La nuova generazione

di MaryFangirl
(/viewuser.php?uid=71435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L'amore di una casa ***
Capitolo 2: *** 2. Una giornata in famiglia ***
Capitolo 3: *** 3. Ho quattro anni ***
Capitolo 4: *** 4. Kito ***
Capitolo 5: *** 5. Geloso? ***
Capitolo 6: *** 6. Un'attenzione toccante ***
Capitolo 7: *** 7. Le paure di una bambina ***
Capitolo 8: *** 8. Il rapimento ***
Capitolo 9: *** 9. Contraccolpo ***
Capitolo 10: *** 10. Rancore ***
Capitolo 11: *** 11. La nuova generazione ***



Capitolo 1
*** 1. L'amore di una casa ***


Questa è una storia tradotta in italiano dal francese. Tutte le info subito qui sotto.
 
Titolo originale: La nouvelle génération
 
 
Salve a tutti ^^ come avevo anticipato in Una presenza così familiare, vi propongo il sequel. È una fanfiction più breve e anche molto più tranquilla, sebbene non mancherà qualche scossone con un pizzico d'azione...ma fondamentalmente ci godremo la famiglia City Hunter in tutta la sua bellezza e dolcezza *-* spero vi piaccia. Il rating è arancione per un paio di scene un pochino hot, che credo apprezzerete :) se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, ve ne sarò grata come sempre. Buona lettura!
 
 
I brutti ricordi erano stati cacciati via da cinque anni ormai; la sua vita si era evoluta a livello sentimentale con la bella Kaori, per poi prendere una nuova direzione...diventare padre. Con le braccia incrociate sotto la testa, Ryo ci pensava ancora: ci si riprendeva facilmente da una simile esperienza? Un sospiro dal profondo delle sue viscere gli sfuggì dalle labbra, che si disegnarono poi in un ampio sorriso completo. L'odore proveniente dal piano terra profumava l'appartamento, Kaori era già ai fornelli a preparare una deliziosa colazione. Immediatamente il suo stomaco cominciò a ringhiare; con un gesto veloce spinse da parte il lenzuolo, ma mentre stava per saltare giù dal letto, si sdraiò di nuovo...qualcosa, o meglio qualcuno stava arrivando.
 
Con gli occhi chiusi, avvertì il leggero scricchiolio della porta che si apriva lentamente; il suo orecchio acuto prestò attenzione all'andatura vacillante ma determinata del suo visitatore. Sentì il letto muoversi mentre il nuovo arrivato vi si arrampicava e si accomodava sul suo petto. Un leggero peso si posizionò a cavalcioni su di lui e due manine si appoggiarono delicatamente sul suo viso e un piccolo bacio si posò sulle sue labbra.
 
“Papà, la mamma ha detto che è ora di svegliarsi!”

Un occhio dopo l'altro, li aprì entrambi per trovarsi di fronte un orsacchiotto panda con addosso un pigiama; una faccina dagli occhi neri e le guance rosee premeva sul suo petto, scuotendolo come meglio poteva. La gioia illuminò il viso dell'uomo mentre osservava teneramente la bambina; i suoi capelli scuri e setosi erano legati con un piccolo elastico rosso e formavano una fontanella sulla sua testa, ma il suo sguardo mostrava un certo malcontento.
 
“Papàààà, sbrigati, la mamma ha detto che devi alzarti!”

“Dì alla mamma che papà è stanco e vuole dormire ancora un po'!” bofonchiò voltandosi di nuovo sul fianco, facendo attenzione a non far cadere sua figlia.
 
Irritata, lei serrò i punti e si raddrizzò.
 
“Pa-pà, sbri-ga-ti!” gridò, saltando sul letto.
 
Ebbe in risposta solo un gemito; arrabbiandosi, un piccolo martello apparve tra le sue manine e lo usò per bussare sulla testa dell'uomo.
 
“Ahi!” ruggì lui, alzandosi bruscamente.
 
Sorpresa dal grido del padre, Shan In balzò giù dal letto mentre lui si massaggiava con decisione la testa.
 
“Mamma fa così quando non vuoi obbedire...” balbettò, arrancando all'indietro.
 
Un lampo di malizia attraversò gli occhi dello sweeper, mentre si alzava lentamente, sorridendo.
 
“Allora è così, ragazzina!”

Un ampio sorriso si allargò sulle labbra della bambina che fece qualche passo indietro per poi scappare subito; Ryo iniziò a correre a sua volta per precederla.
 
Mentre le grida infantili echeggiavano al piano di sopra e i passi ritmici battevano, la voce di Ryo si udì ancora di più:
 
“Ti prendo e ti mangio!” disse con il vocione.
 
L'unica risposta a quell'assalto fu l'ulteriore ilarità della bambina che cercava di sfuggire al suo inseguitore. Pochi minuti dopo, in seguito a una corsa incredibile, Ryo catturò la piccola e con piacere smodato le riservò il solletico mentre Shan In si contorceva sotto quella tortura, scoppiando a ridere.
 
Con un sorriso, Kaori guardò affettuosamente verso il piano superiore, sospirando contenta.
 
“Chi avrebbe immaginato che tu fossi un padre così premuroso!” sussurrò. “A tavola!” gridò all'attenzione dei due matti.
 
“Arriviamo!” esclamò Ryo.
 
Con una mano sollevò la bambina che si mise sotto il braccio, poi si affrettò a scendere mentre la piccola si aggrappava all'avambraccio sicuro. Quando Kaori finì di friggere le pietanze in padelle, che fece saltare con presa certa, Ryo arrivò e la baciò furtivamente sulle labbra.
 
“Buongiorno amore mio!” intonò.
 
Con cautela, appoggiò il suo piccolo fardello sulla sedia, poi si accomodò pesantemente.
 
“Mia cara, la successione è ben assicurata!” sospirò, massaggiandosi la testa.
 
“Come?” chiese lei aggrottando le sopracciglia, servendo i piatti pieni.
 
Lui afferrò il mini martello che sporgeva dalle mutandine di A-Shan.
 
“Sto parlando di questo!” borbottò, indicando l'oggetto. “E di questo!” fece scostandosi una ciocca di capelli per rivelare una piccola protuberanza.
 
Kaori cercò disperatamente di mantenersi seria, poi posò il suo dolce sguardo sulla bambina, non poco fiera di lei, prima di riportarlo sullo sweeper, infine scoppiò a ridere.
 
“Sono un incompreso!” piagnucolò lui.
 
Sospirando e scuotendo la testa esasperata, Kaori fece il giro del tavolo, con le dita espose la piccola ferita e vi posò un leggero bacio.
 
“Va meglio così?” sorrise.
 
Lui la prese per il polso e l'attirò tra le sue braccia.
 
“Voglio un bacio vero” dichiarò con gli occhi brillanti di malizia.
 
Delicatamente e con amore, catturò le labbra della donna, ma lei frenò il suo ardore.
 
“Piano!” rise timidamente.
 
La bambina li fissò, sbarrando gli occhi, portandosi il cucchiaio alla bocca; rossa in viso, Kaori riprese il suo posto accarezzando la guancia della figlia che riprendeva a mangiare di gusto. Ryo scrollò le spalle sospirando, poi avidamente divorò la sua colazione. Appoggiata al tavolo, Kaori si attardò con il mento sulle mani e fissò intensamente i due affamati: le loro espressioni ghiotte erano identiche. La faccia di Ryo era cosparsa di chicchi di Riso, mentre Shan In si era 'truccata' con il porridge. Divorando i suoi amori con lo sguardo, alla fine afferrò le bacchette per iniziare il suo pasto mentre i due voraci terminavano il loro.
 
“Ah, ho mangiato bene!” esclamò Ryo accarezzandosi lo stomaco pochi istanti dopo.
 
“Ah, ho mangiato bene anch'io!” dichiarò la bambina, imitando suo padre.
 
Sorridendo, Kaori finì di mangiare, poi sparecchiò; Ryo prese la bambina e la lasciò sul pavimento, dopo averla pulita.
 
“Ragazzina, devi fare il bagno stamattina!” disse Kaori, mettendo i piatti sporchi nel lavandino.
 
“Voglio che sia papà a lavarmi oggi!”

Ryo, appoggiato al bancone della cucina, beveva il suo caffè sorridendo alla richiesta della bambina.
 
“Va bene!” fece riposando la tazza sul tavolo. “Ma vai a prendere i tuoi giocattoli”

“Sì, sì!” gridò lei, saltellando e sparendo all'istante.
 
Canticchiando, Kaori lavava i piatti e Ryo le si avvicinò allacciandole la vita con le braccia, incollandosi amorevolmente a lei.
 
“Mi piace sentirti cantare, odorare il tuo profumo...” disse annusandole i capelli. “Baciarti sul collo...” disse lasciando un delicato bacio sulla curva della gola.
 
Le sue mani scivolarono sotto la camicetta, accarezzando lentamente il ventre di Kaori che aveva sospeso i suoi gesti e con gli occhi chiusi, appiccicata contro di lui, si lasciava andare completamente ai desideri mattutini del suo amante.
 
“Sei così dolce” sussurrò lui continuando le sue carezze, baciandola teneramente. “Sei la più bella signorina mokkori che abbia mai visto” sorrise.
 
Di nascosto, la bambina era entrata in cucina e osservava i suoi genitori, accigliandosi; un sorrisetto apparve sulle sue labbra.
 
“Eccomi papà!” gridò la piccola, presentandosi con le sue paperelle di plastica.
 
I due sussultarono improvvisamente nel sentire la voce della bambina.
 
“Corri, ti raggiungo!” sorrise lui nervosamente.
 
A-Shan obbedì volentieri e schizzò verso il bagno.
 
“Sarebbe meglio che ti facessi una doccia fredda prima di andare da lei” sorrise Kaori.
 
In effetti, il fedele amico dello stallone aveva cominciato a puntare il naso; con riluttanza si staccò da Kaori e fissò il proprio inguine.
 
“Chissà come sono riuscito a tenerlo tranquillo per così tanti anni!”

“Idiota!” sospirò lei. “Vado a far scendere l'acqua per A-Shan, tu vai a fare la doccia; ma non tardare troppo, nostra figlia ti reclama”

Mentre si allontanava, Ryo posò su di lei uno sguardo focoso e in due passi le tornò vicino:

“Non vuoi farla con me?” sussurrò con voce piena di desiderio, abbracciandola di nuovo.
 
Mentre lei cercava di allontanarsi, i loro sguardi si incontrarono e la fiamma che ardeva negli occhi scuri di lui la fece arrossire.
 
“Lasciami...” balbettò. “Vai a fare la doccia, veloce!” cercò di dire con autorevolezza.
 
“Tanto peggio per me!” disse lui incurvando le spalle mentre si allontanava per scomparire al bagno del piano superiore.
 
Emettendo un profondo sospiro, Kaori raggiunse la figlia che stava tentando di spogliarsi.
 
“Ce la fai, tesoro?” chiese aprendo i rubinetti per riempire la vasca.
 
“Sì, sono grande ormai! Ho quasi quattro anni!” esclamò lei determinata, mimando il numero con le dita.
 
Inclinandosi leggermente, Shan In cercò suo padre con lo sguardo.
 
“Non preoccuparti, tesoro, il tuo papà sta arrivando; sta solo facendo la doccia. Che profumo mettiamo oggi nella vasca?”

“Vaniglia! Voglio avere un buon profumo come te, mamma!” disse la piccola accoccolandosi contro Kaori.
 
Un dolce profumo zuccherato riempì la piccola stanza piastrellata mentre Kaori stappava il flacone e versava il liquido setoso nell'acqua calda del bagno; Shan In si affrettò ritrovandosi finalmente nuda e saltellò, battendo le mani per poi allungarne una verso sua madre. Con un gesto cauto, Kaori sollevò la bambina che baciò, lasciandola nel dolce flusso della vasca da bagno.
 
“Stai bene?”

“Sì!” confessò Shan In allegramente.
 
Mentre immergeva la sua paperella nella schiuma, Kaori, inginocchiata al suo fianco, lavava i capelli scuri della bambina mentre canticchiava la sua filastrocca preferita; Ryo arrivò in quel momento e si fermò sulla soglia a contemplare le sue due donne. Appoggiato allo stipite della porta, incrociò le braccia sul petto e osservò la scena che si svolgeva davanti a lui. La voce della bambina si mischiava insieme a quella della madre mentre continuava a fare il bagno con il suo giocattolo; i gesti infinitamente gentili di Kaori verso la figlia ora le facevano inclinare all'indietro la testa, accarezzandole i capelli per rimuovere la schiuma.
 
“Brucia!” brontolò A-Shan.
 
Kaori si alzò e prese un asciugamano che inumidì per pulire gli occhi arrossati della bambina.
 
“Va meglio?” disse con voce dolce.
 
“Sì!” disse la bambina, annuendo.
 
Il suo sguardo ricadde sullo spettatore silenzioso.
 
“Papà! Vieni a giocare con me e le mie paperelle!” gli chiese, porgendogli uno dei suoi giocattoli.
 
Kaori si raddrizzò e avanzò verso di lui.
 
“Ti lascio continuare!” fece, baciandolo sulla guancia.
 
Ryo obbedì e afferrò il giocattolo di gomma.
 
“Vado a fare la spesa...fate i bravi!” disse facendo l'occhiolino.
 
“Sì, mamma!” esclamò la bambina sorridendo.
 
“Non preoccuparti, ho tutto sotto controllo!” aggiunse Ryo.
 
“Non inondatemi il bagno come sempre!”

“Promesso!” gridarono i due insieme.
 
Con un sorriso, Kaori scomparve dietro la porta e pochi minuti dopo si udì la porta d'ingresso sbattere al piano di sotto.
 
Shan In dettò le istruzioni per il nuovo gioco.
 
“Allora, tu sei il papà e io la figlia. Andiamo a fare un giro sullo stagno”

Ryo seguì le indicazioni della figlia e cercò di imitare il grido di una papera; all'improvviso la bambina lo guardò con occhi enormi.
 
“Ma non sembra una papera!” rise. A sua volta, produsse il verso dell'animale.
 
“Ora lo stagno si agita perché il vento si alza!”

“Non troppo forte, Shan In!” disse Ryo.
 
“No, no” disse lei con tono falsamente innocente.
 
Lentamente, A-Shan mosse le gambe, facendo oscillare l'acqua; le due papere ballavano seguendo il movimento dell'acqua piena di sapone.
 
“C'è la tempesta!” esclamò.
 
Iniziò a battere vigorosamente sulla superficie con le mani, agitando i piedi; l'acqua traboccò, spruzzando lo sweeper.
 
“A-Shan!” gridò lui, alzandosi.
 
Spaventata dal tono serio del padre, lei si fermò immediatamente.
 
“Non l'ho fatto apposta!” balbettò abbassando il capo, con un broncio rattristato.
 
“La mamma si arrabbierà se vedrà com'è messo il bagno” aggiunse lui con voce più dolce, inginocchiandosi accanto alla vasca. “Quindi rimani più calma, ok?” disse scompigliandole i capelli.
 
Lo sguardo della bambina incontrò quello di suo padre e vi vide amore e tenerezza; ne fu rassicurata. Improvvisamente ripensò a una cosa e chiese a Ryo, il quale stava pulendo il pavimento con un asciugamano:

“Papà...cos'è mokkori?”

Una pioggia di corvi cadde sulla sua testa.
 
“Beh, è...è quando papà ama moltissimo la mamma! Capito?” rise nervosamente.
 
“Sì!”

Soddisfatta della risposta, la bambina riprese con calma il suo gioco; Ryo emise un lungo sospiro, poi si sedette sul pavimento.
 
“Ma dove l'hai sentito?” azzardò lui.
 
“L'hai detto tu alla mamma stamattina!” esclamò con naturalezza, continuando a giocare con le sue papere.
 
Lui rise agitato, ripensando al contesto che avrebbe potuto essere molto imbarazzante se la bambina avesse notato la sua 'condizione fisica'; la piccola si alzò con cautela aggrappandosi al bordo della vasca.
 
“Basta! Voglio uscire!”
 
Ryo la sollevò delicatamente e la avvolse in un grande asciugamano bianco di spugna; la bambina scomparve letteralmente nel tessuto spesso. Rapidamente, la asciugò e le infilò le mutandine; mentre Ryo rimuoveva le papere dalla vasca e toglieva il tappo per far scorrere l'acqua, A-Shan ne approfittò per sgusciare via. Lui prese l'asciugamano con una mano e i vestiti con l'altra.
 
“Shan In, torna qui! Non ho finito di vestirti”

Sentendo i passi veloci della bambina in salotto, si guardò intorno per cercarla.
 
“Torna qui, devi vestirti! Prenderai freddo!”

Esaminando il pavimento, vide gocciolino che solcavano il suolo; silenziosamente, avanzò nella direzione indicata, poi mentre saliva sul divano sentì delle risatine. Lasciando silenziosamente i vestiti sul divano, si chinò e catturò la bambina.
 
“Ah ti ho preso, canaglia!”
 
Divertita, la bambina si dimenò tra le braccia di suo padre mentre lui la prendeva. Si sedette sul divano, mise l'asciugamano di spugna sulle ginocchia per lasciarvi la bambina e la strofinò energicamente.
 
“Non è ragionevole, A-Shan! Rischi di prendere un raffreddore”

Il faccino sorridente ebbe la meglio sui suoi rimproveri e la vestì con cura mentre fissava i suoi piccoli occhi canzonatori; una volta abbigliata, la bambina posò le manine fresche sulle guance del papà e gli lasciò un bacio sulle labbra.
 
“Papà...io ti mokkori!” disse teneramente.
 
Ryo sorrise a quella frase, lei l'aveva usata come lui le aveva spiegato in precedenza.
 
“Anch'io ti amo, tesoro”

Strinse l'abbraccio attorno all'esile figura che si rannicchiò di più contro di lui.
 
“Vedi, profumo come la mamma!” proclamò orgogliosa.
 
“Sì, piccola mia!”

Un po' esausta per le peripezie mattutine, lei si accomodò sulle ginocchia del padre, poi appoggiò la testa contro di lui e i suoi occhietti si fecero più pesanti. Lottando con tutte le sue forze contro il sonno, la battaglia fu vana. Mentre le accarezzava i capelli umidi, Ryo si sdraiò a sua volta sul divano e l'attirò a sé, avvolgendola con le sue braccia protettive.
 
Poco dopo, Kaori varcò la porta, le braccia cariche di sacchetti.
 
“Ciao, eccomi!”

Ma lo strano silenzio che regnava nell'appartamento la insospettì; dirigendosi in cucina, lasciò i sacchetti sul tavolo, poi partì alla ricerca dei suoi due diavoli. Arrivata in salotto, li trovò immersi in un sonno profondo, allacciati l'uno all'altra.
 
“Dormite bene, amori miei!” disse baciandoli, tornando in cucina per sistemare la spesa.
 
In un sussurro, la bambina disse:
 
“Mamma!”

Istintivamente, Ryo strinse il suo abbraccio; nessuno dei due si svegliò prima di una buona ora.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Una giornata in famiglia ***


Mentre Ryo si estirpava gradualmente dall'inaspettato sonno, notò con sorpresa che sua figlia lo aveva lasciato senza compagnia. In cucina, il suono dei suoi passi frettolosi gli raggiunse le orecchie, sullo sfondo della tenera voce della madre; lentamente si raddrizzò, sbadigliando e stiracchiandosi per tutta la sua lunghezza, dirigendosi verso di loro.
 
La bambina correva intorno al tavolo per posizionare gli utensili che sua madre le porgeva, le manine si sporgevano appena dal bordo e appoggiavano con cura i piatti dei vari occupanti. Ovviamente non le era permesso toccare alcun oggetto affilato che potesse ferirla; dopo aver posato il cesto di vimini, guardò suo padre che la fissava sorridendo. Accigliandosi e a passo svelto, fece il giro del tavolo e si piazzò di fronte a lui, con i pugni sui fianchi.
 
“Papà, hai dormito tanto!” borbottò, incrociando le braccia sul petto e battendo il piede.
 
Quell'espressione gli era parecchio familiare: la fronte corrugata e l'espressione arrabbiata gli ricordavano la madre in versione ridotta. Guardò teneramente Kaori che gli rivolse un sorriso raggiante.
 
“Non si può certo fraintendere su queste due...” sussurrò. “Se una certa bambina fosse stata più tranquilla, papà non sarebbe stato stanco e non si sarebbe addormentato” affermò sedendosi e fissandola.

“Non ho fatto nulla di male!” balbettò lei con un broncio lamentoso, tormentandosi le dita mentre abbassava la testa.
 
“Sì, diciamo così!” sospirò lui.
 
Un ampio sorriso illuminò il suo viso infantile e balzò tra le braccia di suo padre per baciarlo. La sua espressione cambiò improvvisamente e Ryo percepì una piccola fiamma birichina attraverso i suoi occhi.
 
“Dì, papà...potremmo andare al parco questo pomeriggio?” chiese, giocando con i suoi capelli. “La mamma ha detto di sì, quindi anche tu devi dire di sì.” disse, tenendo il viso di suo padre tra le mani in modo che lui la guardasse dritto negli occhi, per essere sicura di avere la sua totale attenzione.
 
Lui lanciò un'occhiata a Kaori che annuì per confermare le parole della bambina.
 
“Va bene!”

“Sì, sì!” gridò lei, battendo le mani e correndo da sua madre, tirandole il grembiule. “Andiamo tutti al parco più tardi” disse saltellando.
 
“Piano, Shan In, non tirarmi così il grembiule. Prima devi mangiare e poi fare il tuo pisolino...”

“Ma non sono stanca!” piagnucolò.
 
“Sei ancora piccola, devi riposarti prima di uscire” disse Ryo.
 
“Non sono più piccola!” borbottò lei.
 
“O così, altrimenti non andiamo al parco” disse Ryo con voce ferma.
 
“D'accordo!” sospirò la bambina, incespicando poi sul pavimento.
 
Il pranzo trascorse senza proteste da parte della bambina che si accontentò di consumare serenamente il suo pasto, sorridendo ai genitori che la guardavano teneramente.
 
“Ecco fatto!” esclamò. “Adesso vado a nanna! Puoi mettermi giù, mamma?” disse allungando le braccia verso di lei.
 
Kaori sollevò la bambina e la baciò.
 
“Quindi adesso vai a letto?”
 
“Sì!” disse, sottolineando la sua affermazione con un cenno del capo. “Ma voglio prendere il mio orsacchiotto”

“Dov'è?”

“Sta leggendo un libro laggiù!” disse indicando il divano.
 
Kaori prese la direzione indicata e, con sua grande sorpresa, trovò l'orsacchiotto con un libro illustrato tra le zampe. L'orsacchiotto le era stato regalato dal suo padrino, il signor Li, durante la visita in clinica durante i primi giorni di vita della bambina. Il peluche conteneva l'amore ferito dell'uomo per la figlia che aveva perso ma ritrovato sotto le spoglie di un'adorabile figlioccia. Shan In era particolarmente affezionata a quel compagno di giochi e lo portava in giro per tutta la casa, lasciandolo preziosamente in un angolo quando usciva per non perderlo.
 
“A volte non si comporta bene! Allora prende il suo libro e non dice più niente. Pff...” sospirò. “I bambini, fanno i monelli”

A quella riflessione Kaori sorrise.
 
“Proprio come alcune bambine!” disse fingendo una voce mascolina.
 
“Ehi, mamma, io sono brava!” disse la bambina mentre Kaori la rimetteva a terra.
 
“A volte sei un diavoletto!” sorrise la donna.
 
La piccola, alzando le spalle, recuperò il suo orsacchiotto e allungò le braccia al padre per baciarlo prima di andare a letto, poi afferrò la mano della madre per salire lentamente le scale che portavano alle camere da letto. I sussurri della loro conversazione raggiunsero le orecchie dello sweeper che sorrise mentre si sedeva sul divano; poco dopo, Kaori tornò giù.
 
“Per qualcuno che non voleva dormire, non ci ha messo molto!” disse dirigendosi in cucina, ricomparendo poi con due tazze di caffè fumante.
 
“Grazie” disse Ryo prendendo la tazza. “Penso che sarei andato a letto anch'io...” aggiunse sorridendo, bevendo un sorso.
 
“Ma non credo che avresti dormito, a differenza di nostra figlia” aggiunse lei, sorridendo a sua volta e dandogli un'occhiata di traverso.
 
Appoggiando la tazza, si avvicinò a Kaori e le prese la sua dalle mani.
 
“Ora che siamo un po' da soli, potremmo occuparci di noi” disse baciandole il lobo dell'orecchio e mettendo una mano sulla sua coscia.
 
“Non penserai...e se si svegliasse!” provò a dire lei, spingendolo via delicatamente.
 
“Non preoccuparti, la sentiremo” sussurrò andando con la mano a sfiorarle lo stomaco.
 
Sentendo i piaceri della carne, lei avvertì il desiderio percorrerla, poi alzò lo sguardo preoccupato al piano superiore.
 
“Forse hai ragione” concluse.
 
Appena concluse la frase, lui l'attirò e la fece stendere su di sé mentre si sdraiava sul divano; le loro labbra finalmente si incontrarono per un bacio avido. Mentre una delle mani di lui accarezzava dolcemente la schiena della donna, l'altra le teneva la nuca per baciarla più insistentemente. Le mani esili ma vogliose di Kaori gli accarezzarono l'inguine mentre lui sospirava; il suo respiro si fece più evidente mentre lei insisteva, massaggiando con impazienza l'erezione crescente.
 
“Mi fai impazzire!” sussurrò lui in un soffio rauco.
 
Le dita di lei abbassarono la cerniera e si infilarono per poi entrare, senza esitazione, oltre i boxer in una carezza più sensuale. Lui rabbrividì in un gemito strascicato mentre lei prolungava il contatto, lasciando un leggero bacio sul suo collo. Nel corso degli anni Kaori era diventata sempre più fiduciosa, per la gioia di Ryo; amava poter, a sua volta, dare a lui il piacere che lui sapeva prodigarle da tanto tempo. I suoi occhi nocciola scintillavano di desiderio mentre fissava la smorfia sul viso del suo compagno che sospirava di piacere sotto quella carezza; aprì gli occhi e incrociò lo sguardo lussurioso di lei.
 
Al culmine dell'eccitazione, lui la fece girare, dominandola focosamente e facendo proseguire le loro effusioni sul pavimento. Un grido di sorpresa si mescolò ai sospiri ansimanti mentre atterravano bruscamente sul pavimento; senza interrompersi, lui continuò a baciare insaziabilmente le dolci labbra della donna che gemeva.
 
Lei era sempre più bella e inebriante, il colore roseo del suo viso nasceva dal suo desiderio in aumento, lasciando un alito di piacere in ogni parte del suo corpo; non si tratteneva più a mostrare la sua femminilità ben definita, compiacendo il suo uomo che non poteva resisterle. Quel vestitino arancione che le arrivava a metà coscia lasciava intravedere, sotto il tessuto colorato, il fascino generoso del suo corpo.
 
Con maggiore impazienza, lui si intrufolò tra le sue cosce per scostare le mutandine e penetrarla con un movimento selvaggio mentre lei emetteva un gemito di piacere che la bocca del suo amore catturò riprendendo le sue labbra imploranti. In un flusso gradualmente più veloce, il corpo della donna si agitava al ritmo cadenzato mentre il suo amante la baciava sul generoso décolleté che lo provocava sempre di più. Divorando fugacemente di baci quella porzione di pelle, cominciò a tendersi mentre le emozioni di Kaori si univano alle sue traducendosi in una goduriosa osmosi.
 
Si stese su di lei, il cui respiro caldo accarezzava il collo del suo amante; lei passò la mano tra i suoi capelli morbidi in una lenta carezza. Lui si raddrizzò leggermente per immergere il suo sguardo scuri negli occhi nocciola di lei brillanti di emozione.
 
“Ti amo tanto” soffiò, lasciando un bacio delicato sulle labbra della giovane donna sorridente.
 
Si alzò e si sistemò rapidamente, per poi tendere la mano a Kaori e aiutarla a sedersi, sorridendole amorevolmente; l'attirò a sé per baciarla di nuovo, tuffando il suo sguardo scuro nell'oceano di amore infinito che si rifletteva nelle pupille della giovane donna.
 
Abbracciati, guardarono il telegiornale, poi sentirono i passi cauti della bambina che scendeva le scale. Aggrappandosi al corrimano e stropicciandosi gli occhi assonnati, Shan In avanzava lentamente e trascinava con sé il povero orsacchiotto che sbatteva inavvertitamente a ogni suo passo sulle scale. In silenzio, si avvicinò ai genitori e salì sul divano per prendere posto tra loro e rannicchiarsi tra le loro braccia, succhiandosi il pollice e stringendo il peluche al petto.
 
Quel quadretto familiare era avvolto da una dolce atmosfera che respirava solo attraverso il loro amore.
 
Ma la calma non durò a lungo quando la bambina balzò in piedi dal divano.
 
“Ho mangiato e dormito...adesso andiamo al parco!” disse con impazienza.
 
Kaori si alzò per prima.
 
“Ci andiamo, piccola, ma prima la mamma deve rinfrescarsi” disse sorridendo fissando intanto il bel tenebroso che la guardava amorevolmente.
 
Le due scomparvero dalla soglia e Ryo ne approfittò per andare in cucina e rinfrescarsi a sua volta, spruzzandosi dell'acqua fredda sul viso.
 
Mentre era ancora piegato sul lavandino, perso nei suoi pensieri, Shan In lo tirò per la maglietta. Nell'altra mano aveva preparato il secchiello, la paletta e aspettava solo il segnale per partire.
 
“Papà, sei pronto, noi abbiamo finito!” disse con espressione gioiosa.
 
Lui la prese teneramente tra le braccia e la baciò dolcemente sulla guancia.
 
“Anch'io sono pronto, possiamo andare!”

La bambina indossava pantaloni di jeans e una giacca abbinata, i capelli scuri erano nascosti sotto un cappellino bianco che lei si ostinava a mettere di traverso; un vero maschiaccio. L'uomo non poté fare a meno di sorridere al pensiero, poi uscirono dalla cucina chiacchierando, specialmente A-Shan...i bambini avevano sempre qualcosa di cui parlare.
 
Kaori, tenendo tra le mani la giacca del suo uomo, li aspettò pazientemente, appoggiata allo schienale del divano; al loro arrivo, sorrise loro, poi aiutò il compagno a infilare la giacca e afferrò il braccio che lui le offriva.
 
Per strada, le diverse persone che passavano accanto alla coppia e alla loro bambina non potevano fare a meno di sorridere, come contagiati da quella beatitudine; Shan In, sulle spalle di suo padre, canticchiava mentre si muoveva al ritmo sostenuto dai suoi genitori. Ryo, una mano sulla gamba della bambina per sostenerla e l'altra che stringeva la sua donna, aveva un'aria allegra; Kaori invece irradiava felicità.
 
Quando si vide il parco, Shan In si chinò per sussurrare all'orecchio di suo padre:

“Papà, corri, andiamo”

Stringendo la mano di Kaori e mantenendo la bambina con maggior prudenza, lui si mise a correre; la giovane donna, con i tacchi, faticò a stare al passo.
 
“Rallenta!” si lamentò, trattenendo la borsetta.
 
Una volta entrati, Ryo lasciò la bambina che non vedeva l'ora di precipitarsi nella sabbiera; lo sweeper si rivolse a Kaori:

“Tutto bene?” le sorrise.
 
Lei annuì sorridendo; lentamente, come una carezza, lui la baciò sulle labbra. Anche se stavano indubbiamente insieme, gli slanci di tenerezza di Ryo riuscivano comunque a turbarla e a provocarle istantaneamente un rossore che le colorava gli zigomi, poi si diressero verso una panchina per vegliare sul diavoletto che stava già scavando una grande buca. Con il braccio sullo schienale della panchina, lui strinse le braccia della giovane donna che fissava affettuosamente la bambina che stava costruendo un muretto, appoggiandovi poi un pezzo di sabbia per costruire una fortezza.
 
Mentre Shan In giocava pacificamente con secchiello e paletta, il suo sguardo fu catturato da una coppia di giovani seduti sulla panchina di fronte che si tenevano per le spalle e si baciavano timidamente. Mentre li fissava, lasciò andare i suoi giocattoli per tornare lentamente indietro e appoggiare la mano sulla coscia di sua madre, mai staccando gli occhi da loro.
 
“Ehi, mamma!”

“Sì, tesoro?” le sorrise, accarezzandole i capelli.
 
“Anche loro sono mokkori?” chiese indicando la coppia di innamorati.
 
A quelle parole, una libellula cadde sulla testa di Ryo che si irrigidì e si allontanò discretamente dalla sua bella; con le guance rosse, la donna non sapeva come rispondere alla bambina.
 
“Chi ti ha parlato di questo, tesoro?” chiese imbarazzata.
 
“Papà” disse lei orgogliosa, sorridendo.
 
“Torna a giocare, amore. Ho bisogno di parlare con papà” disse, lanciando all'uomo un'occhiataccia.
 
Mentre la bambina correva per riprendere la sua attività, Ryo avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.
 
“Tesoro, c'è qualcosa che devi chiedermi?” rise nervosamente.
 
“Che ti è saltato in mente di parlare di questo a nostra figlia?” si arrabbiò lei.
 
Riprendendo il controllo di sé, lui le rivolse un ampio sorriso e si avvicinò a Kaori, sussurrandole all'orecchio:

“Come volevi che spiegassi a una bambina di quattro anni che ci ha sorpreso in piena conversazione intima?” chiese con voce bassa, accarezzandole la nuca.
 
“Ma cosa le hai detto esattamente?” balbettò lei.
 
“Solo la verità!” fece lui orgoglioso.
 
Un dubbio improvviso la colse e i suoi occhi si sbarrarono, mentre lo fissava.
 
“Ma non fare quella faccia...” rise lui. “Le ho detto che il mokkori è quando suo padre, lo stallone di Shinjuku...”

Mentre iniziava la spiegazione, Kaori si mise una mano sulla fronte sospirando esasperata:

“...ama molto la sua mamma”

Lei si raddrizzò all'improvviso, con le guance rosse.
 
“Non è forse vero?” le chiese con un sorriso devastante, amplificando il suo gesto e facendola rabbrividire.
 
“Sì!” sussurrò lei.
 
Un grido seguito da un pianto li fecero uscire dal loro momento di intimità e lo sguardo dello sweeper cadde su sua figlia che piangeva calde lacrime; le si avvicinò inginocchiandosi accanto a lei, che si appese al suo collo piangendo ancora di più.
 
“Che succede, tesoro?” chiese con voce dolce.
 
Kaori li raggiunse e accarezzò i capelli di Shan In le cui spalle tremavano.
 
“Il mio castello è rotto...” disse tirando su col naso, indicando il tumulo di sabbia. “È cattivo!” disse ripartendo a piangere.
 
“Chi è cattivo, tesoro?” chiese Kaori scrutando i dintorni.
 
“Lui, là!” disse puntando il dito contro il fuggitivo.
 
Il bambino con i pantaloncini corti era scappato dopo aver compiuto il misfatto; mentre Ryo si alzava per andargli dietro, Kaori gli posò una mano sulla spalla e, scuotendo il capo, sorrise:
 
“Basta piangere, tesoro mio, ti va di mangiare un gelato da zia Miki e zio Falcon?” chiese Kaori.
 
Mentre Shan In si asciugava gli occhi arrossati, un sorriso apparve sul suo visino:

“Vedremo Shin Hon?”

“Credo di sì!”

Ryo la prese tra le sue braccia.
 
“Allora bisogna smettere di piangere!”

Rapidamente, con il dorso della mano, lei asciugò le poche lacrime che cadevano.
 
“Ecco, non piango più!”
 
Kaori raccolse i giocattoli e tutti e tre si diressero verso il Cat's Eye.
 
Camminando lungo la vetrina del caffè, videro un bambino con un costume da nativo americano che correva per il locale, urlando; sua madre stava cercando disperatamente di afferrarlo per pulirgli la faccia ricoperta di gelato alla fragola. Quando il campanello suonò, il ragazzino interruppe la sua corsa per fissare i nuovi arrivati e suo padre ne approfittò per prenderlo per le bretelle della salopette.
 
“Non si corre nel bar, te l'ho già detto!” ringhiò.
 
A due metri da terra, il bambino cercava pazzamente di liberarsi dalla stretta del gigante, poi il ragazzino dai capelli castani e gli occhi marroni fece una smorfia mentre sua madre lo puliva e suo padre lo rimetteva a terra.
 
“Grazie mio caro, non ci sarei mai riuscita da sola!” aggiunse alzandosi in punta di piedi per baciarlo.
 
Con grande imbarazzo, Falcon arrossì e tornò dietro il bancone per asciugare le sue stoviglie.
 
“Scusateci per l'attesa!” sorrise Miki baciando prima Kaori sulla guancia, poi Ryo, finendo con la sua figlioccia che prese teneramente in braccio.
 
“Se avessi saputo che un giorno mi avresti baciato, avrei fatto un figlio con Kaori molto tempo fa” farfugliò Ryo mostrando un'espressione libidinosa e ridendo scioccamente.
 
Gli sguardi delle due donne gli lanciarono saette mentre la bambina lo osservava con stupore; Kaori si accomodò al suo solito posto mentre Miki restituiva con cura la figlia allo sweeper, tornando al bancone. Timidamente, il bambino andò ad aggrapparsi alla gamba di Kaori per poi tenderle le braccia.
 
“Oh mio caro, scusami!” disse lei prendendolo in braccio.
 
Shin Hon si rannicchiò contro la sua madrina succhiandosi il pollice tranquillamente mentre la donna gli accarezzava lentamente i capelli; sorridendo, Ryo appoggiò sua figlia sullo sgabello.
 
“Vorremmo un grosso gelato...”

“Al cioccolato!” gridò Shan In, gli occhi luminosi di gioia.
 
“Allora al cioccolato, Miki, per favore”

La barista sorrise nel notare la complicità che univa l'uomo a quella piccolina.
 
“Perfetto!” disse facendo l'occhiolino alla bambina.
 
Mentre Miki riempiva una scodella con perfette palline di gelato al cioccolato, gli occhi di Shan In brillarono per la golosità; sorridendo, Miki le porse il gelato e A-Shan tuffò il cucchiaio per inghiottire un dolce boccone; rabbrividì al freddo contatto, ma immediatamente ci si immerse nuovamente per divorare il suo freddo dessert. Lentamente, mentre la scodella si svuotava, il suo visino si tingeva di marrone; Shin Hon la guardò divorare il suo dolce.
 
“Vieni, giochiamo!” disse lui incrociando le braccia al petto, mostrando inequivocabilmente la sua impazienza.
 
“Sì!”

Posò il cucchiaio e Ryo le pulì per bene il viso per poi lasciarla sul pavimento.
 
“Papà, puoi finire il mio gelato...non ne voglio più!” disse correndo per unirsi al suo compagno di giochi.
 
Lui non se lo fece ripetere due volte e spazzolò avidamente il gelato; tale padre, tale figlia, con il viso imbrattato di cioccolato si leccò il muso per pulirsi.
 
“Non mangi meglio di tua figlia che ha quasi quattro anni” sospirò Umibozu.
 
“Nessuno ti ha chiesto niente!” borbottò il golosone.
 
Mentre le due donne ridevano, i due uomini bisticciavano; Miki e Falcon li invitarono per cena. I due sweeper accettarono con gioia e la cena trascorse nel buon umore, sullo sfondo di allegre grida di bambini.
 
Con il passare delle ore, l'atmosfera si era fatta più calma; i due diavoletti, rannicchiati insieme, si erano addormentati sulle panche. Con cautela, Miki si alzò per prendere il bambino, ma Falcon la precedette e gentilmente prese suo figlio tra le sue forti braccia. Quell'atipico ritratto di padre e figlio faceva una strana impressione, ma la dolcezza emanata dai suoi gesti addolciva quella sagoma imponente.
 
Allo stesso modo, Ryo sollevò sua figlia che si mosse leggermente per rannicchiarsi di più contro di lui. Si salutarono, poi Ryo e Kaori si avviarono verso casa.
 
Il fresco della sera differiva dal caldo della bella giornata di sole; lentamente, con la giacca lui avvolse le spalle della figlia, poi strinse gentilmente Kaori per proteggerla col suo rassicurante calore. Rivolgendogli un sorriso dolce, lei appoggiò la testa sulla sua spalla e proseguirono con il loro tragitto.
 
Sulla soglia, Kaori li superò per preparare il letto della bambina dove l'orsacchiotto, che l'aspettava pazientemente, era seduto sulle coperte. Kaori prese il pigiama e lentamente svestì A-Shan, che emise piccoli gemiti lamentosi. Con gesti calmi, Ryo la adagiò con cura sotto le lenzuola, poi Kaori fece scivolare l'orsacchiotto vicino a lei e la baciò sulla fronte.
 
“Dormi bene, tesoro mio” sussurrò.
 
Ryo, inginocchiandosi accanto al letto, scostò una ciocca scura dalla sua fronte.
 
“Come cresci in fretta...” sospirò. “Domani avrai quattro anni!” sorrise.
 
A sua volta la baciò delicatamente sulla guancia, raggiungendo poi Kaori in camera da letto; in camicia da notte, lei piegò con cura i suoi vestiti sulla sedia e lui le si avvicinò per abbracciarla amorevolmente. Stringendosi maggiormente al suo petto, lei spostò le mani andando istintivamente a sfiorargli gli avambracci.
 
“Sono così felice” le sussurrò lui all'orecchio.
 
Non interrompendo il contatto, lei si voltò a guardarlo; la felicità e l'amore si leggevano sui volti di entrambi.
 
“Anche io sono felice” disse baciandolo dolcemente.
 
Lui strinse il suo abbraccio, sospirando soddisfatto; l'uno tra le braccia dell'altra, si addormentarono pochi istanti dopo.
 
Una giornata importante li attendeva l'indomani...il compleanno della loro bambina.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Ho quattro anni ***


La notte oscura cedeva gradualmente il passo a un sole che filtrava timidamente dalle persiane delle varie case e le macchine procedevano pigramente per le strade ancora deserte, un fagottino si muoveva mollemente nel suo letto per poi aprire, uno dopo l'altro, i suoi occhi assonnati. Quando vide che il giorno stava cominciando a spuntare, scostò rapidamente le coperte e balzò fuori dal letto, come un pupazzo dalla scatola, affrettandosi a percorrere il corridoio dell'appartamento.
 
Di colpo aprì la porta della stanza accanto per saltare sul letto battendo le mani, attirando l'attenzione dei due addormentati.
 
“È il mio compleanno, è il mio compleanno!” gridò felicemente.
 
Un grugnito sfuggì dalle labbra dei dormienti che vennero così bruscamente strappati dal loro sonno; Ryo affondò maggiormente sotto le coperte mentre Kaori socchiudeva gli occhi cercando di leggere il display digitale della radiosveglia.
 
“Stai esagerando Shan In...sono solo le cinque e mezza!” borbottò tornando a sdraiarsi, sospirando.
 
Con un piccolo broncio, la piccola si inginocchiò al suo fianco.
 
“Ma mamma, è il mio compleanno!”

“Ma è ancora troppo presto per preparare tutto, tesoro. Devi dormire ancora un po'” disse lei accarezzandole la guancia.
 
Immusonita, si sedette rudemente sul letto, poi incrociò le braccia sul petto. Dopo un breve silenzio, aggiunse:

“Va bene, ma posso dormire con voi? Così quando tu ti alzi, mi alzo anch'io!” disse con un ampio sorriso.
 
“Come vuoi!” rispose Kaori sorridendo.
 
Kaori tirò indietro le coperte, consentendo alla bambina di infilarsi, e lei allegramente vi precipitò dentro; riposizionandosi in quell'accogliente nido, Kaori abbracciò automaticamente la piccola che le sorrise felicemente.
 
A sua volta, Ryo abbracciò le due fissando affettuosamente Kaori che gli sorrise. Nella stanza si udì il respiro regolare della bambina, in seguito i due adulti percorsero il sentiero tracciato da Morfeo.
 
Qualche ora dopo, Kaori aprì gli occhi e si districò con cura dal gentile abbraccio, poi sospirò stiracchiandosi. Si alzò lentamente, poi diede un'occhiata ai due dormienti prima di dirigersi in bagno. La bambina, sospirando, si accoccolò contro il torso del padre mormorando parole incomprensibili. I suoi capelli scuri e fini coprivano il suo viso infantile come per proteggerla dalla luce che filtrava ulteriormente nella stanza.
 
Poco dopo, Kaori uscì dalla doccia calda per avvolgersi in un grande asciugamano di spugna; energicamente fece sparire la nebbia che si era depositata sullo specchio sopra il lavandino. Esaminando il minimo difetto sul suo viso nel riflesso che lo specchio le inviava, non prestò attenzione alla figura imponente che si insinuava nella piccola stanza piastrellata. Con le sue braccia forti, lui le cinse la vita premendosi contro di lei e posandole un bacio sulla spalla.
 
“Buongiorno tesoro” disse lui sorridendo, fissando la reazione della giovane donna allo specchio.
 
“Sei molto mattiniero” disse lei ironica.
 
“Per momenti privilegiati come questi, eviterei anche di andare a letto” confessò lui facendole l'occhiolino.
 
Da una semplice carezza, il cambiamento fu graduale; un bacio più approfondito sbocciò tra i due amanti che con desiderio si sfiorarono a vicenda.
 
“Sei già sveglia mamma!”

I due si separarono in fretta, a corto di fiato, fissando la bambina che si stropicciava gli occhi.
 
“Sì, piccola mia!” sorrise Kaori arrossendo. “Lasciamo fare la doccia a papà, io vado a vestirmi”

Con un bacio leggero sulle labbra di Ryo, prese poi la manina della bambina per tornare in camera a vestirsi; Ryo, in bagno, si precipitò nel box doccia per lasciare che l'acqua fredda avesse la meglio sui suoi desideri.
 
Mettendosi un asciugamano intorno al collo, scese le scale asciugandosi le orecchie mentre le voci dalla cucina testimoniavano l'attività dei suoi occupanti.
 
“Allora, andava bene la doccia?” chiese Kaori in tono scherzoso quando lo vide apparire sulla soglia, ridendo mentre riprendeva la preparazione della colazione.
 
-Non si prende in giro lo stallone di Shinjuku impunemente- pensò lui.
 
Sorridendo, si avvicinò alla sua donna e si incollò amorevolmente a lei.
 
“Per fortuna c'era nostra figlia, altrimenti ti avrei fatto la festa!” sussurrò lui sensualmente, mordicchiandole il lobo.
 
Mentre un brivido iniziava a percorrerle la spina dorsale, la bambina li interruppe di nuovo.
 
“Papààà!” si lamentò. “Lascia la mamma in pace, deve finire la colazione perché poi dobbiamo preparare la torta”

“Una torta, dici?” chiese lui falsamente sorpreso mentre si sedeva a tavola.
 
A-Shan posò le mani sulle gambe di suo padre.
 
“Non lo sai?” chiese lei incuriosita, accigliandosi.
 
“Vediamo...” pensò ad alta voce sfregandosi il mento. “Non è il mio compleanno, che è a marzo. Non è San Valentino, è ancora troppo presto...”

“È il mio compleanno!” disse lei con una vocina triste.
 
Un largo sorriso beffardo si diffuse sul volto dello sweeper che fissò la bambina, la quale gli lanciò un'occhiataccia rendendosi conto che l'aveva presa in giro.
 
“Non sei carino!” borbottò, incrociando le braccia sul petto.
 
Lui sollevò la bambina imbronciata e la mise sulle ginocchia.
 
“Credevi davvero che avessi dimenticato il tuo compleanno?”

“Non ti parlo più!” disse lei, calcando le parole per dimostrare la sua insoddisfazione.
 
“Troverò un modo per farti parlare” disse lui stringendo gli occhi, immaginando un piano.
 
Sospettosa, A-Shan lo guardò interrogativamente, poi non riuscì a prevenire l'assalto del padre che iniziò a farle il solletico energicamente. Contorcendosi, Shan In rise con forza.
 
“Allora, mi parli?” fece lui interrompendo momentaneamente il gesto.
 
“No!” disse lei con un ampio sorriso, gli occhi scintillanti di gioia.
 
Il gioco riprese mentre le lacrime salivano agli occhi della bambina che si dimenava freneticamente.
 
“Papà...fermati...fermati, ti parlo...promesso!” disse lei con voce rauca dalle risate.
 
“Un po' di calma, voi due” disse Kaori con tono gentile ma deciso.
 
“Sì mamma” dissero entrambi all'unisono. Si tuffarono poi sull'abbondante colazione; pochi minuti dopo, Kaori ammucchiò i piatti sul bordo del lavandino, quando la bambina impaziente tornò alla carica.
 
“Mamma, quando prepariamo la torta?” chiese tirando il grembiule della madre.
 
“Finisco di sistemare e poi ce ne occupiamo, va bene?”

La bambina annuì.
 
“Vai con tuo padre in salotto, ti chiamo non appena ho finito”

A-Shan si precipitò in salotto, poi raccolse uno dei suoi libri illustrati e portò con sé l'orsacchiotto. Ryo, seduto sul divano, osservava i movimenti della bambina con la coda dell'occhio e quando la vide avvicinarsi a lui riportò la sua attenzione sull'articolo di giornale che stava leggendo.
 
Shan In mise tutti gli oggetti sul divano e si arrampicò sui cuscini, poi mettendosi con cura l'orsacchiotto in grembo, aprì il grande libro illustrato.
 
Con una voce particolarmente dolce, iniziò a leggere al peluche che, nonostante gli occhi fissi, sembrava essere attento alla storia della bambina. Furtivamente, Ryo guardò dolcemente sua figlia che alzò il viso nella sua direzione e gli offrì un sorriso raggiante.
 
“Vuoi che ti legga una storia?”

Senza una parola, Ryo ripiegò il giornale mentre la bambina, con l'orsacchiotto sotto un braccio e il libro sotto l'altro, si alzava per scavalcare la barriera dei cuscini del divano. A cavallo sulla coscia di suo padre e appoggiandosi al suo petto, riprese la sua posizione iniziale per continuare a leggere.
 
In quella cornice tranquilla, l'uno contro l'altro, Kaori li trovò, mentre la piccola raccontava la storia a memoria invece di leggerla. Kaori esitò alcuni istanti.
 
“A-Shan, vuoi venire ad aiutarmi?” chiese con voce dolce.
 
Shan In chiuse frettolosamente il suo libro e buttò senza tante cerimonie il povero orsacchiotto sul divano, poi corse incontro a sua madre. All'improvviso smise di correre a pochi metri di distanza dalla madre, per voltarsi e prendere il libro che porse al padre.
 
“Non ho finito di leggerti la storia! Puoi leggere da solo se vuoi!”

Prese il suo orsacchiotto e lo mise in braccio al padre, poi tornò da Kaori. Con occhi spalancati, Ryo si ritrovò tra le mani un orsacchiotto e un libro illustrato; se qualcuno lo avesse visto così, la sua reputazione di sweeper numero uno del Giappone e di stallone di Shinjuku sarebbe finita.*
 
Appoggiò il suo compagno improvvisato sul divano, poi mise via il libro sullo scaffale per raggiungere le due in cucina.
 
“Mentre voi preparate questa famosa torta, io vado alla lavagna, poi passo a trovare Miki e Falcon!” aggiunse.
 
Così, con le mani nelle tasche, lo sweeper si mise a camminare per le strade di Shinjuku verso la stazione; il buon umore sembrava essere di casa in quel giorno speciale.
 
Ma la sua tranquillità si dissipò quando arrivò all'ingresso della stazione dove un flusso di persone si aggirava per le gallerie. La stazione affollata di inizio settimana poteva dissuadere qualsiasi visitatore dall'entrare, ma lo sweeper era determinato e sgomitò per spremersi tra la folla al fine di raggiungere la lavagna.
 
Dopo alcuni minuti di lotta, trionfante, osservò sull'ardesia e il suo sorriso vittorioso si trasformò in una brutta smorfia; tutta quella battaglia per niente...non c'era nessun messaggio.
 
Con le spalle curve, prese la strada opposta, venendo urtato dai viaggiatori frettolosi che scomparvero in una scia nera di persone.
 
Di nuovo in strada, si diresse quindi al Cat's Eye per una visitina. Mentre il tintinnio della porta d'ingresso riecheggiava nel piccolo caffè, un oggetto volante ben identificabile si diresse pericolosamente verso la barista dalle braccia cariche di piatti, che lo fissò con occhi larghi incapace di intervenire per non rompere tutto quanto.
 
“Miki, amore mioooooo!” gridò, mostrando un sorriso libidinoso.
 
Ma un'imponente figura apparve all'improvviso dal retro, per assestargli un monumentale colpo in faccia.
 
“Quando il gatto non c'è i topi ballano” borbottò.
 
“Anch'io sono felice di vederti, Umi-chan!” rise Ryo stupidamente.
 
Il fracasso attirò l'attenzione del ragazzino, che stava tranquillamente disegnando seduto a un tavolo del locale deserto. Sbattendo gli occhi per lo stupore, si soffermò a guardare la figura accasciata che giaceva sul pavimento del caffè; con cautela si avvicinò e si accovacciò con aria sospettosa al suo fianco. Con un dito toccò più volte il viso dello zio che improvvisamente si raddrizzò, facendo scappare il bambino sotto la gonna di sua madre. Ryo posò i suoi occhi scuri su Shin Hon, che stringeva la gamba della madre, la quale gli aveva appoggiato una mano sulla testa per rassicurarlo. Il bambino fulminò Ryo, a causa sua si era spaventato, poi improvvisamente scomparve al piano di sopra.
 
“Vi va sempre bene venire da noi per le 15?” chiese Ryo bevendo il caffè che Miki gli aveva servito.
 
“Sì, ci saremo per il compleanno della cucciola” disse la donna con tono allegro.
 
Ryo sorrise per quel dolce nomignolo, poi i passi del bambino si udirono di nuovo. Armato fino ai denti con il suo finto bazooka, apparve e mirò allo sweeper. Sorridendo, lui si voltò per affrontarlo.
 
“Allora è così, mi sfidi!” disse con voce da cattivo. “Sei davvero suscettibile come tuo padre” rise guardando l'uomo il cui brontolio divenne un ringhio.
 
Mentre Ryo era distratto, Shin Hon era sul punto di premere il grilletto della sua arma, ma il grande Saeba, rapido come un fulmine, lo afferrò per la parte inferiore dei pantaloni e lo sollevò da terra.
 
“Non si sfida impunemente il numero uno del Giappone!” dichiarò orgoglioso.
 
Ma la faccia del bambino si mise a sorridere in modo strano e puntò l'arma sul viso del suo 'aggressore', poi sparò. Del denso fumo nero coprì i lineamenti confusi dell'uomo.
 
“Lasciate giocare vostro figlio con un affare del genere!” esclamò, adagiando il fiero ragazzino per poi pulirsi il viso con un tovagliolo recuperato dal bancone.
 
“Non ti conviene scherzare con lui!” disse Falcon, sollevando suo figlio da terra per abbracciarlo.
 
Entrambi offrirono un sorriso orgoglioso rivelando i bei denti bianchi dei due complici; con un sorrisetto, Ryo si alzò e si diresse verso l'uscita, poi diede un'ultima occhiata ai due furbacchioni.
 
“Allora ci vediamo oggi pomeriggio!”
 
Con un cenno, scomparve dietro il suono del campanello; rapidamente tornò al suo edificio di mattoni rossi.
 
Dal primo piano si avvertiva un profumo invitante di dolce; la voce dello stomaco gli parcò, salì le scale freneticamente per raggiungere finalmente l'appartamento. L'aroma zuccherato si fece più intenso; come fluttuando nell'aria, si lasciò guidare da quel profumo ammaliante. Sulla soglia, sorrise quando vide A-Shan con il faccino pieno di farina, mentre leccava coscienziosamente il cucchiaio di legno ricoperto di cioccolato mentre Kaori puliva diligentemente il piano di lavoro per mettersi al lavoro con i tanti piatti.
 
Nel forno, due enormi torte al cioccolato stavano cuocendo lentamente.
 
“Papà!” esclamò la bambina, balzando dalla sua postazione per dirigersi verso l'uomo rimasto in silenzio. “Io e la mamma abbiamo fatto due GRANDISSIME torte al cioccolato” fece con entusiasmo, gesticolando in modo sproporzionato rispetto alle dimensioni dei dolci.
 
Con l'indice lui le pulì il nasino dalla goccia di cioccolato per portarsela alla bocca.
 
“In effetti sembra deliziosa” sorrise teneramente. Quando mise giù la piccola, aggiunse: “Nessun nuovo cliente per oggi”

“Tanto meglio!” disse Kaori allegramente. “Così avremo tutto il tempo per dedicarci a nostra figlia”

“Mamma, ho finito” disse la bambina porgendole il cucchiaio ben ripulito.
 
“Grazie tesoro” le sorrise, prendendo l'utensile e immergendolo nell'acqua dei piatti. “Ryo, puoi lavare questa golosona mentre finisco di pulire e preparo il pranzo?”

“Ai suoi ordini, chef!” disse lui raddrizzandosi come per salutare un superiore militare. “Forza, ragazzina, in bagno!” disse, dandole una piccola pacca sul sederino per farle accelerare il passo.
 
I due corsero verso il bagno, mentre Kaori riponeva nello sgocciolatoio gli ultimi utensili da cucina. Dal frigorifero prese le verdure, la carne e altri ingredienti per preparare il pranzo.
 
Il pasto fu silenzioso per una volta perché la bambina sapeva benissimo di dover star tranquilla per assicurarsi un pomeriggio molto speciale; una volta terminato di mangiare, A-Shan non fece il suo abituale capriccio per andare a dormire perché le ore che la separavano dalla sua festa di compleanno sarebbero passate molto più velocemente se si fosse addormentata.
 
Assicurandosi il pisolino de l'enfant terrible, i genitori si guardarono per poi precipitarsi sulla scatola di cartone dove giacevano le varie ghirlande, palloncini e altre decorazioni per una festa di compleanno di successo.
 
Qualche ora dopo, ornamenti festivi coloravano di giallo, rosso, verde e blu la stanza principale.
 
“Abbiamo fatto un buon lavoro!” disse Kaori con orgoglio, mettendosi le mani sui fianchi.
 
“Sì, mi sono meritato una ricompensa” aggiunse lui attirandola a sé per baciarla appassionatamente.
 
Sorridendo, lei si separò da lui e si diresse nella camera della bambina per svegliarla, dormiva da più di un'ora.
 
“Tesoro! Tesoro, svegliati” insistette con voce dolce. “È quasi ora della festa”

A quelle parole, lei si alzò in fretta per correre lungo il corridoio, poi si bloccò e spalancò gli occhi per ammirare i colori che decoravano le pareti dell'appartamento.
 
“Benvenuta alla tua festa di compleanno, mia principessa” disse Ryo con tono solenne.
 
A-Shan corse giù per le scale e saltò tra le braccia di suo padre; i suoi occhietti scintillanti scrutarono ogni angolo della sala per ammirare il lavoro dei suoi genitori. Kaori li raggiunse.
 
“Allora, ti piace?”

“Sì!” fece Shan In euforica.
 
Allungò le braccia verso Kaori, poi le mise intorno al collo di entrambi i genitori e li coprì di baci. Cominciarono a suonare alla porta.
 
“Vado ad aprire” esclamò Kaori affrettandosi a dirigersi all'ingresso.
 
A-Shan, in piedi accanto a suo padre, non gli aveva lasciato la mano. Appena la porta si socchiuse, una figura piccola si intrufolò nella stanza alla ricerca della sua compagna di giochi; quando lei vide il bambino apparire all'improvviso, si precipitò verso di lui senza esitazione.
 
Miki, Falcon, Doc e Shin Hon furono i primi ad arrivare per la festicciola; mentre i genitori si salutavano, i due bambini stavano già iniziando a rincorrersi per l'appartamento, fiondandosi poi verso i genitori e passando attraverso le loro gambe. Ryo intercettò la bambina e la sollevò da terra.
 
“Saluta i tuoi ospiti prima di continuare con tutto questo trambusto”

La piccola obbedì senza lamentarsi e lasciò un bacio anche al gigante sulla guancia; nonostante l'aspetto impressionante che inizialmente le aveva fatto pensare, la prima volta, alla figura dell'orco dei suoi racconti, voleva bene a quell'uomo che sapeva essere gentile con lei e le offriva il suo fantastico gelato al cioccolato quando con i suoi genitori si fermava al suo caffè.
 
Un vivo rossore accese i lineamenti di Falcon che mise giù la bambina, la quale attendeva il suo compagno di giochi. Shin Hon fece lo stesso baciando teneramente la sua madrina e, con sospetto, il 'rivale' di quel mattino che si divertì nel vedere il viso del bambino, ma Shin Hon lo baciò dolcemente ugualmente con un sorriso angelico. Quindi i due bambini ripresero la loro corsa.
 
Un secondo gruppo di ospiti bussò alla porta, Mick fece la sua apparizione improvvisa per cercare di rubare un bacio alla dolce Kaori, ma non prese in considerazione la velocità di azione della sua compagna che brandì un imponente martello con cui abbatté la sua rabbiosa sentenza.
 
Un faccino pieno di ricci biondi apparve timidamente seguendo i suoi genitori, abbracciando la bambola preferita che il padrino le aveva regalato per il suo precedente compleanno. Di fronte alla timidezza della piccola, Ryo si inginocchiò e spalancò le braccia per accogliere la biondina che gli si avvicinò di corsa ridendo; baciò poi tutti gli adulti ma riservò maggiore apprensione al gigante con gli occhi nascosti dagli occhiali da sole.
 
Non rimase però a lungo con gli adulti quando i suoi due amici l'afferrarono per mano per attirarla nel loro gioco.
 
Poco dopo, arrivò il signor Li e A-Shan gli balzò in braccio per baciarlo teneramente; ora che tutti erano presenti, si accomodarono a mangiare le magnifiche torte al cioccolato intonando la canzoncina di auguri.
 
Mezz'ora dopo, la bella Saeko arrivò e consegnò un pacchetto alla bambina che le saltò al collo per ringraziarla.
 
Mentre tutti si davano da fare con le torte, A-Shan aspettò con impazienza il segnale dei suoi genitori per aprire i regali disseminati sul tavolo del salotto. Di comune accordo, i due diedero il via libera alla ragazzina che si precipitò ad afferrare i pacchetti che la fissavano fin da quando erano comparsi.
 
Uno dopo l'altro strappò le carte, rivelando Action Man, il peluche Kiki**, un vestito per travestirsi da piccolo soldato, una granata, pistola a dardi, un bel binocolo e un paio di walkie-talkie.
 
Poi, con attenzione, la bambina scartò il pacchetto di Saeko; conteneva una piccola scatola colorata che aprì con cura. Era un bel set di trucchi ma la bambina si avvicinò a sua madre con un buffo broncio.
 
“Serve per colorare?”

Kaori scoppiò a ridere.
 
“Ma no tesoro, è per truccarsi. Guarda Saeko, Kazue e Miki, hanno dei bei colori sui loro visi, è per essere come loro. Ma non pensi di essere un po' piccola?***”
 
“No, sono grande adesso, ho quattro anni!” disse con orgoglio.
 
Con aria interrogativa, A-Shan fissò i trucchi; perché poteva metterseli in faccia quando alcuni mesi prima era stata rimproverata per aver disegnato dei baffi a Shin Hon con un pennarello nero per farlo assomigliare a suo padre?

“Allora posso giocare con i colori?” chiese incuriosita.
 
“Sì, tesoro, ma non usarli dappertutto, d'accordo?”

“Ti insegnerò anche a truccarti se vuoi” disse Saeko facendole l'occhiolino.
 
La bambina sorrise e andò a raggiungere i suoi amici; un'idea le era appena venuta in mente.
 
Mentre gli adulti chiacchieravano allegramente intorno al tavolo, i bambini salirono al piano di sopra con tutti i nuovi giocattoli di A-Shan per iniziare un nuovo gioco di ruolo che germogliava nella sua zucca. Mentre A-Shan disponeva tutti i suoi peluche sul letto con l'aiuto dei suoi amici, spiegò loro il nuovo gioco:
 
“Allora, tutti gli orsacchiotti sono i cattivi, e anche Action Man e Kiki!” disse con tono serio. “Ora devi darmi la tua bambola, Pai Lan”

“Perché vuoi la mia bambola?” balbettò l'altra.
 
“Tu sarai la mamma che ha bisogno di me e di Shin Hon per salvare tua figlia dai cattivi”

“Sì! È come fanno i nostri padri quando le persone hanno bisogno di aiuto”

Sebbene Shan In fosse di un anno più giovane degli altri due e quindi la più piccola del trio, era la leader indiscussa del gruppetto. Alle ultime parole, Pai Lan si ricordò di aver spesso visto suo padre e il suo padrino che parlavano:
 
'Cosa che i bambini non possono capire' dicevano sempre.
 
La piccola bionda iniziò a rimuginare su tutto e ciò e soprattutto all'esito favorevole di tutti i loro casi, dunque senza paura consegnò la sua bambola.
 
“Ma devi truccarti per essere come un'adulta!” esclamò A-Shan, aprendo la scatola dei trucchi.
 
Goffamente, la moretta le applicò il rossetto, facendolo traboccare ampiamente dalla bocca, poi passò all'ombretto. Soddisfatta del suo lavoro, sorrise orgogliosa mentre Shin Hon le guardava con una smorfia.
 
“Sei sicura che si faccia così?”
 
“Sì!” esclamò con fermezza. “Ora tocca a te!”
 
“Ma io non sono una ragazza!” protestò lui.
 
“Ti faccio la stessa maschera di Action Man!”
 
“Ok!” rispose lui allegramente.
 
Una volta terminato, il bambino sembrava più un clown che un mercenario. In un bosco, non sarebbe passato inosservato.
 
A sua volta, Shin Hon prese i trucchi e la pasticciò; i tre, con i volti dipinti, si lasciarono coinvolgere nei loro ruoli.
 
Pai Lan interpretava la donna addolorata che chiedeva aiuto ai due sweeper per salvare la sua bambina dalle grinfie degli orsacchiotti, di Kiki e Action Man.
 
Nelle loro menti infantili, Leena, la bambola di Pai Lan, era tenuta in ostaggio su una montagna; er questo motivo avevano ammucchiato pile di cuscini per dare tale illusione. Strisciando per terra, l'uno armato di una pistola a dardi e l'altra di un arco, comunicavano tramite walkie-talkie per passarsi reciprocamente le informazioni sulla situazione.
 
“Ci sono molti nemici, dobbiamo stare attenti!” gridò A-Shan guardando attraverso il binocolo.
 
“Capito, capo!”
 
“Passa da dietro per ucciderli!”

I due circondarono il cumulo di orsacchiotti e di altri personaggi sotto lo sguardo preoccupato della piccola bionda.
 
“Andiamo!” gridò Shan In.
 
Uno dopo l'altro, abbatterono i giocattoli che cadevano da dove erano appoggiati o cacciando un urlo o lasciando che si sentisse un rumore sordo, dato il materiale di cui erano fatti. Correvano avanti e indietro per la stanza per raccogliere le munizioni e riarmare la pistola e l'arco. Dopo la carneficina, erano rimasti solo Leena e Action Man, il capo dei cattivi.
 
“Me ne occuperò io!” esclamò Shan In.
 
Come una vera professionista, mirò al brigante ma mancò il bersaglio e il dardo si attaccò alla fronte della bambola. Le lacrime si formarono negli occhi di Pai Lan.
 
“Hai ucciso la mia bambola!” gridò di colpo.
 
Con gli occhi sbarrati, i due sweeper in erba si fissarono; avevano fallito la missione.
 
Prendendo la sua bambola, Pai Lan scese al piano di sotto in lacrime; mentre spiegava le disgrazie che avevano colpito Leena, Mick e Ryo scoppiarono a ridere vedendo il viso della bambina imbrattato di trucco, le donne invece cercavano di farli calmare, cercando a loro volta di trattenere le risate. Giunsero gli altri due bambini e ci furono esplosioni di risate incontrollate e di pianti che riecheggiarono nella stanza.
 
“Shan In ha ucciso Leena!” singhiozzò Pai Lan, indicando la bambola con il dardo a ventosa in mezzo alla fronte.
 
Mentre Shan In si avvicinava, chinando la testa verso sua madre, balbettò:
 
“Stavamo giocando e io volevo salvare la sua bambina dai cattivi, ma ho sparato sulla bambola di Pai Lan. Non l'ho fatto apposta” disse con un filo di voce.
 
“Abbiamo ucciso tutti ma è stata colpa di Action Man perché non è morto con gli altri” aggiunse Shin Hon per difendere la sua amica.
 
Con un 'pop', Kazue tolse il dardo dalla fronte della bambola.
 
“Guarda tesoro, la tua piccola non ha più niente!” disse con voce dolce.
 
Mentre la bambina si asciugava le lacrime, vide che nessuna traccia era rimasta sulla fronte della sua bambola.
 
“Non le fa male?” chiese.
 
“No, amore!”
 
A-Shan scomparve improvvisamente, riapparendo con un cerotto colorato che piazzò sulla fronte della bambola.
 
“Così la tua bambina è guarita! La mia mamma fa così, vero mamma?”
 
“Sì tesoro” sorrise Kaori.
 
“Grazie A-Shan” disse Pai Lan, baciandola sulla guancia.
 
“Forza ragazzi, è ora di tornare a casa” esclamarono le rispettive madri.
 
“Non ancora!” dissero in coro, mettendo il broncio.
 
Kaori si avvicinò al gruppetto.
 
“Si sta facendo tardi e dovete anche lavarvi la faccia. Vi rivedrete un altro giorno!”
 
Soddisfatti, i bimbi si baciarono tra loro ma stranamente gli adulti si limitarono a scompigliare loro i capelli o ad accarezzarli teneramente, sempre scrutando i loro volti colorati.
 
Quando tornò il silenzio, Kaori si rivolse a Ryo.
 
“Mentre mi occupo di Shan In, potresti iniziare a mettere un po' in ordine?” chiese Kaori prendendo la figlia in braccio.
 
“Nessun problema”
 
“Sei un amore!” disse baciandolo sulle labbra.
 
“Sei un amore!” ripeté la bambina baciando il padre sulla guancia, dove lasciò l'impronta colorata della sua bocca.
 
Lui sorrise, poi si mise al lavoro intanto che Kaori saliva le scale; poco dopo era tornato l'ordine, Kaori era seduta su uno sgabello e rimuoveva meticolosamente le tracce di trucco dal viso della bambina. Ryo le raggiunse al piano di sopra quando sentì la conversazione tra le sue due donne.
 
“Mamma, pensi che un giorno sarò forte come papà?”

Sorpresa, Kaori si interruppe.
 
“Perché mi chiedi questo?” chiese preoccupata.
 
“So che papà fa un lavoro pericoloso, a volte torna a casa tardi e ho paura che un giorno non rientrerà a casa” disse con una vocina. “Quindi voglio saper fare come lui...voglio sapere come proteggere il mio papà e la mia mamma se i cattivi vengono in casa” singhiozzò.
 
Kaori la strinse a sé.
 
“Non avere paura piccola mia, ci saremo sempre per proteggerti dai cattivi”

A sua volta Ryo entrò e si inginocchiò accanto a loro.
 
“Ci sarò sempre per proteggere te e la mamma. Saprò sempre dove trovarvi se ci fosse un pericolo!”
 
“Promesso?” chiese A-Shan, con tono tremante.
 
“Te lo giuro!”
 
Nel calore del dolce abbraccio dei suoi genitori, Shan In trovò conforto; i due si scambiarono uno sguardo inquieto per quella bizzarra paura.
 
Perché diamine lei pensava a cose simili?
 
Qualche ora dopo, a cena terminata, Ryo e Kaori misero a letto la bambina, che si addormentò presto dopo le peripezie durante il suo compleanno.
 
In salotto, mentre Kaori si rannicchiava tra le braccia del suo amato, fu colta nuovamente da confusione.
 
“Perché nostra figlia ha tanta paura?” si preoccupò, allontanandosi un po' da lui per osservare la reazione dei suoi occhi scuri.
 
“Sinceramente non lo so”
 
Nessuno dei due poté purtroppo spiegare la strana reazione della loro bambina; ma quello di cui erano sicuri era che avrebbero fatto di tutto per proteggerla, qualunque cosa fosse successa.
 
 
 
 
*direi che la reputazione dello Stallone si è estinta da un po' se posso dire la mia ^^;;

**non ho idea di cosa sia, cercando online ho trovato questo e penso corrisponda: https://www.coup-de-vieux.fr/wp-content/uploads/2011/12/kiki_peluche.jpg
 
***esattamente quello che ho pensato io xD non voglio fare la matusa, ma regalare dei trucchi a una bambina di 4 anni lo trovo inappropriato...poi beh, il resto dei giochi ovviamente arriva da sweeper ed ex mercenari, quindi non si possono dare troppi giudizi XD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Kito ***


 
Diversi mesi trascorsero dalle parole preoccupanti di A-Shan; Ryo e Kaori la sorvegliavano sempre con la coda dell'occhio. Nonostante la sua giovane età, la bambina sapeva di aver causato preoccupazione nei suoi genitori e così, per non farli più penare, rinchiuse tutte quelle considerazioni dentro di sé.
 
Sempre sorridente, giocava come al solito con Shin Hon e Pai Lan; la vita sembrò voler riprendere il suo corso.
 
Ultimamente i tre bambini si vedevano più frequentemente; Ryo e Mick erano coinvolti in un caso di persona scomparsa, Kazue era spesso di turno in clinica fino a tarda sera e Miki e Falcon lavoravano tutto il giorno. Da brava mamma casalinga, Kaori era andata a prendere il suo figlioccio che era felicissimo, sia per poter incontrare la sua madrina, quanto i suoi amici. Così Kaori si prendeva cura dei tre piccoli mentre i rispettivi genitori si occupavano dei loro compiti; la casa riecheggiava di grida e risate infantili. La giovane donna a volte doveva essere severa a causa dell'eccessiva irrequietezza dei bambini, ma alla fine tutto tornava alla normalità.
 
I giorni si seguivano e il ritmo della vita seguiva il suo corso abitudinario.
 
Dopo molte inchieste e inseguimenti, esausto per il caso finalmente risolto, Ryo una sera tornò tardi a casa, sospirando. Kaori, che lo aspettava pazientemente sul divano, gli portò un caffè e gli si sedette accanto, rannicchiandosi contro di lui.
 
“Allora, dov'era finita questa ragazzina?” chiese Kaori.
 
“Voleva scappare con il suo ragazzo” soffiò lui. “Non essendo dello stesso livello sociale, pensavano che la loro relazione non sarebbe stata accettata dai genitori e quindi volevano lasciare il paese. Ma erano solo ragazzini...diciassette anni” aggiunse con un sospiro.
 
“A diciassette anni io sapevo già di essere innamorata di te” disse Kaori arrossendo.
 
Lui sorrise e mise giù la tazza di caffè, l'attirò a sé e sussurrò:
 
“Chi potrebbe resistere allo Stallone di Shinjuku?”

“Quanto puoi essere pretenzioso a volte?” fece lei sorridendo mentre lui la baciava languidamente.
 
Al piano di sopra una piccola figura, accovacciata nel buio, li osservava aggrappata alle sbarre della ringhiera, sorridendo.
 
“Papà è a casa!” sussurrò.
 
Lentamente, in punta di piedi, tornò a letto per raggomitolarsi al caldo sotto le coperte. Col suo udito infallibile, Ryo aveva percepito quel minuscolo movimento; con rammarico, mise fine al dolce scambio e chiese:

“Come sta Shan In?”

“Non so più cosa pensare...” sospirò lei raddrizzandosi e sistemandosi i vestiti. “Sembra così allegra, ma a volte la sorprendo mentre ha un'aria triste. Si rifiuta di parlarne; mostra un bel sorriso e torna a giocare. Non sono in grado di occuparmi di nostra figlia” disse tristemente, curvando le spalle. “Non sono capace di consolarla” ammise malinconicamente.
 
Ryo la prese teneramente tra le braccia e le accarezzò la capigliatura ribelle.
 
“Non preoccuparti...sei un'ottima madre. Quando vorrà parlartene, lo farà normalmente”

“Ma è così piccola”

“So che vuoi proteggerla...e anche io, ma dobbiamo darle il tempo di parlare con noi”

Il suo sguardo si posò sul display digitale del videoregistratore.
 
“Si sta facendo tardi. Andiamo a letto, ne riparleremo domani”

 
Rapidamente, Kaori andò a posare la tazza nel lavello della cucina e prese la mano rassicurante che Ryo le tendeva. Sulla soglia della loro camera, la baciò furtivamente.
 
“Torno tra poco...do un bacio a nostra figlia”

Con amore, Kaori lo guardò allontanarsi in silenzio per poi aprire gentilmente la porta della stanza accanto.
 
“Sei così premuroso con noi” mormorò, poi entrò in camera per mettersi la camicia da notte e sdraiarsi nel letto.
 
Come se si trattasse di un bruco nel suo bozzolo, Ryo riuscì solo a percepire, tra le accoglienti coperte, il viso addormentato di A-Shan che si succhiava il pollice. Inginocchiandosi accanto a lei, le accarezzò affettuosamente i capelli scuri.
 
“Che ti succede, tesoro?” delicatamente, la baciò sulla fronte.
 
“Papà” mormorò lei nei suoi sogni.
 
Sulla soglia della porta, Ryo riportò la sua attenzione sulla bambina che dormiva profondamente; con un sorriso, lasciò la porta socchiusa e prese la strada verso la sua camera.
 
I suoi occhi si abituarono alla penombra e poté percepire la figura femminile distesa sul letto, in una tenuta sensuale; avanzando, si tolse i vestiti uno ad una per sdraiarsi a sua volta, una volta rimasto in mutande, accanto alla sua bella.
 
Con carezze sensuali e baci ardenti, le mani impazienti scivolarono sotto l'ultimo indumento per entrare in contatto l'uno con la pelle dell'altra.
 
Durante la notte, sospiri e gemiti si mescolarono al silenzio notturno in una eccitante osmosi lasciando, al mattino presto, i due corpi inebriati e rannicchiati l'uno contro l'altro.
 
 
La malinconia della loro bambina sembrò svanire nel corso dei giorni, finché arrivo la data dell'inizio della scuola. La mente di Shan In aveva ora un altro punto su cui riflettere, dandole una tregua dai suoi tormenti, diretta a una nuova avventura.
 
Al mattino presto, il risveglio fu duro per la bambina; tra le braccia di Kaori, si strofinò gli occhietti assonnati mentre sbadigliava rumorosamente.
 
“Beh, non hai dormito bene?”

“Sì, ma quando mi alzo di solito le lancette dell'orologio non sono così. Quella piccola è sul dieci e quella grande sul tre, mentre ora quella piccola è sul sette e quella grande sul tre”
 
A quella riflessione, Kaori sorrise.
 
“Sei decisamente come tuo padre!” disse, appoggiando A-Shan sullo sgabello in bagno. “Non siete persone mattiniere”

Davanti all'espressione interrogativa della bambina, aggiunse con un sorriso radioso:

“Neanche tuo padre si è ancora alzato, tesoro, quindi mentre ti lavi io vado a svegliarlo” disse, togliendole il pigiama. “E sfrega bene dietro le orecchie” aggiunse uscendo dal bagno.
 
Shan In si limitò ad annuire, passandosi il guanto insaponato sul viso assonnato; nel frattempo, nella camera matrimoniale, Kaori scivolò nella stanza in penombra per sedersi cautamente sul letto. Con attenzione, a quattro zampe, avanzò sul materasso per tentare un approccio furtivo verso il dormiente che sorrideva interiormente. Ryo, sdraiato sulla schiena con gli occhi chiusi, immaginava mentalmente la cauta avanzata della giovane donna; lei si chinò e lo baciò dolcemente.
 
“Svegliati, amore mio...dobbiamo accompagnare nostra figlia al suo primo giorno di scuola materna” disse sorridendo.
 
Rapidamente, lui la rigirò sul materasso e la placcò contro la morbida prigione.
 
“Se è così che intendi farmi alzare, non ce la fai!” disse con un sorriso affascinante. “Mi fai venire voglia di rimanere a letto con te” confessò iniziando già a baciarle le labbra per scendere lentamente sul collo.
 
“No” sospirò lei spingendolo via lentamente. “Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo prepararci per fare colazione e portare A-Shan a scuola” disse, alzandosi.
 
Con passo veloce, avanzò verso la porta.
 
“Faresti meglio a sbrigarti se non vuoi che arriviamo in ritardo”

“Va bene!” sospirò lui.
 
Kaori raggiunse la bambina in bagno vedendola mentre si infilava le mutandine.
 
“Ecco, ho finito!” proclamò orgogliosa.
 
“Ormai sei grande, tesoro” le disse Kaori sollevandola in braccia mentre la piccola si rannicchiava contro il suo collo e sussurrava:

“Ti voglio bene, mamma”

“Anch'io, piccola mia” disse baciandola sulla guancia.
 
“Ma non sono piccola!” protestò la bambina, incrociando le braccia sul petto.
 
In boxer e grattandosi la testa, Ryo fece il suo ingresso.
 
“Buongiorno mie signore!” sbadigliò, poi le baciò a turno. “Tocca a me fare la doccia”

Kaori lasciò la piccola a terra e tornò di corsa nella sua stanza per cercare la sua divisa. Mentre la giovane donna stava per varcare la soglia della stanza, una mano possente l'afferrò per il polso e l'attirò a sé, chiudendo con cautela la porta.
 
“Davvero non vuoi fare la doccia con me?” chiese lui con voce sensuale, sfiorandole le labbra.
 
“Che ti prende stamattina?!” fece lei, arrossendo e respingendolo di nuovo.
 
Allontanandosi da lei, Ryo si stiracchiò rumorosamente dirigendosi al box doccia e togliendosi le mutande.
 
“Ho semplicemente voglia della mia donna!”

Sconcertata, Kaori non poteva credere alla sua spudoratezza, ma non riusciva a staccare gli occhi dalle sue natiche muscolose.
 
“Cosa stai guardando?” fece lui sorridendo, sempre di spalle, girando la manopola della doccia e sentendo lo sguardo insistente della donna.
 
“Uh...niente!”

Si udì la porta che sbatteva e lui, fiero di sé, si infilò sotto il tepore della doccia che annebbiava la stanza; poco dopo, le raggiunse vestito con i suoi classici jeans neri e la maglietta rossa.
 
A-Shan mangiava pigramente il contenuto del suo piatto mentre Kaori girava intorno al tavolo per finire di posare i vari piatti. Silenziosamente, lui si accomodò e Kaori le servì un piatto ben fornito.
 
“Grazie” le sorrise.
 
Arrossendo leggermente nell'avvertire il suo sguardo ardente, lei gli rivolse un sorriso raggiante e si sedette a sua volta. Entusiasta di andare a scuola, Shan In non faceva che parlare mentre mangiava.
 
“Ecco! Andiamo”!” disse euforica.
 
“C'è ancora un po' di tempo, vai in salotto con papà”

“Sì!”
 
Così, la bambina prese la mano di suo padre e, saltellando, si diressero verso il divano; sospirando di sollievo, Kaori era molto felice di ritrovare l'umore gioviale di sua figlia. Finito di sistemare i piatti, Kaori li raggiunse per dare il segnale di uscire; A-Shan si precipitò a prendere la sua piccola cartella rosa con l'immagine delle Occhi di gatto. In effetti, quando aveva acquistato quella cartella, Ryo aveva saltellato per il negozio sbavando avidamente davanti alle tutine seducenti delle giovani donne in outfit da ladre.
 
Così, camminando per le strade primaverili in quel mese di aprile, A-Shan era sulle spalle del padre mentre i suoi genitori si tenevano per mano, si diressero verso l'asilo.
 
Il cortile era gremito di famiglie, i bambini, felici di stare insieme, correvano da tutte le parti, urlando; videro Miki con Shin Hon che entravano in una classe superiore, seguiti da Kazue e Pai Lan. Non c'era da chiedere perché Falcon non fosse lì; l'anno prima, su insistenza del figlio e della moglie, si era sforzato di presenziare. Quando era entrato nella classe dei bambini, la sua figura imponente aveva suscitato grida di terrore e lacrime dai compagni di classe del figlio che, nel vederlo, avevano pensato di avere a che fare con l'orco di Pollicino.
 
Così ora lui aspettava tranquillamente al bar insieme a Mick che non sopportava proprio i lamenti dei mocciosi.
 
Dal canto loro, Kaori e Ryo nel frattempo entrarono nella classe della seconda sezione; nell'aula, i pianti dei bambini prima di separarsi dai genitori echeggiavano man mano che uno di essi scompariva. Facendo scendere la bambina, Ryo la prese tra le braccia e istintivamente lei strinse le manine sul risvolto della giacca, fissando i bambini piagnucolanti.
 
“Shan In non è piccola!” disse con voce tremante.
 
Ma bisognava ammettere che quell'atmosfera non era delle più incoraggianti e una volta messa a terra, si infilò tra i suoi genitori tenendo la gamba di ciascuno.
 
“Non avere paura, tesoro! Ti verremo a prendere stasera con papà” esclamò Kaori, prendendo delicatamente le sue manine tremanti.
 
“Promesso?” chiese con tono preoccupato.
 
“Sì!” dissero entrambi.
 
Un po' titubante, lei si diresse verso la giovane maestra sorridente, continuando ad agitare la mano ai suoi genitori.
 
“Pensi che andrà tutto bene?” si preoccupò Kaori stringendo la mano di Ryo che già stava tenendo fermamente.
 
“Non preoccuparti, andrà tutto bene” aggiunse lui con un sorriso confortante.
 
Sotto i loro sguardi protettivi, A-Shan si accomodò insieme ai suoi nuovi compagni e iniziò a disegnare forme multicolori su un bel foglio bianco.
 
“Farò un sacco di disegni per mamma e papà!” mormorò con un'espressione concentrata.
 
Nel cortile il gruppetto di amici si incontrò e si incamminarono tutti al Cat's Eye; anche Kazue era dei loro perché, avendo preso un giorno di riposo per il rientro a scuola, poteva godersi liberamente quella giornata di tregua.
 
Così, quando entrarono nel bar videro Mick appoggiato al bancone che beveva pacificamente da una tazza fumante e Umibozu che si occupava, come al solito, delle sue stoviglie. Al suono del campanello, l'americano balzò dallo sgabello in direzione della brunetta con i capelli corti che lo salutò 'gentilmente' incastrandolo nel suolo mentre il suo amico giapponese lo sbeffeggiava divertito.
 
“Dimmi un po', sei ben accompagnato!” borbottò Mick districandosi dal martello e sistemandosi il completo.
 
“Il vantaggio del rientro a scuola” proclamò Ryo orgoglioso, abbracciando le tre donne. “Povere madri in lacrime da confortare” rise stupidamente, mostrando un'espressione libidinosa.
 
Una martellata di promemoria dalla sua tenera signora lo rimise a posto, in seguito presero tutti posto al bancone. La giornata degli adulti trascorse tra battibecchi e martellate sotto le occhiate perplesse dei pochi clienti che non si trattenevano a lungo, soprattutto dopo essere stati accolti dal 'piacevole sorriso' del barista nel momento in cui pagavano le loro ordinazioni.
 
All'asilo, i bambini scarabocchiavano i segni indicati dall'insegnante per imparare a scrivere; A-Shan eseguiva silenziosamente le raccomandazioni della maestra mentre alcuni bisticciavano per via di una matita. Li osservò con la coda dell'occhio, alzando un sopracciglio esasperata:
 
“Sono come papà e zio Mick!” sospirò, riprendendo la sua attività.
 
Dopo l'intervento dell'insegnante, i due ragazzini continuarono a borbottare il loro litigio orale per poi essere separati, uno opposto all'altro, in un angolo dell'aula.
 
La ricreazione giunse un paio d'ore dopo e A-Shan finalmente raggiunse i suoi due amici per un frenetico match di nascondino, Shin Hon era incaricato di contare.
 
Mentre si nascondeva dietro una delle colonne del cortile, Shan In fu attirata dalle grida lamentose di un ragazzino maltrattato da un secondo. La bambina, dal senso della giustizia sviluppato per via dei suoi genitori, uscì dal suo nascondiglio e si diresse verso il bullo in pantaloncini corti. A pochi metri da lui, percepì la familiarità dei suoi lineamenti e, aggrottando le sopracciglia, riflettendoci, ritrovò il ragazzino che le aveva dato fastidio nella sabbiera del parco. Senza attendere, si buttò e tirò fuori un mini-martello, schiantandolo sulla testa del ragazzino; con un gemito, lui andò dalla maestra che intervenne immediatamente.
 
Primo giorno di scuola e prima convocazione dei genitori...
 
Seduti in corridoio, i due bambini con vergogna fissavano il suolo in attesa dei rispettivi genitori. Agitando le gambe che penzolavano, aspettavano con trepidazione l'arrivo degli adulti.
 
Le voci di Ryo e Kaori si udirono per prime nel lungo corridoio ora silenzioso; tormentandosi le dita, la bambina sentiva i passi cadenzati dei genitori che si dirigevano verso di lei. Cosa le avrebbero detto? L'avrebbero rimproverata?

Kaori si inginocchiò davanti a lei.
 
“Perché l'hai fatto, tesoro?” chiese a bassa voce, posando le mani sulle ginocchia della bambina.
 
“Lui colpiva un altro bambino...quindi sono intervenuta per aiutare” disse, soffocando un singhiozzo mentre si stropicciava gli occhi.
 
“Lo sai che non devi colpire i tuoi compagni!”

“Sì, ma...”
 
“No, Shan In! Se hai un problema, devi andare a chiamare la maestra!” intervenne Ryo con voce più ferma mentre guardava severamente il ragazzino che abbassava la testa.
 
La porta si riaprì, il ragazzino balzò sul posto, spalancando gli occhi per l'entusiasmo, ma la sua espressione si richiuse quando vide che era solo la maestra preceduta dal direttore. Tristemente, tornò a sedersi, abbassando il capo; i gesti del bambino non sfuggirono alla coppia. I due educatori fecero loro cenno di entrare in ufficio.
 
“Rimani qui tranquilla, tesoro. Torniamo subito”
 
Ryo, abbracciando la vita di Kaori, avanzò mentre osservava la coppia di attaccabrighe.
 
“Penso che verremo messi in punizione” mormorò A-Shan.
 
“Non mi interessa” sussurrò il ragazzino, asciugandosi gli occhi mentre le lacrime cominciavano a cadere.
 
“E tuo padre dov'è?” chiese lei, fissando la grande porta che nessuno sembrava voler spingere.
 
“Deve ancora lavorare” sospirò mestamente.
 
“Non piangere...” disse lei con un filo di voce.
 
“Non piango...solo le femmine piangono!”
 
Nell'ufficio, il direttore e l'insegnante parlarono alla coppia.
 
“Purtroppo non è la prima volta che abbiamo problemi con il piccolo Kito” sospirò l'uomo.
 
“Abbiamo convocato suo padre molte volte ma invano” aggiunse la maestra.
 
“Come sarebbe, non è la prima volta?” intervenne Kaori.
 
“Il padre di Kito, il signor Yuri Mirizawa, è un uomo molto impegnato”

“Ma è il ministro della difesa!” aggiunse Ryo.
 
“Esattamente. Comprenderete che purtroppo non possiamo fare di più”

“Come può un uomo mettere il suo lavoro, qualunque esso sia, prima della sua famiglia!” protestò Kaori.
 
Prendendo la mano nella sua, Ryo sorrise; il cuore di Kaori parlava decisamente sempre per primo.
 
“Gli affari del paese sono fondamentali, lo capirete...” sospirò di nuovo l'uomo. “Vi convochiamo perché dobbiamo farlo e non per altro, perché sappiamo molto bene chi ha iniziato il litigio”

La mano di Kaori si strinse maggiormente in quella dello sweeper.
 
“Dove sono i genitori di questo bambino?” intervenne nuovamente.
 
“Il signor Mirizawa sta crescendo questo bambino da solo”
 
“E chi lo viene a prendere?” chiese Kaori con tono secco.
 
“Tornerà con l'autobus” balbettò la maestra, impressionata.
 
“Possiamo portare nostra figlia a casa?”

“Sì”

“Allora accompagneremo anche lui” dichiarò la giovane donna.
 
“Ma signora...”

“Nessun ma! Ministro o no, riceverà una bella ramanzina!” gridò la giovane madre indignata.
 
Con quelle parole, Kaori si alzò e uscì; Ryo, stoico, ringraziò gli educatori e se ne andò a sua volta.
 
“A-Shan, torniamo a casa” disse Kaori in tono deciso ma gentile. La bambina balzò in piedi e prese la mano salda di sua madre. “Ma prima dobbiamo portare a casa questo bambino”

Kito fissò la donna sorridente che gli tendeva la mano.
 
“Vieni, ometto” disse con voce dolce.
 
“Vieni, ti portiamo a casa dal tuo papà” esclamò la bambina.
 
Nonostante le lacrime che gli facevano brillare gli occhi, lui offrì un ampio sorriso prendendo timidamente la mano della giovane donna. Con le mani in tasca, Ryo fissò in silenzio la donna che avanzava con passo deciso e determinato verso l'uscita dell'edificio, tenendo per mano i bambini allegri.
 
“Passerai uno spiacevole quarto d'ora, vecchio mio!” borbottò con un sorrisetto.
 
I quattro salirono sulla piccola auto rossa in direzione della residenza del ministro della difesa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Geloso? ***


Mentre la piccola automobile rossa percorreva il grande viale di cemento verso l'edificio, l'imponente complesso emanava dalla sua architettura il suo 'potere' difensivo. Dopo alcuni colloqui con le guardie di sicurezza, la Mini proseguì attraverso le strade dall'aria fredda.
 
Appena l'uomo ebbe tirato il freno a mano, la giovane donna arrabbiata era scesa del veicolo prendendo gentilmente la mano del bambino.
 
“Aspettatemi qui, non ci metterò molto” disse con voce che non ammetteva repliche.
 
Ryo, appoggiandosi al cofano dell'auto, guardò sorridendo Kaori che si attivava dirigendosi verso lo stabilimento.
 
“Non vorrei essere al tuo posto, amico...” rise.
 
La bambina, intimidita, scese a sua volta dalla macchina rossa e prese la mano di suo padre con cautela mentre fissava la porta vetrata che si chiudeva dietro sua madre.
 
“Credi che la mamma sia arrabbiata anche con me?”
 
Dolcemente, lui la prese tra le braccia e lei si rannicchiò contro di lui automaticamente.
 
“Non credo, per il momento mi preoccupo di più del padre di questo bambino che del tuo destino” sorrise teneramente.
 
I passi rumorosi di Kaori echeggiarono nel grande corridoio deserto, poi rallentò davanti a una grande porta in legno intagliato davanti alla quale c'era un uomo vestito di nero. La sua corporatura imponente avrebbe scoraggiato qualsiasi furbetto, ma la determinazione della donna era notevole.
 
“Chi è lei?” chiese, sbarrando loro la strada.
 
“Sono venuta a parlare con il signor Mirizawa” fece lei bruscamente.
 
Lo sguardo dell'uomo cadde sulla piccola figura che cercava di nascondersi dietro la donna.
 
“Kito, che ci fai qui?” chiese.
 
“Sono venuto a trovare papà” balbettò lui, abbassando la testa.
 
Con il dito indice appoggiato sul suo auricolare, la guarda interrogò il suo capo sul possibile ingresso dei visitatori inattesi.
 
“Signore! Una donna è insieme a suo figlio e vuole parlare con lei”

“Bene, lasciali entrare”
 
La figura torreggiante si scostò per lasciar passare la donna furiosa e il bambino; entrarono entrambi in una stanza enormi, le cui pareti erano ricoperte di mappe di tutti i paesi. Al centro, un tavolo ovale in legno lasciava vedere a un'estremità una sagoma maschile che finiva di dare alcune raccomandazioni a una segretaria. L'uomo dalle spalle larghe e la carnagione abbronzata che faceva risaltare i suoi occhi verdi si avvicinò a loro. Il taglio corto dei capelli castani e il passo cadenzato mostravano la sua precedente appartenenza all'esercito.
 
Quando il suo sguardo cadde sugli 'intrusi', la sua espressione si indurì; la segretaria si eclissò per dar loro libertà, accarezzando nel passaggio i capelli del bambino e sorridendo. Kito, contento, sorrise di rimando, finché non udì la voce fragorosa di suo padre.
 
“Kito, cosa ci fai qui?” ringhiò. “Eppure te l'ho detto di non seguire mai gli sconosciuti, anche se sembrano gentili” si arrabbiò avanzando verso di loro.
 
Kaori, la cui rabbia percorreva i suoi bei occhi nocciola, sentì la manina del bambino stringere di più la propria al suono dei passi del padre nella loro direzione e, come per proteggerlo, si frappose tra loro facendo un passo di lato.
 
“Lei trova normale che un bambino abbia così paura di suo padre?” sbottò.
 
“Con chi ho l'onore di parlare?” chiese lui con voce più dolce e affascinante.
 
“Kaori...Kaori Makimura!”

“Beh, signora Makimura...”

“Signorina!”

“Bene, signorina, grazie per aver usato il suo tempo per accompagnare mio figlio” disse, allungando una mano.
 
“Non se la caverà in questo modo!”

“Come?”

“Sono venuta a parlare con lei, non solo a riaccompagnare suo figlio! Trovo terribile il modo in cui tratta un bambino così piccolo! Ha solo quattro anni” disse, guardando con affetto il bambino che la fissava. “E a quanto pare lei non ha mai tempo da concedergli”

“Pensa che sia facile gestire gli affari e la vita personale!”

“Non dico il contrario, chiunque deve combinare le due cose! Ma apparentemente è troppo per lei!” disse, toccandogli il petto con il dito indice. “Come si aspetta che suo figlio cresca bene se lo trascura?”

“Sta sempre con la signorina Sachiwa, la mia segretaria, non è solo!”

“Non pensa che spetti a lei occuparsene e non a qualcun altro!”

“Mi è impossibile...signorina Sachiwa, può venire qui?” chiese, attivando l'interfono.
 
La donna in questione arrivò.
 
“Si occupi di Kito, Sumire, per favore. Devo terminare questa conversazione”

“Bene, signore”

Il ragazzino corse dalla donna e non si fece pregare per seguirla; quando uscirono dalla stanza, lui proseguì:
 
“Ho molto lavoro, come pensa che possa trovare il tempo da dedicargli? Tutte le mie decisioni influenzano la vita dell'intero paese!”

“Non è mai impossibile quando ci si sforza! Capisco perfettamente le conseguenze di tutte le sue decisioni, ma si prenda anche solo poche ore al giorno per mangiare con lui, per lasciarlo avvicinarsi a lei mentre compila i suoi moduli. Sono sicura che lui ne sarebbe felice” disse con voce addolcita.
 
“Ma è un bambino terribile!” si lamentò lui.
 
“Non crede che sia per attirare la sua attenzione?” esclamò lei sbattendo vigorosamente il pugno sul tavolo. “Avrebbe dovuto vederlo prima, mentre l'aspettava a scuola; era così triste nel non vederla arrivare. Nessun genitore dovrebbe causare una tale sofferenza al proprio figlio”

“Sono rimasto solo a crescerlo dopo la morte di mia moglie! Ho sofferto così tanto che mi sono buttato a capofitto nel lavoro” confessò, fissando l'orizzonte attraverso le finestre vetrate.
 
“Capisco che abbia bisogno di aiuto per la sua educazione, ma non si affidi completamente alla sua assistente. Anche lui è solo e deve sicuramente soffrire per la scomparsa di sua madre. Suo figlio ha bisogno del suo amore, di suo padre. Sua moglie vive attraverso lui; cosa penserebbe se vedesse il suo bambino così triste?”

L'espressione fredda cedette gradualmente il posto a una dolcezza paterna, poi l'uomo convocò di nuovo la segretaria e il figlio. L'uomo guardò attentamente il bambino avanzare ma non osava guardarlo.
 
“Kito, vieni qui” disse, inginocchiandosi alla sua altezza.
 
Timidamente, con la testa tra le spalle, il ragazzino alzò il viso verso il padre; l'uomo di fronte a lui sorrise ampiamente e allargò le braccia per accoglierlo. Gettando un'ultima occhiata a Kaori, come a chiedere il suo consenso, lui si avviò con cautela dal padre finché quest'ultimo non lo prese tra le sue braccia stringendolo forte.
 
“Perdonami, figliolo!”

Un largo sorriso apparve sul volto di Kaori, che ne approfittò per andarsene, ma non mancò di notare l'affetto che traspirava dalla giovane assistente. I suoi capelli neri, raccolti in una crocchia e gli occhiali dello stesso colore le davano un'aria severa, ma i suoi occhi castani mostravano bontà e amore verso i due protagonisti abbracciati.
 
Allegramente, Kaori prese la direzione dell'uscita e fu accolta da sua figlia che le corse incontro.
 
“Mamma, mi sei mancata!” disse, abbracciandole le gambe.
 
Dolcemente, Kaori la sollevò tra le braccia.
 
“Ti voglio bene, tesoro!” disse baciandola. “Ma promettimi che non userai più il martello sui tuoi piccoli compagni”

“Promesso” balbettò. “Ehi, mamma...Kito non sarà più triste?”

“Lo spero”

Delicatamente, Kaori la rimise atterra e poi si avvicinò per entrare nella Mini; sorridendo, la donna si avvicinò a Ryo e lo baciò.
 
“Ti amo” sussurrò. Amorevolmente, lui l'abbracciò.
 
“Beh, ti lascerò parlare più spesso con questo ministro!” disse sorridendo e baciandola di nuovo.
 
Di buon umore, tornarono a casa; ai piedi del grande edificio, A-Shan saltò giù dal veicolo prendendo per mano i suoi genitori.
 
“Vi voglio bene!” disse con un sorriso radioso.
 
“Anche noi ti vogliamo bene, tesoro” disse Kaori mostrando un sorriso meraviglioso.
 
“Ho fame, quando mangiamo?” chiese la bambina imbronciata.
 
“Sei davvero il ritratto di tuo padre! Dopo una dichiarazione, ecco che la pancia prende il sopravvento!”

“Cosa sono queste insinuazioni?” borbottò lo sweeper.
 
“Una semplice osservazione” disse lei ironicamente, baciandolo sulla guancia.
 
In casa, Ryo seguì Kaori in cucina per sapere com'era andata la discussione con il politico; A-Shan, tranquillamente seduta in salotto, scarabocchiava alcuni fogli bianchi con colori vivaci. Sebbene la sua attenzione fosse concentrata sul disegno, vide l'angolo di una rivista sporgere da sotto i cuscini del divano. Con fatica tirò fuori la rivista e il suo sguardo attonito cadde sulla bella donna nuda che indossava, in tutto e per tutto, un cappello da Babbo Natale.
 
“Signora, non bisogna rimanere nudi! Me l'hanno detto mamma e papà” disse severamente, aggrottando la fronte. “Avrai freddo”

Con attenzione, mise la rivista davanti a sé e iniziò a colorare accuratamente sulle rotondità della donna bionda.
 
Poco dopo, con un sorriso e le mani nelle tasche, Ryo tornò in salotto e si bloccò quando scoprì la visione che gli si svolgeva davanti. In due falcate attraversò la stanza e prese la rivista dalle mani della bambina.
 
“Shan In! Che cos'hai fatto?!” gridò sussultando, lasciandosi pesantemente sul divano.
 
Armata del suo pennarello, la bambina, sbalordita, fissò suo padre con gli occhi spalancati che piangeva calde lacrime per un disegno che lei aveva pensato di realizzare per fargli piacere. Kaori, allertata dalle urla, si precipitò in sala.
 
“Che succede?” chiese preoccupata.
 
“Shan In ha colorato su Miss Dicembre!” gridò lui, piangendo ancora di più.
 
La bella bionda procace sfoggiava ora mille colori che coprivano le sue forme generose e nascondevano così l'attrazione suscitata dalla foto. Sorridendo, Kaori dettagliò le macchie colorate principalmente distribuite sulle nudità.
 
Tirando su col naso, la bambina se lo strofinò; aveva pensato di fare una cosa bella per suo padre. Inginocchiandosi al suo fianco, Kaori le mise una mano sulla spalla.
 
“Cosa c'è, tesoro?”

“Volevo fare un disegno per papà!” balbettò, stringendo il suo pennarello. “La signora non aveva vestiti, ho voluto disegnarglieli” ansimò. “Dici sempre che non si deve andare in giro nudi altrimenti si prende freddo”

“Amore, sai bene che non si scrive sui libri” disse Kaori a bassa voce.
 
“Pensi che papà sia arrabbiato?” farfugliò, voltandosi verso sua madre con un'espressione triste e le lacrime agli occhi.
 
“No tesoro, vai da papà” le sorrise.
 
Con cautela, Shan In si avvicinò al padre e gli posò delicatamente le manine sull'avambraccio.
 
“Non mi vuoi più bene?” chiese in un sussurro, abbassando la testa.
 
Il cuore di Ryo si strinse nel sentire le parole turbate della figlia, come se una delle sue riviste potesse davvero provocargli un tale sentimento verso la sua bambina; lentamente, lasciò il giornale sul tavolino e prese dolcemente la mano di Shan In, attirandola a sé.
 
“Non dubitare mai dell'amore di papà” disse teneramente. Con l'indice le sollevò il mento. “Guardami, piccola”

Piccole lacrime cominciavano a formarsi nei suoi occhi neri; aveva visto quell'espressione troppe volte in passato nello sguardo di sua madre, non poteva perdonarsi di aver fatto lo stesso con sua figlia. La sollevò tra le braccia per farla sedere sulle sue ginocchia, con attenzione:

“Tu e la mamma siete tutta la mia vita; non potrei mai smettere di amarvi, cuore mio”
 
“Allora domani a scuola ti farò un disegno!” disse lei con entusiasmo.
 
Infatti, il pomeriggio successivo, lui rimase sorpreso nel vedere sua figlia offrirgli un suo lavoro che avrebbe dovuto rappresentare una donna dal seno generoso. Si potevano distinguere due curve che rappresentavano così le forme femminili. Con orgoglio, Shan In aveva disegnato la donna per sostituire quella che aveva scarabocchiato; la maestra, perplessa, aveva guardato il disegno incuriosita.
 
“Cos'è, mia cara?” aveva chiesto sorridendo.
 
“È la signora di papà!” aveva detto con aria dignitosa.
 
Kaori capiva ora lo sguardo insistente della maestra quando lei era andata a prendere A-Shan.
 
La sera, mentre Kaori preparava la cena, qualcuno bussò alla porta.
 
“Ryo, puoi aprire per favore!” gridò Kaori dalla cucina.
 
Con un balzo, lui si alzò andando alla porta e sistemare l'intruso che si presentava così tardi.
 
“Chi è?” chiese con voce solenne.
 
Immerso in un magnifico mazzo di rose rosse, il fattorino, tremando dalla testa ai piedi, porse la sua consegna.
 
“Per la signorina Makimura!”

Non appena lasciò il suo pacco, se la diede a gambe; Ryo fissò beffardamente la figura che incespicava qualche metro più lontano.
 
“Che c'è?” chiese Kaori.
 
“Delle rose per te” disse lui alzando le spalle.
 
“Mi domando da parte di chi!”

Sulle punte dei piedi, lei prese il piccolo biglietto.
 
“Oh, è il padre di Kito che mi invita a cena per domani sera!”
 
“Come sarebbe ti invita a cena domani sera?!”

“Forse non ha resistito al mio incredibile fascino!” disse trionfante notando l'espressione arrabbiata di Ryo.
 
“Non intenderai andarci?” ruggì lui.
 
“Sì...non sei stato tu a dirmi che mi avresti lasciato vedere quell'uomo per tornare da te a baciarti? Questo compenserà le innumerevoli volte in passato in cui mi hai piantata qui per uscire con le tue affascinanti conquiste notturne” gli sussurrò lei all'orecchio.
 
“Come sono belli i tuoi fiori, mamma!” esclamò la bambina con gli occhi luccicanti.
 
“Tieni, tesoro, te ne do uno” disse Kaori porgendole una bellissima rosa fiammeggiante.
 
“Grazie!” gridò la bambina gettandosi contro sua madre.
 
“Vieni, mettiamo i fiori nell'acqua!”

“Sì!”

Poco dopo, Kaori, con le braccia cariche del magnifico bouquet, preceduta da Shan In, appoggiò il vaso sul mobiletto all'entrata, poi A-Shan mise il suo vaso più piccolo accanto a quello della madre.
 
“È tutto bello adesso!” proclamò Shan In fieramente.
 
“Sì” brontolò Ryo.
 
Sorridendo, Kaori aggiunse: “Il nostro stallone è geloso?”

“Non sono geloso!” sibilò lui.
 
“Se lo dici tu” scherzò lei. “Forza, tutti a tavola, la cena è pronta”

Il pasto fu silenzioso, Ryo continuava a fissare Kaori con la coda dell'occhio mentre lei rispondeva con un sorriso radioso. Di cattivo umore, Ryo se ne andò a letto per primo.
 
“Cos'ha papà?”

“Non preoccuparti tesoro, è il suo orgoglio da macho che subisce un colpo” sorrise.
 
“Cos'è l'orgoglio da macho?”

“È quando i ragazzi fanno delle cose e non vogliono che le ragazze facciano lo stesso”

Accigliandosi, annuì per affermare quanto asserito; Kaori sistemò i piatti e prese per mano la bambina.
 
“Forza signorina, si fa tardi, a letto!”

Shan In non si fece pregare e subito salì le scale fino in bagno, uscendone poco dopo con addosso il suo pigiama rosa.
 
“Non ho dato un bacio a papà”

“Puoi andare, sicuramente non sta dormendo”

Con cautela, A-Shan aprì la porta della stanza; nell'oscurità, guidata dall'alone di luce proveniente dal corridoio, la bambina cercò a tentoni il letto dei genitori e ci girò intorno. Delicatamente, baciò suo padre sulla guancia:

“Dormi bene papà” sussurrò.
 
A passo svelto, tornò in camera sua dove Kaori la aspettava, le rimboccò le coperte e le raccontò la sua storia preferita. In breve, la bambina partì tra le braccia di Morfeo con un sorriso angelico. Kaori andò nella sua stanza e lentamente scivolò nel letto matrimoniale, venendo improvvisamente rapita da due forti braccia. Nascondendo il naso nel suo collo, lui si rannicchiò contro di lei.
 
“Non sarai rimasta affascinata da quel bellimbusto!”

“Che dici?” sospirò lei.
 
“Non si sa mai! A quanto pare è molto attraente”

“Beh, lo scoprirai domani sera vedendo se torno o no” lo prese in giro.
 
“Ah, è così!” disse lui, mettendosi a cavalcioni su di lei. “Ti farò rimpiangere le tue parole” disse con voce suadente, solleticando le curve del suo collo.
 
Quella notte fu più ardente, più bestiale; il suo onore maschile era stato scalfito dalle parole scherzose della sua donna. Durante i suoi assalti intraprendenti, ammalianti e sensuali, non le diede il tempo di riprendere fiato. Con baci vogliosi e impazienti, accarezzò e toccò ogni parte di quel corpo femminile fremente di desiderio, sfiorando con le mani e le dita la sua intimità sempre più umida e accogliente. Il suo piacere giunse al massimo quando lei gridò, in un gemito carico di sensualità, il suo nome; poco dopo, lui la raggiunse in un orgasmo mozzafiato.
 
 
Il giorno dopo, fiero come un gallo, Ryo scese per raggiungere le sue donne e le baciò a turno.
 
“Stai meglio papà?” si preoccupò A-Shan.
 
“Sì, mia cara, papà ha dormito bene” disse con un sorriso affascinante, lanciando uno sguardo di sbieco alla donna che arrossì leggermente.
 
La giornata di routine passò abbastanza velocemente; A-Shan trovò un nuovo compagno di giochi in Kito. A-Shan, Shin Hon, Pai Lan e Kito erano le piccole canaglie del cortile; tutti e quattro, insieme, facevano impazzire le povere maestre.
 
In serata Kaori, dopo aver preparato la cena, salì in camera per cambiarsi per il suo appuntamento con il signor Mirizawa. Con cautela e avendo ai piedi i tacchi alti, scese le scale per raggiungere il salotto; lentamente, A-Shan guardò con occhi scintillanti sua madre.
 
“Come sei bella, mamma!” esclamò, abbracciandola.
 
Leggermente truccata, Kaori, che indossava un semplice ma grazioso vestito color salmone, sorrideva angelicamente; senza fiato, Ryo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, abbagliato da tanta bellezza naturale. Con calma, chiuse il giornale e si alzò a sua volta.
 
“Non so se ti lascerò uscire adesso” disse con un sorrisetto.
 
“Sono una ragazza cresciuta, signor Saeba!”

“A che ora esci?”

“La macchina mi aspetta in cortile, l'ho vista dalla finestra”

Avvolgendosi in uno scialle, prese la borsetta e baciò i suoi due amori.
 
“Fate i bravi in mia assenza”

“Sì mamma!” esclamò la bambina.
 
Non proprio felice di lasciarla andare, istintivamente Ryo si avvicinò alla finestra e con sguardo seccato fissò l'elegante uomo che apriva la portiera del passeggero del veicolo. Incapace di resistere oltre, fissò la bambina in tenuta da soldato – il suo regalo di compleanno -, poi con aria cospiratoria disse:

“Che ne dici di fare un gioco, piccola?”

Stupita, lei alzò la testa.
 
“Quale gioco?”

“Il gioco delle spie” rise lui machiavellico.
 
“Sì, sì!”

Con passo svelto, lei recuperò i suoi walkie-talkie e il suo binocolo.
 
“Chi spiamo?” chiese con entusiasmo.
 
“La mamma!”

Velocemente, sollevò la bambina che trasportò come un pacchetto tra le braccia, afferrando la giacca con l'altra mano; a grandi passi scese i gradini per posizionare con cura la figlia nel seggiolino dell'auto e mettersi alle calcagna della grande berlina nera. Come una trottola, si infilò tra i vari vicoli per non perderli di vista.
 
“Svelto papà, si allontanano!” trepidò la bambina.
 
Con gesti precisi, lui inserì la marcia superiore mentre continuava a zigzagare; poco dopo, la grossa auto si fermò davanti a un grande ristorante. I tappeti rossi che ricoprivano i pavimenti delle varie stanze esaltavano la brillantezza dei lampadari di cristallo che sembravano risplendere di mille luci. Candelieri appoggiati al centro dei tavoli accentuavano l'intimità delle coppie e una dolce melodia suonata al pianoforte rendeva l'atmosfera romantica.
 
“Forse in fondo non sarei dovuta venire” mormorò Kaori mordendosi il labbro inferiore.
 
Nascosti in una strada buia, Ryo e A-Shan non volevano perdere una briciola di quello che stava succedendo.
 
“Papà, non vedo niente!” borbottò lei a bassa voce. Rapidamente lui se la mise sulle spalle.
 
“Va meglio?”

“Sì!”

Con orgoglio, tirò fuori il binocolo e fissò la coppia che si accomodava sotto la finestra vetrata.
 
“Cosa vedi?” chiese Ryo con impazienza.
 
“Papà, devi giocare!” si lamentò lei. “Dobbiamo parlare nei walkie-talkie!”

“Beh, va meglio così?” chiese lui parlando al trasmettitore.
 
“Sì!”

“Allora, cosa vedi?”

“La mamma parla con un signore, sta sorridendo! C'è un altro signore che dà loro delle grandi carte”

“E poi?”

“Aspetta un attimo...è per via del tuo orgoglio da macho che stiamo seguendo la mamma?”

“Chi ti ha detto una cosa del genere?” borbottò lui.
 
“La mamma!” disse lei tornando a fissare la coppia.
 
“Non posso dirmi sorpreso” sospirò lui.
 
Stupita, Shan In staccò gli occhi dal binocolo e fissò suo padre.
 
“Papà, perché il signore tocca la mano della mamma?”

Senza attendere, Ryo attraversò la strada; fermandosi bruscamente, entrò con attenzione nell'atrio del ristorante poi, lasciando la bambina a terra, si inginocchiò accanto a lei.
 
“Ascoltami molto attentamente, ti affido una missione” le sussurrò. Lei annuì. “Proverai ad avvicinarti di soppiatto al tavolo dove si trova la mamma e premerai il pulsante del tuo walkie-talkie per far sentire a papà quello che stanno dicendo, okay?”

Fieramente, lei strinse il trasmettitore contro di sé, poi approfittò della luce fioca e, il più discretamente possibile, si infilò tra i tavoli. Ryo, al bar, ascoltava attentamente.
 
“Papà, non sono lontana” mormorò lei.
 
“Bene, piccola, nasconditi bene!”

Mentre i due compari proseguivano il loro piccolo piano, Kaori, imbarazzata, ritirò subito la mano da quello del suo interlocutore.
 
“Signor Mirizawa, temo che ci sia un equivoco da parte sua”

“Sto andando troppo veloce?”

“No, non è questo” sorrise amabilmente. “Io...ma cos'è questo crepitio?”

Esaminando l'ambiente circostante, si chinò per sollevare la tovaglia e scoprì con sorpresa sua figlia sotto la tavola.
 
“Papà, la mamma mi ha trovato” disse con una smorfia.
 
“Che ci fai qui, Shan In?”

“Sto giocando alle spie con papà”

“Chi è questa bambina?” si stupì il ministro.
 
“È mia figlia” sorrise Kaori. Prontamente, prese il trasmettitore della ragazzina e furiosamente premette il pulsante. “Saeba, porta qui le tue chiappe e subito!”

Poco dopo, un alto e tenebroso bruno fece la sua apparizione.
 
“Oh tesoro cosa ci fai qui? Ah eccoti A-Shan, ti stavo cercando ovunque!” rise nervosamente.
 
“Ma sei stato tu a dirmi di nascondermi per ascoltare la mamma”

“Allora è così?” ringhiò Kaori gentilmente.
 
“Scusate se vi interrompo, ma chi sono queste persone?” intervenne Yuri.
 
“Beh, come le dicevo, questa deliziosa bambina è mia figlia A-Shan e lui è suo padre...”

“Piacere, Ryo Saeba!” esclamò con un'occhiataccia, tendendogli poi una mano 'amichevole'. Vedendo i lineamenti tirati dei due uomini, Kaori capì che stavano misurando la loro mascolinità con una nervosa stretta di mano.
 
“Ryo, smettila, okay?”

“Ha una stretta incredibile” disse il ministro massaggiandosi le dita arrossate.
 
“Ricambio il complimento” ammise Ryo stiracchiandosi le dita.
 
“Pensavo che mi avesse detto di essere la signorina Makimura, non la signora Saeba” disse l'uomo.
 
“Sì, in effetti non siamo sposati...” aggiunse lei confusa.
 
“Ma è come se lo fossimo” aggiunse Ryo prendendola per le spalle.
 
“Capisco che il suo compagno abbia preso male le mie azioni. Volete unirvi a noi?” disse indicando due sedie vicine.
 
“No, se ne torneranno a casa tranquillamente” disse Kaori, irritata.
 
“Sì, si sta facendo tardi e nostra figlia deve andare a letto” disse lui, insistendo su 'nostra figlia'. Non comprendendo la scena che le si svolgeva davanti, A-Shan osservò i vari protagonisti.
 
“Chi sei tu signore?”

“Dai, A-Shan, non si parla così alle persone” arrossì Kaori.
 
“Non c'è problema. Sono il papà di Kito”

Con la fronte corrugata e la mascella serrata, lei lo guardò male.
 
“Non è di tuo interesse, signore, far piangere di nuovo Kito o sarà il mio papà a farti paura con la sua pistola!”

Frettolosamente, Ryo le tappò la bocca con la mano.
 
“Passa una buona serata mia cara, ci vediamo più tardi!” rise nervosamente, fuggendo col suo piccolo fardello. Imbarazzata al massimo, Kaori offrì al suo accompagnatore un sorriso più ghignante che piacevole.
 
“Non si preoccupi. Conosco la reputazione del suo compagno e lungi da me l'idea di volergli nuocere. È troppo importante per l'equilibrio di questa città”

Un lungo sospiro uscì dalle labbra della giovane donna, come se si stesse liberando del peso del mondo; da perfetto gentiluomo, Yuri proseguì la sua serata con l'affascinante compagnia di Kaori. Durante la cena, lei buttò due o tre parole a favore della giovane segreteria che, sotto le sue arie severe, mostrava un notevole interesse per il suo capo.
 
Considerata l'ora tarda, il signor Mirizawa l'accompagnò a casa e la lasciò baciandole la mano; con uno sguardo divertito verso la figura maschile che la spiava dalla finestra, lei salì lentamente i pianerottoli. Quando aprì la porta dell'appartamento, Ryo era seduto sul divano e fingeva di leggere il giornale.
 
“Allora è trascorso bene questo fine serata?” chiese per mantenere le apparenze.
 
“Sì” sospirò lei. “È stato grandioso, anzi”

Perplesso, lui alzò un sopracciglio interrogativo, seguendola con lo sguardo finché lei si sedette accanto a lui, rannicchiandoglisi contro.
 
“È stata così bella la tua serata!” bofonchiò lui.
 
“Sei geloso!” sorrise lei.
 
“Ma che stai dicendo!” borbottò lui, immergendosi nuovamente nella sua lettura.
 
“Quindi non ti dispiacerà se mi ha rinvitato a cena...”

“Cosa?!” gridò lui sbattendo il giornale sul tavolino.
 
Contenta del suo successo, Kaori scoppiò a ridere.
 
“Se vedessi la tua faccia!”

“E questo ti diverte?” fece lui mettendo il broncio e incrociando le braccia sul petto.
 
“Lo vedi che sei geloso” sorrise lei scherzosamente.
 
Lui l'abbracciò improvvisamente e le sussurrò all'orecchio:
 
“Se ti dico un po', sarai soddisfatta?”

“Meglio di niente” sorrise lei mentre lui la baciava e la accarezzava lascivamente. Quella sera, Ryo seppe una volta in più di essere il numero uno...non solo come sweeper né come seduttore. Era il numero uno nel cuore di Kaori.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Un'attenzione toccante ***


In quel soleggiato fine settimana, una bambina si attardava con minuzia su un foglio bianco che scarabocchiava di più colori e sembrava impegnata in una profonda conversazione con il suo orsacchiotto, accasciato sul tavolo, incuriosito dai colori della bambina. Ai fornelli, sua madre faceva friggere le pietanze che scoppiettavano nella padella il cui aroma saporito profumava la cucina, e li fece saltare pochi secondi dopo con un rapido gesto del polso. Mentre le due donne erano attive, un pigrone dormiva pacificamente nel suo accogliente letto. Con un balzo, A-Shan si raddrizzò e afferrò il suo peluche, che sbatté contro il tavolino e incontrò il pavimento, venendo trascinato dalla bambina con passo deciso verso la cucina.
 
“Guarda mamma!” esclamò con entusiasmo, lasciando andare il povero orsacchiotto che atterrò pesantemente sulle piastrelle mentre lei brandiva il suo disegno.
 
“Che bello, tesoro” sorrise Kaori.
 
“È per Kito!” fece la piccola orgogliosa.
 
Accigliandosi, Kaori riportò la sua attenzione sul disegno mentre Shan In continuava con la sua spiegazione.
 
“Qui c'è Kito, poi c'è il suo papà e la sua mamma” indicò. “So che la mamma di Kito è in cielo” balbettò tristemente.
 
“Chi te l'ha detto, mia cara?” le chiese.
 
“Kito, e visto che a volte è triste, gli darò il mio disegno, così avrà la sua mamma con sé” sorrise. “Lo metto nel mio raccoglitore e glielo darò lunedì”

L'aroma stuzzicante ebbe la meglio sul letargo dello sweeper, che si stiracchiò rumorosamente grattandosi la testa prima di scendere in cucina. Percepì brandelli della conversazione tra le sue donne e vide la piccola figura che correva in salotto. Incuriosito, Ryo entrò in cucina e con un ampio gesto raccolse, sorridendo, il peluche abbandonato. Persa nei suoi pensieri, Kaori non prestò attenzione all'uomo appena entrato. Un'ondata di malinconia la travolse all'improvviso e tristi ricordi presero i suoi pensieri. La morte...Ryo l'aveva toccata, troppo da vicino per i suoi gusti, cinque anni prima.
 
“Cos'avrei fatto se fossi morto? Come avrei reagito se mi avessi lasciato? Avrei avuto il coraggio di continuare a vivere senza di te?” mormorò.
 
Con cautela, lui lasciò l'orsacchiotto sul tavolo e con le sue braccia rassicuranti allacciò la vita di Kaori per avvicinarsi amorevolmente a lei.
 
“Non pensarci più, è passato” le sussurrò all'orecchio.
 
Realizzando improvvisamente la vicinanza del suo compagno, lei lasciò cadere il cucchiaio di legno; con un gesto lento, senza staccarsi da lei, Ryo tolse la padella dal fuoco. Lentamente, Kaori si voltò in quella piacevole stretta e passò la mano tra i suoi capelli scuri mentre gli rivolgeva uno sguardo malinconico. Con le dita, con attenzione, sfiorò la ferita alla testa, unica traccia del trauma del passato. Con un gesto tenero, lui catturò la sua mano e lasciò un bacio appassionato sul palmo, tuffando il suo sguardo scuro nei suoi occhi nocciola, come per ipnotizzarla.
 
“Starò sempre con voi, sono già tornato una volta...so che tu ci sarai sempre per guidarmi verso casa” soffiò.
 
Sentendo il suo cuore gonfiarsi di infinito amore, Kaori si alzò in punta di piedi e si accostò per baciare le labbra avide del suo amante che non aveva bisogno di essere invitato per rispondere a quel richiamo di tenerezza. Dalla carezza sensuale delle loro lingue che si sfiorarono, il desiderio di sentirsi l'uno contro l'altra martellò nei loro cuori palpitanti; senza fiato, lei fece scorrere le dita fra i folti capelli per afferrare il collo del suo amante e approfondire il bacio mentre le mani di lui attiravano a sé il suo corpo esigente. Interrompendo quello scambio appassionato, lei si rannicchiò contro di lui mentre stringeva la presa intorno alla sua vita robusta per sentirlo di più contro di sé, sfiorandogli la parte bassa della schiena; con un gesto automatico, lui accarezzò a sua volta la schiena della donna in un via vai cauto.
 
“Se continui così, Kaori, non sono sicuro di poter rimanere tranquillo a lungo” sussurrò.
 
Frettolosamente e rossa per la confusione, lei si staccò da lui mentre lui sorrideva maggiormente. Impulsivamente, la strinse di nuovo contro di sé per rubarle un bacio ardente, lasciandola poi stordita per mettersi a tavola.
 
“Papà!” gridò allegramente la bambina saltandogli in braccio. “Sai, ho fatto un disegno per Kito...”

“Spero tu non abbia usato le mie riviste come supporto” sorrise lui.
 
“Non sei gentile, papà!” borbottò lei incrociando le braccia sul petto.
 
“Forza, mettetevi composti tutti e due, la colazione è pronta”

Senza alcuna difficoltà, Ryo lasciò la bambina sulla sedia, lei con un gesto frettoloso afferrò il cucchiaio per iniziare rapidamente a divorare la sua colazione mentre il suo viso si riempiva di cibo tanto quanto la bocca.
 
“Piano, A-Shan!” la rimproverò Kaori.
 
“Ma papà mangia così!” disse, indicando col cucchiaio l'uomo affamato che aveva la bocca piena di riso.
 
Con un sospiro stanco, lei scosse il capo; quasi innocentemente, Ryo alzò la testa, sbattendo le palpebre rapidamente, come se si rendesse conto all'improvviso che si stava parlando di lui. Scrollando le spalle, Kaori pulì il viso della bambina mentre le diceva che solo perché suo padre faceva così, non significava che lei doveva comportarsi allo stesso modo. In maniera più moderata, Shan In continuò a mangiare mentre osservava suo padre con la coda dell'occhio.
 
“Mamma, papà mangia come un maiale! Ha un sacco di riso sulla faccia!”

“Ryo! Mangia per bene” sospirò.
 
Col broncio, con la bacchetta in bocca, lui obbedì, lanciando alla figlia uno sguardo di falso rimprovero, ricevendo un sorriso angelico che avrebbe sciolto chiunque volesse rimproverarla. Era un'eredità dai suoi genitori, i quali sapevano bene come usare il loro fascino per persuadere gli altri. In un'atmosfera gioviale e tranquilla la colazione proseguì sotto le 'accuse' di ciascuno verso Kaori per ottenere i suoi favori. Come due bambini, si guardavano per vedere chi dei due faceva cose più sciocche dell'altro.
 
Dopo aver lavato i piatti, Kaori andò verso la lavanderia con le braccia cariche di un cesto di biancheria da stendere.
 
“Posso aiutarti, mamma?” chiese la bambina, alzando lo sguardo dal suo libro illustrato.
 
“Se vuoi!” le sorrise.
 
Per farla partecipare, le diede il cestino con le mollette e si diressero verso lo stendibiancheria. Mentre Kaori stendeva il bucato, A-Shan le passava i vari capi di abbigliamento finché non si imbatté in un reggiseno. Sbarrando gli occhi, esaminò l'indumento.
 
“Mamma, cos'è?” chiese, allungandole il capo in pizzo.
 
“È un reggiseno”
 
“A cosa serve?” si incuriosì lei, aggrottando la fronte.
 
“Un giorno, quando sarai più grande, avrai il seno e ne avrai bisogno” le spiegò mentre continuava con la sua attività. Davanti alla mancanza di reazione della bambina, Kaori si voltò subito ma lei se n'era andata di soppiatto. Aggrappandosi alla ringhiera, A-Shan tornò in salotto per mostrare la scoperta a suo padre.
 
“Papà, guarda cosa mi ha dato la mamma!”

“Eh?” fece lui staccando lo sguardo dal giornale. Con un gesto malizioso afferrò il capo intimo di pizzo nero.
 
“Ma dove l'hai trovato, Shan In?” chiese balbettando mentre il suo sopracciglio sussultava, segno che aveva difficoltà a mantenere il controllo.
 
“L'ho preso dal cesto della biancheria della mamma!” disse, prendendo il suo libro illustrato e abbracciando il suo orsacchiotto. “La mamma mi ha detto che è per le ragazze grandi, quindi visto che sono troppo piccola non posso metterlo. Te lo do se vuoi, io non lo voglio più”

Immergendo il naso nel raffinato pizzo per godere del dolce profumo, lui non avvertì l'aura furiosa della donna che gli strappò l'indumento dalle mani.
 
“Puoi spiegarmi cosa stai facendo!” ruggì.
 
“È stato A-Shan a darmelo!” rise lui nervosamente.
 
“Sì mamma, è vero! Tu mi hai detto che era per i grandi, quindi l'ho dato a papà visto che io sono ancora piccola, non posso metterlo”

“L'ho già visto su di te” sussurrò lui. “E ti stava alla grande!” sorrise. “Te l'ho anche tolto” aggiunse in tono sempre più predatorio, avanzando verso di lei.
 
“Smettila, c'è Shan In” disse lei cercando di allontanarlo lentamente.
 
“Ma potete baciarvi” intervenne la bambina senza staccare il naso dal suo libro. “Quando le persone sono innamorate, si danno dei baci”

“Vedi...” sorrise lui maliziosamente. “Possiamo darci dei baci perché siamo innamorati”

Quando Ryo l'attirò a sé per baciarla teneramente, il telefono iniziò a squillare. La bambina balzò in piedi, si arrampicò sul divano per rispondere.
 
“Pronto?”

“Buongiorno piccola, sono lo zio Li, puoi passarmi il tuo papà?”

“Buongiorno zio Li. Non posso passarti papà perché sta baciando la mamma. Sai, anche io un giorno avrò un fidanzato e gli darò dei baci”

“Non sei un po' piccola per pensare a queste cose?” chiese lui.
 
“Non si è mai troppo piccoli!” fece lei, ripetendo parole che aveva già sentito.
 
“Ma chi ti ha detto una cosa del genere?” grugnì lui.
 
“Zio Mick!” rispose lei allegramente.
 
“Mi sentirà quello!”

 
In quel momento, dall'altra parte della strada, Mick starnutì.
 
“Ehi, qualcuno parla di me!” si stupì. “Spero sia una bella donna!” aggiunse, ridendo poi stupidamente.
 
“Che ti succede?” fece Kazue.
 
“Niente, pensavo a te” disse lui sorridendo.
 
La giovane donna si corrucciò, non credeva affatto alle parole da dongiovanni che nonostante tutto le rimaneva fedele.
 
 
“Chi è Shan In?” fece Ryo prendendo delicatamente la cornetta dalle mani della bambina.
 
“È zio Li!”

“Saeba!” rispose lui al telefono.
 
“Allora, ti disturbo?” rise Li dall'altra parte.
 
“Cosa vuoi, vecchio?”

“Sai cosa racconta il tuo compare americano a tua figlia...”

“No?” si incuriosì lui grattandosi la testa, mettendo il broncio.
 
“Non so fin dove è arrivato ma parla di sessualità con tua figlia!”

“Cosa?!” urlò. Il suo grido si udì per tutto il quartiere. “Mi sentirà, quello!” si arrabbiò. Poi riprese la calma. “Comunque, perché hai chiamato?”

“Partirò per diversi mesi per lavoro, quindi se hai bisogno di raggiungermi, contatta il ciambellano Chin, saprà sempre dove trovarmi”

“Va bene, ricevuto. Beh, ti lascio, ho una piccola visita da rendere al mio caro vicino” affermò guardando male l'edificio di fronte. Mentre Ryo metteva giù la cornetta, Kaori lo fissò con aria strana.
 
“Che succede?” si stupì avvertendo la sua collera.
 
“Vado a fare visita al caro Mick” sorrise lui sornione.
 
“Va bene, allora nel frattempo io vado a fare la spesa”

Mentre Ryo saliva al piano di sopra velocemente per poi riscendere, A-Shan si infilava la giacca per uscire con sua madre. Amava andare a fare la spesa con la mamma perché al supermercato poteva spingere il piccolo carrello dove i prodotti si accumulavano. Mano nella mano, la donna e la sua piccola presero la direzione del supermercato mentre Ryo, in qualche falcata, attraversava la strada per salire, senza tanta calma, i diversi pianerottoli. Col pugno colpì vigorosamente la porta robusta che vibrò sotto il suo accanito assalto.
 
“Mick, apri, ti devo parlare!” gridò tentando di contenersi.
 
Sospirando, l'americano si alzò dal divano sul quale era svaccato per andare ad aprire.
 
“Che ti succede?” sospirò. “Hai un consiglio da chiedermi?”

“Ne farò a meno” ruggì lui. Mentre l'aura di Ryo si faceva sempre più pericolosa, il biondino si allontanò lentamente dall'ingresso con una smorfia.
 
“Credo che tu abbia qualcosa da rimproverarmi” rise nervosamente, mettendosi a scappare nell'appartamento. Ryo si mise a inseguirlo.
 
“Ti insegnerò a parlare alle nostre bambine, di quattro e cinque anni, di sessualità!” urlò con il pugno alzato.
 
Mentre una corsa forsennata iniziava nell'immobile, le due donne arrivarono al supermercato dove le porte scorrevoli si aprirono per consentire il passaggio. La bambina si gettò sui carrellini ornati di una bandierina per deambulare gioiosamente tra le corsie piene di involucri colorati. Kaori controllava con attenzione la lista della spesa, e la bambina, canticchiando spingeva vivacemente il suo carrello fino a scontrarsi con un altro cliente.
 
“A-Shan! Fai attenzione! Ci scusi” disse Kaori, inchinandosi leggermente.
 
“Non è grave” sorrise la giovane donna. Il tono di voce attirò l'attenzione di Kaorri.
 
“Signorina Sachiwa. Mi perdoni, non l'avevo vista”

“Mi chiami Sumire” sorrise l'altra amabilmente.
 
“Anche lei qui a fare la spesa?”

“Come può vedere” disse la donna amichevolmente, mostrando il suo carrello pieno. Lo sguardo di Kaori si posò sulla giovane donna, sempre con lo stesso tailleur stretto, l'acconciatura severa che manteneva i suoi capelli tirati indietro. La bambina tirò il lembo della giacca di Kaori.
 
“Mamma, chi è questa signora?” chiese lei.
 
“Scusami, tesoro, questa signora lavora con il papà di Kito. Signorina Sachiwa, le presento A-Shan, mia figlia”

“Incantata, piccola!” le sorrise. Scrutandola con sguardo insistente, un sorriso apparve sul musetto della bambina.
 
“Lei è la nuova mamma di Kito!” fece entusiasta.
 
“Ma no!” balbettò la donna, imbarazzata. “Anche se ne sarei felice” mormorò.
 
“Perché? Il mio papà e la mia mamma lavorano insieme e sono innamorati. Tu non ami Kito e il suo papà?”

“Non è così facile” sospirò la donna. Kaori avvertì una sensazione di déjà vu, visto il suo passato con Ryo.
 
-A volte gli uomini sono proprio ciechi!- pensò. “Sumire, che ne dice di bere un the a casa nostra una volta finita la spesa?”
 
“Ma perché?”
 
“Le darò una mano per conquistare il caro signor Mirizawa”

Con le guance rosse, la donna fissò la giovane madre e un ampio sorriso illuminò il suo volto.
 
“D'accordo!”

Le due donne si diressero verso le casse precedendo la bambina, poi si recarono verso l'immobile dai mattoni rossi, con le braccia piene di sacchetti.
 
 
“Ti dico che ho parlato ad A-Shan solo di baci tra genitori, e di nient'altro!” affermò l'americano con voce tremante mentre Ryo lo teneva per il collo.
 
“E perché gliene hai parlato?!” borbottò.
 
Sistemandosi il completo stropicciato, rise nervosamente aggiungendo:
 
“Beh, ha beccato me e Kazue mentre ci baciavamo”

Il suo viso si trasformò in una smorfia libidinosa al ricordo di quel momento che avrebbe potuto essere più intraprendente se i bambini non fossero entrati in cucina per reclamare la loro merenda. Uno scappellotto in testa fece tornare Mick sulla terra.
 
“Ahi, ehi!” si lamentò. “Cosa preferisci che le racconti? Di bacetti tra genitori o di incontri amorosi di una coppia chiusa in camera?” domandò con un sorrisetto.
 
“Va bene, ho capito!” sospirò. “Ma ti avverto, non raccontare altro alle bambine, altrimenti dovrai vedertela con me!” lo minacciò.
 
Con ciò, se ne andò per tornare al suo appartamento; giunto in salotto, notò una figura femminile ma il suo aspetto troppo severo non l'attirava affatto. Si fece comunque avanti per salutare l'ospite.
 
“Ryo, ti presento la signorina Sachiwa. È la segretaria del signor Mirizawa!”
 
A quel nome, i lineamenti di Ryo si tesero.
 
“Quello che ha osato invitare la MIA donna” borbottò. Un sorriso illuminò il volto di Kaori mentre vedeva la sua espressione cambiare.
 
“Avremmo bisogno del tuo consiglio per attirare l'attenzione del caro ministro!”

“La vita sentimentale di quel tipo non mi interessa affatto!” asserì sospirando, lasciandosi andare pesantemente sul divano. Il volto della donna si fece più triste, così Kaori si inchinò verso di lui e gli mormorò all'orecchio:

“Se mi aiuti, non ci sarà più alcuna ragione perché mi ronzi attorno” sorrise.
 
“Va bene!” fece lui convinto. Sorridendo, Kaori chiese:
 
“Allora, cosa ci consigli perché la signorina Sachiwa attiri la sua attenzione?”

Lentamente, lui si alzò e si avvicinò alla giovane donna. Il suo sguardo scuro turbò la segretaria che arrossì.
 
“Per quanto riguarda i suoi abiti, non cambieremo niente” disse scrutandola, tenendo una mano sul mento. “Le segretarie fanno parte delle fantasie maschili” rise scioccamente. Con una gomitata, Kaori lo fece rinsavire.
 
“Scusa! Per cominciare, si sciolga i capelli...poi usi delle lenti a contatto al posto degli occhiali...si trucchi leggermente senza esagerare. Allenti il colletto, lo lasci semi-aperto. Farà in modo che gli uomini possano immaginare il resto” aggiunse con un'aria da maniaco.
 
Schiacciandogli generosamente il piede, con un sorriso provocatorio, Kaori lo ringraziò baciandolo sulla guancia.
 
“Andiamo a mettere in pratica i suoi consigli!” disse Kaori prendendo la donna per il braccio. Le due salirono al piano di sopra per 'modificare' l'aspetto della donna; poco dopo, Kaori riapparve. “Sono fiera di me! Vedrai, non la riconoscerai!”
 
Ryo alzò un occhio dal giornale e posò lo sguardo sulle scale dove una bellissima donna dai capelli neri leggermente ondulati scendeva con attenzione i gradini, aggrappandosi al corrimano.
 
“Crede che funzionerà!” balbettò Sumire, arrossendo.
 
“Guardi la faccia di Ryo e ne tiri le conclusioni” le mormorò Kaori.
 
A bocca aperta, Ryo dettagliò la giovane donna di fronte a sé, non pensava che una tale bellezza si nascondesse dietro quella donna severa. Piegando il giornale, si alzò per dirigersi verso le due. Delicatamente, prese la mano della segretaria e la strinse tra le sue.
 
“Allora, quale sarà la mia ricompensa?” sorrise mentre la sua libido iniziava a prendere il sopravvento. Un martellone si materializzò tra le mani di Kaori.
 
“Se non rimani tranquillo, sai cosa ti aspetta!” sorrise diabolicamente.
 
“Sì!” fece lui lasciando subito la mano della donna.
 
“Non le resta che acquistare le lenti a contatto!” disse Kaori.
 
“Vi ringrazio infinitamente!” disse lei inchinandosi. “Vi dirò come sarà andata!” sorrise, molto entusiasta. Poco dopo, con i suoi sacchetti, la signorina Sachiwa lasciò l'appartamento, il cuore sollevato. Un braccio possente allacciò la vita di Kaori e, richiedendo un bacio, disse:

“E tu, me la dai la mia ricompensa!”

Con un gesto rapido, lei lo spintonò borbottando:

“Se non foste così ciechi, non ci sarebbe bisogno di fare così tanto per piacervi!”

“Aspetta, Kaori!” piagnucolò lui seguendola.
 
Mentre i suoi genitori si dirigevano in cucina, A-Shan, che era rimasta silenziosa fino a quel momento, li guardava con la coda dell'occhio.
 
“Kito avrà una nuova mamma” disse sorridendo e stringendo il suo orsacchiotto per baciarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Le paure di una bambina ***


 
Il fine settimana era trascorso velocemente e ora la folla di genitori era riunita davanti alla scuola, annerendo il marciapiede; giunse una magnifica automobile scura e da essa scese una bella giovane donne, preceduta da un elegante uomo d'affari. La coppia, che lasciò un ragazzino entusiasta in pantaloncini corti, si gettò letteralmente al collo della donna per poi mantenere un atteggiamento più contenuto nei confronti del padre. Con aria radiosa, si allontanò dalla coppia a passo svelto, salutandoli con la mano, raggiungendo un gruppo di tre bambini, due femmine e un maschio che discutevano seriamente di quella nuova coppia.
 
“È la nuova mamma di Kito” sussurrò la moretta.
 
“Sei sicura? Non si stanno nemmeno baciando” disse la biondina a bassa voce.
 
“Ma gli innamorati non stanno tutto il tempo a baciarsi” fece il ragazzino a sua volta.
 
“Non sono innamorati da molto” intervenne di nuovo la moretta. “Suo papà deve prima invitarla a cena e darle dei fiori. Un giorno dormiranno insieme e avranno dei bambini”

“Come sai tutto questo?” chiesero gli altri due.
 
“Ho visto un film che la mamma stava guardando. Sai i film che fanno piangere le mamme? Poi vanno in una stanza, si danno tanti baci e hanno un bambino”

“Ah!” esclamarono gli altri due in coro.
 
L'arrivo di Kito pose fine alla conversazione.
 
“È la tua nuova mamma, Kito?” si entusiasmò Pai Lan.
 
“Sssh, zitta!” fece Shan In.
 
“No, non è la mia mamma ma è molto gentile con me, e poi è ancora più bella adesso” sorrise lui.
 
I quattro bambini si allontanarono dall'ingresso ridendo, poi si abbandonarono ai loro abituali giochi; un'auto parcheggiata dall'altra parte della strada con a bordo uomini silenziosi in abiti scuri fissavano insistentemente il piccolo quartetto.
 
“Allora quello è il figlio di Mirizawa!” esclamò uno di essi, sorridendo.
 
“Ora che lo abbiamo individuato, dovremo agire con la massima rapidità ed efficienza. La nostra causa dipenderà dal suo rapimento”

Su quelle parole, il veicolo si allontanò lentamente, gli altri tre occupanti fissavano il ragazzino che ora teneva la mano di una bambina bionda, la quale stringeva affettuosamente la sua bambola.
 
Mentre nell'ombra si metteva in modo quella cruciale missione, una coppia, tranquillamente seduta sul divano del salotto, si concedeva una pacifica occupazione. La giovane donna leggeva con calma una rivista femminile, il suo compagno, col braccio appoggiato sulla spalliera del divano, faceva instancabilmente zapping tra i vari canali di informazione, sospirando mentre guardava di sbieco l'affascinante giovane donna che mostrava un sorriso sereno. Con un gesto improvviso, spense il televisore e si appoggiò al divano e con un movimento automatico accarezzò lascivamente il collo offerto dalla donna, la quale iniziò a rabbrividire senza distogliere la sua attenzione dalla lettura. Con un sorriso fascinoso, lui si raddrizzò per scivolare al fianco della giovane donna che fingeva di non accorgersi di nulla. Continuando con quel tocco delicato, cercò di riportare la sua attenzione sull'occupazione della donna.
 
“Cosa leggi?”

“Una recensione sulla nuova collezione che Eriko esporrà a breve” disse allegramente lei, mentre nei suoi occhi danzava una fiamma di meraviglia.
 
“Fammi vedere!”

Con un movimento ripetitivo, lui sfogliò diverse pagine fino a raggiungere la collezione di lingerie raffinata.
 
“Questa è ciò che chiamo grande arte” esclamò mostrando la rivista alla giovane donna. Le modelle poco vestite indossavano biancheria intima di pizzo colorato o sobria che metteva in risalto le loro figure e i loro corpi perfetti.
 
“Non cambierai proprio mai” sbuffò lei riprendendo la rivista.
 
“Ma è così che mi ami, no?” le sussurrò all'orecchio, avvicinandosi maggiormente a lei.
 
“Sì” sorrise lei alzandosi e posando la rivista sul tavolino da caffè. Ma il caro stallone non intendeva fermarsi alle belle parole, voleva una prova dell'affetto della sua donna, anche se conosceva perfettamente i suoi sentimenti, così con un rapido gesto la fece rovesciare tra le sue braccia.
 
“Dimostrami che mi ami” la sfidò, immergendo il suo sguardo scuro e ardente nei suoi occhi nocciola.
 
Con un sorrisetto, Kaori lo attirò a sé afferrandolo per la nuca, baciandolo avidamente mentre le sue dita accarezzavano voluttuosamente i suoi capelli color dell'ebano. Afferrando languidamente la lingua di lei, la sua mano salì lungo la sua coscia per scivolare sotto il vestitino blu che si lasciò stropicciare per una carezza più sensuale. Le sue dita curiose sfiorarono il fine pizzo per arrivare ad accarezzare lentamente il bruno vello, adagiando la giovane donna sul divano. Un sospiro di piacere sfuggì dalle labbra di Kaori, Ryo continuò la sua esplorazione fino a sfiorare la sua intimità; un gemito più impaziente sfuggì dalla gola della donna mentre lui le copriva il collo di baci, fino a catturare le sue labbra ansimanti.
 
Le mani femminili scivolarono sotto la maglietta di lui per prodigare tocchi gentili, irrigidendosi leggermente durante gli assalti più pronunciati del suo amante. Per ottenere l'osmosi del piacere, lei lasciò una mano sulla protuberanza contro la cerniera di lui per un contatto intimo, continuando ad accarezzargli la schiena. Un ringhio uscì a sua volta dalle labbra di lui, catturando quelle della donna più ferocemente. Mentre lui si sbottonava frettolosamente i pantaloni e lei sollevava la gamba sfiorando la sua coscia con la punta del piede, qualcuno giunse a interrompere il dolce intermezzo.
 
“Uhm, Ryo...bussano”

“Lascia stare, torneranno più tardi!” disse cercando di soffocare le parole tra le sue labbra insoddisfatte.
 
“Ma potrebbe essere una cosa seria” disse lei, spingendolo leggermente via mentre i colpi alla porta si ripetevano.
 
“E io, non credi che sia urgente!” disse lui staccandosi da lei, indicando la sua patta sporgente.
 
“Vai a farti una bella doccia fredda” sorrise lei arrossendo mentre si allontanava per rimettersi in ordine il vestito e passarsi una mano tra i capelli per ravviarli.
 
Mentre Ryo si precipitava brontolando verso il bagno al piano di sopra, Kaori, spumeggiante, aprì la porta all'importuno che avrebbe raccolto l'ira del suo amante. Un sorriso quasi esilarante si diffuse sul volto della donna alla vista dell'americano di fronte a lei.
 
“Scusami il disturbo, Kaori, ma volevo chiederti un consiglio su Kazue”

“Vai, ti ascolto” gli sorrise amabilmente.
 
“Vorrei regalarle dei fiori...”

“Cos'hai fatto ancora?” gli chiese severamente.
 
“Niente! Sempre la stessa storia con voi donne! Ogni volta che vi si offre dei regali, è per farsi perdonare” borbottò.
 
“Scusami, vai avanti”
 
Benché l'espressione imbronciata gli segnava ancora il viso e le braccia incrociate sul petto dimostravano la sua contrarietà, lui continuò:
 
“Oggi è il suo compleanno e volevo celebrare l'occasione regalandole dei fiori. So che a volte sono troppo espansivo con le altre donne, e tu sei la sola con cui ho il coraggio di dirlo, cosa mi consigli?”

“Rose rosse insieme a elicrisi. Sarà una prova inconfondibile del tuo amore per lei”

“Ok!” fece lui con entusiasmo, scomparendo rapidamente.
 
Ryo intanto si stava strofinando vigorosamente i capelli ancora umidi, scendendo le scale.
 
“Chi era?” chiese con voce seccata.
 
“Niente di importante, un venditore che voleva proporre delle enciclopedie” mentì per salvare la pelle dell'americano. All'improvviso la porta dell'appartamento si riaprì.
 
“Grazie per i consigli, Kaori!” esclamò Mick, baciandole delicatamente la mano.
 
“Allora eri tu!” esclamò Ryo, sospendendo il suo gesto. Un'aura di rabbia si emanava dal tenebroso sweeper, facendo rabbrividire il biondo, specialmente quando vide le sue pupille nere. Improvvisamente si rese conto, dettagliando più attentamente Kaori, che doveva averli disturbati in un momento di intimità.
 
“Me ne vado, ho capito!” disse con una smorfia, facendo un passo indietro con cautela, agitando febbrilmente la mano.
 
Mentre Mick correva verso la porta, il secondo uomo si precipitò al suo seguito, insultandolo con ogni epiteto immaginabile, minacciandolo con la sua Python. Kaori cercò di fermarlo, ma chi poteva fermare un Ryo determinato? L'unica cosa che era riuscita a prendere al volo era l'asciugamano ancora umido dalle sue spalle.
 
Prontamente, si avvicinò alla finestra per vedere i due che si rincorrevano instancabilmente. Un ampio sorriso divertito si diffuse sul suo volto quando vide il biondo afferrare un bidone della spazzatura e lanciarlo all'altro nel tentativo di fermarlo. Mentre Kaori si dilettava a guardare i due uomini che correvano per la strada, lo squillo del telefono attirò la sua attenzione.
 
“Pronto?”

“Kaori, perdonami il disturbo, sono Saeko”

A quell'annuncio, Kaori mise il broncio perché sospettava che la poliziotta avrebbe chiesto di nuovo un favore a Ryo.
 
“C'è Ryo, per favore?”

“Aspetta due minuti, vedo se vuole risponderti”

Lasciando giù la cornetta, si avvicinò nuovamente alla finestra e con un ampio gesto l'aprì.
 
“Ryo, al telefono per te! È Saeko!”
 
Lo sweeper interruppe immediatamente il suo inseguimento, permettendo all'americano di deambulare verso il suo vialetto e chiudersi a chiave nel suo appartamento.
 
“Non perdi tempo!” fece Ryo verso il compare, fissando la sua finestra.
 
A passo svelto, Ryo tornò al suo immobile e salì rapidamente i gradini. Con uno sguardo furtivo, notò l'espressione scontenta di Kaori, contrariata per la richiesta della poliziotta.
 
“Saeba”

“Che stavi facendo?”
 
“Niente, piccolo problema personale” disse lui sorridendo verso Kaori. “Ma non mi chiami per avere mie notizie. Allora cosa posso fare per te?”

“Si tratta di un affare molto serio per il paese! Non posso parlarti al telefono, puoi raggiungermi tra quindici minuti al Cat's Eye”

“Perché non vieni a casa mia?” borbottò lui.
 
“Ho solo pochi minuti di pausa e il Cat's Eye non è lontano dal commissariato”

“Ok, ho capito”

Riattaccando, sospirò, non osando incrociare gli occhi nocciola di cui già percepiva l'intensità.
 
“Di cosa si tratta questa volta?” fece lei severamente.
 
“Non lo so esattamente ma sembra importante. Non mi ha voluto dire di più al telefono”

“Non sa che ora hai una famiglia!” si infuriò lei. “La polizia ha un'unità di élite, eppure deve sempre chiamare te”

“Non preoccuparti, starò attento” cercò lui di confortarla.
 
Con un movimento infastidito, lei gli voltò le spalle incrociando le braccia sul petto.
 
“Immagino che andrai”

“Sai che non posso fare altrimenti”

“Fai come vuoi! Ad ogni modo, niente che potrei dire cambierà le cose”

Con passo deciso, lei andò in cucina e sbatté la porta; con un cenno, lui afferrò la giacca e si diresse all'uscita.
 
“Non avrò davvero mai una vita normale e Saeko sarà sempre la fonte dei miei guai” sospirò chiudendo la porta.
 
Con passo moderato, scese i gradini, le mani in tasca, andando al parcheggio sotterraneo; il motore della piccola auto rossa risuonò nel cortile mentre Kaori osservava attentamente.
 
“Stai attento” sussurrò, stringendo le dita sulla bella tenda che incorniciava la finestra.
 
* * *

Dall'altra parte della città, nell'ufficio del Ministero della difesa, un uomo dai capelli brizzolati si appoggiò allo schienale, sospirando, sulla sua imponente poltrona di pelle. I vari partiti politici avevano appena lasciato la stanza sulle ultime parole:

“Il corpo armato deve agire...”

Con espressione preoccupata, prestò poca attenzione alla giovane donna che gli si avvicinò timidamente per offrirgli una tazza di caffè.

“Tenga, le farà bene” sorrise, porgendogli la bevanda.

“Grazie” sospirò lui. Mentre beveva, nonostante l'aria contrariata, riportò la sua attenzione per la prima volta da quella mattina sulla leale giovane donna.

“Ha cambiato qualcosa, Sumire” disse, scrutandola.

“Ho deciso, grazie a qualche prezioso consiglio, di mettermi più a mio agio d'ora in poi” rispose lei abbassando gli occhi e arrossendo leggermente.

“Ha perfettamente ragione e sta benissimo” disse lui con un sorriso.

Un largo sorriso illuminò il volto della giovane mentre il ministro sfogliava il fascicolo davanti a sé.

Sedendosi al suo fianco, per riprendere il suo ruolo di segretaria, discuterono a grandi linee della nuova minaccia che incombeva su Tokyo...'I bambini del nuovo mondo'. Quei terroristi volevano prendere il comando del paese; erano passati diversi giorni da quando le loro minacce erano entrate nelle alte sfere politiche, ma avevano completamente ignorato la pericolosità delle loro azioni fino a quando non avevano introdotto di nascosto una finta bomba negli appartamenti imperiali. Il loro piano era stato stroncato sul nascere grazie alla vigilanza del Ministro della difesa che, con abilità e discrezione, aveva sequestrato l'oggetto senza destare il minimo sospetto nei suoi superiori. Ma in seguito dovette fare riferimento alla sua gerarchia per mettere in all'erta i politici e poter così agire a sua discrezione per il bene del paese.
 
Affondando nella grande poltrona in pelle che scricchiolava seguendone il posizionamento, dettò meticolosamente le informazioni in codice che la giovane segretaria doveva trasmettere in seguito ai generali delle varie forze militari per organizzare al più presto un convegno. Fu sul piede di guerra che i vari funzionari del Ministero della difesa deambulavano per i grandi corridoi del complesso militare.
 
* * *

Mentre la campanella dell'intervallo risuonava per i corridoi della scuola, i bambini si precipitarono fuori per approfittare della pausa. I quattro amici si ritrovarono come al solito in un angolo del cortile per immaginare una nuova avventura per il loro gioco. Kito e Pai Lan dovevano interpretare il ruolo dei genitori innamorati, mentre le due teste calde facevano le guardie del corpo della coppia. Intanto che l'attenzione della maestra era occupata su due ragazzini che bisticciavano, i quattro ne approfittarono per scivolare dall'altro lato della struttura, dove il terreno era più adatto a un gioco rischioso. I contenitori di metallo servivano come case dei due 'professionisti' mentre la coppia di innamorati si teneva per mano in attesa del segnale di A-Shan.

“Ma che fanno?” borbottò la biondina.

“Non lo so” disse il ragazzino, alzando le spalle. “Forse dovremmo andare a controllare?”
 
“No, non muoviamoci, altrimenti Shan In non sarà contenta” si oppose Pai Lan.
 
“Sapete che è pericoloso stare qui, ragazzi?” intervenne un uomo che aveva appena scavalcato il muro della scuola.
 
“Lei chi è, signore?” chiese la bambina stringendo la mano in quella del suo amico.
 
“Sono venuto per Kito” sorrise lui.
 
“Il mio papà mi ha detto di non seguire mai gli estranei e che se c'è un problema, sarà Sumire a venire a prendermi”

La ragazzina, spaventata, si nascose dietro il bambino che si scostò come per proteggerla con il suo piccolo essere.
 
“Non la conosco, non la seguirò!” si infuriò.
 
“Seguimi e non fare storie” esclamò l'uomo, afferrando il ragazzino per il braccio.
 
Un grido uscì dalla bocca della ragazzina che serrò la sua bambola; allertati dai lamenti della loro amica, A-Shan e Shin Hon corsero e si bloccarono pochi secondi dopo quando videro l'uomo che aggrediva Kito. Senza scomporsi, A-Shan caricò la sua pistola a dardi e sparò all'intruso, permettendo a Kito di scappare e afferrando la mano di Pai Lan mentre passava.
 
“Basta, mocciosi! Tu verrai con noi, altrimenti si metterà molto male!” disse l'uomo stringendo i denti nel tentativo di contenere la rabbia.
 
Mentre Kito si apprestava a raggiungere lo sconosciuto, Shin Hon si precipitò verso l'uomo, gridando ai suoi amici di fuggire. Il povero piccolo purtroppo non aveva scampo contro l'imponente nemico. Il suo minuto corpo volò via quando l'uomo lo respinse violentemente. Mentre camminava verso il bambino a terra, A-Shan armò di nuovo la pistola per colpire l'aggressore.
 
“Non avvicinarti, signore, o ti ucciderò!” gridò mentre puntava contro di lui la sua arma fittizia, le sue manine tremavano cercando di proteggere la sua amica.
 
Rivolgendo la sua attenzione alla bambina, un largo sorriso sadico si diffuse sul suo volto freddo.
 
“Pensi di spaventarmi col tuo giocattolo? Cosa pensi del mio?” disse, tirando fuori la pistola. “Vieni con me, ragazzo” disse allungando la mano verso Kito.
 
A-Shan premette di nuovo il grilletto per far partire il dardo che colpì la fronte del delinquente, il quale maledisse la bambina.
 
“Se è così che vuoi giocare, mocciosa” si arrabbiò, puntando la pistola verso di lei e armando il cane. Spaventata, A-Shan fissò il cannone dell'arma avversaria mentre Pai Lan emise un grido di terrore che attirò gli adulti; quando l'insegnante si precipitò verso di loro, vide di sfuggita l'uomo che scavalcava nuovamente il muro.
La biondina si rannicchiò tra le braccia della maestra, piangendo calde lacrime.
 
“Quell'uomo voleva uccidere A-Shan” singhiozzò, indicando la sua amica.
 
Pietrificata, la ragazzina fissava il muro da dove lo sconosciuto era scomparso, mentre la maestra le si avvicinava cautamente.
 
“Vieni con me, tesoro”

Come uno zombie, A-Shan prese la mano confortante della maestra mentre Shin Hon le stringeva l'altra.
 
“Grazie” balbettò, massaggiandosi la guancia graffiata, cercando di contenere un singhiozzo.
 
In una piccola sala a parte, i quattro amici furono riuniti per aspettare i rispettivi genitori. In silenzio, il piccolo gruppo si accomodò; Kito stringeva saldamente la mano di Pai Lan che singhiozzava, mentre Shin Hon fissava la sua amica che rimaneva impassibile. Mano nella mano, i bambini rimasero così fino all'arrivo dei genitori.
 
 
 
Mentre Ryo stava per entrare nel caffè, l'auto di Saeko si fermò accanto a lui.
 
“Sali, non ho tempo per restare!”
 
Senza indugi, lui salì sulla Porsche rossa e i due si allontanarono rapidamente mentre il gigante correva fuori dal locale.
 
“Ryo! Aspetta!”
 
Ma la macchina era troppo lontana perché lui potesse sentire qualcosa e con il rumore del motore era impossibile, nonostante il suo udito acuto, che avvertisse qualcosa.
 
 
 
Fu il ministro a presentarsi per primo, accompagnato dalla sua segretaria. Vedendo la coppia, Kito lasciò la mano della sua amica e corse tra le braccia di Sumire, sfogando finalmente la sua paura.
 
“Cosa diavolo è successo?!” sibilò il ministro alla maestra.
 
“Onestamente non ne ho idea” confessò la giovane donna imbarazzata. “Ho sentito le urla di Pai Lan e quando sono arrivata ho visto un uomo scavalcare il muro”

L'uomo si voltò verso la bambina bionda che singhiozzava mentre stringeva forte la sua bambola; lentamente, per non spaventarla ulteriormente, si inginocchiò davanti a lei e le chiese con voce sommessa:

“Raccontami cos'è successo”

Con le lacrime agli occhi, Pai Lan si asciugò le guance con il dorso della mano.
 
“Stavamo giocando dietro l'edificio con Kito, A-Shan e Shin Hon quando un signore è arrivato per prendere Kito” ansimò. “E poi voleva uccidere A-Shan” disse rimettendosi a piangere, rannicchiandosi tra le braccia dell'uomo.
 
Un'immensa collera distorse i lineamenti del signor Mirizawa, in quel momento giunsero Kaori, Miki e Kazue. I bambini si gettarono tra le braccia delle rispettive madre, tutti piansero calde lacrime mentre la piccola A-Shan rimaneva immersa nel suo silenzio. Nascondendo il naso nel collo della madre, solo il suo esile corpo rabbrividiva, mentre le sue braccia si stringevano maggiormente intorno alla sua mamma.
 
“Cosa c'è, tesoro?” chiese Kaori, molto preoccupata. “Cos'è successo?!” fece verso gli insegnanti.
 
Abbassando il capo, Yuri finalmente parlò e narrò ciò che Pai Lan aveva detto; durante il racconto del ministro, Kaori sentì la sua bambina stringere l'abbraccio. Una fiamma di odio danzava ora negli occhi sempre così gioviali della donna.
 
“Porto mia figlia a casa” sbottò seccamente.
 
Senza prestare attenzione alle parole delle sue amiche, Kaori, con passo rapido e nervoso, si diresse verso la macchina. Con difficoltà fece lasciare la presa alla bambina, riuscendoci dopo averla rassicurata con parole dolci.
 
Durante il tragitto, la bambina rimase prostrata; Kaori, guardando furtivamente nello specchietto retrovisore, sentì il suo cuore stringersi nel vedere il corpicino raggomitolato su se stesso. Finalmente arrivata, Kaori parcheggiò frettolosamente per prendere in braccio la sua bambina, la quale si rannicchiò nuovamente contro sua madre.
 
“Non avere più paura, tesoro, la mamma è qui” le sussurrò salendo i gradini e accarezzandole i capelli scuri.
 
Posando la mano su di lei, Kaori sentiva ancora i brividi attraversare il corpo della piccola, ma ciò che la preoccupava di più era che la bambina non aveva ancora pronunciato una sola parola. Giunta all'appartamento, la donna lasciò A-Shan sul divano, dove istintivamente afferrò il suo orsacchiotto per raggomitolarsi di nuovo. Sconvolta dal flusso di emozioni, alla fine Shan In si addormentò; durante il suo sonno agitato, parole incomprensibili uscirono dalle sue labbra.
 
Nervosamente, Kaori prese il telefono per chiamare Ryo ma le sue mani tremanti non sembravano volerle obbedire.
 
“Calmati!” si ammonì.
 
Quando finalmente si riprese, compose ripetutamente il numero che inevitabilmente cadeva sulla segreteria telefonica. Con un gesto furioso, lanciò la cornetta contro il muro, esplodendo letteralmente; nonostante il tremendo rumore, la bambina non si svegliò.
 
“Dove sei Ryo?” si infuriò.
 
Solo a fine giornata Ryo varcò la soglia dell'appartamento; le varie stanze erano immerse nell'oscurità. Ciò che più lo sorprese fu avvertire le presenze delle sue due donne e una tensione impressionante. Lasciando la giacca e la fondina sull'attaccapanni, si diresse in cucina accendendo le luci sul tragitto. All'improvviso, Kaori, seduta in cucina, percepì la sua aura e si raddrizzò, fissandolo. Preoccupato, lui corse da lei.
 
“Cos'è successo, Kaori?”

Un violento schiaffo si abbatté sulla sua guancia e le lacrime apparvero negli occhi di Kaori, che poi si rannicchiò tra le sue braccia.
 
“Hanno quasi ucciso nostra figlia e tu non c'eri”

“Cosa?!” gridò lui furioso, prendendola per le spalle.
 
La voce arrabbiata di suo padre strappò la bambina dal suo sonno profondo e i suoi occhietti scuri si posarono sull'attaccapanni dove erano appese la giacca e la fondina di Ryo. Lasciando il peluche sul divano che poi finì a terra, A-Shan si avvicinò come ipnotizzata da quegli oggetti e in punta di piedi arrivò a sfiorare lievemente la cinghia in cuoio.
 
In cucina, Kaori finì per raccontare cos'era successo all'asilo, il fallito tentativo di rapimento e il pericolo corso dalla bambina.
 
“Shan In non parla più e rimane chiusa in se stessa”
 
Mentre Ryo era sul punto di parlare, un incredibile rumore provenne dal salotto; vi si diressero frettolosamente. Istintivamente Ryo bloccò il cammino di Kaori con un braccio, impedendole di avanzare.
 
“Tesoro, metti con calma l'arma a terra”

Lo sguardo spaventato della bambina si posò sui genitori, le sue manine tremanti si chiusero sul calcio della pistola di suo padre.
 
“I cattivi...i cattivi non potranno più farci del male”

Grosse lacrime salate rotolarono sui suoi zigomi rosei.
 
“Non faranno più male a Shin Hon, non potranno più catturare Kito. Non faranno più piangere Pai Lan...” singhiozzò.
 
Col dorso della mano, A-Shan schiacciò le lacrime che le offuscavano la vista.
 
“Non potranno uccidermi!” sbottò mentre le sue dita si stringevano sul grilletto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Il rapimento ***


Mentre i tremiti della bambina raddoppiavano, chiaro segno che i suoi nervi erano messi a dura prova, Ryo sussurrò a Kaori:

“Non muoverti! Fidati di me!”

Nonostante la giovane donna avesse l'irrefrenabile desiderio di prendere sua figlia tra le braccia, consolarla, coccolarla, rassicurarla dicendole che tutto ciò non sarebbe mai più accaduto, si astenne per lasciare campo libero al suo compagno. A malincuore, rimase indietro e con un gesto ansioso unì le mani, come per dire una preghiera, mettendole davanti alla bocca per attutire qualsiasi suono che avrebbe potuto spaventare A-Shan e causare un incidente. Anche se le sue piccole dita non erano abbastanza forti da premere il grilletto, sotto intenso stress le capacità fisiche di una persona potevano essere decuplicate. Avanzando cautamente verso la figlia, Ryo la fissò intensamente, pronto a farsi avanti o balzare in qualsiasi momento se la situazione fosse sfuggita di mano. A pochi passi dalla piccola, si inginocchiò; il suo sguardo si velò di tristezza.
 
“Ti avevo promesso che ci sarei sempre stato e quando hai avuto bisogno di me, sono stato assente. Sono un pessimo padre” sospirò vergognandosi e voltando il capo.
 
La voce di suo padre, lacerata dal senso di colpa e dal dolore, fece riacquistare a Shan In una sorta di lucidità che sembrava averla abbandonata pochi istanti prima. Con il dorso della mano si asciugò le lacrime persistenti che ancora vagavano per i suoi zigomi rosei, poi lentamente posò l'arma sul pavimento e camminò verso di lui, appoggiandogli le mani tremanti sull'avambraccio.
 
“Tu sei il mio papà e ti voglio bene come sei”

Con la sua corporatura imponente, abbracciò la piccola che rabbrividiva, la quale annidò il viso nel calore del suo collo protettivo. Esitante, Kaori fece un passo, poi un altro per arrivare a sua volta a rannicchiarsi nel rifugio confortante della sua famiglia. La bambina alzò lentamente la testa e abbracciò il collo di sua madre continuando ad aggrapparsi a quello di suo padre per stringerli amorevolmente. La tensione si allentò e la bambina sbadigliò, spalancando la bocca.
 
“Ti porto a letto, piccola mia” disse Kaori, prendendola in braccio.
 
Per una volta, Shan In non trovò nulla da ridire su quelle parole; teneramente cinse la vita della donna con le sue piccole gambe paffute e si aggrappò alla calorosa presenza.
 
“Voglio che anche papà mi porti a letto”

Con un sorriso, lui seguì le due e attese nella stanza della bambina, sedendosi sul letto, prendendo con cura l'orsacchiotto bruno fedele compagno di sua figlia.
 
“Cos'avresti detto se ci fossi stato, Li Taijin?” sospirò seccato.
 
Quando la porta del bagno si aprì leggermente, un piccolo tornado dai capelli scuri balzò sul letto e si avvolse nelle coperte mentre il padre appoggiava il peluche contro il cuscino.
 
“Dormi bene, cuore mio” disse lo sweeper, rivolgendole un caldo sorriso e baciandola sulla fronte.
 
La bambina sorrise timidamente e lui si recò alla porta; dopo aver finito di ripulire il disordine in bagno, Kaori apparve a sua volta e baciò teneramente la piccola che si voltò di lato, facendo scivolare il suo compagno notturno sotto il piumone per stringerlo forte. Premendo l'interruttore, la stanza fu immersa nell'oscurità totale, quindi la bambina si alzò improvvisamente mentre Kaori si apprestava a chiudere la porta.
 
“Mamma...”

“Sì, tesoro?”

“Puoi lasciare la porta aperta?” chiese piano.
 
Sorridendo dolcemente, la giovane madre lasciò la porta socchiusa per far entrare uno spiraglio luminoso nella camera.
 
“Ti va bene così?”

“Sì!” affermò lei allegramente, sprofondando di nuovo nel suo comodo letto.
 
Dopo aver sentito sua figlia, Ryo aveva smesso di scendere le scale, poi riprese il tragitto e finalmente Kaori lo raggiunse. I due non avevano ancora parlato dal 'dramma' e Kaori, chinando la testa, si accomodò accanto a Ryo che aveva afferrato il telecomando e iniziava a fare zapping da un canale all'altro.
 
“Perdonami per lo schiaffo di prima” balbettò lei, torturandosi le dita.
 
“In effetti non ci sei andata leggera” disse lui con una smorfia, sfregando la parte rossa che era sbiadita da poco.
 
“Mi dispiace tanto...ero ugualmente colpevole e mi sono sfogata su di te” aggiunse lei, immensamente confusa.
 
Premendo il pulsante rosso del telecomando, lui si sistemò al fianco della giovane donna e le prese la mano.
 
“Me lo sono meritato perché dovrei sempre esserci per proteggervi, ho fallito nel mio compito”

“Non dire così, non è colpa tua. È stata la rabbia a farmi comportare così, non perché ti ritenevo responsabile di ciò che è successo”

“Ma avrei dovuto esserci!”

“Non sei infallibile” disse lei sorridendo, accarezzandogli la guancia maltrattata. “Sei un uomo prima di tutto, un ottimo padre e un compagno eccezionale...” arrossì. “E noi ti amiamo così come sei”

Quel cenno di timidezza non l'avrebbe mai abbandonata a prescindere dallo scorrere degli anni; lui sorrise all'ultima riflessione.
 
“Eccezionale, dici” ripeté con tono allegro, avanzando gradualmente verso di lei.
 
“Piano!” disse lei con tono falsamente arrabbiato. “A proposito, dove sei stato tutto il pomeriggio?” chiese, aggrottando la fronte.
 
“Ero con Saeko...”

Avvertì l'aura omicida di Kaori riempire gradualmente la stanza; senza preoccuparsi della collera della sua donna, continuò con tono fermo:
 
“Un nuovo gruppo di terroristi vuole dettare legge nel paese e tutte le forze armate e di polizia sono sul piede di guerra. Ho potuto assistere alla conferenza perché Saeko mi ha fatto passare per un collega. Uno pseudo attentato è stato evitato grazie all'intervento del ministro della difesa”

“Il signor Mirizawa...pensi che sia per questo che hanno cercato di usare suo figlio!” lo interruppe lei con voce arrabbiata.
 
“Credo di sì, ma quello di cui sono sicuro è che gliela farò pagare per essersela presa con nostra figlia” si infuriò, stringendo i denti mentre i suoi occhi danzavano la fiamma incendiaria della sua
ira.
 
* * *

Nella stanza di un bambino dall'altro capo della città, una giovane donna teneva la mano di un bambino che tremava di paura.

“Sumire, credi che i cattivi torneranno?” chiese spaventato, stringendo la mano della donna.

In quel momento, Yuri era sul punto di entrare ma rimase zitto dietro la porta.

“Non avere paura, mio caro, rimarrò con te questa notte...almeno finché non ti addormenterai”

Piccole stelle illuminarono gli occhi del bambino mentre si voltava su un fianco per addormentarsi, stringendo tra le manine quella confortante della donna. Poco dopo, mentre il respiro regolare mostrava che il bambino si era addormentato, con un gesto amorevole lei gli accarezzò i capelli.

“Ci sarò sempre per te, tesoro” disse baciandolo sulla fronte.

In corridoio, il signor Mirizawa, appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto, era rimasto a vegliare sul figlio ma aveva sentito le parole della sua bella segretaria. Un sorriso affettuoso si diffuse sulle sue labbra quando le ultime parole della donna avevano raggiunto le sue orecchie. Lentamente, lei lasciò la mano del bambino e uscì dalla camera in completo silenzio, chiudendo con cura la porta. Sospirando, si strofinò la fronte, poi sobbalzò quando si trovò faccia a faccia con il signor Mirizawa.

“Era qui, signore” arrossì lei.

“Sì, grazie per essersi presa cura di mio figlio come sempre”

“Ma è naturale! Gli voglio molto bene” sorrise affettuosamente.

“E so che è reciproco” disse lui sorridendo. “Andiamo a prendere un caffè, le farà bene”

“Si sta facendo tardi, andrò a casa” balbettò lei.

“Abbiamo delle camere per gli ospiti, per stanotte rimane con noi”

“Non voglio disturbare...”

“Non è così, non si preoccupi” sorrise lui amabilmente.

“Va bene” rispose timidamente. I due si diressero in cucina per una bella bevanda calda che li avrebbe confortati della dolorosa giornata che era trascorsa.

* * *

Nell'appartamento vicino a quello di City Hunter, una bambina bionda addormentata aveva la testa appoggiata sull'ampio petto di un uomo dalla capigliatura simile. Kazue purtroppo aveva il turno di notte, non era potuta rimanere a vegliare su Pai Lan ma prima di andarsene, con un bacio appassionato, Mick le aveva promesso di prendersi cura della loro bambina. Più e più volte la piccola si era svegliata in lacrime e per non turbarla ulteriormente lui aveva preferito andare a dormire nel suo lettino. Pur essendo molto più piccolo si poteva vedere, tramite la luce della luna, un corpo fin troppo imponente, rannicchiato nel letto, che teneva teneramente tra le braccia muscolose un corpicino vestito di una camicia da notte rosa. Sebbene la posizione non fosse delle più comode, Mick si era infine addormentato a tarda notte, con il suo corpo possente che stringeva la piccola agitata.

* * *

Sopra il Cat's Eye, nell'ampio letto coniugale, una coppia era infagottata sotto le coperte mentre una testolina bruna era appoggiata accanto alla donna, e il piccolo era accoccolato contro la madre. L'avambraccio del gigante stringeva la vita della moglie e allo stesso tempo rassicurava il ragazzino della sua presenza paterna.

* * *

Nel cuore della notte, A-Shan si svegliò di soprassalto nel suo letto, con piccole gocce di sudore che le vagavano sulla fronte; non aveva gridato, ma i suoi occhi scuri riflettevano ancora la paura dei suoi terrori notturni. Ansimando, si guardò intorno alla ricerca di una presenza rassicurante e fu il suo orsetto a darle conforta; liberandosi dalla protezione del pupazzo, lo afferrò e con passo esitante si avventurò lungo il corridoio buio. Lo scricchiolio del pavimento la fece rabbrividire e abbracciò forte il suo amico.

“Non avere paura, orsacchiotto, andiamo da mamma e papà” sussurrò.

Il minuscolo rumore attirò l'attenzione di suo padre che aprì un occhio e sentì poi i passetti leggeri in corridoio dirigersi in camera da letto. Con un cigolio, la porta si aprì con cautela e Kaori si svegliò a sua volta.
 
“Che ci fai qui, tesoro?” disse sfregandosi gli occhi. Automaticamente, osservò il display digitale della sveglia. “È ancora presto, amore, dovresti dormire”

“Ma l'orsetto ha paura tutto da solo” disse abbassando la testa.

“Dì piuttosto che sei tu ad avere paura” aggiunse Ryo stuzzicandola appoggiandosi su un gomito.

“Un po'” balbettò lei.

“Dai, vieni!” disse Ryo, scostando le coperte.

Non c'era bisogno di ripeterlo due volte, la bambina corse infilandosi tra i genitori; li baciò teneramente, stringendo il suo peluche preferito. Istintivamente, Kaori strinse la vita della bambina e Ryo, a sua volta, circondò le sue donne con il suo braccio protettivo. Scambiandosi uno sguardo dolce, i due si sorrisero per lasciarsi prendere dal sonno.

* * *

Urla infantili risuonavano nella grande casa.

“Mamma, mamma!”

“Kito, che succede?” urlò suo padre spaventato, precipitandosi in camera da letto. Il volto di suo figlio in lacrime gli apparve mentre accendeva la luce.

“I cattivi...i cattivi torneranno a prendermi!” singhiozzò, accoccolandosi al padre.

“No, papà è qui per proteggerti” sussurrò accarezzandogli i capelli morbidi e baciandolo.

“Voglio Sumire!” singhiozzò.

“Kito, cosa succede?” chiese la giovane donna impanicata. “Oh, signore, è qui”

Il viso della giovane donna si fece rosso cremisi mentre la segretaria tirava nervosamente la parte superiore del pigiama, che le copriva a malapena le cosce. Toccata dall'angoscia del bambino, Sumire si era precipitata in corridoio indossando solo la maglia del pigiama, troppo grande per lei. Un ampio sorriso si diffuse sulle labbra dell'uomo, che doveva ammettere di essere sempre meno insensibile al fascino della sua assistente.

“Voglio che Sumire dorma con me!” singhiozzò il bambino.

“La signorina Sachiwa deve essere stanca...”

“No, signore, non mi dispiace dormire con Kito se può rassicurarlo” sorrise lei arrossendo ancora di più, cercando sempre di tirare la giacca che non voleva saperne di allungarsi.

“Se non la disturba...” disse lui, alzandosi e lasciando passare la donna. Con cautela, lei passò davanti al ministro e si inginocchiò accanto al bambino, prendendogli delicatamente la mano.

“Resterò con te stanotte, tesoro” sorrise.

Un barlume di gratitudine si dipinse sul viso del bambino, che spinse le coperte da parte per far entrare la donna e alla fine accoccolarsi a lei. Con aria rassicurante, il signor Mirizawa osservò il quadretto che poteva apparire, a prima vista, una scenetta familiare. Silenziosamente, se ne andò chiudendo la porta.

* * *

In un quartiere malfamato, un gruppo di uomini armati stava discutendo della predisposizione delle varie missioni che si sarebbero svolte il giorno successivo.

“Il rapimento del figlio di Mirizawa è fallito!” ruggì il capo, colpendo il tavolino di legno con il pugno. “È imperativo riuscire domani, userete la forza se necessario, non potrete fallire di nuovo” gridò agli uomini, che abbassarono vergognosamente la testa. “Sarete più numerosi, deve andare a buon fine!”

“Ma capo, City Hunter è apparentemente coinvolto nella faccenda...”

“Non me ne frega! Ha una figlia anche lui, quindi se non resta tranquillo, non avremo altra scelta che prendercela con la sua famiglia”

“Abbiamo avuto a che fare con sua figlia...una vera peste!” disse uno di loro, massaggiandosi la fronte dove una traccia rossa testimoniava ancora l'impatto del dardo.

Un'espressione machiavellica apparve sul volto del capo.



La mattina dopo, i vari componenti di casa City Hunter sembravano tranquilli; Kaori aveva deciso di tenere la bambina a casa. Esentarla dalla scuola per un giorno non le avrebbe nuociuto. Sebbene Ryo non fosse stato sicuro di incontrare Saeko per il caso dei 'Bambini del nuovo mondo', Kaori aveva insistito promettendogli di essere prudente. Baciando una per una le sue donne, Ryo, trascinando i piedi, finalmente lasciò l'appartamento. Per strada, fu fermato dall'americano, che portava un piccolo fardello sul petto.

“Come stai vecchio fratello?”

“Tutto bene, e tu come stai Pai Lan?” chiese Ryo, accarezzando la guancia della bambina che stringeva instancabilmente tra le braccia la sua bambola.

“La notte è stata movimentata” sospirò Mick, massaggiandosi il collo dolorante.

“Come per tutti noi, penso. Ma gliela farò pagare per quello che hanno fatto ai nostri bambini” si incollerì Ryo.

“Fammi un fischio perché anche io ho dei conti da regolare”

Con un sorrisetto, Ryo guardò la bambina aggrappata al collo di suo padre.

“A-Shan non è con te?”

“No, Kaori ha preferito tenerla con sé oggi”

“Ah, capisco. Beh, non perdo altro tempo, conosco qualcuno che mi ammazzerà se arrivo in ritardo a scuola”

Su ciò, Mick scomparve correndo sotto le grida della bambina che rideva forte e gli urlava di correre più veloce. Sorridendo, Ryo salì sulla sua Mini e si diresse al commissariato dove Saeko lo stava aspettando.
 
All'asilo, Miki incontrò un Mick esausto, appoggiato al muro che recintava la scuola.

“Che succede, Mick?” si preoccupò l'ex mercenaria.

“Non volevo arrivare tardi e ho corso”

Gli occhi della donna brillarono divertiti mentre teneva la mano del suo bambino.

“Ma A-Shan farà tardi!”

“Kaori la tiene a casa”

“Capisco”

I due bambini si presero timidamente per mano, dopo aver baciato i rispettivi genitori.

* * *

Arrivati alla sede della conferenza, Saeko e Ryo trovarono il ministro della difesa che avanzava verso di loro.

“Buongiorno signorina Nogami”

“Buongiorno ministro”

Un superiore chiamò la donna, che lasciò soli i due uomini.

“Mi dispiace per quello che è successo ieri...” confidò il politico.

“Lei non c'entra, sono quegli uomini che subiranno le conseguenze”

Quando incontrò lo sguardo determinato del suo interlocutore, il ministro capì subito che quei terroristi avevano commesso l'errore di attaccare la famiglia di City Hunter.

“Se non avessi avuto le mani legate, sarei stato felice di accompagnarla” asserì con fermezza.

“La sua segretaria non è con lei?” chiese Ryo guardandosi intorno.

“No, è rimasta a casa con mio figlio, sotto la protezione di due guardie del corpo”

Mentre l'assemblea dei vari partiti politici, militari e di polizia riempiva la stanza, i due uomini si scambiarono ancora qualche parola, poi presero posto nella sala conferenze.



Nel frattempo, a casa di City Hunter A-Shan sospirava continuamente, fissando lo splendido sole che abbelliva la città.

“Mamma, non possiamo andare al parco?” chiese timidamente.

“Tesoro, è pericoloso...”

“Ma è una bella giornata” piagnucolò lei, lamentosamente imbronciata.

“Va bene, ma non per molto” sospirò Kaori, lasciando giù lo strofinaccio.

“Sìììì!”

Mentre la piccola figura si precipitava in cameretta per recuperare i suoi giocattoli, Kaori sospirò.

“Non so se ho fatto bene ad accettare”

* * *

Nella grande casa del ministro, Kito girava in tondo mentre Sumire aggiornava i vari fascicoli che giacevano sulla sua scrivania.

“Possiamo andare a trovare A-Shan?” chiese il bambino, aggrappandosi al bordo della scrivania.

Sumire alzò la testa e vide solo i capelli scuri che sporgevano a malapena.

“Tuo padre non vuole che tu sia esposto al pericolo” intervenne la donna con un tono che voleva fermo.

“Ma ci sono le guardie di papà a proteggerci” insistette lui.
 
“Non è un motivo”

“Per favore, Sumire!” implorò, mostrando una faccia da cane bastonato.

“E va bene! Chiamerò sua madre, dev'essere ancora a scuola a quest'ora”

* * *

Mentre Kaori stava per varcare la soglia dell'appartamento, il telefono si mise a squillare.

“Pronto?”

“Buongiorno Kaori, sono Sumire Sachiwa”

“Buongiorno Sumire, a cosa devo la sua chiamata?”

“Beh, ho un ragazzino capriccioso accanto a me che vorrebbe vedere la sua amica”

Attraverso la cornetta, Kaori ascoltò le lamentele di Kito: “Non sono capriccioso!” borbottò, incrociando le braccia sul petto e voltando le spalle.

Un sorriso apparve sulle labbra di Kaori che posò uno sguardo materno sulla sua bambina.

“Penso che lei sarebbe felice di rivedere il suo amico. Stavamo andando al parco di Shinjuku, lei non pensa che sia un po' rischioso?”

“Il signor Mirizawa ci ha affidato alla protezione di due sue guardie del corpo”

“Saggio da parte sua. Va bene, allora ci vediamo al parco”

“Sì, dovremmo essere lì tra un quarto d'ora”

“Va bene, allora a dopo”

Dopo aver annunciato la notizia al bambino, lui si mise a correre per tutto lo studio e abbracciò la giovane donna, baciandola. Mano nella mano, scortati dai due uomini vestiti di nero, Sumire e Kito salirono sull'auto ministeriale per dirigersi verso il quartiere di Shinjuku.



Mentre Kaori e A-Shan camminavano felici per le strade, la giovane donna avvertì una presenza che sembrava filarle. Voltandosi più volte, non vide nessuno.

“Che succede, mamma?” chiese la bambina, incuriosita dalle tante fermate della madre che scrutava i dintorni.

“Niente, tesoro” le sorrise.

Riprendendo a camminare, si rimproverò, pensando che fossero le sue paure a distorcere il suo giudizio. Tuttavia, una figura si mimetizzava in ogni angolo delle strade quando la giovane donna cercava di captare la sua presenza.

Attraversando l'entrata del grande parco, la bambina lasciò la mano della padre per correre verso il bambino che l'attendeva accanto a una bella donna dai capelli scuri. I due piccoli, mano nella mano, si avviarono verso la sabbiera e iniziarono a giocare. Le due donne si salutarono e si sistemarono su una panchina mentre i due energumeni, in piedi lì vicino, scrutavano l'ambiente circostante.

“Come sta?” chiese gentilmente Kaori, tenendo d'occhio sua figlia.

“Sto bene” disse lei arrossendo.

“Mi sta nascondendo qualcosa, Sumire?” chiese Kaori, accigliandosi.

“Eh, beh...ieri sera ho dormito a casa del signor Mirizawa...”

“Ah, bene!” fece Kaori entusiasta.

“Non è come pensa...ho dormito nella stanza degli ospiti dato che si stava facendo tardi e il signor Mirizawa aveva bisogno di me al mattino presto” fece arrossendo maggiormente.

“Ah, gli uomini!” sospirò Kaori. “Perché a volte devono essere così sciocchi?”

“Perché dice così?”

“Non si decidono mai a essere sinceri quando iniziano a provare sentimenti per una donna”

“Lei crede?”

“Ne sono sicura!” proclamò Kaori orgogliosa.

“Beh, sono rimasta confusa quando ho sentito il suo sguardo su di me questa notte...” balbettò.

“Come sarebbe?”

“Beh...Kito si è svegliato in lacrime nel cuore della notte e sono corsa a consolarlo...mi sono precipitata in corridoio vestita solo con la giacca del pigiama e lui mi ha visto così”

Uno sbuffo di vapore sfuggì dal viso della giovane donna, raggiungendo il culmine dell'imbarazzo; Kaori scoppiò a ridere fissandola.

“Ha giocato bene le sue carte!” disse continuando a ridere.

“Non ho riflettuto e mi sono messa a correre nel sentire il piccolo piangere. Voglio bene a quel bambino come se fosse mio. L'ho visto crescere fin dalla nascita...”

“Com'è morta sua madre?”

“Mettendo suo figlio al mondo...” ammise lei tristemente. “Il signor Mirizawa era devastato dalla sua morte e in qualche modo ha trascurato suo figlio. Io l'ho preso sotto la mia ala in modo naturale, cercando di amarlo anche se sua madre non era presente. Lui ha sempre vegliato sull'educazione di suo figlio senza voler essere coinvolto personalmente. Era il suo modo di amarlo; certo, in modo maldestro, ma lo adora. Se avesse visto come lo guardava, non potrebbe dubitare del suo affetto per quel piccolo”

Dalle parole che la donna aveva pronunciato emanava tutta la tenerezza che provava per il bambino, così come l'amore e l'ammirazione verso il padre. Mentre le donne chiacchieravano, i bambini erano incuriositi da un formicaio scoperto sul bordo di un cespuglio.

“Cos'è?” chiese A-Shan, fissando le piccole bestie affaccendate in quel foro brulicante.

“Non lo so!”

Accovacciati intorno al piccolo tumulo, ammiravano l'incessante via vai degli insetti che trasportavano molti carichi. Kito si raddrizzò e staccò una piccola foglia dall'arbusto dietro di loro; lasciandola cadere, i due osservarono con occhi spalancati una massa nera di formiche sul verde per tagliare la foglia in piccoli pezzi e trasportarli al loro rifugio.

“Hai visto come sono veloci?”

“Sì!”

Le due guardie del corpo furono avvicinate da due donne che si erano perse; mentre davano indicazioni nella giusta direzione, un pesante colpo si abbatté sulle loro nuche e un gruppo di uomini li nascose tra il fogliame. In quel momento, Kaori ebbe un brutto presentimento.

“Sumire, dove sono le guardie del corpo?”

“Non lo so, erano lì pochi minuti fa”

In quell'istante, Kaori si raddrizzò di colpo e chiamò i bambini che corsero verso di loro. Ma una mano maschile afferrò il braccio della piccola.

“Abbiamo bisogno anche di te!” sorrise l'uomo.

“La lasci!” gridò il bambino, dandogli un calcio sulla gamba. Con una presa salda, lui afferrò il ragazzino per le bretelle della salopette.

“Non preoccuparti, portiamo anche te con noi”

Kaori corse verso l'uomo nel tentativo di liberare i bambini, ma due uomini si posizionarono dietro le donne e afferrarono Kaori per la gola, stringendole la vita.

“Calma, signora Saeba” le sussurrò all'orecchio. “Non vuole che succeda qualcosa a sua figlia o a quel bambino”

“Lasciate andare mia figlia, bastardi! Siete ben numerosi per avere la meglio sue due donne e due bambini!” si scatenò.

“Farebbe meglio a chiudere la bocca o sarò felice di farlo io”

I due bambini, cercando di lottare, pedalavano nel vuoto senza raggiungere l'obiettivo. Kaori lanciò uno sguardo alla donna accanto a lei; nei suoi occhi si leggeva la paura. L'aggressore aveva solo una mano appoggiata saldamente sulla sua spalla. Sperando di riprendere il controllo della situazione, Kaori tentò di padroneggiare le proprie emozioni.

“Va bene, mi calmo!”

Avvertendo la riluttanza della giovane donna che diminuiva, l'uomo allentò la presa; grande errore, perché con un calcio rotante l'uomo cadde. Approfittando del diversivo, Sumire a sua volta si liberò per dirigersi verso i bambini.

“Sparate a quella donna!” urlò l'uomo umiliato agli altri, indicando Kaori.

Quando uno di loro caricò l'arma, uno sparo risuonò e un corpo crollò; tremando, Kaori si voltò e vide la donna distesa sulla sabbia.

“Sumire! Sumire!” gridò, correndo da lei.

Avendo notato che l'uomo mirava a Kaori, Sumire aveva fatto da scudo per proteggere la giovane madre.

“Non potevano separarla da sua figlia” sorrise dolorosamente.

In preda alla paura, i bambini tacquero e fissarono le donna terra; le lacrime iniziarono ad annebbiare gli occhi di Kito.

“Mamma!” singhiozzò.

Un grido straziante uscì dalla bocca del bambino, che si mise a divincolarsi più duramente; un'auto arrivò e si fermò davanti all'uomo che ancora teneva i bambini. Con un gesto violento, li gettò all'interno, poi il veicolo partì. Kaori, in un gesto disperato, cercò di inseguire i rapitori, vedendo l'espressione affranta di sua figlia che batteva sul parabrezza. Sebbene il suono non la raggiungesse, lesse le sue labbra tremanti.

“Mamma, papà! Aiuto!”

Ma la sua ostinazione fu vana, l'auto scomparve; tremando di rabbia, Kaori tornò indietro e strinse il corpo privo di sensi di Sumire.

“Sumire!” singhiozzò. “Si batta per il suo bambino”

Gli occhi della giovane si aprirono lentamente.

“Resista, chiamo i soccorsi! Aiuto, aiuto!”

Mentre le grida attiravano alcuni spettatori, si sentivano le sirene in lontananza.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Contraccolpo ***


Mentre l'ambulanza percorreva, con la sirena a tutto volume, le strade di Shinjuku, Kaori stringeva la mano floscia di Sumire, parlandole fermamente nel tentativo di tenerla cosciente. Il suo viso era coperto da una maschera per l'ossigeno e l'oscillazione di luci e suoni dimostrava il suo attaccamento alla vita nonostante il segnale diminuisse nel corso dei minuti. Sebbene la giovane donna avesse perso i sensi da alcuni minuti, Kaori fece del suo meglio per tenere vivo il legame verbale in modo che la sua nuova amica avvertisse la sua presenza. Dolorosamente, ricordò il lungo coma di Ryo, ma lui era tornato grazie alla forza del suo amore, avrebbe fatto lo stesso per quella giovane donna.
 
Il veicolo impazzito finalmente si fermò e i soccorritori tirarono fuori rapidamente la barella, portando la giovane donna direttamente in sala operatoria. La camicetta coperta di macchie rossastre, gli occhi paralizzati e il cuore spezzato, Kaori guardò il carrellino scomparire dietro le porte oscillanti mentre interinali e medici motivavano la donna ferita a lottare per la sopravvivenza.
 
L'autocontrollo che stava dimostrando da un po' la stava gradualmente abbandonando; non doveva più recitare, era sola e indifesa di fronte alla tragedia dell'assenza di sua figlia.
 
Barcollando, Kaori si appoggiò a una parete e si avvicinò ai telefoni.
 
“Devo avvertire Ryo” disse con voce vacillante. Tremando, dovette rimettersi in sesto energicamente per riuscire a comporre il numero di telefono.
 
* * *

La conferenza era iniziata da circa un'ora e il ministro della difesa, il signor Mirizawa, terminando il suo discorso lasciò il posto al Primo Ministro che proseguì con gli schieramenti armati da investire. Un giovane messaggero si avvicinò silenziosamente al politico, porgendogli un telegramma mentre la suoneria di un cellulare squillava nella sala.

* * *

Cercando di coprire la suoneria, Ryo uscì dalla stanza.

“Pronto?”

“Ryo...” singhiozzò lei.

“Kaori?”

“Hanno sparato a Sumire...li hanno rapiti...”

“Calmati! Non capisco niente” cercò lui di ammansirla con voce più dolce possibile. “Dove sei? Chi è stato rapito?”

“Sono solo un'incapace...” disse lei scoppiando in lacrime. “Non ho saputo proteggere la nostra bambina!”

“A-Shan! A-shan è ferita?”

“No, l'hanno rapita! L'hanno rapita insieme al piccolo Kito! Non ho potuto fare niente...perdonami...”

Mentre lei continuava a ripetere le stesse parole più e più volte lui sentì, in sottofondo, l'appello di un medico.

“Il dottor Takamoto è atteso in sala operatoria”

Ironia della sorte, era stato il dottore che si era preso cura di lui durante il come; sapeva dove lei si trovava. Mentre cercava di confortarla stringendo nervosamente il cellulare, si mise a correre lungo il corridoio verso la macchina.

“Aspettami, tesoro, arrivo tra mezz'ora!”

Con rabbia, mise giù e prese velocità, vedendo finalmente la sua auto rossa. Una voce maschile, inseguendolo, gridò con impazienza:

“Signor Saeba!”

Nonostante la fretta di andare da sua moglie, Ryo si fermò per qualche secondo la sua corsa, vedendo il ministro della difesa avanzare.

“Sta andando all'ospedale di Shinjuku?”

“Sì, come...”

L'uomo porse un foglietto allo sweeper; una delle guardie del corpo, lievemente ferita, aveva potuto inviargli un messaggio.

“La signorina Sachiwa è in ospedale, è rimasta ferita mentre cercava di intervenire nel rapimento di mio figlio...”

“Dei NOSTRI figli!” sbottò Ryo furiosamente.

“Come?”

“Non hanno solo rapito suo figlio, ma anche la mia. Kaori è da sola in ospedale”

“Mi ci può accompagnare?”

“Ma, la conferenza!”

“Se la caveranno senza di me!”

Su ciò, i due saltarono sulla Mini e con un piede sull'acceleratore Ryo si avventurò lungo la strada che lo separava da Kaori. Energicamente passò a un'altra marcia, mentre una brutta sensazione gli formicolò lungo la spina dorsale.

-Miki!- pensò improvvisamente.

Regolando l'auricolare, compose il numero del Cat's Eye e pochi secondi dopo sentì la voce dolce di Miki.

“Miki, sono Ryo!”

“Ryo? Che succede? Hai una voce strana” si preoccupò.

“Senti, non ho tempo di spiegare, ma potresti andare all'ospedale di Shinjuku!”

“Chi c'è in ospedale? Kaori?”

“Non preoccuparti, non ha niente, ma non voglio lasciarla sola...”

Il suo cellulare si spense di colpo, non c'era più campo; con un gesto rabbioso, gettò a terra l'auricolare e proseguì.

Al Cat's Eye, Miki, un po' in preda al panico, lasciò il locale al marito, spiegandogli cosa le aveva detto Ryo e baciò teneramente il suo bambino prima di scomparire dietro il suono del campanello. Svelta, zigzagò tra le auto che le strombazzavano dietro nervosamente; dieci minuti dopo, parcheggiò in fretta il SUV e si precipitò in ospedale. Guardandosi intorno, scrutò l'ambiente e vide la sua amica, la testa china e la camicia insanguinata.

“Kaori! Kaori!” la chiamò con ansia.

Alzando lentamente il viso alla voce familiare, gli occhi rossi di Kaori finalmente distinsero la figura femminile che correva verso di lei.

“Cos'è successo? Dov'è A-Shan? Ma tu tremi!”

Sconvolta e muta, Kaori non riusciva ad articolare alcuna parole che si annodò nella sua gola; un cartello attirò l'attenzione dell'ex mercenaria.

“Vado a prenderti un caffè e mi racconterai tutto”

Sorridendo per cercare di confortarla, Miki corse verso la direzione indicata; con passo rapido, la donna andò alla caffetteria per prendere una bevanda calda per la sua amica. Ma quando si presentò al bancone, quattro persone attendevano di essere servite.

“Non ci credo!” si innervosì.

Una parola riportò Kaori alla pseudo lucidità.

“A-Shan!” soffiò, alzandosi per uscire dall'ospedale.

Un quarto d'ora dopo, tra gli indecisi e i lenti, Miki tornò con una tazza di caffè fumante.

“Ti farà bene” disse raggiungendo il luogo in cui si era trovata Kaori in precedenza. “Kaori? Kaori?” chiamò, cercandola. Appoggiò subito il bicchiere di cartone su una sedia, che finì per capovolgersi a causa del movimento impetuoso, e corse verso la reception.

“Non ha visto dov'è andata la giovane donna seduta lì pochi minuti fa?”

“Mi dispiace, signora, non lo so” si scusò l'altra.

In preda al panico, Miki corse verso le porte scorrevoli; scrutando i dintorni, non trovò alcuna traccia della sua amica.

“Kaori!” urlò disperatamente.

In quel momento, una piccola auto rossa si fermò frettolosamente davanti all'edificio e due figure maschili si districarono dal veicolo. Vedendo Miki, Ryo corse da lei.

“Miki? Dov'è Kaori?”

“Non lo so! Sono andata a prenderle un caffè e quando sono tornata se n'era andata!” disse spaventata.

“Non posso crederci!” sbottò lo sweeper.

“Che succede?” chiese Miki.

“A-Shan è stata rapita insieme al figlio del signor Mirizawa!”

“Kito?”

* * *

Il politico colse l'occasione per informarsi presso la reception sullo stato di salute della sua segretaria.

“Non posso risponderle, signore, è ancora in sala operatoria”

I passi di un gruppo di medici risuonarono.

“Sumire!” esclamò guardando la processione. In quel momento passò la barella che trasportava la giovane donna priva di sensi; i medici si fermarono.

“Non si preoccupi, signore! Sua moglie ha affrontato bene l'operazione, avrà bisogno di molto riposo”

A quelle parole, Yuri li osservò e, rassicurato, riportò la sua attenzione sulla donna. Con un gesto tenero, scostò le ciocche brune che le attraversavano il viso.

“Grazie Sumire!” sussurrò.

Mosso dalla tristezza e dall'affetto che provava per la sua segretaria, si avvicinò per baciarla dolcemente sulle labbra, poi lasciò che la barella proseguisse. Confortato sulle sue condizioni, Yuri uscì per raggiungere Ryo e Miki ma trovò solo l'ex mercenaria.

“Dov'è il signor Saeba?”

“È andato a cercare sua moglie...”

* * *

Nel frattempo, Kaori vagava per le strade, con un ritmo più moderato; aveva corso per il primo pezzo ma, col fiato che veniva a mancarle, aveva dovuto rallentare per risparmiare le forze. La folla si allontanava alla vista della strana giovane donna, con la camicetta sporca di macchie di sangue e lo sguardo assente; in bisbigli interrogativi, tutti fissavano quella creatura ferita e le lasciavano il passaggio per continuare la sua epopea. Lo sguardo distante, cercava sua figlia e il bambino che erano stati portati via, continuando a ripetere:

“La mamma sta venendo a prenderti, amore!”

Vedendo all'angolo di una strada il vecchio lustrascarpe, uno degli informatori di Ryo, gli si avvicinò e lo interrogò con voce piatta ma dalla strana risonanza.

“Ha visto la mia bambina?” chiese speranzosa.

Fissandola da testa a piedi, lui aggrottò la fronte quando vide la sua camicetta sporca e il viso mortificato.

“Ma cosa ci fa in questo quartiere? Sa che è pericoloso venire da sola in questa zona della città”

Nonostante lo shock, Kaori era consapevole che si stava avventurando nei bassifondi della città, ma non poteva avere una chance per trovarvi sua figlia? Non ottenendo risposte, proseguì per la sua strada trascinando i piedi, spinta dall'unico desiderio di rivedere sua figlia.
 
Perplesso, il vecchio si precipitò a una cabina telefonica e telefonò il tenebroso sweeper.

* * *

A bordo della sua auto rossa, Ryo guidava per le strade alla ricerca della sua donna. L'ira difficilmente sotto controllo, la sua mascella era contratta così come i lineamenti del suo viso.

“Me la pagherete!” si infuriò.

Il cellulare squillò e lui rispose velocemente.

“Saeba!”

“Ryo! La tua donna è passata da me”

“Da tanto?”

“No, un secondo fa!”

“Ok, arrivo!”

Gettando senza tante cerimonie il cellulare sul sedile del passeggero, diede un brusco colpo di volante verso destra e si infilò in una stradina deserta per raggiungere un incrocio dove gli altri automobilisti, sorpresi, schiacciarono energicamente i freni per poi insultarlo con tutti gli epiteti.
 
Poco dopo, Ryo parcheggiò sul marciapiede e il vecchio gli andò incontro.

“Ha svoltato a destra!”

Fissando la direzione indicata, lo sweeper corse e osservò la piccola folla che riempiva i marciapiedi; una giovane donna dalle spalle curve attirò la sua attenzione.
 
“Kaori!” sussurrò sollevato.
 
Infilandosi tra i passanti, finalmente la raggiunse e la fermò posandole una mano sulla spalla. Lentamente, alzò la testa e incontrò lo sguardo scuro dello sweeper.
 
“Ryo!” mormorò lei.

Fu presa da una vertigine e le ultime forze l'abbandonarono; bruscamente, crollò tra le braccia protettive del suo compagno.

“Perdonami!” sussurrò in un soffio prima di svenire.
 
Raddrizzandosi e tenendo il corpo di Kaori contro di sé, tutti gli spettatori si allontanarono senza osare fare un solo commento quando incontrarono la fiamma astiosa che incupiva il suo sguardo già nero. Posandola delicatamente sul sedile del passeggero, la baciò sulle labbra.
 
“Non preoccuparti amore mio, troverò i bambini e mi occuperò di quei terroristi”

Mettendosi al suo fianco, la portò direttamente da Doc; raccogliendo il suo delicato fardello tra le braccia, con un forte calcio aprì le porte della clinica. La bella infermiera si precipitò verso di loro.
 
“Ryo, cos'è successo? Dio mio, sangue!” gridò spaventata.
 
“Non preoccuparti, non è suo”

“Seguimi, mettila nella stanza sul retro in attesa che il Doc la visiti”

Allertato dal baccano, l'anziano uscì dal suo studio.

“Che sta succedendo qui?”

Quando vide Ryo e la giovane donna priva di sensi adagiata delicatamente sul letto, corse da loro.
 
“Cos'è accaduto?”

“Ha avuto un malessere, tutto ciò che conta è la sua salute”

“Esci per qualche minuto, le do un'occhiata”

Lentamente, Kazue lo accompagnò in corridoio dove lui si accasciò pesantemente su una sedia della sala d'attesa. Sospirando, appoggiò la testa contro il muro chiudendo gli occhi, cercando di pensare a un'idea razionale per trovare la loro figlia e il bambino. Passi affrettati echeggiarono nel corridoio; apparvero Mick, Pai Lan, Miki, Falcon, Shin Hon e il signor Mirizawa.
 
“Ryo, cos'è successo?” chiese Miki. “E dov'è A-Shan?”

“È stata rapita con il figlio di Mirizawa!” sbottò nervosamente.

“E come sta Kaori?”

“Doc la sta visitando; se le sue condizioni glielo permettono, la porterò a casa e mi occuperò di questi 'Bambini del nuovo mondo'”
 
“Io vengo con lei!” disse il politico con tono deciso. “Hanno rapito mio figlio e ferito Sumire; voglio prendere parte al salvataggio”

In quel momento, il Professore e la sua bella assistente uscirono per raggiungere Ryo.
 
“Le ho dato dei calmanti, ne avrà bisogno, ha subito un forte stress...”

“Può tornare a casa?”

“Sai, ha bisogno di molto riposo...”

“Non è quello che ti ho chiesto!” si infuriò. Un'aura oscura emanava dallo sweeper; la sua furia aveva fatto saltare in aria la barriera che aveva cercato di mantenere.
 
“Sì, puoi portarla a casa...”

Avendo ottenuto la risposta che aspettava, Ryo si diresse verso la camera e prese gentilmente Kaori tra le braccia, recandosi poi all'uscita.
 
“Aspetta, Ryo!” gridò Mick. “Che intendi fare?”

“Mi sembra di essere stato chiaro...li eliminerò uno dopo l'altro, quei vermi che hanno attaccato la mia famiglia!”

“Anch'io ho dei conti da regolare!” si infuriò l'americano. “Hanno aggredito anche mia figlia”

Lo sguardo scuro dello sweeper cadde sulla sua figlioccia, che si nascondeva dietro sua madre; il sorriso ingenuo era scomparso dal suo viso infantile dopo quel giorno. Falcon si fece avanti a sua volta.

“Anche mio figlio è stato coinvolto da quei malati! Se pensi che ti lascerò solo a risolvere le NOSTRE divergenze, ti sbagli proprio”

Il bambino, a differenza delle sue amiche, aveva reagito con violenza; si muoveva ovunque, tranne che a scuola, con il suo finto bazooka, proclamando ad alta voce che sarebbe stato pronto a combattere per salvare i suoi amici se i cattivi fossero tornati. Non era brutale, ma aveva trovato attraverso quell'atto un modo per esorcizzare le sue paure.

Tutti quei padri arrabbiati avevano una buona ragione per unirsi allo sweeper.

“Va bene! Venite tutti a casa mia, prepareremo il nostro piano di attacco e contatteremo i nostri informatori per trovarli. Pagheranno a caro prezzo quello che hanno osato fare”

Su ciò, riprese la sua camminata fluida che contrastava con i lineamenti duri e tesi del suo viso; durante il tragitto, contattò i suoi vari informatori e i suoi compari fecero lo stesso.
 
Poco dopo, arrivarono al palazzo di mattoni rossi e uno dopo l'altro entrarono silenziosamente nell'atrio, salendo i vari pianerottoli per raggiungere l'appartamento di City Hunter. I due bambini, in braccio alle rispettive madri, fissavano incuriositi gli adulti in collera; non avevano paura di loro, ma capivano di dover stare tranquilli.
 
Mentre ognuno dei protagonisti prendeva posto in salotto, Ryo proseguì in camera da letto lasciando con cura Kaori sul letto. In un sussurro, lei chiamava inesorabilmente la loro bambina e le lacrime le rigavano le guance; delicatamente, le accarezzò lo zigomo per asciugare le perle salate e la baciò teneramente sulle labbra. Nell'incavo dell'orecchio, le sussurrò:
 
“Non piangere più, amore mio, riporterò nostra figlia!”

Baciandola di nuovo, lasciò la stanza in silenzio, ma prima di chiudere la porta diede un'ultima occhiata alla sua dolce metà, in seguito raggiunse il gruppo di amici.
 
Seduti intorno a una tazza di caffè fumante, tutti attesero l'arrivo di Ryo; quando sentirono i suoi passi sulle scale, lo seguirono con lo sguardo finché non si sedette sul divano.

“Prima di tutto, ho delle condizioni da porre” dichiarò improvvisamente.

“Vai, ti ascoltiamo”

“Miki e Kazue, vi chiedo di vegliare su Kaori mentre saremo via. Ci sono delle stanze per gli ospiti per questa notte”

“Nessun problema, Ryo” affermò Miki.

“Così mi prenderò cura di Kaori nel miglior modo possibile” aggiunse Kazue.

“Anche noi restiamo” esclamarono i bambini.

“Sì, piccoli” dissero le due madri.

L'entusiasmo si dipinse sui volti dei ragazzini, lasciando poi gli adulti a parlare dei loro affari troppo complicati. Lentamente salirono le scale arrivando alla stanza della loro amica. Spinsero la porta della camera e aspettarono qualche secondo, come se attendessero che l'amica uscisse da un armadio, da sotto il letto o da dietro la porta, vestita come un soldato per coinvolgerli in una nuova avventura. Ma sfortunatamente nulla si mosse: Shin Hon prese la mano della bambina che iniziava a tirare su col naso.

“I nostri papà la troveranno e i cattivi non torneranno mai più” affermò il bambino.
 
Con cautela Pai Lan avanzò, servendosi del raggio di luce proveniente dal corridoio, nell'oscurità della stanza, raggiungendo il letto vuoto per afferrare l'orsetto preferito dell'amica.

“Mi occuperò dell'orsacchiotto di Shan In finché non tornerà a casa. Non deve rimanere solo, altrimenti sarà triste” disse, stringendo teneramente il peluche contro di sé.

Con la punta delle dita, Shin Hon chiuse la porta e si recarono nella stanza di Kaori. Entrarono lentamente, la giovane donna addormentata era stesa sul letto. Sfiorando il viso di Kaori, Shin Hon mostrò un'espressione malinconica:

“È triste” balbettò.

Pai Lan, a sua volta, si avvicinò alla donna e la baciò dolcemente sulla guancia.

“Non piangere, Kaori! I nostri papà andranno a prendere A-Shan e zio Ryo li punirà” aggiunse con voce ferma.

I due si sedettero su una poltrona, stringendo saldamente il peluche mentre fissavano la zia che sembrava non volersi svegliare e confortarli con il suo caloroso sorriso. Volevano occuparsi di lei come lei faceva spesso con loro.

In salotto, le discussioni avanzavano.

“Voglio che tu rimanga indietro!” gridò Ryo a Yuri.

“Ma è mio figlio che hanno rapito!” si infuriò l'uomo, colpendo il tavolino con il pugno e alzandosi.

“Ma il tuo status non ti consente di fare come vuoi, non puoi essere coinvolto in questa faccenda”

“Non mi interessa niente! Posso aiutarvi!”

“Infatti, riprendi le tue occupazioni tornando al ministero, se le cose dovessero andare male, ci servirai come copertura”

Sospirando l'uomo si risedette.

“Va bene, ma mi terrete informato sull'andamento delle indagini”

“Ti riporteremo tuo figlio sano e salvo, hai la mia parola”

Il telefono squillò e Ryo vi si precipitò.

“D'accordo! Verrai ricompensato!”

Con un gesto lento, mise giù la cornetta e la luce del predatore velò i suoi occhi.

“La festa può avere inizio”

Mentre il piano di attacco prendeva forma nelle mani degli uomini, i due bambini tornarono in salotto perché nessuno al piano di sopra li attendeva per giocare. Dalla cima delle scale fissarono gli adulti che si davano da fare per concordare la migliore linea di condotta e quando tutti furono d'accordo si alzarono dirigendosi all'armeria. I due bambini li fermarono.

“Zio Ryo!” gridò la biondina. “Mi occuperò dell'orsacchiotto di Shan In intanto che tu andrai a cercarla” esclamò, mostrando il peluche.

“E io veglierò sulle nostre mamme” esclamò Shin Hon, alzando il bazooka.

I piccoli volevano partecipare a modo loro al rischioso intervento; nonostante le circostanze, un sorrisetto apparve sul viso dello sweeper. La possente mano di Falcon sollevò suo figlio, afferrandolo per le bretelle della salopette:
 
“Non farei sciocchezze, altrimenti guai a te!” borbottò il gigante.

“No, promesso!”

Contro ogni attesa, il ragazzino abbracciò suo padre e lo baciò sulla testa; il fumo uscì dalle sue orecchie e istintivamente l'uomo lasciò il figlio tra le braccia di sua madre. Approfittando della confusione, lei a sua volta lo baciò sulle labbra e sorrise al crescente rossore che gli colorava il viso.

Pai Lan non aveva finito e corse da Ryo.

“Abbassati” sussurrò, facendogli cenno.

Accigliandosi, lui obbedì e lei gli saltò in braccio per baciarlo sulla guancia.

“Zia Kaori ti dà sempre un bacio prima di lasciarti andare a combattere i cattivi, quindi visto che lei dorme, te lo do io” sorrise angelicamente. Con un gesto affettuoso, lui strinse la piccola e la baciò dolcemente sulla guancia.

“Grazie tesoro”

Il viso della piccola si illuminò alla reazione inaspettata del padrino, poi corse da suo padre per baciarlo a sua volta, facendogli promettere di fare attenzione. Sorridendo, Mick riportò l'attenzione sulla sua compagna.

Quante volte l'aveva sentita pronunciare le stesse parole?

Abbracciando la sua bella infermiera, le sfiorò le labbra con un bacio.

“Starò attento” le sorrise.

Con aria seria, i tre professionisti uscirono, pronti a passare alle cose serie.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Rancore ***


Mentre i tre sweeper si dirigevano all'indirizzo fornito dall'informatore, si trovarono di fronte a una sontuosa villa fuori città. Nell'immenso parco della proprietà grandi alberi verdi erano sparsi qua e là; boschetti fioriti aggiungevano una note di colore rossastro alla flora e, infine, la magnifica residenza dalle tonalità sobrie e chiare si ergeva orgogliosamente sopra l'imponente manto vegetale. I terroristi di quel genere trovavano sempre fondi significativi per la loro causa che permetteva loro di vivere comodamente e generosamente. Ma, osservando più attentamente, uomini in tuta mimetica e fortemente armati deambulavano su e giù per i vicoli naturali.
 
“Chi potrebbe credere che questa baracca protegga i terroristi?” disse l'americano.

“Credimi, non rimarrà molto dopo il nostro passaggio” disse severamente Ryo.

Scese dalla jeep e si incamminò con calma verso il muro di cinta della proprietà, insieme ai suoi compagni, poi agilmente lo superarono senza difficoltà malgrado il pesante arsenale. Il gigante, con la cintura piena di granate e un bazooka sulla spalla, si concentrò sui dintorno.

“È strano che non ci siano protezioni migliori sul perimetro” si stupì.

“Forse pensano di essere forti e che nessuno tenterà di introdursi?” aggiunse Mick, altrettanto sorpreso.

Si sentì abbaiare in lontananza e i suoni si avvicinarono.

“Penso che abbiamo la nostra risposta” sorrise ironicamente Ryo.

Quando un branco di dobermann piombò su di loro, i tre si separarono rapidamente e senza alcuna difficoltà abbatterono le bestie come fossero dilettanti che sparavano alle paperelle di plastica al luna park. In quel momento, una guardia fece irruzione:

“Chi è là?”

Alla vista dei cani stesi per terra, l'uomo urlò:

“Allarme! Intrusori!”

Una quindicina di uomini armati si avvicinarono e si gelarono sul posto, quindi Ryo chiese loro seccamente:

“Dove sono i bambini che avete rapito? Dov'è mia figlia?” sbottò nervosamente, cercando di contenere la sua furia.

“Allora quella mocciosa è tua!” sogghignò una delle guardie. “Una vera peste, quella; si è proprio meritata la sberla che le ho dato prima” sorrise.

Con sorprendente rapidità, Ryo estrasse la sua arma e conficcò un proiettile tra gli occhi della feccia che aveva osato alzare le mani sulla sua prole.

“Avresti dovuto pensarci due volta prima di prendertela con dei bambini” disse Ryo con tono fin troppo calmo.

Sul piede di guerra, le guardie iniziarono a fare fuoco e le pallottole fischiavano in tutte le direzioni. Le granate, roteando in aria, atterravano con un suono metallico sul terreno per poi provocare grandi esplosioni e far sentire i rantoli morenti dei bastardi che avevano osato aggredire la famiglia di Falcon.

Con la pistola in mano, Ryo, dritto e impassibile a ciò che lo circondava, sparava con risentimento contro gli uomini che cadevano come mosche sotto il fuoco del suo assalto. Sotto lo sguardo sconcertato dei suoi avversari, la macchina per uccidere prendeva il sopravvento sull'uomo di giustizia; la sua anima era ferita e il suo odio riversava la sua punizione attraverso i proiettili della Python che si conficcavano nella testa degli uomini che cercavano di bloccargli la strada.

Mick, con la pistola in mano, si dilettava a stanare gli uomini appollaiati sugli alberi come un cacciatore innescato dalla preda che cercava di sfuggirgli.

Mentre i tre uomini proseguivano, lasciandosi dietro i corpi sparsi sul terreno e la natura devastata, finalmente arrivarono davanti a un imponente edificio che improvvisamente sembrava più pallido, come se stesse osservando con paura la carneficina dei tre invasori.

* * *

Nel frattempo, all'ospedale di Shinjuku, Yuri, seduto accanto alla donna ferita, aveva lasciato la sua scrivania per vegliare sulla giovane donna che dormiva pacificamente per via degli antidolorifici. Tenendo la sua fragile mano nella propria, si era appoggiato al letto e portava la mano molle di lei alle sue labbra mentre le sussurrava la promessa di un futuro più dolce e più intimo tra lei e lui se avesse combattuto, potendo così regalare al suo bambino la vita che sognava. Rendendosi conto del tempo che aveva sprecato per proteggersi, finalmente decideva di vivere la sua vita personale in pieno parallelismo con quella professionale. Ma non poteva biasimarsi per aver reagito troppo tardi; come avrebbe fatto a sopravvivere se i due esseri che amava non erano stati totalmente con lui. Abbassando la testa, una lacrima di rimorso gli solcò la guancia fino a morire sulla mano della giovane donna. Una leggera pressione nel palmo lo fece raddrizzare.
 
“Non pianga!” soffiò Sumire dolorosamente, con un debole sorriso.

“Sumire...finalmente si è svegliata!”
 
Istintivamente, baciò appassionatamente la giovane donna per poi lasciarla e andare a correre in corridoio alla ricerca di un medico.
 
Col cuore che batteva forte, la donna non si rese conto completamente di quello che era successo.

“Mi ha baciata!” sospirò felice.

Mentre il signor Mirizawa spingeva frettolosamente il dottore al capezzale della sua segretaria, la giovane donna lo fissava con aria interrogativa. Non fu detta una parola, ma un sorriso affascinante apparve sulle labbra del politico quando vide il rossore sugli zigomi della giovane donna dovuto all'imbarazzo.
 
“Sua moglie è del tutto fuori pericolo” disse il dottore rimettendosi lo stetoscopio intorno al collo.

“Sua cosa?” chiese la donna.

“Grazie, dottore!” intervenne Yuri riconducendo il medico in corridoio.

Nonostante la tristezza che ancora gli prendeva il cuore, sentì un'esplosione di gioia insinuarsi nel suo essere.
 
“Sumire!” esclamò riprendendole la mano e tornando al suo fianco. “So che lei è stata un'amica fedele per tutti questi anni e...”

“E...?” insistette lei.

“Beh...da un po' ormai...anche prima che apportasse qualche cambiamento, devo confessare che non mi ha mai lasciato indifferente, ma ero troppo concentrato sugli affari per riuscire a dichiararmi” balbettò confuso.

“Di solito è più loquace” lo stuzzicò lei malgrado il pallore sul suo viso.

“Saprò farmi perdonare quando si sarà del tutto ripresa” aggiunse lui con un sorriso prima di tornare a baciarla. “Ma ora si riposi” le ordinò.

“Come sta Kito?” si preoccupò lei.

“Il signor Saeba e i suoi amici lo riporteranno” sorrise l'uomo tristemente. “Riprenda le forze al più presto, ne avremo bisogno per occuparci di lui”

Poi girò i tacchi e si avviò alla cabina telefonica per contattare l'appartamento di City Hunter. Ma Sumire improvvisamente ricordò le ultime parole del bambino prima che gli venisse portato via.
 
“Mamma!” l'aveva chiamata.

Quell'appellativo le aveva scaldato il cuore, aveva premura di rivedere il suo bambino e di poter vivere appieno la sua futura vita di coppia con il signor Mirizawa. A quella riflessione, una tinta rosata le colorò le guance...
 
* * *

Un pesante silenzio riempiva l'appartamento di City Hunter; la bambina bionda, avvolta in una piccola coperta blu, dormiva sul divano, aggrappata a un orsacchiotto. Nei suoi sogni, borbottava alcune parole in cui si poteva sentire il nome della sua amica rapita e una promessa infantile di vegliare sul suo compagno notturno. Miki, seduta accanto a lei, teneva il figlio contro di sé che cercava di tenere gli occhi aperti ma il sonno era un avversario che guadagnava sempre più terreno. Si udirono dei passi dal piano superiore dirigersi verso le scale che portavano al soggiorno, Kazue apparve a sua volta. Con attenzione, scese le scale per raggiungere la sua amica che aspettava ansiosamente sul divano.

“Come sta Kaori?” mormorò.

“Dorme ma è molto agitata” sospirò l'infermiera.

“Povera Kaori! Non so come avrei reagito se mio figlio fosse stato rapito da quei pazzi” s'infuriò Miki accarezzando i capelli scuri del suo bambino.

“Nemmeno io” disse Kazue inginocchiandosi davanti a sua figlia per baciarla teneramente sulla fronte.

Il telefono squillò all'improvviso, spaventando le due donne; Kazue si precipitò sulla cornetta.

“Pronto? No, mi dispiace, non abbiamo ancora novità...Kaori? Sta riposando, è rimasta pesantemente turbata...come sta Sumire? Ah, sono contenta...arrivederci, signore”

Quando Kazue riattaccava il telefono, disse alla sua amica:

“Sumire sta bene!”

“Finalmente una buona notizia!” esclamò Miki. “Ora dobbiamo aspettare che i nostri uomini riportino a casa i bambini” sospirò.

* * *

Mentre la battaglia infuriava fuori dalla casa, il capo convocò uno dei suoi uomini.

“Che sta succedendo?” ruggì.

“Samoye ha avuto appena il tempo di dirmi che tre uomini pesantemente armati si sono introdotti nella proprietà”

“Ma chi sono?”

“A quanto pare, Saeba e due suoi compari”

“Ah, è così! Portami sua figlia, vedremo come reagirà se gli propongo di calmarsi un po'”

Con passi felpati, Ryo, Mick e Falcon entrarono nella grande casa; le grida dei bambini che si ribellavano giunsero alle orecchie del gruppo. Un omone li superò mentre portava la bambina sotto il braccio; lei si divincolava vivamente.

“Mio padre te la farà pagare!” urlò dibattendosi come più poteva.

Seguendoli con lo sguardo, Ryo diede direttive.

“Cercate il piccolo...deve trovarsi anche lui di sotto. Io mi occupo di mia figlia”

Mentre Ryo si accucciava negli angoli bui del corridoio, a sua volta raggiunse una grande porta di legno dove si sentivano brandelli di conversazione.
 
“Vedremo se il tuo papà è così forte!” ribadì il grande capo.

“Mio padre è più forte di tutti voi e vi ucciderà!” esclamò la bambina.

Con un gesto rabbioso, diede un calcio magistrale a uno dei polpacci del capo, che ululò di dolore.

“Dannata mocciosa, ora ti insegno io...”

Alzando la mano per darle una lezione, udì lo scatto del cane di una pistola che veniva armata.

“Toccala e sei morto” tuonò Ryo con tono furibondo.

Nel frattempo, nel seminterrato, Mick e Falcon camminavano su e giù per i corridoi brulicanti di sentinelle, senza lasciare loro scelta e con uno scatto acuto seguito da un osso che si spezzava, si occupavano di rompere loro il collo. I corpi si accumularono e i loro passi echeggianti si muovevano nel sottosuolo. In fondo al corridoio, due guardie sembravano sorvegliare la piccola stanza.
 
“Non trovi che ci sia un po' troppo silenzio adesso?” si preoccupò uno dei due.

“Devono aver eliminato gli intrusi” sorrise il secondo.

Quando un rumore metallico si avvicinò a loro, una delle guardie afferrò l'oggetto e i suoi lineamenti mostrarono il panico.
 
“Una granata!” urlò, mollando la presa e fuggendo con il suo collega.

Con un sorriso che avrebbe terrorizzato parecchie persone, lo gigante uscì dall'ombra e sistemò l'aggeggio.

“Sono davvero tutti dilettanti!” sospirò.

Mick sorrise a sua volta nella penombra e si diresse verso la piccola sala per esaminare gli interni attraverso le sbarre.
Una lampadina, sospesa al centro della stanza, illuminava debolmente l'ambiente buio; appena sotto, legato su una sedia e bendato, c'era il bambino. Sbloccando la serratura, la porta si aprì con un leggero cigolio e diede libero accesso ai due uomini. Mentre Mick camminava cautamente verso il bambino, questi avvertì la loro presenza.
 
“Chi c'è?” chiese con voce tremante.

“Non avere più paura, piccolo, siamo venuti a salvarti”

Quando gli occhi del bambino si abituarono lentamente alla luce, continuando a strizzarli, esclamò:

“Lei è il papà di Pai Lan! E lei è il papà di Shin Hon!”

“Sì, ma non rimaniamo oltre qui”

Mick prese Kito tra le braccia e finalmente arrivò davanti alla porta, si guardò indietro per vedere l'imponente figura del suo compare.
 
“Ma cosa combini?” sibilò.

“Un bel fuoco d'artificio per il finale” aggiunse l'altro sorridendo:

“E che sta facendo Ryo?” si chiese Mick.

Quando il capo ordinò al suo subordinato di battersi contro lo sweeper, quest'ultimo, arrabbiato, ci mise poco per sistemarlo. Vedendo che le cose stavano girando a suo sfavore, il capo afferrò in fretta la bambina per proteggersi dall'arma punitiva del giustiziere.
 
“Getta la pistola o tua figlia la pagherà!” minacciò, posando le dita sulla gola della bambina.

Posando l suo sguardo pieno di odio sul delinquente per poi ammorbidirsi incontrando gli occhi scuri di sua figlia, questa volta non vi vide paura. Mentre Ryo metteva la sua pistola sul pavimento, A-Shan prese bruscamente la mano del suo rapitore e la morse. Approfittando dell'opportunità, Ryo si precipitò contro il criminale e lo buttò a terra per infliggergli una pioggia di pugni.
 
“Hai osato rapire dei bambini e colpire mia figlia!” sbottò, picchiandolo con vigore. “Ti sei servito di lei come scudo per proteggerti dalle mie pallottole!”

Quando il terrorista vide la propria faccia coperta di lividi e sangue, sotto l'ira dello sweeper, A-Shan si avvicinò cautamente a suo padre e gli mise una mano sull'avambraccio che stava per ricadere sull'uomo.
 
“Papà, torniamo a casa!” chiese timidamente.

Alzando il capo, come estirpato dalla sua ira, lui lasciò la sua vittima e si alzò lentamente.

“Andiamo dalla mamma” continuò lei.

“Sì, tesoro” le sorrise. Con un gesto rapido, sollevò la bambina tra le braccia; buttandogli le braccia al collo, lei lo baciò teneramente sulla guancia.

“Non ho avuto paura, sapevo che saresti venuto a cercarmi” sorrise.

Tale madre, tale figlia, l'una e l'altra avevano una fiducia cieca in lui. Lasciando l'uomo ad annegare nel suo sangue, Ryo e A-Shan raggiunsero gli amici. Mentre il gruppetto tornava alla jeep, un'imponente esplosione inghiottì la villa e i corpi dei criminali che scomparvero in cenere.

“Andiamo all'ospedale per riportare Kito a suo padre” affermò Ryo.

Seduti sul sedile posteriore, appoggiati a Mick, i due bambini poterono finalmente concedersi un sonno tranquillo; pochi minuti dopo, la jeep parcheggiò davanti all'ospedale e da solo, Ryo scese, prendendo con cura il piccolo addormentato. Mentre camminava lungo i corridoi dell'ospedale, tutti gli occhi si puntarono su di loro; il suo aspetto trasandato, i suoi molteplici graffi non potevano passare inosservati. Lentamente, spinse la porta e il bambino tese le braccia al padre; i suoi occhi si riempirono di emozione, il signor Mirizawa salutò suo figlio e lo abbracciò fermamente come per essere sicuro della sua presenza. Guardando il loro salvatore, Yuri chiese della figlia dello sweeper.
 
“Come sta la sua bambina, signor Saeba?”

“Bene, grazie; ha solo voglia di rivedere sua madre” sorrise.

“Capisco, quindi l'affare è concluso?”

“Sì e con magnifici fuochi d'artificio” commentò Ryo ironicamente.

Il bambino guardava silenziosamente la donna addormentata e scrutò lo sguardo di suo padre.

“Come sta Sumire?”

“Non preoccuparti, sta bene”

“Posso dormire con lei?”

“Se vuoi, ma non disturbarla perché deve riposare”

Mentre il politico metteva con cura Kito contro la giovane donna, Ryo scomparve oltre la soglia per unirsi ai suoi amici.



Finalmente l'edificio di mattoni rossi apparve in lontananza e in macchina si udì un sospiro di sollievo; in quel momento, nell'appartamento, mentre tutti dormivano, Kaori finalmente emerse dal sonno.
 
“A-Shan!” disse debolmente, alzandosi subito dal letto.

Con prudenza, scese ed esitante per via degli effetti dei calmanti, percorse i gradini per raggiungere il salotto. Miki, allertata dal rumore dei passi, si svegliò e vide la figura titubante della sua amica. Con cautela, lasciò il piccolo sul divano e afferrò Kaori per il polso.

“Dove vai Kaori?”

“A-Shan sta tornando” disse lei con le lacrime agli occhi.
 
“Mi dispiace Kaori, ma...”

Mentre ancora proseguiva la frase, le portiere dell'auto si fecero sentire; Miki corse subito alla finestra.

“Finalmente sono tornati!” esclamò allegramente.

Non appena il motore fu spento, la bambina si precipitò fuori dall'abitacolo, lottando per salire i primi gradini. Sorridendo, Ryo la prese tra le braccia e, a passo svelto, completò il tragitto. A piccoli passi, Kaori aveva finalmente raggiunto la soglia dell'appartamento; con gli occhi spalancati, vide dall'altra parte della sala l'imponente figura di Ryo e quella minuta di sua figlia. Quando fu adagiata con cura a terra, la piccola si mise a correre verso” sua madre.
 
“Mamma! Mamma!” gridò accelerando il passo.

Cadendo sulle ginocchia, Kaori finalmente abbracciò la sua bambina.

“Piccola mia! Sei tornata!” disse piangendo calde lacrime.

Kazue, con in braccio Pai Lan che ancora stringeva l'orsacchiotto e Miki, tenendo la mano di suo figlio dall'espressione assonnata, lasciarono scorrere silenziosamente le lacrime. Pai Lan fece segno a sua madre di lasciarla a terra, poi si diresse verso la sua amica.

“Tieni, mi sono presa cura del tuo orsacchiotto perché non avesse paura da solo” mormorò.

Lasciando la mano di sua madre, Shin Hon avanzò verso le sue amiche.

“Io ho vegliato sulle mamme in caso i cattivi fossero tornati” asserì fermamente.

“Ti sei addormentato” borbottò Pai Lan.

“Non è vero!” sbottò lui. “Vero, mamma, che vi ho protette!”

“Sì, tesoro! Ma ora, tutti a nanna, si sta facendo tardi”

Dopo aver lasciato un bacio sulla guancia della brunetta, il ragazzino corse tra le braccia del padre che era apparso al fianco di Mick e Ryo. Stupita, Pai Lan Lan fissò suo padre per poi gettarsi tra le sue braccia; mentre lo baciava, aggiunse:

“Devi fare una doccia perché sei tutto sporco! Poi ti curerò le ferite” disse designando i graffi sul suo viso.

“Sì, piccola mia” sorrise lui baciandola affettuosamente.

Abbracciando la vita di sua moglie, Mick scese le scale per tornare finalmente a casa e prendersi il meritato riposo. Falcon, Miki e Shin Hon scomparvero a loro volta nel rumore della jeep. Alzandosi, A-Shan, con il suo orsacchiotto sotto il braccio, andò a cercare suo padre per mano per riportarlo dalla mamma.
 
“Mamma, papà è stato molto coraggioso” disse con orgoglio.

“Lo so, tesoro” sorrise Kaori. Baciando con passione il suo uomo, si separò poi da lui per guardarlo negli occhi. “Grazie, Ryo”

Con un braccio intorno alla sua vita, la famiglia rientrò poi a casa.


 
Pochi giorni dopo, sotto la formale dichiarazione del Ministro della difesa Mirizawa, il caso dei "Bambini del nuovo mondo" venne ufficialmente chiuso; dopo aver superato gli interrogatori dei suoi superiori, Yuri andò a prendere Sumire quando venne dimessa dalla clinica per poi recarsi a casa Saeba dove era stata organizzata una piccola festa.
 
I bambini avevano ritrovato la gioia di vivere perché ora sapevano che i loro genitori ci sarebbero stati per loro. Quando Sumire, Yuri e il piccolo Kito suonarono alla porta, una sfilza di bambini afferrarono Kito mentre gli adulti si salutavano. Il braccio sinistro fasciato, la giovane segretaria mostrava ugualmente un volto splendente; confidò ai suoi amici che Yuri le aveva appena chiesto di sposarlo. Una pietra preziosa ornava il suo anulare sinistro e tutti si raccolsero felicemente attorno alla futura sposa, che arrossì ancora di più; gli uomini si congratularono a modo loro con futuro sposo, riservandogli una vigorosa pacca sulla spalla, ma l'uomo sussultò leggermente quando ricevette i complimenti dal gigante.
 
Nella stanza dei bambini, A-Shan stava eseguendo le richieste dei suoi amici; truccando di nuovo Shin Hon e mettendo un rossetto vistoso sulle labbra di Pai Lan, con aria birichina si rivolse a Kito.
 
“Ora tocca a te, Kito, cosa vuoi?”

Sussurrandole il suo desiderio all'orecchio, lei acconsentì ad esaudirlo. In fretta, tracciò una linea sopra il suo labbro superiore, volendo rappresentare un paio di baffi, poi si truccò a sua volta. Uno dietro l'altro, tornarono in soggiorno sotto lo sguardo perplesso degli adulti. Con un martello in spalla e una finta mitraglietta in mano, A-Shan voleva terrificante; Shin Hon, armato del suo bazooka, era l'impeccabile complice della moretta e Pai Lan, volendo essere una donna affascinante, ondeggiava eccessivamente mentre camminava. Con difficoltà a contenere le risate, tutti guardarono il piccolo Kito che aveva solo un segno nero sotto il naso.
 
“A-Shan! Cos'hai combinato ancora?!” fece Kaori scrutando tutti quanti.

“Abbiamo deciso di diventare come i nostri genitori” affermò orgogliosamente lei.

“Cosa?” si stupì Ryo.

“Io e Shin Hon faremo come te, zio Mick e zio Falcon...daremo la caccia ai cattivi per impedire loro di fare del male alle persone. Pai Lan vuole curarci quando ci feriremo ma vuole anche essere come zia Saeko e truccarsi. Kito vuole essere come il suo papà! Non so che cosa fa, ma mi ha detto così”

Lo stupore si leggeva sui volti degli adulti che passavano di bambino in bambino e vedevano la determinazione nei loro occhi.

Quindi i piccoli avevano già deciso un loro probabile avvenire, ma chissà cos'avrebbe riservato loro il futuro...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. La nuova generazione ***


Tredici anni dopo

Da qualche anno ormai il vecchio Li Taijin non c'era più e la sua scomparsa aveva colpito molto Shan In; malgrado il supporto dei suoi genitori, non riuscì a farsi confortare. Fu accanto a Shin Hon che lei trovò, tramite i suoi silenzi e il suo affetto, quel piccolo plus che riuscì a guarire il suo cuore ferito. L'amicizia infantile divenne, nel corso degli anni, un forte amore.

* * *

Mentre la notte aveva già avvolto il paesaggio con il suo nero mantello, si potevano sentire i passi in corsa di una coppia, inseguita da un gruppo più folto di uomini armati. Mentre proseguivano senza tregua nella loro fuga, la giovane donna inciampò ma il ragazzo tornò sui suoi passi e le tese la mano sorridendo.

“Tutto bene, Shan In?” si preoccupò.

“Sì, non preoccuparti” esclamò lei spolverando i suoi abiti eleganti. “È impossibile correre con questi tacchi” sorrise.

Lui si avvicinò lentamente a lei e si sciolse in un bacio furtivo sulle sue labbra.

“Dobbiamo sbrigarci, siamo già in ritardo” aggiunse tenendole fermamente la mano.

“Hai ragione, i nostri genitori saranno felici, stiamo portando degli ospiti” sorrise lei sarcastica.

“Eccoli là!” gridò uno degli inseguitori verso il suo gruppo.

Riprendendo a correre, i due notarono in lontananza la luce del locale e, con più forza, accelerarono nuovamente. All'interno, un uomo bruno appoggiato al bancone, borbottava sotto i baffi.

“Appena diciassette anni e già pensano al matrimonio” sospirò guardando le decorazioni che ornavano il caffè.

“Per fortuna lei non ha aspettato tanto quanto me” intervenne una voce femminile con tono divertito.

Ryo era sul punto di ribattere, ma il campanello tintinnò annunciando un ingresso. La giovane coppia fece la sua apparizione.

“Siete in ritardo!” disse Kaori sospirando.
 
“Perdonaci, Kaori, abbiamo avuto un contrattempo” rise Shin Hon scioccamente.

“E poi, vi abbiamo portato degli invitati a sorpresa” aggiunse Shan In con un sorrisetto.

Shin Hon e A-Shan si spostarono velocemente dall'entrata per lasciar irrompere un gruppo di yakuza, giovani che avevano pochi più anni di loro.

“Quindi è colpa vostra se i nostri figli sono in ritardo!” esclamò Kaori, guardandoli male.

“Ma dove siamo?!” chiese uno dei delinquenti.

“Siete nel bel mezzo di una cerimonia di fidanzamento e avete appena dato la caccia a mia figlia e al mio futuro genero” intervenne Ryo, con espressione apatica.

“Papà, non devi svelare la mia vita sentimentale a tutto il mondo” disse la giovane.

“Lascia fare a tuo padre!” grugnì Ryo.

Una nuvola di libellula passò sopra le teste degli yakuza.

“Dove siamo finiti?” chiese il capo.

“Siete nella tana di City Hunter” sorrise Ryo machiavellico.

“Perché bisogna sempre fare riferimento a te?” insorse Mick alzandosi dalla panchetta e raggiungendo il gruppo. “Perché non la tana di Mick Angel?”

“Perché il mio nome incute timore e sono sicuro che nemmeno ti conoscano. Eh, ragazzi?” chiese Ryo ai banditi.

“Eh, no signore, ci dispiace, conosciamo solo City Hunter”

Immusonito, Mick tornò a sedersi accanto alla sua compagna che rise piano.

“Allora ci divertiremo” esclamò Ryo offrendo un'espressione gioviale. Si fermò per fissare la giovane coppia chiedendo: “Perché non vi siete sbarazzati di loro prima di arrivare?”

“Beh! Insomma...” tentò di giustificarsi Shan In tormentandosi le dita e arrossendo. Quel comportamento familiare lo fece sorridere e gettò uno sguardo a Kaori che gli offrì un sorriso angelico.

“Non abbiamo preso le armi!” disse Shin Hon.

“Pff! Dilettanti!” si offese Ryo.

“Noi abbiamo le armi!” dissero in coro i tre professionisti, spostando i lembi delle loro giacche da cui estrassero le pistole o tirandole fuori da sotto il bancone.

“Tutto questo è molto toccante ma non siamo venuti a sentire le vostre storie di famiglia”

Mentre gli sguardi si facevano minacciosi e la tensione aumentava, i gesti diventarono abili e tutti afferrarono le pistole, una voce femminile intervenne:

“Un momento!”

“Cosa c'è ancora?!” sospirò esasperato il capo degli yakuza.

Una giovane donna bionda sollevò una pesante sacca di cuoio nero e la lasciò pesantemente su uno dei tavolini. Con un gesto rapido l'aprì e, frugandovi all'interno, dettagliò ad alta voce il contenuto.

“Disinfettanti, fili, aghi, bende...c'è tutto!” proclamò con orgoglio. “Potete combattere, io vi medicherò”

Mentre tutti quanti cadevano a gambe all'aria, uno dei delinquenti si alzò ragliando.

“E per questo ci hai interrotti, bionda!”

“Come sarebbe 'bionda'?!” si offese lei. “Vedrai di che pasta sono fatta!”

Con un gesto veloce e preciso, afferrò uno dei suoi bisturi e inchiodò il malvivente al muro.

“Zia Saeko è proprio una brava insegnante” disse fieramente.

“Fai piano con quegli aggeggi” sospirò Kito, baciandola sulla guancia.

Il campanello della porta si udì di nuovo, Saeko era al seguito del signor Mirizawa e di sua moglie Sumire.

“Ce n'è di gente stasera!” esclamò la poliziotta. Il suo sguardo si appoggiò sull'uomo imprigionato al muro e si diresse subito da Pai Lan.

“Brava, mia cara! Ce l'hai fatta senza errori! Fai grossi progressi!”

“Come, grossi progressi?” si preoccupò l'uomo bloccato alla parete.

“Solo la settimana scorsa questa signorina trafiggeva i suoi bersagli con i miei coltelli” disse Saeko con una smorfia. “Fortunatamente per te, si allena assiduamente”

A quella riflessione, il diretto interessato perse i sensi.

“Svegliati, idiota! Svegliati!” gli urlò il capo dandogli forti schiaffi mentre gli altri lo staccarono dal muro. “Ce la pagherete!”

Mentre il capo, furioso, si apprestava a fare fuoco, il proprietario del locale, fino ad allora rimasto impassibile, tirò fuori un bazooka e lo incollò alla sua testa.

“Non si rovina il MIO caffè!” ringhiò.

“C-certo, signore!” rispose l'altro ridendo nervosamente.

Tutto il clan uscì senza lamentele dal bar e Umibozu lanciò un'arma a suo figlio e alla sua futura nuora.

“Vi saranno utili!”

“Grazie papà!”

“Grazie Umi!”

“Stai attento, tesoro” disse Miki.

“Mamma!” sospirò lui. A-Shan passò davanti a Kaori ma quest'ultima la intercettò.

“Come sei bella, amore” le sorrise scostando una ciocca scura dal suo viso. “Stai attenta” disse stringendola teneramente.

“Vado anch'io” esclamò Ryo scrollando le spalle. “Sono un po' arrugginito”

“Papà, sei superato ormai...dovresti andare in pensione”

“Ti insegnerò una bella lezione, signorina...” disse lui un po' offeso, abbassandosi su A-Shan e puntandola con l'indice. “Io sono il grande Saeba, lo sweeper più temuto del Giappone...” disse fieramente mostrando i bicipiti. “Lo stallone di Shinjuku”

“Mi avrebbe stupito se non l'avesse menzionato” mormorò Kaori scuotendo il capo esasperata.

“Lo stallone di Shinjuku?” fece Shin Hon. “Credevo fosse una leggenda urbana” si stupì.

“Una leggenda urbana!” ripeté Mick scoppiando a ridere, martellando il tavolo col pugno.

Lo sguardo cupo dello sweeper si fece duro e si posò su Shin Hon che fece una smorfia di paura incrociando la sua espressione arrabbiata.

“Sei fortunato, nanerottolo...” disse Ryo prendendolo per il collo “...che mia figlia voglia sposarti, altrimenti ti avrei fatto fuori in tempo zero”

Il suo volto si fece triste e perfino lacrimosa, subito dopo corse dalla sua compagna per raggomitolarsi contro di lei.

“Kaori!” pianse calde lacrime. “La gioventù di oggi non ha alcun rispetto per noi. Tutta una reputazione invidiata in due parole...leggenda urbana...”

Stringendo la presa intorno alla sua vita, si mise a singhiozzare; pensando di trovare conforto in lei, avvertì poi dei sussulti attraversare il suo corpo. Quando lui cercò di incrociare il suo sguardo, lei lo fuggì deliberatamente; sospettoso e aggrottando la fronte, le afferrò il mento tra indice e pollice per obbligarla a guardarlo. Non contenendo più la sua ilarità, Kaori gli scoppiò a ridere in faccia; offeso oltre ogni dire, lui si accovacciò in mezzo alla stanza facendo piccoli cerchi con l'indice.

 
“Sono un incompreso!” mugugnò.

 
Nuovamente, il campanello d'entrata suonò.

“Scusate se vi interrompo, ma fa freddo fuori!” balbettò uno degli yakuza.
 
“Va bene, abbiamo capito” disse Ryo.

Con sguardo complice, Shin Hon si voltò verso A-Shan e le tese la mano; offrendogli un magnifico sorriso, la giovane l'afferrò e si diressero all'uscita. Con una mano sulla spalla del ragazzo, Ryo li fermò.

“Ti affido mia figlia” aggiunse con tono saldo. “Se le succede qualsiasi cosa, te la vedrai con me” mormorò. Con un segno affermativo, i due proseguirono sul loro cammino.

“Io vado a prendere un po' d'aria” disse Ryo con tono distaccato.

“Vengo anch'io, c'è troppa gente qui” aggiunse il gigante passando dall'altro lato del bancone per seguirlo.

“Non mi perdo un'uscita tra uomini” rincarò Mick imitandoli.

Un sorriso si disegnò sui volti delle persone rimaste all'interno.

“Dei veri paparini!” dichiarò Kaori con tono scherzoso.

Chi era rimasto nel locale si attaccò alla vetrina mentre i diversi gruppi erano in mezzo alla strada, come si trattasse di un duello da vecchio western; i padri, sul marciapiede, fissavano con animosità gli avversari della loro prole. Mentre erano tutti pronti a tirare fuori le armi, una lussuosa auto interrompe il faccia a faccia. Un uomo di una cinquantina d'anni, vestito elegantemente, sbatté bruscamente la portiera per dirigersi prontamente verso il capo della banda e gli rifilò uno scappellotto in testa.

“Sei impazzito, Junior!” si arrabbiò.

“Ma papà!” balbettò il capo con una vocetta infantile.

“Non ci sono 'ma' che tengano! Vuoi morire, razza di idiota!”

“Ma...”

“Taci! Sali in macchina!” urlò.

Mentre il giovanotto, con la testa bassa e le spalle incurvate, obbediva, il padre si inginocchiò davanti a City Hunter e con più inchini lo supplicò di perdonare l'arroganza di suo figlio. Senza altre cerimonie, la banda sparì seguendo l'auto.
In uno scoppio di risa comune, gli amici tornarono finalmente all'allegra festa che li attendeva.
 
Nella gioia e tra i bicchieri che tintinnavano la serata di fidanzamento di A-Shan e Shin Hon trascorse. Con la coda dell'occhio, Ryo osservava silenziosamente la giovane coppia, poi posò uno sguardo protettivo sugli amici e i loro figli che erano ben cresciuti a loro volta. Un sospiro nostalgico gli scappò e Kaori gli sorrise raggiante, posando una mano sul suo avambraccio.

“Tutti sono cambiati e non sono più bambini ma adulti oramai” disse lei con tono malinconico.
 
Stringendola per la vita, l'attirò a sé:

“Se c'è qualcosa che non è cambiato in tutti questi anni, è l'amore che provo per te”

Teneramente, prese le labbra della sua donna e, sotto gli urletti di tutti, Kaori, arrossendo, mise fine al loro dolce scambio.

* * *

Qualche anno dopo, Kito, la testa calda nella sabbiera, divenne, come suo padre, un politico onorato e rispettato. Sotto i consigli dei suoi genitori, condusse una vita ministeriale esemplare senza lasciare spazio a terroristi e ingiustizie. In coppia dopo tanti anni con l'affascinante Pai Lan, alla fine le propose di sposarlo; voleva il meglio per la sua amata e avendo finalmente raggiunto il suo obiettivo, si permise di concretizzare la loro unione.
 
L'avvenente biondina divenne, come sua madre, un'ammirevole infermiera e in seguito un eccellente medico. Prese il posto del caro Professore che aveva ben meritato la pensione; Kazue lavorò ancora per qualche anno con sua figlia, poi cedette il passo alla gioventù per trascorrere giorni felici insieme a suo marito, diventato un po' più calmo.
 
A-Shan e Shin Hon divennero i nuovi sweeper di Shinjuku; la coppia senza paura si guadagnò il rispetto e l'ammirazione del loro ambiente così come il leggendario duo City Hunter. Rimasero sempre sotto l'occhio vigile dei rispettivi padri che intervenivano, nonostante l'età, in caso di seria difficoltà.

Un lieto evento giunse a perfezionare la vita di coppia, qualche anno dopo: un bambino dagli occhi neri e capelli altrettanto scuro che prese il nome di Ryomi: un misto di Ryo e Umi, per rendere omaggio ai nonni. Tutte le belle infermiere avevano un debole per lui.
 
E cosa ne fu dei genitori?
 
Saeko, la donna ribelle, finì per cedere al fascino di un agente di polizia scontroso quanto lei. Non si sposarono ma trascorsero giorni felici fino alla fine. Il suo cuore aveva finalmente lasciato la porta aperta a un amore che aveva pensato di non poter mai più provare.

Il signor Mirizawa e la sua affascinante moglie vissero giorni lieti in una sontuosa villa dove la meritata pensione diede loro un po' di riposo. Nell'immenso giardino risuonavano le grida e le risate dei bambini: la piccola Pai Lan diede luce a un adorabile bambino, tutto il ritratto del nonno materno...un piccolo Mick.
 
* * *
 
Se per caso qualcuno andrà a passeggiare nel quartiere di Shinjuku, sarà invitato a entrare nel bar Cat's Eye. Nonostante l'espressione sinistra del proprietario, sarà consigliabile prendersi il tempo di bere un buon caffè. L'uomo sarà accompagnato dalla sua bella moglie dal caloroso sorriso che offrirà una buona fetta di torta fatta in casa. Con un po' di attenzione, si riuscirà a sorprendere un furtivo scambio del loro affetto così come il violaceo dovuto alla timidezza che colorerà i lineamenti del fiero omone.

Più tardi nella notte, nelle strade deserte, si udirà il pietoso canto di due amici ubriachi. A braccetto, si vedranno un bell'uomo biondo e uno dai capelli scuri mentre zigzagheranno attraverso i quartieri a luci rosse; i due compari, frequentando quei luoghi di dissolutezza, rimarranno solo pochi minuti a sbavare generosamente davanti alle ragazze che si spoglieranno a ritmo di musica.

Ma bisognerà stare attenti, in guardia. Si potrà percepire un'aura omicida...ma non ci sarà da temere, non resterà che ammirare lo spettacolo. Un martellone imponente si abbatterà sul bel bruno e la voce rabbiosa di sua moglie interromperà la serata lussureggiante.

Una seconda donna andrà a occuparsi dell'uomo biondo che proverà a divincolarsi, mentre il suo complice trascorrerà trascorso un brutto quarto d'ora.

Con aria d'intesa verso l'amica, l'ex infermiera diserterà quei luoghi trascinandosi dietro il marito, che proverà a persuaderla con parole civettuole.

Ma nonostante l'atteggiamento discutibile, la donna conosce bene suo marito e sa che le sarà fedele sempre. Nell'intimità della loro casa, lui la porterà nella loro stanza dove risuoneranno parole d'amore e sospiri di piacere.
 
Non ci si potrà dimenticare della seconda coppia che continuerà a inseguirsi per strada, la furia armata di un martellone e il bel bruno, con sorriso canzonatorio, che non smetterà di prenderla in giro. In un vicolo buio lui si mimetizzerà per attendere pazientemente di afferrare la sua preda, come un felino, senza darle nessuna chance.

Con un sorriso accattivante, la premerà delicatamente contro il muro e, sussurrando parole incomprensibili, si scioglierà sulle sue labbra. Sotto il fuoco della passione, sua moglie lascerà dalle dita il manico del martellone per stringere il suo uomo che avrà vinto ancora una volta la battaglia. Con un gesto veloce, la solleverà tra le braccia e percorrerà il tragitto che li separerà dal loro palazzo di mattoni rossi. Con un calcio impaziente, aprirà la porta del loro appartamento e si precipiterà su per le scale per chiudersi in fretta nella loro stanza. Tra gemiti sussurrati si sentirà la loro promessa di amore eterno, lasciando poi posto a sospiri ansimanti e grida di piacere.
 
Non avranno più motivo di nascondersi per amarsi perché finalmente sono liberi dalle paure che hanno ostacolato il loro amore per gran parte della loro esistenza.
 
Il destino avrà restituito loro una libertà desiderata da tanto tempo.
 
* * *

La successione era ora assicurata dal ciclo naturale della vita, dalla cosiddetta: NUOVA GENERAZIONE.
 
 
 
Fine ^__^ grazie mille a chi ha seguito anche questa storia dopo Una presenza così familiare; un ringraziamento speciale a chi ha commentato: Stekao, maryanne1990, Kyoko_09, robysaeba, Little Firestar84, maisonikkoku78, Olly81, mora79, sfenoide.
 
A presto ^__^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3969104