chloe, della mia amica! Non posso permetterti di fare una cosa del genere!” disse Shonei bevendo un sorso dalla sua birra.

“Non mi dirai che hai intenzione di raccontarle quello che ti ho detto?!”

“No, perché sarai tu a farlo!”

“Mi stai dando un ultimatum?!”

“Lauren, il vostro rapporto è vero e sincero! Non puoi iniziare a macchiarlo di bugie anche se lo fai a fin di bene! Lei deve sapere! E tu dovresti accettare quell’offerta!”

“Ma io non voglio che lei si senta abbandonata ancora!”

“Non la stai abbandonando! Si tratta di un mese circa Lauren! Il tempo passerà in un battibaleno!”

“No, non è così! Il tempo passerà lentamente e sarà come una tortura per me! Non voglio lasciarla!”

“Lauren!”

“Dio Shon, non credo di essermi mai sentita così presa da qualcuno in questo modo!” disse la ragazza appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le dita delle mani alle tempie massaggiandosi. “Adesso mi sta arrivando davvero il mal di testa!”

Shonei sorrise percependo i sentimenti di disperazione che la ragazza provava in quel momento. Le afferrò le mani stringendole tra le sue. “Andrà tutto bene Lauren ma devi fare la cosa giusta! Lei vuole che tu le dica tutto e se la ami per davvero devi metterla al corrente! Poi potrai anche decidere di non partire ma lei deve sapere! Ok?!”

La ragazza annuì mentre il suo telefono cominciò a suonare e Shonei le lasciò le mani. Lauren rispose al telefono subito dopo aver lanciato un’occhiata al display per vedere chi fosse. “Ciao Daisy!”

Shonei che proprio in quel momento stava alzando la bottiglia per bere un altro sorso di birra, si bloccò sentendo il nome del suo interlocutore.

“Si, hai ragione! Ci stavo pensando infatti! Cosa?! Fra due giorni?! Va bene, lo farò! Ti faccio sapere domani! Ciao e grazie!” disse la ragazza terminando la telefonata.

Shonei la guardò con aria interrogativa. “E allora?! Cosa è successo?!”

“Mi ha chiesto di decidermi in fretta perché la partenza è tra due giorni!” disse la ragazza demoralizzata.

“Cristo Santo! Hai fatto passare tutto questo tempo e adesso il giorno della partenza è quasi arrivato! Vai da Chloe ora!”

“Oggi no Shon! Non ce la posso fare! Sono un’idiota!” disse la ragazza cominciando a piangere.

“Ehi, non piangere! Si sistemerà tutto, non preoccuparti!” disse la ragazza appoggiandole una mano sulla spalla per consolarla. “Ti riaccompagno a casa!”

“No, grazie Shonei ma sono venuta con la mia auto!”

“Ok!”

La ragazza lasciò dei soldi sul tavolo. “È meglio che vada! La mia testa sta per esplodere! Le parlerò domani! Ti giuro che lo farò Shonei!”

“Si, lo so che lo farai!”

Si alzarono entrambe e Shonei l’attirò in un abbraccio che durò per qualche secondo. In quell’arco di tempo il suo sguardo venne attirato dalla presenza di qualcuno seduto al bancone del bar.

Anche se non riusciva a credere che quella persona fosse chi pensava, ogni fibra del suo corpo le diceva il contrario. Si staccò dall’abbraccio di Lauren che le diede un bacio sulla guancia. “Grazie di tutto Shon!”

“Di nulla, fammi sapere domani ok?!”

“A domani Shon!”

“Ciao Lauren!”

La ragazza uscì dal bar e Shonei si voltò di nuovo verso la persona seduta su uno sgabello al bancone. Si avvicinò lentamente dubbiosa e con le mani che cominciavano a sudarle dalla tensione. Mentre si avvicinava un tizio prese posto accanto alla ragazza seduta. Shonei si bloccò per un attimo non sapendo cosa fare. Poi leggendo i movimenti dei due si accorse che non erano fidanzati e anzi la ragazza sembrava infastidita. Così riprese ad avvicinarsi e quando fu abbastanza vicina riuscì ad ascoltare le battute finali della loro conversazione.

“Oh avanti, non fare la difficile! Voglio soltanto offrirti da bere e fare conoscenza!” disse l’uomo sorridendo.

“Prima cosa sto già bevendo! Seconda cosa non meno importante non sono interessata a conoscerti e nemmeno fare conversazione! Quindi fa un piacere a entrambi e sparisci dalla mia vista se non vuoi avere problemi con il titolare del bar che guarda caso è anche il mio fidanzato!” disse lei con nonchalance.

Shon capì dalle parole della ragazza che non si sbagliava affatto. Era proprio chi pensava che fosse. La riconobbe dalla sua voce e dal modo di fare che l’aveva sempre contraddistinta. Si fermò a pochi passi da loro per assistere a tutta la scena con un sorriso. 

L’uomo nel frattempo guardava la ragazza non convinto delle sue parole. “Non ti credo! Sono solo balle quelle che stai raccontando!”

A quel punto la ragazza finse di mettersi a piangere portandosi le mani al volto attirando l’attenzione del barista e di alcuni clienti. L’uomo spalancò la bocca sorpreso dalla reazione della ragazza. “Ehi… ma che… cosa… perché piangi adesso?!”

Qualcuno iniziò a guardarlo in malo modo pensando che la causa di quel pianto fosse da attribuire a lui. Tutti li guardavano in attesa di capire se lui stesse importunando la ragazza. L’uomo sentendosi tutti gli occhi addosso cercò di tranquillizzare la ragazza al suo fianco. “Ehi, dai stai tranquilla! Non è successo nulla, adesso io…”

Il pianto forzato della ragazza diventò più intenso attirando altri sguardi verso di loro. A quel punto non potendone più, l’uomo si alzò tempestivamente andandosene via dal bar. Nel frattempo il barista dall’altra parte del bancone si avvicinò alla ragazza per assicurarsi che stesse bene.

“Signorina?! Va tutto bene?! Posso aiutar…” non finì la frase che la ragazza rimosse le mani dal viso completamente asciutto e privo di lacrime.

Con un’espressione del tutto serena la ragazza rispose: “Sto benissimo, perché me lo chiede?!”

Il barista guardò la ragazza allontanandosi confuso mentre lei tornava a bere il suo drink. Dopo aver assistito a tutta la scena Shonei si avvicinò del tutto prendendo posto sullo sgabello dove prima c’era l’uomo. Mentre la ragazza guardava dal lato opposto da dove era lei, Shonei si schiarì la voce.

La ragazza credendo che si trattasse di nuovo del tizio di prima sospirò voltandosi lentamente. “Di nuovo?! Ma perché non vai a spararti una…” si bloccò guardando accanto a lei un volto familiare sorriderle. “Shonei?!” disse la ragazza sorpresa, quasi scioccata.

“In carne ed ossa! Chi non muore si rivede eh Ashley?!”

“Così dicono!” disse Ashley con sguardo malizioso ricambiando il suo sorriso.

“Non sapevo che fossi qui a Portland!”

“Neppure io sapevo di te Shonei!”

“Beh, adesso lo sappiamo entrambe!”

“Bene, quindi adesso che si fa?!”

“Ti offro da bere?!”

“Sto già bevendo!”

“E allora potremmo fare qualcos’altro! Proponi tu?!”

Ashley cominciò a ridere. “I tuoi metodi di approccio non cambiano mai vedo!”

“Non penserai che io ci stia provando con te?!” disse Shonei fingendosi offesa.

“Certo che no!” rispose la ragazza con sarcasmo.

“Mi è dispiaciuto che due anni fa tu te ne sia andata lasciandomi un semplice messaggio!” disse Shonei nascondendo il risentimento che provava.

“È stata una cosa improvvisa! Però qualcuno mi ha detto che anche tu sei mancata da Portland per due anni!”

“Vedo che sei ben informata su di me!”

“Non fraintendermi l’ho saputo per caso!”

“Tu dove sei stata?!” chiese Shonei curiosa.

“Oh, un po’ ovunque, poi sono rimasta in California!”

“E come mai qui?! La California ti ha stancata?!”

“Sai bene che trovo la mia stabilità rimanendo sempre in movimento!”

“Oh certo, capisco di che movimento parli!” disse Shonei maliziosa facendo ridere la ragazza.

“Tu invece?! Come mai te ne sei andata?!”

“Sai anche io ho trovato un po’ di movimento altrove!” rispose Shonei.

“Ah e come si chiama questo movimento?!” chiese Ashley ridendo.

“Maggie!”

“Oh, ma certo! Maggie me la ricordo! Quella dolce e splendida ragazza che avrebbe fatto i salti mortali per te! Quindi alla fine è riuscita a tenerti buona!”

“Ho rotto con lei!”

“Mh, c’era da aspettarselo! Adesso cosa fai?!”

“Non lo so, dipende da cosa vuoi fare tu!” disse Shonei guardandola dritta negli occhi.

“Mi riferivo a cosa fai per vivere!” disse Ashley scuotendo la testa.

A quel punto Shonei si avvicinò a pochi centimetri di distanza dal suo viso parlando a bassa voce. “Lavoro per Steven come ai vecchi tempi!”

A quelle parole Ashley che aveva preso un sorso del suo drink, iniziò a tossire un po’.

“Ehi, piano!” disse Shonei ridacchiando dandole un colpetto dietro la sua schiena scoperta a causa del vestito troppo succinto. “Non credevo che ti avrebbe scioccato così tanto!”

“Beh, se non ricordo male era successo qualcosa che aveva messo in crisi il vostro rapporto!”

Si, infatti quando sono tornata a Portland ha voluto vedermi! Forse con l’intento di ammazzarmi, ma alla fine abbiamo trovato un accordo! Devo saldare il debito lavorando per lui! Gli lascio una percentuale di ciò che guadagno!”

“Mi prendi per il culo?!”

“No, ma devo ammettere che è molto allettante come idea!”

La ragazza scosse la testa ridacchiando. “Ma quanto tempo ci vorrà per sdebitarti?!”

“Non lo so ma a questo punto non ha importanza, visto che l’alternativa era essere morta e sepolta!”

“Mi dispiace ma nello stesso tempo sono felice di vederti viva e vegeta!” disse la ragazza con sincerità.

“Anche a me fa piacere rivederti Ashley e mi farebbe ancora più piacere se che ce ne andassimo di qua! Magari potremmo andare da te!”

“Non credo Shon!”

“Non hai un posto dove stare?!”

“Certo che ho un posto dove stare!”

“Quindi ora ti sei stabilità qui! Avremo modo di rivederci ancora!”

“Shon, io vivo in un appartamento con un amico!”

“Oh! Un amico eh?! L’ennesimo pollo che si è fatto rivoltare come un calzino?!”

“No, non è un pollo!”

“Per te lo sono tutti!”

La ragazza non disse nulla finendo di bere il suo drink, mentre Shonei continuava a fissarla rimanendo vicinissima a lei. Era sempre stata attratta da Ashley sin dal primo momento in cui l’aveva vista. Tra loro c’era stata una specie di relazione a intermittenza senza nessun impegno serio. Entrambe vivevano la loro vita in modo sregolato e senza tante complicazioni. Nonostante la sintonia, avevano avuto anche loro degli alti e bassi, che spesso finiva per allontanarle per dei periodi di tempo indeterminato. Ma poi alla fine tornavano sempre insieme. I motivi dei loro litigi erano dovuti soprattutto a causa di Shonei che la voleva tutta per sé. Shonei non sembrava una persona gelosa e non voleva impegnarsi seriamente con qualcuno rinunciando alla sua libertà. Ma se c’era qualcuno che poteva farle cambiare idea, quella era proprio Ashley. La ragazza aveva un forte ascendente su di lei, anche a distanza di tempo. Nonostante Ashley quest’ultima se ne era andata lasciandole semplicemente un messaggio di saluti, sentiva di essere ancora fortemente attratta da lei. Per quella ragazza sarebbe stata anche capace di mollare la sua vita fin troppo libertina e sistemarsi per davvero. Fatto alquanto insolito per una come lei.

“Vieni da me allora?!” propose Shonei non arrendendosi.

“Non posso Shon! E poi lo sai come funziona tra noi!” disse lei abbassando la voce in modo provocante. La ragazza era consapevole di essere il suo punto debole. Questo era il vantaggio che aveva sempre avuto su di lei e che le permetteva di ottenere tutto come e quando voleva.

“Ok, come vuoi, però hai qualcosa da farti perdonare!”

“Non credo Shon!”

“Invece sì!” disse lei sussurrandole vicinissima a un orecchio della ragazza.

Rimasero con i loro volti pericolosamente vicini mentre si guardavano negli occhi. Ashley si morse il labbro inferiore e Shonei si spinse più vicina a lei tentando di baciarla. Riuscì appena a sfiorarle le labbra quando la ragazza appoggiò un dito sulle sue allontanandola leggermente. Si alzò lentamente dallo sgabello per andare via ma Shonei l’afferrò per un polso. “Aspetta! Che ne dici se domani ci vediamo?! Magari andiamo al Paradise, sono sicura che a Eddie farebbe piacere rivederti!”

“Si certo, a Eddie piacerebbe!” disse la ragazza sarcastica.

“Ti prego!” disse Shonei speranzosa.

La ragazza le si avvicinò sussurrandole. “Ci vediamo lì domani in mattinata!”

“Ok!” disse Shonei soddisfatta.

Ashley le diede un bacio sulla guancia e si allontanò uscendo dal bar. Shonei si voltò verso il barista ormai su di giri. “Una birra!” disse ordinando di nuovo da bere.

 

Venerdì 7 luglio 2017

Il giorno successivo Max trova l’occasione giusta per parlare con Victoria, grazie all’assenza di Kate che era uscita per andare a fare un po’ di spesa a un negozio poco distante. Victoria era appena uscita dalla sua stanza per fare colazione prima di andare via. Mentre mangiava una brioche versandosi del caffè nella tazza in cucina, Max le si avvicinò.

“Victoria, hai un po’ di tempo prima di uscire? Vorrei parlarti di una cosa”.

“Certo, tanto devo ancora finire la colazione”.

Si sedettero entrambe al tavolo in cucina una dinanzi all’altra.

“Allora…”

“Dimmi” disse Victoria dando un morso alla brioche.

“Ieri mattina quando io e Kate siamo state dai ragazzi ho saputo una cosa un po’ strana di cui vorrei parlarne con te per capirci qualcosa”.

“Va bene”.

“Ho avuto una conversazione con Aaron che mi ha detto che hai imposto dei limiti a Tim per non avvicinarsi troppo a Kate”.

Victoria cambiò espressione mandando giù l’ultimo boccone di brioche. “E allora?!” chiese la ragazza passando alla difensiva.

“È vero questo?!”

“Si, ho detto esplicitamente a Tim di non farsi venire strane idee con Kate! Per la precisione gliel’ho detto quando è venuto a Seattle! Era abbastanza evidente che volesse provarci con lei!”

Max la guardò perplessa. “Non capisco, per quale motivo Timothy che tra l’altro è tuo cugino, non dovrebbe iniziare una storia con Kate che è tua amica?!”

“Oh avanti Max! Kate è mia amica e non voglio che abbia dei problemi e nemmeno io voglio averne!”

“Continuo a non capire! Da quando la vita sentimentale degli altri ti creerebbe problemi?!”

“Kate è una ragazza religiosa e sappiamo bene come la pensano quelle come lei! Il sesso fuori dal matrimonio è peccato e quelle stronzate lì! Timothy invece è un ragazzo a cui piace divertirsi! Sarebbe come unire il diavolo e l’acqua santa!”

“Si, capisco il tuo punto di vista ma sono due persone adulte e possono prendere le loro decisioni da sole! Kate sarà anche religiosa ma non stupida!”

“Max, lei non ha esperienze di questo genere ed è anche per questo che può cadere facilmente vittima di tranelli come è già successo in passato!”

“Tipo come con Nathan?!”

“Non c'è bisogno di tornare a parlarne Max!”

“Stai paragonando Tim a Nathan?!”

“No, non li sto paragonando! Però lo conosco bene mio cugino! È uno a cui piace divertirsi e non credo che sia il tipo da pensare al matrimonio o cose del genere! Quindi se vuole soltanto divertirsi è bene che si trovi qualcun'altra, perché Kate non è quel tipo di ragazza!”

“Quindi stai proteggendo lei?!”

“Si Max e sto proteggendo Tim dal fare cazzate e me dalle conseguenze di quello che potrebbe succedere! Non voglio che abbiano una relazione perché sono sicura che avranno dei problemi! Sono due persone estremante diverse, nelle idee e nei modi di vivere! Sono praticamente l’opposto e non hanno nulla in comune! Non sono destinati a durare e non voglio complicazioni! So come vanno queste cose e lo dovresti sapere bene anche tu! I loro problemi si ripercuoteranno inevitabilmente su di noi e sul rapporto che abbiamo con i ragazzi! Uno dei quali vorrei ricordarti che è mio cugino!”

“Lo dovrei sapere bene perché?! Ti riferisci alla mia storia con Lucas?!”

“Esattamente Max! Quando ci sono stati complicazioni tra di voi ci sono stati problemi con tutto il gruppo! Vorrei evitare di ripetere quell’esperienza!”

“Oh capisco! Scusami tanto sei miei problemi con Lucas ti sono pesati così tanto! Però poi alla fine si è risolto tutto vero?! Il tuo desiderio si è avverato!”

“Di che desiderio stai parlando?!”

“Della mia rottura con Lucas! Nel momento in cui hai deciso che te ne saresti andata da Seattle, sono sicura che hai sperato tanto che la nostra finisse, così che noi saremmo venute con te!”

“Spero tanto che tu non mi ritenga responsabile della fine della tua storia Max! Perché non ero certamente io il problema tra di voi!”

“Però se io avessi deciso di rimanere con lui a Seattle molto probabilmente non mi rivolgeresti nemmeno la parola!”

“Non avrei mai fatto una cosa del genere!”

“Però ti avrebbe dato fastidio!”

“Si, mi avrebbe dato molto fastidio!” disse alzandosi di scatto dalla sedia.

“Perché avevi bisogno di qualcuno con cui condividere le spese dell’appartamento. Inoltre non partendo da sola i tuoi hanno trovato più semplice accettare la tua decisione!”

“Aspetta un attimo! Mi stia dicendo che secondo te era solo un piano da me architettato per poter lasciare Seattle?! È davvero questo che pensi di me Max?!” disse la ragazza scioccata incrociando le braccia al petto.

“Non vorrei pensarlo ma ogni tanto il tuo egoismo salta fuori! Non puoi permetterti di condizionare la vita delle persone a tuo piacimento, per poter vivere la tua vita serenamente! Kate e Timothy hanno il sacrosanto diritto di decidere della loro vita sentimentale! Lei non ha avuto esperienze certo, ma ci siamo noi due che siamo le sue amiche! E invece di ostacolare qualcosa che magari lei ancora non sa nemmeno di volere, dovremmo sostenerla! Kate non è una ragazzina e penso che sia abbastanza matura da valutare bene le situazioni! Quindi ti chiedo di rimanere fuori da questa situazione!”

“Sai che ti dico Max, seguirò il tuo consiglio! Mi farò gli affari miei ma ricordati di una cosa! Il giorno in cui succederanno casini, io non mi intrometterò esattamente come mi hai chiesto di fare! Il mio intento è quello di prevenire invece di curare! Mi chiamo fuori da questa storia! E ora se non ti dispiace devo uscire, per pensare a cose più importanti delle infatuazioni assurde di chi non è in grado di capire l’errore che sta commettendo!”

Victoria uscì di casa furibonda visto che aveva deciso di accettare l’aiuto di Ellis. Max anche lei arrabbiata e delusa perché non voleva di certo che finissero per litigare, si preparò per uscire. Voleva scattare delle foto non destinate all’agenzia ma solo per poter scaricare la tensione.

 

 

Steph stava preparando la colazione quando Chloe uscì dalla sua stanza da letto e aveva una cera che non lasciava presagire nulla di buono.

“Buongiorno!” disse Steph chiedendosi se fosse il caso di parlare con lei di quello che era successo con Lauren.

“Mh!” rispose Chloe sedendosi al tavolo della cucina leggendo l’ennesimo messaggio di Lauren che le chiedeva di incontrarsi per parlare. La ragazza visualizzava i messaggi senza risponderle. “C’è del caffè anche per me?!”

“Si certo!” disse Steph riempendole una tazza di caffè appoggiandola davanti alla faccia ancora assonnata di Chloe.

“Sembra che tu non abbia riposato abbastanza stanotte!” valutò Steph appoggiandosi al bancone della cucina guardandola.

“Mh!” rispose ancora una volta Chloe mentre il gatto le si strusciava alle gambe. “Tu levati dal cazzo!” disse respingendolo con un piede.

“Ieri sera gli ho dato da mangiare!”

“Cosa hai fatto?!”

“Continuava a miagolare tutto il tempo e io volevo dormire al contrario di te!”

Chloe scosse la testa cominciando a bere il caffè. Steph prese la sua tazza di caffè sedendosi al tavolo con lei. “Senti Chloe, so che magari non ne vuoi parlare ma forse…”

“Infatti non voglio parlarne! Lasciami in pace per favore! Non sono dell’umore!”

Il telefono emise un altro suono. Un altro messaggio di Lauren che Chloe lesse per poi mettere di nuovo il telefono giù ignorandolo. “Vaffanculo!”

“È lei che ti manda messaggi?!”

“Si!”

“Non credi che forse sarebbe il caso di parlarle e risolvere la cosa da persone mature?! Non potete mandare all’aria mesi di relazione per un semplice litigio!”

“Non ho chiesto la tua opinione Steph e non mi interessa un cazzo! Se ci tieni così tanto vai tu a parlarci con lei! Chissà, così magari la smette di mandarmi questi stramaledetti messaggi del cazzo che non servono ad altro, se non farmi incazzare di più!”

“Ehi, datti una calmata!”

“Io sono calmissima se nessuno mi rompe i coglioni dicendomi cosa è giusto fare! Questi sono affari miei e intendo risolvere la faccenda a modo mio e con i miei tempi!”

“Sono più che sicura che il tuo modo di risolvere la situazione con lei sarebbe quella di ignorarla!”

“Infatti è quello che farò al momento! Le cose cambieranno quando e come voglio io!”

“Non è giusto Chloe! Stai esagerando adesso! So bene quanto tieni a lei quindi cerca di mantenere la calma e risolvi la faccenda se non vuoi perderla!”

“No Steph, è lei che mi perderà! C’eri anche tu quando mi si è rivoltata contro?! Sono io la parte lesa qui!”

“Lo so questo ma sei stata tu stessa a dire che in questo periodo si comportava in modo strano! Forse ha qualche preoccupazione! Dovresti saperne di più prima di mettere fine alla vostra storia!”

“Te lo dico io come stanno le cose, molto probabilmente si è stufata di me! Non sa come mollarmi perché non ha le palle per farlo! Ha deciso di mandarmi in bestia così sarò io a mollarla! Lei ritornerà finalmente libera e con la coscienza pulita! Così potrà dire che sono stata io a voler mettere fine alla nostra storia!”

“Ma non dire stronzate Chloe!”

“Ora ci sono! Magari ha un’altra o un altro, chi lo sa!”

“Lei non mi sembra il tipo!”

“Non mi sorprenderebbe, tanto io sono sempre stata la seconda scelta!” continuò Chloe alzandosi dalla sedia e camminando avanti e indietro. “Una ruota di scorta!”

“Chloe, stai dicendo una marea di stronzate come al solito!”

 “Sono utile per scopare nei momenti di solitudine! Fa bene Shonei a non relazionarsi con nessuno!”

“Chloe smettila!”

“Sono stata così stupida a illudermi che potesse funzionare! Ma dove diavolo avevo la testa!” disse Chloe dando un colpo con la mano alla tazza sul tavolo, facendola andare a terra frantumandola in mille pezzi e sporcando il pavimento di caffè.

Steph sgranò gli occhi dinanzi al gesto di rabbia dell’amica. Invece di dire qualcosa che l’avrebbe fatta arrabbiare ulteriormente, si alzò in silenzio per pulire il pavimento e raccogliere i cocci della tazza. Chloe nel frattempo tornò a sedersi appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani tra i capelli. Dopo aver ripulito tutto qualcuno bussò alla porta. Steph andò ad aprire. “Lauren!”

“Lei è qui?!”

“Si” rispose Steph scostandosi di lato per farla entrare.

Chloe rimase ferma dove era, voltandosi a guardare dal lato opposto con il mento appoggiato su una mano.

Steph prese le chiavi della sua auto e decise di fare colazione al Paradise. “Bene, io credo che uscirò a fare un giro!”

“Ok! Ciao Steph!” disse Lauren.

“Ciao Lauren!” rispose la ragazza uscendo dall’appartamento.

Così rimasero solo loro due con Flerk che le osservava da lontano.

“Chloe!” disse Lauren avvicinandosi a lei da dietro, avvolgendole un braccio attorno alla vita, mentre con l’altra mano le spostava i capelli dalla fronte lasciandole un bacio. “Perdonami per ieri, ti giuro che non volevo dire quelle cose! Non volevo rivangare cose del tuo passato!”

“Hai messo in mezzo Rachel in una faccenda che riguardava soltanto noi due! Hai fatto riferimento a una parte del mio passato che ancora oggi mi fa male pensarci! Tu che dici tanto di amarmi come hai potuto farlo?!” disse Chloe divincolandosi da lei alzandosi di colpo facendola indietreggiare.

“Hai ragione Chloe, sono stata crudele e ingiusta nei tuoi confronti ma lascia che ti spieghi…” disse la ragazza mentre una lacrima le scendeva sul viso.

“Cosa c’è da spiegare?! Non c'è nessuna giustificazione per quello che hai detto! E per cosa poi?! Perché mi preoccupavo per te?!”

“C’è una ragione se in questo periodo ero diversa Chloe! Avrei dovuto dirtelo subito ma non ce la facevo!”

Chloe sentendo quelle parole iniziò a credere davvero che ci fosse qualcun altro. “Cazzo! Hai qualcun altro?!”

“Chloe no, lascia che ti spieghi!” disse Lauren afferrandole una mano che la ragazza scansò con un gesto.

“È così vero?! Mi hai tradita?!”

“No, non ti ho tradita! Non sarei mai capace di farti una cosa del genere! Io ti amo Chloe!”

“E allora cosa cazzo sta succedendo?!” gridò Chloe.

“Dovrei lasciare Portland per un po’ di tempo!”

Chloe parve confusa. “Che cosa… che cazzo significa?!”

“Lascia che ti spieghi tutto dall’inizio! Ti prego!”

Così le due ragazze presero posto sul divano una accanto all’altra mentre Lauren esponeva le sue ragioni.

Shonei ansiosa di vedere Ashley andò al Paradise e si sedette al tavolo dove c’era Steph che stava facendo colazione. La ragazza non si accorse della sua presenza finché non si sedette davanti a lei, troppo presa a pensare a Jessie.

“Giorno Steph!”

“Santo cielo Shon! Ci sarà mai una mattina in cui io non sia costretta a guardare la tua faccia?! È come se tu già sapessi in anticipo dove mi trovo! Se adesso fossi stata a casa ti saresti presentata lì, ma visto che sono qui sei qui! Mi segui per caso?! Mi hai messo una cimice addosso?!”

“Non ti sto seguendo e non hai niente addosso ma per esserne davvero sicure, sarebbe il caso di controllare!” disse Shonei ammiccando verso di lei.

Steph fece una smorfia di disgusto tornando alla sua colazione.

“Allora, hai parlato con Chloe ieri?”

Steph la guardò non sapendo cosa rispondere. “Ehm… sì certo… l’ho fatto…”

“Steph, non ci hai parlato vero?!” chiese la ragazza avendo capito che non lo aveva fatto.

“Diciamo che sono stata un po’ distratta ieri! Flerk è scappato fuori quando hai aperto la porta per andare da Lauren!”

“E quanto tempo ci hai messo a prendere un gatto?!”

“Quando sono tornata all’appartamento mi è passato di mente! Ho parlato con lei stamattina o meglio, ci ho provato! Sai bene come è fatta! È arrabbiata da morire! Crede che Lauren si veda con qualcun altro e che voglia mollarla!”

“Avevo pensato anche io a questa cosa! Ne ho parlato ieri sera con Lauren!”

“Ah, quindi non sono l’unica ad averci messo troppo tempo per parlarle!” disse Steph soddisfatta.

“Ascolta, adesso so perché Lauren si comportava in modo strano con Chloe in questo periodo!”

Steph si fece attenta. “Di cosa si tratta?! È preoccupante?! Non l’ha tradita vero?!”

“No, non l’ha tradita! Ehi Eddie, portami un caffè e ti prometto che tra un po’ avrai una sorpresa!” disse Shonei vedendo il ragazzo passare accanto a loro.

“Una sorpresa per me?! Corro!” disse Eddie correndo a preparargli il caffè mentre Shonei esponeva i fatti a Steph.

Quando il ragazzo tornò al loro tavolo servendole il caffè rimase fermo ad aspettare.

“Grazie Eddie!” disse Shonei riportando la sua attenzione a Steph. Poi si accorse che il ragazzo era rimasto in attesa a guardarla. “Sei ancora qui?!”

“E la mia sorpresa?!”

“Ah…” disse Shonei voltandosi alle sue spalle per dare un’occhiata all’entrata del locale. Steph ed Eddie guardarono nella sua stessa direzione confusi. Shonei si voltò di nuovo verso di loro. “Non ancora Eddie, torna più tardi!”

Il ragazzo si allontanò perplesso pensando di essere stato preso in giro.

“Quindi il problema di Lauren è che non vuole stare lontana da Chloe!” disse Steph.

“Esattamente! Cazzo, quella ragazza si è fottuta proprio il cervello per Chloe! Però credo che oggi le parlerà così le cose si sistemeranno! Almeno questo è quello che spero!”

“In questo momento sono insieme a casa e ne stanno già parlando!”

“Davvero?!”

“Si, secondo te perché sto facendo colazione qui?!”

“Ah, allora speriamo bene!”

Durante la loro chiacchierata Shonei aveva ricevuto dei messaggi sul telefono da parte di Matthew, ma non si era accorta di nulla.

 

 

Lauren aveva raccontato tutto alla sua ragazza che era rimasta in silenzio ad ascoltare senza interromperla.

“Ora sai perché ero così strana e nervosa! Tu non c’entri nulla! Sono io che ho sbagliato, tu non hai colpe! Non c’è nessun altro nella mia vita a parte te!”

Lauren rimase in attesa che Chloe dicesse qualcosa in proposito mentre l’altra assimilava tutte le informazioni. Poi si alzò dal divano per prendere una birra in frigo. “Ne vuoi una?!”

“Grazie Chloe, ma no! E non dovresti bere neanche tu a quest’ora del…” disse Lauren interrompendosi quando lei la guardò con un’espressione un po’ dura.

“Ho bisogno di bere adesso! Devo cercare di scaricare un po’ di tensione!”

“Ok… scusa!” rispose Lauren.

Chloe si sedette sul tavolo con gambe penzolanti mentre beveva la sua birra. “Dunque non avevi nessuna intenzione di mettermi al corrente dei fatti!”

“Si e mi dispiace! Temevo che la mia scelta di rifiutare la proposta di Daisy ti avrebbe fatta sentire in colpa! Come se fossi tu la responsabile del mio rifiuto ma non è così! Il problema è mio e la scelta tocca a me!”

“Quindi io non ho voce in capitolo!”

“Lo so cosa può sembrare ma credimi Chloe, non è come pensi! Io prendo molto in considerazione le tue opinioni…”

“Quindi accetterai!”

“Cosa?!”

“Accetterai l’offerta di Daisy!”

“Chloe… io non voglio andarci! Posso seguire altri aggiornamenti senza dover per forza…”

“Se è vero che tieni in considerazione le mie opinioni, lo farai! Si tratta solo di un mese…”

“Forse anche di più…”

“Non fa alcuna differenza Lauren! Non resterai via per sempre! Dannazione si tratta del tuo lavoro! Non voglio che un giorno tu mi rinfacci una cosa del genere, magari dicendo che lo hai fatto per me!”

“Non ti rinfaccerò mai una mia scelta!”

“Adesso dici così, ma non puoi sapere cosa potresti fare un giorno! Quando è la partenza?!”

Lauren non rispose abbassando lo sguardo.

“Lauren?!”

“Dopo domani!”

“Così presto?! Ah certo, hai fatto passare due settimane senza dirmi nulla!” disse con sarcasmo.

“Non partirò!”

“Invece lo farai!”

“Non puoi impormi il tuo volere Chloe!” disse Lauren determinata.

Allora Chloe cambiò atteggiamento addolcendosi un po’, visto che non riusciva a ottenere nessun risultato in quel modo. Non che volesse liberarsi della sua ragazza. Al contrario, non le piaceva affatto l’idea che sarebbe stata via così tanto tempo. Entrambe erano troppo abituate a passare molto tempo insieme e un mese non sarebbe passato così velocemente. Chloe lasciò la bottiglia di birra sul tavolo e raggiunse Lauren sul divano. Prese una mano della ragazza tra le sue.

“Ascolta Lauren, so bene come ti senti all’idea di stare via per un po’ ma credo che dovresti partire! Se si trattasse di un viaggio di piacere sarei d’accordo con te, ma si tratta di lavoro! È una cosa importante per te e io non mi perdonerei mai se non cercassi di convincerti ad accettare l’offerta di Daisy!”

“Ma Chloe…”

“E poi si tratta anche della tua famiglia! È da tantissimo tempo che non li vedi e sono sicura che li renderesti molto felici! Un mese passa in fretta quando hai tanti impegni! Non te ne accorgerai nemmeno!”

“Forse tu non sentiresti la mia mancanza ma io…”

“Preferisco sentire la tua mancanza per un po’ di tempo invece di vederti rinunciare a qualcosa di importante! E non voglio che tu stia in pensiero per me perché io starò bene! Non sarò sola! Se parti io non mi sentirò abbandonata, perché è solo per un breve periodo di tempo!”

“E se questo cambiasse le cose tra di noi?!”

“Non cambierà nulla Lauren perché io ti amo! Sarò qui quando tornerai!”

“Io non riesco a togliermi di dosso questa strana sensazione che qualcosa andrà storto se parto! Ho paura ma non so di cosa!”

“Non devi aver paura perché non succederà nulla! E poi ci sentiremo per telefono tutti i giorni! Magari faremo delle video chiamate! Così che la nostra distanza ci pesi di meno!”

Si strinsero in un abbraccio per qualche secondo. Quando si separarono Chloe si assicurò che Lauren facesse la cosa giusta. “Daisy aspetta ancora una risposta da te?!”

Lauren annuì.

“Chiamala e dille che partirai con lei!”

Lauren prese il telefono dalla sua borsa e prima di chiamare guardò Chloe. “E se venissi anche tu con me?!”

Chloe sgranò gli occhi. “Cosa?!”

“Potresti prenderti delle ferie anticipate e partire con me! Così non dovremmo stare lontane!”

“Lauren, io ho un lavoro qui! Ho delle responsabilità a cui non posso sottrarmi soprattutto in questo periodo! Non posso prendermi delle ferie anticipate! E poi sarai così impegnata che non avrai tempo per me!”

“Beh, potremmo stare insieme la sera! La mattina te ne vai in giro a visitare New York…”

“Lauren!”

“Mi farebbe piacere se la mia famiglia ti conoscesse!”

“Lauren… non posso!”

Lauren abbassò lo sguardo sospirando.

“Fai quella chiamata adesso!” disse Chloe appoggiandole una mano sul viso per farle alzare la testa.

La ragazza annuì facendo partire la chiamata. La donna dall’altro lato del telefono ci mise un po’ a rispondere. Quando finalmente rispose, Lauren confermò di volere partire con lei. La donna era entusiasta della sua scelta ma Lauren no. Quando terminò la chiamata guardò Chloe. “Ecco fatto!”

“Ora dovresti iniziare a preparare i bagagli! Domani mi prendo la serata libera così potremo passarla insieme prima che tu parta! Resterò a dormire da te se vuoi, tanto Steph capirà!”

“Va bene!”

“Vieni qui!” disse Chloe stringendo Lauren tra le sue braccia riflettendo sulla situazione, ma soprattutto su come si sentisse.

 

 

È soltanto per un breve periodo certo, ma allora perché mi sento così? Perché sento come se qualcuno mi stesse strappando via qualcosa di vitale importanza per me? Spero che questo mese passi in fretta.

 

 

E con questi pensieri nella testa, Chloe cercò di trovare conforto nell’abbraccio della ragazza. La persona che era riuscita a portare un po’ di luce e speranza nella sua vita piena di oscurità. Non poteva immaginare come quel viaggio, avrebbe agevolato situazioni che si erano già messe in moto a sua insaputa e che l’avrebbero portata irrimediabilmente a rimettere in discussione tutto quanto ancora una volta.

 

 

Michael attendeva ancora una risposta da parte di Shonei che non accennava ad arrivare. Iniziò a perdere la pazienza dell’indifferenza della ragazza. Visto che era a conoscenza della sua posizione avendola seguita a distanza di sicurezza, decise di presentarsi di persona al Paradise. Questa volta avrebbe evitato di pagare ragazzi problematici con famiglie disagiate alle spalle. Ragazzi che avrebbero fatto di tutto pur di poter guadagnare qualche dollaro e magari acquistare un po’ d’erba. Un paio di settimane prima era stato un po’ sprovveduto in uno dei suoi inseguimenti e aveva rischiato di farsi scoprire dalla ragazza. Ma a lui non importava, anzi non gli dispiaceva affatto esporsi perché in questo modo sarebbe riuscito a farle commettere qualche passo falso. Una persona è più propensa a commettere errori se messa sotto pressione. Però Steven era stato chiaro in proposito, voleva assolutamente che il tutto fosse eseguito con discrezione. Aveva già messo al corrente il suo capo di come Shonei iniziasse ad avere sospetti che qualcuno la seguisse, nella speranza che l’uomo gli concedesse un po’ più di campo libero, ma Steven sembrava essere irremovibile su questo punto. Adesso però si era stufato e voleva fare a modo suo.

 

 

Shonei era ancora in compagnia di Steph e ogni tanto si voltava alle sue spalle per guardare l’entrata del Paradise. Alla fine la curiosità vinse sull’indifferenza di Steph e quindi le chiese spiegazioni.

“Shon!”

“Si?!”

“Si può sapere perché continui a voltarti?!”

“Io?!”

“No, la signora che vive di fianco al tuo appartamento! Certo che mi riferisco a te, vedi qualcun altro?!”

“Ok, calmati!”

“Allora?!”

“Ehm… diciamo che sto aspettando una persona!”

“Hai un appuntamento?!”

“No… non lo definirei proprio un appuntamento… diciamo che sarebbe più un… ehm…”

“È una tua cliente?!”

“No!”

“E allora cosa?! Anzi no, non mi interessa saperlo!” disse Steph cambiando idea mettendo a tacere la sua curiosità.

 

 

Michael scese dall’auto dopo aver parcheggiato ed entrò nel locale. Si girò intorno per vedere dove fosse la ragazza e appena individuata si avvicinò lentamente al suo tavolo. La prima a vederlo fu Steph che alzò il suo sguardo fissandolo con curiosità. Ormai conosceva a prima vista i clienti che frequentavano abitualmente il locale e lui non era tra questi. Shonei vide l'espressione interrogativa sul volto di Steph e si voltò per capire cosa stesse guardando. Appena si girò, sgranò gli occhi riconoscendo Michael che si stava dirigendo verso di loro con un sorriso tutt'altro che rassicurante.

“Ciao Shon! Vedo che te la stai prendendo comoda!” disse il ragazzo fermandosi al loro tavolo.

Steph guardò entrambi confusa chiedendosi chi diavolo fosse quel tizio. Shonei invece era rimasta quasi paralizzata dalla sorpresa, non sapendo cosa dire.

“Cosa c'è Shon, il gatto ti ha mangiato la lingua?!” continuò Michael non staccando gli occhi da lei.

“Oh... c-ciao... Michael!”

“Ah, allora riesci a parlare!” disse lui sedendosi accanto a lei facendola spostare sul divanetto, ritrovandosi proprio davanti a Steph. “Buongiorno, tu devi essere un'amica di Shon! Io sono Michael!”

Il ragazzo le sorrise porgendole la mano.

“Io sono Steph!” rispose lei ricambiando la stretta di mano titubante, mentre Shonei iniziava a sudare dalla tensione.

“Che ci fai qui?!” chiese Shonei temendo cosa potesse rispondere, soprattutto dinanzi a Steph.

“Beh, dovresti saperlo no?!”

“Non credo di capire!”

“Ti ho inviato dei messaggi! Lo sai che il lavoro è lavoro!” disse il ragazzo serio.

Shonei tirò subito fuori dalla tasca il telefono e vide che c'erano davvero dei messaggi, tutti appartenenti al ragazzo. Si voltò a guardarlo mentre lui si sforzava di sorridere. “Visto?!”

“S-si... cazzo io... io non ho sentito l'arrivo dei messaggi! Mi dispiace!”

“Lo so che ti dispiace Shon! Dispiace tanto anche a me!”

Steph passava il suo sguardo dall'uno all'altra notando il nervosismo della ragazza. Sembrava quasi come se lo temesse un po'. Lui invece sembrava decisamente troppo sicuro di sé. “Voi due come vi conoscete?!”

I due si girarono verso di lei che attendeva una risposta.

“Hai sentito Shon?! Ci conosciamo?!” disse lui senza staccare gli occhi da Steph.

Shonei non rispose nulla allora intervenne lui. “Noi ci siamo conosciuti a lavoro! Non è vero Esse Esse?!” disse il ragazzo riportando l'attenzione sulla ragazza accanto a lei.

Steph rimase a riflettere e poi stava per dire qualcosa ma venne interrotta da Shonei. “Quindi anche tu sei un accom...”

“Lui è il mio agente!” disse Shonei tutto a un fiato.

Michael si girò di scatto verso di lei con un'espressione sorpresa. “Agente...”

“Vedi Steph, chi fa il mio lavoro ha bisogno di appoggiarsi a un'agenzia! La quale viene contattata dai clienti che sono in cerca di un'accompagnatrice per cene di lavoro o altro! Chi lavora in agenzia ha il compito di informarci e assegnarci ai clienti in base alle loro richieste e...” disse interrompendosi un momento guardando il ragazzo infastidito di essere usato per coprire la verità su ciò che faceva realmente. “...anche in base ai servizi che noi accompagnatrici offriamo!” concluse la ragazza deglutendo guardando Steph.

Steph la guardava dubbiosa.

“Infatti i messaggi che mi ha inviato riguardano proprio questo! Vero Michael?!” chiese la ragazza voltandosi verso di lui guardandolo speranzosa che potesse reggerle il gioco.

“Ma certo!” disse lui dandole una pacca sulla spalla mentre sorrideva a Steph. “È molto richiesta la tua amica qui, ma l'ultima volta ha fatto cilecca e quindi deve rimediare se vuole tenersi il lavoro!”

“In che senso?!” chiese Shonei confusa.

“Oooh, te lo spiego subito Shon! Vedi l'ultima cliente non è stata molto contenta del tuo servizio e quindi si è lamentata con me! E ti è andata bene perché se si fosse rivolta al direttore, tu adesso non avresti più il tuo lavoro! Ora dovrai cercare di rimediare altrimenti chissà come potrebbe andare a finire!” rispose il ragazzo.

Shonei comprese quello che stava dicendo il ragazzo. Michael parlava per metafore adattandosi alla messa in scena creata da lei sul momento, ma il senso era chiarissimo.

“Dovresti ringraziarmi Shon!” continuò il ragazzo.

“Si certo... grazie... Michael!”

“Bene, adesso che ho fatto il mio dovere posso tornare all'agenzia! Mi occuperò io della cliente per evitare che tu perda il lavoro Shon! Ma non potrò pararti il culo sempre!” disse alzandosi. Poi si voltò verso Steph riporgendole la mano. “Mi ha fatto piacere conoscerti Steph, sono sicuro che ci rivedremo ancora!”

Detto questo il ragazzo si allontanò lanciando un'occhiata eloquente a Shonei. Era chiaro che non avrebbe accettato un'altra sua disattenzione, che per lui equivaleva a un vero e proprio affronto. Steph guardò Shonei incrociando le braccia al petto mentre l’altra guardava altrove per evitare il suo sguardo battendo distrattamente le dita sul tavolo. “Shon!”

“Si?!”

“Lui sarebbe il tuo agente?!”

“Ehm… non è mio! Cioè è uno dei tanti agenti che lavora all’agenzia!”

“E io dovrei credere che quel tizio losco sia un agente?! Considerando il lavoro che fai potrei definirlo più un pappone!”

Shonei che fino a quel momento evitava di incrociare il suo sguardo con quello della ragazza, la fissò dritta negli occhi risentendosi delle sue parole. “Io non mi prostituisco Steph e bene che tu lo tenga a mente questo! Le accompagnatrici non sono donne di strada! Non tutte finiscono per andare a letto con i loro clienti!”

“Ma trattandosi di te…”

“Ci vado solo se sono io a deciderlo!”

Continuarono a fissarsi fino a quanto Steph fu distratta dall’ennesimo arrivo di una persona alle spalle di Shonei. E se prima con il ragazzo non aveva la benché minima idea di chi fosse, di quest’altra persona invece sapeva fin troppo! “Oh porca puttana!”

“Che c’è?!” chiese Shonei voltandosi per vedere chi diavolo fosse ancora.

“Ciao Shon!” disse Ashley per poi rivolgersi a Steph. “Oh Steph, ma quanto tempo è passato!”

“Si, decisamente troppo poco!”

Ashley sorrise divertita dalle sue parole. “Vedo che non sei cambiata affatto nei tuoi modi di fare!”

“E perché mai dovrei farlo visti i soggetti che ho di fronte!”

Tra le due non era mai corso buon sangue visto che la ragazza era spesso presente ai festini organizzati da Shonei e Chloe nel suo appartamento. Mentre le due si punzecchiavano tra loro Shonei chiamò Eddie, che accortosi della presenza della ragazza si precipitò da loro.

“Cazzo Ashley, sei proprio tu?!” disse il ragazzo felicemente sorpreso.

“Ebbene sì, sono proprio io! A meno che tu non stia ancora dormendo e io sono semplicemente un sogno!” rispose la ragazza.

“Oh beh, un bellissimo sogno direi!” disse il ragazzo abbracciandola.

Tra i due c’era sempre stata una grande simpatia che però non mai sfociata in altro. Anche se al ragazzo non sarebbe dispiaciuto avere una storia con lei. Aveva perso la testa per Ashley dal primo momento che i suoi occhi si erano posati su di lei.

“Dunque era questa la sorpresa eh!?” disse il ragazzo rivolto a Shonei che invitò Ashley a sedersi di fianco a lei.

“Si!”

“A quanto pare non eri l’unica ad aspettarmi!” disse Ashley a Shonei con il suo solito modo di fare da panterona, atteggiamento che infastidiva parecchio Steph.

“Posso portarti qualcosa da bere Ashley?!”

“Si, un caffè se non ti spiace e con tanto zucchero mi raccomando!”

“Hai tuoi ordini signorina!” disse Eddie allontanandosi.

“Allora Steph, come va la vita?!” chiese Ashley.

“Diciamo che andava bene fino a qualche minuto fa, ma poi sei arrivata tu e… la pacchia è finita!”

“Quando mi sono mancate le tue frecciatine lanciate per colpirmi senza riuscirci!”

“Ok ragazze, che ne dite di darci un taglio adesso?!” chiese Shonei.

Eddie ritornò al loro tavolo per servire il caffè ad Ashley per poi allontanarsi di nuovo con una faccia da ebete mentre la guardava.

“Oddio, quanto mi è mancato!” disse Ashley dopo aver bevuto un sorso del suo caffè. “Dimmi Steph, per caso ti hanno licenziato o cosa?! Mi sembra strano vederti seduta al tavolo!”

“Non credo siano affari tuoi!”

“Stavo solo cercando di fare conversazione!”

“Evitiamo di conversare usando come soggetto Steph!” disse Shonei stufa dei loro continui battibecchi.

“Si infatti! Piuttosto torniamo a parlare del tuo lavoro di accompagnatrice!” disse Steph lasciando Ashley completamente esterrefatta da quella rivelazione.

Ashley si voltò a guardare Shonei al suo fianco ridacchiando. “Cosa?! Davvero fai l’accompagnatrice?! Credevo che vista la situazione la tua occupazione fosse quella…”

Non terminò la frase sentendo una mano di Shonei appoggiarsi sulla sua gamba e stringere. Tutto avvenne sotto al tavolo lontano dallo sguardo attento di Steph. Ashley comprese subito attraverso quel gesto cosa stesse cercando di dirle e non aggiunse altro sorridendo divertita.

“Stavi dicendo?!” chiese Steph curiosa di sapere cosa stesse per dire prima di interrompersi.

“Oh, adesso ti interessa sapere cosa stavo dicendo!”

“Ok, adesso sono davvero stufa e me ne vado! A non rivederci Ashley!” disse Steph andando via dal locale.

“Wow, è rimasta esattamente come me la ricordavo!” disse Ashley bevendo il suo caffè.

“Grazie per non aver proseguito!” disse Shonei.

“Figurati! Solo che adesso mi domando perché stai nascondendo ancora il fatto che lavori per Steven!”

“Beh, ho evitato sempre di farlo sapere a lei e Chloe perché non voglio che questo rovini il nostro rapporto di amicizia! Non so come la prenderebbero!”

“E invece sapere che fai l’accompagnatrice rende tutto più semplice eh?!” disse Ashley con sarcasmo.

“Non mettertici anche tu per favore! Informatevi bene prima di paragonare le accompagnatrici a delle prostitute!” disse Shonei infastidita.

“Tesoro, lo so bene cosa sono! Ti stavo solo prendendo in giro!”

“O magari è una chiara reazione di fastidio verso la possibilità che io possa fare un lavoro del genere! Magari sei gelosa!” disse Shonei sorridendo maliziosa appoggiando il gomito sul tavolo e la testa su una mano.

“Oh Shonei, non ce la fai proprio a pensare ad altro eh?!”

“Tipo cosa?! Noi due che ci appartiamo da qualche parte nella più completa solitudine?!”

“Non cambi mai!”

“Come mai ci hai messo tanto ad arrivare?!”

“Ho avuto un po’ da fare, inoltre non posso restare a lungo! Giusto il tempo di un saluto veloce e un caffè!”

“Così presto?! Oh avanti, resta un altro po’!”

“Mi dispiace Shon sarà per un’altra volta! Anzi, credo sia arrivato proprio il momento di andare!” disse la ragazza lasciando dei soldi sul tavolo.

“Oh no, lascia stare! Offro io!”

Le due rimasero a guardarsi sorridendo ma proprio in quel momento sopraggiunse qualcun altro.

“Ah sei ancora qui?!” disse il tizio rivolto ad Ashley che sembrava agitata.

Shonei lo conosceva molto bene infatti anche lui lavorava per Steven. “Jeffrey?!” disse perplessa alzandosi.

Il ragazzo si voltò a guardarla. “Eeeehi Shonei! Quanto tempo che non ci si vede!”

Si avvicinò a lei per un abbraccio veloce. “Come stai?! Ti trovo in gran forma come sempre!” disse Jeffrey sorridendo.

“Si sto bene e anche tu vedo!”

“Eh già!” disse Jeffrey. Poi si rivolse ad Ashley. “Sapevo che ti avrei trovata qui! Visto che mi sono liberato prima dagli impegni ho pensato di passare a prenderti! Allora andiamo?!” disse Jeffrey mettendole un braccio attorno alla vita attirandola più vicino a sé. Il gesto, come anche la reazione di Ashley, non sfuggì a Shonei che sembrava del tutto confusa.

“Scusate… ma voi due…”

“Non le hai detto di noi?!” chiese Jeffrey ad Ashley.

“Detto cosa?!” chiese Shonei anche se era ben evidente cosa avrebbe detto.

Ma Ashley aprì la bocca senza poter dire niente. Fu Jeffrey a rispondere per lei. “Stiamo insieme da un bel po’!” disse lui felice e soddisfatto.

Shonei guardò entrambe sbalordita mentre Ashley teneva lo sguardo basso.

“Oh! Così voi due state insieme! Beh, ma questo è… fantastico! Sono felice… per voi due!”

“Grazie due volte Shon visto che sei stata proprio tu a presentarci!”

“Già… me lo ricordo bene!”

Infatti era stata proprio lei a presentarli anni prima durante una serata di sballo, mentre era in compagnia di Ashley, Nick e Alec, i suoi due compagni di bevuta e di lavoro. Questo era avvenuto tempo prima che Shonei lasciasse Portland e prima che lei e Ashley avessero altri dissapori fino al distacco completo.

“Beh, adesso dobbiamo proprio andare! Mi ha fatto piacere rivederti Shon!” disse il ragazzo porgendogli la mano.

“Oh… sì certo… anche a me!” rispose Shonei stringendogli la mano.

“Mi raccomando rimani in giro! Magari una di queste sere ci vediamo e rivanghiamo i bei momenti andati!”

“Si certo!”

“Ci conto eh!” disse lui indicandola.

Ashley in tutto questo non fece altro che salutarla con un semplice ciao, evitando di incontrare il suo sguardo. Si comportava come se fosse stata colta in fallo. Shonei invece si sentiva una vera merda in quel momento. Non avrebbe mai immaginato che la ragazza della quale era sempre stata invaghita, iniziasse una storia con lui. Non che lei non avesse mai avuto altre storie, ma erano tutti utili e nessuno indispensabile. Lei puntava solo ai soldi, al divertimento e a tutto quello che un uomo o donna potesse offrirle in cambio delle sue attenzioni. Lei era una maestra in tal senso! Era capace di far sentire speciale chiunque ed era in grado di fare innamorare e cadere ai suoi piedi anche le persone più schive e fredde. Shonei iniziò a porsi qualche domanda ma una la tormentava più di tutte. Ashley da quando stava con lui? Era possibile che avevano iniziato a frequentarsi mentre anche loro due stavano insieme?

 

 

Dopo aver scattato varie foto, Max decise di fermarsi in un bar per prendere un caffè. Quando uscì dal bar un ragazzo le passò accanto di fretta travolgendola, facendole perdere l'equilibrio. Nel tentativo di non cadere, la sua borsa finì a terra con un colpo secco facendo riversare fuori parte del suo contenuto. Una busta di carta dalla quale fuoriuscirono le foto scattate che si sparpagliarono a terra e la sua immancabile macchina fotografica regalatole da Chloe, che si ostinava a portare sempre con sé e a utilizzarla nonostante avesse deciso di non usarla più.

“Merda, stai attento a dove metti i piedi!” disse Max infuriata.

“Mi dispiace, scusami tanto vado di corsa!” disse il ragazzo allontanandosi velocemente senza fermarsi ad aiutarla.

Una ragazza appena uscita da un negozio di fianco al bar e che stava raggiungendo la sua auto parcheggiata lì davanti, assistette a tutta la scena. Max era decisamente infuriata con il ragazzo per il danno causatole, ma non fece nulla per cambiare il corso degli eventi. Poteva risolvere tutto riavvolgendo il tempo di poco per evitare il disastro, ma non lo fece. Si era ripromessa di non utilizzare il suo potere mai più, perché le aveva soltanto creato problemi. Fu proprio la scelta di lasciar perdere, che la portò a incontrare per la prima volta la ragazza, che sarebbe diventata presto una presenza costante nella sua vita.

“Stronzo!” urlò Max. Poi si chinò a raccogliere la sua roba. Non si preoccupò tanto delle foto anche se ci aveva speso del tempo a scattarle. La sua preoccupazione era rivolta più alla macchina fotografica che a tutto il resto.

La ragazza le si avvicinò offrendosi di aiutarla. “Ehi, va tutto bene?! Posso aiutarti?!”

“No grazie, ce la faccio benissimo da sola!” disse Max in modo scontroso e senza alzare la testa.

La sconosciuta si abbassò lo stesso accanto a lei afferrando alcune foto sparse, notando anche la macchina fotografica. “Wow, quello è un pezzo di antiquariato! Ti dico sin da subito che i collezionisti pagherebbero oro per averla! Puoi farci dei bei soldi vendendola!”

Max a quelle parole alzò la testa guardandola contrariata. “Non è in vendita! Per me ha un valore affettivo e non è un semplice oggetto!”

In quel preciso istante mentre i loro occhi si incontrarono per la prima volta, la ragazza si sentì pervadere da una strana sensazione ma non spiacevole. “Scusami, non ne avevo idea, perdonami!” disse con aria contrita.

Max si rese conto di essere stata un po' troppo brusca nei confronti della ragazza. Dopotutto aveva cercato semplicemente di aiutarla, cosa che il ragazzo non si era degnato di fare scappando via. Nonostante tutto non riuscì a calmarsi vista la pessima giornata. Si alzò rimettendo le foto appena recuperate da terra nella busta.

“Tieni!” disse l’estranea porgendole il resto delle foto raccolte da terra.

Max le sfilò le foto dalle mani con poca delicatezza. Poi prese la sua macchina fotografica. “Questo sembra un déjà-vu!” disse guardandola tra le sue mani. “Spero che funzioni ancora e che non si sia rotto nulla all'interno!”

“Per scoprirlo non c'è modo migliore di scattare una foto!”

Max non rispose.

“Vedendo tutte quelle foto mi sembra di capire che non sei proprio inesperta!”

“Infatti non lo sono! Non vado di certo in giro con una macchinetta fotografica a caso!” rispose Max freddamente.

“Oh, allora sei una fotografa! Quindi quella non ha soltanto un valore affettivo!”

“E allora?!”

“Allora scatta una foto, così saprai se è rotta o meno!”

La sconosciuta vedendo che stava per riporre la macchina fotografica nella borsa, gliel'ha sfilò dalle mani lasciando Max sorpresa dal gesto. Alzò la macchina puntandola nella sua direzione e fece uno scatto. La foto spuntò fuori confermando di non aver subito nessun danno.

“Ecco fatto! La tua fotocamera polaroid e sana come un pesce ed è ancora perfettamente funzionante!” disse la ragazza porgendole la foto.

Max prese la foto per guardarla ma prima l'agitò come faceva di solito.

“Cosa era quello?!” chiese la ragazza divertita riferendosi al suo gesto.

“Serve per far sviluppare prima l'immagine della foto, anche se in realtà è…”

“No, non è così! Cioè, dipende dalla pellicola! Posso?!” chiese l'estranea indicando la foto.

Max gliela restituì e lei le diede un'occhiata. Dopo averla controllata disse: “Come sospettavo, questa non è una tipica pellicola istantanea polaroid!”

“E da cosa lo deduci?!”

“In una pellicola istantanea polaroid è possibile vedere il nome del marchio, ma qui non ce n’è traccia!” disse restituendole la foto.

“Quindi?!”

“Quindi agitare la foto non è necessario! La pellicola che utilizzi non è come le precedenti! Se fosse stato del vecchio tipo sarebbe comprensibile agitare la foto, ma non è questo il caso! Di quelle vecchie non se ne trovano più in circolazione, non sono più prodotte dal duemilanove! Quella che stai usando è la nuova pellicola Polaroid realizzata dall'azienda The Impossible Project! L'unica che continua a produrre pellicole istantanee e in formato originale per fotocamere polaroid! Se scuoti la foto rischi di danneggiare l'immagine! Quindi come ti dicevo prima, non è necessario agitare le foto! Piuttosto è un gesto da evitare!”

La sconosciuta la guardò orgogliosa di sé stessa nell’aver mostrato quanto fosse ben informata. Ma ciò che ricevette da Max non fu certamente ammirazione. Infatti Max la guardò con uno strano sorriso, quasi ironico. La ragazza alzò un sopracciglio con aria interrogativa, ma alla fine comprese. “Però ho come l'impressione che tu lo sapessi già, non è vero?! È ovvio che se scatti foto con il nuovo film realizzato dall'azienda, che tra l’altro costa un casino di soldi, tu ne sia già a conoscenza!”

“Se tu mi avessi interrotta, ti avrei detto che il mio gesto è più per abitudine che per utilità!”

L’estranea annuì in imbarazzo e Max sorrise con soddisfazione. “Ti assicuro che di solito sono più intelligente di così!” si giustificò la ragazza continuando a sorridere imbarazzata.

“Certo, ne sono più che sicura!” rispose Max con sarcasmo. “Adesso visto che la lezione è finita, potresti restituirmi la mia macchina fotografica?!”

“Oh sì, certo!” disse la ragazza restituendogliela.

“Adesso devo andare!” disse Max rimettendo la sua fotocamera polaroid in borsa.

“Ok... senti... non è che magari ti andrebbe di prendere un caffè o qualcosa altro da bere?! Offro io! Giusto per farmi perdonare delle lunghe chiacchiere inutili che ti ho fatto subire!”

“Non serve!”

“Insisto! Sai... odio prendere il caffè da sola!”

“E io insisto a dire no! L'odio che provi nel prendere il caffè da sola è un tuo problema e non mi riguarda!”

“Permettimi almeno di darti un passaggio!”

“No!” disse Max avviandosi per tornare a casa non potendone più di quella giornata.

La ragazza continuò a parlarle mentre lei si allontanava. “Come ti chiami?! Spero ci rivedremo presto!”

Max non si voltò andando avanti per la sua strada. L'estranea sorrise sperando davvero di poterla rincontrare un giorno. Per quanto fosse stata scontrosa nei suoi confronti, la ragazza l'aveva decisamente incuriosita. Forse per via del fatto che fosse anche lei una fotografa o perché aveva trovato molto divertente il suo atteggiamento. Ma forse c’era qualche altra ragione ad attrarla a lei.

 

 

Victoria dopo aver girato a lungo in macchina per cercare di non pensare alla discussione avuta con Max, andò alla redazione della rivista di moda. Chiese a una ragazza di poter parlare con la redattrice che in quel momento era impegnata. La ragazza la fece accomodare su una sedia fuori dall'ufficio della donna. Nell'attesa di parlare con la lei, la ragazza era seduta su una delle sedie di lato alle pareti. Per ammazzare il tempo, cominciò a sfogliare il suo portfolio chiedendosi se potessero mai essere interessate al suo lavoro. A un certo punto una donna sulla cinquantina d'anni, vestita con un trailer e camicetta bianca e occhiali da vista, fece capolino da una stanza da cui vennero fuori altre persone. La donna si diresse nell'ufficio proprio dove era lei in attesa.

Si fermò sulla porta chiamando la ragazza che l'aveva messa in attesa. “Susan, portami subito un caffè e mi raccomando, senza zucchero questa volta!”

“Certo signora Cunningham!”

La donna entrò nel suo ufficio sedendosi alla sua scrivania. Dopo poche minuti, Susan arrivò con il caffè dando un’occhiata a Victoria, facendole un segno per farle capire che non si era dimenticata di lei. Nel frattempo l'ansia di Victoria aumentava sempre di più. Dopo aver portato il caffè alla redattrice, Susan disse qualcosa indicando Victoria seduta fuori dall'ufficio. La donna la guardò per un attimo e disse qualcosa che Victoria non riuscì a capire. La ragazza uscì dall'ufficio.

“Victoria Chase, adesso puoi entrare!”

“O-ok” disse Victoria deglutendo.

La donna stava sorseggiando tranquillamente il suo caffè. Quando la vide dinanzi all'entrata del suo ufficio le fece segno di entrare indicando la sedia davanti alla scrivania.

“Buongiorno!” disse Victoria sedendosi timorosa.

“Buongiorno!” rispose la donna allungando un braccio verso di lei in attesa del suo portfolio.

Victoria rimase un po' spiazzata, perché era passata subito al dunque senza prima chiedere le motivazioni della sua presenza lì. La donna iniziò a sfogliare il suo portfolio senza lasciar trasparire nulla. In quel momento Victoria si sentì morire, credendo di aver perso solo del tempo presentandosi lì così.

“Come ti chiami?!” chiese la donna senza alzare lo sguardo dalle sue foto.

“Mi chiamo Victoria Maribeth Chase!”

“Mh! Quanti anni hai?!”

“Ne ho ventuno!”

“Hai già avuto esperienza di fotografa nell’ambito della moda?!”

“I-io no, però ho...”

“Hai già risposto alla domanda!”

Victoria si maledisse per aver preso la decisione di presentarsi a quella redazione della rivista. Maledisse Ellis e anche le sue amiche che l'avevo spinta ad accettare il suo aiuto.

“Mi sono laureata a pieni voti nel duemilaquindici alla scuola priv…” disse Victoria, ma la donna alzò una mano per interromperla.

“Come mai sei giunta proprio qui?!”

“Mi scusi, non comprendo la domanda!”

“Ci sono molte redazioni di riviste qui a Portland! Perché proprio qui?!” chiese la donna guardando la ragazza chiudendo il suo portfolio appoggiandolo sulla scrivania.

Victoria ci pensò un attimo prima di rispondere. “Ho saputo che state cercando un fotografo e io vorrei dedicarmi al settore della moda!”

“Da chi hai saputo che abbiamo bisogno di un fotografo?!”

Victoria pensò che quello era il momento in cui doveva decidersi se accettare o meno l'aiuto di Ellis nominandola. Oppure cavarsela da sola, affidandosi esclusivamente alle sue capacità di fotografa.

“E allora?!” incitò la donna riportando l'attenzione al suo portfolio.

“Ellis...” disse Victoria senza nemmeno rendersene conto.

La donna alzò di scatto lo sguardo su di lei togliendosi gli occhiali lasciandoli sulla scrivania. Poi si appoggiò allo schienale della sua poltrona girevole guardando la ragazza come per studiarla. “Ellis?! Ellis come?!”

Victoria a questa domanda non poté rispondere, visto che la ragazza non aveva voluto dirglielo. Però poi si ricordò di una cosa che aveva detto la ragazza. “C'è stata soltanto una Ellis che ha lavorato in questa redazione!”

La donna prese il telefono sulla sua scrivania e compose un numero mettendo in viva voce. La redattrice non si fidava della ragazza. Era fin troppo semplice dire un nome di una persona importante come quello di Ellis, per poi sfruttarlo ottenendo il risultato sperato. Il vivavoce era un modo per mettere alle strette la ragazza, dinanzi all'evidenza che stava mentendo. D'altronde non era la prima volta che succedeva. Il telefono squillò per un bel po', finché una voce femminile che Victoria riconobbe come quella di Ellis, rispose.

“Cunningham, a cosa devo la tua telefonata?! Non stai cercando di riportarmi a bordo vero?!”

“C'è qualche possibilità che tu possa accettare?!”

“Assolutamente no, lo sai che ora come ora sto cercando di portare alla ribalta delle modelle poco comprese e ho delle mostre da presentare!”

“Per quanto mi dispiaccia il tuo rifiuto, penso che tu stia facendo un ottimo lavoro come sempre! Mi raccomando tieni le migliori modelle al caldo per me!”

“Dipende cosa intendi per caldo!” disse la ragazza ironica suscitando le risate della donna. “Ora torniamo al motivo della tua telefonata!”

“Si certo! In questo momento ho qui davanti a me una ragazza che dice di essere stata informata da te del posto libero di fotografo!”

“Oh, parli di Victoria Chase?!”

La donna che fino a quel momento sorrideva assaporando la sconfitta della ragazza davanti a lei, tornò seria. “La conosci?!” chiese sorpresa.

“Si, l'ho mandata io lì! Sei stata tu a parlarmi della vostra situazione e che avessi bisogno di qualcuno in gamba! Quindi dopo aver visto le sue foto, ho pensato di mandarla lì da te! E comunque... hai messo il vivavoce vero?!”

“Si!” rispose la donna sorridendo imbarazzata.

“Aaaah Cunningham, non cambi mai! Sei perfida come sempre! E comunque, permettimi di salutare la vostra nuova fotografa! Ciao Victoria!”

Victoria in imbarazzo non sapeva cosa fare ma alla fine rispose al saluto. “Ciao… Ellis!”

“Mi fa piacere sapere che alla fine tu ti sia presentata! Adesso finalmente le tue foto avranno il posto che meritano! Hai davvero del gran talento!” disse Ellis.

“Grazie Ellis!”

“Non devi ringraziarmi! Allora Cunningham, ora sei più tranquilla?!”

“Si, ora lo sono!”

“Bene, adesso scusami ma devo andare, mi stanno aspettando!”

“Si certo, non voglio trattenerti più del dovuto! Un’ultima cosa Ellis...”

“Si?”

“Grazie!”

“Di nulla Cunningham, arrivederci! Ciao Victoria e buon lavoro!”

“Ciao Ellis!” rispose dopo aver dato un’occhiata alla donna, quasi come per chiedere se potesse risponderle.

La chiamata terminò e la donna alzandosi dalla scrivania allungò una mano verso di lei. “Benvenuta a bordo Victoria Chase! Inizierai lunedì mattina!”

La ragazza le strinse la mano dubbiosa. “Ma... le mie foto...”

“Le ho viste le tue foto ed Ellis ha ragione, hai del talento! Ma al giorno d'oggi non sei l'unica ad averne! Ce ne sono tante di persone lì fuori che farebbero i salti mortali per essere al tuo posto! Ma la ruota gira e questa volta si è fermata su di te! Inoltre abbiamo un urgentissimo bisogno di un nuovo fotografo e tu sembri avere le carte in regola! Non essendoti mai occupata di moda posso sempre decidere di mandarti via se non sarò soddisfatta del tuo lavoro!”

“Mi sta ingaggiando perché lo ha detto Ellis o perché riconosce il mio talento?! Io non capisco! Vorrei saperlo se non le dispiace!”

“Riconosco il tuo talento! Come già detto ho visto le tue foto! Inoltre Ellis non dice mai nulla così tanto per dire! Se ti ha raccomandato di venire qui, vuol dire che hai qualcosa in più! Qualcosa che solo una grande fotografa come lei può vedere!”

“Posso farle una domanda?!” chiese Victoria curiosa di sapere qualcosa di più sulla sua misteriosa benefattrice di cui conosceva poco. Certo, l'aveva incontrata di persona, sapeva il suo nome e conosceva la sua professione, ma mancava qualcos’altro. La ragazza si era rifiutata più volte di rivelare il suo cognome e si stava chiedendo per quale motivo. Sembrava volesse nascondere qualcosa. Adesso aveva la possibilità di scoprirlo grazie alla donna davanti a lei, che forse più di tutti poteva toglierle quel dubbio.

“Certo!”

“Ma Ellis chi è davvero?!”

“Non conosci Ellis Williams?! Strano che tu non sappia nulla di lei, considerando quanto sia conosciuta, soprattutto qui a Portland!”

“Ellis Williams?!”

La donna sorrise. “Ellis è una delle fotografe più conosciute in tutto l'Oregon e oltre! E non è conosciuta solo come fotografa!”

 

 

Steph dopo essere uscita dal Paradise era passata a trovare la sua vecchia amica e coinquilina Katy. Verso l'ora di pranzo ritornò a casa. Quando arrivò a piedi al terzo piano, vide Jessie alle prese con delle buste della spesa. Appena la vide il suo cuore ebbe un sussulto iniziando a battere velocemente. Un po' titubante prese coraggio e si avvicinò a lei.

“Ciao Jessie!”

“Oddio!” disse la ragazza portandosi una mano al petto facendo cadere una busta della spesa. “Non ti ho sentita arrivare!”

“Mi dispiace! Scusami non volevo spaventarti!”

“No scusami tu! Ero troppo presa da tutta questa roba! Poi con l'ascensore ancora guasto...”

“Ti do una mano io!”

“Oh no Steph! Non sentirti obbligata!”

“Scherzi?! Non sono affatto obbligata! Anche perché a me non sembra che tu mi abbia puntato una pistola contro!” disse Steph sorridendo.

“Questo è vero!” disse Jessie ridendo. “Beh, allora grazie per l'aiuto!”

“Per te questo è d'altro!” Si trovò a dire Steph che si chiese se non avesse esagerato un po' con quella affermazione. Ma la ragazza sembrava non averci fatto caso.

Quando entrarono nell'appartamento, Steph appoggiò le buste sul tavolo della cucina sotto indicazione di Jessie.

“Ti ringrazio davvero tanto per l'aiuto Steph, sei stata gentilissima!”

“Figurati, non ho fatto niente di che!”

In quel momento Steph sentì qualcosa strusciarsi contro le sue gambe e abbassando lo sguardo vide Kira.

Jessie sorrise vedendo la scena. “A quanto pare le piaci, di solito non fa così con gli estranei! Le ci vuole un po' per adattarsi a una nuova presenza!”

“Chissà, forse avrà percepito Flerk, visto che di solito a lui piace usare i miei vestiti come lettiera, cuccia, tira graffi e tanto altro ancora!”

La ragazza cominciò a ridere. “Non corre buon sangue tra voi eh?!”

“Cosa?! Noooo assolutamente, ci amiamo alla follia!” disse Steph sarcastica per scherzare, prendendo Kira in braccio. “Magari Flerk fosse come lei!”

“Avete intenzione di farlo accoppiare?!” chiese Jessie.

“Flerk?! Oh non lo so! Il gatto appartiene a Chloe e non ha mai detto nulla al riguardo!”

“Beh, se nel caso la tua amica volesse farlo accoppiare pensate a me!”

“Così suona male Jessie!” disse Steph con ironia.

La ragazza ci pensò su un attimo e poi scoppiò a ridere per quello che aveva detto. “Oddio, hai perfettamente ragione! Così sembra che sia io volermi accoppiare con lui!”

“Si infatti e con grande disappunto di Kira! Vero?!” chiese Steph rivolgendosi alla gatta tra le sue braccia. Poi parlando in modo strano, diede voce alla possibile risposta di Kira. “Sei una traditrice Jessie, mi stai soffiando la mia palla di pelo! Dovresti vergognarti!”

Jessie continuò a ridere divertita dalle battute della ragazza. “Sei molto simpatica Steph!”

“Ma non ero io a parlare!”

“Si certo!”

Dopo essere rimaste a guardarsi per un po' in silenzio, Steph mise giù Kira sentendo di non riuscire a reggere lo sguardo della ragazza. “Ok, adesso ti lascio alle tue cose!”

“Ok, grazie ancora Steph!”

“Di niente!” rispose Steph dirigendosi verso la porta per uscire mentre Jessie l'accompagnava.

Steph avrebbe voluto trovare il modo di passare del tempo con lei ma non sapeva come fare. Pensò che forse poteva sfruttare Flerk per ottenere ciò che voleva, anche se non era proprio il massimo. Però meglio di niente! Si voltò verso la ragazza fermandosi davanti all'entrata. “Senti Jessie, che ne dici se un giorno di questi facciamo passare un po' di tempo insieme i nostri perfidi felini?! Magari un miagolio tira l'altro...”

“E la tua amica sarà d'accordo?!”

“Oh no, staremo attente che non succeda nulla! Poi successivamente vedremo il da farsi!”

“Ok, per me va bene!”

“Davvero?!”

“Si, davvero!”

“Ok, allora... ci vediamo in questi giorni! Ti faccio sapere!”

“Ok, ciao Steph!”

“Ciao Jessie!” disse uscendo dall'appartamento e poi si fermò di nuovo. “Ah... E se per caso ti servisse qualcosa noi siamo al piano di sopra, appartamento ventisette!”

“Ok, grazie per disponibilità!” disse la ragazza sorridendo.

“Ok, ora vado davvero! Ci vediamo Jessie!”

“A presto Steph!” rispose la ragazza sorridendole mente chiudeva la porta.

“Si!” disse Steph con un gesto del braccio, stringendo la mano a pugno entusiasta del risultato ottenuto.

Ora doveva soltanto acquistare una corazza in acciaio per difendersi da Flerk, visto il tempo che avrebbe inevitabilmente passato anche con lui.

Quando entrò nel suo appartamento trovò Chloe seduta sul divano, con Flerk appoggiato sulle sue gambe mentre lo accarezzava. Andò a sedersi accanto a lei guardandola. “Perdono in corso eh?!”

Chloe sorrise guardando Flerk mentre rispondeva. “Ma guarda il suo musetto, come faccio a restare arrabbiata con lui! Certo che l’ho perdonato!” disse la ragazza afferrando la testa di Flerk tra le mani dandogli un bacio.

Steph la guardò confusa. “Stavo parlando di Lauren!”

“Ah! Si, ci siamo chiarite! Dopo domani va via da Portland per un mese o più, per questioni di lavoro!”

“Lo so!” disse Steph.

Chloe si voltò verso di lei. “Se già lo sai perché me lo hai chiesto?!”

“Per sapere se state ancora insieme o è finita!”

“No, non è finita! Ma tu come lo sai che lei parte?!”

“Shon!”

“Ah, ma certo! Sono sempre l’ultima a sapere le cose!”

“Certo che è proprio innamorata di te se si fa dei problemi del genere!” osservò Steph vedendo l’espressione di Chloe cambiare. Poi aggiunse: “Nemmeno tu vuoi che parta vero?!”

“Le ho detto di andare! Sarei un’egoista a volere il contrario!”

“No, se alla fine lei partirà comunque perché glielo hai detto tu!”

“Pensava che mi sarei sentita abbandonata da lei se fosse partita!”

“Ma non ti sta abbandonando!”

“Nonostante questo non è piacevole! Non lo so, forse dopo tutto quello che mi è successo in passato, faccio ancora fatica ad abituarmi alla mia nuova vita! Dove tutti restano e nessuno mi volta le spalle, ma adesso che lei va via…”

“Hai paura che tutto possa ripetersi!”

“Si, anche perché tutti nella mia vita sono andati via senza volerlo! E lo stesso sta succedendo con Lauren!”

“Capisco cosa vuoi dire!” disse Steph annuendo.

“Steph, scusami tanto per stamattina!”

“No, va bene! Ormai lo so che diventi intrattabile quando sei arrabbiata!” disse Steph appoggiando la testa sulla spalla dell’amica.

“E tu?! Tutto ok?!” chiese Chloe.

“Non lo so ancora Chloe! Richiedimelo tra qualche giorno!”

“Mmh, interessante! Lo farò! A proposito, ti dispiace se per un paio di notti resto a dormire da Lauren?!”

“No, vai pure! Goditi questo tempo con lei!”

Dopo qualche minuto di silenzio Steph disse: “Chloe?!”

“Mh?!”

“Hai mai pensato di far accoppiare Flerk?!” chiese la ragazza rimuovendo la testa dalla spalla dell’amica per guardarla, mentre Chloe spalancava la bocca dalla sorpresa.

 

 

Victoria tornò a casa trovando Kate e Max che preparavano la tavola per cinque e Timothy e Aaron che stavano guardando una partita comodamente seduti sul divano. “Che succede qui?!” chiese Victoria.

“Ehi, ciao cuginetta! Siamo appena stati invitati a rimanere a pranzo da voi! Spero non ti dispiaccia!”

Victoria diede un'occhiata alle sue amiche, soprattutto a Max. “No certo, mi fa piacere se rimanete!”

“Ragazzi, però che ne dite adesso di alzare il sederino da quel divano e venite a tavola?!” chiese Kate mentre iniziava a servire i piatti in tavola.

“Agli ordini Kate!” rispose Aaron.

Victoria rimase in piedi a guardarli mentre prendevano posto.

“Vic, è tutto ok?!” chiese Timothy mentre tutti la guardavano con aria interrogativa.

“Si… è solo che… non lo so… non riesco ancora a crederci…”

“A cosa?!” chiese Kate confusa.

“Sono stata assunta alla redazione di quella rivista!”

Tutti rimasero sorpresi dalla notizia ma dopo poco tempo cominciarono ad avvicinarsi a lei per abbracciarla e complimentarsi.

“Ma questo è fantastico cazzo!” disse Timothy. “Aspetta che lo sappiano i tuoi, soprattutto zia Amanda!”

“Sono davvero felice per te!” disse Aaron.

“Lo sapevo che ce l’avresti fatta!” disse Kate entusiasta, mentre la stringeva in un forte abbraccio.

“Grazie ragazzi!” disse Victoria leggermente emozionata.

Infine guardò Max che le si avvicinò con un sorriso sincero. “Adesso non ti resta che mostrare a tutti chi è Victoria Chase!”

“Grazie Max!” disse la ragazza con sincerità. Non riuscendo a trattenersi si avvicinò ulteriormente a Max stringendola in un lungo e forte abbraccio. “Scusa!”

Max sorrise ricambiando l’abbraccio mentre gli altri rimasero un po’ sorpresi dal gesto, soprattutto Kate.

“Comunque per festeggiare domani sera si va al Paradise!” disse Aaron con entusiasmo.

“Si, assolutamente! E poi domani è sabato e questo vuol dire alcool a fiumi!” disse Timothy facendo ridere tutti tranne Kate.

“Non contate su di me!”

 

Sabato 8 luglio 2017

Come già deciso il giorno prima, Chloe si liberò dagli impegni lavorativi chiedendo il permesso ad Asher che acconsentì. In questo modo lei e Lauren poterono passare tutta la giornata insieme prima della partenza di quest’ultima. Steph a cui venne in mente la splendida idea di invitare Jessie al Paradise, dovette rinunciarci proprio per permettere alla sua amica Chloe di avere la serata libera, sostituendo l'amica al bar con l’aiuto di un altro collega. Shonei aveva passato tutta la giornata a pensare ad Ashley e alla sua attuale relazione. Cercò anche di mettersi in contatto con la ragazza inutilmente, visto che aveva cambiato numero di telefono. Inoltre non sapeva nemmeno dove abitasse. Voleva assolutamente sapere da lei come stavano realmente le cose con Jeffrey. E non era questo l'unico pensiero a darle il tormento. Già sospettava che qualcuno la seguisse ma adesso ne aveva quasi la certezza. In automatico si ritrovò a collegare ciò che era avvenuto due settimane prima, quando era in compagnia di una delle sue tante amanti, con l'arrivo improvviso di Michael al Paradise. Come poteva sapere che lei fosse lì in quel momento? Possibile che la tenesse d'occhio? E se era così, per quale ragione lo stava facendo? Capì che l'unico che potesse sapere davvero cosa stesse succedendo fosse Steven. Così decide di andare a fargli visita, anche se non sarebbe stato facile farsi ricevere da lui. Erano le quattro del pomeriggio quando Shonei arrivo da Steven. Fuori dall'edificio c'erano due uomini, uno dei quali era il tizio dell'ultima volta che non voleva farla entrare.

“Che gran rottura di coglioni!” disse Shonei vedendolo. La ragazza si ritrovò in un primo momento a parlare con il tizio alla porta e quello dopo seduta a terra a gambe incrociate ad aspettare. Non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Dopo circa mezz'ora una macchina sopraggiunse sul luogo. Ne uscì proprio Steven con uno dei suoi compari che quando la vide storse il naso.

“Ehi Steven!” disse Shonei alzandosi da terra mentre l'uomo si avvicinava.

“Cosa cazzo ci fai qui Shon?!” disse lui infastidito dalla sua presenza.

“Ho bisogno di parlare urgentemente con te di una cosa molto importante!”

“Importante per me o per te?!”

“Beh... diciamo che... forse... magari...”

“Sparisci!” tagliò corto l'uomo dirigendosi verso l'entrata dell'edificio.

“Ti prego Steven concedimi solo qualche minuto! Ti giuro che non ci vorrà molto!”

L'uomo si girò a guardarla decidendo cosa fare.

“Ti supplico!” aggiunse Shonei.

Steven tornò sui suoi passi facendosi aprire la porta dai suoi uomini. Poi dopo aver superato la porta guardò ancora una volta verso di lei che ormai aveva perso le speranze.

“Beh?! Cosa fai ancora lì?! Ti muovi esse esse o vuoi che cambi idea?!”

La ragazza sgranò gli occhi sorpresa, seguendo subito l'uomo nel suo ufficio. Erano soli nella stanza, Steven seduto dietro quella vecchia scrivania malridotta che puzzava più dell'ultima volta e la ragazza sulla sedia davanti.

“Sai, credo dovresti dare una ripulita a questo posto! Vado a fare l'antitetanica ogni volta che esco da qui!”

L'uomo la guardò male.

“Ok scusa, però che cazzo! Quando c'ero io risiedevi in un posto migliore di questo!”

“Io non vivo qui Shon! Qui svolgo solo i miei affari! E ora non farmi perdere tempo e dimmi cosa cazzo vuoi!”

“Ok, arrivo subito al punto! Dunque, ultimamente mi sono resa conto che c'è la possibilità che io sia seguita da qualcuno!”

“E io che c'entro?!” chiese l'uomo con indifferenza.

“Tu niente ma forse Michael potrebbe c'entrare qualcosa!”

Steven a quel punto cercò di restare calmo e si appoggiò allo schienale della sua poltrona accendendosi una sigaretta. “In che senso c'entra Michael?!”

“Beh, ieri in mattinata mi ha invitato alcuni messaggi per svolgere uno dei soliti lavori per te! Però non mi sono accorta di aver ricevuto dei messaggi! Così lui dopo un po' si è presentato in un locale che frequento spesso! Io ero in compagnia di una mia amica e lui ha iniziato a dirmi di avermi mandato dei messaggi e cose così! Il punto è che mi ha messo in difficoltà! Quando lavoravo per te ero sempre molto discreta e lo sono anche adesso! Non ho mai rivelato a nessuno dei miei amici che lavoro facessi! E non l'ho fatto per proteggere soltanto me ma anche te! Ancora oggi non sanno cosa faccio per vivere! Non riuscirò a tenere a lungo il segreto se lui mi compare davanti soprattutto quando non sono da sola! Perché poi devo spiegare chi sia lui e non è facile credimi! Per questa volta me la sono cavata ma la prossima non lo so!”

“Quante volte è successo?!”

“Una volta sola!”

“Allora non vedo dove sia il problema! Ti sei inventata una storia ed è tutto risolto!”

“Adesso, ma la prossima volta cosa dirò?! I miei amici non sono stupidi sai?!”

“Perché è così difficile inventare cazzate da dare a bere ai tuoi amici?!”

“E me lo chiedi?! No scusa, ma dico lo hai visto?!”

“Chi?!”

“Michael! Ha un aspetto trasandato manco fosse un barbone! Mi fulmina con lo sguardo ogni volta che mi vede! Diventa minaccioso! Ho la vaga sensazione che se la tiri un po' troppo! Dovresti dirgli di non starmi addosso!”

“Ah, quindi in pratica vuoi che lui non faccia più da tramite tra me e te!”

“Si, non sarebbe male!”

“Posso accontentarti però questo vorrà dire non lavorare più per me! E quindi non prenderai più un soldo da parte mia! E inevitabilmente non potrai estinguere il tuo debito! In quel caso può finire in un solo modo!”

“Avanti Steven! Non mi serve una balia! Oppure sostituiscilo con qualcun altro!”

“Stai facendo tanto casino per un unico evento!”

“È questo il punto non credo sia l'unico!”

“È successo altre volte?!”

“Credo di sì!”

“Credi?!”

“Si... beh... non ho la certezza ma un paio di settimane fa, qualcuno mi seguiva con la macchina!”

“Quindi non sai se era lui!”

“Io... sento che era lui!”

“Non hai prove e io non posso basarmi solo sulle tue parole e teorie! Soprattutto dopo che hai perso la mia fiducia! Se vuoi posso chiedere a lui!”

“Si certo e lui ti risponderà di sì ammettendo tutto!” disse lei sarcastica.

“C'è altro che devi dirmi?!”

“No, grazie lo stesso Steven!” disse Shonei alzandosi dalla sedia per andarsene, ma prima di uscire disse un'ultima cosa. “Non so quali siano le sue intenzioni, ma non mi faccio prendere per il culo!”

Detto questo uscì dalla stanza lasciando l'uomo ai suoi pensieri. Era stato chiaro con Michael. Doveva essere discreto ma aveva deciso il contrario e senza il suo consenso. Decise che avrebbe parlato al ragazzo al più presto e non dovette attendere a lungo. Infatti mentre Shonei lasciava l’edificio, Michael scese dalla sua auto e si diresse verso l’entrata. La ragazza lo fulminò con gli occhi proseguendo per la sua strada per raggiungere la sua auto.

“Ehi Shon, cosa ci fai qui?!” chiese il ragazzo con una punta di soddisfazione.

“Non sono cazzi tuoi gran figlio di puttana!” rispose la ragazza salendo a bordo della sua macchina andando via.

Il ragazzo entrò nell’edificio dirigendosi proprio verso la stanza di sopra dal suo capo. Dopo essere entrato, prese posto sulla sedia dinanzi alla scrivania.

“Capiti al momento giusto Mike!” disse l’uomo.

“Bene, eccomi qui! Mi stavi cercando?!”

“Poco fa era qui…”

“Si lo so, Shon!”

“Esattamente! Ora rinfrescami un po’ la memoria Mike! Non ti avevo chiesto di essere discreto nel tenere d’occhio Shonei?!”

“Si e io sono stato sempre molto bene accorto! Ma come già ti ho accennato due settimane fa, credo che abbia capito di essere seguita! Però non sa che sono io!”

“Beh, diciamo che non ha la certezza ma sospetta di te Mike!”

Il ragazzo rimase in silenzio.

“Mi ha appena detto che ti sei presentato al Paradise mentre era in compagnia di una sua amica!”

“Si è vero, non posso negarlo ma c’è una buona ragione se l’ho fatto!”

“E quale sarebbe?!”

“Le avevo inviato dei messaggi e…”

“Questo lo so già! Ora dimmi quello che non so!”

Il ragazzo lo fissò per un po’ riflettendo su cosa dire. Poi si decise a parlare esprimendo il suo parere personale. “Senza nessuna offesa Steven ma quello che sto facendo da un po’ di tempo a questa parte, non ci permetterà di capire un bel niente su cosa è successo anni fa! Lei è molto accorta! Sa bene cosa rischia se fa un passo falso! Ciò non toglie la possibilità che lei possa essere ancora in contatto con la sua complice o i suoi complici! Per quanto io possa tenerla d’occhio, sono più che sicuro che lei riesca a fare i suoi porci comodi senza nessun problema! Credo che lei sia abbastanza serena e conti molto sul fatto che non ci sia nessuno a metterle un po’ di strizza!”

“Quindi stai dicendo che i miei modi non sono utili allo scopo di capire come sono andate le cose?!”

“Esatto! Credo che metodi più invadenti nei suoi confronti, la spingeranno a commettere dei passi falsi! Non tutti riescono a gestire situazioni di stress! Se messa sotto pressione credo che possa commettere qualche errore! E con i miei occhi vigili, posso risalire facilmente alla verità!”

Steven si appoggiò allo schienale della poltrona guardandolo dritto negli occhi. Non gli piaceva che qualcuno decidesse per conto suo di una situazione che gli riguardava da vicino. Però nello stesso tempo pensò che forse non aveva tutti i torti. “Quindi cosa mi stai chiedendo Mike?!”

“Semplice, ti chiedo di farmi gestire la situazione a modo mio! Credo di poter arrivare a qualcosa in questo modo! Infondo al momento non abbiamo ancora nessuna prova del suo coinvolgimento, anche se credo che ci sia davvero il suo zampino! Però non credo nemmeno che sia l’unica a essere coinvolta! Qualcuno deve averla aiutata! Basta solo scoprire chi!”

“E va bene, ti concedo di procedere a modo tuo ma senza esagerare!” disse l’uomo poi appoggiandosi in avanti con i gomiti sulla scrivania, fece segno al ragazzo di avvicinarsi. Michael si avvicinò di più a lui rimanendo in attesa e Steven gli sorrise per poi tornare serio. “La prossima volta che decidi di cambiare programma, non prendere iniziative senza avermi prima interpellato! Ricorda sempre chi è che comanda qui e da chi prendi ordini Mike! Sono stato chiaro?! Che non si ripeta mai più una cosa del genere!”

Michael cercò di mantenere la calma anche se aveva un gran desiderio di dargli un gancio sulla faccia, ma tanto era riuscito a ottenere ciò che voleva. “Ma certo Steven!”

“Bene!” disse l’uomo appoggiandosi di nuovo allo schienale mentre il ragazzo si alzava dalla sedia.

“Un’ultima cosa!” aggiunse Steven. “Da oggi verrai affiancato da Nick e Alec, che tra l’altro sono i ragazzi con cui lei ha legato di più quando lavorava qui per me!”

Il ragazzo rimase di sasso a quelle parole. Non gradiva l’idea di avere qualcuno intorno. “Steven, non ho alcun bisogno…”

“Non mi interessa di quali siano o non siano i tuoi bisogni! Conosco bene i tuoi metodi e credo che in questo caso potrebbero essere controproducenti!”

“Non ho nessuna intenzione di metterle le mani addosso Steven!”

“E ti credo, ma sappiamo entrambi molto bene come perdi la pazienza in alcuni frangenti! Io ho bisogno di sapere assolutamente chi c’è dietro la faccenda del furto e i tuoi metodi potrebbero in qualche modo rendere più difficoltoso il tutto, se dovessi perdere le staffe! E credimi, avendo a che fare con una come lei non è affatto facile! Inoltre credo che la presenza dei due ragazzi possa attutire il colpo di vederti sempre tra i piedi! Una faccia conosciuta e amica è sempre molto utile! Mi raccomando però, Nick e Alec non devono assolutamente sapere che cosa stai facendo! Devono credere che il tuo compito sia sempre quello di assegnare degli incarichi a lei da parte mia! È tutto chiaro Mike?!”

“Si Steven!” disse il ragazzo per nulla entusiasta della sua decisione.

 

 

Victoria era rimasta a letto tutta la mattinata visto che non era riuscita a chiudere occhio tutta la notte. Nel pomeriggio inoltrato si alzò dal letto uscendo dalla sua stanza con gli occhi spiritati, i capelli sconvolti e ancora con tanto di ore arretrate. Si andò a sedere al tavolo della cucina appoggiando la testa su un braccio mentre Kate stava preparando uno dei suoi soliti dolci che facevano gola alle sue amiche. La ragazza si girò a guardarla cominciando a ridere.

“Buongiorno, o forse dovrei dire buon pomeriggio! Ti vedo davvero in piena forma oggi!” disse con sarcasmo.

“Non prendermi in giro Kate yaaaaawn” rispose la ragazza stiracchiandosi.

“Cosa ti ha tenuta sveglia stanotte?!”

“Vorrei poter dire un ragazzo bello, affascinante e prestante ma non è così!”

Kate scosse la testa al suo commento. “Parlo sul serio Victoria!”

“Anche io! Comunque mi ha tenuta sveglia l’idea che lunedì comincia il mio lavoro! Sono terrorizzata!”

“Non devi esserlo! Se ti hanno assunta c’è un motivo!”

“Si, tipo grazie a Ellis!”

“Ancora con questa storia?! Quando inizierai a credere di più nelle tue capacità! E io che pensavo che questo problema riguardasse soltanto Max!”

“A proposito, dov’è Max?!” chiese Victoria guardandosi intorno.

“È uscita a fare un giro con Aaron ma credo che stiano per tornare!”

“Ah! Perché sono usciti insieme?!”

Kate stava versando il composto del dolce in una teglia imburrata e infarinata. Si fermò di colpo guardando la ragazza. “Ci deve essere per forza una motivazione per uscire con un amico?!”

“No, non volevo dire questo!”

Kate finì di versare il composto e infilò la teglia in forno. Poi si voltò a guardare di nuovo Victoria avvicinandosi al tavolo. “Posso sapere cosa è successo tra te e Max?!”

Victoria sgranò gli occhi sorpresa. “Tra me e Max?! N-niente! Che cosa dovrebbe essere successo?!”

“Victoria, ieri ti ho sentito! Le hai chiesto scusa e non capisco perché!”

“Abbiamo avuto una piccola divergenza di opinione! Ma ti assicuro che non è nulla di grave!”

“Posso sapere di cosa si tratta?!”

Victoria non sapeva cosa rispondere a quella domanda. “Kate io non...”

“Cosa?!”

“Abbiamo discusso per via di Timothy!”

“Tuo cugino?! Per quale motivo?!”

“È complicato...”

“Capisco le cose complicate Vicky!”

Victoria annuì facendo un sospiro. “Ok, siediti un attimo!”

Kate prese posto su una sedia davanti a lei.

“Vedi, quando Timothy è venuto a Seattle e siamo usciti tutti insieme, mi sono resa conto che lui... sì insomma... gli piaci!”

“Oh… anche tu con questa storia!”

“Cioè?!”

“Anche Max è convinta di questo!”

“E ha ragione perché è così!”

“Ok, ma non capisco perché avreste dovuto discutere di questo!”

“Ho detto a Timothy di non farsi venire strane idee con te!”

“Cioè?!”

“Gli ho fatto capire che non avrebbe dovuto provarci con te!”

Kate rimase in silenzio guardando l’amica senza capire il senso del suo gesto. “Non capisco, per quale motivo?!” chiese confusa. “Non che io sia interessata ad avere una storia con lui!” aggiunse subito con un certo imbarazzo.

“Beh… conosco Timothy e per carità è un bravo ragazzo! Però lui non è interessato a delle storie serie! Tra voi non potrebbe mai funzionare e io non voglio che tu soffra a causa sua! Cerca di capire Kate, lui è mio cugino e tua una delle mie migliori amiche! Non posso permettere che si creino situazioni che possano mettere a rischio la nostra amicizia o il mio rapporto con lui!”

Rimasero in silenzio per un po’ mentre Kate metabolizzava le parole della ragazza.

“Credimi Kate, non è che io voglia intromettermi nella tua vita privata! So che dovresti essere tu a decidere quando, come e con chi avere una storia ma in questo caso faccio un po’ fatica perché si tratta di Tim” aggiunse Victoria.

E perché hai discusso con Max?!”

“Perché lei è convinta che io stia sbagliando a comportarmi così! Che dovrei rimanerne fuori perché non sono affari miei! Dice che tu sei una persona adulta e responsabile e che puoi gestire la situazione e bla bla bla!”

“E pensi che non sia così?! Mi trovi immatura per caso?!”

“No, però non hai mai avuto esperienze di questo genere e non vorrei che tu prendessi un abbaglio! So come ci si sente quando qualcuno ti fa il filo per la prima volta! Hai visto cosa è successo a Max! Credeva davvero di essere innamorata di Lucas, invece guarda come è andata a finire!”

“Victoria, capisco cosa vuoi dire e apprezzo davvero la tua preoccupazione ma Max ha ragione! Non puoi decidere della mia vita privata, nemmeno se c’è di mezzo una persona che tu conosci! Poi è vero che non ho esperienze in questo genere di cose! Ma per averne dovrò pure iniziare da qualche parte prima o poi!”

Victoria sgranò gli occhi dalla sorpresa. “Vuoi avere una storia con lui?! Lui ti piace!”

“Cosa?! No, non volevo dire questo!” disse Kate arrossendo alzandosi dalla sedia con la scusa di dover dare un'occhiata al dolce nel forno.

In quel momento entrarono nell’appartamento Max e Aaron che parlavano tra loro.

“Ti giuro che è vero Max! Ehi, ciao Victoria! Sai, pensavamo che il letto ti avesse risucchiato trascinandosi in un’altra dimensione ultra terrena!”

“Forse non sarebbe male a volte!” rispose Victoria in modo serio.

Max chiuse la porta guardando le due ragazze e capì che doveva essere successo qualcosa.

“Allora ragazze, siete pronte per stasera?! E soprattutto tu Vic visto che sei la festeggiata! Sei pronta a pagare da bere per tutti?!”

“Si certo!”

“A proposito, a che ora ci vediamo stasera?!” chiese Kate.

“Allora io e Timothy abbiamo una commissione da sbrigare, quindi ci metteremo un po’ ad arrivare! Fareste bene ad avviarvi voi per prime così da trovate posto! Noi vi raggiungeremo appena ci libereremo!”

“Victoria, tu sai dov’è il Paradise?!” chiese Max.

“Si, me lo ha detto Tim!”

“Ok, adesso vi lascio ragazze! Ci vediamo dopo allora!” disse Aaron.

“Ciao Aaron!” dissero le ragazze mentre il ragazzo usciva.

Dopo aver chiuso la porta, Max riportò la sua attenzione alle sue amiche. “Allora, cosa è successo?!”

Le due ragazze si guardarono e poi fu Kate a rispondere. “Abbiamo parlato di cosa è successo tra voi ieri! Per la faccenda di Tim e me!”

“Ah, capisco! Eee…?!”

“E niente! Avevi ragione tu Max, ma ciò non toglie la mia preoccupazione verso Kate!”

“Victoria, non hai motivo di preoccuparti! E poi io posso sempre contare su di voi!” disse Kate per tranquillizzarla. “Non sarà una possibile storia con Timothy a distruggere la nostra amicizia! Giusto Max?!” chiese a Max per chiedere conferma.

“Assolutamente, ci vuole ben altro per rovinare la nostra amicizia!”

“Ok, non mi piace questa cosa però non posso fare altro che accettare! Però se vi mettete insieme e lui inizia a forzare la mano per portarti a letto, giuro che non rispondo di me!”

“Victoria!” disse Kate arrossendo. “Io non ho nessuna intenzione di farlo al di fuori del matrimonio!”

“E lui invece si, prima, dopo e durante!”

“Durante il matrimonio?!” chiese Max ridendo mentre Kate arrossiva ulteriormente.

“Non vi abituate troppo all’idea di sentirvelo dire, ma vi voglio bene davvero ragazze! Siete le mie amiche e non voglio che nessuno si intrometta tra noi o che comprometta in qualche modo la nostra amicizia!” disse Victoria un po’ a disagio.

Le ragazze la guardarono con un dolce sorriso. Poi Kate disse: “Abbraccio di gruppo?!”

“E abbraccio di gruppo sia!” confermò Max mentre si avvicinavano a Victoria abbracciandola.

“Ok, ora basta con queste smancerie!” disse la ragazza in imbarazzo ma con un lieve sorriso al loro gesto.

Per la prima volta dopo aver perso Taylor e Courtney, sentiva di non essere più da sola. Era felice di avere delle amiche sincere che tenevano davvero a lei e che non la temevano affatto. Pensava che forse Chloe aveva ragione, quando diceva che le due ragazze morte nel tornado, erano diventate sue amiche solo per timore e per raggiungere una certa popolarità. Ma le due ragazze morte a causa del tornado, non avevano nessuna responsabilità. La colpa era soltanto sua per non essere stata in grado di rapportarsi agli altri nel modo giusto. Senza imporre nulla e senza prendere di mira nessuno, come aveva fatto con Max e Kate.

 

Chloe tornò al suo appartamento per cambiarsi per la sua ultima serata da passare in compagnia di Lauren.

“Sei tornata?!” chiese Steph che si stava preparando per andare a lavoro.

“Si, ma solo per cambiarmi! Dopo passo a prendere Lauren e andiamo al Paradise!”

Flerk si avvicinò a lei strusciandosi alle sue gambe.

“Ehi, che c’è? Ti sono mancata?” disse Chloe prendendolo in braccio.

“Stanotte è rimasto davanti alla porta di nuovo in attesa che tornassi!” disse Steph.

“Credo che dovrò sedarlo allora!”

“Oppure, dovresti farlo accoppiare così penserà ad altro!”

“Steph, ne abbiamo già parlato non voglio che si accoppi!”

“Perché tu devi scopare e lui no?!”

“Perché io non rischierò di rimanere e né di mettere incinta nessuna! Lui invece sì!”

“Innanzitutto non è detto che metta incinta la gatta!”

“Steph, in media i gatti possono avere dai sei ai sette cuccioli e in alcuni casi anche di più! Non voglio avere tante palle di pelo in giro per casa e nemmeno tu!”

“Ma anche se fosse non li terremo noi! Se ne dovrà occupare il padrone della gatta! Potrebbe farli adottare da qualcuno!”

Chloe mise giù il gatto guardando l’amica sospettosa. “Perché tutto a un tratto ti interessa così tanto la vita sessuale e sociale del mio gatto?!”

“Beh… dicevo così per dire! Insomma… anche gli animali… hanno i loro bisogni!” rispose Steph cercando di evitare lo sguardo indagatore della sua amica.

“Tu non me la racconti giusta! Mi stai nascondendo qualcosa!”

“Io?! Pff… no… non ti nascondo nulla!”

“Mh, sarà…”

“Senti adesso devo andare a lavoro, ci vediamo lì!” disse Steph prendendo le chiavi dell’auto e dirigendosi verso la porta.

“A proposito Steph, grazie per aver preso il mio posto al bar per oggi! Avevi la serata libera e invece adesso…”

“Lascia perdere Chloe, non è un problema! Anzi, mi fa piacere se posso concedervi del tempo in più!”

“Già…” disse Chloe.

“Chloe, se non vuoi che parta dovresti dirglielo!”

“No, non posso fare una cosa del genere! Io voglio che parta!”

“Ma hai una faccia che dice tutto il contrario!”

“Non amo questa situazione! E non amo ancora di più il fatto che me lo abbia detto così tardi!”

“Sarebbe cambiato qualcosa così?!”

“Si, avrei avuto il tempo di digerire questa cosa! Ma così di colpo… io odio i cambiamenti, soprattutto quelli improvvisi! Mi mettono ansia!”

“Chloe, lei tornerà presto! Non te ne accorgerai nemmeno! C’è così tanto da fare al Paradise in questo periodo che non avrai nemmeno il tempo di pensarci!”

“Si certo, come no!”

Steph le si avvicinò sorridendo e le diede un bacio sulla guancia. “Ci vediamo dopo!”

“Ok, a dopo!”

Steph uscì dall’appartamento mentre lei prendeva di nuovo in braccio Flerk. “Beh, sarai contento, mi avrai tutta per te per un mese e forse anche di più!”

Flerk miagolò mentre strofinava la sua testolina al petto della sua padroncina.

 

 

Per la serata Asher aveva optato per della musica dal vivo invitando una band abbastanza conosciuta a Portland. I componenti del gruppo erano in gamba e sapevano il fatto loro. Per questo motivo erano molto richiesti dai vari proprietari dei locali della città. Erano le nove e mezza di sera e l’evento era iniziato da un po’. Gli amici di Lauren, Chris, Allison e Jonathan erano già tutti al locale. Erano seduti su un divanetto dinanzi alla pista da ballo e il palchetto che ospitava la band. I tre ragazzi stavano aspettando l'arrivo di Chloe e Lauren, che non si fecero attendere più del dovuto. L’intento dei ragazzi era quello di passare una serata tutti insieme, in vista della partenza della loro amica. Quando finalmente arrivarono le due ragazze incominciarono a ordinare da bere per poter aprire le danze successivamente. Inutile dire che entrambe le ragazze non erano proprio dell’umore giusto per passare la loro ultima serata in compagnia degli amici, ma cercarono comunque di divertirsi e di non pensare ad altro.

 

 

Nel frattempo Victoria, Max e Kate erano in macchina dirette proprio al Paradise. Poco prima di arrivare Max ricevette una telefonata da Aaron.

“Ciao Aaron!”

“Ciao Max! Ascoltami abbiamo un problema qui! Non credo che riusciremo ad arrivare in tempo!”

“Che è successo?! Dove siete?!” chiese Max mentre Victoria ogni tanto le lanciava un’occhiata, per cercare di capire cosa stesse succedendo.

“Nulla di grave, siamo stati coinvolti in un incidente e…”

“Un’incidente?!” chiese Max spaventata.

“Cosa?!” dissero Kate e Victoria altrettanto preoccupate.

“No, tranquilla Max non è successo nulla! Io e Timothy stiamo benissimo! Però siamo ancora molto distanti da voi e poi stiamo aspettando il carrozziere! La macchina non riparte, è messa abbastanza male!”

“Oh merda, veniamo a prendervi!” disse Max.

“No Max, lascia stare ce la caviamo da soli! Sappiamo come tornare a casa! E poi non vorremmo assolutamente rovinarvi la serata! Mi dispiace che non possiamo essere lì con voi per poter festeggiare l’assunzione di Victoria!”

“Capisco…”

“Posso sapere che diavolo sta succedendo?!” chiese Victoria perdendo la pazienza.

“Sono rimasti coinvolti in un incidente stradale, la macchina non riparte e stanno aspettando il carrozziere! Ma loro stanno bene per fortuna!” disse Max.

“Ok, li andiamo a prendere…”

“Aaron ha detto di no!”

“Non se ne parla nemmeno, li andiamo a prendere!” disse Victoria.

Aaron dopo essere riuscita ad ascoltare le parole della ragazza chiese a Max di inserire il vivavoce.

“Ragazze, so che dovevamo passare la serata insieme e divertirci, ma al momento non è possibile! Avremo un’altra occasione me vi prego, andate al Paradise! Non è giusto che non andiate a causa nostra! Ci sentiremmo una vera merda!” disse Aaron rivolte a tutte.

“Ma non possi…” disse Victoria interrotta da una voce che tuonava dal telefono di Max. Era Timothy.

“Cazzo Victoria, sei sempre la solita! Non ti permettere a rovinare la serata a te e le tue amiche! Hai ottenuto quel cazzo di lavoro e adesso voi festeggiate! Con o senza di noi! Se ti azzardi a restare a casa io ti diseredo come cugina!”

“Come scusa?!”

“Hai capito bene! Se lo fai ti disconosco come Victoria Chase!” disse il ragazzo mentre Kate e Max ridevano.

“Oooh e va bene! Hai vinto, ma non pensare di potertela cavare così tutte le volte! Te lo concedo solo perché ho una voglia matta di bere!”

“Certo cuginetta! Ora andate e divertitevi anche per noi! Vi prometto che ci rifaremo la prossima volta! Ora vi lascio!”

“Ok, ciao Tim!” dissero le ragazze chiudendo la telefonata.

“Beh, li hai sentiti no?!”

“Non ci resta che andare! Avremo altro da festeggiare!”

“Si, tipo quando sarai tu a ottenere un lavoro!” disse Kate rivolta a Max.

“E va bene! Andiamo!” disse Victoria.

 

 

Non ci misero molto ad arrivare a destinazione e dopo aver parcheggiato l'auto si diressero lentamente all’entrata del Paradise mentre chiacchieravano. Nello stesso momento anche Shonei si stava dirigendo verso il locale e mentre camminava stando qualche passo dietro a loro, si voltò alle sue spalle. Vide due ragazze, una delle quali sembrava essere una delle sue amanti a cui promise di farsi risentire, cosa che ovviamente non aveva fatto.

“Oh merda santa!” disse Shonei iniziando a camminare più velocemente verso l’entrata del Paradise, continuando a lanciare delle occhiate alla ragazza alle sue spalle, preoccupandosi di essere riconosciuta. Accelerando di più il passo, andò a sbattere contro Kate facendola quasi cadere a terra se non fosse per l’intervento delle sue due amiche.

“Ehi!” esclamò Victoria furibonda.

“Oh, scusami!” disse Shonei afferrando le braccia di Kate. “Stai bene, non ti sei fatta male, vero?!”

“No, è tutto ok! Tranquilla!” rispose Kate.

“Ok?! Ma se stava per scaraventarti a terra!” disse Victoria guardando Shonei.

“Victoria!” disse Max guardandola come per chiederle di smetterla.

“Ehi, mi sono scusata e assicurata che stesse bene!”

“E credi che questo basti?!”

Shonei la guardò sgranando gli occhi. “E cosa dovrei fare scusa?!”

“Oh, non farci caso! Lei è soltanto un po’ iperprotettiva!” disse Kate per giustificare la reazione della sua amica.

“Sentite, mi dispiace di esservi venute addosso, ok?! Però adesso non posso continuare a stare qui fuori!” disse Shonei guardando la ragazza dalla quale si stava nascondendo, avvicinarsi sempre di più. “Merda!”

“Oooh, scusaci tanto per averti intralciato la strada!” disse Victoria con sarcasmo.

“Ok, facciamo così allora, entrate con me nel locale! Vi offro da bere per farmi perdonare! Per voi va bene?!”

“Oh, non credo sia necessario!” disse Kate.

“Si, non è affatto necessario!” rispose Max mentre Shonei la guardò per la prima volta con una sensazione strana.

“Credo che possa andar bene!” rispose Victoria lasciando sbalordite le sue amiche.

Shonei distratta dalle parole di Victoria, riportò l’attenzione su di lei. “Bene, allora entriamo e anche di fretta!”

Entrarono nel locale che sembrava già strapieno di gente. C'era chi occupava i divanetti sulla sinistra, situati davanti alla pista da ballo e al palco. Chi sedeva ai tavoli a destra, dove di solito veniva servita la colazione al mattino. Altri ancora seduti sugli sgabelli del bancone del bar dove Steph, aiutata da un altro collega, stava servendo da bere. Shonei sapendo che Chloe, Lauren e gli altri sarebbero stati presenti, si diresse sulla sinistra dove era un po’ più difficile addentrarsi a causa della moltitudine di gente. Rimanendo al limite della pista da ballo, cercò di individuarle nella mischia senza successo, mentre le tre ragazze in sua compagnia restavano un passo indietro. Mentre la band sul palco intratteneva i clienti con il loro repertorio, Chloe e Lauren continuavano a ballare guardandosi negli occhi ignare di tutto, strette in un caloroso abbraccio.

“Non riesco a credere che questa sia l’ultima sera che passiamo insieme!” disse Lauren con tristezza.

“Da come lo dici sembra la fine di tutto! Mi sembra un po’ eccessivo, non trovi?!” rispose Chloe.

“No, non lo trovo eccessivo perché anche se non sono ancora partita, mi manchi già!”

“Ci rivedremo presto, vedrai! E poi ci terremo in contatto telefonicamente! Quindi non c’è nessun problema!”

Lauren la guardava con aria interrogativa. “Non so come prendere la tua reazione! Sei ancora arrabbiata perché non ti ho avvisata subito?! O semplicemente non ti pesa più di tanto non vedermi?!”

“Perché adesso ho come la strana sensazione che qualsiasi risposta io dia, mi ritroverò nella merda fino al collo?!”

Lauren sorrise: “Perché ti ho dato due sole possibili risposte!”

“Ti sei sprecata!”

“Forse giusto un po’!”

“Ok, allora che ne dici se ne aggiungo una terza?!”

“Te lo concedo!”

“Sto solo cercando di essere ottimista, ed esserlo non è mai stato il mio forte! Quindi apprezza il mio grande sforzo!”

“Io lo apprezzo ma non mi dispiacerebbe sapere che ti senti almeno un filino come me!”

“Lauren… io non…” disse Chloe interrompendosi sentendosi in difficoltà.

Così rimase in silenzio.

“Stai pensando a qualcosa ma non vuoi dirlo! Posso sapere cos’è?!” aggiunse Lauren.

“Lauren, non ho nulla da dire!”

“Sei stata tu a dire che dovremmo dirci sempre tutto quanto! Io non l’ho fatto rischiando di perderti! Ho imparato la lezione! Quindi adesso non commettere il mio stesso errore Chloe! Dobbiamo dirci sempre tutto! Ti sto chiedendo di dirmi cosa ti passa per la testa! Se ci tieni a me devi farlo!”

Chloe sospirò arrendendosi. Era diventato un po’ troppo difficile tenerle nascoste le cose. “Non voglio dire quello che penso davvero, perché ho paura di farti cambiare idea sul fatto di partire! Io non voglio questo e quindi preferisco tenere tutto per me!”

“Bene, adesso mi hai dato una ragione in più per sapere…!”

“Lauren!”

“Ti prego Chloe, ti giuro che non cambierò idea!” disse la ragazza con sincerità.

“Non voglio dirti quanto mi mancherai! Non sento che tu mi stia abbandonando ma fa male lo stesso, ed è come se tu non potessi ritornare più indietro! Un po’ come è sempre successo con tutte le persone importanti della mia vita! Lo so che è da stupidi quello che sto dicendo e…”

“No Chloe, non è da stupida!” disse la ragazza accarezzandole il viso con una mano. Poi aggiunse: “Io tornerò sempre da te, non dubitarne mai!”

Lauren si strinse ancora più forte a lei avvolgendo le braccia attorno al collo e appoggiandole la testa sulla spalla continuando a ballare dondolandosi.

Shonei a causa della confusione e delle luci basse non riuscì proprio a individuarle, nonostante Chloe e Lauren stessero ballando a poca distanza da lei. Così ci rinunciò rivolgendosi alle tre ragazze. “Andiamo a sederci ai tavoli dall’altra parte che c’è meno confusione!”

Ma proprio nel momento in cui le ragazze si voltarono per seguire Shonei, Chloe che ballava con la sua ragazza a poca distanza da loro, guardò nella loro direzione giusto in tempo per intravedere un volto familiare che si allontanava. I suoi passi rallentarono fino a quasi fermarsi del tutto. Continuò a spostare lo sguardo un po’ ovunque in quella direzione, anche se ormai chiunque fosse, sembrava essere svanito nel nulla come risucchiato dalla marea di gente. Quanto Lauren si accorse che Chloe aveva quasi smesso di ballare, le appoggiò una mano sul viso facendola voltare verso di sé. “Cosa c’è Chloe?!”

“No… niente… è solo che… mi è sembrato di vedere qualcuno!”

“Chi?!” chiese Lauren.

“Non lo so, è questo il punto! Forse non era nessuno, ma sembrava familiare!”

“Chloe, tu qui ci lavori! Per te sono quasi tutti volti familiari!” disse la ragazza sorridendo.

“Si, hai ragione!” rispose Chloe.

Così ritornarono a ballare mentre Shonei accompagnava le ragazze a uno dei pochi tavoli liberi. Le tre ragazze si sedettero sui sedili mettendo una certa distanza tra loro e la ragazza. Shonei da un lato e loro dall’altra parte. Victoria che era seduta proprio davanti alla ragazza la guardava quasi come per studiare il soggetto.

“Ehi Eddie!” disse Shonei facendo segno al ragazzo di avvicinarsi visto che era nei paraggi. Lui le fece segno di attendere.

“Allora, cosa volete da bere?! Potete ordinare quello che volete, tanto offro io!”

“Oh non lo so! Qual è il cocktail più costoso in questo posto?!” chiese Victoria cercando di provocare la ragazza senza riuscirci.

“A dire il vero non so quale sia il più costoso ma volendo posso chiedere!”

“Ehi Shon!” disse Eddie arrivando al loro tavolo, salutandola con un pugno sul braccio.

“Ehi Eddie! Vedo che oggi avete il pieno!”

“Di solito succede in queste serate!” rispose il ragazzo girandosi verso le ragazze guardandole una per una finché i suoi occhi non si posarono su Victoria che in quel momento chiacchierava con Kate a bassa voce.

“Allora Eddie, per me solo una birra al momento e per... Eddie?!” disse la ragazza accorgendosi che il ragazzo fosse totalmente distratto. “Eddie!”

Lui si voltò di colpo verso Shonei. “Si... dimmi Shon, cosa vuoi da bere?!”

“Guarda che te l'ho già detto!” disse la ragazza sorridendo mentre scuoteva la testa, avendo capito da cosa era distratto.

“Ok, potresti ripetere?!”

“Una birra ho detto!”

“Ok, una birra e per...”

“Ragazze, cosa volete da bere?!” disse Shonei interrompendo il ragazzo.

“Per me una birra andrà bene!” rispose Kate.

“Anche per me!” si aggregò Max.

“E tu?!” chiese Shonei rivolgendosi a Victoria.

“Un margarita andrà più che bene!”

“Ok, allora tre birre e un margarita” disse il ragazzo prendendo appunti. “Nient'altro?!”

“No, a meno che non vogliate prendere qualcosa da accompagnare all'alcool!” disse Shonei rivolgendosi alle ragazze.

“No, va bene così!” disse Victoria odiando quella serata sempre di più.

“Ok, arrivo subito con le vostre ordinazioni” disse Eddie lanciando un'altra occhiata a Victoria prima di allontanarsi.

Shon ridacchiò. “Certo Eddie, sono sicuro che sarai velocissimo!” Poi si voltò verso le tre ragazze. “Allora, posso sapere i vostri nomi o vi devo chiamare tutte tu?!”

“Se è una battuta ti posso dire che non fa ridere!” rispose Victoria.

“Oh, ma io non volevo farvi ridere! Comunque mi presento, io sono Shonei ma potete chiamarmi Shon!”

“Io preferirei non chiamarti proprio se non ti spiace!” disse Victoria tagliente, mentre le sue amiche le lanciavano un’occhiataccia.

“Beh, allora saresti davvero una delle poche a non farlo!” rispose Shonei sorridendo lasciando le ragazze confuse. “Se vuoi fare la difficile per me va bene!”

“Mi chiamo Victoria!” disse la ragazza incrociando le braccia al petto.

“Bel nome Victoria!”

Poi Shonei guardò la ragazza al fianco di Victoria.

“Io mi chiamo Kate!”

“E tu?!” chiese Shonei rivolgendosi questa volta a Max seduta accanto a Kate.

“Io sono Max!”

“Max?!” disse Shonei riflettendo.

“Si, perché hai qualche problema con il suo nome?!” chiese Victoria.

“Oh no! Solo che Max è un nome maschile e mi stavo chiedendo...”

“È un'abbreviazione del mio nome per intero! In realtà mi chiamo Maxine, ma preferisco essere chiamata Max!”

“Ok... Max!” disse Shonei annuendo senza staccarle gli occhi di dosso. Più guardava la ragazza e più sentiva che le sfuggisse qualcosa.

“Ecco qui le vostre ordinazioni!” disse Eddie servendo per prima Victoria.

Shonei lo guardò divertita scuotendo la testa. Poi il ragazzo servì le altre ragazze e infine Shonei che lo afferrò per un braccio attirandolo a sé per sussurrargli qualcosa nell'orecchio. “Guarda che hai la patta dei pantaloni aperta!”

“Cosa?!” chiese Eddie terrorizzato dalla possibile pessima figura.

Lui di istinto si girò di spalle al loro tavolo per darsi una sistemata, ma capì di essere stato preso per i fondelli dalla ragazza che se la rideva sotto ai baffi. Lui la fulminò con lo sguardo. “Se avete bisogno di altro, chiamatemi pure!” disse il ragazzo in imbarazzo mentre si allontanava.

“Bene, allora facciamo un brindisi a...” disse Shonei interrompendosi e rinunciando al brindisi, dopo aver visto Victoria già attaccata al suo bicchiere. “...come non detto!”

Dopo che ognuno prese un sorso dalla sua bevanda, Shonei cercò di saperne di più sul trio che aveva davanti.

“Non mi sembra di avervi già viste! Siete di qui o...”

“Non siamo di Portland!” tagliò corto Victoria.

“Ci avrei giurato! E di dove siete?!”

“Io e Max di...” rispose Kate interrotta da Victoria.

“Di Seattle! Siamo di Seattle!” disse Victoria con determinazione, mentre le amiche la guardavano con aria interrogativa.

Shonei prese un altro sorso della sua birra guardandole e capì subito che c'era qualcosa che non andava. Victoria stava mentendo su qualcosa. “Seattle eh... ci sono stata qualche volta!”

“E tu, di dove sei?!” chiese Victoria ricambiando la domanda.

“Di qui!”

“Si... Certo!” rispose Victoria.

“Siete qui di passaggio o per le vacanze estive?!”

“Veramente ci siano trasferite da poco!” rispose Kate.

“Ah bene! E qual è il motivo del vostro trasferimento se si può sapere?!”

“Io finirò gli studi qui per laurearmi!”

“Interessante! E quali sono i tuoi progetti per il futuro!”

“Voglio diventare psicologa!”

“Ah è un buon lavoro! Sicuramente con tutti gli svitati che ci sono in giro, farai soldi palate!” disse Shonei con ironia.

Ma nessuno rise alla sua battuta, soprattutto Victoria che la stava fulminando con uno sguardo omicida. “Scusa Kate, spero di non averti offesa! Volevo solo fare una battuta!”

“Nessuno ti ha mai detto che le tue battute non fanno ridere per niente?!”

“Ok, chiedo umilmente perdono! Dunque Kate studia e voi due?!”

“Tu cosa fai?!” chiese Victoria.

“Io lavoro!”

“È un po' troppo vago!”

Shonei ridacchiò a quel commento. “Io mi occupo di... pubbliche relazioni!” mentì la ragazza.

“Fingerò di crederci!” rispose Victoria ritornando al suo drink.

“Dove sono i bagni qui?!” chiese Kate.

“La in fondo, sempre dritto!” rispose Shonei indicando alle spalle della ragazza.

“Grazie Shon!”

“Di nulla Kate!”

“Mi accompagneresti?!” chiese Kate a Victoria senza aspettare una risposta, tirandola per un braccio. Dopo essere entrate in bagno Kate rimproverò Victoria per il suo atteggiamento poco carino nei confronti della ragazza che cercava solo di essere gentile.

Nel frattempo al tavolo rimasero solo Shonei e Max che si guardarono sorridendo. Poi a un tratto Shonei scivolò sul sedile a destra avvicinandosi a Max.

“Allora Max, vuoi ordinare qualcos'altro?!”

Max non capì la domanda a causa del frastuono della gente intorno e della musica. “Non ho capito!”

A quel punto Shonei si avvicinò a lei appoggiando un braccio sul sedile dietro alle spalle di Max. Avvicinandosi all'orecchio della ragazza ribadì: “Ti ho chiesto se vuoi qualcos'altro!”

Nel momento stesso in cui percepì la vicinanza della ragazza, così tanto da sentire il suo profumo, si sentì subito in imbarazzo. Quella ragazza la faceva sentire in modo strano e per quanto la sensazione che provava non fosse del tutto spiacevole, si sentiva fortemente a disagio e intimorita, tanto che si scostò leggermente da lei arrossendo. Shonei capì subito di cosa avesse provocato in lei, del resto era più che abituata alle reazioni delle ragazze in sua presenza. Sorrise rimuovendo il braccio dallo schienale e scivolando di nuovo al suo posto, per togliere dall'imbarazzo la ragazza. “Max, ma ci conosciamo?!”

“Che cosa vuoi dire?!”

“Non lo so, ho come la sensazione di conoscerti già!”

“No, non credo proprio! Me ne ricorderei se ci conoscessimo!”

“Infatti, nessuna si scorderebbe di me!” disse Shonei con disinvoltura lasciando Max perplessa.

Arrivarono Victoria e Kate riprendendo i loro posti. Nel frattempo Shonei e Max continuavano a guardarsi e Victoria non poté fare a meno di notarlo.

“Credo che questa serata sia davvero noiosa! Ce ne andiamo dopo aver finito di bere!”

“Aspetta Victoria! Non mi avete ancora detto come mai vi siete trasferite! Kate studia e voi due?!” chiese indicando Victoria e Max.

E mentre iniziava a bere un altro sorso di birra, Victoria le rispose: “Siamo delle fotografe!”

A quella frase un'immagine prese forma nella sua mente realizzando finalmente, chi fosse la ragazza. Un po' di birra le andò di traverso e in un attimo si trovò a sputare il contenuto della bevanda, nella direzione della ragazza di fronte, sporcandole la camicetta.

“Ehi, ma che cazzo! Questa è la mia nuova camicia!” disse Victoria infuriata.

Shonei cercò di scusarsi tra un colpo di tosse e un altro. Poi quando finalmente riuscì a parlare disse: “Scusatemi, voi restate qui! Arrivo subito ok?! Non vi muovete!”

Corse verso il bar cercando di attirare l'attenzione di Steph, battendo un palmo della mano sul bancone. A un tratto Steph che stava servendo un cliente, la vide agitarsi facendole segno di avvicinarsi. Dopo aver servito il cliente si avvicinò dall'altro lato verso la ragazza. “Si può sapere perché ti stai agitando tanto?!”

“Cazzo Steph! Dov'è Chloe?! Prima l'ho cercata nella folla ma non c'è!”

“E allora guarda meglio, perché è qui!”

“Si ma di preciso dove?!”

“Prova nella pista da ballo!”

“Ok, allora ricontrollo!”

“Ehi, non andare a disturbarle! È l'ultima serata che stanno insieme e già sono in compagnia degli amici di Lauren! Non mettertici pure tu!”

“Dannazione Steph, devo farlo per forza!”

“No non devi!”

“Invece sì! Max è qui!”

“Cosa?! Max chi?!”

“Lo sai bene a chi mi riferisco! È lei ne sono più che sicura!”

“Ma dove?!”

“È seduta a un tavolo con alcune amiche!”

“Hai bevuto vero?!”

“Dannazione Steph, sto parlando sul serio!”

Eddie si avvicinò a Shonei appoggiandogli una mano sulla spalla. “È stato uno scherzo di cattivo gusto, quello di prima! Ma sono disposto a perdonarti se mi dici il nome della biondina con i capelli corti!”

“Eddie, non è il momento questo!”

“Lascia stare Chloe e Lauren!” avvisò Steph prima di iniziare ad allontanarsi.

“Allora, qual è il suo nome?!” insistette Eddie.

Così alla fine la ragazza, stufa dell'insistenza del ragazzo rispose: “Victoria, si chiama Victoria! Adesso lasciami in pace!”

In quel momento Steph sentendo il suo nome tornò indietro afferrandola per un braccio. “Cosa hai detto?! Chi è Victoria?!”

“È una delle amiche di Max e ora se non ti dispiace, devo avvisare Chloe immediatamente!” disse Shonei allontanandosi, mentre Steph guardava in direzione dei tavoli. Ma non riuscì a distinguere nessuno.

Shonei si buttò nella mischia delle persone intente a ballare un lento. Finalmente riuscì a individuare Chloe Lauren che stavano ballando abbracciate l'una all'altra. “Ehi Chloe!” disse Shonei dandole un colpo sulla spalla.

“Ehi Shonei, sei arrivata!”

“Ascoltami, devo parlarti urgentemente!”

“Di cosa?!”

“Shon per favore è la nostra ultima serata! Non rovinarcela!”

“Non voglio rovinare un bel niente, ma devo parlare a Chloe di una cosa importante!”

“Ma non può aspettare! Se è così importante, lo sarà anche tra un'ora!”

“Non c'è tempo!” disse Shonei a Lauren. Poi si voltò verso Chloe. “Ci vorranno pochi minuti! Poi potrete continuare a strusciarvi quanto volete!”

Chloe, guardò Lauren e la ragazza capì quali fossero le sue intenzioni. “Oddio Chloe! Non ci posso credere!”

“Ci vorrà un attimo! Tu vai dagli altri, vi raggiungo subito!” disse Chloe dandole un bacio sulle labbra.

Poi si allontanò con Shonei che la teneva stretta per un polso trascinandola per portarla nel bagno, il più possibile rasente al bancone del bar per evitare che vedesse Max. Steph vide la scena iniziando a preoccuparsi sul serio. Quando raggiunsero il bagno, Shonei lasciò la presa assicurandosi che non ci fosse nessuno nelle cabine.

Chloe si appoggiò di spalle ai lavelli guardando l'amica. “Spero sia davvero importante come dici o Lauren ti ammazzerà!”

“Ok...” disse Shonei fermandosi davanti a lei non sapendo bene da dove cominciare. “Lo so che quello che ti sto per dire sembrerà assurdo, ma ti prego di credermi!”

Chloe la guardava in modo strano. “Ok... spara!”

“Stasera ho incontrato una persona che credevo di conoscere! Anche se in realtà a pensarci bene, non la conosco! O almeno non la conosco come potrei conoscere te o Steph o...”

“Ok Shon, arriva al punto perché mi stai mandando in confusione!”

“Quando ho sentito il suo nome mi sono un po' allarmata! Però poi pensandoci bene era solo un nome, fino a quando...”

Chloe spazientita da quelle parole inutili e confusionarie sbottò. “Ma porco cazzo Shon, dì quello che devi dire e basta! Lauren mi sta aspettando e domani va via!”

“Max è qui!” disse tutto d'un fiato Shonei.

Chloe ci mise un po' a realizzare cosa avesse detto. “C-che...cosa?!”

“Max, la tua amica è qui a Portland!”

“Ma vaffanculo Shon! Che cazzo stai dicendo!”

“Lo so che può sembrarti assurdo, ma ti dico che lei è qui!”

“Non è solo assurdo, è praticamente impossibile!”

“Invece è così, l'ho vista con i miei occhi!”

“Ma se non l'hai mai vista!”

“Ti sbagli, io l'ho vista! La tua foto e il murale... ti dico che è lei, anche se è un po' diversa! Ora porta i capelli lunghi!”

A un tratto Chloe ripensò al momento in cui stava ballando con Lauren, quando le era sembrato di vedere qualcuno di familiare. Era sicuramente una ragazza e portava i capelli lunghi. E se fosse Max che avesse visto? Possibile che la sua amica fosse a Portland?

“C'è una bella differenza tra foto, murales e...”

“Chloe, ti sto dicendo che sono sicura si tratti di lei!”

“No, non è possibile! Lei non può essere qui! Anche io stasera ho visto qualcuno di familiare, ma questo non vuol dire nulla!” disse Chloe agitata spostandosi sulla parte opposta dei lavelli e appoggiandosi al muro tra una cabina e un'altra.

“È qui con delle amiche! Vengono da Seattle!” incalzò Shonei.

“Shon, piantala per favore!” disse Chloe evitando il suo sguardo.

“Victoria e Kate! Ti dicono nulla questi nomi?!”

Chloe di scatto tornò a guardare l'amica incredula.

“Le conosci non è vero?! Kate studia per diventare psicologa e Victoria e Max sono delle fotografe! La tua amica preferisce farsi chiamare Max, piuttosto che Maxine!”

Chloe ascoltando le sue ultime parole iniziò a sentire il suo cuore pulsare velocemente e a respirare affannosamente. Si portò una mano al petto, mentre i suoi battiti aumentavano di velocità e sentì una sensazione di soffocamento travolgerla e le mani cominciarono a tremare.

“Mi manca... il respiro!” disse iniziando a scivolare sulla parete fino a raggiungere il pavimento sedendosi.

“Chloe, Chloe che cazzo succede?! Cos'è?! Stai male?! Non ti senti bene?! È uno dei tuoi attacchi di panico?!”

Chloe non rispose continuando a respirare a fatica. Shon si inginocchiò davanti a lei afferrandola per il viso. “Guardami Chloe, è tutto ok! Ora passa! Cerca di respirare lentamente! Piano ok?! Respira e inspira lentamente con il naso!” disse la ragazza respirando insieme a lei.

Continuarono così fino a quando il respiro di Chloe tornò regolare. Il tremore alle mani invece, ancora non passava.

“Ok, brava così! Continua a respirare lentamente!” disse Shonei rimettendosi in piedi. “Dobbiamo andarcene da qui! Ce la fai ad alzarti?!”

“Si...” rispose Chloe incerta.

“Avanti, ti aiuto io!” disse Shon aiutandola a rialzarsi. “Usciamo di qui!” aggiunse Shon aprendo la porta del bagno per uscire. Ma appena aprì la porta la richiuse immediatamente voltandosi verso l'amica. “Non possiamo uscire!”

“Cosa?!” chiese Chloe confusa.

“Stanno venendo qui!”

“Chi?!”

“Max e le sue amiche!”

“Ma cosa... mi ha vista?! Sa che sono qui?!”

“No, non sa nulla ed è meglio che non lo sappia per adesso!”

“Perché?!”

“E me lo chiedi?! Ti è venuto un attacco di panico Chloe! Non sei nelle condizioni per una rimpatriata! Anche perché da quello che mi hai raccontato non credo sarà un incontro proprio piacevole! Ora nascondiamoci!” disse Shonei afferrando di forza Chloe per un polso, trascinandola in una cabina e chiudendo con la sicura. “Ora fai silenzio e aspettiamo che vadano via!” aggiunse Shonei.

In quel preciso istante la porta del bagno venne aperta e le tre ragazze entrarono.

“Dannazione, guardate come mi ha ridotto la mia nuova camicetta!” disse Victoria furibonda.

“Su Victoria, è stato solo un incidente!” disse Kate.

“Davvero?! Come quando stava per spiaccicati a terra?!”

“Non mi ha vista!”

“Si, perché tu sei trasparente al contrario di Max!”

Quando Chloe sentì pronunciare il nome della sua amica, il suo cuore fece un sussulto. Nel frattempo Shonei la guardava preoccupata, temendo che potesse avere un altro attacco di panico. In quel caso non avrebbero avuto altra scelta, se non uscire allo scoperto.

“Cosa vuoi dire?!” chiese Max.

Alle sue prime parole, l'espressione di preoccupazione di Chloe si trasformò in stupore. Erano passati tre anni da quando aveva ascoltato la sua voce e quasi non riusciva a credere alle sue orecchie. Se fino a quel momento aveva qualche dubbio sulla presenza di Max a Portland, nonostante le parole convincenti di Shonei, adesso ne era più che certa. Max era lì, nella stessa città e per di più nello stesso bagno. Erano a un passo l'una dall'altra. In quel momento senza nemmeno accorgersi afferrò il chiavistello della porta con le mani per aprirla, spinta dal desiderio di vederla con i propri occhi. Shonei le afferrò le mani con fermezza, bloccandola dal suo gesto avventato. La guardò scuotendo la testa e Chloe si arrese al volere di Shonei.

“Lo sai bene cosa voglio dire Max! Avanti, non dirmi che non hai notato come ti guardava!” disse la ragazza mentre cercava di pulirsi la camicia come meglio poteva, con un fazzolettino di carta.

“Perché?! Come la guardava?!” chiese Kate.

“Uno sguardo del tipo: mi piacerebbe saltarti addosso ma c'è troppa gente e finirei per mettermi nei guai!”

A quelle parole Chloe guardò Shonei con disappunto. Shon si difese dicendo che non era vero nulla, mimando con la bocca senza emettere alcun fiato.

“Quindi secondo te lei è...” disse Kate senza riuscendo a terminare la frase.

“Oh avanti Kate, guarda che puoi parlare liberamente! Non rischi di essere infettata e non ti prenderà fuoco la lingua! Penso che non comparirà nemmeno il diavolo con le corna, la coda a punta e il forcone a chiedere la tua anima solo per aver pronunciato la parola gay!”

Shonei si portò subito una mano sulla bocca, cercando di trattenere una risata, mentre Chloe le diede un colpo sulla spalla.

“Victoria, non puoi parlare a sproposito su persone che non conosci, che non sono presenti e che non possono controbattere!” disse Max suscitando l'ennesima risata di Shon che cercò di ridacchiare nel modo più silenzioso possibile senza riuscirci, visto che le sfuggì un leggero ghigno dalla bocca. Max, fu l'unica ad accorgersene, mentre le sue amiche continuavano a chiacchierare.

Appoggiata di spalle al lavello, guardò verso la porta della cabina che aveva di fronte. “Avete sentito?!”

Chloe e Shon rimasero pietrificate temendo di essere sul punto di essere scoperte. Si guardarono terrorizzate non sapendo cosa fare.

“Sentito cosa?!” chiese Kate.

“Mi è sembrato di sentire qualcosa...”

“Sentite, non so voi ma io mi sono rotta di stare qui! Sapevo che sarebbe stata una serata di merda! Io direi di tornarcene nel nostro appartamento!” disse Victoria con veemenza ignorando quello che aveva detto Max.

“Si, forse è il caso di tornare a casa!” aggiunse Kate.

“Ok, andiamo via! Però aspettiamo Shonei!” disse Max.

“Cosa?! E perché dovremmo farlo?!”

“Mi sembra scortese da parte nostra andarcene via così, senza ringraziarla per averci offerto da bere!”

“Sono d'accordo con Max!” disse Kate.

“Oh merda! Non è giusto, ogni volta che si decide qualcosa per maggioranza, sono sempre io a rimetterci! E va bene, aspettiamo pure se volete! Ma se per caso non si presenta entro pochi minuti, io me ne vado! Vi giuro che vi lascio qui!” disse Victoria iniziando ad avviarsi verso la porta per uscire, con le amiche al seguito.

“Si certo, come no!” rispose Kate.

“Non mi credi Kate?!”

“No, non lo faresti mai!”

La prima a uscire fu Victoria, seguita da Kate e Max a chiudere la fila. Ma prima di uscire, quest'ultima si voltò guardando ancora una volta la porta da cui le era sembrato di aver udito qualcosa. La curiosità vinse su di lei come al solito. Si diresse lentamente alla porta, mentre le due ragazze all'interno della cabina trattenevano il fiato sentendo i suoi passi avvicinarsi. Quando Max appoggiò la mano sulla maniglia, Victoria sbucò dall'entrata del bagno. “Max, ma si può sapere che diavolo stai facendo?! Io vorrei andarmene in fretta se non ti dispiace!”

“Ok, va bene!” disse Max lasciando la maniglia seguendo l'amica fuori dal bagno.

Shonei a quel punto non del tutto sicura, aprì lentamente la porta dopo aver fatto scattare il chiavistello. Diede un'occhiata e dopo essersi assicurata che le ragazze fossero uscite, l'aprì definitivamente. “Cazzo, c'è mancato poco!”

“Beh, se tu ti fossi risparmiata dal ridere non avremmo rischiato! E poi comunque la porta era chiusa!”

“Si, ma quale bagno è chiuso dall'interno senza che ci sia nessuno dentro?!”

“Avrebbe pensato che fosse rotto... o conoscendola, forse no...”

“Adesso mi credi?!”

“Non riesco a capire, cosa ci fa a Portland?!”

“Le hai ascoltate?! Hanno un appartamento, che chiamano casa! Te l'ho detto, si sono trasferite qui! Non è una cosa passeggera questa! Ma non perdiamoci in chiacchiere! Dobbiamo andare via di qui! Anzi, tu devi andare via!”

“Che vuoi dire!”

“Tu lavori qui, quindi ti è permesso uscire dal retro! Raggiungi la tua macchina al parcheggio! Io nel frattempo vado da Lauren per avvisarla che la aspetti fuori!”

“Penserà che sono fuori di testa! Io che esco di qua senza andare da lei!”

“Mi inventerò qualcosa!”

“Del tipo cosa?!”

“Le dirò che ti sei sentita poco bene e che sei uscita a prendere un po' d'aria! Quindi sei uscita fuori e mi hai chiesto di raggiungerla per avvisarla! Che sei stanca della serata e vuoi andartene con lei! Sicuramente sarà molto meglio della scusa delle tubature!”

“E tu, cosa farai dopo?!”

“Beh, le hai sentite no?! Mi stanno aspettando! Le raggiungo, mi scuso e poi me ne vado! O resto a prendere per il culo Steph!”

“Sta lavorando!”

“Il che renderà tutto più facile! Ora basta chiacchiere e andiamo fuori prima che il bagno diventi il mio habitat naturale!”

 

 

Così Chloe seguì le indicazioni dell'amica, oltrepassando l'entrata che si trovava di fianco al bar per raggiungere il retro. Nel frattempo Shonei si stava dirigendo ai divanetti infondo per raggiungere Lauren, stanno bene attenta a non farsi vedere dalle ragazze. Appena si trovò a passare davanti al bar, vide Lauren seduta su uno dei sgabelli che si intratteneva parlando con Steph. Si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla spalla. La ragazza si girò e non perse tempo ad attaccare.

“Ti rendo conto che è la mia ultima sera con lei?!”

“Si è mi scuso, però era una cosa importante!” disse Shonei rendendosi conto che non si era messa d'accordo con Chloe su cosa dire al riguardo.

“Cosa c'era di così importante?!”

“Ehm... beh... sai io...” disse Shonei guardando Steph quasi con uno sguardo implorante per chiedere aiuto.

Steph alzò gli occhi al cielo e intervenne. “Lauren, credo che la cosa più importante adesso, sia capire che diavolo di fine ha fatto Chloe”.

Lauren sgranò gli occhi rendendosi conto solo in quel momento che presa dal nervosismo, non si era accorta dell'assenza della sua ragazza. “Dov'è Chloe?!”

“Lei a un tratto non si è sentita molto bene e...”

“Che cosa?!” chiese Lauren spaventata.

“Ma non è niente di grave tranquilla! È uscita a prendere una boccata d'aria e mi ha chiesto di avvisarti! È stufa della serata e vuole andare via!”

“Ok, allora saluto tutti adesso e la raggiungo! Ciao Steph, a presto!” disse Lauren sporgendosi in avanti abbracciando la ragazza che fece lo stesso.

“Ci vediamo Lauren!”

“Ciao Shon e scusami, ma non ce l'ho con te! È per via della partenza e...”

“Tranquilla Lauren, lo capisco! Ci vediamo al tuo ritorno!” disse Shonei abbracciandola.

Poi la ragazza si allontanò per raggiungere gli altri e salutarli, prima di lasciare il locale.

“Cosa è successo?!” chiese Steph preoccupata.

“Le ho detto di Max e...”

“E?”

“Le è venuto un attacco di panico!”

“Ma cosa... sembravano essere spariti!”

“È quello che pensavo anche io! Comunque adesso sta meglio!”

“Ma tu sei sicura che Max sia...!”

“Si, sono entrate nel bagno e ci siamo nascoste!”

“Oh cazzo! Oh mio Dio, non posso crederci!”

“Già! Senti io adesso devo andare! Raggiungo le ragazze al tavolo per chiedere scusa!”

“Per cosa?!”

“Per aver sputato la birra addosso a Victoria quando ho realizzato con chi fossi seduta al tavolo!”

“E sei ancora viva?!”

“Io sì, ma la camicia di Victoria un po' meno!”

Le parole di Shonei la fecero ridere. “Vorrei poter lasciare la mia postazione per vedere con i miei occhi ma non posso!”

“Se vuoi, provo a fare una foto alla camicia!”

“Idiota, non mi riferivo alla camicia ma a loro!”

“Ah ok! Adesso vado, augurami buona fortuna!”

“Credo che ti servirà molto più di questo!”

Così Shonei raggiunse le ragazze mentre Chloe fuori al parcheggio, si avvicinò all'auto di Victoria riconoscendola. Appoggiò una mano sul cofano come per avere conferma che fosse tutto vero! Poi si allontanò raggiungendo la sua auto accendendosi una sigaretta. Lauren salutò i suoi amici, Chris, Jonathan e Allison e si diresse verso l'uscita del Paradise.

“Scusate ragazze per l'attesa!” disse Shonei sedendosi al suo posto al tavolo con le tre ragazze. “Sono mortificata Victoria! Ti giuro che non volevo!”

“Si certo, non volevi!” disse Victoria con una punta di stizza alzandosi dal suo posto. “Ora ragazze fate quello che dovete e andiamocene”.

A quelle parole Shonei rimase terrorizzata. Non era affatto sicura che Chloe fosse andata già via. Temeva che potessero incontrarla nel parcheggio. “Ehi, aspettate un attimo!”

“Ti volevamo solo ringraziare per averci offerto da bere, è stato molto gentile da parte tua!” disse Kate.

“Oh, ma figurati! Se volete, vi posso offrire qualcos'altro!”

“Per carità, la mia camicia non regge l'alcool!” rispose Victoria.

Poi Shonei si voltò verso Max. “Avanti, restate un altro po'!”

“Mi dispiace Shonei ma dobbiamo andare via!” disse Max.

Mentre Shonei cercava di trattenerle ancora un po', Lauren raggiunse Chloe al parcheggio. La ragazza era appoggiata contro la sua auto, fumando una sigaretta e con la testa altrove.

“Chloe, stai bene?! Shon mi ha detto che non ti sei sentita bene!” disse Lauren preoccupata.

“No, tranquilla! È stato solo un giramento di testa! Forse è dovuto alla confusione che c'è lì dentro!” disse Chloe sforzandosi di sorridere.

“Getta via quella sigaretta per favore!”

“Lauren, sto bene!”

“Dammi le chiavi, guido io!”

“Io che ti faccio guidare la mia auto, non esis...”

Lauren la fulminò con lo sguardo mettendo ben in chiaro che non avrebbe accettato delle prediche.

“E va bene!” disse Chloe lanciandole le chiavi che la ragazza afferrò al volo. Si infilarono in auto uscendo dal parcheggio.

 

 

Nel frattempo Shonei si arrese lasciando andare il trio di amiche, sperando che le Chloe e Lauren fossero già andate via. Seguì le ragazze mentre si allontanavano per raggiungere l'auto, restando a guardarle. Max che chiudeva la fila sentendosi osservata, si voltò verso di lei. Shonei le sorrise alzando una mano salutandola e Max ricambiò il saluto sentendosi estremamente a disagio.

“Ehi Max, aspetta!” disse Shonei raggiungendola.

Victoria e Kate che erano più avanti si fermarono a guardare la scena.

“Ti dispiace se ci facciamo un selfie?!”

“Cosa?! Ma perché…”

“È solo per ricordare questa serata!”

“Oh Gesù santissimo, io farei di tutto per dimenticare questa serata!” disse Victoria riprendendo a camminare.

“Veramente non mi sembra neces…”

“Ok grazie!” disse Shonei mettendole un braccio sulle spalle e avvicinandola a sé. “Di cheeeeese!” aggiunse la ragazza scattando il selfie. “Ecco fatto! Grazie Max e a presto!”

“Di niente…” disse Max guardandola perplessa mentre si allontanava.

“Sei molto fotogenica sai?!” aggiunse Shonei.

Max si voltò un’ultima volta verso di lei scuotendo la testa sorridendo, dopo di che raggiunse finalmente le sue amiche.

“Dio quanto è stato facile!” disse Shonei inviando il selfie a Steph.

 

Shonei: Ti presento Max Caulfield.

Steph: È come nella foto.

Shonei: Si, è solo più allettante.

Steph: Non farti venire strane idee adesso. 😑

·        Perché me l’hai inviata?

Shonei: Chloe voleva vederla mentre eravamo chiuse in bagno. Non so se mostrargliela o meno, quindi lascio a te la scelta.

Steph: Ci penserò su. Adesso devo tornare a lavoro.

Shonei: Ok, io vado a casa.

Steph: Ma come a casa? L’hai appesa al chiodo oggi? 😕

Shonei: Assolutamente no. Per caso ti stai offrendo volontaria per tenermela impegnata?

Steph: Scusa ma non posso, devo andare a vomitare. 😒

 

Shonei scoppiò a ridere, soffermandosi poi a guardare ancora il selfie con Max.

“Ma ciao Maxine Caulfield, felice di conoscerti!” disse Shonei sorridendo.

 

 

“Cosa voleva Shonei da te?” chiese Lauren mentre guardava la strada raggiungendo il suo appartamento.

“Oh… niente di importante! Mi ha chiesto solo un consiglio su una cosa sua personale!”

“Ah, non posso saperla?!”

“È personale! Se riguardasse me te la direi ma non è così quindi…”

“Ok, hai ragione!” disse Lauren sorridendole.

Chloe ricambiò il sorriso, poi si girò a guardare fuori dal finestrino sentendosi in colpa per averle mentito.

 

 

Mi dispiace Lauren ma non posso dirti la verità. Ti preoccuperesti così tanto per me che rinunceresti a partire. Ti metterò al corrente quando sarai già andata via. È la cosa giusta da fare per adesso.

 

 

Chloe e Lauren finirono per fare l’amore ma c’era qualcosa che tormentava la ragazza e non era altro che la consapevolezza che Max fosse a Portland. Con il peso di aver mentito alla sua ragazza si addormentò non immaginando che quella bugia, sarebbe stata la prima di tante altre a seguire.

 

 

Le tre ragazze tornarono a casa ma prima passarono dall’appartamento di Timothy e Aaron, per assicurarsi che stessero davvero bene e per farsi raccontare di come era avvenuto l’incidente. I ragazzi invece volevano sapere come era andata la loro serata. Così passarono il resto del tempo a chiacchierare ridendo di ciò che era successo a Victoria per via di Shonei. Max nel frattempo non riusciva a smettere di pensare alla ragazza non comprendendone il motivo. Ma presto lo avrebbe scoperto da sé…

 

                                                                                                                                                     Continua…

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Capitolo 14
*** Strade incrociate ***


Un giorno realizzerai che c’è una ragione per ogni persona che hai incontrato. Qualcuno ti metterà alla prova, qualcun altro ti userà, qualcun altro ti insegnerà qualcosa e qualcuno tirerà fuori il meglio di te.                               

                                                                 (Cit)

 

Chloe non riuscì a chiudere occhio tutta la notte a causa del suo pensiero fisso su di Max. Ma non fu solo questo a tenerla sveglia, anche la partenza di Lauren non le dava pace. La ragazza sarebbe partita il mattino seguente lasciandola inconsapevolmente in una situazione difficile per lei da gestire. Nemmeno Lauren passò la notte serenamente. Il continuo rigirarsi e muoversi nel letto della sua compagna non le permetteva di riuscire a riposare prima del viaggio che l'attendeva. Durante la notte Chloe si era alzata più volte per andare a fumare affacciandosi alla finestra del salotto. A un certo punto Lauren si era anche addormentata per poi svegliarsi di soprassalto e non trovando la ragazza al suo fianco si alzò dal letto raggiungendola silenziosamente. Chloe era davanti alla finestra spalancata con le braccia appoggiate sul davanzale. Lauren si fermò alle sue spalle avvolgendole le braccia attorno alla vita, appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Non riesci proprio a dormire eh?”

“Avevo solo voglia di fumare”.

“Ho perso il conto di quante ne hai fumate fino a ora. Anche io sto dormendo poco”.

Chloe avvolse le sue braccia attorno a quelle della sua ragazza stringendole di più a lei. Si voltò leggermente verso Lauren dandole un bacio sulla fronte.

“Scusami, è colpa mia. Ti sto tenendo sveglia”.

E in parte era effettivamente così. Lauren però negò per non farla sentire responsabile. “No, non sei tu. Credo che sia per la partenza di domani. Se tu mi chiedessi di rimanere io non partirei”.

“No, tu devi andare Lauren”.

“Perché deve essere tutto così difficile?”

“Cercheremo di renderlo facile” disse Chloe cercando di convincere più sé stessa che l’altra.

“Lo spero tanto. Adesso andiamo a letto”.

“Certo, ti raggiungo subito!”

La ragazza le diede un bacio sulla guancia allontanandosi per tornare in camera. Chloe rimase a guardare ancora per un po’ il cielo, chiedendosi cosa sarebbe successo adesso che Max si trovava nella stessa città. Soprattutto si chiese cosa sarebbe successo se mai si sarebbero incontrate. Cercò di scacciare via la preoccupazione per quello che sarebbe potuto succedere e raggiunse Lauren nel letto abbracciandola, sperando di riuscire a riposare un po’.

Domenica 9 luglio 2017

Quel mattino Chloe e Lauren erano già sveglie da un pezzo ed erano in attesa dell’arrivo di Daisy, che sarebbe passata a prendere la ragazza da un momento all’altro, per dirigersi all’aeroporto e mettersi finalmente in viaggio. Le valige erano già pronte davanti all’ingresso dell’appartamento. Le ragazze fecero colazione in assoluto silenzio, non riuscendo a trovare un modo per alleggerire la tensione di quel momento non piacevole per entrambe. Quando finirono di fare colazione, arrivò una telefonata di Daisy per dirle che stava per arrivare. Così Chloe l’aiutò con i bagagli raggiungendo il parcheggio davanti all’edificio condominiale.

“Chloe, ascolta se vuoi puoi tenere le chiavi del mio appartamento”.

“Perché?”

“Non lo so, magari se ogni tanto hai voglia di stare un po’ da sola. Oppure se…” sospirò la ragazza. “Non lo so nemmeno io perché…”

Chloe le sorrise attirandola verso di sé. “Vieni qui”.

Si abbracciarono stringendosi forte con la consapevolezza che quello sarebbe stato il loro ultimo contatto per un certo periodo di tempo. In quel momento sopraggiunse un’auto con a bordo Daisy. Si staccarono guardando verso di lei che parcheggiò scendendo dal mezzo. La donna si avvicinò a loro.

“Buongiorno Lauren”.

“Buongiorno Daisy”.

“Pronta per andare?”

“Si, quasi. Ah, vorrei presentarti Chloe, la mia ragazza. Chloe, lei è Daisy”.

“Ah, piacere di conoscerti Chloe”.

“Piacere mio Daisy”.

“Così sei tu la causa dell’indecisione di Lauren” disse la donna sorridente mentre le stringeva la mano.

Chloe si voltò verso Lauren che era leggermente in imbarazzo. “Già, a quanto pare”.

“Non preoccuparti Chloe te la riporterò sana a e salva”.

“Beh, ci conto” rispose Chloe.

“Ok, inizio a caricare i bagagli” disse la donna.

“Ti aiuto Daisy” disse Chloe.

Dopo aver caricato l’auto la donna si rivolse alle ragazze. “Bene, vi lascio un momento da sole, nel frattempo salgo in auto. Arrivederci Chloe” disse Daisy porgendole di nuovo la mano.

“Arrivederci Daisy e buon viaggio”.

“Grazie, Lauren ti aspetto in macchina”.

“Si, arrivo subito” rispose Lauren.

Così le due ragazze rimasero da sole.

“Allora ci siamo eh?” disse Chloe sorridendo nervosamente.

“Si, sembra di sì” disse Lauren non riuscendo a trattenersi. Abbracciò Chloe mentre una lacrima iniziava a scenderle sul viso.

“Lauren, non fare così” disse Chloe stringendola forte. “Ci rivedremo presto”.

Sciolsero il loro abbraccio guardandosi mentre Chloe le asciugava il viso con il pollice della mano. “Odio vederti piangere”.

“E io odio doverti lasciare qui”.

“Non mi stai lasciando e io sarò qui al tuo ritorno” disse Chloe baciandola.

Si staccarono e Lauren si avviò verso l’auto e prima di aprire lo sportello guardò la sua ragazza. “Ti amo Chloe”.

“Ti amo anche io Lauren”.

“Ti chiamo quando arrivo”.

“Ok”.

La ragazza salì in auto guardando Chloe attraverso lo specchietto mentre la macchina si allontanava.

Daisy si voltò a guardarla. “Lo so che ti mancherà ma non staremo via per sempre”

La ragazza annuì triste.

Quando la macchina scomparve dalla sua vista, Chloe salì nella sua auto accendendosi una sigaretta ripensando alla serata prima. Troppe cose stavano succedendo. I suoi attacchi di panico che a quanto pare avevano deciso di farle di nuovo visita, la partenza improvvisa Lauren e infine l’arrivo di Max a Portland. Si chiese come avrebbe fatto a gestire il tutto. Dopo aver terminato di fumare tornò a casa. Aprì la porta dell’appartamento e Flerk le andò incontro strusciandosi contro le sue gambe come faceva di solito.

“Ehi piccolo” disse Chloe con un velo di tristezza prendendolo in braccio. “Hai fame?”

Steph uscì dalla sua stanza guardandola con un po’ di preoccupazione. “Gli ho già dato da mangiare”.

“Ah, grazie Steph” rispose Chloe lasciando andare il gatto. Si sedette sul divano sospirando.

“Lauren è partita?”

“Si”.

“Mi dispiace Chloe, per tutto”.

“Anche a me”.

Steph si sedette accanto a lei. “So cosa è successo ieri sera”.

“Ovvio che lo sai…”

“Da quando tempo sono ricominciati?”

“La prima volta è successo quando ho litigato con Lauren dopo esserci andata a letto”.

“Perché non me l’hai detto?”

“Non volevo che ti preoccupassi per me. Lo sei sempre stata da quando sono venuta a vivere con te. E poi pensavo che fosse una cosa passeggera ed era così, ma ieri…”

“Io non so davvero cosa dire Chloe”.

“Neanche io”.

“Adesso cosa farai?”

“Non ne ho la più pallida idea” disse Chloe scuotendo la testa.

“Forse è il caso che tu non faccia nulla al momento, finché non avrai capito come affrontare la situazione”.

“Già, come se ci fosse un modo”.

Steph si alzò prendendo il suo telefono che era appoggiato sul tavolinetto davanti a loro. Era indecisa sul da farsi. Soprattutto temeva un altro attacco di panico nel mostrare la foto di Max alla sua amica. Credeva che questo potesse causarle un altro attacco di panico. Era evidente che il suo stato d’animo non fosse dei migliori. Però non voleva tenerle nascosto nulla e forse era meglio prepararla a quel momento, visto che prima o poi si sarebbero potute incontrate.

“Ieri sera Shon mi ha detto che quando eravate chiuse in bagno volevi vederla”.

“È stato stupido quello che stavo per fare. Se non ci fosse stata Shon io…”

“Ha scattato un selfie con lei inviandomelo”.

Chloe si voltò di scatto verso di lei. “Che cosa?!”

“Pensava che tu volessi vederla. Non sapendo se mostrartela o meno, ha lasciato che decidessi io. A essere sincera nemmeno io lo so. Non vorrei che tu…” disse Steph interrompendosi.

Chloe nel frattempo spostò lo sguardo verso il telefono tra le mani di Steph. Era combattuta tra il desiderio di vederla e quella di evitarla. Forse in cuor suo pensava ancora alla possibilità che fosse stato solo un sogno da cui si sarebbe presto svegliata. Vedere una sua foto sarebbe stato come uno schiaffo che l’avrebbe portata alla dura realtà che la spaventava da morire.

“Decidi tu Chloe!”

Chloe guardò Steph e poi di nuovo il telefono. Si alzò dal divano dirigendosi verso il frigo. Prese una birra e dopo averla stappata bevve un lungo sorso. Steph non obbiettò comprendendo la tensione del momento. Si riavvicinò a lei e allungò il braccio sinistro con il palmo della mano rivolto verso l’alto. “Tanto prima o poi dovrà succedere no?!”

“Sei sicura Chloe?!”

“Si!”

Così Steph cercò la foto e dopo averla trovata consegnò il telefono a Chloe che lo prese un po' titubante. Bevve un altro sorso di birra e si sedette di nuovo sul divano. Appoggiò la bottiglia sul tavolinetto e strofinò la mano sulla sua gamba dalla tensione. “Ok!”

“Chloe, se non te la senti…”

“No, devo farlo! È inutile rimandare l’inevitabile!”

Prese un profondo respiro chiudendo gli occhi. Poi li aprì riaccendendo il display del telefono che nel frattempo si era spento. Abbassò lo sguardo sulla foto trattenendo il respiro. Davanti ai suoi occhi lo scatto mostrava Shonei sorridente con un braccio sulle spalle della sua amica intenta ad avvicinarla a sé per scattare la foto. Al suo fianco c’era Max un po' diversa da come se la ricordava, nonostante fossero passati soltanto tre anni. Portava i capelli lunghi e come al solito un leggero trucco che però le metteva in risalto il colore dei suoi occhi. Sembrava essere a disagio e molto sorpresa dal gesto inatteso di Shon. Steph guardava Chloe con preoccupazione.

“Chloe!”

La ragazza continuava a guardare la foto fino a quando non scoppiò in una crisi di pianto. Steph le si avvicinò di più abbracciandola forte. “È tutto ok Chloe! Ci sono qui io! Vedrai che andrà tutto bene! Te lo prometto!”

Chloe non riusciva a smettere di piangere aggrappandosi alla sua amica con tutta la forza che aveva in corpo.

“Sfogati pure Chloe! Butta fuori tutto!” disse Steph stringendola più forte cercando di trattenere le lacrime. Le faceva male vederla in quello stato sapendo, di non poter far nulla per farla stare meglio. L’unica cosa che poteva fare in quel momento era essere presente e darle tutto il sostegno che una buona amica debba fare.

 

 

Shonei quel mattino era uscita di casa ben presto in tenuta da corsa. Indossava scarpe sportive e pantaloni di tuta neri e una canotta bianca con bretelle larghe che le metteva in bella mostra il tatuaggio sul bicipite sinistro esterno, che rappresentava una fenice tra le fiamme. Un altro tatuaggio sbucava leggermente al di là della maglietta, sulla parte superiore destra della schiena, in cui era possibile intravedere una piuma. Le piaceva tenersi in forma. Le piaceva molto correre per tenersi in forma. Ma per lei era soprattutto un buon metodo per scaricare la tensione che inevitabilmente aveva accumulato per tutto quello che stava succedendo. Non riusciva a smettere di pensare ad Ashley, Jeffrey e Matthew, inoltre era molto preoccupata per Chloe. Con la musica ad alto volume che le pompava nelle orecchie attraverso gli auricolari collegati a un lettore mp3, correva ormai da circa un’ora. Si fermò solo quando trovò una fontanella per strada vicino a un parco per riprendere fiato e dissetarsi. Dopo aver bevuto si asciugò con il dorso della mano sedendosi su una panchina e sfilandosi gli auricolari. Poi guardandosi intorno vide poco più in là Ashley in compagnia di Jeffrey che si allontanava in direzione di un bar nei paraggi. Shonei ne approfittò per raggiungerla a passo svelto.

“A quanto pare siamo destinate a incontrarci ancora!” disse Shonei alle spalle della ragazza facendola voltare di scatto.

“Ehi... ciao!”

Dalla sua espressione non sembrava molto felice di vederla.

“Ciao a te!”

“Cosa ci fai qui?!” disse la ragazza guardando in direzione del bar dove in quel momento entrava il suo ragazzo.

“Stavo facendo una corsetta! Ti ho vista ed eccomi qui! Ho pensato che fosse il caso di fare due chiacchiere!”

“Non credo sia il momento più opportuno!”

“Ah davvero?! E per quale motivo sentiamo?!”

Ashley rimase in silenzio.

“È per via del tuo uomo?!” chiese sarcastica.

“Shonei, cosa vuoi?!”

“Come?! Cosa c’è?! Non siamo più amiche per caso?!”

“Pff, amiche…” disse la ragazza sbuffando.

“Si amiche a meno che tu non ci veda in un altro modo!”

“Ascolta, mi piacerebbe continuare a parlare con te ma adesso non posso! Sarà per un’altra volta!” disse Ashley voltandosi per raggiungere il bar.

Shonei l’afferrò per un polso. “Come mai?! Sembra che tu abbia troppa fretta di scappare! Che sta succedendo Ashley?!”

“Non sta succedendo proprio nulla!”

“Allora non ti dispiacerà se ti chiedo di vederci per prendere un caffè o altro! Magari questa volta senza fretta e senza l’interruzione di Jeffrey! O forse sei troppo preziosa per lui per fare un po’ di vita sociale?!”

“Posso fare quello che voglio! Non mi impedisce di fare proprio nulla!”

“Bene, allora dimostralo! Innanzitutto dammi il tuo numero di telefono, perché credo che tu lo abbia cambiato!”

“A cosa ti serve?!”

“A fare vita sociale! Sempre se puoi! Se vuoi ti lascio il tempo di raggiungere Jeffrey per potergli chiedere il permesso!” disse Shonei provocandola.

Sapeva bene che quella era la tattica giusta per ottenere ciò che voleva. Ashley si considerava uno spirito libero e non le piaceva prendere ordini da nessuno, soprattutto dagli uomini con cui stabiliva delle pseudo relazioni. L’unica persona che poteva avere voce nella sua vita era soltanto lei. Nessuno si poteva permettere di intromettersi in qualche modo. Così Shon riuscì a ottenere il suo numero di telefono.  

“Grazie! Senti, che ne dici andare a prendere qualcosa al Paradise?!”

“Ora non posso!”

“Ah già!” disse Shonei portandosi una mano alla fronte. “Scusami! Mi sono dimenticata che sei in compagnia di Jeffrey! Forse non la prenderebbe bene! Magari ti chiamo un’altra volta, quando lui ha altro da fare e tu non devi tenergli il cazzo tra le mani per farlo pisciare!”

Ashley incrociò le braccia al petto guardandola con disapprovazione. “So cosa stai facendo?!”

“Davvero?! Allora perché me lo lasci fare?!” disse Shonei avvicinandosi pericolosamente a lei.

“E va bene, come vuoi! Hai vinto tu! Ci vediamo più tardi al Paradise ma adesso lasciami in pace!”

“Bene, perché ho bisogno di alcune risposte!”

“Shonei!” disse Jeffrey che nel frattempo era tornato indietro.

“Ehi Jeffrey!” disse Shonei voltandosi verso di lui un po’ scocciata del suo ritorno repentino.

“Come mai da queste parti?!”

“Ero qui per caso!”

“Vedo che ti stai dando da fare per rimanere in forma!”

“Le vecchie abitudini sono dure a morire, lo sai!” disse la ragazza guardandolo come se volesse intendere altro.

Lui la osservò guardandola studiandola con un falso sorriso.

Ashley cercò di uscire da quel limbo che non era per niente piacevole. “Mi dai quel caffè o ne devo andare a comprare un altro?!” chiese al ragazzo.

“Oh sì, scusami amore!” rispose lui porgendole uno dei due caffè da asporto che aveva in mano. Poi si voltò verso Shonei. “Se avessi saputo che c’eri anche tu, ne avrei preso un altro!”

“Ho qualche dubbio in proposito!” disse Shonei spiazzando il ragazzo con quella risposta.

“Infondo, hai solo due mani!” continuò Shonei con ironia.

Il ragazzo la guardò dubbioso e poi si sforzò di ridere. “Aaaah, sei sempre la solita!” disse lui puntandole un dito contro.

“Già!” disse Shonei guardando la ragazza.

“Beh, adesso è il caso che andiamo! Jeffrey ha un impegno urgente e non possiamo trattenerci!” disse Ashley.

“Ma certo! Non voglio farvi perdere tempo!”

“Allora ci vediamo Shonei!” disse Jeffrey.

“Contaci!” disse Shonei mentre i due cominciarono ad allontanarsi.

Lui mise un braccio attorno alla vita di Ashley sapendo che Shonei li stava guardando e lei accusò il colpo. Ma poi un sorriso di soddisfazione le apparì sul viso sapendo che tra non molto l’avrebbe rivista. Ricominciò la sua corsa per raggiungere il suo appartamento per una doccia veloce per poi andare al Paradise.

 

 

Il trio di amiche si era svegliato da poco. Mentre Max e Kate stavano per preparare la colazione, Victoria uscì dal bagno sedendosi in cucina pensierosa. Si appoggiò con un gomito sul tavolo e il mento su una mano a riflettere. Le due la guardavano con aria interrogativa.

“Victoria” la chiamò Kate.

“Ragazze, stavo pensando una cosa” disse Victoria continuando a rimuginare.

“Wow, è stata veloce” disse Max a Kate sottovoce.

“Cosa Victoria?” chiese Kate.

“Domani come sapete sarà il mio primo giorno di lavoro. Secondo voi dovrei ringraziare Ellis per il suo aiuto?”

“Beh, penso che dovresti. È il minimo che dovresti fare dopo il suo gesto. È stata molto gentile” rispose Kate.

“Ma poi non sembrerà che io riconosco di aver ottenuto il posto di lavoro solo grazie al suo intervento? È come se non fosse per merito mio”.

“Hai detto che la redattrice ha visto le tue foto e le sono piaciute. Quindi non devi pensare di non meritarlo” disse Kate.

“Però devo anche considerare che il suo intervento è stato decisivo”.

“Victoria, hai ottenuto il lavoro per varie ragioni. La prima è che hanno un estremo bisogno di un fotografo. La seconda è che sei brava. Come diceva prima Kate la redattrice ha visto le tue foto. È chiaro che le siano piaciute, altrimenti non ti avrebbe assunto nemmeno sotto consiglio di Ellis” disse Max.

“Ci sono altre ragioni?” chiese Victoria.

“La spinta di Ellis è comunque servita come tutto il resto. Quindi si, devi ringraziarla lo stesso. Almeno io lo farei” disse Max.

“Ok, allora la ringrazierò come si deve”. Poi a un tratto Victoria realizzò qualcosa. “Ragazze?”

“Si?” risposero le ragazze all'unisono.

“C’è un problema”.

“Quale?” chiese Max.

“Non so dove abita, non conosco il suo indirizzo e non ho il suo numero di telefono. Come diavolo faccio a rintracciarla”.

“Oh, questo è un bel guaio” disse Kate.

“Potresti chiedere alla tua redattrice. Hai detto che l'ha chiamata al telefono” disse Max.

“È vero”.

“Ma lo hai almeno il numero della redattrice?” chiese Kate ridacchiando.

“Che simpaticona che sei. Per la cronaca Cunningham ha voluto il mio contatto telefonico e quindi io adesso ho il suo. Ora la chiamo immediatamente”.

Così la ragazza andò a prendere il telefono nella sua stanza e chiamò la donna scusandosi per il disturbo chiedendole il numero di Ellis. La donna glielo diede senza problemi sapendo che le due si conoscevano.

“Ok ragazze, ho il numero di Ellis”.

“Bene” disse Kate.

“E adesso?” chiese Victoria.

“Non vorrai mica che ti scriviamo i ringraziamenti su un pezzo di carta per poi leggerglielo al telefono?” chiese Max mentre Kate rideva.

“Siete delle idiote. Mi stavo chiedendo se un semplice grazie possa bastare. Lei è una persona importante e dirle soltanto grazie, per di più per telefono senza poterla guardare in faccia mi sembra così freddo e distaccato”.

“E cosa vorresti fare?” chiese Kate.

“Non lo so” disse la ragazza demoralizzata. Poi le venne un'idea. “Ci sono, se la invitassi a cena fuori?”

“Beh, non è detto che accetterà se per caso ha degli impegni. Però il pensiero è quello che conta” disse Kate.

“No, deve accettare assolutamente. Però infatti c'è quel rischio. E se per caso la portassi in un ristorante dove non si mangia bene? Non posso fare brutte figure. Io non conosco Portland”.

“Beh, se ti può essere utile Shonei ha detto che conosce bene la città, magari potresti...” disse Max interrompendosi quando vide l'espressione Victoria. “Che c'è?”

“Non accetterò nessun consiglio da parte sua. Sicuramente farei una brutta figura. Chissà che posto mi consiglierebbe. Non voglio nemmeno pensarci. Tu invece vedo che ci pensi spesso”.

“A cosa?”

“A Shon” disse Victoria.

“Ancora non ti stufi con questa storia?” disse Max alzandosi per andare a prendere un bicchiere d'acqua per sfuggire alle sue frecciatine e occhiate interrogative.

In quel momento qualcuno bussò alla porta del loro appartamento. Victoria andò ad aprire e vide che era suo cugino.

“Buongiorno ragazze”.

“Buongiorno Tim” risposero le ragazze mentre Victoria chiudeva la porta.

“Capiti proprio al momento giusto. Tua cugina ha bisogno di un consiglio su qualche posto dove si mangia bene qui a Portland” disse Kate.

“Come mai?” chiese il ragazzo a Victoria.

“Vorrei ringraziare Ellis con una cena ma ho paura di fare figuracce”.

“Ah, conosco qualche posto dove dicono che si man...”

“Dicono? Quindi è per sentito dire?”

“Si, non ci sono mai andato personalmente. Non sono molto tipo da ristorante lo sai”.

“Fantastico” disse Victoria con sarcasmo.

“E Aaron?” chiese Max.

“Stessa cosa” rispose il ragazzo.

Victoria rimase a guardare il soffitto poi a un tratto si aprì sul suo viso un largo sorriso.

“Ecco che ne ha pensata un'altra” disse Kate facendo ridere Max che nel frattempo era rimasta in piedi a mangiare una mela.

“E se la invitassi a cena qui da noi?”

“Cosa?!” chiesero le ragazze sgranando gli occhi.

“Oh avanti, sarebbe meglio. Se la invitassi a cena fuori potrei sbagliare ristorante e fare una figuraccia. C'è il rischio che non accetti ma se accetta io mi sentirei comunque in imbarazzo. Insomma una cena soltanto io e lei, mi sentirei un po' a disagio. Ma se la invitassi qui ci sarete voi due e non sarò sola. Inoltre voi cucinate bene”.

“Come scusa?!” chiesero Max e Kate mentre Timothy rideva.

“Si, vi darò una mano io. Avanti su, vi prego. Ci siamo sempre dette di contare l'una sull'altra e vi sto chiedendo di fare questo per me” disse la ragazza mettendo un finto broncio.

Le due ragazze si guardarono e alla fine si arresero. “E va bene, domani...” disse Kate.

“Non domani ma stasera. Domani vado a lavoro”.

“Che cosa?! Ma sei impazzita?!” disse Max.

“Avanti, abbiamo tutto il tempo di decidere cosa preparare e fare la spesa. Vi prego, vi prego, vi prego. Giuro che vi aiuto”.

Dopo tanta insistenza le ragazze decisero di aiutarla. Così Victoria chiamò Ellis ringraziandola per il suo aiuto invitandola per cena nella speranza che accettasse. Ellis le rispose che non era affatto necessario e che non si dovesse sentire in debito nei suoi confronti. Victoria continuò a insistere e alla fine la ragazza accettò per non essere scortese. Dopo averle dato l'indirizzo e averla salutata, Victoria riattaccò soddisfatta.

“È pronta la colazione?” chiese Victoria su di giri avendo trovato una soluzione al suo problema.

“No Victoria! Sai com'è eravamo troppo focalizzate su di te!” disse Kate.

“Quindi ancora non fate colazione?” chiese Timothy.

“No, ti vuoi unire a noi?” chiese Max.

“No, al contrario sarete voi a unirvi a me e Aaron”.

“In che senso?” chiese Kate.

“Beh, visto che ieri sera a causa del nostro coinvolgimento nell’incidente vi abbiamo un po’ guastato la festa, ho pensato di rimediare con una deliziosa colazione offerta da noi. Quindi preparatevi”.

“Non dirmelo, dobbiamo anche prepararci per uscire per fare una semplice colazione”.

“Cuginetta cara, spero tanto che tu non voglia che te la porti anche a letto? Certo che usciamo e no, non è una semplice colazione che vogliamo offrirti. Al Paradise fanno un caffè che è la fine del mondo e le brioche, i cornetti e dolci che sfornano tutte le mattine sono una vera e propria delizia”.

“Aspetta un momento!” disse Victoria allarmata. “Hai detto il Paradise?!”

“Si Victoria, il locale dove siete state ieri sera”.

“Oh no no no! Non se ne parla nemmeno di andare lì! E poi pensavo fosse un locale notturno e che aprisse soltanto di sera!”

“Non so cosa te lo abbia fatto pensare ma ti sbagli. La mattina servono le colazioni e la sera si trasforma in un locale di puro divertimento. Organizzano parecchie cose carine”.

“Pensa un po’ Victoria, praticamente si trasforma come fai tu quando qualcosa non è di tuo gradimento. Un po’ come Hulk” disse Kate ironica rivolgendosi alla sua amica.

“Ah ah, come siamo spiritose stamattina!” disse Victoria.

“Ecco che è in atto la trasformazione” aggiunse Max ridendo.

“Ti ci metti anche tu adesso… sciupa femmine?!” disse Victoria dandole il ben servito.

Max smise di ridere all’istante mentre Timothy se la rideva dei continui botta e risposta tra le ragazze. Kate scosse la testa sorridendo.

“Ancora con questa storia Victoria?!” disse Max arrossendo mentre l’immagine di Shonei che la osservava le passava per la mente.

“Comunque sia io non ci vengo lì! Non vorrei dover rincontrare quella tizia e farmi rovinare l’ennesimo vestito facendomi sputare addosso come un bersaglio!”

“Oh avanti Victoria, non fare la guastafeste. Non è detto che ci sia lei. E poi anche se fosse, non vi darà nessun fastidio perché ci sarò io a proteggervi”.

“Adesso sì che sono tranquilla!” rispose Victoria sarcastica.

“Andiamo ai voti?” chiese Tim guardando le altre ragazze.

“Come se per me fosse possibile vincere!” disse Victoria.

“Non si può mai sapere. Allora io voto per la colazione al Paradise. Chi è con me?” disse il ragazzo alzando una mano guardando le ragazze.

Victoria si voltò a guardare le sue amiche mentre Kate alzava la mano ridendo. Max era un po’ titubante all’idea di rimettere piede in quel posto, forse a causa delle ripetute frecciatine della sua amica. O forse perché infondo quell’incontro con Shonei l’aveva davvero turbata un po’. Riusciva a metterla facilmente in soggezione soltanto con la sua presenza.

“Allora Max, ti decidi?! Cosa vuoi fare?!” chiese Victoria impaziente.

Max alzò la mano e questo gesto causò il disappunto di Victoria. “Lo sapevo che finiva così!”

“Ok, allora è deciso, si va al Paradise. Voi preparatevi e io e Aaron passiamo tra un poco”.

“Non vedo l’ora!” disse Victoria svogliata.

 

 

Chloe era dietro al bancone del bar servendo del caffè ad alcuni clienti. Ogni tanto le rivolgevano la parola con l’intento di conversare, come facevano abitualmente ma lei rispondeva distrattamente. Nella testa continuavano a passare le immagini di Lauren che partiva. Shonei che le rivelava che Max fosse a Portland e Steph che le mostrava la foto della ragazza. Presa dai suoi tanti pensieri, finì per rovesciare il caffè di un nuovo cliente del Paradise.

“Ehi, stai un po’ attenta!” disse l’uomo.

Cooper che aveva assistito alla scena si avvicinò a Ian che stava ripulendo un tavolo e gli diede una gomitata, facendo un cenno della testa nella direzione di Chloe.

“Oh cazzo, mi scusi tanto! Mi dispiace molto, gliene preparo subito un altro!”

“Come minimo!” rispose l’uomo infastidito.

Ian fece un sorriso soddisfatto mentre Cooper se la rideva. Anche Steph aveva assistito a tutta la scena e con preoccupazione si avvicinò a Emily. La ragazza intenta a ripulire un tavolo alzò lo sguardo verso di lei. “Emily, potresti sostituire un attimo Chloe? Avrei bisogno di parlarle”.

“Certo Steph”.

Chloe servì di nuovo il caffè all’uomo scusandosi ancora una volta. Steph si avvicinò alla sua amica abbassando la voce. “Chloe, andiamo di là un attimo, ti sostituirà Emily”,

“No, sto lavorando”.

“Chloe, per favore” disse Steph determinata.

Chloe capì le intenzioni della sua amica. Così quando vide Emily avvicinarsi si allontanò dalla sua postazione. Raggiunsero gli spogliatoi e Chloe si sedette su una panca appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani tra i capelli.

“Oggi non sei in condizioni di poter lavorare”.

“Si invece! Ce la faccio!”

“E invece no! Sei sotto pressione in questo momento e sappiamo bene cosa succede in questi momenti! Hai la testa da un’altra parte e sappiamo entrambi dove!”

Chloe alzò la testa guardando l’amica. “Sta succedendo tutto troppo in fretta! Lauren è andata via e Max qui! Cazzo, non riesco a crederci! Lei è qui e non so cosa fare!”

“Ne abbiamo già parlato! Al momento non devi fare nulla! Devi cercare prima di tutto di tranquillizzarti e poi pensare a mente fredda cosa fare! Devi concederti del tempo per metabolizzare il tutto! Non sei pronta ad affrontare la situazione!”

“Si, hai ragione! Ma cosa succede se si ripresenta qui?! Insomma, potrebbe vedermi! Lei non sa che sono qui o forse sì!”

“Non credo che lo sappia!”

“E se mi dovesse vedere?!”

“Non credo che tornerà!”

“E tu cosa ne sai?!”

“Non lo so… diciamo che lo spero!”

“Questo sì che mi aiuta Steph! Merda! Ok, se rimette piede qui devo nascondermi! Devo evitarla finché non capisco come gestire questa cazzo di situazione!”

“Si, forse è il caso! E nel frattempo preparati anche all’idea che prima o poi potreste incontravi!”

“Già, adesso è meglio che torno a lavoro!”

“Sei sicura?! Forse è il caso che lasci Emily al bar!”

“No, è più sicuro restare al bancone anziché andare in giro per i tavoli!”

“Ok!”

 

Nel frattempo sopraggiunse Shonei al locale, prendendo posto a uno sgabello del bar dove in quel momento c’era Emily.

“Buongiorno signorina!” disse Shonei con un sorriso.

Emily si voltò verso di lei ricambiando il sorriso. “Buongiorno Shon”.

“Nessuno pronuncia il mio nome meglio di te”.

“Cosa posso servirti… Shon?” chiese la ragazza pronunciando di nuovo il suo nome di proposito.

“Adesso mi hai in pugno” rispose Shonei facendo ridere Emily. “Comunque servimi tutto quello che vuoi e anche oltre se sei tu a farlo”.

“Bene, allora che ne dici se ti offro un caffè freddo con latte, tre cucchiaini di zucchero di canna, qualche cubetto di ghiaccio e infine una bella spruzzata di panna sopra con scaglie di cioccolato fondente?” disse con voce sensuale la ragazza, appoggiandosi al bancone e sporgendosi in avanti verso di lei.

Shonei era spiazzata dall’atteggiamento sfacciato e provocatorio di Emily nei suoi confronti. Deglutì a vuoto sorpresa. “Oh sì, ti prego servimi quel dannato caffè”.

In quel momento ritornò Chloe alla sua postazione. “Grazie Emily, adesso puoi tornare al tuo posto”.

“Ok Chloe” rispose la ragazza guardandola. Poi si voltò di nuovo verso Shonei che la guardava sgranando gli occhi. “Beh, a quanto pare avrai il tuo caffè ma non servito da me. Ci penserà Chloe”.

“Ehi, questo non è giusto”.

“Sarà per un’altra volta” disse Emily divertita allontanandosi per tornare alla sua postazione.

“Ma…” poi guardò Chloe. “Tu cosa ci fai qui?”

“Ci lavoro idiota”.

“Si lo so questo, ma non potevi aspettare che Emily mi servisse?”

“Oggi sono io di turno al bar”.

“E allora perché c’era lei?” chiese Shonei guardando Emily che prendeva le ordinazioni di alcuni clienti a un tavolo.

“Perché ho fatto una piccola pausa” disse Chloe.

Shonei riportò l’attenzione verso di lei sentendo il tono che aveva utilizzato. “Va tutto bene? Come stai?”

“Come vuoi che stia! Stamattina la mia ragazza è partita per restare via non si sa per quando! La mia ex migliore amica è qui a Portland! Sono tornati i miei attacchi di panico e per concludere oggi non riesco a servire nemmeno un cazzo di caffè senza rovesciarlo!”

“Mi dispiace, hai detto a Lauren di Max?”

“No, non potevo farlo. Si sarebbe preoccupata per me e avrebbe cambiato idea sulla partenza. Non potevo permettere che accadesse. Non voglio che rinunci a qualcosa per me. Ora posso offrirti il caffè che hai ordinato?”

“Prenderò il solito grazie” disse la ragazza cambiando ordinazione.

“Ok” disse Chloe voltandosi per prepararle il caffè.

“Cosa hai intenzione di fare?”

“Non lo so, Steph dice che devo prima darmi una calmata e metabolizzare tutto quello che sta succedendo e poi decidere”.

“Credo abbia ragione”.

“Per il momento cercherò di evitarla il più possibile” disse Chloe servendole il caffè.

“Si, è la cosa giusta da fare per ora. Non credo tu sia pronta per incontrarla”.

“Ho visto la foto”.

“Ah” disse Shonei bevendo un sorso del suo caffè.

“Già…”

“E…?”

“Sono passati tre anni ed è cambiata un poco”.

“Beh, è una cosa che succede a tutti. È naturale e non ci trovo nulla di strano”.

“Si però, non posso fare a meno di pensare a una cosa”.

“A cosa?”

“E se è cambiata anche nel modo di essere?”

“Può succedere anche questo. La vita e le esperienze che vivi possono cambiarti. Tu questo dovresti saperlo”.

“Si, lo so bene ma l’idea che lei non possa essere più la stessa di un tempo, mi spaventa”.

“Beh, la prima cosa di cui ti devi preoccupare quando arriverà il momento, sarà farti perdonare” disse bevendo un altro sorso della sua bevanda. “Da quello che mi hai detto è possibile che la sua reazione nel vederti di nuovo non sarà molto piacevole. Soprattutto perché sei… eri la sua migliore amica” disse mentre appoggiava la tazza sul bancone.

Poi alzò lo sguardo di nuovo sull'amica vedendo che aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati dalla sorpresa. Shonei si voltò per vedere che diavolo avesse visto. Nel locale era appena entrata Ashley che si stava dirigendo nella loro direzione sorridendo. La ragazza prese posto su uno sgabello accanto a Shonei guardando Chloe. “Ciao Chloe, ne è passato di tempo eh?” disse lei facendole un occhiolino.

“Ashley?!”

“Si tesoro sono proprio io, come stai?”

“B-bene!”

“Non le ho detto che eri a Portland ecco il perché della sua reazione” disse Shonei.

“Ah, ora capisco” rispose Ashley. “Spero che almeno tu sia contenta di rivedermi” aggiunse rivolta a Chloe.

“Si certo… ti trovo bene!” rispose la ragazza indicandola.

“Oh anche io ti trovo splendidamente bene Chloe. Sei sempre stata in gran forma”.

Shonei roteò gli occhi al cielo.

“Sei qui di passaggio o…”

“No, ci resto finché il mio animo avventuriero non decide di salpare di nuovo per un’altra meta ignota”.

“Bene… allora… buona permanenza”.

“Grazie Chloe”.

“Ok, che ne dici se ci sediamo a un tavolo così possiamo parlare?” chiese Shonei alla ragazza. Ashley in tutta risposta la ignorò parlando ancora con Chloe.

“Non immaginavo che lavorassi qui”.

“Eh già, non me lo aspettavo neppure io”.

“Ricordo che in quel periodo non davi molta importanza al lavoro. Ce la siamo proprio spassata eh?”

“Oh sì… davvero tanto” rispose Chloe annuendo.

“Beh, visto che ci sei mi serviresti un bel caffè?”

“Certo!”

“Si e magari lo fai portare da qualcuno al nostro tavolo” aggiunse Shonei rivolta a Chloe. Poi si rivolse ad Ashley. “Adesso ci sediamo a un tavolo”.

“Va bene, a dopo Chloe”.

“A dopo”.

Nel mentre che Ashley si dirigeva verso uno dei tavoli liberi, Chloe afferrò Shonei per un polso prima che si allontanasse. “Che cazzo ci fa lei qui?” chiese sottovoce.

“E che ne so io… è semplicemente ritornata” rispose Shonei.

“Ti prego Shon dimmi che non ci sei ricascata”.

“Ricascata dove?”

“Nelle sue mutande”.

“Oh avanti, non sono mica così scema!”

Chloe continuò a guardarla con diffidenza. “Non vuoi rimetterti con lei vero?”

“Ma certo che no. E poi io e lei non siamo mai state davvero insieme. Tra noi era solo divertimento senza nessun impegno”.

“Che io ricordi non era solo questo, almeno non da parte tua”.

“Non dire stronzate, ti sbagli!” rispose Shonei iniziando a scaldarsi “Io non ho mai voluto nient’altro che sesso da lei!”

“Puoi continuare a ripetertelo tutte le volte che vuoi ma sai bene che non è così!”

“Adesso devo andare, mi sta aspettando! Ah a proposito, potresti farle servire il suo caffè da Emily?!”

“Ecco, lo sapevo io che…”

“Non è come pensi e comunque grazie Chloe, sei molto gentile!” disse Shonei senza perdere tempo. Così raggiunse Ashley al tavolo, mentre Chloe continuava a osservarle. Si avvicinò Steph appoggiandosi di spalle al bancone guardando anche lei le ragazze.

“Come se non bastassero tutti gli altri casini!” le disse Steph.

“Porca vacca!”

“Prima Shonei e adesso lei! Direi che siamo al completo!”

“Spero soltanto che questa volta non si lasci abbindolare da lei come al solito!” disse Chloe preoccupata.

“Sarà difficile visto che Shon pensa solo con le sue parti basse!”

 

Ashley e Shonei dopo aver preso posto al tavolo si guardarono per un momento senza parlare. Poi fu Ashley ad aprire la conversazione. “Allora Shon, di cosa volevi parlarmi?”

“Quanta fretta, non vuoi nemmeno aspettare l’arrivo del tuo caffè? Non ti starà mica aspettando il tuo ragazzo fuori? Hai tempo o devi scappare via alla velocità della luce?”

Ashley sorrise appoggiandosi allo schienale. “Posso restare tutto il tempo che voglio”.

“Bene, mi fa piacere saperlo. Quindi posso disattivare il timer?” disse Shon cercando di provocare la ragazza che rimase impassibile.

In quel momento si avvicinò Emily al loro tavolo per servire il caffè ad Ashley. “Ed ecco il caffè come richiesto Ashley”.

“Grazie Emily, vedo che ti ricordi di me”.

Le due ragazze si conoscevano già visto che Ashley era diventata una cliente abituale dopo che Shonei aveva iniziato a frequentarlo dopo aver conosciuto Chloe e Steph.

“E come potrei non ricordarmi. Ho lavorato sempre il doppio grazie alla tua presenza qui. Tutti i clienti facevano a gara per offrirti drink. Il giorno dopo dovevamo ordinare altri alcolici per fare rifornimento”.

“Oooh, non esagerare Emily”.

“Non sto esagerando”.

“Emily, potrei chiederti gentilmente un altro caffè?” chiese Shonei incrociando le braccia sul tavolo sporgendosi in avanti fissando la ragazza con interesse, in modo che Ashley comprendesse. In tutto questo Ashley la guardò con curiosità e sorpresa.

“Certo Shonei, te lo porto subito”.

“Grazie Emily”.

La ragazza si allontanò mentre Ashley incrociava le braccia al petto con un sorriso, un po’ divertita e un po’ infastidita dal comportamento di Shonei avendo capito quali fossero le sue intenzioni.

Shonei la guardò con finta indifferenza. “Cosa c’è Ashley?”

La ragazza scosse la testa ridacchiando. “Sei davvero incredibile”.

“Scusa, non capisco di cosa tu stia parlando” disse Shonei fingendosi confusa.

“Oh andiamo, cos’era quello? Un modo per tentare di farmi ingelosire?”

“Io… cosa?! Ma… cioè… tu hai pensato che io….” disse Shonei ridendo. “Oh no no, credimi non mi interessa farti ingelosire”.

“Si certo, come no!”

“Aspetta, mi stai dicendo che hai provato gelosia?!”

Ashley tornò seria bevendo il suo caffè. Poi appoggiò la tazza sul tavolo continuando a tenerla con la mano, ignorando la domanda.

“Sei gelosa!”

“Io non sono gelosa di te Shon!” disse la ragazza sicura di sé.

“Si certo, ti credo sulla parola!”

“Non importa se non mi credi! E poi se io voglio Emily sparisce in pochi secondi dalla tua mente!”

“Sei troppo sicura di te! Non devi tirartela troppo sai?! Anche perché a me non piace più quel tuo modo ostentato di metterti in mostra e pavoneggiarti per ottenere uno straccio di consenso da qualche povero sfigato, che si ecciterebbe semplicemente con uno schiocco di dita!”

La ragazza rimase a guardarla stupefatta dalle sue parole, ma non era solita farsi mettere K.O. da nessuno, tanto meno da lei. “Quando parli di sfigati ti riferisci a qualcuno in particolare o soltanto a te?!”

Fu il turno di Shonei di incassare il colpo mentre l’altra si godeva con soddisfazione la sua espressione sorseggiando il suo caffè.

Shonei rise nervosamente.

“Ops, colpita e affondata!” disse Ashley portandosi una mano alla bocca, rigirando il coltello nella piaga ridacchiando.

“Beh, sappi che i tuoi giochetti con me non funzionano più!”

“Ah davvero?!” disse la ragazza sporgendosi in avanti guardandola dritta negli occhi. E se adesso io ti dimostrassi tutto il contrario?!”

Anche Shonei si sporse ancora di più in avanti e ricambiando il suo sguardo disse: “Così tradiresti il tuo uomo per me! Non ti senti un po’… come dire… sgualdrina?!”

Il sorriso di Ashley sparì dalle sue labbra appoggiandosi di nuovo contro lo schienale. “Senti da che pulpito arriva la predica!”

“Per quello che mi riguarda io sono libera di fottermi chi voglio! Non sono io ad avere una relazione stabile qui!”

“Io non ho una relaz...” disse Ashley bloccandosi accorgendosi di quello che stava per dire.

Soddisfazione e vittoria si dipinse sul volto di Shonei. “Oooh… questo sì che è davvero interessante!”

In quel momento arrivò Emily con un altro caffè questa volta destinato a Shonei. “Ecco il tuo caffè Shonei!”

“Ti ringrazio Emily, sei davvero un tesoro!”

“È il mio lavoro!”

“A proposito, vorrei tanto offrirti un caffè un giorno di questi ma non qui dove lavori! Altrimenti dovresti preparartelo da sola!”

Emily rise mentre Ashley storceva il naso a quella scena.

“Se è solo per un caffè, va bene!” disse Emily mettendo in chiaro la situazione.

“Ma certo, soltanto per un caffè!”

“Adesso torno a lavoro! Se avete bisogno di altro chiamatemi pure!”

“Ops, a quanto pare ti è andata male!” disse Ashley lanciandole una frecciatina.

“Dovresti conoscermi Ashley! Sai bene che i miei incontri, anche solo per un semplice caffè, finiscono tutti allo stesso modo!” rispose Shonei disinvolta assaporando il suo secondo caffè della giornata.

“Non tutti che io ricordi!”

“Questo è vero! Certe volte riuscivo a portarti a letto anche per molto meno!”

“Ok, adesso basta! Se mi hai voluta incontrare per queste stronzate me ne vado!” disse la ragazza che stava per alzarsi.

Ma Shonei la bloccò afferrandole un polso. “No aspetta! Non è per prendermi gioco di te che ti ho voluta vedere!”

“Strano, perché pensavo proprio che fosse così!”

“No! E comunque sei stata tu a cominciare!”

“Non credo proprio!”

“Ti prego non andare! Resta!”

La ragazza parve rifletterci e rimase seduta ritornando a bere il suo caffè.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?!”

“Da quando stai con lui?!”

“Oh cielo, è di questo che volevi parlarmi?! Di Jeffrey?!”

“No, solo che faccio un po' fatica a capire come diavolo siete finiti insieme!”

“Beh, tu ci hai presentati! Poi sono andata via e quando sono arrivata in California, ci siamo incontrati per puro caso! Una cosa tira l'altra e ora stiamo insieme!”

“Ah, vi siete incontrati in California!”

“Si!”

“Ricordo che lui aveva in progetto di andarsene, lasciare Portland e il lavoro con Steven! Doveva raggiungere un suo amico non so dove per lavoro!”

“Si, il suo amico doveva aprire un bar e lui lo ha raggiunto!”

“Ok...” disse Shonei bevendo un sorso del suo caffè pensierosa.

“C'è altro?!” chiese Ashley.

“Io e te ne abbiamo passate tante insieme! Noi ci siamo sempre divertite senza nessun impegno e senza pretese di...”

“Pff, ma davvero?! Sembra pretese?!”

“Lasciami finire Ashley! Anche se la nostra relazione non si potesse definire qualcosa di serio, ci sono stati momenti in cui lo è sembrato! Abbiamo avuto i nostri alti e bassi! Ci siamo mollate e riprese tante di quelle volte da perdere il conto! Ma alla fine ritornavamo sempre insieme, perché non riuscivamo a stare lontane l'una dall'altra! Questo non puoi negarlo!”

“Perché ci divertivamo molto Shonei! E comunque non capisco ancora dove tu voglia arrivare!”

“Quando ti ho presentato Jeffrey noi stavamo ancora insieme, ricordi?!”

“Oddio, non stavamo proprio insieme...”

“Cazzo Ashley, puoi definirla come ti pare la nostra storia, però stavamo insieme! E non frequentavi nessun altro oltre a me in quel periodo! Giusto?!” disse Shonei spazientita.

“Si, è giusto!”

“Bene! Ora la mia domanda è semplice e diretta! E voglio che tu sia del tutto sincera con me! Niente sotterfugi, niente bugie, niente omissioni!”

Ashley cominciò a sentirsi davvero scomoda in quella situazione. Incrociò le braccia al petto guardandosi intorno.

“Quando te l'ho presentato, vi siete visti o vi è capitato di incontrarvi altre volte?! Che ne so, anche per puro caso?! Vi siete visti solo quella sera, quando eravamo tutti insieme?!”

Ashley riportò lo sguardo su di lei mentre Shonei la guardava in attesa di una risposta.

“Si… ci siamo visti altre volte!”

Shonei la guardò non sapendo bene come prendere quell'informazione. “Oh... scusami ma... q-quando vi siete rivisti?!”

“Shon, sono passati degli anni! Chi diavolo se lo ricorda!”

“Vi siete visti per caso?!”

“Si!”

“Quante?!”

“Cosa?!”

“Quante volte vi siete visti... per caso?!” chiese Shonei stavolta senza guardarla, mentre torturava la tazza del caffè tra le sue mani.

“Ha importanza?! Parliamo di anni fa e...”

“Vorrei saperlo se non ti dispiace! Anche se non è importante!”

Ashley rifletté sulla risposta da darle. “Qualche volta!” rispose abbassando lo sguardo al suo caffè.

“Quante?!” continuò Shonei.

“Non ricordo... credo tre volte!”

“Non ricordi se sono state tre volte?!”

“Si! Sono state tre volte!”

“Ok, ora dimmi un'ultima cosa! In quelle tre volte in cui vi siete visti per caso, è successo qualcosa tra voi?!”

“In che senso?!” chiese la ragazza anche se le era più che chiaro cosa volesse sapere.

“È successo qualcosa tra voi?! Siete stati a letto insieme?!”

“Shon... io non credo...”

“Rispondi a questa cazzo di domanda!”

Ashley non rispose subito ma alla fine confermò i sospetti della ragazza. “Si!”

Shonei annuì anche se era chiaro che non avesse preso molto bene quella notizia. “Lo avete fatto tutte e tre le volte?!”

“Shon, la nostra relazione, se proprio vuoi definirla così, era aperta! Non avevi l'esclusiva! Perché è una cosa che non ho mai concesso a nessuno!”

“Ma a quanto pare a lui sì! Ah no, dimenticavo che poco fa, stavi per dire di non avere nessuna relazione! Mi chiedo se Jeffrey ne sia conoscenza! Anche se spero davvero con tutto il cuore che quel gran figlio di puttana, riceva lo stesso trattamento che ho ricevuto io e che hanno avuto tutti quelli che sono stati con te!”

“Shon...”

“Lui lo sapeva benissimo che stavamo insieme! E non ha importanza come cazzo la consideravi tu la nostra relazione! Lui lo sapeva!” disse Shon sbattendo un pugno sul tavolo.

Quel gesto fece voltare verso di loro alcuni clienti ai tavoli vicini e attirò anche l'attenzione di Chloe e Steph. Shonei se ne accorse e cerco di mantenere la calma, anche se in quel momento l'unica cosa che potesse calmarla, era prendere a calci in culo quel bastardo di Jeffrey. La mandava in bestia sapere che il ragazzo se pur consapevole della loro storia, non si era tirato indietro davanti all'opportunità di portarsela a letto. Ma cosa ancora meno digeribile, era il tradimento da parte della ragazza. La loro non era mai stata una relazione seria, con progetti a lungo termine. Ma nonostante tutto per lei era importante e il fatto di essere stata tradita, non le andava giù. Forse era anche un atteggiamento da ipocrita il suo, perché spesso quando stavano insieme, lei stessa non perdeva tempo a stare con altre ragazze. Come aveva precisato Ashley era una relazione aperta.

“Shon!” disse Ashley appoggiando una mano sulla sua ancora chiusa a pugno sul tavolo. La ragazza era sopraffatta da una rabbia incontenibile in quel momento.

Appena sentì il contatto della ragazza scansò via la mano con un gesto. “Ora vattene!”

“Shonei, non puoi prendertela in questo modo come se...”

“Ho detto di andartene!”

“Anche tu andavi a letto con altre ragazze e non ricordo di averti mai fatto delle paranoie!”

“No, infatti non me ne facevi perché tanto ti bastava prendere il sopravvento su di me! Ci voleva veramente poco per sbaragliare la concorrenza! Non avevi bisogno di incazzarti e fare storie con me!”

“Beh, adesso non dare la colpa a me della tua debolezza!”

Shonei rimase in silenzio guardandola e poi si alzò. “Ti offro io il caffè, adesso puoi anche andartene! E scusa tanti per il disturbo! Torna pure dal tuo uomo!”

Lasciò dei soldi sul tavolo dirigendosi verso il bagno lasciandola da sola. Forse per la prima volta Ashley si sentiva davvero una merda. Anche perché per la prima volta, aveva letto negli occhi di Shonei la sofferenza che stesse provando. Ma Ashley aveva anche altre ragioni per sentirsi così. C’era molto più dei tradimenti e di alcune menzogne che le aveva appena raccontato.

 

Shonei entrò velocemente in bagno sbraitando e cercando di ritrovare la calma. “Sono la solita cazzona di merda! Avrei dovuto capirlo! Sono stata così stupida a fidarmi di lei! Fanculo Jeffrey, fanculo Ashley, fanculo tutti!”

Si piazzò davanti ai lavelli appoggiandosi con le mani osservando la sua immagine riflessa nello specchio. Odiava essere presa per i fondelli e di solito non lo permetteva mai a nessuno di farlo. Però le cose cambiavano quando si trattava di Ashley. In passato Chloe spesso le aveva rimproverato proprio quello, di farsi annullare dalla ragazza che era capace di rivoltarla come un calzino. La vera forza di Ashley non risiedeva solo nella sua capacità di persuasione nel riuscire a ottenere tutto ciò che voleva da chiunque sfruttando la sua bellezza e il suo corpo, ma anche nella debolezza degli altri che le permettevano qualsiasi cosa facendosi irretire dai suoi modi di fare.

 

Nel frattempo che Shonei cercava di riprendere il controllo di sé, Ashley si alzò e raggiunse il bancone dove Chloe la stava già osservando. Steph andò a ripulire il tavolo mettendo le tazze su di un vassoio da portata e prendendo i soldi.

Ashley si rivolse a Chloe. “Mi ha fatto davvero piacere rivederti! Adesso io devo andare ma se Shonei dovesse chiedere di me… dille che sono andata via! Ciao Chloe!”

Detto questo si voltò per andarsene. Chloe la seguiva con lo sguardo e dopo che la ragazza fu uscita dal locale, guardò la porta del bagno riservato ai clienti. Era sul punto di raggiungere Shonei, facendosi sostituire momentaneamente da qualcuno, ma appena fece un passo sentì delle voci di qualcuno entrare nel locale. Nel mentre Steph si stava avvicinando al bancone del bar. Chloe si girò a guardare l’ingresso e vide un gruppo di ragazzi, tra i quali riconobbe Victoria, Kate e Max. Il cuore saltò un battito nel petto vedendo la sua amica, rimanendo bloccata per un attimo. Per paura di essere coperta si abbassò velocemente nascondendosi alla vista delle ragazze, appiattendosi contro il bancone. Steph vedendo la sua reazione guardò in direzione dei ragazzi che presero posto a un tavolo. Rimase spiazzata riconoscendo Max e soprattutto Victoria che conosceva bene e con la quale in passato aveva avuto qualche screzio. Eddie stava per iniziare il suo turno e dopo essersi cambiato negli spogliatoi raggiunse l’interno del locale guardando alla sua destra. Vide Chloe abbassata contro il bancone e le si avvicinò confuso. “Ehi, ma cosa cazzo ci fai lì Chl...!”

In quel momento Chloe si avvicinò di poco a lui allungando soltanto un braccio verso di lui afferrandolo per il colletto della camicia con una mano e tirandolo giù.

“Ehi, ma che caz…”

“Shhh! Sta zitto e ascoltami bene! Non chiamarmi più con quel nome!”

“Come scusa?!”

“Non nominarmi!”

“E se ti devo chiamare che faccio?!”

Chloe ci pensò un attimo. “Chiamami Elizabeth!”

“Invece non la chiamerai affatto!” intervenne Steph chinandosi anche lei con loro.

“Ah, ciao Steph!” disse il ragazzo.

“E cosa cazzo dovrei fare Steph?! Io devo lavorare!”

“Chl… Elizabeth, mi lasceresti per favore?!” chiese Eddie che aveva ancora la mano della ragazza al colletto della camicia.

Chloe lasciò la presa dal ragazzo.

“Uff, grazie eh!” disse il ragazzo sistemandosi.

“Hai un ruolo di vice dirigente di questo locale Chloe, quindi sfruttalo! Vattene di qui!” disse Steph.

“Oh sì certo, perché non ci ho pensato prima?! Magari Asher quanto noterà con quanto impegno non lavoro, deciderà di licenziarmi!” disse Chloe con sarcasmo.

“Ragazze…” disse Eddie cercando di capirci qualcosa.

“Chloe, forse non hai capito bene in che situazione di merda ti trovi! Max è seduta con gli amici a un tavolo! Ora secondo te, quanto tempo ci impiegherà ad accorgersi della tua presenza?! Potrai farti chiamare anche in modo diverso ma il problema rimane! A meno che la tua amica non sia completamente cieca come una talpa o tu non metta una maschera in faccia!”

“Chi diavolo è Max?!” chiese il ragazzo del tutto ignorato.

“Ok, forse hai ragione, ma io dovrei stare qui al locale! Asher non c’è e io sono la responsabile!”

“Non preoccuparti di questo! Prendi la scusa di dover rivedere l’ordine prima di inviarlo! Insomma fai quello che di solito fai quando ti chiudi nella stanza di Asher!”

“Ah, cioè giocare a un solitario!”

Eddie scoppiò a ridere. “Cosa fai?! O santo cielo! Visto che ci sei potresti guardarti anche un porno!” disse il ragazzo divertito.

“Ho fatto anche quello!”

“Ragazzi, volete piantarla di dire cazzate?!” disse Steph.

“Non ho nessun ordine da rivedere!”

“Non ha nessuna importanza! Impegnati e trova qualcos’altro da fare! Certo è che non puoi restare qui! Eddie?!”

“Si?!”

“Tu occupati del bar, sostituisci Chloe!”

“Ok!”

“E tu?!” chiese Chloe.

“Io continuerò a servire ai tavoli!”

“Ma c’è Victoria!”

Il ragazzo raddrizzò le antenne. “Victoria?! Victoria chi?! Quella di ieri sera?!” chiese il ragazzo speranzoso.

“E allora?! Ho avuto a che fare con qualcuno di peggio, tipo Shonei! E Poi che c’entro io?! Non sa che viviamo insieme! Sei tu che devi rimanere nascosta per il momento!” rispose Steph.

“Ragazze, ora che ci siamo tutti organizzati posso sapere cosa cazzo sta succedendo?!”

“C’è una persona che non deve vedere Chloe!”

“Ah! E dov’è questa persona?!”

“È seduta a un tavolo con gli amici!”

“Ok, do un’occhiata!”

Il ragazzo si alzò lentamente per dare un’occhiata oltre il bancone e vide il gruppo di ragazzi seduti al tavolo che chiacchieravano tra loro. Notò anche la presenza di Victoria. Si riabbassò con in volto una faccia da ebete. “Devo andare a quel tavolo!”

“No, non puoi! Starai dietro al bar come deciso!” disse Steph.

“Ok, ma stai calma!”

“Tu invece ora te ne vai di sopra!” disse la ragazza rivolgendosi a Chloe.

“E va bene!” disse Chloe poco convinta.

Di colpo anche Emily si chinò con loro. “Ragazzi, cos’è una riunione per caso?! Va tutto bene?! È successo qualcosa?!”

“No niente!” rispose Steph.

“E invece sì! Mi sono completamente innamorato!”

“Cosa?! Di chi?!” chiese Emily.

“Di una certa Victoria!”

“Oh cazzo!” dissero all’unisono Chloe e Steph guardandolo con terrore.

“Ragazzi, ora basta! Tutti a lavoro!” disse Steph.

“Si andiamo!” disse Chloe.

“Tutti tranne te!” disse Steph.

“Come mai?! Non ti senti bene?!” chiese Emily guardando Chloe.

“Oh no… è che devo fare… devo rivedere il nuovo ordine della roba che serve! Credo di aver tralasciato qualcosa!”

“Ah, ok!”

Chloe vide Emily che aveva un vassoio tra le mani. “Mi daresti quel vassoio?!”

“Questo?! Certo, ma che devi farci?!”

“Ehm… mi serve!” rispose Chloe lasciando la ragazza confusa.

I ragazzi si alzarono tutti insieme e Ian li guardò in modo strano, chiedendosi che diavolo stesse succedendo. Steph era pronta per dirigersi verso i ragazzi dove c’era Max, Eddie dietro al bancone, ed Emily a ripulire un altro tavolo. Chloe invece si alzò lentamente coprendosi il volto con il vassoio dirigendosi subito verso l’ingresso che portava alle altre stanze del retro.

Steph prima di avvicinarsi prese un respiro profondo preparandosi alla reazione inevitabile di Victoria. I ragazzi al tavolo erano seduti in sequenza con Victoria, Timothy, Aaron, Kate e infine Max.

“Buongiorno!”

“Buongiorno!” risposero tutti all’unisono i ragazzi.

Victoria alzò lo sguardo su di lei e sgranò gli occhi. “Steph?!”

“Oh, ma guarda che sorpresa!” disse Steph fingendosi sorpresa di vederla.

“Accidenti Steph, ne è passato di tempo! Non ci vediamo da quanto?!” disse Victoria giocando con la collana che portava al collo, guadandola dall’alto in basso con fare superiore.

“Da parecchi anni!”

Rimasero a fissarsi con sguardo poco amichevole mentre gli altri assistevano alla scena leggermente confusi.

“Si, è vero! Ricordo che hai lasciato la scuola per motivi personali, ma non si è mai saputo bene con certezza che motivazione fosse!”

“Sai com’è, non a caso si definiscono motivazioni personali!”

“Sarà stato brutto non aver terminato gli studi!” disse Victoria lanciandole una frecciatina.

“Mi dispiace doverti deludere ma ho completato lo stesso gli studi!”

“Ah davvero?!”

“Si!”

“E ti sei anche laureata?!”

“No, perché al contrario di te ho dovuto rimboccarmi le maniche e andare a lavorare!”

“Si capisco! Del resto c’è chi può e chi no! Comunque mi è dispiaciuto molto sapere del tuo abbandono?!”

“Ci credo Vic, ma sono sicura che hai trovato subito qualcun altro su cui riversare tutte le tue frustrazioni!” disse Steph con soddisfazione quando si accorse di aver colto nel segno.

I ragazzi si guardavano tra di loro ancora più confusi dalla scena che si parava davanti, non sapendo cosa fare e dire. Alla fine fu Aaron a intervenire schiarendosi la voce. “Ragazzi, che ne dite se ordiniamo la colazione?! Non so voi ma ho una fame!”

“Si, hai ragione Aaron!” disse Timothy mentre le due ragazze si fissavano ancora.

“Lavori qui da molto Steph?!”

“Si ma non preoccuparti, non ho intenzione di sputare dentro la tua colazione! Ho un’etica e ci tengo al mio lavoro! Però se sei preoccupata posso far venire qualcun altro!”

“No, va bene così! Visto che il tuo lavoro è servire, allora servimi!”

Max che si trovava seduta proprio frontalmente a Victoria e le diede un colpo sotto al tavolo con il piede. Victoria spostò lo sguardo sulla sua amica che la fissava con disapprovazione. Anche Steph si girò verso Max vedendola per la prima volta in carne e ossa e pensò che fosse molto carina. Poi chiese loro cosa volessero ordinare prendendo appunti sul taccuino e si allontanò per andare da Eddie che nel frattempo non staccava gli occhi da Victoria.

“Tieni, prepara questi! Io nel frattempo vado a prendere in cucina il resto!”

Il ragazzo non aveva ascoltato nemmeno mezza parola della ragazza, troppo preso dal guardare Victoria.

 Eddie?!”

“Eh?! Dicevi Steph?!”

“Le ordinazioni!” rispose Steph piazzandogli il foglio davanti per impedire la visuale verso la ragazza.

“Ah sì! Certo, ci penso io!”

“Cretino!” disse Steph dirigendosi verso l’ingresso del retro per raggiungere la cucina. In quel momento Shonei uscì dal bagno e lei si fermò facendole un cenno con la testa verso il tavolo occupato dai ragazzi Shonei la guardò confusa non riuscendo a capire cosa volesse dire e quindi le si avvicinò.

“Ma per caso ci stai provando con me?! Vuoi appartarti?!”

“Cosa?!” chiese Steph sconvolta. “Ma che cazzo dici?!”

“Beh, eri tu che facevi cenni come per…”

“Idiota! Ti volevo indicare il tavolo!”

Shon guardò il tavolo dov’era seduta prima con Ashley, notando che era vuoto. Forse in cuor suo sperava che la ragazza la raggiungesse in bagno o che l’aspettasse almeno. “È andata via! Beh, non mi meraviglia affatto!”

“Ma di che parli?!” chiese Steph.

“Di Ashley, non era di lei che volevi parlarmi?!”

“Ma neanche per sogno! Chi se ne frega di quella poco di buono! Mi riferivo…”

Shonei si accorse dell'assenza di Chloe. “Aspetta, ma dov’è Chloe?!”

“È di sopra, proprio a causa di quello che sta succedendo! Guarda l’altro tavolo più sotto!”

Shonei così fece e vide Max seduta a un tavolo con Kate, Victoria e altri due ragazzi. Un sorriso compiaciuto comparve sul suo viso poi si spense all’istante con preoccupazione. “Merda! Come sta Chloe?!”

“Come vuoi che stia?! Per fortuna si è nascosta prima di essere vista! Lei non è pronta per vederla!”

“Che situazione di merda! Non pensavo sarebbe ritornata, per di più così presto!”

“Questo è davvero un gran bel problema visto che Chloe qui ci lavora!”

“Bel casino! Comunque io adesso vado lì!”

“Dove?!”

“Al tavolo!”

“A fare cosa?!”

“A tenere d’occhio la situazione! Devo trovare il modo di sapere in anticipo le loro mosse!”

“Cioè?!”

“Devo sapere che programmi hanno per tutte le serate a venire! Se so in anticipo quando verranno al locale potrò mettere in guardia Chloe!”

“E come hai intenzione di fare?!”

“Tu lascia fare a me! Ci penso io!”

 

“Si può sapere che ti è preso?!” chiese Kate a Victoria dopo che Steph si fu allontanata.

“Niente, è solo una vecchia conoscenza”.

“E di solito è così che tratti le tue conoscenze?” chiese Timothy ridendo.

“È una ragazza che conosco molto bene! Abbiamo frequentato per un po' la stessa scuola”.

“A Seattle?” chiese Aaron.

“No, alla Blackwell”.

Kate e Max si guardarono tra loro.

“Voi due non potete conoscerla, è andata via molto prima del vostro arrivo”.

Poi rimase in silenzio riflettendo se dire o meno quello che le passava per la testa e alla fine si decise. “Lei è... un'amica di Chloe”.

Max rimase sorpresa e poi ripensò al diario di Chloe. “Come hai detto che si chiama?”

“Steph, perché me lo chiedi?”

 

 

Ma certo, Chloe aveva parlato di Steph e Mikey, il giorno del pranzo con Kristen e Fernando. Inoltre aveva scritto di loro anche sul suo diario. Erano quelli che lei considerava più o meno amici.

 

 

“Max? A cosa stai pensando?” chiese Kate.

Max venne distolta dai suoi pensieri. “Eh? No niente, mi sono solo ricordata di una cosa”.

Poi guardò Victoria cambiando espressione, quando vide qualcuno alle sue spalle di sua conoscenza dirigersi verso di loro. Il cuore cominciò a batterle forte in petto sentendosi già a disagio. L'amica accorgendosi della sua reazione si voltò. Appena vide Shonei disse: “Oh merda santa! Non può essere! Lo sapevo che finiva così! Che sfiga!”

“Ehi ragazze, ciao. É bello rivedervi” disse Shonei fermandosi al loro tavolo.

“Ciao Shonei” risposero Kate e Max.

“Victoria” disse la ragazza con un cenno.

“Shonei” rispose la ragazza con sguardo poco amichevole.

“Cazzo, tu sei Shonei?” disse Aaron guardando la ragazza che le si parava di fronte.

“Ci conosciamo?” chiese la ragazza cercando di ricordare.

“Sono Aaron, un amico di Paul che ha aiutato la tua amica con il murale!”

Shonei sgranò gli occhi ricordandosi di lui. Incominciò ad aver paura di cosa potesse dire. “Ah sì... c-certo... ora ricordo”.

“E la tua amica era...come si chiamava...” disse il ragazzo schioccando le dita di continuo cercando di ricordare.

La ragazza intervenne immediatamente per bloccarlo prima che nominasse il suo nome. “Zoe!”

Il ragazzo la guardò un po' stranito. “No, non credo fosse Zoe”.

“E invece sì!”

“No... cioè suonava in modo simile... ma non credo fosse quello il suo nome. Forse era...”

“Zoe! Cavolo è mia amica! Come potrei sbagliarmi sul suo nome!” affermò la ragazza sorridendo nervosamente.

“Si, forse hai ragione. Infondo è passato un po' di tempo e l'ho vista solo una volta e...”

“E la memoria gioca brutti scherzi” rispose Shonei interrompendolo per non rischiare.

“Infatti. Quando ieri sera ci hanno raccontato di una certa Shonei, non avrei mai immaginato si trattasse di te”.

“Ah, ti hanno raccontato di me” disse Shonei guardando le ragazze sorridendo.

“Si, lo hanno fatto” disse il ragazzo divertito.

“A quanto pare ho lasciato il segno”.

“Sulla mia camicia sicuramente!” rispose Victoria seccata.

“Non sarai ancora arrabbiata per ieri sera?”

“Tu che dici?!” disse in modo tagliente Victoria.

“Comunque Shonei, visto che conosci quasi tutti a questo tavolo, ti presento anche Timothy!” disse Aaron.

“Piacere Timothy”.

“Piacere Shonei”.

Mentre i due ragazzi si stringevano la mano Aaron aggiunse: “Lui è il cugino di Victoria!”

“Ah, mi dispiace tanto, sentite condoglianze!” disse Shonei sorridendo facendo ridere tutti.

“Oh vi prego! Non datele motivo di continuare!”

“Siediti un po' con noi Shonei!” disse Aaron.

“Ecco, come non detto!” aggiunse Victoria arrendendosi irritata.

Shonei accettò l'invito del ragazzo senza storie e non potendosi sedere al fianco di Victoria per ovvie ragioni, si sedette accanto a Max. La ragazza già in imbarazzo scalò di posto insieme a Kate per farle spazio.

“Ti possiamo offrire qualcosa?”

“Non lo so, è già il secondo caffè che bevo stamattina. Però, potrei ordinare una birra” disse guardando Victoria provocandola.

“Ah ah, molto divertente! Tim, facciamo a cambio posto!”

“Non se ne parla nemmeno” rispose suo cugino ridendo.

Steph si avvicinò al tavolo con il vassoio e servì la loro colazione mentre ogni tanto si lanciava uno sguardo con Shonei. “Ecco fatto, se volete dell'altro chiedete pure!”

“Steph, mi porteresti una birra?!” chiese Shonei facendole un occhiolino sorridendo, gesto che non sfuggì a Victoria.

“Certo Shon!” disse Steph un po' stufa di dover ritornare a quel tavolo. Si diresse al bancone del bar.

“Tu e Steph ve la intendete?!” chiese Victoria.

Shonei smise di sorridere. “Come scusa?!”

“Mi è sembrato di percepire una certa vibrazione, sai di quelle gay!”

“Mh, mi dispiace Victoria, ma l'unica vibrazione che potresti aver sentito è il vibratore che avrai dimenticato nelle mutande questa mattina!”

Steph in quel momento portò la birra a Shon, vedendo la scena di Kate che stava bevendo un sorso del suo caffè rischiando di strozzarsi. Aaron cominciò a ridere di gusto. Timothy si portò una mano a pugno davanti alla bocca facendo finta di nulla, per trattenere una risata. Victoria al suo fianco lo fulminò con gli occhi. Max invece dava dei colpi dietro la schiena di Kate mentre guardava Shonei sgranando gli occhi davanti alla sfacciataggine della ragazza.

Steph servì la birra a Shonei chiedendosi che diavolo avesse fatto o detto. “Eccoti la tua birra”.

“Grazie Steph”.

“A te piacciono le ragazze Shon?” chiese Timothy curioso.

“C'è qualcuno a questo tavolo a cui interessa avere questa informazione?”

“A me di certo no!” disse Victoria.

“Tu risvegli in me l'eterosessualità” disse Shonei bevendo un sorso della sua birra facendo sorridere questa volta anche Steph che si allontanò.

“E questo sarebbe davvero un bel problema! Quasi mi dispiace per tutto il genere maschile!” disse Victoria per provocazione.

“Vedo che c’è molto feeling tra voi” disse Timothy ridacchiando.

Mentre i ragazzi passarono tutto il tempo della loro colazione a chiacchierare tra loro, Shonei presto attenzione a Max di fianco a lei. “Allora Max, come va?”

“Ehm… bene direi, anche se non so a cosa tu ti riferisca di preciso”.

“Non mi riferivo a nulla di particolare”.

“Ah ok, comunque bene” ribadì Max cercando di non incrociare mai lo sguardo della ragazza che non le staccava gli occhi di dosso.

“Per caso ti infastidisce parlare con me?” chiese Shonei bevendo un altro sorso della sua birra, voltandosi guardando Eddie che non perdeva occasione di dare una sbirciata a Victoria.

Nel frattempo che gli altri ragazzi chiacchieravano tra loro, Victoria ogni tanto lanciava un’occhiata alle due ragazze per assicurarsi che Max non avesse nessuna difficoltà. Victoria sembrava sempre più convinta dell'interesse si Shonei nei confronti della sua amica.

“No, non mi dà fastidio parlare con te” disse Max voltandosi verso di lei. “Mi dispiace se ti ho dato questa impressione”.

Shonei si voltò di nuovo verso di lei sorridendo e i loro occhi si incrociarono per un breve istante, giusto il tempo che Max si rendesse conto di ciò che stava accadendo e distogliesse subito lo sguardo arrossendo, voltandosi dall’altra parte. Il cuore ricominciò a battere più velocemente e i palmi delle sue mani iniziarono a sudare.

 

 

Ma che diavolo mi prende? Perché non riesco a sostenere il suo sguardo nemmeno per mezzo secondo. Non credo sia per via della mia timidezza. Molto probabilmente è a causa delle insinuazioni di Victoria su di lei. Si, sicuramente è così. Adesso pensa che non mi dia fastidio parlare con lei ma non è così. Non è fastidio quello che provo in sua presenza. E poi è una ragazza simpatica e anche molto bella… ma che diavolo vado a pensare? Sono completamente andata fuori di testa.

 

 

“Merda!” disse Max di colpo attirando tutti gli occhi su di lei.

“Max, che succede?” chiese Kate preoccupata.

“Ehm, no niente. Mi sono appena ricordata di dover fare una telefonata”.

“Che telefonata?” chiese Victoria confusa.

“Devo chiamare i miei”.

“Puoi farlo anche dopo. Hai tutto il tempo” disse Victoria.

“Avevo promesso che li avrei chiamati stamattina. Sai come sono, non vorrei farli preoccupare”.

Shonei al suo fianco ridacchio. “Beh, la mamma è sempre la mamma giusto?”

Max la guardò sentendosi quasi sprofondare. Stava dando un’immagine sbagliata di sé. Si sentiva come una ragazzina che stava facendo tardi e doveva chiamare i suoi per non farli allarmare.

“Ok, adesso è davvero troppo!” disse Max alzando la mano per riavvolgere un po’ il tempo ed evitare di fare figuracce. Questa volta non distolse lo sguardo dalla ragazza al suo fianco mentre le rivolgeva la parola. “Allora Max, come va?”

“Benissimo” disse Max sforzandosi di comportandosi in modo naturale sorridendole.

“Shon potresti lasciarmi passare? Dovrei andare un attimo in bagno”.

“Ma certo” rispose Shonei alzandosi e lasciandola passare.

“Arrivo subito ragazzi” disse Max rivolgendosi ai suoi amici prima di raggiungere il bagno.

Shonei si sedette di nuovo e dopo un po' di tempo, decise di approfittare della situazione raggiungendo la ragazza in bagno. “Scusate anche me, arrivo subito”.

“Dove vai?!” chiese Victoria sospettosa.

“Ma come, ti manco di già?!” disse Shonei prendendosi gioco di lei.

E mentre gli altri ridevano la ragazza raggiunse il bagno. Max doveva essere in una delle cabine, quindi decise di aspettare appoggiandosi di spalle ai lavelli. Poco dopo la ragazza uscì dalla cabina e vedendo Shonei, distolse subito lo sguardo avvicinandosi ai lavelli e mentre si lavava le mani chiese: “Mi stavi aspettando per caso?”

“A dire il vero si Max”.

“Ah, come mai?”

“La tua amica è ancora molto incazzata con me. Le passerà mai?”

“Oh, non farci caso. Lei è sempre così…”

“Vipera?”

“No, lei è…”

“Acida?”

Max sorrise. “È una brava persona. Diciamo che ha i suoi difetti come tutti, ma non è cattiva”.

“Allora mi assicuri che non rischio la vita?”

“Non rischi la vita” rispose Max continuando a sorridere voltandosi verso di lei. “Però rischi le sue frecciatine”.

“Ah, quelle so gestirle molto bene”.

“Si, ho notato”.

“Ah sì? Hai notato anche altro?”

Il sorriso si spense sul volto di Max. “Cosa?!”

Shonei cominciò a ridacchiare divertita da quella situazione.

“Cosa c’è di così divertente?” chiese Max con una punta di fastidio.

Shonei smise di ridere sospirando. “Niente”.

“Adesso è il caso che tornia..”

“No aspetta” disse Shonei appoggiando una mano sul braccio di Max, quando le passava davanti per uscire dal bagno.

A quel contatto Max sentì un brivido percorrerle tutto il corpo. Si fermò sentendo le guance avvampare, particolare che non sfuggì alla ragazza. “Scusami. Ti sto creando problemi? Se è così mi dispiace”.

“No, non ho problemi” rispose Max in imbarazzo abbassando lo sguardo.

“Forse non ti faccio sentire a tuo agio? Dico o faccio qualcosa che ti rende difficile anche guardarmi in faccia?”

“No” disse Max alzando lo sguardo su di lei.

Shonei la osservò attentamente negli occhi accorgendosi di un particolare e capì quale fosse il reale problema del suo interminabile imbarazzo. Incuriosita dalla ragazza decise di capirci qualcosa in più. Però per farlo doveva mettere in atto il suo piano. “Max, se per te e gli altri non è un problema, magari qualche volta potremmo uscire tutti insieme, che ne dici? Io conosco Portland molto bene e voi vi siete trasferite da poco. Vi posso mostrare i posti più fighi per divertirvi. Ovviamente non devi sentirti obbligata ad accettare. Forse vuoi chiedere prima alle tue amiche? Magari a Victoria visto che non credo di piacerle molto”.

“Non devo chiedere il loro permesso se è quello che intenti” disse Max un po’ infastidita.

“Non stavo insinuando nulla Max. Allora, che ne dici?”

“Ok” disse Max ritrovandosi ad accettare senza sapere bene perché.

“Bene, allora per tenerci in contatto mi potresti dare il tuo numero di telefono?”

Così le due ragazze si scambiarono i loro rispettivi numeri. Tornarono al tavolo mentre Shonei dentro esultava per essere riuscita nel suo intento. La ragazza restò con loro fino a quando i ragazzi decisero di andare via.

“Shonei, mi ha fatto davvero piacere rivederti” disse Aaron.

“Ha fatto tanto piacere anche a me” rispose la ragazza.

“E a me ha fatto piacere conoscerti Shonei, sei davvero uno spasso!” disse il ragazzo ridendo mentre le stringeva la mano.

“Oh, anche tu non sei niente male” rispose Shonei. Poi guardò le ragazze e aggiunse: “Beh, allora ci vediamo presto spero”.

“Certo” rispose Kate in modo amichevole.

“Ma anche no” disse Victoria.

Poi Shonei si rivolse esclusivamente a Max. “Restiamo in contatto, mi raccomando”.

Max annuì senza dire nulla mente Victoria la guardava con aria interrogativa. Poi finalmente i ragazzi si diressero verso l'uscita. Mentre stavano camminando nel parcheggio per raggiungere l'auto, Victoria chiese: “Max, che voleva dire con teniamoci in contatto?!”

“Beh... prima abbiamo parlato quando stavamo in bagno... e così...” rispose la ragazza un po' in difficoltà.

“E così cosa?!”

“Una parola tira l'altra e...”

“E...?!” chiese Victoria bloccandola per un braccio.

“Mi ha chiesto il numero di telefono!”

“Oh santo cielo! Dimmi che non hai fatto quello che penso tu abbia fatto!”

“Ti riferisci a darle il mio numero?!”

“Si, mi riferisco a quello!” rispose Victoria rimanendo in attesa.

Max non disse nulla e la ragazza capì cosa aveva fatto. “Oh mio Dio! Non posso crederci!” disse Victoria portandosi una mano alla fronte. “Perché diavolo l'hai fatto?!”

“Perché non avrei dovuto?! È una brava persona, simpatica e ieri ci ha tenuto compagnia offrendoci da bere! Non era certo obbligata a farlo!”

“Infatti non era obbligata ma lo ha fatto lo stesso! E tutto perché punta a qualcosa o meglio qualcuno!”

“Oooh, basta con questa storia Vic!” disse Max svilita.

“Non vorrei prendere le parti di nessuno, ma...” disse Kate.

“Ma fammi indovinare Kate, prenderai le parti di qualcuno per la precisione di Max!” disse Victoria con sarcasmo.

“Ti vorrei solo ricordare Victoria, che sei stata tu ad accettare che lei ci offrisse da bere! Io e Max non volevamo! Infondo quello che è successo nel parcheggio ieri sera non era niente di così tragico! Nessuno si è fatto male!”

“Ragazze, si può sapere che diavolo vi prende?! Non è un dramma se Shonei ha il numero di Max! Si vede che vi ha prese in simpatia!” disse Aaron.

“Si certo, in simpatia!” disse Victoria.

“Io non la trovo male anzi è molto divertente!” rispose Timothy

“Non capisco quale sia il problema!” continuò Aaron.

“Ho perso anche questa battaglia! Ci rinuncio! Fate come vi pare! Volete incontrarla ancora?! Fatti vostri, io non voglio averci niente a che fare! Non mi fido di lei! Ho una strana sensazione!”

“Victoria, non puoi giudicare una persona così, senza darle nemmeno la possibilità di farsi conoscere!”

“Sai Kate, questo mi spiazza davvero! Da parte tua non mi aspettavo che prendessi le sue difese! È abbastanza evidente che sia totalmente gay e nonostante tutto approvi che la frequentiamo! Questa cosa non fa a cazzotti con la tua religione?!”

“Cosa?! Fino a prova contraria non le ho sentito dire niente del genere!”

“Ma lo ha lasciato intendere!”

“Veramente non ha risposto alla mia domanda!” disse Timothy. “Piuttosto hai insinuato tu che lei e Steph se la intendessero!”

“Ragazzi, vi rendete conto che stiamo facendo tanto baccano per niente?! E per cosa poi?! Victoria posso capire che lei ti stia sulle palle, ma non vedo come questo debba impedire alle tue amiche di fare nuove amicizie!” disse Aaron.

Rimasero tutti un po' in silenzio, poi continuarono a camminare per raggiungere l'auto.

“Per quanto mi riguarda, io rimango della mia idea! Non voglio uscirci insieme, voi fate pure se volete! Adesso basta parlare e andiamo a fare un po’ di compere per la cena di stasera! Ho già un’idea su cosa preparare!”

“Vorrai dire che dovremmo preparare io e Max!” precisò Kate.

Mentre i ragazzi ridevano alle parole di Kate, Max era concentrata sui suoi pensieri.

 

 

Fantastico, ci mancava solo questo adesso. Avrei fatto bene a non dargli il mio numero. Ma poi perché l'ho fatto. Non lo so neppure io. Meglio smetterla di pensarci e poi non è assolutamente detto che mi chiamerà. E non vorrei nemmeno che lo facesse, almeno credo…

 

 

Nel frattempo che i ragazzi andavano via, Shonei si diresse verso il bancone del bar e Steph la raggiunse. “Allora?! Com'è andata?!”

“Benissimo! Ho il numero di Max!”

“Ok, ora però spiegami più nel dettaglio a che diavolo dovrebbe servire!”

“Semplice, la chiamo e le chiedo se ha in programma qualcosa da fare con gli altri! Se hanno organizzato qualcosa me lo dirà! Soprattutto perché le ho chiesto di vederci qualche volta! Che conosco la città e stronzate del genere!”

“E questo serve per...”

“Per essere al corrente dei loro spostamenti! Se scopro che sono dirette qui, chiamo Chloe per avvertirla! In caso contrario potrà lavorare tranquillamente senza preoccupazioni!”

“Non lo so! Non mi sembra un piano tanto geniale!”

“Hai in mente qualcosa di meglio per caso?! Perché a me non sembra! Forse il mio piano non sarà il massimo ma sempre meglio di niente! Ti vorrei ricordare che Chloe è stata a un passo dal ritrovarsi Max davanti, nel giro di due giorni!”

“Ok, va bene calmati! Cazzo, questa cosa ci sta mettendo tutti un po' sotto pressione! Non so come, ma dobbiamo assolutamente prepararla a ogni eventualità!”

“Beh, auguri allora! Perché questo non dipende da noi, ma soltanto da lei! Noi non possiamo fare molto! Io più di tenere d'occhio Max non so che altro fare!” rispose Shonei.

“Incomincio davvero a rimpiangere la partenza di Lauren!”

“Già! Pensa che tempismo! Lauren va via e Max arriva!”

Le ragazze rimasero a guardarsi preoccupate per la loro amica.

 

 

Nel pomeriggio Ellis raggiunse i suoi amici al solito posto. Un locale che lei avrebbe voluto tanto evitare a tutti o costi, ma che i suoi amici adoravano e si ostinavano a frequentare. La sua contrarietà a mettere piede lì dentro, non era a causa del pessimo servizio o altro, ma solo per la presenza di una certa Darcey. Una ragazza del personale che serviva ai tavoli e che non perdeva occasione di girarle intorno sperando in un inizio di qualcosa che non ci sarebbe mai stato, almeno non per lei. Ellis entrò nel locale guardandosi intorno e dopo aver avvistato i suoi amici si diresse al loro tavolo sedendosi di fianco a Gary, il suo miglior amico.

 

                                       

 

 

Davanti a loro erano seduti Blake e Grace alle prese con i loro caffè e un dolce. I due ragazzi facevano coppia fissa ormai da diversi anni ormai. Però nonostante la loro storia andasse a gonfie vele, ancora nessuno dei due si decideva a compiere il grande passo.

 

                                     

 

                                       

 

“Era ora che ti facessi vedere” disse Blake.

“Lo sapete che ho da fare” rispose Ellis.

“La grande Ellis Williams sempre impegnata a sbirciare attraverso il suo obbiettivo” disse Gary con ironia.

“A pensarci bene è proprio quello che fa” disse Grace. 

“Sapete? Credo di voler diventare anche io un fotografo” disse Blake.

“Ah sì? E come mai?” chiese Ellis divertita.

“Insomma, quale scusa migliore per fare il guardone, se non quella di essere un fotografo” disse facendo ridere tutti tranne Grace che si voltò verso di lui.

“Sei un porco!”

“Avanti amore, stavo solo scherzando. Lo sai che per me ci sei soltanto tu” disse lui sorridendo con dolcezza, mentre si avvicinava per darle un bacio che venne prontamente ricambiato dalla ragazza.

“Aww, che dolci” disse Gary per prenderli in giro.

“Dio, quanto siete disgustosi” disse Ellis facendo ridere Gary.

Grace si girò verso di loro con uno sguardo di finto ammonimento. “Siete soltanto invidiosi voi due” Poi si voltò di nuovo verso il suo ragazzo che le teneva ancora un braccio dietro alle spalle. “Vero amore mio?”

“Certo tesoro mio” disse il ragazzo divertito.

Si baciarono di nuovo ed Ellis disse: “Ok ragazzi abbiamo capito. Non c’è bisogno di continuare con queste effusioni. Mi state facendo salire un senso di vomito”.

“A me si sono cariati tutti i denti di colpo e credo di soffrire di diabete” disse Gary.

“Ah ah, ma come siete divertenti oggi” disse Grace.

“Tu piuttosto, quando ti decidi a trovarti qualcuno di reale che non sia stampata su una fotografia?” disse Blake rivolgendosi a Ellis.

“Io sto bene così al momento. E poi ho come l’impressione che non esista ancora una persona adatta a me”.

“Invece non è così” disse Grace.

“Per troppo tempo non ho fatto altro che accontentarmi di ragazze con un quoziente intellettivo pari allo zero! Ragazze interessate solo al mio dannatissimo nome e il conto in banca di mio padre! A farsi belle la sera per mettersi in mostra! Tutte molto belle certo, ma quando cercavo di iniziare ad aprire un argomento con loro, si finiva solo per parlare di feste, vestiti, negozi, trucchi! Ed è per questo che ho cominciato a uscire con ragazze più grandi di me! Con quelle della mia età non c’era speranza! Se ricordate bene mi ero davvero stufata!”

“Però se non ricordo male non avevi nulla da ridire a quel tempo! Anzi, al contrario era un modo per acchiappare tanto!” disse Blake.

“Si, ma prima gli ormoni giravano a mille e poi avevo anche un’altra ragione per farlo e lo sapete! E poi mi andava bene fin quando non ho capito cosa volevo!”

Gary cominciò a ridere di gusto. “Dio, credo che in realtà tuo nonno sia morto di crepacuore quando ha saputo che ti scopavi la figlia dei suoi vicini! E pensare che quel poveretto pensava che lo andassi a trovare! E invece andavi a trovare l’amica per studiare insieme!”

Gli altri si unirono alla risata del ragazzo inclusa Ellis. “Peccato che questa tattica non abbia funzionato con lo stronzo di mio padre!”

“Comunque adesso si spiega come mai andassi così male a scuola!” disse Grace ridendo.

“È vero a scuola non brillavo ma quando ero con lei sì! Quando improvvisavamo un’interrogazione di anatomia, lei chiedeva e io rispondevo subito! Ero sempre molto preparata sulla lezione!”

Continuarono a ridere fino quasi a farsi venire il mal di pancia e poi tornarono seri.

“Ok, diamoci un contegno ragazzi! Stiamo dando un po’ di spettacolo e non è bene, visto che abbiamo qui con noi la grande Williams!” disse Blake con tono riverente.

“Ah, per quello che me ne importa!” disse Ellis sorridendo.

“Tornando al discorso di prima, dovresti cercare davvero di abbassare un po’ le tue aspettative!” disse Grace bevendo un sorso del suo caffè.

“Io non ho pretese! Che male c’è a volere accanto una ragazza con la testa sulle spalle?! Che non sia superficiale e che non pensi solamente a farsi bella con i miei soldi e a diventare famosa a causa del mio nome?!”

“Ormai hanno quasi tutte i grilli per la testa!” disse Blake.

“Non dire tutte, altrimenti includi inevitabilmente anche me!” disse la sua ragazza dandole un colpo sul braccio.

“Amore tu sei diversa!”

“Dio mi state facendo venire il volta stomaco!” disse Ellis.

“Finiscila e vedi di darti da fare!” disse Blake.

“Lo farò quando si presenterà una vera e buona occasione!”

“A questo proposito, credo che l’occasione stia arrivando proprio adesso!” disse Grace guardando oltre Ellis.

Ellis si voltò alle sue spalle e vide a chi si stava riferendo. “Oh cazzo!” Si voltò di nuovo velocemente verso i suoi amici mentre loro cercavano di trattenersi dal ridere.

Darcey si avvicinò al loro tavolo. “Ciao Ellis!”

“Ciao Darcey!”

“Scusami, ti ho notata soltanto adesso!”

“Oh, tranquilla! Non ti preoccupare!”

“Come stai?!”

“Bene direi, tu?!”

“Adesso benissimo grazie!”

Grace si appoggiò con il mento sul palmo della mano guardando la scena divertita.

“Ah, non sei stata bene allora?!”

“No no, sto bene! Non devi preoccuparti per me!”

Gary si voltò alla sua destra verso la finestra per nascondere una risata.

Ti posso portare qualcosa?!” chiese la ragazza gentilmente senza staccarle un attimo gli occhi di dosso, ignorando completamente tutti gli altri ragazzi.

“Si, un caffè!”

“Solo?!”

“Si!”

“Ok, arrivo subito Ellis!”

“Grazie!” disse Ellis.

Appena la ragazza si allontanò gli amici cominciarono a ridacchiare.

“Hai sentito Ellis?! Viene subito!” disse Blake ridendo.

“Siete dei gran coglioni!”

“Ma dai Ellis, perché non la fai felice! Non è male!” disse Grace.

“Io non cerco qualcuno da fare felice! Io cerco qualcuno che renda felice me!”

“Si ma nel frattempo non puoi fartela atrofizzare!” disse Grace.

Gary scoppiò a ridere.

“Ok, ora ditemi perché vi interessate così tanto alla mia vita privata e non a quella di Gary! Anche lui è single! E che io sappia il gingillo che ha tra le gambe è molto più che atrofizzato!”

“Questo non è vero!” disse Blake con decisione.

“Ah no?! E perché?!” chiese Ellis sorpresa.

“Hai qualcuno?!” chiese Grace a Gary.

Gary alzò le spalle confuso. “Non che io sappia!”

“Non si tratta di qualcuno, ma di qualcosa!” disse Blake.

“Cioè?!” chiese Grace curiosa.

“L’abbonamento a un canale porno!” disse il ragazzo serio.

Gary gli lanciò il cucchiaino dalla sua tazza. “Sei un deficiente!”

Ricominciarono a ridere di nuovo. Darcey ritornò al loro tavolo servendo il caffè a Ellis. “Ecco a te il tuo caffè!”

“Grazie!”

“Se hai bisogno di altro non esitare a chiamarmi!” disse la ragazza guardandola dritta negli occhi.

“Ma certo Darcey!” rispose Ellis. La ragazza si allontanò voltandosi ogni tanto per darle un’occhiata.

Gary guardò in modo strano Ellis e lei se ne accorse. “Che c’è?!”

“Come mai non hai preso il dolce?! Di solito lo prendi?!”

“Voglio tenermi leggera, stasera ho una cena!”

“In famiglia?!”

“Oddio no! Non riuscirei a sopportarlo!”

“Una cena romantica?!” chiese Grace ammiccando.

“Nemmeno! Ho incontrato una ragazza da Henry, quel cazzone! Anche lei è una fotografa ed è molto in gamba! Quello stronzo non l’ha nemmeno presa in considerazione! E pensare che è una Chase, nome abbastanza conosciuto soprattutto a Seattle! I genitori hanno una galleria d’arte fotografica! Così alla fine mi sono permessa di mandarla da Cunningham e domani inizia a lavorare!”

“Aww, che gesto carino da parte tua!” disse Gary.

“Quindi è una che ha i soldi!” disse Blake riflettendo.

“Il punto è che adesso lei si sente un po’ in debito con me e per ringraziarmi mi ha invitata a cena! Ho dovuto accettare, non volevo esser scortese!”

“E dimmi, lei com’è?!” chiese Grace ammiccando.

“Siete esasperanti!”

“Beh, non ha tutti i torti!” disse Blake. “Se scopri che è dell’altra sponda potresti farci un pensierino! È una fotografa quindi avreste qualcosa in comune! È un buon partito e chissà, forse tuo padre potrebbe chiudere un occhio! Poi si sente in debito, cosa vuoi di più!”

“Cosa?! Ma ti sei rincretinito del tutto?! Non ci penso nemmeno a fare qualcosa che vada bene per lui!”

“Oh avanti! Non sei più una ragazzina e non puoi continuare a ribellarti!”

“Io faccio quello che cazzo mi pare! Non mi interessa minimamente del volere degli altri, tanto meno di quello di mio padre! E se un giorno dovessi sposarmi, cosa difficile da credere, sarò io a decidere e non lui! Non scendo a patti con nessuno!” rispose Ellis.

I ragazzi la guardarono in silenzio comprendendo le sue ragioni, visto che erano cresciuti insieme e si conoscevano da tantissimi anni. Avevano frequentato anche la stessa scuola. Erano a conoscenza della sua storia famigliare e dei suoi problemi con suo padre. Tra di loro, Gary era quello che conosceva più a fondo la ragazza e molto spesso si era trovato a dover assistere ad alcuni litigi nella sua famiglia. Lui le era stato sempre vicino nei momenti peggiori della sua vita, tanto che Ellis lo considerava ormai come un fratello, nonostante ne avesse già uno.

 

 

Chloe era seduta sul divano con la testa appoggiata sullo schienale fissando il soffitto con un braccio sulla fronte. Steph accanto a lei leggeva un libro senza riuscire a concentrarsi. Continuava a lanciare occhiate alla sua amica in quello stato. Chiuse di scatto il libro con un gesto secco. Il rumore spaventò Flerk che si svegliò di soprassalto guardandola. Chloe invece non aveva fatto una piega.

“Chloe?”

“Che c'è?”

“Lo so che è una domanda stupida da fare, ma come stai?”

“Non lo so, mi sembra di dormire a occhi aperti. È come se da quando sono giunta a Portland, tutto quello che ho vissuto fosse stato solo frutto della mia immaginazione. Che tutto quello che è successo fino a ora non fosse altro che un sogno”.

“Non è stato tutto un sogno. Era tutto reale. I tuoi casini, i tuoi amici, Lauren...”

“Cazzo, Lauren ancora non mi chiama” disse Chloe alzando la testa dallo schienale.

“Ma non dovrebbe essere già arrivata da un pezzo?”

“Si, mi ha mandato un messaggio dicendomi di essere arrivata e che mi avrebbe chiamata più tardi”.

“Hai intenzione di dirle che Max è qui?”

“Al momento non so cosa fare. Ho aspettato che andasse via per poterglielo dire. Temevo davvero che avrebbe rinunciato a partire. Ma adesso che lei non c'è, se le dicessi di Max si preoccuperebbe comunque. Io non voglio che stia in pensiero per me”.

“Capisco, ma dovrai dirglielo prima o poi”.

“Si ma non ora. Voglio prima capire come affrontare questa situazione. Adesso sono così confusa che faccio fatica anche a pensare”.

“Chloe, non potrai evitarla per sempre”.

Chloe si girò a guardarla. “Lo so, oggi c'è mancato davvero poco”.

Devi essere pronta a ogni evenienza. Prima o poi la incontrerai. Forse non oggi o domani, ma succederà. Che sia al locale o da qualche altra parte”.

“Io non so se ce la farò mai. Ho paura di quello che potrebbe succedere. Della sua reazione. Le ultime parole che ha pronunciato verso di me erano piene di odio”.

“Era arrabbiata Chloe. Tutti quando siamo arrabbiati finiamo per dire cose che non vorremmo o che non pensiamo. Voleva solo farti male come tu...” disse Steph interrompendosi.

Chloe fece un sorriso triste abbassando lo sguardo. Prese il suo telefono e guardò la foto di Shon e Max che si era fatta inviare da Steph. “Puoi dirlo sai? Infondo è la verità. Le ho fatto del male e non lo meritava”.

“Io credo che nessuno è perfetto e che tutti commettiamo degli errori. Sappiamo essere davvero cattivi se vogliamo. Possiamo fare tanto male ma anche del bene. Penso che tutti debbano avere una seconda possibilità. Tu puoi sistemare tutto con lei”.

Chloe alzò lo sguardo su di lei sorridendo con gli occhi lucidi. “Spero tanto che tu abbia ragione”.

“Non sei sola Chloe. Ci sono io, c'è Eddie e ahimè anche Shon purtroppo”.

Chloe cominciò a ridere poi tornò seria. “La invidio sai?”

“Chi?”

“Shon”.

“Perché?”

“Perché è stata in sua compagnia, ci ha parlato. Tutte cose che io ormai non faccio più da tre anni. Adesso che ha il suo numero si terrà in contatto con lei. Potrà ascoltarla tutte le volte che vuole”.

“Lo farà per evitare che si ripeta ciò che stava per succedere oggi. E comunque adesso, hai il suo numero anche tu. Non adesso ma quando ti sentirai pronta, potrai chiamarla anche tu”.

“Non credo che riuscirei a farlo. Non saprei nemmeno cosa dirle. Sono sicura che non riuscirei a spiccicare mezza parola”.

“Riuscirai a farlo, vedrai”.

“Per dirle cosa?”

“Quando arriverà il momento saprai cosa dirle”

Chloe sospirò alzandosi dal divano. “Credo che andrò a farmi un giro. Poi vado direttamente a lavoro”.

“Sei sicura che non vuoi che ti sostituisca?”

“No Steph, lo hai già fatto ieri sera”.

“Guarda che non mi pesa”.

“Lo so, ma sto bene. Devo tenere la mente occupata, altrimenti è la fine”.

“Ok, ma se cambi idea fammelo sapere. Puoi sempre contare su di me”.

“Lo so” disse Chloe chinandosi su di lei dandole un bacio sulla fronte. “Grazie di tutto”.

Steph le sorrise mentre lei salutava Flerk accarezzandolo. “Ci vediamo dopo Flerk, ok?”

Chloe uscì dall'appartamento e Steph guardò Flerk riflettendo. Voleva assolutamente vedere Jessie e l'unica scusa plausibile era lui. Decise così di andare da lei con la scusa di far passare del tempo insieme ai due gatti.

“Ok, noi due dobbiamo metterci d'accordo adesso” disse Steph mentre Flerk la fissava.

“Credo che dobbiamo fare una tregua anzi, dovremmo unire le nostre forze per raggiungere i nostri rispettivi obbiettivi. Tu vuoi Kira e io voglio Jessie. Se collaboriamo, ci guadagneremo entrambi. Tu passerai del tempo con Kira nella speranza che te la dia e io invece... credo la stessa cosa”.

Il gatto iniziò a grattarsi con una zampa posteriore.

“Ehi, devi prestarmi attenzione. Dobbiamo studiare un piano. Innanzitutto perché ti stai grattando in quel modo? Hai le pulci per caso? Ah, ho un'idea, che ne dici di un bel bagnetto? Così magari non farai venire da vomitare Kira”.

Flerk soffiò verso di lei minaccioso come se avesse compreso il suo commento.

“Oh avanti, mi ringrazierai dopo”.

Steph si diresse verso il bagno preparando la vasca con acqua della temperatura giusta. Poi prese alcuni asciugamani e uno shampoo adatto per gatti. Di solito era Chloe a occuparsi del bagnetto per Flerk, anche se essendo un gatto non necessitava di lavaggi frequenti. Ma quella era un'occasione straordinaria. “Che Dio me la mandi buona”.

Uscì dal bagno guardando il gatto. “Allora Flerk, sei pronto per farti bello?”

Il gatto soffiò ancora una volta contro di lei.

“Andiamo bene” disse Steph preoccupata. “Dai vieni qui micio micio”.

Flerk che era seduto si alzò iniziando ad allontanarsi.

“Oh avanti, guarda cosa ti do, i crocchi che tanto ti piacciono!” disse la ragazza prendendo la ciotola di crocchette di cui Flerk era tanto ghiotto.

“Su, lo so che li vuoi”.

Lui si allontanò ancora un po' salendo sullo schienale del divano guardandola con attenzione.

“Aaaah maledetto gatto pieno di pulci! Vieni immediatamente qui!”

La ragazza lasciò la ciotola fiondandosi sul divano per afferrarlo, ma lui con un balzo veloce riuscì a sfuggirle. Così cominciò la corsa di Steph per cercare di catturarlo, ma lui riusciva sempre a cavarsela. Erano passati ormai vari minuti di inseguimento. Steph ormai stufa stava cominciando a perdere le speranze. A un tratto sentì bussare alla porta. Quando aprì si ritrovò Shonei davanti.

“Ecco, ora sì che la giornata è peggiorata”.

“Lo so che in realtà mi stavi aspettando con ansia!” disse Shonei entrando nell'appartamento chiudendo la porta. “Dov'è Chloe?”

“È uscita!" rispose Steph incrociando le braccia al petto guardò in alto verso i mobili della cucina.

Shonei seguì il suo sguardo. “Ma che diavolo stai guardando?” disse la ragazza. Poi vide Flerk che li osservava. “Ma cosa cazzo fa lì sopra?”

“Non gli piace l'igiene” disse Steph con disappunto.

Flerk per sfuggire alle sue grinfie era saltato sul mobile.

“In che senso?”

“Ha bisogno di un bagno”.

“Ah ecco. E come vorresti lavarlo da qui? Con una pompa dei vigili del fuoco?” disse la ragazza guardando il gatto.

“Wow Shon, adesso grazie alle tue pessime battute mi sento già molto meglio!” disse Steph irritata.

La ragazza si voltò a guardarla. “Ok, allora che ne dici se ti do una mano?”

“Dipende cosa intendi per darmi una mano!” disse Steph sarcastica.

Shonei roteò gli occhi al cielo. “Perché devi pensare subito al sesso?!”

“Perché si tratta di te! Sai, non si può mai sapere!”

“Ah ah, come sei divertente! Allora, vediamo un po'! Dobbiamo farlo scendere di lì!”

“Oh beh, ma come ho fatto a non pensarci prima! Come farei senza di te!” disse Steph con sarcasmo.

“Piantala! Adesso ci penso io!”

“Ok, accomodati!” disse Steph scettica.

Shonei afferrò una sedia avvicinandola al bancone della cucina. Ci salì sopra e guardò il gatto. Anche se allungò un braccio verso di lui, era ancora lontana dal prenderlo. “Allora Flerk, non vieni a salutarmi come si deve?! Non vuoi i miei grattini?!”

Il gatto la guardò sbadigliando.

“Hai visto Shon?!” chiese Steph euforica.

“Cosa?!”

“Ti trova noiosa anche lui!”

“Invece di continuare a trovare il modo di darmi addosso, perché non contribuisci dandomi una mano!” disse Shonei un po' stanca dell'atteggiamento della ragazza.

Steph la guardò senza dire nulla con una espressione strana. Shonei la fissò non capendo il perché non faceva nulla e non rispondeva. Poi comprese il motivo e cominciò a ridacchiare abbassando la testa scuotendola. “Oh Gesù! Non voglio una mano in quel senso!”

“Ok, cosa devo fare?!”

“Non lo so... passami qualcosa per...” disse lei interrompendosi, mentre Steph le porgeva un cucchiaio di legno non abbastanza lungo nemmeno per sfiorare Flerk. Shonei guardò prima l'oggetto e poi Steph. “Cosa cazzo dovrei farci con questo?! Mescolarci la zuppa di gatto?!”

“Che ne so io! Non mi hai detto cosa volevi!”

“Se magari mi lasci finire di parlare forse ci capiamo!”

“Ok, cosa vuoi?!”

“Non avete delle cose sfiziose per lui?!”

“Ti riferisci a snack, bastoncini e biscottini per gatti?!”

“Esattamente!”

“Si, ma quelli glieli dà solo Chloe!”

“Pff e poi ti chiedi come mai Flerk ti vuole assassinare?! Dovresti sapere che tutti gli animali puoi comprarteli solo con il cibo!”

“Ok, ti prendo qualcosa!”

Steph cercò in tutti i ripostigli della cucina finché non trovò quello che cercava. Le consegnò un bastoncino scuro.

“Che roba è questa, merda essiccata?!”

“Non lo so, non l'ho mai assaggiata!” disse Steph con sarcasmo.

Shonei scosse la testa e aprì la bustina estraendo il bastoncino. Allungò il braccio verso il gatto che subito si apprestò ad avvicinarsi. “Vieni piccolo dai! È buono il pezzo di cacca vero?! Ti piace eh?!”

Flerk mordeva il bastoncino tra le mani della ragazza e quando si avvicinò abbastanza, Shonei lo afferrò. “Preso!”

Lo tirò giù tenendolo in braccio mentre continuava a mordicchiare il bastoncino.

“Visto come si fa?!” chiese Shonei con soddisfazione.

“Si, però adesso non ti gasare troppo!”

“Ok, mi ringrazierai più tardi!” disse Shonei continuando a tenere il gatto.

Steph la guardava in modo strano e Shonei se ne accorse alzando lo sguardo su di lei. “Che c'è?!”

“Hai da fare adesso?!”

“No, ero passata qui per vedere Chloe come stava!”

“Allora ti dispiacerebbe aiutarmi a lavarlo?!”

“Cosa, il gatto?!”

“Fino a prova contraria sono ancora capace di lavarmi da sola quindi si, mi riferisco a Flerk!”

“Mi dispiace ma dovrai farlo da sola!”

“Oh avanti Shon! Non ti chiedo mai niente e sai quanto mi costa farlo!”

“Mh, se non sento la parola magica io non ci riesco, mi dispiace!”

Steph roteò gli occhi esasperata.

“Ok, allora io vado!” disse Shonei con l'intento di mettere giù il gatto e andarsene.

Steph terrorizzata dall'idea di dover essere lei a lavare Flerk, si arrese al volere della ragazza. “Ok... per favore” disse sottovoce.

“Come non ho capito?! Potresti ripetere?!” chiese Shonei mettendosi una mano all'orecchio.

Steph sospirò. “Per favore!” disse alzando un po’ il tono della voce per farsi ascoltare.

“Per favore cosa?!”

“Ti prego Shon, potresti aiutarmi a lavare Flerk?!”

Shonei rimase ancora a guardarla in attesa.

“Per favore!”

“E va bene, ti aiuto perché sono una brava ragazza e una buona amica!”

Entrarono nel bagno guardando la vasca.

“Io non ho mai lavato un gatto! Come ci regoliamo?!” chiese Shonei.

“Non lo so! Facciamo che io lo tengo fermo e tu lo insaponi e lo lavi!”

“Praticamente faccio tutto io! Perché non facciamo il contrario invece?!”

“Perché tu gli hai dato il pezzo di cacca e io no!”

Shonei la guardò poco convinta. “Mh, va bene! Allora lo metto giù nella vasca! Non è troppa l'acqua?! Non è che rischio di affogarlo?!”

“Sono pochi centimetri d'acqua Shon!”

“Ok, però lo sai che i gatti con l'acqua non vanno molto d'accordo?! Equivale a mettere una caramella a menta nella coca cola!”

“Shon, non ho tutto il pomeriggio!”

“E va bene!”

Shon mise il gatto nella vasca. Appena Flerk finì a contatto con l'acqua, iniziò a dimenarsi per cercare di scappare. Steph intervenne cercando di tenerlo fermo.

“Ora capisco perché lo chiami indemoniato!” disse Shonei.

“Prendi quella bottiglia di fianco a te!” disse Steph.

“Cosa devo fare!”

“Devi insaponarlo! E mi raccomando non fargli andare la schiuma negli occhi, nelle orecchie e nella bocca!”

“Cazzo, ma non è meglio metterlo in lavatrice?!”

“Sbrigati Shon!” disse Steph mentre il gatto continuava a dimenarsi iniziando a soffiare.

Così Shon versò un po' di bagno schiuma sul dorso del gatto cominciando a insaponarlo. Flerk nel frattempo continuava a dimenarsi, schizzando acqua e schiuma ovunque.

“Steph, ma non dovevi tenerlo fermo?!”

“Ci sto provando!”

“Beh, provaci meglio che mi sono appena cambiata i vestiti! Non voglio bagnarmi tutta!”

“Che strano, di solito ti piace bagnarti tutta!”

Di colpo Flerk riuscì a sfuggire dalle grinfie di Steph e Shon con l'intento di riacciuffarlo prima che scappasse, finì direttamente in acqua.

“Cazzo!”

Flerk uscì via dal bagno mettendosi in salvo.

“Fantastico, grazie tanto per l'aiuto Steph! Adesso dovrò andare a farmi una doccia e cambiarmi! Sono fradicia!” disse Shon mettendosi in ginocchio nella vasca guardandosi i suoi vestiti.

A un tratto le sembrò di sentire qualcosa e alzando la testa, vide Steph cercare di trattenere invano una risata.

“Oh ma bene! Adesso ridi anche di me, ma che brava che sei! Questo è il ringraziamento per aver cercato di darti una mano!”

“Beh, ti avevo detto che di solito ti piace bagnarti!” disse Steph non riuscendo più a trattenersi dal ridere.

Shonei la guardò sgranando gli occhi. “Ah, è così che la metti eh?! Benissimo all'ora!” disse afferrando un braccio di Steph e trascinandola verso di sé nella vasca.

“No! Shon non farlo! Shon, smettila!”

“La smetterò quando mi pare!”

“Giuro che non rido più!” disse Steph per cercare di non subire la sua vendetta.

Ma Shon era più forte di lei e riuscì nel suo intento di trascinarla nella vasca. Non contenta le verso un po' di schiuma dalla bottiglia addosso.

“Sei una stronza Shon!” disse Steph irritata mentre la ragazza rideva divertita dalla scena.

“Hai visto Steph?! Finalmente ti sei bagnata anche tu dopo tanto tempo!”

Steph spiaccicò sulla faccia di Shon un po' di schiuma che aveva addosso e ricominciando a ridere.

“No in faccia no Steph!”

“Cosa c'è, hai paura che poi ti si rovina e nessuna ti guarda più?!”

“Ma non dire... sì anche! Questa mi serve per rimorchiare!” disse Shon ridendo di sé stessa, rimuovendo la schiuma dal viso.

Continuarono a ridere sedendosi comodamente a gambe distese nella vasca una di fronte all'altra. Shonei rideva tenendo le braccia e la testa appoggiata all'indietro sui bordi della vasca mentre guardava Steph.

“Bene, a quanto pare abbiamo lavato proprio tutto, tranne il gatto! Non ce l’avrei fatta senza di te!” disse Steph ironica.

“Già!” disse Shonei ridendo per poi tornare seria. “Da quando non ridiamo più insieme così?!”

“Da quando hai deciso che era meglio passare le serate a ubriacarti e impasticcarti trascinando Chloe con te!” rispose Steph.

Restarono a guardarsi in silenzio. “Non era quello che volevo, te lo giuro!”

“Ma lo hai fatto!”

“Non me la perdonerai mai vero?!”

“Chi ti dice che io non l'abbia già fatto?!”

“Se è così non me ne sono accorta!”

“Ti rivolgo la parola ed è già una grande cosa!”

“Ah, quindi mi posso considerare fortunata!”

“Direi di sì! Chissà, forse col tempo riuscirò a dimenticare del tutto le tue stronzate! Sempre ammesso che tu non ne faccia delle altre, il che è molto probabile se ci pensi bene!”

“Non mi dispiacerebbe!”

“Cosa?! Fare altre stronzate?!”

“Ma no!” disse Shonei ridendo. “Mi riferivo a farti dimenticare cosa ho combinato!”

“Ah quello! Beh, se ti impegni forse ci riuscirai un giorno!”

“Ma sentila! Non ti starai montando un po’ troppo la testa?!”

“Io?! Assolutamente no! Sei tu che cerchi sempre la mia approvazione a tutti i costi!”

“Non cerco la tua approvazione! Al massimo il tuo perdono e questa cosa sembra ti piaccia molto!”

Fu il turno di Steph di ridere. “Non vedo come una cosa del genere possa piacermi! E poi non capisco una cosa, come mai ti interessa tanto che io ti perdoni?!”

“Perché so di aver sbagliato!”

Rimasero ancora sedute in silenzio guardandosi per un altro minuto.

“Credo che dovremmo uscire di qui!” disse Steph.

“No ma perché?! Mi rilassa così tanto stare con il culo ammollo!” disse Shonei.

“Allora se vuoi rimani pure, io mi vado cambiare!” disse Steph iniziando ad alzarsi per uscire dalla vasca.

Prontamente Shonei si avvicinò a lei ritirandola giù nella vasca. “Dove vai?! Devi fare prima il bagnetto!” disse la ragazza ridendo.

Ricominciarono a schizzarsi con l’acqua ridendo come delle bambine.

“Piantala Shon, dovresti vergognarti! Sei proprio una ragazzina!” disse Steph ridendo mentre continuavano a lottare tra di loro.

“Dovresti essere tu a vergognarti, perché per quanto mi riguarda io sono sempre stata immatura!”

“Sai, per una volta mi trovi completamente d’accordo con te!” disse Steph.

“Ma che stronza che sei!”

“Senti chi parla!”

In quel momento Shonei le bloccò le braccia dietro la schiena stringendola a sé. “E adesso cosa farai per liberarti?!”

“Potrei darti una testata ma poi come farai a rimorchiare?!” disse Steph.

“Ci sono altri modi per liberarti e uno lo dovresti conoscere molto bene!” disse Shonei sorridendo.

“Non lo farò scordatelo!”

“Cosa?!”

“Quello che ti sta passando per la testa!”

“E cioè cosa?!”

“Se mi lasci te lo dico!”

“No dimmelo prima!”

Steph rimase in silenzio cercando di divincolarsi da lei.

“Aspetta un momento, tu stavi pensando a qualcosa di specifico! Pensavi qualcosa di sporco non è vero?!” chiese Shonei.

“Ma finiscila!”

Shonei continuò a ridere divertita. “C’è solo un modo e cioè l’utilizzo della parolina magica!”

“Ok, va bene! Per favore Shon mi lasceresti andare?!”

“Vedi che non era così difficile?!” disse Shonei ridendo lasciando la presa su di lei. “Chissà a cosa stavi pensando, pervertita!”

“La pervertita sei tu!”

Shonei la spinse di nuovo in acqua uscendo di corsa dalla vasca prima che Steph contrattaccasse.

“Maledetta, se ti prendo ti strozzo!” disse Steph perdendo la pazienza, mentre la ragazza se la rideva di gusto.

In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta dell’appartamento. Shonei andò ad aprire continuando a ridacchiare di Steph. Quando aprì la porta si ritrovò davanti una ragazza carina con lunghi capelli biondi, occhi chiari, un fisico santuario e decisamente molto confusa. Shonei continuava a guardarla tenendo la mano destra sulla maniglia della porta. Poi come dopo essersi ripresa da un lungo torpore disse maliziosa: “Salve!”

Si appoggiò allo stipite della porta con la spalla sinistra continuando a guardarla compiaciuta.

“Salve!” disse la ragazza un po’ a disagio. “Tu dovresti essere Chloe, io sono Jessie” continuò la ragazza porgendole la mano.

“Oh, io non sono Chloe, ma per te posso essere tutto quello che vuoi!” disse Shonei lasciando la ragazza completamente confusa.

Nel frattempo Steph dopo essere uscita dalla vasca cercò di cambiarsi ma quando riconobbe la voce di Jessie corse da lei.

“Steph è in casa?” chiese Jessie.

“Si sono qui” disse Steph spingendo Shonei rubandole la scena.

“Ehi” disse Shonei con disappunto scansandosi ma senza allontanarsi per non perdersi neanche una parola.

“Ciao Jessie” disse Steph sorridendo nervosa.

Jessie la guardò sbalordita da capo a piedi. “Wow, a quanto pare avete delle perdite in casa. Forse sono arrivata al momento sbagliato”.

“No, no, no, non è un problema. Abbiamo solo avuto un piccolo problemino con le tubature, ma adesso è tutto risolto”.

“Anche tu con le tubature?” disse Shonei guardandola mentre pensava alla terribile scusa di Chloe usata con Lauren.

Steph la ignorò del tutto. “Dimmi Jessie, hai bisogno di qualcosa?”

“Oggi è il mio giorno libero, così ho pensato che potremmo far passare un po’ di tempo insieme ai nostri gatti. Ma se per te è un problema, possiamo fare un’altra volta”.

Shonei a un tratto cominciò a sorridere iniziando a capire cosa stesse succedendo, soprattutto vedendo il nervosismo di Steph.

“Cosa? Oh no, non ho assolutamente nulla da fare. Devo solo cambiarmi”.

Jessie guardò Shonei e così Steph si rese conto di aver dimenticato qualcosa.

“Ah, lei sta andando via. Comunque è Shonei un’amica”.

Shonei sorrise passandosi una mano sui pantaloni per asciugarsi, come se fosse possibile visto che anche i suoi jeans erano completamente bagnati.

“Piacere di conoscerti Jessie” porgendole la mano.

“Piacere mio Shonei” disse lei stringendole la mano il più velocemente possibile.

“Ok, allora io magari torno di sotto”.

“Si certo, ti raggiungo subito. Giusto il tempo di cambiarmi e… sì insomma vengo di sotto”

Shonei trattenne a stento una risata.

“Allora a dopo Steph”.

“Certo, ciao Jessie”.

“Arrivederci Shonei”.

“Arrivederci”.

Steph chiuse la porta con gli occhi di Shonei puntato addosso.

“Ti prego non dire niente” disse Steph non volendo ascoltare cosa avesse da dire.

“Vengo di sotto? Sul serio?” chiese Shonei ridendo.

“Smettila”.

“Ora finalmente si spiega il bagnetto a Flerk. La tizia ha un gatto ed è per questo che Flerk si piazzava sempre davanti a quella porta al piano di sotto. Tu l'hai vista e ti sei presa una cotta bestiale per lei”.

“Non è così” disse Steph.

“Oh avanti, non negarlo. Ti si legge in faccia e poi io sono tua amica a me puoi dirlo”.

“Ok, va bene. Lei mi piace.” disse Steph rassegnazione.

Shonei tornò seria. “Lo avevo capito”.

“Mi faresti una cortesia?”

“Quale?”

“Potresti evitare di dirlo a Chloe? Altrimenti capirà a cosa è dovuto il mio interesse a far accoppiare Flerk”.

“Cosa? Oh merda santa, dici sul serio?” chiese ridendo.

“Non le dirai nulla vero?”

“Se non vuoi ok, però dovrebbe saperlo. Che cazzo, siete amiche”.

“Si ma con tutto quello che le sta succedendo adesso, non credo che abbia voglia di sapere quanto sono gasata per Jessie e non vorrei che mi uccidesse per la faccenda del gatto. Non credo voglia farlo accoppiare”.

“Ok, non le dirò nulla perché so che prima o poi lo farai tu. Adesso vai a cambiarti e io farò lo stesso”.

“No aspetta!”

“Cosa c’è?”

“Flerk è bagnato potresti asciugarlo mentre io faccio una doccia veloce e mi rivesto? Ti prego, ti giuro che ti perdono tutte le stronzate che hai fatto”.

Guardandola negli occhi si rese conto del suo estremo bisogno di aiuto e decise di non negarglielo. “E va bene, dai sbrigati”.

“Grazie Shon” disse Steph dandole un abbraccio veloce per poi raggiungere il bagno di fretta.

Shonei la seguì con lo sguardo sorridendo. Poi si guardò Flerk accanto alla sua ciotola con sguardo di sfida. “Ora a noi due gatto malefico”.

 

 

Prima di andare a lavoro Chloe aveva deciso di schiarirsi un po' le idee. E quale posto migliore, se non quello che per lei aveva rappresentato l'unico collegamento con la sua vecchia amica? Seduta a fumare sul bordo del cavalcavia che affacciava direttamente sul muro sottostante, rimase a guardare l'espressione serena di Max. Quella serenità che era completamente assente nel suo ultimo ricordo che aveva di lei, quando le stava dicendo addio. Mentre aspirava l'ennesima boccata di fumo, prese il telefono dalla tasca per guardare ancora una volta la foto della ragazza.

 

 

Vorrei avere la forza e il coraggio di venirti a cercare in questo preciso istante, ma la paura che provo mi blocca. Paura di guardarti e leggere nei tuoi occhi la stessa sofferenza e rabbia di quel maledetto giorno. Non credo riuscirei a sopportare di vederlo ancora, anche se so che è il minimo che merito dopo averti lasciata. Sarei dovuta andare via all’insaputa di tutti. Non saresti dovuta essere lì. Quanto vorrei sapere come sei finita qui a Portland.

 

 

In quel momento il suo telefono cominciò a squillare e sul display lesse il nome di Lauren. Continuò a guardare il display paralizzata all’idea di dover rispondere. Le sue mani iniziarono a tremarle un po’ senza che se ne rendesse conto. La sigaretta ormai giunta alla fine, le scottò le dita ridestandola completamente. Così si decise finalmente a rispondere.

“Ehi Lauren”.

“Ciao Chloe, ci hai messo un po’ a rispondere, sei a lavoro?”

Chloe si girò intorno prima di rispondere. “Si, però adesso mi sono presa una pausa”.

“Meglio, perché non volevo disturbarti. Volevo avvisarti che siamo arrivate”.

“Com’è andato il viaggio?”

“Il viaggio abbastanza bene, l’arrivo in albergo un po’ meno”.

“Cioe?”

Mentre Chloe continuava la sua conversazione con Lauren non riusciva a fare a meno di guardare l’immagine di Max davanti a sé.

“Quando siamo arrivate abbiamo avuto altri problemi. A quanto pare qualcuno ha fatto un po’ casino con la prenotazione di Daisy e siamo rimaste senza un posto dove stare”.

“Bella merda”.

“Si, la stanza che era destinata a noi e stata occupata momentaneamente da qualcun altro”.

“Avete preso un’altra stanza?”

“No, era tutto occupato”.

“Di male in peggio. Avete risolto adesso?”

“Si, abbiamo parlato con il responsabile dell’albergo che si è scusato per l’inconveniente”.

“Beh, te ne fai poco delle scuse”.

“Infatti, ci ha proposto di ritornare tra un paio di giorni, quando gli occupanti attuali andranno via e ci ha anche promesso uno sconto, per tutta la durata della nostra permanenza”.

“Mh, non male, ma nel frattempo dove starete?”

“Ci siamo dovuti rivolgere a un altro albergo”.

“Beh, sempre meglio che dormire in auto”.

“Infatti”.

“Adesso siete lì?”

“Si, Daisy sta facendo una doccia. Più tardi ci dobbiamo incontrare con suo vecchio amico e collega. Anche lui parteciperà ai convegni”.

“Ah, non sei nemmeno arrivata e già hai da fare eh?”

“Si e in realtà vorrei soltanto mettere qualcosa sotto ai denti e andarmene a letto”.

“Sai come si dice, prima il dovere e poi il piacere”.

“Si, ma non sarà lo stesso senza di te”.

“Non diventarmi triste Lauren. Sei appena arrivata e se cominci da adesso, non voglio immaginare nei prossimi giorni”.

“Sarà difficile adattarmi alla tua assenza. Mi manchi già da morire”.

“Mi manchi anche tu Lauren”.

“Come vanno le cose lì?”

“Ehm… diciamo che… vanno esattamente come le hai lasciate” disse Chloe rattristandosi nel doverle mentire.

“Bene”.

“Si”.

Rimasero in silenzio per un po’ senza aggiungere altro.

“Lauren, ci sei ancora?”

“Si… è che… vorrei averti qui con me”.

“Lo so, ma vedrai che il tempo che passeremo separate passerà velocemente”.

“Lo spero tanto” disse Lauren sospirando con rassegnazione.

Attraverso il telefono Chloe sentì un rumore e poi una voce che riconobbe come quella di Daisy.

“Si Daisy, arrivo subito”.

“È tutto ok?”

“Si, Daisy è appena uscita dalla doccia e adesso tocca a me”.

“Spero che sia uscita dal bagno ben coperta, non vorrei che ti venissero strane idee” disse Chloe prendendola in giro per sdrammatizzare un po’ il tutto.

“Sei la solita idiota. Come ti vengono in mente certe stronzate?” disse Lauren ridendo.

“Non lo so, deve essere qualcosa nell’aria”.

“Si certo nell’aria. Non farei mai niente del genere” disse Lauren. “E poi che diamine, c'è una differenza di età non indifferente" aggiunse la ragazza sottovoce.

“Lo sai che l'amore non ha età e poi è ben messa”.

“Questo vuol dire che l’hai ispezionata bene stamattina eh?”

“Giusto un poco”.

“Se non la smetti subito torno indietro solo per tapparti quella bocca”.

“Si e immagino già come lo faresti”.

“Spero che l’immagine che ti stia passando per la testa in questo momento sia una cosa del tutto romantica Chloe”.

“Ecco, mi hai beccata” disse Chloe facendo ridere la sua ragazza. “Adoro sentirti ridere”.

“E io adoro te”.

“Adesso è il caso che tu vada a fare la doccia e io ritornare a lavoro”.

“Forse è il caso, altrimenti non stacco più. Ti chiamo domani”.

“Oppure lo faccio io ma in ogni caso ci sentiremo”.

“Si… ciao Chloe… ti amo”.

“Ti amo anche io Lauren”.

Terminata la chiamata, Chloe rimase a fissare ancora il murale davanti a sé. Poi riportando l’attenzione al suo telefono, cercò il numero di Max in rubrica. Fece un respiro profondo cercando di non cedere alla tentazione di chiamarla senza riuscirci. Voleva almeno poter ascoltare il suono della sua voce. Avviò la chiamata rimanendo in attesa. Iniziò a respirare velocemente mentre il suo battito cardiaco cominciava ad aumentare. Dopo cinque squilli la ragazza rispose.

“Pronto!”

Il cuore sembrò quasi fermarsi nel petto come anche il suo respiro.

“Pronto!” continuò Max confusa.

Chloe aprì la bocca senza emettere alcun fiato mentre le mani cominciarono a tremarle sempre di più.

“Pronto!”

Chloe chiuse immediatamente la chiamata di scattò. Si tirò indietro scendendo dal bordo del cavalcavia cercando di arrivare in fretta alla sua auto poco distante. La sua instabilità dovuta alle vertigini causate dall'ennesimo attacco di panico, le impedì di raggiungere la macchina con facilità senza sbandare.

 

 

Nel frattempo Max guardò il telefono confusa.

“Chi era al telefono?” chiese Kate.

“Non lo so, non parlava nessuno”.

“Forse è qualcuno che ha sbagliato numero”.

“Si… forse” rispose Max mettendo via il telefono, continuando a dare una mano all’amica per preparare la cena, senza nemmeno immaginare chi fosse realmente.

 

 

Chloe sbatté con forza le spalle contro lo sportello dell’auto, scivolando giù fino a ritrovarsi a terra con una mano tremante al petto e l’altra stringendo il telefono. Il cuore sembrava fosse sul punto di esploderle nel petto. Distese le gambe chiudendo gli occhi e appoggiando la testa contro la macchina cercando di rilassarsi. Iniziò a inspirare ed espirare profondamente e in modo lento per cercare di riportare la respirazione a livello normale. Passarono circa dieci minuti prima che la sensazione di soffocamento e il tremore alle sue mani cessasse del tutto. Quando finalmente si calmò del tutto cominciò a piangere consapevole che vedere Max sarebbe stato molto più difficile di quello pensava.

 

 

Shonei dopo aver fatto l’ennesimo favore a Steph asciugando il gatto, si sedette comodamente sul divano in attesa che la ragazza finisse di prepararsi. Prese il telefono e diede un’occhiata alla foto di Max.

“È ora di assicurarsi quali siano i tuoi piani per la serata” disse la ragazza scrivendole un messaggio.

 

Shonei: Ehi Max, ci sei?

 

La ragazza attese una risposta che non arrivava. Il messaggio continuò a risultare non visualizzato. Ritentò ancora a inviare messaggi, quando vide che non rispondeva decise di chiamarla direttamente.

Max indaffarata com’era nell’aiutare Kate non diede importanza ai messaggi che continuavano ad arrivarle sul suo telefono appoggiato sul tavolo della cucina.

“Ma si può sapere cosa prende al tuo telefono oggi? Sembra un centralino” disse Victoria. “Prima la telefonata e adesso una raffica di messaggi”.

In quel momento il telefono iniziò a squillare.

“Ecco, che dicevo?” disse Victoria che stava mettendo in ordine un po’ la casa.

“Forse faresti meglio ad assicurarti chi sia, potrebbe essere importante” disse Kate accanto a Max intenta a sbucciare le patate sul bancone della cucina.

“Va bene” disse Max voltandosi per raggiungere il telefono. Appena visualizzò il nome di Shon rimase sbalordita. Si erano scambiate il numero di telefono quella mattina stessa e la ragazza già la stava chiamando.

Kate e Victoria la guardarono chiedendosi come mai non rispondesse al telefono.

“Max, chi è?!” chiese Victoria curiosa.

Per evitare di rispondere alla domanda della sua amica, rispose al telefono. “Pronto!”

“Ehi Max, scusami se ti chiamo ma ho visto che non rispondevi ai miei messaggi e così…”

“Non potevo rispondere perché ero un po’ impegnata”.

“Ok, comunque ti chiamo per sapere cosa fai… cosa fate stasera”.

“Oh… ehm… io non…”

“Andate da qualche parte?”

“A dire il vero no”.

“Come mai?”

Victoria e Kate continuavano a guardarla chiedendosi con chi diavolo stesse parlando. Max invece voltò loro le spalle abbassando la voce e cominciando ad allontanarsi, dirigendosi verso la sua stanza. Questo insospettì le sue amiche che si guardarono ancora una volta tra loro.

“Ma chi sarà?” chiese Victoria sospettosa a Kate.

La ragazza rispose con una semplice alzata di spalle.

Max raggiunse la sua stanza.

“Max, ci sei?”

“S-si… scusa ero distratta”.

“Di solito ti distrai quando parli al telefono?” chiese Shonei con ironia.

“No, comunque per rispondere alla tua domanda oggi non usciamo. Abbiamo un ospite a cena”.

“Oh, uno solo?”

“Si, perché?”

“Niente, chiedevo per curiosità. Ad esempio, è un ragazzo?”

“No è una… ma a te cosa interessa scusa?”

“Volevo solo controllare se fossi ancora distratta”.

“Non lo sono”.

“Hai in programma qualcosa per domani?”

“Perché lo vuoi sapere?”

“Perché magari potremmo farci un giro da qualche parte”.

“Oh… io non so se usciremo domani”.

“Ma scusa, tu esci solo se ci sono gli altri con te?” chiese ironica la ragazza. Era chiaro che ciò che stava architettando non era semplicemente cercare di tenere Max lontana dal Paradise. Il suo interesse verso la ragazza andava ben oltre. Le era venuto un sospetto e voleva assicurarsi di averci visto giusto. Quindi le sarebbe andato bene anche uscire soltanto con lei.

“Beh, non siamo qui da molto e non abbiamo molte conoscenze. Non mi sono ancora ambientata bene e quindi si, esco solo con i miei amici”.

“E noi due non lo siamo?”

La domanda sorprese Max che rimase in silenzio a riflettere. Poi disse: “Non ti sembra un po’ troppo definirmi tua amica visto che ci siamo appena conosciute?”

“E allora possiamo definirci conoscenti”.

“Si… senti io adesso avrei un po’ da fare e…”

“Ti va di uscire insieme domani sera?”

“In che senso?” chiese Max. Le parole di Victoria le ritornarono alla mente, sulla conclusione che Shonei fosse interessata a lei. Iniziò ad arrossire al pensiero, sentendosi fortunata di ritrovarsi protetta tra le mura della sua stanza.

Shonei rise della sua domanda. “Scusa, ma secondo te in quanti tipi di modi si può uscire con qualcuno?”

Max non rispose trovandosi in difficoltà non riuscendo a capire cosa volesse dire la ragazza.

“Max, di solito come esci con i tuoi amici?” insisté Shonei.

“Questa conversazione sta diventando strana” disse Max.

“È strana solo se tu la rendi così. Comunque intendevo uscire con te come fanno tutti i comuni mortali e come sicuramente esci tu con i tuoi amici. Sai ancora come si fa vero?”

“Ah, come amiche… certo…” disse Max mettendosi una mano sulla fronte.

Shonei ricominciò a ridere. “Mi sembra di capire che pensassi di uscire con me in altri termini, o sbaglio?”

“No, assolutamente no. Però non lo siamo quindi tecnicamente non si può proprio definire un’uscita tra amiche”.

“Ooook, allora facciamo così, ti rifaccio la domanda nel modo giusto. O almeno ci provo. Max, ti andrebbe di uscire con me domani sera per bere qualcosa insieme? Così magari potremo passare dal livello conoscenti a quello di amiche?” chiese Shonei sorridendo divertita da quella situazione che effettivamente sembrava strana anche a lei.

“Io non lo so. Devo prima capire se per domani non avrò nulla da fare e poi…”

“E poi?”

Max non disse nulla.

“Facciamo così, pensaci su prima e poi mi fai sapere. Però avvisami se esci con i tuoi compagni, magari mi potrei unire a voi”.

“Ah… sì certo…” disse Max, pur sapendo che non sarebbe stata una cosa tanto semplice. Victoria non sopportava la sua presenza.

“Allora ci sentiamo domani?”

“Si, ti faccio sapere io. Ah, aspetta un attimo Shon”.

“Dimmi”.

“Non è che per caso prima mi hai chiamata con un altro numero?”

“No, perché me lo chiedi?”

“Niente di che, è solo che prima ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto. Non ho capito chi fosse perché non ha detto mezza parola riattaccando”.

“Ah, forse qualcuno che ha sbagliato numero. Magari non riconoscendo la tua voce ha capito di aver sbagliato e ha chiuso la chiamata”.

“Si, è probabile”.

“Ok, allora ti auguro un buon proseguimento di serata e ci sentiamo domani”.

“Si, ciao Shon”.

“Ciao Max”.

La chiamata fu interrotta e mentre Max si chiedeva quali fossero le intenzioni della ragazza nei suoi confronti, Shonei vide Steph uscire dal bagno in accappatoio.

“Non hai un accappatoio meno bucato che ti permetta di non mettere in mostra tutta la mercanzia?” chiese Shonei guardandola dall’alto verso il basso.

Steph istintivamente si guardò addosso credendo che ci fossero davvero dei buchi sul suo accappatoio, ma non ne vide nessuno. Il quel momento capì di essere stata presa in giro dalla ragazza. Alzò lo sguardo verso di lei che era ancora seduta sul divano iniziando a ridere.

“Sei un’idiota Shon!”

“Ma è mai possibile che credi a tutto quello che dico?”

“Infatti, dovrei smettere di ascoltarti!” disse Steph in modo ostile dirigendosi nella sua stanza.

“Aspetta Steph”.

“Che vuoi?!” chiese Steph rigirandosi a guardarla.

Ho asciugato Flerk come mi avevi chiesto”.

“Bene, finalmente ne hai fatta una giusta!”

“Ma non era questo che volevo dirti”.

“E allora muoviti che non ho tempo da perdere!”

“Tu cosa sai di Max?”

“Quello che molto probabilmente sai tu. Che ama la fotografia, è la migliore amica o forse dovrei dire ex amica di Chloe. Che sono cresciute insieme ma che si sono dovute separare per cinque anni, nei quali Max si è dissolta nel nulla. Che poi è ritornata ad Arcadia e si sono ritrovate. Però poi è arrivato il tornado distruggendo tutto. Hanno vissuto per un po’ a Seattle con i suoi genitori. Ha fatto terapia per superare un trauma. Ah e poi molto probabilmente odia Chloe a morte dopo che ha deciso di mollarla”.

“Tutto qui?! Nient’altro?!” chiese Shonei delusa.

“Scusa, ma cosa dovrei sapere più di te?”

“Non lo so, qualcosa!”

“Tipo cosa?”

“Beh… non lo so…”

“È una persona molto timida e riservata! Questa informazione ti soddisfa?!”

“Si, forse è soltanto timidezza!” affermò Shonei riflettendoci.

“Ma a cosa ti stai riferendo?!”

“Naaa, non può essere solo timidezza!” aggiunse ricominciando a ridere.

“Ascolta, non so a cosa diavolo tu ti stia riferendo, ma adesso devo vestirmi!”

“Certo fai pure”.

“Non hai intenzione di andartene?!”

“No, resto finché non vai dalla tua ragazza!”

“Non è la mia ragazza!”

“Però lo vorresti!” disse Shonei ammiccando verso di lei.

Steph sospirò dirigendosi nella sua stanza mentre Shonei la osservava divertita. Nell’attesa ricominciò a smanettare con il suo telefono. Questa volta decise di chiamare il centro dei suoi pensieri, la sua ex amante Ashley.

 

 

Ashley si stava mettendo lo smalto sulle unghie dei piedi mentre Jeffrey era sdraiato sul letto con il suo laptop appoggiato sulle gambe. Il telefono cominciò a squillare e lei sbuffando lo afferrò da sopra al comodino. Guardò il display sospirando. Il suo ragazzo la guardò chiedendo: “Chi è?”

“È Shonei!”

“Beh, rispondi!”

“Come fai a fare finta di nulla?!”

“Rispondi a quel cazzo di telefono per piacere! Comportati in modo maturo e non fare la ragazzina!”

La ragazza grugnì infastidita dal suo commento e rispose al telefono mentre guardava in cagnesco il suo ragazzo che scuoteva la testa. “Ciao Shonei!”

“Ehi, ciao bella!”

“Non credo sia quello il mio nome!”

“Beh, una volta ti piaceva che ti chiamassi così! Anzi, ti piaceva che ti chiamassi anche in tanti altri modi!”

“Si certo, non ricordarmeli! Mi spieghi cosa è cambiato da…” disse Ashley interrompendosi di colpo. Quello che stava per dire poteva rivelare di essersi vista con lei in mattinata. Non voleva che il suo ragazzo lo sapesse.

Shonei comprese cosa stava per dire. “Si lo so, sono un’idiota! Non dovrei chiamarti visto che questa mattina sembrava che ce l’avessi con te!”

“Sembrava?!” chiese la ragazza con sarcasmo.

“Hai ragione! Ero arrabbiata anzi, lo sono anche ora! Perché ho sempre pensato che fossi stata sincera con me!”

“Shon, ti prego non ricominciamo con questa storia! Sai bene come funzionasse tra noi!”

Jeffrey smise di digitare sulla tastiera del suo laptop prestando attenzione alla conversazione tra le due.

“Si, lo so bene come funzionava tra noi! Ma cazzo Ashley, con Jeffrey!”

“Si e allora?! Se fosse stato qualcun altro lo avresti accettato?!”

“Molto probabilmente no!”

“Ecco, appunto!”

“Ascolta, so che sei impegnata e le cose tra di noi in questo momento non vanno alla grande! Però… magari noi potremmo… vederci ogni tanto…”

“Shon…”

“Non ti sto chiedendo chissà cosa! Lo so che quello che c’è stato tra noi è finito però magari potremmo almeno rimanere amiche!”

“Shonei, io non…”

“Avanti Ash, noi ci siamo sempre divertite assieme! Anche senza finire per forza a letto!”

“E cosa mi dice che non sia esattamente quello che vuoi?!”

“Beh, devi fidarti di me! E poi cazzo, almeno questo me lo devi!”

“No, non credo!”

“Invece sì, mi hai tradita! E adesso tu potrai dirmi ancora che non avevo l’esclusiva, ma il tuo gesto pessimo rimane! Ho sempre saputo con chi te la facevi oltre me, tranne quella volta! Hai preferito tenermelo nascosto perché sai che era sbagliato nei miei confronti! Ora se vuoi farti perdonare devi fare quello che ti chiedo! Torniamo a essere amiche!”

Ashley rimase in silenzio ripensando a ciò che era successo in passato. Deglutì chiudendo gli occhi. “E va bene, ma nient’altro!”

“Certo, lo sai che sono di parola!”

“Non è vero, almeno non con me!”

“Ti andrebbe di vederci questa sera?!”

“No, oggi non posso! Tra un po’ devo uscire con…”

“Jeffrey?!”

“Si!”

“Allora magari ci risentiamo in questi giorni!”

“Si, va bene!”

“Ciao Ashley!”

“Ciao Shonei!”

Rimasero un attimo in silenzio al telefono senza chiudere la chiamata. Però alla fine fu Ashley a interromperla.

“Cosa voleva?!” chiese Jeffrey.

“Vuole che ci frequentassimo di nuovo!”

“E quando chiede questo intende portarti a letto?!”

“Cosa c’è, adesso non ti sta bene più che io abbia risposto al telefono?!” chiese lei infastidita girandosi a guardarlo.

“Tu hai accettato?!”

“Si!”

“Oh avanti, lo sai bene cosa vuole da te!”

“E allora?!”

“Puoi fare quello che ti pare ma non dimenticarti che stai con me!” disse lui alzandosi dal letto furibondo, uscendo dalla stanza.

Anche lei si alzò irritata seguendolo. “Cosa devo fare con lei, me lo spieghi?! Devo ignorarla?! Non l’ho mia fatto nemmeno quando per alcuni periodi stavamo lontane! Devo fingere che vada tutto bene?! Comportarmi normalmente come se nulla fosse?! Perché se è questo che devo fare allora sì, devo vederla e frequentarla come ho sempre fatto!”

“Non è come le altre volte, noi due stiamo insieme da anni! Non è una delle tue solite scopate e via! Quindi pretendo che tu non faccia cazzate!”

“Quindi?! Non devo vederla?! Credi che così non penserà che c’è qualcosa che non va?! Lo sa bene che io non ho mai avuto una storia seria con nessuno e adesso dovrebbe crederci?!”

“Non è così?! Non stiamo insieme?! Mi consideri come tutti gli altri?!”

“No!”

“E allora quale cazzo è il tuo problema?!”

“E il tuo qual è?!”

“Io non ho nessun fottutissimo problema! Sei tu ad averne! Non ti sentirai mica in dovere di soddisfare ogni suo capriccio solo per quello che è successo?!”

“Lo sai bene cosa è successo?!”

“Si, me lo ricordo bene cosa è successo! E ti stava più che bene! Ora invece cosa vuoi?! Farti perdonare?! Eh?!”

Jeffrey prese le chiavi della sua auto uscendo dall’appartamento sbattendo la porta. Ashley si sedette sul divano sentendosi del tutto incapace di gestire quella situazione. Il peso del suo gesto pesava dentro di lei come un macigno e la sua coscienza reclamava di essere liberata.

 

 

Shonei rimase a fissare il telefono e quando Steph uscì dalla sua stanza pronta per passare la sua serata con Jessie, si alzò dal divano. “Ed eccoti qui, tutta bella, lavata e profumata per…”

“Non dirlo!” intimò Steph puntandole un dito contro.

“Per la cronaca, lei è davvero carina! Se per caso non concludi nulla dimmelo! Così magari posso farci un pensierino io!”

“Shon, sta lontana da lei per favore!”

“Ehi, pensi davvero che io possa intromettermi tra di voi?!” chiese Shonei avvicinandosi a lei per poi appoggiarle un braccio sulle spalle strattonandola un po’.

“Si!” rispose Steph fissandola.

Shonei rise. “Non lo farei mai! Andiamo su, ti aiuto con Flerk!” disse prendendo il gatto in braccio. “Tu sei pronto sciupagatte?!”

Flerk le soffiò contro.

“Si, sembra pronto!”

Uscirono scendendo al piano inferiore fermandosi vicino alla porta dell’appartamento di Jessie. Shonei a quel punto consegnò il gatto a Steph che lo afferrò con attenzione, per paura che potesse attaccarla.

“Bene, adesso datti da fare Gingrich!” disse la ragazza allontanandosi.

“Tu dove vai?!” chiese Steph.

“Non lo so, a fare un giro!”

“Ok!”

“Ciao Steph!” disse la ragazza continuando a camminare.

“Shon!” disse la ragazza facendola fermare. Quando Shonei si girò verso di lei disse: “Grazie!”

“E di cosa?!”

“Per tutto quel…”

“Aaah, non mi diventare sentimentale adesso!” disse Shonei rigirandosi per andarsene.

Steph sorrise e poi voltandosi verso la porta, prese un lungo respiro e bussò. Jessie andò ad aprire e le sorrise. “Pensavo avessi cambiato idea”.

“Io, no assolutamente. Perché lo hai pensato?”

“Non ti vedevo arrivare”.

“Oh, scusa se ci ho messo tempo ma… insomma… ho dovuto darmi una ripulita” rise nervosamente Steph.

Rise anche Jessie facendosi da parte per farla passare. “Per questa volta ti perdono. Accomodati”.

“Grazie!”

Appena entrò la gatta di Jessie si avvicinò guardandola o forse guardava Flerk. Difficile dirlo con certezza. L’unica cosa certa in quel momento, era l’attenzione di Flerk rivolta a Kira. “Credi che se lo metto giù c’è il rischio che…”

“Oddio no, non credo proprio. Avanti mettilo giù” disse Jessie ridendo.

“Ok, se lo dici tu” rispose Steph mettendo giù Flerk.

I due gatti rimasero a guardarsi per un po’ e poi Flerk iniziò ad avvinarsi a Kira annusando.

“Siediti” disse Jessie indicando il divano.

“Oh certo” disse Steph sedendosi.

“Sai, stavo pensando una cosa”.

“Cosa?”

“Se non hai nulla da fare, potremmo ordinare una pizza più tardi. Magari vediamo un film se ti va”.

“Certo che mi va e no, non ho nessun impegno”.

“Bene, allora è deciso. Ti andrebbe di bere qualcosa di fresco?”

“Si” rispose Steph.

“Limonata o tè freddo?”

Steph ci rifletté su un attimo e pensando alla possibile battuta che avrebbe fatto Shonei alla domanda della ragazza rispose: “Un tè andrà più che bene”.

“Benissimo, io invece voglio una limonata” disse la ragazza voltandosi per raggiungere il frigo in cucina.

“A chi lo dici” mormorò Steph.

“Cosa?” chiese la ragazza fermandosi e voltandosi di colpo verso di lei.

“No niente, dicevo... bell'appartamento”.

“Oh, grazie” rispose la ragazza dirigendosi in cucina.

Steph si sentiva estremamente agitata in compagnia di Jessie. Iniziò a strofinarsi con forza le mani sudate sulle gambe dei pantaloni, da quanto era agitata. Cercò di evitare la vista della ragazza da cui non riusciva a staccare gli occhi neanche per un attimo, guardandosi intorno. Notò subito i gatti che già stavano prendendo confidenza tra loro, cominciando a giocare e rincorrersi per casa.

“Bene, a quanto pare Flerk ci sa fare anche più di me” disse Steph sottovoce proprio quando Jessie si stava avvicinando portando con sé un vassoio con due brocche con le bevande e due bicchieri.

“Come hai detto?” chiese Jessie appoggiando sul tavolo il vassoio.

“Dicevo che stanno facendo già amicizia” rispose Steph indicando i gatti.

“Sembrerebbe di sì” disse Jessie guardando Flerk e Kira, riempendo entrambe i bicchieri e offrendone uno a Steph, sedendosi accanto a lei.

“Grazie”.

“Prego”.

“Allora, quella ragazza... ehm... come si chiama...” disse Jessie cercando di ricordarne il nome.

“Ti riferisci a Shonei che era nel mio appartamento?”

“Ah sì, Shonei. Credevo fosse Chloe”.

“No, lei è un'amica che abita di fianco al nostro appartamento”.

“Ah... sembra... una tipa simpatica...” disse Jessie annuendo con decisione con mezzo sorriso guardando Steph.

Steph guardò annuendo insieme a lei. “Si è simpatica... ma ho come la vaga sensazione che tu pensi anche altro. Tipo che sia strana”.

“Ebbene sì” rispose Jessie ridendo. “Non ho ben capito se ci stesse provando in modo sfacciato, perché nel caso fosse così è la prima volta che mi succede” aggiunse la ragazza ridacchiando.

Steph che stava bevendo un sorso del suo tè si bloccò guardandola sorpresa dalle sue parole. Così colse la palla al volo per accertarsi della situazione e capire quali fossero i suoi gusti. “Cosa intendi dire? Che è la prima volta che qualcuno ci prova con te in modo sfacciato o che ci provi con te? O magari perché è una donna?”

“Intendevo dire…” disse la ragazza subito interrotta dallo squillare del suo telefono. “Scusami un attimo”.

Jessie si alzò dal divano per prendere il suo telefono appoggiato sul mobiletto di fianco all’entrata dell’appartamento.

“Merda!” disse Steph a bassa voce infastidita da quella improvvisa interruzione.

I suoi pensieri correvano al galoppo ormai. Temeva la possibilità che a Jessie non interessassero per niente le ragazze, il che avrebbe reso le cose del tutto complicate. Non era la prima volta che succedeva di prendersi delle sbandate e successivamente delle cantonate colossali per ragazze etero. Le sue intenzioni erano quelle di provarci con lei ma voleva prima di tutto assicurarsi che ci potesse essere davvero qualcosa tra loro. In caso contrario questa volta avrebbe gettato la spugna senza tentare nessun approccio con lei. La telefonata sembrava non voler finire mai e Steph si chiese se dopo, fosse davvero il caso di ritornare sull’argomento. Non voleva assolutamente dare l’impressione di essere così interessata alla sua risposta, per non scoprire subito le sue carte.

Quando la telefonata terminò Jessie la raggiunse sul divano. “Scusami per l’interruzione ma era una telefonata di lavoro. Allora, di cosa stavamo parlando?”

“Ah… ehm… credo di non averlo dimenticato. Comunque dimmi, dov’è che lavori?”

“Sono un’assistente alla poltrona in uno studio dentistico”.

“Oh, bene, adesso so dove andare nel caso mi prendano a pugni facendomi saltare i denti per aria” disse Steph facendo ridere Jessie.

“Non mi sembri una persona violenta” disse Jessie.

“Infatti non lo sono ma gli altri sì, sono io che le prendo” rispose Steph mentre Jessie continuava a ridere.

“Per la cronaca, non sono io il dentista”.

“Ok, ma in cosa consiste il tuo lavoro?”

“Praticamente devo gestire i rapporti con i pazienti, organizzare l’agenda dei vari appuntamenti, mantenere costantemente aggiornate le schede lavori, gestire i rapporti con i fornitori per gli approvvigionamenti necessari allo studio, gestire la contabilità, preparare la postazione di lavoro, assistere il dentista durante le sedute, lavorare e preparare i materiali dentali, pulire, disinfettare e sterilizzare i vari strumenti e attrezzature utilizzate durante l’intervento e anche dell’area dello studio provvedendo alla decontaminazione, gestire l’archivio dei pazienti catalogando il materiale radiografico” rispose Jessie riflettendo e contando sulla mano tutti i suoi doveri.

“Hai parecchie responsabilità, in poche parole mandi avanti la baracca”.

“In un certo senso sì. Tu invece di cosa ti occupi?”

“Io lavoro in locale. Non so se lo conosci, il Paradise”.

“Uhm, ne ho sentito parlare ma non ci sono mai stata”.

“Beh, allora dobbiamo rimediare. Il proprietario organizza serate molto carine. A dire il vero proprio ieri sera avevo pensato di invitarti a fare un giro, perché era la mia serata libera”.

“Davvero?”

“Si, però poi ho dovuto sostituire Chloe. Quindi ho dovuto rinunciarci”.

“Oh, anche la tua amica lavora lì”.

“Si”.

“Beh, è stato carino da parte tua pensare di invitarmi”.

“Si ma non l’ho fatto e spero davvero che ci saranno altre occasioni”.

“Sicuramente” disse Jessie sorridendole.

 

 

Chloe era al bar che stava servendo dei clienti quando Shonei arrivò dopo aver spacciato un po’ di roba in giro. Si sedette su uno dei sgabelli liberi facendo un cenno alla sua amica che subito si avvicinò a lei.

“Ciao Shon”.

“Ciao, mi daresti una birra per favore?”

“Certo”.

Chloe le servì una birra e rimase a tenere compagnia la ragazza visto che non c’erano altri clienti in attesa di essere serviti. Shonei mandò giù un sorso dalla sua bottiglia, notando che Chloe guardava con ansia l’ingresso del locale.

“Lei non verrà oggi, puoi stare tranquilla”.

“Come lo sai? L’hai chiamata?”

“Si”.

“Cosa ha detto?!” chiese Chloe un po’ agitata.

“Niente, che non sarebbero uscite visto che avevano un ospite a cena”.

“Una cena?! Dove?! Con chi?!”

“Cazzo Chloe, non è che devo farmi beccare subito con tutte queste domande! Non erano necessarie! Il mio scopo è quello di tenere d’occhio la situazione e avvisarti nel caso avessero intenzione di venire qui! Al massimo farle cambiare direzione per non farla venire!” disse la ragazza bloccandosi di colpo riflettendoci per un attimo. Poi ridendo disse: “Sembra un po’ distorta questa frase detta da me!”

Chloe la guardò scuotendo la testa un po’ infastidita da ciò che aveva detto. “Guarda che è della mia amica che stai parlando!”

“Mi dispiace ma devo contraddirti perché non è il termine adeguato! Dovresti dire ex amica e comunque devo ammettere che è davvero un bel bocconcino!” disse Shonei divertita bevendo un altro sorso della sua birra.

Chloe la fulminò con lo sguardo.

“Avanti Chloe, non fare quella faccia! Stavo scherzando!”

Chloe sospirò desiderando di bere qualcosa anche lei.

“Rilassati, ho tutta la situazione sotto controllo! Non la vedrai finché non sarai pronta!”

“E se non lo fossi mai?!”

“Ehi, ti aiuterò io ok?! Non starci a pensare per ora!”

“Ho avuto un altro attacco!”

Shonei che stava per bere un altro sorso si bloccò. “Cazzo Chloe, qualche tempo prima che io partissi ricordo che avevi iniziato a soffrirne. Però le cose erano migliorate, così avevi detto!”

“Ed era così! Ma poi…”

“Perché hai avuto un altro attacco?! Cosa lo ha scatenato?!”

“Io… non è importante…”

“Chloe, è importante saperlo invece!”

Chloe continuava a restare in silenzio.

“Non l’hai vista per strada vero?!”

“No!”

“Ma allora come cazzo ti è venuto…” disse la ragazza bloccandosi di colpo. Le parole di Max le ritornarono subito alla memoria e intuì quale potesse essere stata la causa. “Gesù… ma cosa… sei stata tu a chiamarla al telefono?!”

Chloe sgranò gli occhi sorpresa. “Cosa ne sai tu?!”

“Me lo ha detto Max!”

“Ma se poco fa ti ho chiesto che cosa avesse detto e tu hai risposto niente!”

“Beh, non mi sembrava una cosa importante, ma adesso sì! Cosa cazzo ti salta in mente di chiamarla al telefono?! Non avrei dovuto darti il suo numero, non ora almeno!”

“Cosa ha detto?!”

“Ha detto che di avere ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto. Quando ha risposto, dall'altro lato c'è stato silenzio assoluto!”

“Non ce l’ho fatta! Volevo dire qualcosa ma… ho chiuso la chiamata!”

“E hai fatto la cosa giusta! Chloe, non sei pronta per questo lo capisci o no?! È così che ti venuto un altro attacco?!”

Chloe annuì.

“Non farlo mai più! Davvero Chloe, non sto scherzando! Non puoi fare cose del genere, soprattutto quando sei da sola!”

“Cosa potrebbe mai succedermi, per caso morire?!” disse la ragazza ironizzando. Il suo intento di stemperare un po’ la tensione e la preoccupazione della sua amica, non fu di alcun aiuto. Infatti ricevette un'occhiataccia di disapprovazione.

“Non dire queste cazzate nemmeno per scherzo! Promettimi di non farlo più!”

“Ma dai Shon, io non credo…”

“Promettimelo!” insistette la ragazza con determinazione.

“E va bene!”

“Dillo!”

“Te lo prometto!” disse Chloe non credendo di riuscire a mantenere una promessa del genere. Era chiaramente preoccupata della presenza di Max a Portland. Temeva di poterla incontrare ma nello stesso tempo quasi lo desiderava che succedesse.

“Bene!” disse Shonei ritornando a bere la sua birra.

Chloe guardò oltre le sue spalle vedendo qualcuno avvicinarsi. “A quanto pare hai visite!”

Shonei la guardò confusa girandosi alle sue spalle e non poté fare a meno di assumere un’espressione di sorpresa. Ashley si stava avvicinando e si sedette sullo sgabello accanto al suo.

“Salve ragazze” disse Ashley.

“Ciao Ashley” disse Chloe.

Shonei rimase incollata con gli occhi fissi su di lei. “Sto sognando o sono sveglia?”

“Vuoi che ti prenda a sberle per assicurarcene?” chiese Ashley sorridendo.

“Credo che mi fiderò di ciò che vedo”.

“Che peccato” rispose la ragazza con finto dispiacere.

“Come mai qui? Non sarai mica da sola? Dov’è il tuo cavaliere senza macchia?”

“Non c’è”.

Shonei rimase in silenzio un attimo riflettendo. “Ma non mi dire. Non dovevi uscirci insieme?”

“Si, ma c’è stato un contrattempo e quindi… eccomi qua” disse la ragazza con un’alzata di spalle.

Chloe iniziò a sentirsi un po’ di troppo in quella situazione e si schiarì la voce per attirare l’attenzione un momento su di sé. “Io torno al mio lavoro se non vi spiace”.

“Oh, aspetta un attimo” le disse Shonei che poi si voltò verso la ragazza al suo fianco. “Vuoi qualcosa da bere? Offro io”.

“Si, perché no. Mi andrebbe un gintonic con ghiaccio”.

“E un’altra birra per me” disse Shonei.

“Ok, gintonic e birra in arrivo”.

Ashley si appoggiò con le braccia sul bancone guardando Shonei al suo fianco che non riusciva a staccare gli occhi da lei.

“Nessuno ti hai mai insegnato a non fissare le persone?”

“No, i miei erano troppo impegnati a farsi e maledirsi tutto il giorno”.

“Già!” disse Ashley essendo a conoscenza del suo passato. Lei era l’unica a sapere nel dettaglio cosa avesse vissuto.

Chloe servì la birra e il gintonic e tornò a lavoro lasciandole da sole, anche se ogni tanto lanciava un’occhiata nella loro direzione. Era preoccupata che Shonei finisse di nuovo sotto le grinfie della ragazza.

“Comunque mi fa piacere tu sia qui. Iniziavo ad annoiarmi da sola”.

“Ma come sola? Che io sappia non hai mai avuto problemi a trovare compagnia”.

Shonei appoggiò le braccia sul bancone afferrando la bottiglia ridendo, prima di bere un sorso. “Beh, adesso che ci sei tu non devo cercarne altrove”.

“Non farti strane idee Shon a causa della mia presenza qui. Ricorda quali sono state le parole che hai detto al telefono”.

“Ricordo cosa ho detto. Guarda che non mi sto facendo nessun film in testa, puoi stare tranquilla. E poi chi ti dice che riusciresti a farmi cadere ai tuoi piedi se tu volessi provarci con me?”

Ashley ridacchiò voltandosi a guardarla mentre passava un dito sul bordo del bicchiere. “Sai essere davvero divertente quando vuoi”.

“Non mi credi? Fai un tentativo e vediamo come va a finire” disse Shonei provocandola.

“Non sfidarmi Shon”.

“Altrimenti? Cosa farai?” disse Shonei guardandola dall’alto al basso.

“Sapevo sarebbe finita così se ti avessi incontrato”.

“Ah, quindi ci speravi”.

“Sperare cosa?!”

“Di trovarmi qui. Pensaci bene, con tutti i locali che ci sono a Portland hai scelto proprio il Paradise”.

“Non è affatto così. Sono venuta qui perché questo è il locale che ho sempre frequentato più di tutti”.

“Si certo, come vuoi tu Ashley” disse Shonei divertita.

“Tu pensi che io sia venuta qui esclusivamente per te?”

“Non è così?”

“Cosa vuoi dimostrare con il tuo atteggiamento?”

“Io niente, voglio soltanto che tu ammetta che ti andava di stare in mia compagnia. Che abbassi un po’ la cresta. Che tu smetta di credere che io penda dalle tue labbra, perché non è così. O meglio, non è più così”.

Ashley la guardò con disappunto per ciò che aveva detto. Sapeva di riuscire a tenere tutti sotto scacco con il suo fascino che da sempre l’aveva contraddistinta dalle tutte le altre. Non credeva possibile che Shonei potesse esserne diventata completamente immune. Per quanto Shonei insistesse con forza sul suo cambiamento, non poteva credere che in quei due anni fosse cambiata a tal punto da non avere più nessun ascendente su di lei.

“Le tue sono soltanto parole a vuoto per me” disse Ashley bevendo il suo drink.

Shonei cominciò a ridere di gusto. “Non piace proprio perdere eh?”

“Se mi conoscessi bene sapresti che io non perdo mai Shon” disse la ragazza mordendosi il labbro inferiore.

“E va bene, hai vinto tu” disse Shonei ridendo.

Il modo in cui aveva pronunciato quell’ultima frase risultò come un piacere nei suoi confronti. Come quando qualcuno si tira indietro in una scazzottata solo per non farti male. Questo colpì profondamente nell’orgoglio Ashley.

“Adesso se non ti spiace vado al cesso. Mi raccomando però, non sparire che la serata è appena cominciata” disse Shonei allontanandosi ridacchiando ancora, cosa che fece infuriare ulteriormente Ashley.

Quello che però non sapeva la ragazza, era che la risata di Shonei nascondeva un profondo disagio e nervosismo. Inoltre andare al bagno non era dovuto tanto a un bisogno fisiologico, ma una buona scusa per allontanarsi momentaneamente dalla ragazza. Mentre continuava a bere il suo drink innervosita, le arrivò un messaggio da parte del suo ragazzo.

 

Jeffrey: Come mai non sei a casa?

-      Dove sei?

Ashley: Sono uscita un po’ visto che era già in programma.

-      Ricorda che posso farlo benissimo anche da sola.

Jeffrey: Se mi dici dove sei ti raggiungo.

Ashley: Forse è il caso che oggi ognuno se ne stia per conto proprio.

Jeffrey: Sei al Paradise?

Ashley: No e anche se fosse non te lo direi.

-      Spero che sia abbastanza chiaro che non voglio vederti.

Jeffrey: Ho capito che sei arrabbiata ma permettimi di venire a prenderti.

Ashley: Voglio restare da sola, lo capisci o no?

Jeffrey: Non fare la bambina.

 

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

 

Ashley: Vaffanculo Jef.

-      Se è così che la pensi perché non ti cerchi un’altra con cui stare?

Jeffrey: Ti dai una calmata?

Ashley: Se non ti sto bene come sono smettila di lamentarti e sparisci dalla mia vita.

-      Così magari sarò io a cercarmi un vero uomo, perché al momento l’unico bambino tra noi sei soltanto tu.

-      Vai al diavolo.

 

Jeffrey a quel punto si arrese mentre Ashley mise via il telefono. Mandò giù tutto ad un fiato il resto del suo drink voltandosi a guardare la porta che conduceva ai bagni. Non ci mise molto a decidere cosa fare e si alzò procedendo in quella direzione. Arrivata davanti alla porta si fece da parte per fare uscire due ragazze. Entrando vide che Shonei non c’era. Rimase in attesa appoggiandosi di spalle ai lavelli a braccia incrociate al petto guardando in direzione dell’unica porta chiusa in quel momento. Dopo pochi secondi di attesa sentì tirare lo sciacquone e la porta venne aperta. Shonei si bloccò sulla porta guardandola con un'espressione di sorpresa.

“Wow, ti sono mancata così tanto da non potere nemmeno aspettare?” chiese lei con ironia.

Ashley continuava a guardarla seria. Il sorriso sul volto di Shonei sparì all’istante quando riconobbe quello sguardo che da sempre era stato capace di farla inginocchiare al suo volere. La ragazza si staccò dai lavelli con una leggera spinta e si diresse verso di lei decisa a dimostrare quanto si stesse sbagliando nell’affermare di essere in grado di dirle di no. Arrivata davanti a lei appoggiò una mano sul suo ventre spingendola di nuovo all’interno della cabina. Chiuse la porta alle sue spalle e dopo aver abbassato la tavola del water, con un’ulteriore spinta fece sedere Shonei. Si mise a cavalcioni su di lei tirandole indietro la testa con le mani tra i capelli. Ashley la guardò dritta negli occhi con determinazione. “Adesso vediamo quanto di quello che hai detto corrisponde al vero!”

“Ashley, questo non…”

Non riuscì a terminare di parlare che la ragazza si era già fiondata sulle sue labbra. Shonei cercò di lottare contro una forza più grande di lei e in pochissimo tempo si ritrovò a contraccambiare il bacio con vigore. Ashley sorrise fra le sue labbra sapendo che quella era una battaglia già vinta senza alcun’ombra di dubbio. Fece scivolare la mano destra dai capelli della ragazza, passando sul collo, sul petto e infine si fermò sul ventre. Portò la sua mano al di sotto della maglia sfiorandone la pelle nuda e incandescente della ragazza, che ormai aveva del tutto perso la ragione. Shonei portò le sue mani sulle natiche di Ashley spingendola verso di sé emettendo un gemito. La ragazza a quel gesto iniziò a sbottonarle i pantaloni abbassando anche la zip. Fece scorrere la mano sopra al tessuto degli slip accarezzandola e un sorriso soddisfatto comparve sulle sue labbra sentendo già quanto fosse eccitata. Bastava davvero poco per mandare Shonei in fiamme e quella ne era la prova lampante. A quel punto la sua mano finì all’interno degli slip e continuò ciò che aveva iniziato. Staccò l’altra mano dai capelli di Shonei portandola sulla sua bocca, evitando così che se qualcuno fosse entrato nel bagno, si accorgesse dei suoi sospiri e gemiti. Continuò a toccarla fino a quando nel giro di pochissimi minuti la ragazza venne in un orgasmo. Ashley rimosse la mano dalla sua bocca e l’afferrò per il mento guardandola negli occhi. Si avvicinò a lei sussurrandole in modo malizioso.

“Oooh Shonei, con te è sempre tutto così facile!” disse la ragazza dandole poi due leggeri schiaffetti sul viso. Soddisfatta del risultato ottenuto e di aver dimostrato ancora una volta di avere il pieno controllo su di lei, si alzò sorridendo. “Ci vediamo presto Shon!”

Detto questo uscì dalla cabina chiudendo la porta, si lavò le mani e andò via lasciando Shonei seduta sul water in attesa di riprendersi. Si portò la mano tra i capelli mentre cercava di far tornare il suo respiro regolare, mentre con l’altra dava un pugno alla parete con rabbia. Ancora una volta aveva dimostrato ad Ashley di poter fare di lei ciò che voleva. Questo le fece provare un odio smisurato verso sé stessa. Non le piaceva perdere, soprattutto con lei che era stata da sempre il suo unico punto debole.

 

 

Matthew scese dalla sua auto raggiungendo un vicolo buio accanto a un pub per incontrarsi con un cliente per vendergli della droga. Il ragazzo era appoggiato al muro fumando una sigaretta. Quando lo vide si staccò dal muro gettando via la sigaretta dopo aver fatto un ultimo tiro.

“Pensavo non arrivassi più” disse il ragazzo sorridendo.

“Il tempo premia chi sa aspettare” rispose Matthew sorridendogli di rimando.

Dopo aver effettuato lo scambio il ragazzo lo salutò per andare via ma venne fermato.

“Ehi, aspetta un attimo”.

“Cosa c’è?”

“Ti andrebbe di guadagnare qualche soldo o dose extra?”

Il ragazzo lo guardò con aria interrogativa e sospettosa. “In che senso?”

“Avrei bisogno di una mano per una certa faccenda e mi serve qualcuno. Ho pensato a te nel caso fossi interessato”.

Il ragazzo dopo un attimo di esitazione gli si avvicinò. “Di cosa si tratta?”

“C’è una ragazza una certa Shonei Sanders, non so le conosci”.

“Mai sentita nominare”.

“Molto probabile visto che è mancata per qualche anno”.

“Vai avanti”.

“Questa ragazza anni fa lavorava per Steven. Poi però è successo qualcosa che ha incrinato parecchio il loro rapporto. Quando è ritornata a Portland è riuscita non so come a riprendere il suo posto, ma non mi fido. In realtà molti non si fidano di lei e la vorrebbero fuori dal giro”.

“E io che cosa c’entro in tutto questo?”

“C’è il forte sospetto che abbia rubato della merce da Steven per fare soldi. Io la sto tenendo d’occhio in caso commetta l’ennesimo furto. Però lei è molto furba e io non posso starle troppo col fiato sul collo. Perché così facendo non avrei mai l’opportunità di coglierla con le mani nella marmellata”.

“Quindi?”

“Quindi ho pensato a un modo per metterla fuori gioco e liberarcene una volta per tutte. Ho bisogno che qualcuno scappi con la roba che gli viene consegnata da lei, senza pagare”.

“Ma…”

“Ti manderò lei a consegnarti delle pasticche. Tu non dovrai fare altro che svignartela senza pagare. Ovviamente devi cercare di non farti riacciuffare”.

“Non capisco, a cosa dovrebbe servire tutto questo?”

“A scalfire ancora un po’ quel poco di fiducia rimasta nei suoi confronti”.

La verità era anche un’altra. Doveva trovare solo una buona scusa per giustificare la sua presenza costante nella vita della ragazza. È vero che Steven gli aveva concesso il via libera, ma sempre con la premessa che non avrebbe tirato troppo la corda con lei. Il ragazzo aveva il forte sospetto che Steven sperasse tanto che la ragazza non fosse coinvolta in quel furto. Con quel trucchetto, avrebbe insinuato ancora di più il dubbio nel suo capo. In questo modo se Matthew avesse passato il limite con Shonei, la ragazza non sarebbe andata a chiedere spiegazioni a Steven. Non avrebbe avuto più nessuno a cui rivolgersi se non a lui stesso. Interrompendo definitivamente i rapporti tra loro, Matthew sarebbe stato veramente libero di fare il bello e il cattivo tempo senza che nessuno si intromettesse. Nel caso il suo piano avesse funzionato ancora meglio, Steven avrebbe già preso la decisione di sua spontanea volontà, di liberarsi di lei all’istante. Ma per Matthew quella era solo un’utopia. Inoltre la merce non pagata sarebbe stata davvero esigua.

“Matthew, ma stiamo parlando di Steven! Chiunque lo conosca almeno un po’ sa bene che con lui non si scherza! Chi ha tentato di fare qualcosa a suo danno è sparito per sempre dalla circolazione! Chi invece ha avuto la possibilità di essere ancora in vita, deve alimentarsi con una cannuccia! Scordatelo Matthew, non posso fare cuna cosa del genere! Mi manderebbe qualcuno per farmi la pelle!”

“Non ti manderà nessuno invece!”

“Si certo, come no!”

“Ti dico che non lo farà! E comunque non ti succederà nulla, perché è me che manda a estinguere un debito!”

Il ragazzo scosse la testa. “E chi mi assicura che tu non mi stia fregando?!”

“Fidati di me Jimmy!”

“E cosa ci guadagno io per rischiare la pelle in questo modo?!”

“Tutto quello che vuoi! Roba da sniffare?! Soldi?! Mi occuperò io di ripagarti a dovere se farai questo per me! Inoltre se il piano dovesse funzionare al meglio, potremmo estirpare l’erbaccia cattiva dal nostro giardino e Steven potrebbe esserti molto riconoscente!”

Il ragazzo parve rifletterci. “Non lo so... io…”

“Avanti Jimmy, non dovrai fare altro che prendere la roba e filartela!”

“Lo scambio avviene simultaneamente! Non riuscirei a farla franca!”

“È una ragazza di cosa hai paura?! E poi guarda…” disse Matthew estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore. Tirò fuori seicento dollari finti consegnandoglieli.

“Ma cosa…”

“Sono finti! Pagherai con questi e te la darai immediatamente a gambe levate! Lei non capirà subito di essere stata fregata! Da quel momento non dovrai più rivederla! Sarò io a rifornirti della roba che vuoi acquistare!”

“E va bene! Ma voglio soldi!”

“Tutto quello che vuoi, quanto?”

“Voglio cinquecento dollari!”

Matthew emise un fischio di sorpresa. “Cazzo, non ti sembra un po’ troppo?! Dopotutto dovrai soltanto filartela via!”

“Si ma rischio la vita e mi sembra il minimo! È un prezzo ragionevole!”

“Ti ho detto che non corri nessun rischio!”

“Non mi importa! O cinquecento o non se ne fa niente!”

Matthew ci rifletté un po’ su e poi annuì porgendogli la mano. “Affare fatto!”

Il ragazzo ricambiò la stretta di mano.

“Ti chiamo io!” disse Matthew allontanandosi sorridendo.

 

Victoria era agitata per l’arrivo della sua ospite. Il menù scelto espressamente da lei prevedeva come primo un Clam Chowder, una zuppa a base di vongole, patate, bacon e panna. Come secondo piatto il Pulled Pork, che altro non era che la spalla di maiale condita con patate e cipolle. E per finire come dolce una cheesecake alle arachidi. Da bere la ragazza aveva optato per una bottiglia di vino di Lamoreaux Landing e acqua frizzante. Era già tutto pronto, l’unica cosa che mancava era Ellis che sarebbe arrivata da un momento all’altro. Max era chiusa in camera sua a parlare con i suoi genitori dopo aver ricevuto una loro telefonata. Kate invece guardava Victoria che continuava a lanciare occhiate al suo orologio da polso facendo avanti e indietro.

“Victoria, se continui ad andare avanti e indietro in questo modo, sprofonderemo fino a ritrovarci all’appartamento di sotto!”

“Non riesco a stare ferma! Sono nervosa!”

“Ma va?! Non lo avevo notato!” disse Kate sarcastica mentre era seduta sul divano.

“E se non dovesse piacerle il vino?! O magari non le piacciono i frutti di mare! Metti caso che è vegetariana?!” disse Victoria continuando a fare avanti e indietro.

“Victoria, rilassati per favore!”

“Oh Dio!” disse fermandosi di colpo!

“Che c’è adesso?!”

“Ho scelto la cheesecake alle arachidi! E se per caso è allergica?!” chiese sgranando gli occhi dal terrore.

Kate roteò gli occhi al cielo esausta dei suoi continui sproloqui. A un tratto sentirono il campanello suonare.

“Oddio, deve essere lei!” disse Victoria partendo a razzo per andare ad aprire la porta, ma si fermò di colpo tornando indietro. “Come sto?!” chiese riferendosi al suo aspetto.

“Come una a cui sta per venire un infarto!”

Victoria sospirò portandosi una mano alla fronte. “Ok, adesso vado!” disse la ragazza dirigendosi verso la porta ma prima di aprirla si fermò dandosi una sistemata alla sua maglietta e i capelli. Poi finalmente aprì la porta trovandosi davanti a Ellis. “Buonasera Ellis, prego accomodati!”

“Puoi dire anche ciao sai? Non amo molto le formalità”.

“Ok, allora… ciao Ellis e accomodati pure”.

Ellis superò la soglia entrando nell'appartamento con una bottiglia di vino tra le mani. “Mi sono permessa di portare qualcosa da bere”.

“Oh Ellis, non c'era alcun bisogno”.

“Non sono abituata a presentarmi a mani vuote”.

“Beh, in questo caso ti ringrazio tantissimo” disse Victoria prendendo la bottiglia notando che era uno dei vini più costosi. “Oh, un Domaine Chandon Étoile Tête de Cuveé”.

“Vedo che sei ben informata” disse Ellis sorridendo.

“Sai come si dice, a buon intenditor poche parole”.

“Giusto”.

Victoria appoggiò la bottiglia sul bancone della cucina chiudendo la porta e poi le presentò Kate che si avvicinò a loro.

“Ellis, ti presento Kate, una delle mie amiche e coinquiline”.

“Piacere di conoscerti Ellis” disse Kate porgendole la mano.

“Piacere tutto mio Kate” rispose la ragazza stringendole la mano in una stretta forte e decisa.

Kate rimase un po' spiazzata dal suo aspetto. Si era immaginata la ragazza in modo completamente diverso. Portava dei jeans neri con una catena corta appesa sul fianco sinistro dei pantaloni, una canotta nera che le metteva in risalto un tatuaggio tribale sull'avambraccio destro e un seno non troppo prosperoso. All'orecchio sinistro portava degli orecchini neri a cerchio e su quello di destra un orecchino in metallo con una croce. Victoria aveva accennato qualcosa sulla sua prima impressione avuta su di lei, ma non immaginava niente dal genere. Tra l'altro Victoria non apprezzava molto quello stile, soprattutto in una donna. Però aveva poco da lamentarsi visto che per lei, quella ragazza rappresentava il suo biglietto di ingresso nel mondo fotografico della moda. Rimasero a chiacchierare per un po' e in quel momento Max sopraggiunse uscendo dalla sua stanza dopo aver terminato la telefonata con i suoi genitori. Mentre si avvicinava alle ragazze non riuscì a scorgere la loro ospite perché Victoria le stava proprio davanti e avendo la sua stessa altezza non le permetteva la visuale. Quando finalmente si accorsero del suo avvicinamento, Victoria si spostò dicendo: “Ah eccoti! Ellis vorrei presentarti anche la mia amica Maxine!”

Le due ragazze si guardarono colte di sorpresa riconoscendosi all'istante. Nella mente di Max comparvero le immagini del loro incontro subito dopo essere stata travolta dal ragazzo in uscita dal bar. Ma soprattutto ricordava il modo in cui aveva trattato la ragazza nonostante volesse semplicemente aiutarla. Rimasero a guardarsi e poi alla fine comparve un sorriso sul volto di Ellis.

“Il mondo a volte è davvero piccolo. Finalmente ho il piacere di conoscere il tuo nome Maxine” disse porgendole la mano.

Max incredula rispose alla sua stretta di mano mentre Victoria e Kate le guardavano sorprese.

“Scusate, ma voi due già vi conoscete?!” chiese Victoria.

“In effetti sì. Ci siamo conosciute il giorno in cui Cunningham ti ha assunta. Anche se conosciute non è il termine più appropriato” disse Ellis lasciando la mano di Max continuando a guardarla.

“Oh, accidenti che coincidenza, Non me lo avevi detto Max!”

“Non sapevo fosse lei” rispose nervosamente quasi come per giustificarsi, non tanto con Victoria ma con la ragazza. Abbassò lo sguardo sentendosi tremendamente a disagio.

Ellis percepì il suo imbarazzo e cambiò discorso per toglierla da quella situazione. “Bellissimo questo appartamento”.

“Ti ringrazio Ellis. Me ne sono innamorata appena l’ho visto” disse Victoria.

“E si sente anche un buon profumino” aggiunse la ragazza.

“Quello è il richiamo della cena che stai per assaporare. Spero tu abbia fame”.

“Scherzi? Oggi mi sono tenuta leggera proprio per questa sera”.

“Allora sono sicura che sarai affamata. Spero che sia tutto di tuo gradimento”.

“Aaaah, ne sono più che sicura” disse Ellis dando un’ultima occhiata a Max prima di seguire Victoria.

“A proposito, scusa la domanda indelicata ma non sei per caso allergica alle arachidi, vero?”

Mentre loro si allontanavano chiacchierando con al seguito Kate, Max rimase ferma dov’era guardando la ragazza.

Merda, questa non è una semplice coincidenza, piuttosto direi che è proprio un vero incubo. Se Victoria dovesse scoprire come l’ho trattata non la prenderà per niente bene. Diventerà imbarazzante. Dio, che figuraccia. Se Ellis raccontasse cosa è successo quel giorno sarà la fine. Ok, adesso devo cercare di rimanere calma. Devo resistere alla tentazione di scappare via. Che vergogna...

 

 

Presero posto a tavola sedendosi Victoria ed Ellis da un lato e Kate e Max dall’altro. Kate era seduta frontalmente alla loro ospite con grande soddisfazione di Max, anche se questo non servì a farle sentire meno il peso di quella serata. Non si sentiva per niente a suo agio in presenza della ragazza e cercava di non incrociare mai il suo sguardo. Fortunatamente per lei, Ellis non sembrava darle nessun tipo di attenzioni e in cuor suo sperava che continuasse così. L’argomento principale della serata era incentrato sulla fotografia, su Victoria, la galleria dei suoi genitori e anche sul lavoro di Ellis.

“Mmm, è davvero ottima questa carne” disse Ellis assaporandone un altro pezzo. “Complimenti alla cuoca”.

Victoria guardò le sue amiche e poi sorrise. “Vorrei poter dire che sono stata io a cucinare, ma non è così. Sono state le mie amiche a preparare tutto quanto perché io sono completamente negata in cucina”.

“Oh, capisco. Beh, allora complimenti alle due cuoche” disse la ragazza guardando questa volta entrambe.

“Grazie” risposero le ragazze mentre Max evitava di guardarla.

“Mi è sempre piaciuto cucinare” disse Kate.

“Allora sei una cuoca mancata” disse Victoria.

“E dimmi Kate, hai altre passioni oltre alla cucina?” chiese Ellis.

“Si, mi piace molto disegnare”.

“Kate vuole pubblicare un libro di illustrazioni per bambini sul bullismo” disse Victoria.

“È davvero un bel progetto, soprattutto utile per i bambini. Può essere molto di aiuto per coloro che purtroppo ne sono vittime”.

Victoria non poté fare a meno di pensare a Kate sul tetto, sentendosi terribilmente in colpa.

“Magari dopo cena posso mostrarti come procede il mio lavoro” disse Kate.

“Ne sarei davvero onorata Kate”.

Victoria riportò la sua attenzione alla conversazione. “Inoltre sta studiando per diventare psicologa”.

“Oh, anche psicologa. A quanto pare sei molto proiettata nell’aiutare le persone in difficoltà. Questo ti fa onore. Hai sempre voluto diventarlo?”

“A dire il vero no. Diciamo che ho vissuto un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Però grazie all’aiuto di qualcuno, quell’esperienza si è trasformata nell’esigenza di aiutare il prossimo, donando agli altri quello che ho ricevuto io”.

Detto questo guardò Max al suo fianco sorridendole. Ellis non poté fare a meno di notare quello scambio tra le due ragazze chiedendosi cosa ci fosse sotto. “Beh, alla fine non tutto il male viene per nuocere”.

“Si è vero” disse Kate accorgendosi dall’espressione di Victoria che non era proprio a suo agio con quell’argomento. “A volte nei momenti peggiori riesci a rivalutare le persone, conoscendole per quello che sono davvero. E alla fine si scoprono delle amiche meravigliose. In loro trovi la forza e la speranza di andare avanti” aggiunse Kate questa volta guardando Victoria che le sorrise di rimando. Victoria prese il bicchiere di vino facendone un sorso. Così ricacciò indietro il magone formatosi in gola alle parole dell'amica.

Ellis rimase piacevolmente affascinata da Kate e dalla sua capacità di riuscire a trasmettere tranquillità e serenità. Inoltre riusciva a percepire il forte legame tra loro che le univa. Ripensò ai suoi amici con un sorriso ricominciando a mangiare.

Poi finalmente sembrò accorgersi di Max. Prese il bicchiere di vino e prima di bere chiese: “E tu Maxine, cosa mi racconti di te?”

Max sorpresa dalla domanda rivoltale non riuscì ad aprire bocca, così intervenne Victoria. “Anche lei è una bravissima fotografa. Ci siamo laureate insieme alla stessa scuola”.

“Ho avuto già il forte sospetto che lo fosse il giorno stesso che siamo incontrate”.

Max sentendo le parole della ragazza sbiancò all’istante.

“Ma raccontami com’è successo” disse Victoria interessata a sapere qualcosa del loro incontro.

Kate si accorse della difficoltà di Max anche se non riusciva a spiegarsi il motivo.

“Beh, ero appena uscita da un negozio per raggiungere la mia auto, quando un tizio che andava di fretta, ha travolto la vostra amica. In quello scontro le è che caduta la borsa con le foto e la sua macchina fotografica. Così mi sono fermata per aiutarla”.

“Ma avevi la borsa aperta?” chiese Victoria alla sua amica.

“Si, ero appena uscita da un bar per bere un caffè!”

“Se ci fossi stata io avrei rincorso quel tizio per dargliene di santa ragione” disse Victoria infastidita.

“Sei stata molto gentile” disse Kate rivolta a Ellis.

“Si ma ho commesso un errore” rispose Ellis lasciando tutte spiazzate.

Max sgranò gli occhi preoccupata di cosa stesse per dire.

 

 

Dannazione, adesso sono sicura che racconterà di come l’ho trattata. E se a causa di questo mio atteggiamento nei suoi confronti, Victoria ci rimettesse il suo lavoro? Oddio, spero di no. Lei non sembra quel tipo di persona ma infondo chi la conosce. Potrebbe anche farlo.

 

 

“In che senso?!” chiese Victoria confusa.

Tutti guardarono la ragazza in attesa di una risposta. Ellis appoggiò il bicchiere sul tavolo. “L’ho aiutata e sono stata così stupida da non presentarmi. Magari in questo modo avrebbe potuto immaginare chi fossi”.

Max rimase sorpresa dalla sua risposta e si chiese perché non avesse detto ciò che era realmente successo. Non che avesse mentito, al massimo aveva omesso tutto il resto. In effetti non si era davvero presentata. Ma come avrebbe potuto farlo a causa del suo modo ostile di porsi nei suoi confronti?

“Non è così Max?” chiese Ellis sorridendo.

“Si… infatti”.

“Beh, ora non ha più nessuna importanza perché oggi avete avuto modo di conoscervi lo stesso” disse Victoria.

“Ellis vuoi un altro po’ di carne?” chiese Kate.

“Oh no, basta così. È stato tutto davvero molto delizioso, ma grazie lo stesso. Sono talmente piena che non riuscirei a mandare giù nient’altro”.

“Ti prego, devi almeno assaggiare un pezzo di dolce” disse Kate.

“E va bene, come posso dirti di no” disse la ragazza non facendosi pregare.

Così Kate e Victoria si alzarono per sparecchiare e prendere il dolce. Max si alzò a sua volta, non avendo nessuna intenzione di rimanere sola con la ragazza. Però Kate la fermò dicendole di risedersi e che ci avrebbero pensato loro. Così Max ed Ellis rimasero sedute al tavolo. 

“Non hai ancora risposto alla mia domanda Maxine” disse Ellis.

“Quale?”

“Cosa mi racconti di te?”

“Cosa vuoi sapere?”

“Non lo so, magari dove lavori. In che settore della fotografia sei specializzata. Se hai degli hobby. Oppure magari potresti dirmi come mai sei così terrorizzata all’idea che io possa raccontare del nostro incontro” disse la ragazza sorridendo.

Max improvvisamente arrossì dall’imbarazzo. “Ehm… io non volevo… insomma… riconosco di essere stata scortese con…” disse Max cercando di scusarsi per il bene di Victoria. Ma non riuscì a finire di parlare che sentì Ellis ridacchiare sommessamente per non farsi ascoltare dalle altre due ragazze.

Max la guardò confusa mentre la ragazza continuava a ridacchiare. “Tu non hai fatto nulla di male e non devi scusarti. Non crederai mica che io possa mettere a repentaglio il posto di lavoro di Victoria per una cosa del genere?” disse la ragazza avendo intuito subito quale potesse essere la ragione del suo disagio. “Non sono quel tipo di persona. Inoltre ti vorrei ricordare, che posso essere davvero più intelligente di quello che pensi. Infatti è grazie alla mia intelligenza che non racconterò niente di quello che è realmente successo. Che figura ci farei? Una grande fotografa come me trattata con sufficienza da una perfetta sconosciuta. Comunque complimenti, sono poche le persone che hanno il coraggio di trattarmi in quel modo come hai fatto tu. Ma non dirlo in giro, ne vale della mia reputazione” disse Ellis divertita facendole un occhiolino lasciando Max basita.

In quel preciso istante arrivarono Kate e Victoria con la torta e tutto l’occorrente.

“Wow, questo non è un dolce, questo è il dolce per eccellenza” disse Ellis con ammirazione.

“Beh, spero che sia buono non soltanto per l’aspetto” disse Kate ridendo.

“Oooh, ne sono più che sicura” rispose Ellis. Poi aggiunse rivolta a Victoria: “Ora capisco perché mi hai chiesto se fossi allergica alle arachidi”.

“Lo ammetto, sono stata io a scegliere il menù. Avevo terribilmente paura di mandarti in ospedale”.

“Oh credimi, ci vuole ben altro per questo”

Mentre Kate impiattava il dolce aiutata da Victoria, le altre due ragazze si lanciarono uno sguardo. Per la prima volta Max le sorrise riconoscente per non aver detto nulla. Ma soprattutto le era riconoscente per non avere intenzione di vendicarsi su di lei, tramite la sua amica. Mangiarono il dolce e si trasferirono tutte sul divano. Subito dopo Kate andò nella sua stanza, prendendo le illustrazioni che aveva creato per il suo progetto e le mostrò a Ellis. La ragazza si complimento con lei per la sua capacità nel disegnare.

“Per il libro ho deciso di utilizzare anche delle foto di Victoria e Max”.

“Oh, questo sì che interessante” disse Ellis voltandosi poi a guardare Max. “Oh, questo sì che interessante” disse Ellis voltandosi poi a guardare Max. “Tutte mi hanno parlato un po' di sé mostrandomi anche qualcosa. Pensi di poter fare altrettanto? Mi piacerebbe se mi mostrassi qualche tua foto”.

“Si dai Max, mostrale alcune delle tue foto. Anzi no, mostrale il sito dove ci sono tutte le tue foto migliori” disse Kate.

“Se proprio non posso sottrarmi” disse Max sconfitta.

In quel momento l’espressione di Victoria si rabbuiò riflettendo su qualcosa che non aveva preso in considerazione. Si alzò dal divano. “Scusate, vado un attimo in bagno”.

Kate si accorse subito che qualcosa non andava. Quando Max ritornò con il suo laptop sedendosi sul divano accanto a Ellis, Kate ne approfittò per raggiungere Victoria.

Entrò in bagno e trovò Victoria seduta sul bordo della vasca. “Victoria, si può sapere cosa succede?”

“Niente… è tutto ok!”

“Ormai ti conosco bene Victoria! Dimmi cosa c’è che non va!”

La ragazza sospirò arrendendosi. “E va bene! Non ho pensato a una cosa per questa cena!”

“Cioè cosa?!”

“Non ho considerato Max! Possiamo dire che lei non ha un lavoro ma è una fotografa come me e siamo amiche! Non vorrei che Ellis pensasse che l’ho invitata con l’intento di aiutare anche lei! Potrebbe pensare che ne sto approfittando!”

“Ok, capisco cosa vuoi dire ma secondo me non c’è modo che Ellis possa pensare niente del genere!”

“E come fai a dirlo?!”

“Forse non lo hai notato ma Max è stata l’unica a non aprire bocca per quasi tutta la sera! Non ha detto niente che riguardasse lei o la sua professione! È stata un po’ in disparte! Anzi, direi pure troppo in disparte!”

“Quindi dobbiamo evitare che Ellis chieda qualcosa di personale su di lei! Così non penserà neanche lontanamente che io ne stia approfittando!”

“Victoria, Ellis non è un ufficio di collocamento! E poi non ci sarebbe niente di male se Max parlasse un po’ di sé e del suo lavoro! Magari questo potrebbe anche aiutarla!”

“Oddio, le hai lasciate da sole! Max le starà mostrando le sue foto!” disse Victoria piazzandosi le mani sul viso dalla disperazione. Kate sospirò scuotendo la testa. Poi cercò cercando di far ragionare la sua amica.

Nel frattempo Max aveva concesso a Ellis di guardare il suo sito dove era possibile visualizzare il suo portfolio fotografico. Mentre Ellis guardava tutte le foto, soffermandosi ogni tanto su qualcuna in particolare, Max la osservava temendo un suo giudizio. Si sentiva quasi sotto esame e non le piaceva affatto avere quella sensazione. Dopotutto anche lei era una fotografa a tutti gli effetti.

 

 

Mentre Ellis continuava a spulciare tra le sue foto emetteva dei versi che Max non era in grado di determinare se fossero positivi o no.

“Mh... uhm...”

Max si stava spazientendo. “Beh? C'è qualcosa che non va con le mie fotografie?”

Ellis alzò lo sguardo dallo schermo del laptop che poggiava sulle sue gambe e lo puntò verso Max sorridendo. Poi ritornò con l'attenzione sulle foto. “Trovo... che siano davvero... belle”.

“Oh bene, credevo che non fossero di tuo gusto”.

Ellis ridacchiò divertita. “No assolutamente, sono molto interessanti invece. Mi piace il tuo stile, anche se differente da quello di Victoria. Dimmi Maxine...”

“Ti prego, chiamami Max se non ti spiace”.

Ellis la guardò di nuovo. “Allora possiamo mettere via le formalità”.

“A dire il vero non è per quello. Preferisco essere chiamata semplicemente Max”.

“Hai problemi con il tuo nome? Trovo che Maxine sia davvero un bel nome”.

“Non ha importanza quanto piaccia agli altri”.

“Ok… Max”.

“Bene”.

Ellis continuò a guardarla e poi disse: “Credo di aver perso il filo del discorso. Cosa stavo dicendo?”

“Non lo so, ero troppo concentrata su come mi stavi chiamando”.

Ellis rise mentre cercava di ricordare cosa stesse dicendo. “Ah ecco, ora ricordo. Ti stavo per chiedere dove lavori”.

“Sono freelance”.

“Ok e come vanno le cose?”

“È un argomento che non mi piace fare”.

Ellis chiuse il laptop osservandola. “Lo so che non ci conosciamo e magari non ti piace parlare di cose personali con degli estranei...”

“Infatti”.

“Mi piacerebbe parlarne invece. Insomma, guardando le tue foto si evince che hai del talento. Ma se vuoi evitare il discorso forse vuol dire che c'è qualcosa che non va per il verso giusto. Magari potrei consigliarti”.

“Grazie ma non ne ho alcun bisogno!” disse Max iniziando a provare una sorta di fastidio.

“È un peccato! Mi piace confrontarmi con altri fotografi! Penso che ci sia sempre molto da imparare!”

“Da te o dagli altri?!” disse Max lanciandole una frecciatina, ricordando la sua saccenteria quando si erano incontrate.

Ellis ricominciò a ridere. “Ok, forse ho esagerato un tantino quel giorno! Io sono fotografa da anni e ho riscosso un discreto successo! Non mi capita spesso di confrontarmi con altri colleghi! A un certo punto si entra un po' in competizione e mi riesce difficile parlare di fotografia con persone che vorrebbero vedermi sul lastrico! E faccio fatica pure io a dire che le loro foto fanno davvero schifo, anche perché sono colleghi di un certo livello!”

“Ah, quindi fammi capire bene! Stai suddividendo tutti i fotografi in due categorie! Una che rappresenta quelli già arrivati in cui inevitabilmente ci sei tu e la concorrenza! E poi ci sono quelli della seconda categoria! Quelli di serie B in cui ci sarei anche io, con cui troveresti più facile parlare di fotografia mostrando tutte le tue capacità dall'alto della tua esperienza!”

Ellis rimase sbalordita dal modo in cui per l'ennesima volta, veniva trattata come un qualunque essere umano! Non ci era più abituata a questo! E se da una parte non le faceva piacere quell'ostilità nei suoi confronti, dall'altra ne era felice. Di solito tutti la trattavano con reverenza e non soltanto per la sua professione, ma soprattutto per il nome che portava. Abbassò lo sguardo riaprendo il laptop osservando ancora le foto. Max pensò di nuovo di essere stata troppo dura con lei. Ellis si era mostrata comprensiva con lei non rivelando nulla del loro incontro. E non aveva nessuna intenzione di fare perdere il lavoro alla sua amica. Però forse era il caso di non sfidare la sorte. Era quasi sul punto di scusarsi ma Ellis la interruppe indicando una sua foto sullo schermo. “Questa foto non è male ma la luce è completamente sbagliata! Anche questa! Ah, e quest'altra invece l'angolazione non rende bene l'idea di cosa stai fotografando!” disse risoluta la ragazza richiudendo il laptop per poi passarlo a Max che la guardava allibita. Si pentì all'istante di aver anche solo pensato di doversi scusare con lei.

“Non prendertela Maxine, la perfezione si raggiunge con il tempo! E tu ne hai a disposizione! Sei ancora molto giovane” disse la ragazza alzandosi.

“Perché tu non lo sei più?!”

“Tu quanti ne hai?!”

“Ventuno!”

“Io ne ho ventisette!”

“È per precisare che hai più esperienza di me?!”

“Se la matematica non è un'opinione sì!”

“Tu sei così...”

“Sono così cosa Maxine?!” disse Ellis continuando a chiamarla con il suo nome per intero di proposito.

In quel momento Victoria e Kate uscirono dal bagno.

“Pensavo che si andasse in due soltanto nei bagni pubblici!” disse Ellis scherzosamente.

Victoria rise nervosa mentre Kate trovava scuse. “Victoria ha avuto problemi con il rubinetto”.

“Beh, chiamate un idraulico allora” disse la ragazza alzandosi dal divano.

“Ma stai andando via?” chiese Victoria.

“Si Victoria, si è fatto già tardi e non intendo disturbare oltre approfittando della vostra ospitalità. Inoltre domani mi aspetta una lunga giornata”.

“Oh, va bene allora”.

“Bene, allora vi saluto ragazze. Vi ringrazio ancora per l'ottima cena e la compagnia”.

“Oh figurati, io ti ringrazio infinitamente per aver accettato il mio invito. Soprattutto ti ringrazio per l'aiuto che me hai offerto”.

“Non ringraziarmi Victoria. Il tuo sarebbe stato un talento sprecato”.

“Arrivederci Kate, mi ha fatto davvero piacere conoscerti” disse Ellis porgendo la mano alla ragazza.

Kate ricambiò sorridendole. “Spero che avremo altre occasioni di passare del tempo insieme”.

“Chissà, dipende da cosa l'universo ha deciso per noi”.

Poi si voltò verso Max porgendo anche a lei la mano. “Piacere di averti conosciuta Maxine” disse con un sorriso.

Max le strinse la mano facendo buon viso a cattivo gioco. L’aveva chiamata di nuovo Maxine per dispetto.

“Ti accompagno alla porta” disse Victoria. Quando furono fuori, Victoria le strinse la mano salutandola ma Ellis non accennava a lasciarla andare.

“Victoria, ti andrebbe di accompagnarmi alla macchina?” chiese sottovoce.

Victoria la guardò sorpresa. “Oh... ma certo, ragazze, arrivo subito” disse chiudendo la porta.

Max e Kate si guardarono con aria interrogativa.

 

 

Le due ragazze raggiunsero il parcheggio fermandosi davanti all'auto sportiva di Ellis.

“Wow, bella la tua auto” disse Victoria emettendo un fischio mentre ammirava la sua Ford Mustang nera.

“Grazie, ti piace?”

“Si. Allora, scusa ma te lo devo chiedere. Come mai hai voluto che ti accompagnassi fin qui?”

“Volevo sapere qualcosa della tua amica”.

“Chi?”

“Max”.

“Ah, cosa di preciso”.

“Ha detto che è una freelance e nient'altro. Credo che non le piaccia parlare della sua professione. Questo è molto strano. Non è stata molto partecipe questa sera. Ho pensato che fosse a causa mia. Forse la mia presenza non era di suo gradimento”.

“Cosa?! No, direi di no! Ti sbagli, tu non c'entri nulla!”

“A me è sembrato di sì invece” disse Ellis decisa. Il suo era un estremo tentativo di fare saltare fuori la verità senza chiedergliela direttamente. Infondo Victoria era amica di Max e non avrebbe mai parlato di cose sue personali. Aveva intuito che ci fosse dell’altro a impedirle di parlare liberamente del suo lavoro. La ragazza era intenzionata a scoprirlo facendo leva su Victoria che sicuramente si sentiva in debito nei suoi confronti.

“Ti assicuro che non è così. Non ti mentirei mai. So cosa potrebbe sembrare ma lei non ce l'ha con te. Il suo problema è un altro” disse Victoria senza pensarci.

Ellis era riuscita a ottenere lo spunto che le serviva per addentrarsi più a fondo nell'argomento di suo interesse. “Quindi ha un problema!”

“No! Cioè... si... però non è proprio un...” disse Victoria senza sapere bene cosa dire.

“Stai tranquilla è tutto ok! Qual è il problema di Max?!”

Victoria sospirò abbassando lo sguardo.

“Ha problemi sul lavoro?!” continuò Ellis.

“Lei fa la freelance come me! Anzi, come lo facevo io! Anche il suo lavoro non sta decollando ecco! Deposita le sue foto in un'agenzia e al momento ancora non riesce a vendere nulla! Come del resto succedeva a me!”

“Oh, capisco!” disse Ellis annuendo.

“Ma non è solo questo! Il punto è che lei...”

“Lei?!”

“Ha perso l'entusiasmo per il suo lavoro! Ama davvero la fotografia ma da qualche tempo, è cambiato tutto! E temo che questa si ripercuota sulle sue foto e su di lei! Ho paura che abbandoni la fotografia per sempre!”

Ellis rimase a riflettere su quella situazione per un po'. “Aspetta!” disse aprendo lo sportello della sua auto. Si sedette allungandosi per prendere qualcosa dal vano portaoggetti dalla parte del sedile del passeggero.

Victoria non riusciva a vedere cosa stesse facendo. La ragazza uscì fuori dall'abitacolo porgendo un foglietto di carta a Victoria. Lei lo prese leggendo cosa c'era scritto.

“Ma... non capisco!”

“Consegnalo alla tua amica e dille che mi farebbe davvero piacere che si presentasse! Vorrei mostrarle qualcosa per sapere cosa ne pensa!”

“Cosa significa?!”

“Fai come ti dico Victoria!”

La ragazza guardò di nuovo il biglietto e poi Ellis. “Quali sono le tue intenzioni?!”

“Passare un po' di tempo con lei!”

“Perché?!”

“Per capire cosa potrei fare per...”

“Oddio!”

“Cosa?!” chiese Ellis confusa.

“Io non volevo questo! Penserai che la cena organizzata da me servisse proprio a questo scopo, ma non è così!”

“Ma di cosa parli!”

“Hai sistemato me con il lavoro e adesso lei! Penserai che sto sfruttandoti per...”

“Ehi Victoria, ma che diavolo dici?! Non ho mai pensato questo nemmeno per un attimo! L'atteggiamento di Max non sembrava affatto quello di arrivare a questo! Si sarebbe dovuta mettere in mostra e non lo ha fatto! Avrebbe dovuto almeno parlare del suo lavoro e invece niente! E tu non hai fatto nulla per agevolare il tutto! Quindi no Victoria, non penso tu mi stia sfruttando! Inoltre non saprei nemmeno cosa consigliarle! È stato solo un caso che sapessi del posto vacante di fotografa alla rivista di Cunningham!”

“Davvero?!”

“Si, davvero!” disse Ellis sorridendo.

“Quindi cosa vuoi fare?”

“Non lo so ancora! Però chissà, mi verrà in mente qualcosa!”

“Pensi di poterla aiutare?!”

“Scopriamolo! Un tentativo di può sempre fare! Credo che toccando i tasti giusti potrebbe anche tirare fuori gli artigli! Ho come la vaga sensazione che sia un tipetto che morde!”

Victoria ridacchiò. “In effetti, occhio a farla arrabbiare!”

“Allora, le darai il mio biglietto?!”

“Si però devi promettermi una cosa!”

“Cosa?!”

“Non dirle che ti ho svelato il suo problema!”

“Non lo farò tranquilla! Anche perché non hai svelato un bel niente!”

“Che cosa vuoi dire?” chiese Victoria confusa.

“Perdere l'entusiasmo per qualcosa che si ama non è il problema, ma una conseguenza! Ci deve essere una ragione per cui ha perso sé stessa e la passione per la fotografia!”

“Beh, ne ha passate tante in effetti!” disse Victoria senza riflettere.

Ellis la guardava con attenzione.

“Ah no! Adesso basta, non ti dirò più nulla!” disse Victoria mettendo le cose in chiaro.

Ellis rise alle parole della ragazza. “Daglielo!” disse indicando il foglietto tra le mani di Victoria.

“Lo farò!”

“Bene! Adesso è meglio che vada!”

“Ellis!”

“Dimmi!”

“Grazie!”

Ellis le sorrise. “Non ho fatto ancora nulla!”

Detto questo salì in macchina allontanandosi con un colpo di clacson.

Victoria rimase a guardare la sua auto allontanarsi. Poi osservò ancora una volta il biglietto tra le sue mani. Sperò in cuore suo che Ellis riuscisse davvero ad aiutare Max in qualche modo. Non immaginava che l'arrivo di Ellis nella sua vita avrebbe fatto molto di più. Si voltò tornando di sopra.

 

 

Lauren si mise a letto sfinita per la lunga giornata. Era solo il primo giorno lontana da Portland e dalla sua ragazza e già non ne poteva più. Sentiva terribilmente la sua mancanza e dormire le sarebbe stato molto difficile se non fosse per l'enorme stanchezza. Desiderava chiamarla ma ci rinunciò. Non voleva disturbarla a quell'ora solo per un suo capriccio. Però decise comunque di lasciarle un messaggio della buonanotte.

 

Chloe era tornata a casa grazie alla presenza di Asher che si sarebbe occupato della chiusura del locale. Rientrata nel suo appartamento non si era nemmeno accorta dell’assenza di Flerk e Steph. Si era messa direttamente a letto continuando a rigirarsi senza riuscire a chiudere occhio. Ricevuto il messaggio di Lauren rispose ricambiando la buonanotte. Poi visualizzò ancora una volta la foto di Max e Shon. Restò con lo sguardo fisso sulla sua amica chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento.

 

Max dopo aver dato una ripulita alla cucina insieme alle ragazze, raggiunse la sua stanza guardando il foglietto di Ellis tra le sue mani chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare.

 

Steph e Jessie erano sedute sul divano ancora a bere e ridere commentando i film che avevano appena visto insieme. Avevano passato una bella serata e Steph sperava in cuor suo che fosse soltanto la prima di tante altre a seguire. Ma ancora di più sperava di avere una chance con lei perché le piaceva tanto.

 

Matthew si accese una sigaretta uscendo sulla veranda del suo appartamento guardando il cielo, assaporando già la dipartita di Shonei. Un sorriso comparve sulle sue labbra sapendo che il suo piano in un caso o nell’altro, gli avrebbe comunque portato un vantaggio.

 

Ashley tornò al suo appartamento trovando Jeffrey seduto sul divano a guardare la TV, forse in attesa del suo rientro. La ragazza lo ignorò completamente dirigendosi in camera e si spogliò mettendosi a letto. Il suo ragazzo la raggiunse stendendosi di fianco a lei guardandola. I loro occhi si incontrarono nella luce tenue che filtrava dalla finestra. Lei con disappunto si voltò dall'altra parte dandogli le spalle.

 

Shonei rientrò nel suo appartamento delusa da sé stessa. Aprì il frigo prendendo una birra ricominciando di nuovo a bere. Si sedette sul divano ripensando a ciò che era successo. Non riusciva a darsi pace per aver permesso ad Ashley di avere ancora una volta il pieno controllo su di lei. Prese il telefono per scriverle di non volerla rivedere più ma non ci riuscì. Non aveva la forza e il coraggio di farlo ma soprattutto era la volontà a mancarle. Scrisse un altro messaggio cambiando completamente contatto.

 

Shonei: Buonanotte Max, spero che ci vedremo domani.

 

Max prese il telefono dal comodino chiedendosi chi fosse. Quando capì chi era il suo cuore iniziò a martellarle nel petto. Continuò a guardare il messaggio non sapendo se rispondere o meno. Alla fine decise di risponderle.

 

Max: Buonanotte Shon a domani.

 

Con quel messaggio aveva appena confermato la sua idea di voler uscire con lei. Se ne rese conto solo dopo averlo inviato. Per un attimo si pentì di averlo fatto, ma poi si convinse che non ci fosse nulla di male a uscire con lei.

 

Shonei lesse la risposta di Max e un sorriso comparve sulle sue labbra. La curiosità di capire chi fosse Max era troppo forte. Possibile che quella ragazza così pacata e tranquilla fosse diventata la migliore amica di Chloe? Erano molto diverse tra loro e si chiedeva come potessero aver legato così tanto. Ma la sua curiosità andava ben oltre questo. Nel breve tempo che aveva passato con lei, si era resa conto delle sue reazioni che non lasciavano spazio ad alcun dubbio. Certo per avere delle delucidazioni in merito, avrebbe potuto chiederlo direttamente a Chloe. Infondo chi più di lei poteva sapere come stessero realmente le cose? Ma voleva scoprirlo da sé, così da tenersi impegnata e non pensare ad Ashley e ai suoi casini con Steven e Matthew.

 

Shonei: Ti andrebbe di uscire soltanto con me domani? Così evitiamo che a Victoria vengano delle crisi isteriche.

 

Max lesse il secondo messaggio sgranando gli occhi. Fino a un attimo prima si era rilassata pensando che non ci fosse nessun problema. Ma ora sapendo che sarebbero state soltanto loro due non si sentì più così sicura. Iniziò ad agitarsi non sapendo cosa fare.

 

Shonei era in attesa di una risposta fissando il telefono. “Avanti Max, cosa ti costa? Rispondi” disse a voce alta sperando in una risposta positiva.

Max si sentì combattuta perché se da una parte era preoccupata non sapendo bene di cosa, dall'altra voleva uscirci. Non era stata la dottoressa Tyler a consigliarle di non tenere lontane le persone e di permettere loro di conoscerla? Aveva avuto sempre problemi a fare amicizia ma adesso era cambiata. Era ora di mettere in pratica ciò che aveva imparato dalle sedute di terapia. Di dare una svolta alla sua vita, partendo esattamente dal fulcro delle sue paure e timori. Dopotutto la ragazza sembrava essere interessata a conoscerla, quindi perché tirarsi indietro? Prendendo coraggio rispose al messaggio.

 

Max: Per me va bene.

 

Shonei lesse la risposta. “C'era da aspettarselo, un altro punto a mio favore” disse divertita.

 

                                                                         Continua…

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Capitolo 15
*** Relazioni ***


Certe affinità non hanno una logica, in un attimo si crea un ponte fra due anime e senza farsi domande ci si ritrova a percorrere insieme il viale dell'amicizia... ma accade solo con persone speciali.

 

                                                        (Mena Lamb)

Lunedì 10 luglio 2017

Il mattino seguente Victoria, Kate e Max erano sedute a tavola intente a fare colazione. Victoria era un po’ tesa per il suo primo giorno di lavoro. Questo non sfuggì alle sue due amiche che la osservavano con attenzione. La ragazza accorgendosi delle loro occhiate chiese: “Cosa c’è?”

“Niente è che sembri un po’ come dire…” disse Kate soffermandosi.

“Agitata” aggiunse Max sorridendo.

“Io?! Ma figuratevi! Sto benissimo, non sono per niente agitata! Sono così serena che sembro un bradipo!”

In quel momento Donnie si avvicinò ai piedi della ragazza. Victoria sentendo qualcosa toccarla, guardò ai suoi piedi balzando sulla sedia lanciando un urlo. “Aaaah, maledizione tenete lontana da me quella pantegana gigante!”

Max e Kate si guardarono tra loro ridendo.

“Meno male che non è agitata” disse Max.

“Io sono serenissima, è quel coso che mi destabilizza con la sua presenza! Non riesco ancora ad abituarmi a lui anche perché mi sta sempre tra i piedi!”

“Victoria, la sua vicinanza è una dimostrazione di affetto” disse Kate con ironia.

“Non mi piacciono le sue dimostrazioni!”

“Però da noi ogni tanto le accetti!” le fece notare Kate con grande disappunto della ragazza.

“Beh, voi non siete delle pantegane!”

“Ma neanche lui Victoria, è un coniglio” disse Max.

“Ma guardalo che tenero” disse Kate prendendo il coniglio in braccio.

“Non dubito che la sua carne sia molto tenera ma…”

Kate la fulminò con uno sguardo che non le permise di completare la frase.

Max guardò Victoria sgranando gli occhi. “Sono felice che tu non sappia cucinare e soprattutto che non abbia nessuna intenzione di imparare”.

“Beh, potrei sempre provare” disse Victoria con un ghigno guardando le sue amiche.

“Non pensarci nemmeno” disse Kate con aria minacciosa mentre Max rideva.

“Tornando serie… sì, sono un po’ agitata! È il mio primo giorno e sono emozionata, ma ho anche una paura fottuta di fare qualche stronzata!”

“Non devi preoccuparti Victoria. Sono sicura che andrà tutto bene, devi solo cercare di stare tranquilla. Se Ellis che è una grande fotografa ha affermato che sei molto brava vuol dire che lo sei”.

“Si, hai ragione. Crede che io abbia la stoffa per essere fotografa di quella rivista, quindi deve essere per forza così”.

Max non disse nulla quando sentì pronunciare il nome di Ellis continuando a fare colazione a testa bassa. Victoria che le era seduta di fronte la guardò chiedendosi se avesse intenzione di presentarsi sul luogo dell’incontro. Non volendo esporsi nel chiederglielo, lanciò uno sguardo eloquente a Kate, facendo un cenno con la testa verso Max che era seduta al suo fianco. Kate comprese cosa volesse la ragazza e così chiese: “Io oggi mi dedicherò al mio progetto e tu Max?”

“Credo che andrò a scattare qualche foto in giro”.

Victoria guardò Kate mentre giocherellava nervosamente con la sua collana facendole un cenno di continuare.

“Non andrai da Ellis?”

Max si voltò a guardarla. “Non vedo il motivo per cui dovrei farlo e poi ho da fare”.

“È un peccato” disse Kate.

“Perché?”

“Beh, lei è stata così carina con noi e forse vorrebbe ricambiare in qualche modo l’invito a cena”.

“In questo caso avrebbe dovuto invitare Victoria” precisò Max.

“Si, ma io oggi lavoro” rispose Victoria.

“E allora perché non ha invitato te?” chiese Max a Kate.

“Forse perché ha cose più in comune con te che con me. Io non sono una fotografa, tu sì”.

Max rimase in silenzio a riflettere sulla serata trascorsa in compagnia di Ellis e dello strano invito ricevuto da lei tramite un foglietto scritto a mano consegnatole da Victoria.

 

 

La sera precedente

Victoria entrò nell’appartamento mentre Max e Kate stavano ripulendo la cucina. Le ragazze si voltarono a guardarla con aria interrogativa.

“Come mai l’hai accompagnata di sotto?” chiese Kate curiosa.

“Oh, niente di che, mi ha soltanto ringraziato per la cena e abbiamo chiacchierato un po’. Mi ha chiesto di salutarle Cunningham e augurato in bocca al lupo per domani”.

“Accidenti riesci a crederci? Domani è il tuo primo giorno” disse Kate entusiasta per Victoria.

“Già! Ehm… Max?”

Max che stava mettendo i piatti nella lavastoviglie si fermò guardando Victoria che le porgeva un foglietto.

“Ellis mi ha detto di consegnarti questo”.

“Cos’è?” chiese Max confusa mentre afferrava il foglietto guardando cosa ci fosse scritto.

Lesse un indirizzo di ciò che poteva essere solo uno studio fotografico, per la precisione il suo. C’era il nome dello studio e anche il suo numero di telefono di Ellis.

“Non capisco” disse Max alzando lo sguardo verso la sua amica.

“Vorrebbe solo che tu ci andassi”.

“Perché?”

“Non lo so, però se vuoi saperlo devi andarci. Potresti trovare la risposta alla tua domanda”.

Max guardò di nuovo il foglietto.

 

 

Molto probabilmente vuole mettersi ancora in mostra con me. È incredibile quanto sia saccente. Non mi piace per niente quando si dà delle arie di superiorità. Chi diavolo si crede di essere. Ha avuto anche il coraggio di sminuire il mio lavoro. Non ci penso nemmeno ad andare da lei per farmi prendere in giro da lei. Certo che il suo atteggiamento mi ricorda un po’ quello di Victoria e alla fine lei si è rivelata essere solo una persona insicura. No, non può essere la stessa cosa. Ellis ormai è una fotografa conosciuta e affermata, credo poco alla possibilità di una sua insicurezza.

 

 

“Max…”

La ragazza si ridestò dai suoi pensieri guardando Victoria che le aveva rivolto la parola. “Dimmi Victoria”.

“Ti ho chiesto se hai intenzione di andarci”.

“Non lo so. Ci penso un po’ su ma al momento credo di no”.

“Ah… mi dispiace…”

“Perché?”

“Beh, non voglio dirti cosa fare ma sarebbe carino se tu accettassi”.

“Victoria, capisco che le devi molto ma non posso fare qualcosa contro la mia volontà”.

“Non hai simpatia verso di lei, vero?”

“No è che…” disse Max interrompendosi non sapendo come continuare senza svelare la situazione tra loro e soprattutto cosa fosse successo nel loro primo incontro. Era chiaro che Victoria stimava molto Ellis e non voleva metterla in una situazione conflittuale. “Non la conosco bene”.

“Beh, se tu ci andassi magari potresti conoscerla meglio” disse Victoria speranzosa.

Max sospirò con rassegnazione. “Ci penserò ok? Ma non prometto nulla”.

 

 

“Non ha importanza cosa abbiamo in comune, al momento ho altro da fare”.

“Quindi hai deciso di non andarci?” chiese Victoria.

“Perché per te è così importante che io ci vada?”

“Beh, perché… sì insomma… per conoscere gente nuova. Ci fa bene conoscere altre persone. Possiamo fare nuove amicizie e poi…” disse Victoria interrompendosi vedendo le espressioni di curiosità delle due ragazze.

“Dicevo così per dire, non siete d’accordo per caso?”

“Non ci trovo nulla di strano nel volere conoscere altra gente, però non mi sembravi molto interessata a questo. Almeno a giudicare dalla tua estrema repulsione verso Shonei” disse Kate.

Max sentendo le parole di Kate si ricordò che sarebbe dovuta uscire anche con Shonei.

Victoria rimase in silenzio non sapendo più cosa rispondere. “Ma… non stiamo parlando di Shonei!”

“Hai ragione, però se ci tieni così tanto ad allargare il giro delle nostre amicizie non vedo perché tu debba fare tante storie con lei”.

Max guardò Kate e ne approfittò della situazione. Se Victoria era così determinata nel volere che andasse da Ellis, avrebbe dovuto accettare la possibilità di non allontanare Shonei.

“Kate ha perfettamente ragione” disse Max. “A quanto pare usi due pesi e due misure. Il tuo metro di giudizio è completamente sbagliato, sei troppo di parte. La tua opinione varia a seconda di chi hai sta davanti”.

“Vi vorrei ricordare che Shonei ed Ellis non sono neanche lontanamente paragonabili! Sono diverse e non hanno nulla in comune! Dunque anche le situazioni sono diverse!”

“Infatti sono due persone ben distinte ma solo per una ragione”. 

Victoria guardava Max in attesa che continuasse.

“Ellis è una persona rispettabile, conosciuta e famosa a quanto pare e ti ha offerto un piccolo aiuto per ottenere un lavoro. Shonei invece ti ha soltanto sputato addosso un po’ di birra sulla tua nuova camicia” continuò Max lasciando Victoria senza parole.

“C’è anche da dire che nonostante tutto non mi aspettavo prendessi così tanto in simpatia Ellis” aggiunse Kate.

“Che vorresti dire?!” chiese Victoria.

“Non hai mai apprezzato quello stile da punk nelle donne”.

“Ti stai riferendo al suo modo di vestirsi?” chiese Victoria incredula. “Dovresti saperlo meglio di me che l’abito non fa il monaco!”

“Che perle di saggezza escono fuori dalla tua bocca quando ti fa comodo” disse Kate ironica.

“Si certo Kate come ti pare! Se per caso c’è una battaglia in corso tra di noi, sappiate che avete già vinto! Non ho tempo per questo!”

Kate si rese conto di non aver affatto aiutato Victoria come le aveva chiesto espressamente con lo sguardo.

“Credo che dovresti andarci Max” disse Kate rivolta alla sua amica di fianco.

“Dove?”

“Da Ellis”.

“Perché?”

“Credo che sia scortese da parte tua non accettare”.

Victoria guardò Kate trattenendo un sorriso, mentre Max cominciò a rimuginarci su.

“Non lo so e comunque per adesso ho intenzione di andare a scattare qualche foto e poi si vedrà”.

“Potresti passarci dopo aver scattato qualche foto” continuò Kate.

“Per stasera andiamo da qualche parte?” chiese Max.

“Non lo so” rispose Kate guardando Victoria.

“Non guardate me perché nemmeno io lo so. Anzi non aspettatemi per pranzo perché al massimo mangerò qualcosa al volo nelle vicinanze della redazione. Cunningham mi aveva già avvisato che per oggi ci sarebbe stato molto da fare. Potrei tornare stasera. Però se volete uscire con i ragazzi fate pure”.

“Come mai vuoi saperlo Max?” chiese Kate curiosa.

“Oh niente. Chiedevo così per sapere. Ora vado a prepararmi per uscire” disse Max alzandosi da tavola per raggiungere la sua stanza.

“Grazie per l’aiuto che sembrava non volere arrivare mai Kate” disse Victoria quando Max scomparve al di là della porta della sua camera.

“Scusa Victoria, però davvero usi due pesi e due misure”.

“Ascolta Kate, è davvero importante che Max vada da Ellis”.

Kate la guardò con interesse. “Sai, lo immaginavo ci fosse qualcosa sotto e la cosa non mi sorprende affatto. Di cosa si tratta?”

“Ellis si è interessata a Max e al suo lavoro. Penso che potrebbe aiutarla in qualche modo”.

“Aspetta un attimo. Non eri tu quella che ieri sera faceva tante storie sul fatto che Ellis potesse sentirsi usata da te?”

“Si, ma avevi ragione tu. Lei non ha mai pensato niente del genere. Io credo che abbia intuito che c’è qualcosa che non va con Max e vorrebbe fare qualcosa”.

“Le hai parlato dei suoi problemi con il lavoro?”

“Non esattamente ma si, le ho detto giusto che ha delle difficoltà. Niente di più te lo posso assicurare. Mi devi promettere di non dirle nulla Kate”.

Kate incrociò le braccia al petto appoggiandosi allo schienale della sedia emettendo un sospiro. “Non mi piace il fatto di tenerci nascoste le cose, soprattutto quando ci riguarda da vicino. Sono sicura che se fossi tu al suo posto vorresti saperlo”.

Victoria non disse nulla ripensando alla lettera di Chloe.

“Ma per questa volta non dirò nulla, soltanto perché spero davvero che Max riesca a superare queste sue difficoltà. Io non so niente di questa storia Victoria, ma spero che non diventi un’abitudine. Lo hai già fatto con me tenendomi nascosta la verità su Timothy”.

“Hai ragione e mi dispiace. Ti prometto che non succederà più. Però adesso è importante che Max non sappia nulla. Sai bene che noi non riusciamo ad aiutarla e lei non vuole tornare in terapia. Se continua così finirà davvero per abbandonare la fotografia. Non possiamo permetterlo, per lei è troppo importante. Ha già perso abbastanza”.

Kate capì che le intenzioni della ragazza erano buone. Quindi nonostante non le piacesse tenere Max all’oscuro, appoggiò la sua amica. “Solo per questa volta Victoria”.

“Ok, adesso però devo andare a lavoro o rischio di fare tardi” disse Victoria alzandosi prendendo le chiavi della sua auto e uscendo dall’appartamento. Kate nel frattempo rimuginava su tutta quella situazione sperando anche lei che Max riuscisse a superare l’ennesimo ostacolo che le impediva di svolgere il suo lavoro al meglio delle sue capacità.

 

 

Steph uscì di casa per andare a lavoro. Quando si trovò a passare davanti alla porta dell'appartamento di Jessie la ragazza uscì.

“Buongiorno Jessie”.

“Ehi, buongiorno Steph”.

“Stai uscendo?”

“Si, vado a lavoro e suppongo anche tu”.

“Si infatti”.

Si affiancarono l’una all’altra scendendo le scale per raggiungere il parcheggio chiacchierando e ridendo della serata trascorsa insieme. Arrivate vicino all'auto di Jessie e si fermarono.

“Bene, eccoci qua” disse Jessie.

“Allora, ti auguro una buona giornata e buon lavoro” disse Steph.

“Anche a te”.

Mentre Steph si stava allontanando si fermò di colpo e prima che Jessie chiudesse lo sportello della macchina la chiamò. “Jessie?”

“Dimmi”.

“Senti io oggi lavorerò tutto il giorno, però mi farebbe piacere se tu venissi al locale questa sera. Così potrò offrirti almeno da bere e presentarti Chloe. E finalmente potrai anche vedere dove lavoro”.

“Non lo so se sia una buona idea”.

“Non vuoi venirci?”

“No, non è questo. Non voglio disturbarti mentre sei a lavoro”.

“Ma non devi preoccuparti di questo, non disturbi affatto. Poi posso sempre prendermi una pausa”.

Jessie la guardò riflettendo poco convinta ma poi si lasciò convincere e accettò il suo invito. “E va bene, stasera verrò al Paradise”.

“Grande! Benissimo… allora… ci vediamo staserà”.

“Posso portare con me un’amica oppure…”

“Ma certo che puoi, dopotutto è un posto pubblico. Così non resterai sola. È una buona idea”.

“Ok, allora a stasera Steph”.

“Ciao Jessie”.

Steph rimase a guardare l’auto della ragazza andare via con un’espressione di trionfo sul volto. Raggiunse il locale e dopo essersi cambiata uscì dagli spogliatoi per mettersi al lavoro. Vide che Eddie parlava animatamente con Shonei che stava bevendo una birra. Eddie la notò e la raggiunse abbassando la voce. “C’è qualcosa che non va con Shon, è già la terza birra che sta bevendo”.

“E tu non dargliene più”.

“Il mio lavoro è servire da bere, lei è adulta e vaccinata e poi sai com’è fatta. Sostituiscimi un po’, forse con te si deciderà a non far alzare così tanto il tasso alcolico”.

“Asher dov’è?”

“È nel suo ufficio”.

“Ok ci penso io, tu nel frattempo sostituiscimi ai tavoli”.

“Si, ma prima devo andare a pisciare, sto scoppiando” disse il ragazzo allontanandosi.

A un tratto Ian si avvicinò a Steph. “Non puoi farlo”.

“Fare cosa?” chiese Steph confusa.

“Non puoi decidere di scambiare il tuo posto con quello di Eddie”.

“E chi lo dice?”

“Le regole. Devi chiedere il permesso ad Asher o alla tua cara amichetta Chloe”.

“Non ce né alcun bisogno. Lo sostituisco per poco tempo, anche perché doveva andare in bagno”.

“Ogni scusa è buona. Lo sai cosa penso?”

“Non dirmelo, hai anche la capacità di pensare adesso?”

“Penso che tu ti stia adagiando un po’ troppo sugli allori. Fai come ti pare solo perché hai le spalle coperte dalla tua amichetta. Ma sappi che anche se Chloe ha un ruolo così importante qui dentro, questo non ti dà il diritto di fare come vuoi”.

Steph si avvicinò al passo dal suo viso. “Sai cosa penso io invece?”

Lui la guardò con un’espressione di sfida.

“Penso che da quando Chloe ha ricevuto il ruolo che avresti voluto tu, stai rosicando di brutto. Non riesci proprio a mandare giù l’idea che Asher non ti abbia preso in considerazione. Brucia tanto la sconfitta eh?” Si allontanò dal ragazzo colpendogli una spalla con la sua e poi si voltò di nuovo verso di lui. “Ah, se hai qualcosa in contrario per la sostituzione, potresti andare a piangere tra le braccia di Asher per farti consolare. È nel suo ufficio”.

Ian la guardò furibondo mormorando: “Ve la farò pagare!”

Steph raggiunse il bar piazzandosi davanti a Shonei che beveva la sua terza birra della giornata.

“Vedo che ti stai dando da fare”.

“Dov’è il mio contatore di birre?”

“È andato in bagno”.

“Suppongo che questa sia la mia ultima birra della mattinata, almeno in questo locale” disse Shonei dondolando la bottiglia quasi vuota davanti all’amica.

“Dici bene Shon. Credo che per questa mattina tu abbia fatto già il pieno”.

“Ne ho bevute appena tre e sai che reggo bene l’alcool. E nulla mi impedisce di uscire di qui e andare da qualche altra parte per continuare”.

“Infatti dovrai farlo altrove, non ti servirò altri alcolici. Non voglio averti sulla coscienza se dovesse succederti qualcosa. E poi abbiamo l’obbligo di non servire da bere a chi è già su di giri”.

“No ma dico, ti sembro ubriaca per caso?” chiese Shonei incredula indicandosi.

Steph rimase in silenzio mentre cominciava a pulire il bancone. Shonei la guardò cominciando a ridacchiare. “Va bene hai vinto tu. Però adesso devi tenermi impegnata in qualche modo. E prima che tu lo dica no, non voglio assolutamente fare attività fisica con te” disse ridendo.

“Idiota!”

“Allora, raccontami com’è andata la serata ieri”.

“Bene”.

“Bene? Tutto qui?”

“Si”.

“Oh avanti, dimmi qualcos’altro”.

“Non c’è nulla da dire”.

“Quindi questo vuol dire che non te la sei portata a letto”.

“Lo so che per te è difficile da comprendere che qualcuno non punti esclusivamente al sesso!”

“Si certo, come se avresti mai avuto il coraggio di tirarti indietro se lei te l'avesse servita su un piatto di argento” disse Shonei ridacchiando bevendo l’ultimo sorso della sua birra.

“Oggi sei più odiosa del solito, come mai? Per caso qualcuna non te l’ha data?”

Il sorriso svanì dalle labbra di Shonei mentre pensava a cosa era successo con Ashley.

“Ci ho preso?” chiese Steph divertita.

“Per la prima volta credo di poter dire di aver sperato che fosse andata davvero così” rispose Shonei in modo serio.

Fu il turno di Steph di cambiare espressione. “Che cosa è successo?”

“Nulla che una persona come te possa comprendere. Ora se non hai intenzione di darmi da bere, vado a cercarmi qualche altro posto dove affogare i miei dispiaceri” disse Shonei con teatralità.

“Non dovresti continuare a bere Shon”.

“Mi stai dando degli ordini per caso?”

“A quanto pare la tua idea di continuare a fare stronzate persiste. Ogni volta che provo a fidarmi di te finisci sempre per farmi ricredere”.

“Io non sto facendo nulla di male”.

“Tu proprio non capisci”.

“Capire cosa?”

“Che potresti essere meglio di così ma non lo sei perché non vuoi. Non capisco nemmeno perché diavolo ti do ancora retta quando dici che ti dispiace per come ti sei comportata in passato. Oppure che vuoi farti perdonare e farmi dimenticare tutte le tue stronzate! Tanto non cambia mai un cazzo! Finisci per essere sempre la solita!”

In quel momento arrivò un messaggio sul telefono di Shonei. Dopo averlo letto guardò Steph dicendo: “A quanto pare il dovere chiama”. Si alzò dallo sgabello e uscì dal locale senza nemmeno salutarla.

 

 

Chloe avendo la mattinata libera uscì di casa per fare un giro, tenendosi ben lontana dal Paradise per evitare di incontrare Max. Andò a fare spese e successivamente si fermò in un piccolo locale per prendere un caffè. In attesa di essere servita si sedette a un tavolo pensando alla sua situazione attuale. I suoi pensieri vagavano tra Lauren e Max e viceversa non trovando pace. Le mancava Lauren e si sentiva in colpa verso di lei per non averle detto di Max. Aveva pensato di dirle la verità solo dopo che fosse partita, ma non era riuscita lo stesso. Anche se lo avesse fatto adesso, la sua ragazza ci sarebbe rimasta male per aver omesso un particolare come quello. Iniziò a prendere in considerazione di non dirle nulla, ma Lauren sarebbe ritornata un giorno e lo avrebbe scoperto lo stesso. Per quanto riguardava Max, provava sentimenti contrastanti. Era spaventata da come avrebbe potuto reagire la sua amica se mai si fossero incontrate, cosa che sicuramente sarebbe successo prima o poi. Però nonostante i suoi timori desiderava tanto poterla vedere di persona e potere parlare con lei.

Un ragazzo le si avvicinò servendole il suo caffè. Chloe dopo aver ringraziato, appoggiò un gomito sul tavolo e il mento sul palmo della mano guardando fuori dalla finestra emettendo un sospiro. Concentrata a guardare il via vai di automobili e di gente, non si accorse di qualcuno che si era avvicinato.

“Un penny per i tuoi pensieri”.

Chloe si voltò di scatto alla sua sinistra. Vide un uomo brizzolato, vestito con pantaloni neri e una camicia bianca e un orologio d’oro bianco al polso. Era in piedi accanto al tavolo e la guardava con un ampio sorriso.

“Dottor Tom!” disse Chloe sorpresa.

                                        

 

“Bene, vedo che ti ricordi ancora di me” disse con ironia l’uomo.

Chloe si alzò porgendogli la mano e lui gliela strinse.

“Mi fa davvero piacere rivederti. Ne è passato di tempo eh?”

“Già, ma prego siediti. Posso offrirti un caffè?”

“E come potrei rifiutare” disse l’uomo sedendosi davanti a lei.

“Infatti non puoi” disse Chloe facendo un cenno con una mano al ragazzo di prima, il quale si avvicinò prendendo l’ennesima ordinazione per poi allontanarsi.

“Allora, come va?” chiese la ragazza.

“Bene, non mi posso lamentare. È da parecchio che non ci vediamo. Intendiamoci, non che mi dispiaccia. Se non ci vediamo vuol dire che va tutto bene” disse l'uomo sorridendo.

“Già” rispose semplicemente la ragazza con un sorriso un po' forzato.

L’uomo non poté fare a meno di sospettare che il motivo della sua reazione forzata fosse dovuta alla possibile presenza della sua amica a Portland. Era solo un sospetto, non poteva averne la certezza. Infondo la possibilità di incontrarsi in una grande città non erano poi così alte. Non potendo chiederlo direttamente, ammettendo così di esserne a conoscenza già da tempo grazie alla dottoressa Tyler, decise di scoprirlo da sé chiacchierando con lei approfittando di quel fortuito incontro. “Come vanno le cose?”

“Bene, molto bene direi” rispose Chloe senza guardarlo.

Tom la fissò capendo che stava mentendo. Il cameriere giunse al loro tavolo servendo il caffè all'uomo. Quando si allontanò Tom ritornò a parlare con la ragazza per cercare di capire come stessero realmente le cose.

“Bene è una risposta un po' troppo vaga e frettolosa che chiude una conversazione appena iniziata”. L'uomo le sorrise mentre beveva un sorso del suo caffè.

Chloe sorrise un po' a disagio. Tom ormai la conosceva molto bene grazie al loro tempo trascorso insieme per fare terapia. “Ok... allora...per cominciare lavoro ancora al Paradise”.

“Finalmente sei riuscita a tenerti il lavoro. Questo è davvero un gran passo in avanti”.

“Si e non solo, ho avuto anche una promozione. Adesso sono vice dirigente del locale. Questo significa più responsabilità ma anche più soldi”.

“Beh, questo è sorprendente. Sei ormai una persona responsabile e indipendente”.

“Si, ho fatto progressi”.

“Come sta Steph?”

“Bene, viviamo ancora insieme”.

“Non c'è più il rischio che ti butti fuori di casa?” chiese l'uomo sgranando gli occhi fingendo di essere sorpreso e incredulo.

Chloe rise capendo che le stesse prendendo non giro. “Si, ormai è la mia dimora”.

“E la tua vita privata? Hai perso il vizio di saltare da un letto a un altro?”

“Quei tempi sono finiti. Ho messo la testa apposto”.

“Benissimo, altre novità?”

“Si…”

Tom sentì che ormai era giunto a ciò che gli interessava sapere.

“Ho una ragazza e credo sia una cosa seria”.

“Ah!” rispose l'uomo questa volta davvero sorpreso. Non solo perché si aspettava che stesse sul punto di parlare di Max, ma anche perché conosceva bene la sua paura di iniziare una relazione. “Wow, questa sì che è una novità, ma perché hai detto che credi sia una storia seria? Hai dei dubbi in proposito?”

“Nel senso che ci sto insieme solo da qualche mese ma non sembra essere una storia insignificante. Quindi suppongo sia seria. Io non ho mai avuto una lunga relazione. Anzi, non ne ho mai avuto una”.

“Sei innamorata?”

“Si, lo sono. È la prima volta che mi sento coinvolta così tanto con qualcuno che ricambia i miei stessi sentimenti. È quello che ho sempre voluto”.

“Mi fa molto piacere. Sono davvero felice per te. Quindi hai superato la tua paura di legarti a qualcuno”.

“Beh, all'inizio non è stato per niente facile. Ho commesso degli errori come al solito, ma alla fine è andato tutto bene”.

“Sei felice?”

“Si, ma lei adesso non c'è perché è dovuta partire per lavoro. Starà via per un po'“.

“Quindi non è una lontananza definitiva. Riesci a sostenere questa distanza forzata?”

“Si più o meno ci riesco però devo ammettere che all'inizio non l'ho presa molto bene. Lei mi ha tenuto nascosto il suo viaggio di lavoro fino all’ultimo. Voleva rinunciarci per non lasciarmi. Non solo perché non voleva starmi lontana ma anche perché temeva che percepissi questo distacco come un abbandono”.

“Ed è così?” chiese Tom guardandola mentre prendeva un sorso del suo caffè osservandola attentamente.

Chloe si appoggiò allo schienale della sedia sospirando. “Un po' sì. Le vecchie... le cattive abitudini sono dure a morire”.

Tom sorrise annuendo comprensivo. “Quindi la tua ragazza è a conoscenza di cosa hai vissuto”.

“Si, sentivo che era arrivato il momento di parlargliene. Non sarebbe stato giusto iniziare una relazione nascondendo il mio passato, solo perché non mi piace parlarne”.

“Hai fatto la cosa giusta. Comunque la lontananza a volte può rafforzare un rapporto di coppia”.

“A volte?”

“Beh, a volte può essere anche l'artefice di una rottura definitiva. Non è mai facile riuscire a gestire un rapporto a distanza perché porta a tanti cambiamenti. L'organizzazione della quotidianità è diversa, le abitudini, l'appagamento sessuale, le relazioni con gli altri, gli hobby e le passioni cambiano in base alla vicinanza o meno del partner. Però per quanto sia difficile non è impossibile. E non è questo il tuo caso visto che mancherà solo per un periodo di tempo”.

Chloe annuì bevendo un sorso del suo caffè pensando.

“La tua salute come va?”

Chloe cominciò a ridere.

“Cosa c'è da ridere? È normale voler sapere come se la passa una mia ex paziente. Ne va anche del mio orgoglio sai?”

“Ah sì?”

“Si, perché vuol dire che ho fatto un buon lavoro”.

“Questo posso dirtelo anche io senza che tu indaghi oltre. Mi hai aiutato tanto Tom” disse con sguardo riconoscente.

“Ok, ma sai che mi piace sentirmele dire certe cose. Il mio ego è sempre affamato”.

“Si lo so” rispose la ragazza sorridendo. “Comunque non bevo più, cioè lo faccio ma non esagero mai. Ho smesso di fumare erba ma in cambio fumo sigarette”.

“Non usi più i farmaci che ti avevo prescritto giusto?”

“Non dipendo più da quella roba, lo sai”.

“E i tuoi attacchi di panico?”

Chloe abbassò lo sguardo sul suo caffè. “Va bene” disse la ragazza cercando di essere convincente.

“Chloe!”

Chloe alzò lo sguardo dal suo caffè guardando Tom. Si sporse in avanti appoggiando le braccia incrociate sul tavolo. “Mi succede da un po’ ma sono sporadici”.

Anche Tom si sporse in avanti guardandola dritta negli occhi. “Dunque sono ricominciati”.

Chloe annuì senza aggiungere altro e Tom incalzò per capire a cosa fosse dovuto.

“Quando?”

“Il primo attacco l’ho avuto prima che iniziassi la mia relazione con la mia ragazza. È stata una cosa leggera, niente di serio”.

Tom continuò a guardarla in attesa che continuasse senza interromperla.

“Poi ne ho avuti altri più pesanti”.

Detto questo Chloe non aggiunse altro.

“Capisco. Stai passando un periodo stressante?”

“Si certo… può essere” rispose velocemente per cercare di chiudere l’argomento.

“C’è altro non è vero? Sai che con me puoi parlarne”.

“Non ho intenzione di tornare a fare terapia, io sto bene e me la posso cavare”.

“E ne sono più che sicuro di questo, ma se hai degli attacchi di panico ci deve essere un motivo. Può darsi che tu stia passando un periodo di forte stress e stanchezza. Forse è un accumulo di tante cose insieme. Le tue responsabilità a lavoro, la distanza dalla tua ragazza e chissà che altro”.

“Già…”

“Sai che tirare fuori tutto ti permette di allentare un po’ la tensione accumulata e ti aiuta a prevenire gli attacchi”.

Chloe prese un altro sorso del suo caffè e poi cominciò a giocare nervosamente con gli anelli che aveva alle dita. L’uomo notò il gesto e cercò di farla aprire in qualche modo.

“Penso di conoscerti abbastanza da poter dire senza ombra di dubbio che c’è qualcos’altro che ti turba. Come ti ho sempre detto ci sono due modi per affrontare certe situazioni. La prima è affrontare il problema dopo averlo riconosciuto. La seconda è quella di nascondere la testa sotto la sabbia fingendo che tutto vada bene convincendosi che passerà. Ovviamente tutto questo fin quando la situazione non peggiora e diventa ingestibile. E tu mia cara Chloe sei troppo intelligente per scegliere la seconda opzione. Lo hai già fatto una volta e sai bene che non porta a nulla di buono”.

Chloe incrociò le mani sul tavolo annuendo. “Ok… ehm… lei…”

“Lei? La tua ragazza?”

“No, non lei. È la mia amica… Max”.

“Max?” chiese l’uomo fingendosi sorpreso.

“Si, lei è qui a Portland. Si è trasferita con delle amiche”.

Tom annuì. “Avete litigato?”

“No, non ci siamo viste. Cioè lei non mi ha vista, ma io sì”.

“Non sa che tu sei qui a Portland?”

“No, cioè… credo di no. Non posso di certo pensare che lo sapesse e che si sia trasferita qui di proposito?”

“Pensi che ci sia qualche possibilità che possa essere così?”

“No, certo che no”.

“Però lo hai pensato”.

“Si, ma è una cosa assurda. Non può essere”.

“Hai intenzione di vederla?”

“Si e no. Nel senso che lo vorrei tanto ma ho una paura fottuta”.

“Di cosa?”

“Di come potrebbe reagire alla mia vista”.

“Pensi che sia ancora arrabbiata con te?”

“Cazzo si, deve esserlo per forza”.

“E quindi per paura, preferisci non vederla precludendoti la possibilità di poterla riavere nella tua vita?”

“Che altro posso fare?”

“Sappiamo bene entrambi quanto conta per te. Tenerla alla larga non servirà a nessuna delle due”.

“E che cosa dovrei fare allora?”

“Penso che dovresti afferrare al volo l’occasione che ti è stata concessa. Sono passati tre anni Chloe e non puoi avere la certezza che lei sia ancora arrabbiata con te”.

“Ha detto che mi odia”.

“Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò sempre nella tua mente”.

Chloe lo guardò confusa aspettando qualche spiegazione alle sue parole.

“William Shakespeare” disse lui bevendo un sorso di caffè.

“Ci risiamo” disse lei un po' seccata scuotendo la testa.

“L'odio e l'amore sono due forti sentimenti in contrasto ma di uguale intensità. Chi ama non sa stare senza l'altro. E chi odia è semplicemente tormentato dall'altro. In entrambi i casi non c'è via di scampo. Siete cresciute insieme e faccio un po' fatica a credere che lei non nutra più nessun affetto nei tuoi confronti. Stanne pur certa che non ti ha dimenticata e se vuoi sapere cosa prova per te, dovrai semplicemente scoprirlo”.

“In che modo?”

“Conosci già la risposta”.

“Non ho la forza per cercarla. Non ce la faccio, ho troppa paura”.

“Quindi cosa farai? Ti rintanerai da qualche parte per evitarla? E quando pensi che passerà prima che vi incontriate per puro caso? Perché credimi Chloe succederà, che tu lo voglia o meno. Non potrai evitarla all'infinito. La vostra amicizia è qualcosa che va al di là del tempo e della distanza. Sembra che niente e nessuno riesca tenervi distanti. Non preoccuparti se lei dovesse odiarti. Preoccupati invece se le sarai del tutto indifferente, cosa poco probabile” disse l'uomo dando un'occhiata al suo orologio. “Adesso devo proprio andare, i miei pazienti mi aspettano”.

Si alzò lentamente dalla sedia guardando la ragazza completamente persa nei suoi pensieri.

“Chloe, sei una persona forte e coraggiosa più di chiunque altro io abbia mai conosciuto. Nonostante le tue tante disavventure sei ancora qui. Hai toccato il fondo e ti sei sempre rialzata. Puoi affrontare anche questa e dentro di te questo lo sai”.

Chloe alzò lo sguardo verso di lui. “Non mi sento per niente coraggiosa in questo momento”.

Tom le appoggiò una mano sulla spalla. “Alicia Giménez Bartlett diceva: Il coraggio non è avere paura di non farcela, ma avercela e andare avanti lo stesso. Questo è il tuo momento Chloe. È la tua vita e tu ne sei l'unica artefice. Non lasciare che la paura abbia il pieno controllo sulla tua vita e che prenda il sopravvento su di te. Ricorda che non esiste coraggio senza paura”.

Chloe annuì. “Grazie Tom”.

“Grazie a te per il caffè, la prossima volta offro io. Arrivederci Chloe”.

“Arrivederci Tom”.

L'uomo si stava per allontanare ma si fermò per aggiungere un'ultima cosa. “Ah Chloe, sai dove trovarmi se hai bisogno del mio aiuto. Sarò sempre disponibile per te”.

“Lo so e te ne sono grata per questo”.

Lui le sorrise e andò via lasciandola ai suoi pensieri. Prima di uscire dal bar diede un'altra occhiata alla ragazza. Sentiva dentro di sé che presto l'avrebbe rivista e in un certo senso ci sperava. La ragazza non era molto propensa a chiedere aiuto e questo risultava essere un grande problema se si fosse trovata in grave difficoltà. E quello che stava per affrontare non sarebbe stato per nulla semplice per lei. Chloe prese il telefono guardando ancora la foto di Max. Passò il pollice sulla sua immagine quasi come per cercare un contatto con lei.

 

 

Max dopo aver trovato l'indirizzo scritto sul foglietto consegnatole da Victoria da parte di Ellis, si fermò davanti a un'ampia vetrina in cui erano esposte foto di vario genere. Alcune mostravano dei paesaggi, altri tramonti stupendi e altre ancora persone in posa. Guardò al di sopra della vetrina l'insegna leggendo: ‘Beyond The Eyes Photos’. Quello non poteva essere altro che lo studio fotografico della ragazza. All'inizio si chiese il perché di quell'invito, ma subito arrivò alla conclusione che volesse soltanto tirarsela un po'. Scoraggiata da quella supposizione, spostò il suo sguardo sulla porta ingresso chiedendosi se fosse davvero il caso di entrare. Si avvicinò all'ingresso e proprio prima di appoggiare la mano sulla maniglia, la porta si aprì di colpo. Ellis stava per uscire dal suo studio proprio in quel momento per fare una pausa caffè, ma sussultò ritrovandosi inaspettatamente la ragazza davanti. Non pensava che si sarebbe mai presentata soprattutto dopo come l’aveva trattata. Max bloccata davanti alla sua espressione di sorpresa contemplò l'idea di riavvolgere tutto andando via. Però ci ripensò quando vide comparire un sorriso sul volto di Ellis.

“Buongiorno Maxine”.

Max sospirò alzando gli occhi verso l'alto voltandosi per andare via.

Ellis si rese conto di aver già passato il limite usando il suo nome per intero. “Scusami, mi dispiace tanto. Ti giuro che non ti chiamerò più così, ma non andare via...Max” disse la ragazza tempestivamente per evitare che andasse via.

La ragazza si fermò voltandosi di nuovo verso di lei. “Perché volevi che venissi qui?”

“Dritta al sodo eh? Beh, se vuoi scoprirlo accomodati” rispose Ellis facendole cenno di entrare mentre teneva la porta aperta per lasciarla passare.

Max non si mosse dalla sua posizione ed Ellis cercò di convincerla. Non voleva perdere l'opportunità di poter parlare con lei. “Ormai sei qui, tanto vale entrare. Se per caso ti annoiassi, sarai libera di andartene via senza alcun problema. Non ti fermerò, lo giuro”.

“E va bene, ma non rimarrò a lungo”.

La ragazza entrò mentre Ellis sorrise vittoriosa. Appena entrata nell'ampio atrio dello studio fotografico, Max si voltò a destra scorgendo dall'interno le foto che era possibile ammirare in vetrina. Davanti all'entrata c'erano un paio di divanetti in pelle grigio scuro, uno accostato alla parete sinistra e l'altro a quella frontale. Entrambi accompagnati da rispettivi appendiabiti e un portaombrelli affianco alla porta di ingresso con tanto di tappeto. Al centro tra i due divanetti c'era un tavolino ovale in vetro sul quale era appoggiate alcune riviste. Sempre sulla parete frontale di fianco al divanetto c'era una porta in legno grigio scuro con tanto di targhetta con su scritto ufficio. In fondo a destra dell'ingresso c'era una sedia girevole con scrivania, occupata da un laptop, un'agenda, una porta penne, un telefono e una statuetta in bronzo. Ai due lati della scrivania c'erano altre tre porte adiacenti ma non c'erano targhette. Le pareti bianche erano tappezzate di altre foto tutte incorniciate. Al contrario di quelle esposte in vetrina, erano soltanto foto di ritratto di uomini e donne. Max cominciò a camminare lentamente guardando le foto, soffermandosi di tanto in tanto per studiarle più da vicino. Ellis nel frattempo con le mani incrociate dietro la schiena la seguiva stando un passo indietro cercando di captare qualche reazione della ragazza ai suoi lavori. Quando arrivò alla scrivania si voltò verso Ellis. “Allora? Perché sono qui oggi?”

“Beh, ieri mi hai mostrato sotto tortura le tue foto e io volevo mostrarti le mie”.

“Quindi è esattamente come mi aspettavo. Mi hai invitata per mostrarmi quanto sei brava”.

“No, non era questa la mia intenzione. Cioè... siamo partite davvero con il piede sbagliato”.

“Siamo?”

“Si, vorrei ricordarti che la prima volta che ci siamo incontrate non sei stata molto cordiale nei miei confronti. Quindi si Max, siamo”.

“E tu invece sei stata saccente ed è una cosa che odio”.

“Non volevo esserlo. Diciamo che sono abituata a una reazione diversa delle persone con le quali converso”.

“Con conversare intenti dire lodarti per le tue grandi doti di fotografa?” disse Max lanciandole una frecciatina.

“Touché” disse Ellis alzando le mani in segno di resa.

Max si voltò verso le tre porte. “Allora, non mi mostri il resto?”

“Credevo ti fossi stufata”.

“Credevo mi avresti mostrato tutto lo studio”.

“Certo, seguimi” disse Ellis dirigendosi verso la prima porta. “Questo è il mio ufficio”.

La stanza era molto grande e frontalmente all'ingresso, c'era una scrivania in legno bianco provvista di una comoda poltroncina girevole. Davanti ad essa altre due poltrone destinate per riceve i clienti. Sulla scrivania c’era un laptop, una lampada, un telefono e un portafotografie. Alla parete di sinistra della scrivania c’era un tavolino con alcune attrezzature fotografiche e un armadietto. Sulle pareti dell'ufficio c'erano altre foto ma queste sembravano del tutto personali. Infatti in quasi tutte c'era anche lei in compagnia di qualcuno. Alle spalle della scrivania c'erano ampie finestre dalla quale filtrava la luce del giorno. Max si avvicinò guardando fuori e per un attimo pensò come sarebbe stato per lei avere un ufficio tutto suo. Si voltò per tornare indietro e il suo sguardo si posò sul portafotografie sulla scrivania. Nella foto c’erano un uomo, una donna e due ragazzi, tra i quali anche Ellis che a giudicare dall’aspetto doveva avere all’incirca diciotto anni.

La ragazza accorgendosi di cosa stesse guardando le si avvicinò prendendo il portafoto. “Questa è la mia famiglia. I miei genitori e mio fratello”.

Dopo aver rimesso a posto la foto si diresse verso la porta seguita da Max. “Vieni, ti mostro il resto”.

Uscirono dall’ufficio e giunsero nella stanza successiva. Appena entrate si ritrovarono in un piccolo corridoio con un ulteriore ingresso con una tenda scura, che faceva da divisorio per la stanza vera e propria. Ellis allungò una mano sulla parete e accese la luce inattinica rossa. “Questa è la camera oscura”.

Max si bloccò quando un ricordo spiacevole del suo passato con Jefferson riaffiorò nella sua mente.

“È tutto ok Max?” chiese la ragazza dopo essersi accorta che qualcosa non andava.

“Si certo, come mai usi la camera oscura?”

Ellis sorrise. “La fotografia digitale mi piace, ma non posso resistere al fascino del vintage”.

Max si addentrò di più guardandosi intorno. C'era un'unica finestra frontale all’ingresso in quel momento oscurata, per garantire un periodico ricambio d’aria a causa dei solventi utilizzati per lo sviluppo delle foto. Accanto alla finestra c’era un rubinetto d’acqua e uno scaffale pieno di solventi utili per lo sviluppo dei negativi. Alla parete di sinistra c'era un lungo tavolo su cui erano disposte tre bacinelle e una vasca, ognuna delle quali destinata a un determinato utilizzo. Una bacinella serviva allo sviluppo, una per lo stop, una per il fissaggio e la vasca per il lavaggio finale. Tra le altre cose c'era anche un termometro digitale per la misurazione della temperatura per tenerla sempre costante a venti gradi, evitando così forti sbalzi tra i vari bagni, specialmente con l’acqua del lavaggio. Delle pinze in acciaio con estremità gommate per evitare graffi sulle stampe, utili per maneggiare la carta fotografica all’interno delle varie bacinelle. Sul tavolo alla parete di destra invece c'era un ingranditore utilizzato per far passare un fascio di luce attraverso il negativo, per poi proiettare l’immagine su un piano tramite un obiettivo. Il proiettore era composto da varie attrezzature. Una testa fissa per impostare il giusto ingrandimento, un porta negativi, un obbiettivo per il ridimensionamento dell’immagine, un piano di appoggio per la stampa dei negativi, un timer contasecondi alimentato elettricamente, un marginatore a quattro lame per tagliare il bordo della carta che spesso tende a incurvarsi e un focometro che consente di mettere a fuoco direttamente la grana dell’emulsione. Centralmente alla stanza un altro tavolo rettangolare di dimensioni inferiori, separava gli altri due accostati alle pareti.

“Adesso ti mostro l’ultima stanza, vieni con me” disse Ellis.

Uscirono dalla camera oscura dirigendosi all’ultima porta. La ragazza aprì la porta accendendo la luce e lasciando passare prima Max. “Prego”.

Max entrò guardandosi intorno. “Questa e la sala di posa?”

“Esatto, qui è dove mi diverto per davvero”.

Le pareti, il soffitto e il pavimento della stanza erano completamente bianche. Sulla parete di sinistra c’erano due camerini di colore grigio. Uno stender cromato porta abiti provvisto di ruote con alcuni vestiti appesi, un lungo tavolo con sedie, con un paio di specchi e trucchi. Sulla parete frontalmente all’ingresso, c’era un tavolo con varie attrezzature per le fotografie e due finestre oscurate dalle persiane abbassate. Alla parete di fianco al tavolo erano accostate alcune comode poltrone e sedie in eco pelle grigio scuro. A destra dell’enorme sala di posa, la parete era ricoperta in buona parte da un fondale in vinile bianco. Davanti era posizionato un alto diffusore, alcune luci fisse, flash e riflettori di luce, utili a nascondere imperfezioni valorizzando i soggetti.

“A cosa servono i camerini?” chiese Max guardando in quella direzione.

“Per chi deve cambiarsi”.

“Questo lo so, ma esattamente che tipo di foto scatti? Credo di non averlo capito”.

“Credevo di averlo già detto ieri sera a cena. Mi occupo di fotografia ritrattistica, ma capisco la tua confusione. Scatto foto anche per aspiranti modelli e modelle e creo book fotografici. Per me l’importante è scattare foto. La fotografia è tutta la mia vita” disse Ellis che poi si girò verso di lei. “Non è lo stesso per te?”

Max sorpresa dalla domanda annuì senza aggiungere altro. Ellis spostò lo sguardo sull’orologio da parete. “Beh, la mia pausa caffè è saltata” disse la ragazza tornando indietro per raggiungere l’atrio dello studio fotografico. Appena giunte, una ragazza entrò nello studio.

“Ciao Ellis”.

“Ehi Bonnie, sei arrivata”.

“Si, sai che sono sempre puntuale”.

“Buon per te”.

“Dov’è la tua segretaria?”

“Le ho dato la giornata libera”.

“Allora saremo soltanto io e te…” disse la ragazza che poi guardò Max “…e?”

“Oh, lei è Max un’amica e fotografa”.

“Ah, due fotografe oggi”.

“Già, pensa che fortuna. Puoi iniziare ad andare in sala, ti raggiungo subito”.

“Ok” rispose la ragazza entrando in sala posa.

“Max, se non hai nulla da fare mi piacerebbe che restassi, non ci metterò molto”.

“No, credo che adesso andrò via. Non voglio disturbarti mentre lavori”.

“Non mi disturberai per niente. Dai vieni con me”.

Max alla fine si lasciò convincere seguendo Ellis in sala posa. Bonnie uscì da uno dei camerini dopo essersi cambiata e si sedette davanti al tavolo con gli specchi per ripassarsi il trucco. Portava una camicia aderente bianca e trasparente aperta un po’ sul davanti, dal quale si poteva intravedere un reggipetto in pizzo nero. Dei pantaloni neri elasticizzati le fasciavano i fianchi del corpo snello e asciutto. La ragazza era molto bella, i capelli castani lunghi e lisci le ricadevano sulle spalle. I suoi occhi marroni erano stupendi e il trucco non faceva altro che metterle ancora di più in risalto il suo sguardo profondo. Max pensò che non poteva che essere una delle aspiranti modelle. Ellis prese una sedia e la posizionò dietro a un treppiedi flessibile che faceva da supporto a una fotocamera. Poi fece segno a Max di avvicinarsi con l’indice. La ragazza sgranò gli occhi scuotendo la testa. Allora Ellis le si avvicinò. “Dai vieni a sederti. Ti ripeto che non mi darai nessun fastidio”.

Max sospirò andando a prendere posto sulla sedia con grande soddisfazione di Ellis. A quel punto Bonnie si andò a posizionare sul fondale bianco davanti a Max ed Ellis che rimosse il treppiedi con fotocamera. Andò a prendere un’altra macchina fotografica con zoom ottico e tornò al suo posto davanti all’aspirante modella.

“Sei pronta?” chiese Ellis guardando la ragazza.

“Io sono sempre pronta” rispose Bonnie sorridendo.

“Ok, allora cominciamo”.

Così Ellis iniziò a scattare foto muovendosi continuamente per cercare angolazioni diverse. Bonnie invece continuava a cambiare posa in modo naturale, segno che fosse già abituata da tempo a essere fotografata. Nel frattempo le due ragazze parlavano tra loro di qualsiasi cosa, senza perdere la concentrazione su ciò che stavano facendo.

“Come va con il tuo ragazzo?”

“Beh, come vuoi che vada? Mi tiene sempre il fiato sul collo. Ti ho già detto che mi ha chiesto di sposarlo”

Ellis ridacchiò mentre scattava un’altra foto. “No, credo che questo ti sia passato di mente”.

“Si, perché ho cercato di dimenticarlo”.

“E tu cosa gli hai risposto?”

“Secondo te cosa avrei potuto rispondergli?”

“Di no?”

“Esatto. Insomma, sono ancora giovane e conosce bene quali sono le mie aspirazioni”.

“Ma a lui non gli importa nulla”.

“No infatti. Dice che ha un buon posto di lavoro e che non è necessario che io lavori. Come se volessi farmi mantenere da lui”.

“Che carino” rispose Ellis ironica.

“La verità è che non gli va giù che io voglia diventare modella. Dice che ho troppi occhi addosso”.

“Lo credo bene”.

Bonnie rise. “Beata te che non hai di questi problemi”.

“Che tipo di problemi? Io non voglio fare la modella” rispose divertita sapendo a cosa alludesse la ragazza.

“Con gli uomini intento” rispose la ragazza in modo malizioso mentre Ellis ridacchiava.

Max che fino a quel momento non aveva staccato gli occhi dai movimenti di Ellis, portò la sua attenzione su Bonnie chiedendosi che cosa intendesse con quelle parole. Attese che Ellis dicesse altro in merito, ma non lo fece. Le due ragazze continuarono a chiacchierare e quando terminarono Bonnie tornò nei camerini per cambiarsi. Ellis si avvicinò a Max. “Ho finito, adesso andiamo a fare un giro”.

“Dove?”

“Ovunque” rispose sorridendole lasciando Max confusa.

Quando Bonnie andò via Ellis chiuse lo studio e si avviò verso la sua auto con Max al seguito. Raggiunsero il Lownsdale Square Park, un parco adiacente al tribunale federale di Portland, comprendente i Plaza Blocks, delimitati dalla Terza e dalla Quarta Avenue e da Salmon e Madison Street al centro della città. I Plaza Blocks erano caratterizzati in parte da numerosi grandi olmi secolari e alberi di gingko. Al centro di Lownsdale Square si ergeva il Soldiers Monument, scultura di Douglas Tilden in memoria degli abitanti dell'Oregon uccisi nella guerra ispano-americana. L'alto obelisco in granito era sormontato da una replica in bronzo di un soldato della seconda fanteria volontaria dell'Oregon. Alla base di questo monumento c'erano due obici con una targhetta su cui era scritto Fort Sumpter. Un altro memoriale di guerra dedicato agli uomini uccisi in servizio nelle Filippine, era una fontana in pietra calcarea, la Fountain for Company H, nota anche come Second Oregon Company Volunteers. La fontana era stata progettata da un disegnatore architettonico, di nome John H. Beaver e venne installata nel 1914. Il parco era abbastanza movimento quel mattino. La gente aveva approfittato della bella giornata per fare una passeggiata. Le due ragazze camminavano affiancate l’una all’altra sul vialetto contornato dagli alberi e da panchine posizionate ai lati. A un tratto Ellis si fermò dandosi un’occhiata in giro. “Che te ne pare?”

“Del parco? Carino direi” rispose Max non tanto convinta di cosa volesse sapere Ellis, che la guardò sorridendo.

“Sono veramente una stupida, mi è passato di mente di portare con me la macchina fotografica”.

“Ah, volevi scattare delle foto?” chiese Max confusa.

“A dire il vero no”.

“Non capisco”.

“Hai con te la tua macchina fotografica?”

“Si, ma ho quella che tu definisci un pezzo di antiquariato”.

“Guarda che il termine antiquariato non voleva essere un’offesa per la tua macchina fotografica. Mi piace il vintage, ricordi?”

Max sospirò tirando fuori dalla sua borsa la macchina fotografica e porgendola a Ellis.

“Non serve a me”.

“E allora…”

“Guardati intorno” disse la ragazza allargando le braccia.

“Cosa vuoi che faccia?”

“Scatta qualche foto. Ci sarà qualcosa di interessante no? Qualcosa che attiri la tua attenzione”.

Max si guardò intorno fermando il suo sguardo sul monumento. Ellis se ne rese conto. “Non ti sembra troppo ovvio?”

“Se c’è qualcosa di interessante è proprio quello”.

“Infatti, ma è comunque prevedibile. È come puntare sul cavallo vincente, ma la vera sfida sta nel fare proprio tutto il contrario. Non devi provare piacere a vincere facile. Bisogna rompere le regole ogni tanto per potersi distinguere da un comune fotografo. Guarda oltre l’ovvio Max”.

Max alzò gli occhi al cielo tornando a guardarsi intorno. “Non so cosa vuoi dimostrare”.

Ellis scosse la testa sorridendo prendendo la macchina fotografica dalle mani della ragazza. “Permettimi di scattarne una”.

Si girò intorno e poi si rivolse a un punto ben preciso lungo il vialetto avvicinandosi per scattare la foto. Anche Max guardò nella stessa direzione però senza riuscire a capire quale fosse il suo obbiettivo. Più in là c’erano dei ragazzi che ridevano stando seduti su una panchina. Un uccello appoggiato sul prato che zampettava rimettendosi poi in volo. Un uomo che teneva in braccio il suo bambino.

Ellis scattò la foto tornando indietro, estraendola dalla sua macchina fotografica. Si avvicinò a Max porgendole la foto ma prima che l’afferrasse, Ellis la tirò indietro. “Devo prima agitarla?” chiese con ironia provocandola.

Max la guardò torva incrociando le braccia al petto.

“Stavo scherzando, prendila”.

Max prese la foto dalle sue mani osservandola mentre Ellis rimaneva in attesa.

“Cosa vedi?”

“Un uomo che prende in braccio un bambino, molto probabilmente suo figlio”.

Ellis sgranò gli occhi sorpresa. “Non posso credere che tu lo abbia detto davvero”.

“Non capisco cosa vuoi che…”

“Max, quello che hai visto in quella foto è esattamente quello che vedrebbe qualsiasi altra persona che non ha occhio. Tu sei una fotografa e dovresti riuscire a percepire tutto quello che c’è in una immagine. Non fermarti alle apparenze e vai oltre. La fotografia è un insieme di tecnica ma anche di emozioni. Non sono quelle a dare senso a tutto?”

Max fissò di nuovo la foto rimanendo in silenzio. Ellis la guardò chiedendosi come fosse possibile che non riuscisse a vedere niente in quella foto. Sembrava del tutto apatica e con nessuna voglia di perderci del tempo. Per un attimo pensò che fosse la sua presenza a farle provare disinteresse per quella foto. Ma poi ricordandosi delle parole di Victoria scartò quell’idea.

“Sembra tu che ti sia abituata a fare lo stretto necessario. Non dici nulla per non darmi soddisfazione? Guarda che il dispetto non lo fai a me” disse provocandola.

“Non sono una bambina e non faccio dispetti a nessuno! Non gira tutto intorno a te sai?!”

“Allora dimmi a cosa ho scattato la foto!”

Max guardò la foto in cui l’uomo teneva in braccio suo figlio sorridendo. Il bambino invece rideva divertito con una manina appoggiata sul viso del suo papà.

“Cosa c’è in quella foto?”

“L’amore di un padre verso suo figlio” rispose Max non staccando gli occhi dalla foto.

Ellis sorrise soddisfatta dalla risposta. “Meno male, per un attimo ho pensato di non essere più capace a scattare fotografie” disse ironica.

Max alzò lo sguardo verso di lei.

“Finalmente mi trovo al cospetto della fotografa Maxi… ops, Max Caulfield”.

“Ah-ah” rispose Max con una punta di fastidio.

Ellis guardò verso l’uomo con suo figlio lungo il vialetto. “La fotografia dona a noi fotografi la possibilità di esprimere ciò che abbiamo dentro in un modo unico ed estremamente personale, ma ci permette anche di capire le emozioni e gli stati d'animo di tutti i soggetti che rappresentiamo nei nostri scatti. Quelle stesse emozioni che vengono rappresentate nelle nostre foto, dobbiamo riuscire a trasmetterle anche a chi semplicemente le guarda. Quando questo non avviene, allora vuol dire che abbiamo fallito come fotografi” disse Ellis guardando verso l’uomo con suo figlio lungo il vialetto.

Max la guardò chiedendosi a cosa stesse pensando, perché a un tratto la ragazza sembrava trovarsi da qualche altra parte con la mente. Ellis tornò in sé guardandola. “Non tutto è come sembra. Ogni cosa può avere più significati in base anche agli occhi di chi guarda”.

L’attenzione di Ellis venne attirata da qualcos’altro lungo il vialetto. “Vieni con me” disse a Max.

Camminarono per un po’ fino a fermarsi davanti a un contenitore portarifiuti in prossimità di una panchina. Ellis guardò a terra indicando una lattina di bibita accartocciata. Max si unì a guardare con lei con aria interrogativa.

Ellis alzò lo sguardo verso di lei sorridendo. “E qui cosa vedi?”

“Una lattina accartocciata” rispose Max sorridendo.

“Ottimo, ora dimmi invece cosa vede Max Caulfield la fotografa”.

Max tornò a guardare la lattina a terra appoggiando una mano sul mento mostrando di rifletterci attentamente. “Uhm, qualcuno che ha una pessima mira?” chiese mentre il sorriso si allargava sul suo volto divertita.

Ellis la guardò seriamente per un attimo e poi cominciò a ridere non riuscendo a smettere. “Benissimo, ammiro davvero il tuo senso dell’umorismo e soprattutto il tuo tentativo di prendermi per il culo”.

“Ma non ti stavo prendendo in giro, io lo penso per davvero” aggiunse Max ironica.

“Si certo” rispose Ellis continuando a ridere scuotendo la testa. Tornò a guardare a terra. “Comunque io ci vedo l’inciviltà della gente” disse chinandosi per afferrare la lattina e gettarla nel contenitore portarifiuti.

“Certo che hai proprio occhio per certe cose” continuò Max con finta ammirazione.

Ellis la guardò sorridendo camminando in avanti. “Vieni con me”.

“Non dirmi che non abbiamo ancora finito”.

Ellis si voltò verso di lei. “Seguimi” disse continuando a camminare mentre Max la seguiva.

Camminarono per un altro po' finché Ellis non si fermò davanti a un locale in pieno centro. L'insegna diceva Mother's Bistro & Bar. “Ora dimmi cosa vedi Max”.

Max le si affiancò guardando verso il locale situato a piano terra di un edificio. Poi guardò la ragazza e continuò a prenderla in giro rispondendo con teatralità. “Un locale come tanti altri, ma la fotografa che c'è in me dice anche che è un ristorante raffinato che esprime eleganza e racchiude tante emozioni”.

“Davvero?” chiese Ellis guardandola.

“Si, davvero”.

Ellis sorrise divertita alzando l'indice. “Ti sbagli”.

“E io che pensavo che adattandomi al tuo modo di parlare me la sarei cavata”.

Ellis rise. “Vuoi sapere cosa vedo io?”

“Ah non vedo l’ora di sapere” rispose con sarcasmo.

“Vedo la mia pancia piena. Sto morendo di fame Max, quindi andiamo dentro su”.

“Ma cosa...”

“Sei mia ospite quindi vieni a pranzo con me. Offro io”.

“E se io non volessi venirci?”

“Beh, in quel caso distruggeresti il mio orgoglio ma non la mia fame. Quindi poi dovrai aspettare che mi sazio prima di riaccompagnarti a casa. Siamo molto distanti dal tuo appartamento”.

“Per quello esistono i mezzi pubblici”.

“Ma devi pagarli”.

“Pensi che non me lo possa permettere per caso?”

“Santo cielo, mi permetterai di tenerti testa almeno una volta? Potresti per una volta accettare quello che dico senza fare tante storie?”

“Vuoi che io sia accondiscendente con te perché ti hanno abituata così?”

Ellis scosse la testa con frustrazione portandosi una mano al volto. Poi si avvicinò a lei giungendo le mani davanti a sé e disse: “Max, mi concederesti il grande onore di poter pranzare con te prima di andare via?”

Max la guardò cercando di trattenersi dal ridere. “Ok, va bene”.

“Allora era questo a cui puntavi. Volevi che mi prostrassi ai tuoi piedi”.

“Vedo che sei molto intuitiva” rispose Max lasciando Ellis basita.

“Ma chi me lo fa fare” disse Ellis sottovoce per non farsi sentire dalla ragazza che già si era avviata verso il locale.

Il locale all’interno era molto spazioso e ben tenuto e i colori variavano dal marrone chiaro, al giallo paglierino e al bianco, rendendo l’ambiente luminoso. L’arredamento se pur sempre di classe, differenziava dalle varie zone del bistrot. Infatti c’erano tavoli in marmo rotondi con comode poltroncine. Altri tavoli quadrati con tovaglie bianche e sedie in legno. Infine c’erano anche tavoli da pranzo contornati con divanetti. L’angolo bar era arredato con alti sgabelli in legno con un piccolo schienale. Lampadari di cristallo conferivano al posto un’atmosfera ancor più elegante.

“Dove preferisci sederti?” chiese Ellis.

“Per me va bene ovunque”.

Si avvicinò una cameriera sorridendo loro. “Buongiorno”.

“Buongiorno, vorremmo un tavolo per due”.

“Prego seguitemi”.

Le ragazze la seguirono dirigendosi verso un tavolo in direzione della finestra. “Vi porto subito i menù” disse la ragazza allontanandosi.

Ellis e Max presero posto sulle sedie. “Allora, come ti sembra il posto?” chiese Ellis.

“Vuoi un parere da me o dalla fotografa che c’è in me?” chiese Max ironica.

Ellis scoppiò a ridere. “Oddio no, sto cercando solo di fare conversazione”.

“Mi stai dicendo che è finita l’interrogazione?” chiese Max fingendosi sorpresa.

“Si, direi che per oggi basta interrogazioni”.

“Meno male, iniziavo a sentirmi ansiosa come quando andavo a scuola”.

“Scusa, non era mia intenzione. Comunque dopo un inizio poco convincente ti sei ripresa bene. Quindi per incoraggiamento ti dò un bel sette” disse Ellis sorridendo.

“Wow, mi hai dato anche un voto. Non vedo l’ora di dirlo ai miei”.

Ellis rise alle parole della ragazza. In quel momento arrivò la cameriera con i loro menù, allontanandosi per concedere loro del tempo per decidere cosa ordinare.

“Ordina tutto quello che vuoi Max” disse Ellis senza guardare il menù.

Max la guardò confusa ed Ellis se ne accorse. “Oh, io vengo a mangiare spesso qui. So bene cosa prevede il menù e so già cosa voglio. Ma tu dai un’occhiata, fai con comodo. Non abbiamo fretta. C’è la meritiamo un po’ di tranquillità dopo le interrogazioni” disse sorridendo.

“Ok” disse Max riportando l’attenzione sul menù mentre Ellis continuava a osservarla con un gomito appoggiato sul tavolo e il mento sul palmo della mano.

“Preferisci carne o pesce?”

“Come scusa?” chiese Max riportando il suo sguardo su di lei.

“Cosa preferisci mangiare di solito, carne o pesce?”

“Ah, la carne mi piace ma preferisco di gran lunga il pesce”.

“Allora ti posso consigliare io cosa prendere. Anche se preferisco la carne non disprezzo il pesce. Qui ho assaggiato le Dungeness Crab Cakes e ti posso garantire che sono molto buone”.

“E per la precisione sono…”

“Torte impanate ripiene di granchio locale, cipolle verdi, sedano e pancetta fritto in padella e servito con salsa di senape creola, insalata di cole e patate fritte”.

“Sembrano buone”.

“Lo sono infatti”.

“Ok, voglio provarle”.

“Per primo ti consiglio i Pierogi o i Fried Ravioli”.

Max lesse sul menù. “Gnocchi di patate fatti a mano, conditi con cipolle saltate e panna acida. Non li ho mai mangiati. Prenderò i Pierogi”.

“Per dessert?”

Max lesse arrivando in fondo al menù. “Non mi consigli nulla?”

“No, adesso scegli tu. Sono tutti buoni”.

“Cioccolato fondente caldo fatto in casa con tre palline di gelato alla vaniglia, condita con panna montata” lesse Max sul menù. “Prenderò un Ice Cream Sundae”.

“Quello che prenderò anche io. Almeno in qualcosa siamo d’accordo, ma se posso permettermi, farei aggiungere delle noci Pecan tostate o noci. Oppure dei mini biscotti assortiti. Io di regola faccio aggiungere di tutto” disse ridendo.

“Chissà perché non stendo a crederlo” disse Max chiudendo il menù appoggiandolo sul tavolo.

“Da bere cosa preferisci?”

“Dell’acqua andrà più che bene”.

“Frizzante o naturale?”

“Cos’è l’ennesimo interrogatorio?” chiese Max ridendo.

“No, ma non hai idea di quante cose puoi capire di una persona in base a ciò che mangia e beve”.

“Dici sul serio?”

“Ci vuole occhio per certe cose” rispose Ellis ridacchiando.

“Per me va bene acqua naturale”.

La cameriera raggiunse il loro tavolo. “Siete pronte per ordinare?”

“Assolutamente sì. Allora come primi vorremmo un Pierogi e un Fried Ravioli, mentre per secondo un Dungeness Crab Cakes e un Carlton Farms pork loin medallions” disse Ellis facendo una pausa per permettere alla cameriera di prendere appunti sul suo taccuino. “Poi per dessert vorremmo due Ice Cream Sundae, dei quali uno con noci Pecan tostate, noci normali e mini biscotti assortiti”.

“No, entrambi così” disse Max guardando Ellis sorridendo.

“Ok, allora due Ice Cream Sundae, con noci Pecan tostate, noci normali e mini biscotti assortiti” disse Ellis mentre guardava Max sorpresa.

“Da bere?” chiese la cameriera.

“Una bottiglia di acqua naturale e una di vino rosso”.

“Nient’altro?”

“No, basta così”.

“Vi porto subito da bere” disse la cameriera portando via i menù.

“Grazie” disse Ellis riportando l’attenzione su Max.

“Forse è meglio che avverta Kate di non aspettarmi” disse Max tirando fuori dalla borsa il suo telefono per poi rimetterlo al posto dopo aver inviato il messaggio.

“Kate mi piace, sembra davvero una brava ragazza”.

“Si, lo è davvero”.

“E di te che mi dici?”

“Per caso mi stai chiedendo se sono una brava ragazza?”

“No, sono sicura che lo sei. Volevo solo sapere qualcosa di più sul tuo conto. Ieri sera non mi sei sembrata molto propensa a farti conoscere. La maggior parte del tempo sei restata in silenzio. Per un attimo ho pensato che fosse a causa mia e per come mi sono comportata nel nostro primo incontro”.

“Devo ammettere che ero un po' in difficoltà per quello”.

“È bello che tu ti sia preoccupata per Victoria. Temevi che io potessi fare qualcosa a suo danno. Ho come l'impressione che ti saresti fatta anche calpestare, pur di non distruggere la sua possibilità di un lavoro. Questo dimostra quanto è importante per te l'amicizia. Ti saresti sacrificata per il suo bene” disse Ellis seria. Poi continuò sorridendo. “Sai, un po' rimpiango di non essere quel genere di persona che approfitta della situazione per ricattare la gente e ottenere ciò che vuole”.

Max la guardò sorridendo scuotendo la testa facendo ridere Ellis. La cameriera portò le bottiglie delle bevande, allontanandosi di nuovo. Ellis prese la bottiglia d'acqua versandone nel bicchiere di Max.

“Grazie” disse Max prendendo il bicchiere.

“Prego” rispose versando un po' di vino nel suo bicchiere. “Parlami di te Max, mi va bene qualsiasi cosa”.

Max dopo aver bevuto un sorso d'acqua disse: “Sono una fotografa...”

“Ah-ah, non ci provare” disse Ellis puntandole un dito contro. Poi si appoggiò con i gomiti sul tavolo. “Parlami della tua famiglia, di dove sei, se hai fratelli o sorelle”.

“Io sono di Arcadia Bay”.

“Arcadia Bay? Ma non è...”

“Si, la piccola cittadina distrutta dal tornado”.

“Wow, non me lo sarei mai aspettata. Ma avete detto di venire da Seattle”.

“Si”.

Ellis annuì. “Fortuna che eri lontana da lì”.

“Io c'ero e anche Kate e Victoria”.

Ellis sgranò gli occhi dallo shock. “Cazzo, è terribile”.

“Si, ma ce la siamo cavata”.

“Mi dispiace tanto Max, non avrei mai immaginato una cosa del genere”.

“Fa parte del passato. Tu di dove sei?”

“Io sono nata e cresciuta qui a Portland. Non mi sono mai spostata, se non per studiare fotografia in una scuola privata a New York e per viaggi di vacanze. Hai fratelli?”

“No, sono figlia unica”.

“Com'è essere figlia unica? Spesso me lo chiedo”.

“Non è niente di particolare”.

“È vero che i figli unici sono viziati o è solo legenda?”

“Per quanto mi riguarda no, non mi hanno mai viziata. E poi credo che l'essere viziati o meno non dipenda dalla quantità di figli che si ha. Penso che sia dovuto più dal modo in cui i genitori ti crescono e da come sono stati cresciuti a loro volta da piccoli”.

“Dici che si tramanda di generazione in generazione?”

“Beh, non proprio così. Dipende sempre dall'educazione e dai valori che si trasmettono ai propri figli. Poi non saprei perché non sono madre”.

“Io spero sempre che la mela cada lontano dall'albero” disse Ellis bevendo in un solo sorso il vino rimasto nel bicchiere. Poi lo riempì di nuovo mentre Max la osservava senza sapere cosa dire e soprattutto come interpretare le sue parole.

“Tu invece hai un fratello” disse Max.

“Si, purtroppo”.

“Perché purtroppo?”

“Perché è un vero coglione e tutto abbiamo, tranne un rapporto fraterno”.

“Oh, mi dispiace”.

“Non devi, io evito semplicemente di pensarci. Dunque i tuoi vivono a Seattle?”

“Si, ci siano trasferiti a Seattle quando mio padre ha ottenuto un posto di lavoro”.

“Di cosa si occupa?”

“Di pesca industriale per l'azienda Fish&Fish a Wallmart, si occupa della distribuzione. Mia madre invece lavora come segretaria in un ambulatorio privato”.

A quel punto arrivò la cameriera con la prima portata servendole. “Ed ecco a voi, buon appetito”.

“Grazie” dissero le ragazze all'unisono.

Max guardò nel suo piatto. “Adesso mi pento di aver ordinato il dessert come il tuo. Non so se riuscirò a mangiare tutto se si comincia così”.

Ellis cominciò a ridere. “Effettivamente qui le porzioni sono decisamente abbondanti, ma non preoccuparti non abbiamo fretta. Prendiamocela comoda”.

“Va bene, allora buon appetito”.

“Buon appetito Max”.

Cominciarono a mangiare ed Ellis attese che Max dicesse qualcosa.

“Mmm, avevi ragione. È davvero delizioso”.

“Te lo avevo detto”.

Continuarono a pranzare continuando la conversazione.

“I tuoi genitori invece di cosa si occupano?”

Ellis smise di masticare pulendosi con il tovagliolo. Prese il bicchiere bevendo un po' di vino. “Mio padre è capo di una società immobiliare, che ha ottenuto dopo la morte di mio nonno. Mia madre invece era una bibliotecaria e aveva la passione per la scrittura. Ha scritto anche qualche libro sai? Però poi ha mollato tutto dopo essersi sposata con mio padre”.

“Oh, capisco”.

“Beata te che ci riesci” rispose Ellis un po' contrariata.

Max rimase sorpresa dal tono che aveva usato. Ellis subito dopo essersi resa conto di aver esagerato cercò di scusarsi. “Scusami, non volevo essere scortese”.

“No, figurati... è tutto ok”.

“Il fatto è che la mia situazione famigliare non è così idilliaca”.

“Mi dispiace”.

“Si, ma ha poca importanza ora. Vivo per conto mio da anni ormai. Li vedo poco, anche se mi dispiace un po' per mia madre. Sono molto legata a lei anche se non approvo alcune scelte che ha fatto per compiacere mio padre. Scusami, sto divagando adesso”.

“No, stiamo semplicemente conversando” disse Max riuscendo a strapparle un sorriso.

“Giusto” disse annuendo. “Ma cambiamo discorso”.

“Certo”.

“Cosa hai lasciato a Seattle trasferendoti qui? Oltre la tua famiglia intendo”.

“La città e alcuni amici”.

“Niente ragazzo?”

“No, quello l'ho lasciato prima” rispose con un filo di tristezza.

“Ah, era una storia seria?”

“Si, ma forse non lo era abbastanza. Tu?”

“Cosa?”

“Hai qualcuno nella tua vita?”

“No, è passato un bel po' di tempo da quando non ho una storia seria”.

“Questo implica che hai storie poco serie?”

Ellis rise divertita. “No, nemmeno quelle. A dirla tutta non credo che io sia destinata a trovare la persona che fa per me”.

“Come mai?”

“Non lo so, forse è che non mi accontento facilmente. Insomma se vuoi una storia seria, devi averla con la persona giusta. Una volta ho creduto di averla trovata”.

“Ma?” chiese Max prendendo un altro boccone del suo pranzo.

“Semplicemente i miei sentimenti non erano ricambiati. Per lei ero soltanto un'amica”.

Max smise di masticare. “Lei?”

Ellis che stava per bere un po' di vino, si fermò guardando la ragazza. “Si, lei. Spero che questo non ti crei problemi”.

“Cosa? Oh no, assolutamente. Solo che non avevo capito che...”

Ellis rise. “Beh sai com'è, non vado in giro con un cartello con sopra scritto in caratteri cubitali i miei gusti sessuali” disse ironica.

Max cominciò a ridere arrossendo immaginando la scena appena descritta dalla ragazza. Poi ripensò alle parole di Bonnie allo studio fotografico e divenne tutto più chiaro.

“Ho avuto storie anche con uomini, però credo di preferire senza ombra di dubbio le donne. Preferisco di gran lunga chi riesce a prendermi davvero in qualche modo. Chi riesce a entrarmi nella mente e di solito sono le donne a riuscirci”.

“Era innamorata di lei?”

Ellis rimase in silenzio riflettendo per qualche istante e poi rispose. “Si, per la verità credo di essere stata innamorata per davvero solo quella volta”.

“Non è bello non essere ricambiati”.

“Parli per esperienza?” chiese Ellis curiosa.

“No, cioè... io... non so nemmeno perché l'ho detto”.

Ellis la guardò con aria interrogativa.

“Lascia stare” disse Max sforzandosi di sorridere. Il suo pensiero era andato per un breve istante a Chloe.

Continuarono a mangiare conversando un po' di tutto e il tempo trascorse in modo sereno e tranquillo. Max, che da un primo momento si era maledetta mentalmente di aver accettato il suo invito, si rese conto che Ellis non era poi così male. Trovandosi a parlare di argomenti che non riguardassero prettamente la fotografia le aveva fatto vedere Ellis sotto un altro aspetto. Apprezzò molto il tempo trascorso con lei. Il tempo passò e arrivò il dessert al loro tavolo. Le ragazze guardarono prima i loro dessert e poi si fissarono cominciando a ridere.

“Questo sarà un vero massacro” disse Max.

“Si e pensa che non hai nemmeno iniziato a mangiarlo”.

Continuarono a ridere fino a quando finalmente decisero di fare quell'ultimo sacrificio. Mentre erano a metà della loro consumazione Ellis guardò pensierosa Max. Lei se ne accorse.

“Cosa c'è?”

“Vorrei chiederti una cosa, però temo la tua reazione e di rovinare questa giornata”.

“Di cosa si tratta?”

“Di fotografia”.

Bastò quella parola a fare cambiare espressione Max.

“Lo so che magari non ne vuoi parlare e mi dispiace ritornare sull'argomento, ma ho bisogno di sapere una cosa”.

“Allora se ti dispiace non farlo”.

“Vorrei solo sapere come sta proseguendo la tua carriera di freelance”.

Max abbassò lo sguardo sul suo gelato giocandoci con il cucchiaino. “Non proprio bene”.

Ellis annuì comprensiva. “So bene cosa vuol dire perché ci sono passata anche io sai, ma questo non ti deve fermare”.

Max annuì continuando a guardare il suo gelato evitando lo sguardo della ragazza.

“Anche io ho avuto delle enormi difficoltà, anzi ostacoli nel mio percorso per diventare fotografa, ma comunque sono riuscita a superarli”.

“Magari sei stata più fortunata di me”.

“Forse, ma credo anche che sia grazie alle occasioni che ho colto senza pensarci. Magari un aiuto ricevuto per caso. Tutto può contribuire a realizzarci. Bisogna solo lasciare la porta aperta ed essere disposte a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo”.

“Come con Victoria?”

“Si, come è successo con lei. Le ho offerto un piccolo aiuto. Qualcosa che ho ricevuto anche io a mio tempo. Nonostante le tue difficoltà io ti considero una brava fotografa, che sa il fatto suo. E ti giuro su ciò che ho di più caro al mondo che non lo dico solo per dire. Lo penso davvero. Non so cosa ti impedisce di emergere, ma so che puoi superarlo”.

Dopo qualche istante della pausa Ellis arrivò al punto. “In questo periodo il lavoro mi sta mettendo un po' in crisi. C'è troppa roba da fare, foto da sviluppare e tutto il resto. Gli impegni sono troppi e faccio fatica a gestire il tutto. Delle volte sono anche costretta a rifiutare alcuni clienti, cosa che odio. Inoltre sto programmando una mostra di fotografie e questo non fa altro che peggiorare la situazione. Ho bisogno di aiuto”.

Max alzò lo sguardo su di lei.

“Sto cercando qualcuno che mi aiuti con il lavoro, ma non ho bisogno di una persona qualunque. Voglio qualcuno che si intenda di fotografia, che sappia cosa deve fare”.

“Non hai già qualcuno?”

“Chi la mia segretaria?”

“Si”.

“Oh no, lei si occupa di prendere accordi affinché i soggetti paghino i ritratti e raccolgano le foto finite. Risponde al telefono per fissare gli appuntamenti. Mi ricorda quali sono gli impegni della giornata, che molto spesso dimentico. Tiene in ordine e pulito lo studio. Io non ho bisogno di una segretaria. Mi serve qualcuno che sappia posizionare le luci, gli oggetti di scena e i fondali prima delle sessioni di scatto. Che sappia dare istruzioni alle persone fotografate quando sorridere, dove guardare e come posizionarsi. Che tengano gli apparecchi di illuminazione in determinate posizioni durante i servizi fotografici esterni. Oppure che sappia caricare le pellicole o schede di memoria nelle fotocamere prima di scattare le foto. Che sappia organizzare un viaggio di lavoro fuori, che trasporti tutte le attrezzature utili durante le sessioni. E che porti le schede di memoria o i negativi nell’ufficio di produzione a fine lavoro”.

“Ok, ma perché mi stai dicendo tutto questo?” chiese Max confusa.

“Per fare tutte queste cose c’è bisogno di qualcuno che sappia di cosa io stia parlando” disse Ellis ridacchiando.

“E quindi?”

“Visto che al momento tu hai qualche problema con il tuo lavoro mentre io ho un estremo bisogno di aiuto, stavo pensando di proporti di lavorare con me”.

Max sgranò gli occhi incredula.

“Lo so cosa stai pensando. Credi che io stia approfittando della situazione visto che sei in una fase di stallo. Che è un po’ come se sminuissi il tuo lavoro. Io sono una fotografa ormai affermata e capisco che tu in questo momento ti possa sentire sminuita a l’idea di lavorare con me. Perché diciamocelo, tu sei una fotografa a tutti gli effetti con tanto di laurea. Inoltre non voglio che tu pensi che io ti stia facendo una cortesia offrendoti questo lavoro visto che ho aiutato anche Victoria, perché non sono assolutamente tenuta a farlo. Se te lo sto chiedendo è perché lo voglio davvero. Io voglio qualcuno in gamba e tu lo sei. Diciamo che se stringiamo questo accordo ci guadagniamo entrambe. Io ricevo aiuto che è quello di cui ho bisogno per allentare un po’ il carico di lavoro. Tu potrai assimilare altre nozioni metodi e altro sulla fotografia. Sarà un arricchimento per te. Inoltre se qualcuno dovesse preferire farsi scattare delle foto da te io sarò ben lieta di concederlo. Per me l’importante è che i clienti siano soddisfatti del lavoro che offriamo. Potrai utilizzare il mio studio con tutta l’attrezzatura. Sarà tutto a tua completa disposizione. Ogni mese avrai il tuo stipendio che credimi, sarà un pugno in un occhio. Con il tuo aiuto non dovrò rifiutare più nessuna sessione di foto. E più lavoro, vuol dire più soldi. Cazzo, mi si è seccata la gola” disse Ellis riempendosi il bicchiere d’acqua per bere.

In tutto questo Max continuava a guardare con sorpresa la ragazza. “Davvero mi stai chiedendo di lavorare per te?”

Ellis posò il bicchiere dopo aver bevuto. “No Max, non ti sto chiedendo di lavorare per me. Ti sto chiedendo di lavorare con me, il che è molto diverso”.

Fu il turno di Max per bere un po’ d’acqua mentre rifletteva sulla proposta.

“Ti prego pensaci. Non ti sto chiedendo una risposta immediata. Prenditi il tempo che ti serve per decidere. Sono disposta ad aspettare settimane, anche se ho bisogno subito di un aiuto. Insomma quello che sto cercando di dirti è che tu mi sembri la persona più adatta”.

“Io non so davvero cosa rispondere. Mi hai presa alla sprovvista. Non mi aspettavo una cosa del genere”.

“Lo capisco, per questo ti chiedo di pensarci attentamente”.

“E se non fossi la persona gius…”

“Lo sei”.

“Come fai a dirlo? Mi conosci appena e poi credo che abbiamo due modi differenti di vedere le cose”.

“Che importanza ha la differenza nel modo di vedere le cose e magari nei modi differenti di lavorare. Io posso imparare qualcosa da te che a me manca e viceversa. Mostrami il tuo mondo e io ti mostrerò il mio. Nella vita non si smette ma di imparare Max”.

“Devo rifletterci un po’ su”.

“Certo, lo comprendo. Hai il mio numero di telefono puoi avvisarmi appena decidi qualcosa. Io ovviamente spero in una risposta affermativa, ma non voglio essere insistente”.

“Va bene. Ti farò sapere appena avrò deciso”.

 

 

Ashley era appena ritornata all'appartamento carica di buste della spesa. Appoggiò tutto sul tavolo della cucina girandosi intorno. Non sentendo nessun rumore in casa, si diresse in camera da letto pensando che Jeffrey stesse ancora dormendo. Niente di più sbagliato. Infatti il ragazzo stava riempendo un borsone da viaggio aperto sul letto, con alcuni sui indumenti.

“Che stai facendo?” chiese lei stupita.

Lui si voltò un attimo per poi riportare l'attenzione su ciò che stava facendo. “Non è abbastanza ovvio?! Sto preparando i bagagli!” rispose lui con freddezza.

“Per quale cazzo di motivo lo stai facendo?!” chiese la ragazza che stava già perdendo la pazienza.

“E da quando ti interessa qualcosa di me?!”

“Non fare il melodrammatico adesso!” disse lei incrociando le braccia al petto.

“Ah, adesso sarei io il melodrammatico eh!” disse lui con rabbia, sbattendo una maglietta nel borsone. “Strano, perché pensavo fosse tutto il contrario! È da ieri che mi tieni il muso come una bambina capricciosa e per cosa poi? Per Shonei?! Il tuo parco di divertimenti personale?!”

Ashley continuava a rimanere con le braccia conserte all'entrata della camera da letto guardandolo.

“Pff, fanculo!” aggiunse lui sottovoce continuando a sistemare la sua roba nel borsone.

“Allora è così che finisce?! Basta questo per mettere fine alla nostra storia?!” chiese lei con sgomento.

“È questo che vuoi?!” chiese Jeffrey girandosi ancora una volta verso di lei.

Lei non rispose nulla per orgoglio mentre lui scuoteva la testa.

“Tornare qui è stata la cosa peggiore che potessi fare per noi due! Adesso non so nemmeno se esista ancora un noi o se sia mai esistito!”

“Esiste...” rispose Ashley in modo appena percettibile abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.

Jeffrey chiuse la zip del borsone e la guardò. Poi parlò cambiando il tono di voce calmandosi un po'. “Un amico ha bisogno di aiuto per un lavoro da sbrigare! È fuori Portland quindi porto un po' di roba con me! Ci vorrà una settimana al massimo due, non di più!”

“Il tuo amico non se la può sbrigare da solo?!”

“No e poi è un mio amico! Se qualcuno ha bisogno di me io ci sono e poi è un modo per racimolare qualche soldo!”

“Certo, per gli amici faresti di tutto!” disse Ashley con irritazione.

“Come tu fai con Shon! Con l'unica differenza che io non mi sbatto gli amici!”

Jeffrey prese il borsone voltandosi per uscire dalla stanza, ma Ashley lo bloccò appoggiandogli una mano sul petto e con l'altra sul collo per attirarlo e baciarlo. Lui non rispose al bacio e l'allontanò da sé. “No Ashley, nemmeno questo mi farà desistere dal partire! Credo che dovremmo approfittarne di questo periodo per prenderci una pausa! Chissà, forse quando tornerò avrai capito cosa vuoi davvero, o per meglio dire chi!

“Cosa?! Tra me e Shonei non c'è nulla!”

Lui la guardò con scetticismo sorridendo. “Vorrei tanto poterti credere ma non è così! E poi se sei così assolutamente sicura che tra voi non ci sia nulla, allora vorrà dire che quando tornerò staremo ancora insieme! Altrimenti... ognuno per la sua strada! Ora devo andare” disse lui dandole un bacio sulla guancia superandola.

“Aspetta, dove sei diretto e che lavoro sarebbe?!”

Lui si voltò alzando le spalle. “Forse è meglio che tu non sappia nulla di questo! Ho imparato per esperienza che tu hai la bocca un po' troppo larga!”

Con quell'ultima frase lasciò intendere chiaramente che sapeva avrebbe rivisto Shonei in sua assenza e che potesse svelarle qualcosa. Così Jeffrey uscì dall'appartamento per raggiungere il suo amico. Ashley nel frattempo si sedette sul letto appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani sul volto.

 

 

Shonei era ormai ferma nel vicolo da circa quindici minuti aspettando l'arrivo di Matthew. Nell'attesa stava fumando una sigaretta appoggiata al muro nei pressi di un cassonetto della spazzatura. A un certo punto sentì dei passi avvicinarsi finché si affacciò oltre il cassonetto vedendo che era Matthew in compagnia di Alec e Nick.

“Sei arrivato finalmente” disse la ragazza infastidita dalla lunga attesa.

“E io vedo finalmente che hai capito qual è il tuo posto nel mondo” disse lui guardando prima lei e poi il cassonetto.

“Fanculo Matt!” rispose lei.

“Oh avanti, non prendertela così” disse lui fingendo di non aver voglia di spaccarle la faccia per avergli parlato in quel modo. “Visto, oggi ci sono i tuoi amichetti” aggiunse indicando i due ragazzi.

Shonei li guardò calmandosi. “Ciao ragazzi”.

“Ciao Shon” risposero loro all'unisono.

“Allora, per questa sera io ho parecchio da fare e anche tutti gli altri! Anche se in realtà non ti devo nessuna stracazzo di spiegazione, visto che gli ordini di Steven non si discutono! Devi consegnare un po' di roba a un nostro cliente! Questo è il luogo dell'incontro” disse passandogli un foglietto. “E questo è ciò che devi consegnare” aggiunse passandogli anche un piccolo sacchetto di carta marrone con dentro una busta trasparente di plastica contenente le pasticche di ecstasy. “Ti deve seicento dollari!”

Shonei lanciò un fischio. “Ci va giù pesante il tizio!”

“Non sono cazzi nostri questi e nemmeno tuoi se proprio vuoi saperlo! Devi solo fare quello che ti viene ordinato!” disse Matthew avvicinandosi a lei.

Shonei percepì quel gesto come una minaccia. Gettò la sigaretta a terra scostandosi dal muro con una spinta avvicinandosi anche lei a un passo dal viso del ragazzo. Per lei subire un qualsiasi affronto in silenzio equivaleva ad avere paura. E in nessun caso avrebbe mostrato di averne contribuendo a fargli alzare ancora la cresta.

“Cos'è una minaccia la tua?! Perché se è così mi fai solo ridere! Non mi fai nessuna paura gran pezzo di merda!”

Il ragazzo la guardò con durezza e quando Alec se ne accorse intervenne per evitare il peggio. Erano entrambi delle teste calde e lasciarli fare equivaleva a creare problemi.

Alec si piazzò tra loro appoggiando una mano sul petto del ragazzo e una sulla spalla di Shonei. “Ok, adesso basta! È ora di andarcene da qui!”

Matthew guardò la mano del ragazzo sul suo petto e poi lo fulminò con lo sguardo. Alec rendendosi conto di cosa lo avesse infastidito, rimosse immediatamente la mano. Poi a un tratto il ragazzo cambiò espressione, sembrava quasi divertito. “Credo che tu abbia ragione Alec, è ora di andarcene da qui! Solo che voi due andrete a piedi!”

“Che cosa?!” chiese Nick alle spalle di Alec.

“Mi dispiace ragazzi ma ho un impegno molto importante e non posso perdere tempo a scorrazzarvi in giro per la città! Magari potete farvi dare un passaggio dalla vostra cara amichetta! Sono sicuro che non gli dispiacerà accompagnarvi!”

Detto questo si allontanò ridendo mentre Nick si lamentava e Alec stringeva i pugni dalla rabbia.

“Da quando Steven si circonda di coglioni come lui?!” chiese Shonei.

“Me lo chiedo anche io. Andiamo Nick” disse Alec incamminandosi.

“Ehi ragazzi aspettate, vi posso accompagnare io. La strada da fare e tanta. Non vorrete mica prendere un taxi?”

“Non ci ucciderà camminare” rispose Alec.

“Oh avanti Alec! Che cazzo ti costa accettare?! Potremmo prendere qualcosa da bere insieme! Anzi a proposito, sapete che Ashley è ritornata a Portland?!”

“Davvero?” chiese Nick.

“Si, magari potremmo uscire tutti insieme ogni tanto! Come facevamo una volta!”

Alec si voltò a guardarla in modo strano. Poi dopo essersi ripreso disse: “Non possiamo! Andiamo Nick!”

“Ma...”

“Niente ma Nick, sbrigati!”

“Ma che cazzo ti prende Alec?!” chiese Shonei infastidita dal comportamento del ragazzo che un tempo era suo amico. “Te la sei legata al dito quella faccenda del furto?! Nemmeno avessi rubato qualcosa a te!”

Lui si voltò di scatto verso di lei. “Quindi stai ammettendo che c'entri tu?!”

Shonei rimase in silenzio per un istante e poi rispose. “No, io non c'entro un cazzo con il furto! Andiamo Alec, tu mi conosci! Sai benissimo come sono! Non farei mai una cosa del genere sapendo di finire inevitabilmente con un cappio attorno al collo! Cazzo, è di Steven che stiamo parlando! Davvero mi credi così stupida da ficcarmi nella merda in questo modo, rischiando la mia stessa vita?!”

“Io non lo so Shon! Non so più nulla ormai!” disse il ragazzo allontanandosi seguito da Nick che la salutò con un cenno della testa.

“Ciao” rispose la ragazza con un filo di voce dispiaciuta dall’atteggiamento del suo amico. Ritornò alla sua macchina per fare un giro in cerca di un pub dove poter continuare quello che aveva iniziato al Paradise.

“Si può sapere che ti prende?!” chiese Nick mentre si allontanava insieme ad Alec. “Capisco che Shon molto probabilmente è responsabile del furto, però avercela con lei all'infinito mi sembra troppo! Infondo adesso lavora di nuovo per Steven!”

“Si certo, ma gli ha messo quel coglione alle costole e questo vuol dire che non si fida di lei e non dovremmo neanche noi!”

“Sai cosa penso?!”

“No, cosa?!”

“C'è qualcosa che non torna in tutta questa storia!”

“E cioè?!”

“Beh, se Shonei è davvero responsabile del furto ai danni di Steven, perché diavolo è tornata a Portland?! Sa bene che con lui non si scherza!”

“Semplice, perché è una testa di cazzo! Steven avrebbe scoperto in ogni caso del suo ritorno in città! Era prevedibile!”

“Appunto, perché rischiare tanto?”

“Non lo so e non voglio saperlo!”

“E se davvero lei non c'entrasse nulla con quella faccenda?!”

“Lascia perdere ok?! Stai fuori da questa storia!”

“Perché?!”

“Perché ci sono cose che non sai!” disse Alec fermandosi spazientito di scatto a guardarlo. Si morse la lingua subito dopo avergli risposto in quel modo.

“Come scusa?! Che vorresti dire con questo?!” Nick intuì che l'amico sapeva molto più di quello che lasciava intendere. “Tu sai qualcosa!” affermò il ragazzo sgranando gli occhi. “Adesso devi dirmi tutto! Siamo amici da anni ormai! Cos'è che non conosco?!”

Alec con un'espressione di rassegnazione rispose: “Va bene, te lo dirò ma devi promettermi di non parlarne con nessuno!”

“Lo sai che non ti tradirei mai!”

E così Alec gli raccontò tutto.

 

 

Kate era intenta a preparare qualcosa per pranzo quando qualcuno bussò alla porta dell’appartamento. Quando aprì la porta si trovò davanti Timothy.

“Ciao Kate”.

“Ciao Tim, accomodati”.

“Grazie”.

“Dov’è Aaron?”

“È andato a pranzo con un suo vecchio amico. Victoria è ancora a lavoro?”

“Si e non tornerà prima di stasera. La redazione è molto indietro con il lavoro visto che non avevano un fotografo”.

“Quindi Victoria inizierà con gli straordinari”.

“A quanto pare sì”.

“E Max?”

“Mi ha inviato un messaggio dicendomi che pranza fuori”.

“Non dirmelo, si è trovato il fidanzatino?” chiese il ragazzo divertito.

“Ma no, è a pranzo con Ellis”.

“La fotografa?”

“Si”.

“Mh, è una buona cosa. Chissà che non possa trovare una direzione anche per lei”.

“Già”.

“Ma quindi sei sola soletta oggi?”

“Direi proprio di sì, ma c’è Donnie a tenermi compagnia”.

“E dov’è?”

“In giro per casa come sempre” rispose Kate ritornando a preparare il pranzo. “A proposito, visto che sei solo anche tu potremmo pranzare insieme… se ti va.” disse Kate con un certo imbarazzo.

La sua proposta lasciò Timothy spiazzato così tanto che ci mise un po’ troppo a rispondere e Kate cercò di rimediare pensando che il ragazzo non volesse. “A meno che tu non abbia altro da fare”.

“Non ho niente da fare e mi piacerebbe davvero tanto” disse Timothy cercando di trattenersi dal saltellare per casa dalla felicità.

“Ok” disse Kate sorridendo.

“Vuoi che ti dia una mano?”

“No tranquillo, ci penso io. Però potresti preparare la tavola se vuoi”.

“Certamente, con piacere” disse lui iniziando ad apparecchiare la tavola. “Senti Kate, ti andrebbe di andare da qualche parte stasera?”

“Dove?”

“Non lo so, magari lo decidiamo insieme”.

“Si, sono sicura che almeno Max rientrerà presto”.

A quelle parole Timothy alzò gli occhi al cielo per la disperazione perché ogni volta era sempre la solita storia. La ragazza sembrava volesse evitare a tutti i costi di uscire da sola con lui. L’invito a uscire era rivolto esclusivamente a lei, ma come per magia Kate aveva già aggiunto il terzo in comodo con sua grande delusione. Pranzarono tranquillamente anche se si sentiva nell’aria un po’ di tensione tra i due. Tensione dovuta a causa del fatto che fossero completamente soli in casa. Timothy interessato sempre di più alla ragazza, aveva cercato di togliersela dalla testa senza alcun risultato, nonostante l'avvertimento di sua cugina. Dopotutto Victoria era stata chiara sulla faccenda. Non voleva che tra loro nascesse qualcosa. Kate invece era completamente confusa sui suoi sentimenti e su cosa desiderava davvero. Sapeva di provare una certa simpatia per lui, ma era anche spaventata. Infondo non aveva mai avuto a che fare con i ragazzi, se non come semplici amici. L'idea che ci fosse qualcosa di più tra loro la metteva in agitazione. Inoltre non si sentiva affatto pronta per iniziare una storia. Una relazione che molto probabilmente non sarebbe arrivata da nessuna parte a causa della loro diversità. Forse Victoria non era poi così lontana dalla verità. Quando terminarono di pranzare, i due ragazzi si alzarono intenti a sparecchiare la tavola e mentre stavano per afferrare un piatto, le loro mani si sfiorarono per un breve istante. Kate ritirò subito la mano.

“Scusami” disse il ragazzo tempestivamente.

“Lascia stare, ci penso io a sparecchiare” disse lei prendendo i piatti e dirigendosi verso la lavastoviglie.

“Lascia che ti aiuti. Hai fatto quasi tutto tu”.

“Sei mio ospite e quindi non mi pesa affatto occuparmi di tutto”.

Timothy ci rimase un po’ male dalla sua reazione, ma sapeva che infondo anche lei provava qualcosa nei suoi confronti. Stanco della situazione decise di esporsi, correndo anche il rischio di creare ulteriori tensioni tra loro. Il ragazzo si voltò verso di lei raggiungendola mentre stava caricando la lavastoviglie.

“Ascolta Kate” disse lui prendendole per una mano mentre la ragazza si voltava verso di lui.

“Cosa c’è?”

“Io… vorrei solo sapere se… sì insomma…”

Kate che già comprese quali fossero le intenzioni del ragazzo, si sentì avvampare arrossendo violentemente. Timothy smise di parlare non sapendo bene cosa dire. Si avvicinò lentamente alla ragazza che non si mosse restando completamente immobile. Il momento fu spezzato dal rumore di una chiave infilata nella toppa della porta dell’appartamento. In men che non si dica Timothy lasciò le mani della ragazza scostandosi da lei. Max dopo essere entrata guardò i due ragazzi.

“Ehi, ciao Tim”.

“C-ciao Max”.

“Come mai qui?” chiese Max chiudendo la porta.

“Oh… ehm… Kate è stata così gentile da invitarmi per pranzo, visto che era sola”.

“Ah” rispose Max accorgendosi di quanto fossero entrambi a disagio. Capì che c’era qualcosa sotto.

“Bene, credo che adesso andrò nel mio appartamento. Grazie ancora per il pranzo Kate” disse il ragazzo nervoso.

“P-prego” rispose Kate tenendo lo sguardo basso mentre il rossore dalle sue guance non accennava a scomparire.

“Io vado, ciao Max” disse il ragazzo catapultandosi fuori dall’appartamento senza voltarsi.

Quando chiuse la porta Max tornò a concentrarsi su Kate ancora alle prese con la lavastoviglie.

“Sbaglio o ho interrotto qualcosa?”

“Cosa? No, no, non hai interrotto nulla” rispose Kate rimanendo girata di spalle.

“Kate?”

“Si?”

“Sai che puoi dirmi tutto”.

“Non c’è nulla da dire. Ha semplicemente pranzato qui”.

“Ok” rispose Max non insistendo.

“Tu piuttosto, sei stata da Ellis allora” disse Kate finalmente girandosi a guardarla.

“Si, mi sono trovata per caso e…”

“Per caso?”

“E va bene…” rispose Max con rassegnazione “…ci sono andata di proposito, ma l’ho fatto solo per non ascoltare più te e Victoria”.

“E com’è andata?”

“Bene”.

“E…?”

“Ora non ho voglia di parlarne, sono un po’stanca. Ho voglia solo di andarmi a stendere un po’, magari ne parliamo domani”.

“Come vuoi”.

Max si diresse nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle e si distese sul suo letto pensando alla proposta di Ellis, chiedendosi se la ragazza facesse sul serio.

 

 

In serata sia Chloe che Steph erano a lavoro. Quest’ultima serviva i clienti al bar mentre Chloe andava in giro per i tavoli a prendere le ordinazioni. Il Paradise, nonostante fosse soltanto l’inizio settimana era abbastanza pieno. La sua affluenza era dovuta soprattutto alla presenza di turisti in cerca di un posto dove divertirsi e rilassarsi un po' per le vacanze estive. A un certo punto mentre Chloe serviva alcuni clienti a un tavolo, notò che Steph sbirciava sempre verso l’ingresso del locale e si chiese per quale ragione. Sembrava tesa come se da un momento all’altro potesse entrare qualcuno. Intimorita dalla possibilità che quel qualcuno potesse essere proprio Max, le si avvicinò al bancone del bar.

“Steph!”

“Si?”

“È tutto ok?”

“Si certo, perché me lo chiedi?”

“Perché continui a guardare verso la porta di ingresso come se stesse per entrare qualcuno”.

“No, ti sbagli”.

“Aspetti qualcuno?”

“No”.

“Non prendermi per il culo”.

“Non ti sto prendendo per il culo”.

“Non è che sta per arrivare Max vero?”

“Cosa? Assolutamente no, altrimenti te lo avrei detto e Shonei ci avrebbe avvisate. Puoi stai tranquilla”.

“Mh, se lo dici tu” disse Chloe poco convinta. “A proposito di Shon, per caso l’hai vista?”

“Si, stamattina era qui che aveva già iniziato a bere”.

“Era ubriaca?” chiese Chloe sorpresa.

“No, ma forse ne aveva tutte le intenzioni. Credo che stia succedendo qualcosa. Sai con Ashley in giro, c’è poco da stare tranquille”.

“Ci mancava solo lei. Torno a servire ai tavoli”.

“Ok”.

Chloe allontanandosi si girò a guardare ancora la sua amica che non perse tempo a puntare di nuovo il suo sguardo verso l’ingresso. “Meno male che mi sbagliavo” disse Chloe scuotendo la testa.

 

 

Shonei scese dall'auto raggiungendo un vicolo poco illuminato. Era lì per consegnare le pasticche di ecstasy. Attese nel vicolo l'arrivo del cliente che si fece attendere per un bel po', tanto che la ragazza stava già considerando di chiamare Matthew. Dopo circa dieci minuti un ragazzo si avvicinò a lei, ma non prima di essersi guardato intorno con circospezione per assicurarsi che non ci fossero occhi indiscreti.

“Sei tu Shonei?” chiese il ragazzo per sicurezza.

“Si, ho qui la tua roba”.

“Bene” disse Jimmy avvicinandosi ulteriormente per nascondersi di più grazie alla poca luce presente nel vicolo.

“I soldi?!” chiese Shonei dopo aver tirato fuori il sacchetto di carta da sotto la camicia.

“Voglio prima vedere la roba”.

Shonei aprì il sacchetto per mostrare che c'erano le pasticche. “Contento?! Ora tira fuori i soldi o questa torna al suo posto!”

Jimmy rimase fermo. Sembrava stesse valutando la situazione, indeciso se portare a termine il piano di Matthew o meno.

“Ti vuoi dare una mossa?! Non ho tutta la serata!”

Il ragazzo evidentemente agitato infilò la mano su una tasca posteriore dei jeans e tirò fuori il suo portafogli. Estrasse i soldi porgendoli a Shonei che li contò per controllare che fossero giusti. Poi quando porse il sacchetto al ragazzo, lui lo strappò via dalle mani con forza cominciando a correre. Il gesto spiazzò Shonei che non riusciva a capire cosa diavolo fosse successo.

“Ma che cazzo...”

A un tratto Shonei realizzò che potesse avere appena ricevuto una grossa fregatura. Guardò di nuovo i soldi e alzando lo sguardo sul ragazzo che si stava allontanando, cominciò a correre. “Ehi stronzo, torna subito qui!”

Jimmy riuscì a tenersi a distanza da lei correndo a più non posso, mentre Shonei gli stava dietro ma senza riuscire a raggiungerlo.

A un certo punto quando il ragazzo arrivò a un incrocio, una moto gli si fermò davanti. Salì a bordo dietro il guidatore e urlò: “Vai, vai, parti!”

Si allontanarono velocemente. Shonei non riuscì ad arrivare in tempo e si fermò anche lei sfinita, piegandosi con le mani poggiate sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. “Cazzo! No, no, no! Cristo santo!” urlò passandosi le mani tra i capelli mentre alcune persone che passavano di lì la guardavano con sospetto.

Quando tornò indietro e salì sulla sua auto, rimase con le mani sul volante sbattendoci la testa contro. “E adesso che cazzo faccio?! Questo non doveva succedere! Non dopo tutto il casino con Steven! Mi ammazzerà con le sue mani quando lo saprà!”

Prese il telefono con la mano che le tremava. A quel punto non le rimaneva altro da fare che chiamare Matthew e sperare che in qualche modo si potesse risolvere la faccenda senza rimetterci le penne. Il ragazzo rispose dopo sette squilli.

“Che cazzo vuoi Shon?!”

“Matt... c'è stato un piccolo problema!”

“Problema?! Che vuoi dire?!”

“La consegna!”

“La roba che ti ho detto di consegnare?!”

“Si, ma posso risolvere la situazione! Dimmi il suo nome, me ne posso occupare io!”

“Tu non ti occuperai di un bel niente! E ora dimmi cosa cazzo è successo!”

“I soldi che mi ha dato sono falsi! Non me ne sono resa conto finché non è scappato! Ti giuro che ho cercato di raggiungerlo ma non ce l'ho fatta!”

“Cazzo! Lo sai che adesso dovrò informare Steven?!”

“No, ascolta Matt! Possiamo risolvere la cosa tra noi e...”

“Non posso! Steven lo verrà a sapere comunque! Io sono onesto e leale al contrario di certi elementi! Quindi devo dirglielo, anche perché nessuno può fottere Steven! Chiunque cerchi di fregarlo dovrà vedersela con lui!”

“Matt, lo so che ti sto sul cazzo e ti posso assicurare che la cosa è reciproca, ma ti prego di non dirlo a Steven! Mi trovo già in una situazione di merda e se viene a conoscenza anche di questa cosa...”

“Ascoltami bene! Apri bene le orecchie e stammi a sentire! Dirò a Steven quello che è successo perché questo è il mio compito! E per quanto riguarda il tizio, ci penserò io!”

“Matt, ti prego...”

“Ora basta discutere! Ti chiamo per farti sapere!” disse il ragazzo mettendo fine alla telefonata.

Shonei restò a guardare il telefono tra le sue mani, terrorizzata da come avrebbe appreso la notizia Steven. L’ennesima fregatura per lui e con lei coinvolta.

In un altro punto della città, subito dopo aver interrotto la telefonata, Matthew scese dalla sua auto e raggiunse il ragazzo che lo stava aspettando. Prese i cinquecento dollari pattuiti per il compito svolto e li consegnò al ragazzo. “Ottimo lavoro!”

“Ottimo lavoro un corno!” disse il ragazzo prendendo i soldi. “Non farò mai più una cosa del genere! Mi avrebbe potuto raggiungere! E poi se si scopre questa cosa Steven mi farà ammazzare!”

“Non succederà, te l'ho già detto! Ora non farti vedere per un po' da queste parti per far calmare le acque! E quando hai bisogno di qualcosa contatta me!”

Il ragazzo fece per andarsene ma Matthew lo fermò chiamandolo. “Jimmy!”

“Cosa c'è ancora?!”

“Stai dimenticando qualcosa!”

“Cosa?!”

“Il sacchetto!”

“Ma...”

“Eh no amico! Quelle pasticche non ti appartengono!”

Il ragazzo prese il sacchetto e glielo restituì. Poi si allontanò scuotendo la testa. Matthew sorrise per essere riuscito a mettere in atto il suo piano. Ora mancava solo di parlare con Steven. Tornò alla sua auto ridendo soddisfatto.

 

 

Kate ricevette un messaggio da parte di Timothy in cui le diceva che sarebbe uscito con loro anche Aaron. Cosa che la ragazza apprezzò tantissimo visto ciò che era successo prima con Timothy. Bussò alla porta entrando nella stanza di Max per avvisarla, trovandola assopita sul letto. Non voleva svegliarla quindi iniziò a prepararsi, credendo che si sarebbe svegliata da un momento all'altro. Max invece continuò a dormire fino a quando Kate non finì di prepararsi. Quando aprì gli occhi prese il telefono per vedere l'ora. Di colpo le venne in mente di avere un appuntamento con Shonei.

“Oh merda!” disse Max alzandosi di fretta dal letto per andare a fare una doccia.

Quando uscì dalla stanza trovò Kate che stava parlando con Timothy. I due ragazzi si voltarono a guardarla.

“Era ora che ti svegliassi Max” disse Kate ridendo.

“Mi sono addormentata senza rendermene conto” disse Max portandosi una mano tra i capelli.

“Prima volevo avvisarti dell’uscita di stasera, però ci ho ripensato. Dormivi così bene che ho pensato di aspettare che ti svegliassi da sola”.

“Uscita di stasera?”

“Si, andiamo a mangiare una pizza insieme a Tim e Aaron, visto che Victoria ancora non arriva”.

“Oh, veramente io…” disse Max non sapendo bene cosa dire. Non voleva che sapessero del suo appuntamento con Shonei.

“Tu?” chiese Kate incitandola a continuare.

“Ehm, mi sono appena svegliata e sono davvero stonata adesso. Inoltre dovrei ancora prepararmi, rischiando di farvi perdere altro tempo”.

“Oh no, non preoccuparti di questo. Non abbiamo fretta, possiamo tranquillamente aspettarti” disse Timothy.

“Ma no ragazzi voi andate pure senza di me. Non ho molta voglia di uscire stasera. Sono ancora molto stanca per la giornata di oggi e non sarei di compagnia”.

“Sei sicura?” chiese Kate.

“Si tranquilli, voi andate pure. Io mangerò qualcosa e me ne tornerò dritta a letto. Sto ancora dormendo in piedi” disse con una risatina nervosa.

“Va bene, allora noi andiamo” disse Kate.

“Si certo”.

“Se cambi idea…” aggiunse Kate.

“No, non succederà. Vi auguro buona serata, divertitevi”.

Non appena i ragazzi uscirono dall’appartamento Max si fiondò in bagno per una doccia e poi prepararsi.

 

 

La serata al Paradise era molto movimentata e c'era parecchia gente, così Chloe si unì a Steph per servire al bar. A un tratto mentre stava servendo un ragazzo, guardò alla sua destra verso l'amica. Notò il suo sguardo rivolto a un punto non ben precisato. Per di stava sorridendo. Dopo qualche istante due ragazze si avvicinarono al bancone del bar. Una delle due rivolse la parola a Steph e sembrava che si conoscessero. A causa della confusione non riusciva a capire cosa stessero dicendo, quindi cercò di avvicinarsi un po' di più mentre serviva un altro cliente. Poi la tizia bionda sembrò presentare l’altra ragazza a Steph, che le strinse la mano. Incuriosita dalla situazione e soprattutto dall’atteggiamento strano della sua amica avuto per tutta la serata, si avvicinò definitivamente al gruppetto. “Per caso servono altre bottiglie Steph?” chiese Chloe giusto per non far capire che si era avvicinata per altre ragioni.

“No Chloe” rispose l’amica girandosi verso di lei.

A quel punto la bionda parlò rivolgendosi a lei. “Tu devi essere Chloe. Finalmente ho il piacere di vederti. Incominciavo a credere che non esistessi affatto” disse divertita.

“Ma per caso ci conosciamo?” chiese Chloe che guardandola si rese conto di quanto le ricordasse qualcuno.

“Chloe, lei è Jessie. È una inquilina del nostro condominio” disse Steph.

“Piacere di conoscerti Chloe” aggiunse la ragazza con un sorriso porgendole la mano.

“Piacere mio” rispose Chloe stringendole la mano.

“Lei invece è Mary” disse Jessie indicando l’amica di fianco.

Chloe strinse la mano anche a lei.

“Allora vi posso offrire da bere?” chiese Steph.

“Certo, sono venuta apposta” rispose Jessie ridacchiando.

Steph offrì da bere alle due ragazze, mentre Chloe si spostava continuamente per servire altri clienti. Ma appena poteva ritornava vicino alle ragazze.

“Allora Chloe, visto che molto presto faremo parte di tutti della stessa grande famiglia, che ne dici di raccontarmi qualcosa di te?” chiese Jessie ridendo.

Chloe sgranò gli occhi confusa. “Come scusa?”

Steph spalancò la bocca dalla sorpresa alle parole della ragazza.

Jessie passò il suo sguardo da l’una all’altra e capì di aver fatto una gaffe. “Lei non lo sa vero?” chiese rivolta a Steph.

“Sapere cosa?” chiese Chloe guardando Steph.

“Mi dispiace Steph, io pensavo che lo sapesse già”.

“Ragazze, di cosa state parlando?”

“Di far accoppiare Flerk con Kira, la mia gatta” disse Jessie sorridendo.

Chloe rimase in silenzio in preda allo sconcerto con la bocca e gli occhi spalancati. Si voltò di nuovo verso Steph che ridacchiando nervosamente disse: “Tadaaan… sorpresa!”

“Allora noi prendiamo posto a uno dei divanetti lì in fondo” disse Jessie rivolta a Steph quando finì di preparare i loro cocktail.

“Certo, andate pure. Io tra un po’ faccio una pausa e vengo da voi”.

“Ok, allora a dopo” disse Jessie facendole un occhiolino prima di allontanarsi con la sua amica.

“Famiglia allargata eh!” disse Chloe appoggiandosi di spalle al bancone a braccia conserte rivolta a Steph. “Dunque è per questo che eri così tanto interessata alla vita sociale del mio gatto”.

“No, non è… proprio così” disse la ragazza a disagio non sapendo come rispondere difronte all’evidenza.

“Oooh per favore Steph, non prendermi per il culo”.

“Ne possiamo parlare dopo?”

“Mh, stanne pur certa che ne parleremo”.

 

 

Matthew bussò alla porta già aperta della stanza in cui c’era di Steven che stava parlando al telefono. L’uomo vedendolo gli fece cenno di entrare con una mano. Il ragazzo entrò chiudendo la porta sedendosi davanti alla scrivania in attesa.

“Senti adesso ti devo lasciare! Si, richiamami quando il tizio ha davvero intenzione di chiudere l’affare, altrimenti che si faccia fottere e si rivolga a qualcun altro! Io non faccio beneficenza a nessuno!”

Dopo aver terminato la telefonata si sedette sulla sua poltrona accendendosi un sigaro.

“Problemi?” chiese Matthew.

“Non ci sono problemi perché lì stronco sul nascere. Tu piuttosto, come procede?”

“Diciamo che andava bene fino a poco fa”.

Steven sbuffò del fumo nella sua direzione con aria interrogativa.

“Si tratta di Shonei!”

“Cosa è successo adesso?” chiese Steven.

“Le ho detto di consegnare delle pasticche a un cliente ma si è fatta fregare. Sempre ammesso che sia vero?”

Steven si sporse sulla scrivania guardandolo con attenzione. “Che cosa vuoi dire?!”

“Il cliente si è defilato con la roba sotto al suo naso consegnandole dei soldi falsi. Lei dice di averlo rincorso e di non essere riuscita a riacciuffarlo”.

“Quanto?!”

“Seicento dollari!”

“Cazzo!” urlò l’uomo sbattendo il pugno sulla scrivania. Si alzò mentre fumava facendo avanti e indietro. Poi si fermò di colpo guardando il ragazzo. “Tu cosa ne pensi di questa faccenda?!”

“Se mi stai chiedendo se mi fido di lei la mia risposta è ovviamente no. Però non sono ancora riuscito a ottenere delle prove del suo coinvolgimento nel furto di anni fa, quindi non saprei con certezza. Come ti dicevo i metodi utilizzati con lei non permettono di risalire alla verità facilmente. Lei si sente ancora di far parte del giro lavorando per te. Continui a pagarla tranquillamente trattenendo pochissimo per l’estinzione del suo debito".

“Per avere più tempo di capirci qualcosa!”

“Si ma non sta funzionando. Inoltre non sta contribuendo in nessun modo nell’incremento delle vendite. Insomma, credo che tu la stia trattando un po’ troppo bene per una che in passato potrebbe averti fregato. Con certe persone ci vuole il pugno di ferro se vuoi ottenere davvero qualcosa".

“Stai di nuovo mettendo in dubbio i miei metodi Matt?!” chiese con tono poco amichevole.

“No, certo che no! Ma a conti fatti bisogna ammettere che se è coinvolta con quello che è successo oggi, vuol dire che si sente abbastanza libera di poter fare quello vuole! Se le fai passare liscia anche questa, potresti perdere credibilità con gli altri!”

“Qualcuno si è lamentato?!”

“Non che io sappia, ma non passo molto tempo con gli altri visto che ho da fare con Shonei!”

Steven ricominciò a camminare avanti e indietro riflettendo. Poi si sedette guardando il bicchiere di whisky appoggiato sulla scrivania che aveva davanti. In uno scatto di rabbia gli diede un colpo facendolo volare contro la parete mandandolo in frantumi e spargendone il suo contenuto. “Maledizione! Ora basta!”

Nel frattempo Matthew lo guardava tranquillamente in attesa di ordini, che inevitabilmente avrebbe ricevuto.

“Voglio indietro le pasticche o i seicento dollari! Li voglio qui sulla mia scrivania entro domani mattina!”

“Me ne assicurerò!”

“No! Tu non farai un bel niente! Manderò qualcun altro a riscuotere. Magari capire come sono andate realmente le cose! Se scopro che si è inventata questa storia giuro che l’ammazzo con le mie stesse mani immediatamente!”

Matthew cercò di nascondere il suo senso di sorpresa. Non aveva messo in conto la possibilità che mandasse qualcun altro al suo posto. Di solito era stato quasi sempre lui a occuparsi di riscuotere i debiti. Questo non andava bene per il suo piano perché chiunque sarebbe stato mandato, avrebbe posto delle domande a Jimmy. E lui molto probabilmente avrebbe spifferato tutto, mettendolo nei guai. Non poteva permettere che succedesse.

“Tu di dovrai occupare esclusivamente di Shonei! Voglio sapere se lei è responsabile del furto ad ogni costo e con ogni mezzo! Sono veramente stufo di questa storia! Stalle con il fiato sul collo, fai tutto ciò che devi per smascherarla! Non mi importa come farai ma fallo! Ti lascio carta bianca! Fino a d’ora è stato tutto fin troppo facile per lei! È ora che Shon capisca che per restare a bordo della mia nave, bisogna contribuire alla crescita dei miei affari e senza commettere nessun errore!"

Steven aprì la porta della stanza e chiamò uno dei suoi uomini. “Derek, vieni subito qui!”

Steven tornò a sedersi sulla sua poltrona.

“Dimmi Steven!” disse Derek quando entrò in stanza.

“Avvisa tutti che da oggi in poi a Shonei non è permesso per nessuna ragione venire qui! Se per caso dovesse presentarsi mandatela via immediatamente! Usate anche le maniere forti se necessario!”

“Si capo!”

“Chi è il nostro amatissimo cliente che sta per ricevere una visita inaspettata?!” chiese Steven a Matthew.

“Jimmy Campbell” rispose Matthew.

“Chiamami Dominik e Paul e falli venire qui! Ho un lavoretto per loro!”

“C’è altro?”

“Si Derek, dopo ripulisci questo schifo!” disse Steven indicando il bicchiere rotto a terra.

“Si capo!” disse l’uomo uscendo.

“Hai altri ordini per me?” chiese Matthew.

“No, adesso puoi andare! Fai ciò che devi!”

Il ragazzo annuì alzandosi dalla poltrona soddisfatto del suo piano andato in porto. Però c’era un piccolo problema che andava risolto immediatamente.

 

 

Steph andò in pausa facendosi sostituire da qualcun altro al bar. Poi dopo aver individuato Jessie e la sua l’amica, si diresse verso di loro. Mentre si avvicinava notò la presenza di un paio di ragazzi con i quali chiacchieravano e si chiese chi diavolo fossero. Alzò gli occhi al cielo immaginando che cosa stesse succedendo. Era fin troppo abituata a quel tipo siparietto, soprattutto lavorando in un locale come il Paradise. I ragazzi era sempre pronti a rimorchiare le ragazze e loro due non passavano di certo inosservate.

“Eccomi qua” disse Steph dopo essere giunta da loro. Jessie la vide scattando in piedi con entusiasmo. Sembrava che la stesse aspettando.

“Eccoti finalmente. Allora, prima cosa volevi dirmi di così importante da non poter aspettare?” chiese Jessie guardandola con uno strano sorriso stampato in faccia, lasciando completamente confusa Steph.

“Ehm, cosa?”

“Oh avanti, quella cosa. Ricordi?” Jessie ammiccò verso di lei di nascosto per non farsi scoprire dai ragazzi.

“Oooh, ma certo” rispose Steph quando capì che quello era solo un pretesto per allontanarsi da loro, pensiero che la fece sorridere. “È proprio per questo che sono qui”.

“Benissimo. Ragazzi scusatemi ma devo lasciarvi un attimo. Dobbiamo parlare in privato di una cosa, ma ci vediamo dopo. Ti dispiace Mary?”

“Ma no Jessie, vai pure. Ti aspetto qui” rispose Mary lanciando uno sguardo d'intesa all’amica. Molto probabilmente aveva capito la sua necessità di allontanarsi da loro. Steph notò questa comunicazione silenziosa tra loro e si chiese cosa ci fosse sotto. Magari la sua tattica era dovuta al fatto di voler restare sola con lei. In cuor suo ci sperava davvero che fosse così.

“A dopo” disse Jessie prendendo per mano Steph che a quel semplice contatto, già non capiva più nulla. “Allora, dove andiamo?” le chiese la ragazza fermandosi di colpo lasciandole la mano e girandosi verso di lei. “Steph, è tutto ok?”

“Cosa?” chiese lei frastornata. Poi si riprese e disse: “Si tutto ok, cerchiamo un tavolo libero e sediamoci”.

Steph le passo davanti dirigendosi verso un tavolo che si era appena liberato. Si sedettero entrambe e mentre Eddie si trovò a passare vicino a loro, Steph gli fece un cenno.

“Dimmi Steph”.

“Jessie, ti va qualcos’altro da bere?”

“Si, certo”.

“Ti andrebbe un sex o the beach?”

“Affare fatto”.

“Ok, Eddie portaci due sex o the beach”.

“Due sex o the beach subito da voi” rispose il ragazzo allontanandosi facendo un occhiolino a Steph.

“Cretino!” disse sottovoce Steph.

“Come?” chiese Jessie.

“Oh niente. Mi dispiace di dover lavorare oggi. Ti prometto che la prossima volta sarò libera”.

“Ci conto, però la prossima volta pago io”.

“Tutto quello che vuoi Jessie”.

Rimasero a guardarsi in silenzio e poi entrambe dissero qualcosa interrompendosi a vicenda.

“Cosa sta…”

“Mi dispi…”

Risero entrambe e poi Steph disse: “Prima tu, prego”.

“Ok, volevo dire che mi dispiace per prima. Spero di non aver causato guai con la tua amica”.

“Cosa? No, ma che dici, non c’è nessun problema”.

“Credevo che lei fosse già a conoscenza della faccenda dei nostri gatti”.

“Beh, adesso lo sa”.

“Scusami”.

“Non scusarti, non hai fatto nulla di male. Sono stata io a dimenticarmi di dirglielo”.

“Te ne sei dimenticata?” chiese la ragazza sorpresa ridacchiando.

“Eh già”.

“Come si può dimenticare una cosa del genere? Dopotutto è il suo gatto. Non le hai parlato nemmeno di noi”.

“Di noi?” chiese Steph sgranando gli occhi.

“Che ci siamo conosciute e che vivo nello stesso condominio”.

“Ah quello… ho la testa altrove in questo periodo”.

“Di cosa pensavi stessi parlando?” chiese Jessie curiosa.

Steph rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere. Fortunatamente arrivò Eddie con i loro cocktail. “Ed ecco a voi” disse il ragazzo servendole per poi allontanarsi.

“Beh, alla nostra” disse Jessie a Steph alzando il suo bicchiere.

“A noi” rispose Steph facendo tintinnare il suo bicchiere con quello della ragazza.

“È bello questo locale” disse Jessie.

“Ti piace?”

“Si, molto”.

“Dovresti venirci quando si organizzano serate a tema e tanta altra roba. C’è davvero da divertirsi”.

“Beh, allora spero di esserci”.

“Ti avviserò io”.

Bevvero un altro sorso delle loro bevande e poi Steph ripensò alla scena di poco prima con i ragazzi.

“Chi sono quei ragazzi che erano con voi?” chiese Steph con finta indifferenza.

“E chi li conosce, non ricordo nemmeno più i loro nomi”.

Steph rise alle parole della ragazza. “Allora è proprio come immaginavo”.

“Cosa immaginavi?”

“Che stessero cercando di rimorchiarvi”.

“È evidente. A dire il vero il biondino ci stava chiaramente provando con Mary. L’altro invece credo che stesse cercando di fare conversazione con me per riflesso incondizionato”.

“Ah capisco”.

“Mi sono inventata quella storia perché non ne potevo più. Lo giuro, ero intenzionata a infilarmi nelle orecchie qualsiasi cosa pur di non ascoltarlo”.

“Vorrà dire che ti regalerò dei tappi per le orecchie”.

“È molto carino da parte tua” disse Jessie con ironia.

Shonei entrò nel locale raggiungendo il bancone del bar sedendosi su uno sgabello. Chloe le si avvicinò. “Ehi ciao Shon”.

“Dammi una birra Chloe!”

“Giornata storta?”

“No, molto peggio!”

“Cosa è successo?”

“Niente di cui io voglia parlare adesso!”

“Senti, sai per caso qualcosa di Max?”

“Puoi stare tranquilla perché non verrà!”

“Ah, quindi ci hai parlato?”

“Si, ti ho detto di non preoccuparti!”

“Ha da fare?”

“Si, ha un altro impegno stasera!”

“Del tipo?”

“Chloe, invece di chiederti cosa lei ha da fare, inizia a pensare a come hai intenzione di gestire la situazione! Io sto facendo la mia parte e tu fai la tua! Ho tutto sotto controllo quindi non devi preoccuparti!”

“Ok, calmati. Ma stai bene?”

“Ho solo bisogno di non pensare a niente” disse Shonei appoggiando un gomito sul bancone e portandosi una mano tra i capelli.

Chloe le servì la birra e poi si appoggiò anche lei con i gomiti al bancone del bar guardando in direzione del tavolo dove erano sedute Steph e Jessie. “Steph mi ha detto che stamattina eri già qui a bere”.

“Oh cielo, che rottura di coglioni! Non sono una ragazzina! Non si può più bere in santa pace ora?!”

“È solo che ci preoccupiamo per te”.

“Pff, preoccuparvi. Posso capire che possa essere tu a preoccuparti, ma Steph...”

“Già... Steph”.

“Ma si può sapere cosa cazzo stai guardando?”

“Sto guardando loro” rispose Chloe indicandole con un cenno della testa nella loro direzione e senza staccare gli occhi da Jessie.

Shonei si voltò a guardare nella sua stessa direzione e sgranò gli occhi quando vide le due ragazze. “Wow, sono uscite insieme”.

Chloe si voltò a guardare Shonei. “Aspetta, tu conosci quella ragazza?”

“Ehm... è un'inquilina del nostro stesso condominio” rispose bevendo un sorso dalla sua birra.

“Sai anche di Flerk?”

Shonei si trattenne dal ridere portandosi una mano chiusa davanti alla bocca, per evitare di sputare la birra. “Cazzo, allora Steph te lo ha detto”.

“Detto cosa?! Che vogliono farlo accoppiare?!” disse Chloe con sarcasmo.

Shonei rise non riuscendo più a trattenersi.

“Beh, grazie tante per avermi avvisata. Sono l'unica a essere rimasta all'oscuro di tutto. Bella amica che sei anche tu. Se non fosse stato per Jessie non lo avrei mai saputo fin quanto Flerk non sarebbe diventato papà”.

Shonei continuò a ridere. “Mi dispiace Chloe, ma io l’avevo avvisata di dirti tutto. Stava solo aspettando il momento giusto per farlo”.

“Cioè mai!” disse Chloe con fastidio.

“Oh avanti, non prendertela. Se non te lo avesse detto lei, prima o poi ti avrei messa al corrente io”.

“Comunque è tutto così strano “.

“Cosa?”

“Quella ragazza, Jessie”.

“Che intendi dire?”

“Quando l'ho vista mi ha ricordato una persona. Cioè non è che le somiglia tanto però, non so...”

“Chi ti ricorda?”

“Rachel”.

“Rachel?!” chiese Shonei confusa girandosi a guardare ancora una volta le due ragazze che parlavano e ridevano. Poi riportò lo sguardo su Chloe. “Cosa stai pensando?”

“Che forse Steph era davvero innamorata persa di Rachel e io le ho tolto la possibilità di avere una storia con lei. Insomma mi sento un po' in colpa credo”.

“Stai dicendo una marea di stronzate Chloe. E poi dimmi che cazzo di storia avrebbe potuto mai avere con lei, sentiamo? Lei era completamente etero. Quindi se vuoi il mio modesto parere, le hai fatto solo un piacere non dandole l'occasione. Inoltre Rachel era destinata a... sì insomma... lo sai”.

“Già, era destinata a essere uccisa”.

“Scusami, non volevo...”

“No lascia stare, dopotutto è andata così”.

Chloe si allontanò per servire altri clienti giunti al bar. Shonei si voltò verso le due ragazze al tavolo e decise di avvicinarsi per un saluto veloce.

Mentre le due ragazze stavano ridendo a una battuta di Steph, Jessie vide la ragazza avvicinarsi. “Uh, guarda chi c'è?”

“Ciao ragazze”.

“Ciao Shonei” disse Jessie mentre Steph rimaneva in silenzio.

“Ciao Steph” salutò di nuovo Shonei.

“Ciao” disse Steph con un enorme sforzo che non sfuggì a Jessie.

“Non sapevo che sareste uscite insieme”.

“Non vedo perché avresti dovuto saperlo!” rispose Steph tempestivamente lasciando Shonei ammutolita.

“Scusate, ma avrei bisogno del bagno, dove lo trovo?”

“Oh, è lì in fondo” rispose Steph indicandoglielo.

“Grazie, arrivo subito”.

Shonei ne approfittò per sedersi sul divanetto al posto della ragazza, davanti a Steph. “Allora, come sta andando la tua liaison?” chiese inarcando velocemente un sopracciglio.

“Quante volte ti devo dire che non è la mia ragazza?!”

“Ma potrebbe diventarlo, siete uscite insieme”.

“Lei è qui con un'amica e non siamo uscite insieme!”

“Un'amica eh? Ed è solo un’amica oppure un’amichetta speciale?”

“Ma la vuoi smettere?! E poi questi non sono affari tuoi! Vedo che soffri spesso di amnesia!”

“Amnesia?” chiese Shonei confusa.

“Stamattina sei stata abbastanza odiosa nei miei confronti, quindi adesso cosa vuoi?! Perché non vai a sbronzarti altrove?!”

“Sto passando un periodaccio…”

“Questo non ti dà certo il diritto di comportarti da stronza, soltanto perché qualcuno si preoccupa per te” disse Steph incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale.

“Sei preoccupata per me?” chiese Shonei sorpresa.

Steph in difficoltà non rispose. In quel momento arrivò una telefonata per Shonei che prese il telefono per vedere chi fosse. Corrugò la fronte leggendo il nome. Si alzò dal divanetto e disse: “Devo proprio rispondere, ti auguro una buona serata Steph. Ah, e per quanto riguarda stamattina, mi dispiace tanto. Non volevo fare la stronza”.

 

 

Shonei uscì velocemente dal locale rispondendo al telefono. “Che vuoi?!”

“Vedo che oggi sei più scorbutica del solito”.

“Non vedo cosa cazzo te ne dovrebbe importare!”

“Dove sei?”

“Perché lo vuoi sapere?!”

“Perché mi andava di vederti”.

“Di vedermi?! Tu?!”

“Si, proprio io”.

“Cosa vuoi per l'esattezza Ashley?!”

“Ti andrebbe di incontrarci?”

“Per fare cosa?!”

“Tutto quello che vuoi” rispose Ashley con malizia.

Shonei rimase in silenzio portandosi una mano tra i capelli, cercando di trovare la forza di dirle di no. Con la giornata pessima che aveva avuto e con il desiderio di dimenticare i suoi casini, trovò difficile risponderle. Nonostante tutto però ci riuscì.

“No, non posso!”

“Perché no?”

“Ho un appuntamento!”

“Un appuntamento?”

“Si, sai ancora cos'è?! Sai quando due persone decidono anticipatamente di incontrarsi in un determinato giorno per andare da qualche parte insieme!”

“So ancora cos'è un appuntamento Shon!”

“Strano, pensavo di no visto la tua solida relazione con il tuo grande uomo!”

“Lui non c'è ora!”

“Come mai?! Ha deciso di scoparsi qualcun’altra?!”

“Mi stai rendendo veramente difficile non mandarti affanculo!”

“Beh, sarebbe un bel augurio per me visto il mio imminente appuntamento!”

“Ho capito, divertiti Shon!” disse la ragazza riattaccando.

“Ashley?!” disse Shonei guardando il telefono sospirando per poi rimetterlo in tasca. “Fanculo!”

 

 

Nel frattempo Jessie ritornò al tavolo da Steph. “Eccomi qua”.

“Eccoti”.

“Shonei?”

“È dovuta andare via”.

“È tutto ok?”

“Si certo” rispose Steph.

“Sicura? La tua espressione è cambiata non appena l'hai vista”.

“Abbiamo avuto una discussione, niente di importante”.

“Lo avevo immaginato che ci fosse qualcosa che non andasse. Ed è per questo che sono andata in bagno, per lasciarvi un po' di tempo da sole”.

“Cosa? Non avresti dovuto farlo”.

“Non è stato un sacrificio il mio”.

“Non era assolutamente necessario!” disse con tono un po' brusco. Dopo essersi resa conto di cosa avesse fatto, si scusò. “Scusami, è solo che lei ha la capacità di farmi perdere le staffe continuamente! Insomma lei è... una stronza! Non saprei come altro definirla!”

Jessie sorrise comprensiva. “Non preoccuparti, lo capisco”.

“Cazzo, ormai la mia pausa è finita”.

“Non preoccuparti, va bene così. Tanto devo recuperare Mary prima che accetti le avance di quel tizio”.

“Spero che avremo modo di vederci ancora. Cioè, uscire insieme qualche volta”.

“Certo, per me va bene”.

Le due ragazze si alzarono entrambe.

“Salutami Mary”.

“Lo farò, a presto Steph” disse Jessie allontanandosi.

Steph rimase a guardarla allontanarsi mentre Chloe osservava lei.

 

 

Matthew dopo aver contattato Jimmy e avergli chiesto di incontrarlo in un luogo sicuro lontano da occhi indiscreti, lo raggiunse. Il ragazzo lo stava già aspettando sul luogo dell'incontro, quando scese dalla sua auto.

Jimmy era appoggiato al muro, fumando una sigaretta. “Allora, cosa hai di così importante da dirmi?! E poi perché qui?!”

“Sai com'è, la discrezione per chi lavora con Steven è fondamentale”.

“Si certo! Adesso possiamo arrivare al dunque?! Non vorrei fare tardi all'appuntamento con la mia ragazza!”

“Dunque, il motivo per cui volevo parlarti è molto semplice. È sorto un piccolo problema che va risolto in fretta. Steven ha mandato alcuni uomini a cercarti”.

“Cosa?! Perché?!” chiese il ragazzo allarmato.

“Per via del furto. Credevo avrebbe mandato me, ma mi sbagliavo”.

“Cazzo, lo sapevo che sarebbe finita così! Mi hai messo nella merda fino al collo! Adesso me ne tirerai fuori! Spiegagli cosa è successo! Dopotutto è stata tua l'idea, non mia!”

“Se loro arrivano a te, faranno delle domande a cui tu finiresti per rispondere. Se dovesse saltare fuori la verità ci andrò di mezzo io e questo non deve succedere”.

“Ma tutto questo è proprio per colpa tua!”

“Io non ti ho costretto. Hai deciso tu di accettare. Volevi guadagnare un po' di soldi e io ti ho ricompensato bene per l'ottimo lavoro”.

“Si ma adesso rischio la vita! Se non sarai tu a dire come sono andate le cose, lo farò io!” disse il ragazzo parecchio agitato.

“Ed è per questo che adesso sono qui. Tu sei stato davvero in gamba e molto utile al mio scopo. Te ne sarò sempre infinitamente grato. Ma vedi, io non posso permettere che la verità salti fuori. Altrimenti tutti i nostri sforzi saranno stati vani. Capisci quando è importante che nessuno sappia la verità?”

“Cosa cazzo mi stai chiedendo di fare?! Di prendermi la responsabilità di quanto accaduto e farmi appendere per le palle?!”

“Potresti andare via da Portland e non tornare più. Sarebbe una soluzione”.

“Io non andrò via da Portland! Qui è dove vivo e ci voglio restare! Non mollerò tutto a causa tua! Qui c'è in gioco la mia vita. Trova una soluzione che vada bene per entrambi o dirò tutto quanto!”

Matthew lo guardò con freddezza annuendo. “Capisco, allora forse ho la soluzione”.

“E sarebbe?!”

Matthew si avvicinò a lui appoggiandogli una mano su una spalla. “C’è solo un modo”.

 

 

La giornata era stata pessima e Shonei stava prendendo seriamente in considerazione di rimandare l'uscita con Max. Tra il pensiero fisso su Ashley, la discussione avuta con Steph, la presenza costante di Matthew e la fregatura appena ricevuta, non era in vena di uscire. Però si chiese cos'altro potesse fare in quel momento, oltre a continuare a bere fino allo sfinimento. Magari tornando a casa completamente ubriaca in compagnia di qualcuna di cui non avrebbe ricordato nemmeno il nome il mattino seguente. Restò a pensarci seduta nella sua auto. Poi prese il telefono e scrisse a Max.

Shonei: Max, ci sei?

Max: Ciao Shonei.

Shonei: Ciao a te.

Max: Stavo proprio adesso per scriverti.

Shonei: Per?

Max: Credevo che ieri mi avessi chiesto di uscire con te.

 

Un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra di Shonei. Le stava scrivendo per rimandare il loro appuntamento inventandosi qualche imprevisto improvviso. Però alla fine cambiò idea.

 

Shonei: E lo voglio ancora se per te va bene.

Max: Certo, dove ci incontriamo?

Shonei: Se mi dai il tuo indirizzo passo a prenderti.

 

Max lesse il messaggio e iniziò ad agitarsi andando avanti e indietro nella sua stanza.

 

Adesso che faccio? Prima mi ha chiesto il numero di telefono e non ha perso tempo a chiamarmi. Ora mi chiede l'indirizzo e in questo modo si potrebbe presentare in qualsiasi momento. Victoria sicuramente non gradirebbe se un giorno si presentasse qui. Ma poi qual è il mio problema? Shonei è da considerare un'amica. Ok, forse amica è un po' troppo, ma una nuova conoscenza. È più che normale frequentare qualcun altro. Allora perché diavolo mi sento così nervosa?

 

Alla fine le diede il suo indirizzo. Shonei che nell'attesa di una risposta si era accesa una sigaretta, lesse il messaggio mettendo in moto l'auto.

 

Shonei: Tu sei già pronta?

Max: Si.

 

“Wow, è già pronta. Decisa a uscire con me fino in fondo” disse Shonei ridendo divertita.

 

Shonei: Passo a prenderti. Appena arrivo ti scrivo.

Max: Ok.

Shonei: A dopo. 😏

 

“Oddio, che diavolo sto facendo?!” disse Max guardando il telefono.

Fece un respiro per calmarsi guardandosi allo specchio. Per la serata aveva optato per dei semplici jeans, scarpe sportive bianche con borsa abbinata, una maglia con una canotta bianca e sopra una camicia beige attillata senza maniche. Infine giusto un filo di trucco come al solito. “È tutto ok Max! È solo un'uscita tra amiche! Che sarà mai?!”

Dopo circa dieci minuti Shonei arrivò a destinazione parcheggiando l'auto accanto al marciapiede. Guardò dal finestrino l'edificio e poi afferrò il telefono mandando un messaggio alla ragazza.

 

Shonei: Sono di sotto.

Max: Scendo subito.

 

“Bene, a noi due Max” disse Shonei dandosi un'occhiata allo specchietto retrovisore. Si diede una sistemata ai capelli che nel suo caso voleva dire scompigliarseli. “Certo che sono proprio irresistibile!”

La ragazza si chiese dove diavolo l'avrebbe dovuta portare. Mentre ci stava pensando vide uscire la ragazza dall'ingresso dell'edificio, dirigendosi verso di lei.

“Beh, ne hai di coraggio signorina” mormorò non staccando gli occhi da lei.

Si allungò dal lato del passeggero aprendo lo sportello. Max salì in auto e dopo aver chiuso lo sportello guardò Shonei.

“Ciao Shon” disse Max sforzandosi di sorridere.

“Ciao Max, tutto ok?” chiese Shonei percependo il suo nervosismo.

“Si perché?”

“Sembri un po' nervosa”.

“Io? No... non lo sono affatto... davvero. Perché dovrei esserlo?”

“Già, perché dovresti” disse Shonei rimettendo in moto l'auto e avviandola. “Allora, com'è andata la tua giornata?”

“Bene, tutto sommato. A te?”

Shonei annuì. “Insomma, diciamo che avrei preferito saltare definitivamente questa giornata del cazzo!”

“Oh! Se non te la senti di uscire allora...”

“Cosa? No, no, non se ne parla neanche. Ci tenevo a uscire con te e poi è stata una mia idea. Sono una persona di parola” disse Shonei girandosi a guardarla attentamente. “Anzi, credo che questa possa essere la parte migliore di tutta questa giornata di merda”.

Max rise nervosamente. “Forse sei un po' troppo ottimista”.

“Dici? Perché? Pensi che non passerei una serata divertente con te?”

“Beh, dipende cosa intendi per divertimento. Non sono una tipa con la quale ci si dà alla pazza gioia per dimenticare una giornata storta”.

Shonei sgranò gli occhi voltandosi a guardarla di nuovo. “Quando dici pazza gioia cosa intendi per l'esattezza?”

Max la guardò con aria interrogativa. “Non sono una persona molto espansiva, estroversa e scatenata. Se ti aspetti di passare una serata movimentata ti sbagli”.

“Quindi suppongo che tu mi veda proprio così. Una persona che se la spassa e si diverte”.

“Non è così?”

“Ci hai preso Max. Sei molto intuitiva a quanto pare. Da cosa lo hai dedotto?”

“Non lo so per esattezza. Forse nel tuo modo di essere e di comportarti”.

Shonei sorrideva mentre guardava la strada davanti a sé. “Che altro?”

“Sembri una che se ne frega di cosa possa pensare la gente di te e non hai peli sulla lingua. Kate ha rischiato di soffocare per la tua sfacciataggine”.

“Però, ci sai fare. Niente male Max”.

“Ci ho azzeccato di nuovo?”

“Direi di sì. Tutto questo in quando tempo lo hai capito? Giusto il tempo di una colazione?”

“Non ci siamo viste molto, quindi sì”.

“Sei molto attenta a quello che ti succede intorno”.

“Forse è deformazione professionale”.

“Ah già, avevi detto di essere una fotografa”.

“Si, ho sempre visto la vita che mi circonda attraverso il mio obbiettivo”.

“E ti soddisfa?”

“Mi è sempre piaciuta la fotografia, quindi sì”.

“Non mi riferivo a quello. È chiaro che ti piaccia la fotografia. Voglio dire, vedere qualcosa che ti piace attraverso l'obbiettivo di una macchina fotografica, senza partecipare attivamente, non mi sembra molto divertente”.

“Forse è per questo che non sei diventata una fotografa anche tu” disse Max ironicamente.

“Eh no, non te la caverai così a buon mercato. Avanti sputa il rospo. Sono sicura che almeno una volta nella tua vita ti sarà successo di desiderare qualcosa e di non aver trovato soddisfazione scattando semplicemente una foto”.

Max ci pensò su un attimo non ricordando nulla del genere.

“Niente? Oh andiamo Max, è impossibile”.

“Ti giuro che non mi viene in mente nulla”.

“Ok, ti aiuto io facendoti un esempio su di me.

“Dimmi”.

“Una volta ho assistito a dei lanci di paracadutismo. Sono sempre stata attratta da quel genere di cose. Infatti alla fine l'ho fatto anche io”.

“Santo cielo, non hai avuto paura?”

“No affatto. Ok, forse giusto un po'...” disse Shonei poco convincente. Poi si accorse che Max la guardava con scetticismo. “E va bene, me la sono quasi fatta addosso dalla paura” disse ridacchiando.

“Ecco che salta fuori la verità” ridendo.

“Ma non è questo il punto. Il fatto è che piacevole vederlo ma non è la stessa cosa come viverlo sulla tua pelle. Dovevo provare assolutamente. Non volevo essere una semplice spettatrice. Volevo essere io quella che si butta”.

“E com'è stato?”

“Wow, non hai idea. È come sentirsi liberi. In quel momento non riesci a pensare a niente. Ci sei solo tu e il vuoto sotto di te. Tutto il resto sparisce, perde di importanza. Questa sensazione non riusciresti mai sentirla attraverso un obbiettivo. Guardare è un conto ma partecipare e tutta un'altra cosa. Ora capisci cosa intendo?”

“Si, sei stata molto chiara. Non ci ho mai pensato a questo”.

“Hai detto prima di non essere una che si scatena. Beh, dovresti farlo ogni tanto. Ti assicuro che serve. Ti piace ballare?”

“Oddio no, ti prego” disse Max ridendo.

“Che c'è, cosa ho detto di così sacrilego?”

“Non amo stare al centro dell'attenzione. Ci ho lavorato su però, il fatto è che io sono proprio così. Sono una persona tranquilla”.

“Ballare non vuole dire stare al centro dell'attenzione. Non penso che la gente si fermerebbe per guardarti ballare. Credo che tu al contrario di me, dia troppa importanza a cosa potrebbero pensare gli altri. E poi come puoi dire che sei fatta così se non ti sei mai spinta oltre?”

“Non mi sono mai spinta oltre perché sono così”.

“No, non è vero. Non ti sei mai spinta oltre perché ti sei imposta inconsciamente che tutto quello che fai rappresenta ciò che sei. Te lo fai bastare, anche perché come ho già detto, dai importanza a quello che pensano gli altri. Tu avresti paura a buttarti con il paracadute?”

“Certo che sì”.

“E pensi che non riusciresti mai a farlo per paura, giusto?”

“Beh... si...”

“Ecco vedi? Non ti spingi mai oltre. Se non ci provi, non conoscerai mai i tuoi limiti. Non saprai mai fin dove puoi spingerti se non ci provi nemmeno. Non sai cosa saresti capace di fare. E non saprai mai chi sei fino in fondo”.

Max la guardò appoggiandosi con il capo sul poggiatesta. Shonei se ne accorse e si voltò anche lei verso di lei ridendo. “Che c'è?”

“Vuoi che mi butti con il paracadute?”

Shonei scoppiò a ridere. “No, era solo un esempio. Oddio, però se tu volessi si potre...”

“Scordatelo” la interruppe Max facendo ridere Shonei.

“Quindi mi sembra di capire che non vuoi ballare”.

“Anche tu sei molto intuitiva”.

“Quindi serata tranquilla”.

“Assolutamente”.

“E va bene, te lo concedo. È la prima volta che usciamo insieme quindi ti accontento. Ma sappi che prima o poi ti farò ballare. Ti scatenerai come una dannata”.

“Allora buona fortuna” disse Max guardandola sorridendo vittoriosa.

Shonei ricambiò lo sguardo e disse seriamente con un sorriso malizioso: “Io non ho bisogno di fortuna Max”.

Il sorriso di Max si spense sulle sue labbra. Forse era per il tono usato o il modo in cui l'aveva guardata o entrambe le cose a provocarle un brivido lungo la schiena.

 

Arrivarono in un locale dove c'era anche della musica. Il posto era abbastanza lontano dal Paradise giusto per evitare qualsiasi problema. Presero posto a un tavolo e subito arrivò un ragazzo a prendere le loro ordinazioni.

“Cosa vuoi da bere Max?”

“Una birra andrà bene”.

“Ti andrebbe anche di mangiare qualcosa?”

Max stava per rispondere ma Shonei la interruppe senza aspettare una risposta rivolgendosi al ragazzo.

“Ok, allora portaci due birre e anche due porzioni di alette di pollo con salsa bbq e patatine fritte”.

“Sarò subito da voi”. Il ragazzo dopo aver preso appunti si allontanò.

“Ok, come vedi qui non si balla. Il posto è tranquillo come volevi tu”.

“Guarda che anche se non sono una buona compagnia per ballare, riesco a entrare in un locale dove si balla”.

“Oddio, davvero?” disse Shonei portandosi una mano al petto. “Ma allora ti potevo portare in discoteca”.

“Non esagerare”.

“Aaaah Max, Max. Tu non hai idea in che guaio ti sei cacciata a uscire con me” disse Shonei scuotendo la testa.

Max la guardò seriamente preoccupata.

“Max, sto scherzando”.

“Ah, sì... lo avevo capito...”

“Bugiarda, ti si leggeva in faccia il terrore”.

Il ragazzo portò le loro birre e si allontanò di nuovo.

“Allora a noi” disse Shonei alzando un po' la bottiglia verso Max.

Max prese la sua birra avvicinandola a quella della ragazza.

“A questa serata che spero tanto possa raddrizzare una giornata pessima” disse Shonei.

Fecero tintinnare le loro bottiglie e bevvero un sorso.

“Ok, allora Max. Raccontami qualcosa di te” disse Shonei incrociando le braccia sul tavolo sporgendosi un po' in avanti.

“Sono una fotografa, ma questo già lo sai”.

“Dove lavori?”

“Sono freelance, ma proprio questa mattina ho ricevuto un'offerta di lavoro”.

“Wow, è fantastico. Mi fa piacere per te”.

“Mh” disse semplicemente Max senza tanto entusiasmo.

“La tua espressione non mi sembra di una che ha appena trovato lavoro”.

“Il fatto è che non so se accettare”.

“Come mai?”

“Dovrei essere assistente di una fotografa molto conosciuta e non so se mi va la cosa”.

“Oh capisco. Magari preferiresti lavorare per conto tuo. Insomma sei una fotografa e fare l'assistente di un'altra non è il massimo”.

“Già, ma non è solo questo”.

“E cos'altro c'è?”

“Non so se mi piacciono i suoi modi di fare. È troppo saccente e non riesco nemmeno a inquadrarla bene. A volte risulta anche simpatica ma subito dopo vorrei prenderla a calci”.

Shonei rise alle parole di Max. “Non ti facevo una ragazza così violenta e aggressiva”.

“Non che lo farei davvero però, hai capito cosa intendo”.

“Certo, lo capisco”.

“Tu invece che lavoro fai?”

“Ehi, non è giusto. Vorrei sapere anche altro prima di passare a me”.

“Ma stiamo facendo conversazione ed è giusto che facciamo una domanda ciascuno”.

Shonei rise prendendo un sorso della sua birra. “E va bene, hai vinto anche questa ma ricorda che prima o poi chiederò il conto”.

“Uhhh che paura”.

“Come già detto a te e alle tue amiche, mi occupo di pubbliche relazioni”.

“Lavori in qualche azienda giusto?”

“Si... certo”.

“Che azienda?”

Shonei la guardò un attimo e poi si appoggiò allo schienale della sedia sospirando. “Non voglio partire con il piede sbagliato con te, quindi sarò del tutto sincera. Sperando che questo non mi si ritorca contro e ti faccia alzare dalla tavola per andare via”.

“Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Per caso lavori per un'azienda che si occupa di omicidi su commissione?” disse Max con ironia.

Shonei rise. “Ho mentito, non mi occupo di pubbliche relazioni e non lavoro per nessuna azienda”.

“Ok... non capisco perché hai trovato necessario mentire, m adesso mi dici che lavori fai?” chiese Max bevendo un sorso della sua birra.

“Faccio l'accompagnatrice” disse Shonei senza mezzi termini.

Max fece un colpo di tosse portandosi una mano alla bocca, appoggiando la bottiglia sul tavolo.

“Bene, adesso hai capito che motivo avevo di mentire. Di solito la reazione è sempre questa”.

“S-scusa... è solo che... insomma... non me lo aspettavo”.

“Max, ci tengo a precisare che non sono una donna di strada. Lo so cosa si è portati a pensare quando si sente parlare di accompagnatrici. Ti posso assicurare che le richieste delle clienti non riguardano per forza il sesso”.

“No certo. Comunque non pensavo niente del genere” mentì Max.

“Si certo, come no” disse Shonei ridendo. “A volte vogliono soltanto compagnia per determinati eventi”.

Max si appoggiò con le braccia sul tavolo, portandosi una mano sulla nuca. “Hai detto delle clienti?”

Shonei la fissò un attimo poi sorridendo rispose: “Si è proprio quello che ho detto. Non accetto di fare l'accompagnatrice per uomini”.

“Ah, capisco” disse Max riprendendo la birra.

“Pensavo fosse già chiaro quali siano i miei gusti, visto le insinuazioni della tua amica Victoria”.

“Beh, non lo hai affermato. E le sue erano solo supposizioni”.

“Per te è un problema questo?”

“Cosa? No, certo che no. Non ho nessun pregiudizio in questo senso”.

“Bene, mi fa piacere che non sei come i soliti moralisti che fanno la predica agli altri, innalzandosi a possessori della verità assoluta”.

“Per me ognuno è libero di amare chi vuole”.

“Hai per caso degli amici gay?”

“Cosa?” chiese Max sorpresa. “Perché me lo chiedi?”

“Perché di solito si tende a simpatizzare e a essere più tolleranti, quando si hanno dei legami con qualcuno dell'altra sponda. Ma non è detto che sia così per forza”.

Max rimase in silenzio pensando a Chloe. “Si, c'era qualcuno”.

Shonei prestò più attenzione alla piega che stava preparando quella conversazione. Si chiese se la ragazza si stesse riferendo proprio a Chloe. Iniziò a pensare che uscire con Max non potesse essere solo un modo per tenerla lontana da lei, per evitare che si incontrassero cogliendola impreparata. Frequentando la ragazza poteva scoprire quali fossero i suoi sentimenti verso la sua amica. Questo avrebbe aiutato Chloe a capire cosa aspettarsi e come approcciarsi di conseguenza. Però non poteva chiederle direttamente nulla senza far saltare la sua copertura. Per adesso lei era semplicemente Shonei e nient'altro. Una ragazza qualunque senza nessun legame con Chloe. “Come mai dici che c'era?”

“È una storia lunga”.

“Ah beh, si dà il caso che a me piacciono molto le storie lunghe e abbiamo tutto il tempo che vogliamo”.

“A me no, se mi coinvolgono personalmente”.

“Mi sembra di capire che è un argomento poco piacevole per te”.

“Si infatti, non è una cosa che mi piace ricordare e parlarne”.

“Ok, non insisto” disse Shonei vedendo che si era intristita. “Di dove sei?”

“Lo abbiamo già detto, di Seattle”.

Shonei le sorrise. “Ha risposto Victoria per tutte. Ho come avuto l'impressione che avesse mentito”.

“Non ti sfugge niente a quanto pare”.

“No infatti, non sei l'unica a stare attenta a quello che ti succede intorno. Solo che tu lo fai attraverso l'obbiettivo della macchina fotografica e io con i miei occhi”.

“Io e Kate siamo di Arcadia Bay”.

“Quella che è andata distrutta con il tornado?”

“Si, proprio quella”.

“Mi dispiace, deve essere stato terribile”.

“Lo è stato, ma è successo anni fa”.

“E poi ti sei trasferita a Seattle?”

“Io e la mia famiglia viviamo lì da quando avevo tredici anni”.

“Cosa fanno i tuoi genitori?”

“Mio padre lavora per una azienda che importa pesce in tutto l'Oregon. Mia madre invece lavora presso uno studio medico privato”.

“Hai fratelli o sorelle?”

“No, sono figlia unica”.

“Lo so che non si dovrebbe fare ma posso chiederti quanti anni hai?”

“Ventuno e ne compirò ventidue a settembre”.

“Ah, si sta avvicinando eh?”

“Già, tu quanti?”

“Ventisei”.

“La tua famiglia?”

Shonei non sapeva cosa rispondere a quella domanda. Fortunatamente l'arrivo del ragazzo con il cibo ordinato la salvò da quella situazione incresciosa.

“Ed ecco voi le vostre alette di pollo e patatine fritte. Buon appetito”.

“Grazie” dissero le ragazze all'unisono.

“Che buon odore” disse Shonei.

“Hanno decisamente un bell'aspetto” disse Max.

“Si, esattamente come chi le ha ordinate” disse Shonei ridacchiando ricevendo un'occhiata imbarazzata da parte di Max.

“Scusami, è che mi vengono così. Che posso farci” disse Shonei con un'alzata di spalle. “Diamoci da fare prima che si freddino”.

“Si, buon appetito”.

“Buon appetito a te Max”.

Così cominciarono a mangiare continuando a chiacchierare. Ogni tanto Shonei se ne veniva fuori con una delle sue battute facendo ridere Max, che a dirla tutta si stava divertendo tanto in sua compagnia. Quando arrivarono a metà della cena ordinando altre due birre, Max tornò sulla domanda che inizialmente era rimasta in sospeso prima dell'arrivo delle loro ordinazioni.

“Prima non hai risposto alla mia domanda”.

“Quale?”

“Quella sulla tua famiglia”.

“Ah… vero, ma non c'è molto da dire. Non ci vediamo mai perché non andiamo d'accordo”.

“Oh, mi dispiace”.

“Non devi dispiacerti per me, perché io non lo sono affatto. Io sto benissimo senza di loro”.

Max smise di mangiare guardandola attentamente. Le sembrava strano che ne parlasse così tanto a cuor leggero. Infondo stava parlando dei propri genitori, ma sembrava non toccarla affatto.

“Posso farti una domanda?” chiese Max.

“Tutto quello che vuoi?”

“Perché insisti tanto nel voler frequentarmi?”

“Wow, che domanda. Secondo te perché?”

“Non lo so, ed è per questo che te lo sto chiedendo”.

“Si ma ti sarai fatta un'idea tua no?”

“No”.

“Non capisco, che ragione ci dovrebbe essere?”

“Forse è che lo trovo strano perché non sono abituata a qualcuno che insiste così tanto per conoscermi dopo averci scambiato solo poche parole. Non sono così espansiva e interessante agli occhi degli altri, anche perché me ne sto spesso sulle mie. Sono molto riservata. Forse sono cambiata un po' in questi anni però sono sempre io”.

“Non sei espansiva, te ne stai sulle tue, sei riservata e non sei una che si lascia andare facilmente. Praticamente sei il prototipo di ragazza che chiunque con un po' di sale in zucca preferirebbe frequentare. Al mondo d'oggi è difficile trovare persone come te”.

Max rimase spiazzata dalle parole della ragazza.

Shonei non poteva certamente dirle che le andava dietro per tenerla d'occhio e per togliersi ogni dubbio che avesse su di lei. Però nello stesso tempo sentiva molto a suo agio con Max, nonostante fossero diverse tra loro. “Sei una persona semplice Max senza tanti fronzoli per la testa. Io ho molto intuito sulle persone. Capisco subito se mi trovo davanti a una persona vera e non costruita come tante altre, che farebbero di tutto per mettersi in mostra per ottenere qualcosa. Sei una persona che ispira fiducia e sono sicura che sei onesta, sincera e leale. Quindi perché non dovrei desiderare di conoscerti meglio?”

Max era ancora sbalordita dalle sue parole e anche terribilmente in imbarazzo. Iniziò ad arrossire un po'.

“Ok, non volevo metterti in imbarazzo. Però quello che ho detto lo penso davvero” disse Shonei appoggiando una mano sulla sua mettendola ancora di più in imbarazzo.

Il cuore di Max cominciò a battere più velocemente a quel semplicemente contatto. Il suo primo istinto fu quello di ritirare la mano, ma non lo fece. Rimase lì combattuta tra il suo desiderio di non fermare quel contatto e quello di scappare via e trovarsi dall'altra parte nel mondo, ovunque ma non lì. Senza nemmeno rendersene conto la sua mano fece un leggero movimento inconsapevole. Spostò il suo pollice in alto sfiorando la mano dell'altra come se fosse una leggera carezza. Shonei rendendosi conto di cosa avesse fatto, preferì non dire nulla. Un po' per la sorpresa del gesto e un po' per non metterla ancora di più in imbarazzo. Aveva capito che la ragazza non si fosse nemmeno accorta del gesto appena compiuto. Shonei rimosse la mano sorridendo, poi fece un gesto verso il ragazzo che le aveva servito e ordinò un'altra birra mentre Max declinava l'offerta rimanendo a guardare la sua mano rimasta sul tavolo. Le sembrava quasi di riuscire a sentire ancora il calore della mano della ragazza sulla sua.

 

Restarono per un’altra buona ora insieme a chiacchierare. Poi accorgendosi dell’ora tarda le ragazze decisero che era il momento di tornare a casa. Quando Shonei fermò l’auto nel parcheggio si voltò verso di lei. “Mi ha fatto davvero tanto piacere uscire con te”.

“Si, è stato divertente”.

Dopo qualche istante di silenzio Max disse: “Forse è ora che rientro”.

“Si certo, ti accompagno” disse Shonei scendendo dall'auto insieme a Max.

“Non c’è bisogno”.

“Invece sì”.

Camminarono vicine, Shonei con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni e Max a braccia conserte. Quando giunsero davanti all'ingresso dell'edificio si fermarono, voltandosi l'una verso l'altra.

“Ed eccoci giunte a destinazione” disse Shonei sorridendo.

“Eh già. Grazie ancora per la serata” disse Max.

“Grazie a te Max per aver accettato di uscire con me. Sono stata benissimo”.

“Anche io” disse Max annuendo tenendo ancora le braccia conserte.

“Magari se ti va potremmo rifarlo ancora”.

“Si, perché no”.

Rimasero a fissarsi per un po' e poi Shonei disse: “Facciamo domani?”

“Domani?” chiese Max sorpresa.

Shonei ridacchiò divertita dall'espressione della ragazza. “Si domani, ma solo se per te va bene”.

Max continuò a guardarla senza rispondere.

“Ok, dimmelo se sto correndo troppo”.

“No, certo che no. È solo che non so se domani sera sarò libera. Tutto qua”.

“Beh, se prendi un impegno con me adesso, è chiaro che domani non sarai libera” disse Shonei con un sorriso furbo.

Max rise alle parole della ragazza scuotendo la testa. “Ti faccio sapere domani”.

“E va bene”.

“Grazie per avermi accompagnata”.

“Figurati, se vuoi ti accompagno anche fino al tuo appartamento. Non c'è alcun problema per me” disse Shonei con ironia.

“Credo che non ce ne sia bisogno. Posso farcela anche da sola” rispose Max divertita.

“Che peccato”.

Rimasero a guardarsi ancora per qualche istante.

“Adesso è meglio che vada” disse Max.

“Certo” rispose Shonei.

Max si voltò verso l'ingresso dell'edificio per rientrare. Shonei la bloccò afferrandola piano per un polso. Max si fermò sorpresa voltandosi di nuovo verso di lei e in un attimo Shonei si avvicinò ulteriormente a lei dandole un bacio sulla guancia.

“Buonanotte Max” disse Shonei in un sussurro dopo essersi allontanata leggermente dal viso della ragazza, continuando a guardarla dritta negli occhi.

Max ci mise qualche secondo di troppo a realizzare cosa fosse appena successo, distratta dalle sensazioni che quel gesto le aveva causato. “B-buonanotte Shon” rispose Max tremendamente a disagio.

Shonei le sorrise iniziando ad allontanarsi lentamente. “A domani”.

Mentre la ragazza raggiungeva la sua auto, Max restò impalata a guardarla. Rimase immobile per tutto il tempo fino a quando Shonei non si allontanò con la macchina con un colpo di clacson.

 

Dopo essere rientrata nel suo appartamento, trovò le sue amiche in cucina a parlare tra loro. Appena la videro la guardarono in modo strano.

“Ehi…ciao” disse Max.

“Dove diavolo sei stata?!” chiese Victoria.

“Pensavo avessi detto che non te la sentivi di uscire” disse Kate confusa.

“Si, ma non riuscendo a dormire ho preferito fare una passeggiata”.

“Ti avevo detto che se cambiavi idea avresti potuto chiamarci. Ti saremmo venuti a prendere senza problemi”.

“Ma no, non avevo fame. Volevo solo prendere un po’ d’aria e tornare a casa”.

Victoria guardò l’orologio al suo polso e poi Max. “Ne hai presa di aria eh! Sono le due! Avresti potuto almeno avvisare!”

“Si, ho anche provato a chiamarti ma non hai risposto” disse Kate.

“Ah, non l’ho sentito suonare. Comunque perché fate tante storie solo perché sono uscita? Non vedo dove sia il problema. Io non faccio casino sul fatto che hai pranzato con Timothy oggi” disse Max a Kate per cercare di spostare l’attenzione delle ragazze su altro. Infatti ci riuscì.

“Cosa?!” chiese Victoria. Poi si rivolse a Kate. “Hai pranzato con Timothy?!”

Kate presa alla sprovvista non sapeva cosa rispondere. “Beh… lui era da solo e…”

“Solo?! Dov’era Aaron?!”

“Era andato a pranzo con un suo amico. Poi Max mi ha avvisata che non sarebbe tornata per pranzo e…”

“È tu dove sei stata a pranzo?!”

Max roteò gli occhi al cielo stufa di essere ritornata così presto al centro dell’attenzione. “Sono stata con Ellis”.

Un sorriso a trentadue denti si allargò sul viso di Victoria. “Davvero?! Quindi sei andata da lei stamattina?!”

“Si, mi trovavo di lì per caso e…”

“E com’è andata?! Voglio sapere tutto!” disse Victoria eccitata.

Kate sorrise sgattaiolando via a giocare con Donnie.

“Vic, ne possiamo parlare domani?! Sono quasi le due e sono stanca!”

“Davvero?! Te ne sei accorta solo ora che è tardi?!”

“Oooh, e va bene! Sono andata da lei e mi ha mostrato il suo studio fotografico! Ho assistito a una sessione di fotografica con un’aspirante modella! Poi abbiamo fatto una passeggiata e scattato delle foto! Alla fine mi ha chiesto di pranzare con lei e ho accettato!”

“E poi?!”

“Oddio Victoria!” disse Max avvilita mentre Kate ridacchiava.

Victoria sentì la sua risata. “Tu ridi poco, dopo voglio sapere come mai avete pranzato soli soletti tu e Tim!”

Kate smise di ridere all’istante arrossendo pensando a cosa stava per succedere con il ragazzo se non fosse entrata Max.

“Allora Max?!”

“Abbiamo chiacchierato e lei…”

“Lei cosa?!” incitò la ragazza.

“Ha bisogno di aiuto e vuole assumere qualcuno. Mi ha proposto di lavorare come sua assistente credo”.

Kate si voltò di scattò a guardarla e Victoria spalancò la bocca dalla sorpresa.

“Stai parlando sul serio Max?!”

“Si!”

“Ma questo è… fantastico! Tu che lavori con una delle più grandi fotografe di Portland! Ma che dico di Portland, di tutto l’Oregon! Cazzo Max, dobbiamo festeggiare!” disse Victoria al settimo cielo prendendola per le mani. “Hai idea di quanto tu sia fortunata?!”

Kate si accorse del poco entusiasmo della sua amica. “Max, non ti piace l’idea di lavorare con lei, vero?”

Victoria guardò Kate strabuzzando gli occhi e poi Max. “È così?!”

“Mi ha chiesto di pensarci su. Attenderà una mia risposta”.

“Quindi non hai accettato!”

“Non ancora e sinceramente non so se farlo”.

“Max, questa è una grande opportunità per te! Non puoi rifiutare una proposta di lavoro del genere! Chissà quante persone vorrebbero essere al tuo posto in questo momento! Io di sicuro vorrei esserlo, ma ho già un lavoro!”

“Beh, io non sono gli altri!” disse Max allontanandosi per sedersi sul divano.

Kate guardò Max chiedendo: “Qual è il motivo per cui non te la senti di accettare?”

“Non lo so. Io sono una fotografa e l’idea di lavorare per qualcuno come lei come assistente non mi piace. Vorrei lavorare per conto mio. Certo lei ha specificato che non vuole qualcuno che lavori per lei ma con lei. Ma è chiaro che lo ha detto solo per non farmi sentire inferiore”.

“Max, tu non sei inferiore a nessuno!” disse Victoria quasi con tono di rimprovero.

“Victoria per favore, sii seria! Lei è una fotografa conosciuta ovunque! Ha uno studio tutto suo! Ha lavorato in ogni tipo di settore della fotografia! Ha molta più esperienza noi! Io al confronto non sono niente!”

“Perché devi sempre sminuirti?!”

“Non mi sto sminuendo! Sono semplicemente realistica! Non mi piace fantasticare sul fatto di essere una fotografa già arrivata, perché non lo sono!”

“Però potresti diventarlo. Victoria credo che si sia trovata nella tua stessa situazione prima di te. Nonostante il suo orgoglio e di non volere per una volta tanto l’aiuto da qualcuno, ha accettato il consiglio di Ellis. Adesso ha un lavoro e può finalmente farsi conoscere. Credo di comprendere le tue ragioni Max, ma se non accetti perderai davvero una grande occasione. Se Ellis lo ha proposto a te vuol dire che sei la persona adatta. Sei stata proprio tu a dire che lei ha molta più esperienza di voi. Quindi chi più di lei può riconoscere un vero talento quando lo vede? E poi non potrebbe mettere mai a rischio il suo lavoro assumendo un’incapace”.

“Ha perfettamente ragione” disse Victoria puntandole il dito contro.

“Non so cosa deciderò di fare. Però voglio prendermi un po’ di tempo per rifletterci su. Non voglio fare una scelta sbagliata per poi pentirmene”.

“Ma…” iniziò Victoria, subito interrotta da uno sguardo eloquente di Kate.

“È giusto così. Prenditi del tempo per decidere. Dopotutto è stata proprio Ellis a chiederti di pensarci” disse Kate.

“Si ed è esattamente quello che farò”.

“Bene, ora visto che abbiamo chiarito questa faccenda, passiamo a te!” disse Victoria guardando Kate.

“Non c’è niente da dire”.

“Sei stata sola con Timothy e questo non direi che sia proprio niente. Non ci ha provato vero?”

“Victoria, se non ricordo male avevi detto di rimanerne fuori!” disse Max.

“Davvero? L’ho detto?!”

“Non è successo nulla Vicky!” disse Kate.

“Uhm, sei proprio sicura?” chiese Victoria con sguardo indagatore.

Max pensò che se davvero non era successo nulla, la motivazione fosse stata il suo improvviso arrivo.

“E tu Max?”

“Io cosa?”

“Capisco prendere una boccata d’aria, ma non ti sembra un po’ eccessivo rientrare alle due, per di più da sola?!”

“Su questo non posso fare altro che darti ragione” disse Kate.

“Kate!” disse Max in tono di rimprovero. Poi decise di chiarire le cose una volta per tutte dicendo una mezza verità. “Non avevo più sonno, così quando Shonei mi ha chiamata per chiedermi di fare un giro, io ho accettato. Quindi potete stare tranquille non ero da sola” disse evitando il loro sguardo.

Victoria sgranò gli occhi. “Scusa Max, ma credo che forse avresti fatto bene a uscire da sola!”

“Sono stufa di questa situazione Victoria! Hai sempre da ridire su tutto e mi sto davvero stancando! Seguirò il consiglio della dottoressa Tyler, permettendo a me stessa di conoscere altre persone! E non mi importa se non sei d’accordo sulla mia scelta delle persone da frequentare! Shonei è una brava persona, mi sta simpatica e non ci trovo nulla di male a passare del tempo con lei! Quindi inizia a fartene una ragione! Ora vado a letto, buonanotte!” disse Max alzandosi dal divano furibonda raggiungendo la sua stanza.

Kate guardò Victoria con disappunto.

“Cosa c’è?!”

“Max ha ragione. Posso capire cosa c’è che non va con Shonei?”

“A parte il fatto che sembra un po’ troppo interessata a Max?! Semplice, non mi convince! Mi sembra quasi di rivedere Chloe!”

“Chloe?! Cosa c’entra con Shon?!”

“Non lo so! Lei in qualche modo me la ricorda! Non so spiegarti il perché! Forse saranno i modi di fare! E poi il suo interesse nei confronti di Max non mi piace! Voglio solo…”

“Proteggerla?” chiese Kate interrompendola.

“Sarebbe un male?!”

“No, ma devi lasciarle vivere la sua vita. Se lei vuole fare qualcosa o frequentare qualcuno che non ti sta bene, non puoi impedirglielo.

“Non voglio che soffra ancora per nessuna ragione! Ho già visto quanto male le ha fatto Chloe! Non voglio rivederlo mai più! Mi sentirei responsabile perché sono stata io a insistere a partire! Se a causa del nostro arrivo a Portland lei soffrirà per qualche ragione, mi sentirei in colpa!”

“Victoria, qualsiasi cosa le succederà da oggi in poi, non dipenderà affatto da te”.

 

 

Shonei girovagò in auto a lungo. Si rese conto di non volere restare da sola. Il pensiero di ciò che era successo tornò presto a tormentarla. Aveva bisogno di tenere la mente occupata in qualche modo. Si ricordò della telefonata di Ashley e decise di chiamarla dopo aver parcheggiato l’auto a un angolo di strada. Il telefono suonò a vuoto a lungo. Shonei pensò che fosse solo incazzata con lei per come l’aveva trattata prima. Tempestandola di telefonate, probabilmente avrebbe cambiato idea. Dopotutto la conosceva bene e sapeva fosse possibile per lei ritornare sui suoi passi.

 

 

Le ragazze rientrarono a casa e dopo aver fatto una doccia erano già pronte per mettersi a letto. Steph stava per entrare nella sua stanza quando Chloe la fermò. "Steph, lo so che è tardi ma vorrei parlare di Jessie".

"Chloe, sono terribilmente stanca oggi, possiamo rimandare a domani?"

Chloe non rispose nulla rimanendo a fissarla e dall'espressione che aveva assunto sembrava del tutto irremovibile.

Steph alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia con rassegnazione. "E va bene, ma facciamo in fretta che ho sonno".

Prese posto sul divano e Chloe si sedette accanto a lei. "Potresti iniziare a spiegarmi la faccenda di Flerk?"

"Quando Flerk sgattaiolava fuori andava al piano di sotto fermandosi davanti alla porta dell’appartamento di Jessie.

"Perché ha anche ne possiede uno".

"Esattamente, si chiama Kira".

"Quindi Flerk si vuole fare la sua gatta".

"In poche parole diciamo di sì".

"E poi?"

"Jessie l'ho conosciuta mentre sono andata a recuperare Flerk. Così una parola tira l’altra, mi ha chiesto se per caso avessi intenzione di fare accoppiare Flerk e io..."

"E tu?"

"Le ho lasciato credere che si potesse fare".

"Perché lei ti piace”.

“Si”.

“Perché non mi hai detto nulla?”

“Perché stai passando un periodo complicato, con Lauren che è via, l'arrivo di Max e i tuoi attacchi di panico. Non volevo crearti il disagio di essere per forza felice per me nell'aver trovato qualcuno che mi interessa, con tutti i casini che hai. E poi hai precisato di non voler fare accoppiare Flerk. Non sapevo come l'avresti presa all'idea di sfruttare il tuo gatto per farmi arrivare a lei”.

“Jessie ti piace davvero così tanto?”

“Cazzo si, quando me la sono ritrovata davanti non ho capito più nulla! Lei è bellissima”.

“Avresti dovuto dirmelo”.

“Lo so, mi dispiace”.

“Comunque non è che mi entusiasma tanto fare accoppiare Flerk, ma vedremo”.

“Me la lasci usare come scusa?”

“Ti serve ancora usare scuse con lei?”

“A dire il vero non lo so, però usciremo insieme quindi...” disse Steph con una alzata di spalle.

“Allora credo che non servirà più a nulla. Cosa sai di lei?”

“Non molto ancora”.

“Sai almeno se… insomma, sai cosa voglio dire”.

“Ah, ancora non lo so ma spero di scoprirlo presto”.

“E se lei non...”

“Lascerò perdere”.

“Ok, sappi che puoi contare sempre su di me su tutto”.

“Lo so, grazie. Beh, adesso andiamo a letto” disse la ragazza alzandosi dal divano per dirigersi verso la sua stanza.

“Steph, posso chiederti un'ultima cosa?”

La ragazza si fermò voltandosi verso di lei. “Certo, dimmi pure”.

“Lei, mi ricorda qualcuno. Volevo sapere se per te è lo stesso” disse Chloe in attesa di una risposta.

“Ti stai riferendo a Rachel?”

Chloe annuì.

“Mentirei se ti dicessi che non ci ho pensato “.

“Mi sono ritrovata a pensare che a causa mia, tu non hai mai avuto nessuna possibilità con lei”.

“Cosa?” chiese Steph sorpresa.

“A te lei piaceva molto e se io...”

“Chloe, questa storia fa parte del passato ed è inutile rivangarla ancora. E poi chi ti dice che io le piacessi in qualche modo? Magari non avrebbe nemmeno funzionato. Non mi hai rubato nulla Chloe. Non so se quello che suppone Shon su di lei sia vero. Ma etero o no, tu le piacevi davvero. Quali fossero le sue reali intenzioni con te, non lo saprei più ormai. Ma tu eri ciò di cui aveva bisogno in quel momento. E lei era quello di cui avevi bisogno tu”.

Chloe annuì. “Si, forse hai ragione”.

“Adesso andiamo a dormire?” chiese Steph sbadigliando.

“Si, forse è meglio” rispose sorridendo.

 

 

Shonei dopo aver insistito all'infinito, costrinse Ashley a risponderle al telefono.

“Si può sapere che cosa vuoi?! Perché non la smetti di chiamarmi?! Non so se te ne sei accorta ma sono le due!”

“E sei ancora sveglia? Non riesci a dormire?”

“Ma sei seria?! Come diavolo faccio a dormire se continui a chiamarmi?!”

“Lo sai bene che è soltanto una scusa questa. Avresti potuto spegnere il telefono ma non l'hai fatto”.

“Che idiota che sono! Beh, grazie per la bella idea Shon, buonanotte!”

“Ti prego non attaccare! Ashley, non farlo!”

“Che cosa vuoi da me?!”

“La tua proposta di vederci è ancora valida?!”

“Hai perso la tua occasione! Pensaci la prossima volta quando inizi a sentire il bisogno di fare la stronza con me!”

“Ok, lo terrò presente. Adesso mi dici dove ti posso venire a cercare?!”

Ashley non rispose e dopo qualche istante riattaccò.

“Cazzo!” disse Shonei lanciando il telefono sul sedile del passeggero e appoggiandosi con le braccia incrociate sul volante e la testa sopra. Dopo un minuto arrivò un messaggio sul suo telefono e prendendolo lesse un indirizzo.

 

 

Chloe era sul suo letto quando dando un’occhiata al telefono, si accorse di aver ricevuto ore prima, un messaggio di Lauren. Si scusava per non averla potuta chiamare a causa dei troppi impegni. Le augurò la buonanotte con la promessa di richiamarla l'indomani. Chloe ricambiò la buonanotte dicendole che non c'erano problemi, anche se ormai il messaggio, lo avrebbe letto soltanto il mattino seguente. Poi trovandosi con il telefono in mano, finì per guardare ancora la foto di Max.

 

 

Max nel frattempo faceva lo stesso guardando la foto e focalizzandosi su Shonei. Era tremendamente confusa dalle sensazioni provate in sua compagnia.

 

 

Quando la ragazza aprì la porta, Shonei si appoggiò allo stipite con una spalla. “Perdonata?”

“Non lo so, ci devo pensare” disse Ashley con addosso dei semplici slip e un top che le lasciava la pancia scoperta.

“Lo sai che non fa bene pensare troppo. Posso entrare?”

“Non sei qui per questo?”

“Decisamente sì!” disse Shonei scostandosi dallo stipite. Si lanciò su di lei mettendole un braccio attorno alla vita stringendola a sé, mentre con l'altro chiudeva la porta alle sue spalle. Poi afferrò la ragazza con entrambe le braccia facendole fare un leggero saltello fino a farsi avvolgere dalle sue gambe. Si diresse verso quella che supponeva essere la camera da letto e da quel momento dimenticò tutto quello che era successo.

 

 

Alcune volanti della polizia con le sirene accese avevano attorniato il luogo del misfatto. Nonostante il posto fosse molte isolato e poco trafficato, si era radunata un po' di gente, curiosa di capire cosa fosse successo. La strada era stata transennata dal nastro giallo per delimitare l'area dove giaceva il corpo esanime di Jimmy Campbell, trafitto al petto da due colpi di pistola. A giudicare dagli effetti personali mancanti, come il telefono e il portafoglio, sembrava fosse stato una rapina come tante altre, se non fosse per un unico dettaglio. Il luogo del ritrovamento del cadavere faceva supporre che fosse stata tutta una messa in scena per coprire il reale intento, cioè un regolamento di conti. Cosa ci facesse il ragazzo lì completamente da solo, restava un mistero.

 

                                                                                                Continua…

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Capitolo 16
*** L'inevitabile ***


Eravamo destinati ad incontrarci, da sempre. Le nostre anime si erano legate sin dalla nostra nascita. Abbiamo vagato per anni, ma ogni passo dato non era vano, era un passo verso il “noi”.

 

                                (Stefania Stortiero)


Martedì 11 luglio 2017

Le ragazze erano a letto avvolte in parte soltanto da un lenzuolo. Stavano ancora dormendo profondamente. Shonei era a pancia in giù con un braccio al di sopra della testa appoggiata sul cuscino e uno che sporgeva dal letto. Ashley dall'altro lato si mosse con gli occhi ancora chiusi. Lentamente li riaprì afferrando il telefono appoggiato sul comodino di fianco al letto per vedere l'ora. Dopo aver lasciato il telefono si voltò verso l'altra ragazza e si avvicinò chiudendo di nuovo gli occhi. Poi diede una leggera spinta a Shonei per cercare di svegliarla. Riprovò più volte senza nessun risultato. “Shon!” chiamò la ragazza ancora non del tutto vigile. “Shoooon!”

Shonei iniziò a mugugnare senza spostarsi di mezzo centimetro.

“Shon!”

“Mh?!” rispose Shonei continuando a dormire.

“Mi vai a preparare un caffè?” chiese Ashley continuando a tenere gli occhi chiusi. Non voleva saperne di alzarsi ma desiderava tanto un caffè per riprendersi. “Shon!”

“Cosa c'è?” biascicò la ragazza.

“Ho bisogno di un caffè”.

“Alzati e fallo”.

“Non riesco a svegliarmi”.

“Neppure io”.

“Shoooon!”

“Mh?!”

“Me lo prepari tu?”

“Ma è casa tua, fallo tu!”

“Daaaaaiii!” si lamentò Ashley spingendola questa volta con le gambe.

“Dammi ancora qualche minuto!”

“Questa credo di averla già sentita!”

“A-ah!”

“È colpa tua se sono così stanca e non riesco a svegliarmi! Quindi ora tu mi prepari il caffè!”

“Ma non è casa mia! Non so nemmeno dove mettere le mani!”

“Però se si tratta di fare sesso con me lo sai benissimo dove metterle”.

“A-ah!”

“Mi ricorderò di questo la prossima volta che vorrai entrare di nuovo in casa mia”.

Shonei a quel punto girò la testa verso di lei rimanendo nella stessa posizione.

Ashley le voltò le spalle girandosi dall'altra parte. A un certo punto sentì un abbassamento del materasso e in un attimo si ritrovò con due braccia avvolte attorno al suo corpo.

“Vattene!”

“Non vado da nessuna parte”.

“Sei soltanto un'egoista”.

“Non credo di essere stata egoista con te qualche oretta fa” disse Shonei in tono malizioso mentre le lasciava dei baci sulla spalla risalendo lungo il collo.

“Allora mi prepari un caffè?” insistette Ashley.

“Se la smetti di voltarmi le spalle sì”.

La ragazza si mise supina e la guardò. “Ok, contenta?! Ora vai a prepararmi il caffè!”

Shonei sorrise e si fiondò su di lei baciandola mentre ridacchiava. Quando si staccarono Ashley la guardò con disappunto. “Lo sapevo che finiva così!”

“Se lo sapevi perché ti sei girata?” chiese Shonei continuando a lasciarle baci ovunque.

“Perché speravo che una volta tanto saresti stata di parola”.

Shonei si spostò di lato appoggiando il gomito sul cuscino e la testa sul palmo della mano guardandola. “Dov'è il tuo uomo?”

“È partito, aveva un lavoro da sbrigare. Starà via per qualche giorno”.

“Uhhh, un lavoro. Di che genere?”

“Non me lo ha detto” rispose la ragazza pensierosa.

“Strano che non te lo ha abbia detto. Non siete pappa e ciccia? Non vi dite tutto?”

“Secondo te lui sa di cosa ho fatto con te nel bagno del Paradise?”

Shonei non rispose mettendole un braccio attorno alla vita accarezzandole un fianco con il pollice.

“Ecco vedi? Non ci diciamo proprio tutto. Tu invece? Cosa mi dici del tuo appuntamento di ieri sera? Suppongo che se sei venuta qui, non è andata esattamente come volevi”.

“Non c’è molto da dire e poi Io non volevo niente da quell'appuntamento”.

“Si certo, come no. Devo ancora vederlo il giorno in cui esci con qualcuna senza avere un secondo fine. Sappiamo bene come finiscono tutti i tuoi “pseudo appuntamenti” disse la ragazza accentuando le sue ultime parole mimando delle virgolette con le mani. “Chissà, forse stai perdendo tutto il tuo charme”.

“No, non è così. Se solo avessi voluto me la sarei portata a letto in men che non si dica”.

“Ma non hai voluto. Oppure in realtà non avevi nessun appuntamento o semplicemente pensavi troppo a me” disse la ragazza ridacchiando.

“Ma non dire stronzate! Sono uscita davvero con qualcuno, altrimenti avrei accettato subito di incontrarti! Non ci sono andata a letto perché non mi andava!”

“Oppure ti ha respinta”.

“Non mi ha respinta! Il punto è che non ci ho nemmeno provato, ma lei è completamente persa per me, questo te lo posso assicurare”.

“La conosco?”

“No, non la conosci affatto”.

“Ti fa comodo dire così”.

“Non me lo sto inventando. Non potresti mai conoscerla visto che è in città da poco”.

“Pensa che coincidenza, una turista di passaggio”.

“No non è una turista di passaggio e comunque, perché mi fai tutte queste domande riguardo a ieri sera? Per caso sei gelosa?”

Ashley scoppiò a ridere. “Lo so che questo ti piacerebbe alla follia, ma mi conosci troppo bene. Quindi non fare domande stupide”.

“Perché mi hai cercata?”

“Ero sola e non sapevo come passare il tempo”.

“Questa è la versione che mi rifili ogni volta, ma sai benissimo che non è così. Puoi continuare a dire che tra noi c’è nulla ma tutto questo non è niente. Lo hai già tradito due volte Ashley”.

“Lo sai che non sono fatta per le storie serie”.

“Ma ci stai insieme da due cazzo di anni. Quindi adesso spiegami che storia è la vostra!” disse Shonei mettendosi a sedere sul letto.

“Mi prepari il caffè o vado a prepararmelo da sola?!”

Shonei non si mosse dalla sua posizione e la ragazza fece per alzarsi. “Bene, me lo preparo da sola!”

Shonei la bloccò facendola stendere di nuovo. “Vado io bambina capricciosa!”

“Non chiamarmi così, lo sai che mi dà fastidio!”.

“Ed è per questo che l’ho detto” disse Shonei ridacchiando mentre si rivestiva.

Dopo essersi rimessa gli slip, i jeans, reggiseno e canotta, uscì dalla stanza da letto a piedi scalzi per raggiungere la cucina a preparare il caffè. Non le andava di farlo ma se a chiederlo era Ashley, allora era tutta un’altra storia. Decise così di preparare anche qualcos'altro per colazione cercando tutto l’occorrente in cucina. Nel frattempo accese il televisore per cercare di non pensare a ciò che era successo la sera prima. Le probabilità che Steven la incolpasse dell’ennesimo furto in atto ai suoi danni, erano molto alte. Se c’era qualcosa che sapeva del suo ex capo, era che non permetteva di commettere lo stesso errore due volte. Quando finì di preparare delle uova strapazzate, pane tostato e caffè, portò tutto sul tavolo. Ashley la raggiunse stropicciandosi gli occhi ancora assonnata. Dopo che Shonei era uscita dalla camera, la ragazza si era riaddormentata.

“Potevi almeno alzarti dal letto, non credi?” chiese Shonei scuotendo la testa.

“Ho bisogno di dormire”.

“Io no invece eh?!”

Ashley non rispose nulla sedendosi a tavola e guardando stupefatta la colazione.

Anche Shonei prese posto a tavola davanti alla ragazza. “Che c’è, perché quella faccia?”

“Oh niente, è solo che ti avevo chiesto un caffè e basta”.

Shonei la guardò sgranando gli occhi incredula che si stesse lamentando di questo. Si alzò dalla sedia allungando una mano verso il piatto della ragazza.

“Ehi!” disse Ashley afferrando il piatto prima che lo facesse lei. “Ma che fai?!”

“Non devi preoccuparti sai?! Posso benissimo mangiare anche le tue uova!”

“Non ci pensare neanche, queste sono mie!”

“Ma se ti sei appena lamentata!”

“Non ha importanza questo! Le hai preparate per me e poi sono le mie uova!”

“Ma le ho preparate io!”

“Le hai prese dal mio frigo quindi sono mie!” disse Ashley sorridendo vittoriosa.

“Sei una ragazzina!”

“Senti chi parla!”

Cominciarono a rifocillarsi con la loro colazione in assoluto silenzio. A un certo punto Ashley sorrise guardandola, mentre dava un morso a una fetta di pane tostato. Shonei stava bevendo un sorso di caffè mentre dava un’occhiata alla tv, dove stavano trasmettendo il notiziario del mattino. Quando si rese conto di essere osservata aggrottò le sopracciglia confusa. “Che diavolo hai da sorridere tanto?”

“Oh sai, stavo solo pensando…”

“Tu?! Questa è una novità” disse Shonei provocandola. La ragazza in risposta le lanciò un tovagliolo diretto in faccia, ma che evitò prontamente scostandosi.

“Ok tregua” disse Shonei alzando le mani in segno di resa. “Cosa stavi pensando?”

“Che sei stata così carina e dolce preparandomi la colazione” disse la ragazza continuando a sorridere.

“Hai intenzione di prendermi per il culo ancora per molto?!”

Ashley cominciò a ridere. “Scusa è solo che queste cose le fa chi cerca di fare breccia nel mio cuore gelido”.

“Beh, almeno su l’ultima parte siamo d’accordo!” rispose Shonei continuando a mangiare guardando il televisore.

Ashley guardò verso il televisore sbuffando. “Ma che diavolo stai guardando!?”

“Il notiziario, lo sai che mi piace tenermi informata”.

“Su cosa esattamente?”

“Non lo so, su tutto quello che succede”.

“Come se ti interessasse davvero”.

 

“Si che mi interessa, ma capisco che una come te non possa capirlo. Il tuo unico interesse su cosa succede, si trova solo al di là di quella porta” disse Shonei indicando alle spalle della ragazza dove si trovava l’entrata della camera da letto.

“Per te è lo stesso. Se non erro sei stata tu a venire da me”.

“E tu mi hai chiamata”.

“E tu…”

“Ok basta, finiamola qui! Fammi fare colazione in pace!”

“Cosa hai da fare oggi?”

“Stamattina ho da sistemare alcune cose e stasera esco con Max”.

“Max?! E chi sarebbe?!”

“Maxine, la ragazza di ieri sera”.

“Ah, quindi hai intenzione di rivederla. È una cosa seria?” chiese ironica.

Fu il turno di Shonei di ridere. “Sai che non sono una tipa da storie serie”.

“Hai intenzione di andarci a letto questa volta?” chiese Ashley sporgendosi in avanti incrociando le braccia sul tavolo. Rimase in attesa di una risposta mentre Shonei si godeva il momento sorridendo.

“Si, potrebbe anche essere. Come già ti ho detto lei è completamente persa per me”.

“Si certo, ma come hai precisato tu, lei non lo sa ancora” disse Ashley scettica.

“Potrei decidere di farglielo capire. Siamo ritornate di nuovo alle domande? Per caso non vuoi che esca con lei?”

“Figurati, tu puoi uscire con chi ti pare” rispose la ragazza con una punta di fastidio per essere stata colta in fragrante.

“Bene, allora non c’è nessun problema. Infondo noi non stiamo insieme e tu hai il tuo fidanzatino. Cornuto come un cervo ma è sempre il tuo fidanzato” disse Shonei provocandola.

“Si, hai perfettamente ragione. Questa è la dimostrazione che nessuna storia è importante per me. Come del resto non sono importanti le persone che mi porto a letto. Fai bene a uscire con questa Max, chissà come sarà divertente per te alla sua prima esperienza con una donna” disse Ashley assecondandola, cercando di dimostrarle di non essere interessata.

Detto questo si alzò prendendo il suo piatto portandolo verso la lavastoviglie. Shonei si alzò raggiungendola alle spalle. L’afferrò per la vita facendola voltare. “La smetti di giocare con me?!”

“Io non sto giocando e adesso lasciami!” rispose Ashley afferrando i polsi della ragazza cercando di allontanarla invano.

“Fingi che non ti interessa nulla ma entrambe sappiamo bene che non è così!”

“Non so di cosa tu stia parlando!”

“Oh andiamo Ashley, finiscila con questa sceneggiata del cazzo! Dici che non te ne importa nulla ma non è vero! Ammettilo per una buona volta che ti infastidisce sapermi con un’altra!”

“Potrei anche farlo ma visto che non è così” disse Ashley sottovoce avvicinando il viso a quello della ragazza.

Ashley si scostò dalla lavastoviglie dopo essersi liberata dalla presa della ragazza. Shonei si voltò verso di lei che si stava allontanando e l’afferrò per un braccio facendola voltare. La tirò verso di sé mentre si appoggiava alla lavastoviglie e cominciò a baciarla con trasporto. Ashley non si fece pregare e rispose al bacio facendo risalire le sue mani sotto la canotta della ragazza. Continuarono a baciarsi fino a quando Ashley non scese con le sue labbra sul collo. A un tratto Shonei riaprì gli occhi guardando verso il televisore sintonizzato ancora sul notiziario. Sbarrò gli occhi dall'incredulità e dal terrore. Un brivido freddo le percorse lungo la schiena, dopo aver riconosciuto il volto della vittima di cui stavano parlando. Allontanò la ragazza da sé dirigendosi verso la tv.

“Cosa c’è?!” chiese Ashley confusa mentre guardava la ragazza prendere il telecomando e alzare il volume del televisore.

Ashley le chiese cosa stesse succedendo ma lei non riuscì più ad ascoltarla, così presa dalle parole del giornalista.

 

 

“... questo è il luogo dov'è stato ritrovato il corpo senza vita di Jimmy Campbell, trafitto da due colpi di pistola in pieno petto. Al momento del ritrovamento il ragazzo aveva con sé soltanto il portafoglio completamente vuoto e un documento. Ed è grazie a questo documento che è stato possibile risalire facilmente alla sua identità. Non aveva con sé né soldi e né telefono. A prima vista sembrerebbe essersi trattato di una semplice rapina, ma la polizia sta ancora indagando perché qualcosa non torna. In primis il luogo in cui è stato ritrovato il corpo. Ci si chiede come mai fosse qui da solo in un posto così isolato. Se fosse stata una rapina, sicuramente il ragazzo preso di sorpresa avrebbe comunque reagito cercando di difendersi, ma non sono stati trovati segni di lotta sul suo corpo. Questo potrebbe indicare che molto probabilmente la vittima conoscesse il suo aggressore”.

 

 

Shonei rimase immobile davanti al televisore, stordita dalle parole del giornalista e la voce di Ashley le giungeva ovattata come fosse in una bolla.

Ashley le appoggiò una mano sulla spalla facendola voltare. “Shonei, ma che succede?! Cosa hai?!”

“Io... adesso devo proprio andare!” disse lei ridestandosi. Si diresse in camera per mettersi le scarpe e recuperare la sua roba.

Ashley guardò il televisore prima di seguirla nella stanza con preoccupazione. “Shon, dimmi che sta succedendo!”

“Niente, non sta succedendo niente! È tutto ok!” disse più a sé stessa che alla ragazza.

“Sei proprio sicura?! A me non sembra affatto!”

Shonei prese infine il suo telefono infilandolo in una tasca posteriore dei jeans. Si avvicinò alla ragazza prendendole il viso tra le mani guardandola negli occhi. “Grazie di tutto, ma adesso devo proprio andare!”

“Ma...”

Shonei la interruppe con un bacio. Poi si staccò da lei andando via uscendo di fretta dall'appartamento. Quando arrivò di sotto vicino alla sua auto, tentò di chiamare Matthew senza successo.

“Andiamo, andiamo rispondi cazzo!” disse Shon agitandosi. Salì sulla sua macchina stringendo il volante fino a fare diventare le nocche bianche. Poi mise in moto l'auto uscendo dal parcheggio a tutta velocità, facendo slittare le ruote sull'asfalto.

 

 

“Volevi vedermi?” chiese Matthew sedendosi al solito posto davanti alla scrivania. Steven guardava fuori dalla finestra. Con le braccia incrociate dietro la schiena, si girò a guardarlo. “Si!”

L'uomo prese posto sulla sua poltrona davanti al ragazzo, accendendosi una sigaretta. “Hai saputo cosa è successo?!”

“Se ti riferisci a Jimmy sì, ho saputo. L'ho sentito in radio stamattina mentre ero a fare benzina. Devo dire che mi ha sorpreso non poco. Credevo volessi riprenderti solo i tuoi soldi, al massimo dargli una bella lezione. Ma addirittura farlo ammazzare…” disse il ragazzo fingendosi all'oscuro di tutto.

Steven aggrottò le sopracciglia confuso. “Di che cazzo stai parlando?!”

“Beh, ieri hai mandato quei due da Jimmy e...”

“Li ho mandati per recuperare il denaro e dargli una lezione, affinché fosse da monito per chiunque tentasse ancora di fregarmi! Farlo ammazzare non mi sarebbe servito a nulla! Non in questo caso! E comunque non sono stati loro! Ieri sera non sono riusciti a trovarlo da nessuna parte! A quanto pare qualcuno è arrivato prima di noi!”

“Oh, questa sì che è una bella fregatura. Hai perso definitivamente i tuoi soldi e la merce”.

“Beh, certamente non posso mandare qualcuno a casa sua per recuperare tutto, adesso che è morto! La polizia sta indagando su chi possa essere stato!”

“Fanno il loro lavoro”.

“Tu non ne sai niente?!”

“Io?” chiese il ragazzo fingendosi sorpreso.

“Non trovi che sia un po’ strano cosa sia successo?! Mi ha derubato ed è morto! Tutto è avvenuto in un solo giorno!”

“Non lo trovo così strano in questo ambiente. Quando tenti di fregare un pezzo grosso, sai bene i rischi che corri. Chissà, forse avrà pestato i piedi a qualcun altro”.

Steven lo guardò attentamente attraverso il fumo che si innalzava dalla sua sigaretta. Matthew invece rimaneva impassibile, comodamente seduto davanti a lui e non dava nessun segno di tentennamento.

“A chi avrebbe dovuto pestare i piedi?!”

“Questo non posso saperlo, non ero il suo confidente. Però se prendiamo in considerazione il furto, potrebbe anche darsi che cercava di rimediare qualche soldo rivendendo la tua roba. Così da poter rendere i soldi a qualcuno. Quello di derubarti è sembrato un gesto avventato e disperato. Di solito nessuno si spingerebbe a fare qualcosa del genere contro di te. Tutti sanno come finisce”.

“Mh, devo ammettere che il tuo discorso non fa una piega” disse l'uomo rilassandosi mentre si appoggiava allo schienale della poltrona.

“È un'ipotesi plausibile”.

“Si, hai ragione. Però se è realmente così, questo escluderebbe Shonei da ogni sospetto”.

Matthew rimase in silenzio cercando di trovare subito un modo per rimediare. Per cercare di non fare ricadere i sospetti su di sé, aveva inevitabilmente scagionato anche Shonei.

“In questo caso Shonei non è coinvolta con il furto delle pasticche. L'unico responsabile è Jimmy che ha già avuto quello che si meritava. L'unica colpa di Esse Esse è quello di non essere stata abbastanza attenta” continuò l’uomo.

“Beh, se non sta attenta tu perdi sempre qualcosa. E poi c'è un'altra ipotesi”.

“E quale sarebbe?”

“Che Shonei fosse in combutta con Jimmy e ha messo su questo teatrino. Poi qualcosa deve essere andato storto. Magari Jimmy si è reso conto del guaio in cui si era cacciato. Avrà avuto paura delle ritorsioni. Ha realizzato di essere finito nella merda. Forse voleva raccontare tutta la verità e Shonei lo ha zittito una volta per tutte”.

“Shonei non ammazzerebbe nessuno. Non è un'assassina”.

“Nessuno lo è finché non viene messo nella condizione di dover salvare sé stesso. Shonei si sarà trovata a dovere scegliere tra la sua vita e quella di Jimmy. Avrà deciso che la vita di Jimmy valesse meno della sua. Così ha trovato la forza per farlo fuori. Oppure magari ha lasciato fare il lavoro sporco a qualcun altro”.

“Anche questa potrebbe essere un'ipotesi ma perché mettere in scena tutto questo? chiese Steven schiacciando la sigaretta nel posacenere.

“Forse c'entra il furto avvenuto anni fa”.

“Non è sicuro che sia stata lei”.

I due continuarono a guardarsi come se fossero in una sfida, in attesa che l'altro si arrendesse. Una gara per vedere chi avrebbe ceduto prima, ma nessuno dei due sembrava demordere.

A un certo punto Matthew sorrise. “Quando ieri Shonei mi ha avvisato di cosa fosse successo, mi ha anche chiesto dove vivesse il ragazzo. Voleva occuparsene lei. Credo volesse recuperare i soldi e fare bella figura con te. Magari il suo intento era proprio quello di farti capire che non ti avrebbe mai derubato. Ha inscenato quello che è successo anni fa nella speranza che tu capissi che lei ti è sempre stata fedele. Forse ha detto a Jimmy di sparire subito dopo il furto, di lasciare Portland in modo che tu non conoscessi mai la verità. Lui si sarà rifiutato mandando in fumo il suo piano. Così Shon si è trovata costretta a ucciderlo. E se non è in grado di fare un gesto del genere con le sue mani, cosa che assolutamente non credo, può aver assunto qualcun altro per farlo.

I due continuarono a guardarsi. A un tratto Steven scoppiò a ridere. “Devo ammetterlo, tu hai un bel modo di pensare. Chissà, forse ci hai perso. Avresti dovuto fare il poliziotto”.

“Non fa per me, non riuscirei mai a stare dalla parte sbagliata”.

“Adesso puoi andare e mi raccomando, occupati di lei”.

“Sarà fatto”.

Il ragazzo stava per uscire quando Steven lo fermò. “Ah, un'ultima cosa. Lascia che Shonei creda che la morte di Jimmy è opera nostra. La morte del ragazzo non sarà da monito per gli altri, ma per lei sì. Ci penserà due volte prima di fare altre cazzate. Sempre ammesso che sia stata lei”.

“Certo Steven”.

Quando il ragazzo uscì dall'edificio salendo nella sua auto prese il telefono vedendo la chiamata persa di Shonei. Così la richiamò. Appena la ragazza rispose non le diede il tempo di dire nulla. “Vediamoci al solito posto tra un’ora” disse chiudendo subito la telefonata sorridendo.

 

 

Ellis arrivò puntuale al solito posto per pranzare con i suoi amici. Quando entrò nel locale per vedere dove fossero seduti i compagni, i suoi occhi si fermarono su Mandy che appena la vide le sorrise salutandola con la mano. Lei si sforzò di sorridere fingendo di non provare fastidio per la sua presenza. Sperava davvero che lei non fosse di turno quel giorno. Dopo aver intercettato i ragazzi, si diresse da loro sedendosi al tavolo di fianco al suo migliore amico Gary, dinanzi agli altri due fidanzati.

“Come mai così puntuale? Credevo avresti fatto tardi come sempre” disse Grace sorridendo.

“Lo so io perché non ha fatto tardi oggi. Non vedeva l'ora di rivedere Mandy” disse Blake facendo ridere gli altri.

“Non so perché vi ostinate a venire qui. Se pensate che tra me e lei ci sarà mai qualcosa, vi sbagliate di grosso”.

“La speranza è sempre l'ultima a morire” disse il suo amico di fianco.

“Cretino!” rispose Ellis ridendo.

Ordinarono da mangiare ma stranamente non fu Mandy a occuparsene. La ragazza era impegnata a servire altri tavoli, con grande soddisfazione di Ellis. I ragazzi in attesa dell'arrivo del loro pranzo, chiacchierarono del più e del meno. A un certo punto Gary le chiese come era andata la cena a cui era stata invitata.

“Com'è andata la cena a casa di... ehm, come hai detto che si chiama?”

“Victoria” disse Ellis.

“Giusto, Victoria”.

“È andata bene se è ancora qui a poterlo raccontare” si intromise Blake rispondendo al suo posto.

“Si infatti, con vostro grande dispiacere non hanno messo fine alla mia vita”.

“Hanno?” chiese Grace.

“Si, Victoria vive con altre due amiche. È successa una cosa inaspettata”.

“Del tipo?” chiese Blake curioso.

“Quando abbiamo fatto colazione qui l'altro ieri, non vi ho detto di aver incontrato una persona”.

“Per la precisione chi?” chiese Grace.

“Una ragazza. Lei era appena uscita da un bar e un tizio le è finito addosso, facendole cadere la roba che aveva in borsa e io mi sono fermata ad aiutarla. Beh, almeno ci ho provato”.

“Quando dici che ci hai provato a cosa ti riferisci con l'esattezza?” chiese Blake.

“Ma quanto sei cretino. Stai zitto e falla finire di raccontare” disse la sua ragazza spintonandolo con un braccio.

“Dovresti mettergli una museruola per farlo stare zitto” disse Gary.

“Non sarebbe una cattiva idea” rispose lei guardando il ragazzo.

“Ehi, mi avete preso per un cane?” disse Blake offeso.

“Allora? Raccontaci il resto” disse Gary.

“Come dicevo, ho cercato di aiutarla ma lei è stata abbastanza ostile nei miei confronti. Il caso ha voluto che fosse presente il giorno della cena. È una delle amiche di Victoria”.

“Pensa che sfiga” disse Blake.

“E cosa è successo poi?” chiese Gary.

“Quando mi ha vista credo che volesse sprofondare. Aveva il timore che avrei fatto perdere il posto di lavoro a Victoria per colpa sua.

“Non lo faresti mai” disse Grace.

“Infatti, ma lei non mi conosce”.

“E la serata è andata bene lo stesso?” chiese Gary.

“A parte il suo disagio e il suo continuare a essere ostile nei miei confronti nei momenti di assenza delle sue amiche, direi di sì. Anche lei è una fotografa ma a quanto pare ha qualche problema dal punto di vista professionale. Così ho pensato di offrirle la possibilità di lavorare con me”.

“Aspetta un attimo, per quale motivo?” chiese Blake confuso.

“Beh, come già detto altre volte c'è tanto lavoro e ho bisogno di aiuto. Così ne ho approfittato”.

“E lei ha accettato?” chiese Gary incredulo.

“Le ho fatto ieri la proposta, dopo averla invitata al mio studio e anche a pranzo. Vuole del tempo per pensarci. Mi farà sapere non appena avrà preso una decisione. Spero davvero che accetti”.

“E lei com'è?” chiese Blake.

 

“Lei è una brava fotografa, ma ho come l'impressione che non sia molto entusiasta del suo lavoro”.

“Non intendevo sapere com'è nel suo lavoro” disse Blake.

“Quello che ti sta chiedendo è com'è fisicamente” disse Gary ridendo.

“Mh, carina! Si decisamente molto carina”.

“Allora hai fatto jackpot” disse Blake sbattendo la mano sul tavolo.

“Ma di che diavolo parli?” chiese Ellis.

“Beh, se accetta la tua proposta tu risolvi i tuoi problemi, lei i suoi e magari ci scappa anche qualcos'altro”.

“Ma potrebbe essere già impegnata” disse Gary.

“Oppure non è interessata alle donne” aggiunse Grace.

Ellis spalancò la bocca. “Ragazzi, fatemi capire bene. State cercando di accoppiarmi con qualsiasi cosa respiri?”

“Ma hai detto che è carina. Non la definirei una cosa che respira. Non sarebbe una cattiva idea se lei fosse disponibile visto che Mandy rientra in quella categoria”.

“Quale categoria?” chiese Ellis confusa.

“Quella del no grazie tante ma non te la do” disse Blake ironico.

“Ah ah, divertente! Ragazzi, davvero ve lo dico! Smettetela di preoccuparvi della mia vita sentimentale!”

“Oddio!” disse Gary guardando Mandy che si avvicinava al loro tavolo per portare il loro pranzo, con l'aiuto di un altro collega.

Ellis seguì lo sguardo del suo amico e vide la ragazza avvicinarsi. “Non ce la faccio veramente più. La prossima volta io qui non ci vengo” disse la ragazza abbassando la voce.

Gli altri risero prendendosi gioco di lei, mentre Mandy e l'altro ragazzo si fermarono al loro tavolo per servirli. “Ecco a voi le vostre ordinazioni” disse la ragazza. Poi si rivolse esclusivamente a Ellis. “E questo è per te”.

La ragazza le sorrise indicando con un gesto della testa e con lo sguardo, il piatto appena servito. “Spero sia di tuo gradimento”.

Detto questo si allontanò con il collega lasciando Ellis confusa. Gli amici la guardarono con aria interrogativa.

“Cosa c'è Ellis?” chiese Grace.

Ellis guardò il suo piatto in cerca di qualche spiegazione logica al gesto incomprensibile della ragazza. A un tratto alzò leggermente il piatto dal tavolo e vide un bigliettino bianco piegato a meta. Alzò lo sguardo verso Mandy che la osservava da lontano in attesa. Tornò a guardare di nuovo il biglietto sospirando. “Cristo Santo!”

“Cos'è quello?” chiese Gary al suo fianco.

“Non lo so ma ho un vago sospetto” rispose Ellis aprendo il biglietto. Così lesse il numero di telefono di Mandy e l’indirizzo di casa.

Gary cominciò a ridacchiare cercando di contenersi per non dare nell'occhio, visto che Mandy stava guardando ancora nella loro direzione.

“Si può sapere cosa c'è scritto?” chiese Blake impaziente e curioso.

“Il suo numero di telefono” disse Gary.

“Oh santo cielo” disse Grace ridendo.

Ellis guardò verso Mandy sforzandosi di sorridere, annuendo leggermente. La ragazza rispose al suo sorriso per poi ritornare a lavoro.

Poi tornò a guardare i suoi amici. “Questa è l'ultima volta che metto piede qui dentro, che sia ben chiaro!”

“Oh avanti, non è mica colpa nostra se ti viene dietro” disse Grace ridendo.

“Per l'esattezza ancora non viene” aggiunse Blake ridendo.

“Beh, effettivamente ha ragione. Adesso dipende tutto da te Ellis” disse Gary infierendo divertito.

“Ma sei o non sei mio amico?!” chiese Ellis voltandosi verso di lui. “Provate di nuovo a prenotare qui e giuro che vi ci mando!”

“Non per farmi gli affari tuoi, ma adesso cosa hai intenzione di fare con quello?” chiese Grace indicando il biglietto.

“Non lo userò, questo è certo!”

“E cosa farai se un giorno...”

“Forse non avete capito bene, io qui non ci verrò più! È normale che lei si sia montata la testa vedendomi qui tutte le volte!”

“Beh, se poi le sorridi in continuazione come fai sempre, ci credo che vola con la fantasia” disse Gary.

“Cosa dovrei fare?! Fulminarla sul posto?! Non ha fatto nulla di male!”

“Adesso ha chiarito cosa vuole da te. Chiamala e dille che non sei disponibile” disse Grace.

“Non c'è alcun bisogno di chiamarla al telefono”.

“Allora vai a dirglielo di persona” disse Blake.

“No, semplicemente sparisco”.

“E se poi un giorno vi incontrate per caso? Come ti giustificherai?” chiese Grace.

“Ho avuto troppo da fare e mi è passato di mente! Ah, e ho anche perso il biglietto! Niente di più semplice!”

“Però non è detto che voglia provarci” disse Blake mentre tutti lo guardavano con scetticismo. “Che c'è?”

“Si, hai ragione amore mio, forse vuole semplicemente farle le unghie” disse Grace sarcastica facendogli una carezza.

“Non vuoi proprio mettere le cose in chiaro con lei per paura che ci rimanga male?” disse Gary rivolgendosi a Ellis.

“Si, forse proprio perché so cosa si prova a stare dall'altra parte”.

Gli amici tornarono seri e si guardarono tra loro.

“Scusate, vado al cesso e torno” disse Ellis alzandosi e allontanandosi.

“Ci pensa ancora” disse Grace.

“Non la dimenticherà mai” aggiunse Blake.

Gary sospirò continuando a guardare con preoccupazione Ellis raggiungere i bagni.

 

 

Shonei dopo aver ricevuto la chiamata, tornò al suo appartamento per fare una doccia. Si diresse verso il luogo dell’incontro e dopo pochi minuti Matthew la raggiunse. La ragazza appena lo vide scendere dall’auto e gli andò incontro nervosamente.

“Che cazzo è successo?!”

“Bel modo di salutare Shon!”

“Il bacino del buongiorno te lo darò un’altra volta! Adesso spiegami cosa diavolo è successo ieri sera! Stamattina hanno detto che quel ragazzo è stato trovato morto! L’ho riconosciuto! Ti avevo chiesto di non dire nulla a Steven e che avrei risolto tutto io cazzo!”

“Hai finito?! Adesso chiudi quella cazzo di fogna e ascolta attentamente!”

“Steven mi vuole morta non è vero?! La prossima sono io!”

“No, la prossima non sei tu! Credo che Steven sia troppo clemente con te, ma del resto eri molto importante per i suoi affari!”

“Ero?!”

“Le cose sono cambiate anni fa per via del furto! E quello che è successo ieri non ti ha messa in una buona posizione! Non ti farà fuori, puoi stare tranquilla! Ma le cose sono un po’ cambiate adesso!”

“Cosa vuoi dire?!”

“La sua fiducia in te è stata messa di nuovo a dura prova e questa volta ti è andata davvero male!”

Shonei rimase in attesa che il ragazzo continuasse.

“Non c’entri nulla con quello che è successo ieri?!”

“Crede che ci sia io dietro a tutto questo?! Io non ho fatto nulla!”

“Forse ti eri messa d’accordo con lui e…”

“Ma che cazzo dici?! Io nemmeno lo conoscevo quel tizio! Sono stata via per anni maledizione!”

“Beh, questo non è affar mio!”

“Cosa è cambiato adesso?!”

“Lavorerai ancora per lui per sdebitarti! Sarai pagata come sempre! Non ti verrà torto nessun capello…per ora! A patto che tu segua le mie direttive! Se fino adesso hai pensato che io fossi troppo presente, ora sarà anche peggio! Inoltre, dovrai non so come, incrementare i suoi affari come hai fatto anni fa! Insomma dovrai farti il culo, come si suol dire! E soprattutto non commettere più errori come quelli di ieri sera!”

“Ma io non…”

“Se fossi stata più attenta il tizio non ti avrebbe fregata! Chissà, forse oggi sarebbe ancora vivo!” disse il ragazzo prima di aprire lo sportello della sua auto.

“Aspetta, voglio parlare con lui!”

“Mi dispiace ma non è più possibile!”

“Allora vado da lui!”

“Così firmerai la tua condanna! Non vuole più vederti Shonei! Ha dato ordine ai suoi uomini di prenderti a calci nel tuo bel culetto nel caso ti presentassi da lui! Adesso potrai parlare soltanto con me! Sarò io a occuparmi di tutto quanto! A occuparmi di te Shon!” disse il ragazzo con un sorriso soddisfatto.

Salì in auto abbassando il finestrino. “Ah, un’ultima cosa! Tieni quel tuo cazzo di telefono sempre acceso e il più possibile vicino alle tue orecchie! Non vorrei doverti venire a cercare come l’ultima volta! Spero che non si ripeta mai più! Mi farò sentire se avrò bisogno!” disse il ragazzo avviando l’auto lasciando Shonei ai suoi pensieri.

Era stata completamente lasciata in balia delle mani di Matthew. Sentiva che la situazione ben presto avrebbe preso una brutta piega e lei non poteva fare nulla per cambiare le cose.

 

 

Le due ragazze erano entrambe a lavoro. Steph serviva ai tavoli mentre Chloe era al bar. La mattinata sembrava molto tranquilla non essendoci molta gente. Chloe stava pulendo il bancone quando il telefono che aveva nella tasca posteriore incominciò a squillare. Guardò il display e fece un cenno a Emily per farsi raggiungere.

“Dimmi Chloe”.

“Potresti sostituirmi un attimo? Devo rispondere”.

“Ma certo, vai pure”.

“Grazie” disse Chloe allontanandosi velocemente uscendo dal retro del locale.

“Ehi tu!” disse rispondendo al telefono dopo essersi appoggiata con le spalle al muro.

“Ehi, ciao Chloe”.

“Ciao Lauren. Come va?”

“Ora che ti sento sicuramente meglio. Scusami ancora per ieri sera ma abbiamo fatto davvero tardi”.

“Si anche io quindi non preoccuparti. Capisco bene che sei molto impegnata”.

“Mi manchi terribilmente e vorrei tanto poterti vedere”.

In quel momento la chiamata venne interrotta bruscamente. “Chloe, ci sei? Chloe? Ma...” disse Lauren guardando il telefono stupefatta. “Ha riattaccato”.

Dopo pochi secondi ricevette un video chiamata da parte di Chloe. Sorrise mentre rispondeva. “Mi hai riattaccato il telefono in faccia”.

“Si, ma l'ho fatto per una buona causa. Allora, adesso come va? Mi vedi?”

“Non intendevo vederti così” continuò Lauren.

Chloe si girò intorno e poi guardò Lauren. “Ma ti sembra il caso che mi spogli qui fuori? Qualcuno potrebbe vedermi e gradire la vista” disse Chloe ironicamente.

Lauren rise alle sue parole. “Intendevo vederti dal vivo, non nuda”.

“Aaaah, va bene ma...” disse Chloe annusandosi addosso. “...ti giuro che a giudicare dal mio odore sono ancora viva. Insomma me ne sarei accorta se fossi morta”.

Lauren continuò a ridere. “Guarda che ci sono persone che riescono a puzzare così tanto anche da vivi”.

“Ehi, che cosa vorresti insinuare?” disse Chloe fingendosi offesa.

“Sei un'idiota. Ricordami ancora perché sto con te”.

“Perché sono una strafiga da paura”.

“Aaaah, ora me lo ricordo”.

Risero entrambe e poi tornarono serie.

“Lo so che non basta una video chiamata per farti sentire meno la distanza, ma al momento non credo si possa fare altro. Ci dobbiamo adattare”.

“Odio dovermi accontentare” disse Lauren.

“Sarà soltanto per il tempo in cui sarai via. E poi non è che abbiamo altra scelta”.

“Già, come vanno le cose lì?”

“Bene, come al solito”.

“Nessuna novità?”

“Ehm... a dire il vero sì, una c’è”.

“Oh davvero?”

“Già”.

“Sentiamo, di cosa si tratta?”

“Ma forse è troppo presto per parlarne”.

“Oooh ti prego. Dimmi qualsiasi cosa che mi faccia sentire meno lontana da Portland”.

“E va bene. A quanto pare io e Steph abbiamo un'inquilina molto carina nel nostro condominio”.

Lauren la fulminò con lo sguardo. “Come scusa?!”

“Che c'è?”

“Chloe, mi hai appena detto che c'è un'inquilina carina lì da voi e io sono a miglia di distanza! Secondo te come dovrei prendere una notizia del genere?”

“Ah, capisco. Non essere gelosa, guarda che c'è già chi le ha messo gli occhi addosso”.

“Chi?”

“Steph”.

“Cosa? Davvero?”

“Eh sì, a quanto pare ha perso completamente la testa per lei. Mi raccomando se vi sentite non dirle che te l'ho detto”.

“Come si chiama?”

“Jessie e ha una gatta. Ti ricordi quando hai trovato Flerk sul pianerottolo davanti alla porta dell’appartamento?”

“Si”.

“Ebbene, anche lui come Steph si è preso una sbandata”.

Lauren rise. “Era davanti alla porta di questa Jessie?”

“Si, ed è così che Steph l'ha conosciuta”.

“Beh, mi fa piacere per lei”.

“A me non tanto”.

“Perché?”

“Ancora non capisce se effettivamente ha qualche possibilità con lei, se capisci cosa intendo”.

“Ah, mi stai dicendo che è etero?”

“È questo il punto, non si sa. Anzi, Steph non sa ancora nemmeno se è fidanzata”.

“Oh, capisco. Dovrebbe cercare di capirlo in fretta prima di perdere il senno della ragione”.

“Credo che la abbia già perso. Ha lasciato che Jessie credesse fosse possibile un accoppiamento tra Flerk e la sua gatta”.

Lauren cominciò a ridere di gusto.

“Puoi immaginare la mia faccia quando l’ho scoperto”.

“Ed è proprio per questo che sto ridendo”.

“Ah, grazie. Ma certo continua pure. Comunque, sembra che le piaccia sul serio. Spero solo che non prenda un’altra bella cantonata”.

“L’ha già presa?”

“Oh sì, più di una”.

“È una bellissima ragazza, non credevo avesse di questi problemi”.

“Infatti non ne avrebbe, se solo non perdesse tempo dietro alle ragazze etero”. Sembra quasi che abbia fiuto per andarsele a cercare”.

“Lo sai che l’amore è cieco”.

“Ah, quindi se guardi porno diventi cieco, se ti innamori è lo stesso. Praticamente siamo tutti destinati a vagare nel buio più totale”.

Lauren ricominciò a ridere.

“Ecco perché quando ci siamo conosciute non riuscivi a leggere il mio nome sulla targhetta” continuò Chloe.

“Eh no, qui ti sbagli mia cara. Io sapevo già il tuo nome e credimi si leggeva benissimo. Era tutta una tattica la mia”.

“Si vede che hai fatto molta pratica per non rendermene conto”.

“Oppure sei tu poco attenta. Comunque non preoccuparti, magari stavolta sarà diverso. E poi vorrei ricordarti che anche una persona etero potrebbe riscoprirsi tutt’altro” disse Lauren sorridendo.

“E chi meglio di te può saperlo”.

“Appunto. Shon come sta?”

“Anche lei sta bene, più o meno”.

“Oh oh, quel più o meno è preoccupante. Che ha combinato adesso?”

“È tornata a Portland una sua ex, anche se non è il termine adatto. Sembra che si stia facendo accalappiare di nuovo da lei”.

“Non ci credo. Shon che si fa abbindolare è qualcosa che devo ancora vedere”.

“Io mi auguro che tu non lo veda mai sinceramente”.

“Praticamente sei in pensiero per tutti in questo periodo”.

“A quanto pare”.

“Beh, cerca di non dimenticarti di te stessa nel frattempo”.

“Già. Non preoccuparti, ci penso a me” disse Chloe pensando a Max.

“Tutti gli altri come stanno?”

“Sicuramente stanno tutti bene, anche se non li ho visti dopo l’ultima sera prima della tua partenza. Ma dimmi una cosa, perché lo chiedi a me? Non li chiami mai?”

“Ho sempre poco tempo a mia disposizione e quindi appena posso chiamo te”.

“Ogni tanto potresti chiamare loro al posto mio. Sono tuoi amici”.

“Guarda che adesso sono anche i tuoi amici”.

“Si, ma loro possono vedermi tutte le volte che vogliono, tu invece sei lontana”.

“Chloe, mi stai rimproverando per caso?”

“Il mio non è un rimprovero e non voglio dire come comportarti con i tuoi amici però...”

“Però?”

“Non voglio che a causa mia perdi i contatti con loro”.

“Capisco” disse Lauren comprendendo a cosa si stesse riferendo la ragazza. Chloe ci era già passata con Max in passato. “Ti prometto che li chiamerò appena posso”.

“Bene”.

“Tu stai bene?”

“Certo, alla grande”.

“Mi aspettavo una risposta diversa”.

“Cosa? Per quale motivo?” chiese Chloe allarmata pensando che forse in qualche modo era già venuta a conoscenza della presenza di Max.

“Non saprei. Mi aspettavo una cosa del tipo, sono stanca di stare senza di te, mi manchi troppo. Torna immediatamente qui oppure ti vengo a prendere”.

Chloe si rilassò dopo aver scongiurato il peggio. “Mi manchi tanto ma non ho voglia di strapparmi i capelli davanti a te. Finiresti per fare i bagagli e tornare qui. Inoltre, mi ci vedi pelata?”

Lauren rise per poi tornare seria. “Tu staresti bene anche in quel caso”.

“Bene, vorrà dire che non appena ritornerai, mi raserò i capelli a zero”.

“Non provarci”.

“Ma come, hai appena detto che sto bene in tutti i modi” disse Chloe ridendo.

“Se lo fai ti tradisco con qualche bel fusto”.

Chloe smise di ridere. “Se è uno scherzo non lo trovo affatto divertente”.

Lauren si maledisse mentalmente ricordando che Chloe per certi versi aveva già subito un tradimento. O almeno lei lo aveva percepito così con Rachel. “Stavo scherzando. Scusami tanto”.

“Lo so che stavi scherzando”.

“Si però dovrei riflettere prima di aprire bocca”.

“Cioè?”

“Con te devo stare attenta a cosa dico anche quando scherzo, perché finisco per toccare dei fili scoperti”.

“Ma di cosa…” disse Chloe interrompendosi dopo aver capito il suo ragionamento. “Ah, capito. Comunque non ci stavo pensando. Cavoli Lauren quella è acqua passata ormai. Per cercare di non farmi ricordare certe cose, finisci per farlo lo stesso”.

“Scusami”.

“Non devi scusarti, non hai fatto nulla di male. Puoi parlare liberamente senza farti scrupoli ogni volta”.

“E va bene”.

Rimasero a guardarsi per qualche istante senza dire una parola, consapevoli che dovevano tornare ai loro impegni.

“Adesso ti faccio tornare a lavoro” disse Lauren.

“Ok, tu invece?”

“Io e Daisy usciamo tra poco”.

“Ah, pensavo battessi la fiacca”.

“Non sei per niente divertente Chloe”.

“Infatti non volevo esserlo”.

Lauren fece una linguaccia sorridendo. “Allora ci sentiamo domani o stasera”.

“Lauren, ci sentiamo domani. Se hai del tempo stasera, chiama i tuoi amici”.

“E va bene, che lagna che sei” disse Lauren alzando gli occhi al cielo facendo ridere Chloe.

“Allora a domani Lauren”.

“A domani Chloe” disse Lauren inviandole un bacio attraverso il display del telefono chiudendo la chiamata.

Così Chloe ne approfittò per fumare una sigaretta prima di tornare a lavoro.

 

 

Nel frattempo all’interno del locale, Steph dopo aver servito del caffè a dei clienti a un tavolo, vide entrare qualcuno dall’ingresso. Jessie appena la vide le sorrise salutandola con una mano. Steph le si avvicinò lentamente ricambiando il sorriso.

“Ciao Steph”.

“Ciao Jessie, che sorpresa. Non mi aspettavo di vederti. Niente lavoro oggi?”

“Mi sono licenziata”.

“Cosa?! Oh, mi dispiace tanto, che è successo?”

Jessie cominciò a ridere divertita. “Ti sto prendendo in giro Steph”.

“Ah ecco, mi sembrava strano. Che bello essere presi per il culo di primo mattino”.

Jessie continuò a ridere. “Scusami tanto. Ora che ne dici di portare due caffè mentre mi siedo a un tavolo?”

“Oh certo, arrivo subito” disse Steph avvicinandosi al bancone da Emily per farsi preparare i caffè. Jessie nel frattempo prendeva posto a un tavolo a smanettare con il telefono in attesa della sua ordinazione.

Quando i caffè furono pronti Steph li portò al tavolo.

“Ecco a te”.

“Grazie Steph” disse la ragazza posando il telefono sul tavolo.

“Allora, o sei una caffeinomane oppure aspetti qualcuno” disse Steph.

“Si, aspetto qualcuno” rispose la ragazza guardandola.

“Ah… chi?”

“Siediti, l’altro caffè è per te” disse Jessie ridacchiando.

“Oh, è per me? Non sono molto sveglia oggi”.

“Si vede”.

Steph si guardò intorno e proprio in quel momento Chloe riprese il suo posto al bar. “Arrivo subito Jessie” disse allontanandosi per raggiungere l’amica.

“Chloe, posso prendermi una piccola pausa per un caffè?”

“Di già?”

Steph la guardò facendo un cenno con la testa alle sue spalle. Chloe guardò oltre lei e vide Jessie seduta al tavolo. La ragazza la salutò alzando una mano. “Aaaah, ora ho capito. Beh, non c'è molta gente oggi quindi prenditi pure una pausa Steph”.

“Eccomi qua” disse Steph sedendosi davanti a Jessie.

“Spero di non aver creato problemi”.

“Cosa? No, no assolutamente. A proposito, grazie per il caffè”.

“Di niente, sei stata così gentile ieri con me e la mia amica”.

“Come mai oggi niente lavoro?”

“Il dentista si è ammalato e quindi sono andata in studio solo per posticipare tutti gli appuntamenti di qualche giorno”.

“Che figata. Qui non succede mai, anche perché se si ammala il padrone del locale, c’è lei che lo sostituisce” disse Steph indicando l’amica al bar che le stava guardando con le braccia appoggiata al bancone.

Jessie si voltò in quella direzione e vide Chloe osservarle attentamente. “Ah, mi avevi detto qualcosa al riguardo. Come mai ci sta fissando?” chiese la ragazza confusa.

“Eh? Oh, perché si vede che non ha niente da fare al momento. Stamattina non è tanto movimentato qui, c'è poca gente”.

Steph approfittò del momento in cui Jessie guardava l'amica, per far capire a Chloe di smetterla di guardare. Fece un gesto nella sua direzione con la mano davanti al collo per dirle di darci un taglio. L'amica quando recepì il messaggio torno a farsi gli affari suoi. Jessie si voltò di colpo verso Steph che per nascondere il gesto iniziò a grattarsi la testa.

“Comunque avrò qualche giorno libero. Quindi stavo pensando che se anche tu fossi libera, potremmo fare qualcosa insieme” disse Jessie.

“Magari, sarebbe davvero fantastico”.

“Potremmo andare da qualche parte o venire qui se fanno qualcosa di…”

“Domani sera qui si balla, quindi potrebbe essere l’ideale”.

“Benissimo, allora avviso la mia amica per domani sera”.

L’entusiasmo di Steph venne interrotto in un attimo, per ben due ragioni. La prima era che per l’indomani avrebbe dovuto lavorare. La seconda invece, è che anche se avesse avuto la serata libera, non sarebbero state da sole a causa della presenza dell'amica di Jessie. Nonostante tutto la speranza è l’ultima a morire.

“C’è solo un piccolo problema” disse Steph.

“Quale?”

“Non credo di avere la serata libera domani, però posso sempre fare un tentativo. Dammi un attimo”.

Si alzò e tornò da Chloe che stava sistemando alcune bottiglie.

“Chloe!”

“Che c’è? Ho smesso di guardarvi”.

“Si lo so, ma non è questo. Mi devi assolutamente aiutare” disse la ragazza abbassando la voce.

“Ok, di cosa si tratta?”

“Jessie vorrebbe fare qualcosa con me domani sera”.

“Ehm, fare cose del tipo…”

“Non fare la scema, non è quello che pensi!”

“Ok, stai calma!”

“Le ho proposto di passare la serata qui domani!”

“Uhm, ma domani lavori!”

“Appunto e non è l’unico problema! Ammettiamo che io riesca a ottenere la serata libera…”

“In che modo?!” chiese Chloe riducendo gli occhi a due fessure, intuendo già la sua richiesta.

“Verrà con l’amica! Sarà il terzo in comodo, capisci?!”

“E io come…”

“Potresti mettere una buona parola con Asher e farci ottenere la serata libera”.

“Farci?”

“Si!”

“E io cosa c’entro?!” chiese Chloe confusa.

Steph le concesse del tempo per arrivarci da sola.

“Cosa?! Oh, no, no, non se ne parla nemmeno! Scordatelo!”

“Ti prego Chloe, è l’unico modo! L’amica sarà sempre tra i piedi impedendomi di stare con lei!”

“E io dovrei tenere a bada la sua amica! Ma che bella serata mi attende!”

“Non ti chiedo mai nulla Chloe, per questa volta potresti aiutarmi?! Dici che dovrei capirci qualcosa su di lei, ma come faccio se c’è sempre qualcuno di troppo?!”

Chloe sospirò arrendendosi. “E va bene, chiederò ad Asher una serata libera per entrambe! Ma se dice di no non insisto!”

“Certo, grazie Chloe!” disse Steph entusiasta tornando al tavolo per avvisare la ragazza, che le avrebbe fatto sapere in serata.

In quel momento entrò Shonei nel locale che andò a sedersi su uno sgabello del bar, dopo aver dato un’occhiata alle due ragazze al tavolo.

“Ehi Shon!”

“Buongiorno Chloe, preparami un caffè per favore!”

“Ok, stai bene?”

“Si certo, sto benissimo”.

“Se lo dici tu”.

Shonei si voltò di nuovo verso le due ragazze e poi tornò a guardare Chloe con aria interrogativa.

“A quanto pare Jessie ha chiesto a Steph di uscire insieme domani”.

“Davvero?”

“Eh sì. Solo che tutto questo richiede il mio intervento” disse Chloe porgendo una tazza di caffè all’amica.

“Cioè?”

“Domani Steph lavora e io devo fare in modo che abbia la serata libera”.

“È tuo dovere aiutare un’amica, se ti chiede aiuto”.

“Si, però mi tocca anche occuparmi dell’amica di Jessie”.

“Scusami, ma non ti seguo”.

“Steph ha deciso di passare la serata qui al Paradise con lei. Purtroppo Jessie porterà anche la sua amica”.

“Ah, ora capisco. Allora non era un appuntamento vero e proprio tra loro”.

“Esattamente”.

“Ti ci vedo bene a fare da babysitter all’amica” disse Shonei ridacchiando.

“Domani tu hai da fare?”

“Scordatelo Chloe” rispose tornando seria.

“Prima hai detto che è mio dovere aiutare un’amica se ha bisogno. Credo che questo valga anche per te, quindi non rifiutarti. Domani mi terrai compagnia”.

“E se avessi da fare?”

“Cosa ad esempio? Scoparti qualcuno?”

“È pur sempre un impegno”.

“Magari potresti fare il filo alla sua amica”.

“E va bene, ma non farò il filo a nessuno”.

Chloe poi chiamò Steph dicendole che la pausa era finita e lei salutò Jessie lasciandola al tavolo a finire il suo caffè. Così Shonei decise di finire il suo di caffè in compagnia della ragazza.

“Ciao Jessie”.

“Ehi Shonei”.

“Posso sedermi qui con te?”

“Ma certo”.

“Grazie” disse Shonei sedendosi. “Come va?”

“Tutto bene e a te?”

“Benissimo. Come mai qui?”

“Ho qualche giornata libera e sono venuta qui per un caffè. Tu invece?” 

“Io qui ci vivo praticamente”.

Jessie rise. “Allora saprai della serata di domani”.

“Oh sì, eccome se lo so”.

“Ci sarai anche tu?”

“È richiesta la mia presenza, come potrei dire di no?”

“Allora potremmo passare la serata tutte insieme, anche se Steph non è ancora sicura di essere disponibile visto che lavora”.

“Riuscirà a liberarsi vedrai”.

“Speriamo” disse Jessie bevendo il suo caffè mentre sbirciava il suo telefono dopo aver ricevuto un messaggio. Nel frattempo Shonei la studiava attentamente. Si chiese se non fosse il caso di indagare per capire se effettivamente Steph avesse qualche possibilità con lei.

Guardò oltre la ragazza per vedere un altro tavolo dove un ragazzo era alle prese con il suo telefono. Jessie si accorse del suo movimento e alzò gli occhi dal telefono guardandola. “Cosa c’è?”

“Oh niente, c’è solo un ragazzo che lancia degli sguardi molto eloquenti da questa parte”.

“Forse hai fatto colpo”.

“No, non credo c’entri io in tutto questo” disse Shonei sorridendo.

Jessie allora alzò del tutto la testa dal telefono e si girò lentamente alle sue spalle per vedere il ragazzo.

“Ecco fatto, adesso fa finta di guardare il telefono. È un classico” disse Shonei per giustificare il fatto che il ragazzo non fosse per niente interessato a loro.

“Sei proprio sicura che stia fingendo?” chiese Jessie guardando il ragazzo.

“Certo, fino a ora non ha fatto altro che guardare da questa parte”.

“Beh, in questo caso lascialo guardare” disse la ragazza riportando lo sguardo su Shonei.

“Non è male come ragazzo”.

“Mh, carino ma non è il mio tipo”.

“Ah no?”

“Decisamente no”.

“E dimmi, quale sarebbe il tuo tipo?” chiese Shonei sorridendo incrociando le braccia sul tavolo fissandola.

“Di certo non lui” rispose Jessie ridendo.

“Questo l’ho capito, ma potresti essere più precisa? Magari, darmi qualche indicazione più specifica di quale tipo ti piace?”

“Perché ti interessa tanto?”

“Prova a indovinare” disse Shonei sorridendole.

Jessie ricambiò il sorriso dicendo: “Non saprai qual è il mio tipo, ma io conosco di certo il tuo. Non credo che questo tuo modo di fare attacchi con me”.

“Che strano, di solito funziona con le altre”.

“Io non sono le altre” disse Jessie che riportò il suo sguardo al telefono per l’arrivo di un altro messaggio. “Adesso mi devi scusare ma devo proprio andare”.

“Ma certo” disse Shonei appoggiandosi allo schienale guardandola.

Jessie si alzò prendendo la borsa e si rivolse alla ragazza. “Allora ci vediamo domani sera Shonei”.

“Puoi contarci Jessie” rispose sorridendo.

Prima di uscire dal locale raggiunse Steph che sparecchiava un tavolo e che durante tutto quel tempo aveva continuato a lanciare occhiate verso di loro chiedendosi che diavolo stesse combinando Shonei. Si salutarono e poi la ragazza uscì dal Paradise. Shonei invece raggiunse il bar.

“Chloe!”

“Cosa c’è?”

“Dovresti mettere in guardia Steph!”

“Su cosa?”

“Su Jessie!”

“E per quale motivo?”

“È completamente etero!”

“Cosa?! Oh santo cielo, non dirmi che glielo hai chiesto!”

“No, però credimi è così, il mio radar non sbaglia mai!”

“Il tuo radar, certo” disse Chloe con sarcasmo.

“Non sto scherzando! Ho cercato un approccio con lei e…”

“Tu cosa?!” chiese Chloe spalancando gli occhi. “Ma sei completamente fuori di testa?!”

“Perché?!”

“Ci hai appena provato con la ragazza che piace a Steph e mi chiedi perché?!”

“Si ma non preoccuparti, di solito faccio di peggio” disse la ragazza noncurante.

“Ti è andata male?!”

“Direi malissimo ed è questo uno dei motivi per cui ti dico di metterla in guardia!”

“Fammi capire bene! Se una persona non accetta le tue avance è completamente etero?!”

“Si esatto!”

“Ma se tu non hai problemi nemmeno con quelle!”

“Attenzione, non ho mai detto questo! Il punto è che riesco a portarmi a letto le ragazze etero che sono tendenzialmente dell’altra sponda. Solo che magari non sono ancora consapevoli! Oppure magari sono semplicemente delle pervertite!”

Chloe prese lo straccio per pulire il bancone e gliel’ho lanciò in faccia. “Tu sei completamente matta!”

“Parlo sul serio! Tu non vuoi che Steph si becchi l’ennesima porta in faccia, giusto?!”

Chloe rimase in silenzio.

“Ti dico che quella puzza di eterosessualità da un miglio di distanza! Io ho il fiuto da segugio. Anzi, come i vampiri con il sangue!”

“Che succede?!” chiese Steph che si era appena avvicinata a loro.

“Oh niente, stavamo parlando di… domani sera” disse Chloe guardando Shonei, come per dire, se dici una sola parola ti ammazzo.

“Si infatti! Domani ci diamo alla pazza gioia eh!” disse Shonei rivolta a Steph.

“Ci sarai anche tu?!” chiese Steph.

“Bingo!”

“Oh cielo!” disse Steph allontanandosi.

“Io ti ho avvisata!” disse Shonei a Chloe abbassando la voce. Poi lasciò la tazza sul bancone. “Beh, ti saluto!”

“Dove vai?!”

“In giro!”

“Stasera fai un salto?!”

“Non credo, ho da fare!”

“Sai qualcosa su Max?!”

“Me ne sto occupando Chloe!”

“In che modo?!”

“Tu non devi preoccuparti di nulla! Ci penso io, ho tutto sotto controllo! Stasera puoi lavorare tranquilla, se so qualcosa ti avviso! Ora devo andare!”

Detto questo uscì dal locale lasciando Chloe combattuta tra il suo desiderio di vederla e quella di andarsi a nascondere in qualche luogo remoto.

 

 

Nel pomeriggio Shonei chiamò Max per chiederle di andare a fare un giro insieme. Questa volta la ragazza rispose alla chiamata tranquillamente accettando di uscire con lei, noncurante della presenza delle sue amiche che stavano ascoltando la loro conversazione telefonica. Max andò subito a prepararsi indossando dei jeans chiari, scarpe sportive beige con abbinata una borsa a tracolla dello stesso colore. Una maglia un po' lunga e svolazzante a tinta unita nera a maniche corte, con una spalla scoperta da un lato e una bretella leggermente larga. Dopo aver terminato di prepararsi, si sedette sul divano in attesa dell'arrivo della ragazza. Shonei non si fece attendere a lungo e quando le inviò un messaggio per dirle di essere arrivata, uscì dall'appartamento salutando le due amiche. Ma prima precisò di non aspettarla, non sapendo se avrebbe fatto tardi. Infatti con Shonei non era mai possibile saperlo.

 

 

Quando arrivò di sotto nel parcheggio, si diresse verso la porsche cabriolet nera dell’amica. Questa volta aveva il tettuccio abbassato. Shonei era appoggiata all’auto di spalle intenta a fumare una sigaretta. Indossava dei jeans scuri leggermente strappati, una camicia con le maniche arrotolate, portava gli occhiali da sole e una collana con un paio di piastrina militari. Quando Max le si avvicinò di fianco, la ragazza si voltò a guardarla sorridendole mentre gettava via la sigaretta. “Ciao!”

Poi quando Shonei si rese conto dell’espressione disegnata sul volto di Max, tornò seria. Si tolse gli occhiali preoccupata. “Ehi, stai bene?!”

Max ci mise un po’ a tornare in sé e rispondere. Per qualche strana ragione vedere quei jeans strappati e la collana che portava al collo, le aveva ricordato inevitabilmente Chloe. “Ehm… no, cioè sì… sto bene”.

“Avevi una faccia strana, sembrava avessi visto un fantasma” disse Shonei ridendo.

“Già, un fantasma” rispose Max sforzandosi di sorridere.

“Allora, sei pronta per un lungo pomeriggio con me?”

“In effetti mi stavo chiedendo come mai ci vediamo a quest’ora”.

“In un certo senso ho già programmato la nostra serata. Salta in macchina”.

 

 

Così iniziò il loro ennesimo appuntamento dal quale Shonei cercò di capire un po’ di più la ragazza conoscendola meglio. E magari riuscire anche a comprendere come poter aiutare Chloe. Raggiunta la loro destinazione, Shonei fermò l’auto in uno dei parcheggi a pagamento disponibili. Il piano della ragazza consisteva nel fare una lunga passeggiata in uno dei tanti parchi urbani presenti in città, il Tom McCall Waterfront Park che si trovava a Downtown. Il Tom McCall Waterfront Park Tom McCall, era stato progettato in onore del giornalista Tom McCall, che fu il trentesimo governatore dell'Oregon. Il parco sorgeva sulle sponde del fiume Willamette: percorrendo tutto il Waterfront Park Trail. All’interno del parco si trova il Saturday Market, bancarelle gastronomiche, che però erano disponibili soltanto il sabato. Quindi le ragazze non avrebbero potuto approfittarne. Nelle vicinanze del parco c’è l’Oregon Maritime Museum, museo che rappresenta da sempre lo stretto legame che intercorre tra la città e la vita marittima. Shonei le promise di farglielo visitare un giorno, anche se lei personalmente non era mai stata interessata a quel genere di cose. Tra le altre cose presenti nel parco, c’è un bike rental dove era possibile noleggiare delle bici se lo si desiderasse. Nella sponda opposta del fiume c’è la Eastbank Esplanade, che è possibile raggiungere percorrendo in bici o a piedi, uno dei ponti che disponibili che attraversano lo Willamette. Le ragazze percorsero il lungo viale del parco chiacchierando, fermandosi di tanto in tanto per ammirare le barche in movimento sul fiume o fontane dalle quali sgorgava acqua fresca, dove alcuni bambini giocavano saltellando nelle vicinanze bagnandosi completamente. Lungo il tragitto si fermarono ad ascoltare alcuni musicisti di strada. I prati e gli alberi che contornavano il lungo viale erano ben tenuti e puliti. Ogni tanto c'erano delle panchine occupate da gente che facevano una pausa per mangiare qualcosa preso da alcuni carretti di cibo presenti. Stanche di camminare tornarono indietro per raggiungere l'auto, ma prima si fermarono su una delle panchine libere. Shonei si accese una sigaretta.

“Ok, è ora di fermarci e prendere un po' d'aria”.

“Se quella la chiami aria”.

“Ne vuoi una?”

“Ma sì, perché no”.

Shonei sorrise porgendole il pacchetto dal quale Max ne tirò fuori una. Shonei l'accese continuando a sorridere.

“Perché quella faccia?” chiese Max.

“Perché ti sto portando sulla cattiva strada”.

“Veramente questa non è la prima sigaretta che fumo”.

“E io che già esultavo per i risultati ottenuti”.

Max rise alle parole della ragazza. “Mi dispiace per averti delusa. Sarà per la prossima volta”.

“Puoi contarci che ci sarà una prossima volta”.

“È una minaccia?”

“Naaa, è una promessa”.

Tra una chiacchiera e l'altra Shonei vide poco distante un carrello di street food. Così si allontanò per comprare due hot dog un sacchetto di patatine e due bibite. Trascorsero un altro po' di tempo chiacchierando di Portland consumando la loro cena. Quando terminarono di mangiare, Shonei butto tutto nel portarifiuti lì accanto e cercò di cambiare argomento.

“Allora, adesso che ci siamo annoiate abbastanza parlando della città, che ne dici di passare a qualcosa di più interessante?”

“Tipo?”

“Tipo, Victoria sa che ci stiamo frequentando?”

Max che fino a quel momento stava sorridendo, si rabbuiò all'istante.

“Ahia, la tua espressione mi dice che forse era meglio non chiedere. Cambio domanda?”

“No, non preoccuparti. Va bene”.

“Lei lo sa vero?”

“Ieri sera quando sono rientrata era ancora sveglia”.

“Mi dispiace. È colpa mia se hai fatto tardi”.

“Non devi scusarti. La verità è che ho rifiutato di uscire con gli altri, dicendo che ero stanca e di voler andare a dormire. Ma ovviamente non era così perché dovevo uscire con te. Inoltre Kate quando è rientrata a casa e non trovandomi ha provato a chiamarmi, ma non ho sentito il telefono squillare. Quindi in poche parole ho mentito, non ho risposto al telefono e ho fatto tardi. Puoi immaginare le domande che mi hanno fatto. Erano preoccupate ovviamente. Ho cercato di evitare di dire che ero con te, perché Victoria… beh… lo sai. Ma poi alla fine mi sono stufata perdendo la pazienza e ho detto la verità”.

“E loro come l'hanno presa?”

“Non lo so e non mi importa”.

Dopo aver riflettuto qualche istante Shonei chiese: “Hai mentito per me?”

“No, ho mentito per me. Per non essere stressata da Victoria”.

“Ma hai mentito a entrambe. Avresti potuto dire la verità almeno a Kate. Lei sembra più dolce, forse comprensiva e sicuramente meno irritante. Come mai non l'hai fatto?”

Max ci penso un po' su e alla fine rispose con una semplice alzata di spalle, non sapendo nemmeno lei per quale ragione. “Comunque adesso lo sanno e non è più un problema. Anzi, ho anche precisato di non aspettarmi oggi”.

“Davvero?!” chiese Shonei sorpresa mentre ridacchiava.

“Si” rispose Max ridendo anche lei.

“Devo ammetterlo, sei sorprendente. Visto che le hai già avvisate, voglio avvisarti che molto probabilmente faremo tardi anche stasera”.

“Che hai in mente?”

“Niente di illegale, fidati di me”.

Rimasero in silenzio per un po' e poi fu Max a porre una domanda. “Ieri sera non mi hai detto molto di te. Che ne dici di farlo adesso?”

“Ma che dici? Certo che ti ho parlato di me”.

“Non tanto, dimmi qualcos'altro. Tipo, come mai non parli più con i tuoi?”

Shonei si appoggiò con i gomiti sulla spalliera della panchina, guardando davanti a sé.

“Scusami, se non ti va di parlarne lo capisco. Non sentirti obbligata a parlarmene se non vuoi”.

“No, va bene. Evito di parlarne come faccio di solito. È solo che... non è un argomento di cui mi piace parlare. Vorrei semplicemente dimenticare tutto, ma tanto è impossibile”.

“Allora parliamo di altro”.

Shonei si voltò a guardarla. “No, parliamone pure. Però sappi che non è una storia piacevole”.

“Finché non hai ucciso qualcuno” disse Max scherzando per alleggerire la situazione.

Shonei continuò a guardarla seria in volto senza dire nulla. Poi si voltò a guardare di nuovo davanti a sé.

“Non parlo mai della mia vita perché non è quella che tutti vorrebbero poter raccontare e nemmeno ascoltare. Tanto non interessa a nessuno”.

“Questo non è assolutamente vero”.

“Non vedo proprio come qualcuno possa essere interessato a...” disse Shon interrompendosi capendo cosa volesse dire. “Ah, certo... tu lo sei” aggiunse ridendo.

Max le sorrise mentre appoggiava le spalle allo schienale della panchina incrociando le braccia al petto.

“Ok... allora vediamo…sono stata abbandonata dai miei genitori quando avevo nove anni. Sono stata mandata a vivere da mio zio materno che alla fine si è rivelato essere uno stronzo di prima categoria. Mi picchiava continuamente. Dovevo fare sempre ciò che diceva altrimenti le prendevo di santa ragione. E credimi, ne ho prese proprio tante. Quando sua moglie lo ha lasciato per scappare via con un altro uomo, ha chiamato i servizi sociali per avvisarli di ciò che avveniva in casa. Nonostante lei non fosse mai intervenuta per difendermi da quella specie di bestia, si è degnata almeno di avvisare qualcuno che mi tirasse fuori da quella situazione di merda”.

“Ma è orribile!” disse Max.

“Credevo davvero di morirci in quella casa!”

“Mi dispiace tanto Shon!”

“Oh, non devi esserlo! Ormai sono fuori da quello schifo!”

“Come mai i tuoi genitori ti hanno abbandonata?! Cosa è successo?!”

“Semplice, erano due irresponsabili! Pensa che non erano nemmeno sposati! Non erano in grado di badare a loro stessi, figuriamoci prendersi cura di una figlia! Spesso litigavano tra loro la sera, quando erano ubriachi o strafatti! Ricordo che ogni volta che entravo in camera mia per andare a dormire, li sentivo urlarsi contro di tutto! Di tanto in tanto facevano il mio nome! Dicevano che ero una bella fregatura!” disse Shonei perdendosi nel ricordo di ciò che era stato il suo passato.

Max continuava ad ascoltare in silenzio, dispiaciuta nel sentire come fosse stata orribile la sua infanzia.

“Non ero programmata sai?! Praticamente sono nata da un preservativo bucato!” disse ridendo forzatamente per cercare di essere ironica e sdrammatizzare.

“Per loro ero soltanto un peso, un ostacolo alla loro libertà! Una responsabilità troppo grande, qualcuno da sfamare togliendo loro il diritto di spendere soldi per comprarsi la roba e divertirsi! Così un bel pomeriggio in piena estate, mio padre esce di casa mettendo in moto l'auto in attesa che mia madre lo seguisse! Lei mi disse che doveva andare con papà a fare una commissione! Io le ho risposto di volere andare con loro e che non volevo rimanere sola in casa! Sai cosa mi ha risposto?!” chiese la ragazza voltandosi verso Max.

Lei scosse la testa temendo la sua risposta.

“Mi ha risposto che ero abbastanza grande da poter restare sola in casa e di smetterla di fare la bambina! Che dovevo iniziare a fare l’adulta! Avevo nove anni… e mi chiedeva di non fare la bambina!” disse Shonei facendo una pausa ricordando la donna che doveva essere sua madre.

Poi la ragazza si schiarì la voce e continuò il suo racconto. “Così io non demordo e la seguo mentre si dirige verso la porta! Lei si volta bloccandomi con le mani sulle spalle! Poi guardandomi negli occhi mi dice che tornerà presto! Che mi porterà un bellissimo regalo e che lo scarterò non appena saranno tornati a casa! Alla fine riesce a convincermi! Mi dice di non muovermi e di non uscire di casa per nessuna ragione e così faccio! Resto seduta davanti alla porta per non so quanto tempo! Non riesco nemmeno a ricordare che ore fossero quando andarono via! So soltanto che diventò buio pesto e loro ancora non tornavano! Avevo paura perché ero sola in casa e ogni tanto sentivo degli scricchiolii, come se ci fosse qualcuno! Sai com'è quando si è bambini! Si crede a tutto! Ai mostri, fantasmi e tutte quelle stronzate lì, senza pensare che i veri mostri sono quelli che puoi vedere davvero! E magari li hai davanti agli occhi da sempre e non te ne sei mai resa conto perché assumono le sembianze dei tuoi genitori! E a loro puoi solo voler bene indipendente da tutto! Perché vuoi o non vuoi sei dipendente da loro!”

Gli occhi di Max diventarono presto lucidi mentre ascoltava il suo racconto, consapevole che per la ragazza fosse molto difficile parlarne.

“All'ennesimo rumore che ho sentito, ricordo che sono uscita da casa correndo in strada, urlando e piangendo! I vicini sentendo le urla si sono scaraventati subito fuori! Mi hanno portato in casa con loro chiedendomi dove fossero i miei genitori! Io ho risposto solo quello che aveva detto la mamma, che erano andati a prendermi un regalo!” disse Shonei spostandosi in avanti appoggiando le braccia sulle gambe e incrociando le mani.

In quel momento Max notò che indossava anche lei degli anelli come Chloe. Uno era posizionato sul mignolo della mano sinistra. L’altro invece, per la precisione un teschio, era sul dito medio della mano sinistra. Per lei era strano quante cose avesse in comune con la sua amica, a partire da ciò che indossava, alla sua altezza e soprattutto al suo passato difficile.

“Ci misi poco a capire che loro non sarebbero più tornati! Sono finita in una casa famiglia, in attesa che qualcuno si decidesse a occuparsi di me! Ma sai, nessuno vuole occuparsi o desidera adottare una bambina di nove anni e con tanto di trauma per essere stata abbandonata! Tra l'altro stavo diventando molto difficile da gestire! Ogni famiglia a cui sono stata affidata mi ha sempre riportata indietro! Non che la cosa mi dispiacesse! Però nonostante tutto ho cambiato molte famiglie! Ovunque andassi non ci restavo per molto e tornavo sempre indietro! Puntualmente venivo affidata a un’altra famiglia e poi un’altra ancora, sperando che qualcuno si decidesse ad adottarmi! Continuavo a essere sbattuta a destra e sinistra come un pacco! Quando poi tornavo indietro mi rimproveravano! Dicevano che era colpa mia se nessuno mi voleva! Perché ero una peste e non meritavo nemmeno di stare con loro! Non vedevano l'ora che diventassi maggiorenne per potersi liberare finalmente di me!” disse Shonei facendo un’altra lunga pausa, tanto che Max si chiese se avrebbe mai continuato il racconto. Ma se la ragazza lo avesse interrotto definitivamente, lei non avrebbe insistito nel sapere tutto. Era abbastanza evidente che per quanto la ragazza sembrasse una menefreghista, le faceva ancora tanto male rivangare il suo passato.

“Sinceramente era quello che volevo anche io! L'ultima famiglia in cui sono finita non sembrava male! Avevo sedici anni a quel tempo! Loro avevano una figlia di quattordici anni di nome Carrie! I genitori non erano mai riusciti ad avere altri figli a causa di problemi di sua madre, subito dopo la sua nascita! Lei però aveva sempre espresso il desiderio di avere un fratello o una sorella! Così avevano deciso di adottarne una della sua età per darle la possibilità di avere qualcuno con cui parlare! Sai, lei era era una ragazza molto così chiusa e riservata! Faceva fatica ad aprirsi e farsi degli amici! Loro scelsero me! Posso dire che Carrie è stata la mia prima vera cotta!” disse con un sorriso ricordando la ragazza.

“All’inizio sembrava andare tutto bene! Però sentivo che c'era qualcosa che non andava lì dentro! Certo non avrei mai immaginato cosa! Con il passare del tempo ho notato certe attenzioni che suo padre le dava! Quando siamo entrate abbastanza in confidenza, lei mi ha raccontato cosa succedesse tra quelle quattro mura quando restava sola con lui! Così le promisi che sarei stata sempre in sua compagnia! Soprattutto che non avrei più permesso a quel bastardo di metterle ancora le mani addosso!”

“Abusava di lei?!”

“Già! Io e Carrie avevamo legato tantissimo e certamente non ci consideravamo come sorelle! Lei mi piaceva davvero e sapevo di piacerle anche io!”

“Con il tuo arrivo non è più successo nulla?!”

“Non è successo più nulla finché un giorno che eravamo sole in casa... lui è rientrato prima dal lavoro e ci ha trovato insieme in camera di Carrie! Non stavamo facendo nulla, eravamo semplicemente abbracciate!”

“Cosa successo?!”

“Quando ci ha viste insieme, in un primo momento sembrava molto arrabbiato! Poi però ha iniziato a ridere divertito dalla situazione! Voleva approfittare di entrambe! Io ho reagito minacciandolo che avrei detto tutto a sua moglie! Anche se dubitavo fortemente che sua moglie non sapeva cosa stesse succedendo alla figlia! Ma forse con il mio arrivo in famiglia tutto si era calmato! Chissà, forse lo stronzo aveva trovato un altro modo per divertirsi altrove lontano da casa! Lui ha continuava a ridere rispondendo che non mi avrebbe mai creduto! Inoltre continuava a dire che Carrie non avrebbe detto nulla! Infatti lei era completamente terrorizzata! Così gli ho gridato che sarei andata alla polizia, ma avrei fatto meglio a tacere! Ha iniziato a picchiarmi con forza mentre Carrie era sprofondata in un angolino della stanza, coprendosi il volto con le mani piangendo, per evitare di guardare cosa stesse succedendo! Dio, era così terrorizzata!” disse la ragazza voltandosi alla sua destra evitando così la possibilità di incontrare anche solo per sbaglio, gli occhi di Max. La ragazza non aveva mostrarsi vulnerabile agli altri. Nonostante la sua accortezza, Max aveva intuito come cercasse di evitare il suo sguardo.

 

 

“Durante la colluttazione mi sono trovata a portata di mano la mazza da baseball che lui aveva regalato a sua figlia! A lei piaceva tanto il baseball! Ho afferrato la mazza con entrambe le mani colpendolo più volte alla cieca! Lui urlava dal dolore tenendosi un ginocchio e non riusciva più a stare nemmeno in piedi! Credo di avergli frantumato il ginocchio e anche spaccato un po' la testa! Ho afferrato Carrie per portarla via con me e andare alla polizia, ma lei non riusciva a muoversi e continuava a tenere il viso coperto con le mani! Così le ho detto di rimanere pure lì perché lui non sarebbe stato più in grado di farle del male! Sono scesa al piano di sotto e ho chiamato la polizia con il telefono di quel bastardo che ho trovato poggiato sul tavolo! Ho raccontando loro come si erano svolti i fatti! Dopo aver dato l'indirizzo sono tornata di corsa sopra! Lui sembrava essere svenuto e Carrie continuava a rimanere nel suo angolino! Quando ho tentato di riavvicinarmi a lei rimuovendo le sue mani dal viso si è appiattita ancora di più alla parete! Sembrava essere spaventata da me! Solo poco dopo ho capito il perché! Avevo degli schizzi di sangue sulla faccia! Il sangue di suo padre! In quel preciso momento ho capito che la mia parte in quella vicenda era finito! Dovevo andarmene da lì, perché avrei potuto rischiare di finire in seri nei guai!”

“Ma era legittima difesa!”

“Ero spaventata Max! Oltretutto lui era fermo a terra, tanto che ho pensato di averlo ucciso! La ferita alla testa sembrava profonda! Non sapevo cosa fare e dove andare! Così ho fatto in fretta recuperando dei soldi in casa e oggetti di valore, infilandoli in uno zaino! Ho chiesto a Carrie di seguirmi ma lei non si è mossa! Le ho dato un bacio per poi andarmene ma lei mi ha afferrato fermandomi! Voleva che rimanessi lì con lei! Le ho risposto che sarei tornata presto! Che andavo a sistemare le cose una volta per tutte per il suo bene! Le avevo promesso di proteggerla e di non lasciarla mai da sola! Però alla fine mi sono comportata esattamente come i miei genitori! L’ho abbandonata pensando soltanto a me stessa!”

In quelle parole Max riuscì a percepire il suo grande senso di colpa.

“Sono uscita di corsa da quella casa portandomi dietro il telefono di quel coglione! Ho lasciato un messaggio alla madre di Carrie dicendole che suo marito aveva abusato lei! Che avevo riferito tutto alla polizia! Ho interrotto subito la chiamata e gettato via il telefono! Sono partita per allontanarmi per sempre! Sono giunta in un’altra città! Lì sono finita nelle grinfie di un altro pezzo di merda che con la scusa di aiutarmi, voleva che mi prostituissi! Così mi sono ritrovata per strada! Ma qualcuno lì sopra deve aver avuto pietà di me a quanto pare! Il mio primo cliente si è fermato mi ha fatto salire in macchina portandomi in un albergo! Lui non mi ha sfiorata nemmeno con un dito! Era evidente che fossi minorenne! Mi ha chiesto spiegazioni, così gli ho raccontato quello che era successo! Dopo il mio racconto lui aveva le lacrime agli occhi! La cosa strana è che anche lui si è aperto con me! Mi ha detto di aver perso sua moglie e sua figlia in un incidente stradale! Era rimasto solo e non riusciva più a rifarsi una vita! Aveva iniziato ad andare con prostitute soltanto per non sentirsi solo e vuoto come ogni giorno, dopo la perdita della sua famiglia! Molto spesso con le donne con cui stava passava del tempo con loro semplicemente parlando! Mi ha chiesto se mi andasse bene se si occupasse di me e io anche se avevo paura, mi sono fidata! Perché sentivo che non era possibile che le persone che incontravo sulla mia strada potessero essere tutte marce fino al midollo!”

“E lui come era?!”

“Si è occupato di me come farebbe un vero padre! Lui che per me era soltanto un estraneo! Ho vissuto con lui come se fossi sua figlia! Mi ha pagato gli studi ed è grazie a lui che mi sono diplomata! Ma mi ha dato molto più di questo! Mi ha offerto la possibilità di avere una vera famiglia! Mi ha donato l'affetto che mi è sempre mancato! Sarei dovuta andare al college e diventare avvocato! Era il sogno di sua figlia! Lui ci teneva così tanto e io volevo renderlo fiero! Anche per ripagarlo di tutto quello che aveva fatto per me! Ma il giorno dopo essermi diplomata e aver festeggiato con lui e poi successivamente con gli amici...”

“Cosa è successo?!”

“Se n’è andato, ma non come i miei genitori! L'ho trovato privo di vita sulla sua poltrona con il giornale in mano! Lo ha stroncato un infarto! E così sono rimasta di nuovo sola! Sono partita fino a giungere qui a Portland con un amico! Ed eccomi qua!” disse la ragazza voltandosi finalmente verso di lei allargando le braccia.

“Mi dispiace così tanto Shon!”

“Non devi! Come vedi me la sono cavata bene lo stesso anche se non è stato facile!” disse Shonei guardandola. Poi scosse la testa ridacchiando.

“Perché ridi?!”

“No niente, è solo strano!”

“Cosa?!”

“Poche persone conoscono questa storia, per l’esattezza due! Una di quelle sei tu! Nemmeno mi chi è più caro conosce il mio passato! Cioè, sanno solo dell’abbandono e dell’unica persona che è stata davvero in grado di prendersi cura di me! Ma non conoscono tutto il resto!”

“Perché?!”

“Cosa?!”

“Perché me ne hai parlato?!”

“Bella domanda Max, perché?!” chiese Shonei non sapendo cosa rispondere. La conosceva da poco, ma stranamente con lei si sentiva a proprio agio anche nel parlare di cose spiacevoli come il suo passato. Non si meravigliava per niente del fatto che lei fosse la migliore amica di Chloe. Ora comprendeva di più il grande senso di perdita della ragazza, nel dovere lasciare una persona come lei. “Comunque ora tocca a te!” aggiunse per cambiare argomento.

“Cioè?”

“Parlarmi di qualcosa”.

“Facciamo un’altra volta?”

“Adesso mi racconti qualcosa anche tu, altrimenti non ti riporto più a casa oggi”.

“Non lo faresti mai”.

“Davvero pensi che io non ne sia capace? Si vede che non mi conosci bene come credi”.

“Io non ho mai detto di conoscerti bene. Ed è per questo che voglio sapere di più sul tuo conto”.

“Anche io voglio sapere qualcosa di più su di te, quindi sputa il rospo. Com'è il tuo rapporto con i tuoi genitori?”

“Ho un buon rapporto con loro anche se ci sono stati degli alti e bassi, ma credo che questo succeda in tutte le famiglie”.

“Beh, non posso certamente dire di sapere come funziona la vita famigliare. Io ho visto solo bassi, quindi non immagino come possa essere la serenità in una famiglia”.

“Penso che non sia facile essere genitori ma nemmeno essere figli. Nonostante ci si voglia bene, capitano incomprensioni e litigi. Però poi tutto si risolve o almeno si spera”.

“Sei molto legata a loro?”

“Si, soprattutto a mio padre”.

“Lui com'è?”

“È un bravo padre, non mi ha mai fatto mancare nulla. Mi è stato sempre vicino ed è stato comprensivo con me. Mia madre invece è un po' più dura, ha sempre cercato di rendermi responsabile, a volte anche esagerando. Mio padre mi ha sempre appoggiato, ma occhio a fare un passo falso. Se si arrabbia non è piacevole”.

Shonei rise. “Tua madre poi ci è riuscita?”

“A fare cosa?”

“A renderti responsabile”.

“Sono sempre stata una ragazza tranquilla e non ho mai combinato guai. Penso di esserlo sempre stata”.

“Ma sentila!” disse Shonei ridendo.

“Cosa!”

“Io ho la netta sensazione che tu non ti conosca così bene!”

“E con questo cosa vorresti dire?!”

“Che sono sicura che in te alberghi la tua parte irresponsabile e ribelle!”

“Io non sono ribelle e sono assolutamente responsabile!”

“Staremo a vedere! Comunque sia, sei una ragazza fortunata! Indipendentemente da come sono i tuoi genitori, che da quello che mi dici sono brave persone e soprattutto responsabili! Cosa che non erano i miei!”

“Non riesco nemmeno a immaginare cosa tu abbia provato!”

“Quando succede una cosa del genere ti senti un rifiuto umano! Si può essere rifiutati da chiunque, ma quando poi sono i tuoi genitori a farlo, beh... in quel caso è davvero uno schifo! Però poi passa, almeno per me è stato così! Ho sviluppato un odio profondo verso di loro! Questo odio poi si è trasformato quasi in riconoscenza! In un certo senso mi hanno salvato abbandonandomi! Non si può crescere bene con persone del genere! E poi nonostante tutto mi hanno insegnato qualcosa di importante!”

“Cosa?!”

“Che l'amore è una stronzata! Non credo che esista davvero! Insomma, come fanno due persone ad amarsi e contemporaneamente litigare tutto il santo giorno?! Come può esistere un sentimento del genere se alla fine, dei genitori hanno la capacità di abbandonare i propri figli?! E non parlo così solo perché è successo a me! Queste cose succedono all'ordine del giorno a chiunque! Ripeto, tu sei stata fortunata!”

“I miei genitori dopo tanti anni stanno ancora insieme e sono innamorati!”

“Quello non è amore Max, ma semplice abitudine! Come quando ti alzi al mattino per andare a lavoro, o lavarti i denti! All'inizio può anche sembrare una favola ma poi finisce tutto! Subentra il pilota automatico e vai avanti per inerzia!”

“Tu non credi nell'amore?!”

“È perché dovrei farlo?! Io non credo a queste cose, sono solo illusorie!”

“E allora cosa mi dici dell’uomo che si è preso cura di te?! Se quello non è amore, allora cos’è?!

Shonei rimase in silenzio per qualche istante non aspettandosi quella domanda. “Quella è un’altra cosa Max!”

“Invece no, anche quella è una forma d’amore…”

“Ma non…”

“…e non dire che ti stavi parlando dell'amore tra due persone che hanno una relazione, perché è chiaro ti stessi riferendo all’amore in generale!”

“Ehi, io non ho…”

“Hai fatto riferimento non solo a due persone che stanno insieme, ma anche all’amore verso un figlio!”

Shonei la guardò in modo serio e con la bocca spalancata. Poi rise divertita dal modo in cui l’aveva sempre interrotta, cercando di far valere le sue ragioni. “Accidenti, stai cominciando a tirare fuori i denti eh?!”

“No, sto semplicemente dicendo la mia in merito alla questione!”

“Max, in qualunque modo tu veda l’amore, ricordati che niente dura per sempre e tutto è destinato a finire prima o poi!”

“Mi dispiace che la pensi così!”

“Perché ti dispiace?! Guarda che non devi compatirmi se non condividi quello in cui io credo!” disse Shonei ridendo.

“Non ti sto compatendo, ho detto solo che mi dispiace che il tuo pensiero sia questo!”

“Tu credi nell'amore?!”

“Io sì!”

“Sei mai stata innamorata?!”

“Non lo so!”

“Dici di credere nell'amore ma non sai se sei mai stata innamorata?! Allora in base a cosa, credi nell'amore?!”

“Beh, tu lo sei stata per poter dire che è solo un'illusione?!”

“Te l'ho detto, la mia prima vera cotta è stata Carrie! Ma avevo sedici anni Max, che cazzo ne volevo sapere a quella età!”

“E dopo di lei?! Non c'è stata nessun’altra?!”

“Quante domande che fai?! Sai che sei proprio un'impicciona?!”

“Stiamo solo parlando! La verità è che non sai cosa rispondermi o semplicemente non vuoi!”

“Max, a parte quello che credevo di provare per Carrie all'età di sedici anni, non c'è mai stata nessun’altra! Sai perché?! L’amore non esiste ed è solo un'utopia! Qualcosa a cui piace credere!”

“Tu sei single?!”

Shonei rimase in silenzio sorpresa dalla domanda. Non poté fare a meno di chiedersi se tutte quelle domande avessero uno scopo ben preciso. E soprattutto se riguardasse esattamente il dubbio che aveva su di lei.

“Io sono sempre stata single!”

“Non ci credo!”

“Cosa?!” chiese Shonei. “Stai mettendo in dubbio le mie parole?!”

“Si, non posso credere che non sei mai stata con qualcuno!”

“Ehi, un momento! Io non ho mai detto di non essere stata con qualcuno! Io ho avuto molte storie! Ho frequentato tantissime ragazze! Ma frequentare delle ragazze non vuol dire essere innamorata e nemmeno che credo nell'amore!”

“Hai avuto tante ragazze quindi anche storie!”

“Storie certo, ma non d'amore! Non cercare di fregarmi!”

“Quindi per te è solo un passatempo?!”

“Se vogliamo definirlo così…”

“Quindi tutto si riduce a...”

“A storie senza nessun impegno! Si sta insieme, ci si diverte e poi ognuno per la sua strada!”

Max rimase in silenzio riflettendo e poi la guardò. “Ma non ti senti mai sola?!”

Shonei non disse nulla riflettendo su cosa dire. “Ehm, non credo, no! Perché dovrei? Io non sono mai sola! Posso avere compagnia tutte le volte che voglio senza problemi!”

“Ma poi chiunque sia la persona che ti tiene compagnia, andrà via a un certo punto!”

“E allora?!”

“In quel momento non ti senti sola?!”

Shonei stava perdendo la pazienza per la sua insistenza. Nonostante tutto cercò comunque di restare calma. “Quindi è questo il punto! Due persone si sposano, passando il resto della loro vita insieme per non stare da soli e tenersi compagnia?! È questo sarebbe l'amore?! Cazzo se è sopravvalutato! Sai? Pensavo fosse qualcosa di più di questo!”

Max spalancò la bocca. “Io non ho detto questo!”

“Beh, ma secondo il tuo ragionamento dovrebbe essere così l'amore! Una persona per non sentirsi sola, si sposa qualcuno! Così c'è chi le terrà caldo il letto! E soprattutto la terrà impegnata a litigare tutto il santo giorno! Wow, che cosa fantastica l'amore! Mi dispiace Max, tu mi piaci davvero un sacco ma su questo punto non ci siamo proprio!” disse la ragazza con sarcasmo.

Shonei si alzò dalla panchina e la guardò. “Si sta facendo buio, andiamo da un'altra parte!”

“Ma...”

“Niente ma! Cammina su, ti porto in un posto!” disse Shonei iniziando a camminare senza aspettarla.

Max si alzò sospirando e la seguì. Raggiunsero l'auto e dopo essere saltate a bordo, si diressero alla nuova destinazione scelta da Shonei. Durante il tragitto rimasero in silenzio. Si respirava un'aria strana, come se qualcosa fosse andato storto in quella serata che era stata piacevole, almeno fino a quel momento. Max era dispiaciuta di quella situazione, perché Shonei di solito era una persona a cui piaceva parlare e quel silenzio la stava preoccupando. Finalmente arrivarono a destinazione, fermando l'auto ben lontana dal parcheggio, visto che non c'era più posto libero. Si diressero verso il locale con l'insegna al neon su cui c'era scritto Rhythm.

Max spalancò la bocca. “Ma dove siamo?”

Shonei affiancò la ragazza appoggiando un braccio sulle sue spalle sorridendo soddisfatta. “Ed eccoci arrivate a uno dei locali che ho più frequentato! Quello in cui ho conosciuto molte ragazze con cui me la sono spassata!”

“C-cosa?!” chiese Max preoccupata.

“Oh, non farci caso Max! È un locale come tanti, si beve, si balla e poi si beve di nuovo e…”

“Oddio!”

“Ahahahah, non preoccuparti Max, non ballerai se non vuoi!” disse Shon tirandola per raggiungere l'entrata del locale. Il volume della musica era così alto che si abbatté su di loro appena aperta la porta. “Dammi la mano Max, non vorrei perderti!” disse Shonei avvicinandosi al suo orecchio alzando la voce per sovrastare la musica.

Max le diede la mano e lentamente si incamminarono per raggiungere il bar. C'era parecchia gente che non permetteva di muoversi con facilità. Ogni tanto qualcuno rivolgeva la parola a Shonei per salutarla. Questa era la dimostrazione che quel posto lo aveva frequentato parecchio. Quello che Max non sapeva è che quel locale era stato anche molto frequentato da Chloe.

Raggiunsero il bar e si sedettero su un paio di sgabelli. Shonei fece un cenno a una delle ragazze dietro al bancone. La barista la guardò sorridendo sorpresa e si avvicinò. “Ma guarda chi abbiamo qui! Pensavo che qualcuno avesse le allucinazioni dicendo che eri ritornata a Portland!”

“Ebbene sì, sono qui!”

“E come mai ti presenti solo ora?!” chiese la barista appoggiandosi con le braccia sul bancone sporgendosi verso di lei.

“Ho avuto un po' da fare!”

“Si certo, immagino cosa!” disse la barista girando la testa verso Max. “Vedo che hai compagnia!”

“Si, lei è Max!”

“Piacere Max” disse la barista. Poi si voltò verso Shonei. “È la tua...”

“Ah-ah!” disse Shonei puntandole l’indice contro scuotendo la testa.

“Ah, capito!” disse la barista sorridendo.

Max le guardò con aria interrogativa.

“Posso darvi qualcosa da bere?!”

“Si, due sex on the beach!”

“Arrivano subito!”

Max guardò Shonei. “Prima cosa voleva dire su di me?!”

“Chi?!”

“La barista!”

“Oh, niente! Credeva tu fossi...” disse Shonei interrompendosi cambiando totalmente discorso per non dover rispondere.

“Poi hai riflettuto su quella proposta di lavoro?!”

“No, non so ancora cosa fare!”

“Secondo me dovresti accettare! Tanto puoi tirartene fuori quando vuoi! Non dovrai lavorarci per sempre! È giusto per ingranare sai?! Quando ti sarai fatta una tua clientela, te la darai a gambe!”

“Non sembra che così io ne approfitti?!”

“Ti è stato chiesto un aiuto! Poteva benissimo chiedere a qualcun altro! Lo sa che sei una fotografa Max! Se è così conosciuta, saprà bene quanto sia importante emergere per una che svolge tua professione! Secondo me è consapevole della situazione e mette in conto che prenderai la tua strada prima o poi! Sicuramente è disposta a correre il rischio!”

Max ripensò a Ellis chiedendosi se sarebbe mai riuscita a lavorare con lei.

“È solo un consiglio che puoi benissimo non prendere in considerazione! Alla fine ognuno fa ciò che vuole! Ed è anche giusto che sia così!”

“Ecco a voi i vostri drink!” disse la barista servendo i loro alcolici.

“Grazie!”

“Prego!”

“A noi due!” disse Shonei prendendo il suo bicchiere e porgendo l'altro a Max.

Fecero scontrare i loro bicchieri e poi bevvero un sorso. La gente in pista si stava scatenando ballando. A un tratto una ragazza si avvicinò a Shonei appoggiandole una mano sulla spalla. “Shonei, sei proprio tu?!”

“Ehi, ciao come stai... ehm... Janet?!”

“Oh, vedo che ti ricordi ancora il mio nome!”

“Ah beh, ricordo anche tante altre cose se è per questo!”

“Lo credo bene! È da parecchio che non ci vediamo!”

“Direi anni!”

“Beh, saranno passati anni ma ti trovo sempre in splendida forma!”

“Anche tu!”

La ragazza si voltò verso Max, accorgendosi di lei solo in quel momento. La guardò dall'alto in basso con superficialità. “E lei è?!”

“Lei è Max!”

“Ah!”

Poi si voltò di nuovo verso Shonei e le si avvicinò dicendole qualcosa nell'orecchio. Shonei sorrise tornando a bere il suo drink senza dire nulla.

“Che ne dici di fare due salti insieme come ai vecchi tempi?!” disse Janet mordendosi il labbro inferiore.

Shonei guardò un attimo Max che le stava osservando. “Mi dispiace Janet ma non posso, come vedi sono in compagnia!”

“Oooh, ma non credo che alla tua amica qui, dispiacerà se ti rubo per qualche minuto! Vero Max?!”

Max sorpresa di essere interpellata, finse di non essere infastidita da quella situazione, ma soprattutto dalla ragazza. “Ma no, figurati!” rispose alla ragazza. Poi rivolgendosi a Shonei disse: “Vai pure, io ti aspetto qui!”

“Sei sicura?!” chiese Shonei.

“Si certo, dove vuoi che vada?!”

“Ok, tornerò subito!” disse Shonei mentre si alzava dallo sgabello trascinata con impazienza dalla ragazza.

Raggiunsero la pista da ballo e cominciarono a ballare. Max nel frattempo beveva il suo drink, lanciando di tanto in tanto un'occhiata verso le ragazze che si stavano scatenando in pista. Ma il suo sguardo era puntato per la precisione su Shonei, che sembrava si stesse divertendo.

Max cominciò a giocare con la cannuccia nel bicchiere, non riuscendo a smettere di guardare la ragazza. La barista si accorse di chi stesse guardando e si avvicinò a lei. “Allora, ti piace il tuo drink?!”

“Si certo!” rispose Max distratta, riportando la sua attenzione a Shonei.

La barista sorrise e disse qualcosa che lasciò Max esterrefatta. “Non innamorarti di lei ragazza!”

“C-come?! Di cosa stai parlando?!”

“Di lei!” rispose la barista indicando Shonei con un cenno della testa.

“Ti sei fatta un'idea sbagliata!” rispose Max con una punta di fastidio.

“Allora smettila di guardarla in quel modo! Perché è alquanto evidente che lei ti piace!”

“Io non la guardo in nessun...”

“Lei è fatta così! Non pensare nemmeno per un minuto di riuscire a entrare nelle sue grazie, perché se lo fai sarà solo per una notte o due! Chissà, forse durerà anche per un breve periodo, ma finirà come sempre!”

“Parli per esperienza?!”

“Si è esattamente così! Ma non sono soltanto io a dirlo! Ormai tutti sanno come funziona con lei! Per lei tutti sono utili e nessuno è indispensabile!”

Max guardò prima Shonei e poi riportò la sua attenzione alla barista. “Le sfrutta?!”

La barista rise alle sue parole. “Usa tutte come fossero oggetti, mi sembra più che naturale, ma non è di certo l'unica a farlo!”

“Non capisco, cosa vuoi dire?!”

“Anche lei viene usata esattamente nello stesso modo!”

Max ci pensò su un attimo. “E a lei sta bene così?!”

La barista la guardò con attenzione. “Tu non sei come le altre, che ci fai qui con lei?!”

Max rimase in silenzio senza rispondere. La barista sorrise scuotendo la testa allontanandosi. Continuò a bere il suo drink attraverso la cannuccia ripensando alle parole della barista. Shonei che nel frattempo ballava con Janet e ogni tanto guardava verso Max per assicurarsi che stesse bene. Lasciandola completamente da sola diventava una facile preda per chiunque lì dentro. Infatti dopo qualche istante qualcuno si avvicinò a lei.

“Ehi, salve! Per caso ci conosciamo?!” chiese un ragazzo sorridendole.

“Non credo proprio!”

“Eppure hai un volto familiare!”

Shonei si accorse di cosa stesse succedendo e smise di ballare.

“Ehi, cosa c'è?!” chiese Janet.

“Niente, devo andare adesso!”

“Andare dove?!”

“Janet, sono in compagnia nel caso te ne fossi dimenticata!”

“Oh avanti, lasciala perdere e divertiti!” disse la ragazza afferrandola per un polso. “Insomma, a occhio direi che non è proprio l'ideale di ragazza che di solito frequenti!” disse lei divertita.

Shonei che guardava ancora Max si voltò di scatto verso di lei con sguardo duro. Si divincolò dalla sua presa lasciando la ragazza per raggiungere Max.

“Ma certo Shon, vai dalla tua ragazzina!” disse Janet offesa nell'essere stata mollata in quel modo.

 

 

“Comunque io mi chiamo Derek! Tu come ti chiami?!” disse il ragazzo.

Max rispose senza nessun entusiasmo. “Mi chiamo Max!”

“Bel nome Max! Sei di queste parti?!”

“Ehi, eccomi qua!” disse Shonei avvicinandosi e appoggiando una mano sulle spalle di Max seduta.

“Ciao” salutò il ragazzo sorridente. “Io sono Derek e tu sei?!”

“Lesbica, completamente!” disse Shonei sorridente annuendo mentre guardava il ragazzo sgranare gli occhi.

Max guardò Shonei sconcertata. Lei ricambiò lo sguardo e disse: “Andiamo tesoro, prendiamo i nostri drink e sediamoci a un tavolo!”

“Allora… ci si vede… in giro” disse Il ragazzo sforzandosi di sorridere e si allontanò con la coda tra le gambe deluso.

Max continuò a guardare Shonei.

“Che c'è?!” chiese la ragazza che poi comprese a cosa stesse pensando. “Ah quello! Beh, è un modo come un altro per liberarsi di loro ma tu non usarlo mai! Ad alcuni uomini piace l'idea di due donne insieme! Quindi se non sai davanti a quale tipologia di uomo ti trovi difronte, lascia perdere! Potresti ottenere l'effetto contrario!”

Max continuava a guardarla stranita. “Andiamo dai!” disse Shonei prendendo il suo drink e afferrandola per mano.

Arrivarono a un tavolo e si sedettero.

“La tua amica?!” chiese Max.

“Janet?!”

“Si lei!”

“Sta ancora ballando!”

“E tu?!”

“Mi ero scocciata!”

“Sembrava ti stessi divertendo!”

“Punti di vista!” disse Shonei bevendo il suo drink. “Torniamo a te piuttosto!”

“Me?!”

“Si, sto ancora aspettando che tu mi dica qualcos’altro su di te!”

“Ancora?! Ma per caso hai intenzione di scriverci un libro sulla mia storia?!”

“Naaa! È solo che sono testarda, che vuoi farci!”

Max scosse la testa sorridendo.

“Allora non sai se sei mai stata innamorata! Eppure credi nell'amore! Spiegamelo per favore, perché faccio fatica a comprenderlo! Ah e non voglio l'esempio dei tuoi genitori!”

“È qualcosa in cui credo e basta! Non ci deve essere per forza una ragione!”

“Mi dispiace ma non la bevo! Hai avuto storie che ti hanno portato a crederci?!”

“Ho avuto una storia con un ragazzo! È durata quasi un anno! Mancavano pochi giorni al nostro anniversario ma ci siamo lasciati! Quindi no, non c'è qualcuno o qualcosa che mi ha fatto credere che l'amore esista! Almeno credo!” disse Max pensando distrattamente a Chloe.

“Cazzo un anno?! Doveva essere una storia proprio seria! Cos'è andato storto!?”

“Credevo di amarlo ma non era così!”

Shonei che stava bevendo, appoggiò lentamente il bicchiere sul tavolo. Nella sua mente partì il pensiero che fosse sulla strada giusta. Infondo il suo sesto senso non sbagliava mai.

“E lo hai capito dopo un anno?!”

“Già!”

“Com'è possibile?!”

“Non lo so! Forse sono poco sveglia?” disse Max con sarcasmo facendo ridere Shonei. Poi aggiunse: “Forse non l’ho capito subito perché le cose tra noi andavano bene! Passavamo molto tempo insieme e non ci siano mai stancati l'uno dell'altro! Non litigavamo quasi mai! Parlavamo e ci divertivamo tanto!”

“Vi divertivate in che modo?!” chiese Shonei con malizia trattenendosi dal ridere.

Max comprese subito cosa volesse dire e scosse la testa. “Credo che possiamo chiudere qui l’argomento!”

“No dai, non abbiamo ancora finito! Allora, tra voi andava tutto a gonfie vele, ma?!”

“Ma forse mancava qualcosa!”

“Cosa?! Sembra che da come lo descrivi, fosse un rapporto idilliaco! Eppure mi dici che mancava qualcosa! Forse posso aiutarti io in questo! Magari il sentimento di amore in cui credi tanto, non esiste?!” chiese Shonei ridacchiando per provocarla.

“Non è questo! Semplicemente non era la persona adatta a me!”

“E chi è adatto a te?!” chiese seria Shonei.

“Non lo so, te lo dirò non appena lo avrò scoperto!”

“Magari lo sai già ma ancora non sei pronta!” disse con indifferenza.

“Che vuoi dire?! Pronta per cosa?!” chiese Max confusa.

Shonei la guardò sorridendo. “Andiamo a ballare?!”

“Oh no, non se ne parla!”

“Vieni con me!” disse Shonei alzandosi dal tavolo.

“Ti prego Shon!”

“Ti avevo avvertita già che sarebbe successo prima o poi! Se adesso ti rifiuti, succederà comunque la prossima volta! Guarda quanta gente c'è!” disse indicando la pista. “Non ti vedranno nemmeno! La maggior parte di loro ha bevuto così tanto che non riuscirebbero a trovare il loro buco del culo!”

Max rise alle sue parole.

“Davvero pensi che non hanno altro da fare che fermarsi a guardare te?! Lì in mezzo ci saremo solo noi due e nessun altro!” disse Shonei porgendole la mano. “Andiamo Max!”

Max sorrise afferrando la sua mano e si lasciò condurre fino alla pista da ballo. E così finalmente dopo insistenza, Max riuscì a lasciarsi andare e divertirsi con Shonei. Passarono un altro paio d'ore nel locale a ballare e ordinare da bere. Poi quando uscirono, si incamminarono lentamente per raggiungere l'auto.

 

 

A un certo punto mentre camminavano l'una di fianco all'altra, Max cominciò a ridere. Shonei si voltò a guardarla sorpresa. “Perché ridi?”

Max non riuscì a rispondere non riuscendo a smettere di ridere.

“Vuoi fare ridere anche a me sì o no? Rendimi partecipe”.

“Scusami, è solo che...” disse Max interrompendosi ricominciando a ridere.

A quel punto anche Shonei si unì alla risata, ma per una ragione diversa. “Ok, devo ricordarmi che non reggi molto bene l'alcool”.

“Ma non sono ubriaca” disse Max cercando di calmarsi.

“Oooh, lo vedo” rispose Shonei sarcastica.

“No davvero, al massimo brilla ma non ubriaca”.

“Ok, allora spiegami”.

“Stavo pensando a come hai risposto al ragazzo. Quello che voleva provarci”.

“Ah, ora capisco” disse Shonei ridendo.

Max rise di nuovo per poi tornare seria. “Sei sempre così diretta?”

“Eh sì, lo so è un difetto. Ma sono così che ci posso fare. Dici che esagero?” chiese Shonei divertita.

“Giusto un poco. In alcuni casi potrebbe anche andar bene, ma a volte sei troppo...”

“Sono troppo me?”

“Si, sei troppo te” disse Max ridendo.

Continuarono a camminare in silenzio e Max si ritrovò a un tratto a pensare alla conversazione avuta con la barista. La tentazione di parlarne fu forte e quindi non riuscì a farne a meno.

“Perché lo fai?”

“Fare cosa?” chiese Shonei.

“Cambiare continuamente ragazza per il solo gusto di divertirti”.

Shonei si fermò di scatto guardandola. “E questa da dove viene fuori?” chiese la ragazza infilandosi le mani in tasca riprendendo a camminare.

“La barista mi ha detto che praticamente usi le ragazze come oggetti”.

“Oh cazzo! Davvero ha detto questo?!”

“Si!”

“Si vede che ancora non le è passata!”

“Cosa?!”

“La sua cotta per me!”

“Avete avuto una storia?!”

“Storia?! Max, io non ho storie! Siamo state insieme un paio di volte! Ho messo le cose in chiaro con lei sin da subito, ma a quanto pare non è servito a niente! Cioè fammi capire, avete parlato di me in mia assenza?!”

“Non ho iniziato io, è stata lei! Allora, perché lo fai?!”

“Cazzo Max, cosa vuoi che ti dica?! Sarà che non voglio storie serie! Che non mi innamoro mai, ma questo non vuol dire che non mi possa divertire!”

“Si ma mentre tu ti diverti, qualcuno potrebbe rimanerci male!”

Shonei si fermò voltandosi di nuovo verso di lei. “Mi stai facendo la predica per caso?!”

“Io?! No, assolutamente! Vorrei soltanto capire se questo tuo comportamento, lo trovi giusto! Insomma, non ti senti...”

“Una stronza?! È questo che vuoi dire?!”

“No, io…”

“Sai una cosa?! Non me ne frega un cazzo di cosa pensano gli altri! Ma questo non vuol dire che non mi girano le palle ogni volta che vengo additata per la stronza di turno, mentre chi decide di sua spontanea volontà di venire a letto con me, è considerata una povera vittima che viene presa per il culo!”

“Volevo soltanto chiederti se non ti senti… usata!”

Shonei ricominciò a camminare con le mani in tasca qualche passo avanti a lei. “Tu cosa credi Max?! Donne sposate o comunque impegnate che dopo essere state con me tornano tranquillamente dai loro fidanzati o mariti come se nulla fosse! Ragazze che vogliono sperimentare qualcosa di nuovo senza rimetterci la faccia! Tanto io non pretendo nulla da loro, perché non sono una che si impegna seriamente!”

Si fermò ancora una volta piazzandosi di fianco a Max. “Si Max, le accontento e loro mi danno esattamente cosa voglio! Ognuno ottiene quello che desidera e finisce lì!”

Ritornò a camminare fino a raggiungere l'auto seguita da Max che decise di rimanere in silenzio. Anche questa volta era molto tardi e Shonei decise di riaccompagnarla. Durante il tragitto il silenzio era snervante, ma nessuno delle due si decise a mettere fine a quella situazione incresciosa, che rischiava di chiudere una serata dopotutto piacevole per entrambe.

Giunte nel parcheggio davanti all'edificio in cui abitava Max, Shonei spense l'auto. “Ok, eccoci arrivate! Anche oggi ti ho fatto fare tardi! Spero che non ti causi altri problemi con la vipera di sopra!”

Max sorrise. “No tranquilla, te l'ho già detto! Allora...  buonanotte!” disse Max che stava per aprire lo sportello.

“Max aspetta!” disse afferrandole un polso mentre con l'altra teneva impugnato il volante dell'auto

La ragazza si fermò guardandola.

“Mi dispiace per prima, non volevo essere dura nei tuoi confronti!”

“No, forse ho esagerato io! Ma ti giuro non volevo farti la predica! Non sono nessuno per dire come vivere la tua vita!”

Shonei la guardò con un sorriso scettico. “Avanti Max, sono convinta che non approvi i miei modi! Non fingere che la cosa ti stia bene!”

“Penso solo che sei una brava persona e che meriti molto di più! E potresti avere davvero molto di più se solo lo volessi! Ma ovviamente se non credi in determinate cose, sei la prima ad allontanare da te ogni possibilità di scoprire un sentimento come l'amore!”

Shonei continuò a guardarla con aria interrogativa. “Continuo a credere che tu sia stata innamorata!”

“Ho avuto un solo ragazzo e sai già come è finita!”

“Infatti non stavo parlando di lui! Potresti essere stata innamorata di qualcun altro senza avere avuto una storia! Un amore incompreso, non ricambiato! Chi era?!”

Max rispose distogliendo lo sguardo. “Ti dico di no!”

“Un giorno lo scoprirò Max!” disse sorridendo.

“Allora buona fortuna!” rispose Max ricambiando il sorriso. “Adesso è meglio che vada!”

“Ok, però aspetta un attimo!”

“Cosa c'è?” chiese Max voltandosi di nuovo verso di lei.

Shonei si sporse in avanti tenendo ancora impugnato il volante dall'auto con la mano sinistra. Si avvicinò a lei e dandole un bacio sulla guancia. È in un attimo Max si sentì travolgere dall'emozione che l'aveva sempre accompagnata in alcuni momenti passati con la ragazza. Quando Shonei si allontanò di poco e lentamente da lei, rimasero a guardarsi in un silenzio imbarazzante per Max che arrossì all'istante. Shonei rimase ferma nella sua posizione senza allontanarsi. Anche Max fece lo stesso, rimanendo immobile dov’era quasi paralizzata dal momento. Lo sguardo della ragazza si spostò sulle labbra di Max e lei fece lo stesso. Shonei iniziò a sporgersi di nuovo in avanti, ma fu un leggero movimento quasi impercettibile, che però fu interrotto dal suono di un telefono. Il telefono di Shonei. Così si allontanò con grande sollievo di Max, che tornò a respirare normalmente, visto che aveva trattenuto il fiato in quel lasso di tempo, consapevole di cosa sembrava stesse per succedere. Shonei rifiutò la telefonata.

“Ok... ehm... allora buonanotte Max. Ci vediamo domani se... anzi no, domani ho un impegno. Magari ci vediamo dopo domani, se per te va bene”.

“Ehm... s-si certo. Magari ne approfitto per stare un po’ con gli altri”.

“Possibile che andiate da qualche parte?”

“Sinceramente preferirei stare comodamente a casa”.

“Ti sto facendo fare troppa vita mondana?” chiese Shonei ironicamente.

“Non intendevo questo” rispose Max sorridendo.

“Quindi domani non esci?” continuò Shonei per assicurarsi che non ci fossero dei rischi per l’indomani.

“No, credo che starò a casa”.

“Bene, allora poi ti chiamo io”.

“Ok, buonanotte Shon” disse Max scendendo dall'auto per poi dirigersi verso l'edificio.

Nel frattempo Shonei rimase in attesa che la ragazza entrasse nel portone. Quando scomparve dalla sua vista sospirò prendendo il telefono per chiamare Ashley che rispose al secondo squillo.

“Come mai hai rifiutato la mia telefonata?! Eri in compagnia?!”

“Ti darebbe fastidio?!”

“Era la stessa di ieri sera?!”

“Perché lo vuoi sapere?! Comunque si, era lei! Hai qualcosa in contrario?!”

“Sei sull'ascia di guerra per caso?!”

“No, è solo che… lascia perdere!”

“Ho interrotto qualcosa?” disse Ashley ironica soddisfatta e consapevole che molto probabilmente era esattamente quello che aveva fatto.

“Non ha importanza tanto avrò sempre altre occasioni e la prossima volta terrò il telefono spento!”

A quel punto Ashley non disse più nulla.

“Perché mi hai chiamata?!”

“Non lo so perché!” rispose Ashley con un velo di tristezza che Shonei percepì.

“Quindi adesso cosa facciamo?! Restiamo al telefono in silenzio?!” chiese Shonei.

“Ti va di venire qui da me?!”

Shonei chiuse gli occhi trattenendosi dal mandarla al diavolo. “Ashley, che stiamo facendo?! Non voglio di continuare ancora questo tira e molla con te!”

“Allora perché sei venuta da me?!”

“Lo sai perché, non c’è bisogno che io dica nulla al riguardo!”

“Perché deve essere tutto o niente?! Ti ricordi quando era tutto più semplice?!”

“Era semplice perché non ce ne importava nulla!”

“Esatto! Finché non hai cominciato a desiderare qualcosa che in realtà non hai mai voluto! Noi siamo uguali Shon, non ci interessano quelle stronzate a cui tutti vanno dietro! Perché non può più essere così?!”

Shonei rimase in silenzio guardando verso l’edificio dove era entrata Max. Poi dopo qualche istante disse semplicemente: “Arrivo!”

“Ti aspetto!”

Interruppero la telefonata e Shonei mise in moto l’auto per raggiungere la ragazza.

 

 

Chloe e Steph erano appena rientrate dal lavoro.

“Non c’è la faccio più! Sono sfinita!” disse Steph crollando sul divano.

“A chi lo dici! L’estate è sempre così! Ah, ho parlato con Asher!”

“E?” chiese Steph rimettendosi a sedere prestando attenzione.

“Domani abbiamo la serata libera!” disse Chloe sorridendo.

“Si!” disse Steph alzandosi dal divano andando ad abbracciare l’amica.

“Ok! Va bene, basta così! Smettila o mi farai cambiare idea!”

“Se cambi idea ti ammazzo, quindi accetta le mie smancerie!” disse Steph ridendo. Nel mentre, continuava a tenere stretta l’amica dandole baci sulla guancia.

“Adesso smettila ho ti sguinzaglio contro Flerk!”

“Oddio no!” rispose Steph liberandola.

“Flerk è la mia arma segreta!”

“Non vedo l’ora che arrivi domani!”

“Che intenzioni hai per domani sera?!

“Semplice, divertirmi!”

“Forse dovresti puntare anche a qualcos’altro! Magari cercare di capire di più questa Jessie!”

“Mh!”

“Non ti sto dicendo di non divertirti, però cerca anche di scoprire come stanno le cose con lei!”

“Sei preoccupata?!”

“No, affatto! Ok, forse giusto un pochino! Non voglio che soffri ancora per qualcuno che non merita nemmeno di trovarsi sulla tua scia!”

Steph sorrise. “Non preoccuparti Chloe! Comunque vada non mi scotterò più di tanto!”

“Se lo dici tu! Lo spero proprio!”

“Non pensarci e stai tranquilla! Ora vado a dormire che non mi reggo in piedi! Buonanotte Chloe!”

“Buonanotte Steph!” disse Chloe ripensando alle parole di Shonei. Andò a letto e come faceva ormai tutte le sere prima di addormentarsi, guardò la foto di Max in compagnia di Shonei. “Buonanotte Max!”

 

 

Max sotto le lenzuola continuò a rimuginare sulla serata passata con Shonei, ma soprattutto al momento in cui l’aveva accompagnata. Il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere, le metteva ansia.

 

 

Shonei raggiunse la porta dell’appartamento di Ashley. Fece un respiro alzando una mano per bussare ma fermò il pugno a mezz’aria. Poi lentamente abbassò la mano ripensando alle parole di Max.

“Volevo soltanto chiederti se non ti senti… usata!”

“Penso solo che sei una brava persona e che meriti molto di più! E potresti avere molto di più se solo lo volessi! Ma ovviamente se non credi in determinate cose, sei la prima ad allontanare da te ogni possibilità di scoprire un sentimento come l'amore!”

 

 

Si voltò per tornare sui suoi passi e andare via. Almeno per quella sera avrebbe fatto a meno di avere compagnia. Voleva soltanto andare a dormire e non pensare più a nulla. Appena tornò nel suo appartamento si spogliò mettendosi a letto. Infine inviò un messaggio ad Ashley che era ancora in attesa del suo arrivo.

 

 

Ashley seduta nel letto con le spalle appoggiata alla testiera del letto, prese il telefono leggendo il messaggio inviatole dalla ragazza. Poche semplici parole che misero fine alla sua attesa, ma non di certo alla sua solitudine.

 

Shonei: Mi dispiace, scusami tanto!

 

Lasciò il telefono cadere sul materasso passandosi le mani sul volto. Poi incrociò le braccia al petto riappoggiando la testa alla testiera del letto riflettendo.

 

 

Chloe si addormentò con il telefono in mano sfinita dalla stanchezza mentre Flerk saltava sul letto per stendersi accanto a lei.

 

 

Max nel buio della sua stanza, guardava il soffitto senza riuscire a smettere di pensare.

 

 

Shonei continuava a girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire a chiudere occhio. Si alzò nervosamente dal letto raggiungendo la cucina. Aprì il frigo prendendo una confezione da sei lattine di birra e si sedette sul divano, stappandone una. Sperò che almeno così il sonno sarebbe giunto prima o poi.

 

 

Mercoledì 12 luglio 2017

Shonei era sdraiata sul divano a pancia in giù. Un braccio sporgeva toccando terra con una lattina di birra nella mano. Stava ancora dormendo profondamente. A un tratto sentì dei forti colpi alla porta. Alla fine se pur con qualche difficoltà riuscì ad aprire leggermente gli occhi e a mettersi supina sul divano restando in ascolto tenendosi su con i gomiti. Il rumore sembrava essere cessato e iniziò a credere di esserseli sognati. Tornò a stendersi sul divano con un braccio sugli occhi. In quel preciso istante tornarono i colpi alla porta a farsi sentire.

“Oddio, perché?!”

Si sforzò di alzarsi. A fatica raggiunse la porta mentre con i piedi scalciava via qualche lattina di birra sul pavimento. Guardò attraverso lo spioncino e vide chi era. Aprì la porta tornandosene a stendersi direttamente sul divano.

“Beh, cazzo se ce ne hai messo di tempo!” disse Chloe entrando nell'appartamento chiudendo la porta. “Che cazzo è successo qui dentro?! Hai svuotato un bar per caso?!” chiese la ragazza guardandosi intorno.

Le lattine si erano moltiplicate la sera prima, visto che non erano riuscite a farla addormentare.

“Ma stai ancora così?!” chiese Chloe indicandola.

Shonei era ancora in slip e maglietta.

“Mi hai appena svegliata! Cosa cazzo ti aspettavi?!” rispose Shonei ancora assonnata portandosi una mano alla fronte per il forte mal di testa in arrivo.

“Appena svegliata eh?! Ma lo sai che ore sono?!”

“No, dovrei?!”

“Sono le sette di sera Shon!”

“Cosa?! È già sera?!”

“Hai avuto compagnia per caso?!”

“No, non riuscivo a chiudere occhio e quindi...”

“E quindi hai svuotato il frigo per cercare di andare in coma etilico?!”

“Più o meno!”

Chloe sospirò scuotendo la testa abbassandosi a recuperare tutte le lattine disseminate sul pavimento per gettarle via.

“Lascia stare, faccio io!” Shonei cercò di alzarsi senza riuscirci. Una fitta di dolore trafisse la sua testa. “Oh merda!”

“Hai qualcosa da prendere?!”

“Si, nell'armadietto in bagno! Dovrebbero esserci delle aspirine!”

Chloe andò in bagno per prendere un'aspirina, poi prese anche un bicchiere d'acqua e li porse alla ragazza che mandò giù tutto in un fiato.

“Non dovresti ridurti così! Che è successo?!”

“Niente, cosa dovrebbe essere successo?!” rispose la ragazza con un gomito poggiato sul ginocchio e la mano tra i capelli reggendosi la fronte.

“Spero non si tratti di Ashley!” disse Chloe sedendosi sul divano accanto all'amica.

“No, non si tratta di lei!”

“E di chi?!”

Shonei guardò Chloe al suo fianco chiedendosi se fosse il caso di parlarne, ma poi decise che era meglio non dirle nulla. “Di nessuno! Ma come mai mi cercavi?!”

“Wow, fantastico! Ti sei scordata cosa dobbiamo fare stasera?!”

“Cosa?!”

“Steph… Jessie… la sua amica… non ti dicono proprio niente?!”

Shonei si prese qualche istante per cercare di ricordare. “Ah giusto! Dobbiamo andare a fare da babysitter! Non ho proprio voglia Chloe!”

“Tu vieni con me, me l'hai promesso!”

Shonei parve confusa. “Non ricordo di avertelo promesso!”

“Non puoi mollarmi così! Dai che se ti va bene puoi dare una ripassatina all'amica se ti piace! Anzi, forse è meglio di no!”

“Chloe, ho sonno, mal di testa e non voglio fare un cazzo! Praticamente sono uno straccio oggi! Pensa che non riesco nemmeno a capire se sono sveglia o sto ancora dormendo! Figurati se ho voglia di portarmi a letto qualcuno!”

“Deve essere stata davvero terribile la tua serata ieri! Quando ne vorrai parlare io ci sono! Adesso però alza il culo da quel cazzo di divano e vai a farti una doccia fredda, così magari ti dai una svegliata! Dopo che hai finito di prepararti raggiungimi al mio appartamento, io nel frattempo esco un attimo per fare un po'di spesa! A dopo!”

Shonei annuì.

“A proposito” aggiunse Chloe sull'uscio della porta prima di uscire. “Quando finisci, metti in bocca qualche mentina, perché il tuo alito fa davvero schifo! Rischi di far ubriacare qualcuno semplicemente respirando!”

Quando la ragazza uscì dall'appartamento, Shonei si appoggiò allo schienale del divano con la testa all'indietro. “Agli ordini Chloe!”

 

 

Kate uscì dalla sua stanza stiracchiandosi mentre Max stava seduta sul divano davanti al televisore.

“Cosa guardi di bello?”

“Sto facendo zapping da mezz'ora ormai, non trovo nulla di interessante. Credo che sia più il televisore a guardare me”.

Kate rise andando a sedersi accanto a lei.

“Tu invece, stai facendo una pausa?”

“Credo che per oggi mi fermerò qui, sono completamente esausta. Non pensavo che fosse così faticoso creare un libro di illustrazioni”.

“Dedichi molto tempo al progetto è normale stancarsi”.

“Stasera non esci?” chiese Kate.

“No, oggi non esco”.

“Come mai?”

“Shonei aveva da fare oggi”.

“Se ti va di uscire potremmo fare un giro insieme”.

“A dire il vero oggi non ho tanta voglia. Sono stanca anche io”.

“A che ora sei rientrata questa notte?” chiese Kate sorridendole.

Max si voltò guardandola un po' a disagio. “Per come mi hai posto la domanda, sembra che tu lo sappia già”.

“Si, ti ho sentita rientrare, dove siete state di bello?”

“In giro. Abbiamo fatto una lunga passeggiata in un parco. Poi ci siamo fermate a mangiare qualcosa e infine siamo andate in un locale a bere. E mi ha anche costretta a ballare”.

Kate rise divertita e Max si unì a lei. “Chissà perché non mi sorprende affatto. Shonei sembra una a cui piace molto divertirsi”.

“Si, infatti”.

“Cosa c'è?” chiese Kate vedendo l'amica pensierosa.

“Adesso che la frequento parliamo tanto e inizio a conoscerla per davvero. Mi ha raccontato qualcosa del suo passato. Non ha avuto una bella infanzia”.

“Cosa le è successo?”

“È stata abbandonata dai suoi genitori quando era ancora una bambina”.

“Oddio, deve essere stato orribile. Posso solo immaginare come possa essersi sentita. È brutto quando la famiglia ti volta le spalle. I genitori dovrebbero sostenere ed esserci sempre per i propri figli”.

Max la guardò comprendendo ciò che volesse dire. Dopotutto l’amica si era sentita abbandonata dalla sua stessa famiglia a causa di quel maledetto video su di lei. Soprattutto la madre le si era rivoltata contro. “Ne ha passate tante a causa del loro abbandono. Credo che Shon a causa di questo sia diventata molto cinica verso le persone e la vita stessa”.

“Purtroppo le esperienze della vita ci segnano profondamente e dobbiamo essere in grado di non farci condizionare abbandonaci a noi stessi accettando remissivamente ogni cosa. A volte non tutto il male viene per nuocere. Anzi, alla fine sono proprio le esperienze più brutte e difficili a temprarci per affrontare qualsiasi cosa. Anche se sinceramente preferirei che non fosse così”.

“Nemmeno io vorrei che fosse così. Credo che lei sia molto condizionata da ciò che le è successo. Ieri quando me ne parlava mi è sembrata molto diversa dal solito. Ho visto un altro lato di lei, che è completamente l'opposto da come si mostra sempre. Non le piace parlare della sua vita e questo vuol dire che le fa male ancora molto ripensare al suo passato”.

“Però con te ne ha parlato. Ognuno ha i propri tempi per metabolizzare le cose. Devi considerare che lei era appena una bambina. Alcune cose ti segnano per il resto della vita. È difficile dimenticare certi avvenimenti, ma si va comunque avanti. Fin quando una persona non si chiude completamente in sé stessa lasciando scorrere la vita senza partecipazione, va bene. Sei preoccupata per lei Max?”

“No, è solo che mi dispiace”.

“Sembra tu ti stia affezionando molto a lei” disse Kate sorridendo.

“Cosa? No, ma che dici” disse Max guardando la tv per non mostrare quando si sentisse a disagio nel poter ammettere una cosa del genere.

“Guarda che non c'è nulla di male a trovarsi dei nuovi amici. Abbiamo lasciato Seattle per una nuova vita qui a Portland. Adesso che siamo qui è tutto nuovo. È normale e bello fare nuove conoscenze”.

“A te piace Shonei?”

“Beh, è molto diversa da me e comunque non ho ancora avuto modo di poterci parlare e conoscerla come stai facendo tu. Quindi non posso esprimermi più di tanto al riguardo, però non mi sembra una brutta persona. Certo, hai suoi modi di fare ed è un po' sopra alle righe, ma comunque finché ti riporta a casa sana e salva, per me va bene”.

Le due ragazze si guardarono cominciando a ridere. In quel momento entrò Victoria. “Ciao ragazze, vedo che ve la state spassando”.

“Non immagini quanto. Se lo vuoi sapere stavamo parlando alle tue spalle” disse Kate prendendosi gioco di lei.

“Oh, grazie tante. Che brave amiche che siete” rispose la ragazza stanca, sedendosi di peso sulla poltrona.

“Giornataccia?” chiese Kate.

“Puoi dirlo forte. Cioè, sono felice di avere un lavoro facendo ciò per cui ho studiato tanto. Capisco anche che fossero rimasti indietro con il lavoro per essere a corto di fotografi ma cavoli, in questi due giorni è stato un massacro. E tu Kate, che hai fatto oggi?”

“Ho da poco mollato le illustrazioni, non ne potevo più”.

“Ah” disse Victoria guardando poi Max, non sapendo se fosse il caso di chiederle qualcosa, visto la loro ultima discussione.

Calò il silenzio e Kate cercò di riportare le cose al proprio posto. “Max stasera non esce, quindi direi di preparare la cena oppure ordinare qualcosa. Magari cerchiamo un film da guardare tutte insieme”.

“Ah, certo. Per me va bene. Come mai non esci stasera?” chiese Victoria a Max.

“Shonei aveva da fare stasera” rispose Max senza nemmeno guardarla. “Ma ci vedremo domani sera”.

“Ah” rispose Victoria intercettando lo sguardo di Kate puntato su di lei. Sembrava le stesse dicendo di lasciar perdere.

“Ok, allora direi di pensare a cosa mangiare”.

In quel momento bussò qualcuno alla porta. Kate si alzò per andare ad aprire.

“Sorpresaaaaa!!!”

Davanti alla porta c'erano Timothy e Aaron muniti di pizze e birre.

“Spero che non abbiate già cenato” disse Aaron.

“No, anzi capitate proprio al momento giusto” disse Victoria alzandosi dalla poltrona. “Stavamo proprio per decidere cosa mangiare per cena, ma voi avete fatto prima”.

“Quanto mi vuoi bene adesso cuginetta?” chiese Timothy.

“Aspetta che mi riempia la pancia e poi te lo dico”.

Così i ragazzi si sedettero tutti a tavola per cenare. Avevano quasi finito quando qualcun altro bussò alla porta. I ragazzi si guardarono tutti un po' confusi.

“Aspettavate qualcuno per caso?” chiese Aaron.

“Non che io sappia” rispose Victoria guardando poi le sue amiche.

Entrambe le ragazze risposero con una semplice alzata di spalle. Victoria si alzò da tavola e quando aprì la porta sbarrò gli occhi dalla sorpresa. “Ellis!”

“Ciao Victoria!”

“Ma che bella sorpresa! Entra e accomodati!”

“Grazie!” rispose la ragazza guardando i ragazzi a tavola. “Oh scusate, spero di non disturbare! Non volevo interrompere nulla!”

“Ma no, figurati Ellis! Accomodati pure! Per caso hai fame?! C'è ancora della pizza!” disse Kate.

“Oh no, grazie tante Kate, ma ho già cenato! Ciao Max!”

“Ciao Ellis!” rispose Max ancora sorpresa dalla sua visita inaspettata.

Victoria colse l'occasione per presentare Timothy e Aaron a Ellis.

“Piacere di conoscerti Ellis!” dissero i ragazzi.

“Il piacere è tutto mio ragazzi!”

“Oh mio Dio!” esclamò Victoria preoccupata, accorgendosi solo in quel momento che la ragazza portava un tutore che partiva dal polso fino al palmo della mano destra. “Che ti è successo?!”

“Oh, questo!” disse Ellis sorridendo nervosamente alzando il braccio. “Ho avuto un piccolo incidente, ma non è nulla di grave! Però è per questo che sono qui! Avrei bisogno di parlare urgentemente con Max se possibile!” aggiunse guardando Max.

Max si alzò da tavola. “Certo! Vieni, spostiamoci di là!” disse Max indicandole il soggiorno.

Ellis la seguì ed entrambe si sedettero sul divano. Nel frattempo gli altri erano ancora a tavola. Di tanto in tanto Victoria dava una sbirciata alle due ragazze, cercando di percepire cosa stesse succedendo. Non le piaceva restare sulle spine.

“Scusa per essermi catapultata qui senza nessun preavviso!” disse Ellis un po' imbarazzata.

“Non preoccuparti, non c'è nessun problema per me! Mentre tu ne hai uno invece!” disse Max guardando la sua mano.

“Se voleva essere una battuta è divertente!” rispose ridacchiando.

“Scusami, non volevo...”

“Ehi, sono la prima a scherzarci su, quindi non farti problemi!”

“Va bene, allora di cosa volevi parlarmi?!”

“Di questo!” disse alzando la mano.

“Ah, non credo di capire!”

“Mi stavo chiedendo se tu avessi già preso una decisione per quanto riguarda la mia proposta!”

“Ma a dire il vero io non ho ancora avuto modo di pensarci e…”

“Si lo so, volevi del tempo per rifletterci! Io davvero sarei disposta ad aspettare tutto il tempo che vuoi, ma vedi... questo cambia tutto!” disse Ellis alzando di nuovo la mano.

Max rimase in silenzio.

Ellis vide la sua espressione e cercò di spiegarsi meglio. “Ho avuto un piccolo incidente! Il risultato è una piccola micro frattura che però fa un male cane! Devo portare il tutore per un po' di tempo e tenere la mano a riposo! Il punto è che senza mani io non lavoro e già ho una miriade di cose da fare e molte lasciate ancora in sospeso! Non vorrei peggiorare la situazione! Ho già disdetto molti appuntamenti per questo contrattempo! Insomma, quello che sto cercando di dirti è che ho bisogno di aiuto adesso e non tra una settimana o due! Vorrei che tu accettassi la mia proposta! Ti giuro che non vorrei metterti fretta ma adesso sono costretta a sollecitarti ad accettare!”

“Non c'è nessun altro che ti possa aiutare nel frattempo che io prenda una decisione?!”

“No, cioè non ho chiesto ad altri! Io ho fatto la proposta solo a te perché ti trovo all'altezza! Io non voglio altri!”

Max guardò la sua mano e poi la ragazza. Il suo sguardo era pieno di speranza che lei accettasse. Non era per niente convinta di volere lavorare con lei, ma adesso Ellis era in serie difficoltà. Aveva la possibilità di aiutarla e non se la sentiva di voltarle le spalle.

“E va bene, ti aiuterò!”

Ellis rimase sbalordita, non aspettandosi che accettasse. Un largo sorriso si aprì sul suo volto. Con la mano sinistra afferrò la mano destra di Max. “Ti ringrazio tanto Max, ti devo molto! Ti assicuro che non te ne pentirai!”

“Ok, io accetto però...”

“Però?!” chiese Ellis tornando seria lasciandole la mano.

“Però quando sarai guarita del tutto, deciderò se lavorare ancora per te...”

“Con me!” disse Ellis correggendola. Ci teneva particolarmente che Max non si sentisse una semplice assistente, ma una fotografa alla pari con lei.

“Mi riservo la possibilità di cambiare idea sul continuare o meno a lavorare con te!”

“Oh, quindi punto e a capo! Beh, non sono nella posizione di lamentarmi, quindi accetto! Allora collega, affare fatto?!” disse Ellis allungando la mano destra.

“Non credo sia una buona idea” disse Max guardando la mano.

Ellis all'inizio non capì cosa intendesse ma poi si rese conto di aver teso verso di lei la mano fasciata dal tutore. “Oh, già! È vero, che sbadata che sono! A volte me lo dimentico!”

“Si, me ne sono accorta!” disse Max sorridendo.

“Per te va bene cominciare domani?!”

“Si, va bene!”

“Ok, allora domani mattina alle otto al mio studio! Adesso è meglio che vada, così puoi tornare dai tuoi amici!” disse Ellis alzandosi.

Le ragazze tornarono in cucina.

“Stai già andando via Ellis?!” chiese Victoria.

“Si Victoria, devo proprio andare adesso e scusatemi ancora per la brusca interruzione!”

“Oh figurati! Non è mai un disturbo ricevere una tua visita!”

“Beh, allora vi lascio e buon proseguimento di serata!”

“Grazie, anche a te Ellis!” disse Kate.

“Ti accompagno alla porta!” disse Max.

Quando Ellis uscì dall’appartamento si voltò di nuovo verso la ragazza. “Grazie ancora Max, mi hai appena tolto dai casini!”

“Figurati!”

“Adesso vado! A domani Max!”

Max rientrò nell’appartamento chiudendo la porta e si accorse che tutti la stavano guardando. La prima a dire qualcosa fu Victoria.

“Allora, cosa voleva?!”

“Mi ha chiesto di aiutarla a lavoro visto il suo problema alla mano”.

“E tu hai accettato?” chiese Kate.

“Non so ancora se accettare la sua proposta, ma vista la situazione non ho voluto negarle il mio aiuto. Comincio domani. Magari potrebbe essere anche un modo per capire se si può lavorare a stretto contatto con lei”.

I ragazzi continuarono a guardarla. Aaron si alzò avvicinandosi a lei mettendole un braccio sulle spalle sorridendo strattonandola un po’. “Ragazzi, a quanto pare anche Max ha trovato lavoro! Sapete già cosa significa, vero?!”

I ragazzi sorrisero già sapendo cosa aspettarsi.

“Credo che sia arrivato il momento diiii festeggiaaaaaareeee! Siiiiiiiiii!” gridò Aaron alzando i pugni in segno di vittoria.

“Aspettate un attimo, io non ho accettato il lavoro” disse Max cercando di calmare l’entusiasmo dei ragazzi.

“Qui bisogna assolutamente festeggiare!” disse Victoria.

“Non si discute, usciamo immediatamente per sbronzarci!” disse Aaron.

“Non credo sia una buona idea visto che Max inizia domani!” disse Kate.

“Ecco, grazie Kate!” disse Max.

“Ma, sono d’accordo che bisogna festeggiare e questa volta siamo tutti insieme!” aggiunse ridacchiando.

Max roteò gli occhi in alto.

“Ora sì che si ragiona! Usciamo immediatamente di qui!” disse Timothy.

“Ragazzi, non sono in condizioni di uscire!” disse Max indicandosi.

“Beh, nemmeno io Max, andiamoci a cambiare” disse Kate.

“Aspettate un attimo, ma dove andiamo?” chiese Victoria.

“Potremmo andare al Paradise. Oggi si sculetta lì!” disse Aaron.

“Oh cielo, non c’è un altro posto?!” chiese Victoria.

“Non fare la schizzinosa cuginetta, il Paradise andrà più che bene. Però c’è un problema, rischiamo di non trovare posto per sederci se aspettiamo che vi prepariate!”

“Potremmo avviarci noi due per primi e le ragazze ci raggiungeranno dopo!” disse Aaron.

“Ok, allora faremo così! Andate a prepararvi mentre noi prodi cavalieri andiamo a trovarvi un posto nell’olimpo degli Dei!” disse Timothy alle ragazze.

Così i ragazzi uscirono di corsa dall’appartamento mentre le ragazze iniziarono a prepararsi.

 

 

Finalmente Steph in compagnia di Chloe e Shonei raggiunsero il Paradise che era strapieno di gente. La confusione faceva da padrona nel locale, tra le voci sovrapposte dei clienti e il volume alto della musica. In pista c'erano molte persone a ballare. Gruppi di ragazzi seduti sui divanetti in pelle davanti alla pista da ballo a bere senza limiti. C'era anche chi aveva già alzato il gomito. Dopo aver individuato Jessie e l'amica si diressero da loro. Le due ragazze erano sedute su un divanetto a chiacchierare e ridere con un drink tra le mani. Mentre si avvicinavano a loro, Steph non poté fare a meno di posare gli occhi su Jessie che era vestita in maniera molto provocante. Indossava un abitino grigio scuro molto stretto che metteva in risalto le sue forme. Il vestito era molto scollato con bretelle sottili e una gonna che terminava al di sopra del ginocchio lasciando scoperte le gambe. Le scarpe con un paio di tacchi da vertigini la rendevano più slanciata in altezza.

“Potresti smetterla di sbavare? Così rischi di rendere scivoloso il pavimento” disse Shonei accorgendosi dello sguardo di Steph.

“Shon smettila” disse Chloe trattenendo una risata. “Questa è la serata di Steph quindi vedi di lasciarla in pace almeno per oggi”.

“Non vi dovete preoccupare, starò buona come un agnellino”.

“Ciao” disse Steph quando arrivarono dalle ragazze.

“Ehi, siete arrivate finalmente. Pensavo che non sareste più venute” rispose Jessie.

“Per niente al mondo avrei rinunciato a uscire stasera” aggiunse Steph.

“Ma sedetevi, non restare in piedi” disse Jessie. Così Steph si sedette vicino a Jessie con accanto l'amica. Chloe si sedette di fianco a Steph mentre Shonei rimase in piedi guardandosi intorno. Peccato che non si rese conto della presenza di Aaron e Timothy che erano appena entrati nel locale. Se solo se ne fosse accorta, molto probabilmente avrebbe evitato quello che sarebbe successo di lì a breve. Chloe le diede un colpo al braccio e così si sedette anche lei.

“Ehm, voi due non vi conoscete” disse Jessie presentando Shonei alla sua amica Mary. Le ragazze si strinsero la mano.

“Siete qui da tanto?” chiese Steph.

“Circa mezz'ora”.

“Beh, io credo che andrò a prendere qualcosa da bere, voi volete qualcosa?” disse Chloe alzandosi.

“Stiamo ancora finendo i nostri drink, magari più tardi prendiamo qualcos'altro” rispose Jessie.

“Tu Steph?”

“Magari un martini”.

“Ok, arrivo subito”.

Shonei si alzò a sua volta per unirsi a lei.

“E tu dove vai?” chiese Chloe.

“A prendere da bere”.

“Si... certo” disse Chloe in modo strano.

Si allontanarono per arrivare al bar. “Tu oggi non bevi!”

“Come scusa?! E chi lo dice?!” chiese Shonei infastidita.

“Ieri hai bevuto da fare schifo! Non pensi sia arrivato il momento di darti una calmata?!” disse Chloe quasi con tono di rimprovero.

“Non sei mia madre e anche se lo fossi, non credo te ne fregherebbe un cazzo!”

Arrivarono al bancone dove Eddie stava servendo da bere insieme a Ian.

Appena Shonei si appoggiò al bancone guardò Ian. “Beh, questa serata non poteva iniziare in modo peggiore!”

“A chi lo dici! Ho appena visto la peggiore feccia della città!” rispose Ian.

Chloe sbatté un pugno sul bancone. “Ehi, testa di cazzo! Lei è una cliente, non te lo dimenticare! La devi trattare come si deve gran pezzo da merda!”

“Altrimenti cosa fai Chloe, lo dici ad Asher per farmi licenziare?!” rispose il ragazzo divertito.

“Ok, adesso basta voi due!” intervenne Eddie. “Ian, ci penso io a servirle!”

Ian e Chloe continuarono a fissarsi con sguardo torvo.

“Certo Eddie, fai pure!” disse Ian allontanandosi per servire altri clienti.

“Ragazze, datevi una calmata! Non possiamo scatenare una rissa!” disse Eddie alle ragazze.

“Ma lui è una testa di cazzo!” disse Shonei.

“Shon, ti vorrei ricordare che sei stata tu a iniziare a provocarlo!” disse Chloe.

“Ok mamma, vuoi mettermi in punizione?! Fai pure, perché tanto questa serata per me già lo è! Eddie, dammi un sex on the beach!”

Chloe sospirò rivolgendosi al ragazzo. “Per me un martini e una birra!”  Poi si voltò a guardare la ragazza. “Si può sapere che ti prende oggi?! Sei intrattabile!”

“Voglio solo essere lasciata in pace Chloe, è così complicato da comprendere per te?!”

“Si tratta di Ashley, vero?!”

“Ma piantala! Non nominarla nemmeno!”

“Guarda che me lo ricordo ancora il tuo modo di fare quando litigavi con quella poco di buono!”

“Occhio a come parli di lei! E poi non ho litigato con nessuno ieri sera! Ho passato la serata con un’altra persona!”

“Ah bene, ci mancava pure questa adesso! Come se Ashley non facesse già i suoi danni! Chi è?!”

Eddie appoggiò il drink destinato a Shonei sul bancone. “Non sono cazzi tuoi questi!” disse la ragazza afferrandolo al volo allontanandosi per tornare al tavolo.

“È di pessimo umore eh!?” disse Eddie.

“Si e penso di conoscere anche il motivo purtroppo” rispose Chloe pensando che la causa del suo cattivo umore fosse dovuto ad Ashley.

Shonei giunse dalle ragazze questa volta cambiando posto per sedersi accanto all'amica di Jessie. Non si rese conto nemmeno in quel momento di Aaron e Timothy che avevano preso posto a un divanetto a poca distanza da loro. Quando Steph vide Shonei sedersi accanto a Mary, sperò che non volesse provarci. Nel frattempo giunse anche Chloe porgendo a Steph il suo martini. Cominciarono a chiacchierare, mentre Shonei continuava a dedicarsi esclusivamente a Mary che di tanto in tanto rideva a qualche suo racconto. Chloe e Shonei ogni tanto le davano un'occhiata per capire quali fossero le sue intenzioni, visto che non era stata così entusiasta di partecipare alla serata.

“Non so voi, ma io ho voglia di ballare” disse Jessie. “Chi si unisce a me?!”

“Io di sicuro!” rispose Steph.

“Tu Chloe?!” chiese Jessie.

“Ehm, no voi andate pure! Non ho molta voglia di fare movimento stasera!”

“Mary?!”

“Oh, magari più tardi” disse la ragazza tornando a ridere di qualcosa che aveva detto Shonei. Jessie rimase sorpresa dalla sua amica. Di solito quando si trattava di ballare lei era sempre la prima.

“Ok, allora andiamo?!” chiese Jessie.

“Certo!” rispose Steph alzandosi per seguire la ragazza.

 

Chloe le lanciò uno sguardo di intesa facendole un occhiolino, anche se era preoccupata. Di solito quando Shonei diceva qualcosa ci azzeccava sempre. Per questa volta sperò davvero che si sbagliasse. Steph e Jessie arrivarono in pista confondendosi con tutti gli altri scatenandosi. Nel frattempo Chloe si divertiva a osservarle. Shonei invece ogni tanto si avvicinava all'orecchio di Mary dicendole qualcosa, che finiva per far ridere la ragazza di gusto. Il tempo passava e Steph e Jessie facevano ogni tanto una pausa per andare a bere qualcosa, ritornando subito dopo a ballare. Al loro ennesimo drink mandato giù velocemente, partì l'ennesima canzone e Jessie lanciò un urlò. “Oddio, questa mi piace da morire!” Afferrò per un polso Steph trascinandola di nuovo in pista per ballare. Questa volta Jessie cominciò a muoversi in modo sensuale davanti a Steph che finì sotto una sorta di incantesimo. O forse no, era solo l'effetto dell'alcool. Una cosa però era certa, l'alcool aveva avuto effetto su Jessie, che continuava a ballare in quel modo provocatorio quasi dimenticandosi di tutta la gente intorno. Non notò nemmeno lo sguardo di desiderio di Steph, quando le si avvicinò ballando con lei. Chloe rimase sorpresa nel vedere cosa stesse succedendo.

Shonei seguì lo sguardo di Chloe e vide le due ragazze ballare con scetticismo. “Che grande stronzata!” disse Shonei alzandosi. “Scusate, ho urgente bisogno di andare in bagno”.

“Torna presto!” disse Mary ridacchiando.

“Certo!” disse Shonei allontanandosi per raggiungere il bar per prendersi una birra e andare in bagno.

Quando la musica terminò Jessie ridendo abbracciò Steph che ricambiò il gesto. “Andiamo a prendere qualcos'altro da bere?!” chiese Jessie.

“Ehm, forse non è il caso!”

“Oh avanti, siamo qui per divertirci, quindi divertiamoci!” disse con fare malizioso. Cosa che Steph non sapeva bene come interpretare.

“Ascolta Jessie, vorrei parlarti di una cosa!”

“Cosa?!” chiese sorridendo.

Steph a causa della forte vicinanza di Jessie, finì per posare lo sguardo sulle labbra della ragazza per un breve istante. Poi si guardarono negli occhi mentre tutti intorno ancora ballavano. Jessie a un tratto, spostò il suo sguardo oltre le spalle di Steph, sgranando gli occhi sorridendo. Corse in quella direzione finendo tra le braccia di un ragazzo stringendolo forte. Steph rimase paralizzata dalla scena che le si parava davanti. Chloe assistette a tutta la scena incredula, mentre Mary rise. “Pensavo non sarebbe venuto!”

“Chi è lui?!” chiese Chloe preoccupata anche se già sospettava chi fosse.

“È il ragazzo di Jessie!”

Chloe tornò a guardare in quella direzione e proprio in quel momento vide Jessie dare un bacio sulle labbra del ragazzo. Spostò il suo sguardo su Steph che sembrava sconvolta e senza parole.

 

 

“Owen, credevo non saresti arrivato!” disse Jessie entusiasta al ragazzo.

“Beh, so che ci tenevi tanto! Così ho smosso mare e monti per esserci! In altre parole me la sono svignata!” rispose il ragazzo ridendo.

Jessie mise un braccio attorno alla vita del ragazzo e si voltò verso Steph. “Owen, ti presento Steph una mia nuova amica! Steph, ti presento Owen, il mio ragazzo!”

Steph fece buon viso a cattivo gioco sforzandosi di sorridere. Il tutto mentre quelle semplici parole le arrivarono dentro come un secchio di acqua gelata. Consapevole ancora una volta, di essersi presa una cotta per la persona sbagliata.

“Piacere di conoscerti!” disse Steph stringendogli la mano.

“Piacere mio Steph! Allora, non sei con Mary?”

“Si, è seduta là! Vieni con me!” disse la ragazza trascinando il ragazzo per mano.

Steph stava per seguirli ma le gambe sembravano diventate di colpo così pesanti da non riuscire a muoversi.

Quando giunsero da Mary, i due ragazzi si salutarono abbracciandosi. Poi Chloe venne presentata a Owen. Steph finalmente decisa, si allontanò verso l'uscita del locale. Nessuno se ne accorse, tranne Chloe che la seguì in fretta.

“Dove vai Chloe?!” chiese Mary.

“Al bagno, torno subito!”

Raggiunse Steph fuori che stava camminando velocemente.

“Steph, aspetta!”

“Non dire nulla Chloe!”

“Ascolta Steph, so come ti senti e…”

“Davvero?! Tu sai come mi sento?! Chloe ti prego, non voglio prendermela anche con te! Adesso lasciami in pace e torna dentro!”

“E tu?!”

“Io?! La mia serata è finita, nel caso non te ne fossi accorta! Me ne torno a casa!”

“Ti accompagno!”

“No Chloe, vado a piedi! Ho bisogno di camminare e soprattutto di stare da sola!” disse la ragazza tornando a incamminarsi.

“Ma non puoi andare via così?! Cosa dico se mi chiedono che fine hai fatto?!” urlò Chloe mentre la ragazza si allontanava.

Steph si girò guardandola mentre continuava ad allontanarsi camminando all'indietro allargando le braccia. “Inventati qualcosa! Di quel cazzo che ti pare Chloe, tanto per quello che mi importa!”

Chloe rimase a guardarla allontanarsi e poi si ricordò di Shonei. Tornò di nuovo dentro al locale per raggiungere i bagni ma Jessie la vide e le si avvicinò.

“Ehi Chloe, ma dove siete finite tutte?!” chiese sorridendo.

“Ehm, scusaci Jessie!”

“Dov'è Steph, non la trovo da nessuna parte! La stavo cercando!”

“Vedi, lei si è sentita poco bene...”

“Oh mio Dio, che è successo?!” chiese la ragazza subito preoccupata.

“Non è nulla di grave! È un semplice mal di testa!”

“Ma adesso dov'è?!”

“È tornata a casa!”

“Perché non me lo ha detto?! È andata via così senza dire nulla e senza nemmeno salutare!”

“Non voleva rovinarvi la serata!”

“Ah!” rispose Jessie incrociando le braccia al petto poco convinta delle parole di Chloe.

“Comunque stavo per avvisarvi io! Adesso ne parlo anche con Shonei e torniamo a casa! Voglio assicurarmi che stia bene! Ci vediamo qualche altra volta magari!”

“Si, va bene!”

“Buona serata!”

“Anche a te e salutami Steph!”

“Certo!” rispose allontanandosi immediatamente per raggiungere i bagni, maledicendo quella serata. Ma non immaginava cosa stesse per succedere. Il peggio doveva ancora arrivare e non avrebbe dovuto attendere oltre. Quando Chloe entrò nel bagno vide Shonei con una bottiglia di birra in mano a chiacchierare con una ragazza.

“Ti devo parlare!” disse Chloe avvicinandosi.

“Non puoi aspettare?!”

“No!” disse Chloe risoluta.

La ragazza che stava parlando con Shonei si dileguò all'istante uscendo dal bagno.

“Era questa la tua urgenza di venire in bagno?!”

“Bene, quindi non posso bere, parlare con nessuno e andare al cesso! Dimmi, c'è qualcosa che posso fare?!”

“Si, iniziare a comportarti da persona adulta! Magari di fare meno la stronza! Adesso andiamo via di qui!”

“Adesso mi dai anche degli ordini?!”

“Cazzo Shon, è successo un casino con Steph!” urlò Chloe.

“Cosa?! Che è successo?!” chiese Shonei preoccupata.

“È successo che avevi ragione tu! Jessie ha un ragazzo e si è anche presentato qui sotto gli occhi di Steph! Adesso lei è andata via! Vuole essere lasciata in pace, ma non posso lasciarla sola! Lei non lo ho mai fatto con me!”

“Mi dispiace! Cazzo, lo sapevo che sarebbe finita così! Che ti avevo detto?!”

“Adesso non è il momento per questo! Andiamo!”

“Ok!” disse Shonei seguendo Chloe. Appena prima di uscire dal bagno, Shonei ricevette una telefonata e dopo aver visto il nome sul display si bloccò.

Chloe si voltò verso di lei. “E allora?!”

“Tu vai pure, ti raggiungo subito! È una telefonata urgente!”

“Si certo, urgente come il bagno!” disse Chloe con sarcasmo. “Ti aspetto di fuori giusto il tempo di una sigaretta, se non ti vedo arrivare ti lascio qui e te ne ritorni a casa a piedi!”

Shonei rientrò in bagno e rispose al telefono. “Ehi!”

“Ehi?! È il massimo che riesci a dire?! Si può sapere che ti è preso?!”

“Io, non lo so!”

“Beh, non mi basta come risposta! Trovane una migliore!”

Shonei sospirò alzando gli occhi al cielo. Durante la telefonata Chloe si diresse prima al bar per salutare Eddie. Nel frattempo Max, Victoria e Kate arrivarono finalmente a destinazione e parcheggiarono l'auto molto distante dall'entrata del Paradise, visto che il parcheggio era quasi al completo. Scesero dall'auto iniziando a incamminarsi verso il locale per raggiungere i ragazzi.

“È incredibile, c'è mancato poco che non trovassimo nemmeno posto per parcheggiare! Ma vengono tutti qui?! Non ci sono altri locali in città?!”

“Victoria, forse dovresti prendertela con te stessa!” disse Kate.

“E perché mai, io cosa c'entro?!”

“Beh, devi ammettere che ci hai messo un po' più del dovuto per prepararti!”

“Ma non è vero questo! Secondo te ci ho messo troppo Max?!”

Max si voltò a guardarla mentre camminava. “Vuoi davvero la mia opinione?!”

“Oh bene, dimenticavo che voi due fate sempre fronte comune contro di me!”

“Victoria, hai cambiato la maglietta sette volte!” precisò Max.

“E vogliamo parlare dei pantaloni?!” aggiunse Kate ridacchiando.

“E le scarpe!” disse Max ridendo.

“Si certo continuate pure! Ma sappiate che da oggi in poi non avrete più consigli sull'abbigliamento e altro! Se non fosse stato per me, voi due sareste rimaste all'età della pietra! Kate tu porteresti ancora i capelli come se portassi un cappello da chef in testa, un turbante, oppure un nido di vespe! Finalmente nel tuo abbigliamento sono comparsi dei pantaloni, prima avevi soltanto gonne! Tua madre ti ha inculcato questa roba dell'antichità, in cui le donne devono indossare solo delle gonne per essere considerati tali! E prima o poi riuscirò anche a toglierti quel crocifisso dal collo!”

“Cosa?! Non oseresti tanto! E poi potrai anche togliermelo dal collo, ma mai dal cuore e da ciò in cui credo!” disse Kate stringendo il suo crocifisso in una mano.

Victoria la guardò e poi si rivolse a Max. “Ma la senti come parla?! C'è ancora tanto lavoro da fare su di lei!”

Max ridacchiò divertita mentre guardava in avanti. In lontananza vide qualcuno uscire dal locale.

“Max, non devi assecondarla!” disse Kate.

“Non la sto assecondando!”

“Ah no?!” chiese Victoria. “Bene, allora possiamo parlare anche della tua metamorfosi! Che ne dici Max?!”

“Ma io...”

“Finalmente anche tu hai dato una svolta grazie a me! Hai mollato quelle magliette rosa da ragazzina con gli animali disegnati sopra! Hai messo via le migliaia di felpe di tutti i colori possibili e inimmaginabili!”

“Veramente le ho ancora!” disse Max mettendo il broncio.

“Certo, ma non le indossi più come prima e questo è già un grande passo avanti! E poi guarda che aspetto hai adesso con quei capelli! Non a caso Lucas ha perso la testa per te!”

“Ah quindi è solo per i miei capelli!”

“No, è che i capelli lunghi ti donano un aspetto maturo e soprattutto più fascino!”

 

 

Chloe fuori dal Paradise faceva avanti e indietro dinanzi all’entrata, fumando nervosamente la sua sigaretta. Stava male per Steph. Non riusciva a togliersi dalla testa la sua espressione quando l’amica aveva visto Jessie baciare il suo ragazzo. Si sentiva un po’ in colpa per avere chiesto ad Asher di lasciare loro la serata libera. Forse se non avesse acconsentito alla richiesta della ragazza molto probabilmente non sarebbe successo nulla. Ma come avrebbe mai potuto rifiutare di concedere il suo aiuto all’unica persona che nonostante tutto quello che le aveva fatto passare, non si era mai permessa di voltarle le spalle? le aveva dato sempre un’opportunità? Inoltre uscire con Jessie era servito per capire come stavano le cose per davvero, ma a quale prezzo?

 

 

In quel momento il telefono di Victoria cominciò a suonare e lei lo estrasse dalla sua borsa rispondendo.

“Aaron, tranquillo siamo arrivate! Abbiamo avuto un po’ di problemi a parcheggiare! Ok, arriviamo!”

Chiuse la chiamata dicendo: “Quanta fretta!”

Stava per rimettere il telefono in borsa mentre camminava. Poi si fermò di colpo. “Merda, dove diavolo è il mio portafogli?!”

Si fermarono tutte mentre Victoria guardava meglio in borsa. “Dannazione, ho perso il portafoglio!”

“Forse lo hai lasciato a casa!” disse Kate.

“È impossibile, ricordo di averlo messo in borsa!”

“Forse è scivolato in macchina!” disse Max.

“Non credo!”

“E invece credo di sì, di solito dimentichi sempre di chiudere la borsa!” disse Kate.

“Merda! Ok, io torno alla macchina, voi andate pure!”

“Non se ne parla nemmeno, noi veniamo con te!” rispose Kate.

“Non ho bisogno della balia!”

“Kate ha ragione, nel parcheggio non c’è un’anima viva. Meglio rimanere insieme!”

“Ma quanto siete esagerate!”

“La prudenza non è mai troppa!” rispose Kate.

E per un attimo le ragazze rimasero in silenzio a guardarsi riflettendo su cosa fosse successo in passato. Forse se non fossero state da sole in certi momenti, non sarebbe successo nulla.

“E va bene, andiamo Kate! Max, tu invece raggiungi gli altri! Non voglio che chiamino di nuovo al telefono, altrimenti giuro che li mando a quel paese questa volta!”

“Ok, ma fate presto!” disse Max proseguendo per la sua strada mentre le ragazze tornavano indietro per raggiungere l’auto.

 

 

Così, ignara di tutto la ragazza si avvicinò sempre di più a passi lenti verso l’entrata del locale. Chloe stava ancora fumando in attesa che Shonei la raggiungesse. Più il tempo passava e più la ragazza si innervosiva nel non vederla uscire, mentre guardava l’entrata voltando le spalle a Max che ormai era quasi a un passo da lei. A quel punto Chloe perse la pazienza infilandosi la sigaretta tra le labbra decisa di non voler attendere oltre. Si svolse tutto in un attimo. Si voltò di colpo facendo un passo in avanti mentre Max si stava spostando per poter proseguire ma senza riuscirci. Chloe le finì addosso scontrandosi con lei. Non si riconobbero subito, tanto che Chloe si rivolse a lei in tono brusco. “Ma vuoi stare attenta a dove cazzo metti…” disse interrompendosi quando finalmente capì chi fosse. Aprì leggermente la bocca dalla sorpresa, facendo scivolare la sigaretta dalle sue labbra che finì a terra sparpagliando scintille di cenere rovente. Max dapprima rimase ferma a guardarla confusa. Solo quando il suo sguardo incrociò quello della sua migliore amica, realizzò di trovarsi difronte a Chloe non riuscendo a credere ai suoi occhi. Rimasero lì ferme l'una dinanzi all'altra senza dire nulla e senza muoversi, come paralizzate. Sembrava che il tempo si fosse fermato del tutto.

 

Chloe nonostante fosse consapevole della sua presenza in città, era rimasta incredula nel vederla. Shonei le aveva detto di avere tutto sotto controllo, allora si chiese come fosse possibile che Max era lì dinanzi a lei. Cos’era andato storto? Non poteva essere solo un miraggio dettato dalla sua voglia di vederla. Una serata che era iniziata e finita nel peggiore dei modi, si era trasformata a un tratto in una vera catastrofe. Rimase a fissare la sua migliore amica in preda allo sconforto, notando quanto fosse cambiata in quegli anni di distanza a causa della sua assenza. Tre anni potevano sembrare nulla ma per lei erano sembrati un’eternità. Li aveva passati nel modo peggiore possibile, ricadendo nei soliti brutti vizi con l’intento di annientarsi e autodistruggersi consapevolmente. Ricordò quegli anni passati a rimettersi in sesto, cercando di trovare il modo di rimanere a galla dopo essere passata tra compagnie sbagliate, sesso fine a sé stesso, alcool e droghe per dimenticare. Dimenticare il dolore causato dal suo allontanamento volontario dall’unica persona importante che le era rimasta nella sua vita disastrosa, privandosi del suo affetto incondizionato. Osservandola si chiese se fosse davvero felice di vedere che stesse bene. Che fosse andata avanti anche senza di lei nonostante quello che le aveva fatto. Lasciando addirittura una lettera alla sua acerrima nemica per cercare di attutire il colpo che le aveva inferto, pensando che questo potesse bastare. Un altro ricordo riaffiorò nella sua mente, il loro ultimo momento passato insieme. A distanza di tempo, la ferita lasciatole dal ricordo della sua amica che le urlava contro, le faceva ancora tanto male. Era stata chiara sul fatto che la odiasse e che non volesse rivederla mai più. La conosceva da anni, e mai avrebbe immaginato di potere ascoltare quelle parole così dure pronunciate da lei, soprattutto rivolte nei suoi confronti.

 

 

In un attimo nella mente di Max riaffiorarono i ricordi di momenti vissuti con lei. Da piccole che giocavano ai pirati. L’allontanamento dovuto al suo trasferimento a Seattle. Il loro ricongiungimento ad Arcadia Bay dopo ben cinque anni, ma che erano riuscite a superare riavvicinandosi unendo le loro forze alla ricerca di Rachel. Tutte le volte che era intervenuta per salvarla, fino a giungere a quella terribile scelta che le aveva cambiato per sempre la vita. La promessa di Chloe al faro, dicendole che sarebbe stata con lei per sempre per poi giungere a Seattle. Poi ricordò tutto quello che era successo in seguito al loro arrivo. Gli incubi, i litigi, le incomprensioni, la terapia per cercare di salvare le loro vite e il loro rapporto di amicizia. Gli scontri con la sua famiglia, il bacio di Chloe mentre era completamente ubriaca. Vederla in compagnia di Duncan. Scoprire dei soldi che aveva tenuto nascosti con l’intento di lasciarla. Idea già ponderata durante il tragitto per raggiungere Seattle. Chloe che ammette di aver letto il suo diario scoprendo dei suoi dubbi sui sentimenti che provava verso di lei. La sua decisione di rivelarle finalmente cosa provasse nei suoi confronti, per poi ritrovarla a fare i bagagli. La madre che la stringe a sé cercando di calmarla. Le urla di suo padre che inveiva verso Chloe, provenienti dal cortile e poi più niente. Il silenzio e il vuoto lasciatole dalla sua migliore amica. Colei che diceva di volerle bene che le aveva promesso di non lasciarla mai e che si era giustificata dicendo che lo stesse facendo per il suo bene. Da quando lasciare qualcuno così, poteva essere considerato un gesto altruista? Se non fosse stato per la testardaggine di Victoria, cosa ne sarebbe stato di lei?

 

 

Victoria trovò il portafogli nella sua auto.

“Visto?! Che ti avevamo detto?!”

“Non ti gasare troppo Kate! Poteva succedere anche a te sai?!”

“Io di solito lascio chiusa la borsa quando esco” disse Kate punzecchiandola divertita.

Victoria ricevette un’altra telefonata da Aaron. Guardò il display irritata e rispose al telefono. “Di nuovo?! Ma si può sapere che fretta avete oggi?! Max non vi ha detto che cercavo il portafogli?!” chiese con irritazione. Poi restò in attesa della risposta del ragazzo. “Ma cosa… ok ascolta, vi raggiungiamo!” aggiunse chiudendo la chiamata guardando Kate.

“Che succede?!” chiese l’amica.

“Sembra che Max non sia con loro!”

“Ma se stava per entrare!”

Victoria chiuse subito l’auto tornando indietro a passo svelto insieme all’amica. Arrivate nei pressi dell’entrata del locale, notarono Max ferma in compagnia di qualcuno. “Ma che sta facendo?!”

Si avvicinarono allungando ancora di più il passo. Quando furono abbastanza vicine Victoria disse: “Ti sembra il momento di mettersi a chiacchierare…”

Si interruppe all’istante quando riconobbe la persona che era in compagnia di Max. Spalancò gli occhi in preda all’incredulità, mentre Kate si fermò a sul posto riconoscendo la ragazza. “Chloe?!”

Chloe non distolse nemmeno per un attimo gli occhi da Max mentre le altre due ragazze rimasero in silenzio sconvolte da quell’incontro inaspettato.

Poi Victoria come ridestata da un lungo torpore tornò in sé avvicinandosi di più all’amica, afferrandola per un polso mentre guardava Chloe con astio. “Dovremmo andare Max! Non è il caso di restare ancora qui!”

Max non rispose e nemmeno si rese conto della mano di Victoria che l’aveva afferrata. Kate la guardò con preoccupazione vedendo come rimaneva inerme.

 

 

Nel frattempo Shonei al telefono con Ashley stava perdendo completamente la pazienza. “Non voglio essere il tuo giocattolo Ashley! Sono stanca di esserlo!”

“Come scusa?! Prima di tutto non ti sto usando e secondo, davvero mi stai accusando di usarti?! Certo che detto da te è poco credibile!”

“Senti adesso avrei un po' da fare...” disse Shonei tagliando corto.

“Stai di nuovo con quella tizia, vero?!”

“Sei gelosa?!”

“No!”

“Ma allora che cazzo te ne importa con chi sto?! Se non è gelosia allora ti piace soltanto avermi al tuo servizio quando non hai niente di meglio da fare!”

“Una volta non ti creavi questi problemi!”

“Vuoi capire che le cose sono cambiate?!”

“Perché sei tu che vuoi cambiarle complicando le cose! Prima era tutto più semplice...”

“Più semplice per chi?! Per te magari, non di certo non per me!”

“Cosa vuoi che dica per farti ragionare?! Cosa devo fare per farti tornare un po' di senno in quella testa?!”

A quel punto Shonei si calmò e disse con un filo di voce: “Tu stai con Jeffrey!”

“E allora?!”

“E allora questa cosa tra noi non può continuare! È soltanto sesso e questo lo posso trovare ovunque!”

“Certo, come in passato ma alla fine tornavi da me!”

“Si, questo è vero ma poi le cose sono cambiate, mentre per te sono rimaste le stesse! Dicevi che siamo uguali, beh... forse ti sbagli!”

“Ti stai rincoglionendo Shon, te ne rendi conto?! Ma non sarà quella tipa con cui esci a metterti queste strane idee?!”

Le parole di Max dette la sera prima le riaffiorarono nella mente. Iniziò a chiederselo anche lei se la ragazza l'avesse in qualche modo influenzata con le sue parole.

“Sei ancora lì?!” chiese Ashley.

“Si, senti adesso devo proprio riattaccare! Sto andando via!”

“Dove?!”

“A casa!”

“E dove sei adesso?!”

“Sono al Paradise!”

“Vivi sempre al solito appartamento?!”

“Si, perché me lo chiedi?!”

“Indovina!” disse Ashley.

Shonei capì di aver fatto una grande cazzata. “Ashley non...” disse interrotta dall'interruzione della chiamata della ragazza.

“Fanculo!”

Lasciò il bagno dirigendosi verso l'uscita per raggiungere Chloe, ignara di cosa stesse succedendo fuori appena oltre le porte del Paradise. “Scusa per l’attesa Chloe ma…” disse Shonei bloccandosi sul posto vendendo la scena surreale che aveva davanti. Un gelo le percosse la schiena quando vide Max.

Victoria la fulminò con lo sguardo. “Pff, ma certo! C’era da aspettarselo ci fosse il tuo zampino! Cosa ti avevo detto Kate?! Lo sapevo che c’era poco da fidarsi di lei! Hai visto Max?! Tu che la difendevi sempre a spada tratta! Guardala adesso! Sentivo che non ci si potesse fidare di lei! Ma cazzo, questo è davvero troppo! È per questo che le stavi sempre intorno, vero?!” chiese infine a Shonei che rimase in silenzio senza sapere cosa rispondere. “Rimani pure zitta, tanto sono i fatti a parlare!”

In quel momento lo sguardo di Max verso Chloe si trasformò, lasciando spazio a un odio profondo provenirle da dentro. Poi guardò Shonei. Al contrario di come aveva guardato la sua amica, il suo sguardo era pieno di tristezza e delusione. Scosse la testa lentamente voltandosi per tornare indietro accompagnata da Victoria che lanciò un ultimo sguardo furibondo verso le due ragazze. Kate le seguì per poi fermandosi un attimo. Guardò Chloe e Shonei dispiaciuta per poi seguire di nuovo le sue amiche.

Chloe rimase ancora lì ferma guardando Max allontanarsi senza sapere cosa fare. L’unica cosa che sapeva in quel momento, era che non voleva lasciarla andare via.

“Max!” gridò Chloe chiamandola.

Fece un passo avanti con l’intenzione di seguirla, ma Shonei le si piazzò davanti tempestivamente bloccandola con le braccia. “No Chloe!”

“Lasciami! Devo andare da lei!” disse Chloe cercando di divincolarsi dalla sua presa.

“No puoi Chloe!”

“Si che posso, le devo spiegare!”

“Non ora Chloe! Ascoltami attentamente! Fermati cazzo!” disse Shonei afferrandola per le spalle guardandola dritta negli occhi. “Cerca di ragionare per un attimo Chloe! Lei adesso è molto arrabbiata! Non ascolterà nemmeno una parola di quello che le dirai! Non è nelle condizioni di poterti dare retta!”

“Si invece!”

“No! Credimi, peggiorerai soltanto la situazione così!”

“Ma io ho bisogno di parlare con lei!”

“Lo so Chloe, ma tu eri a conoscenza della sua presenza in città! In un certo senso eri preparata all'eventualità di incontrarla, ma lei no! Max non ne sapeva niente di te! Lo ha appena scoperto ed è sconvolta! Devi concederle del tempo per metabolizzare il tutto e calmarsi! Solo allora avrai la possibilità di parlarci!”

Chloe smise di dimenarsi arrendendosi dinanzi all’evidenza. Shonei aveva perfettamente ragione, andare da lei in quel momento non sarebbe servito a nulla.

“Vedrai che si risolverà tutto! Andrà tutto bene Chloe! Adesso andiamo a casa, guido io!” disse Shonei mettendole un braccio sulle spalle, incamminandosi per raggiungere l’auto dell’amica.

 

 

Dopo essere salite in auto Victoria mise subito in moto partendo a razzo. Vide attraverso il riflesso nello specchietto retrovisore, lo sguardo preoccupato di Kate rivolto verso Max. Si voltò a guardare la ragazza al suo fianco aspettandosi un qualsiasi tipo di reazione per sfogarsi. In un certo senso lo avrebbe preferito, pur di non vedere quella chiusura totale verso tutto e tutti, a cui aveva già assistito in passato. Ma purtroppo l’unica cosa che Max fece in quel momento, fu appoggiare la testa al finestrino dell’auto guardando fuori. Victoria riportò lo sguardo sulla strada mentre la rabbia verso Chloe e Shonei cresceva a dismisura. Stava facendo molta fatica a trattenersi per non sbottare davanti all’amica che era già stata messa a dura prova per quella sera. Arrivò l'ennesima telefonata, questa volta al telefono di Kate. Con tutto quello che era successo si erano completamente dimenticate di avvisare i ragazzi. Kate rispose al telefono.

“Ehi Tim, scusaci se non vi abbiamo avvisato ma stiamo tornando indietro!”

Kate rimase ad ascoltare cosa disse il ragazzo. “Si, stiamo tornando a casa e... no, ci siamo dimenticate e...”

Victoria ascoltava la telefonata guardando la strada davanti, lanciando ogni tanto un'occhiata a Kate attraverso lo specchietto. Quando la chiacchierata si prolungò un po' troppo a causa delle continue domande di suo cugino, mettendo in difficoltà Kate nel dover rispondere, perse la pazienza. Appena si fermò al semaforo di un incrocio si voltò verso la ragazza afferrando il telefono dalla sua mano. “Tim, spiegami cosa non hai capito di quello che ti ha appena detto Kate?! Si, ci siamo dimenticate di avvisare, la prossima volta saremo più caute! Però adesso smettetela di rompere i coglioni, ci siamo intesi?! Ti ha già detto che non veniamo e che stiamo tornando a casa! Non hai bisogno di altre spiegazioni, quindi adesso basta e buona serata!” disse Victoria furibonda chiudendo la chiamata riconsegnando il telefono all'amica che la guardava con la bocca spalancata. Max invece non aveva fatto una piega rimanendo a fissare fuori dal finestrino. Come se non fosse con loro in quel momento e non avesse ascoltato nulla. Il che venne interpretato da Victoria come un brutto segno.

 

 

Chloe sul lato del passeggero si appoggiò allo sportello con il gomito asciugandosi una lacrima, cercando di non darlo a vedere a Shonei. Ma non servì a nulla perché ormai la ragazza la conosceva molto bene. Non era la prima volta che piangeva dinanzi a lei. Shonei si sentiva in colpa per quello che era successo e si chiese cosa diavolo fosse andato storto. Come era possibile che Max si trovasse al Paradise? Cercò di ricordare le parole esatte della ragazza nel caso avesse frainteso, ma non era affatto così. Max aveva esplicitamente detto che non sarebbe uscita.

 

 

Steph era già al suo appartamento da un bel po’ visto che alla fine aveva deciso di prendere un taxi. Se ne stava seduta sul divano in compagnia di un bicchiere in mano e una bottiglia di vodka sul tavolinetto. Beveva pensando a Jessie. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di lei con il suo ragazzo. Bastava chiudere gli occhi solo un attimo per rivedere tutta la scena. Quando terminò la vodka nel suo bicchiere lo lasciò sul tavolinetto. Afferrò la bottiglia continuando a bere direttamente da essa, mentre Flerk la osservava incuriosito. Poi quando iniziò a sentire la testa un po’ leggera lasciò la bottiglia sul tavolinetto e si alzò per andare in camera sua.

 

 

Shonei e Chloe arrivarono poco dopo e quando entrarono nell’appartamento, Chloe si sedette sul divano con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani infilate tra i capelli. Shonei guardò Chloe non sapendo cosa fare o dire per farla stare meglio. Il suo sguardo finì sulla bottiglia di vodka e il bicchiere vuoto. Si girò a guardare verso la porta della stanza di Steph, ricordandosi che anche lei certamente stava passando un momento di merda. Stava succedendo tutto in una volta.

“Ok, beviamoci su!” disse Shonei dirigendosi verso la cucina per prendere due bicchieri. Li appoggiò nervosamente sul tavolinetto davanti al divano afferrando la bottiglia e riempendo i due bicchieri. Li prese entrambi cominciando a parlare animatamente per scaricare la tensione che lei stessa, aveva accumulato dalla sera precedente. “Non devi preoccuparti Chloe! Sono sicura che in men che non si dica, risolveremo tutto! Lo so che adesso sembra la fine del mondo ma non è così, te lo posso assicurare!” disse Shonei agitando i bicchieri che aveva in mano mentre Chloe alzava lo sguardo su di lei per niente confortata dalle sue parole.

 

Shonei incominciò a bere da un bicchiere mandando giù tutto in un colpo. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi! È tutto sotto…” disse interrompendosi di colpo. Si rese conto in quel momento che non aveva assolutamente niente sotto controllo. Bevve l’altro bicchiere di vodka con lo sguardo perso nel vuoto. Poi vide Chloe che la osservava. “Nei vuoi un altro?!”

“Guarda che li hai bevuti entrambi tu!” disse Chloe seria.

“Oh cazzo! Si giusto, scusami!” rispose Shonei riempendo di nuovo un bicchiere per poi porgerlo alla ragazza.

Chloe afferrò il bicchiere e dopo aver fatto un sorso guardò Shonei con aria interrogativa. “Hai sempre detto di avere tutto sotto controllo! E che potevo stare tranquilla perché mi avresti avvisato se nel caso avessi corso qualche rischio al Paradise!”

“Ehi, non prendertela con me adesso, perché io sono sorpresa tanto quanto te della sua presenza lì!”

“Come cazzo è potuto succedere?!”

“Non lo so ok?!” rispose Shonei inalberandosi. “Non credevo ci fosse questo pericolo! Ieri sera quando l’ho riaccompagnata a casa, mi sono informata se sarebbe uscita oggi e lei ha risposto di no!”

Chloe la guardò sorpresa e soprattutto confusa da quello che aveva appena affermato. “Cos’è che hai detto?!”

Solo in quel momento la ragazza si rese conto di aver detto un po’ troppo. Aveva consapevolmente evitato di dire all’amica di uscire con Max. Però adesso senza volerlo aveva vuotato il sacco.

“Che significa Shon?!” chiese ancora Chloe attendendo una risposta. Poi rimase a riflettere per qualche istante. “Ieri sera eri con lei, non è così?!”

Shonei sospirò annuendo. “Si, ero con lei! Ma non farti strane idee!”

“Che cazzo stia combinando Shon?!”

“Non sto combinando assolutamente nulla!”

“E perché diavolo ci esci insieme?! E soprattutto perché non dirmelo?! Perché tenermelo nascosto?!” chiese Chloe infervorandosi.

“Ascoltami, non sto facendo nulla di male! Non ti ho detto nulla perché ti conosco fin troppo bene! Mi avresti tempestato continuamente di domande su di lei!”

“Adesso spiegami perché cazzo ci esci insieme!”

“E hai anche il coraggio di chiedermelo?! Pensi che sia così semplice chiederle che progetti ha per la serata?! Chiederle dove andrà e con chi, senza destare alcun sospetto?! A te sembra del tutto normale che una completa estranea venga da te cercando informazioni sui tuoi spostamenti?! Tu lo faresti Chloe?! Risponderesti a domande del genere se a porle fosse una persona che nemmeno conosci?! Ho dovuto farlo! Dovevo instaurare un rapporto con lei per potermi permettere queste domande e soprattutto per riceve delle risposte, per cercare di tenerti al sicuro! Tu la conosci meglio di me no?! Credi che lei mi avrebbe tenuta informata se non avessi dimostrato un minimo di interesse nei suoi confronti nel conoscerla, cercando di instaurare un rapporto di amicizia e fiducia?! Fiducia che questa sera è andata a farsi fottere! Cazzo!” disse Shonei arrabbiata e soprattutto sfinita.

“Scusami, io… non volevo prendermela con te! Tu hai cercato semplicemente di aiutarmi e io invece… mi dispiace!”

Shonei sapeva di non essere stata del tutto sincera nei confronti di Chloe. Le sue ragioni per avvicinarsi alla ragazza, non erano solo quelle che aveva appena dato. C’era dell’altro, ma aveva preferito non rivelarle al momento. La sua intenzione era quella di scoprire se quello che aveva intuito su Max fosse esatto. Inoltre frequentandola avrebbe potuto capire se Chloe avesse davvero qualche possibilità di riconciliazione con la sua amica. Il punto è che si era resa conto di non aver indagato più di tanto a favore di Chloe. E invece avrebbe dovuto farlo per arrivare a qualcosa di concreto che potesse aiutare la sua amica. Era troppo presa a conoscere per davvero Max e la cosa le sembrava del tutto strana per una come lei.

“Non preoccuparti, non devi scusarti! Siamo tutte nervose oggi!” disse Shonei sedendosi accanto a lei riempendo di nuovo il suo bicchiere di vodka. Si appoggiò allo schienale e un braccio sul bracciolo del divano, mentre con l'altra mano avvicinava il bicchiere alla bocca. Chloe in quel momento si girò a guardarla, tanto che la ragazza temeva stesse per rimproverarla sul continuare a bere. Invece Chloe avvicinò il suo bicchiere al quello di Shonei facendoli scontrare. “A questa serata di merda!”

“Sperando che sia l'ultima!” aggiunse Shonei bevendo.

A un tratto Chloe riflettendo disse: “Lei adesso ce l'ha anche con te!”

“Mh! Lo so questo!” disse Shonei un po' dispiaciuta. “Ma posso gestire la situazione! Riuscirò a sistemare le cose!”

“Sei molto fiduciosa, sicuramente più di me!”

“Si risolverà tutto vedrai!”

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Shonei si voltò a guardare la porta chiusa della stanza di Steph. “Ci stiamo dimenticando di qualcuno!”

Chloe seguì il suo sguardo. “Oh merda, Steph!”

“Tranquilla, ci penso io!”

“No, no, lo faccio io...”

“Vattene a dormire! Io controllo la situazione e poi me ne torno al mio appartamento!”

“Ok!” rispose Chloe lasciando il bicchiere suo tavolino trascinandosi nella sua stanza tristemente con Flerk che la seguiva.

Shonei tornò a guardare la porta della camera di Steph, svuotò il suo bicchiere e dopo averlo lasciato sul tavolino, si alzò raggiungendo la stanza. Bussò leggermente alla porta senza ottenere risposta. “Steph, posso entrare?!”

Ancora niente. Così decise di entrare. Aprendo la porta lentamente ed entrando, vide trovando Steph sdraiata sul suo letto voltata di spalle all'entrata. La ragazza era completamente al buio e quindi lasciò la porta della camera aperta per far entrare la luce dall'altra stanza. Si avvicinò di più alla ragazza notando che aveva degli auricolari alle orecchie con la musica così ad alto volume, che riusciva a sentirla persino lei. Provò a chiamarla me non ricevette risposta. Così le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla sinistra. La ragazza a quel tocco si alzò di scatto a sedere spaventata.

“Ehi tranquilla, sono io Shonei!” disse lei alzando le mani e sedendosi sul letto.

Steph si sfilò gli auricolari dalle orecchie. “Che cosa vuoi Shon?!”

“Volevo assicurarmi che stessi bene! Chloe mi ha detto cosa è successo! Mi dispiace molto!”

“Bene, adesso se hai finito vorrei essere lasciata in pace se non ti dispiace!”

“Mi sento una merda! Avrei dovuto dirti che secondo me non avevi nessuna possibilità!”

“Oh sì, adesso sì che mi sento molto meglio! Grazie tante Shon!”

“Non fraintendermi! Non voglio dire che non avresti avuto nessuna possibilità perché sei una frana o chissà cosa! Il problema non sei tu ma lei che è etero!”

“Come scusa?! Mi stai per caso dicendo che lo sapevi già?!”

“Credo di sì, cioè non esattamente! Non è che sapessi che avesse un ragazzo! Ho semplicemente provato a parlarci e...”

“Parlato?! In che modo Shon?!”

“Ho provato a vedere se lei...”

“Oh mio Dio! Ci hai provato con lei!”

“Beh, non è proprio così, però... era per capire se...”

“Vaffanculo Shon! Esci immediatamente fuori dalla mia stanza!”

“Ehi, perché ti scaldi tanto?! Non è di certo per colpa mia se ti è andata male! E comunque se avessi scoperto il contrario, non mi sarei mai messa tra voi due! Cazzo, hai una così scarsa opinione di me?!”

“E cosa vuoi che faccia adesso Shon, eh?! Che mi scusi con te?! Che ti ringrazi per avermi aiutato?! Bene, allora grazie di niente Shon e ora sparisci dalla mia vista!”

Steph si sdraiò di nuovo voltandole le spalle. “Chiudi la porta quando esci!”

Shon si alzò dal letto raggiungendo la porta. “Sono entrata anche per avvisarti di Chloe! Molto probabilmente non hai ascoltato nulla avendo gli auricolari nelle orecchie! Alla fine l'inevitabile è successo! Chloe e Max si sono viste!” disse con calma prima di lasciare la stanza.

Steph si alzò di nuovo di scatto a sedere guardando la ragazza incredula. “Cosa?!”

Shonei si fermò. “Già, forse dovrei smetterla di cercare di dare una mano! Forse il vero problema sono io!”

Detto questo uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle lasciando Steph hai suoi pensieri. Afferrò la bottiglia di vodka tracannando un'altra lunga sorsata. La rimise al posto pulendosi la bocca con il dorso della mano. Aprì la porta uscendo dall'appartamento e dopo averla richiusa si appoggiò contro con le spalle e la testa chiudendo gli occhi. Non si accorse che poco più in là, qualcuno la stesse guardando in attesa che si accorgesse della sua presenza.

 

 

Steph uscì dalla sua stanza raggiungendo Chloe spalancando la porta della sua camera. La ragazza seduta sul letto alzò la testa verso di lei con la sofferenza che le si poteva leggere sul volto. Si guardarono in silenzio mentre calde lacrime cominciarono a scendere sui loro volti. Steph si fiondò sul letto stringendo l’amica in un forte abbraccio che la ragazza ricambiò.

 

 

Shonei sentendo qualcuno schiarirsi la voce, si voltò alla sua destra riaprendo gli occhi. Appoggiata alla parete di fianco alla porta del suo appartamento c'era Ashley.

Sospirò dirigendosi verso di lei. Estrasse da una tasca la chiave del suo appartamento aprendo la porta. “Cosa cazzo ci fai qui?!”

“Non lo so, dimmelo tu cosa ci faccio qui! Forse voglio una spiegazione logica a quello che è successo ieri! Prima hai detto di esserti sentita usata da me giusto?!”

“Ashley, non ho né il tempo né la voglia di continuare a parlarne! Posso decidere di venire da te e cambiare idea all'ultimo minuto come e quando voglio senza chiederti il permesso!” disse lei entrando nell'appartamento pronta a chiudere la porta. “Adesso tornatene a casa che è meglio!”

“È questo che vuoi davvero?! Avanti, dimmelo guardandomi negli occhi! Dimmi che non vuoi più stare con me!”

Shonei la guardò ma non disse nulla e questo per la ragazza equivaleva a dire semplicemente che non aveva la forza di farlo.

Ashley si avvicinò a lei a pochi centimetri dal suo viso. “Dimmelo Shon!”

Shonei si allontanò da lei facendo un passo indietro abbassando la testa evitando di guardarla. La ragazza entrò nell'appartamento e chiuse la porta alle sue spalle appoggiandosi contro. Shonei alzò lo sguardo su di lei. La giornata era stata pessima ma poteva andare anche peggio. Poteva rimanere in solitudine sveglia nel letto a rigirarsi, ascoltando il rumore fastidioso dei suoi pensieri. Forse l'arrivo di Ashley era l'unico aspetto positivo in tutta la serata. Si avvicinò lentamente alla ragazza e così Ashley ottenne ciò che desiderava.

 

 

Dopo essere entrata nell’appartamento, Max si diresse nella sua stanza chiudendo la porta. Kate e Victoria si guardarono con preoccupazione non sapendo cosa fare. Tutto si sarebbero potute aspettare arrivando a Portland. Tutto tranne Chloe.

“Merda!” disse Victoria sedendosi sul divano appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Incrociò le mani poggiando la fronte sopra pensando alla situazione. Max nella sua stanza si sedette sul bordo del letto ripensando a quanto successo.

 

 

È sparita per anni e credevo che fosse andata chissà dove. Invece era a poche ore di distanza da Seattle. Non si è degnata nemmeno di chiamarmi per dirmi di stare bene. Sono stata così stupida a pensarla e preoccuparmi per lei temendo che potesse esserle successo qualcosa. Addirittura David si è messo alla sua ricerca per cercare di capire dove fosse e lei invece è qui. Tra tutti posti al mondo, si trova esattamente dove mi sono trasferita. Questo vuol dire che finirò per vederla ancora. È sempre stata qui? E Shonei la conosce. Che rapporto c'è tra loro? Sono soltanto amiche o qualcosa di più? Sicuramente Shonei già sapeva di me. Forse è per questo che cercava di avvicinarsi fingendosi interessata a conoscermi. Ma se è così allora Chloe sapeva benissimo che io fossi in città. Potrebbe essere stata lei a dire a Shonei di avvicinarmi. Mi hanno preso in giro entrambe. Come hanno potuto prendersi gioco di me in questo modo? E soprattutto come ho fatto a essere così ingenua nel concedere la mia fiducia a Shonei. Mi ha mentito. Forse ogni cosa che ha detto era una bugia. Era una pura finzione. E io che mi stavo già affezionando a lei. Come ha potuto farlo? Come hanno potuto?

 

In un impeto di rabbia Max salì sul letto avvicinandosi alla parete dalla parte della testiera, dove era appeso il suo ritratto regalatole da Chloe. Lo afferrò con entrambe le mani e lo scaraventò a terra con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo, lanciando un urlò. Il vetro andò in frantumi mentre lei cominciò a piangere. Victoria e Kate spaventate dal rumore corsero verso la sua stanza preoccupate. Quando entrarono videro il quadro e il vetro frantumato sparso a terra. Kate raggiunse l'amica seduta sul letto piangente, abbracciandola per consolarla e rassicurarla. Victoria invece rimase davanti all'entrata guardando a terra le varie schegge sparse sul pavimento. Si rese conto che quel gesto racchiudeva in sé tutta la rabbia, la frustrazione e la delusione che Max stesse covando dentro di sè da tempo. Da quando Chloe aveva deciso di voltarle le spalle. Alzò lo sguardo sull’amica che piangeva tra le braccia di Kate che cercava di calmarla. Alla fine la sua scelta di cambiare vita e città, per lei e le sue due amiche, si era rivelata essere un grande errore. Quello segnava l'inizio di molte difficoltà per tutti, ma soprattutto per lei, Max. La persona che aveva aiutato a rimettersi in piedi. E che dopo un lungo percorso doloroso era riuscita a tornare quella di sempre. Ma adesso la comparsa di Chloe aveva riaperto vecchie ferite, annullando tutti gli sforzi fatti negli anni per aiutare la sua amica. La sua sola presenza aveva mandato in fumo tutto. Strinse i pugni dalla rabbia e sottovoce disse: “Che tu sia maledetta Chloe!”

                                                                                                                  

                                                                                                                      Continua…

 

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Capitolo 17
*** Ostilità ***


Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere.

                                        

                                         (Milan Kundera)

Capitolo 17

Ostilità

Sabato 15 luglio 2017

Dagli ultimi eventi erano ormai trascorsi due giorni. Max come promesso, aveva iniziato a lavorare per Ellis nel suo studio, occupandosi di alcuni lavori rimasti in sospeso a causa di vari ritardi e anche per l'incidente alla mano. Si stava dedicando tantissimo al suo lavoro. Questo era decisamente un buon espediente per tenere occupata la mente e non pensare a quanto successo con Chloe e Shonei. Però nonostante i suoi impegni a volte le capitava di assentarsi mentalmente perdendo lo sguardo nel vuoto. Era capitato spesso che Ellis le avesse rivolto la parola e senza che lei se ne fosse minimamente accorta. La ragazza si era resa conto dei momenti in cui Max sembrava così assorta nei suoi pensieri. Più di una volta era stata sul punto di chiederle spiegazioni. Però alla fine aveva sempre desistito dal farlo, temendo di sembrarle invadente. Nel frattempo Kate e Victoria erano sempre più preoccupate per la loro amica, che passava la maggior parte del tempo a lavoro e quando rientrava a casa, si chiudeva a riccio estraniandosi da tutto e tutti. Anche quando si trovavano in compagnia di Timothy e Aaron, la ragazza restava sempre sulle sue. Se ad esempio la sera guardavano un film tutti insieme, c'era poca partecipazione da parte sua. Sembrava quasi che le pesasse di stare in compagnia degli altri. Kate riusciva sempre con la sua pacatezza a farla parlare senza alcuna difficoltà. Però stavolta era diverso, non che ci avesse provato. Infatti era in attesa di un momento più propizio per parlarle, lasciando trascorrere del tempo per riprendersi dallo shock di avere rivisto Chloe. Victoria che era decisamente più irruente, aveva tentato di parlare con Max un paio di volte. Purtroppo per lei, l'unico risultato che ottenne fu quello di ricevere la porta della sua stanza chiusa in faccia. Era molto infastidita dall'atteggiamento della ragazza, ma nonostante questo cercò di essere comprensiva nei suoi confronti e lasciarle i suoi spazi e tempi, anche grazie sotto consiglio di Kate. Victoria alla fine si era anche scusata con suo cugino Timothy per averlo aggredito verbalmente al telefono quella fatidica sera. Però aveva preferito non spiegargli cosa fosse successo, anche perché era una vicenda che riguardava principalmente Max. Non le andava di parlare di vicende personali riguardanti la sua amica, anche perché non ne aveva nessun diritto.

 

 

Anche Chloe, Steph e Shonei non erano di certo rimaste immuni da quella serata. Shonei si sentiva in colpa per non avere detto tutta la verità a Chloe, tenendola all'oscura sul suo doppio fine nei confronti di Max. Si sentiva anche responsabile per l'incontro inaspettato, che pur avendo cercato di evitarlo in tutti i modi, purtroppo era avvenuto lo stesso. Steph era ancora arrabbiata con lei per averci provato con Jessie, nonostante lei in primis non avesse nessuna possibilità con lei. Matthew continuava a darle ordini e a farla scattare come una molla, affidandole alcune consegne per conto di Steven. Infine c'era Ashley, il suo tormento. Per quanto lottasse continuamente per distaccarsi da lei, alla fine tornava sempre tra le sue braccia. Steph invece cercava di comportarsi come se nulla fosse, ma la delusione di avere preso l'ennesimo abbaglio le faceva molto male. Difficile nascondere la sua sofferenza alla sua amica Chloe che ormai aveva imparato a conoscerla bene nel corso degli anni. Chloe invece viveva con il pensiero di quell'incontro e lo sguardo di odio di Max nei suoi confronti. La notte non riusciva a dormire bene e quando era a lavoro aveva la testa tra le nuvole. Più volte si era ritrovata a sbagliare le ordinazioni dei clienti, con grande soddisfazione di Ian e del suo fedele amico e collega Cooper. Il ragazzo meditava ancora vendetta e sapeva che prima o poi avrebbe avuto l'occasione per pareggiare i conti una volta per tutte. Infine c'era la sua ragazza Lauren, con la quale fingeva sempre di stare bene quando erano al telefono. Mostrarsi sofferente, avrebbe spinto Lauren a tornare da lei, lasciando tutti i suoi impegni a New York. Ragion per cui fingere restava l'opzione migliore, ma stava diventando sempre di più una cattiva abitudine. Chloe dal suo canto si giustificava con la sua coscienza, pensando che lo stesse facendo soltanto per il bene della sua ragazza. Ma era davvero così o stava semplicemente evitando di parlarle dell'arrivo di Max per altre ragioni? L’unico punto su cui era stata del tutto sincera, era per la vicenda di Steph.

 

 

Max nell'ufficio stava raggruppando tutte le foto di un cliente, quando Ellis entrò guardando l'orologio sulla parete.

“A che punto sei?”

“Ho finito”.

“Bene, visto che anche oggi hai fatto un po' tardi, stavo pensando... che ne diresti se andassimo a pranzo insieme? Ti andrebbe?”

Max si bloccò mentre chiudeva la busta contenente le foto stampate. Guardò la ragazza che era rimasta davanti all'ingresso.

“Non è necessario, posso tornare tranquillamente a casa...”

“Insisto! Cioè... mi piacerebbe che pranzassimo insieme! Stai facendo così tanto per me!”

“Ellis, vengo pagata per quello che faccio! Non c'è bisogno che mi inviti anche a pranzo!”

“Lo so, ma vorrei comunque invitarti se non ti dispiace!”

Max con una alzata di spalle si arrese. “E va bene, se proprio non posso rifiutarmi di...”

“Non puoi infatti!” disse Ellis tempestivamente con un sorriso.

“Dovresti smetterla di comportarti come se tutto ti fosse dovuto” disse Max con ironia.

“Si hai ragione, forse sono troppo abituata ai consensi di tutti”.

Max con la busta delle foto in mano si diresse verso di lei. Quando raggiunse la porta, uscendo disse: “Io non sono tutti, vedi di ricordartelo!”

Ellis ridacchiò alle sue parole seguendola. Lasciarono le foto alla segretaria e salirono sull'auto di Ellis per andare a pranzo. Mentre erano in auto Max guardò la mano fasciata della ragazza. Ellis se ne accorse e sorrise. “Sento che vorresti chiedermi qualcosa”.

“Si, come fai a cambiare le marce se la tua mano deve stare a riposo?”

“Prima di tutto la mia mano funziona a dovere è solo che mi fa male se la muovo troppo. Tenere la mano a riposo non vuol dire che devo tenerla completamente ferma anche perché questo non sarebbe salutare. Secondo di tutto, la mia macchina ha anche il cambio automatico”.

“Ah, sei stata previdente allora. Già sapevi che un giorno ti saresti fatta male?” chiese Max provocandola.

Ellis rise. “No, purtroppo non ho la sfera di cristallo”.

“Però magari è una cosa che fai abitualmente e lo hai messo in conto che sarebbe successo”.

“Vedo che te la stai spassando a prendermi in giro”.

“No, sto solo constatando i fatti. Posso farti un'altra domanda?”

“Certo, sentiamo”.

“Come ti sei procurata quella frattura”.

“Ho avuto… un piccolo incidente”.

“Questo lo avevo capito. Quello che voglio sapere è come hai fatto”.

Ellis fermò l'auto a un incrocio con il semaforo rosso. Guardò fuori dal finestrino riflettendo su cosa dire e poi si voltò verso Max che aspettava una risposta. “Dobbiamo proprio parlarne? È un po' imbarazzante”.

“In questo modo non hai fatto altro che incuriosirmi di più”.

Ellis ricominciò a ridere scuotendo la testa. Poi tornando seria disse: “Ok, ho tirato un forte pugno al muro”.

“Cosa?!”

“Si, ero un po' incazzata. Istintivamente mi è venuta la voglia di fracassarmi una mano tirando un pugno contro una parete dell'ufficio in studio. Per scaricare la tensione sai...” disse Ellis un po' imbarazzata evitando di guardare Max.

Max cominciò a ridere ed Ellis si voltò di scatto verso di lei. “Ma cosa... stai ridendo di me?!”

“No, certo che no! A dire il vero sì!” rispose Max continuando a ridere.

Ellis scosse la testa accelerando quando scattò il verde. “Mi fa piacere che lo trovi tanto divertente!”

“Il punto è che ti sei procurata una frattura della mano mettendo a rischio la tua professione, solo perché ti girava male!” disse Max ridendo.

“Sai, quando sei incazzata agisci di impulso e non ti fermi a pensare che se tiri un pugno alla prima cosa che ti capita davanti, rischi di rovinarti il futuro! Non sei mai stata così tanto arrabbiata da vedere tutto nero e fare qualche cazzata?!”

Max ripensò alla cornice di vetro mandata in frantumi. “Si, ma non ho mai rischiato di dover cambiare lavoro!”

“Vedo che ti diverte molto questa mia condizione!” disse Ellis vedendo che Max ricominciava a ridacchiare. “Beh, almeno ti è tornato il buon umore! In questi giorni mi risulta difficile vederti sorridere!” aggiunse subito dopo.

Max smise di ridere all'istante tornando a guardare davanti a sé.

“Pensavo fosse colpa mia!”

“Cosa?!” chiese Max voltandosi a guardarla.

“Con la mia insistenza ti ho praticamente costretta ad accettare di lavorare con me! Magari non era quello che volevi!”

Max la guardò sorpresa, poi tornò a guardare fuori dal parabrezza appoggiando la testa all'indietro. “Mi dispiace tanto che tu lo abbia pensato, ma ti posso assicurare che non è colpa tua! È vero, ho altro per la testa in questo periodo! Faccio fatica a restare sempre concentrata sul lavoro e a volte mi perdo nei miei pensieri! Però credo che mi stia facendo bene lavorare al tuo studio! È un buon modo per distrarmi dedicandomi a quello che mi piace!”

 Ellis era sbalordita da come la ragazza si era aperta con lei, ammettendo di avere la testa da un'altra parte. Tra loro non c'era così molta confidenza nel parlare di alcune cose. Infatti Max non era mai stata tanto predisposta a parlare di cose personali, come ad esempio le sue difficoltà a lavoro. Per lo meno non era mai andata nello specifico. Questo le fece molto piacere.

Quindi ti devo ringraziare Ellis!” aggiunse Max girando la testa verso di lei.

Ellis fece altrettanto incontrando il suo sguardo. “No, ma che dici! Sono io a doverti ringraziare! Mi stai aiutando così tanto che non ne hai nemmeno idea!”

“Bene, allora siamo pari!” disse Max sorridendo.

“Già! Sono felice di averti incontrata Max!” ammise Ellis sorridendo riportando l'attenzione sulla strada, lasciando Max senza parole a quella affermazione.

 

 

Chloe e Steph avendo la mattinata libera, avevano approfittato per andare a fare spese e un po' di ordine in casa. Dopo aver finito le loro faccende si erano piazzate comodamente sul divano di casa davanti al televisore accesso, ma che nessuno si degnava di guardare. Infatti Steph era intenta a leggere uno dei suoi soliti libri mentre Chloe cercava inutilmente di distrarsi giocando con Flerk. Ogni tanto sbuffava tra un'occhiata indifferente alla tv e l'utilizzo di un topo telecomandato con il quale faceva correre Flerk per casa. Per questo motivo, Steph si deconcentrava durante la lettura interrompendosi spesso. All'ennesimo sbuffo, la ragazza chiuse di scatto il libro con un tonfo che spaventò sia Chloe che Flerk. Steph si voltò a guardare l'amica di fianco. “Chloe, hai notato quanti spifferi ci sono negli ultimi giorni in questo appartamento?!”

Chloe la guardò con aria interrogativa senza dire nulla.

“Devi smetterla di sbuffare in quel modo! Sembri quasi una locomotiva a vapore e che diamine!”

“Lo so, ma non riesco a concentrarmi su nient'altro! Continuo a pensare a Max! Non riesco a levarmela dalla testa!” sbuffò di nuovo guardando il gatto che correva ancora dietro al topo. Poi subito dopo essersi resa conto di averlo fatto ancora, si voltò a guardare l'amica che la stava fulminando con lo sguardo. “Scusa!”

“Dannazione Chloe, cerca di distrarti in qualche modo e fare qualcosa di costruttivo! Sto cercando di concentrarmi per leggere il libro nel caso non lo avessi notato! Se continui così dovrò rinunciarci!”

“Hai ragione, scusami!” disse Chloe appoggiando la testa all'indietro sul divano guardando il soffitto.

Era evidente che Chloe fosse entrata in una situazione problematica con quell'incontro. Anche se Steph aveva già i suoi dilemmi personali, cercò lo stesso di aiutarla. Anche facendola semplicemente parlare poteva servire per farla sfogare. Si girò a guardare Chloe. “Ora che lei sa che tu sei qui a Portland, dovresti davvero iniziare a pensare cosa fare!”

“Non credo che io possa fare qualcosa!”

“Non esagerare adesso!”

“Non sto esagerando! Tu non hai visto lo sguardo che mi ha lanciato! Mi odia Steph! Non ho nessuna chance di recuperare il mio rapporto con lei!”

“Come fai a dirlo?! Non ci hai nemmeno provato! È normale che lei adesso sia arrabbiata con te, ne ha tutto il diritto! Ma pensi davvero che continuerà ad avercela con te per tutto il resto della sua vita?! Odiare qualcuno richiede un dispendio di energie inutile! E poi cavoli, tu per lei sei stata la sua migliore amica!”

Chloe girò la testa nella sua direzione mentre era ancora appoggiata sulla spalliera del divano. “Secondo te cosa devo fare?!”

“Innanzitutto devi smetterla di piangerti addosso, senza avere fatto almeno un tentativo! Magari prova a parlarci e a spiegare i motivi che ti hanno spinto a decidere di lasciare Seattle!”

“Ma lei lo sa già questo! Mi ha beccata che facevo i bagagli!”

“Si, ma a caldo una persona non riflette! A mente fredda le cose cambiano!”

“Ma il suo odio nei miei confronti non è sparito! Gliel'ho letto negli occhi, come è successo allora! Se parlandoci di nuovo non concludo nulla, poi che cosa faccio?!”

“Non avrai altra scelta!”

“Cioè, devo lasciare perdere?!”

“No, devi riconquistare la sua amicizia e la sua fiducia! Azzerare tutto e ricominciare daccapo!”

“Ma è impossibile! Noi ci conosciamo da anni ormai, non si può semplicemente fare sparire tutto quello che è successo in passato! E poi parli di riconquistare, come se fosse così semplice! Non saprei nemmeno da dove cominciare!”

“Beh, incomincia dal fatto che nonostante tu sia una completa testa di cazzo, sei comunque riuscita a diventare la sua migliore amica! Qualcosa deve averla spinta a sceglierti come amica, non credi?! E poi se non è possibile ricominciare, puoi sempre ripartire da dove hai lasciato e cambiare tutto, sforzandosi di fare funzionare le cose tra di voi!”

“Non lo so... io non...”

“Chloe, tu dici che non hai speranze, giusto?! Allora pensala in questo modo! Non hai più nulla da perdere, perché ormai tra voi è finita! Adesso sono solo due le cose che puoi fare! Puoi piangerti addosso o tirarti su le maniche e darti da fare! La scelta è solo tua! Ma se scegli la prima opzione, non rompere il cazzo e fammi leggere in santa pace!”

“Dici che potrei riuscirci?!”

“Dimmelo tu! Guardati Chloe! Non bevi più come una spugna! Hai smesso di sballarti e di andare a letto con chiunque! Per di più adesso hai un lavoro e una relazione seria! Se sei riuscita a rimettere in sesto la tua vita che era completamente uno schifo, allora puoi tutto! Se poi dovesse andare proprio male, non avrai rimpianti sapendo che almeno ci hai provato! Ma pensa se invece va bene Chloe! Infondo adesso le cose tra voi due peggio di così non possono di certo andare! Al massimo possono migliorare!”

“Forse hai ragione tu! Potrei fare un tentativo, tanto cosa ho da perdere?!”

“Ecco vedi?! Ora posso tornare a leggere il mio libro?!”

“Certo!”

“Bene!” disse Steph riportando la sua attenzione al libro.

Chloe rimase a guardarla riflettendo. Poi disse: “E tu? Cosa hai intenzione di fare con Jessie?”

Steph continuò a tenere la testa china sul libro. “Nulla, non c'è niente da fare!”

“Ma non vorrai davvero lasciare le cose così?!”

“E che cosa dovrei fare secondo te?!”

“Se doveste incontrarvi?!”

“Non so dove vuoi arrivare! Comunque non mi interessa, perché per quanto mi riguarda non farò assolutamente nulla!”

“E se...”

“Non c'è nessun se!”

“Tu sei molto arrabbiata in questo momento e lo capisco benissimo, però non puoi prendertela con lei!”

“Ah si?! E perché no?!”

“E me lo chiedi?! Non puoi essere incazzata con lei per avere gusti diversi dai tuoi e non puoi prendertela nemmeno del fatto che sia già impegnata! E non dirmi che non lo capisci, perché sai bene quanto me che tra noi due chi ha più sale in zucca, sei tu e non io! Tu credi di avercela con lei ma in realtà non è così! Tu ce l’hai più con te stessa per esserti infatuata l’ennesima volta, di una persona con la quale non avrai mai una possibilità!”

“Cazzo Chloe, mi hai illuminato lo sai?! Grazie per avermi ricordato che le mie scelte sono sempre state pessime!”

“Non voleva essere una critica nei tuoi confronti!”

“Si certo, come no! Sembra che adesso è colpa mia che non me ne vada mai bene una!”

In quel momento qualcuno bussò alla porta. Entrambe le ragazze si guardarono con aria interrogativa. Chloe si alzò avvicinandosi alla porta guardando dallo spioncino. Poi si voltò verso Steph che subito capì dalla sua espressione chi fosse. Silenziosamente si alzò dal divano con il suo libro andando in camera sua lasciando la porta socchiusa. A quel punto Chloe aprì la porta.

“Ciao Jessie”.

“Ciao Chloe. Steph è in casa?”

“No, lei noi non c’è. È uscita poco fa”.

“Quindi sta bene adesso?”

“Ehm… si, certo”.

“Bene, mi fa piacere saperlo. Però sai, mi aspettavo che si sarebbe fatta almeno viva. Soprattutto da come è sparita quella sera”.

“Ha avuto un po’ da fare tra il lavoro e… altre cose”.

“Sai quando tornerà?”

“Purtroppo no, ma considerando che è uscita poco fa, credo che non rientrerà così presto”.

“Già, posso sapere dove è andata?”

“Ehm… lei è andata… a trovare una sua amica”.

“Ah, capisco” disse Jessie delusa.

Rimasero lì ferme a guardarsi per qualche istante senza aggiungere altro. Nel frattempo Steph nella sua stanza, teneva il libro chiuso tra le mani seduta sul letto ascoltando la conversazione.

“Bene, allora io... vado” disse Jessie che fece per andarsene, ma poi si fermò. “Senti, potresti dirle che l'ho cercata e che mi piacerebbe vederla?”

“Si certo”.

“E un'altra cosa” disse Jessie estraendo dalla tasca dei jeans un biglietto con su scritto il suo numero di telefono. “Potresti darle questo? Non ce lo siamo mai scambiate. Dille che se vuole può chiamarmi”.

Chloe afferrò il biglietto tra le sue mani guardandolo. Poi alzò lo sguardo verso la ragazza che sembrava in attesa di qualcosa. “Lo farò Jessie”.

“Potrei avere anche io il suo numero?”

Chloe a quel punto non sapeva cosa rispondere. Non si aspettava che lo avrebbe chiesto. Steph avendo ascoltato tutto, si alzò dal letto andando alla porta della stanza e aprendola del tutto lentamente. Chloe notò un movimento alla sua sinistra. Guardò brevemente da quella parte notando che la sua amica stava scuotendo con decisione la testa. Poi si voltò di nuovo verso Jessie. “Ehm... i-io non so se è una buona idea. Sai, in passato mi è successo di dare il suo numero a qualcuno e… lei me lo ha rinfacciato, dicendomi che devo prima chiederle il permesso. Ha avuto brutte esperienze…”

“Lo capisco ma infondo sono soltanto io. Insomma, siamo amiche e ci conosciamo. Non ci sono nemmeno stati screzi tra noi. Non vedo come potrebbe essere un problema per lei” disse la ragazza confusa.

“Ti darei il suo numero ma considerando cosa è successo, non so se a lei andrebbe bene. Mi dispiace davvero tanto Jessie ma preferirei non farlo. Non so come potrebbe prenderla. Non voglio subire un’altra sua sfuriata. L’ultima volta ha urlato così tanto che mi sono venuti i capelli bianchi e anche al gatto.”

Chloe cercava semplicemente di alleggerire la situazione, mentre Jessie la guardava con scetticismo. Nel frattempo Steph si portò una mano sulla faccia scuotendo la testa ascoltando le castronerie dell'amica.

Jessie annuì evitando di guardarla negli occhi, per non mostrare quanto ci fosse rimasta male. “Certo, lo capisco. Non vorrei mai che tu avessi dei problemi a causa mia”.

“Le darò il tuo numero, lo giuro. Questo posso farlo”.

“Ok, grazie tante Chloe”.

“Prego”.

“Adesso è meglio che vada” disse la ragazza andandosene via.

“Ciao Jessie” rispose Chloe chiudendo la porta. Poi guardò verso Steph appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto. “Forse non dovrei dirlo...”

“Infatti non dovresti!” disse Steph dirigendosi verso il frigo prendendo una bottiglia di birra.

“Secondo me lei ci sta davvero male per il fatto che sei sparita in quel modo!”

“Pff, si certo!” rispose Steph con un sorriso beffardo.

“Non sto scherzando! Secondo me dovresti prendere in considerazione di parlare con lei!”

“Non se ne parla neanche!” rispose bevendo un sorso della sua birra mentre si spostava davanti alla penisola.

“E soprattutto dovresti capire se sei disposta a perderla del tutto”.

“Che diavolo stai cercando di dirmi?!” disse Steph appoggiandosi di spalle alla penisola.

“Beh, è chiaro che tra voi non ci potrà mai essere una relazione, ma forse almeno amicizia...” rispose Chloe interrompendosi quando notò lo sguardo freddo della sua amica.

“Ma di che cazzo stai parlando Chloe?! A te basterebbe essere semplicemente un'amica di Lauren?! Ti piacerebbe l'idea di doverti accontentare delle briciole?! Saresti disposta a passare il resto del tuo tempo a lottare contro i tuoi stessi sentimenti?!”

Chloe non rispose nulla e quel silenzio valeva già come risposta per la ragazza.

“Bene, vedo che ci siamo capite!” disse Steph dando le spalle all'amica per continuare a bere e soprattutto chiudere quella conversazione.

Chloe prese Flerk in braccio si avvicinò a Steph appoggiando il foglietto con il numero di telefono sulla penisola. Poi si diresse nella sua stanza.

Steph bevve ancora un altro sorso e poi guardò il foglietto. Si sedette su uno sgabello e appoggiò i gomiti sulla penisola portandosi le mani sul volto strofinandole. La verità è che nemmeno lei sapeva bene cosa fare. Forse aveva ragione Chloe, lei era arrabbiata di più con sé stessa anziché con Jessie. Per essersi fatta trasportare ancora una volta dai suoi sentimenti. Bevve un altro sorso della sua birra e poi appoggiò la bottiglia sul foglietto dirigendosi nella sua stanza.

 

 

Le due ragazze erano ormai giunte alla fine del loro pranzo anche se con qualche difficoltà per Ellis a causa della mano fasciata dal tutore. Infatti aveva tentato invano di mangiare con la mano sinistra. Ma visti i risultati, ci aveva rinunciato. Mentre si stavano gustando un bel gelato, Max guardò Ellis con aria interrogativa.

“Perché eri arrabbiata?”

“Come scusa?” chiese Ellis confusa da quella domanda non sapendo a cosa si stesse riferendo.

“Il pugno” disse Max indicando la sua mano. “Hai detto di essere arrabbiata in quel momento”.

“Ah già, sì lo ero”.

“Per quale motivo? Qualcuno ha osato negarti qualcosa?” chiese Max con ironia.

“Ti stai prendendo troppe libertà con me cara Max” rispose Ellis sorridendo.

“Si vede che posso permettermelo”.

“Non credo proprio”.

“E invece sì”.

“E perché?” chiese Ellis curiosa di ascoltare la sua risposta.

“Perché altrimenti mi licenzio” disse Max continuando a mangiare tranquillamente il suo gelato.

Ellis spalancò la bocca. “Noooo, non lo faresti mai, o si? Anzi no, non rispondere. Non lo voglio nemmeno sapere” disse la ragazza alzando le mani arrendendosi.

Max rise divertita dalla situazione, perché sapeva che nonostante stessero soltanto scherzando, la preoccupazione della ragazza era del tutto vera.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda”.

“Quindi se non rispondo ti licenzi?”

“Non lo so, è probabile” disse Max fingendo di rifletterci.

“E va bene, ma sappi che troverò anche io un modo per tenerti sotto scacco”.

“Tu non hai niente che io voglio”.

“Si invece, il lavoro che è un modo per distrarti dai tuoi pensieri”.

“Se sono in grado di licenziarmi, vuol dire che non hai nessun potere su di me”.

“Grazie per avermelo ricordato” disse Ellis facendola ridere.

“Allora, eri arrabbiata perché ho ricevuto una telefonata da mio padre” disse Ellis tornando a mangiare il suo gelato. “Contenta?”

“Questo è tutto?”

“Si, volevi sapere il motivo per cui ho tirato il pugno e io te l'ho detto”.

“Non vai d'accordo con tuo padre?”

“No, per niente”.

“Mi dispiace”.

“A me non più”.

“Cosa è successo tra voi? Sempre se ne vuoi parlare”.

“Diciamo che siamo completamente incompatibili. La pensiamo diversamente su tutto. Non abbiamo nulla in comune a parte il fatto che siamo padre e figlia”.

“Oh, capisco”.

“Già, come si dice? I genitori non si scelgono”.

“Neanche i figli se è per questo”.

“Ma i figli li puoi educare e rendere a tua immagine e somiglianza”.

“Non sempre funziona e tu ne sei l'esempio. Se fosse riuscito a renderti uguale a lui a quest'ora andreste d'accordo, non credi?”

Ellis rimase in silenzio senza sapere cosa rispondere. Poi cambiò argomento. “Visto che siamo in tema di confidenza, che ne dici di dirmi cosa ti preoccupa in questo periodo? Sempre se ti va ovviamente. Però sappi che se non rispondi, sei una ingrata, perché io ho risposto alla tua domanda. E poi non posso di certo licenziarmi come te”.

Max sospirò arrendendosi. “E va bene. Un paio di giorni fa ho scoperto che una persona che conosco vive qui a Portland”.

“Tutto qua?”

“È una persona con cui ho litigato alcuni anni fa e non avrei mai immaginato di ritrovarmela davanti”.

“Chi è?”

“La mia migliore amica, anche se a questo punto dovrei definirla ex amica”.

“Oh, mi dispiace. Cosa è successo se posso chiedere?”

“È difficile riuscire a descrivere cosa sia successo tra noi, perché appunto sono successe troppe cose. Abbiamo litigato pesantemente e poi ognuna per la sua strada. E non ci siamo più riviste ne risentite fine a due giorni fa”.

“Non ho mai litigato con il mio migliore amico, quindi non so esattamente quanto possa essere brutto perdere i contatti con una persona così importante. Ma sicuramente non deve essere una bella sensazione”.

“Non ci hai mai litigato?” chiese Max incredula.

“Si ma non era niente così drastico. Lui per me è come un fratello”.

“Anche se un fratello lo hai già?”

“Si purtroppo”.

“Non vai d'accordo nemmeno con lui?”

“Per niente, direi che è una dura battaglia su chi ha il primato di coglione, tra mio padre e mio fratello”.

“Beh, almeno con tua madre vai d'accordo”.

“Si, con lei sì anche se non condivido alcune cose. Lei è stata molto comprensiva con me e mi ha sempre sostenuta” disse Ellis ripensando a sua madre.

Dopo avere terminato di mangiare il loro gelato, ritornarono all'auto. Ellis si offrì di riaccompagnare Max a casa dandole il pomeriggio libero, visto che aveva un impegno urgente a cui non poteva mancare. Però la ragazza preferì ritornare allo studio per lavorare ancora un altro po'. Quando arrivarono, Max si mise subito a lavoro nello sviluppo di alcune foto mentre Ellis all'altro pc controllava alcune cose. Nel frattempo sopraggiunse anche la segretaria. Ogni tanto Ellis lanciava un'occhiata a Max al suo fianco. Era incredibile l'impegno che metteva nel lavoro e nonostante le sue preoccupazioni, riusciva sempre a fare tutto alla perfezione. Sorrise pensando di essere stata davvero fortunata a incontrarla, ma soprattutto che avesse accettato la sua richiesta. A un tratto la segretaria fece capolino nell'ufficio distogliendo Ellis dai suoi pensieri. 

“Ellis, è appena arrivata Bonnie”.

“Bonnie?! Ma non avevamo nessun appuntamento!”

“Infatti, ma dice che è urgente e che deve parlare con te!”

Ellis e Max si guardarono per un breve istante e poi la ragazza si alzò. “Torno subito Max!”

“Ok” rispose Max guardandola uscire.

“Ehi Bonnie, ciao! Come mai qui?!” chiese la ragazza.

“Ciao Ellis, scusami per essermi presentata qui senza appuntamento, ma è una cosa urgente!”

“Ok, dimmi tutto!”

“Allora, il direttore di una rivista di moda è in cerca di alcune modelle e io ho deciso di propormi! Lui però vorrebbe prima vedere dei book fotografici di tutte le ragazze, prima di vederci di persona e selezionare le più adatte alle sue esigenze!”

“Beh, ne abbiamo scattate tante di foto! Certamente non avrai problemi a mostrargli le tue!”

“Si, questo lo so, ma il punto è che ho avuto una soffiata da una delle ragazze che in passato ha partecipato alla selezione!”

“E?”

“E ho scoperto che molte delle ragazze che hanno partecipato a quel tempo, nei loro book fotografici avevano anche delle foto di nudo! E guarda caso a quell'epoca, la maggior parte di loro sono state scelte, mentre le altre no! Ora non so se è proprio per merito di quel genere di foto che sono state selezionate, ma nel dubbio...”

“Ah… e quindi tu...  vorresti...”

“Si, ne ho bisogno assolutamente!”

“Ma il tuo ragazzo...”

“Ohhh, al diavolo il mio ragazzo! Io voglio fare la modella! Questo è una delle mie più grandi occasioni! Sogno di diventare una modella da sempre e sarei disposta a tutto pur di realizzarlo! Beh, quasi tutto”.

“Anche posare nuda?!”

“Si, beh... non proprio nuda... magari... non lasciare proprio tutto scoperto! Sai cosa voglio dire! Insomma, tu sei la fotografa quindi mi affido a te!”

“Oh cavoli, mi dispiace Bonnie ma credo di dovere rifiutare!”

“Cosa?! E perché?!”

“Per questo!” disse Ellis alzando la mano.

“Che diavolo ti è successo!”

“Nulla di grave ma devo stare ferma per qualche tempo!”

“Oh mio Dio! Di quando tempo stiamo parlando?!”

“Non lo so ma ci vorrà qualche settimana o forse di più, non saprei!”

“Ma i book fotografici vanno consegnati entro sei giorni a partire da oggi!” disse Bonnie completamente distrutta da quella notizia.

“Non sai quanto mi dispiace dovere rifiutare! Credimi non sei l'unica che metto fuori alla porta!”

“Dannazione e adesso che faccio?!”

“Potrei consigliarti qualche altro fotografo...”

“Io non voglio un altro fotografo! Voglio che sia tu a scattarmi le foto!”

“Mi dispiace Bonnie!”

“Sono disposta a pagarti...”

“No Bonnie, qui non è questione di soldi! Se dovessi sforzare la mano finirei per aggravare le mie condizioni e dover lasciare per sempre il mio lavoro! Non posso rischiare!”

Il tempo passava e dopo un po' Max alzò gli occhi dallo schermo del pc guardando verso la porta e ascoltando le voci animate provenire dall'atrio dello studio. Non riuscendo a capire nulla di quello di cui stessero parlando e soprattutto incuriosita, si alzò per raggiungerle. Quando uscì dallo studio tutti gli occhi puntarono su di lei.

“Ma lei non è l'altra fotografa?!” chiese Bonnie sorridendole.

“Salve!” disse Max.

“Ciao Max!” rispose Bonnie.

“Si, mi sta dando una mano! Se non fosse per lei sarei nella merda fino al collo!” disse Ellis guardando Max che si sentiva leggermente in imbarazzo. Ma era niente rispetto al disagio che avrebbe provato di lì a poco e anche successivamente. Avrebbe fatto meglio a restare in ufficio.

Bonnie guardò prima Ellis e poi Max incrociando le braccia al petto con un sorriso a trentadue denti e un barlume di speranza negli occhi. “Ma davvero?! Deve essere davvero brava se l'hai scelta per aiutarti!”

“Eh sì, lo è davvero!” continuò Ellis voltandosi verso Bonnie. Il suo sorrise si spense all'istante quando capì il vero motivo del suo commento su Max. “Oh no no no! Bonnie, levatelo dalla testa!”

“Perché?! Potrebbe essere un'idea!” disse sorridendo a Max che al momento sembrava letteralmente confusa.

“In effetti è molto brava come fotografa, ma non ha mai scattato delle foto così! Non è sicuramente il suo genere!”

“Se è così brava come dici riuscirà sicuramente a fare un buon lavoro anche con questo tipo di foto! E poi se non è il suo genere potrebbe facilmente imparare! Dopotutto è o non è una fotografa?!”

“Si, ma non è specializzata in questo genere di foto!”

“Scusate la mia intromissione, ma potete spiegarmi di cosa state parlando?!” chiese Max.

“Ti andrebbe di scattarmi delle foto Max?!”

“Adesso ti spiego Max! Vedi, Bonnie ha bisogno di alcune foto da presentare al direttore di una rivista di moda, ma io non posso scattarle al momento!”

“Ma Max non ha il tutore… o sbaglio?!” chiese Bonnie.

“Infatti, ma Max non è me, lo stile potrebbe essere del tutto diverso! Tu hai detto che vuoi me per queste foto!”

“Beh, allora sarai presente anche tu! Le darai qualche dritta e il gioco e fatto!”

“Se fosse così semplice come dici non staremmo qui a parlarne ancora!”

“Devo consegnare il book entro sei giorni! Ellis ti prego, ne ho assolutamente bisogno! Non te lo chiederei se non fosse così importante! Abbiamo sempre collaborato e dopo tanti sforzi forse è il mio momento per emergere! Finalmente il nostro lavoro sarà ripagato come si deve!”

Ellis sospirò stanca dell'insistenza della ragazza. Max a quel punto disse: “Ellis, se per lei è così importante potrei provarci! Cioè se sei d'accordo! Infondo sono qui per aiutarti! Forse non abbiamo lo stesso stile però se non c'è altro modo!”

Ellis la guardò stupefatta. “Max, non è questo il punto! A me sta più che bene che scatti foto al posto mio in casi come questo, ma non hai idea di che cosa si tratti realmente!”

Un telefono si mise a squillare. “Scusate, rispondo e sono subito da voi!” disse Bonnie allontanandosi un po'.

“Max, non credo sia il caso che tu accetti, ma se vuoi puoi farlo!”

“Di che foto si tratta per l'esattezza?!”

“Di un genere completamente diverso da quello a cui sei abituata!”

“E cioè?!”

Ellis sospirò di nuovo guardando prima la sua segretaria sorridere divertita e poi Max. “Di foto di nudo!”

Max sgranò gli occhi in preda alla sorpresa. “C-cosa?! N-nudo?!”

“Si Max, di nudo!”

“Ma io non ho mai scattato foto di questo genere! Non ne sono capace!”

“Prima di dire che non ne sei capace, dovresti provarci!” disse la segreteria.

Bonnie tornò subito da loro interrompendo bruscamente la telefonata ricevuta. “Scusate! Allora, stavamo dicendo?!”

“Bonnie, non c'è un modo per risolvere la questione! Ti indico un altro fotografo e...”

“No no, non se ne parla nemmeno! La tua aiutante ti sostituirà!”

“Mi dispiace Bonnie, ma che credo che Ellis abbia perfettamente ragione! È il caso di rivolgersi a qualcun altro!” disse Max.

“Cosa?! Ma perché?!”

Ellis e la segreteria guardarono Max, lasciando a lei il compito ingrato di convincere la ragazza a desistere.

“Io non ho mai scattato foto del genere e non credo di potere riuscire a fare un buon lavoro! Sicuramente non sarebbero niente al confronto delle foto di Ellis!”

“Ma Ellis non può scattarmi delle foto!” disse Bonnie.

“Se lo facessi io il risultato che otterremo non sarebbe quello sperato!” disse Max.

“Ma sei una fotografa!” aggiunse la ragazza non arrendendosi.

“Si, lo sono ma...”

“Scusami un attimo Ellis, ma non hai detto che è una brava fotografa?!” chiese Bonnie.

Ellis la guardò frastornata. “Ehm, si certamente!”

“Ed è per questo che ti lasci aiutare da lei, giusto?!”

“Si...”

“E allora mi spieghi dov'è il problema?! Non capisco perché dovrebbe avere tutte queste difficoltà a scattare qualche foto!”

“Bonnie, non dipende da me...”

“Tanto ci sarai anche tu a supervisionare il tutto?! Potresti darle qualche dritta!”

Max, sgranò gli occhi dallo stupore. “Ma non ho mai scattato foto del genere?!”

“Sei o non sei una fotografa?!” chiese Bonnie. “Dimmi una cosa Ellis! Secondo il tuo punto di vista professionale, Max sarebbe in grado di scattarmi delle foto?!”

“Ehm, io credo di sì!” rispose Ellis. Poi voltandosi verso Max vide il suo sguardo di supplica. Sembrava le stesse dicendo, ti prego non farlo. “Però il risultato finale potrebbe non essere quello che ti aspetti, o comunque non sarebbero come le mie!”

“Chi se ne importa di questo! Il punto è che se non consegno questo book fotografico, la possibilità di presentarmi alle selezioni e benché nulla! Chissà quando mi ricapiterà un'occasione del genere! Sai con quanto impegno e dedizione mi sono dedicata a questo scopo! Magari alla fine non verrò selezionata lo stesso, ma cazzo, almeno saprò di averci provato!”

Ellis rimase in silenzio riflettendo sulle parole della ragazza.

“Sarai presente anche tu alla sessione! Sono sicura che andrà bene!”

Ellis guardò prima Max e poi Bonnie. “Non dipende da me! Non è con me che devi parlare, ma con Max! È lei che devi assumere per scattare le foto! Convincila e avrai il tuo book fotografico! Però ricorda che se il risultato non è quello che desideri, non potrai prendertela con nessuno a parte te stessa”.

Max aveva un'espressione sconvolta a sentire il suo discorso. Praticamente Ellis stava affidando tutto nelle sue mani, tirandosene fuori pur offrendo la sua assistenza.

“Ma la mia opinione qui conta qualcosa?!” chiese Max un po' innervosita.

“Ti prego Max!” disse Bonnie facendo un passo verso di lei afferrandole le mani e con sguardo speranzoso. “Per me questa è una grande occasione! Se me la lasciassi sfuggire, potrebbe non ripresentarsi mai più!”

Max fece un passo indietro e si voltò per tornare nella stanza di ufficio. “Scusatemi!”

Bonnie parve sconfitta. “È un no quello, vero?!” chiese a Ellis.

Lei scosse la testa. “Non ne ho la più pallida idea!”

“Dannazione!” imprecò Bonnie sedendosi su un divano mentre la segreteria cercava di consolarla.

Ellis guardò verso la porta del suo ufficio e poi Bonnie. Decise di fare un tentativo nella speranza che Max non la mandasse direttamente al diavolo. Si diresse nel suo ufficio chiudendo la porta. Max era seduta al suo posto davanti al pc, con un gomito appoggiato sul bracciolo della sedia girevole e la testa sulla mano chiusa a pugno. Ellis rimase a distanza di sicurezza cercando di capire come affrontare l'argomento. Si schiarì la voce e bastò solo quello per ricevere un'occhiataccia poco piacevole dalla ragazza.

“Come hai potuto?!”

“Come scusa?! Guarda che io non c'entro assolutamente nulla!”

“Ah, ma certo! Sei stata tu a dire che sono una brava fotografa! E che sarei in grado di scattare quel tipo di foto!”

“E allora?! Sono stata del tutto sincera! Tu sei una bravissima fotografa! È quello che penso realmente, non me lo sono inventato!”

“Secondo me tu lo stai facendo apposta!”

“Cosa starei facendo apposta?!”

“Farmi assumere da lei?!”

“Max, è stata lei che vedendoti ha pensato che fosse una buona idea! Non vorrei che ti dimenticassi delle mie condizioni! Non posso scattare foto altrimenti lo farei io!”

“Si però non hai fatto nulla per negarle questa possibilità! Hai addirittura offerto la tua disponibilità per assistermi!”

“E cosa avrei dovuto fare?! È il mio studio e tu lavori con me adesso! Io non posso aiutarla ma tu sì! E poi ricorda che lei è una cliente e dobbiamo soddisfare ogni sua richiesta! Se vuole la mia presenza è giusto che io ci sia! E se vuole te, beh...”

“Avrà me, giusto?!” disse Max con stizza.

“No, non ti avrà se non vuoi!” rispose Ellis andando a sedersi alla sedia di fianco. “Max, guardami!”

Max in tutta risposta incrociò le braccia al petto evitando di guardarla. Così Ellis afferrò la sedia su cui era seduta, girandola dal suo lato usando solo la mano sinistra. “Guardami!”

Non potendo fare diversamente girò lo sguardo verso di lei.

“Io volevo che tu mi aiutassi con il lavoro! Ti ho quasi costretta a farlo a causa del mio incidente! Tu hai accettato e questo per me conta più di qualsiasi altra cosa! Sei liberissima di decidere se accettare o meno! Io non te ne farò una colpa se non dovessi accettare! E non pensare che rifiutandoti, io possa perdere Bonnie come cliente, perché non è così! Dopotutto lei lo sa che sono la migliore!”

Max rispose con un sorriso forzato che sembrava quasi un ghigno. Ellis sorrise divertita dalla sua espressione. “Fai quello che credi Max! Io ti appoggerò in entrambi i casi!”

“Ellis, io non ho mai scattato foto del genere!”

“Lo so, ma sei comunque una fotografa! È una nuova esperienza per te! La inserirai nel tuo bagaglio personale! Ricordi cosa avevo detto?! Puoi imparare qualcosa da me e io da te!”

Max sospirò con frustrazione. “Ellis, non credo di riuscire a scattare delle foto a una persona nuda davanti a me!”

Ellis sorrise comprendendo il suo disagio. Se non fosse stato per quel dettaglio molto probabilmente avrebbe già accettato. “Vorrei poterti dire di fingere che sia in mutande o nuda! Sai di solito funziona quando ci si trova a fare un discorso davanti a tante persone per la prima volta! Ma non credo che in questo caso possa funzionare!”

“Ti sembra il momento di mettersi a scherzare?!”

“Scusami, hai ragione! Non so cosa dire per renderti tutto più semplice, perché io non ho mai provato quel tipo di imbarazzo davanti a una donna nuda!”

“Pff, lo credo bene!”

“Come scusa?!” chiese Ellis scoppiando a ridere.

“Beh, è assodato che ti piaccia l'idea di trovarti dinanzi a una ragazza completamente nuda!”

“Oh mio Dio! Ma dici sul serio?!”

“Si!”

“Santo cielo Max, credi davvero che io non veda l'ora di trovarmi in situazioni del genere per fantasticare e fare pensieri sconci?! Questo per me è soltanto lavoro! Non mi eccita vedere ragazze nude mentre scatto foto! Non metto in dubbio che mi sono trovata davanti a ragazze davvero avvenenti e con un corpo mozzafiato, ma non lo faccio per divertimento!”

Max arrossì per la piega che stava prendendo quella conversazione.

“Avanti Max, ti sarai già trovata davanti a qualcuno completamente nudo! Magari il tuo ex ragazzo! Credo che quello sia molto più imbarazzante, perché c'è una certa intimità!”

“Ti prego, smettila con questi discorsi!” disse Max alzandosi di scatto per prendere un bicchiere di acqua.

“Ok, scusami non volevo! Max, io posso aiutarti!”

“Ah sì?! E in che modo?! Mettendomi una benda davanti agli occhi?!”

“Wow, è così grave la situazione?!” chiese con ironia.

“Adesso basta! Lasciami lavorare in pace!”

“Max, ascoltami bene! Io so per certo che ce la puoi fare! Non sarai sola ok?! Ci sarò anche io!”

“Ma che stupida che sono! Non ci avevo proprio pensato! Ci sarai anche tu con me! Adesso sì che è tutto risolto!” disse Max sarcastica.

“Ok, ho capito! Vado ad avvisare Bonnie che non se ne fa nulla!” disse Ellis alzandosi dalla sedia per avviarsi verso la porta. Però prima di uscire aggiunse qualcos'altro nella speranza di riuscire a farle cambiare idea. Non che fosse strettamente necessario scattare quelle maledette foto, ma sarebbe stato utile per la professione di Max e per prendere in mano la situazione. Le aveva proposto di lavorare insieme perché era necessario per la sua attività ma non solo. L'altra ragione era per aiutarla a superare quella fase di stallo in cui si trovava al momento, impedendole di emergere. “Vedrai che lo capirà, infondo tutti hanno i propri limiti! C'è chi riesce a superarli e chi no!”

Appoggiò la mano sulla maniglia della porta e lentamente l'abbassò in attesa di una qualche reazione della ragazza che non tardò ad arrivare.

“Aspetta! Che vuoi dire?!” chiese Max puntandole gli occhi addosso.

Ellis sorrise tornando seria prima di girarsi verso di lei. “Quello che ho detto! Non devi per forza superare i tuoi limiti per dimostrare di essere una brava fotografa, perché lo sei già! Non devi dimostrare niente a nessuno!”

Ellis si voltò di nuovo per aprire la porta.

“Ellis...”

“Si!?”

“Tu... sarai presente dall'inizio alla fine... giusto?!”

“Assolutamente Max, senza alcuna ombra di dubbio!”

“Ok, va bene! Posso provarci, ma non prometto un buon risultato!”

“Beh, questo è chiaro e Bonnie ne è consapevole! L'ho detto anche io prima!”

Max annuì poco convinta. “Va bene, allora accetto! Ma non oggi! Magari lunedì se per lei va bene!”

“Sei proprio sicura?!”

“Si!”

Ellis sorrise soddisfatta di essere riuscita a ottenere ciò che voleva. “Bene, allora riferisco! Le do appuntamento per lunedì! Avremo tutto il tempo di parlare dei dettagli prima di cominciare!”

Max annuì.

Così Ellis uscì dall'ufficio per dare la buona notizia a Bonnie che le saltò al collo felicissima che la ragazza avesse in fine accettato l’incarico. Poco dopo Max tornò a casa.

 

 

Nel pomeriggio Chloe era distesa sul suo letto da ore a rimuginare a lungo sulle parole di Steph. Così infine decise di farsi coraggio e provare a contattare Max, nella speranza di poterci parlare. Prese il telefono e aprì la chat con lei inviandole un messaggio.

 

Chloe: Ehi!

 

Max seduta sul letto con la schiena contro la testiera e il portatile appoggiato sulle gambe, sentì il suono provenire dal suo telefono. Lo prese leggendo il messaggio non riconoscendo il numero dal quale era stato inviato. Lasciò il telefono pensando che fosse qualcuno che avesse sbagliato numero. Riportò la sua attenzione alle foto impresse sullo schermo del portatile. Dopo qualche istante il telefono emise un altro suono. La ragazza sbuffò infastidita da quella distrazione non gradita. Leggendo l'ennesimo messaggio si chiese chi diavolo potesse essere.

 

Chloe: Max!

 

Era sicura di non conoscere affatto quel numero, anche perché non compariva nessun nome, quindi non era un contatto della sua rubrica.

 

Max: Chi sei?

 

Chloe sospirò cercando di trovare la forza per rivelarle chi fosse. Poi scrisse:

 

Chloe: Sono Chloe.

 

Max non appena lesse la sua risposta il cuore iniziò a palpitarle nel petto. Rimase a fissare il telefono senza sapere cosa fare. Poi riflettendo si chiese come potesse avere il suo numero di telefono, visto che lo aveva cambiato circa un anno prima. Si alzò di fretta e furia dal letto uscendo dalla sua camera per raggiungere le sue amiche sedute sul divano a chiacchierare mentre guardavano un film. Le ragazze appena sentirono la porta della stanza aprirsi si voltarono a guardarla.

Max si avvicinò a loro con il telefono in mano. “Chi di voi ha osato darle il mio numero di telefono?!”

Le due ragazze si guardarono senza capire.

“Ma di che parli?” chiese Kate con calma.

“Il mio numero di telefono, lo avete dato a lei vero?!”

“A lei?! Ma a lei chi?!” chiese Victoria stufa delle sue insinuazioni.

“Chloe!”

“Chloe?!” chiese Kate ancora più confusa.

“Mi ha appena mandato un messaggio e chi più di voi può aver...” disse Max fermandosi di colpo riflettendo.

Victoria la guardò scuotendo la testa alzandosi dal divano per andare in cucina. “Vedo che ci sei arrivata da sola anche senza il nostro aiuto! Sai una cosa?! Dovresti stare più attenta a chi frequenti e soprattutto a chi dai il tuo numero di telefono! Non si sa mai come potrebbe essere utilizzato! Questa ne è la dimostrazione!”

“Maledetta!” disse Max con il pensiero rivolto a Shonei. “Giuro che questa me la paga!”

Ritornò in camera sua sedendosi sul letto continuando a guardare il telefono.

Nel frattempo dall'altra parte, Chloe si stava preoccupando sempre di più non vedendo arrivare un messaggio in risposta. Le sarebbe bastato anche un semplice vai al diavolo e invece niente, silenzio assoluto. Le parole del dottor Tom le tornarono in mente. Aveva detto di preoccuparsi solo in caso di indifferenza da parte della ragazza, ed era esattamente quello che stava mostrando in quel momento. “Oh merda! No, non può essere! Però quando ci siamo incontrate mi ha guardata con odio! E fino a prova contraria l'odio non è indifferenza!” disse Chloe iniziando a camminare avanti e indietro. “Ci riprovo!”

Si sedette sul letto e cominciò a scrivere di nuovo.

 

Chloe: Max ti prego, rispondimi!

 

Max lesse l'ennesimo messaggio si sdraiò sul letto piazzandosi un braccio sugli occhi con un lamento.

 

Chloe: Lo so che sei arrabbiata con me, ma non ignorarmi!

 

Max continuò a leggere i suoi messaggi senza rispondere. A un tratto Kate bussò alla porta della sua stanza. “Max, posso entrare?”

“Si!” rispose Max rimettendosi a sedere.

Kate prese posto accanto a lei sul letto. “Cosa ti sta scrivendo?!”

“Non è ho la più pallida idea di cosa voglia dirmi! La sto ignorando!”

“Beh, visto che lei non è qui davanti a te, potresti almeno farle sputare il rospo! Così tanto per sapere! Quando ti sarai stancata di leggerla, basterà spegnere il telefono!”

“Non sono interessata a sapere cosa ha da dirmi! Ha avuto tutto il tempo per contattarmi e non lo ha mai fatto! Sono passati anni e non si è degnata nemmeno una volta di chiamarmi o scrivermi un misero messaggio per dirmi di stare bene! Adesso non può certamente pretendere che io ascolti cosa ha da dire! Tanto la conosco bene e so cosa dirà!"

"Cosa dirà?"

"Dirà che le dispiace per essere andata via! Che lo ha fatto per me! Inizierà a scusarsi finché io non la perdoni! È stato sempre così con lei! Ne combina sempre una senza riflettere e poi chiede scusa!"

"Beh, di solito è così che funziona! Una persona non si scusa senza una nessuna motivazione!"

"Lo so, ma il punto è che si scusa e poi non appena passa un po' di tempo ci ricasca! Ritorna a scusarsi di nuovo! E io come una stupida continuo a perdonarla ancora e ancora... sempre la perdono! Ma questa volta non sarà così! Adesso basta!"

“Sei molto arrabbiata con lei e questo non va bene!”

“Certo, perché adesso io dovrei anche preoccuparmi della sua sensibilità, nel sapermi arrabbiata!”

“Non mi stavo riferendo a lei! Questa rabbia che porti dentro, nuoce esclusivamente a te!”

“E cosa dovrei fare?!”

“Sfogarti? Infondo non lo hai mai fatto per davvero! O almeno non come avresti dovuto!”

“Cioè?!”

“Beh, adesso che sai dov’è, potresti parlarci direttamente e buttare fuori tutto quello che non sei riuscita a dirle quando…”

“Non se ne parla nemmeno!”

“E va bene”.

“Magari potrei bloccare il suo numero, così non mi potrà più contattare!”

“Vuoi davvero bloccarla?”

“Non voglio saperne più niente di lei!”

“Ok, però è un peccato” disse Kate alzandosi per uscire dalla stanza.

“Perché sarebbe un peccato?!”

“Perché così ti togli tutto il divertimento! Se la blocchi non potrà inviarti più messaggi o chiamarti! In questo modo lei non resterà più in attesa di una risposta da parte tua, che ovviamente non riceverà mai!” rispose Kate con furbizia.

La sua intenzione infatti, non era quella di danneggiare Max e nemmeno andare a favore di Chloe. Il suo unico vero scopo, era quello di non farle tagliare i ponti con la ragazza, almeno fin quando non avrebbero parlato di persona per un chiarimento. Per lei il dialogo era la vera soluzione a tutti i problemi relazionali.

“Forse hai ragione! Non la blocco, ma continuerò a non risponderle!”

“Bene” disse Kate uscendo dalla stanza con un sorriso. Anche se in realtà sperava davvero che Max le rispondesse.

Chloe provò anche a telefonarle ma la ragazza continuò a ignorarla.

“Merda!” disse Chloe rinunciandoci. Poi chiamò Shonei che rispose subito.

“Ehi Chloe!”

“Dove sei?!”

“Sono a casa, dove vuoi che sia?!”

“Bene, allora vieni un attimo nel mio appartamento!”

“Cosa?! Ma sei impazzita?! Ti vorrei ricordare che la tua amica ce l'ha a morte con me!”

“E io vorrei ricordarti che è anche una tua amica! Inoltre se ce l'ha con te un motivo c'è!”

“Oh avanti, non ci ho nemmeno provato come faccio al mio solito! E poi era per una buona causa! Se in qualche modo lei avesse cercato un approccio con me, io mi sarei tirata indietro!”

“Dovresti chiarirti con lei!”

“Fossi matta! Se vengo lì mi ammazza!”

“Non preoccuparti di questo, ti difenderà Flerk!”

“Oh davvero?! Ma che stupida che sono! Perché non ci ho pensato prima!” rispose Shonei con sarcasmo.

“Vieni immediatamente qui!” disse Chloe chiudendo la chiamata e uscendo dalla sua stanza.

Steph era seduta al tavolo da pranzo impegnata con il portatile. La ragazza alzò lo sguardo dallo schermo quando si accorse che Chloe la fissava. “Che c'è?!”

“Ehm, ho bisogno di parlare con Shonei!”

“E lo dici a me?! Vai pure, non ti voglio di certo fermare!”

“Per la verità sta venendo qui!”

“Che cosa?! Chloe, non voglio vederla!”

“Lo so questo, ma non potete continuare così!”

“Hai idea di quello che ha fatto?!”

“Certo che lo so e ha sbagliato! Ma non puoi avercela con lei per sempre! Hai detto proprio che tu che Max non potrà avercela con me per sempre!”

“Sono due situazioni completamente differenti, quindi non paragonarle! Il rapporto tra te e Max è completamente diverso dal nostro! Voi siete state migliori amiche! Io e Shonei invece siamo state… aspetta, fammici pensare un attimo… uhmm... ah si, niente!” disse lei con sarcasmo.

“Se te lo avessi detto io?!”

“Detto cosa?!”

“Io sapevo che Shonei avesse provato a capire se Jessie...”

“Cosa?!”

“Mi dispiace! Forse avrei dovuto dirtelo io, ma speravo davvero che le cose fossero diverse questa volta!”

“Quindi tu approvi cosa ha fatto?!”

“No, non sono d'accordo con quello che ha fatto, nonostante avesse delle buone intenzioni!”

“Si certo, sbattersi Jessie!”

“Non lo avrebbe mai fatto e tu lo sai! Si può dire qualsiasi cosa di Shon, ma sai che è leale con gli amici! Cosa credi, che non avesse già messo gli occhi addosso a Lauren?! Ma ha capito subito la situazione tra noi due e si è fatta da parte! Anzi, ha cercato di aiutarmi per farci mettere insieme! Tu avevi dei dubbi in proposito, lo so bene! Ma non ci ha mai provato con Lauren!”

In quel momento sentirono bussare alla porta e Chloe andò ad aprire. “Entra!”

Shonei entrò guardando Steph come se da un momento all'altro potesse saltarle addosso. “Ciao! Allora, si può sapere perché sono dovuta venire qui?!”

Steph sentendo quelle parole alzò di nuovo lo sguardo dallo schermo e roteò gli occhi al cielo. Aveva appena scoperto che era stata proprio Chloe a chiederle di raggiungerla nel loro appartamento, quando avrebbe potuto andare lei dalla ragazza. Era chiaro quali fossero le sue intenzioni, quelle di farle riappacificare. Del resto era sempre stato così.

“Ho provato a scrivere a Max!”

“Cosa?!” chiese Shonei scioccata.

“Si!”

“Ok, ora spiegami cosa non hai capito quando ti ho detto di concederle del tempo?!”

“Sono passati alcuni giorni!”

“Ah davvero?! Alcuni giorni?! Chloe, per l’esattezza ne sono trascorsi soltanto due! Cosa sono due giorni rispetto a tre anni che sei sparita?!”

Chloe a quel punto non disse nulla. Poi dopo un po' le chiese: “Tu ancora non ci parli?!”

“Io?! Certo che no!”

“Ti prego di farlo!”

“Chloe, lei è incazzata anche con me!”

“Ti prego Shon, io voglio sapere cosa pensa di tutta questa storia! Devo sapere cosa le passa per la testa!”

“E cosa ti fa pensare che lei me lo dirà?!” disse Shonei con un sospiro. “Comunque avevo già intenzione di parlarci in questi giorni, quindi...”

“Quindi vacci oggi!”

“Oggi?!”

“Si!”

“Ma no, magari domani!”

“Ti prego Shon!”

“Secondo me stiamo affrettando un po' i tempi e non sai quanto questo giochi a nostro sfavore! Devi avere pazienza con lei, ficcatelo bene in testa!”

“Come se fosse lei l'esperta delle relazioni interpersonali!” disse Steph con tranquillità senza staccare gli occhi dallo schermo del suo computer.

Shonei si voltò verso di lei. “Se hai qualcosa da dire, dilla!”

“L'ho appena fatto!”

“Oh no, non di nuovo?! Ragazze piantatela entrambe!”

“Dimmi, visto che io non sono l'esperta, potresti illuminarci con la tua saggezza e dirci cosa cazzo dobbiamo fare con Max, invece di startene lì a criticare?!” disse Shonei infastidita.

“Certamente non risolverete la situazione stando con le mani in mano!”

“E quindi cosa ci consigli di fare?!”

“Ragazze, ora basta! Sono stufa dei vostri continui battibecchi! In questo momento dovremmo essere tutte unite! Abbiamo bisogno l'una dell'altra per superare tutti questi cazzo di casini che si sono venuti a creare!”

“Per quanto mi riguarda io non ho nessun casino da risolvere! E poi ho già ricevuto un grande aiuto da questa unione!” disse con sarcasmo guardando Shonei.

Si alzò dalla sedia prendendo il suo computer andandosene in camera sua sbattendo la porta.

Shonei scosse la testa sedendosi sul divano. “Lo vedi perché non sarei dovuta venire qui?!”

Chloe si sedette accanto a lei e rimasero in silenzio per qualche minuto riflettendo.

“Allora vuoi davvero che ci vada oggi?!” chiese Shonei.

“Si, voglio che tu lo faccia... se vuoi ovviamente!”

“Mi stai mandando alla gogna lo sai?! Potrei non uscirne viva!”

Chloe sorrise. “Max non è una persona violenta e trova sempre il buono nelle persone! Tornerai sana e salva!”

“Sempre se non è cambiata in questi tre anni!”

“Max è sempre Max!” disse Chloe con convinzione.

“E se non fosse più la stessa?! Se alcune cose di lei fossero cambiate?!” chiese Shonei con curiosità.

“Non mi importa! Per me sarà sempre è solo Max!”

Shonei fece per alzarsi ma Chloe la bloccò con una mano sul braccio.

“Che c'è adesso?!”

“Non andrai via di qui se prima non parli con lei!” disse Chloe indicando la stanza di Steph.

“Se prima avevo qualche dubbio, ora ne sono assolutamente certa! Tu mi vuoi morta!”

“Prendilo come un modo di fare pratica! Se ti salvi con Steph, stanne pur certa che con Max sarà una passeggiata... spero! Adesso esco a fare un giro!”

“Dove vai?!”

“Ho bisogno di prendere un po’ d’aria prima di andare a lavoro! Avvisami quando hai parlato con Max!”

“Certo!”

Chloe uscì dall'appartamento e Shonei rimase a guardare Flerk che era seduto come una sfinge davanti a lei. “Vuoi venire con me?! Così se tenta di uccidermi ti lancio per difendermi! No?! Sei il solito stronzo!”

Si alzò dal divano, per andare a bussare alla porta della camera di Steph. “Ehi, posso entrare?!” chiese aprendo la porta e affacciandosi con la testa.

Le arrivò sulla fronte una bottiglietta d'acqua smezzata. “Ahi! Ma sei impazzita?!”

“Esci immediatamente dalla mia stanza!”

“No!” rispose Shonei con determinazione aprendo del tutto la porta ed entrando nella stanza.

“Sei proprio una rompi coglioni!” disse Steph mettendo via il pc. Si appoggiò alla testiera del letto con le spalle incrociando le braccia al petto.

“Mi dispiace Steph!”

“Questa mi pare di averla già sentita troppe volte! Sono stufa delle tue inutili giustificazioni per tutto quello che fai!”

“Non volevo agire alle tue spalle, lo giuro! Ma ho dovuto farlo perché se tu lo avessi saputo, non me lo avresti mai permesso!”

“Ma va?! Quindi hai deciso di fare di testa tua come al solito!”

“Ti giuro che non ci sono andata pesante! Non ho esagerato! Ho semplicemente cercato di capire se lei avesse un interesse e...”

“Sei davvero incredibile!”

“Ho frequentato tante ragazze da perdere il conto! Nonostante questo tu hai perfettamente ragione! Io non sono affatto brava nelle relazioni! Dopotutto le mie non sono mai state delle vere relazioni! Vado molto a istinto e il più delle volte mi va anche abbastanza bene!”

“Ma si, complimentati pure con te stessa!”

Steph guardava dalla parte opposta da dove si trovava la ragazza per evitare di incrociare il suo sguardo. Però stava ascoltando ogni singola parola uscire dalla sua bocca.

“Stavo cercando di evitare che ci rimanessi male di nuovo! Non volevo che ricevessi l'ennesima delusione, come non lo voleva nemmeno Chloe! Lo so che i metodi che uso sono discutibili! Ma avevo buone intenzioni!”

“Quindi per te il fine giustifica i mezzi?!”

“Forse sì... a volte! Oppure è solo che non riesco a trovare altri modi da quelli che uso di solito, per ottenere ciò che voglio! Ho sbagliato Steph! Ma ti giuro sulla mia stessa vita che stavo cercando soltanto di proteggerti!”

Steph a quel punto la guardò sorpresa da ciò che aveva appena detto. Shonei continuò a guardarla in silenzio.

“Adesso va via se hai finito!” disse Steph stendendosi sul letto voltando le spalle alla ragazza.

“Mi perdoni?!”

“Oh santo cielo! Se non te ne vai giuro che ti lancerò addosso molto di più di una semplice bottiglia d'acqua!”

“Se non mi perdoni come faccio ad andare via?!”

“Ah certo, se non lo faccio continuerai a rompere i coglioni in eterno!” disse Steph sarcastica mentre si voltava a guardarla di nuovo rimanendo distesa a letto.

“Vuoi che mi metta in ginocchio?!” chiese Shonei sorridendo.

“Smettila!”

“Ok!” disse Shonei inginocchiandosi a terra. “Così va meglio?!”

Steph scosse la testa incredula. “Sei proprio una cretina!”

Shonei si avvicinò al letto rimando in ginocchio e con le mani giunte. “Ti prego Steph!”

“Sparisci!” disse Steph voltandole di nuovo le spalle.

“Ok, allora facciamo così! Per farmi perdonare ti giuro che per una settimana intera, farò tutto ciò che vuoi! Sarò al tuo completo servizio!”

Steph si girò di nuovo a guardarla. “Faresti tutto quello che ti dico?!”

“Si!”

“Ma proprio tutto senza fare storie?!”

“Giuro!” disse Shonei facendo uno strano gesto incomprensibile. “Parola di scout!”

“Ma tu non sei mai stata negli scout!”

“E tu che ne sai?! Potrei averlo fatto! Ooook... non ci sono mai stata!”

“E allora quel gesto?!”

“Non lo so, me lo sono inventata al momento sperando che tu ci cascassi!”

“Come puoi vedere non ha funzionato!”

“Decisamente no! Allora, ci stai?!” chiese Shonei sperando in una risposta affermativa.

“Voglio le ciambelle!”

“Le ciambelle?!”

“Si, tutte le mattine! Le voglio di tutti i gusti possibili e immaginabili!”

“Affare fatto! Ti porterò ciambelle tutti i giorni! Ma non metterai su un po' di ciccia così?!”

“Non sono affari tuoi questi!”

“Oh beh, io lo dicevo per te!”

“No, tu lo dicevi per il tuo portafogli!”

“E va bene! C'è altro?!”

“Non lo so al momento, ma stanne pur certa che ci sarà qualcos'altro!”

“Tutto quello che vuoi mia padrona!”

“Dov'è Chloe?!”

“È uscita a fare un giro!”

“Andrai da Max?!”

“Devo! L'hai sentita Chloe!”

“E se Max non dovesse perdonarti?!”

“Non lo so! Ti dispiace se mi stendo un po' sul letto con te?”

“Si, mi dispiace!”

“Sai, credo di essermi frantumata le ginocchia!” disse Shonei rimettendosi in piedi.

“Si vede che stai invecchiando!”

“Senti chi parla!” disse Shonei stendendosi sul letto, incrociando le mani dietro la nuca guardando il soffitto.

A un tratto Steph chiese: “Ti vedi ancora con Ashley?!”

“Ashley?! Mi farà impazzire, non so cosa fare con lei!”

“Allora la frequenti ancora!”

“Già, scopiamo alla grande! Ma non so quanto possa durare! Sai, ho scoperto che mi tradiva con Jeffrey, quando stavamo insieme! E adesso lei ha una relazione con lui!”

“Ti ha tradita e ci vai a letto?! Ma allora sei scema, non c'è altra spiegazione!”

“Si, lo sono! E comunque non è che io non la tradissi! A dire il vero non li abbiamo mai considerati dei tradimenti! Diciamo che erano delle brevi pause che ci concedevamo per vedere altra gente!”

Steph si girò su un lato appoggiando la testa sulla mano guardando la ragazza. “Che ha di così particolare Ashley?! Perché ha tutto questo potere su di te?!”

Shonei spostò la mano sinistra da dietro la testa, appoggiandola sul ventre. “È brava a letto!”

“Parlo sul serio Shon!”

“Anche io, ma effettivamente non lo so!”

“Un momento, quindi stai ammettendo che lei ha potere su di te?!”

“Ops! Ebbene sì, mi sa che sto invecchiando!” disse Shonei ridendo.

Per orgoglio non aveva mai ammesso apertamente questa evidenza.

“Secondo me dovresti lasciarla perdere! Non è una ragazza seria con la quale avere una relazione!”

“Chi ti fa credere che io voglia una relazione seria?!”

“Allora se è solo sesso non lamentarti e non fare l'offesa perché ti ha tradita! Adesso sta con Jeffrey!”

“Mh, giusta osservazione!”

“Shonei, non so se te ne rendi conto, ma in questa situazione sei tu quella di troppo! Anzi no, aspetta! Ma non sarà che la cosa ti sta bene solo per ripicca nei confronti di Jeffrey?!”

“Mh, non sarebbe poi così tanto male come situazione! Mentre io mi diverto con la sua ragazza, lui ha quello che si merita! Non avrebbe dovuto mettersi in mezzo! Sapeva che stavamo insieme!”

“Suppongo che se è anche per ripicca il motivo per cui la frequenti, lui sappia tutto di voi due!”

“Uhm... no!”

“Allora scusa se te lo dico ma tutto questo non ha alcun senso!”

“Come tutto nella vita!”

Steph si distese di nuovo sul letto supina guardando il soffitto riflettendo.

Rimasero in silenzio per qualche minuto poi Shonei si voltò verso Steph. “E tu?!”

“Io cosa?!”

“Sai, per la tua infatuazione per Jessie!”

“Ah! Non vedo cosa ci sia da dire!”

“L’hai più vista da quella sera?!”

“No, la sto evitando come la peste e lei non è più venuta al Paradise!”

“Ah, bene!”

“In cambio però stamattina è passata di qui!”

“Oh oh!”

“Chloe, le ha detto che non ero in casa! Lei invece le ha lasciato il suo numero di telefono dicendole di consegnarmelo! E le ha anche chiesto di darle il mio numero!”

“E?”

“E puoi immaginare Chloe che prova a dare una spiegazione almeno credibile!”

“Aaaah, non me né parlare! Ancora non riesco a dimenticare le tubature come scusa da dare a Lauren!”

“Già!”

“Stavo pensando una cosa!”

“Cosa?”

 “Ma non vi siete mai scambiate i vostri numeri di telefono?!”

“E chi ne ha avuto l’occasione! Non è che ci frequentassimo da chissà quando! E poi siamo uscite solo una volta insieme!”

“Mi dispiace tanto per come è finita!”

“Finita?! Ma se non è nemmeno iniziata!”

“Questo è vero, però sono sicura che per te non sia stato piacevole!”

“Sopravvivrò lo stesso!”

“Fai bene a starle lontana! Non potete nemmeno continuare a essere amiche! Perché non puoi frequentare una persona solo come amica se alla fine non vorresti fare altro che saltarle addosso!”

“Io non salto addosso alle ragazze che mi piacciono! Non sono te!”

“Beh, nemmeno io lo faccio!”

“Si certo!” disse Steph sarcastica. “Comunque hai ragione, non è possibile restare amiche!”

“Vivete entrambe qui! Sarà difficile evitarla del tutto!”

“Lo so, ma non posso mica traslocare altrove!”

“Se dovesse romperti i coglioni dimmelo che ci penso io!” disse Shonei facendo ridere Steph.

“E cosa faresti?!”

“Non è ho la più pallida idea! È impossibile sapere in anticipo cosa tirerò fuori dal mio cilindro magico per metterla fuori gioco!”

“Si vede proprio che sei un'esperta di relazioni!” disse Steph con ironia.

“Eh sì! Comunque anche se andata così, sappi che tu meriti di meglio! Inoltre non hai fatto nulla di male! Come si dice, al cuore non si comanda, tanto meno agli ormoni! Quindi stai serena perché non hai nulla da rimproverarti! E se qualcuno non ti vuole, questo non vuol dire che c'è qualcosa che non vada in te! 

Shonei si girò verso la ragazza. “Dico sul serio!”

Rimasero a fissarsi per un breve istante. Poi Shonei si alzò dal letto. “Ok, ora è meglio che vada! Mi aspetta una supplica infinita!”

“Mi dispiace di più per Max che dovrà sopportarti!” disse Steph ridendo.

“Grazie per il grande supporto!” disse con sarcasmo Shonei. “A dopo divoratrice di ciambelle!”

“Ehi, domani voglio trovare le ciambelle in cucina o giuro che ti lancio di tutto dietro!”

“Davvero?! Mi piacciono le donne violente!” disse sorridendo con malizia. Poi uscì dalla stanza lasciando Steph ai suoi pensieri.

 

 

New York

Lauren era appena tornata in albergo dopo avere partecipato a un altro giorno di corso. Quando entrò nella stanza trovò Daisy a chiacchierare con il suo amico Christopher Anderson davanti a un bicchiere di vino, mentre erano seduti comodamente sul divano. La ragazza negli ultimi tempi aveva notato il grande affiatamento che c’era tra i due. Del resto erano amici da tantissimi anni e questo sarebbe bastato a spiegare il loro feeling. Ma Lauren si era trovata fin troppo spesso a notare sguardi profondi da parte dell’uomo verso Daisy. Se la donna si era resa conto, non lo aveva mai dato a vedere. Lauren aveva anche insinuato qualcosa in merito parlandone con lei, ma la donna aveva tergiversato dicendo che erano soltanto buonissimi amici. La ragazza aveva risposto a questa sua affermazione dicendo che non ci sarebbe stato nulla di male se fosse nato qualcosa di più tra loro. Dopotutto Cristopher anche se era sposato, non viveva più con la moglie perché si erano separati da un paio di anni. Quindi era libero di frequentare chiunque volesse, come del resto stava facendo sua moglie. Inoltre lui era un bell’uomo, simpatico e di buona compagnia.

“Ciao Lauren!” disse l’uomo.

“Ciao Chris!”

“Accidenti Lauren, hai un aspetto…” disse Daisy sorridendole.

“Orribile lo so, sono stanca da morire!”

“Non stavo per usare quel termine, però credo descriva la tua stanchezza!”

“Come siete graziose nell'offendervi in modo sottile” disse l’uomo.

“Ci sono abituata! Con mia madre faceva anche di peggio!” disse Lauren ridendo.

“Non è vero, sono sempre stata molto gentile con lei!”

“Si certo, vai a dirlo a mia madre, così vediamo cosa ti risponde!”

“Forse è il caso di lasciare tua madre fuori da questa storia! Non vorrei essere mandata al diavolo come ai vecchi tempi!”

Risero tutti insieme e poi a un tratto l’uomo guardò l’orologio che portava al polso. “Oh cavoli, rischio di fare tardi all’appuntamento!”

Mandò giù velocemente l’ultimo sorso di vino rimasto nel bicchiere e dopo averlo appoggiato sul tavolinetto, si alzò. “Grazie per la lunga chiacchierata, ma adesso devo proprio andare Daisy!”

“Oh figurati, grazie a te!” disse la donna alzandosi contemporaneamente. “Magari se questa sera sei libero, potremmo finalmente andare a cena in quel ristorantino dove dici si mangi molto bene!”

Lauren non nascose un sorriso malizioso alla donna che la fulminò con lo sguardo.

“Oh, ma certo!” rispose l’uomo felice all’idea. Poi si ricordò di qualcosa. “Aspetta, ma oggi è sabato?”

“Si!” risposero Lauren e Daisy.

“Accidenti, che idiota che sono! Purtroppo anche per stasera ho un appuntamento con qualcuno!”

“Ah, non fa niente, sarà per la prossima volta!”

“A dire il vero ho soltanto un appuntamento con mia figlia! Ci vediamo sempre poco a causa dei nostri relativi impegni! Però se per voi non è un problema una presenza in più, potremmo cenare tutti insieme!”

Il sorriso scomparve dal viso di Lauren quando sentì l’uomo pronunciare quell’ultima frase. La ragazza si chiese come mai a un tratto stesse parlando al plurale.

“Oh no, Chris! Sarà per un’altra volta! Non è giusto rovinare la serata con tua figlia!” disse la donna.

“Ma che dici, non rovinerete un bel nulla! Anzi, così ne approfitto per presentarvela!E poi sono sicuro che per mia figlia non ci saranno problemi! A lei piace molto la compagnia e conoscere persone nuove! Così magari la presento anche!”

“Ah! Beh, in questo caso se per lei non è un problema e per te nemmeno, va bene!”

Lauren sgranò gli occhi. “Un attimo, devo venirci anche io?!”

“È ovvio che verrai anche tu! Vi ho fatto una promessa! Ricordi?!” disse l’uomo.

“Eccome se lo ricordo! Il punto è che sono molto stanca oggi!”

“Non preoccuparti, tanto domani è domenica! Potrai poltrire per tutto il giorno” disse ironicamente Daisy.

“Allora siamo d’accordo! Passo a prendervi per le nove!” disse l’uomo dirigendosi verso la porta mentre la donna lo accompagnava.

“Va bene, a stasera Chris!”

“Ciao Chris!” disse Lauren con finto entusiasmo.

Appena l’uomo uscì dall’appartamento, Lauren incrociò le braccia al petto rivolgendo un’occhiataccia di disapprovazione alla donna.

“Cos’è quella faccia?!”

“E me lo chiedi?! Oggi volevo starmene comodamente a poltrire, mangiando schifezze e guardando un film noioso di cui non me ne frega niente! Magari dopo immergermi nella vasca piena di acqua calda, con un bel bicchiere di vino in mano, o almeno quello che ne è rimasto…”

“E poi cosa?! Piangerti addosso pensando alla tua ragazza?!”

“Si, è esattamente quello che avrei fatto, ma tu hai appena rovinato i miei piani!”

“Lauren, dannazione quella ragazza deve averti proprio fatto il lavaggio del cervello! Non vedo l’ora di raccontarlo a tua madre!”

“Tu non dirai un bel niente perché sarò io a farlo!” disse sorridendo con una espressione sognante che fece ridere Daisy.

“Comunque qui non sono l’unica ad avere il cuore rapito!” aggiunse Lauren con malizia.

Daisy la guardò con aria interrogativa, ma poi capì a cosa facesse riferimento. “Non dire stupidaggini!”

“Guardati, stai arrossendo!” disse la ragazza ridendo.

“Ma non è assolutamente vero!”

“Oh andiamo Daisy! Sei una bella donna, sei single e direttrice di un ospedale! E poi si vede lontano un meglio che gli piaci!”

“Siamo solo amici!”

“Si certo e io sono Cleopatra! La verità è che anche lui ti piace ma non vuoi ammetterlo!”

“Non mi piace in quel senso!”

“In quale senso?! Oddio, lo hai già pensato in quel senso?!” chiese Lauren fingendosi sorpresa e sconvolta.

“Lauren, stai parlando in questo modo a una donna più grande di te che potrebbe essere tua madre!”

“Si ma tu non lo sei!”

“Grazie a Dio!”

“Avanti su! Buttati e che diamine! Lui è molto simpatico, buono, gentile e soprattutto bello e affascinante!”

“Ma non ti piacevano le donne?!”

“E allora?! Questo non mi impedisce di vedere qualcosa di bello quando lo vedo!”

“Credo che dovrò fare una telefonata alla tua ragazza!”

“Non provarci nemmeno!”

“Ok, ma in cambio tu stasera verrai con noi senza fare tante storie!”

“Secondo me vuoi qualcuno che fermi i tuoi istinti animaleschi!” disse la ragazza per prenderla in giro.

La donna si diresse in bagno scuotendo la testa dall’esasperazione, lasciando Lauren a ridere.

 

 

Portland

Shonei dopo essere uscita dall’appartamento di Chloe, era passata a fare benzina. Poi si era fermata in un bar per bere un caffè e mangiare una ciambella, che le ricordò l’assurda richiesta di Steph. Dopo aver controllato sul telefono che non ci fossero messaggi inviati da Matthew e Ashley, si diresse a casa di Max. Ci mise poco a trovare la porta giusta, perché aveva già dato un’occhiata ai cassetti della posta. Quando si trovò davanti alla porta del suo appartamento, si fermò per prendere un respiro prima del grande passo temendo per la sua incolumità.

 

La ragazza era in casa perché Ellis le aveva concesso il pomeriggio libero. Era seduta sul divano a gambe incrociate e il suo portatile appoggiato sopra. Stava dando un’occhiata a delle foto di nudo. Per la verità i soggetti non erano proprio nudi, infatti erano coperti nelle loro parti intime con delle lenzuola di seta, di vestiti o semplicemente dalle posizioni assunte durante lo scatto. Ogni tanto si malediva a bassa voce per aver accettato l’incarico di scattare delle foto a Bonnie. In casa c’era anche Kate che nella sua stanza stava creando delle altre illustrazioni per il suo libro. Victoria invece era già a lavoro. Sentì bussare alla porta e si alzò dal divano chiudendo il portatile. Aprì la porta ma non appena vide Shonei, cercò di richiudere immediatamente. Purtroppo per le, Shonei mise un piede tra l'uscio e la porta bloccandola, non senza una smorfia di dolore.

“Togli immediatamente il piede di lì, se non vuoi che te lo rompa!” disse Max con ostilità spingendo ancora di più la porta. Così costrinse la ragazza a desistere ritirando il piede e cercando di tenere la porta con il peso del corpo in avanti ma senza riuscirci. Infatti ricevette la porta giusto in faccia, ricevendo una botta sul naso.

“Ahi cazzo! Ma sei completamente impazzita?!” disse Shonei tenendosi il naso.

Max si appoggiò con le spalle alla porta ormai chiusa. “Ti avevo avvisata!”

“Max ascolta, so che sei arrabbiata con me e hai tutto il diritto di esserlo, ma ti prego lasciami spiegare!”

“Non c'è nulla da spiegare! Mi hai soltanto presa in giro!”

“No Max, non l'ho fatto! È vero che ti ho nascosto delle cose ma a fin di bene!”

“Lo hai fatto per il bene di chi?! Il tuo o quello di Chloe?!”

Kate uscì dalla sua stanza attirata dal baccano. “Max, ma che sta succedendo?!”

Max la guardò senza rispondere rimanendo in ascolto su ciò che Shonei aveva da dire.

“Ascoltami, so di aver sbagliato, ok?! Ma non sapevo cosa fare! Mi sono trovata di tra voi senza volerlo! Io non so cosa avrei dovuto fare! Io...” disse Shonei interrompendosi mentre qualcuno stava passando sul pianerottolo di fianco a lei.

Sorrise imbarazzata guardando una donna con il suo bambino tendendolo per mano. “Salve!”

La donna la guardò in modo strano proseguendo per la sua strada mentre suo figlio si voltava a guardarla facendogli la linguaccia. Shonei lo guardò sorpresa. “Brutto moccioso che non sei altro!” sibilò sottovoce.

“Chi c'è lì fuori Max?” chiese Kate che nel frattempo si era seduta al tavolo della cucina guardando verso la porta.

“È Shonei!”

“Ahia! Non la fai entrare?”

“Cosa?! Non ci penso nemmeno! Che resti pure dov'è, non mi interessa!”

Kate sorrise rimanendo ad assistere il resto della scena.

Oltre la porta, Shonei riportò l'attenzione su Max ma solo dopo essersi assicurata che non ci fossero altri inquilini in giro. “Max, ti dispiacerebbe farmi entrare?!”

“Si!”

“E va bene, come vuoi! Ma sappi che questo atteggiamento è da maleducata! Ti credevo una persona adulta, matura e responsabile!”

“Pff, tu che parli di responsabilità e maturità, ma non farmi ridere!”

“Lascia almeno che ti spieghi come sono andate le cose! Ti dirò tutto sin dall'inizio, così capirai perché l'ho fatto! Poi se non vorrai più vedermi sparirò! Te lo giuro Max! Però ti prego di ascoltare quello che ho da dire! Mi sono comportata male, questo lo so benissimo da me! Ma c'è sempre una ragione se una persona fa quello che fa! Molto spesso non dipende nemmeno da noi e poi...”

Si interruppe di nuovo quando un signore anziano le passò accanto rallentando il passo per non perdersi nemmeno una parola. “Salve!” disse la ragazza con un cenno della testa e un sorriso tirato.

L’anziano continuò a camminare lanciando ogni tanto un'occhiata alle sue spalle verso di lei. Shonei scosse la testa infastidita. “Ok Max, non so tu ma qui io sto dando davvero spettacolo! Non mi piace che gli altri ascoltino tutto quello che...salve... ecco vedi?! Ah già, ma che diavolo dico! Con la porta chiusa non puoi di certo vedere che figura di merda sto facendo!”

Kate cominciò a ridere mentre sul volto di Max comparve un sorriso soddisfatto. “Credo che sia il minimo dopo quello che hai fatto!”

“E cosa ti avrei fatto sentiamo?! Ti ho semplicemente tenuto nascosto il fatto che io e Chloe ci conoscessimo! E questo non l'ho fatto per me! Io non ci ho guadagnato nulla in tutto questo! Non è giusto che... salve... non è giusto che io paghi per essere stata leale con un'amica!”

“Quale amica, Chloe?! E io cosa diavolo sono per te, me lo spieghi?! Credevo che fossi sincera con me! Visto quello che mi hai tenuto nascosto è chiaro che non ti importa un fico secco di me!”

“Cosa?! Questo non è assolutamente vero! A me invece importante molto di te, ed è per questo che sono qui! Se non mi importasse nulla, mi spieghi cosa diavolo sono venuta a fare qui?! A parte le figura di merda ovviamente!”

“Per lavarti la coscienza o magari per scoprire qualcosa da poter riferire alla tua cara amica, che naturalmente non sarei io!”

Shonei a quella frase sorrise per il tono infastidito che aveva usato. Quasi come se fosse gelosa. Kate continuava a restare seduta ascoltando tutto.

“Max, apri questa porta e parliamone faccia a faccia! Ti giuro che mi sento un'idiota a parlare verso una porta chiusa!”

“Il problema non è la porta chiusa! Sei idiota di tuo!”

“Certo che sei testarda!”

“Questo dettaglio ti era sfuggito a quanto pare! Non sei stata abbastanza attenta!”

“Max, forse dovresti ascoltare cosa vuole dire” disse Kate.

“Salve!” disse Shonei al di là della porta. “Ma che cazzo, oggi nessuno resta in casa?!” aggiunse abbassando la voce.

Kate ridacchiò ascoltando le lamentele della ragazza. “Dovresti ascoltare cos'altro ha da dire oltre a salve e le sue solite imprecazioni”.

Max esasperata, decise di aprire la porta per farla entrare e darle la possibilità di dire ciò che voleva. Dopo aver aperto la porta si allontanò senza aspettare che la ragazza entrasse si appoggiò contro la penisola di spalle ignorandola del tutto.

“Beh grazie, questo sì che non me lo aspettavo!” disse entrando. Poi si accorse della presenza dell’altra ragazza. “Oh, ci sei anche tu Kate!”

“Ciao Shon, o dovrei dire salve!” disse accentuando l'ultima parola.

“Sappi che questa è davvero troppo cattiva da dire per una come te che indossa un crocifisso al collo!” disse Shonei ironica puntandole un dito contro.

Kate si alzò dalla sedia ridendo. “Bene, io credo che andrò a fare un giro. Magari vado a trovare Aaron e Timothy. A dopo”.

La ragazza uscì dall'appartamento chiudendo la porta e lasciandole da sole. Max continuava a stare appoggiata di spalle alla penisola con lo sguardo rivolto altrove e a braccia conserte.

“Cazzo, io non volevo che succedesse tutto questo!”

“Questo cosa?! Che ho scoperto il tuo tranello?!”

“No Max...”

“Oh avanti Shon, è chiaro che non mi avresti mai detto nulla se non lo avessi scoperto da sola!”

“Lascia che ti spieghi come sono andate realmente le cose!”

“Come faccio a crederti adesso?! Sono sicura che ogni parole uscita dalla tua bocca fosse soltanto una bugia!”

“No Max, non è assolutamente così! Io sono stata sincera con te su tutto!”

Max la fulminò con lo sguardo.

“Ok, non proprio tutto! Diciamo che ho soltanto omesso di conoscere Chloe e di sapere chi tu fossi!”

Shonei si spostò piazzandosi davanti alla cucina dinanzi alla ragazza. “Il primo giorno che ci siamo incontrate, non ho subito capito che fossi tu! Mi sembrava che avessi un volto famigliare, ma non riuscivo a ricordare! Quando poi siamo entrate nel locale e ci siamo sedute al tavolo abbiamo iniziato a chiacchierare! Ed è stato proprio parlando con voi che ho capito! A un tratto tutto mi è sembrato più chiaro e mi sono ricordata di te!”

“Ma noi due non ci siamo mai viste!”

“Io sì, ti ho vista attraverso una foto di Chloe!” rispose Shonei senza fare riferimento anche al murale.

“Lei ha una mia foto?!”

“Si! È quella che ha utilizzato per farti un ritratto! Quello che ti ha regalato! Almeno questo è quello che mi detto lei!”

Max ripensò al ritratto che aveva scaraventato a terra. “Che altro?! Ora voglio sapere tutto senza tralasciare nulla! Almeno questo me lo devi!”

“Ok, quella sera se ricordi ho sputato della birra su Victoria! Quello è stato l'esatto momento in cui ho realizzato chi tu fossi! Sono andata un po' nel panico, perché vedi... Chloe quella sera era lì!”

“Che cosa?!”

“Era con degli amici!”

Max rifletté per qualche secondo. “Era lei che stavi cercando?!”

“Si, solo che non l'ho individuata con tutta quella gente! Se lo avessi fatto, avresti saputo sin da subito di Chloe!”

“Continua!”

“Sono andata da Steph al bar per chiederle di Chloe, perché io sapevo che per quella serata sarebbe stata presente! Alla fine Steph mi ha detto dove trovarla e così ho fatto! Sono andata da lei per parlarle! Volevo avvertirla della tua presenza! Quindi siamo andate in bagno a parlare per stare da sole! Lei all'inizio non credeva fosse possibile! Poi sono riuscita a convincerla che tu eri lì!”

“Che altro?!”

Shonei tentennò per un attimo dal proseguire. Non voleva parlare degli attacchi di panico di Chloe.

“Shon, che altro?!”

“Le ho detto di andare via perché lei era... era… diciamo sotto shock! Sapere di te l'ha spaventata parecchio! Insomma, non era pronta a vederti e così stavamo per uscire dal bagno! Ma appena aperta la porta, ho notato che vi stavate dirigendo proprio verso di noi! Così ci siamo chiuse a chiave in una cabina del bagno!”

“Voi eravate lì?!”

“Si!”

“Mi era sembrato di aver sentito qualcosa!”

“Ho trattenuto una risata a stento!”

“Avete ascoltato tutto quello che ci siamo dette?!”

“Ehm... si... non volevamo origliare! A proposito, ho trovato davvero tenero e divertente il modo in cui hai cercato di difendermi dalle accuse di Victoria!”

“Già, mentre tu mi stavi prendendo per il culo! Ci credo che lo trovassi molto divertente!”

“Comunque stavamo soltanto aspettando che voi usciste per potere andare via! Chloe stava anche per aprire la porta a un certo punto! Voleva vederti, ma io non le ho permesso di farlo! Per lei non era il momento opportuno!”

“E poi?!”

“Poi siamo uscite dal bagno! Le ho consigliato di lasciare il locale attraverso il retro per evitarti! Io vi ho raggiunte al tavolo e ho cercato anche di trattenervi il più possibile per permettere a Chloe di andare via! Per evitare che tu la incontrassi nel parcheggio! Per quanto riguarda la foto che ho scattato... beh... l'ho fatta per permettere a Chloe di vederti!”

“Quindi c'era sempre un secondo fine per tutto! Anche il tuo interesse nel volermi conoscere era falso come tutto il resto!”

“No Max!”

“Hai anche la faccia tosta di negarlo!”

“Fammi finire e ascolta! Chloe lavora al Paradise!”

“Cosa?!”

“Si, ci lavora da qualche anno!”

“E allora?! Perché me lo stai dicendo?!”

“E allora le possibilità che ci sareste ritornate erano molto alte! Chloe aveva bisogno di tempo per capire cosa fare! Non poteva incontrarti subito! Anche perché non sapeva come l'avresti presa!”

“Bene, adesso lo sa!

“Max...”

“Mi avete presa in giro entrambe!”

“No, non è assolutamente così! È vero, io ho escogitato questa idea di conoscerti per instaurare un rapporto con te e potere conoscere i tuoi spostamenti per evitare il vostro incontro! Per tenere Chloe al sicuro finché non fosse stata pronta per incontrarti! Ma non è solo questa la ragione!”

“E quale altra ragione ci sarebbe?!”

“È iniziato tutto per il dovere di aiutare un'amica in difficoltà, ma ora le cose sono un po' cambiate! Adesso sono davvero intenzionata a conoscerti!”

“Non prendermi per il culo Shon, la mia pazienza ha un limite!”

“Max, ti giuro che sono sincera!” disse Shonei appoggiando le mani sulle spalle della ragazza che reagì subito con ostilità verso di lei.

“Non mi toccare!” disse Max scansando vie le mani della ragazza.

“Ok, va bene! Scusami!” disse Shon alzando le mani rimuovendole dalle spalle della ragazza in segno di resa.

“Mi hai mentito e basta! Scommetto che la storia che mi hai raccontato su di te era tutta inventata! Mi volevi soltanto impietosire!”

“Cosa?! Ma che diavolo stai dicendo?! Credimi, mi piacerebbe tanto poterti dire che mi sono inventata tutto e che non è vero nulla, ma non è così purtroppo! Il mio passato è stato esattamente come ti ho raccontato! Cazzo!” disse Shonei allontanandosi un po' da lei. Camminò avanti e indietro riflettendo.

Max si rese conto di aver sbagliato a insinuare una cosa del genere. Durante il suo racconto aveva percepito il suo stato d'animo, quindi era stata sincera. Nonostante questo non si scusò, dopotutto era lei la vittima dei suoi sotterfugi. Di colpo Shonei si fermò di nuovo davanti a lei.

“Max, tu mi piaci davvero come persona! È piacevole trascorrere del tempo con te e so che anche per te è lo stesso!”

“Che bella faccia tosta che hai! Fai anche la presuntuosa adesso?!”

“Vorresti dire che non è così?! Non ti sei mai divertita con me?! Non sono di buona compagnia?!”

“Questo non c'entra nulla con quello che mi hai tenuto nascosto!”

“Ho dovuto farlo! Lei è mia amica e la conosco da più tempo di te!”

“Beh, almeno adesso stai cominciando a essere più sincera!”

“Si Max, lo sono infatti! E non atteggiarti come se tu al posto mio ti saresti comportata diversamente! Tu avresti fatto lo stesso per Kate e Victoria, non negarlo! Avresti agito per il loro bene nonostante considerassi anche me una tua amica!”

Max rimase in silenzio, perché effettivamente avrebbe fatto lo stesso anche lei. Però trovò il modo lo stesso di avere l'ultima parola. “Non stiamo parlando di me!”

“Cosa?! Certo, ti fa comodo!” disse Shon seria per poi cominciare a ridere. Poi annuì e si riavvicinò a lei. “Max, ti chiedo scusa per averti tenuto nascosta la verità! Cerca di capire, non potevo tradire la sua fiducia! La conosco da anni e lei per me è importante, non potevo farle questo! So che tra voi è successo un casino e che tu ce l'hai con lei e quindi inevitabilmente anche con me, per aver agito alle tue spalle! Ma ti giuro che sono stata sincera con te su tutto il resto! Sono altrettanto sincera quando dico che mi piaci e che tengo alla tua amicizia! Non voglio che tra noi finisca a causa di un'altra persona che non ha niente a che vedere con noi due! Tra noi c'è sintonia e andiamo d'accordo! Ok, forse siamo molto diverse, ma nonostante tutto stiamo bene insieme! Qualunque cosa tu decida di fare con me, se perdonarmi o meno, sappi che io non mi arrenderò! Troverò il modo di farmi perdonare da te! Io ti chiedo soltanto di non voltarmi le spalle definitivamente! Ti giuro che da oggi in poi sarò sempre sincera con te e non ti nasconderò più nulla!”

“Si certo, come no!”

“Davvero Max! Tanto ormai vi siete già viste e io non devo proteggere più nessuno se non me stessa e la nostra amicizia a cui tengo!”

“Io non so se potermi fidare più di te!”

“Cosa vuoi che faccia?!”

“Non c’è nulla che tu possa fare per cancellare quello che hai fatto!”

Shonei abbassò la testa sinceramente dispiaciuta. Poi alzò lo sguardo di nuovo verso di lei e chiese: “Davvero mi vuoi fuori dalla tua vita?!”

Max non riuscì a rispondere a quella domanda. Shonei continuò ad attendere una risposta che sembrava fondamentale per lei. Forse tutto si stava riducendo a quella semplice domanda. La possibilità di continuare o chiudere il loro rapporto dipendeva soltanto dalla sua risposta. Era Max a dovere decidere cosa fare. Aveva il potere di mettere fine a tutto. Se avesse risposto affermativamente, Shon sarebbe uscita dal suo appartamento e non l’avrebbe più rivista. Questa consapevolezza fece traballare i suoi sentimenti verso la ragazza che le aveva mentito. Se da una parte la odiava per essersi presa gioco di lei, dall’altra non riusciva ad accettare l’idea di non vederla più. Per la prima volta Max ammise a sé stessa di provare qualcosa di ancora non ben definito verso Shonei.

“Allora?!” chiese Shonei.

“Io… io non…”

“Cosa?!”

Max si ammutolì non riuscendo a proseguire. Shonei comprese la sua difficoltà e quella semplice reazione le bastò come risposta. Si avvicinò lentamente a lei e l’abbracciò facendole appoggiare la testa sulla sua spalla. “Mi dispiace così tanto Max! Ti giuro che non succederà più!” disse dandole un bacio sulla testa continuando a tenerla stretta.

E così le lacrime che Max aveva buttato fuori la sera dopo aver visto Chloe, finirono per ritornare, ma per una ragione diversa… una persona diversa. Ricambiò il suo abbraccio stringendole le braccia attorno alla vita. Rimasero in quella posizione per qualche minuto e poi quando Shonei fece per allontanarsi afferrando le braccia della ragazza, Max si strinse di nuovo a lei.

“Ehi, che presa!” disse Shonei ridacchiando. “Mi guardi un attimo?!”

“No!”

“Perché no?!”

“Perché odio il fatto che tu mi veda così! Non mi piace piangere davanti agli altri!”

“Capisco, ma non c’è nulla di male!”

“Lo so, ma non mi piace lo stesso!”

“Ok, va bene! Allora cosa facciamo adesso?! Restiamo così fino a domani?!” chiese la ragazza con ironia.

“Adesso vado in bagno un attimo!” disse Max staccandosi subito da lei senza guardarla per raggiungere il bagno e sciacquarsi il viso.

“Ok, io ti aspetto qui!” disse Shonei guardandosi intorno. Era la prima volta che entrava nell’appartamento della ragazza. Nonostante la forte tentazione di curiosare in giro, decise di non dare altre motivazioni a Max di buttarla fuori definitivamente. Meglio non sfidare la sorte. Andò a sedersi sul divano guardando la maglietta che aveva addosso, bagnata di lacrime. Sorrise pensando a quanto Max fosse una persona così dolce rispetto a Chloe. Si chiese come diavolo avevano fatto a diventare così tanto amiche. Poi il suo sguardo si spostò sul portatile chiuso che aveva di fianco. Nell’attesa che la ragazza uscisse dal bagno, lo afferrò appoggiandolo sulle sue gambe alzando lo schermo. Appena vide le immagini sgranò gli occhi. “Oh cazzo!”

Si chiese a chi appartenesse quel computer, ma viste le immagini raffigurate sullo schermo, escluse la ragazza dal crocifisso. Poi si rese conto che erano foto di nudo artistico, molte delle quali erano in bianche e nero. Cominciò a sorridere all’idea che Max le stesse guardando proprio prima che lei arrivasse.

 

Così mentre Shonei se la rideva guardando quelle immagini, Max era in bagno a darsi una rinfrescata. Si guardò allo specchio vedendo ancora gli occhi arrossati per avere pianto.

 

 

Mi sento così stupida per essermela presa tanto con lei fino a poco fa e poi è bastato un attimo per cedere. Ma che diavolo mi prende? Perché non riesco mandarla via? Basterebbe che adesso uscissi di qui e le chiedessi di andare via. Potrei riuscirci, infondo ho fatto anche di peggio in vita mia. Non sarà di certo una cosa del genere a fermarmi. Si, devo farlo. Non posso dargliela vinta così facilmente. Una persona non può permettersi di prendermi in giro e poi pensare di poterla passare liscia così. Magari adesso pensa di avermi in pugno solo perché… già, perché?

 

 

Si ridesto dai suoi pensieri e uscì dal bagno vedendo Shonei comodamente seduta sul divano con una gamba accavallata sull’altra intenta a guardare qualcosa. Rimase lì ferma sull’uscio della porta a osservarla e di colpo tutta la sua determinazione nel volerla mandare via svanì. Shonei si accorse della sua presenza e si girò a guardarla sorridendo. “Cazzo Max, hai buon gusto sai?!”

 

Max parve confusa, ma poi vide cosa avesse per le mani la ragazza e sgranò gli occhi ricordandosi di aver lasciato aperto il browser. Corse da lei per toglierle il portatile dalle mani, ma Shonei si alzò di colpo allontanandosi.

“Dammelo immediatamente!”

“Certo, ma prima dimmi cosa stavi cercando!”

“Non sono affari che ti riguardano!” disse Max incrociando le braccia al petto indispettita.

“Dai Max! Sai che io ho una mentalità fortemente aperta!”

“Mi serve per lavoro!”

“Davvero?!” chiese Shonei incredula. “Strano, io di solito questo tipo di immagini le usavo per altri scopi! Diciamo che quelle che guardavo io erano decisamente più esplicite!” disse ridacchiando.

Max sospirò arrossendo mentre scuoteva la testa.

Shonei la guardò mordendosi il labbro inferiore riflettendo a occhi stretti. “Ok!” disse di colpo, chiudendo e porgendole il portatile. “Cosa fai stasera?! Ti va di uscire insieme?!”

Max la guardò esterrefatta. Come diavolo faceva a passare da uno stato di supplica per essere perdonata. Per poi passare a essere la solita stronza e chiederle addirittura di uscire come se nulla fosse. “Ti vorrei ricordare che le cose tra noi non sono tornate come prima!”

“Ah! Non mi hai ancora perdonata! Certo, lo capisco! Beh, in questo caso puoi concedermi di uscire con te per cercare di farmi perdonare?!”

“Pensi che semplicemente uscendo insieme, possa bastare per farti perdonare?!”

Shonei si rese conto che stava passando il limite di molto e rischiava davvero di mandare all’aria la loro riappacificazione. “No, non lo penso affatto! È che vorrei cercare di ritornare a come eravamo prima! Magari facciamo una passeggiata insieme! Sempre se ne hai voglia! E se non hai altre cosa da fare, tipo…” disse Shonei bloccandosi mentre stava indicandole il portatile tra le mani.

Max la guardò male in risposta.

“Tipo lavorare!” disse prontamente Shonei alzando le mani.

“E se ti dicessi di no?!”

“Lo accetterei, ma non mi farebbe piacere andarmene via di qua da sola!”

Max continuò a guardarla decidendo sul da farsi lasciando il portatile sul divano.

“Ti prego Max!” disse Shonei con tono da cane bastonato mettendo il broncio.

Max non riuscì a fare a meno di sorriderle. “E va bene, ma non dimenticarti mai che siamo ancora ai ferri corti!”

“Consideralo fatto baby!”

“Non chiamarmi così!”

“Va bene!”

“Vado a prepararmi!”

“Va bene, ti aspetto qui!” disse Shonei con un sorriso a trentadue denti mentre si sedeva sul divano riprendendo il suo computer. “Magari mi intrattengo con il tuo portatile. Potrei guardare qualche sito…”

Non fece in tempo a completare la frase che Max le strappò dalle mani il computer, portandolo via con sé.

“Whoa, ok!” disse Shonei alzando le mani ridacchiando.

 

 

Steph verso sera uscì di casa per andare a lavoro. Quando si trovò a passare davanti alla porta dell'appartamento di Jessie al piano di sotto, la ragazza si precipitò fuori. “Steph!”

La ragazza si fermò raggelandosi all'idea di parlare con lei. “Ehi!”

“Come stai?!” chiese Jessie.

“Bene!”

“Chloe, ti ha consegnato il mio numero?!”

“Si, certo!”

“Ero molto preoccupata per te. Non so se te l'ha detto!”

“Si, lo ha fatto!”

“Sei sparita di colpo quella sera!”

“Si!”

Jessie si accorse subito dalle risposte che c'era qualcosa che non andava, anche se non sapeva esattamente cosa e soprattutto perché. “Passato il mal di testa?!”

Steph rimase confusa a guardarla senza sapere di cosa stesse parlando. Poi si ricordò di aver lasciato il via libera a Chloe di potersi inventare una qualsiasi scusa. Quella era la chiara dimostrazione di non essere proprio capace di inventarsi qualcosa sul momento, soprattutto se presa alla sprovvista. “Si, è passato!”

Rimasero a guardarsi in silenzio qualche istante e poi Steph cercò di liberarsi di lei. “Adesso scusami ma devo proprio andare!” disse la ragazza iniziando a voltarsi per andare via.

“Ah, sì certo scusami, non voglio farti fare tardi a lavoro! Perché è lì che stai andando, vero?!”

Steph si bloccò voltandosi verso di lei. “A dire il vero ho la serata libera! Adesso scusami ma vado un po' di fretta! Ho alcune faccende da sbrigare e non posso fare tardi!”

“Ok, ci vediamo un'altra volta!”

“Mh-mh!” mugugnò Steph allontanandosi lasciando la ragazza completamente confusa per il suo atteggiamento freddo e distaccato.

Così Steph andò a lavoro dopo averle mentito. Infatti temeva che se la ragazza avesse saputo la verità si sarebbe potuta presentare al locale sapendo che fosse di turno. Non poteva prevedere che la sua bugia le si sarebbe rivoltata contro.

 

 

Shonei e Max uscirono ancora una volta insieme per una passeggiata al solito parco. Nonostante il disagio iniziale di Max a causa di ciò che era avvenuto, riuscirono a passare del tempo in piena tranquillità. Erano sedute su una panchina a gustarsi una bibita fredda.

“Allora, dimmi qualcosa” disse Shonei.

“Tipo cosa?”

“Come hai passato questi giorni senza di me?” chiese la ragazza sorridendo.

“Benissimo!”

“Oh avanti, ti sarò mancata almeno un pochino”.

“Ti piacerebbe”.

“E come fai a saperlo?”

“Cosa?”

“Che mi piacerebbe sapere che hai sentito la mia mancanza?”

Max scosse la testa senza risponderle.

“Scherzavo Max... o forse no” continuò Shonei bevendo dalla cannuccia un sorso della sua bibita, mentre la guardava sorridendo.

“Tu piuttosto, che hai fatto in questi giorni?! Ovviamente oltre a dare il mio numero di telefono alla tua cara amichetta Chloe che oggi mi ha inviato dei messaggi!”

Il sorriso scomparì dalle labbra di Shonei. “Oh cazzo! E va bene ascolta! Il numero gliel’ho dato io, ma parecchio tempo fa!”

“Oh davvero?! Allora adesso sì che posso stare tranquilla!” disse Max con sarcasmo.

“Ti ho fatto una promessa oggi e ho tutte le intenzioni di mantenerla! Quindi lasciamo stare cosa è successo prima!”

“Certo, per te è facile!”

“Cosa ti ha scritto?!”

“Nulla perché la stavo ignorando! Poi ha cercato di chiamarmi come se si aspettasse una reazione diversa da parte mia!”

“Non è la prima volta che ti ha provato a chiamarti!”

“Cosa?! Veramente questa è la prima volta!”

“E invece ti dico di no! Ricordi quando hai ricevuto una telefonata da un numero che non conoscevi?! E che mi hai anche chiesto se per caso avessi provato a contattarti?!”

“Si!”

“Beh, era lei!”

“E tu mi hai mentito dicendomi che forse era qualcuno che aveva sbagliato numero!”

“In quello non ti ho mentito! Io ancora non sapevo che fosse stata Chloe a telefonarti! L’ho scoperto dopo avere parlato con te!”

“Però questo non ti dipinge come una santa perché tanto non lo sei!”

“Io non ho mai detto di esserlo! Comunque cambiamo discorso! Mi avevi chiesto qualcosa prima di finire a parlare di Chloe!”

“Ti avevo chiesto cosa avessi fatto in questi giorni in mia assenza!”

“Ah, giusto!”

“E allora?!” chiese Max attendendo una risposta.

“Mah, il solito!” rispose Shonei indifferente con un'alzata di spalle.

“E sarebbe?!”

“Attività fisica!”

Max si girò a fissarla. “Nel senso... fare palestra?!” chiese poco convinta che si stesse riferendo a quello.

“Si, mi piace tenermi in forma ma non faccio palestra! Vado a correre e ho un sacco da pugile nel mio appartamento, con tanto di guantoni!”

“Pratichi la boxe?!”

“Naaaa, è solo per riuscire a smaltire un po' di tensione! È molto utile sai, dovresti provare!”

“Non sono una persona molto sportiva. Anzi, non lo sono per niente”.

“Se ti va potresti venire con me qualche volta, per una bella corsetta”.

“Ehm, non credo sia una buona idea”.

“Sei così delicata che temi di spezzarti in due se fai il passo un po' più lungo della gamba?” chiese ironicamente la ragazza.

“Non sei divertente!”

“Potrei farti vedere il mio sacco da boxe ma non posso!” disse Shonei guardando da un'altra parte.

Max incuriosita dalle sue parole chiese spiegazioni. “Perché non puoi?!”

“Vorresti venire nel mio appartamento?!” chiese Shonei tornando a guardarla.

“Veramente stavamo parlando del tuo sacco!”

“Si, che si trova nel mio appartamento e se vuoi vederlo devi per forza venirci!”

“E allora?! Per caso vivi in un sotterraneo?! O in qualche galassia lontana?!” disse Max con sarcasmo.

Shonei cominciò a ridere. “No, vivo in un appartamento come quelli che usano gli essere umani! Quelli per gli alienati erano già tutti occupati!”

Max si unì alle risa della ragazza.

“Non fraintendere, mi piacerebbe molto che tu venissi da me ma non è il caso”.

“Quello che non riesco a spiegarmi è perché no! Non che io voglia venire nel tuo appartamento, intendiamoci!”

“Perché non vorresti venire da me?!” chiese Shonei.

“Pff, credi che io sia così stupida da non capire cosa stai cercando di fare?!”

“Ma a cosa ti riferisci?!”

“Stiamo continuando a parlare della stessa eppure non stai ancora rispondendo alla mia domanda!”

“Ok, io non posso invitarti nel mio appartamento perché nascondo un cadavere sotto al letto!”

Max le diede un colpo all'addome con il braccio.

“Ehi, piano! Così rovini la mia silhouette!”

“Idiota!”

“Ok, sarò sincera con te! Non posso farti venire nel mio appartamento perché vivo a un passo da quello di Chloe!”

Max spalancò gli occhi quasi incredula.

“Comunque io… non voglio parlare di lei!”

“Ed è per questo che stavo tergiversando, ma come al solito insisti costringendomi a parlarne!”

“Tu vivi sola?”

“Si, vivo sola. Per caso vuoi tenermi compagnia?” chiese Shonei ridacchiando mettendola in imbarazzo.

“E.… lei?”

Shonei quasi non riusciva a credere alle sue orecchie. “Ma come, hai appena detto di non volere parlare di lei e adesso mi chiedi se vive sola?!”

“Dicevo così per dire! Non mi interessa l'argomento e poi...”

“Vive con Steph!” rispose Shonei senza darle il tempo di trovare storie per giustificarsi.

Max rifletté un attimo sulle informazioni che aveva su Steph. “Allora da quando è andata via da Seattle ha vissuto con lei, giusto?”

“Si, Steph era sola nel suo appartamento. La sua coinquilina era andata via per sposarsi. Poi è arrivata Chloe. Questo è quello che mi hanno detto”.

“Quello che ti hanno detto?! Tu non eri presente?!”

“Io non le ho conosciute subito!”

“Loro due... cioè... voglio dire... sono...”

“Chloe e Steph sono soltanto amiche. Buone amiche, ma niente di più” rispose Shonei che sembrava leggere in anticipo le sue domande.

La ragazza si stava chiedendo come mai Max fosse a conoscenza delle inclinazioni della sua ex amica e non viceversa. Possibile che in tanti anni di amicizia, Chloe non avesse mai notato nulla? Non che avessero parlato a lungo di lei, però il dubbio rimaneva.

“E tu?” chiese Max distraendola dai suoi pensieri.

“Mh?”

“Cioè, tu e Chloe...”

“Oddio no, io e lei siamo solo amiche! Non c'è stato nulla tra di noi è mai ci sarà! Ci tengo molto a lei ma non è il mio tipo e io non sono il suo!”

“Ah, bene” rispose Max annuendo con un certo sollievo.

“Ti avrebbe dato fastidio?”

“Cosa?!”

“Che io e Chloe...”

“No, assolutamente! Era solo per sapere!” rispose Max evitando di guardarla.

Shonei le sorrise.

“È tutto così sbagliato!” disse Max.

“Cosa?”

“Noi due che continuiamo a frequentarci anche dopo tutto quello che è successo! Mi hai ingannato Shon! E poi è chiaro che adesso ti viene più facile parlarmi di lei, visto che ora conosco la verità!”

“Ti ho promesso che non ne avremmo parlato se non vuoi! E poi fino a prova contraria sei tu che fai saltare fuori continuamente il suo nome!”

“Non è vero!”

“Si invece! Comunque hai ragione, parliamo di altro! Ad esempio, cosa hai deciso di fare poi per quel lavoro?!”

Max sospirò scuotendo la testa. “Ho accettato il lavoro esattamente quella sera! Il giorno dopo ho iniziato a lavorare!”

“Cosa?! Davvero?! È incredibile quante cose possono succedere e cambiare in pochi giorni”.

“La sera dell'incontro stavamo venendo al locale per festeggiare! Non che io volessi, ma gli altri hanno insistito così tanto che non ho potuto rifiutarmi!”

“Cazzo, è per questo che sei uscita allora, per il lavoro?!”

“Già, quella sera Ellis...”

“Chi è Ellis?!”

“La fotografa che mi ha assunto!”

“Ah!”

“È venuta a casa per chiedermi di accettare subito, perché era in enorme difficoltà”.

“Cioè?”

“Si è fatta male a una mano”.

“Ah, capisco. Per questo hai accettato”.

“Si”.

“Beh, è una buona cosa. Non il fatto che si sia fatta male, ma che tu abbia accettato. E dimmi, com'è lavorare con lei? Vuoi ancora prenderla a calci in culo?”

“Si, ogni tanto, tipo oggi! Oddio, non posso crederci!”

“Che è successo?”

“Una sua cliente abituale ha bisogno di un book fotografico! Però Ellis non può sforzare la mano in questo periodo! Così adesso dovrò farlo io al suo posto! È una cosa urgente e la ragazza non può aspettare! Deve consegnare il book fotografico entro sei giorni o altrimenti può scordarsi di partecipare alla selezione!”

“Scusa, ma che tipo di selezione?”

“La selezione di modella per una rivista di moda”.

“Ah, addio sogni di gloria”.

“Già!”

“Scusa, ma non capisco quale sia il tuo problema! Tu sei una fotografa è normale per te scattare foto!”

“Sono foto particolari Shon!”

“Particolari come?!”

“Sono foto di... sì insomma... di nudo!”

Shonei lasciò andare la cannuccia spalancando la bocca dalla sorpresa. Poi dopo aver riflettuto un momento cominciò a ridere di gusto. “Ecco a cosa sono dovute quelle immagini sul tuo computer!”

“Ah bene, grazie per la comprensione e il sostegno Shon!”

“Scusami Max... è solo che...” disse Shon senza riuscire a smettere di ridere.

Max la guardò male.

“Ok, scusami tanto! Adesso la smetto! Certo che ne hai di fortuna!”

“Non la chiamerei fortuna! Non ho mai scattato foto del genere! Insomma, dovrò scattare delle foto a una donna nuda!”

“Beh, che sarà mai! Anzi, posso partecipare alla sessione?!”

“Non se ne parla neanche! E poi perché vorresti assistere?!”

“Perché credo che sarà molto divertente oltre che eccitante!”

“Scordatelo!”

“Com'è lei?!”

“Lei chi, la ragazza?”

“A-ha!”

“È molto bella!”

“Uhm, davvero?! La consideri bella?!” chiese Shonei con uno sguardo strano.

“E allora?!”

“Oh niente! Comunque non credo che sia un problema!”

“Per te non lo sarebbe sicuramente!”

“Puoi giurarci! Sei preoccupata?!”

“Si, non credo di potercela fare!”

“Pensi di non essere brava a scattare delle foto di nudo? O magari ti senti semplicemente a disagio nello scattare foto a una persona nuda? Per di più una donna!”

“Non mi cambia molto che sia una donna o un uomo! Sarebbe la stessa e identica cosa! Avrei difficoltà in entrambi o casi!”

“Quindi è più una questione di disagio!”

“Si ma non solo! Non ho mai scattato foto del genere!”

“Ma Ellis sarà presente?!”

“Si!”

“E allora di cosa ti preoccupi! Ti aiuterà lei!

“Per quanto riguarda le foto sì, ma per il resto...” disse Max scuotendo la testa esausta.

“Vuoi che ti dia una mano io?!”

“A fare cosa?!”

“A non pensarci! E comunque credimi, ci sono cose molto più imbarazzanti di fare delle foto di nudo!”

“Ah sì?! Tipo cosa?!”

Shonei si alzò dalla panchina porgendole la mano. “Seguimi e lo scoprirai!”

“Non so perché ma non sei per niente rassicurante!”

Tornarono alla macchina per la prossima destinazione che non prometteva nulla di buono.

 

 

New York

Alle nove precise Christopher era passato a prendere Daisy e Lauren con la sua auto. Raggiunsero il ristorante dove l’uomo era di solito andare per mangiare, deliziandosi del loro vasto menù. Quando entrarono un cameriere si avvicinò per accompagnarli al loro tavolo precedentemente prenotato. Il locale era già strapieno di gente e tutti erano vestiti in modo molto elegante. Era chiaro che fosse un ristorante molto prestigioso. Rimasero ad aspettare l'arrivo della ragazza che a sentire parlare l'uomo, era solita farsi attendere. Lauren guardando Christopher e Daisy insieme a ridere e scherzare, si convinse ancora di più che avrebbero formato una bella coppia. A un tratto si ritrovò a pensare alla sua ragazza. Così per ammazzare il tempo in quella serata per niente di suo gradimento, iniziò a smanettare con il suo telefono per scriverle qualche messaggio e chiederle se potesse chiamarla, ma non ricevette nessuna risposta. Questo non fece altro che rattristirla di più e nonostante sapesse che la sua ragazza potesse essere a lavoro, provò addirittura a telefonarle. Di solito quando la telefonava e Chloe era impegnata a lavoro, le scriveva un messaggio per dirle che l’avrebbe chiamata più tardi. Continuò a telefonarle sperando invano per una sua risposta. Sapeva che quando era sul posto di lavoro, portava sempre con sé il suo telefono in una tasca posteriore dei pantaloni della divisa. Passarono i minuti e iniziò a preoccuparsi, ma cercò di non darlo a vedere. Visto che la figlia dell’uomo ancora non si presentava nonostante fossero passati diversi minuti, Lauren decise di allontanarsi per raggiungere il bar, inventando la scusa che stesse per ricevere una telefonata importante.

 

Lauren si fermò davanti al bar per ordinare qualcosa da bere. Si sedette su uno dei sgabelli e in attesa di essere servita, estrasse dalla sua borsetta il telefono leggendo alcuni messaggi ricevuti. Nessuno apparteneva a Chloe. Nonostante sapesse che la sua ragazza fosse sempre molto impegnata a lavoro, iniziò a preoccuparsi seriamente. Continuò a inviarle altri messagi. Temeva che potesse essere successo qualcosa. Di solito rispondeva al massimo nel giro di un'ora. Il barista gli servì il martini che aveva ordinato. Iniziò a bere rimando sovrappensiero.

 

Nel frattempo a poca distanza da lei, una ragazza si guardava intorno alla ricerca di qualcuno che doveva già essere sul posto. A un tratto guardò verso il bar e suoi occhi si soffermarono a guardare Lauren. La ragazza sorrise squadrandola da capo a piedi. Rimase ad ammirarla per qualche istante annotando mentalmente ogni suo piccolo dettaglio. I suoi capelli neri lunghi e lisci, il suo corpo snello e sinuoso avvolto in un vestitino aderente color panna che le stava divinamente addosso. La trovava molto affascinante in tutta la sua essenza. Anche nel semplice gesto di portare il bicchiere sulle labbra per bere il suo drink o il modo provocante di tenere accavallate le gambe mentre era seduta sullo sgabello. Vedendo che fosse sola decise di avvicinarla. Si sedette su uno sgabello, ma non proprio vicinissima alla ragazza. Non voleva assolutamente dare l’impressione che fosse lì per conoscere lei.

                                

 

“Buonasera” disse il barista rivolto a lei.

“Buonasera”.

“Posso servirle qualcosa?”

“Si, gradirei un manhattan”.

“Subito”.

“Grazie” disse la ragazza che si voltò lentamente nella direzione di Lauren incollandole di nuovo gli occhi addosso.

Lauren non si accorse di nulla, troppo presa dai suoi pensieri e dalla sua preoccupazione per Chloe.

“Ecco a lei” disse il barista servendole il suo cocktail.

“Grazie”.

“Prego”.

La ragazza bevve un sorso del suo cocktail lanciando un'altra occhiata alla sua sinistra. Era affascinata dalla bellezza di Lauren e non poteva fare a meno di guardarla.

Lauren a un certo punto digitò l'ennesimo messaggio per Chloe. Poi frustrata mise via il telefono con un sospiro. Rimase a guardare fissa il suo martini tra le mani. A quel punto la ragazza seduta poco distante, cercò di avviare una conversazione. “Salve”.

Lauren si voltò alla sua destra guardando la ragazza di cui non si era minimamente accorta. Poi con indifferenza rispose al saluto. “Salve”.

“Brutta serata?”

Lauren rispose senza a guardarla. “Già”.

La ragazza annuì rendendosi conto che sarebbe stato più difficile del previsto aprire una conversazione con lei, visto che non sembrava ben predisposta.

“Di solito per buttarmi alle spalle una pessima giornata faccio una semplice cosa”.

Lauren si voltò di nuovo verso di lei in attesa che proseguisse. Non che le interessasse davvero cosa stesse dicendo, ma voleva almeno essere educata. “Cosa?”

“Aspetto il giorno successivo”.

Lauren corrugò la fronte. “Perché? Il giorno dopo va sempre meglio?”

“No, attendo la prossima pessima giornata! Così posso pensare che la giornata precedente tutto sommato non era poi così male! Diventa accettabile!” rispose la ragazza con un sorriso.

“Ah, bene!” disse Lauren con un sorriso sarcastico bevendo il suo martini.

La ragazza ridacchiò. “Scusami, non sono molto brava a tirare su il morale alle persone!”

“Oh notato!” disse Lauren con ironia.

“Dovrei fare un corso accelerato per questo genere di cose, perché sono davvero negata!”

“Suppongo che se hai bisogno di un corso, vuol dire che fin troppo spesso ti trovi nella situazione di dover tirare su il morale a qualcuno! Poco fa ho visto un gruppetto di persone uscire di corsa dal ristorante in lacrime! Per caso c’è il tuo zampino?!”

La ragazza la guardò all'inizio un po' sbalordita ma poi cominciò a ridere. In quel preciso istante Lauren la guardò con più attenzione. La ragazza portava capelli corti e biondi. I suoi occhi erano di un azzurro limpido. Doveva avere all'incirca la sua stessa età o forse qualche hanno in più. Indossava delle scarpe stringate nere, un pantalone attillato, una leggera giacca dello stesso colore e una camicia bianca leggermente trasparente. Era decisamente molto attraente e il suo sguardo magnetico avrebbe fatto cadere chiunque ai suoi piedi. Forse il suo fascino accattivante in un’altra situazione, avrebbe fatto breccia anche su Lauren, se non fosse che lei era già felicemente impegnata e innamorata perdutamente di Chloe.

“Comunque io sono Leslie!” disse la ragazza allungando un braccio per darle la mano.

“Piacere, Lauren!” rispose stringendo brevemente la mano alla ragazza.

“Ti dispiace se mi siedo accanto a te! Sai, per poter parlare senza usare il megafono!”

“Certo, fai pure!”

“Grazie” disse Leslie prendendo il suo drink e scalando di un posto per sedersi proprio accanto a lei.

Lauren nel frattempo riprese il telefono dandogli un'occhiata sospirando di nuovo.

“Qualcuno si sta facendo attendere eh?!”

“Già!”

“Anche io sto aspettando qualcuno che dovrebbe essere già qui, ma non lo vedo da nessuna parte! Sei qui da sola in attesa che quel qualcuno arrivi?!”

“Oh no, non sono qui da sola!”

“Ah!” disse Leslie sorpresa. “Credevo stessi aspettando qualcuno con cui avevi appuntamento!”

“No, affatto! Sto aspettando solo un messaggio, una telefonata o... non lo so... qualcosa!”

Leslie la guardò seria in volto. “Beh, devi essere proprio disperata per arrivare a questo punto!” disse con ironia.

Lauren si voltò a guardarla e non poté fare a meno di ridere anche lei.

Leslie nel frattempo si godeva la sua risata. Si sentiva molto attratta da lei. “Hai una bella risata!” disse a un tratto.

Lauren rimase spiazzata da quel complimento inaspettato. Smise di ridere tornando seria e iniziando a sospettare che l'approccio di Leslie nei suoi confronti avesse qualche altro scopo ben preciso, che non fossero due semplici chiacchiere. Si chiese se per caso non ci stesse effettivamente provando con lei. Gli occhi della ragazza erano ancora puntati su di lei e Lauren si sentì fortemente a disagio, distolse immediatamente lo sguardo.

Leslie sorrise. “Posso offrirti qualcos'altro da bere?”

“No grazie, basta così! La serata è ancora lunga! Anzi, forse è il caso che torni dai miei amici!”

“Che peccato che tu debba andare via! Mi ha fatto molto piacere conoscerti! Sei molto simpatica e mi piace la tua compagnia! Tanto che mi stavo chiedendo se per caso, uno di questi giorni non ti andasse di vederci per fare due chiacchiere e bere qualcosa insieme! Magari potremmo anche fare a gara con le nostre pessime giornate per vedere chi vince!”

Lauren bevve l'ultimo sorso del suo martini alzandosi prendendo la sua borsetta. “Credo che non sia possibile, sono molto impegnata!”

“E chi non ha impegni?! Ad esempio io domani lavoro!”

“Mi dispiace dover declinare l'invito, ma davvero non ho tempo per questo!”

“Questo è inteso come vita sociale?!” chiese Leslie sorridendo.

“Scusami, ma adesso devo proprio andare!” disse frettolosamente Lauren iniziando ad allontanarsi. Ma subito si sentì afferrare per un braccio, si voltò ed era la ragazza. “Ma che stai...”

“Dimentichi questo!” disse subito Leslie avvicinandosi ulteriormente a lei e porgendole il telefono.

Lauren prese lentamente il telefono continuando a fissare la ragazza che non smetteva di sorriderle. “Grazie!” disse per poi allontanarsi di fretta.

Leslie scosse la testa tornando al bar.

 

Lauren tornò al tavolo trovando solo Daisy. Si sedette al suo posto di fianco alla donna. “Ma dov’è Chris?”

“Si è allontanato per andare in bagno e chiamare sua figlia. Tu invece, hai ricevuto la telefonata?”

“Si, certo” mentì la ragazza.

A un certo punto arrivò l’uomo sorridendo. “Non ci crederete ma mia figlia era già qui. Le ho appena detto dov’è il nostro tavolo e sta per raggiungerci. Ah, eccola finalmente”.

“Finalmente?! Ma se ero già qui da un pezzo!”

Lauren raddrizzò subito le antenne. Le sembrava di riconoscere la voce appena udita. Si alzò anche lei insieme a Daisy e non appena si voltò alle sue spalle, si ritrovò Leslie davanti. Ebbene sì, la figlia di Chris che tanto stavano aspettando era proprio lei, la ragazza conosciuta al bar.

“Leslie, vorrei presentarti Daisy!” disse Cristopher.

La ragazza allungò una mano per stringere quella della donna. “Piacere di conoscerla!”

“Piacere mio!” rispose Daisy con un sorriso cordiale.

“E lei è Lauren!” aggiunse l’uomo indicandola.

Il sorriso che aveva visto per tutto il tempo stampato sul suo viso, ritornò a fare capolino. “Ancora piacere di conoscerti Lauren!”

Si strinsero la mano mentre Daisy e Christopher sembravano confusi.

“Oh, non fateci caso. Ci siano conosciute poco fa al bar” disse Leslie.

“Ah, bene! Allora possiamo metterci comodi!”

Leslie prese posto affianco allo zio e dunque trovandosi davanti a Lauren. La serata non poteva essere più imbarazzante di così per Lauren? A giudicare dalla sua espressione certamente no.

 

 

Portland

Durante il tragitto per la destinazione di Shonei, Max continuò a chiedere dove stessero andando ma la ragazza non le disse nulla, lasciandola sulle spine per tutto il tempo. A quel punto Max si arrese e rimase in silenzio guardando fuori dal finestrino. Shonei le diede un'occhiata e si rese conto che sembrava pensierosa.

“Siamo quasi arrivate”.

“Mh!”

“A cosa stai pensando?”

“Niente!”

“Certo, come no. Allora dovresti oliare un po' gli ingranaggi del tuo cervello, perché stanno facendo un gran casino”.

Max si voltò a guardarla e Shonei ricambiò ridacchiando per poi tornare a guardare la strada.

“Vuoi sapere davvero a cosa sto pensando?”

“Si, se non ti dispiace”.

“È che non riesco a capire come questa cosa possa funzionare”.

“Ok, adesso sono confusa. Quale cosa?”

“Noi”.

Shonei si girò a guardarla. “Noi nel senso di... noi due?”

“Si”.

“Ah, ora definisci questa cosa tra noi, perché non credo di avere ancora capito”.

Max sospirò. “Il nostro rapporto ecco cosa! Tu hai praticamente tradito la mia fiducia e io ora non dovrei nemmeno essere qui con te!”

“Ancora con questa storia!”

“Si, rifletti attentamente un attimo! Anche se noi due rimanessimo amiche e tu riuscissi in qualche modo a riconquistare la mia fiducia, alla fine tu resteresti comunque in contatto con Chloe! Voi due abitate vicine e sicuramente vi vedete continuamente! Chi mi assicura che tu non farai di nuovo il doppio gioco?! Infondo io cosa ne so di quello che vi dite?! Magari le racconteresti sempre tutto e io non lo saprei mai! Stasera quando torni a casa potresti andare a dirle ciò che ho detto! Capisci cosa intendo?!”

Shonei non riusciva nemmeno a guardarla. Stava decidendo cosa risponderle, perché era chiaro che in quel momento doveva prendere una decisione definitiva. Doveva prendere una posizione che forse a qualcuno non sarebbe piaciuta. Però era un po' difficile rimanere del tutto neutrale rimanendo nel mezzo tra loro due.

“Hai perfettamente ragione! A questo punto non posso evitare di dirti un’ultima cosa che non sai!”

“Oh andiamo, c’è ancora qualcosa che non mi dici?! Non ci posso credere!”

“Si, ma ho intenzione di farlo proprio adesso! Te lo dirò per lasciarci finalmente questa storia alle spalle una volta per tutte! Così da potere vivere il nostro rapporto in piena tranquillità e soprattutto con chiarezza! Voglio essere sincera con te! Voglio mostrarti di fare sul serio!”

“Ok, sentiamo!”

“Avevo intenzione di chiarire le cose con te, ma non oggi! Volevo farlo domani, ma Chloe oggi mi ha chiamato! Abbiamo parlato e mi ha raccontato che ti ha cercata…”

“Ah, quindi tu lo sapevi già?! E hai avuto anche il coraggio di chiedermi che cosa mi avesse scritto?!”

“Io sapevo solo che ti avesse scritto, ma non cosa! Non sapevo nemmeno che avesse provato a telefonarti! Non le ho chiesto queste cose!”

“Quindi perché…”

“Sono venuta da te oggi stesso perché me lo ha chiesto lei! Era preoccupata per la tua indifferenza! Voleva sapere cosa ne pensassi di questa situazione!”

Max la guardò riflettendo. “Fa bene a preoccuparsi! Per quanto mi riguarda, appena la vedi puoi dirle che è completamente inutile che tenti di chiamarmi o inviarmi messaggi! La ignorerò come ho fatto oggi! Esattamente come ha fatto lei per tre anni! Non ne voglio sapere più nulla! Non voglio nemmeno sentire parlare di lei! Da oggi non ne parleremo più nemmeno noi!”

“Ok, ma stai calma! Come puoi vedere sono stata sincera…”

“Sincera?! Solo perché ti ho detto a cosa stavo pensando! Altrimenti non l’avresti fatto!”

“Questo non puoi saperlo!”

“Sai, è proprio questo che non mi convince! Insomma, voi due siete amiche da più tempo! Quindi io sarò sempre al secondo posto! La tua lealtà sarà sempre verso di lei! L’ago della bilancia penderà sempre dalla sua parte!”

“Non è così!”

“Si invece!”

“Max…”

“Se io ti chiedessi di non vederla più per riuscire a recuperare la mia fiducia, tu lo faresti?!”

A quel punto Shonei la guardò sorpresa. “Ma che diavolo… cosa ti salta in mente?! Non puoi chiedermi una cosa del genere! È completamente scorretto!”

“Se questo fosse l’unico modo per togliermi tutti i dubbi sulla vostra possibile complicità ai miei danni, lo faresti?! Visto che dici di tenerci così tanto a me, non dovresti avere nessuna difficoltà!”

“Maledizione Max, non potrei mai fare una cosa del genere! Lei è mia amica e lo sei anche tu! Non voglio perdere lei e neanche te! Non voglio perdere nessuno cazzo!”

Shonei si rese conto in quel momento di avere espresso un pensiero che da sempre risiedeva in lei. Un pensiero rimasto inespresso e da sempre nascosto nella profondità del suo animo. Scosse la testa con decisione. “Tu mi stai facendo tirare fuori cose che… cazzo!” disse sbattendo un palmo della mano sul volante.

“In che senso?”

“E come te lo spiego se non lo so nemmeno io!”

“Beh, provaci”.

“Tu mi fai pensare a cose che non voglio! E mi fai dire cose che non dovrei!”

“Tipo quello che hai detto poco fa?”

“Si, tipo quello!”

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Max disse: “Voglio che tu dica a Chloe ciò che ti detto prima. Però non voglio che tu le volti le spalle a causa mia. Ha perso troppo nella sua vita. Per quanto mi abbia fatto del male non merita di ricevere una cosa del genere. E non voglio che soffra anche tu per questo. Scusami, forse l’ho detto solo per vedere cosa avresti scelto”.

“Davvero non vuoi che chiuda con lei?”

“Si, però dovrai dirle che non voglio avere niente a che fare con lei! E da oggi in poi non prenderai più le parti di nessuno. Inoltre qualsiasi cosa ti dico non la riferirai a lei!”

“Va bene!”

“Da adesso in poi voglio che non parliamo più di lei!”

“Ok, come vuoi!”

Dopo essere arrivate sul luogo scelto da Shonei, Max guardò dal finestrino spalancando la bocca e gli occhi dal terrore. “Ma questo... mi hai portata in un sexy shop?! Ma dico, ti è andato di volta il cervello?!” chiese la ragazza voltandosi verso Shonei.

“Oh avanti Max, ti avevo detto che c'era qualcosa di più imbarazzante di scattare foto di nudo! Adesso scendi dall'auto immediatamente!”

“Non ci penso nemmeno!”

“Perché?!”

“E me lo chiedi anche?! Qualcuno potrebbe vedermi entrare oltre ai proprietari ovviamente!”

“Ah, quindi la tua preoccupazione è la gente che potrebbe vederti e giudicarti! Max, non ti conosce nessuno a Portland!”

“Non ancora! Ma se qualcuno dovesse vedermi lì dentro e poi questa persona dovessi incontrarla in un altro contesto, tipo a lavoro, sarebbe un casino!”

“Max, lo sai che se trovi qualcuno li dentro giochereste ad armi pari?!”

“Cosa vuoi dire?!”

“Chiunque ci sia adesso lì dentro, vuole esserci!”

Max rimase in silenzio riflettendo. “Ok, ma non mi interessa lo stesso! Non entrerò lì dentro perché io lì, non voglio esserci!”

“Credi sia imbarazzante?!”

“Tu che ne dici?!”

“A giudicare dal colore dalle tue guance, completamente simile a quello dell'insegna al neon, è moooolto imbarazzante! E poi hai la preoccupazione del giudizio altrui, il che non aiuta! Ora mettiamo a confronto le due situazioni!” disse Shon indicando infine il negozio.

“Questo è un negozio dove vendono articoli sessuali per adulti! Chi ti vede lì dentro potrebbe pensare che ti piace divertirti con quei giocattolini! A lavoro invece, una ragazza ti ha chiesto di scattarle delle foto di nudo per potersi realizzare! Durante la sessione non ci sarà nessuno a parte voi due ed Ellis! Nessuno potrà giudicare nemmeno volendo! Inoltre trovo che sia più imbarazzante per una donna mettersi completamente a nudo dinanzi a una completa estranea che deve scattare foto! Tu sei quella dietro la macchina fotografica e lei è il soggetto! Quello è lavoro e questo invece...” disse Shonei indicando di nuovo il negozio. “ ... è solo divertimento!”

A quel punto Max si ritrovò a paragonare le due situazioni guardando verso l'insegna intermittente. In entrambe le situazioni si sentiva completamente a disagio e in imbarazzo. Però nonostante tutto, era vero. Entrare in quel negozio era sicuramente molto più imbarazzante di quello che avrebbe dovuto fare a lavoro. Si voltò verso Shonei che la guardava in attesa che capisse dove volesse arrivare. “Hai davvero dei modi strani per far capire le cose!" disse sorridendo.

“Beh, l’importante è che hai compreso il senso di cosa cercavo di dirti!”

“Si, ho capito!”

“Come vedi c'è sempre di peggio!”

“Già, adesso dove andiamo?”

“Dentro!” disse Shonei iniziando ad aprire lo sportello.

“Cosa?! Ma ti ho già detto che ho capito! Possiamo andare via adesso!”

Shonei si bloccò con un piede fuori dall'auto guardandola. “Scherzi?! Non sono mica venuta qui semplicemente per spirito di saggezza!”

Uscì dall'auto e Max fece lo stesso. “Shonei per favore!”

“Max, devi smetterla di preoccuparti continuamente di tutto! E soprattutto non ti deve importare di cosa potrebbero pensare gli altri di te! C'è una cosa fondamentale che ho capito dalla mia cazzo di vita e sai qual è?! Che qualsiasi cosa fai, dici o pensi, non andrà mai bene a qualcuno! A questo punto chi se ne frega di tutto e tutti! Questa è la tua vita e non sei nata per compiacere gli altri! Devi fare ciò che vuoi! Sono sicura che se nel negozio non ci fosse un'anima viva, entreresti senza farti scrupoli di nessun genere! Adesso muovi il culo e scendi dall'auto!”

Shonei scese dalla macchina chiudendo lo sportello. Poi passò dalla parte del passeggero aprendo l'altro. “Prego signorina!”

Max non si mosse da lì e Shonei sospirò. “Se tu adesso entri lì dentro insieme a me, vuole dire che puoi fare di tutto, qualsiasi cosa! E troverai una passeggiata quella sessione di foto!”

“Se adesso io entro lì dentro è solo perché lo vuoi tu e non io! Hai detto che non mi deve importante di cosa pensa la gente di me! Beh, in questo caso non devo neanche dimostrare niente a nessuno, neppure a te!”

“Max, non devi dimostrare niente a nessuno, ma a te sì! Non c'è niente di peggio che essere i primi a giudicare sé stessi! E credimi, io ne so qualcosa! Vieni con me!” disse Shonei porgendole la mano.

Max guardò la sua mano e poi la ragazza. Senza nemmeno volerlo per davvero le porse la mano seguendola senza fare altre storie. Era vero che non doveva compiacere nessuno, eppure a lei non riusciva proprio a direi di no. Il motivo della sua accondiscendenza era abbastanza chiaro per Shonei. Lo stesso non si poteva dire di Max che ancora ignorava il forte ascendente che Shonei aveva su di lei, o semplicemente evitava di pensarci per non ammettere quello che infondo dentro di sé, già sapeva.

Shonei entrò per prima, seguita malvolentieri da Max che le stava giusto alle spalle. Sembrava stesse nascondendosi alla vista delle persone presenti. All'Interno del negozio c'erano: la proprietaria, una commessa che giravano per le varie corsie, una coppia di fidanzati e due ragazze che sghignazzavano ridendo davanti a qualche oggetto non identificabile per Max.

“Buonasera” disse gentilmente sorridendo la proprietaria dietro al bancone della cassa.

“Buonasera” rispose Shonei, mentre Max fingeva di guardare qualcosa dall'altra parte, pur di non farsi vedere in volto dalla proprietaria.

“Max, potresti almeno cercare di comportarti in modo naturale?! Magari fingendo di essere almeno educata e salutare?!” disse Shonei sottovoce a Max che era leggermente dietro di lei tenendola con una mano per il polso, usandola come scudo per nascondersi.

“Io mi sto comportando in modo naturale! Infatti sono naturalmente a disagio qui dentro!”

“Ma va?! Non ci avevo fatto proprio caso! Per fortuna che me lo hai detto!” disse Shonei guardando tra i vari articoli posizionati sugli scaffali.

“Ti prego Shon, andiamo via! Faccio tutto quello che vuoi, ma ti prego usciamo di qui!”

Shonei si fermò di colpo guardandola. “Occhio a come parli, potrei approfittarne!” disse Shonei riportando la sua attenzione a quello che stava facendo. Poi prese un oggetto e lo mostrò a Max. “Guarda questo!”

La ragazza la fulminò con gli occhi.

“Questo vibratore elettrico ha otto velocità! Praticamente se imposti la massima velocità e lo usi adesso, vieni ieri!” disse Shonei rimettendolo al posto.

Max si portò una mano in faccia mentre con l'altra teneva stretto il polso di Shonei.

“Uh, guarda lì!” disse ancora Shonei avvicinandosi velocemente a una zona in cui c'erano dei completini sexy sia per uomini che per donne. Afferrò un completino di reggiseno e slip in pizzo nero. “Cazzo, questo le starebbe benissimo!” continuò Shonei pensando ad Ashley.

“Le starebbe benissimo a chi?” chiese Max non capendo a chi si stesse riferendo.

Shonei la guardò rimettendo il completino apposto. “Oh no, niente! Pensavo a voce alta!”

Continuarono a camminare per le varie corsie del negozio, fermandosi ogni tanto per ispezionare i vari oggetti. Max non ne poteva più di stare lì e sopportava ancora meno, le continue battute di Shonei sui vari aggeggi presenti. A un certo punto una delle due commesse in giro per il negozio si avvicinò a loro. “Buonasera, posso esservi utile, mi sembrate un po' spaesate! Se mi dite di cosa avete bisogno potrei aiutarvi!”

Le ragazze la guardarono in silenzio. Max voleva sprofondare in quel momento, Shonei invece era molto indifferente. Almeno fin quando non lesse il terrore sul volto di Max, a quel punto cominciò a sorridere divertita.

La commessa si rese conto dell'evidente stato di profondo imbarazzo di Max. Del resto era abituata a vedere clienti completamente a disagio nel chiedere qualsiasi cosa in merito agli articoli presenti nel negozio. “Se avete bisogno di qualcosa per rendere le cose più piccanti, vi assicuro che qui troverete quello che fa al caso vostro!”

Le ragazze spalancarono gli occhi, per il chiaro riferimento della commessa rivolto nei loro confronti. Max e Shonei si guardarono tra loro per un breve istante. Poi Shonei si rivolse alla commessa per chiarire il malinteso. “Oh no, no! Lei non è... cioè noi non siamo... non stiamo...” disse Shonei per mettere le cose in chiaro.

“Ah, vi prego di scusarmi!”

“Ha frainteso!” aggiunse Shonei sorridendo.

Poi notando lo sguardo della commessa finire sulla mano destra di Max, comprese il motivo per cui la ragazza stesse pensando che fossero una coppia. Shonei guardò la mano di Max e solo allora si rese conto che non l'aveva mollata nemmeno per un attimo da quando erano entrate. Poi alzò lo sguardo di nuovo verso la commessa. “A dire il vero, avremmo bisogno di aiuto! Vede tra qualche giorno è il compleanno di una nostra cara amica! Così abbiamo deciso di farle un altro regalo barra scherzo, oltre a quello vero e proprio! Il punto è che non abbiamo proprio nessuna idea!”

“Ah, capisco! Beh, allora se è solo uno scherzo potrebbe andare bene qualsiasi cosa! Potreste regalarle un vibratore a forma di pannocchia! Oppure un bouquet di fiori che come stelo ha un pene...”

Shonei trattenne una risata fingendo di tossire per mascherare il suo divertimento. “Oh sì, ci penseremo! Magari nel frattempo finiamo il giro e decidiamo!”

“Ma certo! Se avete bisogno, sono qui!”

“La ringrazio!” disse Shonei trascinando Max con sé facendola mettere sotto braccio. Mentre camminavano Shonei cominciò a ridacchiare.

“Sei un'idiota Shon!”

“Cosa?! Ma l'hai sentita cosa ha detto?! Un bouquet con lo stelo a forma...”

“Non c'è bisogno che tu lo ripeta! Ho capito benissimo!”

“E poi io sarei l'idiota eh?! Buonasera signorina!” disse Shonei stringendo la mano a una bambola gonfiabile appesa.

“Oddio, ma quanto sei scema! Capisco perché tu e Chloe siate diventate così tanto amiche!” disse Max esausta.

“Oh cazzo! Quanto vorrei che ci fosse anche lei! Non immagini cosa succederebbe qui dentro!” continuo Shonei ridendo. Poi tornò seria. “Ma ti rendi conto che c'è gente che compra queste cazzate?! Mah!”

“Come scusa?!” disse Max fermandosi di colpo bloccando anche la ragazza.

“Che c'è?!”

“Non vorrai farmi credere che non hai mai comprato e usato qualcuno di questi oggetti?!”

“Max, io non ho bisogno di queste cose per divertirmi! E non per vantarmi, ma non ho bisogno di questa roba per fare divertire qualcuno!”

“Ma allora perché diavolo hai voluto entrarci a tutti i costi?!”

“Così, tanto per fare qualcosa già che c'eravamo! Giusto per dare un'occhiata! E poi non sapevo dove portarti! Non penserai che avessi intenzione di comprare qualcosa?!”

Max la guardò e scosse la testa dall'incredulità.

“Comunque, qualcosa l'ho usata pure io! Manette, benda per gli occhi e frusta! Ma solitamente sono le altre a usarle su di me e non il contrario! Una volta mi hanno fatto usare uno strap-on con cintura regolabile!” disse Shonei scuotendo la testa. “Mai più usare una cosa del genere, è di un fastidio che non puoi neanche immaginare! Max, dove vai?!”

Max si staccò da lei tornando indietro per raggiungere l'uscita. Shonei le si affiancò velocemente. “Ok, adesso andiamo via! Però dobbiamo comprare qualcosa altrimenti penseranno...”

“Non mi importa cosa penseranno, voglio soltanto uscire di qui immediatamente!”

“Va bene, però aspetta un attimo!”

Shonei si avvicinò a uno scaffale prendendo una confezione di qualcosa. Poi andò alla cassa per pagare. Nel frattempo Max uscì dal negozio raggiungendo la macchina. Quando Shonei la raggiunse salirono sull'auto. A quel punto la ragazza tirò fuori da un sacchetto di carta una confezione di qualcosa che sembravano essere delle merendine. Ne estrasse due dal pacco porgendone una a Max che non appena se la ritrovò tra le mani sgranò gli occhi.

“Ma che...”

“Sono delle brioche, anche se hanno una forma inusuale!”

“Io non mangerò una tetta!”

“Max, vorrei farti notare che non è una vera tetta, ha solo la forma!”

“Lo so questo ma non la mangerò comunque!”

Shonei la guardò riflettendo. Poi disse: “Avresti preferito la forma di un...”

“Non dirlo per carità! Ho capito, la mangerò contenta?!”

“Bene!”

Entrambe diedero un morso alla loro brioche.

“Mh, non è male per essere finta!”

Max la fulminò con lo sguardo.

“Com'è?! È buona la tua Max?! Mi fai assaggiare?!”

“Ma guarda che è uguale alla tua, quindi...” disse Max interrompendosi arrossendo, capendo troppo tardi il senso delle sue parole. “Sei una deficiente!”

Shonei mise in moto l'auto uscendo dal parcheggio ridendo a crepapelle.

 

 

Jessie a causa dell'atteggiamento strano di Steph, decise di andare al Paradise per chiedere spiegazioni a Chloe. Dopotutto chi meglio di lei poteva sapere cosa passasse per la testa della ragazza? Pensava che potesse avere qualche preoccupazione e voleva offrirle il suo aiuto. Quando entrò nel locale si guardò in giro e vide Steph al bar a servire i clienti. La ragazza rimase di stucco, perché Steph le aveva detto di non essere di turno per quella sera, eppure era lì. Questo dimostrava che le aveva mentito di proposito. Nonostante questo le lasciò il beneficio del dubbio. Forse aveva una valida ragione per trovarsi lì. Dunque si avvicinò prendendo posto su uno sgabello. Quando Steph si accorse di lei sgranò gli occhi dalla sorpresa. Jessie le sorrise cercando di essere il più naturale possibile, ma vedendo l'espressione di Steph, capì che ci doveva essere davvero qualcosa che non andava. E forse quello che non andava, portava proprio il suo nome. Per qualche strana ragione ebbe la netta sensazione che Steph potesse avercela proprio con lei. Anche se a pensarci bene, questo non aveva proprio senso. Infondo cosa avrebbe mai potuto fare per indispettirla così tanto? Nel tempo che avevano trascorso insieme, sembrava che si fosse divertita. Non si capacitava del suo cambiamento repentino, senza nessuna ragione apparente. Steph si avvicinò lentamente a lei con sguardo serio.

“Ciao Steph!”

“Ciao!”

“Sbaglio o avevi detto di avere la serata libera?!”

“Si, però ho deciso di venire lo stesso! Ho finito le mie commissioni prima del previsto!”

“Ah, che gran lavoratrice! Mi avresti potuta avvisare! Così ne avremmo potuto approfittare per stare un po' insieme!”

“Non ci ho pensato!”

“Mi daresti una birra?!”

“Si, certo!” rispose Steph con poco entusiasmo allontanandosi da lei. Si avvicinò a Eddie chiedendogli di portarle una birra per poi allontanarsi e chiamare Emily che era appena uscita dal corridoio che portava sul retro, chiedendole di sostituirla un attimo per poterle permettere di andare in bagno. Jessie nel frattempo smanettava con il suo telefono e quando Eddie le servì la birra alzò lo sguardo su di lui un po' stupefatta.

“Dov'è Steph?!”

“Si è dovuta allontanare momentaneamente!” rispose il ragazzo.

“Ah, ma torna giusto?!”

“Certo!” rispose Eddie allontanandosi per servire altri clienti.

Jessie guardò la sua birra sovrappensiero, mentre Chloe stava per passarle accanto dopo aver servito dei clienti a un tavolo. Si bloccò non sapendo cosa fare. Notò il suo sguardo perso chissà dove e Steph che non era alla sua postazione, segno poco rassicurante. Alla fine le si avvicinò.

“Ehi, ciao Jessie!”

“Ehi Chloe!”

“Sei da sola?!”

“Si!”

“È tutto ok?!” chiese Chloe vedendo la sua espressione.

“Si certo! Solo che non capisco Steph! Si comporta in modo strano dalla sera che abbiamo passato insieme! Sempre se così si può dire, visto che è sparita nel nulla e senza avvisare!”

Chloe rimase in silenzio senza sapere cosa rispondere e capì che forse sarebbe stato meglio non fermarsi a parlare con lei. Jessie restò a guardarla per un tempo indeterminabile in attesa di un qualche tipo di spiegazione da parte sua. Quando il silenzio si protrasse a lungo la ragazza divenne diretta.

“Chloe, perché si comporta in modo strano?! È successo qualcosa che non vuole dirmi?! C'entro io per caso?! Perché sembra quasi che sia infastidita della mia sola presenza! Eppure non credo di averle fatto nulla di male!”

“Io non...”

“Non provarci nemmeno a dire che non conosci le ragioni per cui si comporta così! Sei sua amica, ci vivi insieme!”

“Ascolta Jessie, io credo che tu debba parlarne direttamente con lei di questo!”

“Quindi stai ammettendo che c'è qualcosa che non va! C'entro io per caso?!”

In quel momento Steph ritornò dietro al bancone del bar bloccandosi quando vide le due ragazze insieme. Si avvicinò a loro con indifferenza.

“Adesso è meglio che torni a lavoro” disse Chloe a Jessie, sentendosi profondamente a disagio in quella situazione. Si allontanò e la ragazza riportò la sua attenzione a Steph.

“Hai bisogno di altro?!” chiese Steph con freddezza e distacco.

“Si, avrei bisogno di parlare con te in privato se è possibile...”

“Siamo già sole!”

“No, intendo in un posto più tranquillo!”

“Adesso non posso allontanarmi da qui!”

“Ah certo!” rispose la ragazza con scetticismo.

“Nel caso non te ne fossi accorta, sto lavorando!”

“Lo vedo, però quando il tuo lavoro consiste nel servirmi una birra, allora in quel caso sparisci!”

“Sono andata al cesso, non potevo di certo farla qui sul posto! E poi non ti devo nessuna spiegazione per quello che faccio! Non sta scritto da nessuna parte che devo essere per forza io a servirti! Come puoi ben vedere non sono l'unica a lavorare qui dentro!”

Jessie spalancò la bocca sorpresa dal suo modo di porsi. “Perché?!”

“Perché cosa?!”

“Perché sei così ostile nei miei confronti?!”

“Ostile io?!” chiese Steph sbuffando con una mezza risata.

“Vedo che la cosa ti diverte anche!”

“Senti Jessie, sto lavorando e non posso perdere del tempo ascoltando le tue farneticazioni! Ci tengo al mio lavoro e non voglio essere licenziata!”

“No certo, però io ho bisogno di parlare con te a quattro occhi!”

“Beh, sarà per un'altra volta e soprattutto in altra sede!”

“Aspetto che stacchi da lavoro!”

“Adesso?!” chiese la ragazza appoggiando le mani sul bancone allargando le braccia e fissando Jessie.

“Si, adesso!”

Steph scosse la testa con un sorriso beffardo. “Fai come ti pare! Dovrai aspettare molto a lungo! Inoltre non posso assicurarti che dopo avrò voglia di parlarne, perché sarò sicuramente molto stanca”.

“E io sarò sicuramente ancora qui ad aspettarti!” disse Jessie con sguardo di sfida.

Così Steph si allontanò da lei pensando a servire i clienti mentre Jessie beveva lentamente la sua birra. Ogni tanto le due ragazze si lanciavano delle occhiate. Soprattutto Steph la guardava nella speranza che se ne andasse via, ma la ragazza sembrava non volerne sapere di andarsene. E questo avrebbe portato inevitabilmente a uno scontro tra loro, che lei voleva a tutti i costi evitare.

 

 

Quando Max rientrò a casa dopo essere stata riaccompagnata da Shonei, trovò le sue due amiche in compagnia di Timothy e Aaron. Erano tutti seduti sul divano. Appena la videro i due ragazzi esultarono.

“Ecco, adesso non manca più nessuno! Allora domani andiamo?!” disse Aaron.

“Ho detto di no!” rispose risoluta Victoria.

“Ma perché no?!” chiese Aaron.

“Giuro che non capisco nemmeno io per quale motivo non sia possibile uscire tranquillamente tutti insieme!” disse Timothy.

“Tim, per favore non ti ci mettere anche tu!” disse Kate.

Continuarono a controbattere dimenticandosi completamente di Max che li guardava. Si schiarì la voce attirando l'attenzione di tutti. “Ehilà, guardate che sono qui anche io! Posso sentire cosa dite, anche se non capisco esattamente di che diavolo state parlando! Se magari qualcuno si prende la briga di spiegarmelo...”

“Te lo spiego io!” disse prontamente Aaron. “Da quando siamo usciti l'ultima volta, beh... si fa per dire usciti! Comunque stavo dicendo, da quel giorno ci siamo praticamente rinchiusi qui dentro a mangiare schifezze guardando film di cui non ce ne frega una beneamata mazza! E il punto è che non sappiamo nemmeno il perché?!”

“Vi ho detto che possiamo andare ovunque ma non... lì! Non capisco perché vi ostinate così tanto...”

“Lì dove?!” chiese Max.

“Ottima domanda?!” disse Aaron guardandola incrociando le braccia al petto. Poi si girò verso Victoria. “Dicci Victoria, lì dove?!”

Lei rimase in silenzio lanciando un'occhiata a Kate affianco a lei. Così Kate rispose al posto suo. “Al Paradise Max!”

“Ecco fatto! Era così difficile da dire?!” disse Aaron.

“Ah!” rispose semplicemente Max.

Calò il silenzio tra loro e Aaron e Timothy si guardarono senza sapere esattamente che diavolo stesse succedendo.

“Che cazzo succede?!” chiese Timothy.

“Avanti ragazze, noi siamo amici! Se c'è qualcosa che non va dobbiamo saperlo! Volete che cambiamo locale?! Per noi va bene, ma almeno vogliamo conoscere la motivazione! Insomma, il Paradise è uno dei locali più gettonati di Portland, anche se abbiamo smesso di andarci anni fa!” disse Aaron.

“Io non credo sia necessario...” disse Victoria.

“Va bene!” disse Max interrompendola.

Timothy e Aaron la guardarono annuendo.

“Bene, era ora!” disse Timothy mentre Victoria gli lanciava un'occhiataccia di disapprovazione.

Max prese posto su una delle due poltrone e guardò i ragazzi. “Il motivo per cui non vogliamo metterci più piede è a causa di una cosa che è successa quella sera!”

“Questo lo avevamo già capito!” disse Timothy.

“Lasciala finire!” disse Aaron.

“Quella sera ho incontrato per caso una persona! Una mia amica con la quale ho chiuso completamente ogni rapporto a causa di alcune cose successe! Io non sapevo che fosse qui a Portland anzi...” disse guardando verso le sue amiche. “...nessuna di noi poteva immaginarlo! Per me è stato uno shock, perché lei era la mia migliore amica sin da quando eravamo bambine! Abbiamo condiviso molto, anche ciò che è successo ad Arcadia Bay, che ha praticamente messo in crisi il nostro rapporto!”

“Quindi non vuoi più rischiare di incontrarla?!” chiese Timothy.

“Già!”

“Capisco!” disse Timothy. “Ok, mi fa piacere che tu ci abbia almeno spiegato la situazione! Però non possiamo smetterla di uscire e divertirci! è evidente che non siete di buon umore in questo periodo, ma la soluzione c'è sempre! Andiamo da qualche altra parte!”

“In quel caso non c'è problema!” disse Victoria.

Mentre Timothy parlava Aaron rifletteva attentamente su quello che aveva detto Max. A un certo punto intervenne. “Un momento, fermi tutti! Io non capisco ancora dove sia il problema!”

Tutti lo guardarono con aria interrogativa.

“Max, posso farti qualche domanda?!”

“Certo Aaron!”

“Ok, allora dimmi una cosa! Tu e lei non siete più amiche, giusto?!”

“Giusto!”

“Suppongo che tu ci abbia litigato!”

“Certo!”

“E che quindi tu sia arrabbiata con lei!”

“Si!”

“E adesso vuoi evitarla!”

“Esatto!”

“Mi spieghi perché?!”

“Ma che cazzo di domanda è Aaron?!” chiese Timothy.

Il ragazzo lo ignorò continuando a rivolgersi a Max. “Se sei arrabbiata con lei è perché deve averti fatto un torto o ti ha trattata male! Insomma ha sbagliato qualcosa con te!”

“Si, certo!” disse Max confusa su dove volesse arrivare il ragazzo.

“Ma allora se è stata lei a comportarsi male con te, tanto da interrompere la vostra amicizia, perché dovresti essere tu a sparire ed evitarla?! Tu dovresti camminare a testa alta perché hai la coscienza apposto! È lei che dovrebbe andarsi a nascondere e tenere lo sguardo basso davanti a te e non il contrario!”

Max rimase sbalordita dalle sue parole.

“Se la eviti non farai altro che dimostrare che stai ancora male a causa sua! Che in un certo senso ancora ti brucia quello che ti ha fatto e che pensi a lei! Mi sono trovato in una situazione simile e la mia tattica è stata quella di fregarmene! Continuavo a uscire con i miei amici che erano anche i suoi, divertendomi come un matto e ignorandola completamente! Non hai idea di quanto le bruciava vedermi così spensierato!”

“Ma ti riferisci a Bess?!” chiese Timothy.

“Si, lei!”

“Ma non eravate proprio amici voi due! Se non ricordo male c'è stato qualcosa di più!”

“Non ha importanza in che tipo di rapporto sei con una persona! La tattica rimane sempre la stessa, indifferenza totale! E poi Max, se sei così incazzata con lei, potresti fargliela pagare in questo modo!”

“Ma questa sarebbe vendetta!” disse Kate. “Non è una cosa bella!”

“Ah davvero?! E qualsiasi cosa lei abbia fatto a Max lo era?!” chiese Aaron.

“No certo, però indipendentemente da cosa fa una persona, non bisogna mai abbassarsi ai suoi livelli! Altrimenti ci si mette alla pari di chi fa del male!”

Max guardò Kate confusa. “Ma tu mi hai consigliato di non bloccare il suo numero di telefono! Così che lei mi possa cercare e facendola rimanere in attesa di una risposta che non riceverà mai!”

“Cosa hai fatto?!” chiese Victoria a Kate seduta al suo fianco.

“Ecco come si scoprono gli scheletri dall'armadio! Kate, se no non è vendetta, quello che hai consigliato a Max allora cos'è?!” chiese Aaron divertito.

Timothy guardò un po' perplesso Kate ma poi cominciò a ridere.

“Ragazzi, il mio non era affatto un consiglio sul vendicarsi! Anzi, è tutto il contrario!”

“Si certo, come no!” disse Aaron scettico.

Kate perse la pazienza per la provocazione del ragazzo. “Il vero motivo per cui le ho consigliato di non bloccarla, è che speravo che si parlassero e chiarissero le cose tra di loro una volta per tutte!”

“Tu cosa?!” chiese Victoria sgranando gli occhi. Non riusciva a credere che nonostante la ragazza fosse consapevole di quanto fosse stata male Max a causa di Chloe, stesse cercando di farle riappacificare.

“Quindi mi hai mentito!” disse Max.

Kate la guardò senza sapere cosa rispondere, dopotutto era vero che le aveva mentito, anche se a fin di bene. “Io... mi dispiace ok?! Volevo solo cercare di... dannazione! Scusate!”

Kate si alzò dal divano andando nella sua stanza. Victoria sospirò portandosi le mani alle tempie. “Mi sta venendo mal di testa!”

“Quindi mi sembra di capire che nemmeno domani si esce e al diavolo anche la serata film di ora!” disse Timothy alzandosi. “Credo che adesso me ne ritornerò al mio appartamento, avete fatto passare anche a me la voglia di qualsiasi cosa! Muovi il culo Aaron!”

Il ragazzo si alzò dal divano seguendo l'amico e prima di andare via disse: “Max, rifletti bene su ciò che ti ho detto! Potrai anche non vendicarti se non vuoi farlo! Però se tu credi di avere la coscienza pulita, non devi nasconderti da lei! È lei a essere in difetto, non tu!”

Così il ragazzo salutò le ragazze e uscì dall'appartamento. Max si alzò dalla poltrona raggiungendo Kate nella sua stanza lasciando Victoria alle prese con il suo improvviso mal di testa.

Dopo aver bussato alla porta ed essersi affacciata nella stanza, Max disse: “Posso entrare?”

“Certo che puoi. Sempre ammesso che tu mi parli ancora”.

“Non essere ridicola Kate” disse Max entrando nella stanza e sedersi sul bordo del letto.

Kate nel frattempo era seduta alla sua scrivania sulla quale era appoggiata la sua bibbia che continuava a guardare.

“Ma ti ho mentito Max”.

“È vero questo. Mi hai mentito e non è piacevole. Però, ho capito perché lo hai fatto”.

“Non esistono le bugie bianche Max. Una menzogna resta pur sempre tale”.

“E allora cosa vuoi fare adesso? Auto punirti? Perché per quanto mi riguarda, io non ce l'ho con te”.

“E dovresti invece”.

“Mi dispiace mai non puoi decidere al posto mio. E poi non sei sempre tu quella che dice che nessuno è perfetto?”

Kate si girò a guardarla. “Infatti io non lo sono e l'ho appena dimostrato”.

Max sorrise e indicò il posto accanto a lei sul letto. Kate si andò a sedere al suo fianco.

“Credimi Kate, sarebbe stato molto peggio se il tuo consiglio, fosse stato un incitamento a vendicarsi”.

“Credi che sarebbe stato peggio che mentirei?”

“Tu che dici?”

“Uhm, forse... chissà”.

“Hai mentito solo perché pensavi fosse la cosa giusta per me e Chloe. Hai agito per il mio bene”.

“Ed è la cosa giusta?” chiese Kate guardandola.

“No Kate, non per me. Il mio rapporto di amicizia con Chloe è terminato. Il suo gesto mi ha ferita troppo. Non credo di riuscire a perdonarla, non ora almeno. Forse un giorno magari, ma non ora. Rivederla per me è stato terribile. Ho sentito dentro di me, riaffiorare tutto il dolore e l’odio di quel momento. Di quando è andata via, voltandomi le spalle per sua scelta. Non era costretta a farlo. Lei lo ha semplicemente deciso che doveva andare così, senza nemmeno interpellarmi. Questo non è un comportamento di un'amica. Ha agito alle mie spalle”.

“Non hai mai voluto parlare di quello che è successo quel giorno. Com'è andata?”

“L'ho beccata a fare i bagagli”.

“È così che hai scoperto quali fossero le sue intenzioni?”

Max annuì. “Ho cercato di fermarla e farla ragionare, ma non è servito a nulla”.

“Mi dispiace così tanto Max”.

“Anche a me, ma adesso ho voltato pagina. Sai, io ci pensavo ancora a lei. Mi chiedevo dove fosse e se stesse bene. Non ricevendo più nessuna notizia da parte sua, mi sono preoccupata. Temevo le fosse successo qualcosa di brutto. Pensavo che un giorno si sarebbe lasciata alle spalle cosa era successo e che forse mi avrebbe almeno scritto un messaggio dicendomi di stare bene. Invece non lo ha mai fatto. Mi ha praticamente dimenticata come se niente fosse. Vederla è stato così strano. Ero incredula, in parte anche sollevata di sapere che stesse bene. Ma subito dopo è tornata la rabbia ad assalirmi”.

In quel momento bussò Victoria alla porta della stanza rimasta socchiusa. “Posso entrare anche io?”

“Certo che puoi” disse Kate.

Victoria entrò appoggiandosi di spalle alla scrivania, incrociando le braccia. “Continuate pure”.

“Mi sento una brutta persona oggi” disse Kate.

“Cosa?! Tu?! Se tu sei una brutta persona allora per me non c’è proprio speranza!” disse Victoria.

“Ho mentito a Max. Noi dovremmo essere sincere l'una con l'altra, siamo amiche”.

Victoria guardò Kate e poi Max, distogliendo subito lo sguardo. “Tu... non sei una brutta persona! Le tue intenzioni erano buone...”

“Giusto, Vic ha ragione! Adesso smettila di incolparti!”

“Adesso lasciamo perdere i sensi di colpa e concentriamoci su qualcosa di più importante!” disse Victoria.

“Esattamente su cosa?!” chiese Kate.

“Su cosa vuole fare Max al riguardo!”

Max guardò le due sue amiche. “Io non ho nessuna responsabilità per quello che è successo! Chloe ha deciso di mollarmi e io sono stata male a causa sua! Non ne voglio sapere più niente di lei!”

“Ah, bene! Allora hai fatto la tua scelta!” disse Victoria sollevata nel sapere che Max avesse completamente chiuso con Chloe.

“Sapete, credo che Aaron abbia ragione! Non devo essere io a nascondere la testa sotto la sabbia!”

“Ottimo!” disse Victoria. Poi rendendosi conto di cosa avesse realmente detto la sua amica, aggiunse incredula: “Come scusa?!”

“Non ho intenzione di vendicarmi perché non sono il tipo, però non voglio nascondermi da lei! Quindi se i ragazzi vogliono frequentare il Paradise, noi ci andremo! Non sarò di certo io a rovinare la serata agli altri per colpa di Chloe!”

Kate sorrise mentre Victoria era completamente sbiancata. “Ma Max, sei proprio sicura di questo?! Voglio dire.... forse dovresti pensarci un po' più attentamente e...”

“No, sono stanca di pensare continuamente a tutto e farmi dei problemi che a quanto pare lei non si pone nemmeno! Non mi interessa neanche che lei lavori lì!”

“Come scusa?!” disse Victoria raddrizzando le antenne.

“Davvero?!” chiese Kate al suo fianco.

“Si, me lo ha detto Shonei!”

“Oh mio Dio, mi sento male! Devo sedermi!” disse Victoria sedendosi sulla sedia della scrivania portandosi una mano alla fronte. Poi a un trattò si raddrizzò sulla sedia guardando Max. “Un momento, quando te lo ha detto se con lei non ci parli nemmeno più?!”

“Oggi Shonei è venuta per chiarirsi con Max!” disse Kate.

“Oh santo cielo! Spero che tu le abbia dato il ben servito!”

“A dire il vero dopo avere tanto insistito, le ho permesso di spiegarmi come sono andate le cose!”

“E che bisogno c’era?! Credo è abbastanza evidente per tutti cosa sia successo! Erano in combutta quelle due! Ti hanno presa soltanto in giro!”

“Quando sono tornata all’appartamento dopo essere stata dai ragazzi, voi non c’eravate”.

“Si, siamo uscite per una passeggiata”.

“Cosa?! Una passeggiata?! Ma cosa sta succedendo al mondo?!” chiese Victoria incredula.

“E quindi vi siete riappacificate?!” chiese Kate.

“Si, più o meno!”

Victoria a quel punto sembrava molto confusa. Non riusciva a capacitarsi della decisione della sua amica, di concedere una possibilità a Shonei e non a Chloe. Sembrava un controsenso, un po' come quello che era successo a lei quando aveva espresso un giudizio su Ellis e Shonei. Solo che in quel caso era stata proprio Shonei a farne le spese e non Ellis. “Io non capisco, per quale motivo l’hai perdonata?!”

Kate la guardò dicendo con voce solenne: “Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente, perdonagli".

“È questa ora da dove viene?!”

“È un versetto della bibbia”.

“Oooh, ti prego Kate!”

“Ragazze smettetela entrambe, ormai ho preso la mia decisione e nulla mi farà cambiare idea! Ho perdonato Shonei perché… ecco… mi sembrava davvero molto… dispiaciuta!” disse Max poco convinta di quello che aveva appena detto.

 

 

New York

Nonostante il disagio di Lauren, la serata trascorse tutto sommato in modo sereno tra una chiacchiera e l’altra, ma senza che la ragazza restasse immune dai continui sguardi inequivocabili di Leslie che le stava seduta davanti. Il dubbio che la figlia di Christopher, avesse un possibile interesse nei suoi confronti si insinuava sempre più in lei. Dopo aver parlato di vari argomenti e in attesa che arrivasse il dolce, l’attenzione si concentrò tutta su Leslie, così che Lauren riuscì a ottenere più informazioni su di lei.

“Allora Leslie, non ci hai ancora detto di cosa ti occupi” disse Daisy.

La ragazza posò il bicchiere di vino rosso dopo averne fatto un sorso. “Lavoro per compagnie che rappresentano modelli e modelle nell’ambito della moda. Sono una booker”.

“Ah!” rispose la donna annuendo con aria un po’ disorientata, non sapendo di cosa si trattasse esattamente.

Leslie capì dalla usa espressione che non sapeva davvero cosa diavolo fosse una booker. “Per dirlo in modo più semplice, sono un’agente di moda” disse sorridendo.

“Oh, interessante” disse Daisy.

Christopher sorrise alzando le mani guardando Daisy. “Lo so cosa stai pensando, non ha seguito le mie orme come Brad!”.

Brad era l’altro figlio che aveva deciso di specializzarsi in cardiochirurgia come suo padre.

“Non mi ha mai attirato l’ambiente ospedaliero” disse Leslie.

“A ognuno il suo. È giusto che ognuno segua le proprie aspirazioni” disse Daisy.

“Sì infatti! Le ho lasciato la libertà di fare sempre ciò che più le piaceva! Però ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto se avesse seguito anche lei la mia strada! Comunque l’importante è che abbia un lavoro dignitoso e che la soddisfi!”

“Scusa la mia ignoranza in merito alla tua professione, ma cosa fa un agente di moda?” chiese Daisy curiosa.

Nel frattempo Lauren non si perdeva nemmeno una parola di cosa venisse detto a tavola.

“Il mio lavoro consiste nel formare i modelli, fornire dei book fotografici e tanto altro ancora. Come ad esempio fare da mediatore tra loro e i clienti, cercando di trovare il miglior ingaggio possibile e tutelarli durante tutta la loro carriera. Poi se uno dei modelli raggiunge una certa notorietà ed è molto ricercato, gestisco gli appuntamenti, i fitting, i casting, i viaggi e tutti i servizi fotografici”.

“Devi essere una che viaggia molto allora”.

“Si, mi capita spesso di viaggiare, soprattutto quando vado alla ricerca di nuovi volti per le agenzie. Quello che faccio è molto paragonabile a quello che fa un naturale talent scout”.

“Non deve essere facile individuare persone con del talento”.

“Non nel mio caso. Non è poi così difficile se hai occhio” disse la ragazza lanciando un’occhiata fugace a Lauren difronte.

“Quindi non lavori per una sola agenzia”.

“No, sono una libera professionista. Quindi lavoro contemporaneamente per differenti agenzie e modelli”.

“Devi essere molto brava nel tuo lavoro”.

“Non per essere modesta ma si, lo sono”.

“Si guadagna molto a lavorare come booker?”

“Direi proprio di sì, ma ovviamente dipende tutto da quanto sei in gamba e da come gioco le tue carte”.

“Dove hai studiato per diventare booker?”

“Oh no, non c’è un percorso formativo specifico per diventare booker. L’esperienza e l’inizio dell’attività nel trovare nuovi volti, fanno già da background per questa professione”.

“Quindi potremmo dire che questo talento o ce l’hai o non ce l’hai”.

“Beh sì, ma è anche necessario conoscere il mondo della moda e i suoi meccanismi. Devi possedere una buona capacità di relazionarti con i clienti e i modelli stessi e questo richiede una grande pazienza e disponibilità. Bisogna possedere una buona capacità sulla organizzazione del lavoro e della gestione del tempo a propria disposizione. In questo lavoro gli orari sono davvero elastici e richiede molto impegno, soprattutto nei periodi più intensi come nelle sfilate. Inoltre sarebbe anche utile conoscere le basi sulla fotografia e il marketing del settore, per comprendere al meglio il mondo nel quale si è inseriti”.

“Quindi comprendi anche la fotografia?”

“Ehm, non direi, non tanto. Diciamo che all’inizio questi due elementi mi sono mancati, ma ci sto lavorando”.

“A questo proposito, vi dico io qual è stato il suo vero inizio!” disse l’uomo ironico.

“Oh, ti prego!” disse Leslie sorridendo portandosi una mano sulla fronte, come per coprirsi dall’imbarazzo.

“Ricordo che quando aveva all’incirca nove anni, adorava uscire con sua madre andando in giro per negozi di abbigliamento!”

“Ma non è vero questo!” disse la ragazza voltandosi a guardarlo continuando a sorridere.

“Vuoi che chiami tua madre per sentire cosa dice?”

La ragazza si arrese appoggiandosi allo schienale della sedia allungando un braccio sul tavolo. Scosse la testa sorridendo e afferrando il calice di vino rigirandolo con la mano mentre lo osservava. Lauren nel frattempo ascoltava l’aneddoto dell’uomo e lanciava ogni tanto un’occhiata alla ragazza.

“E non è finita qui sapete?! Perché addirittura consigliava alla madre cosa indossare ed era lei ad approvare i suoi acquisti! E se per qualche ragione la madre comprava capi di abbigliamento scartati in precedenza da lei, metteva anche il broncio!”

Daisy rise al racconto dell’uomo e anche Lauren fece lo stesso. In quel momento Leslie distratta dalla sua risata, alzò leggermente lo sguardo dal bicchiere puntandolo su di lei. Lauren non poté fare a meno di ricordare il complimento che le aveva fatto la ragazza al bar, riferendosi proprio alla sua risata. Smise subito di ridere distogliendo lo sguardo da Leslie.

“Vi rendete conto?! Una bambina che invece di pensare a giocare con le amichette, vuole andare a fare shopping con sua madre per consigliarle cosa indossare!”

“Beh, si vede che aveva già ben chiare le idee su cosa volesse fare da grande!” disse Daisy.

“Si, il talento di agente di moda ce l’aveva già nel sangue!”

“Hai finito ora?!” chiese Leslie nella speranza che Christopher la piantasse di rivangare storie che trovava a dir poco imbarazzanti.

“Se vuoi mi fermo qui, ma sappi che ci sono tante altre cose che potrei raccontare!”

“Oh no, ti prego, risparmiami!”

A quel punto Leslie spostò l’attenzione su Lauren, non solo per liberarsi dei racconti di Christopher, ma anche per sapere qualcosa di più sulla ragazza che le stava seduta davanti e che cercava di evitare continuamente il suo sguardo.

“E tu Lauren?” chiese Leslie.

“Io cosa?”

“Cosa fai nella vita?”

“Ah, io sono una fisioterapista”.

“Quindi anche tu lavori nell’ambiente ospedaliero”.

“Si, ma ho anche uno studio tutto mio”.

“Di dove sei?”

“Sacramento, ma vivo a Portland da anni ormai ed è lì che svolgo la mia professione”.

“Ah, ci sono stata parecchie volte a Portland e conto di ritornarci, anche per questioni di lavoro. Inoltre ho degli amici e conoscenti che vivono lì. E dimmi, cosa ti ha portato qui a New York?”

“La mia professione richiede continui aggiornamenti e inoltre devo partecipare ad alcuni convegni”.

Lauren sperava che la ragazza terminasse con le sue domande. Il motivo era facile da individuare. Si sentiva estremamente in soggezione davanti a Leslie, soprattutto a causa del modo in cui la guardava. Il quel momento, quasi come se qualcuno avesse ascoltato la sua preghiera esaudendo il suo desiderio, venne servito il dolce che iniziarono a gustare portandoli a cambiare argomento.

 

 

Portland

Terminato di lavorare Steph diede un'ultima occhiata a Jessie che era giunta alla sua seconda birra, in attesa di potere parlare con lei. La ragazza era rimasta per tutto il tempo seduta sullo stesso sgabello al bancone del bar smanettando al telefono, chiacchierando ogni tanto con qualcuno e guardando verso Steph per tenerla d'occhio. Steph lasciò la sua postazione per raggiungere gli spogliatoi. Chloe la seguì. Restarono in silenzio mentre si cambiavano. Gli occhi di Chloe erano puntati sulla sua amica che se ne rese conto. “Se hai qualcosa da dire, dilla adesso!”

“Jessie è ancora di là!”

“Ha detto che mi avrebbe aspettato per parlarmi!”

“Ah, quindi le chiarirai la situazione!”

“Che cosa?!” chiese Steph con una risata isterica. “Non ci penso nemmeno!”

“Ma...”

“Cosa dovrei dirle?! Secondo te che spiegazione potrei mai darle?! Scusami tanto Jessie, ma ho completamente perso la testa per te nel caso non te ne fossi accorta! Però ho scoperto che sei impegnata e anche etero! Adesso mi basta sapere anche che sei omofoba e abbiamo fatto una bella tripletta di ostacoli alla mia possibilità di stare con te! Si, potrebbe andare, che ne dici?! Non ho dimenticato nulla vero?! Shonei non vuole impegnarsi seriamente con nessuna e fa benissimo! Si accontenta, anzi no, è veramente soddisfatta della sua vita così com'è!”

Chloe non disse nulla ascoltando lo sfogo comprensibilissimo della sua amica.

Steph prese la sua borsa tirando fuori le chiavi della sua auto, dirigendosi verso la porta. “Esco dal retro, ci vediamo a casa!” disse la ragazza uscendo dagli spogliatoi.

Arrivò al parcheggio e mentre si dirigeva verso la sua auto, vide qualcuno appoggiato ad essa. Quando raggiunse l'auto vide Jessie che era appoggiata di spalle al cofano. Scosse la testa frustrata da tutta la situazione ma soprattutto dall'insistenza della ragazza. Appena Jessie la vide giungere all'auto disse: “Come immaginavo, stavi cercando di svignarsela vero?!”

“Senti Jessie, ho avuto una pessima giornata e non sono in vena di mettermi a discutere con te!”

“Io non voglio discutere con te! Voglio soltanto parlare con te!”

“Lo faremo la prossima volta! Ora voglio soltanto tornarmene a casa e mettermi a letto!” disse Steph avvicinandosi allo sportello e inserendo le chiavi.

“Perché ti comporti così Steph?! Si può sapere che cosa ti ho fatto per essere trattata in questo modo?! Quella sera sei sparita nel nulla, senza dire niente! Ho chiesto a Chloe di dirti di passare da me e non ti sei presentata! Di chiamarmi al telefono e invece niente! Come se io non esistessi! E adesso che ci troviamo faccia a faccia mi tratti così! Stai facendo di tutto per evitarmi, per quale stramaledetto motivo?!”

Steph nel frattempo aveva aperto lo sportello lanciando la sua borsa dal lato del passeggero. Stava per entrare in auto.

“Pff, mi sono sbagliata sul tuo conto! Sai, pensavo fossi una persona adulta, ma a quanto pare non è così! Sai cosa ti dico?! È un bene per me che finisca così, senza nemmeno una spiegazione! Anche perché dubito che c'è ne sia una! Non meriti la mia amicizia!”

Steph che era ormai al limite della sopportazione, non riuscì più a controllarsi. Chiuse lo sportello sbattendolo con forza avvicinandosi alla ragazza piazzandosi davanti a  lei. “Io non la voglio la tua cavolo di amicizia, perché non saprei che cazzo farmene! E adesso per il tuo bene e per il mio sarebbe il caso di farla finita qui e non vederci mai più!” disse Steph infuriata.

Jessie rimase sorpresa e confusa dalla furia incontrollata della ragazza. Non riusciva proprio a capire i motivi che la spingevano a comportarsi in quel modo con lei. Nonostante non la conoscesse da tempo, la scontrosità della ragazza nei suoi confronti e le sue parole l'avevano in qualche modo ferita. “Ma perché?” chiese a un certo punto con un filo di voce e con un'espressione di triste designata sul volto.

“Per favore Jessie, lasciami in pace e tornatene a casa!”

“Dammi almeno una spiegazione! Dimmi dove ho sbagliato!”

“Tu non hai sbagliato nulla! Sono io ad avere sbagliato tutto con te!”

“Ma di cosa stai parlando?! Tu non hai sbagliato proprio nulla con me, a parte il tuo comportamento di adesso!”

“Jessie ti prego, lascia perdere!” disse Steph riavvicinandosi allo sportello per salire in auto e mettere fine a tutto una volta per tutte.

“No!” rispose ostinatamente Jessie piazzandosi davanti allo sportello di spalle per bloccarla.

Steph non si aspettava un gesto del genere, ma decisa a non volere avere niente più a che fare con lei, l'afferrò per le braccia per farla scansare. “Levati!”

“No! Non mi sposto finché non mi dirai che diavolo sta succedendo!”

Chloe uscì dal locale proprio in quel momento e vide le due ragazze rimanendo a distanza, non volendo intromettersi.

“Ti ho detto di spostarti Jessie!”

“Non mi muovo di qui!” insistette la ragazza con più fermezza. “Qual è il tuo vero problema?!”

“Il mio problema?! Vuoi davvero sapere qual è il mio vero problema?!”

“Si, lo voglio sapere!”

“Sei tu il mio cazzo di problema!” disse Steph puntandole il dito contro. “Tu e nessun altro! Non ci saremmo mai dovute incontrare!”

“Cosa?! E perché?!”

“Perché da quel momento in poi io non ho fatto altro che pensare a te, giorno e notte! Ti sei infilata nella mia testa come un tarlo! E alla fine non hai fatto altro che distruggere dall'interno ogni mio briciolo di speranza!”

A quel punto Jessie rimase spiazzata non sapendo bene come interpretare le sue parole. Ma dentro di sé iniziava a delinearsi un'ipotesi che non avrebbe mai potuto immaginare. “Speranza?! Speranza per cosa?! I-io non capisco! Cosa stai cercando di dirmi?!”

“Io non la voglio la tua amicizia! Quello che voglio da te e ben altro! Cazzo, tutti lo hanno capito tranne te! Ma poi perché te ne sto parlando, tanti non serve a nulla!”

Jessie a quel punto spalancò gli occhi sbalordita da quella rivelazione. Non si era resa conto dell'interesse della ragazza nei suoi confronti! Tra l'altro non aveva nemmeno percepito l'idea che a lei piacessero le ragazze! Incrociò le braccia al petto deglutendo a vuoto senza sapere cosa dire.

Steph fece una risatina sarcastica. “Vedo che sono riuscita a toglierti l'uso della parola! Adesso per favore, spostati!” disse Steph questa volta con più calma.

Jessie si spostò per farla salire in auto. Quando Steph si allontanò uscendo dal parcheggio, Jessie si voltò vedendo Chloe guardarla con uno sguardo triste. Rimasero a fissarsi per qualche istante e alla fine Chloe si incamminò raggiungendo la sua auto per tornare a casa.

 

 

Shonei subito dopo aver riaccompagnato Max a casa, decise di andare al Rhythm per bere. Evitò di andare al Paradise per non rischiare di vedere Chloe, che le aveva chiesto di avvisarla dopo aver parlato con Max. Chiaramente non lo aveva fatto e del resto come avrebbe potuto? Non sapeva ancora come avrebbe affrontato l'argomento con lei. Ripensò alle parole della ragazza, che le aveva espressamente chiesto di riferire a Chloe. Non le piaceva per niente trovarsi in quella situazione. Dopo aver bevuto un paio di birre, salì al bordo della sua macchina per raggiungere la sua prossima destinazione. Bussò alla porta che venne aperta quasi subito.

“Ehi, oggi non ti sei fatta viva per ombra. Dove sei stata?” chiese Ashley che aveva addosso semplicemente un top corto e pantaloncini.

“Lo so, ho avuto alcune cose da fare”.

“Non hai un bel aspetto”.

“Anche se per oggi non era in programma, potrei stare qui da te stanotte?”

Il modo in cui lo chiese era completamente diverso dal solito. Questa volta non c'era nessuna malizia. Sembrava che fosse un po' giù.

“Ma certo, entra” disse Ashley facendosi da parte per farla entrare. “Vuoi qualcosa da bere?”

“No, ho già bevuto!” disse Shonei sedendosi sul divano.

“Ah...ok! Io stavo per andare a letto! Vieni anche tu?”

Shonei annuì alzandosi e dirigendosi con lei in camera da letto. Iniziò a spogliarsi rimanendo in slip e canotta.

Rimase seduta per un po' sul bordo del letto. Poi si distese accanto alla ragazza appoggiando le mani sul ventre. Restò immobile a guardare il soffitto. Ashley si voltò dal suo lato appoggiando la testa su un braccio guardandola. Poi appoggiò una mano sulle sue. “Ehi, che hai?”

“Ho avuto una giornata un po'... non saprei nemmeno come descriverla. Non lo so oggi mi prende così” disse portandosi una mano tra i capelli.

“È successo qualcosa?”

“Ti capita mai di non riuscire a comprendere nemmeno te stessa?”

“Oh cielo! Che diavolo sarà mai successo per arrivare a farti dire una cosa del genere?”

“Non lo so. In questo periodo sta succedendo un po' di tutto. Sono talmente confusa”.

“Per rispondere alla tua domanda... io cerco sempre di evitare di soffermarmi a pensare a queste cose. E sai perché?”

Shonei si voltò a guardarla rimanendo con la mano tra i capelli.

“Perché non voglio incasinarmi la vita. Ed è quello che hai sempre fatto anche tu. È anche per questo che noi due siamo sempre state sulla stessa lunghezza d'onda. Ma adesso qualcosa in te sta cambiando e non capisco per quale motivo, o a causa di chi. Non sarà per quella ragazza che frequenti?”

“Non lo so” disse sospirando.

“Adesso basta e non pensarci”

“Fosse facile spegnere la mente”

“Beh, io non sono brava a spegnere quella, ma posso accendere qualcos'altro” disse con malizia facendo ridere Shonei.

“Chissà perché la cosa non mi sorprende”.

Ashley si avvicinò di più alla ragazza appoggiando la testa sulla sua spalla e incrociando la mano con la sua che era ancora appoggiata sul suo addome.

“Jeffrey si è fatto vivo?”

“Questa mattina”.

“Ah, bene. Per caso ti ha detto quando torna?”

“Lui prima di partire ha detto che sarebbe stato via per una o due settimane”.

“Ma?”

“Ma secondo me è anche possibile che non torni più”.

“Che è successo tra voi?”

“Incomprensioni. È così che si giustifica una storia che sta andando letteralmente a puttane, vero?” chiese Ashley facendo ridere Shonei.

“Si, così dicono. Oltre anche alla frase, ci siamo presi una pausa di riflessione” rispose Shonei continuando a ridere insieme alla ragazza.

“Certo, perché dire ho voglia di sbattermi qualcun altro non crea la giusta suspance”.

Quando smisero di ridere Shonei tornò completamente seria. “È quello che sta succedendo tra voi? Vuoi sbatterti qualcun altro?”

Ashley alzò la testa dalla sua spalla cambiando posizione, appoggiando il mento sul suo petto per guardarla. “Se non sbaglio lo sto già facendo da un pezzo”.

“Perché non lo lasci? È chiaro che se vieni a letto con me, lui non sia niente di così speciale e perfetto”.

“Nessuno lo è… nemmeno io lo sono”.

“E quindi vuoi rimare con lui per cosa? Per similitudine? Perché pensi di non meritare di più? Per abitudine? Soldi? Io posso molto più di tutto questo” disse Shonei con determinazione mentre la guardava.

Ashley le sorrise accarezzandole una guancia. “Tu sì che meriteresti di meglio di una come me e non te ne rendi conto”.

“Lascia che sia io a decidere cosa merito, che corrisponde esattamente a ciò che voglio”.

“E cosa vuoi?”

“Voglio te Ashley! È così difficile da comprendere?!”

Ashley si spinse in avanti lentamente per baciarla e Shonei la strinse forte a sé, rotolando sul letto fino a trovarsi sopra di lei. Ricominciarono a baciarsi con trasporto nella penombra della stanza.

 

 

New York

Quando la cena terminò uscirono tutti dal ristorante diretti alle loro auto ferme nel parcheggio un po’ distante dalla loro posizione. Daisy e Christopher camminavano vicini chiacchierando, davanti a Leslie e Lauren che li seguivano.

“Adesso voglio un voto!” disse l’uomo rivolta a Daisy.

“Per cosa?!”

“Per il ristorante! Eri così scettica che si mangiasse bene!”

“Si, perché quando dici qualcosa di solito tenti sempre a esagerare!”

“Io non esagero affatto sono soltanto molto passionale in tutto quello che faccio e dico!”

“Si certo!”

“Vedi?! Sei troppo prevenuta nei miei confronti, eppure mi conosci e sai bene come sono fatto!”

“È proprio perché ti conosco che diffido di ogni cosa che dici!”

“Secondo me stai cercando solo di evitare di dare un voto positivo sul ristorante, perché questo vorrebbe dire darmi ragione!”

“E va bene, se proprio insisti!”

“Insisto! Allora, dai un voto da uno a dieci!”

“Uhm, sei?!”

“Come scusa?! Soltanto sei?! Ma stia scherzando?!”

“Ok, allora facciamo sette o al massimo otto!”

“Darei di tutto per sapere a che numero stai pensando veramente!”

“E io farei di tutto per non darti soddisfazione ammettendo che avevi ragione!”

“Ecco, era proprio come pensavo! Voi donne siete tutte così! E voi due lì dietro, scusate per la generalizzazione ma è assolutamente vero!”

Risero tutti all’unisono.

“Ti perdoniamo ma solo è per questa volta!” rispose Leslie.

“Ehi, ma tu sei mia figlia e dovresti essere dalla mia parte!”

“Certo che sono tua figlia ma sono anche una donna, non dimenticarlo!”

“Ah, devi difendere la tua specie, scusa! I figli di oggi sono tutti degli ingrati!” disse con ironia l’uomo.

“Sembrano due ragazzini, soprattutto lui” disse Leslie sottovoce ridendo, mentre gli altri due davanti continuavano scherzare tra loro.

“Si infatti. Pensa che si comportano così ogni volta che passano del tempo insieme, a meno che non stiano parlando di lavoro. In quel caso sono estremamente seri. Però credo che formerebbero una bella coppia” disse Lauren.

Di colpo Lauren spalancò gli occhi rendendosi conto di cosa avesse appena detto. Si voltò verso la ragazza al suo fianco. “Oddio, scusami! Per un attimo ho dimenticato che è tuo padre!”

Leslie rise alle parole della ragazza. “Ma figurati, non hai detto nulla di male! E poi lui è separato!”

“Si lo so questo, ma non è comunque bello verso tua madre! Insomma è brutto accoppiare tuo padre a qualcuno così dal nulla!”

“A me quello non sembra nulla!” disse la ragazza indicando i due davanti più avanti.

“Certo che non sei cambiato per niente! Sei rimasto esattamente come ti ricordavo!” disse Daisy.

“Ed è un bene?” chiese lui serio.

“Direi proprio di sì” rispose la donna.

Lauren sorrise guardandoli.

“E comunque, lui non è realmente mio padre!”

Lauren si voltò di scatto verso la ragazza che stava ancora sorridendo. “Cosa vorresti dire?!”

“Che non è mio padre, almeno non quello biologico”.

“Mi prendi in giro?!”

“No!” disse lei scuotendo la testa ridendo.

“Tu mi stai prendendo in giro!”

“No, non lo sto facendo!”

“Allora spiegati meglio!”

“Lo farò soltanto se accetti di uscire con me!”

“Cosa?!”

“Si, se vuoi sapere come stanno realmente le cose, devi venire con me in un posto!”

“Che posto?!”

“Per domani sono stata invitata a una festa da alcuni amici! Non posso rifiutarmi di andarci! Il punto è che se mi presento da sola, alcuni elementi che saranno sicuramente presenti alla festa, cercheranno di avvicinarmi per cercare di attirare la mia attenzione mettendosi in mostra! Sono a conoscenza del lavoro che faccio!”

“Ah! Quindi sperano di ricevere le tue attenzioni, affinché si accendano i riflettori su di loro e che tu li porta alla ribalta!”

“Esatto!”

“E io cosa dovrei fare?!”

“Devi solo essere lì con me! Se vedranno che sono in compagnia ci penseranno due volte prima di avvicinarmi!”

“E se così non fosse?! Se ti sbagliassi?! Se fossero così privi di scrupoli?!”

“Beh, in quel caso li inviterò gentilmente a lasciarmi in pace, visto che sarò in buona compagnia! Non credo che rischieranno di farmi incazzare, visto che in me vedono una possibilità di diventare dei futuri modelli!”

“Ma scusa, non puoi chiedere a qualcun altro dei tuoi amici?!”

“I miei amici saranno anche loro presenti! Ognuno di loro porterà già qualcuno! Credimi, non funzionerebbe!”

“Posso sapere che tipo di festa è?!”

“Una festa di fidanzamento in grande stile!”

“Cosa?!”

“Si, perché?!”

“Ma non ci penso nemmeno a venire! Non li conosco nemmeno!”

“E qual è il problema?! Guarda che non sarai certamente l'unica a non conoscerli! Credo ci sarà davvero un mucchio di gente! Famigliari, amici, conoscenti, vicini, amici degli amici!” disse la ragazza ridendo.

“E io dovrei partecipare a questa festa solo per sapere perché non è tuo padre?!”

“Si!” rispose semplicemente la ragazza indifferente.

“Questo è un ricatto!”

“Sei curiosa o no di sapere la verità?!”

“A dire il vero non ne sono più così tanto sicura di volerla sapere!”

La ragazza rise e poi si fermò dal camminare bloccando Lauren con una mano sul braccio. “Ci tengo davvero tanto che tu venga con me!”

“Io non lo so se...”

“Ti prego!”

“Leslie, io non so come dirtelo ma questa cosa... insomma... non è fattibile... perché è chiaro che...” disse Lauren senza sapere bene come affrontare l'argomento. Anche perché se si fosse sbagliata sul suo possibile interesse nei suoi confronti, che figura ci avrebbe fatto?

“Continua!” disse Leslie in attesa.

Lauren scosse la testa. “No, niente!”

“Ehi, voi due! Volete restare qui per caso?!” chiese Christopher fermandosi e voltandosi alle sue spalle per guardare indietro verso di loro.

“Vi raggiungiamo subito!” disse Leslie.

Poi si voltò verso la ragazza. “Allora?!”

“E va bene! Però se scopro che le tue sono soltanto balle ti giuro che te la faccio pagare!”

“Ok, mi dai il tuo numero?!”

“A cosa ti serve?”

“A stalkerizzarti!” disse Leslie seria. Poi quando vide l'espressione preoccupata di Lauren cominciò a ridere. “Mi serve per avvisarti a che ora passerò a prenderti!”

“Ah, va bene!”

Lauren le diede il suo numero. Leslie lo salvò nella rubrica del suo telefono facendole uno squillo. “Ecco fatto, adesso anche tu hai il mio numero! Adesso è meglio che li raggiungiamo altrimenti chi li sente!”

 

Allungarono il passo raggiungendoli. Quando Leslie giunse alla sua auto si salutarono augurandosi la buonanotte. La ragazza però non salì subito in macchina, rimanendo con le mani infilate nelle tasche a guardare Lauren allontanarsi per raggiungere l'auto di Christopher parcheggiata poco più in là. Non appena Lauren aprì lo sportello posteriore guardò verso di lei, che estrasse istintivamente una mano dalla tasca per salutarla sorridendole. Lauren scomparve dalla sua vista all'interno dell'auto.

 

Lauren, all'interno dell'auto, estrasse il telefono dalla sua borsetta per controllare i messaggi inviati alla sua ragazza. Risultavano ancora non visualizzati e questo non fece altro che accrescere ulteriormente la sua ansia e preoccupazione.

 

Steph, nella sua stanza da letto, si era buttata a letto senza nemmeno spogliarsi per la notte, cercando di smettere di pensare a quello che aveva detto a Jessie. Quasi desiderava di potere tornare indietro e cancellare tutto. Infilò la testa sotto al cuscino, come se questo potesse servire a scacciare via i suoi pensieri.

 

Victoria, Max e Kate erano sedute tutte sul divano. E mentre le ultime due si erano addormentate crollando dal sonno a metà del film, Victoria era completamente sveglia. Guardava gli attori sullo schermo aprire e chiudere la bocca senza emettere alcun suono. La ragazza non riusciva proprio a seguire, era troppo presa dal pensare alla decisione improvvisa di Max di non volere evitare Chloe. Per di più aveva concesso un’opportunità a Shonei che conosceva appena. Si chiese dove avrebbe portato tutto questo, ma una cosa era certa. La situazione non sarebbe stata per niente piacevole per nessuno e nemmeno per lei. Guardò Max dormire profondamente tenendo la testa appoggiata sulla spalla di Kate. A sua volta l'amica teneva il suo capo appoggiato a quello di Max. Si alzò lentamente dal divano spegnendo il televisore andando in camera sua. Aprì il cassetto e riprese la lettera di Chloe rileggendola. Poi alzò lo sguardo dal foglio sospirando.

 

Chloe, quando rientrò nel suo appartamento, decise di andare direttamente a letto. Sapeva che parlare con Steph in quel momento, non era opportuno. Entrò in camera sua spogliandosi mentre pensava a Shonei, che non l'aveva chiamata per dirle come era andata con Max. Prese il suo telefono sperando che le avesse almeno lasciato un messaggio, anche se a quel punto dubitava fortemente che si fossero viste. Appena sbloccò il telefono, vide alcune notifiche di messaggi e anche una chiamata persa. Rimase sorpresa perché nonostante avesse il telefono sempre con sé, non si era accorta di nulla. Si rese conto solo in quel momento, che aveva inavvertitamente impostato il telefono in modalità silenziosa. Rimase delusa constatando, che non aveva ricevuto neppure un messaggio da Shonei. Questo la portò a credere sempre di più alla possibilità che le due ragazze, non si fossero nemmeno incontrate. Al contrario di Shonei, Lauren ne aveva inviati parecchi, inclusa la chiamata. Li lesse tutti velocemente dando un'occhiata all’ora. Si era fatto molto tardi per poterla chiamare e sicuramente la ragazza stava già dormendo da un pezzo, a causa del fuso orario. Però poi temendo che potesse essere successo qualcosa, vista la sua insistenza nel cercare di contattarla, decise di provarci lo stesso.

 

Lauren proprio in quel momento prima di ricevere la telefonata, vide la batteria quasi completamente scarica. Quindi lo spense mettendolo sotto carica. Si mise a letto spegnendo le luci e rimanendo a contemplare il buio che l'avvolgeva. Decise di chiamare Chloe l'indomani e se per qualche ragione non avesse risposto alla chiamata, avrebbe provato a contattare Shonei. Odiava essere lontana da Portland, dalla sua vita, i suoi pazienti, il suo lavoro, gli amici, ma soprattutto dalla sua ragazza. Il suo pensiero poi si spostò su Leslie. Si chiede se per caso non avesse frainteso le sue intenzioni. Sperava di sì, ma nel dubbio avrebbe fatto molta attenzione l'indomani uscendo con lei. Non voleva che la ragazza si facesse strane illusioni su loro due. Indubbiamente era una bella ragazza ed era davvero attraente. Ammise a sé stessa di essersi sentita lusingata dai suoi complimenti e dal modo in cui la guardava, anche se la metteva un po' a disagio. E forse se non fosse stata impegnata sentimentalmente, non le sarebbe affatto dispiaciuto conoscerla meglio. Ma il suo cuore era colmo d'amore per Chloe e in nessun modo avrebbe rinunciato a lei.

 

Nel frattempo Leslie arrivata al suo appartamento, si versò da bere per poi spostarsi davanti a una finestra aperta appoggiandosi con le braccia in avanti sul davanzale bevendo un sorso dal suo bicchiere di scotch, mentre il suo pensiero era rivolto proprio a lei, Lauren. Era da molto tempo che non le succedeva di invaghirsi di qualcuno così tanto, come era successo con lei.

 

Chloe, dopo aver riprovato più volte a chiamare Lauren e ricevendo il solito messaggio che indicava il numero non raggiungibile, si arrese lasciando il telefono. Sospirò sedendosi sul bordo del letto portandosi le mani al volto. Era molto stanca fisicamente e mentalmente. A stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Ma più che percepire il senso della stanchezza derivata dal lavoro, quella sera sentiva molto di più la solitudine. Sentiva terribilmente la mancanza di Lauren... ma anche di Max.

 

Jessie rientrata nel suo appartamento, si diresse direttamente nella sua camera per mettersi a letto portando Kira con sé, nella speranza che la sua presenza potesse in qualche modo aiutarla a dormire. In attesa che il sonno sopraggiungesse, coccolava Kira che faceva le fusa mentre pensava a cosa era successo. Non poté fare a meno di chiedersi se per caso non avesse volutamente ignorato dei chiari segnali da parte di Steph. Però ripensando alla loro breve frequentazione, si rese conto di non aver mai notato nulla. E nemmeno aveva in qualche modo fatto credere alla ragazza che ci potesse essere qualcosa tra loro. Ma del resto non aveva nemmeno capito quali fossero le sue tendenze, come era successo con Shonei.

 

Ashley era ferma in piedi e appoggiata allo stipite della porta della camera da letto. Stava osservando Shonei dormire profondamente. Poi con sguardo triste uscì dalla stanza raggiungendo il divano. Si sedette lì, sola e al buio cominciando a piangere silenziosamente portandosi una mano sulla bocca per non farsi sentire, rischiando di svegliare la ragazza a letto.

 

                                                            Continua…

 

                                                                                               

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Capitolo 18
*** Trovare conforto ***


Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.

 

                             (Antoine de Saint Exupéryx)

 

Capitolo 18

Trovare conforto

Domenica 16 luglio 2017

Shonei stava tornando a casa dopo aver trascorso la notte da Ashley, ma prima di andare al suo appartamento si fece coraggio e si fermò da Chloe. Bussò alla porta quasi sperando che non fosse in casa. Temeva di darle un grosso dispiacere a causa di ciò che Max le aveva detto di riferirle. Al contrario di ogni previsione, fu Steph ad aprirle la porta e a giudicare dall’aspetto, non doveva aver passato una buona serata.

“Cazzo, ho dimenticato le ciambelle!” disse Shonei portandosi una mano sulla fronte ricordandosi della promessa fatta alla ragazza.

“Oggi credo che nemmeno centomila ciambelle possano in qualche modo allietare la mia giornata di merda” disse la ragazza allontanandosi dalla porta e dirigendosi verso la sua tazza di caffè sul tavolo della cucina.

“Wow, deve essere successo qualcosa di davvero tremendo” disse Shonei entrando nell’appartamento chiudendo la porta.

“Vuoi un caffè?”

“Si, mi andrebbe”.

“Bene, serviti da sola” disse Steph sedendosi al tavolo.

“Ooook, me lo prendo da sola” disse Shonei stranita dirigendosi verso la cucina. Prese una tazza per versarsi del caffè dalla caraffa che si trovava sul ripiano della cucina. Poi andò a sedersi al tavolo davanti alla ragazza. “Cosa è successo?”

“Ieri sera Jessie è venuta al Paradise”.

“Davvero?”

“Si, ma non è tutto. Ha aspettato che finissi di lavorare per potere parlare con me. Voleva sapere perché la stessi evitando come la peste. Così una parola tira l’altra… beh, gliel’ho detto”.

“Detto cosa?” chiese Shonei sorpresa lasciando la tazza sul tavolo.

“La verità”.

“Le hai detto che ti sei presa una cotta per lei?”

“Non ho usato esattamente queste parole. Però sì, è proprio quello che ho lasciato intendere”.

“Oh, questo non me lo aspettavo”.

“Io non volevo dirglielo ma ero così incazzata ieri”.

“Lei come l’ha presa?”

“Non sapeva cosa dire. Si è ammutolita e poi sono andata via”.

Rimasero in silenzio per qualche istante.

“E a te invece? Com’è andata?” chiese Steph.

“Parli di Max?”

“Certo, di chi altri potrei parlare?”

“Si, sono andata da lei. Non è stato facile ma alla fine credo di aver risolto le cose tra noi”.

“Ah, bene. Quindi ti ha perdonata”.

“Si, però non è così semplice. Sono sul filo del rasoio e basta un niente per mandare tutto a puttane”.

“Ha detto qualcosa di Chloe?”

Shonei non rispose subito rimanendo a guardare la sua tazza di caffè. “Si, ha detto qualcosa. A questo proposito, dov’è Chloe?”

“Sta facendo una doccia”.

Shonei sospirò.

“Shon, che sta succedendo? Cosa ha detto Max?” chiese Steph con preoccupazione.

“Lei è molto… molto arrabbiata con lei”.

“E quindi? Questo era più che prevedibile”.

“Mi ha detto di riferirle che non vuole più avere niente a che fare con lei. Non ne vuole nemmeno sentire parlare. In poche parole, continuerà a ignorarla come sta facendo adesso. Inoltre vuole che io abbia un atteggiamento del tutto imparziale. Devo rimanere fuori dalle loro questioni personali altrimenti rischio di subire lo stesso trattamento. Non vuole nemmeno che io le riferisca niente di quello che mi dice quando passiamo del tempo insieme”.

Steph guardò oltre la ragazza come se stesse vedendo qualcosa. Shonei si guardò alle spalle vedendo Chloe davanti alla porta del bagno con un accappatoio addosso. Dall’espressione sembrava aver ascoltato l’ultima la parte, quella più importante e difficile da accettare.

“Ciao Chloe!”

“Quindi… è finita…” disse Chloe.

“Chloe, io non lo so questo…”

“No! Non è finita qui!” disse Steph con determinazione.

“Come puoi dirlo?! Hai sentito cosa ha detto!” disse Chloe.

“Questo era prevedibile Chloe! Non ti saresti potuta aspettare niente di diverso da questa sua reazione! Il punto è che non hai ancora fatto nulla per farti perdonare!”

“Ma se non posso nemmeno parlarle!”

“Beh, magari Shon potrebbe…”

“No, non posso fare nulla!” disse Shonei. “Ho le mani completamente legate! Qualsiasi cosa faccia per favorire Chloe, danneggerà il mio rapporto con lei! Non riuscirò riconquistare la sua fiducia in questo modo! Se alla fine lei dovesse troncare anche con me, ci bruceremmo qualsiasi collegamento tra loro due!”

“Ma hai appena detto che non puoi fare nulla! Allora a cosa serve questo collegamento, me lo spieghi?! Perché ti giuro che non lo capisco?!” chiese Steph.

Chloe nel frattempo si era avvicinata a loro due ascoltando.

“Beh, non lo so! So solo che per adesso le cose stanno così, ma potrebbero cambiare! Magari con il tempo lei potrebbe cambiare idea! Smetterà di essere arrabbiata con lei! Allora in quel caso forse potrei anche intervenire!”

“Sono soltanto cazzate queste! Non si può restare con le mani in mano e aspettare che le acque si calmino! Non avrebbe alcun senso attendere un momento propizio che magari non arriverà mai! Lo hai detto tu prima, che non vuole più vederla e saperne niente lei! Ora dimmi in che modo Max potrebbe mettere da parte il suo risentimento nei suoi confronti?!”

“Non lo so cazzo, ma adesso non posso farci nulla!”

“Io… non ho speranze” disse Chloe con un filo di voce abbassando lo sguardo.

“Non è così Chloe!” la contraddisse Steph.

“Io ho intenzione di continuare a frequentarla! Spero che per te vada bene Chloe!”

Chloe la guardò annuendo con sguardo arrendevole.

“Sai che non potrai più chiedermi niente di lei?! Cioè, potresti anche farlo ma io non potrei dirti nulla! Non posso più tenerti informata!”

“Ma che cazzo Shon!” disse Steph un po’ irritata.

“No, ha ragione!” intervenne Chloe. “Se smettesse di vederla, sembrerebbe che abbia scelto di stare dalla mia parte! Tra loro finirebbe tutto e io in quel caso davvero non avrei più nessun collegamento con Max! Tanto al momento non posso fare nulla! Sono costretta ad aspettare tempi migliori, ammesso che ce ne saranno mai!”

Rimasero tutte in silenzio senza sapere cos’altro aggiungere. Poi Chloe si allontanò da loro per dirigersi verso la sua stanza da letto. “Scusatemi, ma adesso devo prepararmi per andare a lavoro!”

Quando Chloe chiuse la porta della sua camera, Steph si rivolse a Shonei. “Non puoi restare ferma a guardare e sperare che le cose vadano meglio senza fare nulla! Devi aiutarla! In questo momento chi può avere qualche possibilità di aiutarla, sei proprio tu! Sei tu il collegamento quindi inventati qualcosa!”

“Ma non posso!” disse Shonei.

Steph scosse la testa con disapprovazione.

 

 

New York

Lauren e Daisy erano uscite dal loro albergo per affrontare un'altra mattinata di impegni. Però prima decisero di passare per un bar nei dintorni per prendere un caffè che per Daisy risultava molto meglio di quello offerto dall'albergo. Erano sedute a un tavolo in attesa di essere servite, quando la donna si accorse dall'espressione della ragazza che Lauren non andava.

“Tutto bene Lauren?”

La ragazza davanti a lei non diede alcun segno di averla ascoltata.

“Ehilà, c'è nessuno in casa?” chiese Daisy agitando una mano aperta davanti al suo viso.

“Come? Scusa, stavo pensando ad altro”.

“Me ne sono accorta infatti. Che ti succede? È da ieri sera che ti comporti in modo strano. Non pensare che non me nei sia accorta”.

“Ieri sentivo il bisogno di parlare con Chloe, ma lei non ha risposto ai miei messaggi e nemmeno alla mia telefonata. Sono preoccupata”.

“Forse aveva da fare. Lo sai che ha un lavoro anche lei”.

“Lo so questo, ma di solito legge i miei messaggi e mi avvisa di risentirci più tardi. Ieri invece non li ha nemmeno visualizzati”.

“Beh, chiamala adesso”.

“E se la disturbassi? Se per caso ieri ha fatto tardissimo a lavoro, magari sta ancora dormendo”.

“Cosa fai, adesso ti tiri indietro per non passare per quella che si preoccupa troppo per niente?” chiese Daisy sorridendo.

“No, ma non vorrei risultare invadente, opprimente e...” disse Lauren interrompendosi appoggiando i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani.

“Lauren, sei la sua ragazza. È più che normale che ti preoccupi per lei. Non sarebbe normale se fosse tutto il contrario”.

“Si però, non vorrei risultare opprimente. Ho tanta paura di sbagliare qualcosa con lei, come in passato con la mia ex. Non voglio farla scappare anche lei da me”.

“Non vedo perché dovrebbe farlo”.

“Daisy, mi manca da morire”.

“Allora, non perdere tempo e chiamala”.

“Magari lo faccio più tardi. Se non mi risponde chiamerò Shonei per sapere che succede”.

“Come vuoi”.

Un uomo servì i loro caffè e si allontanò di nuovo. A un tratto Lauren si ritrovò a pensare alla sera prima. “Allora è un bene, eh?” chiese Lauren sorridendo maliziosa.

“Di cosa parli?” chiese Daisy bevendo il suo caffè.

“Di Christopher che non è cambiato per niente”.

“Ah, ecco che ricominci di nuovo”.

 

“Più vi guardo e più continuo a pensare che sia scattata la scintilla tra di voi. Però continuate a girarci intorno negandolo a voi stessi”.

“E da quando sei diventata esperta di queste situazioni semplicemente guardando le persone?”

“Guarda che non sono l'unica a pensarlo” disse Lauren bevendo un sorso del suo caffè.

“Ah sì? E dimmi, chi altro si è fatto questa idea così bizzarra?”

“La figlia”.

“Leslie?”

“Si, pensa che tra voi ci sia molto di più di quello che mostrate”.

“E così adesso siete tutte esperte dei rapporti degli altri”.

“Oh avanti, è così evidente che vi piacete”.

“Ti prego, finiamola qui con questi discorsi”.

“A proposito di Leslie”.

“Cosa?” chiese Daisy.

Lauren stava per chiederle se sapesse qualcosa sul conto di Leslie. Infondo la donna e l'uomo erano amici da tantissimo tempo, anche se non si vedevano ormai da anni. Però poi pensò che se Daisy non ne sapesse davvero nulla, avrebbe svelato qualcosa che forse era il caso tenere nascosta. Quindi sarebbe stato scorretto nei confronti della ragazza che magari non voleva che si sapesse in giro. Dopotutto erano affari suoi.

“Allora? Cosa volevi dirmi di lei?”

“Mi ha invitata a uscire con stasera”.

La donna rimase sorpresa da quella affermazione. “Davvero?”

“Si, più che uscire con lei, ha bisogno di qualcuno che l'accompagni a una festa di fidanzamento. Teme di potere dare troppo nell'occhio andandoci da sola”.

“In che senso? Fingerai di essere la sua fidanzata per evitare che ci provino con lei? Perché da quello che ho potuto percepire ieri, sembra che le piacciono le donne”.

“Ma no che dici? Non è questa la motivazione per cui mi ha invitata!” affermò con decisione la ragazza anche se inevitabilmente si trovò a pensare alla possibilità che fosse realmente così.

“E allora non capisco”.

“È per via del suo lavoro! A quanto pare c'è chi si monta facilmente la testa di questi tempi e trovarsi davanti a un agente di moda in cerca sempre di nuovo talenti... sai com'è?!”

“Aaaah, ora capisco. Quindi se va alla festa accompagnata da una bella donzella, la lasceranno in pace”.

“Già, non so però se definirmi donzella sia davvero indicato!”

“Oh avanti, ho notato gli sguardi che ti lanciava! Infondo sei una bella ragazza e lei è una che se ne intende di bellezza!”

“Ti prego, non continuare ancora! Già non mi capacito di avere accettato il suo invito!”

“Se vuoi conoscere la mia opinione, hai fatto bene ad accettare! Non puoi pensare solo al corso e i convegni! E soprattutto non puoi continuare a pensare ininterrottamente a Chloe! Anche perché altrimenti vai in agitazione e il risultato che ottieni è quello di ieri! Devi prendere un po' d'aria e conoscere gente! Devi staccare un po' Lauren!”

“Lascerei tutto all'istante per tornare da lei!”

“Ecco vedi?! Il tuo problema è proprio questo! Non riesci a svagarti da tutti i tuoi impegni e appena ti fermi un attimo, ecco che ritorna lei nella mente!”

“Quindi secondo te dovrei uscirci?!”

“Si, non puoi passare tutto il tempo con me! Anche perché stasera Christopher vuole portarci in un altro posto!”

“Oh no, basta così ti prego!”

“E saremo solo noi tre!”

“Neanche per sogno, non sarò il terzo in comodo!”

“Allora dovrai uscire per conto tuo!”

“Chissà, magari questa sera stando da soli, finirai per passare la notte altrove!”

“Sapevo lo avresti detto! Sei tutta tua madre!”

Portland

Max era ancora a letto quando sentì il suo telefono squillare. Con gli occhi ancora chiusi e appesantiti dal sonno, allungò un braccio afferrando il telefono per rispondere senza vedere chi fosse.

“Pronto!”

“Ehi Max!”

“Chi parla?!”

“Sono Ellis!”

“Ellis?!” chiese Max confusa mettendosi a sedere sul letto.

“Scusami tanto per la telefonata. Lo so che è domenica e che dovrebbe essere la tua giornata libera ma è saltato fuori un imprevisto”.

“Che imprevisto?” chiese Max sbadigliando.

“Sei ancora a letto?”

“No io…”

Ellis cominciò a ridere.

“Si, stavo dormendo” ammise Max.

“Scusami davvero tanto Max, non volevo disturbarti”.

“Ormai sono sveglia quindi sputa il rospo”.

“Mi ha chiamato Bonnie poco fa”.

“Bonnie?!”

“Si, ha chiamato poco fa per chiedermi se fosse possibile anticipare la sessione di foto per il book fotografico”.

“Cosa?! Ma avevamo deciso per domani!”

“Si lo so questo, ma vedi purtroppo per lei non sarà possibile”.

“Per quale motivo?!”

“Domani mattina partirà per partecipare al funerale di un lontano parente e mancherà per qualche giorno. A essere sincere non è nemmeno una sua parente, ma della matrigna. Suo padre ha insistito tanto che ci fosse anche lei perché ormai fa parte della famiglia e sarebbe da maleducati non partecipare. Ora, considerando che il book fotografico va consegnato tra pochi giorni, ha pensato bene di anticipare la sessione a oggi, ma solo se tu sei d’accordo. Altrimenti non se ne fa niente”.

“Oh cielo!”

“Cosa?!”

“Io non so se sono pronta!”

“A te la scelta Max”.

Max sospirò dicendo: “Ok, va bene! Tanto oggi o domani non è che mi cambi molto! Dammi il tempo di prepararmi!”

“Allora avviso Bonnie e passo a prenderti più tardi!”

“Va bene!”

“A dopo Max!”

“Ciao Ellis!”

Max terminò la chiamata sospirando ancora una volta stendendosi di nuovo portandosi il cuscino sulla faccia, lanciando un piccolo urlo di disperazione. Poi si alzò dal letto uscendo dalla sua stanza, trovando Kate a sfogliare un libro di cucina. Victoria stava entrando proprio in quel momento in bagno, ma si fermò lanciando un urlo.

“Maledetta pantegana! Kate, ti rendi conto che tra qualche giorno resteremo senza carta igienica?!”

“Che succede?!” chiese Kate.

“E me lo chiedi?! La tua pantegana ha srotolato e mangiato la carta igienica e non è la prima volta che lo fa! Prima o poi ci troveremo a pulirci il sedere con delle conchiglie come nel film Demolition Men con Silvester Stallone!”

Kate cominciò a ridere andando a prendere Donnie dal bagno. Victoria nel frattempo la osservava con le braccia conserte. “Certo ridi pure, tanto alla fine sono sempre io a trovarmi sprovvista di carta!”

Poi si voltò verso Max che assisteva a tutta la scena. “Buongiorno Max!”

“Buongiorno! Potrei andare a fare una doccia veloce?!”

“Perché tutta questa fretta?!” chiese Victoria sospettosa.

“Mi ha appena chiamato Ellis per dirmi che passa a prendermi per andare allo studio!”

“Oggi?!”

“Si, abbiamo dovuto spostare una sessione di fotografia a causa di un imprevisto della cliente!”

“Ah, ma aspetta un attimo, Ellis scatterà delle foto?! Non doveva stare a riposo?!”

“Infatti non sarà lei a scattarle!”

“Wow, questo vuol dire che è la tua prima cliente?!”

“Non proprio, ma si!”

“Ma questo è fantastico!” disse Victoria elettrizzata all’idea.

“Beh, insomma!”

“Ma come, non sei contenta?!”

Max non aveva accennato nulla alle loro amiche, motivo per cui non rispose subito. Kate rimase a guardarla in attesa di una risposta mentre accarezzava Donnie.

“Si lo sono è solo che… le foto… sono particolari… insomma…”

“Cioè?!” perseverò Victoria.

“Sono foto di nudo!”

Kate sgranò gli occhi mentre Victoria la guardò confusa. “In che senso nudo?!”

“Foto di nudo… artistico ovviamente! Non è una cosa volgare o…”

“Oh santo cielo! Ma tu non hai mai scattato foto del genere! E poi perché ne vengo a conoscenza soltanto adesso?!”

“Tu hai mai scattato foto del genere Vic?!”

“Io scatto foto a modelli completamente vestiti!”

“Ecco spiegato il motivo per cui non ti ho detto nulla! Non potresti certamente darmi qualche consiglio e Kate invece non è una fotografa!”

“E anche con un certo sollievo aggiungerei!” disse Kate.

“Tu hai accettato?!” chiese Victoria.

“E cosa avrei dovuto fare?! Rifiutarmi dopo avere concesso la mia disponibilità a Ellis?! Non mi sembrava proprio il caso! E poi la cliente mi ha pregato di accettare! Per lei è molto importante, perché questa potrebbe essere la sua occasione di partecipare a una selezione di modelle per una rivista!”

“Uhm, sicuramente non a quella di Cunningham, altrimenti ne saprei qualcosa!”

“Allora posso andare prima io in bagno?!”

“Certo, vai pure! Io andrò in quello di servizio, sempre ammesso che non manchi qualche pezzo necessario!” disse Victoria guardando con disappunto Donnie tra le braccia di Kate.

“Grazie!” disse Max entrando nel bagno.

Kate e Victoria rimasero in silenzio a guardarsi.

“Credi che riuscirà a scattare quelle foto?!” chiese Kate all’amica.

“Non ne ho la più pallida idea ma se secondo me se la caverà, ne sono certa! Non potrei dire lo stesso di te nel caso tu fossi una fotografa!”

“Cioè?!”

“Non riesco proprio a immaginarti a scattare foto a una persona nuda! Sono sicura che andresti subito a confessarti e a buttare dell’acquasanta negli occhi!” disse Victoria ridendo.

“Ti stai burlando di me?!”

“No, sto soltanto dicendo come andrebbero le cose!” rispose ridendo.

Kate in risposta lasciò andare Donnie che non perse tempo a dirigersi veloce verso la ragazza che istintivamente scappò via urlando terrorizzata per mettersi al riparo.

E poi fu il turno di Kate a ridere di gusto.

 

 

Ellis passò a prenderla circa mezz’ora dopo. Quando arrivarono allo studio Bonnie era già sul posto ad attenderle chiacchierando con Audrey, la segretaria.

“Buongiorno!” dissero Max ed Ellis appena entrate. Le altre due risposero al saluto e poco dopo Bonnie si avvicinò a Max con sguardo di gratitudine.

“Non so come ringraziarti per aver accettato Max! So che questo era il tuo giorno libero!”

“Oh, figurati! Piuttosto ho saputo del lutto in famiglia, ti faccio le mie condoglianze!”

“Oh grazie! Ma sinceramente non lo conoscevo nemmeno! Non è proprio di famiglia per quanto mi riguarda!” disse con indifferenza.

“Ok, io credo che sia arrivato il momento di metterci a lavoro! Che ne dite?!” disse Ellis.

“Benissimo, io sono pronta!” rispose Bonnie.

“Audrey, noi andiamo in sala posa! Chiunque venga non siamo aperti!”

“Certo! Io nel frattempo metto un po' di ordine in ufficio e sistemo l'agenda degli appartamenti!”

Così Ellis, Max e Bonnie entrarono in sala posa. “Allora, direi che prima di cominciare, sarebbe il caso di chiarire alcune cose Bonnie! Giusto per darci un'idea di cosa tu voglia davvero da queste foto!”

“Certo, è molto semplice! Voglio che queste foto mettano in risalto la mia persona, in senso fisico! Voglio posare nuda per avere altre foto da aggiungere al mio book fotografico! Lo faccio perché le altre lo hanno fatto anni addietro ottenendo il posto come modella! Però devo essere del tutto sincera, non mi va affatto l'idea di posare completamente nuda! È la mia prima volta e ammetto che la cosa, mi metterebbe un po' a disagio!”

“Allora siamo in due!” disse Max.

Ellis ridacchiò. “Ok ragazze, vi capisco benissimo ma non rendiamolo più difficile di quello che è realmente! Hai altro da appuntare Bonnie?!”

“Si, voglio che siano foto sexy, ma non troppo osé o esplicite! Voglio che siano di buon gusto! Non voglio che in qualche modo possano risultare volgari! E comunque anche se voglio mettere in risalto il mio corpo, vorrei che non passasse solo ed esclusivamente quello! Devono essere foto artistiche, qualcosa che lasci a bocca aperta chi le guarda!”

Ellis annuì guardando Max che ascoltava attentamente cosa diceva la ragazza. “Bene! Max vuoi sapere qualcos'altro?!”

“No, credo che abbia detto già tutto!”

“Ottimo, vuoi proporre qualcosa tu?!”

“Io?!” chiese Max.

“Si, ad esempio come pensi di muoverti?!”

“Ehm... io...” disse Max riflettendo mentre Bonnie prestava attenzione a ciò che stava per dire.

“Credo che se non vuoi fare foto esponendo il tuo corpo nudo per intero, potremmo usare qualcosa per... coprire le parti... intime!”

“Si, magari!”

“E cosa proponi di usare?!” le chiese Ellis.

Sembrava la stesse mettendo alla prova. Questo atteggiamento non piacque per niente a Max che comunque finse di non accorgersene facendo buon viso a cattivo gioco.

“Non lo so, magari un lenzuolo bianco… di seta?! Sempre che tu ne abbia!”

Ellis sorrise. “Qui c'è tutto l'occorrente Max!”

“Bene, mi piace l'idea! C'è altro che io possa utilizzare?!” disse Bonnie raggiante.

“Beh, puoi utilizzare il tuo stesso corpo nelle varie pose che ti dirò di assumere, usando mani, braccia e gambe per coprirti e non esporti del tutto!”

“Ah bene, capito!” disse la ragazza con un certo nervosismo.

“Per quanto riguarda le pose le scoprirai man mano che Max te le indicherà dopo ogni scatto!” aggiunse Ellis.

“Ok, quindi io...”

“Puoi andare in camerino e iniziare a spogliarti! Adesso ti porto una vestaglia da indossare nel frattempo che prepariamo il resto!”

“Ok!” disse la ragazza dirigendosi verso il camerino.

Ellis e Max si avvicinarono al tavolo con tutta l'attrezzatura.

“Che obbiettivo ottico vuoi usare?!” chiese Ellis.

“Uno da cinquanta millimetri credo che possa andare bene!”

“Sei proprio sicura?!” chiese Ellis prendendo la macchina fotografica.

Max si voltò verso di lei. “Gradirei che mi dicessi se sto sbagliando qualcosa prima di iniziare! Non vorrei fare dei scatti per poi rendermi conto soltanto dopo che non vanno bene!”

“Max, devi rilassarti! Abbiamo tutto il tempo di fare degli scatti e se qualcosa non va ricominciamo per trovare la giusta impostazione alle foto! Non tutto viene bene al primo tentativo! Un'ottica da cinquanta millimetri va bene però… perché l’hai scelta?!”

“Perché rende l'immagine molto più naturale!”

“Certo, però se utilizzassi ad esempio, un obbiettivo da ottantacinque o settanta millimetri e sfruttando lo zoom, riusciresti a ridurre la profondità di campo concentrandoti più sul soggetto!”

“Io voglio provare con un obbiettivo da cinquanta millimetri!” replicò Max.

“Ok, come vuoi! Sei tu che devi scattare le foto! Che cinquanta millimetri sia allora, anche se per me converrebbe usare un obbiettivo diverso! E sono certa che presto mi darai ragione!” disse Ellis con un sorriso.

Era fermamente convinta che presto la ragazza le avrebbe chiesto di cambiare l'obbiettivo e per una ragione più che ovvia. Però in quel momento Max sembrava ignorarla del tutto.

“Non credo proprio! Comunque non riesco a credere che io lo stia per fare davvero!”

“La prima volta è così!”

“Non per te ovviamente!”

“Il fatto che io non abbia avuto problemi la prima volta, è solo perché sono diversa da te! Non di certo perché mi piacciono le donne! Anzi se ci pensi bene avrei dovuto avere più difficoltà proprio per questa ragione! Insomma, pensa a quanto sarebbe stato complicato riuscire a rimanere concentrata davanti a una bella donna completamente nuda!” disse Ellis ridendo.

Max la guardò scuotendo la testa. “Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovata a scattare fotografie di nudo!”

“Oh avanti! Non c'è nulla di male Max!”

“Non fraintendermi Ellis! Non è perché sono contraria a questo tipo di forma d'arte, ma non mi è mai passato per la mente che questo potesse essere seriamente qualcosa che avrei fatto!”

“Lo capisco sai?! A ogni fotografo il suo settore!”

“Forse sarebbe più capace Victoria!”

“E perché mai?! Solo perché scatta foto a modelli? Credimi, questo non le assicurerebbe di certo di fare un buon lavoro!” disse Ellis mentre preparava la macchina fotografica con qualche difficoltà.

Max se ne accorse. “Dai qua, faccio io!” disse occupandosene lei.

Ellis la lasciò fare e poi le diede una gomitata al braccio facendola voltare verso di lei. “Ehi, andrà tutto bene, te la caverai!” disse sorridendo prima di allontanarsi per portare una vestaglia a Bonnie.

“A che punto sei Bonnie?” chiese Ellis avvicinandosi al camerino con una vestaglia tra le mani.

“Ho finito!”

“Bene, prendi questa nel frattempo, così puoi uscire di lì”.

Bonnie sbucò con la testa fuori dal camerino spostando la tendina. “Ah grazie!” disse prendendo la vestaglia e sparendo di nuovo all’interno del camerino.

“Tutto ok?!” chiese Ellis.

“Si, sto benissimo!”

“Bene, ma sembra che tu sia un po’ tesa! Cerca di rilassarti!”

“Facile per te dirlo! Non sei mica tu quella con le chiappe al vento!” disse Bonnie uscendo finalmente dal camerino in vestaglia mentre Ellis rideva.

“Allora Max, che fondale vuoi?” chiese Ellis.

“Nero!”

“Ok!” disse Ellis iniziando a preparare il fondale. Max si avvicinò a lei per darle una mano.

“Per le luci?”

“Due faretti!”

“Dove dovrei posizionarli?”

“Da un lato!”

“Va bene capo!”

“Smettila!” disse Max nervosa mentre Ellis si divertiva.

Nel frattempo Bonnie era seduta sulla sedia davanti al tavolo provvisto di specchio per darsi una sistemata ai capelli.

Quando fu tutto pronto Ellis si girò a guardare Bonnie. “Vieni qui futura modella!”

“Per scaramanzia preferirei che tu non mi chiamassi così!” rispose la ragazza avvicinandosi al fondale.

“Ops, scusa!”

Max si posizionò davanti al fondale rimanendo un po’ distante con la macchina fotografica tra le mani che alzò leggermente, notando un leggero tremore. “Merda!”

Ellis si voltò a guardarla un attimo e poi le si avvicinò. “È tutto ok?”

“Si certo, è solo che mi tremano un po’ le mani!”

“Oh santo cielo! Max, stai per scattare delle foto! È estremamente importante che le tue mani siano ferme!” disse sottovoce.

“Credi che non lo sappia?!” chiese la ragazza abbassando la voce per non farsi sentire da Bonnie. “Cosa facciamo adesso?!”

“Aspettiamo un po’ così vi rilassate tutte e due!”

“Oppure potrei provare con il cavalletto fotografico!”

“Sul serio?! Molto probabilmente dovrai cambiare spesso posizione! Quanto ti conviene usarlo?!”

“Beh, aspettare semplicemente che mi passi credo sia inutile! Dovremmo cominciare!”

“Non vedi l’ora di svignartela eh?!” chiese Ellis ridacchiando.

“Non sei divertente!”

“Ok, prendo il cavalletto che spero lascerai presto!” disse Ellis allontanandosi per prendere un cavalletto e posizionandolo davanti al fondale dove la ragazza attendeva.

“Possiamo iniziare adesso?!” chiese Bonnie.

“Possiamo Max?” chiese Ellis.

“Si certo!”

“Bene!” disse Ellis accendendo i faretti per poi avvicinarsi a Bonnie. “Adesso devi togliere la vestaglia.

“Certo!”

La ragazza si sfilò la vestaglia passandola ad Ellis che non la guardò per non metterla in soggezione allontanandosi da lei che nel frattempo si posizionò per coprirsi come meglio poteva con le braccia e le mani.

“Oddio!” bisbigliò Max voltandosi a guardare da un’altra parte.

Ellis sorrise avendola sentita. Appoggiò la vestaglia su una sedia e guardò le due ragazze. “Ok, direi che possiamo davvero cominciare!”

“Che posa dovrei assumere?!” chiese Bonnie.

“Ehm… potremmo iniziare con… p-potresti girarti di spalle?!”

“Di spalle?!”

“Si!”

Bonnie guardò prima verso Ellis che rimase impassibile e poi si voltò di spalle. Dopotutto era Max a decidere.

“E poi potresti alzare il braccio destro piegandolo ad arco sulla testa?!”

“Così?!”

“Si, ma appoggia il braccio sul capo!”

“Così va bene?!”

“Si, perfetto!”

Max guardò attraverso l’obbiettivo e poi si tirò indietro. Nel frattempo Ellis prendeva posto sulla sedia osservandola.

“Bonnie potresti girare anche la testa alla tua sinistra?”

“Ok!”

“Bene, resta così!”

Così Max scattò la sua prima foto. Passarono venti minuti di scatti ma Max non sembrava affatto convinta che stesse funzionando.

“Ellis, forse il cavalletto va tolto!”

“Era ora!” disse lei con sollievo alzandosi dalla sedia per rimuovere il treppiedi. “Così sarai più libera di muoverti!”

“Si, infatti!” disse Max notando che le mani non le stessero tremando più. Segno che stesse lentamente iniziando ad adattarsi alla situazione.

Ricominciò a scattare delle foto avvicinandosi sempre di più alla ragazza con qualche difficoltà. A corto di idee sulle pose, ogni tanto interveniva Ellis mostrando alla ragazza come posizionarsi, ma senza mai toccarla. Quando Max si ritrovò troppo vicina a Bonnie si bloccò spostando il suo sguardo altrove. “Ellis, forse… e dico forse… potremmo provare con… un obbiettivo ottico da ottantacinque a focale fissa?!”

“Certo!” disse Ellis soddisfatta indicandole di seguirla al tavolo dell’attrezzatura.

 Mentre Max cambiava l’obbiettivo, si sentì osservata da lei. “Cosa c’è?!”

“Sai, credevo che per orgoglio non me lo avresti mai chiesto!”

“Voglio solo provare con un altro obbiettivo, tutto qua!”

“Max, l’unico motivo per cui volevo farti utilizzare un altro tipo di obbiettivo, era per evitare il disagio che state provando adesso! Più siete vicine e più il vostro spazio personale diminuisce! Bonnie si sente più vulnerabile davanti ai tuoi occhi essendo completamente nuda! Tu ti senti ulteriormente a disagio, ma con l’obbiettivo che hai scelto è inevitabile doversi avvicinare! Adesso puoi ammettere tranquillamente che avevo ragione!”

“Potevi dirlo prima comunque!”

“E rovinarmi tutto il divertimento?!” disse Ellis ridendo.

Ricominciarono con gli scatti e Max si fermò di nuovo.

“E se scattassi foto in bianco e nero?!” chiese Max.

“Sarebbe un’ottima scelta!” disse Ellis.

“Perché?!” chiese Bonnie.

“Perché hanno tutto un altro effetto!” disse Max.

“Infatti e si possono nascondere anche difetti della pelle nel caso ce ne fossero!”

“Stai dicendo che ho qualche difetto Ellis?!” chiese Bonnie.

“No, non lo sto dicendo ma nessun corpo è mai perfetto. Anche una semplice macchia sulla pelle potrebbe cambiare l’aspetto della foto, compromettendo il risultato finale! Gli scatti assumono un aspetto decisamente diverso da quello a colori e trasmettono anche sensazioni diverse!”

“Hai detto di volere delle foto più artistiche e in questo modo credo riusciremmo a soddisfare questa tua richiesta. Con le foto in bianco e nero entrano in gioco molti più fattori, perché si gioca molto sulle forme, la luce, le ombre e tutto il resto! Però se vuoi che continuiamo con quelle a colori per me va bene!”

“No Max, non va bene!” disse Ellis contraddicendola volutamente, mentre Bonnie la guardava con aria interrogativa. “Tu sei la fotografa e devi consigliare cosa è meglio per soddisfare la richiesta del cliente! È chiaro che Bonnie non conosce la fotografia, ma tu sì! Sei tu l'esperta, non dimenticarlo! Se credi che scattando in bianco e nero riusciresti a ottenere un risultato migliore, devi proporglielo facendole capire che questo gioca soltanto a suo favore! A meno che tu non sia completamente convinta che il risultato possa migliorare!”

Bonnie si voltò a guardare Max. “Secondo me degli scatti in bianco e nero renderebbero di più!” rispose a tono.

Max ed Ellis restarono a guardarsi e Bonnie si schiarì la voce attirando la loro attenzione. “Credo… che… si possa anche provare! Tanto dopo dovremo solo selezionare quelle buone!”

“Esatto!” disse Ellis.

“Bene, allora procediamo!” disse Max.

Così la ragazza ricominciò a scattare le foto notando subito la differenza del lavoro che stava svolgendo. Le foto avevano acquisito un aspetto molto più artistico e grazie al gioco di luci e ombre veniva messo in risalto maggiormente il corpo di Bonnie. Max sentì di essere sulla strada giusta. Inoltre scattando foto tenendosi a debita distanza lontana dalla ragazza, riuscì a rilassarsi di più superando un po’ dell’imbarazzo iniziale. Stessa cosa per Bonnie che si sciolse ancora di più riuscendo a seguire le indicazioni di Ellis e Max senza alcun problema. Utilizzarono per le foto successive, il lenzuolo di seta bianco come da programma e una sedia, per mettere maggiormente a suo agio la ragazza.

 

 

Shonei raggiunse l’appartamento di Max, credendo di trovarla a casa visto che era domenica. Voleva chiederle di uscire a fare un giro insieme. Bussò alla porta rimanendo in attesa. Poco dopo comparve Kate sulla soglia, sorpresa di vederla.

“Ehi Kate, ciao”.

“Ciao Shon, cosa ci fai qui?”

“Cercavo Max, è in casa?”

“A dire il vero lei non c’è”.

“Ah e dov’è?”

“Beh, lei è…”

A quel punto si intromise Victoria piazzandosi accanto all’amica. “Toh, ma guarda chi c’è, la traditrice!”

“Buongiorno anche a te Victoria! Vedo che l’acidità si alza dal letto insieme a te!”

“Come ha detto prima Kate, Max non è in casa in questo momento quindi puoi andartene e strisciare da dove sei venuta!”

“Victoria!” disse Kate in tono di ammonimento.

“Forse tu non lo sai o Max semplicemente non ti ha messo al corrente! Se così fosse ti chiarisco io un paio di cosette! Ti vorrei informare che io e Max abbiamo parlato, chiarendo tutta la situazione! Ci siamo riappacificate e quindi la tua ostilità nei miei confronti è del tutto ingiustificata!”

“Ingiustificata un corno!” disse Victoria incrociando le braccia al petto. “L’hai presa in giro, mentendole e nascondendole la verità su Chloe! Dimmi una cosa, ma non ti fai schifo?!”

“Io ho sbagliato e lo so questo! L’ho anche ammesso!”

“Pff, si certo! Soltanto perché sei stata scoperta!”

“Guarda che io… ahhh, lascia perdere! Io non sono tenuta a spiegarti assolutamente nulla! L’unica persona a cui devo delle spiegazioni è Max e io e lei ci siamo già chiarite!”

“Non preoccuparti, ci ha spiegato la situazione di come sono andate le cose! Siamo al corrente di tutto ma questo non fa di te una persona rassicurante! Al contrario, hai dimostrato di essere una persona di cui non ci si può fidare! Gradirei davvero che lasciassi in pace Max!”

“Victoria, adesso basta per favore!” disse Kate. “Torna dentro, ci penso io adesso!”

Victoria si allontanò dalla porta sbuffando.

“Devi scusarla…”

“Pff, figurati! Mi sto abituando ai suoi modi poco educati di esprimere il proprio parere in merito a questioni in cui non si dovrebbe intromettere!”

“Forse hai ragione, ma Max è nostra amica e ne ha passate tante. Victoria a suo modo sta solo cercando di proteggerla. Anche se i suoi modi spesso sono alquanto… discutibili”.

“Spesso?! Direi sempre! Comunque mi potresti dire dov’è Max?”

“Anche se te lo dicessi non potresti andare da lei”.

“Ah no? E perché?”

“È a lavoro”.

“Cosa?! Oggi?! Ma è domenica!”

“Si ma c’è stato un imprevisto ed è dovuta andarci”.

Shonei rimase un attimo a riflettere sorridendo, pensando che forse si trattasse delle foto di nudo che doveva scattare. “Oh, capisco. Dove si trova lo studio fotografico?”

“Vorresti andare da lei?” chiese Kate sorpresa.

Shonei rispose con una semplice alzata di spalle.

“Te lo dico, ma non credo sia il caso tu non vada a disturbarla in questo momento”.

“Oh no, non devi preoccuparti. Non ho nessuna intenzione di farlo”.

Così Kate le diede l’indirizzo dello studio fotografico senza essere convinta di stare facendo la cosa giusta. Shonei andò via dopo averla ringraziata. Mentre era nel corridoio ricevette un messaggio da parte di Matthew per alcune consegne da fare. “Fantastico!” disse Shonei con fastidio. Decise di raggiungere Max subito dopo le consegne.

 

 

Jessie stava mettendo un po' di ordine in casa, avendo l'ennesima giornata libera a causa della salute precaria del dentista da cui lavorava. A un certo punto sentì bussare alla porta del suo appartamento. Andò ad aprire ritrovandosi davanti il suo ragazzo. Owen entrò dandole un bacio a stampo. “Buongiorno!” disse lui raggiante.

“Buongiorno Owen, ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?”

“Si, in effetti dovrei ma ci tenevo particolarmente a venire da te adesso per darti una notizia davvero importante!”

“Ah, infatti mi sembra di vederti un po' troppo di buon umore. Vuoi un caffè o...”

“No, l'unica cosa che voglio in questo momento è la tua completa attenzione! Non ci vorrà molto!” disse lui prendendola per le mani.

“Ok, adesso hai davvero tutta la mia attenzione! Hai suscitato la mia curiosità!” disse Jessie ridacchiando.

“Bene, è esattamente quello che volevo! Sediamoci un attimo!” disse Owen tirandola verso il divano per sedersi. Dopo essersi seduti, il ragazzo prese un respiro profondo stringendo ancora le mani della ragazza tra le sue.

“Ho appena ricevuto una gran bella notizia molto importante per la mia vita, anzi per la nostra! Ricordi che ho mandato il mio curriculum un po' ovunque l'anno scorso?!”

“Si, mi ricordo!”

“E ricorderai anche che non è andata bene, perché nessuno mi ha contattato più da allora! Ebbene a quanto pare qualcuno ha cambiato idea decidendo di assumermi in una grande azienda molto importante! Pensa che ci lavora anche un mio caro vecchio amico! Ho ottenuto il lavoro Jessie! Certo, per i primi tempi dovrò darmi davvero da fare dimostrando di meritarmi quel posto! Questo però non mi preoccupa affatto perché so di essere all'altezza! Mostrerò loro di cosa sono capace!”

“Ma questo è fantastico!” disse Jessie abbracciandolo forte buttandogli le braccia al collo. “Sono così felice per te!”

Owen Si staccò dall'abbraccio guardando Jessie. “Non devi essere felice solo per me, ma per entrambe!”

“Ah sì?!  Sono stata assunta anche io?!” disse lei ridacchiando per scherzare.

“Noi stiamo insieme da due anni ormai e le cose tra noi vanno bene! Questa è un’occasione importante che non capita sempre nella vita! Non voglio dover rinunciare a niente! Finalmente sento di avere tutto quello di cui ho bisogno e che ho sempre desiderato!”

Jessie lo ascoltava guardandolo con attenzione e con aria un po' confusa. “Ok, ma non...”

“Credo sia il caso di pensare al nostro futuro insieme! Quello che sto cercando di dirti è che vorrei che convivessimo! Lo so che volevi aspettare per questo, ma al diavolo tutto! La vita è una e non voglio perdere un altro giorno a pensare se sto correndo troppo o meno! Voglio che viviamo insieme e magari chissà, se le cose andranno come spero, potremmo anche sposarci!”

Jessie lo guardava sorpresa, poi sorridendo lo abbracciando di nuovo. “Certo che lo voglio Owen!”

Si baciarono stringendosi forte ridacchiando. “Non vedevo l’ora di dirtelo!” disse il ragazzo.

“E io non vedevo l’ora di sentirtelo dire!”

“Bene, allora sarà il caso di avvisare il tuo capo a lavoro! Così potrai iniziare a imballare tutta la tua roba e…”

“Un momento, non capisco cosa c’entri lui in questo!”

“Beh, dovresti dirgli che stai per lasciare il lavoro! Così magari può cercare una sostituta!”

Jessie cambiò espressione sbalordita dalle parole di Owen. Sciolse l’abbraccio dal suo ragazzo. “Perché dovrei lasciare il mio lavoro?!”

“Jessie, io sono stato assunto da un’azienda che si trova a New York!”

“New York?!”

“Si, credevo di averlo già detto!”

“No Owen, non l’hai detto!” disse la ragazza con fastidio.

“Ok, mi sarà passato di mente! Scusami!”

Rimasero in silenzio mentre la ragazza si alzava dal divano allontanandosi leggermente da lui, passandosi una mano tra i capelli.

“Cosa c’è Jessie?! Pensavo che lo volessi anche tu! Costruirci un futuro insieme, sposarci e…”

“Ed è quello che voglio infatti!” disse lei voltandosi a guardarlo.

“E allora qual è il problema?!”

“Io non voglio lasciare il mio lavoro! Non voglio allontanarmi così tanto da Portland, dove ho le mie amicizie! Finalmente ho trovato un appartamento tutto mio! Sono soddisfatta della mia vita così com’è!”

Lui la guardò riflettendo e poi chiese: “Sei soddisfatta così?! Quindi fammi capire bene! Vuoi continuare così anche per quanto riguarda la nostra storia?! Vuoi che io continui a essere semplicemente il tuo ragazzo! Vuoi che continuiamo a vivere separati?!”

“Non sto dicendo questo! Io ti amo Owen e voglio davvero costruire una famiglia con te! È quello che ho sempre sognato! Però non voglio dover rinunciare a niente come non lo vuoi anche tu!”

“Non dovrai farlo!” disse lui alzandosi avvicinandosi alla ragazza e poggiandole le mani sulle spalle. “Io non voglio che tu rinunci alla tua professione, ma puoi farlo anche altrove, non per forza a Portland!”

“Per te è facile parlare così, sei stato appena assunto! Io invece potrei non essere così fortunata! E poi qui ho i miei amici!”

Il ragazzo scosse la testa rimuovendo le mani dalle spalle dalla ragazza. “Ohhh, al diavolo gli amici! Potrai sempre fartene di nuovi, tanti quanti ne vuoi! Inoltre potremmo tornare qui per le vacanze estive, così potrai riabbracciarli tutti!”

“Dimmi Owen, quanti amici hai a New York?!”

“Questo non ha nessuna importanza!”

“Oh davvero?! Non ha nessuna importanza per chi vivono quasi tutti lì! Sai cosa viene fuori da questa chiacchierata illuminante tra noi?!”

“No, cosa?!” chiese lui sarcastico.

“Che tutto ciò che ha a che fare con me sia poco importante, a meno che non coinvolga anche te! Come ad esempio la nostra storia! Mentre il mio lavoro, la mia famiglia e i miei amici, passano in secondo piano!”

“Ma se non vedevi l’ora di startene per conto tuo e liberarti della tua famiglia!”

“Non ho mai detto una cosa del genere! Volevo semplicemente raggiungere la mia indipendenza! Ed è esattamente quello che ho fatto! Ma tengo alla mia famiglia! Mia sorella sta anche per partorire! Sto per diventare zia e non voglio perdermelo per niente al mondo!”

“Quindi mi stai dicendo che non vuoi partire con me?!”

Jessie rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere. Sapeva di amare Owen e non voleva perderlo per nessuna ragione. Però era spaventata all’idea di lasciare i suoi amici, la famiglia e il suo lavoro. Adesso si sentiva sicura e aveva raggiunto una certa stabilità, ma il ragazzo le stava chiedendo di lasciare tutto per partire con lui e verso l’ignoto. Portland le dava delle certezze mentre New York solo incognite.

Lui annuì deluso e poi con una risata isterica disse: “Io non rinuncerò a quel lavoro! Se nessuno di noi due è disposto a fare un passo indietro, vuol dire che la nostra storia è destinata a concludersi qui!”

“No! Owen, non possiamo rinunciare a noi! Troveremo una soluzione!”

“Ah davvero? E quale sarebbe una possibile soluzione?! Una relazione a distanza?! Sai benissimo che non funzionerebbe!”

“Owen…”

“Decidi adesso Jessie! Vuoi stare con me sì o no?!”

“Non parlare in questo modo! Sai benissimo che io voglio stare con te!”

“Allora vieni via con me Jessie, ti prego!”

Gli occhi di Jessie cominciarono a riempirsi di lacrime e il ragazzo comprese quale fosse la sua risposta. Annuì allontanandosi da lei per dirigersi verso la porta. Jessie gli andò dietro avvolgendo le braccia attorno alla vita di lui. “Ti prego Owen, non andartene!”

Lui si voltò guardandola negli occhi. “Pensavo che saremmo stati insieme per sempre! Credevo che entrambe volessimo le stesse cose! Solo adesso mi rendo conto che non è così! Mi sbagliavo a crederlo! A quanto pare la nostra storia sembra essere giunta al capolinea!”

“Non può finire così!”

“È già finita…addio Jessie!” disse lui con voce tremante uscendo velocemente dall’appartamento. La ragazza lo seguì sul pianerottolo per cercare di fermarlo senza riuscirci. Jessie si arrese piangendo con il senso di vuoto e di colpa per aver messo fine alla loro storia senza volerlo.

 

 

Dopo aver effettuato le sue solite consegne, Shonei si trovò davanti allo studio fotografico. Si abbassò gli occhiali da sole leggendo l'insegna con un sorriso. “Trovato!”

Si diresse verso la porta ed entrò trovandosi nell'atrio dello studio. Si guardò intorno e poi vide Audrey seduta alla scrivania che stava scrivendo qualcosa su una agenda. La ragazza alzò lo sguardo puntandolo su di lei. “Buongiorno, posso esserle utile?”

“Buongiorno a lei. Effettivamente potrebbe essermi utile”.

“Spero solo che non si tratti di fotografia perché per oggi siamo chiuse”.

“Ah davvero? E allora come diavolo ci sono entrata qui dentro?” chiese Shonei sorridendo mentre si avvicinava alla scrivania.

“Eh sì, forse sarebbe stato meglio chiudere a chiave la porta”.

“Beh, ormai è troppo tardi” disse Shonei togliendosi gli occhiali da sole. “Comunque non sono qui per delle foto”.

“Ah, e come mai è qui?”

“Sto cercando... tu sei Ellis?” chiese confusa Shonei.

“No, io sono Audrey, la sua segreteria”.

“Ah, piacere di conoscerti Audrey, io sono Shonei” disse porgendole la mano. “Deve essere davvero figo avere una segretaria, soprattutto se è bella come te”.

Audrey rispose alla stretta di mano un po' titubante. “Si certo. Allora, in cosa posso esserle utile?”

“Diamoci del tu Audrey”.

Audrey le sorrise forzatamente restando in attesa di sapere cosa volesse.

“Sto cercando Max”.

“Ah, capisco. Mi dispiace ma in questo momento è impegnata in una sessione di fotografia”.

“Si, lo so bene questo. Mi potrebbe fare la cortesia di dirle che sono qui?” disse Shonei afferrando la statuetta sulla scrivania rigirandosela tra le mani.

“Ehm, veramente non potrei interrompere la sessione, a meno che non ci sia un'urgenza” disse la segretaria. Poi sbiancò vedendo Shonei che si stava passando al volo da una mano all’altra la statuetta, rischiando di farla cadere a terra. “Ti dispiacerebbe?!” disse indicando la statuetta.

Shonei guardò cosa stesse indicando e rimise la statuetta al suo posto. “Beh, io sono un'urgenza!”

“Per caso sei imparentata con Max?”

“Questo cambierebbe le cose?”

“Non lo so”.

“Allora diciamo che sono sua cugina”.

“Qualcosa mi dice che non dovrei crederti”.

“Uuuh, hai fiuto Audrey. Comunque sono una cara, anzi che dico, carissima amica di Max”.

“Quindi è solo una visita di cortesia?”

“La chiamerei più una sorpresa”.

“Non hai intenzione di arrenderti, vero?”

“Uhm, fammi pensare... ehm... no”.

“Ok, ho capito. Vedo cosa posso fare” disse Audrey alzandosi dalla sedia voltando le spalle alla ragazza per andare in sala di posa.

Shonei le guardò il fondoschiena e disse sottovoce: “So io cosa potresti fare”.

Audrey si voltò verso di lei. “Come?” chiese non avendo capito.

“Oh, niente! Dicevo che... attendo qui”.

Audrey bussò leggermente alla porta della sala di posa affacciandosi con la testa facendo un gesto a Ellis che era in piedi con le braccia conserte, appoggiata al muro osservando Bonnie. La fotografa in un primo momento non fece casi a lei. Audrey alzò la mano gesticolando con più animosità ed Ellis finalmente la notò. La segreteria le fece cenno di avvicinarsi. Nel frattempo Shonei camminava guardando le cornici di foto appese alle pareti dell'atrio.

Ellis si avvicinò alla sua segreteria. “Cosa c'è?” chiese a bassa voce per non disturbare la sessione.

“C'è qualcuno di là che cerca Max”.

“Cosa?!”

“Eh sì!”

“Chi è?!”

“Credo un'amica ma non ne sono sicura. Le ho detto che non potevo interrompere la sessione. Ma sembra determinata a vedere Max, non ha nessuna intenzione di andarsene”.

“Ah, ci penso io allora”.

“Ellis!” la chiamò Max.

“Ragazze, voi continuate pure, arrivo tra un attimo!”

“Ok!” disse Max.

Ellis uscì dalla sala di posa insieme alla sua segretaria. Vide Shonei che stava osservando una sua foto incorniciata inclinando la testa confusa, con una asticella degli occhiali tra le labbra e una mano in tasca. Non le sembrava di conoscerla.

“Ma cosa cazzo è questa roba!” disse Shonei sottovoce.

“Buongiorno!” disse Ellis facendola voltare.

“Ah, buongiorno!” disse Shonei togliendosi gli occhiali dalla bocca e infilarli nella tasca della camicia. “Cazzo Max, sei cambiata davvero tanto dall'ultima volta che ci siamo viste, cioè ieri!” disse ironicamente guardando Audrey.

“Lei è?!” chiese Ellis.

“Sono Shonei un'amica di Max!” disse la ragazza porgendole la mano che Ellis strinse.

“Tu invece dovresti essere Ellis, giusto?” chiese Shonei puntando l'indice verso di lei.

“Si, sono proprio io in carne e ossa!”

“Allora, posso vedere Max?! Ho devo mandare un mandato di perquisizione?!”

“A dire il vero adesso è impegnata! Se non è una cosa urgente magari potresti aspettare che finisca!”

“Oh, che peccato! Sono sicura che ci rimarrà molto male quando saprà della mia presenza qui e nessuno che l'abbia avvertita!"

Ellis e Audrey si scambiarono un'occhiata.

“Ok, aspetta qui un attimo!” disse Ellis allontanandosi per raggiungere Max interrompendo la sessione. “Ragazze, facciamo una breve pausa!”

“Oh, grazie a Dio! Ho una sete!” disse Bonnie.

“Guarda che potevi dirlo prima!” disse Ellis porgendole prendendo una bottiglietta d'acqua e la vestaglia per poi passarle alla ragazza.

“Max, c'è una persona che ti cerca di là”.

“Chi?”

“Vieni con me, tu nel frattempo rilassati un attimo Bonnie”.

“Puoi giurarci!” disse la ragazza continuando a bere.

Nel frattempo Max ed Ellis tornarono nell'atrio. Shonei era ritornata a guardare la foto appesa alla parete, mentre chiacchierava con Audrey al suo fianco. Non appena Max la vide rimase sorpresa e si avvicinò a lei. “Shon, ma cosa ci fai tu qui?!”

Shonei si voltò verso di lei sorridendole. “Cosa ci faccio io qui?! Cosa ci fai tu?! Non pensavo che fosse per oggi la sessione! Dovrebbe essere il tuo giorno libero!”

“Infatti, ma c'è stato un imprev...”

Shonei la interruppe appoggiando una mano sulle spalle attirandola a sé. “La mia grande lavoratrice!” disse sorridendo alle altre due che le guardavano con aria interrogativa.

“Allora, hai finito di lavorare?!”

“A dire il vero no! Ci sono ancora alcune foto da scattare e poi dobbiamo verificarle tutte per scegliere le migliori!”

“Ok, quanto tempo ti ci vuole?!”

“Ehm, io non lo so quanto tempo ci vorrà ancora! Ma come mai sei qui?!”

“Ma come, non sei felice di vedermi?!”

Max guardò Ellis e Audrey che ancora le stavano guardando. “Scusateci un attimo!” disse allontanandosi da loro insieme a Shonei. Poi abbassò la voce per parlare con lei. “Perché sei qui?!”

“Sono passata dal tuo appartamento, volevo chiederti se volevi fare un giro ma non c'eri! Ho trovato solo le tue fidate amiche, cioè quella santa donna di Kate e la vipera di Victoria! Ho saputo che eri allo studio ed eccomi qui!”

“Si, ma io sto lavorando e non so ancora quando finisco!”

“Ok, non c'è problema! Visto che sono già qui, aspetto che finisci e ti riaccompagno a casa!”

“Non c'è bisogno e poi non voglio farti perdere tempo!”

“No tranquilla, al momento non ho nulla da fare! Non è un disturbo per me!”

“Sei proprio sicura?!”

“Si, tu vai pure! Sta tranquilla!”

“Ok, allora a dopo!”

“Ti aspetto qui!” disse Shonei.

Max annuì guardando la ragazza in modo strano. Poi ritornò in sala posa insieme ad Ellis.

Audrey la guardò sorridendo. “Allora resterai qui!”

“Si, magari ti tengo compagnia!” disse ammiccando alla segretaria.

Quando Max finì di scattare le foto era già passata l’ora di pranzo. Si diresse nell'ufficio insieme a Ellis e Bonnie per scegliere quelle più adatte per il book fotografico. Prima di entrare nell'ufficio Max diede un'occhiata a Shonei che era seduta sul divano in compagnia di Audrey a ridere e scherzare. Rallentò il passo guardandole con un certo fastidio. Anche Ellis diede un'occhiata alle due ragazze e poi guardò Max notando il suo fastidio.

Passarono più di mezz'ora a rivedere e scartare foto, selezionando soltanto le migliori dopo averle valutate attentamente. Alla fine si ritrovarono tutte d'accordo sulla qualità delle foto in bianco e nero, scartando le prime a colori. Finita la selezione, Ellis fece firmare un modulo di liberatoria a Bonnie, per autorizzare Max a utilizzare le sue foto. Ovviamente non a scopi commerciali, ma soltanto per la conservazione e la possibile pubblicazione solo a titolo informativo. Questa liberatoria consentiva a proteggere sia i diritti di Bonnie come soggetto delle foto, ma anche per poter permettere a Max di utilizzarle senza che la ragazza potesse pretendere qualcosa da lei.

“Ok, direi che abbiamo finito” disse Bonnie.

“Direi di sì. Domani ricontrollerò le foto per vedere se devo apportare qualche modifica” disse Max.

“Io domani parto ma appena torno vengo a prendere il book fotografico per consegnarlo”.

“Puoi stare tranquilla, sarà pronto” rassicurò Ellis.

“Grazie di tutto, davvero! Non so cosa avrei fatto senza il vostro aiuto!” disse Bonnie abbracciando Ellis.

“Whoa, fai piano! Non dimenticare che sono infortunata!” disse Ellis ironica. “E comunque non dovresti ringraziare me!”

“Lo so, infatti tu non c'entri niente questa volta!” disse Bonnie con una smorfia.

“Ehi!” disse Ellis fingendosi offesa.

“Grazie di tutto Max! Non so davvero come ringraziarti!” disse Bonnie abbracciandola facendola arrossire.

“Di niente Bonnie, figurati”.

“Bene, adesso vi devo lasciare! Ho un fidanzato con cui litigare! Mi devo preparare mentalmente!”

“Povero lui!” disse Ellis ridendo.

“Ciao ragazze, ci vediamo quando torno!”

“A presto!” risposero Ellis e Max mentre la ragazza usciva dall'ufficio.

Max sospirò sedendosi su una sedia. “Sono esausta!” disse portandosi una mano alla fronte.

“Beh, allora che ne pensi? Soddisfatta del tuo operato?”

“Penso che avrei potuto fare di meglio, ma tutto sommato non è andata poi così male”.

“Io direi che non è stato niente male davvero, considerando che era la tua prima volta”.

“E credimi, sarà anche l'ultima. Non è il mio genere, però è stata una cosa nuova. Credo sia stato utile”.

“Mi fa piacere sentirtelo dire” disse Ellis sorridendo. Poi si sedette sull'altra sedia e si rivolse di nuovo a lei. “Mi dispiace se prima sono stata un po'... come dire...”

“Stronza?!”

“Un po' dura con te!” disse Ellis correggendola.

“Si, direi che stronza sia il termine esatto!”

Ellis rise alzando le mani in segno di resa. “Ok, hai ragione, sicuramente ho esagerato! Però volevo che ti impuntassi di più su ciò che volevi! Anche io avrei fatto la tua stessa scelta! Quando ti passa per la testa l'idea di fare qualcosa, che in quel momento ti sembra la cosa più giusta, falla! Segui il tuo istinto di fotografa! Se poi non dovesse andare fai un passo indietro e trovi un'altra soluzione! Però devi buttarti, provarci! Tentare non nuoce mai! Mal che vada, avrai imparato qualcosa di nuovo!”

“Penso che potresti diventare un’ottima insegnante di fotografia, anche se a me non serve” disse Max sorridendo.

Ellis annuì ridendo. “Certo che non ne hai bisogno, sei già una fotografa. Comunque forse un giorno, potrei anche diventare un'insegnante”.

“Si, soprattutto se continui a tirare pugni contro le pareti del tuo ufficio!”

“Touché!” disse Ellis alzandosi dalla sedia.

“Grazie Ellis!” disse a un tratto Max.

Ellis la guardò sorpresa, non si aspettava un ringraziamento da parte sua. “Di cosa?”

“Di avermi dato questa occasione e per aver insistito affinché io accettassi”.

“Sono io che dovrei ringraziarti. Comunque credo che accetterò volentieri il tuo ringraziamento. Lo custodirò come il bene più prezioso che ho, perché chissà quando succederà di nuovo”.

“Infatti non credo succederà ancora! Molto probabilmente, adesso l'ho detto solo per via della stanchezza” disse Max con ironia.

“Ecco, mi hai appena ferita nell'orgoglio Max!” disse Ellis portandosi una mano al petto.

Risero entrambe restando a guardarsi per qualche istante.

“Beh, adesso è meglio che vada! Shonei mi starà ancora aspettando!”

“Avrei potuto accompagnarti io!”

“Si lo so, ma lei ha insistito così tanto! Credo sarebbe stato brutto mandarla via!”

“Capisco! Ok dai, non perdere tempo e vai!”

“Ci vediamo domani!”

“No, prenditi la giornata libera!”

“Ma tu domani vieni a lavoro!”

“Si, ma non farò granché! Sistemerò delle foto di Bonnie se ce ne sarà bisogno, anche se non credo perché hai fatto davvero un ottimo lavoro! Poi me ne ritornerò subito a casa!”

“Sei proprio sicura?!”

“Si Max, oggi doveva essere la nostra giornata libera! Quindi ce la meritiamo dopo tutto il lavoro!”

“Ok, allora ci vediamo dopo domani!”

“Certo Max”.

Max stava per uscire dall'ufficio quando Ellis le fece una domanda dettata dalla pura e semplice curiosità. “Ah... ehm, Max!”

“Si?”

“Chi è Shonei?”

Max rimase per un attimo confusa dalla domanda. Poi disse: “Un'amica”.

“Ah, allora salutami la tua amica”.

“Certo” disse Max uscendo.

Ellis rimase a guardare la porta sedendosi di nuovo riflettendo.

 

Max arrivata nell'atrio vide Shonei distesa sul divano. Stava in posizione supina con le mani incrociate sulla pancia, i piedi incrociati e una rivista sulla faccia. Sembrava stesse dormendo.

“Ho cercato di tenerla sveglia ma alla fine è crollata dalla noia!” disse Audrey. Poi si diresse in bagno.

Max si avvicinò a Shonei sedendosi sul divano. Rimase a guardarla sorridendo. Poi tentò di svegliarla. “Shon! Shon svegliati!” disse sottovoce spingendola un po' sul braccio.

Shonei si mise a sedere di scatto svegliandosi di soprassalto. “Oh cazzo! Che succede?!”

“Nulla! Ti sei semplicemente addormentata!” disse Max ridacchiando.

“Oh merda! Hai finito da molto?!”

“No tranquilla!”

“Scusami!” disse Shonei passandosi una mano sulla faccia. Poi si accorse che Max la guardava con uno strano sorriso stampato sul volto. “Cosa c'è?”

Max istintivamente l'abbracciò lasciando Shonei completamente confusa. “Whoa e questo per cos'è?!”

“Per ieri sera. Penso che tu mi abbia aiutato in qualche modo!” disse Max staccandosi.

“Sarà che mi sono appena svegliata, ma ancora non comprendo!”

“Ti devo molto per avermi fatto capire che posso fare davvero tutto, anche fotografare una persona nuda!”

“Ah, allora questo vuol dire che è andata bene!”

“Credo di sì, ed è anche grazie a te!”

“Mh, vorrà dire che torneremo spesso al sexy shop, se gli effetti sono questi!” disse compiaciuta.

“Neanche per sogno!” disse Max sferrandole un pugno sul braccio.

“Ahio! Ma perché devi essere così violenta!”

“Ora muovi il culo e andiamo via!”

“Ok, agli ordini! Ehi, che ne dici di venire a pranzo con me per festeggiare?!”

“Mi dispiace Shonei, ma preferirei tornare a casa! Metto sotto i denti qualcosa e poi vado a sprofondare negli abissi del letto!”

“Chi non dorme non piglia pesci, lo sai?!”

“Smettila e cammina!” disse Max ridendo trascinando la ragazza fuori dallo studio fotografico.

 

Così Shonei accompagnò Max a casa e dopo aver parcheggiato l’auto chiese: “Sei proprio sicura di non volere accettare il mio invito a pranzo?”

“Si, scusami tanto Shon ma sono davvero esausta”.

“Va bene, lo capisco. Almeno per questa sera ti va di uscire? Ti giuro che non ti porto al sexy shop”.

“Mi dispiace, ma anche questa volta la risposta è no”.

“Così mi uccidi Max”.

Max sorrise anche se si sentiva un po’ dispiaciuta di dovere rifiutare.

“Allora sentiamo, cosa hai di così importante da fare per non potere uscire con questa stupenda, bellissima, affascinante e sexy ragazza?” chiese Shonei indicandosi.

“Questa sera esco con Kate e gli altri”.

“Oh, e dimmi, dove andate di bello?”

Max la guardò con un’espressione abbastanza eloquente. “Ti sembra il caso di fare una domanda del genere?”

“In che senso, non capisco cosa vuoi dire”.

“Shonei, non credo di dovertelo dire e lo sai benissimo per quale motivo”.

Shonei rimase in silenzio riflettendo. “Aaaah, ora capisco. Beh, mi fa piacere sapere che non hai creduto alla mia promessa di non rivelare a Chloe nulla di quello che ci diciamo”.

“Shonei, ti prego!”

“No, va bene! Non ti fidi di me! Lo capisco!”

“Shon, non è così semplice per me. Comunque non è necessario che tu sappia dove vado. Se la prendi così, non farai altro che farmi credere di essere nel giusto a dubitare”.

“Si certo, affonda pure la lama”.

“Shon!”

“E va bene, vorrà dire che oggi mi annoierò come sempre” disse la ragazza rassegnandosi.

“Non hai da lavorare? Sai che oggi è domenica! Possibile che tu non abbia delle clienti da soddisfare con la tua presenza?” chiese Max sorridendo con sarcasmo.

“Beh, in effetti oggi volevo rimanere libera. Però da quel che vedo che sono saltati tutti i miei progetti grazie al tuo rifiuto, credo proprio che tu abbia ragione. Magari oggi potrei anche guadagnare qualche soldo extra se mi offro tutta la mia disponibilità” rispose la ragazza accentuando sull’ultima frase mentre faceva un occhiolino.

Max smise di sorridere all’istante. “Stai scherzando vero?”

“Ti sembra che io stia scherzando?”

“Non lo so, con te non si può mai sapere”.

“Ti darebbe fastidio se uscissi con qualcuno con l’intendo di andare oltre?” chiese Shonei guardandola.

“No, però non vorrei che lo facessi solo per fare un dispetto a me!”

Shonei corrugò la fronte un po' confusa dalle parole della ragazza. Poi cominciò a ridacchiare voltandosi del tutto verso di lei tenendo la mano sinistra appoggiata sul volante. “Quindi stai dicendo che ti sentiresti indispettita se io lo facessi! Dunque stai ammettendo che ti darebbe fastidio! Questo sta diventando tutto molto interessante!”

“No! Hai frainteso!” disse Max arrossendo un po’.

“No, no, non credo proprio! Grazie a Dio ho un udito più che buono!”

“Ti ho detto semplicemente che non voglio essere io a spingerti a fare una cosa del genere! Non che mi darebbe fastidio! Dopotutto la vita è tua e puoi viverla come ti pare!”.

Shonei continuò a guardarla non aggiungendo altro.

“Smettila di guardarmi così!”

“E va bene!” disse Shonei tornando alla sua posizione accendendo l’auto. “Ci vediamo almeno domani sera!?”

“Non lo so, vedremo!” rispose Max senza nemmeno guardarla. Sembrava un po’ arrabbiata.

“Ok, comunque non ho nessuna intenzione di uscire con nessuno oggi!” disse Shonei estraendo gli occhiali da sole dal taschino e indossandoli.

Max a quel punto si voltò verso di lei. “Hai cambiato idea?!”

“Si, l’ho fatto!”

“E per quale motivo, non volevi guadagnare degli extra?!” chiese Max sarcastica.

“Già, non voglio extra! Ora meglio che vada, ti chiamo domani!” disse Shonei voltandosi verso di lei.

“Ok, grazie per il passaggio! A domani… forse!” disse Max scendendo dall’auto mentre Shonei la guardava allontanarsi sorridendo.

“Mi farà diventare matta!” disse Shonei prendendo il telefono per inviarle un messaggio. Dopo di che andò via.

Max si rese conto di aver ricevuto un messaggio e quando lo lesse, comparve un sorriso sul suo viso.

 

Shonei: Ho cambiato idea per te.

Però subito dopo si chiese perché mai si sentisse felice per qualcosa che dopotutto non le riguardava affatto. Quello era il modo in cui Shonei si guadagnava da vivere e per quanto non le piacesse, doveva comunque rispettarlo senza farla pesare la situazione. Quando entrò nell’appartamento trovò tutti i suoi amici indaffarati a sistemare la tavola.

“Ah, eccoti finalmente!” disse Victoria.

“Finalmente si mangia!” disse Aaron ricevendo una gomitata da Kate.

“Ma… avete aspettato che io rientrassi per pranzare?!”

“Ehi, oggi è domenica! Almeno questo giorno lo dovremmo passare tutti insieme!” disse Timothy.

“E a proposito di questo, stasera fanno qualcosa al Paradise! Però se non volete andarci per ovvie ragioni, possiamo andare altrove!” disse Aaron.

“Io direi che possiamo andare altrove!” disse Victoria.

Poi tutti si voltarono verso Max in attesa che esprimesse la sua opinione. Infondo il motivo principale per non andare in quel locale, era dovuto proprio alla sua situazione. “Beh, io credo che possiamo anche andarci! Non devo essere io a nascondermi, giusto?!”

Aaron la guardò sorridendo con soddisfazione. “Così si fa Max! E poi ricordati che se qualcuno prova solo a darti fastidio, gli faccio il culo a stelle e strisce!”

Timothy e Kate risero alle parole del ragazzo, mentre Victoria guardò verso Max con preoccupazione, pensando che non fosse la scelta giusta.

 

 

In serata Chloe decise di chiamare Lauren prima di andare a lavoro, giusto per assicurarsi che stesse bene. Stessa cosa decise di fare Lauren che era ormai già pronta per uscire e stava attendendo l’arrivo di Leslie. Chloe prese il telefono ma non appena lo fece, arrivò la telefonata della ragazza quindi rispose al primo squillo.

“Ehi Lauren!”

“Wow, vedo che oggi stiamo facendo dei grandi progressi. Ieri sera non hai dato nessun segno di vita e oggi invece sembra quasi che stessi aspettando con il telefono in mano” disse Lauren con ironia.

“Stavo proprio per chiamarti. Scusami tanto per ieri, ma non mi ero accorta di avere silenziato il telefono. Ero a lavoro in quel momento”.

“Non devi giustificarti, può capitare. E comunque mi fa piacere sentire che stai bene, perché ieri mi sono preoccupata tanto”.

“Mi dispiace per averti fatta preoccupare. A dire il vero lo ero un po' anche io. Quando ho visto i messaggi e la chiamata persa, ho pensato fosse successo qualcosa”.

“No, io sto benissimo”.

“Quindi ci siamo preoccupate per niente” disse Chloe sorridendo.

“A quanto pare stiamo diventando un po' troppo apprensive” disse Lauren anche lei sorridendo.

“Allora, come vanno le cose lì?”

“Bene direi, a parte il fatto che tu non sia qui con me”.

“Sarei solo di intralcio ai tuoi tanti impegni”.

“Non credo proprio che sarebbe così. Come va il lavoro?”

“Bene, diciamo che è il solito”.

“Come sta Steph?”

“Oh, lei sembra stare bene tutto sommato. Però lo so che questa faccenda di Jessie l'ha ferita tanto, anche se finge di no”.

“Mi dispiace tanto per lei. Comunque prima o poi troverà qualcuno che merita di starle accanto”.

“Già, lo spero anche io”.

“Shonei?”

“Lei sta benissimo”.

“Si vede ancora con quella Ashley?”

“Purtroppo credo proprio di sì”.

“Non parlare in questo modo. Se lei la rende felice va bene”.

“Non hai nemmeno idea di quanto tu ti stia sbagliando”.

“Shonei è una persona adulta, non dimenticarlo”.

“Mh, si certo”.

“Cosa fai oggi di bello?”

“Io in questo periodo non faccio altro che lavorare, lavorare e lavorare”.

“Non esci mai?”

“Si, per andare a lavoro”.

“Non intendevo uscire in quel modo” disse Lauren ridendo.

“Mi dispiace ma è l'unico modo che io conosca al momento”.

“Non esci perché manco io?”

“Non lo so, forse”.

“Dovresti farlo invece. Lo sapevamo che non sarebbe stato facile rimanere distanti così a lungo. Però dobbiamo cercare di non abbatterci. Tanto prima o poi ci rivedremo. Quindi nel frattempo esci pure con gli altri. Organizzate qualcosa insieme e divertitevi”.

“Certo, si potrebbe anche fare!

Chloe trovò quella conversazione un po’ strana. Non era solita sentire la sua ragazza incitarla a uscire e divertirsi. Non che non glielo avrebbe impedito, ma sembrava tenerci particolarmente. “E tu invece?”

“Beh, per quanto riguarda la mia situazione è un po' diversa. Qui non ho amici. Quindi mi tocca fare da terzo in comodo con Daisy e il suo amico Christopher”.

“Un momento, mi stai dicendo che Daisy e questo suo amico si danno alla pazza gioia?”

“Non esattamente, ma credo che prima o poi qualcosa succederà?”

“E tu assisterai a tutta la scena? Bleah!”

“No, ti giuro che prima che accada scapperò via, lontano da loro!” disse ridendo.

“Quindi tu non esci mai se non con loro”.

“Già, però stasera esco con la figlia di Christopher, l'ho conosciuta proprio ieri sera a cena”.

“Ah bene, questo è già un grande passo in avanti. Ora capisco perché tu mi stia incitando a uscire e divertirmi”.

Lauren rimase sorpresa dell’insinuazione della sua ragazza, anche se non lo aveva detto certamente per lanciare una frecciatina. Ma poi si ritrovò a pensare che forse era un modo come un altro per alleggerire il suo senso di colpa nei confronti di Chloe, nell’uscire con Leslie che aveva chiaramente fatto intuire avere un interesse per lei.

“Io, non ti sto chiedendo di uscire per questo motivo!” replicò con una certa irritazione. Ma infondo non sapeva bene se era arrabbiata più per le parole di Chloe, o per l’aver accettato l’invito di Leslie.

“Stavo scherzando Lauren!”

“Si, lo so, scusami!”

“Comunque esco solo per cambiare un po' la mia situazione sociale!”

“E lei com'è?”

“Oh, lei sembra una brava persona”.

“Lauren, non mi stavo riferendo a quello. Insomma, voglio dire... ti puoi rifare gli occhi tanto da farmi preoccupare o...”

“Chloe, sei la solita idiota!”

Chloe cominciò a ridere. “Però non hai risposto alla mia domanda. È carina?”

“No Chloe, non è semplicemente carina! Direi che è più super sexy! Ha un fisico perfetto che ti fa venire voglia di farle qualsiasi cosa!” disse Lauren con un sorriso, immaginando l'espressione di Chloe a quelle dichiarazioni.

“Ma... ehi... mi stai prendendo in giro anche tu, vero?”

“Cosa c'è Chloe, adesso credi che non sia più il caso che io esca?”

“No, certo che puoi uscire, l'importante è che la persona con cui esci, non sia più sexy di me!”

“Sei sempre la solita! Non preoccuparti Chloe, non è sexy tanto quanto te!” disse prendendola in giro.

“Quindi stai ammettendo che è sexy e che ti piace?!” chiese Chloe che forse iniziava davvero a preoccuparsi.

“No Chloe, ti sto solo prendendo in giro! Non è per niente sexy!” disse Lauren cercando di essere il più convincente possibile anche se sapeva di stare mentendo.

“Ah, ok. Allora puoi uscirci però non fare troppo tardi e cerca di rimanere sobria. Anzi no, bevi solo acqua oggi”.

Lauren rise alle sue parole. “Puoi stare tranquilla”.

“Lo so”.

“Non ti tradirei mai Chloe” aggiunse tornando seria.

“Mi manchi tanto Lauren” disse Chloe con un tono un po' sofferente. Forse iniziava a sentire davvero troppo il peso di quella lontananza, anche a causa di quello che ormai stava succedendo nella sua vita e senza che la sua ragazza ne fosse a conoscenza.

Lauren percepì il suo stato di animo. Ed era la prima volta da quando era partita che la sentiva giù in quel modo. “Chloe, va tutto bene?!” chiese con preoccupazione.

“Si, certo! È solo che vorrei tanto averti qui con me!”

“Anche io lo vorrei tanto Chloe!”

Chloe faticò a trattenere una lacrima che scivolò sul suo volto. Stava accumulando troppa tensione e tenere all’oscuro Lauren sull’intera vicenda, peggiorava la situazione. Però nonostante tutto non riusciva a raccontarle nulla.

“Chloe, forse dovresti…” disse Lauren interrotta da Daisy che entrò nell’appartamento.

“Lauren, lei è arrivata e ti sta aspettando di sotto! Ha appena parcheggiato l’auto! Le ho detto che ti avrei avvisata!”

“Ah, ok grazie!”

Chloe dall’altra parte del telefono aveva ascoltato tutto. “Ok, adesso è meglio che tu vada e mi raccomando, divertiti ma con moderazione!”

“Mi divertirei solo se ci fossi tu!”

“Ti richiamo, adesso devo andare a lavoro!”

“Va bene Chloe, ti amo!”

“Ti amo anche io Lauren!”

Chiusero la telefonata tornando ai loro relativi impegni. Impegni che per entrambe, si sarebbero tramutati in situazioni davvero difficili da gestire, ma loro al momento erano del tutto inconsapevoli di cosa le attendesse.

New York

Quando Lauren arrivò di sotto, si diresse verso la ragazza che la stava aspettando appoggiata alla sua auto parcheggiata davanti all'albergo. Notò subito un dettaglio, l'auto con cui la ragazza si era presentata, non era la stessa della sera precedente. Iniziò a chiedersi quante ne possedesse e soprattutto quanto dovesse essere brava nel suo lavoro per potersene permettere più di una. Leslie si scostò dalla sua auto, una Ford Mustang sportiva rossa, mentre Lauren si avvicinava.

“Vedo che hai un'auto per ogni giorno della settimana” disse la ragazza ironicamente, ma non ricevette nessuna risposta.

Leslie le teneva gli occhi puntati addosso in silenzio, distratta ancora una volta dalla sua bellezza. Lauren le si fermò davanti in soggezione accorgendosi della reazione della ragazza, che distolte immediatamente lo sguardo arrossendo schiarendosi la voce sorridendo. “Quella con cui sono venuta al ristorante ieri sera, non era la mia auto. Questa sì invece. Era dal meccanico per un piccolo problemino”.

“Ah, bene. Allora andiamo?”

“Si, certo” rispose Leslie aprendo lo sportello dal lato del passeggero per farla salire a bordo.

“Grazie” disse Lauren salendo in auto.

“Prego”.

Leslie fece il giro tornando in auto e mise in moto per raggiungere la loro metà. Mentre si dirigevano al ristorante dove si sarebbe svolta la festa di fidanzamento, Lauren continuò a pensare a Chloe. Leslie accorgendosi del suo silenzio cercò di aprire una conversazione.

“Allora, com'è andata la tua giornata?” chiese.

“Bene, sto seguendo un corso come ti ho già detto”.

“Giusto”.

“E la tua?”

“Benissimo direi e adesso anche meglio” disse Leslie lanciandole un'occhiata.

Lauren fece finta di nulla non dando importanza alla cosa. “Stavo pensando, non dovremmo portare un pensiero per i futuri sposi? Non sono solita imbucarmi alle feste e soprattutto presentarmi a mani vuote”.

Leslie rise divertita. “Tanto per cominciare non vogliono regali. Quello lo lasciano per il giorno del matrimonio. Questa è solo una festa di fidanzamento. E poi anche se fosse, non spetta a te farlo. Loro hanno invitato me e io ho chiesto a te di accompagnarmi. Mi stai facendo un enorme piacere e ci mancherebbe che io ti faccia anche pagare il regalo. Lo avrei preso io a nome di entrambe. Inoltre ci terrei a precisare che non sei affatto un’imbucata. Sono stata io a chiederti di accompagnarmi”.

“Ok, se lo dici tu”.

 

 

Portland

Chloe e Steph erano a lavoro già da un’ora, stando dietro al bancone del bar servendo i clienti. Per la serata al Paradise era stata organizzata una gara di karaoke, con tanto di giudici selezionati tra i clienti. Il vincitore che si sarebbe aggiudicato la vittoria, avrebbe potuto bere per tutta la serata completamente gratis.

“Sera ragazze!” disse Shonei sedendosi su uno sgabello al bancone del bar.

“Pensavo non saresti venuta!” disse Chloe.

“E perdermi lo spettacolo di questa sera?! Ma dove avete la testa? Non vedevo l’ora di farmi sfondare i timpani da individui stonati come campane!” disse con sarcasmo.

“La tua ragazza non c'è?!” chiese Steph provocandola.

“Quale ragazza?!” chiese Chloe confusa.

“Ma come quale ragazza, Ashley!”

“State insieme allora?!” chiese Chloe rivolta a Shonei.

“Non stiamo insieme...”

“Certo che no, stanno solo esplorando il corpo umano!” disse Steph con tono sarcastico allontanandosi da loro per servire da bere un ragazzo.

“Ha, ha, ha, molto divertente!” rispose Shonei.

Chloe rideva per la battuta mentre Steph serviva un altro cliente. Il suo sorriso però durò poco. Infatti in quel preciso istante entrò Max in compagnia dei suoi amici. La sua espressione di sorpresa non sfuggì a Shonei. “Che hai Chloe? Sembra che tu abbia visto...” disse mentre si voltava e il suo sguardo si posava sulla ragazza appena entrata. “...Max?!”

Chloe era come paralizzata, mentre Shonei non riusciva a comprendere la presenza della ragazza al Paradise. Max era stata chiara. Non voleva più avere niente a che fare con Chloe. Eppure nonostante sapesse che lavorasse lì, si era presentata? Anche Steph si accorse della sua presenza e si avvicinò a Shonei. “Che cazzo sta succedendo Shon?!”

“I-io non lo so!” rispose Shonei confusa.

“Come fai a dire che non lo sai?! Hai fatto o detto qualcosa per farla venire?!”

“No, ti giuro di no! Che cazzo ne so perché è qui!”

Max prese posto a un tavolo insieme agli amici non guardando nemmeno una volta nella loro direzione.

“Ragazze, adesso che faccio?!” chiese Chloe.

“Innanzitutto continua a lavorare perché è quello che sei tenuta a fare qui dentro!” disse Steph. Poi guardò Shonei. “Avresti dovuto saperlo!”

“Ma te la stai prendendo con me adesso?!”

“Anche se lo avesse saputo, non mi avrebbe potuto dire nulla! Max non vuole che Shon mi tenga informata!” disse Chloe non riuscendo a staccare gli occhi da Max che chiacchierava tranquillamente con Kate al suo fianco. Al seguito c'era Aaron che le sembrava avesse un volto familiare. Poi c'era Timothy e infine Victoria, che stava proprio seduta frontalmente a Max.

“Chloe ha ragione, non avrei potuto fare niente! Ora il punto è capire che diavolo ci fa qui!”

“E allora vai e scoprilo!” disse Steph.

“Forse dovrei andare da lei!” disse Chloe.

“Tu non vai da nessuna parte se prima non capiamo quali siano le sue intenzioni!” replicò Shonei.

“Giusto e poi tu sei al bar! Andrà qualcun altro a prendere le loro ordinazioni!” disse Steph. Poi guardò Shonei. “Tu nel frattempo cerca di capirci qualcosa!”

“Ma se scopre qualcosa, come farà ad avvisarci?!” chiese Chloe.

“Semplice, non posso farlo! Troverò un’altra soluzione! Che merda di situazione!”  Ma che cazzo! Io non volevo nemmeno venirci!” disse Shonei alzandosi e dirigendosi verso il tavolo continuando a lamentarsi.

La prima ad accorgersi di lei giungere al tavolo fu Victoria, che non mancò di lanciare le sue solite frecciatine. “Oh ma guardate chi c'è, Giuda!”

“Victoria, vedo che ti manca da morire aprire la tua bocca per sparare cazzate su di me! Per fortuna che esisto, altrimenti che vita noiosa avresti!”

“Ne potrei fare volentieri a meno, credimi!”

“Ciao ragazzi!” disse Shonei rivolta a tutti gli altri. “Max!”

“Ciao Shonei!”

“Posso sedermi con voi?!”

“Certo!” disse Max facendole spazio.

“È incredibile che io debba trovarmi sempre la tua faccia davanti!” disse Victoria infastidita guardando Shonei sedersi.

La ragazza in risposta le fece un occhiolino e le mando un bacio. Questo gesto fece ridere i due ragazzi.

Cominciarono a chiacchierare tra loro in attesa che arrivasse qualcuno a prendere le loro ordinazioni. Shonei ne approfittò per voltarsi verso Max. “Ehi!”

“Ehi!” rispose Max girandosi dalla sua parte. Nel movimento che fece, il suo sguardo finì verso il bar dove Chloe la stava guardando. Max distolte immediatamente lo sguardo voltandosi.

Shonei non si era persa nemmeno un movimento delle due. Si schiarì la voce e con tono basso disse: “Come mai qui? Sai, non mi aspettavo di vederti”.

“Nemmeno io”.

“Beh, io vengo spesso qui”.

“Non te ne faccio una colpa”.

“Ci mancherebbe. Non mi hai vietato di vedere Chloe, quindi posso venirci!”

“Lo so”.

“Ma tu adesso sei qui e io sono un po' confusa”.

“Non capisco il perché”.

Shonei si avvicinò di più a lei parlando sottovoce. “Credevo avessi detto di non volerne sapere più niente di lei”.

“Ed è così infatti”.

“Ma nonostante questo adesso tu sei qui”.

“E allora?”

“E allora credevo che anche vederla e frequentare posti in cui c'è lei, facesse parte dello stesso pacchetto”.

“Questo è un posto pubblico”.

Shonei la guardò un po' sorpresa ma soprattutto tanto confusa. “Senti, ti andrebbe di venire fuori un attimo?”

“Non vedo perché dovremmo”.

“Ci vorrà solo un attimo, lo giuro”.

“Va bene, ragazzi scusateci un attimo, torniamo subito!” disse Max alzandosi in contemporaneamente con Shonei.

“Ma dove vai?!” chiese Victoria allarmandosi.

“Torno subito ho detto!”

Le ragazze raggiunsero l’entrata del locale mentre i ragazzi si chiedevano che cosa stesse succedendo. Kate e Victoria invece conoscevano bene il motivo di quella stranezza. La motivazione risiedeva al di là del bancone del bar e stava guardando proprio verso di loro. Gli occhi di Chloe e Victoria si incrociarono per un breve istante, poi quest’ultima distolse lo sguardo. Non si sentiva per niente a suo agio in presenza della ragazza.

 

 

Fuori dal locale, Shonei era appoggiata al cofano di un’auto mentre Max le stava dinanzi.

“Allora?”

“Max, io non capisco!”

“Cosa non capisci?”

“Il motivo per cui sei qui!”

“Fammi capire bene Shon, per caso ti dà fastidio che io sia qui?!”

“Cosa?! No, ma che dici! Mi fa piacere, però giuro che non mi sarei mai aspettata di vederti! Insomma, prima dici che non vuoi sentire parlare di lei, però ci siamo trovate spesso a nominarla! E finché la nominiamo soltanto non è un problema! Però adesso sei addirittura qui, capisci?! Dove lavora! Se io non volessi avere nulla a che fare con una persona, eviterei di incontrarla!”

“Ripeto che questo è un posto pubblico! I ragazzi volevano venire qui e io non volevo essere la solita guastafeste! È successo già e non è piacevole! E poi qualcuno mi ha fatto notare che io non ho nessuna responsabilità per quello che è successo tra me e lei! Ho la coscienza apposto e non devo rimproverarmi nulla! Non sono io a dover chinare la testa davanti a lei!” disse Max risoluta.

“Sul serio?!” chiese Shonei cominciando a ridacchiare. “Oh santo cielo! Max, non sei riuscita nemmeno a guardarla in faccia poco fa e mi viene a parlare di non chinare la testa davanti a lei?! Ti rendi conto di quanto tu sia contraddittoria?!”

“Non sono io ad essere contraddittoria, ma tu che non riesci a comprendere la mia situazione!”

“Hai ragione Max, io non la comprendo! Continui a cambiare le regole del gioco!”

“Cosa?! Che significa?! Di quale gioco stai parlando?!”

“Dici di non voler sentirne parlare ma lo abbiamo fatto! Mi hai chiesto di lei e Steph, se stessero insieme! Hai addirittura pensato che ci fosse qualcosa tra me e lei! Mi dici di non volere avere più nulla a che fare con lei, ed eccoti qui! Sul posto dove è più facile incontrarla! L’altra volta hai detto che non saresti rimasta a casa e invece sei uscita e vi siete viste! Insomma, devi capire che se decidi di giocare a questo gioco, dovrai anche rispettare le regole! Regole che hai imposto tu!”

“Io non sto giocando!” disse Max alterandosi.

“Ma continui a fare sempre il contrario di quello che dici!”

“Vuoi che me ne vada per caso?! Se ti dà così tanto fastidio che io sia qui, basta dirlo e tolgo il disturbo! Anche se questo è un posto pubblico e io sono libera di andare dove, come e quando voglio! Però sì, me ne vado così almeno una delle due sarà sollevata!” disse Max iniziando ad allontanarsi.

“Ehi, no aspetta! Mi dispiace!” disse Shonei afferrandola per le braccia.

“Non si direbbe!”

Shonei sospirò. “Il punto è che ho detto a Chloe quello che mi avevi detto di riferirle! Quindi puoi ben capire che adesso siamo tutte un po’ confuse!”

“Si sta chiedendo cosa ci faccio qui?!” chiese Max incrociando le braccia.

“Ti devo rispondere?! Perché sai, quando mi dici di non riferirle nulla di quello di cui parliamo tra noi, vale anche per me e Chloe! Non dovrei dirti nulla!”

Max roteò gli occhi al cielo.

“Vedi?! È proprio di questo che sto parlando! Le regole devono essere uguali per tutti! Non puoi farle valere quando lo desideri a tuo piacimento! Vuoi che ti dica cosa pensa Chloe?! Lo vuoi sapere?!”

“No…” disse Max poco convincente.

“Cazzo! Giuro, che voi mi farete internare!”

“Abbiamo finito?! Posso rientrare?!”

“Si, ma solo se smetti di essere arrabbiata con me! Io non voglio che litighiamo!”

“Nemmeno io!”

“Bene, allora visto che non vado a fare soldi da qualche parte, posso passare il resto della serata con te?!”

“Per tenermi d’occhio?!”

“Oh santo cielo! Non per questo! Non ho nulla da tenere sotto controllo! Se ricordi stamattina sono passata per vederti! Volevo passare del tempo con te, tutto qua! Però se non vuoi va bene! Posso sempre decidere di incontrare qualcuno e divertirmi in qualche altro modo!” disse Shonei provocandola.

“Ok, puoi restare con me, ma c’è Victoria!”

“Per quello che mi importa!”

“E va bene!”

“Allora rientriamo, sono stanca di discutere!”

Così le due ragazze rientrarono per tornare al loro tavolo.

 

 

New York

Le ragazze raggiunsero il ristorante prenotato per la festa di fidanzamento dai due futuri sposi. Il locale era situato al ventesimo piano di un alto edificio nei pressi del World Center Hotel. Dopo aver fermato l'auto nell'ampio parcheggio scesero dal mezzo guardandosi intorno, notando alcuni gruppetti di persone che erano in procinto di entrare nell'edificio.

“Andiamo?” chiese Leslie.

“Si, certo” rispose Lauren un po' nervosa.

“Tranquilla, non stai per essere fucilata. Ti assicuro che i miei amici sono apposto. Però non posso garantire per tutti gli altri”.

“Tu sì che sai davvero come mettere le persone a loro agio” rispose Lauren con sarcasmo.

“Sono un'imbranata per natura sotto questo aspetto. Ma non devi preoccuparti di nulla, tanto ci sono io proteggerti” disse la ragazza ironicamente.

“Se non ricordo male io sono qui proprio perché eri tu ad avere bisogno di aiuto”.

“È davvero ammirevole il tuo modo di puntualizzare come sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico”.

“Oddio, hai scoperto che per precauzione sono venuta armata a questa festa?” disse Lauren ironicamente, portandosi una mano alla bocca fingendosi sorpresa.

Leslie rise. “Penso che te la caverai anche senza armi”.

“Ah, lo spero tanto”.

Così si diressero lentamente verso l'edificio. Quando entrarono nel locale videro che c'era già molta gente che occupava gli sgabelli al bar situato in fondo all'ampia sala. Al centro i tavoli rotondi erano ricoperti da tovaglie bianche abbinati a tovaglioli bordeaux. Al centro tavola c'erano un paio di vasi in ceramica decorativi composti con dei fiori di colore giallo. Bicchieri e posate brillavano, illuminati dalle luci derivanti dai lampadari in vetro di cristallo trasparente a forma di candele. Appena dentro al locale, sulla sinistra c'era un palchetto dal quale era possibile ascoltare musica dal vivo. Sul lato destro invece c'era un'ampia vetrata che mostrava una grande terrazza che permetteva di mangiare sia all’interno che all’esterno del locale. Però per quella sera la festa, si sarebbe svolta all'interno. Fuori dal terrazzo era possibile ammirare il panorama che offriva una suggestiva vista sulla città, soprattutto la sera con le luci accese che illuminavano tutto. Infatti uno dei punti forti del ristorante era senza ombra di dubbio la sua location.

Un gruppetto di quattro persone si avvicinò a loro. “Ehi Leslie, sei arrivata finalmente!” disse il ragazzo più alto.

“Ce ne hai messo di tempo!” disse la ragazza che lo accompagnava sottobraccio.

“Lo sapete che adoro farmi attendere!”

“Si lo sappiamo molto bene!” intervenne il secondo ragazzo anche lui accompagnato da una ragazza che guardò Leslie e poi Lauren sorridendo maliziosa.

“Ma guarda, non sapevo che saresti venuta accompagnata”.

Leslie sorrise alla ragazza. “I miracoli esistono per davvero come puoi vedere. Comunque ragazzi, lei è Lauren”.

“Piacerebbe di conoscerti” dissero tutti rivolti a Lauren.

“Lauren, loro sono alcuni miei amici. Lui è Oliver, Cheryl, Julian e Ada”.

“Piacere tutto mio”.

“Allora, dove sono i due condannati?” chiese Leslie guardandosi intorno.

“Oh, sono appena stati accalappiati dalla zia di Faith”.

“Oddio, allora devo assolutamente andare a salvarli, soprattutto Daniel”.

“Già lo immagino a fingere di ricevere una telefonata, pur di allontanarsi da quella strega demoniaca!” disse Oliver ricevendo una gomitata dalla sua ragazza Cheryl al suolo fianco. “Vuoi abbassare la voce?! Qualcuno potrebbe sentirti!”

“Per la cronaca, sapete se saremo seduti tutti allo stesso tavolo?” chiese Julian.

“Non è ho la più pallida idea, qualcuno dovrebbe indagare!” disse Ada guardando Leslie.

“Si, così ne approfitto per salutarli. Ci vediamo dopo ragazzi” disse tirando Lauren con sé.

Così si allontanarono dal gruppetto in cerca dei due futuri sposi.

“Dunque quelli sono i tuoi amici”.

“Si, sono loro”.

“Potevi venire con loro”.

“Più facile a dirsi che a farsi. Non so se hai notato ma sono due coppie, il che vuol dire che sono una facile preda per gli arrampicatori sociali”.

“Ah, quindi pensi davvero che la mia presenza possa fermarli” disse Lauren scettica.

“Beh, tentare non nuoce”.

“Tentare cosa?!” chiese una voce maschile giungerle da dietro.

Un ragazzo le appoggiò una mano sulla spalla e lei si voltò ritrovandosi davanti al futuro sposo. “Ehi Daniel, stavo cercando proprio te!”

“Perché?! Ti devo dei soldi per caso?!” chiese lui ridendo.

“Se proprio insisti!”

“Scordatelo!” rispose il ragazzo guardando poi verso Lauren. “E dimmi, chi è questa splendida ragazza che hai portato con te?!”

“Lei è Lauren!”

“Piacere di conoscerti Lauren io sono Daniel” disse il ragazzo porgendole la mano.

“Piacere di conoscerti e felicitazioni per il tuo fidanzamento!”

“Oh, grazie tante Lauren!”

“Ah, ecco dove ti sei cacciato! Ti stavo cercando dappertutto!” disse la fidanzata del ragazzo.

“Beh, adesso mi hai trovato!”

“Sapete una cosa?! Mi avete appena dato l'idea su cosa regalarvi per il vostro matrimonio! Un bel guinzaglio!” disse Leslie ridendo.

“Non so perché, ma non la trovo affatto una cattiva idea!” disse la ragazza ridendo. Poi si avvicinò a Leslie dandole un abbraccio e un bacio sulla guancia. “Grazie per essere venuta!”

“Figurati, grazie a voi per avermi invitata!”

“Ma se non volevi nemmeno venirci!” disse Daniel.

“Beh, per ovvie ragioni come potete ben immaginare!”

“Ah, capisco!” disse Faith. Poi guardò Lauren. “Beh, fortuna che questa volta non sei da sola!”

“Che sbadata che sono, Faith lei è Lauren!”

“Piacere di conoscerti Lauren!” disse la ragazza porgendole la mano.

“Piacere mio e felicitazioni per il vostro fidanzamento!” disse Lauren stringendole la mano.

“Oh, grazie mille! Ti andrebbe qualcosa da bere?” le chiese Faith.

“Ehm... certamente!” disse Lauren un po' indecisa.

“Vieni con me! Noi andiamo a fare rifornimento e un po' di conoscenza!” disse allontanandosi con Lauren mentre lanciava un'occhiata eloquente a Leslie.

“È sempre la solita impicciona! Adesso vuole indagare per scoprire chi sia questa Lauren! Non so se sono così tanto sicuro di volermi sposare!”

Leslie rise alle parole del ragazzo.

In quel momento passò un cameriere con un vassoio con dei calici di champagne. “Ehi tu, fermò un attimo!”

Prese due bicchieri porgendone uno a Leslie. “Adesso puoi andare amico!” disse rivolto al cameriere che si allontanò.

“Perché ho come l'impressione che sei già un po' alticcio?!” disse Leslie stringendo gli occhi sospettosa.

“Perché lo sono! Altrimenti in che modo sarei riuscito a sopportare la zia di Faith per più di dieci minuti!”

Leslie ricominciò a ridere. “Lo sai che sposando lei sposi anche tutta la sua numerosa famiglia?!”

“Oh ti prego, non farmici pensare! Dimmi tu piuttosto! Dove l'hai trovata quella bomba sexy?!” disse il ragazzo divertito appoggiando un braccio sulle sue spalle.

“L'ho conosciuta ieri sera alla cena con mio padre! È qui per seguire dei corsi di aggiornamento per il suo lavoro!”

“Di dov'è?”

“Portland!”

“E cosa fa, la modella?”

“È una fisioterapista”.

“Uuuh, quindi è brava con le mani?!” chiese lui con ironia e malizia.

“Una fisioterapista non è una massaggiatrice! Sempre ammesso che tu ti stessi riferendo a dei veri massaggi!” disse lei scuotendo la testa ridendo.

“Però pratica dei massaggi!”

“Lo scopo è puramente terapeutico per chi ha problemi muscolari e...”

“E chi parlava di massaggi!” disse lui prima serio e poi ridendo. “Comunque te lo devo dire, hai fatto centro con una come lei!”

“Quanto vorrei che Faith adesso ti sentisse!”

“Ma guardala, è praticamente perfetta!” disse Daniel continuando a tenere appoggiato il braccio sulle spalle della ragazza, guardando Lauren in compagnia della sua fidanzata.

“Si, lo è davvero!”

“Devi assolutamente provarci Leslie, perché se non lo fai lo rimpiangerò per il resto della vita il fidanzamento con la mia ragazza!”

“Cazzo, ma quanto alcool ti sei scolato?!”

“No, dico sul serio! Se la lasci libera mi mangerò le mani per non poter avere nessuna possibilità con lei perché mi sono fidanzato! Invece se lei diventa la tua donna, io potrò stare sereno perché anche se fossi libero lei sarebbe già impegnata! Per di più fidanzata con una mia cara amica!”

Mentre Daniel parlava a poca distanza dal suo orecchio, Leslie continuava a guardare Lauren sorridere e chiacchierare con Faith.

“Beh, se nel caso dovessi provarci con lei non lo farò di certo per te!” disse Leslie.

“Cosa state confabulando voi due?!” chiese Ada sorridendo unendosi a loro con gli altri compagni.

“Oh, niente di che, stavo semplicemente facendo notare alla nostra amica qui presente, che la ragazza con la quale si è presentata, potrebbe facilmente fare venire un infarto a qualcuno!”

“Ehi idiota, stai per sposare la mia migliore amica, quindi occhio a come parli o le riferirò tutto!” disse Ada dandogli un colpo sul braccio facendo ridere tutti.

“Oh, oh!” disse Julian sgranando gli occhi.

Gli altri guardarono verso il punto che aveva attirato l'attenzione di Julian. Erano appena giunti al locale un ragazzo e una ragazza. Il ragazzo si chiamava Dylan e non era altro che il figlio di amici stretti della famiglia di Daniel. I due ragazzi da piccoli giocavano spesso insieme, ma con il passare del tempo si erano allontanati. Invece la ragazza di nome Beth era un'amica inseparabile di Dylan. Entrambe avevano interessi in comuni che li univa. Erano sempre alla ricerca di un appiglio per poter entrare a fare parte del grande mondo dello spettacolo. Lei aspirava a diventare un'attrice e aveva frequentato una scuola di recitazione. Dylan invece si sarebbe accontentato di tutto pur di stare davanti ai riflettori. E quale occasione migliore se non quella di poter incontrare ancora una volta Leslie, un'agente di moda?

“Oh merda! Già mi sta venendo l'orticaria!” disse Cheryl lisciandosi le braccia.

“Ammetto che per un attimo ho sperato davvero che non si presentassero!” disse Julian.

“Impossibile! Non riuscirebbero a perdere un'occasione del genere e sappiamo tutti perché!” disse Oliver.

Si voltarono tutti verso Leslie.

“Dimmi Leslie, sei pronta a sorbirti un'altra serata all'insegna di: ma guarda come sono bello e figo!” disse Ada ironica muovendosi come per mettersi in mostra.

“L'amichetta che lo accompagna non è certamente da meno!” aggiunse Julian.

“Ragazzi mi dispiace per voi ma credo che questa volta non avrò problemi!” disse Leslie serenamente.

“Ah no?! E come mai sentiamo!” chiese Cheryl.

“Per prima cosa, questa volta sono venuta accompagnata da qualcuno! Se mostro di avere altro da fare, piuttosto che stare ad ascoltare le loro stronzate, credo si stancheranno presto!”

“Secondo me sei troppo ottimista!” disse Cheryl.

“E poi ho detto al nostro caro fidanzato qui, di non metterci allo stesso tavolo! Quindi potete stare tranquilli!” continuò Leslie.

Calò il silenzio mentre Daniel assumeva un'espressione poco rassicurante. Si voltarono a guardarlo tutti, inclusa Leslie. “Perché tu ci hai assegnato a un altro tavolo, vero?!”

“Ehm... beh... si... cioè... diciamo che... è possibile che io mi sia dimenticato di questo particolare!”

“Oh cazzo!” disse Leslie.

“Visto?! Eri troppo fiduciosa!” disse Cheryl.

“Ma dove diavolo hai la testa?!” disse Leslie.

“Leslie, mi dispiace ok?! Me ne sono completamente dimenticato! Ma vedrai che stavolta non avrai problemi visto che sei in buona compagnia!” disse Daniel per rincuorarla.

“Ragazzi, adesso è davvero ufficiale! Se stiamo tutti allo stesso tavolo, passeremo l'ennesima serata di merda, ascoltando quei due deficienti autoelogiarsi, darsi delle pacche sulle spalle e complimentarsi da soli! Tutto questo per la presenza di Leslie!” disse Oliver.

“Ehi, guarda che non sono io il problema qui, ma Daniel che si è scordato di non metterci allo stesso tavolo con quei due decerebrati!”

“Il problema non è Leslie, ma il suo lavoro! Fa troppo gola a certi elementi narcisi ed egocentrici pieni di sé, come loro!” disse Ada.

“Ragazzi cercate di non fare troppe storie, vedrete che non romperanno! Comunque si, sarete tutti allo stesso tavolo!” disse Daniel mentre Leslie lo fulminava con lo sguardo.

“Oh merda santa!” disse Oliver.

“Ok, adesso è il caso che io raggiunga la mia futura moglie e voi il tavolo!”

Si allontanò di fretta per evitare di essere intrattenuto proprio dai due ospiti poco graditi. Nemmeno lui li sopportava. In quel preciso istante Dylan e Beth raggiunsero il gruppetto salutando tutti. E dopo i soliti convenevoli la loro attenzione si concentrò su Leslie, come era prevedibile che fosse.

“Che bello rivederti Leslie!” disse Dylan.

“Già!”

“Da quando tempo non ci si vede?!” chiese Beth fingendo di non ricordarsi in quale circostanza si erano già incontrati. Come se fosse possibile dimenticare per Leslie, che era stata portata all'esasperazione dalle continue precisazioni sui loro talenti, che per la ragazza voleva semplicemente dire, guardarsi allo specchio.

“Scusate se vi interrompo, ma devo raggiungere la mia accompagnatrice, altrimenti mi darà per dispersa! Ci vediamo tra poco!” disse Leslie allontanandosi velocemente.

I due ragazzi guardarono Leslie avvicinarsi a Lauren che era in compagnia di Faith e Daniel. I loro occhi si soffermarono sulla ragazza alla quale si era avvicinata Leslie. Dopo averla squadrata da capo a piedi si guardarono tra loro con aria interrogativa. Poi Beth si rivolse al resto dei ragazzi. “Chi sarebbe quella?!”

“Quella è l'accompagnatrice di Leslie!” rispose Ada.

“Quando dici accompagnatrice cosa intendi per l'esattezza?!” chiese Dylan.

“È venuta con lei a questa festa, e se vuoi sapere in che rapporti siano loro due, beh... non lo so! Nessuno di noi lo sa, ma suppongo che non sia così insignificante come può sembrare!” disse Ada.

“È davvero bellissima e non passa di certo inosservata! Sicuramente Leslie l'avrà notata visto che se ne intende! Chissà, magari sarà la nuova stella nascente della moda o una bravissima attrice!” disse Oliver con l'intenzione di provocare i due che inevitabilmente ne risentirono. Per loro era un colpo basso sapere che quella sconosciuta estremamente bella, potesse ricevere tutte le attenzioni di Leslie. Questo avrebbe tolto a loro la possibilità di farsi notare e di avere qualche ingaggio attraverso di lei.

“Beh, credo sia ora di raggiungere il nostro tavolo! Andiamo!” disse Julian.

Mentre si allontanavano tutti per salire al piano superiore Cheryl disse a bassa voce: “Ho come l'impressione che ne vedremo delle belle stasera!”

“Sicuramente non ci annoieremo!” aggiunse Oliver.

“Lo credo bene dopo quello che hai appena detto!” disse Ada infastidita.

“Infatti avresti potuto evitare di scatenare l'invidia di quei due!” disse Julian rivolgendosi all'amico che se la rideva.

Quando i due fidanzati si allontanarono, Leslie e Lauren rimasero a bere qualcos'altro al bar.

“Allora, ancora nessuno ti ha chiesto di portarlo sulla cresta dell'onda?!” chiese Lauren.

“A dire il vero no, ma credo ci sarà tempo per questo! Anzi, ce ne sarà anche tanto purtroppo!”

Lauren aggrottò le sopracciglia non capendo cosa volesse dire.

“Il punto è che saremo sedute allo stesso tavolo con loro due!”

“Loro due chi?!”

“I due che in passato mi hanno fatto desiderare di cambiare mestiere!”

“Ah, vedo che la serata promette bene allora!” disse con sarcasmo.

“La differenza è che questa volta ci sei tu, quindi magari...”

“L'altra volta che hai avuto a che fare con loro due, eri seduta allo stesso tavolo?!”

Leslie sorrise nervosamente passandosi una mano tra i capelli. “No, non quella volta!”

“Quindi eri sola e non eri al loro tavolo e ti hanno dato il tormento! Ora sei qui con me, ma ops, il caso ha voluto che fossimo seduti allo stesso tavolo! Dimmi Leslie, come speri possa funzionare il tuo diabolico e ingegnoso piano?!” chiese sarcastica.

“Ok, forse non sarà così semplice come credevo! Però tu reggimi il gioco lo stesso!”

Le raggiunsero il resto del gruppetto. Dopo una breve presentazione di Lauren a Beth e Dylan che la guardarono in maniera altezzosa, si diressero tutti al piano di sopra prendendo posto al loro tavolo ovale.

Si sedettero al tavolo rimando tutti uniti in coppia. Julian seguito da Ada. Affianco alla ragazza c'era Leslie e Lauren. Al fianco di quest'ultima, c'era Oliver seguito subito da Cheryl. A seguire c'erano i due aspiranti, Dylan e Beth che non mancò di rivolgere un'occhiata con un sorriso finto a Lauren. Così la serata ebbe inizio cominciando a riproporre la proposta di matrimonio di Daniel alla sua ragazza Faith, a beneficio di tutti i presenti e soprattutto delle loro rispettive famiglie, che non mancarono di farsi scappare qualche lacrimuccia dall'emozione. E dopo qualche discorso di alcuni famigliari dei due fidanzati, finalmente venne servita la cena agli ospiti.

 

 

Portland

La serata al Paradise procedeva in tranquillamente come se nulla fosse, ma non per Chloe. Infatti la ragazza continuava a non darsi pace per quella situazione insopportabile. Max evitava di guardare nella sua direzione facendo finta di nulla, come se lei non ci fosse. Aveva visto Shonei entrare in sua compagnia e sedersi al tavolo con gli altri ragazzi. Avrebbe tanto voluto sapere cosa si fossero dette, ma non poteva certamente chiederglielo mettendo a repentaglio il loro rapporto. Emily tornò al tavolo dei ragazzi essendo stata lei a occuparsi delle loro ordinazioni. Steph guardò verso il tavolo dove Shonei rideva e scherzava con tutti gli altri con estrema naturalezza. In un certo senso questo le dava un po’ fastidio, perché stava avvenendo tutto sotto gli occhi di Chloe, che non poteva fare altro che stare a debita distanza da Max.

Steph si avvicinò a Chloe che non mancava di lanciare occhiate verso il tavolo. “Ehi, stai bene?!”

“No, tutto questo non può essere normale! È insopportabile l’idea che io non possa nemmeno avvicinarmi a lei!”

“È il suo volere e non puoi farci nulla, almeno per adesso!”

“Si certo, come se le cose potessero cambiare un giorno!” disse Chloe agitandosi sbattendo uno straccio sul bancone.

“Ehi, datti una calmata! Sei sul posto di lavoro non dimenticarlo! Le faccende personali restano fuori di qui!”

“Si, peccato però che Max sia proprio qui!” disse in modo sarcastico. “Vorrei avere soltanto l’opportunità di poterci parlare almeno una volta per poterle spiegare!”

“Avrai la tua occasione!”

“Si, contaci…” disse Chloe scettica tornando a servire i clienti.

 In quel momento entrò Eddie nel locale. Si stava dirigendo verso il bar ma quando notò Shonei al tavolo seduta in compagnia di Victoria, cambiò subito direzione.

“Ehi Shon” disse il ragazzo guardando la ragazza.

“Ehi Eddie, serata libera?”

“Ebbene sì”.

“Incomincio a credere che tu sia un tipo molto masochista, se anche nel tuo giorno libero ti presenti sul posto di lavoro” disse Shonei ironica.

“Beh, che ci vuoi fare, sono uno che si affeziona facilmente. Mi piace troppo questo posto”.

“Si, ho notato” disse Shonei vedendo Eddie lanciare un’occhiata fugace a Victoria che stava scrivendo un messaggio sul telefono. “Ti presento gli altri. Allora lei è Max” disse indicando la ragazza al suo fianco che gli sorrise. “Poi Kate, Aaron, Timothy e infine Victoria. Ragazzi, lui è un mio amico si chiama Eddie e lavora qui dentro, ma lo avete già visto quando ci siamo conosciute!” disse Shonei rivolgendosi a Kate e Max.

“Si, me lo ricordo” disse Kate.

“Piacere di conoscervi tutti ragazzi” disse Eddie.

“Il piacere è tutto nostro” disse Max.

“Che ne dici di sederti qui con noi?” chiese Shonei.

A quel punto Victoria che fino a quel momento non sembrava aver seguito nulla di cosa stesse avvenendo, alzò gli occhi dal telefono guardandola male.

“Certo, se non vi è di nessun disturbo”.

“Ehi, qui sono tutti i benvenuti. Victoria, fai posto a Eddie” disse Aaron.

Victoria lanciò un’occhiata fulminante ad Aaron e poi si voltò a guardare Eddie regalandogli un sorriso forzato. “Ma certo, siediti pure” disse lei spostandosi con suo cugino per fare spazio al ragazzo. Eddie dentro di sé stava già esultando all’idea di sedersi accanto a lei.

Nel frattempo Shonei già immaginava che ci sarebbe stato da divertirsi con loro due. Eddie ordinò una birra e tornò dai ragazzi sedendosi accanto a Victoria e trovandosi davanti Shonei con un sorriso poco rassicurante. Dopo alcune chiacchiere con gli altri per conoscersi meglio, Shonei decise che era arrivato il momento divertirsi un po’ e mentre il ragazzo beveva un sorso dalla sua birra, disse: “Allora Eddie, ho saputo in giro che hai posato gli occhi su qualcuna!”

Eddie si portò una mano davanti alla bocca iniziando a tossire a causa di un po’ di birra finitagli di traverso alle parole della ragazza. Aveva compreso dove voleva andare a parare. Infatti Shonei cominciò a ridacchiare. “Ehi amico, vacci piano o la ragazza a cui sei tanto interessato potrebbe pensare che non vali molto se la tua reazione agli alcolici è questa!” continuò la ragazza.

“Vedo che è un vizio tossire mentre si sta bevendo! Se non erro è successo lo stesso con te Shonei!” disse Victoria portandosi una mano al mento fingendo di riflettere. “Ma certo, quando hai deciso di prenderci tutte per il sedere!”

A quelle parole Aaron e Timothy che non conoscevano tutta la storia fino in fondo, si guardarono confusi corrugando la fronte. Max e Kate invece lanciarono un’occhiata di disapprovazione alla ragazza.

“Stavo semplicemente cercando di ricordare com’è partito il tutto!” disse indifferente Victoria.

“Nel caso te ne dovessi dimenticare potrei offrirmi di ricordartelo io! Magari potrei ordinare un’altra birra e…” replicò Shonei.

“Shon!” disse Max al suo fianco come per chiederle di smetterla.

“Beh, a quanto pare ti si è rivoltato tutto contro Shon!” disse Eddie soddisfatto.

“Già! Ho saputo che la ragazza che ti piace è venuta poche volte qui nel locale e sempre accompagnata dai suoi amici! Lei è bionda e porta i capelli corti e sembra quasi che sia una di quelle persone con la puzza sotto al naso! È vero?!” chiese Shonei sorridendogli dopo essersi presa la sua rivincita immediata.

Eddie era rimasto in silenzio con la bocca spalancata. Non pensava che la ragazza si sarebbe spinta fino a tanto. I ragazzi avendo prestato attenzione alle parole di Shonei non poterono fare altro che chiedersi se si trattasse proprio di Victoria. Visto che la descrizione sembrava indicare proprio lei. Anche Victoria finì per voltarsi verso il ragazzo seduto al suo fianco. Lui sentendosi il suo sguardo addosso, disse: “N-no, ma c-che dici?! N-non è bionda! Lei è mora e non è una p-persona altezzosa!” disse il ragazzo per togliersi dall’impaccio bevendo il resto della birra tutto ad un fiato sotto lo sguardo attonito dei ragazzi. Victoria rimase confusa da tutta la situazione mentre Shonei se la rideva scuotendo la testa.

 

 

New York

Durante la cena tra una portata e l'altra i futuri sposi si alzavano per un ballo seguiti dagli altri ospiti. Oppure si dirigevano verso i vari tavoli chiacchierando un po' con gli ospiti. Nel frattempo al tavolo in cui era presente Lauren, la serata trascorreva stranamente in piena tranquillità. Almeno fino a quel momento.

“È stato tutto davvero squisito. Ho deciso, se un giorno mi sposo, festeggerò qui il mio matrimonio” disse Julian.

“Si dà il caso che al momento la tua ragazza sia seduta a questo tavolo con te. Forse dovresti rendere partecipe anche lei” disse Oliver ridacchiando.

“Grazie Oliver, a quanto pare sei l'unico ad avermi preso in considerazione” rispose Ada lanciando un'occhiataccia a Julian al suo fianco che alzò gli occhi al cielo.

“Non lo so, ma ho come l'impressione che in questo momento dovrei sentirmi offesa dalle tue attenzioni verso la ragazza di un tuo amico” disse Cheryl rivolta a Oliver che smise di ridere.

“Certo che i vostri modi di fare non sono cambiati affatto” disse Leslie ridendo.

“Beh, anche tu non scherzi affatto. L'unica cosa differente che noto in te oggi è la tua compagna” disse Oliver.

A quel punto Lauren gli rispose per correggerlo immediatamente. Non voleva dare l'impressione di essere la ragazza di Leslie, anche perché dal modo in cui il ragazzo lo aveva detto, sembrava volesse lasciare intendere proprio quello.

“Mi dispiace doverti contraddire Oliver, ma conosco Leslie da appena ieri sera! Posso dire che siamo delle semplici conoscenti, niente di più!”

Leslie al suo fianco la guardò con ammirazione, per aver messo a tacere Oliver che non perdeva mai occasione di lanciare frecciatine a chiunque soltanto per scatenare scenate di ogni genere per il semplice gusto di divertirsi. Lauren rappresentava per lei esattamente il tipo ragazza da cui era sempre stata attratta. Bellissima, intelligente, sicuramente molto dolce e tranquilla. Però al momento giusto riusciva a tirare fuori gli artigli per farsi valere. L'unica pecca di quella sua reazione era stata affermare con decisione che non ci fosse nulla tra loro. Per una persona orgogliosa, risoluta e sicura di sé come Leslie, era un colpo basso. Soprattutto perché sperava in cuor suo di avere qualche possibilità con Lauren e anche se questo non sarebbe stato possibile, di certo non si sarebbe arresa. Altre due persone a quel tavolo erano rimaste colpite dalla sua affermazione. Dylan e Beth si guardarono estremamente a disagio alla luce dei fatti. Erano molto preoccupati perché se effettivamente Lauren non era la sua ragazza, allora poteva essere qualcuna su cui aveva messo gli occhi per via del suo lavoro. Questo era destabilizzante per loro che cercavano da sempre di realizzare il loro sogni tanto ambiziosi. Già in passato avevano cercato invano di attirare l’attenzione di Leslie, avendola incontrata in precedenza grazie alla loro reciproca conoscenza con Daniel e Faith. Per loro era inconcepibile che Leslie trovasse interessante chiunque, continuando a ignorarli nonostante si dessero tanto da fare per raggiungere il loro scopo finale. A quel punto i due cominciarono a sondare il terreno per comprendere meglio la situazione, anche se in realtà erano già convinti che Lauren fosse proprio la nuova scoperta di Leslie.

“Quindi vi conoscete da così poco tempo che sicuramente non saprete nulla l’una dell’altra” disse Dylan.

“Ad esempio non saprai che mestiere fa Leslie” aggiunse Beth.

“A dire il vero lo so che è un’agente di moda! Di solito sono abituata a conversare con le persone che non conosco e con cui passo del tempo! È inevitabile venire a conoscenza di alcune informazioni sugli altri! A meno che non si è un tipo asociale e io non lo sono!”

Tutti rimasero in silenzio e Leslie pensò che se i due ragazzi non si fossero fermati subito, quella serata sarebbe presto degenerata. Lauren sembrava già sull’ascia di guerra nonostante parlasse con educazione e tranquillità. Oliver appoggiò un gomito sul tavolo portandosi una mano a pugno davanti alla bocca, per nascondere quanto si stesse già divertendo. Beth guardò Lauren con un sorriso forzato. Non le era piaciuta affatto la sua risposta, perché nonostante il suo modo pacato di parlare, sembrava volerle dare il ben servito.

“Quindi non sarà stato tanto difficile per te importi con Leslie, grazie alla tua… diciamo…” disse Beth prendendosi una pausa cercando di trovare la parola adatta. “…socievolezza!”

In un altro contesto quella frase non avrebbe suscitato nulla di male, se non fosse stato per il modo in cui la ragazza aveva accentuato l’ultima parola, facendola risultare molto ambigua.

Lauren la guardò sforzandosi di sorridere. “Scusami, ma non credo di avere capito cosa intendessi dire!”

A quel punto intervenne Dylan. “Quello che la mia amica stava dicendo è semplice. Vedi, è molto difficile suscitare l’interesse di Leslie perché è una persona incontentabile! Quindi con la tua loquacità molto probabilmente sei riuscita ad arrivare dove molti altri hanno fallito, pur avendo i requisiti giusti!”

Oliver continuava a sorridere mentre la sua ragazza Cheryl seduta al suo fianco lo guardava male per aver causato quella situazione che per lui risultava tanto divertente. Leslie quasi venne la voglia di alzarsi e prenderlo a calci nel sedere, ma riuscì a trattenersi nonostante il suo fastidio.

“A meno che tu non abbia altre doti nascoste che noi tutti non conosciamo e che ci farebbe tanto piacere sapere!” proseguì Dylan.

“Tutto questo è incredibile!” disse bisbigliando Ada al fianco di Leslie che stava per dire qualcosa.

“Io credo che voi due non…”

“No aspetta!” disse Lauren interrompendola con un gesto della mano. Poi si rivolse ai due. “Non so quali doti pensate che io possa avere e non mi interessa nemmeno saperlo, perché è chiaro il vostro intendo! Però vi posso dire che nonostante io non capisca nulla del vostro mondo, non possedete di certo l’umiltà e l’educazione per farne parte, da qui si possono spiegare i vostri continui fallimenti!”

“Non dovresti rivolgerti in questo modo a noi! Dopotutto stavamo solo conversando per cercare di capire in che modo una persona come te, possa essere riuscita a conquistare Leslie! Non tutti gli agenti si lasciano sopraffare esclusivamente dalla bellezza estetica di una persona! Si vede che i tempi sono cambiati e anche le valutazioni di Leslie come agente sono diventate molto superficiali!”

“Ma che cazzo stai dicendo?! Leslie è un’agente del settore della moda, si occupa soltanto di questo! Se poi i suoi clienti finiscono per sfondare in altri campi, è solo per loro merito e delle loro capacità! Capacità che vorrei sottolineare a voi mancano proprio!” disse Ada inalberandosi.

“Ok, allora vi dico quali sono le mie doti!” disse Lauren con un sorriso tirato. “Le mie doti consistono nel riabilitare il funzionamento di parti del corpo che presentano disabilità motorie e psicomotorie! Sono anche specializzata in psicomotricità e quindi idonea ad assistere fisicamente e psichicamente persone che presentano problemi neurosensoriali e psichici! Ma voi cosa ne volete sapere di queste cose, visto che il vostro unico interesse è quello di ammirarvi allo specchio, pregando che qualcuno un giorno vi noti!”

Lauren ormai aveva l’attenzione di tutti, soprattutto di Beth e Dylan che la guardavano estremamente confusi.

“Ebbene si, sono una fisioterapista!” aggiunse Lauren per facilitando la comprensione ai due.

“Una fisioterapista!” disse Beth sorpresa non aspettandosi nulla del genere. “Oh beh, e io che credevo chissà cosa!”

“Si e sono molto orgogliosa di esserlo! Non avete certo nulla da temere con la mia professione, non vi ruberò il palcoscenico! Anzi, ringrazio il cielo che le mie aspirazioni siano stato molto diverse dalle vostre, perché oggi posso dire con assoluta certezza di sentirmi realizzata! Perché mi guadagno da vivere onestamente offrendo un aiuto concreto a chi ne ha bisogno! Mi sono impegnata e data da fare per realizzare il mio sogno, senza l’aiuto di nessuno, contando esclusivamente su me stessa! Voi invece non fate altro che elemosinare attenzioni da parte di persone che vi possano aiutare a farvi notare e questo è davvero triste! Ma infondo è così che funziona nella vita, a ognuno il suo!”

Detto questo si alzò da tavola dirigendosi verso il terrazzo. Tutti gli altri rimasero in silenzio sorpresi dalla reazione della ragazza anche se era del tutto giustificata. Leslie si alzò a sua volta per seguirla ma non prima di aver detto anche lei la sua.

“Beh, credo che non si possa aggiungere altro alle parole di Lauren, ma voglio comunque darvi un consiglio!” disse rivolta ai due responsabili.

“Dylan, smettila di darti tante arie, credendo che tutti ti trovino irresistibile perché non lo sei! Ecco perché ancora nessuno ti ingaggia!”

Poi guardò la ragazza. “E tu Beth, saresti anche una bella ragazza se non avessi deciso di ritoccarti così tanto da sembrare un pezzo di plastica! Forse l’unica cosa che avresti dovuto rifarti, è il cervello!”

Poi rivolgendosi ai suoi amici disse: “Se adesso volete scusarmi, con permesso!”

“Certo, vai pure!” disse Julian.

Stava per allontanarsi ma poi si fermò. “Ah, un’ultima cosa! Scordatevi che io possa farvi sfondare nel mondo della moda! Non sono interessata a voi e non lo sono mai stata! Nemmeno quando fingevo di guardarvi con ammirazione!”

Leslie uscì sul terrazzo e vide Lauren con le mani appoggiate alla ringhiera guardando verso l’alto. Decise di lasciarla un po' da sola pensando che ne avesse bisogno. Così ne approfittò per andare un momento in bagno. Tornando dentro, vide che i Beth e Dylan non erano più seduti al tavolo. Forse per quella sera ne avevano avuto abbastanza di umiliazioni.

 

 

Portland

La serata dei ragazzi al Paradise proseguiva tra una chiacchiera e l’altra, risate e immancabili frecciatine di Victoria rivolte a Shonei. Chloe decise di fare una pausa chiedendo a Ian di sostituirla al bar. Il ragazzo fece un po’ di storie all’inizio, ma la ragazza insistette impartendolo come un ordine. Alla fine il ragazzo anche se controvoglia, non poté fare a meno di eseguire l’ordine.

 

Nel frattempo Shonei ricevette una chiamata. Il suo telefono era poggiato sul tavolo e quando iniziò a squillare, Max lesse il nome di Ashley chiedendosi chi potesse essere. “Scusatemi ma devo rispondere al telefono, arrivo subito!” disse Shonei dirigendosi verso i bagni per potere parlare al telefono senza tutto il baccano di clienti che stavano partecipando al karaoke.

 

Proprio in quel momento Chloe si stava dirigendo verso la porta che conduceva al corridoio sul retro. Vide Shonei entrare nel bagno e poi si voltò verso Steph che stava servendo i clienti con Ian che era subentrato a lei. Si girò a guardare verso il tavolo dove c’era Max. La tentazione era troppo forte e le sue amiche non si sarebbero accorte di nulla. Si strofinò le mani sui pantaloni dal nervosismo e iniziò a camminare lentamente dirigendosi verso il tavolo. A metà strada si fermò per prendere un respiro, mentre i ragazzi continuavano a parlare tra loro. Appena giunse da loro, tutti smisero di parlare facendo calare il silenzio. Max non appena la vide sgranò gli occhi, non aspettandosi che si sarebbe avvicinata. Poi abbassò lo sguardo evitando di guardarla.

“Ehi, ma io ti conosco!” disse Aaron indicandola. “Tu sei... Zoe!”

“Come scusa?!” chiese Chloe confusa.

“Sei Zoe!”

“Credo tu mi stia scambiando per qualcun altro, non mi chiamo Zoe!”

“Ma non sei l'amica di Shonei?!”

“Si, e tu chi sei?!”

“Sono Aaron, l'amico del ragazzo a cui hai chiesto aiuto con il murale! Eri la tizia con i capelli blu!”

Chloe a quel punto si ricordò del ragazzo. “Ah, ora mi ricordo di te!”

“Il suo nome è Chloe, non Zoe! Shonei quel giorno ha mentito soltanto per nasconderla a tutti noi!” disse Victoria guardandola con sguardo di disapprovazione.

Max in tutto quello scambio tra i ragazzi non aveva fatto altro che tenere le sguardo basso e fisso sul tavolo. Non alzò mai una volta lo sguardo verso di Chloe, nonostante lei la guardasse ogni tanto.

“Ah, ma allora...” disse Aaron interrotta dalla ragazza.

“Chloe e Shonei sono amiche e si conoscono da anni, per questo ha mentito a Max, per proteggere la sua amichetta! In parole povere Max è stata presa in giro per ben due volte!” continuò Victoria.

“Victoria!” disse Kate guardandola come per dirle di smetterla.

“Cosa c'è?! Guarda che sto dicendo la verità! Aaron e Timothy non sono proprio a conoscenza di tutto! Conoscono solo la parte di storia che riguarda Chloe!”

Aaron e Timothy sgranarono gli occhi sbalorditi.

“Ma allora è Chloe l'amica di Max!” disse Aaron.

E in proprio in quel frangente, Max espresse le uniche sue parole. “Ex amica!” disse senza guardare nessuno.

Chloe ci rimase male per le sue parole, dette proprio allo scopo di ferirla.

“Uuuh, inizia a fare un po' troppo freddo qui dentro!” disse Timothy ironico strofinandosi le mani come per riscaldarsi.

“Hai ragione sta calando proprio il gelo!” aggiunse Aaron sorridendo all'amico.

Kate notò che Chloe dello stato d’animo di Chloe. Così intervenne per fare cessare quei commenti inutili e fuori luogo che non facevano altro che peggiorare la situazione. “Smettetela!” disse risoluta stringendo una mano sul tavolo. “Questa storia non vi riguarda, i vostri commenti non sono divertenti e non fanno ridere nessuno!”

Tutti la guardarono sorpresi dalla sua reazione, tutti tranne Max.

Kate incrociò lo sguardo di Chloe che aveva apprezzato molto il suo gesto anche se inaspettato. Quel gesto le diede la forza di rivolgersi direttamente a Max per la prima volta dopo ben tre anni di lontananza.

“Max...”

La ragazza sentendo pronunciare il suo nome, sussultò lievemente. Nessuno lo notò a parte Kate che le era seduta accanto.

Chloe provò ancora una volta. “Max...”

La ragazza non potendone più e desiderando di andare via, si alzò di scatto dirigendosi fuori dal locale.

“Max, aspetta!” disse Chloe cercando di bloccarle il passaggio. La ragazza però riuscì a evitarla.

“Ma non vedi che non vuole saperne più niente di te?! Perché devi insistere?! Sei stata tu ad andartene, non dimenticartelo!” disse Victoria rivolta a Chloe.

Chloe si girò a guardarla per un attimo e poi decise di seguire Max fuori. Victoria quando si rese conto di quali fossero le sue intenzioni intervenne alzandosi dal suo posto. “Dove credi di andare?! Lasciala in pace!”

“No Victoria, sei tu che devi lasciarla andare!” disse Kate intervenendo ancora una volta.

“Ma come diavolo fai a stare dalla sua parte?!”

“Io non sto dalla parte di nessuno, ma è giusto che questa faccenda la risolvano le dirette interessate! Noi non c'entriamo nulla in tutto questo! Sono entrambe delle persone adulte e possono sbrigarsela benissimo da sole senza il nostro aiuto! Anche se faccio un po' fatica a riconoscere questo tuo intervento come un aiuto!”

Chloe guardò Kate con sguardo riconoscente e poi si affrettò a uscire per raggiungere Max. Victoria si sedette senza staccare gli occhi da Kate, non comprendendo fino in fondo le ragioni che la spingessero a comportarsi in quel modo.

 

 

Max nel frattempo fuori stava camminando a passo svelto per allontanarsi il più possibile da lei. Si stava dirigendo verso l'auto di Victoria ferma nel parcheggio, abbastanza distante dall'entrata del locale. A un certo punto sentì dei passi veloci seguirla e si fermò girandosi per vedere chi fosse. Quando vide che era Chloe ricominciò a camminare affrettando il passo.

“Max, ti prego aspetta! Non andare via! Fermati!” disse Chloe seguendola. A un tratto l'afferrò per un braccio per fermarla.

Max si voltò di scatto liberandosi dalla sua presa. “Lasciami stare! Non devi toccarmi! Voglio che tu mi stia lontana, hai capito bene?!”

Chloe non riusciva a credere alle proprie orecchie e soprattutto al tono con cui la ragazza le aveva parlato. “M-mi dispiace Max! Scusami non volevo!”

“Oh sì, certo! Come tante altre cose che non hai voluto ma che hai fatto lo stesso!”

“So di aver sbagliato a nascondermi da te, ma vedi... io... non sapevo...”

“Come l'avrei presa?! Beh, adesso puoi vederlo con i tuoi stessi occhi! Ma non solo per avermi nascosto la tua presenza in città, ma anche per ciò che hai fatto anni fa! Spero tu non te lo sia scordato!”

“No, non l'ho dimenticato!”

“Sai, a me sembra proprio di sì invece! Sei qui adesso a rivolgermi la parola come se niente fosse! Tre anni Chloe, tre lunghissimi e interminabili anni! Non una chiamata per dirmi di stare bene! Come una stupida ho anche provato a chiamarti di nascosto dai miei genitori e da Victoria! Che sorpresa sapere che il tuo numero risultava inesistente! Complimenti Chloe, hai fatto davvero un ottimo lavoro! Il tuo piano è riuscito alla grande! Hai ottenuto tutto ciò che volevi!”

“E cosa volevo secondo te?!”

“Liberarti di me!” disse Max avvicinandosi a lei urlandole contro.

“No, questo non è vero! Quella sera ti ho spiegato perché stavo andando via!”

“Oh avanti Chloe, non penserai davvero che io mi beva tutte le tue stronzate! Pensi davvero che io sua così stupida?!”

“Io l'ho fatto per te!”

“Ah certo, la classica scusa per liberarsi di qualcuno fingendo di farlo per il suo bene! Come farlo sembrare un sacrificio per un bene superiore! Tutto quello che mi hai detto quella sera ti serviva solo per indorarmi la pillola! No Chloe, non lo hai fatto per me, ma solo per te stessa! Se ti fosse importato veramente qualcosa, se davvero lo stavi facendo per il mio bene, me ne avresti parlato sin da subito! Invece mi hai tenuta all’oscuro di tutto sin dall'inizio! Era un progetto che avevi già da quando eravamo ad Arcadia Bay!”

“No, non è vero! Ci ho pensato durante il tragitto per raggiungere Seattle! Ho visto quanto male ti ha fatto prendere quella decisione! Ho visto come stavi male per causa mia! Quando siamo arrivate dai tuoi, i problemi non hanno fatto altro che aumentare! E so che la causa ero io Max! Non potevo permettere di vederti soffrire ancora per me!”

“E pensi che andando via tu non mi abbia fatto del male, eh?!” gridò Max con tutto il fiato che aveva in corpo.

Chloe la guardò con gli occhi lucidi e rispose con un filo di voce. “No, lo so di averti fatto del male!”

“Mi avevi fatto una promessa Chloe!” disse Max abbassando la voce mentre gli occhi che le si riempivano di lacrime. “Tu... eri la mia migliore amica!”

“Lo sono ancora...”

“No, non lo sei più da quando hai deciso di voltarmi le spalle! L'amicizia non è esserci sempre! L'amicizia è non andarsene mai e tu lo hai fatto! Te ne sei andata senza voltarti mai indietro!”

“Ma anche tu te ne sei andata!”

“Quindi è questo! È solo una ripicca la per pareggiare i conti! Per essermene andata da Arcadia Bay!”

“No, non lo è!

“E allora cosa?! Non puoi paragonare le nostre situazioni perché sono completamente diverse! Io non ho avuto scelta! Ero soltanto una ragazzina e non potevo rifiutarmi in nessun modo! Tu invece te ne sei andata consapevolmente! Era ciò che volevi e lo hai fatto senza pensare alle conseguenze! Senza preoccuparti di come mi sarei sentita io! È stata una decisione che hai preso da sola senza interpellarmi!”

“Max, io ho sbagliato e ti giuro che non è passato nemmeno un giorno che io non pensassi a te! Non sai quanto male mi ha fatto doverti lasciare così!”

“No Chloe, non eri dovuta a farlo! Nessuno ti ha chiesto di andare via!”

“Tu alla fine lo hai fatto! Mi hai chiesto di andarmene e non tornare più!”

Max rimase in silenzio spalancando gli occhi. “Adesso vorresti dire che è colpa mia che tu te ne sia andata?!”

“No, non sto dicendo questo! Però dopo quello che hai detto non vedo come avrei potuto farmi rivedere da te?! Dopo averti causato tanto dolore che non meritavi! Dopo tutto quello che hai vissuto per salvarmi! Max, io non sapevo cosa fare e...”

“No Chloe, sapevi benissimo cosa fare! Però alla fine invece di rivolgerti a me, hai scelto la strada più semplice! C'è una lezione che entrambe abbiamo imparato dalla nostra esperienza! Ed è che ogni nostra azione porta a delle conseguenze! C'è sempre un prezzo da pagare e il mio l’ho già pagato! Ora tocca a te! Questo è quello che dovrai pagare tu!”

“No Max, ti prego!”

“Addio Chloe!” disse Max incamminandosi di nuovo velocemente verso l'auto di Victoria.

Chloe le andò dietro, ma a un certo punto si fermò di colpo. Si portò la mano destra al petto, mentre con la sinistra si teneva sul tettuccio di una macchina. “Non... ora” disse Chloe con il respiro che si appesantiva.

Max ignara di tutto continuava imperterrita ad allontanarsi.

“Max!” la chiamò Chloe a fatica.

La ragazza si voltò guardando alle sue spalle. “È finita, non voglio...” urlò Max infuriata interrompendosi mentre vedeva Chloe appoggiarsi completamente di spalle contro lo sportello dell'auto parcheggiata tenendosi il petto.

Il terrore comparve sul volto di Max. “Chloe!”

La ragazza corse immediatamente da lei appoggiandole le mani sulle spalle. “Chloe, che ti succede?! Che hai?! Ti senti male?! Cosa hai?!” chiese Max preoccupata.

Chloe le afferrò il polso sinistro e iniziò a scivolare lentamente contro l'auto, tirando Max con sé fino a trovarsi seduta a terra.

“Che hai Chloe, ti prego rispondi?!”

“Non... io non... riesco a...” disse respirando affannosamente.

“Oh mio Dio! Chiamo i soccorsi!” disse Max mentre si stava alzando per andare a recuperare il telefono nella borsa che aveva lasciato all’interno del locale, ma Chloe le strinse ancora di più il polso bloccandola.

“No… non andare… via!” disse Chloe.

 

 

Shonei uscì dal bagno dopo avere parlato con Ashley che le chiedeva di raggiungerla a casa. La ragazza però aveva rifiutato a causa della presenza di Max nel locale. Si diresse al tavolo notando l’assenza della ragazza.

“Ehi, dov'è Max?!”

“Pff, come se non lo sapessi!” disse Victoria.

“Si può sapere dov'è, sì o no?!”

“È con Chloe fuori dal locale!” disse Kate.

“Cosa?!” chiese Shonei incredula e preoccupata. Si voltò a guardare verso il bar, vedendo che c’era Steph e Ian. Di Chloe nemmeno l’ombra. “Oh cazzo, no!”

Si precipitò fuori dal locale mentre tutti i ragazzi la guardavano confusi.

“Accidenti che serata movimentata!” disse Timothy.

“Io ormai ci sono abituato a queste serate del cazzo! Non ce ne va mai bene una!” disse Aaron.

Poi Victoria si rivolse a Kate. “Beh, a lei non dici che se la possono cavare anche da sole?!”

Kate scosse la testa dall'esasperazione mentre Timothy e Aaron ridevano.

Shonei spalancò le porte del locale catapultandosi fuori guardando prima a destra. Poi quando si voltò a sinistra vide che a una certa distanza c'era Chloe seduta a terra e Max al suo fianco. “Oh merda!”

Ci mise poco a capire cosa fosse successo. Infatti era proprio quello che temeva, l'arrivo di un altro attacco di panico. Corse immediatamente nella loro direzione. Si chinò anche lei mettendosi davanti a Chloe.

“Shon, si sente male! Chiamo i soccorsi!” disse Max alzandosi.

“No Max, non farlo!”

“Cosa?! Ma sta male! Perché diavolo vi ostinate a non voler chiamare nessuno?!” chiese spaventata e confusa.

“Perché adesso passa!” rispose guardando Max che parve più confusa di prima.

Poi si rivolse a Chloe. “Ehi tu, sei sempre la solita, eh?! Prima o poi mi farai venire un infarto così! Insomma non posso nemmeno bere in santa pace! Di questo passo mi farai diventare astemia sai?!”

“Ti sembra questo il momento di mettersi a scherzare?!” chiese Max scioccata.

“Ok, adesso sai bene come funziona Chloe! Lo hai già fatto no?! Respira lentamente!” disse Shonei ignorando Max.

“Non... c'è... la faccio! Non… respiro...”

“Certo che respiri, altrimenti saresti già morta stecchita! Concentrati su altro ok?! Pensa al prossimo ordine per il locale! Ricordi cosa manca?!”

“Non... posso...”

“Si che puoi!” disse Shonei rivolta a Chloe. Poi si rese conto che con la presenza di Max, sarebbe stato più complicato del previsto riuscire a farla calmare.

Chloe continuò a respirare in affanno sempre di più. Shonei allora si rivolse a Max. “Vai al bar e chiedi a Steph di darti un sacchetto di carta!”

“Cosa?!”

“Max, vai!”

“Ma…”

“Fallo e basta!” disse Shonei alzando la voce.

Max si rese conto che quello era uno dei metodi più usati contro gli attacchi di panico. Tornò di corsa nel locale dirigendosi verso il bar dove Steph e un Ian stavano servendo da bere ai clienti. Appoggiò le mani sul bancone sporgendosi in avanti chiamando Steph un paio di volte. La ragazza indaffarata com'era non ci fece caso. Max ritentò di nuovo e una cliente al suo fianco si voltò a guardarla con ostilità. “Ehi, aspetta il tuo turno!”

Max la ignorò chiamando di nuovo Steph battendo una mano sul bancone. A quel punto Ian che era più vicino rispetto alla sua collega, si girò verso di lei. Poi si avvicinò a Steph dicendole qualcosa. La ragazza smise di parlare con il cliente voltandosi verso Max che alzò una mano nella sua direzione. Steph cominciò ad avvicinarsi a lei con un'espressione confusa e titubante. “Max!”

Per la prima volta Max rivolse la parola a Steph, che ai suoi occhi altri non era che Big Master. In realtà già le aveva parlato, ma quell'evento era stato cancellato riavvolgendo per non farsi scoprire da Chloe a utilizzare il suo telefono.

“Steph, puoi darmi un sacchetto di carta?!” chiese Max agitata.

“Cosa?! Un sacchetto di carta?!”

“Si, Shon mi ha detto di chiedertene uno!”

“Shon?! Cosa diavolo dovrebbe farci con un sac...” disse Steph interrompendosi dopo aver compreso a cosa potesse servire. “Merda, Chloe!”

Max rimase sconvolta dalla reazione della ragazza come anche da quella di Shonei. Comprese che gli attacchi di panico di Chloe fosse abituale per loro.

Steph si allontanò dalla sua posizione per andare a prendere un sacchetto e poi chiese a Emily di sostituirla per un po' al bar. Corse dall'altra parte del bancone avvicinandosi a Max. “Dov'è?!”

“È fuori nel parcheggio!”

Max prima di uscire andò al tavolo afferrando la sua borsa sotto gli occhi di tutti. Poi si diresse ancora una volta verso l'uscita. Victoria vedendo la scena si alzò andandole incontro a Max. “Ehi, ma che diavolo succede?!”

“Niente Victoria!”

“Dove stai andando ancora?!”

“Ti spiego dopo, adesso arrivo!”

Victoria sospirò ritornando al suo posto.

Quando raggiunsero Chloe, lei era ancora seduta a terra. Steph si chinò vicino a Shonei davanti all'amica. “Chloe! Ehi, va tutto bene!”

“Non direi proprio!” disse Shonei guardando verso lungo il parcheggio. Dei ragazzi stavano dirigendosi verso il locale e sarebbero passati davanti a loro.

“Merda!” esclamò Steph che poi si rivolse a Chloe. “Ascolta Chloe, adesso cerca di alzarti, ti aiutiamo noi!  Andiamo nel vicolo, è meglio che nessuno ti veda così!”

Shonei e Steph l'aiutarono a rimettersi in piedi, accompagnandola nel vicolo dove c'era la porta da dove il personale accedeva al locale. Max le seguì lentamente osservando la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi, come qualcosa di surreale. Non aveva mai visto Chloe in quello stato.

Appena arrivate nel vicolo, Chloe si appoggiò alla parete e Steph le porse il sacchetto rimanendo al suo fianco. La ragazza iniziò a respirare nel sacchetto.

“Ok, così, piano!” disse Shonei stringendo una mano sulla spalla di Chloe che lentamente si stava riprendendo.

Mentre Shonei e Steph prestavano attenzione alla loro amica, Max assisteva al tutto rimanendo un po' distante. A un certo punto iniziò ad allontanarsi in silenzio, dirigendosi ancora una volta verso l'auto parcheggiata di Victoria. Steph si accorse che si stava allontanando e si voltò a guardarla. Shonei seguì il suo sguardo vedendola allontanarsi. Poi si voltò a guardare Steph che annuì.

Shonei comprese cosa volesse dirle Steph e si allontanò raggiungendo Max che si era appoggiata all'auto di Victoria tenendo lo sguardo basso verso l'asfalto. Si appoggiò anche lei mettendosi al suo fianco, estraendo una sigaretta dal pacchetto e portandola alla bocca. Poi porse il pacchetto a Max, che semplicemente scosse la testa lentamente senza dire nulla. Così Shonei ritirò l'offerta accendendosi la sigaretta. Sbuffò un po' di fumo verso l'alto e poi rivolse uno sguardo alla ragazza al suo fianco.

“Max...”

“È colpa mia. Sono stata io”.

“Non dire cazzate”.

“Io...”

“No, ascoltami attentamente ok? Non è la prima volta che Chloe ha degli attacchi di panico. Ne soffre da un bel po' di tempo. Quando l'ho conosciuta era con il morale a terra. Così ho cercato di tenerla su a modo mio. All'inizio andava tutto bene. Però a un certo punto ha iniziato ad avere degli attacchi. Ma ti assicuro che erano del tutto sporadici. Poi lei ci aveva assicurato che erano passati. Quando sono andata via da Portland non pensavo ne soffrisse ancora. Al mio ritorno ha cominciato a soffrirne di nuovo. Steph mi ha detto che ha fatto anche terapia da uno strizzacervelli. Insomma, se dovessi seguire il tuo ragionamento, forse dovrei sentirmi io la causa di tutto. Ma la verità è che nessuno ha colpa. Tu conosci Chloe da più tempo di me e sai bene com'è stata la sua vita. Una persona può essere forte quanto vuoi, ma tutti hanno un limite di sopportazione. Nessuno è indistruttibile”.

“Si ma è colpa mia se adesso si è sentita male”.

“E quindi cosa vuoi fare? Autocommiserarti allo sfinimento?”

“È davvero incredibile”.

“Cosa?!”

“Non posso nemmeno prendermela con lei per quello che mi ha fatto. Sembra che io non abbia nemmeno il diritto di essere arrabbiata. Sono stanca”.

“Capisco cosa vuoi dire. Ti sei sfogata almeno?”

“Si, ma non abbastanza e adesso mi pento anche di averlo fatto, visto quello che è successo. Adesso sono arrabbiata il doppio”.

“Ti vado a prendere qualcosa da bere?”

“No, non voglio tornare lì dentro. Voglio soltanto andare via da qui”.

“Andiamo a farci un giro?”

“A dire il vero non sono in vena di fare un giro. Voglio soltanto andare a casa. Però non voglio rovinate l'ennesima serata dei ragazzi”.

“E chi ti dice che devi farlo. Vorrei farti notare che ci sono io e che sono a tua completa disposizione”.

“Quindi?”

“Quindi ti riaccompagno io a casa. Manda un messaggio ai tuoi amici per avvisarli”.

Max annuì sospirando.

“Andiamo su” disse Shonei appoggiando un braccio sulle sue spalle.

Raggiunsero l'auto salendo a bordo e partirono dirette all'appartamento di Max. Durante il tragitto Max inviò un messaggio a Kate scusandosi per essere andata via. Poi mise via il telefono rimanendo a guardare fuori dal finestrino aperto. Shonei di tanto in tanto le lanciava un'occhiata e le parve di vedere i suoi occhi lucidi, come se si stesse trattenendo dal piangere. Non era stata sicuramente una gran bella serata per lei.

 

 

New York

Leslie tornò fuori al terrazzo dopo aver concesso del tempo a Lauren. Trovò la ragazza esattamente come l’aveva lasciata, a contemplare il cielo stellato. La raggiunse mettendosi di fianco guardando anche lei verso l'alto.

“È un peccato che non si possano ammirare meglio le stelle a causa delle troppe luci della città” disse Lauren continuando a guardare in alto.

“Si è vero. Però anche la città piena di luci non è male”.

“Non è la stessa cosa”.

Leslie rimase ad ammirare il profilo della ragazza. Lei sentendosi osservata, girò la testa nella sua direzione. Rimasero a fissarsi per qualche istante e poi Lauren fu la prima a distogliere lo sguardo.

“Mi dispiace per prima. Sono dei completi imbecilli”.

“Ho notato”.

“Però hai dato loro una bella lezione che difficilmente dimenticheranno”.

Lauren annuì indifferente.

“A proposito, ti sei persa anche il colpo finale gentilmente offerto da me”.

“Ne ho avuto abbastanza per oggi”.

“Mi sento un po’ in colpa per averti trascinata qui”.

“E così deve essere. A meno che tu non ti decida a dirmi finalmente chi è Christopher per te. Penso che almeno questo me lo devi, soprattutto dopo quello che dovuto subire”.

Leslie ridacchiò.

“Era tutta una balla vero?” chiese Lauren.

“No, non lo era”.

“Allora adesso devi sputare il rospo”.

“Perché ti interessa così tanto?”

“Perché a parte i miei soliti impegni, al momento non ho niente di meglio da fare che farmi gli affari tuoi”.

Leslie rise alle parole della ragazza.

“E va bene, hai vinto tu. Christopher è mio zio paterno. Mi ha adottato subito dopo la scomparsa di mio padre”.

“Oh, mi dispiace! Cosa gli è successo?”

“Mio padre non è morto.Cioè, almeno credo”.

“Vuoi dire che è proprio sparito? Pensavo intendessi…”

“Oh no, si è semplicemente dileguato poco tempo dopo che mia madre è morta dandomi alla luce”.

“Mi dispiace tanto”.

“Non devi, sono cose che succedono. Tutto sommato sono stata fortunata. Christopher lo considero mio padre a tutti gli effetti. Si è sempre preso cura di me e non mi ha fatto mai mancare nulla”.

Lauren rimase in silenzio per qualche istante non sapendo cosa dire. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.

“Non so a cosa stai pensando adesso, potresti farlo in modo più comprensibile?” disse Leslie facendola ridere per la prima volta dopo essere uscita fuori al terrazzo.

“Mi chiedevo se tu… ti sentissi in qualche modo responsabile di… insomma…”

“Di tutto quello che è successo? Come la morte di mia madre e la scomparsa di mio padre?”

Lauren annuì.

“Ammetto che quando Chris mi ha raccontato tutto, ci sono rimasta molto male. Ho pianto per giorni interi. Poi lui mi ha fatto comprendere che non avevo nessuna responsabilità. Anche se lo stronzo di mio padre biologico è andato via facendomi pensare proprio il contrario”.

“Perché Chris te lo ha detto?”

“Perché voleva essere onesto con me. Non voleva che ci fossero segreti tra noi. E poi non voleva che lo venissi a sapere per caso da qualcun altro”.

Rimasero in silenzio per qualche istante.

“Per quando tempo resterai a New York?” chiese a un tratto Leslie.

“Finché non avrò completato il corso di aggiornamento”.

“Quindi poi te ne ritornerai a Portland” disse Leslie girandosi verso di lei appoggiando un braccio sulla ringhiera.

“Si, tornerò finalmente alla mia vita” disse Lauren appoggiandosi di spalle alla ringhiera guardando verso le grandi vetrate, da cui si poteva scorgere l'interno della sala e gli ospiti ancora a ballare.

“Mi dispiace che tu vada via” disse Leslie guardando nella sua stessa direzione.

Lauren preferì non dire nulla per cercare di non dare modo di proseguire su quel argomento.

“Però visto che ci vorrà ancora del tempo, magari potremmo vederci qualche volta. Possibilmente evitando feste di fidanzamento” aggiunse con ironia Leslie spostandosi davanti alla ragazza coprendole la visuale. “Ti andrebbe?”

Lauren cercò di evitare di guardarla ma lo trovava davvero difficile. Alla fine fece una breve risatina per mascherare il suo nervosismo.

“Cosa c'è di così divertente?”

“Niente”.

“Bugiarda, non sai mentire”.

“Non c'è nulla di divertente... è solo tutto... strano”.

“Cosa è strano?” chiese Leslie infilando le mani nelle tasche e avvicinandosi di qualche altro centimetro a lei.

Lo so cosa stai cercando di fare Leslie”.

“Io? Davvero?”

“Si tu?”

“E dimmi cosa starei cercando di fare?” chiese sorridendo.

Lauren odiava il suo modo di fare che dopotutto trovava irresistibile. Quella ragazza emanava un fascino tutto suo. Non aveva importanza cosa dicesse o facesse, perché alla fine riusciva e rendere tutto magnetico, anche un semplice e innocente sorriso. Proprio come quello che le stava rivolgendo in quel momento dal quale non riusciva a staccare gli occhi. Leslie se ne accorse e le si avvicinò ulteriormente appoggiando una mano sulla ringhiera sfiorando il fianco della ragazza.

“Leslie, per favore” disse Lauren a bassa voce.

“Cosa?” chiese la ragazza senza spostarsi dalla sua posizione. Ormai erano così vicine che riuscivano a sentire il calore emanato dai loro corpi.

“Io sono impegnata Leslie”.

“E chi non lo è? Anche io domani devo andare a lavoro, cosa credi?”

Lauren rise sapendo che la ragazza stesse fingendo di non avere capito. Ma decise comunque di essere più chiara, sperando che la ragazza prendesse le distanze. “Impegnata… sentimentalmente”.

“Oh, ok. Non faccio nessuna fatica a crederlo. Sei davvero bellissima e lui o lei...”

“Lei”.

“E lei è molto fortunata”.

Lauren annuì un po' a disagio perché la ragazza continuava a rimanerle troppo vicina.

“Tu sei impegnata e lo capisco, ma io non lo sono”.

“Come scusa?” chiese Lauren non riuscendo a credere alle sue orecchie.

“Ho detto che io non lo sono. Sono single e non devo fedeltà a nessuno. Tu sei qui davanti a me e sei talmente bella. Sono un'agente di modelle e ne ho viste tante di donne bellissime ma tu... cavoli tu le batti tutte. Sei da togliere il fiato” disse avvicinandosi ancora di qualche centimetro. La distanza tra le due era ormai al minimo tanto, che Lauren riusciva a sentire il calore del respiro dell’altra sulle sue labbra.

“Io amo la mia ragazza e niente di quello che tu dica o faccia, potrà mai cambiare questo!”

“Allora la vediamo allo stesso modo! Anche io se fossi impegnata non smetterei di amare la persona con la quale sono legata sentimentalmente!”

“Cosa?!” chiese Lauren sperando in cuor suo che la ragazza non stesse parlando sul serio.

“Io non ti sto chiedendo di smettere di amare la tua ragazza! E sono certa che i tuoi sentimenti verso di lei siano del tutto sinceri! Continueresti ad amarla, nonostante tutto quello che possa succedere! Quindi infondo cosa cambia?! Nulla!”

Lauren rimase sbalordita da ciò che aveva appena detto la ragazza. “A parte il fatto che non succederà mai niente tra noi, ma davvero credi che un tradimento non cambi nulla?!”

“Si, lo credo! Prima di tutto utilizzare il termine tradimento mi sembra inappropriato ed eccessivo!”

“Ah, ma davvero?!”

“Si!”

“Spiegami una cosa, cos’è che potresti considerare un tradimento?!”

“Allora, per me un tradimento non sarebbe certamente finire a letto con qualcun altro!”

“Ah no?! E per quale motivo?!”

“Perché il vero tradimento va al di là dell’aspetto sessuale! Di solito è l’attrazione fisica che spinge a stare con altre persone! Se vai a letto con un’altra persona e lo fai esclusivamente per attrazione fisica e senza nessun coinvolgimento sentimentale, non può essere considerato tradimento!”

“Quindi tu pensi che un tradimento avvenga soltanto se si è coinvolti sentimentalmente con la terza in comodo?!”

“Esattamente!”

Lauren cominciò a ridere. “Ti giuro che tra le tante stronzate che ho sentito in vita mia, questa la batte proprio tutte!”

“Non è una stronzata! È semplicemente un modo come un altro di vedere le cose!”

Lauren scosse la testa. “È davvero incredibile!”

“Poi se tu tradissi la tua ragazza, anche se ripeto, non è il termine adeguato, chi lo verrebbe mai a sapere?! Di certo non la tua ragazza che è lontanissima da qui!”

“Ma io lo saprei!”

“E allora?! Avresti delle crisi di coscienza?!”

“Si e non riuscirei più a guardarmi allo specchio!”

“Allora dimmi una cosa, quando sei per strada e camminando incontri qualcuno che ti piace, ti soffermi mai a osservare?!”

“Ma che...”

“Rispondi!”

“Si, ma sono due cose imparagonabili!”

“Davvero?! Io credo che sia solo un modo come un altro per restare in pace con la propria coscienza! La verità è che se si tradisce nelle modalità in cui tu affermi, allora vuol dire che lo facciamo tutti continuamente! Con gli occhi, con i pensieri...”

“Tu sei fuori di testa!”

“Secondo il tuo ragionamento, hai già tradito la tua ragazza! Di certo non fisicamente come dici tu, ma lo hai fatto eccome!”

“E con chi?!”

A quel punto la ragazza sorrise senza rispondere. Sperando che fosse abbastanza ovvia la risposta. Lauren non disse nulla ma aveva capito bene cosa volesse intendere con il suo silenzio.

“Il tuo silenzio conferma che sono sulla giusta strada!” disse Leslie.

“Sei così sicura di te stessa?!”

“Si, lo sono!”

Lauren ricominciò a ridere. Poi quando tornò seria disse: “Credo che declinerò il tuo invito a frequentarci!”

“Perché?!”

“Perché è evidente che le tue intenzioni vadano ben oltre il voler fare vita sociale! Il tuo interesse nei miei confronti non è quello di fare due chiacchiere!”

“Non posso negare il fatto che mi piaci molto e che ho messo gli occhi su di te appena ti ho vista al bar!”

“Viva la sincerità!”

“Ma non sono una che costringe le persone a fare qualcosa che non vogliono! Inoltre non ci crederai, ma so tenere le mani al posto! E se mai succedesse qualcosa con qualcuno è perché lo vogliono anche loro!”

“Ti assicuro che con me non succederà nulla di quello che pensi e su cui molto probabilmente stai fantasticando da ieri!”

Leslie scoppiò a ridere. “Allora ritiro la mia offerta ma solo a una condizione!”

“Sentiamo, quale sarebbe questa condizione!”

“Devi essere sincera con me e dirmi se almeno ti piaccio!”

“Oddio, e dov’è finita tutta la tua sicurezza di poco fa?!” chiese Lauren ironica.

“Veramente io non ho bisogno di conferme da parte tua!”

“Ah sì?! Allora perché me lo stai chiedendo?!”

“Voglio vedere se hai il coraggio di ammettere che sei attratta da me! Devi sapere che la so riconoscere una menzogna quando l’ascolto!”

“Quindi se adesso io rispondessi alla tua domanda in modo negativo, mi darai della bugiarda?! Allora sai che c’è?! Non chiedermelo proprio!”

“Non ti facevo così codarda! Insomma, poco fa di là sembravi un leone con gli artigli pronta ad azzannare chiunque provasse a contraddirti! Ora invece sembri un piccolo gattino impaurito! Ammetto di averti sopravvalutata molto! Non sono perfetta e anche io sbaglio nel valutare le persone!” disse la ragazza per provocarla.

Lauren non apprezzò ciò che aveva appena detto replicando: “Non permetto a nessuno di darmi della codarda! Vuoi sapere la verità?! E va bene, allora te la dico!”

“Sentiamo allora! Tanto già so che negherai la verità!”

“Ti trovo una persona attraente!”

Leslie rimase spiazzata dalle sue parole. Nonostante sapesse che era una persona che non te le mandava a dire, non si sarebbe mai aspettata che lo ammettesse così apertamente. Soprattutto dopo aver insinuato che anche in quel modo si potesse parlare addirittura di tradimento, seguendo la sua logica. “Wow, ritiro tutto quello che ho detto prima! Ne hai di fegato!”

“Bene, ora che lo sai possiamo passare oltre?! E ribadisco ancora una volta che non uscirò più con te!”

“Ok, come vuoi, però sappi che se ti tiri indietro così, vuol dire che non ti fidi tanto del tuo autocontrollo!”

“Cosa?! Ma che…”

“È così! Hai paura di quello che potrebbe succedere passando del tempo da sola con me! Se non sbaglio hai appena ammesso di essere attratta da me!”

“L’ho ammesso, ma questo non implica che possa succedere per forza qualcosa soltanto perché ti trovo attraente!”

“Se lo dici tu!”

“Si, lo dico io!”

“I fatti contano più di mille parole!”

“I fatti confermano solo che stai rigirando tutto a tuo favore per ottenere ciò che vuoi! Ma sappi che io non ti concederò nulla perché non sono una stupida! Potrai essere furba quanto vuoi ma a me non la dai a bere!” disse Lauren superandola per tornare dentro.

Leslie si voltò a guardarla allontanarsi e prima che rientrasse disse: “Ti giuro che non farò nulla che possa metterti in difficoltà!”

Lauren si fermò voltandosi.

Leslie si avvicinò lentamente camminando verso di lei mentre continuava a parlare. “Perdona la mia sfacciataggine, non volevo metterti a disagio! Però ti prego, non negarmi la possibilità di rivederti ancora!”

La ragazza si fermò davanti a Lauren lasciando tra loro poca distanza.

“Come faccio io a fidarmi di te se ogni volta invadi il mio spazio?!” chiese Lauren guardando la punta delle loro scarpe mettendo in evidenza la distanza minima che c’era tra loro.

Leslie fece lo stesso e sorridendo. “Ok, ti prometto che non invaderò più il tuo spazio… se non lo vorrai!”

“Non lo voglio!”

“Bene” rispose Leslie facendo un passo indietro.

Lauren scosse la testa ridendo. “Ok, ti darò una possibilità! Ma ricorda che se mai farai qualcosa che non approvo, non mi vedrai mai più!”

“Ti giuro che mi comporterò bene!”

“Ok, adesso sarà meglio andare a mangiare il dolce!”

“Certamente!”

Così rientrarono dentro sedendosi al loro tavolo. Il dolce era già stato servito da un pezzo. Beth e Dylan si erano buttati nella mischia a ballare con tutti gli altri per evitare di tornare al tavolo. Lauren ne fu immensamente grata per questo. Gli altri ragazzi si scusarono con lei per il comportamento dei due divi di Hollywood, così li chiamò ironicamente Julian. Inoltre con lei si scusò anche Oliver, per aver causato la scintilla dal quale si era scatenato tutto il resto. Ovviamente le sue scuse vennero accettate anche se Lauren era consapevole che era stato imbeccato da Cheryl. La ragazza infatti non nascose la sua occhiataccia a Oliver dopo che Lauren non appena tornò al tavolo.

“Ok, non so voi ma io ho voglia di andare a ballare!” disse Ada.

“Mi dispiace tesoro ma non ho voglia! Riserverò le mie forze per il matrimonio!” rispose Julian.

“Sei il solito guastafeste!”

Anche Cheryl voleva ballare e costrinse Oliver a seguirla sulla pista da ballo. A quel punto Leslie si voltò verso Lauren. “Ti andrebbe di ballare?” chiese nella vana speranza che accettasse.

“Non ho tanta voglia di ballare ma grazie tante lo stesso” rispose Lauren con un sorriso rifiutando gentilmente il suo invito.

“Ok, allora tu e Julian rimanete qui mentre io vado a ballare con Leslie!”

“Traditrice!” disse Julian ironico.

“Beh, almeno qualcuno qui sa come divertirsi!” disse Ada prendendo per mano Leslie e trascinandola in pista.

Lauren e Julian rimasero a guardare le due ragazze divertirsi, ma durò poco perché iniziò subito un lento.

“Ma questa è sfiga!” disse Ada.

Julian e Lauren risero perché nonostante la distanza riuscirono a sentire la lamentela della ragazza.

“Allora, ti piace proprio tanto, eh?” chiese Ada a Leslie mentre ballavano.

“È così evidente?”

“Noooo, ma stai scherzando?! Pensa che ho tirato semplicemente a indovinare!” disse la ragazza sarcastica facendo ridere Leslie.

“Si, mi piace proprio tanto!” ammise a quel punto Leslie annuendo.

“E la situazione com’è?!”

“Complicata!”

“Descrivi complicata!”

“È felicemente impegnata sentimentalmente!”

“Che disdetta!”

Mentre loro ballavano Lauren e Leslie continuavano a guardarsi. Ada se ne accorse. “Sembra che tu non le sia del tutto indifferente o sbaglio?! Continua a tenerti sott’occhio!”

“Mi reputa attraente!”

“Ecco, lo sapevo! Allora datti da fare e non arrenderti!”

“E chi ti dice che avessi intenzione di arrendermi!” disse Leslie continuando a ricambiare lo sguardo di Lauren mentre ballava.

 

 

Portland

Shonei parcheggiò e spense l'auto guardando Max.

“Sei proprio sicura di non volere andare da qualche parte?”

“Si, non me la sento in questo momento di fare qualsiasi cosa” disse triste.

“Odio vederti in questo stato, lo sai?”

“Anche io” disse Max guardandola. “Tu cosa farai adesso?”

“Non lo so, ma di certo non tornerò al Paradise”.

“Ho rovinato anche la tua serata”.

“Scherzi? Io volevo uscite con te. Adesso siamo insieme e per me va bene, anche se per poco tempo”.

Max guardò fuori dal finestrino verso l'edificio. Poi tornò a guardare la ragazza. “Ti andrebbe di venire su da me?”

Shonei sorrise rimanendo sorpresa da quell'invito inaspettato. “Certo, perché no”.

Scesero dall'auto raggiungendo l'appartamento. Quando entrarono Max prese due birre e ne offrì una Shonei. Si sedettero sul divano rimanendo in silenzio a bere. A un certo punto Shonei cominciò a ridere ricordandosi di qualcosa.

Max si girò verso di lei confusa. “Perché ridi?”

“Stavo pensando a ieri. Mentre eri in bagno desideravo entrare in camera tua”.

Max la guardò con disapprovazione.

“Ti giuro che non l'ho fatto, però ero molto curiosa di vedere la tua stanza”.

“Per quale motivo?”

“Non lo so, forse perché una stanza rivela molto sulla personalità della persona a cui appartiene”.

“Cosa potresti capire?”

“Le tue passioni per esempio. Oppure i tuoi interessi, cosa ti piace e altre cose”.

“Potresti semplicemente chiedermelo”.

“Potrei, è vero. Però mi piace scoprire le cose anche da me”.

Max dopo aver riflettuto un attimo chiese. “Perché vuoi sapere tutte queste cose di me?”

“Beh, non ci trovo nulla di male nel volere sapere più cose di te. Questo è un modo come un altro per conoscersi più a fondo, non trovi?”

Max annuì guardandola e chiese: “Vuoi vederla?”

“Vuoi mostrarmela?”

“Se ci tieni sì. Tanto non ci nascondo un cadavere quindi...” rispose Max con un'alzata di spalle.

“Wow, questo sì che è rassicurante” rispose Shonei ridendo.

“Allora?”

“Ok, ci sto”.

Le due ragazze lasciarono le loro birre sul tavolinetto e si alzarono dal divano per raggiungere la stanza da letto. Max entrò nella sua camera mettendosi di lato per far entrare Shonei.

“Ah però, certo che vi trattate bene. La casa è enorme ma anche la tua camera non scherza”.

“Victoria voleva fare le cose in grande”.

“Si, sembra proprio il tipo”.

La ragazza si addentrò nella stanza guardando verso il letto, mentre Max si sedeva sul bordo.

“Letto matrimoniale eh? Dormi in compagnia?”

“No, ognuna ha la sua stanza e sono tutte provviste di letti a due piazze”.

“Capito” rispose la ragazza guardandosi intorno. Vide la custodia della chitarra poggiata alla parete tra la scrivania e la poltrona in pelle all'angolo.

“Tu suoni?” chiese Shonei girandosi verso di lei.

“Si”.

“Non pensavo fossi una musicista”.

“Mi piace la musica e suonare la chitarra. Lo trovo rilassante”.

“Posso?” chiese Shonei indicando la custodia.

“Certo che puoi” disse Max continuando a guardare la ragazza curiosa di conoscere qualsiasi cosa le riguardasse.

Shonei si avvicinò alla scrivania sedendosi sulla poltrona in pelle. Poi estrasse la chitarra dalla custodia guardandola.

“Wow, è davvero molto bella! Mi piace il colore” disse la ragazza pizzicando le corde dello strumento.

“Si, è particolare”.

“Come la proprietaria” rispose Shonei sorridendole.

“Tu sai suonare qualche strumento?”

“Io? Naaa, io al massimo le so suonare” rispose Shonei ironica. “Mi suoni qualcosa?”

“Non è un buon momento”.

“Sei stata tu a dire che ti rilassa e forse è quello di cui hai bisogno adesso”.

“Sarà per un'altra volta”.

“E va bene, non insisto” disse rassegnata Shonei alzandosi e rimettendo la chitarra al suo posto. Poi vide sulla scrivania una foto incorniciata di lei con i suoi genitori. La prese tra le mani osservandola più da vicino. “La tua famiglia?”

“Si”.

“Sei davvero molto fortunata”.

“Si, lo sono”.

“Comunque tuo padre sembra un orsacchiotto, sai?”

Max rise per il paragone fatto dalla ragazza. Shonei rimise a posto la foto e tra le altre cose presenti sulla scrivania c'era una macchina fotografica. Era quella che le aveva regalato Chloe.

“Ed ecco il Santo Graal!”

“In che senso?”

“Questo è l'oggetto che più ti rappresenta, no?”

“Beh sì, sono una fotografa”.

Shonei guardò attraverso la macchina fotografica osservando tutta la stanza. A un certo punto il suo sguardo finì sulla parete contro la quale era poggiata la testiera del letto. C'era il ritratto della ragazza. Max lo aveva appeso di nuovo alla parete dopo averlo scaraventato a terra, mandando in frantumi il vetro. Shonei abbassò la macchina fotografica appoggiandola sulla scrivania e avvicinandosi di più alla cornice. “Io questo lo conosco!” disse la ragazza indicandolo.

Max guardò il quadro. “Eh?!”

“Il ritratto, sembra come la foto che Chloe mi ha mostrato di te” disse ripensando anche al murale.

“Ah sì, mi avevi detto che lei possedesse una mia foto”.

“Già!”

Max rimase seduta sul letto mentre la mente andava a Chloe accasciata contro la macchina. Shonei guardando meglio il ritratto notò qualcosa di strano. “Perché è senza vetro?”

Max alzò lo sguardo verso il quadro. “Si è rotto la sera in cui ho visto Chloe”.

Shonei comprese cosa potesse essere accaduto. “È un peccato, dovresti farlo sistemare”.

“Si... forse...”

“È un bel ritratto, Chloe ci sa davvero fare. Non trovi?”

“Si” disse Max con tono triste.

Shonei si voltò a guardarla. “A cosa stai pensando?”

“Niente” rispose Max tenendo la testa bassa fissando le sue scarpe.

“Lo sai che con me puoi parlare liberamente. Ti ho promesso fedeltà assoluta, ricordi?”

Max sorrise alzando lo sguardo verso di lei per un attimo. Poi tornò seria. Shonei si sedette accanto a lei in attesa che dicesse qualcosa.

“Sto pensando a tante cose”.

“Tipo?”

“Tutto quello che sta succedendo! Sono partita da Seattle per seguire la mia strada e adesso mi sento come se fossi di nuovo al punto di partenza! Sembra tutto nuovo ma non lo è affatto! Non so se riesco a spiegarmi!”

“Credo di sì! Riesco a comprendere le cose più ingarbugliate, forse perché è stata la mia stessa vita ad esserlo!”

Max alzò lo sguardo su di lei. “Tu fai parte delle cose nuove che mi sono successe. Come anche il mio lavoro con Ellis! Vivere lontana da casa con le mie amiche in un appartamento tutto nostro! E poi c'è lei, che fa parte del mio passato. Io non so se riesco a gestire questa situazione! Quando sono partita da Seattle pensavo che le mie problematiche sarebbero state altre! Mai mi sarei immaginata di imbattermi di nuovo in lei! Non pensavo che l'avrei mai più rivista! Lasciando Seattle ho anche abbandonato la speranza di poterla rivedere un giorno e ora eccoci qua, di nuovo!”

“Prima speravi di poterla rincontrare?!”

“Si, anche solo per mandarla al diavolo! Mi porto dentro così tanta rabbia e delusione da tre anni a causa sua! Pensavo che le nostre strade non si sarebbero mai più incrociate e invece è successo! Sono arrabbiata tantissimo, eppure non riesco ad avercela con lei dopo stasera! Non riesco a fare altro che pensare a lei in quelle condizioni ed è stupido! Perché dovrei essere arrabbiata con lei e vomitarle addosso tutto quello che mi ha fatto passare e invece mi ritrovo a sentirmi addirittura in colpa per averle urlato contro! Come può qualcosa di giusto essere così sbagliato?!” chiese Max per poi interrompendosi e iniziando a piangere.

“Ehi, vieni qui!” disse Shonei stringendola in un abbraccio. “Sfogati pure! Butta fuori tutto! Lo so che pensi ancora di essere responsabile per il suo attacco, ma ti assicuro che non è così! Quello che hai visto stasera è stato solo l'insieme di tante cose! Si, forse anche essersi allontanata da te ha contribuito al suo stato, ma è stata lei ad andare via! Non prenderti colpe che non hai! Non sei stata tu andartene!” disse Shonei continuando a tenerla stretta.

A un certo punto Max si allontanò leggermente dal suo abbraccio asciugandosi le lacrime. “Dovresti essere imparziale e invece sembra che adesso sei totalmente dalla mia parte!”

“No, ma secondo me lei ha sbagliato a lasciare Seattle! È responsabile di questo ma la comprendo! Non sono dalla sua parte e nemmeno dalla tua! Penso che per quanto Chloe abbia sbagliato, riconosco che lo stai facendo anche tu adesso!”

“Che cosa?!”

“Non fraintendermi Max, ma credo che tu stia agendo solo in base ai tuoi sentimenti! lo hai detto tu poco fa, che sei arrabbiata tantissimo con lei! Stai agendo in base a ciò che provi! Questo non è un bene per te, perché ti stai facendo del male!”

“Quindi adesso è colpa mia provare rabbia per...”

“No, non hai colpa per ciò che provi perché è più che naturale, ma ti stai comportando esattamente come ha fatto Chloe tre anni fa! Lei ha agito in quel modo perché stava soffrendo! Così istintivamente senza pensarci troppo, ha trovato la soluzione scappando via da tutto e tutti, inclusa te! Tu stai facendo la stessa cosa!”

“Io non sto scappando! E poi ti sbagli perché lei non ha agito per istinto! Lei voleva andarsene già prima che arrivassimo a Seattle! Lo ha deciso, capisci?!”

Allora spiegami perché non se n'è andata subito via! Perché aspettare così a lungo prima di partire?! È rimasta con te per mesi! Mi ha anche detto che ha seguito una terapia da una psicologa insieme a te! Scusami se te lo dico ma da quel poco che so di Chloe, non ama farsi psicanalizzare! Non credo proprio volesse andare via! Le cose però a quanto pare sono degenerate a tal punto che ha rivalutato l'idea di andarsene!”

Max rimase in silenzio riflettendo senza potere in alcun modo replicare alla sua affermazione. Dopotutto era un dato di fatto che Chloe non sopportasse gli psicologi. Infatti non era stata entusiasta della sua idea quando glielo aveva proposto. Nonostante tutto aveva accettato. “Questo però non cambia che quello che ha fatto è imperdonabile!”

“Allora continua ad essere arrabbiata con lei! Sfogati, vomitale addosso tu quello che pensi, tutta la tua rabbia!”

“Ma non posso!”

“E chi te lo impedisce?! Se quello che hai appena detto è vero... se è imperdonabile ciò che ti ha fatto, allora perché ti preoccupi di come possa reagire?! Perché ti fai degli scrupoli?!”

“Perché io non sono così! Perché io non amo fare del male alle persone!”

“Oppure la vera ragione è che sei così accecata dalla rabbia e dalla delusione per il suo gesto, che non riesci a vedere quanto ancora ti importa di lei! Non vuoi farle del male e che soffra a causa tua! Mi hai anche permesso di non voltarle le spalle perché in passato ha già sofferto tanto! Scusa se te lo dico, ma il tuo non è un atteggiamento di una persona completamente disinteressata a qualcuno che ti ha ferita profondamente! E per concludere, se ti senti ancora così ferita è perché lei è stata davvero molto importante per te! Molto probabilmente lo è ancora!”

“No, non è così! Prima lo era, ma adesso non più!”

“Allora non porti dei problemi come se te ne fregasse qualcosa! Non avere nessuna pietà per lei!”

“È esattamente quello che farò!” disse Max stizzita stendendosi sul letto come per mettere della distanza tra loro.

“Certo!” disse Shonei sorridendo con scetticismo.

Rimasero in silenzio per qualche istante. Poi Shonei rendendosi conto che Max si sentisse risentita da ciò che aveva detto, cercò di rimediare. Si distese sul letto accanto a lei voltandosi a guardarla appoggiando la testa su una mano. “Sei arrabbiata con me adesso?”

“No!” disse Max con un tono che sembrava dire proprio il contrario.

Shonei ridacchiò. “Certo che sei davvero convincente!”

Max rimase seria continuando a guardare il soffitto.

“Scusa, ma ho dovuto dire quello che pensavo! Apprezza la mia sincerità visto che all'inizio non lo sono stata con te!”

Max continuò a ignorarla.

“Sei molto più bella quando sorridi o ridi per qualche stronzata che ho detto!”

A quel punto Max istintivamente si girò a guardarla.

“Ah, ciao Max! Iniziavo a credere che la tua anima fosse uscita dal tuo corpo per andare a chiudersi in un'altra stanza pur di non ascoltarmi!”

Max a quel punto sorrise.

“Ecco vedi, sei più bella così!”

Max arrossì ritornando a guardare il soffitto.

“Ti imbarazza sempre così tanto ricevere dei complimenti?!”

“No, però...”

“Ok, quello è un sì!” disse Shonei ridendo. “Comunque la tua stanza è carina!”

Max cominciò a ridere.

“Che c'è, perché ridi adesso?!”

“Rido per il tuo inutile tentativo di togliermi dall'imbarazzo, spostando i tuoi complimenti verso la mia stanza!”

“Oh no, mi hai beccata! Non riesco a nasconderti più nulla! Questo è un problema!” disse Shonei ridendo con lei. “Ok, forse è meglio che io vada!” aggiunse iniziando ad alzarsi.

“No, non andare!” disse Max istintivamente.

“Cosa?! Perché?!” chiese Shonei confusa.

“Resta ancora un po' con me! Ti va?!”

Shonei la guardò riflettendo incredula per la sua richiesta. “Ma certo! Tutto quello che vuoi Max!”

Si distese di nuovo affianco attirandola verso di sé con un braccio sulle spalle. Max la lasciò fare appoggiando la testa sulla sua spalla e tenendole un braccio attorno alla vita. Chiuse gli occhi mentre con la mente ripercorreva il momento in cui Chloe si sentiva male. Si era sentita così impotente dinanzi a quello che stava succedendo. Inoltre vedere altre due persone così preoccupate, prendersi cura di lei offrendo il loro aiuto, l'aveva fatta sentire una pessima persona. Cosa aveva fatto lei per aiutarla? Max riaprì gli occhi e poi li richiuse lasciandosi andare alla stanchezza e dopo pochi minuti si addormentò. Shonei poco dopo si accorse che la ragazza si fosse addormentata. Si scostò lentamente dalla sua posizione facendo piano per non svegliarla. Fece adagiare Max con la testa sul cuscino rimanendo ancora un po’ con lei, distesa sul letto a guardarla dormire. A un tratto Shonei accarezzò una guancia della ragazza con il dorso delle dita. Max iniziò a muoversi, tanto che pensò si stesse per svegliare e invece non fece altro che voltarsi dall'altra parte continuando a dormire. Shonei si alzò dal letto sorridendo dicendo a bassa voce: “Buonanotte Max!”

Uscì dalla stanza chiudendo piano la porta. Appena si voltò per dirigersi verso la porta d'ingresso dell'appartamento, si trovò Victoria davanti con le braccia conserte a guardarla. “Che diavolo ci fai tu qui?!”

“Shhh, ma che cazzo! Max sta dormendo, potresti abbassare la voce?!” chiese Shonei a bassa voce.

“Che diavolo ci facevi nella sua camera?!” chiese Victoria adattandosi al tono della voce dell'altra.

“L'ho riaccompagnata a casa!”

“E poi hai anche deciso di accompagnarla a letto?!”

“Non so cosa diavolo tu stia cercando di insinuare, ma è stata Max a invitarmi a entrare nell'appartamento e anche in camera sua! Mi ha chiesto di rimanere con lei e io l'ho fatto!”

“Ascoltami bene Shonei, se soltanto provi a fare qualche mossa azzardata con lei, sappi che dovrai vedertela con me! Non permetterò più a nessuno di farle del male! Ci siamo intesi?!”

In quel momento Kate uscì dal bagno vedendo le due ragazze. “Shonei, cosa ci fai qui?” chiese Kate sorpresa.

“Stava andando via proprio adesso! Vero Shonei?!” incalzò Victoria continuando a guardarla con le braccia conserte.

Shonei la fissò per qualche istante in silenzio e poi disse: “Certo, sto andando via! Buonanotte Kate!”

“Buonanotte Shon!” disse Kate confusa mentre la ragazza usciva dall'appartamento.

Dopo essere uscita Shonei si appoggiò con le spalle e la testa contro la porta sospirando.

“Che cosa hai combinato adesso?!” chiese Kate.

“Io?! Assolutamente niente!”

 

Victoria aprì lentamente la porta della stanza di Max assicurandosi che fosse tutto apposto. Si tranquillizzò vedendola dormire tranquillamente. Poi richiuse la portai voltandosi a guardare Kate. “Non so tu, ma per quanto mi riguarda proteggerò Max da chiunque pur di non farla soffrire! E Chloe non può ritornare nella sua vita e sai bene perché!”

Detto questo si allontanò da lei per chiudendosi nella sua stanza. Kate sospirò guardando la porta della stanza di Max, pensando a lei e alla sua situazione con Chloe.

 

 

Jessie era seduta a un tavolo di un bar in compagnia della sua amica Mary da parecchio tempo ormai. Si era sfogata raccontandole ciò che era successo con Owen. L'amica aveva cercato darle conforto come poteva, senza nessun risultato. Al pensiero della fine della sua relazione con il ragazzo, aveva iniziato ad alzare il gomito più del dovuto. A quel punto l’amica l’aveva costretta a ritornare a casa. Così la riaccompagnò al suo appartamento restando ancora un po’ in sua compagnia. Quando sembrò essersi calmata Mary lasciò l’appartamento, dicendole che l’avrebbe richiamata il giorno seguente. Jessie però ricominciò a bere con ciò che aveva in casa. Si sentiva sola, persa e abbandonata da tutti. Non era riuscita a trovare conforto nelle parole della sua amica. Nemmeno con Kira che come accorgendosi del suo stato d’anima le si era avvicinata miagolando.

 

 

Dopo essere riuscita a calmarsi, Chloe tornò a lavoro ma Steph le consigliò di tornarsene a casa. Così la ragazza parlò con Asher quando lo vide intrattenersi a parlare con alcuni clienti. Gli chiese di poter staccare prima dal lavoro. L'uomo le permise di andare via ma non prima di essersi assicurato che stesse bene. Negli ultimi tempi Asher aveva notato alcuni cambiamenti della ragazza, non solo nell'aspetto lavorativo, ma anche a livello morale. Spesso sembrava assorta nei suoi pensieri e sbagliava le ordinazioni dei clienti. Per non parlare di alcuni ordini sbagliati per rifornire il locale. L'uomo iniziò a pensare che avesse sbagliato ad assegnarle il ruolo di responsabile del locale. Però riflettendoci attentamente, la ragazza si era sempre mostrata all'altezza del compito assegnatole. Quindi non riusciva a spiegarsi questo cambio repentino nelle sue prestazioni lavorative. Alla fine decise che gliene avrebbe parlato appena possibile. In cuor suo sperava che si trattasse solo di stanchezza e stress. Niente che una meritata vacanza non avrebbe risolto.

 

 

Quando Chloe arrivò al suo appartamento continuò a pensare a ciò che era successo. Non avrebbe mai voluto che Max la vedesse in quello stato, ma era successo. Per quanto la avesse dimostrato di essersi preoccupata delle sue condizioni, non riusciva a credere che tra loro le cose si sarebbero sistemate. Appena avuta l’occasione la sua amica se ne era andata via seguita da Shonei. Sentiva l’impellente bisogno di parlare con qualcuno e presa dallo sconforto per quella situazione decise di chiamare Lauren. Però poi pensò al fatto che la sua ragazza non era affatto a conoscenza dell’arrivo di Max in città, perché le aveva tenuto nascosto tutto quanto. Si maledisse per la sua scelta molto probabilmente sbagliata. Rimase a riflettere per decidere cosa era meglio fare. In quel momento però il suo bisogno di sentire la voce della sua ragazza era molto più forte della sua necessità di tenerle nascosta la verità. Forse lei poteva essere l’unica in grado di farle stare meglio. In quel preciso istante sentiva che avrebbe potuto anche rivelare tutto a Lauren. Di conseguenza se la ragazza avesse deciso di voler tornare a Portland, lei non l’avrebbe ostacolata. Non le importava nulla di sembrare un’egoista. Voleva fare tacere il suo grido di dolore e Lauren le mancava troppo. Prese il telefono per chiamare la sua ragazza…

 

 

Nel frattempo a New York…

 

 

Nel locale c’era ancora un baccano infernale. Leslie era al suo posto da sola guardando che stavano tutti ancora ballando, cantando o parlando con gli altri ospiti. A un tratto un telefono iniziò a squillare. Leslie vide che era il quello di Lauren che era andata un attimo in bagno, lasciando il suo telefono incustodito sul tavolo. La ragazza prese il telefono leggendo il nome di Chloe sul display. Guardò verso la porta dei bagni e poi il telefono tra le sue mani, chiedendosi se fosse il caso di rispondere. Il telefono non accennava a smettere di squillare e così si alzò da tavola allontanandosi un po’ dal frastuono per poter rispondere.

“Pronto!” disse la ragazza tenendo un dito sull’orecchio libero.

Chloe dall’altra parte del telefono non riconobbe la voce e per un attimo pensò di avere sbagliato numero. Guardò il display per assicurarsene e no, non aveva affatto sbagliato.

“Pronto!” ripeté Leslie.

Dopo un attimo di esitazione Chloe chiese: “Sto cercando Lauren! Chi è che parla?!”

“In questo momento Lauren non può venire al telefono. Però non appena possibile le riferirò che ha chiamato!”

Chloe rimase in silenzio sentendo provenire della musica, voci e risate, dall’altra parte del telefono. Si chiese dove diavolo fosse la sua ragazza ma poi si ricordò che l’aveva informata che sarebbe uscita con la figlia di Christopher.

“Se vuole, può lasciarmi un messaggio per lei. Le riferirò tutto appena posso”.

“Ehm… io… no” disse Chloe portandosi una mano tra i capelli. Si ritrovò a quanto fosse assurdo dovere lasciare un messaggio alla sua ragazza per poterle parlare. Sembrava che stesse parlando con la sua segretaria. Poi cambiò idea, fosse nella speranza che un messaggio mostrasse alla sua ragazza di quanto fosse ridicola quella situazione. Per non parlare del fatto, che già la sera avevano avuto delle difficoltà per parlarsi. “Anzi si, le dica che non è importante e che… la richiamo domani”.

“Ok, nient’altro?”

“No, nient’altro”.

“Sarà fatto”.

“Si, grazie!” disse Chloe chiedendo la chiamata infastidita da quella situazione che le sembrava assurda.

 

 

Leslie guardò il telefono e lo rimise al suo posto e proprio in quel momento Lauren uscì dal bagno raggiungendola.

“Eccomi qui” disse Lauren sedendosi.

“Hai ricevuto una telefonata mentre non c’eri”.

“Cosa?!”

“Si, una certa Chloe, ma ha precisato che non era importante. Ti richiamerà domani!”

“Oddio!” disse Lauren afferrando subito il telefono. Poi guardò la ragazza. “Hai risposto al telefono?” chiese confusa.

“Si, non avrei dovuto?”

“Certo che no!” replicò la ragazza con decisione.

 

 

Chloe stava scrivendo un messaggio a per augurarle la buonanotte e rassicurarla di non preoccuparsi. Poi però cancellò tutto. Sentiva una sorta di fastidio all’idea che lei fosse da qualche parte con qualcuno a divertirsi spensierata, mentre lei era distrutta. Che fosse gelosia?

“Fanculo!” disse Chloe spegnendo e lanciando il telefono sul letto.

 

 

“Non avresti dovuto farlo!” aggiunse Lauren infuriata verso Leslie.

“Ok, scusami! Mi dispiace, non volevo!”

“Ma lo hai fatto lo stesso!”

“Vedendo che squillava con insistenza ho pensato che fosse impor…”

“Bene, la prossima volta non pensare!” disse Lauren provando a chiamare la sua ragazza, ma ricevendo in risposta solo il messaggio di numero non raggiungibile.

“Dannazione!” disse Lauren preoccupata chiudendo la chiamata.

 

 

Chloe si mise a letto per cercare di dormire e non pensare alla pessima giornata avuta. Fortunatamente riuscì a farlo anche se con qualche difficoltà. Poco dopo rientrò anche Steph che si diresse subito verso il frigo per bere una birra ghiacciata. Rimase appoggiata di spalle con le mani al ripiano della cucina e lo sguardo perso nel vuoto a pensare, mentre beveva.

 

 

Shonei bussò alla all’appartamento di Ashley che aprì la porta già mezza addormentata.

“Ehi!”

“Shon, ma cosa ci fai qui?”

“Tadaaaan!” rispose lei con ironia.

“Sbaglio o avevi detto che non saresti venuta?”

“Beh, sì l’ho detto!”

“E come mai sei qui adesso?”

“Sai che non lo so?”

“Si, certo e magari adesso ti aspetti che io ti creda”.

“Vuoi che vada via?”

“Tu che dici?”

“Non vorrei risultare presuntuosa ma sì, credo che tu voglia che io rimanga”.

“E se ti sbagliassi?”

“È davvero così? Mi sbaglio?”

Ashley non rispose e si spostò di lato per farla entrare.

 

 

New York

Leslie stava riaccompagnando Lauren in albergo. Durante il tragitto si riusciva a percepire la tensione a causa dell’iniziativa della ragazza di rispondere al telefono. Ormai non mancava molto per arrivare a destinazione. Stanca di quella situazione cercò di rimediare in qualche modo per non mettere a rischio tutto quello che era riuscita a ottenere dalla ragazza. Non voleva assolutamente che per un semplice gesto sconsiderato, mandasse all’aria tutto quanto.

“Mi dispiace tanto Lauren! Non volevo causarti dei problemi! Ti giuro che non si ripeterà mai più una cosa del genere!”

“Ci puoi scommettere tutto quello che vuoi che non si ripeterà più!” replicò Lauren risoluta continuando a guardare davanti a sé.

Leslie si voltò un attimo a guardarla con preoccupazione. “Cosa vuoi dire con questo?”

“Ti trovo una persona abbastanza intelligente e perspicace! Sono sicura che ci arrivi anche da sola senza nessun aiuto!”

“Non ti stai tirando indietro sulla proposta di frequentarci, vero? Ti prego, dimmi che non è così!” disse Leslie dando un’occhiata alla strada e uno alla ragazza.

Lauren non le rispose guardandola con uno strano sorriso.

“Lo sapevo!” disse Leslie rendendosi conto che era proprio quello che la ragazza stava facendo. “Lei, la tipa che ti ha chiamata! È la tua ragazza, vero? Insomma, merito almeno una spiegazione!”

“Tu meriti una spiegazione?! Ma davvero?!” chiese Lauren incredula voltandosi verso di lei.

“Ho fatto una cosa sbagliata e lo comprendo, ma credo che sia eccessiva la tua reazione!”

“Hai una bella faccia tosta, lo sai?!”

“Non potevo immaginare che fosse la tua ragazza! Se lo avessi saputo non lo avrei fatto! Certo che se è questa la tua reazione, vuol dire che lei deve essere una persona molto gelosa!”

Lauren scosse la testa esausta. “Non voglio parlare della mia ragazza con te!”

“Allora lo ammetti!”

“Cosa?!”

“Che Chloe è la tua ragazza!” rispose Leslie parcheggiando l’auto davanti all’albergo.

“Finalmente siamo arrivate” disse Lauren guardandola con sguardo torvo. Aprì lo velocemente lo sportello per scendere.

Leslie fece lo stesso per raggiungerla mentre la ragazza si dirigeva verso l’entrata dell’edificio. “Aspetta Lauren!”

“Vai al diavolo!” disse Lauren continuando a camminare senza voltarsi.

“Ti prego di perdonarmi!”

“Nessuno ti ha mai detto che sei di troppe pretese?!” disse Lauren fermandosi e girandosi verso di lei.

“Dimmi che ci rivedremo ancora, ti prego! Ti giuro che mi comporterò bene da ora in poi! Ma non negarmi la tua amicizia” disse la ragazza dispiaciuta.

Lauren la guardò rendendosi conto che fosse sinceramente pentita per l’accaduto. Considerò l’idea di concederle una possibilità, ma non così in fretta. Meritava prima di restare in attesa immaginando di ricevere un bel no come risposta. “Dovrò rifletterci attentamente per qualche giorno!”

“Ok, ma se non ci dovessimo vedere più, sappi che mi ha fatto davvero piacere conoscerti! Anche se avrei preferito sapere qualcosa in più su di te! E ti ringrazio per avermi accompagnato alla festa! Senza di te sarebbe stata noiosa da morire! In bocca al lupo per tutto Lauren!” disse la ragazza voltandosi per tornare alla sua auto.

Lauren la vide andare via, poi scosse la testa entrando nell’albergo.

 

 

Steph finì di bere la sua birra gettando la bottiglia nella spazzatura, pronta per andarsene a dormire. Di quella giornata ne aveva avuto già abbastanza, ma non poteva immaginare che non fosse ancora finita. Almeno non per lei. A un tratto sentì bussare al suo appartamento e andò ad aprire. Appena aprì la porta sbarrò gli occhi dalla sorpresa. Davanti ai suoi occhi c’era Jessie completamente stravolta. Aveva ancora il viso rigato dalle lacrime e gli occhi gonfi e rossi.

“Jessie, ma cosa…” disse Steph con l’intento di chiederle cosa fosse successo. Perché in quel modo avrebbe mostrato alla ragazza di essere preoccupata per lei, ed era una cosa che non poteva assolutamente permettersi, non dopo avere finalmente realizzato che non ci sarebbe mai stato nulla tra di loro. Cambiò tonò di tono di voce parlando con freddezza. “Cosa vuoi?!”

“Io… mi dispiace… non so nemmeno perché sono qui…” disse ricominciando a piangere.

“Non dovresti essere qui e lo sai!”

“Lo so, ma è solo che oggi… sono distrutta… e non so perché ma ho pensato a te e…”

“Jessie, è meglio che torni al tuo appartamento!” disse Steph cominciando a chiudere la porta.

“Owen mi ha lasciata!”

Steph si bloccò colta di sorpresa da quella affermazione e dinanzi alla disperazione della ragazza, non riuscì più a mandarla via.

“Forse hai ragione, non sarei dovuta venire qui!” disse Jessie. Con passo instabile si voltò per tornare al suo appartamento e per poco non cadde a terra.

Steph intervenne prontamente evitando la caduta della ragazza. “Ma tu sei completamente ubriaca!” disse Steph sorreggendola.

La ragazza non le rispose. In quel momento Steph udì alcune voci in avvicinamento. Per evitare che qualcuno dei condomini la vedesse in quello stato, la fece entrare nel suo appartamento. Con attenzione l'accompagnò al divano facendola accomodare. Poi si sedette al suo fianco parlando piano per non svegliare Chloe che dormiva nella sua stanza.

“Mi vuoi spiegare per l’esattezza cosa è successo?” chiese Steph.

“Owen… ha deciso che tra noi è finita… perché non voglio partire con lui!”

“Partire? Per andare dove?”

“Ha ricevuto un'offerta di lavoro a che attendeva da tempo. E fin qui tutto bene se non fosse che dovrebbe trasferirsi a New York. Lui vorrebbe che andassimo a vivere insieme, ma dovrei lasciare tutto! Io non posso farlo!”

Steph non sapeva cosa dirle, ma era chiaro che niente sarebbe riuscita a farla sentire meglio.

“Mi dispiace!”

Jessie alzò lo sguardo verso di lei asciugandosi le lacrime. Poi fece un sorriso triste scuotendo la testa. “Non è vero che ti dispiace!”

“Cosa?! Ma che...” disse Steph incredula e infastidita dalla sua insinuazione. “Se pensi davvero questo perché diavolo sei venuta qui da me?!”

Jessie si rese conto di aver esagerato a risponderle in quel modo. Dopotutto la ragazza era stata così gentile a farla entrare e non mandarla al diavolo come era prevedibile aspettarsi. “Scusami... io non so nemmeno... cosa dico”.

Steph sorvolò sulla questione cercando di mantenere la calma. La ragazza era chiaramente ubriaca e stava soffrendo, non era il caso di infierire ancora.

“Hai qualcosa contro il mal di testa?” chiese Jessie portandosi una mano tra i capelli.

“Si, certo!”

Steph andò in bagno per prendere qualcosa nell'armadietto dei farmaci. Poi prese un bicchiere di acqua in cucina porgendolo alla ragazza. Jessie mandò giù la pillola e la ringraziò lasciando il bicchiere sul tavolinetto.

Steph si risedette sul divano non sapendo bene cosa fare e come comportarsi.

“Penserai che sono un'egoista! Venire qui da te dopo quello che stai passando anche tu a causa mia!” disse Jessie guardando Steph che ricambiò lo sguardo.

Non disse nulla perché per quanto la ragazza fosse ubriaca, aveva detto qualcosa di vero. “Io sto bene e comunque non sono abituata a voltare le spalle a qualcuno in difficoltà!”

“Nemmeno se sono io quella in difficoltà?!” chiese Jessie con una lacrima che ricominciava a rigarle il viso.

“Nemmeno se si tratta di te!”

“Mi dispiace di non avere capito che tu...”

“Ti prego, non parliamo di questo adesso!” disse Steph alzandosi dal divano.

“Hai ragione, scusami! Il fatto è che non dovremmo lasciare le cose così! Dovremmo parlarne e...”

“Hai altro di cui preoccuparti adesso!” disse Steph interrompendola e ricordandole il motivo per cui era andata da lei.

“Già! Tra tutte le persone da cui sarei potuta andare, tu sei quella che avrei dovuto evitare per ovvie ragioni! Faccio davvero schifo! Non ho pensato alle implicazioni del mio gesto! Credo che adesso dovrei proprio tornare a casa!”

Si alzò lentamente mantenendo a stento l'equilibrio.

“Forse non dovresti!” disse Steph.

Jessie la guardò con aria interrogativa. Steph si affrettò a spiegare la motivazione, prima che la ragazza si facesse delle strane idee. “Ti reggi a stento in piedi! Se cadi potresti farti male!”

“Vorrà dire che starò attenta!”

“Hai la mente annebbiata, credo che sarà difficile”.

“Allora se ti può far stare tranquilla, accompagnami!”

“Potremmo incontrare qualcuno degli altri condomini! Ci sono già passata in situazioni del genere e non voglio ritrovarmici più!”

Jessie la guardò confusa non capendo a cosa si stesse riferendo.

Steph sospirò e poi disse: “Potresti restare qui! Io posso dormire sul divano!”

“No, non voglio arrecare altro disturbo!”

“Ormai se qui, direi che è troppo tardi per questo! Avresti dovuto pensarci prima! Adesso l'unico modo che hai per non arrecarmi altro disturbo, è che tu rimanga qui almeno per questa notte!”

“Ok, come vuoi! Ma dormirò io sul divano!”

“Non se ne parla neanche!”

“Ma...”

“Jessie, basta così per favore!”

“E va bene!” disse la ragazza arrendendosi.

“Vieni, ti accompagno in camera!” disse Steph tenendola per evitare che cadesse. Aprì la porta della sua stanza facendo stendere la ragazza a letto.

“Notte Jessie!” disse prima di dirigersi fuori dalla stanza.

“Steph aspetta!” disse Jessie. “Lo so che ti chiedo molto, ma potresti rimanere qui con me?! Non voglio rimanere sola, ti prego!”

Steph la guardò decidendo cosa fare. Era combattuta tra il desiderio di allontanarsi il più possibile da lei o starle accanto. Alla fine decise di rimanere con la ragazza. Le aveva già offerto il suo appoggio e sostegno, quindi tirarsi indietro adesso sarebbe stato un controsenso. “E va bene!” disse Steph stendendosi sul letto rimanendo supina a guardare il soffitto con le mani sulla pancia.

“Grazie!” disse Jessie allungando il braccio nella sua direzione e appoggiando la mano su una delle sue.

Jessie a quel contatto deglutì, maledicendosi per essere stata così disponibile verso di lei. Sapeva già che per quella notte non avrebbe chiuso occhio. Tutto questo solo per aver deciso di non voltare le spalle alla ragazza, che senza volerlo le aveva spezzato il cuore. Adesso sembrava fosse lei a occuparsi di Jessie e a curare le sue ferite. E invece delle sue, chi se ne sarebbe occupato?

 

 

Shonei continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire. Al suo fianco Ashley se ne accorse e si voltò verso di lei. “Ehi, non riesci a dormire?” chiese la ragazza accarezzandole un braccio.

“A quanto pare no”.

“Qualcosa ti preoccupa?”

La ragazza non rispose.

“Si tratta di Steven e del tuo debito per caso?”

“No, però adesso che mi ci fai pensare…”

“Scusami, non volevo ricordartelo”.

“Non devi scusarti. Non è colpa tua se sono in questo casino”.

“Vuoi che ti prepari qualcosa per dormire?”

“Non preoccuparti, sto bene”.

Ashley si avvicinò di più a lei guardandola appoggiando la testa su una mano. “Vuoi che mi prenda cura di te in altri modi?”

Shonei la guardò scuotendo la testa. La ragazza si avvicinò appoggiando le sue labbra sulle sue, ma Shonei rispose a malapena al bacio. Così Ashley riprovò ancora una volta baciandola con più intensità. Alla fine Shonei rispose ma c'era qualcosa di diverso in quel bacio. Difficile per Ashley riuscire a determinare di cosa si trattasse, ma sapeva di non sbagliarsi. La conosceva fin troppo bene. Interruppe il bacio guardandola mentre rifletteva. Poi di punto in bianco chiese: “Chi stavi baciando?”

“Come scusa?” chiese Shonei.

“Chi stavi baciando adesso?”

Shonei ci mise un po' a rispondere. “Che domande. Vedi qualcun altro qui? È ovvio che stavo baciando te”.

“Mh, se lo dici tu! Buonanotte!” rispose Ashley scettica, voltandosi dall'altra parte.

“Buonanotte!” rispose Shonei guardando la ragazza di spalle. Poi tornò a guardare il soffitto ritornando ai suoi pensieri. In effetti stava pensando a qualcuno, ma non mentre baciava Ashley. A un tratto non ne era più così tanto sicura. Ma su di un punto era più che certa, non sapeva cosa diavolo le stesse succedendo.

 

                                                               Continua…

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Capitolo 19
*** Svolta decisiva ***


Era stupido sperare. Ma a volte la speranza è l’unica cosa che hai.

 

                                                  Cassandra Clare

 

 

Capitolo 19

Svolta decisiva

Portland

Lunedì 17 luglio 2017

Jessie si svegliò portando una mano alla fronte a causa di un forte mal di testa. Aprì lentamente gli occhi provando una sorta di paura non riconoscendo la sua stanza. Poi però voltandosi vide Steph dormire al suo fianco e ricordò ciò che era successo il giorno prima. Soprattutto ricominciò a sentire il dolore di aver perso Owen. Si alzò lentamente mettendosi a sedere passando le mani tra i capelli. Si voltò a guardare ancora Steph che stava dormendo profondamente. Decise di alzarsi piano per non svegliarla. Aveva assolutamente necessità di andare in bagno. Proprio mentre lei era in bagno Chloe rientrò nell'appartamento. Si era svegliata molto presto e non riuscendo più a dormire, si era buttata giù dal letto per andare a fare delle compere. Appoggiò tutto sul ripiano della cucina e iniziò a tirare fuori la roba dai sacchetti. Prese la confezione delle crocchette per il gatto agitandola. Flerk sentendo il rumore sopraggiunse uscendo velocemente dalla stanza della sua padrona. Chloe aprì la confezione versandone un poco nella ciotola del gatto che stava miagolando ai suoi piedi.

“Hai fame eh?” chiese guardando Flerk sorridendo. “Sai, vorrei proprio sapere che sapore hanno queste crocchette. A guardarle sembrano cereali”.

Flerk continuava a guardarla in attesa di ricevere la sua pappa.

“E se ne provassi una? Magari scopro che sono davvero cereali” disse la ragazza afferrando dalla ciotola una crocchetta.

Il gatto continuava a lamentarsi mentre Chloe stava guardando la crocchetta. “Certamente non muoio se la provo”.

Così Chloe mise in bocca la crocchetta iniziando a masticarla ma per poco. Infatti quando iniziò a sentirne il sapore sputò tutto nel lavello. Poi si sciacquò la bocca con l'acqua del rubinetto. “Ma che cazzo! Davvero mangi questo schifo?! Bleah!”

Flerk la guardava continuando insistentemente a miagolare. “Ok, ok, calmati! È tutto tuo!” disse Chloe appoggiando la ciotola sul pavimento.

Flerk si fiondò a divorare il suo tanto agognato primo pasto della giornata.

“Contento tu!”

In quel momento sentì aprirsi una porta alle sue spalle. Si voltò aspettandosi di vedere Steph. “Buongiorno Ste...” si interruppe sorpresa di vedere Jessie.

La ragazza per poco non saltava in aria dallo spavento. Alzò timidamente una mano sorridendo con nervosismo. “Ciao Chloe!”

“Jessie?!”

“Ti starai chiedendo... che cosa ci faccia io qui!” disse la ragazza allontanandosi dalla porta del bagno torturandosi le mani dalla tensione.

“Ehm... beh... io... credo di sì!”

“Ho passato la notte qui!” disse Jessie a bruciapelo.

“Tu... hai... dormito qui?!” chiese la ragazza incredula.

“Ebbene sì!” disse la ragazza abbracciandosi con le braccia come per proteggersi.

Chloe era completamente allibita dalla sua presenza in casa. Però la cosa che più le dava da pensare era che avesse passato la notte con Steph che era praticamente cotta di lei. Non ci mise molto a immaginare cosa potesse essere successo tra loro, anche se la trovava un'assurda possibilità.

Le due ragazze rimasero a guardarsi non sapendo cos’altro dire. In quel momento sopraggiunse anche Steph uscendo dalla sua stanza e trovando le due ragazze a fissarsi. Le due si voltarono verso di lei. La ragazza si sentiva estremamente a disagio in quella situazione e non sapeva bene come avrebbe spiegato a Chloe la presenza di Jessie. “Buongiorno!”

“Buongiorno!” risposero le due ragazze.

“Bene, credo che adesso tornerò al mio appartamento!” disse Jessie dirigendosi subito verso la porta.

Però Steph gliel'ho impedì non volendo rimanere sola con Chloe e doverle dare delle spiegazioni. “Resta!”

Chloe la guardò con stupore e lo stesso fece Jessie che parve confusa.

“Rimani almeno… per fare colazione!” disse Steph cercando di renderebbe tutto il più normale possibile. “Visto che già sei qui!” aggiunse con una risatina nervosa.

“Ok, va bene” rispose Jessie.

Chloe non riusciva a capirci più nulla. Per un attimo credette di stare ancora dormendo e che la scena che aveva davanti, fosse soltanto un incredibile e assurdo sogno. Oppure che magari fosse finita in qualche altra linea temporale. Dopotutto con la presenza di Max in città tutto era possibile.

“Cosa preferisci?” chiese Steph cercando di comportarsi nel modo più naturale possibile.

“Oh, per me andrà bene quello che prendi tu” rispose Jessie.

“Tu invece?” chiese Steph rivolta a Chloe che aveva la testa tra le nuvole. “Chloe!”

La ragazza si ridestò guardando Steph. “Cosa dicevi?”

“Fai colazione con noi?”

“Io? Oh, no, no. Io ho già provveduto. Adesso ho un po’ da fare. Mi devo preparare per andare a lavoro”.

“Ah ok, va bene allora" disse Steph.

“Certo. Ok, allora io vado” disse Chloe dileguandosi scomparendo nella sua stanza, ma non senza aver prima afferrato la ciotola del gatto per farsi seguire. Poi prima di chiudere la porta dietro di sé, guardò ancora una volta le due ragazze dubbiosa.

Così le due ragazze rimasero da sole. “Accomodati” disse Steph indicandole il tavolo.

Jessie prese posto su una sedia. “Grazie!”

“Allora, vuoi del caffè?” chiese Steph.

“Si, mi ci vorrebbe proprio. Forse così riuscirò a darmi una completa svegliata”.

“Già, a chi lo dici” rispose Steph sorridendo nervosa mentre si cimentava a preparare il caffè.

Jessie ascoltando le sue parole chiese con un po’ di preoccupazione: “Per caso non sei riuscita a dormire?”

Steph si girò verso di lei riflettendo. Dare una risposta affermativa, avrebbe significato ammettere che non era riuscita a chiudere occhio a causa della sua presenza. “Ehm… ma no… certo che sono riuscita a dormire”.

Si voltò di nuovo dando le spalle alla ragazza che la osservava con un certo disagio.

 

 

 

Max uscì dalla sua stanza trovando le sue amiche sedute al tavolo che stavano facendo colazione in completo silenzio. La tensione era palpabile a causa di quello che era successo la sera prima al Paradise, nonostante le due ragazze non fossero a conoscenza di tutti i fatti. “Buongiorno!”

“Buongiorno” risposero le due amiche.

“C’è del caffè pronto Max” disse Kate.

“Oh, bene” rispose la ragazza avvicinandosi al ripiano della cucina per versarsi del caffè in una tazza. Riusciva quasi a sentire lo sguardo di Victoria alle sue spalle. Sapeva che le avrebbe certamente chiesto spiegazioni sulla sera prima.

“Vedo che sei già pronta per uscire” disse Victoria.

Max si era alzata dal letto rivestendosi subito per uscire.

“Si, infatti” rispose Max sedendosi al tavolo con le amiche.

“Hai qualcosa in programma?” le chiese Kate.

“Ma non avevi la giornata libera per oggi?” chiese Victoria. Sospirò alzandosi dalla tavola per portare la tazza nella lavastoviglie. Poi ritornò da loro guardando le ragazze. “Tra un po’ devo andare a lavoro e non ho tempo per una lunga chiacchierata! Quindi andrò dritta al punto e vorrei una risposta abbastanza breve ed esaustiva! Soprattutto non voglio intromissioni di nessun genere!” disse l’ultima frase guardando Kate. “Posso sapere cosa è successo ieri sera?!” chiese rivolta questa volta a Max.

Kate come richiesto non si intromise. Tra l’altro questa volta era curiosa anche lei di sapere cosa fosse successo.

“Chloe ieri mi ha raggiunto nel parcheggio e… abbiamo parlato… anzi, discusso! Poi si è sentita male e… sono rientrata per chiedere aiuto a Steph!”

“Oddio! Adesso sta bene?! Dopo che è uscita non l’ho più vista rientrare!” disse Kate preoccupata.

“Si… lei adesso… sta bene!”

Victoria la guardava con aria interrogativa. “Cosa… che le è successo?!”

“Ha avuto un attacco di panico!”

“Un attacco di panico?!” chiese Victoria.

“Si, a quanto pare non è la prima volta che succede!”

Kate e Victoria si guardarono tra loro sorprese.

“Accidenti! Non deve essere stato per niente piacevole!” disse Kate.

“No, infatti!”

“Cosa… la vostra discussione… insomma…” disse Victoria non sapendo bene come porle la domanda.

“Le ho urlato contro con rabbia! Ho reso chiaro che non voglio avere più niente a che fare con lei e che la nostra amicizia è conclusa una volta per tutte!” disse Max guardando la tazza del caffè tra le sue mani, ripensando agli eventi della serata.

Kate a quelle parole si intristì mentre Victoria non sapeva bene come sentirsi, se sollevata o ancora più preoccupata per Max. Aveva imparato a conoscerla bene e sapeva che per lei, chiudere completamente i rapporti con una persona importante potesse essere alquanto difficile. Era già successo con Lucas con il quale aveva avuto una relazione. Con Chloe che era stata la sua amica d’infanzia, sarebbe stato anche più complicato. Max tornò a bere il suo caffè cercando di non pensare a quanto successo la sera prima anche se le risultava estremamente difficile non pensarci.

“Okay, io adesso vado a lavoro!” disse Victoria senza aggiungere altro.

Kate rimase sorpresa dalla sua reazione, aspettandosi una delle sue solite ramanzine per cercare di tenere sotto controllo una situazione che era già difficile gestire per le persone coinvolte.

“Oggi non torno per pranzo! Ci vediamo stasera!” aggiunse Victoria uscendo dall’appartamento.

A quel punto Kate combattuta, non sapeva se approfondire l’argomento o lasciare perdere. Inoltre c’era la faccenda di Shonei che iniziava a preoccupare anche lei. Nonostante tutto rimase in silenzio. Max però si rese conto che si stava trattenendo e l’aiutò agevolandole il compito ingrato di porre domande che potessero risultare scomode per lei.

“C’è qualcosa di cui vorresti parlarmi o chiedermi Kate?!”

La ragazza dopo aver bevuto un altro sorso del suo caffè appoggiò la tazza sul tavolo continuando a tenerla avvolta dalle sue mani. Con lo sguardo fisso sulla sua bevanda chiese: “In effetti c’è qualcosa che ti vorrei chiedere. Ma non voglio che tu fraintenda le mie intenzioni. Lo capisco che hai sofferto tanto per la faccenda di Chloe. Io sarò sempre dalla tua parte indipendemente dalle tue decisioni. Non voglio assolutamente intromettermi però… non posso fare a meno di chiedermi se è davvero questo quello che desideri”.

“Credi che io stia sbagliando a tenere lontana Chloe dalla mia vita?”

“Non ha importanza cosa credo io, ma quello che vuoi tu”.

Entrambe rimasero in silenzio per qualche istante. Poi Kate continuò. “So bene quanto sia difficile perdonare qualcuno che ti ha fatto del male. Soprattutto quando chi ti ferisce è una persona che dovrebbe amarti incondizionatamente”.

Max capì subito a chi si stesse riferendo l’amica.

“Quando mia madre mi si è rivoltata contro, io ero completamente distrutta. Non riuscivo a credere e ad accettare l’idea che lei mi disprezzasse così tanto. Quando poi tutto si è risolto, per un periodo di tempo ho dovuto lavorare molto su me stessa. Perché per quanto lei si fosse scusata con me e io abbia accettato le sue scuse, non ho mai dimenticato tutto quello che ho provato in quel momento. Quello che succede in passato non viene mai cancellato e non si può dimenticare. Insomma, quello che sto cercando di dirti è che nemmeno per una persona di fede come me è così facile perdonare. Ma siamo tutti imperfetti e sbagliamo continuamente. Credo che dobbiamo tenere sempre presente che a volte non è facile fare la cosa giusta. Soprattutto quando siamo completamente in balia dei nostri sentimenti”.

Max ripensò al faro in compagnia di Chloe. Era stato a causa dei suoi sentimenti che aveva preso la decisione di sacrificare la città. Non poté fare a meno di pensare che Kate al suo posto avrebbe fatto una scelta diversa, forse quella giusta. Ma del resto aveva appena ammesso anche lei a causa dei suoi sentimenti, aveva faticato a perdonare sua madre.

“Io non voglio vederla più Kate. Sto pensando di evitare di ritornare anche al Paradise. Forse Shonei ha ragione, dovrei evitare i posti in cui c’è lei, se non voglio averci più niente a che fare”.

Kate corrugò la fronte confusa. “Shon ha detto questo?”

“Si, ieri non si aspettava di vedermi lì”.

“Capisco. A proposito di Shon, ieri sera quando io e Victoria siamo rientrate, l’abbiamo trovata in casa”.

“Quando ieri mi ha accompagnata le ho chiesto di salire. Non volevo rimanere da sola. Abbiamo parlato un po' e poi mi sono addormentata. Quando mi sono svegliata lei non c’era più”.

“Ti fidi di lei?”

“Lo so che dopo aver scoperto di Chloe è difficile riuscire a fidarsi di lei che ha mentito coprendola. Però era molto dispiaciuta per il suo coinvolgimento in questa storia. Le sto dando l'opportunità di dimostrarmi di potermi fidare ancora di lei. Una seconda chance bisogna darla a tutti, no?”

“Già, tutti tranne Chloe”.

Max alzò lo sguardo verso l'amica colpita dalla sua affermazione.

“Scusami, non volevo...”

“No, lo capisco”.

“Vorrei soltanto che tu prendessi la decisione giusta e non per Chloe, Shon, Victoria o chiunque altro, perché loro non c'entrano nulla. Qui si tratta solo di te, della tua vita e di ciò che vuoi. Devi decidere solo in base a ciò che è meglio per te. Sarà strano che sia io a dirlo, ma ti consiglio di essere egoista per una volta. Non ha importanza cosa sia giusto per gli altri. Per quanto mi riguarda, io ti appoggerò in ogni tua decisione. Qualunque essa sia”.

“Anche se non dovessi essere d'accordo?”

“Anche in quel caso Max. Potrei non condividere una scelta, ma sono sempre tua amica”.

“Grazie Kate” disse Max con un sorriso.

Kate rispose al suo sorriso stringendole una mano.

 

 

 

Shonei si rivestì uscendo dalla camera da letto per dirigersi in cucina. Trovò Ashley impegnata ai fornelli che stava preparando la colazione. Le si avvicinò da dietro, avvolgendole le braccia attorno alla vita, appoggiando il mento su una spalla con espressione sorpresa.

“Tu che stai preparando la colazione è qualcosa che non credo di avere mai visto”.

“Non crederai davvero che io non sia in grado di badare a me stessa? So prepararmi da mangiare da sola. Come diavolo credi che possa essere viva altrimenti?”

“Si ma non hai mai cucinato per gli altri e soprattutto per me”.

Ashley non rispose nulla impiattando le uova e pancetta. Shonei si scostò da lei sedendosi in attesa che la ragazza portasse tutto in tavola.

“Mi ci potrei abituare a così tanta generosità” disse ironica Shonei godendosi la scena.

“Vuoi che ti sbatta fuori dall'appartamento?” minacciò ironicamente Ashley portando i piatti in tavola.

“Per me ti puoi fermare alla prima parte della frase”.

Risero entrambe iniziando a mangiare. Dopo avere bevuto un po' di succo d'arancia dal suo bicchiere, Ashley chiese: “Hai programmi per oggi?”

“Non lo so, molto probabilmente avrò da fare le solite consegne del cazzo”.

“A parte lavorare per Steven hai altri impegni?”

“Tipo quali?” chiese Shonei guardandola con aria interrogativa.

“Tipo uscire con la tua ragazza”.

Shonei scosse la testa parlando con la bocca piena. “Non è la mia ragazza”.

“Allora la tua amante”.

“Io non ho una relazione con nessuno, quindi tecnicamente non posso avere nemmeno un’amante. Sai bene che sono un lupo solitario” disse Shonei sorridendo per provocarla.

“Ok, allora uscirai con la tua putt...”

“Ehi! Basta così!” disse Shonei infastidita dalle sue parole. “Non ti permetto di parlare così di lei, perché non è affatto quel tipo di persona! Non la conosci nemmeno! Lei è tutto l'opposto di quello che pensi!”

Ashley rimase sorpresa dalla sua reazione per difendere la ragazza. “Ok, scusa tanto!” replicò con sarcasmo.

Poi tornarono a concentrarsi sulla loro colazione.

“Tu invece, cosa hai da fare oggi?” chiese Shonei per spostare l’attenzione da quell’argomento.

“Esco con le mie vecchie amiche” disse Ashley con nonchalance continuando a mangiare.

“Ma non mi dire. Per caso sono tornate tutte single?”

Ashley rise nervosamente. “Sei gelosa?”

“Io gelosa?” chiese Shonei ridendo. “Di chi dovrei essere gelosa? Di quattro ochette che tu definisci amiche?”

“Gradirei che non parlassi così delle mie amiche, visto che non vuoi che io lo faccia con le tue” replicò Ashley seria.

“Okay” disse Shonei alzando le mani.

“E poi sappiamo entrambe il motivo per cui parli così. Alle mie amiche non sei mai piaciuta e la cosa ti ha sempre urtato”.

Shonei accusò il colpo rimando in silenzio mentre Ashley si alzò da tavola. “Vado a prepararmi, non vorrei fare tardi. Passerò l’intera giornata con loro, quindi stasera non venire. Potresti non trovarmi, o magari potrei non essere sola”.

Si allontanò raggiungendo la sua stanza mentre Shonei si appoggiava sconfitta allo schienale della sedia sospirando, lasciando cadere la forchetta nel piatto infastidita.

 

 

 

Steph si alzò da tavola per sparecchiare dopo aver finito di fare colazione in compagnia di Jessie.

“Lascia che ti aiuti” disse Jessie.

“Posso fare benissimo da sola sta tranquilla” rispose Steph portando tutto nella lavastoviglie.

“Grazie Steph!”

“Era soltanto una colazione”.

“Non mi riferivo a quella!”

Steph si voltò verso di lei appoggiandosi al ripiano della cucina guardandola.

“Non sarei dovuta fiondarti in casa così! Mi sento davvero un’idiota e non ho nemmeno considerato in che situazione ti stessi mettendo! Sono stata davvero sprovveduta ed egoista a comportarmi così!”

“Eri… ubriaca!” rispose giustificandola.

“Io credo che noi due dovremmo parlarne!”

“Non c’è nulla di cui parlare! Quello che dovevo dirti l’ho sai già! Parlarne non servirà a cambiare le cose! Noi due siamo ai poli opposti! Non c’è… non ci può essere un punto d'incontro!”

“Io vorrei che rimanessimo amiche!”

Steph incrociò le braccia evitando di guardarla direttamente.

“Lo so che ti sto chiedendo molto però ci tengo alla tua amicizia!” disse Jessie.

Steph annuì riflettendo e poi disse: “Ma io no! Non vogliamo le stesse cose! Così non può funzionare!”

“Spero davvero che tu cambierai idea!” disse Jessie speranzosa.

“Io non ci spererei così tanto!” disse Steph scuotendo la testa.

“Ti chiedo almeno di pensarci!”

“Lo farò!”

Jessie si alzò dalla sedia avvicinandosi a lei. “Grazie ancora per tutto quanto!”

“Di nulla!” disse Steph appoggiando all’indietro le braccia sul ripiano.

Jessie le si avvicinò stringendola in un forte abbraccio e Steph si irrigidì a quel gesto inaspettato.

“Mi dispiace!” sussurrò Jessie all’orecchio tenendo le braccia intorno al collo.

Chloe uscì dalla sua camera pronta per andare a lavoro assistendo alla scena. Jessie sembrava non essersi nemmeno accorta della sua presenza. Si allontanò da Steph asciugandosi una lacrima dal viso, uscendo velocemente dall’appartamento.

Chloe a quel punto guardò Steph con aria interrogativa. “Cosa significa tutto questo?”

Così Steph le spiegò cosa era successo la sera prima.

 

 

 

Max raggiunse lo studio di Ellis trovando Audrey al solito posto dietro la scrivania che alzò lo sguardo su di lei sorpresa.

“Max, che ci fai tu qui? Non ti aveva lasciato la giornata libera?”

“Si, infatti. Voglio solo assicurarmi che non abbia bisogno di aiuto con le foto.

“Allora ti auguro buona fortuna”.

“Perché?” chiese Max confusa.

“Non le piace molto quando qualcuno fa di testa propria, ignorandola completamente”.

“Ah, capisco. Beh, in questo caso credo che ci si dovrà abituare”.

“Finalmente ha trovato pane per i suoi denti” disse ironicamente la segreteria facendo ridere Max.

“Lei dov'è?”

“Nel suo ufficio”.

“Credi che dovrei anche bussare?” chiese Max scherzando.

“Per sicurezza io lo faccio sempre”.

Max bussò alla porta senza ricevere nessuna risposta. Così riprovò di nuovo.

“Avanti!” disse la voce dall'altra parte della porta.

Max entrò nell'ufficio trovando Ellis alle prese con della attrezzatura su un mobile accanto alla finestra. Era di spalle e non si accorse di lei.

Visto il silenzio prolungarsi Ellis chiese senza voltarsi: “Audrey sputa il rospo, cosa mi devi dire?”

Max rimase in silenzio avvicinandosi di qualche passo.

“E allora? Ti hanno tagliato la lingua per caso? Questo tuo silenzio è alquanto snervante”.

Max si schiarì la voce spingendo Ellis a voltarsi. “Max, ma che diavolo ci fai qui?”

“Wow, buongiorno anche a te Ellis” disse Max sarcastica.

“Buongiorno. Cosa ci...”

“Mi sono trovata da queste parti per caso e così ho pensato di passare per un saluto veloce”.

Ellis si appoggiò al mobile di spalle incrociando le braccia al petto guardandola. “Non ci credo che tu sia qui per caso. Sei venuta di proposito, non è vero?”

Max sorrise allargando le braccia. “A quanto pare non sono riuscita a fregarti”.

“Eh no, mi dispiace per te Max, ma chi può fregarmi deve ancora venire al mondo”.

“Me ne ricorderò la prossima volta” aggiunse avvicinandosi ancora di qualche passo.

“Questo vuol dire che proverai a fregarmi di nuovo?”

“Uhm, vedremo”.

Ellis scosse la testa ridendo. “Non saresti dovuta venire”.

“E chi me lo impedisce?”

“Nessuno, ma volevo che ti prendessi la giornata libera”.

“Se questa è la mia giornata libera, posso decidere io come passarla”.

“Beh, se la metti così, non posso darti torto. Si vede che non avevi niente di meglio da fare che venirmi ad aiutare annoiandoti”.

“Chi ti dice che io sia qui per aiutarti? In realtà sono qui per rivedere le mie foto”.

“Ah... e io che mi stavo illudendo” disse Ellis ridendo. “Ok, se vuoi rivediamo le tue foto”.

“Hai apportato qualche modifica?”

“Le ho riviste tutte e no, non era necessario. Come dicevo ieri hai fatto un buon lavoro. Vuoi ricontrollarle?”

“Se trovi che sia tutto apposto allora non è necessario”.

“Capisco che tu non voglia rivedere le tue foto... di nudo” disse Ellis prendendosi gioco di lei.

“Smettila”.

Ellis rise prima di fare una smorfia di dolore muovendo leggermente la mano infortunata.

“Come va la mano?”

“Ogni tanto le piace farsi ricordare”.

“Forse sta cercando semplicemente di dirti che dovresti fare più attenzione e che la prossima volta faresti meglio a cercare altri metodi per sfogarti”.

“Cercherò di ricordarmene”.

“Beh, cosa stavi facendo di interessante?”

“Niente di che. Stavo riordinando l'attrezzatura”.

“Allora non sono l'unica a non avere niente di meglio da fare”.

“Se ti va potremmo annoiarci insieme”.

“Facendo cosa?”

“Non lo so, tu di solito cosa fai per annoiarti?” chiese Ellis facendo ridere Max.

Andiamo a prenderci un caffè?” continuò Ellis.

“Si, mi andrebbe”.

 

Chloe era nella sua auto insieme a Steph e stavano andando a lavoro.

“Non riesco a crederci! Con che coraggio si è presentata al nostro appartamento per farsi consolare da te?!”

“Era ubriaca Chloe! Non era in sé!”

“E stamattina lo era quando ti ha chiesto di rimanere sua amica?!” chiese Chloe con sarcasmo.

Steph non rispose nulla.

“Spero che tu non abbia intenzione di accontentarla, perché sbaglieresti! Hai fatto già troppo per lei!”

“Era disperata! Cosa diavolo avrei dovuto fare?! Sbatterle la porta in faccia?!”

“No, però almeno non avresti dovuto invitarla a dormire da noi!”

“Abbiamo solo dormito! Non è successo assolutamente nulla!”

“Ed è esattamente così che deve essere!”

“Wow, adesso vuoi controllare anche la mia vita sessuale?!”

“No, però andiamo Steph! Anche se Jessie è ritornata sul mercato resta pur sempre etero! Vorrei che tu questo non lo dimenticassi mai! Non hai nessuna possibilità con lei!”

“Parli per esperienza?!”

“No, io non sono mai stata con una donna che avesse interesse verso gli uomini! O almeno non esclusivamente verso di loro!”

“E allora cosa ne sai?!”

“Io non molto ma Shon si!”

“Ah già, dimentico che abbiamo un’amica esperta in questo campo!” disse Steph sarcastica.

“Sta lontana da lei, non potete essere amiche! Io ti conosco! So bene che faresti di tutto per aiutare gli altri, ma non te lo puoi permettere, non adesso e non con lei! Non puoi concederle la possibilità di rovinarti!”

Steph si voltò a guardarla. “Chissà, forse hai ragione tu! Dovrei smetterla di farmi in quattro per aiutare gli altri! Soprattutto quando rischio di farmi rovinare la vita!”

Chloe si voltò a guardarla continuando a tenere le mani sul volante, capendo a cosa si stesse riferendo. “Sono due cose diverse!”

“Davvero?! Strano, perché io ricordo esattamente che stavi per farmi sbattere fuori dal mio appartamento! Per non parlare del fatto che rischiavo anche di perdere il posto di lavoro a causa tua! Però tutto sommato ti è andata bene eh?! Ti ho concesso un’altra possibilità cercando di aiutarti ancora una volta e ora eccoti qui! Con una bella auto, un posto di lavoro fisso, per di più come responsabile! Hai una ragazza! Non bevi e non ti impasticchi più! Insomma hai una vita decente! Mi chiedo cosa sarebbe successo se quella sera ti avessi buttata fuori di casa! Si Chloe, hai completamente ragione! Dovrei smetterla di offrire il mio aiuto a chi ne ha bisogno!” disse Steph tornando a guardare la strada.

Chloe in quel caso non riuscì a dire più nulla, perché Steph aveva ragione. Continuò a guidare riflettendo e poi trovò il coraggio di aprire bocca. “Io sono solo preoccupata per te Steph! Non voglio che qualcuno si prende gioco di te e dei tuoi sentimenti! Cazzo, tu sei stata l’unica persona che mi è stata accanto! Mi hai salvata e molto probabilmente non riuscirò mai a ricambiare!”

“Tu non devi farlo! Non ti ho aiutato per avere qualcosa in cambio!”

“Lo so questo, ma tu non puoi impedirmi di preoccuparmi per te e nemmeno di proteggerti se ce ne fosse bisogno!”

Steph si girò a guardarla comprensiva. “Sono una persona adulta Chloe!”

“Che c’entra, lo ero anche io!”

A quel punto Steph cominciò a sorridere voltandosi a guardare fuori dal finestrino. Chloe si voltò verso di lei. “Cosa c’è?! Perché stai sorridendo?!”

“Io non sto sorridendo!” rispose Steph con il sorriso che le si ampliava sul suo volto.

“Ci credo, stai per metterti a ridere!”

A quel punto Steph scoppiò a ridere non riuscendo più a trattenersi.

“Brutta stronza che non sei altro! Ti stai prendendo gioco di me!”

“Scusa Chloe, ma quello che hai detto è davvero troppo! Insomma, tu adulta?! Andiamo su!”

“Che cazzo… non ci credo! Stai ridendo di me! Mi prendi per il culo!” disse Chloe seriamente per poi cominciare a ridere insieme a lei. “Sei davvero incredibile!”

Steph ritornò seria allungandosi verso Chloe dandole un bacio sulla guancia. “Sei una testa di cazzo!”

Chloe le sorrise dicendo: “Anche tu Steph!”

 

 

New York

Christopher era a casa sua quando Leslie bussò alla porta.

“Ehi, buongiorno Leslie. Vieni entra”.

“Buongiorno” disse la ragazza entrando.

“A cosa devo la tua visita?”

“Non posso nemmeno venire a trovare mio padre?”

“Certo che puoi, ma di solito non lo fai a meno che non ci sia qualche buona ragione”.

“Sei così prevenuto verso di me” disse Leslie sorridendo.

“Si, lo sono infatti. Proprio perché ti conosco”.

“La mia è una semplice visita di cortesia”.

“Vuoi un caffè?”

“No, grazie” disse Leslie avvicinandosi al tavolo da cucina dove c'era un portafrutta da cui prese una mela. L'addentò sedendosi sul tavolo lasciando le gambe a penzolare. “Allora, com'è andato l'appuntamento con Daisy?” chiese sorridendo maliziosa.

“Non ci credo, sei venuta qui per sapere questo?” disse l'uomo sorridendo.

“Guarda che si vede lontano un miglio che ti piace”.

“Non è affatto così e per la cronaca, non dovresti interessarti della vita privata di tuo padre. Io non l'ho mai fatto con te”.

“Bugiardo”.

“Ok, ma io sono tuo padre ed è normale che mi preoccupi per te”.

“Anche io sono preoccupata per te” disse Leslie non riuscendo a farlo risultare credibile.

L'uomo rise scuotendo la testa. “Parliamo di te invece. Ieri sei uscita con Lauren, eh?”

“Non direi proprio uscite. Le ho chiesto semplicemente di accompagnarmi alla festa di fidanzamento di Daniel e Faith”.

“Ma avete comunque trascorso del tempo insieme”.

“Beh, questo è inevitabile”.

Rimasero per qualche istante in silenzio mentre l'uomo sistemava alcuni barattoli in una dispensa. Leslie lasciò la mela mangiata a metà sul tavolo, strofinandosi un po' le mani sui pantaloni per pulirsi, riflettendo. “Sai, stavo pensando che dovremmo rifarlo ancora”.

“Fare cosa?” chiese Christopher continuando nel suo compito.

“Cenare tutti insieme”.

“Con Daisy e Lauren?”

“Si”.

Christopher si voltò un attimo verso di lei. “Ok, se ti annoi così tanto a stare solo con tuo padre, si può fare. Magari per il prossimo weekend” disse riportando l'attenzione a quello che stava facendo.

“Non è perché mi annoio con te. È solo per avere un po' di compagnia e poi sono simpatiche”.

“Stai cercando di sistemarmi Leslie?”

“No, assolutamente. Credo che non dovremmo aspettare il fine settimana. Potremmo anticipare, magari invitandole qui a casa tua” disse Leslie riprendendo la mela.

L'uomo si voltò di nuovo verso di lei appoggiandosi di spalle al ripiano della cucina. “Cosa bolle in pentola Leslie?”

“Niente, stavo solo dicendo...”

“So bene cosa stavi dicendo”.

Leslie diede un altro morso alla mela. “È una semplice cena e tu sei bravo ai fornelli. Magari potresti mostrare le tue doti culinarie a Daisy! Alle donne piacciono gli uomini che sanno cucinare!”

“Quindi o mi vuoi davvero sistemare o si tratta di Lauren. È così?”

“Non capisco cosa cerchi di dire”.

“Lei ti interessa, vero?”

“Beh, scusa se lo dico ma credo che chiunque possa essere interessato a lei. È una bella donna e...”

“Ed è impegnata Leslie”.

“Guarda che lo so questo e non ho nessuna intenzione di...”

“Lauren è figlia della migliore amica di Daisy. Spero che lo terrai bene a mente prima di fare una qualsiasi stupidaggine”.

“Io non voglio creare problemi”.

Christopher sospirò preoccupato.

“Non saremo sole. Ci sarete anche tu e Daisy. Che diavolo ti aspetti che possa succedere?”

“Perché vuoi questa cena?”

“Perché no? Credo possa nascere una bella amicizia con lei”.

“Amicizia?” chiese Christopher scettico.

“Si, non voglio altro. A meno che non sia lei a volerlo”.

“Leslie, non dovresti nemmeno prendere in considerazione l'idea di provarci con lei! Se riguardasse qualcun altro mi farei da parte, anche se non approvo il tuo modo di relazionarti con gli altri! Ma qui si tratta di una ragazza già impegnata e che è amica di Daisy! Non puoi fare stronzate!”

“Papà, non sto facendo nulla di male! Non ho mai costretto nessuno a mettersi con me!”

“Lo so questo, ma ti spingi sempre oltre per vedere cosa riesci a ottenere! E se ottieni qualcosa, qualcuno ne soffre! E poi per cosa?! Per una storiella di poco conto che è destinata comunque a finire?! Ci sono così tante belle ragazze single a New York! Perché ti ostini continuamente con persone già impegnate?! Sei bella, affascinante, piaci a tutte e potresti avere chiunque tu voglia, quindi perché...”

“Distruggere le relazioni altrui?!” disse la ragazza interrompendolo. “È semplice! Se una relazione finisce per causa mia, vuol dire che la storia non è poi così importante! Che è basata sul nulla e non vale niente! Quindi perché dovrei privarmi di stare con una persona che mi piace?!”

“Quindi stai ammettendo che lei ti piace?!”

“Si, lei mi piace, ma non le metterò una pistola alla tempia per stare con me!”

“Lei ha una ragazza!”

“Chi se ne frega della sua ragazza! Non mi posso preoccupare di una persona che non conosco nemmeno!”

“E se la conoscessi, cambierebbe qualcosa?!”

“Non lo so! Forse sì o forse no, ha importanza?!”

“Leslie…”

“Cazzo, non sto cercando di portarmela a letto! Voglio soltanto conoscerla meglio!”

“Ti giuro che se…”

“Non lo farò, promesso!”

Christopher sospirò rassegnato e preoccupato allo stesso tempo.

 

 

Portland

Ellis e Max erano sedute al tavolo del solito bar a poca distanza dallo studio fotografico. Stavano chiacchierando tranquillamente davanti a una tazza di caffè e un pezzo di torta al limone.

“Credi che Bonnie riuscirà ad essere selezionata?”

“Non lo so ma spero di sì. Lei ci tiene tantissimo. Ha sempre desiderato diventare una modella. Vorrei che si realizzasse. Ho sempre cercato di aiutarla in questo e vorrei tanto che i nostri sforzi non siano stati vani”.

“Spero davvero che quelle foto la possano aiutare”.

“Si però, non sentirti responsabile se le cose non dovessero andare come sperato. Ci sono molto aspetti da valutare. Non dipende tutto dalle quelle foto”.

A un tratto un uomo entrò nel bar bloccandosi al loro tavolo riconoscendo Ellis. “Ellis Williams?!”

Ellis si voltò a guardarlo e sembrava che anche lei lo avesse riconosciuto. Almeno a giudicare dalla sua espressione, anche se non sembrava per nulla entusiasta di quell'incontro.

“Si, sono io!”

“Che piacere rivederti! Cosa ci fai qui?!”

“Sono qui per la stessa ragione per cui tutti gli altri comuni mortali vengono, il caffè! Poi non dista molto dal mio studio!”

“Ah, ancora scatti foto?!”

“Si, è quello il mio lavoro!” disse Ellis con un sorriso forzato.

“Oh, tuo padre se ne sarà fatto una ragione ormai!”

“Già!”

Max assisteva a quella scena chiedendosi cosa ci fosse sotto. Era chiaramente evidente che Ellis non si sentiva a suo agio con l'arrivo di quell'uomo.

“Ehi George, allora sei arrivato!” disse un altro tizio avvicinandosi a lui.

“Si, scusami tanto, mi sono fermato a parlare con…”

L'altro uomo si girò a guardare Ellis. “Ma tu sei la figlia di Williams!”

“Si esattamente! È proprio lei!” disse George.

“Tuo padre è uno davvero in gamba!”

“Mi fa piacere saperlo!” disse Ellis.

“Beh, adesso sarà il caso di non fare aspettare gli altri!” disse George. “Spero che ci vedremo ancora! Ah e salutami tuo padre quando lo vedi!”

“Certo, lo farò!” disse Ellis annuendo cercando di essere credibile, ma era chiaro che non l’avrebbe mai fatto.

Quando i due uomini si allontanarono dirigendosi verso gli altri che li stavano attendendo a un altro tavolo, Ellis fece un lungo respiro di sollievo. Max la guardò con aria interrogativa.

“Scusa per l'interruzione”.

“No, figurati” disse Max. Poi dopo una pausa aggiunse: “Tuo padre sembra essere molto conosciuto. Di cosa si occupa?”

Ellis ci mise un po' a rispondere. “Mio padre è a capo di una grande società immobiliare che ha ereditato subito dopo la morte di mio nonno. Su molti degli edifici che vedi qui a Portland c’è il suo zampino, ma anche fuori città”.

“Ah, ora capisco perché è molto conosciuto”.

“Si e anche perché è uno con i soldi, conosce persone importanti ed è una persona molto rispettata e influente”.

“Allora deve essere molto bravo nel suo lavoro”.

“Nel fare soldi fino a vomitare?! Si, lo è infatti! È l'unico suo vero interesse, quindi ci si dedica anima e corpo! Per lui la società è tutto!”

“Sembra che la cosa non ti faccia molto piacere”.

“È complicato da spiegare”.

“Comunque anche tu sei molto conosciuta”.

“Si, ma spesso sono riconosciuta solo per il nome che porto”.

“Ma sei anche una fotografa affermata. Non posso credere che le persone ti riconoscano solo per essere sua figlia”.

“È quello che mi piace pensare”.

“Non deve essere soltando un tuo pensiero ma un dato di fatto!”

Ellis la guardò rimanendo in silenzio per qualche istante e poi chiese: “E cosa ne sai tu?! Hai fatto ricerche su di me?!”

“Forse, potrei averlo fatto” disse Max sorridendo.

Ellis cominciò a ridacchiare.

“Ti ha condizionato molto essere figlia di una persona così importante?”

“Si, molto spesso, soprattutto nel relazionarmi agli altri! Ogni volta che qualcuno mi si avvicinava con l'intento di conoscermi, mi chiedevo sempre se non ci fosse un secondo fine!”

“Ed era così?!”

“Spesso sì! Anche nelle mie storie funzionava allo stesso modo, ma a me andava più che bene! Ero diversa a quel tempo e volevo soltanto divertirmi! Diciamo che in quel caso il mio nome è stato come un lasciapassare per ottenere le attenzioni di chiunque volessi!”

“È adesso?!”

“Adesso non sono più una ragazzina e non ho più la forza, la pazienza e la voglia di accontentarmi di avere al mio fianco una persona che punta solo ed esclusivamente al lusso! Non sopporto più la superficialità delle persone e vorrei che qualcuno provasse interesse per me e non per il conto in banca di mio padre! Anche perché io non prendo un centesimo da lui! Io mi guadagno da vivere svolgendo il mio lavoro!”

“C’è chi pensa il contrario?!”

“Per alcuni conta soltanto il fatto che io sia la figlia di Conrad Williams! Quindi inevitabilmente sono ricca sfondata come lui!”

“Dimmi chi è la tua famiglia e ti dirò chi sei, eh?!”

“Già è esattamente così!”

“Beh, per quello che vale io non la penso come gli altri! E poi ti auguro davvero di trovare la persona che fa per te e che non sia interessata al portafoglio di tuo padre!”

“Grazie, ma ora però basta con questi discorsi. Piuttosto, dimmi come procede la tua situazione” disse Ellis bevendo un sorso del suo caffè.

“Quale situazione?”

“Della tua amica, quella che ti sei ritrovata davanti”.

Max non poté fare a meno di ricordare la sera prima. “Abbiamo avuto uno scontro faccia a faccia proprio ieri sera”.

“Ah, mi dispiace”.

“Anche a me” disse Max pensando a Chloe seduta a terra con la mano sul petto.

“Spero che la tua situazione si risolva al più presto. E se per caso hai bisogno di parlare con qualcuno, sappi che con me puoi farlo. Oppure se hai bisogno di staccare un po' dal lavoro, basta che tu lo dica”.

“Grazie per la comprensione Ellis, ma non credo che possa servire allontanarmi dal lavoro. Al contrario mi serve proprio per distrarmi”.

“Ok, però ricorda che sono sempre disponibile”.

“Certo, lo terrò presente” disse Max sorridendo.

 

 

 

Quella mattino non c'era molta gente al Paradise. Così Chloe dopo aver servito al tavolo alcuni clienti, fece una pausa per fumare. Uscì dal retro accendendosi una sigaretta. Poi estrasse il telefono fuori dalla tasca vedendo un messaggio di Lauren. La ragazza la informava che l'avrebbe chiamata in serata per via dei suoi impegni per il corso. Chloe sbuffò. “Si certo, come no!”

Stava mettendo via il telefono senza risponderle ma poi ci ripensò scrivendo:

 

Chloe: Oggi non chiamarmi perché ho troppo da fare.

 

Avrebbe avuto la serata libera quindi stava mentendo. Rimase a fissare il messaggio decidendo se inviarlo o meno. Poi riflettendo meglio, comprese che forse stava esagerando. Le aveva dato troppo fastidio sentire la voce di qualcun altro rispondere alla sua telefonata. Era delusa, perché aveva deciso di rivelarle tutto sulla sua situazione e purtroppo non era stato possibile. Inoltre saperla in compagnia di qualcun’altra e sentire attraverso il telefono, musica e voci di persone divertite le aveva causato una forte gelosia nei confronti della sua ragazza. Alla fine cancellò il messaggio e scrisse semplicemente:

 

Chloe: Ok.

 

Sospirò mentre guardava il telefono. Poi scorrendo tra i suoi contatti aprì la chat con Max. Il desiderio di ricongiungersi con la sua amica era più forte di lei e quindi cedette all'impulso di scriverle.

 

Chloe: Ciao Max, sono Chloe. Volevo scusarmi per ieri sera. Non avrei mai voluto che mi vedessi in quello stato. Avrei voluto parlarti in una situazione più tranquilla, ma così non è stato purtroppo e mi dispiace tantissimo. Lo so che non dovrei chiederti nulla, ma vorrei vederti per spiegarti tutto quanto. Ti andrebbe di incontrarci al Paradise o da qualche altra parte? Ti prego concedimi almeno questo. Se poi non vorrai più vedermi lo capirò e sparirò dalla tua vita.

 

Questa volta non rilesse il messaggio per non concedersi la possibilità di modificarlo o ripensarci cancellandolo. Lo inviò nella speranza di potere ricevere una risposta.

Max ed Ellis erano tornate allo studio. Stavano guardando delle foto di quest'ultima, archiviate nel computer. Le due erano sedute una affianco all'altra e chiacchieravano mentre osservavano i vari scatti.

“Accidenti, ce ne sono un'infinità” disse Max.

“Beh, sono anni che scatto foto”.

“Stavo pensando una cosa”.

“Cosa?”

“Tra tutti i tuoi scatti, non vedo ancora nessuna foto di nudo. Eppure mi era sembrato di aver capito che ne avessi”.

Ellis si girò a guardarla riflettendo. “Si, ne ho scattate per un certo periodo di tempo”.

“Me le mostri?”

“Ehm, davvero vuoi vederle? Non credi che possano metterti in imbarazzo?”

“Ellis, ho scattato delle foto a una donna completamente nuda. Penso che sia un po' troppo tardi per questo”.

Ellis sorrise con un certo disagio, indecisa se mostrargliele. Il vero problema non era l'imbarazzo che avrebbe potuto causare nella ragazza. Quella non era altro che una scusa per evitare quella situazione. La verità era che mostrarle quelle foto avrebbe riaperto in lei delle vecchie ferite, che non si erano mai risanate del tutto. Guardò lo schermo del pc scorrendo tra le varie cartelle, fermandosi con il cursore del mouse in prossimità di una cartella che portava il nome di Eleonor. Stava ancora decidendo cosa fare quando Faith bussò alla porta dell'ufficio affacciandosi con la testa all'interno

“Ellis, hai una visita”.

Ellis non poteva che esserne felice di quella inattesa interruzione. Se avesse potuto avrebbe anche esultato da quel salvataggio fortuito. “Oh, ok arrivo subito. Max...”

“Ti aspetto qui”.

“Va bene” disse Ellis alzandosi dalla sedia per raggiungere l'atrio lasciando la porta socchiusa.

Quando Ellis uscì dall'ufficio, Max tornò a guardare con curiosità e interesse lo schermo del pc con le varie cartelle. Prese il mouse e scendendo ancora un po', si fermò proprio sulla cartella di Eleonor. Ciò che l'aveva attirata di quella cartella, era proprio il nome. Nessun'altra cartella era stata chiamata con il nome di una persona. A un tratto sentì il suo telefono in borsa squillare, mentre dall'atrio giungevano le voci di Ellis, Faith e di un'altra persona, una donna. Max vide un messaggio da parte di Chloe. Dal primo messaggio ricevuto da lei, aveva salvato il suo numero tra i contatti. Rimase bloccata davanti al display chiedendosi se fosse il caso di leggere. Era tentata di non farlo ma la curiosità e il senso di colpa per quello che era successo la sera prima, ebbero la meglio su di lei. Così alla fine aprì la chat leggendo il messaggio. Lo rilesse più volte riflettendo su cosa fare. Voleva rispondere che non aveva nessuna intenzione di rivederla ma qualcosa la bloccava. Sospirò stanca di quella situazione. Alla fine decise di negarle questa possibilità scrivendole:

 

Max: Non voglio vederti! Smettila di cercarmi! È finita!


Inviò il messaggio senza darci troppo. Poi decise che fosse il momento di ritornare a casa. Prese la sua borsa infilando il telefono all'interno e uscì dall'ufficio. Faith era ritornata alla scrivania mentre Ellis era in piedi ed era impegnata in una conversazione con una donna. Le sembrava avesse un volto estremamente familiare.

“Insomma Ellis, è mai possibile che per sapere se stai bene, devo sempre venirti a cercare?! E poi guardati, hai un tutore alla mano! Quando avevi intenzione di informarmi dell’accaduto?! Non sono mica un'estranea!” disse la donna con tono di rimprovero.

Ellis sospirò roteando gli occhi al cielo mentre Faith sorrideva divertita dalla situazione. Poi Ellis si accorse di Max.

“Ehi Max!”

“Ehm, scusatemi non volevo interrompere”.

“Ma no figurati. È tutto ok?”

“Si, però ho appena ricevuto un messaggio da Kate e devo proprio tornare a casa” disse mentendo.

“Oh capisco. Posso accompagnarti”.

“No Ellis, o voglia di fare due passi e poi posso sempre prendere un taxi”.

“Sei proprio sicura?”

“Si, non preoccuparti. Mi farà bene camminare un poco”.

“Ok, come vuoi”.

La donna era rimasta in silenzio con gli occhi puntati su Max. Molto probabilmente si stava chiedendo chi fosse, visto che era appena uscita dall'ufficio di Ellis.

Ellis guardò la donna. “Ah, mamma lei è Max, è una fotografa e mi sta aiutando con il lavoro”.

“Oh, un'altra delle tante cose che non mi hai detto”.

Ellis sorrise e si rivolse a Max. “Max, lei è mia madre”.

“Ah, piacere di conoscerla signora Williams!” disse Max con un sorriso cordiale porgendole la mano.

A quel punto Max comprese perché il suo volto le sembrava molto familiare. Assomigliava tanto a Ellis.

“Oh, piacere mio Max, ma ti prego diamoci del tu. Puoi chiamarmi Margaret” rispose la donna stringendole la mano sorridendo.

 

 

                                            

 

 

“Va bene”.

“Beh, sono lieta di sapere che ti sei almeno degnata di lasciarti aiutare da qualcuno, vista la tua mano”.

“È soltanto una micro frattura mamma, niente di così preoccupante. Tornerà tutto apposto in men che non si dica. Per questo non ti ho detto nulla, per non farti preoccupare inutilmente”.

“Ellis, sono sempre tua madre e tu mia figlia. Gradirei essere informata su ciò che ti succede. Anche se non ho ancora ben capito come ti sei procurata quella frattura”.

“È stato solo... un... incidente domestico” disse Ellis cercando di essere il più convincente possibile fallendo miseramente.

“Se non fossi mia figlia avrei anche potuto crederti” disse la donna facendo ridere Faith.

“Santo cielo!” disse Ellis lamentandosi.

“Adesso andiamo a pranzo insieme!”

“Certo, tutto quello che vuoi mamma” disse Ellis sorridendole. Poi si voltò verso Max. “Allora noi ci vediamo domani mattina?”

“Si, ci vediamo domani. Ciao Faith”.

“Ciao Max, a domani”.

Max si avvicinò alla donna porgendole di nuovo la mano. “Piacere di averti conosciuta Margaret”.

“Piacere tutto mio Max, spero che avremo ancora altre occasioni per vederci e fare due chiacchiere”.

“Senz'altro. Adesso scusatemi ma devo proprio andare. A presto” disse Max uscendo dallo studio mentre gli occhi di Margaret la seguivano.

 

 

 

Chloe e Steph tornarono a casa e pranzarono in silenzio ognuna con i propri pensieri. Steph si chiedeva cosa era meglio fare con la situazione di Jessie. Chloe invece era distrutta per aver ricevuto l'ennesimo rifiuto da parte di Max. Anche Steph ci era rimasta male dopo che glielo aveva raccontato. Ma nonostante tutto aveva incoraggiato la sua amica a non mollare. Dopo pranzo Chloe decise di uscire per cercare di distrarsi un po'.

Anche Max e Victoria dopo pranzo decisero di uscire per fare delle compere. Kate invece decise di rimanere a casa per dedicarsi alle sue illustrazioni.

Chloe aveva passato del tempo sul cavalcavia guardando il murale di Max che sembrava fissarla. Poi dopo aver finito il pacchetto di sigarette tornò in macchina per andare a comprarne delle altre.

Max e Victoria dopo avere comprato tutto il necessario, decisero di fare un giro al centro commerciale.

Chloe comprò un paio di pacchetti di sigarette e non volendo ritornare a casa, decise anche lei di fare un salto al centro commerciale.

 

 

 

Victoria si trovava nel reparto di abbigliamento e stava dando un'occhiata ad alcuni vestiti. Max invece era da tutt'altra parte, nel reparto attrezzature per animali. Passò in rassegna tutto ciò che era disponibile per i conigli. Tra torri in legno, tunnel e tanto altro ancora, la sua attenzione venne catturata da una serie di giochi adatti per essere rosicchiati. Dopo averne controllati alcuni, prese una carota in legno adatto per essere rosicchiato. Se lo rigirò tra le mani sorridendo. Era esattamente quello che faceva al caso di Donnie. Forse in questo modo non avrebbero avuto più problemi con la carta igienica, soprattutto la povera Victoria. Si diresse alla cassa pagando l'oggetto acquistato. Poi raggiunse l'amica che stava ancora scegliendo alcuni vestiti.

“Ti ci vuole ancora molto?”

“Secondo te quale mi starebbe meglio addosso? Questa azzurro chiaro, o questa rosa pallido?” chiese Victoria spostando davanti al suo corpo le camicie appese alle grucce.

“Ehm, secondo me ti starebbero bene entrambe”.

“Oh avanti Max, non mi sei di alcun aiuto così”.

Max sospirò sorridendo. “E va bene, prendi quella rosa pallido” disse Max indicandola.

“Tu dici?”

“Si”.

“Non lo so” disse Victoria spostandosi davanti a uno specchio appoggiandosi la camicia al busto. “Credo che forse mi muore un po’ addosso. Non trovi?”

“Non credo però se è così allora prendi quella azzurro chiaro”.

Victoria posizionò sopra di sé l'altra camicetta guardandosi allo specchio. “Uhm, non lo so...”

Max roteò gli occhi in alto allargando le braccia per poi farle cadere lungo il corpo esasperata.

“Può andare bene, ma forse non si adatta ai miei colori naturali”.

“Ok, quindi cosa facciamo adesso?”

“Forse non prendo nessuna delle due” disse rimettendole al posto entrambe.

“Grazie al cielo” bisbigliò Max senza farsi sentire.

Victoria prese una catasta di roba messa da parte. Tra le altre cose afferrò di nuovo una delle due camicie, quella rosa. “Bene, possiamo andare adesso”.

“Ma non avevi detto che non le avresti prese?”

“Si, ma ci ho ripensato”.

“Victoria!”

“Si?”

“Ho come la vaga sensazione che molto presto dovrai sostituire il tuo armadio con uno più grande”.

“Mh, forse”.

Si avvicinarono alla cassa dove c'era già altra gente in fila. Max stufa sbuffò.

“Tu hai preso qualcosa?”

“Si”.

“Ah, cosa?”

“Questa” disse Max mostrando la carota all'amica.

Victoria guardò l'oggetto tra le sue mani confusa. Corrugò la fronte spostando il suo sguardo su Max. “Una carota!”

“Si!”

“E cosa dovresti farci scusa?!”

“Non ci crederai ma questo oggetto è molto utile!”

“Tu inizi davvero a preoccuparmi Max!”

“Perché?! È solo una carota in legno!”

Victoria la guardò in modo strano, poi tornò a prestare attenzione alla fila. “Si certo, in legno è più resistente!”

“Infatti!”

“Non voglio nemmeno sapere che utilizzo ne farai!”

Victoria la guardò di nuovo abbassando la voce. “Non ti facevo così! Secondo me sarà la cattiva influenza di Shon! Insomma, tu che compri quel aggeggio per trastullarti non è da te! Avresti dovuto scoparti Lucas, sai?! Comunque non far vedere quel coso a Kate altrimenti le verrà un infarto! Per quanto mi riguarda va bene! Insomma, capisco le tue esigenze!”

Max guardò la ragazza sbigottita. Poi osservando l'oggetto tra le sue mani si rivolse all'amica. “Ma sei scema allora! Questo oggetto non serve affatto a quello che pensi!” disse Max arrossendo.

“Ah no?! A me sembra proprio...”

“Non è affatto un oggetto erotico!” disse Max un po' ad alta voce. Alcune persone che si trovavano in fila davanti a loro, si voltarono a guardarla. Max era così imbarazzata che non sapeva dove nascondere la testa. Non considerò nemmeno l'idea di riavvolgere per evitare quella figuraccia. Guardò le due persone che si erano voltate e sorridendo nervosa: “Eheheh, salve!”

Non ci ricevette nessuna risposta mentre loro tornavano ai fatti loro. Max si avvicinò ulteriormente all'amica. “Io esco fuori, ti aspetto nel parcheggio!”

“Ok” disse Victoria sorridendo divertita.

Max si diresse fuori dal centro commerciale a passo svelto lamentandosi per la pessima figura fatta a causa dell'amica. Si appoggiò di spalle al retro della macchina di Victoria in attesa.

Chloe parcheggiò scendendo dalla sua auto diretta all'ingresso del centro commerciale. Mentre camminava attraversando la lunga fila di auto parcheggiate, notò Max che alzò lo sguardo proprio in quel momento. Quando i loro sguardi si incrociarono, Chloe si bloccò fermandosi. Il tempo sembrò essersi congelato ancora una volta. Alla fine Chloe trovò il coraggio di farsi avanti, avvicinandosi lentamente a lei di qualche passo, ma intimorita per la possibile reazione della ragazza. Max si irrigidì ma senza allontanarsi e dire nulla. Si limitò semplicemente a guardarla avvicinarsi. Chloe si fermò a un paio di passi di distanza da lei.

“Ciao...”

Max non rispose al suo saluto.

“Io...”

“Cosa ci fai qui?!” chiese Max interrompendola bruscamente.

Chloe la guardò confusa non aspettandosi quella domanda. “Ho fatto un giro e...”

“Davvero?!” chiese Max diffidente.

Chloe a quel punto capì cosa stesse insinuando. “Max, non ti ho seguita se è questo a cui stai pensando! Io non so nemmeno dove abiti!”

“Ma hai una buona informatrice!” insinuò Max.

“No, ti sbagli di grosso! Shonei non mi dice più nulla ormai!”

Max incrociò le braccia al petto spostando il suo sguardo a due passanti nelle vicinanze.

“Lo so che non volevi vedermi! La tua risposta al messaggio era abbastanza chiara! Però adesso siamo qui e io... vorrei avere l'opportunità di spiegarti cosa...”

“Non c'è bisogno, ho capito cosa è successo!”

“Mi dispiace tanto che tu mi abbia visto in quello stato!”

Max continuò a evitare di guardarla.

“Max, ti prego guardami!”

“Va via Chloe!”

“No, non posso farlo!”

“Lo hai già fatto tre anni fa! Puoi farlo ancora visto che è una cosa che ti riesce abbastanza bene!”

Chloe si avvicinò di più a lei e Max si staccò dall'auto per allontanandosi. “Stammi lontana!”

“No, io non vado da nessuna parte! Ho bisogno che tu capisca davvero le ragioni che mi hanno spinta ad andare via!”

“Oh credimi Chloe, lo so molto bene invece!”

“No, tu pensi di saperlo ma non è affatto così!”

“Non mi interessa cosa hai da dire, non più! Tra noi è finita, perché non ti rassegni e mi lasci in pace una volta per tutte?!”

“Perché io ti voglio ancora…”

“Non dirlo!” gridò Max avvicinandosi a lei guardandola dritta negli occhi.

 

Alcune persone che stavano passando vicino a loro per dirigersi verso l’entrata del centro commerciale si voltarono a guardare nella loro direzione. In quel preciso istante Victoria era diretta verso la sua auto soddisfatta per suoi acquisti, ma quando guardò nella loro direzione cambiò espressione. Con preoccupazione allungò il passo per raggiungerle in fretta sperando che la situazione non degenerasse.

 

“Posso anche non dirtelo se vuoi, ma questo non cambia ciò che provo per…”

“Smettila! Non voglio sentire nemmeno un’altra parola uscire dalla tua bocca, perché tutto ciò che dici è falso!”

“Max!” disse Victoria dopo averle raggiunte.

Max senza guardare l’amica si avvicinò allo sportello dell’auto dalla parte del passeggero. “Andiamo via Victoria!”

“Max, ti prego! Voglio solo parlarti!” disse Chloe.

“Non ti ascolto nemmeno più! Tu per me sei morta!” disse Max con durezza.

Con quelle parole Max aveva appena affondato il colpo nel petto di Chloe. La ragazza quasi non riusciva a crederci che l’avesse detto per davvero. Eppure era stata proprio lei a salvarle più volte la vita da morte certa. Per Chloe era come se la ragazza avesse ammesso apertamente che sarebbe stato meglio lasciarla morire. A quel punto non sapeva più cosa dire, sopraffatta dal dolore.

Victoria era rimasta sorpresa nel sentire cosa avesse appena detto l'amica. Si chiese quanto ci fosse di vero in quelle parole così dure, soprattutto se rivolte a una persona cara come Chloe, che per lei era stata tanto importante. Guardò Chloe leggendole sul volto la stessa sofferenza che anche lei aveva provato in passato. Aprì l’auto lasciando le buste dei suoi nuovi acquisti. Nel frattempo Max salì in macchina sbattendo lo sportello.

Prima di salire a bordo Victoria si bloccò guardando in direzione di Chloe ancora una volta. I loro occhi si incontrarono per qualche istante e forse per la prima volta in vita sua, sentì di provare un grande dispiacere per lei. Distolse lo sguardo e salì in macchina mettendo in moto.

Chloe si spostò dalla sua posizione permettendo alla sua rivale di fare retromarcia e andare via. Rimase a guardare l’auto allontanarsi e con lei, anche qualsiasi possibilità di potere recuperare l’amicizia con Max.

Victoria guardò Max al suo fianco e poi Chloe attraverso lo specchietto retrovisore. Durante il tragitto Victoria sentiva dentro di sé un forte malessere, dovuto a tutta quella situazione. Fece un respiro sapendo che l’argomento andava affrontato una volta per tutte. Fermandosi a un semaforo in attesa che scattasse il verde ne approfittò per parlare con la sua amica.

“Max, va tutto bene?”

“Certo! Va tutto a meraviglia!” disse Max. Poi aggiunse: “No, non va affatto bene! Non va bene nulla maledizione!”

“Max… è davvero questo quello che vuoi?” chiese Victoria sottovoce preoccupata della sua possibile reazione.

Max infatti si voltò di scatto verso di lei sorpresa. “Cosa?! Pensavo che non ti importasse nulla di lei! Credevo che per te andasse più che bene che io le stia lontana! E ora?!”

“Non fraintendermi Max, non sto cambiando idea però…”

“Però?!” chiese Max incitandola a continuare.

“Mi rendo conto che per tutto questo tempo, da quando lei se n’è andata, ho sempre cercato di spingerti a dimenticarla! Da parte tua ho visto una certa stabilità emotiva che mi ha fatto pensare che finalmente tu ti fossi lasciata questa storia alle spalle! Non hai mai voluto parlare di lei con me e Kate! Pensavo che ti fosse del tutto indifferente e che non pensassi più a lei!”

“E non è così?!”

“Non esattamente!”

“È così invece!”

“No Max, non lo è affatto! Da come ti comporti sembra tutto il contrario!” disse Victoria accelerando subito dopo lo scatto del verde del semaforo. “Sai, io credevo di volere questo, che tu la odiassi! Che non ti importasse più nulla di lei! Cercavo di convincerti che fosse la cosa giusta che lei non facesse più parte della tua vita! Volevo che tu stessi bene! Ho cercato in tutti i modi di aiutarti a dimenticarla e ad andare avanti con la tua vita, ma ci sono riuscita solo in parte! Io speravo che fossi finalmente libera da lei ma non è così! E adesso mi rendo conto di aver sbagliato tutto con te! Ma soprattutto mi rendo conto che non era quello che volevo! Quello che le hai detto prima… io non volevo tirare fuori questa parte da te! Tu non sei così! Credevo davvero di volerlo! Però adesso mi rendo conto che non è così! Non mi sono mai soffermata a capire cosa stessi provando tu! Tu non hai mai voluto parlare di lei e io pensavo che volessi soltanto voltare pagina e chiudere con il passato! Io volevo solo estirpare da te ogni parte di lei!”

Max era rimasta ad ascoltare l’amica senza interromperla.

“Questa rabbia che ti porti dentro… avrei dovuto aiutarti a buttarla fuori e invece l’ho soltanto sepolta più affondo! Quindi adesso ti chiedo, cosa vuoi davvero?! Hai bisogno di capirlo e agire di conseguenza! Qualsiasi cosa deciderai, lo farai solo ed esclusivamente per te stessa e non per me! Io non ti ostacolerò più! Nessuno lo farà!”

Max guardò fuori dal finestrino pensando alle parole della ragazza. Victoria non aggiunse altro in attesa di qualcosa da parte sua. Dopo una pausa di riflessione Max si voltò verso l’amica dicendo: “Io non voglio avere più nulla a che fare con lei! È questo quello che voglio! Se sto male di nuovo è per colpa sua!”

Victoria la guardò rendendosi conto che l’amica ormai aveva deciso e si sentì morire dentro. Annuì dicendo: “Va bene Max!”

Per il resto del tragitto non parlarono più e quando entrarono nel loro appartamento Max ricevette un messaggio da Chloe.

 

Chloe: Mi dispiace per tutto quanto! Addio Max e sii felice!

 

“È incredibile! Adesso sta cercando d'impietosirmi o cosa?!” disse Max alterata.

“Chi?!”

“Chloe!”

“Cosa ti ha scritto?!” chiese Victoria.

“Dice che le dispiace e mi augura di essere felice! Al diavolo!”

Max rilesse il messaggio e poi iniziò a fare avanti e indietro gesticolando animatamente con le mani agitata. “Sai una cosa?! Quando l'ho vista non riuscivo a credere ai miei occhi! Però quando ho realizzato che fosse proprio lei, per un breve istante, una piccola parte dentro di me era quasi felice di rivederla! Perché non sapevo che fine avesse fatto, se stava bene o se le era successo qualcosa!

“Max, calmati per favore! Ti stai agitando troppo!”

Max non l’ascoltò nemmeno e continuò a camminare nervosamente. “Insomma, per quanto potevo saperne, poteva anche essere morta! Lei ha sempre avuto la capacità di mettersi nei guai! Quindi era una ipotesti più che plausabile! Ma lei è qui e sta bene, capisci?!”

“Max…”

“Io me preoccupavo per lei! E lei invece sta benissimo! Non si è mai degnata di dirmi almeno che stesse bene! Eppure mi conosce e sa come mi preoccupo!”

“Max, lei se ne era andata! Per quale motivo avrebbe dovuto mettersi in contatto con te?! Solo per dirti che stava bene?! Non ha senso!”

“Io la odio! La odio per quello che ha fatto! Non potrò mai perdonarla! È stata un'egoista! Ha agito alle mie spalle per potersi libera di me! Non le è mai importato nulla di me!”

Victoria ascoltando il suo sfogo, capì che forse c’era solo un modo per poterle fare capire quanto si stesse sbagliando su Chloe. Certo, l’aveva abbandonata però al contrario di quanto pensasse Max, le importava di lei e pensava di agire soltanto per il suo bene. In quel momento Victoria prese la decisione più difficile sperando per il meglio, non solo per l’amica ma anche per sé stessa.

Nel frattempo Max continuava a parlare. “Si è vendicata per essermene andata quando ero soltanto una ragazzina! Come se avessi potuto decidere di rimanere ad Arcadia Bay e vivere da sola! Io non potevo fare nulla ma lei si e ha scelto volutamente di andare via lasciandomi sola!”

“Max…”

“Io devo andare via! Non posso restare a Portland sapendo che lei è qui! Potrei anche cercare di evitarla in tutti i modi ma non posso riuscirci sempre! Viviamo nella stessa città ed è impossibile non incontrarsi! Forse dovrei tornare a Seattle!”

“Max!” urlò Victoria che sorprese la ragazza.

Max finalmente smise di parlare guardando l’amica dirigersi verso la sua stanza da letto. “Dove vai?!”

“Aspetta qui! Devo prendere qualcosa nella mia stanza” disse Victoria entrando in camera.

Max confusa la vide scomparire nella sua stanza per qualche istante. Si sedette sul divano appoggiando la testa all’indietro guardando il soffitto. Poco dopo Victoria tornò dalla sua stanza avvicinandosi a lei con una busta da lettera bianca tra le mani. Victoria le porse la lettera mentre Max la guardava confusa. “Cos'è?!”

“Prendila!”

Max prese la lettera dalle sue mani e sul retro lesse: Per Victoria.

La ragazza alzò lo sguardo su Victoria. “Io non capisco! Questa è tua perché la stai dando a me?!”

Victoria incrociò le braccia al petto impaurita da quello che stava facendo, perché rischiava grosso. “Perché anche se è mia... riguarda anche te!” disse evitando di guardarla direttamente.

“Me?! Devo leggerla?!”

“Si, devi farlo!”

Max aprì la busta tirando fuori il foglio piegato aprendolo. La prima cosa che notò, era la calligrafia che le sembrava alquanto familiare. Ma al momento non le diede peso più di tanto. Così iniziò leggere la lettera.

“Ciao Victoria, quando leggerai questa lettera vorrà dire che sto andando via. Sicuramente ti starai chiedendo come mai io ti scriva e devo dirti che all’inizio me lo sono chiesta anche io. Vorrei poterti spiegare per filo e per segno tutta la storia ma so che non basterebbe questo foglio. È giusto che alcune cose vengano sepolte per sempre e poi non voglio dilungarmi molto. Sto lasciando Seattle...”

Max si bloccò incredula alzando di scatto lo sguardo verso l'amica. “Ma questa...”

“Si, quella è di Chloe!” disse Victoria deglutendo a vuoto.

Max guardò di nuovo la lettera tra le sue mani riflettendo a quella rivelazione. “Aspetta, ma allora tu sapevi che Chloe vivesse qui a Portland! Per questo hai insistito tanto che partissimo...”

“No!” disse velocemente Victoria sulla difensiva. “Lei non mi ha mai detto che sarebbe venuta a Portland!”

“Siete rimaste in contatto?!”

“Cosa?! Assolutamente no Max! Non avrei mai fatto una cosa del genere!”

“È questa allora come la spieghi?!” chiese Max alzando la lettera.

“Leggi la lettera! È importante che tu lo faccia! Dopo ti dirò tutto quello che vuoi sapere!”

Max si lasciò convincere riprendendo la lettura dall'inizio.

 

Ciao Victoria, quando leggerai questa lettera vorrà dire che sto andando via. Sicuramente ti starai chiedendo come mai ti ho scritto una lettera e devo dirti che all’inizio me lo sono chiesta anche io. Vorrei poterti spiegare per filo e per segno tutta la storia ma so che non basterebbe un foglio. È giusto che alcune cose vengano sepolte per sempre e poi non voglio dilungarmi molto. Sto lasciando Seattle per sempre e Max non sa nulla in proposito. Ho preferito tenerle nascosta la verità perché so che tenterebbe di fermarmi in qualunque modo e molto probabilmente ci riuscirebbe. Il motivo che mi spinge a fare questo gesto, che per me risulta essere molto difficile e doloroso è quello di non voler vedere Max soffrire ancora a causa mia. Io ho perso tanto nella mia vita e questo mi ha segnata profondamente e per sempre. Non potrò mai ritornare a essere quella di una volta. Sembra che la mia vita sia stata marchiata da una maledizione che non riesco a scacciare via nemmeno con tutta le buone intenzioni. Chiunque resti al mio fianco è destinato a soffrire o peggio. Tutto ciò che mi rimane della mia miserabile vita è lei, ma so per certo che se le rimanessi a canto le farei inevitabilmente del male e non voglio che questo accada. Quindi non mi resta altro da fare che allontanarmi per il suo bene, perché preferisco perderla così piuttosto che in un modo ben peggiore e definitivo. Questa è la decisione che ho preso tempo fa e sono fermamente convinta di fare la cosa giusta. Me ne convinco ogni volta che piange e si arrabbia a causa mia. Ogni volta che mi guarda e leggo nei suoi occhi la delusione per qualcosa che ho fatto o detto. Spero tanto che questo mio gesto non la distrugga più di quanto io stia già facendo da mesi che vivo insieme a lei. Vorrei poterle dirle queste cose di persona ma so che non capirebbe nonostante tutto. Max non prenderà bene la notizia quando scoprirà che me ne sono andata. So che anche se sarò lontana continuerò a preoccuparmi per lei. Avrà bisogno di qualcuno che le stia accanto nei momenti difficili. Ha già dei buoni amici ma non credo che loro possano darle l’aiuto necessario per affrontare tutto questo. Ne ha già passate troppe. Lei è la migliore amica e mi fa male lasciarla così senza nemmeno dirle addio e mi fa ancora più male affidarla a qualcun altro. Sto per chiederti un enorme favore e non hai la benché minima idea di quanto mi costi farlo, ma sento che è giusto così. Ti chiedo di esserci per lei come io non sarò mai più in grado di fare. Lo sto chiedendo a te perché sei l’unica che è riuscita nel tempo a tenermi testa in qualche modo. Sei una persona forte e determinata ed è esattamente di questo di cui avrà bisogno nei giorni a venire. Necessita di qualcuno che sappia cosa significa perdere qualcuno e tu lo sai più di chiunque altro. Tu sei l'unica in grado di farla riemergere da quel profondo abisso di sofferenza in cui sono certa che cadrà quando me ne sarò andata. È inevitabile che soffrirà ancora una volta a causa mia. Però questa sarà davvero l'ultima. Sicuramente penserai che sono un'egoista e non posso darti torto, perché in fondo lo sono sempre stata. Però quello che ti sto chiedendo, non dovrai farlo per me ma per Max. Questo è l'ultimo gesto che posso fare per lei nella speranza che un giorno possa essere felice. Distruggi il ricordo che ha di me. Sembra quasi che te la stia cedendo ma non è così. Anche se lontana resterà nel mio cuore. Sarà presente in ogni cosa che farò e in ogni mi pensiero, perché lei fa parte di me ormai. Lei resterà sempre la mia migliore amica. Mai nessuno prenderà il suo posto, né ora né mai. Ti prego Victoria abbi cura di lei. Addio.

                                                                                                                                          Chloe

Dopo aver letto la lettera la ripiegò chiudendola nella busta. “Quando te l'ha data?!”

“La sera che è partita! Questo lo so perché l’ho vista allontanarsi con il suo pick-up e il giorno dopo sono venuta a casa tua e da quel momento in poi non ho potuto più vederti!”

Max fissò la lettera tra le sue mani mentre una domanda le passò per la testa. “Perché me l'hai tenuta nascosta per tutto questo tempo?!”

“All'inizio volevo mostrartela! Poi però ho pensato che fosse meglio di no! Stavi già passando l'inferno e quella lettera non avrebbe fatto altro che rigirare il dito nella piaga! Però sono stata molto spesso combattuta tra mostrartela o distruggerla per sempre! Mi dava il tormento l'idea di nasconderti una cosa del genere! Dopo tutto è una cosa che ti riguardava personalmente! Alla fine ho solo deciso di conservarla, senza sapere bene perché! La verità è che non volevo che ti facessi un'idea sbagliata sulle mie intenzioni! Non volevo pensassi, che ti stessi vicino soltanto perché era stata lei a chiedermelo! Perché ti giuro Max che questo non lo avrei mai potuto sopportare! Io volevo davvero diventare tua amica! Conoscerti meglio! Con o senza lettera ti sarei stata comunque accanto! Non volevo permettere a Chloe di compromettere ciò che desideravo, trasformandolo in un favore nei suoi riguardi! Non sono diventata tua amica nemmeno per compassione!”

“Perché mostrarmela adesso dopo tutti questi anni?!”

“Perché forse la ragione è che era da sempre destinata a te sin dall'inizio! Dovevi leggerla proprio in questo momento, alla luce di tutto quello che sta accadendo!”

“Spiegati meglio!”

“Max, sai bene che non ho mai avuto molta simpatia per lei! Non mi è mai piaciuta come persona! Credo che lei abbia sbagliato a lasciare Seattle! Si è comportata da stronza! Però, credo che sbagli a pensare che a lei non importasse nulla di te! Quale persona menefreghista scriverebbe mai una lettera alla sua acerrima nemica, per chiederle di stare vicino alla sua migliore amica?! Forse solo una pazza o… semplicemente qualcuno che tiene così tanto a te, da essere disposta a tutto per proteggerti, anche a perderti! Insomma Max, hai letto tu stessa! Quelle non sono parole di una persona a cui non importa un fico secco di te!”

“Perché tutto a un tratto prendi le sue difese?!”

“No Max, non sto prendendo le sue difese! Sto soltanto cercando di farti vedere le cose da un'altra prospettiva che al momento non stai considerando! Quando oggi le hai detto che per te è come se fosse morta, ho visto quanto ci è rimasta male! Di solito non sono una persona empatica, ma oggi si! Ho letto sul suo volto il dolore di averti perso per sempre di nuovo! Io so cosa vuol dire perdere qualcuno!” disse Victoria pensando a Courtney, Taylor e Nathan. “Questo glielo devo!”

“Perché?!”

“Perché anche se ti sarei stata lo stesso accanto, lei ha scelto me! Tra tutti gli altri ha deciso che io ero la persona adatta per starti vicino! E credimi lo so bene quanto le sarà costato! Perché anche a me costa ammettere che forse, non l'ho mai sopportata perché in lei ho riconosciuto alcune cose di me che non mi sono mai piaciute! Se lei che mia nemica da sempre mi ha scelta, vuol dire che forse ha visto qualcosa di buono in me!”

Max rimase sorpresa dalla sua ammissione. Soprattutto dalla sincerità con cui aveva espresso in ogni sua parola.

“Se solo lei te ne avesse parlato delle sue intenzioni, sicuramente l'avresti convinta a rimanere e tutto questo non sarebbe mai successo!”

“No Victoria, non sarebbe servito!”

“Ma lei nella lettera lo ha specificato che saresti riuscita a farle cambiare idea!”

“La sera che è andata via, l'ho trovata che preparava i bagagli!”

“Ma allora vi siete parlate?!” chiese sorpresa.

“Si e non è servito a nulla!” disse Max allungando il braccio per restituirle la lettera.

“Oh no, tienila tu per favore! È tua adesso! Non voglio più tenerla ora che mi sono finalmente liberata di questo peso dopo tre anni!”

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Victoria chiese. “Sei arrabbiata con me Max?! Se lo sei lo capisco! Anche io al tuo posto sarei arrabbiata per averti tenuto nascosta la lettera!”

“No Victoria, non sono arrabbiata con te! Al contrario sono felice che tu abbia deciso di starmi vicino, indipendentemente dal volere di Chloe! Perché il giorno in cui ho perso lei ho trovato una nuova amica!”

Victoria non riuscì a trattenere le lacrime e nemmeno Max che si alzò dal divano andandole incontro per abbracciarla.

Kate entrò nell'appartamento proprio in quel momento. “Oddio, che è successo adesso?!” chiese la ragazza preoccupata.

Chloe dopo aver lasciato il centro commerciale andò al Rhythm che in passato aveva frequentato assiduamente con Shonei. Aveva bisogno di starsene per conto suo a bere qualcosa senza avere gli occhi addosso di Steph. Per questo evitò di andare al Paradise. Mentre stava bevendo uno dei tanti drink seduta al bancone del bar, una ragazza le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla per farla voltare. Appena Chloe si girò la ragazza disse: “Allora sei proprio tu! Mi sembrava di averti riconosciuta! Però non essendone sicura, sono venuta a controllare di persona”.

“Oh, ciao Janet “.

“È davvero molto tempo che non ci vediamo. Come te la passi?”

“Bene” rispose Chloe con poca convinzione mentre prendeva un altro sorso del suo drink.

“Wow, a guardarti non si direbbe proprio”.

“Problema tuo” replicò Chloe senza guardarla.

“Sai, ho visto venire qui anche Shonei giorni fa. A guardarla sicuramente se la passava meglio di te. Era in compagnia come sempre. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche se devo ammettere che sta perdendo colpi”.

“Ma davvero?” chiese Chloe indifferente senza volere ricevere davvero una risposta.

“Già, si è presentata con una ragazza che non ha nulla a che vedere con lei. Insomma, sappiamo bene qual è il suo genere di donna. È caduta davvero in basso”.

“Sento un pizzico di fastidio nelle tue parole o sbaglio? Per caso ti ha rifiutata?”

La ragazza rise nervosamente perché Chloe aveva colto nel segno. “Credimi, posso avere di molto meglio”.

“Oh, non lo metto in dubbio” disse Chloe voltandosi a guardarla.  Janet rise avvicinandosi a lei. “Che ne dici se ti offro un po' della mia compagnia?”

Chloe sbuffò sorridendo. “Ti ringrazio ma non serve. Oggi preferisco starmene per conto mio”.

“Delusione d'amore? Perché se è così so come rimediare”.

In quel momento arrivò la telefonata di Lauren che lei aveva completamente dimenticato. Chloe estrasse il telefono dalla tasca fissandolo e decidendo cosa fare.

“Cosa fai, non rispondi?”

“Non voglio compagnia” disse Chloe ignorando sia la ragazza che il telefono che continuava a squillare.

“Ok, però potremmo almeno bere qualcosa insieme. Sai, in nome dei bei vecchi tempi andati” disse Janet con malizia.

“Se sono andati ci sarà un motivo, no?”

“Beh, c’è anche una buona ragione se ritornano”.

“Ah sì?”

“A-ah!”

“E quale sarebbe?” chiese Chloe continuando a guardarla.

La ragazza le sorrise avvicinandosi ulteriormente e bisbigliandole qualcosa nell'orecchio. Poi si allontanò di nuovo dicendo: “Non ti sembra una buona ragione?” chiese Janet mordendosi un labbro.

Chloe restò a fissarla senza rispondere.

 

 

 

Shonei arrivò al Paradise raggiungendo il bar per prendere da bere. Alla postazione c'era Steph e un altro collega. La ragazza si girò intorno notando l'assenza di Chloe.

Quando Steph si accorse della sua presenza, le si avvicinò.

“Vuoi qualcosa da bere?”

“Si, una birra e poi vorrei sapere dove diavolo è Chloe”.

“Lei aveva la serata libera”.

“Come sta?”

“Non bene Shon”.

“Cazzo!”

“Max?”

“Ieri l'ho riaccompagnata a casa”.

“E?”

Shonei impassibile rimase in silenzio a guardarla.

“Oh avanti Shon, almeno a me puoi dirlo!”

“Lo sai che non posso!”

“No, non è così! Max non ti ha chiesto di non parlare con me, ma con Chloe! Ti sembro lei per caso?!” chiese la ragazza indicandosi.

“Wow, saresti brava come avvocato, sai?!” disse Shonei con sarcasmo.

Steph scosse la testa.

“Allora, mi dai quella birra?!”

“Forse no!”

“Ok, ti dico solo che la situazione non gioca a suo favore! Non si mettono bene le cose per Chloe! Max è troppo arrabbiata e delusa!”

Steph si intristì e poi servì la birra alla ragazza.

“Grazie!” disse Shonei prendendo un sorso dalla bottiglia.

A un tratto Steph guardò oltre Shonei vedendo muoversi nel locale Jessie con la sua amica Mary. Le ragazze si sedettero a un tavolo. Shonei non si era accorta di nulla, fino a quando Mary raggiunse il bancone del bar per ordinare due drink.

“Ciao Steph, potresti darmi un paio di birre?” chiese la ragazza sorridendo tranquillamente. Infatti Steph pensò che forse Mary non era stata messa al corrente di ciò che era successo. Forse Jessie non si era sentita a suo agio con l’amica, abbastanza da poterglielo raccontare.

“Certo, subito!” disse Steph.

“Ma tu sei Mary!” disse Shonei guardandola.

“Si è tu sei Shonei! Ti giuro che la sera che abbiamo passato insieme è stata esilarante! Sono tornata a casa che ancora stavo ridendo come una matta! Sei davvero una persona divertente!” disse Mary sorridendo.

“E non hai ancora visto niente!” rispose Shonei lanciandole uno sguardo malizioso. Sguardo che venne interrotto bruscamente dalle due bottiglie di birra poggiate sul bancone con forza.

Shonei e Mary si voltarono di scatto spaventate dal rumore. “Ecco le due birre!” disse Steph.

“Oh, grazie” disse Mary prendendo le bottiglie. “Shonei, se ti va puoi venire a sederti con noi al tavolo”.

“Noi?!”

“Si, sono con Jessie” disse Mary indicandola.

Shonei si voltò vedendo la ragazza seduta a un tavolo che stava guardando verso di loro. “Ah! Beh... magari tu vai... ti raggiungo dopo forse”.

“Ok, allora a dopo... forse”.

La ragazza si allontanò e Shonei si voltò a guardare Steph con aria interrogativa. “Cosa ci fa lei qui?! Non credevo frequentasse il Paradise!”

“Infatti, si vede che le piace il posto!”

“Steph, che sta succedendo?!”

Steph sospirò rassegnandosi. Sapeva che non si sarebbe liberata di lei finché non le avesse detto tutto. Così, tra servire un drink e un altro, le raccontò tutto quello che era successo la sera prima con Jessie. Alla fine del racconto Shonei sembrava preoccupata, confusa e soprattutto sbalordita. “Io non capisco, l'hai fatta dormire da te, nel tuo letto?! E lei vuole che continuate a frequentarvi come se nulla fosse?!”

Steph non rispose nulla.

“Non hai intenzione di darle retta, vero?! Perché ti assicuro che se lo fai a rimetterci sarai soltanto tu!”

“Io volevo solo... insomma… lei era ubriaca e...”

“E adesso è tornata sobria e se la può cavare benissimo da sola! Anzi, non è nemmeno sola! Guarda, ha la sua amichetta! Solo perché Owen l'ha mollata non può pensare di venire tranquillamente da te a farsi consolare! È completamente sbagliato!”

“Detto da te sembra poco credibile, visto che per te sarebbe semplicemente un'occasione in più per scoparti qualcuno!”

“Beh, io me lo posso permettere perché non sono mai coinvolta!”

“E Ashley allora?!”

“Ma... cosa... lei non c'entra nulla! E poi qui non stiamo parlando di me, ma di te! Tu non riusciresti a portartela a letto, perché lei è completamente etero! E se mai succedesse qualcosa, tu per lei saresti soltanto un esperimento! E andrebbe anche bene se non fosse per il fatto che lei ti piace per davvero! Tu ti illuderesti e lei invece ti volterebbe le spalle!”

“Lei non vuole che stiamo insieme ma che restassimo solo amiche!”

“E per te andrebbe bene?! Sei masochista o cosa?!”

“Shonei, basta così! Sparisci da qui non voglio continuare a parlarne!”

“E invece devi!”

“Ho da lavorare quindi lasciami in pace!” disse Steph con fastidio allontanandosi.

Shonei si voltò a guardare verso il tavolo dove le due ragazze erano sedute a chiacchierare. Qualcosa le diceva che quella storia non era per niente finita. E sicuramente non si sarebbe conclusa bene, almeno non per Steph. Infatti era lei l'unica sua preoccupazione.

 

 

Chloe tornò a casa con passo poco stabile. Aprì la porta dell'appartamento lanciando le chiavi sul mobile dove c'era il televisore. Si diresse subito sul divano per sdraiarsi. Poco dopo Steph rientrò vedendola dormire sul divano. Aveva assunto una posizione scomoda e sicuramente per il giorno dopo si sarebbe alzata a pezzi. Così decise di svegliarla per mandarla a dormire sul letto. Si sedette sul divano iniziando a spingerla per farla svegliare. Proprio in quel momento sentì l'odore di alcolici che per un certo periodo l'aveva accompagnata.

“Chloe, svegliati!”

Chloe si lamentò iniziando a riaprire gli occhi.

“Hai bevuto?!”

“Cosa... io... si!”

“Chloe non...”

“Ti prego, non cominciare! Ne avevo bisogno!”

“È per Max, perché se...”

“È finita!” disse Chloe mettendosi a sedere.

“Che vuoi dire?!”

“Ci siamo viste!”

“Cosa?!”

“Già, ci siamo incontrate per caso! Per lei sono morta! Chissà, forse sarei davvero dovuta morire!” disse Chloe portandosi una mano tra i capelli.

“Non parlare così!”

“Le ho detto addio!”

“Ma...”

“Basta così Steph, mi arrendo! Quando l'ho vista la prima volta dopo tre anni ero spaventata! Ma nello stesso tempo dentro di me speravo davvero di avere qualche possibilità con lei! Di poter rimediare a tutto! Ma adesso so che non succederà mai, quindi basta! Lei mi odia! È finita e sono stata io a mettere fine a tutto quando ho lasciato Seattle!”

Steph appoggiò una mano sulla spalla dell'amica dispiaciuta. “Chloe...”

“Non fa nulla Steph, va bene così! È quello che mi merito per averle voltato le spalle! L'ho persa per davvero questa volta!”

“Forse devi solo...”

“No! Bisogna sapere quando fermarsi ed è quello che sto facendo! Perché se dovessi continuare a sperare di potere avere qualche possibilità con lei io... finirei per soffrire di nuovo e... sarebbe come perderla continuamente... ancora, ancora e ancora... io... non posso...” disse Chloe non riuscendo più a trattenersi dal piangere mentre Steph la stringeva in un forte abbraccio.

 

 

Shonei stava tornando a casa in macchina quando senti squillare il suo telefono. Quando lesse sul display il nome di chi la stava chiamando rimase sorpresa, poi rispose.

“Lauren!”

“Ciao Shon! Scusami se ti chiamo a quest’ora! Anzi, scusami se ti chiamo soltanto adesso! Avrei dovuto contattarti più spesso, lo so! Sono una pessima amica! Soprattutto perché adesso ti sto chiamando per una ragione del tutto personale! Non ti ho nemmeno chiesto come stai!”

“Whoa, frena un attimo!” disse Shonei sorridendo bloccando quella raffica di parole.

“Scusami Shon!”

“Tranquilla, non c’è nessun problema! Per la cronaca, anche io avrei potuto chiamarti e non l’ho fatto! Diciamo che sono stata presa un po’ da tante cose in questo periodo! Sono sicura che anche tu avrai i tuoi impegni e quindi va bene così!”

“Si, forse hai ragione ma mi sento comunque una brutta persona!”

“Ok, allora siamo in due a esserlo! Comunque, stai bene?!”

“Io sì, certo! Tu?!”

Shonei si rese conto che la ragazza sembrava non essere del tutto volenterosa di fare conversazione. Era chiaro che qualcosa la turbava. Non avrebbe mai chiamato a quell’ora tarda se non ci fosse una buona ragione. “Starò meglio quando mi avrai detto cosa c’è che non va! Sputa il rospo!”

Lauren dall’altra parte fece un profondo respiro. “Credo che Chloe sia arrabbiata con me! Ho provato a telefonarle prima! Eravamo d’accordo che l’avrei chiamata ma non risponde!”

“Beh, non giungere a conclusioni affrettate! Può essere che non ha sentito il telefono squillare!”

“No, sono sicura che è arrabbiata con me!”

“Per quale motivo dovrebbe esserlo?!”

“Ieri sera sono uscita con una persona e quando lei mi ha telefonata non ho risposto! La ragazza con cui sono uscita ha risposto al posto mio! Credo che Chloe possa essersi sentita infastidita e minacciata da lei e…”

“Sei uscita con una ragazza?!” chiese Shonei sorpresa.

“Si, ma non è come pensi! Inoltre Chloe ne era al corrente!”

“Ah, beh allora se lo sapeva non vedo perché dovrebbe essere arrabbiata! Non hai di certo tramato alle sue spalle quindi…”

“Shon, non ho risposto io al telefono!” ribadì Lauren.

Shonei rimase in silenzio a riflettere per qualche istante mentre guidava. “Ok, ascolta cerco di capirci qualcosa, ma non posso adesso! È tardi e non mi posso presentare a casa sua a quest’ora! Ti richiamo domani appena so qualcosa! Va bene?!”

“Si… certo!” rispose Lauren poco convinta.

“Lauren, devi stare tranquilla! Vedrai che non è niente! Cerca di non pensarci ok?! Sono sicura che c’è una spiegazione per cui non ti ha risposto!”

“Si, forse hai ragione! Solo, prometti di chiamarmi appena sai qualcosa!”

“Lo farò Lauren! Te lo prometto!”

“Grazie Shonei!”

“Di nulla!”

Si salutarono augurandosi la buonanotte. Quando Shonei rientrò si fermò sul pianerottolo, con l’orecchio appoggiato alla porta dell’appartamento di Chloe. Non sentendo nessun rumore, proseguì per la sua strada raggiungendo il suo appartamento.

 

 

Martedì 18 luglio 2017

Il giorno dopo Shonei si buttò giù dal letto per andare subito dalle ragazze per assicurarsi che fosse tutto apposto. Prima di farlo andò a comprare delle ciambelle per Steph, infondo le aveva fatto una promessa. Bussò alla porta con una scatola piena di ciambelle di ogni gusto e colore. Non appena Steph aprì la porta, Shonei disse: “Servizio in camera!”

Steph la guardò per un momento confusa facendosi da parte per farla entrare.

“Buongiorno Steph”.

“Buongiorno”.

“Sembri un po’ giù o è soltanto una mia impressione?”

“Vuoi un caffè?”

“Si grazie”.

Steph andò a versarle del caffè in una tazza mentre la ragazza appoggiò la scatola di ciambelle sul tavolo e prendeva posto su una sedia.

“Chloe?”

“Si sta preparando in camera sua”.

Steph si sedette di fronte a lei servendole la tazza di caffè.

“Sei arrabbiata con me per quello che ti ho detto ieri sera?”

“No, non sono arrabbiata”.

“Ok, vuoi una ciambella? Una promessa è una promessa” disse Shonei aprendo la scatola.

“Ho già fatto colazione. Però credo che ne mangerò una lo stesso per addolcire questa giornata”.

Anche Shonei ne prese una addentandola. Poi rimase a guardare Steph che sembrava davvero con la testa da un’altra parte mentre mangiava la sua ciambella.

“Ehi, cosa c’è?”

Steph alzò lo sguardo su di lei. “Ieri quando sono tornata a casa Chloe era decisamente alticcia”.

“Oh, questa volta io non c’entro”.

“Lo so questo”.

“Sta passando un momento di merda ed è normale…”

“Ha parlato con Max”.

Shonei smise di masticare all’istante. “Cosa?! Quando?”

“Si sono incontrate ieri per caso, da qualche parte. Il punto è che Max non cambierà idea. Chloe ha deciso di mollare. Ci ha rinunciato”.

Shonei lasciò la ciambella riflettendo sulla situazione. Sentì che il senso di sconfitta che sicuramente stava provando Chloe in quel momento, appartenesse anche a lei. Perché forse avrebbe dovuto fare qualcosa di concreto per aiutare la sua amica.

“A cosa stai pensando?” chiese Steph.

“Che mi sento totalmente inutile in questa situazione. Che vorrei poter cambiare le cose. Chloe tiene davvero tanto a lei. Cazzo, sono cresciute insieme. Sono come sorelle. Vorrei che le cose andassero in maniera diversa”.

“Mi verrebbe da dirti di fare qualcosa, ma credo che a questo punto non servirebbe a nulla. Max è decisa a non volere avere niente più a che fare con lei. Chloe adesso si è anche tirata indietro. Non sei l’unica a sentirsi impotente”.

Shonei a un tratto sgranò gli occhi ricordandosi del motivo per cui era lì. “Cazzo, allora è per questo che Chloe non ha risposto”.

“Non ha risposto a cosa? Di che stai parlando?”

“Ieri sera verso il tardi stavo tornando a casa e Lauren mi ha telefonato. Mi ha detto che Chloe non ha risposto alla sua chiamata nonostante si fossero messe d’accordo per sentirsi in serata”.

“Merda! Forse era già ubriaca!”

“Lauren pensa che Chloe si sia sentita infastidita per via dell’altra ragazza”.

“Quale altra ragazza?”

“Non sai nulla?”

“Sapere cosa, spiegati”.

“L’altra sera Lauren è uscita con una tizia, ma non chiedermi chi sia perché non lo so. Chloe sapeva che sarebbe uscita. A un certo punto ha provato a contattare Lauren ma lei non c'era al momento dell'arrivo della telefonata”.

“Non credo che Chloe si sarebbe incazzata solo perché non ha potuto risponderle”.

“Infatti, Lauren sospetta che sia arrabbiata per via dell’altra ragazza che ha risposto al telefono al suo posto”.

“Cosa?! Ok, ora sono confusa! Chi diavolo è questa ragazza e perché si è sentita così libera di poter rispondere al telefono?!”

“Ti dico che non lo so!”

“Non è che c’è sotto dell’altro che Lauren non ti ha voluto dire?!”

“Cosa?! Oh avanti, non metterti in testa queste idee! Non penserai davvero che Lauren abbia un’altra?! Lei non farebbe mai una cazzata del genere nei confronti di Chloe! È troppo innamorata di lei!”

“Qui c’entra poco l’essere o non essere innamorata! Credo che la lontananza possa giocare dei brutti scherzi!”

“Pensala come vuoi, ma io non credo che le cose stiano così!”

“Spero che tu abbia ragione!”

“Sono sicura che è così!”

“Pensavo credessi che è facile per tutti tradire! Che tutti riescano a farlo senza problemi! Cosa ti ha fatto cambiare idea?!”

Shonei non rispose riprendendo a mangiare la sua ciambella. Poi si alzò velocemente guardando l’orologio da parete. “Adesso devo andare!”

“Dove?!”

“Ho un po’ da fare!”

“Chiamerai Lauren per informarla?” chiese Steph intuendo cosa volesse fare.

“Si, devo farlo”.

“Lo sai che Chloe non le ha ancora detto niente di Max! Non puoi essere tu a farlo!”

“Mi inventerò qualcosa!”

“Restane fuori Shon!”

“E cosa dovrei fare allora?!”

“Dovresti parlarne con Chloe di Lauren!”

“E tradire la fiducia Lauren?!”

“Cazzo Shon, ti rendi conto che ti trovi sempre invischiata in cose che di regola non ti dovrebbero nemmeno riguardare?! Devi preservare sempre la fiducia di qualcuno, che sia Max, Chloe e adesso Lauren! Questa cosa prima o poi di esploderà in faccia!”

“E quindi cosa dovrei fare?! Voltare le spalle a tutti?! Tu lo hai fatto con Jessie?!”

Steph non sapeva più come controbattere e quindi rimase in silenzio.

“Ecco vedi?!”

“Ti sto solo consigliando di lavartene le mani! Altrimenti sarai proprio tu alla fine a pagarne il prezzo più alto! Un tempo non eri così!”

“Ho qualcosa da farmi perdonare! In passato non sono stata di aiuto per Chloe! Questa volta sarà diverso!”

“Allora se hai scelto questa strada e vuoi davvero aiutarla, devi andare fino in fondo! Anche rischiando di perdere la fiducia di qualcuno! Devi essere disposta a perdere qualcosa anche tu! Altrimenti tiratene fuori!”

Rimasero a fissarsi per qualche momento finché la porta della stanza di Chloe si aprì. La ragazza vide Shonei e la salutò distrattamente. “Ciao Shon!”

“Ciao Chloe!” rispose Shonei lanciando un’altra occhiata a Steph. Poi riportò l’attenzione a Chloe che stava afferrando le chiavi della sua auto.

“Chloe?!”

“Se per caso Steph ti ha parlato della mia decisione per quanto riguarda Max, sappi che non cambierò idea!”

“No, cioè sì… mi ha raccontato tutto, ma non è questo che voglio dirti!”

“Allora cosa?!”

“Lauren ieri ha provato a chiamarti e tu non le hai risposto! Così poi ha chiamato me per sapere cosa stesse succedendo! È preoccupata perché teme che tu ce l’abbia con lei!”

Chloe rimase in silenzio a riflettere. “Non ero in vena di rispondere! Non sarei stata in grado di nascondere il mio stato d’animo!”

“Perché le stai ancora nascondendo la verità?!” chiese a quel punto Steph. “È la tua ragazza e avevi deciso di essere aperta con lei su tutto quanto!”

“E lo sono stata!”

“No, questo non è vero! Se non vuoi dover rinunciare anche a lei, ti consiglio di essere del tutto sincera!” Steph si alzò raggiungendo la sua stanza. “Vado a prepararmi anche io!”

“Non vorrei dire che ha ragione, ma…” disse Shonei a disagio.

“Lo so! Lo so che ha ragione!”

“Cosa devo dire a Lauren?!”

“Dille che non deve preoccuparsi!”

“Non credo che questo le basterà!”

 “Allora dille la verità, che sono uscita perché avevo la serata libera! Sono stata in compagnia di alcuni amici! Mi sono completamente dimenticata della sua telefonata e per la confusione non ho nemmeno sentito suillare il telefono!”

“Ma questa non è la verità!”

“No, ma è una mezza verità! Ieri sera avevo davvero la serata libera! Ho passato tutto il tempo con una vecchia amica!”

“Oh… posso sapere chi?”

Chloe la guardò dritta negli occhi per qualche istante. Poi disse: “Janet ti manda i suoi saluti!”

Quelle parole le provocarono una stretta allo stomaco. Shonei rimase immobile senza dire mezza parola, ma pensando alle possibili implicazioni. Il Rhythm era senza dubbio il suo posto preferito e ci aveva sempre portato Chloe nei suoi tempi più bui. Sapere che le due ragazze avessero passato la serata insieme e per di più ubriache, la preoccupava. Iniziò a chiedersi quante possibilità ci fossero che Chloe avesse tradito Lauren la sera precedente. E soprattutto si chiese se l’amica era a conoscenza di averci portato Max.

“Chiamerai Lauren?”

“Adesso sto andando a lavoro, forse stasera”. Chloe uscì dall’appartamento salutandola. “Ciao Shon!”

“Ciao… Chloe!”

Dopo essere rimasta per qualche istante a pensare alla situazione uscì anche lei dall’appartamento, con l'intento di chiamare Lauren. Appena salì sulla auto chiamò la ragazza.

 

 

 

La ragazza si era appena svegliata quando ricevette la sua telefonata. “Shon”.

“Buongiorno Lauren”.

“Allora, hai saputo qualcosa? È arrabbiata con me, vero?”

“No, non ce l’ha con te”.

“Allora perché non ha risposto?”

“Ieri aveva la serata libera così è uscita con alcuni suoi vecchi amici”.

“Ok”.

“Ti sei preoccupata per niente”.

“Ma quando l’ho chiamata non ha risposto”.

“Forse perché c’era troppa confusione nel locale. Così non ha sentito squillare il telefono”.

“Ma sapeva che l’avrei chiamata”.

“Forse se ne sarà dimenticata”.

“È uscita con Allison e gli altri?”

“No, cioè non lo so. Le ho semplicemente chiesto che fine avesse fatto ieri sera e lei mi ha detto questo. Ho preferito non chiederle altro per non farla insospettire” disse la ragazza mentendole ancora sentendosi in colpa. Shonei guardò il suo riflesso attraverso lo specchietto retrovisore. Si chiese se tutte quelle balle avrebbero funzionato lo stesso se si fosse trovata al cospetto della ragazza.

“Quindi non sa che ti ho chiamato”.

“No, non lo sa”.

“Ok, allora più tardi la chiamo e…”

“Adesso è a lavoro, ti conviene aspettare”.

“Ah, è un peccato. Volevo approfittarne perché non ho impegni stamattina”.

“Se vuoi ascoltare il mio consiglio aspetta. Lei oggi sicuramente si sarà accorta della tua telefonata, quindi sicuramente ti richiamerà più tardi”.

“Mh, forse hai ragione. Ti ringrazio tanto Shonei, adesso sono un po’ più tranquilla”.

“Non devi ringraziarmi”.

“Invece sì”.

“Ok, senti adesso ti devo lasciare, ho un po' da fare”.

“Si scusami, adesso sto approfittando un po’ troppo del tuo tempo”.

“No, ma che dici”.

“Non vedo l’ora di potervi rivedere tutti”.

“Beh, saremo tutti qui quando tornerai”.

“Si e poi finalmente mi parlerai della ragazza che ha fatto breccia nel tuo cuore” disse la Lauren con ironia lasciando spiazzata Shonei.

“Cosa?!”

“Ops! Beh sai, anche se sono lontana mi tengo ben informata”.

“Chloe?!”

“Si, proprio lei”.

“Non avete altro di cui parlare?! Che so, ad esempio il buco dell’ozono?!”

Lauren rise divertita dalle sue parole. Poi tornò seria dicendo: “Grazie di tutto Shon!”

“Di nulla Lauren!”

“Ti prometto che ti richiamo!”

“È una minaccia?” chiese ironicamente Shonei.

“Si”.

“Va bene, vuol dire che spegnerò il telefono”.

“Adesso ti lascio ai tuoi impegni. Ciao Shon”.

“Ciao Lauren, a risentirci”.

Dopo l’interruzione Shonei ripensò alle parole di Steph ammettendo a sé stessa che forse aveva ragione. Doveva rimanere fuori delle vicende altrui. Meglio non fare nulla per evitare di sbagliare. Però a un tratto si ritrovò a pensare a Max. Poi guardò l'ora accelerando.

 

 

New York

“Ehi Lauren, buongiorno” disse Daisy entrando nel loro appartamento.

“Buongiorno”.

“Oggi sei libera giusto?”

“Si, perché?”

“Perché Christopher ci ha appena invitato per cena a casa sua”.

“Ah, non mi dire. Adesso vuole anche mostrare quanto è bravo ai fornelli? Chissà a quale scopo” disse la ragazza ridacchiando.

“Non ricominciare con le tue solite insinuazioni. A proposito, com’è andata la serata con Leslie ieri?”

“Oh beh, non abbiamo potuto evitare determinati elementi, perché purtroppo eravamo seduti tutti allo stesso tavolo”.

“Da come lo dici non deve essere andata molto bene”.

“Scherzi? Li ho messi subito al loro posto. Sono così superficiali”.

“Hai conosciuto anche i suoi amici?”

“Si”.

“E come sono?”

“Sono apposto a parte uno che si diverte a creare scompiglio”.

“Allora la festa di fidanzamento deve essere stata davvero noiosa, se è arrivato a tanto”.

“No, non era male e poi abbiamo mangiato bene”.

“Con Leslie tutto bene?”

A quella domanda Lauren si prese del tempo per rispondere, ripensando alla serata precedente. “Si… certo”.

“Lauren!”

“Diciamo che ho avuto modo di conoscerla un po’ più a fondo…”

“E?”

“E diciamo che abbiamo due modi completamente differenti di vedere le cose”.

“A parte questo nessun problema?”

Lauren scosse la testa evitando di raccontarle cosa fosse successo realmente. Farlo avrebbe in qualche modo creato un disagio tra lei e il suo amico Christopher. Non voleva creare problemi a causa sua. Peccato che anche Leslie non era della stessa idea.

“Bene, allora non ci saranno problemi”.

“Problemi per cosa?” chiese Lauren confusa.

“Per la cena”.

“Non capisco”.

“Ci sarà anche lei”.

Lauren sgranò gli occhi dalla sorpresa. “Ma non si vedevano soltanto una volta a settimana?!”

“Si, però a Christopher è venuta questa idea”.

Lauren invece iniziò a farsi l'idea che ci fosse lo zampino di Leslie. Forse temendo di non poterla rivedere più aveva escogitato quel piano sfruttando l’amicizia di suo padre con Daisy.

“Lauren, Lauren!” la chiamò Daisy distraendola dai suoi pensieri.

“Eh? Cosa hai detto?” 

“Ti ho chiesto se ci sono dei problemi”.

“Problemi? No, certo che no”.

“Ok, allora è deciso” disse la donna poco convinta.

Lauren era sempre più convinta che ci fosse lo zampino di Leslie in quella faccenda e quindi preferiva davvero andarci. Voleva mettere le cose in chiaro con lei una volta per tutte. Non poteva pensare di riuscire a ottenere tutto ciò che desiderava, inclusa lei. Poteva essere furba quanto voleva, ma con lei non l’avrebbe mai avuta vinta.

 

 

Portland

Shonei raggiunse la sua destinazione in tempo, proprio quando Max e Victoria stavano uscendo dall’edificio, in procinto di andare a lavoro. La ragazza scese subito dall’auto andandole incontro.

“Oh dannazione! È un tormento!” disse Victoria infastidita alla sua vista.

“Shonei, cosa ci fai qui?” chiese Max confusa di vederla lì.

“Buongiorno ragazze! Ehm… Max, posso parlarti un momento?!”

“Shon, veramente sto andando a lavoro”.

“Ti ruberò solo un attimo, lo giuro!”

“Max, farai tardi a lavoro e anche io!” disse Victoria fulminando Shonei.

“Ti accompagno io a lavoro Max!” disse Shonei.

Victoria guardò la sua amica in attesa che decidesse qualcosa.

“Ok, va bene” decise Max. Poi si rivolse all’amica. “Tu vai pure Victoria”.

“Bene!” rispose con certo fastidio allontanandosi per raggiungere la sua auto.

Max e Shonei rimasero a guardarsi l’una di fronte all’altra restando in estremo silenzio. Max era in attesa di sapere cosa volesse, mentre l’altra cercava il coraggio per affrontare l’argomento.

“Ti va se prendiamo un caffè?!” chiese Shonei.

“Shon, forse non sono stata abbastanza chiara! Io devo andare a lavoro! Ho accettato di venire con te, così possiamo parlare nel frattempo che mi accompagni!”

“Ho saputo cosa è successo ieri!” disse tutto ad un fiato Shonei.

Max si mise subito sulla difensiva incrociando le braccia al petto. “A quanto pare parlate ancora alle mie spalle!”

“No e poi puoi anche impedire a me di parlare con Chloe di te, ma non viceversa! A lei non puoi impedirlo!”

“Ok, va bene allora! Cosa vuoi sapere?!”

“Se… è davvero quello che vuoi!”

“Di cosa stai parlando?!”

“Di Chloe, davvero hai chiuso con lei?!”

“Pensavo che mi stessi ascoltando quando dicevo di non volerne saperne più nulla di lei!”

“Si che ti ho ascoltata ma tu hai ascoltato me?! Ascoltata per davvero intendo!”

“Non voglio continuare a ripetere tutto all’infinito!”

Rimasero per qualche istante in silenzio e poi Max aggiunse: “Tu avevi ragione!”

“Ragione?! Su cosa?!”

“Non avrei mai dovuto presentarmi sul luogo di lavoro di Chloe! Se decido di chiudere devo farlo in modo definitivo! Ho sbagliato! Però ieri ho capito che anche se decidessi di evitarla del tutto, niente potrà impedire di incontrarci per caso!”

“Si, è giusto questo pensiero! Pensaci Max, forse è l’universo che sta cercando di dirti qualcosa!”

Max la guardò corrugando la fronte. Poi disse: “Si, mi sta dicendo che non posso evitarla perché viviamo nella stessa città! Ed è per questo che sto considerando di lasciare Portland!”

Shonei rimase scioccata da quelle parole. “Cosa?!”

“Stasera parlerò con i miei per avvisarli che tornerò a Seattle!”

Shonei non riusciva a dire più nulla. Sembrava che tutto si fosse fermato attorno a lei. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Cosa sarebbe successo se fosse andata via? Come avrebbe reagito Chloe? Ma soprattutto pensò che non voleva assolutamente che lei andasse via.

“No!” disse di colpo Shonei.

“Cosa?!”

“Tu non puoi andartene!”

“E chi lo dice?!”

“Max, non puoi scappare via così!”

“Io non sto scappando!”

“Ah no?! Beh credimi, è proprio quello che sembra! Merda santa, ma ti rendi conto che sei qui da poco tempo?! Eppure hai un bellissimo appartamento che condividi con le tue amiche! Lavori con una fotografa importante! Insomma, come puoi rinunciare a tutto questo per Chloe?! Non è giusto! Non hai già pagato abbastanza a causa sua?!”

“Shon, io credo che non ci sia più altra scelta!”

“Invece sì, ci deve per forza essere! Ma porca… ne hai parlato con le tue amiche?!”

“Si!”

“E sono d’accordo con questa stronzata?!”

“Chiaramente non lo sono!”

“Ah, meno male!”

“Però non possono impedirmi di fare ciò che voglio!”

“Cosa?! Si sono già arrese?! Ma che cazzo di amiche sono?!”

“Shonei, cerca di calmarti per favore!”

“Calmarmi?! Come cazzo faccio a calmarmi?! Stai per commettere un gravissimo errore e io dovrei stare calma?!”

“Shonei, la decisione spetta a me!”

“Tu non puoi andartene!”

“Perché?!”

“Perché non voglio cazzo!” rispose la ragazza urlando lasciando spiazzata Max. Poi abbassò la voce. “Non puoi fare questo!”

“Shonei, io apprezzo che tu…”

“Oooh, al diavolo! Tu non capisci!”

“Cosa dovrei capire?!”

“Tu…” disse Shonei interrompendosi di colpo. Le parole di Steph le ritornarono alla mente.

 

 

“Allora se hai scelto questa strada e vuoi davvero aiutarla, devi andare fino in fondo! Anche rischiando di perdere la fiducia di qualcuno! Devi essere disposta a perdere qualcosa anche tu! Altrimenti tiratene fuori!”

 

 

Oltre alle parole della ragazza comparve nella sua mente qualcosa. Fu solo un breve istante ma in quel momento capì cosa doveva fare. Rischiare il tutto per tutto.

“Sali in macchina!” disse Shonei ritornando alla sua macchina senza aspettarla.

“Cosa?! Perché?!”

“Sali!”

Max sospirò salendo sull’auto della ragazza pensando che forse si era rassegnata e voleva accompagnarla a lavoro.

 

 

 

Asher era uscito dal retro del locale per raggiungere il magazzino dove era appena arrivata la merce ordinata. I commessi stavano scaricando delle casse di alcolici.

“Ciao Steve!”

“Ciao Asher! Tieni questo!” disse l’uomo passandogli un foglio con tutti gli ordini.

Asher diede un’occhiata al foglio e alle casse per assicurarsi che ci fosse tutto.

“E voi, smettetela di fare i coglioni e attenti a quelle casse!” disse l’uomo rivolto ai ragazzi che stavano scaricando la merce dal camion.

Asher si rese conto che c’era qualcosa che mancava, le casse di birra. Al contrario invece c’erano troppe bottiglie di vodka. “Ehi, Steve! Vieni qui un attimo!”

L’uomo si avvicinò a lui. “Dimmi!”

“Credo che qui ci deve essere stato un errore! Ci dovrebbe essere della birra!”

“Fa vedere!” disse l’uomo riprendendo il foglio per dargli un’occhiata. “Eh no, non c’è nessun errore! E se c’è stato non è colpa nostra! Qui sopra non c’è scritto nessuna birra!”

“Merda!” disse Asher pensando che l’errore non poteva essere che di Chloe. “Cosa cazzo ci faccio con tutta questa vodka?!”

“Beh, vorrà dire che non ne prenderai per un bel po’ di tempo!”

“Abbiamo poca birra! Non puoi aiutarmi in qualche modo?!”

“Credimi, lo farei se potessi! C’è della birra in camion ma è destinata ad altri locali! Mi dispiace! Adesso puoi firmare?!”

“Si, dai qua!”

Asher firmò il foglio riconsegnandolo. Steve gli lasciò una copia e chiamò i commessi. “Andiamo, sbrigatevi!”

Asher chiuse il magazzino e dopo aver salutato l’uomo, entrò nel locale. Eddie stava per entrare nella cucina proprio in quel momento.

“Ehi Eddie!”

“Si Asher?!”

“Chloe è arrivata?!”

“Si è al bar!”

“Dille di venire nel mio ufficio e sostituiscila!”

“Veramente adesso stavo andando in cucina per prendere…”

“Ok, allora dillo a Cooper!”

“Certo, subito Asher!”

Asher salì di sopra nel suo ufficio. Si sedette sulla sua poltroncina e diede uno sguardo alle ultime ordinazioni. Sospirò appoggiandosi allo schienale con le mani incrociate in grembo. “Che cazzo stai combinando Chloe!” disse l’uomo sospirando.

 

 

 

Max guardandosi intorno, capì ben presto che Shonei non la stava affatto accompagnando a lavoro. “Dove stiamo andando?!”

Shonei continuò a guidare senza dire nulla.

“Sto parlando con te Shon! Mi dirai dove mi stai portando sì o no?!”

“No!”

“Ma come…”

“Lo scoprirai quando ci arriviamo e non manca molto ormai!”

“Mi farai fare tardi a lavoro!”

“Bene, allora avvisa Ellis che hai avuto un contrattempo! Oppure inventati che non stai tanto bene oggi! Sono sicura che ti concederà il lusso di startene a casa per una buona volta senza rompere i coglioni!”

“Perché ti stai comportando così?!”

“Perché c’è una cosa che tu proprio non riesci a capire!”

“Cosa?!”

Shonei ripiombò nel silenzio più totale. Così Max chiamò lo studio fotografico per avvisare che a causa di un imprevisto, avrebbe fatto tardi.

 

 

Chloe bussò alla porta dell’ufficio di Asher ed entrò. “Mi cercavi Asher?”

“Si Chloe, vieni. Entra e chiudi la porta”.

Chloe fece come aveva detto e prese posto sulla sedia davanti alla scrivania.

“Dimmi tutto” disse la ragazza.

“Chloe, va tutto bene?”

“Si, certo”.

“Ok, sai quanta birra abbiamo a disposizione?”

“Come scusa?”

“Voglio solo sapere se sei al corrente che siamo un po’ a corto di birra al momento”.

“Infatti l’ho ordinata!” disse Chloe convinta di averlo fatto.

Asher la guardò per un attimo senza aggiungere altro. Poi voltò lo schermo del suo pc per permetterle di controllare il suo ultimo ordine. Chloe si avvicinò allo schermo per vedere meglio. A quel punto si rese conto che nel suo ordine non era menzionata la birra.

“Sei ancora convinta di averla ordinata?”

“Mi… mi dispiace Asher… io credevo davvero di averlo fatto!”

“Chloe, tranquilla! Una svista può succedere a tutti! Non è l’errore di un ordine a dare problemi! Anche a me in passato è capitato! Il punto è che in questo periodo non sembri proprio al massimo!”

“Oh no, puoi stare tranquillo Asher! Io sto bene! È stata una svista…”

“È successo due volte Chloe e oltre a questo, sbagli anche le ordinazioni dei clienti al bar e ai tavoli!”

“Te lo ha detto Ian questo?!”

“No, non è stato l’unico, anche altri colleghi lo hanno notato! Da quando lavori qui, non credo sia mai successa una cosa del genere!”

“Non si ripeterà più Asher! Starò più attenta la prossima volta!”

“Chloe, ti ho chiamata qui non per accusarti di qualcosa, ma per capire che ti sta succedendo! Sei un po’ con la testa tra le nuvole in questo periodo! Voglio soltanto assicurarmi che tu sia ancora in grado di potere svolgere il tuo lavoro al meglio per il bene della mia attività! Se per caso pensi di non riuscire più a gestire questa grande responsabilità che ti è stata affidata, dovresti dirmelo!”

“No Asher, io ce l’ha faccio!”

“Ma i fatti stanno dimostrando il contrario! A meno che tu non mi dica esattamente cosa c’è che non va! Se c’è qualcosa che ti turba al momento, o vuoi semplicemente fare una pausa o ti senti troppo sopraffatta dal tuo ruolo qui…”

“No! Io…”

“Tu?!”

Chloe non riuscì più a proseguire. Non poteva ammettere che qualcosa lontano dall’ambiente lavorativo la stava preoccupando. Ammetterlo sarebbe significato non avere la capacità di separare la vita privata da quella lavorativa. Quindi restò in silenzio.

“Va bene, è chiaro che non mi dirai cosa ti sta succedendo, ma io devo preservare la mia attività! Non posso permettermi di…”

“Non succederà più Asher, te lo prometto!”

“Forse potresti prenderti qualche giorno di pausa! Tanto ti può sostituire qualcun altro in attesa che tu ritorni!”

“Non ho bisogno di pause!”

Asher sospirò sporgendosi in avanti incrociando le mani sulla scrivania. “Chloe, io non voglio sostituirti e non ho intenzione di licenziarti, se è questa la tua paura! Però, ti sto consigliando una pausa proprio per evitare di arrivare a questo!”

“E cosa sarebbe una pausa forzata?!”

“Per il bene del locale e per te, si!”

A quel punto Chloe non disse più altro.

“Per ora resti, ma da stasera considerati libera!”

“Quindi mi farai sostituire!”

“Ad Emily e Ian ho concesso qualche giorno libero! Quindi mi occuperò io di tutto quanto!”

“Ian?!”

“Si, lui!”

Chloe non sopportava l’idea di potere essere sostituita proprio da lui.

“Quindi quando saranno di nuovo disponibili mi sostituirai con uno di loro?!”

“Vedremo!”

“Chi mi sostituirà?!”

“Chloe, questa non ha nessuna importanza! Ora torna a lavoro!”

Chloe si alzò dalla poltrona sconfitta, uscì dalla stanza chiudendo la porta e si appoggiò con le spalle alla parete di fianco. La sua situazione attuale stava degenerando di giorno in giorno.

 

Prima Lauren va via, poi Max ritorna e ora questo. Cos’altro devo aspettarmi ancora? Non ce la faccio più. Adesso che sono costretta a casa, come farò a distrarmi per non pensare alla mia vita del cazzo che sembra stia andando di nuovo a rotoli?

Shonei fermò l’auto sospirando dopo essere giunta a destinazione. Diede un’occhiata a Max che guardava fuori dal finestrino confusa.

Max si voltò verso la ragazza. “Ma dove siamo?!”

Shonei smontò dall’auto senza dire nulla e lei alzò le braccia sbuffando con esasperazione. Scese dall’auto seguendo Shonei che si fermò al bordo del cavalcavia e finalmente disse: “Vieni a dare un'occhiata!”

Max si avvicinò un po' titubante alla ragazza guardandola. Poi spostò il suo sguardo verso il punto in cui Shonei stava guardando. La ragazza spalancò la bocca incredula. Shonei si voltò a guardare la sua espressione sbalordita.

“È questo che volevo mostrarti!”

“Ma quella...” disse Max interrompendosi.

“Si Max, quella sei tu! Gli avevo presentato un mio amico graffitaro! Ron è anche amico di Aaron! Per questo lui mi ha riconosciuto e si è ricordata di Chloe! Quando lei ha saputo che faceva murales gli ha chiesto di fare questo! Ha riportato l'immagine di te su quel muro attraverso la foto che ha Chloe! Quella da cui ha creato anche il tuo ritratto! La sera che ci siamo conosciute, sentivo che avevi un volto familiare! Parlare con te e le tue amiche mi ha aiutato a ricordare dove ti avevo vista! È lì che ti ho vista!” disse la ragazza indicando il murale.

Max continuava a guardare l'immagine che la ritraeva sul muro mentre Shonei parlava. “Questo era il suo posto! Se avevi bisogno di lei e non la trovavi, sapevi di trovarla qui! Ci veniva spesso! Magari quando aveva avuto una giornata storta! Oppure quando voleva starsene per conto suo senza avere nessuno intorno! Quando le capitava di sentire un po' di più la tua mancanza si sedeva qui sul bordo e… stava con te!”

Shonei fece una pausa ricordando quei tempi e le circostanze in cui aveva conosciuto Chloe. “No Max, non stava affatto bene quando è arrivata a Portland! Era completamente distrutta! Il giorno che l'ho incontrata ha rischiato tanto! Quella sera era completamente ubriaca! Faticava a reggersi in piedi! Due tizi l'hanno avvicinata approfittando delle sue condizioni con l'intento di derubarla! Però avevano anche altre intenzioni!”

Max si voltò di scatto verso di lei spaventata.

“Forse è stato il destino a mettermi sulla sua strada quel giorno! Ho evitato che le facessero del male e credimi gliene avrebbero fatto! Volevo accompagnarla a casa sua ma non sapevo dove fosse! A quel punto gliel'ho chiesto ma non me lo ha detto, del resto come avrebbe potuto in quelle condizioni! Allora ho cercato di prenderle qualche documento per scoprirlo da sola ma lei si è ribellata! Era spaventata da morire! Così decisi di farle passare la notte da me! Quando siamo arrivate al mio appartamento l'ho fatta stendere sul divano! Mentre mi allontanavo per raggiungere la mia stanza le ho sentito dire qualcosa! Credevo si stesse lamentando perché si sentiva male! Mi sono avvicinata a lei stava piangendo! Poi ha detto una sola parola! Ha pronunciato il tuo nome! All’inizio ho pensato che era stata mollata dal ragazzo! Solo successivamente ho saputo di te!”

Max appoggiò le sue mani sul bordo del cavalcavia tornando a guardare il murale. Shonei si voltò a guardarla. “Non ti ha mai dimenticata Max e ora che sto imparando a conoscerti, ne comprendo il motivo! Mai nessuno ha fatto qualcosa del genere per me!” disse la ragazza indicando il murale. “Ti lascio un po' da sola!” disse la ragazza allontanandosi lentamente da lei per raggiungere l'auto. Si appoggiò allo sportello del passeggero estraendo una sigaretta per fumare. Nel frattempo continuava a guardare la ragazza. Pensò che se non fosse riuscita a convincerla in quel modo, non ci sarebbe stato più nulla da fare. In cuor suo sperava davvero di aver fatto la cosa giusta e che servisse a riavvicinare le due ragazze per il bene di tutti.

 

Io credevo davvero che non le importasse più niente di me. Temevo mi avesse dimenticata. Che in tutto questo tempo stesse vivendo la sua vita come se nulla fosse mai successo. Ma questo murale… questo significa che...

 

In quel momento le ritornarono alla mente le parole di Victoria.

 

“Quale persona menefreghista scriverebbe mai una lettera alla sua acerrima nemica, per chiederle di stare vicino alla sua migliore amica?! Forse solo una pazza... o semplicemente qualcuno che tiene così tanto a te da essere disposta a tutto per proteggerti, anche a perderti! Insomma Max, hai letto tu stessa! Quelle non sono parole di una persona a cui non importa un fico secco di te!”

 

Lacrime calde e silenziose iniziarono a scorrere sul suo volto. Ripensò a Chloe che scivolava lentamente appoggiata all’auto fino ad arrivare sull’asfalto reggendosi il petto. Non poté fare a meno di chiedersi come fossero trascorsi davvero quei tre anni lontani da lei. In quell’esatto momento scoppiò a piangere singhiozzando.

Shonei che era appoggiata all’auto, si staccò velocemente andandole incontro gettando a terra la sigaretta. La ragazza la strinse in un abbraccio mentre Max si lasciava andare piangendo senza riuscire a smettere. Passarono diversi minuti in quella posizione accompagnate dal solo suono dei singhiozzi della ragazza. Per quanto Shonei trovasse straziante vederla in quello stato, sapeva che era necessario che Max sapesse come stessero davvero le cose. Si era fatta un’idea completamente sbagliata sulla sua amica. Non aveva la benché minima idea su come Chloe avesse vissuto la sua vita dopo il loro doloroso distacco, ma lei si, Shonei la conosceva benissimo. L’aveva vista con i suoi occhi come anche Steph.

Quando Max iniziò a calmarsi un po', Shonei sciolse il suo abbraccio da lei guardandola dritta gli occhi. “Inizio a credere che quando sto con te dovrei sempre indossare un impermeabile!” disse ironicamente per cercare di alleggerire la situazione.

“Scusami... è che...”

“Sta tranquilla, lo capisco! Questa volta ho trasgredito io alle regole al posto tuo! Penserai che ti ho portato qui favorendo Chloe!”

Max la guardò senza dire nulla e quella fu già una risposta.

“Ho dovuto farlo ma non solo per lei! Credo che se tu andassi via da Portland, molte persone ci rimarrebbero male! I tuoi amici ad esempio e anche io! Come vedi qui non si tratta solo di Chloe! Non scappare via, non scegliere la strada che al momento ti sembra quella più semplice!”

“Io non riesco a immaginare di potere stare ancora qui! Non so se sono in grado di farcela!” disse Max abbassando lo sguardo.

Shonei le mise le mani sulle spalle. “Max, lo so che adesso ti sembra tutto uno schifo! Sono più che sicura che ora ti senti molto combattuta tra prenderla a sberle o concederle uno straccio di possibilità di rimediare ai suoi errori! E so anche che da qualche parte il tuo orgoglio si sta ribellando, dicendoti che sarebbe meglio mandarla al diavolo! Che lei non può vincere così facilmente! Perché anche tu avrai sofferto tantissimo in questi tre anni e lei non merita di avere facilmente la strada spianata! Pensi che se le permetti di riavvicinarsi a te, vuol dire che tu hai perso e lei ha vinto! Ma credimi Max quando ti dico che non è così! In questa storia chi ha il coltello dalla parte del manico sei tu, anche se dovessi decidere di deporre le armi!”

Max con la testa ancora bassa si girò a guardare il suo voltò impresso nel murales. Altre lacrime cominciarono a scendere giù.

“Ehi, guardami!” disse Shonei prendendole il viso tra le mani. “Sei tu che decidi tutto e lei non può farci nulla! Se dovesse ottenere una possibilità da te, sarà perché tu hai deciso di concedergliela! Tutto dipende da te e lei non ha nessuna voce in capitolo! Non può farci più nulla! Vuoi renderle le cose difficili?! Fallo cazzo! Dovrà sbattersi parecchio per ricevere il tuo perdono! Per riconquistare la tua fiducia e la tua amicizia!”

Max la guardò riflettendo sulle sue parole, mentre la ragazza le asciugava le lacrime con i pollici. “E poi pensa a quante cose potresti ottenere da lei in questo modo! Magari potresti finire per non pagare più nulla al Paradise! Ed essendo tua amica potrei finire per bere gratis anche io! Non lo trovi fantastico?!” disse Shonei ironica.

Max cominciò a ridere tra le lacrime e Shonei con lei.

“Va un po' meglio?!”

Max annuì tornando seria.

“Andiamo?!”

“Si!”

“Dove vuoi che ti porti?!” chiese Shonei.

Per quanto risultasse strana quella domanda, Max comprese cosa le stesse chiedendo davvero.

“Sei tu a decidere!”

“Tu resterai con me?!” chiese Max.

“Resterò con te tutto il tempo che vorrai! Tranne quando sarai... sì insomma, per me sarebbe imbarazzante in quel caso!”

“Ok!”

“Allora faresti meglio ad avvisare Ellis che non vai a lavoro! Credo che dopo tutto questo avrai soltanto bisogno di tranquillità!”

“Forse sarebbe meglio!”

“Allora andiamo?!”

Max annuì e Shonei le mise un braccio sulle spalle riaccompagnandola in auto, per raggiungere la loro prossima destinazione che avrebbe dato una svolta a tutto. Mentre Shonei guidava, la ragazza chiamò di nuovo lo studio fotografico per avvisare che non si sarebbe presentata a lavoro.

Chloe era al bar che stava servendo del caffè ad alcuni clienti. Steph le si avvicinò preoccupata. “Ehi, è vero che Asher ti ha fatta chiamare nel suo ufficio prima?!”

“Beh, che ci trovi di strano?! Non è di certo la prima volta! Dopotutto sono il suo braccio destro adesso, no?!”

“Chloe, non prendermi per il culo! Non sei poi così brava a mentire!”

“Ho sbagliato l’ennesimo ordine!”

“Cazzo Chloe, di nuovo?!”

“Non prendertela con me, lo sai che sto passando un periodo di merda!”

“E cosa ti ha detto?!”

“Che questa sera resto a casa e forse non solo oggi!”

“Merda!”

“Vuole che mi prenda qualche giorno libero! Come se questo potesse cambiare la situazione in cui mi trovo!”

“Dovresti ringraziare il cielo che non ti licenzi o ti tolga il ruolo da responsabile!”

“A dire il vero sembra voglia sostituirmi temporaneamente!”

“Santo cielo! Con chi ti sostituirà?!”

“Ha nominato Emily e…”

“E?!”

“Ian!”

“Cosa?!” chiese Steph così forte che gli altri colleghi si voltarono verso di loro. “Dannazione Chloe, cerca di ritornare in te perché non voglio assolutamente prendere ordini da quel coglione!”

“Nemmeno io voglio prendere ordini da lui, cosa credi?!”

Rimasero in silenzio e mentre Steph pensava al possibile rischio di avere Ian come responsabile, Chloe rifletteva sulla sua situazione con Max. “Sai, se dovesse andare proprio così! Se sarò costretta a riposo forzato, credo che andrò a New York!”

“Cosa?! Perché?!”

“Per vedere Lauren! Non posso restare qui senza lavorare per distrarmi! E con questa situazione con Max, forse è il caso che io mi allontani per un po’! Ne ho bisogno, Lauren mi manca e so di mancarle anche io!”

“Capisco! Credo sia un’ottima idea! E dimmi, hai intenzione di dirle di Max?!”

“Questo non lo so ancora, ma credo che lo farò! Tanto prima o poi lo scoprirà!”

“Si, forse è il caso che tu le dica tutto quanto!”

 

 

 

Nel parcheggio Shonei spense l'auto in attesa che Max si sentisse pronta. Nel frattempo la ragazza guardava verso l'ingresso del Paradise con il terrore nel cuore.

“Max, se non ti senti pronta puoi tranquillamente rimandare! Non devi farlo per forza oggi!”

“No, ce la posso fare!”

“Sei proprio sicura?!”

“Credo di sì!”

“Ok, allora andiamo!” disse Shonei scendendo dall'auto. Anche Max fece lo stesso. Camminarono una di fianco all'altra dirigendosi verso l'ingresso del locale. A un certo punto Max si fermò. Shonei si voltò a guardarla, le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla. “Andrà tutto bene!”

Max annuì prendendo un profondo respiro ed entrarono nel Paradise. La prima ad accorgersi di loro fu Steph che appena le vide si bloccò sbalordita. Chloe era girata di spalle per mettere alcune bottiglie. Shonei lanciò un'occhiata fugace verso il bar incrociando lo sguardo confuso di Steph. Le due ragazze presero posto a un tavolo l'una di fronte all'altra. In quel momento Steph chiamò Chloe per avvisarla. “Chloe!”

“Che c'è ancora?!”

Steph non rispose continuando a guardare le due ragazze sedute al tavolo. Chloe guardo in quella direzione e quando vide Max le si bloccò quasi il respiro.

 

“Allora, prendiamo un caffè?!”

“Si!” rispose semplicemente Max.

Si vedeva lontano un miglio quanto fosse tesa. Shonei allungò un braccio sul tavolo appoggiando una mano sulla sua. “Sta tranquilla!"

Chloe e Steph si guardarono tra loro confuse.

“Ma che cazzo sta succedendo?!” chiese Steph.

“Io non lo so!” rispose Chloe agitata.

 

 

A quel punto Eddie si avvicinò al loro tavolo. “Ehi, ciao Max!”

“Ciao Eddie!” salutarono le ragazze.

“Vi porto qualcosa?!” chiese rivolgendosi solo a Max.

“Si, due caffè!” rispose Shonei.

“Nient'altro?!” continuò a chiedere a Max.

“Eddie, io sono qui!” puntualizzò Shonei.

“Ok, allora due caffè sono subito da voi!” disse il ragazzo allontanandosi sotto gli occhi attenti di Steph e Chloe.

Eddie si avvicinò al bancone del bar.

“Cosa succede?!” chiese subito Steph al ragazzo.

“Ehm, vogliono due caffè!”

“Due caffè?! E nient'altro?!” chiese confusa Steph. “Ma hai visto sì o no chi c'è seduta lì con Shon?!”

“Ragazze, ascoltatemi attentamente! Io non voglio rimanere invischiato nelle vostre vicende! Inoltre non ho ben capito cosa è successo ieri, visto che poi dopo la bella figura di merda che mi ha fatto fare quella stronza di Shon, me la sono svignata! Ora mi preparate questi cazzo di caffè e anche in fretta!” disse il ragazzo andando a prendere nel frattempo un'altra ordinazione.

Le due ragazze si guardarono tra loro confuse. “Ma di che diavolo stava parlando?!”

“Non è ho la più pallida idea! Però se ha nominato Shon non sarà nulla di buono come al solito!” disse Steph.

 

 

A quel punto Shonei guardò verso il bancone focalizzandosi su Chloe, facendo un movimento con la testa come per indicarle di avvicinarsi. Le ragazze sgranarono gli occhi dalla sorpresa.

“Vuole che io vada lì!” disse Chloe terrorizzata all’idea di avvicinarsi.

“Com’è possibile?! Forse non intendeva questo!”

“E allora cosa?! Ha il torcicollo per caso?!”

“Non lo so!”

“Credo che ci sia solo un modo per scoprirlo!” disse Chloe facendo il giro del bancone per avvicinarsi.

“Chloe, sei proprio sicura che sia una buona idea?!” chiese Steph preoccupata.

“Nella mia vita molte cose non lo sono state, ma le ho fatte lo stesso!”

 

 

Shonei vide Chloe che si stava avvicinando a passo lento verso di loro. Guardò Max che teneva le mani incrociate sul tavolo e con lo sguardo basso. “Max, lei sta arrivando! Max!”

La ragazza alzò la testa guardando Shonei che appoggiò d'istinto una mano sulle sue per incoraggiarla. Quel gesto non sfuggì a Chloe che si bloccò all’istante.

“Max, ce la puoi fare!” disse Shonei mentre la ragazza annuiva. Poi si alzò dirigendosi verso Chloe che era rimasta imbambolata a guardare la scena. Quando Shonei le passò di fianco le appoggiò una mano sulla spalla. “In bocca al lupo Chloe, giocatela bene!” disse sottovoce.

A quel punto Chloe comprese che Max era lì proprio per lei. Cosa avesse fatto Shonei per farla arrivare a tanto rimaneva un mistero ma poco importava. In quel momento l’unica cosa che contava davvero era seduta a pochi passi da lei.

 

 

Shonei si sedette su uno sgabello al bancone mentre Steph la guardava con aria interrogativa. “Cosa hai fatto adesso?!”

“Non volevi che facessi qualcosa?!” chiese Shonei sorridendo.

Steph guardò Chloe fare un profondo respiro ricominciando ad avvicinarsi al tavolo. Poi guardò di nuovo Shonei. “E cosa succede adesso?!” chiese preoccupata.

“Non lo so, aspettiamo e stiamo a vedere!” disse Shonei girandosi alle sue spalle guardando le due ragazze sperando che andasse tutto per il meglio.

 

 

Chloe fece un ultimo passo fermandosi al tavolo iniziando a giocherellare con gli anelli dal nervosismo. Guardò Max che teneva lo sguardo fisso sulle sue mani incrociate sul tavolo. “Ciao… Max!”

A quel punto Max alzò lo sguardo verso di lei. “Ciao!”

Ripiombarono di nuovo nel silenzio mentre Steph e Shonei non staccavano gli occhi dal loro nemmeno per un momento.

Non sapendo cosa fare, Chloe si schiarì la voce indicando il posto davanti a Max. “Posso?!”

Max annuì senza aggiungere altro.

Chloe si sedette lentamente davanti alla sua amica di infanzia. Rimasero sedute l’una di fronte all’altra in silenzio con sguardo basso a fissare le loro mani. Alla fine fu Chloe a cercare di uscire da quella fase di stallo. “Posso… offrirti qualco…”

“Abbiamo già ordinato dei caffè!”

“Ah, giusto! Te lo faccio portare subito!” disse Chloe alzandosi di nuovo.

“No! Non c’è fretta!”

Chloe si risedette. “Oh… ok!”

 

 

Eddie tornò al bancone. “Allora Steph?! Dove sono i caffè che ti ho chiesto?!”

“Ah sì, provvedo subito!” rispose la ragazza affrettandosi a prepararli.

Eddie nel frattempo guardò male Shonei.

“Ehi, che diavolo hai?!”

“E me lo chiedi?! Sei una testa di cazzo! Non dovrei nemmeno rivolgerti la parola!”

“Oh andiamo, è per via di Victoria?!”

“Si, è per lei! Nel caso non te ne fossi accorta a me piace davvero e mi hai fatto fare la figura dell’imbecille!”

“Se ti può far stare meglio, non credo che lei abbia capito! È troppo presa da sé stessa per capire certe cose!”

Steph appoggiò sul bancone le due tazze di caffè ed Eddie ne prese uno. Scosse la testa infastidito guardando Shonei e poi si allontanò.

“Finalmente il mio caffè, grazie Steph!” disse Shonei prendendo la tazza.

“Che diavolo hai combinato?!”

“Nulla di cui! È solo troppo suscettibile oggi!”

 

 

Eddie si avvicinò al tavolo servendo il caffè a Max per poi allontanarsi subito.

“Sai… io non credevo che ti avrei rivista di nuovo qui! Pensavo che…” disse Chloe.

“Infatti!”

“Allora… cosa è cambiato adesso?!”

“Io non posso fingere che non sia successo nulla! Che tu non abbia deciso di lasciarmi a Seattle voltandomi le spalle senza voltarti mai indietro! Non mi hai chiamato nemmeno una volta per dirmi di stare bene! Sei semplicemente sparita! Questo non posso dimenticarlo e non voglio farlo!” disse Max alzando lo sguardo verso di lei.

“Lo so di avere sbagliato tutto con te! So anche di non meritare nulla! È per questo che ti ho inviato quel messaggio! Non sono nella posizione di pretendere qualcosa da te! Però rivederti è stato così… insomma… non posso fare a meno di pensare che… non è affatto bello che noi siamo così distanti… soprattutto se sono io la responsabile! Mi sento un vero schifo!” disse Chloe ricambiando lo sguardo dell’amica.

“Non puoi nemmeno immaginare cosa ho passato a causa tua! Non sei stata l’unica a stare uno schifo!” disse Max con amarezza.

“Avanti, vomitami addosso tutto quello che devi! Prendimi a sberle se vuoi, non ti impedirò di farlo! So di meritarlo! Sono l’unica responsabile di quello che è successo tra noi e sono disposta a pagarne il prezzo anche se fa male! Fai ciò che devi! Sei venuta qui per questo, no?!”

“Per quanto sia allettante l’idea di farlo, non lo farò! Non sono qui per questo anche se dovrei e tu lo meriteresti!”

“Allora perché sei qui?!”

“Perché non voglio essere così! Non voglio essere una persona che si lascia condizionare da cose successe nel passato! Sono partita con Victoria e Kate per ricominciare una nuova vita e non permetterò a niente e nessuno di impedirmelo! Sono qui per me stessa e non per te! Non mi lascerò distruggere dal risentimento che nutro nei tuoi confronti! Non voglio sentirmi così dipendente da tutto quello che siamo state in passato! Non voglio continuare a stare male per ciò che è successo! Rivederti ha fatto riaffiorare in me il ricordo di ciò che è stato e di quanto ho sofferto! Adesso voglio soltanto dimenticare tutto, perché il ricordo e questi sentimenti negativi che porto dentro di me, finiranno per distruggermi! Devo lasciarli andare via perché non mi appartengono! Io non sono così! Devo voltare pagina una volta per tutte e per farlo, devo liberarmi…”

“Di me?!”

Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche istante.

“No, non di te! Tu non c’entri nulla! Io devo solo trovare il modo di riuscire a lasciarmi alle spalle tutto quanto, anche se so che non sarà per niente facile! Viviamo nella stessa città e non credo riuscirò ad evitarti in eterno! Potremmo sempre incrociarci per strada per caso come è già successo! Non posso sentirmi sopraffatta ogni volta!”

Chloe continuava ad ascoltarla non riuscendo bene a interpretare le sue parole.

“Quindi devo imparare a convivere e gestire tutta la situazione e… anche te!”

“Cosa vuoi dire?!”

“Io sto dicendo… che devo metterci una pietra sopra! Non dico che ti ho perdonata e nemmeno che tra noi sia tutto apposto adesso! Perché è chiaro che non è così! Forse un giorno ti perdonerò o potrebbe non succedere mai! Io questo non posso saperlo, ma voglio almeno provarci… devo farlo… per me!”

“Mi stai… concedendo di…”

“No, non a te, sto concedendo a me la possibilità di andare avanti con la mia vita! Voglio che questo sia chiaro! Se un giorno dovessi riuscire a perdonarti sarà un bene soprattutto per me!”

“Io riuscirò a farmi perdonare! Non importa quando tempo ci vorrà o cosa dovrò fare affinché questo accada! Ma ti giuro che ci riuscirò se questo è davvero il modo per far sì che tu abbia la vita che meriti! Tu mi hai salvato la vita Max, questo te lo devo! E lo devo a me affinché anche io possa perdonarmi per il male che ti ho fatto!”

“Non sarà facile per me e dovrai avere tanta, tantissima pazienza…”

“Lo so Max!” disse Chloe allungando una mano per appoggiarla su quella dell’amica. Max però la scanso velocemente rifiutando quel contatto. Chloe ci rimase male ma si accorse di aver commesso già il primo errore. Avere pazienza no era di certo il suo stile. “Mi… mi dispiace… io non… scusa!”

Max abbassò lo sguardo portando le mani in grembo.

“Ascolta, so che ci vorrà del tempo e non dovrei metterti fretta! Però io oggi ho la serata libera e stavo pensando che magari, potremmo vederci! Solo per fare due chiacchiere! Ti va?!”

“Credo sia un po’ presto per questo!”

“Già, hai ragione!” disse Chloe arrendendosi con un certo dispiacere.

“Non sto dicendo che non succederà mai… solo non oggi!”

“Certo, lo capisco! Beh, allora adesso, sarà meglio che io torni a lavoro! Se per caso cambi idea fammelo sapere! La proposta resta comunque valida!” disse Chloe alzandosi.

“Ok! Allora… buon lavoro!”

Chloe ci mise un po’ a rispondere e poi disse: “Grazie, per tutto Max!”

Max annuì mentre la ragazza iniziò ad allontanarsi per raggiungere il bancone. Si avvicinò a Shonei che nel frattempo stava parlando con Steph. Le appoggiò una mano sulla spalla facendola voltare e poi l’abbracciò. “Grazie Shon, non so cosa cazzo hai fatto ma ti ringrazio!”

Shonei rimase sorpresa perché sembrava che le cose fossero andate meglio di quanto si aspettasse in realtà. “Figurati Chloe!”

Steph nel frattempo sembrava sbalordita.

Chloe si staccò da Shonei. “Adesso torno a lavoro! Ma ho bisogno assolutamente di una sigaretta prima! Grazie ancora Shon!” disse sorridendo con gli occhi lucidi.

“Certo!” disse Shonei annuendole guardandola allontanarsi. “Cazzo, è andata davvero così bene?!” si chiese la ragazza voltandosi a guardare Max che stava bevendo il suo caffè. “Forse è il caso che io vada!” disse tornando a guardare Steph che la fissava. “Cosa c’è?!”

“Come diavolo hai fatto?! Insomma, avevi detto che non potevi prendere le parti di nessuno ma è chiaro che tu lo abbia fatto! Per di più Max ti parla ancora!”

“Beh, ognuno ha i suoi segreti!”

“Eh no, adesso me lo dici! Ti ricordo che hai promesso di fare tutto quello che ti dico per una settimana!”

“Subdola!”

“No, solo furba! Tu invece non pensi prima di parlare!”

“Se te lo dico devi promettermi di non dirlo a nessuno!”

“Ok, promesso!”

Shonei si appoggiò al bancone con le braccia sporgendosi in avanti abbassando la voce. “Le ho mostrato il murale!”

“Cosa?! E se Chloe non approverebbe che glielo hai mostrato?!”

“Beh, ormai è troppo tardi e comunque hai promesso di non dirlo a nessuno, quindi non c’è nessun problema!”

“Ma…!”

“A mali estremi, estremi rimedi! Max stava prendendo seriamente in considerazione di andarsene da Portland! Non avevo molta scelta! È per questo che ho rischiato addirittura di farmi mandare al diavolo da lei, aiutando Chloe!”

“Oh cazzo! Se fosse andata via Chloe…”

“Lo so! Pericolo scampato! Adesso torno da lei!” disse Shonei alzandosi dallo sgabello.

“Shon!”

“Si?”

“Non mi devi più niente per farti perdonare da me!”

“Ma come, niente più ciambelle?!” chiese Shonei divertita sorridendo.

“No, perché mi hai dato molto di più oggi, la serenità di Chloe! Questo vale più di qualsiasi ciambella!”

Il sorriso scomparì sul suo volto. “Non credo che sia finita! Non può essere così semplice!”

“Lo so, ma è già un inizio! Ed è sicuramente molto di più di quanto Chloe si aspettava!”

Shonei annuì. “Si, lo è sicuramente! A dopo Steph!”

“A dopo Shon!”

 

 

La ragazza tornò al tavolo sedendosi davanti a Max. “Ehi!”

“Ehi!” rispose Max alzando lo sguardo su di lei.

“Allora?! Tutto ok?!”

“Si, almeno credo!”

“Come ci si sente?!”

Max aggrottò la fronte. “Come?!”

“Come ci si sente a essere superiori?! Perché credimi quello che hai fatto tu oggi, non è qualcosa che avrebbero fatto tutti!”

“La strada è ancora molto lunga, quindi non so se sono così superiore come pensi!”

“Forse, ma hai fatto un passo davvero importante e difficile! Questo ti porta a una spanna al di sopra del genere umano!” disse Max facendola ridere.

“Mi ha chiesto di… vederci stasera!”

“Oh, è tu cosa hai detto?!”

“Le ho detto di no! Non oggi almeno! Insomma, non so se sono pronta per questo! Forse è presto per…”

“Max, non tirarti indietro! Hai fatto una scelta e adesso per quanto possa essere difficile, devi cercare di sforzarti! Dovrete passare del tempo insieme prima o poi e se è così, perché poi invece che prima?! Ce la puoi fare! Pensaci, può essere un buon inizio per cercare di abituarsi alla situazione e… a lei!”

“Ma non saprei cosa dire, insomma…”

“No Max, non dovrai essere tu a fare nulla! Lascia che le cose vadano come devono andare! Concedile il lusso di farsi il culo per riconquistarti! Deve essere lei a fare il doppio del lavoro! Tu devi pensare soltanto a te stessa e a cosa è meglio per te!”

“E se non dovessi farcela?! Se mi rendessi conto di non volerla più nella mia vita?! Se non riuscissi più a guardarla e a perdonarla?!”

“E se invece tu dovessi farcela?!”

Max si ammutolì riflettendo sulla proposta di Chloe.

“Spetta solo a te decidere Max! Ora dimmi, c’è ancora tempo! Vuoi che ti accompagni a lavoro?!”

“No, oggi non me la sento proprio!”

“Ottimo! Ti accompagno a casa?!”

“Si grazie!”

Shonei si alzò lasciando dei soldi sul tavolo. “Andiamo!” disse dirigendosi verso l’uscita in compagnia di Max.

 

 

Nel frattempo Chloe era ancora fuori sul retro a fumare una seconda sigaretta. La raggiunse Steph appoggiandosi al muro di fianco a lei sorridendo. “Allora, com’è andata?!”

“Non benissimo, ma c’era da aspettarselo dopo quello che ho fatto! Però adesso riesco a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel! È molto più di quanto sperassi!”

“Sono felice di questo!”

“Le ho chiesto di vederci stasera e ha detto di no, ma avrò altre possibilità! Devo soltanto avere un po’ di pazienza!”

“E per quanto riguarda il tuo viaggio a New York?!”

“Vista la situazione, forse è il caso che io rimanga! Voglio essere qui se nel caso con Max si dovesse evolvere la situazione!”

“Si, forse è meglio così!”

“Non so cosa abbia fatto Shonei, ma le devo molto!” disse Chloe pensierosa.

“Già! È stata in gamba!”

“Mi sta aiutando molto! Voi mi aiutate sempre tanto! A volte mi chiedo se ne valgo davvero la pena!”

“Certo che sì Chloe, ne vali la pena!”

“Giuro che un giorno ricambierò il favore a entrambe!”

“Te l’ho già detto non voglio nulla in cambio! Voglio soltanto che tu sia felice!”

“Oggi lo sono! Ho avuto una possibilità che non credevo possibile!”

“Adesso dipende tutto da te!”

“Io mi farò perdonare! Fosse anche l’ultima cosa che faccio in vita mia! Ce la farò! Io devo farcela!”

Steph appoggiò la testa sulla spalla di Chloe e disse: “Sono sicura di questo, ce la farai!”

 

 

Max rientrò al suo appartamento dopo essere stata accompagnata da Shonei. Si sedette sul divano sospirando. Kate uscì dalla sua camera in quel momento. “Max, cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?”

“Si, ma c’è stato un cambio di programma”.

Kate prese posto accanto a lei sul divano. “Cosa è successo?”

“Stamattina c’era Shonei ad aspettarmi di sotto. Ha proposto lei di accompagnarmi a lavoro”.

“Oh, wow, non oso immaginare la reazione di Victoria”.

“Sapeva del mio incontro con Chloe”.

“Ah!” disse Kate consapevole di cosa fosse successo. Il giorno prima era stata messa al corrente di tutti i dettagli da Max e Victoria anche a proposito della lettera.

“Le ho anche detto di volere andare via da Portland! Non l’ha presa bene!”

“Beh, nemmeno io e Victoria abbiamo esultato, quando lo hai detto ieri! Lo sai che ci mancheresti troppo!”

“Lo so! Mi ha portato in un posto”.

“Dove?”

“In un posto un po’ isolato e…”

“E?”

“C’è un murale che raffigura me”.

“Davvero?”

Così le raccontò tutto quello che aveva detto Shonei e anche la conversazione avuta direttamente con Chloe.

“Secondo te sto facendo la cosa giusta?” chiese Max.

“Come può essere sbagliata una cosa del genere? Stai semplicemente andando avanti con la tua vita”.

“Lo stavo già facendo senza Chloe”.

“Si, è vero questo. È stato tutto inaspettato ma è successo. Puoi ancora ristabilire l’ordine e la tranquillità nella tua vita. Non dimenticherai mai ciò che ti ha fatto passare. Lo so che non sarà affatto facile riuscire a perdonarla, ma comunque sia, sono davvero fiera di te. Sono orgogliosa di averti come amica Max Caulfield. So bene quanto ti costa concederle questa possibilità, anche se lo stai facendo prima di tutto per te stessa. Ci vuole molto coraggio per fare quello che hai fatto tu oggi. Sono sicura che le cose si sistemeranno”.

“Vorrei avere il tuo ottimismo”.

“Il mio non è esattamente ottimismo, ma fede”.

“La situazione è così disperata da essere necessario il suo intervento?”

“Ma io non mi riferivo alla fede in Dio, ma in te” disse Kate ridacchiando.

“Oh, credi davvero che io sia capace di tanto?”

“Si, che lo sei”.

“Chloe mi ha chiesto di uscire con lei stasera”.

“Wow, non perde tempo”.

“È esattamente quello che ho pensato anche io. Le ho detto di portare pazienza ma lei non è mai stata una persona tanto paziente”.

“Beh, non ti vede da tre anni ed è comprensibile che voglia passare del tempo con te. Non sarebbe normale il contrario”.

“Io non so se sono pronta per questo”.

“Allora scoprilo Max”.

“Mi stai consigliando di accettare?”

“Ti sto solo consigliando di non avere paura di fare un tentativo. Che differenza vuoi che faccia, uscirci oggi, domani o tra una settimana. Avresti comunque gli stessi e identici timori di adesso”.

“Questo è vero ma se…”

“Hai tutto il diritto di tirarti indietro se qualcosa dovesse andare storto. Hai messo le cose in chiaro con lei, dunque ne è pienamente consapevole. Shonei ha ragione quando dice che sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico. Anche se devo ammettere che non mi piace molto questa espressione per indicare chi ha potere decisionale in una situazione. Ma poi mi ricordo che è di Shon che parliamo quindi va bene così”.

Max cominciò a ridere pensando alla ragazza. Poi si ritrovò a pensare alla sua espressione quando le aveva detto di volere lasciare Portland. Si chiese se quella reazione fosse dettata dalla paura di vedere soffrire Chloe o magari c’era dell’altro.

“Allora, cosa farai? Uscirai con lei?” chiese Kate.

 

 

Poco dopo Chloe era al bar che stava sistemando alcune bottiglie. Sentì arrivarle un messaggio e lo lesse pensando si trattasse di Lauren. Sgranò gli occhi dalla sorpresa e comparve un largo sorriso sul suo volto. “Cazzo!”

Steph le si avvicinò. “Cosa succede?”

Chloe girò il telefono verso di lei per farle leggere il messaggio.

 

Max: Avevi detto che la proposta di vederci è sempre valida?

 

“Oh merda! Rispondi cazzo, a cosa stai aspettando?!” disse Steph incitandola a rispondere. Così Chloe le rispose e rimase in attesa.

Chloe: Si è sempre valida.

Max: Allora per me va bene.

Chloe: Per te andrebbe bene per le otto?

 

“Per le otto?! Perché non prima?! Dopotutto stasera non lavori!” disse Steph.

“Non vorrei esagerare! Insomma è la prima volta che…”

“Tu te la stai facendo letteralmente nei pantaloni vero?!”

“Si, ho bisogno di un po’ di tempo per prepararmi psicologicamente!”

Steph la guardò scuotendo la testa.

“Ok, va bene”.

 

Chloe: Possiamo vederci alle sette?

Max: Sì, non c’è problema.

Chloe: Ok, allora dammi il tuo indirizzo. A stasera Max.

 

“Non riesco a crederci! È fatta!” disse Chloe leggendo il suo indirizzo.

“Bene, adesso dobbiamo solo provvedere per qualche calmante!” disse ironicamente Steph.

 

 

New York  

In serata Christopher era a casa in compagnia di Leslie. Per la cena era ormai tutto pronto, mancavano soltanto le due invitate. La cena prevedeva un antipasto di alette di pollo con salsa di formaggio e gambi di sedano. Come primo piatto delle costolette di maiale affumicate con salsa barbecue e patate dolci grigliate. Poi un'insalata con lattuga, uova e pane a cubetti tostato in padella. Il tutto accompagnato da una bottiglia di vino rosso. Infine per dolce una cheesecake alla vaniglia e una bottiglia di champagne.

Leslie si avvicinò si avvicinò all’uomo per aiutarlo ad apparecchiare la tavola. “Certo che per non volere questa cena, ti sei dato proprio da fare, eh?! Non ti sembra di esagerare?!”

“Ti giuro che se non la pianti in questo preciso instante, finirai dritta nel menù di questa sera!” disse Christopher indicandola con un coltello.

“Whoa, vacci piano, non credo di essere commestibile!”

Leslie si avvicinò al ripiano della cucina dove c’era un vassoio con dei gambi di sedano e ne prese uno.

“Ehi, non cominciare a mangiare tutto quello che ti trovi per le mani prima di cena!”

“Ma io ho fame!”

“Devi aspettare!”

Leslie diede un morso al sedano guardando l’uomo ridacchiando. “Questo mi ricorda quando da piccola tornavo da scuola!”

“Si infatti e vedo che non è cambiato molto da allora!”

“Se mi chiedi anche di lavarmi prima le mani, siamo apposto!”

Christopher rise alle sue parole e in quel momento sentirono suonare alla porta. “Credo siano arrivate! Come sto?!”

“Papà stai magnificamente bene, se non fosse per il fatto che ti senti quasi sotto esame! Ma si sa, con le donne è così!”

L’uomo scosse la testa con disappunto dirigendosi verso l’ingresso. Leslie ridacchiò finendo velocemente il suo gambo di sedano e poi seguì suo padre.

“Benvenute nella mia dimora giovani fanciulle!” disse l’uomo appena aprì la porta.

“Fanciulle?! Non ti sembra di esagerare?!” disse Daisy ridendo.

“Che posso farci, dico sempre quello che mi passa per la testa!”

“Che bugiardo patentato!” disse Leslie ironicamente.

“Ciao Leslie!” disse la donna.

“Ciao Daisy e ciao anche a te Lauren!” disse la ragazza guardandola.

“Ciao a te Leslie!” rispose Lauren cercando di nascondere il suo disagio.

“Venite, accomodatevi! Volete qualcosa da bere prima?!”

“Si, non sarebbe una cattiva idea!” rispose Daisy.

“Per me no grazie!” disse Lauren.

“Non reggi bene l’alcool per caso?!” chiese Leslie sorridendole.

“Ehm, a dire il vero lo reggo molto bene! Le cose che faccio fatica a reggere sono ben altre!” rispose Lauren sorridendo soddisfatta.

Leslie incassò la frecciatina della ragazza ridacchiando. Le piaceva davvero tutto di lei, anche quando con poco riusciva a darle il ben servito. “Beh, spero di riuscire a scoprire presto cosa non reggi, così da potere rimediare!”

“Si certo, sogna pure!” disse Lauren passando oltre per raggiungere Daisy. Leslie nel frattempo la seguiva con lo sguardo divertita. “Christopher, posso uscire in cortile a fumare una sigaretta?!”

“Ma certo, però se vuoi puoi fumare anche qui!”

“Grazie ma vorrei un po’ di privacy, devo fare una telefonata importante!”

“Ok, allora vai pure!”

Così Leslie che aveva già meditato di seguirla fuori, dovette rinunciarci. Però non si sarebbe mai arresa. Voleva passare del tempo da sola con lei e ci sarebbe riuscita in un modo o nell’altro. Lauren uscì nel cortile accendendosi una sigaretta e provò a chiamare la sua ragazza, non potendone più di aspettare che lo facesse lei.

 

 

Portland

Chloe era in camera sua per prepararsi. Ormai non mancava molto per passare a prendere Max. Era molto agitata all’idea di passare del tempo sola con lei. Non aveva la più pallida idea di come affrontare il tutto, ma desiderava stare con lei più di qualsiasi altra cosa al mondo. Il suo telefono iniziò a squillare mentre stava per infilarsi una maglietta.

“Chi cazzo è adesso?!”

Prese il telefono e solo in quel momento si ricordò che avrebbe dovuto chiamare la sua ragazza. “Merda!”. Aprì la telefonata velocemente. “Lauren!”

“Chloe, ciao! Scusami se ti chiamo adesso! Sicuramente sei a lavoro, ma avevo assolutamente bisogno di parlarti!”

“No, a dire il vero non sono a lavoro!”

“Mi dispiace tanto per ieri Chloe! Ho lasciato il telefono sul tavolo, ero in bagno e quella testa di cazzo ha…”

“Ehi Lauren, è tutto ok! Non preoccuparti!”

“Magari avevi qualcosa di importante da dirmi e io…”

“No, volevo soltanto sentire la tua voce…” mentì Chloe.

“Scusami tanto Chloe!”

“Non scusarti! Infondo anche io non risposto alla tua chiamata!”

“Quindi siamo pari adesso?!”

“Direi di sì!” rispose Chloe ridendo sedendosi sul bordo del letto.

“Non sai quanto sono felice di sentirti ridere! Adesso ho la conferma che è tutto apposto! L’altra sera quando ci siamo sentite per telefono e ti ho detto che sarei uscita, sembravi un po’ giù! Ero un po’ preoccupata!”

“Non devi, adesso è tutto ok!”

“Adesso?! Perché prima non lo era?” chiese Lauren corrugando la fronte.

“No, cioè… voglio dire… ehm… io sto bene… stavo bene ed è ancora così! Avevo solo un po’ nostalgia di te! Tutto qua!” rispose Chloe cercando di nascondere la sua agitazione. Ma non servì a molto perché Lauren percepì che c’era qualcosa di strano. Si, Chloe sembrava davvero serena anzi, addirittura felice. Non sembrava nemmeno arrabbiata per via di Leslie. Ma forse era proprio quello il punto. Perché era così felice, considerando che aveva avuto nostalgia di lei? Poi ripensò a quello che aveva detto Shonei, che la sera prima era uscita in compagnia di amici. Forse era stato proprio quello a cambiare il suo umore. Dopotutto era stata lei stessa a consigliarle di uscire e svagarsi. Però nonostante tutto, sentì un pizzico di gelosia nei suoi confronti.

“Lauren!”

“Si?!”

“Perché sei così silenziosa?”

“Oh io, no figurati! Stavo solo pensando che non vedo l’ora di ritornare da te!”

“Anche io Lauren!”

“Allora, hai detto di non essere a lavoro!”

“Si, infatti!”

“Hai qualcosa in programma?”

“Ehm… non lo so!” disse Chloe guardando un attimo l’ora. “Tu invece?!”

“Io?! Sono a una cena!”

“Oh, si tratta del lavoro?!”

“Si è per il lavoro!” mentì Lauren. “Anzi, adesso devo proprio lasciarti! Non vorrei farli aspettare!”

“Ma certo, non voglio trattenerti oltre!”

“Ok, magari ci sentiamo domani se ti va!”

“Si, certo che mi va!”

“Allora a domani Chloe, ti amo!”

“Ti amo anche io Lauren!”

Chiusero la telefonata e tornarono entrambe ai loro impegni. Chloe si precipitò a finire di prepararsi. Lauren invece entrò in casa sforzandosi di sorridere nonostante dentro avesse una strana sensazione. Qualcosa che non riusciva ben a definire.

 

 

Max uscì dalla sua stanza pronta per uscire. Victoria era tornata a casa mentre lei si stava preparando. La stava guardando con apprensione. “Kate mi ha aggiornato sulle ultime novità!”

“Pensi che io…”

“No Max, non chiedermelo! Devi pensare solo a cosa vuoi tu!” disse Victoria avvicinandosi a lei. “Qualsiasi cosa tu decidi di fare per me va bene! Ma rimane il fatto che se fa altre cazzate con te la stendo! Non è un modo di dire! Lo farò per davvero!”

Kate rise ascoltando le minacce dell’amica.

“Penso di potermela cavare Victoria, ma terrò presente le tue parole!” disse Max sorridendo.

“Bene, ottimo!” disse Victoria mettendo le mani sui fianchi annuendo.

 

 

Chloe era già in macchina per raggiungere Max. C’era traffico quella sera e rischiava di fare tardi. “Prima Lauren, adesso il traffico! Ma che cazzo! Che altro succederà adesso?!” disse sbattendo le mani sul volante. Prese il telefono inviando un messaggio a Max dicendole che stava arrivando. Poi gettò il telefono sul sedile posteriore.

 

Max lesse il messaggio e decise di iniziare a scendere per aspettare di sotto. Salutò le sue amiche e uscì dal suo appartamento.

 

A un tratto il telefono di Chloe squillò. Lo afferrò ancora una volta mentre si fermava a un semaforo. Rispose al telefono pensando si trattasse di Max. “Pronto!”

Restò in ascolto confusa mentre la voce che le giungeva dall’altra parte del telefono non era affatto quella che si aspettava. Non le sembrava possibile cosa stesse succedendo. Dal tono di voce del suo interlocutore si percepiva l’agitazione e la preoccupazione per quello che stava accadendo. Chloe sgranò gli occhi.

 

Max arrivò di sotto uscendo dall’edificio restando in attesa che Chloe arrivasse. Era molto tesa e una parte di lei voleva non avere mai accettato la sua proposta.

 

Shonei era in macchina e stava andando a casa di Ashley, quando ricevette la telefonata di Chloe. “Ehi Chloe!”

“Shon, dimmi che non hai da fare!”

“Come scusa?” chiese ridendo.

“Ho bisogno di un favore!”

“Di cosa si tratta?”

“Per questa sera avevo la serata libera e ho chiesto a Max di vederci e lei all’inizio non ha accettato!”

“Si, lo so questo! Aspetta, hai detto all’inizio?!”

“Si, però poi non lo so, ha cambiato idea! Adesso stavo per andare a prenderla ma non posso!”

“Cosa?! Ma che cazzo dici?!”

“Non ho più la serata libera! Devo andare a lavoro perché non c’è nessuno che può sostituirmi!”

“Ma cosa…”

“Sarebbe dovuto rimanere Asher al mio posto ma suo figlio è stato investito da un’auto!”

“Oh cazzo!”

“Adesso sta andando in ospedale!”

“Merda, speriamo non sia nulla di grave!”

“Già!”

“Ma scusa, io cosa cazzo c’entro allora?!”

“Potresti farmi la cortesia di passare tu a prendere Max?! Le avevo appena scritto che stavo per arrivare! Ormai lei sarà già pronta da un pezzo e cazzo, le sto dando buca, cazzo!”

“Ehi, calmati! Non è mica colpa tua! Non potevi sapere cosa sarebbe successo!”

“Si lo so questo, però non voglio che si sia preparata per niente! Insomma, già è grave che le sto dando buca! La prima volta che le dico di vederci e devo rinunciarci! Ti prego Shon, le cose con lei già non saranno facili! E questo non è di certo l’inizio migliore!”

“Vuoi che io ti sostituisca con Max?! Io non sono te!”

“Voglio solo che non rimpianga di avere accettato di uscire con me per poi tornarsene a casa senza nulla di fatto! Voi siete amiche no?! Vi frequentate!”

“Ok, ho capito ma adesso cerca di calmarti! Vai a lavoro e stai tranquilla! Ci penso io a Max!”

“Dille che mi dispiace immensamente!”

“Certo, lo farò!”

“Grazie per tutto Shon, non sai quanto ti sono grata per quello che stai facendo!”

“Ok, adesso vai!”

La telefonata terminò e Shonei sospirò cambiando destinazione. Per fortuna non si trovava molto distante da Max.

Chloe arrivò al Paradise dirigendosi subito dietro al bancone. Steph, consapevole dell’incidente avvenuto ai danni di Jeremy le appoggiò una mano sulla spalla. “Mi dispiace Chloe!”

“No, va bene così! Ci sarà un'altra occasione, spero! Ora diamoci da fare e speriamo solo che Jeremy stia bene!”

“Si!”

 

 

 

Max diede un’occhiata al telefono per controllare che non ci fossero altri messaggi di Chloe. Stava tardando ad arrivare e si stava stufando di aspettare. A un tratto vide Shonei parcheggiare e scendere dalla sua auto. Max iniziò a preoccuparsi, credendo che fosse successo qualcosa a Chloe. Però poi la vide sorridere mentre si avvicinava a lei si tranquillizzò. “Come mai sei qui?” chiese sorridendo.

“Ormai dovresti saperlo che non posso fare a meno di te” disse Shonei sorridendo facendo ridacchiare Max.

“Si certo, ora spiegami cosa sta succedendo”.

“Chloe ha avuto un contrattempo dell’ultimo minuto e...”

“Ha cambiato idea, vero?”

“No, il figlio del proprietario del Paradise è stato investito da un'auto e ha chiamato Chloe per andare a lavoro. Lei è la responsabile del Paradise quando Asher non c’è.

“Oddio, il ragazzo sta bene?!”

“Non si sa ancora nulla lui. Suo padre è andato adesso in ospedale”.

“Mi dispiace”.

“Si, speriamo che stia bene”.

“Quindi ti ha mandata per avvisarmi”.

“Non esattamente”.

Max la guardò confusa.

“Vuole che passi la serata con me. Si sente una merda per averti fatta preparare inutilmente per poi darti buca”.

“Ma non è colpa sua”.

“È quello che le ho detto anche io ma sai com'è fatta Chloe”.

“Si, lo so bene” disse Max sospirando.

“Allora, ti va di passare la serata con me?”

“E tu vuoi passarla con me?”

“Scherzi, non aspettavo altro” disse sorridendo.

“Non mi dispiace avere la tua compagnia. Dopotutto mi sono preparata quindi va bene”.

“Benissimo allora, sali a bordo”.

 

Mentre erano per strada Shonei si accorse che Max sembrava pensierosa. “A cosa pensi?”

“Chi ti dice che io stia pensando a qualcosa?”

Shonei si voltò a guardarla come per evidenziare che non sarebbe riuscita a farla franca.

“E va bene, stavo pensando che mi dispiace per quello che è successo ma...  comunque non ero affatto pronta per stare con lei”.

È più che comprensibile. Insomma, sono passati tre anni. È più che normale. Allora Max, cosa ti va di fare?”

“Non lo so, decidi tu”.

“Oh avanti, non devo essere sempre io a prendere l'iniziativa, altrimenti finirò per portarti di nuovo al sexy shop”.

“In quel caso scendo dall'auto in corsa”.

Shonei scoppiò a ridere. “Si certo, vorrei proprio vederlo. Bene, visto che non stai proponendo nulla, sei nelle mie mani”.

“Quindi mi porti al sexy shop?”

“Per quanto mi piacerebbe, no. Però chissà, se abbiamo tempo” disse Shonei ammiccando verso di lei.

“Sei un caso disperato”.

“Lo pensano tutti, allora sarà vero”.

Shonei voleva che si divertisse visto la dura giornata che aveva trascorso. Andarono a visitare Alberta Street che si trova a circa quindici minuti di macchina dal centro di Portland. La strada col tempo si era trasformata in una sorta di galleria a cielo aperto grazie ai murales colorati che rivestivano i muri, pareti e anche le abitazioni presenti. La via principale era circondata da piccoli caffè, ristorantini, e ovviamente i vari Food Cart, dove era possibile rifocillarsi con vari tipi di cucina. Da quella thailandese a quella vietnamita, dalla messicana a quella norvegese. Le ragazze si fermarono per mangiare e bere qualcosa. Optarono per un burger con patatine fritte e un un paio di birre. Non contenta Shonei comprò da un altro furgoncino lo squisito grilled cheese.

“Ma non starai esagerando?!” chiese Max mentre si sedevano a un tavolo lì vicino. “Come diavolo faremo a mangiare tutta questa roba?!”

“Eh no, oggi non voglio sentire lamentele! Ci sfondiamo di cibo, facciamo quello che ci pare senza pensare alle conseguenze! E poi cazzo Max, devi assolutamente provare questo grilled cheese! Devi sapere che questo formaggio arriva direttamente da un famoso caseificio di Tillamook! Ti giuro che è buonissimo!”

“Ok, ma se mi sento male sarà tutta colpa tua!”

“Se ti sentirai così male non avrai nemmeno la forza di lamentarti! E poi cazzo, ne vale davvero la pena sentirsi male per questo!” disse Shonei addentando il suo grilled cheese scottandosi un po' le labbra a causa del formaggio fuso. “Cazzo, fanculo!”

Max rise facendole il verso: “Non devi lamentarti e poi cazzo, ne vale davvero la pena!”

“Mi stai prendendo in giro! Io mi sono scottata e tu mi prendo in giro! Sei una brutta persona Max!”

Mangiarono serenamente chiacchierando di tutto accantonando l'argomento Chloe.

 

 

New York

La cena a casa di Christopher era proseguita tranquillamente senza problemi. Lauren e Leslie non avevano avuto molte possibilità di comunicare tra loro. Anche perché la loro attenzione era stata catturata da Daisy e Christopher. Era sempre più evidente il loro feeling. Spesso si erano trovati a finire uno la frase dell’altro. Si capivano al volo anche tramite uno semplice sguardo. Quando terminarono di mangiare il dolce continuarono a chiacchierare spostandosi in soggiorno con l’ennesimo drink.

“Comunque non pensavo davvero che fossi così bravo in cucina” disse Daisy.

“Ci sono molte cose che non sia di me” affermò Christopher.

Lauren e Leslie si lanciarono uno sguardò sorridendo cercando di non scoppiare a ridere.

“Che ne dici se ti diamo una mano almeno a sparecchiare?” chiese Daisy.

“Oh no, non se ne parla. Non vi permetterei mai di alzare un dito nella mia cucina”.

“Per caso hai paura che te la roviniamo?” chiese Daisy ridendo.

“Sei gelosa dalla mia cucina vero?”

Scoppiarono a ridere entrambi. Le due ragazze invece che erano sedute su due poltrone frontalmente, si lanciavano sguardi continuando a sorridere un po’ a disagio in quella situazione per il comportamento dei due. Avevano alzato un po’ il gomito e continuavano a bere. A un tratto Leslie stufa di quella situazione e non volendo assistere al seguito, si alzò dalla poltrona. “Beh, anche io sono una ospite però sono tua figlia, quindi sparecchio io”.

“Visto come l’ho educata bene?” chiese Christopher ridendo rivolto alla donna.

Leslie si allontanò per andare a sparecchiare. Lauren stanca anche lei di quella situazione si alzò di scatto. “Credo che andrò a darle una mano”.

“No Lauren, sei mia ospite!”

“Ma non mi dispiacerebbe affatto fare un po’ di movimento per smaltire tutto quel ben di Dio che ho mangiato!”

“Ok, se proprio vuoi farlo, vai pure!”

Lauren raggiunse la ragazza in sala da pranzo. Leslie rimase sorpresa nel vederla pensando che volesse evitare di stare sola con lei dopo quello che era successo la sera precedente.

“Ehi!”

“Non montarti la testa! Sono venuta solo per darti una mano!” disse Lauren.

“Bugiarda! Mi hai seguita solo perché la situazione lì dentro sta diventando fin troppo imbarazzante!”

“Dio, sembrano dei ragazzini!”

Leslie rise. “E l'alcool non aiuta! Hai notato anche tu che ogni cosa che dicono sembra avere un doppio senso?!”

“Uhm, no! Credo che i doppi sensi tu li abbia percepiti soltanto grazie alla tua mente perversa!” disse Lauren sorridendo soddisfatta di aver affondato il colpo.

Leslie sorrise. “Forse hai ragione! Chissà cosa scatena così tanto la mia mente perversa!” rispose con sarcasmo.

Lauren smise di sorridere mentre Leslie continuava a sparecchiare. “Allora, resterai ancora ad ammirare il mio sedere o vuoi darmi una mano!”

“Sto cambiando idea sul fatto di aiutarti!”

“E fai bene, perché chissà cosa intende la mia mente malata, quando ti chiedo di darmi una mano!”

Lauren prese un tovagliolo dalla tavola e lo lanciò in faccia alla ragazza. Leslie se lo rimosse dal viso e disse: “Uh guarda, un tovagliolo bianco! Significa per caso che ti arrendi?” chiese con malizia.

“Arrendere a cosa?!” chiese Lauren confusa.

“A me!” rispose Leslie portando nella lavastoviglie.

“Cazzo quanto sei insopportabile!” disse Lauren aiutandola a sparecchiare.

“Io credo che se li lasciassimo soli, potrebbero chiudere la serata in maniera diversa dal solito!”

“Sarebbe anche ora! È chiaro che fanno fatica a non saltarsi addosso!”

“Non lo faranno se ci siamo noi!”

“E quindi cosa proponi?!”

Leslie la guardò riflettendo. “Ti andrebbe di fare un giro?!”

Lauren cominciò a ridere. “Con te non andrò da nessuna parte!”

“Peccato, vorrà dire che anche questa sera andranno in bianco!”

Lauren si allontanò per dare un’occhiata ai due ancora seduti sul divano. Avevano smesso di ridere e parlavano tranquillamente guardandosi sorridendo. La ragazza tornò da Leslie sospirando. Si appoggiò di spalle al ripiano della cucina. “E va bene, se proprio devo sacrificarmi per un bene superiore, così sia! Ma non farti strane idee!”

“Non preoccuparti, non invaderò il tuo spazio!” disse Leslie avvicinandosi a lei.

“E questo come lo chiami?!”

“Lo chiamo prendere lo strofinaccio!” rispose Leslie allungando un braccio di lato al fianco della ragazza per prendere davvero uno strofinaccio. “Sei tu a starmi tra i piedi!” aggiunse allontanandosi lentamente da lei.

Lauren incrociò le braccia vergognandosi per la sua gaffe, non sapendo che il suo gesto era stato fatto di proposito.

 

 

Portland

Quando Max e Shonei finirono di rifocillarsi, tornarono all'auto e si diressero nelle vicinanze del Tilikum Crossing Bridge of the People, un ponte strallato che attraversa il fiume Willamette. Ormai era buio e Shonei ne aveva approfittato per mostrarle il ponte illuminato. La ragazza parcheggiò l'auto in un punto dove era possibile ammirare il panorama a distanza. Scese dal mezzo appoggiandosi contro lo sportello dell’auto seguita da Max.

“Non è stupendo?!” chiese Shonei guardando il ponte illuminato da luci che andavano dal viola al rosa e blu.

“È spettacolare!” disse Max ammirando lo spettacolo che aveva davanti.

“Onestamente ci sono anche posti migliori di questo, ma per oggi ci accontentiamo. Fortuna che ti piace la vista”.

Max che era appoggiata all’auto affianco a lei la guardò con aria interrogativa.

“Sai non vorrei che Chloe mi rinfacci di non averti fatto passare una buona serata”.

“Ha poco da rinfacciarti. Mi sono divertita perché sei una buona compagnia”.

“Era un complimento o...”

“Una volta tanto potresti accettare quello che dico senza indagare oltre?”

Shon la guardò con un sorriso divertito. “Ok, va bene. Tutto quello che desideri per me è un ordine”.

Max rise scuotendo la testa tornando a guardare il ponte. Shonei tirò fuori il pacchetto di sigarette accendendone una. Poi porse il pacchetto a Max che scosse la testa.

“Prendi una sigaretta e fuma con me cavolo! Oggi non accetto un no come risposta!”

“Ok rilassati! Oggi sembra che tu voglia uccidermi! Abbiamo mangiato e bevuto fino a scoppiare!” disse prendendo una sigaretta.

“E come era il formaggio grigliato?” chiese Shonei accendendole la sigaretta

“Oddio era buonissimo” rispose facendo ridere Shonei.

“Visto, avevo ragione”.

Restarono a contemplare il ponte fumando in silenzio la loro sigaretta. A un certo punto Shonei disse: “Te lo saresti perso”.

“Cosa?”

“Questo” disse indicando il ponte. “Se tu fossi rimasta dell'idea di andartene, non avresti potuto ammirarlo”.

Max non disse nulla ripensando alla reazione di Shonei nel sapere che volesse lasciare la città.

“Ti va di raccontarmi meglio la storia con quel ragazzo di Seattle?” chiese di punto in bianco Shonei.

“Di nuovo? Credevo di avertene già parlato”.

“Non abbastanza”.

“Ti ho già detto tutto quello che c’era da sapere”.

“Ti manca?”

Max si prese un momento per riflettere. “Si, ma non come ti può mancare un fidanzato”.

“E allora come?”

“Come sentire la mancanza di un caro amico o di un fratello”.

Shonei spalancò gli occhi. “Wow, questa è la conferma che non lo hai mai amato”.

“Perché?”

“Perché non si può considerare un fidanzato come se fosse un semplice amico. Soprattutto non si può considerarlo un fratello. Dimmi che non lo vedevi in quel modo quando ci stavi insieme, ti prego. Davvero, questa cosa è troppo anche per una come me”.

“Io non ho mai visto Lucas come un amico o un fratello. Almeno fino a quando non ho iniziato a pormi qualche domanda”.

“E dimmi, qual è stata la molla che ti ha spinto a porti delle domande su questo Lucas?”

“Non mi va di parlarne!” disse Max iniziando a perdere la pazienza per l’insistenza della ragazza.

“Perché?”

“Perché no!”

“Cosa ci sarà sotto di così terribile da non poterlo dire”.

“Semplicemente non voglio parlarne!”

“Dai, stava iniziando a diventare interessante”.

“Lo credo bene, il sesso è il tuo argomento preferito!” disse Max. Solo dopo si rese conto del grave errore commesso.

Shonei ridacchiò. “Oookey, ora credo di avere capito! Non era bravo a letto! Oppure lo aveva così piccolo che prima di farlo, avete dovuto chiamare una squadra di ricerca! Così hai iniziato a chiederti se fosse davvero il caso di continuare a stare con lui!”

“No, non è così!”

“Guarda che se è così, il problema non era tuo!”

“La smetti?!”

“Vuoi difenderlo per caso?!”

“No, è che noi non lo abbiamo mai fatto!”

Shonei smise di ridere guardando Max come per studiarla. “Fammi capire bene! Siete stati insieme per un anno e non lo avete mai fatto?!”

“No!”

 “Lui aveva qualche problema o…”

“Possiamo parlare di altro per favore?! Non voglio soffermarmi più del dovuto su questo argomento, soprattutto con te!”

“Cosa?! Perché non con me?!”

“Perché noi due siamo completamente l’opposto! Tu sei... sei molto...”

“Molto?”

“Molto...”

Shon cominciò a ridere. “Molto ipersessuale?!”

“No, non volevo dire questo!” disse Max in difficoltà.

“Oppure magari volevi usare un termine più volgare, tipo...”

“Non dirlo! Non penso questo di te!”

“Sono semplicemente una persona a cui piace il sesso! Mi fa stare bene! Vado a letto con chi mi pare e non mi interessa dell'opinione che gli altri hanno di me!”

“Mi dispiace se pensi che io ti stia giudicando!”

“Invece lo stai facendo anche se inconsciamente, ma non c'è problema! Perché ripeto, non mi interessa nulla di quello che pensano gli altri!”

“Io non ti sto giudicando! Pensi sempre di sapere cosa sto pensando e questo mi dà molto fastidio, perché non è come dici!”

“Ti stai facendo più problemi tu di me Max! Stai dimostrando che dai troppa importanza a quello che pensano degli altri, quando invece dovresti sbattertene!”

“Cosa vuoi dire?!”

“Tu credi che io stia pensando a te che mi giudichi e ti poni dei problemi! Vuoi convincermi assolutamente che non mi stai giudicando!”

Max rimase in silenzio. Aveva ragione che per lei contava cosa pensava. Shonei ricambiò lo sguardo. “Sai Max, fossi in te cercherei di capire meglio come stanno le cose! Dimenticati degli altri e tutto il resto! Concentrati soltanto su te stessa, perché è l'unica cosa che conta davvero!”

“Non capisco di cosa stai parlando!”

“È questo il punto! Non ti sforzi mai di capire!”

“Capire cosa?! Il motivo per cui non ho fatto ancora sesso?! Lucas è stato il mio unico ragazzo e non lo abbiamo mai fatto! Forse perché dentro di me sapevo di non amarlo! O avevo troppa paura! Oppure sarà che sono una sfigata?!”

“No, non sei una sfigata! Anzi, ci vuole coraggio a dire di no, proprio perché nessuno riesce a rifiutarsi! Insomma, non credo esista una persona a cui non piaccia il sesso! Possono essere tante le motivazioni per cui una persona decide di non farlo! Penso che tu devi ancora capire delle cose Max!”

“Cioè cosa?!”

Shon sorrise abbassando lo sguardo facendo un ultimo tiro dalla sigaretta per poi gettarla a terra. Si scostò dalla macchina per piazzarsi davanti a Max.

“Sei stata per un anno con un ragazzo che credevi di amare, ma non era così! Non ci sei mai andata a letto e inoltre...”

“Inoltre?!”

“Non so come toccare l'argomento, perché non so come la prenderesti! Però ci proverò lo stesso! Sarò diretta ok?”.

“Devo iniziare a preoccuparmi?!”

Shonei rise delle parole di Max ma soprattutto della sua espressione confusa e spaventata. “Prima ti faccio una semplice domanda! Però devi essere del tutto sincera, ok?!”

“Ok, spara!”

“Sei mai stata attratta o hai mai provato qualcosa di più per una donna?!”

“Cosa?!” chiese Max sgranando gli occhi. Non si aspettava di certo una domanda del genere così a bruciapelo.

“È una domanda semplice! La risposta è sì o no!”

Max inevitabile si ritrovò a pensare a Chloe. Si poteva parlare di attrazione o amore per lei? O era solo affetto? Magari senso di colpa per averla abbandonata? Ma come poteva essere ancora tutto così confuso? Il dolore e il fastidio provato quando aveva scoperto di lei e Duncan. Oppure tutte le sensazioni che aveva provato in sua compagnia. Quando Chloe era completamente ubriaca e aveva provato un approccio con lei. Era da tempo che non pensava più a quei momenti condivisi con lei.

“Wow, non mi dire! È successo, non è così?!”

“No!”

“Hai paura che sia io a giudicarti adesso?!”

“No!”

“Allora sii sincera ma non devi farlo per me!”

“Forse può essere successo ma alla fine non era niente!”

“E come fai a dirlo?!”

“Beh, lo saprei se fosse stato qualcosa di importante! La mia era solo confusione! È stata una cosa passeggera!”

“Confusa, è quella la parola chiave! Secondo me lo sei ancora anche perché non ti concedi il lusso di indagare oltre, per paura di scoprire qualcosa che faresti fatica ad accettare! Tu vivi la tua vita in base a delle informazioni che hai su di te! Di ciò che conosci di te stessa, ma non vai oltre! Sarebbe troppo difficile esaminarsi!”

“Non ho ancora ben capito dove vuoi andare a parare! Ma se non sbaglio poco fa hai detto che ci possono essere molte motivazioni per cui una persona decide di non farlo! Eppure adesso ho come la vaga sensazione che tu stia insinuando qualcosa su di me e senza nemmeno conoscermi!”

“E tu si Max?! Tu ti conosci per davvero?! Ti sei mai soffermata su ogni dettaglio della tua vita?! Tu sei quella attenta ai dettagli giusto?! Sei abituata a guardarti intorno, vedere gli altri e le loro vite attraverso la tua macchina fotografica! Ma ti sei mai soffermata a guardare dentro di te?!”

Max sbuffò incrociando le braccia al petto dopo aver gettato la sigaretta ormai spenta. “Non fare la sapientona con me Shon!” disse alterandosi di più.

“Io sono stata con tante ragazze! Conosco ogni loro modo di fare, pensare e poi sono donna anche io, punto a mio favore! Ho imparato a interpretare ogni sguardo ogni gesto anche casuale! Mi viene naturale non lo faccio apposta! Ho notato qualcosa anche in te era inevitabile!”

Max la guardò corrucciata. “E sentiamo, cosa hai notato?!”

“Io credo di piacerti!”

Max rimase con la bocca spalancata. “Sei di una presunzione assurda! Non so cosa ti faccia credere una cosa del genere ma sei del tutto fuori strada! Pensi di sapere tutto ma non è così! Il tuo problema è che... che sei troppo piena di te! E forse sei troppo abituata a tutte che cadono ai tuoi piedi!”

“Ah davvero?!”

“Si davvero!”

“Quindi sono fuori strada eh?!”

“Si lo sei!”

“Va bene! Quindi se io adesso tentassi di baciarti non ti tireresti indietro!”

“Certo che mi tirerei indietro! Non hai nessun diritto di farlo e poi perché dovresti farlo?!”

“Per dimostrarmi che mi sbaglio!”

“Cosa?! Ma tutto questo non ha senso! Per avvalorare il mio concetto non dovrei proprio permettertelo!”

“Invece è tutto il contrario! Devi permettermelo dimostrando che per te un mio bacio non conta nulla!”

Max rimase a pensarci un minuto e poi disse: “Ma pensi che io sia stupida?! Non ci casco nella tua patetica trappola!”

“Non è una trappola! È solo un ragionamento...”

“Per ottenere ciò che vuoi!”

“Quindi secondo te io voglio baciarti!”

“Non è quello che fai con tutte?!”

“Noto un certo fastidio o sbaglio?!”

“Io infastidita? Si, nei tuoi sogni!” disse Max con veemenza mentre iniziava a voltarsi per entrare in macchina.

Shon la bloccò per un braccio facendola voltare di nuovo nella sua direzione.

“Ehi, non essere arrabbiata, stiamo soltanto conversando!”

“Ah, questa sarebbe una conversazione?! Beh, allora sarà a senso unico, perché non voglio ascoltare più nemmeno una parola!”

Shon sorrise mentre annuiva avvicinandosi a lei che continuava a sbraitare.

“Sai una cosa, è stato davvero un errore accettare di uscire con te! Sei davvero insopportabile! Odio le persone che pensano di sapere tutto sulla base di niente! Solo perché tutte ti sbavano dietro, pensi che anche per me sia lo stesso e...”

Shon si era avvicinata al punto tale di trovarsi a un passo del suo viso. Interrompendo la raffica di parole di Max disse: “Sai, penso che tu parli un po' troppo per i miei gusti!”

Shonei la cinse con le braccia i fianchi e la baciò ancor prima che Max capisse cosa stesse succedendo. La ragazza dapprima sorpresa, mise una mano su una spalla di per allontanarla ma senza respingerla per davvero. Shonei strinse ancora di più i suoi fianchi approfondendo il bacio. In un attimo Max smise di lottare, non che si fosse impegnata così tanto per fermarla. Shon sorrideva mentre continuava a baciarla. Max aveva perso completamente perso il contatto con la realtà. Le sensazioni che provava non le erano del tutto sconosciute, ma c'era qualcosa di diverso adesso. Forse la consapevolezza che non desiderasse altro. Un brivido le percorse lungo la schiena iniziò a sprigionarsi un calore al basso ventre. E in quel momento capì che la ragazza che aveva davanti, per quanto sembrasse stronza, insopportabile e presuntuosa, le piaceva davvero. Si era sentita attratta da lei sin dal loro primo incontro, anche se aveva evitato di pensarci. Shon finalmente si decise a staccarsi da lei. Dopo aver messo un po' di distanza tra loro, rimase a guardare Max che aveva tenuto chiusi gli occhi per tutta la durata del bacio. Shon ridacchiò dicendo: “Ok, ora puoi risvegliarti bella addormentata!”

Max aprì gli occhi lentamente sconvolta da quello che era appena successo.

“Beh Max, benvenuta nel mio mondo!” disse Shon con un sorriso soddisfatto.

“Cosa?!” chiese Max stordita.

“È ufficiale Max, sei completamente lesbica!” rispose ridacchiando.

“No… tu… hai detto...”

“Lascia perdere cosa ho detto Max! La mia era solo una tattica! Mi avresti dovuto allontanare, magari un bel cazzotto in un occhio! Mandarmi al tappeto! Insomma fare qualcosa! Se una persona non gradisce, reagisce e tu non lo hai fatto per davvero! In cambio hai chiuso gli occhi perdendoti nel mio bacio e ora che hai gli occhi aperti noto che hai le pupille dilatate! Sai quanto succede questo, vero?! Per la miseria devo piacerti proprio tanto, eh?!”

Max non rispose nulla con un'espressione preoccupata. Quello che era successo le era arrivato addosso come un secchio d'acqua gelata.

“Riaccompagnami subito a casa!” disse Max risalendo in macchina senza guardarla. Il sorriso scomparve dal viso di Shon che iniziò seriamente a preoccuparsi per la reazione della ragazza. Salì in auto e mise in moto. Prima di avviarsi vide Max sprofondata nel sedile con la testa sul poggiatesta con il suo sguardo perso nel vuoto. Shon voleva dire qualcosa per rimediare, ma non sapeva cosa dire. Così avviò l'auto per accompagnarla.

 

New York

Leslie e Lauren erano uscite per concedere del tempo da soli ai due eterni indecisi, nella speranza che si decidessero una buona volta. Si fermarono in un locale per bere qualcosa, sedute a un tavolo. Nel frattempo ridevano immaginando cosa stesse succedendo tra Daisy e Christopher. Arrivarono addirittura a fare scommesse sulla possibilità che succedesse davvero qualcosa tra i due. Leslie era convinta che suo padre ci avrebbe provato spudoratamente. Lauren invece era di tutt’altra opinione.

“Secondo me loro finiscono a letto solo nella nostra testa annebbiata dall’alcool!” disse Lauren ridendo.

“Non ci posso credere!”

“A cosa?!”

“In questo modo hai appena ammesso di avere anche tu una mente contorta come la mia!”

“No, credimi tu sei imbattibile!”

“Allora sei una pivella!”

“Si e con grande orgoglio!”

Cominciarono a ridere e Leslie ordinò altri drink per entrambe.

“Io credo di avere fatto il pieno per oggi!”

“Oh avanti! Dobbiamo bere per dimenticare lo scempio a cui abbiamo assistito oggi!”

“Già, chissà come mai tuo padre ci ha invitate a cena proprio oggi! Tu ne sai qualcosa?!” chiese Lauren.

“No!”

“Io credo di essermene fatta un'idea!”

“Ah, davvero?!”

“Oh sì!”

Leslie prese il bicchiere bevendo un sorso sorridendo. Lauren continuava a guardarla in attesa che dicesse qualcosa. Poi vedendo che la ragazza continuava a restare in silenzio aggiunse: “Ammettilo dai!”

“Ammettere cosa?!”

“Che il tuo è stato soltanto un piano ben elaborato per potermi vedere ancora, soprattutto dopo quello che è successo ieri sera! Hai sfruttato tuo padre per ottenere quello che volevi! Devo ammettere che sei stata brava! Sei riuscita nel tuo intento!” disse Lauren incrociando le braccia appoggiandosi sul tavolo continuando a guardarla.

Leslie era appoggiata allo schienale del divanetto e fissava la ragazza. Alla fine cedette iniziando a ridere.

“A-ah, ti ho beccata!” disse Lauren puntandole il dito contro.

“Dannazione, sto diventando imbranata o forse sei tu troppo intelligente per me!”

“Credo tutti e due!” disse Lauren. Poi prese il bicchiere bevendo un sorso del suo drink guardando oltre Leslie.

“Cosa stai guardando?!”

“C'è qualcuno alle tue spalle e credo che stia guardando proprio da questa parte!”

“Non mi dire, il tuo fascino ha colpito ancora!”

“Non saprei! Credo che l'obbiettivo sia tu!”

“E da cosa lo deduci?!”

“Non lo so, sesto senso?! Ah guarda, sta per passare di qua!”

Infatti una ragazza passò insieme a un'amica davanti al loro tavolo lanciando un'occhiata a Leslie sorridendole.

Leslie fece finta di nulla e Lauren disse: “Stavamo dicendo?!”

“Ok, a quanto pare oggi le azzecchi tutte! Incomincio a credere che perderò la scommessa!”

Leslie si voltò a guardare alle sue spalle dove c'era gente che stava ballando. Tornò a guardare Lauren che intuì subito cosa volesse.

“Oh no, scordatelo!”

“Solo uno!”

“No!”

“Cazzo, ti piaccio così tanto che potresti perdere la testa con un semplice ballo?! Non ti facevo così rammollita! Oppure sarò io che sono troppo irresistibile!”

Lauren rimase a guardarla fulminandola con gli occhi. Mandò giù in un sorso tutto quello che rimaneva del suo drink. “Ok, allora chiedimelo!”

Leslie si alzò avvicinandosi a lei porgendole la mano. “Ti andrebbe di ballare... con questa pervertita?”

Lauren trattenne una risata e le porse la mano alzandosi. Non sapeva per quale motivo lo stesso facendo. Forse era semplicemente stanca della vita che stava conducendo in quella città, lontano dalle persone care e soprattutto da Chloe. Divisa tra corsi da seguire e convegni. Ovunque si girasse tutto era incentrato sul lavoro e per quanto lo amasse adesso cominciava a sentirne il peso. Aveva bisogno di staccare dalla solita routine che stava diventando la sua vita. Di svagarsi senza pensare a nulla e Leslie, per quanto faticasse ad ammetterlo, era esattamente quella ventata di leggerezza di cui aveva bisogno. E nonostante i modi discutibili di Leslie, si sentiva comunque lusingata dalle sue attenzioni. Oppure non era niente di tutto questo. Magari era solo a causa dei troppi drink iniziati a casa di Christopher.

 

Seguì Leslie al centro della pista tenendola per mano. Si fermarono voltandosi l'una verso l'altra sorridendo come delle idiote. Si, forse era proprio l'alcool che stava agendo su di loro. Leslie appoggiò una mano sul fianco della ragazza mentre con l'altra strinse la mano posizionandola all'altezza della spalla piegando il braccio verso l'alto. Lauren appoggiò la sua mano libera sulla spalla di Leslie e cominciarono a ballare seguendo il ritmo della musica continuando a sorridersi. Leslie le fece fare una giravolta per poi farla finire tra le sue braccia e concludere con un casquè. Quando ritornarono a faccia a faccia cominciarono a ridere. Continuarono a ballare guardandosi e Leslie pronunciò cantando alcune parole della canzone, sorridendo mentre si rivolgeva a lei.

“But I do know that I love you,

And I know that if you love me, too,

What a wonderful world this would be”.

E in quel momento il sorriso scomparve dal volto di Lauren, mentre continuavano a ballare.

 

Portland

Shonei continuava a guidare lanciando ogni tanto un’occhiata a Max che se ne stava in silenzio appoggiata con la testa contro il finestrino. Si stava innervosendo per la sua reazione. Dopotutto voleva semplicemente aprirle gli occhi su qualcosa di importante che ancora non comprendeva di sé stessa. Aveva messo in conto che potesse arrabbiarsi, ma sembrava anche piuttosto destabilizzata. Non sapeva cosa fare per rimediare, ma non poteva lasciare le cose in quello stato. Si maledì mentalmente per avere osato tanto, mandandola letteralmente in crisi.

“Ascolta Max, mi dispiace ok?! Cazzo, se avessi saputo che l’avresti presa in questo modo, non lo avrei mai fatto!”

Max continuò a rimanere in silenzio senza guardarla.

“Non dovresti prenderla in questo modo! Lo so che adesso che abbiamo aperto il vaso di Pandora, tu ti senta un po’ persa! Però vedrai che da adesso in poi le cose non potranno fare altro che migliorare, te lo posso assicurare!”

Nonostante i suoi discorsi non riuscì a ottenere nessuna reazione da parte sua e perse un po’ le staffe.

“Dannazione Max, la tua è semplice negazione! Non vuoi accettare la verità! Dì qualcosa cazzo! Mandami pure al diavolo ma fai qualcosa!”

Max rimase completamente impassibile alle sue provocazioni.

 

 

Nel frattempo Chloe ricevette una telefonata di Asher per rassicurarla che Jeremy fosse fuori pericolo! Aveva un braccio rotto e qualche escoriazione, ma fortunatamente nulla di grave. Quando chiuse la chiamata restò a guardare per qualche istante il telefono chiedendosi se fosse il caso di chiamare Shonei.

“Che succede?” le chiede Steph avvicinandosi.

“Ha chiamato Asher, Jeremy sta bene”.

“Oh grazie a Dio, ormai temevo il peggio!”

Chloe continuò a guardare il telefono suscitando la curiosità dell'amica.

“Cosa c'è adesso? Stai pensando a Max? Sono sicura che capisca la situazione”.

“Stavo pensando di chiamare Shonei per sapere come procede la serata”.

“In che senso?”

“Ho detto a Shonei di uscire con Max al mio posto”.

“Cosa?!”

“Praticamente le ho dato buca! Cosa avrei dovuto fare?! Almeno uscendo con Shon non penserà alla bidonata che le ho fatto!”

“Tu sei completamente fuori di testa amica mia!”

“Perché?!”

“Perché è davvero una cazzata quella che hai fatto! Come puoi farti sostituire da Shonei?! Tu sei tu e Shon è Shon! E poi sai bene lei com'è fatta!”

“Stai insinuando qualcosa per caso?! Parla chiaro!”

“Ok, sarò del tutto sincera con te!”

“Era ora!”

“Era ora?! Io sono sempre stata sincera con te! Ma torniamo a Shon! Apprezzo davvero tanto l'aiuto che ti ha dato, dico sul serio! Anzi, ti dirò di più, mi ha anche sorpresa! Però adesso che tu e Max avete la possibilità di riconciliarvi, lei dovrebbe farsi un po' da parte! Non credi?!”

“Ma loro sono amiche e tu ti stai preoccupando troppo!”

“Se lo dici tu! Fai come credi! Però ti sto soltanto dicendo di non concederle più tempo del dovuto da passare con Max!”

“Cosa pensi possa succedere?!”

Steph la guardò senza rispondere e si allontanò tornando a lavoro. Chloe si allontanò dalla sua postazione uscendo dal retro per contattare Shonei. Le parole di Steph non avevano avuto un bel effetto su di lei.

 

Shonei prese il telefono che squillava. “Oh cazzo, ci mancava solo questa adesso! Max, è Chloe! Ora non so perché sta chiamando ma se... insomma... credo che questa cosa debba restare tra noi, ok?!”

Max continuò a ignorarla. Shonei scosse la testa e rispose al telefono. “Ehi Chloe!”

“Ciao Shon, senti ho chiamato per sapere come procede la situazione”.

“Ehm... la situazione?”

“Si, Max è ancora con te?”

“Ah, sì certo è con me”.

“È tutto apposto Shon?”

“Si, va tutto alla grande”.

“Dove siete adesso?”

“In macchina”.

“E dove state andando?”

“A dire il vero la sto accompagnando a casa”.

“Ah bene! Cioè, voglio dire... ok”.

Rimasero in silenzio mentre Max ascoltava la loro conversazione senza muovere un muscolo.

“Dimmi la verità Shon, quanto è arrabbiata con me?”

Shonei guardò Max prima di rispondere. “No tranquilla, non è arrabbiata” rispose mentendo.

“Pensi di potermela passare al telefono per un attimo?”

“Cosa?! È proprio necessario?!”

“Ci sono problemi?! Per caso pensi che non vorrebbe parlare con me?!”

“No tranquilla, ora te la passo!” rispose Shonei allontanando il telefono. Poi abbassò la voce rivolgendosi a Max. “Vuole parlare con te! Per favore Max, parlale altrimenti penserà sia successo qualcosa! Mi stai ascoltando?!”

 

Chloe nel frattempo in attesa dall’altra parte del telefono si stava chiedendo perché mai ci stesse mettendo così tanto per passarle il telefono.

Max a quel punto si voltò a guardarla tendendo una mano per farsi consegnare il telefono. Shonei la guardò con sospetto passandole il telefono. Appena Max afferrò il telefono sorridendo come se avesse intenzione di vendicarsi in qualche modo. Shonei iniziò seriamente a preoccuparsi. Max appoggiò il telefono all'orecchio continuando a guardare Shonei.

“Chloe!”

“Ehi Max... ciao! Volevo scusarmi per oggi!”

“Non preoccuparti, Shon mi ha informata su tutto quanto!”

“Spero avremo altre occasioni per vederci!”

“Certo!”

Chloe comprese dal tono di voce della ragazza che non era di buon umore. “Va tutto bene Max?!”

“Si!”

Chloe non credette alla sua bugia. Però non prese in minimamente in considerazione che potesse essere successo qualcosa con Shon. E attribuì il suo stato d'animo a sé stessa, per averle dato buca. Non avrebbe mai potuto immaginare cosa ci fosse realmente sotto. “Ok, allora per te va bene se ti chiamo domani?!”

“Si, va bene!”

“Ok, allora ci sentiamo domani!”

“Si!”

“Potresti ripassarmi Shonei?!”

“Te la passo subito!”

Passò il telefono a Shonei ritornando ad appoggiare la testa contro il finestrino.

“Dimmi Chloe!”

“Sicura che non sia arrabbiata?!”

“Ehm... beh... io credo di no!” mentì Shonei guardando Max. “Non preoccuparti ok?!”

Chloe sospirò. “Ok, adesso devo tornare a lavoro. Fatti vedere domani”.

“Certamente, a domani Chloe” disse Shonei chiudendo la chiamata sospirando. Si sentiva sollevata che Max non avesse rivelato nulla di quanto fosse successo. Però questo non escludeva la possibilità che un giorno sarebbe saltata fuori la verità.

 

New York

Finalmente Leslie e Lauren decisero che era ora di rientrare anche perché la lucidità di entrambe iniziava a offuscarsi, soprattutto quella di Lauren. Durante il tragitto continuarono a ridere raccontando aneddoti sulle loro rispettive vite.

“È stato davvero imbarazzante! Insomma, il tuo ragazzo so spoglia e scopri che indossa dei boxer con degli orsacchiotti! Ho fatto davvero fatica a trattenermi dal ridergli in faccia! Cazzo, chi diavolo indossa quella roba?! È praticamente un anti sesso! Ho cercato di lasciarmi andare ma è stato davvero impossibile! Poi lui era così impacciato e goffo che non sapevo nemmeno lui che diavolo stesse cercando di fare! Tra me e lui, non ero di certo io l’esperta! Diamine era la mia prima volta! Lui invece di mettermi a mio agio, ha reso tutto ancora più complicato, tanto che alla fine mi sono tirata indietro! Giuro che sono letteralmente scappata!” disse Lauren sbellicandosi dalle risate al ricordo.

“Quindi non è stata la tua prima volta, perché non è successo nulla!”

“Oddio no! Non sarei mai andata a letto con lui!”

“Scommetto che quegli orsacchiotti ti tormentano ancora oggi nei tuoi peggiori incubi!” disse Leslie ridendo.

“Non puoi nemmeno immaginare!”

Continuarono a ridere senza riuscire a fermarsi. Poi Lauren chiese: “Ora tocca a te raccontarmi la tua prima volta!”

“Ma quella che mi hai raccontato tu non è stata la tua prima volta! Non ci sei andata a letto!”

“Fa lo stesso!”

“Ok, se proprio insisti! La mia prima volta è stata con una ragazza che frequentava il mio stesso collage! Era fidanzata da tempo con un tipo molto popolare tra le ragazze! Il classico spaccone belloccio a cui tutte non sapevano dire di no! Lei era davvero stupenda, era davvero troppo per lui! Non dimenticherò mai quando l'ho vista la prima volta!”

“Lei era completamente etero?!”

“Si, ma era anche ubriaca! Aspetta, lasciami finire! Allora, una sera ero a una festa con degli amici! C'era anche lei con il suo Big Jim! I due avevano litigato furiosamente! Questo lo so questo perché non avevo fatto altro che tenerle gli occhi puntati addosso per tutta la sera! Lei aveva iniziato a bere come se non ci fosse un domani, mentre lo stronzo se la spassava con altre ragazze per farla ingelosire! Inutile dire che ci è riuscito alla grande, perché lei era furibonda! A un certo punto la vedo uscire di corsa per non assistere a tutto quello spettacolino di pessimo gusto! Io ho deciso di seguirla fuori senza pensarci! Da premettere che non ci eravamo mai parlate prima!”

“Cosa è successo dopo?!”

“Lei era appoggiata a una macchina ferma nel parcheggio e io l'ho avvicinata! Le ho offerto una sigaretta e abbiamo cominciato a parlare! Beh, a dire il vero è stata più lei a parlare! Si è sfogata con me per via del suo ragazzo! Non voleva chiedere a quello stronzo di riaccompagnarla a casa, così mi sono offerta io! Abbiamo fatto prima un giro in macchina e quando l'ho riaccompagnata a casa sua, mi ha chiesto di entrare! I suoi non erano in casa e sarebbero tornati il giorno dopo nel pomeriggio! Così ho accettato e finiamo diritte in camera sua! Il resto è storia!”

“Tutto qua?!”

“Beh, cosa ti aspettavi?!”

“Non è divertente!”

“Vuoi che ti racconti i particolari di come mi ha legata a letto?! Di come abbiamo continuato a farlo per ore?! O magari vuoi sapere di quanto i suoi genitori sono entrati di colpo in camera sorprendendoci a fare sesso?!”

“Oh cazzo!”

“Si, sono rientrati prima del previsto!”

“E cosa è successo dopo?!”

Leslie si voltò verso di lei e disse seria: “Mi sono svegliata!”

“Come svegliata?! Ma non stavate dormendo!”

“Lei no ma io sì! E che risveglio! Mi sono svegliata con mia madre che mi urlava nelle orecchie di buttarmi giù dal letto! Stavo per fare tardi!” disse ridendo.

“Era soltanto un sogno?!”

“Ebbene sì! Tu non mi hai raccontato la tua prima volta e quindi perché dovrei farlo io?!”

“Vaffanculo!” disse Lauren ridendo dandole una spinta sul braccio.

“Comunque non era tutto falso quello che ho detto! Solo che per lei io non esistevo!”

“La festa?”

“Si, c’è stata e lei era incazzata con il suo ragazzo, ma io non l’ho mai avvicinata!”

“Strano, di solito non prendi l’iniziativa!” disse Lauren provocandola.

“Solo quando c’è terreno fertile!” rispose Leslie guardandola affinchè capisse.

“Quindi io sono terreno fertile perché mi piacciono le donne!”

“Lo hai detto tum non io!”

“Pff!” sbuffò Lauren.

 “La mia prima volta non è stata un granché!” disse Leslie.

“Nemmeno la mia! Penso che ci siano troppe aspettative!”

“Lo credo anche io! Senti... per caso ti va di... venire un po' a casa mia?!”

“Leslie, potresti almeno cercare di nascondere il tuo vano tentativo di portarmi a letto?!” chiese ridendo.

“Ti sbagli, voglio soltanto offrirti l'ultimo bicchiere della staffa!”

Lauren continuò a ridere ancora di più. “Non sono così ingenua da cascarci, anche perché è la tattica che utilizzo io!”

Leslie la guardò corrucciata. “Ah, è così che rimorchi?!”

“Ebbene sì!”

“Beh, complimenti! Di solito con me non funziona quindi no, la mia non è affatto una tattica! È solo che domani parto!”

“Anche questa non la bevo!”

“È per lavoro! Vorrei che fosse una cazzata ma non lo è!”

“E quando torni?!”

“Per caso sentirai la mia mancanza?!” chiese Leslie ridacchiando.

Lauren non rispose ma effettivamente la notizia non era particolarmente bella per lei.

“Comunque torno tra qualche giorno credo! E ovviamente spero di trovarti ancora qui al mio ritorno. Perché ci vedremo ancora, vero?!”

Non arrivando nessuna risposta, Leslie si voltò verso di lei. Lauren teneva la testa appoggiata all'indietro con gli occhi chiusi. Sembrava essersi addormentata. Sorrise vedendo come gli effetti dell'alcool avevano già fatto presa su di lei. Preferì non svegliarla continuando a guidare per riaccompagnarla in albergo.

 

Portland

Shonei fermò l'auto. Max stava per scendere immediatamente dall'auto senza nemmeno salutarla. Così Shonei l'afferrò per un braccio bloccandola. “Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto?!”

Max cercò di liberarsi dalla sua presa senza riuscirci. “Lasciami andare immediatamente Shon!”

“Ok, lo faccio però prima toglimi una curiosità! Sei incazzata più con me o con te stessa per avermi permesso di fare ciò che infondo desideravi anche tu?! Perché credimi Max, tu lo volevi molto più di me! Quindi puoi avercela con me quanto ti pare, ma devi ammettere che quello che è successo ti è piaciuto! Adesso hai soltanto paura di ammetterlo!”

“Bene allora, sarai contenta adesso!” disse Max con voce tremante riuscendo a liberarsi dalla sua presa. Entrò immediatamente nell'edificio mentre Shonei metteva in moto l'auto, allontanandosi facendo stridere le ruote sull'asfalto.

Quando Max entrò nell'appartamento, Victoria e Kate erano sedute sul divano davanti al televisore in procinto di guardare l’ennesimo film, con una ciotola gigante piena di popcorn.

“Max, sei già tornata? Pensavo saresti rientrata più tardi” disse Kate.

“Beh poco male. Anche se è un po’ tardi, che ne dici di unirti a noi per vedere questo film? È da tanto che volevo vederlo. Eccolo guarda, sta per iniziare” disse Victoria entusiasta.

Max non disse nulla dirigendosi verso la sua stanza. La sua espressione non prometteva nulla di buono e le sue amiche si guardarono confuse ma soprattutto preoccupate. Max dopo essere entrata nella sua stanza, chiuse la porta e si buttò sul letto a pancia in giù appoggiando la testa su un braccio coprendosi gli occhi. In quel momento Kate bussò alla porta. “Max, possiamo entrare un attimo?”

Le ragazze attesero una risposta che non arrivò. Stufa di quella situazione Victoria afferrò la maniglia della porta per entrare, ma Kate la bloccò con una mano afferrandola per un braccio.

“Non puoi farlo se lei non vuole!” disse Kate bisbigliando.

“Ah no?! Stai a guardare!” rispose Victoria sottovoce. Poi alzò la voce per farsi ascoltare dalla sua amica in camera. “Max, stiamo entrando!”

Quando entrarono in stanza videro Max ferma nella posizione che aveva assunto appena entrata. Non alzò la testa, non si mosse di mezzo centimetro e non disse nulla. Le due amiche si guardarono tra loro ancora più confuse, chiedendosi che cosa fosse successo di così grave. Si sedettero sul letto accanto alla loro amica, chi da un lato chi dall’altro. Kate le appoggiò una mano sulla schiena chinandosi in avanti per guardare Max, ma non era possibile perché lei continuava a tenere il volto coperto dal braccio.

“Max, cosa è successo?! Ti prego di qualcosa?!”

“Niente!” rispose Max con filo di voce.

“Sai che con noi puoi parlare! Puoi dirci qualsiasi cosa!”

Victoria immaginando che si trattasse di Chloe disse: “Ci avrei scommesso che sarebbe finita così! Lo sapevo che non era una buona idea uscire con lei! Cazzo, giuro che quando la vedo...”

“Non ero con Chloe!” disse Max cercando di trattenere le lacrime a stento.

“Cosa?! E con chi diavolo sei stata fino ad ora?!” chiese Victoria.

“Non sono uscita con Chloe!” ribadì Max.

“Lo stai dicendo solo per difenderla, ma ti assicuro che non serve a nulla! Appena la vedo...”

“Maledizione ero con Shon!” disse Max alzando la voce.

Le ragazze spalancarono gli occhi sorprese.

“Shon?! Ma non dovevi uscire con Chloe?!” chiese Kate.

“C'è stato un contrattempo! C'è stato...” disse cominciando a piangere con i pensieri che le affollavano la mente.

“Ehi, dicci cosa è successo!” disse Kate continuando ad accarezzare la schiena di Max.

 

 

Vorrei tanto parlarvene ma non posso. Non posso perché non so nemmeno io che diavolo mi sta succedendo. Come posso guardarvi negli occhi e dirvi cosa è successo? Cosa pensereste di me? E soprattutto tu Kate, come potresti accettare una cosa del genere se nemmeno io ci riesco? Con quali occhi mi guarderesti da oggi in poi? Io non voglio e non posso permettermi di perdere la tua amicizia.

 

 

Ripensando al bacio cominciò a piangere più forte. Le due amiche non poterono fare altro che starle vicino in silenzio per confortarla. Victoria nel frattempo meditava vendetta verso Shonei. Dopottutto non si era mai fidata di lei. Non sapeva ancora come, ma gliela avrebbe fatta pagare cara.

 

 

Shonei bussò alla porta dell'appartamento che ormai per lei stava diventando sempre più un'abitudine. Ashley aprì la porta facendola entrare. Non appena chiuse la porta Shonei si fiondò tra le sue braccia stringendola più forte che poteva. La ragazza sorpresa da quell'abbraccio la allontanò leggermente guardandola con preoccupazione. “Shonei che sta succedendo?! Che hai?!”

Shonei le afferrò il viso tra le mani e cominciò a baciarla. Ashley cercò di allontanarla ancora una volta per chiederle spiegazioni ma non ci riuscì. Così si lasciò andare al volere della ragazza.

 

 

Chloe tornò a casa sfinita e demoralizzata per la mancata uscita con Max. Certo, era felice di sapere che Jeremy stesse bene. Che Asher l'avesse chiamata per chiedergli aiuto. Così magari ci avrebbe ripensato di farla restare a casa. Eppure nonostante tutto non riusciva a trovare consolazione. Continuava a pensare a Max e al modo in cui le aveva risposto al telefono. Il timore che potesse andare tutto in malora, era più forte che mai.

 

New York

Leslie parcheggiò l'auto mentre l'altra continuava a dormire.

“Lauren! Lauren svegliati!” disse Leslie scuotendo piano la ragazza tenendole una mano sulla spalla.  Lauren si voltò verso di lei cercando di aprire gli occhi.

“È già mattino?” biascicò Lauren.

Leslie rise scuotendo la testa. “Certo che sei proprio andata eh? Ti sei addormentata. Eri così serena che non ho voluto svegliarti”.

“Scusa, sarà la stanchezza”.

“Vuoi dire l'alcool”.

“No, lo reggo bene. È solo stanchezza”.

“E alcool” aggiunse Leslie.

“Ok, si... forse è anche quello” disse Lauren ricominciando a ridere.

“Meno male che lo reggi bene, pensa se fosse il contrario. Siamo arrivate al tuo albergo”.

“Bene... allora io vado e grazie per... per la serata”.

“Grazie a te”.

Lauren cercò di aprire lo sportello non riuscendoci.

“Oookey, forse è il caso che ti aiuti io!”

“No, no, ce la faccio. Dammi solo... ma perché non si apre?”

“Perché quello è il bracciolo della portiera dell'auto” disse Leslie ridendo.

“Ah, ok... allora... credo che dovrò rivalutare un po' la mia affermazione sull'alcool” disse Lauren ridendo.

“Sono completamente d'accordo con te, anche perché i fatti dimostrano il contrario di ciò che hai detto. Ok dai, ti aiuto io”.

Leslie scese dal mezzo andando ad aprirle lo sportello. Lauren riuscì finalmente dall'auto non senza qualche difficoltà.

“Credi di farcela a raggiungere il tuo appartamento?”

“Certo, ci riesco”.

“Lascia perdere. Ti accompagno io”.

“Ma no, tranquilla ce l'ha faccio, buonanotte” disse Lauren cominciando a camminare con passo instabile verso l'ingresso dell'albergo. Leslie tornò in auto per prendere le chiavi e chiuderla. Raggiunse velocemente la ragazza tenendola per un braccio.

“Cosa fai?”

“Ti accompagno di sopra. Finché sei con me sei una mia responsabilità. Se ti succede qualcosa mio padre mi sventra”.

“Se proprio insisti”.

“Si insisto”.

Entrarono nell'albergo raggiungendo la reception. Il portiere le porse subito le chiavi. “Ecco a lei”.

“Grazie, che servizio impeccabile” disse ironicamente Lauren ricominciando a ridere.

Leslie per quanto trovasse tutto molto divertente, si sentì terribilmente in imbarazzo quando chiese al portiere su che piano si trovasse la stanza. La sua risata attirò su di loro lo sguardo di alcuni ospiti dell'albergo in procinto di uscire. Lauren guardò la donna accompagnata dal suo uomo, indicando la borsa. “Mi piace la tua borsa. Hai davvero buon gusto”.

Leslie la trascinò con sé infilandosi nell'ascensore. Quando raggiunsero il piano si diressero a passo lento verso l'appartamento. Una volta giunte davanti alla porta, Lauren cercò con qualche difficoltà le chiavi che aveva messo in borsa subito dopo averle ricevute dal portiere. Quando finalmente riuscì a trovarle tentò di aprire la porta invano. Così Leslie prese le chiavi dalle sue mani. “Ci penso io, altrimenti credo che finirai per dormire in corridoio”.

Aprì la porta accendendo la luce e aiutò Lauren a entrare mettendole un braccio sui fianchi. Appena entrate Leslie la lasciò appoggiando la chiave sul mobile affianco alla porta. “A quanto pare Daisy non è ancora rientrata. Chissà, forse ho vinto la scommessa”.

“Non ti illudere".

“Bene, adesso è il caso che io vada. Pensi di riuscire a cavartela da sola adesso?”

“Ehm... sì certo...” rispose la ragazza passandosi in modo maldestro una mano tra i capelli scompigliandoli. Era completamente stordita e faceva fatica a tenere gli occhi aperti.

“Beh... allora io vado, buonanotte Lauren” disse Leslie voltandosi per andare via afferrando la maniglia della porta.

“Buonanotte e grazie per avermi...” disse Lauren seguendola, ma barcollando perse l'equilibrio finendo addosso a Leslie che l'afferrò giusto in tempo. Leslie finì con le spalle alla porta dell'appartamento che si richiuse. “Ehi, fai attenzione!” disse Leslie tenendola per non farla cadere.

“Scusa... sono questi maledetti tacchi...” disse Lauren tenendosi a lei.

Continuarono a rimanere ferme in quella posizione guardandosi. Lauren spostò il suo sguardo sulle labbra quelle di Leslie, la quale fece lo stesso. In un attimo si ritrovarono a stringersi e baciarsi. Lauren passò una mano tra o suoi capelli attirandola per approfondire il bacio. Le cose stavano prendendo una brutta piega, non che a Leslie dispiacesse. Dopotutto era quello che aveva sempre voluto sin dal loro primo incontro. Però nonostante tutto cercò di fermare quella situazione che stava sfuggendo di mano a entrambe. Leslie cercò di parlare allontanandola leggermente. “Lauren... aspetta...”

Lauren continuò a baciarla non dandole il tempo di finire.

“Lauren...”

“Sta zitta...” disse Lauren prendendo un attimo di respiro lanciandosi ancora sulle sue labbra.

“E va bene allora” disse Leslie stringendola a sé rispondendo al bacio con più intensità. Camminarono continuando a baciarsi e finirono contro la porta della stanza di Lauren. Leslie l'aprì spingendosi all'interno con Lauren che si sfilava le scarpe camminando cercando di non cadere nel frattempo. Arrivarono al bordo del letto dove Lauren si sedette mentre Leslie era in piedi davanti a lei. Lauren cominciò a sganciarle la cintura e sbottonarle i pantaloni. Leslie spinse la ragazza per farla stendere e si sdraiò completamente su di lei baciandola. Fece scorrere una mano lungo tutto il corpo fermandola sotto il vestito, toccandola nella parte più intima di lei. La baciò sul collo mentre Lauren cominciava ad ansimare chiudendo gli occhi. Poi, forse per un breve attimo di lucidità, riaprì gli occhi guardando il soffitto. Un unico pensiero le passò per la testa. Leslie che stava continuando a torturarle il collo con i suoi baci, sentì Lauren singhiozzare. Si fermò alzando la testa per guardarla. Stava piangendo.

"Lauren!"

Lauren si portò le mani tra i capelli mentre piangeva. "Io non posso... non posso..."

Leslie ricordò la conversione avuta con Christopher il giorno prima.

 

“Leslie, lei ha una ragazza!”

“Chi se ne frega della sua ragazza! Non mi posso preoccupare di una persona che nemmeno conosco!”

 

Era vero quanto aveva detto. Non le importava assolutamente nulla di Chloe e del fatto che avrebbe potuto soffrire. Però anche se non conosceva Chloe, conosceva Lauren. Il senso di colpa l'avrebbe completamente distrutta e non poteva permettere che succedesse. Non a causa sua. Appoggiò una mano sul viso di Lauren accarezzandola. "Se solo ti avessi conosciuta prima".

"Non posso..." continuava a dire Lauren piangendo.

"Non è successo niente Lauren, non devi preoccuparti di nulla. Mi auguro solo che la tua ragazza sappia quanto è fortunata. Soprattutto che ti meriti davvero e non ti dia mai per scontata".

Leslie si avvicinò per darle un bacio sulla fronte e si alzò dal letto. Si risistemò i pantaloni guardando Lauren che non riusciva a smettere di piangere. Forse il senso di colpa aveva comunque colto nel segno. "Io vado Lauren..." disse la ragazza non sapendo cos'altro aggiungere. L'indomani sarebbe partita e dopo quello che era appena successo, chissà se si sarebbero riviste ancora. Uscì dalla stanza chiudendo la porta lasciando Lauren a piangere.

 

 

                                                                            Continua…

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Capitolo 20
*** Consapevolezza ***


“Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé, senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di sé stessi”.

 

                                 (Arthur Schopenhauer)

 


New York

Mercoledì 19 luglio 2017

Daisy guardò l'orologio al suo polso e si diresse verso la stanza di Lauren. Credeva stesse ancora dormendo rischiando di fare tardi al corso. Bussò alla porta ed entrando in stanza vide la ragazza intenta a preparare i bagagli.

“Lauren, ma che diavolo stai facendo?!”

“I bagagli!”

“Questo lo vedo ma per quale motivo?!”

“Vado via!”

“Cosa?! E dove vai?!”

“Me ne ritorno a Portland!”

“E il corso?!”

“Al diavolo il corso! Lo sapevo che mi avrebbe creato solo problemi venire qui!”

“E come farai con l’aggiornamento?!”

“Troverò altri corsi più vicini a Portland!”

Daisy notò il suo aspetto completamente stravolto dal trucco colato sul viso, i capelli scompigliati e gli occhi gonfi e rossi. Era inevitabile pensare che avesse passato un brutto momento.

“Lauren, che è successo?!” chiese la donna preoccupata.

Lauren continuò a preparare le valigie velocemente. A quel punto la donna si avvicinò afferrandola per le spalle facendola voltare nella sua direzione. “Lauren, spiegami immediatamente cosa è successo!”

La ragazza cercò invano di continuare a fare i bagagli, ma Daisy la costrinse a guardarla e alla fine scoppiò a piangere. Si sedette sul bordo del letto appoggiando i gomiti sulle gambe e portandosi le mani tra i capelli.

“Dio mio Lauren… così mi fai preoccupare!”

“Io... non volevo che succedesse nulla... io non volevo ma...”

“Di che stai parlando?!”

“Leslie!” disse la ragazza guardandola.

“Oddio! Cosa è successo?!”

Lauren non rispose e la donna iniziò a intuire di cosa potesse trattarsi.

“Ti prego non dirmi che...”

“No! Cioè sì... ma no!”

“Lauren...”

“L'ho baciata e stavamo per... per spingerci oltre… io devo andarmene da qui!”

“Adesso fai un respiro e calmati, ok?!”

“Come faccio a calmarmi! Mi sento così… disonesta! Ho tradito Chloe!”

“No, non è così!”

“Si invece!”

“Ci sei andata a letto?!”

“No, ma stava per succedere!”

“E allora non è successo!”

“Ma cosa... io non... quando lo dirò a Chloe lei mi odierà e mi lascerà!”

“No, non lo farà!” disse la donna sedendosi accanto a lei.

“Si invece! Lei in passato si è già sentita tradita così tante volte e io adesso...”

“Lei non sa cosa è successo!”

“Non ancora ma quando...”

“No Lauren, lei non lo saprà perché tu non glielo dirai!” disse la donna con fermezza lasciando Lauren senza parole.

“Io devo...”

“No, non devi! Ascoltami bene Lauren!” disse prendendole le mani e guardandola negli occhi. “Tra te e Leslie non è successo nulla!”

“Ma...”

“Sicuramente ieri avete bevuto un bicchiere di troppo! Anche se vi siete baciate non significa nulla e non vi siete spinte oltre! Se sei così convinta che scoprendo la verità, Chloe possa lasciarti allora non devi dirle nulla! Non puoi compromettere una storia importante per una bravata da niente, solo perché hai alzato un po' il gomito!”

“Ma io non posso nasconderle una cosa del genere!”

“Allora perderai Chloe! Lauren, qualsiasi cosa sia successa tra te e Leslie era insignificante! Ma Chloe per te è importante, quindi devi agire per il bene di tutti! Se riveli questa cosa metterai in crisi lei, te e il vostro rapporto! Capisco che adesso tu ti senta in colpa! Ti senti in dovere di essere del tutto sincera con lei ma non puoi! A volte la cosa più giusta da fare, non si rivela essere quella più onesta!”

“Ma come fai a dire che...”

“Lauren, da quello che dici è chiaro che Chloe non la prenderebbe affatto bene! Se le dici la verità è finita! Se non lo fai, accettando che questo sbaglio possa fare male soltanto a te invece che entrambe, allora la vostra storia proseguirà! Prendi questo dolore come penitenza ed elimina il tuo senso di colpa se vuoi! Ma non permettere che un semplice errore distrugga tutto quello che hai costruito con lei!”

Lauren rimase a riflettere per qualche istante sulle parole della donna. “Dovrei mentirle?!”

“No, dovrai semplicemente evitare di dirle cosa è successo! Tutto qua! Dovrai fingere che non sia mai successo nulla! Soprattutto devi restare qui perché se torni adesso desterai dei sospetti! Non sei nelle condizioni di riuscire a omettere qualcosa che ti sta facendo male e che è appena successo! Hai bisogno di un po' di tempo per metabolizzare il tutto!”

“Io non so se ce la faccio!”

“Cosa è più sopportabile per te?! Il senso di colpa o perdere Chloe?!”

A quel punto Lauren non disse più nulla. Si sentiva male all'idea di quello che era successo con Leslie. E si sentiva in colpa verso Chloe. Ma ciò che le stava consigliando la donna, per quanto potesse essere sbagliato, era la cosa giusta da fare per salvare la sua relazione. Ci teneva troppo alla sua ragazza per rinunciarci. Erano stati proprio i suoi sentimenti verso Chloe a farla desistere dal commettere l'errore più grande della sua vita.

 

                                                                        ***

 

Portland

Shonei era seduta a tavola davanti a una tazza di caffè con lo sguardo perso nel vuoto. Ashley la raggiunse versandosi del caffè in una tazza. Si sedette davanti a lei osservandola attentamente. “Mi dirai mai cosa sta succedendo?”

Shonei la guardò rimanendo in silenzio ridestandosi dai suoi pensieri.

“Ieri sembravi così strana” continuò Ashley.

Ancora silenzio.

“Ok, se proprio non ti va di parlarne per me va più che bene” disse Ashley esausta di non riuscire a tirarle fuori mai nulla.

“A volte mi chiedo perché io continui a venire da te” disse a un tratto Shonei non proprio rivolta ad Ashley.

Fu il turno di Ashley di restare in silenzio.

Dopo qualche istante Shonei si rivolse direttamente a lei. “Tu stai con Jeffrey e quando tornerà quello che è successo fino ad ora tra noi, svanirà come se nulla fosse. Lo so che non posso aspettarmi niente da te, ma nonostante questo io continuo a cercarti. E la cosa che più mi confonde è che io continuo a trovarti”.

Ashley abbassò la testa guardando la sua tazza di caffè per evitare il suo sguardo.

Shonei si alzò tornando nella stanza da letto per finire di rivestirsi. Poi tornò da Ashley le diede un bacio sulla fronte e si diresse verso la porta dell'appartamento. Si fermò con la mano sulla maniglia voltandosi verso di lei. “Ti andrebbe di uscire stasera?”

“Uscire?”

“Si, uscire insieme. Sai, come fanno i comuni mortali. Una volta lo facevamo, ricordi? Insomma, non possiamo continuare a vederci così. L'unica cosa che facciamo è...” disse Shonei bloccandosi sospirando. “Sono un po’ stufa”.

Ashley annuì scettica. “Tu stufa? Ma se sei venuta tu da me”.

“Si è vero questo, però non mi lasci altra scelta”.

“E questo cosa dovrebbe significare?”

“Significa che vorrei poter fare altro con te ma è praticamente impossibile. Sei uscita con le tue amiche e a me sta bene. Però gradirei che lo facessi anche con me. Non voglio essere quella che ti porti a letto perché non c'è il tuo principe azzurro. Una volta ci divertivamo insieme anche in altri modi. Allora, ti va?”

Shonei rimase in silenzio aspettando una risposta.

“Ok, se vuoi...”

“Lo voglio” la interruppe Shonei. “Passo a prenderti stasera”.

“Ok, va bene”.

“Allora ci vediamo” disse la ragazza uscendo dall’appartamento.

“Ciao” rispose Ashley sospirando.

 

                                                                     ***

 

Steph e Chloe erano al Paradise quando sopraggiunse Asher avvicinandosi a loro. “Buongiorno ragazze”.

“Buongiorno Asher”.

“Mi dispiace tanto per ieri sera Chloe. Non ti avrei mai chiamata se non fosse stato urgente”.

“Ma stai scherzando? Asher è tutto ok. L'importante è che Jeremy stia bene. Se vuoi stare con lui io posso rimanere qui...”

“No tranquilla, lo hanno dimesso subito dall’ospedale. Adesso è a casa ed Evelyn si è presa qualche giorno per stare con lui. Quindi è tutto sotto controllo e tu puoi tornare a casa”.

Steph e Chloe si guardarono con preoccupazione.

“In che senso... tornare a casa?” chiese Chloe anche se sapeva bene qual era la situazione.

“Credevo che ne avessimo già parlato. Hai bisogno di staccare per un po'. Prenditi qualche giorno, ti farà bene” disse Asher dandole un colpo sul braccio per poi allontanarsi.

“Cazzo, questa non ci voleva” disse Steph.

“Già…”

Chloe guardò verso l’ingresso del locale vedendo Ian entrare con un sorriso a trentadue denti.

“Merda, ma già è tornato?” chiese Steph infastidita.

Il ragazzo si diresse verso di loro. “Buongiorno colleghe”.

“Non avevi qualche giorno libero?” chiese Steph.

“Infatti, ma Asher mi ha chiamato per spiegarmi la situazione”.

Poi si rivolse esclusivamente a Chloe. “Non devi preoccuparti Chloe, puoi stare a riposo per tutto il tempo che ti occorre. Mi occuperò io di tutto in tua assenza”.

“Cosa? Sarai tu a sostituirla?” chiese Steph sbarrando gli occhi.

“Ebbene sì Steph, ora prenderai ordini da me” disse Ian guardando la ragazza soddisfatto. “Inizia a farci l’abitudine, perché credo che molto presto potrebbero esserci dei cambiamenti qui dentro”.

Poi aggiunse sempre rivolta alla ragazza però guardando Chloe: “Devi ringraziare la tua amica per questo e soprattutto la sua incapacità di lavorare”.

Chloe strinse i pugni dalla rabbia trattenendosi dal prenderlo a pugni per levargli una volta per tutte quel sorriso compiaciuto dalla sua faccia. Ian si allontanò lasciando le ragazze per mettersi a lavoro.

“Ma Emily non era la seconda scelta di Asher oltre a te? Perché diavolo sarà lui a sostituirti?”

“Non lo so ma siamo nella merda”.

 

                                                                   ***

 

Max arrivò allo studio fotografico con qualche minuto di anticipo. Trovò come di consueto la segretaria alla scrivania che la salutò chiedendole se stesse bene, visto l'assenza del giorno prima. La ragazza le assicurò di stare bene e si diresse verso l'ufficio. Ellis ancora non arrivava e quindi si sedette sulla sedia davanti al suo laptop, trascorrendo il tempo a rimuginare su quanto successo la sera prima. Ormai non faceva altro che pensarci. Nemmeno tenendosi impegnata riusciva a rimuovere dalla sua mente l'immagine di Shonei che la baciava. Ma quello che la turbava più di tutto, era ciò che le aveva trasmesso quel contatto. Poteva negare all'infinito di essere attratta dalla ragazza. Poteva anche riuscire a convincere Shonei che si stesse sbagliando su di lei, che aveva frainteso tutto quanto. Ma era davvero così? Ovviamente no, perché lei conosceva la verità. Sapeva quali sensazioni le aveva trasmesso quel bacio. La mente a volte può giocare brutti scherzi, ma il corpo non mente. Invia dei chiari segnali. Il brivido che aveva percepito tra le braccia di Shonei era reale. Se chiudeva gli occhi, riusciva anche a rivivere le stesse sensazioni provate in quel momento. Ed è esattamente così che la trovò Ellis quando entrò nell'ufficio, con gli occhi chiusi appoggiata allo schienale della sedia.

“Ehi!”

Max non si accorse nemmeno della sua presenza.

“Max!”

Di colpo aprì gli occhi guardando Ellis che aveva un'espressione preoccupata.

“Che succede?”

“Ciao Ellis”.

“È tutto ok?”

“No” rispose istintivamente senza pensarci. Poi si corresse per evitare di doverne parlare. “Cioè volevo dire sì”.

Ellis continuò a guardarla poco convinta.

“Sto bene Ellis, davvero”.

“Perché ieri non sei venuta a lavoro?”

“Ehm, ho avuto un forte mal di testa... ma adesso è ok”.

“Mal di testa eh? Ok, se lo dici tu” disse Ellis scettica mentre lasciava un caffè davanti a lei.

“Oh, grazie”.

“Di nulla”.

Ellis andò a sedersi sull'altra sedia bevendo un sorso del suo caffè mentre Max faceva lo stesso.

“Sai, lo capisco che tu non ti senta a tuo agio a parlarmi di cosa ti turba in questo periodo. Dopotutto siamo solo colleghe e ci conosciamo da poco. Però se hai bisogno io sono qui”.

Max si voltò verso di lei. “Io sto bene Ellis” ribadì cercando di essere il più convincente possibile.

Ellis annuì sconfitta sapendo che in nessun modo Max le avrebbe rivelato cosa la turbasse così tanto. “Ok, allora mettiamoci a lavoro”.

In quel momento il telefono di Max iniziò a squillare. Lo estrasse dalla borsa e rimase a guardare il display.

“Hai intenzione di rispondere?” chiese Ellis sorridendo.

Max guardò Ellis e poi di nuovo il telefono. Alla fine si decise a rispondere. “Pronto!”

“Ciao Max, sono Chloe. Scusami se ti disturbo a quest'ora”.

“No, va bene, dimmi pure”.

“Ehm, volevo chiederti se per caso ti andasse di vederci oggi. Sempre se non hai altri impegni”.

“Si, credo di sì”.

“Si cosa? Hai degli impegni o ti va di vederci?” chiese Chloe confusa.

“Si… possiamo vederci” disse Max nervosamente.

“Ok, ehm per quando sei disponibile? Perché per me va bene a qualsiasi ora, anche adesso”.

“Ma non devi lavorare?” chiese Max confusa mentre Ellis dava un'occhiata ad alcune foto sul computer, ma con l'attenzione rivolta esclusivamente alla conversazione della ragazza.

“Beh, diciamo che ho una pausa... un po' lunga”.

“Capisco, però non credo sia possibile perché al momento sono a lavoro”.

“Ok, allora che ne dici se ci vediamo appena stacchi? Potremmo pranzare insieme”.

“Io non lo so”.

Chloe ci rimase male per la sua esitazione. “Oh, allora magari forse è il caso che sia tu a decidere quando vederci”.

“Senti...”

“Dimmi” rispose tempestivamente Chloe con la speranza che si riaccendeva.

“Se vuoi possiamo vederci un po' nel pomeriggio prima di ritornare a lavoro”.

“Certo, ci sto. Potremmo prendere qualcosa da bere o un gelato e fare quattro chiacchiere”.

“Va bene, allora facciamo per le tre?”

“Bene, passo a prenderti alle tre in punto. Ti auguro buon lavoro e... ci vediamo dopo”.

“Ciao Chloe”.

Max chiuse la chiamata sospirando.

“Se era tanto importante saresti potuta andare via anche adesso. In poco tempo ci siamo portate abbastanza avanti con il lavoro rimasto in sospeso e…”

“No Ellis, non era importante. Mettiamoci a lavoro”.

“Va bene”.

 

                                                                     ***

 

New York

Leslie era nel suo appartamento e aveva appena finito di preparare i bagagli quando sentì bussare alla porta in modo alquanto frettoloso e insistente.

“Un attimo arrivo! Mi vuoi buttare giù la porta per caso?!”

Appena la ragazza aprì la porta, l'uomo entrò come una furia in casa.

“Oh, buongiorno anche a te papà” disse la ragazza con sarcasmo chiudendo la porta.

“Mi avevi fatto una promessa! Mi hai promesso che non avresti fatto nulla di avventato e invece così è stato!”

“Non so di cosa...”

“Oooh, non prendermi per il culo! Lo sai bene a cosa o per meglio dire, a chi mi sto riferendo! Ci sei andata a letto?!”

“Papà ma che cazzo! Davvero mi stai chiedendo una cosa del genere?! Dov'è finita la mia privacy?!”

“Ti avevo chiesto di non fare cazzate!”

“E non ne ho fatte!”

“Allora spiegami perché stamattina Daisy ha trovato Lauren in lacrime a fare le valigie! E per di più non è andata a seguire il corso oggi! Vuole mollare tutto per ritornarsene a Portland!”

Leslie rimase in silenzio non aspettandosi una cosa del genere. Era convinta che passata la sbronza Lauren si sarebbe calmata. Ma a quanto pareva si sbagliava di grosso.

“Dall'espressione che hai, non sembra che tu sia tanto innocente!”

“Devo andare!” disse Leslie prendendo i bagagli.

“Dove stai andando?!”

“Devo partire, ma voglio vederla prima di andare via!” disse la ragazza uscendo subito dall'appartamento.

“Cosa?! Tu non farai proprio nulla! Torna qui Leslie!”

“Chiudi la porta quando esci!” disse Leslie correndo per il corridoio.

“Leslie, dannazione!”

 

                                                                    ***

 

Poco dopo Lauren era nella stanza a disfare di nuovo le valige. Sentì bussare alla porta della stanza pensando si trattasse di Daisy che aveva dimenticato qualcosa. Quando aprì la porta si ritrovò davanti Leslie.

“Ciao!”

Lauren rimase ferma a fissarla per qualche istante senza ricambiare il saluto. Poi incrociò le braccia come per mettersi sulla difensiva. “Cosa vuoi?!”

“Posso entrare per qualche secondo?”

“No!”

“Vorrei soltanto parlare con te”.

Lauren era sul punto di chiudere la porta ma Leslie riuscì a entrare velocemente.

“Esci immediatamente di qui altrimenti chiamo la sicurezza!”

“Andrò via subito te lo prometto”.

“Vaffanculo, vattene!”

“Lo so che adesso sei arrabbiata con me”.

“Ah davvero?! E da che cosa lo hai dedotto?!” disse Lauren con sarcasmo sbattendo la porta.

“Mi dispiace ok? So di essere in parte responsabile di quello che è successo ieri sera…”

“In parte! In parte dici?! È stata tutta colpa tua!” disse Lauren puntandole il dito contro, ritornando subito dopo nella sua stanza ignorando la ragazza.

Leslie la seguì e si fermò sulla soglia della porta. “Non è successo nulla!”

“Lo so cosa è successo, c'ero anche io! Quindi evita di dire stronzate e non offendere la mia intelligenza!”

“Non lo avrei mai fatto! Non avrei… mai approfittato di te! Anche se lo ammetto, volevo che succedesse! Era ciò che ho desiderato dal primo momento che ti ho vista! Tu mi piaci davvero Lauren e so di piacerti anche io! Puoi addossarmi la colpa di tutto ma sai che è così! E poi… non me ne frega un cazzo della tua ragazza!”

A quella frase Lauren si voltò verso di lei con uno sguardo di fuoco.

“Ma ho troppo rispetto per te e non vorrei mai che un mio gesto possa danneggiarti in qualche modo! Ieri non volevo lasciarti in quello stato, ma non potevo nemmeno rimanere con te e sai bene perché! Se fossi stata un’altra non me ne sarei andata!”

Lauren incrociò le braccia al petto. “Bene e cosa dovrei fare adesso?! Ringraziarti per caso?!” chiese infuriata.

“No, non voglio che mi ringrazi! Voglio soltanto che tu capisca che non stavo giocando con te! Che sono sincera quando dico che mi piaci! E soprattutto voglio che tu sappia che non sono così stronza come pensi!”

“Adesso basta! Vattene da qui! Non voglio vederti mai più!”

Leslie annuì dispiaciuta. “Certo, come vuoi! Però non andartene senza aver completato quello per cui sei venuta qui! Non meriti questo!”

Poi si avvicinò a Lauren che fece subito un passo indietro. Allora la ragazza alzò lentamente un braccio sfiorando il suo viso con il palmo della mano. Lauren mosse la testa di scatto per respingere quel contatto evitando di guardarla.

“Addio Lauren!”

Leslie si voltò per uscire dalla stanza mentre Lauren la guardava allontanarsi. Quando sentì la porta dell’appartamento chiudersi si sedette sul bordo del letto e ricominciò a piangere senza sapere bene per quale motivo. Forse per il senso di colpa che provava verso Chloe. Oppure per l'addio dato a una persona che forse in un altro momento avrebbe fatto sicuramente breccia nel suo cuore. O magari piangeva compatendo sé stessa per la sua mancanza di forza di volontà. Per la sua incapacità di non cedere alla prima tentazione di sentirsi amata. Leslie raggiunse l’auto dando un’ultima occhiata all’albergo, con la consapevolezza che non avrebbe più rivisto Lauren.

 

                                                                    ***

 

Portland

Dopo aver finito di lavorare, Max tornò a casa per mettere qualcosa sotto i denti e rilassarsi un po’ in attesa di incontrare Chloe. Ellis invece restò ancora un po' di tempo nel suo ufficio fissando il monitor del suo laptop dove un paio di occhi la guardavano con intensità. Era una delle tante foto che aveva di Eleonor. Spesso le capitava di riguardare gli scatti fatti alla ragazza. Ogni volta si riprometteva che sarebbe stata l'ultima volta, ma poi ci ricascava continuamente. Aveva anche pensato liberarsene gettandole via per esorcizzare il ricordo che aveva di lei, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla. Erano passati alcuni anni e per quanto avesse cercato di andare avanti con la sua vita, alla fine non ci era mai riuscita per davvero. Come non era mai riuscita a cancellare dalla mente e dal cuore il ricordo della ragazza. La verità però, era che Ellis non ci aveva mai provato per davvero a dare una svolta alla sua vita. Diceva di non avere mai incontrato nessuno che la coinvolgesse a tal punto, da farle desiderare di buttarsi in una relazione e finalmente voltare pagina. Ma forse era solo una balla che raccontava a sé stessa e soprattutto ai suoi amici per farli stare tranquilli. Mentre continuava a fissare lo schermo rapita dallo sguardo di Eleonor, non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse facendo in quel preciso istante e soprattutto con chi fosse. Aveva completamente perso i contatti con lei dal loro ultimo incontro. Era stata una decisione presa di comune accordo, ma in realtà lei non avrebbe mai voluto perderla del tutto. Si era opposta ma non avendo molta voce in capitolo, aveva dovuto semplicemente accettare. Quante volte si era maledetta per aver passato il limite? Decisamente troppe, ma al cuore non si comanda e questo lo aveva compreso a sue spese. Non bisognava mai mescolare il lavoro con la vita personale, ma lei non era riuscita a farne a meno. All'inizio non aveva avuto nessun interesse per lei, ma le cose erano cambiate lavorandoci insieme. Giorno dopo giorno, scatto dopo scatto si era accorta di provare un certo interesse verso di lei. Le cose erano proseguite in quel modo per parecchio tempo e senza che Eleonor se ne rendesse nemmeno conto. Almeno fino a quando...

Il telefono appoggiato sulla scrivania iniziò a squillare interrompendo i pensieri di Ellis. Lo afferrò rispondendo senza dargli nemmeno un'occhiata per vedere chi fosse. Era concentrata ancora sul monitor. “Pronto!”

“Buongiorno Ellis Williams, la chiamo per dirle che gradirei pranzare con lei se non le è di troppo disturbo”.

Ellis ridacchiò riconoscendo la voce del suo migliore amico. “Non lo so, dipende da chi paga”.

“Spilorcia”.

“Credo che in pochi sarebbero d'accordo con te. Non dimenticare che navigo nell'oro e che con le banconote mi ci pulisco il culo”.

“Tze, ho sempre odiato la gente ricca”.

“È per questo che sei diventato il mio migliore amico”.

“Già e ancora non mi paghi per esserlo diventato, tirchia”.

Cominciarono a ridere entrambi. “Allora Gary, a cosa devo l’onore?”

“Niente di che, volevo solo sapere come stai visto che sei sparita. L’ultima chiamata che mi hai fatto era per dirmi che ti sei fracassata una mano, dopodiché nulla più”.

“Sai che lavoro per campare?”

“Ellis, sei sempre in quel cazzo di studio. Non ti fai vedere più. Che amica sei?”

“Una molto impegnata?”

“Impegnata un corno. Sto per staccare dal lavoro, ci vediamo al solito posto tra quindici minuti”.

“Ok, ci sarò”.

“A dopo stronza”.

“A dopo coglione”.

Ellis chiuse la chiamata per spegnere il suo laptop. Solo in quel momento si rese conto che Max aveva lasciato acceso il suo. Stava per spegnerlo ma prima diede un'occhiata alle prime foto di nudo di Max scattate a Bonnie. Sorrise ricordando il suo disagio e le sue difficoltà, che nonostante tutto era comunque riuscita a superare. “Sei davvero in gamba Max” disse tra sé e sé spegnendo il laptop. Uscì dallo studio fotografico lasciando alla segretaria il compito di chiudere lo studio e si diresse all'appuntamento con Gary. Raggiunse il luogo dell'appuntamento notando che Gary non era ancora arrivato. Entrò nel locale dove era solita pranzare con Gary e spesso con sua madre. Prese posto a uno dei tavoli liberi. Il locale era sempre molto affollato e frequentato da gente del posto che durante la pausa dal lavoro si fermava per pranzare. Per quel giorno però, c'era più gente del solito anche a causa della presenza di turisti.

Un cameriere si avvicinò. “Salve, vuole ordinare?”

“A dire il vero sto aspettando una persona, magari più tardi”.

“Bene, nell'attesa vuole ordinare qualcosa da bere?”

“No, anzi sì. Mi porti una bottiglia di vino rosso”.

“Nient'altro?”

“Per il momento va bene così”.

“Bene, arrivo subito da lei” disse il cameriere allontanandosi.

“Grazie”.

Poco dopo il cameriere ritornò con una bottiglia. Ellis lo ringraziò versandosi un bicchiere pieno fino all’orlo e cominciando a bere. Cercò di rilassarsi pensando ad altro per distrarsi. Guardò dalla finestra alla sua destra, di Gary non c'era ancora nemmeno l'ombra. Sorrise pensando all'amico. La puntualità non era mai stato il suo forte, ma nei momenti di bisogno non si era mai fatto attendere. E di momenti difficili Ellis ne aveva passati tanti a causa della sua situazione famigliare. Gary le era sempre stato vicino offrendole una spalla su cui piangere. Non che lei lo avesse fatto spesso. Non era mai stata facile alle lacrime e di solito affrontava il dolore in maniera così composta da risultare addirittura insensibile e menefreghista. Non chiedeva mai aiuto a nessuno, nemmeno nei momenti più difficili dovuti a causa di suo padre. E forse questo lato caratteriale lo aveva sicuramente ereditato da lui. Ma nonostante tutto aveva sempre apprezzato il supporto offerto dal suo migliore amico. Lui la conosceva bene e aveva imparato presto a essere presente e restarle accanto senza risultare troppo invadente. Con la mente occupata dai suoi pensieri non si era accorta che aveva già mandato giù il primo bicchiere di vino. Se ne riempì un altro bevendo un ulteriore lungo sorso mentre ripensava alla chiacchierata avuta con sua madre due giorni prima. Il tentativo della donna era da sempre lo stesso. Cercare di farla riavvicinare a suo padre e suo fratello. Appoggiò il mento sul palmo della mano sinistra con lo sguardo che vagava ancora oltre la finestra.

“Ehi, grazie per avermi aspettato prima di iniziare a bere” disse Gary prendendo posto davanti a lei.

“Non posso farci nulla se sei il solito ritardatario”.

“Touché” rispose sorridendo il ragazzo riempiendosi il bicchiere di vino davanti a sé. “Allora, che fine hai fatto?”

“Non ho fatto nessuna fine. Ho solo molto da lavorare”.

“Ma non ti sei presa un'assistente per aiutarti con il lavoro?”

“Si è stiamo recuperando”.

“Allora potresti fare meno l'asociale”.

“Mi inchino ai suoi piedi chiedendole umilmente perdono” disse Ellis con teatralità.

“Lascia stare, mi basta il pranzo di oggi” rispose il ragazzo ridendo.

“Fanculo”.

Presero i menù decidendo cosa mangiare e subito dopo arrivò il cameriere per prendere le loro ordinazioni. Nell’attesa iniziarono a conversare.

“Come va la mano?”

“Meglio, ma dovrò tenere il tutore ancora per un po’ di tempo”.

“Quando mi hai detto della tua mano ho pensato che avessi preso a pugni tuo fratello. È possibile?” chiese Gary bevendo un sorso di vino.

“No, ma avrei voluto tanto”.

“Mi dirai come ti sei procurata quell'infortunio o devo estorcerti la verità con le pinze?”

Ellis sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia. “Mi ha chiamato proprio lui, per dirmi che faccio schifo come sorella. Che non mi faccio più né vedere né sentire. Come se gli fregasse davvero qualcosa”.

“Beh, magari gli e tornato un briciolo di umanità”.

“Ma quale umanità. Tutto quello che vuole è vedermi litigare con nostro padre. Così magari si accorgerà che lui esiste ed è fedele alla sua causa”.

“Oh cazzo, non si arrende mai?”

“No e la cosa assurda è che nemmeno mio padre si arrende. Si aspetta che da un momento all'altro io molli il mio lavoro da fotografa e torni sulla retta via come il figliol prodigo”.

“Tuo fratello è davvero così incapace da non poter succedere a lui?”

“L'unico punto su cui siamo d'accordo io e mio padre è proprio quello. Ma a me non interessa nulla della sua cazzo di società di merda. Questo lui ancora non riesce ad accettarlo e ficcarselo in quella sua testa del cazzo”.

Ellis finì il secondo bicchiere di vino e ne riempì un terzo. Gary guardò la quantità di vino rimasta nella bottiglia rendendosi conto che era quasi finito.

“Ci stai dando dentro oggi”.

“Già” rispose Ellis bevendo un altro sorso senza capire a cosa si stesse riferendo l’amico.

“Va tutto bene?”

“Si, certo. Perché me lo chiedi?”

“Non lo so, ho come la sensazione che ci sia qualcosa che ti turba. Mi sbaglio?”

“Ti sbagli... è tutto ok”.

Gary a quel punto assunse un'espressione scettica. Per quanto Ellis tentasse di nascondergli qualcosa, non riusciva mai nell'intento. La conosceva fin troppo bene.

Ellis sospirò appoggiando il bicchiere sul tavolo fissandolo. “È solo che...”

“Eleonor?” la interruppe Gary intuendo i suoi pensieri.

Ellis alzò lo sguardo su di lui senza confermare nulla, non c'era bisogno.

“Perché continui a pensarci? Sono passati anni. Così ti fai solo del male”.

“Non si può decidere semplicemente di smettere di pensarci e andare avanti”.

“No, infatti. C'è anche bisogno di un certo impegno e buona volontà che a te mancano completamente. Non ci hai mai provato a metterci una pietra sopra. Se tu utilizzassi su tutto, lo stesso impegno che dedichi al tuo lavoro, sono più che sicuro che saresti già fuori da questa fase di stallo. Agli altri puoi continuare a rifilare la storia che non riesci a trovare una persona adatta a te, ma noi due sappiamo qual è la verità”.

“E cosa dovrei fare? Appendermi un cartello al collo con sopra scritto: cercasi fidanzata possibilmente seria e senza fronzoli per la testa?”

“Cazzo, questo no ma puoi conoscere qualcuno. Con il tuo lavoro quanta gente incontri? Possibile che non c'è uno straccio di donna che ti susciti almeno un minimo di curiosità?”

Per un brevissimo istante Ellis si ritrovò a pensare a Max.

“E se proprio non c'è qualcuno che ti interessa con la quale iniziare una relazione seria, potresti almeno puntare a qualcosa di più divertente e spensierato”.

“Cioè?”

“A infilarti nel loro letto”.

“Gary, ma quanto sei superficiale” disse Ellis fingendosi scioccata mentre beveva un altro sorso di vino.

“Oh avanti, non fare la santarellina perché non ti si addice. Un tempo non ti facevi di questi problemi”.

“Dici bene, erano altri tempi quelli. Adesso voglio qualcosa di diverso”.

“Si, ma non fai assolutamente nulla per ottenerlo. Cosa ti aspetti? Che a un tratto la persona che fa per te bussi alla tua porta? Datti da fare Ellis. Devi cercare di distrarti in qualche modo”.

“Ho il mio lavoro per distrarmi”.

“Oooh davvero? Certo che si vedono gli effetti benefici su di te” disse Gary con sarcasmo indicando la bottiglia di vino.

“Beh, è uno dei piaceri della vita, non farmelo pesare”.

“Si hai ragione, ma di questo passo sarà davvero l'unico che ti rimane”.

“Stai diventando peggio di mia madre”.

“A proposito di tua madre, come sta?”

“L’altro ieri è venuta allo studio verso l’ora di pranzo per farmi una sorpresa”.

“Ah, bene”.

“Solo che sono stata io a farle una sorpresa”.

“Che intendi dire?”

Ellis agitò la mano destra con il tutore. Gary spalancò gli occhi a quel gesto. “Non lo sapeva?”

“No”.

“Ma che cazzo, è tua madre Ellis”.

“Lo so ma non volevo che si preoccupasse per niente. Sai com’è fatta”.

“Si, come tutte le madri che si preoccupano per la salute dei propri figli. Non c’è nulla di anomalo in questo. Oggi è la frattura alla mano e domani magari potresti finire in ospedale. Anche in quel caso non le dirai nulla?”

“Dipende, se sono morta non vedo come potrei farlo” rispose ironica.

“Questa è davvero pessima. So che con tuo padre e tuo fratello le cose non vanno affatto bene, ma lei è tua madre. Per tenere distanti loro, rischi di lasciare fuori anche tua madre dalla tua vita e non è giusto. Tieni molto a lei. Cazzo, ci tengo io e non è nemmeno mia madre”.

“Ma volevi vedermi per rimproverarmi per caso? Non è che ti ha mandato lei?”

“Ma se non la vedo da un casino di tempo”.

“Ok, va bene”.

“Devi organizzare un po’ meglio la tua vita e dare la priorità alle cose più importanti”.

Ellis stava per aprire bocca per dire qualcosa ma Gary la interruppe immediatamente. “E non mi sto riferendo al lavoro”.

Ellis alzò le mani in segno di resa bevendo un altro sorso di vino. “Io non ho detto nulla”.

“Stabilisci un giorno da passare con lei. Stacca da quel cazzo di lavoro per un po' e datti alla vita mondana. Conosci gente ed esci con i tuoi amici”.

Ellis annuì senza nessuna convinzione riempendosi l’ennesimo bicchiere di vino. Gary scosse la testa.

“Di cosa avete parlato?”

“Di quanto le manco e che non le piace l’idea che non vado mai a trovarla a casa”.

“Ecco vedi?”

“Dice che nonostante tutto è la mia famiglia e la mia casa. La mia casa un corno. Se fosse mia li avrei già sbattuti fuori. Me ne sono andata apposta per non avere più nulla a che fare con loro. Pensa se adesso vado a trovarli…”

“Non vai da loro ma da tua madre Ellis”.

“Non cambia nulla”.

“Sono il primo a dire che tuo padre è un vero coglione, ma tua madre questo non lo merita. Su questo converrai con me, giusto?”

“Hm…”

“Ok, dichiaro chiuso l’argomento, parliamo di altro” disse Gary notando che Ellis stava diventando più schiva. “Come prosegue il lavoro?”

“Bene, Max mi sta aiutando molto. Ne avevo proprio bisogno e anche lei. Ha ottenuto il suo primo ingaggio da Bonnie”.

“La ragazza che viene continuamente per farsi scattare foto?”

“Si lei”.

“E come mai ha scelto Max?”

“Tecnicamente sarei dovuta essere io a scattare le foto, ma non potevo per via della mano. Così le ha scattate Max. Credo che le sia servito per trovare un po’ più di fiducia in sé stessa. Non è mai facile quando devi muovere i primi passi del mondo del lavoro. I primi clienti, i primi servizi fotografici”.

“E com’è andata?”

“Alla grande direi, nonostante sia la prima volta che scatta foto del genere”.

“Di solito non fotografa le persone?”

“Credo proprio di no, soprattutto se sono nude”.

“Un momento, ha scattato delle foto di nudo?”

“Si”.

L’amico annuì riflettendo. “È per questo pensi a lei? Questo servizio fotografico ti ha ricordato Eleonor?”

“No, ci pensavo già da prima”.

Gary prese il bicchiere bevendo un sorso di vino. “Parlami un po’ di questa Max. Com’è?”

“È una persona interessante direi. Se ne sta molto sulle sue e in questo periodo è chiaramente con la testa da un’altra parte. Credo che abbia qualche problema di cui non vuole parlare. Vorrei che si aprisse un po’ di più. Lo so che siamo solo colleghe ma vorrei che si stabilisse un rapporto più… come dire…”

“Confidenziale? Amichevole?”

“Si, però ovviamente non voglio forzare la mano”.

Gary annuì guardando l’amica riflettendo. In quel momento il cameriere arrivò al loro tavolo servendo la prima portata. Così iniziarono a mangiare mentre continuavano la loro conversazione.

“È una persona seria?”

“Mi stai chiedendo se prende il lavoro sul serio?”

“No, lascia perdere il lavoro. Mi riferisco proprio a lei come persona”.

“Ah, sì è una persona seria certo. È anche divertente e sa come farsi valere. A vederla sembra una persona così tranquilla e docile ma sa il fatto suo. Non bisogna mai fidarsi delle prime impressioni. E poi si vede che ci mette passione nel suo lavoro. Sono stata fortunata a trovarla e assumerla. Credo che il mio infortunio sia stata una benedizione del cielo. Ho dovuto insistere affinché accettasse il lavoro per via delle mie condizioni. Lei infatti non aveva ancora preso una decisione. Temevo che avrebbe detto di no, però alla fine ha accettato. È stata davvero gentile. È una persona davvero generosa e altruista”.

“Sembra che tu le abbia fatto una scansione completa”.

“Beh, il mio lavoro è osservare”.

“E dimmi, hai visto anche altro?” chiese Gary sorridendo lasciando confusa l’amica.

“In che senso?” disse Ellis portando la forchetta alla bocca.

“Non lo so. Ad esempio hai notato se ha un bel fondoschiena?”

“Cazzo! Avrei dovuto saperlo che miravi a questo” disse Ellis scuotendo la testa.

“Che c’è di male? Sembrava ne stessi parlando così bene. Ho soltanto pensato che avessi anche scansionato ogni altro angolo remoto di lei”.

“Ma quanto sei stronzo” disse Ellis sorridendo.

Gary ridacchiava mentre mangiava. “Ok dai, a parte gli scherzi. È carina?”

“È etero, ok?”

“Non ti ho chiesto quali siano i suoi gusti”.

“Si è molto carina. Sei contento ora?”

“Quindi l’hai guardata”.

“Non nel modo che credi tu”.

“Ok, stai calma” disse Gary alzando le mani in segno di resa.

“E poi cazzo ha ventuno anni”.

Gary spalancò gli occhi sorpreso. “Ma allora ci hai anche pensato”.

“A cosa?”

“A una possibile liason”.

“No”.

“Beh, dovresti pensarci invece. Sei continuamente a lavoro. Non vai da nessuna parte, non esci più nemmeno con i tuoi amici. Ti rifiuti di vedere la tua famiglia. Non vuoi conoscere altra gente. Ed eccoti qui una ragazza carina, con la tua stessa passione per la fotografia. Lavorate a stretto contatto quindi passate molto tempo insieme. Io questa la vedrei come una buona occasione per fare jackpot”.

“Forse non ti è chiaro che è etero. Ha avuto un ragazzo per un anno”.

“E allora? La gente cambia e cambiano anche i gusti”.

“Non voglio di certo mettere a rischio il mio lavoro solo per infilarmi nelle sue mutandine. Io ho bisogno di lei”.

Gary ricominciò a ridere. “E sono d’accordo con te su questo. Hai bisogno di lei ma non solo nel lavoro. Dico sul serio. Tentare non nuoce. Nuoce molto di più pensare a una persona che non c’è più. Lei se ne andata Ellis”.

“Anche se fosse come dici tu, non bisogna mai mischiare il lavoro con la vita privata”.

“E tu ne sai qualcosa eh” ribatté Gary riferendosi a ciò che era successo con Eleonor.

“Si, è proprio perché ci sono già passata che lo so. Bisogna tenere separate le due cose. Mai confondere il lavoro con il piacere”.

“Non è detto che debba andare per forza male”.

“Ha ventuno anni, io ne ho ventisette. Lei è una fotografa in erba, io sono già nel giro da parecchio. Lei deve ancora realizzare le sue ambizioni, io ho già raggiunto molti traguardi. Voglio una relazione seria e stabile che mi permetta di pensare anche al futuro. Lei non so nemmeno se ci pensa a queste cose”.

“Guarda che puoi scoprirlo prima di azzardare qualcosa. E sai come si fa? Iniziando a socializzare un po’ di più. Invitala a uscire con la scusa del lavoro e una parola tira l’altra verrà fuori qualcosa. Indaga e quando avrai il quadro completo potrai decide sul da farsi”.

“Il quadro completo ce l’ho già”.

“Beh, mettila così. Mal che vada sarai riuscita almeno a rendere il vostro rapporto più amichevole e meno professionale. Così potrai capire cosa la turba tanto e aiutarla. Infondo era anche per questo che volevi assumerla no?”

“Si, Victoria mi ha fatto capire chiaramente che ci fosse qualcosa che non andava con lei. Magari forse un giorno di questi la contatto per sapere come vede Max adesso. Almeno dal punto di vista professionale”.

“Ottimo, allora procedi. Però non dimenticarti di tenermi aggiornato. Non ci tengo a fare la fine di tua madre”.

Ellis sospirò scuotendo la testa esasperata, ricominciando a mangiare.

 

                                                                     ***

 

Nel pomeriggio Max era seduta sul divano in attesa che Chloe arrivasse. Nel frattempo Kate la guardava preoccupata. “Sei sicura di volere uscire con lei? Sai, dopo ieri...”

“Si, posso farcela”.

“Certo, magari potrebbe farti bene. Però promettimi che se si presenta di nuovo Shon al posto di Chloe, ritornerai subito indietro”.

Max annuì sorridendo senza aggiungere altro.

“Io non so cosa sia successo tra voi ieri sera e non insisterò nel chiederti spiegazioni. Però voglio che tu sappia che io e Victoria ci siamo sempre per te”.

“Lo so Kate”.

Arrivò il messaggio da parte di Chloe per dirle che era di sotto.

“È lei?” chiese Kate per assicurarsi che non ci fossero brutte sorprese. Era incredibile come erano cambiate le cose. Prima era solo Victoria ad essere preoccupata per Chloe e Shonei. Adesso invece era anche lei a non essere più tranquilla, soprattutto dopo le condizioni in cui Max era rientrata la sera prima.

“È Chloe”.

“Ok, allora è giunto il momento”.

“A quanto pare”.

“Credi di farcela? Potresti anche rimandare se per caso non te la sentissi”.

“No, non voglio rimandare. Devo affrontare la situazione, ho fatto la mia scelta” disse Max alzandosi dal divano.

Nel frattempo Chloe era in auto e guardava con terrore la porta dell'edificio da cui sarebbe uscita Max. Fece un lungo respiro e si portò una mano al petto. “Non farmi scherzi oggi! Cazzo, devo stare calma! Infondo è soltanto Max! Ma chi cazzo voglio prendere in giro è proprio questo il vero problema! Ok Chloe, ora prova a non fare cazzate per una buona volta!” disse la ragazza guardandosi allo specchietto retrovisore. Poi guardò di nuovo il portone dell'edificio. Appoggiò le mani tremanti sul volante. “Cazzo, così non va affatto bene!”

In quel momento uscì Max dall'edificio e dopo essersi fermata un attimo per individuare la sua posizione, si avviò a passo lento e con una certa esitazione verso la sua auto. Chloe continuò a guardarla avvicinarsi con le mani aggrappate al volante. Max aprì lo sportello salendo incerta in auto. Restarono per qualche istante a guardarsi in silenzio.

“Ciao Max”.

“Ciao”.

“Beh, come vedi questa volta mi sono presentata” disse Chloe sorridendo nervosamente.

“Come sta il ragazzo?”

“Chi?”

“L’incidente di ieri”.

“Ah vero. Ha un braccio fratturato per fortuna” disse Chloe rendendosi conto di quanto potessero risultare sgradevoli e facilmente fraintendibili le sue parole. “Ehm, cioè... volevo dire che per fortuna è solo un braccio rotto, perché poteva andargli molto peggio”.

“Si, avevo capito”.

“Già, però suonava davvero male per come l'ho detto. Tipo, evviva si è rotto un braccio” disse Chloe sorridendo nervosa.

Max sorrise a malapena e Chloe si schiarì la voce tornando seria. “Ok, allora andiamo. Qualche preferenza?”

“No”.

“Potremmo fermarci da qualche parte a bere qualcosa. Che ne dici?”

“Per me va bene”.

“Ok, allora andiamo”.

Avviò l'auto immettendosi nel traffico. Restarono in silenzio non riuscendo a pronunciare mezza parola. Erano entrambe in difficoltà non sapendo come iniziare una conversazione. Chloe continuava a reggere stretto il volante, come se da un momento all’altro potesse sfuggirle dalle mani. Max invece sbirciava l’abitacolo dell’auto e non poté fare a meno di pensare al pick-up. Le luci blu del cruscotto le strapparono un breve e lieve sorriso. Era l’unico elemento di quel colore presente nell’auto. Diede un’occhiata all’amica al suo fianco senza che lei se ne accorgesse nervosa com’era. Il cambiamento avvenuto in quei tre anni era ben visibile anche nelle piccole cose. Inevitabilmente si ritrovò a pensare al loro incontro ad Arcadia Bay. Anche in quel caso si era ritrovata davanti a una Chloe del tutto diversa. Portava lo stesso taglio di capelli di tre anni prima, ma il blu era ormai soltanto un vecchio ricordo. Al suo posto il biondo fragola naturale che aveva sempre avuto, solo più scuro. A un tratto Chloe forse accortasi dello sguardo di Max si voltò verso di lei, che subito si girò a guardare fuori dal finestrino.

“Allora Max, com’è andato il lavoro oggi?” chiese Chloe per rompere quel silenzio fastidioso.

“Bene”.

“Grandioso” disse Chloe annuendo.

Il silenzio ritornò tra loro con grande delusione di Chloe che non riusciva a gestire quella situazione. “Io non so davvero come comportarmi adesso. È tutto così complicato, strano e… mi sento un’idiota. Non so nemmeno da dove cominciare. Sono confusa al momento. Dovremmo chiarirci di nuovo? Oppure dovremmo evitare di parlare ancora di quello che è successo?”

“Capisco come ti senti in questo momento. È successo anche a me quando ci siamo ritrovate ad Arcadia Bay. Solo che adesso sei tu a trovarti nei miei panni”.

Chloe rimuginando si rese conto di quanto avesse ragione l’amica. Le due situazioni erano molto simili e l’unica sostanziale differenza, era l’inversione di ruoli.

“Maledetto karma” disse Chloe con ironia che Max non apprezzò, almeno a giudicare dall'espressione seria.

Poi Max appoggiò la nuca al poggiatesta. “Io non lo so cosa dovremmo fare. Non ho mai pensato che ci saremmo ritrovate a questo punto”.

“Nemmeno io” disse Chloe sentendo il senso di colpa abbattersi su di lei ascoltando quelle parole.

“Quindi cerchiamo solo di... rimanere… Dio non lo so neppure io” proseguì Max.

“Non ho la minima idea di cosa tu abbia passato a causa mia, ma spero davvero che un giorno riuscirai a perdonarmi” disse Chloe.

“Mi hai fatto molto male Chloe”.

“Anche io sono stata male”.

“Non di certo a causa mia!” rispose prontamente Max con astio. Poi si rese conto di aver usato un tono aggressivo. “Scusa... non volevo essere…”

“No tranquilla...non devi scusarti… tu hai perfettamente ragione” disse Chloe guardandola. Poi il suo sguardo si spostò di nuovo sulla strada.

Per cercare di cambiare argomento Max disse: “Comunque è bella la tua nuova auto, soprattutto molto più sicura”.

Chloe sgranò gli occhi dalla sorpresa per il tentativo di Max di alleggerire la situazione. Gliene fu grata per il tentativo riuscito. Si girò verso di lei sorridendo. “Grazie”.

“Credevo fossi più un tipo da pick-up” disse Max ignorando che il ringraziamento di Chloe non era in risposta al suo complimento per l’auto.

“Si infatti, però le cose cambiano. Avevo bisogno di un’auto e ho preso questa. È in seconda mano, ma mi hanno fatto un buon prezzo e ne ho approfittato. A dire il vero volevo comprare un’auto sportiva a due posti. Ma sai, a quel tempo non me lo potevo permettere quindi…. eccoci qui”.

Max rifletté un attimo e poi trovò il coraggio di chiederle quello che voleva sapere. “Il tuo pick-up…”

“Vuoi sapere che fine ha fatto? Mi ha abbandonato dopo aver raggiunto Portland”.

Chloe fece una pausa e poi aggiunse con tono triste: “È stato il suo ultimo viaggio, il suo addio definitivo... come tutto il resto. A volte penso che e così che doveva finire. È come se si fosse chiuso in cerchio”.

Max la osservò cercando di capire se stesse ancora riferendosi al pick-up o alla loro situazione. Concluse che forse si riferisse un po' a tutto.

“Però se n'è aperto un altro” disse Chloe esprimendo a voce alta quello che doveva essere solo un pensiero. Si voltò verso Max con un certo imbarazzo e quando si accorse che l'amica la stava guardando, distolse lo sguardo tornando a guardare la strada. Si schiarì la voce tornando al racconto del pick-up. “Appena arrivata in città ho dovuto prendere un taxi per arrivare a casa di Steph”.

“Così è lei Big Master?”

“Già, è lei. Avevo registrato il suo numero sotto quel nome per via del fatto che è una Master di Dungeons & Dragons”.

“Dunque voi due vivete insieme da quando ti sei trasferita qui?”

“Sin dal primo giorno. Lei era in cerca di una nuova coinquilina, perché quella che viveva con lei era in procinto di sposarsi. Per questo quando poi ho deciso di... insomma… sono andata da lei”.

Max la guardò con aria interrogativa. “Anche questo lo avevi già programmato?”

Chloe sospirò trovando la forza di rispondere. “Si, è l'unica persona a cui ho pensato. Non che avessi chissà quanta scelta. E poi eravamo amiche, anche se in passato non sono stata molto presente per lei. A quel tempo per me esisteva soltanto... Rachel”.

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Chloe disse: “Jefferson è stato sbattuto dietro le sbarre per sempre!”

“Già!”

“Quando l'ho saputo non mi sono sentita affatto sollevata! Dopo tutto quello che ha fatto a quelle ragazze a te... Rachel… lui doveva morire!”

Max la guardò rendendosi conto di quanta rabbia covasse ancora Chloe verso Jefferson.

“Nessun tipo di giustizia servirà a neutralizzare il dolore delle famiglie delle vittime. Nemmeno la sua morte”.

Restarono in silenzio per tutto il resto del tragitto. Poco dopo si fermarono a un locale allestito con dei tavoli all'aperto. Dopo avere preso posto Chloe chiese: “Cosa ti andrebbe da bere? Ci sono degli analcolici molto buoni”.

“Scegli tu, per me va bene tutto l'importante è che non...”

“Che non siano alcolici” terminò Chloe sorridendo.

“Più che altro perché dopo dovrei ritornare a lavoro”.

“Ah” esclamò Chloe sbalordita. “Non dirmi, adesso bevi alcolici?”

Max non rispose lasciando che ci arrivasse da sola.

“Wow, scusa la mia sorpresa ma ricordo perfettamente che per farti bere un goccio di birra, quasi dovevo pregarti in ginocchio” continuò Chloe sorridendo con una mano dietro la nuca.

“Come hai detto tu prima, le cose cambiano”.

Il sorriso scomparve dal suo volto. “Si, hai ragione”.

Un ragazzo si avvicinò al loro tavolo e Chloe ordinò due cocktail San Francisco, con approvazione di Max. Aveva optato per un analcolico, ma per la tensione avrebbe gradito molto volentieri una birra o due. Sedute l'una dinanzi all'altra, si guardarono intorno cercando di comportarsi in modo naturale. Ma risultò tutto abbastanza difficile.

Chloe si schiarì la voce e finalmente la guardò. “Allora, così lavori eh?”

“Già”.

“Sei una fotografa giusto? Perché non riuscirei a vederti fare altro”.

“Si, sono una fotografa”.

“Quindi alla fine ti sei laureata”.

“Si e anche con qualche anno di anticipo. Ho frequentato un corso privato biennale di fotografia a Seattle insieme a Victoria”.

“Oh, bene” disse Chloe ripensando alla richiesta fatta a Victoria prima di partire. Max pensò alla stessa cosa. “Quindi anche Victoria è una fotografa a tutti gli effetti adesso”.

“Si, lavora per una rivista di moda”.

“Ottimo. Comunque lo sapevo che saresti diventata una fotografa. Ho sempre pensato che ce l'avresti fatta un giorno”.

“Però la strada è ancora lunga”.

“In che senso? Hai detto che lavori”.

“Si ma non in proprio”.

“Oh, capisco. Lavori con qualcuno?”

“Al momento sì. Lei è una fotografa molto conosciuta qui a Portland e anche altrove. A breve ci sarà anche una sua mostra”.

“Beh, questo è già un inizio”.

Max annuì abbassando lo sguardo sulle sue mani con le quali giocava con alcuni braccialetti. Chloe notando questo particolare sorrise capendo che anche Max era davvero molto nervosa.

“Tu invece?” chiese di colpo Max distogliendola dai suoi pensieri.

“Beh, questo lo sai già. Lavoro al Paradise da un paio di anni”.

“Shon...” disse Max interrompendosi di colpo. Anche il solo nominarla le portava alla mente ciò che era successo tra loro. Scosse la testa come per scacciare via quel pensiero. “Lei mi ha detto che sei responsabile del locale”.

“Si è così. Sono io a gestire il tutto quando il proprietario non c’è”.

“È una grossa responsabilità”.

“Si, però me la cavo abbastanza bene sai”.

“Mi fa piacere” disse Max non riuscendo ad immaginarla in quel ruolo, almeno per come la ricordava.

“Mi piace il mio lavoro. Spesso è pesante per via degli orari e i turni, però, credo di esserci portata. Penso di aver ereditato questa dote da mia madre” disse perdendosi nel ricordo di Joyce.

L'espressione di Max si trasformò in un istante a sentir parlare della donna. Chloe se ne accorse. “Scusa, non volevo ricordarti…”

“Non dovresti essere tu a scusarti, non su questo almeno”.

Il ragazzo ritornò al loro tavolo servendo i cocktail.

“Grazie” dissero le ragazze all'unisono.

“Prego, a vostra completa disposizione” rispose il ragazzo guardando esclusivamente Max con un gran sorriso prima di allontanarsi. La ragazza non ci fece caso ma Chloe sì e solo in quel momento, si soffermò a osservare ogni minimo dettaglio della sua amica. Era sempre Max certo, ma c'era qualcosa di diverso in lei. Da quando ricordava, la sua amica non aveva mai portato i capelli troppo lunghi. Eppure adesso erano decisamente più lunghi. Le davano un aspetto diverso dal solito a cui non era abituata. In un certo senso la rendevano più matura nell'aspetto, ma del resto tra le due, era sempre stata lei quella matura. Il trucco era sempre leggero come al solito, a dimostrazione che per quanto fosse cambiata, alla fine era sempre la stessa. Indossava una t-shirt a maniche corte, di un giallo paglierino e dei pantaloni bianchi e una borsa a tracolla dello stesso colore. Max si accorse del suo sguardo mentre beveva un sorso del suo drink dalla cannuccia nel bicchiere. “Cosa c'è?”

“No, niente è solo che mi fa strano vederti così”.

“Così come?” chiese confusa.

“I tuoi capelli. Li hai sempre portati più corti”.

“Si è vero. Sono così terribili?”

“Cosa? No, no, ti stanno benissimo invece. Ti donano tanto. Sei davvero...” rispose Chloe interrompendosi.

“Beh, anche i tuoi hanno subito una metamorfosi. Dove sono finiti i capelli blu?” chiese sorridendo guardando i capelli dell’amica.

“Oh, si sono presi una meritata vacanza” rispose sorridendo afferrando un ciuffo di capelli. Poi tornò seria. “A dire il vero volevo darci un taglio, con il passato intendo. Non volevo mi ricordassero tutto quello che è successo. Per me hanno rappresentato un momento non proprio piacevole. Ma tu questo lo sai già”.

Max annuì lentamente guardandola. Poi disse: “Lo avevo dimenticato”.

“Cosa?” chiese Chloe confusa.

“Avevo dimenticato il colore naturale dei tuoi capelli”.

Chloe sorrise. “Per la verità anche io. Pensa che ho chiamato il nove uno uno quando mi sono vista così allo specchio. Ho pensato, ma chi diavolo è questa?”

Max fece una risatina ma tornò subito seria. Trovò strano ridere con naturalezza alle sue pessime battute come un tempo, prima che cambiasse tutto. In un certo senso lo sentiva sbagliato. Forse da qualche parte il suo orgoglio ferito stava lottando per avere l'ultima parola.

Chloe si rese conto della situazione difficile in cui si trovava la sua amica e si intristì. “Mi dispiace davvero tanto per tutto. Per non essere stata così forte da evitare di andare via. Ti giuro che le mie intenzioni erano buone e che mai e poi mai avrei voluto causarti tanto dolore. Per quanto io possa avere sbagliato, volevo soltanto proteggerti... da me”.

Max la guardò negli occhi dicendo: “Lo so”.

Chloe si meravigliò della sua risposta, chiedendosi che diavolo avesse fatto Shonei per arrivare ad ottenere quel risultato. Ma non aveva idea che in realtà ci fosse anche lo zampino di qualcun altro. Iniziò a bere anche lei il suo drink mentre Max si prendeva del tempo per osservarla attentamente. Oltre ai capelli che erano tornati al loro colore naturale, c’era anche un altro dettaglio strano. I jeans non erano strappati come al solito. Indossava una camicia nera smanicata con il colletto sbottonato. Il tatuaggio era in bella mostra. Poi il suo sguardo si fermò su un dettaglio che prima non aveva notato. “Dov’è la tua collana di proiettili?”  chiese con curiosità.

Chloe sgranò gli occhi portandosi una mano al petto afferrando il ciondolo. “Ah… ehm… sì infatti non la indosso più da quando ho questa. Ma ce l’ho ancora, non me ne sono liberata. L’ho semplicemente sostituita… per un po’”.

“Oh, capito. Cos’è il ciondolo?” chiese Max sporgendosi sul tavolo avvicinandosi, per guardare meglio afferrandolo con le dita.

Chloe si sporse un po' di più sul tavolo. “Ehm… è il Nodo Celtico di Tyrone”.

“E cosa sarebbe?”

“Ci credi se ti dico che non ne ho la più pallida idea?” chiese Chloe sorridendo facendo ridere la sua amica.

“È molto bello, mi piace. Ha almeno qualche significato particolare?”

A quel punto Chloe iniziò a sudare freddo ricordando perfettamente cosa avesse detto Shonei riguardo al ciondolo. Spiegarne il significato avrebbe portato inevitabilmente Max a chiedersi se quello fosse un regalo. In quel caso avrebbe dovuto ammettere che fosse un regalo di Lauren. Pensò che non fosse il caso di farle sapere di avere una ragazza, almeno non al loro primo incontro. Quindi decise di sorvolare sull’argomento e rivelare solo una parte del suo reale significato. “Ehm… a-allora… i nodi Celtici hanno il potere di… di sconfiggere il male e quindi di proteggerti”.

“È per questo che lo indossi?”

“S-sì, certo” disse Chloe sorridendo nervosamente ma non per la domanda. Questa volta a renderla nervosa era la vicinanza di Max che continuava a tenere il ciondolo tra le dita della mano. A quel punto Max, rendendosi conto della loro distanza ravvicinata, lasciò velocemente il ciondolo tornando ad appoggiarsi allo schienale della sedia.

Anche Chloe tornò indietro appoggiandosi comodamente alla sedia bevendo il suo drink. “Come sta Kate?”

“Bene”.

“Lavora anche lei?”

“No, lei ha iniziato il college a Seattle e completerà gli studi qui”.

“Quali sono i suoi progetti futuri?”

“Vuole diventare una psicologa”.

“Wow, avrai un’amica strizzacervelli eh?” disse Chloe ironica.

Max però non lo trovò divertente visti i loro trascorsi.

Chloe si schiarì la voce prendendo un altro sorso del suo drink. Guardò oltre Max spalancando la bocca e disse: “Ehi guarda, c'è Shon”.

A sentire pronunciare soltanto il suo nome, il cuore di Max iniziò a pompare velocemente nel petto. In quel momento desiderava soltanto sparire. Non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi alle sue spalle. Sperava tanto che Chloe si sbagliasse, ma purtroppo Shon c'era davvero. Chloe alzò un braccio per indicare la sua posizione mentre chiamava Shonei. A differenza di Max, Chloe era davvero sollevata dalla presenza della ragazza. Restare con Max era la cosa che desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma in quel momento si sentiva estremamente in difficoltà. Riabituarsi alla sua presenza nella sua vita, non era affatto semplice, soprattutto sapendo che era stata lei la causa del loro allontanamento. Temeva continuamente di dire o fare la cosa sbagliata, peggiorando la situazione tra loro. Quindi una presenza in più non avrebbe fatto altro che alleggerire un po’ della tensione creatasi.

Shonei si fermò di colpo guardando nella direzione di Chloe sorridendo e poi spostando leggermente lo sguardo, notò anche Max. Il suo sorriso svanì all'istante. “Oh cazzo!” disse Shonei sottovoce sforzandosi di sorridere mentre si avvicinava lentamente al loro.

“Ehi, ciao Chloe, Max”.

“Ciao” rispose Max guardandola giusto per un istante, distogliendo subito lo sguardo cercando di comportarsi normalmente, cosa che le risultò assai difficile. Shonei sperò tanto che Chloe non notasse nulla.

“Cosa ci fai da queste parti?” chiese Chloe.

“Sono uscita a comprare le sigarette e fare un giro nei dintorni”.

“Siediti con noi” propose Chloe.

“Oh no, stavo andando via”.

“Oh avanti, ti offro almeno una birra. Su siediti” aggiunse Chloe facendo segno a un cameriere che non la notò.

“Ok, se proprio insisti” disse Shonei sedendosi con loro ma con il forte desiderio di andare via.

“Non mi ha visto quel imbecille! Ci penso io, arrivo subito!” disse Chloe alzandosi per andare dentro al locale.

“Ma lascia stare”.

“Arrivo” disse Chloe allontanandosi.

A quel punto Shonei guardò Max che fissava le sue mani pur di non incrociare il suo sguardo.

“Dovresti imparare a non dare troppo nell'occhio”.

Max alzò lo sguardo su di lei. “Cosa vorresti dire con questo?!”

“Beh, lo sai. Pensi davvero che Chloe non ci arriverà a capire che qualcosa non va se ti comporti così?”

“Così come?!”

“Così come stai facendo!”

“Scusami tanto se non so fingere come sei solita fare tu! È chiaro che hai più esperienza di me in questo!”

“Una delle cose che Chloe mi ha detto sul tuo conto sembra essere errata!”

Max incrociò le braccia al petto aspettando il resto.

“Diceva che sei una persona così buona e dolce! Ma cazzo Max, sei più tagliente di un bisturi!”

“Già, indovina perché!”

“Ti stavo dando solo un consiglio per evitare che Chloe scopra cosa è successo ieri!”

“Hai così paura di lei?!”

“Cosa?! Paura io?! Di lei?! Ma non farmi ridere!” disse la ragazza divertita.

“Sei tu a non volere che lei lo sappia!”

Shonei la fissò intensamente per qualche istante e poi sorridendo si appoggiò allo schienale. “Ok, allora diciamoglielo!”

“Come scusa?!” chiese Max incredula.

“Diciamolo che ci siamo baciate!”

“Sei stata tu a baciarmi, non io!”

“Si e a te è piaciuto!”

Max rimase in silenzio preoccupata per le reali intenzioni della ragazza.

“Allora Max, vuoi essere tu a mettere al corrente la tua amica su tutta la faccenda o devo farlo io per te?! A meno che tu non ti senta già pronta ad accettare questo particolare su di te e liberarti dall’enorme peso! Anche se dubito fortemente che tu riesca con tanta facilità ad ammettere che io ho ragione!”

Max non disse nulla abbassando lo sguardo.

Shonei annuì facendo un ghigno compiaciuto. “Come pensavo! Allora cerca di nascondere meglio il tuo risentimento nei miei confronti, perché altrimenti Chloe intuirà qualcosa! Non è stupida sai?! Anche se devo ammettere che non riesco proprio a capire come diavolo fa a non sapere di te?! Non che ci sia realmente qualcosa di oggettivo per fare capire i gusti sessuali di una persona! Però cazzo, siete cresciute insieme!”

“Smettila!” disse Max con filo di voce.

“Max, io non sono una tua nemica! Anzi, sono proprio il contrario! Lo so che i miei modi a volte lasciano poco a desiderare ma è il fine che conta!”

“A discapito degli altri?!” chiese guardandola questa volta senza alcun disagio.

“Eccomi qua, ed ecco la tua birra!” disse Chloe appoggiando la birra davanti a Shonei. Andò a sedersi al suo posto guardando le due ragazze.

“È tutto ok?” chiese Chloe confusa percependo una certa tensione.

“Ma certo” disse Shonei bevendo un sorso della sua birra.

“Ah ok, pensavo di avere interrotto qualcosa” disse la ragazza nervosamente.

“Hm, in effetti si” disse Shonei appoggiando la bottiglia facendo sbiancare Max.

Chloe guardava Shonei in attesa che proseguisse.

“Stavamo parlando di ieri sera. Max è rimasta molto affascinata dal ponte strallato illuminato. Quello che ti ho mostrato una volta, ricordi?”

“Ah sì, me lo ricordo. È spettacolare vero Max?”

A quella domanda Shonei si girò a guardare Max sorridendo. La ragazza non riuscì a rispondere e intervenne lei. “Certo che le è piaciuto. Era bellissimo... il ponte”.

“Si... era bello” disse Max mentre Chloe la guardava con aria interrogativa.

“Beh, io adesso devo proprio andare” disse Shonei alzandosi.

“Resta ancora un po' con noi” disse Chloe.

“No grazie, ho un po' da fare adesso”.

“Hai qualche nuova cliente ad attenderti?” chiese Chloe ironica. Solo dopo si rese conto che molto probabilmente Max non era a conoscenza di cosa facesse Shonei per vivere. “Ehm...”

“Tranquilla Chloe, Max è al corrente”.

“Bene, meglio così. Pensavo di avere fatto una cazzata”.

“No sta tranquilla. Comunque si, devo vedere una persona oggi” disse guardando Max come per lanciarle una frecciatina. Sapeva che molto probabilmente si sarebbe sentita infastidita dalla sua ammissione.

“Ecco, c'era da aspettarselo” disse Chloe sorridendo.

“Beh, lo sai. Io non perdo mai un colpo”.

“Allora se proprio non posso trattenerti…”

“Sarà per un'altra volta e poi è giusto che voi passiate del tempo da sole. Avete ben tre anni da recuperare”.

Chloe e Max si guardarono per un istante a disagio.

“Datevi da fare che il tempo è prezioso. Ci si vede ragazze” disse allontanandosi dopo aver dato una pacca sulla spalla di Chloe.

“Ormai avrai iniziato ad abituarti a lei. È un tipo particolare” disse Chloe ironica.

“Si, è impossibile non notarla” disse seria Max guardando la ragazza allontanarsi. Poi quando la vide voltarsi un attimo verso di lei distolse subito lo sguardo.

“Però è una brava persona. Mi ha aiutato parecchio in passato. E credo che sia merito suo se siamo qui insieme adesso. Mi sbaglio?” chiese Chloe curiosa di sapere qualcosa in proposito.

“Se siamo qui è perché io l'ho permesso”.

“Oh, sì certo. Non volevo dire...”

“Però è vero, lei sicuramente ha contribuito ma non è stata l'unica” disse Max bevendo un sorso del suo cocktail. “Devi ringraziare Victoria”.

Chloe sbarrò gli occhi dallo stupore. Di tutto si sarebbe potuta aspettare, tranne l'aiuto da parte di Victoria, la sua nemica per eccellenza. “In che senso… Victoria? Non capisco, cosa ha fatto?”

“Dovresti saperlo”.

“Non credo di capire”.

“Dopo tre anni mi ha mostrato la tua lettera”.

“Cosa? Ma era per lei quella lettera” disse Chloe sorpresa.

“Già”.

“Non riesco nemmeno a ricordare tutto quello che ho scritto. Però una cosa la ricordo perfettamente…”

“Mi hai affidata a lei come un pacco, affinché lei mi custodisse. Come se fossi un oggetto di tua proprietà e che ti appartenessi” disse Max con fastidio.

Chloe abbassò lo sguardo sentendosi colpevole.

“Quello che c'era scritto non era poi così diverso da ciò che mi hai detto la sera in cui sei andata via. Quindi nulla di nuovo”.

Chloe continuò ad ascoltarla senza interrompere.

“Però Victoria mi ha fatto notare un particolare”.

“Cosa?”

“Che non saresti mai stata capace di affidarmi nelle mani di una persona che non sopporti e di cui non ti fidi, soprattutto di lei, visti i vostri precedenti. Però per qualche strana ragione hai ritenuto che lei fosse la persona adatta e le hai chiesto di starmi vicino. Sicuramente per te non deve essere stato...”

“Facile... no, non lo è stato” disse Chloe completando la frase della sua amica. “Io volevo che tu stessi bene e che ti dimenticassi di me. Con Victoria hai delle cose in comune, come la fotografia. Avete passato le stesse cose a causa di Jefferson. E poi mi odia, quindi per lei sarebbe stato facile aiutarti a dimenticarmi e mettermi in ombra. Victoria è una persona forte è determinata e non si sarebbe mai arresa con te. Avevo capito che ci tenesse davvero a te. Era la persona più indicata”.

“Credi che ci sia riuscita?” chiese Max a un tratto.

“A fare cosa?”

“A metterti in ombra”.

“Io, non lo so” rispose Chloe con un'alzata di spalle.

“Siamo cresciute insieme Chloe e non ho problemi di memoria quindi adesso dimmi… secondo te ci è riuscita?”

“Molto probabilmente no”.

“Già, quindi sei andata via per niente!”

“Però sei diventata una fotografa. Sei andata avanti con la tua vita. Se io fossi rimasta con te sicuramente avrei rovinato tutto. Io ero un problema per te”.

“Me lo hai mai chiesto se fossi un problema per me?! Non hai mai pensato che forse sarebbe stato il caso di parlarmene invece di andartene via così come una codarda?!”

“Max...”

“Tu non hai idea di cosa ho passato a causa tua!”

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Max disse: “Credo che per oggi possa bastare così!”

“No, ti prego Max”.

 “Ti dispiace accompagnarmi allo studio fotografico?!” chiese Max senza guardarla.

“Di già?!”

“Si, per favore!”

“Ok, certo Max! Come vuoi!”

Così il loro primo breve incontro terminò con grande delusione di Chloe. Max era troppo esausta e turbata da ciò che era successo la sera precedente e trovarsi con Chloe dopo tre anni non era affatto semplice. Si sentiva troppo sotto pressione. Troppe cose stavano succedendo tutte assieme tanto da destabilizzare la sua emotività. E per questo preferì mettere fine al loro incontro. Sapeva che più tempo trascorreva con Chloe e più alto era il rischio di litigarci. Per quanto avesse deciso di provare a recuperare il loro rapporto, non poteva comunque dimenticare ciò che aveva vissuto per colpa sua.

Dopo aver seguito le indicazioni della sua amica, Chloe fermò l'auto davanti allo studio fotografico. Poi guardò Max trovando il coraggio di chiederle: “Più tardi ti andrebbe di fare un salto al Paradise?”

“No Chloe, al momento vorrei soltanto restare da sola”.

“Certo, va bene. Però se cambi idea sai dove trovarmi. Magari ci vediamo domani... sempre se ti va”.

“Vedremo. Adesso devo andare, ciao” disse Max scendendo dall'auto senza voltarsi.

Chloe riavviò l'auto sconfitta. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma si sentiva comunque morire dentro, ogni volta che Max le rispondeva male. Oppure quando metteva distanza tra loro, allontanandosi come se starle vicino fosse una delle cose più fastidiose di tutte. Un tempo non era così e il cambiamento avvenuto era soltanto colpa sua.

 

                                                                      ***

 

Shonei subito dopo essersi allontanata dalle ragazze era andata da Matthew per le solite consegne. Successivamente andò a casa di Max, credendo di trovarla lì. Sapeva che non sarebbe mai stata in grado di passare molto tempo con Chloe. Un semplice incontro non avrebbe cambiato le cose tra loro. C'era bisogno di tempo per riuscire a risanare un rapporto importante che era andato deteriorandosi lentamente nel tempo. Scese dall'auto ed entrò nell'edificio raggiungendo l'appartamento della ragazza. Bussò alla porta e si ritrovò davanti Kate.

“Ciao Kate”.

“Shon...”

“Max, è in casa?”

“No, non è ancora rientrata dal suo appuntamento con la persona giusta”.

Shonei rimase sbalordita dalla sua risposta non sapendo bene come interpretarla. Sembrava a tutti gli affetti una frecciatina. Non era affatto abituata a riceverle da lei. Forse da Victoria, ma Kate proprio no. “Già, ieri è stata con me perché Chloe...”

“Lo so Shon”.

“Magari passo più tardi”.

“A dire il vero credo che dopo il suo appuntamento, andrà sicuramente a lavoro”.

“Oh cazzo, è vero. Mi ero scordata del suo lavoro”.

“Già”.

“Allora forse la chiamo per sapere quando posso trovarla. Ciao Kate” disse la ragazza allontanandosi.

“Ciao...” rispose Kate riflettendo. Stava per chiudere la porta ma a un tratto si bloccò. Uscì in corridoio fermando la ragazza. “Shon!”

“Dimmi Kate” disse la ragazza voltandosi verso di lei.

“Puoi entrare un attimo? Vorrei parlarti di una cosa”.

Shonei rimase sorpresa dalla sua richiesta. Non sapeva cosa aspettarsi ma la curiosità era tanta e accettò il suo invito a entrare nell'appartamento. “Certo, ho un po' di tempo”.

Così rientrarono nell'appartamento e Kate la invitò a sedersi sul divano. “Vuoi qualcosa di fresco da bere?”

“Si, una birra magari” disse Shonei. Poi vedendo l'espressione di Kate, capì che la sua richiesta non era tra le opzioni disponibili.

“Ti andrebbe un tè al limone con ghiaccio e menta?”

Shonei cercò di nascondere la sua espressione disgustata. “Ehm, certo... perché no”.

“Bene” rispose Kate dirigendosi in cucina per preparare i drink.

Nel frattempo Shonei si girava intorno quasi come se si aspettasse di vedere qualcuno da un momento all'altro. Forse poteva essere un attentato ai suoi danni. Kate osservandola comprese quale fosse il suo timore. “Victoria non è in casa. Al momento è a lavoro quindi puoi stare tranquilla”.

“Oh, ma io non ero affatto preoccupata” mentì lei mentre Kate sorrideva.

Dopo aver preparato le bevande le andò a sedersi su una poltrona appoggiando i bicchieri sul tavolino di fronte. “Serviti pure”.

“Grazie” disse Shonei prendendo il bicchiere e facendo un sorso.

“Ti piace?”

“Oh sì, è buonissimo” disse la ragazza cercando di risultare convincente.

A quel punto anche Kate prese il suo bicchiere per bere un sorso di tè. Shonei si sentì a un tratto un po' a disagio dinanzi alla ragazza che la guardava con estremo interesse. Sembrava studiarla per capire bene come iniziare.

“Allora?” chiese Shonei sorridendo nervosamente.

Kate rimase in silenzio bevendo un altro sorso della sua bevanda per poi appoggiare il bicchiere sul tavolo. Shonei si rilassò allo schienale del divano tenendo il bicchiere appoggiato su una gamba.

“Non sono solita farmi gli affari degli altri, ma non posso farne proprio a meno questa volta. Posso sapere che cosa è successo ieri sera con Max?”

Shonei sgranò gli occhi sorpresa che si trattasse proprio dell'argomento più scomodo in assoluto. Capì da quella semplice domanda che Max forse non aveva aperto bocca su quanto successo tra loro. Però nello stesso tempo non era riuscita a nascondere il suo stato d'animo alle sue amiche. Oppure Kate era troppo brava a leggerle dentro, ma in quel caso il segreto di Max non era più da considerare tale.

“Perché me lo chiedi?” chiese Shonei fingendo di non sapere di cosa stesse parlando. Voleva rendersi conto di quanto sapesse la ragazza prima di sbilanciarsi.

“Ieri sera Max è rientrata molto turbata. Abbiamo cercato di capire cos'è fosse successo ma lei non ha voluto parlarne. Si è chiusa a riccio nella sua stanza. L'unica informazione che siamo riuscite a ottenere è che ha passato la serata con te, quando invece avrebbe dovuto essere con Chloe”.

“È quello che stavo cercando di dirti prima. Chloe ha avuto un contrattempo...”

“Lo so questo, anche se non so per l'esattezza cosa le abbia impedito di presentarsi. Ma suppongo che ci sia stata una buona ragione, perché non credo che Chloe avrebbe rinunciato a stare con lei”.

“Si... infatti”.

“Avete passato la serata insieme quindi forse tu sai cosa è successo”.

Shonei ricominciò a bere il suo tè per prendere tempo e capire cosa dire. Forse avrebbe potuto spiegare a grandi linee le problematiche di Max omettendo la parte del bacio. Poi mentre guardava la ragazza il suo sguardo cadde sul crocifisso che portava al collo e il libro della bibbia appoggiato sul tavolo. Abbassò lo sguardo sorridendo mentre scuoteva la testa. In nessun modo avrebbe detto una cosa del genere a quella ragazza. In primo luogo, era una faccenda troppo personale per Max. E poi perché sapeva che le persone religiose non vedevano di buon occhio quelle come lei. Per quanto vedesse una grande bontà di animo in quella ragazza, che raramente aveva riscontrato in altre, pensava fosse una bigotta esattamente come tutti gli altri.

“Come stava Max quando è rientrata?” chiese Shon a quel punto.

“Male, molto male. Si è chiusa in camera. Continuava a dire che non era successo nulla, ma stava chiaramente mentendo. Ed è anche scoppiata a piangere. Io e Victoria abbiamo passato tutta la notte con lei nel suo letto per non lasciarla da sola. Eravamo terribilmente preoccupate. Non credo di averla mai vista così, a parte quando Chloe è andata via da Seattle”.

Shonei in quel momento si sentì terribilmente in colpa per il danno arrecatole. Non era sua intenzione metterla in quella situazione, ma purtroppo lo aveva fatto.

“Era con te ieri. Voglio sapere cosa è successo”.

“Io credo di non potertelo dire, non perché non voglia ma perché dovresti chiederlo direttamente a lei. Mi dispiace Kate, però non devi preoccuparti. Ti assicuro che è una cosa passeggera. Sono sicura che le cose si sistemeranno. Ha solo bisogno di un po' di tempo per... per comprendere meglio alcune cose. Puoi stare tranquilla, farò in modo che tutto si risolva al più presto”.

Kate rimase a guardarla riflettendo sulle sue parole per un momento cercando di capirne il significato che al momento le sfuggiva. “Perché tu?”

“Come scusa?”

“Perché tu potresti aiutarla? Vi conoscete appena”.

Shonei non rispose.

“Questa cosa riguarda te? Voglio dire, il motivo per cui sta così male è a causa tua? È per questo che tu puoi sistemare tutto?”

Shonei continuò a stare in silenzio non sapendo come tirarsi fuori da quella situazione.

Kate sospirò. “Victoria non si è mai fidata di te. All'inizio pensavo che stesse esagerando. Poi abbiamo saputo di Chloe e la sua diffidenza nei tuoi confronti è aumentata. Nonostante questo ho cercato di rimanere imparziale, solo perché è di Chloe che si tratta. So che infondo Max tiene ancora molto a lei. Però dopo ieri sera io non so più cosa pensare”.

“Anche tu stai iniziando a dubitare di me?”

“Ne ho motivo?”

Ripiombarono nel silenzio di nuovo.

“Non fraintendermi, io credo che tu non sia affatto una cattiva persona. E lei stranamente sembra tenerci davvero tanto a te. Però se questo rapporto in qualche modo la danneggia, forse è il caso di prendere le distanze per un po', non credi?”

“Lo so che sei preoccupata per lei, ma questo non è necessario! E comunque se lei non vorrà più vedermi, io sparirò! Ma sia chiaro che dovrà essere lei a dirmelo, non tu e neanche Victoria! Non vi sbarazzerete di me tanto facilmente!” disse Shonei infastidita.

“Non fraintendermi Shon, io non...”

“Ah no?! Non dovrei?!”

Shon si alzò dal divano appoggiando il bicchiere sul tavolo. “Grazie tanto per il tè e per la conversazione illuminante e del tutto inutile!”

“Sei arrabbiata con me?”

“Non lo so! Ne ho motivo?!” chiese Shonei riproponendole la sua stessa domanda.

Shonei uscì dall'appartamento salutando senza aspettare una risposta. Kate chiuse gli occhi sospirando. Non voleva comportarsi come Victoria ma dopo aver visto Max piangere a dirotto e aver passato la notte con lei, sentiva di dover fare qualcosa per il bene della sua amica. Shonei arrivò di sotto e poco prima di uscire dall'edificio, si bloccò. Rimase per qualche istante a riflettere e poi si voltò guardando verso le scale.

 

                                                                      ***

 

Dopo aver staccato dal lavoro ed essere stata riaccompagnata a casa da Ellis, Max entrò nell'edificio per andare raggiungere il suo appartamento. Ma appena varcata la soglia del condominio si bloccò sbarrando gli occhi dalla sorpresa.

“Ciao Max” disse Shonei seduta sulle scale.

Max ci mise un po' a realizzare che Shonei fosse proprio lì davanti a lei. Non si sarebbe mai aspettata di vederla per ben due volte di fila dopo quanto successo.

“Ti cercavo ma non ti ho trovata in casa. Come al solito dimentico che lavori” disse Shonei alzandosi avvicinandosi di un paio di passi.

“Cosa vuoi?! Perché sei qui?!”

“Vorrei parlare con te”.

“Non c'è nulla di cui parlare!” disse Max incrociando le braccia al petto evitando di guardarla.

“Io credo di sì”.

“Scusami ma ho avuto una giornata stressante e non sono in vena di fare conversazione” disse Max prendendo la via per le scale superando la ragazza.

“Ti chiedo solo di parlare con me per qualche minuto! Dopodiché andrò via... te lo giuro!”

Max si voltò a guardarla incrociando il suo sguardo.

“Ti prego…” disse Shonei.

“Fai in fretta!”

“Si, ma non qui. Potremmo andare in macchina e...”

“Scordatelo! Se vuoi dirmi qualcosa lo farai qui!”

“Va bene se è questo che vuoi. Però io ti consiglio di parlarne nella mia auto. Non è un argomento di cui discutere qui con il rischio che qualcuno… possa ascoltarci”.

Max soppesò le sue parole sapendo che l'argomento non poteva che riguardare ciò che era successo la sera precedente. Non era il caso di farlo sapere a tutti. “Ok, ma resteremo nel parcheggio! Non ci allontaneremo da qui!”

“Si, assolutamente!”

Così uscirono dall'edificio salendo sull'auto di Shonei. Rimasero in silenzio per qualche istante mentre Shonei riordinava le idee per poter cominciare. “Innanzitutto ti devo delle scuse per ieri sera. Ho sbagliato, anche se sono del tutto convinta di non essere fuori strada. Oppure magari ho torto marcio, ma lo percepisco che c'è qualcosa. Però che io sia nel giusto o meno, credo di avere sbagliato nel modo di pormi nei tuoi confronti. E forse non era nemmeno il momento adatto per farti affrontare questa situazione, soprattutto dopo tutto quello che è già successo e Chloe...”

Max era rimasta in silenzio ad ascoltare guardando davanti a sé.

“Io non volevo farti del male ma so di avertene fatto e tanto anche” disse lei pensando alle parole di Kate. “Forse non sei del tutto pronta per questo e io non avevo nessun diritto di forzarti.”

“Cosa vuoi da me Shon?! Sei venuta fino a qui per dirmi che pensi di avere ragione su di me?!”

“Sono venuta per scusarmi e per dirti che non succederà mai più una cosa del genere! Io credevo di aiutarti a capire...”

“Pff, aiutarmi?! Questo tu lo chiami aiutare?!”

“Pensavo davvero che in questo modo sarei riuscita a farti capire come stessero davvero le cose! Sapevo che avresti provato qualcosa e non puoi negarlo... non a te stessa!”

“E cosa vuoi che ti dica adesso?!” chiese Max voltandosi verso di lei. “Che hai ragione tu?! Così potrai andartene soddisfatta per la tua strada, pensando di avere fatto una buona azione mettendomi in questa situazione?!”

“Se per te è una situazione difficile vuol dire che ci ho preso! Se non te ne fregasse nulla, non ti creeresti tutti questi problemi!”

“Qui l'unico vero problema sei tu! Prima mi hai tenuta nascosta la verità su Chloe e adesso questo! Sai, tu non sei così diversa da lei! Continui a creare problemi e poi speri di cavartela con delle semplici scuse, per poi continuare con le tue solite stronzate! Adesso spiegami cosa dovrebbe impedirmi di chiudere definitivamente con te!”

“Prima ho parlato con Kate!”

“Cosa?! Chi ti dà il diritto di...”

“È stata lei a voler parlare con me! Mi ha spiegato in che stato sei rientrata ieri sera! Che hai pianto! Credo di non piacere nemmeno a lei!”

“Già e indovina perché!”

Shonei si voltò a guardare davanti a sé. “Quando ho deciso di frequentarti, non l'ho fatto solo per tenere Chloe al sicuro! C'era anche un'altra ragione! Avevo intuito qualcosa e volevo capire se mi stessi sbagliando o meno! Anche perché Chloe in passato mi ha parlato di te! Non mi ha detto chissà cosa, però credo che un dettaglio del genere sarebbe venuto fuori! Insomma, come fa Chloe a non sapere di te?! Lo trovo assurdo!”

“Oooh certo, posso immaginare la tua crisi esistenziale per non essere abbastanza informata su di me!” disse Max con sarcasmo.

Shonei emise un sospiro esasperato.

“Perché Shon?! Perché ti importa così tanto?! Per caso la tua vita è così monotona da cercare di renderla più interessante, indagando su quella degli altri?!”

“Ok, allora cosa vuoi fare?! Mi sembra chiaro che non arriveremo a nulla! Tu non accetterai mai le mie scuse! Ti vuoi liberare di me e io non posso costringerti a fare il contrario! Dobbiamo metterci d'accordo su cosa dire a Chloe! Anche se io sarei più propensa a dirle la verità!”

“No! Noi non diremo un bel niente! Chloe non deve sapere nulla e nemmeno gli altri! Questa cosa rimarrà tra noi!”

“Va bene! Però adesso dimmi che spiegazione dovremo dare a Chloe quando capirà che tra noi non scorre più buon sangue!”

“Beh, le persone litigano Shon, questo dovrebbe saperlo!”

“Si certo, ma vorrà sapere cosa è successo!”

Max abbassò lo sguardo sulle mani in grembo riflettendo. E in quel preciso istante si rese realmente conto del problema. Non voleva che Chloe sapesse la verità su cosa era successo tra loro. Non voleva nemmeno incrinare il rapporto tra le due amiche, perché era evidente che tenessero l'una all'altra. Non aveva nessuna idea di come avrebbe potuto reagire Chloe. Inoltre, indipendentemente dal bacio, non poteva dimenticare quanto Shonei le era stata accanto nei suoi momenti di sconforto. Ma forse la ragione più importante di tutte. Quella che le impediva di mandarla al diavolo una volta per tutte, era che lei aveva perfettamente ragione. Era innegabile che avesse provato qualcosa durante quel bacio rubato. Ed era proprio quello che aveva provato a turbarla così tanto e a far riemergere il ricordo dei dubbi sui sentimenti verso Chloe.

“Cosa diremo Max?!” chiese Shonei prendendo il pacchetto di sigarette appoggiato sul cruscotto dell'auto. Tirò fuori una sigaretta portandosela tra le labbra.

“Nulla! Perché noi... continueremo a comportarci come se nulla fosse mai successo!”

Shonei si voltò verso di lei sorpresa sfilandosi la sigaretta dalla bocca. “Stai parlando sul serio?!”

“Ti sembra che io stia scherzando?!”

“Io posso riuscire a fingere ma tu... non credo che tu ce la possa fare Max! Insomma oggi quando eri con Chloe...”

“Farò uno sforzo!”

“Non basta! Tu sei arrabbiata con me!”

“Mi passerà!”

“Sicura?! E quello che provi per me?! Anche quello passerà?!”

“Non voglio più sentirne parlare! Hai capito Shon?!”

“Anche se non hai confermato o smentito nulla, so che è così! Se non ne vuoi parlare va bene! Cioè, per me va bene ma prima o poi questa cosa ti cascherà addosso come un grosso macigno! Ti travolgerà come una tempesta!”

“Credimi, tu non sai cos'è una tempesta!” disse Max ripensando ad Arcadia Bay.

La ragazza si rese conto di cosa avesse detto. “Scusa, non volevo dire... non è la stessa cosa, lo so questo!”

Shonei restò in silenzio riflettendo per qualche istante rinunciando alla sigaretta. “Tu non vuoi dire nulla per quanto riguarda quel bacio però…”

“Shon ti prego, basta! È stato insignificante!” disse Max mentendo.

“Davvero?! Per te è stato insignificante?!” chiese Shonei scettica.

“Esatto è stato insignificante per me come lo è stato per te!”

Shonei corrugò la fronte guardandola. “Ti permetto di parlare delle tue impressioni su quanto è successo, ma non puoi permetterti di parlare al posto mio! Non puoi sapere cosa posso avere o non avere provato!”

“Ah bene, però se pensi di sapere cosa ho provato io, allora in quel caso va bene! Due pesi due misure eh?! Come sempre!” disse Max alterandosi.

“È una cosa diversa!”

“Oh certo, perché si tratta di te! Bene, allora sentiamo! Dimmi quali sono state le tue impressioni?! Prova a negare che è stato esattamente come ho detto io, cioè insignificante!” disse Max guardandola con aria di sfida.

Shonei restò a guardarla per qualche secondo e poi spostò lo sguardo davanti a sé senza rispondere. Max nel frattempo restava in attesa di una sua risposta che sembrava non volere arrivare mai. “Allora?!”

“Forse è meglio che io vada!”

“Pff, si certo! Tutto pur di non ammettere la verità!”

“Non dire stronzate!”

“Non è una stronzata è un dato di fatto!”

“No Max, non lo è! Pensi di sapere come stanno le cose ma non è così!” disse Shonei alterandosi lasciando Max sbalordita e confusa.

“Che... che cosa vuoi dire?” chiese Max non sapendo più cosa pensare.

“Credimi, non vorresti saperlo” disse Shonei calmandosi, guardando fuori dal finestrino dal suo lato.

“Shon... io non… capisco”.

“Nemmeno io! Non lo so, ok?! È tutto così...  strano! Credevo di avertelo già detto! Tu mi fai pensare a cose che non vorrei! Cristo, non so nemmeno che cazzo sto dicendo!”

“Sono io... la causa?”

“Si… forse… non lo so!” rispose Shonei esitante.

Max a quella affermazione si sentì sopraffatta da sentimenti contrastanti. Da una parte continuava a essere arrabbiata per ciò che aveva fatto, ma dall'altra si sentiva quasi sollevata nel sapere che non era l'unica a sentirsi estremamente confusa sull'accaduto e sui propri sentimenti. Forse così si sentiva meno sola, anche se le loro situazioni erano completamente diverse. Shonei era già consapevole di sé stessa. Max invece si era sentita come catapultata davanti a uno specchio, senza riconoscere più la persona che aveva davanti.

“Allora, dobbiamo accordarci su cosa dire a Chloe! Perché se dovesse accorgersi che qualcosa non va, vorrà delle spiegazioni! È evidente che sei arrabbiata con me e non sappiamo quando, come e se ti passerà! Quindi…”

“Non devi preoccuparti di questo” disse Max continuando a guardarla. “Shon?”

“Cosa?” chiese la ragazza voltandosi verso di lei con qualche difficoltà.

“Buttiamoci questa cosa alle spalle, vuoi?”

Shonei rimase sorpresa dalla sua richiesta. Fino a poco prima era arrabbiata e a un tratto sembrava essersi ammorbidita. Lo trovò strano ma nello stesso tempo alquanto ovvio, visto ciò che aveva appena ammesso. Non che fosse stata del tutto esplicita, ma aveva lasciato intendere che forse nemmeno Max le era del tutto indifferente. Il che era un po’ strano per una come lei.

“Okay, va bene”.

A quel punto Max allungò una mano nella sua direzione. “Affare fatto?”

Shonei guardò prima la sua mano e poi Max. “Certo” rispose stringendole la mano.

“Adesso meglio che vada, ciao Shon” disse Max scendendo dall’auto per poi allontanarsi lentamente.

Shonei rimase a osservarla finché non scomparve oltre le porte dell’edificio. Poi mise in moto l’auto scuotendo la testa, uscendo dal parcheggio.

Max entrò nell’appartamento raccontando a Kate del suo incontro con Chloe, tralasciando tutto quello che riguardava Shonei. Poi si diresse in bagno per fare una doccia. Rimase a lungo sotto il getto dell’acqua per darsi una rinfrescata e non solo al corpo, ma anche alle idee.

 

 

Cosa voleva dire Shon? Possibile che anche lei si senta come me? Lo ha detto solo per far calmare le acque? Ma sembrava così sincera e turbata allo stesso tempo. Sembrava facesse fatica ad ammetterlo. Questo deve pur significare qualcosa. Se anche lei provasse qualcosa per me… ma che…

 

 

In quel preciso istante Max si rese conto di aver espresso con la mente una chiara affermazione sui suoi sentimenti verso la ragazza. Alcune lacrime iniziarono a scendere sul suo volto mescolandosi con il getto d’acqua della doccia.

 

                                                                     ***

 

In serata Max uscì in compagnia dei suoi amici per andare in pizzeria, nonostante non avesse nessuna voglia. Cercava semplicemente un modo per distrarsi dai suoi pensieri, ma senza ottenere alcun risultato e facendo buon viso a cattivo gioco con gli altri. Ma Kate a sua insaputa la teneva d’occhio, intuendo che stesse facendo solo finta di divertirsi.

 

                                                                     ***

 

Shonei bussò alla porta dell'appartamento e comparve Ashley sulla soglia vestita di tutto punto. “Ah, sei arrivata finalmente. Pensavo non ti facessi più viva” disse la ragazza appoggiandosi con la mano allo stipite della porta mettendosi in posa.

Shonei sorrise guardandola da capo a piedi. “Beh, eccomi qua. Anche se devo ammettere che adesso non sono più così tanto sicura di voler uscire”.

Ashley sgranò gli occhi dandole un pugno su una spalla. “Non osare nemmeno tirarti indietro. Ci ho messo tempo a prepararmi e se credi che adesso...”

“Andiamo madame” disse Shonei ironica interrompendola mentre le porgeva una mano.

“Bene” rispose la ragazza dandole la mano divertita.

 

                                                                       ***

 

Chloe raggiunse il Paradise sperando ancora che Max cambiasse idea, così da poter passare un altro po' di tempo con lei. Per distrarsi e nell'attesa di una chiamata che molto probabilmente non sarebbe mai arrivata, si sedette su uno sgabello per bere una birra. Nel frattempo Steph era indaffarata a servire alcuni clienti ai tavoli. Ian era al bar con il suo fedele compagno Cooper. A un tratto sentì una mano darle un colpo sulle spalle. Si voltò trovandosi Jonathan davanti.

“Ehi Chloe”.

“Ehi Jonathan, come va?”

“Non c'è male. Tu piuttosto, cosa mi racconti? È da quando Lauren è partita che non ti fai viva”.

“Si hai ragione, non ho scusanti”.

“Aaah non preoccuparti. Ma oggi non lavori?”

“No, ho qualche giorno libero”.

“Allora ne dovremo approfittare”.

“Si, direi che si può fare. Sei solo?”

“No, sono con Chris ed Allison! Sono su un divano davanti la pista. Appena Allison ha saputo che stasera si ballava ci ha costretto a venire con la forza”.

“Vi è andata male” disse Chloe sorridendo.

“Eh sì, sai com’è fatta. Senti, visto che hai la serata libera perché non ti unisci a noi”.

“Certo, per me va bene”.

“Allora prendiamo da bere e raggiungiamo gli altri”.

Così dopo essere stati serviti da Cooper che guardava Chloe con un sorriso soddisfatto per la sua vacanza forzata, si diressero dagli altri. “Ragazzi guardate chi vi ho portato oltre alle birre” disse Jonathan.

“Ehi Chloe, ciao” disse Chris.

“Che razza di amica infame che sei” aggiunse Allison con ironia.

“Non fatemi pentire di restare qui con voi”.

“Tranquilla non sono così crudele” disse la ragazza guardando verso l’ingresso del Paradise. “Ma quella non è Shon?”

Chloe si voltò guardando in quella direzione e vide Shonei in compagnia di Ashley. “Oh cazzo! Non ci credo!”

“Cosa?” chiese Allison.

“No, niente”.

Shonei notando la presenza dei ragazzi si avvicinò in compagnia di Ashley. In quel momento Steph che stava servendo un tavolo dall'altra parte del locale, la vide scuotendo la testa con disappunto.

“Ehi ragazzi, chi non muore si rivede” disse Shonei rivolgendosi a loro.

“Ciao Shon” salutarono gli altri spostando il loro sguardo da lei a Ashley.

Shonei mise una mano dietro i fianchi di Ashley spingendola un po' in avanti. “Ragazzi lei è Ashley”.

“Piacere di conoscerti” dissero tutti insieme.

“Ashley, loro sono Jonathan, Chris ed Allison” disse Shonei indicandoli.

“Piacere mio ragazzi”.

“Come mai da queste parti?” chiese Chloe mentre prendeva posto sul divano sedendosi accanto a Jonathan che non riusciva a staccare gli occhi da Ashley.

“Sai che questa è la mia seconda casa” rispose Shonei sorridendo.

“Volete sedervi con noi?” chiese Allison.

“Adesso no, magari più tardi. Per adesso prendiamo qualcosa da bere al bar e poi facciamo due salti”.

“In quel caso mi unisco a voi se non vi spiace” disse Allison.

“Volentieri” disse Ashley.

“Non ci dispiace affatto. Allora a dopo” disse Shonei allontanandosi con Ashley.

“Santo cielo Chloe, chi è quella?” chiese Jonathan riferendosi ad Ashley.

“Una che porta guai” rispose Chloe guardando la ragazza.

“Beh, in questo caso voglio essere nella merda fino al collo con lei”.

Così Shonei e Ashley andarono a prendersi qualche drink consumandoli direttamente al bar. Dopo aver fatto il pieno si diressero in pista iniziando a ballare. Allison appena le vide si alzò dal divano raggiungendole per unirsi a loro. Steph finì il suo turno in anticipo visto che era al locale dal mattino. Completamente sfinita andò a sedersi con gli altri. “Ciao ragazzi”.

“Ehi Steph, ciao” dissero i ragazzi.

“Ti vedo abbastanza sbattuta o sbaglio?” chiese Chloe.

“Non sbagli”.

“Ti ha già preso di mira?” chiese riferendosi a Ian.

“Tu che dici? Ma sta tranquilla, non gli permetterò di trattarmi come spazzatura”.

“Asher è qui?”

“Si, sta parlando con qualche cliente di là. Piuttosto, com'è andata con Max?”

“È andata benino”.

“Immaginavo”.

“Si, ci vorrà del tempo”.

“Beh, è pur sempre un inizio”.

Steph guardò verso il gruppo di clienti ballare al centro della pista. “Non posso crederci. Come diavolo fa a stare ancora con lei?” chiese facendo riferendo a Shonei.

“Non ne ho la più pallida idea”.

“Deve essere davvero stupida. Cos’ha lei che le altre non hanno?”

“Non lo so. Forse Ashey ce l’ha d’oro” rispose Chloe.

“Chloe, non dire così che poi Jonathan ci crede” disse Chris ridendo guardando l’amico al suo fianco.

“Per quanto mi riguarda potrebbe averla uguale a tutte le altre. Mi accontenterei lo stesso” rispose Jonathan.

“Credimi Jonathan, sei fortunato a non avere niente a che fare con lei” disse Chloe.

In quel momento altre due ragazze si fermarono al loro tavolo. “Ciao Steph” disse Jessie accompagnata dalla sua amica Mary.

“Ehi, cosa ci fate voi qui?” chiese Steph sorpresa.

“Eravamo con delle amiche in giro per locali e poi abbiamo deciso di fare un salto anche qui per divertirci un po’. La vita è troppo breve per piangersi addosso, giusto?” chiese ridacchiando.

Steph e Chloe si lanciarono un'occhiata pensando la stessa cosa. Jessie sembrava fin troppo allegra per essere stata mollata dal suo ragazzo. L’unica spiegazione plausibile era che fosse già piuttosto brilla per essere appena entrata. Aveva appena detto di essere stata in giro per locali, quindi aveva già fatto il pieno altrove.

“Dove sono le altre?” chiese Steph.

“A uno dei tavoli di là” rispose indicando alle sue spalle. “Ti va di venire con noi? Voglio presentartele”.

“Ehm, a dire il vero io...”

“Non mordono sai? Dai vieni con noi”. Poi si voltò verso Chloe. “Ti spiace se ve la rubo?”

“No, certo” disse Chloe sperando nel buon senso di Steph.

“Visto? È tutto ok” disse la ragazza rivolta a Steph.

“Ok, ma non mi posso trattenere a lungo. Sono uno straccio oggi”.

“Oh avanti, ti farò ritornare le energie” disse Jessie ridacchiando.

“Torno dopo, a dopo ragazzi” disse Steph mentre Chloe le lanciava uno sguardo preoccupato. Così mentre si allontana in compagnia delle due ragazze disse mimando con la bocca verso lei. “Sta tranquilla”.

Chloe annuì sperando per il meglio. Dopo un’altra mezz'ora Allison tornò al tavolo.

“Ma come, ti sei già stancata?” chiese ironico Chris.

“Ho bisogno di fare rifornimento”.

“Beh, il benzinaio è da quella parte” disse Jonathan indicando il bar.

“Lo so, mi date un attimo? Questi tacchi mi stanno uccidendo”.

“Perché diavolo li indossi allora?” chiese Jonathan.

“Perché mi piacciono”.

“Allora non lamentarti” disse Jonathan.

“Voi uomini non capite un cazzo di queste cose. Vero Chloe?”

Chloe la guardò sorridendo un po’ in imbarazzo. “Scusa se te lo dico, ma ha ragione”.

“Sante parole” disse Chris.

“Ma dovresti essere dalla mia parte” disse Allison.

“Allison, io non indosso i tacchi e non li metterei nemmeno sotto tortura”.

“Non ti piacciono?”

“Innanzitutto vorrei farti notare che non mi manca di certo l’altezza. E poi non ci tengo a spaccarmi una caviglia”.

“Oh mio Dio, non ci posso credere” disse Allison mostrandosi scioccata. “Lauren si è messa di nuovo con uomo”.

“Cosa? E queste come le spieghi?” chiese Chloe portandosi le mani al seno facendo ridere Chris.

“Uno scherzo della natura o è semplicemente silicone”.

“Se volete ci penso io a controllare che siano vere” disse Jonathan.

Chloe si voltò a guardarlo. “Tu prova solo a toccarmi con un dito e ti mostro quanto è facile cambiare sesso senza ricorrere alla chirurgia.

Scoppiarono a ridere tutti.

“Comunque oggi mi sento terribilmente sola senza Lauren e tutto questo grazie a te Chloe” disse Allison.

Chloe la guardò sorridendo. “Vuoi che vada io a prenderti qualcosa per farmi perdonare?”

“Davvero lo faresti?”

“Che io sappia una macchina senza benzina non si muove”.

“Sei davvero generosa... non come questi due ingrati” disse guardando male i ragazzi che se la ridevano.

“Cosa ti prendo?”

“Un margarita”.

“Oook, arrivo subito” disse Chloe alzandosi.

“Lauren si è trovata una brava, gentile e generosa ragazza”.

“Si solo perché è andata a prenderti da bere” disse Chris ridendo.

“E comunque non vorrei non vorrei distruggere la tua bellissima opinione che hai di Chloe, ma secondo me ti è andata a prendere da bere, affinché poi potrai tornare a ballare e toglierti dai cosiddetti” disse Jonathan.

Allison sgranò gli occhi sbalordita. “Ma quanto sei stronzo”.

“Beh, secondo me ha ragione. Chloe ha detto che una macchina senza benzina non si muove. Se tu non ti muovi resti qui con noi e a lei non fa piacere” disse Chris rincarando la dose.

“Dite sul serio?” chiese la ragazza iniziando a dubitare delle buone intenzioni di Chloe.

I due ragazzi si guardarono tra loro cominciando a ridere svelando le loro carte.

“Mi state prendendo per il culo. Sappiate che questa me la pagherete”.

 

                                                                     ***

 

Nel frattempo al tavolo di Jessie...

"Allora tu lavori qui?" chiese una delle amiche di Jessie rivolta a Steph.

“Allora tu lavori qui?” chiese una delle amiche di Jessie.

“Si, da anni ormai”.

“Beata te, puoi bere gratis tutte le volte che ti va” disse un'altra ridendo chiaramente poco lucida.

“Non credo che avrei questa occupazione se lavorassi ubriaca. Inoltre non ho favoritismi di nessun genere. Pago esattamente come tutti gli altri” rispose Steph cercando di sorridere con qualche difficoltà. Si era già pentita di aver accettato l'invito di Jessie di unirsi a loro.

Le ragazze si guardarono tra loro cominciando a ridere. Subito dopo Steph ricevette un colpo su una spalla da Mary. “Non farci caso Steph, oggi credo che siamo un po' tutte su di giri”.

“Si, ho notato” rispose Steph ridendo nervosamente lanciando un'occhiata verso Chloe al bar in attesa di essere servita. Avrebbe voluto raggiungerla, ma non poteva semplicemente alzarsi e mollare tutto. Poi il suo sguardo vagò oltre Chloe soffermandosi a guardare Shonei ballare con Ashley.

In quel preciso istante mentre le ragazze chiacchieravano tra loro, Jessie seguì lo sguardo di Steph. “A quanto pare Shonei è riuscita a rimorchiare qualcuno”.

Steph si voltò a guardare la ragazza al suo fianco. “No, quella è soltanto una sua vecchia conoscenza”.

“Ciò non toglie che Shon sia una di quelle che ci prova con qualunque cosa respiri” disse Jessie ridacchiando mentre beveva un sorso del suo ennesimo drink.

“Chi è Shon?” si intromise una delle sue amiche.

“È una tipa davvero forte. Mi fa morire dal ridere” rispose Mary ridacchiando.

“E cosa fa questa tipa?”

“Ci prova con le donne” disse Jessie.

Steph si voltò a guardarla chiedendosi che motivo ci fosse di tirare in ballo un dettaglio che di regola non doveva interessare a nessuno.

“Ah, è dell'altra sponda eh? Si vede che in quella originale non le andava molto bene” disse una delle amiche facendo ridere tutte le altre. Tutte tranne Steph che iniziò davvero a chiedersi seriamente che diavolo ci facesse seduta insieme a quel branco di stupide oche. Ma la risposta era più che ovvia, Jessie. Era lei la causa di tutto.

“Ci ha provato anche con me, sapete?” disse a un tratto Jessie mentre Steph la guardava sbalordita da quella affermazione. Quale diavolo fosse il suo scopo non le era affatto chiaro. Ammesso che ci fosse davvero una motivazione per cui si comportasse in quel modo, a parte l'effetto dell'alcool.

“Ma davvero?”

“Oh mio Dio. Cosa è successo?”

“In che modo ci ha provato con te?”

“Questo non me lo avevi detto” disse Mary guardandola un po' offesa. “Sono la tua migliore amica e mi tieni nascoste queste cose? Adesso voglio sapere tutto”.

“Si è anche noi”.

A quel botta e risposta tra le ragazze, Steph si intromise guardando esclusivamente Jessie. “Non ci ha provato con te”.

“Invece sì che lo ha fatto” ribadì Jessie.

“Ti dico di no”.

Le ragazze continuavano a passare lo sguardo dall'una all'altra interessate.

“Come fai a dirlo se non c'eri nemmeno?”

“Lo so perché lei mi ha raccontato tutto. La sua intenzione non era quella di provarci. Non era affatto interessata a te”.

“Io invece credo che era proprio quella la sua intenzione”.

“Voleva soltanto scoprire quali fossero i tuoi gusti”.

“Esatto, per poi provarci con me”.

“Si vede che non conosci Shon, lei non è una che ha problemi a trovare qualcuna con cui spassarsela e non si fa scrupoli a provarci con chiunque voglia. Non aveva nessun bisogno di provarci con te. Il suo scopo era solo di capire quali fossero i tuoi interessi”.

“E allora perché lo ha fatto se non per provarci con me?”

Steph si ammutolì senza aggiungere altro. Non avrebbe mai potuto dire la verità, che Shonei lo stava facendo per lei. Altrimenti avrebbe ammesso il suo interesse nei confronti di Jessie davanti alle sue amiche. Ed era abbastanza evidente che le ragazze non erano a conoscenza di nulla e nemmeno Mary.

Per quanto fosse alterato il suo stato di lucidità mentale, Jessie comprese la risposta. Cercò di chiudere in fretta l'argomento. “Beh, qualunque sia stata la sua intenzione, poco importa. Non ci sarebbe riuscita”.

Steph non poté fare a meno di identificarsi in quelle parole, che molto probabilmente erano rivolte a lei, anche se non direttamente.

“Beh, magari lei no, ma quel tizio seduto al bar che guarda in questa direzione, magari si” disse una delle ragazze ridendo. Si voltarono tutte a guardare il ragazzo seduto su uno sgabello assieme a un suo amico. Con in mano il suo drink, il ragazzo alzò il bicchiere sorridendo, come per brindare a loro.

“Non ho nessuna intenzione di cominciare un'altra storia” disse Jessie continuando a bere.

“Ci credo, tu pensi ancora a quel cretino di Owen”.

“È ancora perdutamente innamorata di lui”.

“No, non me ne frega più un cazzo di lui. Se voglio quel tizio me lo posso portare anche a letto”.

“Ok, dimostralo” disse sfacciatamente una sua amica.

“No!” intervenne prontamente e con decisione Steph lasciando le altre sbalordite da quella reazione. Erano rimaste tutte a guardarla, inclusa la stessa Jessie, anche se nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso dalla semplice curiosità.

“Ehm, volevo solo dire che… non è necessario che lo dimostri” disse rivolta alle ragazze. “È chiaro che Jessie non è proprio in sé in questo momento e quel tizio non sappiamo nemmeno chi sia. Potrebbe mettersi nei guai. Quel tizio potrebbe avere brutte intenzioni. Insomma, davvero volete che Jessie rimorchi qualcuno a caso senza nemmeno conoscerlo, mettendo a rischio sé stessa per dimostrare cosa? Che non sta più male per un ragazzo con cui è sta insieme per anni? È chiaro che sta male. Questo è estremamente stupido da parte vostra. Scusate se ve lo dico ma c’è qualcosa che non va in voi? Che razza di amiche siete?”

Le ragazze continuavano a guardarla e come se nulla fosse scoppiarono a ridere, mentre Jessie restava seria.

“Calmati Steph, non dicevamo sul serio”.

“Accidenti, sei una che se la prende un po’ troppo”.

“Non sto male per lui!” disse a un tratto Jessie rivolta a Steph che la guardò confusa.

“Cosa?”

“Hai capito bene. Non mi interessa nulla di lui e non sto soffrendo!” ribadì la ragazza con tono di sfida.

Steph sorrise scettica prendendo un sorso del suo drink. “Certo, come vuoi”.

“Non trattarmi come se tu mi conoscessi così bene da sapere come mi sento!” disse Jessie con aggressività.

Steph a quel punto decise di non replicare perché non sarebbe servito a nulla. Jessie era ubriaca e instabile emotivamente. Sembrava completamente diversa da come si era mostrata quando aveva bussato alla sua porta di Steph per cercare conforto.

Jessie si alzò di scatto rischiando di cadere. Steph che le era seduta accanto, si alzò velocemente per sorreggerla, ma la ragazza si scansò per non permetterglielo. “Vado in bagno” disse Jessie.

Una sua amica si alzò offrendosi di accompagnarla e non fece più storie. Mentre le due ragazze si allontanavano, Mary si avvicinò all’orecchio di Steph. “Non prendertela. Hai ragione tu, sta solo soffrendo per la rottura con Owen, ma non lo ammetterà mai”.

“Lo so” rispose Steph guardando le due ragazze sparire oltre la porta dei bagni.

 

                                                                      ***

 

Mentre Chloe era ancora in attesa di essere servita a causa della folla davanti al bar qualcun altro stava facendo capolino al locale a sua insaputa.

“Ah, vedo che qui si danno alla pazza gioia” disse Victoria rivolta agli altri.

“Spero ci sia un posto per sedersi” disse Aaron.

“Credo che di là sia pieno” disse Timothy guardando i divani a sinistra davanti alla pista da ballo.

“Forse sarà meglio cercare dall'altra parte” disse Victoria.

“Ok andiamo” disse Timothy.

“Stai bene Max?” chiese Kate un po’ preoccupata visto che era sembrata strana e pensierosa tutta la sera.

“Si, è tutto ok”.

“Va bene”.

Iniziarono a dirigersi tutti dall'altro lato ma mentre stavano camminando, Max guardò verso il gruppo di persone ballare. Si bloccò credendo di aver riconosciuto qualcuno. Victoria e Kate si voltarono nella sua direzione. “Max, cosa fai lì? Vieni dai”.

“Voi andate pure, vi raggiungo subito”.

Victoria corrugò la fronte confusa. A quel punto Kate l'afferrò per un braccio tirandola. “Andiamo, ha detto che ci raggiunge dopo”.

Max si avvicinò di più per vedere meglio il gruppo di persone scatenate in pista riconoscendo Shonei in compagnia di una ragazza che non aveva mai visto. Le due ragazze stavano ballando a distanza molto ravvicinata in modo un po' spinto. Si strusciavano l'una contro l'altra senza ritegno. Ashley ondulava i suoi fianchi tenendo una gamba tra quelle di Shonei, mentre la guardava con sguardo malizioso. Max continuava a guardare la scena a bocca spalancata dallo stupore, senza riuscire a staccare gli occhi dalla coppia.

Ashley si voltò di spalle appoggiandosi contro Shonei iniziando a ondeggiare tenendole le mani sui fianchi. Appoggiò il fondoschiena alle parti basse della ragazza continuando con il suo ballo sensuale. Shonei rispose tenendola per i fianchi attirandola più vicina, muovendosi in sincronia con il ritmo della ragazza. Si fiondò sul suo collo baciandola mentre continuava a strusciarsi su di lei. Ashley si voltò un attimo incontrando lo sguardo di Shonei. Si scambiarono un sorriso malizioso e complice, con la consapevolezza di stare dando spettacolo. Infatti tutti intorno continuavano a ballare lanciando sguardi lascivi e chi scandalizzati verso le due ragazze. Nel frattempo un ragazzo nella mischia puntò gli occhi su Ashley la quale ricambiò lo sguardo sorridendo in modo malizioso. Tutto questo il ragazzo lo recepì come un invito a unirsi a loro. E non aveva affatto sbagliato a pensarla in quel modo. Ashley sapeva bene come manipolare gli altri a suo piacimento. Così il ragazzo iniziò ad avvicinarsi a loro fino a fermarsi davanti alla ragazza che continuava a sorridergli. Shonei non aveva la minima idea di cosa stesse facendo Ashley perché si trovava alle sue spalle.

Chloe era ancora in attesa del suo turno per prendere da bere e stava iniziando seriamente a infastidirsi. Era evidente cosa Ian e Cooper stessero cercando di fare. La stavano ignorando di proposito pur di non servirla. Occupata com’era, Chloe non capì cosa stesse succedendo in quel momento. Non era consapevole della presenza di Max e nemmeno da cosa fosse stata attratta tutta la sua attenzione.

Shonei guardò il ragazzo corrugando la fronte non sapendo della macchinazione in atto da Ashley. Infastidita dalla sua vicinanza allungò un braccio spingendolo indietro con una mano mentre lo fulminava con gli occhi. “Che cazzo fai!” disse infastidita.

Ashley si voltò subito verso Shonei per bloccarla mentre lei furibonda tentava di avvicinarsi di più al ragazzo. “Ehi, ehi, calmati” disse appoggiandole una mano su una spalla e l’altra sul viso costringendola a spostare lo sguardo dal ragazzo a lei. “Ti calmi adesso?” chiese sorridendo.

Il ragazzo stufo della situazione si allontanò dalla pista facendo un gesto con la mano come per mandarle al diavolo, mentre loro continuarono a ballare stringendosi. A un certo punto Ashley guardò oltre Shonei fino ad accorgersi di qualcuno che le stava osservando. Max era rimasta a guardare tutta la scena incredula.

Ashley sorrise stringendo di più le braccia attorno al collo si Shonei parlandole in un orecchio. “Qualcuno sta guardando da questa parte con una certa insistenza. È per caso una tua vecchia fiamma?”

“Che guardi pure, non mi interessa” disse Shonei senza voltarsi non immaginando che si trattasse proprio di Max. Era ancora troppo infastidita da ciò che era successo.

Max dopo avere assistito a tutta quella scena non sapeva più cosa pensare. La sera prima Shonei l'aveva baciata. Nel pomeriggio le aveva lasciato intendere che non le fosse del tutto indifferente. Aveva anche affermato di non stare giocando con lei. E adesso invece stava ballando attaccata a una ragazza in atteggiamenti fin troppo intimi. Si allontanò infuriata ma invece di raggiungere Victoria e gli altri, si diresse fuori dal locale per prendere una boccata d’aria.

Proprio quando uscì dal Paradise Chloe si diresse verso il tavolo con il bicchiere di margarita in mano da portare ad Allison. Poi preoccupata per la situazione di Steph si rialzò per andare a dare un’occhiata. Victoria e gli altri nel frattempo erano riusciti a trovare un tavolo libero. Mentre Timothy andava a prendere qualcosa da bere insieme ad Aaron al bar, Victoria ne approfittò per andare a cercare Max dirigendosi verso il punto dove l’avevano lasciata. Così le due ragazze si ritrovarono faccia a faccia. Si bloccarono entrambe rimanendo a guardarsi un po’ a disagio non sapendo cosa dire.

“E-ehi, ciao” disse Chloe ripensando a ciò che le aveva raccontato Max, sul suo inaspettato contributo a suo favore.

“Ehi…”

“Ehm... sei.... sei qui da sola?”

“No”.

“C'è anche Max con te?”

“Si, a dire il vero la stavo proprio cercando. Era rimasta qui a guardare non so cosa. Ma a quanto pare non c'è”.

“Se vuoi ti aiuto a cercarla”.

“No, non c'è bisogno. Prima o poi salterà fuori. Insomma, non può essere scomparsa nel nulla”.

“Già”.

“Beh… io raggiungo gli altri”.

“O-ok” disse Chloe ma poi la fermò. “Aspetta Victoria”.

La ragazza si voltò sorpresa.

“Possiamo parlare un attimo?”

Victoria ci mise un po' a rispondere. “Ok, dimmi”.

“Non qui, c'è troppo baccano. Andiamo un attimo in bagno”.

“Come vuoi”.

Così si diressero i bagni sotto lo sguardo confuso di Kate che si era accorta di loro. “Ma che diavolo...”

Quando entrarono nel bagno non c’era nessuno. “Allora Price, cosa mi devi dire?” disse Victoria appoggiandosi di spalle a un lavello con le braccia incrociate.

“Volevo soltanto dirti... grazie”.

Victoria alzò le sopracciglia dalla sorpresa. “Per cosa?”

“Per tutto quanto. Per esserle stata accanto quando sono andata via”.

“Chloe, non l'ho fatto per te. Lo l'ho fatto per lei”.

“Ti ringrazio lo stesso. Sono davvero sollevata nel sapere che è riuscita ad andare avanti con la sua vita. Che si sia laureata e abbia avuto qualcuno vicino su cui poter contare. Hai fatto molto per Max e te ne sono grata. Io volevo solo il meglio per lei” disse Chloe con sguardo riconoscente.

“Dovevo farlo. Tra amici ci si aiuta”.

Chloe ne risentì di quelle parole ma del resto era esattamente quello che avrebbe dovuto fare lei invece di voltare le spalle alla sua migliore amica. “Già... cosa che io non... non ho fatto” disse colpevole.

Victoria si rese conto di quanto la sua frase potesse risultare una frecciatina ai suoi danni per avere abbandonato l’amica. Non era sua intenzione ferirla. Voleva semplicemente farle capire che ciò che aveva fatto per Max non era dipeso dalla sua richiesta. Però nonostante tutto non disse nulla per rimediare. Si sentiva fortemente a disagio in quella situazione e darle spiegazioni o scusarsi avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Dopotutto si trovava al cospetto della persona che era stata sua nemica per anni. Voleva soltanto che quel momento finisse in fretta. Era troppo strana quella situazione e non sapeva come comportarsi. In un altro momento avrebbe saputo esattamente cosa fare, com'era successo il primo giorno in cui Chloe aveva tentato di parlare con Max. Ma allora le circostanze erano differenti.

“Comunque volevo anche ringraziarti per aver cercato di... non so come dirlo... aiutarmi?”

Victoria comprese in quel momento che forse Max le aveva parlato della loro conversazione. Si sentì ancora più in imbarazzo all'idea.

“Ho saputo che le hai mostrato la lettera. Anche se ho come la vaga sensazione che ci sia dell'altro”.

Chloe rimase a guardarla come in attesa di una qualsiasi cosa che potesse soddisfare la sua curiosità. Victoria roteò gli occhi incrociando le braccia al petto, spostando il peso del suo corpo su una gamba. “Se ti aspetti che io ti dica qualcos'altro, puoi scordatelo” disse con un lieve rossore sulle guance evitando lo sguardo di Chloe.

“Ok, non insisto. Però qualsiasi cosa tu abbia fatto per farle abbandonare lascia di guerra, ha funzionato. Grazie Victoria, ti devo un favore… uno bello grande…”

A quel punto lo sguardo di Victoria si posò su quello della ragazza e con un po’ di esitazione disse: “Figurati... non era... nulla di che...”

“Ma ha fatto la differenza e io non lo dimenticherò” disse Chloe con un lieve sorriso che la ragazza non riuscì a ricambiare.

“Beh... adesso torno dagli altri... se qui abbiamo finito”.

“Certo, scusami per averti rubato del tempo. Non voglio trattenerti ancora”.

“Non fa nulla. Allora... io vado”.

“Ok, ciao Victoria”.

“Ciao Chloe” rispose la ragazza catapultandosi fuori dal bagno un po' troppo in fretta.

Questo fece comparire un sorriso divertito sul volto di Chloe.

 

                                                                       ***

 

Shonei e Ashley tornarono dagli altri per fare una pausa.

“Altri rifornimenti in corso?” disse Chris.

“No, è solo una piccola sosta. La situazione stava diventando un po' troppo… come dire… caotica” disse Ashley guardando con un sorriso Shonei che era chiaramente ancora incazzata per il ragazzo.

“Credo che andrò a fumarmi una sigaretta fuori! Vieni anche tu?!”

“No, vai pure da sola, perché stai già facendo troppo fumo anche senza fumare” disse Ashley ironica.

“Si certo, come ti pare” disse Shonei sbuffando, allontanandosi per uscire dal locale.

“Uuuh, è davvero incazzata” disse Allison.

“Si ma le passerà... come sempre” disse Ashley guardando la ragazza allontanarsi.

“Beh, la capisco. Al suo posto sarei incazzato anche io” disse Jonathan guardando Ashley. “Ho visto cosa è successo prima”.

“Cose che capitano” disse Ashley.

“Ma dimmi, voi due siete... sì insomma... state insieme?” chiese il ragazzo.

Nel frattempo Chris e Allison si lanciarono uno sguardo divertito dal tentativo dell’amico per capire quante possibilità potesse avere con lei.

Ashley gli sorrise. “Come sei curioso Jonathan!”

Il ragazzo corrugò la fronte senza sapere bene come interpretare la sua risposta. Ma una cosa la sapeva per certo, non avrebbe ottenuto nient’altro da lei, quindi ci rinunciò.

 

                                                                        ***

 

Shonei uscì fuori dal locale e solo dopo aver accesso una sigaretta si accorse che appoggiata al muro poco distante dall'entrata del Paradise, c'era Max che non si era nemmeno accorta di lei. Sembrava alquanto pensierosa.

Sorpresa si avvicinò lentamente a lei. “Max?!”

La ragazza che fino a quel momento teneva lo sguardo basso, quasi saltò sul posto dallo spavento riconoscendo la voce della ragazza.

“Ehi, ciao. Cosa ci fai qui?” chiese Shonei sorridendo.

Max la guardò un attimo per poi distogliere lo sguardo.

“Allora?”

“Non sono affari tuoi!” rispose Max.

Shonei rimase sbalordita dal tono che aveva utilizzato. “Ok, non volevo farmi gli affari tuoi. Non c’è bisogno di essere così scortese”.

Max restò in silenzio.

“Ma sei incazzata con me per caso?”

La ragazza continuò a restare in silenzio assoluto.

“Fammi capire bene come stanno le cose perché adesso sono un po' confusa. Eri incazzata con me ma ci siano chiarite, giusto? Almeno così credevo. Sembravi più tranquilla. Cosa è cambiato adesso?”

Max la ignorò completamente.

“Si può sapere perché sei incazzata con me adesso?! Cosa ti ho fatto?!” chiese la ragazza iniziando a perdere la pazienza.

“Non hai fatto niente stai pure tranquilla!”

“Se è così allora perché ce l’hai con me?!”

“Shon, potresti lasciarmi in pace e ritornare a fare quello che stavi facendo?!”

“Quello che stavo facendo?!” chiese confusa. “E cosa stavo facendo?”

All'inizio non capì a che cosa si stesse riferendo Max ma poi ripensò alle parole di Ashley sorridendo. “Aaah, ora capisco! Eri tu quella che ci stava guardando, non è così?!”

“Credo di non essere stata l'unica lì dentro ad accorgersi dello spettacolo!”

“Quindi sei seccata perché stavo ballando con Ashley?!”

Max si ricordò di quel nome. Lo aveva letto sul display del telefono quando Shonei aveva ricevuto una sua telefonata, andando a chiudersi in bagno per rispondere. “Se tu quello lo chiami ballare!”

Shonei sospirò sorridendo mentre la guardava riflettendo. “Sei gelosa?!”

“Cosa?! Io gelosa di te?! Ma che diavolo stai dicendo?!”

“È così, ti sei ingelosita...”

“Finiscila di dire stronzate!”

“Oh avanti, sai bene che è così!”

“Smettila Shon, non è affatto come pensi!”

“Stai cercando di convincere me o te?! Perché ti riesce così difficile ammetterlo?! Qui ci siamo solo noi due e sai bene che non potrei mai giudicarti!”

Max rimase in silenzio a guardarla per poi distogliere lo sguardo da lei.

“Ma forse il problema non è il mio giudizio, ma quello degli altri! È questo che ti fa paura?! Che gli altri possano scoprire che ti piaccia una donna?! Temi che la notizia possa arrivare su tutti i giornali e i notiziari?! Oddio che scandalo!” disse Shonei ridendo sull’ultima frase per poi continuare. “Cosa c’è, hai paura che ti additeranno come quella strana?! Sono sicura che è così! È sempre così cazzo! Una persona si sente libera finché non deve dimostrare di esserlo per davvero! A quel punto ci si tira indietro! Ognuno può fare ciò che vuole nella sua cazzo di vita, ma non lo fa per non essere sottoposta al giudizio degli altri! E chi sono gli altri?! Persone a cui non frega un cazzo niente di te! Perché il giudizio degli altri è così importante?! Se dovessimo vivere la nostra vita in base alle aspettative che gli altri hanno su di noi sarebbe un inferno! Io ho imparato a sbattermene degli altri! A loro non importa chi sei o cosa fai! Non hanno nessuno interessante nei tuoi confronti! L'unico loro interesse è quello di esprimere un giudizio non richiesto e nemmeno gradito, solo per poter dimostrare di essere migliori! Perché nella loro patetica e inutile vita non hanno niente di meglio da fare che sputare merda sugli altri! Beh, ti voglio dire una cosa Max! Non hai bisogno dell'approvazione di nessuno di loro per vivere la tua vita! Nessuno ha il diritto di decidere per te! E ricorda anche che se non è questo il motivo per cui verrai giudicata, ci sarà qualcos’altro! Troveranno sempre la scusa per lamentarsi di qualcosa e darti contro! Se sei single, se non sei sposata oppure se non hai ancora dei figli! Se esci poco la sera oppure troppo! Si lamenteranno per chi frequenti e per come ti vesti! E tu vuoi tenere conto dell’opinione e il giudizio di persone del genere?! Per non parlare di quelle timorate di Dio! Come probabilmente è la tua cazzo di amica con il crocifisso! Ho visto la bibbia nel tuo appartamento quando stavo parlando con lei! È sicuramente la sua! Quelle come lei sono le peggiori!”

“Non ti permetto di giudicarla senza che tu la conosca per davvero! Lei non è così, non la conosci affatto!”

“Invece sì, conosco molto bene le persone come lei! Parlano tanto di misericordia e di porgere l’altra guancia. Di non fare mai del male al prossimo e poi se ti innamori di una persona del tuo stesso sesso, ti condannano augurandoti di finire all'inferno! Sarebbero i primi a metterti in croce per un sentimento che non nuoce a nessuno! Dio di lì, Dio di là e poi sono i primi a infrangere ogni cazzo di regola! Si affidano a un cazzo di libro scritto da esseri umani come te e me! Gli esseri umani non sono affidabili! Io non mi fido della gente! E quel libro è soltanto fumo negli occhi e ognuno lo interpreta come cazzo vuole, per come gli fa comodo! La gente pretende di sapere cosa è meglio per te, solo perché non hanno mai saputo che cosa era meglio per loro stessi! Hanno fallito miseramente e provano a sabotarti nella speranza che tu sia infelice esattamente come loro! Non vogliono che tu sia felice! Vuoi davvero continuare a preoccuparti di cosa potrebbero pensare gli altri Max?!”

Max rimase silenziosa.

“La verità è che io ti piaccio e non sai come gestire la situazione! Perché ti preoccupi troppo del giudizio altrui! Beh, ti do una bella notizia! La terra continuerà a girare indipendentemente dai tuoi gusti sessuali! E molto probabilmente adesso ti sembrerà di non riconoscerti più! Ma in questo caso te lo dico io chi sei! Sei Max Caulfield, una figlia, un’amica, una fotografa e tanto altro ancora! Per me non sei quella a cui piacciono le donne! Sei semplicemente Max!”

Max stava facendo una enorme fatica a non scaricare tutta la sua rabbia verso di lei, ma riuscì a trattenersi, solo non per molto.

“E dì qualcosa cazzo!”

“Non ho nulla da dire!”

“No?! Nulla?! Niente di niente?! Certo che ne hai di carattere!” disse Shonei per provocarla. “I tuoi genitori saranno davvero orgogliosi di te!”

“Cosa c'entrano i miei genitori adesso?! Tienili fuori da questa storia!”

“Ah certo, capisco! Meglio tenerli fuori perché molto probabilmente una delle tue più grandi preoccupazioni sono proprio loro, vero?! Chissà cosa penserebbero se sapessero di te!”

“Adesso basta Shon!” disse Max alzando la voce.

“Sicuramente non ti considererebbero più la loro amata figlia!” aggiunse rincarando la dose pur di riuscire a provocarle una reazione da parte sua.

“Chi diavolo ti credi di essere?! Chi ti dà il diritto di parlare dei miei genitori come se li conoscessi!” disse Max girandosi verso di lei fronteggiandola e alzando la voce. “Tu non sai nulla di loro, come non sai niente di me e di Kate! Parli sempre come se fossi tu l'esperta di relazioni ma non lo sei! Non sai cosa vuol dire amare qualcuno! Tratti tutte come se fossero soltanto un passatempo! Non hai rispetto verso di loro e nemmeno verso te stessa! Quindi evita di parlare dei miei genitori, perché non sai nemmeno cosa vuol dire avere una famiglia, visto che tu non l'hai mai avuta!”

Così Shonei ottenne una reazione ma non si sarebbe mai aspettata che Max arrivasse fino a quel punto. Sbalordita da ciò che aveva appena detto non riuscì a nasconderle la sua espressione ferita e scioccata. A quel punto anche Max si rese conto di avere esagerato. Si era lasciata travolgere dalla rabbia aprendo la bocca senza riflettere, non immaginando che effetto avrebbero avuto quelle parole sulla ragazza.

Shonei annuì continuando a guardarla. “Hai ragione sai?! Io non ho mai avuto una famiglia! Forse avrei preferito di gran lunga averne una... anche con il rischio di scontrarmici per le mie scelte di vita! Ma purtroppo non ho avuto questa fortuna! Però almeno tu puoi scoprire cosa penserebbero di te!”

Max restò a guardarla con gli occhi lucidi. “Mi dispiace Shon... io non...”

“Vaffanculo Max” disse Shonei priva di rancore. Si voltò per tornare dentro al locale con l'intenzione di chiamare Ashley e andare via. Ma proprio in quel momento Ashley uscì fuori per sapere perché ci stesse mettendo così tanto per fumare una sigaretta. Appena fuori vide Shonei che le disse: “Andiamo via!”

Shonei cambiò direzione dirigendosi verso la sua auto parcheggiata mentre Ashley si voltò a guardare Max. Le si avvicinò di un paio di passi guardandola da capo a piedi con curiosità. “Tu sei la guardona di prima!”

Ashley si chiese cosa fosse successo tra loro, tanto da spingere Shonei a mettere fine alla serata. Poi a un tratto realizzò chi potesse essere la persona che aveva davanti. Quella che aveva indubbiamente rimbecillito Shonei. “Oh cazzo! Tu devi essere lei! Sei Max, non è vero?!”

Max si chiese come diavolo facesse a sapere il suo nome visto che non si conoscevano. Ma poi comprese che forse era stata proprio Shonei a parlarle di lei. Cominciò ad arrovellarsi il cervello riflettendo sul perché avrebbero dovuto parlare di lei.

“Ascoltami bene, stai lontana da lei, ci siamo intese?!” disse Ashley con superiorità facendo un sorriso poco amichevole per poi allontanarsi.

La ragazza restò a guardare Shonei salire in auto con Ashley. Quando uscirono dal parcheggio, si diresse verso l'ingresso del Paradise scontrandosi con Chloe che proprio in quel momento stava uscendo.

“Ehi Max”.

“Chloe”.

“Victoria ti stava cercando prima. Ti ho cercata dappertutto anche io e finalmente ti ho trovata. Stavo iniziando a preoccuparmi”.

Max restò a guardarla con uno sguardo perso e triste.

“Max, stai bene? chiese Chloe intuendo che c'era qualcosa che non andasse.

La ragazza non rispose. Chloe non sapeva cosa fare in quel momento. Anzi, per la verità lo sapeva bene, ma non credeva di poterselo permettere. Abbracciarla e chiederle cosa avesse era da escludere considerando la loro situazione. Forse in passato avrebbe potuto farlo come se niente fosse, ma non in quel momento.

“È colpa mia?” chiese a un tratto Chloe credendo di essere responsabile del suo malumore.

“No Chloe... è qualcosa che… non ti riguarda” disse Max poco convinta.

Si chiese se davvero lei non c'entrasse nulla in quella vicenda. Eppure le sensazioni che provava verso Shonei erano le stesse provate in passato verso l’amica, o almeno così credeva. Non era nuova a quel tipo di situazione perché era già successo con Chloe. I primi dubbi li aveva avuto con lei. E anche se alla fine aveva volutamente accantonato tutta la faccenda dopo il suo allontanamento, l'ombra di quel sentimento non del tutto chiaro o forse accettato, era ancora presente dentro di lei. Sepolto da qualche parte tra il rancore verso Chloe per averla abbandonata e la voglia di mettere fine a quella guerra inutile verso la sua amica, che non avrebbe portato a nulla di buono. Quel rancore la stava cambiando dentro, trasformandola in una persona completamente diversa. Più ostile verso il prossimo e soprattutto verso Chloe. La persona che aveva deciso di salvare a discapito di tante altre vite.

“Che ne dici di rientrare? Victoria potrebbe andare di matto se non ti vede arrivare” disse Chloe con un sorriso triste.

“Certo, andiamo”.

Così entrarono all'interno del locale raggiungendo il tavolo dove i ragazzi stavano bevendo qualcosa.

“Max, ma dove sei stata?” chiese Victoria.

“Scusate, ho ricevuto una telefonata e sono uscita fuori per rispondere” rispose Max inventandosi una scusa. Però Chloe al suo fianco capì che fosse soltanto una bugia.

Max prese posto affianco a Kate e guardò Chloe un po’ a disagio. “Vuoi stare un po’ con noi?”

La ragazza stava per rispondere ma istintivamente si voltò verso Victoria e lo stesso fece Max. “Oooh per l’amor del cielo, siediti!” disse Victoria rivolta a Chloe facendo ridere Timothy e Aaron i quali sembravano sorpresi da quel nuovo cambio di rotta. Chloe non se lo fece ripetere due volte e si sedette accanto a Max.

“Ciao Chloe” saluto Kate sorridendole.

“Ciao Kate, è bello rivederti”.

“Senza spargimenti di sangue in atto” aggiunse Timothy ridacchiando.

“Beh, questa sì che è una novità… Zoe” disse Aaron con ironia.

“Il mio nome è Chloe”.

“Stavo solo scherzando. So qual è il tuo nome”.

“Tu sei l’amico di Ron, come sta lui?” chiese Chloe.

“Di tanto in tanto ci sentiamo per telefono. Direi che se la passa abbastanza bene”.

“Me lo saluti quando lo risenti?”

“Certamente”.

“Chi è Ron?” chiese Victoria.

“Un mio amico che ha aiutato Chloe anni fa per un murale”.

“Che tipo di murale?” chiese Timothy curioso.

 “Sai che non lo so? Non credo di averlo mai visto” rispose Aaron. Poi guardò Chloe e chiese: “Cosa rappresenta il murale?”

Chloe in quel momento voleva semplicemente sprofondare. Non sapeva cosa rispondere ma di certo non avrebbe mai detto la verità, non davanti a tutti e soprattutto a Max. Forse un giorno glielo avrebbe mostrato personalmente ma solo quando le cose tra loro si sarebbero sistemate.

“Ehm… ecco… era solo…”

Max al suo fianco percepì subito la difficoltà della sua amica. Era evidente che non sapesse cosa rispondere. “Che ne dite se prendiamo qualcosa da bere?” chiese Max tempestivamente per togliere l’amica da quella situazione incresciosa.

Chloe ringraziò mentalmente la divina provvidenza per aver messo fine a quella specie di patibolo di esecuzione.

“Veramente noi abbiamo già preso da bere” disse Timothy.

“Io invece no, quindi vado a prendermi qualcosa” disse alzandosi dalla sedia guardando l’amica che a sua volta si alzò per lasciarla passare. Poi Chloe stava per ritornare a sedersi.

“Tu non vieni?” le chiese Max.

Chloe la guardò confusa spalancando gli occhi dalla sorpresa. Iniziava a pensare che quel salvataggio in extremis non fosse dovuto tanto alla divina provvidenza, ma alla sua amica.

 

Se lei avesse cambiato discorso di proposito vorrebbe dire che sa del murale. Ma come diavolo è possibile? Io non le ho detto nulla. A meno che io non abbia risposto alla domanda di Aaron dicendo la verità. Quindi Max ha riavvolto e… cazzo… non è bello avere un’amica che potrebbe fare questi giochetti alle tue spalle. E adesso cosa faccio? Le chiedo se lo sa? Ma se io mi sbagliassi finirei per rivelarle la verità. Merda…

 

“Chloe, allora?” chiese Max in attesa che si decidesse a seguirla.

“Ah, sì certo… voglio bere anche io” rispose Chloe seguendola.

“A dopo” disse Max mentre Victoria le guardava con aria interrogativa.

Quando arrivarono al bancone si sedettero su uno sgabello in attesa di essere servite. Nel frattempo Chloe era ancora con la testa tra le nuvole. In qualche modo sapere che Max potesse conoscere la verità la faceva sentire terribilmente a disagio. Voleva togliersi il dubbio ma non sapeva come fare. Max si rese conto che Chloe stesse pensando ancora al murale.

“Allora, questa volta posso offrirti io da bere?”

Chloe la guardò sorridendo stranita. “Oddio quanto suona strano questo”.

“Che vorresti dire?”

“Beh, tu che vuoi offrire da bere a me”.

“Non posso farlo?”

“Certo che puoi e anzi, lo farai” rispose ridendo. “È solo che non sono abituata a…”

“A me?”

“No, non a te ma a tutto il resto”.

“Se vuoi essere tu a offrirmi da bere fai pure”.

“No, no, adesso lo fai tu”.

Restarono a guardarsi sorridendo. In quel momento Ian si avvicino a loro. “Cosa posso… oh ma guarda chi c’è! Chloe, mi devi scusare ma non sono più abituato a vederti dall’altra parte del bancone!” disse il ragazzo divertito.

Max si rese subito conto che fosse una frecciatina.

“Io invece sto facendo una fatica assurda a vedere una faccia da culo come la tua servire al bar! Mi raccomando, non metterti troppo comodo perché sai bene che sarà una cosa temporanea!” disse Chloe in risposta.

“Staremo a vedere!”

“Puoi giurarci, ma nel frattempo fai quello per cui vieni pagato! Max cosa vorresti ordinare?!” chiese continuando a guardare il ragazzo.

“Ehm… una birra andrà bene, tu invece?”

“Anche per me!” rispose Chloe non smettendo di tenere gli occhi incollati in quelli del ragazzo.

“Allora due birre” disse Max guardando Ian.

“Hai sentito cosa ti ha detto?! Vedi di sbrigarti!”

“Non sfidarmi Chloe!”

“Non farlo neanche tu!”

“Cooper!” chiamò Ian.

Cooper si avvicinò a lui. “Mi hai chiamato?”

“Si, servile tu!” disse Ian allontanandosi.

“Due birre” ribadì Max.

Il ragazzo le servì subito e si allontanò scocciato.

“Wow, c’è molto feeling tra voi” disse Max con sarcasmo.

Chloe si girò a guardarla sorridendo bevendo un sorso di birra. “Già”.

“Cosa è successo tra voi?” chiese Max curiosa di conoscere il motivo di tutta quella ostilità tra loro.

“Diciamo che non ci siamo piaciuti sin dall’inizio. Adesso le cose sono peggiorate perché ho ottenuto il posto di responsabile del locale, distruggendo così i suoi sogni di gloria”.

“Ora mi è tutto chiaro. Però è strano anche questo” disse Max sorridendo.

“Che cosa?”

“Tu come responsabile di questo posto. È strano esattamente come me che ti offro da bere”.

“Ok, allora siamo pari. Anche se per quanto mi riguarda è molto più strano che tu mi offra da bere”.

“Invece è molto più strano che tu possa essere definita responsabile”.

Chloe spalancò gli occhi incassando il colpo ma senza offendersi. Anzi, trovava quello scambio di battute particolarmente piacevole. In quel momento sembrava quasi come se non ci fosse nessun tipo di problema tra loro.

“Posso farti una domanda?” chiese a un tratto Chloe.

“Certo”.

“Tu… insomma prima al tavolo… hai capito che…”

“Che non volevi rispondere alla domanda?” disse Max precedendola.

Chloe guardò Max negli occhi alla ricerca di una conferma che sapesse qualcosa. “Si, ero in difficoltà. È per questo che siamo qui a bere?”

Max annuì giocherellando con la bottiglia tra le sue mani. “Si”.

“Beh, ti ringrazio”.

“Di nulla” disse Max bevendo un sorso della sua birra mentre Chloe al suo fianco continuava a guardarla.

“Perché non mi chiedi il motivo per cui non volevo rispondere?” incalzò Chloe.

Max si girò di scatto a guardarla rendendosi conto che Chloe immaginasse la verità. Che lei fosse a conoscenza del murale. Avrebbe voluto dirglielo ma non era il momento adatto per parlarne, anche perché coinvolgeva Shonei. E poi non era pronta ad avere quella conversazione e molto probabilmente nemmeno Chloe.

“Perché non sono un’impicciona” rispose Max sperando di cavarsela così.

Chloe la guardò seria, ma poi il suo volto si distese in un largo sorriso. “Certo che lo sei, stai solo fingendo di non esserlo”.

Cominciarono a ridacchiare e un tratto Chloe sentì arrivarle uno schiaffo dietro la schiena. Si voltò ritrovandosi Allison davanti.

“Ma che fine hai fatto?” chiese Allison.

“Ehi, ehm... ho incontrato degli amici e mi sono trattenuta un po’ con loro. A proposito, lei e Max” disse Chloe indicando la ragazza.

“Piacere di conoscerti Max, io sono Allison”.

“Piacere mio” rispose Max.

“Allora che fai, ci raggiungi?” chiese Allison.

Chloe si trovò combattuta non sapendo come tirarsi fuori da quella situazione. Aveva iniziato la serata con gli amici di Lauren e voltare loro le spalle non era bello. Per di più era da molto che non passavano del tempo insieme. Dall'altra parte però c'era Max con la quale voleva passare più tempo possibile per recuperare il loro rapporto. Tra l'altro c'era il vantaggio che Victoria sembrava avere finalmente messo da parte il suo risentimento nei suoi confronti e quindi era il caso di approfittarne. Poi pensò che c’era solo un modo per risolvere il dilemma senza che nessuno si sentisse offeso.

“Certo che vi raggiungo. Magari se per te va bene potremmo passare il resto della serata tutti insieme. Così ti presento gli altri” disse Chloe proponendo la sua idea ad Allison.

“Per me non c’è nessun problema, visto che mi sono stancata di essere l’unica donna tra di voi” rispose Allison ridendo.

Max corrugò la fronte non comprendendo la frase della ragazza. Chloe notò subito la sua confusione. “È solo una cosa scherzosa di cui abbiamo parlato prima” spiegò Chloe.

“Scherzosa un corno. Se vuoi ti spiego la storia dei tacchi” disse la ragazza rivolgendosi a Max che sorrise ancora più confusa.

Pochi istanti dopo erano tutti seduti sull'ampio divano davanti alla pista da ballo, con Chloe che faceva le dovute presentazioni. Così mentre tutti i ragazzi erano intenti a fare conoscenza chiacchierando tra loro, Chloe prestava attenzione solo a Max seduta accanto a Victoria. Sembrava assorta nei suoi pensieri e non poté fare a meno di chiedersi cosa la turbasse tanto. Ormai era chiaro che qualunque cosa fosse successa, non riguardava lei.

 

                                                                        ***

 

Le amiche di Jessie decisero di mettere fine alla serata, dopo aver alzato un tantino troppo il gomito, soprattutto lei che aveva qualcosa da dimenticare. L'essere stata lasciata da Owen era stato un duro colpo per lei. Anche Steph decise di tornarsene a casa stanca com'era. Uscirono tutte dal locale dirigendosi verso le loro auto.

“Jessie, ti reggi in piedi?” chiese Mary ridendo mentre teneva sottobraccio l'amica.

“Si, non preoccuparti ti tengo io” rispose Jessie.

Le altre si unirono alla risata di Mary, divertite anche se erano leggermente più lucide delle due ragazze.

“Non si capisce più chi regge chi” disse una delle altre ragazze.

Steph guardò le ragazze sorridendo ma era evidentemente preoccupata, però non era affar suo. Voleva soltanto tornarsene al suo appartamento a dormire. “Allora, ciao ragazze. Grazie per la serata ma adesso devo proprio andare” disse Steph.

“No aspetta, ti accompagniamo noi” disse una delle amiche di Jessie.

“Oh no, grazie lo stesso ma ho la mia auto”.

“Allora visto che abitate nello stesso condominio potresti accompagnarla tu Jessie” disse Mary.

“Cosa?” chiese Steph sbarrando gli occhi.

“Si, è una buona idea” disse Jessie allontanandosi dall'amica seguendo Steph. “Ci vediamo domani ragazze” aggiunse alzando una mano salutando senza nemmeno voltarsi.

Le altre ricominciarono a ridere. “È proprio andata”.

“Domani starà uno schifo”.

“E si sveglierà in un mare di vomito”.

Jessie camminava davanti a Steph senza aspettarla e senza sapere nemmeno dove fosse parcheggiata l'auto. Steph la raggiunse allungando il passo, mettendole un braccio attorno alla vita sorreggendola e facendola cambiare direzione. “Ma dove vai? La mia auto e dall’altro lato. Ti aiuto io dai”.

“Grazie, sei molto gentile e sobria” disse la ragazza ridendo.

Dopo aver raggiunto l'auto, Steph la fece salire dal lato del passeggero con qualche difficoltà. Poi chiuse lo sportello facendo il giro dall'altro lato. Salì in auto allungando una mano sull'altro sedile per agganciare la cintura di sicurezza della ragazza. “Così almeno starai ferma”.

“Ma io sono ferma... è tutto il resto che gira”.

Steph avviò l'auto ridendo. “Ah beh, come darti torto”.

Uscirono dal parcheggio immettendosi nel traffico. Steph ogni tanto si girava a guardare la ragazza che ogni tanto farfugliava qualcosa di incomprensibile. Fermò l'auto a un semaforo rosso e voltandosi per l'ennesima volta verso di lei, vide che aveva la testa appoggiata al sedile nella sua direzione. Teneva gli occhi chiusi e alcuni capelli le erano caduti davanti al viso. Sembrava stesse dormendo. Steph istintivamente rimosse i capelli dal viso e rimase a fissarla senza riuscire a distogliere gli occhi da lei. Poi quando scattò il verde, ripartì con il desiderio di ritornare presto a casa. Quando arrivarono Jessie era già sveglia ma aveva perso tutta la voglia di ridere. Steph l'aiuto a scendere dall'auto e raggiunsero l'edificio. Arrivarono al piano della ragazza, uscendo dall'ascensore fermandosi davanti alla porta dell'appartamento mentre Steph continuava a sorreggerla.

“Hai le chiavi?” chiese Steph.

“S-si... qui da qualche parte...” rispose Jessie tentando di aprire la sua borsa.

“Aspetta, faccio io. Tu resta qui” disse Steph facendola appoggiare alla parete di fianco alla porta. Cominciò a cercare le chiavi nella borsa e non fu una passeggiata. C'era un po' di tutto come era facile aspettarsi da una borsa da donna. Trovò addirittura un bicchierino di vetro. Lo prese mostrandolo alla ragazza. “Questo cosa sarebbe, un souvenir?” chiese sorridendo.

“Può darsi”.

“Da quando ti metti anche a rubare?”

“Io non rubo, mi sarà finito in borsa senza accorgermene”.

“Si certo” disse Steph divertita.

“Per caso vuoi denunciarmi?” chiese Jessie un po' barcollando cercando di staccarsi dalla parete.

“Non preoccuparti non lo farò. Ma solo perché non appartiene al Paradise” rispose Steph ironica.

Jessie rimase dov'era appoggiando la testa contro il muro osservandola mentre cercava le chiavi nella sua dannata borsa regalatole da Owen.

“Ma dove cazzo sono queste benedette chiavi” disse Steph innervosendosi un po', scavando a fondo nella borsa. A un tratto qualcosa cadde dalla borsa e abbassandosi per raccoglierla, vide che era una confezione di preservativi. Jessie notò cosa avesse nella mano ridacchiando.

“Beh, li puoi anche lasciare lì, magari a qualcuno serviranno. Tanto a me non serviranno più adesso” disse continuando a ridacchiare.

Steph ricominciò la ricerca delle chiavi.

“Oppure potresti prenderli tu”.

“Io? E cosa dovrei farci dei palloncini per il mio compleanno?” disse Steph facendo ridere ancora di più Jessie.

“Trovate” disse Steph esultando alzando una mano con le chiavi. “Certo che la tua borsa è un porcile. Se iniziassi a fare un po' di spazio le chiavi si riuscirebbero a trovare con più facilità”.

Infilò la chiave nella serratura aprendo la porta. Poi aiutò la ragazza a entrare facendola sedere sul divano. Kira le si avvicinò strofinandosi contro le sue gambe. “Ehi piccola” disse Steph abbassandosi per farle qualche carezza. “La tua padrona ubriaca è qui”.

“Mi dispiace per prima” disse Jessie con aria contrita.

Steph alzò lo sguardo su di lei per un breve istante e poi riportò l’attenzione a Kira, continuando ad accarezzarla. “Lascia stare, non c’è alcun problema. Lo so che per te non deve essere una situazione semplice. Non è mai facile rompere con una persona che si ama e con la quale si è stati per anni. Era una storia importante. Essere mollate fa male all’orgoglio, anche se non lo vuoi ammettere”.

A un tratto sentì singhiozzare Jessie e alzò lo sguardo su di lei che era seduta sul divano. Steph si alzò non sapendo cosa fare. La porta dell'appartamento era ancora aperta, infatti le sue intenzioni non erano quelle di trattenersi a lungo. Ma in quel momento davanti alla ragazza piangente, esitò. Si avvicinò alla porta chiudendola e andò a sedersi accanto alla ragazza appoggiandole una mano sulla spalla. “Ehi... scusa… non volevo…”

Jessie alzò la testa guardandola continuando a piangere ininterrottamente. Si avvicinò di più a lei appoggiandosi contro una spalla di Steph, che se anche con qualche riserva, la strinse in un abbraccio.

“Ehi... vedrai che andrà tutto bene”.

“No Steph... non va bene per niente invece”.

Steph continuava a tenerla nel suo abbraccio massaggiandola con una mano la schiena. Le spezzava il cuore vederla stare male in quel modo, ma non sapeva cos'altro fare per darle un po' di conforto. Restarono in quella posizione fin quando le lacrime non iniziarono a diminuire. A quel punto Steph si staccò leggermente da lei guardandola dispiaciuta. Le scostò alcuni capelli bagnati di lacrime e trucco sciolto sul viso.

“Sono un disastro, vero?” chiese Jessie passandosi una mano tra i capelli.

“Beh, no... cioè... i tuoi capelli avranno sicuramente visto giorni migliori... e il tuo trucco è andato un po’ a farsi fottere, ma a parte questo è tutto ok...”

Jessie cominciò a ridere.

“Sei sempre bellissima” disse Steph senza riuscire a evitarlo.

La ragazza smise di ridere guardandola dritta negli occhi. Il suo sguardo finì sulla bocca di Steph che rimase immobile, accorgendosi del rischio di quella situazione. Ma non riusciva a decidersi di lasciare l'appartamento. Rimasero a fissarsi per qualche altro istante. Jessie iniziò ad avvicinarsi lentamente a lei forse non ben consapevole di quello che stesse facendo o forse sì. Ma in quel momento nulla contava più. Poteva anche sprofondare il mondo intero non le sarebbe importato di niente e nessuno. Né di se stessa e nemmeno dei sentimenti di Steph che non riuscendo a trattenersi, appoggiò istintivamente una mano sul viso della ragazza attirandola verso di sé baciandola. Restarono così a baciarsi fin quando Steph si staccò di colpo da lei. “No!”

Jessie la guardò confusa.

“Scusa, questo non è... scusami” disse Steph lasciando velocemente l'appartamento.

“Steph!” la chiamò Jessie ma lei non tornò indietro. Raggiunse il suo appartamento chiudendosi nella sua stanza ringraziando il cielo che Chloe non fosse ancora rientrata per vedere in che stato fosse.

 

                                                                       ***

 

Nel frattempo Chloe era ancora in compagnia degli altri a bere e scherzare ma con il timore che ci fosse qualcosa che non andava in Max. La vedeva spesso guardare il telefono e digitare qualcosa. Forse dei messaggi per qualcuno, ma chi? Erano sedute distanti e non poteva verificare di persona. Pensò che l’indomani avrebbe parlato con Shonei nel caso lei ne sapesse qualcosa.

 

                                                                        ***

 

Ellis nel suo appartamento troppo grande per viverci da sola, stava ferma davanti a una parete della stanza che utilizzava per metterci alcune foto incorniciate. Con un bicchiere di vino in mano, fissava le varie foto in attesa di decidersi una buona volta. Ormai era diventato difficile fare qualsiasi cosa.

 

                                                                    ***

 

Shonei e Ashley dopo essere ritornate all'appartamento di quest'ultima, erano finite a letto insieme come di consueto. Terminato l'amplesso Shonei allungò un braccio verso i suoi pantaloni finiti sul pavimento, cercando avidamente le sue sigarette nelle tasche. Estrasse il pacchetto lanciandolo a terra iniziando a sbraitare. “Cazzo, vaffanculo!”

“Cosa c'è?” chiese Ashley distesa dall'altra parte del letto mentre cercava di riprendere fiato.

“Ho finito le sigarette!” disse Shonei sdraiandosi di nuovo portandosi le mani tra i capelli guardando il soffitto. “Tu ne hai?!”

“Credo di averle finite anche io ma non ne faccio un dramma come te. Non ho il vizio e riesco a stare anche senza”.

“Porca puttana! Devo uscire a comprarle!”

“Cosa? Adesso?”

“Hai un'idea migliore?!”

Ashley non rispose.

“Ecco, fantastico!” disse Shonei.

“Perché sei così nervosa?!” chiese Ashley.

“Perché ho voglia di fumare!”

“No, non è affatto questo e lo sai bene! Perché non hai risposto alla domanda che ti ho fatto in macchina?! Quella è Max, vero?!”

“Ha importanza?!”

“No, ma spiegherebbe il tuo pessimo umore!”

Shonei sbuffò continuando a ignorandola completamente. Poi si girò alla sua sinistra afferrando il telefono sul comodino di fianco al letto, notando la presenza di vari messaggi, tutti da parte di Max. Le diceva di essere dispiaciuta e chiedeva di poterla vedere per chiarire la situazione. Li lesse tutti senza rispondere mollando di nuovo il telefono sul comodino e aprendo i tiretti. “Non è che il tuo ragazzo dal cazzo moscio ha lasciato delle sigarette in giro da queste parti?!”

“Si certo, continua a non rispondere! Trattami pure come se fossi inesistente!”

Shonei si alzò velocemente dal letto recuperando i vestiti dal pavimento rivestendosi.

“Beh, grazie tante per tutto quanto! Ora che finalmente ti sei sfogata puoi andarti a comprare le tue cazzo di sigarette!”

“Cosa cazzo vuoi da me Ashley?!”

“Cosa voglio io?! Cosa vuoi tu?! Perché qualsiasi cosa io ti offra non è mai abbastanza per te! Non ti accontenti mai!”

“Sei tu a non sapere cosa vuoi! Continui a stare con un tizio che non è nemmeno qui! Magari si starà sbattendo qualcuna da qualche parte! E poi non dimentichiamo che lo ami così tanto da cornificarlo con me! Che uomo fortunato eh!” disse Shonei sarcastica.

“Io non ho mai detto di amarlo!”

“Allora perché cazzo ci stai ancora insieme?! Non è nemmeno ricco sfondato per poter giustificare la tua relazione con lui! Quindi perché?! Perché continui a stare con lui?!”

“Gesù, ma ti ascolti quando parli?! Quella tizia ti ha veramente fatto il lavaggio del cervello!”

“Non metterla in mezzo, perché lei non c'entra un cazzo con noi due!” disse Shonei puntandole un dito contro.

“Allora perché fai tutti questi discorsi del cavolo?! Perché ti comporti così?! Non ti riconosco più! Chi diavolo sei?!”

“Sono sempre io!”

“No, non lo sei invece! Resti con lo sguardo fisso nel vuoto a pensare a Dio solo sa cosa! Se ti chiedo qualcosa non rispondi o te ne vieni fuori con discorsi del cazzo che non hanno nemmeno senso! Non per una come te almeno! Non per come ti conosco io! E so bene cosa vorresti da me ma al contrario di te, io non sono cambiata affatto! Non voglio quello che vuoi tu! Non l'ho mai voluto e sarà sempre così!”

“Tu sei solo...” disse Shonei interrompendosi. Non disse più nulla trattenendosi più che poteva, finendo di rivestirsi.

“Avanti dillo cosa sono! Così forse ti sentirai meglio! Però ricordati che anche tu sei così! Quindi non pensare di essere migliore di me perché non lo sei! Non lo sei mai stata! E anche se ti sei fatta incantare da una ragazzina che vive nel mondo delle favole, ricordati che la realtà è molto diversa!” disse Ashley mettendosi in ginocchio avvicinandosi al bordo del letto tenendo il lenzuolo avvolto attorno al corpo.

“Tu non sai nemmeno di cosa cazzo stai parlando!”

“Oh sì che lo so invece! È riuscita proprio a rigirarti per bene! È davvero incredibile il potere che riesce ad avere su di te! Cosa ti ha promesso, eh?! Scommetto che non te l'ha ancora data ed è quello che ti rode e che ti fa rimanere sotto il suo pieno controllo! È solo questo a cui punti e non te ne rendi nemmeno conto perché lei ti fa credere di essere migliore di così! Ti fa stare bene l’idea di essere diversa, ma non lo sei! Sappiamo entrambe bene come finirà questa storia! Io ti conosco! Quando avrai ottenuto ciò che vuoi non te ne fregherà più niente di lei! E ti renderai finalmente conto di chi sei veramente!” disse Ashley alzando il tono di voce infierendo su di lei.

“Smettila cazzo! Smettila!” urlò Shonei avvicinandosi di colpo al bordo del letto afferrando il viso della ragazza con una mano, stringendola tra il pollice e l’indice.

“Mi stai facendo male!” disse Ashley arrabbiata, confusa e anche un po’ spaventata. Conosceva la ragazza da anni e mai una volta l’aveva vista reagire in quel modo a un diverbio con lei. Per un attimo pensò addirittura che potesse colpirla. Shonei invece la scaraventò semplicemente sul letto. Si allontanò velocemente da lei uscendo dalla stanza e dall’appartamento sbattendo la porta. Raggiunse il primo distributore di sigarette e se ne tornò al suo appartamento. Seduta in solitudine sul divano nel pieno dell’oscurità del soggiorno, con le uniche due fonti luci provenire dalla nicotina della sigaretta che bruciava e dal display del telefono accesso, leggendo e rileggendo i messaggi di Max.

 

                                                                     ***

 

Giovedì 20 luglio 2017

Max era rimasta sveglia quasi tutta la notte a riflettere sulle parole di Shonei. Si sentiva affranta per essere stata tanto dura. Aveva esagerato prendendosela con lei, ma la verità era che avrebbe dovuto prendersela soprattutto con sé stessa. Dopo una notte passata ad arrovellarsi il cervello per quella vicenda, aveva compreso che era del tutto inutile continuare a negare l’evidenza. Shonei in qualche modo le piaceva e doveva soltanto affrontare la situazione. Il primo passo da fare era sicuramente quello di parlare con Shonei. Ma era preoccupata perché lei non aveva risposto a nessuno dei suoi messaggi nonostante risultassero visualizzati. Temeva di averla persa e questo le faceva ancora più male. Cercò di accantonare per un po’ i suoi problemi per affrontare un’altra giornata di lavoro. Si alzò dal letto per fare una doccia veloce. Fece colazione con le amiche mostrandosi serena per non farle preoccupare, ma soprattutto per non dover dare delle spiegazioni e uscì di casa per raggiungere lo studio fotografico.

 

                                                                          ***

 

Ellis era allo studio alle prese con la modifica di alcune foto quando arrivò Max.

“Buongiorno Ellis” salutò Max chiudendo la porta dell'ufficio.

“Buongiorno Max, ben arrivata”.

“Cosa stai facendo?” chiese Max avvicinandosi alle spalle di Ellis appoggiando una mano sulla spalliera della poltroncina girevole.

“Sto apportando qualche modifica ad alcune foto”.

“Perché, non vanno bene?”

“Beh, a volte basta poco per sbagliare. Succede anche alle migliori sai”.

“Quanta modestia” disse Max ridendo mentre si dirigeva verso l'altra poltroncina e accendere il suo computer.

“Ci sono solo dei piccoli difetti che un occhio poco attento e soprattutto poco esperto non noterebbe”.

“Quindi sei anche pignola”.

Ellis si voltò a guardarla sorridendo stringendo gli occhi. “Stai cercando di provocarmi per caso?”

“Non lo so, ci sto riuscendo?”

“Direi che sei sulla buona strada” disse Ellis facendola ridere. Poi riportò l'attenzione alla foto che stava perfezionando rimuovendo alcuni difetti.

Nel frattempo Max stava per riordinare delle foto sviluppate il giorno prima. Afferrò i capelli legandoli con una matita, lasciando qualche ciuffo cadere intorno al viso. Distratta dal movimento Ellis si girò a guardarla per qualche istante e poi riportò l'attenzione al monitor. Max si chinò sul tavolo raccogliendo le foto da inserire nella busta da consegnare al cliente. Ellis si voltò di nuovo verso di lei non riuscendo più a trovare la concentrazione.

“Dove sono le foto della signora Rothberg?” chiese a un tratto Max.

“Come?” chiese Ellis tornando alla realtà.

“Le foto di Jennifer Rothberg con sua figlia”.

“Ah, ehm... credo di averle lasciate sul tavolo dell'attrezzatura”.

Max si diresse verso il tavolo per recuperare le foto mentre gli occhi di Ellis erano ancora puntati su di lei senza che se ne accorgesse. Questa volta il suo sguardo si soffermò un po' più del dovuto sul suo corpo. A un tratto si rese conto di cosa stesse facendo e si vergognò di stessa, mentre le parole del suo migliore amico le ritornavano alla mente. Appoggiò un gomito sul bracciolo della sedia girevole portandosi una mano alla fronte strofinandosi gli occhi. “Fottuto Gary!” disse sottovoce ma non abbastanza da evitare che Max si accorgesse di aver detto qualcosa.

“Hai detto qualcosa?” chiese guardandola mentre ritornava al tavolo centrale.

“No niente di che, stavo parlando da sola” rispose Ellis rimuovendo la mano dagli occhi.

Max rise. “Ti capita spesso di farlo?”

“No, altrimenti te ne saresti accorta da un pezzo”.

Ellis ritentò di nuovo di rimettersi a lavoro senza riuscirci. Era chiaro che non sarebbe riuscita a concludere più nulla in quel momento. Sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia guardando Max.

“Cosa c'è? Sembri un po' irrequieta oggi”.

“Ti andrebbe di fare un giro?”

“Cosa?” chiese Max sbalordita e confusa.

“Vuoi venire a farti un giro con me da qualche parte?”

“Questo lo avevo capito, ma il lavoro? Ci sono delle foto da consegnare oggi. Proprio adesso le sto raggruppando e riordinando”.

“Beh, lo facciamo domani”.

“Tu non stai parlando sul serio”.

“Invece sì, non riesco a concentrarmi. Di solito quando mi succede faccio un giro e ritorno come nuova”.

Max rimase a riflettere incrociando le braccia al petto. “Ok, va bene”.

“Sul serio?” chiese Ellis incredula che si arrendesse così facilmente.

“Si certo. Tu vai pure, alle foto ci penso io”.

“Non mi lascerai andare da sola?”

“Per caso hai paura che qualcuno ti rapisca?”

“No, ma voglio che tu venga con me”.

“Io non ho problemi di concentrazione” disse lei sorridendo.

Ellis roteò gli occhi al cielo sconfitta mentre Max ritornava alle foto.

“Volevo approfittarne per portarti in un posto”.

“Dove?”

Ellis riflettendo per un attimo disse: “In un posto che ti piacerà”.

“Ho già fatto colazione, non voglio caffè e...”

“No, non si tratta di niente del genere. È qualcosa che ha a che fare con il tuo argomento preferito”.

“E sarebbe?” chiese Max curiosa.

“La fotografia. Prendilo come un piccolo tour per arricchire il tuo bagaglio di arte fotografica”.

“Dove vuoi portarmi?”

“Ah-ah, è una sorpresa” disse Ellis alzando l'indice in un gesto solenne.

“E come facciamo per le foto?”

“Faccio fare un giro di telefonate da Audrey per avvisare tutti i clienti che c'è stato un contrattempo e che le foto saranno pronte per domani”.

“E se qualcuno dei clienti ti vedesse in giro?”

“Gesù Max, al mattino la gente credo che abbia di meglio da fare che scoprire dove sono io. E comunque dove ti voglio portare è sicuramente l'ultimo posto in cui potrebbe esserci della gente a quest’ora”.

“E va bene, se proprio insisti”.

“Si, insisto”.

“Ok, andiamo” disse Max allargando le braccia arrendendosi.

“Non te ne pentirai vedrai” disse Ellis sorridendo compiaciuta.

Salirono in auto dirigendosi verso il Pearl District, che si estende per circa cento isolati tra il centro, il quartiere di Northwest e il fiume Willamette. Il Pearl District è uno dei quartieri più apprezzati per lo shopping, grazie a negozi con marchi trendy, boutique indipendenti e tanto altro ancora. È la meta ideale per uscire e trascorrere del tempo in cerca di abiti alla moda o negozi di arredamento, o per una sosta tra i vari locali, dalle caffetterie, alle gallerie, fino alle birrerie. Arrivarono a destinazione e parcheggiata l'auto, Ellis invitò Max a scendere.

“Spero non ti dispiaccia camminare”.

“Scherzi? Io ho il sangue di una sportiva che mi scorre nelle vene” disse Max facendola ridere.

“Vuoi che ti porti in braccio?”

“No, ce la posso fare. A meno che tu non voglia camminare per chilometri e chilometri”.

“Non preoccuparti, non ti ho portata qui per dimagrire. Anche perché stai benissimo così” disse Ellis continuando a camminare non accorgendosi dello sguardo stranito e confuso di Max che si chiese se quello fosse un tentativo di farle un complimento.

Mentre continuavano a camminare una di fianco all'altra lungo la strada lastricata, Max non poté fare a meno di notare il gran numero di bar, ristoranti raffinati, birrerie e caffetterie. Ellis guardò il suo sguardo vagare da un locale all'altro sorridendo.

“Lo so a cosa stai pensando”.

“Davvero? Allora dimmi a cosa sto pensando?”

“Ti stai chiedendo se alla fine ti ho portato qui solo per mangiare da qualche parte”.

“No, non è così”.

Ellis la guardò con scetticismo alzando un sopracciglio.

“E va bene, forse un po' lo penso”.

Ellis cominciò a ridere continuando a camminare. “Questo è il Pearl District uno dei quartieri più affascinanti della città”.

“Come mai ci sono delle piattaforme di carico?”

“Questo quartiere racchiude l'insieme di passato e futuro. A vederlo ora non si direbbe, ma anni fa in pochi lo avrebbero mai definito la perla di Portland. Prima veniva chiamato il Triangolo Industriale perché era pieno di depositi di smistamento e magazzini. Con il passare del tempo è cambiato radicalmente. Gli edifici industriali sono stati tutti trasformati in negozi alla moda, in loft chic e birrifici. Prima era semplicemente una zona industriale”.

“E questo cos'è?” chiese Max fermandosi indicando un ampio edificio con tanto di insegna.

“È il Powell's City of Books. Ti assicuro che dentro c'è da perdersi, sembra un labirinto. Questo è praticamente il paradiso per gli amanti di libri. Se ne trovano di tutti i generi, sia usati che nuovi. Se cerchi qualcosa in particolare, puoi stare certa che qui lo troverai. C'è anche una caffetteria così se sei indecisa su che libro acquistare, puoi sederti davanti a una bella tazza di caffè sfogliando le pagine fino a quando non avrai trovato ciò che cerchi”.

Continuarono a camminare tra i vari locali per un bel po' e a un certo punto Ellis chiese: “Ti piace la zona?”

“Si, mi piace molto”.

“Benissimo allora, perché la parte migliore te la devo ancora mostrare. Questo posto non è solo quello che hai visto fino a ora, ma molto di più”.

“Che cosa vuoi dire?”

“Il Pearl District è anche il centro culturale della città” disse indicando un edificio poco distante.

Max guardò l’insegna dell’edificio.

“Questo è il Blue Sky Gallery”.

“È una galleria d'arte?” chiese Max sorridendo spalancando gli occhi.

“Ebbene sì. Questa galleria ospita scatti di talenti emergenti ma anche fotografi affermati. Ogni anno la galleria organizza dalle venti alle trenta mostre per il pubblico e anche per aiutare ulteriormente le carriere dei loro artisti. Le mostre sono anche un buon modo per stabilire una comunicazione tra gli spettatori e vari artisti. Ci sono state mostre di grandi fotografi qui, come Jared Soares e Adriana Lopez Sanfeliu”.

Max continuava a guardare la galleria con occhi pieno di entusiasmo.

“Ci sono altre gallerie in zona e non solo di arte fotografica. Sei tentata di entrarci lo so e un giorno lo faremo ma non oggi. Per te ho qualcosa di meglio, almeno spero. Andiamo, seguimi”.

Continuarono a camminare a lungo fermandosi davanti ad altre gallerie, dove Ellis si apprestò a dare alcuni informazioni su ognuna di esse per poi proseguire. Finalmente giunsero alla destinazione finale, dove Ellis aveva in serbo la sorpresa per Max. Sorrise fermandosi davanti all'ennesimo edificio. Con un'insegna che diceva The Heart of Art Photographic Gallery. Le lettere color oro spiccavano sulla grande insegna nera, dandole un aspetto davvero elegante. Le ampie vetrate della facciata permettevano di poter sbirciare all'interno. Max si avvicinò con curiosità come una bambina che si avvicina a un negozio pieno di giocattoli e dolciumi.

“Questa è una nuova galleria. È stata aperta da poco. Conosco il proprietario da anni” disse Ellis guardando l'edificio con una certa emozione ricordando colui che le aveva regalato un sogno. Perché al contrario di cosa si potesse pensare di lei, Ellis era diventata una fotografa non grazie al danaro di suo padre, ma alle sue innate capacità. E soprattutto all'aiuto di un completo estraneo che in breve tempo era diventato per lei come il suo vero mentore.

“Sembra grandissimo” disse Max continuando a sbirciare all'interno. Ellis guardò la ragazza sorridendo mentre si avvicinava.

“Lo vuoi vedere più da vicino?”

“Cosa? Davvero?”

“Si, vieni con me” disse Ellis aprendo le porte a vetro ed entrando nell'edificio. Appena dentro nella hall Max guardò il soffitto provvisto di faretti al neon. Sul lato destro c'era la reception un uomo di mezza età che stava battendo qualcosa sulla tastiera del computer. Nel lungo corridoio centrale c'erano delle colonne lavorate che partivano dal pavimento e arrivavano fino sopra al soffitto. Di tanto in tanto al centro del corridoio c'erano dei divanetti in pelle nera, per permettere agli ospiti di sostare e ammirare le varie foto. Le pareti da entrambe i lati erano tappezzate da vari scatti che Max non vedeva l'ora di potere ammirare più da vicino. In fondo al corridoio c’era una grande sala, anche essa piena di fotografie.

Appena l’uomo alzò gli occhi dallo schermo sorrise vedendo Ellis. “Bene, bene, ma guarda chi si vede. Ellis Williams è qui per un primo sopralluogo?”

“No, è ancora un po' presto per questo. E poi confido in voi, so che farete sicuramente un buon lavoro”.

Max non comprese bene di cosa stessero parlando, ma non le importava poi così tanto. In quel momento aveva il solo desiderio di guardare le foto.

“Molto gentile da parte tua. Vedo che hai portato qualcuno con te”.

“Si, ti presento Maxine Caulfield, anche lei una fotografa abbastanza fresca di laurea”.

Max sentendosi nominare si voltò di scatto guardando l’uomo un po’ in imbarazzo. “Salve”.

“Piacere di conoscerla Maxine, io sono Jerry”.

“Piacere mio Jerry, ma puoi chiamarmi anche solo Max “.

“Oh, va bene, allora diamoci del tu. È sempre bello conoscere gente nuova che ama l'arte della fotografia”.

“Possiamo fare un giro Jerry?” chiese Ellis.

“Ma certo, sai che non devi nemmeno chiederlo. Prego, accomodatevi pure”.

“Grazie Jerry”.

“Di niente, fate pure con comodo”.

“Andiamo allora” disse Ellis dirigendosi sempre più all'interno della galleria seguita da Max. Comminarono fermandosi a guardare i vari scatti appesi alle pareti bianche, in pieno contrasto con i colori delle foto. C'erano foto di tutti i tipi che andavano dai paesaggi, alle foto di ritratto, a quelle in bianco e nero, animali e tanto altro ancora. Ogni tanto si fermavano a parlare davanti a qualche foto esprimendo le loro opinioni in merito. Spesso si trovavano in disaccordo ma nonostante questo entrambe apprezzavano il giudizio l’una dell’altra. Max si sentiva estremamente estasiata di stare in quella galleria. Quello era decisamente il suo ambiente e gradiva molto la compagnia di Ellis. Era bello poter condividere le sue impressioni con qualcuno che se ne intendeva. Passarono molto tempo nella galleria a chiacchierare in modo professionale di fotografia. E se all’inizio Max non era molto d’accordo con la scelta di saltare l’orario di lavoro, alla fine dovette ricredersi. A un certo punto si trovarono distanti l’una dall’altra intente a meditare sulle varie foto. Max si fermò per guardarne una in particolare. Ellis che non si era accorta di nulla, continuò a camminare finché non si rese conto di non averla più al suo fianco. Si voltò indietro e la vide ferma dall’altro lato ad ammirare una foto. Sembrava completamente rapita. Si avvicinò lentamente, curiosa di scoprire cosa avesse attirato così tanto la sua attenzione. Si fermò di fianco a Max che continuava a fissare la foto. Lo scatto mostrava una sagoma scura di una persona seduta su un piccolo molo a guardare verso il mare ad ammirare il tramonto. Il colore arancio si confondeva con il colore blu del mare facendolo scintillare di riflessi luccicanti. “È davvero bella” disse Ellis.

“È l'ora d'oro” proseguì Max rimanendo con gli occhi ancora incollati alla foto.

“L’ultima ora di luce”.

“Adoro questo tipo di scatti. È fantastico come la luce morbida e dorata, renda i colori così caldi e intensi. Si creano delle sfumature che non riusciresti a immortalare in altri momenti. I colori rendono qualsiasi immagine così suggestiva”.

Max indicò il mare immortalato nella foto. “Ad esempio, guarda i riflessi sull’acqua, sembrano viola. Tutto questo è semplicemente stupendo”.

Nonostante l’indicazione della ragazza, Ellis rimase a guardare il profilo di Max con la stessa attenzione e intensità con la quale Max osservava la foto. E una sensazione di tenerezza l'avvolse travolgendola completamente. Quando poi Max si voltò verso di lei, Ellis distolse subito lo sguardo ricominciando a camminare.

“Non sapevo fossi un’amante dell’ora d’oro”.

Max ricominciò a seguirla mentre si dirigevano verso l’ingresso della galleria.

“A te non piace?” chiese Max sorpresa.

“Scherzi? Certo che mi piace, ma io al contrario di te preferisco l'ora blu”.

“Davvero?”

“Si, peccato non ce ne siano qui”.

“Come mai ti piace di più?”

“Mi piacciono i colori freddi come il mio cuore” rispose lei con ironia facendo ridere Max.

“Ok, ora rispondi seriamente”.

“L’ora blu per me è semplicemente magia. Hai mai aspettato il momento preciso in cui il tramonto finisce e lascia spazio all’arrivo della notte? Oppure quando la notte finisce e arrivano le prime luci dell'alba?”

“No”.

“Allora ti sei persa uno spettacolo. La luce crea tonalità quasi blu o violacee e l’atmosfera risulta quasi irreale. Le ombre sono assenti perché non è presente nessuna contaminazione di fonti di luce. È il momento ideale per fare degli scatti a dei paesaggi. Le foto scattate in quel preciso istante sono uno spettacolo di rara bellezza. È pura poesia”.

“Adesso mi hai fatto venire voglia di vederlo con i miei occhi”.

“Te lo mostrerò un giorno”.

“Comunque da quello che ho capito, ti piace semplicemente il colore blu?” chiese Max per prenderla in giro.

“Ehi, smettila di far passare tutto quello che dico per qualcosa di banale. È vero che mi piace il blu, ma ho cercato di dare più profondità alla mia risposta” rispose scherzando.

Continuarono a ridere senza riuscire a smettere giungendo fino alla fine della loro visita alla galleria. Chiacchierarono ancora un po' con l’uomo alla reception per poi salutarlo e dirigersi verso l'ingresso. Prima di uscire Jerry rivolgendosi ad Ellis disse: “Ci vediamo presto Ellis”.

“Non vedo l'ora Jerry”.

Appena giunte all'estero della galleria Max chiese: “Ci ritornerai di nuovo?”

“Si” disse Ellis fermandosi di colpo mentre Max proseguiva. “Max ascolta”.

La ragazza si voltò verso di lei. “Cosa c'è?”

“Voglio tu sia presente”.

“A cosa?”

“Alla mia mostra. Il motivo per cui ti ho portata qui è per mostrarti il luogo in cui avrà luogo”.

“Ah, non lo sapevo”.

“Allora, ci verrai come mia ospite?”

Max sorrise. “Si, mi piacerebbe molto”.

“Bene, fantastico”.

“Manca ancora molto?”

“Sono a buon punto ma sono ancora indecisa su alcune foto”.

“Che tipo di foto?”

“Sono foto che non ho mai mostrato a nessuno”.

“Fai la misteriosa?”

“Anche se sei mia ospite e lavori per me… ops… con me, questo non vuol dire che avrai delle anticipazioni”.

“Vorrà dire che aspetterò il giorno della mostra”.

“In realtà c’è un progetto dietro a questa mostra. Il proprietario della galleria ed io abbiamo avuto un’idea. Ho deciso di mettere in vendita delle foto ma non per fare soldi. Infatti i proventi non finiranno nelle mie tasche, ma andranno direttamente ad una scuola di fotografia qui a Portland. Non tutti si possono permettere di studiare fotografia e quindi… cerco di dare una mano come posso”.

Max la guardò con ammirazione.  “Questa è davvero una bella iniziativa Ellis”.

“Mi fa piacere sapere che sarai presente alla mostra, così potrò anche presentarti un po’ di gente. Soprattutto il proprietario della galleria che è un mio caro amico”.

“Certo”.

“Bene, vista l’ora che ne dici se ci fermiamo da qualche parte in zona a mangiare un boccone?”

“Si, ma solo a una condizione”.

“Quale?”

“Offro io”.

“Non se ne parla neanche”.

“Ma che diavolo avete tutti?” chiese Max pensando a Chloe.

“In che senso tutti?” chiese Ellis confusa.

“Lascia stare. Comunque offro io oppure pranzerai da sola”.

“Ai tuoi ordini” disse Ellis ridendo.

Così si avviarono raggiungendo uno dei ristoranti in zona. Sedute a un tavolo pranzarono continuando a chiacchierare di fotografia, di altre mostre a cui Ellis aveva partecipato e di alcuni fotografi famosi con cui aveva avuto l'onore di trascorrere del tempo e farci due chiacchiere. Quando giunsero al dolce, Max fissò Ellis per qualche istante.

“Sono sporca di dolce?”

“No, non lo sei. Stavo solo pensando”.

“Vuoi rendermi partecipe o devo tirare a indovinare? Sai, non sono molto brava a leggere nel pensiero”.

“Ci sarà anche la tua famiglia ad assistere alla tua mostra?”

“Non lo so ma penso proprio di no. Forse al massimo mia madre”.

“Ma non li inviti?”

“No, non è necessaria la loro presenza”.

“Sono sicura di questo però è una cosa importante per te”.

“Non è detto che le cose che sono importanti per me, lo siano anche per gli altri”.

Max non sapendo cos'altro dire sì ammutolì. Poi guardò di nuovo Ellis sorridendo.

“Adesso sì che sono sporca”.

“No, nemmeno questa volta. Stavo pensando a tua madre. Ci sei molto legata”.

“Si, infatti lo sono. Dimmi, che impressione ti ha fatto vedendola”.

“Non lo so ma sembra davvero una brava persona e a modo”.

Ellis cominciò a ridacchiare mentre Max assumeva un'espressione scocciata.

“Scusami, non sto ridendo di te o di quello che hai detto. Ora ti spiego. Vedi, il fatto è che mia madre a prima vista può sembrare davvero una di quelle persone altezzose, che non amano mischiarsi con la gente comune. E se la senti parlare come ha fatto con me quel giorno allo studio, beh... potrebbe risultare severa e soprattutto una rompicoglioni, ma non è così. In realtà non c'è proprio legame tra ciò che sembra e ciò che è realmente. Come si dice, l'abito non fa il monaco. Ridevo perché lei da sempre questa impressione a tutti e quindi anche a te, solo che non volevi dirlo” disse Ellis divertita.

“Lo stesso vale per te. Il tuo aspetto esteriore tradisce e può trarre in inganno parecchio”.

“In che senso?”

“Beh, tatuaggio al braccio, una sfilza di orecchini alle orecchie, abbigliamento un po' strano per una che fa la fotografa di professione. Almeno non una come te che è così conosciuta e famosa”.

“Tutto questo sono io. Lo so che stona parecchio, ma non tanto per la mia professione, ma con mio padre. Il grande imprenditore immobiliare di Portland che ha contribuito alla costruzione di edifici come opere d'arte, ha una figlia ribelle e scapestrata. È vergognoso” disse Ellis divertita.

“Quindi sei una ribelle”.

“Una volta lo ero e mi piaceva anche tanto mettere in imbarazzo mio padre. Ma quei tempi sono finiti, adesso ho messo la testa apposto. Però non rinnego niente di ciò che sono stata e di cosa ho fatto, perché tutto mi ha portato a essere la persona che sono oggi. E quelli che vedi sono soltanto cimeli che mi aiutano a ricordarlo” disse Ellis indicando sé stessa.

“E chi è la persona di oggi?”

Ellis rifletté per qualche secondo e poi disse: “Una persona dedita solo al lavoro che alla fine si è infognata con le proprie mani, anzi, con una mano perché l'altra è fratturata e che ha dovuto chiedere aiuto per non andare in fallimento”.

Max rise alle parole della fotografa lasciando l'altra ad ammirare la sua risata genuina.

“Comunque, tornando a tua madre, sono sicura che è una brava persona ed è anche molto bella affascinante, tu le somigli tanto”.

“Beh, sono sua figlia. E comunque grazie per l’apprezzamento nei miei confronti”.

“Cosa?” chiese Max confusa.

“Mi hai appena fatto un complimento” disse Ellis sorridendo.

“No, l'ho fatto a tua madre”.

“Si ma hai detto che io le somiglio quindi si suppone che anche io sono particolarmente affascinante” continuò Ellis finta malizia.

Max a quel punto si rese conto di ciò che aveva realmente affermato ed Ellis aveva ragione. Rimase in silenzio sentendosi a disagio. Però non durò molto perché il cameriere si avvicinò al loro tavolo per chiedere se gradissero prende altro.

“No grazie, va bene così” disse Ellis. Poi mentre l'uomo si allontanava, si rivolse a Max cambiando discorso. “Sai, stavo pensando che non credo sia più necessario che tu venga allo studio per starci tutto il giorno”.

“Cosa?” chiese Max sgranando gli occhi dalla sorpresa, non aspettandosi una cosa del genere. “Mi stai licenziando?”

“Cosa? Fossi matta. E quando mi ricapita di trovare una con le tue credenziali”.

“Ma allora...”

“Abbiamo recuperato tanto lavoro. Quindi non è necessario darsi da fare tutti i giorni, tutto il santo giorno. È iniziata la bella stagione e sei in città da poco. Dovresti goderti di più tutto il resto. Non c'è soltanto il lavoro e sono più che sicura che stai passando un periodo un po' complicato. Mi avevi detto qualcosa della tua amica, che hai incontrato inaspettatamente. Insomma avrai altre faccende da sistemare e a cui dedicarti e stare tutto il giorno chiusa in studio non ti permetterà di fare nient'altro. E per la cronaca, lo farò anche io. Il mio amico mi ha detto che penso troppo al lavoro. Inizio a pensare che abbia ragione. Mi sono immersa così tanto nel lavoro che non mi sono resa conto di essermi inabissata. Da qui il bisogno di un'assistente. Poi ho anche questa faccenda della mostra di cui occuparmi”.

“Quindi non mi stai licenziando” disse Max seria facendo ridere Ellis.

“Oh santo cielo Max. Tu sei stata la cosa migliore che mi sia successa in questo periodo infernale, perché diavolo dovrei farlo?”

“Già, perché dovresti” disse Max sorridendo nervosamente.

“Mi fa piacere sapere che saresti terrorizzata all’idea di non lavorare più al mio studio”.

“Credi di avermi in pugno?” disse Max con ironia.

“No, non intendevo niente del genere ma ammetto che mi piacerebbe”.

Poi Max riflettendo aggiunse: “Però hai ragione, stanno succedendo tante cose tutte insieme ed è tutto complicato, nuovo e inaspettato”.

Ellis annuì comprensiva. “Non ti chiederò di che cosa si tratta. Però se sentissi il bisogno di parlare, di confidarti, confrontarti o se hai semplicemente bisogno di qualche consiglio, sappi che io sono disponibile. Non credo di avere tutte le soluzioni a portata di mano, però ho qualche anno più di te. Magari ci sono già passata nella tua situazione e potrei indicarti come venirne a capo”.

Max la guardò riflettendoci su un attimo. Non le sarebbe affatto dispiaciuto parlare con qualcuno di quello che stava accadendo nella sua vita, ma non credeva affatto di avere il coraggio di aprirsi con lei. Ellis sembrava un tipo apposto ma avrebbe davvero potuto capire la sua situazione?

“A cosa stai pensando?”

“Io… non lo so…” rispose la ragazza giocherellando con il dolce che aveva davanti con la forchettina.

Ellis riusciva a percepire il suo bisogno di parlarne ma Max sembrava troppo combattuta. “Si tratta della tua amica?”

Max la guardò sospirando. “Tra le altre cose, si”.

Ellis annuì spostando il piattino con il dolce di lato sporgendosi in avanti. “Allora, avanti sputa il rospo”.

“Io non penso che sia una buona idea”.

“Max, smettila di pensare a cosa può essere o meno una buona idea. A volte devi semplicemente spegnere l’interruttore. Quando avrai buttato fuori tutto ti sentirai meglio e magari la soluzione arriverà in modo in aspettato”.

Max la ascoltò senza interrompere.

“È un po’ come quando non riesci a trovare qualcosa in casa. Cerchi di fare mente locale per capire dove diavolo possa essere, ma nonostante tutti tuoi sforzi non riesci proprio a trovarla. Poi quando finalmente te ne dimentichi o gli dai poca importanza, ecco che salta fuori. A volte siamo noi a rendere tutto più complicato con i nostri pensieri negativi. Pensiamo che non ci sia una soluzione ma non è così anche se non riusciamo a vederla. Se non esiste la soluzione, non esisterebbe nessun problema. È come il giorno e la notte. La notte c'è perché esiste il giorno e viceversa”.

“Hai mai l'impressione di non sapere bene cosa stai facendo?” chiese Max all'improvviso.

“Si, spesso”.

“Il fatto è che ho creduto davvero di aver voltato pagina nella mia vita. Di aver chiuso completamente con il passato in tutti i sensi. Invece dal mio arrivo qui in città, mi sono ritrovata di nuovo catapulta in qualcosa che non volevo”.

“Cosa non volevi?”

“Non volevo ritrovarmi a pormi le stesse domande”.

“Sai, c'è stato un periodo nella mia vita, in cui facevo un sogno ricorrente. All'inizio non gli ho dato importanza ma poi con il passare dei giorni, ho iniziato a chiedermi che diavolo significasse. Perché continuavo a fare lo stesso sogno, notte dopo notte. Si dice che il sogno sia il nostro inconscio che cerca di comunicare con noi. Allora ho riflettuto attentamente su cosa significasse e l'ho capito. Perché la risposta alberga dentro di noi, ma non la riconosciamo finché non siamo pronti a vederla e accettarla”.

“Cosa sognavi?”

Ellis le sorrise. “Non ha importanza che cosa Max. È importante il perché. Dopo che l'ho compreso è diventato tutto più chiaro e ho capito anche cosa dovevo fare. Ho affrontato la situazione e da quel momento in poi il sogno è completamente svanito. Ho usato l'esempio del sogno ma in realtà questo va applicato a tutto nella vita. Puoi cercare di evadere da una situazione scomoda. Puoi cercare di evitare qualsiasi cosa ti metta in difficoltà e credimi, riuscirai a sfuggirgli. Però un giorno ti ritroverai di nuovo al punto di partenza. Non ha importanza di quante volte riuscirai a sfuggirgli, o quando tempo trascorrerà prima che succeda ancora. Alla fine se hai qualcosa in sospeso da risolvere con te stessa o con qualcun'altro, stanne pur certa che ti ritroverà. E prima o poi dovrai affrontarlo perché la persona che sei stata e che sei oggi, non sarà la stessa di domani”.

“Quindi si ripeterà ancora finché non sarò pronta. Fino a quando non farò la cosa giusta” disse Max ripensando a Chloe al faro, alla sua scelta e al sacrificio di Arcadia Bay.

“No Max, non quando farai la scelta giusta, ma quando ne farai una. L'unica scelta che tu puoi fare e quella di decidere di smettere di scappare e affrontare questa situazione che ti turba tanto. Non ha importanza come finirà, non è il risultato che conta”.

Max ripensò a Shonei. Per lei il fine giustifica i mezzi. Per lei il risultato finale è ciò che contava davvero.

“Credi che io abbia ottenuto qualcosa dopo aver affrontato la mia situazione?” chiese Ellis. “Non è andata affatto come volevo ma... mi sono tolta quel peso dal petto che non mi lasciava quasi respirare. Il sogno ricorrente è sparito e in un modo o nell'altro sono andata avanti”.

“Ho deciso di dare una possibilità alla mia amica. Cioè, più che darla a lei l'ho data a me stessa”.

“Pensi di stare sbagliando?”

“Non lo so. Forse sto cercando di andare avanti come hai fatto tu. Non voglio trascinarmi dietro il peso del passato”.

“Se quello che hai deciso può davvero cancellare il dolore che hai provato in passato, allora hai fatto bene”.

“Il punto è che non so ancora se potrà funzionare”.

“Allora concediti del tempo per capirlo. E se non dovesse funzionare, potrai sempre ritornare sui tuoi passi”.

Max riprese il telefono tra le mani ricontrollando i messaggi che aveva inviato a Shonei. Nessuna risposta.

Ellis guardò il telefono e poi la ragazza. Max notò il suo sguardo e disse: “Ieri ho trattato davvero male una persona che a suo modo ha tentato semplicemente di aiutarmi. Ho provato a contattarla ma non risponde ai miei messaggi”.

“Non stai parlando della tua amica vero?”

“No, è qualcun altro. Ho come l'impressione di averla fatta grossa stavolta”.

“Quando combiniamo qualcosa, pensiamo sempre di averla fatta grossa, finché non ci rendiamo conto del contrario. Quindi assicuratene prima di darti per vinta. Magari questa persona è solo arrabbiata in questo momento e prima o poi le passerà”.

“Non è la prima volta che discutiamo, però questa volta è stato diverso. Le ho detto delle cose davvero brutte, non lo avevo mai fatto. La conosco da poco quindi non so che danno ho causato”.

“Magari c'è un motivo per cui le hai detto qualcosa di brutto. Quindi non sentirti responsabile. Quando si litiga non ci si impone dei limiti da non superare. Si litiga e basta. Se poi un'amicizia è reale e conta davvero qualcosa, allora non finirà di certo per una discussione”.

“Forse potrei cercare di parlarci di persona”.

“Certo che puoi”.

“E se poi quello che ottengo è qualcosa che non sono sicura di volere? Forse è meglio lasciare le cose così. Cosa succede se poi mi lascio trascinare in qualcosa che pensavo non mi appartenesse?”

“Cosa temi realmente Max?”

“Non lo so neppure io. Sono ancora completamente confusa al riguardo”.

“Questa persona rischia di farti finire nei guai?”

“Non so se la parola guai sia quella più adatta, però forse sì. Per me è come se tutto fosse nuovo e inaspettato, anche se non lo è per davvero. Dio, faccio fatica anche solo a pensare”.

Ellis sorrise. “Hai paura di dove potrebbe portarti tutto quello che sta succedendo?”

“Si, è così”.

“Beh, la vita non è altro che un ballo in coppia. C'è chi guida e chi segue. A volte devi semplicemente seguire il corso degli eventi e vedere dove ti porta. Magari ti porta in qualcosa di nuovo che ti cambia completamente la vita, rendendola anche migliore”.

“E se invece non fosse migliore?”

“E se invece lo fosse?”

Max rimase in silenzio riflettendo per qualche istante. “Ok, allora devo parlarci, ma c’è un problema”.

“Quale?”

“Non so dove abita”.

“Non puoi ottenere questa informazione per vie traverse?”

“Si potrei ma non senza sospetto” rispose Max pensando a Chloe.

“Wow, ma in che cosa sei invischiata?” chiese Ellis ridendo.

“Non lo so neppure io”.

Poi dopo qualche istante di silenzio Max disse: “Però forse c’è un modo”.

“Benissimo allora”.

“Dopo mi accompagneresti in un posto?”

“Sono al tuo completo servizio”.

 

                                                                    ***

 

Poco dopo ritornarono allo studio fotografico e nel pomeriggio Ellis, accompagnò Max sul luogo indicato dalla ragazza. Erano entrambe sull’auto guardando verso la facciata del locale.

“Paradise eh? Non credo di esserci mai stata” disse Ellis.

“Non è male”.

“Ci farò un salto un giorno di questi. Vuoi che ti aspetti?”

“No Ellis, hai fatto già tanto”.

“Ti posso accompagnare io”.

“No, grazie lo stesso. Prenderò un taxi”.

“E va bene, non insisto”.

“Grazie per tutto quanto Ellis”.

“Grazie a te”.

“Ciao Ellis”.

“Ciao Max”.

Max scese dall’auto guardando l’auto allontanarsi uscendo dal parcheggio. Poi si guardò intorno assicurandosi che la macchina di Chloe non fosse in giro. Aveva di essere in una lunga pausa, quindi presumibilmente non lavorava. Guardò verso l’entrata del Paradise incominciando a incamminarsi, sperando che ci fosse almeno Steph.

Nel frattempo nel locale Asher si fermò al bancone del bar dove era ti turno Steph insieme a Cooper. “Steph!”

“Ehi Asher!”

“Abbiamo un piccolo problema”.

“Di che tipo?”

“Sai se Chloe ha preso degli impegni per stasera?”

“Non che io sappia, perché?”

“Jimmy ha avuto un problema in famiglia, quindi stasera siamo a corto di personale. Ci serve un’altra persona. Inizio a credere di stare sbagliando a lasciare giornate libere a tutti”.

“Cosa vuoi che faccia?”

“Tu niente, mi hai già detto ciò che serve. Forse provo a chiamare Chloe per vedere se è disposta a venire questa sera”.

“Quindi riprenderà il suo posto?”

“No, è solo per stasera. E comunque io oggi resto qui” disse l’uomo allontanandosi.

“Ah, ok” disse Steph mentre dentro di sé imprecava.

In quel momento Max entrò nel locale guardandosi intorno. Vide Steph al bar e si avvicinò lentamente mentre la ragazza era di spalle per sistemare alcune bottiglie.

“Buongiorno Steph”.

La ragazza si voltò sorpresa di vedere Max. “Buongiorno a te Max”.

“Sappiamo i nostri reciproci nomi ma non ci siamo presentate, il che è un po’ strano”.

“Neanche tanto, in questo periodo ho sentito così tanto parlare di te, che mi sembra di conoscerti da una vita”.

“Come scusa?”

Steph rise. “Aaah, non badarci” disse porgendole la mano. “Stephanie Gingrich, Steph per gli amici”.

Max le sorrise rispondendo alla sua stretta di mano. “Maxine Caulfield, Max per tutti”.

Steph cominciò a ridere. “Allora è proprio vero che odio il tuo nome”.

“In un certo senso” disse Max sorridendo.

“E va bene Max, adesso che ci siamo formalmente presentate possiamo passare al dunque. Che ci fai qui? Cercavi Chloe?”

“Ehm… a dire il vero no”.

“Oh, okey” disse Steph sorpresa. “Allora cosa posso fare per te? Ti servo qualcosa?”

“Veramente mi trovavo di qui per caso e ho pensato di passare un attimo per chiederti una cosa”.

“Certo, dimmi tutto”.

“Vorrei sapere dove vive Shonei”.

Steph spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Vuoi il suo indirizzo?”

“Beh, sì se non ti è di troppo disturbo”.

“Ma sicura di non saperlo già?”

“Si, lei non me lo ha mai detto. So solo che siete vicine di appartamento”.

Steph annuì sorridendo. “Max, se volevi sapere l’indirizzo di casa di Chloe, bastava dirlo. Non c’è bisogno di nascondere le tue vere intenzioni” disse iniziando a scrivere su un blocchetto di carta con una penna.

“Cosa?” chiese Max scioccata. “N-no, io volevo davvero sapere dove abita…”

“Ecco qua. Credo che forse la troverai in casa a poltrire. Ah, e occhio a Flerk”.

“Flerk? Chi diavolo è Flerk?”

“L’altro inquilino. È lui che comanda ma non lasciarti intimidire. Però sta lontano da lui”.

Max confusa dalle sue raccomandazioni senza senso, fece ciò che avrebbe voluto non fare. Però purtroppo era necessario. Steph avrebbe raccontato tutto a Chloe mettendola al corrente della sua visita al Paradise. Non poteva permetterlo. “Mi dispiace Steph, scusami tanto” disse prendendo il foglietto che la ragazza le porgeva infilandoselo in tasca.

“Ma di che cosa ti stai scusando Max?” chiese Steph completamente confusa.

Max allungò un braccio riavvolgendo il tempo.

“Oh, okey. Allora cosa posso fare per te? Ti servo qualcosa?”

“Ho una sete da morire. Potresti darmi un bel bicchiere di tè al limone con ghiaccio?”

“Ma certo”.

Max si sedette su uno sgabello guardando Steph occuparsi della sua ordinazione. Non poté fare a meno di sentirsi in colpa verso di lei, ma non aveva altra scelta.

“Ecco a te Max”.

“Grazie Steph” disse la ragazza bevendo un sorso del suo te.

“Allora? Ti piace Portland?”

“Si, mi piace molto”.

“Ti sei già adattata?”

“No, per quello penso che ci vorrà ancora un po’ di tempo. Ma a tutto ci si fa l’abitudine”.

“Si, più o meno”.

Per Max era davvero strano trovarsi davanti a Steph per la quale aveva provato un pizzico di gelosia e anche una sorta di ostilità ai tempi in cui aveva scoperto essere Big Master. Però nonostante tutto si sentiva a suo agio con lei. Restarono a chiacchierare ancora per un po’ della città, del lavoro e di altre cose non inerenti a Chloe. Quello era un argomento off-limits per il momento. Alla fine si salutarono e Max prese un taxi per raggiungere la sua destinazione. Sperò con tutto il cuore di non incontrare Chloe, almeno non in quel momento. Si diresse all’edificio troppo alto per i suoi gusti e solo in quel momento si ricordò di non aver chiesto a quale piano si trovasse l’appartamento. Riprese il foglietto tra le mani e rileggendo si accorse che era indicato anche il piano. Sorrise ringraziando mentalmente Steph per essere stata tanto minuziosa. Si avvicinò all’ascensore schiacciando il bottone ed entrando all’interno, per essere scortata fino al piano di Shonei. L’agitazione iniziò a farsi sentire.

                                                                      

                                                                      ***

 

Nel frattempo Shonei con addosso dei pantaloni di tuta, una canotta arrotolata sul ventre e dei mezzi guanti, stava tirando pugni al sacco da boxe posizionato in una delle stanze da letto adibita a palestra, usata per tenersi in forma e anche per smaltire la tensione. Ed era esattamente quello stava facendo in quel momento. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Si era alzata presto dal letto, aveva ingurgitato qualcosa tanto per non sentire più lo stomaco brontolare. Aveva fumato qualche sigaretta di troppo, bevuto caffè come se non ci fosse più un domani e si era piazzata davanti al sacco da boxe con l’intento di scacciare via tutto quello che era successo la sera precedente. Mentre scaricava pugni con violenza, continuava a pensare ad Ashley e Max. Erano loro due la causa di tutto quel malessere che provava ma nonostante tutto, si sentiva anche lei responsabile. Dopotutto era lei a concedere loro di aver presa su di lei.

 

 

Max giunse al piano e quando le porte si aprirono si diresse lentamente verso l’appartamento di Shonei, ma prima si fermò a guardare la porta prima, quella dell’appartamento di Chloe. Non le sarebbe dispiaciuto bussare alla sua porta ma non era lì per lei. Quello non era il momento adatto. Così continuò a camminare fermandosi davanti alla porta giusta. Prese un respiro per trovare il coraggio e bussò, ma dopo alcuni secondi non successe niente. Così decise di suonare il campanello di fianco alla porta.

Mentre il sacco da boxe continuava a ricevere inerme la raffica di pugni da parte di Shonei, la ragazza sentì qualcuno suonare alla porta e si fermò sbuffando.

“Chi cazzo è adesso?!” disse la ragazza infastidita per essere stata interrotta. Si avviò verso la porta rimuovendo nel frattempo i guanti e gettandoli sul pavimento con noncuranza. Si asciugò il sudore dalla fronte con il braccio e poi guardò attraverso lo spioncino della porta spalancando la bocca dalla sorpresa. Tra tutte le persone che si sarebbe aspettata lei era l'ultima della lista. Appoggiò la mano sulla maniglia della porta e dopo qualche istante l'aprì.

“Ciao Shon” disse Max a disagio e preoccupata per una possibile reazione ostile da parte sua.

“Ciao” rispose Shonei guardandola per qualche istante un po’ diffidente. Poi si sporse in avanti affacciandosi oltre lo stipite della porta per guardare da un lato e l'altro del corridoio per assicurarsi che non se ci fosse nessuno. Max fece altrettanto non comprendendo subito il motivo di quel gesto. Dopo essersi assicurata di essere sole, Shonei si tirò indietro tenendo la porta guardando di nuovo la ragazza.

“Posso entrare?”

Shonei non rispose annuendo semplicemente con la testa. Aprì del tutto la porta e si scostò per farla entrare. Max entrò nel suo appartamento guardandosi brevemente intorno senza prestare molta attenzione. Poi si voltò verso la ragazza che nel frattempo chiudeva la porta. Si fissarono per qualche istante e quando gli occhi di Max si posarono sulla canotta arrotolata, Shonei istintivamente l'abbassò.

“Stavo facendo un po' di attività fisica. Siediti” disse indicando il divano. Poi si avvicinò velocemente rimuovendo alcuni indumenti lasciati sopra, facendole spazio per sedersi. “Scusa per il caos, non ho ancora avuto tempo per mettere in ordine”.

“Figurati, non c'è problema” disse Max sedendosi.

Shonei rimase in piedi mettendo le mani nelle tasche della tuta. Si sentiva un po' a disagio in quella situazione, soprattutto perché non sapeva cosa aspettarsi dalla ragazza. A un certo punto un pensiero le passò per la testa. Guardò Max con aria interrogativa. “Non ricordo di averti detto dove vivo”.

Max si prese del tempo per trovare una giustificazione credibile. Non poteva certamente dire di avere ottenuto quella informazione da Steph, perché grazie all’utilizzando del suo potere, quella parte non era mai successa per davvero.

“Ma certo” disse a un tratto Shonei pensando di aver intuito come erano andate le cose. “Ti avevo detto che io e Chloe siamo vicine. Lei ti ha dato il suo indirizzo e hai fatto uno più uno”.

Max non confermò e non smentì la sua ipotesi che restava tra le più plausibili.

“Vuoi qualcosa da bere?”

“No grazie, sto bene così. Ti starai chiedendo perché sono qui”.

Shonei non disse nulla rimanendo in attesa che continuasse.

“Volevo parlare di quello che è successo ieri. Ho cercato di contattarti ma non hai risposto ai miei messaggi”.

“Lo so. Senti, prima che inizi volevo scusarmi per come mi sono comportata. Sono stata prepotente e arrogante” disse Shonei anticipando Max, nonostante poco prima fosse ancora incazzata.

“Non è stata colpa tua quello che è successo” disse Max con fare deciso lasciando Shonei di sasso. Sapeva di essere in grado di far perdere le staffe a chiunque con i suoi modi di fare. E in quella vicenda aveva la sua buona dose di colpe. Eppure Max in quel momento si stava addossando la responsabilità. “Perché pensi che sia colpa tua?”

“Perché è la verità. Se sono qui è perché voglio innanzitutto chiederti scusa per le cose orribili che ti ho detto. Non era mia intenzione ferirti, ma ero molto arrabbiata e mi sono lasciata travolgere dalla situazione prendendomela con te. E poi...” disse Max facendo una pausa sospirando, cercando di trovare la forza di dire ciò che doveva. La parte più difficile di tutte. “Tu… avevi... ragione su tutto…” rispose Max tenendo le mani occupate a torturare i bracciali che portava al polso tenendo la testa bassa per non incrociare il suo sguardo. Per Max non era affatto facile parlarne, perché equivaleva ad ammettere di provare qualcosa per lei. “È inutile continuare a negare che tu... mi piaccia. Potevo avere qualche dubbio all'inizio ma adesso... adesso non lo so più. Cioè, sono ancora molto confusa in proposito, ma non su ciò che ho provato vedendoti con lei...”

“Ashley… è così che si chiama”.

“Mi ha dato molto fastidio perché pensavo che tu...”

Max si interruppe non riuscendo più a proseguire. Nel frattempo Shonei era sbalordita dalla sua ammissione. Sapeva bene con quale difficoltà Max stava ammettendo apertamente la realtà dei fatti.

“Perché mi stai dicendo tutto questo?” chiese improvvisamente Shonei.

“Perché ti ho ferita ingiustamente e non voglio… perderti, perché indipendentemente da tutto quello che è successo, tu sei stata sempre disponibile per me. Qualcuno su cui poter sempre contare”.

Shonei annuì comprensiva. Poi si portò una mano tra i capelli cercando di capire cosa fare e dire. “Ok, ascoltami bene, io non ce l'ho con te. Ieri ci sono rimasta male per ciò che hai detto ed ero anche tanto arrabbiata. Per la verità lo sono tutt’ora, ma tu sei una persona troppo difficile da odiare. È vero che ho ignorato i tuoi messaggi ma sarei venuta a cercarti… prima o poi. Avevo solo bisogno di starmene un po' per conto mio a riflettere”.

Max alzò lentamente la testa guardando verso di lei. “Su cosa?”

Shonei sospirò. “Giuro che non lo so neppure io”.

Max corrugò la fronte.

“Quando abbiamo iniziato a frequentarci il mio unico interesse era conoscere i tuoi movimenti. Così da poter avvisare Chloe nel caso ti presentassi al Paradise. Ma avevo anche altre motivazioni del tutto personali per frequentarti. Avevo compreso subito di piacerti sin dal primo giorno che ci siamo viste e non lo so... forse volevo solamente dimostrare di avere ragione. Inoltre mi sembrava così strano che Chloe non me ne avesse mai parlato. E soprattutto che non sapesse nulla di te, che sei la sua migliore amica. Però stando con te mi sono resa conto che... insomma la tua presenza mi ha un po' scombussolato”.

“In che senso?” chiese Max non comprendendo cosa stesse dicendo.

Shonei si avvicinò sedendosi sul tavolino davanti al divano. “Tu senza volerlo mi hai dato modo di riflettere su alcuni aspetti della mia vita e non mi era mai successo prima. Almeno non in questo modo. Io odio rimuginare sulle cose, soprattutto se riguardano me. Evito di pormi delle domande perché non voglio risposte. O forse perché le conosco già e non mi piacciono. Non sono riflessiva come te. Io sono portata più per l'azione. Agisco e basta. Perché pensare concede solo il tempo di cambiare idea, tirarsi indietro ed è una cosa che non sopporto. Preferisco essere qui e ora, senza ripensamenti e crisi di coscienza. Ma tu... tu mi hai messa un po' in crisi con i tuoi discorsi su... tutto. Cazzo, anche adesso che ti sto parlando non riesco a credere a cosa sto dicendo”.

Max non poté fare a meno di sorridere un po’ imbarazzata.

“E non sorridere perché non è divertente per me” disse puntandole il dito contro.

“Ok… scusa”.

“Mi sento un po’ strana quando sto in tua compagnia e non riesco a dare un nome a tutto questo, perché non lo comprendo. Questo mi manda in bestia perché io mi conosco. So chi sono e cosa voglio... di solito. Adesso invece credo di non saperlo più”.

Shonei appoggiò i gomiti sulle gambe passandosi le mani sul volto. Poi tornò a guardare la ragazza. “E adesso che succede?” chiese un po’ a entrambe.

Max fece un'alzata di spalle. “Io non lo so. Non so nemmeno come mi sento adesso. Sono successe così tante cose da quando sono arrivata in città. Tu, Chloe... io sono un po' confusa al momento”.

“E non sei l'unica, ti capisco bene ma dovresti sentirti almeno un po' sollevata. Stai affrontando la situazione. Ci vuole coraggio per fare quello che hai fatto tu oggi”.

“Cioè cosa?”

“Venire qui e ammettere che io avevo ragione e tu torto marcio” disse Shonei sorridendo cercando di alleggerire la situazione.

Max sorrise alzando gli occhi al cielo. “È l’unica cosa a cui hai prestato davvero attenzione”.

“No, non l’unica” disse Shonei tornando seria. Si alzò dal tavolino sospirando camminando per la stanza riflettendo. Poi si voltò verso di lei. “Tu vorresti che noi... sì insomma... vorresti provare a...” disse non riuscendo a esporre il concetto. Del resto era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. O meglio, c'era stata Ashley un tempo. Ma con lei non c'era stato certamente bisogno di dire o formalizzare nulla.

“Cosa?”

“Lo so che io non sono tipa da relazioni ma forse e dico forse, potrebbe essere diverso questa volta”.

Max la guardò restando in silenzio non riuscendo a credere alle sue orecchie.

“Non voglio dire che noi dobbiamo avere per forza una storia. Sto solo dicendo che forse dovremmo concederci del tempo per capire cosa vogliamo. Oppure... ma cosa cazzo sto dicendo” disse Shonei sospirando portandosi una mano alla fronte.

“Tu... vorresti che noi due...” disse Max sorpresa interrompendosi.

“Ho giocato parecchio con te lo ammetto e l'ho fatto solo per comprendere se avessi davvero un interesse verso le donne. Però non lo so, forse c'è qualcosa di più di questo. Sperando che non sia solo un abbaglio ma non credo, altrimenti non mi sentirei così. Tu mi hai smosso qualcosa dentro e non so cosa pensare. Non mi fido più nemmeno di me stessa in questo momento”.

“Credo che siamo entrambe molte confuse su cosa vogliamo adesso”.

“Si, lo siamo. Vorrei solo capire che diavolo mi sta succedendo”.

“Io sto ancora cercando di...”

“Metabolizzare il tutto, lo so. Quindi non affrettiamo le cose e stiamo a vedere che succede. Ora però è bene sapere che alla luce dei fatti, le cose adesso saranno un po' strane tra di noi. Però...”

Shonei si andò a sedere accanto a Max prendendole una mano tra le sue. “...voglio che tu sappia che non sei sola, ok? Lo so che adesso hai tanto da elaborare e non sarà facile. Ma quando avrai bisogno di qualcuno con cui parlare di... di queste cose, io ci sono, anche se sarà strano. Infondo lo so che non puoi parlarne con i tuoi amici e con Chloe...”

“Non voglio che lei lo sappia per adesso. Non posso preoccuparmi di pensare a come potrebbero prenderla gli altri e soprattutto lei. Mi prometti di non parlargliene?”

“Max, non lo farei mai. Questa è una cosa personale. Sarai soltanto tu a decidere come, quando e a chi dirlo. E poi ricorda che non sei tenuta a farlo per forza. Non devi annunciarlo al mondo intero, perché non hai bisogno dell'approvazione di nessuno. Non devi dare spiegazioni a nessuno”.

“Grazie”.

“Siamo amiche no?”

“Si lo siamo, spero”.

“Ok, adesso questo non so bene come interpretarlo. Lo speri, nel senso che stai scartando la possibilità di qualcosa di più tra noi o...”

“No, volevo dire che spero che comunque vada resteremo amiche”.

“Certo che continueremo a esserlo, anche se devo ammettere che se ci scappasse qualcos'altro non sarebbe poi così male” disse Shonei sorridendo.

“Shon, per favore…”

“Ok, ok, non insisto” disse Shonei alzando le mani in segno di resa. “Comunque visto che adesso ci siamo chiarite e abbiamo esplicitamente ammesso di avere un certo interesse l'una per l'altra. Penso di potermi permettere di saltarti addosso, giusto?”

 “Shon smettila…” disse Max in completo imbarazzo dandole un colpo al braccio.

“Aaah, vieni qui dai. Sto solo scherzando” disse Shonei mettendole un braccio sulle spalle attirandola a sé abbracciandola. Max non si ritrasse e ricambiò il suo abbraccio. “Mi è dispiaciuto molto per aver litigato con te ieri sera, sai? L'idea di non vederti più non era molto allettante. Sono troppo abituata ad averti tra i piedi”.

Max rise appoggiando la testa sulla spalla di Shonei. “Anche per me è lo stesso”.

Dopo qualche minuto sciolsero il loro abbraccio restando a guardandosi negli occhi senza che nessuna delle due si muovesse da quella posizione. Shonei, che non era mai stata capace di controllarsi in situazioni simili, le mise una mano sul viso accarezzandola. Con sua grossa sorpresa Max non si tirò indietro. In quel preciso istante furono interrotte da qualcuno che bussava alla porta.

“Oggi c’è un viavai qui dentro” disse sottovoce. Si alzò dal divano guardando Max. “Forse è meglio che tu ti nasconda per sicurezza. Sarebbe un po' difficile da spiegare la tua presenza qui”.

“Si, forse hai ragione” rispose sottovoce Max dirigendosi verso la stanza dove Shonei poco prima era alle prese con il suo sacco da boxe. Si avvicinò al sacco da appoggiandoci una mano contro sorridendo.

Proprio in quel momento sentì Shonei aprire la porta. “Ehi Chloe”.

Max strabuzzò gli occhi avvicinandosi immediatamente alla porta della stanza per ascoltare meglio la loro conversazione tra le due rimanendo nascosta.

“Ciao Shon”.

“Sei sola?”

“Si, perché?” chiese Shonei dubbiosa, temendo che Chloe fosse a conoscenza della presenza di Max.

“Volevo solo assicurarmi che non avessi compagnia. Non mi va di vedere qualcuno uscire dalla tua stanza da letto mezza nuda che mi fulmina con lo sguardo”.

Shonei rise nervosamente sospirando di sollievo interiormente per lo scampato pericolo. “Come mai qui?”

“Volevo chiederti qualcosa”.

“Vuoi una birra?” chiese Shonei dirigendosi verso il frigo.

“No grazie” rispose Chloe sedendosi sul divano. Max si affacciò un attimo dando una sbirciatina veloce, per poi tirarsi velocemente indietro quando vide Chloe voltarsi leggermente dalla sua parte sperando che non l'avesse vista. Non voleva dover tornare a riutilizzare il suo potere.

Shonei andò a sedersi sul divano accanto all'amica bevendo la sua birra. “Allora, di cosa si tratta?”

“Di Max”.

Max si appoggiò alla parete rimanendo in ascolto con attenzione. Non era buona cosa origliare ma cosa poteva fare? Uscire allo scoperto era da escludere categoricamente. Anche se per un attimo si chiese quale potesse essere la reazione di Chloe nel vederla lì.

“Dimmi”.

“Volevo sapere se ieri sera l'hai vista. Era al locale con gli altri”.

“Oh, davvero?” disse Shonei fingendo di non esserne a conoscenza. Prese un altro sorso di birra sentendosi male all'idea di doverle mentire… ancora una volta. Ma non poteva di certo dirle la verità. Inoltre era anche un po' preoccupata per la presenza di Max in casa. Se avesse fatto anche il minimo rumore Chloe l'avrebbe scoperta. Ma la sua preoccupazione andava bene oltre questo. Temeva a cosa sarebbe saltato fuori da quella conversazione con Chloe che era completamente ignara della presenza di Max a pochi passi da lei.

“No, non l'ho vista. Non sapevo nemmeno che fosse lì. E poi io e Ashley siamo andate via un po’ prima del solito”.

“Merda”.

“Qual è il problema?”

“Non lo so è questo il punto. Max ieri sembrava molto pensierosa, forse preoccupata. Le ho chiesto se stesse bene e ha detto di sì. Ma è ovvio che stava mentendo. Non si confiderebbe mai con me dopo quello che è successo”.

“Chloe, devi darle tempo. Questa situazione tra voi due non è affatto semplice. Un passo alla volta riuscirai a recuperare il tuo rapporto con lei”.

“Lo spero davvero tanto. Indipendentemente da come stava ieri, abbiamo passato del tempo insieme è c’è stato un momento in cui è sembrato quasi come se non fosse cambiato nulla. È stato bello ma al tempo stesso anche un po' strano”.

Max appoggiò la testa alla parete ricordando la sera precedente in sua compagnia.

“In che senso strano?” chiese Shonei.

“Beh, lei è...”

“Strana?”

“No, non lei. È tutto il resto a essere strano. Anzi, più che strano direi che la parola giusta sia diverso”.

“Spiegati meglio” disse Shonei curiosa di sapere se Chloe avesse finalmente compreso ciò che lei aveva già capito di Max.

“Lei che mi offre da bere ad esempio. Cazzo, non hai idea di quanto sia incredibile questa cosa” disse Chloe ridacchiando.

Shonei alzò un sopracciglio quasi scioccata da quanto potesse essere tonta Chloe in certi momenti. “Questo è ciò che tu reputi diverso?”

“Si, lo so che può sembrare una cazzata ma non lo è credimi. Avresti dovuto conoscerla qualche anno fa e allora capiresti di cosa parlo. Per farla bere o fumare ho dovuto sempre insistere. Sai lei non è una che si lascia andare a queste cose. È sempre molto responsabile”.

“Ah, praticamente il contrario di te” disse Shonei ironica facendo ridere silenziosamente Max nella stanza.

“Ehi, io sono responsabile adesso”.

“Si, te lo concedo. Sei indubbiamente cambiata”.

“E anche lei”.

“E questa cosa ti dispiace?”

“No, cioè è solo che non sono abituata a lei così. In alcuni momenti sembra proprio lei e in altri... non lo so. La verità è che ho paura di quali altri cambiamenti ha subito in questi tre anni. E qualsiasi cambiamento sia avvenuto in lei, che sia in meglio o in peggio, può essere dovuto soltanto a me. Sono io la causa e ho un po' paura”.

“Comprendo i tuoi timori ma non farti condizionare. E poi non è affatto detto che dipenda tutto da te. Le persone cambiano Chloe, perché è la vita stessa a farlo. Hai detto che è diversa sotto certi aspetti. Questo non devi vederlo come qualcosa di negativo”.

“Ma non sapere cosa aspettarmi mi mette ansia, perché non sono preparata. Io sono abituata a conoscerla in un certo modo e quindi ogni minimo dettaglio differente, mi manda in confusione”.

“È come se ti trovassi dinanzi a una persona nuova. Questo non è necessariamente una brutta cosa. Hai l'opportunità di ricominciare di nuovo”.

“In che senso?”

“Impegnarti a conoscerla di nuovo”.

Max alzò la testa dalla parete corrugando la fronte, chiedendosi cosa diavolo intendesse dire Shonei. Per un attimo collegò le parole della ragazza alla sua situazione.

“Ma io già la conosco da quando eravamo due mocciose. Non si può ricominciare tutto di nuovo. Siamo state amiche per anni e poi ci siamo separate. Ci siamo ritrovate e perse di nuovo a causa mia. Sono sicura che è ancora incazzata con me. Insomma, cosa sono due persone che sono cresciute insieme diventando amiche inseparabili e poi a causa di alcuni eventi si sono separate? Se due persone che sono state tanto unite come noi due a un certo punto mettono fine alla loro amicizia e poi casualmente si ritrovano? Come possono essere definite? Siamo ancora amiche? È chiaro che non lo siamo più come prima. Siamo conoscenti? Nemmeno, perché ci conosciamo da una vita. A questo punto cosa siamo allora?”

Shonei la guardò sorridendo. “Scoprilo”.

Chloe rifletté per un momento e poi annuì. “Secondo te cosa posso fare per accelerare le cose?”

“Ah-ah” esclamò la ragazza scuotendo la testa come ammonimento. “Non trovare il modo di velocizzare tutto il processo solo perché vi conoscete già. Se forzi le cose ti si ritorcerà tutto contro. Devi darle tempo Chloe, non affrettare i tempi. Goditi i momenti che vivi con lei”.

“Hai ragione” disse Chloe appoggiandosi contro lo schienale del divano e la testa verso l'alto guardando il soffitto. “Ci sono tante cose che vorrei sapere da lei. Ma non so come chiedergliele. Non so come la prenderebbe. È chiaro che questi tre anni per lei non sono stati affatto semplici”.

“Beh, nemmeno per te lo sono stati”.

“Sai, è successa una cosa strana ieri. Ero seduta al tavolo con Max e gli altri e…”

“Victoria non ti ha assalito?” chiese Shonei sorpresa.

“No”.

“Davvero?”

“Abbiamo parlato un attimo da sole. L’ho ringraziata per tutto quello che ha fatto per Max e non solo. L’ho ringraziata anche per aver facilitato le cose tra me e Max?”

Max rimase sorpresa di sapere una cosa del genere, anche perché Victoria non le aveva detto nulla al riguardo.

“Cosa? Che cazzo vuoi dire?” chiese Shonei incredula.

“Beh, a quanto pare non sei stata l’unica a darmi una mano”.

“Ma che… non ci posso credere. Chi te lo ha detto questo?”

“Max”.

“Beh, questa sì che è una novità. E io che credevo di essere stata di aiuto”.

“Ma lo sei stata”.

“Sempre parole di Max?”

“Si”.

“Oh… bene” disse Shonei mentre un sorriso si allargava sul volto di Max. “Allora stavi dicendo?”

“Ah sì, è saltata fuori la faccenda del murale”.

Shonei sgranò gli occhi iniziando a preoccuparsi.

Aaron mi ha chiesto che cosa raffigurava e io non sapevo cosa diavolo rispondere. Insomma, non potevo dire la verità con Max davanti. Non sapevo come venirne fuori e poi a un tratto Max ha interrotto tutto dicendo che le andava di bere. Si è alzata e mi ha chiesto di seguirla”.

“Oh… wow… che culo”.

“Non ti sembra strano?”

“Ehm…vediamo… no?”

“Per me si invece, perché la conosco. Ho avuto come l’impressione che abbia interrotto quel momento di proposito. Avrà capito che ero in difficoltà ed è intervenuta”.

“Beh, poco male allora”.

“Si però, il punto è che quando stavamo da sole non mi ha chiesto spiegazioni sulla mia difficoltà nel rispondere a quello domanda. E lei è una che si impiccia”.

Max a quel punto roteò gli occhi al cielo infastidita dalle parole di Chloe.

“Eppure nonostante questo non ha detto nulla. Capisci?”

“Credo di no”.

“Sembrava che non ci fosse nemmeno il bisogno di chiedere, perché lo sapeva già”.

“Cosa?” chiese Shonei sudando freddo.

Max corrugò la fronte pensando che forse Shonei non voleva che si sapesse cosa aveva fatto per aiutarla. Questo era decisamente un problema, ma per fortuna la sera precedente non ne aveva fatto parola con Chloe.

“Secondo te è possibile che lo abbia visto?”

“Ma no, è impossibile. Lei è qui in città da poco, Portland è grande e il murale si trova in una zona poco trafficata”.

“Eppure è strano, sembrava come se…”

“Ti sbagli”.

Chloe la guardò annuendo. “Hm, forse hai ragione tu. A proposito, come hai fatto per convincere Max a concedermi una possibilità?”

“Cosa ho fatto? Ma niente di particolare. Le ho semplicemente parlato”.

“Cosa le hai detto?”

“Oh avanti, non è importante”.

“Si invece”.

Shonei sospirò esasperata da quella situazione. Se avesse saputo a cosa sarebbe andata incontro, non le avrebbe mai aperto la porta. “Le ho detto che per te questi tre anni non sono stati una passeggiata. Che è stato complicato e che sentivi molto la sua mancanza. Le ho detto anche che soffri di attacchi di panico, ma tanto lo aveva già visto con i suoi occhi”.

“Già, non volevo che accadesse”.

“Ma è accaduto lo stesso e forse è stato un bene”.

“Credi che vedermi in quello stato abbia contribuito in qualche modo?”

“Forse”.

“Nient’altro?” chiese Chloe guardandola.

“Cosa?”

“Non le hai detto nient’altro?”

“No, che altro avrei dovuto dirle?” chiese Shonei temendo che Chloe sospettasse qualcosa.

“Sai, non sono pronta per dirle tutto quanto”.

Max a quel punto assunse un’espressione interrogativa. A cosa si riferiva quando diceva tutto quanto?

“Allora non farlo, non ora almeno. Fai le cose con calma. Sono sicura che prima o poi parlerete di tutto”.

Rimasero in silenzio mentre Shonei sperava che Chloe se ne andasse via al più presto. Max accorgendosi del protrarsi del silenzio si affacciò di nuovo lentamente. Shonei mentre faceva un sorso di birra lanciò un’occhiata veloce alla stanza. Quando la vide sgranò gli occhi dallo spavento per il rischio che stava correndo. Max si ritrasse di nuovo indietro. Chloe accorgendosi della sua espressione e dal rumore, guardò verso la stanza.

“È tutto ok Shon?”

“Certo, perché?”

Chloe la guardò confusa mentre Shonei cercò di comportarsi con naturalezza. Max si spostò dalla parete e nel movimento inciampò inavvertitamente nel bordo di un tappetino sportivo sul pavimento. Riuscì a mantenere l’equilibrio ma non senza fare rumore. Chloe si voltò di nuovo verso la stanza. “Ma sei sicura di essere sola?”

“Cosa?” chiese Shonei facendo finta di nulla.

“Non hai sentito quel rumore?”

“Quale rumore?” chiese Shonei.

Chloe la guardò con diffidenza. Poi si voltò di nuovo verso la stanza forse con l’intenzione di alzarsi. Shonei temette il peggio. Non sapendo esattamente cosa fare e agendo istintivamente si versò della birra addosso. Si alzò di scatto dal divano sbraitando. “Cazzo!”

Chloe si girò di nuovo verso di lei. “Che succede?”

“Mi sono buttata della birra addosso. Quanto sono rincoglionita oggi. Vado a cambiarmi”.

Si alzò dal divano dirigendosi proprio verso quella stanza. Appena dentro vide Max appiattita contro la parete accanto alla porta. La fulminò con lo sguardo mettendosi l’indice sulle labbra per indicarle di fare silenzio. Scosse la testa sbarazzandosi velocemente della maglietta sporca di birra, rimanendo solo in reggiseno. Max distolse subito lo sguardo da lei sentendosi tremendamente a disagio.

“È tutto ok Shon?” chiese Chloe che nel frattempo era rimasta seduta sul divano.

“Si sto cercando qualcosa da mettere”.

Prese una maglietta appoggiata su una sedia. Quando si voltò verso l’ingresso della stanza, vide Max arrossire violentemente dall’imbarazzo. Shonei si infilò la maglietta sorridendo scuotendo la testa divertita. Si avvicinò a Max afferrandole il mento e facendola voltare verso di lei. Sollevò di nuovo l’indice portandolo davanti alle labbra e uscì dalla stanza. Max appoggiò la testa contro la parete emettendo un lieve e silenzioso sospiro di sollievo mentre il colorito del suo viso ritornava lentamente alla normalità.

“Eccomi qua. Allora, dicevamo?”

Chloe la guardò con aria interrogativa. “Tu e Ashley state insieme?”

“Cosa?”

“Hai capito cosa ti ho chiesto”.

“Cazzo, di nuovo con questa storia?”

“Sai, è quello che mi chiedo anche io. Di nuovo con questa storia con lei? Con tutte le donne che ci sono a Portland?”

Max prestò di nuovo attenzione alla conversazione. Forse avrebbe scoperto qualcosa di più su quella ragazza.

“Tu e Steph non avete altro a cui pensare?”

“Il problema non è che te la porti a letto”.

“Ah no? Allora qual è il vostro problema? Perché ti posso assicurare che io non mi pongo il problema ma tu e Steph sì”.

“Tu hai una cotta tremenda per lei”.

“Io cosa? Ma che cazzo dici? Guarda che non sono più una ragazzina da cotte” disse Shonei ridacchiando.

“Puoi fingere quanto ti pare ma noi sappiamo che è così. Fai qualsiasi cosa lei ti dica come un cagnolino. Ha un forte ascendente su di te, non puoi negarlo. Quello che non capisco è per quale motivo”.

“È brava a letto”.

“Stronzate, c’è dell’altro sotto. Non hai di certo problemi a trovare compagnia per spassartela. Te ne potresti portare a letto una diversa ogni sera. Però quando c’è lei tu non vedi nient’altro. Ti annulli completamente. Cosa ti affascina così tanto di una mangiatrice di uomini?”

Shonei tornò a sedersi sul divano afferrando di nuovo la bottiglia di birra per bere ciò che ne restava.

“Allora?” continuò Chloe.

“Non mi interessa l’argomento. L'unica cosa che desidero è che la piantate di interessarvi alla mia vita privata. Soprattutto Steph che non mi sopporta sei giorni su sette. Non vedo perché si interessi tanto di questa storia”.

Chloe scosse contrariata. “Non ha importanza quante volte Steph ti prenderebbe a calci in culo. Alla fine è semplicemente preoccupata per te come lo sono io”.

“Certo, come no”.

“Va bene, fai come vuoi tu” disse Chloe dandole una pacca sulla gamba per poi alzarsi e raggiungere la porta. “Solo stai attenta Shon, lei è molto astuta. Ci vediamo in giro”.

Shonei si ritrovò a pensare inevitabilmente a come aveva trattato Ashley le sera prima.

“Cazzo!” sbraitò appoggiandosi allo schienale del divano inclinando la testa all'indietro. Si coprì gli occhi con un braccio, rivedendo la scena di lei che scaraventava Ashley sul letto con rabbia. A un tratto sentì la presenza di qualcuno sedersi accanto a lei. In quel momento si ricordò di Max. Rimosse il braccio voltandosi verso di lei. “C'è mancato poco che ti scoprisse, lo sai?”

“Non l'ho fatto apposta. Sono inciampata sul tappetino. Se tu tenessi un po' più in ordine il tuo appartamento forse non ci sarebbero rischi di questo genere”.

Shonei la guardò aggrottando le sopracciglia. Poi cominciò a ridere e a breve si unì anche Max. Tornarono serie dopo qualche istante mentre Shonei posava la bottiglia sul tavolo sporgendosi in avanti. Max non era stata in grado di ottenere abbastanza informazioni su Ashley e quindi trovò il coraggio di chiedere direttamente a lei per togliersi qualche curiosità.

“Lei è la tua ragazza?” chiese sottovoce.

“Chi?”

“Ashley”.

Shon si voltò a guardarla sorridendo sorniona. “Come sei curiosa”.

“Da quello che ho potuto notare sembra esserci un certo feeling tra voi”.

“Ah, lo hai notato? E da cosa?” chiese ridendo. “Comunque, lei è una mia amica”.

“Di solito vai a letto con tutte le tue amiche?”

“Cosa? Cazzo, no. Non vado a letto con le mie amiche. Ashley è diversa dalle altre, non so come spiegarlo. Per lei faccio un’eccezione”.

“Avete avuto una storia?”

“Non la chiamerei proprio storia. Sai che non sono tipa da storie serie. Ti ho già detto che non credo a tutte quelle stronzate sull'amore. Io penso che due persone stanno insieme finché riescono a soddisfare i bisogni l’uno dell'altro, dopodiché finisce tutto e si passa oltre. Non puoi stare con una persona per sempre”.

“Lo dici solo perché non ti sei mai concessa di provarci. Sei prevenuta”.

“Se non sbaglio la tua storia con Lucas è finita. Quindi come la mettiamo adesso?” disse Shonei lanciandole una frecciatina.

“Cosa c’entra Lucas? La nostra storia è finita perché non eravamo fatti per stare insieme”.

“Davvero? Dopo un anno? Se lo dici tu. Comunque ho conosciuto Ashley anni fa. Ci siamo subito trovate a nostro agio insieme. Abbiamo sempre avuto le stesse idee su tutto quanto, anche per quanto riguarda le relazioni. Ci divertivamo molto e a un certo punto abbiamo iniziato a conoscerci meglio... se capisci cosa intendo”.

“Si, non c'è bisogno che mi spieghi nel dettaglio” disse Max in imbarazzo.

“Stavamo bene così. La nostra era una relazione, ma assolutamente libera, aperta. Potevamo frequentare altre persone. Nessuna delle due aveva la priorità. Non avevamo bisogno di giurarci amore eterno e tutte quelle stronzate smielate. Però prima che io lasciassi Portland mi sono resa conto che stavo facendo un po’ troppo affidamento sul rapporto tra noi”.

“Quindi eri innamorata di lei”.

“No, non innamorata. Però forse volevo qualcosa di più. Il punto è che lei non mi bastava mai. Ci siamo trovate spesso a litigare perché quello che voleva lei non collimava con quello che desideravo io. Però anche se litigavamo e frequentavamo altra gente, alla fine non riuscivamo a stare lontane. Tornavamo sempre insieme. Credo che Ashley sia l'unica con cui sarei riuscita a costruire qualcosa. E tornando alla tua domanda, la risposta è no. Non è mai stata la mia ragazza”.

“Ma lo vorresti?”

“Tu fai troppe domande. Dovevi entrare in polizia invece di fare la fotografa” disse Shonei sorridendole prima di proseguire. “Forse lo voglio o forse no. Chissà, la vita sa essere davvero imprevedibile e quando meno te l'aspetti finisci per perdere la testa per qualcuno di inaspettato”.

Max si sentì terribilmente in imbarazzo credendo si stesse riferendo a lei. Mentre Shonei non sospettava affatto quanto ciò che aveva detto le sarebbe successo per davvero.

“E Steph?”

“Cosa vuoi sapere?”

“Da quello che hai detto sembra che voi due non andiate molto d'accordo”.

Shon si voltò verso di lei a guardarla decidendo cosa rispondere. “Mi sono comportata da testa di cazzo ovviamente. Vedi, quando ho conosciuto Chloe era in una situazione difficile. Io non ho fatto davvero nulla per aiutarla. Le tenevo compagnia per sballarci e divertirci insieme. Anche io in quel periodo non me la passavo molto bene per la faccenda di Ashley. Il fatto è che tutto questo ha causato dei problemi anche a Steph. Ha Rischiato seriamente di essere licenziata e anche buttata fuori dal suo appartamento. Steph ce l’ha con me da quel momento e non ha tutti i torti”.

Shonei smise di parlare perdendosi nel ricordo di ciò che era successo. Max la guardò dispiaciuta. “Tu e Chloe cosa facevate per divertirvi insieme?”

Shonei scosse la testa. “Non dovresti farmi queste domande”.

“Perché no? Stiamo semplicemente conversando”.

“Si ma stiamo parlando di me e Steph”.

“Ma è coinvolta anche Chloe. E visto che adesso io e lei ci frequentiamo di nuovo…”

“Non posso Max. Capisco che tu voglia sapere cosa è successo in questi anni ma deve essere lei a dirtelo. Così avrete qualcosa di cui parlare. Hai sentito cosa ha detto prima. Vorrebbe farti delle domande ma ha paura”.

“Ok, va bene. Lei non deve sapere che mi hai mostrato il murale?”

“Gradirei di no”.

“Perché?”

“Perché non deve essere facile per lei mostrate le sue debolezze e ammettere che ha sofferto terribilmente per te. Un po’ come quando l’hai vista avere quell’attacco di panico. Credo che Chloe sia molto orgogliosa e non ama mostrarsi debole”.

Max annuì capendo la situazione.

“Dovreste parlarne sai? Di tutto quello che avete vissuto”.

“Potrebbe allontanarci”.

“Ed è proprio per questo che dovete dirvi tutto. Così potrete dedicarvi ad altro. Ciò che è successo nella vostra vita quando vi siete separate, è un peso troppo grande da sopportare. Prima tirate fuori tutto è meglio sarà per voi. Tu provi ancora molta rabbia e lei si sente in colpa. Questi sentimenti non vi aiuteranno a recuperare il vostro rapporto”.

“È quello che dovrei fare?”

“Non lo so Max, ma se tu lo facessi non sarebbe un male. A questo proposito ti consiglierei di passare più tempo possibile con lei”.

“Ci proverò”.

“Però nel frattempo non ti scordare di me” aggiunse Shonei sorridendo.

“A questo punto trovo difficile che questo possa succedere”.

“Oddio, cosa stai dicendo Max? Stai iniziando a dire quello che ti passa per la testa senza soppesare le parole. Facciamo progressi” disse Shonei ironica.

Max le diede un pugno al braccio sorridendo. Shonei le afferrò la mano dandole un bacio. “Vado a fare una doccia, mi vesto e poi facciamo un giro da qualche parte. Ti va?”

“Si, va bene”.

Max e Shonei lasciarono l'appartamento per fare un giro in città. Poi si diressero in un locale per cenare, visto che quest’ultima non aveva quasi toccato nulla per tutto il giorno. Durante la loro cena, Victoria aveva chiamato Max al telefono per sapere dove fosse e se le andasse di fare un giro con tutti gli altri. Max rifiutò cortesemente senza nascondere che fosse in compagnia di Shonei. Victoria accettò malvolentieri il suo rifiuto ma non disse nulla. Dopo aver consumato la loro cena, le due ragazze decisero di fare una capatina anche al Paradise. Nel frattempo Asher aveva chiamato Chloe per chiederle se era disposta a lavorare per quella sera e lei accettò, nella speranza che l'uomo si decidesse a farla ritornare al suo posto di lavoro mettendo fine a quella inutile pausa.

Il Paradise era pieno di gente quando Max e Shonei arrivarono. Il volume della musica pompava in tutto il locale. L'alcool scorreva a fiumi quella sera. In pista alcuni ragazzi che ballavano completamente ubriachi, infastidendo tutti gli altri clienti, erano stati fatti accomodare fuori gentilmente da Asher. Steph era al bar in compagnia di Ian. Invece Chloe, Cooper, Eddie e altri ragazzi del personale erano impegnati nel servire ai vari tavoli.

Shonei si guardò intorno poi indicò a Max un divano libero davanti alla pista da ballo. Però prima di riuscire a sedersi qualcuno chiamò Max. Era Victoria in compagnia degli altri seduti a un altro divano poco distante da loro. Shonei e Max si avvicinarono a salutare.

“Come puoi vedere, potevi tranquillamente uscire con noi Max, tanto saremmo finiti tutti qui” disse Victoria lanciando un'occhiataccia a Shonei.

“Ehi, sedetevi qui con noi” disse Aaron.

Max istintivamente guardò Shonei come per chiederle se per lei andasse bene. Questo gesto non sfuggì agli occhi attenti di Victoria e Kate. Shonei capì al volo annuendo, in nessun modo avrebbe impedito a Max di stare con i suoi amici. Quando le due si sedettero Shonei si rese conto che poco più in là, c'era anche Ashley in compagnia delle sue amiche. I loro occhi si incrociarono e Shon fece un cenno di saluto con la testa, ma Ashley spostò immediatamente lo sguardo da lei per indicare il suo disappunto per ciò che era successo la sera prima. Era chiaro che fosse ancora arrabbiata con lei.

“Allora Max, sei sparita per tutto il giorno. Si può sapere dove sei stata?” chiese Kate.

Così Max informò le amiche sulla sua fuga con Ellis dal lavoro, della zona che avevano visitato, della galleria in cui erano entrate, delle foto che avevano visto e dell'invito ricevuto per assistere alla mostra.

Tra una parola e l'altra Chloe vide i ragazzi e si avvicinò. “Ehi, ma siete tutti qui? Si festeggia qualcosa per caso?”

“No, ma tu perché sei qui?” chiese Shonei.

“Che domanda intelligente, lei ci lavora qui” rispose Victoria.

“Ti sbagli, da quello che so è in ferie forzate” disse Shonei.

“In effetti è vero, ma stasera mancava qualcuno e quindi... eccomi qua” disse Chloe allargando le braccia. Poi spostò il suo sguardo su Max. “Ehi, ciao Max”.

“Ciao Chloe”.

“Chloe, ti chiama Ian” disse Eddie avvicinandosi. Poi salutò i ragazzi soffermandosi a guardare Victoria. “Ciao Victoria”.

“Ciao” rispose Victoria con indifferenza.

“Beh, io adesso torno a lavoro” disse Chloe, anche se in realtà avrebbe dato qualsiasi cosa per restare lì con loro, ma soprattutto con Max.

“Allora per caso volete ordinare qualcos'altro?” chiese Eddie mentre Chloe si allontanava. Max la seguì con lo sguardo ricordando la conversazione che aveva avuto con Shonei.

“Vuoi bere qualcosa Max?” chiese Shonei al suo fianco. “Max!”

“Eh!” esclamò Max distratta.

“Ti va di bere?”

“Ehm, si certo”.

“Io direi di fare un altro giro” disse Timothy.

“Io passo questa volta. Mi aspetta una giornata pesante domani”.

“Oh poverina, non regge l'alcool. Forse potremmo ordinarti un bel bicchiere di latte al cioccolato” disse Shonei per provocarla sotto lo sguardo e le risate divertite di Aaron e Timothy.

“Lo reggo benissimo l'alcool ma al contrario di te, ho un lavoro”.

“Beh, anche io”.

“Oooh, certo deve essere pesante fare pubbliche relazioni, cosa a cui non ho creduto neanche per un secondo “.

“Ragazze non cominciate” si intromise Kate.

“Che dici Max, pensi che dovrei dirle che lavoro faccio davvero?” chiese Shonei sorridendo.

Max la guardò confusa. “Ma io...non...”

“Ok, faccio l'accompagnatrice e no, non vado sempre a letto con le clienti” disse Shonei facendo una pausa per poi voltarsi a guardare Kate. “E vorrei precisare che ho detto le clienti. Mi piacciono le donne.

“Ma va? Non ci avrei mai giurato guarda” disse Victoria con sarcasmo.

“Lo dico solo a titolo informativo visto che una volta me lo avete chiesto. E poi sai, ad alcune persone potrebbe sfuggire volutamente questo dettaglio” aggiunse Shonei distogliendo lo sguardo da Kate. Però la ragazza percepì l'intento di Shonei. Quella frase era rivolta esclusivamente a lei.

“Ok, adesso basta parlare, è ora di bere”.

“Io non voglio altro da bere” disse Kate.

“Non ti avevo presa nemmeno in considerazione Kate. So bene che accettare di bere un bicchiere in più, per te equivale alla perdizione assoluta”.

Max si voltò di scatto verso Shonei chiedendole con lo sguardo di finirla. Sembrava avercela con Kate e non ne aveva alcun motivo.

“Voi ragazzi volete unirvi a me?” chiese Shonei rivolta ai ragazzi.

“Assolutamente sì” rispose Aaron divertito.

“Ci sto anche io” disse Timothy.

“Benissimo allora. Eddie inizia a portarci un paio di giri di shottini di whisky”.

“Cosa?” chiese Max sgranando gli occhi. “Io gradirei…”

“Max, rilassati. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. I tuoi amici lasceranno guidare la divina provvidenza” disse indicando Kate. “Non c’è rischio che possa succedere qualcosa. E poi con me sei in buone mani, perché io lo reggo l’alcol al contrario della tua amica Victoria”.

“Si, nei tuoi sogni”.

“Bene, allora se pensi di riuscire a tenermi testa, dimostralo. Anzi facciamo una sfida. Beviamo a oltranza la prima che si arrende o che crolla, ha perso”.

“Shon, per favore…” disse Max intromettendosi.

“Ok, te la sei cercata” rispose Victoria. “Accetto la sfida”.

“Così mi piaci. Allora Eddie, portaci da bere adesso”.

Timothy e Aaron ridevano mentre Kate e Max iniziavano a preoccuparsi. Victoria fulminava con lo sguardo Shonei che sorrideva sicura di sé, pienamente consapevole di avere la vittoria in pugno. Eddie si allontanò da loro scuotendo la testa. Non era la prima volta che assisteva a questi giochetti da parte di Shonei.

“Shon, che diavolo vuoi fare?” chiese Max sottovoce avvicinandosi a lei.

“Sta tranquilla Max. Siamo qui per divertirci no?”

Max sospirò rassegnandosi alla situazione. Eddie arrivò con un vassoio di dieci shottini di whisky. Lo appoggiò sul tavolino davanti ai ragazzi. “Che dire, buona fortuna è che vinca il migliore”.

“Grazie Eddie e ricordati di passare tra poco per un altro paio di giri”.

“Te lo puoi scordare” disse Max.

“Max, non fare la guastafeste. Vedrai che tra un po’ ti rilasserai anche tu” disse Shonei ridendo.

“Preparati a perdere” disse Victoria rivolta a Shonei.

“Che paura. Allora serviamoci”.

Ognuno prese un bicchierino.

“Max mi raccomando, devi buttarlo giù tutto in una volta” disse Shonei.

“Perché?”

“Perché è così che si beve e questo vale anche per te Victoria”.

“Prenditi pure gioco di me finché puoi Shon” rispose la ragazza scontrosa.

“Alla vostra ragazzi” disse Shon mandando giù tutto d’un fiato il primo shottino, seguita da tutti gli altri.

Subito dopo aver mandato giù il whisky, Max sentì un forte bruciore in bocca e in gola. Cominciò a tossire portandosi una mano sulla bocca. Shonei cominciò a ridere al suo fianco appoggiandole una mano sulla schiena. “Tranquilla Max, vedrai che andrà meglio al prossimo”.

Timothy e Aaron iniziarono a ridere per la reazione di Max.

“Ragazzi, non è affatto divertente” disse Kate preoccupata per Max.

Shonei guardò Victoria. “Complimenti, sei rimasta impassibile. Ma non durerà ancora per molto, te lo posso assicurare”.

“Se credi di intimorirmi ti sbagli di grosso Shon”.

“Bene, andiamo avanti con il prossimo giro. Tu sei pronta Max?”

“No, senti Shon bevilo tu il mio”.

“Oh avanti, non fare la guastafeste”.

“No è troppo forte”.

“Deve esserlo altrimenti che gusto c’è?”

Max alla fine si lasciò convincere e mandò giù anche il secondo insieme a tutti gli altri. Tossì anche al secondo bicchierino e subito dopo avvertì un leggero formicolio e un senso di leggerezza su tutto il corpo mentre la testa sembrava diventare più pesante. Shonei chiamò Eddie per chiedere un altro paio di giri ma questa volta Max si tirò indietro. Non era affatto abituata a bere in quel modo. Victoria invece riuscì a stare dietro a Shonei per altri due shottini. In tutto ne avevano bevuti quattro ciascuno, tranne Max che si era fermata a due visto già il suo stato un po’alterato. Timothy e Aaron cominciarono presto a fare il tifo per le due ragazze però rinunciando a bere ancora. Al quinto bicchierino Victoria iniziò a sentire gli affetti dell’alcool ed era chiaramente al limite. Shonei accorgendosi del suo stato ne ordinò altri due, ma questa volta Victoria rifiutò accettando la sconfitta. Shonei quindi ne approfittò per bere anche il suo esultando per la sua vittoria.

“Non esultare troppo… è solo che non voglio perdere il lavoro…”

“Raccontane un’altra Victoria” disse Shonei ridendo.

“Hai perso Victoria, sei una vera delusione per i Chase” disse Timothy prendendola in giro.

“Tu sta zitto che ti sei fermato a quattro”.

“Ma la sfida era tra voi due, io cosa c’entro?”

“Comunque ragazzi dovremmo rifarlo” disse Aaron.

“Si, sono d’accordo. Magari per il fine settimana così Victoria non troverà nessuna scusa” disse Timothy facendo ridere gli altri.

“Sei uno stronzo” rispose Victoria.

“Magari organizziamo qualcosa a casa, che ne dici Shon? Ci stai?” chiese Aaron.

“E me lo chiedi?”

“Max, ti senti bene?” chiese Kate avvicinandosi all’amica.

“Si, certo” rispose Max poco vigile.

“Oh certo che sta bene” disse Shonei mettendole un braccio sulle spalle tenendola stretta. “Vero che stia bene Max?”

“Si… più o meno…”

Gli altri ricominciarono a ridere e questa volta rise anche Victoria.

“Mi sa che devo farti fare un corso accelerato sugli alcolici”.

“Uuuh, questo è davvero interessante Victoria” disse Shonei.

“Beh, visto la gente che frequenta” disse Victoria lanciandole una frecciatina.

Shonei la ignorò guardando verso la pista e lanciando anche un’occhiata ad Ashley. Poi chiese a Max: “Ti va di fare quattro salti?”

“No Shonei, non credo di farcela mi sento un po’ strana” disse Max sorridendo.

“Oh avanti, non c'è una gara in corso. Divertiamoci un po’, non vorrai restare seduta per il resto della serata?”

“Non lo so” disse Max. Poi sorrise vedendo l'espressione furba di Shon mentre le faceva un cenno con la testa in direzione della pista da ballo.

“Avanti su, so che vuoi farlo. Buttiamoci” disse Shon ammiccando.

Max cominciò a ridere sotto gli occhi attoniti di Kate. Era abbastanza evidente che dopo avere bevuto, il senso del giudizio di Max era andato a farsi benedire. Shon si alzò di colpo afferrandole una mano e trascinandola verso la pista. Quando arrivarono si mescolarono con tutti gli altri e cominciarono a ballare a ritmo di musica.

“Segui me Maxine” disse Shon alzando la voce per farsi ascoltare visto l'alto volume della musica. Cominciarono a ridere mentre si divertivano sotto gli occhi degli amici.

“Beh, cosa posso dire. A quanto pare Max ha finalmente trovato il modo di spassarsela e dimenticare i suoi casini”.

“Ed ecco qui la nuova Max” aggiunse Timothy ridendo.

“La cosa strana è che tu non stai dicendo nulla in proposito” disse Aaron rivolta a Victoria.

Lei si girò verso di lui. “Cosa dovrei fare? Max è una persona adulta. Se si trova così bene con certi elementi, non vedo cosa potrei farci”.

Si voltò a guardare verso le due ragazze divertirsi mentre ballavano insieme. “Forse avrei fatto meglio a bere anche il quinto”.

I ragazzi cominciarono a ridere e poco dopo anche lei si unì a loro. L’unica a restare seria era Kate che non aveva bevuto.

 

 

Nel frattempo Eddie e Chloe si avvicinarono al bancone del bar appoggiando dei vassoi con dei bicchieri.

“Come va Chloe?”

“E me lo chiedi? Sto qui quando invece dovrei essere dietro al bancone al posto di quel coglione di Ian”.

“Vedrai che sarà solo per poco tempo. Dovresti approfittarne e goderti il tempo libero”.

“E come diavolo faccio se ogni volta Asher mi chiama per sostituire lui o qualcun altro?”

Eddie alzò le spalle. “E che ne so”.

“Mi sono rotta. Oggi avrei preferito di gran lunga non venirci”.

“Si, ti capisco. Basta vedere come se la spassano gli altri. Shonei non ha perso tempo a far alzare il tasso alcolico stasera” disse il ragazzo ridendo.

“Che cosa vuoi dire?”

“Vedere per credere” rispose Eddie allontanandosi.

Chloe lo guardò confusa.

“Ehi Chloe, cerca di darti una mossa. Ecco le birre, portale ai clienti. Non ci servi a nulla se continui ad avere la testa tra le nuvole”.

“Ti consiglio di cambiare il tono Ian”.

“Sbrigati!” rispose il ragazzo allontanandosi.

“Gran figlio di puttana” disse Chloe sottovoce per poi allontanarsi.

Quando iniziò l’ennesima canzone, Max si guardò intorno notando come il modo di ballare di alcuni clienti in pista era totalmente cambiato. Lo stile sembrava esattamente quello che aveva visto avvenire tra Shonei e Ashley, molto più sensuale e trasgressivo. “Io credo che mi andrò a sedere”.

“Ma se abbiamo appena iniziato” obbiettò Shonei sorridendo.

Max la guardò sapendo cosa le passasse per la mente in quel momento e senza che l'altra disse nulla, lei rispose con un secco diniego.

“No!”

“E dai Max, perché non ti rilassi un attimo? Di cosa hai paura?”

“Io non credo che sia un'ottima idea” disse Max mentre voltava le spalle alla ragazza per uscire dalla mischia. A un tratto una mano di Shonei l'afferrò per un polso tirandola verso di sé. Nell'attirarla con forza Max andò a finirle addosso mentre Shonei che la guardava con sguardo malizioso.

“Shon io non...”

“Shhh, rilassati” disse sottovoce Shonei avvicinandosi a un orecchio di Max. Poi allontanò il viso di poco da lei, prese le mani di Max portandosele intorno al collo. Si avvicinò ulteriormente a lei non lasciando nessun spazio libero tra loro. Mise una gamba tra le sue e fece scivolare le sue mani sul corpo della ragazza fermandosi sui fianchi. Iniziando ad ancheggiare in modo provocante con i suoi fianchi attaccati a quelli di Max che si era ormai persa tra le braccia di Shonei che continuava a guardarla in modo provocatorio. Max avrebbe voluto fermare tutto in quel preciso istante ma le risultò assai difficile a causa dell’alcool che le aveva fatto perdere un po’ delle sue inibizioni, ma soprattutto per via della sua attrazione verso Shonei. Mentre gli altri ridevano e si divertivano a guardarle, tranne Kate che era praticamente scioccata, Chloe si diresse nei paraggi per servire alcuni clienti. Lanciando un’occhiata verso di loro, notò subito l’assenza di Shonei e Max. Il suo sguardo vagò finché non individuò la loro posizione nella mischia di persone che ballavano in pista. Chloe si bloccò con le due bottiglie di birra in mano guardandole perplessa. Non riusciva a credere ai suoi occhi.

Un cliente le si avvicinò. “Scusa, ma queste sono le birre che abbiamo ordinato?” chiese un po' spazientito il tizio.

Chloe gli diede le birre spingendogliele contro il petto senza staccare gli occhi da Max e soprattutto da Shonei che più che ballare, si stava strusciando sulla sua amica com’era solita fare.

“Ehi, ma che modi!” disse il ragazzo infastidito mentre Chloe si avvicinava di più alla scena che aveva davanti. In quel momento le si avvicinò Eddie che guardava la scena ridendo. “Cazzo, io davvero non so come fa. Vorrei avere le sue capacità di rimorchio. Scommetto venti dollari che se la porta a letto entro stasera”.

Chloe si voltò lentamente verso di lui incenerendolo con il suo peggior sguardo da omicida. Eddie smise di ridere tornando serio. “Beh… i-io allora torno… a lavoro” disse allontanandosi velocemente da lei.

Poi lei riportò di nuovo l’attenzione alle due ragazze. Quasi non riusciva a credere che fosse realmente Max che ballava in quel modo con Shonei.

Shonei fece scendere ulteriormente le sue mani su Max fino a sfiorare il suo fondoschiena. Era più che normale un atteggiamento del genere da parte di Shonei. La cosa che stonava molto in quel frangente era che Max le stesse permettendo di farlo. Max spostò una mano dal collo di Shonei scendendo lentamente fino a fermarsi sul ventre della ragazza, mentre con l'altra fece scorrere le dita tra i capelli di Shonei che sorrise al suo gesto. A un certo punto Shonei vide Ashley seduta con le sue amiche che la fissava alquanto infastidita mentre beveva un drink. Così decise di provocarla ulteriormente avvicinandosi di più con il viso a quello di Max. Erano così vicine che potevano sentire il calore dei loro respiri mentre si sorridevano con complicità. Continuarono ad ancheggiare ancora attaccate l'una a l'altra. Shonei accentuò di più i movimenti con Max mentre guardava Ashley che scuoteva la testa con disapprovazione. A un tratto la vide alzarsi di colpo dal divano e allontanarsi dalle sue amiche. Segno che quella scena per lei era davvero troppo da sopportare. Max invece era ormai completamente in balia dalla presa che Shonei aveva su di lei. Chloe continuava a guardarle pietrificata, stringendo i pugni fino a farsi male. Era sopraffatta dal fastidio che provava vedendo le mani di Shonei sul corpo della sua amica.

Terminata la canzone Chloe tornò a lavoro infuriata e Ashley invece si era chiusa in bagno per non essere costretta a guardare quello spettacolo poco gradito. Shonei e Max invece ritornarono dagli altri. Kate aveva un’espressione strana in volto ma Max non se ne curò, dopotutto non aveva fatto nulla di male.

“Scusate se vi mollo un attimo ma il dovere chiama” disse Shonei allontanandosi.

“Ma dove vai?” chiese Aaron.

“Al cesso, vuoi venire anche tu?”

“Mi piacerebbe”.

Shonei alzò il dito medio verso di lui proseguendo verso i bagni, mentre Aaron rideva, Max si sedeva pesantemente sul divano e Chloe non la perdeva di vista. entrò all’interno dei bagni vide Ashley davanti ai lavelli guardandosi allo specchio per ripassarsi il trucco. Appena la vide riportò lo sguardo al suo volto riflesso nello specchio. Shonei si appoggiò di spalle ai lavelli guardandola. “Non hai bisogno di rifarti il trucco. Sei bellissima anche senza”.

Ashley infastidita rimise tutto in borsa richiudendola, dirigendosi verso la porta per uscire. Shonei la bloccò piazzandosi davanti a lei. “Aspetta”.

“Noi due non abbiamo più nulla da dirci”.

“Io invece credo di sì”.

“Ritornatene dalla tua nuova ragazza”.

“Mi dispiace”.

“No, non è vero”.

“Non mi riferivo a Max, ma a quello che è successo ieri”.

“Anche io mi riferivo a quello. Perché per me quella te la puoi anche scopare, non me ne frega un cazzo. Chi ti porti a letto è affar tuo, non mio” disse Ashley dimenandosi per liberarsi dalla sua presa.

“Mi dispiace per essermela presa con te. Il fatto è che tu avevi ragione e io non riuscivo ad accettarlo”.

Ashley si calmò curiosa di sapere dove volesse arrivare.

“Io non so cosa voglio. Credevo di saperlo ma adesso non lo so più. Max mi spinto a riflettere su alcune cose e adesso sono confusa”.

“Lei tu piace?”

“Non c’entra nulla…”

“Lei ti piace?” ripeté Ashley con tutta l’intenzione di ricevere una risposta.

Shonei non rispose, restando semplicemente a guardarla. Ashley non avendo più bisogno di conferme, scosse la testa liberandosi finalmente con forza dalla sua presa. “Vaffanculo Shonei, ti auguro di essere felice”.

Shonei questa volta la lasciò andare via. Restò appoggiata al lavello di spalle portandosi le mani tra i capelli. Poi scosse la testa e si voltò verso lo specchio guardando il suo riflesso chiedendosi in pensiero cosa cazzo stesse succedendo. In quel momento sentì la porta del bagno aprirsi di nuovo e voltandosi vide Chloe.

“Ehi Chloe”.

Chloe le si avvicinò cercando di mantenere la calma. “Cosa cazzo stai cercando di fare?!”

“Come scusa?” chiese Shonei confusa.

“Lo sai bene a cosa mi sto riferendo!”

“No, non lo so invece”.

“Come ti salta in mente di ballare con Max in quel modo?!”

“Ah, ti riferisci a quello”.

“Si!”

“Ma scusa, perché ti incazzi tanto?! Qual è il problema?! Adesso non si può nemmeno ballare…”

“Quello non è ballare Shon! Gradirei tanto che la smettessi di strusciarti su di lei in quel modo e di non metterle le mani addosso!”

Shonei la guardò decisamente confusa. “Ma che diavolo ti prende?!”

“Lei non è come tutte le altre! Cazzo, lei è la mia migliore amica e vorrei che tu la trattassi in maniera diversa!”

Shonei ormai stava perdendo la pazienza. Non sopportava quando qualcuno le diceva cosa fare. Era già troppo sopportare gli ordini impartiti da Matthew. Si avvicinò di più a Chloe guardandola dritta negli occhi. “Noi due siamo amiche e tu per me sei come una sorella! Fai in modo che questo non cambi mai! Tu mi conosci bene, quindi sai bene che odio che qualcuno mi dia degli ordini! Io ballo con chi mi pare, come e quando voglio! Max non mi sembrava affatto infastidita, anzi si è divertita!”

Chloe non disse più nulla allontanandosi da lei uscendo dal bagno. Shonei restò ancora un po’ buttandosi dell’acqua in faccia per darsi una rinfrescata. Non le era affatto piaciuto parlare in quel modo con Chloe, ma aveva esagerato.

Chloe raggiunse Max sedendosi al suo fianco. “Ciao Max”.

“Ehi Chloe”.

“Posso parlarti un attimo?”

“Certo” rispose Max continuando a stare seduta.

“Ehm… in privato” disse Chloe a disagio.

“Ah, sì certo” disse Max alzandosi un po’ a fatica.

“Stai bene?” chiese Chloe preoccupata.

“Si, andiamo”.

Le due ragazze si allontanarono raggiungendo l’uscita del locale.

“Allora, di cosa volevi parlarmi” disse Max appoggiandosi subito al muro come per cercare sostegno.

“Ehm, io volevo solo… insomma…”

“Cosa?”

“Sono un po’ preoccupata per te. Hai bevuto un po’ oggi e si vede che non sei proprio lucida. Insomma, vorrei che tu cercassi di non esagerare, perché è pericoloso e…”

Max la guardò riflettendo e poi la sua espressione si indurì. “Scusa, fammi capire bene. Mi hai fatta uscire per dirmi che non devo bere?”

“N-no, certo che puoi bere però entro i limiti”.

Max sgranò gli occhi non credendo alle sue orecchie facendo una breve risatina nervosa. “Chi diavolo sei, mio padre?”

“No Max, non fraintendermi io volevo solo…”

“Comandarmi a bacchetta?! È questo che cercavi di fare?! Solo perché ho deciso di concederti una possibilità per farti perdonare, questo non vuol dire affatto, che puoi dirmi come vivere la mia vita! Hai perso quel diritto quando te ne sei andata! Non pensare che io penda ancora dalle tue labbra Chloe! E adesso se non ti spiace, vorrei continuare la mia serata in santa pace!” disse Max rientrando subito nel locale lasciando Chloe sbalordita.

Appena tornò dagli altri Shonei era già ritornata al suo posto con una birra in mano. “Ehi Max…”

“Andiamo via!”

“Come?!”

“Non voglio più restare qui!”

“Ok” disse Shonei alzandosi immediatamente.

“Max, ma è già tardi. Dovremmo tornare a casa!” disse Kate guardando Victoria come per cercare sostegno da parte sua.

“Mi riaccompagnerà Shon!”

“Cosa è successo adesso con Chloe? Avete litigato di nuovo?” chiese Timothy.

“Ah, non mi sorprenderebbe” disse Victoria.

“Andiamo via Shon!”

“Ok, ragazzi ci vediamo e buon proseguimento” disse Shonei seguendo fuori Max.

“Ma Victoria, perché non hai detto nulla?” chiese Kate.

“Kate, prima mi dici che esagero con Shonei e che devo farmi da parte per la faccenda di Chloe. Adesso che finalmente faccio come dici tu, non va più bene? Si può sapere cos’è che vuoi davvero?”

Quando Max e Shonei stavano uscendo, incrociarono Chloe. Max la ignorò passandole di fianco superandola. Shonei invece si fermò un attimo. Dall’espressione che lesse sul volto di Chloe, capì che avevano litigato ancora. Le si avvicinò mentre Max si dirigeva verso l’auto senza voltarsi. “Mi dispiace Chloe, davvero”.

Si allontanò raggiungendo Max mentre Chloe restò a guardarle.

 

                                                                         ***

 

In macchina il silenzio metteva quasi i brividi. Shonei avviò l’auto uscendo dal parcheggio. Guardò Max che fissava fuori dal finestrino con i pensieri persi altrove.

“Mi tieni questa?” chiese Shonei porgendole la bottiglia di birra.

Max la prese senza dire nulla tornando alla sua posizione.

“Va tutto bene Max?”

“Si “.

“Sei proprio sicura?”

“Si”.

“Ti va di parlarne?”

“No”.

“Riesci a utilizzare altri tipi di risposte che non siano esclusivamente dei monosillabi?”

“No”.

“Gesù... rilassarti Max”.

“Io sono rilassata”.

“Ma davvero?” chiese Shonei scettica.

“Si”.

“Dai, ci stavamo divertendo prima. Non farti guastare la serata in questo modo”.

“Pensi che Chloe mi abbia guastato la serata?”

“Non è così? Stavi con lei prima”.

“Ti dà fastidio?”

“Cosa?”

“Che fossi in sua compagnia”.

“Se è questo l’effetto che ha l’alcool su di te, sarà meglio che tu non lo faccia mai più”.

“Anche tu vuoi dirmi come vivere la mia vita?”

“Cosa? Ma di che diavolo stai parlando? Ti vorrei ricordare che sono stata io a insistere per farti bere. Volevo solo che ti lasciassi andare e ti divertissi un po’ e così è stato, non puoi negarlo”.

“Beh, a quanto pare non sono tutti felici come te che io mi diverta” disse Max portandosi la mano alla testa ancora intontita.

“Cazzo, non dirmelo. Ha fatto la paternale anche a te?”

“Ma di che stai parlando?”

“Chloe mi ha raggiunta in bagno per dirmi di tenere le mani a posto. Forse pensava che io ci stessi provando con te”.

“Ed è così?”

“Cosa?”

“Ci stavi provando con me?”

“Santo cielo Max te l’ho spiegato prima. Volevo solo che ti divertissi”.

“Quindi non ci stavi provando. Fai sempre una cosa, poi ne dici un’altra e poi…”

“Oh avanti Max, non vorrai davvero che io ci provi con te? Lo sai come stanno le cose tra noi. È complicato”.

Max rimase in silenzio appoggiando la testa sul finestrino mentre Shonei la guardava.

“Vuoi sapere se ci proverei con te adesso? Perché se è questo che vuoi sapere te lo dico con assoluta tranquillità. Si, lo vorrei perché mi piaci ma non lo farò. Non adesso almeno”.

“Perché?”

“L'unico motivo per cui ho le mani ancora sul volante è perché non voglio affrettare le cose. Ne abbiamo già parlato. Tu sei appena consapevole della tua situazione. E poi dopo oggi ho compreso che c’è anche un altro buon motivo”.

“Quale?”

“Chloe”.

“Cosa?” chiese Max incredula.

“Sei la migliore amica della mia. Hai idea della situazione in cui ci troviamo? Non posso dare un passo se non sono nemmeno sicura di cosa c’è tra noi. È tutto così ingarbugliato che non ci capisco più un cazzo e tu non stai facendo nulla per facilitare la situazione”.

“Quindi non ci proveresti con me per rispetto a lei?”

“Spero tanto che sia l’alcool a parlare adesso e non tu”.

“È così?!”

“Dannazione Max, lei mi conosce troppo bene. Lo sa come sono fatta e che non mi faccio problemi a provarci con chiunque. Ci ha viste ballare in quel modo e non ha apprezzato. Il momento che sta vivendo è molto delicato. Sta cercando di riavvicinarsi a te e vedere noi due così unite le dà fastidio”.

“Io non sono di sua proprietà!”

Shon si voltò di scatto verso di lei. “Certo che non lo sei. Non sei un oggetto”.

“Esatto! Sono una persona e sono in grado di decidere e fare ciò che voglio senza dover tenere conto del volere di nessuno, soprattutto il suo! Io e lei siamo due persone separate! Non viviamo in simbiosi!”

“Certo”.

“Posso fare tutto quello che voglio senza chiedere il permesso o l'approvazione di nessuno”.

“È quello che ti dico in continuazione di fare Max”.

“Allora perché tu non lo fai?! Ah già, per Chloe?!”

“Ehi, io tengo alla sua amicizia...”

“E alla mia?! O vengo sempre dopo di lei?!”

“Max, non prenderla in questo modo!”

“E in quale altro modo dovrei prenderla?!”

“Max, questa conversazione sta prendendo una brutta piega!”

“Ma davvero?! Chissà perché!”

“Cazzo, sembra quasi che tu voglia che io ti salti addosso!”

“No, non è questo! Cioè, vorrei soltanto che tu non tenessi conto del suo volere quando stai con me! Sarebbe lo stesso anche se in questo momento al tuo posto ci fosse qualcun altro! Chloe deve capire che non sono una ragazzina, che la vita è mia e me la gestisco io dannazione!”

Shonei guardava Max con una mano sul volante. “Si ma non c’è bisogno che ti scaldi tanto!”

Max sbuffò esausta dal sonno e da quella conversazione che le stava prosciugando anche le ultime energie.

“Allora, cosa faccio?! Ti accompagno a casa?!” chiese Shonei.

“Non lo so, forse dovresti chiedere consiglio a Chloe!” disse Max sarcastica appoggiando la bottiglia sul cruscotto e aprendo di colpo lo sportello per scendere dall’auto in movimento.

Shonei frenò bruscamente afferrando prontamente la bottiglia per non far versare la birra sul sedile. “Ma sei impazzita?!”

Max scese dall’auto continuando a camminare a piedi.

“Oh avanti Max!” disse sospirando Shonei.

“Me ne torno a casa a piedi e ne tu ne lei potete farci nulla!”

“Max, salì in macchina, adesso!”

“Non puoi darmi ordini!” disse la ragazza allontanandosi a piedi con passo non proprio stabile.

“Aaah fanculo!” disse Shonei dando un colpo al volante mentre metteva in moto. Seguì la ragazza con la macchina. Abbassò il finestrino dalla parte del passeggero. “Ti ho detto di salire in macchina!”

“No, scordatelo!”

“Non farmi incazzare Max!”

“Altrimenti cosa fai?! Chiami Chloe?!”

Shonei la guardò sgranando gli occhi. Accelerò di colpo bloccando l'auto più avanti dopo aver superato la ragazza. Max si fermò guardando Shonei uscire dall'auto infuriata.

“Dannazione Max, sali immediatamente in macchina, ok?! E non mi interessa un fico secco di cosa vorrebbe ora Chloe! So ciò che voglio io adesso! E quello che voglio ora è che tu salga in macchina perché non posso lasciarti andare a piedi da sola! Non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa!”

Max rimase a guardarla per un altro minuto interminabile.

“E allora?! Che fai?!”

Max la ignorò.

“Bene, se è proprio questo che vuoi fai pure! Resta qui! Fai come credi! Ti lascio la libertà di decidere, proprio come vuoi tu!”

Max non si mosse dalla sua posizione.

“Hai fatto la tua scelta! Resta pure lì! Io adesso me ne vado! Puoi decidere di venire con me se vuoi altrimenti fai come cazzo ti pare!” disse Shon risalendo in auto mettendo in moto e afferrando la bottiglia di birra. Nel frattempo guardava dallo specchietto retrovisore nella speranza che Max si decidesse a ragionare. Poi si arrese e stava per avviarsi quando vide Max iniziare a camminare e dirigersi verso l’auto. La ragazza aprì lo sportello risalendo a bordo senza proferire parola. Shonei sospirò di sollievo prima di ripartire con la macchina.

“Dovresti smetterla di avercela con lei. Non è che lei voglia comandare la tua vita. Si preoccupa semplicemente per te. Lo sa come sono fatta e teme che io possa in qualche modo danneggiarti con i miei modi di fare”.

Max scosse la testa esasperata continuando a guardare fuori dal finestrino senza dire nulla.

“Sei una testarda del cazzo Max!”

A un tratto Shonei cominciò a ridere di gusto. Max si voltò a guardarla confusa.

“Perché ridi?!”

“Perché stavi scendendo dall’auto mentre guidavo. Ti giuro che non mi era mai successa una cosa del genere. E di situazioni simili ne ho vissute, perché non sei la pima che rompe i coglioni. Tu sei completamente pazza” disse Shonei ridendo bevendo un sorso della sua birra.

Max la guardò sgranando gli occhi ma la risata di Shonei era contagiosa e quindi cominciò a ridere anche lei.

“Calumet della pace?” chiese Shonei porgendole la birra.

Max la prese senza pensarci due volte. Tanto la serata peggio di così non poteva andare.

“Hai notato l’espressione di Kate quando siamo tornate da loro dopo aver ballato?” chiese Shonei continuando a ridere.

“Si, ma ho evitato di pensarci” disse Max sorridendo pensando all’immagine sbalordita di Kate.

“Cazzo, come ho goduto a vedere la sua espressione. A proposito, secondo te che tipo di espressione era? Di sorpresa?”

“Direi più disgusto” disse Max dopo aver appoggiato la testa all'indietro bevendo un altro sorso, ma scoppiò a ridere sputando un po' di birra nel veicolo.

“Ehi, stai attenta o mi toccherà ripulire l'auto domani” disse Shonei ridendo.

Continuarono così per tutta la durata del giro in auto, chiacchierando senza riuscire a smettere di ridere, passandosi la bottiglia di tanto in tanto. Cominciarono a calmarsi un po' ma con il sorriso divertito ancora impresso sui loro volti. Shonei prese la bottiglia dalle mani di Max bevendo l’ultimo sorso di birra. Lasciò la bottiglia vicino al cambio continuando a guardare la strada. Max al suo fianco la fissava senza staccarle gli occhi di dosso e a un tratto si spinse in avanti dandole un bacio sulla guancia. Shonei le sorrise un po’ sorpresa dal gesto.

Max si staccò rendendosi conto solo dopo di cosa avesse fatto. “Oddio, scusami” disse dopo essersi allontanata aver portato entrambe le mani davanti alla bocca.

La sua reazione divertì ancora di più Shonei. “Ehi, calmati ok? Non è successo nulla. Cioè, cazzo te lo avevo detto. Lasciamo andare le cose per come devono andare. Questo non ti vieta di fare nulla. Non mi devi chiedere il permesso. Non devi limitarti, non quando stai con me almeno. Con me puoi essere te stessa senza farti problemi” disse Shonei con un sorriso rivolgendo un'occhiata a Max e una sulla strada. “E poi non è stato spiacevole, anzi tutto il contrario”.

“Sono un'idiota” disse Max portandosi le mani sul volto.

“No, non lo sei”.

Dopo qualche instante di silenzio Shonei disse guardandola ridacchiando: “E poi… potevi anche continuare osando di più”.

“Shon, smettila” disse Max.

“Ok, forse è il caso che ti accompagni a casa”.

“Non voglio tornare a casa”.

“No? E dove vuoi andare?”

“Non voglio che qualcuno mi faccia domande su quello che è successo con Chloe o con te” disse Max.

“E cosa è successo con me? Abbiamo soltanto ballato” disse Shonei maliziosa.

“Posso restare da te stanotte?” chiese Max.

“Cosa?” chiese Shonei strabuzzando gli occhi.

“Solo per oggi”.

Shonei rimase in silenzio valutando la situazione. “Ok, come vuoi ma tieni presente che abito a un passo da Chloe. Non dobbiamo farci vedere insieme. Se scopre che resti addirittura a dormire da me si farà delle idee strane”.

“Perché dovrebbe?”

“Perché di solito chi passa la notte da me non lo fa per giocare a scarabeo. Non so se mi spiego”.

Così raggiunsero l'edificio prendendo l’ascensore. Quando le porte si aprirono Shonei si assicurò prima che non ci fosse nessuno in giro. Guardò la porta dell'appartamento di Chloe sospirando. Poi afferrò per mano Max mettendosi l'indice di sulla bocca per farle capire di stare zitta e camminarono lentamente a causa dei passi instabili. Non era il caso di cadere, fare tumore e attirare l'attenzione di qualcuno. Quando raggiunsero la porta dell'appartamento di Shonei, la ragazza aprì velocemente la porta entrando trascinando Max con sé. Poi richiuse velocemente la porta alle sue spalle.

“Siamo salve” disse Shonei mentre Max si guardava intorno, questa volta prestando un po’ più di attenzione, chiedendosi come fosse l’appartamento di Chloe.

“Il tuo appartamento è uguale a quello di Chloe e Steph?”

“Si, tranne per com'è messa”.

“La loro è in ordine?”

“Si”.

 “Dovresti metterci qualcosa per migliorare il suo aspetto”.

“Non è che passo la maggior parte del mio tempo qui dentro. Non ci tengo a dare un tocco di personalità all'appartamento. Non sono il tipo di persona che perde tempo in queste cose”.

“In realtà anche lasciarla così ha il suo perché. Mostra una certa personalità, cioè la tua”.

“Mi stai dicendo senza mezze misure che la mia personalità è n disordine?”

“Lo hai detto tu, non io” disse Max sorridendole.

“Mettiti pure comoda. Vuoi qualcosa da bere?”

“Ancora? Credo che abbiamo bevuto abbastanza per oggi”.

“Lo credo anche io. Vuoi andare a letto?”

“Per dormire?”

Shonei la guardò seria e poi cominciò a ridere divertita. “Tu mi farai morire. Si, dormire Max. Per caso avevi in mente altro? Avanti, seguimi”.

La ragazza si diresse verso la sua stanza da letto seguita da Max. Si avvicinò al letto sfilandosi le scarpe lasciandole a caso per terra. Si sedette sul letto gettandosi con la schiena con le braccia allargate. Poi si alzò sugli avambracci guardando Max che era rimaste ferma dov'era. “Che fai lì?”

“Ehm... stavo pensando a quello che hai detto prima”.

“Cioè? Ho detto tante cose prima”.

“Sul fatto che quando qualche ragazza passa la notte da te... insomma, hai capito”.

“E allora?” chiese Shonei confusa.

“Mi stavo chiedendo se per caso in questi giorni hai avuto compagnia... su quel letto” disse Max indicandolo.

Shonei guardò il letto e ricominciò a ridere.

“La pianti di ridere? È una domanda seria questa”.

Shonei continuava a ridere senza riuscire a fermarsi. La sua risata finì per contagiare anche Max che si unì a lei.

“Max, giuro che sei uno spasso. No, non avuto compagnia in questi giorni, almeno non qui. E comunque non farti ingannare dalle apparenze. Sarà che non riesco a tenere in ordine l'appartamento o abbellirlo, ma cambio le lenzuola regolarmente”.

Max continuava a ridere mentre Shonei si alzava dal letto avvicinandosi a lei. “E non solo. Non ci crederai ma mi lavo anche. Se vuoi te lo dimostro. Senti come sono profumata” disse la ragazza afferrando la ragazza per le spalle avvicinando il suo collo al viso di Max che continuava a ridere. “Allora? Voglio una tua valutazione sulla mia fragranza” continuò Shonei ridendo.

Poi si allontanò da lei rimettendosi sul letto. “Avanti vieni qua, non c'è rischio che ti becchi qualche malattia”.

Max si avvicinò sedendosi sull'altro lato del letto. Si sfilò le scarpe e si sdraiò a peso morto sul materasso. Era completamente sfinita. Distese sul letto rimasero a guardare il soffitto in silenzio.

“Chloe ti vuole bene lo sai?” disse a un tratto Shonei.

Max si voltò verso di lei. Shonei fece lo stesso.

“Può sembrare una rompicoglioni. Però lo fa per una buona ragione. Non vuole affatto comandarti a bacchetta, anche se da quell’impressione” disse Shonei pensando a ciò che era successo in bagno con Chloe.

“A volte sembra che voglia avere il controllo assoluto su di me”.

“Tutti vogliamo avere il controllo su quello che ci succede intorno, sulle cose e le persone che fanno parte della nostra vita. Soprattutto quando abbiamo perso molto. Finiamo per essere troppo apprensivi verso ciò che ci rimane”.

“Anche tu sei così?”

“Si, credo di sì”.

“Cosa ti rimane?”

“Non molto a dire il vero. Ma quel poco che è rimasto... è davvero importante per me”.

“Non mi dirai cosa, vero?”

Shonei le sorrise. “Chloe ha ragione, sei un'impicciona”.

“Non è vero”.

Restarono a guardarsi e Max nonostante l'alcool ancora in circolo e la disinibizione di prima, si sentì fortemente a disagio.

“Non scherzavo prima quando dicevo che puoi fare quello che ti passa per la testa quando stai con me. Non ti va? Guarda puoi usarmi come esperimento. Fai di me quello che vuoi”.

“Sono tutte così con te?”

“Chi?” chiese confusa.

“Le altre con cui stai. Ti usano solo per esperimento e per divertirsi?”

“Max, a me non interessa quali siano le loro intenzioni. Finché quello che vogliono loro coincide perfettamente con ciò che desidero io allora per me va bene. Loro vogliono soddisfare un loro bisogno, che sia un esperimento o altro, a me non interessa. Se succede qualcosa è perché lo voglio anche io. Non mi obbligano. Loro ottengono qualcosa da me e io qualcosa da loro. Nessuno ci perde nulla”.

Max rimase pensierosa per qualche istante. “Se adesso ti baciassi, mi vedresti come una delle tante?”

Shonei le sorrise. “Sei una persona troppo riflessiva e pensi sempre prima di agire”.

“È solo che...”

Shonei si voltò completamente verso di lei appoggiando la testa sul braccio e disse interrompendola. “Se ti dicessi che lo voglio anche io, cambierebbe qualcosa? Ti faciliterebbe il tutto?”

“Non lo so. Credo che non cambierebbe molto. Alla fine mi sentirei come tutte le altre. E non mi piace l'idea. Non voglio usarti e non voglio nemmeno essere usata, perché questo non rispecchia il mio modo di essere. La verità è che... nemmeno io so che diavolo sto facendo”.

Shonei rise. “Smettila di pensare”.

Restarono a guardarsi mentre Shonei le toglieva una ciocca di capelli dal viso spostandola dietro l'orecchio. Max afferrò la collana con le targhette penzolare.

“C’è qualcosa in te che me la ricorda”.

“Cosa?”

“Forse tutto”.

“Ed è un male?”

“Non lo so”.

Gli occhi di Max si spostarono verso quelli di Shonei che la fissavano intensamente. Shonei iniziò ad avvicinare il viso al suo lentamente, per concederle la possibilità di decidere di tirarsi indietro o meno. Ma non fu così. Sorprendentemente Max la lasciò fare avvicinandosi anche lei, finché le loro labbra si unirono in un bacio lento e duraturo, ma senza esagerare.

Poi Shonei si staccò da lei sorridendo. “Beh, devo dire che baci piuttosto bene per essere una dilettante”.

“Non è la prima volta che bacio qualcuno. Dimentichi che ho avuto un ragazzo”.

“Ok, allora complimenti a Lucas per averti insegnato. Ma sei comunque una dilettante perché stai baciando per la prima volta una donna”.

“Non credo sia poi così diverso dal baciare un uomo. E poi mi dispiace deluderti ma non sei la prima” disse Max lasciandosi andare a quell’affermazione senza pensare.

“Cosa?!” chiese Shonei incredula. “Hai baciato qualcun'altra prima di me?”

“Si…”

“Che delusione che sei” disse Shonei ridacchiando.

“Però non è stato proprio un bacio”.

“Ah no?! Adesso sono curiosa, racconta” disse Shonei ridendo.

“Mi prometti di non ridere?”

“Ma se non riesco a fare altro stasera” disse.

Max sospirò arrendendosi sorridendo. “E va bene, ma non dovrai dirlo ad anima viva”.

“Tranquilla non lo dirò a nessuno. Avanti spara”.

“Quando sono ritornata ad Arcadia Bay per frequentare la Blackwell Academy, ho incontrato Chloe”.

Shonei prestava attenzione davvero interessata.

“Abbiamo iniziato a vederci regolarmente. Poi un giorno eravamo a casa sua e con una sfida lei mi ha chiesto di baciarla”.

Il sorriso compiaciuto scomparve dal volto di Shonei. Era sbalordita da quello che stesse dicendo Max. “E tu l'hai baciata?”

“Si. Lei credeva che io non lo avrei mai fatto, perché solitamente non sono così audace”.

“Oooh credimi, Chloe ignora troppe cose sì di te, non hai la più pallida idea di cosa tu sia capace” disse Shonei ricevendo una spinta da Max che rideva.

“Poi cosa è successo?”

“Lei si è tirata subito indietro. Per questo chiamarlo bacio mi sembra un po' eccessivo”.

“Hai appoggiato le labbra sulle sue?”

“Si”.

“Eravate consapevoli che si trattasse di un bacio? Voglio dire, la sfida da consisteva in questo, giusto?”

“Si”.

“E allora era un bacio, fine della discussione. E comunque capisco che si sia tirata indietro. Voi due siete praticamente cresciute insieme. Siete come sorelle è stata più che normale la sua reazione. Mi sarei sorpresa del contrario”.

“Ma se è così allora non avrebbe dovuto nemmeno chiedermi una cosa del genere”.

“Questo è vero però devi considerare che lei non si aspettava che tu lo avresti mai fatto”.

“Già”.

“Dio, però quanto e tonda a volte Chloe” disse Shonei ridendo.

“Che vuoi dire?”

“Che non riesce a notare le cose nemmeno se ci va a sbattere con la faccia contro. Non nota l'evidenza. Insomma, come diavolo ha fatto a non intuire che a te potessero piacere le donne? L'hai anche baciata. E lo so che un bacio dato in quelle circostanze non deve per forza significare qualcosa però, per come stanno le cose adesso, è chiaro che tutto acquista più senso. Non si è posta qualche domanda? Cazzo, io l'avrei fatto”.

Max pensò al diario e a Chloe che lo aveva letto. Era a conoscenza della situazione ma non le aveva chiesto nulla direttamente. Pensava forse che erano soltanto delle cazzate quelle scritte sul diario? Poi si soffermò a riflettere su ciò che diceva Shonei. Ciò che era successo tra lei e Chloe non lo aveva mai rivelato a nessuno. Quindi non era mai riuscita a vedere quell'evento da un'altra prospettiva. “Cosa pensi della sua sfida?”

Shonei si mise in posizione supina incrociando le braccia dietro la testa guardando il soffitto. “Non lo so. Era ubriaca?”

“No”.

“Tu lo hai trovato normale?”

“Si, cioè... è da lei uscirsene con cose del genere”.

“Ma ti ha comunque sorpreso. Nemmeno tu te lo aspettavi”.

“Infatti”.

“A quel tempo lei era già cosciente che le piacessero le donne. Dopotutto aveva una relazione con Rachel. Tu lo sapevi quando ti ha sfidato?”

“Si, non che lo abbia detto direttamente ma era evidente”.

“Non so cosa pensare. Insomma Chloe è semplicemente... Chloe. Lei è impulsiva, non riflette prima di fare o dire qualcosa”.

Max sospirò un po' delusa dalla risposta di Shonei. Sperava che lei riuscisse a comprendere meglio la situazione, non essendo direttamente coinvolta. E soprattutto che riuscisse a comprendere le possibili intenzioni nascoste in quella sfida, visto che le due erano più simili di quanto ci si aspettasse.

“Cosa è stato per te quel bacio?”

“Quello che era, una sfida”.

“Questo lo so, ma volevo sapere se per te ha significato qualcosa. Insomma, ti è piaciuto...”

“È durato quanto un gatto in tangenziale e non riesco ancora a considerarlo un vero e proprio bacio però...”

Shonei con le braccia ancora dietro la testa si voltò a guardarla sorridendo maliziosa. Max ricambio il suo sguardo arrendendosi. “Ok, va bene, non mi è dispiaciuto affatto e questo mi ha un po' destabilizzato. Fino ad allora non avevo mai baciato nessuno. Non avevo mai avuto una relazione con qualcuno. È assurdo che come prima esperienza ho baciato la mia migliore amica”.

“Beh, poteva andarti peggio. Avresti potuto baciare un rospo e scoprire che non è assolutamente vero che si trasforma in un principe”.

“Idiota” disse Max ridendo.

“E poi Chloe non è niente male, non puoi lamentarti”.

“Non mi sto lamentando”.

“Lo vedo” disse Shonei sorridendo maliziosa.

“Se non è niente male, allora perché tra te e lei non c'è stato mai nulla?”

“Perché non è il mio tipo”.

“E qual è il tuo tipo? Una femminile e sexy come Ashley?”

“Hai appena affermato che Ashley e sexy”.

“Non lo è?” chiese Max sbadigliando tenendo gli aperti a stento.

“Si, lei è... tanta roba” rispose Shonei sorridendo. Poi si girò completamente verso Max appoggiando la testa su una mano facendo leva sul braccio. “A questo punto ti rigiro la domanda. Qual è il tuo tipo Max?”

“Non saprei, forse è un po' presto per stabilirlo con certezza. Oppure magari non ho nemmeno un tipo. Mi piace soltanto chi mi piace. Non c'è una categoria specifica” disse Max chiudendo gli occhi pesanti.

“Però se ci fosse una categoria, sono sicura che sarei io la prima in classifica” disse Shonei sorridendo mentre Max al suo fianco riapriva gli occhi.

“Non è così?” chiese Shonei sussurrando.

“Sei troppo sicura di te”.

“Lo sono infatti. Io piaccio a tutte”.

“Ti hanno viziata per benino eh?”

“Forse”.

“Cosa hai che attira così tanto le donne?”

“Non lo so, dimmelo tu visto che sei attratta da me”.

“Passo” disse Max.

“Ok, allora vediamo. Uhm, semplicemente ci so fare e poi guardami, sono praticamente una divinità per quanto sono bella e sexy” disse Shonei con ironia facendo ridere Max.

“La dea Afrodite mi fa un baffo. Io sono il vero simbolo della bellezza e dell'eros. Sono capace di infondere il desiderio in ogni creatura facendo cadere tutti ai miei piedi” continuò Shonei.

“Vorrai dire tutte”.

“Ehm, no cara. Non solo”.

“Quindi anche gli uomini ci provano con te”.

“Non capisco perché sei così sorpresa ma si, mi capita anche questo. Chiaramente non hanno nessuna possibilità”.

Max appoggiò un braccio sulla fronte faticando a tenere gli occhi aperti.

“Tu invece hai tante possibilità” continuò Shonei con un sorriso che le si allargava sul viso.

“Io non credo di essere il tuo tipo”.

“Ah no? E come mai lo pensi?”

“Perché frequenti una come Ashley. Io e lei siamo agli antipodi”.

“Il fatto che tu sia diversa da lei, non implica che tu non possa piacermi tanto quanto lei”.

“Ma lei è alta e...”

“Alta? E allora?”

“Sai come si dice, altezza mezza bellezza”.

Shonei rise divertita.

“E poi è sexy, bellissima e...”

“Lo sei anche tu. Ai miei occhi lo sei Max. E la tua bellezza non si ferma al lato esteriore”.

Max rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Non sapeva se crederle o meno. Infondo era stata Shonei stessa ad ammettere di saperci fare con le donne, quindi era presumibile che fossero solo parole senza nessun fondamento.

“Tu sei diversa da tutte le altre che ho incontrato nella mia vita”.

Forse erano le solite frasi ad effetto che rifilava a tutte, per ottenere qualcosa.

“Si certo, perché quelle come me non attirano la tua attenzione”.

Shonei sorrise continuando a guardarla. “Hai ragione, ma allora questo significherebbe che tu sei l'eccezione”.

Max restò a guardarla. Forse parlava seriamente?

“Dico sul serio Max. Tu hai qualcosa che mi affascina e non saprei dirti cos'è. Però mi fai un certo effetto e non ricordo che mi sia mai successo prima d'ora”.

Restarono a guardarsi per qualche istante. Poi a un tratto Shonei che era ancora con la testa appoggiata sul braccio, si chinò su di lei baciandola. Max non si tirò indietro e senza alcuna esitazione portò una mano dietro la nuca di Shonei attirandola più vicina. Shonei si spostò su di lei mentre continuavano a baciarsi. Poi quando Shonei si staccò da lei per riprendere fiato, le appoggiò una mano sulla guancia di Max e si chinò di nuovo a baciarla questa volta scendendo lentamente e soffermandosi sul collo. Dopo alcuni istanti Shonei sentì perdere la presa dalla mano di Max sulla sua nuca. Però non diede molta importanza alla cosa. Almeno fino a quando non sentì il respiro di Max farsi pesante. Shonei si staccò guardando Max addormentata. “Max? Ehi?”

Max restò immobile nella sua posizione continuando a dormire. Shonei dapprima sorpresa cominciò a ridere. Si spostò da sopra Max stendendosi di fianco continuando a ridere. “Non ci posso credere. Nessuna si è mai addormentata con me”.

Si mise a sedere sfilandosi la maglietta rimanendo solo in reggiseno, gettandola sul pavimento continuando a ridacchiare piano per non svegliare Max al suo fianco. Anche se era davvero improbabile riuscire a svegliarla data la stanchezza della ragazza. Si avvicinò a Max dandole un bacio sulla fronte. “Buonanotte Max”.

Si voltò dall'altra parte chiudendo gli occhi e addormentandosi poco dopo in compagnia di Max.

 

 

Venerdì 21 luglio 2017

Il mattino seguente Max si svegliò lentamente continuando a tenere gli occhi chiusi e stiracchiandosi sul letto. Poi si girò dall'altro lato aprendo gli occhi. Solo a quel punto si ridestò per davvero, vedendo Shonei dormire supina con la testa rivolta verso il soffitto. Era quasi nuda se non fosse per il reggiseno e gli slip neri. Max spalancò gli occhi cercando di fare mente locale per ricordare cosa fosse successo. Per fortuna tra i suoi ricordi non risultava niente di realmente compromettente. Inoltre lei aveva ancora i suoi vestiti addosso. Emise un sospiro di sollievo. Poi rimase a guardare il profilo di Shonei per un po'. Era raro vederla così serena e tranquilla, ma del resto stava dormendo profondamente. A un tratto Max allungò una mano afferrando piano le targhette appese alla collana di Shonei. Le guardò per qualche istante e poi ritirò la mano lentamente e senza volerlo sfiorò il ventre della ragazza ancora addormentata. Si bloccò con la mano per poi appoggiarla delicatamente osservando il petto della ragazza alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro. Continuò a tenere la mano in quella posizione, sfiorando il ventre con le dita. In quel preciso istante un ricordo squarciò la sua memoria. Chloe che crollava a letto ubriaca mentre lei cercava di spogliarla. La camicia spalancata sul davanti mettendo in mostra il suo corpo. Anche quella volta istintivamente, aveva sfiorato il suo ventre.

“Mi stai molestando mentre dormo?” chiese Shonei con gli occhi ancora chiusi.

Max cercò subito di ritirare la mano e allungarla di nuovo per riavvolgere, ma Shonei le afferrò il polso tirandolo contro verso di sé, facendo aderire la mano di Max sul fianco. Si voltò completamente verso di lei aprendo gli occhi sorridendole. “Buongiorno Max”.

“B-buongiorno Shon” rispose Max arrossendo. “Ma non stavi dormendo?”

“Si, fino a quando qualcuno ha deciso di svegliare i miei ormoni”.

“Cosa?”

“Rilassati Max, stavo scherzando” disse Shonei ridendo divertita dall'espressione di Max. “Dormito bene?”

“S-si certo”.

“Comunque, nel caso te lo stessi chiedendo, non è successo nulla stanotte”.

“S-si, lo so...”

“A parte qualche slinguazzata, toccatina di qua e di là e...” disse seria Shonei prima di ricominciare a ridere vedendo il viso di Max diventare paonazzo dalla vergogna e un'espressione scioccata.

“Dio, quanto è facile prenderti in giro”.

“Sei un'idiota” disse Max un po' infastidita dalle sue prese in giro.

“Stavo scherzando, beh... più o meno”.

“Non hai ancora finito di prendermi per i fondelli?”

“Non è una delle mie posizioni preferite ma si può anche rimediare”.

“Tu sei davvero... sfacciata”.

“E tu sei adorabile quando ti senti in forte imbarazzo”.

Max si mise supina evitando di guardarla rimuovendo la mano dal fianco di Shonei.

“Per la cronaca sì, ci siamo baciate più di volta. E la cosa a un certo punto stava diventando davvero interessante. Finché una persona ha deciso di addormentarsi sul più bello. Complimenti Max”.

Max si voltò verso di lei confusa. Così Shonei proseguì. “Sei riuscita a sfatare una leggenda”.

“Non credo di capire”.

“Beh, sei la prima ragazza che dorme con me, nel mio letto, senza fare qualche round di sesso sfrenato prima. Per la prima volta il mio letto è servito solo per dormirci. Solo non dirlo in giro ok, ne vale della mia reputazione” disse Shonei divertita.

Max prima la guardò seria e poi cominciò a ridere. “Tu sei completamente pazza” disse mettendosi a sedere con l'intenzione di alzarsi dal letto.

Ma Shonei gliel'ho impedì afferrandola di colpo con un braccio attorno alla vita facendola ricadere di nuovo sul letto. Shonei avvicinò il suo volto a quello di Max dandole un bacio. Poi si allontanò rimuovendo il braccio dal fianco di Max. Ora puoi anche alzarti”.

“Era... davvero necessario?” chiese Max imbarazzata.

“Non lo so, lo era? Per me si” rispose Shonei facendo spallucce. “È un buon modo per iniziare la giornata”.

Max a un tratto sgranò gli occhi iniziando ad agitarsi. “Oh merda, che ore sono? Devo andare a lavoro”.

“Ok, ma stai tranquilla”.

Max prese il telefono nella sua borsa guardando l'ora, ignorando tutti i messaggi ricevuti da Victoria, Kate e anche di Chloe. Erano già le dieci passate. “Merda!”

“Oh avanti, non preoccuparti, ti accompagno io” disse Shonei continuando a restare a letto. “Magari potremmo fare prima colaz…”

“No, devo andare a lavoro, non ho tempo per questo”.

“Non vuoi mangiare qualcosa prima? Capisco che il mio bacio possa essere rivitalizzante, ma una buona colazione al mattino è fondamentale per iniziare la giornata” disse Shonei seria mettendosi a sedere.

Max la guardò spalancando la bocca. Poi scuotendo la testa si diresse fuori dalla camera da letto.

“Che c’è? Che ho detto? Oookey, ti accompagno subito” disse Shonei alzando un po’ la voce in modo che potesse raggiungere la ragazza che era uscita.

Poco dopo essere uscite di fretta dall'appartamento di Shonei ed essere passate in modo fugace davanti alla porta di casa di Chloe, si ritrovarono davanti allo studio fotografico. Proprio in quel momento Ellis stava uscendo per andare a prendersi un caffè. Quando vide Max si fermò a guardarla con un sorriso. Sorriso che si spense quando vide Shonei al posto guida dell'auto. Max si stava allontanando dall'auto dopo aver richiuso velocemente lo sportello.

“Ehi Max, se vuoi passo a prenderti quando stacchi”.

Max si voltò verso Shonei. “No, non c'è bisogno”.

“Guarda che per me non è un problema” continuò Shonei rimuovendo gli occhiali da sole indirizzando il suo sguardo verso Ellis.

“Ehi Ellis, buongiorno”.

“Buongiorno a te”.

“Allora Max...”

“Non preoccuparti. Adesso vai”.

“E va bene, come vuoi tu. Ah, a proposito Ellis, volevo informarti che la ragazza non ha fatto colazione per non fare ulteriormente tardi”.

Ellis guardò Max poi disse rivolta a Shonei. “Tranquilla, ci penso io”.

“Bene, sai abbiamo fatto le ore piccole ieri e... sai com'è...” disse Shonei senza concludere lasciando intendere chissà cosa. E questo si poteva evincere dall'espressione di sgomento di Max e quella confusa di Ellis.

“Beh, allora io vado tesoro” concluse Shonei indossando di nuovo gli occhiali da sole e partendo a razzo con la sua auto.

Ellis era ancora imbalsamata davanti alla porta dello studio guardando l'auto allontanarsi. Nel frattempo Max faceva lo stesso scuotendo la testa. Poi finalmente i loro occhi si incrociarono ed Ellis disse con un sorriso: “Caffè?”

Max non poté fare a meno di annuire arrendendosi. Ellis le si avvicinò indicandole il solito bar. Si avviarono in silenzio. Max era estremamente a disagio in quella situazione ma trovò comunque la forza di dire qualcosa. “Mi dispiace per avere fatto tardi. Non ho impostato la sveglia e...”

“Stai tranquilla, non c'è problema. Può capitare”.

“Invece non dovrebbe capitare. Sembra quasi che io mi stia approfittando di te, della tua disponibilità e della tua tolleranza”.

“Perché?”

“Beh, diciamoci la verità. Se al tuo posto ci fosse stato qualcun altro, mi avrebbe già messo alla porta”.

“Non è vero, cioè... non è detto. Comunque io sono molto comprensiva”.

Restarono di nuovo in silenzio mentre erano quasi in prossimità del bar. “Ma lei è la tizia che era venuta a prenderti allo studio, vero?”

“Si, Shonei”.

“Giusto, Shonei. E dimmi lei è... sì insomma... è l'amica che avevi trattato male?”

“Si, è lei”.

“Oh, okey. Quindi alla fine hai scoperto il suo indirizzo”.

“Già”.

“Bene. Certo che avete parlato veramente a lungo se sei arrivata a fare così tardi oggi”.

“No, non abbiamo passato tutto il tempo nel suo appartamento a parlare”.

“Ok, però adesso ci accomodiamo e fai colazione”.

“No, basta solo un caffè” disse Max sentendo il suo stomaco brontolare e non fu l'unica a sentirlo.

Ellis le sorrise aprendo la porta di ingresso del bar. “Che tipo di ciambelle vuoi Max? Al cioccolato, alla crema oppure...”

Così entrarono nel bar per mettere a tacere lo stomaco di Max, ma anche il senso di fastidio, che Ellis aveva provato vedendola in compagnia di Shonei, che nel frattempo si stava dirigendo all’appartamento di Ashley.

                                                                                              Continua…

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Capitolo 21
*** Fiducia spezzata ***


Ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.

 

                                                  (Paulo Coelho)

 


Sabato 22 luglio 2017

Era passato ormai un giorno da quando Chloe aveva cercato di mettersi in contatto con Max per scusarsi, ma in tutta risposta la ragazza l'aveva completamente ignorata. Stessa cosa era successa a Shonei con Ashley. Infatti subito dopo avere accompagnato Max allo studio fotografico da Ellis, Shonei si era diretta all'appartamento di Ashley per scusarsi. Sfortunatamente per lei, non era in casa. Aveva provato a telefonarle tutto il giorno risultando sempre irraggiungibile. Allora le aveva lasciato alcuni messaggi che purtroppo risultavano ancora non visualizzati. Nel frattempo Lauren, per via del suo senso di colpa nei confronti di Chloe, aveva deciso di non chiamarla. Le aveva inviato solo un paio di messaggi dicendole che stava bene, ma che era troppo impegnata e sperava di poterla contattare al più presto. Chloe non aveva avuto nulla da ridire in proposito, anche perché con tutto quello che stava succedendo, la sua attenzione era ormai rivolta a Max, facendo finire Lauren inevitabilmente in fondo alla classifica tra le sue preoccupazioni. A questo proposito aveva quasi implorato Asher di farla tornare a lavorare. Aveva assolutamente bisogno di rimanere concentrata su qualcos’altro. L'uomo all'inizio era stato molto riluttante, ma alla fine si era lasciato convincere. Così Chloe si era riappropriata del suo ruolo di responsabile, estromettendo Ian e costringendolo ancora una volta a prendere ordini da lei. Il ragazzo ormai sull'orlo di una crisi di nervi, non aveva affatto gradito il suo ritorno. Voleva assolutamente mettere fuori gioco Chloe e niente lo avrebbe fatto desistere dal farlo. Steph non riusciva a pensare ad altro che a ciò che era avvenuto con Jessie, chiedendosi se la ragazza glielo avrebbe rinfacciato. Sentiva di avere sbagliato tutto con lei, ma sapeva anche che in nessun modo sarebbe stata capace di fermare l’istinto di baciare la ragazza che da tempo occupava ininterrottamente i suoi pensieri.

 

Al Paradise la giornata proseguiva come al solito. Steph era al bar aiutata da Chloe. Emily, che era tornata dalla sua breve pausa, stava servendo ai tavoli con Cooper e Ian.

“Secondo me hai sbagliato” disse Steph rivolta all'amica mentre preparava un caffè per un cliente.

“A fare cosa?” rispose Chloe.

“A ritornare al lavoro. Fossi stata in te ne avrei approfittato. Magari avrei organizzato qualcosa con Max per cercare di riavvicinarmi di più”.

Chloe abbassò lo sguardo come se fosse stata appena colta in fragrante.

“Oh ho, non dirmelo. Ci hai litigato di nuovo? Che diavolo hai combinato stavolta?” continuò Steph servendo il caffè.

Chloe non le aveva raccontato nulla di cosa fosse successo. Steph non aveva assistito alla scena di Shonei e Max, occupata com'era a tenere compagnia a Jessie e alle sue amiche. Aveva preferito non coinvolgerla, per non aggiungere altra benzina sul fuoco. Era troppo facile scatenare la scintilla che avrebbe causato un enorme incendio tra Steph e Shonei, visto che sembravano sempre pronte ad azzannarsi tra loro. “Non è successo nulla”.

“E io dovrei crederti? Come vuoi, non insisto”.

In quel momento sopraggiunse Shonei dirigendosi verso il bar, prendendo posto su uno sgabello. Fece un cenno di saluto a Steph e poi a Chloe che non ricambiò.

“Ehi Chloe, ciao. Mi prepareresti un caffè?” chiese la ragazza cercando di comportarsi con naturalezza.

Chloe la fulminò con lo sguardo e poi disse: “Vado a fumarmi una sigaretta!”

Si allontanò sotto lo sguardo allibito di Steph che si voltò a guardare Shonei. “Avrei dovuto immaginarlo che ci fosse il tuo zampino”.

“Di cosa stai parlando?”

“Che diavolo hai combinato?”

“Io? Niente. Mi prepari un caffè?”

“Solo se mi dici che diavolo sta succedendo. Mi sembra ovvio che tu sembri essere la causa del suo malumore”.

“Non ti ha detto nulla?”

“Evidentemente no, se lo sto chiedendo a te”.

“L’altra sera Chloe si è infastidita perché ho ballato con Max”.

“Tutto qua?”

“Si, tutto qua. Vedi che anche tu sei sorpresa quanto me per la sua eccessiva reazione”.

“Sei proprio sicura di non avere fatto altro?” chiese Steph mentre le preparava il caffè.

“Si, abbiamo soltanto ballato”.

“Beh, allora non capisco. Non ha senso arrabbiarsi solo per questo”.

“Hai ragione”.

“A meno che…” aggiunse Steph servendole il caffè.

“A meno che cosa?”

“Quando dici ballare, intendi ballare per davvero o…”

Shonei sgranò gli occhi. “Ma che… con voi è sempre la solita storia! Siete prevenute nei miei confronti!”

“Oh poverina, come siamo ingiuste” disse Steph sarcastica.

“Ok, ci ho ballato e diciamo che… insomma… ci siamo lasciate prendere un po’ la mano…”

Steph sgranò gli occhi. “Vi siete lasciate prendere la mano?! E da uno a dieci quanto credi vi siete lasciate andare?!”

“Non lo so, sei… forse sette... ma che importanza ha?!”

“Ti sei strusciata su Max?!”

“No, cioè si, giusto un po’ ma ti assicuro che è stato tutto molto innocente!”

“E da quando strusciarsi su qualcuno è da innocenti?! Ma che diavolo hai nella testa?! Sei impazzita per caso?!”

“No, quelle impazzite siete voi due! Cosa c’è di male se mi diverto in compagnia di Max?!”

“Non c’è nulla di male, ma dipende da cosa intenti per divertimento!”

“Non ci sto provando con lei!”

“E allora che bisogno avevi di strusciarti?!”

Shonei non rispose bevendo il suo caffè.

“Ascoltami bene Shon!” disse Steph appoggiandosi con le braccia sul bancone, sporgendosi in avanti guardando la ragazza dritta negli occhi. “Tu dovresti aiutare Chloe e non sabotarla!”

“Sabotarla io?! Ma se ho contribuito a farle riavvicinare! Come puoi dire una cosa del genere?!”

“Hai aiutato Chloe, questo è vero! Però gradirei che continuassi a farlo!”

“Ma io ho già fatto la mia parte, ora dipende tutto da loro! Cos'altro dovrei fare ancora?!”

“Hai ragione, hai già fatto quello che dovevi fare! Ora però è il caso che tu ti faccia un po' da parte!”

“Io e Max siano amiche!”

“E così deve essere, solo che devi anche capire che Chloe ha la precedenza! Sono stata lontane per ben tre anni e adesso devono recuperare il tempo perso, se vogliono cercare di riavvicinarsi per davvero!

“Quindi dovrei smetterla di vederla?! È questo che mi stai dicendo di fare?!”

“No, però Max dovrebbe passare più tempo con Chloe!”

“Queste sono soltanto stronzate! Io non mi sto intromettendo tra loro! Possono vedersi come e quando vogliono! Il punto sai qual è?! Che Chloe è un'incapace e non sa nemmeno da dove cominciare con lei! Pensa che ha raccomandato a Max di evitare di bere perché potrebbe essere pericoloso! Cazzo, ti rendi conto che sono state lontane per anni e appena hanno l'opportunità di riappacificarsi, lei cosa fa?! Le raccomanda di non bere! Secondo te come l'ha presa Max?! Te lo lascio immaginare!”

Steph sospirò esausta.

“Quindi cara Steph, prima di puntare il dito contro di me, invita la tua amica a ragionare un po' di più, prima di sparare cazzate! E per la cronaca Max quella sera non si è lamentata affatto! Anzi, si è divertita!”

“Era brilla?!”

“E allora?! Guarda che Max apprezza la mia compagnia anche da sobria!”

Steph stava per controbattere quando Shonei ricevette un messaggio che lesse velocemente. Era Ashley che le chiedeva di non contattarla più. “Adesso devo andare!” disse Shonei lasciando dei soldi sul bancone.

“Dove vai?!”

“Non sono affari tuoi questi!”

“Emily, sostituiscimi un attimo” disse Steph allontanandosi per raggiungere Chloe sul retro. La trovò appoggiata al muro a fumare con sguardo basso, triste e sconfitto. Si mise di fianco all'amica guardandola. “Potevi dirmelo cosa è successo”.

“Perché ovviamente prima o poi lo vieni a sapere. Te lo ha detto?”

“Si, lo ha fatto”.

“Come ha potuto fare una cosa del genere?”

“Oh avanti Chloe, è una vita che ti dico che Shonei è una pervertita irrecuperabile. Quindi non fare la parte di quella che scende dalle nuvole”.

“Si, lo so questo però... cazzo... è di Max che stiamo parlando” disse Chloe scuotendo la testa con disapprovazione.

“Le ho parlato”.

“E che ha detto?”

“Si è incazzata”.

“Pff, ovvio, c'era da aspettarselo”.

“Sembra tenerci davvero a Max, però le ho detto di farsi da parte”.

“Certo e secondo te lei lo farà” disse Chloe con sarcasmo.

“Però Chloe, davvero non puoi andare da Max a dirle di non bere o altre cose così. Non è una ragazzina e scusami se te lo dico, ma sei stata proprio tu a dirmi che lei è sempre stata molto matura e responsabile. Cioè il contrario di te”.

“Ho sbagliato ok? Adesso non so cosa fare. Non risponde ai miei messaggi. Mi sento così... inutile”.

“Lo so che non è facile, però devi sforzarti”.

“Cosa dovrei fare? Ho paura che insistendo l’allontanerò di nuovo da me. Finirò per farmi odiare davvero di questo passo”.

“Non succederà, vedrai” disse Steph appoggiandole un braccio sulle spalle.

“Vorrei essere così ottimista anche io”.

“Posso farti una domanda?”

“Certo”.

“Max non ha tendenze lesbo, vero? Non è una persona curiosa o...”

“Cosa?! Ma che...” disse Chloe sgranando gli occhi.

“Frequenta Shon e sai bene che con lei c'è poco da stare tranquille”.

“Oh beh, grazie tante! Adesso sì che mi sento davvero meglio!”

“Quindi questo vuol dire che c'è una minima possibilità?”

Chloe ripensò al diario di Max e a ciò che aveva letto su di lei. “No, non c'è... nessuna possibilità”.

“Bene, allora direi che non dobbiamo preoccuparci”.

Chloe invece era più che preoccupata.

 

 

Max era a lavoro con Ellis quando arrivò Bonnie, bussando all'ufficio di quest'ultima.

“Ciao ragazze”.

Max ed Ellis alzarono gli occhi da alcune foto che stavano controllando.

“Ehi, Bonnie ciao” disse Max sorridendo.

“Sei tornata finalmente” disse Ellis.

“Si, mi sono dovuta trattenere più del dovuto, ma ora eccomi qua” disse la ragazza abbracciandole. “Allora, dov'è il mio book fotografico?”

“Lo prendo subito” disse Max allontanandosi da loro per andare a recuperarlo mentre le altre due chiacchieravano. Poi Max ritornò da loro consegnando il book alla ragazza che iniziò a sfogliarlo.

“Sono fantastiche queste foto. Max, non so davvero come ringraziarti”.

“Lo hai già fatto abbastanza credimi”.

“Allora, lo consegnerai oggi?” chiese Ellis.

“Non appena esco di qui, altrimenti finirò per non partecipare alla selezione. Anzi, forse è meglio che vada, non voglio fare tardi”.

“Si, non ti tratteniamo oltre” disse Ellis.

“Allora in bocca al lupo Bonnie” le augurò Max.

“Crepi”.

“Poi facci sapere come va” disse Ellis.

“Sarete le prime, ve lo prometto” disse la ragazza riabbracciandole di nuovo prima di uscire dall'ufficio.

“Speriamo bene” disse Max.

“Sembri più agitata di lei o sbaglio?” chiese Ellis sorridendo.

“Sono una persona ansiosa”.

“Si vede” disse Ellis rendendosi conto di avere dimenticato di chiedere qualcosa a Bonnie. “Ehm, arrivo subito Max”.

“Certo”.

Ellis uscì immediatamente dall'ufficio, non trovandola si catapultò fuori dallo studio fotografico. Notò che era ferma con il telefono in mano, forse con l'intento di chiamare qualcuno. Ellis le si avvicinò in fretta. “Ehi Bonnie”.

La ragazza si voltò sorridendole. “Ehi Ellis, che succede, ho dimenticato qualcosa per caso?”

“No, volevo chiederti qualcosa per quanto riguarda le tue foto e Max”.

“Di cosa si tratta?” chiese Bonnie corrugando la fronte mentre Ellis sorrideva spiegandole la situazione.

 

 

Shonei bussò alla porta dell'appartamento di Ashley senza ricevere alcuna risposta. Lei non si arrese e continuò a bussare con insistenza. “Avanti Ashley, so che sei lì dentro. Apri questa dannata porta, ho bisogno di parlarti. Ashley, per favore”.

“Cosa vuoi?” chiese Ashley dall'interno avvicinandosi alla porta ma senza aprirla.

“Ti ho cercata dappertutto ieri”.

“Questo non risponde alla mia domanda”.

“Ho bisogno di parlarti”.

“Non abbiamo nulla di cui parlare e poi perché? Perché fingere interesse nei miei confronti quando in realtà sappiamo bene tutte e due il motivo per cui sei qui”.

“E quale sarebbe il motivo?”

“Lavarti la coscienza”.

“No, non sono qui per...”

“Andiamo Shon, non cercare di...”

“Sono stata stronza con te e non lo meritavi. Ho esagerato e non dovevo trattarti in quel modo. Sono stata davvero pessima...”

“Hai davvero esagerato questa volta. Non so se te ne sei resa conto, ma mi hai spaventata. Credevo che mi avresti colpita. Chi diavolo sei diventata?”

“Ti prego, apri la porta”.

Così Ashley si decise ad aprire la porta. Incrociò le braccia al petto con addosso una vestaglia, incontrando gli occhi di Shonei.

“Perdonami, ti giuro che non mi sarei mai azzardata a metterti le mani addosso. Non in quel modo che pensi. Mi dispiace davvero tanto”.

Ashley annuì lentamente con la testa ma con poca convinzione. A un tratto chiese: “Stai con lei?”

“Cosa?”

“Ti ho chiesto se stai con lei”.

“Ma che importanza ha se...”

“Ne ha molta. Voglio sapere se avete una relazione”.

“Io non lo so”.

“Dannazione Shon, ti riesce così difficile rispondere a questa cazzo di domanda? Eppure non mi sembra molto difficile. Si o no?”

“Cazzo, non lo so”.

“Te la sei portata a letto?”

“Si...” mentì Shonei giusto il tempo di osservare attentamente la reazione alquanto serena di Ashley. Fin troppo serena. Sembrava come se non le importasse più di tanto. Reazione completamente diversa da quella che aveva avuto, vedendola ballare con Max.

“Bene” disse Ashley con determinazione.

“Per dormire” aggiunse a quel punto Shonei lasciando Ashley confusa.

“Come scusa?”

“Abbiamo passato la notte insieme ma non è successo nulla. Lei non è pronta per questo”.

“Quindi hai tentato?”

“Se così si può dire, ma non è andata come puoi pensare. Abbiamo solo dormito insieme”.

Ashley sospirò esausta e insoddisfatta. Shonei la guardò confusa. Non capiva se la sua reazione, era dovuta al suo tentativo di portarsi Max a letto, o al suo totale fallimento.

“Cosa c'è? Ti dà fastidio che io ci abbia provato con lei?”

“Che ha di speciale questa Max?”

“Tanto per cominciare è molto meglio di me e te”.

Ashley roteò gli occhi al cielo.

“È strano, ma quando sto con lei è come se mi sentissi sicura”.

“Sicura di cosa?”

“Sicura di chi ho davanti e di quello che prova per me. Sono stata con tante donne e mai nessuna mi ha dato la sensazione di essere davvero interessata. Insomma, era solo sesso, giusto? Oppure perché avevo sempre della roba con me per divertirci”.

“E come spieghi che ci sono state donne che hanno cercato di accalappiarti definitivamente, come ad esempio la cara Maggie?”

“Beh, magari Maggie è un'eccezione, ma nonostante tutto non ho mai avuto la sensazione che fosse interessata del tutto a me. Con Max è diverso. Io con lei non ci vado a letto e nemmeno ci sballiamo insieme. Non c'è nulla di tutto questo. Siamo soltanto io e lei, capisci? E anche se faccio cazzate e pensa che io faccia l'accompagnatrice, cosa della quale sono assolutamente certa che lei non approvi, continua ad essere lì per me. È un rapporto disinteressato alle cose materiali. Sesso e sballo non ci accomunano. Però a lei io piaccio davvero”.

Ashley a quel punto si sentì tremendamente a disagio. Tra loro non c'era mai stato quello che la ragazza affermava esserci con Max. Shonei comprese i suoi pensieri.

“Ashley, io sono pazza di te, ma so che non sarai mai in grado di darmi quello di cui sento un disperato bisogno”.

“E cosa vuoi adesso?”

“Io voglio una certezza, sapere che qualcuno c'è davvero per me in modo incondizionato. Lo so che non è da me, però mi sento così ora. Non riesco a farne a meno”.

“Capisco”.

“Non so come andranno le cose con Max, ma voglio scoprirlo”.

“Quindi dobbiamo smettere di vederci?”

“Oh no, questo no. Io voglio continuare a vederti”.

“Non sarà gelosa di sapere che stai con me?”

“Tu la vedi in giro?” chiese Shonei sottovoce con tono malizioso avvicinandosi a lei di un passo, oltrepassando la soglia.

Ashley le appoggiò una mano sul petto fermandola. “Shonei, non credo che sia una buona idea. Non è giusto, né per te né per lei”.

“Oh avanti Ashley, da quando ti poni problemi del genere?”

Ashley la guardò con sguardo serio.

“Lei non è la mia ragazza, non sono impegnata” disse Shonei.

“Ma io sì e prima o poi lui tornerà. Tu vuoi capire cosa ci può essere con lei ed è giusto così, ma non puoi continuare a stare con me come se nulla fosse. Hai detto che è migliore di noi, quindi approfittane”.

“Posso capirlo anche senza rinunciare di vederti”.

“E allora cosa vuoi fare?”

“Aiutami a capirlo” disse Shonei allungando una mano afferrando e tirando un laccio della vestaglia. Slacciando il nodo la vestaglia si aprì leggermente sul davanti.

“Shon...”

Shonei l'afferrò per un polso ed entrò nell'appartamento, chiudendo la porta alle sue spalle. Chinò il capo baciandola con trasporto. Ashley tentò di divincolarsi ma arrendendosi velocemente. Eppure Shonei non la stava costringendo a fare nulla. Se avesse voluto, avrebbe potuto mettere fine a tutto quanto. Ma non poteva dopo tutto quello che era successo. Non poteva voltarle le spalle dopo ciò che aveva fatto.

 

 

Chloe era indaffarata a servire i clienti mentre Steph segnava su un blocchetto alcuni alcolici che mancavano. In quel momento entrò Jessie nel locale. Chloe diede un’occhiata alla sua amica che non si era ancora accorta di nulla.

“Vado in magazzino a prendere alcune bottiglie che mancano” disse Steph chiudendo il blocchetto.

“Aspetta Steph, ci penso io”.

“Sono in grado di…”

“Lo so, ma è meglio che tu rimanga qui” disse Chloe lanciando un’occhiata verso Jessie che si stava avvicinando al bancone.

Finalmente Steph si rese conto della sua presenza e sbiancò all’istante. Chloe afferrò il blocchetto e si diresse sul retro per raggiungere il magazzino.

“Ciao Steph” disse la ragazza appena giunta al bar.

“Ciao…” rispose Steph con timore, considerando cosa era successo tra loro.

“Ho un assoluto bisogno di caffeina” disse Jessie sorridente. Sembrava stranamente di buon umore.

“Certo, te lo servo subito”.

Jessie in attesa di essere servita, prese il telefono scrivendo a qualcuno. Steph preparò in fretta il caffè, desiderando di trovarsi altrove. Si aspettava che da un momento all’altro la ragazza le dicesse qualcosa. Quando servì il caffè, Jessie le sorrise ringraziandola. Lesse un messaggio e si rivolse a Steph.

“A quanto pare mi devo scusare con te”.

Steph sembrava disorientata dalle sue parole.

“Mary mi sta inviando alcuni messaggi per spiegarmi cosa ho combinato l’altra sera”.

“Capisco…”

“Sono stata molto scortese con te. Ero alticcia e soprattutto distrutta dalla fine della mia storia con Owen”.

Steph la guardava dubbiosa.

“Mi dispiace Steph”.

“No, lascia stare. È comprensibile la tua situazione, non me la sono presa”.

“Bene, allora è tutto ok tra noi?” chiese Jessie continuando a sorriderle.

“Credo di sì, se non c’è altro”.

“Bene” disse Jessie bevendo il caffè. Poi notò lo sguardo confuso di Steph. “Stai bene?”

“Si, certo che sto bene. Solo che…” si interruppe pensando che molto probabilmente non ricordava nulla di quanto successo e forse era meglio così dopotutto. “Va tutto bene”.

“Stasera cosa c’è in programma qui?”

“Musica dal vivo”.

“Tu ci sarai?”

“Direi di sì”.

“Allora devo avvisare Mary, così facciamo un salto” disse Jessie continuando a sorriderle.

Per un attimo Steph pensò che la stesse prendendo in giro, ma poi scartò immediatamente l’idea.

“Adesso devo andare. A stasera Steph”.

“Ciao Jessie”.

La ragazza uscì dal locale. Chloe tornò con una cassa di varie bottiglie. L’appoggiò a terra e guardò l’amica. “Com’è la situazione con Jessie?”

“Non lo so”.

“L’altra sera hai conosciuto le sue amiche?”

“Sì, le ho conosciute”.

“Che tipe sono?”

“Lascia perdere. Non passerò mai più una serata con quelle oche”.

“E con Jessie?”

“C’è una cosa che non ti ho detto di quella sera”.

“Ah, quindi non sono l’unica a tenere le cose per me”.

Steph la guardò con disappunto. Chloe alzò le mani in alto. “Ok, non volevo fare storie. Cosa è successo?”

“Ci siamo baciate”.

Chloe sgranò gli occhi incredula. “Mi stai prendendo per il culo, vero? Dimmi di sì”.

“Lo vorrei tanto credimi, ma purtroppo è vero”.

“Com’è successo?”

“L’ho riaccompagnata a casa e sono entrata nel suo appartamento. Ha iniziato a piangere per via di Owen ed io ho tentato di consolarla”.

“Mh, bel modo di consolare qualcuno” disse incrociando le braccia.

“Chloe, non l’ho fatto apposta. Non era quella la mia intenzione, è semplicemente successo”.

“Quindi sei stata tu a baciarla”.

“Si, ma lei non si è di certo tirata indietro, anzi al contrario”.

“Questo non significa nulla”.

“Cosa?”

“Che ha risposto al bacio”.

“Perché no?”

“Perché ci sono già passata con Rachel. Con lei succedeva di continuo, ma questo non voleva dire nulla”.

“Lo so che idea ti sei fatta su Rachel, ma lei ci teneva a te”.

“Tenerci è un conto, amare è un altro paio di maniche. Era ubriaca, giusto?”

“Si, lo era” disse Steph con frustrazione. “Credo che non si ricordi nemmeno che sia successo”.

“Sotto l’effetto dell’alcool si dicono e si fanno tante stronzate” disse Chloe mentre la sua mente correva a ciò che era successo con Max. “Molto probabilmente non ricorda nulla”.

“Quindi è come se non fosse mai avvenuto, non per lei almeno. Il problema è che per me sì. È successo eccome”.

 

 

Anche per Max sarà stato lo stesso. Io non ricordavo assolutamente nulla e lei si è tenuta tutto il peso di quanto successo. Quanto vorrei non aver bevuto quella sera.

 

 

“Chloe, Chloe…”

“Si?”

“Stai bene?”

“Sì, mi sono solo ricordata di una cosa. Comunque, se vuoi ascoltare un mio consiglio, stai lontana da lei. Soprattutto se ha alzato il gomito”.

Dopo l’ora di pranzo Timothy e Aaron si fiondarono nell’appartamento delle ragazze per avvisarle della serata.

“Fatemi capire bene, Jonathan e Chris ti hanno chiamato per vederci stasera al Paradise?” chiese Victoria ad Aaron.

“Si, stasera musica dal vivo e quindi ci hanno invitato a passare la serata tutti insieme.

“Non male come idea e poi li trovo simpatici” si intromise Timothy.

“Si certo, sono più che sicura che ti siano molto simpatici, soprattutto quella Allison” disse Victoria lanciandogli una frecciatina maliziosa.

Kate diresse il suo sguardo verso Timothy e lui arrossì. “Questo non è assolutamente vero”.

“Ho visto come le hai preso le misure”.

“Non è affatto vero, sei fuori strada”.

“Non vedo perché questo dovrebbe essere un problema” disse Aaron ricevendo un’occhiataccia da parte di Timothy.

“Comunque per me va bene. Tu sei dei nostri Kate?” chiese Victoria.

“Si, certo” rispose la ragazza pensierosa.

In quel momento rientrò Max nell’appartamento.

“Ciao Max, pensavo avresti pranzato con noi oggi” disse Victoria.

“Si scusa, però oggi siamo state parecchie impegnate ed Ellis ha insistito per pranzare insieme”.

“Max, stasera vieni con noi al Paradise? Gli amici di Chloe ci hanno invitato a passare la serata insieme” disse Aaron.

“Beh, per un po’ di tempo avrò la serata libera, quindi per me va bene”.

“Magari potresti invitare anche Shon” propose Timothy.

“Dannazione, possibile che ci deve essere sempre lei?” chiese Victoria infastidita.

“A noi Shon piace. E poi anche lei è amica di Chloe” rispose Aaron.

Dopo aver riflettuto qualche istante Max disse: “Sapete una cosa? Vi faccio sapere stasera se ci sarò”.

“Hai già cambiato idea?” chiese Kate.

“No, è solo che voglio essere sicura di non avere altro da fare”.

“Ma hai appena detto di essere libera stasera” disse Victoria.

“Si, libera dal lavoro”.

“E allora? Cos’altro potresti avere mai da fare? Oddio, non dirmelo. Esci con Shonei?”

“Non ho la sfera di cristallo, quindi vi farò sapere dopo. Ora se volete scusarmi, vado a riposarmi un poco”.

Victoria scosse la testa con disappunto guardandola entrare nella sua stanza. Kate guardò Victoria e non poté fare a meno di pensare alla conversazione avuta con Shonei. Era stata chiara con lei, non si sarebbe mai fatta da parte, a meno che non fosse stata proprio Max a decidere di allontanarla.

 

 

Ellis dopo aver passato un po’ di tempo allo studio per ingrandire le dimensioni di una foto, averla incorniciata e portata nel suo appartamento, parcheggiò l'auto davanti la casa in cui era cresciuta insieme alla sua famiglia. Restò in macchina guardando davanti a lei. Una casa enorme che ergeva su tre piani, interamente progettata da suo padre. Chiunque vedesse quella casa, non ci avrebbe messo molto a comprendere che chi l'abitava amava mettersi in mostra. Charles Williams era sempre stato quel tipo di persona che amava ostentare tutti i suoi averi, che si trattasse della sua automobile, la sua casa, la sua società, i suoi soldi o addirittura la sua stessa famiglia, non aveva nessuna importanza. Anche lei stessa in passato era stata un trofeo da esibire con i suoi soci in affari, ma era tutto cambiato quando l'uomo aveva scoperto del suo desiderio di diventare fotografa, fatto del tutto inaccettabile per lui. E non fu solo quello a creare una rottura tra loro, ma anche il suo interesse verso le donne. Ellis sospirò ripensando a quanti scontri erano avvenuti all'interno di quella abitazione. Così tanti, che se le mura potessero parlare, avrebbero potuto riempire un libro. Durante il tragitto aveva combattuto contro il suo impulso di fare inversione e tornarsene a casa. Però non poteva farlo. Le parole di Gary gli erano tornate in mente. Aveva ragione, sua madre non meritava di non rivederla più, solo a causa dei suoi problemi con suo padre. Scosse la testa scendendo dall'auto e avviandosi a passo lento, verso la porta d'entrata a due ante. Suonò il campanello e dopo pochi secondi una donna sulla sessantina di anni, aprì la porta spalancando gli occhi dalla sorpresa di vederla. Lucy era stata la donna di servizio della famiglia Williams per anni.

“Signor...”

“Chiamami per nome Lucy. Sai che non mi piacciono i formalismi” disse Ellis sorridendole.

“Lo so che non ami questi appellativi, ma sai che dopo anni a servizio della tua famiglia, non posso fare altrimenti” disse la donna. Poi aggiunse sottovoce: “Sarà la forza dell'abitudine e soprattutto, se tuo padre mi sentisse darti del tu, mi licenzierebbe in tronco”.

“Si, sono sicura che lo farebbe, ma credo tu possa stare tranquilla a questo proposito. Non credo che ti licenzierebbe se è a me che dai del tu. Lo sai che per lui sono un male estirpato adesso”.

“Non essere così dura con te stessa, io non ho mai pensato che tu fossi un male per questa famiglia”.

“Beh, il signor Williams non la pensa in questa modo”.

“Lucy, chi è alla porta?” chiese una voce maschile di qualcuno che si accingeva a raggiungere l'entrata.

“Oh, è vostra figlia signor Williams” disse la donna.

L'uomo arrivò sulla soglia e così i due si ritrovarono faccia a faccia dopo quasi un anno dalla loro ultima accesa discussione. L'espressione di sorpresa sul volto di Charles era ben visibile.

“Papà” disse Ellis facendo un cenno con la testa.

“Ellis, questa sì che è una sorpresa. Quando tempo è passato dal nostro ultimo incontro?”

“Litigio, vorrai dire” lo corresse Ellis.

“Sono punti di vista”.

“Io li chiamerei più che altro, fatti”.

“Mh, si forse. Accomodati pure” disse l'uomo rientrando in casa.

Si diressero in salotto accomodandosi su due poltrone poste l’una dinanzi all’altra.

“Vuoi bere qualcosa?” chiese l’uomo.

“Si certo”.

“Lucy!”

“Dica pure signor Williams”.

“Ci porti due bicchieri di scotch liscio”.

“Subito signore” rispose la donna allontanandosi.

“Allora Ellis, come mai da queste parti?” chiese l’uomo curioso.

“Mi trovavo a passare di qui per caso e ho pensato di fare visita alla mamma”.

“Capisco. Lei è uscita circa un paio di ore fa, ma suppongo che stia per tornare”.

“Avresti potuto dirmelo prima di farmi entrare”.

L’uomo la guardò in silenzio per qualche istante. “Perché mai avrei dovuto farlo?”

In quel momento arrivò Lucy con un vassoio e due bicchieri di scotch. “Ecco a voi”.

Charles prese il suo scotch ed Ellis fece lo stesso.

“Grazie Lucy” disse Ellis sorridendole.

La donna si allontanò tornando alle sue faccende.

Dopo un sorso Charles disse: “Allora, come vanno le cose con il tuo lavoro?”

“Abbastanza bene. Grazie per il finto interessamento” rispose Ellis bevendo un sorso del suo scotch.

“Non essere sempre così prevenuta nei miei confronti. Volevo solo sapere come ti vanno le cose”.

“Come se te ne fregasse davvero qualcosa”.

“In realtà mi interessa”.

“Non te ne è mai fregato nulla, è questa l’unica realtà”.

“Come vuoi. A parte il lavoro tutto ok?”

“Certo, va tutto alla grande”.

“A guardarti non si direbbe” disse l’uomo indicando il tutore che indossava.

“Piccolo incidente domestico, non è niente di preoccupante”.

“Bene”.

A un tratto Margaret fece capolino nel salotto. “Ellis, non sapevo che saresti venuta, altrimenti mi sarei fatta trovare a casa” disse la donna avvicinandosi a sua figlia che si alzò per abbracciare la madre.

“Non era programmato che venissi. È stata una cosa improvvisata” mentì Ellis.

“Mi fa davvero piacere che tu sia qui. Ti andrebbe di restare qui per il resto della giornata? Potremmo cenare tutti insieme”.

“Ehm… veramente volevo fare solo un salto per un saluto veloce e…” disse Ellis a disagio bloccandosi quando vide l’espressione dispiaciuta di Margaret. “Però posso fare uno strappo alla regola” aggiunse per non dare un dispiacere a sua madre.

“Oh bene, mi fa davvero piacere che resti con noi a cena”. Poi rivolgendosi a suo marito: “Vero caro?”

Lui sorpreso dalla domanda fece buon viso a cattivo gioco. “Ma certo, dopotutto sei sempre la benvenuta. Ora se volete scusarmi, ho un incontro di lavoro a cui non posso mancare” disse alzandosi dalla poltrona.

“Non puoi rimandare questo incontro a un’altra volta?” chiese la donna sforzandosi direstare calma. In realtà dentro ribolliva di rabbia all’idea che andasse via proprio in quel momento in cui sua figlia si era finalmente decisa a mettere piede in quella casa.

“Lo vorrei tanto credimi, ma purtroppo è davvero molto importante e non posso attendere oltre”.

“Mamma, non c’è problema”.

“Se solo avessi saputo che Ellis sarebbe venuta, non avrei preso altri impegni” disse l’uomo guardando sua figlia. Stava praticamente addossando tutta la colpa a lei.

“Mi auguro che per stasera sarai qui almeno per cena” disse Margaret.

“Ma certo, non me la perderei per niente al mondo” disse sorridendo dandole un bacio sulla guancia. “Allora a stasera”.

L’uomo si allontanò con grande sollievo di Ellis. “Non devi preoccuparti mamma, per me va benissimo così”.

La donna annuì delusa da suo marito, ma anche dalle parole appena pronunciate da sua figlia. La spaccatura creatasi tra loro, era l’unica cosa veramente solida in quella famiglia.

 

 

Qualcuno bussò alla porta dell’appartamento e Max andò ad aprire la porta credendo che fossero i ragazzi e invece si ritrovò davanti Shonei.

“Shon, che ci fai qui?”

“Wow, quanta accoglienza. Credevo che la tua reazione sarebbe stata diversa nel vedermi” disse la ragazza sorridendo. Entrò in casa e inaspettatamente le diede un bacio sulla guancia, al quale Kate assistette uscendo dalla sua stanza.

“Shonei”.

“Oh, ci sei anche tu Kate, ciao”.

“Ciao, come mai qui?”

“Sono venuta a trovare Max”.

“Oh, bene”.

Rimasero tutte lì a scambiarsi sguardi in silenziosi.

“Allora… ehm… visto che sei qua potrei mostrarti quella cosa di cui ti avevo parlato” disse Max guardando Shonei.

“Che cosa?” chiese Shonei confusa non sapendo di che diavolo stesse parlando Max.

“Quello di cui abbiamo parlato ieri” rispose Max cercando di essere convincente.

“Ieri? Ma non ci siamo nemmeno viste ieri”.

“Infatti ci siamo sentite per telefono” aggiunse Max cercando di salvarsi dall’impiccio.

“Davvero?” chiese Shonei quasi scioccata, il che non aiutava Max.

Poi a un tratto Shonei comprese cosa stesse facendo la ragazza. “Aaah, ma certo. Scusami è solo che ieri ho alzato un po’ il gomito e mi è completamente passato di mente questo dettaglio”.

Kate restò a guardare le due ragazze confusa.

“Allora, mostrami quella… cosa…”

“Si, vieni con me. Kate, noi andiamo in camera mia”.

“Va bene…”

Shonei seguì la ragazza in camera sua e si sedette sul letto. Max chiuse la porta appoggiandosi contro di spalle. “Non avresti dovuto farlo”.

“Come scusa? Di che parli?”

“Non era necessario quel bacio”.

“Max, era soltanto un bacio sulla guancia. Non mi sembra che io abbia limonato con te”.

“Lo so, ma sarebbe il caso di evitare questi atteggiamenti davanti agli altri”.

“Ok, va bene. Allora, cosa mi devi mostrare?” disse ridacchiando.

“Niente, ho inventato tutto solo per poterci allontanare da Kate”.

“Che peccato, pensavo davvero che mi avresti mostrato qualcosa” disse Shonei con tono malizioso.

“Shon…”

“Stavo scherzando, ok? Avevo capito che era solo una balla”.

“Ci hai messo un po’ troppo per capirlo”.

“Non prendertela con me, non sapevo che lei fosse in casa. Inoltre non mi aspettavo di avere delle regole da seguire quando siamo in compagnia di altri. Avresti dovuto avvisarmi che non posso comportarmi da amica, se ci sono le altre amiche”.

“Sai bene che quel bacio non era da amica”.

“Ehi, adesso sei un po’ confusa al riguardo. Se vieni qui un attimo ti dimostro che differenza c’è tra un bacio e l’altro”.

Max arrossì alle parole della ragazza. Non si sarebbe mai abituata alla sfacciataggine di Shonei.

“Scherzavo anche adesso” aggiunse Shonei. “Dai vieni qui, non mordo”.

Max si avvicinò prendendo posto accanto alla ragazza.

“Hai impegni per questa sera?”

“I ragazzi vogliono andare al Paradise. A quanto pare gli amici di Chloe ci hanno invitato a passare la serata tutti insieme”.

“Oh, capisco. Tu vuoi andarci?”

“Aaron e Tim mi hanno anche detto che potresti venire anche tu”.

“Perché quella faccia?”

“Non lo so. Insomma, ci sarà anche Chloe e…”

“Oh avanti, devi risolvere la situazione con lei. Non puoi evitarla all’infinito. Ha sbagliato e glielo hai fatto notare. Non puoi tenerle il muso per sempre”.

“E se non ci andassimo?”

“Se per te va bene, andrà bene anche per me. Ce ne possiamo andare da qualche altra parte. Anzi, ero venuta proprio per chiederti di uscire stasera”.

“Ellis ha deciso di concedermi mezza giornata libera da oggi in poi, quindi posso fare quello che voglio”.

“Benissimo, allora dove vuoi andare? Stiamo con gli altri o…”

“Usciamo da sole, non me la sento di rivedere Chloe… non oggi. Puoi uscire un po’ dalla mia stanza così mi preparo?”

“Usciamo ora?”

“Si, se vado via ora non dovrò dare spiegazioni per non essere lì con loro stasera”.

“Va bene, ma devo per forza uscire di qui? Insomma, di là c’è Kate. Davvero vuoi lasciarmi da sola con lei?”

“La temi?”

“No e se tu gradisci l’idea di noi due da sole, per me va bene. Ma sappi solo che non posso prevedere che argomenti toccherà con me e non posso nemmeno anticiparti cosa potrei risponderle, quindi…”

“Resta qui” disse Max cambiando idea.

“Bene, allora aspetto qui” disse Shonei stendendosi comodamente sul letto. “Tu fai pure come se non ci fossi”.

Max aprì l’armadio prendendo alcuni vestiti mentre Shonei sorrideva, convinta di poter assistere a tutto. Poi quando vide Max dirigersi verso la porta della camera, cambiò espressione. “Ehi, ma che stai facendo?”

“Devo cambiarmi”.

“Lo so, quindi dove vai?”

“A cambiarmi in bagno”.

“Ma… io credevo…”

“Cosa? Che mi sarei cambiata qui davanti a te?”

“Ehm… no, cioè…”

Max scosse la testa sorridendo mentre usciva dalla stanza chiudendo la porta. Shonei sbuffò guardandosi intorno cercando di trovare qualcosa da fare nel frattempo. Iniziò a curiosare in giro e poi si sedette alla scrivania, visualizzando la cronologia delle ricerche su internet. “Vediamo un po’ se hai cercato qualcosa di interessante” disse la ragazza sorridendo pensando di trovare chissà cosa.

Scorrendo tra le varie ricerche effettuate, c’erano alcune su Ellis, su foto di nudo artistico. Poi il suo sorriso si spense vedendo che c’erano delle ricerche su Arcadia Bay. Sospirò lasciando perdere il tutto. Guardò i cassetti della scrivania e li cominciò ad aprire uno per uno. Notò il diario di Max e lo afferrò sorridendo. Sfogliò qualche pagina iniziale sorridendo. “Ma guarda un po’, non pensavo fosse il tipo da avere un diario segreto?”

“Che diavolo stai facendo?!” chiese Max che era appena entrata in stanza.

Shonei si voltò a guardarla. “Stavo solo dando un’occhiata in giro per…”

Max si catapultò da lei strappandole il diario tra le mani. “Chi diavolo ti dà il diritto di sbirciare tra le mie cose?!”

“Whoa, whoa, stai calma!”

“Non farlo mai più! Questi sono effetti personali e nessuno ha il diritto di metterci le mani!”

“Allora dovresti tenerlo più nascosto”.

“Cosa?!” chiese Max incredula. “Sei nella mia stanza e il diario era in uno dei cassetti della mia scrivania. Sei stata tu a tirarlo fuori di lì!”

“Max, si può sapere perché ti scaldi tanto? È solo un diario. Che diavolo ci potrà mai essere scritto? Sai, non pensavo fossi il tipo da diario segreto, che poi tanto segreto non è, visto che è accessibile a tutti. Il cassetto dovrebbe essere chiuso a chiave, per tenerlo lontano da occhi indiscreti”.

Max pensò che dopotutto non aveva torto. Si fidava di Kate e Victoria, ma se per qualche ragione fosse finito tra le loro mani e avessero letto tutto, cosa sarebbe successo?

“Non ho mai capito questa cosa di avere un diario per scrivere come passi le giornate ecc. Voglio dire, lo sai già com’è andata la tua giornata di merda, non c’è bisogno di incidere sulla pietra una cosa del genere. E poi la trovo una cosa davvero infantile, non che tu lo sia intendiamoci. Sono sicura che non lo utilizzi più”.

“Cosa hai letto?”

“Niente, non ho avuto il tempo. Però puoi stare tranquilla perché se avessi letto qualcosa di scandaloso, sarebbe rimasto tutto tra queste quattro mura”.

Max si chiese come l’avrebbe guardata Shonei se fosse venuta a conoscenza di quanto c’era scritto sul diario. “Dovrei liberarmene” disse a un tratto guardando il diario tra le sue mani.

“Come vuoi. Spero solo di non essere io la causa di questa tua decisione”.

“No, avrei dovuto liberarmene anni fa…”

Shonei si alzò dalla sedia avvicinandosi a lei appoggiando le mani sulle sue spalle. “Se è questo che vuoi, lo porteremo con noi”.

“Per fare cosa?”

“Lo vedrai”.

 

 

Ellis dopo aver passato del tempo a chiacchierare con sua madre, decise di fare un giro per casa. Notò subito che non era cambiato quasi nulla e ogni angolo racchiudeva dei ricordi per la maggior parte spiacevoli. Si diresse infine verso la sua vecchia stanza da letto. Aprì la porta trovandosi davanti a una camera del tutto diversa da ciò che era stata in passato. Non c’era alcun segno che potesse indicare che fosse stata la sua stanza. Quando era andata via di casa, aveva portato via tutti i suoi effetti personali. Ora davanti a lei c’era una semplice stanza da letto come tante. Si sedette sul letto guardando verso la finestra. Sua madre la guardò dalla soglia della porta.

“Non è più la stessa di allora” disse la donna alle spalle di Ellis.

“La stanza o io?” chiese Ellis senza voltarsi continuando a fissare la finestra.

“No, tu sei sempre la stessa. Sei sempre mia figlia”.

“Ti voglio bene mamma e questo non cambierà mai, nonostante papà” disse Ellis voltandosi verso di lei.

La donna si avvicinò sedendosi sul letto accanto a lei. “Lo so cosa può sembrare, ma ti assicuro che tuo padre ti vuole bene. Non è mai stato bravo a dimostrarlo e ha purtroppo la mania di avere sempre tutto sotto il suo controllo”.

“Anche la vita degli altri. Anche la tua mamma”.

“La mia è stata una scelta”.

“Potevi scegliere diversamente”.

“Avrei potuto, ma ho deciso così”.

“Perché?”

“Perché amo tuo padre e a quel tempo credevo fosse la cosa giusta da fare”.

“E ora come la pensi? È giusto che tu abbia abbandonato il tuo desiderio di diventare una scrittrice?”

“Qualsiasi scelta io abbia fatto in passato, l’ho fatto per amore. Quindi no, non mi pento delle mie decisioni. La tua nascita per me è stata una benedizione. Non cambierei nulla. Vederti crescere e diventare ciò che sei sempre stata, una grande artista, è stata per me la più grande delle soddisfazioni. Questo non ha prezzo e mi ripaga di tutto. E non pensare di essere la causa della mia rinuncia”.

“No infatti, per quello è bastato lui”.

“Ellis, dovrai lasciare andare questo rancore che covi dentro di te da così tanto tempo. Lui non può più decidere per te. Hai seguito la tua strada e hai ottenuto risultati straordinari. Non potrà mai condizionare la tua vita”.

“Già…”

“Adesso vorrei soltanto vederti felice, ma sento che non lo sei e questo è il dolore più grande per una madre”.

“Lo sono invece. Ho tutto ciò che conta. La fotografia è tutta la mia vita”.

“No Ellis, non conta solo quello nella vita e lo sai bene”.

“Mh…”

“Non c’è nessuno nella tua vita in questo momento?”

“Mamma, per favore”.

“L’altro ieri ho incontrato Paige”.

“Paige? Paige Patterson?”

“Proprio lei”.

“È tornata in città?”

“Per lavoro”.

“Nello studio legale di suo padre?”

“Si, Patterson & Patterson”.

“Gli hanno cambiato il nome?”

“Adesso lavorano insieme come soci alla pari nello stesso studio. Paige è arrivata da New York portandosi dietro una squadra di validissimi avvocati e non solo. Unendosi ci hanno guadagnato anche nel numero di clienti”.

“Beh, buon per loro”.

“Ha chiesto di te”.

“Ah sì? E tu cosa le hai detto?”

“Che lavori e te la cavi alla grande”.

“Bene”.

“E che se volesse sapere altro, dovrebbe chiamarti”.

“Mamma!” disse Ellis con disappunto.

“Che c’è?”

“E me lo chiedi?”

“Paige è una bella donna, lavoratrice e…”

“E ha un bel conto in banca. Mi sembra di sentire papà!”

“Questo è vero. È un buon partito sotto tutti i punti di vista”.

“Si, ed è per questo che papà riuscirebbe a chiudere un occhio sui miei gusti sessuali!”.

“Si, ma io non considero il volere di tuo padre. A te lei piaceva e tu piacevi a lei. Il fatto che mi abbia chiesto di te la dice lunga. Magari dovresti vederla, infondo siete rimaste in buoni rapporti”.

“Perché non dovremmo essere in buoni rapporti? Non abbiamo mai litigato e non c’è stato assolutamente nulla tra noi”.

“Certo che non c’è stato e sappiamo benissimo per quale motivo. Quando hai compreso che tuo padre era favorevole alla tua amicizia con lei, te ne sei tirata subito fuori. Temevi di soddisfare una sua aspettativa e non potevi permetterlo. Però tu le avevi messo gli occhi addosso e non puoi negarlo”.

“Non lo sto negando, ma non voglio assolutamente vederla”.

“C’è qualcun’altra per caso?”

“No…” rispose Ellis non proprio convinta.

“Oh mio Dio, chi è? La conosco?”

“No, non c’è nessuna, ok?”

“Ah figlia mia, ti voglio così bene che per questa volta fingerò di crederti, ma prima o poi scoprirò la sua identità”.

“Beh, allora ti faccio un grande in bocca al lupo, perché non c’è proprio nessuno”.

“Ma guarda un po’, c’è una riunione di famiglia in atto e non sono stato invitato” disse il fratello di Ellis fermo sulla soglia della porta con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.

Ellis si voltò a guardarlo e fece un cenno con la testa. “Kevin!”

“Ellis, chi non muore si rivede”.

“Così pare”.

 

 

In serata Kate, Victoria, Aaron e Timothy si riunirono con Chris, Jonathan ed Allison al Paradise. Erano giunte al locale anche Jessie e Mary che avevano preso posto a un tavolo in attesa che qualcuno andasse a prendere le loro ordinazioni. Steph e Chloe stavano lavorando al bar con la loro attenzione rivolta ai ragazzi. Steph si chiedeva se fosse il caso di farsi sostituire al bar per andare a prendere le ordinazioni di Jessie. Chloe invece si chiedeva dove fosse Max e non poté fare a meno di notare l’assenza di Shonei. Sperava che fosse solo una coincidenza, ma dentro di sé sospettava fortemente che le due fossero insieme da qualche parte. Per averne la certezza non doveva fare altro che chiedere a Kate e Victoria, ma per farlo doveva farsi sostituire. Steph e Chloe si voltarono l’una verso l’altra.

“Per te va bene se mi faccio sostituire da qualcuno?” chiese Steph.

“A dire il vero ho bisogno anche io di farmi sostituire”.

“Tu che scusa hai?”

“Io sono la responsabile, non ho bisogno di scusanti”.

“Mi stai dicendo che non posso allontanarmi di qui?”

“Certo che puoi, solo che se lo facciamo entrambe sarebbe strano”.

“E quindi visto che tu sei la responsabile, puoi allontanarti mentre io no?”

“So bene che intenzioni hai. Ho visto Jessie e Mary”.

“Beh, anche io ho visto Victoria e Kate, ma non vedo Max e sono sicura che vuoi sapere dov’è”.

Chloe sospirò. “Non dovremmo dare la precedenza a queste cose quando siamo a lavoro”.

“Si, hai ragione”.

Ian arrivò al bar. “Datemi un paio di birre”.

Le due ragazze si voltarono verso di lui guardandolo in modo strano.

“Beh, che diavolo avete da guardare? Datevi una mossa, i clienti non si fanno aspettare”.

Le due ragazze si guardarono tra loro per un istante. Poi Chloe si rivolse al ragazzo. “Ehi Ian, ti andrebbe di sostituirci con Cooper?”

Il ragazzo sembrava sbalordito dalla richiesta. “Mi stai prendendo per il culo?”

“No, so quanto gradisci stare al bar e quindi mi chiedevo semplicemente se volevi sostituirmi”.

“Qui c’è sotto qualcosa”.

“Ok, lasciamo stare. Se non vuoi va bene lo stesso. Sarà per un’altra volta” disse Chloe con aria disinteressata.

“No aspetta!” si affrettò Ian.

 

 

Un attimo dopo Ian e Cooper erano dietro al bar soddisfatti del cambio di programma, e le due ragazze erano in procinto di servire ai tavoli.

“Beh, è stato facile” disse Steph guardando i due ragazzi al bar.

“Una passeggiata direi. Adesso può fare il figo al bar e provarci con tutte. Gli auguro davvero di provarci con qualche ragazza accompagnata dal proprio fidanzato. Credo che sarebbe una scena divertente”.

“Lo penso anche io”.

“Bene, quindi io vado dai ragazzi”.

“Certo Sherlock, indaga pure”.

“Tu invece stai attenta a quello che fai”.

“Non ho bisogno di stare attenta”.

“Invece si, Jessie per te è un pericolo costante”.

“Si mamma, in bocca al lupo e fammi sapere dopo”.

“Certo, anche tu”.

Steph si avvicinò al tavolo di Jessie per prendere le loro ordinazioni.

“Ciao ragazze”.

“Ciao Steph” risposero le ragazze.

“Volete ordinare?”

“Si, due margarita” rispose Mary.

“O magari tre se resti con noi” aggiunse Jessie.

“Ehm, a dire il vero non posso proprio, ma grazie lo stesso per il pensiero”.

“Ok, come vuoi, ma se cambi idea…”

“Non credo succederà, sto lavorando”.

“Beh, allora aspetterò che stacchi, così potrò offrirti qualcosa prima di andare via” disse Jessie sorridendo.

Steph parve confusa. Lanciò un’occhiata a Mary che era completamente assorta dal suo telefono. Steph riportò l’attenzione a Jessie che sembrava in attesa di una risposta. Alla fine accettò la sua proposta, allontanandosi per prendere i loro margarita.

 

 

Chloe nel frattempo si era avvicinata al divanetto dove i ragazzi guardavano verso il palco dove si suonava musica dal vivo.

“Ehi, ciao ragazzi”.

Si voltarono tutti verso di lei salutandola.

“Ti unisci a noi?” chiese Chris.

“No, non posso al momento”.

“Dovresti prenderti una vacanza” disse Jonathan.

“Non credo sia il momento adatto per una vacanza” si intromise Allison.

“Perché no?” chiese Chris.

“Perché altrimenti non saprebbe con chi passare tutto il tempo” rispose Allison con malizia.

Il cuore di Chloe si fermò per un attimo nel petto. Era chiaro a chi si stesse riferendo Allison. Prendersi delle vacanze mentre Lauren era via, non era di certo la scelta più sensata. Chloe guardò Victoria e Kate pregando in silenzio che non facessero domande in merito. Infatti non chiesero nulla ma sui loro volti si leggeva chiaramente la confusione.

“Giusto, avevo dimenticato questo particolare” rispose Chris.

“Ti toccherà aspettare ancora un po’ di tempo” aggiunse Jonathan.

“Volete ordinare?” chiese frettolosamente Chloe per cambiare discorso. Non poteva permettere che Kate e Victoria scoprissero della sua relazione con Lauren. Almeno non prima che lo dicesse lei stessa a Max.

“Abbiamo già ordinato” disse Timothy.

“Parla per te. Io vorrei un’altra birra se non ti spiace” disse Aaron.

“Ok, nient’altro?”

“Per ora no” rispose Allison.

“Voi?” chiese Chloe rivolta a Kate e Victoria.

“Io sto bene così” rispose Kate.

“Un Gintonic per me” rispose Victoria.

“Bene, allora una birra e un Gintonic. Torno subito”.

Chloe si allontanò non riuscendo a chiedere nulla sull’assenza di Max. Pensò di farlo più tardi.

 

 

Si erano appena seduti tutti a tavola nella sala da pranzo, quando arrivò anche Charles. Ellis aveva sperato che non facesse in tempo, ma purtroppo per lei, suo padre aveva mantenuto la promessa di esserci per cena.

“Eccomi qua. Scusate se ho tardato” disse l’uomo sedendosi subito dopo aver dato un bacio sul capo di Margaret.

“Papà, la tua puntualità è davvero sconcertante” disse Kevin sorridendo.

Era una chiara frecciatina, ma l’uomo ci era abituato ormai.

“Beh, oggi è una serata particolare. Tua sorella è qui dopo tanto tempo, quindi essere presente, è il minimo”.

“Si certo” rispose con sufficienza il ragazzo.

Charles si sedette a capo tavola dinanzi a sua moglie Margaret che chiamò Lucy per dirle di iniziare a servire la cena. Ellis era seduta alla destra di suo padre e davanti a suo fratello. La cena iniziò a essere servita e mangiarono tranquillamente parlando di più e del meno. Soprattutto del lavoro di Charles, anche se era un argomento che ad Ellis non interessava e non voleva ascoltare. Tutto stava procedendo tranquillamente finché Kevin, approfittando dell’argomento lavoro, decise di movimentare un po’ la serata.

“Io direi di fare un brindisi” disse il ragazzo sollevando il calice di vino in direzione della sorella.

Restarono a guardarlo in attesa che proseguisse, tranne Ellis che ormai era abituata alle sue solite uscite. Solo che questa volta si chiedeva cosa avrebbe tirato fuori dal suo cilindro, visto che ormai non si vedevano da un anno.

“Alziamo i calici in onore di Ellis e della sua presenza qui, dopo essersi ricordata di avere una famiglia. Ma soprattutto brindiamo alla riuscita della sua nuova mostra fotografica, che ci sarà a breve”.

Margaret che fino a quel momento sorrideva, si rabbuiò alla notizia. Si voltò in direzione di Ellis. “È vero? Stai per fare una mostra?”

“Si, effettivamente è vero”.

“Quando?”

“Si Ellis, quando?” fece eco Kevin soddisfatto del risultato.

“Non lo so ancora di preciso…”

“Io so che sarà a breve” insistette il ragazzo con un sorriso di sfida.

“Non ho ancora deciso la data. Sto ancora selezionando le foto”.

“Beh, questo è fantastico. Suppongo che quando avrai deciso il giorno, ci avviserai. È importante che la tua famiglia sia presente. Non è vero papà?”

L’uomo aveva cambiato decisamente umore. Non aveva mai approvato la professione di sua figlia e sentire parlare di mostre, non faceva altro che peggiorare la situazione. “Non posso promettere nulla. Il lavoro mi tiene così tanto impegnato che non posso essere sicuro di partecipare”.

Il ragazzo rise appoggiandosi allo schienale della sedia guardando suo padre. “Ma papà, quando sei arrivato hai detto che è una serata particolare. Che Ellis è qui e quindi essere presente, è il minimo”.

“Kevin!” lo ammonì Margaret.

“Facevo solo notare la contraddizione” disse Kevin alzando le mani come per arrendersi.

“Deduco che tu sarai presente alla mostra di tua sorella” disse Charles rivolto a suo figlio.

Ellis nel frattempo continuava a bere subendo in silenzio il botta e risposta tra i due, mentre lo sguardo interrogativo di Margaret puntava su di lei.

“Ma certo papà” rispose Kevin con un’espressione torva in volto, segno che stava ricevendo il ben servito. Nemmeno a lui era mai interessato la professione di sua sorella. Poi il ragazzo si voltò a guardare Ellis. “Sempre se la mia cara sorellina, aveva realmente intenzione di invitarci. Magari è per questo che è venuta qui oggi”.

Colpita ed affondata. La verità era che non aveva nessuna intenzione di avvisarli della sua mostra. Non voleva la loro presenza. Suo padre e suo fratello, non avevano mai avuto rispetto per la sua professione e quindi nemmeno per lei come figlia e sorella. Sua madre era l’unica ad essere entusiasta della sua arte, ma questo non bastava a farle desiderare la sua presenza alla mostra. La conosceva bene e sapeva che se si fosse presentata da sola, ne avrebbe sofferto lei stessa dell’assenza del resto della famiglia. Inoltre i Williams era molto conosciuti e chissà cosa avrebbero detto vedendola arrivare da sola.

“Si, certo che siete invitati” disse Ellis a malincuore. Vedere la faccia di suo fratello alla sua mostra, sarebbe stato come vivere in un incubo.

“Però non abbiamo ricevu…”

“Non c’è ancora un giorno prestabilito Kevin. Non avrebbe senso avvisarvi senza una data precisa” lo interruppe Ellis.

“Quindi siamo tutti invitati” rispose Kevin con scetticismo.

“Già”.

Margaret la guardò attentamente e capì che stava mentendo.

“Ho saputo che questa mostra ha il preciso scopo di raccogliere dei fonti, che saranno poi devoluti a una scuola di fotografia in città. Sono solo voci o c’è qualcosa di vero?” continuò il ragazzo imperterrito.

“Si, andranno in beneficenza per aiutare tutti coloro che vogliono diventare fotografi e… non hanno la possibilità di pagarsi gli studi” disse Ellis sentendosi gli occhi di suo padre addosso.

A casa William non c’erano mai stati problemi di soldi. L’unico principale problema di Charles, era non voler seguire e sostenere le attitudini dei propri figli. E se per Kevin era stato più semplice, perché voleva seguire le orme del padre, per Ellis era stato un vero inferno.

“Oh, capisco” disse il ragazzo annuendo fingendosi comprensivo lanciando una breve occhiata a suo padre. “È stata una tua idea?”

“Non solo mia”.

“E chi altro c’è dietro?”

“Noah Graham”.

“Ma guarda, non è il tuo vecchio socio in affari papà?”

L’uomo non rispose.

“Scommetto che la mostra avrà luogo in quella nuova galleria che ha aperto pochi mesi fa, come si chiama…” disse il ragazzo fingendo di riflettere per ricordare mentre schioccava le dita.

Ellis lo fulminò con lo sguardo, per far comprendere al suo caro fratello, che stava passando il limite e che non avrebbe accettato ancora per molto le sue tattiche di mettere zizzania. “The Heart of Art Photographic Gallery” rispose Ellis infastidita.

Margaret rendendosi conto della situazione si schiarì la voce. “Credo che sia il caso di passare al dolce”.

“Si, lo credo anche io” aggiunse Ellis senza staccare gli occhi da suo fratello.

 

Nel frattempo al Paradise proseguiva tutto per il meglio, tranne per un piccolo dettaglio. Chloe non era riuscita ancora a trovare la forza per chiedere di Max. La sua paura era dettata dalla possibilità di sapere, che la sua amica non si era presentata per evitarla. E che quindi avrebbe preferito un’altra alternativa, cioè Shonei.

Chloe aveva appena servito l’ennesimo tavolo e si stava dirigendo al bancone del bar. Appena appoggiò il vassoio sul bancone sentì una voce alle sue spalle.

“Ehi Chloe”.

Appena si voltò si ritrovò davanti Kate che le sorrideva. “Ehi Kate, per caso hai bisogno di qualcosa?”

“No, forse tu hai bisogno di qualcosa”.

“Io?”

“Sembra davvero strano che tu non chieda nulla di Max”.

“Oh… beh… io…”

“Tranquilla, puoi parlare liberamente”.

Chloe non sapeva davvero cosa dire, ma nonostante tutto Kate le infondeva sicurezza. Si voltò verso Ian e disse: “Vado in bagno, torno subito”. Poi si rivolse a Kate: “Andiamo”.

Appena entrarono, notarono che c’era troppa gente per poter parlare. Si voltò a guardare Kate. “Qui non va bene, vieni con me”.

Kate la seguì passando dietro al bancone del bar, non senza ricevere un’occhiataccia da Ian. Era assolutamente vietato far passare un cliente da lì, ma a Chloe non importava nulla. Quindi proseguirono fino a raggiungere il retro del locale, uscendo fuori.

“Ok, eccoci qui. Adesso possiamo parlare” disse Chloe un po’ nervosa.

“Immagino che tu voglia sapere dove sia Max”.

“Me lo sono chiesta subito, anche se infondo penso di saperlo già”.

“Cosa?”

“L’altra sera ho combinato un disastro. Ho detto qualcosa che non avrei dovuto o forse sì… però lei ha ovviamente frainteso le mie reali intenzioni… ero solo preoccupata per lei…”

“La sera che ha alzato un po’ il gomito?”

“Si, quella. Ho provato a scusarmi e parlare con lei, ma non risponde nemmeno ai messaggi”.

“Capisco”.

“Cosa è successo? È per questo che lei non è qui stasera?”

“A dire il vero all’inizio sembrava volesse venire, ma poi a un tratto è come se ci avesse ripensato. Non posso dare per certo che tu, sia la causa della sua decisione”.

“Ma adesso dov’è?”

“È con la tua amica Shonei”.

Chloe se lo aspettava, ma fino infondo aveva sperato che non fosse in sua compagnia.

“Questo pomeriggio è passata da noi ed è uscita con Max. Suppongo che siano ancora insieme”.

Chloe sospirò, scivolando giù e appoggiando la schiena e il capo contro il muro, chiudendo gli occhi. “Non ne faccio una giusta”.

“Chloe, posso farti una domanda?”

“Certo, spara”.

“Shonei è una persona di cui ci si può fidare?”

Chloe aprì gli occhi di scatto guardando la ragazza. “Che cosa vuoi dire? Perché me lo stai chiedendo? È successo qualcosa che non so?” chiese la ragazza alzandosi velocemente da terra.

“Credo di sì, ma non so esattamente cosa” rispose Kate.

“Spiegati meglio”.

“Questa cosa rimarrà tra noi?”

“Kate, cosa è successo?” insistette Chloe.

“Mi devi promettere che non dirai nulla di quanto ti dirò adesso”.

Un brivido risalì lungo la sua schiena di Chloe. L’idea che fosse successo qualcosa di cui lei non era a conoscenza, la stava spaventando e destabilizzando. Soprattutto perché non sapeva davvero cosa aspettarsi. Inoltre doveva comportarsi come se quella conversazione, che stava avendo luogo con Kate, non stesse mai avvenendo. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto se ciò che stava per scoprire era davvero inaccettabile.

“Promettilo” ribadì Kate.

“Te lo prometto, ma adesso dimmi cosa è successo”.

“Si tratta della sera in cui tu e Max avreste dovuto uscire insieme, però poi si è presentata Shonei al tuo posto”.

“Beh si, sono stata io a chiederle di passare la serata con Max. Non potevo assentarmi dal lavoro a causa di un’urgenza e non volevo darle buca. Loro sono amiche e quindi ho pensato…” disse Chloe interrompendosi di colpo, ripensando alla conversazione avuta con Steph, quando l’aveva messa al corrente di avere mandato Shonei a uscire con Max.




“Ho detto a Shonei di uscire con Max al mio posto”.

“Cosa?!”

“Praticamente le ho dato buca! Cosa avrei dovuto fare?! Almeno uscendo con Shon non penserà alla bidonata che le ho fatto!”

“Tu sei completamente fuori di testa amica mia!”

“Perché?!”

“Perché è davvero una cazzata quella che hai fatto! Come puoi farti sostituire da Shonei?! Tu sei tu e Shon è Shon! E poi sai bene lei com'è fatta!”

“Stai insinuando qualcosa per caso?! Parla chiaro!”

“Ok, sarò del tutto sincera con te!”

“Era ora!”

“Era ora?! Io sono sempre stata sincera con te! Ma torniamo a Shon! Apprezzo davvero tanto l'aiuto che ti ha dato, dico sul serio! Anzi, ti dirò di più, mi ha anche sorpresa! Però adesso che tu e Max avete la possibilità di riconciliarvi, lei dovrebbe farsi un po' da parte! Non credi?!”

“Ma loro sono amiche e tu ti stai preoccupando troppo!”

“Se lo dici tu! Fai come credi! Però ti sto soltanto dicendo di non concederle più tempo del dovuto da passare con Max!”

“Cosa pensi possa succedere?!”




A quella domanda Steph non aveva risposto, non a parole almeno. La sua espressione però diceva tutto. Il sospetto iniziò a serpeggiarle nella mente.

“Cosa è successo Kate?”

“Max è rientrata a casa abbastanza tardi quella sera. Io e Victoria eravamo ancora sveglie davanti al televisore. Victoria l’ha invitata a sedersi con noi per guardare un film, ma lei non ha risposto. Si è chiusa in camera, sembrava sconvolta. Siamo andate da lei per scoprire cosa fosse successo, ma non ha detto nulla. Ha iniziato anche a piangere. Poche volte l’ho vista in quello stato. Noi pensavamo che fosse uscita con te. Victoria a quel punto è andata su tutte le furie e minacciava di fartela pagare. Solo allora abbiamo scoperto che in realtà era uscita con Shonei”.

Chloe era rimasta in silenzio senza emettere un fiato. Quella stessa sera, dopo aver parlato con Steph, aveva contattato Shonei per sapere se era tutto a posto. Ripensandoci attentamente Shonei era sembrata un po’ strana e quando le aveva chiesto di passarle Max, sembrava restia a farlo. Quando finalmente aveva parlato con la sua amica, aveva intuito dal tono della sua voce, che non fosse tutto a posto. Ma in quel frangente aveva attribuito la responsabilità a sé stessa, per averle dato buca. Ora però, dopo aver ascoltato le parole di Kate, tutto acquisiva un aspetto diverso.

“È per questo che ti ho chiesto se ci si può fidare di lei. Shon è sempre molto presente e Max sembra tenerci davvero molto a lei. Però dopo quella sera, sono in pensiero per lei. Ne ha passate così tante e vorrei soltanto sapere se rischia di stare male ancora”.

Chloe scosse la testa incredula mentre i suoi pensieri e teorie correvano veloci nella sua mente.

 

 

Non può essere vero. Shon non avrebbe mai fatto nulla del genere. Noi siamo amiche e non farebbe mai nulla per danneggiarmi. Mi ha sempre aiutato e se non fosse stato anche per lei, Max non avrebbe mai abbandonato lascia di guerra. E se invece mi sbagliassi? Se Shon avesse tentato un approccio con lei? Ma se così fosse, allora perché adesso va tutto bene tra loro? Non ha senso. Prima era sconvolta e adesso? Cosa è cambiato?

 

 

Si ritrovò a pensare di nuovo al diario di Max e alla conversazione avuta quella stessa mattina con Steph.

 

 

“Posso farti una domanda?”

“Certo”.

“Max non ha tendenze lesbo, vero? Non è una persona curiosa o...”

“Cosa?! Ma che...”

“Frequenta Shon e sai bene che con lei c'è poco da stare tranquille”.

“Oh beh, grazie tante! Adesso sì che mi sento davvero meglio!”

“Quindi questo vuol dire che c'è una minima possibilità?”

 

 

Chloe a quel punto aveva ovviamente negato, ma se si sbagliava? Cosa sarebbe potuto succedere con una come Shonei?

Kate vedendo la reazione di Chloe tentò di scusarsi. “Scusami Chloe, non volevo farti preoccupare. Il fatto è che ho bisogno di sapere che Max non corre alcun tipo di pericolo. Non me lo perdonerei mai se non agissi per il suo bene”.

“Lei… lei starà bene… me ne assicurerò…”

“Da quello che hai detto ce l’ha con te. Non vedo come potresti assicurarti questo”.

“Cercherò di…”

“Non hai risposto alla mia domanda Chloe. Shonei è una persona affidabile?”

Ripensò a quando l’aveva salvata in passato da quei due tizi che volevano derubarla e approfittare di lei. A tutti i momenti vissuti insieme mentre se la spassavano rischiando di mettere nella merda Steph.

 

 

E se Shonei…

 

 

“Lascia che ti aiuti Chloe” disse Kate determinata.

“Cosa?”

“È chiaro che le cose tra voi non vanno proprio bene”.

“È colpa mia”.

“Non ha importanza di chi sia la colpa. Devi avvicinarti a lei per tenerla al sicuro e capire cosa c’è sotto”.

“E in che modo?”

“Domani vieni a pranzo da noi”.

“Cosa?”

“Si, ti sto invitando a pranzo da noi. Avrai la possibilità di passare più tempo con Max e assicurarti che stia bene. Oltre a risolvere la vostra situazione”.

“E se lei non volesse vedermi?”

“Lascia che mi occupi io di questo. Tu presentati a casa, questo è tutto ciò che devi fare”.

“E se poi se la prende anche con te?”

“Non succederà e anche se fosse, so come prenderla”.

“Già, a questo punto chi non ci capisce più un cazzo di Max, sono io”.

“Chloe, questo non è vero”.

“Lei non è più la persona che ho lasciato a Seattle”.

“Si invece, Max è sempre la stessa. È tutto il resto intorno che è cambiato. Ma lei è ancora la tua amica e sono certa che ti vuole ancora bene, quindi non mollare”.

“Dici davvero?”

“Sono convintissima” disse sorridendo.

“Mi fido di te Kate”.

“Domani ci sarai?”

“Si, ci sarò”.

“Bene allora. Nel frattempo, questa conversazione non c’è mai stata… a parte l’invito a pranzo”.

“Va bene”.

 

 

Max e Shonei avevano trascorso il pomeriggio facendo una lunga passeggiata al solito parco. Poi si erano fermate a mangiare un boccone in uno dei locali nelle vicinanze e per finire avevano raggiunto la Sauvie Island, un’isola che si trova a circa dieci miglia a nord-ovest del centro di Portland, tra il fiume Columbia a est, il canale Multnomah a ovest e il fiume Willamette a sud. L’isola è un rifugio di terreni agricoli e fauna selvatica con una zona industriale e un piccolo negozio di alimentari nell'angolo sud-est, vicino al ponte. La zona era molto praticata dai ciclisti vista la topografia piatta e le lunghe strade a basso volume. Proseguendo fino in fondo a nord sulla Reeder Road, raggiunsero la North Unit Beach, una delle spiagge pubbliche presenti in quella zona. La spiaggia era chiazzata, con la sabbia che lasciava il posto a piccole scogliere e cespugli. Uno dei vantaggi di quella spiaggia è che non era mai affollata. Infatti al loro arrivo c’erano pochissime persone. Inoltre era ormai calata la sera. Mentre camminavano lungo la spiaggia una di fianco all’altra, Max notò che Shonei si guardava intorno con circospezione. Inoltre portava con sé una bottiglia di whisky e il tutto sembrava non promettere nulla di buono.

“È tutto ok?” chiese Max.

“Si, allontaniamoci un altro po’ dagli altri”.

“Perché? Cosa vuoi fare?”

“Lo vedrai”.

Max si fermò di colpo. “Non andrò da nessuna parte se non mi dici prima che diavolo hai in mente”.

Shonei si fermò guardando Max ferma un paio di passi indietro. “Cosa ti preoccupa?”

“Non lo so. Il fatto è che quando sto con te non so mai cosa aspettarmi”.

“Cosa credi possa succederti?”

“È molto isolato qui”.

“Lo so, ed è per questo che ti ci ho portata”.

“Per quale motivo?”

“Beh, perché così possiamo fare una cosa senza che…” rispose Shonei interrompendosi di colpo capendo quanto potessero suonare strane quelle parole alle orecchie di Max. Sorrise divertita scuotendo la testa. “A volte dimentico che vedi il doppio senso dappertutto”.

“Io non vedo il marcio dappertutto…”

“Si invece. Non pensi che magari per provarci con te, avrei scelto un posto più comodo invece di una spiaggia isolata? A meno che tu non pensi addirittura che io voglia ucciderti e disfarmi del tuo corpo”.

“Ma che…”

“Max, non ti fidi di me?”

“Si che mi fido”.

“E allora seguimi senza fare tante storie. A qualche metro dietro di te c’è una coppia che sta passeggiando. Siamo troppo vicine e dobbiamo allontanarci solo un altro po’ per non farci notare”.

“Perché hai quella bottiglia?”

“Per dare fuoco al tuo corpo è ovvio” disse seria per poi mettersi a ridere.

Max scosse la testa con disappunto.

“Devi fidarti di me Max. Avanti, seguimi”.

Proseguirono per un’altra decina di metri e Shonei si fermò. “Qui andrà bene”.

Si sedette sulla spiaggia incrociando le gambe iniziò a scavare facendo un buco abbastanza profondo.

“Ma che stai facendo?”

“Sto scavando la buca per disfarmi del tuo corpo” scherzò Shonei.

“Idiota”.

“Siediti accanto a me” disse Shonei tirandola per una mano. Max lo fece, con aria sempre più confusa.

Shonei svitò il tappo dalla bottiglia e iniziò a bere un lungo sorso di whisky.

“Volevi venire qui per bere?”

“Vuoi?”

“Non ci penso nemmeno”.

“Oh avanti, tienimi compagnia” disse porgendole la bottiglia.

Max si lasciò convincere bevendone un sorso. Subito dopo iniziò a tossire facendo ridere Shonei.

“Buono?”

“È fortissimo…” disse Max continuando a tossire.

“Ok dai, allora facciamo così, io bevo e tu fumi”.

“Fumare cosa?”

“Una semplice sigaretta” rispose Shonei porgendole il pacchetto.

Max ne prese una e Shonei fece lo stesso accendendole entrambe. Il vento si stava alzando leggermente facendo agitare un po’ le onde del mare. Restarono lì sedute a fumare in silenzio a osservare davanti a loro. Dopo qualche istante Max si voltò verso Shonei. “Allora, cosa ci facciamo qui? E perché volevi che portassi il diario con me?”

Shonei restò in silenzio in un primo momento. Max rimase in attesa continuando a fumare. A un tratto Shonei chiese: “Scrivi ancora il diario?”

“No, non lo scrivo da anni”.

“Sai tutto quello che c’è scritto lì sopra, vero?”

“Direi di sì, visto che l’ho scritto io” rispose Max come se fosse una cosa ovvia. Poi a un tratto pensò che forse Shonei le avesse mentito. Che fosse riuscita a leggere qualcosa sul suo diario e adesso voleva delle spiegazioni in merito. Forse la considerava completamente pazza. Chiunque leggesse quel diario lo avrebbe pensato.

“Tutto quello che c’è scritto lo ricordi?” chiese Shonei continuando a guardare il mare.

“Si”.

 “Allora che senso ha avere un diario con il rischio che possa capitare nelle mani sbagliate?” chiese voltandosi verso Max facendo un altro tiro dalla sua sigaretta.

“Io non…”

“La tua reazione quando mi hai vista con il diario in mano è stata chiara. Non vorresti che nessuno venisse a conoscenza di quanto c’è scritto. Però nonostante questo, non hai mai pensato di buttarlo via. Perché?”

Shonei tornò a guardare verso il mare aspettando una risposta che non arrivò. Max rimase in silenzio. Infondo Shonei aveva ragione, ma lei ignorava completamente cosa rappresentasse quel diario. E soprattutto, a cosa avevano portato tutti gli eventi lì descritti.

“Nessuno conosce cosa ci sia scritto lì sopra a parte te?”

“In realtà qualcuno c’è”.

“Chi?” chiese Shonei tornando a guardarla.

Max ricambiò lo sguardo senza dire nulla.

“Chloe?”

“Si, lei…”

“Allora nel caso ti dimentichi qualcosa, c’è chi potrà ricordartelo. Ti sei fidata così tanto di lei da farglielo leggere”.

“Non è andata così. Lei lo ha letto senza il mio consenso. Lo ha fatto di nascosto”.

Shonei cominciò a ridere. “Perché questo non mi sorprende?”

“Perché voi due siete simili più di quanto pensi. Anche tu stavi per leggerlo o sbaglio?” disse Max con disappunto.

“Si, ma non l’ho fatto”.

“Perché sono rientrata in camera”.

“Tu non ti fidi di me vero?”

“Qual è il tuo problema? Vuoi sapere cosa c’è scritto?”

“Non mi interessa cosa c’è scritto. Mi interessa conoscerti più a fondo”.

“Lo puoi fare anche senza questo” disse Max estraendo il suo diario dalla borsa.

“Vorrei solo che ti fidassi più di me”.

“Io mi fido di te”.

“Davvero?”

“Si”.

“Dimostralo”.

“In che modo?”

“Consegnami il diario”.

“Così potrai leggerlo?”

Shonei non rispose, mentre gettava il mozzicone di sigaretta, nel buco che aveva scavato nella sabbia.

Max guardò il diario tra le sue mani e decise di consegnarglielo, sapendo che anche se si fosse messa male, avrebbe potuto riavvolgere il tempo. Le porse il diario e Shonei rimase sorpresa dal suo gesto.

“Davvero me lo stai consegnando?”

“Volevi che ti dimostrassi che mi fido di te”.

“Quindi se io adesso aprissi a caso il diario e leggessi un paio di pagine, per te andrebbe bene?”

“Si” rispose Max estremamente tesa, gettando via il mozzicone di sigaretta.

Shonei la studiò attentamente e alla fine accese la torcia del suo telefono per fare un po’ di luce. “Sei pronta?”

Max non rispose.

“Leggerò solo due pagine, niente di più”.

“Mi voglio fidare di quello che dici”.

“Ok” rispose Shonei aprendo il diario mentre Max deglutiva a vuoto.

Shonei si ritrovò davanti a una foto di Rachel.

“Lei è Rachel” disse Max.

“Chloe, me ne ha parlato. Mi ha anche mostrato una sua foto. Era davvero bella”.

“Si, lo era”.

Shonei iniziò con la lettura.

 

La prima cosa da fare era far uscire dal camper lo spaventoso cane di Frank. Abbiamo usato la classica tecnica da cartone animato: abbiamo lanciato un osso, e da Cujo è diventato Scooby Doo.

 

Shonei rise per ciò che aveva letto e poi disse: “Mi ricordo di Frank, mi ha parlato anche di lui”. Poi continuò con la lettura.

 

Il camper di Frank è esattamente come me lo aspettavo: il classico stile trash da spacciatore. Ma almeno non è stile serial killer. Abbiamo cercato dappertutto e abbiamo trovato quello che Chloe non avrebbe voluto trovare...

 

Shonei guardò Max e chiese: “Cos'era?”

Max non rispose e Shonei riprese con la lettura.

 

Mi dispiace che Chloe abbia dovuto vedere le foto che Rachel ha fatto per Frank, anche se ci teneva davvero a lui. Per lei, questo è solo un altro tradimento, solo un'altra persona cara che l'abbandona. In un modo o nell'altro, ha perso tutti quelli che amava…

 

Shonei si interruppe senza finire di leggere e chiuse il diario dispiaciuta per lei. Si sentì anche un po’ disonesta. Era in compagnia di Max quando in realtà ci sarebbe dovuta essere Chloe al suo posto. Sospirò guardando Max. “Questo diario è assurdo. È come rivangare momenti tristi. Davvero lo vuoi continuare a tenere?”

“Anche se lo buttassi via, non dimenticherei mai ciò che ho vissuto”.

“Esattamente Max, è quello che dico anche io. Quello che c’è scritto qui dentro, non è altro che la tua vita. Però ci sono cose che non vuoi che altri leggano. Dovresti liberartene e riscrivere una nuova parte della tua vita, ma non su fogli di carta. Perché questo non lo renderà più tangibile. Comunque, grazie per avermi fatto leggere. Anzi, ti ringrazio per esserti fidata di me”.

Subito dopo le riconsegnò il diario.

“Quindi mi hai portato qui per permettermi di liberarmi del diario”.

“Se lo vuoi sì”.

Max osservò il diario tra le sue mani, poi guardò Shonei che sembrava essersi intristita dopo aver letto l’ultima parte. “Stai bene?”

“Si Max, io sto bene”.

Max continuò a guardarla non accontentandosi di quella misera risposta. Così Shonei proseguì. “È solo che mi dispiace per Chloe. Io so cosa si prova ad essere abbandonati. Non è giusto che abbia sofferto così tanto nella sua vita. Mi sento una merda ad essere qui con te adesso”.

“Perché?”

“Perché dovrebbe esserci lei. Ma tu sei ancora incazzata e lo capisco però… questo è tutto sbagliato. Liberati di quel diario Max e riscrivi la tua vita e la sua. Credo che niente la renderebbe più felice di ritrovare la sua amica persa già troppe volte. Chloe è un’idiota perché non sa nemmeno da dove cominciare con te. Hai ascoltato cosa ha detto quando è venuta nel mio appartamento. Lei è completamente spaventata e so che lo sei anche tu, ma se vi fate bloccare dalla paura rimarrete sempre al punto di partenza. E concedile ogni tanto il lusso di sbagliare, perché è una testa di cazzo e prima che possa imparare a fare la cosa giusta, deve combinarne qualcuna delle sue. Sa che adesso la salvezza del vostro rapporto dipende tutto da lei e si sente sotto pressione. Lei va nel panico se ha paura di sbagliare e puntualmente è quello che fa, sbaglia. Tu la conosci meglio di me, sai che è così”.

Max era rimasta ad ascoltare tutto senza interromperla, stringendo il diario tra le sue mani. Poi a un tratto capì cosa doveva fare e soprattutto capì a cosa serviva quel buco nella sabbia e la bottiglia di whisky. Si mise in ginocchio lasciando cadere il diario nel buco. Shonei la guardò chiedendole: “Sei proprio sicura?”

Max annuì silenziosa. Shonei prese la bottiglia facendone un sorso e la passò a lei, che la prese svuotando una parte del suo contenuto sul diario. Nel frattempo Shonei prese l’accendino. Max appoggiò la bottiglia sulla sabbia e prese l’accendino tra le mani di Shonei.

“Da domani si riparte da zero?” chiese Shonei.

Max accese l’accendino e lo avvicinò al diario che prese fuoco velocemente. Restarono entrambe sedute a guardare le fiamme che avvolgevano il diario, divorando pagine di storia che non sarebbero mai state cancellate per davvero. Max avvolse le sue gambe con le braccia appoggiando il mento sulle ginocchia, guardando il suo diario diventare sempre più piccolo. I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime e Shonei le si avvicinò mettendole un braccio sulle spalle attirandola più vicina. Max appoggiò la testa contro di lei continuando a guardare le fiamme, mentre Shonei le dava un bacio sul capo.

Ellis stava per andare via per tornare a casa. Sua madre l’accompagnò alla porta.

“Grazie per la cena mamma”.

“Ellis, non avevi nessuna intenzione di invitarci alla mostra, vero?” chiese Margaret con apprensione.

“Mamma, niente mi renderebbe più felice di averti alla mia mostra, ma entrambe sappiamo bene come finirebbe. Ti sentiresti male all’idea che tu sia l’unico componente della famiglia ad essere presente. Io non voglio che tu stia male per questo. E poi a me non interessa affatto che loro ci siano”.

“Io sono tua madre e voglio esserci indipendentemente da tutto. Mi negheresti questo?”

Ellis la guardò riflettendo per qualche istante e poi sorrise. “No mamma, non potrei mai”.

“Mi avviserai quando avrai deciso il giorno?”

“Lo farò” rispose Ellis abbracciando la donna. Poi si staccò da lei salutandola, uscendo di casa. “Ciao Mamma”.

“Ciao Ellis” rispose la donna rimanendo sull’uscio della porta guardando sua figlia allontanarsi.

 

 

Steph era stata indaffarata tutto il tempo servendo ai tavoli. Ogni tanto aveva lanciato un’occhiata al tavolo dov’era seduta Jessie. Tutto andava bene, fino a quando arrivarono le altre amiche della ragazza. Successivamente le ordinazioni di alcolici al loro tavolo erano aumentate. In breve tempo erano già tutte su di giri. In cuor suo sperò davvero che Jessie rimanesse sobria. Chloe tra un’ordinazione e l’altra guardava il suo telefono, cercando di trovare il coraggio di chiamare Shonei per sapere dove fosse. Però poi ci rinunciava sapendo che non poteva permettersi di agire impulsivamente. Aveva fatto una promessa a Kate, che si era offerta anche di aiutarla con Max. Non poteva mandare tutto all’aria tradendo la fiducia della ragazza. Nel frattempo Shonei stava riaccompagnando Max a casa. Quando arrivarono Shonei spense l’auto e restò in attesa che Max si decidesse a dire o fare qualcosa. Dopo aver lasciato la spiaggia era piombata in un silenzio totale. Sembrava preoccupata.

“Max, stai bene?”

“Si Shon”.

“Siamo arrivate”.

“Lo so”.

“Vuoi dormire nella mia auto?” chiese scherzando.

“Non ho sonno”.

“Ti sei pentita di qualcosa?”

“No, credo di aver fatto la cosa giusta”.

“Bene. Cosa vuoi fare adesso?”

“Noi due ci vedremo ancora?”

“Certo che ci vedremo. Non ho nessuna intenzione di sparire per lasciare dello spazio a Chloe. Solo che… insomma… non puoi stare solo con me. È ora che voi due risolviate la vostra situazione. E per quanto mi riguarda io ci sarò sempre per te. Questo non ci allontanerà. Niente e nessuno cambierà quello che c’è tra noi. Anche se ancora non sappiamo esattamente cosa sia”.

“Vuoi salire per un po’?”

“Ehm… non credo sia una buona idea. Sei stata già sotto pressione per tutta la serata. Non è il caso di aggiungere altro carico. E poi le tue amiche saranno già rientrate”.

“Non lo puoi sapere”.

“Appunto, non lo sappiamo. Se mi vedessero adesso sai come reagirebbero. Non voglio che ti rompano i coglioni a causa mia”.

“Ok, ci vediamo domani?”

“Vedremo. Per adesso devi pensare prima a… lo sai…”

“Si, lo so”.

Restarono a guardarsi per qualche istante per poi abbracciarsi. Poi quando interruppero il loro abbraccio, si diedero un bacio a stampo. Max la riabbracciò di nuovo. Restarono così per un intero minuto fin quando non furono interrotte dallo squillo del telefono di Shonei. La ragazza lo estrasse dalla tasca vedendo che era Ashley. Max sentì una sorta di fastidio leggendo quel nome. Shonei lasciò il telefono squillare non rispondendo alla chiamata.

“Perché non rispondi?” chiese Max un po’ sospettosa.

“Perché sicuramente non è nulla di importante”.

“E se invece lo fosse?”

“Beh, in quel caso richiamerà” disse Shonei sorridendo. “Adesso sarà meglio che vada. Ti auguro buonanotte”.

“Buonanotte Shon” rispose Max scendendo dall’auto. Shonei uscì dal parcheggio mentre Max restò dubbiosa a guardare l’auto allontanarsi.

Shonei richiamò Ashley che rispose subito al primo squillo. “Sto arrivando” disse semplicemente richiudendo la chiamata.

 

 

Steph aveva finito il turno ed era appena uscita dallo spogliatoio. Nel locale era rimasta poca gente ormai. Poi mentre si stava dirigendo verso l’uscita, vide Jessie seduta su uno sgabello del bar.

“Ehi Jessie”.

“Ehi Steph” rispose allegramente la ragazza.

“Credevo che fossi andata via”.

“Non potevo, senza offrirti prima qualcosa da bere”.

“Jessie, non è necessario…”

“Oh avanti, siediti”.

“Non hai bevuto già abbastanza?” chiese Steph accorgendosi del suo stato non del tutto sobrio.

“Ti preoccupi sempre troppo. Rilassati”.

Ordinarono qualcosa da bere e dopo che Cooper le servì si allontanò lasciandole sole.

“Stai bene? Hai una faccia”.

“Si, io sto bene Jessie”.

“Sei strana”.

“Io strana? Perché?”

“Ti comporti come se ci fosse qualcosa che non va”.

“E non è così?”

Jessie fece un’alzata di spalle. “Non credo, a meno che non mi sfugge qualcosa”.

“Forse se tu bevessi di meno ti renderesti conto di come stanno le cose”.

“Che vuoi dire?”

Steph appoggiò il bicchiere sul bancone. “Sai una cosa? Lascia stare, non è niente. Ora scusami ma devo andare”.

Steph si alzò dallo sgabello per andare via ma Jessie la seguì, traballando cadendo a terra. Steph si avvicinò velocemente per aiutarla ad alzarsi.

“Jessie, ti sei fatta male?”

“Io non credo…” rispose la ragazza cominciando a ridere.

“Dio, ma perché ti stai facendo questo?”

“Sono solo inciampata, sono cose che succedono”.

“Quando si è nelle tue condizioni sicuramente. Alzati su, ti accompagno a casa”.

Così uscirono fuori dal locale mentre gli ultimi clienti rimasti le guardavano ridendo, divertiti dalla scena. Salirono nell’auto di Steph per tornare a casa e durante il tragitto, quest’ultima sembrava davvero infastidita dall’accaduto. A quanto pare bere stava diventando un’abitudine per Jessie. Steph lo aveva già visto troppe volte, a cosa poteva portare un’abitudine del genere. Chloe ne era stato l’esempio perfetto.

“Grazie per riaccompagnarmi a casa” disse Jessie con la voce impastata dall’alcool.

“Eri con Mary e le altre. Perché non sei andata via con loro?”

“Perché avevo detto che ti avrei aspettata”.

“Beh, questa sarà l’ultima volta. Gradirei che non mi aspettassi più fino alla chiusura. Dopo una giornata di lavoro non vorrei fare da autista”.

“Ti pesa così tanto riaccompagnarmi? Viviamo nello stesso condominio”.

“Questo però non ti dà il diritto di approfittarne. Non approvo il tuo modo di affrontare la tua rottura con Owen”.

“Cosa? Tu non approvi?”

“Sembra che stai cercando di affogare i tuoi dispiaceri nell’alcool come fanno tutti. Quando bevi non sei in te e potresti ficcarti in guai seri”.

“Beh, non succederà visto che ci sei tu”.

“Io non posso esserci!”

“E per quale motivo?”

“Questa è l’ultima volta che ti riaccompagno a casa, è l’ultima volta che servo al tuo tavolo e spero anche che sia l’ultima volta che ti vedo al Paradise!”

“Perché diavolo ti stai comportando così’?!”

“Lo sai bene perché! Noi due non possiamo essere amiche, ne avevamo già parlato. Non posso essere io ad aiutarti e a starti vicino”.

“Perché no?!”

“Perché non posso e se fossi stata sobria l’ultima volta, lo sapresti bene!”

A quelle parole Jessie non disse più nulla.

 

 

Quando arrivarono all’appartamento della ragazza, Steph l’aiuto ad aprire la porta e farla entrare. Jessie si diresse verso la cucina aprendo il frigo e tirando fuori una birra. Steph la guardò spalancando gli occhi. Si diresse verso di lei sfilandole la bottiglia dalle mani.

“Adesso basta!”

“Sbaglio o hai detto che non possiamo essere amiche?! Che non puoi aiutarmi e starmi vicino?! Bene, se è così allora quello che faccio, non sono affari tuoi! Vattene via!”

Steph sbatté con violenza la bottiglia sul ripiano della cucina. “Fai come cazzo ti pare! Se vuoi rovinarti la vita, fa pure! Non me ne frega un cazzo!”

Si diresse velocemente verso la porta per andare via, ma poi Jessie disse qualcosa. “Non è stata colpa tua quello che è successo l’altra volta” disse la ragazza con voce sommessa.

Steph si bloccò di colpo sulla porta voltandosi a guardarla con un’espressione sorpresa e confusa. “Che cosa hai detto?”

Jessie si appoggiò di spalle al ripiano della cucina guardandola.

“Stavi solo fingendo. Tu ricordi cosa è successo” disse Steph.

Jessie abbassò lo sguardo verso Kira che si avvicinava alle sue gambe.

“Perché mi hai lasciato credere che non ricordassi nulla?”

Forse perché credevo che così fosse più semplice, ma non lo è perché ti senti lo stesso responsabile. Questo ti sta allontanando da me e non voglio, non chiedermi il motivo”.

“Se non sono io ad essere responsabile, allora di che è la colpa?”

“Mia, la colpa è soltanto mia. Volevo vedere quanto fosse sincero il tuo interesse per me. Perché volevo dimostrare a me stessa di poter andare avanti anche senza Owen. Perché volevo semplicemente che succedesse, ma poi tu sei andata via…” disse Jessie con un’alzata di spalle.

Steph si avvicinò piazzandosi davanti a lei. “Tu… volevi che succedesse?”

Alla fine di tutto ciò che aveva detto la ragazza, l’unica cosa a cui aveva dato davvero importanza Steph, era quell’ultima frase. Lei voleva che succedesse, quindi non era stata solo colpa dell’alcool oppure del suo desiderio irrefrenabile di stare con Jessie.

“Ed è ancora così?” chiese Steph.

Jessie scosse la testa. “Non lo so… sono confusa e tutto questo è nuovo e incomprensibile per me, perché io…”

Steph cercò con tutte le sue forze di trattenersi non riuscendoci. Afferrò il viso di Jessie baciandola. Poi si staccò quando sentì una mano della ragazza sulla spalla, con l’intenzione di respingerla. Si guardarono per un breve istante ma poi Steph ignorò completamente la sua esitazione e la baciò di nuovo e questa volta Jessie non oppose nessuna resistenza. Si spostarono camminando verso la camera da letto continuando a baciarsi. Si sdraiarono sul materasso e Steph le sfilò la maglietta velocemente fiondandosi a baciarle il collo mentre le sbottonava i pantaloni. Poi fece scorrere una mano tra le sue gambe e Jessie le bloccò la mano spaventata.

“Steph, io non…”

“Shhh, è tutto ok” mormorò Steph per rassicurarla. Ormai Steph aveva perso del tutto il controllo e continuò mentre Jessie la lasciò fare, complice anche l’alcool che aveva in circolo e soprattutto, il desiderio di non perdere l’amicizia della ragazza.

 

 

Chloe tornò a casa chiudendosi nella sua stanza sedendosi sul letto, ripensando alle parole di Kate. Ma soprattutto chiedendosi dove fossero Max e Shonei. Non immaginava nemmeno che in quel preciso istante, tutte le sue raccomandazioni a Steph, erano state completamente ignorate.

 

 

Max nella sua stanza finse di dormire quando qualcuno si affacciò nella sua camera per poi richiudere la porta. Dopo essersi assicurata che l’amica fosse rientrata a casa, Kate inviò un messaggio a Chloe, immaginando che potesse essere preoccupata.

 

Kate: Max è casa.

 

Chloe prese il telefono leggendo il messaggio.

 

Chloe: Bene.

·        Allora ci vediamo domani per pranzo?

 

Kate rispose dopo aver riflettuto per qualche istante.

 

Kate: No, vieni prima.

Chloe: Va bene.

 

Chloe sospirò temendo il peggio.

 

 

Kate lasciò il telefono sul comodino. Sperava davvero di fare la cosa giusta. In realtà era preoccupata per la possibile reazione di Max alla vista di Chloe nel loro appartamento, però non aveva altra scelta. La presenza di Shonei si stava facendo sempre più assidua. Non poteva dimenticare la sera in cui Max aveva pianto a dirotto. Inoltre Chloe aveva delle enormi difficoltà a riavvicinarsi a lei e aiutandola, avrebbe aiutato indubbiamente anche la sua amica. Il punto era che stava facendo tutto di nascosto, perché se Max avesse saputo dell’invito, probabilmente si sarebbe opposta. Rimase a fissare il soffitto chiedendosi dove fosse il limite e su fin dove poteva spingersi qualcuno, pur di aiutare un’amica. Era davvero lecito agire alle sue spalle per il suo bene? Si rispose che forse era giusto. Ma era solo un modo per mettere a tacere la sua coscienza, visto che le stava già nascondendo ciò che aveva fatto Victoria, rivelando ad Ellis le sue difficoltà con il lavoro.

 

 

Ellis dopo essere tornata a casa, si diresse nella stanza dove c’erano le foto che sarebbero state presentate alla mostra. Si fermò ad osservare alla parete, la foto incorniciata di Eleanor. Rimase ad osservarla riflettendo, ma ormai aveva già preso una decisione. Forse era giunto il momento di dare la svolta decisiva. Poi si spostò fermandosi davanti a un’altra foto incorniciata e questa volta un sorriso comparve sulle sue labbra.

 

 

Max continuò a girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, rivedeva il diario in fiamme, ma soprattutto rivedeva quel nome, Ashley. Perché mai Shonei aveva evitato di rispondere alla telefonata in sua presenza? Se fosse stata sola avrebbe sicuramente risposto. Ma se era davvero così, forse significava che Shonei le stava nascondendo qualcosa, ma cosa? Non era ancora del tutto certa dei suoi sentimenti per Shonei, ma se davvero era innamorata di lei, sarebbe mai stata capace di accettare la presenza costante di un’altra persona, che per la ragazza era sempre stata importante? Così Max passò la nottata divorata dal dubbio e dall’incertezza.

 

 

Shonei si alzò dal letto accendendosi una sigaretta. Spalanco la finestra appoggiandosi sul davanzale pensando a ciò che aveva letto di Chloe sul diario. Sapeva di non essere stata del tutto sincera con lei. Non aveva mai fatto parola del suo interesse verso Max, anche perché non era tenuta a farlo. Ma allora perché si sentiva così sleale? Perché sentiva di averla tradita in qualche modo? E se davvero i suoi sentimenti per Max non erano solo un bagliore, sarebbe mai stata capace di chiudere definitivamente con Ashley? Jeffrey prima o poi sarebbe tornato e a quel punto cosa ne sarebbe stato di loro due? Ashley cosa avrebbe fatto? L’avrebbe mandata via e ne avrebbe sofferto. Quello che Shonei non sapeva, è che c’era di molto peggio ad attenderla. Presto sarebbe venuta a conoscenza di qualcosa di inaspettato, che l’avrebbe distrutta e portata a cadere davvero in basso.

 

 

Ashley continuò a guardare Shonei alla finestra, mentre il senso di colpa si abbatteva su di lei con tutta la sua forza. Quando Shonei tornò a letto, lei si voltò dall’altro lato dandole le spalle. Shonei si sdraiò accanto a lei abbracciandola da dietro stringendola forte. Ashley strinse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.

 

 

Domenica 23 luglio 2017

Kate stava facendo colazione quando Victoria uscì dalla sua stanza già pronta per uscire.

“Buongiorno Kate”.

“Buongiorno, ma stai per uscire?”

“Si”.

“Non lavorerai anche oggi spero”.

“No, però mi devo incontrare con alcuni colleghi di lavoro. Hanno insistito così tanto per fare colazione insieme, che non ho potuto proprio rifiutare”.

“Per pranzo sai qui vero?”

“Assolutamente sì, per quanto li possa apprezzare come colleghi, non ho nessuna intenzione di passare la mia giornata libera con loro”.

“Bene”.

“Per caso ti mancherei troppo?” chiese Victoria per scherzare.

“Oggi si”.

Victoria tornò seria guardandola confusa. “Mi sono persa qualcosa?”

“Ieri ho avuto un’idea”.

“Ah e sarebbe?”

“Oggi avremo un ospite per pranzo”.

“Un ospite? Chi?”

“Chloe”.

Victoria rimase di sasso a quella notizia. “Cosa?”

“Si, ho deciso di invitare Chloe a pranzo”.

“Davvero?”

“Si, davvero”.

“Questo vuol dire che Max e Chloe non sono più ai ferri corti? Se non ricordo male l’ultima sera che abbiamo passato insieme, sembrava avessero litigato”.

Kate rimase in silenzio evitando di dire qualsiasi cosa, bevendo un sorso del suo caffè. Victoria la guardò con sospetto. “Tra loro è tutto ok, vero?”

“Dipende da cosa intendi per tutto ok”.

Victoria spalancò gli occhi. “Oh mio Dio!”

“Shhh, Max sta ancora dormendo, non vorrai mica svegliarla?”

“Questo vuol dire che lei non sa nulla della tua splendida idea”.

“Beh, sai bene che Max è stata tutto il tempo con Shonei. Quando siamo rientrate ieri sera, lei era già a letto e non potevo svegliarla”.

“Oh certo, ti fa comodo che lei non si svegli adesso. Più tardi lo scopre, meglio è, giusto? È incredibile, non me lo sarei mai aspettato da te”.

“Oh avanti, lo sai bene anche tu che la situazione di Max con Chloe, non sta affatto migliorando. Inoltre Shonei è sempre in mezzo e…”

“Un momento, cosa c’entra Shon adesso?”

“Beh, è evidente che a Max piaccia molto Shon e…”

“Ah, ma davvero?” chiese Victoria con sarcasmo. “Strano che ti lamenti ora. Se non ricordo male, quando ero io a non approvare la presenza costante di Shon, pensavi che stessi esagerando. Mi spieghi cosa ti ha fatto cambiare idea?”

Kate sospirò. “Non riesco a dimenticare la sera che Max è rientrata stravolta. Alla fine non abbiamo realmente capito cosa sia successo, ma una cosa la sappiamo per certa. Era in compagnia di Shon, questo vuol dire che lei potrebbe esserne la causa. Ho anche parlato direttamente con Shon, ma lei non ha voluto dirmi nulla”.

“Hai parlato con lei?”

“Si, ci ho parlato e a quanto pare non ha nessuna intenzione di prendere le distanze da Max”.

Victoria incrociò le braccia riflettendo. “Non ha nessuna importanza se Shon ne è la causa”.

“Cosa?” chiese Kate sorpresa, quasi scioccata.

“Kate, ti vorrei far notare che nonostante possa essere successo qualcosa tra loro, Max continua a frequentarla. Questo vuol dire che molto probabilmente è stata una cosa passeggera”.

“Come puoi dire una cosa del genere?”

“Posso dirlo perché è evidente Kate. Avanti, cosa vorresti fare? Vietare a Max di vederla?”

“No, non dico questo”.

“E poi cosa c’entra Chloe in tutto questo?”

“Le cose tra loro non stanno andando come dovrebbero. Se Max e Chloe riuscissero a superare le loro divergenze, passerebbero molto più tempo insieme. In questo caso Shon passerebbe in secondo piano e inoltre Chloe potrebbe scoprire cosa sia realmente successo tra loro. E poi lo sai anche tu che Max ci tiene ancora molto a Chloe, anche se non vuole ammetterlo. Dobbiamo aiutarle”.

“E come potrebbe questo pranzo, risolvere le cose tra loro? Me lo spieghi? Tra l’altro Max non ne sa nulla e potrebbe non gradire la sua presenza a sorpresa”.

“Sembra che tutto a un tratto non ti importi più nulla di Max”.

“Non è questo. La verità è che non possiamo intrometterci nelle sue vicende personali, perché otterremmo il risultato contrario. Potremmo solo peggiorare la situazione. Credimi Kate, è meglio lasciare che le cose si evolvano da sole”.

“Bene, questo vuol dire che ti stai tirando indietro”.

“Sappi che non approvo affatto ciò che hai in mente. Invitare qui Chloe, senza mettere al corrente Max è un grosso errore. Non voglio partecipare a tutto questo”.

“Si certo, come se tu non avessi fatto la stessa cosa, parlando ad Ellis dei suoi problemi con il lavoro”.

Victoria a quel spalancò gli occhi. “Questo è un colpo basso”.

“Ma davvero? Bene”.

“Santo cielo Kate, quella era una cosa diversa”.

“Non credo proprio”.

“Si trattava della sua professione…”

“E questo invece della sua vita privata”.

“Non è la stessa cosa”.

“Si invece, perché se Max scoprisse che c’è il tuo zampino dietro la sua assunzione allo studio di Ellis, ci rimarrà malissimo. Hai agito alle sue spalle come sto facendo io. Quindi è la stessa e identica cosa. Siamo nella stessa barca”.

“Non stai minacciando di rivelare tutto a Max, vero? Perché questo sarebbe davvero contrario alla tua etica religiosa”.

“Non ti sto minacciando. Ho voluto solo spiegarti come stanno le cose. Hai voluto che tenessi la bocca chiusa per aiutare Max e l’ho fatto. Ora io ti sto chiedendo di darmi una mano”.

Victoria sospirò. “E va bene, d’accordo”.

“Quindi non mancherai a pranzo, vero?”

“E perdermi tutto lo spettacolo? Neanche per sogno” disse Victoria ridacchiando. “Sarà un bagno di sangue”.

“Ti prego Victoria, ho già la tachicardia al solo pensiero”.

“Accidenti, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da parte tua. Insomma, immaginare che satana ti stia aspettando all’inferno con il forcone in mano, non ha prezzo” disse Victoria ridendo prendendosi gioco di Kate.

“Victoria…”

“Stavo solo scherzando Kate. Però per sicurezza faresti bene a pregare. Ci vediamo dopo” disse Victoria uscendo di casa divertita dall’espressione di colpa di Kate.

 

 

Jessie si svegliò con un forte mal di testa. Si stropicciò gli occhi sbadigliando restando a guardare il soffitto, mentre uno strano pensiero si insinuava nella sua mente. Poi si voltò a guardare al suo fianco trovandosi faccia a faccia con Steph. Il respiro le si bloccò in gola. Steph stava dormendo profondamente. A quel punto Jessie si rese realmente conto che non era solo un pensiero o un sogno, era successo per davvero. Maledicendosi, sì alzò lentamente dal letto per cercare di non svegliare la ragazza, si rivestì e lasciò l’appartamento. Non voleva essere lì quando Steph si sarebbe svegliata.

Chloe si alzò dal letto chiudendosi in bagno per fare una doccia. Poi si vestì e dopo aver dato da mangiare al gatto, preparò un caffè. Guardò l’orologio e vide che erano già le dieci. Aveva dormito troppo ma aveva una buona giustificazione. Il pensiero di andare a pranzo da Max, non l’aveva aiutata ad addormentarsi. Sfinita dalla stanchezza, si era addormentata svegliandosi tardi. Dopo aver preso una tazza di caffè, vide Flerk miagolare strusciandosi sulle sue gambe.

“Ehi, palla di pelo, vieni qui” disse Chloe prendendolo in braccio per fargli un po’ di coccole. “Oggi non posso restare a giocare con te, ho un impegno importante. Starai qui con Steph, tanto anche lei ha la mattinata libera. Infatti sta facendo tardi anche lei a buttarsi giù dal letto. Che dici, la svegliamo? Eh?”

Si avviò verso la stanza da letto della sua amica, mettendo a terra Flerk. Aprì la porta mentre diceva: “Ehi dormigliona, hai intenzione di dorm…”

Restò a guardare con gli occhi spalancati il letto intatto di Steph con la mano appoggiata sulla maniglia. Sembrava che la sua amica non fosse rientrata a casa. Steph era stata la prima a lasciare il locale, ma dove era finita?

“Cazzo!”

Tornò velocemente nella sua camera da letto e prese il telefono per chiamarla.

Lasciò squillare a lungo il telefono. “Avanti rispondi!” disse Chloe preoccupata che le fosse successo qualcosa.

 

 

Steph si svegliò sentendo gli squilli insistenti. Allungò un braccio verso il comodino accanto al letto afferrando il telefono. Diede una sbirciata al display leggendo il nome della sua amica. Poi vide l’ora e si alzò a sedere di scatto. “Merda!”

Si voltò al suo fianco vedendo che Jessie non c’era. Poi trovò la forza per rispondere al telefono. “Ehi…”

“Steph, dove sei?! Stai bene?!”

“Ehm… sì… sto bene!”

“Dove diavolo hai passato la notte?!”

“Chloe, rilassati ok?!”

“Rilassarmi?! Mi sono spaventata a morte non trovandoti nella tua stanza!”

“Non devi preoccuparti, non è successo nulla e sto bene!”

Chloe fece un sospiro di sollievo. “Ok, quando torni a casa?”

“Sto già arrivando”.

“Ok, ti aspetto”.

“Ok”.

Steph terminò la chiamata passandosi una mano tra i capelli. Poi guardò l’altro lato del letto vuoto, chiedendosi dove fosse Jessie. Si alzò rivestendosi e uscì dalla stanza aspettandosi di trovare la ragazza in cucina, ma non c’era. Allora provò in bagno ma non era nemmeno lì. Dopo aver ispezionato tutto l’appartamento iniziò a preoccuparsi. Non era decisamente un buon segno. Kira aveva cominciato a miagolare non appena l’aveva vista. Vedendo che la sua ciotola era vuota, cercò le crocchette e le diede da mangiare. Era tentata di chiamarla al telefono ma si accorse che la ragazza lo aveva lasciato in casa. Così trovò un blocchetto di fogli adesivi. Scrisse una semplice parola e tirò via il foglietto. Si girò intorno riflettendo. Poi entrò in bagno e lo attaccò allo specchio sopra al lavello. Lasciò l’appartamento della ragazza per tornare al suo. Prima di aprire la porta fece un profondo respiro ed entrò trovando Chloe seduta sul divano a coccolare Flerk. Chloe si alzò dal divano avvicinandosi a lei come per assicurarsi che stesse davvero bene.

“Vuoi darti una calmata?”

“Allora stai bene davvero”.

“Pensavi stessi scherzando?”

“Dove sei stata?”

“Ho… passato la notte altrove…” rispose Steph andando a prendersi una tazza di caffè.

“E dove?” incalzò Chloe.

“Hai intenzione di farmi il terzo grado?” chiese Steph riempendosi la tazza e voltandosi verso l’amica, appoggiandosi di spalle al ripiano della cucina.

“Non posso saperlo?”

“Sono stata altrove” disse Steph bevendo un sorso del suo caffè.

“Questo sono stata in grado di capirlo da sola”.

“Sono stata da qualcuno…”

“Questo qualcuno ha un nome?”

“Certo che ce l’ha” rispose Steph continuando a bere il suo caffè.

Chloe la guardò con aria interrogativa. “Tu non vuoi dirmi con chi eri”.

“Non è importante”.

Chloe scosse la testa mentre rientrava nella sua stanza per mettersi le scarpe. Steph si tranquillizzò per lo scampato pericolo, ma ad un trattò Chloe si bloccò sulla porta e si voltò verso di lei.

“Ieri sera c’era Jessie al locale. A un certo punto l’ho vista da sola”.

Steph rimase in silenzio.

“Non eri con lei, vero?”

Steph non disse nulla.

“Oh mio Dio, hai passato la notte con lei. Cosa c’è, per caso aveva bisogno di nuovo di essere consolata?”

“Chloe, per favore” rispose Steph voltandole le spalle e mettendo la tazza nel lavandino.

“Steph, guardami”.

“Dannazione, cosa vuoi?” chiese voltandosi e quando i loro occhi si incontrarono, Chloe capì cosa era successo.

“Non dirmi che…”

Steph si sedette sul tavolo della cucina a sguardo basso.

“Cazzo Steph… che hai fatto?” chiese Chloe con un filo di voce.

“Niente che lei non volesse” rispose a bassa voce Steph senza guardarla.

Per Chloe quella fu un’ammissione su ciò che era successo. “Perché?”

Steph fece un’alzata di spalle. Chloe sospirò chiudendo gli occhi per un attimo e poi ridestandosi disse: “Adesso devo andare, non ho tempo per questo, ma ne riparleremo”.

“Non c’è niente di cui parlare. Quello che è successo è successo e basta”.

“È quel basta che non mi convince” disse Chloe entrando nella sua stanza. Si infilò le scarpe, prese il portafogli, le sigarette e le chiavi dell’auto. Uscì dalla sua stanza. “Non aspettarmi per pranzo”.

“Dove vai?”

“Mi vedo con qualcuno” rispose Chloe con sarcasmo accentuando l’ultima parola.

Steph roteò gli occhi in alto.

“Vado a pranzo da Max”.

“Davvero?” chiese Steph sorridendo sorpresa.

“Già”.

“Wow, ti ha invitata a casa sua? È un buon segno”.

“A dire il vero mi ha invitata Kate e Max non ne sa nulla, almeno credo”.

“Cazzo, stai andando da lei e non lo sa?” chiese Steph preoccupata.

“A quanto pare…”

“Ma lei è incazzata con te”.

“Lo so questo”.

“Ti stai ficcando nella merda, lo sai?”

“Senti da che pulpito arriva la predica” rispose Chloe. “Comunque, mal che vada torno qui, così potremo pranzare insieme e capire come mai la nostra vita sta andando a puttane”.

“Beh, in bocca al lupo Chloe. Non fare cazzate e stai lontano dai guai”.

Chloe stava per risponderle facendo riferimento di nuovo a ciò che aveva combinato lei con Jessie.

“Ah-ah, non dirlo” disse Steph alzando una mano per bloccare l’ennesima predica.

“Adesso vado e in mia assenza non scoparti di nuovo Jessie” disse Chloe uscendo dall’appartamento, lasciando Steph alle grinfie di Flerk che la guardava soffiando.

“Beh, buongiorno anche a te gatto degli inferi”.

 

 

Mentre Victoria era a colazione con i suoi colleghi, Chloe andò in pasticceria per prendere una torta al cioccolato e una bottiglia di Rum. Kate invece era passata a comprare l’occorrente per il pranzo. Tornò a casa che Max stava ancora dormendo. Per pranzo aveva deciso di preparare un primo a base di gamberi cotti nel burro, su un letto di crema di farina di mais. Max amava il pesce, chissà se questo avrebbe allietato un po' la giornata che l’attendeva. Per secondo, del pollo fritto con un’insalata di cavolo, carote e cipollotto, condito con una salsina di yogurt magro, senape, maionese ed erba cipollina. Per dolce non avrebbe preparato nulla, lasciando a Chloe l’onore di provvedere. Aprì il frigo per recuperare alcuni ingredienti e notò che la maionese era finita. “Oh no, e adesso? Non mi va di uscire di nuovo. Uhm, posso provare a chiedere ai ragazzi”.

Chiuse il frigo per andare da Timothy e Aaron e quando aprì la porta si ritrovò davanti Chloe con una busta in mano e una scatola in cui ci doveva essere sicuramente il dolce.

“Chloe, sei qui?”

“Appena arrivata”.

“Buongiorno”.

“Buongiorno a te, posso entrare?”

“Oh sì, che sbadata. Accomodati pure”.

“Grazie” rispose Chloe girandosi intorno chiedendosi dove fosse Max.

Kate, quasi come averla letta nel pensiero disse: “Sta ancora dormendo”.

“Oh, capisco”.

“Questo è il dolce?” chiese Kate indicando la scatola.

“Sì e anche una bottiglia di Rum”.

“Dai pure a me, li metto in frigo”.

“Ok”.

Dopo aver chiuso il frigo Kate disse: “Ascolta, devo andare un attimo al piano di sopra”.

“A fare cosa?”

“Ho dimenticato di prendere la maionese e sono sicura che Aaron e Tim, ne avranno sicuramente”.

“Ci metterai molto?” chiese Chloe preoccupata.

“No, faccio presto e non preoccuparti, perché a quanto pare non vuole decidersi a svegliarsi oggi”.

“Nel frattempo posso andare in bagno?”

“Certo”.

Kate le indicò la porta del bagno e uscì dall’appartamento. Chloe entrò in bagno per sciacquarsi un po’ il viso. Iniziava a innervosirsi di trovarsi lì. Si guardò allo specchio augurandosi di non avere altre brutte sorprese per quella giornata. In quel momento Max uscì dalla sua stanza sbadigliando, mentre si grattava la testa. Vide sui ripiani della cucina buste della spesa e nessuno in giro. Prese un bicchiere e si avvicinò al frigo. Prese la bottiglia del succo di arancia in frigo e se ne versò un po’. Rimise la bottiglia al posto richiudendo il frigo. Poi mentre beveva un sorso del succo d’arancia si bloccò confusa. Riaprì di nuovo il frigo e vide la scatola con sopra stampato il nome di una pasticceria. “Ma che diavolo…”

Richiuse il frigo riflettendo. “Non è il compleanno di nessuno oggi”.

Scrollò le spalle e continuò a bere il suo succo velocemente. Si diresse verso il bagno e non appena appoggiò la mano sulla maniglia, Chloe aprì la porta. Max spalancò gli occhi e la bocca dalla sorpresa, temendo di stare ancora dormendo.

Chloe sorrise nervosamente. “Ehm… buongiorno Max, scusami se ti ho occupato il bagno”.

Max continuava a guardarla come paralizzata.

“Fatto le ore piccole ieri, eh?” disse con ironia Chloe.

A quelle parole, Max si ridestò rendendosi conto che era davvero sveglia. Solo dopo si ricordò di essersi appena alzata dal letto e aveva addosso solo una canotta, dei pantaloncini e girava per casa scalza. “Oddio!” disse ritornando velocemente nella sua stanza chiudendo la porta per vestirsi.

Chloe si avvicinò alla porta della sua stanza da letto appoggiando l’orecchio alla porta, sentendo la ragazza borbottare qualcosa di incomprensibile. Chloe sorrise divertita dalla reazione della sua amica. Poi si allontanò attendendo che uscisse. Max nel frattempo si stava rivestendo velocemente passando da una parte all’altra della stanza.

Sentendo strani rumori Chloe chiese: “Max, è tutto ok lì dentro?”

“Si, si, tutto ok” rispose Max cadendo mentre cercava di infilare una gamba dei jeans, saltellando.

Chloe sentendo il tonfò si avvicinò di nuovo alla porta della stanza della ragazza. “Max, cosa è successo?” chiese preoccupata.

“Ehm, nulla Chloe. Sono solo inciampata”.

Chloe sorrise dicendo sottovoce: “La solita pasticciona”.

Finalmente Max uscì dalla sua stanza vestita, con un’espressione strana sul volto. Chloe la guardò sorridendo mentre si riavvicinava a lei. “Ok, ricominciamo da capo. Buongiorno Max”.

“B-buongiorno Chloe. Scusa la sorpresa ma non immaginavo di vederti qui”.

“Lo capisco. Non sei stata messa al corrente visto che eri ancora a letto”.

“Già” disse Max annuendo ripensando al dolce in frigo.

“Lo so che sei ancora arrabbiata con me e forse non dovrei essere qui. Ma vedi, ieri sera Kate mi ha invitata a pranzo e io non me la sono sentita di dirle di no. Lo so che questa non è una buona giustificazione. Capisco se non vuoi che io rimanga. Posso anche andare via se…”

“No!” rispose tempestivamente Max.

Chloe rimase sorpresa dalla risposta e dalla sua determinazione. “O-ok, allora resto”.

In quel momento Kate rientrò nell’appartamento vedendo le due ragazze. “Ah Max, ti sei svegliata”.

“Sì”

“Bene, allora io preparo il pranzo”.

“Posso dare una ma…” disse Chloe interrotta da Kate.

“Non se ne parla nemmeno, sei nostra ospite. Piuttosto, Max che ne dici se nell’attesa andate a farvi un giro da qualche parte?”

“Ehm, io…”

“Non è necessario Kate” intervenne Chloe.

“Beh, non vorrete restare qui a guardare me preparare il pranzo?”

“Dov’è Victoria?” chiese Max.

“È uscita, aveva una colazione con i suoi colleghi ma sarà qui per pranzo”.

“Chloe, puoi venire un attimo in camera mia?” chiese a quel punto Max.

“Io? Si, certo” rispose Chloe dirigendosi nella sua stanza seguita da Max che lanciò un’occhiata a Kate.

Appena entrarono in stanza, Max disse: “Puoi darmi momento? Arrivo subito”.

“Ok, va bene”.

Max uscì dalla sua stanza chiudendo la porta avvicinandosi a Kate. “Cos’è questa storia?” chiese sottovoce per non farsi sentire da Chloe.

“Quale storia?”

“Lo sai bene a cosa mi sto riferendo”.

“Ti riferisci all’invito?”

“Sì” rispose Max spazientita.

“Scusa Max, credevo che ti avrebbe fatto piacere. Insomma, tu hai deciso di darle una possibilità e pensavo che fosse una buona idea”.

“Abbiamo discusso l’ultima volta che ci siamo viste”.

“Allora potrete chiarirvi”.

“Dici sul serio Kate?”

“Ascolta Max, io credevo davvero che tu volessi abbandonare questa sorta di guerra tra voi”.

“Ed è così, solo vorrei essere avvisata prima. Soprattutto gradirei che nessuno prendesse delle iniziative per quanto riguarda me e lei”.

 

 

Nel frattempo Chloe si girava intorno osservando la stanza di Max. Era diversa da quella che aveva ha Seattle, però ogni cosa le ricordava alcuni momenti vissuti con lei. Vide la chitarra ricordando il giorno in cui aveva tentato di capire qualcosa di più su Max, dopo aver letto il suo diario.

 

“Magari avresti voluto baciare qualcun altro, tipo Warren. Lui sicuramente avrebbe risposto al bacio. In quel caso si che sarebbe stato davvero un bacio. Insomma, ho fatto un cazzo di casino come sempre”.

“Chloe, non hai fatto nessun casino, sono stata io a decidere di farlo! Non mi hai costretta contro la mia volontà!"

“Sarà stato orribile! Voglio dire, non ti sarebbe mai venuto in mente di farlo se non fosse per stupida sfida che ti ho lanciato! Non doveva andare così! Non è una cosa piacevole!"

“Chloe, ti vuoi fermare un attimo?!”

“Mi dispiace Max, davvero! Sono un’idiota!"

“Chloe per favore smettila…”

“Doveva essere una cosa bella il tuo primo bacio, qualcosa di piacevole e invece io...”

“Chloe, ma chi ti dice che non mi sia piaciuto?!”

 

Si voltò a guardare verso il letto, perdendosi nel ricordo di un mattino in cui Max si era svegliata e stiracchiandosi, le aveva inavvertitamente dato un colpo in faccia. Chloe aveva finto di avere il naso rotto, prendendosi gioco di lei. Poco dopo si erano ritrovate a scherzare e ridere tra loro.

 

“Ahia... cazzo... beh, grazie per il buongiorno Max”.

“Oddio, Chloe scusami, ti ho fatto male?”

“Scherzi? No, niente di grave, mi hai solo rotto il naso. Ho passato di peggio”.

“Cazzo Max, riesco sempre a fartela eh”.

“Oooh... sei un’idiota Chloe”.

“È troppo facile con te Max, dovresti iniziare a seguire un corso di furbizia. Se vuoi ti insegno io”.

“Un giorno te la farò pagare”.

“Uuuh, che paura, non vedo l’ora”.

“Si, ridi finché puoi Chloe, perché quando sarò io a fregarti allora rimpiangerai i continui scherzi che mi fai”.

“Scusa ma è più forte di me, sei la migliore vittima che io abbia mai avuto in vita mia. In questo non sei cambiata affatto Max”.

 

Chloe sorrise, finché non si ricordò di com’era finita quella lotta tra loro. Si erano ritrovate faccia a faccia a guardarsi. Il silenzio era calato tra loro e sembrava tutto molto strano. Come se il tempo si fosse fermato in quel preciso istante. Ma poi era arrivata Vanessa interrompendo tutto. Poi si girò a guardare la scrivania ricordando uno degli errori più grandi che aveva commesso nei confronti dell’amica. Era riuscita a cavarsela senza farsi scoprire ma poi...

 

“Hai avuto anche il coraggio di prendertela con mio padre per aver acceso il tuo telefono! Quando tu per prima hai violato la mia privacy! Come David ha fatto con te! Tu non sei da meno! Punti il dito contro gli altri ma tu sei come loro!”

“Max, ora sei arrabbiata e hai tutto il diritto di esserlo, ma…”

“Fin dove hai letto?!”

“Cosa?! Che importanza ha questo…”

“Per me ne ha, fin dove hai letto Chloe?!”

“Non ho letto tutto…”

“Fin dove hai letto?!”

“Fino… all’ultima pagina…”

 

Chloe si avvicinò alla scrivania, chiedendosi se in uno di quei cassetti, ci fosse ancora il suo diario. In quel momento entrò Max, richiudendo la porta alle sue spalle. Guardò Chloe che sembrava assorta nei suoi pensieri. Sembrava non essersi nemmeno accorta della sua presenza.

“Chloe…”

“Mi dispiace Max” disse Chloe lasciando spiazzata Max, che non sapeva bene a cosa si stesse riferendo.

Chloe si voltò a guardarla. “Ti giuro che ero soltanto preoccupata, perché so bene cosa significa passare il limite. Temevo che avresti fatto qualcosa di cui ti saresti pentita. Non voglio dirti come vivere la tua vita. Io non ho nessun diritto su di te e non l’ho mai avuto”.

Max comprese che si stesse riferendo all’ultima discussione che avevano avuto.

“Ti ho scritto dei messaggi a cui non hai risposto, quindi suppongo che tu sia ancora arrabbiata con me. Volevo scusarmi. Lo so che spesso esagero. Devo imparare a tacere ogni tanto”.

“È tutto ok…”

“No, non lo è affatto. Continuo a sbagliare tutto e così non va bene. Spero di avere ancora una possibilità per recuperare il rapporto tra di noi”.

Max sospirò ripensando alle parole di Shonei la sera prima.

 

 

E concedile ogni tanto il lusso di sbagliare, perché è una testa di cazzo e prima che possa imparare a fare la cosa giusta, deve combinarne qualcuna delle sue. Sa che adesso la salvezza del vostro rapporto dipende tutto da lei e si sente sotto pressione. Lei va nel panico se ha paura di sbagliare e puntualmente è quello che fa, sbaglia.

 

 

“Noi dobbiamo ripartire da zero e non è facile per entrambe. Forse abbiamo iniziato nel modo sbagliato, non lo so. Dobbiamo ancora cercare il modo di far funzionare tutto quanto. Tu dovresti riflettere un po’ di più prima di dire o fare qualcosa e io… dovrei cercare di essere più tollerante. La nostra situazione non è facile e non posso pretendere che le cose vadano già bene”.

Chloe restò ad ascoltarla sorpresa dalle sue parole. In realtà non sapeva cosa aspettarsi, ma certamente non quella reazione. “Ok, forse hai ragione” disse Chloe riflettendo. “Non siamo partite con il piede giusto. Forse è il caso di ricominciare. Ti va di uscire?”

“Adesso?”

“Si, se per te va bene. Ci sono alcune cose che vorrei dirti ma non qui”.

“Va bene, allora andiamo”.

 

 

Jessie era ritornata al suo appartamento sperando che Steph non ci fosse. Appena estrasse le chiavi dalla sua borsa sentì una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare dalla paura. Era troppo tesa per quanto successo.

“Ehi Jessie” disse Shonei alle spalle della ragazza che fece cadere le chiavi a terra mentre si voltava verso di lei.

Shonei raccolse le chiavi da terra e le porse alla ragazza sorridendo. “Attenta”.

“Grazie… Shon”.

“Di nulla, è tutto ok?”

“Si, perché?” chiese la ragazza agitata.

“Ehm, non lo so. Ti vedo un po’…”

“Un po’ cosa?”

Shonei la studiò attentamente. “Sembri tesa come una corda di violino. Sei sicura di stare bene?”

“Si…”

“Hai preso qualcosa per caso?”

“In che senso?”

“Qualcosa che ha alterato un po’ il tuo stato…”

“Mi stai chiedendo se sono fatta?”

“Allora sei lucida se lo hai capito, bene” disse con ironia Shonei.

“Io sto bene e non sono fatta” disse la ragazza ad alta voce mentre alcuni inquilini passavano sul pianerottolo guardandola.

“Dio!” disse Jessie appoggiandosi una mano sulla fronte.

“Non preoccuparti, tanto se ne saranno già scordati di quello che hai detto” disse Shonei comprendendo la sua preoccupazione.

“Senti, se non ti spiace adesso ho molto da fare, ti auguro buona giornata” disse Jessie aprendo subito la porta.

“Buona giornata…” stava rispondendo Shonei, ma non riuscì a terminare la frase che si ritrovò con la porta chiusa. “… anche a te Jessie”.

La ragazza proseguì per la sua strada passando davanti alla porta dell’appartamento di Chloe. Si fermò appoggiandosi contro la porta per capire se ci fosse qualcuno in casa.

 

 

Nel frattempo Jessie vide che nella ciotola di Kira c’erano delle crocchette. Immaginò fosse stata Steph a darle da mangiare. Si infilò in bagno con l’intenzione di fare una doccia e appena si voltò a guardare il suo aspetto orribile allo specchio, vide il biglietto. Lo staccò leggendolo. C’era scritta una sola parola: Chiamami! Lasciò andare il biglietto che finì a terra e si mise le mani tra i capelli appoggiandosi di spalle al lavello.

 

 

Shonei era ancora contro la porta. Le era sembrato di aver sentito qualcosa ma non ne era affatto sicura. A un tratto la porta venne aperta di colpo e ci mancò poco che finisse addosso a Steph.

“Che diavolo stai facendo?”

“Ehi, ciao Steph”.

“Ciao”.

“È tutto ok?”

“Non lo so, dimmelo tu. Cosa ci facevi dietro alla porta?”

“Ehm… mi sembrava che…”

“Stavi origliando?”

“Io? Naaa, non lo stavo facendo”.

“Vuoi entrare?”

“Chloe è in casa?”

“No, perché?”

“Niente, volevo solo… ieri ho parlato con Max e se tutto…”

“Come al solito…”

“Ehi, lasciami finire, ok? Dicevo, ho parlato con Max ed è probabile che le cose possano evolversi in maniera positiva per Chloe. Almeno credo… cioè… lo spero”.

“Bene, lo spero anche io”.

“Si”.

“C’è altro?”

“Uhm… no, non credo”.

“Allora se non vuoi entrare…”

“Anzi, c’è una cosa”.

“Cosa?”

“Ho appena incontrato Jessie e mi è sembrata molto strana”.

Steph rimase pietrificata. Jessie era rientrata ma non la stava chiamando. Per verificare che non l’avesse davvero cercata, si allontanò dalla porta per prendere il telefono. Non c’era nessun messaggio della ragazza.

“È tutto ok?” chiese Shonei confusa.

“Si certo” rispose Steph lasciando il telefono.

“Ok, allora io vado”.

“Va bene, alla prossima” disse Steph richiudendo la porta.

“Oh bene, oggi è la giornata delle porte chiuse in faccia, fantastico” disse borbottando mentre raggiungeva il suo appartamento.

 

 

Max ci mise poco a capire dove stessero andando. Ci era già stata una volta in compagnia di Shonei a insaputa di Chloe. Iniziò a sentire l’ansia crescere dentro di lei, chiedendosi se sarebbe stata in grado di fingere davanti all’amica. Chloe spense l’auto senza scendere, guardando davanti a sé senza dire nulla. Poi fece un respiro e si voltò a guardare Max.

“Da quando ti ho rivista ho sempre avuto paura di farti delle domande, per sapere cosa è successo in questi tre anni in cui siamo state distanti. Temevo una tua reazione. Credevo che mi avresti allontanata di nuovo. So bene di essere responsabile di qualsiasi cosa tu abbia vissuto. Molto probabilmente non ne vuoi parlare e lo capisco. Nemmeno io vorrei raccontarti cosa ho fatto in quei tre anni, perché di certe cose non ne vado affatto fiera. Però a questo punto, credo che da qualche parte dovremmo pure iniziare. In passato ci siamo tenute tutto dentro e il risultato è stato… devastante. Non voglio che succeda ancora. Non ti forzerò la mano, sarai tu a decidere se è quando vorrai farlo. Invece per quanto mi riguarda, io inizierò da adesso. Scendiamo dall’auto”.

Dopo essere scese dall’auto Chloe si appoggiò all’auto guardando davanti a sé.

Chloe fece un altro sospiro. “Sono andata via da Seattle perché credevo di riuscire a proteggerti da me. Quando sono arrivata qui… per me è stato… orribile. Mi sentivo completamente persa. Mi era già successo in passato dopo la morte di papà e il tuo trasferimento, ma questa volta è stato peggio. Ho perso mia madre e Rachel”.

Max non sapeva bene come sentirsi in quel momento. Da una parte c’era il senso di colpa per la morte di Joyce, ma dall’altro c’era la sofferenza di non essere stata considerata nello stesso modo delle altre due donne. Come se lei non fosse mai stata importante come loro. Nonostante tutto, non disse nulla. Poi Chloe proseguì.

“Ma la cosa più brutta in assoluto è stata la tua assenza” disse Chloe voltandosi verso di lei. “Sapere di non poterti avere accanto. Di non poter stare più con te, di non poterti parlare. Tutto per una mia scelta”.

“Allora… perché non sei tornata?”

“Perché ho mandato tutto a puttane come sempre. Perché tu mi odiavi e sicuramente anche la tua famiglia, soprattutto tuo padre. E poi, nonostante quello che ho passato, non mi pento della mia scelta”.

“Cosa?” chiese Max incredula.

“Non fraintendermi, io non volevo farti soffrire. Però adesso tu sei una fotografa, hai una tua vita, delle amiche. Tutto questo non lo avresti mai avuto con me al tuo fianco. Ti saresti sempre preoccupata per me, mettendoti in secondo piano. Avresti rinunciato a tutto, anche al sogno di diventare una fotografa. Ci sarei stata sempre io a ricordarti cosa hai passato a causa di Jefferson. Tutto per salvarmi. Dopo la morte di mamma e Rachel, sapevo che mi aspettava un periodo buio e non volevo trascinarti giù con me. Non potevo permetterlo. Tu mi hai salvato la vita più volte e io invece ho rischiato di distruggere completamente la tua. Non volevo che succedesse. Ero disposta a perderti e soffrire pur di proteggerti. Hai sempre fatto tanto per me, dovevo ricambiare in qualche modo. Non mi sarei mai perdonata di distruggere tutto quanto. Distruggere tutto è l’unica cosa che viene bene”.

“Questo non è vero…” disse Max distogliendo lo sguardo da lei.

“Mi sono data all’alcool, a fumare e sballarmi tutti i giorni. I soldi che avrebbero dovuto aiutarmi a ricominciare altrove, alla fine sono serviti a spassarmela per non pensare alla mia condizione. Pensi ancora che distruggere tutto non sia il mio forte?”

Max non rispose.

“Rientravo a casa quasi sempre ubriaca. Steph all’inizio è stata comprensiva con me. Conosceva la mia situazione. Però era preoccupata per come stavano andando le cose. Ha cercato di aiutarmi come ha potuto. Alla fine mi ha convinto a cercare lavoro. Credeva che così avrei provveduto a me stessa e che smettessi di bere. Non ne avrei avuto più il tempo e invece…”

Chloe fece una pausa e poi continuò. “Ho trovato tanti lavori ma non sono riuscita mai a tenermene uno. Sono stata licenziata così tante volte, che ho perso il conto. Non andavo mai bene a causa dei miei modi di fare. Continuavo a bere fino a quando un giorno ho finito anche per causare una rissa in un locale dove lavoravo. Da quel momento in poi per me è stato difficile trovare un’altra occupazione. Ho finito anche per indebitarmi in un bar che ero solita frequentare. Nel frattempo chi ne pagava le conseguenze era Steph. Una sera sono uscita molto tardi da un locale. Ero completamente ubriaca. Due tizi mi hanno bloccata e ho rischiato davvero grosso. È stato il giorno in cui ho conosciuto Shon. Se non fosse stato per lei, io… mi sarebbe potuto succedere di tutto. Dopo quella sera, normalmente penseresti che io abbia cercato di mettere la testa a posto e invece no. L’unica sostanziale differenza è che non ero più sola nelle mie serate di eccessi. Io e Shon passavo le serate a bere e fare uso di… droghe”.

“Ti riferisci all’erba?”

“No Max”.

“Shonei si drogava?”

“Si, non sempre ma di tanto in tanto usava pasticche e altro. Chiaramente passando tutto il mio tempo con lei, ho finito per farne uso anche io. Mi facevano stare bene. Dimenticavo tutti i miei problemi. Ce la spassavamo insieme. Andavo…” si interruppe Chloe.

“Andavo a letto con chiunque mi capitasse a tiro. Passavo la notte con qualcuno e al mattino mi risvegliavo trovandomi chissà dove. Non ricordavo mai nulla. Era solo un modo come un altro per scacciare via il pensiero che fossi rimasta sola al mondo. Che non valessi niente e che quella era la vita che meritavo. Insomma io… ero niente ormai. Tranne per le persone con le quali finivo a letto. C’è chi mi considera una porta guai, chi una puttana”.

Max restò ad ascoltarla mentre il cuore nel petto si riduceva in mille pezzi e cercava di trattenere le lacrime che minacciavano di fare la loro comparsa da un momento all’altro.

“Alla fine Steph mi ha dato un ultimatum, l’ennesimo. A causa mia e con la complicità di Shonei, che era venuta ad abitare nel nostro stesso condominio, ha rischiato di essere sbattuta fuori e di perdere il posto di lavoro. Non ho distrutto la tua vita Max, ma stavo distruggendo la sua. L’unica che poteva aiutarmi in quel momento. Mi ha cacciata dall’appartamento e io le ho promesso che avrei messo la testa a posto. Che mi sarei cercata un lavoro, che avrei preso il Ged e fatto terapia. Non era la prima volta che le facevo una promessa senza mantenerla. Però ha deciso di concedermi di nuovo una possibilità, l’ultima. Da quel momento mi sono ripromessa di impegnarmi per davvero. Non volevo che finisse in quel modo. Poi il giorno dopo Shon ha lasciato Portland. Io ho cominciato con la terapia e ho studiato per diplomarmi. Però nonostante tutti i miei sforzi, non sono più riuscita a trovare lavoro. Forse a causa di tutto quello che avevo combinato prima. Steph mi ha fatta assumere al Paradise. Senza di lei non avrei ottenuto un lavoro. Ed ecco com’è stata la mia vita qui, sempre sul filo del rasoio ad aspettare la fine di tutto”.

“Mi dispiace Chloe” disse sottovoce Max.

Chloe si voltò a guardarla al suo fianco e poi disse: “Nel periodo in cui io e Shonei ci frequentavamo, mi ha presentato un suo amico. Lui è bravo con i murales. Tra le cose che ho portato via da Seattle, c’era una tua foto. Gli ho chiesto di fare una cosa per me”.

Chloe si allontanò avvicinandosi al bordo del cavalcavia e si voltò a guardare Max, che era rimasta ferma appoggiata all’auto. “Vieni Max”.

Max si scostò dall’auto camminando lentamente fino a fermarsi di fianco a lei.

“Ecco cosa ha fatto per me” disse Chloe indicando il murale.

Max guardò il murale e anche se non era la prima volta, si sentiva come se lo fosse. Perché questa volta era stata Chloe a mostrarglielo e ad aprirsi, rivelando com’era stata la sua vita a Portland senza di lei.

Chloe si voltò a guardarla. “Ma tu lo sapevi già, vero?” chiese sorridendo.

Max si voltò di scatto verso di lei.

“Quella sera ho risposto alla domanda di Aaron? Gli ho detto cosa rappresentava il murale?”

Max si sentì in difficoltà non sapendo cosa rispondere. Cos’era meglio fare? Tradire la fiducia di Shonei o mentire a Chloe? Non le andava nessuna delle due possibili opzioni, ma doveva decidere cosa fare.

“Suppongo che sia così, visto che non dici nulla”.

“Mi prometti di non arrabbiarti?”

Chloe sorpresa dalla sua richiesta rispose: “Max, non mi arrabbierò con te per avermelo tenuto nascosto. Hai più motivi tu, di avercela con me”.

“Non ti arrabbierai nemmeno se questa cosa che sto per dirti, coinvolge un’altra persona?”

“Un’altra persona?” chiese Chloe confusa. “Non vedo come qualcun altro possa sap… aspetta… non vorrai dire che…”

Max la guardò in silenzio con un’espressione un po’ colpevole.

“Shon?!”

“Si, è stata lei”.

“Oh cazzo, no merda, non doveva farlo! Dovevo essere io a mostrartelo, non lei! Questo riguarda me!”

“Chloe, è stato così che mi ha spinto a concederti una possibilità. Io volevo andare via da Portland. Volevo ritornare a Seattle e credimi lo avrei fatto, ma la lettera che mi ha mostrato Victoria e questo…” disse indicando il murale. “…mi hanno fatto cambiare idea. Per questo sono ancora qui. Non fargliene una colpa per aver cercato di aiutarti. E poi lei non mi ha rivelato nulla di quanto mi hai detto adesso”.

“Shon è… dannazione… non cambia mai!”

“Beh, allora avete qualcosa in comune” disse Max sorridendo.

Chloe scosse la testa ricambiando il sorriso.

“L’altra sera quando abbiamo discusso, so che hai parlato anche con lei”.

“Oh cazzo, ma c’è qualcosa che non ti dice?!”

“È una cosa che mi riguarda Chloe”.

“Le ho semplicemente raccomandato di non avere certi atteggiamenti con te. Tu non conosci Shon”.

“Invece credo di sì”.

“Il fatto è che quando si tratta di donne, lei non capisce più niente. Non voglio che faccia stronzate con te” disse Chloe in imbarazzo.

“Quindi credi che lei non abbia mai voluto aiutarti e che stava solo cercando di ottenere qualcosa?”

“No, certo che mi ha aiutato, però… lascia stare, te la sai cavare benissimo anche senza di me. Lo hai sempre fatto” disse Chloe con un velo di tristezza.

“Quando sei andata via è stato difficile per me. Ho avuto bisogno di aiuto. Non sono invincibile” disse Max a un tratto.

Chloe si voltò a guardarla sorpresa. Non credeva che le avrebbe accennato qualcosa dei sui tre anni a Seattle.

“Mi sono chiusa in camera. Non parlavo più con i miei. Ho interrotto la terapia e ho spento il telefono per non ricevere telefonate dagli amici. Mi rifiutavo di vedere chiunque. Uscivo solo per andare in bagno e mangiare. Non mi interessava più nulla. Era come se mi si fosse spento qualcosa dentro. Avevo anche perso interesse per la fotografia” disse Max guardando il murale ricordando quei momenti.

“Tutto questo è durato molto a lungo. Non pensavo che mi sarei mai ripresa, non che me ne importasse veramente qualcosa, ma poi è arrivata Victoria. Lei ha continuato a presentarsi a casa. Alla fine i miei le hanno concesso addirittura di entrare in camera mia contro il mio volere. Per loro è stato tutto così difficile, perché non sapevano come aiutarmi. Credo che in un certo senso l’hanno vista come l’ultima spiaggia. Victoria da quel momento in poi ha continuato a parlare con me ogni giorno. Mi parlava di tutto, dalle cose più insignificanti fino ai suoi problemi con la famiglia. Mi sentivo come se fossi necessaria. Come se lei avesse bisogno di me. Così un giorno ne sono venuta fuori. Ho ripreso in mano le redini della mia vita”.

“Mi dispiace… così tanto” disse Chloe con voce rotta dal pianto.

Max si girò verso di lei, mentre il cuore le si spezzava nel petto vedendola piangere. “Chloe…”

“È stata tutta colpa mia…”

A un tratto Max, senza nemmeno rendersi conto di cosa stesse succedendo e senza essere in grado di controllare i suoi movimenti, si ritrovò ad abbracciare Chloe. Tutto il risentimento e il suo orgoglio ferito, sembravano essersi dissolti. Quel momento non era destinato alla rabbia, all’odio e a tutti quei sentimenti contrastanti che impedivano loro di poter essere ancora una volta, semplicemente Max e Chloe. Quello momento era solo per loro due.

Max strinse le braccia attorno al collo di Chloe chiudendo gli occhi, mentre il suo volto si bagnava di lacrime. Chloe dopo un attimo di esitazione e sorpresa dal gesto, ricambiò l’abbraccio. Rimasero a lungo in quella posizione piangendo.

A un tratto Max disse: “Non dovevi andare via, ma ormai lo hai fatto e non si può tornare indietro. Però anche se lontana, hai tentato di aiutarmi. Lo hai fatto attraverso Victoria. Le hai chiesto di starmi vicino, quindi è stato anche merito tuo se ne sono venuta fuori”.

Chloe a quelle parole, strinse ancora più forte le braccia attorno alla schiena di Max. “Le devo molto, soprattutto perché ti ha portata qui da me”.

“Chi lo avrebbe mai detto che alla fine, avresti apprezzato così tanto Victoria” disse Max seria, facendo ridere Chloe tra le lacrime.

“Già. È vero” disse Chloe.

Sciolsero il loro abbraccio ridendo. Si asciugarono entrambe le lacrime continuando a guardarsi.

“Ce la faremo, giusto?” chiese Chloe.

“Non lo so, ma un passo alla volta forse…”

Chloe annuì con la testa. “Sì, un passo alla volta”.

“Forse sarà meglio rientrare” disse Max.

“Si, andiamo”.

Si diressero verso l’auto per tornare da Kate.

 

 

Jessie era seduta al tavolo di un bar in attesa di essere raggiunta dalla sua amica Mary. L’aveva chiamata subito dopo aver letto il biglietto lasciatole da Steph. Quando l’amica la raggiunse, si sedette davanti a lei allegramente come sempre.

“Eccomi, scusa il ritardo ma il fine settimana c’è sempre un traffico assurdo”.

“Oh, non preoccuparti”.

Arrivò un ragazzo per prendere le loro ordinazioni e si allontanò.

“Allora, al telefono hai detto che volevi parlarmi di qualcosa. Di cosa si tratta?”

Jessie aveva bisogno di parlare con qualcuno di quanto successo, per sfogarsi ma anche per capire cosa diavolo doveva fare. E su chi si poteva contare se non sulla migliore amica? Però adesso che era lì davanti a lei, il suo coraggio venne meno. Si chiese se Mary sarebbe stata davvero capace di comprenderla e se avesse potuto aiutarla.

“Allora?” incitò Mary mentre il ragazzo ritornò al tavolo con i loro caffè. Dopo averle servite si allontanò di nuovo.

Mary prese la tazza di caffè facendone un sorso. “Jessie?”

“Scusa… è solo che…” disse la ragazza tenendo il manico della tazza e con l’altra si massaggiava il collo.

“Che succede? Così mi fai preoccupare. È successo qualcosa?” chiese l’amica davvero preoccupata.

“No… in realtà sì”.

“Ok, parlamene”.

“Non è facile da dire”.

“Jessie, da quando ci conosciamo? Sai che puoi dirmi tutto, anzi tu devi dirmi tutto. Adesso sputa il rospo. Sembri stravolta”.

Jessie non poteva tirarsi più indietro, perché ormai l’amica aveva capito che ci fosse qualcosa che non andava. Non le avrebbe mai permesso di andare via senza affrontare l’argomento.

Jessie prese un sorso del suo caffè. “Ieri sera io…”

Mary nel frattempo la guardava con attenzione pendendo dalle sue labbra.

“Ho passato la notte con qualcuno”.

L’amica la guardò dapprima sorpresa, poi confusa e poi un sorriso si allargò sul suo volto. “Oddio, non dirmi che ti senti in colpa nei confronti di Owen? La vostra storia ormai è finita. Lui ha fatto la sua scelta”.

“Non è questo, cioè sì è anche questo ma…”

“Ti senti una poco di buono perché ti sei consolata subito?”

“No è che… è sbagliato. Non avrei dovuto farlo”.

“E invece sì, devi voltare pagina. Non puoi continuare a pensare a Owen. Credi che lui si stia torturando così tanto per la fine della vostra storia? È stato lui a mollarti dopo anni che stavate insieme. E per cosa poi? Perché non hai accettato la sua proposta di trasferirti? Io voglio bene ad Owen, ma è davvero uno stronzo. Che tu sia andata a letto con qualcun altro per dimenticare, per sfogarti o perché questo tizio ti piace davvero, ha poca importanza. Hai fatto la cosa giusta se era ciò che volevi. E adesso finiscila di incolparti e dimmi chi è lui. Lo conosco? Com’è? Descrivimelo” disse Mary gasata.

“Non lo conosci” mentì Jessie.

“Ma lui com’è?”

“Lui è… un bravo ragazzo, è comprensivo, sa ascoltare ma… io non posso” disse la ragazza pensando a Steph.

“Perché no? Ok, capisco che sei appena uscita da una relazione importante, ma non precluderti la possibilità di conoscere qualcun altro. Da come ne parli sembra che ti piaccia tanto, perché rinunciarci?”

“Perché ci sono alcune cose che non credo riuscirei ad accettare”.

“Tipo cosa?”

Jessie non rispose.

“E poi scusa, ma quando è successo? Hai incontrato qualcuno al Paradise? Non hai aspettato Steph?”

Jessie scosse la testa.

“Ascoltami attentamente Jessie, se adesso non te la senti di cominciare un’altra relazione lo capisco. Però se questa persona ti piace, non tagliarlo fuori dalla tua vita perché un giorno potresti pentirtene. Non so cosa c’è in lui che non ti convince, ma la verità forse è un’altra. Forse in lui non c’è nulla che non vada e sei tu il problema. Owen è stato molto importante. Concediti del tempo per riprenderti. Ok?” disse Mary afferrandole una mano.

Jessie annuì piangendo. L’amica si alzò andando a sedersi accanto a lei abbracciandola. “Andrà tutto bene vedrai. E comunque sia, gli altri potranno anche sparire ma io ci sarò sempre”.

 

 

Shonei era uscita di nuovo di casa per andare a fare un po’ di spesa. All’uscita del negozio, vide Nick e Alec che stavano entrando in un bar lì vicino. Mise velocemente i sacchetti della spesa in macchina e si diresse verso di loro. Entrò nel bar guardandosi intorno. Li vide seduti uno dinanzi all’altro a parlare. Andò al bancone del bar facendosi servire un paio di birre e si diresse verso i suoi vecchi compagni.

“Spero che abbiate sete” disse Shonei sorridendo appoggiando le due bottiglie sul tavolo.

I due si guardarono tra loro e poi Shonei.

“Oh avanti ragazzi, non posso più nemmeno offrirvi una birra?”

“Non c’è bisogno che tu ci offra nulla” disse Alec.

“Perché cazzo mi trattate così? Cosa diavolo vi ho fatto per meritarlo? Avete dimenticato tutto il tempo che abbiamo passato insieme?”

“Noi no, ma tu forse sì. Lo hai dimenticato quanto eravamo amici” disse Nick.

Shonei li guardò confusa riflettendo. “È sempre per la faccenda della merce rubata? Quando capirete che io non c’entro un cazzo con quella storia?”

“Hai anche il coraggio di mentirci guardandoci in faccia?!” chiese Nick furibondo.

Alec lo aveva messo al corrente di alcuni dettagli sulla vicenda che non conosceva. Quindi se prima Nick aveva qualche ombra di dubbio sul coinvolgimento di Shonei, adesso non ne aveva più.

“Non sto mentendo!” rispose Shonei.

“Che faccia tosta, vattene via prima che ti prenda a calci in culo!” disse Nick alzandosi.

“Ehi Nick, piantala!” disse Alec cercando di calmare l’amico.

“Calmarmi?! Come cazzo faccio a calmarmi?! Se ne viene qui tranquillamente a prenderci ancora per il culo!”

“Non vi ho mai presi per il culo!”

“Ok, Shon, forse è meglio…” disse Alec interrotto da Nick.

“Si invece, ci hai preso per il culo! Tu è quel coglione di Jeffrey!”

“Adesso basta Nick!” disse Alec alterato lanciandogli un’occhiataccia. Gli aveva espressamente chiesto di non divulgare ciò che sapevano sull’accaduto. Ma adesso, in un impeto di rabbia, aveva appena rivelato qualcosa.

Nick si sedette ricordando la raccomandazione del suo amico, ma ormai era troppo tardi.

“Jeffrey?” chiese confusa Shonei. Lei e Jeffrey non avevano mai avuto niente a che fare tra loro. A parte quando lui aveva smesso di lavorare per Steven e aveva iniziato a passare del tempo con loro a bere. “Cosa cazzo c’entra Jeffrey?”

“Diccelo tu!” disse Alec a quel punto, stufo di vedere Shonei fingere di non sapere nulla.

“Ma cosa… io non so di cosa state parlando. Cosa c’entra lui con me e il furto?”

Nick scosse la testa con disapprovazione. “Sai che c’è? Questa birra me la devi, fanculo” disse prendendo una birra facendone un sorso.

“Voglio sapere di cosa parlate. Non vi libererete di me finché non mi avrete detto cosa sapete”.

Alec e Nick si guardarono per un po’ decidendo cosa fare, mentre Shonei rimaneva ad osservarli in attesa.

“E va bene, se proprio ci tieni te lo dico” disse Alec sporgendosi in avanti abbassando la voce. “Tu e Jeffrey eravate in combutta contro Steven. Avete programmato il furto. Eravate d’accordo”.

“Cosa?” chiese Shonei incredula. “Ma che cazzo dici? Io e Jeffrey non eravamo d’accordo su nulla! Non siamo mai stati amici!”

“Ah sì? Allora perché dopo che lo hai invitato solo una volta a bere con noi, non si è più scollato?!”

“Ti dico che non è come pensi. Io e lui non siamo mai stati amici. È vero, passava il tempo a bere con noi e se avessi saputo come sarebbe finita, lo avrei allontanato”.

“Quindi ammetti che c’entra lui con il furto!” disse Nick.

“No, non per il furto!”

“Un paio di sere prima della consegna, eravamo tutti al solito pub a bere come sempre. A un certo punto della Jeffrey si è alzato dal tavolo dicendo che doveva andare in bagno. Poco dopo sono uscito fuori dal pub a fumare una sigaretta e ho sentito una voce familiare provenire dal vicolo, era lui. Stava parlando al telefono. Ero brillo ma ricordo molto bene le sue parole. Ha detto: Non so ancora a chi sia stato affidato l'incarico ma non preoccuparti ho il mio contatto. In ogni caso tieniti pronto".

Nick lanciò un’occhiata a Shonei per studiare la sua reazione, ma sul suo volto si leggeva solo confusione.

“Lì per lì non ho dato peso alla cosa. Non potevo avere nessuna certezza che si riferisse alla consegna. Inoltre Jeffrey non lavorava già da un po' per Steven, quindi non poteva essere a conoscenza di cosa ci fosse in programma. Però poi lui ha chiuso la chiamata uscendo dal vicolo e sembrava sorpreso di vedermi e forse anche un po’ sospettoso. Mi ha chiesto cosa ci facessi lì e io gli ho risposto che ero uscito solo per fumare e che credevo che lui fosse in bagno. Mi ha subito risposto che era uscito dal bagno perché aveva ricevuto una telefonata e dentro c’era troppa confusione. Ho avuto la sensazione che fosse un po’ teso e siamo rimasti a fissarci per un po’ senza dire nulla. Forse temeva la possibilità che io avessi ascoltato la telefonata e capito qualcosa. Questo sarebbe stato un grosso problema per lui, per un attimo ho temuto per la mia incolumità. Quando ha fatto un passo verso di me, istintivamente ne ho fatto uno indietro. Ero un po' intimorito, perché non sapevo esattamente come stessero le cose. Vedendo la mia reazione mi si è avvicinato guardandomi dritto negli occhi e mi ha detto che gli sembravo spaventato. Io ho negato e lui mi ha appoggiato una mano sulla spalla stringendo e dicendo che forse era solo una sua impressione. Alla fine siamo rientrati ed è finita lì. Non ci ho più pensato, fino a quando non c’è stato il furto”.

“Perché non hai detto niente?” chiese Shonei.

“Perché niente di quello che ha fatto o detto quella sera poteva essere considerato un'ammissione di qualcosa. Non c’era una connessione precisa tra le due cose. Non avevo nessuna prova. Tu e Jeffrey sembravate divertirvi tanto insieme. Eravate amici e se c’era qualcuno che sapeva della consegna, quella eri proprio tu”.

A quel punto Shonei ricordò un dettaglio di tutta quella faccenda, che aveva trascurato. Trascurato non volutamente, semplicemente non ci aveva pensato. Forse perché non lo avrebbe mai creduto possibile. Eppure adesso, davanti ai suoi due ex compagni di bevuta, tutta acquistava più senso e unendo tutti i punti si delineava cosa fosse realmente successo. C’era una sola e unica possibilità, cercò in tutti i modi di scartarla, ma purtroppo non c’era nient’altro a cui aggrapparsi per non guardare in faccia alla realtà. Pur di non sentire quello squarcio aprirsi nel petto, quella strana sensazione di essere stata tradita, di essere stata pugnalata alle spalle da qualcuno di cui si fidava ciecamente. I due ragazzi la guardarono confusi, pensando si stesse sentendo male.

“Shon, stai bene?” chiese Alec.

“Io… devo andare adesso… grazie per avermi detto tutto” disse Shonei annuendo. Sembrava sconvolta.

I due ragazzi si guardarono tra loro senza capire. Shonei iniziò ad allontanarsi e Alec le andò dietro fermandola. “Ehi Shon, cosa succede?”

La ragazza lo guardò negli occhi e disse: “Forse ora so cosa è successo”.

“Tu non c’entri nulla?”

“Mi faccio viva io” disse Shonei allontanandosi, lasciandolo con più domande che risposte.

 

 

Chloe e Max ritornarono all’appartamento di quest’ultima. Kate era ancora ai fornelli quando entrarono. Le guardò sorridendo sperando di non aver commesso un grave errore a invitare Chloe.

“Siete tornate”.

“Si, adesso ti do una mano a…”

“No!” disse tempestivamente Kate. “Cioè, non c’è bisogno, ci penso io. Voi potete anche rilassarvi”.

“Ok… come vuoi” disse Max stranita.

“Siediti pure Chloe” disse Kate.

“Torno subito” disse Max andando in bagno mentre Chloe si avvicinava a Kate.

“Posso darti una ma…” disse Chloe interrotta da una mano di Kate che le afferrò un braccio con forza.

“Racconta, dove siete state e cosa è successo? Avete parlato? Ti ha detto qualcosa di Shon?”

“Si abbiamo parlato ed è andata bene. Abbiamo chiarito alcune cose e… credo che forse è la volta buona che le cose si sistemino una volta per tutte” rispose Chloe sorridendo.

“Davvero?”

“Si, ci sarà da lavorarci su però non è più arrabbiata con me. Chiaramente devo smetterla di fare stronzate il che non è facile, però forse con…”

“Sì” disse Kate entusiasta abbracciando Chloe.

“Ehm… oookey, però adesso basta, non vorrei che Max uscisse e ci vedesse così”.

“Giusto” disse Kate tirandosi indietro. “Non deve sapere che questo era tutto un piano escogitato da me”.

“A questo proposito, io ti ringrazio davvero tanto…”

“Oooh, figurati”.

“Come dicevo, ti ringrazio per l’aiuto ma non credi sia il caso di dirle la verità?”

“Cosa? No, non possiamo”.

“Ma è una cosa a fin di bene”.

“Si, lo so questo ma abbiamo agito alle sue spalle”.

“Ok, ma se un giorno dovesse scoprirlo sarebbe un guaio. Insomma, non vorrei essere anche io a rimetterci, proprio oggi che le cose tendono a mettersi per il meglio”.

“È per questo che non deve sapere nulla”.

“Va bene, come vuoi” disse Chloe poco convinta.

 

 

Io conosco già la reazione di Max quando scopre che le è stato tenuto nascosto qualcosa di proposito. Troppe cose non le ho detto in passato, quando invece era opportuno farlo. Non voglio che la storia si ripeta. Però se Kate mi chiede di tacere lo devo fare, dopotutto mi sta aiutando. Spero di non pentirmene.

 

Jessie, dopo l’incontro con Mary, decise di tornarsene a casa. Non appena arrivò sul suo piano vide Steph davanti alla porta del suo appartamento a bussare. Rimase lì immobilizzata non sapendo cosa fare. Steph si voltò dalla sua parte e appena la vide le si avvicinò di un passo per poi fermarsi. Si rese conto che Jessie sembrava stravolta dalla situazione.

“Ti stavo cercando. Stamattina non c’eri e…” disse Steph interrompendosi appena vide passare alcuni inquilini nel corridoio. Rivolse loro un cenno di saluto tornando a guardare Jessie che iniziò lentamente a dirigersi verso il suo appartamento.

Dopo aver aperto la porta ed essere entrata si voltò a guardare Steph che era rimasta lì ferma, credendo che non volesse avere niente a che fare con lei. “Vuoi entrare?” chiese guardando il pavimento per non incrociare i suoi occhi.

Steph entrò nell’appartamento mentre Jessie chiudeva la porta. Poi la seguì con lo sguardo sedersi sul divano. Jessie appoggiò i gomiti sulle sue gambe e affondando il viso tra le mani.

“Merda… ho fatto una cazzata… lo sapevo” disse Steph sentendosi colpevole.

Jessie rimosse di poco le mani dal volto guardando Steph. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non venne fuori nulla se non n semplice lamento.

“Se non vuoi vedermi più lo capisco… non lo accetto ma lo capisco” disse Steph.

“Dio mio, questo è quanto di peggio mi sarei aspettata dalla mia vita. Come ci sono arrivata fino a questo punto?” chiese Jessie più che altro rivolta a sé stessa.

“Deve essere stato davvero orribile” disse Steph forse con un filo di sarcasmo.

“Questo non aiuta”.

“Ah, davvero Jessie? Hai appena detto che sono stata quanto di peggio nella tua vita e…”

“Non mi riferivo a te, ma a quello che è successo!”

“Sì ed è successo con me! Quindi sono coinvolta!”

“Dannazione!”

“Perché è successo se non lo volevi?”

“Forse perché hai insistito e…”

“No! Non dirlo nemmeno per scherzo! Non mi farai sentire responsabile per qualcosa che abbiamo permesso entrambe che succedesse! Non questa volta!”

“Non questa volta?!”

“Perché è sempre così! Succede sempre, tutte le volte! Non ne posso più di tutto questo! Sono stanca!”

“Io non sono le altre volte Steph! Guardami, io sono Jessie! Non so se questa è una cosa abituale per te, ma per me non lo è! E non sono responsabile di quello che succede nella tua vita! Non lo sono mai stata!”

Rimasero per qualche istante in silenzio e poi Steph disse: “Mi dispiace, non dovrei prendermela con te, ma solo con me stessa. Ho sbagliato ancora una volta, innamorandomi di qualcuno che mi vede solo come…”

“Innamorandoti?” chiese Jessie facendole notare cosa avesse appena ammesso.

“Cazzo!” disse Steph appoggiandosi di spalle contro la porta incrociando le braccia al petto, fissando le sue scarpe.

“Siamo già a questo punto?”

“A quale cazzo di punto, se non è nemmeno iniziata!” rispose Steph.

“Oggi ho parlato con Mary”.

“Di cosa?”

“Di noi”.

Steph alzò lo sguardo su di lei sorpresa. “Di noi?”

“Non ho fatto il tuo nome. Le ho detto che ho passato la notte con qualcuno”.

“Ma certo…” disse Steph con un sorriso beffardo.

“Cosa vorresti dire?!”

“Niente, lascia stare!”

“No, dillo!”

“Non sia mai che si venga a sapere che lo hai fatto con una donna! Altrimenti tutto il tuo mondo crollerebbe come un fragile castello di carte, com’era la tua relazione con Owen!”

“Non nominarlo nemmeno! Lui non c’entra nulla con noi!”

“È quello che spero infatti! Ma tanto ci sono abituata! Non sarebbe certamente la prima volta che mi trovo ad essere la risposta ai problemi relazionali degli altri per una notte o due!”

“Non paragonare la nostra situazione a quelle che hai vissuto in passato!”

“Vorresti dire che adesso è diverso?! È così Jessie?! Dimostralo!” disse Steph guardandola in attesa di qualcosa. “Non c’è nulla di diverso e tu lo sai”.

“Ti sbagli, io non so più nulla…”

“Bene!” disse Steph annuendo trattenendo a stento la rabbia e le lacrime. “Avvisami quando hai deciso di essere onesta con me e con te stessa! Sai dove trovarmi!”

Steph uscì dall’appartamento lasciando Jessie, che ricominciò a piangere di nuovo.

 

 

Shonei bussò alla porta e poco dopo comparve Ashley. “Wow, non pensavo che ti avrei rivista così presto” disse la ragazza con ironia.

“Già. Nemmeno io. Ho portato una cosetta per allietare la nostra giornata” disse Shonei alzando un sacchetto di carta con alcune bottiglie di alcolici.

“In che senso?”

“Non mi inviti per pranzo?”

“Veramente volevo andare a pranzo fuori”.

“Beh, allora offro io. Poi magari quando rientriamo passiamo al dolce e apriamo una bottiglia. Che ne dici? Non è allettante come idea?”

“Pensavo che avresti passato una giornata con la tua nuova fiamma”.

“E invece sono qui con te”.

“Dammi il tempo di prepararmi”.

“Ma certo” rispose entrando e sedendosi sul divano. Nel frattempo che Ashley si preparava, lei rimuginava su quanto scoperto poco prima. Doveva sapere la verità, a costo di soffrirne.

Victoria entrò nel suo appartamento trovando Kate a preparare il pranzo. Poi si girò intorno confusa. “Pensavo che avrei già trovato Chloe qui”.

“Infatti, sono in camera di Max” disse Kate sorridendo.

“Oh, quindi questo vuol dire che non è arrabbiata per la situazione?”

“No, Chloe mi ha detto, che forse questa è la volta buona che si risolva tutto”.

“Lo spero”.

“Devi essere ottimista Victoria”.

“Si certo, come no. Vuoi una mano?”

“No, posso farcela da sola, ma grazie lo stesso”.

 

 

“La tua stanza è sempre così in ordine” disse Chloe seduta alla scrivania di Max con la chitarra in mano.

“La tua no?” chiese Max seduta sulla poltroncina all’angolo vicino alla scrivania.

“Beh, non ci crederai ma ho imparato ad essere ordinata”.

“Questo mi sorprende”.

“Non essere così scettica. Magari potrei ricambiare l’invito e mostrarti che sto dicendo la verità” disse Chloe sorridendo mentre strimpellava suoni incomprensibili con la chitarra.

“Si, anche perché vorrei tanto scoprire chi diavolo è Flerk”.

“Cosa? Come fai a sapere di lui? Io non te ne ho mai parlato”.

Max essendosi accorta della gaffe disse: “Scusa Chloe”.

Riavvolse un po’ il tempo. Non poteva dirle di come ne era venuta a conoscenza. Infatti a dirglielo era stata Steph, quando aveva cercato di scoprire l’indirizzo di Shonei.

“Non essere così scettica. Magari potrei ricambiare l’invito e mostrarti che sto dicendo la verità”.

“Però non è la stessa cosa”.

“In che senso?”

“Beh, tu sarai preparata per quel giorno, quindi potrai mettere in ordine la tua camera prima del mio arrivo. Io invece non ero preparata, non sapevo che saresti venuta a pranzo”.

Chloe smise di torturare le corde della chitarra e si appoggiò sopra con le braccia. “A questo proposito, volevo sapere se ti ha dato fastidio la mia presenza inaspettata qui”.

“No, certo che no. Certo non me lo aspettavo e preferirei averlo saputo e non di certo per mettere in ordine la mia stanza” disse Max con ironia.

Chloe mise su un broncio finto. “Le frecciatine sono proprio necessarie?”

“Direi che è il minimo che meriti”.

“Già” disse Chloe seria.

“Scusami, non volevo…”

“No tranquilla, ci dobbiamo ancora adattare a questa nuova situazione. Mi hai perdonato di peggio, quindi è tutto ok”.

“Hai intenzione di torturare le mie orecchie ancora a lungo?” chiese Max indicando la chitarra.

“Ehi, è l’unica arma che ho a disposizione per contrattaccare alle tue frecciatine”.

Max rise con naturalezza alle sue parole.

“È così bello vederti ancora ridere alle stronzate che dico” disse Chloe. “Mi mancava questo, come tutto il resto”.

Max si sentì un po’ a disagio in quel momento e l’amica se ne rese conto. “Scusami, non avrei dovuto dirlo. Insomma, non posso puntualizzare su ogni cosa che dici o fai…”

“Tranquilla Chloe, è solo che fa strano. Insomma, fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno dov’eri e se stavi bene e ora… sei nella mia stanza. È solo strano e inaspettato” disse Max con un’alzata di spalle.

“Si, è vero” disse Chloe guardando la chitarra sorridendo. Poi aggiunse “Sai, pensavo che il la tua nuova chitarra l’avessi scelta per il colore, perché in qualche modo ti ricordava i miei capelli”.

Max non disse nulla e quando Chloe alzò lo sguardo verso di lei, si rese conto che fosse effettivamente quello il motivo. “Oh merda, ci avevo preso?” chiese Chloe con sorpresa.

“Beh, l’ho fatto inconsciamente” rispose Max un po’ a disagio.

“E questo lo rende ancora più importante, perché ti è venuto istintivo”.

Max rimase in silenzio non sapendo cos’altro aggiungere.

“Ieri sera speravo di vederti al Paradise”.

“Avevo già un impegno con Shon”.

“Siete diventate molto amiche…” disse Chloe interrompendosi quando vide l’espressione di Max. “Ti giuro che non voglio fare storie. Era solo così per dire, per fare conversazione” si giustificò.

Poi Max riflettendo, decise che era arrivato il momento di capire qualcosa di più su Shonei. Dopotutto chi più di Chloe poteva conoscerla. “Posso farti una domanda?”

“Certo”.

“Perché Shonei fa l’accompagnatrice?”

“Beh, devo dire che questa cosa l’ho scoperta non molto tempo fa, eppure la conosco da anni”.

“Vuoi dire che te lo ha tenuto nascosto?”

“Credo si vergognasse di rivelarci cosa faceva per vivere. Anche se devo ammettere che un po’ strano che lei si vergogni di qualcosa. È talmente sfacciata che farebbe arrossire anche le pietre. Comunque la domanda che mi hai posto è sbagliata. Non avresti dovuto chiedermi perché fa quel lavoro, ma piuttosto perché non dovrebbe farlo. Come ti dicevo prima, forse non la conosci così bene come pensi”.

“Perché…”

“Perché è una che ci prova con tutte. Se c’è davvero qualcosa che interessa a Shon, sono le donne. Lei ci sa fare con loro e riesce a ottenere sempre ciò che vuole. Forse ha pensato che poteva unire l’utile al dilettevole. In questo modo fa soldi facendo quello che più le viene meglio”.

“E cioè?”

“Spupazzarsi le donne”.

“Io non credo che lei sia così superficiale come sembra o come vuole che gli altri la vedano” disse Max mentre Chloe la guardava stranita.

“Max non dico che lei è una persona superficiale, però vive le sue relazioni in modo poco serio”.

“Non ha mai avuto una relazione seria?”

“Non che io ricordi e non penso nemmeno che sia mai stata innamorata di qualcuna”.

“Mi ha raccontato un po’ della sua infanzia”.

“Si, non è stata una passeggiata neppure per lei” disse Chloe con un velo di tristezza.

“Secondo te lei è responsabile per come hai vissuto la tua vita, quando sei arrivata a Portland?”

“No, cioè in parte sì. Era con lei che passavo tutto il tempo. Però credo che lo facesse per tenermi sott’occhio. Sapeva che non mi avrebbe impedito di fare tutto quello che volevo, quindi semplicemente stava con me per sorvegliarmi affinché non finissi nei guai. Quando l’ho conosciuta ero completamente ubriaca e ho rischiato grosso. Lei è intervenuta e se non lo avesse fatto, non so se adesso sarei qui. Un mese dopo quei delinquenti sono finiti di nuovo dietro le sbarre per aggressione. Quindi suppongo che mi sia andata piuttosto bene. Shonei è una buona amica”.

“Di solito da quali tipi di donna è attratta?” chiese Max con noncuranza.

Chloe la guardò confusa. “Perché mi fai tutte queste domande su di lei?”

“Hai detto tu che non la conosco così bene”.

“Hm, capisco”.

“Ad esempio c’è Ashley”.

“Giusto, Ashley è uno degli esempi di donna che le fanno perdere il lume della ragione o quanto meno la sua ragione si sposta nelle mutande”.

Max l’ammonì con uno sguardo.

“Che c’è? È la verità. Comunque non credo abbia un tipo preciso. Per lei basta che sia donna, che respiri e che…” disse Chloe interrompendosi. “E forse è meglio che mi fermi qui”.

“Non è mai avuto una relazione con un uomo?”

“Scherzi? Shonei è la più lesbica che io abbia mai conosciuto, a parte Steph ovviamente che è la regina indiscussa in assoluto. Lei non ha il sangue blu a scorrerle nelle vene, ma quello color arcobaleno” disse ridacchiando.

“Sei la solita idiota”.

“Da quando non te lo sentivo dire” disse Chloe sorridendo. Poi aggiunse: “Merda, l’ho fatto di nuovo. Continuo a cadere nella trappola della nostalgia ogni volta che dici o fai qualcosa”.

“Si, ho notato”.

“Scusami tanto”.

“Non scusarti, passerà prima o poi”.

“Si, deve passare altrimenti dovremo provvedere in qualche modo. Che ne so, magari una pistola elettrica. Potrebbe funzionare”.

“Ma non dire idiozie”.

“Oppure rincorrermi con delle ostriche. Ti ho mai detto che odio le ostriche?”

“No, però credo che facciano davvero schifo” rispose Max.

“Vedi? Abbiamo lo stesso ribrezzo per le stesse cose…”

E mentre Chloe continuava con i suoi soliti sproloqui di sempre, Max sorrise pensando a quanto le era mancato tutto questo. Anche il semplice trascorrere del tempo insieme a parlare di cose inutili, che però riempivano le loro giornate. Perché insieme a lei, niente era inutile o poco importante. Con Chloe tutto acquistava valore e valeva la pena ogni minuto trascorso con lei. A un tratto fu riconoscente a Victoria, per la sua insistenza di trasferirsi a Portland. Poi a si ricordò una cosa importante e mentre Chloe continuava a parlare, chiese: “Posso scattarti una foto?”

Chloe si interruppe di colpo guardandola in modo strano e poi sorridendo disse: “Sono troppo fotogenica, lo so”.

Max roteò gli occhi prendendo il suo telefono e Chloe disse: “Aspetta, perché non usi la macchina fotografica?”

“Beh, perché voglio usare il telefono”.

“Uhm, ok come vuoi, tanto vengo bene ovunque”.

Max rise e scattò una foto alla sua amica. “Fatto”.

“Cosa vuoi farci?”

“Niente, voglio solo tenerla con me” mentì Max.

“Davvero?” chiese Chloe con un sorriso compiaciuto. “Ok, se ne vuoi altre dimmelo”.

“Credo che una basterà”.

Infatti ne bastava semplicemente una per ciò che aveva in mente di fare.

Qualcuno bussò alla porta della camera e Victoria entrò guardando le ragazze. “Scusate se interrompo, ma è quasi ora di pranzo”.

“Arriviamo subito Victoria” disse Max.

“Ciao Vic” disse Chloe.

“Ciao Chloe” rispose la ragazza.

Rimasero a guardarsi per qualche istante un po’ a disagio.

“Ok, ora vado” disse Victoria uscendo dalla stanza.

Max e Chloe si guardarono sorridendo.

“Ha la tendenza di scappare via in mia presenza” disse Chloe divertita.

“Credo sia comprensibile. Se noi due ci frequentiamo, dovete abituarvi alla presenza dell’altra”.

“Per me non è un problema. Farò di tutto pur di far funzionare le cose tra di noi”.

“Anche diventare amica di Victoria?”

“Oddio, non so se questo sia davvero possibile, però sì. Sono disposta anche a questo, sperando che per lei vada bene. Dopotutto se non fosse stato anche per il suo intervento, forse noi due non saremmo qui”.

Max annuì e poi disse: “Non so tu, ma io ho fame”.

“Non me ne parlare, oggi ho preso solo un po’ di caffè” disse Chloe alzandosi, lasciando la chitarra.

“Perché?” chiese Max mentre si dirigeva verso la porta.

“Ero un po’ nervosa di venire qui”.

“Ah, quindi adesso ti è ritornato l’appetito. Spero che Kate abbia cucinato in abbondanza, altrimenti temo che rimarremo tutte a digiuno tranne te” disse Max.

“Ehi, non prendermi in giro” disse Chloe sorridendo dandole una leggera spinta.

 

 

 

Qualcuno bussò alla porta e Steph andò ad aprire, aspettando di ritrovarsi di nuovo Shonei davanti.

“Ciao” disse Jessie con gli occhi gonfi.

“Hai pianto?”

La ragazza annuì sorridendo con voce ancora tremante. “A quanto pare non riesco a fare altro al momento. Credo di stare per impazzire”.

“Cosa vuoi che faccia?” chiese Steph.

“Non lo so, perché non so nemmeno io cosa fare. Cosa devo fare Steph?” disse Jessie ricominciando a piangere.

“Vieni, entra” disse Steph afferrandola per un braccio e tirandola dentro. Poi dopo aver chiuso la porta si voltò verso di lei. “Io non posso dirti cosa devi fare. Non spetta a me decidere della tua vita, come non spettava nemmeno ad Owen. Devi essere tu a farlo, perché se mi dai il potere di decidere per te allora… sai bene cosa voglio”.

“Perché deve essere tutto così difficile” disse Jessie a sé tra le lacrime.

“Non è difficile, siamo soltanto noi a complicare tutto. Vieni qui” rispose Steph avvicinandola per abbracciarla.

Shonei ed Ashley dopo aver pranzato fuori, tornarono all’appartamento di quest’ultima. Appena entrarono Ashley si sedette sul divano sfilandosi le scarpe con i piedi doloranti.

“Non c’era bisogno che ti mettessi in tiro per un pranzo” disse Shonei.

“Da quando non ti interessa più che io mi metta in tiro?” chiese Ashley con ironia.

“Non ho mai preteso questo genere di cose” rispose Shonei estraendo una bottiglia dal sacchetto che aveva precedentemente portato.

“Ma davvero?”

“Si, voglio dire, tu sei bella con qualsiasi cosa addosso” aggiunse Shonei stappando la bottiglia per poi recuperare due bicchieri.

Ashley continuava ad osservarla mentre versava della vodka nei bicchieri per poi sedersi accanto a lei sul divano.

“Ecco qua” disse Shonei porgendole un bicchiere.

Cominciarono a bere restando nel silenzio più assoluto. Entrambe erano occupate a pensare a qualcosa. Poi a un tratto Ashley disse: “Non te l’ho detto ma Jeffrey mi ha chiamato stamattina, quando te ne sei andata”.

“E?”

Ashley osservò attentamente Shonei per vedere la sua reazione alla notizia che stava per darle. “Credo che… tra una settimana al massimo… tornerà a casa”.

Shonei annuì guardandola poi fece un altro sorso dal suo bicchiere.

“Tutto qui?”

“Cosa?”

“Non hai nulla da dire in proposito?”

“Cosa dovrei dire? Sei tu che hai una storia con lui, non io”.

“Quando lui tornerà noi due non potremo più…”

“Vederci, lo so questo”.

“Per te va bene?”

“No, ma non ho voce in capitolo. Io sono il terzo in comodo. Sono la ruota di scorta e…”

“Shon…”

“Ma va bene. Del resto è sempre stato così. Non posso pretendere nulla”.

“Allora…”

“Allora rendiamo quest’ultima settimana, una delle migliori in assoluto”.

“Veramente stavo per dire, che forse è il caso di iniziare a prendere un po’ le distanze tra di noi”.

“Per non farmi percepire il distacco di colpo?” chiese ironicamente.

“Ti assicuro che non piace nemmeno a me l’idea di non poterti rivedere ancora, ma adesso le cose sono cambiate. Ho una relazione e non credo Jeffrey approverebbe che noi due ci frequentassimo. E poi adesso hai Max, quindi credo sia giunta l’ora di prendere la nostra strada”.

“È questo che vuoi?”

Ashley annuì.

“Bene, quindi vuoi che adesso io vada via?”

“Sarebbe il caso”.

Shonei prese dalle mani di Ashley il bicchiere e lo appoggiò sul tavolino davanti al divano, insieme al suo. Si alzò con le parole di Alec che continuavano a ronzarle per la testa. Si voltò verso Ashley porgendole una mano. “Un’ultima volta”.

“Shon io…”

“Ti prego”.

Ashley dopo qualche istante di esitazione acconsentì alla sua richiesta. Si diressero in camera da letto e cominciarono a baciarsi. C’era qualcosa di diverso in quel momento. Forse la consapevolezza che sarebbe stata davvero l’ultima volta. Che non ci sarebbero state altre occasioni di vedersi, nemmeno in amicizia. Jeffrey non lo avrebbe mai permesso. Quella era la fine di tutto. E mentre i loro corpi si univano per un’ultima volta un pensiero passò per la testa di Shonei. Prima della fine avrebbe ottenuto la sua conferma in un modo o in un altro. Doveva sapere, nonostante la verità le avrebbe distrutto l’orgoglio. Non le importava più quanto avrebbe fatto male conoscere tutti i dettagli. Perché niente per lei, era peggio del rimanere all’oscuro di tutto, mentre altri tramavano alle sue spalle.

 

 

Dopo aver finito di mangiare il dolce, le ragazze restarono a chiacchierare a lungo dei loro rispettivi impegni lavorativi e dei progetti di Kate. Chloe si offrì di dare una mano a ripulire la cucina, ma Kate non le permise di muovere un dito. Così Chloe dovette arrendersi e quando guardò l’ora decise che era il momento di andare via.

“Devi proprio? Potresti rimanere il resto della giornata con noi” disse Kate.

“Credimi, mi piacerebbe davvero tanto, ma stasera lavoro e quindi…”

“Scusa se te lo dico, ma hai scelto un lavoro di merda” disse Victoria con nonchalance.

“Victoria!” l’ammonì Kate.

“No, ha ragione. A volte lo penso anche io”.

“Vedi? È d’accordo con me”.

Max e Kate alzarono gli in alto, mentre Chloe rideva.

“Beh, adesso è meglio che vada. Grazie tanto per l’invito, è stata davvero una giornata piacevole” disse Chloe alzandosi.

“Grazie a te per aver accettato. Anche per noi è stata una bella giornata” disse Kate dando un’occhiata a Victoria che nel frattempo si ispezionava le unghie. Quando Kate si accorse dalla sua distrazione, le diede una leggera gomitata richiamando l’attenzione dell’amica.

“Oh sì, davvero splendida” disse Victoria.

“Ti accompagno di sotto” disse Max.

“Ok, va bene”.

Così Max e Chloe uscirono dall’appartamento mentre Victoria e Kate si guardavano tra loro.

“Davvero l’accompagna di sotto?”

“Sì, ecco perché è una splendida giornata”.

“Devo ammettere che hai ottenuto un buon risultato, discepola di satana” disse Victoria ridacchiando, mentre l’espressione soddisfazione di Kate si trasformò in colpa.

 

 

“Sai, ero sincera prima quando dicevo che ho passato una giornata piacevole” disse Chloe mentre scendeva le scale con Max.

“Non ne dubito. Comunque anche io sono stata bene”.

“Mi fa piacere saperlo. Magari organizziamo qualcos’altro”.

“Si, per me va bene”.

Raggiunsero il parcheggio arrivando fino all’auto di Chloe.

“Allora, buon lavoro Chloe”.

“Grazie. Se ti va, stasera potresti fare un salto al Paradise”.

“Non lo so cosa hanno in programma gli altri. Vedremo”.

“Ok, beh se nel caso non ci vediamo, ci possiamo sentire domani. Magari ti chiamo, se per te va bene”.

“Si, ci sentiamo domani”.

“Bene…” disse Chloe aprendo lo sportello dell’auto rimanendo però ferma lì.

“Hai dimenticato qualcosa?” chiese Max confusa.

“Non esattamente… è solo che…” rispose Chloe guardandola per poi avvicinarsi a lei. “Posso?” chiese senza specificare cosa.

Max annuì non sapendo bene a cosa avesse appena acconsentito e un tratto Chloe l’abbracciò.

“Grazie di tutto Max” disse Chloe stringendola tra le sue braccia.

Max dapprima sorpresa, ricambiò il suo abbraccio. Passarono un po’ di tempo in quella posizione. “Credo che adesso dovresti lasciarmi andare Chloe” disse sorridendo un po’ a disagio Max.

Chloe lasciò la presa e rispose ridacchiando altrettanto a disagio. “Giusto, rischio di fare tardi a lavoro. Allora, a domani Max”.

“A domani”.

Chloe finalmente si decise a salire in auto e ad allontanarsi per andare al lavoro. Per la prima volta da quando Max era tornata a Portland, si sentiva serena e felice. Era come se un grande peso che aveva addosso ormai da tempo, si fosse letteralmente dissolto nel nulla. Non aveva nessuna preoccupazione al mondo e non vedeva già l’ora che arrivasse l’indomani. Perché adesso sì, un domani c’era per davvero e anche la speranza che le cose potessero finalmente ritornare al loro posto. Non sarebbe stato tutto così semplice come quel giorno, ne era pienamente consapevole. Però aveva una certezza, Max era davvero ben disposta verso di lei e questo era ciò che più contava.

 

 

Max restò a guardare l’auto di Chloe allontanarsi sorridendo. Ritornò lentamente al suo appartamento. Appena entrata, notò che le due amiche non c’erano. Si diresse verso la stanza di Kate ascoltando le loro voci sommesse. La porta era socchiusa e stava per aprire ma istintivamente si bloccò ascoltando la loro conversazione sorridendo.

“Kate, le hai viste bene Max e Chloe? Insomma, questo non pensavo più che sarebbe successo. Ma grazie alla tua splendida idea di invitarla qui, hanno fatto un passo in avanti. Lo so che non ti è piaciuto fare tutto a sua insaputa, ma era l’unico modo. Max forse non avrebbe mai accettato. Anche io ho fatto lo stesso per la faccenda del lavoro e alla fine è andato tutto bene. Adesso si è realizzata professionalmente e con Chloe si sistemerà tutto”.

Max spalancò gli occhi e le si gelò il sangue nelle vene ascoltando quelle parole. Spinse la porta facendola aprire ed entrò con un’espressione sconvolta e incredula. Kate stava guardando Victoria, quando vide la porta aprirsi e Max entrare. Nel frattempo Victoria continuava a parlare. “Il fine giustifica i mezzi a volte e… che hai Kate?” chiese la ragazza vedendo la sua espressione spaventata.

“Cosa hai fatto?” chiese Max alle sue spalle.

Victoria si voltò lentamente verso di lei rimanendo in silenzio, non sapendo cosa rispondere.

“Cosa avete fatto?!” chiese ancora Max rivolta questa volta a entrambe. “Avete agito alla mie spalle…”

“Lo so cosa può sembrare Max, però non è come…”

“Invece è esattamente quello che sembra!” la interruppe Max. “È per questo che Ellis mi ha assunta, eh?! Rispondi!”

“Non è così Max, ti stai sbagliando!”

“Andate al diavolo!” disse Max uscendo di corsa dalla stanza uscendo in fretta dall’appartamento.

Kate tentò di fermarla senza ottenere nessun risultato. Alla fine Kate si rivolse a Victoria. “Oddio, che abbiamo fatto?! Lo so che era sbagliato, ma l’ho fatto lo stesso!”

Victoria si sedette sul divano preoccupata.

“Devo chiamarla” disse Kate afferrando il telefono, ma quando avviò la chiamata, si sentì uno squillo giungere dalla stanza di Max. “No, ha lasciato il telefono. Non sappiamo nemmeno dove sta andando…”

“Io so dove sta andando” disse Victoria prendendo il telefono.

 

Ellis era al suo studio che stava organizzando alcune foto per i clienti quando sentì il telefono squillare. Guardò il display sorridendo. “Ehi Victoria, come va?”

“Per niente bene” rispose Victoria con voce cupa.

“Che succede?” chiese Ellis allarmata.

“Max ha scoperto che ti ho parlato del fatto che avesse dei con il lavoro ed è su tutte le furie”.

“Oh, ma come…”

“Ha ascoltato una conversazione tra me e Kate”.

“Capisco, cosa vuoi che faccia?”

“Semplicemente preparati”.

“In che senso?”

“Temo che stia venendo lì” disse Victoria lasciando a Ellis il compito di sbrogliare la matassa.

 

Dopo avere chiuso la telefonata Kate la guardò con aria interrogativa. “Perché dovrebbe andare proprio da lei?”

“Perché è quello che farei io se sospettassi di aver ottenuto un lavoro senza meritarlo”.

“Ma lei lo merita”

“Credi che io non lo sappia? È lei che deve convincersi di questo”.

 

 

Ellis uscì dal suo ufficio e si sedette sulla sedia della scrivania presente nell’atrio, attendendo l’arrivo di Max.

 

 

Jessie stava dormendo sul letto di Steph, quando quest’ultima iniziò a prepararsi per andare al lavoro. Si stava mettendo le scarpe quando sentì la voce alle sue spalle.

“Dove vai?”

Steph si girò verso di lei rimanendo seduta sul letto. “Devo andare al lavoro”.

“Ok, allora torno al mio appartamento”.

“No. Non voglio che vai via”.

“Devo, se Chloe mi trovasse di nuovo qui…”

“Lei sarà già a lavoro adesso, non tornerà prima di stasera. Ti prometto che arriverò un po’ prima ok?”

“Preferisco…”

“Io invece voglio che resti qui e che mi chiami se hai bisogno di qualcosa. Sarei più tranquilla se restassi a dormire qui stanotte. Nel frattempo fai come fossi a casa tua. C’è tutto quello che vuoi in frigo e nelle dispense però evita di bere alcolici. Resterai?”

Jessie annuì stendendosi di nuovo a letto. Steph le si avvicinò dandole un bacio sulla testa. “Ci vediamo dopo”.

Poco dopo Jessie si riaddormentò.

 

 

Shonei e Ashley erano ancora sdraiate a letto quando quest’ultima decise di alzarsi.

“Non ne posso più fa più caldo oggi o è solo una mia impressione?”

“Non lo so” rispose Shonei con la testa da un’altra parte.

Ashley la guardò con attenzione. “È tutto ok?”

“Si, certo” mentì l’altra sforzandosi di sorridere.

“Vado a fare una doccia”.

“Ok”.

“Non vuoi farmi compagnia?”

“No, sono un po’ stanca adesso”.

“Tu stanca? Sembri strana, troppo tranquilla”.

“Non so che dirti” disse Shonei incrociando le braccia dietro la testa.

“Oook, ti piace fare la misteriosa ma io ho già capito”.

“Davvero? Cosa?”

La ragazza non rispose, ma attribuiva quell’atteggiamento per la fine della loro relazione, se così si poteva definire.

“Torno subito” disse alla fine Ashley allontanandosi per raggiungere il bagno.

A quel punto Shonei si voltò a guardare il comodino dall’altra parte del letto. Si avvicinò afferrando il telefono di Ashley e cercò la chat di Jeffrey. Lesse velocemente alcuni messaggi, ma non c’era nulla di compromettente. Però sapeva che la verità era lì da qualche parte, doveva solo trovarla. Poi le venne un’idea e scrisse un messaggio.

 

Ashley: Ho deciso di dire tutta la verità a Shon.

 

Lasciò il telefono sul comodino in attesa di qualcosa mentre con la mente ripercorreva gli aventi precedenti al furto.

 

 

Quattro giorni prima del furto

 

“Sai, stavo pensando che magari potremmo andarcene da qualche parte noi due”.

“Mi piace come idea” disse Shonei baciando e mordendo il collo di Ashley, mentre erano a letto.

“Magari potremmo restarcene via per qualche giorno”.

“Non posso” disse a un tratto Shonei smettendo di torturarle il collo.

“Perché?”

“Beh, a giorni c’è una consegna importante per un possibile nuovo cliente, con il quale Steven vuole concludere un accordo vantaggioso. Se tutto va come deve andare, ci saranno più entrate del previsto e questo vuol dire anche più soldi per me”.

“Quindi per te contano di più i soldi?” chiese fingendosi offesa.

Shonei la guardò in modo serio. Sembrava crederci ma poi cominciò a ridere. “Si, per me contano solo quelli”.

“Che stronza” disse Ashley ridendo.

“Come vuoi che ti porti in vacanza per giorni se non me lo posso permettere?” le chiese prima di ricominciare a baciarla.

“Quindi sarai tu a fare la consegna?”

“A dire il vero non lo sappiamo ancora, ma Steven si fida ciecamente di me. Mi ha sempre affidato compiti importanti e io non ho mai sbagliato un colpo. Sicuramente lo chiederà a me e se non lo fa lo costringo con la forza”.

Risero entrambi mentre si rotolavano nel letto.

“Quindi vuol dire che dovremo aspettare per la vacanza da sogno?”

“Non dovrai aspettare a lungo”.

“E Maggie?”

“Maggie è solo fissata di avere qualche possibilità con me. Si illude come tutte, ma noi due sappiamo come stanno le cose”.

 

 

I suoi pensieri furono interrotti dalla notifica di un messaggio. Afferrò di nuovo il telefono di Ashley leggendo l’anteprima della sua risposta.

 

Jeffrey: Non permetterti di fare una cosa del genere. Non hai la minima idea di cosa potresti scatenare.

 

Shonei rimase a leggere quel messaggio più volte trattenendo il respiro. Poi rimise il telefono al suo posto. Si passò le mani tra i capelli e si alzò dal letto iniziando a rivestirsi.

 

 

Max aprì la porta dello studio fotografico e appena all’interno vide Ellis seduta alla scrivania. “Ehi Max, che sorpresa. Non mi aspettavo di veder…” disse Ellis alzandosi dalla sedia.

“Perché?!” chiese Max furibonda.

“Perché cosa?” chiese Ellis fingendo di non capire.

“Perché mi hai assunta?!”

Ellis fece il giro della scrivania per avvicinarsi a lei. “Credevo fosse chiaro ormai”.

“No, non lo è!”

“Te l’ho detto altre volte ma se proprio hai delle difficoltà a comprendere, allora ripeterò tutto ancora una volta. Tu sei una fotografa in gamba e l’ho sempre pensato sin dal giorno in cui mi hai mostrato le tue foto. Il motivo per cui ho insistito tanto affinché lavorassi per me, è solo questo. Hai delle capacità incredibili come poche e sarei stata davvero un’idiota a lasciare che qualcun altro ti notasse prima di me. Credi che avrei mai potuto assumere una persona qualunque? Guardati intorno Max, questo studio è mio. Ho lavorato per anni per arrivare a questo punto. Non avrei mai affidato il posto a qualcun altro perché nessuno ne sarebbe mai stato all’altezza come te. Per questo ti ho voluta. Non mi sarei mai fatta affiancare da un’incompetente”.

“Victoria ti ha detto che avevo dei problemi…”

“No, no, no, frena” disse Ellis alzando le mani. “Victoria non c’entra un cazzo con la mia scelta di assumerti. Avevi dei problemi ma l’ho capito prima che Victoria mi accennasse qualcosa”.

“Sei solo una bugiarda!”

“No, non lo sono!” disse Ellis iniziando a perdere la pazienza. “Ti vorrei ricordare che sei stata proprio tu a farmelo capire! La sera della cena ho cercato in tutti i modi di spronarti a parlare con me, ma non mi hai mai dato una risposta! Non ne volevi parlare! Chiunque al mio posto lo avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava! Quando è giunto il momento di andare via, mi sono fatta accompagnare dalla tua amica perché volevo sapere cosa c’era sotto! L’ho tratta in inganno e senza che dicesse nulla di specifico, ho capito di essere sulla buona strada! Alla fine lei non ha fatto altro che confermare i miei sospetti, niente di più! Non mi ha mai spiegato da cosa sono scaturiti i tuoi problemi! È stata discreta e non mi ha detto nulla di compromettente e soprattutto non mi ha chiesto di assumerti! Quella è stata una mia decisione! È vero, forse ho agito non solo nei miei interessi, ma anche nei tuoi! Però non vedo perché dovresti prendertela tanto! Cosa c’è di male se ti ho aiutato in qualche modo?! Questo è il minimo rispetto a quello che tu hai fatto per me! Cosa c’è di male in questo?!”

Max si voltò per lasciare lo studio ma Ellis le si parò davanti bloccandola. “Perché?! Perché non ti lasci aiutare Max?!”

“Lasciami andare!” rispose Max superandola dirigendosi verso la porta.

“Non sei un’eroina Max…” disse Ellis alle sue spalle. Lei si voltò a guardarla. “Puoi concederti il lusso di stare male, crollare, avere problemi e chiedere aiuto. Non sei invincibile… non lo è mai nessuno”.

Max tornò sui suoi passi uscendo velocemente dallo studio lasciando Ellis con il dubbio se sarebbe mai tornata e avrebbe dovuto trovare qualcun altro per sostituirla.

 

 

Nel frattempo al Paradise…

“Allora, com’è andata il pranzo?” chiese Steph vedendo un sorriso a trentadue denti stampato sul volto dell’amica.

“Un miracolo, non riuscirei a descriverlo in un altro modo” disse Chloe gasata.

“Mh, ci credo. Non ti vedo così da quando… ah no, aspetta… non ti ho mai vista così” disse Steph ironica.

“Nemmeno io mi sentivo così da tempo. Abbiamo parlato anche di come abbiamo passato questi tre anni distanti. Domani la chiamo per vederci di nuovo”.

“Beh, questo è fantastico”.

Chloe si voltò di spalle appoggiandosi al bancone del bar. “Sai, per la prima volta sento che sono sulla strada giusta. Credo che adesso è davvero possibile una riconciliazione con lei. Questa giornata è stata semplicemente perfetta”.

“È bello vederti sorridere di nuovo Chloe”.

“E tu… con Jessie…”

“Non parliamone adesso”.

“Ok, come vuoi”.

“Vado a fumare una sigaretta”.

“Certo”.

Steph entrò nello spogliatoio e si sedette un attimo sulla panca. Non aveva affatto voglia di fumare, voleva solo restare sola un attimo. Prese il telefono pensando di inviare un messaggio a Jessie, per chiederle se fosse tutto ok, ma poi ci ripensò. Se ipoteticamente la ragazza dormiva, non avrebbe risposto al telefono e lei si sarebbe preoccupata inutilmente. Adesso era a lavoro e non poteva permettersi di pensare ad altro. Mise via il telefono e poi ci ripensò infilandoselo in tasca per sicurezza.

 

 

Ashley tornò nella sua stanza vedendo Shonei affacciata alla finestra. “Ti sei vestita. Vai da qualche parte?” chiese togliendosi l’accappatoio e infilandosi degli slip e reggiseno. “Mi stai ascoltando?”

“Sì, ti ascolto” rispose lei senza voltarsi. Poi aggiunse: “Credo che tu abbia ricevuto un messaggio”.

“Ah, controllo subito” disse la ragazza prendendo il telefono per leggere il messaggio di Jeffrey. “Ma che…”

Lesse anche il messaggio che lei non aveva mai mandato e un brivido di paura le percorse tutto il corpo, intuendo cosa fosse appena successo. Quando si voltò verso Shonei, non era più affacciata alla finestra. Era appoggiata con una spalla all’armadio davanti al letto e con le mani nelle tasche dei jeans a osservarla. Il suo sguardo sembrava vuoto.

Ashley lasciò il telefono sul letto temendo la sua reazione.

“Sai, oggi ho avuto una conversazione davvero interessante. Sapevi che qualcuno sospetta che il tuo uomo, possa essere responsabile del furto avvenuto anni fa? Quando me lo hanno detto io mi sono chiesta come potesse essere possibile una cosa del genere. Insomma, lui non lavorava già più per Steven in quel periodo e quindi non poteva sapere nulla della consegna. Io di certo non gli ho detto nulla e nessun altro lo avrebbe fatto rischiando di farsi linciare da Steven. Quindi pensavo non fosse possibile, ma poi mi sono ricordata che io e te stavamo insieme in quel periodo e quando ti ho presentato Jeffrey, hai iniziato a frequentarlo di nascosto. Oh, non preoccuparti di questo, perché ne abbiamo già parlato e non mi soffermerò ancora su questo dettaglio insignificante, dopo tutto sappiamo bene chi sei. Una donna interessata solamente a fare la bella vita, allo sfarzo e al denaro, che sfrutta gli uomini e li tiene legati a sé solamente per ottenere dei vantaggi. Ci sono tanti aggettivi per quelle come te, ma non li dirò per non essere offensiva” disse Shonei in tono pacato.

Ma il suo modo estremante tranquillo di parlare non tranquillizzava affatto. Anzi, la spaventava di più.

“Ricordo che qualche giorno prima della consegna, te ne avevo parlato. Tu già ti sbattevi Jeffrey. Tutto questo, alcuni la definirebbero una strana coincidenza, ma io non appartengo a quella categoria”.

“Ti prego Shon… lascia che ti spieghi…” disse con un filo di voce Ashley mentre alcune lacrime le scendevano dagli occhi.

“Perché piangi?”

“È così, io e lui ci frequentavamo quando tu non eri con me. Quel giorno tu mi hai detto della consegna, ma non avevo nessuna intenzione di tradire la tua fiducia, te lo giuro”.

“Spiegami”.

“Due giorni prima del furto tu avevi da fare e quindi sono stata con lui nel suo appartamento. Avevamo alzato un po’ il gomito. A un certo punto mi ha chiesto di vederci per passare una giornata intera insieme, visto che non lo avevamo mai fatto. Quel giorno corrispondeva esattamente con il giorno in cui ci sarebbe stata la consegna. Io gli ho detto che non potevo perché dopo la consegna sicuramente avresti voluto vedermi. Ingenuamente gli ho parlato di cosa ci fosse in programma, ma non avrei mai pensato che gli sarebbe venuta un’idea del genere”.

“Quindi lui ha avuto la brillante idea”.

“Si”.

“E tu non glielo hai impedito?”

“Come avrei potuto farlo? Ho cercato di convincerlo a non farlo, ma non voleva sentire ragioni. Io ero preoccupata per te, perché molto probabilmente Steven ti avrebbe affidato quel compito. Temevo per quello che sarebbe potuto succedere”.

“Allora perché allora non mi hai detto nulla?”

“Non potevo, temevo che ci sarebbero state comunque delle conseguenze. Ho cercato di proteggerti e proteggermi. Non potevo tradire la sua fiducia…”

“Mentre la mia sì, vero?” chiese Shonei con disprezzo.

“Se lo avessi tradito se la sarebbe presa con me e poi con te”.

“No, se tu mi avessi detto la verità, adesso staremmo parlando di un morto!” disse Shonei alzando la voce.

“Ero spaventata, temevo che potesse succedere un gran casino. Così gli ho fatto almeno promettere che non ti avrebbe torto un capello”.

“Oh, ma grazie per la cortesia” disse con sarcasmo Shonei.

“Shon…”

“Tu hai tradito la mia fiducia continuamente, per tutto il tempo, fino alla fine. Mi hai tradito andandoci a letto a mia insaputa. Mi hai tradito quando gli hai parlato della consegna. Mi hai tradito continuando a tenere il segreto, senza mettermi al corrente di nulla. Nemmeno quando hai visto che ero nella merda fino al collo. A causa di quel furto Steven ha dubitato di me, ho rischiato di venire uccisa. Ho lasciato Portland per non avere problemi e quando sono tornata, mi sono ritrovata a lavorare di nuovo per lui per saldare un debito che non mi appartiene. Inoltre ho uno stronzo psicopatico a tenermi d’occhio”.

“Mi dispiace così tanto Shon… io non volevo che succedesse tutto questo…”

Shonei rimase per qualche istante riflettendo e poi la guardò. “Per questo, quando sono tornata in città, eri sorpresa di vedermi. Tu mi avevi dato già per spacciata. Pensavi fossi morta e sepolta. Dimmi, riuscivi a dormire bene la notte?”

Ashley non disse nulla.

“Ed è anche per questo hai iniziato a venire a letto con me! Tu non mi volevi tra i piedi ma alla fine hai ceduto perché era troppo grande il tuo senso di colpa! Ti dava fastidio la presenza di Max all’inizio, perché ti piace essere la prima donna! Poi hai capito che avevo davvero un interesse per lei e avrai pensato che era meglio così! Finalmente Shonei ha trovato qualcuno con cui consolarsi e mi posso liberare una volta per tutte di lei! È così, non è vero?! Per questo hai così tanta fretta di chiudere con me!”

Ashley continuava a piangere ininterrottamente.

A quel punto Shonei si scostò dall’armadio avvicinandosi lentamente.

“Shon, ti giuro che non volevo andasse così. Ho cercato di…”

Shonei l’afferrò per le braccia e la tirò facendola finire contro la parete. Si avvicinò con il viso al suo guardandola con uno sguardo di fuoco. “Tu non hai idea di cosa hai fatto, ma adesso te ne renderai conto!”

“Shon ti prego…”

“Zitta!” urlò Shonei afferrandole il viso con una mano stringendo e facendole male. “Preparati per ciò che ti aspetta! Quando avrò detto tutto a Steven, vi verrà a cercare e credimi, vi troverà! E se per qualche ragione riuscirete a farla franca, io lo aiuterò a cercarvi! Vi consegnerò direttamente tra le sue mani! Adesso piangi perché sei spaventata e fai bene, ma quando resterai sola con lui, conoscerai la vera paura! Molto probabilmente avrà un occhio più di riguardo per te! Credo proprio che tu il sia il suo tipo! Però tranquilla, non sarà nulla rispetto a quello che patirà Jeffrey! Ti permetterà anche di vedere cosa gli farà! Sarà lo spettacolo più raccapricciante a cui tu abbia mai assistito! Alla fine stenderai a riconoscerlo! Ma la cosa più divertente è che io sarò lì a guardare e godermi lo spettacolo fino all’ultimo. Senza fare nulla come hai fatto tu con me! Sarà molto divertente vederti implorare inutilmente perdono! Ma sai, Steven non prova alcuna pietà per le persone come te!”

Shonei la lasciò andare con uno strattone, facendole sbattere con violenza la testa all’indietro contro la parete. Iniziò ad allontanarsi per abbandonare per sempre l’appartamento. Ashley le corse dietro afferrandola per un braccio, cercando di farle cambiare idea.

“Non farlo Shon, ti prego! Ti giuro che non volevo farti del male! Non dire nulla a Steven! Ci ucciderà!”

“Lo so che lo farà, ed è proprio per questo che ho intenzione di dirglielo!” rispose Shonei girandosi a guardarla, mentre l’altra continuava a tenerla stretta per un braccio.

“Farà del male anche a te! Sei stata tu a rivelarmi tutto!”

“Se è così, sarò disposta a finire all’inferno ma non ci andrò da sola! Vi trascinerò giù con me! Non avete scampo, per voi è finita!”

“Ti prego Shon, se veramente mi hai voluto bene, non farlo!”

“Lasciami!”

“No, ti prego!”

“Ti ho detto di lasciarmi!”

“Non farlo…”

A quel punto Shonei, stanca della sua insistenza le diede uno spintone facendola finire a terra. Si piazzò a cavalcioni su di lei urlandole contro mentre le stringeva le mani attorno al collo. “È questo che vuoi, eh?! Perché non c’è altra scelta, o ti ammazza lui o lo faccio io!”

Ashley cercò di liberarsi dalla sua stretta senza riuscirci, mentre iniziava a sentire mancare le forze per la mancanza di ossigeno.

“È questo che vuoi?!” gridò ancora Shonei non vedendo più nulla, accecata dalla rabbia e dalle lacrime che le riempivano gli occhi.

Poi a un tratto, quando sentì che Ashley stava per smettere di lottare lasciò la presa. Rimase a cavalcioni su di lei guardano le sue stesse mani, rendendosi conto di cosa stesse per fare. Ashley nel frattempo incominciò a boccheggiare e a tossire, inalando aria avidamente.

Shonei si alzò lentamente continuando a guardare le sue mani, ricordando qualcosa del suo passato. Quando con la mazza da baseball, aveva colpito ripetutamente l’uomo che avrebbe dovuto prendersi cura di lei e di sua figlia di cui invece abusava. Si voltò verso la porta uscendo, anzi, scappando da quell’appartamento. Ashley ricominciò a piangere disperatamente.

 

 

Steph chiese il permesso di uscire prima da lavoro. Alla fine non era riuscita a trattenersi e aveva inviato un messaggio a Jessie per sapere se stesse bene. La ragazza non aveva risposto e lei era andata nel panico. Così era uscita prima per raggiungerla a casa. Quando entrò nel suo appartamento, si diresse immediatamente in camera. Lei era lì, distesa sul letto a dormire. Steph fece un passo verso di lei, quando si accorse delle bottiglie di birra vuote sul comodino e una che aveva ancora stretta in una mano. Si avvicino rimuovendola e poi si sedette sul pavimento appoggiandosi con la schiena contro il letto, guardando la ragazza.

 

 

Max dopo aver camminato a lungo e non volendo rientrare a casa, raggiunse l’appartamento di Shonei bussando alla porta più volte, ma lei non c’era. Aveva lasciato il telefono a casa e non poteva chiamarla. Così decise di aspettare. Si appoggiò di spalle al muro ripensando a Kate e Victoria. Si sentiva tradita dopo la promessa che si erano reciprocamente fatte di dirsi sempre tutto. Ed Ellis era stata davvero sincera con lei?

 

 

Ellis tornò a casa preoccupata per la possibilità che Max avrebbe lasciato il lavoro. Avrebbe dovuto cercare qualcun altro, ma lei non voleva nessun altro, lei voleva Max. Non sapeva ancora come risolvere tutta la faccenda, ma non avrebbe mai rinunciato a lei. E poi, c’era ancora la mostra…

 

 

Chloe era ancora a lavoro di buon umore, per la prima volta dopo tanto tempo. Tutti se ne erano accorti, anche Asher che pensava fosse ormai tutto apposto e si era fermato a chiacchierare con lei al bar. Nel frattempo gli occhi di Ian erano puntati attentamente su di loro. Stringeva i pungi dalla rabbia, per essere stato retrocesso a causa del ritorno della ragazza. Era arrivato il momento di agire, di fare qualsiasi cosa pur di riprendersi il posto destinato a lui.

 

 

Shonei passò tutto il tempo a bere in un locale. Quando poi iniziò a sentirsi troppo su di giri, decise di tornare a casa. Appena uscita dall’ascensore, mentre si dirigeva verso il suo appartamento, si bloccò notando Max seduta a terra con le braccia attorno alle sue gambe e la fronte appoggiata sulle ginocchia. Quando si avvicinò si chinò appoggiando una mano su una spalla.

“Max, cosa ci fai qui fuori?”

Max alzò la testa lentamente e con aria assonnata. Si era addormentata brevemente in quella posizione. “Non ho un posto dove andare, posso stare qui con te per stanotte?” chiese Max con tono triste.

“Certo, che puoi. Vieni, ti aiuto io” rispose Shonei aiutandola a mettersi in piedi.

Entrarono nell’appartamento e Shonei l’aiutò a mettersi a letto. “Cosa è successo?”

“Non so più di chi fidarmi” rispose Max con un filo di voce.

Shonei non disse nulla ripensando alla sua situazione. Annuì comprensiva: “Nemmeno io, adesso dormi, ne parliamo domani”.

Andò in bagno per farsi una doccia per riprendersi un poco. Nel frattempo Steph si era messa a letto girata con le spalle verso Jessie. Non stava ancora dormendo quando sentì una mano sul braccio. Si voltò verso di lei preoccupata. “Ehi, cosa c’è? Stai bene?”

Jessie la guardava senza rispondere e a un tratto si spinse in avanti baciando Steph che la respinse. “Che stai facendo?”

Jessie non rispose e la baciò di nuovo e questa volta Steph non riuscì a respingerla, non poteva.

Shonei dopo aver fatto la doccia prese una birra dal frigo. Fece qualche sorso dirigendosi verso la sua stanza. Guardò Max dormire supina sul letto. Si avvicinò sedendosi sul letto vicino a lei, appoggiandole la mano sinistra sul volto accarezzandola. Poi un pensiero le passò per la testa, lasciò la bottiglia sul comodino e la sua mano ora libera, si addentrò al di sotto della maglietta di Max. Aveva bisogno di distrarsi per scacciare via dalla sua mente ciò che era successo. Si soffermò toccando la sua pelle morbida, ma poi si bloccò guardando con orrore la mano che fino a poco prima era stretta al collo di Ashley. Si alzò dal letto sapendo che doveva allontanarsi da lei. Prese l’altro cuscino e uscì dalla stanza, stendendosi sul divano.

 

 

                                                               Continua…

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Capitolo 22
*** Circolo vizioso ***


La gente ama stare al centro del mondo a me basta un angolo dove c'è tutto il mio mondo.

                                                 

                                           Megan Gandy


Lunedì 24 luglio 2017

Max si svegliò nel letto di Shonei accompagnata dalla delusione ricevuta dalle sue due amiche. Si mise a sedere strofinandosi le mani sul volto. Poi guardò al suo fianco vedendo che mancava il cuscino. Si alzò lentamente dal letto lasciando la stanza. Shonei era in cucina seduta al tavolo. Con una mano sulla fronte e l'altra reggeva una tazza di caffè. Sembrava che qualcosa la tormentasse.

“Buongiorno”.

Shonei alzò la testa guardandola. “Ehi, sei sveglia. Buongiorno anche a te” disse sforzandosi di sorridere. Si alzò e chiese: “Vuoi fare colazione?”

“Si grazie”.

“Cosa preferisci? Ci sono dei cereali e...”

“Andranno più che bene”.

“Ok” rispose la ragazza provvedendo a prendere tutto l'occorrente portandolo in tavola.

Max si sedette mentre Shonei le versava del latte e dei cereali in una tazza.

“Vuoi anche del succo di arancia?”

“Si” rispose Max osservandola attentamente.

Shonei le servì anche un bicchiere di succo e si sedette davanti a lei, continuando a bere il suo caffè.

Mentre Max mangiava, guardò verso il divano vedendo il cuscino. “Ho notato che manca un cuscino in camera”.

“Si, infatti” disse semplicemente Shonei.

“Come mai? Non hai dormito in camera?”

“Non riuscivo a dormire e continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto. Ho preferito mettermi sul divano, non volevo svegliarti” mentì Shonei evitando il suo sguardo.

“Mi dispiace di averti arrecato disturbo. Non sarei dovuta venire qui”.

“Ehi, non dirlo nemmeno per scherzo. Non mi hai arrecato nessun disturbo. Solo, avresti potuto chiamarmi. Sarei potuta venire a prenderti”.

“Non ho il telefono con me. Sono uscita di casa un po' di fretta”.

Shonei annuì e poi chiese: “Ti va di dirmi cosa è successo?”

Max sospirò smettendo di mangiare. “Ieri Chloe è stata a pranzo da me”.

“Cosa? Hai fatto in fretta” disse Shonei sbalordita.

“Non sono stata io ad invitarla”.

“Ah no?”

“È stata Kate. Ha invitato Chloe a pranzo senza dirmi nulla. Pensava che visto la mia intenzione di concederle una possibilità, fosse una buona idea”.

“Ed è stato così?”

“Credo di sì, però...”

“Com'è andata con Chloe?” chiese Shonei curiosa.

“Abbiamo parlato a lungo, da sole. Mi ha messo al corrente di cosa è successo dopo aver lasciato Seattle”.

“Bene, finalmente si è decisa”.

“Mi ha anche mostrato il murale”.

“Ha fatto la cosa giusta”.

“Si e a questo proposito...” disse Max un po' titubante. “Ho detto a Chloe di averlo già visto”.

“Cosa? Quindi sa che sono stata io?” disse la ragazza allarmata.

“Sì, ma devi stare tranquilla”.

“Tranquilla?! Le hai dato un altro buon motivo per odiarmi!”

“Lei non ti odia”.

“Si certo...” rispose Shonei bevendo il suo caffè.

“Shon, le ho detto che se non fosse stato per te, avrei lasciato la città. Lei è consapevole che hai cercato di aiutarla. E poi dopo ieri, le cose hanno preso una piaga diversa tra me e lei quindi non preoccuparti?”

“Cosa c'è di diverso?”

“Non è stata l'unica a parlare di cosa è successo nel periodo in cui eravamo lontane. Ho deciso di fare la mia parte”.

“Ti sei aperta con lei?”

“Sì, tu avevi ragione. Dovevamo affrontare tutto iniziando proprio dalle cose più difficili da dire, per poter ricominciare. Adesso che ne abbiamo parlato, possiamo lasciarci queste cose alle spalle e andare avanti”.

“Allora non è andata solo bene, ma alla grande”.

“Si e se dovessi considerare solo questo, sarei decisamente più serena, ma purtroppo non è così, perché c'è dell'altro”.

“Kate?”

“E Victoria”.

“Che diavolo hanno combinato?”

“Ho scoperto che hanno agito alle mie spalle”.

“Per via del pranzo? Non è andata così male, perché prendertela con loro per non avertelo detto?”

“Tu non capisci, noi ci eravamo fatte una promessa. Che ci saremmo dette sempre tutto e invece...”

“Per questa volta potresti chiudere un occhio, infondo è andata bene con Chloe”.

“Dimenticavo che per te il fine giustifica i mezzi” disse Max con un certo fastidio.

“A volte l'unica cosa che puoi fare è prendere in mano la situazione e piegarla al tuo volere”.

“Oh capisco, quindi per te andrebbe bene se qualcuno cercasse di piegarti al proprio volere”.

“No, certo che no. Qui non si tratta delle persone, ma della vita. Kate avrà sicuramente notato che tra di voi le cose non funzionano come dovrebbero. Ha solo cercato di darvi una spinta nella giusta direzione. Direi che il suo tempismo è stato impeccabile. Ne avevamo appena parlato e il giorno dopo ti ritrovi Chloe a casa. Non so, è come se era tutto predestinato”.

“Quindi non ha sbagliato secondo te?”

“Si, ha sbagliato non mettendoti al corrente della sua iniziativa. Però Max, ha agito per cercare di dare una mano. Tutto sommato è quello che ho fatto anche io con Chloe. Ti ho mostrato il murale e non avrei dovuto farlo. Però cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto?”

“Non me lo sono mai chiesta”.

“Beh, dovresti. Con Victoria invece?”

“Ha fatto la stessa cosa di Kate, con l'unica differenza che si tratta del mio lavoro”.

“Spiegati meglio”.

“Ha messo al corrente Ellis delle mie difficoltà nel lavoro. Adesso mi sento come se avessi ottenuto il posto allo studio, solo perché sono accorse in mio aiuto. Come se io non fossi capace di cavarmela da sola. Come se nessun altro avrebbe mai preso in considerazione le mie foto, se non per pietà”.

“Max, io non sono un'esperta di fotografia. Non ci capisco proprio un cazzo, però una cosa la so. Tu sei in gamba in quello che fai”.

“Lo dici solo perché sei mia amica e appunto non sei un'esperta”.

“Allora chiedilo a un'esperta”.

“L'ho già fatto. Ieri subito dopo essere uscita da casa, sono andata allo studio. Ellis era lì e le ho detto di aver scoperto tutto”.

“Cosa ti ha detto?”

“Dice di avermi assunta per il mio talento”.

“E tu non le credi?”

Max sospirando disse: “Non lo so è questo il punto. Non so più di chi mi posso fidare. Se le mie amiche non sono state oneste con me, come posso dare credito alle parole di una persona che a malapena conosco?”

“Il miglior modo per capire se puoi fidarti di qualcuno, è appunto fidarti”.

“Questa credo di averla già sentita”.

“Sicuramente”.

“Fidarsi, ma a quale prezzo?”

“Devi sempre mettere in conto la fregatura Max. Non c’è modo di sapere in anticipo cosa succederà. Vai avanti a tentativi, cercando di fidarti almeno del tuo istinto, che purtroppo non è così infallibile come può sembrare” disse Shonei pensando ad Ashley.

Max notò dal tono usato da Shonei, che ci fosse qualcosa che non andava. “Ieri quando sei arrivata ho sentito l’indistinguibile odore di alcool”.

“Si, ho bevuto un goccio”.

“Neppure tu hai avuto una bella serata?”

“Eh no, decisamente no”.

“Vuoi parlarne?”

“Oh beh, sai… non sento il bisogno di buttare fuori tutto, ma grazie per l’interessamento” rispose Shonei alzandosi per portare la tazza nel lavello.

“Non mi avevi detto che ti drogavi” disse a un tratto Max facendo voltare di scatto la ragazza.

“Ah no?”

“Beh, avevo capito che te la spassavi ma non che ti drogassi”.

“Te lo ha detto Chloe?”

“Si”.

“Avete parlato anche di me?”

“Mi ha parlato della sua vita e tu ne hai fatto parte”.

“Si, ogni tanto usavo qualcosa per rilassarmi. Però non mi bucavo, se è questo che vuoi sapere” disse Shonei appoggiandosi contro il ripiano di spalle guardandola.

“Non volevo dire…”

“Lo so”.

“È solo che mi preoccupo”.

“Non devi”.

“Quindi non fai più uso di…”

Shonei sbuffò sorridendo. “Cos’è questa storia?”

“Niente, scusa” disse Max ritornando alla sua colazione mentre Shonei la osservava.

Shonei si allontanò per tornare nella sua stanza, ma poi si fermò tornando indietro. Si avvicinò a Max da dietro appoggiandole le mani sulle spalle e chinandosi le diede un bacio sul capo. “Scusami, ma davvero quel periodo è passato ormai. Non voglio che ti preoccupi inutilmente”.

Max appoggiò una mano sulla sua e alzando lo sguardo su di lei disse: “Mi voglio fidare”.

A quel punto Shonei ripensò a ciò che aveva tentato di fare con Max e si sentì terribilmente in difetto. “Si, adesso vado a vestirmi” disse allontanandosi.

Il sorriso sul volto di Max si dissolse mentre la guardava entrare nella camera da letto. C’era qualcosa di strano in lei ma non riusciva a percepire cosa.

 

 

Le due ragazze stavano ancora dormendo avvolte da un lenzuolo. Jessie stava in posizione supina e Steph di fianco, le teneva un braccio stretto attorno alla vita. Quando Jessie si svegliò cercò lentamente di liberarsi dalla presa senza svegliarla, ma Steph cominciò a muoversi ridestandosi dal sonno. Quando aprì gli occhi si guardarono per qualche istante in silenzio.

Poi Steph disse: “Buongiorno”.

“Buongiorno”.

“Potresti…” disse Jessie indicando con lo sguardo il braccio avvinghiato a lei.

“Oh, scusa” aggiunse Steph rimuovendolo.

“Figurati” rispose Jessie mentre mentalmente tirava un sospiro di sollievo.

“Dormito bene?”

“Si, certo” rispose Jessie a disagio tirandosi meglio il lenzuolo addosso.

Steph al suo fianco cercò di rimanere seria, ma alla fine non ci riuscì e cominciò a ridacchiare.

La ragazza si voltò verso di lei. “Cosa c’è?”

“Ehm… niente” rispose Steph strofinando le dita di una mano sulla fronte con un sorriso che non accennava a scomparire.

“Stai ridendo di me?” chiese Jessie sulla difensiva.

“Ma no, non mi permetterei mai. Non ne ho alcun motivo”.

“E allora perché quella faccia?”

“Ho solo trovato divertente il modo in cui hai cercato riparo sotto al lenzuolo”.

“Ah, lo trovi così divertente?”

“No, hai ragione” rispose Steph tornando seria, fissando il soffitto.

“Dovremmo parlare di quello che è successo” disse Jessie senza guardarla.

“Si… prima o poi”.

“Magari adesso? Ci vestiamo e…” aggiunse Jessie voltandosi verso di lei.

Steph la guardò un po’ confusa. “Cosa c’è, hai paura che ti salti addosso?”

“Cosa? No… è solo che…”

“Capisco, non preoccuparti e per la cronaca le cose ieri sera, sono andate in modo totalmente diverso”.

“Cioè?”

“Ti prego, dimmi che ricordi cosa è successo”.

“Certo che me lo ricordo”.

“Quindi sai che io non ho cercato nessun approccio nei tuoi confronti”.

“Lo so, ho cominciato io” ammise Jessie con qualche difficoltà. “Però tu…”

“Non potevi di certo aspettarti che sarei rimasta impassibile” aggiunse Steph per essere chiara.

“No, certo che no. Non ti sto dando nessuna colpa”.

“Bene”.

“Ok, allora… cosa si fa adesso?”

“Non lo so Jessie, io non ho voce in capitolo” disse Steph serenamente mentre incrociava le mani sulla pancia.

“Cosa vuoi dire?”

“Quello che ho detto”.

Jessie la guardò con espressione confusa. “Ma dobbiamo parlarne”.

“Certo, ti ascolto”.

“Sembra quasi che tu non sia molto interessata all’argomento”.

“Non è così”.

“Invece sì”.

“No, però se proprio insisti, ti dico la mia” disse Steph girandosi completamente verso di lei.

“Si, credo sia il caso” rispose Jessie voltandosi anche lei nella direzione della ragazza, mettendo una certa distanza. “Sentiamo”.

“Io voglio stare con te e di questo sono più che certa. So cosa voglio, ho le idee chiare. Non posso dire lo stesso di te”.

“E questo cosa vorrebbe dire?”

“Che qualsiasi cosa io dica o faccia, non servirà a sciogliere tutti i dubbi che hai adesso. Hai da poco rotto con il tuo ragazzo. Non vuoi perdere la mia amicizia nonostante tu mi conosca da poco tempo. Però adesso sei cosciente di cosa provo per te e questo complica tutto. Quello che è successo, dimostra che non sai nemmeno tu cosa vuoi. È la tua prima volta e sei confusa. Quindi è tutto nelle tue mani. Io non devo fare i conti con me stessa. Io so già chi sono, l’ho sempre saputo e so cosa voglio. Tu puoi dire lo stesso?”

“Per me è tutto nuovo e…”

“Appunto, parlarne è davvero inutile”.

“No, non lo è”.

“Bene, allora cosa vuoi che ti dica? Che ti comprendo? Si, lo faccio, ma fino a un certo punto. Io non ho mai avuto problemi di questo tipo, sono nata che già guardavo il culo dell’ostetrica”.

“Oddio, la smetti di parlare in questo modo?”

“In quale modo sto parlando scusa?” chiese Steph mettendosi a sedere di scatto, mentre il lenzuolo scivolava un po’ giù dal suo corpo.

“Ne parli come se fosse qualcosa di divertente! Come se questa situazione fosse soltanto una barzelletta, ma per me non lo è affatto! Qui è della mia vita che stiamo parlando, che è stata completamente stravolta da…”

“Da me?! Lo puoi dire sai!”

“Da tutto!”

“Capisco le tue difficoltà, ma io non sono una psicologa. Non devo risolvere quello che hai adesso nella testa!”

“Perché ti comporti così?!”

“Perché so come finiscono queste cose! Non è la prima volta che mi succede! Sono preparata ormai! Magari tutto si ridurrà a qualche scopata e poi ognuno per la sua strada!”

“Non parlare in questo modo!”

“E allora dimostrami il contrario! Dimostrami che sbaglio!”

“Steph, non è così semplice!”

“Ecco vedi? È esattamente di questo che sto parlando!” rispose Steph stendendosi di nuovo con le braccia incrociate dietro la testa senza badare al lenzuolo che ormai non copriva più il suo petto.

Jessie distolse subito lo sguardo gesticolando con la mano. “Potresti…”

“Cosa?” chiese Steph non capendo.

“Potresti… usare il lenzuolo per favore?” chiese Jessie paonazza.

Steph scocciata, afferrò il lenzuolo coprendosi.

“Devi avere un po’ di pazienza con me. Devi concedermi il tempo di elaborare questa nuova situazione, perché se mi metti fretta…”

“Io non ti sto mettendo fretta”.

“So cosa vuoi Steph” disse Jessie guardandola.

“Ma tu no, è questo il punto. Sembra che ogni volta, ciò che desidero io passi sempre in secondo piano. Come se non fosse importante. Dici che è la tua vita di cui stiamo parlando, ma è anche la mia. E ciò che succede nella mia dipende da ciò che vogliono gli altri. Vedi, tu adesso puoi decidere di finirla qui e ritornare alla tua vita che è così semplice così com’è, senza tante complicazioni. Magari troverai qualcun altro con cui stare. E se poi dovesse finire, passi al prossimo in attesa della persona giusta. Penserai a noi come una cosa passeggera, un’esperienza insignificante e da dimenticare. Io invece rimango sempre un passo indietro. Non andrò oltre come farai tu, perché io mi troverò sempre con l’ennesima Jessie insicura. E lo so che non è colpa tua o degli altri, se scelgo sempre la persona meno indicata per una relazione. Cazzo, forse non è nemmeno colpa mia. Magari sono destinata a questa vita priva di certezze e di punti di riferimento a cui aggrapparmi”.

“Mi dispiace Steph, io non...”

“Ti prego, non dispiacerti per me. Non voglio essere compatita” disse Steph alzandosi velocemente dal letto per rivestirsi, mentre Jessie distoglieva di nuovo lo sguardo.

A un tratto sentirono bussare e si lanciarono una breve occhiata preoccupate, prima che la porta iniziasse ad aprirsi. Steph raggiunse velocemente la porta, per evitare che venisse aperta del tutto, facendo da scudo per nascondere la presenza della ragazza nella stanza. “Ehi Chloe, buongiorno”.

“Buongiorno, è tutto ok? Mi è sembrato di sentirti parlare con qualcuno”.

Jessie nel frattempo si alzò lentamente dal letto iniziando a rivestirsi senza fare rumore.

“Si, stavo parlando al telefono”.

“Ah, capisco. Allora vado a fare una doccia”.

“Certo”.

“Ok” disse Chloe guardandola con sospetto.

Appena Chloe si chiuse in bagno, Steph si voltò guardando Jessie che si stava abbottonando i jeans.

“È meglio che vada. Non credo di piacerle”.

“No, non è questo. Non ha nulla contro di te, è solo preoccupata per me”.

“Si, ed è preoccupata a causa mia” disse Jessie avvicinandosi a Steph. “Allora...”

“Puoi andare” disse Steph sedendosi sul letto.

“Ok, ciao” aggiunse Jessie pronta ad uscire dalla stanza. Poi si fermò voltandosi e con un po' di esitazione si avvicinò a lei. Prese il volto di Steph tra le sue mani e le diede un bacio su una guancia. Steph chiuse gli occhi e quando li riaprì la ragazza uscì dalla sua stanza e successivamente dall'appartamento. Si distese sul letto portandosi le mani sul volto.

“Allora è così che stanno le cose?”

Steph distolse le mani dal volto dirigendo lo sguardo da dove proveniva la voce. Chloe era appoggiata con una spalla allo stipite della porta.

“Avevi capito che era qui?”

“Sì, è stato inevitabile”.

Steph si mise a sedere abbassando lo sguardo. “Penserai che sono davvero un’idiota”.

“Sì, lo penso ma non posso fartene una colpa. Vorrei solo assicurarmi che tu sappia cosa stai facendo. Le possibilità che Jessie venga a letto con te solo per…”

“Lo so, ne sono consapevole”.

Chloe annuì lentamente andandosi a sedere accanto a lei senza dire nulla.

“Perché succede continuamente? Dov’è che sbaglio?”

“Perdere la testa per qualcuno non è uno sbaglio. Succede e basta. Possiamo controllare molte cose nella nostra vita, tranne i sentimenti verso qualcuno. Niente può fermarli”.

“Già” disse Steph annuendo.

“Cosa farai adesso?”

“Non ne ho la più pallida idea, ma adesso voglio soltanto smettere di pensarci. Dimmi qualcosa che mi rallegri la giornata”.

Chloe la guardò sorridendo.

“Non dirmelo, Max?” chiese Steph.

“Sì, è andata bene” rispose Chloe ridendo.

“Finalmente” disse Steph con un sospiro. “Ti giuro che l’unica che poteva mettermi in ansia dopo Jessie, era la tua situazione. Adesso racconta”.

“Abbiamo parlato di cosa è successo dopo che le nostre strade si sono separate” disse Chloe facendo una pausa con un’espressione triste. “Le ho fatto davvero male Steph. Pensavo di agire per il meglio e invece non è stato proprio così”.

“Chloe, avrai anche sbagliato, ma adesso hai la possibilità di rimediare ai tuoi errori. Non sprecarla sentendoti in colpa”.

“Non lo farò, o almeno ci proverò”.

“Non devi solo provarci, devi riuscirci”.

Chloe annuì.

“Non sai quanto sono felice per te” aggiunse Steph sorridendo abbracciandola.

“Per te andrebbe bene se la invitassi qualche volta…”

“E me lo chiedi? Guarda che è anche il tuo appartamento. Certo che puoi”.

“Ehm… e se nell’invito includessi anche Kate e Victoria?” chiese Chloe un po’ titubante.

“Oh, giusto. Dimenticavo Victoria. Non preoccuparti ce la posso fare. Devo solo saperlo in anticipo e fare l’antitetanica”.

Chloe rise alle parole dell’amica. Sapeva bene che nemmeno tra loro scorreva buon sangue. Victoria era stata molto stronza anche verso di lei ai tempi in cui frequentavano la Blackwell. Steph era stata vittima delle sue frecciatine e battutine sui suoi gusti sessuali. Per la verità a Steph non era mai importato nulla di cosa potessero pensare gli altri sul suo conto e non aveva mai fatto segreto del suo orientamento sessuale. Nonostante questo, Victoria non si era mai arresa dal punzecchiarla e di tanto in tanto, era addirittura riuscita a farle perdere la pazienza. In quelle rare volte, Steph era troppo presa da altre preoccupazioni o comunque, aveva altro per la testa per avere il tempo e la voglia di gestire anche Victoria. Quindi perdeva le staffe e più di una volta aveva contrattaccato. Infatti Chloe aveva avuto occasione di assistere a scene davvero esilaranti, dove Victoria messa al tappeto in maniera magistrale.

“Sei proprio sicura?”

“Sono sicura. In questo momento niente è più importante della tua serenità. Sono disposta a subirmi anche Victoria e poi, se dovesse davvero passare il limite, potrei sempre ucciderla” rispose la ragazza con ironia.

“Non credo che finire dietro le sbarre possa aiutare la mia causa”.

“Davvero? Che peccato”.

Risero entrambe e poi Steph disse: “Oggi la rivedrai?”

“Credo di sì”.

“Bene, non perdere tempo. Adesso andiamo a fare colazione” disse Steph dando una pacca sulla gamba dell’amica.

Uscirono dalla stanza e in quel momento il telefono di Chloe iniziò a squillare.

“Chi è?” chiese Steph leggendo l’espressione sorpresa dell’amica che leggeva il nome sul display.

“È Kate, forse un altro invito” rispose Chloe ironica. “Ciao Kate”.

“Ciao Chloe, ascolta ti chiamo per dirti che abbiamo un problema!”

“Un problema?! Che tipo di problema?!” chiese Chloe allarmata.

Steph che stava preparando il caffè, si fermò di colpo osservando l’amica.

“Ieri Max ha scoperto del mio piano e non solo!”

“Cosa?!” chiese Chloe sbarrando gli occhi.

Steph le si avvicinò preoccupata chiedendole sottovoce: “Cosa è successo?!”

Chloe alzò l’indice verso di lei per chiederle di attendere, mentre ascoltava la voce preoccupata dall’altro capo del telefono. Steph si avvicinò di più a lei per ascoltare la conversazione.

“Ieri sera quando te ne sei andata ed è tornata su, ha ascoltato per caso una conversazione tra me e Victoria, scoprendo tutto! Si è arrabbiata ed è uscita di corsa, è andata allo studio fotografico per parlare con Ellis e poi non è più tornata!”

“Chi diavolo è Ellis?!”

“È la fotografa per cui lavora!”

“Allora potrebbe essere ancora lì, oppure questa Ellis potrebbe sapere dov’è!”

“No, non è lì! Abbiamo richiamato Ellis ieri e lei ci ha detto che se ne era andata! Abbiamo chiamato anche questa mattina ma ha detto che non è arrivata a lavoro, anche se ancora un po’ presto! Però teme che non si presenterà!”

“Merda! Forse è da Timothy ed Aaron!”

“No, abbiamo già controllato!”

“Avete provato a contattarla?!”

“Ha lasciato il telefono qui!”

Rimasero entrambe in silenzio pensando alla stessa cosa.

“Allora c’è solo un posto dove potrebbe essere…” disse Chloe.

“Da Shon” proseguì Kate.

“Ok, senti adesso controllo e ti faccio sapere”.

“Va bene e Chloe…”

“Sì?”

“Mi dispiace tanto”.

“Ti richiamo” disse Chloe mettendo fine alla telefonata.

“Questa non ci voleva” disse Steph scuotendo la testa.

Chloe deglutì a vuoto preoccupata per la scomparsa di Max, per dove potesse essere, ma anche per la concreta possibilità che fosse arrabbiata anche con lei.

 

 

Shonei fermò l’auto nel parcheggio girandosi a guardare Max. “Allora, sei pronta?”

“No, non lo sono”.

“Prima o poi dovrai tornare a casa”.

“E se prendessi le mie cose e venissi a stare un po’ da te?”

Shonei ripensò a quanto successo la sera prima. “No Max, non credo sia una buona idea. E poi davvero vuoi mettere fine alla vostra amicizia così?”

“No, ma in questo momento sono davvero delusa da loro”.

Shonei fece un sospiro. “Andrai al lavoro oggi?”

“Non credo”.

“Che bella idea. Ma sì, dopotutto la tua delusione è troppo poco. L’ideale sarebbe perdere due persone a cui tieni e perché no, anche il lavoro. Quando finalmente non ti rimarrà più nulla, allora sì che starai decisamente meglio” disse Shonei sarcastica.

“Non sono io a volere questo! È stata colpa loro!”.

“Sì, è stata colpa loro non c’è alcun dubbio su questo. Ma quello che succederà da adesso in poi, sarà tua responsabilità. Chiediti cosa vuoi e cosa sarebbe meglio per te in questo momento. Adesso che le cose con Chloe si stanno sistemando, non è il caso di mettere a repentaglio il rapporto con loro. Prendila come il momento adatto per ricominciare tutto da zero. Devi parlare con loro”.

Max sospirò dicendo: “Ci proverò”.

“Bene”.

Dopo qualche istante di pausa Max disse: “Tu dove vai adesso?”

“Devo incontrare alcune persone”.

“Delle clienti?”

“No” rispose secca Shonei, con un tono che lasciava intendere che non avrebbe saputo altro.

“Grazie di tutto” disse Max con un certo sconforto scendendo dall’auto.

“Figurati” rispose Shonei, sapendo che non si stava comportando bene con lei. Max non lo meritava, ma al momento era troppo presa dai suoi problemi.

Si allontanò poco dopo per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Prima che Max si alzasse dal letto aveva inviato un messaggio per chiarire la faccenda una volta per tutte.

 

 

Chloe entrò nell’appartamento sbattendo la porta.

Steph la guardò con apprensione. “Allora, è da Shon?”

“Non c’è nessuno in casa”.

“Questo non esclude che Max sia con lei”.

“Infatti…” disse Chloe sedendosi portandosi le mani al volto.

“Posso provare a chiamarla al telefono” propose Steph, sapendo che Chloe e Shonei non si erano più parlate dalla sera in cui avevano discusso.

“No, lascia stare. Avviso Kate” disse chiamando la ragazza.

 

 

Kate che era in camera sua, rispose al primo squillo. “Chloe, allora?”

“Non c’è nessuno in casa”.

“Dannazione”.

“Max!” disse Victoria che era in cucina vedendo entrare proprio in quel momento la ragazza.

“Chloe, è appena rientrata, ti chiamo più tardi” disse frettolosamente a voce bassa Kate.

“Aspet…” stava dicendo Chloe ma la ragazza aveva già riattaccato.

“Beh?” chiese Steph con aria interrogativa.

“Max è tornata” disse Chloe prendendo subito le chiavi dell’auto dirigendosi verso la porta.

“Dove stai andando?”

“Devo assolutamente parlare con lei”.

“Forse non è una buona idea”.

“Dopo ieri, non posso permettere che vada di nuovo tutto a puttane” disse Chloe uscendo dall’appartamento.

 

 

Max chiuse la porta guardando Victoria e Kate che era appena uscita dalla sua stanza. Victoria stava per aprire bocca, ma Max alzò una mano mettendola a tacere. “Non so cosa diavolo vi sia saltato in mente, ma una cosa è certa! Io non tollererò mai più una cosa del genere! Avete forse dimenticato la promessa?!”

“No Max…” disse Kate bloccandosi immediatamente vedendo lo sguardo di rimprovero dell’amica.

“Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, soprattutto da te!”

“Ah bene, perché io abitualmente sono una stronza” disse Victoria allargando le braccia con rassegnazione.

“Adesso fai anche l’offesa?! Lo capisci o no che la vittima in questo momento sono io?!” chiese Max alzando la voce.

“Max, tu hai ragione. Noi abbiamo sbagliato e so che qualsiasi cosa diremo, non servirà a cancellare ciò che abbiamo fatto. Avevamo fatto una promessa e non l’abbiamo mantenuta. Ci dispiace davvero tanto per questo, ma permettici di spiegarti il motivo per cui lo abbiamo fatto”.

“Non ci può essere nessuna giustificazione per aver agito alle mie spalle! Però va bene, spiegatemelo, vi ascolto!” disse Max incrociando le braccia al petto, rimanendo dov’era.

“Io ero molto preoccupata per te a causa di Shonei” disse Kate.

“Perché?!”

“La sera che sei uscita con lei sembravi distrutta! Avevo paura che ti stesse facendo soffrire! Tu sei mia amica e non voglio vederti stare male ancora! Il fatto è che ci sono troppe cose in ballo! Con Chloe le cose non procedono bene e so che stavi male anche per questo! Ho pensato di invitarla sperando che ti riavvicinassi finalmente a lei! Così magari Shonei…” disse la ragazza interrompendosi.

“Shonei cosa?!”

“Si sarebbe fatta un po’ da parte”.

Max spostò il suo sguardo su Victoria.

“Non guardare me, io non c’entro in questo! Ero preoccupata?! Si! Mi dava fastidio la presenza costante di Shon?! Sì! Ma non ho fatto nulla per allontanarti da lei!” disse Victoria discolpandosi.

Max riportò il suo sguardo su Kate.

“Mi dispiace Max, non avrei dovuto farlo”.

“Beh, dipende dai punti di vista!” disse Victoria abbassando la voce.

“Scusami?!” disse Max fulminandola con lo sguardo.

“Oh andiamo Max! Sai bene come stanno le cose!” disse Victoria a muso duro.

“Bene, allora illuminami!”

“Certamente!”

“Ragazze, non è il caso di…” si intromise Kate per cercare di calmare le acque.

“No Kate! È arrivato il momento che affrontiamo l’argomento una volta per tutte!” disse Victoria lanciando un’occhiata all’amica. Poi spostò tutta la sua attenzione su Max avvicinandosi di un passo. “Pensavo ci fosse una tregua tra te e Chloe! Che volevi davvero riappacificarti, ma non hai mai perso occasione di prendertela con lei! E Shonei è sempre tra i piedi! Io non mi fido di lei e non mi piace come persona e dopo quella sera, mi piace ancora meno! Ha un forte ascendente su di te che fa quasi paura! Ti sei messa a bere solo perché è stata lei a chiedertelo! Hai ballato con lei mentre ti si strusciava addosso davanti a tutti! La Max che conosco io non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Ho come la vaga sensazione che se lei ti chiedesse di lanciarti nel vuoto, tu lo faresti! La conosci da poco e non sai un cazzo di lei! Eppure sembra che faresti di tutto pur di accontentarla!”

“Ti sbagli, io la conosco perché non sono così superficiale come te, che giudichi le persone in base a come si presentano, a come si vestono o a come parlano. Tutto per vedere se sono adatte ai tuoi canoni! Tu non sai nulla di lei! Non sai cosa ha passato nella sua vita!”

“Oh certo, adesso dovrei farmi impietosire da quattro stronzate che ti avrà rifilato, pur di entrare nelle tue grazie e tu ci sei cascata con tutte le scarpe!”

“Hai provato a fare conversazione con qualcuno prima di etichettarlo?! Ti sei mai soffermata a conoscere davvero una persona prima di puntarle il dito contro?!”

“Sì, l’ho fatto con te Max!”

“Sei soltanto una bugiarda! Lo hai fatto sì, ma solo quando siamo ritornate a Seattle! Quando invece eravamo alla Blackwell, mi hai trattato come uno straccio, come hai sempre fatto con tutti coloro che non ritenevi alla tua altezza!”

“Ragazze, per favore…” disse ancora Kate.

“Sai cosa penso?!” chiese Victoria rivolta a Kate. “Max non merita tutta la nostra preoccupazione! Tanto se la può cavare benissimo da sola a mettersi nei guai!”. Poi si rivolse di nuovo a Max. “Non perderò un’altra notte di sonno per te! Chissà, forse così ti renderai conto da sola che Shonei sta soltanto cercando di scoparti!”

Kate sgranò gli occhi scioccata nel sentire l’amica parlare in quel modo. “Victoria!”

“Oooh, piantala Kate! Conosciamo tutti quali siano gli interessi di Shon! Ha messo gli occhi su di lei sin da quando l’abbiamo incontrata!”

“Non ti permetto di parlare di lei in questo modo! Lei è una mia amica!” disse Max.

“E noi cosa cazzo siamo per te Max?! Un optional?! Non siamo tue amiche?!” urlò Victoria.

“A giudicare da cosa hai fatto alle mie spalle, direi di no!” rispose Max a tono.

“Io non ho fatto nulla! È stata Ellis a intuire che avessi dei problemi! Chiunque lo avrebbe capito vedendo come ti rifiutavi di rispondere alle sue domande! Domande che facevano parte di una semplice conversazione! Come quelle conversazioni che tu reputi tanto importanti! Ma ovviamente sono importanti solo se dall’altra parte c’è Shon, giusto?!”

“Non cambiare discorso solo perché sei in difetto!”

“Io non sono in difetto, perché non ho fatto nulla! L’unica cosa che ho fatto è stato confermare i suoi sospetti! Perché anche se lo avessi negato, non mi avrebbe mai creduta! E poi non le ho raccontato un bel niente di te! È stata sua l’idea di fare qualcosa in merito!”

“E tu non hai fatto nulla per fermarla, sapendo che una cosa del genere io non l’avrei mai accettata! Tu che sei una fotografa dovresti saperlo!”

“Non l’ho fermata perché ero preoccupate per te dannazione! Hai parlato con Ellis, ti ha detto la motivazione per cui ti ha assunto! Non credi nemmeno a lei?! Giusto, dimenticavo che le uniche parole che prendi come oro colato, sono quelle di Shonei!”

“Adesso basta! Lasciala fuori da questa storia! Qui stiamo parlando di te!”

“Sai una cosa?! Fai come cazzo ti pare! Non mi interessa più nulla! Vuoi che mettiamo fine alla nostra amicizia?! Bene, fai pure! Adesso me ne vado al lavoro! Ho di meglio da fare che stare qui ad ascoltare una persona che reputavo mia amica, darmi addosso solo perché ho cercato di aiutarla! E sì, forse ho sbagliato ad agire in questo modo, non mettendoti nemmeno al corrente, ma non l’ho fatto per danneggiarti! Volevo solo aiutarti, perché è questo che fanno le amiche, anche con il rischio di essere mandate affanculo!” disse Victoria tutto d’un fiato, prendendo le chiavi dell’auto e uscendo di corsa dall’appartamento, ritrovandosi Chloe davanti.

Victoria la superò guardandola per un breve istante dicendole: “Buona fortuna, ti servirà!”

Chloe e Max si guardarono in silenzio. Kate a quel punto decise di uscire per lasciarle da sole. “Vado a fare un giro” disse dirigendosi verso la porta. “Ciao Chloe e Max, mi dispiace davvero tanto”. Poi uscì dall’appartamento mentre Max andava a sedersi sul divano esausta.

Chloe a quel puntò entrò lentamente richiudendo la porta. Si voltò a guardare l’amica che teneva i gomiti appoggiati sulle gambe, mentre con le dita si massaggiava le tempie tenendo gli occhi chiusi.

“Ehi...” disse piano Chloe timorosa.

Max riaprì gli occhi guardandola.

“Mi dispiace... io sapevo tutto e non ti ho detto nulla. Lo so cosa può sembrare. Penserai che abbiamo tramato alle tue spalle e in un certo senso è così. Ho sbagliato... abbiamo sbagliato”.

“Chloe...”

“Il fatto è che ero disperata, tu non mi parlavi più e quando ho visto che non eri con loro, ho pensato che stessi cercando di evitarmi. Mi sono sentita talmente male all'idea che non ho avuto nemmeno il coraggio di chiedere dov'eri”.

“Chloe, non...”

“Quando Kate è venuta da me...”

“Chloe, fermati un attimo ti prego”.

Chloe si ammutolì.

“Io non sono arrabbiata con te” disse Max lasciando spiazzata Chloe.

“Ah no?” chiese Chloe sorpresa.

“No, non lo sono. Non è stata tua l'idea”.

“Però io sapevo quale fosse il piano”.

“Si, però non me la prenderò con te per questo. Avevi una buona ragione per non avvisarmi, lo capisco. Non posso fartene una colpa se hai cercato di riavvicinarti dopo che abbiamo discusso. Ti ho messa io in quella situazione, nonostante avessi deciso di darti una possibilità. Come ho detto ieri, dovrei cercare di essere più tollerante. Quindi stai tranquilla”.

Chloe la guardò dapprima sbalordita e poi si portò una mano dietro alla nuca sorridendo nervosamente e a disagio. “Oh, adesso mi sento un'idiota”.

Max sorrise dicendo: “E chi dice che tu non lo sia?”

Chloe la guardò con sguardo sorpreso e poi sorrise stringendo gli occhi. “Ti stai prendendo troppe libertà con me signorina” disse avvicinandosi per sedersi accanto a lei.

Il sorriso scomparì dal volto di Max e Chloe chiese: “Avete litigato?”

“Si, ci eravamo fatte una promessa e l'hanno infranta”.

Quelle parole colpirono Chloe nel profondo. Anche lei al faro le aveva fatto una promessa che non aveva mantenuto. “Mi dispiace, ma se ti può consolare, Kate aveva davvero buone intenzioni. Era molto preoccupata per te, per via di Shon...”

Max si voltò di scatto verso di lei. “Te lo ha detto?”

“Si, pensava che se noi due ci fossimo riavvicinate, mi avresti confidato cosa era successo la sera che siete state insieme. Ti ha visto così turbata che era davvero in pensiero per te”.

Si guardarono per qualche istante senza aggiungere altro. Poi Chloe riflettendo disse: “Non ti chiederò cosa è successo e non perché non mi interessi saperlo. Se si tratta di te mi importa, ma non sono più nella posizione di chiederti spiegazioni. E poi so che lo farai quando sarai tu a volerlo”.

“Nessuna forzatura?” chiese Max.

“Nessuna forzatura Max. Anche se sono stata io darti buca e quindi in un certo senso sono responsabile”.

Max si rese conto che nonostante tutte le buone intenzioni, Chloe in realtà stava lottando per non chiederle spiegazioni.

“Chloe, non devi preoccuparti. Ho avuto solo un momento di sconforto, tutto qua” mentì Max sperando che l'amica le credesse.

“Shon non è brava a consolare, per lei non c'è niente che gli alcolici non riescano a risolvere” disse Chloe con ironia.

“Ma tu non dovresti andare al lavoro?” chiese Max.

“E tu?”

“Io non so nemmeno se ho ancora un lavoro”.

“Cosa vuoi dire?”

“Victoria ci ha messo un po' lo zampino e forse in questo modo, direttamente o indirettamente, mi ha aiutata ad ottenere un lavoro allo studio fotografico di Ellis Williams, una delle fotografe più conosciute. Vicky ovviamente nega di essere responsabile della mia assunzione”.

“E questa Ellis?”

“Ellis, afferma lo stesso e dice che mi ha assunta per il mio talento, ma io mi sento lo stesso, come se...”

“Non meritassi quel lavoro?”

“Sì”.

“Aaah, non sei cambiata affatto in questo. Hai sempre avuto la capacità di sminuirti” disse Chloe sorridendo. “Sei così negativa che non dai retta nemmeno a una rinomata fotografa”.

Max le diede un pugno sul braccio.

“Secondo me Ellis ha ragione che hai talento. Te l'ho sempre detto anche io, ma tu non ascolti mai nessuno”.

“Dici che sto esagerando?”

“È una domanda a trabocchetto?”

“In che senso?”

“Nel senso che se rispondo di sì, mi guarderai male minacciando di sbattermi fuori e se dico di no, penserai che io non sia di aiuto”.

“Ma cosa ti frulla per la testa?”

“Non lo so, adesso temo di dire qualunque cosa. Insomma, posso essere me stessa fino in fondo? Posso dire quello che penso senza riserve?”

“Tu devi farlo”.

“Sul serio?”

“Chloe, se vogliamo che questa cosa funzioni, dobbiamo essere noi stesse. Senza limitazioni e paure ingiustificate. Non ti staccherò la testa a morsi se dici qualcosa che non approvo”.

“Wow, come sei splatter” disse Chloe ridacchiando.

“Finiscila”.

“Ok, allora ti dirò cosa penso. Si, sei troppo esagerata. Dovresti avere più fiducia verso chi sostiene che sei in gamba. Se lavori con lei è chiaro che sappia quanto vali. Non mettere in dubbio tutto. Per quanto riguarda Victoria, è possibile che stesse dicendo la verità. Insomma, ormai tu sei a conoscenza di cosa è successo, per quale motivo avrebbe dovuto ancora mentire? Non ha molto senso. E Kate è semplicemente Kate, come fai a tenerle il broncio?”

“Da lei non me lo sarei mai aspettata”.

“Si, ma guarda il risultato. Io e te siamo qui sedute sul divano del tuo appartamento, a parlare pacificamente senza litigare. Direi che per questa volta potresti chiudere un occhio. Se poi commetterà di nuovo lo stesso errore, allora sarai tu a chiuderglieli tutti e due”.

Max rise alle parole dell'amica e poi disse: “Credo che oggi non andrò al lavoro e terrò il broncio finché non mi passerà”.

“Bene” disse Chloe estraendo il telefono dalla tasca. Cercò un contatto in rubrica e fece partire la chiamata.

“Chi stai chiamando?”

“Vedrai” rispose Chloe. Poi dopo qualche secondo parlò con il suo interlocutore. “Buongiorno Asher, si tutto ok. Ascolta, volevo chiederti se per te è un problema se non vengo al lavoro oggi. No, no, sto bene, è solo che ho avuto un imprevisto, una cosa importante. Ok, certo, va bene. Allora grazie Asher. Ciao”.

Terminò la chiamata mentre Max la guardava con aria interrogativa.

“Il vantaggio di essere responsabile. Posso darmela a gambe se voglio”.

“Sei un'approfittatrice, quindi tutto nella norma” disse Max ridendo.

“Ti va di passare la giornata insieme?”

“Non ho altri impegni quindi, per me va bene. Però dammi il tempo di farmi una doccia”.

“Certo, non c'è nessuna fretta”.

Max si alzò dirigendosi nella sua stanza. Chloe si rilassò sul divano tirando un respiro di sollievo. Quando era arrivata pensava il peggio e invece era stato tutto il contrario. A un tratto sentì un rumore. Si voltò alle sue spalle, ma non vide nulla. Max uscì dalla sua stanza con un accappatoio. “Torno subito”.

“Si certo”.

Chloe restò di nuovo sola. Si alzò guardando in giro. E alzò un po' la voce per farsi sentire da Max in bagno.

“Certo che il vostro appartamento non è niente male!”

“Si, anche se è un po' troppo grande anche per due persone!” rispose Max dal bagno mentre si spogliava.

“Fammi indovinare, è opera di Victoria?!”

“Si, ha insistito così tanto che io e Kate abbiamo dovuto per forza accettare!”

Chloe rise scuotendo la testa. “Prevedibile come sempre” disse mentre tornava al divano. Ma appena si sedette qualcosa le andò addosso. Dalla sorpresa Chloe si alzò di colpo lanciando un urlo.

Max stava per entrare in doccia, ma si bloccò terrorizzata. Infilò velocemente l'accappatoio e uscì dal bagno. “Chloe, che succede?!” chiese Max preoccupata.

Chloe si voltò verso di lei sorridendo con il coniglio in braccio. “Non mi sarei mai aspettata di trovarmi al cospetto di Roger Rabbit. Dov'è Jessica?”

Max la guardò confusa.

“Sai la moglie con il seno esplosivo”.

Max incrociò le braccia al petto scuotendo la testa con un'espressione che sembrava dire: “Sempre la solita”.

“Come si chiama?”

“Donnie”.

“Come Donnie Darko?”

“Si, appartiene a Kate, ha deciso di chiamarlo così quando le ho fatto vedere il film”.

“Non sapevo che in questa casa ci fosse un altro animale, oltre a Victoria”.

Max continuava a guardarla mentre lei accarezzava Donnie. “Comunque, bell'accappatoio”.

Max scosse di nuovo la testa tornando in bagno per fare la doccia mentre Chloe se la rideva. Poi guardò il coniglio dicendo: “Ti piacerebbe diventare amico di Flerk? Eh?”

 

 

Shonei era sul luogo dell'appuntamento, seduta a un tavolo di un locale bevendo un caffè mentre rifletteva sulla sua situazione, chiedendosi se ci fosse un modo per risolvere tutto.

Alec in compagnia di Nick, la raggiunsero sedendosi davanti a lei.

“Shon, eccoci qua” disse Alec.

“Ciao ragazzi e grazie per aver accettato di vedermi”.

“Non ringraziarci, siamo qui per sapere cosa cazzo sta succedendo. Mi auguro davvero che tu non ci abbia fatto venire qui per niente” disse Nick.

La ragazza li guardò annuendo lentamente, poi prese un altro sorso di caffè. “Io e Jeffrey non eravamo amici e non lo siamo mai stati. Lo conoscevo solo perché lavorava anche lui per Steven. Ma non abbiamo mai avuto niente a che fare l'uno con l'altro, nemmeno sul lavoro. Il mio rapporto con lui era esattamente come quello che aveva con voi. È vero, l'ho invitato io a stare con noi la prima sera, ma non pensavo che potesse diventare un'abitudine. La verità è che...”

“Cosa?” chiese Nick incitandola a continuare.

“Aveva messo gli occhi su Ashley”.

“Quindi sperava di riuscire a fregartela” disse Alec.

“A dire il vero non le ha messo solo gli occhi addosso” disse Shonei senza guardarli, lasciando intendere cosa fosse successo dopo.

“Se la portava a letto?” chiese Nick sorpreso.

“Sì, avevano iniziato una relazione a mia insaputa. Me l'hanno fatta sotto al naso” disse Shonei compatendo sé stessa, per non avere capito cosa stesse succedendo.

“Che bastardi!” disse Nick.

“Già...”

“Shon, com'è andata con il furto?” chiese Alec impaziente di sapere come si fossero svolto i fatti.

“Non ho mai parlato a Jeffrey della consegna...”

“Ma allora com'è possibile che possa essere coinvolto?” chiese Nick.

“È possibile perché ne ho parlato ad Ashley”.

I due rimasero spiazzati dalla sua confessione, ammettendo di essere coinvolta anche se indirettamente.

“Tu... ma perché?” chiese Nick.

“Perché stavamo insieme e io sono stata così stupida a fidarmi di lei. Ho preso tutto con leggerezza. Non le tenevo nascosto nulla. Non immaginavo cosa sarebbe successo. Il fatto è che non avevo mai pensato a questa possibilità, finché ieri non ho parlato con voi due. Solo in quel momento ho realizzato che cazzo è successo”.

“Lei ha confessato?” chiese Alec.

“L’ho messa alle strette e sì, lo ha confermato. Dice di non averlo fatto con l'intento di creare casini. È stata solo sconsiderata come lo sono stata io”.

“E tu le credi?” chiese Nick incredulo.

“Non lo so” rispose Shonei sospirando. Poi tirò fuori il telefono mostrando uno screenshot del messaggio che aveva inviato a Jeffrey con il telefono di Ashley.

“Cazzo! Avevi ragione tu! È stato Jeffrey!” disse Nick rivolgendosi ad Alec seduto al suo fianco.

Rimasero tutti in silenzio per un minuto interminabile, mentre Shonei teneva le mani incrociate contro la sua bocca riflettendo. Poi Alec chiese: “Adesso cosa hai intenzione di fare?”

“Ma che domande fai?! È ovvio cosa deve fare! Deve andare dritta da Steven a dirgli tutto quanto! Potresti anche raccontargli della telefonata di Jeffrey”.

“Non posso coinvolgervi in questa storia. Voi ne dovete rimanere fuori” disse prontamente Shonei alzando lo sguardo verso di loro.  

“Mi dispiace Shon, avrei dovuto dire subito tutto. Parlarne con Steven oppure affrontare te. Le cose sarebbero andate diversamente” disse Alec.

“Ehi, ma che cazzo di discorsi sono questi?!” chiese Nick incazzato e confuso. “Sembra quasi che non si possa fare più nulla per risolvere la situazione!”

“Non è così semplice Nick!” disse Alec mentre Shonei dal nervosismo iniziò a strofinare le mani sulle sue gambe.

“Certo che è semplice! Shon parlerà con Steven spiegandogli la situazione! Lui si occuperà di quei due bastardi, così avranno quello che si meritano e Shon verrà di nuovo accolta tra di noi! Dopotutto, lei non c'entra nulla con il furto!”

“E invece sì” rispose Alec lasciando spiazzato l’amico.

“Ma cosa...”

A quel punto intervenne Shonei. “Non avrei mai dovuto dire nulla ad Ashley. Se io non lo avessi fatto, non sarebbe successo nulla di tutto questo. Quindi sì Nick, io sono responsabile”.

“Ma Steven capirà...”

“Se Steven scopre la verità, Jeffrey ed Ashley non saranno gli unici a pagare” disse Alec intromettendosi.

Shonei si sentiva in trappola e senza una via di uscita. Adesso conosceva la verità, ma parlarne avrebbe significato mettere un bersaglio sulla sua testa e forse anche su quella di Alec, che probabilmente si sarebbe fatto avanti per dire ciò che sapeva. Steven non avrebbe apprezzato il suo coinvolgimento con il furto, visto che già sospettava di Shonei. Forse c’era la possibilità che l’uomo potesse risparmiarla, dandole comunque una lezione che non avrebbe mai dimenticato. Ma Shonei era davvero disposta a correre quel rischio? La risposta era semplicemente no. Per non parlare di cosa avrebbero subito gli altri due coinvolti. Non che le importasse qualcosa della fine che avrebbe fatto Jeffrey, ma di Ashley sì. Sapeva cosa le aspettava e si sentiva male al solo pensiero. Sì, l'aveva tradita, ma forse era sincera quando diceva di non averlo fatto per metterla nei guai. E poi c'era da considerare un altro aspetto. Nonostante Shonei fosse arrabbiata, aveva condiviso tanto con la ragazza. Ashley era stata davvero importante per lei. Dicendo tutto a Steven, l’avrebbe condannata.

“Questo non è giusto!” disse Nick. Poi si rivolse a Shonei. “Ma allora, se non hai intenzione di fare nulla in proposito, perché ci hai contattato per raccontarci tutto?!”

“Perché volevo che smetteste di guardarmi come se fossi una traditrice. Perché volevo farvi capire che con voi sono stata sempre onesta e leale e che mai vi avrei traditi. Perché vi considero ancora miei amici”.

I due si guardarono tra loro dispiaciuti.

“Ci dispiace tanto Shon” disse Alec.

“Anche a me, perché so che non possiamo tornare a frequentarci come un tempo. Steven crede ancora che io centri qualcosa e non gli farebbe piacere sapere che passiamo del tempo insieme”.

“Già, questo è vero” disse Alec.

“Vi ringrazio, perché senza di voi non sarei mai giunta alla verità”.

“Vorrei che ci fosse un altro modo per risolvere tutto” disse Alec.

“Quindi hai già deciso?” chiese Nick.

“Mi prenderò un altro po' di tempo per pensarci, ma se nel caso dovessi raccontare tutto a Steven, voi non aprirete bocca”.

“Ma potremmo aiu...” disse Nick.

“No, non direte nulla. Non sapete nulla” disse Shonei risoluta. “Alec?”

Il ragazzo stava riflettendo e poi senza dire nulla annuì.

“Ok, adesso devo andare. Arrivederci ragazzi” disse Shonei alzandosi e iniziando ad allontanarsi.

“Shon” chiamò Alec.

La ragazza si girò verso di loro.

“Sta lontana dai guai mi raccomando” disse Alec.

Shon sorrise annuendo e poi uscì dal locale.

 

 

Victoria dopo aver discusso con Max era andata al lavoro. Ma non riusciva a concentrarsi su ciò che doveva fare e così, si era inventata una scusa con la Cunningham per poter andare via. Non volendo tornare a casa, si era rifugiata al Paradise per bere un caffè. Mentre rimuginava sulla sua discussione con Max, ricevette una telefonata. Rispose con tono triste senza nemmeno guardare chi fosse. “Pronto”.

“Victoria, sono Ellis”.

“Ehi…”

“Max non sta venendo al lavoro”.

“Non mi sorprende affatto”.

“È tornata a casa?”

“Si e come puoi ben immaginare abbiamo discusso”.

Ellis dall’altro capo del telefono fece un sospiro. “E adesso cosa facciamo?”

“Non lo so, ma per quanto mi riguarda non farò più nulla. Anzi, forse vado a stare un po’ da mio cugino”.

“È così grave la situazione?”

“Vorrei evitare di azzannarci di nuovo se è possibile. Tu invece?”

“Io non voglio dover cercare qualcun altro da assumere. Mi piace come lavora Max e non voglio rinunciarci”.

“Chissà, forse le passerà e ritornerà al lavoro”.

“Lo trovi possibile?”

“A dire il vero non ne ho la più pallida idea. Ci sono tante cose che non mi sarei mai aspettata da lei, quindi non saprei”.

“Ok, va bene. Adesso ti lascio e torno a lavoro”.

“Fammi sapere se riesci a riportarla all’ovile”.

“Certamente. Ciao Victoria”.

“Ciao Ellis” rispose la ragazza chiudendo la chiamata, perdendosi di nuovo tra i suoi pensieri. In quel momento Eddie entrò nel locale e mentre si dirigeva verso il bar dove c’era Emily e un altro collega, si accorse di lei. Si avvicinò lentamente al suo tavolo schiarendosi la voce per attirare l’attenzione della ragazza, con lo sguardo perso nella tazza di caffè che aveva tra le mani.

Victoria alzò lo sguardo verso di lui che le sorrideva.

“Ciao Victoria”.

“Ah, sei tu Eddie, ciao”.

“Sei qui da sola?”

“Si, sono sola”.

“Ti dispiace se…” disse il ragazzo indicando il sedile dall’altra parte del tavolo di fronte alla ragazza.

Victoria non era affatto in vena di fare conversazione o avere compagnia, ma non voleva essere scortese. E poi in quella tremenda giornata, era successo qualcosa di ben peggio che la compagnia di Eddie. “Certo, fai pure”.

“Grazie” disse il ragazzo sedendosi. “Allora, come vanno le cose?”

Victoria spostò lo sguardo dal caffè al ragazzo, pentendosi della sua cortesia. “A parte il fatto che ho litigato con una mia amica, perché ho cercato di aiutarla, che non riesco a concentrarmi sul lavoro e quindi me la sono data a gambe, che non ho nessuna intenzione di tornare a casa e che sto anche considerando l’idea di trasferirmi nell’appartamento di mio cugino, con il rischio che mi dica di no e che poi dovrei anche ucciderlo… direi di sì, va tutto alla grande”.

Eddie la guardò sorpreso non aspettandosi una risposta del genere. “Wow, accidenti che giornata movimentata” disse sorridendo nervosamente. “Non credo di riuscire a risolvere i tuoi problemi, ma forse riesco almeno a farti tornare il sorriso”.

“In che modo?”

“Fidati di me” disse il ragazzo alzandosi per raggiungere il bar. Dopo alcuni minuti tornò al tavolo spostando la tazza di caffè di Victoria e depositando al suo posto un alto bicchiere pieno di gelato.

“Ma cosa…”

“Gelato alla vaniglia con frutti di bosco, con spezie di cui non riesco nemmeno a pronunciarne il nome, una spruzzata di panna montata, scaglie di cioccolato e cialde wafer. Uno dei migliori gelati che potrai mai assaggiare qui a Portland. Non risolverà i tuoi problemi, ma dopo averlo assaporato sono più che sicuro che la tua giornata sarà decisamente meno schifosa” disse il ragazzo sorridendole.

“Sembri proprio convinto”.

“Si, assolutamente”.

“Ok, va bene. Lo assaggerò…”

“No, non devi finirlo”.

“Non ti sembra un po’ troppo grande?”

“Per nulla” rispose il ragazzo sfilando il cucchiaio dal gelato e porgendolo a lei. “È tutto tuo”.

Victoria afferrò il cucchiaio sorridendogli mentre scuoteva la testa.

 

 

Chloe e Max dopo aver passato del tempo a chiacchierare in giro per la città, visitando posti in cui quest’ultima era già stata in compagnia di Shonei, si fermarono a pranzare in locale. Mentre erano concentrate a mangiare, Chloe ogni tanto le lanciava un’occhiata, cercando il coraggio di porle una domanda a su cui stava rimuginando da parecchio. Quando Max si accorse delle sue occhiate, smise di mangiare guardandola.

“È tutto ok?”

“Mh, si certo” rispose Chloe facendo finta di nulla, continuando a mangiare.

“Chloe…”

La ragazza alzò gli occhi dal piatto sospirando. “Non vorrei risultare un’impicciona però, una cosa la voglio sapere”.

“Cosa?”

“Non hai passato la notte nel tuo appartamento. Kate e Victoria erano preoccupate”.

Max prese il bicchiere d’acqua davanti a lei facendone un sorso. “Non sapevo dove andare e quindi sono andata da Shonei”.

Chloe incassò il colpo. Loro avevano già parlato tra loro, ma quando l’amica aveva cercato un posto sicuro, era andata da Shon e non da lei. “Oh… ok”.

Ritornarono al loro pranzo rimanendo in silenzio. Poi dopo un paio di minuti interminabili, Max lasciò la forchetta nel piatto guardando l’amica. “Non ti piace l’idea?”

“Quale idea?”

“Che io abbia passato la notte da Shon”.

“Preferisco che tu abbia passato la notte da Shon, piuttosto che in qualsiasi altro luogo, però…”

“Però?”

“Ieri noi due abbiamo parlato tanto e lo so che non dovremmo affrettare le cose, ma siamo amiche. Insomma, quello che voglio dire è che se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono”.

“Quindi sarei dovuta venire da te?”

“Non eri costretta, però per me non sarebbe stato affatto un problema ospitarti. Anzi, mi avrebbe fatto piacere. Solo questo, nient’altro. Ti giuro che non voglio fare polemica per la tua decisione di stare da lei”.

“Ho dovuto decidere e non mi sembrava il caso di disturbarti. Sicuramente eri a lavoro e comunque non ho intenzione di andare via dal mio appartamento”.

“Ok, però voglio soltanto che tu ricordi che se hai bisogno, io ci sono sempre”.

“Va bene”.

“Ok” disse Chloe ritornando a mangiare. Poi si bloccò di nuovo e disse: “Come stanno gli altri?”

Max la guardò confusa. “Gli altri?”

“Sì, Kristen, Jennifer, Lucas e Ferdinando…”

“Fernando” disse Max correggendola. “Ancora non riesci a dirlo bene”.

“Che posso farci, è più forte di me”.

“Loro stanno bene”.

“Mi fa piacere saperlo”.

“Quando mi sono ripresa, ho ricominciato a frequentarli in compagnia di Kate e Victoria”.

“Wow, non riesco a immaginarmi Victoria in loro compagnia”.

“Beh, in effetti c’era un piccolo problema”.

“Quale?”

“Jennifer e Victoria si punzecchiavano continuamente. Come facevi tu con lei”.

“Ecco il motivo per cui andavo così d’accordo con Jenny. Abbiamo la stessa avversione per Victoria” disse Chloe facendo ridere Max.

“E dimmi, come hanno preso la notizia che ti saresti trasferita a Portland?”

“Avrei preferito che la prendessero meglio, ma così non è stato. Insomma, prima tu, poi io con Kate e Victoria”.

“Capisco…”

“Jennifer ha preso davvero male la tua partenza”.

“Lo so, quella sera ci siamo incontrate per salutarci. A dire il vero pensavo non si sarebbe presentata, perché non era d’accordo sulla mia decisione di andare via”.

“E non era l’unica” disse istintivamente Max senza pensarci. “Dannazione, scusa…”

“No, non scusarti. Dobbiamo ancora adattarci a questa situazione. È difficile non pensare a quello che è successo”.

Le due ragazze distolsero loro sguardo l’una dall’altra. Era complicato parlare di quel periodo, perché tra le tante cose che erano successe, ce ne erano alcune non proprio chiare sul loro rapporto. Tutto era collegato al diario ormai ridotto in cenere e ad alcuni atteggiamenti di Max, tipo quando l’aveva schiaffeggiata dopo averla scoperta in compagnia di Duncan. Non a caso Chloe aveva nominato tutti tranne lui. Il ragazzo a cui lei si era aggrappata solo per sfogo.

A un tratto Max si ritrovò a pensare proprio al ragazzo e al loro ultimo incontro. Mentre Chloe si stava versando dell’acqua nel bicchiere, disse: “Sai, ho incontrato Duncan prima di partire”.

Chloe sentendo quel nome, finì distrattamente per versare dell’acqua sulla tavola. “Merda!”

Restarono a guardarsi per un breve istante e poi Max continuò. “Ci siamo incontrati per caso. Voleva parlare con me ed io ho accettato”.

“Come mai voleva parlare con te?”

“Voleva scusarsi per essere stato uno stronzo. Poi mi ha detto alcune cose su di te”.

“Quali cose?”

“Quando sei andata via, ha capito di provare qualcosa per te. Mi ha lasciato il suo numero di telefono nel caso ti rincontrassi. E mi ha anche detto di chiederti di farti rivedere” disse Max tirando fuori il telefono dalla sua borsa sotto gli occhi increduli di Chloe.

“A quanto pare Duncan ci ha preso, non avrei mai immaginato che ti avrei rincontrata per davvero” disse Max cercando il suo nome in rubrica e mostrarlo a Chloe, porgendole il telefono.

Chloe istintivamente appoggiò una mano sulla sua bloccandola. “No, non lo voglio. Io non ho mai provato nulla per lui e non vedo perché dovrei avere il suo numero. Non ho nulla da dirgli e fa parte del passato ormai. Lui è stato solo un errore”.

Max la guardò sorpresa, non immaginandosi una reazione del genere. Credeva che avrebbe fatto qualche battuta in proposito, invece era seria. Inoltre sembrava che si stesse giustificando di nuovo con lei, per quello che era successo con il ragazzo.

“Va bene” disse Max ritirando la mano lentamente continuando a guardarla.

“Piuttosto, come sta Lucas? Il suo letto è ancora pieno di riviste per adulti?” chiese Chloe ironica per cambiare discorso.

Quello fu il turno di Max di trovarsi in enorme difficoltà. “Lui sta bene…” disse Max distogliendo lo sguardo.

Chloe si rese conto subito della difficoltà di Max, ma non riusciva a capire per quale motivo. “Si è trovato una ragazza o pensa ancora alla sua ex?”

“Ehm… beh… lui…” rispose Max facendo una pausa per prendere un sorso d’acqua.

 

 

Cosa faccio adesso? Le dico di me e Lucas o lascio perdere? Non sono dovuta a raccontarle nulla, ma se siamo amiche dovremmo poter parlare di queste cose senza problemi. Potrei dirle che ha avuto una ragazza senza specificare di essere io. Ma se lei un giorno lo scoprisse? Dannazione, ma perché mi sto facendo tutti questi problemi. Dopotutto anche lei ha avuto le sue storie. Perché temo così tanto la sua reazione?

 

 

“Yuhuuu, c’è nessuno? Max?”

Max riportò l’attenzione sull’amica che la guardava curiosa. “Ehm… si scusa, mi sono distratta un attimo”.

“Sempre con la testa tra le nuvole” disse Chloe scherzando. “Allora?”

“Si, Lucas ha avuto una ragazza” rispose Max bevendo di nuovo.

“Wow, finalmente. E dimmi, lei com’è?”

“In che senso?”

“Nel senso com’è in generale”.

“Oh, beh lei è…”

“Cosa?” chiese Chloe sorridendo.

“Beh, lei… è seduta davanti a te”.

Il sorriso dell’amica scomparve lentamente dal suo volto. “In che senso? Cosa…” chiese Chloe bloccandosi quando vide l’espressione imbarazzata di Max. “Tu e lui… avete una storia?” chiese incredula e con la morte nel cuore.

“Si, cioè no, non più. Abbiamo rotto poco prima che partissi”.

Quella risposta, se pur confermava che fosse una storia ormai chiusa, non la faceva di certo sentire meglio Chloe, che la guardava ancora sbalordita. Dopo alcuni istanti Chloe mandò giù tutta ad un colpo l’acqua nel suo bicchiere. Poi si sforzò di sorridere. “Wow, accidenti, non avrei mai immaginato che… cioè, voglio dire… tu e Lucas” disse scuotendo la testa. “Chi lo avrebbe mai detto”.

“È così difficile da credere?” chiese Max un po’ titubante.

“No, certo che no. Scusa se sono così sbalordita, ma sai credevo che tra voi non ci fosse nessun interesse, non dopo quello che…” disse Chloe bloccandosi di colpo, ricordando Max che le diceva la verità sul segno del bacio sul collo.

“Infatti non c’era, però poi… insomma, sono cose che succedono, no?”

“S-si certo. E così Lucas è stato il tuo primo ragazzo, o c’è stato qualcun altro?”

“No, no, soltanto lui”.

La conversazione si interruppe così, a causa dell’enorme imbarazzo di entrambe. Poi a un tratto il telefono di Chloe si mise a squillare. La ragazza lo afferrò leggendo il nome sul display. Non si parlavano da pochi giorni eppure sembrava essere passata un’eternità. In quel momento si rese conto di essersi completamente dimenticata di Lauren.

“È tutto ok Chloe?” chiese Max con aria interrogativa mentre l'amica continuava a fissare il telefono.

La ragazza alzò lo sguardo dal dispositivo guardando Max sorridendo nervosamente. “Mi dai un minuto? Devo rispondere a questa chiamata” disse alzandosi dalla sedia. “Torno subito” aggiunse dirigendosi verso l'uscita mentre Max continuava a guardarla.

“Pronto!”

“Ehi Chloe, ciao”.

“Lauren, come stai?”

“Io bene e tu?”

“Bene anche io. Mi fa piacere sentirti”.

“Scusami se non mi sono fatta viva, ma sono stata davvero molto impegnata” mentì Lauren.

“No, stai tranquilla lo capisco. Dopotutto anche io ho i miei impegni”.

“Già”.

Rimasero in silenzio per qualche istante senza sapere cosa dire, il che era strano, dopotutto non si sentivano da un po’.

“Allora... come prosegue il corso?” riuscì a chiedere Chloe.

“Bene, sto per terminarlo”.

“Davvero?” chiese sorpresa Chloe.

“Si”.

“Quindi questo vuol dire che dopo tornerai a Portland”.

“Mi piacerebbe ma no. Hai dimenticato che subito dopo raggiungeremo i miei a Sacramento”.

“Ah, giusto. Per quando tempo ti fermerai?”

“Non lo so ancora, ma sono anni che non li vedo quindi mi dovrò trattenere per un po' di tempo”.

“Certo, è giusto”.

“La mia proposta è ancora valida, sai?”

“Quale?” chiese Chloe confusa.

“Quella di raggiungermi. Lo so cosa può sembrare, ma non è un fidanzamento ufficiale. È solo che mi manchi e ho voglia di vederti”.

Chloe rimase in silenzio, guardando all’interno del locale attraverso una vetrata da cui era possibile scorgere Max seduta al tavolo, intenta a guardare il suo telefono. “Non credo sia possibile” disse continuando a guardare verso l’amica.

“Lo so che lavori, però magari potresti concederti qualche giorno giusto per fare un salto. Ovviamente non voglio che ti senta obbligata ad accettare. Questa è solo una proposta perché vorrei tanto rivederti”.

“Lo so, magari ci penso e ti faccio sapere”.

“Si, tanto c’è tempo. Il corso non è ancora finito”.

“Bene”.

“Ho chiamato Allison e mi ha detto di aver conosciuto alcuni tuoi amici molto simpatici”.

Chloe si pietrificò all’istante nel sentire quelle parole. Non aveva detto ancora nulla alla sua ragazza, della presenza di Max. Si chiese se Lauren non ne fosse venuta a conoscenza tramite Allison e ora tastava il terreno per capire se gliene avrebbe parlato. Ma dal tono sereno che aveva utilizzato la sua ragazza, non sembrava saperne niente. Molto probabilmente Lauren non aveva accennato nulla all’amica per quanto riguardava il suo passato. Sperò che fosse così, ma doveva comunque decidersi a parlarne con Lauren.

“Chloe? Chloe, sei ancora lì?”

“Ehm… si scusa, ci sono”.

“Va tutto bene?”

“Si certo, mi sono distratta un attimo”.

Mentre Chloe era ancora fuori a parlare con Lauren, Max smanettava con il suo telefono. Scrisse un messaggio a David chiedendogli di interrompere le sue ricerche, inviandogli la foto che aveva scattato all’amica. L’uomo visualizzò subito i suoi messaggi e poco dopo il telefono iniziò a squillare. Max non aveva considerato che subito dopo David avrebbe tentato di chiamarla. Era preoccupata di rispondere in quel momento, visto che era in compagnia di Chloe. Preferiva non farle sapere nulla al momento di lui. Max guardò verso la vetrata i movimenti dell’amica che continuava a parlare al telefono, tenendo una mano in tasca e facendo lentamente avanti e indietro. Sembrava un po’ nervosa. Decise di rispondere alla chiamata visto che Chloe, non aveva ancora terminato la sua.

“David”.

“Max, spiegami che succede, dov’è Chloe?” disse l’uomo un po’ agitato.

“David, non posso parlare a lungo, perché lei è qui con me e non voglio che sappia che la stavi cercando, non adesso almeno. Ho pensato di avvisarti, sapendo che la stavi cercando”.

“Lei sta bene?”

“Si David, lei sta bene” disse Max sorridendo.

Dall’altro capo del telefono, l’uomo fece un sospiro di sollievo. “Grazie a Dio. Ma tu dove sei? Se non ricordo male, avevi detto che ti saresti trasferita a Portland? Quindi lei è lì a Portland?”

“Si David ma ti prego, non è il caso che tu venga adesso”.

“Perché no?”

“Perché se scoprisse che te l’ho detto, non so come potrebbe prenderla. Il fatto è che stiamo vivendo una situazione un po’ complicata adesso”.

“Che succede?”

“Stiamo cercando di raggiungere una certa stabilità e non è facile. Ci stiamo impegnando entrambe e quindi sarebbe il caso di aspettare il momento opportuno per dargli altri pensieri. Sono successe così tante cose da quando ci siamo incontrate”.

“Lo immagino”.

“Non abbiamo ancora avuto modo di parlare di alcune cose”.

“Tipo me?”

“Sì”.

“I tuoi sanno di lei?”

“No e gradirei che non lo sapessero al momento”.

“Capisco”.

“Quindi, se li vedi non dire nulla”.

“Beh, adesso che so che Chloe sta bene e posso mettere fine alle mie ricerche, credo che Seattle sia la mia ultima meta. Così sarò anche più vicino a lei”.

“Credo sia un’ottima idea. Ricorda ciò che ha detto mio padre. Se hai bisogno di aiuto nel cercare un lavoro o…”

“Lo so. Grazie per avermi avvisato Max. Finalmente posso stare tranquillo sapendo che sta bene e che tu sei lì con lei. Mi raccomando Max, so che non deve essere facile dopo tutto quello che è successo, però…”

“Ci proverò” disse Max guardando Chloe attraverso la vetrata, mettere fine alla telefonata e dirigersi verso il locale. “Adesso devo proprio lasciarti, sta arrivando”.

“Ve bene. Ricordati che se un giorno, per qualsiasi ragione le cose dovessero mettersi male, non esitare a chiamarmi”.

“Spero non ce ne sarà bisogno, ma grazie”.

“Ciao Max”.

“Ciao David”.

Max terminò la chiamata mettendo via il telefono, mentre Chloe si avvicinava per tornare al tavolo. Quando Chloe si sedette disse: “Scusa per l’attesa, ma era una telefonata importante”.

“Tranquilla, non c’è nessun problema”.

“Sbaglio o eri anche tu al telefono?” chiese Chloe alla quale non erano sfuggiti tutti i suoi movimenti.

“Si, ho ricevuto anche io una telefonata”.

“Era importante?” incalzò Chloe cercando di sembrare indifferente, anche se in realtà voleva sapere con chi stesse parlando.

“La tua lo era?” chiese Max rivolandole la domanda, anche lei curiosa.

Restarono a guardarsi non dicendo nulla e poi si sorrisero.

“Le vecchie abitudini sono dure a morire” disse a un tratto Chloe.

“A cosa ti riferisci?”

“Alla tua curiosità”.

“Beh, a quanto pare non sono l’unica impicciona qui” disse Max continuando a sorridere.

“Ti sbagli, l’ho chiesto senza pensarci”.

“Beh, in questo caso si, era importante” disse Max a quel punto mentre dentro Chloe cresceva il sospetto che si trattasse di Shonei.

“Anche la mia era importante” disse Chloe guardando Max seria.

Restarono così a guardarsi per qualche altro istante per poi tornare ad occuparsi del loro pranzo.

 

 

Steph rientrò dal lavoro e mentre passava davanti alla porta dell’appartamento di Jessie, la ragazza uscì di colpo. Sembrava quasi che fosse dietro la porta in attesa che lei passasse.

“Ciao Steph”.

“Ciao, mi cercavi?”

“No, però ti pensavo e…”.

“E?”

“Lo so che la nostra situazione adesso è incasinata”.

“No, non è la storia e neppure io. È la tua testa ad essere incasinata”.

“Si e a questo proposito ho pensato che forse noi due potremmo…”

Steph rimase in attesa che proseguisse, ma la ragazza continuava a stare in silenzio. Aveva enormi difficoltà a dire ciò che pensava.

“Allora?” incitò Steph a continuare.

“Cazzo, perché deve essere tutto così complicato” disse Jessie agitandosi mentre continuava a parlare animatamente gesticolando. “Ascolta, la mia confusione adesso non conosce limiti e potrei finire per dire qualcosa di sbagliato, oppure qualcosa che potresti fraintendere. Insomma, quello che sto cercando di dire è che non voglio perderti, ma so che quello che è successo tra noi può rendere tutto molto difficile. Tu potresti pensare che io abbia intenzione di…”

“Di?”

“Iniziare qualcosa con te e…”

“Pff, figurati non c’è nessun rischio. Ho smesso tanto tempo fa di essere ottimista sulla mia vita privata” disse Steph con ironia infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni e iniziando a dare un passo con l’intenzione di andare via.

“Aspetta un attimo. Per te andrebbe bene se noi due continuassimo a frequentarci? Ovviamente senza impegno. Cioè senza aspettarti che noi due…”

“Jessie, tutto quello che è successo non significa che siamo una coppia, non preoccuparti. Mi sento più single del solito oggi”.

“Ma anche se tra noi non c’è una relazione, possiamo continuare ad essere amiche?”

“Non possiamo e conosci il motivo”.

“È questo quello che odio di tutta questa situazione. Io sono confusa al riguardo e tu stai chiudendo tutte le porte senza concedermi il beneficio del dubbio”.

“Hai dei dubbi? Su cosa?”

“Non lo so. Vedi io so bene chi sono ma… adesso… insomma… forse dovrei prendermi del tempo per riflettere attentamente su tutto. Quando avrò capito come stanno le cose allora, sarai la prima a saperlo. Capisci cosa sto dicendo?”

Steph corrugò la fronte riflettendo mentre la guardava voltandosi totalmente verso di lei. “Mi stai per caso dicendo che c’è una possibilità, seppur minima, che tu possa essere intenzionata ad avere una relazione con me?” chiese lentamente scandendo bene le parole affinché fosse chiaro il concetto.

“Diciamo che al momento non sono del tutto sicura di cosa sia successo”.

“Ah no? Vuoi che ti dia una rinfrescata di idee?” chiese Steph guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza.

“Steph, per favore. Ho capito che cosa è successo. Voglio solo avere il tempo di capire cosa ha significato davvero per me. Perché a essere sincera non lo so. Non so cosa pensare ed è complicato. Però avere la tua compagnia forse potrebbe aiutarmi a comprendere meglio la situazione. Se mi allontani invece, io non credo che questo possa farmi bene. Non so come spiegarlo”.

Steph sospirò avvicinandosi di più a lei guardandola dritta negli occhi. “Credi che io possa aiutarti a capire cosa vuoi? Non funziona così”.

“Evitarmi non servirà di certo” disse Jessie sostenendo lo sguardo della ragazza.

 

 

Shonei stava salendo le scale, visto che non aveva potuto prendere l’ascensore perché di nuovo guasto. Raggiunto il corridoio proprio in quel momento, vide le due ragazze sorridendo divertita, mentre continuava a camminare a passo lento nella loro direzione.

 

 

Steph chiese: “Sei proprio sicura di volerlo? Perché io non lo sono affatto. Insomma, ci sono seriamente delle possibilità che noi…”

“Non lo so…”

“Non mi basta questo, perché le tue insicurezze diventano automaticamente le mie”.

“Steph…”

“Io non voglio illudermi”.

“E io non voglio che tu lo faccia”.

“Allora non farlo, non illudermi”.

“Non lo sto facendo”.

“E allora perché ne stiamo parlando”.

“Perché non riesco a smettere di pensarci”.

“Non significa nulla. Io ho bisogno molto di più di questo” disse Steph risoluta.

Jessie comprendendo che la ragazza le stesse negando la possibilità di continuare ad essere amiche e consapevole che delle semplici parole non l’avrebbero mai convinta, fece un passo avanti afferrandole il viso con entrambe le mani e dandole un bacio sulle labbra.

 

 

Il sorriso divertito di Shonei scomparve lentamente mentre si bloccava davanti alla scena a cui stava assistendo. Nonostante tutte le raccomandazioni, Steph sembrava esserci cascata. Forse come aveva fatto lei con Ashley.

 

 

Jessie mise fine al bacio. “Pensaci ti prego” disse la ragazza chiudendo velocemente la porta lasciando Steph sbalordita.

In quel momento Steph guardò lungo il corridoio vendendo Shonei che iniziò a camminare verso di lei lentamente. Steph si voltò per salire al suo piano mentre la ragazza le si affiancava.

“Non pensavo che tra te e lei ci fosse del tenero”.

Steph non disse nulla mentre iniziava a salire le scale.

“Sei arrabbiata con me?”

“Dovrei?” chiese Steph.

“Non ho fatto nulla di male”.

“Bene, allora è tutto ok”.

“Dunque, Jessie ha scoperto di non gradire più le banane o...”

Steph si voltò di scatto verso di lei guardandola male. “Potresti risparmiarmi le tue battute e rimanere fuori dalla mia vita privata? Grazie”.

Steph proseguì arrivando sul loro piano dirigendosi verso il suo appartamento. Shonei dopo essere rimasta un attimo basita dalla sua reazione, la raggiunse allungando il passo. “Rimanere fuori dalla tua vita privata? Sai, non so come ma questa situazione mi ricorda stranamente qualcosa”.

“Ah sì? Ma non mi dire”.

Steph si fermò davanti alla porta del suo appartamento cercando le chiavi nella sua borsa.

“Si, mi ricorda quando qualcuno di cui non farò il nome, rompeva completamente i coglioni per la mia relazione con una certa Ashley. Sono sicura che questo nome ti dice qualcosa”.

“Come se mi avessi mai ascoltato”.

“Oh credimi, era inevitabile ascoltarti” disse Shonei mentre Steph si voltava verso di lei estraendo le chiavi dalla borsa.

“In questo caso sono felice di annunciarti che non me ne frega più un fico secco di quello che fai e da chi ti fai prendere per il culo. Questa è una tua scelta”.

“Tra me e Ashley è finita”.

“Pff, a parte il fatto che dubito fortemente che sia così, vorrei precisare che non mi interessa” disse Steph infilando le chiavi nella serratura.

“Beh questa è una novità. Visto il tuo disinteressamento verso di me, ti pregherei di non intrometterti più nemmeno nei miei rapporti di amicizia”.

“Fai pure”.

“Inclusa Max” aggiunse Shonei dirigendosi verso il suo appartamento, mentre Steph apriva la porta bloccandosi.

“Cosa vuoi dire?”

“Quello che ho detto” rispose Shonei aprendo velocemente la porta, ed entrando nel suo appartamento.

Steph sospirò gettando le chiavi sul tavolo della cucina. Poi preparò velocemente qualcosa da mangiare e si infilò sotto la doccia per concedersi del tempo e capire che diavolo stesse succedendo con Jessie.

 

 

 

Quando terminarono di pranzare, Chloe riaccompagnò Max a casa. Erano nell’auto ferme nel parcheggio.

“Grazie per aver passato del tempo con me” disse Chloe.

“Grazie a te per avermi impedito di pensare alla situazione in cui mi trovo”.

“Giusto, dimenticavo il casino che si è venuto a creare”.

“Già. Stasera lavori?”

“Direi che posso prendermi anche il resto della giornata. Hai qualcosa in mente?” chiese Chloe.

“Sì, cioè, nulla di preciso però magari potremmo stare un altro po’ insieme, se vuoi”.

Chloe dapprima sorpresa dall’iniziativa della sua amica, disse: “Scherzi? Speravo che me lo chiedessi. Magari se ti va, potresti venire a casa con me adesso”.

“Ora?”

“Si, perché no, non ho nulla da fare”.

Max si voltò a guardare verso l’edificio riflettendo. Non aveva nessuna intenzione di rientrare a casa e parlare ancora di quanto successo. Poi si voltò verso Chloe sorridendo. “Sai, penso che sarebbe un’ottima idea”.

“Bene, allora andiamo?”

“Andiamo”.

Così Chloe riavviò di nuovo l’auto uscendo dal parcheggio. Quando arrivarono a destinazione, entrarono nell'edificio. Chloe premette il pulsante per chiamare l'ascensore, ma non successe niente. Tentò di nuovo e iniziò a brontolare come al solito, premendo tutti i pulsanti ma non c'era nessun segno di vita. “Oooh vaffanculo” disse dando un pugno verso le porte chiuse, mentre Max la guardava sorridendo.

“Che c'è?” chiese Chloe notando la sua espressione.

“Niente, è sei sempre la solita”.

“Ah ah, molto divertente. Adesso vediamo come te la cavi tu con l’attività fisica. Ci tocca salire moooooolte scale e io ci sono ormai abituata, tu puoi dire lo stesso?”

Il sorriso di Max scomparve dal suo volto ricordando che le poche volte che era andata da Shonei. In quel caso aveva sempre preso l'ascensore.

“Seguimi Max” disse Chloe ridacchiando.

Così iniziò la lunga ascesa verso l'appartamento. A ogni scalinata, il passo di Max si faceva più lento e il sorriso dell'altra si allargava sul suo volto. A un certo punto Chloe si rivolse all’amica che era un passo indietro. “Max, ci sei? Vuoi che ti chiami un montacarichi?”

Max si fermò un attimo sulle scale fulminandola con gli occhi. “Non sei divertente”.

“Com'era quella frase di Nelson nei Simpson? Ah già, ora ricordo. Era ah ah bene, chi ah ah ultimo” disse puntandole un dito contro.

Max ridacchiò alle parole dell'amica. “Sei una ragazzina”.

“Ah sì?” chiese Chloe rimanendo ferma sulle scale aspettando l'amica passarle affianco.

“Si” rispose Max sorridendo mentre la superava.

“E una ragazzina riuscirebbe a fare questo?” chiese Chloe afferrando l'amica, mettendole un braccio intorno alla schiena e l'altro dietro le ginocchia sollevandola da terra.

Max lanciò un urlo colta di sorpresa, stringendo l'amica per le spalle temendo di cadere. “Chloe, ma cosa fai? Mettimi immediatamente giù”.

“Non per essere offensiva Max, ma vorrei arrivare nel mio appartamento prima di stasera” disse Chloe iniziando a salire le scale ridendo.

“Mettimi giù, ce la posso fare benissimo da sola” disse Max sentendosi terribilmente in imbarazzo.

“Oooh, ne sono più che certa Max, ma temo per il tuo benessere fisico. Non vorrei dover chiamare i soccorsi quando arriveremo al mio appartamento. Anche se dubito fortemente che riusciremmo ad arrivarci con il tuo passo da lumaca”.

“Fammi scendere” disse Max con tono come per impartirle un ordine.

Chloe si fermò un attimo guardandola attentamente e chiese sorridendo: “Max, c'è mai stato un tempo in cui ho gradito ricevere degli ordini?”

“Direi di no” rispose Max sconfitta.

“Bene” disse Chloe proseguendo a salire per le scale. “Comunque, sei sempre super leggerà”.

“Mettimi giù Chloe”.

“Quando arriveremo”.

“Qualcuno potrebbe vederci”.

“E allora?”

“Beh... è imbarazzante...”

“Non per me” disse Chloe ridendo.

Mentre proseguivano, Max si accorse di essere ancora aggrappata alle spalle dell'amica. Si guardarono un breve istante e Max rimosse subito le braccia sentendosi a disagio, non tanto per il fatto che si trovasse in braccio a Chloe, ma per la tremenda vicinanza dei loro volti.

Quando finalmente arrivarono sul piano dell'appartamento, Chloe la mise giù. “Ecco fatto, adesso puoi camminare anche da sola”.

“Grazie a Dio” disse Max evitando il suo sguardo sistemandosi la maglietta che si era un po’ sollevata.

“Oh avanti, non è stato così terribile”.

“Si certo” rispose Max fermandosi davanti alla porta dell'appartamento, mentre l'amica infilava la chiave nella serratura. Subito dopo aver fatto accomodare Max nell'appartamento, Chloe ricevette un messaggio sul suo telefono.

“Merda” disse Chloe guardando il telefono.

“Che succede?”

“Niente, devo scendere di nuovo di qualche piano. Mi vuole vedere Roger, il proprietario del condominio. Forse ha a che fare con l’ascensore. Tu resta qui, io torno subito” disse Chloe uscendo dall'appartamento lasciandola sola.

Max si girò intorno e vide un gatto dirigersi verso di lei. La ragazza sorrise mentre Flerk faceva le fusa strusciandosi contro le sue gambe. “Ehi e tu chi sei?” chiese Max ridendo.

Poi si chinò per accarezzarlo e Flerk cominciò a miagolare. Max lo afferrò prendendolo in braccio continuando a coccolarlo. La ragazza era rivolta con le spalle verso il bagno e quando Steph ne uscì con l'accappatoio addosso, si bloccò vedendola.

“Max?” chiese sorpresa Steph.

La ragazza si voltò verso di lei. “Oh, ciao Steph, scusa se sono qui senza preavviso” disse vedendola in accappatoio.

Steph la guardò quasi con terrore. “Oh mio Dio!”

“Cosa c'è?” chiese Max confusa e preoccupata.

“Max, ascoltami attentamente. Adesso mettilo giù lentamente e nessuno si farà del male” disse Steph alzando le mani riferendosi al gatto.

Max guardò il gatto tra le sue braccia che strusciava la testa contro di lei, poi si rivolse alla ragazza. “Perché? Non sta bene? Ha qualche malattia infettiva o altro?”

Chloe entrò in quel momento. “Ed eccomi qui, scusa per...” disse Chloe chiudendo la porta per poi fermarsi a guardare la scena surreale.

Steph e Chloe rimasero a guardare Flerk tra le sue braccia confuse.

“Ragazze, ho fatto qualcosa che non dovevo?”

“Ma che...” disse Steph interrompendosi.

Chloe era sbalordita nel vedere Flerk stare comodamente tra le braccia della sua amica.

“Sei un ruffiano” disse Steph incrociando le braccia al petto.

“Io non capisco” disse Max sempre più confusa.

“Te lo spiego subito, quello che hai tra le braccia non è un semplice gatto. A parte il fatto che è demoniaco, non si lascia prendere facilmente soprattutto dagli estranei. È un asociale”.

“Beh, a me non sembra. Anzi è affettuoso” disse Max.

“Conoscendolo starà pianificando qualcosa di diabolico” disse Steph stringendo gli occhi a due fessure focalizzandoli su Flerk.

“Di chi è?”

“Il mio no di certo” rispose Steph.

“Come si chiama?” chiese Max voltandosi verso Chloe che era ancora impalata a guardare il gatto a bocca aperta.

Poi finalmente si ridestò. “Ehm... lui... si chiama Flerk”.

“Hai la capacità di mettere nomi strani ai tuoi animali domestici”.

“Già”.

“Da piccola aveva un gatto a cui aveva messo il nome Bongo” disse Max ridacchiando, rivolgendosi a Steph mentre continuava ad accarezzare Flerk.

Chloe le si avvicinò afferrando il gatto per prenderlo, ma lui iniziò a miagolare minaccioso.

“Ok, questa cosa è davvero strana” disse Steph incredula.

“Beh, a quanto pare gli piaci molto più di me” disse Chloe a Max. Poi rivolgendosi al gatto accarezzandolo disse: “Traditore che non sei altro”.

A un tratto Steph, con le braccia ancora conserte sorrise dicendo: “E così è avvenuto il miracolo”.

“Eh sì, qualcuno è riuscito a renderlo mansueto” disse Chloe.

“Ma io non mi stavo riferendo a Flerk, cioè anche a quello, però mi riferivo a questo” disse Steph allargando le braccia verso le due ragazze.

Max e Chloe si guardarono tra loro per un breve istante a disagio, quando capirono a cosa si stesse riferendo la ragazza.

“È davvero necessario sottolinearlo?” chiese Chloe.

“Ok, Chloe così in imbarazzo non l'avevo mai vista”.

“Non sono in imbarazzo” disse Chloe voltandosi per non mostrare la sua evidente bugia.

“Comunque Max, sono felice di vederti qui. Dico sul serio, finalmente potrò conoscerti per davvero e non per sentito dire” disse Steph dandole un veloce abbraccio mentre Steph cominciava a soffiare. “Visto? È indemoniato. Adesso vado a vestirmi e torno da voi”.

Si diresse nella sua stanza chiudendo la porta e Max si voltò a guardare Chloe.

“Scusa per...” disse Chloe indicando la stanza di Steph. “Non credevo di trovarla in casa proprio oggi”.

“Non devi scusarti. Non mi dispiace affatto la sua presenza. Perché non ti aspettavi di trovarla proprio oggi?”

“Beh, diciamo che ha avuto una giornata molto movimentata anche lei” disse Chloe pensando a Jessie. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco che si sarebbero riviste di nuovo.

Mentre Steph si vestiva nella sua camera e Flerk seguiva Max ad ogni passo che faceva, Chloe le mostrò tutta la casa. Poi prese un paio di bibite analcoliche e si accomodò sul divano con l’amica. Flerk si sedette davanti a Max guardandola.

“Ti giuro che non si è mai comportato così. Non so cosa gli hai fatto, sembra stregato” disse Chloe ridendo.

“Non ho fatto nulla, lo giuro” disse Max divertita osservando l’attenzione che Flerk le donava.

“Non ricordo che Bongo si sia mai comportato così”.

Steph uscì dalla sua stanza. “Ho una notizia”.

“Che notizia?”

“Io stasera sono libera e tu…”

“Oh merda, devo avvisare Asher che nemmeno stasera ci sarò” disse Chloe lasciando la bibita sul tavolino, prendendo il telefono e andando nella sua camera. “Arrivo subito”.

“Non cambia mai” disse Steph dirigendosi verso il frigo per prendere qualcosa da bere. “Non so per quando tempo, ho dovuto fare da sveglia per non farle fare tardi al lavoro. Anche se stranamente è tutto cambiato dal tuo arrivo” disse Steph facendo sorridere Max.

“Non credo che sia la mia presenza a buttarla giù dal letto”.

“Oh Max, tu non hai idea di quanto sei fuori strada” disse Steph sedendosi accanto a lei aprendo la sua lattina.

Max non poté fare a meno di pensare a cosa aveva dovuto passare la ragazza a causa del comportamento sconsiderato di Chloe e Shonei. “Non sarà stato facile avere a che fare con lei, in un momento così devastante della sua vita” disse Max comprensiva.

“Te lo ha raccontato?”

“Lei si sente responsabile per quello che ti ha fatto passare”.

“Non è stato facile, ma ringrazio Dio di essere riuscita ad avere tanta pazienza”.

“Sei stata fondamentale per lei”.

Steph la guardò sorridendo. “Mai quanto te. È incredibile il vostro legame. Io gli amici di infanzia nemmeno li ricordo. Quando si cresce, inevitabilmente le strade si dividono, si perdono i contatti e tutto ha fine. Con voi è diverso. Per quanto possa essere stato complicato in passato e anche adesso, siete ancora insieme. È bello questo”.

“Già” disse Max stringendo la bibita tra le sue mani.

“Non voglio intromettermi negli affari vostri, ma posso sapere come sta andando? Lo so che è presto, però mi vorrei assicurare che non faccia cazzate come al solito o dovrò darle una strigliata come si deve” disse Steph sorridendo.

Max ricambiò il sorriso. “Come hai appena detto è presto. Quello che so è che sembra si stia impegnando per davvero e io sto cercando di fare lo stesso. Sono successe così tante cose e per me è stato difficile”.

“Non voglio sminuire quello che hai vissuto, perché non posso nemmeno lontanamente immaginare, quanto deve essere stato difficile per te. Ma ho visto gli effetti che ha avuto su lei, allontanarsi da te. A volte ho avuto davvero paura che facesse qualche pazzia. Perdere te, sua madre e Rachel…” disse con tristezza Steph perdendosi nel ricordo della ragazza per cui aveva perso la testa. “È stato decisamente troppo per lei”.

“So che anche tu tenevi molto a Rachel, mi dispiace tanto”.

“Era una brava ragazza nonostante le sue problematiche. Non meritava di fare quella fine”.

“Avrei voluto poter fare qualcosa” disse Max istintivamente.

Steph la guardò in modo strano. “Non vedo come avresti potuto, non eri nemmeno ad Arcadia Bay”.

Max roteò gli occhi al cielo maledicendosi e riavvolgendo il tempo.

“Era una brava ragazza, nonostante le sue problematiche. Non meritava di fare quella fine”.

“Nessuno merita niente del genere”.

“Anche Chloe aveva iniziato a impasticcarsi per un certo periodo di tempo, ed ero molto spaventata di questo, perché stava diventando un’abitudine”.

“A causa di Shonei?”

“Vorrei poter dire che lei non c’entra nulla, ma non è così purtroppo”.

Max si ricordò di cosa le aveva detto Shonei al riguardo. “Lei si sente molto in colpa verso Chloe e verso di te”.

“Ti ha parlato di me?” chiese Steph sorpresa.

“So che tra voi non scorre buon sangue dopo tutto quello che è successo e le dispiace molto”.

“Lei dispiaciuta? Si certo” disse Steph bevendo un sorso della sua bibita.

“Ho come la vaga sensazione che quando si tratta di lei, siete sempre prevenute”.

“Max, tu la conosci da poco, non sai com’è. Lei è un’egoista e…”

“Ho avuto a che fare con persone difficili, come ad esempio Victoria”.

“Già, come fai ad essere sua amica?”

“Ci riesco perché lei non è quello che ha sempre mostrato. In realtà è una persona insicura e le risulta difficile ammetterlo, perché per lei equivale a mostrarsi debole”.

“È incredibile come la stai descrivendo. Sembra tu stia parlando di un’altra persona. Però forse quello che dici è vero. Chloe si è assicurata che ti stesse vicino dopo la sua partenza e questo è così strano, perché nemmeno loro sono mai state amiche”.

“A volte bisogna solo avere un po’ di pazienza e…” disse Max interrompendosi vedendo l’espressione scettica di Steph.

“Ok, molta pazienza” si corresse Max facendo ridere la ragazza.

“Bene, ora si che ci siamo” disse Steph.

“Con Shonei è la stessa cosa. Lei non è soltanto quello che mostra di sé. Come tu non riconosci Victoria nella descrizione che ho fatto di lei, nemmeno io riconosco Shon in quello che dici di lei. Certo, ammetto che possa essere egoista e prepotente a volte, ma lei è anche altro e mi dispiace che non riusciate a vederlo”.

Steph la guardò con aria interrogativa. “Siete davvero diventate così amiche voi due?”

Max non rispose e proprio in quel momento Chloe uscì dalla sua stanza sospirando.

“Ti tocca lavorare stasera?” si informò Steph.

“No per fortuna, ma Asher mi ha espressamente consigliato di avvisarlo prima quando ho intenzione di mancare tutto il giorno, per dargli il tempo di organizzarsi”.

“Beh, non ha tutti i torti”.

“Allora, prima stavi per dirci qualcosa o sbaglio?” chiese Chloe.

“Si, volevo dirvi che Chris mi ha chiamata chiedendomi se volevamo passare una serata al Starlight con loro”.

“Non lo so, per te andrebbe bene Max?” chiese Chloe.

“Perché no” rispose con un’alzata di spalle. “Però dovresti prima accompagnarmi a casa per prepararmi”.

“Assolutamente, poi torno qui e mi preparo anche io e passo a prenderti più tardi” disse Chloe prendendo le chiavi. “E ti giuro che non ti porterò in braccio questa volta”.

Steph corrugò la fronte ridacchiando. “In che senso in braccio?”

“Lascia perdere Steph, lo sai che non c’è speranza per lei” disse Max alzandosi dal divano.

 

 

Max tornò a casa e ben presto scoprì che erano stati invitati anche Aaron, Timothy, Kate e Victoria. Dunque la serata si prospettava molto movimentata, ma non quanto Max avrebbe mai potuto immaginare.

 

 

Arrivò la sera e mentre Victoria e Kate si dirigevano al pub in compagnia di Timothy ed Aaron, Max era in macchina con Chloe. Steph uscì dal suo appartamento e passando davanti all’appartamento di Jessie, si bloccò un istante guardando verso la porta. Poi proseguì ma si fermò di nuovo tornando indietro. Si posizionò davanti alla porta prendendo un respiro e alzando un braccio per bussare. Rimase con il pugno fermo a mezz’aria e poi scosse la testa con forza, decidendo di andare via. Proprio in quel momento Jessie comparve nel corridoio con delle buste della spesa in mano.

“Ehi, ciao Steph” disse la ragazza un po’ a disagio raggiungendola davanti alla porta.

“Ciao”.

“Stai uscendo?”

“Si, ho un appuntamento”.

“Oh” disse la ragazza sorpresa e forse un po’ delusa.

Steph si rese conto di cosa potesse significare la risposta che le aveva dato.

“Allora divertiti” aggiunse Jessie iniziando ad aprire la porta.

“Mi vedo con Chris e gli altri”.

“Ah” rispose Jessie forse sollevata.

“Tu hai degli impegni adesso?” chiese Steph con finto disinteresse.

“A dire il vero no”.

“Allora… non è che ti andrebbe di… venire con me? È solo per passare una serata diversa sai. Magari dopo oggi, ti servirebbe… ci servirebbe”.

Jessie restò a guardarla per un tempo interminabile. “Io non…”

“Se vuoi puoi venire… nessun impegno…” disse Steph un po’ titubante.

“Beh, in questo caso, però mi devi dare il tempo di…”

“Ti aspetto di sotto”.

“Oppure potresti aspettare nel mio appartamento, a meno che non pensi sia un grosso problema”.

“No, certo che no. Nessun problema”.

Così Steph entrò nell’appartamento di Jessie in attesa che si preparasse.

 

 

Nel frattempo al Starlight arrivarono Chris e Jonathan, che trovarono Shonei già sul posto, seduta al bancone del bar bevendo l’ennesimo shot di whisky.

“Cazzo se hai fatto in fretta” disse Jonathan dandogli una pacca sulla schiena.

“Veramente ero già qui da un po’ quando mi avete chiamata”.

“Ah, ti sei portata avanti con i lavori” aggiunse Allison con ironia prendendo posto accanto a lei indicando la bottiglia che aveva tra le mani.

“C’è la possibilità che tu… “

“Non credo Shon” disse la ragazza mentre Chris rideva.

“Non mi hai fatto nemmeno completare la frase” disse Shonei.

“Beh, forse perché so già dove vuoi andare a parare”.

“Volevo soltanto chiedere se fosse possibile che tu mi offrissi da bere” mentì Shonei.

“Cara Shon, forse e dico forse, potresti avere qualche possibilità solo se tutto il genere maschile scomparisse dalla faccia della terra e anche in quel caso avrei delle riserve”.

“Ecco, adesso mi hai eccitata di più” disse Shon sorridendo.

“Aspetta, ma allora se tutto il genere maschile a un tratto scomparisse e rimanessi soltanto io, potrei avere qualche possibilità con te”.

“Non offenderti Jonathan, ma quando parlavo di genere maschile, tu non eri incluso”.

“Quindi io sono incluso” disse Chris.

“Si, mio amor” rispose Allison.

“Non ci credo nemmeno se lo vedo” disse Jonathan mentre ridevano tutti tranne Shonei, che era evidentemente con la testa da un’altra parte. Poteva impegnarsi quanto voleva, ma niente le avrebbe impedito di pensare al suo dilemma.

Poco dopo vennero raggiunti da Aaron, Timothy, Kate e Victoria. Le ragazze salutarono Shonei, ma lei le ignorò completamente continuando a bere. Tutti notarono l’atteggiamento della ragazza ma nessuno fece commenti. Poi si diressero verso alcuni tavoli e divanetti distanti dal bar, dove erano presenti anche dei biliardi, e bersagli appesi alle pareti per giocare a freccette. Il tutto era accompagnato dalla musica, della quale alcuni avventori ne approfittavano per ballare.

 

 

Chloe parcheggiò e scese dall’auto con Max per poi dirigersi verso il grande locale. Appena all’interno dello Starlight, si girarono intorno alla ricerca dei loro amici. Non vedendoli si addentrarono di più tra la folla di gente, che rideva, beveva, ballava e urlava divertita assistendo a gare di freccette. Mentre le due ragazze camminavano una vicina all’altra, si fermarono di colpo guardando verso il bar. Shonei non si era unita agli altri, preferendo rimanere sola con i suoi pensieri. Teneva la fronte appoggiata su una mano e con l’alta l’ennesimo shot di whisky.

“Non credevo ci sarebbe stata anche lei” disse Chloe. Poi si voltò verso Max. “Se vuoi andare via…”

“No, semmai sei tu a volere andare via”.

Chloe rimase in silenzio.

“Ascolta Chloe, io credo che dovresti parlare con lei. Insomma, non voglio essere la causa di una rottura tra voi”.

“Max, la discussione che abbiamo avuto, non è avvenuta a causa tua”.

“Lei non ha fatto niente Chloe. Lei è sempre quella che ti ha salvato il culo”.

“Cosa vuoi che faccia?” chiese Chloe un po’ scocciata.

“Fermiamoci a salutarla tanto per cominciare”.

“Ok, accomodati” disse Max indicandole di andare avanti.

Quando la raggiunsero, Max le appoggiò piano una mano sulla spalla facendola voltare. “Ehi, ciao Shon”.

“Ehi Max” rispose la ragazza e poi guardando verso l’altra aggiunse: “Ciao Chloe”.

“Ciao Shon”.

“Se cercate gli altri, stanno di là” disse Shon indicandoli.

“Ok, tu non vieni?” chiese Max.

“Ehm… sì… vi raggiungo dopo” disse Shonei sforzandosi di sorridere.

“Va bene” disse Max preoccupata notando che stava bevendo.

Le due ragazze proseguirono per raggiungere gli altri. Poi Max si voltò a guardare la ragazza che mandò giù il suo whisky tutto ad un fiato, per poi ordinare altro al barista. A quel punto si fermò di colpo. Chloe che era un passo avanti a lei si accorse che non la stava seguendo più. “Max…”

“C’è qualcosa che non va. Non possiamo fingere che vada tutto bene perché non è così”.

“Max, in questo momento non me la sento”.

“Le amiche non si lasciano indietro, tu dovresti saperlo” disse Max dirigendosi verso Shonei.

Chloe sospirò vedendola dirigersi di nuovo al bar. Poi si decise a raggiungere gli altri.

 

 

Nel frattempo Max si sedette sullo sgabello di fianco a Shonei. La ragazza si voltò a guardarla dicendo: “Non dovresti essere qui Max”.

“Ah no? Beh, nemmeno tu”.

“Invece io sono esattamente dove vorrei essere”.

“È da stamattina che ti comporti in modo strano. Che sta succedendo?”

“Nulla” rispose la ragazza senza guardarla continuando a bere.

“Non è vero, c’è qualcosa che ti turba e voglio sapere cos’è” disse Max risoluta.

 

 

 

Nel frattempo i ragazzi erano impegnati ad assistere a una gara di freccette tra Chris ed Allison. A un lancio di quest’ultima Aaron emise un urlo di dolore. La ragazza si volto alle sue spalle.

“Io non so come tu abbia fatto, ma sei riuscita a colpirmi giusto nel di dietro” disse il ragazzo serio mostrando una freccetta che gli aveva prestato Chris.

“Se non la smetti di prendermi per il culo, ti userò davvero come bersaglio” rispose Allison.

“Ti prego fallo” disse Jonathan estraendo il telefono. “Devo assolutamente riprenderlo”.

Mentre tutti ridevano e la gara continuava, Steph fece capolino in compagnia di Jessie. Chloe sgranò gli occhi dalla sorpresa vedendo con chi si era presentata. Stessa cosa fece Steph notando l’assenza di Max. Entrando nel locale non si era accorta delle due ragazze al bar. Dopo le dovute presentazioni di Jessie al gruppo, Steph si avvicinò a Chloe seduta su un divanetto. “Dov’è Max?”

“Lei è con Shonei al bar?”

“Cosa?”

“Già, tu piuttosto, cos’è questa storia?” chiese Chloe lanciando un’occhiata a Jessie che si stava intrattenendo con Kate e Timothy.

“Beh, è complicato” rispose l’amica.

“Ascolta Steph, non voglio farti la predica, ma spero soltanto che tu sia davvero consapevole di cosa stai facendo”.

“So cosa sto facendo e molto probabilmente me ne pentirò, ma...”

“Lei ti piace” disse Chloe terminando la sua frase.

“Si vede così tanto?”

“Cosa? Nooooo, assolutamente. Puoi stare tranquilla” disse Chloe con sarcasmo.

 

 

Max nel frattempo era ancora in attesa di una risposta da parte di Shonei. La ragazza stufa della situazione disse: “Diciamo che non sto passando un buon momento come può succedere a tutti. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”.

“Shon…”

La ragazza si voltò a guardarla scocciata. “È che ho scoperto qualcosa che mi ha un po’ destabilizzato, ma come al solito me la caverò. Ho solo bisogno di…”

“Bere? Questo risolverà i tuoi problemi?”

“No, ma essere lasciata in pace sì, mi potrebbe aiutare” rispose Shonei cambiando tono voltandosi a guardare il barista facendogli segno di avvicinarsi.

Max scosse la testa con disappunto alzandosi dallo sgabello. “Bene, se ti sono di intralcio me ne vado. Tolgo subito il disturbo”.

La ragazza si allontanò senza aggiungere altro. Shonei si voltò verso di lei dispiaciuta, ma non poteva di certo rivelarle cosa era accaduto. Nessuno sapeva di cosa si era sempre occupata per vivere. E per quanto con Max si sentiva libera di parlare, sapeva che lei non avrebbe approvato. Forse sarebbe cambiato anche il modo in cui la guardava.

 

 

Quando Max si unì agli altri, Timothy le presentò Jessie. Max strinse la mano della ragazza e prese posto accanto a Chloe sul divanetto su cui era seduta. Jessie e Steph si unirono a loro.

“Allora? Che succede?” chiese Chloe a Max.

“Se eri così interessata perché non hai chiesto direttamente a lei?”

Chloe sospirò. “Ok, scusami”.

“È preoccupata per qualcosa, questo è chiaro. Però non ha voluto dirmi nulla”.

“Vedrai che le passerà”.

“Ammiro il tuo ottimismo” disse Max, che agli occhi di Chloe sembrava estremamente nervosa.

“Sei arrabbiata con me?” chiese Chloe.

Max la guardò rendendosi conto di stare esagerando. “No Chloe, è solo che sono preoccupata per lei. Non vorrei che fosse qualcosa di grave. Era così strana già questa mattina, quindi forse è successo qualcosa ieri. Infatti quando è rientrata, deve aver bevuto e lo sta facendo anche adesso”.

Chloe sentì un senso di inquietudine e di fastidio per la vicinanza delle due ragazze. Erano diventate così amiche che Max aveva addirittura dormito a casa sua. Non poté fare a meno di notare la enorme la preoccupazione di Max nei confronti dell'amica.

 

 

Alla fine Shonei decise di unirsi agli altri. Appena li raggiunse notò la presenza di Jessie e Steph sedute sul divanetto in cui c’erano Max e Chloe. Si avvicinò a loro lanciando prima un’occhiata a Steph sorridendo. “Ehi Jessie, non mi sarei mai aspettata di vederti qui”.

“Già, nemmeno io. È stata una cosa dell'ultimo minuto”.

“O forse, anche più di un minuto” disse Shonei sorridendo.

Jessie rimase in silenzio non sapendo cosa intendesse dire la ragazza. Steph invece, aveva capito ma preferì ignorarla.

“Beh, allora buon divertimento” aggiunse Shonei questa volta guardando Steph.

Poi si rivolse a Max che le era seduta al fianco. “Sai giocare a biliardo?”

Max non rispose subito alla domanda, confusa dall’atteggiamento della ragazza. Un attimo prima sembrava che non volesse averla intorno e adesso era lì davanti a lei sorridendo, come se non fosse successo nulla. “Ehm, non so come si gioca”.

“Tu sai giocarci?” chiese Timothy rivolta a Shonei.

“Oh sì” rispose la ragazza.

“Allora voglio imparare” disse il ragazzo alzandosi immediatamente.

“Ok, ma solo a una condizione. Mi offri da bere”.

“Lo sapevo, è solo un modo per scroccare da bere” disse Jonathan.

“No, è che insegno meglio con una birra al mio fianco”.

Mentre gli altri ridevano Timothy andò a prendere la birra e Aaron e Chris si unirono a lui, per prendere altro da bere per tutti.

Quando tornarono, Shonei iniziò a bere la sua birra. Porse la mano a Max dicendo: “Per te la lezione è completamente gratis”.

“I soliti favoritismi” si lamentò Timothy.

“Beh, se vuoi entrare nelle grazie di Shonei, dovresti semplicemente cambiare sesso” disse Jonathan bevendo scatenando una risata da parte di tutti o quasi tutti.

Shonei gli puntò il dito contro come se volesse contraddirlo, ma disse: “Hai perfettamente ragione”.

Questo scatenò altre risate, mentre Chloe stringeva nervosamente una bottiglia di birra tra le mani. Max non si sentiva affatto a suo agio in quella situazione. Tra la presenza di Chloe che sembrava alquanto infastidita e Shonei che sembrava un po’ su di giri, Max temeva il peggio.

“Vieni Max” ribadì Shonei e Max si alzò dal divanetto, mentre il sangue di Chloe ribolliva dentro di rabbia.

“Ok, adesso fate tutti silenzio perché rischio di non capire un cazzo” disse Timothy alzando le mani per zittire le risate e le chiacchiere degli altri. “Prego Shon, comincia pure la lezione”.

Timothy e Max erano vicini al biliardo insieme a Shon che afferrò una stecca e disse: “Per prima cosa, nel gioco del biliardo si utilizzano una bilia battente, che sarebbe questa”.

Afferrò la bilia bianca. “È con questa e la stecca, che si imbucano le bilie nelle buche”.

“Nessun dubbio in proposito” disse Aaron facendo ridere gli altri.

“Mi sembra una lezione di educazione sessuale” aggiunse Allison ridacchiando.

“E io in questo momento, mi sento come un'insegnante in una classe di ragazzini che ridacchiano come dei cretini. E c'è una studentessa che mi fa gli occhi dolci, ma ehi, non posso Allison altrimenti perdo il posto dove lavoro, lo sai” disse Shonei con ironia facendole un occhiolino gesto che Max non gradì affatto.

“Si, nei tuoi sogni” disse Allison.

“Ok, torniamo seri ragazzi, io sto cercando di imparare” disse Timothy un po' scocciato per le continue interruzioni.

“Si, perché questo ti servirà per rimorchiare” disse Aaron aggiudicandosi un'occhiataccia dall'amico.

Victoria nel frattempo scuoteva la testa e Kate prestava attenzione a Shonei e Chloe, che ogni tanto si lanciavano un’occhiata veloce distogliendo subito lo sguardo.

“Allora, eravamo rimasti?”

“Alle palle” disse Chris alzando la mano facendo ridere gli altri.

“Bene, oltre alla palla battente, ce ne sono altre quindici numerate, che vanno chiaramente dall'uno al quindici”.

“È un gioco dove si batte tanto” commentò Chris.

“Si ma per farlo ci vogliono le palle, vuoi prestarci le tue per una dimostrazione?” chiese Shonei al ragazzo.

“Vorrebbe tanto, ma purtroppo le ha lasciate a casa” aggiunse Jonathan ricevendo un pugno dall'amico seduto accanto mentre gli altri ridevano.

“Queste quindici palle si suddividono in due tipi. Le palle a strisce...” disse Shonei afferrandone una.

“Ma non era solo il culo a stelle e strisce?” chiese Aaron ridendo.

“Cazzo, ti giuro che se non la smetti vengo lì e te lo faccio io il culo a stelle e strisce” disse Timothy puntandogli il dito contro.

“Poi ci sono le palle piene” disse Shonei lasciando quella a strisce e prendendone un'altra per mostrarla agli altri.

“Già, piene come le mie in questo momento” disse qualcuno che fine a quel momento non aveva detto mezza parola. Calò il silenzio per un attimo mentre tutti guardarono in direzione di Chloe. Poi a un tratto scoppiarono tutti a ridere.

“Beh cazzo, Chloe hai vinto tu” disse Jonathan ridendo.

Chloe e Shonei sostennero il loro sguardo l’una verso l’altra, mentre quest'ultima sorrideva rigirando la palla tra le sue mani.

“Vedo che ti è tornato il senso dell'ironia finalmente” disse Shonei lanciandole una frecciatina. Sembrava quasi come se il suo atteggiamento fosse voluto. Forse voleva scatenare una reazione di Chloe per arrivare finalmente a chiarire le cose tra loro. Infatti aveva utilizzato lo stesso metodo con Max, per spiattellarle in faccia la realtà dei fatti.

“A dire il vero non sto scherzando”.

Max iniziò a preoccuparsi per come si stavano mettendo le cose.

“Beh, se credi di riuscire a fare di meglio, accomodati” aggiunse Shonei indicandole il biliardo.

“No fai tu, non voglio toglierti questo onore”.

“Credimi, l'onore più grande per me è stato quello di averti come prima studentessa” disse Shonei mettendo in chiaro davanti a tutti, che fosse stata lei a insegnarle il gioco del biliardo.

“Uuuuuh” esclamarono alcuni dei ragazzi percependo una certa rivalità tra le due.

Shonei ritornò alla lezione. “Dunque, lo scopo del giocatore è di imbucare le bilie numerate dall'uno al sette, cioè quelle piene, o le bilie dal nove al quindici, cioè quelle a strisce. Il giocatore che imbuca prima il proprio gruppo di bilie, vince. Ma attenzione, l'ultima pallina ad essere imbucata deve essere la nera, cioè la numero otto” disse la ragazza afferrando la pallina. “Il giocatore che imbuca questa, chiude la partita”.

Dopo aver spiegato a sufficienza le regole del gioco, Shonei si apprestò a mostrare come utilizzare la stecca. “Innanzitutto vi spiego come impugnare questa” disse la ragazza afferrando l’attrezzo.

Jonathan per puro caso guardò verso Victoria che stava scrivendo un messaggio sul suo telefono. “Victoria, a te non importa questo passaggio vero? Sicuramente sei già pratica” disse Jonathan mentre gli altri ridevano.

Max e Chloe guardarono Victoria in attesa che arrivasse il contrattacco. Non era possibile che la ragazza accettasse di essere ridicolizzata davanti a tutti facendo buon viso a cattivo gioco. Si stava scherzando tutti insieme certo, ma non era solita restarsene in silenzio.

Victoria sorrise riportando la sua attenzione al telefono dicendo a tono: “Hai ragione a me non serve ma a te sì, se non altro da oggi in poi riuscirai almeno a centrare il cesso quando vai a pisciare”.

Gli altri ricominciarono a ridere, inclusa Shonei. Anche Chloe e Max si concessero di farlo, vedendo con quale destrezza Victoria riusciva sempre a cavarsela con la sua lingua tagliente. Quando Victoria notò Max ridere, la guardò in modo strano. Le due avevano ancora qualcosa in sospeso.

“Il miglior modo di tenere in mano una stecca, è usare la mano dominante che deve essere posta all'altezza del bacino. La mano va posta verso l'estremità posteriore, circa a dieci o quattordici centimetri di distanza dal punto finale della stecca. La presa deve essere stretta in modo deciso, ma senza esagerare. L’altra mano invece farà da sponda per sostenere la punta della stecca da biliardo. In questo modo”.

Shonei si chino sporgendosi sul tavolo da biliardo per dare un a dimostrazione.

“Occhio a Tim alle tue spalle Shon” disse Aaron e mentre l’amico gli mostrava il dito medio.

“Tranquillo, prima che possa fare una mossa del genere, gli arriverà la stecca tra i suoi gemelli di famiglia. Così invece di quindici, ci ritroveremo con diciassette palle sul biliardo” disse Shonei scatenando l’ilarità di tutti.

Poi proseguì posizionando la pallina bianca in linea con un’altra a caso per una dimostrazione pratica delle sue indicazioni. “Per quanto riguarda la posizione da assumere con il corpo, bisogna chinarsi verso il tavolo da biliardo con la stecca, così da poter avere una visione in linea retta verso la pallina bianca. Per effettuare il tiro bisogna tenere sempre la presa sulla stecca, fino al momento del colpo. Non bisogna mai perdere la mira verso il bersaglio, ma nel caso si hanno dei dubbi sulla traiettoria del tiro, conviene far oscillare avanti e indietro la stecca avvicinandosi alla pallina ma senza toccarla, giusto per assicurarsi di colpire la bilia nel modo corretto”.

“Non so voi ma questi movimenti mi ricordano qualcosa” disse Chris ridacchiando.

“Siamo certi di questo” disse Allison insinuando qualcosa.

“Praticamente ti ricorda tutta la tua vita” disse Jonathan ricevendo una gomitata dall’amico.

“Nelle fredde nottate in solitudine” aggiunse Timothy con teatralità.

“La smettete di prendermi per il culo?”

Shonei rise. “Ragazzi, non pensavo che lo avrei mai detto, ma siete peggio di me”.

“Ci avrai contagiati” disse Jonathan.

“Fatemi finire di spiegare. Dunque, dopo essersi assicurati di aver preso bene la mira si può sferrare il colpo”.

Shonei colpì la palla bianca che a sua volta colpì l’altra, ma senza riuscire ad imbucarla. In quel momento si sollevò un boato di delusione da parte dei ragazzi. “Buuuuuuuuuhhhh”.

“Accidenti, ma che razza di insegnante sei? Non sei riuscita nemmeno a imbucarla” disse Allison.

Shonei si sollevò sorridendo alzando le mani. “Ehi, può succedere, nessuno è perfetto e poi ero deconcentrata”.

“Chissà chi ti distrae così tanto” disse Aaron lanciando un’occhiata ad Allison.

“Vaffanculo” disse Allison notando il suo chiaro riferimento.

“Allora Max, adesso tocca a te” disse Shonei.

“Oh, no, no, non credo di esserne capace”.

“Oh avanti, nemmeno io ero capace. Non farti pregare” insistette Shonei.

Alla fine Max si lasciò convincere e si avvicinò Shonei che le passò la stecca. Poi iniziò a disporre alcune palline per fargliele colpire. “Ok Max, adesso avvicinati al biliardo”.

Max fece come aveva detto.

“Ora devi mirare alla pallina bianca, per colpire la pallina numero uno” disse Shonei indicandole.

“Non credo di farcela”.

“Chi se ne importa se non riesci, devi solo provare”.

Max sospirò cercando di posizionarsi come aveva fatto prima la ragazza.

“Sei troppo distante Max, avvicinati di più. Non c’è rischio che finisci in una buca” disse la ragazza con ironia.

“Così va bene?” chiese Max avvicinandosi ancora un po’.

A un certo punto Shonei si piazzò proprio dietro di lei, appoggiandole le mani sui fianchi e spingendola più vicina al biliardo. Bastò quel semplice contatto per far venire a Chloe una stretta allo stomaco. Max si sentì ancora più a disagio per la sua vicinanza.

“La pallina bianca è distante dal bordo del biliardo. Devi avvicinarti abbastanza al bersaglio da poterlo colpire con facilità” disse la ragazza parlandole a un passo dall’orecchio.

Dopo essersi messa alla giusta distanza, Shonei diede uno sguardo ai piedi di Max. Così infilò una gamba tra quelle della ragazza e con un piede, diede un colpetto a quelli della ragazza per farglieli divaricare. “Sono troppo vicini, i tuoi piedi dovrebbero essere leggermente più larghi delle spalle”.

Max deglutì mentre Chloe strinse ancora più forte la bottiglia di birra e Steph scuoteva la testa con disappunto.

“Ora i tuoi occhi dovrebbero spostarsi dal punto di contatto con la palla bianca, al punto in cui stai mirando per colpire l’altra” proseguì Shonei restando dietro di lei e sovrapponendo una mano sulla sua, per tenere la stecca.

“Adesso allinea la punta della stecca con la palla bianca” disse Shonei con un filo di voce rimanendo in posizione su Max, per aiutarla.

Ormai non volava più una mosca, c’era silenzio assoluto. Dopo aver preso la mira oscillando avanti e indietro la stecca, Shonei disse: “Mira e colpisci!”

La stecca colpì la palla che a sua volta colpì la numero uno, facendola finire nella buca all’angolo. Un boato di esultazione si elevò dopo il tiro. Shonei si scostò da Max dicendo: “Vedete, ha già imparato”.

“Ma l'hai aiutata tu” disse Jonathan.

“È così che si comincia” rispose Shonei bevendo un sorso dalla sua bottiglia.

“A me non hai insegnato così” si intromise Chloe guardandola.

“Pensavo che con te non fosse necessario, ma forse mi sbagliavo. Vuoi che ti dia altre lezioni?”

“Non sono più necessarie, so giocare benissimo”.

“Beh, se non ricordo male, l'ultima partita che abbiamo fatto non ti è andata proprio benissimo” disse Shonei sorridendo accentuando l'ultima parola.

“Smettetela di stuzzicarvi con parole inutili. Dimostrate quanto valete con una bella sfida tra di voi” disse Aaron trovando l'approvazione di tutti.

“Per me va bene, se Chloe non è troppo arrugginita” disse Shonei divertita.

Chloe si alzò lasciando la sua bottiglia a Steph. “Adesso ti mostro quanto sono arrugginita”.

“Bene, se la metti così che ne dici di puntare qualcosa? Facciamo una scommessa”.

“Questa sì che rende le cose più interessanti” disse Timothy, ansioso di godersi la partita.

“Cosa dovremmo scommettere?” chiese Chloe.

“Non lo so, qualsiasi cosa. Per me va bene tutto, anche dare un semplice bacio a chi voglio io”.

Chloe, Max e Kate sgranarono gli occhi sentendo l'assurda proposta della ragazza. Entrambe pensarono che la sua scelta sarebbe caduta su Max. Victoria alzò gli occhi al cielo, facendo lo stesso pensiero.

“Chi?” chiese Chloe.

“Questi non sono affari tuoi e poi c'è tempo per decidere. Dopotutto la partita non è nemmeno cominciata. Potrei anche perdere, anche se la trovo una possibilità molto remota”.

“Suppongo che i maschi siano esclusi” disse Jonathan.

“Non bacerei un uomo nemmeno sotto tortura” rispose Shonei.

“Io sono d'accordo” disse Chris con entusiasmo.

“Non pensavo fossi così pervertito” disse Allison al ragazzo.

“Allison, hai paura di essere tu la sua scelta?” chiese Jonathan ridendo.

“Io non voglio essere coinvolta in tutto questo”.

“Beh, mi dispiace per te ma dovrai stare al gioco, altrimenti io non potrò vedere la partita” si intromise Timothy.

“Quindi fammi capire bene, hai intenzione di baciare una di noi?” chiese Steph sbalordita, riferendosi a tutte le ragazze presenti del gruppo, inclusa Jessie che già aveva cambiato espressione.

“Si, potrebbe essere addirittura la stessa Chloe. Ovviamente se siete d'accordo, altrimenti non ci sarà nessuna sfida” disse Shonei sedendosi sul biliardo di lato lasciando una gamba penzolare. “Dimmi Chloe, se invece sarai tu a vincere, cosa vorresti?”

“Si Chloe, cosa vuoi come premio?” si unì Aaron.

“A me basta batterti”.

“Sei troppo sicura di te” disse Shonei.

“Merito della mia insegnante” rispose Chloe sorridendo.

Max nel frattempo assisteva alla scena tra le due, preoccupandosi per come sarebbe potuta andare a finire. Cosa sarebbe successo se Chloe avesse perso la sfida? Shonei davvero l'avrebbe baciata davanti a tutti? Stava bluffando o era seria?

“Beh, io propongo una scommessa anche tra di noi” disse Chris rivolto agli altri ragazzi.

“Sono d'accordo. Chi perde, paga da bere per tutti” disse Jonathan.

“In questo caso io confido nella vittoria di Chloe” disse Aaron dopo aver dato un'occhiata ad Allison. Si divertiva a stuzzicare la ragazza, ma non voleva che Shonei provasse a baciarla. Forse infondo Allison le piaceva.

Stessa cosa per Timothy che disse: “Scusami Shon, ti ringrazio per la lezione, ma devo fare il tifo per Chloe”.

Shonei lo guardò confusa. “Ma dici sul serio?”

“Si” rispose il ragazzo. Nemmeno lui avrebbe gradito vedere Shonei fiondarsi su Kate. Il ragazzo non aveva affatto perso la speranza che ci potesse essere qualcosa con la ragazza, nonostante sua cugina fosse stata chiara con lui.

Victoria scosse la testa comprendendo le ragioni per cui aveva deciso di puntare su Chloe. Nonostante non fosse d'accordo con le sue intenzioni verso Kate, sapeva che sarebbe stato meglio che vincesse lei per non mettere in difficoltà l'amica. “Suppongo che possiamo partecipare anche noi ragazze a questa scommessa, visto che sono le nostre bocche a correre il rischio di beccarsi l'herpes, come minimo”.

Shonei la guardò facendole un occhiolino e mandandole un bacio. “Faccio il tifo per Chloe” disse Victoria guardando con disgusto Shonei.

“Io spero che vinca Shon, perché sono più interessato alla premiazione che alla sfida” disse Chris ridacchiando.

“Non ti riconosco più” disse Allison. Poi voltandosi a guardare Chloe. “Io senza ombra di dubbio tifo per te”.

“La paura di una limonata da parte di Shon, deve essere davvero tanta” commentò Jonathan divertito.

“Fottiti” rispose Allison.

“Io non vorrei partecipare a tutto questo, ma se proprio devo allora faccio il tifo per Chloe” disse Kate pregando mentalmente Dio che la ragazza vincesse.

Chloe sorrise alla ragazza.

“Beh, questo non mi sorprende affatto” disse Shonei consapevole che non si sarebbe aspettato nulla di diverso da lei.

Poi si voltarono tutti verso le ultime tre ragazze rimaste. “Siete rimaste voi” disse Aaron.

“Io come Kate non vorrei fare parte di tutto questo… insomma… è la prima volta che sto con voi, non fatemi pentire” disse Jessie sorridendo nervosamente.

“O tutte o nessuno” disse Shonei fissando Jessie.

 La ragazza si prese un momento per riflettere e disse: “Allora tifo per Chloe”.

“Io credo che dovremmo darci tutti una calmata” disse Steph con fastidio. “Non vi permetto di fare scommesse su di noi. Non siamo merce di scambio”. Poi si rivolse a Shonei “Potresti scegliere qualcosa di diverso, non ti pare?”

“No, è questo che voglio”.

“Bene, allora Chloe falle il culo” disse Steph rivolgendosi all'amica, mentre Shonei scendeva dal biliardo sorridendo per bere la sua birra.

“Ora tocca a te Max” disse Jonathan mentre tutti le puntarono gli occhi addosso.

 

 

E ora che faccio? Hanno votato quasi tutti per Chloe. Se adesso dovessi farlo anche io, Shonei potrebbe rimanerci male. Molto probabilmente si aspetta che io faccia il tifo per lei. Ma se scelgo lei, anche Chloe potrebbe prenderla male. Se scegliessi Shonei, tutti potrebbero pensare che sono d'accordo con la sua assurda richiesta, a discapito delle altre. Un bacio di Shonei servirebbe solo a rendere più plausibile l'ipotesi di Victoria, che lei ci provi con me. Che cosa potrebbe pensare Kate? Oddio che situazione. Dovrei scegliere Chloe per tante ragioni. Anche per evitare che Shonei lei baci qualcun’altra. Ma che diavolo vado a pensare? Tutto questo è assurdo.

 

 

“Allora Max, non possiamo stare qui fino a domani” disse Aaron ridendo, mentre gli occhi di Shonei e Chloe erano focalizzati su di lei con attenzione.

“Ehm... i-io...”

Anche gli occhi di Victoria si puntarono su di lei, in attesa di sapere quale fosse la sua decisione.

“Credo di essere abbastanza autonoma. Quindi non è necessario partecipare a questa scommessa, affinché qualcuno mi paghi da bere. Non faccio il tifo per nessuna delle due”.

Chloe e Shonei convinte entrambe di quale potesse essere la sua scelta, rimasero sorprese e un po' deluse.

“Ma non è giusto” disse Jonathan. “In questo modo finiresti anche per non pagare da bere a tutti e questo è scorretto”.

“Jonathan ha ragione, non fare la guastafeste” disse Aaron.

Max guardò l'espressione sorpresa di Chloe e Shonei, sembrava che anche loro si aspettassero qualcosa. Steph notando la sua difficoltà si intromise: “Credo che ognuno è libero di fare le proprie scelte”.

“Ma lei non ha scelto” disse Chris.

“Anche decidere di non prendere una posizione è una scelta” proseguì Steph per difendere il volere della ragazza.

“Ecco una dimostrazione di come arrampicarsi sugli specchi” disse Jonathan.

“Qui nessuno si arrampica sugli specchi. Solo perché qualcuno non si adegua alle vostre scelte, non vuol dire che...”

“Va bene Steph, lascia stare. Farò una scelta” disse Max interrompendola. Per quanto apprezzava il gesto di Steph, non poteva permetterle di trovarsi nel mezzo di una discussione per altro inutile.

“No, non devi” disse con forza Steph.

“Oooh, ma lascia stare Steph, ha deciso di scegliere quindi fatti da parte” disse Jonathan.

Steph fulminò con lo sguardo il ragazzo e poi si voltò a guardare Max.

“Va bene così Steph” disse Max portando l'attenzione sulle due sfidanti che sorridevano per il suo cambio di rotta. “Sono totalmente in disaccordo nel partecipare a questa scommessa, come trovo completamente assurda la tua richiesta Shon, ma del resto non mi sorprende. Scelgo solo perché costretta e...”

Shonei e Chloe rimasero ad ascoltarla impazienti di sapere cosa avesse deciso.

“Scelgo Chloe” disse Max mentre il sorriso di Chloe si allargava sul suo volto. Il fatto di sapere che Max tifava per lei, era già una vittoria.

Shonei invece tornò seria e dopo qualche istante, sorrise a Max annuendo comprensiva. Sembrava quasi come se avesse compreso le sue ragioni, ma c'era qualcos’altro.

“Quindi sono sette a due, per Chloe” disse Aaron.

“Aspettate ad esultare, la sfida non è ancora cominciata” disse Jonathan.

Così le due sfidanti preparano il biliardo e afferrarono le loro stecche.

“Allora, decidiamo chi inizia nel modo in cui si fa nel biliardo o lanciamo una monetina?” chiese Shonei.

“No, per me puoi iniziare tu, visto che io sono stata la più quotata” disse Chloe rigirando il coltello nella piaga.

“Neanche per sogno, proprio per questa ragione dovresti cominciare tu”.

“Insisto”.

“Oh ragazze, ma volete decidervi sì o no?” chiese Jonathan impaziente.

“E va bene, comincio io” disse Shonei.

Così la ragazza si mise in posizione per il tiro di apertura, mentre tutti prestavano estrema attenzione. La ragazza colpì la bilia bianca facendo sparpagliare tutte le altre in direzioni diverse. Riuscì a imbucarne due al primo tiro, una palla piena, per l’esattezza la numero sei e una a strisce, la numero quindici. Questo fece comparire un sorriso sul volto di Chloe, perché in quel caso, indipendentemente dal gruppo di bilie che Shonei avrebbe dovuto imbucare, lei aveva il vantaggio di averne una già messa a segno.

“Forza Shon, fammi bere” incitò Jonathan.

Toccava ancora a Shonei visto che era riuscita a mandare in buca alcune bilie. Il tiro successivo avrebbe deciso quale sarebbe stato il suo gruppo. Shonei camminò intorno al biliardo guardando la disposizione delle bilie. Dopo aver individuato quelle più vicine alla buca, si posizionò per effettuare il secondo tiro. Prese la mira e sferrò il colpo facendo finire in buca, la bilia a strisce numero dodici. Poi guardò verso Chloe e disse sorridendo: “Hai ragione Chloe, hai le palle piene”.

Alcuni dei ragazzi risero, trovando divertente la sua battuta. Chloe invece rimase in silenzio. Non voleva darle nessuna soddisfazione nel rispondere alla sua chiara frecciatina.

Shonei decise la prossima mossa, posizionandosi, mirando e imbucando l’ennesima bilia, la numero dieci. Chris e Jonathan si diedero un cinque esultando. “Sì, sono rimaste solo quattro bilie. Iniziate a mettere mano al portafogli” disse Jonathan entusiasta verso gli altri compagni che tifavano per Chloe.

“Veramente sono cinque per l’esattezza. Avete dimenticato la numero otto” disse Victoria infastidita. Non aveva nessuna intenzione di pagare da bere a tutti, soprattutto dopo che una di loro avrebbe ricevuto un bacio da parte di Shonei. E non era l’unica ad essere preoccupata, anche Allison iniziava a prevedere il peggio. Così, escogitò un modo per cercare di portare acqua al suo mulino. Shonei girò attorno al biliardo dando le spalle proprio ad Allison. Si posizionò chinandosi sul biliardo. Oscillò con la stecca avanti e indietro per mirare la bilia numero tredici, ma proprio un attimo prima di sferrare il colpo, Allison disse: “Certo che hai un bel sedere Shon”.

Il piano della ragazza funzionò a meraviglia, perché Shonei, distratta dalle sue parole, mandò la bilia a rimbalzare contro i bordi del biliardo e non solo. La palla finì per colpire anche la numero uno di Chloe, mandandola direttamente in buca. Shonei sgranò gli occhi voltandosi alle sue spalle per guardare Allison.

“No, questo tiro non è valido. Lo hai fatto apposta” disse Jonathan alzandosi dal suo posto guardando l’amica contrariato.

“Non è affatto vero” si discolpò Allison.

“Invece si, lo hai fatto apposta. Hai fatto una chiara avance a Shonei” si intromise Chris.

“Non era un’avance. Ho detto solo che ha un bel sedere, nel senso che ha fortuna”.

“Si certo e io sono Cleopatra” disse Jonathan.

Mentre loro discutevano alcuni ridevano per la situazione e Chloe ne approfittò per studiare le sue bilie sul tavolo da biliardo. Ora aveva l’occasione di cambiare le carte in tavola.

“Ora non voglio prendere le parti di nessuno ma è vero Allison, l’hai distratta. Questo è scorretto. Il gioco del biliardo richiede silenzio e concentrazione, non puoi metterti a fare complimenti sul suo culo” disse Timothy.

“Ragazzi calmatevi, non penserete che questo decreterà la mia sconfitta? Ci vuole ben altro” disse Shonei. Lei aveva un piano ben preciso e il gesto di Allison, giocava solo a suo favore.

“Ok, ma da adesso in poi non si ammettono più distrazioni, altrimenti chi ne è la causa, verrà allontanato” disse Aaron.

Chloe nel frattempo studiava la sua mossa per capire quale bilia imbucare. Max la seguiva con lo sguardo sperando che riuscisse a rimanere concentrata e vincere quella sfida.

“A quanto pare sei stata fortunata Chloe, ma non succederà ancora” avvertì Shonei.

“Staremo a vedere” disse Chloe prendendo posizione per mirare la bilia numero quattro. Sferrò il colpo mandandola in buca e rimase con il fiato sospeso, vedendo la bilia bianca dirigersi verso una buca laterale. Per fortuna la palla si fermò e la ragazza tornò a respirare normalmente. Shonei nel frattempo sorrideva, tenendo le braccia avvolte attorno alla stecca posizionata sulle sue spalle.

“Cazzo, c’è mancato poco” disse Aaron.

Chloe si spostò sospirando fermandosi dinanzi alla bilia numero quattro. Si concesse più tempo per prendere la mira. Non doveva rischiare di sbagliare. Mentre era china sul biliardo, alzò gli occhi dalla palla bianca incrociando gli quelli di Max che era proprio davanti a lei. Sembrava più tesa della stessa Chloe. Restarono a guardarsi per qualche istante e poi si sorrisero, cosa che non sfuggì a Shonei. Il colpo andò a segno, imbucando anche quella bilia. Rialzandosi dalla sua posizione, Chloe e Max si guardarono ancora sorridendo ancora una volta, sotto gli occhi vigili di Shonei.

“Si, adesso siete pari” disse Steph ottimista.

Chloe diede uno sguardo alle bilie con preoccupazione. Questa volta il suo obbiettivo era la pallina numero due, ma non era così semplice come tiro. Shonei si rese conto dei suoi pensieri e sorrise. “Tutto ok Chloe?”

“Certo” mentì la ragazza. L’unica buca con la traiettoria libera, era molto distante, ma era l’unica possibile in cui mandare la palla. Si posizionò concentrandosi e prendendosi il tempo necessario. Shonei nel frattempo sperava che riuscisse a imbucarla. Chloe sferrò il colpo e anche la bilia due finì in buca.

“Sei in vantaggio Chloe, altre tre bilie, poi la otto e hai vinto” disse Steph battendo le mani, incoraggiando l’amica.

I ragazzi esultarono e Jonathan disse: “Gran recupero Chloe, te lo concedo, ma voglio bere” disse Jonathan.

“Credo che questa sera resterai a bocca asciutta” rispose Chloe al ragazzo. Poi rivolgendosi a Shonei aggiunse: “E anche tu”.

Il suo commento lasciava intendere, che Shonei non avrebbe baciato nessuna quella sera. Se solo avesse saputo che alla ragazza, non le serviva di certo una vittoria al biliardo per ottenere il suo agognato bacio.

“Non gasarti troppo Chloe, altrimenti lo sai come finisce” le raccomandò Shonei.

“Oh credimi, lo so bene come finirà” disse Chloe sicura di avere la vittoria in pugno.

Chloe riuscì a imbucare anche la palla numero sette, per la gioia di tutti, o quasi tutti. Shonei nel frattempo non riusciva a smettere di sorridere. Questo mandò in confusione Max che la stava osservando attentamente. Dopotutto se Chloe avesse continuato in quel modo avrebbe vinto. Dunque perché Shonei sembrava così tranquilla? Forse era solo per orgoglio? Non voleva mostrare all’avversaria la sua preoccupazione? O c’era dell’altro dietro?

“Allora, pronta a perdere?” chiese Chloe rivolta a Shonei.

“Vedremo”.

“Sarà divertente vederti perdere, soprattutto quando non otterrai ciò che vuoi”.

“Credimi, posso ottenere ciò che voglio in tutti i casi” assicurò Shonei.

Max deglutì pensando che si stesse riferendo proprio a lei. Dopotutto, chi tra le ragazze presenti avrebbe mai concesso a lei un bacio?

“Non credo proprio, ma stai pure tranquilla. Sono sicura che riuscirai a consolarti con Ashley” disse Chloe ridendo. Quello fu il suo più grande errore.

Il sorriso scomparve dal volto di Shonei. Tra tutte le cose che avrebbe potuto dire, aveva scelto proprio quella da evitare. Ovviamente lei non era a conoscenza di cosa fosse successo tra loro. Forse se avesse saputo, se si fosse degnata di parlare con la ragazza per capire cosa la turbasse tanto, non avrebbe detto quella frase. Sia Max che Chloe si resero conto del suo cambio repentino di umore. Shonei con quella sfida era riuscita a distrarsi e a mettere da parte le sue preoccupazioni. Ma adesso era ripiombata nell’oblio, sentendo riaffiorare la rabbia e la delusione.

“Sbrigati a tirare e non perderti in chiacchiere” l’ammonì Shonei.

A Chloe mancavano tre bilie per mettere fine a quella sfida, la tre, la cinque e la nera. Scelse di proseguire con la tre che era più semplice da colpire. Successe tutto in un attimo, la bilia bianca colpì il bersaglio mandandolo a rimbalzare contro gli angoli della buca. Chloe aveva assestato troppa forza al tiro e non era riuscita a imbucare la bilia, lasciando a Shonei la possibilità di proseguire con il suo gioco. Jonathan e Chris esultarono per il colpo andato a vuoto incitando Shonei, che a un tratto sembrava essere di cattivo umore. La ragazza si focalizzò sulla palla numero undici e successivamente la quattordici, imbucandole entrambi e pareggiando i conti con Chloe. Tutti assisterono silenziosi alla rimonta inesorabile di Shonei. La ragazza imbucò anche la numero nove e la tredici, rendendo felici Chris e Jonathan e fortemente preoccupati tutti gli altri, soprattutto Max. Chloe ormai sentiva il senso di sconfitta, perché sul tavolo da biliardo erano rimaste tre bilie, due delle quali erano sue. L’altra invece, era quella decisiva che avrebbe messo fine alla sfida a favore di Shonei. A quel punto le possibilità che la ragazza potesse sbagliare, erano troppo basse. Forse l’unica speranza, era che insieme alla bilia nera, finisse in buca anche la bianca. In questo modo la vittoria sarebbe andata a Chloe. Shonei con sguardo deciso, ignorando le espressioni degli altri ragazzi e le grida di esultazione dei suoi unici due tifosi, si apprestò a posizionarsi per colpire la palla numero otto. A un tratto nessuno disse più nulla mentre Shonei prendeva la mira, pensando a Jeffrey ridere e scherzare con lei, Ashley, Nick e Alec. Pensando a Matthew che la teneva in pugno, Steven che non si fidava più di lei. E infine pensò ad Ashley, la causa di tutto. Ripensò ai momenti passati insieme subito dopo essere ritornata a Portland. L’iniziale esitazione della ragazza nell’accettare di relazionarsi di nuovo con lei, che ben presto si era trasformata in consenso. Le notti passate a fare sesso, con la stessa e identica intensità e passione di un tempo. Era successo tutto per davvero o era tutto frutto della sua immaginazione?

A un tratto la ragazza disse sottovoce: “Mi dispiace”.

Nessuno dei presenti aveva ascoltato quelle due semplici parole sussurrate, tranne Max aveva gli occhi fissi su di lei e che era riuscita a leggerle il labiale. La ragazza sferrò il colpo decisivo, mentre gli occhi di tutti seguivano la traiettoria della bilia sul tavolo da biliardo, che finì in buca. Shonei si raddrizzò lasciando cadere la stecca sul tavolo, mentre tutto taceva. Il silenzio venne interrotto da Jonathan e Chris che si abbracciarono esultando per la vittoria della ragazza. Shonei si avvicinò a Chloe guardandola dritta negli occhi. “Dicevi?” chiese seria.

La ragazza rimase in silenzio, del resto cosa poteva dire? Aveva cantato vittoria troppo presto. Si era lasciata prendere dall’entusiasmo, credendo di avere già la vittoria in tasca. Adesso invece, era stata semplicemente sconfitta. Guardò verso tutti coloro che avevano confidato in lei. “Scusate” disse dispiaciuta.

Steph si rese conto dello stato d’animo dell’amica e le si avvicinò mettendole un braccio sulle spalle. “Oh avanti, sei stata un portento oggi. Chi se ne importa se non hai vinto”.

“Steph ha ragione. Hai giocato bene” disse Allison dandole un leggero pugno a una spalla.

“Mettete mano al portafoglio, perdenti” disse Jonathan ridendo.

“Nel frattempo che Shonei decide chi limonarsi, qualcuno ci vada prendere da bere” aggiunse Chris.

La prima a prendere da bere per tutti fu Allison. Subito dopo tornarono ognuno al proprio posto, mentre Timothy sotto la guida di Shonei, provava ad effettuare qualche tiro al biliardo mentre si godevano un’altra birra. Gli altri chiacchieravano comodamente seduti sui divanetti. Chloe era seduta accanto a Max che era estremamente silenziosa e preoccupata. “Max, stai bene?”

“Si, certo”.

“Mi dispiace di non essere riuscita a batterla”.

“Non si può sempre vincere, non fartene una colpa. Non ci capisco nulla di biliardo, ma credo che tu sia stata davvero in gamba”.

“Grazie” disse Chloe sorridendo.

“Ok, un attimo di attenzione” disse Chris alzandosi. “Ho come l’impressione che stiamo tutti dimenticando il premio di Shonei”.

Alcuni iniziarono a lamentarsi e il ragazzo disse: “Una scommessa è una scommessa”.

Timothy consegnò la stecca a Shonei che si appoggiò di spalle al biliardo guardando le ragazze.

“A te la scelta Shon” disse Chris, tornando al suo posto.

“Avanti ragazze, alzatevi tutte” disse Jonathan ridacchiando.

Le ragazze si alzarono tutte una di fianco all’altra. Shonei le guardò una ad una sorridendo. I suoi occhi si fermarono su Chloe. “Tu puoi sederti, lo sai che non sei mai stata il mio tipo”.

Chloe si sedette preoccupata per Max. Poi si rivolse a Kate. “Anche tu puoi sederti, non vorrei mai che un mio bacio ti corrompesse mandandoti dritta all’inferno”.

“Idiota” disse Victoria non gradendo la sua battuta. Anche lei scherzava con Kate per via della sua etica religiosa, ma non avrebbe mai messo così in difficoltà l’amica. E di certo Shonei non doveva permettersi questa libertà con lei. Nemmeno Timothy gradì le parole della ragazza ma non disse nulla, infondo sperava che Shonei non scegliesse Kate. Adesso poteva starsene tranquillo e godersi la premiazione della vincitrice.

Gli occhi di Shonei si soffermarono su Jessie. “Jessie…”

Rimase in silenzio per istanti che per la ragazza e Steph, che le era affianco, sembrarono interminabili.

“Sei davvero una bella, ma non bacio le ragazze con un’eterosessualità così radicata” disse Shonei sorridendo, mentre Steph stringeva i pugni dalla rabbia. Era chiaro cosa stesse facendo. Voleva sottolineare ancora una volta, che Steph si stesse solo illudendo.

Shonei e Steph si guardarono per qualche istante, mentre Jessie tornò a sedersi maledicendosi per aver accettato di stare con loro. Shonei si discostò dal biliardo avvicinandosi alle ragazze. Erano rimaste Steph, Max, Victoria ed Allison.

La ragazza si fermò davanti ad Allison che immaginava di essere lei la vittima sacrificale.

“Che dire, avrei potuto ignorarti, ma con il tuo giochetto di prima sei rientrata in lista” disse Shonei sorridendole.

“Oh avanti Shon, leviamoci il pensiero una volta per tutte. Sappiamo bene come finirà?”

“Davvero?”

“Sì”.

“Non esserne tanto certa. Hai visto la sicurezza a cosa porta” disse indicando Chloe, usandola come esempio, per la sua sconfitta.

Steph borbottò qualcosa di incomprensibile.

Shonei le si avvicinò. “Steph, hai qualcosa da dire?”

“Ci stai girando troppo intorno. Fai quello che devi e smettila con questo spettacolo che non interessa a nessuno”.

“Questo non è vero, a me interessa” disse Chris facendo ridere gli altri.

Shonei tornò indietro e si fermò davanti a Victoria.

“Sai bene cosa succederà se lo fai, vero?” disse Victoria minacciosa.

“Non lo so, dimmelo tu”.

“Provaci e lo scoprirai”.

“Uuuh” esclamarono alcuni ragazzi divertiti.

Shon annuì sostenendo lo sguardo della ragazza e poi si diresse verso Max, fermandosi davanti a lei. Chloe alzò lo sguardo su di loro.

“Hai scampato il pericolo Victoria, puoi sederti” disse Shonei guardando Max. Poi spostò lo sguardo su Victoria aggiungendo: “Eccoti accontentata”.

Il dubbio si insinuò nella mente di Victoria. Le parole di Shonei sembravano indicare che forse, era proprio lei il suo obbiettivo ma avendola minacciata, la sua scelta era poi ricaduta su Max. Quindi era sicura che adesso Shonei aveva fatto la sua scelta, a causa sua. Victoria guardò Max per poi distogliere lo sguardo e sedersi, sentendosi responsabile.

“Quindi sono rimaste Allison, Max e Steph. Non so voi, ma io aprirei l’ennesima scommessa” disse Chris ridendo.

“Oooh, vaffanculo Chris, adesso basta” disse Aaron un po’ stufo.

“Ho solo proposto” rispose il ragazzo alzando le mani in segno di resa.

“Ok, allora fate pure un passo avanti” disse Shonei rivolta alle tre ragazze rimanenti.

“Sul serio?” chiese Steph incredula. “Mai si sarebbe aspettata di trovarsi tra le sue possibili scelte”.

“Qual è il tuo problema? Tanto sei single, non c’è rischio che qualcuna possa sentirsi ferita” disse Shonei guardando brevemente Jessie. “O sbaglio? Se è così, puoi anche sederti Steph”.

Le due incassarono l’ennesima frecciatina di Shonei. Jessie non si era accorta della presenza della ragazza, che aveva assistito al loro bacio. Quindi pensò che forse era stata la stessa Steph a metterla al corrente, su cosa fosse successo tra loro e questo la infastidì molto. Non voleva essere sulla bocca di tutti, soprattutto a causa della sua situazione attuale.

“Bene, mettetevi una di fianco all’altra” disse Shonei divertita.

Le tre ragazze fecero quello che aveva chiesto.

“Ora sono davvero indecisa, ma comunque farò la mia scelta. Chiudete gli occhi”.

Max fu l’ultima a chiuderli, dopo aver guardato con sguardo implorante la ragazza. Shonei cominciò a camminare avanti e indietro facendo salire l’ansia a tutti. Poi si fermò prendendo il viso tra le sue mani, di colei che aveva scelto. Appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza in un casto e lungo bacio. Chloe, Victoria, Kate ed Aaron guardarono sbalordite e incredule la scena davanti a loro. Shonei si staccò dalla ragazza sorridendo facendo un passo indietro. Le ragazze riaprirono gli occhi sorprese, soprattutto Steph, nel trovarsi davanti lo sguardo compiaciuto della ragazza. Subito dopo Shonei lanciò un’occhiata a Jessie, che dinanzi a quella scena, non aveva avuto nessuna reazione che mostrasse un vero attaccamento a Steph. A suo modo, aveva ribadito di nuovo il concetto dimostrandole quanto si sbagliasse sul conto della ragazza. Victoria, Kate ed Aaron sospirarono di sollievo, ringraziando il cielo di essersi fatti un’idea sbagliata su ciò che sarebbe successo. Chloe era sollevata, ma anche preoccupata per quanto successo, perché tutto ciò avrebbe creato ulteriori problemi tra Steph e Shonei. Max invece non sapeva più cosa pensare e dentro di sé sentiva sentimenti contrastanti. Da una parte era sollevata di non essere stata lei a ricevere quel bacio, che avrebbe creato non pochi problemi, ma dall’altra provava fastidio per ciò che Shonei aveva fatto dinanzi a lei. Se era capace di tanto, cosa poteva fare in sua assenza? Si ritrovò a pensare ad Ashley e un senso di rabbia la investì come un treno in corsa. Nel frattempo Steph superò Shonei dandole una spallata. Jessie si alzò immediatamente seguendola fuori dal locale.

“Beh, spettacolo finito” disse Shonei dirigendosi verso il bar, mentre Jonathan, Timothy e Chris ridevano divertiti.

Chloe si accorse dall’espressione di Max, che era infuriata. “Max, è tutto ok?”

“No, non è tutto ok!” rispose Max seguendo Shonei, lasciando Chloe confusa.

Shonei aveva ordinato un altro whisky che mandò giù in un colpo solo, pronta a lasciare il locale.

“Che diavolo stai cercando di fare?!” chiese Max dopo averla raggiunta.

“Sto cercando di tornare a casa. Vuoi un passaggio?” disse Shonei con estrema tranquillità.

“Secondo te è normale quello che è appena successo?!”

“Nessuno può decidere cosa è normale e cosa no” rispose lasciando dei soldi sul bancone e dirigersi verso l’uscita.

Max la seguì fuori nel parcheggio. “Sai che oggi ho parlato con Steph, dicendole che tu non sei così stronza come crede?!”

“Davvero? Perché lo hai fatto? E poi io non te l’ho chiesto”.

“Ma che ti sta succedendo?!”

“Nulla”.

“Perché lo hai fatto?!”

“Fatto cosa?! Dimmelo Max, cosa ho fatto che ti ha dato così tanto fastidio?!” chiese Shonei alterandosi fermandosi per affrontarla.

“Mi fa arrabbiare il modo in cui cerchi di fare terra bruciata intorno a te! Rendi difficile volerti bene!”

Shonei annuì sorridendo amaramente. “Vuoi sapere cosa ho fatto lì dentro?! Bene, te lo dico subito! È vero, ho provocato Chloe con la storia del bacio, ma solo perché volevo parlasse con me! Che mi affrontasse, invece di evitarmi! E lei invece cosa ha fatto?! Hai visto come faceva la gradassa davanti a tutti?! Lo sai che non avevo nemmeno intenzione di vincere quella cazzo di partita a biliardo?! Eh?! Ho lasciato la scelta a te! Quando hai deciso di fare il tifo per lei, ho capito cosa volevi! Le avrebbe fatto molto piacere battermi davanti a te! E se pensi che io non abbia un orgoglio, ti sbagli di grosso! Chloe ha davvero esagerato come sempre! Così ho deciso di darle una lezione!”

“Questo è il tuo modo di chiarirti con Chloe?!” chiese Max incredula. “Ma certo, come hai fatto anche con me, vero?! Per te, il fine giustifica i mezzi! E poi perché hai baciato Steph?!”

“Perché Steph?! Perché volevo capisse in che cazzo di situazione si sta cacciando! Perché sono preoccupata per lei e questo non vuole capirlo! Perché ha perso completamente la testa per Jessie! Alla fine rimarrà delusa come sempre, ma lei non vuole ascoltarmi! Le ho dimostrato fino alla fine quanto sta sbagliando, ma non mi dà retta perché sono io a dirlo!”

“Tu dici che gli altri ti evitano, che non ti ascoltano, ma non fai nulla per parlare con loro, per farti ascoltare davvero!”

“Invece sì che lo faccio!”

“Lo fai nel modo sbagliato! Crei delle situazioni assurde pur di ottenere ciò che vuoi! Non puoi imporre agli altri di ascoltarti usando tattiche di questo genere! Non funziona così! Lei ti odierà adesso!”

“È soltanto questa la tua preoccupazione?! Che lei sia incazzata con me?! Ho baciato un’altra, Cristo Santo! Questa cosa non ti ha toccato per niente?!”

“Si, mi ha dato fastidio!”

“Però per le ragioni sbagliate!”

“Ma cosa...”

A quel punto Max comprese che c'era anche un'altra motivazione dietro al suo gesto sconsiderato. “Shon...”

“Qui stiamo parlando di tutto e tutti, tranne la cosa più importante, cioè noi due” disse Shonei dirigendosi verso la sua auto seguita da Max. La ragazza non le avrebbe mai concesso di andare via, senza avere prima una spiegazione chiara per le sue azioni. Appena arrivate all'auto, Max chiese: “Shon, cosa vorresti dire?”

Shonei esitò per qualche istante con la mano sulla portiera aperta decisa ad andarsene. Però ci ripensò chiudendo lo sportello voltandosi verso la ragazza in attesa.

“Ascolta Max, lo so che avevamo detto che non avremmo affrettato le cose. Di fare tutto con calma e di concederti i tuoi tempi per capire, ma... la verità è che non c'è nulla da capire. Tu sai bene quanto me come stanno le cose. Non c'è nulla da aspettare o pensare, ma solo da accettare la realtà dei fatti. E cioè, che io ti piaccio e lo stesso vale per me, è semplice. Questa è la situazione. Non serve a nulla aspettare e poi, aspettare cosa? Non ha senso, capisci?”

Max rimase in silenzio non aspettandosi niente del genere. “Ma perché ad un tratto parli così?”

“Perché sono stufa di aspettare. Aspettare qualcosa che forse non succederà mai, solo perché tu non riesci ad accettarlo”.

“Questo è esattamente l'opposto di quello che avevi detto quando abbiamo parlato. Cosa ti ha fatto cambiare idea così all'improvviso?”

Shonei scosse la testa appoggiandosi di spalle all'auto. “Sei stata tu a proporre di stare per un po' da me, credo che non sarebbe poi così male come idea. Non voglio intromettermi tra te e Chloe e credo di averlo sempre dimostrato. Ho cercato di aiutare entrambe per farvi riavvicinare. Ti ho detto che dovresti passare più tempo con lei ed è così, ma il rapporto che avete voi è totalmente diverso dal nostro. Voi siete soltanto amiche e io non posso di certo aspettare che risolviate i vostri problemi per avere una possibilità con te. La verità è che stai prendendo tempo perché non riesci ad accettare la tua situazione, o meglio quello che provi. Pensaci, niente del tuo rapporto con Chloe, potrebbe impedire a noi due di avere una relazione” disse Shonei calma mentre Max la ascoltava in silenzio senza sapere cosa dire.

Shonei comprese la sua difficoltà e disse: “Ma tu non vuoi farlo sapere a nessuno, tanto meno a lei. Non è così?”

“Shon... io…”

“Ok, potremmo tenere la nostra relazione per noi. Non mi interessa farlo sapere agli altri. Potresti stabilirti da me, approfittando della situazione che si è venuta a creare con le tue amiche. Avresti una buona giustificazione”.

Max abbassò il capo letteralmente confusa da tutto quello che stava succedendo. Prima l'incrinarsi del rapporto con le sue amiche. Poi l'abbandono del lavoro, il riavvicinamento di Chloe e adesso ci si metteva anche Shonei con quella proposta. Per di più, dopo che aveva già deciso di concedere del tempo a entrambe.

Shonei si avvicinò a lei afferrandole piano un braccio con una mano, mentre con l'altra le alzò il mento. “Possiamo capire se può funzionare, anche stando insieme”.

“Shon, quello che mi stai chiedendo è...”

“È troppo? Allora cos'è che vuoi?”

“Io non lo so”.

La mano calda di Shonei risalì spostandosi sulla sua guancia, accarezzandola. “Non devi decidere ora, però ti prego di pensarci”.

Max annuì e Shonei l’attirò in un forte abbraccio. Poi si staccarono e la ragazza disse: “Adesso va, torna dagli altri”.

“Tu non vieni?”

“Ho già dato fin troppi problemi per oggi”. Poi aggiunse ironicamente: “Devo riposare dopo aver speso tante energie, non credi?”

Ma le sue parole non riuscirono ad alleggerire quel senso di pesantezza che opprimeva la ragazza, per tutto quello che stava accadendo, stravolgendo la sua vita.

“Buonanotte Max” disse la ragazza salendo sull'auto allontanandosi dal parcheggio.

Max restò a guardare l'auto allontanarsi, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare. Poi a passo lento si diresse verso il locale per tornare dagli amici.

 

 

Nel frattempo Steph e Jessie erano in macchina dirette a casa. Steph guidava restando completamente in silenzio stringendo il volante in una morsa, non degnando di uno sguardo la ragazza al suo fianco. Jessie era particolarmente agitata per quanto successo. Si era sentita al centro delle attenzioni di Shonei. Sembrava quasi che la ragazza ce l’avesse con lei. Sapeva che non era un buon momento per chiedere spiegazioni, ma voleva sapere come stessero le cose. Infondo era qualcosa che la riguardava personalmente. Così trovò il coraggio di porre la fatidica domanda. “Shonei sa di noi due? Le hai raccontato qualcosa?”

Steph distratta dal pensiero di Shonei che la baciava, ci mise un po’ a comprendere cose le avesse appena chiesto. Poi infastidita corrugò la fronte lanciando uno sguardo alla ragazza. “Certo che no! Shonei è l’ultima persona a cui racconterei qualcosa della mia vita privata!”

“Sembrava molto ben informata a giudicare dalle sue frecciatine rivolte a me!”

“Cosa cazzo stai insinuando?!” chiese Steph alzando la voce.

“Non c’è bisogno che alzi la voce con me, perché ci sento benissimo!” rispose a tono la ragazza.

“Io non le ho detto un cazzo, ma sa del mio interesse nei tuoi confronti” disse Steph cercando di mantenere la calma.

“È per questo che mi ha preso di mira?”

“Non sei tu quella che ha preso di mira. Comunque anche se non le ho detto nulla di noi, le è bastato poco per capire come stanno le cose”.

“Che vuoi dire?”

Steph si voltò a guardarla giusto un attimo, per poi riportare la sua attenzione sulla strada scuotendo la testa. “Oggi ci ha viste”.

Jessie dopo aver riflettuto un momento, capì di essere state colte sul fatto a causa sua. Era stata lei a baciare Steph e non il contrario. “Mi dispiace, è stata tutta colpa mia”.

“Lascia stare, conosco molto bene Shonei. Non è una novità il suo comportamento e non le serve per forza una scusa per fare quello che fa”.

“Quindi a preso di mira te, ma per quale motivo?”

“Perché pensa di sapere sempre tutto prima degli altri”.

Jessie non comprese il senso delle sue parole e Steph disse: “Pensa che tu sia etero e che io stia soltanto perdendo tempo. Che alla fine otterrò lo stesso risultato di sempre, il che potrebbe anche essere vero. Resta il fatto che non ha nessun diritto di invischiarsi in cose che non la riguardano”.

“Quindi è preoccupata per te?”

Steph rimase in silenzio riflettendo. “È un altro modo di vedere le cose. Sicuramente lei si giustificherebbe così, ma ha decisamente uno strano modo di dimostrarlo”.

Jessie appoggiò la testa all’indietro sprofondando nel sedile del passeggero. “Forse ha ragione lei”.

“Che intendi?”

“Beh, forse stai davvero perdendo tempo con me. Io non voglio che tu soffra ancora per causa mia”.

“Quindi la chiudiamo qui? Cioè, chiudiamo qualsiasi cosa ci sia tra noi?”

“Non lo so, tu cosa…”

“Lo sai Jessie, la scelta aspetta a te”.

“E se alla fine Shonei avesse ragione? Saresti disposta a ricevere l’ennesima delusione?”

“La domanda giusta è, saresti veramente disposta a provarci con me?”

“Ho qualcosa da perdere?”

“Dimmelo tu questo”.

Jessie pensò alla sua rottura con Owen e disse: “No, non ho nulla da perdere. Tu invece?”

“Nemmeno io, non ho nessuno da perdere a parte te”.

Lo sguardo delle ragazze si concentrò sulla strada riflettendo sulla loro situazione.

 

 

Max e Chloe restarono insieme agli altri per pochi minuti dopo il trambusto creato da Shonei e poi decisero di andare via. Dopo aver salutato tutti uscirono dal locale e salirono in auto facendo un giro per le strade della città. Poi Chloe chiese a Max se le andasse di fare due passi e lei accettò. Stavano passeggiando nello stesso parco dove andava di solito con Shonei. Le due ragazze camminavano silenziose una di fianco all’altra osservando gli altri passanti. Non c’era molta gente a quell’ora, per di più c’erano coppiette appartate sulle panchine presenti e gruppi di ragazzi che ridevano tra loro. Chloe era un po’ esitante nel chiederle qualcosa su Shonei, ma alla fine trovò il coraggio per farlo.

“C’è una cosa che vorrei chiederti. Cioè, non vorrei farlo ma non posso fare a meno di pensarci”.

“A cosa?”

“Prima sembravi molto arrabbiata con Shonei o sbaglio?”

“Sì, a dire il vero lo sono ancora”.

“Credimi, ne so qualcosa” disse Chloe facendola sorridere.

“Non continuare ad avercela con lei”.

“E tu perché ce l’hai con lei?”

A quella domanda Max non sapeva cosa rispondere senza dover per forza mentirle. Quindi cercò di cavarsela come poteva senza svelare troppo. “Diciamo che abbiamo avuto una divergenza di opinioni”.

“Non mi sorprende, siete così diverse”.

“Già”.

“A che proposito?”

“Cosa?”

“A che proposito non siete d’accordo?”

Max smise di camminare guardando l’amica con un’espressione che sembrava dire: “Ci risiamo?”

Chloe si fermò voltandosi a guardarla e poi sorrise alzando le mani in segno di resa. “Ok, lo ammetto. Stavo provando a sottrarti qualche informazione in più”.

“Ma davvero?” chiese Max sorridendo sarcastica, ricominciando a camminare con le braccia conserte.

Chloe rise di gusto. “Non riesco a fartela, eh?”

“Ti conosco troppo bene. Sei un libro aperto per me”.

“E tu lo sei per me, anche se sento che mi sfugge qualcosa”.

“Ad esempio?” chiese Max confusa.

“Non lo so cosa, è questo il punto. Ci sediamo?” chiese Chloe indicando una panchina libera.

“Certo”.

Dopo essersi sedute Chloe proseguì appoggiando un braccio sulla spalliera voltandosi verso di lei. “Tu sei sempre Max, ma quando ti guardo ho come la sensazione di non vedere la stessa persona. Capisci cosa intendo?”

Max sorrise appoggiando le mani sul sedile della panchina sporgendosi un po’ in avanti continuando guardandola con un sorriso, annuendo con esitazione.

“Ok, non hai capito. È così, non è vero?” chiese Chloe ridendo.

Il sorriso di Max si trasformò in una risata. “Effettivamente no, non credo di aver capito”.

“Beh, allora non fingere il contrario. Cosa c’è, hai paura che io possa offendermi?”

“No, però eri così seria”.

“Perché di solito non lo sono?” chiese Chloe divertita dalle risate dell’amica. “Ah vero, dimenticavo di lavorare in un circo. A proposito, ho un biglietto in più per il prossimo spettacolo. Ti andrebbe di venirci? Io sarò quella vestita da clown”.

Continuarono a ridere come delle ragazzine fin quando Chloe tornò seria cercando di spiegarsi meglio. “Quando sei tornata ad Arcadia Bay, mi sono resa conto che eri sempre la mia amica di infanzia. Insomma, non eri cambiata granché. Sembrava come se non te ne fossi mai andata, ma adesso è diverso. Sono passati tre anni e adesso sei qui davanti a me. Eppure ho la sensazione di essere ancora distante da te. Di essere rimasta indietro. Anche quando mi hai detto di Lucas, io… non lo so… mi sono sentita come se avessi perso qualcosa di importante. È come se fossi stata in coma per un lungo periodo e al risveglio, non riconoscessi più nulla di quello che mi circonda”.

Max aggiunse: “Come quando usavo il mio potere per riavvolgere e mi trovavo in altre linee temporali. Trovandomi in situazioni a me estranee, nella confusione di non sapere che diavolo fosse successo prima di allora”.

“Sì, come se mancassero dei pezzi del puzzle. È esattamente questo quello che provo” disse Chloe facendo una breve pausa. “Sto forse impazzendo?”

“Non credo, anche perché se fosse così, vorrebbe dire che io lo sono già da un bel pezzo prima di te”.

“Beh, tra pazzi ci si capisce”.

Ricominciarono a ridere. Quando stavano insieme, i loro litigi, le incomprensioni e gli anni di lontananza, diventavano soltanto un lontano ricordo. Niente contava in quel momento a parte loro due. Non c’era spazio per le richieste di Shonei, la mancanza di Lauren, i litigi con Kate, Victoria ed Ellis e le vicissitudini di Steph. Loro due bastavano per compensarsi di qualsiasi cosa.

Dopo essere tornate di nuovo serie, Chloe disse: “Ho perso il giorno della tua laurea, le tue feste di compleanno, la tua prima storia… ho perso troppo. Però adesso voglio recuperare se me lo permetterai. È anche per questo che ti faccio sempre domande, perché mi interessa sapere tutto di te. Non voglio perdermi più nulla. Voglio esserci sempre”.

Max non disse nulla rimanendo a guardarla, mentre i secondi passavano. A un tratto Chloe con ironia le suggerì: “Adesso tu dovresti dire, si Chloe, lo voglio anche io”.

Max ricominciò a ridere scuotendo la testa. “Sei la solita idiota”.

“Si, ma sono la…”

“La mia idiota” disse Max tornando seria.

“Sì, lo sono sempre” disse Chloe per poi avvicinarsi a lei per abbracciarla. Max ricambiò l’abbraccio senza nessuna esitazione.

Durante l’abbraccio Chloe sposto le mani quasi come per ispezionare il corpo dell’amica. Questo gesto mandò in confusione Max che si chiese che diavolo stesse facendo, ma prima di chiedere spiegazioni l’amica disse: “Non vedo l’ora di invitarti a pranzo e a quanto pare, dovrò farlo anche spesso”.

Max a quelle parole mise fine all’abbraccio guardandola con aria interrogativa, mentre Chloe le sorrideva. “Perché?”

“Beh, perché per quanto tu possa essere cambiata, il tuo fisico è sempre lo stesso. Hai bisogno di mettere su un po’ di ciccia”.

Max le diede un pugno sul braccio.

“Ehi, lo sai che dopo tre anni le mie braccia si sono ristabilite? Non vorrai distruggermele di nuovo spero”.

“Te lo meriti”.

“Invece no, perché tutto quello che dico è per il tuo bene. E devo ammetterlo, è anche per il bene del tuo prossimo fidanzato, che avrà qualcosa da toccare a parte le tue ossa”.

Max sgranò gli occhi spalancando la bocca, dandole un altro pungo sul braccio, ma Chloe lo schivò in tempo alzandosi dalla panchina. “Sei troppo lenta Max”.

“Tu dici?” chiese Max con tono minaccioso iniziando a seguirla, mentre Chloe si allontanava velocemente da lei. Così si ritrovarono a rincorrersi per il parco ridendo come ragazzine, attirando l’attenzione di alcuni passanti.

“Non riuscirai a prendermi Max” urlò Chloe mentre l’amica la rincorreva.

A un certo punto Max mise il piede in fallo prendendo una storta, perdendo l’equilibrio. Chloe si voltò vedendola seduta a terra, reggendosi una caviglia. Preoccupata corse verso di lei chinandosi. “Max, ti sei fatta male?”

“Non è nulla di grave”.

“Fai vedere” disse Chloe mettendosi in ginocchio a terra, afferrando il piede di Max.

“Non è niente…”

Chloe la guardò con disappunto e Max si arrese lasciandola fare. Così la ragazza le sfilò la scarpa appoggiando il piede sulle sue gambe. “La caviglia si sta gonfiando. Ti porto in ospedale per fargli dare una controllata”.

“Non è necessario Chloe”.

Chloe sospirò rimettendole la scarpa. “E va bene ma dobbiamo metterci del ghiaccio sopra”.

Chloe si rialzò aiutando l’amica a rimettersi in piedi. “Andiamo, ti riaccompagno a casa. Ce la fai a camminare?” chiese all’amica per assicurarsi.

“Sì, credo di sì” rispose Max iniziando a camminare ma al primo passo si lamentò per il dolore.

“Non mi piace per niente” disse Chloe preoccupata.

“È normale che faccia un po’ male”.

“Un po’ eh?” disse Chloe scettica.

“Ce la faccio a camminare”.

“Ok, va bene” disse Chloe mettendosi davanti a Max di spalle, inchinandosi. “Salta su”.

“Come scusa?” chiese Max incredula.

Chloe si voltò verso di lei. “Max, la macchina è parcheggiata molto lontano da qui. Non ce la farai ad arrivare senza aver cantato l’alfabeto in almeno cinquecento lingue diverse, incluso l’aramaico antico”.

“Non ci penso nemmeno a salire sulla tua schiena” si impuntò Max.

“Perché no? Cosa ha che non va? Guarda che ce la faccio a portarti, tanto sei un grissino”.

Max fece un passo verso di lei per darle l’ennesimo pugno, ma si lamentò per il dolore. Poi alzò gli occhi al cielo arrendendosi all’evidenza. “E va bene”.

“Ok, metti le braccia attorno al mio collo, ovviamente senza attentare alla mia vita”.

Max fece come aveva detto, mettendo le gambe ai fianchi dell’amica.

“Sei pronta?”

“Sì”.

“Reggiti forte” disse Chloe alzandosi, avvolgendo le sue braccia attorno alle gambe della ragazza per tenerla. Max allentò la presa delle braccia attorno al collo di Chloe.

Durante il lungo tragitto per raggiungere l’auto, rimasero per un po’ in silenzio. A un certo punto Chloe chiese: “Max, è tutto ok lì dietro?”

“Sì”.

“Ma ci sei per davvero?”

“Certo che ci sono”.

“Avevo qualche dubbio. Sei così leggera, che pensavo di averti lasciata indietro” disse Chloe ridendo ricevendo uno schiaffo su una spalla.

“Ti consiglio di smetterla di prendermi in giro, o deciderò di non rivolgerti più la parola” disse Max, facendo bloccare Chloe di colpo.

La ragazza girò la testa nella sua direzione e Max la guardò con aria interrogativa. “Davvero lo faresti?” chiese la ragazza seria.

Max dapprima sorpresa le sorrise rassicurandola. “Non lo farei mai, stavo solo scherzando come hai fatto tu”.

“Ah, ma per la cronaca io non stavo scherzando” aggiunse Chloe ricominciando a camminare mentre Max sospirava. “Racconta, com’è stata la tua storia con Lucas. Per quando tempo siete stati insieme? Ma soprattutto chi ha lasciato chi e perché?”

“E poi io sarei l’impicciona”.

“Ti ho detto che voglio sapere tutto di te. E poi che sarà mai, ti ho fatto solo una semplice domanda”.

“In matematica non te la cavi proprio bene”.

“In che senso? Cosa c’entra la matematica adesso?”

“Sono tre le domande che mi hai fatto”.

“Si, ma l’argomento è uno”.

“Ok, facciamo così, per adesso risponderò solo a una delle tue domande”.

“Praticamente conoscerò la tua storia a rate” disse Chloe facendo ridere Max. “Spero solo che non siano rate mensili”.

“Accontentati”.

“E va bene, come vuoi tu. Allora, fammi pensare. Uhm, è una scelta ardua la mia. Quando tempo è durata la vostra storia?”

Max ripensò al ragazzo sorridendo. “Un anno”.

Chloe si fermò un attimo girandosi per guardarla. “Nooo, mi prendi in giro” disse incredula.

“No è vero. Per l’esattezza ci siamo lasciati poco prima del giorno del nostro anniversario”.

“Ma tu guarda, ci sa fare il tipo. Certo che come prima storia, non ti è andata male. Voglio dire, un anno… chi lo avrebbe mai immaginato”.

“E tu invece?”

Quella domanda la mise in seria difficoltà. Non voleva ancora dirle che c’era qualcuno nella sua vita. “Beh… sai che… insomma te l’ho detto, ero sempre ubriaca e a malapena ricordo con chi stavo” disse Chloe ricordando quel periodo con amarezza.

“Non farlo mai più” disse a un tratto Max.

“Cosa?” chiese Chloe confusa.

“Vivere la tua vita in quel modo” rispose la ragazza.

Chloe sorrise continuando a camminare. “Va bene Max” disse mentre i suoi occhi le si inumidirono.

Max a quel punto strinse di più le braccia attorno al collo dell’amica e chiuse gli occhi appoggiando la testa sulla spalla dell’amica ritrovata. Chloe sorpresa dal gesto affettuoso della ragazza rallentò il passo, senza però smettere di camminare. Voleva che quel momento durasse il più a lungo possibile.

 

 

Steph e Jessie erano appena arrivate all’appartamento di quest’ultima che aprì la porta. Poi si voltò a guardare Steph. “Allora grazie per la serata. Oddio, forse non è proprio la cosa giusta da dire. Però forse, se escludiamo Shonei, il bacio e… insomma… non è stata poi così male”.

“È stata un vero disastro” disse Steph sorridendo.

“Cazzo sì, speravo che lo dicessi” rispose Jessie sorridendo sollevata. Poi guardò seria la ragazza e chiese: “Ti passerà?”

“Sono abituata a lei e prima o poi mi passerà la voglia di ucciderla”.

“Beh, in caso contrario, potrei sempre aiutarti a sbarazzarti del corpo” disse la ragazza con ironia. “Allora… buonanotte”.

“Buonanotte Jessie” disse Steph proseguendo per la sua strada ma poi la ragazza la chiamò.

“Steph”.

“Sì?” chiese la ragazza voltandosi.

“Non voglio che resti, ma non voglio nemmeno che tu vada via”.

Steph sorrise annuendo avvicinandosi a lei. “Quindi che facciamo. Restiamo ferme qui? Potremmo dormire in piedi come i cavalli".

Jessie rise alle parole della ragazza.

"Ascolta, vista la serata pessima, che ne dici se domani ci riproviamo di nuovo? Potremmo andare da qualche parte, senza Shonei tra i piedi" disse Steph.

"Quindi l'invito a passare la serata con te, era un appuntamento?" chiese Jessie.

"No, ma ora si. Lo so che sei frastornata per tutto quanto e io non so cosa fare. Posso almeno provare a facilitarti il compito di capire cosa vuoi".

"Quindi non hai intenzione di mettere fine alla nostra amicizia".

"Che posso farci? Sono recidiva" disse Steph con ironia.

"Grazie Steph, per essere paziente e comprensiva".

"Allora ti va?"

"Si, mi va di uscire con te".

"Bene, allora buonanotte di nuovo e a domani”.

"Buonanotte Steph".

La ragazza si allontanò, ma poi tornò velocemente indietro afferrando il viso della ragazza baciandola, per poi tornare al suo appartamento.

 

 

Le due ragazze stavano percorrendo il corridoio per raggiungere l'appartamento. Max teneva un braccio sulle spalle dell'amica zoppicando.

"Ok, ci siamo quasi" disse Chloe che aveva un braccio attorno alla vita di Max. Si fermarono davanti alla porta per aprirla e poi Chloe l'aiutò a sedersi sul divano.

"Vediamo cosa avete qui" disse Chloe avvicinandosi al frigo. "Spero che abbiate del ghiaccio".

"Non ne ho la più pallida idea" disse Max appoggiando la testa all'indietro e portando un braccio sugli occhi.

Chloe nel frattempo trovò del ghiaccio. Prese su un ripiano della cucina un sacchetto alimentare in plastica trasparente e ci mise del ghiaccio richiudendolo. Poi prese anche uno strofinaccio per avvolgere l'impacco e tornò dall'amica. Si chinò per sfilarle le scarpe, poi si sedette mettendo le gambe di Max sulle sue, facendola stendere. Prese l'impacco di ghiaccio applicandolo sulla caviglia slogata.

"Si sta facendo tardi Chloe, forse dovresti tornare a casa".

"Neanche per sogno".

"Io domani non lavoro ma tu sì" insistette Max.

"Non mi muovo di qui" rispose Chloe tenendo il ghiaccio sulla caviglia. "Vuoi che ti accenda il televisore per distrarti un po'?"

"No, per quello basti tu".

Chloe le sorrise. "Va un po' meglio?"

"Si, il dolore si sta affievolendo".

Max distesa sul divano, appoggiò un braccio sulla fronte guardando il soffitto. Chloe ogni tanto rimuoveva l'impacco di ghiaccio per dare una controllata alla caviglia. Guardò l'amica che sembrava avesse la testa da un'altra parte. Le appoggiò la mano libera su una gamba stringendo un po'. "A cosa stai pensando?"

"Mh?"

"È tutto ok?"

"Si, certo. Stavo solo..." disse Max rimuovendo il braccio dalla fronte guardando l'amica. "Niente..."

"Non sembra niente".

Max sospirò. "Non so se tornare al lavoro".

"Beh, ti vieto categoricamente di andarci domani”.

“Tu mi vieti?”

“Ops, io ti chiedo di restare a casa domani” si corresse Chloe ridendo.

"Ora va meglio”.

“Devi stare a riposo, non devi sforzare la caviglia. E se domani dovesse avere un brutto aspetto, ti porto in ospedale".

“Non sarà nec…”

"Non ammetto discussioni".

"Si mamma" disse Max ridendo.

Chloe cambiò espressione. "Come stanno i tuoi?"

Max non si aspettava quella domanda e dopo aver riflettuto un istante disse semplicemente: "Loro stanno bene".

"Mi fa piacere saperlo".

Non aggiunsero altro perché per entrambe era un argomento difficile da affrontare. Ma anche in quel silenzio assordante, Max riusciva a percepire le altre domande che Chloe non osava fare. E Chloe percepiva la difficoltà dell'amica, nel doverle raccontate una triste, quanto inaccettabile verità. Ci sarebbe stato tempo per quello. Tutti i nodi sarebbero giunti al pettine prima o poi, ma non potevano immaginare in che modo. Ben presto il loro rapporto avrebbe subito dei cambiamenti inaspettati, che avrebbero reso quell'argomento ancora più complesso.

"Parlerai con Shonei?" chiese Max per cambiare argomento.

"Sì, devo farlo. Deve darsi una calmata. Non so cosa stia passando, ma non può fare quello che gli passa per la testa, senza tenere conto delle conseguenze. Steph sarà furiosa in questo momento".

"Jessie e Steph stanno insieme?"

Chloe la guardò sorpresa. "Te lo ha detto Shonei?"

"Mi ha accennato qualcosa".

"Si, beh... pensa che Jessie non sia interessata alle donne e quindi nemmeno a Steph. Ha cercato di metterla in guardia, però lei fa quello che vuole. E adesso con quello che è successo oggi, Shon ha soltanto peggiorato la situazione. Adesso Steph si butterà a capofitto in questa storia con Jessie".

"Per fare un dispetto a Shon?"

"Non solo per questo. Le piace davvero Jessie" disse Chloe pensierosa.

"Tu invece, cosa ne pensi?"

"Per quanto odio ammetterlo, temo che Shon abbia ragione. Jessie è stata mollata dal suo ragazzo con cui ci stava già da anni. Non è in grado di pensare lucidamente a quello che fa. Steph potrebbe soffrire ancora e questa cosa non mi piace affatto".

"Soffrire ancora?"

"Steph, si innamora sempre della persona sbagliata, lo fa continuamente. Ha avuto delle storie con ragazze interessate a lei, ma non significavano nulla. La maggior parte delle volte quando le interessa qualcuna, o è già impegnata, oppure è etero fino al midollo. Sai, Jessie le ricorda in qualche modo Rachel. Credo che questo abbia contribuito a farle perdere completamente il lume della ragione. Però la capisco. Insomma, io ero completamente andata per Rachel".

"Ti manca?"

"All'inizio è stato più difficile, ma con il tempo la situazione è migliorata. Mi capita di pensarci ogni tanto ma... il dolore di averla persa si è attenuato. Sono andata avanti con la mia vita" disse Chloe pensando a Lauren. "Rimanere legate al passato non giova a nessuno, soprattutto a me. Bisogna lasciare andare certe cose. Anche se con te è diverso" aggiunse Chloe guardandola.

"Cioè?"

"Tu sei l'unica parte del mio passato che non riesco a lasciare andare".

"Ma lo hai fatto".

"E non ci sono riuscita. Sono andata via, ma non ti ho mai dimenticata. Eri sempre presente nei miei pensieri".

"Anche tu nei miei”.

Chloe appoggiò la testa sullo schienale guardandola. "Non andrò più da nessuna parte" disse Chloe allungando il braccio, afferrandole una mano stringendogliela. Rimasero così a guardarsi fin quando non si addormentarono.

 

 

Dopo mezz’ora Victoria e Kate rientrarono nell'appartamento e quando videro la scena davanti a loro sorrisero. Le ragazze erano rimaste nella stessa posizione in cui si erano addormentate. Tenendosi ancora per mano e con i loro volti rivolti l'uno verso l'altro. Kate si avvicinò vedendo l'impacco di ghiaccio ormai sciolto.

Victoria le si avvicinò e sussurrando chiese: "E adesso che si fa?"

"Per quanto io non gradisca affatto rovinare il momento, dobbiamo svegliarle. Non possono dormire così tutta la notte".

"Giusto" disse Victoria appoggiando una mano sulla spalla di Chloe scuotendola.

Chloe si svegliò di soprassalto. "Che succede?"

"A quanto pare siete crollate" disse Kate sottovoce.

Chloe confusa si voltò verso Max che stava ancora dormendo. "Cavolo, non me ne sono nemmeno accorta".

"Non c'è problema. Se vuoi puoi rimanere qui" disse Kate.

"No, meglio che torni a casa. Domani ho da lavorare" disse Chloe rimuovendo lentamente le gambe di Max dalle sue cercando di non svegliarla.

"Forse è il caso di svegliarla" disse Victoria.

"No, ha preso una storta. Meglio che non si alzi per adesso. Ci penso io" disse la ragazza afferrando l'amica, mettendole un braccio intorno alla schiena e l'altro dietro le ginocchia sollevandola dal divano. La portò nella sua stanza mettendola a letto. Max si rannicchiò come se sentisse freddo, così Chloe la coprì con una coperta leggera che era sul letto. Poi sussurrò: "Buonanotte Max".

Poi uscì dalla stanza chiudendo la porta. "Beh, adesso meglio che vada. Buonanotte ragazze".

"Buonanotte Chloe" risposero le ragazze mentre Victoria l'accompagnava alla porta.

Le due ragazze si guardarono e Chloe disse: "Dalle un po' di tempo, vedrai che le passerà. Hai fatto tanto per lei e questo non lo dimenticherà. Hai cercato solo di aiutarla".

"Si e guarda il risultato" disse Victoria scuotendo la testa incrociando le braccia al petto. "E poi adesso sono arrabbiata anche io con lei. Mi tratta come se fossi stata sempre disonestà con lei".

"Qualunque cosa abbia detto, era guidata dalla rabbia del momento. Se ha perdonato me che sono stata la causa dei suoi problemi, perdonerà anche te".

"Si ma tu sei la sua migliore amica. Hai un vantaggio che io non ho".

"Ti stai sbagliando. Max è arrabbiata e delusa proprio perché ti considera un’amica. Se tu fossi poco importante per lei, non reagirebbe in quel modo". Poi aggiunse sorridendo: "E poi, ce la vedi a tenere il muso a qualcuno per sempre?"

"No, direi di no" rispose Victoria sorridendo.

"Ecco appunto".

"Comunque, bella partita. Mi sarebbe piaciuto di più vederti stracciare Shon, ma non si può avere tutto dalla vita".

Chloe rise. "A quanto pare no".

"Mi dispiace un po' per Steph, ma sono felice di non essere stata io il suo obbiettivo".

"Il suo obbiettivo poteva essere chiunque".

"Già, anche Max".

Si guardarono tornando serie.

"Adesso è meglio che vada, buonanotte Victoria".

"Buonanotte Chloe".

 

 

Steph nel suo letto non riusciva a smettere di pensare a Shonei. Aveva esagerato, ma era fermamente convinta che avrebbe sofferto. Considerando le esperienze avute in passato, le possibilità che Shonei ci avesse azzeccato erano decisamente troppo alte per non essere preoccupata. Però non voleva lasciarsi condizionare da lei. Inoltre il suo atteggiamento sopra alle righe, l’aveva stufata. Era furibonda per la liberta che si era presa con lei.

 

 

Ashley era nella sua stanza, distesa sul letto senza riuscire a chiudere occhio. Il suo telefono si illuminò emettendo un suono nel silenzio della stanza. La ragazza prese il telefono appoggiato sul comodino di fianco al letto, per leggere il messaggio e poi cominciò a piangere per paura di ciò che sarebbe successo. Non aveva messo al corrente Jeffrey che Shonei conoscesse tutta la verità e adesso lui stava per tornare.

 

 

Shonei dopo aver lasciato Max si era diretta al Rhythm, continuando a bere. Si era anche concessa di spassarsela un po’ con Janet, la ragazza che aveva guardato con tanta superiorità Max. A stento riuscì a tornare a casa con la testa completamente annebbiata dall’alcool. Dopo essere entrata nel suo appartamento, si era diretta con passo instabile verso la camera da letto senza accendere la luce, rischiando di cadere a terra. Poi si sfilò le scarpe e crollo sul letto completamente esausta. Per quanto avesse bevuto, il pensiero di Ashley tornò a farle visita. Si voltò a guardare l’altra parte del letto completamente vuota. Non c’era Max e nemmeno Ashley. Le sue nottate in sua compagnia erano terminate per sempre e nel peggiore dei modi. Non sapeva più se a farle male, era semplicemente la scoperta di essere stata tradita, oppure la solitudine che percepiva in quel momento, sola e al buio nel suo letto, sperando che Max accettasse la sua proposta.

 

                                                                                                       Continua…

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Capitolo 23
*** Resa dei conti ***


Alla resa dei conti, non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità delluomo come linvidia.

 

                                                                      (Cartesio)


Martedì 25 luglio 2017

Steph era sveglia già da un pezzo quando Chloe si alzò dal letto. Appena fuori dalla sua stanza, vide la ragazza seduta al tavolo con una tazza di caffè tra le mani con lo sguardo perso nel vuoto.

“Buongiorno Steph”.

Steph rispose distrattamente. Chloe si diresse verso la cucina versandosi del caffè anche lei. Si sedette di fronte all’amica. “Serata movimentata ieri”.

“Già”.

“Come stai?”

“Come sempre”.

“Mi dispiace per…”

“Lascia perdere Chloe, non ne voglio parlare” disse Steph alzandosi dal suo posto per portare la tazza nel lavello.

“Ho intenzione di parlare con lei oggi e dovrà ascoltarmi”.

“Chloe, con tutto il rispetto, ma non voglio sapere nulla di cosa vuoi fare. Per me puoi parlarci oppure no, non mi interessa. Questa volta ha toccato il fondo e non sarò disposta ad accettare le sue false scuse”.

“Lo so che sei molto arrabbiata per quello che ha lasciato intendere con quel gesto…”

“Non ha nessuna importanza cosa abbia fatto o detto, perché tanto ho preso la mia decisione”.

Chloe la guardò confusa. “Che decisione?”

“Ho intenzione di concedere il beneficio del dubbio a Jessie. Lei mi piace e sono disposta a vedere come va”.

“Oh, quindi…”

“Stasera usciamo insieme, soltanto noi due. Quindi qualsiasi cosa organizziate per la serata, non contate su di me”.

“Sei proprio sicura di volerlo fare? Sei davvero consapevole dei rischi?”

“Tu la pensi esattamente come Shonei e sei liberissima di farlo, ma io non mi lascio condizionare da lei come fai tu”.

“Io non mi lascio condizionare. Sono semplicemente preoccupata per te”.

“Bene, allora smettila di farlo” disse Steph ritornando verso la stanza. “Vado a prepararmi”.

Chloe non era poi così tanto sorpresa dalla sua scelta di concedersi una possibilità, se pur remota, con Jessie. Se lo aspettava che sarebbe finita in quel modo. Scosse la testa pensando a Shonei, doveva assolutamente parlare con lei.

 

 

Victoria si stava preparando per andare al lavoro, quando Kate uscì di casa per fare degli acquisti. Max si svegliò guardando la caviglia. Sembrava avere decisamente un aspetto migliore rispetto alla sera prima. Si alzò lentamente dal letto ma appena diede un passo in avanti, sentì anche il dolore risvegliarsi. Non era forte come il giorno precedente, ma faceva comunque male. Uscì dalla sua stanza zoppicando un po’ mentre raggiungeva la cucina. Prese dal frigo del latte, poi cercò di afferrare il contenitore dei cereali, che si trovava su un ripiano un po’ alto. Allungò un braccio senza raggiungerlo, sospirando dalla frustrazione. In altre occasioni avrebbe potuto prenderli facilmente mettendosi in punta di piedi, ma non con quella caviglia. Victoria che era appena uscita dalla stanza aveva assistito alla scena, si avvicinò a lei prendendo il contenitore di cereali e porgendoglielo.

Max un po’ esitante lo afferrò guardando l’amica. “Grazie”.

“Figurati” rispose Victoria prendendo la borsa appoggiata sul divano e infilandoci le chiavi dell’auto. Si stava dirigendo verso la porta quando Max le rivolse la parola.

“Stai andando al lavoro?”

Victoria si voltò un po’ sorpresa dalla domanda. Era ovvio dove stesse andando. Sembrava che l’intenzione dell’amica fosse solo quello di attaccare bottone. “Si, sto andando al lavoro”.

“Okay” disse Max riportando l’attenzione ai cereali.

Victoria aprì la porta per uscire, ma poi la richiuse lentamente e si avvicinò all’amica. “Chloe mi ha detto della caviglia. Hai bisogno di qualcosa? Posso passare in farmacia”.

“No, oggi va decisamente meglio. Ieri sera mi sono addormentata sul divano”.

“Chloe ti ha messa a letto”.

“Lo immaginavo”.

“Passo in farmacia per prendere una pomata per quella caviglia”.

“Non serve…”

“Si invece”.

“Va bene”.

“Ascolta Max, non volevo dire tutte quelle cose. Ero molto arrabbiata e…”

“Anche io lo ero. Abbiamo esagerato entrambe”.

“Volevo scusarmi e dirti che mi dispiace”.

“Dispiace anche a me per ciò che ho detto e ti chiedo scusa. Non tenermi nascosto più nulla per favore”.

“Te lo prometto Max e ti giuro che non mi intrometterò mai più nelle tue faccende personali, che riguardino il lavoro o la tua vita privata. Ne resterò fuori, ma voglio che tu sappia che non ho detto nulla ad Ellis e non l’ho spinta a darti una mano. È stata una sua idea. Certo, io non ho fatto nulla per fermarla, ma avevo le mie buone ragioni. Ellis apprezza davvero il tuo lavoro. Non so cosa deciderai di fare, però lei non merita questo e neanche tu. Pensaci attentamente”.

“Lo farò”.

“E un’ultima cosa” aggiunse Victoria un po’ esitante. “Shon, lei è… interessata a te?”

La domanda rimase lì in sospeso, mentre Max rifletteva su cosa rispondere. “Non voglio mentirti” disse la ragazza.

“E quindi?”

“E quindi non voglio mentirti” ribadì Max, lasciando intendere che se avesse risposto, avrebbe dovuto mentirle per nascondere la verità.

Così Victoria comprese che ci aveva azzeccato. Shonei era davvero interessata a lei. Annuì senza aggiungere niente. Aveva promesso di non intromettersi più nelle sue vicende, a meno che non fosse la stessa Max a chiederlo.

“Ok, capisco. Adesso devo proprio andare o rischio di fare tardi. Ci vediamo dopo”.

“Ok, a più tardi e buon lavoro”.

“Grazie Max” disse la ragazza uscendo di casa pensando a Chloe che molto probabilmente non ne sapeva nulla.

 

 

Matthew stava fumando appoggiato alla sua auto, attendendo l’arrivo di Shonei che aveva chiesto di incontrarlo. Quando la ragazza lo raggiunse non perse tempo a chiedere spiegazioni.

“Perché cazzo mi volevi vedere?”

“Buongiorno anche a te Matthew”.

Lui non rispose, continuando a fumare come nulla fosse. Shonei sospirò esausta del suo atteggiamento strafottente nei suoi confronti. Dio solo sapeva quanto le era costato incontrarlo, ma lui era l’unico collegamento rimasto con Steven e quindi non aveva scelta.

“Ascolta, so che Steven non vuole più incontrarmi, ma io ho un estremo bisogno di parlargli”.

“Se sai bene come stanno le cose, perché vorresti parlargli? Lui non vuole vederti”.

“Ma io bisogno…”

“Tu bisogno? Ah beh, allora se le cose stanno così, Steven sarà comprensivo e ti farà scortare da lui in limousine” disse Matthew con sarcasmo.

“Matt…”

“Non dirmi che hai voluto incontrarmi solo per dirmi questo. Mi stai facendo perdere del tempo prezioso”.

“È importante Matthew, altrimenti non sarei qui a chiederti di…” disse la ragazza interrompendosi un attimo per prendere coraggio per dire quell’ultima parola. “…aiutarmi”.

Matthew la guardò con estrema attenzione, esultando dentro per quella supplica da parte della ragazza. “Di cosa si tratta?”

“Non posso dirtelo ma…”

“Allora cosa vuoi da me?” chiese spazientito.

“Ho bisogno di parlare con Steven e vorrei che tu lo convincessi ad incontrarmi. Quello che ho da dirgli è davvero importante per lui, non solo per me”.

“Fammi capire bene. Tu vuoi che convinca Steven a concederti di parlare con lui, perché pensi sia importante. Se lo convinco e alla fine scopre che quello che hai da dirgli non è importante, sarò io a subirmi le sue sfuriate. Vaffanculo Shon”.

“Ascolta io non posso rivelarti quello che so senza parlarne prima con lui. È una faccenda che lo riguarda da vicino”.

“Non sarò io a rimetterci. Se vuoi avere una possibilità mi devi prima dire di cosa si tratta. Sarò io a valutare se potrebbe essere importante o meno e agirò di conseguenza. Altrimenti non se ne fa niente. A te la scelta”.

Come al solito era lui ad avere il coltello dalla parte del manico. Shonei non aveva altra scelta che rivelargli di cosa si trattasse, altrimenti non avrebbe mai avuto l’opportunità di parlare con l’uomo. Volendo poteva anche presentarsi direttamente da lui, ma il rischio di essere sbattuta fuori a calci era troppo alto. Matthew era la sua unica alternativa. Però il suo sesto senso le diceva di non farlo. Aveva una strana sensazione all’idea di rivelargli la verità.

“Non posso…”

Matthew fece un ultimo tiro alla sigaretta gettandola via guardando la ragazza con disprezzo. “Sei solo una racconta balle” disse risalendo in auto. Poi prima di chiudere lo sportello la guardò dicendogli: “Che non si ripeta mai più una cosa del genere. La prossima volta che mi farai perdere del tempo in questo modo, te ne farò pentire amaramente”.

Chiuse lo sportello mettendo in moto l’auto, allontanandosi velocemente facendo stridere gli pneumatici sull’asfalto. Shonei si portò le mani tra i capelli non sapendo più come fare per risolvere quella situazione. Quasi si pentiva di aver scoperto la verità.

 

 

Max stava sdraiata sul divano a smanettare con il suo laptop per passare il tempo. Nel frattempo rimuginava sulla richiesta bizzarra di Shonei. Lei stessa aveva proposto di stare un po’ da lei a causa dei problemi con le sue amiche. Però non era stata una decisione ponderata, aveva agito di impulso guidata dal suo risentimento verso Victoria e Kate. Adesso invece vedeva tutto in maniera diversa. Innanzitutto Shonei non aveva dormito con lei, il che sembrava strano. Il mattino precedente si era comportata in modo strano. Non riusciva a capire il motivo per cui Shonei avesse cambiato idea. Prima si era mostrata estremamente comprensiva con lei. Era disposta a non affrettare le cose tra loro. Ora invece sembrava decisa a volere una relazione con lei a tutti i costi, invischiandosene di tutto. Prendere una decisione in merito non era affatto semplice. Era troppo presto per lei ed era anche tormentata dai dubbi su una possibile relazione con la ragazza. Erano troppo diverse tra loro. Shonei si guadagnava da vivere facendo l’accompagnatrice e per quanto non volesse giudicarla in base alla sua professione, era qualcosa da tenere conto. Si chiese se avrebbe mai potuto accettare che vedesse altre donne. Il suo passato come quello di Chloe, era stato segnato da relazioni senza nessuna importanza. Tutto si riduceva al sesso e Shonei ci avrebbe mai rinunciato? Ed Ashley, che posto aveva ancora nella sua vita? Shonei aveva affermato che lei, era stata con cui avrebbe potuto avere una relazione fissa. E se era ancora così? Se Ashley era ancora importante per lei? A quanto pare erano ancora in contatto, visto che Ashley l’aveva chiamata al telefono. A un tratto il suo telefono appoggiato sul tavolino davanti al divano, iniziò a squillare distogliendola dai suoi pensieri.

“Ehi, Chloe”.

“Buongiorno Max, volevo sapere come va la caviglia”.

“Si è sgonfiata ma non posso ancora fare movimenti senza provare dolore”.

“Posso portarti qualcosa?”

“No, ci ha già pensato Victoria”.

“Oh” esclamò Chloe sorpresa rimanendo in silenzio per qualche istante.

Max roteò gli occhi al cielo. “Avanti su, chiedilo”.

Chloe sorrise chiedendo: “Avete chiarito?”

“Si, sono ancora delusa da loro ma non mi piace portare rancore”.

“Hai fatto la cosa giusta”.

“Scusa se mi sono addormentata ieri sera”.

“Scusa? Ma se stavo dormendo anche io” disse Chloe ridendo.

“Tu dove sei?”

“Sono a lavoro”.

“E mi chiami mentre lavori?”

“Per l’esattezza sono appena arrivata, quindi ancora non sono all’opera”. Tu invece cosa fai di bello?”

“Assolutamente nulla. Sono sdraiata comodamente sul divano a fingere di essere interessata a qualcosa su internet”.

“Davvero molto interessante” disse Chloe ironica. “Vuoi che faccia un salto lì da te?”

“No Chloe, non perdere un altro giorno di lavoro per me. Io sto bene”.

“Ma ti stai annoiando”.

“Da morire”.

“Che ne dici se vengo da te nel pomeriggio?”

“Non hai da lavorare?”

“No, serata libera”.

“Beh, in questo caso mi farebbe piacere un po’ di compagnia”.

“Bene, allora ci vediamo dopo Max”.

“A dopo Chloe”.

Max sorrise pensando alla sua amica. Le cose stavano andando decisamente meglio anche se sotto certi aspetti, c’era ancora tanto di irrisolto. Max aveva scelto volutamente di mettere da parte alcune cose che erano successe tra loro. Rivangare il passato non avrebbe fatto bene ad entrambe e avrebbe anche complicato le cose. Inoltre, nell’aria aleggiava ancora qualcosa di non detto, da parte di entrambe. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare determinati argomenti con Chloe, ma non si sentiva ancora pronta. Non poteva fare a meno di chiedersi quale sarebbe stata la reazione di Chloe, se fosse venuta a conoscenza della sua attrazione per Shonei. Sicuramente avrebbe collegato tutto a ciò che aveva letto di lei sul diario. Però sospettava che non fosse l’unica a tenere qualcosa per sé. Percepiva che anche Chloe non stesse dicendo proprio tutto. Sospirò chiudendo gli occhi e proprio in quel momento sentì suonare il campanello. Riaprì gli occhi guardando verso la porta, chiedendosi chi potesse essere a quell’ora. Si alzò rimuovendo il suo laptop dalle gambe. Camminò lentamente a causa della caviglia e aprì la porta trovandosi davanti Ellis.

“Ciao Max”.

“Ellis, cosa ci fai qui?”

“Sono venuta a parlare con la mia collega” disse sorridendo. “Posso entrare?”

Max dopo un attimo di indecisione si fece da parte facendola entrare.

“Le altre?”

“Victoria è a lavoro e Kate, non ne ho la più pallida idea. Prego, sediamoci” disse Max indicando il divano camminando lentamente, zoppicando.

“Che ti è successo?” chiese Ellis dopo essersi accorta dei suoi movimenti.

“Oh, niente di grave. Ieri ho preso una storta, ma va meglio oggi. Posso offrirti qualcosa?”

“No grazie, sto bene così” rispose sedendosi con lei sul divano.

Si guardarono per qualche istante e poi Max chiese: “Allora?”

“Scusami, forse sono stata un po' troppo dura con te. Non ho tenuto conto di come ti saresti potuta sentire, nel sapere che ho cercato di aiutarti”.

“Quindi ammetti che è questa la ragione per cui mi hai assunta”.

“No, cioè non solo per quella ragione, te l'ho già spiegato. Ho cercato di aiutarti è vero e forse sono anche riuscita nell'intento, però non mi sentirò una merda per questo. Ho deciso di farlo perché ne valeva la pena. Hai del talento Max ed è un peccato che tu non esprima la tua arte per problemi che ancora oggi ignoro”.

“Non c'è nessuna motivazione particolare e anche se ci fosse, non credo possa interessarti”.

“So che sei arrabbiata con me, ma non sono venuta qui per litigare. Volevo soltanto chiederti di ritornare al lavoro. Lo sai c'è molto da fare e ho bisogno di una persona che sappia quello che fa. Non voglio mettermi a cercare qualcun altro”.

“Sono sicura che riuscirai a trovare qualcuno”.

“Non voglio nessun altro”.

“Io non so ancora se tornerò al lavoro” disse Max evitando il suo sguardo.

“Quel posto è tuo”.

“Ellis, perché insisti?”

“Perché ho bisogno del tuo aiuto”.

“Ascolta, ti ringrazio davvero per tutto quanto, ma forse è ora che io prenda la mia strada. Infondo ho accettato perché eri infortunata”.

“E lo sono ancora” disse Ellis mostrando il tutore.

“Eri indietro con il lavoro, ma adesso non più. Mi hai anche concesso mezza giornata libera tutti i giorni, quindi suppongo...”

“Quindi hai accettato per compassione? Davvero mi stai mollando?” chiese Ellis incredula.

Max non rispose.

“Non riesco a crederci. Ci sono persone che si farebbero in quattro pur di essere al tuo posto e tu invece stai gettando tutto all'aria”.

Max la guardò con ostilità. “Io non sono gli altri. Forse sei troppo abituata a tutti che si prodigano per te e che ti accontentano”.

Ellis rimase un po' sconcertata da Max e stava per perdere la pazienza, ma ricacciò indietro il suo orgoglio ferito. “Forse hai ragione. In tutta la mia vita, sono sempre stata abituata a ricevere ciò che volevo. Non dovevo nemmeno chiedere nulla. Quindi capirai bene quanto sia difficile e anche un po' degradante essere qui a chiederti, anzi no, a pregarti di tornare a lavorare con me. Eppure lo sto facendo, perché credo tu sia una bravissima fotografa e non posso permettermi di perderti. Io non voglio perderti”.

Max rimase sorpresa da lei. Una persona abituata ad ottenere tutto, per orgoglio non avrebbe mai pregato nessuno. Eppure lei lo aveva fatto. Era andata da lei per parlarle, chiedendole espressamente di tornare a lavorare con lei. Non si sarebbe arresa, questo era più che certo.

“Ti prego Max”.

“E va bene”.

“Davvero?”

“Si, però oggi non me la sento”.

“Ma certo, prenditi qualche giorno per ristabilirti”.

“Sto già meglio, però almeno per oggi vorrei stare a riposo”.

“Certo, come vuoi” disse Ellis con un sorriso a trentadue denti.

“Così hai ottenuto di nuovo quello che volevi”.

“Si, sarà colpa del mio fascino” disse ironica Ellis alzandosi. “Per la cronaca, ci sono cose nella vita che non sono riuscita ad ottenere. Non tutto mi è stato concesso, o almeno non dalle persone che avrebbero dovuto farlo”.

“Chi?”

“Forse un giorno te lo racconterò. Adesso meglio che vada”.

Max stava per alzarsi ma l'altra la fermò. “Oh no, non alzarti, non sforzare la caviglia”.

“Ok, allora ci vediamo domani”.

“Solo se te la senti. Anzi, chiamami così passo a prenderti”.

“Non ce ne sarà bisogno”.

“E invece si, non mi costa nulla. Ciao Max” disse la ragazza uscendo dall'appartamento sorridendo, soddisfatta di essere riuscita a convincerla.

Max sospirò stendendosi sul divano, ma non fece in tempo a mettersi comoda che entrò Kate con delle buste della spesa. “Buongiorno Max”.

Max si mise seduta. “Buongiorno”.

Kate lasciò le buste della spesa sul ripiano della cucina e si diresse verso l’amica. “Come ti senti oggi? Chloe ci ha detto della caviglia”.

“Va un po’ meglio”.

“Bene, però è meglio stare a riposo. Cosa ti andrebbe per pranzo? Preferisci qualcosa in particolare? Potrei preparare del…”

“Kate”.

“Dimmi”.

“Possiamo parlare un attimo di quello che è successo?”

Kate si avvicinò a lei sedendosi al suo fianco. “Continuo a pensarci e mi sento terribilmente in colpa. Ho sbagliato e se potessi tornare indietro lo farei, ma non posso. Ho escogitato tutto alle tue spalle e ti ho tenuta nascosta la verità su ciò che ha fatto Victoria. Però nonostante io abbia sbagliato, sono anche felice per il cambiamento avvenuto nella tua vita. Hai un lavoro che ami e che è tutta la tua vita. Hai ritrovato la tua migliore amica e sembri più serena. Questa non è una giustificazione per quello che ho fatto, però sono felice che le cose si stiano sistemando”.

Max annuì riflettendo. “Tutto si sta sistemando tranne il fatto che Shonei sia mia amica, giusto? Hai raccontato a Chloe di quella sera che sono uscita con lei”.

Kate abbassò lo sguardo colpevole. “Ero preoccupata per te”.

“Ascolta Kate, prima ho parlato con Victoria. Ci siamo chiarite e lei mi ha promesso che non si intrometterà mai più nei miei affari. Spero tanto che sia di parola questa volta, perché non sopporterei ancora una situazione del genere. So che hai iniziato ad avere dei dubbi su Shonei, ma questo non è un mio problema. È mia amica e ci tengo a lei come tengo a voi, ed è per questo che ci metterò una pietra sopra su ciò che avete fatto. Voglio da te la stessa promessa. Mi devi promettere di non interferire più nella mia vita privata in questo modo. Non cercare di allontanare da me Shon, perché ti assicuro che otterresti l’effetto contrario. Io vi voglio bene e non voglio perdervi. Dio solo sa quanto ho avuto e ho bisogno ancora di voi, ma se continuerete su questa strada, mi perderete”.

Kate la guardò con occhi lucidi. “Perdonami Max, ti prometto che non succederà mai”.

“Sei perdonata” disse Max sorridendo mentre Kate l’abbracciò forte. Max ricambiò dicendo: “Però ti perdonerei meglio se tu mi preparassi qualcosa di buono”.

Kate si staccò da lei guardandola sorridendo. “Ho preso i gamberetti che ti piacciono tanto”.

“Allora è così che ti volevi far perdonare oggi”.

“Ops, beccata” disse Kate facendo ridere Max.

 

 

Nel frattempo al Paradise Chloe fece una pausa per fumare una sigaretta sul retro. Pochi secondi dopo venne raggiunta da Steph. “Mi daresti una sigaretta?”

Chloe le porse il pacchetto e l’accendino. La ragazza ne sfilò una accendendola e facendo una lunga tirata. Poi si appoggiò al muro guardando in alto.

“Non avevi smesso? Che succede?” chiese Chloe.

“Tieni” disse la ragazza passandole il pacchetto di sigarette, senza rispondere alla domanda.

Chloe decise di non insistere continuando a fumare sedendosi su un paio di casse vuote accatastate. “Allora, dove andate stasera?”

“Non lo so ancora” rispose Steph. “Tu invece?”

“Questo pomeriggio vado da Max e forse usciamo. Dipende da come si sente”.

“Perché? Non sta bene?”

“Ha preso una storta e le fa male la caviglia”.

“Com’è successo?”

“Mi stava rincorrendo” rispose ridacchiando Chloe.

“Sei sempre la solita”.

“Stavamo scherzando tra di noi”.

“Mi fa piacere che le cose si stiano sistemando”.

“Al momento sì”.

“Il tuo ottimismo fa paura” disse Steph con ironia.

“Già” disse Chloe pensierosa.

“Cosa c’è?”

“Niente è solo che…”

“Cosa?”

“Non riesco a smettere di pensare a qualcosa che Max ha detto”.

 “E sarebbe?”

“Ha avuto una storia con un ragazzo che frequentavamo a Seattle. È stata la sua prima relazione con un ragazzo”.

Steph la guardò corrugando la fronte. “Non capisco ancora cosa ti tormenta tanto”.

“È durata un anno”.

“E allora?” chiese Steph ancora più confusa non capendo dove fosse il problema.

“Non lo so. Forse il fatto è che non me lo aspettavo. Lei è molto timida e non sono mai riuscita a immaginarmela in una relazione. Per di più una relazione di un anno. Sembra incredibile”.

“Solo perché è timida non significa che non possa avere una relazione duratura. Magari questo ragazzo le piaceva tanto ed era davvero importante per lei”.

“Non lo so, ma sapere questa cosa mi fa sentire strana”.

Steph cominciò a ridere divertita. “Si, infatti sei strana oggi”. Poi tornò seria e chiese: “Le hai detto di Lauren?”

“No, non ancora”.

“C’è un motivo per cui non glielo dici?”

“Voglio solo dedicarmi a recuperare il mio rapporto con lei”.

“Non vedo perché raccontarle di Lauren, potrebbe in qualche modo impedirtelo. Dopotutto Max ti ha detto di aver avuto una storia”.

Chloe sospirò. “Non è che non voglio farglielo sapere. Semplicemente voglio aspettare”.

“Non so cosa tu stia aspettando, ma ho la sensazione che tu abbia paura di qualcosa. È così?”

Chloe non rispose rimanendo a guardarla.

“Temi che non le piacerebbe sapere che nonostante tutto quello che hai passato, alla fine tu abbia trovato il tempo e la forza di andare avanti con la tua vita?”

“Forse... chi lo sa”.

“Avete già parlato di quello che avete vissuto, è ora di guardare avanti”.

“Si hai ragione, ma vorrei comunque aspettare prima di raccontarle di Lauren. E poi per quanto riguarda il nostro passato, non ci siamo dette proprio tutto. Ci sono alcuni argomenti che non abbiamo toccato”.

“Ad esempio?” chiese Steph incuriosita.

Chloe le sorrise scuotendo lentamente la testa.

“Oddio, avete dei segreti? Di che genere?”

“Non sono proprio segreti. È solo che… ci sono delle cose che sono successe tra noi, di cui non stiamo parlando”.

“Secondo te è importante parlarne?”

“Non lo so, forse sarebbe il caso. Però non so se abbiamo la forza per affrontare cose del genere”.

“Wow, che diavolo c’è sotto? Avete ucciso qualcuno per caso?”

“Ma no, sono solo cose difficili”.

“Beh, io credo che dovresti parlargliene. State ricominciando di nuovo ed è bene dirvi tutto. Però se per qualche ragione, pensi che queste cose possano incrinare il vostro rapporto, allora lascia perdere. Sarà lei ad affrontare l’argomento se vorrà”.

Chloe annuì riflettendo. “Sì, farò come dici”.

“Bene, ora torniamo a lavoro scansafatiche” disse Steph facendo un ultimo tiro dalla sua sigaretta.

“Certo, arrivo subito” rispose Chloe rimanendo dove era, chiudendo gli occhi e ripensando a ciò che era successo tra lei e Max.

 

 

“Max, ti prego apri la porta! Dobbiamo parlare di quello che è successo!”

Max stava appoggiata di spalle alla porta della sua stanza rimanendo in completo silenzio.

“Max, lo so che sei lì dentro! Apri la porta dai!”

Ancora nulla. In uno scatto d’ira Chloe diede un pugno alla porta, facendo sobbalzare dallo spavento la ragazza dall’altro lato. “Apri questa cazzo di porta!” Chloe si rese conto di aver esagerato e cercò di calmarsi. “Scusami Max…”

Lacrime cominciarono a rigare le guance di Max.

“Max, ascoltami… lo so che sei arrabbiata con me e mi dispiace. Mi dispiace per quanto successo, ma ti giuro che non è come pensi! Lo so cosa può sembrare… ma ti giuro che non è… non c’è nulla tra me e Duncan! Max ti prego apri” disse Chloe sbattendo leggermente la fronte contro la porta. “Non possiamo parlare attraverso una porta. Ti prego Max” disse con voce sofferente e colpevole.

“Ok, ho capito. Vuol dire che mi siederò qui sul pavimento. Non importa quanto tempo ci vorrà. Sono disposta ad aspettare anche tutta la notte se sarà necessario. E non mi importa se rientrano i tuoi e ci trovano così. Prima o poi aprirai questa porta”.

Chloe appoggiò la schiena alla porta scivolando contro di essa fino a raggiungere il pavimento. Max dall’altra parte fece lo stesso, avvolgendo le gambe con le braccia e appoggiandosi con la testa sulle ginocchia. Dopo circa un paio di minuti in silenzio mentre Max piangeva silenziosamente, Chloe cercò di spiegare le sue azioni come meglio poteva. “Ci ho fatto sesso, ma non significa niente per me. Avevo solo bisogno di… di non pensare. Lo so che ti può sembrare stupido, ma… del resto io sono stupita. Non sono innamorata di lui e… non lo sono mai stata”.

Max alzò la testa appoggiandola alla porta prestando attenzione alle sue parole. “Sono sempre stata un disastro Max. E mi dispiace se sono la causa di ogni tua sofferenza. Chiederti scusa non basta più ormai”.

“Tu…” disse Max.

Chloe sentendo la prima parola di Max si girò frontalmente alla porta, pensando che l’avrebbe aperta.

“Io cosa…?” chiese Chloe speranzosa di poter finalmente parlare con lei.

“Sai, io ti stavo cercando per dirti qualcosa di importante. Non volevo più aspettare”.

“Cosa mi volevi dire?”

“Ormai non ha più importanza, perché oggi finalmente ho capito”.

“Cosa hai capito?!”

“Posso fare e dire qualsiasi cosa, ma niente cambierà la situazione. Ho capito che non ha importanza quanto mi impegni per arrivare a te. Niente farà la differenza. Nulla cambierà mai, perché io verrò sempre dopo tutti gli altri. Dopo Rachel, Jennifer, Duncan e… chissà chi altri. Io non sarò mai abbastanza per te, ci sarà sempre qualcuno un passo avanti a me”.

C’era amarezza nelle parole della ragazza che aveva ormai smesso di piangere. Nei suoi occhi comparve uno sguardo diverso. C’era rassegnazione ma nello stesso tempo anche rabbia. Tanta rabbia, anche se parlava in tono pacato.

“Max... di cosa stai...”

“Ho distrutto una città per te, spezzato delle vite per amor tuo. Ma per chi l'ho fatto per davvero? Per te o per me? Non credo di saperlo più ormai. Nonostante tutto lo rifarei ancora, perché sei sempre stata la persona più importante della mia vita. Ma non è lo stesso per te”.

“Max, non è così! Tu sei importante per me e mi dispiace se non sono in grado di dimostrartelo!”

“No Chloe! Tu sei in grado di dimostrarlo, ma lo fai solo con le persone che ti stanno davvero a cuore!”

“Non è vero Max, tu mi stai a cuore più di chiunque altro!”

Max fece una risata amara. “Ci rinuncio!”

“Cosa?!” chiese Chloe confusa.

“Ho smesso di rincorrerti e di cercare le tue attenzioni!”

“Che cosa stai dicendo Max?!”

Max tornò a non rispondere.

“Max apri la porta per favore. Lascia che ti spieghi una cosa. Max…”

A un tratto Chloe sentì la chiave girare nella toppa della porta. La porta si aprì e Chloe non perse tempo ad alzarsi avvicinandosi alla ragazza che era sulla soglia. “Grazie al cielo! Max ascoltami, ti giuro che non c 'è nulla tra me e Duncan! E mai ci sarà! Ti prometto che non succederà mai più! Era solo sesso, io non... “

Non finì la frase sentendo la mano di Max abbattersi sulla sua guancia con tutta la forza che aveva in corpo.

 

 

Chloe riaprì gli occhi chiedendosi se avrebbe mai scoperto cosa voleva dirle Max quel giorno.

 

 

Nel pomeriggio Chloe raggiunse Max a casa, ma non prima di essere passata in pasticceria per prendere dei dolci.

“Ehi Chloe, Max mi aveva detto che saresti passata” disse Kate aprendo la porta.

“E io che volevo farvi una sorpresa” disse Chloe entrando nell’appartamento con una scatola tra le mani.

“Cosa c’è lì dentro?”

“Oh, sono dei pasticcini per voi golosone”.

“Stai cercando di viziare Max?”

“Si vede così tanto?”

“Direi di sì” rispose Kate ridendo.

“Maledetto!” disse Victoria uscendo dal bagno chiudendo velocemente la porta. Poi si voltò a guardare le ragazze. “Ehi, ciao Chloe”.

“Cosa c’è nel bagno?” chiese Chloe.

“Chiedilo a Kate”.

“Si tratta del mio coniglio” disse Kate scuotendo la testa divertita.

“Vorrai dire pantegana” la corresse Victoria suscitando una risata di Chloe.

“Ha spaventato anche me ieri. Il giorno che abbiamo pranzato insieme, non l’ho visto in giro, quindi non ero preparata”.

“Tranquilla Chloe, io non lo sono tutt’ora. Piuttosto, lì dentro cosa c’è?” chiese Victoria vedendo cosa avesse tra le mani.

“Dolci” rispose Chloe appoggiando la scatola sul tavolo.

“Ah, stai cercando di farti perdonare qualcosa o…”

“Si è slogata la caviglia per colpa mia”.

“Avrei dovuto immaginarlo”.

“Max, dov’è?”

“È in camera sua, credo si sia addormentata” rispose Kate.

“Allora adesso la sveglio con un pasticcino”.

“Io devo andare al lavoro” disse Victoria.

“Aspetta, ne ho presi anche per voi”.

“Mi andrebbe un dolce” disse Kate cominciando ad aprire la scatola.

“Bene, allora vorrà dire che ne approfitterò anche io” disse Victoria.

“Ok, però quelli che puoi mangiare tu sono al cianuro” disse Chloe ironica.

“Ah ah ah, divertente Price”.

Kate impiattò i dolci e si sedettero a tavola.

“Allora, Max mi ha detto che avete parlato” disse Chloe rivolgendosi a Victoria.

“Si, ci siamo chiarite”.

“Anche io” disse Kate.

“Bene, mi fa piacere. Io vi devo molto sapete” disse Chloe lasciando le ragazze con la forchetta a mezz’aria mentre la guardavano.

“Voglio dire, ci siete sempre state per lei quando io non c’ero. Nonostante il casino che ho combinato, mi avete addirittura aiutato a riavvicinarmi a lei”.

Le due ragazze si guardarono tra loro per un istante.

“Non devi ringraziarci Chloe. Lo abbiamo fatto per te quanto per lei. Per quanto Max fosse arrabbiata con te, sono certa che ti voglia ancora molto bene. Anche se magari fingeva disinteresse. E anche noi teniamo a te”. Poi si rivolse a Victoria: “Non è vero Victoria?”

Victoria guardò l’amica e poi Chloe. “Scusate, ma qui il livello di glicemia sta diventando un po’ troppo alto per i miei standard” disse tuffandosi di nuovo sul dolce che aveva davanti, facendo sorridere le altre ragazze.

Quando terminarono di mangiare il dolce, Victoria si alzò da tavola e si diresse nella sua stanza. Quando ne uscì, si rivolse a Chloe avvicinandosi e porgendole una busta con alcune cose prese in farmacia. “Visto che sei tu la responsabile del suo piccolo infortunio, spalmale un po’ di questa pomata sulla caviglia e avvolgila con la benda”.

“Io?”

“Si, prima Max non ha voluto metterla e quindi ora te ne occuperai tu”.

“Ma…”

“Niente ma, non si discute. Ora vi saluto, vado al lavoro” disse uscendo di casa.

“Beh, in questo caso vado a svegliarla”.

“Sei sicura di volerlo fare?” chiese Kate titubante.

“Non preoccuparti, mi difenderò con questo” rispose Chloe sorridendo, prendendo anche il piattino con il dolce.

“Ok, allora io torno nella mia stanza. Ho abbandonato un po’ il mio progetto con tutto quello che è successo” disse Kate dirigendosi nella sua stanza.

Chloe bussò alla porta restando in ascolto, ma sembrava che l’amica stesse ancora dormendo. Entrò in camera chiudendo la porta appoggiando la busta sulla scrivania. Si avvicinò al letto sedendosi di fianco all’amica che era rivolta verso di lei, mentre dormiva profondamente. Chloe sorrise quando vide una ciocca di capelli finire sul viso della ragazza. Avvicinò una mano per scostarle i capelli dal viso e il suo sorriso lentamente svanì. Rimase a osservarla per alcuni minuti indecisa se svegliarla o meno, ma poi pensò che sarebbe stato strano se si fosse svegliata e l’avesse trovata lì a fissarla. Così appoggiò il piattino con il dolce vicino al naso dell’amica nella speranza che si svegliasse per l’odore. Il dolce era formato da un doppio strato di sfoglia e uno di pan di spagna, imbevuti di rum, arricchiti da una deliziosa crema pasticcera e abbondante zucchero a velo sopra. Invasa dal buon odore, Max iniziò a muoversi ridestandosi. Aprì leggermente gli occhi vedendo il dolce. Poi il suo sguardo vagò oltre, vedendo l’amica comodamente seduta sul letto con le spalle appoggiate alla testiera del letto.

“Che dolce risveglio eh” disse Chloe divertita.

“Chloe, ma sei già qui? Che ore sono?” chiese stropicciandosi gli occhi.

“Sono le quattro passate”.

“Scusami…”

“Non scusarti”.

Max si mise seduta anche lei appoggiandosi alla testiera del letto, prendendo il piattino con il dolce ridendo. “Stai per combinarne una delle tue o l’hai già fatta?”

“Cosa? Ma perché siete tutte così prevenute verso di me?” chiese la ragazza fingendosi offesa. Poi disse: “Effettivamente ho già fatto qualcosa?”

Max la guardò seria iniziando a preoccuparsi. Chloe indicò la sua caviglia.

“Ma non è stata colpa tua. Poteva succedere in qualsiasi momento. Lo sai che sono maldestra”.

“Oddio” disse Chloe sbalordita prendendo subito il suo telefono e attivando il registratore. Poi guardando Max disse: “Dillo di nuovo, ti prego”.

Max ridacchiò dandole un colpo sul braccio. “Idiota”.

“Avanti, mangia quel dolce”.

“E tu?”

“Già mangiato con le ragazze di là”.

“Ok, allora grazie”.

“Prego” disse Chloe mentre Max con la forchettina prese un pezzo del dolce assaporandolo.

“Oddio, è davvero buono. Forse dovrei farmi male più spesso” disse Max facendo ridere l’amica.

“Ma neanche per sogno, ti voglio tutta intera” disse Chloe ridendo. Poi distolse lo sguardo rendendosi conto di aver pronunciato una frase un po’ ambigua. Guardò verso Max che continuava a mangiare tranquillamente. Sembrava non averci fatto caso o semplicemente non aveva dato peso alle sue parole. Chloe scosse la testa pensando che l’ambiguità di quella frase, era solo nella sua testa.

“Davvero buono”.

“Mi fa piacere che sia di tuo gradimento. Come va la caviglia?”

“Meglio”.

“Sai, oggi dopo la tua telefonata è passata Ellis” disse Max porgendole il piatto che Chloe appoggiò sul comodino.

“Sa anche dove abiti?”

“Sì, lei è già stata qui. Victoria l’ha invitata a cena una sera. Ellis ha contribuito a farle trovare subito un lavoro”.

“Cos’è un ufficio di collocamento?” chiese facendo ridere Max. “Mi avrebbe fatto comodo conoscerla quando non riuscivo a trovare lavoro”.

“Ma tu non sei una fotografa”.

“Però sono fotogenica. Potevo fare la modella”.

“Idiota” disse Max continuando a ridere.

“E allora? Cosa voleva?”

“Mi ha chiesto di tornare a lavorare con lei”.

“E tu cosa le hai detto?”

“Ha insistito così tanto che alla fine ho accettato. Mi ha consigliato prima di ristabilirmi, per via della caviglia. Però credo che ricomincerò domani”.

“Bene, questa è una bella notizia”.

“Non lo so”.

“Aaah, piantala Max. Secondo me hai preso la decisione giusta”.

“Lo spero” disse Max facendo una smorfia, sentendo un leggero fastidio alla caviglia.

“Ah, quasi dimenticavo” disse Chloe alzandosi dal letto andando a prendere la busta sulla scrivania.

“Cosa c’è lì dentro? Qualcosa di salato?” chiese Max ironica.

“Ingorda” rispose Chloe ridendo risedendosi sul letto. Poi ne estrasse l’astuccio della pomata. “Victoria ha detto che prima non hai voluto metterla”.

“Si, infatti non volevo”.

“Che ne dici di metterla adesso?”

“Ok, che scocciatura”.

“Ci penso io” disse Chloe estraendo dalla busta un rotolo di benda.

“Posso farcela anche da sola”.

“E non l’ho metto in dubbio. Hai delle forbici?”

“Sì, in uno dei cassetti della scrivania”.

“Okay”.

Chloe scese di nuovo dal letto dirigendosi verso la scrivania, ma proprio prima di afferrare la maniglia di un cassetto, si bloccò ricordandosi del diario. Si voltò a guardare Max che la fissava con aria interrogativa. Restarono così per qualche istante a fissarsi senza spiccicare una parola. Poi Chloe si schiarì la voce e con un certo imbarazzo chiese: “Posso aprire i cassetti?”

A quel punto Max si ricordò del suo diario e comprese la difficoltà della sua amica. Si sentì tremendamente a disagio anche lei, però trovò la forza per risponderle. “Certo che puoi” disse distogliendo lo sguardo da Chloe.

La ragazza aprì tutti i cassetti fin quando non trovò le forbici. Poi si sedette di nuovo accanto all’amica sul letto. “Okay, passami il piede”.

“Posso fare da sola”.

Chloe rimase ad aspettare senza insistere. Max alla fine si rassegnò sospirando. Si scostò dalla testiera e si mise a sedere di traverso, in modo da poter appoggiare i piedi sulle gambe dell’amica.

“Era ora” disse Chloe ridendo cercando di non pensare al disagio che aveva provato poco prima. Svitò il tappo dell’astuccio versando un po’ di pomata sulla caviglia infortunata. Poi iniziò a spalmarla stando bene attenta a non farle provare dolore.

“Dimmelo se ti faccio male”.

“No, non fa male” disse Max spostandosi all’indietro, facendo leva sulle braccia sul letto. Il senso di disagio non le era passato e la vicinanza di Chloe, non aiutava affatto.

 

 

Forse non è stata una buona idea accettare che venisse a trovarmi. Non mi sento affatto a mio agio in questo momento. È chiaro che abbia ripensato a quel maledetto diario e a quello che c’era scritto. Chissà se si sente ancora in colpa per averlo letto. Se non fosse stato per quel gesto, non avrebbe mai scoperto quali fossero i miei pensieri. Vorrei soltanto sparire adesso. Se lei affrontasse l’argomento non saprei nemmeno cosa dirle.

 

 

Restarono in silenzio mentre Chloe procedeva spalmando la pomata sulla caviglia.

 

 

Steph ha ragione, non dovrei parlare di quello che è successo e nemmeno dovrei cercare di scoprire cosa volesse dirmi quella maledetta sera. Però come posso non pensarci se anche un semplice gesto, come quello di avvicinarmi alla sua scrivania, mi ricorda cosa è successo? E sono sicura che anche lei adesso ci stia pensando. Vorrei tanto chiedere spiegazioni, ma non posso mettere a rischio il mio rapporto con lei. Proprio adesso che le cose stanno andando per il verso giusto. 

 

 

Chloe srotolò un po’ di benda tagliandola con le forbici. La avvolse attorno alla caviglia per tagliandone due lembi alla fine per legarli insieme. “Ecco fatto. È troppo stretta? Se vuoi posso allentarla”.

“No, va bene così” disse Max toccandosi la caviglia. “Grazie”.

“Figurati”.

Max rimosse i piedi dalle gambe della ragazza ritornando ad appoggiarsi alla testiera del letto.

Chloe rimise tutto nella busta mettendola sulla scrivania e tornò al suo posto. “Sai, stavo pensando una cosa. Viste le condizioni della tua caviglia, non è il caso di uscire stasera. Quindi se ti va, potremmo restarcene qui a vedere qualche film. Magari ordino delle pizze e da bere. Che ne pensi?”

Max rimase ad ascoltarla riflettendo sulla sua proposta. Forse in un altro momento sarebbe stata decisamente una buona idea, ma non riusciva nemmeno a immaginare di rimanere sola con lei in casa come ai vecchi tempi. Si stavano riavvicinando, ma le cose tra loro non sarebbero mai tornate definitivamente come prima, perché la loro amicizia era stata contaminata. La serenità, la spensieratezza tra loro, erano state messe a dura prova non solo per la loro orribile esperienza vissuta, ma anche per l’affetto di Max che si era trasformato in qualcosa di più. Alla fine Max aveva negato tutto anche a sé stessa, imponendosi di pensare che fosse soltanto un errore. Che ci fosse qualcosa di sbagliato in ciò che provava, che avesse soltanto frainteso tutto. E adesso, dopo tutto quello che era avvenuto, aleggiava tra loro quel disagio di non sapere cosa era veramente accaduto tra loro. Non avevano mai parlato apertamente dell’unica cosa che contava davvero, mandando in crisi il loro rapporto tanto da arrivare a una separazione definitiva.

“Sono rimasta in casa tutto il giorno e mi andrebbe di uscire a prendere una boccata d’aria”.

“Ma la tua caviglia…”

“Non va poi così male e poi hai la macchina, giusto? Non dovrò nemmeno camminare tanto. Potremmo sentire cosa fanno gli altri”.

Chloe la guardò sorpresa e dentro si sentiva un po’ delusa dalla sua decisione. Avrebbe preferito stare sola con lei, nonostante il profondo disagio. Poi fece buon viso a cattivo gioco. “Bene, allora è deciso” disse sorridendo.

 

 

Era ormai sera, quando Steph bussò alla porta dell’appartamento di Jessie che aveva già finito di prepararsi da un pezzo. Alla fine Steph aveva optato per portarla a cena fuori, ma senza fare le cose in grande. Dopotutto non stavano insieme e doveva mettere a suo agio la ragazza. Inoltre evitò posti in cui avrebbe potuto incontrare gli altri, soprattutto Shonei. Erano sedute a un tavolo dando uno sguardo al menù, anche se Steph in realtà non ne aveva nessun bisogno. Aveva scelto quella destinazione perché il posto era carino e serviva le migliori alette di pollo piccanti di cui andava ghiotta. Era da tempo che non ci andava con Chloe e non vedeva l’ora di riassaporarle. Steph fu la prima a lasciare il menù mentre si guardava intorno.

Jessie alzò lo sguardo dal menù osservano la ragazza. “Sei stata veloce”.

“Si, lo sono sempre”.

“Come mai?”

“Perché quando vengo qui, c’è solo una cosa a cui non posso rinunciare”.

“Dimmi cos’è, magari mi faciliti il compito di scegliere cosa ordinare, perché io non lo so proprio. C’è così tanta roba”.

“Alette di pollo piccanti, con patatine fritte, salsa altrettanto piccante da mandare a fuoco il palato e tanta, tanta, tantissima birra” disse Steph felice per ciò che la attendeva.

Jessie la osservò annuendo lentamente sorridendo. “Sono sicura che saranno ottime. Allora io ordinerò un cheeseburger doppio formaggio con patatine fritte e birra” disse la ragazza lasciando il menù sul tavolo.

“Ma come…” disse Steph confusa.

“Cosa?”

“Non volevi che ti aiutassi a decidere?”

“Ah, quindi mi consiglieresti le alette di pollo. Grazie, ma no”.

“Non ti piace il pollo o…”

“Odio tutto ciò che è piccante”.

“Addirittura”.

“Sì, non riesco a mandare giù assolutamente niente del genere. Anzi, faccio veramente fatica a capire cosa diavolo ci trovino gli altri a mangiare piccante. Copre tutti i sapori del cibo, ti costringe a bere continuamente senza darti il tempo di assaporare ogni pietanza. Lo trovo anche masochista sotto certi aspetti” disse Jessie tranquillamente. Poi alzò lo sguardo verso Steph che la guardava sorpresa. “Oh, non ho nulla contro chi ama il piccante. Dicevo così per dire”.

“Tranquilla non mi offendo. È solo strano, perché non credo di aver mai conosciuto qualcuno che odiasse così tanto mangiare piccante” rispose Steph.

“Direi che è normale che non possa piacere a tutti. Dopotutto è questione di gusti”.

“Si, direi di sì” rispose Steph mentre rimanevano a guardarsi.

Arrivò un cameriere per prendere le loro ordinazioni e nell’attesa cominciarono a chiacchierare tra loro, cogliendo anche l’occasione di conoscersi meglio. Al momento non avevano assolutamente niente in comune, almeno in fatto di cibo. Avevano gusti completamente diversi. Un pensiero fugace passò per la testa di Steph, chiedendosi se quello non fosse già un chiaro segnale di allarme, o forse erano ancora le parole di Shonei che le risuonavano in testa.

 

 

In serata i ragazzi si erano organizzati per andare al Rhythm, così le ragazze decisero di unirsi a loro. Quando Chloe fermò l’auto nel parcheggio, rimase ferma a guardare verso il locale.

“Hai cambiato idea?” chiese Max al suo fianco.

“No, è solo che…”

“Che?”

“Questo posto mi ricorda un periodo molto… non saprei nemmeno come definirlo”.

Max si ricordò cosa le aveva detto Shonei al riguardo. Quello era il locale che avevano frequentato spesso insieme per spassarsela. “Ci sono già stata e so che cosa rappresenta per te”.

“Giusto, ci sei venuta con Shonei una sera”.

“È stata lei a dirtelo che mi ci ha portata?”

“No, è stata Janet a farlo. Credo che quella sera tu abbia avuto occasione di conoscerla”.

“Ma certo, Janet. Davvero molto simpatica” disse con sarcasmo.

“Non ti piace?”

“No, sono io a non piacerle, per motivi a me sconosciuti”.

“Beh, se ti può consolare, pensava che tu potessi essere un ostacolo per lei. Quando vi ha viste pensava che foste una coppia. Ha sempre avuto un debole per Shonei”.

“Hanno avuto una storia?”

“Per quanto si possano definire storie quelle che aveva Shon. Si divertivano spesso insieme”.

“E per divertimento intendi dire…”

“Si, quello”.

“E tu?”

“Io cosa?” chiese sorpresa Chloe.

“Tu e lei siete sempre state solo amiche o…”

Chloe rimase di sasso dalla sua curiosità di voler sapere se ci fosse stato qualcosa tra lei e la ragazza. “Ehm… beh… diciamo che… insomma… è successo…sì”.

“Vi passavate le donne come se fossero palle?” chiese Max sbalordita.

“Cosa? Oh no, non è come pensi. Mi è capitato di stare con donne che sono state con lei e viceversa. Però non è che ce le scambiavamo come figurine. Lo so cosa può sembrare, ma ti assicuro che non è così. Quel periodo è stato decisamente sopra le righe, ed è per questo che mi sento un po’ a disagio a ritornarci”.

“Ma ci sei già ritornata. Hai detto di aver parlato con Janet”.

Chloe ripensò al motivo che l’aveva spinta a rifugiarsi al Rhythm. Quella sera qualcun altro aveva risposto al telefono invece di Lauren. Non poteva dirle la verità, non ancora almeno. “Si, avevo avuto una giornata pessima e volevo solo distrarmi un poco”.

“Distrarti in che modo?”

“Non nel modo in cui pensi Max”.

“È solo che non vorrei che Janet, tentasse di uccidermi se mi vedesse con te”.

Chloe rise alle parole dell’amica. “Quello che c’è stato tra noi, non era niente di serio. Non abbiamo avuto proprio una relazione ed è finita anche presto, visto che poi si è lanciata su Shon. Detto questo, Janet è una a cui piace creare situazioni imbarazzanti, ma è innocua. Ha solo un modo tutto suo di divertirsi”.

“E questo dovrebbe farmi stare tranquilla?”

“Si, ma in caso non bastasse ti difenderò io” disse Chloe sorridendo.

“Ma io non sono preoccupata per me, ma per lei. Sono stufa della gente che crede di essere chissà chi”.

“Oh, bene. Allora speriamo che lei non ci sia, così non dovrò difendere lei” disse Chloe ridendo, contagiando anche Max.

Scesero dalla macchina e si diressero verso il locale per raggiungere gli altri.

 

 

Nel frattempo Steph e Jessie continuavano a chiacchierare mentre mangiavano.

“Non vedo l’ora, a breve mia sorella partorirà e io diventerò zia” disse Jessie con entusiasmo.

“Si vede che non stai più nella pelle”.

“Credo che chiunque lo sarebbe, anche tu”.

“Oh beh, questo è da dimostrare” rispose Steph prendendo il bicchiere bevendo un lungo sorso di birra.

Jessie rimase a guardarla attentamente sorridendo, confusa dalla risposta della ragazza. “Non ti piacciono i bambini?” chiese mordendo una patatina in attesa di una risposta.

“No, no, mi piacciono” rispose Steph senza aggiungere altro continuando a mangiare.

Però Jessie non soddisfatta della sua risposta chiese: “E allora perché hai risposto in quel modo?”

Steph si bloccò dando un ultimo morso ad un’aletta di pollo. Prese un tovagliolo per pulirsi le mani e poi guardò la ragazza. “Diciamo che è complicato”.

“Parlami della tua famiglia”.

“Cosa vuoi sapere?”

“Non lo so, qualsiasi cosa”.

“Non c’è molto da dire sulla mia famiglia”.

“Non mi hai detto ancora di dove sei?”

“Tillamook”.

“Ah, quindi i tuoi vivono lì?”

“Si”.

Jessie non riusciva a capire perché Steph tutto ad un tratto, si stava chiudendo a riccio. Sembrava non voler parlare della sua famiglia e questo però non fece altro che incuriosire di più la ragazza. Riflettendoci su, pensò che forse non era in buoni rapporti con loro per via della sua sessualità. “Non vai molto d’accordo con i tuoi, vero?” chiese la ragazza diretta.

Steph evitò il suo sguardo. “Possiamo soffermarci a parlare di noi senza coinvolgere le nostre famiglie?”

“Certo, se è questo che vuoi. Però credo che per quanto possa essere complicato dire certe cose, alla fine siamo qui. Ci stiamo conoscendo meglio e poi siamo entrambe persone adulte. Siamo in grado di parlare anche di cose difficili”.

Steph alzò lo sguardo sulla ragazza sospirando.

“Forse i tuoi non hanno preso molto bene la tua situazione?” azzardò a chiedere Jessie.

“Quale situazione?” chiese confusa Steph.

“Beh, il fatto che ti piacciano le donne”.

“Cosa? No, assolutamente. I miei non sono persone dalla mentalità così ristretta”.

“Oh, scusami… io pensavo che…”

“No, non mi hanno mai fatto nessuna predica al riguardo”.

“Deve essere bello avere dei genitori comprensivi”.

“I tuoi non lo sono?”

“Si, ma non troppo. Sei fortunata”.

“Non direi”.

“Che cosa vuoi dire?”

“La mia famiglia e tutt’altro che perfetta”.

“Perché dici questo?”

Steph alla fine decise di parlarne perché non le rimaneva altra scelta. Si trovava dinanzi alla persona con la quale avrebbe voluto instaurare una relazione e evitare alcuni argomenti, non era certamente la cosa migliore da fare. “Anni fa frequentavo la Blackwell Accademy ad Arcadia Bay”.

“Arcadia Bay… l’ho già sentito da qualche parte” disse la ragazza riflettendo.

“È dove si è abbattuto il tornado alcuni anni fa”.

“Sì, ora ricordo. Oh mio Dio, eri lì?”

“No, ho dovuto interrompere gli studi per tornare a casa dai miei”.

“Come mai?”

“Mia madre è stata molto male. Necessitava di cure e di qualcuno che si occupasse di lei. Mio padre non poteva lasciare il lavoro”.

“Quindi non hai potuto terminare gli studi”.

“Si, ma l’ho fatto da casa”.

“Non deve essere stato facile per te”.

“Effettivamente no, ma direi che me la sono cavata egregiamente”.

“Non c’era nessun altro che potesse farlo al posto tuo?”

“No, sono figlia unica, o almeno così credevo” disse Steph prendendo un altro sorso di birra.

“Che significa?”

“Mia madre era guarita e stavo decidendo cosa fare della mia vita, quando ho scoperto la verità. Un mattino i miei non erano in casa. Mi stavo preparando per incontrare alcuni amici. Qualcuno ha bussato alla porta e mi sono trovata davanti un ragazzo, di qualche anno più piccolo di me. Siamo rimasti a fissarci per qualche istante e lui mi guardava in modo strano. Non avevo idea di chi fosse. Credevo che avesse sbagliato indirizzo, ma poi ha fatto il nome di mio padre, chiedendomi se fosse in casa. A quel punto io gli chiesto chi fosse e lui mi ha detto semplicemente poche parole che mi hanno cambiato la vita per sempre. Ha detto… sono Adrien, tuo fratello. Ho subito pensato che fosse completamente svitato, ma ho dovuto ricredermi quando ho notato la somiglianza con mio padre. Quella è stata la conferma che il ragazzo stesse dicendo la verità”.

“Vuoi dire che…”

“Che mia madre è stata tradita e che ho un fratello nato da una relazione extraconiugale di mio padre con un’altra donna”.

Jessie rimase in silenzio non riuscendo a trovare le parole giuste da dire in quel momento.

“Ma la cosa peggiore sai qual è? Mia madre ha deciso di perdonarlo e non solo. Alla fine Adrien è entrato a far parte della famiglia. Sua madre era molto malata e quando è morta, tra i suoi effetti personali ha trovato una lettera per lui. Così ha ottenuto tutte le informazioni che gli servivano per trovare suo padre. Lui sapeva che aveva un padre da qualche parte, ma quando chiedeva a sua madre chi fosse, non gli ha mai risposto. Però ha scritto quella dannata lettera e quando lui l’ha trovata, si è messo alla ricerca. Era maggiorenne, ma non aveva nessuno con cui stare e che potesse dargli una mano”.

“Quindi la madre quando ha capito che sarebbe morta, ha scritto quella lettera nella speranza che tuo padre lo aiutasse”.

“Già… e ci ha visto giusto… a quanto pare conosceva molto bene mio padre”.

“Dio, mi dispiace terribilmente”.

“Non sopportavo più di stare in quella casa e così me ne sono andata. Si comportavano tutti come se fosse normale. Come se fossimo una vera famiglia felice, ma non lo era… non per me”.

“Non li hai più rivisti d’allora?”

“Un paio di volte ho tentato di andarli a trovare, ma finivo per stare sempre male e quindi ho smesso definitivamente di andarci. Ogni tanto mia madre mi contatta per invitarmi a stare da loro per le feste o per l’estate, ma io non accetto mai. Adoravo mio padre, ma dopo tutto quello che è successo io… ho perso la stima che avevo per lui. E non riesco nemmeno a capire come mia madre riesca ad accettare tutto, come se nulla fosse”.

“Mi dispiace se ti ho ricordato tutto questo. Non avrei mai dovuto farti delle domande su di loro, scusami”.

“No, non devi scusarti. È un argomento difficile da affrontare per me, ma è giusto che ne abbiamo parlato”.

 

 

 

Al Rhythm la serata procedeva tranquillamente. Timothy, Jonathan e Chris erano impegnati in una partita a biliardo, tutti contro tutti. Aaron ed Allison si scatenavano sulla pista da ballo. Invece Kate, Victoria, Max e Chloe, stavano conversando dando ogni tanto un’occhiata alla terribile partita che si stava svolgendo.

“Accidenti ragazzi, giocate così male che è impossibile pensare che tra di voi ci possa essere un vincitore” disse Victoria provocandoli.

“Beh, se pensi di cavartela meglio di noi, perché non ti fai avanti?” chiese Chris.

“Non ci penso nemmeno, non vorrei spezzarmi le unghie” rispose Victoria.

Mentre le altre ragazze ridevano per i continui battibecchi, vennero raggiunte anche da Eddie ed Emily. Dopo le presentazioni con alcuni ragazzi, si sedettero insieme a Chloe.

“Non pensavo che sareste venuti anche voi” disse Chloe.

“Mi ha avvisato Allison e comunque, quando ti degni di cambiare i turni anche noi riusciamo ad avere una vita sociale” disse Eddie.

“Parla per te, io una vita ce l’ho anche quando non sono libera” disse Emily.

“Già, dimenticavo che tu hai una storia con qualcuno che non conosciamo” disse Eddie. Poi guardando verso Chloe aggiunse: “Continua a fare la misteriosa non rivelando il suo nome”.

“Perché non sono affari tuoi”.

“Prima o poi scopriremo di chi si tratta, vero Chloe?”

“A dire il vero, non ci sto perdendo il sonno come fai tu” disse Chloe mentre stava facendo un sorso dal suo drink.

“Sei davvero insensibile a parlare così, dopo quello che c’è stato tra voi”.

Chloe sgranò gli occhi con il bicchiere a mezz’aria, guardando Eddie. Emily scosse la testa sorridendo. Max rimase a guardare la scena rielaborando ciò che aveva appena detto il ragazzo.

“Ah, quindi voi due avete avuto una storia” disse Victoria curiosa.

“No” risposero Chloe ed Emily.

“Si” rispose Eddie.

Le ragazze lo guardarono con disappunto.

“Ma è vero, voi due…”

“Per te un semplice bacio sta ad indicare una storia?” chiese Emily.

“Beh, non proprio però…”

“Possiamo parlare di altro?” chiese Chloe un po’ in difficolta.

“Ok, va bene. Capisco il tuo disagio visto che ora sei impegnata…”

Il ragazzo non riuscì nemmeno a terminare la frase che Chloe lo interruppe cambiando discorso. “Non ti piace una tizia che viene spesso al Paradise?” chiese Chloe fissandolo, come per lasciare intendere che se non smetteva immediatamente di parlare della sua vita privata, ne avrebbe pagato le conseguenze.

Chloe era terrorizzata all’idea che Max potesse venire a conoscenza della sua relazione con Lauren, prima che fosse lei a dirglielo. Max guardò l’amica al suo fianco comprendendo subito le sue intenzioni. Era evidente che stesse sviando la conversazione. Non poté fare a meno di chiedersi per quale motivo. Soprattutto non riusciva a immaginare cosa stesse per dire Eddie.

“No, non viene più” disse Eddie un po’ preoccupato.

“Bugiardo” sussurrò Emily ridacchiando mentre beveva il suo cocktail.

“Ma guarda chi c’è” disse una ragazza fermandosi davanti a loro mentre i suoi occhi si posavano su Chloe. “Ciao”.

“Ehi, ciao Janet”.

“Cosa ti porta qui?”

“Sono qui con degli amici” disse Chloe facendo le presentazioni.

Poi Janet si rivolse a direttamente a Max. “Noi due ci conosciamo già”.

“Si, strano che ti ricordi di me, ci siamo viste una sola volta”.

“Sai ho una buona memoria”.

Mentre le due continuavano a guardarsi, Chloe sperava che la ragazza se ne andasse presto.

“Ti andrebbe di fare due salti come ai vecchi tempi?” chiese Janet un po’ maliziosa.

Chloe non rispose subito riflettendo su cosa fare.

“Non ti libererai facilmente di me, lo sai. Ormai dovresti conoscermi” aggiunse Janet.

Alla fine Chloe decise di accettare, solo per poter allontanare la ragazza da Max. “Ok, torno subito ragazzi”.

Chloe si allontanò con Janet lanciando un’occhiata a Max mimando con le labbra: “Torno subito”.

Max annuì un po’ infastidita dalla presenza di Janet.

“Ma chi è questa Janet?” chiese Eddie guardando la ragazza allontanarsi.

“Non ne ho la più pallida idea” disse Emily. Poi aggiunse: “Ma non manca qualcuno?”

“Infatti, dov’è Shonei?” chiese il ragazzo.

Appena sentì pronunciare il suo nome, ricominciò a pensare alla sua richiesta. Non sapeva ancora cosa fare al riguardo, ma prima o poi avrebbe dovuto prendere una decisione.

“Ha detto che aveva un po’ da fare, quindi non sapeva se ci avrebbe raggiunti” rispose Jonathan.

Max si alzò dal suo posto. “Scusate, arrivo subito” disse, allontanandosi per raggiungere il bar. Guardò verso il gruppo di persone ballare. Sorrise vedendo Aaron divertirsi con Allison. Sembrava le piacesse la ragazza. Poi il suo sguardo si spostò più in là, su Chloe e Janet che le teneva una mano sul fianco mentre ballavano. Il senso di fastidio che provò in quel momento, era qualcosa di diverso da ciò che aveva provato con Shonei. Forse era a causa di Janet che l’aveva presa di mira. Si sedette su uno sgabello ordinando un cocktail analcolico alla frutta. In attesa di essere servita ripensò alla proposta di Shonei, mentre ogni tanto lanciava un’occhiata in pista verso Chloe.

 

 

In quel momento qualcuno si avvicinò a passo lento verso il bar. Proprio quando Max iniziò a fare il primo sorso del suo cocktail, la voce disse: “Cosa ci fai qui sola soletta?”

Max si voltò vedendo Shonei sedersi accanto a lei. “Ciao Shon”.

“Una birra” ordinò la ragazza al barman. Poi si voltò a guardare Max appoggiando le braccia sul bancone incrociando le mani. “Ciao”.

“Dove sei stata?”

“Lavoro” disse Shonei mentre il barman le serviva la birra. “Dove sono gli altri?”

Max indicò con un cenno della testa dove erano i ragazzi.

“Chloe non è con te?”

“Lei è stata rapita da Janet”.

“In che senso?”

“Guarda tu stessa” disse Max guardando verso la pista da ballo.

Shonei guardò nella stessa direzione scuotendo la testa sorridendo. “Non cambia mai”.

“Chloe o Janet?”

“Janet”.

Max guardò ancora verso le due ragazze che ballavano e chiese: “Chloe e Janet hanno avuto una storia?”

“Si, per un po’, ma niente di serio”.

“E poi?”

“E poi niente”.

Max si voltò a guardarla. “Non è passata a te?”

Shonei la guardò un po’ sorpresa e poi sorrise. “Se mi vuoi chiedere se ci andavo a letto, la risposta è sì”.

“Ed è finita o c’è ancora qualcosa?”

Il sorriso scomparve dal suo volto. Ci era andata di nuovo a letto proprio la sera prima, ma non poteva dirglielo. “Qualsiasi cosa ci sia stato tra noi, non era importante”.

Max annuì riportando lo sguardo al suo cocktail.

“Hai riflettuto sulla mia proposta?”

“No, cioè ci sto pensando, ma non ho ancora deciso. Devo essere sincera, non mi sento a mio agio in questa situazione”.

“Perché?”

“Perché pensavo che avremmo aspettato i nostri tempi”.

“I tuoi tempi vorrai dire”.

“Mi stai addossando la responsabilità per non aver iniziato una storia con te?”

“No, però devi ammettere che se non fosse stato per te, adesso noi staremmo già insieme”.

“Avevi detto…”

“Lascia perdere cosa ho detto Max. Ti sembro il tipo di persona che ha bisogno di tempo? L’unico motivo per cui l’ho detto, era per venirti incontro”.

“E come mai hai smesso?”

“Di fare cosa?”

“Di venirmi incontro. È proprio questo che non capisco. Hai cambiato idea così, dall’oggi al domani e senza spiegarmi cosa ti ha portato a questa decisione”.

“Non c’è una motivazione particolare” disse Shonei evitando di guardarla e in quel momento Max comprese che stava mentendo.

“Cosa non mi dici Shon?”

“Niente” rispose la ragazza prendendo un sorso dalla sua birra. “Andiamo dagli altri?”

Max non rispose, però si alzò dallo sgabello con qualche difficoltà.

“Qualche problema?” chiese Shonei.

“Niente di grave, mi fa male solo un po’ la caviglia”.

“Ti aiuto io” si offrì Shonei avvicinandosi a lei.

“Non c’è bisogno” disse tempestivamente Max alzando una mano per fermarla. Sembrava che non volesse essere nemmeno toccata da lei. Si diresse verso i compagni mentre Shonei la seguiva scuotendo la testa.

 

 

Nel frattempo Chloe e Janet smisero di ballare e si fermarono al bar per bere qualcosa. Poi dopo essersi salutate Chloe raggiunse gli altri e si bloccò vedendo Shonei seduta al suo posto accanto a Max che aveva una strana espressione. Sembrava turbata.

Chloe e Shonei si guardarono per qualche istante. “Ciao perdente” disse quest’ultima ironica.

Chloe non sorrise. “Pensavo che non saresti venuta”.

“E invece sono qui, non sei felice?” chiese Shonei continuando a sorridere mentre beveva un altro sorso dalla sua birra.

Max non alzò nemmeno lo sguardo verso di lei. Chloe si chiese cosa diavolo stesse succedendo. Ma anche se non lo sapeva, era certa che il cambio di umore di Max, fosse dovuto proprio a lei. Subito dopo Chloe accettò la richiesta di Timothy di fare una partita a biliardo insieme. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per starle lontana. Sapeva che avrebbe dovuto parlare con lei, ma stava prendendo tempo. Ci stava male perché dopotutto Shonei non era un’estranea, ma una sua amica. La persona che l’aveva tolta dai guai e con la quale si era divertita, anche se questo aveva avuto delle conseguenze per tutti. A un certo punto Max si alzò con Kate per andare in bagno. Shonei invece si diresse all’esterno del locale con l’intenzione di fumare una sigaretta. Così Chloe decise di approfittarne per parlare con lei una volta per tutte e sistemare le cose tra loro.

 

 

Shonei si appoggiò di spalle a un’auto parcheggiata accendendosi una sigaretta. Chloe la raggiunse fermandosi davanti a lei. “Ehi!”

Shonei alzò lo sguardo, mentre dalla sigaretta tra le labbra, salivano scie di fumo che la costrinsero a stringere gli occhi. “Ehi, ti va di fumare?”

“No, non sono qui per questo” disse Chloe con tono serio.

Shonei sfilò la sigaretta dalla bocca mentre continuava a guardarla. Sapeva che quel momento sarebbe giunto prima o poi. “Allora perché sei qui?”

“Per parlarti”.

“Bene, sentiamo” disse Shonei continuando a fumare.

“Innanzitutto ti dico che Steph è furibonda con te per quello che hai fatto”.

“E dov’è la novità? Lei è sempre arrabbiata con me” disse la ragazza con un’alzata di spalle.

“Beh, questa volta sono dalla sua parte. Hai davvero esagerato”.

“Lo sai che Jessie le spezzerà il cuore, vero?”

Chloe ci mise un po’ a rispondere. Anche lei pensava che Jessie avrebbe portato soltanto guai, ma non poteva accettare il modo in cui Shonei aveva deciso di agire per far valere le sue ragioni. “Questo non ha nessuna importanza”.

“Ma davvero? E da quando non ti interessa che Steph possa soffrire?” chiese con finto stupore.

“Steph è una persona adulta e se ha deciso di stare con lei, non devono essere affari nostri. Anche io sono preoccupata, ma non metto su dei spettacolini per farmi ascoltare”.

“Quindi cosa vuoi adesso?”

“Dovresti scusarti con lei, tanto per cominciare e poi piantarla con i tuoi giochetti del cazzo!” disse Chloe alterandosi un po’.

Shonei la guardò attentamente per qualche istante e poi un sorriso comparve sul suo volto. “Tu non sei qui per parlarmi di Steph”.

Chloe rimase in silenzio sorpresa dalla sua insinuazione, ma infondo qualcosa di vero c'era.

“Avanti Chloe, adesso dimmi quello che vuoi davvero”.

“Non so cosa sta succedendo tra te e Max, ma voglio che tu la smetta subito!”

“Smettere di fare cosa?”

“Lo sai a cosa mi sto riferendo!”

“Al fatto che abbiamo ballato insieme? Davvero? Ancora con questa storia?”

“Tanto per che cominciare, quello non era ballare e tu lo sai benissimo! Non prendermi per il culo Shon, ti conosco fin troppo bene!”

“Ti ho già detto che odio quando qualcuno viene a dirmi quello che posso e non posso fare”.

“Tu puoi fare quello che cazzo vuoi nella tua vita, ma ti chiedo di non coinvolgere Max!”

“Perché sei così preoccupata?” chiese Shonei confusa, ma soprattutto curiosa dalla sua eccessiva preoccupazione per l'amica.

“Perché ci sei di mezzo tu! Max non è il tipo di ragazza che sei solita frequentare, è tutto l’opposto!”

“Guarda che questo lo so bene” rispose la ragazza con calma.

“Non credo proprio!”

Shonei rise divertita alle parole di Chloe. “Lo sai che stai commettendo di nuovo lo stesso errore di quella sera? Max lo sa che sei qui a parlare con me?”

“Lascia perdere Max, questa è una cosa che riguarda solo me e te!”

Shonei si scostò dall’auto gettando la sigaretta sull’asfalto avvicinandosi di un passo a lei. Era stanca del suo atteggiamento. Le stava concedendo la possibilità di esprimersi, perché voleva risolvere le cose tra loro. Ma il modo in cui si stava ponendo Chloe nei suoi confronti, la stava infastidendo molto. “Non posso, perché è proprio di lei che stiamo parlando! Io non capisco proprio quale sia il tuo cazzo di problema! Te ne vieni qui a darmi ordini su come trattare Max, neanche fosse una ragazzina! Non so se te ne sei accorta, ma la tua amica è adulta esattamente come lo è Steph! Può decidere di fare quello che vuole, senza tenere conto dell'opinione di nessuno! Quindi spiegamelo Chloe, cosa ti rode così tanto da spingerti a darmi degli ordini?!”

“Conosciamo bene quale sia il tuo obbiettivo con le donne! Quindi piantala di fingere di non sapere di cosa io stia parlando!”

“Quindi è questo il punto! Secondo te ci sto provando con Max?!”

Chloe rimase in silenzio guardandola dritta negli occhi. Non era necessaria una risposta alla sua domanda, perché era chiaro cosa stesse pensando.

“È così, non è vero?! Potrei anche capire le tue ragioni se la situazione fosse diversa, ma non lo è! Santo cielo, tu sei soltanto sua amica!”

“Appunto, è la mia migliore amica e non voglio che la tratti come fai sempre con tutte! Non so quali siano le tue intenzioni, ma lei non è un oggetto, quindi vorrei che la smettessi di girarle intorno!”

“Davvero Chloe?! Non sei tu quella che voleva aiuto per riappacificarsi con lei?! Cosa c’è, adesso finalmente le cose si stanno sistemando tra di voi e ti vuoi liberare di me?! Sei una vera ipocrita, opportunista e anche ingrata!”

“Vogliamo parlare di come mi hai aiutata?! Le hai mostrato il murale! È una cosa che avrei dovuto fare io, non tu!” disse Chloe puntandole il dito contro. “Mi hai tenuto nascosto la verità! Sono anche venuta a parlare con te, per esprimere i miei dubbi in proposito e mi hai mentito guardandomi negli occhi!” disse Chloe con delusione e rabbia.

“Si beh, se non lo avessi fatto, Max avrebbe lasciato la città per tornarsene a Seattle dai suoi genitori! È questo che volevi?!”

“Bene, sei riuscita nell’intento di aiutarmi, ma non pensavo volessi qualcosa in cambio!”

“E cosa vorrei in cambio secondo te?!”

“Dimmelo tu Shon! Cos’è che vuoi?!”

“Che resti fuori dalla mia vita privata!”

“Max non è la tua vita privata!”

Shonei si avvicinò ulteriormente a lei. “Fino a prova contraria io e lei siamo amiche! Ti ho aiutata e hai ottenuto una possibilità per risolvere le cose con lei! Però non permetterti di venirmi a dire di starle lontana, perché come hai detto tu poco fa, non è un oggetto! Lei non ti appartiene Chloe! Potrai anche essere la sua migliore amica, ma questo non ti da nessun diritto di decidere cosa è meglio per lei o per me! Quindi non intrometterti nel nostro rapporto!” Shonei si voltò per tornare di nuovo ad appoggiarsi all’auto.

“Io so cosa è meglio per lei, perché la conosco!” disse Chloe.

Shonei si bloccò voltandosi verso di lei. Si riavvicinò a lei guardandola dritta negli occhi sorridendo. “Tu la conosci?!” chiese la ragazza con sarcasmo. “Ma non farmi ridere!”

“Credi di conoscerla meglio di me?!” domandò Chloe sbuffando.

“Puoi giurarci!”

“Sono cresciuta con lei! Tu puoi dire lo stesso?! Non sai nulla di lei!”

“Oh Chloe, credimi, non hai idea di quanto tu ti stia sbagliando! Sei tu quella che crede di sapere tutto, ma non è affatto così! Non sai cosa è meglio per Max e tantomeno cosa voglia davvero! Rimarresti sorpresa da quante cose non conosci della tua migliore amica!”

Chloe la guardò stringendo i pugni. “Di che diavolo stai parlando?!”

“Il fatto che tu me lo stia chiedendo, è la chiara dimostrazione di quanto ho appena detto! Tu non sai un cazzo!” disse Shonei superandola per tornare nel locale.

“Sta lontana da lei!” disse Chloe seguendola con lo sguardo.

Shonei si voltò di nuovo verso di lei bloccandosi. “Sai qual è il tuo vero problema?! Che vedi Max ancora come se fosse una ragazzina! Come la tua carissima compagna di giochi!” disse la ragazza con tono di scherno.

Poi aggiunse: “Ma è ora che tu ti dia una svegliata! Lei non è più una bambina, ormai è una donna! E credimi quando ti dico, che ovunque lei vada, le puntano gli occhi addosso con lo stesso interesse che provano verso tutte le altre donne! Credo che tutti se ne siano accorti! Tutti tranne te!” disse puntandole il dito contro.

Chloe si ritrovò a pensare al giorno in cui era uscita con Max la prima volta, quando ordinando qualcosa da bere, il ragazzo che doveva servirle le aveva piantato gli occhi addosso sorridendo.

“E il tuo interesse qual è?!” chiese Chloe ormai al limite, avvicinandosi ancora a lei.

“Questi non sono cazzi tuoi! Max è tua amica e io non mi pongo nessun problema al riguardo! Non vengo a romperti i coglioni e anche tu dovresti fare lo stesso con me, qualsiasi sia il mio interesse nei suoi confronti!”

“Quali sono le tue intenzioni?!” chiese Chloe senza arrendersi.

“Per quanto mi riguarda potrei anche decidere di portarmela a letto, ma questo non ti riguarda, quindi stanne fuori!” disse Shonei alzando la voce, voltandosi per tornare dentro, ma Chloe le afferrò trattenendola per un polso.

“Non provarci nemmeno Shon!” disse Chloe con tono alquanto minaccioso.

Shonei la guardò dritta negli occhi, stufa di lei. “Altrimenti cosa farai?! Eh?! Credi di farmi paura?! Adesso lasciami andare, non vorrei farti male! Davvero Chloe, non costringermi a farlo!”

La ragazza tornò sui suoi passi ma Chloe non mollò la presa, costringendola di nuovo a girarsi e proprio in quel momento, le sferrò un pugno in pieno volto che le fece perdere l’equilibrio. Shonei traballò portandosi una mano sul volto. Poi si raddrizzò guardando sbalordita l'amica che continuava a guardarla con rabbia. Spostò la mano sulla bocca accorgendosi di perdere del sangue dal labbro inferiore. Fissò la sua mano sporca di sangue.

 

 

Max e Kate uscirono dal bagno tornando dagli altri. Appena Max si accorse della mancanza di Shonei e Chloe, chiese: “Dove sono Shon e Chloe?”

“Shon è andata a fumare e Chloe non lo so. Si alzata subito dopo” rispose Victoria.

Una strana sensazione si impossessò di Max. Si voltò guardando nel locale nella speranza di vedere Chloe, ma lei non c'era.

“Max, va tutto bene?” chiese Kate guardandola con preoccupazione.

“Ehm... sì, arrivo subito” rispose Max allontanandosi il più velocemente possibile per raggiungere l'uscita, nonostante i movimenti impediti dal dolore alla caviglia.

 

 

Shonei sputò del sangue e tornò a guardare la ragazza avvicinandosi. Sorrise quando Chloe fece un leggero passo indietro. “Cazzo, non avrei mai creduto che potessi arrivare a tanto. Devo ammettere che ne hai di fegato”.

La raggiunse appoggiando la mano sinistra insanguinata sulla spalla, sporcandole la maglietta. “Non azzardarti mai più Chloe” disse sferrandole un pugno in pieno stomaco, facendola piegare in due. Ne sferrò un altro al volto facendola sbattere contro l’auto. Chloe era a terra, tenendo una mano sullo stomaco e con il dorso dell’altra si ripuliva il labbro dal sangue, dove il pugno di Shonei le aveva causato un taglio.

Max che si stava avvicinando a loro zoppicando velocemente, aveva assistito alla scena. “Shon!” gridò con gli occhi sbarrati.

Shonei si voltò di scatto mentre Max la sorpassava chinandosi su Chloe che stava appoggiata contro l’auto.

“Chloe, stai sanguinando!”

Poi si voltò a guardare con disappunto Shonei continuando a rimanere china sull’amica. “Ma che diavolo ti è saltato in mente?! Sei forse impazzita?!”

“Come scusa?” chiese Shonei incredula.

“L’hai colpita!”

“Guarda che è stata lei a cominciare! Cosa avrei dovuto fare?! Farmi pestare?!” chiese Shonei scaldandosi, indicando Chloe.

“No, però magari avresti dovuto andarci piano!”

“Piano?!”

“Shon, sei tu ad avere un sacco da boxe in casa, non Chloe!”

“Ma che… è solo un taglietto!” disse Shonei alterandosi ancora di più.

Max la fulminò con lo sguardo.

“Nel caso non te ne fossi accorta anche io sto sputando sangue!” disse Shonei.

Solo in quel momento Max si rese conto che anche l’altra, aveva una ferita sul labbro, ma era troppo presa dalla sua preoccupazione verso l’amica. Dopotutto, negli occhi aveva la scena di Shonei che la colpiva e non il contrario. Max riportò lo sguardo su Chloe, estraendo un fazzoletto dalla tasca per tamponarle il sangue dal labbro.

Shonei spiazzata dall’indifferenza di Max nei suoi confronti, ci rimase molto male. Anche lei era ferita, ma questo sembrava non importarle più di tanto. Era stata lei ad essere attaccata per prima, verbalmente e fisicamente. Lei si era semplicemente difesa. I suoi occhi si soffermarono sulle due ragazze assistendo a quella scena che per lei era semplicemente surreale. A un tratto annuì lentamente, facendo qualche passo indietro sussurrando: “Ok… ho capito”. Si allontanò per raggiungere la sua auto e andarsene via.

Max si voltò verso di lei. “Shon, non andartene! Shon!”

Shonei non si voltò continuando ad andare per la sua strada. Chloe lesse del dispiacere sul volto di Max e questo le fece male. “Va da lei…” disse Chloe dispiaciuta, appoggiando una mano sul fazzoletto che Max stava tenendo sulla sua ferita.

Max riportò l’attenzione su di lei. “Che cosa è successo? Perché stavate litigando?”

La ragazza non rispose.

“Chi ha cominciato?”

“Ho iniziato io, ma lei ha detto…” rispose Chloe senza riuscire a terminare.

“Cosa ha detto?”

“Ha detto qualcosa che mi ha dato molto fastidio”.

“E tu hai pensato bene di alzare le mani?! Sei un’idiota Chloe!” la rimproverò Max continuando a premere sulla ferita.

Chloe sussultò per il dolore. “Ahia!”

“Sta ferma”.

“Fa male”.

“Così impari”.

“Ho sbagliato… scusa… io non…”

“Avanti, alzati” disse Max lamentandosi della caviglia.

“La tua caviglia…”

“Già, adesso fa male il doppio”.

“Ti riaccompagno subito a casa Max”.

“Si, forse è meglio”.

Così le ragazze tornarono a casa dopo aver avvisato gli altri con un semplice messaggio. Non parlarono ulteriormente di quanto avvenuto. Max non permise nemmeno a Chloe di accompagnarla fino all’appartamento. Mise dell’altra pomata sulla caviglia avvolgendola in una benda e se ne andò a letto. Cercò di contattare Shonei ma lei non rispose alle sue telefonate.

 

 

Chloe se ne tornò al suo appartamento. Si occupò della sua ferita sul labbro disinfettandola. Si sentì tremendamente in colpa verso Max ma anche verso Shonei, che l’aveva tolta dai guai e aiutata con Max. In cambio lei l’aveva presa a pugni. Forse la ragazza aveva ragione a darle dell’ingrata. Ma in che modo avrebbe potuto mantenere il controllo con lei, davanti alla sua sfacciataggine che da sempre la contraddistingueva? Come poteva restare inerme all’insinuazione della ragazza, di portarsi Max a letto?

 

 

Shonei stava tornando a casa, quando vide ancora una volta Steph e Jessie, ferme davanti alla porta dell’appartamento di quest’ultima. Si fermò giusto un attimo a guardarle, poi continuò a camminare superandole tenendo il capo chino. Questo però non riuscì a nascondere il sangue che continuava a colare dal labbro e quello presente sulla sua camicia. Le due ragazze la osservarono senza dire nulla, ma poi Steph la fermò.

“Shon!”

Lei si bloccò nel corridoio senza voltarsi rimanendo in silenzio.

“Hai del sangue addosso. Stai bene? Cosa ti è successo?”

“Niente” rispose in tono freddo ricominciando a camminare.

Steph continuava a guardarla allontanarsi e a quel punto Jessie disse: “Vuoi andarci a parlare?”

“No, non mi sembra il caso. Dopotutto si è comportata da stronza con me, quindi…” disse la ragazza con un’alzata di spalle.

“Ok, allora grazie per la serata. Sono stata bene”.

“Anche io, se ti va potremo rifarlo”.

“Si, mi piacerebbe”.

“Bene, allora ti faccio sapere”.

“Okay”.

“Buonanotte Jessie” disse Steph avviandosi per raggiungere il suo appartamento.

“Buonanotte Steph” rispose Jessie non proprio convinta. “Senti…”

“Si?”

“Ti andrebbe di bere qualcosa… prima di… andare?” chiese la ragazza titubante.

Steph dapprima sorpresa sorrise. “Ma certo”.

Così Steph passò altro tempo in compagnia della ragazza. Tempo che si protrasse fino al giorno seguente.

 

 

Mercoledì 26 luglio 2017

Il mattino seguente, Steph uscì dalla stanza da letto trovando Jessie indaffarata a preparare pancake. La gatta le andò incontro strusciandosi contro le sue gambe. Steph si chinò per farle una carezza. “Buongiorno anche a te Kira”.

Jessie sentendo la sua voce si voltò di scatto verso di lei. “Buongiorno Steph”.

“Buongiorno Jessie”.

La ragazza riportò la sua attenzione alla preparazione della colazione. Si sentiva tremendamente a disagio per aver chiesto a Steph di passare la notte da lei. Ovviamente non era successo nulla tra loro, a parte qualche bacio che stava per tramutarsi in qualcos’altro. Jessie si era tirata indietro e Steph non aveva fatto pressioni.

“Ti va di fare colaz…” disse Jessie interrompendosi dallo spavento portandosi una mano al petto, quando vide la ragazza proprio dietro di lei.

“Wow, sono così brutta di primo mattino?” chiese Steph con ironia.

“No, certo che no, è solo che… non ho sentito avvicinarti” disse la ragazza con un certo imbarazzo.

“Allora, stavi dicendo?”

“Cosa?” chiese confusa Jessie.

“Mi stavi invitando a fare colazione con te o sbaglio?”

“Si certo, ti va?”

“Mi piacerebbe”.

Quando fu tutto pronto, si sedettero a tavola per fare colazione in estremo silenzio a causa del forte disagio di Jessie. Steph si era resa conto della situazione, ma preferiva non essere lei ad aprire l’argomento.

Poi a un tratto Jessie smise di mangiare. “Senti Steph, volevo scusarmi per ieri sera. Non avrei dovuto chiederti di rimanere”.

“Non c’è problema”.

“Invece sì, perché tu ti aspettavi che noi due…”

“Non mi aspettavo nulla”.

Jessie non credeva a ciò che aveva appena affermato.

Steph sorrise scuotendo la testa. “Ok. Forse si, ma non eri dovuta a fare nulla e io non avevo nessun diritto”.

“È stata colpa mia. Sono stata io a lasciarti credere che potesse succedere qualcosa, invitandoti a passare la notte qui da me. Devo ancora abituarmi a tutto questo”.

“Abituarti?” chiese Steph confusa.

“Sì”.

“Lo fai sembrare come se fosse una cosa poco piacevole. Come se fossi dovuta ad abituarti a una situazione scomoda che ti viene imposta. La vita non dovrebbe essere così e nemmeno le relazioni”.

“Io non intendevo…”

“Con Owen ci stavi per abitudine?” chiese Steph maledicendosi mentalmente quando vide l’espressione dell’altra incupirsi.

Jessie rimase in silenzio e Steph si alzò da tavola. “Scusami, non avrei dovuto neanche nominarlo. Adesso è meglio che vada, non vorrei fare tardi al lavoro”.

“Steph…”

“Ciao” salutò Steph senza voltarsi, lasciando la ragazza ai suoi pensieri.

Steph entrò nel suo appartamento trovando Chloe davanti a una tazza di caffè. “Buongiorno”.

“Buongiorno Steph”.

“C’è ancora del caffè?” chiese la ragazza senza guardarla.

“Si, è nella caraffa sul ripiano della cucina”.

Steph prese la caraffa versandosi del caffè in una tazza.

“Suppongo che tu abbia passato la notte con Jessie”.

“Già!”

“Com’è andata?”

“Oh, benissimo” rispose la ragazza con sarcasmo.

Chloe a quel punto si alzò da tavola dirigendosi verso la cucina. Steph che era appoggiata di spalle a un ripiano, alzò lo sguardo sull’amica notando un particolare. Chloe stava lasciando la tazza nel lavello e Steph le appoggiò una mano sulla guancia, facendola voltare dalla sua parte. “Che cazzo ti è successo?” chiese la ragazza preoccupata.

“Non è niente”.

“Mi prendi per il culo?”

Chloe sospirò e disse: “Sono soltanto andata a sbattere contro un pugno di Shon”.

“Cosa?” chiese la ragazza sgranando gli occhi, ricordando il sangue che aveva addosso Shonei. “Hai fatto a botte con Shon?”

“Beh, è un altro modo per dire come sono andate le cose”.

“Oh mio Dio! Ma che è successo?”

“Abbiamo parlato”.

“Si vede” disse Steph con sarcasmo mentre alzava gli occhi al cielo spalancando le braccia.

“Chloe, dimmi cosa è successo”.

Chloe si voltò dirigendosi verso il divano per sedersi. L’amica prese posto accanto a lei in attesa.

“Le ho detto di piantarla di comportarsi come fa di solito”.

“È per quello che ha fatto dopo la partita di biliardo?”

“Lei non può fare sempre quello che le pare”.

“Accidenti Chloe, non c’era bisogno di parlare con lei di questo. Io me la posso cavare benissimo da sola”.

“Lo so” disse Chloe abbassando lo sguardo.

“C’è dell’altro, non è vero?”

“Le ho chiesto di smetterla anche con Max”.

“Di fare cosa?”

“Qualsiasi cosa, tipo strusciarsi addosso” disse Chloe nervosa alzandosi dal divano.

“È così che siete venute alle mani?”

“Ha insinuato che può portarsela a letto se vuole. Non ci ho visto più”.

“Chloe, ha voluto solo provocarti”.

“Non lo so, c’è qualcosa che non va in questa storia. Max a volte mi sembra strana quando c’è lei”.

“Un momento, pensi che ci sia qualcosa tra loro?” chieste Steph sgomenta.

“Non so cosa pensare. È di Shon che stiamo parlando. Lei non si fa problemi a provarci con chiunque”.

Steph sospirò esausta. “Quindi hai iniziato tu”.

Chloe alzò le spalle con aria colpevole.

“Oh Chloe…”

“Così perdo due amiche invece di una” disse con frustrazione.

“Max è arrabbiata?”

“Non l’ha presa bene, questo è certo”.

 

 

Shon era già in giro e quando completò le sue solite consegne, si fermò in un bar per prendere un caffè e delle sigarette. Appena uscita si diresse verso la sua auto e non appena aprì lo sportello, sentì qualcuno chiamarla. “Ehi Shon” disse Janet raggiungendola mentre Shonei borbottava qualcosa sulla sua solita sfortuna.

“Ciao Janet”.

“Ciao” salutò la ragazza con un sorriso che si spense notando la ferita sul labbro. “Uhhh, quello deve fare davvero male. Cosa ti è successo?”

“Oh, non è niente, io sto bene. Dovresti vedere l’altra come è messa”.

Janet rise divertita dalle sue parole.

“Visto che siamo qui che ne dici di farci un giro da qualche parte?”

“Ehm… Janet io…”

“Cosa?”

“Ascolta io spero davvero che tu non abbia frainteso le mie intenzioni. Sono venuta a letto con te senza nessun impegno”.

“Ehi, guarda che è con me che stai parlando” disse la ragazza sorridendo divertita.

“Appunto, voglio che sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di ricominciare a…”

“Shon, per favore. Ci conosciamo fin troppo bene per farci queste paranoie. Non voglio nulla da te”.

“Sicura?”

“Sicurissima, a meno che tu non voglia” disse Janet con malizia tirando leggermente la camicia di Shon che era rimasta impassibile.

 

 

Max quel mattino aveva chiamato Ellis che era passata a prenderla e si erano dirette allo studio. Per quanto avesse preferito dormire per non pensare a quanto successo, non rimpiangeva affatto di essere tornata al lavoro. Sicuramente l’avrebbe distratta dai suoi soliti pensieri che balzavano da Shonei a Chloe. Aveva ancora una decisione da prendere e quello che era successo, non le stava di certo facilitando il compito.

 

 

Un'altra giornata di lavoro era iniziata al Paradise. Chloe era in compagnia di Emily al bar e mentre sistemava alcune bottiglie, quest’ultima serviva i clienti. Appena Chloe terminò il suo compito, estrasse il telefono dalla tasca posteriore guardando l'ora. Ian era in ritardo di dieci minuti e toccava a lui stare al bar. Sbuffò infastidita del ritardo del ragazzo e non solo. Era già abbastanza innervosita per quello che era successo con Shonei. Proprio in quel momento, Ian entrò velocemente nel locale sotto lo sguardo di disappunto di Chloe.

“Ma guarda chi c’è, per caso stamattina non ti andava di lavorare?”

Ian la ignorò completamente dirigendosi verso l'entrata posta dietro al bar, per raggiungere gli spogliatoi.

“Ehi, sto parlando con te!”

Il ragazzo le lanciò uno sguardo contrariato e proseguì per la sua strada. Chloe non perse tempo e gli andò dietro furibonda. Appena nel corridoio intimò al ragazzo: “Fermati immediatamente!”

Ian si bloccò voltandosi verso di lei, guardandola con ostilità. “Cosa vuoi?!”

“Ti sembra questa l'ora di arrivare?!”

“Ho avuto un contrattempo!”

“Beh, la prossima volta avvisa se sei consapevole di fare tardi!”

“Si certo…” disse il ragazzo con aria di sufficienza.

“I turni e gli orari vanno sempre rispettati!”

“Ho tardato di appena dieci minuti!”

“Oggi sono dieci minuti, domani venti e poi chissà! Cosa succederebbe se ognuno facesse quello che gli pare?! Te lo dico io, questo posto andrebbe a puttane e io ci andrei di mezzo perché sono la responsabile! Siamo in estate e c'è più gente del solito, quindi bisogna presentarsi in orario. La prossima volta che fai tardi, te ne puoi anche ritornare a casa!”

“Qual è il tuo problema Chloe?! Hai le tue cose per caso?!”

Chloe si avvicinò piazzandosi davanti a lui. “Stai ben attento a come ti rivolgi a me!”

Ian le guardò il labbro tumefatto e sorrise divertito. “Finalmente qualcuno ha capito come prenderti!”

“Adesso cambiati immediatamente e vai ad aiutare Emily al bar! Ora!” disse la ragazza che stava per perdere definitivamente la pazienza.

Detto questo Chloe si allontanò dirigendosi verso l’ufficio al piano di sopra per fare degli ordini. Ian restò a guardarla allontanarsi finché non scomparì dalla sua vista. Entrò negli spogliatoi e si cambiò in fretta. Poi chiuse la porta dell’armadietto facendola sbattere con un colpo secco. Era davvero arrabbiato con Chloe, anche perché non aveva tardato a lavoro per farle un dispetto. Era passato a prendere dei farmaci destinati a sua madre che ne aveva bisogno. Uscì dagli spogliatoi dirigendosi verso il bar dando un saluto ad Emily.

“Scusa se ho fatto tardi” disse Ian infastidito.

“Non c’è problema Ian”.

“Dillo a lei”.

“Chloe?”

“Si, sta davvero esagerando. Si comporta come se fosse la padrona qui”.

“Non prendertela, credo che oggi si sia alzata con la luna storta”.

“Beh, che si fotta!”

“Come mai hai fatto tardi?”

“Sono passato a prendere dei farmaci per mia madre”.

“Lo hai detto a Chloe?”

“No”.

“Beh, avresti dovuto”.

“Non sarebbe servito”.

“Mi allontano un attimo. Sto per farmela addosso” disse Emily.

In quel momento Ian notò sul bancone una bottiglietta di coca cola aperta. “Ehi Emily”.

“Si?”

“Di chi è quella bottiglia?”

“Oh, credo sia di Chloe” disse la ragazza per poi allontanarsi velocemente per andare in bagno.

Ian fissò la bottiglia avvicinandosi lentamente. Poi si guardò intorno assicurandosi che nessuno lo vedesse. Erano tutti indaffarati a servire i clienti e ripulire alcuni tavoli, tra cui anche il suo amico Cooper. Afferrò la bottiglia tornando velocemente agli spogliatoi e chiudendola nel suo armadietto. Poi si fece sostituire momentaneamente da Cooper e si diresse alla sua auto nel parcheggio. Prese il sacchetto dove c’erano vari farmaci, trovando ciò che cercava. Si infilò il flacone nella tasca dei pantaloni e tornò nel locale, dirigendosi di nuovo verso gli spogliatoi, mentre Cooper lo guardava confuso ed Emily tornava alla sua postazione. Ian aprì velocemente l’armadietto tirando fuori la bottiglia della bibita e svitò il tappo. Aprì anche il flacone del potente ansiolitico che aveva recuperato tra i farmaci. Riempì il contagocce versandone il contenuto nella bibita. Richiuse il tutto per poi capovolgere la bottiglia lentamente per mescolarne il contenuto. Successivamente uscì dallo spogliatoio tornando al bar. Emily e Cooper stavano servendo alcuni clienti e non si accorsero di nulla. Ian vide che un altro collega stava per dirigersi verso il corridoio da cui era appena uscito.

“Ehi Kenny”

“Dimmi Ian”.

“Levami questa cazzo di bottiglia tra i piedi per favore”.

Il ragazzo prese la bottiglia. “Devo buttarla?”

“No, è di Chloe, portagliela di sopra in ufficio”.

“Ok” disse il ragazzo allontanandosi per raggiungere il piano di sopra. Bussò alla porta dell’ufficio dove Chloe era indaffarata con l’ordinazione davanti al computer.

“Avanti”.

“Ehi, Chloe, questa deve essere tua”.

“Oh sì, devo averla lasciata di sotto. Grazie Kenny”

“Di nulla Chloe” disse il ragazzo uscendo mentre Chloe svitava il tappo bevendone un lungo sorso.

 

 

Ashley era in bagno dopo essersi data una rinfrescata. Rimase davanti allo specchio a guardare il suo aspetto orribile. Non riusciva più a dormire per il pensiero di ciò che attendeva lei e Jeffrey. Era così spaventata che non lo aveva nemmeno avvisato del rischio che correva. O forse, il motivo per cui non lo aveva ancora fatto, era per paura di una sua reazione. Sicuramente non avrebbe gradito sapere che Shonei conoscesse la verità. L’avrebbe ritenuta responsabile. Lui ormai stava per tornare in città e con il rischio di finire ammazzato. Aveva pensato anche di lasciare Portland facendo perdere le sue tracce, in modo che né Steven e né Jeffrey la trovassero, ma aveva paura a fare qualsiasi cosa. Anche uscire di casa era diventato per lei impossibile.

 

 

Shonei era andata in giro con Janet, poi si erano dirette all’appartamento di quest’ultima dove finirono per fare sesso. Poi era rientrata a casa sua, aveva fatto una doccia e aveva deciso di andare al Paradise.

 

 

Chloe stava ancora davanti al computer quando si rese conto di sentirsi un po’ strana. Si portò l’indice e il pollice sugli occhi chiusi per qualche secondo. La bottiglia appoggiata sulla scrivania era ormai vuota. Cercò di riportare di nuovo l’attenzione al computer senza riuscirci. Si strofinò il volto con entrambe le mani. Si sentiva tremendamente stanca e confusa. Credendo che si trattasse dell’utilizzo del computer, decise di prendersi una pausa. Si alzò dalla sedia appoggiando le mani sulla scrivania scuotendo la testa. Poi uscì dall’ufficio per dirigersi verso il bagno per darsi una rinfrescata. Appena fuori si diresse sulla destra fino a raggiungere il bagno. Aprì il rubinetto del lavello gettandosi dell’acqua sul volto. Alzò lo sguardo verso lo specchio e sentì una leggera vertigine. Poi si sedette sul water chiudendo gli occhi e appoggiando la testa contro la parete. Restò lì per circa dieci minuti e si alzò solo quando si sentì un po’ meglio. Stava tornando all’ufficio quando decise di andare di sotto per prendere una bottiglia di acqua. Iniziò a scendere lentamente e quando arrivò a metà scalinata, sentì un leggero capogiro dovuto al sovradosaggio dell’ansiolitico. Cercò di reggersi al corrimano, ma perse l’equilibrio cedendo dalle scale, finendo per sbattere la testa sul pavimento. Attratto dal rumore, Kenny uscì dalla cucina. Appena vide Chloe a terra, chiamò gli altri e accorsero tutti verso di lei che era priva di sensi. Steph era appena arrivata al Paradise e vide quasi tutto il personale dirigersi verso il corridoio che portava sul retro. Mentre si stava avvicinando a passo veloce, vide Kenny chiamare i soccorsi. Emily invece stava parlando con Asher al telefono. Un brutto presentimento si insinuò nella sua mente e quando arrivò nel corridoio vide Chloe a terra svenuta. “Oh mio Dio, Chloe!”

Si fiondò su lei appoggiandole una mano sulla guancia, mentre alcuni guardavano la scena terrorizzati, incluso Ian. Chloe riprese i sensi proprio prima dell’arrivo dei soccorsi. Sembrava stesse bene, anche se sembrava decisamente stanca e sentiva dolore alla gamba destra e nel punto in cui aveva battuto la testa, dalla quale fuoriusciva un po’ di sangue. Dopo le domande di rito e dopo essersi assicurati che Chloe fosse vigile, i soccorritori la fecero stendere sulla barella per portarla in ospedale, visto che non riusciva camminare per via della gamba dolorante.

 

 

Shonei giunse al Paradise scendendo dall’auto. Si avvicinò al vicolo dove c’era un gruppetto di persone tra cui alcuni del personale del locale, curiosa di capire cosa fosse successo. Poi sgranò gli occhi quando vide Chloe sulla barella che veniva messa sull’autoambulanza. Si avvicinò velocemente a Steph.

“Che cazzo è successo?!” chiese Shonei preoccupata.

“Non lo so, è caduta per le scale! Ha battuto la testa e forse si è rotta anche una gamba!” rispose la ragazza agitata.

“Dove la portano?!”

“Al Daisy Emergency Hospital!” disse Steph ancora spaventata.

“Non preoccuparti, mi assicurerò che stia bene” la rassicurò Shonei dirigendosi alla sua auto per seguire l’autoambulanza.

 

 

Nel frattempo Max al termine di uno sviluppo di foto, era tornata nell’ufficio sedendosi su una poltrona davanti alla scrivania, massaggiandosi la caviglia. Ellis entrò in quel momento sedendosi sull’altra poltrona di fianco. “Ti avevo detto di aspettare di guarire prima di tornare al lavoro”.

“Non ce la facevo a restare a casa”.

“Capisco. A proposito, ho una cosa per te” disse Ellis alzandosi per passare dall’altra parte della scrivania. Aprì un cassetto estraendone un cartoncino nero lucente con la scritta color oro. Lo porse a Max che lesse e poi guardò Ellis.

“È l’invito per la mostra”.

“Si, dici che è troppo formale?”

“Beh, mi hai già invitata, non c’era bisogno di questo”.

“Non vorrei che te ne dimenticassi. Ci tengo molto che tu sia presente”.

“Allora grazie”.

“Grazie a te per aver accettato. Nel pomeriggio consegnerò altri inviti”.

“Anche la tua famiglia ci sarà?”

“Ehm… non te l’ho detto, ma sono stata a cena dai miei”.

“Davvero?”

“Già e grazie all’intervento di mio fratello, adesso anche loro sono a conoscenza della mostra. Quindi sono incastrata per benino”.

“Quindi… li hai invitati?”

“Ho invitato mia madre. Quindi lei ci sarà”.

“E gli altri?”

“Mi auguro con tutto il cuore che non si presentino. A dire il vero sono abbastanza convinta che non verranno, il che non mi fa altro che piacere” disse Ellis tornando a sedersi sulla poltrona.

Max la guardò attentamente ed Ellis sentendosi osservata si voltò verso di lei. “Che c’è?”

“Cosa è successo di così irreparabile da farti esultare per la loro assenza?”

“Questa è una domanda troppo personale”.

“Quindi non risponderai?”

“Già”.

“Bene, me ne ricorderò la prossima volta che farai domande sulla mia vita”.

Ellis sorrise roteando gli occhi al cielo. Poi tornò seria e disse: “Non ho avuto molto appoggio dalla mia famiglia, per quanto riguarda la mia professione”.

“Perché no?”

“Perché sono degli stronzi”.

Max scosse la testa esausta dalle sue vaghe risposte.

“E va bene, vuoi sapere davvero perché sono arrabbiata con loro?”

“Sì”.

“Ok, quando…” iniziò a dire Ellis interrotta dallo squillo del telefono di Max.

Max si alzò dalla poltrona afferrando il telefono sulla scrivania rispondendo.

“Pronto”.

“Max, sono Shonei”.

“Oh, ciao…”

“Ascolta, è successa una cosa”.

“Cosa?”

“Non voglio che ti preoccupi però, stanno trasportando Chloe in ospedale”.

“C-che h-hai detto?”

“Chloe è caduta dalle scale mentre era a lavoro. Adesso sto seguendo l’autoambulanza”.

“Oh mio Dio!” disse Max lasciandosi cadere sulla poltrona letteralmente sbiancata. Ellis si alzò dalla poltrona preoccupata.

“La stanno portando al Daisy Emergency Hospital. Io… insomma… cercherò di informarmi sulle sue condizioni ma… penso che lei gradirebbe molto di più la tua presenza”.

“Io… arrivo subito” disse Max.

Ellis prese subito le chiavi della sua auto comprendendo che fosse successo qualcosa.

“OK, aspetto il tuo arrivo” rispose Shonei mettendo fine alla telefonata.

Ellis guardò Max e disse: “Mi spiegherai tutto in macchina, adesso andiamo”.

 

 

Chloe venne sottoposta subito ad una tac alla testa per escludere un trauma cranico e un rx alla gamba destra. Le tagliarono i capelli sul punto dove aveva battuto la testa mettendole dei punti e un bendaggio. Le consegnarono un camice ospedaliero da mettere, ma che lei rifiutò di indossare. Non poteva nemmeno avvisare nessuno perché aveva dimenticato il telefono al Paradise.

 

 

Nel frattempo Max arrivò in ospedale trovando Shonei ad attenderla nell’atrio.

“Hai saputo qualcosa?”

“Non ancora, stavo aspettando che arrivassi tu”.

Si avvicinarono alla reception per chiedere informazioni.

“Buonasera”.

“Buonasera, cosa desidera?” chiese la donna a Shonei.

“Senta, una mia amica è stata portata qui in ospedale dopo aver avuto un incidente”.

“Come si chiama?”

“Chloe Price”.

La donna fece un controllo sul computer. “Chloe Elizabeth Price?”

“Si”.

“La sua amica è qui” disse la donna senza aggiungere altro.

Shonei la guardò corrugando la fronte. “Tutto qua? Non mi serviva il suo aiuto per sapere che lei è qui”.

“Cosa vuole sapere?”

“Voglio sapere se sta bene cazzo!” disse Shonei cominciando a perdere la pazienza.

“La prego di calmarsi. Cerchi di capire che non posso lasciare informazioni a chicchessia”.

“Io sono una sua amica!”

“Le posso dire soltanto che la stanno sottoponendo a tutti gli accertamenti e si prenderanno cura di lei. Non posso fare altro al momento”.

“Mi dica a che piano si trova!”

“Sono spiacente ma non posso darle questa informazione. Non insista”.

“Ma devo vederla!”

“Mi dispiace, ma non è orario di visite questo e lei non è una parente della paziente. Le consiglio di ripassare nel pomeriggio”.

Shonei stava per esplodere dalla rabbia, ma Max la fermò in tempo intervenendo. “Io sono sua cugina. Ho chiamato i suoi genitori che stanno arrivando, ma il viaggio che devono affrontare, è molto lungo e sono tremendamente preoccupati per lei. Non vorrei che avessero un incidente per cercare di arrivare in fretta. La prego, mi permetta di vederla, così potrò rassicurarli”.

Shonei guardò Max sperando che la sua colossale balla funzionasse.

“E va bene, ma solo lei e per poco tempo”.

“La ringrazio” disse Max.

Dopo aver ottenuto tutte le informazioni su dove fosse Chloe, Max si diresse verso l’ascensore. Shonei uscì dall’ospedale per fumare una sigaretta, ma non prima di aver lanciato uno sguardo ostile alla donna alla reception.

 

 

Quando il dottor Drake Coleman entrò nella stanza per parlarle, Chloe era distesa sul letto con ancora indosso i suoi abiti da lavoro. L’uomo si avvicinò a lei dando un’occhiata sulla cartella che aveva tra le mani. “Dunque…” iniziò l’uomo alzando lo sguardo su di lei. “Vedo che il camice non è di suo gradimento, ehm…” si interruppe per leggere di nuovo la cartella e rimase sorpreso nel leggere il nome. “Oh… Chloe Elizabeth Price”.

“Si, sono io” disse Chloe un po’ intontita.

“Allora Price, sembra non ci sia nessun trauma cranico, ma alla tibia della gamba destra, abbiamo riscontrato una minuscola frattura composta. Nulla che non si possa risolvere indossando un tutore per qualche giorno. Ha alcuni lividi sul corpo dovuti alla caduta, ma fortunatamente niente di serio. Ora vorrei porle alcune domande se non le spiace”.

“Certo” rispose Chloe già stufa di essere lì.

“Mi può spiegare com’è caduta dalle scale?”

“Sono semplicemente scivolata, ero distratta” mentì Chloe, evitando di parlare del capogiro. Era convinta che fosse una cosa passeggera e voleva uscire di lì più presto possibile.

“Il suo labbro sembra messo male, cosa le è successo?”

“On niente, è stata una semplice scazzottata tra amici”.

“Ne è sicura?”

“Non so cosa voglia insinuare”.

“Va bene. Comunque vorrei sottoporla a qualche altro esame per controllare più a fondo”.

“Non c’è bisogno”.

“Sembra essere intontita”.

“È per via della caduta”.

“Vorrei solo assicurarmi che l’incidente, non sia dovuto a qualcosa di più serio di una semplice distrazione”.

“Sono solo stanca perché ultimamente lavoro molto e dormo poco” si inventò Chloe sul momento.

L’uomo la guardò per qualche secondo annuendo e poi sorridendo disse: “Va bene, però le consiglio di mettere il camice perché per questa notte resterà qui”.

“Cosa?” chiese Chloe incredula. “No, devo andare”.

“Mi dispiace ma è la prassi. Ha battuto la testa e vogliamo essere assolutamente certi che stia bene. Quindi si metta pure comoda perché per oggi non andrà da nessuna parte. Adesso arriverà qualcuno a metterle il tutore e portarle delle stampelle”.

Il dottor Drake Coleman uscì dalla stanza mentre un altro medico arrivò per portarle le stampelle e metterle il tutore. Quando finalmente la ragazza rimase sola, sopraggiunse Max che si fermò davanti all’entrata guardando l’amica. Chloe era distesa sul letto che era rialzato da un lato per permetterle di tenere la testa un po’ sollevata. Indossava il camice ospedaliero, la gamba destra era coperta dal tutore e la testa era fasciata da una benda. Chloe teneva il capo appoggiato sul cuscino, sembrava stesse dormendo. Max si avvicinò lentamente al letto afferrando la mano dell’amica appoggiata sul materasso. Chloe si voltò verso di lei sgranando gli occhi sorpresa di vederla lì.

“Max?!”

L’amica non disse nulla continuando a guardarla, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

“Ehi, cosa succ…” disse Chloe interrotta dall’abbraccio di Max.

Chloe ricambiò l’abbraccio un po’ sorpresa. Credeva che fosse arrabbiata con lei per ciò che era successo la sera prima. Ma la reazione dell’amica e l’espressione di preoccupazione sul suo volto, indicavano tutt’altro.

Max si sedette sul letto continuando a tenere stretta Chloe, mentre le lacrime le rigavano il volto. Il suo era un pianto liberatorio, che si stava scatenando nel vedere Chloe viva e vegeta.

“Ehi, io sto bene” disse Chloe allontanandosi leggermente per guardarla. “Non piangere” aggiunse prendendo il viso dell’amica tra le sue mani asciugandole le lacrime.

“Ero… ero così spaventata… temevo che stesse ricominciando tutto daccapo” disse Max con voce rotta dal pianto.

“Tutto cosa? Che vuoi dire?” chiese Chloe confusa mettendole le mani sulle spalle.

“Ho avuto paura che… il tuo destino fosse segnato di nuovo. Che l’universo stesse ancora cercando di portarti via da me. Proprio adesso… che ti ho ritrovata. Questa volta non riuscirei a sopportarlo… non più”.

“No, non è così. Nessuno mi porterà via da te, non succederà mai. Io non lo permetterò” disse Chloe riabbracciandola di nuovo.

Così Chloe comprese quale fosse la sua più grande paura e capì anche, che se per qualche ragione le fosse successo qualcosa di spaventoso, Max sarebbe intervenuta ancora. Il solo pensiero la fece rabbrividire, consapevole delle possibili conseguenze, però preferì non dire nulla. Poteva anche non essere d’accordo sul volere della sua amica, ma niente le avrebbe impedito di fare quella scelta.

Max mise fine all’abbraccio asciugandosi le lacrime e Chloe sorrise guardandola. “Non hai un bel aspetto”.

“Senti chi parla” disse Max guardando la sua testa fasciata.

“Non è niente”.

“Dipende dai punti di vista. Cosa è successo?”

“Sono caduta per le scale al Paradise. Stavo scendendo per prendere dell’acqua e sono scivolata”.

“I dottori cosa hanno detto?”

“Beh, la caduta mi ha provocato un taglio alla testa. Hanno dovuto mettermi dei punti. Ho qualche livido qua e là, ma niente di serio”.

“E la gamba?”

“C’è una piccola frattura, ecco il motivo del tutore. Però non è niente, te l’ho detto”.

“Hai una valutazione molto strana del niente”.

“Che vuoi che ti dica? Ho superato cose ben più peggiori, anche se non per merito mio” disse Chloe con un sorriso triste. Poi chiese: “Ma tu come hai saputo di me?”

“È stata Shonei ad avvertirmi”.

“Shonei?” chiese sorpresa.

“Si, mi ha chiamata mentre ero allo studio fotografico per dirmi che eri caduta dalle scale al lavoro. Ha seguito l’autoambulanza che ti ha portata qui”.

“Ma lei come faceva a saperlo?”

“Non lo so, non gliel’ho chiesto”.

Chloe non aveva visto Shonei mentre la mettevano in autoambulanza. “Forse deve averla avvisata Steph”.

“Forse”.

“Lei dov’è adesso?”

“È di sotto. Non è orario di visite e io sono riuscita a passare a stento. Credo che mi abbia chiamata perché temeva che non avresti gradito la sua presenza”.

“Oh… capisco”.

Max sorrise. “Avresti dovuto vedere come si è infuriata con la donna alla reception, perché non voleva farci passare”.

“Immagino…” disse Chloe con tono triste riappoggiandosi al cuscino.

“Sembri stanca”.

“Si, lo sono”.

“A cosa stai pensando?”

“Che sono una pessima amica” rispose Chloe ricordando cosa era successo il giorno prima.

“Hai sbagliato a colpirla, ma ti conosco abbastanza da capire che molto probabilmente, lei ha detto qualcosa che deve averti infastidito tanto. Tu sei solita esagerare e…”

“Già” disse Chloe voltandosi a guardare alla finestra sulla sua destra.

“Non mi dirai cosa ti ha detto, vero?”

Chloe si voltò a guardarla. “Io… non…”

“Va bene. Non parliamone adesso” disse Max alzandosi dal letto.

Nel frattempo Chloe disse tutto ad un fiato: “Ha parlato con troppa leggerezza di te”.

Max si bloccò mentre afferrava una sedia per sedersi più vicina a lei. Restarono a guardarsi senza muovere un muscolo, mentre un turbine di domande assalirono la mente di Max. Si chiese cosa avesse detto per far reagire Chloe in quel modo. Temeva che Shonei si fosse sbilanciata a tal punto da rivelare cosa ci fosse tra loro. Fin dove era capace di spingersi Shonei? La ragazza si sedette sulla sedia mentre Chloe distoglieva lo sguardo da lei. Non sapeva se chiedere ulteriori spiegazioni, perché temeva che i suoi sospetti fossero fondati. In quel caso, cosa avrebbe dovuto dire? Quindi preferì non dire nulla.

“Tu sei sempre così impicciona che adesso sembra strano”.

“Cosa?”

“Che tu non mi chieda cosa ha detto di preciso. Eppure è una cosa che riguarda te. Sembra quasi che tu lo sappia già, come è successo anche con il murale. Non mi hai chiesto spiegazioni, sul motivo della mia difficoltà nel rispondere alla domanda di Aaron, perché già sapevi tutto”. Poi Chloe alzò lo sguardo puntandolo di nuovo verso l’amica che era rimasta in silenzio ad ascoltare. “Adesso è la stessa cosa?” chiese con un sorriso triste.

“Non lo so cosa abbia detto. La conosco abbastanza da non sorprendermi più di nulla ormai, ma so che non è una cattiva persona”.

“Tu sei la mia migliore amica e non voglio che ti tratti come fa di solito con tutti. Credi che questo sia chiedere troppo?” disse Chloe.

“No, non lo è affatto, però ci sono modi e modi di chiedere. Tu hai scelto semplicemente quello sbagliato. Siete due teste calde Chloe, questo non puoi negarlo. Spesso agite impulsivamente senza riflettere, facendovi guidare dall’istinto e da quello che provate sul momento. Su questo voi due siete molto simili. Non voglio giustificarla, ma nemmeno la sua vita è stata semplice e nessuno le ha mai mostrato come rapportarsi agli altri nel modo giusto. Deve rivedere molte cose di sé stessa e della sua vita. Ha davvero bisogno di qualcuno che l’aiuti in questo” disse Max soffermandosi a riflettere su ciò che aveva appena detto. A un tratto le sembrava tutto più chiaro. I suoi pensieri vennero interrotti da Chloe.

“Ti ha parlato della sua vita?” chiese sorpresa.

“Si, me ne ha parlato”.

“Io so cosa significa sentirsi abbandonata, ma lei lo è stata davvero. Sai, ci sono cose della sua vita di cui non ha mai voluto parlare”.

“Lo so”.

“Allora a questo punto penso che tu ne sappia più di me”.

“Può essere, dopotutto sono un’impicciona, ricordi?” disse Max strappando una risata dell’amica.

“Non è giusto che ammetti di esserlo soltanto quando ti fa comodo” disse sorridendo Chloe. Poi aggiunse seria: “Capisco che lei non abbia mai avuto dei punti di riferimento stabili nella sua vita. Spero davvero che un giorno trovi qualcuno che riesca a darle ciò di cui ha bisogno”.

Dopo qualche istante Max chiese: “Per quando ti terranno qui?”

“Resterò solo per questa notte perché è la prassi dell’ospedale”.

“Vuoi che resti con te?”

“Davvero lo faresti?”

“Si, lo farei”.

“Posso gongolare adesso?” chiese Chloe ironica facendo ridere di nuovo Max.

“Non credo sia il caso nelle tue condizioni”.

“Grazie per il pensiero Max, ma posso farcela per questa notte”.

“Credo che adesso sia il caso di andare, non vorrei che qualcuno avesse da ridire per la mia presenza qui”.

“Devono solo provarci” disse Chloe con fare minaccioso.

“Torno questo pomeriggio nell’orario di visite, se per te va bene”.

“Come posso negartelo?”

“Infatti non puoi” disse Max alzandosi. “Hai bisogno di qualcosa?”

“A dire il vero sì, ci sarebbe qualcosa. Ho lasciato il telefono al Paradise e poi, anche se so che devo restare solo per questa notte, voglio assolutamente qualcosa da mettere addosso”.

Max la guardò confusa.

“Guardami bene” disse Chloe tirando un po’ il camice ospedaliero che indossava. “Sembro una tovaglia da tavola a quadri”.

Max scoppiò a ridere. “Sei sempre la solita”.

“Se mi addormento, c’è il rischio che qualcuno venga a mangiare su di me. Domani per dimettermi dall’ospedale, dovranno prima estrarmi da sotto le briciole”.

Max continuava a ridere mentre Chloe si godeva il momento. Le era mancato tutto della sua amica, anche le risate causate dalle sue pessime battute.

Quando finalmente Max tornò seria disse: “Adesso cerca di riposare un po’, sembri infinitamente stanca e intontita”.

“Lo farò”.

“Ok, allora a dopo” disse Max iniziando ad allontanarsi.

“Non stai dimenticando qualcosa?” chiese Chloe sorridendo.

Max confusa si voltò a guardarla e dopo aver riflettuto per qualche istante, si avvicinò abbracciandola mentre Chloe ricambiava.

“Vedi? Sei l’unica che mi capisce al volo”.

“A dopo Chloe”.

“A dopo Max”.

Chloe continuò a seguirla con lo sguardo finché non scomparve dalla sua vista e poi chiuse gli occhi dalla stanchezza. Max invece appena uscita dalla stanza, fece qualche passo e si fermò un attimo appoggiandosi con le spalle alla parete del corridoio. Sospirò sollevata nel sapere che Chloe stesse bene, ma dall’altra parte era preoccupata. Aveva ancora una faccenda in sospeso con Shonei. Doveva decidere cosa rispondere alla sua richiesta, ma dentro di sé conosceva già la risposta. La conversazione con Chloe le era stata molto utile per comprendere meglio le ragioni della ragazza e agire di conseguenza.

 

 

Al Paradise la giornata proseguiva come sempre, tranne che per un dettaglio, la preoccupazione disegnata sui volti del personale. I più preoccupati era sicuramente: Steph, Emily, Eddie che era giunto da poco al lavoro, ed Asher. Stranamente anche Ian era un po’ teso e il suo amico Cooper, non poté fare a meno di accorgersene. Gli si avvicinò mentre stava pulendo il bancone del bar.

“Ehi, stai bene?”

“Si, perché?”

“Non lo so, ti vedo molto teso. Se non ti conoscessi, potrei addirittura pensare che tu sia preoccupato per Chloe”.

“Non dire stronzate”.

“Beh, per quanto mi riguarda, anche se non stravedo per lei, mi dispiace per quello che è successo”.

“Non ne voglio parlare” disse il ragazzo in preda all’agitazione.

“Ok, ma stai tranq…”

“Cazzo, adesso basta!” aggiunse il ragazzo allontanandosi per andare in bagno.

L’amico lo seguì, trovandolo con le mani appoggiate al bordo del lavello e il capo chino.

“Che cazzo succede Ian?”

“Nulla”.

“Siamo amici e puoi dirmi tutto, lo sai”.

Ian si passò una mano tra i capelli.

“Ian?”

Il ragazzo cominciò a fare avanti e indietro sempre più nervoso e a un tratto disse qualcosa, che fece raggelare il sangue di Cooper.

“Mi ha fatto incazzare! Io non volevo succedesse tutto questo! Volevo solo far credere a tutti che fosse fatta o… cazzo!”

“Ian, ma che cosa…” disse il ragazzo spalancando gli occhi. “Sei stato tu?!”

“Sì, le ho versato un ansiolitico nella bibita!”

“Cazzo… ma sei impazzito?! Quanto gliene hai versato?!”

“Un po’ più del dovuto!”

“Mio Dio!”

“Non dovrai dirlo a nessuno Cooper! Se lo fai per me è finita, ok?!”

Cooper non disse nulla, uscendo dal bagno scuotendo la testa. Quando poi anche Ian tornò dietro al bar, Asher gli si avvicinò. “Ascolta Ian, non so quali siano le condizioni di Chloe, ma per adesso sei tu il responsabile. Per te va bene?”

Il ragazzo ci mise un po’ a rispondere. “O-ok, certo Asher, conta pure su di me”.

“Bene”.

Ian e Cooper restarono a guardarsi per qualche istante e poi si rimisero al lavoro.

 

 

Il dottor Drake Coleman mentre faceva una pausa decise di fare una telefonata. Cercò il suo contatto in rubrica e fece partire la chiamata. L’interlocutore rispose dopo due squilli.

“Ehi, ciao Drake” disse la voce femminile dall’altro lato.

“Vedo che sei così libera da rispondere velocemente al telefono”.

“Mi stai dando della scansafatiche per caso?”

“No, sono io che lavoro troppo” rispose l’uomo facendola ridere.

“Come va Drake?”

“Beh, mi servirebbe una vacanza, come quella che stai facendo tu”.

“Ah-ah, molto divertente”.

“Ok, torniamo seri e al motivo della mia chiamata”.

“Immaginavo che ci fosse qualcosa sotto. Avanti, sputa il rospo”.

“Una volta mi hai parlato della tua ragazza”.

“E allora?”

“Se non sbaglio avevi detto che il suo nome fosse Chloe”.

“Si, Chloe Price” disse Lauren.

“Quindi mi ricordavo bene”.

“Non capisco”.

“Te lo spiego subito, ma non dare di matto, ok?”

“Che succede Drake” disse Lauren iniziando a preoccuparsi.

“La tua ragazza e qui in ospedale”.

“Che cosa?” chiese la ragazza allarmata.

“Tranquilla Lau…”

“Che cosa è successo? Lei sta bene?”

“Lauren rilassati, lei sta bene. Ha avuto un piccolo incidente mentre era al lavoro”.

“Che tipo di incidente?”

“È caduta dalle scale”.

“Oh mio Dio, quando è successo?” disse Lauren sedendosi sul divano della sua stanza in albergo.

“Stamattina”.

“Quali sono le sue condizioni?”

“Si è procurata un taglio alla testa, una micro frattura di una tibia e qualche livido”.

“Ha battuto la testa?”

“Si, ma non preoccuparti. Le abbiamo fatto una tac e non ha mostrato nessun segno di trauma cranico o altro. Sembra tutto apposto, ma per sicurezza passerà la notte qui”.

Lauren stringeva così forte il telefono che la mano le faceva male. “Com’è successo?”

“Ha detto che la caduta è stata a causata da una semplice distrazione”.

“Una distrazione?”

“Si, ha anche una ferita sul labbro inferiore?”

“Ferita di che tipo?”

“Non lo so, lei dice una scazzottata tra amici”.

“Cosa?”

“Questo è quello che mi ha detto lei. E comunque, per quanto riguarda la motivazione per cui è caduta…”

“C’è altro?”

“Già, ha cambiato versione, quando ho mostrato un certo interesse nel volerle fare ulteriori esami”.

“Perché pensi ci sia dell’altro?” chiese la ragazza preoccupata sempre di più.

“Avanti Lauren, lo sai che sono molto scrupoloso. L’ho vista un po’ troppo intontita e volevo solo assicurarmi che non ci fossero altre cause per la caduta”.

“Se è intontita potrebbero esserci altre cause”.

“Lei ha specificato che era per la caduta e come darle torto”.

“Però hai detto che ha cambiato versione”.

“Si, ha detto che lavora molto e dorme poco”.

“Beh, lei è responsabile di un locale, poi siamo in estate e…”

“Potrebbe essere stanchezza e stress”.

“Quando le hai parlato ti è sembrata sincera?”

“Lei è una persona sincera?”

“Non importa questo, voglio sapere quali sono state le tue impressioni”.

“Potrebbe aver cambiato versione perché è ancora stordita per la caduta e la stanchezza e…”

“Drake, ti prego” implorò Lauren.

L’uomo sospirò e poi disse: “C’è qualcosa che non va, ho la sensazione che potrebbe aver mentito”.

“Devo parlare con lei” disse Lauren alzandosi dal divano nervosamente portandosi una mano tra i capelli.

“Non puoi perché io non avrei nemmeno dovuto dirti nulla”.

“Si invece”.

“Se le parli dicendo che ti ho messo al corrente di tutto, potrebbe alzarsi dal letto ora”.

“Questa storia non mi convince affatto. Cerca di tenerla lì il più possibile”.

“Cosa vuoi fare?”

“Tornare a Portland”.

“E mollare tutto quanto? Non essere sciocca”.

“Devo capire che sta succedendo Drake. Voglio assicurarmi che stia bene”.

“Credimi, adesso sta bene e se ci dovessero essere altri problemi, allora agirò di conseguenza. Non preoccuparti”.

“Potrebbe essere già troppo tardi allora. Quindi per favore, capovolgila come un calzino, falle tutti gli esami possibili e immaginabili”.

“Lei non vuole”.

In quel momento Daisy entrò nell’appartamento notando subito lo stato di agitazione di Lauren. “Cosa succede?”

Lauren le spiegò velocemente tutto mentre era ancora con Drake al telefono. Daisy afferrò il telefono dalle sue mani e parlò direttamente all’uomo. “Drake ascoltami bene, trattienila per qualche giorno e falle tutti gli esami necessari per assicurarti che stia davvero bene”.

“Daisy, lei voleva andare via oggi stesso e non vuole altri esami, non posso costringerla”.

“Lo so, ed è per questo che domani ti inventerai una scusa qualsiasi per trattenerla e farle tutti gli esami necessari, per assicurarti che stia davvero bene”.

“E va bene Daisy, come vuoi”.

“Bene, tienici informate”.

Misero fine alla chiamata e Lauren si risedette sul divano appoggiando i gomiti sulle gambe, coprendosi il volto con le mani.

“Ehi, ti stai fasciando la testa inutilmente” disse la donna mettendole un braccio sulle spalle. “Vedrai che non è nulla”.

“E se invece ci fosse qualcosa che non va?”

“Allora torneremo immediatamente a Portland” la rassicurò Daisy.

 

 

Dopo essere uscita dall’ospedale, Max e Shonei andarono al Paradise, dove informarono Steph ed Emily, delle condizioni dell’amica. Recuperarono il telefono, gli indumenti di Chloe e le chiavi dell’appartamento. Una volta arrivate, Max aprì la porta dell’appartamento dove Flerk le andò incontro strusciandosi contro le sue gambe, lasciando Shonei sbalordita. Recuperarono alcuni indumenti per la notte e il carica batterie del telefono che era scarico, infilando tutto in uno zainetto. Poi Max si fece accompagnare a casa per mettere qualcosa sotto ai denti e avvisare le amiche di quanto successo.

 

 

L’orario di visite era appena iniziato e il Dottor Drake Coleman, passò da Chloe che si era appena svegliata, per darle un’occhiata.

“Vedo che è già sveglia. È riuscita a riposare?”

“Si, anche se ho ancora tanto sonno”.

“Le dispiace?” chiese il dottore estraendo dal taschino del camice una mini torcia.

Chloe non fece nessuna obiezione e l’uomo proiettò il fascio di luce negli occhi. Drake si soffermò più del dovuto mostrandosi un po’ dubbioso. La ragazza a quel punto chiese: “C’è qualcosa che non va?”

“Non lo so, molto probabilmente non è nulla. Passerò a controllarti domani mattina e poi vedremo” rispose l’uomo spianandosi la strada per ciò che avrebbe fatto l’indomani.

In quel momento arrivo Asher insieme a suo figlio, che appena vide la ragazza si affrettò a raggiungerla. “Chloe, come stai?”

“Ehi Jeremy, cosa ci fai tu qui?”

“Beh, sai che per te stravede. Appena ha saputo cosa ti è successo, ha insistito per venire con me” disse Asher sorridendo. Poi si voltò verso il dottore porgendogli la mano. “Io sono Asher, il datore di lavoro di Chloe. Lei deve essere il dottore che segue Chloe”.

“Si, sono il Dottor Drake Coleman e la paziente è nelle mie grinfie” rispose l’uomo ricambiando la stretta di mano, mentre Chloe alzava gli occhi al cielo.

“Hai la gamba rotta, come me?” chiese Jeremy che aveva portava ancora il gesso al braccio fratturato, che si era procurato dopo essere stato investito da un’auto.

“Si, ho una piccola frattura, ma niente di serio. Tu piuttosto, come va il braccio?”

“Ogni tanto fa ancora male”.

“Mi dispiace non essere venuta a trovarti”.

“Non fa niente Chloe, ma dov’è il tuo gesso?”

“Niente gesso per lei” disse Drake.

“Peccato, volevo firmartelo” disse il ragazzino mostrando il braccio ingessato a Chloe. Il gesso era completamente inondato di firme.

“Non vedo il gesso, dove diavolo è finito?” chiese Chloe scherzando con lui.

“È sotto le firme. Anzi, ecco qua” disse il ragazzo tirando fuori una penna dalla tasca e porgendogliela. “Adesso devi firmarlo anche tu”.

“Io, ma quale onore. Ecco fatto” disse Chloe riconsegnandogli la penna.

“Adesso si che è sparito il gesso” disse il ragazzo ridacchiando.

“Beh, adesso devo lasciarvi, torno al lavoro. Se hai bisogno di qualcosa Chloe, lì hai il pulsantino di chiamata. Comunque mi assicurerò, che passi qualche infermiere ogni ora”.

“Ok” disse Chloe.

L’uomo uscì dalla stanza e Asher lo seguì fuori. “Mi scusi Dottor Coleman”.

“Mi dica”.

“Volevo accertarmi delle sue condizioni. Lei non ha nessuno a parte gli amici”.

Drake capì che quella che si presentava era un’occasione da non perdere. “Sembra stare bene, alla gamba ha riportato una leggera frattura. La tac non ha mostrato niente di allarmante” disse l’uomo facendo una piccola pausa. Poi aggiunse: “Solo…”

“Cosa? Dottor Coleman, se ci sono dei problemi vorrei essere messo al corrente”.

“La vedo molto stordita il che può essere anche normale dopo una caduta del genere, ma quello che mi preoccupa è la sua estrema stanchezza. Vorrei farle qualche altro esame, ma lei si è rifiutata e io non posso imporglielo. Se anche non ci fosse nulla di preoccupante, avrebbe comunque bisogno di riposo”.

“Le ho assegnato il ruolo di responsabile nel mio locale. Ha avuto qualche problema di concentrazione e volevo che si prendesse qualche giorno di pausa, ma lei è testarda come un mulo”.

Il dottore sorrise. “Ne ho avuto il sentore. Senta, è chiaro che anche lei è preoccupato per lo stato di salute della ragazza. Quindi, cerchi di convincerla in qualche modo a lasciarsi aiutare”.

“Certamente dottor Coleman, proverò a parlarci io”.

“Bene, adesso mi scusi ma devo proprio tornare al lavoro”.

“Ok, la ringrazio dottore” disse l’uomo rientrando nella stanza.

Chloe e Jeremy stavano scherzando tra loro.

“Ehi Jeremy, che ne dici di andare a prendere qualcosa di buono per Chloe, al bar di sotto?”

“Si, ci vado subito” disse il ragazzo afferrando i soldi che il padre gli porgeva e uscendo dalla stanza.

“Non c’è bisogno Asher”.

“Beh, non hai voce in capitolo” disse l’uomo avvicinandosi con la sedia al letto.

“Come ti senti?”

“Dolorante e assonnata, ma tutto sommato potrei stare peggio. Tipo potrei avere le emorroidi” disse Chloe scherzando, ma l’uomo non rise alla sua battuta.

Chloe tornò seria. “Wow, cos’è quell’espressione preoccupata?”

“Sono preoccupato davvero Chloe”.

“Io sto bene Asher, domani mi dimettono”.

“Non ha importanza questo. Potrebbero anche trattenerti per altri accertamenti e in quel caso non farai storie”.

“Ma cosa…”

“Dico sul serio Chloe. Inoltre, appena ti dimettono voglio che ti prenda del tempo per te…”

“Ma…”

“E questa volta, farai bene ad ascoltarmi. Hai bisogno di riposo”.

“Mi stai licen…”

“Neanche per sogno”.

“Allora mi rimuoverai dal ruolo di responsabile”.

“Nemmeno Chloe, il posto di responsabile è tuo, però devi fare come ti dico”.

“Sembra quasi una minaccia”.

“Non lo è credimi. È solo una raccomandazione, perché voglio che tu stia bene. Mi servi al Paradise”.

“Se adesso sei qui, chi ti sta sostituendo?”

“Lo sai”.

“Ian?”

“Si, ma è temporaneo finché non ti ristabilisci”.

Chloe annuì contrariata.

“Se i tuoi genitori adesso fossero qui ti darebbero una bella strigliata, ma non possono”.

“E quindi li stai sostituendo?”

“Si, devo farlo per forza, non mi lasci altra scelta. Sei una testarda del cazzo, lo sai?”

Risero entrambi, mentre Jeremy tornò velocemente da loro con tanti budini alla frutta

 

 

Nel frattempo Shonei passò a prendere Max per riaccompagnarla in ospedale. Quando arrivarono a destinazione restarono per qualche secondo in silenzio. Max guardò lo zainetto che aveva tra le mani e si voltò verso Shonei.

“Potresti portarle tu la sua roba”.

“Non credo sia una buona idea, è meglio che vai tu”.

“Allora andiamoci insieme”.

“Max, ti prego”.

“Voi due dovreste chiarirvi”.

“Si, ma non ora, non me la sento”.

“Ok, come vuoi”.

“Fammi uno squillo e passo a prenderti dopo, ok?”

“Va bene” rispose Max aprendo lo sportello dell’auto, ma poi si bloccò voltandosi di nuovo verso di lei. “Noi due dovremmo parlare”.

“Lo so”.

“Sei arrabbiata con me? Per ieri?”

“No, non è rabbia quello che provo. Quando ho visto come eri preoccupata per lei, ignorandomi… beh… ci sono rimasta male. Sembrava che non te ne importasse nulla di me” disse Shonei continuando a guardare davanti a sé.

“Mi dispiace di averti dato questa impressione”.

“Non dispiacerti, perché adesso mi è passata. Vedere Chloe che viene trasportata in ospedale… insomma… adesso mi sento una merda e capisco la tua preoccupazione, perché lo sono stata anche io”.

“Le vuoi bene, è naturale che anche tu ti sia preoccupata”.

Shonei a quelle parole si voltò verso di lei sorridendo. “Lo hai ammesso finalmente”.

“Cosa?”

“Che le vuoi ancora bene. Mi ricordo quando dicevi il contrario” disse Shonei annuendo lentamente.

Max non disse nulla in proposito, perché la ragazza aveva ragione. Il suo affetto per Chloe non era mai sparito. Poi a un tratto chiese: “Cosa le hai detto ieri?”

“A Chloe?”

“Si, lei ha reagito in quel modo perché hai detto qualcosa che l’ha urtata parecchio”.

“È stata lei a dirtelo?”

“Si, anche se non ha specificato cosa”.

“Non era nulla”.

“Le hai detto di noi due?”

“No Max, non lo avrei mai fatto, lo sai”.

Max continuò a guardarla in attesa.

“Ok, potrei averle detto qualcosa”.

“Tipo?”

Shonei sospirò arrendendosi. “Che avrei potuto portarti a letto”.

Max sgranò gli occhi. “Cosa?!”

“Ho esagerato e mi dispiace, ma lei lo sa che sono una che provoca”.

“Non avresti dovuto dirle una cosa del genere”.

“Lo so, ma adesso è fatta. Dio, si comporta come una fidanzata gelosa”.

“Già, lei lo è sempre stata… con me”.

“Tutto sommato la comprendo” disse Shonei guardandola negli occhi.

“Dopo dovremmo parlare della tua richiesta”.

“Hai preso una decisione?”

“Ne parliamo dopo, adesso devo andare”.

“Ok, allora a dopo Max”.

 

 

La ragazza raggiunse la stanza dell’amica, trovandola a chiacchierare con Asher e Jeremy. Chloe si accorse della sua presenza davanti alla porta. “Ehi, sei arrivata? Entra pure”.

“Ho portato ciò che ti serve”.

“Ti ringrazio tanto” disse Chloe sorridendole. “Vorrei presentarti Asher, il proprietario del Paradise e suo figlio Jeremy”.

“Piacere di conoscervi” disse Max porgendo la mano a entrambi.

“Lei è Max”.

“Oh, l’amica di Seattle suppongo. Chloe mi ha accennato qualcosa su di te, è davvero un piacere conoscerti”.

Max lanciò un’occhiata verso l’amica chiedendosi che cosa gli avesse mai detto sul suo conto.

“Bene, io credo che ora dovrei proprio tornare al lavoro e tu a fare i tuoi compiti” disse Asher rivolgendosi al figlio.

“Uffa, ma chi ha inventato la scuola?”

“Non fare tante storie”.

“Grazie per la visita Asher”.

“Per così poco”.

“Ciao Chloe, ci vediamo presto” disse Jeremy abbracciandola.

“Ciao campione”.

“A presto Max” disse Asher allontanandosi in compagnia di suo figlio.

“Allora, sono stata l’argomento del giorno o cosa?” chiese Max sedendosi sulla sedia aprendo lo zainetto.

“Che vuoi dire?”

“Beh, gli hai parlato di me”.

“Ah, ti riferisci a quello. Quando ho iniziato a lavorare per lui è capitato che abbiamo parlato di me e quindi…”

“Quindi?”

“Quindi sa che vivevo con te e la tua famiglia. Insomma, conosce un po’ la mia storia”.

“Capisco. Ti ho portato il telefono e anche il carica batterie perché è scarico”.

“Oh, grazie Max”.

Max collegò il telefono a una presa elettrica per metterlo in carica.

“Hai portato anche…”

“Sì, ti ho portato qualcosa per sostituire la tovaglia da tavola che hai addosso”.

“Tu sei la mia salvezza” disse Chloe mentre Max le porgeva dei pantaloncini e una maglietta a maniche corte.

“Ok, potresti chiudere la porta della stanza? Vorrei cambiarmi immediatamente”.

“Certo” disse Max chiudendo la porta mentre Chloe cercava di togliersi il camice con qualche difficoltà.

“Ahhh, vaffanculo. Io non so chi abbia ideato queste stronzate”.

L’amica vedendola in difficoltà le si avvicino. “Vuoi che ti aiuti?”

“Magari”.

La ragazza iniziò a slegare i lacci nella parte posteriore del camice. Si fermò per qualche istante notando un livido su un fianco. “Oddio Chloe, hai un bruttissimo livido qui” disse Max con preoccupazione sfiorandolo con le dita.

“Si, è per via della caduta”.

“Ti fa male?”

“Giusto un poco”.

Mentre le dita di Max indugiavano ancora sul livido violaceo, Chloe sentì venirgli la pelle d’oca a quel contatto. Max non ci fece nemmeno caso, ma si sentì comunque in imbarazzo, per essersi soffermata un po’ troppo a lungo. Ricominciò a slacciarle il camice e dopo aver terminato, Chloe se lo sfilò sollevata. “Finalmente sono libera” disse infilandosi la maglietta mentre Max cercava di concentrarsi su qualcos’altro.

Poi Chloe trovò difficoltà a mettere i pantaloncini per via del tutore e la gamba dolorante. Così Max l’aiutò a indossarli, per poi allontanarsi e sedersi sulla sedia.

“Cazzo, mi sento così impedita. Scusami per il fastidio che ti sto arrecando”.

“Non è un fastidio per me, ti aiuto volentieri”.

“Grazie Max”.

Restarono a guardarsi per qualche istante e per mettere fine all’imbarazzo di entrambe, Chloe chiese: “Ti andrebbe un budino?”

Max guardò sul comodino di fianco al letto stracolmo di budini colorati. “Da dove vengono quelli?”

“Jeremy”.

“Ha svuotato il bar?”

“Che vuoi farci, lui stravede per me”.

“Hai bisogno di altro?”

“No, adesso ho tutto quello che mi serve. Tanto domani mi dimettono”.

Ripiombarono di nuovo nel silenzio e poi a un tratto Max si alzò dalla sedia. “Ti spiace se vado un attimo in bagno?”

“Certo, vai pure”.

Max uscì dalla stanza e proprio in quel momento Chloe ricevette una telefonata da Lauren. Era tentata di non risponderle, per non doverle spiegare cosa fosse successo. Non voleva che si preoccupasse e che tornasse a Portland. Alla fine però rispose. “Ehi Lauren”.

“Ciao Chloe”.

“Come stai?”

“Bene, tutto prosegue come sempre. Tu invece… che mi racconti?” chiese Lauren, timorosa che Chloe potesse mentire per non rivelarle cosa fosse successo.

“Io…” disse Chloe bloccandosi riflettendo su cosa fare.

Lauren dall’altra parte del telefono chiuse gli occhi pregando mentalmente che non le nascondesse nulla.

“Lauren, stamattina ho avuto un incidente mentre ero a lavoro. Sono caduta dalle scale, adesso sono in ospedale e prima che tu me lo chieda sì, io sto bene e non devi preoccuparti”.

“Cosa?” chiese la ragazza fingendosi sorpresa. Per quanto la situazione non fosse piacevole, Lauren sorrise sollevata di sapere che la sua ragazza fosse stata sincera.

“Già, ho riportato solo un taglio alla testa e una piccola frattura alla gamba. Nulla di serio”.

“Com’è successo?”

“Sono semplicemente caduta dalle scale, può succedere a tutti”.

“Stai bene davvero Chloe?”

“Si Lauren, sto bene davvero”.

“Ti hanno fatto tutti i controlli necessari?”

“Si, stai tranquilla”.

“Non sono affatto tranquilla. Vorrei tanto essere lì”.

“Per fare cosa?”

“Prendermi cura di te”.

“Non devi preoccuparti Lauren”.

A un tratto vennero interrotte dall’ingresso in stanza di una giovane infermiera.

“Chloe Price, giusto?”

“Si”.

“Sono passata per un controllo veloce. Va tutto bene?”

“Direi di sì”.

“Hai bisogno di qualcosa?”

“No, grazie”.

“Va bene, passerò più tardi. Nel frattempo, se dovessi aver bisogno di qualsiasi cosa, chiama” disse l’infermiera indicando il sistema di chiamata.

“Lo farò” rispose Chloe guardando l’infermiera uscire.

“Chi era?” chiese Lauren.

“Oh, solo un’infermiera che è venuta ad assicurarsi che fossi viva”.

“Non scherzare così” disse Lauren con tono serio.

“Ok, scusami”.

Lauren sospirò. “Scusami tu, è solo che sono in pensiero per te”.

“Lo capisco, ma non devi preoccuparti. Voglio dire, ho anche una bellissima infermiera che passerà da qui ogni ora per rompere i coglioni” scherzò Chloe.

“Bellissima eh?” chiese Lauren in tono scherzoso, ma neanche tanto.

“Credo che prima di uscire, mi abbia fatto un occhiolino. Secondo te, cosa vuol dire?”

“Che è il momento di fare i bagagli e fiondarmi lì”.

Il sorriso scherzoso di Chloe scomparve dal suo volto. Non era una buona idea provocarla, perché lei poteva essere davvero capace di mollare tutto per raggiungerla. Era meglio non darle altre buone ragioni per ritornare in città.

“Scherzo, lo sai. Io non ho occhi che per te” disse Chloe mentre guardava al di fuori dalla sua stanza. Anche Max sembrava aver ricevuto una telefonata, ed era rimasta fuori nel corridoio a parlare.

“Vorrei proprio vedere se non guardi nessun’altra” disse Lauren.

Gli occhi di Chloe rimasero incollati a Max. “Io non guardo… proprio nessuno” disse distrattamente.

“Chloe, è tutto ok?” chiese Lauren.

“Si, certo… ehm… sono soltanto un po’ stanca”.

“Forse dovresti riposare. Ti richiamo domani, ok?”

“Va bene, a domani Lauren”.

“Buonanotte Chloe”.

“Notte”.

Anche Max terminò la sua telefonata e rientrando in stanza.

“Chi era al telefono?” chiese Chloe.

“Era Kate, voleva sapere come stai e ti saluta”.

“Ricambia appena la vedi”.

“E tu, con chi eri al telefono?” chiese Max sedendosi sulla sedia.

“Oh… era… una collega di lavoro”.

“Stai facendo preoccupare tutti”.

“A quanto pare sì. Allora, budino?” chiese Chloe sorridendo prendendo un budino dal comodino.

“E budino sia”.

Così passarono il tempo a chiacchierare e mangiare budini. Quando terminò l’orario di visita, si salutarono. Max uscì dall’ospedale per chiamare Shonei, ma alzando lo sguardo dal telefono, vide la ragazza appoggiata alla sua auto che la stava già attendendo mentre fumava una sigaretta. Salirono entrambi sull’auto e si allontanarono per dirigersi verso casa di Max.

 

 

Steph dopo essere uscita prima dal lavoro, decise di passare a trovare Chloe, ma l’orario di visita era ormai terminato quindi se ne tornò a casa. Si distese sul divano completamente esausta di quella giornata, che non era stata certamente tra le migliori. Tra la sua situazione con Jessie, i problemi con Shonei e Chloe in ospedale, era molto tesa. Chiuse gli occhi per cercare di scacciare via i pensieri che le stavano dando il tormento. Poco dopo però, un paio di minuti qualcuno bussò alla porta costringendola ad alzarsi. Quando aprì la porta si ritrovo Jessie davanti.

“Ciao Steph”.

“Ciao”.

“Posso entrare?”

“Jessie, non credo sia il momento. Ho avuto una pessima giornata e…”

“Cosa è successo?”

“Chloe ha avuto un incidente mentre era a lavoro”.

“Oh mio Dio, adesso sta bene?”

“Sembrerebbe di sì”.

“Cosa le è capitato?”

“È caduta dalle scale”.

“Questa non ci voleva”.

“Già”.

“Senti, lo so che magari non è un buon momento, ma io devo dirti una cosa. Ho riflettuto attentamente sulla nostra situazione e… io credo che noi… potremmo provare” disse la ragazza lasciando Steph confusa.

“Non capisco, provare cosa?”

“Non posso assicurarti nulla e non posso darti certezze. Però posso almeno provare a… concederci una possibilità. Non vorrei un giorno avere dei rimpianti. Non voglio finire per chiedermi come sarebbe potuta andare tra di noi. L’unico modo che ho per evitare che succeda questo, provarci”.

“Jessie, io non so cosa dire”.

“Devi dire semplicemente di sì”.

Steph si appoggiò con una spalla contro lo stipite della porta osservando attentamente la ragazza, in attesa di una sua risposta.

 

 

Durante il tragitto Max e Shonei si erano scambiate poche parole. La tensione tra le due era decisamente alta. Sapevano entrambe che ormai era il giunto il momento di mettere le cose in chiaro tra loro. Shonei parcheggiò l’auto spegnendo il motore guardando la ragazza al suo fianco. “Eccoci qua”.

“Già”.

“Allora, suppongo che tu abbia riflettuto sulla mia proposta”.

“Sì”.

“Bene, dimmi cosa hai deciso”.

Max si prese del tempo per riflettere. Sembrava stesse cercando le parole giuste.

“Max…”

“Io credo che quello che stia succedendo tra noi, è qualcosa su cui bisogna soffermarsi a riflettere attentamente. Insomma, non è così semplice da valutare cosa ci sia tra noi. Quando penso a come è cominciato tutto, mi rendo conto che è facile fraintendere le cose”.

Shonei corrugò la fronte non riuscendo a seguire il discorso. Max lo notò e si voltò completamente verso di lei. “Io sono stata istintivamente attratta da te dal primo momento che ti ho vista. Non mi sarei mai aspettata che potesse succedere. Tu hai intuito che c’era qualcosa in me. Qualcosa che forse io ho sempre saputo, ma che mi rifiutavo di accettare. La tua presenza nella mia vita, mi ha spinta a prenderne coscienza. Non è stato facile e non lo è ancora. In questo momento per me, è del tutto facile sbagliare. Non vorrei fare un errore di valutazione, finendo per fare del male a entrambe. Se penso a quello che sento per te, io…”

“Cosa?”

“Credo che la mia attrazione per te, sia esattamente quella che è… un’attrazione. Se adesso mi chiedessi se sono innamorata di te, io non saprei davvero cosa risponderti. Se fosse amore lo riconoscerei”.

Shonei annuì lentamente.

“Tu credi di essere innamorata di me? Saresti in grado di definire cosa provi nei miei confronti? Sapresti dargli un nome?”

“Oddio… io non… non aspettarti questo da me. Non sono una che dice ti amo o cose del genere…”

“È esattamente questo il punto. Shonei, io ti voglio bene davvero e su questo non ho alcun dubbio. Ci tengo moltissimo alla tua amicizia e non voglio perderti, ma è quello che succederà se ci spingiamo oltre. Proprio perché non conosciamo cosa ci lega davvero”.

“Resta il fatto che questo legame esiste, io lo sento Max”.

“Lo so che lo senti esattamente come me. Ascolta, tu mi sei stata di aiuto più di chiunque altro. Hai aperto una porta, che mi ha permesso di vedere più a fondo dentro di me. Credo che io abbia fatto lo stesso con te”.

“In che senso?”

“Tu hai vissuto tutta la tua vita in un certo modo. Le tue relazioni sono state sempre utili a soddisfare un bisogno del tutto fisico. Non ti sei mai spinta oltre con le persone. Hai sempre dubitato dell’esistenza di un sentimento come quello dell’amore, perché non lo hai mai conosciuto. Per questo mi facevi delle domande in proposito, perché eri interessata a comprendere meglio”.

“Cosa stai cercando di dire Max?”

“Che forse adesso i tuoi bisogni sono cambiati e le tue priorità sono altre. Inconsciamente ti sei aggrappata a me, perché per te rappresento la porta verso qualcosa che non conosci ancora e che adesso vuoi disperatamente. Forse è questo che ci lega così tanto”.

Shonei in quel momento ricordò una conversazione avuta con Ashley e comprese che Max, non era poi così lontana dalla verità.

 

 

“Ashley, io sono pazza di te, ma so che non sarai mai in grado di darmi quello di cui sento un disperato bisogno”.

“E cosa vuoi adesso?”

“Io voglio una certezza, sapere che qualcuno c'è davvero per me in modo incondizionato. Lo so che non è da me, però mi sento così ora. Non riesco a farne a meno”.

“Capisco”.

“Non so come andranno le cose con Max, ma voglio scoprirlo”.

 

 

Sapere che Max aveva ragione, non era certamente di aiuto per lei.

“Shon…”

Shonei la guardò scuotendo la testa. “Mi stai rifiutando Max?”

“Shonei, noi due siamo completamente diverse. Anche se accettassi di iniziare una relazione con te, ci sarebbero cose che non riuscirei ad accettare”.

“Tipo?”

“Il tuo lavoro ad esempio. So che ti guadagni da vivere facendo l’accompagnatrice e magari ti pagano anche bene però, io non credo che sarei in grado di accettare l’idea che tu veda altre persone”.

“Ma io non faccio nulla con loro”.

“Shon, io mi fido di te ma le abitudini sono dure a morire. Io non sarei tranquilla sapendoti in compagnia di donne, che magari non aspettano altro che saltarti addosso. Sono più che sicura che se tu andassi a letto con una cliente, lo faresti per abitudine. Hai vissuto tutta la tua vita ad andare con chiunque. Per te sarebbe anche insignificante, perché la cosa non ti coinvolge mai sentimentalmente, ma per me è diverso. Mi farebbe troppo male, questo finirebbe per farci litigare e io tengo troppo a te per perderti”.

Shonei guardò davanti a sé e stava per aprire bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dire. Non poteva dire che in realtà non faceva affatto l’accompagnatrice, perché l’avrebbe delusa. Oltretutto non poteva smettere di lavorare per Steven, almeno non prima di aver estinto il debito. Un debito che non le apparteneva affatto.

“Shon, di qualcosa”.

“Dunque la tua risposta è no?”

“Mi dispiace Shon” disse Max sentendosi un po’ colpevole. Era chiaro che la ragazza ci fosse rimasta male.

Shonei si schiarì la voce e disse: “Scusa, è solo che non sono abituata a ricevere dei rifiuti”.

“Lo capisco”.

“Quindi, adesso è finito tutto”.

“Shon…”

“Non posso certamente dire di aver gradito la notizia, ma va bene. Mi dovrà passare prima o poi” disse Shonei voltandosi verso la ragazza che aveva gli occhi lucidi. Sembrava sul punto di piangere, ma non lo avrebbe permesso. Max non meritava di sentirsi responsabile per qualcosa che era fuori dal loro controllo. “Beh, però usciremo ancora insieme, vero? Voglio dire, frequentiamo le stesse persone. Resteremo comunque amiche. Questo non è un addio, ma solo un ridimensionamento del nostro rapporto, niente di più. Anche perché non riusciresti a liberarti di me tanto facilmente” disse Shonei sorridendo cercando di alleggerire la situazione.

Max sorrise e disse: “E io non voglio liberarmi di te”.

“Giusto, vieni qui” disse Shonei avvicinandosi a lei per abbracciarla.

Si strinsero in un abbraccio che sembrava non volesse finire mai. Max a un tratto corrugò la fronte.

“Shon…”

“Cosa?”

“La tua mano”.

“Oh, scusa” disse Shonei mentre erano ancora abbracciate. La sua mano sinistra era scivolata un po’ troppo in basso, finendo inevitabilmente sul fondoschiena della ragazza.

“Shon…”

“Mh”.

“Anche l’altra” aggiunse Max.

Anche la mano destra stava iniziando a scendere verso il basso. “Hai ragione, ma a mia discolpa posso assicurare che io non c’entro assolutamente nulla. Le mie mani hanno vita propria e agiscono indipendentemente dal mio volere” disse Shonei facendo ridere Max che la strinse ancora per un po’ per poi allontanarsi.

“Non posso dire che ti amo e che sono innamorata di te, ma ti voglio davvero bene Max Caulfield. Questo posso affermarlo senza nessun dubbio”.

“Anche io Shonei Sanders. Per me resterai sempre il mio più grande amore non corrisposto”.

“E tu sarai sempre il miglior due di picche che io abbia mai avuto”.

Si sorrisero per qualche istante e poi Shon aggiunse: “Sappi che mi offro ancora come tua confidente. Se dovessi aver mai bisogno di parlare di alcune cose, io sono sempre a tua disposizione. Magari se vuoi consigli su qualche film lesbo che ti aiuti a comprendere meglio, o qualche dimostrazione pratica…”

“Shon” la richiamò Max arrossendo dandole un pugno sul braccio. “Non ne avrò bisogno”.

“Stavo scherzando” disse Shonei ridendo. “O forse no”.

Max sospirò scuotendo la testa.

“Se ci pensi potrebbe davvero succedere. Magari ti innamori di qualcuno e non sai come…”

“Ohhh, ti prego Shonei, piantala”.

“E va bene, come vuoi” disse Shonei alzando le mani in segno di resa. “Adesso posso chiederti un’ultima cosa?”

“Si, cosa?”

“Mi daresti un ultimo bacio?”

“Shon…”

“L’ultimo, te lo giuro”.

“E va bene” disse Max prendendole il viso tra le mani mentre Shonei chiudeva gli occhi. Poi appoggiò le sue labbra sulla fronte della ragazza e si allontanò.

“Ma cos’era questo?” chiese Shonei riaprendo gli occhi sconvolta.

“Un bacio”.

“Questo lo chiameresti bacio?”

“Beh, sì”.

“Questo credo di averlo visto tra Chloe e il suo gatto” disse Shonei facendo ridere Max. “No, dico sul serio. Tra un po’ sento che inizierò a sputare palle di pelo”.

Quando Max smise di ridere disse: “Adesso devo andare, notte Shon”.

“Buonanotte Max”.

Shonei stava accendendo l’auto guardando davanti a sé, mentre Max scendeva per poi bloccarsi. Si infilò nuovamente in auto facendo voltare Shon verso di lei, dandole un bacio sulle labbra. Poi si staccò da lei senza dire nulla, chiuse lo sportello e si diresse verso l’edificio. Shonei sorridente, la seguì con lo sguardo finché non la vide scomparire dalla sua vista. Poi il suo sorrise scomparve. Si allontanò con l’auto guidando per un po’ senza meta, per le strade di Portland. Non sapeva cosa fare, ma su una cosa sola era più che certa. Doveva scacciare via quel senso di solitudine che la stava opprimendo dentro e che era diventato più pesante, dopo il rifiuto di Max. Si fermò ad un incrocio riflettendo. Poteva proseguire andando dritta per la sua strada e tornarsene a casa. Oppure poteva svoltare a destra per cercare di aggrapparsi a qualcos’altro pur di rimanere a galla. Scattato il verde del semaforo, svoltò a destra. Infondo, non aveva più nulla da perdere.

 

 

Si fermò davanti alla porta dell’appartamento bussando. La ragazza dall’altro lato si avvicinò timorosa. Guardò attraverso lo spioncino deglutendo dalla paura. Si avviò verso la cucina afferrando un coltello, mentre cercava di mantenere la calma ricacciando indietro le lacrime. Infilò il coltello nella parte posteriore dei pantaloni. Altri due colpi alla porta e si avvicinò lentamente aprendo il chiavistello a catena. Aprì la porta quel tanto che bastava perché gli occhi di Shonei incontrassero i suoi. Rimasero a fissarsi per qualche istante senza emettere un fiato.

“Cosa vuoi Shon?” chiese Ashley con voce tremante di paura che cercò di nascondere invano.

“Apri la porta”.

“No, devi prima dirmi che cosa vuoi”.

“Apri questa cazzo di porta”.

“Non posso”.

Restarono in silenzio ancora per un po’ e poi Ashley chiese. “Sei da sola?”

“Tu vedi qualcuno qui con me?”

“No, ma non posso vedere se c’è qualcuno in corridoio”.

“Credi che abbia bisogno dell’aiuto di qualcuno per mandare giù questa cazzo di porta e ammazzarti?”

“È per questo che sei qui?”

Shonei fece una breva pausa e poi rispose: “Se avessi voluto, saresti già morta”.

“Questo dovrebbe farmi sentire al sicuro?”

“Si, in effetti dovrebbe”.

Ashley richiuse la porta rimuovendo la catenella. Poi dopo aver aperto del tutto la porta, fece alcuni passi indietro per mettere della distanza tra loro ma senza dare mai le spalle all’altra.

Shonei si addentrò in casa guardandosi intorno con circospezione. “Sei sola?”

“Secondo te?”

L’altra non rispose dando un’occhiata a tutte le stanze. Ashley nel frattempo si appoggiò di spalle al ripiano della cucina asservando attentamente ogni sua mossa. Dopo essersi assicurata che fossero da sole, Shonei si diresse verso di lei fermandosi a un metro di distanza. “Quindi sei proprio sola”.

“Non so chi ti aspettavi di trovare”.

“Magari il tuo uomo. Lo hai avvisato di cosa rischia tornando qui?”

Ashley non rispose alla sua domanda, incrociando le braccia al petto ed evitando il suo sguardo.

“Cazzo, non gli hai detto nulla, non è vero? Questo sì che è davvero interessante. Certo che hai un aspetto di merda” disse Shonei guardandole il volto stravolto dalla stanchezza. “Non dormi più bene la notte? Strano, quando ancora ce la spassavamo insieme, dormivi benissimo”.

“Ti sbagli”.

“Davvero?” chiese Shonei scettica.

“Cosa vuoi da me?”

“Hai fretta di mandarmi via?”

“Tu che dici? Questa non è certamente una visita di cortesia, quindi non dilunghiamoci troppo”.

“Ma guardati, stai cercando di farmi credere che hai tutta la situazione sotto controllo, mostrandoti sicura di te. Apprezzo lo sforzo, ma sappiamo entrambe che non è così. In questo momento te la stai facendo addosso”.

Shonei fece un altro passo verso di lei. “Non è così?” chiese in un sussurro che fece rabbrividire Ashley.

“Come immaginavo, tu hai una paura fottuta di me e fai bene ad averne” aggiunse Shonei con un sorriso soddisfatto, continuando ad avvicinarsi a lei lentamente. Ashley si irrigidì appiattendosi ancora di più contro il ripiano della cucina, mentre l’altra diede un altro passo bloccandosi di colpo.

Il sorriso di Shonei scomparve spalancando gli occhi dalla sorpresa. Abbassò lo sguardo verso la lama puntata sul suo addome. La punta la sfiorava appena. Rialzò gli occhi verso Ashley ancora più spaventata. “Cosa vuoi fare con quello?”

“Devi… lasciarmi in pace” disse Ashley deglutendo a vuoto.

“Vuoi colpirmi?”

Ashley non aggiunse altro mentre l’altra la incitava.

“Avanti, fallo. Colpiscimi, ma assicurati di affondare bene la lama. Non devi lasciarmi scampo. Non devi permettermi di rialzarmi, perché se dovesse succedere, io avrò il tempo di finire quello che ho iniziato l’altra sera”.

La mano con cui Ashley teneva impugnato il coltello cominciò a tremare.

“Avanti, cosa stai aspettando? Vuoi che ti aiuti? Okay…” disse Shonei avvicinandosi ancora di più. Ormai la lama poggiava totalmente contro di lei.

“Però se vuoi andare a colpo sicuro, dovresti puntare più in alto” aggiunse Shonei afferrando la mano della ragazza con cui impugnava l’arma. La diresse più in alto verso il suo cuore e poi si appoggiò contro la sua lama. “È qui che devi colpire. Un colpo secco con tutta la forza che hai in corpo. Lascia che la paura e la rabbia ti guidi e riuscirai nel tuo intendo”.

Il volto di Ashley iniziò a rigarsi di lacrime.

“Avanti, devi farlo. Tanto non puoi uccidermi di nuovo, perché lo hai già fatto”.

Ashley cominciò a singhiozzare mentre la vista le si appannava a causa delle lacrime.

“Perché piangi? Cosa te ne importa se muoio?”

“Perché… perché lo fai?” chiese Ashley tra le lacrime.

“Fare cosa?”

“Perché vuoi… che io lo faccia?”

Quello che Ashley non riusciva a comprendere, era l’assoluta tranquillità nel modo in cui Shonei le parlava. Non aveva alzato la voce nemmeno una volta. Non mostrava sentimenti di alcun tipo. Manteneva la calma, quando invece avrebbe dovuto alterarsi per quel gesto ostile nei suoi confronti. Magari invertendo i ruoli e accoltellarla mettendo fine alla sua vita. Invece lei se ne stava lì, a parlare tranquillamente come se nulla fosse. Come se non le importasse più di nulla. L’unica cosa che riusciva a percepire, era il suo desiderio di essere colpita per davvero.

“Perché è quello che vuoi tu”.

“No… io non voglio”.

“Colpisci”.

“Non posso… io non… posso”.

Ashley abbassò il coltello continuando a piangere. Shonei scosse la testa afferrando la mano della ragazza e sfilandole il coltello. “Non sei capace nemmeno di difenderti, sei patetica”.

Shonei alzò il coltello rigirandoselo tra le mani guardandola. Poi quando allungò il braccio verso il ripiano per appoggiare il coltello, Ashley sobbalzò chiudendo gli occhi. Si aspettava che la colpisse, ma si sbagliava.

“Non riusciresti mai a cavartela da sola. Sei sempre stata così dipendente dagli altri. Ti sei sempre trovata il burattino di turno. Qualcuno che ti mantenesse e che soddisfacesse ogni tuo desiderio, ogni cazzo di capriccio. Sei stata così tanto viziata, che se mai un giorno non ti volesse più nessuno, finiresti a mendicare per strada. Ti sei sempre venduta al miglior offerente e ora guardati”.

Shonei si allontanò per prendere una birra dal frigo senza chiedere il permesso. Estrasse la bottiglia, appoggiando l’estremità del tappo al ripiano della cucina, dando un colpo secco. Il tappo finì a terra e lei iniziò a trangugiare metà del contenuto in un solo sorso. Poi si piazzò di nuovo davanti alla ragazza tenendosi distante. “Non giriamoci intorno e torniamo al motivo della mia visita”.

Ashley si asciugò gli occhi dalle lacrime con le mani, cercando di calmarsi.

“Steven non sa ancora nulla. Credimi, niente mi farebbe più piacere che vedervi soffrire tra le sue mani. Vedervi urlare dal dolore prima di emettere l’ultimo respiro. Ero sul punto di dirglielo, ma… poi ho riflettuto. Sarebbe troppo poco per ciò che avete fatto. Dovete soffrire, ma il dolore fisico prima o poi finisce”.

Ashley restò in ascolto senza dire nulla.

“Quindi, ti lascio la possibilità di salvare il culo a te e Jeffrey. Non dirò nulla a Steven su ciò che avete fatto. Estinguerò il vostro debito, lasciandogli ancora il dubbio che io possa c’entrare davvero qualcosa”.

La confusione si leggeva sul volto di Ashley che non riusciva a capire quali fossero le sue reali intenzioni. Voleva che soffrissero ma non aveva intenzione di mettere al corrente Steven. Stava dando la possibilità a entrambi di salvarsi la vita. Ci doveva essere qualcosa sotto, che lei non riusciva nemmeno a immaginare.

“Stai mentendo”.

“Tu dici? Si, lo capisco che tu possa pensare questo”.

“Dov’è la fregatura?”

“Ti sbagli, non c’è nessuna fregatura…” disse Shonei facendo una pausa. “…ciò non toglie, che ci sia una condizione”.

“Lo sapevo che ci fosse qualcosa”.

“Beh, cosa ti aspettavi?”

“Cosa vuoi in cambio?”

Shonei si appoggiò di spalle al divano guardando verso la ragazza. “Devi fare i bagagli Ashley”.

“Cosa? Vorresti che lasciassi la città?”

“No, non devi lasciare Portland”.

“E allora cosa? Perché mai dovrei fare i bagagli?”

“Perché devi trasferirti”.

“Per andare dove?” chiese la ragazza sempre più confusa, mentre Shonei non le staccava gli occhi di dosso bevendo un altro sorso della sua birra. “Se accetti, dovrai stabilirti nel mio appartamento”.

Ashley sgranò gli occhi incredula.

“Senza Jeffrey ovviamente. Inoltre, dovrai dirgli una cosa e dovrai cercare di essere credibile”.

“Ma…”

“Dopo quello che avete fatto, dovete pagarne il prezzo. Le vostre azioni non rimarranno impunite. Però non so chi di voi due pagherà il conto più salato”.

“Cosa dovrei dirgli?”

“Dovrai dirgli che tra voi è finita. Che non vuoi stare più con lui, perché ti sei resa conto che vuoi qualcosa di meglio nella tua vita. Che hai sempre voluto qualcun altro”.

“Chi?”

“La sottoscritta”.

Ashley rimase sbalordita dalla sua assurda richiesta priva di senso.

“Ma sei impazzita?”

“Questa è la condizione se accetti, altrimenti andrò da Steven a dirgli ogni cosa e non sarà comunque piacevole. A te la scelta. Pensaci, una breve e intensa vita con il tuo amato Jeffrey, oppure una vita lunga senza di lui. È abbastanza equo non trovi? Dopotutto Steven penserà per tutto il resto della sua vita, che io possa essere la responsabile del furto. Ho un bersaglio sulla testa e potrei finire sepolta da un momento all’altro. Chissà, magari se dovesse succedere, un giorno potresti avere la possibilità di ritornare tra le braccia del tuo uomo. Chiaramente se lui provasse a fregarmi cercando di farmi fuori, l’accordo salta, almeno in parte. Gli scatenerò contro l’inferno, lasciando te fuori da tutto questo casino”.

In quel momento Ashley ricevette un messaggio sul telefono che era appoggiato sul divano. Shonei lo afferrò leggendo, il messaggio era di Jeffrey. “Ah bene, quindi sta per arrivare? Domani potrebbe essere già qui”.

Mollò il telefono sul divano e sorrise voltandosi di nuovo verso Ashley. “Non me lo avevi detto. Questo vuol dire che devi decidere in fretta, cioè adesso”.

Cominciò ad avvicinarsi piazzandosi davanti a lei. Finì di bere la sua birra e dopo aver appoggiato la bottiglia sul ripiano alle spalle della ragazza disse: “È ironico non trovi? Lui sta per arrivare e non sa praticamente nulla. Non immagina che cosa l’aspetta, come non me lo aspettavo io, di scoprire che te lo sbattevi alle mie spalle. Deve essere stato davvero piacevole per lui soffiarmi la ragazza. Fottermi la roba da sotto al naso mettendomi nella merda. Si sarà sentito molto furbo. Ricordo una frase…” disse Shonei riflettendo facendo una pausa. “Ah sì, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Lo ripagherò con la stessa moneta. Mi ha tolto tutto, la credibilità, il mio lavoro e la mia donna. Adesso io ricambierò il favore sottraendogli ciò che ha di più caro. Voglio godermi la sua espressione nell’esatto momento in cui capirà di essere stato fottuto e non da una persona qualunque, ma dalla sottoscritta. Adesso devi scegliere e spero davvero che tu sia più furba di lui”.

Ashley si sentiva morire dentro mentre Shonei restava in attesa della sua scelta. Accettando la sua condizione, avrebbe dovuto dire definitivamente addio a Jeffrey e nel modo peggiore. In questo modo avrebbe salvato la vita ad entrambi, ma non voleva perderlo. L’unica altra via di uscita era quella di rifiutarsi, ma a quale prezzo? Quando gli avrebbe raccontato tutto, cosa sarebbe successo? Molto probabilmente Jeffrey l’avrebbe ritenuta responsabile. Dopotutto il messaggio che Shonei gli aveva inviato con il suo telefono parlava chiaro. Gli aveva fatto credere che avesse davvero intenzione di rivelare tutta la verità a Shonei. E se Jeffrey non le avesse mai creduto che non fosse stata lei a inviare quel maledetto messaggio? L’unico dato di fatto, era che Shonei conoscesse già la verità. E se Jeffrey l’avesse mollata scappando via senza di lei, abbandonandola a sé stessa? Cosa ne sarebbe stato di lei?

“Tic tac Ashley, il tempo scorre veloce” disse Shonei sapendo di tenerla in pugno.

Ashley aprì la sua bocca tremante cercando di trovare la forza per rispondere. Alla fine senza guardarla disse in un sussurro: “Accetto…”

“Cosa? Cosa accetti? Voglio sentirtelo dire”.

Ashley deglutì a vuoto alzando lo sguardo verso di lei. “Accetto la tua condizione, di venire a stare da te…”

“E poi?”

“Dirò a Jeffrey che è finita”.

Shonei la guardò sorridendo soddisfatta, avvicinando il suo viso a quella della ragazza. “Bene, hai fatto la tua scelta”. Poi si chinò avvicinando la sua bocca a un orecchio di Ashley sussurrandole qualcosa che le fece accapponare la pelle. “Adesso sei mia Ashley… soltanto mia… non dimenticarlo mai, altrimenti chissà cosa potrebbe succedere”.

Poi Shonei si allontanò guardandola dritta negli occhi. “È ora di fare i bagagli… si torna a casa”.

 

 

L’infermiera del turno di notte dava una controllata veloce ai vari pazienti. Si soffermò un po’ di più nella stanza di Chloe, avvicinandosi al suo letto per assicurarsi che fosse tutto a posto. La ragazza dormiva serenamente.

 

 

Lauren si rigirava nel suo letto. La sua preoccupazione forse era eccessiva e immotivata, ma continuava ad avere una strana sensazione che non le permetteva di riposare. In quel momento voleva soltanto mollare tutto quanto e tornare a Portland. Amava il suo lavoro, ma non tanto quanto Chloe.

 

 

Ian prese il flacone di ansiolitico dal sacchetto appoggiato sul comodino e si diresse in bagno. Svitò il tappo e versò il contenuto nel lavandino, gettando via il flacone nel cestino della spazzatura. Si appoggiò con le mani al lavello guardando la sua immagine riflessa nello specchio. Non poteva permettere che i suoi genitori scoprissero che avesse utilizzato il farmaco, mandando una sua collega dritta in ospedale.

 

 

Ellis era nello studio del suo appartamento davanti allo schermo acceso del computer. Era ferma da più di un’ora sul sito che Max le aveva mostrato quando era stata invitata a cena da Victoria. Quello che però attirava tanto la sua attenzione non erano i suoi scatti, ma lei. I suoi occhi erano focalizzati su una foto della ragazza. Fece un sorso dal suo bicchiere di scotch, continuando a fissare lo schermo sorridendo.

 

 

Steph era nel suo letto a fissare il soffitto. Aveva troppe preoccupazioni, tra cui la ragazza che dormiva al suo fianco. Per la prima volta, si stava chiedendo se avesse fatto la scelta giusta. Se avesse fatto bene a ignorare tutti i consigli e le raccomandazioni di Chloe. Soprattutto le raccomandazioni di Shonei, che si era spinta troppo in là per dimostrare quanto si stesse sbagliando. Steph sospirò esausta di non riuscire a smettere di pensare. Si alzò lentamente dal letto per non svegliare la ragazza e si diresse fuori dalla stanza, per andare a bere un goccio d’acqua. Nel frattempo Jessie che dormiva profondamente biascicò qualcosa: “Owen… non lasciarmi…”

 

 

Shonei aprì la porta del suo appartamento accendendo la luce e facendosi da parte per lasciare passare Ashley, ma la ragazza rimase ferma dov’era. Sapeva che una volta passata quella soglia, non sarebbe più potuta tornare indietro. Che sarebbe diventata proprietà della persona, che in quel momento la stava fissando in attesa che si decidesse ad entrare. Aveva paura, non sapeva cosa aspettarsi da lei.

 

 

Shonei rendendosi conto dell’esitazione della ragazza, si allontanò con uno dei suoi bagagli dirigendosi verso la sua stanza da letto. Si fermò all’ingresso guardando il letto vuoto, esattamente come si sentiva lei in quel momento, vuota e sola. Ma poco le importava, perché adesso aveva qualcuno con cui rimpiazzare ciò che aveva perso. Ma cosa aveva perso davvero? Dopotutto Ashley non le era mai appartenuta. Non erano mai state una coppia. Forse non stava rimpiazzando qualcosa, ma qualcuno. L’unica persona che era riuscita a entrarle dentro. Forse Max aveva ragione, la sua presenza le aveva permesso di guardare oltre quella porta che per paura, non si era mai concessa di aprire a nessuno.

 

 

Ashley si decise finalmente a entrare nell’appartamento richiudendo la porta alle sue spalle, con la morte nel cuore. Si guardò intorno e poi si diresse nella direzione di Shonei che stava entrando nella stanza. Appena dentro, appoggiò i due bagagli a mano sul pavimento di lato al letto. Shonei che si trovava dall’altro lato le si avvicinò. Non sapendo che intenzioni avesse, Ashley fece alcuni passi indietro finendo con le spalle contro il muro. Shonei le si avvicinò ancora fissandola dritta negli occhi. “Scegli pure la parte del letto che preferisci”.

“Dormiremo… insieme?”

“Per caso ti aspettavi che avrei dormito sul divano?”

“No, ma pensavo che lo avrei fatto io”.

“Casa mia, regole mie. Tu dormirai qui con me… tutte le notti”.

E fu in quel momento che Ashley rimpianse sé stessa per la decisione presa. Aveva avuto appena la conferma che quella concessa da Shonei, non era affatto la sua salvezza dalle grinfie di Steven, ma la sua fine. Pensò che quell’appartamento, sarebbe diventato molto presto la sua gabbia e forse anche la sua tomba se avesse cercato di ribellarsi. Non aveva più voce in capitolo. La sua vita era comunque finita.

Shonei si allontanò da lei uscendo dalla stanza chiudendo la porta. Ashley scivolò contro la parete fino ad arrivare a terra. Piegò le gambe afferrandole con le braccia, appoggiando la testa sulle ginocchia piangendo.

 

 

                                                               Continua…

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Capitolo 24
*** Eventi inattesi ***


“Tutto comincia in un attimo, in un giorno qualunque della vita, quando meno te lo aspetti”.

 

                                        (Roberto Battaglia)

 

Giovedì 27 luglio 2017

Ashley si svegliò di soprassalto dopo aver avuto un incubo, in cui scappava da un uomo incappucciato che la inseguiva per ucciderla. La mente e il suo inconscio le stavano giocando un brutto scherzo. Nonostante Shonei aveva deciso di non dire nulla a Steven, lei continuava a temere ancora la possibilità che un giorno, l’uomo venisse a conoscenza della verità e che la sistemasse una volta per tutte. Mentre cercava di calmarsi, guardò dall’altro lato del letto notando l’assenza di Shonei. Sospirò portandosi una mano tra i capelli. Si rivestì velocemente e uscì dalla stanza. Shonei era seduta a tavola davanti a una tazza di caffè e un piatto ormai vuoto, dove prima c’erano delle uova strapazzate. Non alzò nemmeno una volta lo sguardo verso la ragazza, continuando a leggere il giornale che aveva tra le mani. Ashley si sedette sul divano e solo allora Shonei disse qualcosa, ma senza staccare gli occhi dal giornale. “C’è del pane tostato e delle uova strapazzate, anche se ormai saranno fredde. Non pensavo ti saresti svegliata così tardi. Ah, c’è anche del caffè, serviti pure da sola”.

Ashley si alzò dal divano per raggiungere la cucina e prendere tutto l’occorrente per fare colazione. Andò a sedersi a tavola davanti alla ragazza che ancora non le degnava di uno sguardo. Mentre mangiava, di tanto in tanto alzava lo sguardo verso la ragazza e i suoi occhi, finivano per soffermarsi inevitabilmente sul labbro tumefatto. Nonostante la curiosità di sapere che diavolo le fosse successo, non le chiese nulla. Poi a un tratto disse: “Tutto questo non è naturale”.

Shonei non disse nulla continuando con la sua lettura.

“È completamente sbagliato”.

Shonei girò una pagina del giornale ignorando i suoi commenti e chiese: “Che programmi hai per oggi?”

Ashley continuò a guardarla, infastidita dalla sua indifferenza.

“Sai, dovresti disfare i bagagli”.

“E se non volessi farlo?”

“Sono cazzi tuoi, infondo è la roba. Per quanto mi riguarda potresti anche scaraventarla a terra e camminarci sopra. Però ti consiglio di togliermi i bagagli dai coglioni. Non li voglio tra i piedi rischiando di inciampare e cadere”.

Shonei alzò lo sguardo verso di lei aggiungendo: “Anche se sono più che convinta che non ti dispiacerebbe affatto”.

“Vai al diavolo!” disse Ashley alzandosi velocemente dalla tavola.

“Dovresti finire di fare colazione, non credi?”

Ashley la guardò con disprezzo e poi si diresse verso la stanza da letto, mentre Shonei riportava l’attenzione al giornale.

 

 

Max arrivò allo studio fotografico mentre Ellis era indaffarata nel suo ufficio.

“Buongiorno Max”.

“Buongiorno Ellis, scusami per il ritardo”.

“Non devi preoccuparti, tratterrò qualcosa dal tuo stipendio per questi…ehm…” disse Ellis guardando l’orologio da parete. “Accidenti, cinque minuti di ritardo, ma come hai osato?” aggiunse con ironia strappando una risata da Max. “Allora, come sta la tua amica?”

Max prese posto sulla sua sedia girevole davanti al suo laptop. “Grazie a Dio sta bene”.

“Cosa è successo per l’esattezza?”

“È caduta dalle scale sbattendo la testa, procurandosi anche una leggera frattura alla gamba, ma nonostante tutto non ha riportato nulla di grave”.

“Meno male, poteva andarle peggio”.

“Già, non farmici pensare” disse Max sospirando appoggiandosi allo schienale della sedia.

“Invece la tua caviglia come va?” chiese Ellis incrociando le braccia al petto e sedendosi sulla scrivania davanti alla ragazza, lasciando una gamba penzolare.

“Sicuramente meglio della sua testa e della sua gamba”.

“Quando la dimettono?”

“Oggi”.

Dopo una breve pausa, Ellis chiese: “Posso farti una domanda?”

“Certo, chiedi pure”.

“Ma questa Chloe, è la tua ex migliore amica? Quella che ti sei ritrovata davanti come per magia?”

“Sì, è lei”.

“Quindi suppongo che voi…”

“Stiamo cercando di sistemare le cose”.

“E l’altra invece? Come si chiama… ehm…”

“Shonei”.

“Giusto, Shonei”.

“Abbiamo avuto alti e bassi ma adesso va meglio… credo…”

“Credi?”

“Beh, lo spero”.

Ellis cominciò a ridere. “Non credo di aver mai conosciuto qualcuno con così tanti problemi a relazionarsi con gli altri”.

“Cosa vorresti dire?”

“I tuoi rapporti sembrano sempre così burrascosi. Se ci pensi bene, anche il tuo rapporto con me è stato problematico, almeno all’inizio”.

“Sai, ora che mi ci fai pensare è proprio così. Chissà, forse non sono gli altri ad essere problematici, ma la sottoscritta” disse Max indicandosi.

“No, non credo che sia tu il problema, sei una persona così semplice”.

“Allora vorrei tanto che le mie relazioni interpersonali, fossero semplici come me”.

Ellis scese dalla scrivania per sedersi sull’altra sedia per accendere il suo laptop. “Diciamo che sotto questo aspetto, la tua vita è molto movimentata. Non mi sorprenderei se ci fosse anche qualcuno all’orizzonte”.

Max confusa dal suo commento chiese: “In che senso?”

“Non hai nessuno che ti gironzola intorno per corteggiarti?” chiese Ellis senza staccare gli occhi dal suo laptop, cercando di non mostrarsi troppo interessata alla sua risposta.

Max si ritrovò a pensare a Shonei per qualche istante. “No, non c’è nessuno, o forse dovrei dire che c’era, ma…”

“Ma?”

“Non è nemmeno cominciata” disse Max accendendo il suo laptop.

“Come mai?”

“Credo che non ci fossero le basi per iniziare una relazione”.

“Sarà rimasto davvero deluso”.

“Chi?”

“Ma come chi? Il tuo spasimante”.

“Veramente…” disse Max interrompendosi. Non era certamente il caso di affermare che si trattasse di una donna. “Mi sto ritrovando a vivere situazioni che non mi sarei mai aspettata. Il che rende tutto molto più complicato e confuso”.

Ellis si voltò a guardarla studiandola per un momento. “Non capisco perché parli sempre per enigmi”.

“Per enigmi?”

“Sei sempre così vaga. Parli ma è come se non dicessi mai nulla. Insomma, mi riesce difficile riuscire a comprendere esattamente di cosa tu stia parlando. Non riveli mai nulla, per l’appunto sei molto vaga. Dovresti cercare di essere più diretta”.

“Ma davvero?” chiese Max ironica. “Io sarei quella vaga? Tu invece non sei per nulla enigmatica, giusto?”

“Io sono molto diretta”.

“Sì, sempre se decidi di parlare e rispondere alle domande che ti faccio”.

“Touché” disse Ellis alzando le mani in segno di resa, mentre Max rideva soddisfatta di averla messa a tacere.

 

 

Il dottor Drake Coleman entrò nella stanza di Chloe che stava smanettando con il suo telefono. “Buongiorno signorina Price”.

“Buongiorno”.

“Come va questa mattina?”

“Decisamente bene” rispose la ragazza con fin troppo entusiasmo.

“Bene, mi fa piacere saperlo”.

“Quindi suppongo che oggi io possa uscire”.

“A dire il vero…”

“Cosa c’è adesso?” chiese la ragazza allarmata.

“Vede Price, la tac non ha riscontrato nulla ieri ma gradirei davvero fare alcuni accertamenti, giusto per assicurarci che vada tutto bene”.

“Io sto bene”.

“Sì, ma da quello che ho potuto capire, sta lavorando tanto e riposa poco. In questo caso anche se uscisse di qui, le consiglierei di staccare da tutto e stare a riposo”.

“E lo farò, ma fuori di qui”.

“Ieri il suo datore di lavoro ha espresso una certa preoccupazione in merito alle sue condizioni. Lui è d’accordo sul fatto che dovrebbe prendersi una pausa. Quindi anche se uscisse di qui, non tornerà al lavoro molto presto. Direi che sia il caso di approfittarne, non crede? Facciamo qualche altro accertamento e poi sarà libera di tornarsene a casa”.

“La ringrazio per le buone intenzioni dottore, ma non voglio rimanere qui dentro un minuto di più”.

“A nessuno piace stare in ospedale e la capisco perfettamente. Forse sono troppo scrupoloso, ma questo è il mio mestiere. Non ha idea di quanti incidenti domestici succedano ogni giorno. Molto spesso le cadute accidentali hanno come causa la distrazione, ma altre volte no. Le ragioni possono essere svariate. Magari sta assumendo farmaci che hanno delle controindicazioni e…”

“Io non assumo nessun farmaco”.

“Le cadute possono essere anche causate da condizioni fisiche che compromettono la mobilità o l'equilibrio. Con un’attenta analisi e approfondimento sul suo stato di salute generale, potremmo scongiurare qualsiasi altro tipo di problema”.

“Per caso sta cercando di spaventarmi?”

“Assolutamente no, mi creda. Con alcune cadute improvvise, senza alcun segno di perdita di coscienza, è possibile recuperare nel giro di secondi o minuti. La sua invece, non so ancora bene come classificarla. Mi ha detto prima che era per distrazione, poi per la stanchezza. Cerchi di comprendere la mia preoccupazione”.

Chloe ripensò alle vertigini avvertite prima della caduta.

“Quello che le sto chiedendo è di rimanere qui ancora per qualche giorno. La sottoporremo ad alcune analisi e se dovesse essere tutto apposto, sarà libera di andare. Così io sarò anche più tranquillo”.

“È così che fate qui dentro per spillare soldi alla gente?”

“Mi deve credere Price, non è quella la mia intenzione. Voglio solo assicurarmi che stia bene” disse l’uomo sorridendo.

“Per quanto tempo?”

“Per qualche giorno. Allora, che ne dice?”

“E va bene” disse Chloe sbuffando.

“Una scelta saggia”.

“Ma non mi dica” rispose la ragazza con sarcasmo.

Il dottore uscì dalla stanza e Chloe decise di chiamare Max per avvisarla.

 

 

Max stava recuperando delle foto da consegnare a un cliente, quando le squillò il telefono. “Pronto”.

“Max, sono Chloe”.

“Ehi, ciao, tutto ok?”

“Sì, beh… più o meno”.

“Che succede?”

“Oggi non esco di qui”.

“Cosa? Per quale motivo?”

“Il dottore mi ha chiesto di rimanere per qualche altro giorno per alcuni accertamenti”.

“Pensavo che fosse tutto ok” disse Max cominciando a preoccuparsi.

“Ed è così, ma vogliono essere assolutamente certi che sia tutto apposto”.

“Oh, va bene. Aspetta, allora hai bisogno di qualche altro ricambio e…”

“Credo proprio di sì”.

“Ci penso io, tu non preoccuparti di nulla. Passo dal tuo appartamento per recuperare qualcosa e nel pomeriggio sarò lì da te. Purtroppo adesso non posso perché sono al lavoro”.

“Mi dispiace causarti tanti fastidi”.

“Non scherzare Chloe, non mi da nessun fastidio darti una mano”.

“Grazie Max, ti devo molto”.

Dopo aver terminato la telefonata, Max rimase qualche istante a riflettere sul da farsi, finché non le venne un’idea. Cercò tra i suoi contatti in rubrica e avviò la chiamata.

“Pronto” disse la voce dall’altro capo del telefono.

“Ehi, ciao…”

 

 

Era cominciato l’orario delle visite e Chloe, stanca di starsene a letto, afferrò le stampelle alzandosi per avvicinarsi alle finestre della stanza. Detestava utilizzare quelle stampelle ma non aveva altra scelta, soprattutto quando doveva alzarsi per andare in bagno. Rimase a guardare fuori dalla finestra con uno sguardo perso. Erano trascorse solo ventiquattro ore dal suo ricovero e già si sentiva come in gabbia. Voleva soltanto andare via e non sprecare il suo tempo in un letto di ospedale. Dopo la telefonata fatta a Max, aveva ricevuto quella di Lauren, che alla notizia della sua permanenza prolungata in ospedale, aveva tirato un profondo sospiro di sollievo. Aveva chiamato anche Steph, per avvisarla che non avrebbe lasciato l’ospedale e per dirle che Max sarebbe passata dall’appartamento per recuperare la sua roba. Avevano chiacchierato per un po’ e Steph l’aveva messa al corrente della sua intenzione di concedersi una possibilità con Jessie. Chloe non era affatto entusiasta della sua decisione, ma l’avrebbe sostenuta in ogni caso.

 

La ragazza stanca di stare in piedi a causa della gamba un po’ dolorante, si voltò per tornare a stendersi. Una delle stampelle le sfuggì di mano finendo a terra, non cercò nemmeno di recuperarla. Proseguì con l’unica stampella rimasta e arrivò al letto con qualche difficoltà. Si sedette imprecando e scaraventando l’altra stampella contro il pavimento con frustrazione. “Fanculo!”

Restò seduta con il capo chino a fissarla, non accorgendosi della ragazza ferma all’entrata della stanza che aveva assistito alla scena. La ragazza con uno zaino in spalla, entrò nella stanza lasciando una piccola valigia su una delle sedie. Poi si avvicinò lentamente alla stampella per raccoglierla, sotto lo sguardo sorpreso di Chloe.

“Non dovresti trattarle così, queste ti servono” disse Shonei senza guardarla, dirigendosi verso l’altra stampella per recuperarla. Le appese con le maniglie sulle sponde nella parte posteriore del letto. Chloe continuava a guardarla senza fiatare.

Shonei ritornò alla sedia dove aveva lasciato la valigia appoggiandovi sopra anche lo zaino. Si fissarono per qualche istante a disagio, ma poi la ragazza riuscì a trovare il coraggio per dire qualcosa. “Max mi ha chiamata dicendomi che non saresti uscita oggi. Così ha pensato che sarebbe stata una buona idea se fossi andata io a recuperare qualcosa dal tuo appartamento, ed eccomi qui”.

Chloe continuò a guardarla senza dire nulla.

“Credo che le sue reali intenzioni…”

“Non mi sorprende, lei è fatta così” disse Chloe interrompendola.

“Anche se è stata lei a mandarmi, io ho voluto approfittare di questa occasione per parlare con te. Mi dispiace davvero tanto per quanto è successo. Ti giuro che non era mia intenzione farti del male”.

“Beh, ho cominciato io” disse Chloe chinando il capo.

“Ma sono stata io a provocarti”.

“Sì, lo hai fatto”.

“Non avrei dovuto colpirti. Noi due siamo amiche e questo non sarebbe dovuto accadere. Non abbiamo mai litigato così, siamo sempre andate d’accordo. Insomma, io sono quella che dovrebbe salvarti il culo e non rompertelo”.

Shonei fece una pausa cercare di trovare il coraggio di dire quello che le passava per la testa in quel momento. “Io non amo queste situazioni… insomma… tu… sei importante per me e la tua amicizia conta molto e… cazzo… quanto odio queste cose” disse Shonei in imbarazzo, facendo comparire un sorriso sul volto dell’altra.

“Non ci stai per provare con me, vero?” chiese Chloe.

“Ti piacerebbe, ma sai che non sei il mio tipo. Ascolta, io voglio che tu sappia che… insomma… io non lo avrei mai fatto davvero”.

“Cosa?”

“Andarci a letto, la mia era solo una provocazione, perché mi avevi fatta incazzare”.

Chloe annuì lentamente tornando seria. “Non so cosa mi sia successo. Quando hai detto quella cosa io… non ci ho visto più”.

“Dovresti imparare a gestire un po’ meglio la tua gelosia”.

“Cosa? No, non era gelosia”.

“Ah no?” chiese Shonei scettica. “Tu sei una persona gelosa e io sono capace di far perdere le staffe anche a un bradipo. Siamo un’accoppiata vincente”.

Chloe rise scuotendo la testa e poi disse seria: “È la mia migliore amica, sono cresciuta con lei e mi viene naturale difenderla e proteggerla”.

“Lo comprendo”.

Restarono in silenzio per qualche istante a fissarsi.

“Ti chiedo scusa Chloe”.

“Ti devo delle scuse anche io, abbiamo esagerato entrambe”.

“Allora tra noi è tutto ok?”

“Credo di sì” disse Chloe con un’alzata di spalle.

“Certo che è messo male” disse Shonei ridacchiando indicando il labbro dove le aveva sferrato il pugno.

“Beh, anche il tuo non sta messo proprio bene”.

“Sarà che sono io quella con il sacco da boxe, ma tu quando ti incazzi picchi duro”.

Si sorrisero e poi Shonei le si avvicinò per un abbraccio veloce. Quando si staccò dall’amica, prese la valigia spostandosi dall’altro lato del letto appoggiandola sul materasso. “Qui dentro ci sono alcuni ricambi, asciugamani, spazzolino da denti, dentifricio, sapone e altra roba che potrebbe servirti”.

“Hai pensato proprio a tutto, eh?”

“Sì, posso sembrare imbranata in queste cose ma è tutta impressione. Ora ti sistemo io la roba, tu resta seduta”.

“Agli ordini” disse Chloe mentre la ragazza estraeva la roba mettendola nell’armadio accanto al letto.

“Che figata avere una stanza tutta per te” disse Shonei guardando l’altro letto vuoto.

“Già, sono stata fortunata, non penso che avrei gradito avere compagnia”.

“Non è certamente una vacanza stare qui dentro”.

Dopo aver sistemato tutto e aver infilato la valigia nell’armadio, Shonei afferrò l’altra sedia spostandola più vicina al letto per sedersi, mentre Chloe si stendeva sul letto.

“Allora, perché mai ti vogliono tenere ancora qui?”

“Vogliono fare altri accertamenti”.

“Perché?”

“Non ne ho la più pallida idea”.

“Mi devo preoccupare?”

“No, io sto bene, ma dottore non esclude la possibilità che io possa essere caduta per qualche ragione particolare”.

“Tipo?”

“Che ne so”.

“Come sei caduta?”

“Ero distratta”.

“Distratta? Hai visto qualche bomba sexy in giro?”

“Ma finiscila, ero al lavoro”.

“Allora perché?”

Chloe sospirò decidendo di dirle la verità. “Non sono caduta per distrazione”.

“Cosa vuoi dire?”

“Ero nell’ufficio di Asher e mi stavo occupando degli ordini. Poi ho iniziato a sentirmi stanca e ho avvertito un po’ di capogiro”.

“E?”

“Sono andata al bagno e quando sono scesa per prendere dell’acqua, sono tornate le vertigini”.

“Ma che cazzo… il dottore lo sa questo?”

“No”.

“Perché non glielo hai detto?”

“Perché è stato solo un capogiro, niente di più e poi volevo uscire”.

“Beh, visto che adesso resti, forse sarebbe il caso di metterlo al corrente”.

“No, non c’è bisogno che lo sappia. Tanto devo essere sottoposta ad altri esami e se c’è qualcosa che non va, me lo diranno”.

Shonei sospirò. “Max lo sa questo?”

“No e non deve saperlo, non voglio che si preoccupi per niente”.

“Lauren sa che sei in ospedale?”

“Si, lo sa”.

“Beh, almeno questo”.

“Cosa hai in quello zaino?” chiese Chloe indicandolo lo zainetto sull’altra sedia.

“Ah, giusto. Visto che resterai qui per qualche giorno, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere qualcosa per passare il tempo”.

Shonei prese lo zaino appoggiandoselo in grembo. “Allora, vediamo… ecco qua” disse estraendo un pacco di sigarette e un accendino.

“Shon, ma cosa… guarda che sono in un ospedale, non in campeggio”.

“E allora?”

“Come diavolo faccio a fumare?”

“Beh, sei sola in stanza. Magari potresti aspettare il calare delle tenebre, chiudere la porta e metterti davanti alla finestra aperta”.

“Tu sei completamente fuori di testa”.

“Oh piantala, io te le lascio nel caso cambiassi idea”.

La ragazza rimise le sigarette e l’accendino nello zaino. “Poi ti ho portato questo”.

“Il mio portatile”.

“Sì”.

“Come hai fatto ad entrare nell’appartamento?”

“Semplice, ho scassinato la porta” disse seria Shonei per poi alzare gli occhi al cielo, notando l’espressione scioccata di Chloe. “Andiamo su, avevo le chiavi”.

“Quindi hai visto Steph?”

“Sono andata al Paradise per recuperare le chiavi di Steph”.

“Oh, lei è… sì insomma…”

“Se sono viva, vuol dire che non è successo nulla”.

“Certo…”

“Mi ha anche detto dove prendere questa” disse Shonei mentre le mostrava una chiavetta usb. “Dentro ci sono una miriade di film”.

“Okay”.

“Poi ti ho portato qualche rivista” disse estraendone un paio appoggiandole sul letto.

Chloe sgranò gli occhi afferrandone una per vedere la copertina. “Ma che cazzo, Shon!”

“Cosa c’è?”

“Questa roba te la riporti indietro”.

“Da quando sei diventata così pudica?”

“Sono riviste per adulti Shon e io sono in un cazzo di ospedale”.

“Ricordo di essere stata ricoverata anche io una volta e ti posso assicurare che quelle mi hanno tenuto molto compagnia”.

Chloe roteò gli occhi in alto e allargando le braccia esasperata. In quel momento entrò nella stanza la giovane infermiera che era passata il giorno prima, mentre lei era al telefono con Lauren. Aveva con sé un carrello che spinse dall’altro lato del letto, avvicinandosi alla paziente.

“Buongiorno”.

“Buongiorno” risposero le due ragazze osservandola.

“Le dispiace se le medico la ferita alla testa? Sarei dovuta passare prima, ma oggi c’è un vero trambusto in ospedale”.

“No, nessun problema”.

“Lo credo bene” disse Shonei in un sussurro guardando l’infermiera.

“Mi dica se per caso le faccio male”.

“Ti fai dare del lei adesso?” chiese Shonei con ironia alla sua amica che la fulminò con gli occhi.

“Puoi chiamarmi anche Chloe” disse la ragazza, rivolgendosi all’infermiera che stava iniziando a srotolare la fascia intorno alla testa.

“Ok” rispose l’infermiera sorridendo.

“E il tuo nome?” chiese Shonei.

“Mi chiamo Peggy”.

“Bel nome, io mi chiamo Shonei”.

Chloe guardava l’amica mentre mentalmente imprecava contro di lei.

Dopo aver rimosso la fascia e la benda, l’infermiera le disinfettò la ferita ripulendola. A Chloe sfuggì un piccolo lamento per il dolore.

“Scusami Chloe, sto ripulendo la ferita ma ho quasi finito”.

“Non lamentarti, Peggy sembra sapere bene cosa sta facendo. Ha mani esperte”.

L’infermiera le lanciò un’occhiata mentre Chloe riusciva a percepire il doppio senso di quella frase.

“Lavori qui da molto?”

“Sono tre anni”.

“Sembri molto giovane”.

“Ho ventisette anni” disse l’infermiera mettendo una benda sulla ferita.

“Pensavo meno”.

“Beh, mi fa piacere saperlo”.

“Io ne ho ventisei”.

L’infermiera annuì con cordialità cominciando a fasciare la testa di Chloe, mentre Shonei continuava a spostare lo sguardo lungo tutto il suo corpo. Quando completò la medicazione, salutò le ragazze lasciando la stanza sotto lo sguardo bramoso di Shonei.

“Porca vacca, ma l’hai vista? Devo farmi ricoverare al più presto” disse guardando l’amica.

“Sei davvero un caso senza speranza” disse Chloe appoggiando la testa sul cuscino non riuscendo a trattenere una risata.

“Sei proprio fortunata”.

“Forse hai dimenticato che sono distesa su un letto di ospedale”.

“Sì, ma è appena entrata una visione da quella porta. Adesso sì che dovresti stare attenta alle distrazioni, non vorrei che ti rompessi l’altra gamba”.

“Torniamo un attimo a Steph”.

“Sicuramente è ancora incazzata con me per quello che è successo, ma fa buon viso a cattivo gioco a causa di quello che ti è capitato. Diciamo che è una semplice tregua”.

“Forse, però credo che ci sia anche un’altra ragione se è così tranquilla”.

“E sarebbe?”

“A quanto pare ha deciso di concedersi una possibilità con Jessie”.

Shonei restò a guardarla senza emettere un fiato. Sembrava del tutto sorpresa da quella notizia.

“Tutto ok Shon?”

“Sì, certo. Non sono affatto felice di questo ma sa ha deciso così…”

“Già…”

“Si vede che è una che ama farsi del male. Credo che la tua amica sia un po’ masochista, ma va bene”.

“Shon, forse dovremmo darle un po’ di fiducia, non credi?”

“Fallo tu se vuoi, io continuo a dire che sia una pessima idea. Mi ci giocherei la testa sul fatto che le piaccia esclusivamente la salsiccia. Lo sai anche tu che ho ragione. Alla fine sarà Steph a rimetterci e quando succederà, io sarò lì a ricordarle di averla avvisata”.

“Spero che vada tutto bene ma in caso contrario, evita di farglielo pesare ulteriormente”.

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Chloe chiese: “Posso farti una domanda?”

“Certo”.

“Tra te e Max… che rapporto c’è?”

“Che cazzo di domanda è questa?”

“Lei sembra tenerci davvero tanto a te nonostante ti conosca da poco”.

Shonei prima sorrise scuotendo la testa e poi il suo volto si fece serio. “Beh, non posso negarlo. Lei si è affezionata molto a me e anche io a lei. Ci conosciamo da poco, ma abbiamo legato davvero tanto. A questo proposito, vorrei precisare una cosa a scanso di equivoci. Io e lei siamo amiche e non puoi chiedermi di starle lontana, quindi metti da parte la tua cazzo di gelosia immotivata. Lei non sarebbe affatto contenta di sapere che stai provando a tenerci lontane, quindi non avanzare pretese del genere, perché non le prenderò nemmeno in considerazione. Lei è mia amica tanto quanto te e non voglio perdere la tua amicizia, esattamente come non voglio perdere la sua. Ti assicuro che non hai motivo di preoccuparti. Capisci cosa sto dicendo?”

“Si, lo capisco”.

“Bene”.

“Hai affermato di sapere altre cose di lei che io non conosco. Era soltanto un’altra provocazione o c’è del vero?”

Shonei emise un sospiro. “Ascolta Chloe, tu e lei vi state finalmente riavvicinando. Sono sicura che se c’è qualcosa che non sai di lei, prima o poi te lo dirà. Devi darle un po’ di tempo”.

“Allora c’è davvero qualcosa che non so?”

“Chloe, io vorrei evitare di tradire la sua fiducia. Lei non se lo merita, su questo converrai con me”.

“Si, hai ragione”.

In quel momento arrivò un messaggio sul telefono di Shonei. La ragazza lo lesse alzandosi dalla sedia. “Ok, adesso devo proprio andare, ho da fare”.

“Va bene”.

“Ah, Max arriverà nel pomeriggio”.

“Grazie per essere passata” disse Chloe e Shonei si avvicinò per un veloce abbraccio.

“Mi stai facendo diventare troppo smielata” disse Shonei allontanandosi. “Se ti serve qualcos’altro, fammi uno squillo”.

“Lo farò” rispose Chloe sorridendo. Poi appoggiò la testa sul cuscino guardando il soffitto. Non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse sotto. Cosa non sapeva di Max? Cominciò a chiedersi se Shonei non fosse venuta a conoscenza del suo potere di viaggiare nel tempo, ma scartò subito l’idea. Se Max le avesse raccontato qualcosa del suo potere, sicuramente le avrebbe anche detto che ne fosse a conoscenza anche lei. Shonei invece non ne voleva parlare, quindi doveva essere per forza qualcos’altro, ma cosa? Continuò ad arrovellarsi il cervello a lungo. Era innegabile il fastidio che provasse in quel momento, nel sapere che Shonei conoscesse qualcosa di personale della sua migliore amica e che lei non ne sapesse nulla. Era un fastidio che aveva provato fin troppe volte per non riconoscerlo. La gelosia aveva sempre fatto parte di lei, ma quando si trattava di Max, era anche peggio. Shonei aveva ragione.

 

 

Shonei tornò al suo appartamento trovando Ashley seduta sul divano in attesa del suo ritorno.

“Hai fatto bene ad avvisarmi. Allora, quando arriva?”

“Questa sera”.

“Hai risposto al suo messaggio?”

“No”.

“Ti ha chiesto spiegazioni?”

Ashley scossa la testa.

“Bene, adesso ti dico cosa faremo” disse Shonei sedendosi sul divano accanto alla ragazza. “Innanzitutto, questa sera usciremo per andare al Rhythm. Aspetteremo che lui ti chiami, perché è sicuro che lo farà. Quando succederà, gli dirai dove sei e aspetteremo il suo arrivo. Così potrai dirgli come stanno le cose”. Poi Shonei avvicinò il suo viso a quello di Ashley. “Dovrai essere molto convincente e mostrargli quanto tu sia felice di stare con me, anche se non è la verità. Lui deve credere a ogni cazzo di parola che uscirà dalla tua stramaledetta bocca. Voglio avvisarti in anticipo che mi prenderò qualche libertà con te. Quindi se dovessi toccarti o baciarti mi raccomando, non fare la faccia schifata, perché tutto questo fa parte dello spettacolo. Sono stata chiara?”

Ashley annuì senza guardarla.

“Non ti ho sentita”.

“Sì!” disse con ostilità Ashley, questa volta guardandola negli occhi come per sfidarla.

“Bene” rispose Shonei sorridendo, assaporando già la sua vendetta.

 

 

Nel pomeriggio Max raggiunse l’amica in ospedale che la mise subito al corrente della visita ricevuta da Shonei, cosa che non la sorprese affatto, dopotutto la sua intenzione era proprio quella di farle riappacificare. Dopo aver trascorso del tempo a chiacchierare, Max propose all’amica di camminare un po’, del resto non poteva starsene distesa al letto tutto il giorno. Chloe a malincuore accettò il suo consiglio. Stavano camminando lentamente una di fianco all’altra per il corridoio, quando Max lesse tristezza sul volto di Chloe.

“Cos’hai?”

“Io? Nulla”.

Max continuò a guardarla intuendo che stesse mentendo. A Chloe non restò altro che vuotare il sacco. Si fermò davanti un’ampia finestra appoggiandosi di spalle, mentre Max le si fermava davanti. “Il fatto è che questo non ci voleva” disse Chloe indicandosi. “Desideravo passare del tempo con te. Magari andare da qualche parte o portarti al mare e invece eccomi qui, in questo cazzo di ospedale”.

“Non devi abbatterti in questo modo, un incidente può succedere a tutti. La cosa importante in questo momento, è che tu stia bene. A essere sincera, non mi dispiace affatto che ti tengano qui ancora per un po’ per fare altri controlli”.

“Chissà perché questo non mi sorprende” disse Chloe contrariata.

“Oh avanti, posso sempre venire a trovarti, così passeremo comunque del tempo insieme e soprattutto non ucciderai nessuno” disse Max ironicamente strappandole un sorriso.

“Però non è la stessa cosa e poi non voglio obbligarti a venire qui ogni santo giorno. Anche tu avrai i tuoi impegni con il lavoro e gli amici. Non puoi startene rinchiusa in ospedale qui con me”.

“Prima di tutto, lavoro soltanto mezza giornata quindi ho il pomeriggio libero. Gli amici se la possono benissimo cavare anche senza di me, la mia presenza non è strettamente necessaria. E ti posso assicurare che avremo tempo per fare tutto ciò che desideri, solo non adesso. Infondo, non rimarrai in ospedale per sempre e per ultima cosa, non meno importante, adesso mi trovo esattamente dove vorrei essere”.

Il cuore di Chloe saltò un battito a quell’ultima frase. Forse era stato il modo in cui l’amica lo aveva affermato in modo così convincente. Oppure era semplicemente la consapevolezza di sapere che Max, non volesse altro che starle accanto. Rimase in silenzio guardandola in modo strano.

“Stai bene?” chiese a un tratto Max.

Chloe sorrise nervosamente. “Sì, sì, sto bene. Promettimi soltanto che non rinuncerai a niente per stare con me”.

“Non lo farò, puoi stare tranquilla”.

“Bene”.

Max notò con quale fatica l’amica restava in piedi a causa della gamba. “Forse è il caso di ritornare nella tua stanza” disse la ragazza iniziando a dare un passo lungo il corridoio.

Chloe con l’intenzione di fermarla, lasciò la stampella destra che finì inevitabilmente a terra. “No, restiamo…”

Nel movimento avventato che fece, si dimenticò completamente della sua gamba, appoggiando il piede a terra che rialzò subito dopo aver percepito il dolore. Stava per perdere l’equilibrio e l’amica le si piazzò davanti, afferrandola giusto in tempo evitando che cadesse. “Attenta!”

Chloe istintivamente si aggrappò all’amica tenendo le braccia avvolte attorno alla sua schiena, mentre Max le teneva intorno alla vita. Quello che era iniziato come un chiaro tentativo di evitare di cadere, si era trasformato in un abbracciò vero e proprio. Restarono in quella posizione per qualche istante che sembrava un’eternità. Poi lentamente si allontanarono guardandosi negli occhi, con i loro volti troppo vicini che si colorarono ben presto di rosso per l’imbarazzo. Quando finalmente Chloe allentò la presa su di lei, si rese conto di quanto forte la stesse stringendo. Rimosse le braccia chiedendosi se Max se ne fosse accorta. “S-scusa… mi dispiace… io…”

Max rimosse le braccia dalla vita di Chloe sentendo il cuore batterle forte nel petto, temendo che potesse esplodere da un momento all’altro. “N-non devi scusarti…” disse in completo imbarazzo, chinandosi per afferrare la stampella finita a terra e porgendola all’amica.

“Grazie Max” disse la ragazza prendendo la stampella. “Sono proprio sbadata” aggiunse sorridendo nervosa. “Forse hai ragione, meglio che torniamo in stanza”.

Così le due ragazze ritornarono nella stanza cercando di comportarsi come se nulla fosse, ma il pensiero di ciò che era appena successo, le accompagno per tutto il resto della giornata.

 

 

In serata Shonei e Ashley raggiunsero il locale e dopo circa mezz’ora, quest’ultima ricevette una telefonata da parte del suo ragazzo, che le comunicava di essere appena ritornato in città e che non aveva con sé le chiavi per poter entrare nel suo appartamento. Ashley gli rispose che se voleva recuperare le chiavi, doveva raggiungerla al Rhythm. Il ragazzo trovò tutto molto strano, infondo l’aveva già avvisata in mattinata del suo arrivo. Shonei e Ashley nel frattempo si spostarono al bar restando in piedi, ordinando da bere in attesa dell’arrivo di Jeffrey. Quando lui entrò nel locale, si guardò intorno per cercare di individuare la ragazza. Quando Shonei si accorse della sua presenza, lasciò il drink sul bancone per afferrare Ashley, attirandola a sé per baciarla, un po’ più a lungo del previsto. Voleva concedere al ragazzo il tempo di accorgersi di loro. Jeffrey che stava continuando a cercare con lo sguardo Ashley, vide la scena strabuzzando gli occhi incredulo. Rimase fermo a qualche passo di distanza dal bar osservando paralizzato la scena, mentre altra gente gli passava di fianco. A un tratto strinse i pugni investito dalla rabbia, causata non solo da ciò che stava facendo la sua ragazza, ma anche dalla presenza insopportabile di Shonei. Si diresse verso di loro infuriato. “Ehi!” esclamò alzando la voce non solo per la rabbia, ma anche per sovrastare l’alto volume della musica.

Shonei mise fine al bacio sussurrando alla ragazza. “Occhio a quello che fai”.

Poi si voltarono entrambe verso Jeffrey che aveva uno sguardo torvo in viso.

“Eeeeehi Jeffrey, ciao amico” disse Shonei e poi si voltò verso Ashley. “Non mi avevi detto che sarebbe arrivato. Potevamo organizzare qualcosa per stare tutti insieme”.

Jeffrey spostò il suo sguardo confuso e scioccato verso Ashley e Shonei ne approfittò per metterle un braccio sulle spalle. “Vuoi unirti a noi? Possiamo offrirti da bere?”

“Cosa cazzo è questa storia?!” chiese Jeffrey rivolto esclusivamente ad Ashley.

La ragazza cercò di far fronte a quella situazione ricordando le raccomandazioni di Shonei. Si stampò sul volto un sorriso deciso e malizioso come al solito. “A te cosa sembra?”

“Mi prendi per il culo?!”

Ashley cercò le chiavi dell’appartamento nella sua borsa e dopo averle estratte le consegnò a lui. Nel frattempo Shonei si godeva attentamente la scena. Non pensava che sarebbe stato così divertente vedere l’orgoglio ferito di Jeffrey, nel sapere che era stato tradito dalla sua ragazza. Per di più sapere che a soffiarle la ragazza da sotto al naso, fosse stata proprio lei, una donna. Jeffrey prese le chiavi con uno strattone, fissando Shonei che continuava a sorridere.

“Oh avanti, non fare l’offeso, come se non lo sapessi già”.

“Sapere cosa?!”

“Che io e Ashley stiamo insieme da quando siete ritornati a Portland”.

Jeffrey aveva sin dall’inizio il sospetto che loro due potessero vedersi di tanto in tanto, ma avere una relazione, questo era decisamente troppo. Forse aveva cercato semplicemente di negare quella possibilità. Del resto, occhio non vede cuore non duole. Jeffrey non poteva immaginare che quella di Shonei, fosse soltanto una mezza verità, perché la verità era che oltre al sesso, tra loro due non c’era mai stato nulla di concreto.

Shonei guardò un attimo Ashley fingendosi sorpresa. “Pensavo glielo avessi detto. Oh cazzo, scusami Jeff, non immaginavo che tu non lo sapessi ancora”. Riprese il bicchiere con il suo drink, facendo un sorso fissandolo dritto negli occhi. “Mi dispiace tanto che tu lo abbia saputo in questo modo”.

Jeffrey si avvicinò di un passo alla sua ragazza. “Dimmi che queste sono tutte stronzate!”

Ashley nonostante si sentisse morire dentro, riuscì a sostenere lo sguardo arrabbiato e addolorato del suo ragazzo, interpretando bene la sua parte. L’aiutò il fatto di sapere che da quel momento in poi, Jeffrey non avrebbe dovuto guardarsi le spalle. Che sarebbe stato al sicuro, lontano dalla furia di Steven. “Jeffrey, è stato bello finché è durato. Andiamo oltre e fattene una ragione. Io non ti voglio più, anzi…”

Shonei restò a guardare la ragazza con attenzione, in attesa che gli desse finalmente il colpo di grazia.

“Io non ti ho mai voluto. Tornare qui e rivedere Shonei, mi ha fatto capire cosa voglio davvero, cosa ho sempre voluto” disse la ragazza con convinzione, ricevendo uno sguardo di ammirazione da parte di Shonei, quando si rese conto dell’effetto che quelle parole avevano avuto su Jeffrey.

“Sono soltanto cazzate!” disse lui tentando di afferrare un polso della ragazza.

A quel punto Shonei intervenne respingendo la mano di Jeffrey. “Levale le mani di dosso!”

“Altrimenti cosa fai, eh?!” chiese Jeffrey furibondo avvicinandosi a lei con tono minaccioso.

Shonei non si tirò indietro, anzi tenne lo sguardo di sfida puntato su di lui. “Cosa si prova Jeffrey?! Cosa si prova ad essere presi a calci in culo?! La percepisci l’umiliazione di essere stato tradito dalla persona di cui ti sei sempre fidato?! Riesci a sentire la sensazione di essere completamente solo?! Di non sapere più di chi fidarti, eh?! Lo senti?!”

Jeffrey la guardò dapprima confuso da quelle parole piene di rancore, ma poi comprese cosa fosse successo. Shonei aveva scoperto di essere stata tradita da Ashley a causa sua. Quello che però non comprese, era la macchinazione in atto ai suoi danni. Ciò che la sua ragazza gli aveva appena detto, non corrispondeva alla verità, ma lui non sospettava nulla.

Jeffrey distolse lo sguardo da Shonei per riportarlo sulla sua ragazza, o per meglio dire, ex ragazza.

“Te ne pentirai, forse non oggi, non domani, ma lo farai! Rimpiangerai la tua scelta per il resto della tua miserabile vita!”

Detto questo si allontanò ancora arrabbiato e ferito nell’orgoglio. La verità era che amava Ashley, l’aveva sempre amata.

Shonei sorrise guardando la ragazza al suo fianco, soddisfatta per aver inferto un colpo basso a Jeffrey. “Sei stata davvero favolosa. Devo ammetterlo, hai una certa attitudine nel fare l’attrice. Potresti sfondare nel mondo del cinema”.

Shonei la guardò con disprezzo, mentre una lacrima le scendeva su una guancia. Si diresse immediatamente verso il bagno, pur di starle lontana. Shonei la seguì con lo sguardo continuando a bere serenamente il suo drink.

 

 

Giovedì 3 agosto 2017

Era passata una settimana da quando Chloe aveva accettato con riluttanza di restare in ospedale, per essere sottoposta ad altri esami. L’avevano rivoltata come un calzino e mancavano solo alcuni risultati degli ultimi test effettuati, poi sarebbe stata finalmente libera. Durante la settimana di ricovero, aveva ricevuto telefonate di Lauren, visite dagli amici e anche da alcuni colleghi del Paradise, dove Ian era diventato temporaneamente il responsabile. Anche Steph aveva avuto l’occasione di andarla a trovare. Una volta da sola e l’altra in compagnia della sua attuale ragazza, se così si poteva definire. A detta di Steph le cose procedevano bene tra loro, ma agli occhi di Chloe sembrava solo un’affermazione per non destare preoccupazione. In realtà c’erano delle cose che Steph non riusciva proprio a mandare giù. Era logico pensare che Jessie facesse ancora fatica a lasciarsi andare del tutto. Del resto la ragazza era stata chiara sin dall’inizio. Le aveva chiesto di avere pazienza e Steph era stata comprensiva. Però nonostante il suo impegno nel far funzionare le cose, viveva male quella situazione. Con il ricovero di Chloe in ospedale, Jessie avrebbe potuto approfittarne per passare più tempo insieme a lei. Ad esempio, avrebbe potuto passare la notte da Steph, ma questo era avvenuto solo per un paio di notti e tra l’altro, non era mai successo nulla tra loro. Steph non le aveva fatto pressioni come sempre, però la cosa stava nettamente degenerando. Infatti anche scambiarsi un semplice bacio era diventato complicato, perché questo poteva avere luogo solo quando erano completamente da sole. Tutto questo Steph lo accettava facendo buon viso a cattivo gioco cercando di non pensarci, ma queste limitazioni le pesavano parecchio. In tutta la sua vita non aveva mai avuto problemi con la sua sessualità e non si era mai nascosta da nessuno. Eppure con Jessie, iniziava a sentirsi quasi come un ladro. Come se tutto ciò che desiderava fosse sbagliato, inclusa la loro relazione. Per quanto riguardava il suo rapporto con Shonei, c’era ben poco da dire. Tutto era tornato alla normalità, come se nulla fosse successo. Come se quel bacio provocatorio di Shonei non fosse mai avvenuto e questo era decisamente strano trattandosi di Steph. L’argomento tra loro non venne mai affrontato nemmeno una volta. Nel frattempo, la convivenza tra Ashley e Shonei, almeno per i primi giorni, si era complicata parecchio dopo il due di picche rifilato a Jeffrey. Per cercare di smorzare l’ostilità della ragazza nei suoi confronti, Shonei aveva cambiato radicalmente atteggiamento, anche se continuava ad avere una certa autorità su di lei. Se prima sembrava volesse impartirle degli ordini, adesso si sforzava di chiederle le cose in maniera più delicata, con gentilezza. Oltre al cambiamento nel suo modo di porsi nei confronti della ragazza, c’era stato anche qualcos’altro che aveva spiazzato Ashley.

 

 

Tre giorni dopo la rottura con Jeffrey

Mentre Ashley era seduta sul divano a guardare la tv facendo zapping, Shonei le si piazzò davanti guardandola con attenzione. L’altra non perse tempo ad aggredirla verbalmente.

“Ti levi?! Guarda che non sei trasparente, anche se devo ammettere che mi piacerebbe tantissimo!”

“Hai finito di mettere in ordine la casa?”

“Vorrai dire il tuo porcile!”

“Bene, allora potresti uscire a farti un giro”.

“Come scusa?!”

“Ho notato che non esci più con le tue amiche”.

La ragazza sgranò gli occhi incredula e infuriata. “Forse non ci esco più, perché qualcuno ha deciso di sequestrarmi!”

“Io non ho nessuna intenzione di tenerti segregata in casa”.

“Sì invece!”

“Non credo di aver mai affermato neanche lontanamente una cosa del genere. Però se tu pensi che io lo abbia fatto, ti prego, illuminami”.

Ashley aprì la bocca per risponderle, ma ripensando alla loro conversazione, si rese conto che Shonei avesse effettivamente ragione. “Levati di torno e lasciami in pace!”

Shonei sospirò con un’alzata di spalle. “Va bene, come vuoi tu, ma ricorda che puoi andare dove ti pare. L’unica cosa che voglio da te, è il rispetto che merito”.

“Pff, che meriti?! Tu non meriti un cazzo da me!”

“Sai bene a cosa mi riferisco”.

“No, non lo so, illuminami!” disse Ashley con ostilità, facendole il verso.

“Puoi stare con chi ti pare, anche in compagnia di uomini se ti va, ma senza passare mai il limite. Ti è vietato flirtare con loro e soprattutto non puoi scoparteli” disse Shonei infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.

“E se io volessi farmi una bella scopata con una donna?! In quel caso per te andrebbe bene?!” chiese con sarcasmo.

Shonei la guardò dritta negli occhi non riuscendo a trattenersi dal ridere.

“Che diavolo hai da ridere?!”

“Io in quel caso non mi preoccuperei”.

“E per quale cazzo di motivo?!”

“Beh, è molto semplice. In tutta la tua vita hai avuto poco interesse verso le donne. C’è stata qualcun'altra prima di me, questo è vero, ma non era granché e ti sei stufata subito. Io invece sono stata l’unica donna che ti sei portata a letto ripetutamente. Vuoi forse provare a negarlo?”

Ashley incrociò le braccia al petto indispettita dalla sua spiegazione, che evidentemente corrispondeva alla verità. “E se io decidessi di farlo?! Dopotutto mi stai impedendo di avere delle relazioni con gli uomini! In qualche modo dovrò pure compensare!” disse Ashley per provocarla.

“Sì, hai ragione, in questo caso ti auguro buona fortuna”.

“Che cosa?!”

“Puoi provare a stare con un’altra donna se ti va, ma tanto sappiamo bene che non lo farai”.

“Tu dici?!”

Shonei si chinò avvicinando di più con il suo viso a quello della ragazza, sussurrando: “Non riesci a stare con nessun’altra a parte me”.

“Non esserne tanto sicura!”

“Se sono così sicura di me stessa, lo devo soltanto a te” disse Shonei allontanandosi sorridendo.

“Sai, non ti farebbe male abbassare la cresta ogni tanto!”

Shonei si mise addosso una camicia smanicata con l’intenzione di uscire, ma prima tirò fuori il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni, ne estrasse duecento dollari appoggiandoli sul tavolinetto davanti al divano. “Vai a fare shopping e stasera fatti un giro con le tue amiche” disse senza guardarla, avviandosi verso la porta.

Ashley sgranò gli occhi incredula. “Non accetterò mai i tuoi soldi!”

“È un po’ troppo tardi per questo, non credi? Voglio dire, vivi nel mio appartamento, mangi il mio cibo, usi tutto quello che mi appartiene”.

“Perché tu mia hai costretta a stare qui da te! Mi hai sequestrata e questo, nel caso non lo sapessi, è reato!”

“No Ashley, è qui che ti sbagli. Vuoi andare alla polizia? Bene, fallo pure, ma ricordati che io non ti ho mai costretta a fare nulla. Io ti ho fatto una proposta che tu hai accettato”.

“Sì, ma con il ricatto!”

“Allora cosa stai aspettando? Vai alla polizia e racconta tutto sin dall’inizio, ma ricorda che così attirerai l’attenzione anche su Steven. Non credo che lui ne sarà felice” disse Shonei scuotendo la testa aprendo la porta. Poi prima di uscire dall’appartamento aggiunse: “Esci e non stare sempre chiusa in casa, che ti stai inacidendo parecchio”.

Ashley rimase sola nell’appartamento riflettendo, mentre fissava i soldi sul tavolinetto. Alla fine li prese convincendo sé stessa, che quei soldi se li meritava. Shonei l’aveva messa in quella situazione e occuparsi di lei, era il minimo che potesse fare. Dopotutto se l’era cercata.

 

 

Nel pomeriggio Shonei raggiunse Chloe in ospedale. La trovò davanti alla finestra a guardare fuori. Non aveva più la testa fasciata e non utilizzava più le stampelle per stare in piedi, anche se portava ancora il tutore.

La ragazza bussò allo stipite della porta per attirare l’attenzione dell’amica. “Ancora non finisce la tua incarcerazione? Per caso c’è da pagare una cauzione?”

“Infatti mi sento come in carcere” rispose Chloe avvicinandosi a lei.

“Scusa se non sono venuta a trovarti più spesso, ma ho avuto un po’ da fare”.

“Lavoro?”

“Tra le altre cose”.

“Non preoccuparti, non sono stata troppo tempo da sola in questo inferno, Max viene tutti i giorni”.

“Ti trovo bene”.

“Si, effettivamente sto molto meglio”.

“Quando ti fanno uscire?”

“Sinceramente non lo so, ma credo che ormai sono agli sgoccioli della mia forzata permanenza. In caso contrario, ho intenzione di evadere”.

“Se ti serve aiuto ci penso io”.

“Benissimo, allora siamo d’accordo” disse Chloe ridendo insieme alla sua amica.

“Cos’è risultato dagli esami fatti fino ad ora?”

“Assolutamente nulla”.

“È tutto ok? Niente fuori dal normale?” chiese la ragazza un po’ sorpresa.

“Niente di niente” rispose Chloe, non immaginando a cosa aveva causato il suo malessere. I risultati di alcuni esami, non avevano evidenziato nulla di anomalo. Inoltre, dopo più di ventiquattro ore, era sparita ogni traccia dell’ansiolitico ingerito inconsapevolmente attraverso la bibita manomessa da Ian.

“Mi fa piacere saperlo. Allora, visto che non sai ancora per quando tempo resterai, ti serve qualcos’altro?”

“No, pensa che ho ancora le sigarette che mi hai portato”.

“Non le hai fumate?”

“Beh, era quella la mia intenzione, ma non ce l’ho fatta a resistere. Per fortuna non mi hanno beccata”.

“Dimmi, dov’è la tua infermiera personale?”

“Non è la mia infermiera personale”.

“Sicura?”

“Non fare l’idiota”.

“Lauren si è fatta sentire?”

“Eccome, mi chiama spesso per sapere come sto. Ho come la vaga sensazione che gongola all’idea di sapere che sono rinchiusa qui dentro”.

“Oh avanti, è soltanto preoccupata per te” disse Shonei facendo una breve pausa. Poi fece un sospiro e disse: “Senti Chloe…”

“Dimmi”.

Shonei sorrise nervosamente.

“Che succede?”

“Volevo informarti di una cosa, visto che sei ancora qui dentro e non hai modo di scoprirlo da te. Voglio evitare che tu lo venga a saperlo da qualcun altro”.

“Di cosa si tratta?” chiese Chloe confusa.

“Si tratta di Ashley, vedi lei… adesso vive nel mio appartamento”.

Chloe rimase in silenzio per qualche istante a fissarla senza emettere un fiato. Poi a un tratto chiese: “Mi prendi per il culo?”

“No, affatto. Lei aveva bisogno di un posto dove stare e ho pensato di darle una mano”.

“Ma scusa, non stava con quel tizio…”

“Jeffrey, si stava con lui ma e finita quindi…”

“E non poteva farsi ospitare da una delle sue amiche?”

“È quello che ha fatto”.

“No, non credo proprio, tu non sei sua amica”.

“Ah no? E cosa sarei?”

“Non lo so, ma il vostro non è affatto un rapporto di amicizia. Già immagino cosa succede tra quelle quattro mura”.

“Ti sbagli, non sta succedendo nulla”.

“Si certo, come no, ti credo sulla parola”.

“Te lo giuro, io e lei non stiamo insieme”.

“Ma te la scopi”.

“Non più, anche perché frequento un’altra persona adesso”.

“Oddio, adesso chi è l’altra?”

“Beh… lei è…Janet”.

“Cosa? Janet? Ma tu sei completamente fuori di testa”.

Shonei fece un’alzata di spalle. “Non è la prima volta che ce la spassiamo. Lei non si aspetta nulla e a me sta bene così”.

“Ma Ashley resterà da te solo temporaneamente o…”

“Non le sto mettendo fretta e poi avere qualcuno in casa mi fa comodo”.

“Già, immagino la comodità” disse Chloe insinuando qualcosa.

“Non ci vado a letto se è quello a cui stai pensando. Lo sai che passo poco tempo nel mio appartamento, c’è bisogno di qualcuno che lo tenga in ordine”.

“È questo il suo contributo? Tenere in ordine il tuo appartamento, perché non si cerca un lavoro?”

“Oh andiamo, ce la vedi a lavorare?”

“No, al massimo me la immagino a rifarsi le unghie”.

“Adesso che ti ho messa al corrente, sono decisamente più tranquilla. Così non ti verrà un infarto nel caso dovessi vederla uscire dal mio appartamento”.

“Oh, grazie per il pensiero” disse Chloe sarcastica, avvicinandosi al comodino per bere un po’ di acqua.

“Finalmente addio stampelle, eh?”

“Si, riesco a camminare senza problemi” rispose Chloe, cominciando a camminare per la stanza come se stesse sfilando. Infine arrivò fino alla finestra, allargando le braccia. “Vedi?”

“Oh sì, lo vedo”.

Appena Chloe si voltò per tornare indietro, vide Max davanti alla porta della stanza con un sacchetto in mano, che la guardava sorpresa e preoccupata allo stesso tempo. Di istinto Chloe appoggiò le mani sull’altro letto vuoto, come per reggersi. Shonei corrugò la fronte confusa e poi si voltò verso il punto in cui guardava Chloe. “Ehi… ciao Max” salutò la ragazza un po’ a disagio. Non si erano più riviste dopo l’ultima volta che avevano chiarito le cose tra loro.

“Ciao Shon” rispose Max altrettanto a disagio. Poi si voltò verso Chloe. “Ma sei impazzita per caso?”

Max appoggiò il sacchetto di carta sul comodino e si avvicinò velocemente a Chloe, per aiutarla. Shonei guardò con attenzione la scena bizzarra che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. Max si mise di fianco all’amica sorreggendola con un braccio attorno alla vita, mentre Chloe si aggrappava a lei con un braccio sulle spalle. A passo lento Max riportò l’amica a letto, facendola sedere. “Non dovresti camminare senza stampelle” disse con tono di rimprovero.

Shonei sgranò gli occhi sorridendo, con una strana espressione sul volto che Chloe notò subito.

“Sì hai ragione, scusa Max”.

“Dovresti stare più attenta. Come stai oggi?”

“Bene, molto meglio ed è per questo che ho iniziato a… camminare senza stampelle” mentì Chloe. In realtà stava più che bene già da qualche giorno.

“Ti serve qualcosa al bar?”

“Magari una bibita”.

“Nient’altro?”

“No, va bene così”.

“Tu hai bisogno di qualcosa?” chiese questa volta rivolta a Shonei.

“Oh no, grazie Max, sto bene così”.

“Ok, allora torno subito e tu non muoverti da lì” disse Max indicando Chloe mentre lasciava la stanza.

Chloe sospirò stendendosi sul letto mentre Shonei sorridendo, prese una sedia per sedersi accanto all’amica. “Wow, cosa hanno appena visto i miei occhi”.

“Non so di cosa tu stia parlando” disse Chloe evitando lo sguardo indagatore dell’amica.

“Avanti, cos’è questa storia? Hai iniziato a fare la moribonda appena è entrata” disse Shonei ridacchiando divertita.

“Beh, non sto… proprio bene…”

“Ti sembro una deficiente per caso? Non me la darai a bere così facilmente. Avanti, sputa il rospo”.

Chloe sospirò di nuovo sconfitta dalla sua insistenza. “Odio stare qui dentro e se non sono scappata, lo devo soprattutto a lei. Mi viene a trovare tutti i giorni e resta finché non termina l’orario delle visite. Mi piace avere la sua compagnia e non voglio perdere nemmeno un minuto lontana da lei. Tre anni sono troppi da recuperare”.

Shonei inclinò il capo guardandola stringendo gli occhi a due fessure. “Io non credo di capire. Insomma, comprendo quello che hai detto, ma di certo non spiega il motivo per cui ti mostri moribonda in sua presenza”.

“Non faccio la moribonda” disse Chloe indispettita.

“Ti piace ricevere le sue attenzioni, vero?”

“No, non è… cioè… il fatto è che…”

“Che?” incitò Shonei.

“Temo che se lei vedesse che sto bene, potrebbe decidere di non venire più a trovarmi. Insomma, non sarebbe necessaria la sua presenza, capisci?”

“Cazzo, non ti facevo così”.

“Così come?”

“Beh, hai escogitato un piano subdolo per tenerla qui con te”.

“Non è un piano”.

“Ah no?” chiese Shonei ridacchiando.

Chloe roteò gli occhi esasperata.

“Ehi, va bene, io non giudico” disse Shonei divertita, alzando le mani in segno di resa. “Solo che a causa tua non può prendere altri impegni”.

“Grazie per farmi sentire una vera merda”.

“Figurati”.

“Non hai intenzione di dirglielo, vero?”

“Ma neanche per sogno, dopotutto avete bisogno di trascorrere del tempo insieme e con te qui dentro, diventa tutto più complicato. E poi si vede che ti piace troppo essere coccolata” disse Shonei prendendosi gioco di lei.

“Ma cosa…”

Shonei continuò a ridere di tutta quella situazione.

“Sei una stronza”.

“E tu sei troppo divertente”.

Chloe incrociò le braccia al petto mettendo il broncio, ma non durò a lungo visto che sopraggiunse Max. In quel preciso istante il suo volto si distese.

“Eccomi qua” disse la ragazza ritornando nella stanza con alcune lattine di pepsi.

“Grazie Max”.

“Di nulla”.

Max prese l’altra sedia mettendola affianco a quella di Shonei e si sedette. Le due ragazze si guardarono brevemente sorridendosi e poi distolsero lo sguardo l’una dall’altra. Erano evidentemente in imbarazzo per tutto quello che era successo tra loro e trovarsi davanti a Chloe, non rendeva le cose più semplici. Come avrebbe reagito la ragazza, se avesse saputo di loro? Considerando la reazione avuta alle provocazioni di Shonei, sicuramente non bene.

“Allora, cosa dicono i dottori?”

“Niente di nuovo. Al momento sono sana come un pesce. Spero tanto di uscire presto da qui, perché non ne posso davvero più. Mi sento come in gabbia”.

“Ma sei in buona compagnia quindi non lamentarti” disse Shonei lanciando un’occhiata a Max.

“Non mi lamento per la compagnia”.

“Beh, adesso devo proprio andare” disse Shonei alzandosi dalla sedia.

“Vai di già?”

“Si, ho parecchio da fare”.

“Ok, grazie per essere passata” disse Chloe.

“Ci vediamo presto e spero fuori di qui” disse Shonei. “Ciao”.

“Ciao Shon” risposero le due ragazze.

Poi quando Shonei era proprio sul punto di uscire dalla stanza, Chloe aggiunse con ironia: “Mi raccomando, salutami Ashley”.

Shonei si voltò dando una veloce occhiata a Max, che la guardava con un’espressione confusa sul volto. “Lo farò”.

Appena la ragazza lasciò definitivamente la stanza, Max si voltò a guardare Chloe. “Cosa vuol dire? Perché dovrebbe salutarti Ashley? Sta andando via?”

“Oh, tu non lo sai?”

“Sapere cosa?”

“Beh, a quanto pare Ashley si è trasferita da Shon”.

“Cosa?” chiese Max esterrefatta.

“Già, ma lei dice che non c’è nulla tra loro, anche perché adesso frequenta qualcun'altra, indovina chi”.

“Chi?”

“Janet”.

Max rimase imbambolata a cercare di assimilare le notizie appena ricevute. Non sapeva davvero cosa pensare. Per un attimo si sentì addirittura colpevole di quanto stesse accadendo. Era chiaro che Shonei sentisse il bisogno di avere qualcuno al suo fianco. Magari qualcuno come lei, che con estrema semplicità era riuscita ad aprire uno spiraglio, ma adesso che si era tirata indietro, Shonei sembrava essere tornata al punto di partenza.

“Cosa c’è in quel sacchetto?” chiese Chloe distogliendola dai suoi pensieri.

“Ho portato qualcosa di buono. Oggi non farai cena con la spazzatura dell’ospedale, ma mangerai un doppio cheeseburger con formaggio, cipolla, cetrioli, ketchup e senape. Il tutto accompagnato da patatine fritte e le pepsi che ho preso adesso giù al bar”.

“Tu sei la migliore amica che si possa mai avere”.

“Certo, ma non esultare tanto, perché ormai sarà già freddo”.

“Credimi, sarà sempre meglio della sbobba che passano qui”.

“Questo è vero. Ho preso due porzioni di tutto”.

“Quindi ceneremo insieme”.

“Questa era l’idea”.

“Beh, allora organizziamoci come si deve. Che ne dici di guardare qualcosa in tv? Oppure potremmo vedere un film sul portatile che mi ha portato Shon. Steph mi ha mandato una chiavetta piena zeppa di film”.

“Ottima idea”.

 

 

Così le due ragazze cenarono insieme, chiacchierando e scherzando tra loro. Alla fine optarono per guardare un film in tv, perché sceglierne uno dalla chiavetta di Steph, era un’impresa impossibile. C’era troppa roba tra cui scegliere e nell’indecisione, Chloe mise via il portatile. Si stesero una di fianco all’altra sul letto, appoggiandosi di spalle al cuscino guardando la tv da parete davanti a loro. A un certo punto ci fu una scena intima e romantica tra i protagonisti e Chloe cominciò a sorridere, pensando all’imbarazzo che sicuramente l’amica stava provando. “Vuoi che cambio canale?” chiese divertita.

Max sospirò alle parole di Chloe, che come al solito non perdeva occasione per metterla a disagio. “Non c'è bisogno che cambi canale, non sono una ragazzina. Magari forse dovresti soltanto smetterla di commentare come al tuo solito”.

Chloe rise. “È vero, non sei più una ragazzina ma ti imbarazzi ancora per cose di questo tipo”.

“Non mi imbarazza la scena ma tu, che è ben diverso”.

“Ti imbarazzo io? Ma...”

“Ti prego, fai silenzio e guarda il film”.

“Ok, come vuoi tu” disse Chloe sorridendo, riportando l’attenzione allo schermo, anche se durò per poco. Infatti subito iniziò a rimuginare sulla storia di Max con Lucas, ignorando completamente il film.

 

 

Chissà se loro due lo hanno mai fatto. Con tutte quelle riviste per adulti che Lucas teneva nascoste sotto al letto, ci sarebbe ben poco da sorprendersi. Però anche se lui ci avesse provato, non è detto che Max abbia accettato. E se invece lo avesse fatto? Dopotutto sono stati insieme per un anno. Quante cose possono succedere in un anno? No, è impossibile, lei si imbarazza sempre così facilmente, che non riesco proprio a immaginarla in intimità con qualcuno. A essere del tutto sincera, non mi piace nemmeno l’idea di lei con… ma che cazzo… ok, devo piantarla di pensarci. In fondo non sono affari miei. Lei è adulta e può fare quello che le pare. Potrebbe averlo anche fatto… e allora? Devo smetterla di essere paranoica. Meglio che mi concentro sul film.

 

 

Nonostante tutte le buone intenzioni, Chloe non riuscì a smettere di pensarci. Lanciò una breve occhiata all’amica che sentendosi osservata, si voltò verso di lei.

“Cosa c’è?”

“Eh?”

“Cosa hai?”

“Io? Niente” rispose Chloe continuando a guardare lo schermo.

Decise di lasciar perdere e non chiederle nulla, anche se il suo istinto le diceva tutto il contrario. Alla fine la curiosità ebbe la meglio, soprattutto forse sentiva un certo fastidio al pensiero che la sua migliore amica, fosse stata così tanto in intimità con qualcuno.

“Ehm... Max?”

“Stai per fare un'altra delle tue battute?” chiese Max continuando a tenere gli occhi fissi sullo schermo.

“No, assolutamente no. Volevo solo sapere se posso farti una domanda”.

“Certo che puoi”.

“Ok, però è… molto... personale”.

Max accorgendosi della sua esitazione la guardò con sorpresa. “E quando mai questo ti ha fermato?”

“Ah, giusto” disse Chloe sorridendo nervosamente. “Quindi posso?”

“Si, tanto me la farai comunque” disse Max riportando l’attenzione al film.

“Allora... stavo pensando... a te e Lucas. La vostra storia è durata davvero tanto. Insomma, le mie pseudo storie non sono durate mai più…”.

“Di un gatto in tangenziale” disse Max completando la frase dell’amica.

“Già… quindi… sai, mi stavo chiedendo se…”

“Santo cielo Chloe, ma vuoi farmi questa benedetta domanda? Mi stai facendo salire l’ansia?”

“Ok, allora te la faccio così, a bruciapelo”.

“Era ora”.

“Avete mai avuto rapporti?”

Max si voltò di scatto verso di lei senza sapere cosa rispondere.

“Cioè, avete mai…”

“Chloe, ho capito cosa stai chiedendo”.

“Ah, bene”.

“Immaginavo che prima o poi mi avresti fatto una domanda del genere. Sei così prevedibile e… noiosa” disse completamente in imbarazzo.

“Io noiosa? Ma se mi trovano tutti molto divertente, inclusa tu”.

“Ne sei proprio sicura?”

“A te piacciono le mie battute, quindi non criticare perché chi disprezza compra. E comunque non sono prevedibile e se a te sembra il contrario, è solo perché mi conosci molto bene”.

“Infatti ti conosco e mi fa molto piacere sapere che sei rimasta la stessa di sempre, che non sei cambiata affatto” disse Max indispettita.

“Temevi che io potessi cambiare?” chiese Chloe guardandola con attenzione.

“Non ho detto questo, però… sei a Portland, gente diversa, vita diversa. Sono cambiate così tante cose che non mi sorprenderebbe se lo fossi anche tu”.

“Sai che anche io temevo la stessa cosa?”

“Siamo state lontane così a lungo. In tre anni di tempo potrebbe succedere di tutto. Direi che è più che normale aspettarsi dei cambiamenti”.

“Già, però io sono sempre la stessa come puoi vedere”.

“Si, lo vedo” disse Max sorridendo.

“E dimmi, anche tu sei spaventata da questa possibilità?”

“Quindi tu sei… spaventata? Da cosa?”

“Che tu non sia più la stessa Max che conosco”.

“Ti ho dato questa impressione?”

“Non lo so, forse sì”.

“Quando?”

“Ad esempio quando non mi volevi più tra i piedi. Credevo davvero che non mi avresti dato nessuna possibilità”.

“Chloe, ero arrabbiata”.

https://www.youtube.com/watch?v=DbjkjTsOKx8&ab_channel=AlbertoGuerrilla

“Lo so, il fatto è che non ricordo di averti mai vista così ostile nei miei confronti. Tranne quella volta, quando…” disse Chloe interrompendosi di colpo. Stava per fare riferimento allo schiaffo ricevuto da lei a causa di quello che era avvenuto con Duncan.

“Quando?”

“Ehm… sai che c’è, lasciamo stare. L’importante è che adesso siamo di nuovo insieme, giusto?”

“Giusto”.

Si voltarono a guardare la tv e dopo qualche istante Chloe corrugò la fronte.

“Maaaax, la domanda”.

“Ecco, lo sapevo che finiva così e io che speravo te ne fossi dimenticata”.

“A quanto vedo non sono l'unica a essere rimasta la stessa” disse Chloe, ridacchiando per la vana speranza di Max.

“Non siamo mai arrivati a quel punto” disse Max in imbarazzo, continuando a guardare il televisore.

Chloe sgranò gli occhi. “Tu e lui… non avete mai...”

Max sospirò.

“Ok, quindi non lo avete fatto”.

“Credo di avertelo appena detto”.

“Ma proprio niente di niente?”

“Santo cielo Chloe, la vuoi smettere?”

“È solo che non riesco a immaginare che Lucas non ci abbia nemmeno provato”.

“Sì che ci ha provato”.

“Ah!” esclamò Chloe, desiderando di prendere a calci nel sedere il ragazzo. “Beh, se non avete fatto niente di niente...”

“Non ho mai detto questo. Ho detto solo che non lo abbiamo fatto. Cioè, non ci siamo spinti fino a quel punto”.

“A-aah, quindi qualcosa avete fatto. Dimmi cosa” disse Chloe con malizia, anche se non trovava affatto divertente quella conversazione. Però nonostante tutto non riusciva a farne proprio a meno, voleva sapere fino a che punto si fosse spinto Lucas.

“Adesso basta Chloe, non risponderò più a nessuna delle tue domande. Sono cose personali e non te le dirò nemmeno sotto tortura”.

“Ma non è giusto” disse Chloe contrariata. “E se iniziassi a farti il solletico?”

“E se io ti rompessi l'altra gamba?”

“Se prometti di venirmi a trovare tutti i giorni, allora te lo concedo”.

“Non mi tentare”.

Chloe cominciò a ridere arrendendosi all’idea che non avrebbe ricevuto nessuna risposta esauriente. “Comunque mi fa piacere”.

“Cosa?”

“Che non l'hai fatto”.

Max si voltò verso di lei confusa. “Cosa vorresti dire?”

“Niente di che, mi fa soltanto piacere che tu non l’abbia fatto con lui”.

“E per quale ragione?”

“Ehm... beh...” rispose Chloe in difficoltà senza sapere bene cosa intendesse dire. Poi riflettendoci per qualche istante disse: “Se la vostra storia non è durata, vuol dire che non eravate fatti per stare insieme. Non era la persona giusta e quindi è stato un bene, che tu non abbia condiviso con lui questa esperienza. Insomma, la tua prima volta dovrebbe essere speciale, romantica e soprattutto dovrebbe succedere con una persona che ti ama davvero”.

“E chi lo dice?”

“Cosa?” chiese Chloe sorpresa. “Non dirmi che preferiresti condividere qualcosa di così importante con un tizio qualsiasi? Magari con manette ai polsi e fruste?” chiese con ironia.

“Ma quanto sei idiota, non intendevo dire questo. Volevo semplicemente farti non notare che non puoi essere tu a dire cosa è meglio per me”.

“Ah, ecco che ci risiamo. Guarda che lo dicevo per te. Penso che meriti qualcuno che ti ami per davvero e che…”

“E chi ti dice che Lucas non mi amasse?”

“E va bene ok, mi arrendo”.

“La tua prima volta sarà stata romantica allora” disse Max con sarcasmo.

“La mia? Oh no, è stata tutt’altro che romantica. Ho condiviso la mia prima volta con la persona sbagliata, al momento sbagliato, con i sentimenti sbagliati e le ragioni sbagliate. Forse è per questo che per te spero in qualcosa di meglio. Comunque, anche se la mia prima volta è stata completamente sprecata con un deficiente, dopo ho recuperato con l’arrivo di Rachel. Quella è stata la mia prima vera volta”.

“Perché?”

“Perché ero davvero innamorata” disse Chloe ripensando a Rachel.

A un tratto Max chiese: “Ti piacciono ancora i ragazzi?”

“Adesso cosa c’entra questo? Sei la solita impicciona” disse divertita Chloe.

“Mi hai fatto una domanda personale, credo di essermela guadagnata anche io questa possibilità”.

“Stai facendo un po' troppe domande impicciona” continuò Chloe.

“Perché se fai delle domande tu e tutto lecito e se le faccio io sono un'impicciona?”

“Semplice, perché lo sei”.

Max sospirò tornando a guardare la tv mentre Chloe la fissava sorridendo.

“Sì mi piacciono ancora, ma solo da guardare”.

“E che diavolo significa?”

“Che se proprio dovessi avere una relazione seria, preferirei una donna”.

“Perché? Pensi che gli uomini non siano in grado di portare avanti una relazione seria?”

“Non ho mai pensato nulla del genere. Le mie preferenze non hanno nulla a che vedere con la loro capacità di relazionarsi. Questo è qualcosa di soggettivo, che fa parte di me. Conosco anche donne che preferiscono gli uomini, nonostante siano attratte da altre donne, sai?”

“Perché preferisci le donne? Cosa c’è di differente?”

“Max, non c’è nessuna buona ragione specifica, l’amore non si può razionalizzare. Ci si innamora di chi ci si innamora, succede e basta. I sentimenti non si possono controllare e anche se ci provassi, non ci riusciresti mai”.

Max tornò a guardare la tv senza nessun interesse.

Chloe si girò su un fianco guardando l’amica. “Posso chiederti cosa non ha funzionato tra te e Lucas?”

“Tra me e lui non è mai successo nulla, perché io non volevo. Non mi sentivo pronta e lui non era della mia stessa idea”.

“Ti ha forzata in qualche modo?” chiese Chloe con timore.

“No, lui non mi ha mai fatto pressioni. Ha sempre rispettato la mia decisione, però a lungo andare ha iniziato a sospettare che io non lo amassi”.

“Perché non volevi stare con lui?”

“Sì, ma non era solo questo. Quando lui diceva di amarmi io… me ne restavo in completo silenzio. Credo di aver frainteso i sentimenti che nutrivo per lui. Credevo di amarlo ma non era così. Gli volevo molto bene e gliene voglio ancora, ma questo non è amore”.

Chloe ripensò al diario identificandosi con il ragazzo. Forse Max aveva davvero frainteso i sentimenti che provava verso di lei. Aveva scambiato l’affetto per la sua migliore amica, per amore. Per qualche ragione a lei ancora sconosciuta, questo pensiero non le piaceva così tanto.

Max si voltò verso Chloe che continuava a guardarla ascoltandola con attenzione. “Tu hai avuto molte esperienze con i ragazzi e nonostante questo, pensi che la tua prima volta sia stata con Rachel, perché l’amavi. Era la prima volta che stavi con una ragazza, ma non ti sei tirata indietro. Non sei scappata via, non eri spaventata, perché eri guidata dai tuoi sentimenti per lei”.

“Hai ragione su tutto, tranne che per una cosa”.

“Quale?”

“Non sono scappata, ma ero terrorizzata da morire”.

“Però lo hai fatto lo stesso perché eri innamorata. Questo non fa altro che avvalorare ciò che sto dicendo. Io Lucas non lo amavo e il pensiero che abbia sofferto a causa mia, mi fa sentire una vera stronza”.

“Non puoi sentirti così solo perché ricambiavi gli stessi sentimenti. Come ho detto prima, i sentimenti non li puoi controllare. Non puoi importi di amare qualcuno, come non puoi nemmeno concederti, solo per soddisfare le aspettative altrui”.

“Ma tu lo hai fatto”.

“Certo, perché ero un’idiota, ma non l’ho fatto per accontentare qualcuno. L’ho fatto per me, per scappare dalla mia vita che era un inferno. Sono stata una stupida e tu non sei così. Tu sei migliore di me, quindi non commettere i miei stessi errori. Fai ciò che senti e fallo per le ragioni giuste”.

Restarono a guardarsi per qualche altro istante e poi Chloe aggiunse: “E se per caso qualcuno ti forza per farti fare qualcosa che non vuoi, facendo leva sul tuo senso di colpa, allora dovrà vedersela con me”.

Max sorrise riportando la sua attenzione al film. Chloe fece lo stesso dicendo: “E così, sei vergine”.

Max si voltò di colpo fulminandola con lo sguardo mentre l’altra se la rideva.

“Ehi, non fare quella faccia, mi sto riferendo al tuo segno zodiacale” disse Chloe, mettendo un braccio sulle spalle dell’amica attirandola a sé. “Ok, adesso la smetto, guardiamo questa merda di film di cui non ho capito un accidenti”.

Max rise appoggiando la testa sulla spalla e mettendo un braccio attorno alla vita della ragazza.

“Mi sei mancata tanto Max” aggiunse Chloe sottovoce.

“Anche tu Chloe” disse Max stringendo con il braccio l’amica.

 

 

Shonei era in compagnia di Janet al Rithym a spassarsela. Dopo aver ballato a perdifiato, raggiunsero il bar ordinando di nuovo da bere. Janet si sedette su uno sgabello accanto a Shonei, tenendo un gomito appoggiato sul bancone e il mento sul palmo della mano. Era evidentemente alticcia ed euforica. Per la ragazza sembrava come essere tornata indietro nel tempo, a quando frequentava assiduamente Shonei. Tutto era abbastanza simile, tranne per una cosa che non mancò di fare notare alla ragazza. “Sai una cosa?”

“Cosa?”

“Mi è davvero mancato tutto questo, tu mi sei mancata. È stato un bene il tuo ritorno in città”.

“Non credo proprio che tu ti sia annoiata in mia assenza. Sono sicura che hai avuto molta compagnia”.

La ragazza scoppiò a ridere girandosi completamente verso di lei. “Si, hai perfettamente ragione. Per me ogni occasione è buona per divertirsi”.

Mentre Shonei beveva un sorso dal suo drink, Janet le si avvicinò sussurrandole nell’orecchio con tono malizioso. “E tu hai sempre saputo bene come farlo”.

Shonei si voltò a guardarla mentre Janet faceva scorrere una mano sulla sua gamba, fino a raggiungere l'interno coscia.

“Che ne dici se ce ne andiamo di qui e passiamo alla parte più divertente di tutta la serata? Magari con qualche piccolo aiutino, come ai vecchi tempi” disse sorridendo la ragazza, alludendo a qualcosa di ben specifico.

“Non uso più quella roba”.

Janet ricominciò a ridere. “Ma dai, non ti credo. Com’è possibile che la grande Shonei Sanders, non sappia più come divertirsi?”

“Parlo suo serio Janet e poi pensavo che fossi io il tuo grande spasso”.

“Ed è così infatti, però non sarebbe male fare un tuffo nel passato”.

“Non mi impasticco più Janet”.

“E da quando?”

“Da quando sono ritornata in città, non voglio più essere dipendente da quella roba”.

“Oh avanti, non lo sei mai stata davvero. Hai sempre tenuto tutto sotto controllo, o quasi tutto. Lo sai che con un aiutino ci si diverte di più. Diventata tutto molto più intenso ed eccitante” disse la ragazza con malizia. Poi si avvicinò di più a lei, mentre con la mano risaliva avvicinandosi sempre più alla sua intimità. “Il fatto che tu non ne faccia più uso, non vuol dire che non hai la possibilità di procurartene qualcuna, giusto per chiudere in bellezza la serata”.

La ragazza si fiondò sulle sue labbra baciandola con trasporto e Shonei non si tirò indietro. Quando Janet mise fine al bacio, rimase con il viso vicino a quello dell’altra e chiese: “Allora?”

Poco dopo Shonei prese il telefono chiamando qualcuno di sua conoscenza, per procurarsi delle pasticche di Blue Dream, così da poter accontentare la ragazza.

 

 

L’infermiera Peggy aveva appena terminato il suo turno, quando camminando per il corridoio, si trovò a passare davanti alla stanza di Chloe. Diede una fugace occhiata all’interno senza fermarsi, proseguendo per la sua strada. Poi si bloccò di colpo e pensando di aver visto qualcosa di anomalo, tornò indietro per controllare nella stanza. Si fermò sulla soglia con sguardo sorpreso e poi si avvicinò al letto sorridendo. Le due ragazze erano distese sul letto addormentate con la tv ancora accesa. La testa di Chloe era appoggiata su quella di Max, che teneva un braccio stretto attorno alla sua vita. L’infermiera passò dall’altro lato del letto e bisbigliando, chiamò Chloe per cercare di svegliarla.

“Chloe, svegliati”.

Chloe aprì gli occhi ritrovandosi davanti Peggy. “Che succede? Mi fate uscire?” chiese la ragazza ancora intontita.

“Tu no, ma lei sì” disse l’infermiera indicando Max.

Chloe guardò al suo fianco vedendo l’amica addormentata, che continuava a tenerla stretta. “Oh merda!”

“Già, l’orario di visite e finito un’ora fa”.

“Mi dispiace Peggy, ci siamo addormentate”.

“Fortuna che nessuno sembra essersene accorto. Ho terminato il mio turno proprio adesso e sto per andare via. Sveglia la tua ragazza, così può uscire dall’ospedale con me senza destare sospetti” disse l’infermiera, allontanandosi per uscire dalla stanza.

“Cosa hai detto?” chiese Chloe, mentre osservava Peggy che si voltava di nuovo verso di lei. “Lei… non è… la mia ragazza” precisò sentendosi stranamente in imbarazzo.

Peggy la osservò per qualche istante seria e poi sorrise: “Ok, allora ho frainteso. Adesso vado a cambiarmi e torno”.

Chloe guardò Max che continuava beatamente a dormire. Invece di svegliarla, rimase ad osservarla ripensando alle parole di Peggy. “La mia… ragazza” disse bisbigliando. Rimase immobile pensando a quanto sarebbe strano, immaginare Max come la sua ragazza. Guardò il braccio dell’amica stretto attorno alla sua vita. Sorrise appoggiando una mano sul braccio della ragazza, accarezzandola con le dita. “Dormigliona, svegliati”.

Max si ridestò dal sonno faticando ad aprire gli occhi. Rimosse il braccio dalla sua amica, strofinandosi le mani sul viso. Poi le rimosse guardando il televisore acceso. “Oddio, mi sono addormentata”.

“Non sei l’unica. È passata di qua l’infermiera che mi ha svegliata. L’orario di visite è terminato un’ora fa”.

“Oddio, devo uscire immediatamente da qui. Forse dovrei riavvolgere il tempo” disse Max allarmata.

“Riavvolgere un’ora intera? Per caso i tuoi poteri si sono sviluppati fino a questo punto?” chiese Chloe con ironia.

“No, però se mi vedono…”

“Tranquilla, uscirai in compagnia di Peggy. Nessuno farà domande”.

“Chi è Peggy?”

“L’infermiera”.

“Ah”.

Chloe la guardava sorridendo.

“Che c’è?”

“Non riusciamo proprio a restare sveglie davanti alla tv”.

“Parla per te, io riesco a restare sveglia”.

“Sì certo, si vede benissimo”.

“Sono solo stanca, ecco tutto”.

“Sei venuta tutti i giorni a trovarmi, forse è per questo che sei sfinita. Tra lavoro e…”

“Non sono stanca per quello”.

L’infermiera tornò nella stanza e dopo le presentazioni, le due amiche si salutarono, dandosi appuntamento per l’indomani. Peggy si offrì di accompagnare Max a casa. Quando la ragazza arrivò al suo appartamento, non poté fare a meno di pensare a Shonei. Sul tardi, decise di chiamarla per sapere come stavano realmente le cose. Era preoccupata per lei e non riusciva a credere che fosse finita di nuovo tra le braccia di Ashley. Eppure aveva affermato che non ci fosse più nulla tra loro. Le aveva forse mentito?

 

 

Shonei era nella sua auto con Janet. Le due erano ormai su di giri, tra alcool e la pasticca ingerita poco prima. Mentre Shonei guidava ridendo, l’altra le si buttava addosso, vogliosa e impaziente di fare sesso con lei.

“Ok, stai al tuo posto tigre”.

“Io… sono… al mio… posto” disse Janet tra un bacio e l'altro, lasciandole segni sul collo e mordendole un orecchio. Poi fece scorrere una mano dal petto di Shonei, fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni.

“Ehi, non adesso” disse Shonei, bloccandole la mano mentre continuava a guidare.

“Shhh, sta zitta e pensa a guidare” disse Janet, cominciando a sbottonarle i pantaloni e abbassarle la zip mentre Shonei rideva.

“Ok, fai come ti pare, ma se andiamo a sbattere da qualche parte sarà tutta colpa tua”.

Janet infilò una mano tra le sue gambe cominciando a muoverla, mentre Shonei cominciò a stringere forte il volante dall’eccitazione. Proprio in quel momento il suo telefono iniziò a squillare.

“Merda!” imprecò Shonei, cercando di afferrare il telefono appoggiato sul cruscotto dell’auto, mentre Janet si fiondava ancora una volta sul suo collo.

“Pronto!”

“Ciao Shon, sono Max”.

“Oh, ehi… ciao”.

“Scusa se ti chiamo a quest’ora ma volevo parlare con te di una cosa”.

“Ahia!” esclamò Shonei dal dolore, per aver ricevuto un morso sul collo da Janet.

“Cosa succede?” chiese Max confusa e preoccupata.

“Oh, no niente. Allora… stavi dicendo?”

Janet continuò a muovere la mano tra le gambe di Shonei senza fermarsi, velocizzando i movimenti.

“Chloe mi ha detto una cosa strana su Ashley. È vero che adesso vive con te?”

“Sì, cioè… più o meno”.

“Chiudi quel telefono” bisbigliò Janet contro l’orecchio di Shonei.

“Cosa hai detto?” chiese Max confusa.

“Eh? Io? No, non dicevo... nulla” disse Shonei, lanciando un’occhiataccia alla ragazza di fianco. Janet ridacchiò divertita continuando nel suo intento.

Max riuscì a sentire la risatina. “Shon, ma dove sei?”

“In macchina” disse Shonei deglutendo.

“Ma stai bene? Sembri così stran…” disse Max, mentre un’altra voce si sovrapponeva alla sua.

“Bagnata” disse Janet bisbigliando.

“Cazzo, smettila!” disse Shonei.

“Shon, ma che sta succedendo? C’è qualcuno lì con te?” chiese Max, sospettando che si trattasse proprio di Ashley.

Nonostante il tentativo, Shonei non riuscì a mettere a freno Janet che continuò imperterrita a toccarla. La ragazza strinse il telefono nella mano chiudendo gli occhi per un istante. “S-senti Max, ora non ho… proprio tempo per…”

“Shonei…?”

“Ascolta Max, devo riattaccare adesso. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi… dovrà attendere a domani” disse Shonei sbrigativa, cercando di trattenere un gemito.

“Ma Shon, io volevo solo…”

“No, adesso non posso e poi cosa diavolo vuoi sapere? Questi non sono più… cazzo…”

Ormai era vicina all’apice e questa volta staccò in fretta la mano che era sul volante e con uno strattone, rimosse via la mano di Janet mettendo così fine alla sua tortura.

“Questi non sono più affari tuoi Max. Adesso scusami ma ti devo lasciare, ci sentiamo un’altra volta” disse Shonei chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare.

Max ci rimase male dall’atteggiamento di Shonei, eppure erano rimaste amiche nonostante il suo rifiuto di avere una relazione con lei. Si sedette sul letto guardando il telefono tra le sue mani.

Shonei guardò la ragazza al suo fianco che era in attesa di qualche suo rimprovero che però non arrivò.

“Allora, dove eravamo rimaste?” chiese Shonei mentre Janet si mordeva il labbro inferiore sorridendo con malizia.

 

Appena entrarono nell'appartamento, Shonei non accese nemmeno la luce, fiondandosi famelica sulla bocca di Janet. La spinse con irruenza contro la porta, afferrandole una gamba e portandosela all'altezza dei fianchi. Poi fece scivolare una mano sotto alla gonna fino ad arrivare agli slip, iniziando a darle piacere. Janet iniziò a gemere sotto il tocco della ragazza. Ritornarono a baciarsi con veemenza e quando si fermarono un attimo per riprendere fiato, Shonei rimosse la mano e camminò all'indietro attirando la ragazza verso di sé, conducendola verso il tavolo della cucina. Poi si voltò facendo trovare la ragazza contro il tavolo. L’afferrò per i fianchi facendole fare un saltello e ritrovandosi avvolta dalle gambe di Janet. Adagiò la ragazza con poca delicatezza sul tavolo, sporgendosi su di lei per baciarla. Janet le mise le mani sui glutei attirandola più vicina, mentre Shonei le abbassava le bretelle del vestito, baciandole il collo. Poi riportò di nuovo la sua mano sotto la gonna torturandola. Janet continuò a gemere sempre più forte, tenendo gli occhi chiusi mentre stringeva le mani tra i capelli di Shonei, che le stava lasciando segni sul collo. La stanza era completamente al buio, a parte alcune luci provenienti dalle finestre. A un tratto Janet riaprì gli occhi e lanciò un urlo di spavento, pietrificando Shonei all’istante.

“Ma che cazzo…” disse Shonei mentre l'altra le dava una spinta allontanandola.

Sentì una voce provenire alla sua destra, il punto esatto dove puntavano gli occhi di Janet.

“Che diavolo stai facendo?” chiese la ragazza accendendo la luce.

Shonei si voltò verso di lei ferma sulla porta della stanza da letto, mentre Janet scendeva dal tavolo dandosi una sistemata al vestito abbassandosi la gonna.

“Janet?” chiese la ragazza incredula.

“Ashley?” chiese l'altra altrettanto sbalordita.

Le due ragazze si conoscevano da tempo, proprio grazie al loro interesse in comune, Shonei. Tra loro non era mai corso buon sangue e a giudicare dal loro sguardo omicida che si stavano scambiando, era evidentemente come non fosse cambiato nulla.

Janet, con tono infastidito si rivolse direttamente a Shonei. “Non sapevo che avessi ospiti in casa”.

“Oh, beh, nemmeno io” rispose Shonei che poi si voltò a guardare di nuovo Ashley, che si mise con le braccia conserte assumendo uno sguardo di sfida. “Ma non dovevi uscire?”

“Si, ma come puoi vedere sono rientrata prima del previsto” rispose Ashley.

“Lo vedo”.

“Lei vive qui adesso?” chiese Janet.

“Ehm, beh...”

“Sì Shon, rispondi alla domanda. Io vivo qui adesso?”

“Piantala” rispose Shonei indicandola.

Janet iniziò a dirigersi verso la porta.

“Ehi, dove vai?” chiese Shonei.

“E me lo chiedi?”

“Oh avanti, non puoi andartene via così. Ci stavamo divertendo, no?”

“Si, fino a quando non è comparsa dal nulla la tua ragazza, o forse dovrei definirla ex, su questo sono molto confusa” disse Janet con tono tagliente.

“Lei non è la mia ragazza, anche se vive con me al momento”.

“Ok e adesso cosa ti aspetti che faccia?”

“Beh, potremmo continuare la nostra serata...”

“Con lei presente?” chiese Janet incredula, indicando Ashley. “Non ti sono venute strane idee per la testa, vero? Perché in quel caso vorrei essere del tutto chiara con te, io non farò mai una cosa a tre con lei”.

“Il disgusto è reciproco mia cara” disse Ashley.

“Fottiti Ashley”.

“Veramente qui di fottuta ci sei soltanto tu”.

“Volete chiudere il becco tutte e due?!” si intromise Shonei perdendo la pazienza. “Siete proprio delle gran teste di cazzo!”

Janet, infastidita dalle parole rivolte anche a lei, si diresse di nuovo verso la porta.

“Ehi, no no no, fermati!” disse Shonei piazzandosi davanti alla ragazza per fermarla.

“Uuuh, poverina si è offesa” disse Ashley mettendo su un finto broncio e simulando il movimento di una mano, che si asciugava una lacrima.

Shonei ignorò il commento di Ashley tenendo la ragazza per le braccia. “Scusami, ok? Avanti, non roviniamoci la serata così. Ce ne possiamo andare nell'altra stanza”.

La preoccupazione fece capolino sul volto di Ashley.

“E va bene” rispose Janet sorridendo con malizia, godendosi l'espressione indignata di Ashley. Uno pari, palla al centro, ma era chiaro che se proprio doveva esserci una vincitrice, quella non sarebbe stata di certo Ashley.

Le due ragazze si diressero verso l'altra stanza e Ashley se ne tornò a letto. Era infastidita dall'idea di Shonei che aveva avuto la sfacciataggine di portarsi qualcuna da scoparsi. Certo, quella era casa sua e poteva portarci chiunque volesse, ma era chiaro che ci fosse qualcosa sotto. Forse era soltanto una ripicca nei suoi confronti. Decise di non pensarci e appoggiò la testa sul cuscino cercando di dormire. Però dopo qualche minuto iniziò a sentire qualcosa. Si tirò su, tenendosi sugli avambracci, sentendo dei gemiti giungere dall'altra stanza.

“Non ci posso credere” disse Ashley sbuffando, stendendosi di nuovo sul letto. Nel frattempo i gemiti continuavano senza sosta. “Ma che cazzo!”

Ashley si girò e rigirò nel letto, fino a quando non si mise a sedere urlando. “La volete piantare lì dentro?! Sto cercando di dormire cazzo!”

I gemiti si fermarono giusto un istante e poi ricominciarono, anche più forti di prima. Quello era decisamente un affronto. Ashley grugnì di rabbia stringendo i pugni, poi si distese di nuovo sul letto. Prese il cuscino di Shonei, piazzandolo sulla sua testa per attutire gli schiamazzi che l'avrebbero tenuta sveglia ancora a lungo.

 

 

Venerdì 4 agosto 2017

Il mattino seguente, il dottor Drake Coleman ricevette i risultati dell’ultimo test diagnostico eseguito su Chloe. Sembrava tutto apposto e non aveva più nessuna scusa per trattenere la ragazza. Così chiamò Lauren per informarla dello stato di salute della sua fidanzata, precisando che le avrebbe permesso di lasciare l’ospedale. Lauren tirò un respiro di sollievo, perché adesso aveva la certezza che la sua ragazza stesse bene. Subito dopo la telefonata, il dottore raggiunse Chloe nella sua stanza.

“Buongiorno”.

“Buongiorno Doc”.

“Come va?”

“Come tutte le mattine, cioè benissimo” disse con tono tagliente.

“Beh, sono sicuro che adesso mi farò perdonare, infatti porto buone notizie”.

“Del tipo? Mi darete del cibo commestibile?”

Drake rise alle parole della ragazza. “No Chloe, è qualcosa di molto meglio. Sei pronta per essere dimessa?”

“Sto per uscire? Non mi sta prendendo per il culo, vero?”

“Assolutamente no Chloe, puoi finalmente tornare a casa. Gli ultimi test non hanno riscontrato nulla. Sei sana come un pesce e non c’è nulla che non va”.

In quel momento entrò Peggy nella stanza e sotto indicazione del dottore, rimosse il tutore dalla gamba di Chloe.

“Torno tra poco, nel frattempo puoi preparare la tua roba” disse Drake uscendo dalla stanza.

Chloe non se lo fece ripetere due volte e iniziò a sistemare la sua roba.

 

 

Ashley era seduta a tavola, non senza averle dato prima una ripulita. Aveva ancora impresso nella sua mente le due ragazze su quel maledetto tavolo. Scosse la testa cercando di rimuovere quella immagine dalla mente. Prese un sorso dalla sua tisana completamente stanca. Voleva ritornarsene a dormire immediatamente, visto che non aveva dormito granché bene. Shonei uscì dalla stanza dirigendosi verso la porta, seguita da Janet.

“Sei sicura di non voler rimanere a fare colazione?” chiese Shonei tenendola per una mano.

“No, ho un appuntamento con le mie amiche, ma grazie per il pensiero” rispose Janet, avvicinando le sue labbra a quelle di Shonei, baciandola con trasporto.

Ashley diede una sbirciata furtiva verso le due ragazze, con un'espressione di disgusto.

Terminato il bacio, Janet chiese: “Ci vediamo questa sera?”

“Ti chiamo io” disse Shonei aprendole la porta.

“Ok, allora a stasera” disse Janet, poi guardò verso Ashley sorridendo soddisfatta. “A presto, ex ragazza”.

Ashley non si voltò nemmeno verso di lei, ma alzò semplicemente il dito medio, continuando a bere la sua tisana. Quando la ragazza uscì dall'appartamento, Shonei si diresse verso la macchina del caffè. Poi dopo essersene versata una tazza, andò a sedersi davanti ad Ashley, estraendo il telefono dalla tasca posteriore e appoggiandolo sul tavolo. Shonei la osservò attentamente, notando le sue profonde occhiaie. “Non pensavo che Halloween fosse già arrivato”.

“Cosa?”

“Beh, hai gli occhi da panda”.

“Ah ah ah, sei molto divertente. Questo che vedi, non è altro che il risultato di una notte insonne” disse la ragazza indicando le sue occhiaie. “Una notte passata ad ascoltare cose del tipo: Oh sì, non fermarti Shon, sto venendo. È stato davvero disgustoso”.

“Tu dici? Mh, molto strano”.

“Cosa è strano?”

“Che lo consideri disgustoso. Dopotutto, anche tu ti sei trovata spesso al suo posto” disse Shonei divertita, bevendo un altro sorso del suo caffè.

Ashley la fulminò con gli occhi. “Se non ti dispiace, gradirei che tu vada a fottere da un'altra parte. Soprattutto vorrei che non scopassi su questo cazzo di tavolo. Io ci mangio qui sopra”.

“Ah, beh... allora farò più attenzione, ma vorrei ricordarti che questa è casa mia”.

“Allora in questo caso potrei andare a vivere da un’altra parte”.

“Uhm, fammi pensare… ehm… no, non credo che sia fattibile”.

“Giusto, io sono sotto sequestro”.

“Oooh, ancora con questa storia? Quando te lo metterai in quella zucca vuota, che puoi fare quello che ti pare?”

“Allora posso andare a let…”

“Tutto tranne quello”.

“Sei una stronza! Non ho mai odiato così tanto qualcuno come sto odiando te! È questo che vuoi?! Tenermi buona come se fossi il tuo cazzo di cagnolino?! Ti diverte così tanto rovinare la vita agli altri?! Sei soltanto una gran figlia di puttana!”

“Beh, su questo non posso darti torto” rispose Shonei allo sfogo della ragazza.

“Ora si spiega il motivo per cui la tua famiglia si è liberata di te!” disse Ashley con rabbia, alzandosi da tavola per dirigersi verso la sua stanza.

Shonei la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dalla sua vista. Sospirò scuotendo la testa, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani tra i capelli, chiudendo gli occhi. Iniziò a chiedersi cosa avrebbe ottenuto, tenendo forzatamente la ragazza legata a lei. Era evidente che Ashley non riusciva a vedere al di là del suo naso. A un tratto il suo telefono cominciò a squillare, ridestandola dai suoi pensieri. Lo afferrò leggendo sul display il nome della sua amica.

“Ehi, cosa succede? Hai deciso finalmente di evadere dalla prigione? Vuoi delle lenzuola legate l’una con l’altra, oppure…”

“Non credo che sarà necessario”.

“Mh, come mai?”

“Mi dimettono questa mattina”.

“Oh cazzo, credevo che ormai tu fossi diventata la mascotte lì dentro”.

“Volevo chiamare Max, ma poi ho pensato che la mattina lavora”.

“E quindi hai pensato alla sottoscritta”.

“Pensi di poter venire a prendermi?”

“Certo che sì, dammi il tempo di farmi figa e vengo”.

“C’è il doppio senso?”

“Ormai dovresti conoscermi”.

“Allora è un doppio senso”.

“Ci vediamo tra poco”.

“Ok, ti aspetto”.

 

 

Max stava facendo colazione insieme alle sue amiche, quando si accorse del sorriso sul volto di Victoria. “Stamattina sembri particolarmente di buon umore. A cosa dobbiamo questo onore?”

“Vorresti dire che solitamente sono di cattivo umore?”

“Non proprio, ma spesso sei intrattabile” si intromise Kate.

“Pff, non è affatto vero” disse seria Victoria, sentendosi quasi offesa. Poi a un tratto cambiò umore sorridendo di nuovo. “A dire il vero, c'è una motivazione”.

“Sei come un libro aperto per noi” disse Kate.

“Allora, come mai così felice?” chiese Max, tornando al nocciolo della questione.

“Questo è un periodo particolarmente piacevole del mio lavoro”.

“Perché di solito non ti piace?” chiese Kate confusa.

“Ma certo che mi piace il mio lavoro, però adesso mi sta dando della grandi soddisfazioni”.

“Come mai?”

“Sto scattando foto a dei modelli e tra tutti ce n’è uno, si chiama Marcus ed è la fine del mondo. Ha dei pettorali scolpiti e bicipiti duri come la roccia” disse Victoria travolta dall’entusiasmo, gesticolando animatamente con le mani, mentre Max e Kate la osservavano con la bocca spalancata.

“Vi dico in tutta onestà che ci sto facendo un pensierino. Ho anche saputo che è single. Riuscite a crederci? È single, un tipo del genere? Ma non esiste proprio che un figo così resti tutto solo. Ammetto di aver avuto qualche dubbio all’inizio, sui suoi possibili interessi ma ho chiesto in giro e non è affatto gay. Questo vuol dire che ho via libera con lui. Inoltre, ho notato che mi lancia delle occhiate alquanto inequivocabili. Per tutto il tempo in cui gli scatto delle foto, sento i suoi occhi addosso”.

“Ehm, tecnicamente i modelli guardano verso l’obbiettivo e non chi gli scatta le foto” disse Max.

“Stai cercando di mandare in frantumi il mio sogno proibito?”

“Io? Certo che no, anche se devo ammettere che questo atteggiamento è decisamente poco professionale”.

“Ma chi se ne frega. Dio, quando mi guarda sento brividi in tutto il corpo”.

“Oh ti prego, questa conversazione è davvero troppo per cominciare la giornata” disse Kate.

“Saranno i miei ormoni. Insomma, è da molto che non mi dò da fare con qualcuno”.

“Ok, va bene, non entrare in particolari. Abbiamo capito la situazione” disse Max.

Victoria incrociò le braccia al petto indispettita e guardandole disse: “Sapete, non c'è proprio gusto a parlare di ragazzi con voi due. Credo che dovrò trovarmi qualche altra amica come confidente”.

“Oh, ti prego, fallo” disse Kate ricevendo un’occhiataccia da Victoria. Poi si rivolse a Max. “E a te come va il lavoro?”

“Bene”.

“Wow, mi raccomando Max, non esagerare troppo con i dettagli. Io sarò anche troppo entusiasta, ma tu dai l’impressione di lavorare soltanto perché devi” disse Victoria con sarcasmo.

“Non è assolutamente vero questo e poi, al momento non sta succedendo niente di particolare allo studio. L'unico evento straordinario è la mostra di Ellis. A proposito, vi avevo già detto che siete state invitate anche voi?”

“Sì, lo hai già detto, ma io sono troppo impegnata con quelle illustrazioni e poi, ho già un impegno con i ragazzi” disse Kate.

“Ringrazia Ellis da parte mia per l'invito, ma ho intenzione di allargare i miei orizzonti altrove per questa sera, non so se mi spiego” disse Victoria con malizia.

“Oh cielo!” esclamò Kate, appoggiando la testa tra le sue mani dalla disperazione.

“Va bene, allora ci andrò da sola” disse Max. 

Ritornarono tutti a bere i loro caffè, quando ad un tratto Max si bloccò. “Scusa Victoria, ma hai detto di non poter venire alla mostra... stasera?”

“Uhm... sì, è quello che ho detto”.

“Ma non è oggi la mostra”.

“Santo cielo Max, ma dove hai la testa?”

“Avevi detto che la mostra era per il quattro e oggi...” precisò Kate. Poi prese il telefono appoggiato sul tavolo e guardò la data sul display. “…è giorno quattro, venerdì”.

“Oddio!” esclamò Max, andando nel panico. Tra i suoi impegni di lavoro e il tempo passato con Chloe, aveva completamente dimenticato la mostra. “E adesso cosa faccio?”

“Rilassati Max, la mostra è per stasera e poi tu sei solo una ospite”.

“Lo so, ma io non sono pronta. Insomma, cosa dovrei indossare?”

“Visto che siamo in estate, potresti mettere il costume da bagno” disse Victoria, ricevendo un'occhiataccia di disappunto da Kate.

“Non scherzare Vic” disse Max agitandosi.

“Ma da quando ti fai problemi sul tuo abbigliamento?”

“Tu non capisci. Alla mostra parteciperà gente di un certo spessore e quindi saranno vestiti di tutto punto, con abiti eleganti e...”

“Quando dici spessore, ti riferisci ai loro portafogli?” chiese Victoria.

“Precisamente, questa mostra è stata organizzata proprio allo scopo di racimolare soldi”.

“Quindi temi di non essere all'altezza?”

“Non credo di avere tra il mio guardaroba degli abiti adatti per l'occasione”.

“Però grazie a me il tuo guardaroba ha fatto un salto di qualità” disse Victoria ricevendo altre occhiatacce. “Cosa c'è? Indossa il migliore che hai e...”

“Mi meraviglio di te Victoria. Sei sempre stata attenta a queste cose, ed ora sembra quasi che non ti importi nulla del disagio di Max. Pensare a quel modello ti sta dando al cervello”.

“E va bene, santo cielo, cosa volete che faccia? Potrei prestarti qualcosa, ma non ti starebbe bene addosso, perché sono più alta di te”.

“Avevo deciso di andare in giro per negozi alla ricerca di un vestito adatto, ma l’ho completamente dimenticato e ora non faccio più in tempo”.

“Io devo andare al lavoro, però torno per pranzo. Possiamo faro un giro dopo, ok?”

“Va bene Victoria”.

“Troveremo qualcosa di adatto e magari potremmo strappare il pelo a Donnie e farne una borsetta”.

“Victoria!”

“Stavo scherzando Kate, accidenti come sei suscettibile”. Victoria sospirò esausta. “Non so cosa fareste senza di me”.

 

 

Shonei, dopo essere andata a prendere Chloe in ospedale, la riaccompagnò a casa aiutandola a trasportare tutta la sua roba nell'appartamento. Poi mentre Chloe, ne approfittava per fare una bella doccia, Shon si mise a giocare con Flerk che stranamente sembrava ben disposto. Steph entrò nell'appartamento con alcune buste della spesa, trovandola carponi sul pavimento davanti al gatto, mentre emetteva dei versi strani. Rimase ferma con la mano sulla maniglia della porta, mentre Flerk iniziava a soffiare verso di lei.

Shonei si voltò alle sue spalle vedendo Steph fissarla. “Ah, ora capisco il cambio di umore di Flerk”.

“Gesù, ma che diavolo ci fai qui? Come sei entrata?”

“Innanzitutto non sono Gesù e poi, sono entrata dalla porta come fanno tutti” rispose rialzandosi da terra.

Steph chiuse la porta, lasciò le buste della spesa sul tavolo e si girò verso di lei a braccia conserte, restando in attesa di qualcosa.

“Cosa c'è?”

“Dove sono le mie chiavi? Non me le hai più riconsegnate”.

“Le ho lasciate a Chloe”.

“Non dire cazzate e tira fuori le chiavi”.

“Whoa, whoa, che cazzo ti prende questa mattina?”

“Ti ho detto di darmi le chiavi” ribadì Steph, avvicinandosi a lei con fare minaccioso.

Shonei iniziò a indietreggiare, ma poi si fermò. Non poteva permetterle di fare il bello e il cattivo tempo con lei. “Beh, allora se pensi che io abbia le tue chiavi, vieni a prendertele da sola” disse allargando le braccia.

Steph si avvicinò velocemente piazzandosi davanti a lei, cominciando a tastarle le tasche posteriori dei jeans. Nel frattempo Shonei non poté fare a meno di sorridere.

“Che diavolo hai da sorridere tanto?”

“Acqua, acqua, acqua...” disse Shonei ridacchiando.

“Mi fa piacere sapere che lo trovi tanto divertente, ma non è un gioco” disse Steph infastidita, mentre stava passando verso le tasche anteriori.

“Fuochino, fuochino... fuoco”.

Steph si fermò dopo aver tastato anche le tasche anteriori. “Ma qui non c'è niente”.

“Controlla meglio, se ti sposti più al centro sono sicura che ti brucerai, perché lì c'è un vero incendio” disse Shonei sorridendo con malizia.

Steph rimosse le mani dalle tasche della ragazza. “Sei davvero una pervertita del cazzo”.

Si allontanò da lei dirigendosi verso il tavolo per svuotare le buste della spesa.

“Hai già finito con le ricerche? Che delusione, proprio adesso che stavo iniziando a prenderci gusto”.

Chloe uscì dal bagno con l'accappatoio addosso. Steph si voltò verso di lei sgranando gli occhi. “Sei uscita?”

“Ebbene sì”.

Steph si fiondò tra le braccia di Chloe. “Oddio, sono così felice di vederti qui”.

“Wow, non credevo di esserti mancata così tanto” disse Chloe sorridendo, ricambiando l'abbraccio della sua amica.

“Non ne potevo più di tenere tra le palle il tuo cazzo di gatto. Finalmente tornerai ad occupartene tu” aggiunse Steph.

“Ah, ora capisco” disse Chloe, delusa dal motivo per cui l’amica aveva sentito così tanto la sua mancanza.

Steph mise fine all'abbraccio voltandosi verso Shonei. “Allora è stata lei a farti entrare”.

“Beh, ti avevo detto di averle lasciato le chiavi”.

“Potevi dirmelo che era uscita dall'ospedale, invece di permettermi di... di...” disse Steph interrompendosi.

“Ispezionarmi a dovere?” suggerì Shonei sorridendo. Poi abbassò la voce, anche se era chiaro che Chloe l'avrebbe ascoltata. “Non preoccuparti, le tue molestie nei miei confronti rimarranno tra di noi”.

Steph spalancò la bocca diventando paonazza in volto e forse, non era solo per la rabbia, ma anche per l’imbarazzo. Si allontanò immediatamente per chiudersi nella sua stanza.

Chloe guardò Shon con aria interrogativa. “Che mi sono persa?”

“Un'ispezione molto hot”.

“Si, certo. Adesso vado a vestirmi”.

“Che ne dici se dopo ti offro da bere per essere stata finalmente rimessa in libertà?”

“Non male come idea, però vorrei tanto fare una cosa. Avrei assolutamente bisogno di una spuntata ai capelli”.

“Uhm, anche io ne avrei bisogno ma rimando continuamente. Ok dai, facciamo così, ci prendiamo prima qualcosa da bere e magari ti faccio mettere anche qualcosa sotto ai denti. Mi sembri così sciupata”.

“Ieri Max mi ha tenuto compagnia con cheeseburger, patatine fritte e bibite. Non hai idea di quanto mi manca abbuffarmi di schifezze”.

Shonei sentendo pronunciare il nome di Max, non poté fare altro che ripensare alla telefonata della sera prima. Era stata molto dura con lei, ma dopotutto l’aveva chiamata in un momento poco opportuno. Tra l’altro voleva sapere cose di cui non si doveva interessare. Max aveva scelto di mettere fine alla loro relazione, anche se era un po’ troppo, definirla tale. “Allora abbuffiamoci di schifezze e poi andiamo da Allison”.

“Abbuffarci a quest'ora?”

“È sempre il momento giusto per un'abbuffata”.

“Ok, sono tutta tua”.

“Oh, ti prego, non dirlo mai più. Ci trovo qualche riferimento sessuale nella tua frase. Direi che è quasi un invito a provarci con te. Brrrr, mi vengono i brividi solo a pensarci” disse Shonei facendo ridere l'amica.

Dopo essere uscite dall’appartamento, salirono sull’auto di Shonei e si diressero verso la loro destinazione. Il loro intento non era solo quello di rifocillarsi di schifezze. Infatti dopo tutto quello che era successo, c'era il desiderio inespresso da parte di entrambe, di passare del tempo insieme e ritrovare uno straccio di normalità e di feeling che c'era sempre stato tra di loro. Durante il tragitto conversarono di tutto fino a quando l’attenzione di Chloe, non si spostò sull’argomento Ashley. “Allora, hai mandato i miei saluti alla tua convivente?”

“No, mi dispiace”.

“Come mai? Non sei rientrata a casa stanotte?”

“Tutto il contrario, il problema è proprio perché sono tornata al mio appartamento”.

“Cosa cazzo hai combinato adesso?”

“Diciamo solo, che sono rientrata in buona compagnia e lei non ha gradito la sorpresa”.

“Janet?” tirò a indovinare Chloe. Dopotutto, era stata proprio Shonei ad affermare che si stessero frequentando, anche se con lei non si poteva mai essere sicure di niente.

“Sì, ero con lei”.

“E sei ancora viva?” chiese Chloe fingendosi sorpresa.

“So come destreggiarmi”.

“Quindi?” chiese Chloe, incitandola a proseguire.

“Ci ha beccate in un momento particolare”.

“Non vorrei fare l'impicciona, ma...”

“Stavo cercando di sbattermela sul tavolo” disse Shonei ridendo.

“Ah ecco, un classico” disse Chloe ridendo, scuotendo la testa.

“Ehi, lo sai che ho scelto luoghi ben peggiori”.

“Non me lo ricordare per favore. Sai, non riesco proprio a capire quale sia il tuo scopo... ops, scusami... non volevo utilizzare quel termine. Sei troppo sensibile a certe parole. Volevo dire, intento” disse Chloe ironica.

Shonei rise per le parole di Chloe. “Nessuno mi capisce come te”.

“Ne sono certa. Comunque, credevo volessi stare con Ashley e invece ti sbatti Janet, per di più sotto ai suoi occhi. Insomma, non ci trovi qualcosa di distorto in tutta questa situazione? Sembra quasi che tu voglia dare a tutte un buon pretesto per ucciderti”.

“L'ho fatto anche con te? Anche tu volevi uccidermi dopo quello che ho detto di Max? Guarda che puoi dirlo”.

“Dire cosa? Io non sono un'assassina. È vero, ti ho presa a pugni, ma non ti avrei certamente uccisa. Che cazzo di discorsi fai?”

Shonei dapprima sorrise e poi ricominciò a ridere, ricevendo un pugno sul braccio da parte di Chloe.

“Comunque, se vuoi il mio parere, credo che tu ti stia cacciando in un bel guaio. Ti trovi tra due bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro. Perché non ti decidi una buona volta? Scegli con chi stare e…”

“Chloe, io non ho relazioni, lo sai che non sono il tipo. Io voglio sentirmi libera di fare quello che mi pare e con chi mi pare”.

“E Janet allora?”

“Janet e io ci stiamo divertendo come abbiamo sempre fatto”.

“Ok, ma Ashley cosa c’entra in tutto questo?”

“Assolutamente niente. Io e lei siamo soltanto amiche e la sto ospitando a casa”.

“Non è che stai cercando di farla ingelosire usando Janet?”

“No, non sto facendo nulla del genere”.

“Ti giuro che a volte faccio davvero fatica a comprenderti”.

“Bene, allora siamo in due, perché nemmeno io mi capisco” disse Shonei con ironia.

“Che cogliona” disse Chloe sorridendo, scuotendo la testa.

Poco dopo giunsero a destinazione e continuarono a chiacchierare, mentre divoravano le loro tanto agognate schifezze, ritrovando la sintonia di sempre.

 

 

Allo studio fotografico, Max ed Ellis si erano occupate dello sviluppo di alcune foto. Terminato il lavoro, decisero di andare a prendere un caffè, visto che da quel momento in poi, non sarebbe arrivato nessun altro cliente. Ellis aveva deciso di chiudere prima per prepararsi alla serata importante che l’attendeva. Erano al solito bar, poco distante dallo studio a sorseggiare i loro caffè.

“E così finalmente ti sei liberata del tutore” disse Max.

“Già, era ora, non ne potevo più. Comunque non preoccuparti, continuerai a lavorare con me ancora per molto”.

“È una minaccia?”

“Secondo te?”

“Sì, è una minaccia. Allora, oggi è il grande giorno, eh?”

“Già…” rispose Ellis pensierosa.

“Sei nervosa?”

“Ti dirò, di solito non lo sono ma oggi è diverso”.

“Forse perché non è una semplice mostra, c’è un obbiettivo importante dietro”.

“Sì… certo… è proprio per quello” disse Ellis poco convinta. Non che non le importasse dello scopo principale di quella mostra, ma il suo nervosismo era dovuto a tutt’altro.

Max notò che c’era qualcosa di strano in lei, sembrava diversa dal solito. Sembrava decisamente preoccupata. Nonostante l’evidenza, Max decise di non indagare oltre, perché anche lei aveva le sue preoccupazioni. Sicuramente il suo problema era di poco conto, se paragonato alla presentazione di una mostra. A questo proposito, trovò il coraggio di porle qualche domanda per cercare di avere qualche indizio su come vestirsi, senza chiederlo direttamente.

“Allora, quante persone saranno presenti alla mostra?”

“Direi che saranno all’incirca un centinaio, credo… sai che non lo so”.

“È tanta gente”.

“Sì, forse ho esagerato con gli inviti”.

“Sono sicura che così racimolerai tanto denaro per la tua causa”.

“Lo spero”.

“Suppongo che tu abbia scelto persone molto… come dire, facoltose…giusto?”

Ellis la guardò per qualche istante e poi rispose: “Sì, per riuscire a vendere le mie foto, ho bisogno di persone che hanno larghe disponibilità finanziare. Sai, di solito la gente fottutamente ricca non vede l’ora di spendere i propri soldi, per acquistare qualcosa da portarsi a casa e mettere tutto in bella mostra con gli amici. Per non parlare poi delle aste a cui partecipano. Li vedi tutti con la bava alla bocca, intenti ad appropriarsi di qualche gingillo di poco valore a cui non sono per niente interessati. Più che una lotta a l’ultimo sangue, è una lotta all’ultimo dollaro. Stessa cosa succede alle beneficienze, alla fine sono sempre le stesse persone a prendervi parte e hanno tutti lo stesso intento”.

“E quale sarebbe?”

“Semplice, mostrare quanto sia grande il loro cuore. Indovina, qual è il metodo di misurazione per la loro generosità verso il prossimo? I soldi, tutto gira attorno loro. Spenderebbero fino all’ultimo centesimo per mostrare quanto sono ricchi”.

Max la guardò sbalordita. “Wow, caspita se sei cinica”.

Ellis cominciò a ridere. “Max, dimentichi che io provengo da quell’ambiente. Lo so bene come funzionano queste cose”.

“Ma non credi di essere un po’ ipocrita sotto un certo punto di vista?”

“E perché mai?”

“Beh, hai una bassa opinione della gente appartenente al tuo stesso ambiente, però nonostante questo li hai invitati alla tua mostra”.

“Questo non è essere ipocrita, ma furba. Sfrutto le mie conoscenze, per arrecare dei benefici a chi è stato meno fortunato di loro”.

Max continuava a guardarla con attenzione, riflettendo.

“Un po’ come Robin Hood che ruba ai ricchi per donare ai poveri. Solo che lui si macchia la fedina penale per furto. Io tecnicamente faccio lo stesso, ma in modo pulito e sotto gli occhi di tutti per non destare sospetti” aggiunse Ellis cominciando a ridere coinvolgendo anche Max.

“Tu stai scherzando, vero?”

“No Max, parlo sul serio. È proprio quello che sto facendo” disse Ellis.

Così il sorriso dal volto di Max scomparì. “Quindi, seguendo il tuo ragionamento, stai per far spendere tanti soldi a persone che non stimi, vendendogli cose di poco valore?”

“Poco valore? Accidenti, non so se sentirmi offesa dalle tue parole. Max, stiamo parlando del mio lavoro, di foto che ho scattato e che nessuno ha mai visto. Sono i miei migliori scatti”.

“Forse non te ne sei resa conto, ma tu stessa hai sminuito il tuo lavoro. Hai affermato che spenderebbero tutto, anche per cose di poco valore. Che non ha importanza se partecipano ad un’asta, o a una beneficienza, perché tanto il loro unico scopo, è quello di dimostrare chi riesce a farla più lontano”.

Ellis continuò a guardarla in modo serio e poi rise divertita dalle parole della ragazza. “Ti riferisci a pisciare più lontano Max?”

Max roteò gli occhi in alto.

“Sì, come esempio direi non è male, ma ne ho uno migliore. Fanno a gara per vedere chi ce l’ha più lungo” aggiunse Ellis continuando a ridere.

“Ok, va bene, non hai compreso per nulla il mio concetto”.

“No Max, l’ho capito eccome” disse Ellis tornando seria. “Sai, è davvero ammirevole il tuo modo di esprimere con forza la tua opinione. Parlare con te lo trovo davvero molto stimolante”.

Max non aspettandosi quel cambio di rotta di Ellis, rimase in silenzio non sapendo più cosa rispondere. Così tornò a bere il suo caffè.

Ellis notando il disagio causato alla ragazza, pensando di aver fatto il passo più lungo della gamba, cerco di rimediare. “Allora, non ho ben capito perché siamo arrivate a discutere di questo, ma per caso c’era qualcosa di specifico che volevi chiedermi?”

“No, lascia stare, tanto ho avuto comunque la mia risposta”.

“E cioè?” chiese Ellis tremendamente confusa.

“Ho compreso che mi troverò davanti a persone completamente superficiali e snob, che non perderanno occasione di criticare chi non appartiene alla loro stirpe” disse Max con sarcasmo.

“Oddio Max, hai frainteso. Non nego che tra loro ci saranno anche quel genere di persone, ma non saranno di certo le uniche. Ci sarà anche gente importante, di tutto rispetto, che conosce l’arte della fotografia”.

“Oh, bene…”

“Non sei comunque serena. Cosa c’è?”

“Beh, io… credo che non mi sentirò proprio a mio agio”.

“Perché no? Non capisco. È una mostra fotografica, dovresti essere del tutto a tuo agio”.

Max non disse nulla mentre Ellis la guardava con attenzione.

“Correggimi se sbaglio, ma ho come l’impressione che tu non mi stia dicendo proprio tutto”.

Max sospirò con frustrazione.

“Avanti, sputa il rospo, ti ascolto. Dimmi cosa ti passa per la testa”.

Max valutò attentamente la possibilità di rivelarle quale fosse la sua preoccupazione. Tanto avrebbe potuto riavvolgere il tempo, nel caso Ellis le avesse riso in faccia.

“Allora?” incitò Ellis in attesa.

Alla fine Max si arrese sospirando e decise di provare. “In questi giorni sono stata molto indaffarata, tra il lavoro e tutto il resto. Così ho dimenticato la tua mostra”.

Ellis sgranò gli occhi sorpresa, non sapendo bene come prendere quella informazione. Contava davvero così poco l’invito per la sua mostra?

“Avevo intenzione di andare a comprare qualcosa di più appropriato per l'occasione. Insomma, come hai detto tu, ci sarà gente di un certo livello e non vorrei sembrare un'aliena rispetto a tutti gli altri, visto che non è esattamente il mio ambiente. Voglio dire che non mi sentirei a mio agio con persone di questo calibro. Magari saranno tutti vestiti in modo elegante e... sto dicendo una marea di stupidaggini, vero?”

“Cosa? Oh no, non sono affatto delle stupidaggini”.

“Invece sì, mi riescono proprio bene le figuracce”.

“Ehi, è tutta colpa mia. Non ho messo in conto che in una serata del genere, potessi sentiresti come un pesce fuor d'acqua. Avrei dovuto darti tutte le indicazioni per questa mostra”.

“Ho già partecipato a una mostra alla galleria dei Chase, ma credo che questa sia una cosa del tutto diversa”.

“Oh, non immagini quanto” disse con un filo di voce Ellis pensierosa, tanto che Max non riuscì a capire.

“Cosa hai detto?”

“Dicevo che l'abbigliamento per me non è assolutamente importante, ma conosco gli invitati quindi, direi che potresti optare per qualcosa di sobrio, non eccessivamente elegante”.

“Credo proprio che quando Victoria tornerà dal lavoro, dovrà aiutarmi a scegliere un vestito adatto per l'occasione”.

“Non pensavo che il mio invito ti avrebbe causato tutti questi problemi”.

“Non è colpa tua, ma mia. Ho dimenticato la tua mostra e mi vergogno da morire per questo. Adesso già avrei un abito e non sarei qui ad annoiarti con queste stupidaggini”.

Ellis le sorrise. “Forse io potrei aiutarti se me lo permetti”.

“In che modo?”

“Posso accompagnarti io a cercare l'abito adatto”.

“Cosa? Oh no, non se ne parla nemmeno. Sono sicura che hai qualcosa di molto più importante da fare prima che cominci la mostra, invece di scorrazzare in giro per la città”.

“Ok, come vuoi, ma se cambi idea...”

“Non succederà”.

Ellis annuì sorridendo se pur nascondendo la sua delusione. Dopo aver bevuto il loro caffè ritornarono allo studio, dove trovarono Margaret impegnata a chiacchierare con Audrey.

“Mamma, cosa ci fai qui?”

“Sono qui per vedere mia figlia, o almeno credo di averne una”.

“Non mi aspettavo una visita proprio oggi. Credevo che ci saremmo viste stasera”.

“Ed è così infatti, ma è chiaro che oggi non ti avrò tutta per me, quindi eccomi qui”.

“Mi fa sempre piacere vederti mamma, lo sai”.

“Buongiorno Max” disse Margaret rivolta alla ragazza.

“Buongiorno sign...”

“Ah ah, solo Margaret” corresse la donna.

“Giusto, Margaret”.

“Allora Ellis, che ne dici di andare a mangiare un boccone insieme?”

“Ehm, veramente avrei un po' da fare al momento”.

“Ecco l’ennesimo tentativo di sgattaiolare via da tua madre”.

“Non sto sgattaiolando, voglio solo assicurarmi che sia tutto perfetto per stasera”.

“C'è tempo per questo, mancano ancora molte ore alla mostra. Sappi che non accetto un no come risposta”.

“E va bene mamma, hai vinto tu” disse Ellis arrendendosi all'insistenza della donna. “Audrey chiudi tu lo studio”. Poi guardò Max. “Sei libera di andare. Ci vediamo stasera, ok?”

“Certo”.

“Ci sarai anche tu Max?” chiese Margaret.

“Sì” rispose Max sorrise un po' a disagio.

“Bene, così avrò buona compagnia”.

“Allora a stasera Max” disse Ellis.

“Neanche per sogno” si intromise Margaret spiazzando le due ragazze.

“Può unirsi a noi. Che ne dici Max, per te andrebbe bene?”

“Mamma, credo che lei abbia da fare al momento”.

“Oooh, non essere la solita guastafeste”. Poi rivolgendosi a Max disse: “Mi piacerebbe che pranzassi con noi se questo non ti crea disturbo”.

“Ehm... io... apprezzo davvero il suo invito...” disse Max in estrema difficoltà. Voleva andare via per potersi occupare della ricerca di un vestito e quel contrattempo non ci voleva. Però non volendo essere scortese con la donna, accettò il suo invito. “Va bene, accetto volentieri”.

Ellis rimase sorpresa dalla sua decisione, chiedendosi come avrebbe fatto per il vestito.

“Bene, allora è deciso, possiamo andare” disse Margaret allegramente, mentre sua figlia meditava su come aiutare Max.

 

 

Chloe e Shonei entrarono nel salone di Allison, trovandola indaffarata ad acconciare i capelli di una donna. Un altro paio di ragazze, che dovevano essere le sue aiutanti, si occupavano di altre clienti.

“Wow, ma guarda chi c'è” disse Allison vedendole entrare. “Ti hanno dimessa dall'ospedale finalmente”.

“Ebbene sì, ti sono mancata?”

“Neanche per sogno, accidenti a te”.

“Mi aspettavo una reazione diversa da parte tua”.

“La tua cara fidanzata mi ha chiamata spesso in questi giorni, da quando sei finita in ospedale”.

“Davvero?”

“Ti sembra che io stia scherzando? È stata un vero tormento. Era terribilmente preoccupata per te”.

“La solita esagerata” disse Chloe.

“Come mai siete qui voi due?”

“I miei capelli hanno bisogno di una sistemata. Meglio approfittarne ora, visto che molto probabilmente non andrò al lavoro per molto”.

“Ti hanno licenziata?”

“No, ma sarò sicuramente in convalescenza forzata”.

“Beh, vedi il lato positivo. Potrai startene a casa a poltrire tutto il giorno. Magari potresti passare il tempo al telefono con la tua fidanzata, così me la togli dalle scatole”.

Dopo una ventina di minuti, nel salone rimasero solo Chloe e Shonei come clienti.

“Bene accomodati” disse Allison rivolta a Chloe, indicandole la poltroncina con il lavello, pronta a farle uno shampo. Shonei si fece avanti sedendosi al posto dell’amica. “E tu cosa c'entri?” chiese confusa.

“Per caso credevi che fossi venuta qui solo per darle sostegno morale?” chiese Shonei indicando Chloe.

“Oook” rispose Allison alzando le mani in segno di resa.

Poco dopo Shonei e Chloe, erano sedute sulle poltroncine davanti agli specchi. Allison si occupò di Shonei mentre Nicky, una delle due aiutanti, si occupò di Chloe.

“Solo una spuntatina anche per me” raccomandò Shonei.

“Non ti andrebbe di cambiare un po' pettinatura?” chiese Allison a Chloe.

“Cosa hanno i mie capelli che non va?”

“Nulla, però ogni tanto fa bene cambiare. Questo vale anche per te Chloe. Soprattutto perché non ho ancora ben capito che taglio di capelli porti”.

“Alla cazzo di cane” intervenne Shonei.

“Beh, a me piace distinguermi dalla massa” precisò Chloe difendendo la sua capigliatura.

“E ci riesci anche bene” aggiunse Allison con ironia.

“Ehi, occhio a quello che dici o mi faccio ricoverare di nuovo” minacciò Chloe.

“Per amor del cielo, non farlo” disse Allison. Poi si voltò verso Nicky. “Mi raccomando, solo una spuntatina”.

“Cazzo, tu sì che sai come farti valere” si complimentò Shonei con Chloe, dandole il cinque.

“Idiota” disse Allison.

“Allora, come va con il tuo spasimante?” chiese Shonei guardando Allison attraverso lo specchio.

“Hai uno spasimante?” chiese Chloe incredula.

“Non hai idea di quante cose possano succedere in una settimana” disse Shonei.

“Cos'altro mi sono persa?”

“Non darle retta Chloe” disse Allison.

“Vorresti negarlo? Ma se non fate altro che appartarvi, stando ben lontano dagli altri”.

Allison sorrise lanciandole una frecciatina. “Per caso sei gelosa?”

“Io gelosa? Di te? Ma quando mai?”

“Beh, hai il classico atteggiamento di una persona che sta rosicando. Forse ti brucia troppo l’idea di non avere nessuna possibilità con me”.

“Se ti va, facciamo ancora in tempo a rimediare” rispose Shonei facendo ridere l'aiutante di Allison.

“Ecco qualcuno che apprezza le mie battute e conosce il senso dell'umorismo” disse Shonei guardando Nicky.

“Secondo me dovresti cercare di tenertela nelle mutande… ora che sei impegnata” disse Chloe, pensando che stesse provandoci con la ragazza.

Allison sgranò gli occhi incredula. “Oh mio Dio, non posso crederci. Shonei è fidanzata”.

“Ma non potevi startene zitta?” chiese Shonei a Chloe. “Così la farai ingelosire”.

“Mi dispiace, ma io posso essere gelosa solo di una persona” disse Allison sorridendo con sguardo sognante.

“E scommetto che il suo nome è Aaron, come sei sdolcinata” disse Shonei con un’espressione di disgusto.

“Oh cazzo, quindi è vero. Te la intenti con Aaron” disse Chloe. “Mi devo ricordare di chiedere a Lauren. Sono sicura più che sicura che lei sia ben informata”.

“Cosa ti dicevo?” chiese Shonei rivolta a Chloe, mentre recuperava una rivista presa dal ripiano dello specchio. Poi guardò di nuovo Allison attraverso lo specchio. “Allora, siete ufficialmente una coppia o cosa?”

“Ci stiamo lavorando”.

“Quindi si scopa alla grande” disse Shonei sfogliando qualche pagina della rivista che aveva tra le mani.

“Non sono affari che ti riguardano ma una cosa posso dirtela, non puoi più provarci con me”.

“Perché sei impegnata con lui? E qual è il problema? Io non sono gelosa e anzi, stimo davvero Aaron” disse Shonei facendo ridere Chloe.

Allison le tirò i capelli per farle abbassare la testa all'indietro.

“Ehi, guarda che così mi fai solo eccitare di più”.

“Dio, ma sei incorreggibile. Sei la donna più somigliante a un uomo che io abbia mai conosciuto”.

“Quindi stai dicendo che se fossi stata un uomo, ti saresti concessa a me?”

“Cosa? Ma neanche morta, sei troppo perversa”.

“Beh, nel caso cambiassi idea, fammi uno squillo”.

“Sogna pure. Allora, non per farmi gli affari tuoi ma chi è lei?”

“Perché vuoi saperlo?”

“Perché quando stai con noi non sei mai in compagnia”.

“È vero, ma non resto con voi tutta la sera”.

“Quindi ti nascondi?”

“Non è una che si nasconde, credimi” affermò Chloe ridacchiando.

“Comunque, oltre alla mia curiosità c’è un’altra ragione per cui voglio sapere chi è la tua donna misteriosa”.

“Ah sì? E quale?”

“Voglio farle le mie più sentite condoglianze” disse Allison portandosi una mano sul cuore mentre Chloe se la rideva.

“Non credo che tu la conosca, ma se ascolti bene riuscirai a sentire in lontananza dei gemiti di piacere”.

“Per caso ti stai auto elogiando per le tue prestazioni sessuali?”

“Non ne ho alcun bisogno. Se vuoi posso mostrartele direttamente” disse Shonei guardandola attraverso lo specchio, passandosi la lingua sulle labbra.

“Per fortuna non ci sono altre clienti” disse Nicky ridendo.

“Dici bene, rischierei di chiudere la mia attività per linguaggio osceno in luogo pubblico e tu resteresti senza lavoro” disse Allison alla sua aitante.

“Considerati fortunata che non si tratti di atti osceni” disse Chloe facendo sorridere Shonei.

Dopo qualche istante di silenzio, Allison disse: “Sai cosa potresti fare Chloe? Dovresti approfittare di questo momento per raggiungere Lauren, visto che non hai un cazzo da fare adesso”.

Chloe rimase in silenzio con un’espressione strana stampata sul volto.

“Non ha tutti torti. Dovresti farci un pensierino” aggiunse Shonei.

“Non lo so, insomma lei ha ancora il corso da seguire e io...”

“Quale corso?” chiese Allison.

“Il corso di aggiornamento, mi sembra ovvio”.

“Ma è terminato”.

“Cosa?” chiese Chloe incredula.

“Non dirmi che non lo sapevi, ma di che diavolo parlate quando siete al telefono?”

“Io inizio a farmene un'idea” disse Shonei.

“Ricordo che mi ha accennato che stava per terminare, ma non ha detto quando”.

“A me lo ha detto ieri sera”.

“Ora che mi ci fai pensare, ieri non ci siamo sentite”.

“È Molto probabile che oggi si metta in viaggio per andare a trovare la sua famiglia a Sacramento. Sicuramente ti avviserà in giornata”.

“La famiglia? Oh cazzo!” imprecò Shonei.

“Cosa c’è?” chiese Chloe confusa.

“Chloe, non andare da Lauren perché è una trappola” disse Shonei allarmata.

“Ma di che diavolo stai parlando?” chiese Allison.

“Scusami Allison, capisco che Lauren sia la tua migliore amica e ti assicuro che mi sta a genio, ma cazzo, non può incastrare la mia amica così”.

“Incastrare?” chiese Chloe ancora più confusa.

“Sì, la conosco questa tattica” disse rivolgendosi a Chloe. “Tu vai da lei per farle una sorpresa e alla fine ti ritrovi circondata dalla sua famiglia, che ti dà una pacca sulla spalla, chiedendoti se avete già fissato la data del matrimonio”.

“Shon, ma che razza di donne hai frequentato?” chiese Allison ridendo.

“Questa è la tattica che usate”.

“Io non uso tattiche del genere e poi vorrei farti notare, che anche tu sei una donna”.

“Me ne sono accorta, ma non sono come tutto il resto della specie. Io non cerco di incastrare nessuno, anche perché sostanzialmente non ne ho una famiglia, grazie a Dio”.

“Tu sei un uomo mancato” disse Allison.

“Per questo mi piace la figa”.

Chloe ricominciò a ridere.

“E ti dirò di più, anni fa stavo con una tizia che praticava l'astrologia per hobby. Non so cosa diavolo ha fatto con la sua cazzo di stregoneria ma…”.

“Quella non è stregoneria” disse Nicky.

“Lasciatemi finire il discorso. Praticamente è riuscita a capire chi ero in un'altra vita precedente”.

“Oh cazzo, non crederai a quella roba?” chiese Allison incredula.

“Neanche per sogno, ma secondo me ci ha preso in pieno. Indovina cosa ero una volta?”

“Un rospo?” chiese Allison divertita.

“Sì, un rospo che con un bacio si è trasformato in principe” aggiunse Chloe.

“Ero un uomo e indovinate cosa facevo per vivere?”

“Non ne ho la più pallida idea” disse Nicky.

“Il pappone” disse Shonei mentre le alte ridevano.

“Chissà perché questo non mi sorprende affatto” disse Allison.

“Neanche a me sorprende” aggiunse Chloe.

“Non sei mai stata attratta da un uomo?” chiese Nicky curiosa.

“No mai, neanche una volta”.

“Nicky, non farle domande del genere altrimenti la inciti a corteggiarti” disse Chloe.

“Che tipo di donne ti piacciono?” continuò Nicky mentre continuava ad occuparsi dei capelli di Chloe.

“Ok, come vuoi, però poi non dirci che non ti abbiamo avvisata” disse Allison alla sua aiutante.

“Non ho un tipo”.

“Che bugiarda” si intromise Chloe.

“Io non ho un tipo, a me basta semplicemente che respiri”.

“Non è vero. Nicky, ti dico io che tipo di donne le piacciono” disse Chloe.

“Sentiamo”.

“Bene, spara le tue stronzate” disse Shonei.

“Tecnicamente le piacciono tutte le donne...”

“Visto? È quello che dicevo” confermò Shonei.

“Ma...”

“Non c'è nessun ma”.

“Invece sì, Shon. In particolare ti piacciono le donne alte, sexy, con un fisico santuario da modella e soprattutto molto, molto, molto, stronze”.

Allison e Nicky ricominciarono a ridere.

“Ti sbagli, posso assicurarti che mi piacciono anche un altro genere di donne, tipo…” si interruppe di colpo Shonei, rendendosi conto che stava per commettere un grosso errore, nel fare il nome di Max.

“Tipo?” chiese Chloe curiosa.

“Aaah, lasciamo stare questi discorsi e tu Allison, datti da fare con i miei capelli, non posso stare qui tutto il giorno” disse Shonei evitando di rispondere alla domanda.

 

Dopo aver lasciato lo studio, Margaret, Ellis e Max, si erano dirette a uno dei migliori ristoranti presenti in zona. Erano sedute a tavolo gustando la prima portata. Margaret era seduta davanti a sua figlia e Max tra loro due. Mentre madre e figlia chiacchieravano, Max osservava con attenzione la donna. Aveva un nonché di somigliante con la madre di Victoria. Forse la somiglianza, era semplicemente dovuta al loro abbigliamento molto elegante, sempre ben curata, i capelli ben pettinati e il trucco sempre perfetto. Anche se le due donne appartenevano allo stesso ceto sociale, Max era molto affascinata da Margaret, dalla sua estrema bellezza e dal suo modo di porsi. Nonostante il suo portamento distinto, che poteva trarre facilmente in inganno, Max non poteva fare a meno di notare, quanto in realtà la donna fosse molto alla mano. Vedendola, poteva benissimo sembrare una di quelle persone altezzose, con l'aria di superiorità, che guardano dall'alto in basso gli altri. Che amano ostentare i loro averi e le loro qualità, alla continua ricerca di attenzioni, ammirazione e molto spesso invidia. Margaret, sembrava non avere niente di tutto questo, esattamente come sua figlia.

“Come ti senti per questa mostra?”

“Bene, spero di riuscire nel mio intento”.

“Sono sicura che sarà un gran successo”.

“È quello che spero”.

“Tu cosa ne pensi Max?”

“Credo che Ellis abbia avuto davvero una splendida idea. Sta mettendo a disposizione la sua arte per una nobile causa, aiutando chi non ha le possibilità economiche per realizzare il proprio sogno. Sono sicura anche io, che andrà a meraviglia”.

Le due ragazze si guardarono sorridendo.

“Tu Max, dove ti sei laureata?”

“A una scuola privata di Seattle. Era un corso biennale”.

“Quindi ti sei laureata a tempo di record” disse la donna sorridente.

“Già, così sembra”.

“Non mi sorprende affatto. Conosco bene mia figlia e se ti ha scelta per lavorare con lei, è perché ti ritiene all'altezza”.

“Niente di più vero” aggiunse Ellis.

“Grazie per la fiducia”.

“Dunque sei di Seattle” disse la donna.

Max annuì.

“Suppongo che le tue famiglia viva là”.

“Sì”.

“I tuoi di cosa si occupano?”

“Mio padre lavora presso la Fish & Fish, l'azienda di pesca industriale nel pacifico e si occupa della distribuzione. Mia madre invece, lavora come segretaria in un ambulatorio privato”.

“Hai fratelli o sorelle?”

“No, sono figlia unica”.

“Non mi è mai piaciuta l'idea di avere solo un figlio. Forse perché io stessa ho avuto dei fratelli e ne conosco i vantaggi”.

“Non sempre è un vantaggio avere dei fratelli” disse Ellis.

La donna scosse la testa con disappunto. Il commento di Ellis, era dovuto al suo rapporto turbolento con il fratello.

“Potresti spiegare ad Ellis quanto possa essere importante avere dei fratelli?” chiese la donna a Max.

“Io?”

“Beh, tu sei figlia unica, quindi chi meglio di te può far comprendere la situazione? Ad esempio, non ti sei mai sentita sola?”

“A dire il vero, avevo un'amica con cui passavo la maggior parte del mio tempo. Spesso restava a casa mia e viceversa. Siamo praticamente cresciute insieme, quindi non mi sono mai sentita sola, almeno fino ai dodici anni” disse Max pensando a Chloe.

Ellis capì che molto probabilmente, la ragazza si riferisse alla sua migliore amica che aveva ritrovato in città.

“Beh, questo è l'esempio di quanto sto dicendo”.

“Mamma, era soltanto un'amica, non una sorella” la contraddisse Ellis.

“Sì, ma è come se…”

“Non è proprio la stessa cosa”.

“E allora Gary? Lo hai sempre considerato come un fratello o sbaglio? Eppure lui è soltanto un amico”.

“Oh cielo”.

“Max, pensi che se non avessi avuto questa amica, avresti sofferto la solitudine?”

Max si sentì un po' a disagio, per essere stata tirata nel mezzo di una divergenza di opinione tra madre e figlia. Soprattutto perché al centro di quella discussione, finiva per sbandierare i fatti suoi. “Io... sì, mi sarei sentita... molto sola...” rispose infine Max pensierosa.

Ellis continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei.

“Visto? È come dico io” ribadì la donna a sua figlia.

“Ciò non toglie che a volte è meglio non avere fratelli. Purtroppo io non ho avuto questa fortuna” disse Ellis mettendo fine alla discussione.

In quel momento squillò il telefono di Ellis, che scusandosi si alzò di fretta per allontanarsi e rispondere. Margaret sospirò un po' frustrata dell'atteggiamento di sua figlia, che diventava sempre molto intrattabile, quando si trattava di suo fratello, o di suo padre. Poi cercando di non pensarci tornando a conversare con Max. “I tuoi genitori saranno sicuramente orgogliosi di te”.

“Sì, lo sono e anche io di averli come genitori. Devo tutto a loro se sono riuscita a diventare una fotografa. Hanno fatto dei sacrifici per permettermi di realizzare il sogno che ho sin da quando ero bambina. Sappiamo bene quanto costi frequentare una scuola privata”.

“Lo so molto bene”.

“Ed è per questo che trovo l'iniziativa di Ellis davvero ammirevole”.

La donna sorrise alle parole sincere di Max verso sua figlia, ma nello stesso tempo si sentiva triste. Max aveva ricevuto tutto il sostegno che a Ellis era mancato.

 

 

Le ragazze erano in macchina e stavano tornando a casa. Shonei guidava e Chloe, tenendo il braccio appoggiato allo sportello con il finestrino abbassato, guardava scorrere il traffico persa nei suoi pensieri. Continuava a pensare alle parole di Allison. A un tratto Shonei, accorgendosi che qualcosa non andava, le diede una pacca sul ginocchio: “Su col morale Chloe, finalmente sei fuori. Cosa hai?”

“Niente”.

“Allora, perché quella faccia?”

Chloe rispose con una semplice alzata di spalle.

“Andrai da Lauren?”

“Cosa? Assolutamente no. Voglio tornare presto a lavoro, infatti chiederò ad Asher se...”

“Certo che sei un'idiota”.

“Perché?” chiese Chloe voltandosi a guardare la sua amica.

“Come perché? Hai la possibilità di andare dalla tua ragazza e non lo fai. Diciamo che almeno su questo punto non posso che essere d'accordo con te. Non puoi conoscere la sua famiglia adesso, è troppo presto. Però hai Max, potresti approfittarne per passare più tempo con lei, invece di pensare a questo cazzo di lavoro. Ti facevo più furba di così”.

“Forse hai ragione. Tanto la decisione di tenermi ferma è di Asher”.

“Esatto, per questo devi approfittare di questa occasione. Se poi invece dovessi decidere di andare da Lauren, sono più che sicura che Max capirà”.

Chloe rimase in silenzio riportando l'attenzione oltre il finestrino. Shonei le lanciò un'occhiata dubbiosa. “Perché è così, vero? Max è una persona comprensiva”.

“Sì, certo” rispose Chloe con un filo di voce continuando a guardare fuori.

“Max sa di Lauren, vero? Voglio dire, avete passato molto tempo insieme. Sicuramente avete chiacchierato di tutto quanto”.

La ragazza non rispose appoggiando il capo all'indietro, contro il poggiatesta e in quel momento Shon comprese la situazione.

“Cristo Santo, lei non lo sa, non le hai ancora detto niente” affermò sbalordita.

Chloe rimase in silenzio confermando i sospetti di Shonei.

“Ma cosa cazzo stai aspettando? Ti giuro che non comprendo davvero la motivazione per cui le stai nascondendo una cosa del genere”.

“Non le sto nascondendo nulla. Sto soltanto aspettando il momento più opportuno per dirglielo”.

“Il momento opportuno? E questo che cazzo dovrebbe significare? Stai mentendo alla tua amica...”

“Non sto mentendo, ma solo omettendo un particolare che prima o poi le rivelerò”.

“Forse non le stai mentendo, ma tu comunque vivi nella menzogna. Ad esempio, lei ti ha parlato del fatto che ha avuto un ragazzo”.

“E allora?”

“Perché non ne hai approfittato per dirle di Lauren?”

“Tu non capisci”.

“Infatti non capisco. L'unica cosa che so, è che Max è la tua migliore amica e non sa ancora che hai una ragazza. Questo è fuori da ogni logica”.

“Io temo che rivelandole una cosa del genere, lei possa pensare che dopotutto non stavo così male, se ho avuto il tempo di trovarmi una ragazza. Lauren invece si preoccuperebbe e tornerebbe in città, non voglio rovinarle i piani”.

“Hai appena detto una delle più colossali stronzate che io abbia mai sentito in vita mia. Max ti ha vista avere un attacco di panico. Niente e nessuno può cancellare dalla sua mente, il fatto che tu abbia passato l'inferno. Stessa cosa vale per lei. E poi che diamine, sono passati tre anni, ed è chiaro che alla fine tu sia andata avanti con la tua vita. La stessa cosa ha fatto lei. Si è laureata, si è addirittura trovato un fidanzato, ma non ti ha nascosto un cazzo perché non avrebbe alcun senso. Lauren ha completato il corso, i convegni e tutte quelle stronzate e sta per andare dalla sua famiglia, che non vede da chissà quando. E poi tu e Max siete tornare ad essere amiche e Lauren non ha nessun motivo di preoccuparsi. Quindi non rovinerai un bel niente”.

Chloe assunse un’espressione triste, il che mandò più in confusione l'amica che ogni tanto le lanciava un'occhiata. “Scusa se te lo dico ma stai sbagliando tutto. Per quanto tempo vorrai ancora nascondere la verità a Max? Vuoi aspettare che Lauren torni in città, così che lei potrà scoprirlo con i suoi occhi? Oppure magari hai intenzione di mollare la tua ragazza, in modo da non fare sapere nulla della tua relazione?”

“Ma non dire cazzate”.

“Chloe, io sto solo cercando di farti ragionare. Se non ti decidi a mettere tutto in chiaro, prima o poi questo ti si ritorcerà contro. Oggi ometti qualcosa, domani ti troverai a raccontare una piccola bugia, un’altra e poi un’altra ancora. E poi prima che tu te ne renda conto, ti ritroverai sommersa dalle tue stesse balle. La cosa assurda lo sai qual è? Che a furia di raccontarle, finirai per crederci anche tu”.

Chloe aveva ascoltato tutto guardandola in modo strano. “Sembra quasi che tu stia parlando per esperienza”.

Shonei incontrò brevemente il suo sguardo e poi tornò a guardare la strada davanti a sé. “Hai detto che io mi trovo tra due bombe pronte ad esplodere. Beh, mi dispiace dirtelo ma tu non ti trovi in una posizione tanto diversa dalla mia. Max è la tua migliore amica e dovrebbe sapere tutto ciò che ti riguarda. Anche per Lauren è la stessa e identità cosa. Cazzo, è la tua ragazza. Se non puoi aprirti con loro due, con chi diavolo dovresti farlo? Sembra quasi che tu stia cercando solo scuse per chissà quale ragione che io non conosco”.

Chloe sospirò lasciandosi prendere dallo sconforto. Shonei aveva ragione, forse stava soltanto trovando scuse per guadagnare tempo, ma tempo per cosa? Non lo sapeva neppure lei. La ragione restava un mistero, ma l'unica cosa che sapeva per certo, era che non riusciva proprio a trovare la forza di rivelare la verità alle due ragazze.

In quel momento il suo telefono cominciò a squillare, lo estrasse dalla tasca leggendo il nome sul display. Shonei fece lo stesso e disse: “Ma guarda un po', parli del diavolo...”

Chloe rispose al telefono. “Ehi, Lauren”.

“Ciao Chloe, come stai?”

“Bene, anzi, direi benissimo. Mi hanno finalmente dimessa dall'ospedale”.

“Davvero? Quindi è tutto a posto?” chiese la ragazza fingendosi del tutto estranea ai fatti.

“Sì, mi hanno rivoltata come un calzino e alla fine, ne è venuto fuori che sono sana come un pesce”.

“Questa è decisamente una gran bella notizia”.

“Già, ma anche tu ne hai una, o sbaglio?”

“Io?”

“Allison mi ha detto che il corso è terminato”.

“Ah sì, è vero, infatti ti ho chiamata proprio per questo. Volevo avvisarti già ieri ma non è stato possibile”.

“Sarai al settimo cielo”.

“Non immagini quanto, ma sono felice il doppio sapendo che stai bene”.

“Quindi adesso partirai per Sacramento?”

“Tra un’ora Christopher passa a prenderci per accompagnarci all’aeroporto. Proprio adesso stiamo terminando di preparare i bagagli”.

“Finalmente rincontrerai la tua famiglia”.

“Già, non vedo l'ora. Scusa la domanda, ma Allison quanto ti ha avvisata?”

“Sono stata al suo salone con Shonei, avevo bisogno di darmi una sistemata ai capelli”.

“Ah, Shonei e lì con te?”

“Sì”.

“Salutamela”.

“Ti saluta Lauren” disse Chloe rivolta all'amica.

“Ciao Lauren, ricorda di portarmi un souvenir quando torni” disse Shonei alzando un po' la voce per farsi sentire.

“Che tipo di souvenir?”

“Chiede di che tipo di souvenir” disse Chloe a Shonei facendo da tramite.

“Non lo so, magari una donna. Non sono mai stata con una di Sacramento.

“L'hai sentita, vero?” chiese Chloe scuotendo la testa mentre Lauren rideva.

“Sì, l'ho sentita. Dille che potrei accontentarla io, ma non sono più disponibile”.

“Ehi!” esclamò Chloe contrariata.

“Potrei portarle qualcun'altra, se non fosse che questo può essere facilmente inteso come rapimento”.

“Dice che non può rapire una donna per accontentare i tuoi bollenti spiriti” disse Chloe.

“Maledetta legge del cazzo” disse Shonei mentre le altre due ridevano.

“Allora, cosa farai oggi che sei finalmente libera?”

“Non lo so ancora”.

“A proposito, Allison mi ha detto che ha conosciuto altra gente, tra cui un certo Aaron, che a quanto pare le ha messo gli occhi addosso”.

“Oh, davvero?” chiese Chloe cominciando a sudare freddo. Non le aveva detto nulla del fatto che frequentassero altre persone.

“Già, che tipi sono?”

“Chi?”.

“Ma come chi? Gli altri” disse Lauren ridendo.

“Oh beh... loro sono ok”.

“Sei stata davvero esaustiva nella risposta” disse Lauren con ironia.

“Non c'è molto da dire, a parte il fatto che adesso quando devo offrire da bere a qualcuno, mi si svuota il portafogli in un lampo” disse Chloe cercando di distrarla con una battuta.

Lauren rise e poi disse con un po' di malizia: “Non preoccuparti cara, perché quando torno non avrai tempo più per nessuno, se non per la sottoscritta”.

Nonostante il tono malizioso della ragazza, Chloe percepì quelle parole in modo negativo. Infatti, se Lauren fosse tornata a Portland, sicuramente non avrebbe avuto più tanto tempo da trascorrere con la sua amica. Si chiese se non fosse quella, la vera ragione per cui non la metteva al corrente di Max. Forse considerava Lauren un ostacolo per la loro amicizia? Aveva le idee ancora troppo confuse al riguardo.

“Chloe, ci sei ancora?” chiese Lauren spezzando il silenzio e i pensieri di Chloe.

“Sì, sono qui”.

“Allora, non hai nulla da dire?” continuò Lauren in tono malizioso.

“Oh... beh... ho molto da dire ma non mi sembra il momento adatto, ci sono orecchie indiscrete” disse Chloe.

Shonei sorrise ascoltando le parole dell'amica. “Oh no, fate pure. Io starò qui buona a pensare ai fatti miei, come se non ci fossi”.

“Oddio, è davvero irrecuperabile. È anche una guardona” disse Lauren ridendo, avendola ascoltata.

“Lauren ha detto che sei guardona”.

“Dille che tramite telefono, non c'è proprio nulla da guardare”.

“Però ascolteresti tutto” disse Chloe.

“Sai che scandalo. Però non immaginavo che foste quel genere di persone che in mancanza di altro, si accontentano di qualche parola hot per eccitarsi”.

“Noi non facciamo cose di questo tipo” disse Chloe.

“Sì certo, come no”.

“Chloe, potresti mettere il vivavoce?” chiese Lauren.

“Cosa? Perché?”

“Tu fallo”.

“E va bene, ma dimmi prima per quale motivo”.

“Devo dire due parole a Shon e promettimi che non mi interromperai per nessuna ragione”.

“Oddio, sto iniziando seriamente a preoccuparmi”.

“Avanti Chloe...”

“E va bene, ma so già che me ne pentirò” disse Chloe inserendo il vivavoce. “Ti vuole dire qualcosa” aggiunse rivolgendosi a Shonei che la guardava con aria interrogativa.

“Shon, mi senti?”

“Forte e chiaro”.

“Ok, ascoltami attentamente”.

“Dimmi tutto”.

Lauren rimase in silenzio per qualche istante, mentre Shonei fermava l'auto ad un incrocio in attesa che scattasse il verde. “E allora?” incitò la ragazza.

A quel punto Lauren disse con un flebile sospiro: “Questa notte ti ho sognata”.

Chloe e Shonei si guardarono con aria interrogativa.

“Ok… e quindi?”

“Eravamo a letto insieme”.

“Cosa?” chiese Chloe scioccata. “Stai scherzando vero?”

Lauren ignorò la sua ragazza continuando a parlare: “È tutto il giorno che non faccio altro che pensare a te”.

Le ragazze continuarono a guardarsi sgranando gli occhi.

“Alle tue mani sul mio corpo che mi toccano ovunque” disse Lauren con tono provocante.

“Non è divertente” disse Chloe infastidita dalle parole della sua fidanzata e soprattutto dal tono di voce che stava utilizzando.

“Cazzo, non sta succedendo per davvero” disse Shonei più scioccata di Chloe.

“Non riesco a smettere di pensare al modo in cui assaggiavi ogni parte di me”.

“Lauren!” disse Chloe in tono di rimprovero.

“Vorrei baciarti dappertutto, farti sentire il fuoco che brucia dentro di me” continuò Lauren in modo sensuale, entrando di più nella parte. “Vorrei tanto vederti, per far diventare questo sogno una realtà”.

“Sto per togliere il vivavoce!” minacciò Chloe.

“Mi sto eccitando sempre di più, immaginandoci insieme, nude, con i nostri corpi sudati. Rotolandoci tra le lenzuola…”

Chloe rimosse immediatamente il vivavoce. “Adesso basta!”

“Ehi” esclamò Lauren ridendo, tornando al suo tono normale di voce.

“Ma si può sapere cosa ti salta in mente?” chiese Chloe.

“Oh avanti, volevo solo dimostrare che nemmeno lei sarebbe immune a cose di questo tipo, anche se per telefono”.

“Tu sei fuori di testa”.

“Cosa sta dicendo?” chiese Shonei curiosa mentre scattava il verde.

“Voleva dimostrare che anche a te piacciono queste cose”.

Shonei strappò dalle sue mani il telefono mentre guidava. “Sai Lauren, non sono mai stata così asciutta in tutta la mia vita”. Poi riconsegnò il telefono all’amica.

Lauren rise alle sue parole.

“C’è poco da ridere” disse Chloe, sentendosi ancora un po’ offesa per lo spettacolo poco gradevole a cui aveva dovuto assistere. Per fortuna Shonei aveva avuto la decenza di non prendervi parte, il che era strano.

“Ok Chloe, mi dispiace che tu la prenda in questo modo… ma neanche tanto”.

“Cosa?” chiese Chloe incredula.

“Mi piace quando diventi gelosa”.

“Ah, grazie tante” disse Chloe con sarcasmo.

“Questa tua gelosia mi porta inevitabilmente ad avere pensieri sconci su di te” disse Lauren in modo malizioso. “Vuoi sapere quali?”

“Lauren…”

“Oooh, va bene, la smetto ma sappi che non finisce qui”.

“Io invece credo proprio di sì”.

“Fino a quando non ritorno a Portland e poi ti mostrerò tutti pensieri osceni che faccio su di te”.

“Adesso basta”.

“Sì, adesso basta, altrimenti sarò io a dover fare una doccia fredda. Ora ti devo proprio lasciare, devo finire di preparare i bagagli. Ti richiamo non appena arriviamo”.

“I tuoi sanno che stai per raggiungerli?”

“Sì, li ho avvisati”.

“Quando ci vuole per arrivare?”

“Circa cinque ore e mezzo”.

“Mh”.

“Chloe, che hai?”

“Niente”.

“Chloe, non stare in pena” disse Lauren comprendendo quale fosse la sua preoccupazione.

“È facile per te dirlo” disse istintivamente Chloe pentendosi immediatamente. “Scusami… è solo che…”

“Lo so Chloe” disse Lauren con tono dolce conoscendo le sue paure. “Non mi succederà niente”.

“Va bene”.

“Ci sentiamo più tardi. Ti amo Chloe”.

“Ti amo anche io Lauren”.

Chloe chiuse la chiamata sospirando.

“Stai bene?”

“Sì, ma la mia mente no”.

“Non essere sempre così catastrofica”.

Chloe annuì e poi guardò Shonei riflettendo. “Non ti sei eccitata con Lauren, vero?”

“Cosa? Ma stai scherzando?” chiese Shonei ridendo divertita. “Quella roba non funziona con me. Ascoltandola le mie parti basse sono diventate aride come il deserto”.

Chloe non poté fare a meno di ridere alle parole dell’amica.

 

 

Durante il pranzo, Max aveva colto l’occasione per andare in bagno e inviare un messaggio a Victoria, avvisandola di avere avuto un contrattempo. L’amica le aveva risposto che sarebbe ritornata al lavoro prima del previsto e che se voleva il suo aiuto, avrebbe dovuto sbrigarsi. Max le rispose che non dipendeva da lei e Victoria la rassicurò, che sarebbe uscita prima dal lavoro in serata. Max non esultò all'idea, ma non aveva altra scelta. Nel frattempo sperava che quel pranzo non si prolungasse ancora più del dovuto, altrimenti sarebbe stato un vero problema per lei. Purtroppo non fu così fortunata e quando finalmente Ellis la riaccompagnò a casa, entrò di corsa nel suo appartamento trovando solo Kate a giocare con Donnie.

“Ehi, ciao Max”.

“Dov'è Victoria?”

“È andata via poco fa, l'hai mancata per poco”.

“Dannazione!”

“Ehi, sta tranquilla, ha detto che rientrerà prima questa sera. Avrete il tempo per la vostra ricerca”.

“Odio fare le cose all'ultimo momento, mi mette l’ansia”.

“Se ti agiti così peggiori soltanto la situazione. Allora, com'è andato il pranzo?

“Benissimo, mi ci voleva proprio un contrattempo per impedirmi di andare a cercare un vestito” disse Max sarcastica, mentre si andava a sedere accanto all'amica sul divano.

“Fai un respiro e calmati, agitarti non servirà a nulla”.

Il telefono di Max, cominciò a squillare e lei rispose senza guardare chi fosse. “Pronto!” disse Max quasi infastidita.

“Non so se ho sbagliato numero, oppure ho sentito male”.

“Oh, ciao Chloe, scusami tanto… ero un po' sovrappensiero”.

“Spero che non stavi pensando a me in questo momento”.

“No tranquilla, non sei la causa”.

“Indovina”.

“Cosa dovrei indovinare?”

“La notizia che stai per ricevere”.

“Ti fanno uscire dall'ospedale?”

“No, ancora meglio. Sono già fuori da questa mattina”.

“Davvero? Allora vuol dire che è tutto apposto. Stai bene”.

“Sì”.

“Perché non mi hai chiamata subito? Magari potevo...”

“Fare cosa? Mollare il lavoro per correre da me? Non lo avrei mai permesso, così ho chiamato Shon”.

“Ah, lei sta bene?”

“Sì, perché?”

“Ehm... niente… non ci fare caso, oggi sono davvero fuori” disse Max ripensando a Shonei. Avrebbe voluto parlarne faccia a faccia con lei, per capire come stavano le cose tra loro. Era stata così sfuggente, sbrigativa e anche ostile al telefono, che pensava potesse avercela con lei a causa del suo rifiuto”.

“Ma si può sapere che succede?”

“Non è nulla di che, tranquilla”.

“Senti, visto che sono finalmente libera, che ne diresti se questa sera usciamo insieme? Poco fa mi ha chiamato Jonathan e ha detto, che vorrebbero passare una serata tutti insieme al Paradise. Però se vuoi possiamo starcene anche per conto nostro”.

“Oh Chloe, mi piacerebbe tanto ma stasera non posso”.

“Ah” esclamò sorpresa Chloe. “E come mai, se posso chiedere”.

“Ho un altro impegno. Ti avevo accennato della mostra di Ellis, ebbene è proprio per questa sera”.

“Capisco, è una vera disdetta” disse Chloe cercando di nascondere meglio che poteva il suo dispiacere.

“Mi dispiace davvero tanto Chloe. Magari possiamo vederci domani se ti va”.

“Sì, certamente. Allora è per via della mostra che sei così sclerata?”

“Ehi, non sono sclerata. Comunque sì, in un certo senso”.

“Posso fare qualcosa per te?”

“Non credo, ma grazie lo stesso”.

“Okay, allora ti lascio alle tue cose”.

“Ci sentiamo domani Chloe”.

“A domani Max”.

Misero fine alla telefonata e mentre Max ritornava a pensare al suo dilemma, Chloe prese Flerk in braccio. “Oggi mi sa che resto con te, non mi va di festeggiare. Sei contento, eh?”

Erano già le sei, quando Victoria rientrò dal lavoro sfinita. Non le andava di uscire appena rientrata, ma avrebbe aiutato Max a qualsiasi caso.

“Allora, dammi almeno il tempo di fare una doccia veloce”.

“Ok, ma fai in fretta per favore”.

Dopo aver finito di fare la doccia ed essersi vestita, la ragazza uscì dalla sua stanza. Kate e Max la guardarono in modo strano.

“Sembri particolarmente in tiro questa sera” disse Kate.

“Beh, è ovvio. Ho un appuntamento” disse con malizia.

“Ok, non voglio sapere altro. Adesso andiamo a cercare un vestito” disse Max alzandosi dal divano.

Proprio in quel momento qualcuno suonò al campanello. Kate si diresse alla porta. “Forse sono i ragazzi”.

Ma quando la ragazza aprì la porta, si ritrovò un uomo davanti con una specie di divisa addosso e un paio di scatole in mano. Sembrava un fattorino.

“Buonasera, posso fare qualcosa per lei?”

“Devo effettuare una consegna...”

“Ehm, credo ci sia un errore, non stiamo aspettando nessuna consegna”.

Victoria e Max si avvicinarono alla porta guardando l'uomo.

“No, questo è l'indirizzo giusto, ho già controllato”.

“Per chi è la consegna?” chiese Victoria.

“È per...” disse l'uomo interrompendosi un attimo per leggere il nome su una cartella. “...Maxine Caulfield”.

Victoria e Kate si voltarono a guardarla e lei alzò le spalle. Non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.

“Chi di voi è Max Caulfield?”

“Sono io” rispose Max facendo un passo avanti.

“Bene, metta una firma qui?” chiese l'uomo porgendole la cartella, indicandole il punto dove firmare sul foglio.

“Bene, vi auguro un buon proseguimento” disse l'uomo dopo aver consegnato le due scatole alla destinataria.

Kate chiuse la porta mentre Max appoggiava le scatole sul tavolo della cucina.

“Ma cosa ci sarà lì dentro?” chiese Kate curiosa.

“Potrebbe esserci una bomba” rispose Victoria ridendo.

“Non scherzare” l'ammonì Kate.

“Fifona”.

Max nel frattempo guardava le scatole dubbiosa.

“Non hai intenzione di aprirle?” chiese Victoria.

“Sì”.

“E allora vedi di fare in fretta se dobbiamo andare in giro per negozi e poi, non voglio fare tardi al mio appuntamento”.

Max aprì prima la scatola più grande. Le ragazze le si affiancarono subito per vedere cosa fosse. Sgranarono gli occhi vedendo il suo contenuto. Max afferrò l’abito, estraendolo completamente dalla scatola.

“Wow, ma è bellissimo!” disse Kate con un luccichio negli occhi.

“Cazzo Max, a quanto pare hai un ammiratore segreto e non ci hai detto nulla”.

“Ma cosa... ci deve essere un errore”.

“E no mia cara, il fattorino ha fatto il tuo nome. Beh, mettila in questo modo, abbiamo finalmente risolto il problema di cosa indossare stasera”.

“Aprì l'altra scatola” incitò Kate.

Così Max lasciò l'abito per scoprire che nell’altra scatola c’erano delle scarpe nere.

“Ora, a giudicare da quello che vedono i miei occhi, sono due le possibilità. O ci stai nascondendo qualche fidanzato, oppure hai uno stalker psicopatico che ti ha messo gli occhi addosso e tu non ne sai niente. E spero con tutto il cuore, che si tratti della prima ipotesi, perché mi vengono i brividi al solo pensiero che sappia dove abiti”.

“Victoria!” esclamò Kate in tono di rimprovero.

Victoria la ignorò iniziando a ispezionare bene scatola più grande e infatti trovò quello che stava cercando, una piccola busta da lettere. “E ora stiamo per scoprire il tuo ammiratore segreto, mi auguro non si tratti di Shonei”.

Max la fulminò con lo sguardo.

“Ma tanto non credo che lei abbia dei gusti così raffinati, quindi direi che possiamo stare tranquille”.

Victoria consegnò la busta a Max, che aveva ancora un'espressione allibita sul volto. Un pensiero si stava facendo largo nella sua mente, ma fino all'ultimo negò quella possibilità. Aprì la busta estraendone il biglietto. Si allontanò dalle altre ragazze e ne lesse il contenuto.

 

 

Posso immaginare la tua faccia adesso. Anzi, credo di riuscire quasi a sentire le tue parole di disapprovazione nei miei confronti per questo gesto, ma poco importa. Per una volta voglio essere io a tenerti testa. Mi hai esplicitamente detto di non volere il mio aiuto e io infatti, non te lo sto dando. In realtà sto aiutando me stessa perché a causa di mia madre, rischi seriamente di non presenziare alla mia mostra e questa è una cosa che non posso assolutamente accettare. Per me è davvero importante che tu ci sia questa sera. Spero che il vestito e le scarpe ti piacciano. Ho occhio per certe cose, quindi suppongo di non aver sbagliato ne taglia, ne numero di scarpe. Consideralo il mio ringraziamento speciale per quanto hai fatto per me, perché credimi Max, tu mi hai aiutato davvero tanto e non ti ringrazierò mai abbastanza. A stasera...

 

                                                                                                                     Ellis

 

 

Max smise quasi di respirare. Quella che era nata come una semplice possibilità, si era trasformata presto in realtà.

“E allora?” chiese Victoria sulle spine.

Max non rispose e Victoria prese il biglietto dalla sua mano leggendo. Un sorriso si aprì sul suo volto. “È stata Ellis”.

“Ellis?” chiese Kate frastornata.

“Beh, questo è quello che si dice tempismo perfetto. Ha anche ha buon gusto”.

“Sapeva del tuo problema?” chiese Kate.

“Sì, le ho detto tutto, si era anche offerta di accompagnarmi e io ho rifiutato. Non mi sarei mai aspettata che prendesse un'iniziativa del genere”.

Kate prese il biglietto dalle mani di Victoria per leggerlo. “Perché ha messo i puntini di sospensione? Sembra quasi che ci sia dell’altro”.

“Ed ecco che salta fuori la psicologa che c’è in te” disse Victoria.

“Io non posso accettare”.

“Invece è esattamente quello che farai Max. Indosserai questo abito e andrai a quella dannata mostra. Potremmo non riuscire a trovare qualcosa che ti piaccia e in quel caso, cosa farai?”

“Victoria ha ragione ed Ellis è stata molto carina, sarebbe scortese non accettare”.

Max sospirò arrendendosi all’evidenza. Annuì guardando il vestito nella scatola. “E va bene”.

“Quindi è deciso. Adesso provatelo, voglio vedere come ti sta” disse Victoria entusiasta.

 

 

Sacramento

La capitale dello Stato della California, fu fondata nel 1848 durante il periodo della conquista del West e della corsa all’oro, diventando successivamente un centro importante per le attività agricole e commerciali, divenendo così fondamentale per i trasporti con ferrovie e diligenze. La città, attraversata dall’omonimo fiume e dal fiume American, agli inizi era abitata dalle tribù indiane Miwok, Maidu e Shonommey, di cui alcune tracce sono conservate presso il California State Indian Museum, un piccolo museo dedicato esclusivamente a esposizioni di oggetti e foto dei nativi della California. Altri musei presenti in città, come il California State Railroad Museum, il museo più affascinante della città, dove erano esposte locomotive, carrozze, oggetti e immagini che hanno fatto la storia di quel mezzo di trasporto. Inoltre era anche possibile fare un giro a bordo di un vecchio treno, per percorrere in tutta la sua lunghezza il fiume Sacramento. Nel California Automobile Museum, era possibile ammirare vecchie macchine di epoca. Il Wells Fargo History Museum, era dedicato ai servizi dei trasporti e comunicazioni, via pony express o telegrafo, ma anche navi a vapore e ferrovie. Altri musei sono: Il Sacramento History Museum, Schoolhouse Museum il Crocker Art Museum e il California Museum.

 

Oltre ai tanti musei ci sono vari edifici e attrazioni storiche, come la Governor’s Mansion, una splendida villa bianca a tre piani, in stile vittoriano. Il Tower Bridge, che attraversa il fiume Sacramento e che con una piccola deviazione, permette di giungere a West Sacramento, una cittadina al di là del fiume sulle cui sponde la sagoma a piramide del The Ziggurat. La Roman Catholic Cathedral of the Blessed Sacrament, in stile rinascimentale con una cupola e tre guglie e gli interni in stile vittoriano, con molte decorazioni e dipinti alle finestre. Lo zoo, dove sono preservate specie endemiche, rare ed esotiche, come i giaguari, linci, giraffe, scimmie, canguri rossi e panda rossi. Non mancano parchi come Capitol Park con alberi, fiori e memoriali e naturalmente da cui si può ammirare lo State Capitol. Poi Capitol Mall, un viale alberato, l’arteria principale della città che collega lo State Capitol a West Sacramento passando per l’omonimo fiume. Alla città non mancano anche attrazioni romantiche, come la possibilità di fare un giro in battello sui fiumi, ma una delle attrazioni più caratteristiche, è indubbiamente il Delta King Riverboat. Un albergo situato all’interno di un antico battello ormai in disuso risalente all’epoca in cui questi battelli solcavano le acque di Sacramento.

 

Appena atterrate all’aeroporto internazionale della città, Daisy e Lauren salirono su un taxi che le avrebbe condotte a casa Parker. Nonostante l’ora, faceva ancora abbastanza caldo, ma non in modo eccessivo. Solitamente in estate nelle ore diurne, le temperature potevano raggiungere anche i quaranta gradi. L’unico lato positivo, era la poca presenza di umidità. Durante il tragitto, Lauren inviò un messaggio a Chloe, per non farla stare in pensiero.

 

Lauren: Volevo avvisarti che siamo arrivate, ti chiamo più tardi. 😘

Chloe: Grazie per avermi avvisata.

Ø Adesso sono più tranquilla.

Lauren: A dopo… 💋

 

Dopo aver inviato il messaggio, la ragazza abbassò il finestrino guardando fuori. Le era mancata molto la sua città dove era nata e cresciuta, ma soprattutto le erano mancati i suoi amici e la sua famiglia, che aveva dovuto abbandonare per non causare loro problemi a causa della sua relazione con Joseph, che si era rivelata altamente nociva. Mentre osservava la vita della città scorrere attraverso il finestrino abbassato, provava dentro di sé sentimenti contrastanti. Da una parte era contenta di trovarsi lì ma dall’altra, in un angolino nascosto della sua mente, si sentiva sopraffatta dall’ansia. Come se da un momento all’altro potesse succedere qualcosa, contaminando la gioia di poter finalmente riabbracciare le persone che amava. Però forse la sua paura, non era dovuta tanto a quello che poteva succedere, ma a chi avrebbe potuto incontrare. Infatti si era trovata più volte a balzare con lo sguardo da una parte all’altra, come per assicurarsi di non riconoscere un volto che purtroppo, non avrebbe mai potuto dimenticare. Daisy al suo fianco si accorse dello stato d’animo della ragazza, anche perché conosceva la sua storia e le motivazioni che l’avevano inevitabilmente spinta a lasciare la città. Prese una mano della ragazza al suo fianco per farle coraggio. Lauren si voltò verso la donna che le sorrideva incoraggiante e strinse la sua mano, ricambiando il sorriso.

 

 

Portland

Shonei era distesa sul letto con la schiena appoggiata contro la testiera e stava leggendo il giornale. Ashley era appena uscita dalla doccia, con il corpo avvolto nell’accappatoio. Entrò nella camera da letto e diede un’occhiata alla ragazza completamente assorta nella lettura. In un primo momento, Ashley pensò di andare a vestirsi fuori dalla stanza, ma poi ci ripensò. Aprì l’armadio dando le spalle a Shonei, estraendo da uno dei cassetti in basso, degli slip in pizzo nero indossandoli. Solo dopo si sfilò l’accappatoio e sempre dando le spalle, indossò il reggiseno anche in pizzo. Shonei a quel punto, piegò leggermente l’angolo del giornale in alto dandole una breve sbirciata. Poi si costrinse a riportare l’attenzione al suo giornale. Ashley a quel punto si diresse verso il comodino dalla sua parte del letto dove era solita dormire, ed estrasse da uno dei cassetti, un grande vasetto di crema per il corpo. Ritornò davanti all’armadio appoggiando una gamba sul bordo del letto. Il suo intento, era quello di piazzarsi frontalmente alla ragazza. Affondò alcune dita nel vasetto per prendere un po’ di crema, iniziando poi a spalmarla lentamente lungo tutta la gamba. Shonei si ritrovò di nuovo a lanciare qualche occhiata verso la ragazza, che inevitabilmente sorrise percependo il suo sguardo bruciarle addosso. Non c’era bisogno di voltarsi per assicurarsi che la stesse guardando. La conosceva fin troppo bene e nessun litigio, l’avrebbe fatta mai desistere dal godersi lo spettacolo. Ashley continuò a spalmarsi la crema sul tutto il corpo, impedendo all’altra di capire cosa diavolo stesse leggendo. Un po’ frustrata ma anche divertita dalla richiesta di attenzioni di Ashley, Shonei sorrise abbassando il giornale, incrociando le mani sulla pancia guardandola senza nascondersi. A quel punto Ashley si voltò verso la ragazza con aria interrogativa. “Cosa c’è?”

“Niente, stavo solo pensando che se continui così finirai il barattolo intero”.

“E ti dispiacerebbe che… finisse?” chiese Ashley senza specificare cosa, lasciando aleggiare nell’aria il doppio senso di quella frase.

Shonei scosse la testa ridendo. “So cosa stai cercando di fare”.

“Ah sì? E dimmi, cosa starei facendo?”

“Deve mancarti proprio tanto fare sesso con me”.

“Cosa? Neanche per sogno, ma capisco quanto ti piaccia l’idea”.

“Quindi, se io adesso mi avvicinassi a te… non avesti problemi di controllo?” chiese Shonei con tono malizioso, inginocchiandosi e dirigendosi verso di lei.

Ashley la vide avvicinarsi senza allontanarsi dal bordo del letto. Era chiaro che la ragazza stesse giocando con lei per dimostrare di averci visto giusto. Decise di stare al gioco, non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. Così, si ritrovarono una davanti all’altra. Shonei appoggiò le mani sui suoi fianchi e la fece voltare di spalle.

“Io non ho problemi di autocontrollo. Quella sei tu” disse Ashley.

“Ah… davvero?” chiese Shonei sussurrandole in un orecchio.

Ashley sentì venirle la pelle d’oca e sperò tanto che l’altra non se ne accorgesse, anche se era del tutto improbabile. Shonei prese un po’ di crema dal barattolo e iniziò a spalmargliela lentamente sulla schiena e sulle spalle. “Finisco io, visto che avresti qualche difficoltà a farlo da sola”.

“Sei molto gentile, cosa è successo? Ti è venuta per caso una crisi di coscienza?”

“Nessuna crisi di coscienza. Piuttosto sei tu quella in crisi… di astinenza” disse Shonei ridacchiando divertita.

Ashley strinse gli occhi sconfitta. Era evidente che la ragazza si fosse accorta della reazione suscitata dal contatto delle mani, sulla sua pelle.

“Non esaltarti troppo”.

“E tu non fare strani pensieri”.

Rimasero in silenzio finché Shonei non terminò di spalmarle la crema. “Ecco fatto, ho finito. A meno che tu non voglia che io continui”.

Ashley questa volta si allontanò mettendo della distanza tra loro. “Credo che possa bastare” disse la ragazza, mentre Shonei tornava a sdraiarsi sul letto riflettendo, senza staccarle gli occhi di dosso.

 

 

Sacramento

Le due donne scesero dal taxi insieme all’autista che le aiutò a scaricare i bagagli. Nel frattempo Lauren era rimasta imbambolata a guardare verso la grande casa a due piani in cui era cresciuta. Il cortile era tenuto sempre in ordine e nell’aria si sentiva un forte odore di erba appena tagliata, segno che suo padre non aveva perso le sue vecchie abitudini. Due auto erano parcheggiate davanti ai due garage con le saracinesche abbassate. Una la riconobbe perché apparteneva a suo padre, l’altra invece non ne aveva nessuna idea.

“Allora? Hai intenzione di restare ancora lì per molto, o mi dai una mano a portare qualche bagaglio?” chiese Daisy ridestandola dai suoi pensieri.

“Oh sì, certo”.

Le due donne presero i bagagli e si diressero verso la casa, salirono i tre scalini del portico. Sulla sinistra c’era una panchina, dove Lauren era solita sedersi durante l’estate a bere qualcosa di dissetante, chiacchierando con qualche amica, o con qualcuno della famiglia.

“A te l’onore” disse Daisy indicandole la porta di ingresso.

Lauren con il cuore che le batteva a mille, lasciò i bagagli suonando il campanello della porta. Rimasero in attesa per qualche istante, mentre dall’interno della casa giungevano delle voci. La porta si aprì dopo pochi secondi, Lauren si trovò davanti suo padre che prima la guardò sorpreso e poi sorrise.

“Ciao papà” disse Lauren con la voce già tremante dall’emozione.

“Lauren…” disse l’uomo stringendola in un forte abbraccio.

“Sono arrivate?” chiese una voce ansiosa provenire dall’interno della casa, mentre l’uomo si staccava dall’abbraccio di sua figlia.

Poco dopo comparve sull’uscio della porta anche la madre che appena la vide, si fiondò su di lei abbracciandola, tenendola stretta a lungo mentre il volto di Lauren si riempiva di lacrime dall’emozione. Nel frattempo l’uomo si avvicinò a Daisy per salutarla e abbracciarla. “Daisy, è davvero un piacere rivederti”.

“Lo è anche per me Peter” rispose la donna ricambiando l’abbraccio.

Quando la madre si decise a lasciare andare la figlia, abbracciò la sua migliore amica. “Daisy, vieni qui e fatti abbracciare”.

“Ciao Jenna, è così bello rivederti”.

“Dai, entriamo dentro che qui si muore dal caldo” disse Peter aiutando la figlia con i bagagli.

Appena entrati in casa si accomodarono in salotto, mentre Jenna andava a prendere qualche bibita fresca per dissetare le due viaggiatrici.

Peter prese posto su una poltrona, mentre Lauren e Daisy sul divano. L’uomo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso a sua figlia. “Dio, sembra passata una vita dall’ultima volta che ti ho vista e sei sempre bellissima”.

“Ha preso tutto da sua madre” disse Daisy sorridendo.

“Qualcuno sta tramando alle mie spalle?” chiese Jenna rientrando in salotto, appoggiando sul tavolino davanti al divano, un vassoio con quattro bicchieri e una caraffa di limonata fresca alla menta, con ghiaccio.

“Stavamo giusto dicendo che Lauren ha preso la bellezza tutta da sua madre” rispose Peter.

“E purtroppo non solo quella” aggiunse ironica Daisy, mentre Jenna le porgeva un bicchiere di limonata.

Lauren la guardò con un’espressione imbronciata.

“A cosa ti riferisci?” chiese Jenna curiosa.

“La sua sfacciataggine è simile alla tua”.

“Ma non è vero… io non sono sfacciata” disse Lauren con poca convinzione.

“Davvero? Vogliamo parlare…”

“Ah-ah, non provarci nemmeno Daisy. Altrimenti dovrò parlare a mamma della tua conquista”.

“Oddio, non cominciate con questi discorsi” disse Peter alzando le mani in segno di resa.

“Davvero? Finalmente ti sei decisa Daisy” disse l’amica, mentre la donna fulminava con lo sguardo Lauren.

“Che c’è, perché mi guardi così?”

In quel momento sentirono suonare il campanello di casa e Peter andò ad aprire la porta. Poco dopo entrarono nel salotto due ragazzi, i fratelli di Lauren, Vicky e Gleen, che appena la videro le andarono incontro per abbracciarla. Così Lauren si trovò a versare altre lacrime. Dopo aver salutato anche Daisy e aver chiacchierato un po’ tutti insieme, le due donne andarono a fare una doccia e sistemare i loro bagagli. Daisy avrebbe occupato la stanza degli ospiti e Lauren la sua vecchia stanza.

 

 

Portland

Max nella sua stanza, dopo aver indossato il vestito, aprì un’anta dell’armadio guardandosi allo specchio. L’abito era stretto in vita mentre verso il fondo, la gonna tendeva ad allargarsi, lasciandole scoperte le ginocchia. Le spalline erano larghe, con uno scollo a v non eccessivo. I sandali erano muniti di tacchi larghi e non eccessivamente alti, per renderli più comodi da indossare e un cinturino alla caviglia. Max restò a fissarsi a lungo allo specchio, fino a quando non le comparve un sorriso sul volto. Le piaceva davvero il vestito scelto da Ellis e le calzava a pennello. Si decise finalmente a uscire dalla sua stanza, mentre le due amiche stavano conversando. Si interruppero bruscamente mentre guardavano la ragazza sgranando gli occhi.

Victoria emise un fischio di apprezzamento. “Però, non male. Stasera farai strage di cuori”.

“Ma non dire fesserie”.

“Max, ti sta d’incanto” disse Kate con ammirazione.

“Dici?”

“Direi proprio di sì”

“Però manca ancora qualcosa” disse Victoria guardandola attentamente. “Ok, ci penso io ora”.

Andò nella sua stanza e ne uscì con una piccola borsetta, che si abbinava benissimo all’abito. Poi si spostò dietro Max e le agganciò una catenina in argento al collo con un ciondolo a forma di goccia. “Adesso sì che sei perfetta” disse la ragazza soddisfatta del risultato finale.

 

 

Al The Heart of Art Photographic Gallery, Ellis stava assicurandosi che fosse tutto pronto per la serata. All’entrata della galleria, c’era un leggio con un libro e una penna, che permettesse agli ospiti di poter firmare, oppure scrivere le loro impressioni in merito alla mostra, o qualche scatto in particolare. Alla reception nell’ampia hall, era già presente Jerry intento a conversare con Noah Graham, proprietario della galleria e mentore di Ellis. L’iniziativa per quella mostra era venuta ad entrambi e avevano collaborato insieme per realizzarla. Lungo il corridoio, era stata aggiunta un po’ di illuminazione a pavimento, oltre ai faretti al soffitto. Erano stati accesi i condizionatori per rendere la temperatura gradevole. Sempre nella hall era stato allestimento uno buffet. I lunghi tavoli ricoperti da tovaglie color panna, erano pieni zeppi di bevande e diversi piatti, come stuzzichini e finger food e dolci. C’erano anche un paio di ragazze che si sarebbero occupate di rifornire le tavole nel caso, venisse a mancare qualcosa. A completare il tutto, c’era anche della musica di sottofondo con volume non eccessivamente alto, utile per immergersi completamente nel percorso della mostra. Ellis fece un ultimo giro fermandosi di tanto in tanto, davanti ad alcune foto incorniciate appese alle pareti. In tutto erano presenti trenta stampe di un formato di 50x70. Superato il lungo corridoio, si addentrò nell’ampia sala posta alla fine della galleria. Camminò fino in fondo, dirigendosi verso l’immagine appesa alla parete davanti a sé. Al di sotto della foto, c’era attaccata una targhetta con tanto di nome. Ellis fece un lungo sospiro un po’ preoccupata. Noah le si avvicinò lentamente da dietro, appoggiandole una mano sulla spalla cogliendola del tutto di sorpresa.

Ellis fece un saltello dallo spavento. “Gesù, potresti evitare di essere così silenzioso quando ti avvicini?” chiese, portandosi una mano al petto facendo ridere l’uomo.

“Sei tesa come una corda di violino stasera, eppure non è la tua prima mostra”. L’uomo si infilò le mani in tasca guardando l’immagine che Ellis stava osservando. “Deve essere davvero importante per te”.

“Già”.

“Sarà meglio che tu vada prepararti, la mostra comincerà tra poco”.

“Sì” rispose Ellis senza aggiungere altro. Poi fece dietrofront, per tornare a casa a prepararsi.

Arrivata la sera, Kate si unì ad Aaron e Timothy per raggiungere il Paradise e incontrarsi con Jonathan, Chris ed Allison, che erano già sul posto ad attenderli. Ashley, dopo essersi messa in tiro, indossando un nuovo vestito acquistato con i soldi di Shonei, uscì con le sue amiche. Chloe invece, dopo aver saputo della indisponibilità della sua migliore amica, le era passata completamente la voglia di fare qualsiasi cosa. Così, aveva deciso di trascorrere la serata tra le mura domestiche, in compagnia del suo fedele amico Flerk. Quindi aveva ordinato una pizza da asporto e birre, poi si era munita di posacenere, sigarette e accendino e si era piazzata sul divano davanti al televisore. Steph aveva proposto a Jessie di uscire, visto che non era di turno per la sera. Anche loro decisero di andare al Paradise, come anche Shonei e Janet.

 

 

Dopo essere ritornata in galleria, Ellis e Noah incominciarono a salutare gli ospiti che stavano arrivando poco alla volta. Arrivò anche Audrey che le si avvicinò salutandola.

“Allora Ellis, come ti senti per il grande evento?”

“Benissimo”.

La segreteria la guardò con scetticismo. L’altra accorgendosi della sua occhiata, disse: “Sono solo un tantino nervosa, ma niente di preoccupante”.

“Se lo dici tu. Hai preparato qualcosa da dire per dare il benvenuto ai tuoi ospiti?”

“Avrei dovuto?”

“Mi stai prendendo in giro?”

Ellis le sorrise. “Non ho preparato nulla ma non preoccuparti, serviranno poche parole. La maggior parte di questa gente non vede l'ora di spendere un po' di soldi e buttarsi a capofitto sul buffet”.

Audrey rise alle sue parole, soffermandosi a guardarla con più attenzione. Ellis indossava dei pantaloni neri, abbinati a delle scarpe Oxford con lacci sul davanti. Una classica camicia bianca attillata, sbottonata sul collo e un blazer sopra, in tinta con i pantaloni. “Oggi sei particolarmente affascinante”.

Ellis la guardò mentre il suo sorriso si allargava sul suo volto. “Grazie, non ci stai provando con me, vero?”

“No, ma semmai dovessi cambiare sponda te lo farò sapere”.

Ellis rise alle parole della ragazza che era riuscita, anche se per poco, ad alleggerire quel senso di oppressione che sentiva dentro. Continuava a lanciare sguardi verso l'entrata della galleria in trepidante attesa. Ogni volta che vedeva entrare qualcuno, rimaneva delusa nell'accorgersi che non era la persona che stava attendendo con ansia.

“Vedrai che verrà” la rassicurò Audrey, comprendo il motivo della sua agitazione.

“E se invece non venisse? Insomma... lei dovrebbe...”

“Oddio, adesso calmati e andiamo a prenderci qualcosa da bere” disse Audrey prendendola sottobraccio e trascinandola verso il buffet.

Presero due calici di champagne bevendo mentre facevano quattro chiacchiere.

“Gary non viene?” chiese Audrey.

“Non è in città per via del lavoro”.

Dopo aver mandato velocemente il resto del contenuto del suo calice, Ellis sentì una voce alle sue spalle.

“Eccola qui, la mia adorata figlia. Ciao Audrey”.

“Buonasera Margaret”.

“Ciao Mamma” salutò Ellis abbracciandola. “Grazie per essere venuta”.

“Oh Ellis, non mi sarei persa questa mostra per niente al mondo, anche perché vorrei tanto acquistare qualcosa da appendere in casa”.

“Non devi farlo per forza solo perché sei mia madre. Non ti ho invitata per questo”.

“Io non mi sento affatto obbligata. Voglio semplicemente avere qualcosa per abbellire le pareti di casa. Qualcosa che mi ricordi quanto sono fiera di mia figlia” disse la donna accarezzandole il viso con una mano.

Ellis l'abbracciò di nuovo dandole un bacio sulla guancia. “Ti voglio bene mamma”.

“Anche io Ellis”.

Si staccarono e poi la donna disse: “Allora, si può avere da bere?”

“Certamente” rispose Ellis riempiendole un calice di champagne e porgendoglielo.

La donna ne prese un sorso e poi chiese: “Ma dov'è Max? Non dovrebbe essere già qui?”

L'espressione di Ellis si rabbuiò di nuovo.

“Sono sicura che arriverà presto” disse Audrey.

“Scusate, torno subito” disse Ellis, allontanandosi per raggiungere la reception, continuando a guardare verso l'entrata e dando una sbirciata al suo telefono, per vedere se ci fossero dei messaggi.

“È successo qualcosa che non so?” chiese la donna preoccupandosi per sua figlia.

“Non esattamente, ma ora ti spiego”.

Così Audrey raccontò cosa ci fosse dietro il malcontento di sua figlia. Nel frattempo Ellis si spostava nella hall intrattenendosi a chiacchierare con alcuni ospiti.

Noah le si avvicinò sussurrandole nell'orecchio. “Credo sia arrivato il momento”.

“Aspettiamo solo qualche altro minuto”.

“C'è già parecchia gente, non possiamo farli attendere oltre”.

Alla fine Ellis si lasciò convincere a malincuore. Si riavvicinò alla reception prendendo un microfono. Lo accese guardando ancora un’ultima volta verso l'entrata e poi disse: “Un attimo di attenzione prego”.

La sua voce attirò tutti gli ospiti che erano intenti, chi a fare quattro chiacchiere e chi a rimpinzarsi al buffet. Margaret e Audrey guardarono nella sua direzione sorridendole.

“Innanzitutto tutto, vorrei ringraziarvi per essere venuti qui questa sera. Come ben sapete, questa non è soltanto una mostra ma qualcosa di più. Grazie alla collaborazione con Noah…” disse indicando l'uomo al suo fianco che sorrise facendo un inchino con il capo. In quel momento sopraggiunse Max, giusto in tempo per ascoltare il suo discorso. Ellis però non si accorse subito di lei. “…siamo riusciti ad organizzare questo evento molto importante, che ci sta molto a cuore e che dovrebbe stare a cuore ad ognuno di noi, perché se siamo tutti qui riuniti stasera, è perché amiamo l'arte. E quale modo migliore per celebrare l'arte, se non quello di dare la possibilità a giovani talenti, di potersi esprimere e dare nuova linfa vitale a tutto ciò che noi amiamo? Ci sono tanti ragazzi lì fuori, che non hanno la possibilità finanziaria per poter accedere a delle scuole private per poter studiare fotografia. Trovandosi costretti a rinunciare, vedendosi sfumare il sogno di una vita, un sogno che è anche il nostro. Quindi lo scopo principale oggi, non è solo quello di goderci una serata all'insegna dell'arte, ma permettere alle nuove generazioni di crearne di nuova”.

Gli ospiti cominciarono ad applaudire al suo discorso di apertura della mostra, inclusa Max che era un po’ troppo indietro per essere individuata. Ellis rimase in attesa che gli applausi cessassero, perché aveva ancora qualcos'altro da aggiungere. Quando finalmente riprese la parola, disse: “Quelli che vedrete oggi, sono...” disse Ellis interrompendosi di colpo, quando finalmente si accorse Max. Margaret seguì lo sguardo di sua figlia, notando anche lei la ragazza. Ellis sorrise e riprese il suo discorso. “Stavo dicendo… che quelli che vedrete, sono degli scatti che ho fatto nel corso della mia carriera di fotografa. Sono foto inedite, di cui nessuno conosce nemmeno l'esistenza. Oggi, le metto a disposizione di tutti coloro che vogliono acquistarle. Tutti i proventi andranno in beneficenza alla scuola di fotografia di Portland, per permettere a tutti i nuovi e giovani talenti, di entrare a fare parte del grande mondo dell'arte fotografica. Tutto questo sarà possibile soltanto grazie a voi e alle vostre donazioni, quindi siate generosi... e vi porterete a casa un pezzo di me” aggiunse facendo ridere gli ospiti. “Vorrei aggiungere un'ultima cosa non meno importante. Le foto qui presenti sono in tutto trenta, di cui una non mi appartiene. Sappiate che non è in vendita, però ci tenevo particolarmente a mostrarvela. Appartiene a qualcuno che stimo tantissimo, sia come persona sia per la sua professionalità. Detto questo, auguro una buona mostra a tutti, grazie”.

Si elevò un altro applauso, mentre Ellis lasciava velocemente il microfono con l'intento di andare Max. Mentre tentava di raggiungere la ragazza, alcuni le strinsero la mano per salutarla. Ellis ricambiò i saluti solo per non essere scortese. Quando poi si trovò ad un metro di distanza da lei, senza nessuno intorno a bloccarle la visuale, si bloccò di colpo insieme al suo respiro. Quando l'aveva individuata tra la folla, era riuscita a scorgere soltanto il suo volto ma adesso riusciva a vederla in tutta la sua interezza. La ragazza alla fine aveva indossato l'abito che le aveva fatto recapitare. Max la guardò sorridendo timidamente. Margaret non molto distante, si accorse della reazione di sua figlia alla vista della ragazza e comprese in quel preciso istante, che la motivazione per cui prima Ellis era tanto nervosa, non era dovuto a ciò che aveva in serbo per la ragazza, ma c'era dell'altro. Ellis sembrava ammaliata da Max e questo poteva voler dire soltanto una cosa. Forse i suoi sospetti iniziali, sul fatto che ci fosse qualcuno nella sua vita, non era poi così lontano dalla realtà. Forse quella persona esisteva davvero, ed era Max. Sorrise all'idea, ma il suo sorriso si spense quando vide qualcuno dirigersi verso sua figlia, con l'intento di fermarsi a chiacchierare. Visto che era qualcuno che conosceva, si affrettò a raggiungerlo e salutarlo, così che Ellis potesse occuparsi di Max. Ellis che si era voltata sentendosi chiamare dall’uomo, vide la madre fermarlo per salutarlo. Ellis riportò il suo sguardo su Max e finalmente si decise ad avanzare, fermandosi davanti a lei sorridendo. “Sei venuta, credevo che non ti avrei vista”.

“Scusa per il ritardo ma c'è un traffico assurdo oggi”.

“Dove sono Kate e Victoria?”

“Victoria, è appena andata via. È stata lei ad accompagnarmi, per oggi aveva già un altro impegno e anche Kate. Però ti ringraziano tanto per l'invito. Spero non ti dispiaccia”.

“Scherzi? Per me l'importante è che ci sia tu”.

“Beh, eccomi qua”.

“Accidenti Max, il vestito sembra sia stato creato appositamente per te. Sei... bellissima”.

“Grazie” disse Max in imbarazzo. “Anche tu stai bene”.

“Mai quanto te. Vieni, vorrei presentarti una persona”.

Max la seguì e si fermarono alla reception, dove c'era Noah a chiacchierare con qualcuno.

“Ehi Noah”.

L'uomo si voltò verso di lei. “Ellis”.

“Noah, vorrei presentarti Maxine Caulfield. Max, lui è Noah Graham, il mio mentore. Se sono diventata una fotografa, lo devo principalmente a lui”.

“Non esagerare Ellis. Piacere di conoscerti Maxine”.

“Piacere mio signor...”

“Oh no, per te sono soltanto Noah”.

“Ma solo se per te sono soltanto Max”.

“Allora affare fatto” disse l'uomo stringendole calorosamente la mano. “Ellis mi ha parlato davvero molto bene di te”.

“Oh, bene” disse Max non sapendo cos'altro rispondere.

“Spero che la mostra sia di tuo gradimento”.

“Sono più che certa che lo sarà”.

“Appena avrai finito di vedere gli scatti, gradirei che mi raggiugessi”.

Max stranita dalla sua richiesta sorrise cortesemente. “Va bene”.

“Allora a dopo Max”.

“Non potrò farti da cicerone Max, ma vorrei mostrarti una foto” le disse Ellis.

Max seguì Ellis fermandosi a guardare la prima foto.

“L’ora blu”.

“Te lo avevo detto che te l’avrei mostrata, anche se per adesso dovrai accontentarti di una foto”.

Max rimase sbalordita dalla bellezza dello scatto. “È così bella che mi sembra di vederla dal vivo. È davvero stupenda Ellis”.

“Grazie Max”.

“Ciao Max” salutò Audrey avvicinandosi.

“Ciao Audrey”.

Ellis vide Noah farle il segno di avvicinarsi. “Scusate ragazze, ma adesso devo lasciarvi. Vi raggiungo appena posso”.

“Va bene, vai pure” disse Max sorridendole.

“Beh, che ne dici se guardiamo la mostra insieme?” chiese la segretaria.

“Ottima idea” rispose Max.

 

 

Il Paradise era strapieno di gente quella sera. I ragazzi si erano divisi in gruppetti. Allison ed Aaron erano seduti al bar a bere qualcosa, cercando un po’ di privacy. Jonathan, Chris e Kate erano seduti sui divanetti a chiacchierare. Timothy, Steph e Jessie erano in pista a ballare nella mischia.

“Io non capisco perché mai Chloe non sia voluta uscire. Dopo una settimana buttata in ospedale, pensavo che si sarebbe data alla pazza gioia” disse Chris rivolto a Jonathan.

“Beh, pazza gioia un corno, dimentichi che manca il pezzo forte” rispose Jonathan, mentre Kate li guardava con aria interrogativa.

“Poco fa Allison mi ha detto che è partita oggi” disse Chris.

“Scusate la mia curiosità, ma di chi state parlando?” chiese Kate.

“Di un’amica, Lauren. È andata a New York per lavoro e adesso va dalla sua famiglia a Sacramento” rispose Chris.

“Ah, ok”.

In quel momento entrò nel locale Shonei in compagnia di Janet, che dopo averli individuati, si diressero verso di loro.

“Ehi, ciao ragazzi”.

“Ciao Shon”.

“Vi ricordate di Janet”.

“E come potremmo mai dimenticarcene” rispose Jonathan.

Janet sorrise. “Ciao ragazzi”.

“Dove sono gli altri?”

“Sono sparpagliati in giro” rispose Chris.

“Vado a prendere da bere e torno. Tu cosa vuoi?” disse Shonei rivolta alla ragazza.

“Quello che prendi tu”.

“Ok” rispose Shonei allontanandosi.

“Siediti con noi Janet” disse Chris, facendole segno sul posto accanto a lui.

Quando Shonei raggiunse il bar, Allison ed Aaron che erano seduti un po’ distanti dalla sua posizione, non si accorsero subito della sua presenza.

“Ehi Eddie, due martini dry per favore” disse Shonei rivolgendosi all’amico che era di turno insieme a Ian.

“Martini in arrivo Shon” rispose il ragazzo.

A quel punto, Allison si sporse sul bancone guardando oltre Aaron e vide la ragazza. “Ehi Shon”.

Shonei si voltò verso di loro e sorrise. “Ehi piccioncini, vedo che vi state dando da fare lontano da occhi indiscreti”.

Aaron rise alla sua insinuazione, mentre Allison alzava il dito medio verso di lei. Shonei ridacchiò avvicinandosi ai due ragazzi. “Non vedo Chloe”.

“Lei non è uscita stasera”.

“Cosa?” chiese sorpresa.

“Credo che le manchi molto Lauren”.

“Dannazione, se lo avessi saputo prima sarei passata a prenderla con la forza”.

“Lauren è la tua amica?” chiese Aaron.

“Sì, la ragazza di Chloe”.

“Davvero? Non pensavo che Chloe avesse una ragazza”.

“Ma non te lo avevo già detto?”

“Non che io ricordi”.

Shonei rise. “Si vede che era troppo occupato a sbavarti addosso per poterti ascoltare”.

“Lo credo bene, guarda che fisico che mi ritrovo” disse Allison con malizia. “A proposito, sei venuta da sola o…”

“No, sono con Janet”.

“La ragazza che ci hai presentato giorni fa al Rhythm?”

“Sì, proprio lei”.

“Un momento, non sarà lei la tua…” disse la ragazza, interrompendosi quando vide l’espressione divertita dell’altra. “Oh cazzo, è lei!”

Eddie appoggiò sul bancone le ordinazioni. “Ecco i tuoi martini”.

Shonei prese i due bicchieri ringraziando l’amico.

“È lei cosa?” chiese Aaron confuso.

“La ragazza di Shon”.

“Io non oserei definirla proprio così, ma va bene. L’importante è che tu non diventi troppo gelosa” disse Shonei allontanandosi ridendo.

Mentre stava raggiungendo gli altri vide Timothy ritornare al suo posto. Diede un’occhiata in pista, notando anche Steph e Jessie ballare insieme. Si fermò un istante a guardarle scuotendo la testa e ritornò a sedersi.

 

 

Mentre Ellis era occupata a chiacchierare con qualcuno davanti all’entrata, ricevendo i primi complimenti per i suoi scatti, Max si godeva la mostra. Audrey si era allontanata da lei dopo aver ricevuto una telefonata. A un certo punto Max si fermò affascinata da una foto ritratto in bianco e nero. Rimase lì a contemplarla completamente rapita. L’immagine rappresentava una donna di profilo completamente nuda, seduta a terra, con le ginocchia incrociate, appoggiandosi su una mano, mentre con l’altra teneva stretto al suo petto un lenzuolo bianco, come per nascondersi. Ciò che più l’affascinava di quello scatto, era lo sguardo della ragazza rivolto verso l’obbiettivo. C’era qualcosa in quegli occhi che la scrutavano e da cui non riusciva a distogliere lo sguardo. Max fece un passo in avanti per guardare la foto più da vicino immergendosi in quello sguardo magnetico. Ellis si spostò più all’interno della galleria e così si accorse della ragazza, ferma ad osservare la foto che ha aveva segnato la sua vita. Qualcun si fermò parlare con la fotografa, distraendola dalla sua attenzione su Max.

“Devo farti i miei più sentiti complimenti Ellis. Questa mostra è pura poesia e mi sono completamente innamorato di ogni scatto. Sappi che avrai un mio cospicuo contributo”.

“Oh, la ringrazio infintamente Donald”.

Sopraggiunsero altre due persone con loro, ormai Ellis si sentiva completamente braccata, ma di tanto in tanto riusciva a lanciare un’occhiata a Max.

 

 

A un certo punto un ragazzo si fermò accanto a Max che stava ancora guardando la foto.

“È davvero incredibile la bellezza di questa foto. Ellis ci sa davvero fare con la macchina fotografica. Riesce a rendere il soggetto più bello di quello che è realmente” disse il ragazzo guardando la foto.

Max si girò verso di lui. “A dire il vero, credo che il soggetto sia bello anche senza doverlo migliorare”.

Il ragazzo si voltò osservandola attentamente mentre le sorrideva. “Sì, hai perfettamente ragione ma sono convinto che a questa mostra, ci siano ragazze molto più belle e affascinanti di lei”.

Max si sentì a disagio per il chiaro tentativo di approcciò del ragazzo. Sorrise cortesemente. “Beh, grazie del complimento, ma credo che lei sia senza ombra di dubbio, il miglior soggetto per una foto” rispose cercando di rimanere l'argomento sul tema della fotografia.

“Forse sarà anche il soggetto migliore per una fotografia, ma non dal vivo”. Il tizio era uno di quelli che non si arrendeva facilmente. “Accidenti, sono un maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Roland” disse il ragazzo porgendole la mano.

“Piacere, io sono Max”.

“Ah, quindi sei quella Maxine” disse il ragazzo felicemente sorpreso.

“Scusami, ma non credo di capire”.

Roland ignorò il commento della ragazza. “Conosco Ellis da tanto tempo e non manco mai a una sua mostra. Tu invece? È la prima volta che ci vieni? Non mi sembra di avere avuto mai il piacere di conoscerti in altre occasioni… sfortunatamente”.

“Io sono un'amica e collega di Ellis e non la conosco da tantissimo tempo. Questa è la sua prima mostra a cui partecipo”.

“È così fortunata Ellis, sempre accerchiata da belle ragazze e avvenenti amiche”.

 

 

Ellis che continuava a chiacchierare con gli ospiti, si accorse della presenza del ragazzo che conosceva fin troppo bene. “Ehm... potete scusarmi un attimo? Torno subito” disse la ragazza allontanandosi velocemente dal gruppo. Si avvicinò al buffet per prendere due calici di champagne e si diresse verso la ragazza in tutta fretta.

 

 

“Quindi sei una grande fotografa anche tu” affermò il ragazzo cercando di mantenere viva la conversazione.

“Eccomi qui, scusami tanto per l’attesa” disse Ellis, porgendole un bicchiere che Max prese.

“Oh, grazie Ellis”.

“Prego” rispose Ellis, mettendole un braccio attorno ai fianchi, gesto che non passò inosservato al ragazzo.

“Oh, ciao Roland, sono contenta di rivederti. Allora, cosa ne pensi delle mie nuove foto?”

“Sono particolarmente affascinanti, come sempre del resto”.

“Ti ringrazio, sei sempre molto gentile”.

“Sono soltanto sincero. Beh, credo che adesso dovrò continuare il giro, non vorrei perdermi il resto”.

“Giusto, infondo è per questo che sei qui” disse Ellis sorridendo, anche se la sua frase sembrava più una frecciatina nei suoi confronti.

“Esatto Ellis. Bene, allora vi lascio. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti Max, spero di rivederti presto, magari in qualche altra occasione”.

Max si sforzò di sorridere annuendo.

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“Scusami tanto per averti lasciata sola ma sai, con tutta questa gente mi riesce difficile fare quello che mi pare. Di solito durante una mostra non mi perdo in chiacchiere, ma è anche una serata di beneficienza e non posso esimermi dal dare qualche stretta di mano in giro”.

“Sì lo so, non devi preoccuparti”.

“Credo sia meglio che resti con te. Non si sa mai che tipi viscidi si possano accostare a te”.

“È un viscido?”

“Sì, ci conosciamo da un casino di tempo e viene alle mie mostre solo per rimorchiare”.

“Ha detto che sei circondata sempre da belle e avvenenti ragazze”.

“Ecco spiegato il motivo per cui viene alla mie mostre”.

Max rise accorgendosi solo in quel momento che il braccio di Ellis era ancora appoggiato attorno ai suoi fianchi. Ellis seguì lo sguardo della ragazza e tirò subito indietro la mano.

“Oh, scusami Max” disse Ellis a disagio. “Allora, ho visto che sei ferma qui da parecchio a osservare questa foto. Che ne pensi, ti piace?”

“È davvero una bella foto, ha qualcosa di magico e lei è bellissima”.

“Sì, è un bel soggetto”.

“Ha posato per te?”

“Sì, non è l'unica foto che ho di lei. Ho fatto altri scatti sempre in bianco e nero ma… questa è decisamente la migliore”.

“Fa la modella per caso?”

“Non che io sappia, almeno ai tempi non lo era. Ha posato per me come fa Bonnie. Adoravo scattarle foto”.

“Solo foto di nudo?”

“No, però per la maggior parte lo sono”.

“Deve essere una vera professionista se non ha mai provato imbarazzo a farsi scattare foto così”.

“Non era mai in imbarazzo, ma io sì”.

“Tu?”

“Quando lavoro non presto attenzione alla nudità di una persona. In realtà per me è come se fosse vestita. In questo modo chi posa per me non si sente mai a disagio. Credo di guardare con più interesse quelle vestite. Infondo quelle svestite non hanno nulla da nascondere. È già tutto in bella mostra” disse ironica.

Max sorrise scuotendo la testa tornando a guardare la foto.

“Ma con lei è stato diverso”.

La ragazza si voltò di nuovo verso di lei in attesa che proseguisse. A quel punto Ellis chiese: “Cosa vedi in questa foto?”

“C’è qualcosa in quello sguardo, non so bene come spiegarlo. Ci stavo pensando prima che mi interrompesse Ronald”.

“Bene, adesso non ti interromperà più nessuno” disse Ellis sorridendo, bevendo un sorso di champagne.

Max si avvicinò di nuovo alla foto. “Cosa avrebbe dovuto rappresentare questa foto?”

“Nulla di preciso è soltanto una foto”.

“Sì, ma c’è qualcosa che rende questo scatto così… triste. Sì, ecco cosa trasmette, tristezza. Sembra quasi un addio”.

Ellis rimase sbalordita dalle sue parole e gli occhi le si inumidirono.

Max si voltò a guardarla. “È così?”

Ellis deglutì mandando giù tutto ad un fiato, il contenuto del suo bicchiere. “Sono davvero sorpresa”.

“Di cosa?”

“Di quello che sei riuscita a vedere. Pensavo di essere troppo coinvolta emotivamente per riuscire a leggere quello sguardo. Lei si chiama Eleonor, questo è il suo nome”.

Max si ricordò della cartella sul laptop di Ellis, denominata proprio con quel nome.

“Ricordi quando ti ho parlato di quel sogno ricorrente?”

Max annuì.

“Beh, era lei il mio sogno. Lo è stato a lungo, fino a quando ho compreso di essermi completamente innamorata di lei. Fino a quel momento, non avevo mai mescolato il lavoro con la mia vita privata. Avrei voluto affrontare quella situazione in maniera del tutto diversa. Magari parlarne con lei e invece… ero così coinvolta che alla fine mi sono lasciata andare e durante una sessione… l’ho baciata, è stato più forte di me… non sono riuscita a controllarmi”.

Ellis raccontava la sua vicenda, tenendo gli occhi fissi in quelli di Eleonor che la fissava dalla foto. “Quell’evento ha segnato la fine della nostra collaborazione che durava ormai da circa un anno. Lei non era interessata a me, non come avrei voluto. Da quel momento in poi, le cose sarebbero state troppo difficili tra noi. Non potevamo più lavorare insieme come se non fosse mai successo nulla. Così, lei ha deciso di interrompere per sempre le nostre sessioni. Vorrei poter dire che fossi d’accordo con la sua scelta, ma non lo ero affatto. Anche se sapevo che era la cosa giusta da fare, non riuscivo ad accettarla. Però non ho avuto altra scelta. Dopo due mesi, venni a sapere che aveva lasciato Portland per lavoro e da quel momento non l’ho più rivista. Non so più nulla di lei. Il consiglio che ti ho dato quel giorno è sempre valido Max. Devi stare sola attenta che le cose non ti sfuggano di mano, come è successo a me”.

“Ma avevi detto di avere affrontato la situazione” disse Max confusa.

“Sì, l’ho fatto ma nel modo sbagliato. Mi sono lasciata trasportare dai miei sentimenti verso di lei”.

Max rimase in silenzio a guardarla riuscendo a percepire il dolore che portava ancora dentro. “Sei ancora… innamorata di lei?”

Ellis si voltò verso la ragazza. “Così credevo…”

Rimasero a fissarsi per qualche istante e poi una donna che le raggiunse, interrompendole. “Ciao Ellis, scusa se ti interrompo ma avrei bisogno di parlarti un attimo se è possibile”.

“Oh, ma certo, arrivo subito”.

Ellis si rivolse a Max. “Continua il tuo giro, io cerco di raggiungerti il più presto possibile”.

“Va bene”.

Max si voltò di nuovo verso la foto non riuscendo a staccare gli occhi. Ellis che si stava allontanando in compagnia della donna, si voltò verso di lei ancora intenta a fissare la foto. Sembrava completamente rapita. Poi si rivolse alla donna al suo fianco, che aveva iniziato a farle domande sua una foto che voleva acquistare.

“Potresti scusarmi un momento? Arrivo subito” disse la fotografa raggiungendo velocemente la sua segretaria.

“Audrey”.

“Ellis, dimmi?”

“Avvisa Noah di non permettere a nessuno di acquistare la foto di nudo?”

“Oh, come mai?”

“Ci ho ripensato. Se qualcuno dovesse fare un’offerta per quello scatto, deve rispondere che è stato già venduto”.

“E se vogliono offrire davvero tanto?”

“Non ha importanza quanto siano disposti a sborsare. Quella foto non è in vendita”.

“Va bene, lo avviso subito” disse Audrey, confusa dal suo ripensamento.

Nel frattempo Margaret raggiunse Max. “Eccoti qui”.

“Ciao Margaret”.

“Scusami se non ti ho raggiunta subito ma sai, conosco la maggior parte delle persone presenti qui. È davvero un tormento”.

“Non scusarti”.

Margaret guardò la foto di Eleonor. “Oh, finalmente ha deciso di sbarazzarsene. Sono anni che le dico di smetterla di pensare a lei”.

La donna si voltò a guardare Max sorridendo. “Si vede che i suoi interessi sono cambiati adesso. Vieni Max, proseguiamo con il giro”.

 

 

Al Paradise, tutti i ragazzi erano seduti sullo stesso divanetto a chiacchierare. La serata proseguiva tranquillamente, anche se non mancarono alcuni scambi di sguardi poco amichevoli, da parte di Steph nei confronti di Shonei. Janet nel frattempo non mancava di accarezzare i capelli di Shonei, sussurrarle qualcosa all’orecchio e darle un bacio di tanto in tanto. Questo atteggiamento non fece altro che aumentare l’ostilità di Steph nei suoi confronti. Però era abbastanza evidente che il vero problema non fosse Shonei, ma il suo rapporto con Jessie. Con lei, non si sarebbe mai potuta lasciare andare a gesti affettuosi, soprattutto davanti ad altri. Era già successo che Steph avesse tentato di prenderle una mano, senza ottenere nessun risultato. A un certo punto Shonei e Janet si alzarono per raggiungere il bar per ordinare qualcos’altro. Dopo aver terminato di bere i loro drink, Shonei si diresse al bagno mentre Janet si ributtava in pista a ballare, in attesa di essere raggiunta dalla ragazza. Mentre Shonei era in bagno quando qualcun altro entrò, chiudendosi nella cabina di fianco alla sua. A un tratto la ragazza sentì la voce riconoscibilissima di Jessie, che sembrava aver chiamato la sua amica Mary. Così non poté fare altro che ascoltare la conversazione.

“Allora, dove sei? Davvero? Siete soltanto voi due?... ah, però… è fantastico. Quindi le cose si stanno facendo davvero serie, eh?”

Mentre Shonei ascoltava la conversazione, si rese conto che il tono di voce di Jessie era alquanto strano. Sembrava che la ragazza si stesse sforzando in tutti modi di sembrare serena e felice con l’amica, ma sembrava non esserlo affatto.

“Oh, io sono al Paradise con Steph e altri suoi amici. Sì certo, mi diverto eccome. Però mi manca uscire con te. No, le altre non le ho chiamate, con loro finirebbe solo in un modo, lo sai. Ma no, non devi preoccuparti per me, io sto bene. Tu pensa a divertirti con il tuo ragazzo. Certo, ci vediamo presto… ok, ciao”.

Shonei uscì dalla sua cabina spostandosi davanti a uno dei lavelli per lavarsi le mani, mentre rifletteva su ciò che aveva appena ascoltato. In quella breve conversazione che aveva ascoltato, aveva compreso che Mary si fosse fidanzata e Jessie, invece di essere felice per lei, sembrava triste e forse anche preoccupata. Ma forse non era preoccupata per l’amica, ma per sé stessa. Mentre continuava a lavarsi le mani, sentì la porta aprirsi alle sue spalle. Alzando lo sguardo, vide il volto sorpreso della ragazza attraverso lo specchio. Jessie si avvicinò al lavello per lavarsi le mani in assoluto silenzio, mentre Shonei continuava a guardarla attraverso lo specchio. Si raddrizzò scrollando le mani nel lavello e si diresse verso la parete dove era situato il distributore asciugamani di carta. Ne strappò via due fogli e mentre si asciugava le mani, tornò di nuovo davanti al lavello appoggiandosi di spalle, non staccando nemmeno per un momento lo sguardo dalla ragazza. Jessie continuò a sentire il suo sguardo bruciarle addosso.

“Deve essere davvero difficile per te” disse a un tratto Shonei.

Jessie spostò il suo sguardo verso Shonei. “Cosa?”

“La tua situazione”.

Jessie la guardò confusa. “Di cosa stai parlando?”

“Oooh avanti, non fare la finta tonda. Lo sai bene a cosa mi sto riferendo. Non pensare che io non sappia cosa stai facendo”.

“E cosa starei facendo?”

“Stai cercando di rimanere a galla aggrappandoti a Steph, ma prima o poi cadrai giù e lei con te”.

“Non so cosa stai cercando di dirmi…”

“Mary si è trovata un fidanzato e non ha il tempo di stare con te. Magari un’uscita a quattro potrebbe risolvere il problema, ma la tua amica non sa come stanno le cose con Steph, vero? Lei pensa che voi due siate soltanto delle semplici amiche e tu, non hai nessuna intenzione di rivelarle la verità perché a te non sono mai interessate le donne. E poi chissà cosa potrebbe pensare la tua amica di te. Inoltre con le altre tue amiche non vuoi averci niente a che fare. Il tuo ragazzo ti ha mollata dopo una storia durata per anni. Non mi sorprenderebbe sapere che magari è stato l’unico ragazzo che tu abbia mai avuto in tutta la tua vita. E anche se non fosse così, sei sempre stata circondata dalle attenzioni di qualcuno, ma adesso le cose sono cambiate e hai paura. Sei tremendamente spaventata, ed è per questo che ti sei aggrappata a Steph con tutte le tue forze, perché sai che lei non ti volterebbe mai le spalle. Però Steph è stupidamente innamorata di te e questo complica le cose, ma a te non importa perché tu sei disposta a tutto, pur di non far diventare realtà un dei tuoi peggiori incubi, cioè quello di rimanere completamente sola”.

Shonei aveva espresso il suo pensiero lasciando la ragazza senza parole.

“Sei così egoista, che non ti importa assolutamente niente di quanto potresti farle male. Per te sembra quasi tutto un gioco” continuò Shonei aggredendola.

“Io non sto giocando con lei” disse Jessie con un filo di voce, ferita da quanto le era stato appena detto, anche se a farle più male, era la concreta possibilità che la ragazza avesse perfettamente ragione.

“E io ti credo, lo so che non stai giocando, o almeno non di proposito. Sei spinta da ragioni del tutto umane e più forti di te. Però non stai facendo assolutamente nulla per proteggerla da tutto questo. Lei ci tiene davvero tanto e tu hai il dovere di risparmiarle l’ennesima delusione, perché lo sappiamo entrambe che tu non la ami. È ora che tu sistemi le cose e devi farlo prima che sia troppo tardi, perché più tempo aspetti più sarà peggio per lei.

“Io… ci tengo a lei…” disse Jessie con il magone in gola.

Shonei a quel punto si scostò dal lavello buttando gli asciugamani di carta, nel cesto della spazzatura. Poi si avvicinò a lei addolcendo un po’ il tono di voce. “Lo so, ma non quanto lei. Se tu l’amassi, le cose sarebbero diverse ma purtroppo non è così, quindi cerca di fare la cosa giusta, fallo per lei”. 

Detto questo, Shonei si allontanò dalla ragazza uscendo dal bagno, mentre Jessie si asciugava una lacrima che scendeva sul viso.

Quando Shonei si trovò a passare dal bar, vide Steph seduta su uno sgabello con lo sguardo puntato sul suo drink bevuto per metà. Tentennò per qualche istante, indecisa se avvicinarla o meno e alla fine, si avvicinò al bancone con la scusa di ordinare qualcosa da bere. “Eddie, un whisky e coca”.

“Stai facendo il pieno stasera?” chiese il ragazzo sorridendo.

“Sì, sono ancora troppo sobria per i miei gusti” rispose la ragazza sedendosi affianco a Steph senza che lei si voltasse.

Steph continuò a guardare il suo drink completamente assorta. Shonei, non sapeva se rivolgerle la parola in quel momento fosse una mossa astuta, visto il suo stato d’animo, ma ci provò lo stesso. “Finirà per tornarsene da solo nella bottiglia”.

Steph alzò lo sguardo, voltandosi verso di lei con aria interrogativa.

“Il tuo drink” disse Shonei indicandolo.

Steph guardò il bicchiere che aveva davanti, lo afferrò portandoselo alle labbra bevendo un sorso del suo contenuto.

“Ecco a te Shon” disse Eddie servendola il suo whisky per poi allontanarsi.

Shonei fece un sorso e poi si voltò a guardare Steph. “È tutto ok?”

“Direi di sì, almeno fino a qualche secondo fa” rispose Steph, mettendo ben in evidenza che la sua presenza non fosse gradita.

La ragazza infastidita dalla sua risposta disse: “Penso che tu abbia problemi ben più grandi della mia compagnia”.

“Ah sì? E quali sarebbero?”

“Ad esempio la tua relazione straordinaria con Jessie” disse Shonei con sarcasmo.

Steph prese un altro sorso dal suo drink con un sorriso tirato. “E della tua ne vogliamo parlare?”

“Janet?”

“Sì, proprio lei”.

“C’è poco da dire, la nostra non è una vera e propria relazione”.

“Come tutte del resto, quindi non venirmi a dare lezioni in merito all’argomento”.

“Non è questa la mia intenzione”.

“Allora cos’è che vuoi?”

“Che tu non commetta l’errore di credere seriamente di avere una possibilità con lei, perché sai bene che non è così”.

“Ma tu cosa ne sai? Hai la sfera di cristallo per caso?” chiese infastidita.

“Non ne ho bisogno, si vede lontano un miglio che non ha il tuo stesso interesse”.

“Bene e anche se fosse? A te cosa diavolo interessa?”

“Non voglio che tu rimanga scottata ancora…”

“Oooh ma piantala Shon, sono veramente stufa di te e delle tue stronzate!”

“Non sono affatto stronzate! Io sono davvero preoccupata per te e lo è anche Chloe, ma a quanto pare siamo le uniche” disse Shonei iniziando a scaldarsi. “Non hai più nemmeno un briciolo di amor proprio! Non te ne frega più niente nemmeno di te stessa, ti stai completamente annullando e per chi?! Per una persona che non sarà mai in grado di darti quello di cui hai bisogno?!”

“Smettila Shon, non voglio più ascoltarti” disse Steph esausta, alzando una mano per zittirla.

“Fa male guardare in faccia alla realtà, vero?!” continuò Shonei imperterrita.

“Tu non sai nemmeno cosa diavolo sia la verità!”

“Lei non ricambierà mai i tuoi sentimenti!”

“Adesso basta!”

“Quanto tempo ti ci vuole per capire che per lei, sei soltanto un ripiego?!”

Steph si voltò di scatto verso di lei con un’espressione ferita sul volto. Poi mandò giù tutto a d’un fiato il resto del suo drink e si alzò dallo sgabello.

“Mi dispiace… io” disse Shonei rendendosi conto di aver esagerato e cercando di rimediare.

Steph si allontanò da lei in silenzio tornando dagli altri. Shonei sospirò sconfitta, poi voltandosi alla sua destra, vide Jessie che era finalmente uscita dal bagno. Quando le passò accanto, si fermò per un breve istante fissandola e poi si incamminò per tornare da Steph.

 

 

Max continuava il suo giro in compagnia di Margaret e Audrey, che si era unita a loro. Si trovavano nell’ampia sala posta alla fine della galleria. Al centro della parete frontale, si era fermato un gruppetto di persone che impediva loro di vedere oltre. Max incuriosita, iniziò ad avvicinarsi mentre Margaret e Audrey, si scambiavano uno sguardo complice sorridendo. Avvicinandosi al gruppetto di persone, Max ascoltò la loro conversazione.

“Devo dire che questa Maxine Caulfield ha decisamente buon gusto. Trovo davvero fantastica questa foto”.

“Non è facile riuscire a scattare questo genere foto. Se non sei davvero in gamba rischi di cadere facilmente nel volgare” disse un uomo sulla cinquantina, fissando con attenzione la foto.

“Io non ho ancora capito chi sia questa Maxine”.

“Da come ho capito lavora fianco a fianco ad Ellis”.

“Sì, anche io ho saputo lo stesso da una mia amica che si è fatta scattare delle foto allo studio”.

Nonostante la poca visuale, dovuta alle spalle delle persone che stavano chiacchierando tra loro, Max riuscì a trovare un varco guardando verso la parete. Il suo cuore perse un battito sgranando gli occhi incredula. Non riusciva a credere ai suoi occhi, ma alla parete c’era uno scatto che aveva fatto a Bonnie. Sotto alla foto c’era fissata una targhetta nera, con sopra scritto il suo nome con caratteri dorati. Rimase a fissare la sua foto completamente scioccata mentre alle sue orecchie, giungevano le voci ovattate delle persone che continuavano a fare apprezzamenti.

Audrey e Margaret si guardarono con complicità e quest’ultima raggiunse Max, ancora stordita dalla situazione del tutto inaspettata. “Max, è una foto davvero stupenda. Hai fatto un ottimo lavoro”.

A un tratto le voci delle persone cessarono e ascoltando le parole della donna, si voltarono incuriosite verso Max.

“Oh, quindi tu sei l’autrice della foto, devo farti i miei più sentiti complimenti” disse un uomo con ammirazione.

“G-grazie…” disse Max impacciata.

“Il tuo scatto è un’opera d’arte, mi piace tantissimo. Congratulazioni davvero” disse un altro.

“Mi fa piacere sapere che le piaccia”.

“Senza nulla togliere a tua figlia per cui nutro una profonda ammirazione, ma questa fotografia mi ha praticamente rapita” disse una donna rivolgendosi a Margaret.

“Non mi offendo, perché è evidente che qui siamo dinanzi a un altro talento, ed Ellis ne è pienamente consapevole” rispose Margaret sorridendo.

“Ne ho viste di belle foto oggi, ma la tua è al pari di quelle di Ellis. Trovo che sia davvero molto raffinata ed espressiva. È davvero un peccato che non sia in vendita. Questa è una foto di classe, esprime sensualità e intimità senza sfociare nel volgare. Inoltre l’utilizzo del bianco e nero dona molta eleganza allo scatto, risaltando ancora di più la bellezza della modella. Ancora congratulazioni Maxine, spero davvero che le tue foto continueranno a essere esposte in futuro com’è giusto che sia, così che io possa vedere altri tuoi lavori” disse l’uomo sulla cinquantina che sembrava sapere il fatto suo. Sicuramente non faceva parte di quegli ospiti di cui parlava Ellis.

“La ringrazio davvero tanto per le sue parole” disse Max sorridendo.

Altre persone si fermarono a osservare la foto, mentre Max faceva alcuni passi indietro seguita da Margaret. Rimasero ancora un po’ a guardare la foto. “Va tutto bene Max?” chiese la donna guardandola.

“S-sì… è solo…”

“Non te lo aspettavi”.

“Esattamente, Ellis non mi ha detto… nulla... questo mi ha colto di sorpresa”.

“Invece a me no” disse la donna ricevendo un’occhiata dalla ragazza. “Conosco bene mia figlia e se ha fatto questo…” disse la donna indicando il quadro. “…vuol dire che nutre una profonda stima per te e il tuo lavoro. Per Ellis non è affatto facile ammettere che ci sia qualcuno in gamba come lei. È sempre molto competitiva quando si tratta del suo lavoro. Questo lo ha preso sicuramente da suo padre”.

Audrey le avvicinò sorridendo e Max le chiese: “Tu lo sapevi, non è vero?”

“Ebbene sì, ammetto che ne ero a conoscenza”.

Mentre Audrey conversava con Margaret, Max abbassò lo sguardo pensando ad Ellis. Istintivamente si voltò alle sue spalle facendo un paio di passi, guardandosi intorno come per cercarla. A un tratto si bloccò di colpo, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ellis, che la osservava con attenzione da una certa distanza, tenendo le mani in tasca. Rimasero ferme a fissarsi per secondi che sembravano un’eternità. Alla fine un timido sorriso comparve sul volto di entrambe. Poi Ellis le voltò le spalle allontanandosi, mentre Max continuava a guardarla.

 

 

Chloe stava dormendo da circa mezz'ora con la scatola di pizza appoggiata sulla pancia. Flerk era seduto su di lei approfittando della situazione, per accaparrarsi ciò che rimaneva della pizza. Il telefono appoggiato sul tavolino iniziò a squillare. La ragazza si ridestò di colpo afferrando il telefono senza guardare chi la stesse chiamando. Con gli occhi ancora chiusi e Flerk intento a divorare gli avanzi, rispose alla chiamata.

“Pronto…”

“Chloe”.

“Chi sei?” disse la sua voce ancora impastata dal sonno.

“Ma come chi sono? Lauren, sai la tua fidanzata, quella bella ragazza con il fisico perfetto, lo sguardo ammaliante e...” rispose a tono basso.

“No, non può essere, io non ho una ragazza del genere. La mia fidanzata non è così perfetta” disse Chloe con tono serio mentre sorrideva.

Lauren restò in silenzio per qualche istante, giusto il tempo di assimilare le parole della ragazza. “Sei fortunata che io non sia lì con te in questo momento, altrimenti avresti un gran bel problema da risolvere”.

Chloe cominciò a ridere divertita. “Pensavo che non mi avresti più chiamata”.

“Avevo troppa voglia di sentirti”.

“Dove sei?”

“Sono a casa dei miei e per la precisione, nella mia vecchia stanza. Ma per caso stavi dormendo?”

“Sì”.

“Scusami, non volevo disturbarti”.

“Non mi disturbi affatto. Mi sono addormentata sul divano davanti al televisore con il mio compagno”.

“Compagno?”

“Sì, quel gran figo con il fisico atletico e perfetto, lo sguardo ammaliante e... tanto, tanto… pelo”.

“Bleah, è disgustoso”.

“Però ci sa fare?”

“A fare cosa?”

“A mangiare gli avanzi di pizza” rispose la ragazza, accarezzando Flerk che si leccava i baffi mentre Lauren rideva.

Poi riflettendo Lauren chiese: “Quindi sei rimasta a casa?”

“Sì, non mi andava di uscire”.

“Steph?”

“Lei uscita”.

“E tu dopo una settimana buttata in ospedale, hai preferito stare in casa da sola?”

“Già, ma non sono sola, c’è il mio fedele amico peloso. In questa settimana ha sentito tanto la mia mancanza. Di solito quando non sono in casa, cerca attenzioni da Steph”.

“Aww, che carino”.

“Sì certo, dillo a Steph questo, sono sicura che sarà completamente d’accordo con te” disse sarcastica.

“Ascolta Chloe, stavo pensando…”

“Noooo, tu pensi?” chiese la ragazza fingendosi sorpresa per prenderla in giro.

“Questa me la segno insieme a tutto il resto. Allora, dicevo… che ne pensi del mio approccio con Shon?”

“Stai scherzando, vero? Davvero ne stiamo parlando ancora?”

“Ti avevo detto che non sarebbe finita lì”.

“La prossima volta che hai intenzione di provocare qualcuno in quel modo, assicurati che io non sia presente”.

“Quindi mi posso permettere di rifarlo ancora?”

“Sì, tu provaci e ti giuro che non rispondo più di me” disse Chloe seria.

“Mmm, mi piace quando sei gelosa” disse Lauren cambiando tono di voce.

Chloe sgranò gli occhi, scansando la scatola di pizza e Flerk dalla sua pancia. “Non dirmi che stai per rifarlo”.

“Rifare cosa?” chiese la ragazza con tono provocante.

Chloe si portò una mano sugli occhi ridendo. “Non ci credo”.

“A cosa non credi?” continuò Lauren con tono sensuale e provocatorio.

“Puoi tornare a essere seria per favore?”

“Ma io sono tremendamente seria, vuoi vedere quanto?”

“Ehm, no grazie”.

“Oh avanti, stai al gioco una volta tanto. Cosa ti costa? Se non posso fare queste cose con te, con chi dovrei farle?”.

“Ah… e cosa staresti facendo per la precisione?”

“Chiudi gli occhi”.

“Perché?”

“Giuro che quando torno...”

“E va bene, come vuoi tu” disse la ragazza chiudendo gli occhi.

“Hai chiuso gli occhi?”

“Sì”.

“E come faccio a sapere che non stai mentendo?”

“Lo sapevo che avresti detto questo”.

“Forse dovremmo fare una video chiamata” disse Lauren con tono malizioso.

“Hai idea di quanto sia stupida questa cosa?”

“Questa cosa ha un nome”.

“Lo so”.

“Non è come farlo dal vivo però...”

“Lauren, non farò sesso al telefono con te e poi, come diavolo ti è venuta in mente una cosa del genere?”

“Pensavo fossi di mentalità più aperta”.

“Mi dispiace deluderti, ma questa cosa è...”

“E va bene, hai vinto tu. Vuol dire che farò tutto da sola e tu dovrai ascoltare fino all'ultimo parola”.

“Santo cielo Lauren, mi hai svegliata per questo?”

“Immagina che adesso io sia lì e...”

Chloe scosse la testa sospirando.

“Vorrei tanto essere lì con te e baciarti tutta. Sentire il calore del tuo corpo e delle tue mani su di me. Mi manca l'odore della tua pelle e il suo sapore nella mia bocca”.

“Lauren!” disse in tono di rimprovero mentre Lauren rideva di gusto.

“Dio Chloe, quanto vorrei vedere la tua espressione adesso” disse Lauren ridendo.

“Non è piacevole essere prese per il culo dalla propria ragazza”.

Poi Lauren tornò seria. “Mi manchi un casino”.

“Mi manchi tanto anche tu. Allora, come sta la tua famiglia? E soprattutto come hanno reagito al tuo arrivo?”

“Loro stanno tutti bene, ed è stato così emozionante rivederli dopo tanto tempo”.

“Mi fa piacere saperlo”.

“Sai, ho intenzione di dire alla mia famiglia di te”.

“Oh-oh!” esclamò Chloe.

“Di cosa hai paura? Non sei nemmeno qui. Sicuramente mi chiederanno se c'è qualcuno nella mia vita e...”

“Ma come, non te lo hanno ancora chiesto?”

“No, abbiamo parlato di tante cose ma non della mia vita privata, almeno non per ora. Sarà perché questo argomento, ci riporta alla mente cose difficili del passato e non è facile”.

“Tu stai bene?”

“Sì, beh... devo ammettere che giunta in città, ho avvertito un po’ di ansia. Ero emozionata e felice ma... sono successe così tante cose qui. Ci sono tanti ricordi piacevoli e altri molto meno”.

“Promettimi che se ne sentirai il bisogno mi chiamerai. Se per caso dovessi avere problemi, voglio saperlo”.

“Te lo prometto, ma devi stare tranquilla. Non preoccuparti, ok?”

“E invece mi preoccupo”.

“Guarda che se non la smetti iniziò a molestarti per telefono” minacciò in modo ironico Lauren, per cercare di sviare dall'argomento e tranquillizzare la ragazza.

“Oh no, ti prego” supplicò Chloe ridendo in compagnia della ragazza.

“Beh, adesso ti lascio dormire. Ti auguro buonanotte Chloe, ci sentiamo domani, ok?”

“Certo, buonanotte Lauren”.

Terminata la telefonata l’espressione di Chloe divenne subito triste, non poteva fare a meno di sentirsi sola. Era innegabile che Lauren le mancasse tanto, ma le mancava anche Max, nonostante potesse vederla in qualsiasi momento. Tranne per quanto aveva degli impegni, come quella stessa sera. Sospirò chiudendo gli occhi portandosi un braccio sulla fronte. Flerk, quasi come se avesse percepito il suo senso di solitudine, le si avvicinò accoccolandosi più vicino a lei. Chloe sorrise mentre lo accarezzava. “Cosa farei senza di te”.

 

 

Al Paradise la serata procedeva tranquillamente, ma l’umore si Steph non era certamente dei migliori. Inoltre la ragazza continuava a sentirsi gli occhi di Shonei addosso. Stanca della situazione e non riuscendo a divertirsi in compagnia degli altri, decise di tornare a casa. Salutò gli amici e si allontanò in compagnia di Jessie. Durante il tragitto in auto, la tensione era così alta che si poteva tagliare con un coltello. Non ci fu un minimo di conversazione tra loro, almeno fino a quando non si ritrovarono davanti alla porta dell’appartamento di Jessie. A quel punto la ragazza chiese a Steph: “Ti va di entrare?”

“No, sono stanca e voglio andare a dormire” rispose la ragazza un po’ irritata.

“Va tutto bene?”

“Sì, alla grande. Adesso scusami ma…”

“Cos’hai?”

“Niente, non ho assolutamente nulla”.

“Sei stata strana per tutta la sera e non capisco perché siamo dovute andare via prima”.

“Potevi rimanere se volevi, non eri costretta a rientrare con me”.

“Sei arrabbiata?”

“No, non sono arrabbiata…”

“Allora cosa?!” chiese la ragazza alzando leggermente la voce, mentre qualcuno passava per il corridoio.

A quel punto Jessie entrò nel suo appartamento, facendo segno all’altra di entrare. Steph scosse la testa infastidita dalla richiesta della ragazza. Dopo essere entrata, chiuse la porta alle sue spalle e si voltò verso Jessie, che la fissava con aria interrogativa.

“Dimmi cosa c’è che non va, perché mi sembra abbastanza evidente che oggi ti girano”.

“Non so cosa diavolo stiamo facendo” disse Steph.

“In che senso? Non capisco a cosa ti riferisci”.

“A questa cosa che c’è tra noi e che non so nemmeno come definire”.

“Steph…”

“Sono stufa di tutto”.

“Di cosa, di me?”

“No, non di te, almeno non direttamente”.

“Cosa ti infastidisce così tanto?”

“Praticamente tutto! Sono stata sola nel mio appartamento per una settimana! Sei rimasta a dormire da me soltanto due notti e solo perché te l’ho chiesto io! Non abbiamo più fatto sesso e per me va bene, perché non voglio importi nulla e posso aspettare! Il punto è che non so più cosa sto aspettando! Non parliamo mai di come stanno le cose tra di noi! Sono sempre io a cercarti, per un contatto, anche per un semplice bacio! Mi sembra di elemosinare attenzioni! Non è così che dovrebbe funzionare una relazione e tu lo sai!”

“Credevo di essere stata chiara al riguardo. Ti avevo detto di avere pazienza…”

“E io ne ho di pazienza, quanta ne vuoi però… anche quando siamo con i ragazzi, non so mai come mi devo comportare! Mi sento come in gabbia, impossibilitata a far qualsiasi cosa! Quando sono con te, niente di quel che faccio è sicuro, neanche porgerti un semplice bicchiere!”

“Perché?” chiese Jessie con un filo di voce.

“Perché non so nemmeno come potresti prenderla, se per caso le nostri mani dovessero sfiorarsi per puro caso davanti agli altri! Mi sento fuori posto, tu mi fai sentire fuori posto! Non posso guardarti troppo a lungo, altrimenti qualcuno potrebbe intuire qualcosa e tu non vuoi che si sappia! Non posso prenderti per mano o baciarti, nemmeno se siamo per strada in mezzo a degli estranei! Mi fai sentire quasi… come se io fossi… sbagliata! Io non sono sbagliata! Non mi sono mai sentita così come adesso mi stai facendo sentire tu! Io non ce la faccio…”

“Mi dispiace Steph, io non pensavo…”

“E questo il punto, tu non pensi a queste cose mentre invece dovresti”.

Rimasero una dinanzi all’altra abbassando lo sguardo non sapendo più cosa fare o dire. Entrambe finirono per ripensare alle loro rispettive conversazioni avute con Shonei. A un tratto Jessie alzò i suoi occhi puntandoli su Steph e senza dire nulla, si avvicinò a lei facendo scontrare le sue labbra con le sue. Steph rimase sorpresa dal suo gesto, ma nel giro di pochi secondi si ritrovò a rispondere al bacio. Si staccarono per riprendere fiato e Jessie appoggiando la fronte a quella della ragazza disse: “Resta, non andare via”.

Sembrava quasi una supplica. Steph stava per risponderle di no, ma la ragazza glielo impedì, appoggiandole un dito sulle labbra. “Non voglio che finisca. Andrà meglio, vedrai”.

“È questo quello che vuoi?”

“Io voglio te” rispose Jessie rinnegando il pensiero che forse, le parole di Shonei corrispondessero alla pure e semplice verità. Non voleva rimanere sola, ma non voleva nemmeno rimanere legata a un passato che non le apparteneva più. Ognuno stava prendendo la propria strada e adesso, toccava anche a lei prendere la sua. Non sapeva dove l’avrebbe portata, ma non voleva fare del male alla ragazza chiudendo per sempre con lei, che le era stata accanto nonostante tutto. Dopotutto Steph sapeva come farsi voler bene, quindi perché no? Forse avrebbe potuto funzionare. Inoltre i sentimenti della ragazza nei suoi confronti, erano genuini. Certo, ci sarebbero state delle problematiche con la sua famiglia. Avrebbero accettato la sua decisione di stare con una donna? Non lo sapeva, ma al momento non le importava. Così afferrò una mano di Steph, conducendola nella sua stanza da letto quasi come per sigillare una promessa. La promessa che da quel momento in poi, anche lei si sarebbe impegnata per far funzionare quella relazione.

 

 

Dopo aver terminato il loro giro, Margaret, Audrey e Max ritornarono nell’atrio. Ellis stava stringendo la mano ad alcuni ospiti che stavano lasciando la galleria. Quando Noah vide Max le sorrise avvicinandosi. “Allora, che ne pensi della mostra? Ti è piaciuta?”

“È stato allestito tutto in maniera impeccabile e le foto, sono assolutamente fantastiche”.

“Immagino tu abbia visto anche la tua foto”.

“Sì, è stato difficile non accorgermene” disse Max un po' in imbarazzo. “Non so davvero cosa dire, se non grazie”.

“Non devi ringraziarmi. Ellis mi ha mostrato le foto che hai scattato e il tuo portfolio sul sito. Devo dire che sono rimasto molto impressionato dai tuoi scatti, quindi non è stato affatto difficile per Ellis, convincermi ad esporre quella che per lei, è la migliore foto che tu abbia scattato quel giorno”.

“Immaginavo ci fosse il suo zampino”.

“Sì, ma non pensare che io abbia accettato perché è stata lei a chiedermelo. Mi piacciono davvero molto le tue foto e a questo proposito, vorrei proporti una mostra dedicata esclusivamente ai tuoi lavori”.

Max sgranò gli occhi incredula mentre Margaret e Audrey la guardavano sorridendo, divertite dalla sua espressione. La ragazza era così sbalordita dalla proposta dell'uomo, che non sapeva davvero cosa rispondere.

Noah la guardò con aria interrogativa. “Va tutto bene Max?”

“Sì... scusami... è solo che non me lo aspettavo... non so davvero cosa dire...”

“Dì semplicemente di sì. Hai tutto il tempo che vuoi a disposizione per prendere una decisione e anche per prepararti all'evento nel caso decidessi di accettare”.

“Va bene, accetto molto volentieri, non so davvero come ringraziarla per l'opportunità che mi sta concedendo”.

“Sono io a ringraziare te, gli ospiti sono rimasti molto affascinati dalla tua foto e sono curiosi di vedere altro. Allora, affare fatto?” chiese l'uomo porgendole la mano che Max strinse calorosamente.

“Grazie ancora per la fiducia Noah”.

“Figurati, ora dovete scusarmi ma devo fare un controllo. Credo proprio che questa mostra stia per concludersi nel migliore dei modi”.

Noah si allontanò mentre Max era ancora lì imbambolata, rimuginando sulla proposta appena ricevuta. Sembrava un sogno che si stava realizzando e faceva fatica a crederci. Era la stessa incredulità che aveva provato in passato e che ben presto, si era trasformata in puro terrore quando aveva scoperto del pericolo che incombeva su Chloe. Era tornata di nuovo indietro rinunciando a tutto, pur di salvarla. Max temeva che da un momento all'altro si sarebbe svegliata, scoprendo che fosse tutto uno splendido sogno. Audrey le appoggiò una mano sulla spalla, ridestandola dal suo torpore.

“Stai bene Max?”

“S-sì, almeno credo...”

“Beh, io direi che per oggi hai avuto fin troppe sorprese. Dovresti rilassarti un po’, prima che ti venga un infarto” disse la ragazza ironica. “Vado a prenderti qualcosa da bere, torno subito”.

Max e Margaret rimasero da sole, ma quando quest'ultima vide Ellis nelle loro vicinanze, decise di allontanarsi anche lei. “Vado a prendere anche io qualcos'altro da bere Max”.

“Va bene”.

A quel punto Ellis la vide ferma nei pressi della reception e decise di andare da lei. Max sentendo avvicinarsi qualcuno alle sue spalle, si voltò ritrovandosi Ellis davanti.

“Ehi, Max”.

“Ehi...”

“Allora... come... come ti è sembrata la mostra?” chiese Ellis un po' nervosa.

“È stata assolutamente magnifica e le tuo foto sono davvero bellissime”.

“Grazie, mi fa piacere sentirtelo dire”.

Si sentivano entrambe cosi a disagio, che restarono a guardarsi senza aggiungere altro. Ellis si era data un gran da fare per portarla a quella mostra. Per lei aveva acquistato un abito e delle scarpe, togliendole il peso di una ricerca estenuante per negozi che forse non avrebbe portato a nulla, impedendole così di presenziare alla sua mostra. Voleva che Max capisse fino a che punto apprezzasse i suoi lavori. Quale modo migliore, se non quello di inserire una foto scattata dalla ragazza tra le sue, una fotografa affermata e molto conosciuta? Però la sua preoccupazione, era che forse aveva esagerato un tantino. Si era lasciata andare un po' troppo e il rischio che Max non potesse gradire, era decisamente alto. Inoltre, le sorprese per la ragazza non erano ancora terminate.

 

 

Max d'altro canto, si sentiva un po' in imbarazzo per tutto quello che Ellis, stava facendo per lei, senza poter in alcun modo ricambiare. Certo, aveva accettato di lavorare con lei per aiutarla allo studio, ma veniva pagata per questo. Le due cose non era per nulla paragonabili. In un certo senso si sentiva anche in colpa per essersi fatta pregare più volte, affinché accettasse il lavoro e soprattutto che ci ritornasse dopo la discussione avuta a causa di Victoria. Se la situazione fosse stata diversa, molto probabilmente Max avrebbe già avuto qualcosa da ridire in merito ai regali ricevuti, ma non era quello il caso. In nessun modo le avrebbe fatto pesare quanto aveva fatto per lei. Non poteva ricambiare, però almeno avrebbe accettato tutto senza fare storie. Avrebbe voluto dirle tutto questo, ma non riusciva a trovare la forza per farlo. Però riuscì almeno a spezzare quel silenzio imbarazzante. “Non so se lo sai ma Noah, mi ha proposto di fare una mostra delle mie foto” disse timidamente.

“Davvero? Ma è fantastico” disse Ellis sinceramente sorpresa.

“Tu... non ne sapevi davvero nulla?”

“No, lo giuro. Se aveva questa intenzione, non me ne ha parlato di certo. Sono davvero felice per te Max, te lo meriti”.

A quel punto Audrey e Margaret fecero ritorno con due calici di champagne a testa. “Eccoci qui. Questo è per te Max” disse Audrey porgendole un bicchiere.

“Grazie Audrey”.

“E questo è per la donna della serata” aggiunse Margaret, porgendone uno a sua figlia.

“Grazie mamma”.

“A questo punto direi che qui ci vuole un brindisi” propose Audrey.

Margaret sollevò il calice verso sua figlia. “Sì, buona idea. Facciamo un brindisi a questa mostra, sperando che Ellis riesca a raggiungere il suo obbiettivo...”

“Giusto” disse Audrey annuendo.

“... e anche gli altri” aggiunse Margaret lasciando sua figlia leggermente confusa.

“Alla mostra” disse Audrey.

Così le quattro donne fecero tintinnare i loro calici, bevendo un sorso dello champagne, mentre gli occhi di Max ed Ellis si incrociavano ancora una volta. Dopo altri dieci minuti Margaret decise di tornare a casa. Salutò le ragazze e poi diede un abbraccio a sua figlia.

“Grazie per essere venuta mamma”.

“Io ci sono sempre per te, lo sai”.

Sciolsero il loro abbraccio e la donna aggiunse: “Sono fiera di te Ellis”.  Poi si voltò avviandosi verso l'uscita.

“Aspetta, ti accompagno”.

“Ellis, sono venuta in macchina e penso di essere ancora in grado di guidare, a meno che tu non creda che io sia ubriaca”.

“Non ho potuto tenerti d'occhio, sai com'è” disse Ellis prendendola in giro.

“Farò finta di non averti sentito, anche perché non vivi più a casa e non sei una bambina, quindi non posso metterti in castigo” disse la donna con ironia.

“Volevo solo accompagnarti”.

“Vieni qui” disse Margaret facendola avvicinare. Dopodiché abbassò il tono di voce, per non farsi sentire da Max che era a pochi passi da loro insieme ad Audrey. “Capisco che tu voglia accompagnarmi, ma hai qualcosa di ben più importante da fare”.

“Ad esempio cosa? La mostra è quasi term...”

“Non parlo della mostra”.

Ellis alzò un sopracciglio chiedendosi a cosa si stesse riferendo sua madre. “Non so di cosa...”

“Ellis, non offendere la mia intelligenza” disse la donna appoggiandole una mano sul viso facendole una carezza.  “Accompagnala a casa”.

Poi le fece un occhiolino sorridendole e si allontanò, lasciando sua figlia frastornata. Si voltò per tornare dalle ragazze e quando i suoi occhi si posarono su Max, comprese a cosa si stesse riferendo sua madre. Si voltò di scatto verso l'entrata della galleria, ma la donna non c'era già più. Rimase ferma a riflettere chiedendosi se effettivamente sua madre avesse capito tutto. La galleria ormai si stava svuotando ed Ellis non ne poteva più di stare lì, soprattutto dopo aver trascorso la maggior parte del tempo a chiacchierare con chiunque. Di solito nelle mostre non si concedeva mai così tanto, restandosene in disparte, anche perché durante quegli eventi era gradito il silenzio assoluto. Però quella non era una semplice mostra e questo aveva complicato le cose.

Completamente sfinita, Ellis si avvicinò a Noah. “Ehi, dici che posso andare via?”

Noah rise sommessamente. “Stavo proprio pensando a quando me lo avresti chiesto”.

“Allora mi conosci proprio bene”.

“Certo che puoi andare, pensiamo io e Jerry a chiudere tutto. Domani ti faccio sapere com’è andata”.

“Bene, allora a domani”.

“Ci sentiamo domani Ellis”.

Ellis ritornò dalle ragazze. “Allora, che ne dite se vi dò un passaggio a casa?”

“Grazie, ma sono venuta con la mia auto” rispose Audrey. “Max, se vuoi ti accompagno io”.

“No!” disse istintivamente Ellis ricevendo delle occhiate interrogative dalle due ragazze. “Cioè, posso accompagnarla io. Non vorrete mica che io resti qui, vi prego”.

“Ma puoi andare via? C'è ancora gente nella galleria” disse Max.

“Non è necessaria la mia presenza. Ora se ne possono occupare Noah e Jerry. Dai andiamo, ti accompagno”.

Dopo essere uscite fuori dalla galleria, Max ed Ellis salutarono Audrey che si diresse verso la sua macchina. Poi Ellis disattivò l'antifurto della sua auto, dirigendosi verso il lato del passeggero. Aprì lo sportello facendo accomodare Max.

“Grazie”.

“Prego, occhio alle mani” disse Ellis chiudendo lo sportello. Poi passò dal lato del guidatore, sentendosi agitata. Salì a bordo chiudendo lo sportello e dando un'occhiata a Max. Si sorrisero brevemente e poi Ellis mise in moto l'auto.

Per quanto Ellis fosse stanca, non voleva assolutamente accompagnare Max a casa, o almeno non subito. Così dopo aver trovato il coraggio, chiese: “Max, ti andrebbe di fare un giro prima che ti accompagni a casa? Oppure magari, potremmo fermarci da qualche parte per bere qualcosa. Ovviamente solo se ti va, non voglio che tu ti senta obbligata. Molto probabilmente sei stanca e...”

Max la guardò con un sorriso stampato sul volto, ed Ellis accorgendosene, chiese: “Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?”

“No, è che...” iniziò Max prima di interrompersi e cambiare rotta. “...per me va bene, ma preferirei qualcosa di analcolico adesso”.

“Bene, allora che analcolico sia” disse Ellis entusiasta. “Hai preferenze su dove andare?”

“No, va bene ovunque”.

“Se ti va, potremmo fare un salto al locale dove ti ho accompagnato l'altra volta. Com'era che si chiamava...”

“Il Paradise?”

“Sì, quello. Non ci sono mai stata. Allora?”

“Ok, va bene”.

Si diressero così al Paradise, dove gli altri ragazzi si stavano trattenendo ancora. Quando Max arrivò all'Interno del locale, si guardò intorno scorgendo su un divanetto sulla sinistra, Kate con tutti gli altri.

Max si diresse verso di loro, seguita da Ellis. Quando raggiunsero i ragazzi, Kate le salutò. “Ciao Max, ehi Ellis, cosa ci fate qui? Non eravate alla mostra?”

“Sì, ma siamo scappate dalla disperazione” rispose Ellis.

“Io non ero disperata” disse Max.

“Ok, ero io quella disperata” ammise Ellis, alzando le mani in segno di resa.

“Ellis, ti presento Jonathan, Chris, Allison, Aaron e lui è Timothy. Ragazzi, lei è Ellis”.

Dopo le dovute presentazioni e le strette di mano, Max si giro attorno con aria interrogativa. “Ma gli altri?”

“Eddie ed Emily sono di turno, Steph e Jessie sono andate via già da un bel pezzo. Invece Shonei e Janet sono uscite dal locale poco fa” disse Kate.

“Janet?” chiese Max sorpresa e confusa.

“Sì, Janet”.

“Ah, ok... ehm… e Chloe?”

“A quanto pare non aveva voglia di uscire oggi, ed è rimasta a casa”.

“Oh, ma sta bene?” chiese Max cominciando a preoccuparsi.

“Sì, sta benissimo, forse è solo un po' malinconica” disse Allison rispondendo al posto di Kate.

“Già, chissà perché” disse Chris ridacchiando.

Max li guardò confusa dalle loro parole.

“Sedetevi con noi” le invitò Kate.

“Grazie Kate, ma io ed Ellis andiamo a prenderci giusto qualcosa da bere e poi andiamo via”.

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Così si salutarono e le due ragazze raggiunsero il bar, ordinando entrambe degli analcolici. Poi trovarono un tavolo libero e si sedettero l'una di fronte all'altra.

“Se lo preferivi, potevamo restare con loro, per me non c'è nessun problema”.

“Lo so, è solo che non mi va di sentire troppe chiacchiere adesso”.

“Nemmeno le mie?” chiese la ragazza con ironia.

“Finché dici qualcosa di sensato, va bene”.

“Io dico sempre cose sensate” disse Ellis prendendo un sorso del suo drink. Poi guardandosi intorno aggiunse: “È davvero carino qui”.

Max la osservava non riuscendo a smettere di pensare a quello che aveva fatto per lei. Ellis sentendosi osservata le rivolse uno sguardo interrogativo. “Va tutto bene Max?”

“Grazie per tutto quello che hai fatto per me oggi. Mi rendo conto che il più delle volte, mi rivolgo a te in modo scontroso, soprattutto quando prendi delle iniziative che mi coinvolgono e che alle fine si rivelano fondamentali per me e il mio lavoro. Invece di ringraziarti finisco sempre per farti storie e... non ti ho mai detto quanto ti sono riconoscente per tutto quello che fai per me” disse finalmente Max, liberandosi di quel macigno che portava dentro.

Ellis rimase completamente sbalordita dalla sua ammissione e dalla sincerità con cui la ragazza, aveva pronunciato timidamente quelle parole. Dopo qualche istante comparve un sorriso sul suo volto. “Grazie a te Max”.

“A me? Io non credo di aver fatto nulla di straordinario e poi, non credo che potrò mai ricambiare quello che fai per me. Un giorno hai detto che la nostra collaborazione, avrebbe portato un arricchimento per entrambe. Che avremmo imparato qualcosa l'una dall'altra, ma io non credo di averti dato nulla”.

“Cosa? Perché mai pensi questo? Mi hai aiutato con il lavoro e non è poco. Avevo bisogno di te e tu non ti sei negata, nonostante il mio comportamento spesso ti abbia fatto desiderare di mandarmi al diavolo”.

“Non può essere paragonato quello che abbiamo fatto l'una per l'altra. È vero, ti ho aiutato con il lavoro ma vengo pagata per questo. Tu invece hai deciso di esporre una mia foto alla tua mostra. Mi hai comprato un vestito e delle scarpe, di cui non voglio nemmeno sapere il prezzo”.

“Adesso mi stai facendo delle storie o sbaglio?” chiese Ellis sorridendo.

“Oddio, scusami, hai perfettamente ragione” disse la ragazza mortificata.

“Max, non sentirti in debito verso di me, perché tutto quello che ho fatto è più che meritato. In tutta la mia carriera sino ad oggi, non avevo mai incontrato qualcuno come te. La passione che metti in tutto quello che fai, il tuo non sentirti mai all'altezza spronandoti a fare sempre meglio, il coraggio di provare a fare qualcosa che non ti appartiene… tutto questo è straordinario. Quella foto che ho esposto, mostra il tuo valore e soprattutto chi sei. Se Noah ti ha proposto una mostra, è perché in te vede quello che vedo io. Sono felice di averti come socia Max”.

Max rimase silenziosa senza sapere cosa dire.

“E poi quel vestito ti dona proprio tanto” aggiunse Ellis smorzando un po' la tensione accumulata di Max, facendola sorridere.

Restarono per un'altra ora a chiacchierare della mostra, senza rendersi conto di quanto fosse tardi. Il tempo sembrava essere volato. Poi quando decisero di andare via, si fermarono a salutare Allison ed Aaron, gli unici ad essersi trattenuti più a lungo. Uscirono dal locale e salirono in auto. Durante il tragitto, ogni tanto Ellis lanciava un'occhiata furtiva alla ragazza al suo fianco. La trovava davvero stupenda quella sera. Il vestito che aveva scelto per lei le calzava perfettamente, il trucco anche se leggero, le metteva in risalto il colore azzurro dei suoi occhi, il lucidalabbra intensificava il colore naturale delle sue labbra e quel dolce profumo alla vaniglia, che aveva ormai impregnato l'aria dell'abitacolo, la rendevano ancora più irresistibile.

Quando finalmente Ellis parcheggiò l'auto, scese subito per andare ad aprire la portiera dal lato del passeggero. Max scese dall'auto ed entrambe si diressero verso il portone dell’edificio.

“Ed eccoci arrivate” disse Ellis appena raggiunsero l'entrata.

“Già”.

“Domani prenditi la giornata libera”.

“Sei sicura?”

“Sì, non apro lo studio”.

Restarono a guardarsi in silenzio per qualche istante senza sapere cosa dire.

“Allora... grazie per la bella serata” riuscì finalmente a dire Max timidamente.

“Non sarebbe stata la stessa cosa senza di te. Sono stata davvero bene, come non succedeva da tempo”.

Max rimase un po' indecisa su cosa pensare. Non capiva esattamente a cosa si stesse riferendo Ellis, se alla mostra, a lei, o a entrambe. Il suo dubbio venne dissolto poco dopo.

“Dovremmo rifarlo qualche volta... voglio dire, non la mostra ma...” disse Ellis sorridendo nervosamente. “...uscire insieme per un drink, per due chiacchiere... sempre se per te va bene ovviamente”.

La ragazza non poté fare a meno di accorgersi del suo nervosismo e chiedersi il motivo. Di solito Ellis era sempre molto sicura di sé. Max anche se non era del tutto sicura di cosa le stesse realmente chiedendo, accettò la sua proposta, stufa di stare a rimuginare sempre su tutto. E poi dopo quella sera, non le avrebbe mai potuto negare nulla. “Certo, per me va bene”.

“Ok... allora... buonanotte Max” disse Ellis, infilandosi le mani nelle tasche, facendo quasi fatica ad allontanarsi da lei. Poi finalmente si voltò per tornare alla sua auto con passo esitante. Max nel frattempo aspettò che Ellis arrivasse all'auto. Entrambe si salutarono alzando una mano da lontano. Poi Ellis salì a bordo allontanarsi e mettendo fine a quella lunga e intensa serata.

 

 

Sabato 5 agosto 2017

Kate si svegliò alzandosi dal letto controvoglia, visto che la sera prima era rientrata molto tardi. Ancora assonnata uscì dalla sua stanza dirigendosi verso la cucina per preparare il caffè, con indosso ancora i pantaloncini e la maglietta a maniche corte del pigiama. La ragazza continuava a sbadigliare mezza addormentata mentre si riempiva una tazza di caffè, nella speranza di riuscire a svegliarsi. In quel momento sentì il rumore di una porta aprirsi, pensando si trattasse di una delle due sue amiche. Si voltò con la tazza in mano vedendo un ragazzo completamente nudo, dirigersi verso il bagno. La ragazza lanciò un urlo, portandosi velocemente una mano sugli occhi, rischiando di versarsi il caffè addosso. Il ragazzo, anche lui assonnato, la vide sgranando gli occhi saltando dallo spavento a causa dell'urlo.

“Chi diavolo sei?! Cosa ci fai qui?!” chiese la ragazza agitata, continuando a tenere la mano sugli occhi, mentre con l’altra reggeva la tazza.

“Oh... ehm... io... s-scusami... i-io sono...” disse il ragazzo altrettanto agitato. Poi guardò la ragazza alzando un sopracciglio. “Ma perché hai gli occhi coperti?” chiese confuso.

“E me lo chiedi?!” domandò Kate incredula.

“Io non credo di capire”.

“E allora guardati dannazione!”

Il ragazzo si guardò addosso e solo in quel momento, si accorse di essere completamente nudo e di non aver indossato nemmeno gli slip per uscire dalla stanza. “Oddio!”

Istintivamente si portò le mani alle parti basse per coprirsi.

“Dio?! Dio non c'entra proprio nulla per la tua incapacità di non sapere indossare un paio di mutande!”

“M-mi dispiace tanto, io non pensavo che ci fosse qualcuno e...”

“È questo il punto, non pensavi! Ora posso sapere chi diavolo sei e cosa ci fai nel nostro appartamento?! Ma soprattutto, da dove sei uscito?!”

Il ragazzo la guardò in modo strano riflettendo. “In che senso? Ti riferisci alla stanza, o a qualcos'altro?”

Kate rimosse lentamente la mano dagli occhi e dopo essersi assicurata che il ragazzo fosse coperto dove era necessario, lo guardò con aria interrogativa. “Secondo te a cosa mi dovrei riferire?! Certo che mi riferisco alla stanza, a cosa diavolo mi...” disse Kate bloccandosi di colpo arrossendo, comprendendo cos'altro intendesse il ragazzo. “Santo cielo, questo è un incubo! Sparisci immediatamente dalla mia vista!”

“O-ok, ma stai tranquilla” disse il ragazzo cercando di tranquillizzarla alzando le mani, scoprendo di nuovo le sue parti intime.

Kate istintivamente riportò la mano sugli occhi.

“Oh, scusami, mi dispiace tanto” disse il ragazzo riportando le mani sulle parti basse. Poi si avvicinò a lentamente alla ragazza, porgendole una mano. “Comunque, io sono Marcus”.

Kate dopo aver scoperto di nuovo i suoi occhi, vide la mano del ragazzo che fino a poco prima era poggiata sui gioielli di famiglia. Iniziò a chiedersi se quel tizio avesse qualche rotella fuori posto in seguito ad un incidente grave alla testa, o fosse così per natura. Assunse un'espressione disgustata e il ragazzo ritirò subito la mano.

“Ti dispiacerebbe se andassi almeno in bagno prima, credo di stare per farmela addosso e...”

“Sparisci immediatamente dalla mia vista o chiamo la polizia!” minacciò Kate.

Il ragazzo spaventato si diresse velocemente verso la stanza di Victoria, che proprio in quel momento stava uscendo. “Ma si può sapere cos'è tutto questo baccano?” chiese la ragazza assonnata mentre si grattava la testa.

“Buongiorno Victoria, ascolta… io avrei urgentemente bisogno di usare il bagno”.

Victoria guardò il ragazzo e poi Kate che la stava fissando con disappunto.

“Perché mi guardi così?”

“Non lo so Victoria, dimmelo tu!” disse Kate indicando il ragazzo.

Victoria a quel punto si voltò a guardare di nuovo il ragazzo, con più attenzione. “Ma sei completamente nudo?!”

“S-sì, io non pensavo ci fosse qualcuno e poi mi scappava e... tu ieri mi hai detto che non c'era nessuno e io...”

“Sei ancora qui?! Vai immediatamente a vestirti!”

“Si, ma devo andare assolutamente in bagno” si lamentò il ragazzo ritornando nella stanza per rivestirsi.

Victoria continuando a grattarsi la testa si diresse verso il tavolo della cucina per sedersi. “Tze, uomini!”

“È tutto qui quello che hai da dire?!”

Victoria con i gomiti appoggiati sul tavolo, si portò le dita alle tempie massaggiandosi, tenendo gli occhi chiusi. “Scusa, ma cosa dovrei dire?”

Kate le si piazzò davanti guardandola. “Forse non ti rendi realmente conto di quello che è successo! C'è un uomo nudo nel nostro appartamento, che se ne in giro per casa come se fosse la sua! Me lo sono trovato davanti e mi sono spaventata pensando che fosse un maniaco!”

“Non è un maniaco, lui è solo...”

“Non mi interessa sapere chi sia e cosa ci hai fatto con lui, anche se credo di essermene fatta già un'idea, ma lasciamo perdere! Il punto è un altro! Siamo in tre in questa casa! Hai voluto prendere questo appuntamento per permettere a tutte di avere la propria privacy! Privacy che oggi stesso è stata violata!”

“Oooh, non esagerare Kate!” disse Victoria alzando lo sguardo su di lei.

“Esagerare?! Esagerare dici?! Se ne andava in giro nudo per casa, come se nulla fosse!”

“Lui era nella mia stanza!”

“Sì, prima di decidere di fare prendere aria... al suo...” disse Kate gesticolando senza riuscire a trovare un termine ne adatto.

“Pene Kate, si chiama pene!”

“La mia privacy è stata violata nel momento esatto in cui lui è uscito dalla tua stanza! Quindi da oggi in poi, gradirei essere avvisata nel caso avessi intenzione di avere compagnia! E vorrei anche che dicessi ai tuoi amichetti, di tenerselo nelle proprie mutande!”

Il quel momento Max svegliata dalle loro voci, uscì dalla stanza completamente addormentata. Lei era rincasata più tardi di tutte e per la stanchezza, aveva dimenticato persino di struccarsi prima di andare a letto. Si avvicinò alle sue amiche camminando con passo instabile, con i capelli completamente spettinati in una massa informe, il trucco sciolto intorno agli occhi e sul viso, parlando con voce ancora impastata dal sonno. Sembrava uno zombie appena uscito dall'oltretomba. “Che sta succedendo qui?”

Il ragazzo uscì dalla stanza proprio in quel momento e quando vide Max, sgranò gli occhi portandosi una mano al petto. La ragazza lo guardò per qualche istante e chiese: “E tu chi diavolo sei?”

“Ecco ci risiamo, ci mancava solo lei adesso” si lamentò Victoria.

“Ah ecco, quindi il problema adesso siamo noi!” disse Kate ricominciando a discutere con lei.

Nel frattempo il ragazzo si stava trattenendo così tanto, che ormai non riusciva a stare più fermo. Gli scappava da morire e nonostante cercasse di attirare l'attenzione delle ragazze, loro continuarono a discutere. Tranne Max che assisteva alla scena come un automa, confusa da quando stesse accadendo. Il ragazzo non potendone più si rivolse a Max. “Ehi tu, Samara, potrei andare in bagno?! Ti scongiuro!”

Max annuì e quando il ragazzo sparì dietro la porta del bagno dopo averla ringraziata, la ragazza chiese frastornata: “Come… mi ha chiamata?”

Poi stanca del battibecco delle sue amiche, ritornò nella sua stanza buttandosi a peso morto sul letto, appoggiando la testa sul cuscino che da bianco, era diventato inevitabilmente nero a causa del trucco. Dopo essere uscito dal bagno, Marcus si scusò ancora una volta con Kate e prima di lasciare l’appartamento, chiese a Victoria un altro appuntamento per quella stessa sera che lei ovviamente accettò.

 

 

Ellis uscì dal bagno dopo aver fatto una doccia e mentre si stava rivestendo, il suo telefono iniziò a squillare. Afferrò il telefono appoggiato sul comodino di fianco al letto per rispondere. “Ehi Noah”.

“Buongiorno Ellis, sono sicuro che stavi attendendo mie notizie”.

Ellis si sedette sul letto. “Non immagini quanto. Allora, sono tutta orecchi”.

“Le foto sono state tutte vendute”.

“Davvero?”

“Sì”.

“Proprio tutte?”

 “Dalla prima all’ultima, tranne quella di Max e ovviamente la foto di ritratto. Non riesco proprio a comprendere il motivo per cui hai deciso di non venderla”.

“Adesso dimmi, quando sono stati generosi gli ospiti?”

“Sbaglio o stai evitando l’argomento?”

“Noah”.

“E va bene, come vuoi. Per rispondere alla tua domanda, dico soltanto che se non fosse stata una beneficenza, ti saresti portata a casa un bel gruzzoletto. Sono stati tutti molto generosi, l’idea di questa mostra ha funzionato alla grande. La somma è davvero ingente Ellis, ce l’abbiamo fatta”.

“Cazzo, sì!”

“Adesso la scuola privata di fotografia, potrà aprire le porte anche a coloro che non possono permettersi di pagarsi gli studi, ma che hanno un gran talento.

“Sì, era quello che volevo” disse Ellis ripensando al suo passato.

 

 

Steph rientrò nel suo appartamento trovando Chloe seduta al tavolo davanti a una tazza di caffè, con Flerk seduto vicino alle sue gambe.

“Ma guarda chi si rivede. Suppongo tu abbia passato la notte da Jessie”.

“Ebbene sì” rispose Steph servendosi una tazza di caffè per poi sedersi davanti all’amica.

“Vi siete date da fare?”

“Chloe”.

“Era solo una domanda”.

“Credo che le cose stiano andando per il verso giusto con lei. Ieri ne abbiamo parlato e credo che abbia intenzione di provarci davvero” disse Steph sorridente.

“Ah, devo dire che la cosa mi sorprende un po’, ma se tu sei felice lo sono anche io”.

“Allora, tu cosa fai oggi?”

“Poco fa ho chiamato Asher”.

“E?”

“Non mi vuole tra i piedi”.

“Beata te”.

“Ma io mi annoio”.

“Allora chiama Max, fate qualcosa insieme”.

“Ma lei lavora”.

“Allora dovrai aspettare a questa sera”.

“A proposito, Lauren è andata dai suoi a Sacramento”.

“Oh bene, quindi non dovrai attendere ancora molto per il suo ritorno”.

“Già…”

“Non mi sembri tanto entusiasta”.

“No, ma che dici, sinceramente non vedo l’ora” rispose Chloe cercando di risultare credibile.

“Bene”.

“Tu dici che io dovrei andare da lei?”

“Cosa?” chiese Steph sgranando gli occhi.

“Sì insomma, visto che non lavoro dovrei andarci? Credi che Lauren desideri avermi lì con lei? Magari non me lo chiederà più, però si aspetta che io…”

“Whoa, whoa, frena un attimo, stai dicendo sul serio?”

“Sì, cioè…”

“Ma non ti sembra di fare il passo più lungo della gamba? Non state insieme da chissà quanto. Potresti anche farlo però, sei consapevole che conoscerai la sua famiglia? Non ti sembra troppo formale e ufficiale come cosa?”

“Sì, è decisamente assurda questa idea”.

“Allora perché ci hai pensato?”

“Perché Allison pensa sia una buona idea. Cioè, tu al mio posto ci andresti?”

“Santo cielo, non lo so. Molto probabilmente non ci andrei, ma solo perché sarebbe troppo presto”.

“Hai ragione, meglio che io resti qui. Tanto presto lei ritornerà in città”.

“Sì, credo sia la scelta più sensata. Adesso faccio una doccia veloce e mi preparo per il lavoro”.

“Ok” disse Chloe sospirando.

 

 

Max finalmente si decise ad alzarsi dal letto, fece una doccia e tornò in stanza per vestirsi. Nel frattempo Kate stava preparando qualcosa per il pranzo e Victoria era seduta sul divano e stava guardando qualcosa sul suo laptop. A un tratto qualcuno suonò al campanello. Victoria non si mosse dalla sua posizione. Kate si voltò a guardarla. “Potresti andare a vedere chi è?”

“Tu sei più vicina”.

“Io sto cucinando!”

Le due ragazze erano agguerrite per la discussione avuta quel mattino.

“Ma certo, padrona!” disse Victoria con sarcasmo, alzandosi svogliatamente dal divano. Raggiunse la porta proprio quando Max usciva dalla sua stanza da letto.

“Buongiorno, dovrei fare…”

“Max, vieni qui, a quanto pare ci risiamo”.

Kate e Max la guardarono confuse e si avvicinarono alla porta. Davanti a loro, c’era lo stesso fattorino del giorno prima. In mano aveva qualcosa e certamente non era un vestito.

“Maxine Caulfield, metta una firma qui”.

Dopo aver firmato, il fattorino le consegnò ciò che doveva e se ne andò via augurando una buona giornata. Max appoggiò l’ennesima consegna sul tavolo della cucina e dalla forma, iniziò a farsi un’idea di cosa potesse essere. Scartò l’ennesimo regalo, trovandosi davanti alla foto incorniciata di Eleonor. “Oh mio Dio!”

“Hai deciso anche tu, di sostenere attivamente la nobile causa di Ellis acquistando un suo scatto?” chiese Victoria sorpresa.

“No, non ho comprato nulla”.

“Credo ci sia un biglietto” disse Kate indicandolo.

Max lo prese iniziando a leggere.

 

 

Sono sicura di sapere a cosa tu stia pensando in questo momento, che sto esagerando e dovrei smetterla subito, ma lascia che ti spieghi. Quando ieri ho visto com’eri presa da quella foto, non ho potuto fare a meno di pensare di donarlo a te. La ragione per cui l’ho fatto è molto semplice. Nessuno è stato attratto da quello scatto come te e nessuno, avrebbe mai potuto comprendere cosa celasse. Tu invece ci sei riuscita ancor prima che io ti raccontassi di lei. Per questo preferisco che lo tenga tu, perché sei l’unica che riesce ad apprezzarlo per davvero cogliendone ogni sfumatura. Quello non è un semplice scatto, in quella foto c’è un pezzo di me e della mia vita. È troppo personale per venderlo a chiunque. Scusa se mi sono presa ancora questa libertà con te, ma ti assicuro che è davvero l’ultima. Grazie ancora per tutto quanto e soprattutto per ieri sera.

 

                                                                                                                        Ellis

 

 

“Quindi la donna ritratta in questa foto è una persona importante per lei?” chiese Victoria dopo aver letto lettera insieme a Max.

“Già…”

Max si allontanò tornando nella sua stanza chiudendo la porta, mentre le sue amiche si guardavano confuse.

Ellis rispose dopo aver letto il nome di Max sul display del sui telefono. “Buongiorno”.

“Buongiorno Ellis, ti disturbo?”

“No, non mi disturbi affatto e poi mi aspettavo una tua telefonata”.

Max dall’altro lato del telefono sospirò. “Ellis, i-io non posso accettare…”

“Perché no?”

“Perché hai fatto decisamente troppo per me e non voglio che tu prenda l’abitudine di donarmi sempre qualcosa”.

“Max, la decisione di regalarti quella foto, l’ho presa subito dopo averne parlato. Ho fatto in modo che non venisse venduta per donarla a te. La mostra ormai è finita e non posso più venderla”.

“Beh, potresti utilizzarla un’altra volta, oppure tenerla con te”.

“No Max, non ci sono mostre programmate al momento e non posso portarla da me”.

“Perché?”

“Perché finalmente mi sono liberata di lei” disse Ellis, ricordando a Max il commento di Margaret a quella foto.

 “Ho accettato tutto Ellis, però questa foto non posso tenerla”.

“Posso saperne il motivo?”

“Perché ti riguarda da vicino, insomma lei è la tua…”

“Non dirlo”.

“Cosa?”

“Non dire che è la mia ex, perché non lo è affatto. Noi non abbiamo mai avuto una storia, quindi non sentirti a disagio nell’accettare quella foto. È vero, riguarda un periodo non semplice della mia vita, ma mi farebbe piacere se l’avessi tu perché ne comprendi il reale significato, cosa che altri non farebbero. Per me non sei un’estranea e il fatto che l’abbia tu, mi tranquillizza. Prendilo come un punto di partenza”.

“Partenza per cosa?”

“Per scoprire qualcosa in più su di me, visto che per te sono sempre un mistero”.

Max rimase a riflettere a lungo in estremo silenzio.

“Max, sei ancora lì?”

“Sì, ci sono”.

“Allora?”

“Va bene, terrò la foto ma a patto che tu la smetta di inviarmi continuamente regali”.

“Affare fatto” disse Ellis con entusiasmo.

“Ti ho lasciato vincere anche questa”.

“Non è una gara”.

“Ma stai gongolando”.

“Sarò sincera con te, assolutamente sì”.

“Grazie per il pensiero”.

“Di nulla Max”.

“Allora, si è saputo qualcosa della mostra?”

“Sì, le foto sono state tutte vendute e abbiamo ottenuto una somma considerevole”.

“Questa sì che è una bella notizia”.

“Sì”.

“Sono felice che tu sia riuscita nel tuo intento”.

“Anche io”.

“Adesso ti devo lasciare, ci vediamo lunedì?”

“Sì, buona giornata Max”.

“Anche a te Ellis, ciao”.

Ellis chiuse la chiamata con un grande sorriso stampato sul volto. Poi continuò a prepararsi per uscire e andare all’appuntamento con i suoi amici.

 

 

Max dopo aver parlato con Ellis decise di fare un’altra chiamata. Era arrivato il momento di capire alcune cose. Fece partire la chiamata e poco dopo una voce rispose.

“Pronto”.

“Ciao Shon, sono Max”.

“Ehi, ciao”.

“Ti disturbo?”

“No, dimmi pure”.

“Ascolta, stavo pensando che se ti va e non hai niente di meglio da fare, potremmo vederci per un caffè”.

“Oh… ehm… come mai?” chiese Shonei guardando Ashley che si stava preparando per uscire.

“Che domanda è questa? Voglio dire, siamo amiche, giusto? Possiamo andare a prendere un caffè insieme da qualche parte, senza avere per forza una ragione”.

“Ma certo”.

“Che ne dici di andare al bar qui vicino casa?”

“Ok, ci vediamo lì”.

“Va bene, allora a tra poco”.

“Sì, a dopo”.

“Ciao”.

Shonei interruppe la telefonata continuando a guardare Ashley. “Stai per uscire?”

“Sì, perché?”

“Niente, è solo che sei davvero uno schianto questa mattina”.

Ashley la guardò con aria interrogativa. Poi sorrise. “Grazie”.

“Non era proprio un complimento”.

“Ah no?”

“È solo strano che tu esca di mattina vestita così”.

“Ma cosa…”

“Dove devi andare?”

“Santo cielo Shon, cos’è questo, un terzo grado?”

“No, voglio solo sapere…”

“Esco con le ragazze”.

“Ok, era solo per sapere”.

“Va bene, adesso vado altrimenti faccio tardi” disse Ashley dirigendosi verso la porta.

“Aspetta” disse Shonei mentre Ashley si irrigidiva preoccupata.

Si voltò a guardare Shonei e lei chiese: “Hai bisogno di un passaggio, o di soldi?”

“No, ma grazie, non mi serve nulla”.

“Ok, ci vediamo dopo”.

“Certo”.

Ashley uscì e Shonei confusa, andò a prepararsi per raggiungere Max.

 

 

Ellis raggiunse i suoi compagni che la stavano già attendendo davanti a delle tazze di caffè. Appena entrata al bar si diresse al loro tavolo, sedendosi di fianco al suo miglior amico Gary. Davanti a loro c’erano Blake e Grace che si lanciavano sguardi strani, sorridendosi mentre si tenevano per mano.

“Eccomi qui” disse Ellis.

Gary la guardò. “Era ora”.

“Non ho fatto tardi”.

“No, però questi due stamattina non me la raccontano giusta” disse Gary indicando i due ragazzi davanti.

“Infatti, non ho potuto fare a meno di notare le loro espressioni a dir poco felici. Che diavolo è successo e come mai tutta questa fretta di vederci?”

“Io direi di farli crogiolare nel loro brodo ancora per un po’, tu che dici?” disse Grace al suo ragazzo.

“Devi solo provarci” minacciò Gary.

Ellis si diresse al bancone del bar ordinando un caffè e dopo essere stata servita, tornò al suo posto. “Allora, che ne dite di sputare il rospo?”

“Quanta fretta Ellis, per caso hai qualcosa di meglio da fare che stare con i tuoi amici?” chiese Blake.

“Non tergiversare” si intromise Gary.

“Sapete una cosa? Siete davvero poco attenti e mi meraviglio di te Ellis”.

Lei guardò Blake corrugando la fronte. “Ma di cosa stai parlando?”

“Andiamo ragazzi, non vedete nulla di diverso?” chiese Grace.

Ellis e Gary si guardarono tra loro alzando le spalle.

“Lascia perdere Grace, forse è meglio dire come stanno le cose perché non ci arriverebbero mai da soli”.

“Lo penso anche io” rispose la ragazza sconfitta.

“Vuoi essere tu a dare la notizia?”

“Con piacere” disse Grace raggiante mentre Ellis e Gary la guardavano incuriositi.

“Ieri, io e il qui presente Blake, siamo andati a cena fuori eeeee…” continuò la ragazza mettendo in mostra l’anello che portava alla mano. “…finalmente si è deciso a chiedermi di sposarlo”.

Ellis e Gary rimasero imbambolati e ci misero un po’ a metabolizzare la notizia. Poi finalmente sorrisero felici per i loro amici.

“Oh merda, non ci credo” disse Gary.

“Era ora ragazzi” disse Ellis alzandosi, per abbracciarli congratulandosi con loro, seguita da Gary.

“Vi piace l’anello?” chiese Grace felice, guardando Blake che le sorrideva.

Ellis le afferrò la mano guardando meglio l’anello. “È davvero bellissimo”.

“Ma se non lo avete nemmeno notato” disse Blake.

“Ehi amico, non prendertela. È colpa vostra se io ed Ellis ci siamo rassegnati all’idea che non avreste fatto mai il grande passo. Io non ci avrei scommesso”.

“Scusate se ve lo dico, ma Gary ha ragione. Insomma, nemmeno io ci speravo più”.

“Grazie per la fiducia ragazzi” disse Blake.

Gary si strofinò le mani guardando i futuri sposi. “Comunque, per l’occasione non dovremmo bere del caffè. Qui ci vuole qualcosa di forte”.

“Sono completamente d’accordo” disse Ellis.

“Voi due sarete davvero felici per noi solo quando vi faremo ubriacare” disse Grace.

“Non è un po’ presto per questo?” chiese Blake.

“No, per me qualsiasi momento può essere giusto” affermò Gary costringendo Blake ad andare a prendere qualcosa da bere, seguito da Grace.

Quando i due ragazzi si allontanarono Gary chiese: “Lo avresti mai creduto possibile?”

“No, per niente, ma sono felice per loro. Quei due sono fatti per stare insieme”.

“Lo credo anche io però, anche tu pensi che Blake glielo abbia chiesto perché ubriaco?”

“Sì, non ce lo vedo a fare una proposta di matrimonio da sobrio”.

Cominciarono a ridere di gusto mentre i ragazzi al bancone, in attesa del loro turno per farsi servire, si voltarono a guardare verso di loro con un’espressione interrogativa.

Quando tornarono serie, Gary chiese: “Allora, com’è andata la mostra?”

“Alla grande, sono riuscita a vendere tutto e gli ospiti sono stati molto generosi”.

“Beh, questa sì che è una grande giornata”.

“Già…” disse Ellis riflettendo se parlare al suo amico di tutto il resto.

Gary la osservò attentamente comprendendo che ci fosse dell’altro. “Poi?”

“Cosa?”

“Oh avanti, ho come l’impressione che ci sia dell’altro”.

“Ehm… no… è…”

Gary si voltò completamente verso di lei ed Ellis si arrese. “E va bene, te lo dico. Alla mostra ho deciso di esporre anche una foto scattata da Max”.

“Cosa? Dici sul serio?”

“Sì”.

“E lei?”

“Rischiava di non esserci. Aveva dimenticato la data della mostra e non aveva un abito adatto per l’evento. Quindi sarebbe dovuta andare in giro per negozi, ma grazie a mia madre non ha potuto farlo. Così ho provveduto a tutto io, mandandole un vestito e delle scarpe a casa”.

“Mi prendi per il culo, vero?”

“No, è vero e non è finita qui”.

“C’è dell’altro?”

“Le ho regalato l’ultimo scatto di Eleonor”.

“Tu cosa?! Ma sei impazzita?!”

“No, mi dovevo liberare di lei, giusto?”

“Sì, ma vendendo la foto”.

“Quella era la mia intenzione, ma quando ho visto come guardava quella foto, io… dovevi vederla Gary… era come rapita. Ha visto qualcosa che nessuno mai sarebbe riuscito a vedere”.

“Non lo so Ellis”.

“Cosa?”

“Lei ha gradito?”

“Beh, credo di sì, anche se…”

“Lo sapevo”.

“Cosa?”

“La trovo una mossa azzardata”.

“In che senso?”

“Beh, se per caso tutto quello che stai facendo, lo fai per un interesse nei suoi confronti, regalarle la foto di una tua…”

“Non era la mia ragazza”.

“Lo so, ma tu sei completamente persa per lei”.

“Lo ero” lo corresse Ellis.

“Davvero? E da quando?”

“Beh… io… non lo so di preciso…”

“Ma guardati, ti stai agitando” disse il ragazzo ridendo.

“Non sono agitata…”

“È per via di Max? A me puoi dirlo”.

“Mi sto mettendo in una situazione di merda, lo so”.

“No, non lo stai facendo”.

“E invece sì. Lei non è interessata alle donne, quindi che possibilità potrei mai avere io? Sto commettendo lo stesso errore che ho fatto in passato con Eleonor”.

“Ascoltami Ellis, io credo che tu possa concederti il lusso di essere interessata a chiunque tu voglia, però non aspettarti di avere la vittoria in pugno. Quello che sto cercando di dirti è che devi buttarti ma con moderazione. Non devi provarci con lei, non subito almeno. Passaci più tempo insieme e conoscila a fondo e soprattutto, concedi a lei di conoscerti. Non avere pretese e lascia che sia il tempo a dirti come stanno davvero le cose. Se deve nascere qualcosa tra voi, stanne pur certa che succederà”.

“E se invece non succede nulla?”

“Beh, almeno ci avrai provato. Dopo Eleonor non ti sei più concessa di essere felice, di divertirti, di conoscere gente nuova. Ti sei chiusa in una sfera di cristallo lasciando fuori tutti, inclusa la tua famiglia. Questo non va bene Ellis, questo non è vivere. Non ti riconosco più”.

Ellis sospirò appoggiandosi allo schienale del sedile premendosi le dita sulle palpebre degli occhi.

“Da quando non ti capita di provare interesse per qualcuno? E proprio adesso che succede, vorresti davvero negarlo a te stessa? E per che cosa poi? Differenza di età? Perché non è interessata alle donne?”

“Non è cosa da poco”.

“La sorella di mia madre si è riscoperta dopo due mariti, quattro figli e due nipoti. Ha la bellezza di sessantacinque anni, riesci a crederci?” chiese il ragazzo facendo ridere l’altra.

“Sei un imbecille”.

“Lo so, ma sono anche saggio di così. Ascolta, lei ti piace, quindi datti da fare” disse il ragazzo dandole un pugno sul braccio.

“Noah le ha proposto, una mostra dedicata ai suoi scatti”.

“Vedi?” chiese il ragazzo allargando le braccia. “Anche l’universo cospira a farti avere ciò che vuoi”.

“Ma cosa c’entra?”

“Questo è un chiaro segnale”.

“Tu sei fuori di testa”.

“No, è solo che non voglio vederti vegetare. Voglio vederti lottare per ciò che desideri e anche se non dovesse funzionare, pazienza, chi se ne frega. Non muore nessuno e poi, avrai altre mille occasioni ma devi volerlo per davvero. Lasciati andare e non remare contromano. Lascia aperta la porta e fai entrare qualcuno nel tuo cuore… o almeno nel tuo letto”.

Ellis scosse la testa ridendo, ma sapeva che quello che stava dicendo l’amico non era sbagliato.

“Eccoci qui” disse Grace servendo un drink super alcolico, davanti a Gary ed Ellis.

Blake si sedette al suo posto con altri due bicchieri per sé e la sua futura sposa. “La prossima volta andate voi a prendervi da bere”.

“Prima cosa avevate tanto da ridere?” chiese Grace.

“Oh, ci stavamo chiedendo quanti anni dovremo aspettare per poter partecipare al vostro matrimonio” disse ironicamente Gary mentendo.

“Non abbiamo certamente una data, ma vogliamo sposarci al più presto” disse Grace dando un bacio a Blake.

“Smuoverò mari e monti affinché questo avvenga” aggiunse Blake.

“Beh, a questo punto non ci resta che scolarci il primo, di una lunga serie di drink” disse Gary.

“Primo e ultimo” precisò Blake.

“Stasera si fa bisboccia e non accetto un no come risposta” continuò Gary.

Alzarono tutti i bicchieri per il brindisi. “Brindiamo a voi ragazzi, al vostro e speriamo, imminente matrimonio” disse Ellis mentre un tintinnio di bicchieri si sollevò dal loro tavolo.

Dopo aver bevuto Gary si chinò verso Ellis bisbigliando: “E brindiamo anche a te e la tua nuova conquista”.

Nonostante il tono basso della voce, i ragazzi davanti riuscirono a sentirlo.

“Oddio, non posso crederci” disse Grace afferrando un braccio di Ellis sul tavolo. “Chi è lei? Voglio assolutamente conoscerla”.

“Non puoi tenerci all’oscuro di una notizia del genere” disse Blake. “Vogliamo i dettagli”.

Ellis fulminò con lo sguardo Gary che le sorrideva divertito. “Non posso farci niente se hanno le orecchie da segugio”.

Così Ellis fu costretta a raccontare tutto anche agli altri due amici, che appresero la notizia con grande entusiasmo.

 

 

Shonei raggiunse il bar dove Max la stava già attendendo da dieci minuti. Appena entrata si guardò attorno e quando individuò la ragazza, si diresse verso di lei che stava guardando fuori dalla finestra.

“Scusa per l’attesa”.

“Ehi, ciao Shon”.

“Ciao”.

Shonei si sedette davanti a lei.

“Posso offrirti un caffè?”

“Certo”.

Max fece cenno a un ragazzo che si avvicinò al loro tavolo per prendere le loro ordinazioni. Nell’attesa iniziarono a chiacchierare tra loro.

“Allora, come stai?” chiese Max.

“Bene”.

“Mi fa piacere saperlo”.

“E tu?”

“Anche io bene”.

Rimasero a guardarsi un po’ a disagio senza sapere bene come continuare. Max si sforzò di sorriderle, anche se le faceva male vedere come erano cambiate le cose tra di loro, dopo il suo rifiuto di stare con lei. Adesso Shonei le era davanti e se voleva capirci qualcosa, doveva cercare innanzitutto di mantenere la calma.

“Sai, ieri c’è stata la mostra”.

“Davvero, bello” disse Shonei senza sbilanciarsi troppo. Poi però si rese conto di quanto potesse sembrare strana e distaccata la sua risposta e così, anche se non era per niente interessata, chiese altro in merito. “Com’è andata?”

“Bene, in realtà è andata molto più che bene. A mia insaputa Ellis ha esposto una delle mie foto, sai quelle di nudo che ho scattato?”

“A tua insaputa?”

“Già”.

“Carino da parte sua”.

“Sembra sia piaciuta davvero tanto la mia foto”.

“Ne sono sicura, sei una brava fotografa”.

“Il proprietario della galleria mi ha anche proposto di organizzare una mostra tutta mia”.

“Bel colpo Max, questa sì che è una notizia”.

“Ieri sera dopo la mostra io ed Ellis siamo passate al Paradise. A quanto pare non ci siamo incontrate per poco. I ragazzi mi hanno detto che eri anche tu lì, in compagnia di Janet”.

“Sì, infatti c’eravamo anche noi”.

Di nuovo silenzio.

Max abbassò lo sguardo sui bracciali che portava al polso, cominciando a giocherellarci nervosamente. “Dimmi una cosa Shon, per caso non vuoi più avere nulla a che fare con me? Te lo chiedo perché se è così, lo voglio sapere. L’altra sera quando ti ho chiamata al telefono, ti sei comportata in modo strano, sembravi quasi infastidita dalla mia telefonata. Hai affermato che per me ci saresti sempre stata, che siamo amiche e che avrei sempre potuto contare su di te, ma il tuo atteggiamento sembra confermare tutto il contrario. Puoi essere sincera con me e dirmi cosa sta succedendo? Forse c’entra qualcosa il mio rifiuto di avere una relazione con te? Se fosse così lo capirei, forse ho preteso troppo da te…”

Shonei allungò un braccio sul tavolo afferrando la mano di Max, impegnata a torturare i bracciali. “Max…”

Max alzò lo sguardo verso di lei e proprio in quel momento, il ragazzo le raggiunse servendo le tazze di caffè.

Shonei le lasciò la mano ringraziando il ragazzo per poi riportare l’attenzione sulla ragazza, che stava fissando la tazza di caffè che aveva davanti. “Max, io ti devo delle scuse. So di essermi comportata male al telefono con te, però sappi che non ce l’ho con te. Il fatto è che…”

Max finalmente alzò lo sguardo verso di lei. “Continua…”

Shonei sorrise non sapendo esattamente cosa dire. “Ero in compagnia”.

“Questo lo avevo capito da me, anche se avresti potuto dirmelo invece di arrivare a chiudermi il telefono in faccia. Mi hai fatta anche preoccupare…”

“Lo so, mi dispiace. Il fatto è che hai chiamato in un momento davvero inopportuno, ed io non riuscivo più a… ero poco lucida…”

Max continuava a guardarla. “Eri ubriaca?”

“Cosa? No, no, io ero… potremo evitare di parlare su cosa stavo facendo in quel preciso istante?”

“Ma certo, non c’è nessun problema, anche se sai che puoi dirmi tutto”.

“No Max, forse… non proprio tutto” disse Shonei bevendo un sorso del suo caffè.

“Invece sì”.

“Credimi Max… no”.

“Ma cosa ci può essere di così…” disse Max, fermandosi di colpo guardando Shonei e intuendo di cosa si trattasse. “Oh… adesso credo di aver afferrato…”

Max abbassò lo sguardo a disagio.

“Bene, perché sai volevo evitare di dirlo”.

“Sì, comprendo benissimo. Quindi eri con Ashley?” chiese Max bevendo un sorso del suo caffè.

“No, ero in compagnia di Janet”.

“Oh bene” disse Max annuendo.

“Davvero?” chiese l’altra scettica.

“Sì”.

“Avanti Max, lei non ti piace affatto”.

“Beh, non ho molta simpatia per lei e credo che la cosa sia reciproca” ammise la ragazza mentre Shonei rideva.

“Chloe mi ha detto di Ashley e Janet. Quindi, stai con una, o con l’altra? Io non capisco”.

“Max, è complicato”.

“Allora rendilo più semplice affinché io possa comprendere, perché ti giuro che non capisco davvero quali siano le tue intenzioni e lo so che non sono affari miei questi, ma sono preoccupata per te. Io tengo alla tua amicizia e voglio soltanto che tu stia bene”.

“Di cosa sei preoccupata per davvero?”

“Ho paura che il mio rifiuto, possa avere in qualche modo a che fare con la tua situazione attuale”.

“Ashley ha rotto con il suo ragazzo, viveva con lui e al momento non ha un posto dove stare. Quindi la sto ospitando da me. Janet e io ci stiamo frequentando di nuovo”.

“Ma a te piace Ashley”.

“Sì, beh… le cose sono un po’ cambiate… non che lei non mi piaccia più ma…”

“È complicato” disse Max anticipando la ragazza.

“Esatto”.

“E con Janet è una cosa seria?”

“Non esattamente”.

“Il fatto è che loro due… insomma… non sono adatte a te”.

“Come scusa?”

“Il fatto è che tu… io sono sicura che tu stessi cercando altro…”

“Ti riferisci a quello che c’è stato tra di noi?”

“Sì, era come se tu stessi cercando altro e quando ti ho detto di no, sei ritornata alle tue vecchie abitudini”.

“Queste abitudini non mi hanno mai causato problemi. Avanti Max, cosa temi possa succedermi?”

“Non voglio che tu perda te stessa in relazioni che non possono darti ciò di cui hai bisogno”.

“Max, io sono quella che sono e tu mi hai conosciuta così. Non c’è niente di diverso adesso”.

“C’era qualcosa di diverso”.

“Sì, ma adesso…”

“È colpa mia se tu…”

“Non devi sentirti in colpa per qualcosa, tu non c’entri”.

“Come fai a dirlo quando entrambe sappiamo che non è così?”

“Ok, è vero, tu hai suscitato in me sentimenti contrastanti. Mi hai dato qualcosa su cui riflettere e mi hai mostrato qualcosa che non conoscevo e devo ammettere che è stato piacevole. Insomma, non mi sarei opposta a proseguire su quella strada, anche non conoscendo dove mi avrebbe condotto. Però Max, io adesso devo andare avanti con la mia vita e tu con la tua. Non sentirti responsabile se tra di noi non è potuta andare avanti. Se eravamo destinate a stare insieme, sarebbe semplicemente successo. Chissà, forse in un’altra vita magari”.

Max inevitabilmente sorrise ripensando al suo passato, quando aveva riavvolto il tempo utilizzando i suoi poteri per salvare il padre di William. Alla fine si era ritrovata in compagnia di Victoria e gli altri amici del Vortex Club, quindi dopotutto, non era così improbabile come possibilità. Forse in un’altra realtà alternativa lei e Shonei, avrebbero avuto davvero qualche possibilità.

“Perché sorridi?” chiese Shonei curiosa.

“Così…” rispose la ragazza con un’alzata di spalle.

“A volte sei davvero strana Max” disse Shonei sorridendo. “Tornando a noi due, ero seria quando dicevo che per te ci sarei sempre stata. Lo ribadisco e lo riconfermo, tu potrai sempre contare su di me, per qualsiasi cosa. Non sarai mai la mia ragazza, ma ciò non toglie che resti sempre mia amica. Se avrai bisogno di me, io sarò sempre disponibile” disse la ragazza facendo una pausa. Poi aggiunse con ironia: “Però avita di chiamarmi in momenti inappropriati”.

“Smettila” disse Max ridendo in imbarazzo.

“Adesso se vuoi, posso spiegarti meglio cosa stavamo facendo”.

“Shon!”

Shonei alzò le mani in segno di resa, ridendo. “Ok, ok, stavo solo scherzando”.

“Ti voglio bene Shon” disse Max seria.

Shonei smise di ridere tornando seria. “Te ne voglio anche io Max”.

Finirono di bere il loro caffè e dopo aver chiacchierato per un po’, Shonei si offrì di riaccompagnarla a casa. Dopo essersi salutate, la ragazza uscì dal parcheggio con la sua auto e si diresse verso casa. Durante il tragitto si fermò a un semaforo. Prese il telefono leggendo alcuni messaggi che aveva ricevuto quando era in compagnia di Max, di cui due appartenevano a Janet. C’era una foto della ragazza mezza nuda, che Shonei trovò divertente. Subito dopo un messaggio a cui Shonei rispose.

 

 

Janet: Vedi qualcosa che ti piace? 😏

Shonei: Farei prima a dirti cosa non mi piace.

 

 

La risposta dell’altra non tardò ad arrivare.

 

 

Janet: Bene, spara.

Shonei: Non mi piace che mi invii foto del genere, quando sono troppo lontana per poterti raggiungere.

Janet: Allora risolviamo il problema. Posso aspettarti, so essere molto paziente quando voglio. 😏

 

 

Shonei rise mentre dava un’occhiata al semaforo e mentre stava per riportare lo sguardo sul telefono, vide Ashley uscire da un locale in compagnia di qualcuno, ma non erano di certo le sue amiche come lei stessa, aveva affermato prima di uscire. Era in compagnia di un uomo che gentilmente le aprì lo sportello dalla parte del passeggero, per farla salire sulla sua bella auto costosa. L’espressione sul volto di Shonei si rabbuiò all’istante. Rimase a guardare i due allontanarsi con l’auto, mentre Janet restava in attesa di una sua risposta alla sua proposta.

 

 

Janet: Allora? 🙄

 

 

Shonei si affrettò a rispondere e anche se trovava allettante la proposta della sua attuale amante, rifiutò scusandosi.

 

 

Shonei: Non posso, mi dispiace.

Janet: Sei una vera delusione.

Shonei: No, sono solamente impegnata al momento, ma stasera mi farò perdonare.

Janet: Allora preparati, perché ti toccherà fare degli straordinari. 😏

 

 

Lanciò il telefono sul sedile affianco stringendo le mani al volante, fino a far diventare le nocche bianche. Era così devastata da ciò che aveva appena visto, che non si accorse nemmeno che fosse scattato il verde. Si ridestò soltanto quando sentì il suono dei clacson dietro di lei. Accelerò partendo a razzo, maledicendosi per aver anche solo pensato di riuscire a far comprendere alla ragazza, una cosa tanto semplice quanto evidente.

 

 

Matthew si trovava in una delle stanze al piano inferiore dello stabilimento abbandonato, dove da anni Steven svolgeva i suoi affari indisturbato. Era seduto intorno a un tavolo con un altro paio di scagnozzi a giocare a poker. A un tratto qualcun altro entrò nella stanza interrompendo la loro partita.

“Matt, Steven ti vuole vedere”.

“Cosa vuole?”

“Cosa cazzo vuoi che ne sappia io” disse l’uomo.

Uno dei ragazzi che era impegnato nella partita, si girò verso di lui davanti alla porta. “Aspetta coglione, dobbiamo finire questa mano”.

“Andate a dirlo a Steven, branco di rincoglioniti!” disse l’uomo uscendo dalla stanza, sbattendo la porta.

“Ok, vediamo cosa avete” disse Matthew ai suoi due avversari.

“Guardate e piangete” disse uno di loro entusiasta, mostrando le carte in suo possesso. “Full!”

“Aaah, io ho soltanto un tris di due” disse l’altro con frustrazione, scagliando le carte sul tavolo. “Cazzo di sfiga che ho oggi”.

L’altro rise sentendo di avere già la vittoria in pugno, allungando le braccia al centro per recuperare i soldi della vincita.

“Un momento, non così in fretta!” intervenne Matthew bloccandolo. “Non hai ancora visto le mie carte”.

“Ok, vediamo”.

Matthew appoggiò lentamente le carte sul tavolo. “Poker di assi!”

“Non è possibile cazzo, è già la seconda volta” disse il ragazzo sconfitto, mentre l’altro rideva al suo fianco.

Matthew a quel punto si alzò dalla sedia, recuperando la sua vincita. “È sempre un piacere vincere contro di voi. Adesso se volete scusarmi, devo andare”.

“Sì e già che ci sei, vedi di non tornare” disse il ragazzo che non accettava la sconfitta.

“Alla prossima, perdenti” aggiunse Matthew lasciando la stanza per raggiungere Steven di sopra.

Una volta raggiunto il piano superiore, bussò alla porta della stanza in cui si trovava Steven.

“Avanti”.

“Mi volevi vedere?”

“Sì, chiudi la porta e siediti”.

Il ragazzo fece come aveva detto mentre Steven lo guardava. “Quanti ne abbiamo persi questa settimana?”

“Questa settimana? Le vendite sono calate già da parecchio”.

“Che diavolo sta succedendo?”

“Dubito fortemente che parte dei tuoi clienti, si siano ripuliti così dall’oggi al domani”.

“Concorrenza?”

“Altrimenti non si spiega”.

“Se c’è davvero qualcuno che ci sta rovinando gli affari, lo sta facendo fregando tutti, anche gli stessi clienti. Molto probabilmente vende merce scadente”.

“Come intenti procedere? Abbassando un po’ l’asticella della qualità e quindi i prezzi?”

“Non ci penso nemmeno, se vogliono roba di ottima qualità, devono venire da me. Il problema è che siamo circondati da branchi di ragazzini che per fare i duri, snifferebbero anche la colla”.

Matthew annuì fingendosi comprensivo, in realtà non gli fregava un cazzo di come andavano i suoi affari. Finché veniva pagato a dovere, tutto filava liscio. Inoltre il ragazzo a volte considerava l’uomo un vero pappamolle. Se fosse stato lui a capo, avrebbe fatto rigare dritto chiunque e l’unico modo che conosceva per farlo, era usare le maniere forti.

“A proposito, ci sono novità su quell’altra cosa?”

“No, non al momento”.

“Cosa c’è? È troppo difficile questo compito per te? Devo forse incaricare qualcun altro?”

“No, me ne posso occupare tranquillamente io”.

“La tieni ancora d’occhio?”

“Ogni tanto, ma sai… mi hai chiesto di essere discreto”.

“Se non sbaglio ti avevo lasciato carta bianca, quindi cosa stai facendo per arrivare alla verità?”

“Escogiterò qualcosa”.

Steven lo guardò scettico. Poi si alzò per versarsi un bicchiere di scotch che era sul tavolo. “Datti da fare allora, mi sono rotto il cazzo di dovere pagare anche lei, soprattutto adesso che le entrate sono diminuite. Non voglio più che lavori per me”.

Si avvicinò alla finestra guardando fuori, mentre teneva il bicchiere in una mano. “Voglio mettere fine a questa storia una volta per tutte”.

L’uomo si voltò a guardare il ragazzo che lo osservava con attenzione. “Non deludermi”.

“Non lo farò Steven” disse Matthew con un sorriso che non prometteva nulla di buono, non per Shonei.

 

 

Chloe aveva pensato di chiamare Max, ma il desiderio di vederla era troppo forte e quindi uscì di casa per raggiungerla al suo appartamento. Quando bussò alla porta, Victoria che era seduta sul divano, guardò Max alle prese con il suo laptop.

“Non è che aspetti altre consegne? Perché in quel caso sarebbe meglio che andassi tu ad aprire la porta”.

“Tu non puoi andarci?” chiese Kate indaffarata con le sue illustrazioni.

“Mi sto facendo le unghie, non vedi?”

Max roteò gli occhi al cielo alzandosi dalla poltrona. “Smettetela tutte e due, vado io”.

Mentre la ragazza si dirigeva verso la porta, Victoria la bloccò consegnandole una penna. “Sai, nel caso dovessi mettere altre firme”.

“Molto divertente Victoria” disse Max allontanandosi mentre la ragazza rideva e Kate scuoteva la testa.

Aperta la porta, Max si ritrovò davanti Chloe.

“Ciao Max”.

“Ehi Chloe, entra”.

“Ciao ragazze”.

Kate rispose al saluto e Victoria disse: “Mh, falso allarme”.

Chloe la guardò alzando un sopracciglio. “Per caso aspettavate qualcun altro?”

Max chiuse la porta scuotendo la testa. “Non farci caso, infondo la conosci”.

“Ehi, che vorres…” rispose Victoria interrotta da una chiamata da parte di Marcus. “Scusate, vado in camera mia, è una telefonata di lavoro”.

“Si certo, di lavoro…” commentò Kate.

Max afferrò una mano di Chloe conducendola verso la sua stanza. “Andiamo di là”.

Appena passata la soglia e richiusa la porta Chloe guardò Max con un’espressione interrogativa. “Sbaglio o siete un po’ strane oggi”.

Max si sedette sul bordo letto. “Giornata strana”.

Chloe stava per sedersi accanto all’amica, ma si bloccò quando vide la foto incorniciata appoggiata sulla scrivania. Si avvicinò per guardarla meglio ed emise un fischio di apprezzamento. “Però, chi è questa boma sexy?” chiese prendendo la cornice e alzandola. Poi si voltò di scatto verso Max. “Non è Ellis, vero?”

“No, non è lei”.

“Meno male” disse Chloe senza pensarci.

Max la guardò con la confusione dipinta sul volto. “Per quale motivo?”

“Cosa?”

“Perché meno male?”

Solo in quel momento Chloe realizzò cosa avesse appena detto. Voleva darle una risposta sensata, ma la verità era che non sapeva nemmeno lei perché lo avesse detto. Poi riflettendo per qualche istante mentre Max la osservava in attesa, disse: “Ehm… beh… perché se fosse Ellis… adesso dovrei provarci con il tuo capo”.

Max scosse la testa sorridendo. “Oh… giusto… avrei dovuto immaginare una risposta del genere”.

Chloe rimise la cornice sulla scrivania e andò a sedersi di fianco all’amica. “Allora, hai comprato tu quella cornice?”

“No, in realtà è un regalo”.

“Da parte di chi?”

“Ellis”.

“Ah… e come mai?”

“Ha notato quanto mi piacesse la foto e…”

“Ti piace la foto?”

“Sì, perché?” chiese Max, pensando che forse Chloe fosse sul punto di insinuare qualcosa, o fare una delle sue solite battute.

“Niente”.

“Piace anche a te”.

“Per motivi diversi però è vero” disse Chloe con un sorriso furbo.

Max le diede un pugno sul braccio. “Non fare l’idiota”.

“Ahia!”

“Sei sempre la solita”.

“È stata molto gentile con te”.

“Se con questo gesto è stata gentile, allora per l’altro non saprei davvero come definirla”.

“C’è dell’altro?”

“Ha esposto alla sua mostra una foto scattata da me”.

“Davvero? Quale?”

A un tratto Max si trovò in difficoltà non sapendo cosa rispondere, stava quasi considerando di riavvolgere il tempo, ma si era ripromessa di non utilizzarlo continuamente. “Beh, Ellis non poteva scattare delle foto e così, le ho scattate io”.

“Che tipo di foto?”

“Ehm… beh… delle foto particolari”.

“Del tipo?”

“Foto di… nudo”.

“Cosa?” chiese Chloe sbalordita. “Tu hai scattato delle foto di nudo?”

“Già”.

“Mi prendi in giro, vero?”

“No” rispose Max sospirando scocciata.

“Oddio, era uomo o donna?”

“Donna”.

Chloe sembrava letteralmente allibita, ma poco dopo cominciò a ridere divertita.

“Che diavolo hai da ridere?” chiese Max un po’ infastidita.

“Scusami Max, è solo che non riesco a immaginarti a scattare delle foto a una persona completamente nuda”.

“Non era completamente nuda, cioè…”

“Per la miseria, non riesco a crederci”.

“E invece devi crederci perché l’ho fatto” disse Max un po’ imbronciata. Poi uscì dalla stanza recuperando il suo laptop che aveva lasciato sulla poltrona e tornò indietro. Si sedette di nuovo affianco all’amica, aprì una cartella contenente le foto che aveva scattato a Bonnie e gliele mostrò.

“Posso?” chiese Chloe afferrando il laptop dalle sue mani.

Max annuì e la ragazza mise il laptop sulle gambe, dando uno sguardo alle foto sgranando gli occhi sorpresa.

“Wow, queste le hai fatte tutte tu?”

“Sì” rispose Max in attesa di qualche battuta, che però non arrivò con sua grande sorpresa.

“Sono davvero bellissime Max. L’ho sempre detto che sei una grande fotografa”.

A quel punto l’espressione di Max si rasserenò e sorridendo all’amica. “Grazie”.

“Qual è stata esposta alla mostra?”

“Questa” rispose Max indicandola sullo schermo.

“È davvero bella”.

“Il soggetto o la foto? Sai, con te non si può mai sapere”.

“È la foto ad essere bella. Sono sicura che è piaciuta molto anche agli altri”.

“Sì, pensa che il proprietario della galleria mi ha proposto di organizzare una mostra tutta per me”.

“Ma questo è magnifico, non vedo l’ora. Io sarò l’ospite d’onore a quella mostra.

Max rise divertita. “Ah, davvero?”

“Certo, magari potrei anche posare per te visto che sono tanto fotogenica. Ti ricordi quando te lo dicevo?”

“Come potrei dimenticarlo”.

A un tratto Chloe chiese: “Perché non mi hai detto nulla delle foto che hai scattato?”

“Ehm, credo mi sia passato di mente, l’ho detto solo alle ragazze e a Shon”.

Chloe rivolse di scatto uno sguardo nella sua direzione, poi le riconsegnò il laptop con un’espressione strana.

“È tutto ok?”

“Sì, certo”.

“Chloe…”

La ragazza sospirò. “È solo che… vorrei che me ne parlassi di ciò che ti riguarda… non voglio essere sempre l’ultima a sapere qualcosa su di te”.

Max mise via il suo laptop. “Scusami per non avertelo detto prima”.

“Per questa volta ti perdono” disse Chloe assumendo un’aria di superiorità.

“Oh, grazie tante mia grande divinità” rispose la ragazza scherzando.

Cominciarono a ridere stendendosi sul letto, voltandosi una verso l’altra.

A un tratto Max chiese: “Perché ieri sera non sei uscita?”

“E tu come lo sai?”

“Dopo la mostra io ed Ellis siamo passate al Paradise, così ho saputo che sei rimasta a casa”.

“Non mi andava di uscire”.

“Ma se mi avevi chiamata per vederci”.

“Beh, per te avrei fatto uno strappo alla regola”.

“E cosa hai fatto tutta sola?”

“Ho mangiato da fare schifo, ho bevuto… non guardarmi così, ho bevuto con moderazione. Poi ho fumato… sigarette, ho tenuto compagnia alla mia tigre e ho permesso al televisore di ammirarmi mentre dormivo” rispose Chloe portando il conto sulle dita di una mano, mentre Max rideva.

“Come le classiche serate che abbiamo sempre passato insieme” disse Chloe.

“Già, le nostre serate migliori”.

“Magari un giorno di questi potremmo organizzarci”.

“Mi piacerebbe”.

Restarono a guardarsi senza aggiungere altro. Dopo qualche istante il telefono di Chloe iniziò a squillare. Le due ragazze continuarono a guardarsi fino a quando Max, un po’ a disagio disse: “Chloe, ti sta squillando il telefono”.

“Sì, lo sento”.

“Hai intenzione di rispondere?” chiese Max sorridendo.

“Sì, certo”.

Chloe si mise a sedere estraendo dalla tasca il telefono, è un brivido di paura le percosse lungo tutta la schiena. Non poteva rispondere a una telefonata di Lauren in presenza di Max.

“Chi è?”

“Oh, ehm… niente di importante” rispose Chloe, mettendo via il telefono e scusandosi mentalmente con Lauren.

Restarono a chiacchierare per altri dieci minuti e quando uscirono dalla stanza, Kate le informò di aver ricevuto una chiamata da Timothy, che a sua volta aveva ricevuto una telefonata da Jonathan, per dargli appuntamento al Paradise in serata. Chloe non ne fu molto contenta, perché infatti stava già valutando l’idea di invitare Max al suo appartamento per una serata in pieno relax. Purtroppo avrebbe dovuto attendere ancora, non poteva dare buca di nuovo agli altri, soprattutto dopo essere stata finalmente dimessa dall’ospedale.

“Chloe, ti va di rimanere per pranzo?” chiese Max.

“Oh, mi piacerebbe davvero tanto, ma ho già promesso a Steph di stare un po’ insieme oggi, visto che sono mancata per una settimana” inventò Chloe.

“Va bene, allora ci vediamo stasera?”

“Sì, a stasera Max, ciao Kate”.

“Ciao Chloe”.

Così la ragazza lasciò l’appartamento per raggiungere in fretta la sua auto per tornare a casa e richiamare Lauren. Si sarebbe inventata un’altra scusa per non averle potuto rispondere subito. Adesso erano libere entrambe e le telefonate sarebbero potute capitare in qualsiasi momento della giornata, come era appena successo in presenza di Max. Ormai le bugie rifilate alle due ragazze, stavano diventando sempre più frequenti.

Ashley tornò all’appartamento e non appena richiuse la porta, vide Shonei che stava richiudendo uno dei suoi bagagli sul divano.

“Che stai facendo?”

“A te cosa sembra?”

“Andiamo da qualche parte?” chiese Ashley confusa.

Shonei dopo aver chiuso il bagaglio si raddrizzò guardandola. “Io no, ma tu sì”.

“Un momento, ma di cosa stai parlando?”

“Voglio che te ne vada”.

“Per quale motivo?” chiesa la ragazza scioccata.

“Non puoi più rimanere qui”.

“Potresti spiegarmi per favore?”

“Non ti devo nessuna cazzo di spiegazione, questo è casa mia e non ti voglio più tra i piedi! Io ho la mia vita e tu hai la tua, questo è quanto!” rispose Shonei usando un tono che non ammetteva repliche.

Ashley rimase per un attimo intontita e confusa da ciò che stava accadendo, ma non si arrese. “Shon, ne possiamo parlare per favore?” chiese con tono calmo.

Shonei si diresse verso il frigo per prendersi una birra bevendone un lungo sorso, appoggiandosi di spalle al ripiano della cucina.

Ashley le si avvicinò lentamente piazzandosi davanti alla ragazza che evitava di guardarla. “Shon… guardami…”

A quel punto la ragazza alzò lo sguardo verso di lei, continuando a tenere la bottiglia di birra tra le mani. “Non so cosa mi sia passato per la testa quando ho deciso di tenerti con me. Questa era soltanto l’ultima spiaggia. Ci ho provato, eccome se ci ho provato. Volevo che funzionasse, che tu comprendessi fino in fondo tutto quello che stavo facendo per te. Ti ho salvata da Steven, non gli avrei mai permesso di metterti le mani addosso. Però Jeffrey meritava di perderti come ti ho persa io. Lui doveva pagare per quello che ha fatto, ma in quel caso tu saresti finita per strada, perché sono sicura che lui se la sarebbe presa con te. Non volevo rovinarti la vita perché nonostante tutto quello che hai fatto, sei importante per me e lo sei sempre stata”.

Ashley era ferma davanti alla ragazza senza emettere un fiato.

“Io non ho mai avuto intenzione di relegarti in casa come pensi. Ti ho lasciata libera di fare ciò che desideravi. Ti ho messo un tetto sulla testa, ti ho permesso di fare shopping, perché so bene quanto ti piace e non ho mai preteso che andassi a cercarti un lavoro, per contribuire alle spese della casa. Potevi uscire e divertirti con le tue amiche ogni volta che volevi. Ho condiviso tutto con te, dandoti tutto ciò che mi era possibile”.

“Shon…”

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“Avresti potuto attraversare quella porta e andartene in qualsiasi momento” disse Shonei indicandole la porta. “Sei sempre stata libera di lasciare questa casa e non tornare mai più, io non ti avrei di certo fermata. Ho cercato in tutti i modi di dimostrarti come potesse essere stare con me. Tu forse pensavi che non me ne fregasse più nulla di te, ma non sai quanta fatica ho fatto per non cedere ogni volta che andavamo a dormire la sera”.

Gli occhi di Ashley iniziarono a riempirsi di lacrime.

“In cambio ti ho chiesto solo una stramaledetta cosa, non era una regola ma una richiesta. Avevo cominciato a pensare che potesse davvero funzionare e che tu avresti capito, ma mi sbagliavo. Questa mattina ho scoperto che niente di tutto quello che ho fatto per te, è servito a qualcosa. Niente di tutto questo ti spingerà nella mia direzione. Potrei dare la mia vita per te e tu… tu non te ne renderesti nemmeno conto. Il tuo cuore non mi apparterrà in nessun caso”.

Le lacrime iniziarono a scendere sul volto di Ashley, quando capì di essere stata scoperta e finalmente comprendeva cosa ci fosse dietro quella sua apparente vendetta, nel tenerla legata a sé a tutti i costi. In realtà non era mai stata costretta a fare nulla che non volesse. Ripercorse con la mente tutti i momenti in cui Shonei le aveva lasciato dei soldi, quando le chiedeva espressamente di uscire di casa, magari per incontrare le sue amiche che tra l’altro, non aveva mai sopportato. Ripensò ai momenti in cui era stata gentile nei suoi confronti, nonostante tutto quello che era successo. Addirittura il giorno prima si era presa la briga di aiutarla a spalmarle la crema per il corpo sulla schiena. Si maledisse per non aver compreso le sue reali intenzioni, accecata dal pensiero che la ragazza stesse cercando soltanto di vendicarsi. Come poteva essere stata così cieca davanti all’evidenza? Eppure la conosceva bene, o almeno così credeva. Però poi si rese conto che in realtà non la conosceva abbastanza, perché Shonei aveva subito un mutamento. Non era più la stessa di un tempo, qualcosa dentro di lei era cambiato per sempre. Distrattamente pensò a Max, quella strana ragazza che era riuscita ad insinuarsi così tanto nella mente di Shonei, stravolgendola completamente. Che fosse lei la causa di tutto? Provò un profondo fastidio all’idea ma forse più che fastidio, era gelosia.

“Ti ho dato tutto cazzo, tutto… ma niente è mai abbastanza per te… io non abbastanza” disse Shonei che con gli occhi lucidi.

Per tutto il tempo la ragazza aveva parlato con estrema calma, senza lasciarsi mai travolgere dalla rabbia, cosa che sarebbe stata abbastanza ovvia trattandosi di lei. Però in quel momento non era il sentimento di rabbia a prevalere, ma il senso di sconfitta e delusione per come erano finite le cose. Chiunque, guardandola in quel preciso istante, avrebbe capito quanto stesse soffrendo. Però quando riprese a parlare di nuovo, il suo tono era cambiato come anche la sua espressione. Era come se si fosse appena ridestata da quel momento di smarrimento tornando in sé stessa, scacciando via tutto il dolore che quella situazione le aveva inferto. “Ma adesso basta, questa volta è davvero finita. Prendi la tua roba, vattene e non voltarti mai indietro. Da oggi, quella porta per te è chiusa. Non mi interessa più sapere come te la caverai fuori di qui. Ti ho protetta e mi sono presa cura di te fino ad ora, ma adesso non sei più un mio problema. Adesso te la devi cavare da sola, non potrai più contare su di me”.

“Shon, io non ho nessun posto dove andare” disse la ragazza con voce tremante dal pianto.

“Non sono più affari miei questi”.

“Dammi un po’di tempo… lascia che io trovi un’altra sistemazione prima…”

“No, non posso, non c’è più posto per te qui”.

“Shon… ti prego… fallo per me…”

“Per te?! Fare qualcosa per te?! Cosa cazzo credi che io abbia fatto fino ad ora?! Ho fatto anche troppo per te! Io non ti devo più niente! Niente! Dovresti essere tu a sentirti tu in debito nei miei confronti! Se non fosse stato per me, chissà in quale cazzo di casino saresti adesso!” disse Shonei con amarezza, alzando un po’ il tono di voce.

“Non mandarmi via così!” gridò Ashley in preda alla disperazione.

“E invece è esattamente quello che sto facendo” disse Shonei lasciando la bottiglia di birra sul ripiano. “Tornatene dal tuo uomo se ti vuole ancora”.

Ashley cambiò tono di voce e supplicò la ragazza ancora una volta. “Ti prego Shon…”

Shonei sembrava irremovibile e con sguardo determinato si avvicinò a lei, tirando fuori il portafogli dalla tasca. Ne estrasse due bigliettoni da cento dollari, afferrò una mano della ragazza consegnandole i soldi. “Questo è tutto ciò che posso fare per te. Prendi un taxi e vai dove ti pare, l’importante è che sia lontano da me”.

Shonei la superò per andare nella sua stanza ma prima di entrare, si fermò sulla soglia e senza voltarsi disse: “Non voglio trovarti qui quando esco”.

Poi si chiuse nella stanza sentendo i singhiozzi della ragazza farsi più forti. Pur di non ascoltarla, rischiando di provare pietà per lei e cambiare inevitabilmente idea, inserì le cuffie al suo telefono alzando il volume al massimo. Si sdraiò sul letto mettendo le cuffie nelle orecchie e ascoltò della musica in attesa che la ragazza decidesse ad andarsene.

Ashley se ne stava seduta sul divano a piangere ininterrottamente nella speranza che Shonei cambiasse idea, ma dentro di sé sapeva benissimo che non sarebbe mai successo, non questa volta. Il dolore che stava provando in quel momento era così insopportabile, che iniziò seriamente a pensare che avrebbe preferito di gran lunga una possibile vendetta di Shonei. Rimpianse che le intenzioni della ragazza, non fossero davvero quelle che lei temeva, perché in quel caso non le avrebbe mai cacciata di casa.

 

 

Arrivata la sera, Victoria uscì per conto suo insieme a Marcus, promettendo alle ragazze che le avrebbe raggiunte al Paradise più tardi. Quindi Max e Kate si unirono a Timothy ed Aaron. Jonathan, Chris, Allison e Chloe erano già sul posto. Steph e Jessie dopo aver trascorso il pomeriggio insieme, decisero ancora una volta di unirsi ai ragazzi e questa volta con uno spirito diverso. Shonei dopo essere uscita dalla stanza, tirò un respiro di sollievo vedendo che Ashley non c’era. Poi si diresse in bagno per una doccia veloce e dopo essersi preparata, uscì dal suo appartamento per passare a prendere Janet, prima di andare al locale.

Quando finalmente si ritrovarono tutti insieme al locale, si sedettero al solito posto. In pista c’era parecchia gente che stava ballando a ritmo di musica. Max rivolse un sorriso a Chloe sedendosi al suo fianco. Come promesso, arrivò anche Victoria con Marcus, che non mancò di presentare a tutti. Le ultime a raggiungere il Paradise fu Shonei in compagnia di Janet. Shonei preso posto al fianco di Max, che lanciò un’occhiata a Chloe che nascose un sorriso divertito, bevendo un sorso della sua birra. Si sentiva un po’ in difficoltà in quella situazione, vista la presenza di Janet con la quale non nutriva molta simpatia.

“Ciao Max” disse allegramente Janet, rivolgendole la parola sorprendendo la ragazza.

Shonei invece si rivolse a Steph e Jessie sedute davanti a lei. “Come butta ragazze?”

“Benissimo” rispose Jessie con entusiasmo mentre si scambiava un’occhiata complice con Steph che le sorrise.

“Ma davvero?” chiese Shonei sottovoce un po’ scettica e un po’ curiosa. Trovava quel modo di fare decisamente strano.

Alcuni dei ragazzi si alzarono per raggiungere il bar e prendere da bere a tutti, per poi approfittarne dell’occasione e fare un brindisi a Chloe, che era stata dimessa dall’ospedale. Dopo aver chiacchierato tra loro per un po’, ognuno prese la propria strada. Victoria e Marcus si spostarono ai tavoli, dall’altra parte del locale dinanzi al bar, dove Eddie era di turno e continuava a guardare verso di loro, chiedendosi chi diavolo fosse il ragazzo. Emily che passava dal bar per portare le ordinazioni dei clienti ai tavoli, punzecchiava l’amico facendo battutine che il ragazzo non trovava affatto divertente. Ormai la gelosia aveva preso il sopravvento. Allison ed Aaron raggiunsero il bar sedendosi su un paio di sgabelli, per appartarsi. I due ragazzi non stavano ancora insieme, almeno non ufficialmente, anche se tutti ormai avevano capito che ci fosse del tenero tra i due. Il resto dei ragazzi erano ancora tutti al proprio posto.

“E così la mia cara cuginetta ha finalmente trovato qualcuno” disse Timothy divertito.

Kate e Max si lanciarono un’occhiata strana e il ragazzo lo notò. “Voi due cosa sapete di quel tipo?”

“Lui è un modello a cui Victoria scatta delle foto. Lo ha conosciuto al lavoro” disse Max.

“Già” disse Kate un po’ scocciata.

“Cosa c’è, non ti sta simpatico?” chiese Timothy alla ragazza.

“Non esattamente”.

“Come mai?”

“Tim, ti dispiacerebbe cambiare argomento?”

“Caspita, che diavolo sarà mai successo”.

A quel punto Max intervenne. “Diciamo che le presentazioni non sono state proprio nella norma”.

“Max, ti prego, non farmici pensare”.

“Oh cazzo, adesso suscitate anche la mia curiosità” disse Chloe ridendo.

Max la guardò. “Non mettertici pure tu Chloe”.

“Oh avanti, che diavolo può essere successo di così terribile da non poterlo neanche raccontare?” chiese Jonathan.

“Se non riuscite nemmeno a dirlo, vuol dire che deve essere qualcosa di imbarazzante” aggiunse Steph.

Anche Shonei intervenne. “Questo è evidente, basta guardare le guance color porpora di Kate”.

Chris rise e disse: “Beh, allora dovete assolutamente raccontarlo, Jonathan adora questo tipo di racconti”.

“Parli per esperienza?” chiese Jessie.

“Ops, colpito e affondato” disse Chloe, ridendo insieme a Shonei per la storia che c’era dietro.

Poi Shonei lanciò uno sguardo attendo a Jessie e in quel momento notò qualcosa che non aveva mai visto prima. Steph teneva una mano appoggiata su quella di Jessie, che stranamente sembrava a suo agio, o almeno così sembrava. Janet la distrasse avvicinandosi di più a lei dandole un bacio.

“Victoria ha presentato il suo amico a tutti, tranne voi due, quindi deduco che voi lo abbiate conosciuto in altra sede” disse Timothy rivolto a Max e Kate.

“Magari Victoria lo ha invitato nel vostro appartamento per pranzo” ipotizzò Chris.

“Vogliamo chiudere qui l’argomento? Grazie” disse Kate stufa.

“Magari per pranzo, o magari per qualcos’altro…” insinuò Janet ridacchiando.

“Lavorano insieme” disse Chris.

“Quindi questo può voler dire soltanto una cosa. Victoria si è portata un po’ di lavoro a casa” disse Shonei facendo ridere tutti.

“È così? È venuto nel vostro appartamento?” chiese conferma Timothy.

A quel punto Chloe prese la palla al balzo come al solito. “Dipende da cosa intendi per venuto”.

Ricominciarono a ridere tutti, soprattutto Shonei che le diede un cinque alla sua amica, mentre Max le lanciava un’occhiata di rimprovero.

“Era una battuta Max” si giustificò Chloe.

“Beh, adesso sono stufa anche io di questo discorso. Lo abbiamo già conosciuto e non vi diremo altro” si impuntò Max, ricevendo uno sguardo riconoscente da Kate che le era seduta davanti.

Le due si sorrisero mentre gli altri si lamentavano di non poter sapere altro al riguardo.

“Non so voi, ma io mi sto iniziando ad annoiare” disse Janet. Poi avvicinandosi all’orecchio di Shonei aggiunse: “Ti va di andare a ballare?”

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“Oh, beh, se me lo chiedi così, non posso dirti di no” rispose Shonei, dopo aver mandato giù tutto ad un fiato il resto del suo drink. Poi si alzò porgendo una mano alla ragazza, che l’afferrò alzandosi a sua volta. “Qualcun altro vuole unirsi a noi? Chloe?”

“Il dottor Coleman mi ha consigliato di non esagerare”.

“Sì certo, sono tutte scuse le tue. Max?”

“No grazie” rispose Max, leggermente in imbarazzo ripensando a quando avevano ballato insieme e soprattutto a quello a cui aveva portato.

“Ah già, non vorrei rischiare di prenderle anche stasera” disse Shonei in modo ironico, lasciando alcuni dei ragazzi confusi perché non sapevano cosa fosse successo.

Chloe invece non gradì molto la sua battuta, però fece buon viso a cattivo gioco.

“E voi due?” chiese Shonei questa volta rivolta a Steph e Jessie. “Venite a fare due salti, o è chiedervi troppo?”

Sembrava le stesse sfidando a farlo e Jessie, ricordando la conversazione che avevano avuto la sera prima, si alzò di scatto prendendo per mano Steph. “Sì, perché no”.

Steph rimase sorpresa dal suo gesto, stessa cosa Shonei che iniziò a chiedersi seriamente come stessero le cose tra loro. Eppure era stata chiara con entrambe, possibile che fossero così ottuse da non capire?

Si diressero tutte in pista dove altra gente si stava divertendo e iniziarono a ballare a ritmo di musica. Nel frattempo gli altri ragazzi rimasti seduti, chiacchieravano tra loro lanciando ogni tanto un’occhiata alle due coppie. A un tratto Max si rivolse a Chloe al suo fianco, che stava tenendo un braccio appoggiato sullo schienale del divano in pelle alle sue spalle, mentre guardava in pista.

“Jessie è la ragazza di Steph?”

“Cosa?” chiese la ragazza avvicinandosi ulteriormente a Max, non avendo capito cosa le avesse appena chiesto, a causa del volume della musica che era decisamente aumentato.

“Jessie è la ragazza di Steph?” chiese di nuovo Max alzando un po’ il tono di voce per sovrastare il volume della musica.

“Se così si può dire”.

“Shon mi ha accennato qualcosa. Jessie sembra una persona apposto”.

“Questo nessuno lo nega. Sono sicura che sia una brava ragazza ma il punto è che non è interessata alle donne”.

“E tu cosa ne sai?”

Chloe alzò le spalle. “Intuito? Sesto senso? E poi ho un sensore come amica. Shon fiuta l’eterosessualità a miglia di distanza”.

Max sorrise scuotendo la testa. “Per te tutto quello che dice Shon è oro colato?”

“No, ma ci azzecca il più delle volte. Le sue ipotesi sono sempre molto attendibili, è un dato di fatto”.

“Se fosse così mi dispiacerebbe molto per Steph”.

“Anche a me, non ha molta fortuna nelle relazioni”.

“Magari questa volta Shon si sbaglia”.

“Purtroppo sono più che convinta che abbia ragione. Jessie è stata mollata dal suo ragazzo con cui stava da anni. È più che naturale commettere qualche sciocchezza dopo una rottura del genere. Buttarsi tra le braccia del primo che capita è una cosa che succede abbastanza spesso. Ognuno affronta il proprio dolore in maniera diversa. Forse Jessie sta facendo proprio questo, sta cercando di sfuggire al proprio dolore. Il punto è che si è buttata tra le braccia di una donna, il che rende tutto meno credibile”.

“Perché lo trovi incredibile? Pensi che una persona non possa cambiare idea durante tutto l’arco della sua vita?” chiese Max pensando a sé stessa.

“No, non sto dicendo affatto questo. Io stessa mi sono riscoperta quando ho conosciuto Rachel e prima di allora, stavo soltanto con ragazzi. Il punto è che Jessie era sul punto di trasferirsi con il suo fidanzato e avevano in progetto di sposarsi”.

“Ah, capisco” disse Max pensierosa. “Però, ciò non toglie che una persona possa capire cosa vuole davvero, in qualsiasi momento. Insomma, non c’è un tempo prestabilito e ha poca importanza se stai per sposarti, fidanzarti o altro, giusto?”

Chloe la guardò stranita dall’argomento e dal modo in cui l’amica esponeva a sua opinione in merito. “Certo, hai perfettamente ragione”.

Max sentendosi lo sguardo indagatore di Chloe addosso, si voltò riportando l’attenzione alle ragazze che stavano ballando divertendosi.

 

 

Shonei sembrava più concentrata a capire cosa diavolo stesse succedendo tra Jessie e Steph. Sembravano decisamente in sintonia e a loro agio quella sera. Le due ragazze si erano trovate anche a sfiorarsi più volte, in maniera decisamente al di sopra delle righe per una come Jessie. Janet che si era accorta della situazione, le appoggiò una mano su una guancia facendola voltare verso di lei.

“Si può sapere cosa hai?”

“Io? Niente”.

“Allora perché diavolo continui a guardare loro due, invece di concentrarti su di me”.

“No, io stavo solo…”

“Shon, non prendermi per il culo”.

“Il fatto è che Jessie non è affatto lesbica, capisci?”

Janet la guardò con aria interrogativa e rallentando i movimenti mentre stava ballando, chiese: “E allora?”

“E allora? Ma…”

“A te cosa importa?”

Shonei non rispose subito, ma poi disse: “Steph è una mia amica, non posso permettere che al prendano per il culo”.

Janet rise avvicinandosi a lei dandole un bacio sulla guancia. “Aww, come sei dolce a preoccuparti per lei, ma lei è un’adulta. Credo che sappia cavarsela benissimo anche da sola”. Poi avvicinandosi di più a lei sussurrò in modo malizioso: “Invece per quanto mi riguarda, ho bisogno di un po’ di aiuto”.

Shon si allontanò da lei, quel tanto che bastava per guardarla in volto e sorrise. “Ah, ma tu non sei affatto da sola”.

“Davvero?”

“Oh sì, vuoi una dimostrazione?”

Si abbracciarono ridendo, continuando a ballare e per un attimo gli occhi di Shonei, incontrarono quelli di Steph. Il sorriso scomparve dal volto della ragazza mentre Steph riportava l’attenzione su Jessie.

 

 

Poco dopo le quattro ragazze in pista da ballo, decisero di tornare dagli altri. Steph era un passo avanti a Jessie e stavano ridendo per una battuta di quest’ultima, ignare di chi fosse appena entrato nel locale. Quando Steph si voltò alle sue spalle continuando a ridere, vide Jessie bloccarsi di colpo con un’espressione seria e allo stesso tempo sorpresa. Per un attimo Steph pensò che stesse guardando proprio lei e chiese preoccupata: “Jessie, che succede?”

Solo dopo aver fatto un passo verso la ragazza, si accorse che stava guardando oltre lei. Si voltò e vide Owen che si stava avvicinando a passo lento e intimorito verso Jessie.

 

 

“Cazzo!” disse Chloe accorgendosi di cosa stesse succedendo.

A quel punto anche Shonei che era sul punto di sedersi, si voltò a guardare raggelandosi sul posto.

“Che sta succedendo?” chiese Max vedendo le ragazze preoccupate.

“Quello è Owen, l’ex di Jessie” rispose Chloe senza staccare gli occhi dalla scena.

 

 

Owen fece un cenno di saluto a Steph, prima di fermarsi davanti alla sua ex ragazza. “Ciao Jessie”.

La ragazza non rispose.

“Avrei bisogno di parlare un momento con te se non ti dispiace”.

Steph e Jessie si scambiarono uno sguardo.

“Cosa vuoi?” chiese Jessie.

“Il ragazzo diede una breve occhiata a Steph. “Potremmo andare a parlarne fuori?”

Jessie, dopo un attimo di esitazione annuì, guardando l’espressione allibita di Steph.

“Ok, ti aspetto fuori” disse il ragazzo uscendo dal locale.

Jessie si avvicinò a Steph. “Torno subito…”

“No! Non puoi! Cazzo lui… lui ti ha mollata Jess!”

“Lo so, ma devo sapere cosa ha da dire!”

“Scusa ma non ti capisco! La vostra storia ormai si è conclusa, che senso ha sapere cosa ha da dire?!”

“Steph, ti prego! Non ci metterò molto!”

“Non andare!”

“Steph, invece devo… cerca di capire! Torno subito!” disse la ragazza allontanandosi, uscendo fuori dal locale.

Steph rimase ferma per qualche istante lì dove era e poi si diresse al bar.

Shonei stava per andare da lei ma Chloe la fermò. “No Shon, non puoi”.

“Perché no?!”

“Perché non è il momento! E tu sei l’ultima persona che vorrebbe vedere adesso, quindi siediti!”

Shonei, anche se contrariata, si sedette al suo posto ma con il desiderio irrefrenabile di andare dritta da Jessie a dirgliene quattro.

 

 

Nel frattempo Jessie e Owen erano uno di fronte all’altro, accanto alla macchina di quest’ultimo.

“Come facevi a sapere che ero qui?”

“Mary, è stata lei a dirmi che ti avrei trovata qui”.

Jessie e la ragazza avevano parlato al telefono quella stessa sera. Era stata proprio lei a dire all’amica che sarebbe andata al Paradise con Steph.

“Perché sei qui?”

“Ho parlato con Mary”.

“Di cosa?”

“Lei è molto preoccupata per te. Mi ha detto di aver ricevuto una tua telefonata ieri sera. Lei pensa che tu stia soffrendo ma che ti sforzi di non renderlo troppo evidente”.

“No, si sbaglia di grosso, io sto benissimo” disse la ragazza, anche se la sua amica la conosceva bene e aveva perfettamente ragione.

“Vedi, il fatto è che non sei l’unica a stare male. Sto soffrendo tantissimo anche io. In questo periodo ho tentato di convincermi che andasse tutto bene, che fosse tutto apposto, ma non è affatto così. Stavo mentendo solo a me stesso. Il punto è che da quando abbiamo rotto…”

“Abbiamo?! Sei stato tu a mollarmi!”

“Sì, sono stato io, ma il punto non è questo. Il fatto è che io non riesco a smettere di pensare a te, ma soprattutto non riesco a smettere di amarti”.

“E allora perché non sei tornato da me?!”

“L’ho appena fatto” rispose il ragazzo lasciando la ragazza sgomenta. Si avvicinò a lei prendendole le mani. “Io ho agito in maniera del tutto sconsiderata. Mi sono comportato da vero egoista. Ho sbagliato, mi sono lasciato prendere dalla situazione e ho parlato senza riflettere. Quando Mary mi ha detto che stavi male, ho capito che siamo nella stessa situazione. La verità è che noi non possiamo stare l’uno senza l’altro”.

“Che cosa stai dicendo Owen?”

“Che ti amo e che voglio tornare con te”.

“No, questo non… io non ho nessuna intenzione di trasferirmi a New York”.

“E allora chi se ne importa, non mi interessa più andarci. Posso trovare un altro lavoro qui in città, magari un appartamentino tutto per noi. Jessie, io non vado da nessuna parte senza di te”.

“Ma tu ci tenevi a quel posto di lavoro…” disse Jessie cominciando a piangere.

Owen prese il volto della ragazza tra le sue mani. “Jessie, per me sei la cosa più importante al mondo e non potrei mai amare nessun’altra, come amo te”.

E con questo baciò la ragazza che non si oppose minimamente.

Steph era seduta su uno sgabello del bar, osservando il ghiaccio sciogliersi nel suo bicchiere. Era già al secondo drink da quando era lì, in attesa di sapere quali fossero le sue sorti.

“Ehi, va tutto bene Steph?” chiese Eddie preoccupato.

“Sì, certo” rispose la ragazza mandando giù l’ultimo sorso del suo drink. “Dammene un altro”.

“Steph…”

“Ti ho detto di darmene un altro!” ribadì la ragazza un po’ alterata.

“Va bene” si arrese il ragazzo.

Steph si appoggiò con i gomiti sul bancone, portando le dita alle sue tempie chiudendo gli occhi. A quel punto sentì una voce alle sue spalle.

“Steph…”

La ragazza riaprì gli occhi voltandosi verso Jessie, che sembrava sul punto di piangere.

“Cosa è successo? Dov’è Owen?”

“Lui… è andato via”.

“E cosa ha detto?”

Jessie non riusciva a rispondere.

“Jessie, cosa ha detto?”

“Lui vorrebbe… ritornare con me”.

In quel momento calò il gelo tra loro. Il tempo sembrava essersi fermato del tutto. Steph era così frastornata che nemmeno si accorse di Eddie che le stava servendo il suo drink. Poi quando finalmente si voltò vero di lui, restando a guardarlo senza vederlo per davvero, mentre il ragazzo diceva qualcosa di incomprensibile. Non riusciva nemmeno a percepire la musica ad alto volume e le voci della gente intorno, sembrava come chiusa in una bolla. Riportò l’attenzione sulla ragazza, sapendo che doveva fare il passo successivo. Come un condannato a morte che sa a cosa va incontro e sa di non poter sfuggire a ciò che lo attende. Era certa di come si sarebbe conclusa quella vicenda. Infondo non era di certo una novità per lei, ma nonostante tutto non era preparata all’ennesima sconfitta. I suoi occhi cercarono quelli di Jessie, che non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo verso di lei.

“Jessie… tu… che cosa gli hai risposto?”

Jessie aprì la bocca cercando di dire qualcosa ma senza riuscirci.

“È finita, vero? Tra noi intento…” disse Steph conoscendo già la risposta.

“No, io ho solo bisogno…”

“Jessie, evita di girarci intorno e prendere tempo!”

“Non è come pensi, ok?! È solo che… è successo tutto così all’improvviso e io…” disse la ragazza alzando finalmente lo sguardo.

“Cosa hai deciso?!”

“Io non ho deciso nulla!”

“Invece sì!”

“Ti ho detto che…”

“Bene, allora adesso ti facilito io il compito, visto che da sola non ci riusciresti mai! La scelta è semplice, o lui o me!”

“Cosa?!” chiese la ragazza sgranando gli occhi.

“O lui o me, non ci sono altre vie di mezzo! Non ci sono dei tempi da rispettare per prendere una decisione così semplice!”

“Io non posso…”

“Sì che puoi, nessuno più di te può sapere cosa vuoi per davvero! Quindi evita di rigirare il coltello nella piaga! Fai ciò che devi! Adesso!”

“Ma io non posso così, su due piedi…”

“Non hai tempo Jessie, tra un giorno, due settimane o un mese, non cambierà assolutamente nulla! Non ti permetterò di sprecare il mio tempo, quando in realtà sappiamo bene cosa deciderai alla fine!”

“Steph… io…” disse la ragazza cominciando a piangere.

Quelle lacrime non fecero altro che confermare quanto stesse dicendo Steph. “Mi dispiace così tanto… se solo… io…”

Steph abbassò lo sguardo non riuscendo più a guardarla. Nel frattempo Shonei, Chloe e gli altri, dalla loro posizione assistevano alla scena.

 

 

“Ma cosa succede?” chiese Jonathan, ignaro che tra le due ragazze ci fosse qualcosa. Nessuno di coloro che erano a conoscenza dei fatti, rispose alla sua domanda. Shonei faceva fatica a contenere la rabbia.

 

 

Jessie cercò di prendere una mano di Steph, ma lei la scansò via bruscamente. “Adesso vattene!”

“Steph…”

“Non osare più presentarti di nuovo al mio appartamento! Addio Jessie!”

Detto questo, Steph voltò le spalle alla ragazza prendendo il suo drink. A Jessie non restò altro da fare che girare i tacchi e andare via dal locale. Shonei non riuscì a staccarle gli occhi di dosso da Steph e stava per alzarsi e raggiungerla, ma Chloe la fermò ancora una volta. “Shon, lascia che vada io”.

Chloe si avvicinò a Steph con l’intenzione di parlare e offrirle tutto il suo sostegno, ma la ragazza appena la vide la mandò via bruscamente, affermando di voler essere lasciata in pace. A Chloe non restò che tornare indietro, mentre Steph continuava a ordinare da bere. Era passata un’ora da quando Jessie aveva lasciato il locale e Steph era ancora al bar. A un certo punto, stufa di stare in mezzo a tutto quel baccano, si allontanò uscendo dal Paradise per prendere una boccata d’aria.

 

 

Appoggiata contro il cofano di un'auto nel parcheggio, stava bevendo l'ennesima birra. I suoi sensi non erano ancora così annebbiati dall'alcool per non sentire il dolore e la delusione della sua ennesima relazione fallita. Mentre nella sua mente scorrevano le immagini di qualcosa che non sarebbe mai più successo, senti dei passi avvicinarsi lentamente alle sue spalle. Si voltò vedendo Shonei, poi tornò a guardare davanti a sé continuando a bere.

“Ehi, ti dispiace se rimango con te per il tempo di una sigaretta?”

Steph annuì senza guardarla e Shonei si appoggiò al cofano accanto a lei. “Ne vuoi una?” chiese Shonei porgendole il pacchetto di sigarette, ma lei scosse la testa.

Shonei accese una sigaretta, sbuffando del fumo guardando il cielo. “Oggi è davvero una bella serata”.

Steph si voltò verso di lei e disse: “Bella serata? Si certo, come no. Avanti Shon, lo sappiamo entrambe che non sei qui per fumare, o per fare la meteorologa”.

Shonei scoppiò a ridere guardandola per poi tornare seria. “Odio il mio modo di essere prevedibile”.

“Oppure sono io che ti conosco troppo bene, o forse sono troppo intelligente” rispose Steph sorridendo.

“Non ti esaltare troppo”.

“Si, forse è questo il mio problema. Mi esalto troppo credendo di essere giunta al traguardo di qualcosa che sembra non volere arrivare mai” disse Steph con un velo di tristezza.

“Mi dispiace tanto Steph”.

“No, non è vero. La verità è che infondo sei contenta, perché così hai potuto dimostrare quello che dicevi”.

“Ti giuro che mai come in questo caso, avrei preferito avere torto marcio”.

“Invece avevi ragione e io avrei dovuto ascoltarti”.

“No, tu hai fatto la cosa giusta, era quello che volevi in quel momento. Ti sei lasciata trasportare da cosa provavi e questo non può essere sbagliato, indipendente dal risultato finale. Sapere in anticipo cosa potrebbe accadere, non deve impedirci di vivere intensamente ogni momento di questa vita, perché se rinunciassimo anche a questo, cosa cazzo ci rimarrebbe?”

“Niente, ma questo lo pensi solo prima del fallimento. Quando poi ti rendi conto che le tue aspettative sono state deluse e tutti i tuoi sforzi non sono serviti a nulla, allora in quel caso rimpiangi di esserti data tanto da fare per qualcosa di irrealizzabile”. Rimase in silenzio qualche istante e poi aggiunse scuotendo la testa: “Dio, sono così patetica”.

“No, non lo sei. Sei semplicemente umana come tutti. Non lasciarti distruggere da tutto questo, non ne vale la pena. Non permettere a nessuno di annullare chi sei Steph, perché tu sei davvero una bella persona e meriti di essere molto più di un cazzo di esperimento, o di un ripiego. Resta come sei e non cambiare mai perché un giorno renderai felice qualcuno”.

Steph annuì guardando la bottiglia tra le sue mani. “Aveva deciso di provarci per davvero. Era sincera, questo lo so per certo, ma è bastato che arrivasse lui e… e nulla più”.

“Mi dispiace per aver esagerato ieri sera, io non sapevo che...”

“Lascia stare, avevi ragione”.

“Però questo non mi giustifica”.

“Sono abituata ai tuoi modi di fare”.

Shonei continuava a fumare, indecisa se dire ciò che le stava passando per la testa in quel momento. Non sapeva se in qualche modo, avrebbe aiutato la ragazza a sentirsi meno sola. “Lo so che non è la stessa cosa, ma oggi ho chiuso definitivamente con Ashley”.

Le due ragazze si guardarono per qualche istante.

“Ma non stai con Janet?”

“Sì, ma io sono sempre stata presa da Ashley. Avevi ragione quando dicevi che aveva troppo potere su di me”.

“Cosa è andato storto?”

“Mi sono accorta che per lei non sarei stata mai abbastanza. Lo so che le mie relazioni, non possono essere paragonate a quelle di nessun altro, ma non è comunque piacevole”.

“Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“Perché stupidamente penso che possa farti stare un po’ meglio, ma lo so che non è così. Però voglio che tu sappia, che non sei da sola e che queste cose succedono a tutti, anche a una come me”.

“Per te è diverso Shon, tu non hai mai perso davvero la testa per qualcuno, beh… a parte Ashley. Non hai mai avuto davvero bisogno di qualcuno. Tu vivi alla giornata, senza nessun piano per il futuro. In un certo senso ti invidio, sai? Hai rotto con Ashley okay, ma adesso sei qui con Janet, ti butterai questa storia alle spalle e andrai avanti con la tua vita”.

Shonei cercò nella sua mente qualcosa di sensato, che potesse in qualche modo contraddire la ragazza, ma non trovò nulla. Infondo era vero, qualunque cosa succedesse, lei riusciva sempre a cavarsela, saltando su un altro treno in corsa, senza fermarsi e concedersi il tempo di stare male e spendere minuti preziosi della sua vita. Però su qualcosa Steph si sbagliava di grosso, ma del resto, come poteva sapere che Ashley non era stata l’unica persona che le aveva fatto perdere la testa? Non aveva parlato a nessuno di Max e di quello che era stato in grado di fare, stravolgendo completamente il modo di vedere le cose.

Shonei gettò la sigaretta a terra prestandola con un piede allontanandosi dal cofano. “Vieni dentro?”

“Resto ancora un po' qui se non ti dispiace”.

“Ok, ma se hai bisogno di qualcosa e dico qualsiasi cosa, sai dove trovarmi. Fammi uno fischio e sono da te”.

“Grazie, ma me la posso cavare da sola”.

Shonei la guardò con preoccupazione.

“Sto bene, tranquilla. Tu vai da Janet, non voglio rovinarvi la serata”.

“Stare con te non mi rovinerà nessuna serata”.

“Ti prego Shon, vai” disse Steph spingendola.

“Sicura?”

“Sì”.

“E va bene, allora vado” disse la ragazza esitando per qualche istante. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e lentamente iniziò ad allontanarsi. Poi si fermò voltandosi verso di lei. “Lei non sa nemmeno cosa si è persa rinunciando a te”.

Steph non disse nulla mentre la guardava con un sorriso e un'espressione di gratitudine. Shonei riprese a camminare, lasciandola sola con i suoi pensieri e con l'intenzione di scacciarli via continuando a bere. Però la sua birra era quasi terminata, ed era certa che Eddie questa volta non le avrebbe servito più nessun altro alcolico. Tirò il capo all’indietro sospirando mentre chiudeva gli occhi. Poi li riaprì quando riconobbe la voce di qualcuno. Nel parcheggio c’era un suo conoscente e cliente fisso del locale.

“Ehi Willy”.

“Ciao Steph, oggi non sei di turno?” chiese il ragazzo avvicinandosi di qualche passo.

“Già, stai andando dentro?”

“Sì, ho appuntamento con degli amici. Tu cosa fai qui fuori?”

“Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Li dentro non si respira”.

“Capisco, beh, adesso è meglio che vada, non vorrei farli attendere ancora altrimenti chi li sente”.

“Sì, certo”.

“Ciao Steph” disse il ragazzo iniziando ad allontanarsi.

“Ehm, Willy”.

“Sì?”

“Mi faresti un favore?”

“Certo, se posso”.

“Se ti do dei soldi, mi prenderesti qualche birra?”

“Cosa?”

“Lo so che può sembrarti strano, ma non voglio mettere piede lì dentro”.

Il ragazzo la osservò attentamente, indicando la bottiglia che aveva tra le mani. “A me sembra che tu stia già bevendo, o sbaglio?”

“Sì, ma è quasi terminata”.

“Stai bene?”

“Io? Ma certo”.

“Sai, non sono tanto convinto di poterlo fare” disse lui poco convinto dello stato della ragazza. Era chiaro che avesse già bevuto. “Il fatto che tu abbia bisogno di qualcuno che ti prenda da bere e poi…”

“Va bene, sarò del tutto sincera. Ho avuto una pessima serata e ho bisogno di bere. Non sono ubriaca e non posso entrare lì dentro soltanto perché, c’è una persona che non voglio assolutamente vedere. Sto aspettando che vada via” inventò la ragazza sul momento.

“Non lo so…” disse il ragazzo poco convinto.

“Willy, ti prego. Mi basta che prendi qualche birra per te e per me, offro io”.

Il ragazzo sospirò. “Sei da sola?”

“No, dentro ci sono i miei amici”.

“E va bene” disse infine Willy.

“Grazie amico, ti devo un favore”.

Così Steph diede dei soldi al ragazzo per prendere delle birre per lei e per sé stesso.

 

 

Shonei nel frattempo, quando era rientrata nel locale, si era diretta subito al bar per ordinare qualcosa da bere. Chloe vedendola non arrivare, la raggiunse sedendosi accanto a lei.

“Come sta?”

“Esattamente come ci si aspetterebbe, ma starà bene. Bisogna soltanto lasciarla in pace”.

“Tu stai bene?”

“Sapevo come sarebbe finita e non ho fatto nulla per evitarlo”.

“Shon, non è colpa tua quello che è successo. Tu l'hai messa in guardia e anche io, ma la decisione spettava soltanto a lei”.

“Avrei potuto fare di più. Ieri sera ho parlato con Jessie”.

“Cosa?”

“Ho cercato di farla ragionare ma non c'è stato verso. Anzi, forse è proprio a causa di quello che le ho detto, che ha deciso di provarci per davvero con Steph”.

“Ho saputo della decisione di Jessie stamattina. Non so cosa tu abbia detto a Jessie, ma credimi, niente avrebbe impedito che questo succedesse”.

“Perché non me lo hai detto che stavano facendo sul serio?”

“Avrebbe cambiato qualcosa?”

“No, molto probabilmente no” rispose lei bevendo il suo drink.

In quel momento Willy si avvicinò al bancone del bar per prendere le birre e le ragazze ritornarono dagli altri.

 

 

Ashley, dopo aver lasciato l'appartamento di Shonei, aveva preso un taxi. Si era fermata a mangiare qualcosa in un locale e poi aveva girovagato a lungo senza sapere bene dove andare. Si era fermata in un parco a riflettere su tutto quello che era successo, cercando di capire cosa fare in quel momento. Alla fine si era alzata dalla panchina decidendo di ritornare da Jeffrey, ma quando giunse davanti alla porta del suo appartamento, non fece altro che sedersi a terra appoggiandosi alla parete di fianco alla porta, per circa un’ora. Alla fine se ne era andata via senza bussare alla porta e quindi senza scoprire che l’uomo, non le avrebbe mai aperto perché aveva lasciato per sempre la città.

 

 

Dopo un’altra mezz’ora, Shonei e Janet decisero di andare via. Salutarono tutti e uscirono dal locale. Arrivate all'auto, Shonei si accorse che Steph non era più dove l'aveva lasciata. Girandosi intorno, vide che era seduta a terra dall’altra parte del parcheggio, con la schiena e la testa contro la sua auto.

“Ma cosa... Janet, tu aspettami qui”.

“Ma dove vai?”

“Arrivo subito, non ci metterò molto” disse allontanandosi per raggiungere la ragazza.

“Sbrigati!” si lamentò la ragazza allargando le braccia.

Shonei raggiunse l'auto di Steph e si chinò verso di lei, scrollandole una spalla. “Ehi, Steph”.

La ragazza si ridestò di soprassalto.

“Ehi, sta tranquilla. Sono io...”

“Shon?” chiese Steph riconoscendola a stento. Era evidentemente ubriaca e al suo fianco, c’erano delle bottiglie di birra vuote.

“Merda Steph, stai da schifo”.

“Come sempre” rispose la ragazza ridendo.

“Ok, adesso devi alzarti, ti aiuto io” disse Shonei mettendo le braccia della ragazza attorno al suo collo. “Adesso reggiti, ok?”

Shonei la sollevò da terra facendola appoggiare all'auto. “Ecco fatto”.

“Ho sete” disse Steph.

“Ti vado a prendere una bottiglietta d'acqua”.

“Non voglio l’acqua” biascicò Steph.

“Cosa? No, per oggi ha finito di bere”.

“Perché?”

“Perché sei completamente ubriaca. Adesso è il caso che torni a casa, vado a chiamare Chloe”.

“No, non voglio” disse la ragazza afferrando le braccia dell'altra.

“Ok, ma devi tornare a casa”.

“Ho la mia auto”.

“Non se ne parla proprio, non puoi guidare in queste condizioni”.

“Io non voglio tornare a casa”.

“Invece dovrai andarci. Vieni con me, ti chiamo un taxi”.

Shonei mise un braccio della ragazza sulle sue spalle e un altro attorno alla vita, tenendola ben salda. Si allontanarono dall'auto, dirigendosi verso il marciapiede. Appena individuò un taxi che stava passando in quel momento, alzò un braccio. L'autista accostò l'auto al marciapiede. Shonei aprì lo sportello posteriore e fece salire a bordo la ragazza. Poi si rivolse all'uomo, dicendogli di accompagnarla a casa, lasciandogli l'indirizzo e dei soldi per pagare la corsa. Mentre i due parlavano Steph farfugliava qualcosa di incomprensibile, ridacchiando di tanti in tanto.

L'autista la guardò con aria scocciata. “La tua amica è completamente ubriaca, mi auguro che non mi vomiti in auto!”

“Non lo farà, sta tranquillo” disse le poco convinta.

Shonei tornò dalla ragazza. “Ehi Steph, adesso lui ti accompagna a casa, ok?”

“A casa...”

“Sì, appena scendi dal taxi fila subito al tuo appartamento. Prendi l'ascensore, niente scale, ok?”

Steph non rispose abbassando il capo in avanti.

“Mi hai sentita Steph?”

“Cosa... dove sono?” chiese rialzando la testa.

“Cristo Santo!” disse Shonei sospirando mentre la ragazza rideva.

Poi smise di ridere di colpo, appoggiando una mano sulla guancia della ragazza. “Hai la pelle così liscia”.

“Sì, sì, certo” disse Shonei prendendo il volto tra le mani della ragazza, per costringerla a guardarla. “Steph, adesso devi ascoltarmi... tu devi...”

“Ehi, ti decidi a chiudere quel cazzo di sportello e farmi fare il mio merdoso lavoro?! Non ho tutta la notte! Il mio turno è quasi finito e voglio tornarmene a casa cazzo!”

“E va bene amico, ma datti una calmata! Senti, se ti lascio altri venti dollari, mi faresti la cortesia di portarla fino al suo appartamento?!”

L'autista si voltò di scatto verso di lei fulminandola con lo sguardo. “Ti sembro forse una balia?!”

“Facciamo quaranta dollari?!”

“I tuoi soldi te li puoi ficcare dritti su per il culo! Ora chiudi quel cazzo di sportello, o fai uscire la tu amica di qui!”

Shonei stava per perdere la pazienza, ma poi vide Steph ridere con la testa poggiata all'indietro.

“Gesù, ma che... e va bene!”

Shonei mise la testa fuori dall'abitacolo guardando in direzione di Janet nel parcheggio. La ragazza era appoggiata alla sua auto, fumando una sigaretta in attesa del suo arrivo.

“Janet!” chiamò Shonei alzando un braccio.

La ragazza si voltò verso di lei.

“Torno subito, accompagno Steph a casa e torno. Tu aspettami lì, ok?”

“Ma che cazzo!” disse Janet spazientita.

“Non ci metterò molto!”

Detto questo, Shonei salì in auto chiudendo lo sportello, mentre Janet allargava le braccia infastidita e incredula.

“Vai pure!” disse Shonei rivolta all'autista.

L’uomo scosse la testa accelerando di colpo, così Steph finì con la testa sulle gambe di Shonei.

“Santo cielo!”

La ragazza la sollevò, mettendole un braccio sulle spalle avvicinandola, facendole appoggiare il capo sulla spalla. Nel frattempo la ragazza continuava a blaterale qualcosa di incomprensibile.

 

 

L'autista fermò l'auto permettendo alle due ragazze di scendere, per poi sfrecciare via in tutta fretta. Shonei mise il braccio sinistro della ragazza sulle sue spalle tenendola stretta, mentre con l'altro braccio le cingeva i fianchi. Camminarono lentamente verso l’edificio a causa del passo troppo instabile di Steph. Fortunatamente l'ascensore funzionava, altrimenti avrebbero dovuto salire parecchie scalinate e con la ragazza in quelle condizioni, non era di certo l'ideale. Una volta all’interno dell’edificio, presero l'ascensore arrivando al loro piano, uscirono percorrendo il corridoio fino a fermarsi davanti all'appartamento. Shonei fece appoggiare la ragazza di spalle alla parete, affianco alla porta.

“Hai le chiavi?”

“Sì... dovrei avercele...”

“Dove?”

“In tasca”.

“Quale tasca?” chiese Shon mentre l'altra si tastava distrattamente le tasche dei jeans.

“Non lo so… io…”

“Lascia stare, faccio io”.

La ragazza iniziò a cercarle le chiavi addosso e Steph non riuscendo più a reggersi in piedi, iniziò a scivolare contro la parete. “Whoa, whoa, fermati”.

Shonei l'afferrò per le braccia facendole rialzare. “Devi stare su, ok?”

Steph annuì appoggiando la testa contro la parete. L'altra ricominciò a cercare le chiavi, ma non trovandola in nessuna delle tasche, controllò nella borsa. La ragazza ricominciò a scivolare giù. A quel punto Shonei mise una gamba tra le sue, avvicinandosi ulteriormente per bloccare la sua discesa. Continuò la sua ricerca e finalmente le trovò. Poi rimanendo in posizione, infilò la chiave nella serratura aprendo la porta. Si spostò al fianco della ragazza tenendola con un braccio sui fianchi ed entrarono nell'appartamento. Richiuse la porta alle sue spalle e dopo aver lanciato la borsa sul divano, la condusse nella sua stanza. Appena dentro la camera, Shonei vide Flerk intenzionato ad unirsi a loro, così chiuse la porta impedendogli di entrate. “Oggi non puoi attentare alla sua vita”.

“Cosa?” chiese Steph.

“Niente, non preoccuparti”.

Shonei fece stendere la ragazza sul letto e accese la luce. Steph portò le braccia sul volto per proteggersi dal fascio di luce lamentandosi. A quel punto la ragazza spense per attivare una delle lampade sul comodino. Prese un indumento di Steph appoggiato sul letto e lo piazzò sulla lampada per diminuirne la luminosità e portare la stanza in penombra.

“Va bene così?”

“Mh…”

Shonei si avvicinò a lei sfilandole le scarpe mentre ascoltava alcuni lamenti della ragazza. “Tutto ok?”

“Gira... tutto…”

“Ci credo, hai bevuto come una spugna. Adesso l'ideale sarebbe vomitare per liberarti da tutto lo schifo che hai bevuto”.

“Che schifo...”

“Se vuoi ti aiuti io”.

“No... “

“Come vuoi” rispose la ragazza con un'alzata di spalle.

A un tratto Steph si girò mettendosi di lato, con il viso rivolto verso la porta, iniziando a singhiozzare. Shonei si sedette sul letto appoggiando una mano sulla gamba della ragazza. “Ehi, non piangere. Quella stronza non vale nessuna delle tue lacrime”.

“Tu avevi ragione sai? Io avrei dovuto ascoltarti. Dovevo darti retta, quando mi dicevi che lei… dannazione. Mi sono illusa come sempre. Tutte le mie storie sono state un vero disastro. Anche quando erano fottutamente lesbiche, c’era sempre qualcosa che non funzionava. Forse sono io il problema… non loro. Voglio dire... me le vado a cercare... è colpa mia... è colpa mia, vero?”

“Ehm... beh... i-io non...”

Shonei si sentina in difficoltà a rispondere.

“Non vuoi dirlo, ma sai che è così”.

“Ok, voglio essere del tutto sincera con te”.

Steph si voltò a guardarla cercando di tenere gli occhi aperti.

“Direi che le tue scelte in fatto di donne, sono davvero pessime”.

“Beh, grazie...”

“Io penso che dovresti smetterla di cercare qualcosa che non c'è. Quando incontri qualcuna che è già impegnata, cambia strada. Se è single e non è interessata alle donne, dattela a gambe. Il tuo problema è proprio questo. Incontri qualcuno che ti piace e non capisci più nulla. Nonostante ci siano segnali ben evidenti, tu continui a insistere perché non vuoi rinunciarci, perché non vuoi perdere un’occasione. Pensa a Jessie, adesso che è ritornata con il suo ragazzo, tu cosa hai perso per davvero?”

“Lei...”

“No, ti sbagli, lei non l'hai mai persa perché non ti è mai appartenuta. Avresti voluto, ma non è mai stata tua, o forse sì, ma solo nella tua testa. Hai continuato ad alimentare il pensiero di voi due insieme, credendo davvero che potesse realizzarsi”.

Steph continuava ad ascoltarla asciugandosi gli occhi.

“Sai cosa hai perso oggi? Hai perso un altro pezzo di te. Succede ogni volta che decidi di non mollare la presa, facendo del male soltanto a te stessa. Ogni volta ti sembra di aver fallito e te la prendi con te stessa, per le tue scelte, però poi passa e ci ricaschi di nuovo. Devi mettere fine a questo circolo vizioso. Non devi rovinare chi sei Steph”.

“E chi sono io? Perché giuro... di non saperlo più ormai” disse Steph con voce tremante.

“Tu sei una delle persone più in gamba che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Sei una amica leale, sincera, generosa, che non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare qualcuno. Che sarebbe disposta a perdere anche l'appartamento e il lavoro, pur di tirar fuori dai guai un'amica. E poi sei davvero intelligente, spiritosa, matura, tu sei… perfetta” disse Shonei con sincerità.

“A dire il vero sei anche una testa di cazzo...” aggiunse ironica, facendo ridere la ragazza.

“...ma su quello si può chiudere un occhio” continuò Shonei sorridendo. “In poche parole, chiunque decida di rimanerti accanto può considerarsi fortunata, molto fortunata”.

“Non ho ancora avuto modo di incontrare questa persona”.

“E allora cercala. Fai come me, salta di fiore in fiore e se la trovi, ben venga, in caso contrario ti sarai fatta almeno delle gran belle scopate”.

Steph scoppiò a ridere contagiando anche lei.

“Che hai da ridere tanto, è vero”.

Poi si calmarono e Steph chiese: “È questo che fai? Cerchi qualcuno?”

“No, io non cerco qualcosa in cui non credo. L'amore è solo una grande balla, inventata appositamente per farci credere che esista qualcosa di bello a questo mondo. Però quando ti giri intorno, non vedi altro che malvagità, miseria, superficialità e quant'altro. Quindi no Steph, io non cerco nulla”.

“Forse è questo il segreto per vivere in pace con sé stessi. Tu te ne sbatti di tutto e tutti, prendi ciò che vuoi accontentandoti di soddisfare i tuoi bisogni. Poi ricominci di nuovo senza voltarti mai indietro. Forse dovrei farlo anch'io”.

“No, non puoi”.

“Perché no?”

“Perché noi due siamo diverse. Tu vivi di principi, credi in cose che io non credo. Desideri cose che io non desidero. Steph, rimani come sei, non cambiare per diventare come me, perché tu sei migliore di me”.

“E allora se è così, perché non sei tu a cambiare? Perché non ti decidi una buona volta a frenare la tua corsa verso il nulla? Potresti cominciate a trovarti un lavoro tanto per cominciare”.

“Ma io ce l'ho un lavoro”.

“Un vero lavoro” precisò Steph mettendosi supina, sollevandosi un po' appoggiando la testa sul cuscino.

“Quello che ho, non lo è?”

“Fare l'accompagnatrice non è un lavoro”.

“Hai ragione, infatti è puro divertimento. Insomma, chi è che si diverte a lavorare più di me?” chiese ironica.

“E non solo il lavoro. Tu piaci quasi a tutte e potresti avere qualsiasi donna ti piaccia. Sei bellissima, hai un fascino tutto tuo, potresti sistemarti una volta per tutte”.

Shonei sgranò gli occhi sorpresa sorridendole. “Mi hai appena fatto un complimento. Hai detto che sono bellissima. Aspetta, voglio registrarti mentre lo dici” disse la ragazza tirando fuori il telefono dalla tasca, attivando il registratore e avvicinandolo a Steph che rideva dandole uno schiaffo sul braccio.

“Ripeti quello che hai detto, ti prego.  Voglio proprio vedere la faccia che farai domani quando te lo farò riascoltare. Avanti, come mi trovi?”

“Smettila” disse Steph continuando a ridere.

“Oh no, adesso devi dirlo, perché se domani dovessi raccontartelo, non mi crederesti mai. Ho bisogno di una prova schiacciante. Avanti, ripetilo che mi trovi affascinante e bellissima”.

Shonei attivò la registrazione e Steph disse: “E va bene… sei bellissima e affascinante”.

Shonei fermò la registrazione riascoltando l’audio. “Cazzo, ho finalmente la prova che volevo. Sai cosa faccio? La metto come suoneria per il mio telefono”.

“Per compiacere il tuo smisurato ego e narcisismo?”

“Io non sono né egocentrica, né narcisa, sono semplicemente bellissima, che è molto diverso”.

Steph continuò a ridere mentre Shonei si rimetteva il telefono in tasca e si alzava dal letto. “Bene, adesso è meglio che vada, altrimenti chi la sente Janet”.

“No, non andare via… resta ancora un po' qui” disse Steph con voce lamentosa afferrandola per un braccio.

Shonei rimase sorpresa dalla sua richiesta. Non poteva rimanere sapendo che Janet era ancora in attesa del suo ritorno, ma non se la sentiva di negare a Steph quella cortesia. Aveva passato una brutta serata e lei era riuscita in qualche modo a farla ridere, scacciando per un poco il pensiero di Jessie. Lasciandola sola, avrebbe rischiato di farla intristire e piangersi addosso. “Ok, va bene, resto finché non ti addormenti”.

Shonei passò dall'altro lato del letto, appoggiò il suo telefono sul comodino, si sfilò le scarpe e si distese sul letto accanto alla ragazza.

“Grazie…”

“Lo faccio solo perché mi hai concesso un'intervista sulla mia estrema bellezza”.

“Idiota”.

Rimasero qualche istante in silenzio guardando il soffitto, poi Steph si girò completamente dal lato della ragazza, sollevandosi su un braccio, portandosi una mano alla bocca a causa di un leggero senso di nausea.

“Ehi, non stai per vomitarmi addosso, vero?” chiese Shonei preoccupata.

“Non credo” disse Steph ridacchiando mentre le sfuggiva un piccolo rutto.

“Oh...wow, questo è stato davvero...” disse Shonei alla ricerca di un termine adatto, mentre Steph crollava di nuovo con la testa sul cuscino ridendo.

“...Non lo so... direi raffinato... seducente e soprattutto, completamente disgustoso” continuò la ragazza ridendo insieme a Steph.

“Scusami Shon” disse Steph continuando a ridere senza riuscire a fermarsi.

“Non scusarti, io adoro le donne di polso” disse Shonei, mentre Steph le strattonava un braccio ridendo.

“Hai dei modi strani di approcciarti, sai?”

“Non sto cercando di abbordarti”.

“Lo so, l'ho capito quando mi hai spettinato i capelli ruttandomi in faccia”.

Continuarono a ridere finché a Steph non venne il mal di pancia. “Oddio, basta così… non ne posso più”.

“Hai usato questo metodo anche con lei?”

“No… però forse… avrei dovuto”.

“Già”.

“E tu che metodo usi? Voglio dire… come ti approcci a una donna?”

“Sicuramente non ruttando”.

Ricominciarono a ridere per qualche secondo e poi Shonei aggiunse: “Non lo so, diciamo che uso una tattica abbastanza semplice”.

“Tipo?”

“Sbavo”.

Steph continuò ridere e Shonei le disse: “Sei decisamente più bella quando ridi?”

“Questa… è una… di quelle cose che dici a tutte?”

“Sì e no”.

Rimasero per qualche istante in silenzio e poi a un tratto, Steph disse: “Mi dispiace di averti rovinato la serata con i miei problemi”.

“Ma che dici? Non hai rovinato un bel niente”.

“E invece sì, a quest'ora ti staresti divertendo con Janet”.

“Questo è vero, ma posso sempre rifarmi domani”.

“E se fosse arrabbiata con te?”

“So come farmi perdonare”.

“Lo immagino, però è un dato di fatto che io ti abbia rovinato la serata” disse Steph, voltandosi completamente verso la ragazza.

“Non preoccuparti, non morirò se per una sera mi astengo”.

“Sai, non è detto che tu... debba per forza astenerti. Cioè… non è necessario”.

Shonei voltò la testa verso di lei con sguardo confuso. “In che senso?”

“Visto che ho rovinato i tuoi piani per la serata, potrei rimediare offrendoti quello che hai perso a causa mia”.

Shonei rimase sbalordita da cosa aveva appena detto la ragazza. Quasi non riusciva a credere alle proprie orecchie. “Steph... cosa... mi stai proponendo?”

“È tutta colpa mia se sei qui, invece di essere da qualche parte con Janet a fare quello che fate di solito”.

“Cosa? No... questo è... non è... avanti non puoi dire sul serio. Oh cazzo, stai dicendo sul serio?”

“Se vuoi io potrei farlo...”

“Ma quanto cazzo hai bevuto per dire una cosa del genere?” chiese Shonei divertita.

“Non sono ubriaca...” disse Steph portandosi una mano tra i capelli spettinandoli di più. “Ok, forse lo sono... giusto un po'...”

“Un po’ eh?”

Steph restò a guardarla come in attesa di una sua risposta. Shonei si sentiva estremamente a disagio in quella situazione, non sapendo davvero cosa dire. Se ne restava lì, sdraiata di fianco a lei con la testa sul cuscino guardandola incredula, con le mani incrociate sulla pancia.

“Ti aspetti che io accetti?”

Steph fece un'alzata di spalle. “Cosa hai da perdere?”

“Steph... i-io non credo che tu ti renda realmente conto di... di quello che mi hai appena proposto. Voglio dire... tu sei tu, ed io... sono Shon, quella che non sopporti più della peste. Tu non sei in te in questo momento e se fossi sobria, non mi chiederesti niente del genere. Io non so...”

“Non pensavo che tu fossi il tipo di persona che si fa problemi di questo tipo. Di solito non perdi nemmeno un'occasione per ottenere quello che vuoi. Cosa c'è di diverso stavolta?”

“Steph, adesso parli così perché sei alterata dall'alcool e dalla delusione avuta da Jessie. Se adesso noi due... insomma...domani te ne pentiresti. Poi io sto con Janet, hai presente Janet, vero?”

“Allora è proprio la tua ragazza”.

“Beh, oddio ragazza... diciamo qualcosa di simile”.

Steph annuì come per aver intuito qualcosa. “Io credo che la vera ragione per cui tu non voglia farlo con me, è perché non ti piaccio, o magari ti faccio troppo pena per quello che è successo con Jessie e...”

“Cosa?”

“Non sono il tuo tipo, non rientro nei canoni di donna che ti porteresti a letto, non sono abbastanza per te… come non lo sono per nessuno”.

Shonei sgranò gli occhi alle parole della ragazza. Si sollevò sulle braccia guardando Steph, quasi con ammonimento. “Non è affatto vero”.

“Non c'è bisogno che ti giustifichi o che inventi storie, lo so come stanno le cose”.

“No, tu non sai un cazzo invece, non è affatto come dici. Tu sei proprio il tipo di donna che mi porterei a letto molto volentieri. Col cazzo che non sei abbastanza, tu saresti addirittura troppo per me. Sei bellissima, hai un corpo perfetto, sei sexy e... oh merda... ma cosa mi fai dire?”

“Io non ti ho chiesto di dire nulla”.

“Lo so cazzo” disse Shonei portandosi una mano tra i capelli.

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“Pensi davvero le cose che hai detto?”

Shonei si voltò di nuovo a guardarla. “Sì, certo”.

“Allora se è così perché ti stai tirando indietro?”

“Perché non mi devi nulla. Io non ti ho riaccompagnata per ottenere qualcosa in cambio. Io sono qui perché sono preoccupata per te, non posso...” disse Shonei interrompendosi.

Steph a quel punto si spostò dalla sua posizione, mettendosi a cavalcioni su di lei.

“Ma che stai facendo?” chiese Shonei quasi terrorizzata.

Steph prese il viso della ragazza tra le sue mani e si avvicinò a lei dandole dei leggeri e brevi baci sulla guancia, scendendo lentamente verso il collo. Si fermò di colpo dopo essersi accorta di quanto si fosse irrigidita la ragazza. “Shon, rilassati” sussurrò Steph, riprendendo a baciarla mentre Shonei l'afferrava per le braccia cercando di bloccarla.

“Steph, non è questo quello che vuoi”.

“Invece sì”.

“Fermati...”

La ragazza ignorò le sue parole, fiondandosi di nuovo sul suo collo e poi risalendo con i suoi baci, si ritrovò faccia a faccia con lei, che alla fine smise di opporsi mollando la presa dalle braccia. Steph si avvicinò fino a fare scontrare le loro labbra continuando a baciarla in modo famelico e alla fine Shonei cedette rispondendo al bacio tenendola per i fianchi. Steph approfondì il bacio schiudendo le labbra e insinuando la sua lingua nella bocca dell’altra. Shonei rispose al bacio stringendo il corpo della ragazza contro il suo, mentre l'altra iniziò a muoversi ondeggiando sopra di lei. Quando si fermarono per qualche istante per riprendere fiato, Shonei guardò intensamente negli occhi della ragazza e rimase esterrefatta leggendo in quello sguardo, il suo forte desiderio. La ragazza che non aveva mai perso un’occasione di lanciarle delle frecciatine e sguardi freddi come il ghiaccio, che l’aveva sempre odiata con tutta sé stessa, che non sopportava la sua presenza e che la riteneva in parte responsabile dei guai di Chloe. Una delle poche ragazze con cui non aveva tentato nessun tipo di approccio e sulla quale non aveva mia fatto pensieri strani, a parte quando si erano conosciute. Era incredibile ciò che stava avvenendo. Se avesse voluto, avrebbe potuto fermare tutto in quel preciso istante, però non fu così e senza nessun’altra esitazione, Shonei l’attirò per i fianchi di nuovo a sé, ricominciando a baciarla assaporando le sue labbra, ed esplorando la sua bocca con la lingua. Afferrò i bordi della maglietta di Steph, che alzò le braccia per permetterle di rimuoverla. L’indumento finì a terra. Fece scattare il gancio del reggiseno, che finì assieme alla maglietta sul pavimento e si fiondò a baciarle il collo, prendendo i suoi seni tra le mani, sentendo la sua pelle incresparsi. Steph inarcò la schiena all’indietro gemendo, quando sentì la bocca dell’altra scendere fino a raggiungerle uno dei capezzoli ormai turgidi dall’eccitazione, per succhiarlo, morderlo e baciarlo con bramosia. Le mani di Steph affondarono tra i capelli della ragazza, attirandola più vicina ansimando sempre più forte, mandando Shonei completamente in estasi. Poi si staccò da lei facendo scorrere le mani sul petto di Shonei, cominciando a sbottonare la camicia con qualche difficoltà. Riuscì a sbottonarle appena tre bottoni, poi stufa di quell'indumento, afferrò i due lembi di camicia e con uno strattone, l'aprì completamente sul davanti facendo saltare qualche bottone. Shonei a quel punto, si liberò completamente della camicia e del suo reggipetto. Poi invertì le loro posizioni facendo stendere la ragazza sul materasso, mettendo una gamba tra le sue, spingendo e facendo pressione contro la sua intimità strappando un gemito da lei. La baciò di nuovo scendendo ancora una volta sui suoi seni e proseguendo ancora la sua discesa verso il suo ventre, mentre Steph inarcava la schiena all'indietro, tenendo le dita tra i capelli di lei. Poi Shonei risalì di nuovo leccando lungo tutto il percorso, per ritrovare le labbra della ragazza, che spostò le mani verso i suoi pantaloni con l'intento slacciarle la cintura e sbottonarglieli, Shonei per facilitarle il compito, si sollevò facendo leva con le braccia ai lati della testa di Steph, permettendole così di sbottonarglieli e abbassare la zip. La ragazza fece scorrere una mano all'interno, muovendola contro la sua parte intima attraverso gli slip già umidi. Shonei iniziò ad ansimare più forte, stringendo gli occhi e muovendo i suoi fianchi seguendo i movimenti della mano della ragazza. Poi si raddrizzò staccandosi dalla ragazza, sfilandosi del tutto i pantaloni e rimuovendo anche di quelli di Steph. Ormai erano rimaste soltanto con gli slip. Shonei si distese tra le gambe della ragazza, mettendo una mano sulla sua intimità ricambiando il favore. L’aria ormai era surriscaldata dalla passione delle due ragazze e riempita dai suoni dei loro gemiti. Le loro ombre sulle pareti della stanza, si amavano all’unisono con loro. Steph fece scorrere le sue mani all'interno degli slip della ragazza, stringendo i suoi glutei desiderando più contatto. Shonei a quel punto si sfilò gli slip rimanendo completamente nuda. Afferrò l'orlo degli slip di Steph, che sollevò il bacino per facilitarne la rimozione. Steph si appoggiò di nuovo al materasso aspettando che la ragazza tornasse sopra di lei. Shonei si piazzò tra le sue gambe, ricominciando a muovere la sua mano contro la sua intimità, mentre Steph faceva lo stesso. Il loro respiro si fece più pesante e i movimenti più veloci. Poi Shonei, presa da una furia incontrollabile e travolgente, fece scorrere due dita attraverso l’apertura della ragazza penetrandola, bloccandole per un attimo il respiro. Poi iniziò a muoverle velocemente dentro e fuori con veemenza. Steph strinse il lenzuolo tra le sue mani, sentendo che il culmine era ormai vicino, ma Shonei si fermò di colpo rimuovendo la mano, stendendosi di nuovo su di lei e facendo combaciare le loro parti intime. Cominciò a muovere i suoi fianchi contro quelli della ragazza, mentre Steph avvinghiava le gambe contro il suo corpo, graffiandole la schiena con le unghie. Questa volta fu Steph a invertire i ruoli, rimettendosi a cavalcioni della ragazza e bloccandole le braccia ai lati della testa. Voleva prendere il controllo e Shonei la lascio fare, mentre i loro fluidi si mescolavano tra loro. Steph continuò a muoversi sul suo corpo sempre più esigente e desiderosa di raggiungere l'apice tenendo chiusi gli occhi, con la testa all'indietro gemendo. Shonei ansimando sempre più forte, si liberò dalla presa della ragazza e si mise a sedere continuando a tenerla stretta a sé, aumentando la velocità dei movimenti attirandola per i fianchi. Poi mise una mano dietro la nuca di Steph, costringendola a incontrare il suo sguardo.

“Guardami...” disse con il fiato corto. Voleva che la ragazza la guardasse, così da poter imprimere per sempre nella sua mente, il volto arrossato di Steph che non era mai stato così bello come in quel momento. Continuarono a muoversi l'una contro l'altra altra raggiugendo uno struggente orgasmo, rimanendo aggrappate l'una all'altra mentre i loro corpi accaldati, ardenti di passione e scossi da tremiti, crollavano sul letto sfiniti. Steph rimase con la testa appoggiata sul petto di Shonei che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro. Poi quando riuscirono lentamente a riprendere fiato, si addormentarono.

 

                                                               Continua…

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