Un istante e l'eternità

di Fenrir_23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sospiri (Post Final Act) ***
Capitolo 2: *** Riunirsi (SPOILER YASHAHIME EP 24) ***
Capitolo 3: *** confessioni (Post Final Act) ***
Capitolo 4: *** inquietudini ***



Capitolo 1
*** Sospiri (Post Final Act) ***


                                        Sospiri



Rin ha le guance arrossate e il cuore che batte all’impazzata quando l’odore già conosciuto e indescrivibile di Sesshomaru si mischia al suo, arrivandole addosso a ricordarle che lui - da quando si sono seduti all’ombra di un grosso albero al limitare di quel bosco che da su un’ampia vallata - le si è fatto sempre più vicino, e ora può sentire il calore del suo corpo e la stoffa morbida del suo Kimono che le sfiora una guancia.
La ragazza non sa bene come interpretare quel contatto e rimane rigidamente appoggiata contro il braccio sinistro di lui, dicendosi che sta solo fraintendendo.
“Mi vuole solamente bene.” Si ripete, deglutendo, quando il braccio del demone le passa dietro la schiena per cingerle la vita e avvicinarla a sé, con una decisione accennata ma ferma.
Trema appena Rin e, nell’incertezza di non sapere come comportarsi, presa dall’emozione, finisce per abbracciarlo e rintanarsi contro di lui, con la fronte premuta sulla parte sinistra del suo petto e la voglia di non lasciarlo andare, mai.
“Sesshomaru Sama ...”
Il suo nome le esce dalle labbra in un sussurro attutito dalla stoffa della veste dell’altro.
Lei lo ama.
Lo amava già da un po’ di tempo: ne era consapevole da quando, una sera dell’estate appena trascorsa, dopo averlo salutato guardandolo sparire nuovamente nel cielo, era scoppiata in un pianto inconsolabile. Allora aveva parlato con Kagome e Sango ed aveva capito, di che natura fosse il sentimento che la stava consumando da qualche tempo. E allora era iniziata la paura ... paura di essere solo  Rin, la bambina da proteggere, e nient’altro.
Da qualche giorno aveva compiuto quindici anni, non era più una bambina, e quel timore la stava corrodendo.
Prima, mentre camminavano nel bosco, gli aveva confessato di aver ricevuto una proposta di matrimonio: non era sicura di essere riuscita a mascherare l’immensa delusione, quando il demone aveva commentato con un: “Potresti essere felice.” in cui lei non aveva colto una punta di sottile nervosismo.
 
 
Anche in quel momento Rin ha paura ... perché non sa bene cosa voglia dire quel contatto e teme di fraintenderne le implicazioni. Eppure, non sono mai stati così vicini loro due e, a pensarci, era da un po’ che Sesshomaru le sembrava ... strano.
“mi vuole solamente bene.” Si dice, per la terza volta, mentre, ancora incastrata contro il fianco dell’altro, prende a carezzargli piano il braccio libero. Lo fa istintivamente senza rifletterci troppo su, forse per cercare di calmarsi. Si morde le labbra, sentendosi tremendamente imbranata e incapace di comportarsi nella maniera giusta: non può immaginare che anche Sesshomaru, nonostante la forza infinita e la vita lunga secoli (a dispetto delle sue apparenze e del suo animo giovane) è alle prese all’incirca con i suoi stessi tormenti e sta cercando un modo per confessarle ciò che prova.
Alla fine il pomeriggio trascorre così, fra una carezza e l’altra, con Sesshomaru che scivola con la testa sulle ginocchia di Rin e lascia che le dita di lei, prima incerte poi più sicure, gli passino fra i capelli, intrecciandoli e giocandoci, poi sulle fronte, seguendo la linea degli zigomi fino al mento, per arrivare al collo e intrufolarsi timidamente sotto al Kimono, senza però osare oltre.
Quando si salutano al limitare del villaggio Mushashi, il tramonto se n’è quasi andato e Rin sospira, fissando Sesshomaru che si allontana nel cielo ormai di un colore simile al viola.
Non immagine che lui, ormai lontano, sta facendo la stessa cosa, mentre il vento gli fischia nelle orecchie.
 

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Capitolo 2
*** Riunirsi (SPOILER YASHAHIME EP 24) ***


                                   Riuniursi

“Mamma ... mamma!”
Chi mi sta chiamando? Dove mi trovo?
Lentamente, i miei pensieri prendono forma. Sento il tessuto del mio kimono sulla pelle, la morbidezza dell’erba fresca sotto di me e, di nuovo, quella voce, vicina, e il calore di una mano che stringe la mia.
Setsuna!
Apro gli occhi di scatto ma la luce troppo forte, dopo questo lungo sonno durato anni, mi induce a richiuderli immediatamente.
Allora cerco il viso di mia figlia con la mano libera e lo trovo. La mia amata bambina, anche se non siamo state insieme, le nostre anime erano legate e ho incontrato il suo spirito, quando è caduta nell’oscurità. Ora è come se non ci fossimo mai separate. Sorrido.
“Setsuna ... “Finalmente la incontro per davvero. Ora, siamo libere? Cos’è successo?
Apro gli occhi quel poco che basta per distinguere i contorni offuscati di ciò che mi circonda. Lunghi capelli castani, occhi viola che lasciano trapelare un potere sovrannaturale: ma c’è anche un’altra figura. Mi sforzo di guardare meglio.
Towa?
Non ho bisogno di presentazioni per riconoscerla. Il bianco dei suoi capelli è un segno inconfondibile: li sfioro e una certa malinconia s’impadronisce di me. Lui ... dov’è?
Alzo il busto in avanti e abbraccio le mie bellissime bambine; poco importa che ormai siano grandi quasi quanto me, ai miei occhi saranno sempre piccole e indifese, nonostante i poteri immensi che scorrono nel loro sangue.
Sento le loro braccia che mi stringono e i singhiozzi che tentano di sopprimere. Perché siete tristi, piccole mie?
Improvvisamente, però, anche i miei occhi si riempiono di lacrime. Quanto tempo ci hanno rubato? Perché non ho potuto vedervi crescere?
Mi metto a dondolare piano, come per cullarvi e consolare me stessa, mentre intono con un filo di voce una melodia che sembra venire da ricordi lontani.
Mi scosto solo dopo parecchio tempo, quando loro finiscono di piangere e vedo i loro bellissimi occhi luccicanti che stanno fissando qualcosa, dietro di me.
Mi giro e finalmente riesco a vedere bene: occhi affilati, di un giallo tagliente come quello di una bestia selvatica. Gli occhi del mio amato ... bianco e luminoso come sempre, non sembra neanche vero. Non mi sfugge il fremito delle sue pupille che si dilatano, né la tristezza celata nel suo sguardo: nessuna parola viene detta, eppure credo di riuscire a intuire i suoi pensieri.
Ho messo in pericolo le nostre figlie. Ho permesso che Setsuna morisse. Ti ho fatta soffrire ... mi perdonerai, per questo?
Scatto in piedi, con le poche forze che ho.
Ci sarà tempo per chiarirsi.
Corro da lui, sapendo che se non ce la farò, non mi farà cadere.
Ci sarà tempo per perdonarsi.
Cado in avanti e le sue braccia mi afferrano.
Gli prendo il viso fra le mani e, quando sfioro la sua fronte con la mia, la cascata bianca dei suoi capelli ci nasconde. Sorrido e lo bacio, piano: le sue labbra, appena piegate in una sorta di sorriso, sono ancora più calde di come le ricordavo.
Avrà capito che sapevo, che stava facendo tutto per proteggere anche me, alla sua maniera di demone? Saprà che so che è stato sempre accanto a quell’albero, a sorvegliarmi per tanti anni?
Mi scosto quel tanto che basta per guardare di nuovo le nostre figlie, ma sento che la stretta di lui è ben salda.
Non ti lascerò andare mai più.
“Sesshomaru Samaaaaa! Riiiiiin!”
Una voce stridula viene da lontano.
“É Jaken!” Proprio lui, che scoppia a piangere commosso e senza ritegno appena ci vede tutti insieme.
Ci sarà tempo, per superare il dolore. Ora voglio solo tornare a sorridere insieme alla mia famiglia finalmente riunita.

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Capitolo 3
*** confessioni (Post Final Act) ***


                                     Confessioni
 
“Sesshomaru Sama, io ...Vi amo ...”
In una giornata d’autunno, sotto il sole tiepido del primo pomeriggio, Rin trova finalmente il coraggio di confessare i suoi sentimenti.
Gli occhi affilati del demone la fissano, le pupille sottili si dilatano e lui, in quel momento, con un’espressione di stupore appena accennato, è così bello che a Rin manca la forza di sostenere il suo sguardo: improvvisamente si sente inadatta e insignificante.
I ricordi dolci del giorno prima e le parole di Kagome non bastano più a sostenere la sua certezza ... abbassa lo sguardo, Rin, ma, ad un tratto, le unghie affilate di Sesshomaru le sfiorano il mento invitandola ad alzare la testa e, ancora prima che lei possa farlo, le braccia del demone l’hanno già sollevata da terra.
Il villaggio, sotto di loro, si fa sempre più lontano.
Quando si fermano, Rin riconosce il paesaggio dove il giorno precedente avevano condiviso ore di pace: c’è quell’unico albero al limitare del bosco, sopra una collinetta, e una distesa verde infinita.
Quando Rin posa i piedi sull’erba soffice, non ha tempo di lasciarsi nuovamente andare al dubbio: l’odore di bosco di Sesshomaru la travolge, assieme alla morbidezza delle sue labbra ... e lei, capisce.
Si aggrappa alla stoffa che copre la schiena dell’altro con tutta l’intensità del suo amore, strizza gli occhi chiusi come spaventata dal suo stesso cuore che sembra impazzito.
Quando le loro labbra si staccano, le manca quasi il fiato. Rossa in viso e con lo sguardo perso, rimane a guardare Sesshomaru che si toglie l’armatura e le due preziose Katane posandole di fianco a quell’unico albero che ha a disposizione; esista, quando  lui si siede contro il tronco spesso di quella pianta, invitandola a raggiungerlo con un cenno del capo.
Rin rimane ancora ferma dov’è, quasi pietrificata, finché un largo sorriso s’impadronisce del suo volto, guidandola fra le braccia di Sesshomaru con tutto il gioioso impeto di cui è capace.
“Sesshomaru Sama, vi amo tanto!”
Quell’ultima affermazione risuona attutita contro il collo del demone e le sembra quasi di scorgere l’ombra di un sorriso, quando si stacca da lui per guardarlo: ma non ha tempo di pensarci.
Improvvisamente il cielo si capovolge, Rin sente l’erba fresca premere contro la stoffa del suo kimono e una cascata di capelli bianchi le copre subito la visuale.
“Rin ...”
Le loro mani si cercano e s’intrecciano con impazienza, la bocca della ragazza viene invasa dal sapore di quella dell’altro e, in quel sospiro mozzato che il demone si lascia sfuggire mentre i suoi denti  le graffiano lievemente le labbra, Rin coglie un “Ti amo anche io” sussurrato senza bisogno delle parole.

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Capitolo 4
*** inquietudini ***


                          Inquietudini

                    Attenzione, possibili spoiler Yashahime


Occhi verdi, spalancati nel buio, la osservavano, la inseguivano.
 
Rin si svegliò di colpo, scattando in avanti: tossì con forza e finalmente riuscì a prendere una profonda boccata d’aria, tornando a respirare.
Aveva il cuore che sembrava impazzito ... si guardò intorno. La luce della luna che entrava dalla finestra definiva i contorni dell’umile dimora dell’anziana Kaede, un luogo che poteva chiamare casa: il respiro regolare della Sacerdotessa, accompagnato da un russare basso, le mise tranquillità. Tutto pareva nella norma: così, provò a stendersi di nuovo ma, appena chiusi gli occhi, un’inquietudine insopportabile tornò ad impadronirsi di lei, spingendola a riaprirli immediatamente e mettersi a sedere.
Istintivamente, si sfiorò il ventre un po’ gonfio ... era iniziato tutto qualche tempo dopo che aveva scoperto di essere incinta: spesso si svegliava la notte, di soprassalto, con la netta sensazione di aver avuto un incubo - sempre lo stesso - che, però, non riusciva mai a ricordare. Non era nulla che  riguardasse la sua infanzia, i lupi o i banditi, ne era certa, ma La paura, spesso, la accompagnava per ore, finendo per scatenarle i malesseri tipici della gravidanza, e così non riusciva a chiudere occhio.
Rin, più spaventata delle altre volte e poco propensa a svegliare Kaede, sgusciò fuori dalla capanna. L’aria gelida della notte la fece rabbrividire, ma non vi badò: una goccia di pioggia le bagnò il viso, mentre scrutava il cielo notturno.
“Sesshomaru Sama ...”Chiamò, con un filo di voce.
Aveva bisogno di vederlo.
In quel periodo, lui andava a trovarla ogni due o tre giorni e Inuyasha le aveva raccontato che il suo odore e la sua aura demoniaca si percepivano sempre intorno al villaggio; si erano addirittura fatti più intensi, segno che stava proteggendo quelle terre. Nessun demone avrebbe osato addentrarsi in quei territori, finché Sesshomaru fosse stato nei paraggi per difenderli. Il villaggio Musashi non era mai stato più sicuro, eppure, quella notte, nemmeno quella consapevolezza bastava a quietare del tutto Rin.
La pioggia prese a cadere fitta e la ragazza pensò che il fienile poco distante fosse un buon rifugio per tentare di trovare un minimo di quiete: quando entrò, l’odore buono dell’erba secca la avvolse. Andò a sedersi su un cumulo di fieno, comodo e caldo. Non era la prima volta che Rin si nascondeva lì per cercare tranquillità.
L’aveva fatto anche anni addietro e, come in quel preciso istante, era stata sua abitudine quella di mettersi a guardare fuori dalla porta lasciata spalancata, osservando il cielo.
Quella notte, le nuvole cariche di pioggia oscuravano la luna e le stelle, ma Rin lo notò lo stesso: trasformato in bestia e inseguito dalla sua coda lunghissima, Sesshomaru splendeva come una stella cadente. Il suo ruggito rimbombò nell’aria come il fragore di un tuono lontano.
Quando fu abbastanza vicino al villaggio il demone tornò alla sua forma umanoide e qualche istante dopo si posò a terra, a pochi metri dalla porta spalancata del piccolo rifugio.
“Rin.”
Lei lo osservò rapita - era sempre dannatamente bello - mentre si chinava, accucciandosi al suo fianco con la schiena appoggiata ad uno dei pilastri in legno, annusando attentamente l’aria.
Rin intuì dalla sua espressione distesa che quell’odore di erba secca doveva piacere anche a lui.
“Volevo vedervi e siete arrivato.” Mormorò, lasciandosi scivolare contro la pelliccia morbida che Sesshomaru si portava dietro: come faceva lui, ad avere un tempismo così perfetto?
Alcune persone continuavano a ripeterle che era pur sempre un demone, anche se l’aveva sposata, e che doveva tenerlo presente; ma non potevano capire il loro legame. Nessun uomo avrebbe mai potuto eguagliare le attenzioni che le riservava lui. Si protese un po’ in avanti, Rin, baciandolo a fior di labbra, poi intrecciò i suoi occhi con quelli del demone.
“Ho avuto il sentore che tu mi stessi chiamando.” Le confessò Sesshomaru, dopo un po’, e questa volta fu primo a baciarla, soffermandosi più a lungo sulle sue labbra.
“... Rin ...”Aggiunse, con tono indagatore, mentre la avvolgeva con le braccia e con pelliccia calda, utilizzandola come se fosse una coperta.” Stai bene?”
La giovane chiuse gli occhi, sfinita ora che l’ansia la stava abbandonando facendo il posto alla stanchezza di una gravidanza gemellare che faceva il conto con due notti insonni.
“Hai avuto quell’incubo di nuovo?”
Rin sorrise appena, apprezzando quella premurosa domanda e cercando le mani calde di lui.“Sì ...” Gli rispose, con un filo di voce, quando ne trovò una.” Ma non me lo ricordo più ...”
La voce del demone le arrivò lontana e ovattata: si rannicchiò di più contro il suo fianco, mettendosi comoda. Ad un certo punto si trovò stesa, con la testa appoggiata sulle gambe di Sesshomaru e una delle sue mani dagli artigli affilati che le accarezzava i capelli.
Con l’indice iniziò a intrecciare una delle sue lunghissime ciocche bianche, mentre canticchiava a bocca chiusa, con un filo di voce, una melodia che apparteneva a uno dei suoi pochi ricordi d’infanzia.
Si addormentò così.
 Gli occhi verdi erano di nuovo lì, nell’oscurità, ma non osarono palesarsi. Nemmeno gli incubi avrebbero rischiato di disturbare la giovane sposa umana del grande demone cane proprio mentre riposava fra le sue braccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli occhi verdi, ovviamente, sono quelli di Zero. É un’ipotesi ovviamente, ma mi è venuto da pensare che lei avesse iniziato ad osservare Rin mentre ancora aspettava le gemelle, ovviamente con cattive intenzioni.
                              



 

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